HanaRu Alphabet

di slanif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° - Lettera A - Amici/Arrogante/Amore ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° - Lettera B - Baka/Basket/Bacio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° - Lettera C - Casinista/Canestro/Coccole ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° - Lettera D - Donne/Do'aho/Dentifricio ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° - Lettera E – Ebete/Ebano/Estasi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6° - Lettera F – Faccenda/Fogli/Felicità ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7° - Lettera G – Gorilla/Gatto/Guanti ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8° - Lettera H – Haruko/Humor/Hawaii ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9° - Lettera I – Ignorante/Idealista/Inglese ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10° - Lettera J – Jogging/Jetlag/Jealousy ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11° - Lettera K – Kitsune/Karaoke/Kainan King ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12° - Lettera L – Lavoro/LA Lakers/Los Angeles ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13° - Lettera M – Macello/Madre/Montagna ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14° - Lettera N – Nagoya/Narcolessia/No ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15° - Lettera O – Obbiettivo/Oche/Ottobre ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16° - Lettera P – Padre/Parole/Pugni ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17° - Lettera Q – Quadricipite/Qualificazioni/Qualcosa ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18° - Lettera R – Risata/Ridere/Ryonan ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19° - Lettera S – Slam Dunk/Silenzio/Sesso ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20° - Lettera T – Tensai/Taciturno/Terrazzo ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21° - Lettera U – Ubriaco/Ubbidire/Ufficiale ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22° - Lettera V – Volontaria/Vago/Vagare ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23° - Lettera W – Wafer/Washington/Wc ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24° - Lettera X – X 2/Xenofilo/Xmas ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25° - Lettera Y – Yohei/Yogurt/Yen ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26° - Lettera Z – Zonzo/Zaffiro/Zerbino ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° - Lettera A - Amici/Arrogante/Amore ***


HanaRu Alphabet
di slanif



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Capitolo 1°
Lettera A - Amici/Arrogante/Amore




Amici
Per Hanamichi Sakuragi, gli amici erano sempre stati fondamentali. Amici come quella della Guntai, d’altronde, non si trovavano molto facilmente… anche se erano quattro idioti che lo prendevano continuamente in giro, la testa rossa era certo che non avrebbe mai potuto fare a meno di loro.
Tutti loro avevano qualcosa di speciale che regalavano solo a lui e che rendeva la vita di Hanamichi migliore.
Takamiya era quello con cui condividere gigantesche mangiate, gare di rutti e idiozie da adolescenti imbranati. Ma era anche il classico tipo che ti tira una panciata, se vede che offendi un suo amico.
Okuso, con quell’aspetto magro e emaciato, nessuno gli avrebbe dato un soldo di fiducia, ma era forte e tenace e quei capelli biondi lo rendevano un vero teppista. D’altronde sarebbe rimasto negli annali il fatto che, per farseli come Hanamichi, aveva comprato la tinta al supermercato e se l’era fatta da solo in casa, come unico risultato che i suoi capelli erano diventati di un vergognoso rosa. Per rimediare, la parrucchiera (quella personale di Hanamichi, che gli faceva la cresta da gallo) aveva dovuto schiarirglieli e farglieli biondo platino, e da allora si era piaciuto, pavoneggiandosi di essere figo come Brad Pitt, e li aveva sempre portati in quel modo. Ancora ce lo prendevano in giro pesantemente, perché era la figura peggiore che il loro amico avesse fatto. La foto con i capelli rosa che conservavano tutti sul cellulare era lì per dimostrarlo e ricordarselo sempre.
Noma aveva l’aspetto maturo, con quei baffi spelacchiati davvero ridicoli che Sakuragi si divertiva un modo a tirare. Riceveva in cambio dei sonori pugni, ma era così divertente che non avrebbe potuto rinunciarvi!
E poi c’era Mito. Yohei erano la parte razionale della sua anima, quella persona che quando lui partiva con le sue menate, riusciva a farlo tornare con i piedi per terra. Era la classica persona su cui lui avrebbe sempre potuto fare affidamento, che non lo giudicava mai e che tendeva sempre la sua mano ad afferrare quella della testa rossa, in un chiaro segno del suo incondizionato appoggio. Era il suo braccio destro.
Hanamichi era certo che la sua vita, senza quelle teste di rapa, sarebbe stata molto meno piena e divertente.

Arrogante
Kaede Rukawa era sempre stato definito così: arrogante. Superbo. Un vero stronzo.
A lui non era mai importato e a tutte quelle offese aveva risposto facendo spallucce. Doveva davvero interessarsi di tutto quello? Doveva seriamente importargli dell’opinione altrui? Ovvio che no! E se questo lo rendeva arrogante, allora non poteva farci niente: lo era e basta. E se a qualcuno non stava bene, poteva sempre togliersi dai piedi e lasciarlo in pace!

Amore
Hanamichi aveva capito che la sua vita era completa, solo quando aveva trovato Kaede e il suo amore.
Kaede aveva capito che c’era qualcuno per cui fare uno sforzo e smetterla di pensare solo a se stesso quando aveva trovato Hanamichi e il suo amore.
Era incredibile che due come loro si fossero innamorati, ma tant’è che era più vero del sole, o del fatto che la Terra fosse rotonda, o del fatto stesso che loro erano su quella stessa Terra e respiravano ossigeno, inchiodati al suolo dalla forza di gravità. Ma c’era una forza più potente che li teneva incollati l’uno all’altro, ed è l’amore.
Hanamichi era sempre stato un ragazzo dolce e tenero, di sentimenti, con un cuore buono. Teppista e attaccabrighe, certo, ma capace di amare come pochi.
Kaede aveva sempre pensato solo a se stesso, occupandosi solo di se, pensando solo a se e interessandosi solo delle sue cose.
Kaede aveva capito di amare Hanamichi quando IO è diventato NOI. Quando nei suoi pensieri non c’era solo Kaede, ma anche Hanamichi. E spesso, o diciamo pure quasi sempre, Hanamichi veniva messo prima di Kaede nell’ordine di pensieri importanti.
Hanamichi aveva trovato in quell’arrogante volpe narcolettica tutto l’amore di cui aveva bisogno, perché il volpacchiotto era in grado di bruciare d’amore per lui, e farlo bruciare a sua volta.
L’amore erano i baci che si scambiavano, gli abbracci, le mani intrecciate, le serate sul divano coperti da un plaid a guardare la tv. Era fare l’amore e sentirsi per la prima volta completi.
L’amore erano loro due. Insieme.
L’amore, finalmente, aveva reso Kaede consapevole che si può e si deve migliorare per la persona che si ama. E Hanamichi aveva capito che la sua vita con la Guntai era bella, ma che vicino a Kaede era meravigliosa.
Kaede e Hanamichi avevano capito che amarsi, era la cosa migliore della loro vita.



**CONTINUA**

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° - Lettera B - Baka/Basket/Bacio ***


Capitolo 2°
Lettera B – Baka/Basket/Bacio




Baka(*01)
Quante volte era stato chiamato così?
Baka. Baka Saru(*02). Super baka…
Tutti i suoi compagni di squadra glielo ripetevano continuamente, per non parlare del volpino che non perdeva occasione per fargli notare quanto le sue uscite da esaltato o i suoi errori in campo fossero da vero… beh… stupido!
Lui si innervosiva e si arrabbiava, sbraitando come un pazzo, ma alla fine c’era sempre quella maledetta Guntai a prenderlo in giro dagli spalti e a urlargli che doveva smetterla di fare tutto quel casino, perché era davvero un baka e se glielo ripetevano tutti un motivo doveva pur esserci!
Non bisogna neanche specificare che a quel punto il nervosismo di Hanamichi saliva a livelli stratosferici e a quel punto sì, faceva davvero la figura del baka comportandosi da vero imbecille!
Forse, dopotutto, non sbagliavano a chiamarlo a quel modo…

Basket
Kaede aveva sempre vissuto solo e soltanto per il Basket.
Non aveva idea di quando fosse iniziata quella passione, ma ricordava che era sempre stata parte di lui. Perciò, immaginava che amasse quello sport da quando era nato e i suoi occhi si erano aperti al Mondo, che fosse una cosa che aveva dentro la pelle e che scorreva insieme al sangue nelle vene.
Rukawa immaginava che il fatto che il suo primo bavaglino avesse un orso con una palla da Basket in mano, era un segno del Destino che quella era la strada che lui doveva percorrere.
E la sua vita era sempre stata scandita da quello. Non sentendo fatica, stanchezza, sete, muscoli indolenziti o sudore. Sentiva solo l’eccitazione della durezza della palla sulle dita, del rimbombo dei suoi colpi sul terreno, delle scarpe stridenti sul parquet lucido, la felicità di saltare a canestro e vedere la palla che entrava con un fruscio di rete che gli faceva vibrare il cuore.
Ecco. Per Kaede il Basket era la felicità. L’unica cosa che lo rendeva davvero felice e lo svegliava dal suo torpore…

Bacio
Kaede si era reso conto che la stessa vibrante felicità che provava quando giocava a Basket, la provava solo quando baciava Hanamichi.
Hanamichi si era reso conto che avevano ragione a chiamarlo baka quando aveva dovuto baciare il volpino per la prima volta. I loro volti si erano avvicinati, lui aveva proteso le labbra mentre il volpacchiotto chiudeva gli occhi e… zan! Una dentata di quelle mai viste! E un dolore incredibile per tutta la bocca! Nell’avvicinarsi ci aveva messo la stessa energia con cui dava una testata, perciò la ripercussione sulla sua bocca non fu esattamente il massimo… per non parlare in quella di Kaede, che gli aveva dato subito della baka Saru senza remore, ringhiandogli contro con sguardo minaccioso.
Sì, il loro primo bacio era stato turbolento, ma poi avevano saputo rifarsi! Con calma e respirando bene, cercando di rilassare le spalle, Hanamichi si era avvicinato di nuovo, lentamente, e stavolta le loro labbra avevano coinciso dolcemente, fino a schiudersi e a permettere alle loro lingue di incontrarsi per la prima volta.
I baci che seguirono furono man mano più coinvolgenti e in men che non si dica, impararono presto a dare piacere e a riceverne dai baci che si scambiavano, evitando di darsi altre dentate, naturalmente!



**CONTINUA**

(*01) Baka: Stupido in giapponese.
(*02) Baka Saru: Stupida Scimmia in giapponese.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3° - Lettera C - Casinista/Canestro/Coccole ***


Visto che hikaru83 è stata così gentile da commentare anche le mie fan fiction nel fandom di Kuroko No Basket e perchè, quando ha scoperto che ho scritto già quasi tutti i capitoli di questa fan fiction la sua curiosità è andata alle stelle, per ringraziare la sua assidua presenza come lettrice e la sua immensa gentilezza, ho deciso di aggiornare oggi anziché il prossimo giovedì (che comunque ci sarà il 4° Capitolo on-line)!
Questo capitolo è dedicato a te! Spero ti faccia piacere!
Buona lettura!



*



Capitolo 3°
Lettera C – Casinista/Canestro/Coccole




Casinista
Quante volte gli avevano detto che era un vero e proprio casinista? Innumerevoli, indubbiamente…
E lui lo era e ne andava anche piuttosto fiero! D’altronde, se non ci fosse stato il suo animo confusionario e battagliero a ridare vita alla squadra nelle partite difficili, magari rompendo la tensione con una delle sue sparate, probabilmente lo Shohoku sarebbe stata una squadra molto più noiosa!
E poi come faceva a non essere un casinista se era circondato da casinisti come Yohei, Okuso, Noma e Takamiya che facevano il tifo a suon di bottiglie vuote riempite di sassi e sbattute sulle balaustre degli spalti? Quelle sì che facevano un vero casino!
E lo facevano esaltare e ridere, e si sentiva coinvolto nel casino, eccitato al massimo e voglioso di dare il massimo.
Fare casino con la Guntai, d’altronde, gli era sempre piaciuto…

Canestro
Una volta Hanamichi gli aveva detto che era un bell’addormentato a canestro. Forse era così, perché Kaede il canestro se lo sognava pure di notte!
Pure di notte, immerso in un sonno profondo, inseguiva il suo sogno e si vedeva correre a canestro, schiacciando o semplicemente poggiando delicatamente la palla nel suo cerchio. L’importante era fare canestro. Diventare il numero uno del Giappone.
Questo era il suo obiettivo: non sbagliare nemmeno un canestro. Diventare imbattibile.
E ce l’avrebbe fatta, ne era sicuro.
Kaede Rukawa non è uno che parla a vanvera!

Coccole
Farsi le coccole era una cosa che avevano scoperto piano piano…
All’inizio si guardavano in faccia e si domandavano come diavolo potevano due persone come loro, così maschie e rigide nel contatto interpersonale, mettersi lì a farsi le coccole.
Che poi… coccole… già solo quella parola melensa faceva venire ad entrambi l’orticaria.
Al massimo potevano darsi una pacca sulla spalla, giusto per far vedere all’altro che non era più il tempo dei cazzotti (non sempre, almeno!), ma stop. Fine. Niente smancerie.
Ma poi l’animo affettuoso di Hanamichi aveva preso il sopravvento: prima un braccio lasciato sulle spalle dell’altro mentre erano sul divano a guardare una partita dell’NBA registrata dal volpino grazie alla sua super televisione satellitare d’ultima generazione che prendeva anche i canali americani (e ci mancherebbe!), poi una mano passata nei capelli corvini di Kaede, seguita da una carezza sulla coscia a un braccio intorno alla vita a uno strapazzargli le guance quando la volpe faceva qualcosa di tenero… insomma, alla fine Hanamichi aveva cominciato a fargli le coccole, scatenando un certo sbigottimento da parte di Rukawa, che però si era abituato presto a quell’affetto e, anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, non avrebbe rinunciato alle coccole del suo idiota preferito per nulla al Mondo…



**CONTINUA**

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Capitolo 4
*** Capitolo 4° - Lettera D - Donne/Do'aho/Dentifricio ***


Capitolo 4°
Lettera D - Donne/Do’aho/Dentifricio




Donne
Le donne erano sempre state un problema per Hanamichi… non a caso si era beccato cinquanta rifiuti! Anzi… cinquantuno, se consideriamo anche quello di Haruko, seppur indiretto!
La Guntai l’aveva deriso a morte per anni, festeggiando i suoi insuccessi con le stelle filanti e le trombette suonate a pieni polmoni! Che idioti! Tutte le testate che gli aveva dato se le erano meritate! Quanto avevano ferito i suoi poveri sentimenti di ragazzo innamorato!
No, va beh, innamorato no… l’amore era un’altra cosa (e da quando aveva conosciuto quella volpaccia malefica aveva decisamente compreso la differenza!), ma comunque lui si era sentito crudelmente rifiutato donna dopo donna e alla fine si era domandato cosa ci fosse di sbagliato in lui… era o no un Tensai(*01)? E allora perché tutte lo rifiutavano? Okay, magari non era bellissimo come Rukawa (anche se all’epoca delle medie ancora non lo conosceva), ma era pur sempre un ragazzo simpatico, no? A molte donne piace ridere, perché se sei solo un bell’involucro vuoto che senso ha?
Forse, alla fine, era perché non erano le donne, quelle giuste per lui… a lui sarebbe toccato il meglio: un uomo, Kaede Rukawa!
Se metteva a confronto la volpetta narcolettica con tutte e cinquantuno le ragazze a cui aveva confidato la propria cotta, decisamente non c’era storia!
Sì, decisamente le donne non facevano per lui…

