La felicità è una scelta.

di S_h_a_e_L
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Felicità è una colpa. ***
Capitolo 2: *** La felicità è... un inizio. ***
Capitolo 3: *** La felicità è il grigio di una Tempesta. ***
Capitolo 4: *** La felicità è un filo rosso. ***
Capitolo 5: *** La felicità è mancanza ***
Capitolo 6: *** La felicità è coraggio. ***
Capitolo 7: *** La felicità è un bacio. ***
Capitolo 8: *** La felicità è leggerezza. ***
Capitolo 9: *** La felicità è un ricordo. ***
Capitolo 10: *** La felicità è espiazione. ***
Capitolo 11: *** La felicità è un confine. ***
Capitolo 12: *** La felicità è destino. ***
Capitolo 13: *** La felicità è un specchio rotto. ***
Capitolo 14: *** La felicità è passione. ***
Capitolo 15: *** La felicità è una condanna. ***
Capitolo 16: *** La felicità è un sogno. ***
Capitolo 17: *** La felicità è... perdere. ***
Capitolo 18: *** La felicità è un addio. ***
Capitolo 19: *** La felicità è viaggiare. ***
Capitolo 20: *** La felicità è una preghiera. ***
Capitolo 21: *** La felicità è attesa. ***
Capitolo 22: *** La felicità è... ***
Capitolo 23: *** Una scelta. ***
Capitolo 24: *** La felicità è tutto. ***



Capitolo 1
*** La Felicità è una colpa. ***


Allora, chi ha già letto una mia storia.... sa che adoro le luuuuunghe premesse, che annoiano tutti, compresa me. 
Potrei partire con una ri-presentazione alla Troy McLure:
- Salve! Probabilmente vi ricorderete di me come l'autrice di: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=739267&i=1  UNICA USCITA
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1194123&i=1 IL MALE MINORE
oppure, ultima, ma prima (perchè in teoria dovrebbe essere la mia preferita): 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=615798&i=1 The world forgetting, by the world forgot.

Bando alle ciance e ciancio alle bande: questa sciocchezzuola che mi appresto a postare ha tanti anni, in realtà, chi si ricorda di me, sa che parlavo sempre di una long in cantiere, ecco dovrebbe essere questa. 
Ho deciso di postarla anche grazie al sostegno della mia meraviglievolissima Beta: Lolly! 
A cui dedico tutte le scene più ingarbugliate!
Con la sua benedizione, vi auguro una buona lettura, fatemi sapere!


Declaimer: Ovviamente, e per miserevole sfortuna, I personaggi, l'ambientazione e la scenografia non sono miei, ma di Mamma Row, io manipolo solo i fatti tentando di giustificare la mia fame di Drarry o Harry/Tom. 





La Felicità è una.....Colpa.



Dicono che a legarti alla vita sia la felicità, macchie di felicità sparse qui e là negli anni, chiodi nell’anima che la tengono saldamente ancorata alla vita.

Guardando il corpo morto davanti ai suoi occhi, Harry Potter, comprese una di quelle verità che la gente tende ad ignorare; il dolore, più che la felicità, tiene la mente e il cuore incollati alla vita.

Se ne era reso conto nel momento in cui aveva sfiorato il sangue del suo nemico mortale, aveva lì compreso di non avere più scopo e non lo sapeva, non sapeva che morto lui... sarebbe morto anche il resto: alberi, fiumi, i colori e persino i cuori.

Era diventato schiavo del dolore? No, qualcosa di più sottile, semplicemente senza quell’essere davanti ai suoi piedi, la sua vita aveva perso la sua funzione principale, forse l'unica.

“Uno non può morire se l’altro vive. Uno non può vivere se l’altro muore.”

Sarebbe stata una morte sottile e subdola, Harry Potter avrebbe continuato a respirare e a mangiare, forse sarebbe anche riuscito ad addormentarsi alla sera, ma i giorni e i mesi e dopo questi anche gli anni sarebbero stati vuoti, l’anima se non l’avesse già da quel momento abbandonato,gli si sarebbe marcita in petto.

La chiave della profezia era quella frase, che ora trovava eco nel vuoto del corpo del Salvatore che non era riuscito a salvarsi.

Era finita. Intorno a lui non rimaneva niente. La scuola era praticamente distrutta, i suoi amici talmente provati e feriti nell’animo che non sarebbe bastata una vita intera di felicità a ripagare del tutto il dolore.

Gli occhi verdi del salvatore si fermarono in quelli del mostro che aveva devastato le loro esistenze per sempre, il bagliore rossastro che le illuminava si spense a poco a poco lasciando il posto a calde iridi nere. Voldemort era sparito lasciando il corpo di Tom Riddle.

Si sentiva perso, Harry, le parole della profezia continuavano a vorticare nella sua mente e forse... forse, finalmente era riuscito a capirle, ma quella comprensione aveva sostituito tutte le altre; non riusciva a capire, per esempio, cosa dovesse provare in quel momento: Sollievo? Felicità?

Non provava sollievo a guardare quelle iridi nere senza vita, ne aveva provato un briciolo e solo uno, quando aveva visto il dolore nelle iride scarlatte di Voldemort, ma ora non c’era più niente.

La felicità.. Harry aveva sempre avuto un rapporto di contrasto con la felicità, quanto più il bambino sopravvissuto la ricercava, tanto più questa sembrava allontanarsi; fino a scomparire all’alba di quel giorno in quegli occhi cremisi accecati dalla morte.

“L’amore è la tua arma, l’amore è il tuo potere. La tua facoltà di amare ti aiuterà.”

Ogni fibra del suo essere gli urlava che non c’era modo che amasse, non più.

Allora aveva vinto e perso allo stesso momento, era possibile?

Credeva che sarebbe arrivato il suo momento a quel punto, aveva rincorso quella felicità in maniera così maniacale che quasi non si era soffermato su altro, nient’altro.

Intanto continuava a ripetere che l’amore per lui era morto. Morto… che quel traguardo fosse da sempre stato un errore?

Tutti hanno diritto ad una seconda possibilità, dicevano. A lui non era mai stata data, ma un tempo gli dissero che era potente e con quelle parole in mente in quel preciso istante iniziò a domandarsi a che servisse il potere se non a creare possibilità e venne fulminato dal desiderio di crearsene una.

Un’ultima possibilità, la loro.. e gli dispiacque, davvero, ma non pensò neanche per un minuto, che tentare di essere felici fosse una colpa. Che quella possibilità, che gli stava scavando il petto, fosse un errore.

Curiosità. Una curiosità morbosa nacque dentro il petto del moro e si propagò in ogni fibra del suo essere risvegliando l’anima che fino a poco prima sembrava evasa da quella prigione di carne e sangue.

Un se. Un se si accese nella sua mente e con lo sguardo apatico che ormai accompagnava ogni suo pensiero, si vestì degli abiti del destino e iniziò ad accarezzare il pensiero di poter… provare a giocare con il filo del tempo.

Forte della libertà della solitudine e della devastazione della guerra, Harry passò l’ora successiva allo scontro recuperando il proprio baule e riempiendolo di tutto ciò che gli apparteneva, monete, abiti, libri, tomi di scuola e non.

Tutte le eredità trascinate dalle morti che avevano costellato la sua esistenza, poi raggiunse lo studio del professor Silente; completamente smembrato e gettato all’aria. Si voltò a guardare il volto sorridente del vecchio preside nel quadro che torreggiava la stanza ormai fredda e impersonale.

“ Parti figliolo? ”

“ Si, Preside. Ci vediamo lì “


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Smaterializzarsi, come di consueto, fu spiacevole al limite del doloroso, ma sarebbe stato assurdo badare a quel formicolio ed ignorare i numerosi tagli sporchi di sangue raggrumato e asciutto.

Malgrado la confusione della guerra, Harry, guardandosi intorno riuscì a stupirsi di quanto il ministero fosse più ordinato e ufficiale del solito, attraversando l'atrio deserto non pote' far altro che ascoltare i rintocchi dei propri passi fino all'ascensore.

Con una calma insolita e spettrale, raggiunse il nono piano, trovandosi in un atrio ricoperto completamente da pareti e pavimento scuri, l'ufficio misteri in tutto il suo fascino.

Harry sentiva vibrare il proprio potere come richiamato, nelle orecchie una cantilena proveniente dalle porte e in quel momento avanzò, si affido a quella cantilena e aprì una qualsiasi di quelle porte senza maniglie e senza iscrizioni.

Seppe di trovarsi nella stanza del tempo, quando un ticchettare ossessivo lo accolse, arrivò alle giratempo, passeggiando tra le bolle che a diverse altezze mostravano aggeggi dai più semplici ai più complicati, fino a raggiungerne uno molto complesso, poggiato su una pergamena dove un calcolo d'aritmanzia si intravedeva, nella piega ingiallita dal tempo.

La giratempo che più somigliava ad un congegno costruito a metà, riempiva perfettamente il suo palmo.

In quella stanza, irraggiungibile, tracciando sul pavimento immacolato linee rituali con il proprio sangue, Harry Potter, svanì.

Chiuse per un attimo gli occhi: immagini del passato, di un presente che sperava non sarebbe mai esisto e di un futuro che traballava in bilico si presentarono scorrendo davanti agli occhi. Non appena il tremore si attenuò non si lasciò nemmeno il tempo di scorgere il luogo in cui era arrivato e si smaterializzò

“Chi diavolo sei?”

Harry Potter aprì lentamente gli occhi, occhi neri fissarono incantati le iridi verdi del ragazzo sopravvissuto.

“Orfin Gaunt, il mio nome è Harry. Da oggi sarò il figlio che avresti sempre voluto..”

Un sogghigno malinconico si trasformò lentamente in una smorfia sarcastica, l’erede di Salazar tentò invano di proteggere la propria mente dall’invasione di quelle iridi brillanti, ma tutto ciò che poté fare fu assistere ad un lampo smeraldo fatto di immagini e ricordi in cui la frase pronunciata dal ragazzo si incastonò a perfezione.

Harry strinse il piccolo oggetto dorato tra le dita e, in briciole, lasciò che accarezzasse il terreno. Il gioco era iniziato e per togliersi qualsiasi possibilità di fallire, si era precluso l’unica via di fuga.

Era il 1 Ottobre del 1941, Harry Gaunt avrebbe iniziato a frequentare il quinto anno di Hogwarts il 17 Ottobre dello stesso anno, alla mano l'anello appartenuto a Salazar con incastonata la pietra della resurrezione.












Aspetto consigli e commenti ^^

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Capitolo 2
*** La felicità è... un inizio. ***


Allora, eccoci al secondo capitolo, ringrazio tantissimo chi ha commentato la mia storia ... ne sono davvero, davvero felice!
Devo ringraziare di cuore la mia Beta, Lolly, dovete sapere che ha corretto, suggerito e stimolato questo capitolo anche con una influenza delirante. 
Ringrazio anche LadyRiddle, che mi ha praticamente "mandata a pubblicare" questo capitolo XD. Devo anche scusarmi per la "brevità" di questi primi capitoli, ma sono un'introduzione e ho dovuto scegliere tra capitoli LUNGHISSIMI o .. brevi, ma intensi.

Spero possa piacervi, a presto! 








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  “ Figliolo sono molto felice che tu sia arrivato nella nostra scuola, sono certo che ti troverai bene. Dati i risultati dei test non ci sarà nessun problema a farti frequentare il quinto anno. Per Merlino, in realtà, se volessi potremmo spostarti direttamente al settimo, i tuoi studi privati sono stati ottimi.”
 
“Vi ringrazio preside Dippet, ma tengo particolarmente a frequentare lo stesso anno dell’unico parente che ormai mi rimane.”
 
“Unico parente, Signor Gaunt? Non capisco.” 
 
“ Come sapete non più tardi di qualche giorno fa, mio padre dopo avermi riconosciuto è nuovamente scomparso ed è stato soltanto grazie al Professor Silente che ho potuto fare richiesta al ministero di divenire un minore emancipato, d'altronde le mie fortune materne mi permettono di mantenermi più che decentemente. D’altra parte la mia presenza in questa scuola non è solo per concedermi una più che necessaria cultura e preparazione. Mio cugino infatti frequenta il quinto anno e ho intenzione di richiedere sotto mia responsabilità che il figlio di mia zia condivida il mio destino e la mia fortuna. “

Il preside Dippet e il professor Silente, unici presenti in quel momento, ammutolirono davanti alla grande forza di volontà e all’enorme potenziale della persona che sedeva rilassato davanti alla scrivania. Il preside Dippet era sospettoso, ma da sempre era affascinato dal potere, in qualsiasi forma si presentasse ai suoi occhi.
Un dubbio si insinuò sotto pelle e con voce profondamente curiosa e con tracce di aspettativa chiese al ragazzo di chi stesse parlando.

Albus Silente, professore di trasfigurazione, fissava quel ragazzo con curiosità, non aveva mai, in realtà, distolto neanche solo per un momento gli occhi da quel ragazzo fin da quando l’aveva incontrato 10 giorni prima. 
 
FLASHBACK

Un’aquila reale fece il suo ingresso trionfale in sala grande andando a posarsi elegantemente sullo schienale della poltrona del professore di trasfigurazioni, Albus Silente. Incuriosito prese la pergamena dalla zampa dell’animale e osservò lo strano sigillo apportato sulla busta. 

-  Distinto Professor Silente, 

Il mio nome è Harry Gaunt, sono certo che questo parlerà alla sua memoria molto meglio di quanto possa fare io. Sono l’unico figlio di Orfin Gaunt, recentemente legittimato anche da quest’ultimo, poco prima della sua scomparsa di cui certamente già sarà a conoscenza.. Le chiedo gentilmente un incontro a Hogsmeade, nella taverna locale, per questo pomeriggio, sono certo che data la mancanza di lezioni non avrà nulla in contrario, quindi non mi aspetto risposta. Sono oltremodo sicuro che non avrà assolutamente nessun problema a riconoscermi. 

Cordiali  Saluti.

Harry Gaunt -



Appena entrato alla locanda si era guardato intorno curioso, dall’altra parte della grande stanza costellata da tavoli un ragazzo lo guardava sereno con due incredibili occhi verdi. Si diresse verso quel tavolo ancora prima di riuscire a realizzare che fosse proprio la sua meta. 
 
“Professor Silente…”

Quel ragazzo innegabilmente potente si aprì in un sorriso così dolce e profondo da sbalordire il professore. 

“ Voi siete Harry Gaunt, devo presumere…”
 
“Chiamatemi Harry, professore.”

Silente si sedette al tavolo lentamente lasciando che quegli occhi verdi affondassero nei suoi e che quel sorriso dolce lo sfiorasse ancora per un po’.

“Cosa posso fare per te… Harry?” 

Quando futuro e passato si incrociano è possibile avere ricordi di un presente che ancora deve accadere?

Silente fissò quelle iridi verdi e un flash dello stesso sorriso, di quegli stessi occhi lampeggiò davanti ai propri occhi. Una sensazione di sicurezza. Per la prima volta dopo tanto, la fiducia… la speranza.

“Ho bisogno che lei creda in me, professore. Ho bisogno che mi aiuti ad avere una seconda possibilità” 
 
FINE FLASHBACK
 
“ Anche se non sa ancora di esserlo, mio cugino è Tom Orsovolon Riddle, Preside Dippet” 
 
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Lo smistamento. 

Quanto era cambiato in quegli anni, quanto era rimasto di quello che era? 

Attendeva che il preside lo chiamasse nella stanza attigua alla sala grande.
Il Professor Silente continuava a guardare le spalle rilassate del giovane e si domandava quale peso vi fosse stato poggiato sopra e da chi.
Harry sentiva la presenza costante del sospetto del professore, ma non se ne preoccupò, anzi sorrise.
 
“ Andrà tutto bene professore. In un modo o nell’altro andrà tutto bene.”

Silente sussultò nel sentire quella voce accarezzare e rinvigorire la speranza che aveva nutrito istintiva in quel giovane al loro primo incontro. 

“ Mi dirai chi sei? “

Harry sorrise voltandosi. 
“ Non dimentichi mai i miei occhi, professore. Un giorno i miei occhi le urleranno il mio nome” 
 
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Nella Sala Grande.

 Le grandi tavolate erano completamente occupate, come al solito in fermento per l’ennesima novità, un nuovo studente, uno smistamento singolo.
Tutte le case, tranne quella dei Serpeverde, l’indiscusso signore di quella casa manteneva un contegno distaccato e disinteressato.
Tom Riddle era indifferente e poco interessato. Quando la porta si aprì più lentamente di quelli di tutti gli altri i suoi occhi si sollevarono svogliati sulla figura che stava varcando l’ingresso. 

Appena alzato lo sguardo i suoi occhi si scontrarono con due iridi smeraldo che era certo lo stessero cercando. La figura del ragazzo dai disordinati capelli mori era imponente, ma aggraziata. Tom Riddle rabbrividì percependo in quello sguardo un richiamo. 

“ Harry Gaunt frequenterà il quinto anno in una delle nostre case, lasciamo scegliere al cappello quale sarebbe la più adatta…” 

Il cappello fu alzato dal preside e avvicinato alla testa del moro, ma ancora prima che questa si avvicinasse anche di dieci centimetri al ragazzo la voce rauca dell’oggetto, urlo nel silenzio e nello stupore generale:
 
“SERPEVERDE”






Aspetto con ansia di sapere i vostri pareri!

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Capitolo 3
*** La felicità è il grigio di una Tempesta. ***


Harry non aveva staccato gli occhi da quelli neri di Riddle nemmeno per un istante, era talmente sicuro della scelta del cappello che il corpo aveva già da fermo preso la traiettoria del tavolo verde argento. Salutò con un cenno del capo il Professor Silente ancora alle sue spalle e si diresse alla panca proprio di fronte Tom Riddle. 

Lo sguardo di tutta la Sala grande era ancora fisso su di lui, così come quegli occhi neri che continuavano a scrutarlo tentando di scavare all’interno del ragazzo. 

Arrivò davanti alla panca già occupata da due studenti del terzo anno e spostando solo allora lo sguardo da quegli occhi neri, guardò i ragazzini voltatisi con sguardo interrogativo e con un sorriso che non coinvolgeva gli occhi ordinò. 

“ Spostatevi. “ 

Incredibilmente… ubbidirono. 

“Tom… Riddle… sei ancora più bello di quanto mi raccontavano…” 

La sala trattenne il fiato davanti quella voce morbida e dolce, quegli occhi verdi tuttavia, incuranti, continuarono a guardare quel profilo cercando tracce del mostro che sarebbe diventato. 

Tom sgranò leggermente gli occhi prima di riacquistare il proprio autocontrollo.
Spiazzato, sorpreso, colto alla sprovvista. 
Quello strano momento fu interrotto dal preside Dippet che alzatosi tentò di attirare l’attenzione degli studenti.

“ Bene… diamo il nostro benvenuto al nuovo studente.
Signor Riddle, il Signor Gaunt ha richiesto lei come guida per i primi tempi. Se accetterà dovrà dividere la sua stanza di prefetto con lui per il primo mese. E’ ovvio che lei possa rifiutare, ovviamente. “

Riddle riprese il controllo di sé e per qualche secondo la sua mente sembrò vagliare i pro e i contro di quella proposta, poi la curiosità ebbe la meglio. La voglia di sapere spinse quella testa ad annuire.

“Sarà un piacere, preside Dippet aiutare un compagno ad ambientarsi.”

Con il sorriso affascinante e sicuro che gli avrebbe concesso il potere per cui avrebbe voluto uccidere. 
Tutti si sedettero e ripresero più o meno la quotidianità. Al tavolo serpeverde però gli occhi della parte centrale della tavolata erano fissi sul nuovo ragazzo che sbocconcellò il cibo nel proprio piatto prima di allontanarlo definitivamente. 

Harry pensò, continuando a guardarlo, a quello che erano diventati insieme, e si scoprì ad inciampare nella convinzione che niente, niente rende più malvagi dell'amore.
Soprattutto quando ci è negato, quando sembra non volerci scegliere, fino a farci assuefare al fatto che non ne avremo mai per noi.
Ricordò in quel momento due occhi del grigio delle tempeste, ricordò il momento in cui la sua possibilità, la sua scelta, gli fu strappata dalle mani, stringendo i pugni così forte da trafiggersi il palmo con le unghie.

Il primo a parlare e a interrompere quel silenzio, fu Abraxas Malfoy.

“ Harry Gaunt… giusto?  Io sono Abraxas Malfoy. “

Gli occhi verdi si sollevarono sul viso del ragazzo fissandolo con lo sguardo che andava accendendosi piano, lentamente, cogliendo ogni sfaccettatura di quel viso... Draco, era in tutto e per tutto come suo nonno, in ogni minimo, sorprendente dettaglio.
In ogni sfaccettatura del viso, nel taglio degli occhi, dolorosamente... dolorosamente simili, ma diversi così come il suo Draco li aveva macchiati del grigio dei Black, Abraxax li aveva di un azzurro così pulito da stonare su quel viso dove aveva visto nascere e crescere maschere e menzogne.

Rimase a fissarlo per un tempo che parve, a tutti, infinito,  facendolo sentire a disagio.
Con gli occhi accarezzò il viso del ragazzo per l'ultima volta che confuso ebbe la tentazione di abbassare lo sguardo, infine parlò.

“ Piacere… Abraxas. I Malfoy, ho sentito molto parlare della tua famiglia. “

“Anche io ho sentito parlare della tua … i Gaunt.. sono discendenti di Salazar Serpeverde no? “

Molti nella tavoltata si voltarono a fissare le iridi smeraldine ora accese in maniera ambigua. 

“ Sono un mezzosangue, Abraxas, ma si mio padre appartiene a quella famiglia. “

Alla destra del ragazzo biondo, una ragazza particolarmente bella con lunghi capelli neri fece una smorfia di disgusto che fu colta e imprigionata dagli occhi di Harry.

“ Druella Rosier… “ 

La ragazza era davvero bellissima, ricordava Bellatrix in maniera inquietante, ma il suo aspetto risultava più impostato e rigido. Si sentì fissare con disappunto da quegli occhi prima che la ragazza esordisse con voce acida, degna madre della pazza psicotica che avrebbe avuto:

“ Ci conosci bene e quindi dovresti sapere che ai mezzosangue non è permesso rivolgersi a noi senza, almeno, tono reverenziale. “

Gli occhi di Harry si accesero ferini e un sorriso felice andò a macchiargli le labbra, risultando inquietante e in qualche modo minaccioso.  

La ignorò, poi, tornando a guardare il ragazzo davanti a sé. 

Tom Riddle era rimasto ad osservare la scena impassibile, poi alzò lo sguardo sul tavolo dei professori, sentendosi osservato e le iridi nere si incontrarono con quelle del professore di trasfigurazione, che assistevano curiosi ed interessati alla scena.

Era ovvio che gli sfuggisse qualcosa e uno scatto di nervosismo fece irrigidire le mani attorno alle posate, troppe cose che non conosceva e che quindi… non poteva controllare.
Era una sensazione orrenda e aveva giurato che mai si sarebbe sentito in balia di qualcun altro. 

Quindi si costrinse ad incrociare nuovamente quegli occhi verdi, stavolta non lasciandosi avvolgere da quella strana sensazione che l’aveva sopraffatto e ripromettendosi che avrebbe scoperto tutto quello che in quel momento gli sfuggiva. 

Tom Riddle aveva due grandi schiavitù, la curiosità e la sete di potere. Quel ragazzo aveva acceso entrambe in un colpo solo. Aveva infiammato la sua curiosità e lo aveva attratto inesorabilmente verso sé, grazie all’aura di potere che lo avvolgeva. 

Si fermò ad osservare la figura di quel ragazzo.
Le spalle larghe, i muscoli tonici e asciutti davano un senso di movimento a quel corpo anche se completamente immobile.
Gli occhi verdi erano malinconici, ma stupendi e quelle labbra erano capaci di piegarsi nel più dolce dei sorrisi, far assumere alla sua voce la piega più morbida o il più duro cipiglio di comando.

Sulla mano destra c’era la cicatrice di una… scritta.
Una frase incisa un tempo a sangue nella carne, dai polsi leggermente scoperti si potevano notare segni di cicatrici che probabilmente abbracciavano, risalendo dalle braccia, l’intero corpo.

La postura, le movenze, tutto in quel ragazzo gridava fascino e potere. 

La cena finì velocemente e Tom liberatosi dagli altri si ritrovò solo con quel ragazzo misterioso. 

Camminavano vicini nei corridoi e sia Harry che Tom provarono brividi ogni volta che le vesti si sfioravano.
Harry accolse quei brividi con un sorriso, Tom irrigidiva il corpo ad ogni scarica. 

Il piacere di quei brividi, di sentirsi ancora vivo fece fermare Harry nel corridoio e fece nascere da dentro il petto del moro una risata liberatoria. Tom fissò il ragazzo leggermente sorpreso e confuso.

“ Che .. hai da ridere?”

Chiese in tono serio.

Harry sollevò lo sguardo ancora macchiato di quella strana euforia e con una agilità sorprendente incastrò il ragazzo sconvolto tra il proprio corpo e il muro. 

Respirò a pieno il suo odore e con voce roca sussurrò.

“ Non li senti i brividi Tom? E’ la mia possibilità che mi sta chiamando, che ci avvicina. “

Tom Riddle trattenne il fiato.

“ Chi…sei tu?” 

Harry si avvicinò al suo volto fissando i suoi occhi in quelli neri dell’altro. 

“ Sono il passato e il presente, sarò il futuro. Sto cercando qualcuno, Tom, che esisterà con me o con nessuno. “

Avrebbe voluto continuare, dirgli che non riusciva a ricordare un singolo attimo della sua vita senza di lui. In male, ovviamente, perchè era solo dolore quello che gli aveva dato.

E che anche così, anche con quel dolore, o forse proprio per quello, quando aveva visto i suoi veri occhi spegnersi aveva capito che tutto quello per cui aveva combattuto non esisteva più, che la persona per cui aveva vissuto in qualche modo distorto e contorto e anche quella per cui avrebbe voluto vivere,  non c'erano più.

Avrebbe voluto dirgli, che era nato per lui, era cresciuto per lui e che poi... tutto era finito.

Avrebbe voluto dirgli che era talmente abituato a vivere nel dolore che una volta finito tutto si era sentito perso, che lui, proprio lui, gli aveva strappato tutto ciò che significava vivere e che con il proprio sangue a raffreddargli il corpo e quello della sua Vita a macchiargli le mani aveva pensato che l’unica persona che potesse aiutarlo ad uscirne era anche l’unica persona che gli aveva insegnato a vivere così. 

Si staccò velocemente, come se l'ennesimo pensiero doloroso gli avesse ferito le mani, gli avesse fatto cedere il cuore e riprese a camminare lungo il corridoio. 

Tom rimase immobile per alcuni minuti, colpito più di quello che avrebbe voluto dal tumulto che aveva visto in quegli occhi.
Si incamminò poi tentando di non dar modo all’irrequietezza che quel ragazzo gli aveva scatenato dentro di farsi notare nei suoi tratti.

Harry, osservandolo, sorrise nel notare quanto fosse bravo a nascondersi dietro la sua maschera. 

Ancora per poco.
La maschera sarebbe stata distrutta o sarebbe stata la loro tomba. 




 

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Eccoci al terzo capitolo, spero che possa piacervi come i precedenti. Ringrazio ancora una volta chi Segue e Commenta, ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le Preferite, le Ricordate e le Seguite.
Ringrazio per prima la mia Beta, Lolly, voi non lo sapete, ma io ho serissime turbe psichiche e quella donna mi rimette il cervello sul binario giusto. 
Ringrazio LadyRiddle che come al solito mi spedisce ad aggiornare.
Ringrazio inoltre un'autrice di questo sito: Titania77, perchè con le sue storie e la sua EVIDENTE passione, mi hanno ricordato cosa voglia dire scrivere e raccontare la propria versione di questo meraviglioso mondo inventato dalla nostra eroina (Ave J. K. Rowling). 
(Ps: più o meno credo aggiornerò ogni 5/6 giorni)
Spero che questo capitolo possa piacervi... alla prossima!

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Capitolo 4
*** La felicità è un filo rosso. ***


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Si strappò dal sonno e dagli incubi scontrandosi con l'angoscia e il dolore di scoprire che per quanto lontano potesse scappare, per quanto si seppellisse nel tempo e nella coscienza, i ricordi, quei ricordi, non sarebbero mai svaniti. 

Per qualche istante, appena prima di dormire, mentre aveva guardato Tom, irrigidito e indifeso, aveva sperato che il risveglio avrebbe fatto svanire tutto.

Avrebbe fatto meglio a non illudersi che con il sole sparissero anche le ombre che gli si erano incollate alle mani.

Lo guardava dormire.

Lo aveva osservato sin da quando i suoi occhi si erano aperti.
Aveva affogato in quel viso dormiente tutti i ricordi, tutti i sorrisi, che lo avevano colpito appena sveglio e trovò uno strano conforto nel guardarlo.

Tom era la sua possibilità, lo avrebbe salvato e salvando quegli occhi neri, avrebbe salvato anche se stesso. 

Con un sorrisetto divertito allungo una mano, scontrandosi con la barriera che Tom aveva eretto intorno al proprio letto prima di addormentarsi sereno. 

Quel ragazzo era potente... ma era già stato sconfitto. Harry era il suo limite, il suo freno.
Si piegò, infrangendo quella barriera e avvicinandosi al viso del suo, docile, assassino. 


Avrebbe potuto ucciderlo, in quel momento, soffocarlo nel sonno. Sussurrare tre parole e vederlo passare dal sogno alla morte. 

Era bello, Tom, tanto.. troppo, era speciale... e solo.
Harry si rese conto con accettazione, di non volerlo uccidere, di nuovo.
Era accaduto qualcosa... quel giorno, quel giorno di sangue e dolore, che gli aveva fatto nascere nel petto il desiderio di concedersi e concedergli un'altra possibilità, insieme. 

Tom era tutto quello che Harry sarebbe potuto diventare senza.. di Lui, senza loro. 

Tom rappresentava tutta l'oscurità di un mondo malato. Tom era il frutto magico di un amore malato. 

Sfiorò con le dita la fronte del ragazzo che ancora non era diventato mostro. 

“ Guariscimi.. Tom ”

Perchè il mostro in quella stanza aveva occhi verdi ed un cuore spaccato.
Perchè aveva ucciso e la sua anima gemeva e si contorceva. 
Perchè un veleno gli era entrato nel sangue e veniva spinto, dai battiti furiosi, in tutto il corpo. 

Desiderava.
Voleva vedere quel mondo crescere sotto le sue mani, voleva vedere nascere di nuovo tutti quelli che aveva amato, voleva veder nascere il suo angelo e i suoi amici, voleva vederli sorridere, voleva accertarsi che nessun'altra oscurità avrebbe intaccato quella felicità. 

E per farlo avrebbe dovuto essere il filtro di quel ragazzo, avrebbe dovuto ingoiare oscurità e ombre.
Per salvarsi doveva ricominciare.


Qual'era stato l'inizio?
Il vero inizio, di quella spirale di dolore e sofferenza? 

Mirtilla?, Il Basilisco?
Oppure Orfin e la verità sul proprio sangue? 

Era stato scoprire che la madre aveva voluto morire per non rivedere nei suoi occhi, gli occhi dell'uomo che aveva disperatamente amato?

La consapevolezza che tutta la magia del mondo non avrebbe potuto guarire un cuore straziato?

Forse era in quel preciso momento, l'inghippo... l'inizio.


