In To The Darkness

di AleAxelGold_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Conoscenze. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Una storia complicata ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Il grande torneo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Tu sei un licantropo? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Conoscenze. ***


Capitolo 1 - Conoscenze.

- Ecco fatto. -
Sorrisi guardando il mio capolavoro dopo aver dato un'ultima agitata alla bomboletta blu che tenevo stretta nella mano destra.
Un aquila color zaffiro, imbrattata su un cartellone pubblicitario si estendeva fino a coprire l'intera propaganda del negozio di profumi. Non immaginavo che una bravata simile facesse muovere così tanto in fretta la polizia dalle mie parti che, di solito, ci mette anni prima di intervenire.
Ero sul tetto dell'edificio dove avevo appena disegnato quel capolavoro naturale e non appena sentii le sirene guardai in basso. - Ah,merda! - Esclamai,tirando un calcio ad una colonna in ferro dell'enorme cartellone. 
Circa una mezz'oretta dopo ero a casa mentre mio padre mi strattonò per il braccio fino a portarmi dentro lontano dalla polizia. Mi divincolai un po' e mi liberai prima di entrare nell'abitazione intanto che mi faceva la ramanzina. 
- Ma che ti dice il cervello?! Hai Disegnato con una bomboletta su uno spazio di propaganda pubblica?! Ma sei impazzito del tutto?! -.
Provai a ribattere anche se era inutile.
- No io..-
- Niente scuse! Pensi che sia un gioco questo?! Io non voglio che mio figlio vada in giro a fare il vandalo e dover pagare ancora,ancora e ancora! -.
Abbassai lo sguardo senza sapere cosa dirgli,non aveva tutti i torti,dovevo smetterla.
Me la cavai con uno - Scusami... - E filai in camera mia.
Stasera al ''Neolitic'' ci sarebbe stato l'incontro a scommesse che fanno di solito dove avrei partecipato. Mi servivano i soldi, non disponevo di un lavoro e dovevo pur ripagare il mio vecchio per tutti i casini che avevo causato. 
Mi chiamo Drake. Drake Feares. Ho 17 anni oramai, vivo a Los Angeles con mio padre. 
Nel tempo libero, mi dedico alle bravate: parkour, combattimenti, scritte sui muri, e a volte anche alla lettura.
Avevo i capelli corti e neri, mentre gli occhi risaltavano di un castano chiaro, quasi ambrato, tutti dicevano che erano come quelli di mia madre, probabilmente avevano ragione.
Cominciai a cambiarmi e prepararmi per arrivare in tempo al locale pieno di gente che aspettava solo me e tutto l'alcool che all'interno potevano offrire.
- Spero che papà mi faccia uscire... -. Mormorai tra me e me intanto che infilavo le scarpe da ginnastica arancioni e bianche. Misi dei jeans blu strappati e una maglietta rossa un po' attillata,dopo qualche istante poichè prese a piovere,decisi di mettermi su anche una felpa nera senza la zip.
Presi il cellulare,le chiavi di casa e dieci dollari,scendendo poi le scale arrivando in sala,dove mio padre era comodamente seduto sul divano a guardare la tv,in pantofole,cannottiera e pantaloncini.
- Papà,io esco. - Dissi mentre mi avvicinavo senza far rumore alla porta di casa. Purtroppo mi riprese prima, facendomi irrigidire. - Dove credi di andare? Come minimo non dovresti uscire di casa per una settimana,Drake.-. Sospirai e scavalcai il divano sedendomi di fianco a lui con i gomiti poggiati sulle ginocchia a fissare ma senza dar ascolto la televisione. - Ascolta, so che ne combino tante...-. Mi interruppi per voltare la testa verso di lui e guardarlo. - Ma ti prometto che da oggi cambierà tutto! Rimedierò ai miei pasticci, davvero..-. Mi squadrò lasciando perdere la partita di basket. Non notavo spesso il colore dei suoi occhi verdi e la sua carnagione meno chiara rispetto alla mia, ma quando lo facevo, avevo davvero ansia.  - Hai trovato un lavoro?-. Io sorrisi e distolsi lo sguardo mandandolo a terra. - No, di meglio, vedrai. Ora vado, altrimenti faccio tardi, non aspettarmi alzato. -. Lui annuì e io uscii di casa sotto alla pioggia,intanto che la felpa si bagnava avidamente, dirigendomi al locale non troppo distante da lì. 
Una volta davanti ad esso, notai la lunghissima fila di gente che veniva ispezionata dal buttafuori e l'nsegna multicolore del pub tutta illuminata. Una volta davanti al massiccio omone di colore gli sorrisi. - Sono un lottatore.-. Gli mostrai il modulo che mi avevano fatto compilare per la partecipazione. Mi scrutò tutto e poi con un segno del pollice, indicando alle sue spalle, mi permise l'accesso. 
Era tutto buio pur avendo tantissime luci di ogni sorta di colore a riflettere qua e là come una discoteca. Era pieno come un uovo là dentro, mi toccò sguizzare tra la gente che ballava per arrivare quasi al centro della pista. C'era un odore di tabacco, alcool e quella che mi sembrava erba, a intontirmi un po'. Alla fine del locale, nella parete opposta all'entrata, vi era un palcoscenico larghissimo dove annunciavano o l'inizio dei combattimenti, oppure suonava qualche band dal vivo. Il presentatore biondo, salì sul palco, lo stesso che mi aveva fornito il modulo, cominciando a parlare al microfono. - Ehilà, ragazzi e ragazze! Vi piace la festa? Vi state divertendo? Bene, perchè il vero divertimento comincia ora! -. Tutti urlarono entusiasti, avendo già capito che toccava al loro spettacolo preferito: Il combattimento.
Intanto che il biondo parlava, entrò una ragazza dai capelli rossi che le ricadevano, lisci, sulle spalle a mo di cascata. I suoi occhi verdi parevano essere illuminati, non ne avevo mai visti di simili mentre le sue lentiggini non erano tante ma nemmeno poche. Aveva un corpo magro e snello, pur non essendo tanto alta. Indossava un vestito verde e delle normali ballerine. 
Ero rimasto incantato a fissarla come un'ape quando vede un campo di fiori. Abbassai il mio cappuccio guardandola meglio in quella fioca luce che c'era. Mi sembrava di conoscerla, il suo volto mi era familiare, però scossi la testa pensando non fosse possibile. Mi sarei ricordato di conoscere una ragazza così bella. Anche lei mi guardava come se avesse avuto la stessa impressione, finchè il barista non le servì da bere distraendola. Non capivo cosa ci facesse in un posto come il ''Neolitic'' ma l'avrei scoperto presto.
Il presentatore finì il suo discorso annunciando i due partecipanti, io e quell'altro di cui non avevo ascoltato il nome. Una luce più forte delle altre illuminò il centro del posto costringendomi a chiudere un attimo gli occhi per poi riaprirli abituandomi alla nuova luce. Gli spettatori, ci chiusero in un cerchio di folla e finalmente vidi il mio sfidante. Era più alto di me che ero un metro e ottanta circa,aveva una cicatrice vicino all'occhio sinistro e non indossava abiti apparentemente puliti. Oltre alla stazza sembrava essere anche più pompato di quanto immaginassi, così mi venne solo da pensare ad un "Se vinco, non lo rifarò mai più! mai più!". Qualcuno dello staff mise su una musica che si adattava benissimo al combattimento e che io conoscevo molto bene: " I'm Shipping Up To Boston". Tutti cominciarono ad urlare impazienti e felici, cominciando a scommettere, tutti tranne lei, tranne la bellissima ragazza dai capelli rossi con cui avevo incrociato lo sguardo poco prima. Così, lo scontro ebbe inizio.
