Twist in My Sobriety

di meiousetsuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I hear you talk girl (Now your conscience is clear) ***
Capitolo 2: *** Look your love has drawn red from my hands ***



Capitolo 1
*** I hear you talk girl (Now your conscience is clear) ***


Documento senza titolo

Questa storia è la prima di due, per il contest: Angst Vs Fluff di Jo_gio17 sul forum di EFP, consistente nello scrivere sugli stessi personaggi, nelle diverse situazioni!

Personaggi: Damon/Elena, comparsa di Stefan
Rating: Verde
Genere: Fluff, Character!Study, Sentimentale
Avvertimenti: What if? Della 5x12: Elena sta resistendo alla possessione di Katherine, in quanto ha ferito Mia e Nadia molto più gravemente che nell’episodio.

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I hear you talk girl (Now your conscience is clear)

Mai chiedersi se qualcosa può andare peggio, se il tuo nome corrisponde a quello di Damon Salvatore.
Le prime gocce di una fastidiosa pioggerella salutavano l’arrivo dell’Inverno col loro rumore quasi tintinnante, che in un altro momento sarebbe risuonato al suo raffinato udito di predatore come una musica strana suonata da una bambina vestita di un abito antico, usando dei bicchieri pieni d’acqua durante un pranzo di Natale, come quelli di quando era piccolo.
In quel momento invece sembravano solo lacrime dal cielo che si beffava di lui, che non aveva lo stesso coraggio di lasciar precipitare dagli occhi ormai liquidi l’indiscutibile segno del suo dolore.
Elena stava per lasciarlo davvero, senza ritorno.
Pochi minuti prima gli era corsa incontro, come se avesse visto l’unica speranza di salvezza mentre qualcosa di terribile la inseguiva.
Eppure, il mostro era lui, lì.
Non si era mai fatto particolari problemi a proposito, aveva imparato piano piano qual era la verità.
Dopo averla ascoltata così tante volte dalla voce di suo fratello, di tutte le persone che aveva conosciuto, o le cui vite aveva spezzato nel mezzo di una strada desolata e buia.
Desolata come la mia anima, buia come il mio cuore.

Nel momento in cui si era aggrappata alle sue spalle, il calore del Sole gli era esploso dentro, attraversandolo da capo a piedi, facendogli desiderare che non si allontanasse più.
Tutto era a posto, sentiva il suo baricentro tornare sul suo asse, poteva ancora restare ancorato alla Terra.
Aggrappato a me stesso, alla donna che amo.
Si era sempre considerato un uomo felice nella solitudine, che preferiva nutrirsi di rabbia e rancore che di favole chiamate sentimento e romanticismo.
Quando Elena staccò il viso dal suo petto, sottraendosi lentamente a quell’abbraccio stretto e protettivo tutta la spavalderia evaporò in un istante; non era certo la prima volta che la vedeva star male, non era stata fortunata con le persone che amava.
Come aveva potuto lasciarla, se pur per essere altruista almeno una volta nella vita?
Perdendo il sorriso radioso che posava sulle sue labbra quando si svegliava per prima e non poteva aspettare, il profumo del lunghi capelli lucidi che scivolavano sulla pelle nuda, con un piacevole solletico, le parole che gli sussurrava perché non gli dispiacesse non aver terminato di dormire.
Perdendo il senso della mia umanità.
“Damon, grazie a Dio! È Katherine, sta cercando di controllarmi, aiutami!”
“Elena cosa dici, Katherine è morta, l’ho sepolta io dove avrebbe sempre dovuto essere, che ti succede?”
Il vampiro la sorreggeva come se dovesse cedere da un momento all’altro, anche se era salda sulle gambe; il fiato spezzato e gli occhi terrorizzati però contraddicevano quell’apparente fermezza.
Sono io che crollerei se non potessi più toccarti.

“Sta usando il mio corpo, Damon, ci ha ingannati tutti, nella cava ci sono Nadia e una strega, sono riuscita a ferirle ma non sono morte… credo. Bisogna fermarle, se completeranno l’incantesimo non sarò più io, capisci?”.
Damon rimase un istante senza respirare, come se non volesse credere alle parole che stava ascoltando, per voltarsi di scatto, pronto a correre per eliminare dalla faccia del pianeta quella dannata che aveva distrutto tutto quello che di buono aveva nella sua esistenza.
Ma qualcosa glielo impediva.
Elena lo stava trattenendo dalla manica, un atteggiamento così insolito per lei, che Damon si bloccò girandosi per fissarla negli occhi, cercando un indizio che gli svelasse se quella era già l’altra ma l’emozione che trovò stampata sul viso della ragazza era paura. Terrore era la definizione più giusta, perché ogni sentimento per un vampiro è amplificato.
Come la paura che ho provato di non sentirmi più umano.
Come l’odio che mi ha avvolto tra le sue spire.
Come l’amore che mi ha sottomesso.