Quando un figlio sofferente aveva scoperto che l'amore porta dolore.. e morte.
Quando quel figlio aveva scoperto che a volte ci sono ferite che non vogliamo vedere risanate, ci sono cicatrici che vogliamo nella nostra anima, sul nostro corpo, perchè è l'unico modo in cui possiamo rivedere le persone amate. 

La verità era che quel ragazzo avrebbe scoperto fin troppo presto che la magia e il potere avevano senso onnipotente solo e soltanto se si cancellava il cuore. 

Quel ragazzo si sarebbe presto illuso che la magia potesse vincere tutto, anche rifiutando la propria stessa nascita, anche rinnegando la propria stessa madre, morta proprio perchè la magia non poteva sostituire la realtà.

Lily e James erano morti in nome di un amore immenso per il proprio figlio.
Merope si era lasciata andare proprio perchè l'amore per il figlio non avrebbe vinto il dolore.
Ed eccoli li, i figli nati dall'amore, uno accanto all'altro, condannati ad uccidersi e già morti l'uno per mano dell'altro. 

E poi al sorgere del giorno, ecco che uno alza gli occhi su due occhi che non aveva mai guardato e vede, come se prima non avesse mai, realmente, visto niente. Tom si svegliava. 
E in un attimo, non si sa il perchè, non si sa come, qualcosa si rompe.
Occhi neri affondano in quelli verdi. E due destini si mescolano, si confondono e cadono senza sapere a cosa... esattamente, si è dato inizio.

Così simili eppure così diversi, così lontani. Due di due strade partite dallo stesso bivio. 

Arrabbiati entrambi con il proprio destino, convinti che se avesse smosso qualcosa, qualsiasi cosa sarebbe stato diverso.
Perchè avevano bisogno di odiare qualcuno oltre loro stessi.

Si mossero quasi in contemporanea, fermi in quel momento  avvenuto tante volte e nessuna in verità.
Quando Harry si scostò, la luce rischiarò quel corpo, presentandolo in orrenda chiarezza agli occhi neri che lo scrutavano assorti. 

Martoriato, un arabesco di cicatrici più o meno profonde si arrampicava lungo la schiena, prendendo le braccia e arrivando fino ai polsi.

Sul collo una linea orizzontale, sulla mano destra una scritta baluginava liscia e irregolare: 

-Non devo dire bugie.-

Tom non si rese nemmeno conto di aver trattenuto il respiro, fissò come ipnotizzato quel corpo forte
che in molti, molte volte avevano voluto piegare e si chiese, per la prima volta, quanto costasse il potere.
Rimase immobile anche quando quella vista svanì e Harry uscì dalla camera, con un sorriso.
 
 

-Perchè a volte ci sono ferite che non vogliamo vedere risanate, ci sono cicatrici che vogliamo nella nostra anima, sul nostro corpo, perchè è l'unico modo in cui possiamo rivedere le persone amate. -

 

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“Prima o poi... ti capiterà di inciampare.
Perdonati.”

 

Per Harry tutto era stato una lenta caduta. Anche l'amore, era inciampato sbucciandosi il cuore.
Ed era rimasto appeso, in attesa di qualcosa che non sarebbe comunque stato suo. 

Tom lo trovò poco fuori la sala comune.

Con gli occhi pieni di qualcosa che non aveva mai visto.
Tormento, desiderio, dolore e violenza mescolati in un turbinio e tenuti strettamente imbrigliati dalla volontà.

Quando seguì la direzione di quello sguardo fu con fastidio che notò che era indirizzato ad Abraxas Malfoy.

Tom non lo sapeva, ma già così si stava perdendo.
Guardando quegli occhi verdi, prima di qualsiasi altra cosa.

Forse immaginava che lo scorrere della sua vita si sarebbe complicato.
Sarebbe stato difficile, la sua vita sarebbe cambiata, ma non immaginava di non aver scampo.

Non immaginava quanto la sua vita era già cambiata, semplicemente sfiorando al vita di quel ragazzo sconosciuto.
Solamente incontrando i suoi occhi.

 


------------------------------------------------------------------



C'è un'antica leggenda che parla del filo rosso del destino, dice ci hanno legato alla caviglia un filo rosso collegando tutte le persone che nella vita sono destinate a toccarsi. Il filo può aggrovigliarsi e allungarsi, ma non si spezza mai.* 

In piedi uno di fianco all'altro con lo sguardo assorto e profondo, Tom e Harry avevano mani e piedi legati con strati e strati di sottile, soffice, ineluttabile filo rosso. 


 

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Eccoci qui. 
Innanzitutto... Grazie. 
Grazie alla mia beta Lolly, che come sempre mi da una mano ... incredibile in ogni fase della storia.
Poi Grazie ancora alle:
25 persone che seguono questa storiella. 
1 che la ricorda.
9 che la preferiscono. 
Ringrazio qui le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, non ho avuto tempo per farlo singolarmente, ma sappiate che mi fate immenso piacere:


mistery_sev
Sognoosondesta
lunadistruggi
uwetta
didda1288
e Ladyriddle che come sempre mi manda Spassosissimi e incoraggianti messaggi minatori <3

Spero che il carattere e le dimensioni del testo siano più grandi stavolta, non vorrei farvi diventare miopi!
So che sto ... tirando la corda con questi capitoli.... intro un po' noiosi forse.
Ma sto tentando di non fare gli stessi errori delle mie passate fic, questo non toglie che potrei farne altri di peggiori!
Anzi sono certa che mi capiterà proprio questo. 
Confido nel fatto che continuiate a seguirmi e che mi aiuterete a far prendere a questa storia una bella piega. 

Il prossimo aggiornamento sarà più vicino, promesso! 

Nel frattempo vi lascio, spero che il capitolo vi piaccia e che vorrete recensire. 
Ps: Credo/spero che il prossimo capitolo vi piacerà di più *insicurezza mode on*

 

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Capitolo 5
*** La felicità è mancanza ***


[Tom lo trovò poco fuori la sala comune. 

Con gli occhi pieni di qualcosa che non aveva mai visto.
Tormento, desiderio, dolore e violenza mescolati in un turbinio e tenuti strettamente imbrigliati dalla volontà.

Quando seguì la direzione di quello sguardo fu con fastidio che notò che era indirizzato ad Abraxas Malfoy.

Tom non lo sapeva, ma già così si stava perdendo.
Guardando quegli occhi verdi, prima di qualsiasi altra cosa.

Forse immaginava che lo scorrere della sua vita si sarebbe complicato e sarebbe mutato.
Sarebbe stato difficile, la sua vita sarebbe irrimediabilmente cambiata, ma non immaginava di non aver scampo.

Non immaginava quanto la sua vita era già cambiata, semplicemente sfiorando al vita di quel ragazzo sconosciuto.
Solamente incontrando i suoi occhi. ]


---------------------------------------------------------------------------

 

Harry rimase intrappolato nella maglia dorata dei capelli di Draco. 

Anche se lui non era li. Anche se quei capelli non erano i suoi.

Aveva ormai capito che quel ragazzo sarebbe stato una distrazione. 

Abraxas richiamava alla sua mente l'unico fantasma che gli ghiacciava le gambe e frenava il cuore. 
 

Aveva pensato di fuggire, ma .. quando una persona ti abita il cuore, dove, esattamente pensi di poter scappare? 
 

Il suo cuore lo violentava.
Trasformava in veleno il suo sangue ricordandogli tutto quello che per lui era vita.

Aveva scoperto,nella maniera più tragica, di non essere invincibile.

Quei capelli biondi scatenavano all'interno del suo petto un moto, che lo costringeva ad avvicinarglisi.... a stringergli il collo tra le dita, fino a tumefare quella pelle pallida, liscia e bianca, come aveva fatto per tanti anni, troppi anni prima. 

Voleva avvicinarglisi, fino a stringerlo tra le braccia e, questa volta, non lasciarlo andare. 

Ma quelli non erano i suoi capelli, erano simili, molto simili, erano uguali, ma non erano gli stessi. Non erano suoi quegli occhi, erano troppo puliti, chiari, troppo azzurri per essere i suoi. 

Ma quel moto, quel fremito interiore non ascoltava ragioni e anche se la mente continuava imperterrita:

-...Non è lui...-
-Lui non c'è più-

Quel fremito, quel tremore spingeva le mani ad afferrare l'ombra di un desiderio.

Per una volta, una sola, accarezzarlo.

E per qualche attimo prima di afferrarlo, i tempi si sovrappongono e quel tocco raggiunge occhi grigi, anche se quelli che si girano sono diversi, e lui lo sa, lo sa anche quando continua ad accarezzarlo, quando gli sfiora la pelle morbida, quando lo attrae a sè leggermente e ne respira il profumo. 

Sa che non è il suo, anche se non ha mai tenuto il suo Draco tra le braccia, anche se non ha mai respirato il suo odore, non ce n'è stato il tempo.

...Ma è così vicino, come non lo è mai stato, come non potrebbe mai essere.
Distante solo qualche anno, lontano qualche decennio. 

Sarebbe nato da quei capelli, da quelle mani. 

Tutto intorno si fa niente, il buio della coscienza per lui è colorato di bianco.
C'è solo quel ragazzo, di cui non ha notato nemmeno lo sguardo stranito. 

Gli occhi scattano a quel rossore sulle guance, processandolo come insolito.
Draco non arrossisce. 

Ed è per quella distrazione che riesce a sentire una voce chiamarlo.

Gaunt..

...Gaunt!!

Harry sbattè gli occhi con tanta forza da vedere baluginii bianchi una volta rialzate le palpebre. 

Si voltò a fissare Tom, con gli occhi appannati da quella crudele allucinazione, tenendo ancora tra le mani i capelli di Abraxas, immobile e rigido, troppo vicino al suo corpo. 

Tutti si limitarono a fissare il ragazzo ancora fermo, per qualche minuto. 

Finchè quegli occhi verdi non tornarono vivi e luccicanti, finchè non si posarono nuovamente sulla figura immobile tra le sue braccia. 

Finchè le sue dita ancora intrappolate da quei fili dorati non scorsero come una lunga, dolorosamente dolce, carezza, fino a scivolare inerte al fianco.
 

Scusami Abraxas... Tu somigli a qualcuno che ha deciso di scavarsi la fossa nel mio petto.
 

Sorrise dolcemente, sfiorando la spalla del biondo prima di uscire accompagnato dal morbido fruscio del suo mantello.
 

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Camminava per quei corridoi, attraversava porte, aule, sale e silenzi, con gli stessi rintocchi e con la stessa cadenza di quando lo aveva fatto nel suo tempo, nei suoi corridoi.
Niente in realtà sembrava cambiato.  

Tutto gli ricordava tutto, ed erano tanti, troppi i ricordi da abbandonare.

Luoghi, parole e visi da evitare cercando di scampare alle memorie, cercando situazioni sconosciute. Inventare, creare un nuovo passato e un futuro. 

Ma non si può scampare alla vita, nemmeno se ci si illude di poterla scegliere e si sedette rigido, come se tutto il corpo in realtà volesse essere il più lontano possibile dall'uomo che si avvicinava.

Lo guardava avanzare barcollante esattamente come l'aveva visto nel pensatoio di Silente.
Boriosa Lumaca.

Tutta l'arroganza e la vanità degli uomini infilzata come aghi in un puntaspilli, in quell'essere viscido.

Aveva imparato ad odiare quell'uomo durante la guerra, la sua superbia, la sua stupidità avevano trasformato un ragazzino in un mostro e lui in un assassino.

Con il tempo aveva capito che era stata l'ignoranza, la presunzione, l'insofferenza, la violenza a creare Voldemort. 

L'ignoranza di Silente, che non era riuscito a capire.
La presunzione di Lumacorno, che non aveva saputo comprendere.
L'insofferenza dei purosangue, che non avevano saputo accettare.
La violenza di Merope, che non aveva saputo vivere.

 

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Tom guardò una volta ancora i cinque ragazzi che erano rimasti fermi e stupiti.

Nessuno saprà niente di questo...

Guardò a turno, singolarmente, i ragazzi, fermandosi con sguardo leggermente indurito su Abraxas. 

Poi si girò e iniziò a percorrere i corridoi.

Tom si sentiva intrappolato. Ed era una sensazione di ansia crescente.
Sentiva come se l'universo stesso si stesse preparando a qualcosa e nel frattempo, stava. Esisteva. 

Il mondo era in attesa di qualcosa, e costringeva lui ad aspettare.
E “aspettare” era qualcosa che aveva giurato di non fare mai più. 

Un brivido si arrampicava lungo il suo corpo, la sensazione di dover sottostare, di doversi limitare a osservare, cercare. La sensazione di essere preda e non più predatore, gli attanagliava i sensi. 

Si fermò all'ingresso dell'aula, era troppo tardi per la colazione, troppo presto per la lezione.
I suoi piedi senza volerlo l'avevano portato a seguire quello strano ragazzo, e una volta trovato si limitò ad osservarlo. 

Il suo ghigno ferino non poteva confondersi con un sorriso, aveva strane emozioni, ma non sapeva fingere o mentire.

Sul viso di quello strano ragazzo si vedeva tutto, i suoi occhi erano uno specchio così pulito, limpido che vi si poteva leggere tutto dentro: dolcezza, stupore, sofferenza e rabbia, come in quel momento.

Era così lontano da Tom stesso, eppure lo sentiva vicino, incredibilmente.  

Le sue emozioni erano... strane, incomprensibili macchie di colore deforme su una tela altrimenti bianca.

Ed era questo a confonderlo, sentiva provenire da quel ragazzo macchie di oscurità e profumo di sangue e si chiedeva come potesse esistere all'interno di una sola persona buio e luce, perchè allo stesso modo, riusciva a percepire la bontà, la gentilezza e la dolcezza che emanava soltanto respirando. 

Aveva un viso comune. Apparentemente nulla di speciale, ma quel corpo conteneva una forza incredibile, sembrava essere sopravvissuto a qualcosa, a qualcuno e che  ogni sua cicatrice fosse li a ricordargli, dolorosamente, d'essere vivo.

Lo aveva stregato.
In un modo inconcepibile per lui.
Non era stata la sua bellezza, era stata la sua anima, che lo chiamava e pareva incastrarsi perfettamente con la sua.

Aveva percepito una sintonia con quel ragazzo dalla prima volta che si erano guardati negli occhi. 

E ne era attratto e infastidito insieme, i suoi sensi in sua presenza parevano stimolati.
Era rimasto scosso dalla quantità di dolore che lo aveva attraversato come una stilettata, quando quel ragazzo aveva sfiorato i capelli di Malfoy. 

Le emozioni di Gaunt rimbombavano nel suo corpo con una ferocia incredibile.
Quel dolore non suo, l'aveva straziato.

Gli si sedette accanto, continuando a studiarlo, considerando con fastidio, il breve brivido che lo scosse, sfiorandolo. Sembravano uniti, sembravano collegati. 

Si chiese se avesse potuto plasmare quel tormento, se avesse potuto placare la fame che sentiva verso l'altro ragazzo e contemporaneamente incastonarlo nei suoi progetti, nei suoi propositi. 

 

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Eccoci qui.
Devo innanzitutto ringraziare tutti dei commenti, delle recensioni e dei consigli.
Ultimamente ho riflettuto molto su questa fic, mi chiedevo se fosse il caso di continuarla così com'è o di stravolgerla completamente, nel modo di scriverla e nella trama.

A volte quando scrivo dimentico tutto, dimentico che Voi che leggete non potete stare nella mia testa e mi rendo conto che a volte vi confondo le idee. Una recensione di una ragazza mi ha fatto ragionare in merito, mi ha giustamente fatto notare che non siete nella mia testa e che quindi mentre per me quello che scrivo ha senso perchè lo incastro con l'idea che ho della fic, per voi non è lo stesso. 

La mia splendida Beta e io siamo state praticamente separate alla nascita, come me, lei riesce ad intuire i meccanismi generali della storia perchè segue i miei stessi ragionamenti, quindi prego voi di dirmi se è realmente così confusa come mi è stato fatto notare, se la cronologia non si capisce, se tralasciando il passato di Harry e quindi i motivi per cui è diventato così, io ho fatto una scelta sbagliata.
Perchè è stata mia la scelta di non raccontare niente di Harry e di farlo capire lentamente attraverso la narrazione capitolo per capitolo. 
Vorrei sapere il vostro pensiero in merito e vi ringrazio in anticipo. 
Ps: le critiche sono sempre costruttive ovviamente e le accetto volentieri da chi ha letto qualche capitolo e può aiutarmi a migliorare, chiedo solo che chi critica, non si limiti al primo capitolo, che è praticamente una presentazione della storia e ci sta, credo, sia un po' vaga. 

Passiamo ad altro va. 
Questo capitolo non è stato betato, perchè Lolly sta litigando con gli esami all'università e non mi va di stressarla molto, quindi mi scuso in anticipo per gli errori. 
Spero di non avervi deluse. 

 

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Capitolo 6
*** La felicità è coraggio. ***


[Le emozioni di Gaunt rimbombavano nel suo corpo con una ferocia incredibile.
Quel dolore non suo, l'aveva straziato.
Gli si sedette accanto, continuando a studiarlo, considerando con fastidio, il breve brivido che lo scosse, sfiorandolo. Sembravano uniti, sembravano collegati.
Si chiese se avesse potuto plasmare quel tormento, se avesse potuto placare la fame che sentiva verso l'altro ragazzo e contemporaneamente incastonarlo nei suoi progetti, nei suoi propositi.]





Harry...

Tom lo salutò con quel sorriso che sapeva essere il migliore: amichevole, affascinante e perfettamente falso.

Lo fissò e vide sparire lentamente la durezza che quegli occhi verdi avevano mentre fissavano il professore di pozioni.
Sembrava disarmato ed era disarmante. 

Ti sei ambientato bene? C'è qualcosa di cui hai bisogno?

Lentamente l'aula iniziò a riempirsi e alcuni serpeverde, più in confidenza con Tom, sogghignarono guardandoli. 
Il prefetto stava sfoderando le sue armi e avevano la certezza che presto il nuovo venuto avrebbe ceduto, come molti, tanti, prima di lui. 

Harry tuttavia piegò le labbra in un mezzo sorriso, continuando a guardarlo.

Sembrava perdonargli, con quello sguardo, tutto ciò che aveva fatto, tutto quello che aveva pensato di fare, tutto quello che avrebbe fatto. Fu quello più che altro ad incrinare la maschera. 

Conosco i tuoi pensieri, conosco bene le regole del gioco a cui stai giocando. Mi sembra di non aver fatto altro che giocare con te, Tom. 
Io so qualcosa che tu non sai e questo ti sta facendo impazzire.


Il mezzo sorrisetto si accentuò, infiammandogli lo sguardo, quando notò la confusione e l'amarezza che avevano generato le sue parole. Crepe su una maschera di porcellana.

Continuò però a sussurrare con lo stesso tono dolce che aveva sempre avuto, con gli occhi che scorrevano sul suo viso, quasi ad accarezzarne i contorni.

Un vecchio amico una volta mi disse: << Puoi avere qualsiasi cosa... se sacrifichi tutto, per quella cosa, tu quanto sei disposto a perdere, Tom?" >>
Tom.

Harry guardò gli occhi di Tom assottigliarsi e vide il bagliose rossastro che da bambino aveva infestato i suoi incubi.

In quel momento iniziò ad aspettare.
Al suo fianco, aspettava che Tom completasse il quadro, vagliasse ogni possibilità e stabilisse ogni mossa di quella partita che non sapeva di aver già perso.

Attese che esplorasse le sue paure.
Sapeva di aver riaperto antiche incertezze, vecchie insicurezze e di aver accarezzato la ferita causata dal fatto di essere stato in balia di un destino assurdo. 

Harry, aveva la certezza che nel momento in cui Tom avesse completato il viaggio dentro se stesso e accantonato le vecchie ferite, aveva la sicurezza che quando il ragazzo sarebbe tornato dai suoi incubi sarebbe iniziato tutto. 
Perchè Harry aveva bisogno di sapere se a quel Tom, se al suo Tom, era rimasto ancora il coraggio di tentare.

 
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E' in un attimo che tutto cambia, che mentre ti credevi vincitore... ti scopri perdente. 
La discesa verso l'orrore è lunga, ma non ce ne rendiamo conto, non riusciamo a scorgere l'errore fino a quanto non ne sentiamo il dolore.

Tom oltrepassò la porta dell'aula di trasfigurazioni nel bel mezzo di una lotta interiore. 

Sapeva, sentiva, di dover frenare quella curiosità morbosa, di doversi allontanare da quel ragazzo e correre ai ripari, perchè era ormai ovvio che fosse un pericolo, che sapesse più di quanto lasciasse intendere. 

Eppure una stretta all'altezza del cuore lo lasciava stordito, fino quasi a rasentare il dolore. Sentiva che se si fosse allontanato il suo cuore si sarebbe spaccato. 

Questo lo lasciava in uno stato di continua irritazione, che non aiutava la sua continua recita e che lo rendeva più crudele.

L'insoddisfazione di quei giorni si era trasformata in propositi ancora più cruenti, in pensieri più crudeli. 

Signor Riddle, sono felice che abbia trovato il tempo di raggiungermi.

Tom alzò il capo verso Silente e trattenne un moto d'ira nel notare che il Suo modo di guardarlo aveva mantenuto la pietà e il sospetto dei primi giorni all'orfanotrofio.

Forse era questo a contrariarlo tanto nel professore, il pensiero che sapesse guardare oltre la sua patina dorata, che potesse cercarne e forse addirittura trovarne delle debolezze, dei motivi per cui compatirlo. 

Si trova bene con il Sig. Gaunt? Non vorrei che si trovasse costretto ad accettare una situazione per lei scomoda...

Tom lo guardò, tentando di capire dove esattamente volesse andare a parare il professore.

No Signore, ho dato la mia piena disponibilità, sono anzi felice che il preside abbia pensato a me. Non so se potrò essere d'aiuto al nuovo venuto, ma farò certamente del mio meglio.

Accompagnò la sviolinata ad un sorriso che voleva imitare la sincerità. 
Continuarono a fissarsi per qualche secondo, intenti uno ad abbattere il muro costruito dall'altro. 

Senza riuscirci.

Sono convinto riuscirà molto bene in tutti i suoi intenti, Signor Riddle.

Solo le pareti vuote, poco dopo l'uscita di Tom udirono il sospiro rassegnato del professore.

Forse ci riuscirai anche troppo, ragazzo mio...

Silente inciampò contro la consapevolezza di aver  perso Tom.

 
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I sacrifici più duri sono quelli che ci cadono addosso.

Quando il tuo corpo ha già deciso e la tua mente non riesce a capirlo.
Quando hai gli occhi appannati dal dolore e scegli di non soffrire mai più. 
Quando non si sogna più e quando senza sogni non ci sono più parole.

Era incredibile come il tempo si facesse sottile, le ore sembravano saltare l'una nell'altra, accavallandosi quasi.
Tutto era simile e mortalmente diverso.

Pensava a Tom e sentiva che il legame che li aveva uniti per quasi 16 anni non era svanito nel nulla. 
Anche senza la connessione che avevano avuto si erano ormai macchiati l'uno dell'altro ad un livello così profondo che tornare ad essere due colori distinti sarebbe stato impossibile. 

E si addormentò così, dopo non aver dormito per tanto, tantissimo tempo.

Stremato dal ricordo di occhi rossi e l'angoscia di veder scivolare via dalle proprie mani lucenti fili biondi. 

Si ritrovò dalla veglia al sogno senza rendersene conto e senza volerlo.

Rivide Draco vivo e fu un tormento riscoprire il desiderio.

Lo voleva ad ogni costo. Lo voleva anche così.
Lo voleva disperatamente, interamente, voleva che ogni cosa di lui fosse sua. Che gli appartenesse totalmente, che non potesse respirare senza di lui.
Voleva essere il suo specchio, voleva catturargli l'anima. Non si sarebbe accontentato di NIENTE di meno. 

Neanche quando gli giurò d'amarlo, neanche quando scelse lui in cambio di tutto ciò che era il suo mondo e Harry sapeva, sapeva che amava quel mondo più di qualsiasi altra cosa.

Sapeva che aveva amato Harry ancora di più.
Sapeva che sarebbe arrivato anche ad annullarsi per il suo amore, che lo stava già facendo.
Che aveva rigettato tutto quello che per lui era verità. 

Ma  non gli bastava ancora, aveva fame e sete e sapeva che non sarebbe stato suo completamente, perchè nessuna persona può appartenere completamente ad un'altra, nella maniera in cui lui lo voleva.  

Non glielo permise, non gli permise di amarlo. 
Una parte di Harry, sapeva benissimo cosa accadde, di chi fu la colpa; l'altra parte dimenticava, rigettava il ricordo per permettergli di vivere comunque. 

Ebbe paura del suo stesso desiderio, della ferocia, della freddezza lucida mentre guardava quel ragazzo così fragile e si chiedeva quanto di quell'amore violento potesse contenere prima di cedere. 

Vide in quel momento il riflesso di Tom nei suoi occhi. Il suo sguardo sul viso, vide quello che l'ardore di un desiderio che divora come i morsi della fame, poteva fare. 

Si riconobbe come mostro, perchè non si sceglie cosa essere.
E quel mostro ruggiva nel petto di Harry.

L'amava, Amava Draco come si ama la vita, ma sapeva che quell'amore avrebbe distrutto il ragazzo biondo, che l'avrebbe portato alla morte.

Persone come Harry e Tom non avrebbero potuto amare e salvare, erano creature nate dalla distruzione e si trascinavano dietro macerie.  

Fu quell'amore a sconfiggere Tom. 
Ma Silente, che di quell'amore aveva sempre sbandierato i pregi, non conosceva il potere più intimo, quello più devastante.
Harry aveva vinto su Tom amando e per amore era caduto.

Aprì gli occhi di scattò, Harry,  incontrando lo sguardo spalancato di Tom piegato su di lui, con le mani sulle sue spalle immerso ancora nel tentativo di svegliarlo da quello che aveva pensato fosse un incubo, una agonia durata ore. 

Harry rimuginò, calmandosi a quel contatto, a quanto nella sua vita tutto si fosse capovolto 
Era stato il suo grande amore a torturarlo e il suo più grande nemico a donargli consolazione.

Siamo cattivi con chi amiamo, siamo macellai.

 
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Druella... anche se Tom ci ha fatto avere il permesso da Lumacorno non significa che tu debba sbandierare ai quattro venti la nostra passeggiata notturna!

Oh Rilassati, Cygnus caro. Siamo arrivati...

Un ragazzo uscì in quel momento frettolosamente da una alcova ben nascosta, visibilmente nervoso era sbiancato guardando le due ombre avvicinarsi.

R..Rosier, V..vi pregherei di scegliere diversamente i luoghi di incontro... I m..miei compagni iniziano a insospettirsi... Ssoprattutto la McGranitt...

Cygnus lo guardò mentre Druella digrignava i denti e alzava la mano per scagliargli contro un incantesimo.

Ferma Cara. Non vogliamo che Tom se ne abbia a male sapendo che il suo piccolo contatto con il ministero è stato ridotto in polvere, non è vero?

La ragazza si immobilizzò e forse fu con una lieve scossa di timore che riportò il braccio lungo il corpo. 

Cygnus poi proseguì guardando il ragazzo ancora tremante.

A volte mi chiedo come tu possa essere stato smistato a Grifondoro Julian, nonostante gli infiniti difetti del tuo sangue, dei membri della tua casa si può dire almeno che siano... coraggiosi, se non -inutilmente- fieri.” 

Lo squadrò con disgusto e insofferenza, prima di proseguire.

Non che mi interessi.
Siamo venuti per conoscere i tuoi progressi in merito a quella piccola ricerca...

N..Non posso f..fare molto.. Black, dovete darmi più.. t..tempo. Q.quel ragazzo è appena arrivato e p..pare che sia c..comparso dal nulla.

Oh.. questo non penso farà felice Tom...

P..però forse ho trovato il m..modo per fare quella ricerca sul s..sangue di Tom, per scoprire.. della sua Fa..famiglia.

Lo sguardo di Druella si accese, quello di Cygnus rimase cauto, osservava il Grifondoro, come se stesse criticando anche il semplice fatto che respirasse. 

Black poi sospirò, allungando la mano.

Il Grifondoro consegnò una pergamena arrotolata prima di percorrere velocemente il corridoio, allontanandosi dai due Serpeverde mentre si guardava continuamente alle spalle. 

La fuga dei pusillanimi. 

I Serpeverde storsero le labbra in un vezzo simile, poi Druella cinse il braccio del fidanzato e si avviò per i corridoi. 




 

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Vi ringrazio infinitamente dei commenti e del supporto, è davvero ... incredibile e ve ne sono grata.

Ho fatto un pochetto di ritardo come mi ricordava LadyRiddle. Ma spero che questo capitolo valga l'attesa e vi annuncio che dal prossimo le cose cominceranno a muoversi.

Ringrazio come sempre la mia preziosa Beta Lolly... che mi da una mano ... incredibile e rimette a posto i miei pensieri sconclusionati -l'ultimo pezzo e' una sorpresa per lei-.

LadyRiddle ormai ho annunciato il nostro matrimonio <3

Vado molto di corsa e spero di non aver saltato pezzi nella formattazione *sob* segnalatemi gli errori! 
Stasera in ogni caso vedrò di sistemare il tutto. Grazie ancora fatemi sapere cosa ne pensate e... alla prossima... che giuro.... non sarà in ritardo. ;) 

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Capitolo 7
*** La felicità è un bacio. ***


...dal capitolo precedente:

[Il Grifondoro consegnò una pergamena arrotolata prima di percorrere velocemente il corridoio, allontanandosi dai due Serpeverde mentre si guardava continuamente indietro. 

La fuga dei pusillanimi. 

I Serpeverde storsero le labbra in un vezzo simile, poi Druella cinse il braccio del fidanzato e si avviò per i corridoi. ]

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"Julian Filler!
Dove diavolo sei stato?
"

La voce della caposcuola sembrava tuonare nella sala comune ormai quasi vuota.
A quella voce si aggiungeva una durezza particolare, Minerva sapeva esattamente dove poteva essere andato il compagno di casa, anche se non poteva provarlo. 

Quei ragazzi non le piacevano.
Riddle le faceva scorrere brividi lungo la schiena.

Aveva sentito un senso di pericolo legato a quel ragazzo già al primo anno del moro. 

Da quel momento Riddle non era stato meno che perfetto, ma quella sensazione viscida e fredda che le percorreva il corpo ogni volta che pensava a lui, le urlava di aspettarsi tutto e di non credere a ciò che la vista le proponeva. 

Minerva si era Sempre fidata del suo istinto. E di Silente.

Aveva notato lo sguardo dolente e, forse, consapevole del suo professore preferito mentre guardava il prefetto Serpeverde. 

Julian fissò la ragazza senza rispondere, se Riddle e la sua banda gli facevano terrore, Minerva lo metteva in soggezione, sembrava la statua della giustizia con la bilancia ben salda in una mano e la spada della punizione stretta nell'altra. 

Si sentiva giudicato e condannato da quegli occhi e non riusciva ad andarle contro, perchè... in fondo, sapeva che la ragazza aveva ragione, il senso di colpa gli strisciava addosso come un freddo serpente, gli bloccava in gola ogni menzogna, ed era sempre un serpente -quello della casacca serpeverde- a bloccargli (per fortuna) anche tutta la verità, ne andava della sua vita.

Minerva lo fissò ancora a lungo prima di farlo tornare in dormitorio con un cenno. Julian con quei silenzi colpevoli e impotenti non faceva che confessare e forse cercare aiuto, ma lei non sapeva... come contrastare Riddle, Black o Rosier. 

Avevano un'ascendente in quel castello che prescindeva da divise e case. E stava assumendo lentamente contorni sospetti.