Do’aho
Quello era stato il primo epiteto che Kaede aveva dato ad Hanamichi. Il primo modo in cui la volpe aveva autentificato il rossino nella sua mente.
Un idiota.
E anche se ormai la loro storia andava avanti da un po’ e lui aveva capito che Hanamichi non era solo l’esaltato che mostrava a tutti, rimaneva comunque un idiota!
Alla fine, chiamarlo idiota per lui la più grande frase d’amore da dirgli. Era come chiamarlo “Amore” nella sua mente, perché Hanamichi era il suo amore, il suo Do’aho, l’unica persona a cui pensava chiamandola idiota e sorridendo felice.
Si era rincretinito? Può darsi… ma che poteva farci? Hanamichi aveva tirato fuori aspetti di lui che nemmeno lui sapeva di avere…

Dentifricio
La prima volta che Hanamichi aveva dormito a casa della volpe, alla domanda: “Ti sei ricordato tutto?” di Rukawa, lui aveva risposto: “Per chi mi hai preso? Guarda che io sono il Tensai!”.
Peccato che il Tensai, giunto l’indomani mattina, si fosse accorto che tanto Tensai non era… nella sua sacca del bagno, una mancanza importante: il dentifricio.
Perciò, inghiottendo a vuoto e facendo forza su se stesso, si era voltato con non-calanche verso la volpetta e gli aveva chiesto: “Ehi, Kitsune(*02), non è che per caso mi presti un po’ del tuo dentifricio?”.
Kaede l’aveva guardato attraverso lo specchio, con ancora lo spazzolino in bocca e la schiumetta bianca sulle labbra, e aveva alzato un sopracciglio, immobile.
Hanamichi si era sforzato di continuare a sorridere, mentre un sudore freddo scorreva gelido sulla sua spina dorsale.
Gli attimi di silenzio furono lunghi, poi Hanamichi vide il braccio bianco di Kaede allungarsi verso il proprio dentifricio e afferrarlo. Lo aprì e glielo porse con gesti lenti e calmi.
Hanamichi, sinceramente sorpreso che la volpe non infierisse, fece un ampio sorriso di giubilo e allungò la mano ad afferrarlo, ma quando le sue dita bronzee stavano per chiudersi sul tubetto, uno spruzzo gli arrivò dritto in faccia.
“KITSUNEEE!” aveva urlato, stringendo fortissimo gli occhi, cercando di evitare che il dentifricio gli finisse dentro.
“Cosa c’è?” domandò la volpetta candidamente “Dovresti ringraziarmi”.
“RINGRAZIARTI?” aveva sbraitato il rossino, cercando di sciacquarsi la faccia.
“Beh, certo…” aveva risposto laconico Kaede “Vedrai che la prossima volta, grazie a questa esperienza, non avrai modo di dimenticarti il dentifricio… Do’aho”.
Ecco: quella era stata la prima mattina che si erano svegliati insieme. Un bel modo di cominciare la giornata, no?



**CONTINUA**

(*01) Tensai: Genio in giapponese.
(*02) Kitsune: Volpe in giapponese.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5° - Lettera E – Ebete/Ebano/Estasi ***


Per festeggiare noi donne (e soprattutto le splendide hikaru83, Arcadia_SPH e lunadistruggi che commentano tutti i capitoli) in questo giorno dedicato solo a noi, metto un nuovo capitolo come augurio per tutte voi, sperando di farvi piacere!
Se vorrete farmi sapere che ne pensate, ne sarò davvero felice! :)
Buona lettura!



*



Capitolo 5°
Lettera E – Ebete/Ebano/Estasi



Ebete

Quante volte Yohei l’aveva deriso dicendogli che guardava la volpaccia con sguardo ebete?
Ormai Hanamichi aveva perso il conto… ma che ci poteva fare se la volpe era così sexy anche mentre sbavava sul banco di scuola, completamente immerso nel sonno?
Eh, sì! Perché durante il secondo anno di liceo, alla direzione generale della scuola era venuta la brillante idea di metterli in classe insieme, nonché vicini di banco nella penultima fila! Quando i professori se ne erano accorti avevano fatto una rivolta, ma non c’era stato verso di far cambiare a uno dei due la classe, e Hanamichi si era sentito davvero felice di questo!
E poi c’era anche Yohei, perciò decisamente Hanamichi considerava quella classe la migliore di sempre perché aveva il suo migliore amico (con cui fare caciara) e il suo amore (da guardare per tutte le ore di lezione con sguardo ebete) in una sola stanza!
Cosa volere di più?

Ebano
I suoi capelli erano sempre stati nerissimi, e spesso le altre persone li avevano definiti “Neri come l’ebano”. La prima era stata Ayako, e subito quell’idiota della testa rossa gli aveva dato manforte.
Lui sapeva di essere un bel ragazzo (sarebbe stato un ipocrita ad affermare il contrario), e che quei capelli d’ebano facevano un contrasto netto con la sua pelle bianchissima, ma non si era mai impegnato molto ad apparire tale. Nonostante i suoi mancati sforzi, però, tutti notavano la sua bellezza.
A volte a Kaede dava fastidio, perché si sentiva un po’ un fenomeno da baraccone, sempre sotto gli occhi di tutti, ma quando era stato Hanamichi a dire che lui era bellissimo, per la prima volta, ci aveva creduto davvero.
E poi Hanamichi adorava passare le mani tra i suoi capelli, sentirne la morbidezza e la consistenza così liscia. Compiva movimenti ritmici e ipnotici, che alla fine portavano Rukawa ad assopirsi, poggiano i suoi capelli d’ebano sulla spalla dorata della testa rossa in un delicato solletico, condividendo così un momento per loro assolutamente speciale e irrinunciabile…

Estasi
L’estasi che provavano a letto, era inebriante.
Si sentivano coinvolti, complici e partecipi. Sentivano i loro corpi coincidere perfettamente e rispondere ad ogni singola carezza dell’altro.
Ad occhi chiusi, nella penombra della stanza, si esploravano con mani avide dandosi piacere in ogni modo.
Kaede non aveva mai pensato che qualcuno potesse toccarlo così a fondo, dandogli così tanto piacere.
Hanamichi non credeva possibile che sarebbe riuscito mai a fare l’amore con qualcuno, dopo tutte quelle batoste prese.
Fatto sta che, come sempre accadeva tra di loro, erano lì a contraddirsi a vicenda.
A darsi piacere a vicenda.
In un’estasi profonda che nessuno dei due avrebbe mai voluto interrompere…



**CONTINUA**

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Capitolo 6
*** Capitolo 6° - Lettera F – Faccenda/Fogli/Felicità ***


Capitolo 6°
Lettera F – Faccenda/Fogli/Felicità



Faccenda

La scomoda faccenda che Hanamichi fosse innamorato di Kaede Rukawa era stata un suo grande cruccio: dire o non dire alla Guntai di ciò?
Era un quesito che lo tormentava giorno e notte…
Ma alla fine aveva deciso: lui non era una persona che si tirava indietro di fronte a niente, perciò era giunto il momento di dire alla Guntai che cosa provava per la volpaccia!
Quando aveva spiegato loro tutta la faccenda, la Guntai l’aveva guardato a bocca aperta.
“Ma sei sicuro, Hanamichi?” gli aveva chiesto Okuso, con gli occhi fuori dalle orbite.
“Sì, insomma… Rukawa?” aveva domandato Noma, sconvolto.
“Ma proprio quel Rukawa?” aveva insistito Takamiya.
“Questa sì che è una bella faccenda!” aveva riso Yohei.
“Ma siete completamente idioti? SI’! QUEL Rukawa! E sì, è una faccenda del cazzo!” aveva sbottato il rossino, esasperato. Possibile che quegli amici che considerava così importanti non riuscissero ad accettare il fatto che lui, Hanamichi Sakuragi, provava dei sentimenti per un uomo (e che uomo!, aggiungerei…)?
A quel suo sbotto, la Guntai scoppiò a ridere furiosamente e facendo un gran baccano, cominciarono a suonare trombette e a scoppiare coriandoli.
“COSA DIAVOLO STATE FACENDO?” strepitò il rossino, sconvolto. Si era immaginato milioni di reazioni possibili (dalle botte alle pacche sulle spalle. Ma le botte gli erano sembrate le più plausibili…), ma di certo non quella!
“Festeggiamo già il tuo rifiuto!” rise fortissimo Yohei, battendo i piedi a terra mentre lacrime copiose gli colavano dagli occhi, ridendo come un pazzo.
“BRUTTI BASTARDI!” aveva urlato, cominciando a dare testate a destra e manca “VI FARO’ VEDERE CHE VI SBAGLIATE!” annunciò.
Li aveva picchiati crudelmente, lasciandoli a marcire sul pavimento, ma in cuor suo era felice. La Guntai non era minimamente sconvolto dalla sua confidenza, né lo aveva giudicato, anzi! Avevano fatto gli idioti come al solito, facendolo sentire normale, uno di loro, come sempre…
Anche se gli scocciava che pensassero che fosse già rifiutato a priori! Gli avrebbe dimostrato che il Tensai ottiene il meglio, e quel meglio era Rukawa!
E tre mesi dopo, quando aveva confidato il suo amore alla volpaccia e questa aveva detto che anche lui provava la stessa cosa, era entrato lui dagli altri a scoppiare coriandoli in aria e urlando: “SI’! SI’! SI’!”.
“Che cavolo ti prende, Re dei due di picche?” domandò Okuso, guardandolo sconcertato.
“Mi prende che non potrete più usare con me quel soprannome odioso!” rise di cuore Hanamichi.
“E perché, di grazia?” aveva domandato Yohei, alzando un sopracciglio, col mento svogliatamente poggiato sulla mano.
“Perché…” aveva sussurrato, con una luce sadica negli occhi “La faccenda si è conclusa a mio favore!” annunciò.
Lo shock che lesse negli occhi dei suoi amici fu meglio di qualsiasi altra cosa.
“No…” scosse la testa Noma, incredulo.
“Non è possibile…” diede manforte Okuso.
“Non può essere…” sussurrò Takamiya, pallido come un cencio.
“Cioè…” domandò Yohei, sinceramente sorpreso, sporgendosi verso Hanamichi “Mi stai dicendo che Rukawa ricambia i tuoi sentimenti?”.
“ESATTOOO!” aveva urlato il rossino, suonando una trombetta a pois colorata tutto felice.
“Questa faccenda ha davvero dell’incredibile…” aveva detto Yohei, sorpreso ma felice per l’amico.
Eh, sì! Quella faccenda era la migliore della vita di Hanamichi!

Fogli
In giro per casa, da quando c’era quello stupido di Hanamichi, Kaede trovava sparsi foglietti ovunque.
Erano i messaggi che il Do’aho gli lasciava sparpagliati per casa: “Sono uscito a fare spesa” o “Sono uscito con la Guntai. Non torno a cena. Ti chiamo più tardi” e così via. I contenuti dei messaggi erano più o meno tutti in questo modo, anche se cambiava la situazione. O almeno all’inizio…
Poi, man mano che la loro storia prendeva più piede e si faceva più seria, i messaggi erano cambiati con essa: “Sono uscito con Yohei. Ti chiamo più tardi. Ti amo da pazzi” e vicino qualche scarabocchio idiota di una scimmia che baciava una volpe col caschetto nero.
All’inizio Kaede si domandava per quale diavolo di motivo quell’imbecille dovesse fare una cosa del genere, ma alla fine si era reso conto che gli piaceva.
Lui non era bravo a riempire un foglio bianco. Non gli piaceva parlare, esprimere i propri pensieri, perciò scrivere qualcosa partendo dal nulla era per lui un tormento. Non a caso, in tutte le tesine che gli chiedeva il professore di Giapponese, inevitabilmente prendeva un’insufficienza (se si ricordava di farla, altrimenti era direttamente un non classificato!)… perciò, il fatto che Hanamichi fosse in grado di scrivere quelle cose così candidamente, per lui era incredibile ed emozionante.
Anche lui amava pazzamente quell’idiota dalla testa rossa, ma non era in grado di dirglielo così spesso e con così tanta facilità. Per questo era ancor più bello trovare quei fogli in giro per casa, perché poteva conservarli tutti in una scatola, vedendoli crescere con loro e potersi crogiolare del suo profondo amore…

Felicità
Hanamichi e Rukawa avevano capito che la vera felicità erano loro due.
Non sapevano quando ci erano arrivati, a questa conclusione, fatto sta che alla fine era giunta loro come un fulmine a ciel sereno, ma anche come un’ovvia verità che si trovavano stupiti di non aver compreso prima.
Kaede aveva capito che la sua anonima e atona vita era stata riempita dalla gioia e dall’allegria di Hanamichi e Hanamichi aveva capito che a volte era bello anche rimanere in silenzio a pensare, piuttosto che stare sempre a parlare continuamente anche senza avere nulla da dire.
Avevano capito che la felicità era il fatto che riuscissero a completarsi, a migliorarsi.
Entrambi si sentivano un uomo migliore grazie all’altro. Entrambi sapevano che l’altro era essenziale come l’aria, ma che mai avrebbe tolto la libertà dell’altro.
La felicità era proprio questo: stare insieme, amarsi così profondamente, eppure riuscire a rimanere liberi, sapendo che le braccia dell’altro saranno sempre pronte ad accoglierci.
La felicità erano Hanamichi e Kaede, insieme



**CONTINUA**

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Capitolo 7
*** Capitolo 7° - Lettera G – Gorilla/Gatto/Guanti ***


Capitolo 7°
Lettera G – Gorilla/Gatto/Guanti



Gorilla

Ah!
Quel Gorilla da strapazzo!
La prima volta che si erano visti, di certo non si poteva dire che avessero iniziato col piede giusto… i sonori pugni ne erano la prova! E quella sfida in palestra? Hanamichi era seriamente convinto che sarebbe rimasta negli annali dell’istituto Shohoku come la peggior partita di tutti i tempi (ma era ancor più sicuro che tutti si sarebbero ricordati le chiappone del Gorilla di fuori… ma questo era meglio non dirglielo!)!
A quel tempo decisamente non sapeva giocare a Basket! Non conosceva nemmeno i fondamentali, o le regole di base, eppure era stato così audace da sfidare comunque il capitano della squadra di Basket dell’istituto Shohoku, Takenori Akagi, un Gorilla gigante dallo sguardo truce!
Ma quell’aspetto così grottesco, Hanamichi l’aveva capito presto, nascondeva un cuore buono.
Takenori Akagi era la persona che più aveva perso tempo con lui, che più aveva cercato di mettergli un po’ di sale dentro quella zucca vuota che si ritrovava come cervello e che gli aveva trasmesso l’amore per quello sport meraviglioso di cui adesso non sarebbe più riuscito a fare a meno.
Il Gorilla era la persona che più stimava, un uomo da imitare, da diventare, e Hanamichi era davvero felice che fosse stato il suo Capitano e che adesso fosse un suo amico…