“Andrò io, resta con lei, controllala, Damon, andrà tutto bene”.
La voce di Stefan giungeva alle sue spalle ferma e tranquilla, in apparenza.
“Sicuramente anche Caroline e Tyler mi aiuteranno e Matt sa come si riconosce un Viaggiatore. Devi fissare sempre i suoi occhi, se diventassero neri, portala a casa e chiudila in una stanza al sicuro. Elena, scusami, io…”
“Va bene, Stefan, grazie! L’ultima cosa che sopporterei sarebbe diventare un pericolo per tutti voi, fate presto, non voglio che succeda!”
Un lieve sibilo tagliò l’aria mentre il vampiro si allontanava rapidamente, approfittando di un momento in cui nessuno passava vicino a loro nel parco.
Damon si accorse di stare trattenendo il fiato mentre Elena faceva un passo indietro, uno solo, probabilmente per aiutarlo a tenerla sotto controllo, ma il vuoto che era rimasto tra loro gli sembrava una voragine che l’avrebbe inghiottito al primo movimento sbagliato.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era sentito così insicuro?
Nemmeno un anno, quando avevano scoperto che trasformarla col suo sangue aveva creato il legame del sirebound e tutta la felicità provata si era spenta come il fuoco di un fiammifero sotto la pioggia, come quella che ormai scendeva impietosa su di loro.
Per fortuna i vampiri non soffrono il freddo come gli umani, almeno all’esterno.
Dentro non si era mai era sentito così perso, nel corso della sua lunghissima esistenza, così bisognoso di appoggio.
“Di’ qualcosa, ti prego”. *

Elena lo guardò mostrandogli un vortice di emozioni; panico per ciò che le stava succedendo, insicurezza nei suoi riguardi, anche tenerezza forse.
Ed era terribilmente bella, con i capelli bagnati che aderivano al visetto da bambola, le labbra tremanti e morbide, che avrebbe coperto di baci fino a farle dimenticare perfino il suo nome.
Era come incantato di fronte a lei, attendendo di ascoltare l’inevitabile condanna, eppure anche se il prezzo era un duro colpo all’orgoglio, doveva tentare.
Sperare inutilmente è la decisone più stupida.
Non poteva arrendersi senza lottare per riprendersela.
Mi schianterò contro un muro di disprezzo, essere immortale non diminuirà il dolore.
L’idea di perderla per l’eternità, di pensarla con un altro lo faceva impazzire.
Il mio desiderio sarà la mia tortura.
“Stefan risolverà tutto vedrai”.
Suo fratello l’amava ancora, di sicuro. Non con la sua stessa passione, ma con abnegazione.
Non sono all’altezza, non sarò mai abbastanza.

“Ti ho cercato dappertutto, Damon, credevo di non fare in tempo! Dobbiamo anche discutere di molte cose… so che è assurdo in questo momento, ma potrebbero essere le mie ultime parole”.
“Non pensarlo neppure. E lasciami dire per primo che so quanto ho sbagliato nel fare quella scenata, ho attribuito troppo credito a me e a te nemmeno l’ombra di quello che meriti, credendo anche per un secondo di poterti cambiare in peggio; sei la persona migliore che ho incontrato nella vita, senza di te c’è soltanto un buio spaventoso”.
Elena sembrò assorbire lentamente quelle frasi, come se fossero inchiostro versato sulla carta, prima di riuscire a formulare delle parole sensate; era difficile mentre annegava nello sguardo disperato e appannato di lacrime che Damon avrebbe trattenuto fino alla fine; e se non fosse stato così, avrebbe mentito, dichiarando che era soltanto la pioggia.
“Non è abbastanza”.
Era preparato, la risposta doveva essere quella, pensò il vampiro, quasi con sollievo.
‘Mi hai smascherato, Elena; non sono il fratello bravo, sono cattivo: il mio posto è lontano da te, perché non ti merito anche se ti amo più di quanto sono mai stato capace, tanto da sentirmi di nuovo umano. Anche se ho sperato che vedessi il buono che c’è in me, di dimostrartelo e in fondo ho perfino desiderato che mio fratello mi amasse, di nuovo. Va bene così, posso smettere di sforzarmi di restare dal lato giusto del baratro, anzi, tornerò ad essere quello che so fare meglio. Allora perché mi sembra di spezzarmi dentro, fino al cuore?’
“Voglio molto di più, Damon”.