Aveva sentito di aggressioni a nati babbani, certo... sembravano all'apparenza sempre incidenti, ma Minerva vi aveva letto altro, un significato o una causa più profonda e molto ben nascosta. 

Con il proposito di investigare e ostacolare andò a letto, anche se per molte, molte ore non riuscì ad addormentarsi.

 

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Quando ormai era notte Druella e Cygnus tornarono nei sotterranei e si fermarono davanti la porta della stanza del prefetto, di solito -per questioni urgenti- avevano il permesso di disturbarlo, ma … Tom si stava comportando stranamente da quando aveva incontrato Harry Gaunt. 

C'era qualcosa, tra quei due.
Qualcosa che sapevano, dovesse rimanere un segreto.

Ed era difficile capirli, capire tutto di loro, anche il modo in cui... non si parlavano, ma sembravano comprendersi.

Non c'era modo di dare un senso al loro rapporto, l'unica cosa comprensibile era che in quei due, insieme, c'era fascino e potere. 

C'era un campo di battaglia dove la potenza della magia usata si mischiava a respiri doloranti  e furiosi.

In quel che erano... c'era rabbia e amore, potere e debolezza, violenza e dolcezza che incomprensibilmente si intrecciavano e ci si aspettava, costantemente, che da un momento all'altro tutto quello che erano potesse scoppiare e radere al suolo. 

Druella e Cygnus erano gli unici ad aver scavato così profondamente nel pozzo che Tom era e a sapere che, in quel caso, c'era più di un motivo per non bussare alla porta.


 

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Gli faceva male il petto.. era normale?
Sembrava una fitta... una lenta fitta.
Una pugnalata tra le costole, pulita... senza sangue a sporcare quella sofferenza, ma ogni contrazione era agonia.
Era un dolore fisico.. troppo fisico.

La testa era pesante e sentiva che spostare le braccia anche solo di qualche millimetro gli avrebbe strappato via tutta l'energia che gli rimaneva.

La testa era pesante e rimaneva immobile. 

Quegli occhi verdi erano di nuovo aperti su di lui, era questo che voleva, giusto?

L'aveva visto addormentato e lo aveva osservato per un po' fino a quando non aveva notato l'irrigidimento del collo, i denti stretti sulle labbra fino al sanguinamento. 

L'aveva guardato fino a quando non si era reso conto del dolore che quel corpo irradiava e con sgomento comprese che le sensazioni di dolore e di desiderio rabbioso di Gaunt si estendevano ad ondate fuori dal suo corpo e lo raggiungevano.
Si schiantavano contro di lui. 

Voleva che finisse... quel dolore al petto.
Voleva che si concludesse quell'incubo sofferto.

E ora si ritrovava lì, con le mani sulle sue spalle e i suoi occhi spalancati davanti al viso. 

Si rilassò impercettibilmente solo quando vide quegli occhi distendersi in una piega morbida e sveglia. 

Tom...

Si chiese per la prima volta se quel ragazzo fosse realmente vivo.
Si chiese come si potesse sopravvivere a quel dolore e avere tuttavia ancora voglia di sospirare dolcemente il nome di qualcuno. 

Era arrabbiato, Tom. Non sapeva con chi... o per cosa, ma era furioso e ormai si domandava con terrore se quei sentimenti fossero realmente suoi o un riflesso.

Hatty continuò a guardarlo aspettando che il proprio dolore si placasse e che liberasse dalla confusione anche Il Signore Oscuro. 

Il Grande Voldemort era sempre stato empatico al dolore di quegli occhi verdi. 
Harry si scoprì invece affamato del dolore in quegli occhi neri, si fermò a guardarne la sofferenza con una brama ed un piacere sconvolgenti.

-Quanto stai soffrendo? Sai dirmi perchè mi riempie ascoltare il suono delle lacrime che non stai versando?
Ne sento il ticchettio mentre cadono nell'anima vuota che ti abita il petto.
Forse avevi ragione tu fin dall'inizio: siamo uguali... io e te.
Forse non sono buono come hanno sempre pensato fossi... se adoro sentire il rumore che fa un cuore spezzato.
Perchè... non posso far altro che sorridere davanti al tuo dolore?-


Il suono confuso di quelle parole che galleggiavano nella mente di Harry, sfiorò Tom svegliandolo dallo stordimento, dandogli la forza necessaria per tentare di separarsi da quel ragazzo. 

Ma Harry aveva già afferrato la sua mano, l'aveva trascinata sulle proprie labbra e ne baciava il polso, scorrendo le labbra fino al palmo.
Tracciava scie bollenti tra le dita. 

E  Tom inconsapevolmente lo assecondava, per sentire i baci sul palmo, tra le dita, per sentire sul polso i suoi denti. 

Domandandosi se poteva chiamarsi Bacio quel lento divorare. 

Quando pochi mesti colpi arrivarono dalla porta, Harry chiuse quel polso tra le dita in maniera dolorosa e ferma e emise un ringhio che aveva ben poco di umano.

Fu quel lampo di dolore a svegliare Tom.

Si allontanò con uno scatto, strappando il polso da quella morsa, massaggiandone i lividi rossastri.

 

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Druella alzò nuovamente la mano per colpire ancora la porta, quando quella si spalancò davanti agli occhi di Gaunt animati da un bagliore scarlatto. 

Li aveva guardati per brevi secondi prima di proseguire verso la Sala Comune, ma erano bastati a farli rabbrividire. 

Tom era seduto alla propria scrivania girato di spalle ed ebbe appena il tempo di ricomporsi prima che entrassero Black e Rosier.

"Allora.... quali nuove mi portate?"

La voce tentava di imitare il tono duro e sicuro di sempre, ma c'era una nota stonata e stanca che i due fidanzati non avevano Mai sentito. 

Cygnus si sporse per porgergli il messaggio del Grifondoro.

Si è lamentato di essere perseguitato dalla McGranitt...

Poi esitò, inconsciamente aveva timore di pronunciare quel nome...

...non ha notizie riguardo... Gaunt, continuerà a cercare, ma gli ci vorrà del tempo.” 

Le spalle di Riddle ebbero un leggero moto a quel nome, ma quando si voltò il suo viso era impassibile, imperturbabile e quando parlò la sua voce era tornata quella carismatica e sicura di sempre.

Dovremmo insegnare alla caposcuola come rimanere al proprio posto.” 

Sia Cygnus e Druella tirarono internamente un sospiro di sollievo, ma Tom ormai lo sentiva:

 

...il ticchettio di lacrime cadute in un'anima vuota. 
 

 

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"Salve"

Harry era così stanco... sentiva tutta la fatica di portare sulle spalle un futuro ancora non compiuto, tutto il peso di tanti, troppi, anni.

Tutta la rabbia, tutto il risentimento avevano cambiato forma e colore e Harry lo sapeva, aveva messo in conto il fatto che per giustificare se stesso sarebbe finito con il giustificare Tom... a considerarlo una vittima e infine a desiderare di salvarlo, per salvarsi. 

Bussò quindi alle porte della presunzione, con gli occhi verdi svuotati ormai di ogni forza, con la voce rauca della disperazione.

Guardò negli occhi la presunzione di Lumacorno, osservando il proprio aspetto attraverso quegli occhi spalancati.

E lo vide sobbalzare, sapeva che era il famoso istinto di sopravvivenza del professore, il ragazzo ricordò il loro primo incontro in un salotto rivoltato.

"S...salve... Ragazzo, che ci fai in giro a quest'ora? Su su Torna in dormitorio..."

"Lei è un mago potente, Professore.
Riesco a sentire il suo potere ed è un buon insegnante.
"

"Bhe... ti ringrazio ragazzo..."

Ma aveva già iniziato ad indietreggiare, incalzato da occhi verdi che gli facevano scorrere scariche elettriche alla spina dorsale.

Lumacorno si sentiva in colpa e non sapeva perchè... sentiva di aver fatto un torto enorme a quel ragazzo e non sapeva come. 

"Non erano complimenti Professore. 
C'è una cosa che mi serve, lei è uno dei pochi ad averla. 
Non credo sarà piacevole... ma è per il bene superiore, Professore. 
Sono certo che capirà... o forse no, non è una cosa che mi interessa, in realtà.
"

Lentamente e viscidamente il professore si era spinto con le spalle al muro. 

Harry lo ricordava, mentre combatteva nell'ultima battaglia, proprio contro Voldemort. 
Alla fine era riuscito a riscattarsi di una vita in cui non era riuscito a far altro se non fuggire. 

"Lei è l'inizio, Professore..."

Iniziò a muoversi mentre parlava, andava avanti.

"...però c'era anche durante la fine... per cui è perdonato."

...e andava indietro, per la seconda volta.

"Questo però non toglie che c'è qualcosa che devo sottrarle, perchè mi serve.
Perchè sto riscrivendo la storia e devo distruggere l'inizio... per cambiare la fine.
"

Andò avanti e indietro per la terza volta, poi si fece avanti verso il Professore ancora pietrificato e addossato alla parete. 
Protese una mano sul muro e spinse, facendolo rotolare all'interno della stanza delle necessità. 

La porta si chiuse alle spalle di Harry, sul volto spaventato del Professore di pozioni. 

 

 

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Questo è per voi: 

BECOMEINSANE
uwetta
Caren Aiiro
didda1288
JoSerpeverde
lunadistruggi
Akenar

SansaStark90

Io Vi ringrazio. Perchè aspettate, perchè leggete e perchè mi supportate e sOpportate... per i ritardi e gli sbalzi di umore che si notano anche di capitolo in capitolo. Grazie, questo capitolo è per voi e spero vi piaccia. 


e un regalo speciale a  Ladyriddle
 Ci Ho pensato tantissimo... volevo, anche se modestamente perchè penso che lei sia molto più seguita di me sicuramente!, ricambiare e ci ho pensato.... ho pensato quale delle sue storie che seguo (tutte XD) posso far conoscere a chi mi legge? 
Che cosa voglio regalare loro? Poi ci sono arrivata:


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2404809&i=1


"Per Amore"   Perchè se sapessi scrivere una storia d'amore "felice", se sapessi rendere esattamente un sorriso e la dolcezza di un semplice bacio su una guancia vorrei che fosse così. 

Il bacio del mio Harry è un omaggio al bacio che mi ha incantato nella tua storia. 



Sempre e comunque un enorme: GRAZIE a Lulla Lolly, che mi sopporta e mi segue e che .... ormai sto facendo impazzire XD 

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Capitolo 8
*** La felicità è leggerezza. ***


 [ "Questo però non toglie che c'è qualcosa che devo sottrarle, perchè mi serve.
Perchè sto riscrivendo la storia e devo distruggere l'inizio... per cambiare la fine.
"


[…]

La porta si chiuse alle spalle di Harry, sul volto spaventato del Professore di pozioni.]

 

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Doveva unicamente cancellare una parola, un concetto che non sarebbe mai dovuto nascere.

 

Di chi è questa voce...?

Chi sta urlando...?

Cosa sta dicendo...?
 

...è mia madre Professore, è l'urlo di mia madre poco prima di morire.
 

E' straziante... non voglio ascoltarlo più. Fa male, è doloroso.
 

Lo è?

Si forse... ma è l'unico modo in cui posso ricordare la sua voce.

Urlava il mio nome.

Dove sono...?

Perchè sono qui...?

 

Si ricorda, Professore?

Lei deve regalarmi qualcosa.
 

Sento altre voci, vedo altri volti, ma non li conosco... o forse si?
 

Sono i miei fantasmi Professore, ma lei vada avanti... non guardi negli occhi di nessuno di loro. Mi ascolti invece, cerchi di Trovarlo...

Ricordo un nome...Horcruz, mi spaventa.
Cos'è?
Eccolo... è pesante.

E' solo un nome, Professore. 
E' pesante? l
a colpa è sempre pesante, ma io posso tenerlo per lei, in modo tale che non debba più sentirne il peso.

 

La colpa?... E' colpa mia?

Quell'urlo... quelle voci, sono colpa mia?

 

Non più, Professore. Vede? Ora è più leggero, le urla finiranno. Non saranno mai esistite... niente più sangue, né dolore. E' tutto già finito, tutto dimenticato...

 

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Horace... Horace mi senti?

 

Albus..? Dove sono?

 

In infermeria Horace, ascoltami... ricordi cosa è successo?

 

Io non so Albus, era una stanza bianca... mi sento più leggero.

Come se mi fosse stato tolto un peso dalle spalle, ma sono stanco e non riesco a ricordare molto bene

 

Il professore di Trasfiguazioni guardò l'amico e collega con una piega preoccupata, quando lo avevano ritrovato in un corridoio, appoggiato ad una parete con lo sguardo vitreo, avevano pensato al peggio.

 

Madama Chips però era certa che il Professore di pozioni non avesse subito nessun attacco, che non avesse ferite. C'era soltanto qualcosa di strano... una specie di taglio, di graffio nella sua memoria, ma era così continuo e dolce... che non sembrava essere frutto di violenza.

 

Il preside Dippet aveva liquidato la faccenda borbottando qualcosa sugli intrugli e le pozioni.

 

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La mattina trovò Harry appoggiato ad un muro nei pressi dell'infermeria.

Stava diventando bravo con la memoria, nel giocare con la mente degli altri, sospettava di dover ringraziare ancora una volta Tom, che aveva banchettato con la sua, di mente, per tutta l'adolescenza.

Si passò una mano sul volto, avviandosi lungo il corridoio, senza una reale meta.

Era stanco.

Gaunt?

Quando si voltò dovette scontrarsi ancora una volta con il volto di Draco, ma aveva presto imparato a concentrarsi solo sugli occhi di Abraxas, erano così diversi da quelli del suo amore.

Erano puliti e puri, senza macchie.

Mal... Abraxas...

Si appoggiò alla parete sperando che tutta la sua stanchezza fosse passata inosservata.

Noi.. noi ci siamo già visti?

Io ho una strana... sensazione, ci ho pensato tutta la notte ed è come se ci fosse qualcosa che dovrei, che vorrei ricordare... e non ci riesco.

Harry lo guardò intensamente, tentando di scindere l'immagine di Draco da quel ragazzo così simile e diverso.

Non ci siamo mai incontrati Abraxas.

Ma sapeva che quella risposta non gli sarebbe bastata, perchè Abraxas, come Draco, sapeva ascoltare. E sapeva leggere, sapeva leggere la gente. La loro storia... tutta scritta, addosso.

E in quel tocco sfuggito dalle dita di Harry aveva letto una brama e un dolore che avevano risvegliato delle memorie sepolte in un futuro che non esisteva.

 

Le linee del tempo si stavano ingarbugliando e non poteva permetterlo.

 

E' colpa mia Abraxas. La mia magia è legata ai miei sentimenti, è sempre stato così, quando mi investono riescono a trasmettere sensazioni anche a chi mi sta vicino... e vedi, tu assomigli davvero tanto a quella persona...

Una piccola menzogna, una mancata verità che si scontrò ancora una volta con il desiderio che almeno qualcuno... capisse. Che almeno qualcuno sapesse...

E finito di parlare improvvisamente sentì la voglia di giustificare quei sentimenti, di spiegare a qualcuno che non voleva... non voleva amarlo.

Che era distratto.
Aveva il viso voltato, guardava il cielo e aveva gli occhi socchiusi.
Era solo distratto. 

Quando gli passò accanto dimenticò per distrazione l'odio che doveva provare, perchè lo odiava come non credeva di poter odiare nessuno e lo guardò come si guarda tutto, con quella distratta attenzione che ti fa cogliere i dettagli più impensati. 

Con quella distrazione e con quella dimenticanza percepì il suo profumo per primo e notò i suoi occhi, vide le sue mani e i suoi capelli troppo lunghi per quello che gli avevano insegnato sugli uomini e tuttavia la sua sicurezza lo affascinò.
Fu tutto un secondo, era distratto e con quella distrazione riuscì a vedere quello che non aveva voluto notare prima. 

Era bello e triste. Profumava di fresco e dolce, i suoi occhi erano ghiaccio e le sue mani erano pallide, i capelli avevano i riflessi del sole e accecavano, fu per distrazione che si innamorò di lui, dimenticando per un attimo, per un solo istante, il suo nome. 

Lo amò per quell'istante, l'istante prima di ricordare e nel momento stesso in cui il suo nome gli esplose nella mente riuscì ad odiarlo ancora di più, sapendo che quel solo momento era bastato per fargli entrare dentro, l'unica persona che non avrebbe potuto avere accanto.  

Non voleva amarlo. 

Si accorse solo in quel momento di essere rimasto fermo a guardarlo. 

Abraxas lo guardò, perplesso e confuso dalle sensazioni che provava con quello strano ragazzo.
Poi lo affiancò.

Andiamo a colazione, Gaunt.

Abraxas non seppe mai spiegarsi perchè. Anche a distanza di anni, non seppe mai spiegarsi perchè sentiva un disperato bisogno di prendersi cura di quel ragazzo. 

Non seppe mai perchè sentiva così disperatamente la necessità di vederlo sorridere, non lo seppe fino al 5 giugno 1980. Quando il suo ultimo sospiro accompagnò il primo vagito di suo nipote. 

Lucius, raccontò sempre al figlio di come il nonno se ne andò sorridendo, dopo aver scelto il suo nome. 
 

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Tom, contemporaneamente, fece scivolare una boccetta con un liquido rosso, nelle mani di Julian Filler.

Mi aspetto velocità ed efficienza Filler, se mi deluderai questa volta non potrò fare niente per te.

Sussurrò con voce docile e sguardo scuro.

...e ovviamente Filler, ogni prova dovrà essere distrutta, non vorrei dovermene occupare di persona. Ho un metodo di pulizia che probabilmente non piacerebbe a te e alla tua famiglia.

"Ma... la McGranitt.. lei..."

"Non devi preoccuparti Filler, la caposcuola farà meglio a concentrarsi su sè stessa... da oggi in poi, gli incidenti possono capitare a chiunque. 
Anche tu Filler, dovresti fare attenzione."

Detto questo si allontanò, giusto in tempo per vedere Harry Gaunt e Abraxas Malfoy incamminarsi insieme verso la sala grande.

Non sapeva perchè... ma sentiva un nodo all'altezza della gola quando vedeva i due ragazzi insieme.
Si rifiutava di dare nome a quella sensazione, ma Harry Gaunt gli apparteneva, su tutti i livelli, lo sentiva proprio come mai aveva sentito niente. 

Si era sentito solo tutta la vita, tranne che con quel ragazzo.
E questo lo portava a desiderare di legarlo a sé e contemporaneamente ad allontanarlo con ferocia.
Ma ritornava sempre a lui, quando c'era... non poteva, non voleva ignorarlo. Non ci riusciva. 


 

Nell'estasi amara che distrugge se stessa, quest'odio ritrova ogni giorno uno sguardo, una rotta parola, e li afferra, insaziabile, come fosse un amore. (C. Pavese)

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Inconsciamente Harry aveva scelto le stesse materie che frequentava prima della guerra.
Per quanto inutili potessero essere.


Capelli color biondo sporco, disordinati e lunghi fino alla vita, occhi sporgenti e grigi sotto sopracciglia pallide.

Si erano ritrovati faccia a faccia davanti la porta dell'aula di divinazione. 
Riddle era entrato pochi secondi prima ed ora guardava entrambi, così come faceva Malfoy alle spalle di Harry.

La professoressa di divinazione Amelia Lovegood fissava Harry con occhi vacui, troppo simili a quelli di Luna.

Harry si limitò a fissarla a sua volta. 

"Hai il dono?"

"No."

"Sicuro?"

"Si."

"Ti piacciono le sfere di cristallo?"

Harry non potè evitare un guizzo divertito delle labbra.

"No. Corvonero?"

"Già"

Rispose la Professoressa continuando quella stranissima conversazione.

"Ti piace il tè?"

"No."

La professoressa inclinò il capo. Poi Harry proseguì.

"Mi piace la Vista."

La professoressa si fece da parte, quindi, con un sorriso sul volto e gli permise di passare, poi si rivolse a Riddle.

"Ha deciso di aprire la sua mente al futuro, Signor Riddle?
Sarebbe saggio perchè sembra che il futuro cerchi proprio lei
."

"No Professoressa, ho semplicemente accompagnato Gaunt."

Tom guardò entrambi e con fastidio notò ancora la presenza di Malfoy. 
Innervosito uscì dall'aula dirigendosi alla lezione di antiche rune. 

Doveva staccare la mente da Gaunt e organizzare gli eventi del pomeriggio.
Ghignò, ritrovando improvvisamente il buon umore, pensando a quello che la Caposcuola avrebbe dovuto affrontare durante la lezione di Erbologia. 


 

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Amelia Lovegood aveva il dono della vista. 
Era anche consapevole che la divinazione non potesse essere insegnata. 
Il Dono... come lo chiamava, era qualcosa di molto labile e incerto. C'erano persone dotate di una sensibilità particolare agli eventi passati e futuri, ma non era possibile imbrigliare questa sensibilità e comandarla.
Lei stessa non aveva alcun comando sul proprio dono. 

La scuola era un luogo sicuro, da sempre, per le persone che possedevano il Dono. 
Quando solo due anni prima aveva terminato gli studi, il professor Silente aveva da subito provveduto alla sua nomina a docente.

Aveva ricevuto una scossa quando aveva incontrato gli occhi verdi di quel ragazzo. 
Lo aveva incontrato?
Lo avrebbe incontrato?

Harry non aveva avuto bisogno di sentirne il nome per capire che doveva essere una antenata di Luna, magari la nonna? 

Erano simili, in tutto. Anche se ad Amelia mancava quel tocco di follia che aveva sempre caratterizzato Luna. 

Gli occhi verdi di Harry si fermarono sulla sfera di cristallo davanti a sè. Tutti erano concentrati sulle immagini che sarebbero dovute apparire, ma pochi riuscivano a scorgere realmente qualcosa. Improvvisamente però una nebbiolina iniziò a vorticare nella sfera davanti ai suoi occhi.

La fissò aggrottando le sopracciglia e quasi non si accorse della professoressa ferma proprio accanto a lui.

Vide IL campo di battaglia, l'ultima battaglia. I giardini di Hogwarts devastati, i cadaveri, il sangue poi una luce accecante e tutto scomparve. Come niente nella sfera velocissime iniziarono a scorrere immagini di battaglie che Harry non aveva mai affrontato, altro sangue e altri corpi, ma dalle rovine velocemente spuntavano boccioli e il giardino risorgeva. Vide poi due figure, in piedi una accanto all'altra su di una grande torre. 

Tutto parve interrompersi quando una mano fresca e bianca si poggiò sui suoi occhi. 


 

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Perdonate il ritardo e l'incostanza degli aggiornamenti, dalla settimana prossima stabilirò un giorno effettivo e lo rispetterò. Parola di Coccinella. 

Questi ultimi due capitoli non sono stati betati perchè la mia Lolly è molto impegnata... vi prego quindi di perdonarmi se... ci sono errori o se la narrazione risulta più criptica del dovuto. Di solito mi filtra Lolly... e senza questo filtro mi ritrovo a scrivere di getto tutto quello che la mia mente malata partorisce. 

Mi raccomando CRITICATEMI pure, consigliatemi... mi nutro dei vostri pareri, anche perchè molto spesso mi complico la vita da sola e ... mi viene voglia di interrompere @_@  *= Citazione




 

 



 

 

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Capitolo 9
*** La felicità è un ricordo. ***


[ Vide IL campo di battaglia, l'ultima battaglia. I giardini di Hogwarts devastati, i cadaveri, il sangue poi una luce accecante e tutto scomparve. Come niente nella sfera velocissime iniziarono a scorrere immagini di battaglie che Harry non aveva mai affrontato, altro sangue e altri corpi, ma dalle rovine velocemente spuntavano boccioli e il giardino risorgeva. Vide poi due figure, in piedi una accanto all'altra su di una grande torre.

Tutto parve interrompersi quando una mano fresca e bianca si poggiò sui suoi occhi. ]
 

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Seppe di aver commesso un enorme sbaglio due attimi appena prima di posare la mano su quegli occhi.
Lo seppe e non riuscì comunque ad impedire quel contatto. 

Quello che Tom non sapeva... era PERCHE' avesse avuto la necessità, quasi il bisogno di tornare sui propri passi, perchè... avesse provato il desiderio di impedirgli di guardare. 

Quando però la sua mano coprì lo sguardo di quegli accecanti occhi verdi, seppe , con certezza, di aver commesso un errore. Di aver permesso in qualche modo a quel ragazzo di entrargli dentro.

La vista divenne bianca e una voce strascicata, ma melodiosa coprì tutti i rumori della realtà...

“Vedi Harry, non voglio che tu creda che io mi sia redento, credo davvero a tutto ciò che dicevo. Credo che i sanguesporco e i natibabbani indeboliscano la magia, e più avremo matrimoni misti, più il potere verrà diluito nel nostro sangue, fino a farlo diventare acqua."

Quel discorso gli risultava familiare, come anche la voce che lo pronunciava. 

"Io so, che tu e lui siete mezzosangue e so che siete molto, molto, potenti, ma credo anche che se foste nati nella purezza, forse sareste stati delle divinità sulla terra.

Capisco che per te sia insolito pensarlo e forse assurdo, ma credi ancora che pensarla come me, come Voldemort, sia completamente sbagliato?
Quando mi raccontasti di lui, assurdamente, provai una forte gelosia... tu potevi capirlo ad un livello che era inconcepibile per noi e lui poteva fare lo stesso con te.
Ho pensato in quel momento che foste davvero simili.
Che foste due lati di una stessa medaglia e fu ironico e assurdo provare invidia per una storia come la vostra.

Aveva realmente pronunciato quel nome..? Che Gaunt sapesse?
Di chi era quella voce? 
E... perchè sentiva uno strisciante senso di colpa?

"Ora... ora so cosa frulla in quella tua testolina scomposta, la tua macchinosa mente si sta chiedendo perchè allora sia da questo lato della guerra...
-Perchè hai rinnegato la tua famiglia? Il tuo sangue? La tua purezza?- 

Perchè tu esisti, perchè tua madre era una nata babbana...

...e.. Merlino...

...ho amato ogni tuo passo sulla terra, mi sono innamorato di te e non avrei mai potuto accettare un mondo che non amava la tua esistenza.

Che si estingua pure tutta la magia del mondo... che spariscano fate e unicorni. Che scoppi pure questo dannato mondo se servisse a farti nascere cento volte a portata del mio tocco...

Vedi? Vado contro natura... contro la mia natura e la natura di tutto ciò che è magico.

Sono colpevole e... condannato.” 

La voce svanì lentamente lasciando Tom stravolto e confuso. Lontano da tutto e da tutti, collegato alla vita solo da quel contatto che sentiva sotto il palmo, senza che riuscisse anche solo a distinguere le proprie mani in quel biancore.

All'improvviso un volto... somigliante a quello di Abraxas, è vero, ma insieme... completamente diverso.
Lo conosceva, sapeva di conoscerlo, ma non riusciva a ricordare chi fosse e perchè fosse così importante ricordarlo.

E ancora per l'ultima volta udì la voce che sapeva appartenere a quel ragazzo:

Volevo chiederti tantissime cose, Harry.
Ma alla fine mi rimane il tempo per una sola domanda:

Cosa sarebbe successo di così tremendo... se mi avessi permesso di amarti?
 

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So che mi lascerai.
So che ti amerò per sempre.
So che non posso essere salvato, e nemmeno tu.
Andremo avanti, soli, in uno spazio che un tempo abbiamo definito insieme. 
So che il mondo nel quale esistevamo non sarà in grado di ricordarci. 
So che questo non potrà mai essere quello, che la fede non è credere ma lottare per credere.* [Cani Selvaggi]

Lo so... ma non ha mai smesso di fare male.
 

Harry riconobbe quel tocco e gli parve impensabile, ma, sotto quelle dita, riuscì a rilassarsi.

Sapeva quello che sarebbe successo, ma non trovò la forza né la voglia di impedire quello scambio.

Non volle sbarrare la strada a quei ricordi e si ritrovò a riviverli e ad affondarci, aspettando che la professoressa interrompesse quel processo. 
Avrebbe dovuto pensarci: che cosa poteva vedere del futuro, qualcuno per cui il futuro era già passato?

Amelia diede finalmente un lento colpo di bacchetta alla sfera lasciando che le immagini al suo interno riprendessero i contorni sfumati della nebbia dalla quale erano nati.

Fu con un rumore di vetri infranti che Tom rientrò in possesso della realtà, scostandosi come scottato dal moro che rimaneva ancora immobile e fermo sotto il suo tocco. 

Il tutto non era durato che qualche secondo e aveva attirato l'attenzione meno di quanto ci si aspettasse.

Gli unici sguardi realmente attenti e pensosi erano quello di Malfoy e della professoressa Lovegood che accompagnava lo sguardo ad un sorrisino saputo che per poco non fece digrignare i denti al prefetto Serpeverde. 

Non capiva più nulla, si sentiva travolto e inondato. Sentiva di aver perso il contatto con la realtà e tutto per colpa di Gaunt. 

E quelle parole, quelle strane visioni... accendevano domande terrorizzate e frenetiche.
Che Gaunt realmente lo conoscesse? Che conoscesse i suoi progetti? I suoi piani? Le sue ambizioni?

Lo afferrò di forza trascinandolo in corridoio, attento a mascherare ogni azione ed ogni tremito. 

Non se ne rese conto subito, Tom, ma piano, lentamente, quelle emozioni e sensazioni che viveva solo e soltanto in riflesso di quelle di Harry avevano preso possesso del suo corpo.

Mentre teneva schiacciato quel corpo contro la fredda pietra di un corridoio, deciso una volta per tutte a spalancare le porte della verità non si rese conto di iniziare a desiderare quel ragazzo.

Lo voleva, disperatamente, come mai, MAI, aveva desiderato altro.
Voleva massacrarlo e contemporaneamente venerare ogni frammento distrutto del suo corpo. 

Inconsapevolmente strinse la presa sul colletto della divisa di Harry.

- TU mi stai uccidendo -

Voleva urlargli addosso. Ma in realtà anche se sembrava doloroso come una piccola morte, Tom stava solo cambiando. 

Dimmi Chi sei... cosa vuoi?”

- Dai un nome a tutta questa follia. -

La voce risultò un sibilo basso e pericoloso, mirava a spaventare, ma Harry non poteva temere quella voce, non se pronunciata da quelle labbra. 

Harry lo fissava, come un pittore contempla la sua opera, si soffermava su quegli occhi neri valutando quanto ancora dovesse distruggere e manipolare per fare in modo di non miscelarli con il rosso dei tratti serpenteschi di Voldemort. 

Quanto sai?

- Quanto puoi ferirmi... ostacolarmi? -

E finalmente Harry rispose.

So tutto. Più di te, più di Silente e di Dippet.”

Più di Lumacorno, più di qualsiasi altro sia mai stato in vita. Conosco anche ciò che avrei voluto ignorare.
La conoscenza è Potere, Tom?... No, è condanna.
Tutto ciò che cercherai, tutto ciò che costruirai, io lo distruggerò.

Alzò una mano e accarezzò i contorni di quel viso. Dolcemente, sfiorando con il pollice gli zigomi alti di quella maschera.
Più che da quelle parole, Tom fu scosso dal tono e dalla freddezza di quegli occhi, in netto contrasto con la dolcezza di quei movimenti. 

Le mani di Tom allentarono la presa spasmodica delle dita fino a stringere solo lievemente la stoffa, mentre Harry faceva risalire stavolta entrambe la mani al suo viso, fino a farle affondare nei capelli scuri del ragazzo. 