Gatto
Kaede aveva sempre avuto una passione per i gatti.
Erano silenziosi e schivi, indipendenti e solitari. Erano loro a stabilire a chi affezionarsi. Erano loro i padroni della casa dove stavano, e tu essere umano dovevi alla sua gentile concessione il fatto di poterci vivere. Non si perdevano in coccole inutili, ma sapevano farti ricordare che ti volevano bene quando meno te lo aspettavi. Kaede rivedeva molto di se stesso, in loro…
Purtroppo però… era allergico!
Gli sarebbe sempre piaciuto avere un gatto in giro per casa, ma il fatto che il suo naso non fosse d’accordo e lo costringesse a starnutire a più non posso alla presenza di ogni felino, lo aveva fatto desistere dall’idea…

Guanti
Kaede aveva capito che Hanamichi era seriamente innamorato di lui quando, dopo poco più di due mesi che stavano insieme, in una notte fredda in cui nevicava copiosamente e l’aria era più gelata del solito, in una via centrale di Kanagawa, con tutte le vetrine addobbate a Natale e le mille luci che coloravano e illuminavano la strada, Hanamichi aveva ceduto a lui i suoi guanti.
Kaede infatti se ne stava rannicchiato su se stesso, a camminare non sentendosi più nessuna parte del corpo. Le mani poi erano rosse come un peperone, completamente gelate. Gli facevano così male che non riusciva nemmeno a piegare le dita! Anche se le aveva affondate nelle tasche, c’era poco da fare…
Hanamichi continuava a guardarlo di sottecchi, con le mani piene delle buste delle nuove divise che erano andati a ritirare insieme. Lui di sicuro non aveva freddo, perché portava dei pesanti guanti grigio medio a coprirgli le mani.
“Non l’avrei mai detto che fossi così freddoloso, Kitsune…” aveva bofonchiato Hanamichi, ridacchiando di sottecchi.
“Stai zitto, Do’aho” aveva ringhiato Kaede, affondando ancora di più la testa nella sciarpa, come una tartaruga nel suo guscio.
Hanamichi, in tutta risposta, ave a ridacchiato di nuovo. Quindi si era fermato e, dopo aver poggiato tutte le buste a terra, con uno sbuffo si era tolto i guanti e glieli avevi porsi: “Tò!” gli aveva detto, con poca gentilezza e senza guardarlo. Anche se era notte, Kaede aveva la certezza che il Do’aho fosse arrossito vergognosamente…
“Ma così ti congelerai le dita” gli aveva fatto notare lui.
“Io non sono di certo una mammoletta come te! Starò benissimo anche senza guanti!” aveva sbottato Hanamichi, tendendo di nuovo il braccio verso di lui.
Kaede era rimasto lì a fissare quel braccio teso e quei guanti per diversi secondi. Perché Sakuragi gli dava i suoi guanti nonostante gli avesse già appioppato tutte le buste con la scusa, appunto, del freddo alle mani?
“Kitsune, ti serve un invito scritto?” aveva di nuovo sbottato Hanamichi, afferrandogli le mani e sbattendoglici sopra i guanti “Dai, volpacchiotto…”.
Quel tono carezzevole finale, nonostante il tono aggressivo iniziale, aveva convinto la Kitsune a infilarsi i guanti senza fiatare. Appena la stoffa morbida gli aveva fasciato le dita, insieme al solletico della peluria del tessuto, gli portò anche il calore delle mani di Hanamichi.
“Grazie, Hanamichi…” aveva bofonchiato, in un raro momento in cui l’aveva chiamato per nome.
Hanamichi l’aveva guardato di sottecchi e aveva sorriso: “Non c’è di che, Kaede…”.
Kaede pensò che sì, Hanamichi doveva proprio essere innamorato di lui perché gli aveva ceduto i guanti e aveva comunque continuato a portare le buste, con le mani nude al gelo, senza fiatare.



**CONTINUA**

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Capitolo 8
*** Capitolo 8° - Lettera H – Haruko/Humor/Hawaii ***


Questo capitolo lo dedico a hikaru83 per farmi perdonare dalla fan ficiton Impossible che ho pubblicato ieri! u.u



*



Capitolo 8°
Lettera H – Haruko/Humor/Hawaii



Haruko

La Akagi era stata il motivo per cui lui aveva cominciato a giocare a Basket.
Ad Haruko piaceva da pazzi quello sport? Bene! Visto che a lui piaceva da pazzi Haruko, allora era il caso di fare qualcosa che facesse colpo su di lei! E cosa c’era di meglio del Basket? Niente! Anche se per mesi l’aveva odiato a causa della cinquantesima ragazza che l’aveva rifiutato perché innamorata del capitano della squadra di Basket della sua scuola media, di fronte all’entusiasmo della Akagi per quello sport e alla sua mente offuscata dal desiderio di fare colpo su di lei, ad Hanamichi l’antipatia era passata subito!
Perciò si era ritrovato con lei, chiuso in una palestra vuota, a dare una craniata contro il tabellone.
Che figuraccia!
Ma era solo la prima delle innumerevoli che avrebbe fatto prima di imparare a giocare seriamente…
Tuttavia, nonostante le brutte figure accumulate e tralasciando il fatto che avesse iniziato solo per fare colpo su una ragazza, col tempo il Basket gli era piaciuto davvero e adesso era parte integrante delle sue giornate.
La cotta per Haruko gli era passata in fretta, e forse a volte quel suo essere così svampita lo irritava anche un po’ (ora che la guardava con occhi diversi e riusciva a vederla per com’era davvero e non per come il suo cuore innamorato voleva vederla), ma Haruko era la persona che gli aveva fatto conoscere il Basket, e per questo avrebbe tenuto per sempre un posto speciale nel suo cuore…

Humor
Non si sarebbe mai detto, ma Kaede Rukawa era un tipo divertente. Certo, osservando il suo mutismo e l’immobilità dei suoi muscoli facciali uno pensa che sia impossibile, eppure… lo era davvero!
Precisiamo, però: tendenzialmente le sue battute sfociano nel sarcasmo più assoluto, ma ci sono volte (quando non lo offende col sarcasmo, appunto) che riesce davvero a far rotolare Hanamichi dalle risate.
Le prime volte si era stupito lui per primo di questo lato del suo carattere che non credeva di avere, ma come per tante altre cose che la testa rossa gli aveva fatto capire di se stesso, anche quella di essere una persona con humor era stata catalogata come una piacevole sorpresa!
E se poi quel suo humor serviva a far ridere così di cuore la sua testa rossa, tanto candido da sembrare un adorabile bambino, allora era decisamente il lato del suo carattere che preferiva…

Hawaii
Quando pensava a quel paradiso tropicale, Kaede non poteva esimersi dal ricordare una certa scena con il Do’aho…
Erano seduti sul divano a guardare la televisione quando era passata una pubblicità sulle vacanze in Hawaii.
Kaede aveva subito notato lo sguardo imbambolato della sua testa rossa di fronte a quelle immagini, perciò aveva deciso di stuzzicarlo un po’…
“Ti piacerebbe andare, Hanamichi?” aveva chiesto, fissandolo di sbieco.
Hanamichi si era subito agitato sul divano: “Cavolo…” aveva sussurrato “Sì! Ma non hai visto che spettacolo, Kitsune?”. Era davvero entusiasta!
“Sì, ho visto…” aveva annuito lui con tono calmo, intrecciando le braccia al petto “Sarebbe stupendo prendere il sole su quelle spiagge bianchissime e fare il bagno nelle sue acque limpide…”.
Hanamichi aveva annuito con faccia estasiata.
“Oltretutto che lì sono tutti molto disinibiti…” aveva continuato lui, socchiudendo gli occhi “Moltissime persone girano nudi, perciò penso che mi piacerebbe provare quell’esp…”.
Non fece in tempo a finire, perché l’urlo disumano della testa rossa lo interruppe: “TU NON GIRI NUDO DA NESSUNA PARTE DEL GLOBO A MENO CHE NON SIA IN UNA STANZA DA SOLO CON ME, E’ CHIARO?”.
Kaede aveva sorriso di sottecchi: “Ma è bene unirsi alle abitudini locali…” aveva detto con noncuranza.
“Kitsune, vuoi che ti ammazzo?” aveva minacciato il rossino, sventolandogli un pugno sotto il naso.
“Sei troppo permaloso, Do’aho” aveva risposto lui, sbuffando.
“Vuoi andarci o no in quelle dannate Hawaii?” aveva ringhiato Hanamichi.
Kaede aveva annuito con tranquillità.
“Allora vedi di andarci e rimanerci vestito e di non uscire mai dal mio campo visivo… anzi! Vacci con il costume lungo fino alle ginocchia e la maglietta a mezze maniche, che così sto più tranquillo!” aveva elencato Hanamichi, con serietà assoluta.
Kaede l’aveva guardato alzando un sopracciglio: “Sei impazzito?”. Non c’era che dire: quell’imbecille riusciva sempre a sorprenderlo!
“Volpetta…” aveva sussurrato Hanamichi, avvicinandosi a lui e abbracciandolo per la vita “Ma io lo faccio per te! Sa che ustione che ti prendi sotto il sole delle Hawaii?” aveva mentito il Do’aho.
Kaede, perfettamente consapevole, aveva alzato ancora una volta il sopracciglio: “Secondo me è tutta una tattica per mandarmi in giro vestito cosicché nessuno possa guardarmi…”.
Hanamichi aveva sorriso: “Vedi che quando vuoi sai usare quel cervelletto, Kitsune?”.
Il pugno lo aveva raggiunto in un istante, preannunciando una sonora rissa che era stata seguita da un bacio.
Ma non era finita lì! La sera, dopo cena, mentre si dirigevano in camera per dormire, prima di aprire la porta della camera Hanamichi si era voltato verso di lui e aveva annunciato: “A proposito, Kitsune… stavo pensando ad una cosa…”.
“Le tue idee mi preoccupano” si era espresso lui, sincero.
“No, sai, stavo pensando che pantaloncino e maglietta ti fanno rimanere comunque troppo scoperto… che ne diresti di girare con la tuta da sub?”.
Kaede aveva sbarrato gli occhi, sconcertato, ma prima che potesse dire qualcosa, Hanamichi si era corrucciato e aveva detto: “Anzi, ancora meglio: ti metti la tuta da sub sotto e sopra pantaloncini e maglietta, che sennò la tuta da sub è troppo aderente e si vede tutto!”.
Kaede aveva sbuffato, alzando gli occhi al cielo: “Do’aho!”.
Se quella era la prospettiva di ciò che lo aspettava alle Hawaii in compagnia della testa rossa, di sicuro Rukawa non moriva dalla voglia di andarci tanto presto…



**CONTINUA**

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Capitolo 9
*** Capitolo 9° - Lettera I – Ignorante/Idealista/Inglese ***


Capitolo 9°
Lettera I – Ignorante/Idealista/Inglese



Ignorante

Hanamichi lo ammetteva con vergogna, ma la verità era che era un vero e proprio ignorante! I suoi disastrosi risultati scolastici lo dimostravano!
Nonostante adesso andasse un po’ meglio rispetto alle medie e al primo anno di liceo, rimaneva comunque pieno di lacune in innumerevoli materie.
Nonostante si pentisse di non essersi impegnato a fondo sin dalle elementari, e nonostante l’impegno che ci metteva, Hanamichi non poteva di certo sperare di diventare bravo a scuola… accettabile sarebbe già stato qualcosa!
Anche perché non ci pensava proprio a ripetere una notte come quella del primo anno di liceo, quando il Gorilla aveva costretto lui, Kaede, Hisashi e Ryota a studiare per tutta la notte sotto la sua severa guida e la minaccia di sventagliate da parte di Ayako! Che incubo che era stato! Aveva ancora i brividi se ci pensava…
Perciò, anche se era un ignorante cronico, era convinco di volersi impegnare a migliorare! E ci sarebbe senz’altro riuscito! D’altronde lui era il Tensai, no?

Idealista
Kaede era sempre stato un idealista.
Giocare a Basket così bene era per lui uno specchio della sua completa dedizione a quello sport.
Era convinto che più puntava al massimo nella sua mente, più le sue mani e le sue gambe si muovessero per ottenere ciò in assoluta autonomia.
Suo padre non faceva altro che ripetergli che non bastava la sua convinzione per ottenere ciò che voleva, e anche anzi doveva fare i conti con la realtà, ma a Kaede non importava.
Lui aveva un sogno e lo avrebbe raggiunto.
La realtà l’avrebbe plasmata lui stesso con le sue mani, basandola sull’idealismo delle sue idee.

Inglese
“Do’aho, devi imparare l’inglese!”.
Quante volte glielo aveva detto? Innumerevoli… ma la testa rossa era una vera capra analfabeta a scuola, perciò far entrare dell’inglese in quella zucca vuota era davvero un’impresa titanica!
“Ma… io non lo capisco, Kitsune!”.
Risposta standard.
“Tu non vuoi capirlo, Do’aho”.
Di questo Kaede ne era sicuro al cento per cento.
“No, io non lo capisco davvero!”.
Sbotto di risposta standard di nuovo.
“Do’aho, vuoi venire o no in America con me?”.
Eccolo il motivo per cui a Kaede premeva tanto che Hanamichi imparasse l’inglese: il Do’aho doveva andare in America con lui. Lì si sarebbero iscritti in qualche College e quindi avrebbero giocato a Basket, puntando all’NBA. Lui non se ne sarebbe mai andato senza la sua testa rossa.
“Certo che !”.
E lui ci credeva ad Hanamichi, a quel tono deciso.
“Allora impegnati!”.
Ecco. Dopo questo siparietto praticamente quotidiano, finalmente riuscivano a concentrarsi e Hanamichi apprendeva qualche nozione base, anche se a volte sbagliava persino la semplice frase di presentazione del proprio nome!
Kaede sapeva che c’era ancora molto da lavorare, ma non gli importava: Hanamichi avrebbe imparato l’inglese e sarebbe andato con lui in America. Poco ma sicuro!



**CONTINUA**

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Capitolo 10
*** Capitolo 10° - Lettera J – Jogging/Jetlag/Jealousy ***


Capitolo 10°
Lettera J – Jogging/Jetlag/Jealousy



Jogging

Quella di fare jogging la mattina molto presto era una passione che Hanamichi aveva scoperto solo dopo il primo anno di liceo. Aveva cominciato per caso nell’estate tra il primo e secondo anno, perché non riusciva a dormire a causa del caldo. E quale miglior modo di occupare il tempo se non allenarsi?
E perciò ecco che aveva scoperto quell’attività così piacevole…
Correre la mattina presto, quando tutta la città ancora dorme, l’aria è fresca e si sente solo il battito del proprio cuore… era decisamente un’attività che piaceva enormemente alla testa rossa e che era intenzionato a portare avanti per molto tempo ancora!