Quella specie di colosso mi venne incontro ed io, senza esitare, una volta abbastanza vicino, saltai in un salto mortale all'indietro colpendolo con un calcio al mento e tornando in piedi guardandolo sorridendo credendo di averlo scalfito. Invece no. Riabbassò la testa verso di me che si era alzata a causa del colpo e mi guardò ghignando con un po' di sangue a colargli dal labbro. - Cazzo, non ci credo! -. Pensai. Mi sferrò un gancio che mi fece andare contro il muro al quale mi frenai poggiandoci sopra le mani. Bene, avevo l'occhio nero assicurato. Un po' adirato mentre si riavvicinava venendomi incontro, provò ad agguantarmi ma abbassandomi schivai la sua possibile presa sferrandogli una gomitata allo stomaco facendolo piegare in due dal dolore e poi, girandomi lo attaccai con una ginocchiata in volto per farlo rialzare e farlo cadere infine con un calcio all'addome. 
Credevo fosse già finita ed invece si rialzò quasi subito. Sentivo la gente che scommetteva prezzi incredibili, forse quella sera nel caso avessi vinto, potevo portare a casa la bellezza di ben 500 dollari. Che non erano pochi pur non essendo abbastanza per ripagare i miei danni. Diedi un'occhiata fulminea alla rossa che ci fissava divertita mentre sorseggiava il suo bicchiere d'alcool, poi tornai a fissare il mio sfidante che mi stava quasi per prendere a causa della piccola distrazione.
Mi abbassai di colpo buttandomi sotto le sue gambe e finendogli alle spalle. Intanto che si sbilanciava in avanti a causa della mia schivata, gli diedi una pedata al retro del ginocchio facendolo cadere e poi finendolo con una gomitata alla nuca. Svenne cadendo al suolo e ci fu un momento di silenzio in cui mi preoccupai un momento. Poi qualcuno tra la folla gridò e tutti in coro tornarono a gridare entusiasti e soddisfatti della lotta. Presi i soldi e andai al bancone sedendomi vicino alla ragazza misteriosa che osservai più da vicino sorridendo e venendo ricambiato. - Drake. Drake Feares.- Mi presentai un po' imbarazzato e con l'occhio che mi pulsava un pochino ancora dolorante. 
- Natasha Sender. - Quel nome. Ecco chi era lei. D'improvviso ricordai. Era una mia vecchia amica di scuola che non vedevo da moltissimo tempo. - Nat?! -. Esclamai. 
- Oh mio Dio, Drake!- Mi riconobbe in contemporanea a me e ci abbracciammo. 
- E' da un po' che non ci si vede.- Ero davvero felice di rivederla, non me la ricordavo così... così... perfetta,ecco.
- E già. Non ti sei più fatto sentire. Allora, come va,tutto ok?- 
- Si...- Dissi poco convinto. - Si, alla grande!- Rimediai subito alla mia finta convinzione.
- Fantastico. Anche io sto bene.- Che idiota, non avevo ricambiato la domanda!
-Dimmi Drake, da quando ti piace fare a pugni?- Rise divertita.
- Credimi, non lo farò più finchè non mi passerà il livido.- Poggiai una mano sull'occhio sorridendo.
- Sei diventato... più carino, o sbaglio?- Sorrise un po' maliziosa e io arrossii.
- G-grazie... anche tu sei diventata davvero... incantevole.- Sorrisi a mia volta, imbarazzato ma divertito.
- Bhe, hai vinto un bel po' di soldi. A che ti servivano? L'hai fatto per divertimento?-. 
- No, a dire il vero sono per mio padre, sai, ne combino parecchie.- Sorrisi.
- Ah, sei sempre il solito, eh Drake?- Rise dandomi una pugnetto sulla spalla. 
- Ah, sta zitta Nat!- Ridemmo e ordinai un drink. Una volta finito optammo per uscire dal locale ed io interruppi il silenzio. - Mi ha fatto piacere rivederti, magari possiamo tornare ad uscire, sai, ho qualcosina da chiederti.- Mi disse lei sempre sorridendo. - Oh, sono curioso adesso, di che si tratta?-. Sorrisi guardandola mentre camminavamo sul marciapiede illuminato dai lampioni cittadini. - Lo scoprirai solo se dopodomani uscirai con me a pranzo.-. Disse lei come se mi stesse lanciando una sfida. - Considerami già al Krusty Bacon.- Sorridemmo.  Era sempre stato il nostro fast food preferito fin dai tempi della scuola. Ci andavamo quasi ogni giorno insieme. Sicuramente anche papà si sarebbe ricordata di lei se gliel'avessi fatta rivedere. - Ora torno a casa, non vorrei che mio padre mi stesse aspettando sveglio, anche se gli avevo raccomandato di non farlo.- Lei mi guardò divertita inarcando un sopracciglio. - Ma sei tu il padre o è lui?- Ridemmo. - Dai, ci vediamo dopodomani scemo, alle due e mezza,mh?- Io annuii e dopo un bacio sulla guancia, come quelli che ci davamo sempre per salutarci gli anni passati, tornai a casa tutto felice e contento cercando di non svegliare mio padre addormentato sul divano e filando in bagno, di sopra. Controllai il livido allo specchio. -Cazzo, mi ha conciato male...- Parlavo da solo intanto che mi toccavo cercando di non farmi male l'occhio gonfio che il giorno dopo sarebbe diventato viola. - Non posso farlo vedere a papà...- Presi un paio di occhiali da sole e li misi sul comodino per ricordarmi l'indomani di doverli indossare. Una volta messi i miei pantaloncini soliti per dormire, rimasi senza maglietta infilandomi sotto le coperte e poggiando le mani dietro alla nuca fissando il soffitto pensieroso. 