Strinse la presa sui capelli costringendo Tom ad inclinare la testa e ad avvicinarglisi. Il movimento fu scorrevole e veloce, la stretta dei capelli, l'inclinazione e finalmente la bocca di Harry sulla sua, i denti affondati dolorosamente sulle labbra e la lingua ad accarezzare i segni e graffi di quel bacio che ancora una volta poteva paragonarsi ad un divorarsi. 

Harry affondava nel il respiro in Tom stringendolo tra le braccia, impedendogli qualsiasi movimento non gli permettesse di sprofondare nel corpo di quel ragazzo. Con violenza, con forza, imponendo quella verità, tra tutte le verità, convincendo Tom che non c'era altra soluzione per loro, se non quella. 

Fu il gemito di piacere sfuggitogli dalle labbra a svegliare il prefetto del tutto e a spingerlo ad allontanarsi con sguardo sbarrato. 

Non volle pensarci, ma il suo incedere veloce per i corridoi era una vera e propria fuga.

Harry invece rimase fermo ancora per qualche secondo, guardando la ritirata di Tom. 
 

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Il piacere è sempre utile, e il sentimento di disporre di un potere assurdo e sconfinato su qualcuno — fosse pure su una mosca — ci dà un certo piacere. L'uomo è un despota per natura e ama infliggere tormenti.* [Fëdor Dostoevskij]

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L'aula era ormai vuota, ma Amelia rimaneva in piedi accanto al posto di quel misterioso ragazzo.
Guardava la sfera ora inanimata ricordando quello che aveva visto.
Sorrise impercettibilmente al ricordo della scena di due ragazzini intenti a scannarsi e urlarsi contro di tutto, prima di bloccarsi:

"Malfoy! Malfoy Dannazione. Sei un maledetto Codardo!"

"Piantala Idiota. E.SMETTI.DI.SEGUIRMI. L'ho sentito tuo padre e le sue paroline gentili. Torna a casa e lasciami in pace!"

"NO. No, Santissimo Salazar, quanto ti detesto. Devi parlarmi. Siamo nella stessa casa dannazione, perchè ti ostini ad ignorarmi?!"

"Perchè ti Amo stupido troll di un Potter!

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*= Citazione

Ringrazio infinitamente tutti i lettori di questa fic. 
In particolare: 

lunadistruggi: Grazie infinite per tutto il supporto! Sono felice che tu abbia apprezzato la Nonna di Luna, Io adoro Luna in maniera incredibile e tento sempre di farla spuntare fuori in qualche modo. Ci sono abbastanza cose da scoprire e spero solo di azzeccare i tempi. Spero di rileggerti anche in questo capitolo! 

JoSerpeverde: Accontentata?... Il bollino è giallo, ma potrebbe passare a rosso. Non ne sono ancora convinta. Cosa te ne pare di questo capitolo? Ti ho soddisfatta almeno un po'?... Sappi che dal prossimo succederanno alcune cosette.... Guru addirittura? Giuro che il 90% delle volte non so cosa sto facendo nè come lo sto facendo! Ma ti ringrazio dal profondo del cuore. 

uwetta: Hai un ottimo istinto e questo non faccio che ripeterlo ogni volta che leggo una tua recensione. Mi piace il fatto che tenti di scavare nella Psiche dei personaggi. Che ti chiedi il perchè recondito e ti poni mille domande sul continuo della mia storia. Mi fa immensamente felice vedere questo tipo di interesse. Grazie. Aspetto il parere a questo nuovo capitolo! 

BECOMEINSANE: Ti ho già detto vero che adoro il tuo nick?... No Harry non ha usato un semplice incantesimo per rimuovere il ricordo dalla mente di Lumacorno... Nella mia mente questo Harry è molto potente, forse anche più di quanto possa immaginare... e questo gli porta degli enormi vantaggi... ma anche degli svantaggi dolorosi (si scopriranno presto). Ho pensato che un incantesimo fosse individuabile da Silente o da qualcun'altro e volevo sottolineare un fatto particolare... il mio Harry è profondamente diverso da quello canon... è più oscuro, ma è buono. Forse troppo! Per quanto riguarda la caposcuola grifondoro... si saprà qualcosa dei piani di Tom nel prossimo capitolo!... Aspetto il tuo pensiero su questo capitolo!

Caren Aiiro: Anche io adoro Amelia... ho pensato di unire una sobrietà matura alla solita follia bizzarra di Luna, non so se l'ho resa bene, ma la adoro! Grazie di avermi seguita... e della recensione. Forse non lo sapete, ma siete il motore di tutto. 

E Infine... Ladyriddle: Che ora ho preso a stalkerare in maniera completa. Non sai quanto stimi il tuo modo di scrivere e la VERA modestia che ho imparato ad associarti in quei messaggi minatori che ci scambiamo di tanto in tanto. Sono lieta che efp mi abbia permesso di conoscere persone così brillanti e particolari.

Siete Splendide. Un Grande abbraccio!  
Come sempre un enorme abbraccio alla mia Lolly, che ultimamente è oberata... questi capitoli non sono betati e vi chiedo PERDONO per ogni errore. Non esitate a correggermi anche in maniera brutale. Grazie.

 

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Capitolo 10
*** La felicità è espiazione. ***


[Fu il gemito di piacere sfuggitogli dalle labbra a svegliare il prefetto del tutto e a spingerlo ad allontanarsi con sguardo sbarrato.

Non volle pensarci, ma il suo incedere veloce per i corridoi era una vera e propria fuga.

Harry invece rimase fermo ancora per qualche secondo, guardando la ritirata di Tom.]

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L'ignoranza di Silente, che non era riuscito a capire.
La presunzione di Lumacorno, che non aveva saputo comprendere.
L'insofferenza dei purosangue, che non avevano saputo accettare.
La violenza di Merope, che non aveva saputo vivere.

 

 

Cosa stai cercando, figliolo?

La voce di Silente lo risvegliò e lo costrinse in qualche modo a lasciare l'appoggio sicuro del muro alle sue spalle.

Lo guardò più a lungo di quanto avrebbe dovuto.
L'impronta delle labbra di Tom ancora sulle sue gli dava in qualche modo la certezza di stare sulla strada giusta.
Il suo mentore, il suo maestro continuava a stare davanti ai suoi occhi, quello che brutalmente gli aveva insegnato il significato del “bene assoluto”.
Quanto lo aveva ammirato.


L'ammirazione è il sentimento più lontano dalla comprensione.* [Bleach]
 


Quanto l'aveva amato, come un padre.
Ed ora era così stanco e sentiva il peso di tutte le ingiustizie gravargli sul petto.
Sapeva che era solo uno degli effetti collaterali del rituale del tempo, il più misero, il più blando, ma non potè scacciare quella stanchezza e quello sconforto. 

Niente professore. Anche se ci fosse qualcosa non saprei da che parte iniziare per cercarla, per crearla.
Sto tentando di scrivere una storia.
Sto tentando di costruire un futuro.
Per me è troppo tardi ormai, cercare qualcosa per me non avrebbe quasi senso.
Non ho mai cercato molto, tutto quello che ho avuto mi ha trovato o mi ha travolto.
Ricordo di aver trovato qualcosa una volta, ho trovato un momento di brutale soddisfazione che avevo scambiato per il paradiso.

Silente lo fissò di rimando, quel ragazzo gli sembrava ogni giorno più stanco.
La sensazione di benessere, di speranza e di fiducia che sentiva spontanea portarlo ad avvicinarsi non aveva mai cessato d'esistere, ma contemporaneamente un'altra sensazione più soffocante aveva iniziato a serpeggiare nella coscienza. 

Il momento in cui lui è morto... Il momento in cui se ne sono andati via... insieme. Professore

Lui?

Harry lo guardò, vedendo lui e contemporaneamente un altro mondo, tanti altri mondi, tutti i mondi creati dalle possibilità delle sue azioni. Azioni infinite che avrebbero creato una strada sola, per un attimo si chiese cosa dovesse fare con l'uomo che era diventato suo Maestro. 

Vede professore, io ero innamorato...

Si bloccò. 

Io sono innamorato.
Una persona una volta mi disse che la mia più grande forza, il mio potere più grande era la capacità d'amare.
E io ci ho creduto, ho creduto che l'amore mi avrebbe salvato. E sono rimasto ad aspettare in mezzo al sangue e alle macerie che qualcosa, qualsiasi cosa, arrivasse, ma non c'è stato niente, professore.
L'unico amore che avrebbe potuto e voluto salvarmi era a 30 metri da me, con un braccio divelto, lo sguardo vitreo e il torace sventrato.
Ho capito in quel momento che per me, non ci sarebbe stata salvezza.

Però questo mondo è ancora pieno di lui, lo respiro, lo guardo nelle intenzioni. L'universo si sta preparando a concepirlo.
Lui è qui, con me e io voglio salvare il suo futuro, voglio salvare la sua vita, anche senza di me, anche se io non esisterò.
Ma non sono così buono, quando sarà il momento, voi mi conoscerete e conoscerete anche lui e saprete che se il mondo gira, se c'è vita, se si sorride, se si ama, voi saprete in quel momento che se non ho lasciato cadere il mondo è solo perchè volevo che quel mondo girasse per lui.

Il professore di Trasfigurazione fissava quel ragazzo con sgomento. La sensazione che gli stringeva la coscienza si era incatenata al suo cuore, ora SAPEVA di aver commesso un incredibile torto a quel ragazzo, tuttavia non era spaventato dalla durezza di quegli occhi.

Il ragazzo gli apparì in quel momento ancora più spento, come se un pesante masso gli si fosse improvvisamente poggiato sulle spalle. 

Professore mi sono chiesto per anni se lei sapesse come venivo trattato dalla mia famiglia.
Se avesse anche solo la vaga idea del dolore che ho dovuto trascinarmi dietro.
Hermione credeva di no, Hermione era certa di No.
Ma io sapevo, in cuor mio, che quello era stato un altro modo di addestrarmi, di farle comprendere che ero abbastanza forte da piegarmi in due, dolorosamente, senza spezzarmi.

Era stato lui a gravarlo di quel peso?
Istintivamente seppe rispondersi di si. 

Per il bene superiore. Una voce aggiunse vecchia e lontana. 

Lei ha preso qualcosa da me. Mi ha portato via dei pezzetti di me, un frammento alla volta.

Voleva farmi essere qualcosa che non ero e mi sono trasformato in ciò che voleva.
Un giorno ero io  e... poi ho mentito e messo a rischio la mia vita.
Finché non mi sono trovato là senza forze, con il sapore del sangue sulle labbra e Harry non c'era più.
Ho perso me stesso e quando mi sono ritrovato... era troppo tardi, avevo rinunciato a tutto proprio in nome... di quel bene superiore.

Quindi le regalo la conoscenza, le dono la sapienza che ha, in realtà, sempre desiderato.
Lei sarà l'unico su questo mondo a sapere di Voldemort, di tutto il sangue e di tutte le battaglie che sono già state consumate e sofferte.

Lei conoscerà la storia di ogni mia singola cicatrice, di ogni Maledizione, di tutte le torture.
Lei saprà di ogni morte.

E non potrà fare niente, non potrà agire. Lei conoscerà tutto e rimarrà immobile in questa conoscenza, senza la possibilità di intervenire. Lei saprà il mio nome e conoscerà ogni nome del mio passato e del suo futuro.

Vedrà quel mondo distruggersi e questo presente piegarsi ai miei progetti e non potrà fare niente. Rimarrà immobile lungo il margine del destino, impotente.

Fino a quando non troverà il modo di redimersi, fino a quando non avrà la possibilità di restituirmi ogni felicità tolta.
Lei sente nel cuore il peso di qualcosa e ha sempre lavorato per espiare quella colpa, lo ha fatto preservando l'equilibrio di questo mondo, ma ha rinchiuso la parte più umana di sé da qualche parte ad avvizzire e senza volerlo ha fatto avvizzire anche altri cuori. Quello di Tom... quello di Severus e il mio.

Quelle parole come stiletti andarono a conficcarsi prima nel corpo e poi nella mente di Albus Silente, tutta la conoscenza che aveva inseguito da ragazzo era lì spianata davanti ai suoi occhi e resa inutilizzabile da catene di fumo verdi. 

Era una maledizione? Un Sigillo?..

Non lo sapeva, qualcosa all'interno del suo corpo aveva trattenuto la difesa che lo avrebbe protetto.
Si era lasciato investire da quelle parole e le aveva lasciate attecchire alla sua anima. 

E' giusto così... E' la tua punizione.
Non Sei diverso da Grindelwald, solo più sottile. Il tuo cuore è in gabbia con lui.
Questa è la tua espiazione, un giorno... lontano non si sa quanti anni, avrai modo di redimerti e sarai libero, finalmente, da ogni colpa.

Il suo animo gli sussurrava, e intanto continuava a guardare quel ragazzo, quel vendicatore arrivato dal futuro e comprese quella stanchezza, quel peso che sembrava schiacciare il petto di quel bambino cresciuto troppo presto. 

Harry...

 

Vergognoso il Diavolo rimase quando sentì quanto tremendo fosse il bene. 
E vide la virtù nella sua forma più amabile, la vide e pianse la sua perdita.* [Il Corvo]

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Ma anche il più coraggioso di noi ha paura di sé stesso.
Siamo puniti per quello che rifiutiamo a noi stessi.
Ogni impulso che tentiamo di soffocare, germoglia nella mente, e ci intossica.
Il corpo pecca una volta, ed il peccato è finito, perché l'azione è un modo di purificazione.
Non rimane che il ricordo del piacere, o la voluttà di un rimpianto.* [Dorian Gray]



 

La lezione di erbologia lo costrinse a dirigersi verso le serre, avrebbe voluto rintanarsi nella camera di Tom e rimanerci fino alla fine della giornata, sperando che la stanchezza che lo appesantiva evaporasse dopo aver chiuso gli occhi.

Ma sapeva che Tom, sentendosi in pericolo avrebbe iniziato a dibattersi nella rete in cui si sentiva in trappola. Il Serpeverde avrebbe reagito come una fiera ferita a quel bacio, tentando di convincersi d'essere uguale, tentando di convincersi di non provare nulla se non rabbia e senso di rivalsa e Harry questo lo comprendeva e lo accettava, ma non poteva permettergli di ferire altri, se non lui. 

Tom aveva raggiunto la serra appena prima dell'inizio della lezione, era entrato con passo veloce tentando di prendere profondi respiri.

Non era stato il bacio a metterlo in agitazione, ma scoprire il proprio desiderio dietro un gesto che prima di quel momento era stato, semplicemente, espressione di una necessità fisica. 

Non poteva permettere a quel ragazzo, chiunque egli fosse, di sconvolgerlo o di cambiarlo. 

Alzò il capo verso Druella e annuì leggermente, come a darle un segnale.
 

Avrebbe soffocato ogni sensazione, ogni brivido... avrebbe represso ogni sguardo, ogni moto verso quel ragazzo.
Avrebbe rinchiuso ogni desiderio nella parte più nascosta del suo corpo e l'avrebbe soffocato, anche nel sangue, se doveva.

 

Strinse i denti in un sorriso che sembrava un ringhio mal trattenuto mentre la voce del professore di Erbologia, Beery, continuava l'elogio entusiasta del suo esperimento con i Grifondoro del settimo anno, affiancato dalla Caposcuola McGranitt.
 

Bene bene ragazzi... dopo mesi proficui siamo stati in grado di creare un incrocio tra due piante molto rare e preziose... la Tentacula Velenosa e l'albero Pugnacio... come sapete le loro difese sono molto pericolose, ma i germogli di questo incrocio saranno un ingrediente fondamentale per il miglioramento di alcuni antidoti a veleni o di alcune pozioni ricostituenti. La pianta, ora, è magicamente addormentata e tra qualche minuto potremmo assistere al prelievo dei germogli...
 

 Nella distrazione generale, tra l'entusiasmo del professore e la noia degli studenti, solo pochi videro uno degli spuntoni velenosi della pianta sollevarsi lentamente con rumore legnoso e, dopo pochi attimi confusi, scagliarsi pericolosamente contro la caposcuola. 
 

In quella stessa distrazione quasi nessuno notò il ragazzo che entrato da poco si frappose tra la pianta e la Grifondoro.
Cygnus alzò una mano, sgomento, ma era ormai tardi.

Tutto avvenne in pochi secondi, l'entusiasmo scemò mentre grida di stupore e di orrore serpeggiarono e rimbombarono tra le vetrate della serra. 
 

Alcuni studenti indietreggiarono, altri rimasero semplicemente paralizzati.
Improvvisamente una cappa di silenzio sconvolto aveva coperto ogni cosa. 

 

Harry Gaunt si stagliava in piedi con il capo chino contro il petto, la divisa macchiata di sangue all'altezza della spalla e nella ferita aperta si trovava ancora l'aguzza spina di legno dalla cui punta si vedevano lente gocce di veleno cadere sul pavimento.

 

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Salve!
Dunque... questo capitolo mi ha messo non poco in crisi e ho assillato LadyRiddle e la Mia Favolosa Beta Lolly con tantissime pippe mentali su Silente e sulle mie insicurezze croniche. 
Scrivo quindi velocemente il mio pensiero in merito e aspetto di sapere cosa ne pensate! 

Per me, per quanto io ho capito (nella mia ignoranza) Silente sapeva sin dall'inizio COME veniva trattato Harry. Perchè non è intervenuto? non dico per portarlo via dato le protezioni del sangue, ma perchè non gli ha lasciato qualche contatto con la sua vita e la vita dei suoi genitori? che ne so... Remus o i signori Wesley... qualche visita di amici dei genitori anche senza smascherare la magia.. solo come appoggio psicologico ad un bambino maltrattato. 

Perchè... l'ha lasciato li? Non è stata un'azione buona e Silente alla fine non si dimsotra un eroe buono come invece è Piton per esempio. Secondo me il personaggio di Silente è ... profondomanete Negativo, plasma Harry e... in qualche modo lo spinge anche a scegliere grifondoro anzicchè Serpeverde.
Secondo me ha fatto in modo che Harry fosse... Plasmabile, che fose suscettibile a determinati sentimenti per fare in modo che potesse portare a termine la missione e a morire alla fine di tutto
e tutto per Il BENE SUPERIORE. Silente secondo me è un personaggio buono, ma non è un protagonista positivo... anzi lo considero molto negativo.

E da qui la mia decisione del suo comportamento e della relativa punizione. Harry comprende i motivi per cui Silente l'ha usato, ma non riesce ad accettare tutto il dolore che le decisioni del suo mentore gli hanno procurato. Decide quindi di Punirlo, rendendolo consapevole di ogni suo errore e di ogni bruttura affrontata nel futuro e non dargli la possibilità di Intervenire. Trasforma silente da Burattinaio a Burattino. 
Può sembrare una giustificazione... e forse un po' lo è. Ma ci tenevo a darvi il mio parere su Silente e sul mio Harry. 
Ho scritto alla mia Lolly:
"Perciò Harry non diventa cattivo, si rende conto semplicemente che esiste il bene superiore, che le persone forse diventano o possono diventare sacrificabili. Non comprende questo discorso, ma lo impara da Silente, come quasi tutto e Tenta di applicarlo. Ma il mio Harry anche se oscuro, macchiato e sofferente è REALMENTE buono e Positivo malgrado tutto, quindi anche se parte con l'intenzione di ubbidire al bene superiore non riesce mai del tutto a sacrificare le persone, Tipo Lumacorno..."

Ho rotto gli Zebedei a sufficienza, spero che recensirete, questo capitolo mi ha .... reso Insicurissima sappiatelo! Un Enorme abbraccio e grazie! Ps: Scusate gli errori, ho litigato con tutta la tecnologia e con parte della grammatica oggi.

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Capitolo 11
*** La felicità è un confine. ***


[Alcuni studenti indietreggiarono, altri rimasero semplicemente paralizzati.
Improvvisamente una cappa di silenzio sconvolto aveva coperto ogni cosa.

Harry Gaunt si stagliava in piedi con il capo chino contro il petto, la divisa macchiata di sangue all'altezza della spalla e nella ferita aperta si trovava ancora l'aguzza spina di legno dalla cui punta si vedevano lente gocce di veleno cadere sul pavimento.]

 

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Il dolore aveva un sapore familiare, si univa alla stanchezza e si mescolava al veleno che bruciava ancora su quello squarcio aperto.

Era abituato al dolore.

Le gambe però gli cedettero e si rese conto di rimanere in piedi solo grazie a quella spina, ancora conficcata nella sua spalla e che sembrava non avere la minima intenzione di lasciare quell'improvvisato giaciglio.

Harry avrebbe voluto poter chiudere gli occhi, soltanto per risparmiarsi tutto quello che, sapeva, avrebbe trascinato con sé il dolore.

Anche altri in quella stanza vetrata sembravano desiderarlo, ma non successe.

I ricordi della guerra si schiantavano contro le sue palpebre forzandole a rimanere spalancate.
Voldemort adorava sfinire con le torture prima di scagliare l'Imperius.

L'unico modo di sopravvivere era rimanere lucido, spostare il dolore in un angolino della propria mente e restare sveglio.

Una patina calava su quegli occhi verdi che tentavano ininterrottamente di fissarsi sulle ombre delle statue di sale in cui sembrava si fossero trasformati tutti in quella serra.

Si rese conto di essere li, in piedi, da troppo tempo solo quando sentì lentamente il dolore svanire.

-Il veleno...-

Ragionò, quasi freddamente. Stava morendo, ancora.

I rumori sembravano attutiti, filtrati, riuscì a sentire soltanto delle voci parlare concitatamente prima di notarla: la spina che lentamente si ritraeva.

Cadde in ginocchio e poi sul viso percepì solo il pavimento sporco di terra.

Continuò però a tenere gli occhi spalancati e vide davanti a sè il corpo di Cedric, come l'ultima volta, affondato con il viso nella terra sporca del cimitero di Little Hangleton.

Lo vede con gli occhi vitrei, l'espressione intrappolata nel mite sorriso che gli macchiava il viso l'ultima volta, lo stesso che gli aveva rivolto prima di afferrare la coppa, lo sguardo sporcato solo un po' dallo stupore.

Harry avrebbe dovuto preoccuparsi per quelle immagini del passato che continuano ad invadere quel presente, ma non lo fece.

Avvertì le vibrazioni del pavimento e si sentì trascinare fuori da quell'incubo ad occhi aperti da due braccia incerte.
Improvvisamente il mondo parve riprendersi dal lento scroscio del sogno tornando  a scorrere alla velocità solita.

Lo sguardo del professore inorridì quando si rese conto che gli occhi di Harry erano ancora vigili e svegli, mentre moriva dissanguato.

Sembrò passata una vita, ma dopo pochi secondi un incantesimo, finalmente, lo costrinse a chiudere gli occhi.


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"Vorresti dirmi di grazia quale strada prendere per uscire di qui?"
"Dipende sopratutto da dove vuoi andare" disse il gatto.* [Alice in Wonderland]

L'incoscienza continuava ad accarezzarlo come un balsamo, da troppo non chiudeva gli occhi, per non apprezzare quel riposo imposto.

Le pozioni lo stordivano, ma non del tutto. Mai del tutto.

Sentì anche il retrogusto di pozioni antidolorifiche e, se non gli fosse costato uno sforzo incredibile, avrebbe riso.

Professore... il ragazzo è assuefatto anche alle pozioni antidolorifiche.

Madama Chips avrebbe mantenuto sempre lo stesso tono materno e duro.

Si ritrovò a pensare, Harry.

Un singhiozzo disperato interruppe però le sue parole.

Ha il corpo straziato...

"Non m'importa molto..." disse Alice.
"Allora non importa che strada prendi" disse il gatto.* [Alice in wonderland]

Non sapeva quanto tempo fosse passato.

Hanno usato le maledizioni senza perdono. Più volte. Tutte.

Era debole, ma ebbe voglia di sbuffare percependo il tono tragico del professore di Erbologia.

Era in guerra, era normale.

Tutto quel sangue, era normale.

A quel ricordo però sentì pizzicare, quasi dolorosamente, due punti distinti del suo corpo.

La cicatrice sulla fronte, ormai sbiadita fu come accarezzata da una mano gentile e la cicatrice più nuova, più netta, ancora rosso sangue che gli deturpava il petto all'altezza del cuore bruciò.
Le sentì distintamente, chiaramente: le due volte in cui qualcuno aveva disperatamente voluto la sua morte.

Erano le più visibili, in risalto sulla pelle pallida come i tesori privati di un collezionista, adagiati su cuscini candidi per esaltarne la bellezza.

Harry, però, sapeva che non c'era niente di bello nei suoi tesori.


"...purché arrivi in qualche posto" aggiunse Alice a mo' di spiegazione.* [Alice in Wonderland]

Quando riprese conoscenza per la terza volta, sentì la voce di Silente e questo, anche contro ogni senso possibile, lo rassicurò.

Le abitudini, si rese conto, sarebbero state difficili da estirpare.

Non preoccuparti Cara, ci penso io. Il signor Gaunt mi aveva avvisato di ogni cosa, viene da un luogo molto complicato, ma ora è al sicuro. Non è vero? Sta tentando di ricostruirsi una vita, mia Cara.

Ad Harry risultò oltremodo ovvio che il Professore di Trasfigurazioni stesse bellamente manipolando ogni membro senziente in quella scuola.

Con un sospiro mentale si rese conto che la voce di Silente, quando mirava a qualcosa, assomigliasse vagamente a quella di Riddle, in maniera inquietante.

Tale padre, tale figlio. Avrebbe voluto dire.

Ma si sentì ancora una volta troppo stanco e il buio lo ricoprì come una calda coperta.


"Ah, per questo stai pure tranquilla" disse il gatto "basta che non ti fermi prima"* [Alice in Wonderland]


Era notte inoltrata quando riuscì ad aprire gli occhi.

Li fissò appannati e stanchi sul soffitto.

Accarezzò tutta l'infermeria con lo sguardo nostalgico, fino a farlo scattare alla fine del proprio letto.

Ce ne hai messo di tempo prima di accorgerti di me...

Harry rimase immobile.
Per un secondo credette fosse Abraxas.

Abraxas, così come Draco, era di una bellezza incredibile, ma Harry sapeva che quello che sedeva scompostamente ai piedi del suo letto era il suo amore.

Draco aveva gli occhi molto stanchi, il grigio risultava opaco e privo di vita.
Quel dettaglio però conferiva una profondità particolare a quegli occhi già tanto belli, quella stessa profondità che avrebbe poi risucchiato anche Harry.

Draco portava i capelli lunghi come l'ultima volta in cui l'aveva visto, troppo, troppo lunghi. Ricordava che il suo amore li usava come un sipario, ci si nascondeva dietro per proteggersi dagli altri.

Da quando era fuggito dal Manor, non sopportava di essere toccato da nessuno, tranne che da Harry.
Vestito con maglioni molto larghi, aveva abbandonato da un po' l'eleganza che aveva sempre ostentato.

Draco, il suo Draco, era bello e triste. Ancora più bello di quanto Abraxas potesse sognare d'essere.

Come un fiore, che sfidando ogni legge e buonsenso, sboccia in mezzo alle rocce o al centro di un deserto.


Draco...

Era cosciente del fatto che la sua mente stava cedendo.
Ma non poteva che rimanere ipnotizzato dai movimenti di quella visione.

La visione sorrise, Harry sentì un calore scaldarlo dall'interno, anche se era consapevole che quello fosse un gioco crudele della sua mente.

Per qualche secondo si cullò nell'illusione che stesse realmente cambiando qualcosa in quel futuro martoriato, che quella fosse un immagine del futuro, perchè mai, mai aveva visto quel sorriso sfiorare le labbra morbide dell'amato.

Si abbandonò contro il cuscino.

Sto impazzendo?

Draco sorrise ancora.

No, Amore. Non ancora.
E' il rituale, hai confuso passato e futuro, ma sei forte Harry, lo sei sempre stato.

La voce di Draco, così come la ricordava, spinse il moro a chiudere gli occhi.

Ricordati di me, Draco. Quando torneremo a nascere, questa volta, combatterò per te.

E Draco gli sorrise, l'ultima volta, prima che le palpebre di Harry gli oscurassero ancora la vista.



 

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Ecco perché sono su questo pianeta, in questo tempo.

Adesso lo so.

Per molti più anni di quanti non ne abbia vissuti,

ho continuato a precipitare dall'orlo di un luogo immenso e altissimo.

E in tutti questi anni... precipitavo verso di te.* [I ponti di Madison County]
 

Per Tom quel dolore aveva un sapore nuovo ed angustiante.

Non aveva mai percepito una paura così strisciante sotto pelle e ne era rimasto sconvolto.

Si era ritrovato almeno dieci volte nei bagni, a strofinarsi le mani tentando di strapparsi via la sensazione del sangue di Gaunt dalle dita.

Non riusciva a capire perché gli avesse fatto quell'impressione così vivida; sentiva nella sua mente ogni cellula urlare che quel sangue e quella ferita fossero sbagliati.

Ma Sbagliati in che modo? E perché?

Cosa aveva di diverso il suo sangue rispetto a quello di qualsiasi altro?

Vi si era immerso tante altre volte e quasi saggiava soddisfatto con le labbra tutto quello che sarebbe stato versato per la sua causa.

Ma con Lui è diverso...

Diverso da cosa? E perché?

Non poteva fare altro che ricordare le parole rubate dall'infermeria, pensarci e ripensarci fino a credere che fossero state quelle ad attaccarsi alle sue mani, creando quella sensazione opprimente.

Tortura... lo aveva immaginato, ma parlavano di cicatrici vecchie di anni, tanti anni.
Chi si sarebbe accanito così crudelmente su un bambino?

Cruciatus, Imperius e l'Anatema mortale.


 

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Sul pavimento si notava una macchia più scura, proprio ai piedi del suo letto. 
Non erano riusciti a pulire quel misto di sangue e veleno.

Come ipnotizzato, Tom osservò le palpebre del moro alzarsi e qualcosa di sconosciuto spinse fuori le sue parole.

Non sarebbe dovuto succedere, non a te. Non in quel modo.

Ciao... Tom.

La voce roca di Gaunt gli trapassò il cranio come una scossa elettrica, ma niente comparve sul suo viso appena appena rischiarato dalla luce.

Harry inclinò il capo leggermente e si concentrò sulla piega che assumevano le labbra piene di Tom mentre si stringevano impercettibilmente.

Io non sbaglio...

Harry si fece sfuggire un sorriso tirato.

Oh... sì Tom, tu hai già sbagliato.

Non hai sbagliato, Tom. Ho scelto di spostare Minerva.

Tom strinse i pugni, fino a farsi sbiancare le dita e sanguinare il palmo.
Un baluginio rossastro a macchiargli appena l'iride.

Non hai paura di niente... tu?

Il tono era sprezzante, ma forse, per una volta, sinceramente curioso. Harry ne rimase affascinato, suo malgrado: Per cosa esattamente, Tom, era furioso?

Paura. Che fosse spaventato?

Cosa mi spaventa?

Chi inganna sempre le persone.chi non ha mai fatto altro nella vita e riesce, alla fine, a mentire anche a sè stesso. 

Chi si comporta da essere umano senza aver mai provato una sola emozione.

Quelli che parlano dell'amore senza aver mai amato.

Chi mangia anche se non ha mai avuto fame.

Quelli che difendono l’ amicizia anche se non hanno nessuno.

Forse ho paura di questi fantasmi Tom, perché sono diventato esattamente come loro.

 

Provò a flettere un ginocchio e a piegare un braccio, sorrise nel constatare solo un leggero fastidio nei movimenti della spalla.

 

Si mise seduto e fissò i suoi occhi in quelli di Tom.

 

Harry aveva qualcosa un tempo e aveva tentato disperatamente di proteggerla.