Jetlag
Era sempre stato così sin da quando era piccolo, per Kaede.
Ogni volta che viaggiava e cambiava fuso orario, il jetlag lo devastava. Se di solito aveva continuamente sonno, a causa del jetlag poteva dormire anche per due giorni di seguito! La prima volta che aveva viaggiato all’estero con Hanamichi, andando una settimana in vacanza a Roma, il rossino si era spaventato dal fatto che non riuscisse a svegliarlo!
E anche nei restanti cinque giorni l’aspetto di Kaede era stato a dir poco cadaverico, ciondolante e terribilmente deprimente.
“Sei una chiavica, Kitsune!” gli aveva detto Hanamichi mentre erano davanti al Colosseo.
“Nh”. Il Do’aho aveva ragione, ma lui non ci poteva fare niente! Il jetlag era la perenne rovina di tutte le sue vacanze!

Jealousy
La gelosia era il tallone d’Achille di Hanamichi.
Kaede aveva sempre saputo che il Do’aho era un tipo possessivo (tipo la cosa delle Hawaii e della muta da sub, per intenderci…), ma quando Sendo aveva cominciato a fargli la corte, la testa rossa era praticamente impazzita.
Le litigate che ne erano seguite erano state parecchio forti e più di una volta Hanamichi gli aveva detto che non ne voleva più sapere di lui se non era in grado di stabilire chi fosse più importante tra lui e Sendo. Al che Kaede gli ripeteva che non c’era niente da stabilire, perché Sendo non contava proprio un bel niente e che era lui il suo amore, ma niente.
Avevano passato una settimana intera senza nemmeno parlarsi, con Hanamichi che non gli aveva mai rivolto parola. Questo, per la Kitsune, fu peggio di sentirlo strepitare perché aveva capito che Hanamichi è il classico tipo che fa un gran baccano ma poi gli passa subito, e invece se rimaneva completamente muto voleva dire che la rabbia era talmente tanta che avrebbe potuto portare a decisione drastiche che Rukawa non aveva nemmeno il coraggio di pronunciare nella sua mente…
Quando finalmente erano riusciti a parlare, lo avevano fatto a lungo, per tutta la notte, addormentandosi la mattina seguente stremati, con le corde vocali della Kitsune che bruciavano furiosamente a causa dello sforzo a cui le aveva sottoposte per tutte le parole dette. Hanamichi ad un certo punto lo aveva pure preso in giro di ciò, dicendogli che era incredibile che riuscisse a pronunciare tante parole tutte insieme! Al che Kaede gli aveva chiaramente detto che se era per fargli capire che amava lui e solo lui, allora avrebbe continuato a parlare in eterno finché in quella zucca vuota che si ritrovava al posto del cervello non si fosse impresso a fuoco quel concetto.
Forse fu proprio la sicurezza con cui disse quelle parole che convinse la testa rossa a smettere di tenergli il muso, stampandogli un profondo e innamorato bacio sulle labbra.
Ma quella riappacificazione non risolse un bel niente, perché ogni qualvolta l’argomento Sendo si affacciava o ogni qualvolta dovevano giocarci contro in campo, Hanamichi diventava di nuovo intrattabile e insopportabile.
Kaede era consapevole che quella gelosia era solo il frutto dell’amore enorme che Hanamichi nutriva per lui, ma era anche consapevole che a volte era soffocante.
Perciò stavano facendo un grosso lavoro, insieme, per riuscire a risolverlo.
Hanamichi non era molto felice di ciò, e spesso sentiva il suo cervello cedere ai vecchi e brutti pensieri, però non voleva perdere la Kitsune, perciò si decise che era il caso di mettersi d’impegno e starsene un po’ buoni…
Ma se Sendo provava ad avvicinarsi di nuovo alla SUA (e quando diceva SUA intendeva proprio SUA SUA!) volpe, non ci avrebbe messo nemmeno mezzo secondo ad accopparlo!



**CONTINUA**

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Capitolo 11
*** Capitolo 11° - Lettera K – Kitsune/Karaoke/Kainan King ***


Capitolo 11°
Lettera K – Kitsune/Karaoke/Kainan King



Kitsune

La prima volta che aveva guardato Kaede, ad Hanamichi era salito spontaneo pensare che somigliasse a una volpe.
Quei capelli liscissimi e neri, lucenti come il pelo delle volpi. Quegli occhi allungati e sexy, con quello sguardo fiero ma anche selvaggio. Quell’aspetto un po’ svogliato, ma sempre attento. Quelle movenze feline e sensuali…
Sì, il suo amore somigliava proprio ad una bellissima volpe!
All’inizio l’aveva soprannominato così sperando di offenderlo, ma poi quella parola era diventata il suo modo di dirgli che lo amava, una sorta di “Amore” che per uscire dalle sue labbra si tramutava inspiegabilmente in “Kitsune”.
Kitsune stupenda, sexy e accattivante, libera e fiera, ma che tornava sempre da lui, la sua tana…

Karaoke
Non sapeva neanche lui perché si era fatto convincere, fatto sta che inaspettatamente, per il diciassettesimo compleanno di Ayako, l’unica donna al Mondo a stargli simpatica, Kaede Rukawa si era ritrovato insieme a tutto il resto dello Shohoku attuale ed ex in un locale in centro dove c’era il Karaoke a festeggiare la loro manager.
Quando Kaede se ne era reso conto (che c’era il Karaoke, dico), aveva cercato disperatamente di fuggire, ma Ayako era stata lesta e lo aveva afferrato per la camicia, trascinandolo a sedere sui divanetti ed artigliandogli il braccio per non farlo scappare via, infilandogli un po’ delle unghie smaltate di rosso nella carne, giusto per fargli capire chiaramente che non scherzava affatto…
Ovviamente, di fronte a quella scena e al sorriso diabolico della ragazza, la testa rossa aveva pensato bene di farsi delle grasse risate a sue spese!
In quel preciso momento aveva desiderato di uccidere il suo dannato fidanzato, ma si era trattenuto…
D’altronde, non aveva dovuto aspettare molto per farsele lui, delle grasse risate (dentro di se, ovviamente), quando Hanamichi aveva duettato con Miyagi e Mitsui, rompendo i timpani a tutti i presenti con le loro stonature indecenti e il tempo della canzone completamente sballato.
Avevano provato a coinvolgere anche lui, ma lo sguardo assassino che aveva lanciato era stato sufficiente a farli desistere tutti, persino il Do’aho!
“L’importante è che rimani, okay?” gli aveva detto Ayako dopo il suo ennesimo rifiuto di cantare, prima di stampargli un bacio sulla guancia “Voglio qui tutti i miei amici”.
Quella frase, anche se Kaede non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, gli aveva scaldato il cuore e quindi era rimasto buono seduto, sorseggiando la sua bevanda mentre quel gruppo di imbecilli continuava a storpiare canzone dopo canzone, sentendo in cuor suo per la prima volta di avere degli amici

Kainan King
Dopo la partita contro la squadra più forte del distretto di Kanagawa, il Kainan King, il rapporto tra di loro era seriamente cambiato.
Hanamichi si piangeva addosso per il passaggio sbagliato che li aveva fatti perdere mentre Kaede si malediva perché il suo fisico non aveva retto lo sforzo di tutti e quaranta i minuti della partita e quindi gli aveva impedito di portare la sua squadra alla vittoria.
Così, inaspettatamente, si erano ritrovati entrambi nella palestra dello Shohoku. Si erano incontrati dento gli spogliatoi, con Hanamichi fradicio di pioggia seduto a terra nel buio a pensare e Kaede madito di sudore per il lungo allenamento di tre ore che aveva svolto in solitaria.
Erano volate le solite parole grosse e gli insulti, nonché fortissimi pugni che li aveva visti riempirsi di ematomi e infine cadere a terra, con Hanamichi a sovrastare il moretto.
Quando si erano ritrovati in quella posizione, ancora confusi riguardo i loro sentimenti reciproci dopo un fugace bacio dato in terrazza e una sonora botta di denti, avevano preso a baciarsi e, beh… era finita proprio come state immaginando.
In fondo, per entrambi era stato meglio così. Era il perfetto modo per dimostrarsi qualcosa, visto che a parole non erano esattamente due cime…(*01)



**CONTINUA**

(*01) Questo paragrafo è dedicato alla mia fan fiction “Stupidi Arroganti” (anche se qui è leggermente modificata per adattarla al resto della trama (soprattutto del Capito 2°, Lella lettera B, paragrafo 3)) che trovate QUI!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12° - Lettera L – Lavoro/LA Lakers/Los Angeles ***


Capitolo 12°
Lettera L – Lavoro/LA Lakers/Los Angeles



Lavoro

Hanamichi era sempre stato uno che si era dato da fare.
Ogni qualvolta c’erano le vacanze da scuola o lui aveve bisogno di soldi per fare qualcosa o comprarsi un nuovo paio di scarpe da ginnastica, si metteva a lavorare da qualche parte per qualche tempo, accettando qualsiasi tipo di lavoro.
Aveva fatto il fattorino, il pizzaiolo, il cameriere, il commesso, il porta-lettere, il baby-sitter e il dog-sitter. Aveva fatto qualunque cosa che fosse immediata e retribuita.
E sua madre era sempre andata molto fiera di ciò, perché il suo gigantesco ragazzo, che per lei rimaneva sempre il suo bambino, era uno che sapeva darsi da fare!

LA Lakers
Giocare nei Los Angeles Lakers era sempre stato il sogno di Kaede.
Passava pomeriggi interi a rivedersi le partite che registrava, studiando i movimenti dei giocatori fotogramma dopo fotogramma, imprimendoseli bene nella testa e provando poi a rifarli al campetto giù alla spiaggia, o agli allenamenti.
Il suo mito era Michael Jordan, che giocava però nei Chicago Bulls, e l’idea di quella squadra lo aveva accarezzato più di una volta, ma sapeva bene la squadra adatta a lui era quella di Los Angeles, e avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per riuscire ad andarci.

Los Angeles
Vivere a Los Angeles per quei tre mesi estivi non si era rivelato subito semplicissimo.
La Kitsune era contenta e felice perché era sempre caldo e lui, essendo terribilmente freddoloso, non poteva che apprezzarne le temperature… però Hanamichi aveva sempre caldo anche a Dicembre e abituarsi al perenne sole di quella grande città Californiana, era stato un po’ traumatico.
Erano volati lì per frequentare tre mesi di College estivo in una scuola per stranieri per la lingua inglese, per prepararsi al trasferimento che sarebbe avvenuto dopo meno di un anno e per cominciare già a guardarsi intorno. Hanamichi aveva dovuto lavorare per sei mesi per permetterselo, ma alla fine gli sforzi erano stati ripagati!
Certo, all’inizio avevano litigato perché quel deficiente di Hanamichi aveva detto: “Certo che vengo!” e poi, a meno di un mese dalla partenza, Kaede aveva scoperto che non aveva un passaporto! Quell’idiota! Avevano dovuto passare mattine su mattine negli uffici per sbrigare tutte le pratiche e pregare gli addetti di sbrigarsi. Inutile dire che ce l’avevano fatta per il rotto della cuffia…
Fatto sta che alla fine erano riusciti a partire e, affittando una stanza del College, avevano frequentato quei tre mesi di lezioni che erano serviti soprattutto ad Hanamichi per perfezionare il suo carente inglese e cominciare così a parlare decentemente.
Ma erano serviti anche per cercare qualche squadra dove allenarsi e capire meglio come muoversi per riuscire ad entrare in qualche squadra dell’NBA (ovviamente Kaede puntava ai LA Lakers, non c’è neanche da specificarlo…).
Quando tornarono a casa, furono entrambi felici di quell’esperienza perché il loro sogno si era fatto più tangibile…



**CONTINUA**

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Capitolo 13
*** Capitolo 13° - Lettera M – Macello/Madre/Montagna ***


Capitolo 13°
Lettera M – Macello/Madre/Montagna



Macello

La camera di Hanamichi era un vero e autentico macello.
Insomma, era degna del suo proprietario!
Sì, perché quel gigantesco casino rispecchiava perfettamente l’essere così casinista di Hanamichi. C’erano magliette, boxer, calzini e jeans sparsi ovunque. Fumetti aperti qua e là, i libri di scuola buttati in un angolo e mai aperti, i videogiochi perfettamente allineati vicino alla play-station. Il futon era sempre sfatto e le ciabatte erano lanciate in un angolo, dimenticate. C’erano cartacce di merendine e snack vari che il Do’aho sgranocchiava la sera, guardando la tv.
Sua madre aveva smesso di mettere apposto quella stanza, esasperata. L’aveva anche minacciato di cacciarlo via di casa, ma non era servito a niente.
Non era servito a niente nemmeno che ci si mettesse pure Kaede, nauseato da quel gigantesco macello. Era riuscito a convincerlo a mettere un po’ in ordine e a spazzare a terra solo quando la sua voce lapidaria aveva annunciato: “O metti apposto, Do’aho, o io e te non faremo sesso per un mese”.
Detto, fatto: il macello era diventato una camera linda e pinta in meno di due ore.

Madre
Sua madre era morta quando lui era molto piccolo e, anche se gli costava ammetterlo, non ricordava moltissimo di lei…
Ricordava il calore delle sue braccia che lo stringevano e il fatto che gli dicesse che era il suo bambino bellissimo, con quel tono carezzevole e amorevole che solo una madre può avere, ma null’altro…
Gli sarebbe piaciuto chiudere gli occhi e vederne il viso, ma se non osservava le fotografie degli album ingialliti, si rendeva conto che sua madre, nella sua mente, non aveva volto. Questa cosa lo faceva soffrire, però si rincuorava pensando che c’era un modo in cui lui riusciva a ricordarla che nessuna foto poteva trasmetterli…
La ricordava osservando l’Acero in giardino e sedendosi ai suoi piedi, facendosi beare della sua presenza. Quell’albero era un po’ come sua madre, e a Kaede piaceva a volte pensare che lei fosse sempre lì con lui, che quell’albero fosse la dimostrazione vivente che lei non l’avrebbe mai abbandonato…(*01)

Montagna
La prima volta che erano andati insieme da qualche parte, era stato per un week-end in montagna.
Visto che ad entrambi piaceva sciare, avevano deciso di prendersi due giorni di pausa e andare nelle montagne intorno ad Hokkaido per farsi due giorni di sci e neve.
Kaede aveva scoperto molto presto che ad Hanamichi piaceva moltissimo la neve e che ci si tuffava dentro come un bambino, perciò alla fine decise di buttarlo a faccia in giù nella neve e sedersi sulla sua schiena, premendogli la faccia sulla neve. Quando, dopo innumerevoli proteste, il Do’aho era riuscito a liberarsi, per vendicarsi gli aveva infilato della neve ghiacciata dentro la tuta, scatenando la rabbia furiosa di Kaede.
Insomma, più che sciare, avevano passato il tempo a farsi i dispetti, come due bambini…
Felici ed innamorati, certo, ma pur sempre due bambini…



**CONTINUA**

(*01) Questo paragrafo è ispirato alla mia fan fiction “Albero” che trovate QUI.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14° - Lettera N – Nagoya/Narcolessia/No ***