- Spero tanto che non sia tutto un sogno, ci vediamo dopodomani Nat...- Sussurrai ormai mezzo addormentato e stanchissimo finendo per cadere in un sonno profondo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Una storia complicata ***


Un suono odioso e ritmato, sempre uguale e che si ripeteva a dismisura mi svegliò. -Stupida sveglia.- Dissi cliccando il pulsante situato sopra di essa mettendola a tacere. Questo mi permise di dare un'occhiata all'ora,erano le undici. Mi alzai così dal letto, come se mi fossi scordato del giorno precedente tant'ero intontito e una volta raggiunto il bagno in corridoio vi entrai, passandomi una mano sulla faccia. - Oddio...- Mormorai una volta arrivato davanti allo specchio ed ebbi poggiato le mani sul lavandino osservandomi meglio. L'occhio era nero e gonfio, altro che pugno, sembrava fosse stato colpito da una mazza. Mi sciacquai il volto ed ogni volta che la mia mano passava sul punto colpito mi faceva malissimo. - Ah.. dannato occhio!- Esclamai prendendo l'asciugamano e passandomelo prima sulle mani e dopo in volto. Una volta finito di fare ciò che dovevo in bagno, mi apprestai ad indossare ciò che mi sarei messo quel giorno, vale a dire una maglietta nera a maniche corte e dei pantaloni della tuta grigi. Guardai il comodino ricordandomi degli occhiali che infilai sospirando, dopodichè, infilate le scarpe scesi a fare colazione. - Papà?- Domandai scendendo le scale siccome non lo vidi subito sul divano. Era sdraiato e mezzo sveglio, non appena lo chiamai si alzò mettendosi a sedere. - Si,si che c'è?- Mi rispose. -Tieni, sono per scusarmi dei guai che ho combinato, so che non sono molti, ma è ciò che sono riuscito a rimediare.- Sorrisi porgendogli le banconote che formavano i cinquecento dollari vinti la sera precedente. I suoi occhi brillarono e lì, si svegliò del tutto. - A chi li hai rubati?- Ironizzò, anche se pareva serio. –Spiritoso.- Sbuffai io. Lui rise accontentandosi della mia risposa e s’alzò andando in cucina a preparare la colazione. Lo seguii. – Papà, domani non ci sarò a pranzo.- Mi sedetti su una delle quattro sedie disponibili l tavolo della nostra modesta cucina. – Come mai no?- mi domandò lui intanto che preparava qualcosa ai fornelli. –Ho rivisto Natasha ieri, ricordi la ragazza dai capelli rossi con cui uscivo sempre?-. Risposi prontamente. –Oh si, quella brava ragazza. Be’, in questo caso va pure, ma voglio accertarmi che tu non mi stia mentendo, quindi domani ti chiamerò e me la passerai.- Sorrisi e appena si girò, mettendo i due piatti in tavola, annuii. – A che ora la vedrai?-. Domandò. –Due e mezza.- risposi io. Si limitò ad annuire e poi finimmo la colazione: uova e pancetta. Toccò a me sparecchiare e lavare i piatti intanto che lui si preparava per andare a lavoro, e una volta pronto scese le scale tornando in sala. Lo guardai girandomi perché avevo finito e ammetto che vestito in giacca e cravatta, pettinato e senza barba, era tutta un’altra persona. – Vado a lavoro, se esci e non torni entro l’ora di cena lasciami un post-it sul frigo o dove ti pare.- Mi disse sorridendo e sistemandosi la cravatta a righe diagonali. –Certo, non preoccuparti, tanto per oggi non ho grandi programmi.- Sorrisi e poi lui uscì prendendo la sua valigetta nera con all’interno il suo portatile. Decisi di mettermi a guardare la tv, come facevo di solito quando non avevo niente da fare ed il mio cellulare, puntualmente vibrò, appoggiato sul tavolino a me dinanzi. Lo presi senza esitare e controllai il messaggio arrivatomi che diceva: “Questo è il mio numero, domani dopo pranzo ti farò conoscere un mio amico, spero che socializzerete subito e che il tuo occhio vada meglio. Un bacio. –Nat.” Sorrisi rimettendo il telefono sul tavolino e cominciai a pensare. “Un amico? Magari conosco anche lui e non me lo ricordo, forse Travis. Perché no?”. Noi tre eravamo inseparabili, avevamo vissuto e fatto tantissime cose, finchè un brutto giorno il nostro gruppo si sciolse, anche se in questo momento non me ne sovviene il motivo. Mio padre tornò in casa quella sera verso le dieci e mezza. Era sfinito. – Ciao Pa, bentornato.- Gli dissi continuando a guardare la tv. –Hai cenato?- Mi chiese lui. –Si, ho mangiato qualcosina, tu invece?-. Lui annuì. –Ho cenato col mio capo.- Mi disse togliendosi la giacca. Io annuii e poi filai in camera. Quel giorno sembravo un disoccupato senza nulla da fare. Aspetta, lo ero. Dopo un’oretta o due di videogiochi decisi di andare a dormire, altrimenti non mi sarei svegliato in tempo il giorno dopo. Gli occhiali avevano funzionato, a quanto pare mio padre non si era accorto del mio occhio, almeno, non ancora. Non osavo pensare a cosa avrebbe pensato se sene fosse accorto e mi coricai. Il giorno dopo mi svegliai prima, verso le dieci, stranamente. Tornai in bagno a controllare il mio occhio e quasi mi venne da urlare anche se di gioia. Ero stupito. Non c’era più. Niente di niente! –Wow…- Mormorai toccandomi lì dove ormai non c’era più traccia della botta. Lasciai perdere le domande sul ‘’come’’ e ‘’perché’’ mi fosse passato tutto di colpo in quel modo, ma forse era meglio così. Infilai dei jeans neri e strappati, una maglietta blu a mezze maniche e delle Nike blu. Passai una mano tra i capelli corti pettinandomi così e raggiunsi il salotto dove mio padre stava preparando il pranzo solo per lui. Controllai il mio orologio verde sul polso destro, era mezzogiorno. Non vedevo l’ora di rivedermi con Nat e di conoscere il suo amico che supponevo fosse Travis. Guardai la tv fino alle due e poi decisi di uscire per avviarmi al “Krusty Bacon”. Vidi Nat da una delle vetrine all’interno del fast food che aveva già preso un tavolino, sola. La raggiunsi entrando di gran carriera e mi sedetti dinanzi a lei. –Buongiorno signor Drake!- Disse lei imitando la mia voce profonda. –Ciao stupida.- Le risposi io ridendo dolcemente. Stavolta, aveva i capelli legati in un coda piena di ricci, al contrario degli altri capelli lisci lasciati in libertà, molto meglio della sera precedente. Portava una canottiera verde con sopra una felpa bianca un po’ slacciata e dei jeans blu. Le sarei saltato addosso, prima o poi, pensavo. – Allora, volete ordinare?- Disse la cameriera di colore interrompendo i miei pensieri. La divisa da lavoro del locale era sempre la stessa, nonostante io non andassi più in quel posto da molto tempo, il su o odore di cibo malsano faceva venire una fame spaventosa. – Per me un menù Krusty piccolo grazie. -. Disse Nat intanto che la cameriera s’appuntava tutto presso il taccuino. –Per me medio invece, grazie. Aggiunsi una volta che finì di scrivere l’ordinazione della mia amica. Poi si allontanò. – Allora, cosa dovevi chiedermi di importante?-Le domandai, spostando la testa dal guardare la cameriera al fissarla negli occhi verdi e incandescenti. – Parecchie cose, ma ti spiegherò tutto per bene quando verrà Il mio amico.