Persa quella, aveva iniziato a comprendere quanto fosse impotente, anche con tutto il potere che aveva guadagnato.

Tutto poi accadde per il desiderio di un istante e il pensiero che seguì subito dopo quel desiderio.

 

Voglio qualcosa che non devo difendere. Qualcosa che esista anche senza di me.

 

Le uniche volte in cui non mi sento uno spettro è quando mi guardi tu.

Perchè so che riesci a vedermi.

E so che è lo stesso per te. Puoi costruire tutti i muri che vuoi, chiuderti all'interno dei tuoi confini e chiudere fuori chiunque altro. Ma non servirà, non con me.
 

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HO CORRETTO NUOVAMENTE IL CAPITOLO, PARDON, MA AVEVO SERIAMENTE LITIGATO CON I VERBI.
Questo capitolo lo dedico alle nuove improbabili amicizie che nascono da una passione in comune e che, con chiacchiere che forse un senso non ce l'hanno, ti fanno stare davvero bene.


Un Grazie sempre e comunque a Lolly, impegnatissima, ma che quando può mi dedica tempo prezioso. 

E un ENORME RINGRAZIAMENTO a LadyRiddle. Una di quelle nuove amicizie e consigliera insostituibile, se questo capitolo ha visto la luce, è merito suo.

Un Abbraccio a tutte. GRAZIE di seguire questa storia e di apprezzarla. 

Ok, La pianto... 




*= Citazioni, se volete sapere nel dettaglio di chi o di cosa, contattatemi!

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Capitolo 12
*** La felicità è destino. ***



 

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Nell'estasi amara che distrugge se stessa, quest'odio ritrova ogni giorno uno sguardo, una rotta parola, e li afferra, insaziabile, come fosse un amore.*

-C. Pavese-


 

Fu come se minuscoli pezzi si fossero posizionati improvvisamente al posto giusto.

La realtà si paralizzò intorno a loro e sembrava semplicemente non esistere più.

Una piccola parte della mente di Tom, si domandò se Gaunt lo avesse colpito con un incantesimo, l'altra semplicemente non se ne curava e sembrava solo aspettare.

Attendere che qualcosa, qualsiasi cosa, arrivasse dal passato o dal futuro.

Aveva la certezza che Gaunt sapesse tutto su di lui, che lo conoscesse ancora meglio di quanto poteva dire lui stesso.

Ma non riusciva a preoccuparsene e fu questo a scatenargli il panico nel petto.

Trascinò la mano sulla bacchetta e la strinse tra le dita.


 

Alcune volte il dolore diventa una grande parte della tua vita,

tanto che ti aspetti che sia sempre lì,

perché non ricordi un momento nella tua vita in cui non ci sia stato.

Ma poi un giorno senti qualcos'altro.

Qualcosa che sembra sbagliato solo perché non ti è familiare.

-One tree hill-


 


 

Hai paura di me?

Era destino per noi incontrarci.


 

Per me il destino non esiste, Gaunt. Solo chi mette il piede in fallo scivola nel destino.


 

Tom continuò a guardarlo negli occhi, certo delle proprie parole.

Harry invece lo vedeva, dalle sponde di quel fiume, vedeva il moro annegare nelle acque del destino e sentiva per entrambi la pressione dell'acqua che presto li avrebbe trascinati sul fondo. Che morte orribile, annegare nel fato.


 

Tom indietreggiò spontaneamente, come sempre sotto lo sguardo di Gaunt, sentiva, percepiva sulla pelle l'ineluttabilità del loro incontro.

Con amarezza si rese conto di provare qualcosa di molto vicino alla serenità in compagnia dell'altro ragazzo, come se vedesse in quegli occhi verdi un frammento di sé e se ne sentisse attratto.


 

Come se quel pezzo chiamasse il suo nome, da tanto, tantissimo tempo e lui, che ora riusciva a sentirne la voce, non volesse più sprecare tempo per stringerlo tra le mani, per stringerselo al petto fino a costringerlo a ritornare a casa. Finalmente.


 

Ho capito che ci portiamo dentro chi non siamo riusciti ad avere accanto.

- N. Agliardi.


 

Io credo nel destino, Tom. Devo crederci perchè quel destino è in debito con me.

E tu, anche tu, hai un debito con me.

Tu sai cosa vuol dire amare?

Amare, per me fu tenere il suo respiro nelle braccia e scoprire che ogni altro rumore si era spento. * [M. Mazzantini]


 

Di che debito parlava?

Io non ti avevo mai visto, prima del giorno dello smistamento.

 

Ma era scritto che dovessimo camminare insieme.
Noi siamo stati strappati alla nostra realtà e abbiamo vissuto per anni in un mondo in cui eravamo considerati dei mostri. Le cose che abbiamo perduto non potranno esserci restituite, e per quanto il mondo magico possa esserci affine, vivremo sempre in un limbo. A metà, volenti o nolenti, tra mondo magico e mondo babbano, esclusi però allo stesso modo da entrambe quelle realtà.

 

Gli occhi di Tom si assottigliarono, lo sapeva. Lo aveva sempre saputo, ma sentirlo uscire dalle labbra di Gaunt lo fece tremare di rabbia e impotenza.

Gaunt aveva la capacità di dire tutto ciò che aveva nascosto in fondo ad un pozzo nero e si era costretto a dimenticare.

Gaunt era circondato da tutto ciò da cui Tom si era sempre allontanato.

 

Io costruirò il Mio Mondo, Gaunt. Un Mondo Magico che prenderà il sopravvento su qualsiasi altra realtà.

e troverò un modo per guidare quel mondo... per sempre.


 

E uscì sbattendosi la porta alle spalle.


 

Gaunt sapeva del suo passato, sembrava prevedere il suo presente e intuiva il suo futuro.
Tom decise in quel momento che avrebbe ristabilito l'equilibrio di quel gioco tra di loro o si sarebbe deciso a eliminare Gaunt.


 

Alice: "Per quanto tempo è per sempre?" Bianconiglio: "A volte, solo un secondo."

L. Carroll. [ Alice in Wonderland ]


 

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Il giorno dopo venne svegliato da un continuo lamento, un lamento familiare e snervante e fu ancora intontito dal sonno che disse:

Mirtilla, per l'amor di Godric, taci.

Il borbottio si concluse in quel preciso istante, nello stesso frangente Harry spalancò gli occhi, si raddrizzò fissando lo sguardo verde e aperto su una ragazzina del terzo anno, raggomitolata nelle lenzuola del letto di fronte al proprio, si stropicciava un occhio mentre con l'altro lo guardava ancora sorpresa.

Tu conosci il mio nome..?

Harry assottigliò lo sguardo, valutando ancora se fosse nuovamente uno scherzo della sua mente o se stesse realmente guardando Malcontenta viva... e lagnante. Si sentì quasi in colpa quando si rese conto d'averla completamente dimenticata. Mirtilla era viva, perché il Basilisco dormiva ancora quieto nella Camera dei Segreti.

 

Fu sinceramente felice di essere riuscito, in qualche modo, a cambiare qualcosa e fu con un sorriso dolce che la salutò.

Ciao, Mirtilla...

 

Mirtilla smise di piangere e rispose con un sorriso accennato, iniziò a parlare da subito instancabilmente, ininterrottamente e Harry non la interruppe mai, rimase fermo ad ascoltarla mentre ragionava.

Anche quella crudeltà, leggera, sottile tra compagni di scuola... aveva spinto una vita a spegnersi.

Così come i preconcetti e l'ostilità dei purosangue aveva plasmato la vita di Tom.

 

Forse, forse aveva ragione Tom. Forse c'era bisogno di costruire un nuovo Mondo Magico.

Forse bisognava radere al suolo tutto e ricostruire da capo.


 

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Harry fu dimesso due giorni dopo, Tom non si fece più vedere in infermeria.

All'uscita trovò ad aspettarlo Abraxas, fu con velata nostalgia che lo guardò e riuscì a non accavallare la sua immagine a quella di Draco. Reali e dolorose le loro differenze risaltavano ormai ai suoi occhi.

 

Chiuse gli occhi per un momento, tenendo lontani pensieri e ricordi che non avrebbero fatto altro che appesantirlo.

Sentiva il tempo scorrere via dalla sua clessidra.

Il rituale che gli aveva permesso di tornare indietro si stava dimostrando impietoso e le conseguenze disastrose.

Sentiva ancora cantinelante la voce di Hermione:


-C'è un inconveniente nei viaggi temporali a lungo termine, per questo nessuno li compie, il mago non esiste a quel tempo, la vita non ammette la non esistenza, è come se prevaricasse la nascita e la morte. La non esistenza entra in conflitto con la vita che la circonda e si ribella come quando il corpo cerca di scacciare un virus con gli anticorpi, è la difesa della natura.-

 

Sapeva di avere un grande potere, ed era consapevole di ciò a cui sarebbe andato incontro quando si era precluso l'unica via di salvezza distruggendo quel piccolo marchingegno.

Prima o poi avrebbe ceduto, la sua mente avrebbe iniziato ad accavallare il passato ed il futuro, a confondere il presente, più sarebbe andato avanti, più la sua coscienza pezzo, dopo pezzo sarebbe rimasta intrappolata in quel limbo, dove il suo futuro non era ancora e il suo passato non esisteva.

Fu con una preghiera che riaprì gli occhi e percorse i corridoi con Abraxas.

Fa che non sia troppo tardi.


 

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Filler...

Il grifondoro venne scosso da un lungo tremito mentre si girava.

Lui solo pareva essersi reso conto che il colpo arrivato al nuovo serpeverde era indirizzato a tutt'altra persona e solo lui pareva sapere che niente in ciò che era avvenuto, era successo per puro caso.

Per la prima volta da quando aveva visto Tom Riddle, fu scosso da puro terrore incrociandone gli occhi. Per la prima volta aveva compreso a che cosa poteva arrivare Riddle, pur di ottenere ciò che voleva.

R..riddle...

Stasera, Filler, tu mi darai ciò che mi serve o io ti strapperò ciò che voglio.

Detto questo Riddle sparì in un corridoio vuoto, sgusciando di ombra in ombra, come se l'oscurità lo seguisse passo passo.

Il grifondoro si accasciò a terra, aveva intravisto negli occhi di Riddle un lampo rossastro e un bagliore nuovo, quasi folle.

Il bagliore del predatore che non riesce a vedere nient'altro se non la sua preda.  

 

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Ancora una volta ringrazio chi segue e recensisce questa storia.
Siete meravigliose.

Un Grazie particolare va a Ladyriddle, che sopporta i miei deliri e mi fa letteralmente da Musa.
Un Grazie anche a Ero, che ha letto le mie Drarry, anche se odia Draco.

Un grazie anche alla mia beta, Lolly, anche se ultimamente mi è stata sottratta dagli impegni.

Questo capitoletto non è betato completamente, se non ci sono orrori lo devo a LadyRiddle.
Se ci sono errori, vi prego di scusarmi e di comunicarmelo!

Questo capitolo forse spiega qualcosina. 
Giuro però che arriverà quello chiarificatore presto. 
Giuro! 

Alla prossima. 

Grazie.

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Capitolo 13
*** La felicità è un specchio rotto. ***


La giornata trascorse lentamente, gli occhi di Tom rincorrevano le lancette che per puro diletto sembravano essersi fossilizzate.

Quando alla fine arrivò la sera, si rimproverò ogni comportamento della giornata, ma era quasi arrivata la fine di quel gioco.

Incontrò Filler in una nicchia al terzo piano, nei pressi di un bagno femminile, il ragazzo tremava e sudava, ma stringeva febbrilmente nel pugno un pezzo di pergamena stropicciato.

Filler andava controllato strenuamente, la paura è un ottimo deterrente, fin quando non diventa terrore. Il terrore porta a risultati poco prevedibili e sarebbe stato controproducente.

Fu con quello che voleva essere un sorriso tranquillo che salutò il Grifondoro.
 

Filler... hai quello che desidero, non è vero?

R..riddle... pprima di darti... la rriposta...

Lo sguardo del prefetto si indurì, che il coraggio di cui si vantavano tanto i Grifoni non fosse nient'altro che stupidità?


Perchè soltanto la stupidità poteva far pensare a quel verme di avere la possibilità di contrattare in quella situazione. Ancora una volta però l'ira di Riddle venne placata dalla voce sibilante della sua coscienza.

-Fagli credere di avere voce in capitolo... poi scoprirà di aver pronunciato anche le sue ultime richieste-

Ddevi.. assicurarmi che... nnon avrò riper.. ripercussioni per q..quanto scoprirai..

Riddle alzò un sopracciglio, l'ira accantonata in favore di una sincera curiosità.

 

Tengo in considerazione le informazioni e non ti riterrò responsabile di niente di quello che mi farai conoscere.

Le parole erano state dichiarate con cura e lentamente, pesate e soppesate.

Filler era già morto, era solo questione di tempo. Inventare scuse era la sua specialità.

La pergamena spiegazzata gli si posò sul palmo in una morbida carezza, il cuore ed i suoi battiti occupavano completamente tutti i sensi, tanto da coprire anche i passi veloci di Filler lungo il corridoio vuoto.

Scorse le parole su quel frammento sgualcito e tutto il resto sparì.


 

--- Orsovolon Gaunt ----

--- Merope Gaunt - Orfin Gaunt ---

--- Tom Orsovolon Riddle - Harry James Gaunt---


 

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E' in un attimo che la vita cambia, i colori mutano, le forme si trasformano e tu rimani fermo al centro di un nuovo universo in formazione.
E ti senti fuori posto, come se fossi l'unico pezzo del mosaico a non intonarsi con il quadro generale.


 

Harry Gaunt, chi... era?

Il cuore lanciato a ritmo veloce nel petto, sembrava quello di un morto fatto ritornare a forza nel mondo dei vivi.

Raggiunse Gaunt in uno dei bagni meno frequentati, ma neanche la presenza di altri studenti avrebbe potuto fermarlo.

 

Cos'è la magia?
Parole che diventano azioni e oggetti.

Confini che diventano semplici linee di inchiostro.


 

L'impossibile sparisce e un getto caldo di pura volontà spalanca le porte del reale.


 

Una parola. La bacchetta spianata, l'affanno.

Legilimens!

 

Tom vide troppo tardi il sorriso di Gaunt, che sembrava un morbido arrendersi.

Era troppo tardi perchè le parole erano già diventate realtà e tutto diventava appannato e torbido.

 

Poi Tom entrò nella mente di quel ragazzo con una facilità preoccupante.

 

Si trovavano al castello, Tom riusciva a riconoscere i corridoi, anche se sembravano in qualche modo uguali e diversi.

Faceva scattare lo sguardo da un lato all'altro, aspettando che quel ricordo si consolidasse.

 

Harry!

Una voce, di ragazza, seguiva l'incedere duro e rabbioso di quello che aveva imparato a conoscere come Harry Gaunt, ma era diverso, meno duro, meno sofferente.

Hermione è colpa mia, vi prego... vi prego state lontani. Lasciatemi da solo...

 

Nebbia coprì quell'immagine e subito dopo un'altra si fece largo davanti ai suoi occhi.

 

Un ragazzino biondo e dall'aspetto borioso, tendeva una mano ad un ragazzino minuto dagli sfolgoranti occhi verdi.

Un contatto negato.

 

Il ricordò si oscurò ancora, Tom non riusciva a capire... sembrava che la mente di Gaunt fosse una massa confusa di presente, passato e forse un futuro che non riusciva a comprendere.

 

Un'altra immagine.

Dedali oscuri, aria stagnante. Un odore opprimente di morte e umidità combinati insieme per troncare ogni respiro nel petto.

Un ragazzo stava in piedi, legato con catene ad un muro sudicio, il corpo scosso da tremori e ornato da segni e cicatrici che, Tom lo sapeva, sarebbero rimasti per sempre su quel corpo.

 

Harry Gaunt giaceva immobile, con gli occhi vitrei, quasi completamente nudo e coperto di sangue al centro di una stanza fetida. Improvvisamente un cigolare ed una voce sibilante lo costrinsero a distogliere lo sguardo.

Una figura completamente avvolta in un mantello entrò nelle segrete accostandosi al ragazzo.

 

Giovane.. Harry.

Un rumore di catene smosse.

Dopo l'avventura all'ufficio misteri... ero onestamente preoccupato. Tutta la storia della profezia... e quel vecchio rincitrullito sempre tra i piedi.

Non avrei mai pensato che il tuo potere potesse tutto essere racchiuso in quello scialbo ragazzino spocchioso.

 

Tom vide la creatura accostarsi e agguantare per i capelli Gaunt costringendolo a tenere la testa alta e gli occhi attenti.

 

Hai... ostacolato i miei piani per così tanto tempo... Harry.

La vendetta feroce e veloce che volevo all'inizio, si è trasformata nel desiderio di piegarti, annientarti e strapparti ogni più piccola felicità dal petto.

 

Quella mano ossuta lasciò andare la testa del ragazzo che ricadde pesantemente.

Tom concentrò tutta la sua attenzione nuovamente sul ragazzo, cercando in quel cadavere un brandello della forza che aveva visto in Gaunt.

 

Bellatrix, porta qui il giovane Malfoy.

 

Rumore di passi e una risatina leggera, poi di nuovo quella voce sibilante.

 

Siamo entrati al castello grazie al giovane, Silente è morto, i tuoi amici ancora una volta in pericolo, gli studenti aggrediti, il sangue e le macerie.

Non ti pare sia ingiusto far pagare questo scotto alle persone che dici d'amare?

Così tanta fatica per trovarti...

 

Le parole furono pronunciate da quelle labbra come se avessero un sapore amaro, come se il solo pensiero disgustasse quella creatura dal profondo.

E ho solo dovuto sfiorare quel ragazzo per fare in modo che fossi tu a venire da me!

Una risata graffiante fece scorrere un brivido lungo la schiena di Tom.

 

Il ricordo ancora una volta si oscurò sullo sguardo terrorizzato di Gaunt fisso sulla porta della segreta, mentre un cigolio ne annunciava l'imminente apertura.

Tom, scoprì in quello sguardo... il significato della parola Terrore.


 

Una stanza completamente buia, dei singhiozzi continui e strazianti.

Non il pianto di un bambino, ma il dolore silenzioso di un uomo disperato.

Ti prego... Ti supplico, non farlo...

 

Non fare cosa, piccolo povero Harry?

 

La mano ossuta della creatura teneva ferma la testa del giovane, stringendone in una morsa dolorosa i capelli e costringendo quegli occhi verdi ad osservare straziati tutto ciò che avveniva a distanza di qualche metro.

 

Urla disumane, una voce chiara e limpida straziata e spezzata.

Un corpo di un biancore spettrale macchiato di lividi bluastri era piegato scompostamente su una tavola di legno.

Una risata leggera e una voce di donna, disturbante e isterica.

Pover piccolo Dracuccio! Rilassati e sarà piacevole anche per te!

Rumore di un corpo spinto contro un altro corpo.

“...ti supplico.... basta...

La voce, Tom la riconobbe solo in quel momento, era quella di Gaunt.

 

Poi un bagliore rischiarò completamente quell'oscurità malata.

Non farlo avvicinare al ragazzo!

 

Un rumore tremendo e urla angosciate, uno schiocco, poi ci fu solo il silenzio.

E due corpi martoriati davanti ai cancelli del castello.

 

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Cos'è la magia?

Un proposito che diventa fatto?

Un desiderio che diventa realtà.


 

La nebbia coprì ancora una volta tutto, Tom si accorse con orrore di non poter ritrarsi.

Di star affogando in quei ricordi.

-La conoscenza... è potere. Non è vero Tom?...-

 

Un sussurro, bastò quel sussurro a fargli scoprire che era Gaunt a tenerlo prigioniero in quei ricordi.

L'immagine sfumò nuovamente, per ricomporsi lentamente davanti ai suoi occhi.

 

Un ragazzo giaceva raggomitolato contro il cuscino, vestito con un immenso maglione scialbo che ne faceva risaltare il corpo esile.

Una cortina di capelli biondissimi a coprirgli metà del volto.

Tom si girò di scatto sentendo una voce bassa sussurrare incessantemente.

Perdonami.... perdonami...

Era Gaunt... piegato e distrutto. Il Gaunt che Tom aveva conosciuto. Così come lo aveva conosciuto. Un vaso distrutto e riattaccato male, tutte le crepe dolorosamente visibili.

Tom si chiese come potesse avere sofferto tanto senza essere impazzito, era possibile?

Un ulteriore crudeltà: il rimanere vigili a sé stessi dopo aver toccato il fondo di ogni sofferenza.

Perdonami... Draco...

Harry...

Il ragazzo raggomitolato allungò lentamente un mano verso Gaunt che lo guardava, chiuso però nel suo dolore.

Tom vide Gaunt scattare all'indietro per evitare quel tocco. Quasi come se quel singolo sfiorarsi avesse potuto rompere gli ultimi frammenti integri del suo essere.

Vide il germe della follia nello specchio verde dei suoi occhi.

Vide negli occhi di Gaunt il desiderio mostruoso verso quel ragazzo e subito dopo il disgusto verso sé stesso.

Ancora una volta Tom, rimase sbigottito dall'assoluta trasparenza di quel ragazzo.

 

Volevo chiederti tantissime cose, Harry.
Ma alla fine mi rimane il tempo per una sola domanda:

Cosa sarebbe successo di così tremendo... se mi avessi permesso di amarti?

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Tom sentì rumore di vetri infranti e non riuscì a capire da che punto provenissero.

Quando ricomparve sul pavimento di quel bagno, notò Gaunt con il pugno conficcato nello specchio rotto.

 

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So che probabilmente Voldemort non chiamarebbe in quel modo nè Harry nè Draco, ma non volevo enfatizzare il cognome Malfoy e non volevo assolutamente citare il cognome di Harry per fini legati alla trama. 
Spero che qualche dubbio venga chiarito da questo capitolo. 
Un enorme grazie a LadyRiddle... perchè se ho pubblicato è stato solo grazie a lei e ai suoi incoraggiamenti.
Grazie anche a Erodiade che mi da spunti e idee mentre ciarliamo di concetti filosoficamente Potteriani. 

Grazie a chi legge e soprattutto a chi commenta! 

Ps: perdonate come sempre gli errori, ma non volevo rompere troppo le scatole a LadyRiddle e la mia Beta è ancora mostruosamente occupata! 

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Capitolo 14
*** La felicità è passione. ***


Anche oggi cerco l'uomo solo per me.
L'uomo che mi vorrà bene proprio perché sono così.
L'uomo che mi vorrà bene per sempre, 
anche se non riuscirò a esaudire il suo sogno.
Ma... un altro me stesso continua a ripetermi:
Tu credi davvero che esista un uomo del genere? 
Io vorrei che esistesse.
E veramente vorrà bene solo a te?
Io spero che sia così.
Veramente quell'uomo non vorrà niente da te?
Se non è così, se non mi vorrà bene per il fatto che io sono me... 

...quello, non sarà l'uomo solo per me.

Ma allora, dove si troverà?

Sicuramente vicino a me, in un luogo non molto lontano,
credo che esista un uomo che potrò amare. 
Tu sei l'uomo solo per me?

Oppure vuoi bene a qualcun altro, a qualcuno che non sono io?
Dimmi... quale è la risposta?*

Chobits
 

Veli... sfarfallii, grate di prigioni e rumore di lucchetti serrati. Tom riuscì ad intravedere negli occhi di Harry dei movimenti spaventosi... temette, per qualche istante, che tutto si sarebbe spezzato... lì, in quel momento. Su quel pavimento.

Fissò gli occhi sul vetro a pezzi e sul sangue che ne colava, come se fosse stata quella lastra fredda a trasudarne. 

Gli occhi di Harry erano vitrei e lontani, magari ancora incastrati in quella visione, ma in fondo brillava una luce di comprensione e conforto.
Come sempre, non riusciva ad essere spaventato o impensierito da quel ragazzo.
Era giusto, era semplicemente giusto guardarlo sanguinare.

La voce rauca di Gaunt lo riscosse, dovette comunque concentrarsi per percepirne le parole.

Ogni volta... che ti vedo sorridere, il mio cuore si stringe con dolore e piano... quel dolore mi uccide.
Sono quelle le volte in cui mi chiedo... cosa sono diventato?
Cosa ho fatto, per arrivare a questo?

Pezzi del passato di Tom si erano incastrati... altri viaggiavano confusi, si univano e separavano quasi scontrandosi con tutti i frammenti che Gaunt gli aveva fatto precipitare addosso.

Chi... diavolo... sei?
Cos'era.... quello?

-Un fratello?
Un mio pezzo smarrito nel tempo?
Mi appartieni? O sono io ad appartenerti?
Perchè non riesco a ricordarmi di dimenticarti?

Odiarti è faticoso, più di quanto sia stato imparare ad odiare il mondo intero.
E mi rendo conto di non riuscire... ad odiarti.-

Harry cadde sulle ginocchia, la voce di Tom, finalmente...

-Finalmente...-

Pensò con un sospiro. Finalmente era riuscito a destarlo da quell'incubo.
Il dolore asfissiava, rendeva l'aria pesante e irrespirabile e malgrado quella sensazione opprimente, strisciò fino a fermarsi davanti a Tom. 

Non sapeva vivere senza dolore. Non ci riusciva.
Dai pori della sua pelle, strisciante sentiva vapori di dolore salire e circondare chiunque gli fosse accanto. 

Che vita avrebbe potuto avere... con Draco?
Si sarebbero distrutti a vicenda, Harry lo avrebbe ucciso giorno dopo giorno perchè non conosceva nient'altro che quello. Dolore e distruzione. 

Nessuno, nessuno gli aveva insegnato altro. 

Siamo uguali, io e te Tom. Condividiamo lo stesso sangue... lo stesso dolore.

Harry era incurante delle sue parole e del significato che queste avrebbero potuto avere per Tom. Che potesse crederlo o meno suo consanguineo, un fratello, era assolutamente insignificante. 

Vuoi sapere che cosa sono le cicatrici?
Frasi di storia incise nella carne.

A volte mi pare di dimenticare le persone che ho odiato, ma quando salgo sulla scopa, in un gesto che per me è abitudine sfioro una cicatrice di 9 cm.
Uno squarcio che mi sono fatto per colpire a morte una donna.

A volte, più raramente, mi capita di dimenticare d’aver amato, poi mi rimetto la divisa ogni giorno e, sul mio petto, vedo la cicatrice che ha lasciato sulla mia carne il desiderio di morire per salvare molte persone.

Due persone di cui devo dimenticare i nomi mi dicevano che ormai ero assuefatto al dolore.
Assuefatto… come se fosse stata una droga, un filtro, una pozione, come se fosse piacevole.

La cosa che ho imparato da te è che non era una droga per me e non ne ero assuefatto né dipendente.

La sofferenza era semplicemente la cosa che più conoscevo al mondo e quella su cui basavo il mio metro di giudizio.

Se faceva male … era importante.

Harry alzò una mano e a Tom venne in mente in un flash uno dei ricordi di quel ragazzo.
La mano spezzata e debole di quel ragazzo nell'infermeria... quella da cui Harry si era scostato come se scottasse.

Ora si rendeva conto... ora quasi riusciva a capire cosa fosse passato per la mente di Gaunt.
Forse più di chiunque altro, ne era ormai certo, lui sarebbe riuscito a capire il perchè di quella fuga.

Perchè quel contatto era... Caos, confusione e smarrimento.
Quel contatto era una richiesta, disperata. Accettarlo sarebbe stato come suggellare un patto di sangue. Sentiva l'essenza stessa della magia in quel contatto, la consapevolezza che niente fosse innocuo e fermo, che nessun oggetto fosse privo di vita... che ogni singola parola contenesse un potere spaventoso. 

Non chiederti perché la gente diventa pazza.
Chiediti perché non lo diventa.
Davanti a tutto quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante... è meglio chiedersi che cos'è che ti fa restare intero.*
Grey's Anatomy

 

Era sempre stato... malvagio, se di malvagità si poteva parlare, non ricordava di aver mai, mai provato nessun sentimento positivo.
Era sempre stato una spina affilata.

Perché influenzare un individuo vuol dire trasfondergli la propria anima.
Egli non pensa pensieri naturalmente suoi, e non arde delle proprie naturali passioni. Le sue virtù non sono una realtà, e i suoi peccati, ammesso che i peccati esistano, sono presi a prestito.
Eppure la sentì, per la prima volta, sentì quella voce.

O.Wilde

-Toccalo...-
-Lasciati Toccare-

Quando sentì la mano fredda di sangue poggiarsi sulla sua guancia, fu come se il tempo si fosse fermato. 

-Eccolo, il momento...-


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Sentire quel tocco sul viso, fu come sentire fuoco e ghiaccio insieme. 

Era desiderio, era dolore. In quel momento Tom, non sembrava minimamente in grado di resistere alla voce di quel... mostro, che dalle viscere continuava a spronarlo.

-Toccalo ancora...
...di più-

E per la prima volte nella sua vita, si ritrovò semplicemente ad ...ubbidire. 

La mano salì alla nuca di Gaunt stringendone i capelli, se fosse stato attento avrebbe notato in quel gesto la somiglianza con un gesto simile rubato ai ricordi di Gaunt. 

Ma... aveva fame.
Perché solo così poteva chiamarsi quella voglia spasmodica.
Incrociò gli occhi di Harry e vi lesse una fame ed un bisogno simili.

-Siamo simili... siamo soli...-

Strinse la presa su quei capelli e si beò del gemito roco che sfuggì a quelle labbra rosse. 

-...di più.-

Lo strattonò, unendo violentemente la bocca alla sua: mordevano e leccavano come se fossero stati in un deserto per tutta la vita e quel contatto fosse l'unica, ultima goccia d'acqua. 

Harry fece scivolare la mano insanguinata dietro la nuca di Tom incurante del dolore o fomentato maggiormente da questo.

Riddle sentiva il sangue macchiarlo e con un ringhio trascinò quel ragazzo ancora più vicino.

Harry strisciando le ginocchia arrivò quasi ad incastrarsi con Tom, grembo su grembo.
Gli circondò il collo con le braccia affondando le unghie nella striscia di pelle lasciata libera dal colletto ormai slacciato. 

La mano di Tom scorreva feroce sul suo fianco, tracciando e quasi calcando con la punta delle dita le cicatrici che incontrava.

Sembrava scavare nella pelle di Gaunt. 

Voleva riaprire ognuna di quelle ferite e sentire il sangue sotto i polpastrelli.

Morse più forte le sue labbra abbeverandosi del dolore e leccando le gocce di sangue che scivolavano sul mento. 

Lo voleva... disperatamente.

Voleva fagocitarlo.

Unire i respiri ai suoi e fare in modo che non riuscisse più a respirare senza sentire il suo odore nell'aria. 

Il petto di Harry, ansante, si poggiò contro quello di Riddle. 

Tom strinse la presa su quei capelli costringendolo ad inclinare scomodamente la testa, quegli occhi verdi vagamente appannati, ma ancora accesi di quella luce bramosa, lo accompagnarono con le labbra lungo il collo del moro, fino a sentire sotto la lingua il battito del cuore.

Stringere i denti attorno a quella carne morbida fu pura libidine, e quando per il dolore i fianchi di uno scattarono contro quelli dell'altro, tremarono. 

Cercarono quello stesso contatto ancora una volta, una volta di più, con foga, freneticamente.

Cercavano sazietà, Cercavano sollievo a quella sete. Stavano Cercando di annegare in quel doloroso piacere. 

 

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Ehi,dimmi…tu mi vuoi bene?
Oppure… hai paura di me?*

Chobits

 

"Nonna? E' arrivata una lettera da quel signore triste..."

"Si,  portamela... per favore, cara."