Elena allungò una mano fino a posarla sul viso del ragazzo, pianissimo, timorosa di sentirlo scostarsi perché la risposta non gli era piaciuta abbastanza, scatenando una reazione di rabbia.
Lui era semplicemente immobile, a eccezione delle palpebre che si socchiusero per godersi di più quel contatto insperato, che lo tratteneva come l’ultimo raggio di luce carico di speranza prima del tramonto definitivo.
“Ci sono due condizioni: credimi, detesto chiedertelo in questo modo, ma a volte hai bisogno di maniere forti per prestare attenzione, sei convinto di sapere le cose a priori e che siano negative. Per prima cosa, devi promettermi di non comportarti più così con me. Non accetto che ogni discussione, ogni problema, si risolva con te che mi giri le spalle e scappi, Damon. Non puoi essere un bambino che grida per avere ragione, perché è l’unico modo che conosce per far sentire la sua voce, perché rinunciare significa non affrontare la paura che siano gli altri a rifiutarti”.
Adesso anche l’altra mano della ragazza tratteneva delicatamente il volto di Damon, la punta delle dita che tremava appena sulla sua pelle – o forse erano minuscole carezze, impossibili da reprimere.
“Voglio il mio uomo, quello che è sopravvissuto alla perdita della sua famiglia, di Alaric, del falso idolo che una donna malefica è stata per centocinquant’anni; che ha imparato a volere bene a Jeremy, che ha messo la mia sicurezza davanti alla sua, sempre. Voglio indietro quella persona scontrosa, difficile, egocentrica, dolce, divertente, che ha lottato per me, non contro di noi. Litigheremo, ci faremo male, ci perdoneremo. Quello che non sopporterei ancora sarebbe vederti essere vigliacco, Damon; mi perderesti veramente. Puoi promettermelo?”
“Ce l’avevi già, Elena, la mia promessa ce l’avevi dal momento che mi hai dato una possibilità. Non farò ancora una cosa come questa, ma ho tanti fantasmi che mi spingeranno a comportarmi male, lo sai. Non sarò mai un fidanzato perfetto”.
“Mi piaci come sei”.

Damon sentì un macigno sollevarsi dal cuore, come per magia, lasciandolo libero di avvolgere la sua ragazza in un abbraccio, avvicinandosi per baciarla, ma lei lo respinse delicatamente posandogli entrambe le mani sul petto.
“Aspetta… ti prego. Adesso ascoltami attentamente, è la cosa più difficile che abbia cercato di dirti, è importante, Damon; devi fidarti di me, va bene?”
“Va bene. Continua a guardarmi negli occhi, Elena, devo sapere che sei tu. Le mani non spostarle, vuoi?”
Il vampiro posò i palmi sul dorso delle mani della ragazza, premendole piano sul petto, una per metà sulla pelle esposta dalla camicia slacciata, che gli trasmetteva tepore.
Elena raccolse tutto il coraggio che aveva, sperando che avrebbe compreso malgrado la sua natura autolesionista, propensa a fargli provare tutto come un’accusa, un rifiuto; ad aggrapparsi a decisioni che lo facevano soffrire atrocemente, pur di mostrare agli altri che se lo consideravano malvagio, avrebbero ottenuto quello che volevano. Doveva riuscirci, ora.
“Io… all’inizio ho commesso un errore con te, non rispondere di no, lasciami dire tutto di un fiato, o non ci riuscirò più. Ero solo una ragazzina, ho creduto che domandarti di diventare più buono, come Stefan, fosse giusto, perché quello che facevi alle persone era inaccettabile, Damon. E  l’hai fatto, sei cambiato per me, ma non nel profondo, perché non ci credevi veramente. Pensi di essere orribile, di dover essere maltrattato e se ti accorgi di essere felice fai qualcosa di sbagliato per punirti, per spingere gli altri a giudicarti. Non voglio più questo dolore per te. Non perché lo chiedo, ma perché devi fermare questa spirale, Damon, prima che ti distrugga. Le persone che ti hanno torturato… so che non dovrei dirlo, ma capisco che tu le abbia sterminate, i loro figli, no”.