Capitolo 14°
Lettera N – Nagoya/Narcolessia/No



Nagoya

Hanamichi era nato il primo aprile a Nagoya in circostanze del tutto particolari.
Quando sua madre glielo raccontava (e lo faceva spesso, perché era una delle sue storie preferite!) non poteva esimersi dal dirgli ogni volta: “Eh, sì, tesoro mio, sei stato proprio al centro dell’attenzione sin dalla nascita!”.
Sì, perché quel giorno sua madre, a cui mancavano ancora tre settimane alla fine del termine di gestazione, era andata a Nagoya con il marito per svolgere alcune pratiche per la loro casa, finalmente acquistata dopo tanti sacrifici. Erano davanti agli uffici, in pieno centro a Nagoya, quando la donna aveva sentito un dolore alla pancia, molto acuto e dolente, che l’aveva fatta piegare in avanti. Si era subito portata una mano a toccare la pancia e guardando giù aveva capito immediatamente…
Le si erano rotte le acque!
Quando aveva comunicato la novità al marito, l’uomo era sbiancato e aveva cominciato ad agitarsi, correndo in tondo a mani alzate urlando frasi senza senso, per nulla d’aiuto. Quindi la donna aveva dovuto prendere in mano la situazione (ma non era stato difficile per lei, essendo da sempre una donna risoluta) e, afferrando il cellulare, aveva chiamato l’ambulanza comunicando il tutto. Quando l’infermiere aveva sentito cosa c’era di urgente, le disse che doveva sdraiarsi a terra e di non chiudere la chiamata, cosicché potessero rimanere in contatto fino all’arrivo dell’ambulanza. Così, comunicando ciò al marito, l’uomo si era tolto subito la giacca e lei si era seduta a terra sopra di essa, con le gambe piegate e leggermente divaricate.
Per fortuna che porto una gonna lunga…, aveva pensato, un po’ in imbarazzo.
E nel mentre che faceva questo pensiero, un gruppetto sempre maggiore di persone si era riunito intorno a loro, domandando cosa succedesse e sbiancando subito dopo.
“Per farla breve” gli diceva sempre sua madre “E per eliminare dal racconto le parti meno poetiche, tesoro mio, sei nato proprio lì in mezzo, perché l’ambulanza non ha fatto in tempo ad arrivare! Sì, proprio davanti a tutti, con tuo padre che continuava ad urlare che nessuno doveva guardare! Per fortuna che un uomo gli ha prestato la sua giacca per coprirmi le gambe, così ha smesso di agitarsi ed ha cominciato ad essere utile!” e a quel punto la donna rideva sempre di cuore.
“Insomma mi sono subito messo in mostra!” gli diceva lui, e la madre sorrideva abbracciandolo e dandogli un bacio sulla tempia ogni volta: “Sì, tesoro mio, sei stato subito un Tensai!”.
Quando Kaede aveva saputo della storia, essendo grande appassionato di cultura europea, la prima cosa che gli aveva detto era stata: “Sei stato proprio un Pesce D’Aprile, Do’aho!”.
Hanamichi ovviamente aveva dovuto chiedere delucidazioni e quando Kaede gli aveva spiegato cosa significasse ciò, era subito corso a dirlo a sua madre che, ridendo di cuore, aveva detto che quel suo amico aveva decisamente ragione!(*01)

Narcolessia
Kaede aveva sempre sonno. Sempre.
Non c’era momento della giornata in cui gli occhi non gli si chiudevano, a meno che non fosse su un campo da Basket (lì era sempre sveglissimo!).
Dormiva a lezione sbracato sul banco (scatenando le ire funeste dei suoi professori), dormiva in terrazza nell’ora del pranzo, dormiva in bicicletta con la musica a palla nelle orecchie e spiaccicandosi contro qualunque cosa (persone comprese) perché andava a tutta velocità.
Dormiva bene soprattutto addosso al suo Do’aho, ma ovviamente non aveva nessuna intenzione di farglielo sapere…
“Sei narcolettico, volpacchiotto” gli aveva detto Hanamichi una volta, e da allora il soprannome preferito con cui il suo Do’aho lo chiamava era “Volpe narcolettica”.
Ma d’altronde, Hanamichi lo aveva chiamato anche bell’addormentato a canestro(*02), perciò non si stupiva che ogni tanto, in base a ciò, si inventasse un soprannome nuovo…

No
No era la parola preferita di Kaede.
No era la parola che faceva perdere la testa ad Hanamichi.
Esempio: “Volpacchiotto, andiamo al cinema?”.
“No”.
Oppure: “Volpacchiotto, esci con me e la Guntai?”.
Assolutamente no”.
O ancora: “Volpe, che ne diresti se andiamo a farci una passeggiata in centro?”.
“Non se ne parla”.
Insomma, avete capito, no? Anche se cambiava leggermente o aggiungeva qualche parole, il concetto rimaneva sempre lo stesso: no.
All’inizio Hanamichi aveva pensato che rischiava seriamente di dare di matto, ma alla fine aveva capito che la Kitsune era così, prendere o lasciare!
Non gli impediva mai di fare niente, non gli diceva mai “Se non vengo io non vai neanche tu”, ma tant’è che non voleva essere coinvolto! Anzi, a volte era Hanamichi stesso a farsi degli scrupoli, perché non voleva lasciarlo da solo a casa… ma la Kitsune insisteva a farlo uscire, perché, soprattutto con la Guntai, Hanamichi aveva bisogno di frequentarli. Invece Kaede aveva bisogno della calma e del silenzio della sua casa, di non rischiare di incontrare mezzo Mondo, di essere toccato o di dover parlare con qualcuno.
Qualche volta uscire gli piaceva (solo col suo Do’aho, è chiaro…), ma una volta al mese bastava e avanzava! Invece il Do’aho usciva almeno una volta a settimana con la Guntai e per i restanti sette giorni aveva sempre una qualche idea per portarlo a zonzo.
Alla fine Kaede, pur di non starlo più a sentire, aveva stabilito che tutte le volte che Hanamichi fosse riuscito a batterlo negli one-on-one, allora lui sarebbe uscito assecondando il volere del rossino.
Il Do’aho era stato subito esaltato dalla cosa, urlando che l’avrebbe battuto in un baleno, ma ovviamente ancora non era successo…
Kaede confidava proprio in questo!



**CONTINUA**

(*01) Non sono pazza, credetemi. C’ero anche io a Terni, più di dieci anni fa, quando una donna ha partorito in mezzo a Corso Tacito. Stavo per svenire, ma tant’è che è successo. Perciò ho sempre pensato che avrei voluto raccontare questa storia incredibile, prima o poi, e la nascita del Do’aho mi è sembrata adatta per questo!
(*02) Riferimento al Capitolo 3°, Lettera C, paragrafo 2.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15° - Lettera O – Obbiettivo/Oche/Ottobre ***


Capitolo 15°
Lettera O – Obbiettivo/Oche/Ottobre



Obbiettivo

Hanamichi, prima del Basket, non aveva mai avuto un obbiettivo vero e proprio.
Non si era mai concentrato su niente, nemmeno la scuola, perciò non si era mai detto nemmeno: “Quest’anno prenderò tutte sufficienze!”. In fondo era un obbiettivo piccolo, facilmente raggiungibile, ma lui non se lo era mai posto.
Pensava gli bastasse bighellonare con la Guntai per essere felice e stop!
Invece, quando aveva finalmente incontrato il Basket, gli era salito subito spontaneo dire: “Vinceremo il Campionato Nazionale!”, anche se era una mezza sega e non sapeva nemmeno i fondamentali!
Però era stato felice, perché per la prima volta in vita sua aveva un punto di arrivo, una meta, e un percorso per raggiungerlo in cui si sarebbe divertito a più non posso!

Oche
Kami(*01), quanto le odiava!
Quelle stupide oche che non facevano altro che fare baccano ogni qualvolta lo vedevano! Ru, Ka e Wa erano le peggiori, nonché fondatrici del suo fan club, ma anche tutte le altre non scherzavano affatto!
Facevano risolini, sguardi sognanti e gridolini acuti quando lo incontravano nei corridoio, spiandolo dalla porta dell’aula, ogni volta che toccava la palla, quando correva, quando saltava, quando parlava, quando respirava
E vogliamo parlare della montagna di lettere giornaliere che strabordavano dal suo armadietto e che lui puntualmente buttava nel secchio? O di tutte i chili di cioccolatini, biscotti, torte e quant’altro gli arrivavano a San Valentino e che il Do’aho era ben felice di mangiare al posto suo?
Kaede si domandava spesso perché non trovassero qualcosa di meglio da fare, ma non avrebbe mai dato loro la soddisfazione di fargli sapere quanto lo irritavano!

Ottobre
Hanamichi e Kaede si erano messi insieme ad Ottobre. Precisamente l’undici, e si erano accorti di una cosa divertente solo al loro primo anniversario…
Infatti, guardando il calendario su cui Hanamichi aveva segnato quel giorno con innumerevoli cuoricini rossi, Kaede lo aveva fissato con sufficienza a braccia incrociate e poi aveva detto: “Do’aho, ma lo hai notato?”.
“Mh? Che cosa, stupida volpe?” aveva domandato il rossino, andandogli vicino con faccia curiosa.
“Quello” aveva detto Kaede, indicando il calendario.
Al che la testa rossa si era girato a fissare il calendario a sua volta, rimanendo imbambolato per qualche momento. Poi aveva esclamato: “Cos’è che devo vedere, stupida volpe?”.
Quello” aveva ripetuto il moretto, picchiettando col dito sul numero segnato.
Hanamichi aveva sbuffato spazientito: “Lo so che è il nostro anniversario, stupida volpe! Figurati se io non me lo ricordo!” aveva detto, calcando apposta su quella parola affinché il volpino si ricordasse del San Valentino dimenticato, se non c’era lui a ricordarglielo!
Kaede lo aveva fissato malamente, poi aveva continuato a spingere il dito su quel numero. La testa rossa continuava a fissarlo non capendo.
Poi…
La rivelazione!
“KITSUNEEE!” aveva urlato felice, abbracciandolo forte e tirandolo su da terra, roteando una volta su se stesso.
“Mettimi giù, imbecille!” aveva ringhiato Rukawa, per nulla accondiscendente come al solito…
“Ma… volpe! Dobbiamo festeggiare! E’ una coincidenza troppo bella!” si era espresso Hanamichi, ancora felicissimo “Voglio dire, 11/10! I nostri numeri di maglia sono il giorno e il mese del nostro anniversario! Non è una coincidenza bellissima?” aveva esclamato, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Kaede avrebbe voluto dirgli che se non glielo avesse fatto notare, lui non avrebbe notato la cosa nemmeno tra dieci anni, ma… si trattenne.
L’entusiasmo di Hanamichi era troppo autentico per smorzarglielo. Perciò si limitò semplicemente a dire: “Era Destino, Do’aho…” prima di posare le labbra sulle sue in un dolce bacio…



**CONTINUA**

(*01) Kami: Dio in giapponese.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16° - Lettera P – Padre/Parole/Pugni ***


Capitolo 16°
Lettera P – Padre/Parole/Pugni



Padre

Pensare al padre, per Hanamichi era sempre una cosa dolorosa.
Rivedeva continuamente davanti agli occhi quella maledetta scena… quel terribile momento che aveva segnato per sempre la sua vita.
Quel terribile giorno in cui era entrato in casa, aprendo la porta svogliato come al solito, e sdraiato a pancia in giù nell’ingresso, in preda ad un infarto, c’era suo padre.
Era corso subito fuori per andare in ospedale, che distava poche centinaia di metri da casa sua(*01), ma la sua corsa era stata interrotta…
Se quei maledetti teppisti non si fossero messi in mezzo, forse lui sarebbe riuscito a salvare suo padre.
Se avesse telefonato, invece di correre fuori, non li avrebbe mai incontrati e suo padre forse si sarebbe salvato.
Ci aveva pensato milioni e milioni di volte, ma alla fine era giunto alla conclusione che, preso dal panico, correre nel vicinissimo ospedale gli era sembrata la cosa più logica, perché lui era veloce e i suoi piedi sarebbe stati più immediati di un centralino super affollato! Pensava, in quel momento, di fare la cosa giusta…
Si sarebbe sempre maledetto per quel giorno, e aveva passato dei momenti terribilmente difficili, ma adesso riusciva ad andare al cimitero, davanti alla tomba di suo padre, senza sentirsi così in colpa da non volersi nemmeno fare vedere da lui!
Adesso, una volta a settimana, la domenica, andava lì la mattina molto presto e si sedeva davanti alla tomba, parlando a ruota libera verso quella lapide e raccontando a suo padre della settimana appena trascorsa, del Basket e della Guntai, di Yohei che suo padre aveva sempre adorato e della Kitsune.
Il dolore non sarebbe mai andato via, Hanamichi questo lo sapeva, e a volte si sentiva davvero un po’ scemo ad essere lì, seduto sull’erba, a parlare con una lapide di marmo, ma in cuor suo sapeva che suo padre lo stava ascoltando e che c’era, lì, vicino a lui…

Parole
Kaede e le parole non erano mai andati d’accordo. Per questo, infatti, non parlava mai.
Gli sarebbe piaciuto, qualche volta, avere la tranquillità di Hanamichi nell’esprimersi così liberamente (soprattutto in fatto di sentimenti), ma anche se si sforzava, dalla sua bocca non usciva quasi mai nessun suono.
Certo, da quando stava con la testa rossa era decisamente migliorato, ma non si poteva dire che parlasse.
All’inizio il Do’aho era rimasto molto offeso dal fatto che Kaede non gli dicesse mai “Ti amo”, ma alla fine aveva imparato che se anche la Kitsune non lo diceva, aveva milioni di modi per dimostrarglielo.
E Kaede, infatti, metteva tutto se stesso per riuscire, almeno con i gesti, a dimostrare ad Hanamichi cosa provava. Con baci, carezze, abbracci, la testa poggiata sulla sua spalla mentre erano nel letto a dormire, il fatto che gli concedesse tutto di lui, soprattutto il suo corpo… era o no quella la dimostrazione d’amore maggiore che potesse dargli? Un tipo fiero come lui, assolutamente indipendente, che concedeva il suo corpo ad un altro uomo con la più assoluta fiducia.
Se non era questo gesto migliore delle parole, allora Kaede non sapeva davvero come far a fare capire alla testa rossa tutto il suo amore per lui…

Pugni
La prima volta che si erano visti si erano menati.
E non solo quella volta!
Avevano passato praticamente tutto il primo anno di scuola a darsele di santa ragione. Ancora adesso che stavano insieme qualche volta una bella scazzottata ci stava bene! D’altronde erano due maestri a far perdere la pazienza l’uno all’altro…
Kaede si irritava terribilmente quando Hanamichi faceva casino e non si concentrava nel Basket.
Hanamichi si irritava terribilmente quando Kaede faceva finta di non ascoltarlo.
Certo, in teoria adesso si amavano e la cosa doveva essere meno cruenta, ma in fondo anche questo era un loro modo di esprimersi.
Quando si erano menati sulla terrazza della scuola, quel lontanissimo giorno di inizio primavera che si erano visti per la prima volta, incredibilmente Kaede aveva sentito il suo torpore abbandonarlo dopo non sapeva nemmeno lui quanto tempo. Quell’incredibile testata l’aveva risvegliato. E sin da quel momento, aveva capito che Hanamichi sarebbe stato la sua peggiore spina nel fianco… per questo a volte gli tirava un pugno, per sfogare la sua frustrazione!
“KITSUNEEE! PERCHE’ MI HAI COLPITOOO?”.