Rumori di carta, respiri tranquilli. Una bambina dai lunghi capelli biondissimi tenta di arrampicarsi sulle gambe della nonna, concentrata a leggere una pergamena. 

"Nonna Nonna! Cosa dice?"

"E' il continuo di una favola che conosco.
Quando sarai grande... te la racconterò, tra un po' di tempo... quando inizierà la scuola conoscerai delle persone, il nostro compito sarà... aiutarle ad essere felici. 
Capito Luna?
"

"Anche il signore dagli occhi tristi?"

"Si, anche lui..."

 

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Vorrei dirvi : "se ci sono errori non è colpa mia, sono una vittima della calura!" 
Ma mentirei.
Mentirei perchè sono una vacca pigra e mi scoccio di rileggere.

Potrei accusare il caldo, ma non lo farò. 

Mi prendo, coraggiosamente, la colpa di tutte le boiate che ho scritto. 

Questa Lemon è Ispirata dal mio amore: LadyRiddle. Senza di lei sarei una vacca pigra dispersa nei meandri della mia stessa fic.
La dedico anche a Erodiade... che mi ha promesso di essere brutale per sfamare il mio masochismo latente. 

Alla prossima. o/ 

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Capitolo 15
*** La felicità è una condanna. ***


Il possesso non dava la verità, ma esso stesso, non abbellito da sogni e neppure da parole, era la verità propria e pura e bestiale.
Italo Svevo*

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Quando si ripresero erano ancora dolorosamente ancorati uno all'altro. 

Quella fame non era svanita, rimaneva latente e per il momento calma a ribollire sotto lo strato della coscienza, lasciandoli liberi di ragionare, di pensare e di ricordare. 

La frenesia abbandonò lentamente Tom che rimase immobile e rigido tra le braccia di Harry, ancora saldamente ancorate al suo collo. 

Erano bagnati di sangue e piacere, con i muscoli irrigiditi dai movimenti forzati e pressati.
Sembrava avessero corso, scavalcato... sembrava fossero caduti e inciampati milioni di volte, fino a ritrovarsi ancora una volta su quel pavimento.

Harry strinse la presa di quei capelli scuri, solitamente ordinati, artigliò la cute della nuca con l'altra mano, facendo scorrere dalle nocche distrutte stille di sangue fresco che scesero lungo la schiena di Tom provocandogli un brivido. 
 

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Ehi,dimmi…tu mi vuoi bene?
Oppure… hai paura di me?

Chobits*

Le labbra di Harry sfioravano l'orecchio di Tom in respiri lenti e profondi e poi sussurrò qualcosa, parole che forse avrebbero potuto conficcarsi dolorosamente nella coscienza del moro, accompagnate delle leggere stilettate di dolore che il ragazzo gli procurava artigliandosi al suo corpo. 

Ma quelle non arrivarono mai alle orecchie di Tom, Harry gli si accasciò contro e in un rantolo perse coscienza.
Tom fece scorrere le mani sulla schiena piegata di Gaunt, gli sfiorò le spalle, sollevandole poi davanti agli occhi. Il sangue macchiava tutto, copriva tutto. 

Si riassettò guardando il moro perso nella pozza del proprio sangue. La ferita si era riaperta. 

Tom comprese in quel momento che avrebbe potuto ucciderlo.
Avrebbe potuto stringere le dita attorno alla bacchetta abbandonata poco più lontano e strappargli l'anima dal petto. 

Poteva lasciarlo morire su quel pavimento, in un attimo avrebbe spazzato via ogni pericolo.
E se così fosse stato troppo avventato, poteva colpirlo a morte in qualsiasi altro momento, in quel preciso istante ebbe la certezza che qualsiasi cosa avesse fatto per uccidere Harry Gaunt sarebbe riuscito e non solo... ebbe la certezza che quel ragazzo si sarebbe offerto alla falce della morte volontariamente, accogliendola con la migliore e più bella delle amanti. 

Non c'era arma contro un nemico che anelava il dolore e bramava la morte.

Ne ebbe terrore, il suo corpo fece un moto per togliersi dalla pelle la sensazione viscida del sangue. 

Cosa voleva fare?
Quali erano le sue intenzioni?
Voleva minare tutte le sue sicurezze... le sue certezze.

Voleva impiantargli dentro, a forza, un pensiero, un'emozione e costringerla a germogliare... cercando di far imbrigliare da quelle radici ogni sentimento negativo. 

Aveva impiegato ANNI a stracciarsi l'umanità dalle ossa e ora piombava qui questo pezzo di anima dispersa riversandogli in corpo tutto quello a cui aveva deciso di rinunciare. 

Anche senza guardarlo lo costringeva a pensarlo. 

Si rese conto di aver commesso un errore tremendo.
Aveva pensato a lui e invece di schiacciare l'immagine che ne era nata, l'aveva lasciata andare.
E in quel momento, nel momento in cui quelle nuove sensazioni erano nate, ebbe paura che quel pensiero, il pensiero di lui, sarebbe rimasto nella sua testa per sempre, anche dopo la sua morte.
Soprattutto dopo la sua morte, quel desiderio e quella fame sarebbero rimaste... inalterate.

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Harry sognò Cedric quella notte, lo sognò con gli occhi vitrei steso ancora su quel letto di fango, si sognò accanto a lui.
Sognò le labbra di quel morto parlare senza voce e lui sforzarsi per riuscirne a catturare il messaggio. 

Non ci riuscì. 

Con la lucidità che a volte solo i pazzi riescono a mantenere nel sogno, Harry si chiese se toccasse al fantasma di Cedric spingerlo alla follia o se sarebbe bastato il ricordo di Draco.
Sarebbe stato comunque dolce essere scortato da mani amiche nell'oscurità.

Con la mente ancora incastrata tra le labbra screpolate, mute e fredde di Cedric e il suo messaggio, ritornò con la mente indietro nel tempo.

Poteva dirsi che era stato quello l'inizio, non la morte di Sirius e nemmeno quella di Silente, la sua anima si era macchiata in quel momento: quando il primo, silenzioso, desiderio di uccidere gli aveva rapito le mani e inchiodato il cuore.

Nell'attimo in cui aveva visto Cedric cadere.

In quel momento la sua anima aveva iniziato a scricchiolare.

E scricchiolare fu proprio quello che il sogno prese a fare dopo quel pensiero.

 

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Potter...

Harry aprì gli occhi di scatto su un accecante spazio bianco.
Si svegliò in un nuovo sogno. 

Si guardò intorno inquieto. Una voce conosciuta gli aveva infilzato aghi appuntiti nelle vene.

Potter...

Il respirò accellerò e Harry si coprì le orecchie con le mani.

Aveva compreso a chi appartenesse quel suono.

Strinse gli occhi, raggomitolandosi.

 

Il destino non poteva essere così crudele.

 

No... non puoi tormentarmi anche qui. Qui tu non esisti...

Ripeteva un coro di no, ma quella voce non era all'esterno e le mani sulle orecchie non potevano attutirla né coprirla.

Sono soprattutto qui, Potter, guardati intorno... la memoria dei tuoi ultimi anni mi appartiene.
Prima ancora del nostro incontro... già pensavi a me.

 

No.
Il destino non poteva condannarlo ancora, era troppo, troppo anche per un castigo.
Non poteva, tra tutti i fantasmi della sua mente, non poteva aver scelto lui.

A quel pensiero immagini presero a scorrere veloci, incastrandosi le une alle altre per poi implodere, dissolvendosi.

E perchè... non io, piccolo Harry?
Perchè nell'era dove sei fuggito sono ancora giovane? Ancora puro?
E' una menzogna... Potter.
Il germe di Lord Voldemort mi cresceva già in petto.
Sono qui perchè non potrei essere da nessun'altra parte.

 

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Aprì gli occhi di scatto, rialzandosi dal letto dell'infermeria come se fosse coperto di spilli appuntiti, sollevando in uno spasmo la schiena distorta in quel risveglio innaturale.

Mise a fuoco la realtà e fece scorrere lo sguardo sulle sagome conosciute fino ad incrociare il bel volto di Tom, che a sua volta lo guardava con gli occhi spalancati, ma ancora neri.

Ancora salvi, ancora pieni di quell'anima che presto avrebbe voluto staccarsi dal petto.


Harry voleva fargli sprofondare dentro una possibilità, prima che fosse tardi.

Perché la sentiva: la coscienza scivolare via, la sanità liberarlo dalle catene; avvertiva l'oblio ancorargli i piedi per seppellirlo nella tomba buia che si era scelto, una tomba che, ora sapeva, conteneva una condanna peggiore della morte. 

Le mani gli tremavano mentre le allungava fino a stringersi sulla tunica del prefetto, era di nuovo notte.
Da quanto era arrivato gli era parso d'abitare una unica, eterna notte e di non aver mai lasciato l'infermeria: iniziò a dubitare.

Quanto era ancora reale?
Aveva mai visto il giorno?

Non ricordava la luce del giorno, non ne ricordava il tepore e questo, se ne rendeva conto, lo agitava in maniera sproporzionata. 

Tu che vuoi vivere per sempre, tu che temi la morte tanto da spezzarti in minuscoli pezzetti e strapparti l’anima a morsi per ottenere altre vite… vivi la tua vita, vivi bene e vivi a lungo.”

Chiuse le dita attorno a quella stoffa ruvida, usandola per tirarsi in avanti.
Sussurrava, perchè sembrava non avere più la forza di parlare o di ascoltare la sua voce.

Se la tua vita non ti sarà bastata ti regalerò la mia.
Vivremo insieme o insieme moriremo, perché prima di partire ho cancellato il mio futuro e ho scelto che ne avrei avuto uno soltanto con te.
Non so se abbiamo qualcos’altro in comune, oltre al dolore, ma questo è tutto ciò che conosciamo e credo vada bene così.
Quindi vivi bene, vivi a lungo le nostre vite, due vite sono già troppo lunghe, invecchia, lascia che i tuoi capelli neri diventino bianchi e poi moriamo insieme.
Impareremo di nuovo ad amare insieme, e ci salveremo. Se non fosse così, se non riuscissi a salvarci, se fosse comunque tardi, se non riuscissi a perdonarci... allora non farò altro che dirti addio.
Io ho vissuto la mia vita e sono già stanco, ti regalo quello che ne resta.

 

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Etciù!
Stavate parlando di me?

Ok, basta con le scempiaggini.

Scusate il ritardo, ma questa storia mi crea turbe psichiche impersonate nella figura di Tom, da fedele e ottusa Drarrysta quale sono... ho delle difficoltà ad interpretare Tom. 

Ringrazio infinitamente LadyRiddle. 

Che intima le Shael-chiappette, come le chiama lei XD, a muoversi per scrivere. 
Il mio tesoro amorevole. 
Senza di lei mi sarei data alla coltivazione di Ortiche da tempo.
Io e la mia fedele zappa nei campi.


Un enorme grazie anche ad Erodiade, che insulta me e i miei gusti macchinando cose orribili per i miei personaggi preferiti. 
Questo anche se non sembra mi distrae abbastanza da mettermi in mud scrittura XD

Un grazie anche a Pamaras e Nuel che mi fanno venire voglia di dolcezze... o di stragi a seconda dei giorni. 

Sopportate i miei deliri ancora per qualche capitolo. ;) 

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Capitolo 16
*** La felicità è un sogno. ***


Poggiò le mani sul bordo della grande vasca e piegò il collo fino a far immergere i capelli, galleggiavano come alghe nere sotto la superficie, ondeggiando come ricordi in un pensatoio.

Effettivamente era quello che gli serviva in quel momento.


Un pensatoio in cui riversare e analizzare ogni ricordo di quel ragazzo così assurdo.



Aveva avvertito il rumore dell'incrinatura nella mente di Gaunt. Un sottile stridio metallico e un'ombra opaca davanti agli occhi, come se non stesse guardando quella realtà, ma qualcosa di diverso. 



Con un crack, sonoro e doloroso la verità che prima sembrava sfuggire... semplicemente emerge.

Per quanto avesse lavorato, per quanto avesse cercato di impedire all'influenza che Gaunt sembrava avere sulla sua mente di penetrare nei livelli più profondi del suo essere; per quanto avesse tentato, le ultime parole del moro gli erano rimaste impigliate da qualche parte nel petto. Perchè non riusciva a dimenticarle.



Aveva alcune certezze e altre milioni di domande. Per ogni passo avanti sembrava farne cento indietro, era una situazione frustrante, ma stranamente la perdita di controllo di Gaunt gli aveva fatto riguadagnare la lucidità, che, si rendeva conto, aveva perso. 



In qualche modo quel ragazzo conosceva il suo futuro e non solo, conosceva il futuro del mondo magico e cercava di cambiarlo.
Cercava di cambiare lui, sembrava intuire la natura degli studi che aveva soltanto abbozzato, sapeva degli Horcrux e mirava a modificare il corso degli eventi.




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Non è morto ciò che può attendere in eterno. E nell’arco di eoni, anche la morte può morire.
H.P.Lovecraft



Dove sono?

Doveva star sognando, ma non ricordava di essersi addormentato. 

Si guardò intorno e nel buio ovattato di quel luogo non riuscì a scorgere nulla.

Un gemito, un lamento... un pianto disperato.

Chi sei?

Prese a camminare in quel buio tentando di dirigersi verso quel suono angosciante.
Voleva solo capire e poi andarsene velocemente. 

Aveva un ché di familiare per posto, ma per qualche motivo una parte della sua coscienza gli urlava di allontanarsi in fretta. 

Una voce conosciuta parlò su quei gemiti. Era la voce di Gaunt e un campanello d'allarme gli suonò incessantemente nelle orecchie.




Il suo cuore era stato fatto a pezzi e io non faccio altro che venire qui ad ascoltarlo piangere.
Sento, da qualche parte, le nostre voci, come eravamo.
Voglio tornare indietro, voglio che tutto questo non esista più.
Voglio cancellarlo, voglio ricrearlo.
Voglio abitare un mondo e un tempo in cui lui possa smettere di piangere.



Sento che da qualche parte qui c'era il suo cuore a pezzi, li ho raccolti tutti e li ho riassemblati, ma non basta. Devo tornare indietro, devo tornare da lui e ricominciare.
A volte spero solo di trovare la forza di non rovinargli, di nuovo, la vita, per ciò che vorrei io.
È la parte più dura... lasciare andare.


I gemiti erano vicini, la figura pallida e smunta di un ragazzo troppo magro si stagliava chiara, chiarissima, contro l'oscurità di quel luogo. 

Ancora quel ragazzo, ancora quel fantasma. 

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Fu quella sera che scoprii che quasi tutte le creature che consideriamo malvagie o cattive, sono semplicemente sole. E magari mancano un po' di buone maniere.
(Ed Bloom)

Quando si svegliò, Tom scoprì con orrore che le parole di Gaunt non si erano solo incastrate in qualche spuntone del suo petto, ma che probabilmente Harry aveva spinto a forza nella sua mente dei ricordi, dei pensieri manomessi, studiati in modo da assillarlo. 

Lo aveva contagiato con quell'amore, lo sentiva sulla pelle, lo sentiva nell'anima... macchiarlo ancora ed ancora, come una maledizione. 

Era consapevole di poche cose, ne capiva ancora meno. 

Sapeva però che qualcosa era cambiato. 

Il desiderio di quel ragazzo, mai espresso, mai esaudito, rischiava di diventare ossessione e poi condanna.
Le ombre incastonate in quegli occhi verdi non gli davano pace, sussurravano una realtà che non c'era, che non sarebbe esistita. 

Una realtà che lui non conosceva, una realtà che era stata ricreata. Una realtà in cui il sorriso di quel mucchietto di stracci e ossa esisteva ancora, invariato, felice.

E Harry stava implodendo, la sua mente stava collassando su se stessa, come se ogni particella del suo corpo stesse lottando per fuggire, lontano dalla memoria, lontano dai ricordi, lontano dal dolore e fosse contemporaneamente intrappolata dalla coscienza, allora particella dopo particella perforasse la parte più sacra della mente tentando di scavarsi un tunnel per evadere. 

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Potresti scoprire che la cosa che odi tanto è la stessa che ti manca quando non c'è.
B. Lawrence.


 

Stai tentando di uccidermi? Perchè non basterà inquinarmi il sonno.

Devo trascinarti con me... ovunque andrò.

Perchè?

Perchè tu mi ucciderai...

Da quando Gaunt aveva perso coscienza, non era passato una singola notte in cui non l'avesse sognato. 

Attraverso lo sguardo di Gaunt aveva conosciuto un mondo nuovo, un castello popolato da visi che non aveva mai conosciuto. 

Imparò a memoria i lineamenti del mucchietto d'ossa con i capelli color dell'oro. 

Osservava gli occhi di Gaunt leggendogli dentro un'espressione indicile, irripetibile, indescrivibile. 

Si domandò se lo vedesse come lo vedeva lui: smunto, pallido e deperito, con le guance incavate e il portamento tremante dell'orgoglio spezzato.

Un'altra notte, un altro incontro in quella striscia che non era sogno, ma non poteva chiamarsi realtà.

Noi due siamo molto simili, Tom...

Non credo proprio.

Strano... sono parole che mi hai detto proprio tu. Le ho rifiutate sempre, fino all'ultimo, ma poi si sono incastrate. Siamo uguali, io e te, Tom.

Si svegliò aprendo placidamente gli occhi.
Succedeva sempre così, quel maledetto diceva qualcosa, la realtà si cancellava e lui ritornava alla sua vita. 

Gaunt invece raggiungeva un luogo lontano. 

Gli aveva spiegato una volta, due giorni prima, che il suo inferno era un infinita lastra bianca in cui sentiva una sola voce, continua e perpetua.
Per ironia della sorte trovava pace solo nei momenti in cui lui riposava. 

Sbattè le palpebre. 

Gaunt non si era risvegliato più e Tom faticava ad ammettere che sentiva qualcosa mancargli.

La concentrazione a volte; il respiro, molto più spesso.

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Signor Riddle!

Se c'era qualcosa che riusciva ad urtargli il sistema nervoso, era l'entusiasmo nauseante della professoressa Lovegood. 

Incredibilmente, in quei giorni, era stata di una presenza ossessiva e molesta. Se la ritrovava davanti in mezzo a corridoi, appostata dietro statue e nascosta dietro arazzi, sempre con quella solita formula.

-Buongiorno Signor Riddle.-
-Buonasera Signor Riddle-
-Buonanotte Signor Riddle-

Tom si sentiva pedinato.
Il che gli aveva fatto contrarre lo stomaco e scattare rumorosamente i denti. 

Gaunt lo tormentava nel sonno.
La Lovegood lo molestava di giorno. 

Sembrava si fossero messi d'accordo per farlo impazzire. 

Suo “Cugino”, come gli aveva magnanimamente rivelato il preside, si trovava in stato vegetativo da qualche giorno, per fortuna l'infermiera sosteneva si trattasse di esaurimento magico e che si sarebbe ripreso a breve.

Il problema era che Tom non riusciva più a capire ciò che lo circondava e non riusciva più a capirsi. 

Si sentiva macchiato da Gaunt. Sporcato, quasi. 

L'amore che vedeva in quegli occhi verdi era come un demone, ma la cosa che più lo tormentava era capire quanto di quella valanga di emozioni fosse sua, quanto di quello che era... fosse reale. 

Sentiva la presenza di Harry nella sua mente, invasiva e costante, una piccola spina che non riesce a far dimenticare la sua esistenza. 

Io sono davvero qui...?

Si fermò. 

Guardò la professoressa che aveva camminato al suo fianco fissarlo senza la solita scintilla fastidiosa.

Esattamente... cosa sei tu?

Sono... il mio corpo..

Senza quei pezzi di carne non saresti comunque tu?

Si...

Aggrottò le sopracciglia.

Allora cosa è l'io?

Il cervello... il...”

No.
Non lo è. 

La bocca si seccò e rimase in silenzio. 

Non basta respirare... per dire d'essere vivo.

Odiava i tipi come la Lovegood o come Gaunt, erano assolutamente incomprensibili e magistralmente fastidiosi per la maggior parte del tempo, poi, in un attimo, dicevano qualcosa, si muovevano in una maniera... che faceva intuire tutto un universo nascosto. 

Un universo altrettanto incomprensibile, ma che accendeva una lucina d'attenzione.
Ti costringevano a pensare.

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A Lady ed Ero, per i migliori auguri di compleanno che abbia mai avuto.
Vi adoro.

Ma non diciamolo in giro altrimenti la mia corazza da ghiacciolo si incrina.

E a chi segue questa storia, lo so sono criptica, portate pazienza!

Il pezzetto finale mi è stato ispirato da un film: Al di la dei sogni. (Guardatelo!)

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Capitolo 17
*** La felicità è... perdere. ***


Hai Amato,
Hai Combattuto e poi... hai perso.


Era amore, per quanto, per entrambi, fosse difficile riconoscerlo.
Tom si isolava a riflettere, si distaccava sempre più da tutto ciò che era stato e che avrebbe potuto, -dovuto-, essere. 

Non esisteva il futuro di Voldemort dal momento che il pensiero di Tom si era piegato su Harry.

Uno non può vivere se l'altro muore. 

La verità, forse, semplicemente era che uno senza l'altro non sapevano stare. Non potevano stare.

Ci sono vite costrette a legarsi.
Il loro era un legame delicato e fragile, ma due persone si erano affacciate l'una nell'altra attraverso un sottile strato di vetro. 

Avrebbero potuto non incontrarsi mai. 

Ma si erano incrociati, si erano toccati  e la loro vita era diventata piena di intrecci e di vertigini. Tenevano stretti il filo rosso del destino che li univa l'uno all'altro, tenevano sospeso quel filo su un precipizio nero. Era quel filo a tenerli l'uno nei sogni dell'altro. 

La pressione della colpa mi ha distrutto.

Ho continuato ad avere incubi ogni singola notte, dal giorno in cui Lui è morto.

L'unico che amavo, l'unico che mi amava.

Rimarrò qui, perchè lui non esiste più, perchè lui non è più al mio fianco.
 

Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più uguale.
G. Faletti

 

Tom si era reso conto che Gaunt sembrava intrappolato in un ripetersi ciclico del passato, lui lo incontrava sempre alla stessa maniera: lo vedeva addormentato al centro di quel campo bianco. 

Nel momento in cui gli si avvicinava Gaunt sembrava emergere da una pozza di acqua gelida e prima di rendersi conto di chi o cosa gli fosse intorno, si lasciava sfuggire delle frasi.

Sembrava tornare dall'inferno, la voce si riempiva di un suono amaro che sapeva del primo vagito di vita o dell'ultimo rantolo di morte.
Resuscitava ogni notte e ogni mattina moriva o esattamente il contrario. 

Quei rantoli o quei vagiti erano specchi di tutto ciò che gli veniva ripetuto o che ripeteva nel luogo in cui Tom non poteva seguirlo. 

Quanto tempo serve ad un'anima per toccarne un'altra?

Harry e Tom condivisero i sogni e i ricordi per un intero mese. 
 

Sono stanco, Tom...

Tom alzò gli occhi su Gaunt, quel ricordo onirico era sempre forte come l'aveva conosciuto, ma sapeva a cosa si riferisse quella visione.
Il corpo di Harry si stava deteriorando sul letto dell'infermeria: il pallore si accentuava, le occhiaie si scurivano; quel corpo un tempo vigoroso era diventato magro e smunto. 

Tom si era scoperto vagamente colpito dalla capacità di Silente di manipolare gli eventi per fare in modo che Gaunt non fosse portato altrove. 

Mi sveglierò per l'ultima volta, poi sarà tutto finito, non avrò nemmeno la forza per tornare qui da te.

Morirò? Nel futuro che tu conosci... sarò sconfitto?

Harry lo guardò.

La prima volta in cui tentasti di uccidermi avevo pochi mesi.

Tu diventerai grande Tom, ma un neonato farà del tuo corpo polvere.
Ma non moristi... no, riuscisti a farti a brandelli l'anima e legasti tutti quei pezzi di te a qualcosa.
Tu uccidesti i miei genitori, i miei amici, il mio padrino, il mio mentore... tutto ciò che amavo, tu me lo togliesti.
Poi mi innamorai di una persona, ero convinto che questa persona mi odiasse quanto o più di te, ma sbagliavo e me ne accorsi durante la battaglia.

Se esiste un posto in cui puoi non pensare a nulla, è quello.
Se c'è un momento in cui puoi dimenticare tutto, è quello.
Un campo di battaglia, dove la terra è impregnata di sangue.
Non esiste più niente, anche la vita e la morte si mescolano tanto da non essere più distinguibili. Rimane solo il tempo, tempo che scorre e fugge via. .


Solo quello...

La fame di potere non si estinguerà mai, ti porterà a desiderare sempre di più, fino a quando il tuo desiderio non ti ucciderà.

Perchè io nascerò di nuovo e di nuovo dovrò ucciderti, perderai la ragione, perderai la bellezza, perderai l'anima, il cuore e perderai la guerra.

Una guerra che non avrà vincitori e dovrà ripetersi ancora e ancora, perchè ancora io tornerò indietro... e ancora fallirò.

Perchè è vero che ho un potere che non conosci ed è questo che ti ha sconfitto: ho amato disperatamente, ho lottato disperatamente e disperatamente... ho perso.



Tom lo guardava assente, sembrava che nei suoi occhi si specchiasse tutto quel futuro assurdo.

"Se tu sparissi... sento che morirebbe anche il resto. Tutto il resto..."

"Allora scegli me..."



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"Dicono che abbia un cadavere... un cadavere vero nelle sue stanze!"

"Non essere sciocco Nev."

"Dico davvero, due corvonero hanno giurato di avergli visto i piedi. Si dice lo tenga sul suo letto."

Tre ragazzini correvano per corridoi vuoti facendo frusciare i pesanti mantelli invernali.

"Quel tipo è più inquietante di Piton, per Godric."

Una ragazzina li raggiunse quasi saltellando.

"A me sembra soltanto un signore molto molto triste."




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Questi capitoli per me risultano un po' ostici.
La mia cripticità si sta rivoltando contro di me... mi sono armata di aglio e paletto, ma non sono ancora riuscita a vincere.

A tutte le mie compagne di viaggio futuro :P 

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Capitolo 18
*** La felicità è un addio. ***


Quante montagne e quanti fiumi dovrò attraversare ancora per raggiungere il luogo in cui la solitudine ha fine?
Sebbene sappia che un luogo del genere non esista realmente, oggi riprenderò il mio cammino.

Wakayama Bokusui

Si guardavano. 

Quel pallido fantasma steso sul letto aveva finalmente aperto gli occhi, Tom sapeva che sarebbe stata l'ultima volta.

"Come si fa a dire addio?"

Tom non lo sapeva, aveva pensato di sbriciolarsi proprio per non dover dire addio mai più. 

Per non dover sentire dolore.

Tom si strofinò la fronte, ad Harry per la prima volta quel ragazzo parve stremato. 

Mentalmente stremato e fisicamente stanco. 

"Non lo so, non lo so..."

Harry sorrise, con quelle labbra pallide e screpolate scoprì leggermente i denti. 

Tom che ammetteva di non sapere qualcosa aveva un che di miracoloso, per qualche istante pensò che se anche per lui fosse finita, forse... forse era riuscito a cambiare qualcosa. 

Non l'avrebbe mai saputo. 

Sarebbe rimasto in un buco nero, con la voce gracchiante di Voldemort a torturarlo per l'eternità.

Veniva voglia di piantarsi un paletto nel cuore. 

Chiuse leggermente gli occhi, stanco e sentì la sedia strisciare per terra con un rumore stridulo e doloroso. 

Qualche istante dopo si sentì scuotere.

"Non chiudere gli occhi!"

Li riaprì... non per l'ordine in sé, ma per la traccia di panico che sembrava contenere. 

"Non li chiudo.

Focalizzò lo sguardo su Tom, anche se iniziava a sfocarsi, anche se la vista iniziava ad appannarsi. 

Voldemort sosteneva che in quel ragazzo era già nato e sviluppato il suo germe. Che non erano mai stati entità distinte. 

Ma Harry non lo credeva. 

Credeva ci fosse qualcosa... che entrambi avevano ferocemente desiderato. Era una cosa che lui, tuttora, desiderava. 

Una cosa che avevano delineato esattamente nella mente, prima di cancellarla. Perchè c'erano desideri che potevano portare solo dolore.

Dei genitori. Una casa dalla quale nessuno volesse allontanarsi. 

Doveva esserci uno spiraglio misero nel corpo di Tom a cui un anima poteva aggrapparsi: magari nel desiderio d'essere accettati, finalmente, in toto.

Essere accettati da qualcuno che fosse in grado di aspettare, che aspettasse di sentire la sua voce, di veder muovere il suo petto e avere la certezza che  respirasse. 

Entrambi avevano bisogno di qualcuno disposto ad attenderli solo per dirgli: "Bentornato" e in quel sussurrò percepire: -Aspettavo te.- -Ho sempre aspettato te.-

"Tom... come faccio a dire addio?"

Ancora. 

"Inventa un modo.

Harry aggrottò le sopracciglia. 

"Non dimenticarmi."

Tom lo guardò intensamente.

"Non ti permetto di dimenticarmi, qualsiasi cosa succederà, mi ricorderai. anche se dovessi provare ad uccidermi di nuovo e poi di nuovo dovessi ucciderti, non dimenticarmi."

Tom accennò un sorrisetto. 

"Ho bisogno... che qualcuno si ricordi di me.

Insistette Harry.

Tom, non rispose, pensava a quello che sarebbe diventato, all'immagine che Harry aveva dato del suo futuro.

Un Nulla spaventoso che sarebbe finito cenere e polvere, per colpa di un ragazzino disarmato e sofferente.
Sentiva sulle spalle il peso spaventoso delle colpe commesse, sapeva cosa intendeva Gaunt quando gli diceva che l'avrebbe “ucciso”, perchè aveva compreso una intera gamma di sfumature alla parola MORTE. 

Avrebbe potuto sfuggire a quella fisica, ma ce n'erano così tante contro cui non avrebbe potuto fare niente. Quanto si era dimostrato ottuso... a non prevedere che la natura avrebbe trovato un altro modo d'annientarlo.

Aveva compreso che sopravvissuto nel corpo, la vita gli avrebbe sottratto la sanità, la bellezza e la possibilità d'essere soddisfatto e... felice.
Che il potere si sarebbe dimostrato tale solo quando avrebbe conquistato tutta la magia.

Non avrebbe mai posseduto il potere di distruggere e creare, insieme.

Era stato sconfitto perchè non era mai... mai riuscito a far nascere Nulla.

Non era quello che desiderava. Non più e forse non l'aveva mai realmente voluto. Non intendeva trasformare il suo essere in qualcosa di... sporco. In qualcosa che non poteva più definirsi... Niente. 

Voleva un mondo magico nuovo, voleva creare e plasmare, ma... era andato oltre. Si era perso e Harry aveva ricomposto i frammenti dell'anima che non sapeva nemmeno di aver smarrito. Ed era quella ora a gridargli di non lasciare andare quegli occhi. 

L'incredibile naturalezza e semplicità della conversazione con quel ragazzo gli si schiantò addosso dandogli una specie di capogiro. La naturalezza di quell'addio, la semplicità di quelle parole incastrata nelle circostanze più anormali.

Lo voglio. -si scoprì a pensare- voglio questo ragazzo. Voglio la sua voce e le sue labbra, lo voglio per me. 

Dietro la porta che Tom aveva conservato solo per sé, nella sua mente, qualcosa rischiava di frantumarsi in silenzio, il filo rosso che li teneva legati diventava doloroso ogni volta che il respiro di Gaunt diventava più flebile, leggero come se stesse per addormentarsi. 