Prima che il vampiro potesse emettere un suono, Elena aveva premuto due dita sulle sua labbra morbide, fermandolo, sentendo l’accenno di un bacio sui polpastrelli.
“Tutti abbiamo ceduto alla nostra parte oscura, abbiamo ucciso, anche io l’ho fatto. Vorrei solo che adesso fosse finita, perché questo odio è tornato contro di te. Ti senti in colpa, non vuoi ammetterlo, così farai qualcosa di peggiore, perdendoti. Ti amo troppo per lasciartelo fare, per restare a guardare mentre ti smarrisci nel buio, quando possiedi una luce che può brillare tanto da abbagliare chi ti guarda. Non devi cambiare trasformandoti in qualcun altro, ma crescere, Damon. Da te stesso ad un te stesso più grande, più forte, mentre io ti sosterrò. Non cercherò di dirti cosa fare, te lo giuro, ti appoggerò quando avrai bisogno di me. Lascia che ti aiuti a non essere il tuo peggior nemico, permettimi di entrare nel tuo mondo. Basta con le maschere e le bugie, non puoi salvarti da solo”.
Damon sentì la terra vacillare sotto i piedi, o era la testa a girare e dargli la sensazione di poter cadere? Doveva esserci una trappola, non poteva essere così semplice uscire da tutto quello schifo, ci sarebbe stato un prezzo molto salato da pagare.

“Ti deluderò, cosa succederà allora?”
Elena fece scorrere le mani delicatamente intorno alla vita del bruno, per portarlo vicino a sé.
“Non accadrà, perché non devi farlo per accontentarmi, non mi ascolti, vero?”
Il tono della vampira era di finto rimprovero, caldo e dolce.
“Sarai abbattuto e penserai che non valga la pena tentare ancora, ma io ti aiuterò a rialzarti e sarò orgogliosa di vederti provare, è l’unica cosa che ti domando per me. Dimmi di sì”.
Per un lunghissimo istante, un silenzio assoluto si frappose tra loro: la paura di aver chiesto troppo era visibile nelle pupille di Elena, finché vide un sorriso formarsi sulla bocca di Damon, che pronunciava un ‘sì’ appena prima di catturarla in un bacio dato con l’anima, sorreggendosi a lei, cercando di non farglielo notare troppo.
‘Sei così fragile, a volte, Damon’ – pensò mentre lacrime di emozione le scorrevano sul viso – ‘questo non cambiarlo mai’.

*So che è più comune usare per l’imperativo, però:
Per omogeneità con gli altri imperativi monosillabici (da’, fa’, va’), sarebbe bene usare per l’imperativo del verbo dire solo la forma con l’➔apostrofo.    (www.treccani.it › Enciclopedia)

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Capitolo 2
*** Look your love has drawn red from my hands ***


Documento senza titolo

Grazie alle amiche che si sono fermate sul primo capitolo della mini-raccolta!
Iansom e Fefy94 che hanno recensito, astrosara che ha preferito, AleDic e sere99 che hanno seguito e ovviamente le 117 lettrici silenziose; siete eroiche! ^-^

Personaggi: Damon/Elena, comparsa di Stefan
Rating: Giallo
Genere: Angst, Chacacter!Study, Sentimentale
Avvertimenti: What if? della 2x20: Stefan non sopraggiunge subito quando Damon forza Elena a bere il suo sangue, delle battute originali sono ‘scambiate’. (L’immagine non è della puntata in questione)

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Sarebbe stato più facile per lui abbandonarsi all'oblio.
Lasciare che quella piccola umana — una razza così debole, insignificante, destinata a nascere, vivere e morire nello spazio di tempo che uno di loro avrebbe a malapena considerato una stagione — terminasse la sua esistenza nelle mani di Klaus, facendogli anche il favore di allontanare definitivamente un nemico così pericoloso.
La verità era che avrebbe provato un sottile piacere nel vedere suo fratello privo di quello che lui non avrebbe mai potuto avere, perché da morta Elena non sarebbe appartenuta a nessuno.
Mezzi come cercare di denigrare Stefan non gli erano mai interessati, gli sembravano squallidi e meschini, non avrebbe voluto essere ancora la seconda scelta, il ripiego, anche se stavolta avesse significato vincere.
Preferiva rischiare tutto, apertamente, in modo estremo come era nel suo carattere e sapere di averla salvata.
Forse una volta superato quel momento, quando si fosse ritrovata ancora in vita, seppur schiava del sangue, ripudiata dalla Natura, figlia delle tenebre, avrebbe trovato il modo di perdonarlo.
Oppure no; magari gli avrebbe promesso un’eternità di sofferenze rivelandosi più efficace di lui nel portare a termine un piano di vendetta.
Damon fu attraversato da un brivido lungo la schiena: aveva davvero rischiato tutto.