**CONTINUA**

(*01) Questa cosa non me la sono inventata. Nel Manga è chiaramente detto che l’ospedale è dietro casa di Hanamichi.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17° - Lettera Q – Quadricipite/Qualificazioni/Qualcosa ***


Capitolo 17°
Lettera Q – Quadricipite/Qualificazioni/Qualcosa



Quadricipite

Quando Ryota era diventato il nuovo capitano della squadra, durante il secondo anno delle superiori di Kaede e Hanamichi, quest’ultimo non si era trovato affatto d’accordo.
“Dovrei essere io il capitano, altroché!” aveva tuonato contro il Gorilla, dopo l’annuncio della nomina.
Gorilla che aveva sbuffato, maledicendo il giorno in cui lo aveva incontrato. Ma ovviamente ad Hanamichi non era importato un bel niente, perciò era partito alla carica e, diretto contro Ryota, aveva annunciato: “Facciamo una gara a braccio di ferro! Chi vince sarà il capitano!”.
Ryota l’aveva guardato con sufficienza: “Ti sei bevuto il cervello, Hanamichi?” gli aveva chiesto “A parte il fatto che la mia nomina non è negoziabile né si mette in discussione, ma poi… braccio di ferro? Con te? Perderei sicuramente!”.
“Ma come!” aveva esclamato Hanamichi, indignato.
“Io sono un playmaker, tu un’ala la cui tecnica preferita è schiacciare a canestro. Secondo te chi ha più forza nelle braccia tra noi due?” aveva domandato il nuovo capitano dello Shohoku. Il sopracciglio alzato era stato piuttosto eloquente…
“E allora? Non è colpa mia se sei una mozzarella!” aveva sbottato Hanamichi.
“Mozzarella a chi? Porta rispetto, scimmia!” aveva sbottato Miyagi, agitandogli il pugno sotto al naso.
Hanamichi si era limitato a sbuffare come se nulla fosse: “Allora cosa suggerisci? Io conosco solo quello di metodo per misurare chi di noi due è più uomo!”.
Gli occhi di Hisashi, lì vicino ad ascoltare in silenzio la conversazione insieme ad Akagi, Kogure, Rukawa e Ayako, avevano fiammeggiato di malizia: “A dire il vero…” si era espresso “Il modo migliore per misurare chi dei due è più uomo è un altro…” disse, lasciando volutamente la frase in sospeso.
Essendo gli altri due molto poco svegli quando si trattava di certe cose, domandarono in coro: “Cosa? Cosa? Cosaaa?”.
Hisashi aveva ghignato: “Beh, misurarsi il piselghfhgh!”.
La pronta mano di Ayako, spiaccicata sulla sua bocca, evitò che Mitsui terminasse la frase, anche se comunque i due litiganti avevano avuto il tempo di capirne il significato finale. Due litiganti che, girandosi di scatto l’uno verso l’altro con facce sorprese e bocche aperte, urlarono contemporaneamente: “CI STO!”.
“Do’aho!” sbottò Rukawa, irritato da quella decisione.
“Che imbecilli!” si esasperò Akagi.
“NON SE NE PARLA!” tuonò Ayako, mettendosi in mezzo, separando i due idioti e dando ad ognuno una sonora sventagliata.
“Ma… Ayakuccia!” aveva piagnucolato Miyagi, premendo forte entrambe le mani sulla testa.
“Sei un tiranno!” si lagnò Sakuragi.
“E voi due idioti!” sbottò lei, puntellando le mani sui fianchi con faccia scocciata.
“Visto che ci hai bocciato quest’idea… proponine una tu!” rimbeccò subito Hanamichi, agitandosi.
La ragazza lo fissò con biasimo, poi sbuffò. Quindi, arricciando la bocca truccata di rosa, si espresse: “Visto che in fatto di braccia tu sei chiaramente avvantaggiato, Hanamichi… e che non vi farò mai, e sottolineo mai misurare nulla che è attaccato al vostro inguine… direi che la soluzione migliore, e che non mette in difficoltà nessuno, è misurare i quadricipiti”.
“I quadricipiti?” chiesero in coro Hanamichi e Ryota, perplessi.
“Sì” annuì lei “Le gambe dell’uno e dell’altro eseguono lo stesso sforzo per tutta la durata delle partite o degli allenamenti. Oltretutto che sì, Hanamichi è forte nel salto, ma Ryota è molto veloce, perciò i vostri muscoli sono sviluppati allo stesso modo!” spiegò.
“Mi sembra equo…” disse Kogure con un sorriso, tirandosi gli occhiali più su sul naso.
Sakuragi e Miyagi ci pensarono su un attimo…
Poi concordarono che potesse andare bene.
Così Ayako prese un metro e cominciò a misurare i quadricipiti della gamba destra dell’uno e dell’altro, annunciando alla fine che Ryota aveva il quadricipite più grosso di Hanamichi di mezzo centimetro.
“EVVAIII!” esultò Ryota, saltellando in giro per la palestra, braccia al cielo.
“COOOSAAA? MA E’ ASSURDOOO!” urlò la testa rossa a pieni polmoni.
“Questo è quanto. Il metro non mente” fece spallucce la ragazza.
La protesta andò avanti per un bel po’, e Hanamichi non riusciva proprio a convincersi, quando la Kitsune gli si fece vicino e lo chiamò: “Do’aho…”.
“Mh?” domandò Hanamichi, voltandosi sorpreso verso il proprio fidanzato.
Kaede si avvicinò di soppiatto e, poggiando una mano sulla sua spalla, gli si avvicinò con la bocca all’orecchio e sussurrò: “Fossi in te sarei contento…”.
“E perché mai, stupida volpe?” domandò Hanamichi, rosso in viso a causa di quella voce sexy e profonda al suo orecchio.
“Ryota è un tappo. Se i suoi quadricipiti sono più grossi dei tuoi che sei più alto di mezzo metro, direi che è sgraziato e tozzo, no? Tu invece hai le gambe lunghe e snelle, Hana…”.
Quell’Hana sussurrato alla fine, aveva sciolto il cuore del rossino che si era subito convinto delle parole del suo volpacchiotto. D’altronde lo sapeva, quando Kaede lo chiamava per nome, era per fargli un complimenti sincero…
Improvvisamente, i suoi quadricipiti diventarono sexy ai suoi occhi!

Qualificazioni
Durante il primo anno erano riusciti a qualificarsi per il Campionato Nazionale, ma non erano riusciti ad andare molto avanti perché l’incredibile sforzo fatto contro il Sannoh Kogyo e la mancanza di Hanamichi in campo a causa dell’infortunio, avevano pregiudicato il rendimento della squadra nella partita successiva. Kogure era stato bravo, nel sostituire Sakuragi, ma il fatto che non fosse Sakuragi, non era una cosa da dimenticare…
Durante il secondo anno, anche quella volta avevano passato le qualificazioni per il Campionato Nazionale ed erano arrivati in finale, vincendo. La gioia che avevano provato era stata immensa e avevano visto Akagi e Kogure, sugli spalti, piangere commossi.
In fondo, quella vittoria era anche un po’ la loro, Kaede non aveva dubbi.
Ed ora che erano al terzo ed ultimo anno di liceo e lui era il capitano, le qualificazioni si presentavano difficili perché Ryota e Mitsui si erano ormai diplomati e nemmeno la manager Ayako era più presente. C’era quella bertuccia della Akagi, ma se non ci fosse stata, per Rukawa sarebbe sicuramente stato meglio…
Insomma, la situazione era difficile, ma Kaede Rukawa non era mai stato uno che si arrendeva tanto facilmente e il fatto che a lottare insieme a lui ci fosse la sua testa rossa, rendeva la salita meno dura…
Si sarebbero qualificati e avrebbero vinto anche per quell’anno, ne era certo!

Qualcosa
“Perché non mi dici mai… qualcosa, Kitsune?”.
Quella era la domanda che Hanamichi gli aveva ripetuto più spesso durante l’inizio del loro rapporto.
Qualcosa stava per ti amo, ovviamente… e lui avrebbe voluto dirglielo, davvero, ma le parole non gli uscivano di bocca!
Invece il Do’aho non faceva altro che ripeterglielo a voce nei momenti più romantici, ma anche nei più disparati! E di scriverglielo sui messaggi che gli mandava sul cellulare, sui bigliettini che gli lasciava per casa(*01), se lo leggeva su un giornale glielo indicava… insomma, Hanamichi non aveva nessun problema a dirgli qualcosa.
“Avanti, Kitsune! Io non ti dico di dirmelo ogni minuto o tutti i giorni come faccio io, ma nemmeno mai va bene!” si era lagnato una volta, esasperato, mentre lo abbracciava sdraiati nel letto dopo aver fatto l’amore.
“Qualcosa, Do’aho” aveva detto lui.
“Eh?” aveva domandato la testa rossa, completamente confuso “Sei drogato?” gli aveva chiesto poi, scettico.
La Kitsune aveva sbuffato: “Mi dici sempre di dirti qualcosa, Do’aho… quindi: qualcosa”.
Hanamichi lo aveva guardato imbambolato poi… finalmente ci era arrivato.
“Ooohhh! Volpacchiotto!” aveva detto, giubilante, baciandolo appassionatamente sulla bocca “Allora anche tu sei romantico, qualche volta!”.
“Nh” aveva detto lui, facendo l’indifferente, sperando di irritare Hanamichi e di uscire quindi da quell’imbarazzo che lo stava pervadendo.
“Ah, no, Kitsune! Non mi farai arrabbiare oggi! Sono troppo felice!” aveva riso di cuore la testa rossa, prima di baciarlo di nuovo appassionatamente.
Si erano baciati a lungo e alla fine la passione aveva preso il sopravvento, tornando di nuovo a fare l’amore.
“Anche io ti amo, Kitsune…” aveva sussurrato Hanamichi a fior di labbra, subito dopo.
La Kitsune lo aveva baciato dolcemente, sentendosi felice.
Certo, non gli aveva ancora detto le due paroline magiche che tanto desiderava sentirsi dire la testa rossa, ma gli aveva detto qualcosa, che a sentirla era una stupida parola come un’altra ma che per lui aveva assunto lo stesso significato. E la testa rossa aveva colto perfettamente il suo intento, apprezzando comunque lo sforzo fatto dalla Kitsune.
Prima o poi gli avrebbe detto quelle due parole, ma per ora, qualcosa era il massimo che riuscisse a fare…
Qualcosa, Hana…”.



**CONTINUA**

(*01) Riferimento al Capitolo 6°, Lettera F, paragrafo 2.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18° - Lettera R – Risata/Ridere/Ryonan ***


Capitolo 18°
Lettera R – Risata/Ridere/Ryonan



Risata

Allegra, di cuore, sguaiata, forte, di petto…
Hanamichi aveva milioni di risate, tutte gioiose allo stesso modo. Poteva ridere con gioia, poteva sorridere di tenerezza o ridere di cuore. Poteva fare anche tutte le cose contemporaneamente. L’importante era ridere.
Ridere l’aveva salvato sempre. L’aveva sempre fatto sentire meglio, più felice e libero.
Ridere era il massimo, per Hanamichi, che rideva da pazzi con la Guntai per il divertimento. Che rideva di gioia in campo quando giocava a Basket. Che rideva con allegria e amore quando si punzecchiavano con la Kitsune.
Ridere era il massimo, e Hanamichi non avrebbe mai smesso… la potenza della sua risata cristallina e gioiosa ne era la prova!

Ridere
Al contrario, Kaede non rideva mai.
Aveva dimenticato quando aveva riso per l’ultima volta e fino a quando non aveva incontrato Hanamichi, non gli era mai più successo.
E invece, da quando la testa rossa era entrata nella sua vita, qualche volta aveva riso. Raramente, ma era successo. E considerando il mai di prima, Kaede lo considerava un enorme traguardo. E anche la testa rossa stessa!
Era accaduto quando ormai si fidava di Hanamichi come di se stesso e non aveva paura di mostrarsi ai suoi occhi anche in un frangente più debole del solito, togliendo dal suo bel viso quell’espressione seria che altrimenti aveva per tutte le ore del giorno e della notte di tutto l’arco dell’anno.
Era stato Hanamichi a farlo ridere, con le sue scemenze e col solletico, con i suoi baci ai fianchi dove la pelle era più sensibile e con le battute cretine che riusciva a pensare anche nei momenti più impensati.
Con Hanamichi riusciva a ridere spontaneamente, di cuore, e ripensando a come era la sua vita prima di lui, gli sembrava decisamente un Miracolo!
Ma la risata che Kaede amava di più, era quella di Hanamichi, che pervadeva tutta la casa e che, chiudendo gli occhi, poteva sentire nelle orecchie…

Ryonan
Il Ryonan era la peggiore spina nel fianco di Hanamichi e Kaede, anche se per dei motivi del tutto differenti…
Nel Ryonan giocava Akira Sendo, grande rivale di Kaede in campo e che era l’uomo da battere, per la Kitsune. Era il giocatore da raggiungere e da sfidare in uno one-on-one per stabilire chi fosse il migliore tra loro due.
Per Hanamichi era solo il dannato porcospino che fissava troppo languidamente la sua Kitsune!
Inutile specificare che tutte le partite che giocarono col Ryonan nel secondo anno di liceo (e furono parecchie, perché il signor Anzai si divertiva un Mondo a combinare amichevoli con loro) furono un tormento per tutti e due, anche se in modi diversi.
Kaede doveva lottare con la voglia di fare a pezzi Sendo e contemporaneamente con la gelosia morbosa del suo fidanzato.
Hanamichi doveva trovare ogni espediente per tenere lontano il porcospino maniaco dalla sua dolce metà.
Più che partite di Basket, si rivelavano incontri di wrestling veri e propri!
E Sendo, in tutta risposta, sorrideva pacifico, irritando ancor di più il sistema nervoso dei due amanti.



**CONTINUA**

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Capitolo 19
*** Capitolo 19° - Lettera S – Slam Dunk/Silenzio/Sesso ***


Capitolo 19°
Lettera S – Slam Dunk/Silenzio/Sesso



Slam Dunk

Era la sua giocata preferita, da sempre, nonché la prima che aveva imparato!
Cioè, imparato… l’aveva fatta d’istinto, facendo anche una terribile figura con Haruko sbattendo la testa sul canestro e tirando giù i pantaloni del Gorilla, lasciandolo a chiappe all’aria davanti a tutto l’istituto Shohoku, scatenando la sua terribile ira, però era comunque esaltante ricordarlo ogni volta!
Non sentiva mai tanta adrenalina come nei momenti in cui i suoi piedi si staccavano da terra e il suo corpo librava verso l’alto fino al canestro, tendendo indietro il braccio e portandolo avanti poi di scatto, infilando con forza la palla nel cerchio di metallo.
L’adrenalina che gli correva in tutto il corpo in quei momenti era paragonabile solo a quella che scorreva in lui quando faceva l’amore con la Kitsune.
Impareggiabile.