Era solo una sensazione, ma lo rendeva teso e rigido, in attesa di ricevere un colpo che sapeva sarebbe stato doloroso. 

Sentiva che quel pezzo della sua anima, che aveva intravisto in Gaunt, stava per spegnersi e non voleva. 

E sentì una leggera scossa, un fremito proveniente dalla sua bacchetta.
Era un mago, era un mago potente: lo sapeva, lo aveva sempre saputo. 

L'esaltazione del controllo. Se una vita gli era preclusa, avrebbe semplicemente costruito un'altra strada.
Poteva, sapeva di poterlo fare e la conoscenza... era l'essenza stessa del potere.
Voleva salvarlo, poteva salvarlo.

Sembrava una cosa straordinaria e allo stesso tempo una cosa da niente. Una nuova consapevolezza sottopelle. Non era cambiato... era cambiato qualcosa nel suo modo di vedere il mondo, una molla era scattata e aveva rivoltato la terra sotto i suoi piedi, era una sensazione destabilizzante, ma per la prima volta si sentì incastrato in quella realtà. Sembrava un prodigio, ma anche la cosa più naturale del mondo. Conservava in sé, intatto il suo essere, ma anche una sensazione indefinibile, che le parole più che spiegare, avrebbero solo potuto dissolvere.

 

E poi... all'improvviso, ti innamori.
Forse nel susseguirsi delle notti e dei risvegli che verranno, uno dopo l'altro, anche questo momento diventerà un sogno.* [Banana Yoshimoto]

Ho capito come puoi dirmi Addio...

Le labbra di Tom sembravano freddissime sulle sue bollenti della febbre del delirio.

Tom le accarezzò dolcemente, sentendo la consistenza morbida di quelle di Harry.
Con la lingua carezzò ogni screpolatura, respirò  il sospiro di Harry mentre chiudeva gli occhi. 

Poi lo sentì addormentarsi.

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Professoressa Lovegood, sua nipote è appena uscita dall'aula.

Non sono più una Professoressa, Signor Riddle.

Non riuscirei a vederla in nessun'altra maniera.

Quel ragazzo, ora uomo non era mai riuscito ad aprirsi con nessuno. 
Sembrava piegarsi su se stesso e rifuggire ogni contatto umano, come se per mantenersi intatto dovesse rimanere solo. 

Come sta?

Respira.

Potresti farlo spostare...

No. Non potrei e se potessi non vorrei comunque. Va bene così: nasciamo insieme, moriamo insieme.

Sei insospettabilmente devoto.”

La guardò: come fare a spiegare a qualcuno, che non era devozione... e che se si fosse potuto chiamare amore, sarebbe stata la forma d'amore più malata e perversa esistente?

L'amore era esattamente l'ultima delle cose che si era sentito  nascere in petto.
Era possesso e rabbia, era desiderio e impotenza. Era  il centro di ogni libertà e contemporaneamente la fonte di tutte le schiavitù.

Come fare a spiegare a qualcuno che non era stata una sua scelta: che era stato  il destino, il movimento celeste, la vita e la stessa rotazione del mondo ad incastrarli insieme?

Che non aveva mai avuto scelta, che se avesse potuto non avrebbe mai scelto quella condanna, che aspettare, per il proprio perdono, il risveglio di un cadavere era una condanna troppo dura, anche per lui. 

Scosse il capo, semplicemente.
Aveva da tempo esaurito la voglia di imporre il proprio pensiero. E negli ultimi tempi si sentiva sempre più stanco, forse perchè vedeva quel ragazzo crescere, lo vedeva ogni giorno a lezione, così come lo ricordava... e diverso al tempo stesso. 

E notava la differenza, tra quello che era diventato senza la violenza e il dolore. Innamorandosi sempre più del corpo steso tra le sue lenzuola. 

E questo lo annientava e lo rigenerava, ma non era nato per essere una fenice e invece che rinvigorirlo,quelle rinascite lo lasciavano sempre più a pezzi.

Loro due, il loro incontro era semplicemente...

"Inevitabile..."

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Capitolo 19
*** La felicità è viaggiare. ***


Se glielo avessero detto solo qualche giorno prima, avrebbe torturato seduta stante chiunque si fosse azzardato a pensarlo. Se c'era qualcuno che detestava in quella scuola era proprio Silente.

Però era davanti alla porta dello studio del Professore di trasfigurazioni da molto più di qualche minuto. Fissava lo stipete come se non riuscisse a convincersi a compiere quel passo. Era qualcosa  che non aveva mai fatto, che non aveva mai preso in considerazione, era qualcosa che, un tempo, gli avrebbe fatto rivoltare lo stomaco. 

Sembrava passata un'intera vita, ma erano solo giorni, pochi giorni. Pochi mesi. 

Aprì la porta senza bussare, aveva la certezza che quel vecchio idiota lo stesse aspettando.

Tom.

Così era.

Professore.

Silente lo guardava, e Tom vide il suo aspetto di colpo... invecchiato. I capelli rossi erano macchiati di bianco, forse troppo prematuramente, occhiaie scure si intravedevano sotto gli occhi. Sembrava che il peso di qualche tempo sconosciuto o di qualche colpa insospettabile avesse preteso da quel mago troppi anni di vita e lo avesse abbandonato spossato lungo il confine del tempo. 

Si domandò vagamente se fosse merito o colpa di Harry. 

Dimmi pure ragazzo mio...

Notò anche che il tono con cui gli parlava, aveva perso il sospetto e la nota di rifiuto che avrebbe avuto solo poco tempo prima. 

Quel mondo era cambiato. 

Gaunt si è addormentato...

L'avevo supposto...”

Silente si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi energicamente.

Non so se potrò convincere il preside a tenerlo a scuola ancora a lungo, ragazzo mio...

No. Non è questo che mi interessa, ora.

Silente sollevò gli occhi e lo guardò.

Voglio andare lì... a riprenderlo...

Silente corrugò le sopracciglia, sembrava preoccupato e pensieroso insieme.

Sai... cosa ti aspetta andando vero?

Gli occhi di Tom si strinsero con una vaga nota di fastidio. 

Silente alzò silenziosamente le mani, come in segno di resa e questo spiazzò Tom abbastanza a lungo da fargli dimenticare di lasciare la stanza.

Scusa, Tom, continuo a fare l'errore di sottovalutarti... cosa cerchi da me, esattamente?

Tom lo fissò intensamente. 

Voglio che mi aiuti ad andare da lui...

da solo non ce la farei. -Concluse nella sua mente.-

Silente si appoggiò allo schienale della propria poltrona, fece segno a Tom di accomodarsi in quella di fronte. Con un gesto della bacchetta sigillò la porta. Poi... iniziò a parlare. 

Gli spiegò cosa gli sarebbe successo e cosa avrebbe sentito. Harry era ancora potente, sebbene sigillato in qualche zona della sua mente e... avrebbe potuto bloccarlo lì, con lui.

Avrebbe sentito qualcosa o qualcuno, dei rumori che gli sarebbero stati familiari. C'era il rischio che qualcosa di quello che avrebbe visto sarebbe entrato a far parte di lui, avrebbe riconosciuto la sua impronta e gli si sarebbe attaccato addosso, pretendendo di essere accettato. Pretendendo di sostituire tutto il resto. 

e poi ci sarà Harry, non sarà come lo ricordi, sarà diverso e uguale allo stesso tempo. Avrà il cuore e la mente a pezzi... perchè non si sopravvive integri a tutto il dolore che ha dovuto sopportare. Credeva di ritrovare la pace in quel limbo, ma la sua coscienza continua a torturarlo, il suo inconscio non gli permette di avere pace. Tutto quello che troverai in quel luogo sarò frutto di Harry, del suo dolore, del suo pentimento... della sua colpa.


Parlarono ancora, lo fecero per tanto tempo ancora, Tom notò lo sforzo di Silente di essergli utile, di aiutarlo per quanto gli fosse possibile. E lo apprezzò, silenziosamente.

La sera era ormai inoltrata e Tom si alzò per raggiungere la porta, quando la voce di Silente... più stanca e più vecchia di come gli forse parsa in quel tempo lo fermò sull'uscio.

Ci sono più strade... per la grandezza, Tom e avrei dovuto mostrartele tutte... invece di precluderti solo quella sbagliata. Ci sono infiniti modi di sbagliare... e mi sono reso conto di avere sbagliato infinite volte... con te.” 

Tom non si voltò, le sue spalle ebbero un leggero fremito, ma non parlò. Si chiuse la porta alle spalle e raggiunse l'infermeria. 

 
Il buio e l'attesa hanno lo stesso colore. 
G. Faletti

Fu inquietante e facile, sapeva di avere una predisposizione in quel campo, ma sentiva che il legame con quel ragazzo lo avrebbe guidato. 

Era buio. Completamente buio e faceva freddo, l'aria si condensava in nuvole appena fuori le sue labbra. Niente era reale, lo capiva, riusciva a ricordarlo, ma questo non gli impedì di stringersi nelle braccia e tremare appena. Faceva davvero molto freddo.

Udì un singhiozzo per primo, poi ogni altro suono si spense. 

C'era un silenzio annichilente, che lo bloccava in quello spazio. Senza suoni da seguire e con la vista invasa dall'oscurità non c'era spazio di manovra. 

Sperò di sentire qualche altro rumore, e fu un sibilo a a guidarlo. Sembra una voce rauca e serpentina, la sentì subito familiare, come il brivido della memoria di un sogno dimenticato. 

La sentiva strisciare sulla schiena, i suoi sensi davano il benvenuto e contemporaneamente stridevano dolorosi a quella sensazione.


La voce lo guidò fino ad un ragazzino, magro, troppo magro, con lividi violacei sul viso e sul corpo. Era rannicchiato come se aspettasse di sentire ancora dei colpi. Tremava, ma aveva gli occhi serrati nell'incoscienza. 

-Harry...-

La voce era la sua, ma con orrore riconobbe la traccia strascicante di quel sibilo. 

-Harry...-

Sembrava una cantilena tremenda, il corpo a terra venne scosso ancora. 

-Lo sai Harry... te lo meriti. Non sei normale. Sei un mostro. I tuoi zii hanno ragione... Harry...-


Le vocali venivano allungate e questo dava l'impressione che quella voce venisse da ogni luogo e da nessuno in realtà

Me lo merito...

Si accostò al fagotto, sentendo quel sussurro.

Ciao...” 

Sospirò con sollievo nell'ascoltare la sua voce priva di quel tratto inquietante..

Il ragazzino si strinse più strettamente in quel bozzolo.

Tom si accovacciò, ma rimase distante, come se stesse trattando con un animale selvaggio. Con tutta la prudenza e la pazienza che aveva usato un tempo per ferire.

Con una vaga nota di preoccupazione che fece aprire lentamente un occhio al bambino.

Ciao...

Lo ripetè, fissando gli occhi in quelli verdi e inespressivi dell'altro. Non erano gli occhi di un bambino. Erano vuoti e assenti, erano gli occhi di una bambola di porcellana. Occhi di vetro, nati per rimanere fissi in un luogo, senza la possibilità di vedere.

Ciao Harry.

La voce di fece più ferma e quella fermezza forse si trasmise a quel corpo, perchè i brividi di quelle membra scheletriche si acquietarono. 

Cos'è successo?

Sono un mostro...

Lo guardava, Harry lo guardava senza vederlo. 

Quella voce sibilante gli suggeriva le parole, creando una specie di eco alla voce del ragazzino.


Perchè saresti un mostro?

-Perchè nessun bambino è come te, tu sei un bambino cattivo-
Perchè nessun bambino è come me, io sono un bambino cattivo.

Sei speciale Harry... non sei un mostro. Sei diverso, ma non è un male.

Ton non sapeva chi, con quelle parole, stesse tentando di convincere.

-Il tuo sangue è sbagliato, è sporco, ma forse se ti prosciugassi... se il sangue uscisse fuori dalle tue vene, poi diventeresti pulito-
Il mio sangue è sporco, ma se uscisse fuori... poi sarei pulito...

Il rumore di un vetro in pezzi, una finestra squallida e sporca aperta in quel buio, i frammenti appuntiti e taglienti sparsi tutto intorno a quel bambino sembravano un invito. 

Tom guardò quella figura persa poco distante. Sapeva di non poter permettere che si ferisse, che aveva bisogno di quel frammento di vita per andare avanti, doveva ricostruire. 

Harry! Harry... ascoltami.” -disse avvicinandosi leggermente, lo fece strisciando sul pavimento coperto da frammenti di vetro, che lo ferirono e fecero male, nonostante continuasse a ripetersi che fosse solo, tutta, illusione.- “ascoltami, nessuno nasce sbagliato, nessuno nasce sporco. Vuoi pulirti? Vuoi sentirti pulito, Harry? Vieni qui... ti aiuto io. Lo faremo insieme... anche io sono sporco Harry. Ci puliremo insieme. Non con il sangue però, lo faremo in un modo nuovo e speciale, lo impareremo.

Quegli occhi vitrei ebbero un guizzo, ma il bambino rimase immobile. Tom ebbe l'impressione di guardare un giocattolo rotto. In un flash gli venne in mente il soldatino di uno dei bambini all'orfanotrofio. Lo gettò dal tetto dell'istituto e quello cadde in terra silenziosamente, scompostamente, ormai a pezzi. Cadde a terra nell'esatta posizione di Harry, immobile con gli occhi vitrei rivolti verso di lui.

Poggiò le mani a terra, trafiggendosi il palmo con minuscoli cristalli di vetro. 

Era lui, era stato lui a farlo a pezzi. 

Una risatina sibilante gli si arrampicò lungo la schiena. 

Tu... lo sai cosa vuol dire amare?

Tom si concentrò nuovamente su quel bambino, su quelle labbra, si fece ancora un po' più vicino. Vicino abbastanza da toccarlo.

No... non lo so, non so cosa vuol dire amare.

Gli si accostò ancora, gli si mise alle spalle, si stese fra quei frammenti di vetro, iniziando a sanguinare da quelle minuscole ferite. Abbracciò il ragazzino, sporcandolo del suo sangue. 

Non lo so Harry, insegnamelo.” 

Quella risatina strisciante si bloccò. I minuscoli cristalli di vetro si sciolsero diventando goccioline d'acqua rilucenti su quel pavimento vuoto e nero. Quell'acqua li bagnò, ripulì il sangue. Tom non riuscì a capire quanto tempo rimase lì, semplicemente abbracciato a quel soldatino distrutto.


 
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Alle mie compagne di Viaggio. 

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Capitolo 20
*** La felicità è una preghiera. ***


Si svegliò con il rumore di onde sulla spiaggia. Il risucchio della risacca*. Il rumore dei ciottoli che strisciavano gli uni sugli altri, come granelli di sabbia in una clessidra. 

Fu il tempo a svegliarlo. Sentiva il mare, ma non riusciva a vederlo, gli sembrava d'essere tornato cieco. 

-E' colpa tua Harry... sei stato arrogante, sei stato precipitoso. Intorno a te, sono destinati tutti a morire. Sei crudele Harry. Sarebbe meglio un mondo in cui tu non esistessi.-

Tom iniziava ad odiare il sibilo silenzioso di quella voce. Gli sembrava di remare contro una fortissima corrente. 

Sentì quella voce un attimo prima di vedere Harry. Era un ragazzo ormai, era fermo, immobile. Paralizzato al centro di un ufficio distrutto. Riuscì vagamente a riconoscere l'ufficio del preside. 

Il corpo di Harry era attraversato da spasmi violenti, contraeva i muscoli, chiudendo e aprendo i pugni. Cercava uno sfogo che non esisteva. 

Improvvisamente tutta quella forza bruciò, estinguendosi velocemente, lasciando che quel corpo precipitasse al suolo come una bambola di pezza. 

Di nuovo quegli occhi verdi, vitrei, inespressivi. Incastonati in un corpo scomposto e abbandonato come spazzatura. 

Era così che si vedeva? Un cosa rotta, pronta per essere gettata? 

Si guardò intorno, tutto in quello studio era rivoltato, non era stato risparmiato niente. 

-Sei capace solo di distruggere, sei come una pestilenza. Trascini dolore e sofferenza, il mondo sarebbe migliore se tu non esistessi. Cedric, Sirius e Draco sarebbero tutti vivi, se tu non esistessi.-

Gli occhi di Harry erano fissi in quelli di Tom. 

Li ho lasciati lì... li ho abbandonati tutti. Faceva troppo male.

Tom non riusciva a capire.

Quello era un inferno nato dal fatto che Harry non riuscisse a perdonarsi, ma tutto quell'accanimento era semplicemente... crudele.

Lo guardò ancora e per la prima volta vacillò, quello che voleva fare richiedeva un potere che lui non aveva. Doveva convincere Harry a scegliere lui al posto dell'oblio.

Cosa hai lasciato, Harry?

Il sibilo si acuì, come se tentasse di infiltrarsi nella sua pelle. 

Si impose di ignorarlo, continuando a focalizzarsi su Harry.

Loro... tutti loro, li ho dimenticati.

Li recupererò io, niente verrà dimenticato...

 

Cosa vuol dire amare? Tu lo sai?

 

Riddle aggrottò le sopracciglia, quella domanda sembrava ricorrente, attraversava quell'intero spazio e gira e rigira si ritrovava sempre davanti a lei. A fare i conti con quell'amore.

 

Sapeva cosa voleva dire amare?

No.

Aveva odiato l'amore di sua madre, l'amore malato di sua madre per un uomo che la disprezzava.

L'amore era stato costrizione, inganno, menzogna. L'amore era stato solo dolore e poi morte. L'amore aveva ucciso sua madre... e poi aveva annegato lui.

 

Harry...

 

Cosa doveva rispondere?

Era un indovinello? Una Prova?

Non sapeva come fare ad uscire da quel dedalo assurdo di ricordi e domande.

 

Qual'era la risposta giusta? Quale parola avrebbe sbloccato quella bambola di pezza?

 

Avrebbe voluto comandargli: VIVI! Alzati e respira dannato animo zoppo.

 

Era un mago, no? Le parole avevano magia, no... le parole ERANO magia.

 

Si leccò le labbra secche... non ne aveva. Non riusciva a trovare le parole giuste.

 

Ti prego Harry...

 

-Scegli me- pensò.

 

 

Tutto sparì di nuovo.

 

Il rumore delle onde divenne furioso. Si sentivano i fragori dell'acqua salmastra fracassarsi contro una scogliera.

 

Fu accecato, ancora, di nuovo... poi una luce, chiara e fioca si sparse tutto intorno.

 

Si sentivano rumori strani, pianti e urla accavallate, ma lontane.

 

Vide Harry seduto sul ciglio di uno strapiombo, con le gambe penzolanti. Il suo Harry, quello steso poco distante dal suo corpo.

 

Per me... amare fu stare seduto sul ciglio di un precipizio, senza avere il coraggio di saltare... o la forza per indietreggiare.

Amare per me fu scoprire che ogni altro suono, oltre il suo respiro, si era accartocciato e spento.

 

Capii di volerlo amare quando la sua mano fredda, come la terra dov'era abbandonata, si fermò sulla mia guancia.

Capii di volerlo scegliere quando mi inginocchiai al suo fianco, sporcandomi di fango e del sangue che impregnava la terra.

Lo amai, in quel momento, come non avrei mai amato nessuno.

Lo amai, amai le sue ossa, il suo odore, il sangue che gli macchiava la pelle.

Gli presi la mano, delicatamente per paura di rompere qualcosa che era già a pezzi, e mentre lentamente il mio amore chiudeva gli occhi, finalmente libero... gli posai lo sporco ultimo, nostro, primo bacio sul palmo aperto della mano.

Tom in un primo momento parve sorpeso e poi felice di averlo trovato... dritto e in forze anche se in bilico su quel precipizio. 

Lo sapeva... sapeva di chi stava parlando, di quel fantoccio biondo e distrutto che aveva incrociato più di una volta nei suoi ricordi.

Sentì una stretta da qualche parte nella cassa toracica, in una zona che non aveva intenzione di prendere in considerazione, ancora. Non era pronto per quello che avrebbe potuto significare. In quel momento l'unica preoccupazione, l'ultima priorità era... recuperare quel ragazzo e trascinarlo alla vita anche di forza, se fosse stato necessario.

Harry cadde morbidamente, quasi a rallentatore in terra, gli occhi gli si chiusero e un ombra nera sembrò divorare la luce e i rumori. Il forte rumore del mare si assopì in quel buio, facendo risaltare quelle urla e quei pianti che prima erano lontani e camuffati.

-Tom... Tom, cosa stai facendo?-

Aggrottò le sopracciglia e si voltò, cercava la fonte di quella voce serpentina e finalmente la identificò al centro di quella macchia nera. Scorse il baluginio del sorriso ferino della creatura che stava avanzando.

-Lascialo qui, vai fuori, ritorna alla vita e diventa Grande.-

Avanzava, senza camminare, fluttuava scivolando e macchiando di nero la superficie prima candida. 

-Ora sai cosa... hai sbagliato, conosci il volto dei tuoi nemici. Puoi schiacciarli prima ancora che possano diventare un idea nel piano del creato. Puoi schiacciare l'embrione, il seme stesso della tua sconfitta. Estirparlo dalla storia e dal tempo prima che abbia la possibilità di nascere.-

L'ombra si definì, la voce sibilante divenne chiara e netta e la sensazione che gli si arrampicasse addosso tornò dirompente. Sembrava un veleno che tentava di entrargli nella mente, che traeva potere da qualcosa nel suo petto, che si agitava e dibatteva, qualcosa del colore del sangue che assomigliava alla furia. 

Un braccio si sollevò indicando con una mano scheletrica il ragazzo, Harry, steso a terra ancora una volta immobilizzato in quella posa da giocattolo rotto e inerme. Un burattino consumato e abbandonato. 

-Ecco davanti ai tuoi occhi... tutto quello che rimane del Salvatore del Mondo magico, colui che per ben due volte sconfisse e cancellò Voldemort dal mondo.-

Tom tremò, qualcosa gli si stava agitando nel petto, una rabbia sorda, una delusione penetrante fomentata da quella voce che gli si attaccava addosso e sembrava fondersi con la sua pelle. 

Con un gesto delle dita il corpo di Harry si mosse, proprio come se fosse tirato da fili invisibili, mollemente appeso in aria con le braccia, le gambe ed anche il capo penzolanti. 

Un moto di ribrezzo fece scattare il corpo di Tom. Si alzò e si posizionò davanti ad Harry.

Lascialo.

-Cosa vuoi fare Tom? Vuoi salvarlo? Ma non puoi. Siamo noi che l'abbiamo ridotto così, io e te... insieme. Perchè il Potere era ed è più importante di qualsiasi altra cosa.-

Se il potere è più importante di qualsiasi altra cosa. Perchè... hai perso?
TU non esisti, vivi solo nei suoi ricordi... Tu non vivi. Io non sarò mai te. Tu hai fallito dove io invece riuscirò.”

Si voltò verso Harry, ancora mollemente attaccato, lo specchio di Voldemort si infranse in minuscoli frammenti, ogni rumore si spense. 

Ora basta Harry, basta così... Hai vinto qualsiasi cosa fosse possibile vincere. E ora ho capito che anche quando si vince, a volte, contemporaneamente, si perde, ma ora basta...

Prese tra le braccia il corpo di Harry.

Non lo so cos'è l'amore, ma so che aspetterò di incontrarti di nuovo, so che hai una parte di me e che anche se non ci sarai più... non ti dimenticherò. Mi dispiace... non so come salvarci da te e questo è il pentimento più grande che avrò...



 

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Il risucchio della risacca* = 
In Verità Questa Vichyssoise Verbale Vira Verso Il Verboso. Cit. V per Vendetta.

Tom è il mio Tom, è una ooc.
E' una storia in cui Tom è un ragazzino con gravi turba psichiche che ha cambiato il centro della sua ossessione.
Inoltre sono una amante dell'amore banale che redime e capovolge le sorti del mondo.
Non ci posso fare niente MI NUTRO di robe trash e superficiali. 
Crocifiggetemi. 


La storia naviga lentamente verso la sua fine.
L'ho odiata dal profondo del mio cuore e ho detestato questo Tom perchè mi si ribellava sotto le dita ed ogni occasione era buona per spingermi al lettericidio. 

Però le devo molto... devo molto a questa storia... resistete ancora qualche capitolo.

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Capitolo 21
*** La felicità è attesa. ***


Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l'aria;
credevo di vedere tutto e non era che la scorza.

Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te l'auguro, ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi.
Avrai perso metà di te e del mondo, ma l'altra metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa.

E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani.
Italo Calvino
 

 

Si sentiva fatto a pezzi, Tom, smembrato. Come se fosse stato spaccato a metà, tuttavia mai si era sentito così completo e pieno, così in grado di comprendere tutto ciò che gli era sempre stato oscuro.

Era diviso a metà ed era consapevole che l'altra parte di sé, giacesse addormentata tra le sue braccia.

Una parte di Tom si chiese da quanto tempo fossero affondati in quel nulla, l'altra stava silenziosamente dicendo addio, una per una, a tutte quelle scelte che erano state cancellate nel momento in cui aveva stretto quel ragazzo. 

Nel momento in cui aveva accolto la consapevolezza che mai sarebbe stato soddisfatto nella sua vita, se avesse lasciato andare quel ragazzo.

L'amore e il suo potere.

Le parole di Silente gli fecero, per qualche momento, digrignare i denti. Non era stato l'amore a cambiarlo era stata la paura... il primo vago brivido di terrore alla vista del dolore di qualcun altro. 

In quel vuoto chiarore gli venne voglia di parlare al vecchio: 

-Non è l'amore che muove il mondo, ma la paura.-

Sarebbe morto almeno con la consapevolezza di aver avuto ragione, in qualche modo.

Perché ne era convinto, era convinto che Harry, la sua mente almeno, l'avrebbe digerito e poi espulso come un brutto sogno da un momento all'altro, non sapeva come fuggire da quel labirinto, non sapeva come poterlo trascinare fuori da quell'incubo. 

Strinse quella bambola spenta tra le braccia e prese un respiro profondo. 

Non sapeva cosa fare, la consapevolezza di essere in totale balia di un altro essere vivente era destabilizzante, sorprendente ancora di più fu la coscienza che quella situazione non lo disturbava quanto avrebbe dovuto.

Dopotutto si parlava di Harry...

Chinò il viso su quel volto che ora sembrava addormentato e sereno. 

Cos'aveva quel ragazzo che portava chiunque a volerlo avere... o distruggere?
Che importanza poteva avere quel corpo tanto da portare persone a morire per salvarlo?

Non aveva risposta a nessuna domanda, ma lo voleva.
Lo desiderava come prima aveva desiderato solo il potere.
Aveva fame di lui. 

Fu come se il centro del suo mondo, come se il fulcro della sua follia si fosse spostato e tutte le sue manie e ossessioni avessero trovato il modo di convergere in quel ragazzo.

Andava bene così, forse, era una punizione per entrambi. Abitare quel bianco vuoto e dimenticarsi di sé e dell'altro.
Diventare niente dopo che si era ambito a trasformarsi in tutto. tutto

Però voleva una possibilità. Un'altra possibilità. L'ultima. 

E la voleva con Gaunt. 

Se ne era innamorato senza rendersene conto e, Merlino solo sapeva, se non desiderava prosciugarsi di tutto il suo sangue per dimenticare quel sentimento. 

Dopo tutto il male che gli aveva fatto, dopo tutto quello che gli aveva strappato, dopo le cicatrici che gli aveva inferto, voleva solo stargli accanto. 

Il potere, tutto il potere del mondo, la forza stessa del suo respiro abitava in quel petto. Alla sua fine ogni tesoro, ogni conquista sarebbe evaporata. 

Ciao Tom.

Sbattè gli occhi mentre per riflesso strinse a sé il corpo di Harry.

Davanti a lui stava Abraxas Malfoy, più magro, più sfatto, più profondo. 

No.
Ebbe l'illuminazione.
Draco, Draco Malfoy

Già.

Lo osservò sedersi elegantemente vicino a quel groviglio di braccia e gambe che formavano lui ed Harry sul suolo. 

Che ci fai qui? Siamo... morti?

No, o meglio quasi. Questo è... un limbo. Uno spazio tra quello che è stato e quello che sarà. Ho aspettato Harry in questo posto dalla tua morte.

Cosa stiamo facendo qui? Era tutto finito...o no?

Credo che non abbiate mai lasciato questo posto. Credo siate sempre stati qui, solo... nascosti.
E forse per tutta la vita non abbiamo fatto altro che girare in tondo, in questo spazio, tentando di fuggire, ma non si può scappare da sé stessi.
Lo hai portato via dalla sua prigione, ma Harry non riesce a uscire...

Voleva... dire qualcosa a quel ragazzo, non si sarebbe mai scusato, d'altro canto... che senso avrebbe avuto... scusarsi di qualcosa che non aveva ancora commesso?

Egoisticamente... non avrebbe cambiato niente, perchè lui stesso non era fondamentalmente cambiato.
Era grato di tutto quel passato, di tutto il passato che aveva portato Gaunt da lui. Non ne era dispiaciuto.

Si bloccò e lasciò che quelle parole, le parole di un pentimento che non c'era, fluttuassero in aria e si spegnessero sul sorriso quasi rassegnato di quel Malfoy.

Non puoi tornare indietro, e forse nemmeno lo vorresti. Quel che è successo, in ogni caso, rimarrà per sempre, da qualche parte, nel tempo... ancorato a pezzetti di realtà.

Per quel giorno e ogni giorno passato pagherò il prezzo e aspetterò il perdono. Ma non volevo quello, desideravo... qualcosa di diverso.

Lo so bene. E ti perdono. Da morto hai tanto tempo, per pensare e ancora tanto per perdonare. Sono rimasto indietro per voi.

Ti ho portato via da lui, ti ho trascinato in un buco nero, come puoi perdonarmi?

Sei quasi morto, quando potrei perdonarti se non adesso? Sai, Tom, tu hai fatto delle cose orribili che ti si sono attaccate addosso e quelle ombre non potranno mai essere cancellate. Ma... ti sei innamorato, hai scelto quest'amore strano e doloroso. Hai cambiato questo futuro.

Ho mentito e negato fino all'ultimo.

Non ho detto che sei perfetto, ma sei cambiato... e cambiando, hai salvato lui. Sei diventato quello che lui voleva diventassi..

Quello che praticamente eri tu.

-Sono stato geloso di te, lo sono ancora.-

Fu semplice  pensare quelle parole.
Riusciva a comprendere perché Harry si fosse innamorato proprio di quel ragazzo.
Era forte, forte abbastanza da perdonare il proprio assassino ed era intelligente. 

Un tempo, prima d'essere spezzato, doveva essere stato anche bello.

Su vieni."

Draco si alzò e iniziò a camminare.

" Adesso vieni, facciamo una passeggiata.

Forse fu quella la prova più difficile, riuscire a fidarsi di qualcuno e scegliere di camminare nel vuoto, con un corpo pesante a fare da fardello. La sua personale marcia. 

Le gambe di Gaunt strisciavano su quel pavimento inesistente, creando resistenza, era pesante, ma non avrebbe lasciato la presa. Si sentiva vicinissimo all'ottenimento di un desiderio che non sapeva nemmeno di avere. 

Poi iniziò a cadere.
 

Precipitò con un tonfo sul materasso di Harry, si risvegliò vicino a quel corpo addormentato.
 

*******************************************
 

"Professore! Professore!"

"Signorina Lovegood."

Quella ragazza assomigliava troppo alla nonna, per sommo dispiacere di Tom, troppo intuitiva e insistente.

Lei sorrise. Il sesto senso di quella famiglia gli dava sui nervi.