- Rispose sorridente. Io annuii e le ordinazioni arrivarono. Giuro che in quel locale non erano mai stati così veloci. –Ti è passato l’occhio vedo.- Notò lei. –Oh, si, stamattina ho guardato e non c’era più niente, nonostante ieri fosse viola. Strano vero?-. Risposi io. Lei mi guardò sorridendo, con quel sorriso che avrei guardato per ore. –Si, abbastanza.- Disse con uno sguardo come divertito. –Abbastanza?!- Sottolineai io sorpreso. –Nat, fino a dodici ore fa, il mio occhio sembrava quello di un panda, e guardalo ora.- Aggiunsi facendomi scappare una risatina. Lei scoppiò a ridere in una risata lunga ma bellissima e poiché era contagiosa, risi di nuovo anche io. –Un giorno mi farai morire.- Disse scherzosa sistemandosi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. Finii di mangiare prima di lei, così la aspettai incrociando le braccia e guardandola. - Perchè mi fissi?- Disse lei con qualche patatina in bocca. Come risposta le feci la bocca piena come la sua imitandola e lei scoppiò a ridere di nuovo. - Idiota.- Aggiunse facendomi ridere. Quando ebbe finito pochi secondo dopo di mangiare, si alzò prendendo il suo vassoio e andandolo a vuotare seguita da me che feci lo stesso. - Dove ci aspetta il tuo amico?- Domandai standole dietro mentre usciva dal locale. - Oh, qui vicino.- Sorrise prendendomi per il polso come se volesse trascinarmi e mi lasciai guidare in una delle vie più trafficate della città, senza preavviso poi, svoltammo in un vicolo cieco dove un ragazzo era appoggiato al muro nella penombra. - Ci avete messo troppo.- Disse alzando la testa e guardandoci mentre mi osservava attentamente ed io facevo lo stesso. Aveva i capelli blu, sicuramente tinti. Gli occhi azzurri, sembrava ci si potesse vedere il mare all'interno tant'erano blu. Il cappuccio issato, lasciava uscire solo il ciuffo che gli copriva un po' la fronte. Portava una maglietta senza maniche,grigia, con il cappuccio rosso e dei pantaloni della tuta neri,per finire, ai piedi indossava delle adidas verdi. - Travis?-. Domandai perplesso. Non me lo ricordavo affatto così. No, non poteva essere lui. - Erik.- Rispose ghignando lui. - Tu devi essere il ragazzo di cui Natasha mi ha parlato. Bene.- Continuò poi. - Si, lui è Drake. Drake, Erik. Erik, Drake.- Disse la mia amica presentandoci. Così strinsi la mano al ragazzo dai capelli blu. Tolse il piede dal muro guardandola. -Allora?-. Disse con un tono davvero odioso, annoiato e impaziente allo stesso tempo. - Allora forse ci può aiutare. Anzi, togli il forse, Erik.- Rispose Nat. - E come? Ha mai ucciso qualche creatura in passato?-. Rispose e Gli scappò una risatina come se la risposta fosse ovvia. - Cosa?!-. Dissi perplesso guardandoli, passando lo sguardo prima da lui e poi a lei e viceversa. - Certo che no... almeno non credo.. ma tu non lo hai visto combattere! E' bravissimo! L'altra sera al ''Neolitic'' ha vinto contro il doppio di lui!- Disse come scocciata con uno sguardo supplicatore. - Si è fatto un occhio nero.- Sottolineò. Probabilmente Nat glielo aveva raccontato. - Che hai dovuto guarire tu. Se contro un umano viene ferito così, figuriamoci contro un altro essere.-. Aggiunse fidendo il discorso. Mi appoggiai al muro con gli occhi accesi, cominciando a capirci sempre di meno. - Andiamo Erik! Mettiamolo alla prova! Alla compagnia serve un nuovo fratello, sopratutto dopo l'arrivo di quella sottospecie di stregone.- Gli disse scocciata guardandolo. - Lo stregone ancora non ci riguarda, lo sai. Se ne occuperanno i competenti, noi cacciamo le taglie, non i maghi che ricercano il potere per dominare tutto e tutti.- Sbuffò. - Ei.- Aprii le braccia interrompendoli come per dirgli che c'ero ancora. -Potreste spiegarmi, che diavolo state farfugliando? Creature? Stregoni? Cacciate le taglie?! Sono finito in una partita di World of Warcraft per caso?!- Alzai un pochino la voce. -Zitto, non parlare di queste cose in questo modo, ragazzino.- Mi riprese lui. - Ragazzino?!- Lo guardai irato. - Avrai la mia età!- Dissi. - No, ho un anno in più, e questo basta.- Sospirò e poi sorrise orgoglioso mentre io alzai gli occhi al cielo. - Ascolta, è ridicolo dirtelo ora... ancora non sappiamo se farlo o no, in fondo Erik non ha tutti i torti...- Mormorò un pochino delusa. - Però..- Si interruppe guardando il suo amico. - Se lo portassimo al torneo?- Sorrise guardandolo. Erik la squadrò pensandoci e poi fissò me dai piedi alla testa. - Direi che... potrebbe rischiare ma... è ok. Se dimostra di essere davvero bravo come dici, lo arruoliamo.- Sorrise. - Evviva!!!- Esclamò lei piena di gioia. - Continuo a non capire... però alla fine di questo torneo, esigo delle spiegazioni, va bene?- Dissi io. Loro annuirono. - Quand'è il torneo?- Domandai curioso. - Domani pomeriggio. Nat ed io passeremo da te a prenderti verso le cinque. Fatti trovare pronto, sarà un viaggetto niente male.- Sorrise di nuovo, quasi un ghigno. Io mi limitai ad annuire. Avevo mille pensieri e domande per la testa, ma sapendo che avrei ricevuto le risposte l'indomani evitai di farle. - E' tardi, Drake, se mi accompagni a casa mi faresti un favore.- Disse sorridente. -Va bene.- Dissi sorridendo e avviandomi girando l'angolo mentre lei salutò Erik. - Ti ricordi dove abito, no?-. Mi guardò intanto che mi camminava di fianco. - Certo.- Risposi sorridendo. - Che hai?- Chiese con uno sguardo da bambina, innocente e dolce. - Niente... è solo che... mi avete lasciato con tantissime domande in testa e poi... quell' Erik... mi sa tanto d'arroganza.- Dissi. Mi scappò un sorrisetto. - Oh, non preoccuparti, è normale. Vedrai, domani sarà tutto più chiaro.- Rispose sorridendomi. Io annuii e arrivammo sotto casa sua. - Allora a domani, ricordati, verso le cinque, sii pronto. Non sarà facile.- Sorrise divertita e mi abbracciò dandomi un bacio sulla guancia che ricambiai. - Non preoccuparti, mi conosci. Io vinco sempre.- Dissi un po' scherzoso salutandola e avviandomi verso casa. Non appena fui a cena, papà cominciò col suo terzo grado, mentre stava preparando ed io ero a tavola. - Allora, com'è andata? E' tanto carina come prima o no? Ti ha lasciato il suo numero? Quando la rivedi?- Sembrava più felice lui di me, pensai sorridendo. - Sei un impiegato o un poliziotto, papà?- Domandai ironico, e ridendo. Lui rise arruffandomi i capelli e poi mi mise il piatto con la cena davanti, sedendosi anche lui e cominciando a mangiare. -Dai, sono curioso.- Disse infine. - Non è carina, è semplicemente perfetta.- Dissi indicandolo con la forchetta e guardandolo per poi tornare a mangiare la frittata. - Il suo numero l'ho ricevuto ieri. L'ha cambiato.- Sorrisi interrompendomi per ingoiare il cibo e poi ripresi. - L'uscita è andata parecchio bene e la rivedo domani, verso le cinque.- Guardai l'orologio appeso al muro per controllare l'ora. Le dieci. - Guarda che domani devi fare la spesa.- Disse lui sorridendo. - Si, lo so papà. La farò prima ovviamente.- Risposi con il tono annoiato simile a quello di Erik. - E buttare la spazzatura stasera.- Mi guardò di nuovo ed il suo sorriso si allungò. Allora capii. - Se devo fare tutto ciò per poter uscire perchè non me lo dici subito?-. Risi e lui si unì alla mia risata, poi sparecchiai, portai fuori la spazzatura ed andai ad imboscarmi nel letto al caldo, con le domande che mi frullavano in testa. Creature, stregoni, tornei, bha, chi ci capiva più niente. Così, mentre pensavo beatamente, mi addormentai, lasciando le domande ai sogni che si rincorrevano nella mia mente.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Il grande torneo. ***