Silenzio
Kaede amava il silenzio sopra ogni cosa.
Passava giornate intere a televisione spenta, sdraiato sul divano a occhi chiusi con nessun rumore intorno.
Lo amava enormemente, eppure da quando c’era la testa rossa nella sua vita, col suo continuo vociare e i gran rumori perpetui, quando si trovava da solo in casa e non sentiva nessun rumore… si straniva!
Per anni il silenzio era stato il suo più grande compagno e adesso invece quasi non lo sopportava!
Che c’entra, aveva bisogno a volte di non sentire nemmeno il Do’aho, ma era un bisogno sporadico e che durava al massimo mezza giornata… prima poteva stare anche un anno senza mai sentire un rumore in casa e stava benissimo!
Non c’era che dire… adesso il suo più fedele compagno non era più il silenzio…

Sesso
Oh, sì… questa era la cosa che condividevano con maggiore entusiasmo!
Non si stancavano mai, ogni momento era buono. L’importante era fare l’amore, toccarsi e baciarsi, fondersi l’un l’altro in una danza antica come il Mondo che però, per loro, significava solo amore e fiducia reciproca.
I piaceri del sesso li avevano scoperti insieme.
Nessuno dei due aveva mai fatto niente con nessun altro, prima, e conoscersi mano mano era stato entusiasmante tanto quanto rincorrere insieme un orgasmo.
Col tempo avevano imparato i punti erogeni nel corpo dell’altro e col tempo avevano imparato che più si scoprivano, più c’era da scoprire.
Era entusiasmante toccarsi, sentire il calore della pelle dell’altro sui palmi delle mani.
Era buffo e tenero ricordare la loro prima volta, quando erano entrambi imbranati e goffi e si vergognavano dell’altro. Era imbarazzante persino toccarsi, anche se desideravano farlo entrambi. Era sconcertante per Hanamichi ricordare l’arrendevolezza e la fiducia assoluta con cui Kaede gli aveva donato il suo corpo e il fatto che gli avesse dato del maledetto idiota mentre entrava in lui la prima volta, imbranato e timoroso. Kaede era sorpreso di ricordare quanto quel dolore iniziale, quel maledire l’altro e se stesso per quella pessima idea, si fosse poi trasformato in piacere assoluto.
Era stupendo essere sdraiati insieme, dopo, abbracciati l’uno all’altro, ad assaporare nelle narici l’odore dell’altro mischiato a quello acre di sesso e sudore.
Era meraviglioso potersi sentire così uniti, complici, partecipi, ma soprattutto…
Innamorati.



**CONTINUA**

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Capitolo 20
*** Capitolo 20° - Lettera T – Tensai/Taciturno/Terrazzo ***


Capitolo 20°
Lettera T – Tensai/Taciturno/Terrazzo



Tensai

Nessuno lo chiamava così, a parte se stesso.
A dire la verità, Hanamichi non aveva idea del perché gli fosse uscito un soprannome del genere, però lo trovava adatto! D’altronde, sin dalla sua nascita(*01) a quel momento, aveva dimostrato innumerevoli volte di essere un Tensai!
Vogliamo parlare di tutte le partite che il suo immenso talento aveva permesso di far vincere allo Shohoku? O delle sue super schiacciate? O della sua super velocità e dei suoi super salti? E vogliamo parlare dei rimbalzi?
“CHI COMANDA I RIMBALZI COMANDA LA PARTITA!”, diceva sempre il Gorilla, e visto che lui li acciuffava tutti, faceva di certo di lui un Tensai!
Però solo lui capiva il suo immenso talento… gli altri lo chiamavano in quel modo solo per insultarlo! Tipo: faceva una gaffe?
“Eh, sì, sei proprio un Tensai, scimmia!” gli dicevano Hisashi.
E poi si aggiungeva Ryota con l’ennesimo insulto: “Tensai dei miei stivali!”.
Aaahhh! Nessuno capiva il suo immenso talento!

Taciturno
Kaede era sempre stato taciturno.
Non amava la compagnia e non amava parlare, però gli piaceva impicciarsi.
Non l’avrebbe mai detto nessuno, conoscendolo, perché sembrava completamente indifferente a tutto e tutti e tendenzialmente era così, però a volte beccava dei discorsi interessanti e il fatto che fosse mono-espressivo lo aiutava a passare inosservato. Infatti chi parlava non pensava mai che lui potesse essere uno che ascolta i fatti altrui, perciò parlavano a ruota libera! E questo, ovviamente, permetteva a Kaede di sapere i fatti di tutta la scuola senza che questa lo sapesse…
Ad ogni modo, il fatto che ascoltasse tutti ma non parlasse mai con nessuno, sicuramente era una delle cause del suo essere così taciturno.
Non sapeva perché, ma lo era sempre stato sin da bambino.
Anche sua nonna glielo diceva sempre che quando era piccolo, al contrario degli altri bambini che giocavano, lui se ne stava da solo a giocare a Basket o affacciato alla finestra, in silenzio, sembrando pensieroso.
Al che l’altra sua nonna diceva sempre, ridendo: “L’amore di nonna è taciturno!”.
Mah, tutto sommato non gli dispiaceva essere così.
Questo suo aspetto del carattere, per lo meno. Saper ascoltare era un bene, e poi il fatto che ci fosse il Do’aho che parlava per dieci, rendeva il suo essere taciturno quasi un’ancora di salvezza!

Terrazzo
La prima volta che si erano incontrati, si erano tirati svariati pugni, un calcio e una testata.
E avevano perso un bel po’ di sangue!
Tutto questo in cima alla terrazza dell’istituto superiore Shohoku, il loro liceo.
Quel terrazzo, però, li aveva visti anche avvinti in altre cose, decisamente più piacevoli…
Innanzi tutto era il luogo preferito della Kitsune dove dormire, e fu proprio in uno di quei momenti che il Do’aho si fece avanti e gli disse: “Mi piaci, Kitsune”(*02), prima di dargli una dentata(*03) al posto di un bacio…
Ma da quel momento, quel terrazzo, era diventato il loro rifugio dove incontrarsi nella pausa pranzo, nascondersi dietro alla cabina elettrica e baciarsi appassionatamente, baciati dal sole caldo d’inverno o coperti all’ombra d’estate…



**CONTINUA**

(*01) Riferimento al Capitolo 14°, Lettera N, paragrafo 1.
(*02) Vago accenno alla mia fan fiction “Il Piano Di Hanamichi” che trovate QUI.
(*03) Riferimento al Capitolo 2°, Lettera B, paragrafo 3.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21° - Lettera U – Ubriaco/Ubbidire/Ufficiale ***


Capitolo 21°
Lettera U – Ubbriaco/Ubbidire/Ufficiale



Ubriaco

Hanamichi si era ubriacato una sola volta nella sua vita, ed era stato quando aveva capito di essere innamorato della Kitsune.
Lo sconcerto era stato talmente tanto che non era riuscito nemmeno a stare in casa, tanta era la frenesia, e quindi era uscito, dirigendosi nel quartiere dei locali e entrando nel primo pub la cui insegna gli era andata a genio.
Il problema è che suddetto locale, fosse un locale… gay!
Quando Hanamichi se ne accorse, era sbiancato in maniera indecente, terrorizzato dal fatto che i suoi piedi l’avessero portato proprio nel posto in cui non avrebbe mai voluto entrare! Essere gay, capirlo, lo aveva spaventato.
Sapere che il suo cuore batteva per la Kitsune lo aveva definitivamente abbattuto!
Perciò adesso, trovarsi lì, era da una parte assolutamente tragico, ma dall’altra decisamente comico! Tra tutti i locali presenti, lui quale era andato a scegliere d’istinto? Ma uno gay, ovviamente!
Perciò, preso dallo sconforto e al contempo biasimando se stesso, si era seduto al bancone e aveva chiesto una birra. Poi un’altra. E un’altra ancora.
Ne aveva bevute almeno dieci, fino a quando si era ubriacato.
Non ricordava molto di quella sera, ricordava solo che aveva chiamato Kogure (l’unico responsabile che conoscesse) prima di partire di cervello definitivamente e di chiedergli se potesse venire a prenderlo e riportarlo a casa.
Il quattrocchi era arrivato subito e non gli aveva chiesto nulla, né in quel momento né mai, e di questo Hanamichi gli era infinitamente grato, anche se Hanamichi non dubitava che Kogure, considerando gli sviluppi che c’erano stati in futuro, avesse fatto due più due…

Ubbidire
Kaede ubbidiva solo a se stesso.
Se ne fregava dei professori o di suo padre o di qualunque altre essere vivente.
A lui interessava solo ciò che pensava, voleva e decideva lui. Il resto del Mondo doveva adattarsi. Punto.
Sì, era lapidario come al solito anche in questo, ma era ciò che pensava, il suo Credo, e a quello si sarebbe sottomesso. A quello soltanto.
Se ne fregava se i suoi professori gli intimavano di non dormire e di studiare, impegnandosi in qualunque altra materia che non fosse l’inglese. Lui non aveva voglia di perdere tempo con i libri, sottraendo tempo al Basket, perciò era ciò che avrebbe continuato a fare: giocare a Basket e lasciare i libri chiusi sulla scrivania, o direttamente in cartella.
Se ne fregava se suo padre continuava a dirgli che doveva smetterla di ricorrere quella maledetta palla arancione e costruirsi un futuro certo. Lui aveva deciso che avrebbe giocato nell’NBA e così sarebbe stato.
I suoi desideri, le sue convinzioni, erano i suoi Credi e a quelli avrebbe obbedito, realizzandoli.

Ufficiale
La madre di Hanamichi non era una scema, anzi! Era la donna più furba che Hanamichi (ma anche Kaede, nonostante la conoscenza con Ayako) avesse mai incontrato, perciò il rossino non si stupì quando, una mattina qualunque di un mese qualunque del suo terzo anno di liceo, mentre erano in cucina insieme a fare colazione, sua madre se ne uscì con questa frase: “Allora, quando me lo porti a conoscere questo Kaede? Ormai sarà più di un anno che state insieme…”.
La reazione di Hanamichi? Si era quasi soffocato col latte prima di sputarlo a velocità cosmica contro il muro.
“M… MAMMA!” aveva balbettato, rosso peggio dei suoi capelli. Non si stupiva che sua madre ci fosse arrivata (temeva quel giorno con sudori freddi perpetui), ma lo stupiva che avesse aperto il discorso con tanta disinvoltura!
La donna aveva sbuffato, spazientita: “Pensi forse che io sia un’imbecille?”.
“N… no, ma…”. Okay, il Tensai aveva perso le parole. Un giorno da segnare sul calendario!
“Ma niente! Sei mio figlio, e ti conosco come le mie tasche!” gli fece notare lei, fissandolo con sguardo eloquente “Certo, all’inizio non è stato facile, lo ammetto… l’idea di non avere dei nipotini mi ha devastato, e se ci penso ancora mi dispiace…”.
Hanamichi l’aveva interrotta, stringendole la mano con espressione seria: “Mamma, io…”.
“Aaahhh! Ma piantala!” si era schernita lei, agitando una mano in aria “E’ una cosa passata! Adesso sono solo contenta che il mio confusionario e chiacchierone figlio abbia trovato qualcuno che riesce a sopportarlo!”.
Hanamichi si era indignato: “MAMMA!”.
La donna aveva riso di cuore: “Oh, avanti! Questo Kaede deve essere un Santo!”.
Il battibecco era andato avanti per un po’, vedendo contrapposti Hanamichi che negava l’evidenza e sua madre che sbuffava ironica. Alla fine, si misero d’accordo per portarlo a casa la domenica successiva a pranzo.
Quando il rossino diede la notizia alla volpe, l’unica cosa che lui disse, facendo spallucce, fu: “Va bene”.
“Davvero?” si era sorpreso il Do’aho. Cos’era quella risposta così piatta? Non era sconvolto? Lui sarebbe stato sconvolto all’idea di conoscere il padre della Kitsune…
“Certo. Prima o poi avrei dovuto conoscere tua madre, no?” aveva risposto Kaede, in tutta tranquillità.
“Sì, ma, ecco… io… te… due uomini… mamma… imbarazzo… capito da sola…”.
“Do’aho, che diavolo stai farfugliando?” l’aveva gelato Kaede, osservando la sua faccia paonazza “E’ stata lei a chiedertelo, e l’ha anche capito da sola. Non dobbiamo fare nessuno sforzo. Meglio di così!”.
Sakuragi aveva sbuffato: “Sei incorreggibile, Kitsune!”.
Ad ogni modo, la domenica Hanamichi aveva aperto la porta di casa urlando: “Mamma, siamo qui!”.
Dalla cucina in risposta un rumore di mestoli e padelle e poi la piccola donna era uscita in corridoio a tutta velocità e spostando di forza il suo gigantesco figlio come se pesasse due grammi, aveva abbracciato Kaede di slancio.
Rukawa aveva sbarrato gli occhi, confuso e rigido, ma poi aveva ricambiato, felice tutto sommato dell’accoglienza. La prima cosa che pensò, infatti, è che quella donna era davvero un’impulsiva come suo figlio!
“Oh, perdonami, Kaede! Posso chiamarti Kaede, vero? Potresti essere mio figlio… mi farebbe strano chiamarti per cognome! Spero non ti dispiaccia! E che non ti dispiaccia nemmeno che ti ho abbracciato di slancio, è che era così tanto tempo che volevo conoscerti che non ho resistito! Quando ti ho visto ho dovuto abbracciarti subito! Sei così bello! Ma sei sicuro di volere mio figlio? Sei proprio un gran bel ragazzo!” disse la donna, inondando di parole il povero volpino. Volpino che notò la seconda somiglianza tra i due: la parlantina.
Ma, osservandola, Kaede notò che i due si somigliavano anche nell’aspetto. Nonostante la donna fosse piccolina, era magra e ben messa, con un caschetto nero fin sotto le orecchie e la frangia. Il naso era più a patata di quello del Do’aho, ma i grandi occhi nocciola erano gli stessi.
“Mamma, lo stai massacrando! Kaede è uno che parla poco! E non dire che è troppo bello per me!” la rimbeccò subito Hanamichi.
“Oh, sì, me lo avevi detto! Ma questo non implica che io non possa parlare per tutti e due!” aveva risposto subito la donna, dando una mestolata sulla mano del figlio, che cominciò a sbraitare mentre si dirigevano in cucina.
Il resto della giornata era andata bene. Kaede principalmente aveva ascoltato, ma la madre della testa rossa non sembrava minimamente risentirne e si era divertita un Mondo a raccontare tutte le figuracce che il suo pargolo aveva fatto sin da piccolo, soprattutto la storia della sua nascita(*01). A quella rivelazione, Kaede aveva saputo solo dire: “Sei sempre stato un rompi scatole, Do’aho!”.
Quando i due ragazzi avevano preso la porta di casa, nel tardo pomeriggio, per uscire a fare una passeggiata, sua madre aveva abbracciato entrambi e poi aveva detto contenta: “Adesso siete davvero una coppia ufficiale, ragazzi! Ah! Che gioia!”.
Hanamichi aveva riso di cuore, e anche Kaede aveva sorriso.
Quella donna era decisamente incredibile… e ancor più incredibile, considerarono entrambi, era che fossero una coppia ufficiale. Chi ci aveva mai pensato?