"Mia nonna le manda i suoi saluti, Professore."

"Sono lieto di non ricambiare."

Continuò a camminare a passo svelto tentando di seminare il passo saltellante di quella strana ragazza.

"Mi ha anche detto di dirvi che ogni punizione ha una fine prima o poi.

Tom si bloccò e la guardò.

"Credo si riferisse a Potter, signore. Perchè non gli toglie quella punizione? Non credo che il fatto di respirare troppo rumorosamente sia una motivazione suff..."

"Signorina Lovegood?"

"Si Signore?

"Torni in classe."

La ragazzina tremò leggermente, saltellando in direzione opposta.
A volte Tom rimpiangeva la scelta compiuta più di cinquant'anni prima. 

**************************************************************

Mi odiate?
Si, mi odierei anche io.

Anzi no: mi odio effettivamente anche io.

Scusate il ritardo, perdonatemi anche per il fatto che probabilmente per capirci qualcosa dovrete rileggere tutto il papiello, maledicendomi ad ogni passaggio.

Sono tornata...?

Errr Buona lettura.

Resistete, siamo quasi alla fine!

E HO ANCHE LITIGATO CON LA DANNATA FORMATTAZIONE DEL TESTO!

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Capitolo 22
*** La felicità è... ***


Ero nell'azzurro orizzonte, tra il cielo e la terra,
i giorni tutti uguali e ogni notte sempre lo stesso sogno,
l'odore della terra umida, l'urlo che nessuno udiva,
il suono del battito del mio cuore, come un martello su un pezzo di stoffa,
e le sentivo chiamare, le voci dei morti,
volevo seguirle,
trovare un'uscita,
ma mi ritrovavo sempre davanti alla stessa porta,
sapevo che se fossi entrata, non ne sarei mai uscito."
Amabili Resti


 

Ed intuivo, non sapevo come, che se fossi entrato senza più uscirne non sai morto da solo.
Avrei trascinato qualcos'altro con me.
Qualcosa di prezioso... qualcosa che mi stava aspettando.

Ehi... dormiglione.”

-Chi è?-

Apri gli occhi.”

-Sono pesanti.-

Lo so... ma è un peso positivo Harry. È la vita.”

-Draco?-

Apri gli occhi, Harry.”

-Non ci riesco.-

Prova...”

-Facevi male dappertutto, Draco. Ogni mia molecola, anche quelle più restie, si agitavano ogni volta che pensavo a te. E niente riusciva a farle smettere.
Non volevo... non volevo pensarti, odiavo pensare a te e odiavo te... perchè non potevi non farti pensare. E non volevo amarti, volevo odiarti, cancellarti e dimenticarti.

Hai mai odiato qualcuno che non potevi non amare? Tu sembravi essere stato creato apposta per piacermi e per tormentarmi.
Muscoli, tendini, nervi e organi tutti votati a quell'unico pensiero, volevo averti.

Mi credi Draco? Ero distratto. Avevo il viso voltato e guardavo il cielo. Avevo gli occhi quasi chiusi dalla stanchezza, ma non volevo rientrare, mi piaceva guardare il mondo coperto appena appena dal filtro del sogno.

Quando mi passasti accanto... dimenticai ogni cosa. Per distrazione dimenticai l'odio che dovevo provare per te e ti guardai... come fino a quel momento avevo guardato solo il cielo.

Sentii il tuo profumo... e guardai i tuoi occhi, notai i segni sulle tue mani che rimanevano comunque la cosa più bella che avessi mai visto. Avevi i capelli più lunghi per quello che mi avevano insegnato sugli uomini ed eri perfetto.
Eri bello, Profumavi di fresco e dolce, i tuoi occhi erano ghiaccio e le tue mani pallide e fragili. I tuoi capelli avevano il riflesso del sole e accecavano. Fu per distrazione che mi innamorai di te, dimenticando per un attimo il suono del tuo nome.

Quanto ti odiai...-

Stai piangendo.”

-Perdonami Draco, perdonami...-

Ti ho perdonato tanti anni fa, Harry. Ti abbiamo perdonato tutti...”

-...-

Però ora devi scegliere Harry. Puoi aprire gli occhi e svegliarti... oppure puoi addormentarti e venire con me... in un altro posto.”

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Signor Malfoy...

Il ragazzo sobbalzò una prima volta e poi una seconda quando si voltò ad incrociare gli occhi neri del professore più severo di tutti i tempi.

Professor Rriddle...

 

Il professore si sporse a guardare i giardini e subito individuò una scomposta testolina di capelli neri, chiassosa e confusionaria.

Le labbra furono tentate di stendersi in un sorriso dolce, ma rimproverandosi trasformò quel sorriso in una smorfia di disgusto.

Sono confusionari e fastidiosi. Soprattutto Potter, Signore. Non è possibile che ci sia stato un errore, quando fu smistato?

Perchè non provi a scendere da loro?

Cos- No... Non ne ho voglia. Sono gretti e villici!

Ad un'occhiata del professore Draco chinò il capo leggermente.

Non credo di essere abbastanza... allegro o abbastanza tutto...

Tom si chiese se quello che era successo potesse influenzare talmente tanto quel futuro.

Draco era più distratto, meno pomposo... più insicuro del ragazzo che aveva spiato nei ricordi di Harry.

Temeva il contatto e si nascondeva dietro la fitta cortina di capelli.

Lo strascico del tempo.


 

Malfoy... Tu sei stato amato, così tanto...

-Forse troppo...- Aggiunse una vocina interiore, stizzita.

E per quell'amore il destino si è fermato ed è saltato su un altro binario, e mai.. mai era successo prima.

Il pensiero di te ha reso possibile... l'impossibile.

Solo per il pensiero di te, la persona che ti amava più della sua vita ha strappato la storia e ne ha scritta un'altra, ha inventato un luogo in cui tu potessi sorridere.

Non dire mai... mai più di non essere abbastanza, bambino, quando per te è stata costruita una intera vita, la più grande, la più sublime che si possa immaginare

 

-Altrimenti sarà tutto inutile. Tutto il dolore, il suo e il mio. Tutta l'attesa. -


“Vivi, moccioso, vivi perché questo mondo, questa vita è stata creata per renderti felice.

Questa realtà è nata perché una persona ha pensato che una sola tua lacrima, avrebbe potuto oscurare per sempre il sole.

 

Draco lo guardò sconvolto, ma non fece domande, accettò quelle parole come se fossero gocce di verità, come se le avesse sempre attese. Qualcosa si sbloccò, la realtà scivolò ancora una volta al suo posto. Il ragazzino si voltò e scomparve.


 

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Socchiuse la porta leggermente, senza fare rumore. Poi si bloccò.

Chi rischiava di disturbare?

Di certo non il cadavere che giaceva sul suo letto.

Si strofinò il volto.

Era stanco.

Ed era stufo. Stufo di aspettare e di guardare la brutta copia dell'uomo che conservava in quella stanza, girare fastidiosamente felice per i corridoi.

Si fermò a guardarlo, poggiandosi leggermente sul copriletto, al suo fianco.

Ne è valsa la pena?

Portò una mano alla gola di quell'uomo addormentato e premette le dita contro quella carne troppo pallida, una leggera pressione in più e la sua catena sarebbe stata distrutta per sempre.

Qualche secondo in più e tutto si sarebbe spento.


 

Improvvisamente fu come sentire un tonfo, un martellare attutito.

Si volse in giro prima di ricadere con gli occhi all'uomo addormentato.

Era... il suo cuore?

Tutto si immobilizzò. Anche il vento si congelò e sembrò ricadere pesantemente al suolo.

Gli occhi verdi, quegli stessi occhi verdi si aprirono sui suoi.

E Tom sentì di morire.

La felicità assomigliò a dolore e agonia in quel momento.

E poi successe... Harry sorrise.


 

Esistono persone unite da fili invisibili.

Si fanno male, si feriscono e sanguinano e si distruggono, ma non si dividono, non si lasciano mai.

Potrebbero andare ovunque, potrebbero essere felici, ma rimangono lì.

Quelle persone si rincorrono e si cercano per sempre.

Girano e girano di vita in vita come in una giostra e intanto aspettano.

E andrebbe bene anche se fosse, ancora una volta, un massacro.

Esistono persone che si amano in questo modo, che è l'unico che conoscono, quello di chi non si arrende di fronte alla morte o ad un sonno lungo cinquant'anni.


 

Tu... riesci sempre a mettermi i bastoni tra le ruote. Anche da addormentato.

Ho... aperto gli occhi.

Ho scelto te.

Erano queste le parole esatte.

Harry era diverso. Diverso dal bambino e anche dal ragazzino.

Draco... sarebbe sempre rimasto ancorato al suo cuore di ragazzino, ma... il tempo era cambiato, il destino... la stessa realtà in cui vivevano erano diverse.

Incontrò gli occhi di Tom e rinacque.

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Capitolo cortino.
Perdonatemi, ma con le fini io non vado molto d'accordo. 
Spero davvero di non deludervi XD

Ringrazio il mio Bonsai... perchè anche lei mi aspetta come Tom fa con Harry. 
Sto latitando ultimamente, per impegni che mi hanno letteralmente sequestrata. 

Manca ancora qualcosina a questa storia... ma siamo quasi alla fine. 

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Capitolo 23
*** Una scelta. ***


Tom annaspò nell'odore di Harry fino al mattino. 

Era un odore diverso da quello che aveva sentito per più di mezzo secolo, in qualche modo la vita aveva regalato una fragranza diversa a quell'odore. 

Si svegliò sugli occhi verdi di quel ragazzino, ora uomo che lo fissavano e si rese conto che ad un certo punto molti, troppi anni prima, aveva smesso di respirare, aveva preso l'ultima boccata d'aria e aveva vissuto in apnea fino a quel momento. 

E fu doloroso far tornare l'ossigeno nei polmoni, lo fece con una forza spaventosa, ad una velocità incredibile, ma era bello stare insieme in quel modo e bastava.

Harry era vuoto e pieno, i ricordi non lo tormentavano più, ma rimanevano inchiodati nel profondo.
La realtà che aveva dovuto sempre affrontare era che fosse ormai troppo tardi per fare qualsiasi cosa che non fosse piangere e lui aveva pianto per anni. E quando le lacrime erano finite, aveva semplicemente iniziato a piangere sangue.

Ma quella realtà era scomparsa, e si sentiva vuoto, perchè era stato sempre pieno solo di dolore, un dolore che però non esisteva più.  
 

-Qualcuno... un tempo, mi disse che l'amore mi avrebbe salvato, ma mi aveva solo confuso.
Chi sa dire quando l'amore rimane amore e quando si trasforma in egoismo e tortura?
Sono certo che... pensavano a me, i miei genitori, che mi amassero tanto, immensamente, ma come credevano sarebbe stata la mia vita senza di loro?
Per molto tempo li ho odiati e poi odiavo me per aver pensato che avessero scelto di abbandonarmi.

Un amore così profondo... a volte ti spinge a fare azioni crudeli, in questo... non assomiglia anche solo un po' all'odio e all'egoismo?-

Poi ho deciso di diventare il tuo futuro, quel futuro che si è arrampicato nel passato fino a diventare il tuo presente.
 

Era il passato il problema.
Voleva... amare Tom, sentiva di amarlo, ma era profondamente diverso dall'amore che aveva provato per Draco.
Voleva abbandonare la zavorra è scegliere finalmente di essere felice. 

Come se avesse potuto far affondare il passato in un lago, reale o figurato che fosse.
Ma quale zavorra avrebbe potuto trascinare in basso tutto quel peso?

Si alzò con i muscoli impietriti, ma non atrofizzati. 

Guardò dalla finestra il paesaggio così come lo aveva lasciato tantissimi anni prima e uscì dalla stanza lasciando Tom ancora immobile. 
Tom stava ancora aspettando. 

Ripercorse i propri passi, calpestò le orme del ragazzino che aveva iniziato quel mondo e si riallacciò alla vita e al tempo. Perchè Tom aveva creato uno spazio in quel tempo, per lui.
 

C'è l'amore che ti capita e quello che ti scegli.
 

Quando si incontrò, quando incontrò il ragazzino che non aveva mai potuto essere, due corde strette al suo cuore iniziarono a tirare in direzioni opposte rischiando di spezzarlo. 

Il sollievo, da un lato, nel vedere un corpo senza cicatrici e dal lato opposto... il terrore nel non riconoscersi quel ragazzo. 

Quel ragazzo dagli occhi verdi era... diverso da quello che Lui era stato. Aveva sperato che in quel futuro... il loro passato non li avrebbe raggiunti, ma la scorgeva nella piega degli occhi e delle labbra le vestigia dell'antico dolore, della vecchia paura. 

Buchi neri cuciti nell'anima.

Qualcosa del suo dolore viveva in quella realtà e si attaccava addosso a quelle persone.

Quando vide il riflesso chiaro di capelli biondi si preparò alla fitta di amore e dolore che credeva sarebbe giunta, ma il suo cuore placido si scaldò e continuò a battere normalmente.

Poi la rabbia, vedere corde e catene attorno a quelle braccia e quei piedi, corde e catene che l'avevano già sfiorato e che aveva sperato non sfiorassero quella proiezione di sé più giovane. 

Si schiarì la voce prima di parlare, e scoprì una voce adulta e profonda. Rauca e abitata dal silenzio di 50 lunghi anni.

Se hai voglia di parlargli perchè semplicemente non lo fai?

No, cioè... di che sta parlando?

Non sei mai stato furbo, non tentare di diventarlo ora.

Cos... chi è lei? Comunque non sono cose che dovrebbero interessarle. E' un Malfoy. Lo odio. Lo guardavo solo perchè mi stavo chiedendo come possano permettere che uno spocchios...

Lo odi?

La voce uscì in un sibilo e l'aria sembrò divenire più gelida..

Lo odi?... Davvero? Sai cosa significa odiare? Non vuol dire ignorare, né fingere uno sguardo schifato quando ti scoprono a fissarlo qualche istante più del dovuto. Non è desiderare di non riuscire a notare il colore dei suoi capelli o il suo profumo.
Odiare qualcuno significa volerlo morto, significa odiare il fatto che lui riesca a respirare. Odiare significa volerlo distruggere. Lo odi?

Io... si, si. Lo...

Il sorriso che si dipinse sul viso di quell'uomo spense ogni parola sulle labbra del ragazzo e si impresse nella mente di Harry. 

Fu un sorriso colmo di dolore, ma che esprimeva freddezza.
Fu macerie.

Lo odi. Bene. Allora facciamo un gioco, Potter.

Spuntò il nome come un tempo Piton aveva masticato il suo, comprendendone  parte del disprezzo. 

Chiudi gli occhi.” 

Harry esitò.

Chiudili.

Ora immagina... immagina Draco chiuso in una stanza buia, immaginalo circondato da quella oscurità. Il suo sangue rosso e fresco a bagnargli i polsi, il volto esangue e rigato di lacrime.

Harry si mosse, a disagio, con gli occhi serrati. Qualcosa si agitava nella sua mente, una nebbia... familiare e terrificante. 

Sentiva i lamenti di Draco, li ricordava, anche se non sapeva come.
Sentiva un pianto sommesso, gemiti dal sapore amaro e delle grida. Grida mute. 

-No... ti prego, lascialo. Lascialo andare.-

Il ragazzo non seppe se a pronunciare quelle parole fosse stato lui... o qualcos'altro, qualcun altro. 
 

Tutti i corpi di ogni tempo condividono la stessa anima. Le cui ferite si rispecchiano e rimangono ad occupare la memoria dei nuovi cuori.
Il dolore non scompare, i ricordi non spariscono, restano ancorati come zavorre, movimenti, gesti e abitudini. Si affacciano nelle nuove realtà, fuori posto e inspiegabilmente incastrate.

 

Ogni voce si spense, le lacrime e i gemiti cessarono. 
 

Lo odi?
 

Harry sveglio, ma ancora intontito da quello stranissimo incubo ripensava a quelle immagini. Draco insanguinato, con gli occhi spenti mentre qualcosa di orribile stava succedendo in tutta l'oscurità che li aveva inghiottiti. Dei colpi ritmici e tremendi riecheggiavano nelle sue orecchie, ben lontani dal ticchettio di qualsiasi orologio, ma ineluttabili e angoscianti. 
 

Lo odiava? No. Per niente.

Era codardo. Un Potter gay era una tragedia, ma un Potter gay con un Malfoy, sarebbe stato un abominio. Semplicemente inconcepibile, ma ciò che gli faceva più rabbia era la consapevolezza che Draco, quel coraggio, lo aveva. 

Lo aveva notato in ogni timido sorriso, sorriso che aveva spento con frasi acide e sarcastiche, degno figlio di suo padre. Lo aveva notato in ogni parola gentile... che aveva prontamente distrutto. 

E allora da dove veniva quell'odio che credeva di provare? Era lì... pochi istanti prima, appena appena sotto lo strato della pelle...

L'uomo lo guardava, testimone di quel discorso interiore. Non aveva potuto farne a meno. Aveva creduto, no... sperato, che potesse andare tutto liscio... ora che finalmente non esistevano barriere, ma si era dovuto scontrare contro nuove mura e... aveva avuto il desiderio di distruggerle. 

Harry alzò lo sguardo confuso verso l'uomo, che era scomparso, improvvisamente, inspiegabilmente. 




 

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Peeeeeeeenultimo capitolo. *si applaude da sola*
Tranquilli... Tom non aspetterà per sempre *o forse si fufufufuf* No scherzo, altrimenti Lady mi uccide. O uccide Teddy... o fa stragi nelle sue storie... e il mio povero cuoricino non potrebbe sopportarlo D: 

Ho la febbre! Di nuovo, ancora. Che novità ragazze, vero? 

Che dire? 

Vi voglio bene. <3 

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Capitolo 24
*** La felicità è tutto. ***


Harry aveva capito qualcosa, guardando negli occhi della sua copia più giovane.

Che non faceva più male.

 

O meglio: che i ricordi non lo assordavano più, erano diventati un lento gocciolare, invece di quella cascata totalizzante che erano stati.

 

E se n'era reso conto soltanto in quel momento, che aveva smesso di sanguinare.

 

Si sentiva fatto a pezzi e rimesso a posto.

Come se qualcuno per anni e anni l'avesse lentamente smembrato per poi ricostruirlo, cucendo le ferite, ammorbidendo il dolore.

 

Ed era stato Tom. Quella consapevolezza esplose nella sua mente come una bolla di calore.

 

Anche l'amore che sentiva per Draco, era sempre lì a scorrere come lava sotto la pelle, bruciava meno. Apparteneva al sé stesso integro. Al ragazzo che era stato, ancora pieno di dolore e di... tempo. Era diventato una persona diversa. Ricostruita da mani gentili dalle macerie che era.

 

E amava in modo diverso, per qualche istante si chiese se quella carezza calda che sentiva non fosse altro che gratitudine.

 

Ma un'altra vocina nella mente insistente sussurrava:

 

"Sei stato tu a farlo, a farti a pezzi e ricostruirti. Ti ci sono voluti Cinquant'anni per capire che potevi amare Tom senza sentirti in colpa.


Ti ci sono voluti Cinquant'anni per perdonarti, non di quello che avevi fatto, ma di quello che sentivi per il tuo carnefice, di quello che provavi quando baciavi il tuo assassino.

Oh avresti potuto saltare in ogni momento del passato e tagliargli la gola, ma sei voluto tornare indietro e incastrarti con lui assecondando un tuo desiderio.

 

Ed è quel desiderio che hai voluto scontare con un coma lungo una vita intera.

 

Non capisci, Genio?

Non capisci che hai bisogno di lui perché è una specie di tuo riflesso,

perché dentro di lui c'è qualche cosa che ti chiama, ti parla e sembra comprenderti?

 

È la parte di te, che è rimasta incastrata dentro lui, ad attirarti."

 

E poi lì, fermo sul ciglio della porta che aveva lasciato solo qualche minuto prima.

 

Gli sembrava d'aver vagato come un fantasma per tantissimo tempo, all'interno delle mura di quel castello, bussando a tutte le porte, cercando qualcosa di cui non conosceva ancora il nome.

 

E tentava e tentava ancora e poi di nuovo. Poi aprì la porta e lo trovò, ancora in mezzo al letto, gli occhi coperti dall'avambraccio. Immobile come una statua abbandonata, ma ancora così bello.

 

 

 

Il problema era quell'ancora che lo teneva inchiodato al passato, Ma era bastato poco, un sasso... un semplice ciottolo e ciò che gli era sembrato impossibile, semplicemente era accaduto.

Si era perdonato e senza neanche rendersene conto aveva ricominciato ad amare.

 

 

Si accostò velocemente al letto incurante di qualsiasi cosa, anche di avere ancora l'aspetto di un pazzo ed i piedi scalzi. 

Assomigliava più che mai al fantasma che credeva d'essere stato, ma allo stesso tempo era pieno di vita.

Trattenne il respiro e poi si chinò ad assaggiare le labbra di Tom. 

Il respirò uscì tremulo andando a schiantarsi sulle labbra dell'uomo steso sul letto, i loro occhi si incontrarono e più lentamente si avvicinarono. Morbidamente si carezzavano.

-Senza sangue... senza dolore.-

Ma Tom aveva fame, aveva aspettato così tanto. Fece salire le mani ad incorniciare quel volto. Sentiva Harry tremare, lo sentiva sussultare sotto le sue dita. Si costrinse a rallentare, ma il suo corpo... sempre così controllato, non riusciva a fermarsi. Le dita stringevano, i polpastrelli accarezzavano, i denti mordevano, piano senza lasciare segni.

Aveva bisogno che l'altro capisse, che entrambi capissero di poter coesistere senza doversi annientare. Che in quel mondo era possibile amarsi senza sangue né dolore. 

E Harry lo comprese, lentamente rispose al bacio e assecondò le carezze. 

Senza catene, senza sangue, senza l'umido di una cella o il freddo del pavimento di un bagno. Quante volte e in quante vite avevano tentato di entrare l'uno nell'altro? 

Harry assecondò i movimenti di Tom, ritrovandosi steso sotto di lui. 

Le sue mani erano bollenti e tracciavano strisce incandescenti sulla sua pelle. Senza fare male.
Com'era difficile accettare che non ci fosse dolore. Com'era difficile non mordere e non graffiare, non sentire la consistenza confortante e familiare del sangue. 

Era l'unica cosa che conosceva, l'unica che per lui avesse senso. 

Tom gli baciò gli occhi e le labbra, molte volte, abituandolo alla dolcezza, abituandosi alla dolcezza. Non voleva fargli male. Non più di quanto fosse naturale.

Spogliò Harry con lentezza, lo accompagnò nel limbo in cui sarebbero entrati insieme stavolta. 

Lo accarezzò, sentì il respiro di Harry accelerare sotto il palmo della mano. Per lui le memorie di Harry non erano che fantasie mai realizzate, ma per l'uomo sotto di sé erano state l'unica realtà per tanto tempo.

Per la prima volta si domandò se quello che sarebbe diventato nella realtà di Harry non avesse macchiato anche lui con qualcosa di terribile. Si sollevò sulle braccia, una traccia di incertezza nella piega degli occhi. 

Aveva paura. Era terrorizzato. Tom era... congelato dal terrore. Due moti identici lo massacravano, voleva sapere tutto e contemporaneamente voleva dimenticare e far dimenticare tutto anche ad Harry.

E quegli occhi verdi sorrisero, davanti a quella titubanza e alla paura che vi leggeva. Non era uguale, Tom non era Voldemort. Non l'avrebbe svuotato della vita e della dignità, sentirlo lo avrebbe riempito di vita. 

Allungo le mani e come il ragazzino che fondamentalmente era rimasto e lo attirò a sé nascondendo il viso nell'incavo del collo. 

La paura era una parte della felicità.

Il movimento ricomincio, il tempo si sciolse e così i timori di Tom.
Gemettero e ansimarono quando riuscirono ad unirsi e non ci fu dolore né sangue. Solo l'eternità.
 

L'eternità era sui nostri occhi e sulle nostre labbra, la felicità nell'arco delle ciglia; e non v'era parte, anche misera, di noi che non fosse di natura celeste.* [Antonio e Cleopatra]

 

Tom dormiva con una mano ancora strettamente avvolto attorno al polso di harry, che in silenzio lo guardava.

Vide le palpebre di Tom agitarsi, il corpo irrigidirsi e si chinò a depositare morbidi baci sui suoi occhi e la fronte. Sussultando Tom spalancò gli occhi incontrando quelli verdi dell'altro.

Sto sognando?

No...

E tu...? Stai sognando?

No, sono sveglio.”

Tom strinse ancora la presa sul suo polso, il giorno dopo avrebbe avuto i segni di quella necessità sulla pelle. Ma andava ugualmente bene.

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Per qualche motivo che ignoro, mi piaci moltissimo. Molto, niente di irragionevole, direi quel poco che basta a far si che di notte, da solo, mi svegli e, non riuscendo a riaddormentarmi, inizi a sognarti. * [Franz Kafka]


 

L'incontro degli alunni con i genitori... fu tragico.

I Potter e i Malfoy avevano messo a dura prova gli incantesimi per la limitazione magica che avevano apposto sulla Sala Grande.

I professori si erano ormai rassegnati a quella conclusione nefasta. Il preside solo aveva un sorrisino saputo e quasi divertito, fissava due ragazzi opposti, ma molto... forse troppo vicini. Li osservava tenersi in disparte dalla guerra iniziata dai genitori, osservarsi e studiarsi a distanza. Aspettando che l'altro voltasse lo sguardo.


 

Leggeva la necessità sui loro occhi e una paura feroce.

Quando l'incontro giunse al termine, molti tirarono un sospiro di sollievo.

Quando la scintilla partì sembrava essere tornato tutto calmo.

 

Harry ascoltami bene figliolo, mi raccomando stai lontano da Malfoy. Brutta razza, sono certo che se avessero potuto, avrebbero deciso di sterminarci tutti.

S..si Papà...

Bravo Ragazzo, insomma anche se sei stato smistato nella casa delle serpi, rimani comunque un grifone no?

Ogni pacca sulla spalla, era una punta che scavava e scavava nel petto.

Harry alzò il capo e incrociò un paio di occhi verdi assolutamente uguali ai suoi.

Amore... tuo padre è un po' melodrammatico. Però fa attenzione, d'accordo?

Si sentì un po' meglio, ma quella punta continuava a girargli nel petto, scavando un solco profondo.

Farò attenzione allo stupido Malfoy e eviterò qualsiasi cosa lo riguardi.

Al suono di quella frase però se ne aggiunse un altro, passi veloci che correvano nella direzione opposta e un guizzò di capelli biondi.

Prima di poterselo impedire, Harry inseguì quel riflesso.

Harry!

 

"Malfoy! Malfoy dannazione, fermati! Sei un maledetto codardo!"

"Piantala Idiota. E.SMETTI.DI.SEGUIRMI. L'ho sentito tuo padre e le sue paroline gentili. Torna indietro e lasciami in pace!"

"NO. No, Santissimo Salazar, quanto ti detesto. Devi parlarmi. Siamo nella stessa casa dannazione, perchè ti ostini ad ignorarmi?!"

Malfoy si bloccò.

Io? IO ti ignoro? Tu...

Harry alzò le mani, come se si stesse avvicinando ad una bestia feroce.

Va bene... va bene. Anche io. Malfoy... parliamo. Scusami...

Draco indietreggiò, quante altre dannate volte era successo?
Che Potter sembrasse guardarlo e quasi sorridergli, che gli si avvicinasse e che poi fuggisse terrorizzato? Non poteva più permetterselo.

"Ti prego... Potter. Per favore vai via... non parlarmi più, non guardarmi più. Non avvicinarti più... evita di toccarmi. Non ce la faccio... io... Io ti amo stupido Troll, ma non ce la faccio più."

 

La testa di Harry si fece nera, le mani crollarono lungo il busto dalla sorpresa e rimase solo lì a guardare gli occhi di Draco quasi disperati e ricordò le parole del preside, qualche minuto prima dello scontro in sala grande.

 

Andrà tutto bene, va sempre tutto bene.
Di cosa hai paura, Harry?
Puoi temere solo la Morte, e lei è lontana. Diglielo.

In realtà... innamorarsi di Draco sarebbe stato così semplice e lo voleva. Voleva amarlo, gli pareva d'aver aspettato tutta la vita soltanto per sentire una sua carezza. 
Sentiva il bisogno disperato del suo tocco e si struggeva e si dannava... si accaniva contro quel ragazzino, masticandogli il cuore, per sopprimere quel desiderio. 

"Vedi Harry a volte ci opponiamo ad un destino più grande di noi... alla parola inevitabile che marchia a fuoco i nostri passi nel tempo.
Ed è una abitudine che continua ad abitarci anche quando quel destino ci sorride e non abbiamo più bisogno di combatterlo.
Harry... ne vale la pena, non te ne pentirai mai. Non esistono colpe o punizioni, in amore. La sua carezza non ti scotterà."


 
 

Se ami qualcuno, diglielo.
Anche se hai paura che non sia la cosa giusta e che possa portare qualche problema.
Anche se hai paura che rovini completamente la tua vita.
Dillo.
Dillo ad alta voce.
E poi riparti da li.*

[Greys Anatomy/ The scent of orchid]


 

Vide Draco raccogliere i pezzi di se stesso, lo vide voltarsi e allontanarsi ancora.

Era convinto che quella fosse la fine, di qualsiasi cosa fosse ciò che li teneva uniti e non voleva.

Al diavolo la famiglia e le case, andassero in malora anche i Malfoy e quelle loro fisse sul sangue. Avrebbe abbattuto tutti i muri, sapeva di poterlo fare.

Corse, scattò e circondò con le braccia quel ragazzo così sottile. Ebbe un brivido appena ne sfiorò la pelle e seppe in quell'istante che non si sarebbe mai pentito di quel momento.

 

Perdonami. Sono arrivato. Grazie per avermi aspettato, Draco. Sono qui... andrà tutto bene.

Quando sentì le spalle di Draco sussultare sotto un pianto liberatorio, si limitò a stringerlo più forte.


 

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Qualche scala più su, in un ufficio inondato da strambi oggetti, un vecchio chino sulla sua scrivania sentì qualcosa che aveva persi tanti anni prima, ritornare.

E' perdonato, Preside.

Sorrise, finalmente, dopo anni.


 

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Erano in piedi, nella torre di astronomia, che guardavano in basso, verso il parco.

Sembravano in piedi sul mondo, da quell'altezza.

I loro sguardi concatenati scesero ad incrociare due ragazzini nel parco, il primo con una indomabile chioma scura e il secondo con serici e splendenti capelli biondi, si inseguivano urlando insulti che in realtà sembravano carezze.

Poi ogni rumore e ogni urlo si spense e iniziarono i sussurri.

Ecco. L'impasse, la chiave, questo solo istante aspettato per quasi un secolo.

Uno degli spettatori sorrise con una dolcezza insolita, l'altro si imbronciò leggermente.

Questa era la fine, e l'inizio di ogni cosa, in due labbra che finalmente si incontrano, dopo aver urlato tanto solo per avvicinarsi, una volta ancora, una volta di più.

Harry sapeva che il passato non sarebbe stato dimenticato, che per lui sarebbe rimasto sempre agonia, ma guardando i due ragazzini nel prato allungò una mano a stringere quella rigida di Tom.

Tom?

Uh?

Ti amo.
 

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Fine.


Grazie a tutti... TUTTI quelli che mi hanno assistito da brave badanti. E' stato difficile, lo ammetto e questo capitolo mi piace meno degli altri. 

Ma ve lo dovevo... lo dovevo a tutte voi.

Grazie di essere rimaste con me... fino alla mia fine. 

 

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