- Dai, firmalo.- Mi disse sorridente Nat porgendomi il modulo con cui avrei dovuto partecipare al torneo. - Sicura?-. Le dissi guardandola con la penna in mano, un po' di emozione dentro mi faceva fremere. - Devi essere tu quello sicuro.- Mi rispose sorridendo, ed io firmai sorridendo a mia volta. - Ora, possiamo andare a consegnarlo, dovresti cominciare un'ora dopo l'iscrizione.- Disse Erik appoggiato con le spalle al muro guardando in terra con le braccia incrociate. - Vedi di non farti ammazzare.- Disse infine. - Possono uccidermi?- Gli chiesi e lo guardai un po' preoccupato. - Non apposta, non è consentito dalle regole, ma incidenti con le creature succedono. I tuoi rivali amico mio, non hanno niente a che fare con .- Disse. - Quanto male?- Chiesi cominciando a preoccuparmi. - Un po'.- Disse Erik, ovviamente mentendo e poi senza preavviso, con quello che sembrava un pennarello, cominciò a tracciarmi un simbolo sul braccio, più o meno sul polso, quello che sembrava un ornamento, era bellissimo ma faceva davvero male. Non riuscii a trattenere un gemito di dolore facendo una smorfia e piegando un pochino il braccio, poi non appena il ragazzo finì, mi aggrappai all'arto dolorante con la mano guardandone il simbolo inciso sopra. Bruciava, nessuno dei nemici umani che hai pestato fin'ora.- Rispose ghignando. - Se sono clementi, ti faranno usare un'arma.- Si intromise Nat. - Ma io non ho armi.- Dissi guardandola e contraddicendola. - Penso che sia giunto il momento di fornirti l'arma da cacciatore di taglie.- Disse Erik guardandomi. - A patto, che la userai, come dice il nostro regolamento, solo per usi benefici e d'utilità, mai per scopi personali, pena la morte o la rimozione dell'arma.-. Aggiunse infine. - Che figata, mi darete un'arma?!- Esclamai guardandolo senza riuscire più a tenere dentro l'entusiasmo. Lui mi squadrò con un'occhiataccia. - Cioè, volevo dire, va bene, ho capito.- Dissi un po' imbarazzato. Nat rise aumentando il mio imbarazzo. - Prima dobbiamo marchiarlo Erik, altrimenti potrebbe bruciargli in mano...- Mormorò lei guardandolo. - Va bene... ma questo non fa di te un cacciatore Drake, ricordalo.- Io annuii per risparmiare figuracce intanto che i due mi si avvicinavano. - Dammi il braccio.- Disse Nat sorridendo intanto che io obbedendo protesi il braccio, questo venne accolto dalle mani calde e morbide della ragazza coi capelli rossi e gli occhi verdi intanto che mi fissava sorridendo. - Ti farà male tuttavia, ero uno che sopportava bene il dolore. - Quando hai finito di sbavare per quella specie di tatuaggio possiamo armarti. Altrimenti facciamo tardi.- Disse ridendo la mia amica. Alzai lo sguardo e la guardai ridendo sorpreso. - D'accordo.- Dissi. - Che arma mi date?- Sorrisi curioso domandando. - Ora viene il bello.- Disse Erik ghignando e avanzando di un passo verso di me. - Ogni cacciatore di taglie sceglie la propria arma, senza poterla cambiare. Se prende quella di un altro cacciatore senza accordo, comincerà a bruciare ustionandoti.- Disse Nat sorridendo. - Appena Nat pronuncerà le parole elfiche, ed il simbolo brillerà, devi immaginare la tua arma, esattamente come la vuoi, ricorda però, che sarà quella per sempre e non potrai cambiarla.- Disse Erik guardandomi. - Va bene, d'accordo.- Sorrisi. - Per evocarla, basta pensare di volerla far apparire, e questa obbedisce. Puoi dargli comandi, vocali o mentali, ovviamente entro certi limiti. Ma capirai più avanti, forza, diamoci una mossa.- Aggiunse lui guardando Nat che annuì e mi guardò. La mia amica alzò le braccia tendendole verso di me ma la interruppi. - Aspetta, farà male anche questo?- Sorrisi guardandola. - Dai bambino, anche se fosse dovresti sopportare, altrimenti non potresti entrare a far parte della nostra gilda.- Sbuffò Erick mentre Nat rise ed io sospirai. Una luce intensa e colorata di azzurro assunse il dominio sul mio simbolo marchiato poco prima. Non sentii dolore stavolta, anzi, faceva il solletico. Mi scappò un sorriso e poi chiusi gli occhi, Cominciando a pensare intanto che l'arma da me immaginata, si creava piano piano partendo dalla mano da cui la impugnavo fino alla punta finale. Quando li riaprii non potevo crederci, non era possibile, andiamo! Guardai a lungo quella che tenevo stretta in mano. Una spada bellissima,la sua elsa era coperta da una fascia nera con i contorni d'oro e leggermente curva perchè si potesse tenere meglio. La lama, era la parte migliore, Blu come uno zaffiro e leggera come una piuma pur sembrando indistruttibile e con la punta ricurva alla fine verso il basso. - Hai davvero immaginato quella specie di taglia carte?- Disse Erik guardandola e ridendo. - Se vuoi te lo faccio ingoiare il taglia carte!- Dissi io un po' irritato. - E' carina.- Disse Nat sorridendomi. - E' banale.- Disse Erik contraddicendola. - E' perfetta.- Dissi io ghignando. - Vedrete cosa sa fare, sbrighiamoci prima che sia troppo tardi.- Sorrisi uscendo dalla porta di casa con gran carriera e dirigendomi alla macchina del ragazzo che la fece aprire con la chiave andando a sedersi al posto del guidatore. - Il viaggio durerà mezz'ora. Se avete fame o sete, ha tutto Nat.- Disse girandosi a guardarmi, poi accese la vettura e partimmo. Ero ansiosissimo e pieno di tensione, chissà contro chi o che cosa sarei andato incontro. - Hai paura?- Disse Nat senza voltarsi a guardarmi poichè ero seduto sul sedile posteriore. - No, sono solo un po' preoccupato.- Sorrisi. - E fai bene.- Rispose lei girandosi a guardarmi. - Così non mi aiuti, ingozza patatine.- Le feci la linguaccia e lei ricambiò mettendosi poi a ridere. - Secondo me se la sta facendo sotto dalla paura.- Disse Erik ridendo. - Lo dici solo perchè è successo a te la prima volta.