**CONTINUA**

(*01) Riferimento al Capitolo 14°, Lettera N, paragrafo 1.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22° - Lettera V – Volontaria/Vago/Vagare ***


Capitolo 22°
Lettera V – Volontaria/Vago/Vagare



Volontaria

Dopo la morte di suo padre, la madre di Hanamichi aveva cominciato a fare la volontaria in ospedale.
All’inizio l’aveva fatto per sentirsi utile, per occupare la mente e fare qualcosa, ma col tempo si era davvero appassionata!
Hanamichi le invidiava quella forza, perché lui non era riuscito a trovarla. Infatti sua madre gli aveva proposto di andare con lei, ma lui non se l’era sentita.
Non era riuscito ad aiutare suo padre… come poteva sperare di aiutare qualcun altro? Se ci fosse riuscito davvero, il senso di colpa sarebbe aumentato ancora di più…

Vago
La cosa di Kaede che più faceva andare in bestia Hanamichi era quando la Kitsune rimaneva sul vago.
Aveva il pessimo vizio di non specificare mai, di non dare mai troppe informazioni o di interrompere le frasi a metà.
Kaede doveva ammettere che una sua abitudine era stata poi accentuata dalla voglia di far dare di matto il Do’aho, omettendo apposta dei dettagli affinché la testa rossa impazzisse e cominciasse a urlare, mani nei capelli. Gli piaceva stuzzicarlo soprattutto quando doveva andare al campetto a giocare degli one-on-one contro Sendo e il Do’aho impazziva di gelosia.
Sì, era infame, ma a lui piace un casino…

Vagare
Hanamichi adorava far vagare lo sguardo sul corpo perfetto della sua Kitsune.
Gli piaceva soprattutto quando la stanza era in penombra, il volpacchiotto era addormentato e loro avevano finito da poco di fare l’amore…
Il corpo di Kaede era assolutamente perfetto, e Hanamichi si incantava a guardarlo. La pelle bianca, in netto contrasto coi capelli neri o con la sua mano abbronzata che gli carezzava il petto. Quei muscoli scolpiti ma aggraziati, slanciati. Quei capezzoli piccoli e rosei e quelle belle mani dalle dita lunghe…
Sì, decisamente la Kitsune era tutta da ammirare…
Ma anche Kaede, dal canto suo, adorava far vagare le mani sulla pelle abbronzata del Do’aho, in perenne ricerca del contorno dei suoi muscoli, della grandezza delle spalle…
Soprattutto quelle gli piacevano, così ampie e forti, e lui adorava carezzarle… adorava aggrapparsi ad esse quando la testa rossa era dentro di lui e il piacere lo pervadeva in ogni sua più piccola molecola.
Entrambi però adoravano perdersi negli occhi l’uno dell’altro, vagando in un universo fatto solo di loro due e del loro amore…



**CONTINUA**

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Capitolo 23
*** Capitolo 23° - Lettera W – Wafer/Washington/Wc ***


Capitolo 23°
Lettera W – Wafer/Washington/Wc



Wafer

Hanamichi mangiava qualunque cosa e continuamente, ma i Wafer erano la sua rovina. Poteva anche mangiarne un pacco intero tutto insieme senza averne mai abbastanza!
Da quando quell’europeizzato della Kitsune glieli aveva fatti assaggiare, lui non riusciva più a non mangiarli almeno una volta al giorno!
Faceva impazzire Kaede in giro per tutti i supermercati di Kanagawa finché non li trovavano, se non c’erano nel loro supermercato di fiducia.
Di fronte a certe cose, Kaede si pentiva seriamente di averglieli fatti conoscere… però lo faceva ridere vedere la testa rossa pieno di briciole che mangiava veloce come uno scoiattolo! Era proprio come una scimmia con le banane, non c’è che dire!

Washington
L’unica vacanza che Kaede aveva fatto sia con suo padre che con sua madre, quando aveva appena tre anni (ovvero un anno prima che sua madre morisse), fu una settimana a Washington.
A dire la verità non era proprio una vacanza, visto che suo padre c’era andato per lavoro, però sua madre ne aveva approfittato ed era volata col suo piccolo tesoro in quella grande città americana, portandolo in giro tutto il giorno e facendogli milioni di fotografie.
Kaede adorava quell’album fotografico, e lo sfogliava spesso. Provava tenerezza per quel bambino dal caschetto nero, il cappello giallo e il ciuccio, seduto dentro un passeggino, fotografato da sua madre davanti a tutti i monumenti più famosi di Washington.
Adorava visceralmente le foto in cui era con sua madre, soprattutto l’autoscatto che sua madre aveva fatto avvicinando il viso sorridente al suo, sempre imbronciato che beveva del latte dal biberon e quella in cui era in braccio a lei, davanti ai cancelli della Casa Bianca, e sua madre lo baciava su una delle morbide guance.
Ovviamente Rukawa non ricordava nulla di quei giorni, perché era troppo piccolo, ma a sfogliare quelle pagine un po’ ingiallite dal tempo, gli sembrava quasi che sua madre fosse lì con lui…
La prima cosa che avrebbe fatto appena fosse riuscito ad avere un po’ di soldi, sarebbe stato di andare a Washington con il Do’aho e ripercorrere gli stessi percorsi fatti con sua madre, per sentirla ancora più vicina, come se fosse lì, di fianco a lui a camminare tranquilla con quel vestito bianco tutto svolazzante che portava nella maggior parte delle fotografie…

Wc
Di solito ad Hanamichi e Kaede piaceva fare l’amore sul letto, o comunque nella pace della loro casa. Magari sul divano, o nella doccia, o nella vasca da bagno. Qualche volta anche sul tavolo, ma per loro il letto era il top.
Solo che una volta, in ritiro con la squadra, non avevano trovato altro posto dove concedersi l’uno all’altro se non il bagno dell’hotel.
Dopo sguardi infuocati per due giorni in cui erano riusciti a malapena a baciarsi, alla fine avevano abbattuto la loro reticenza e si erano chiusi in quel bagno, a fare ciò che natura voleva.
Quella, rimaneva in assoluto la volta più scomoda che avessero avuto insieme… ma che liberazione!



**CONTINUA**

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Capitolo 24
*** Capitolo 24° - Lettera X – X 2/Xenofilo/Xmas ***


Capitolo 24°
Lettera X – X 2/Xenofilo/Xmas



X 2

Hanamichi, da quando stava con Kaede, aveva cominciato a pensare per due.
Anche quando faceva la lista della spesa gli piaceva sempre mettere la dicitura x2 vicino alle cose, perché lo faceva sentire ancor più partecipe con la Kitsune.
Era bello poter pensare anche a qualcun altro, oltre che se stesso. Era bello prendersene cura e non badare solo a se stesso. Era bello comprare due porzioni di lasagna italiana al supermercato invece che una per quella sera che non si ha voglia di cucinare. Era bello dover fare due lavatrici invece che una, perché i panni sono moltiplicati appartenendo a due persone e non più solo a una. Era bella qualunque cosa, perché era doppia.
Per due.
Per loro due.

Xenofilo
Kaede era un vero e proprio xenofilo.
Per lui:
Straniero = meraviglia.
Giapponese = scontato.
All’inizio Hanamichi non ci capiva niente, ma grazie alle sue spiegazioni dettagliate, era risuscito a raccapezzarsi un po’ tra tutto quel milione di abitudini straniere che aveva la Kitsune e che portava avanti con assoluta naturalezza. Come la colazione: Hanamichi mangiava roba tradizionale (o al massimo latte e biscotti), mentre a lui piacevano uova e bacon, magari qualche pancake con lo sciroppo d’acero.
Per Kaede, anche vivere come gli americani era un modo per sentire il suo sogno vicino…
E poi non era mica colpa sua se ne apprezzava la cultura più della propria!

Xmas
La loro festa preferita era il Natale. Soprattutto se nevicava!
Benché la Kitsune non ne avesse molta voglia, grazie alle decorazioni Natalizie che gli aveva lasciato sua madre, insieme al Do’aho addobbavano tutta casa e facevano il gigantesco albero che mettevano in un angolo del salotto.
Hanamichi adorava tutto del Natale (soprattutto ricevere i regali!), mentre alla Kitsune piaceva vedere che la sua testa rossa era così contenta di fronte a queste cose, aiutandolo volentieri a riempirgli la casa di ogni decorazione immaginabile.
Poi adorava la sera, quando era bello essere accoccolati sul divano, coperti da un plaid pesante, a guardare le lucette gialle dell’albero creare una bella atmosfera calda nella casa. Kaede sentiva finalmente di avere una famiglia, ed era la cosa più bella del Natale, per lui, perché per tanti e tanti anni quel periodo dell’anno aveva rappresentato solo l’enfatizzarsi della sua solitudine in quella grande casa vuota…
Ma adesso c’era il Do’aho a riempire quel periodo dell’anno con la sua presenza, a riempire ogni giorno della sua vita, in maniera emozionante tanto quanto lo era il Natale nell’animo di ogni persona…



**CONTINUA**

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Capitolo 25
*** Capitolo 25° - Lettera Y – Yohei/Yogurt/Yen ***


Dedico questo capitolo a hikaru83 che mi ha aiutato col paragrafo di Kaede a trovare la parola! Grazie!
Buona lettura!



*



Capitolo 25°
Lettera Y – Yohei/Yogurt/Yen



Yohei

Era alle elementari, durante la prima, che Hanamichi aveva conosciuto Yohei.
Tra di loro: amore a prima vista!
Erano andati d’accordo al primo istante, diventando sempre più complici.
Hanamichi non poteva pensare alla sua vita senza Yohei.
Yohei era il suo braccio destro, la spalla su cui piangere, il suo confidente, quello che lo avrebbe aiutato a seppellire un cadavere senza batter ciglio.
Yohei era il suo migliore amico da sempre ed era parte integrante della sua incasinatissima vita.
C’era quando gli erano caduti i denti in terza elementare e al posto degli incisivi aveva una gigantesca voragine, c’era quando si era sbucciato le ginocchia la prima volta, c’era quando aveva preso i cinquantuno rifiuti, c’era quando era morto suo padre e quindi al suo funerale, c’era nelle notti insonni in cui Hanamichi non riusciva a darsi pace per non essere riuscito a salvarlo e vagavano senza meta per tutta la notte per la città, c’era quando aveva deciso di giocare a Basket, c’era quando aveva deciso di confidare i propri sentimenti alla Kitsune, c’era quando aveva festeggiato con lui il fatto che finalmente qualcuno l’amasse!
C’era sempre stato, nei momenti belli, ma soprattutto in quelli brutti.
Yohei era come un fratello, per lui, e Hanamichi lo considerava un pezzo della sua anima…

Yogurt
A merenda, Kaede mangiava lo yogurt.
Anche se era in giro, anche se erano in ritiro, anche se erano da qualunque parte possibile… non si discuteva.
Lui voleva lo yogurt al caffè.
E se quello non c’era, bisognava cercarlo. Un po’ come Hanamichi coi Wafer(*01), insomma…
E non gli importava di apparire capriccioso! Era sempre stata la sua merenda sin da quando era minuscolo e andava ancora all’asilo, perciò niente e nessuno gli avrebbe tolto quell’abitudine.
Il fatto che un intero piano del frigo fosse sempre strapieno di barattoli di yogurt al caffè ne era una prova concreta…

Yen
Hanamichi non sapeva contare gli Yen.
Quando Kaede l’aveva scoperto, avrebbe voluto ammazzarlo con violenza…
Aveva impiegato pomeriggi interi a spiegare al Do’aho la differenza tra le varie monete e alle banconote e quando finalmente quella testa di rapa aveva compreso, aveva alzato la testa di scatto urlando esaltato: “Ma allora le scarpe da Basket me le hanno praticamente regalate! EVVAIII!”(*02).



**CONTINUA**

(*01) Riferimento al Capitolo 23°, Lettera W, paragrafo 1.
(*02) Faccio riferimento un po’ a quell’abitudine di Hanamichi nel Manga di pagare le scarpe da Basket porgendo al commesso del negozio solo quei pochi spicci (tipo i nostri ottanta centesimi, per intenderci). Essendo una cosa assurda, ho immaginato che magari non fosse completamente in grado di capire il valore vero e propria della sua moneta! D’altronde, ve lo assicuro, conosco persone che hanno questo problema!

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Capitolo 26
*** Capitolo 26° - Lettera Z – Zonzo/Zaffiro/Zerbino ***


Dedico questo capitolo a hikaru83 che mi ha aiutato col paragrafo di Hanamichi e Kaede a trovare la parola! Grazie!
Buona lettura!



*



Capitolo 26°
Lettera Z – Zonzo/Zaffiro/Zerbino



Zonzo

Ad Hanamichi era sempre piaciuto andare a zonzo per la città con la Guntai, passeggiando senza meta e magari rifugiarsi in qualche sala giochi a perder tempo.
Però, da quando aveva iniziato a giocare a Basket non aveva più tutto il tempo libero che aveva prima, ma riusciva comunque a trovare un pomeriggio a settimana per andare a zonzo con la Guntai, magari anche solo passeggiando in centro sgranocchiando qualche snack o un gelato d’estate.
Era una cosa che un po’ gli mancava, a volte, ma d’altronde il Basket pretendeva degli allenamenti a cui lui era ben felice di fare fronte!
Era una continua lotta tra il voler fare gli allenamenti, il voler stare con la Kitsune e il voler andare a zonzo con gli amici!
Decisamente un delirio!

Zaffiro
Le sue nonne, quando era nato, avevano regalato una collana e degli orecchini con degli zaffiri a sua madre, come dono per quell’erede.
Quando Kaede aveva aperto gli occhi al Mondo e avevano visto che avevano lo stesso colore di quella pietra, tutti erano rimasti sorpresi, immaginando si trattasse di Destino…
E sua madre aveva amato immediatamente quegli occhi stupendi, che baciava di continuo con amore mentre i gemelli ai suoi lobi tintinnavano…

Zerbino
Quando Kaede era tornato a casa, quel pomeriggio, il suo sguardo si era posato sui suoi piedi. Anzi, sotto.
Aveva spalancato la porta e aveva ringhiato, indicandolo: “Do’aho! Cosa diavolo è quello?”.
In tutta risposta il Do’aho lo aveva guardato con non-calanche e aveva risposto: “Il nostro nuovo zerbino, non vedi?”.
“Ma sei pazzo?” aveva ringhiato ancora lui, fissando quell’affare ridicolo.
“Perché? Non ti piacciono quella scimmia e quella volpe deformer che si baciano sulla bocca?”.



**FINE**

Non ci posso credere! Alla fine sono arrivata a concludere questa fan fiction formata da ventisei capitoli con tre paragrafi ciascuno perciò è come se avessi scritto settantotto flash-fic! Mi sento un tantino esausta!
Trovare certe lettere è stato un delirio, ma spero sinceramente che nessuna vi abbia deluso! Io mi sono divertita a scrivere, immaginando tanti possibili momenti di questi due che sono stupendi insieme!
Per tutti quelli che hanno commentato, che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e per tutte quelle persone che hanno solo letto… GRAZIE DI CUORE!
Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, ve ne sarò immensamente grata!
Un saluto!

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