- Ribattei io ghignando dopo averlo zittito. Una volta arrivati guardai la zona, mai vista prima. Era in un punto troppo in là per la mia conoscenza della città in cui abitavo. Scesi dalla macchina prendendo un enorme boccata d'aria e sgranchiendomi le gambe e le braccia stirandomi. I miei amici mi guardarono. Mi guardai intorno e non vedendo nessuno guardai la mia mano, pensando di voler la spada stretta in pungo. Questa apparì ed mi scappò un sorriso enorme d'entusiasmo. La feci riscomparire e Nat sorrise mentre Erik alzò gli occhi al cielo. Io sbuffai guardandolo e poi mi girai verso un enorme portone dove entrammo. Attraversato un fresco corridoio in pietra c'erano diverse porte dinanzi a noi, tra cui una venne aperta da Nat ed io la seguii mentre Erik andò a dare il foglio con la mia iscrizione. Davanti a noi si estendeva una fila bella lunga di creature che... Oddio, non saprei come descriverle, era una cosa stranissima e inquietante. C'erano quelli che sembravano umani ma sicuramente non lo erano, troll, credo, poi anche goblin, orchi e tantissime altre creature. Anche donne, alcune molto belle. Ero più curioso che spaventato. - Ora aspetta in fila il tuo turno, io vado a prendere dei posti a sedere per me per Erik.- Sorrise e poi sparì andando in cima alla fila allontanandosi, mollai un sospiro come per rilassarmi e mi guardai dietro. C'era un ragazzo biondo, coi capelli legati dal gel e corti, pettinati tutti verso l'alto, occhi castani e scuri. Non appena si accorse che lo guardavo mi vide e si sorprese un po', dopodichè sorrise e allora capii. Aveva dei canini lunghi e affilatissimi. ''Vampiri...?''. Pensai e deglutii rigirandomi con gli occhi sgranati. Mi accorsi che dinanzi a me vi era un altro ragazzo ma strano, aveva la pelle tutta rossa, come il sangue. SI igrò a guardarmi sorridendo. Era pelato, i suoi zigomi molto marcati e due piccole corna giallognole gli spuntavano dalla testa. ''Fantastico, ci manca solo la donna barbuta...''. Pensai ironizzando tra me e me intanto che la fila avanzava ed io con lei. Arrivò il mio turno dove dovetti firmare un'altro foglio, solo allora mi accorsi che la mano mi tremava. Guardai l'uomo, o qualunque cosa quell'individuo fosse, seduto davanti a me che mi fissava, poi firmai e avanzai arrivando in una stanza altissima e molto larga, piena di persone sedute su degli spalti ed un buco quadrato al centro dove c'era una specie di arena all'interno, mentre in cima ai bordi del quadrato, probabilmente per non far uscire le creature, c'erano delle recinzioni in filo spinato molto alte. Un tabellone si ergeva su entrambi i lati, uno dietro di me ed uno all'opposto, solo dopo un po' che li osservai capii che erano megaschermi per le notifiche. Apparirono due immagini. Quella a destra ero io, mentre in mezzo un ''vs'' divideva l'immagine tra me e quella a sinistra che mostrava un orco. ''Evvai...'' Pensai sarcastico guardandomi intorno. Vidi Nat ed Erik che mi fissavano, una sorridente, l'altro impaziente. Qualcuno o qualcosa mi spinse verso un pezzo di bordo che sporgeva probabilmente per permette ai mostri di scendere. Mi spinsero così forte che caddi di sotto. Con una capriola in aria mi rimisi in piedi atterrando e poggiandomi su un ginocchio, alzando lo sguardo per guardare il mio avversario che era già dentro il ring. Magnifico, un orco puzzolente ed alto due metri e mezzo con una mazza chiodata grossa quanto la mia testa e lunga quanto quasi come lui mi aspettava per massacrarmi di legnate. Mi alzai in piedi e lo guardai cominciando a farmela sotto. C'era un casino tale in quel posto che a malapena sentivo i miei pensieri. A quanto sembra, scommetevano anche lì. - Lo ammazzano.- Disse Erik guardando dagli spalti. - Dici...?- Mormorò preoccupata Nat e lui si girò a guardarla con uno sguardo che diceva ''mi prendi in giro?'' aprendo le braccia. - Natasha, lo hai visto quel coso? E' un orco. Ed è immenso. Con una mazza che è il triplo di Drake. Come minimo muore.- Disse sbuffando lui. - E se vince?- Si girò a guardarlo con la testa portandosi le mani vicino alle labbra preoccupata. - Allora può continuare il torneo e se lo vince, è dei nostri, lo sai.- Disse lui fissano me e l'orco. - Si ma, voglio dire, quell'orco non sarebbe una passeggiata nemmeno per te, non possiamo farlo ritirare dopo aver vinto?-. Disse lei guardandolo. - No, non vorrebbe. E' troppo orgoglioso e testardo.- Rispose lui tutto pacato accavallando le gambe e allargando le braccia sui sedili vicini per mettersi comodo. Una sirena somigliante a quelle da stadio diede il via all'incontro e in quel momento seppi davvero cos'era la vera paura. Sgranai gli occhi e quel colosso cominciò ad avanzare verso di me. Minaccioso ed imponente, sembrava fatto di roccia, roccia verde però. Aveva i canini inferiori che gli uscivano dalla bocca tant’erano grandi e terminavano quasi sotto gli occhi. –Ei amico, possiamo parlarne.- Dissi sarcastico intanto che camminavo a lato verso una parete. Lui come pieno di rabbia, emise un verso bestiale e alzò la mazza gigante in aria facendola roteare una volta sopra la testa per poi provare a colpirmi in orizzontale. Sorpreso saltai rimanendo girato verso di lui, contro la parete al mio fianco e poi una volta poggiatoci sopra il piede spiccai un nuovo balzo roteando ed eseguendo un tunnel- flip per poi atterrare in piedi flettendo le gambe e sentire l’enorme botto della mazza contro il muro che venne bucato pesantemente. Sgranai gli occhi guardando la voragine nel muro intanto che il mostro aveva rimesso la mazza sulla propria spalla pronto a colpirmi di nuovo. Feci la stessa azione di prima ma col muro dalla parte opposta e stavolta qualche chiodo impedì al mio nemico di tirare subito fuori la mazza così da farmi guadagnare tempo. Mentre provava a estrarre la sua arma, io cercavo di far comparire la mia senza risultato. – Andiamo!- Esclamai tirando uno strattone col braccio per farla comparire impugnandola. Niente. – Dai!- Provai di nuovo, niente anche stavolta. L’orco ormai stava per liberare la mazza chiodata. –Avanti compari stupida spada!- Urlai facendola apparire impugnandola saldamente e intanto che l’avversario estrasse la mazza provando a colpirmi con un fendente nello stesso istante io mi abbassai schivandolo e sfrecciando gli squarciai lo stomaco. Il pubblico intero mollò un urletto di stupore ed i miei amici sgranarono gli occhi come feci io. - L’ha ucciso…- Mormorò Nat mentre il gigante senza emettere suono faceva due passi indietro. – No.. non è morto se lo portano via in tempo…- Disse Erik mormorando e molto stupito anche lui. Guardai la lama della spada, insanguinata e colante per poi tornare a fissare il mio avversario con la voce strozzata e gli occhi sgranati. Cadde a terra finendomi ai piedi e in quel momento tutto il pubblico si alzò in piedi e urlò, felice, entusiasta di aver avuto un combattimento come lo volevano loro. Qualcuno scese a portare via l’orco disteso a terra e a pulire il sangue rimasto mentre io entrai in un cancello alle mie spalle che mi fece finire in una stanza apparentemente come una sala d’attesa. Mi sedetti su uno dei divani verdi facendo scomparire la spada, molto scosso dopo quel combattimento. – Drake, come stai?- Mi chiese con preoccupazione una voce femminile alla mia destra. Alzai così lo sguardo vedendo Nat sedutami vicino e Erik in piedi davanti a me. – Ho vinto…?- Mormorai incredulo buttando lo sguardo a terra. – Si, questo significa che a quanto sembra mi sbagliavo sul tuo conto. Lo hai abbattuto in un colpo. Pur essendo creature stupide, gli orchi di solito sono resistenti.- Disse lui. – Quindi, posso diventare uno di voi?- Chiesi col fiato corto cercando di riprenderne. – Devi prima finire il torneo.- Si intromise Nat. Annuendo poi esortai con un'altra domanda. – Quand’è il prossimo incontro?-. –Domani, alla stessa ora.- Mi disse Erik. –Possiamo anche andare a casa.- Aggiunse infine imboccando l’uscita. Mi alzai seguendolo e Natasha fece lo stesso, poi salimmo in macchina e ci fermammo davanti casa. – Dai campione, ci si vede domani alla stessa ora.- Disse Nat sorridendo. – Niente ritardi.- Aggiunse Erik infine col suo tono solito senza distogliere lo sguardo dal volante anche se il veicolo era fermo. – Non preoccupatevi, a domani.- Dissi sorridendo e poi scesi mentre loro ripartirono. Guardai l’orologio sul polso. Le sette e mezza. “ Non male.” Pensai entrando in casa. Mio padre stava già dormendo, sfinito dal lavoro. Andai in cucina cominciando a lavare i suoi piatti, dopo quel combattimento mi era passata la fame, così andai in camera una volta finito, decidendo di non cenare per quella sera. Mi misi al pc e cercai di fare più ricerche possibili su ogni creatura che potesse esserci nel torneo. Avevo paura dello sfidante del giorno dopo. Se fosse stato un licantropo? O un vampiro? No, non osavo immaginare. Dopo aver stampato pili di fogli pieni di ricerche e informazioni sulle diverse creature, filai a letto che erano le 2 e mi addormentai subito.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Tu sei un licantropo? ***


Il mattino seguente mi svegliai lentamente senza badare subito all'orario come facevo negli ultimi giorni. Mugugnai facendo versi strani come se non volessi svegliarmi ma le luci del sole me lo impedivano, penetrando per bene dalla mia finestra e filtrandomi fino in viso. Aprii lentamente gli occhi passandomi pigramente una mano sulla faccia, quella del braccio dove vi era tatuato il marchio. Lo osservai più attentamente siccome non avevo avuto il tempo nel giorno prima e riuscii ad identificarlo per bene. Era composto da Cinque cerchi. Uno, il più grande, stava in mezzo con al centro un'altro cerchio un po' più piccolo, mentre in cima, al di fuori del più espanso ve ne era un' altro con la stessa grandezza degli altri due, uno in basso e a destra ed uno in basso a sinistra. Era davvero bello e simmetrico, non pensai subito al fatto che oggi avevo l'altro incontro, ma quando lo feci, per controllare di fretta e furia la sveglia, mi mossi troppo velocemente tendendo il braccio verso l'orologio squillante, cadendo con un tonfo sonoro. - Ai...- Dissi rialzandomi dolorante e prendendo in mano la sveglia controllando attentamente l'ora. Le Quattro. Ma quanto diavolo avevo dormito?! Corsi più veloce della luce all'armadio ed estrassi i soliti vestiti per poi dirigermi in bagno ed una volta pronto correre di sotto a sfilare un pancake dal piatto di mio padre che mi guardò aprendo le braccia come per protestare confuso. - Scusa, faccio tardi poi.- Il tempo di prepararmi e furono le cinque precise. I miei amici erano proprio fuori casa, come se non avessero fatto altro per tutto il giorno che pensare di dover arrivare in tempo all'appuntamento. Uscii di casa ingoiando l'ultima parte della mia colazione e poi salii in macchina. - Sei pronto per la sfida di oggi, campione?- Disse Nat ridendo e facendomi sorridere. - Certo, io sono nato pronto. - Risposi prontamente. - Vedi di rischiare d'ammazzare anche questo.- Mi disse Erik col suo tono odioso. - Allora che faccio, mi faccio ammazzare? Contando che non posso nemmeno sperare di sconfiggere vampiri o affari simili non avendo armi apposite...- Ribattei io scontroso. - Ah, è vero. Non te lo abbiamo detto.- Disse Nat girandosi con la testa a guardare Erik che guidava. - Dirmi cosa?- Domandai curioso. - Ogni arma che il cacciatore di taglie immagina, è fatta apposta per poter ferire ogni tipo di creatura. Ecco perchè ci temono tutti.- Disse Erik ghignando orgoglioso. Spalancai la bocca sorpreso e poi sorrisi entusiasta. - Allora andiamo a fargli vedere chi sono.- Risi divertito e una volta arrivati pochi secondo dopo la mia ultima esclamazione, scesi dalla macchina entrando seguito dai miei compagni. - La strada è la stessa di ieri. - Mi disse Nat lasciandomi alla fila intanto che loro tornavano sugli spalti. Fremevo tutto, stavolta non vedevo l'ora del combattimento. Mi guardai davanti e dietro, gli stessi elementi di ieri. Avevano passato anche loro il turno. Significa che se non avessero perso oggi, avrei dovuto sfidare entrambi. Arrivato il mio turno entrai, stavolta mi guardai dietro per essere sicuro che nessuno potesse spingermi, non appena mi rigirai qualcosa mi spinse di nuovo di sotto. Mantenni stavolta l'equilibrio atterrando un po' curvo e dopo una capriola sulla spalla fui agilmente in piedi guardandomi dietro, in alto, sulla passerella da dove ero caduto, però non c'era nessuno. Rivoltandomi vidi un ragazzo dai capelli castani e a spazzola, più o meno della mia età, venir buttato dentro all'arena da qualcuno o qualcosa e non appena si rialzò, girandosi ringhiò furente facendomi capire che era palesemente un licantropo. Si rigirò irato verso di me e lo osservai meglio. Aveva gli occhi ambrati, ormai dorati. La sua mascella era protesa in avanti, con delle fauci spaventose. Gli artigli giallognoli e lunghi che aveva minacciosi. Il pelo che dalle basette gli si era proteso lungo le guance quasi fino al naso ed il suo muso un po' schiacciato, sia a causa del ringhio che non. Ammetto che me la stavo un po' facendo sotto. - Sei un licantropo?- Domandai, anche se si sentì a stento per colpa del rumore causato dagli spettatori. - E tu, sei un umano?- Chiese lui ghignando, convinto di non doversi sudare allora la vittoria. - Una specie.- Ghignai a mia volta e lui emise un ruggito così forte da farmi venire i brividi. Cominciò a corrermi incontro velocissimo ed io feci la prima cosa che mi venne in mente. - Va bene, vediamo che so fare.- Dissi intanto che la spada mi compariva particella dopo particella in mano come se fosse un puzzle. '' Spera di ferirmi con quel giocattolo? Si vede che non sa niente della mia specie.'' Pensò il mio nemico mentre ormai mi era quasi addosso. Quando balzò tendendosi verso di me per agguantarmi, feci un giro su me stesso eludendo il suo attacco e mollandogli un fendente diagonale sulla schiena che lo fece atterra in piedi sbilanciandolo, lasciandogli urlare un ruggito di dolore mentre si notava chiaramente la ferita sul dorso che bruciacchiava. - Tu! - Urlò girandosi. - Questo, non dovevi farlo!- Urlò di nuovo aggiungendo infine. - Oh, porca di quella pu- Mi interruppì non appena lui riscattà verso di me ancora più veloce di prima e provò a graffiarmi con qualche fendente. In quell'istante, come non mi era mai successo prima d'ora, il tempo sembrò come rallentare intanto che provavo a schivare gli attacchi. Un fendente da destra, eluso. Uno da sinistra, schivato anche quello. Ne provò un nuovo da destra e quando schivai anche quello, il tempo tornò normale facendomi perdere la concentrazione intanto che con un nuovo fendente il mio avversario mi tagliò maglietta e torace facendomi cadere a terra sanguinante sulla schiena. Avevo un ginocchio piegato, l'altra gamba stesa. Mi poggiai una mano sull'addome. Tre tagli. Uno sui pettorali, l'altro sugli addominali e l'ultimo poco più in basso del precedente. Bruciavano come non so cosa, era un dolore pazzesco, mi sembrava di morire al rogo. Il pubblico lanciò un urlo di sorpresa e paura non appena fui colpito. Girai lentamente la testa a sinistra, per guardare i miei compagni. Natasha, che si teneva le mani vicino alla bocca come se volesse urlare ed era pronta per tappare il verso. Erik con le sopracciglia alzate, ma non troppo in ansia. Stronzo. - Così sei un cacciatore di taglie, eh?!- Esclamò il licantropo. - Perchè non ti alzi?!- Domandò irato e sfidandomi prendendo la mia maglietta verso il collo, costirngendomi di forza ad alzarmi tirandomi su lui stesso e poi, poggiandomi una mano sull'addome mi azlò di colpo, lanciandomi via ghignando contro il muro che si crepò un pochino dopo che caddi a terra a pancia in già, sfinito. DI nuovo un urlo come il precedente da parte del pubblico. Il licantropo ringhiò. Poggiai le mani per terra e provai ad alzarmi con grande fatica, riuscendo nel mio intento con la spada ancora stretta in mano. Scossi la testa per togliere l'intontimento. - D'accordo. Questo non dovevi farlo tu però. Era la mia maglietta preferita.- Dissi adirato camminando verso di lui che ghignava guardandomi negli occhi. Non appena gli fui davanti mi afferrò nuovamente per il collo della maglietta e prontamente facendo girare abilmente la lama gli trafissi il braccio che cominciò ad ustionarsi costringendolo così a lasciare la presa e indietreggiare, tenendo una mano sulla ferita. Si guardò il braccio dopo aver emiso un gemito e poi guardò me lanciando un nuovo ruggito più minaccioso di quello passato. Tentò un fendente con gli artigli da sinistra e abbassandomi, lo schivai avanzando arrivandogli alle spalle, ferendolo con un taglio allo stomaco fino al fianco mentre avanzavo, per poi girarmi una volta che si accasciò a terra tenendosi la nuova ferita bruciante. Il pubblicò urlà entusiasta e sorpreso alzandosi addirittura in piedi. L'incontro non era finito, quasi scontato direi. Il mio nemico si rialzò con ancora più rabbia di prima e mi corse in contro, facendomi fare lo stesso. Era molto più veloce di me logicamente, allora saltò verso di me. Sapevo che avrebbe saltato più in alto. Dunque mi buttai a terra slanciandomi e cominciando a strisciare tendendo una gamba, intanto che alzai la spada, aprendogli un taglio lungo tutto il torace e facendolo cadere subito dopo a terra privo di sensi. Mi rialzai e lo guardai, capendo che era finita anche stavolta. La spada si dissolse. Avevo il fiatone e mi bruciavano ancora le ferite. I soliti inservienti portarono via lo sconfitto mentre io tornai in quella che sembrava la sala d'attesa, venendo raggiunto dopo poco dai miei amici, intanto che il mio sangue macchiava un po' il divano verde in pelle dove mi ero seduto. Nat mi corse subito vicino e alzò le mani come se volesse appoggiarle sui tagli, però non lo fece, pur tenendo sospese le mani. Erik, più tranquillo, la raggiunse camminando. - Wow, te le ha suonate.- Disse lui. - Dovresti vedere come l'ho ridotto. - Risposi io provando a sedermi meglio ma senza risultato. Digrignai i denti per il dolore restando fermo. - E adesso?- Chiesi guardandoli. - Nat.- La interpellò Erik. Lei annuì e sentii qualcosa provenire dalle sue mani, anche se non mi toccava, sembrava come se lo facesse, nel momento in cui rivolsi lo sguardo alle ferite, queste non c'erano più. Mi sfiorai con la mano gli addominali. Niente. Tutto passato. - Grazie...- Mormorai alzandomi poi senza fare una piega. Lei mi sorrise. - Figurati.- Mi rispose. - Forza, torniamo dentro tra mezz'ora, vedi di rimetterti.- Mi diede una bottiglietta piccola di gassosa. - Cosa?! Mezz'ora?!- Sbottai io. - Stavolta il concorrente contro cui dovrai partecipare deve lottare contro di te, per lui è il primo incontro oggi. E' avvantaggiato. E molto potente. E ho paura potrebbe ucciderti. Ci divertiremo.- Lo guardai con uno sguardo come per dire '' Che cosa?!''. Aprii le braccia senza riuscire ad esprimere tutto il mio sconcerto. - Erik, sei sicuro che possa farlo...?-. Chiese Nat guardandolo. - Deve. Anche perchè ormai sa troppe cose. O sta con noi. O muore.- Rispose sicuro lui tutto serio come sempre. - Evvai...- Mormorai io buttandomi a sedere di nuovo sul divano in pelle, sarcastico. Mi riposai per tutta la mezz'ora, in ansia per quale potesse essere il mio nemico futuro, finchè poi non mi accorsi che Nat si era addormentata sulla mia spalla. La osservai a lungo. L'avrei osservata per sempre, era davvero bellissima. Oserei dire perfetta. Mi scappò un sorriso, poi Erik mi riprese. - Sei pronto?- Disse guardandomi, seduto sul divano opposto al mio, separati solo da un tavolino in vetro rettangolare dove sopra c'era la mia bottiglia di gassosa vuota. - Si, sono pronto.- Dissi sicuro mentre Natasha si svegliava e si stropicciava gli occhi piano piano. - Buona fortuna.- Disse alzandosi assonnata, poi, con Erik, tornarono ai loro posti nell'arena mentre io facevo lo stesso. Restai voltato per vedere chi mi spingeva di sotto ogni volta. '' Se qualcuno mi fa cadere di nuovo lo ammazzo. ''. Pensai tra me e me. Con gioia da parte mia, stavolta nessuno mi toccò per buttarmi di sotto e con un semplice salto, finii dentro al campo di battaglia. Alzai lo sguardo da terra e vidi il mio avversario. No... Non poteva essere. Tutti, ma lui no. Il ragazzo dalla pelle rossa, gli occhi verdi e le piccole corna sulla testa, mi stava dinanzi. Con la sua veste che lasciava intravedere un fisico atletico, tipo il mio. Mi si gelò il sangue nelle vene non appena mi sorrise, malvagio. Il pubblico esultava in attesa dello scontro, dopodichè, esso iniziò.

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