Di vederla trasformarsi per maledirlo eternamente, perché l’aveva condannata, o perché non l’aveva fatto prima che tante persone pagassero con la vita il tentativo di proteggerla.
Di essere l’oggetto della persecuzione di Klaus, perché l’aveva privato dell’ultima speranza di dominare una maledizione che durava da mille anni, ad un passo dalla risoluzione.
Di consegnarla per l’eternità a Stefan, in modo da poter essere felici insieme —  anche se cibarsi di sangue animale gli sembrava insostenibilmente lontano dal piacere di essere un perfetto predatore, quasi immorale nella loro posizione in cima alla piramide alimentare  — perché si amassero, resi ancora più uniti dal disprezzo nei suoi confronti.
Di leggere una repulsione profonda nei suoi occhi così colmi di compassione per chiunque, tranne che per lui; quello l’aveva evitato per il momento, quando dopo averla catturata in una morsa d’acciaio l’aveva stretta con le spalle sul suo petto, per non doverla vedere mentre la costringeva ad inghiottire il sangue che sgocciolava dalla ferita che si era inflitto mordendosi il polso.
Ma nulla sarebbe stato insostenibile come il rischio che affrontasse una morte dolorosa e orribile; l’adulto della situazione era lui e le scelte impopolari erano un suo fardello predestinato.
Il problema era che l’amava davvero, ammise con se stesso mentre una serie di sensazioni apparentemente da poco lo scuotevano come una tempesta.

Il profumo dei capelli lavati con uno shampoo dal leggero aroma di fiori, non troppo ricercato o intenso, che non mascherava il loro odore naturale, lo faceva impazzire di desiderio, era talmente adatto a lei.
Il corpo della ragazza era caldo, perfino bruciante per la rabbia.
Il cuore batteva come se potesse scoppiare, ma non per lo stesso motivo per cui il suo stava facendogli quasi male.
Le dita aggrappate al suo braccio non lo stringevano come un amante, ma tentavano di allontanarlo con disgusto.
Avrebbe dato tutto per girarsi e baciarla, senza lasciarla più andar via, assaporando il gusto del sangue diventato dolce come miele nella sua bocca, pulendola con le labbra e la lingua, fino a sfinire la sua resistenza.
La tentazione stava per vincerlo, ma la paura di cosa avrebbe provocato era troppo grande.
Tanto meglio se gli avesse rivolto parole amare, non avrebbe avuto un bel ricordo a tormentarlo fino alla fine dei suoi giorni.
Ti odio, Damon!”
“Lo so, Elena, ma non sono Stefan, non dimenticarlo! Non ti chiederò cosa vuoi, fidandomi di Elijah al punto di credere che la sua pozione ti proteggerà, anzi non mi fido di nessuno. Ho fatto la scelta migliore, in qualche modo al sorgere del mattino domani sarai ancora viva anche se il modo non ti piace”.

Damon parlava con voce ferma, quasi dura, per essere convincente: mostrare dei dubbi avrebbe aumentato il panico di Elena, doveva rassegnarsi.
Certo, lui avrebbe tentato di trovare altre soluzioni, ma il tempo stringeva e fermare il rituale era quasi impossibile. Quasi. Non aveva certo paura di rischiare la sua esistenza, che era già durata abbastanza.
Centocinquant’anni passati in solitudine, addormentandosi stretto al ricordo di una donna sulla cui pelle setosa aveva assaporato veleno e tradimento, svegliandosi abbracciato al corpo di un’altra, usata per distrazione.
Fuggendo dal ricordo della sua umanità: respiri, amore, speranze, ogni giorno più sbiaditi, lavati dalla luce del nuovo giorno che non lo bruciava con i raggi del Sole, perché fuggivano da un contatto così profondo con la sua carne maledetta, rifrangendosi come su una superficie di ghiaccio.
Dovendo la vita alla morte di altri. Non se ne sentiva poi veramente colpevole, come Santo Stefan, non desiderava essere migliore… forse solo un po’.
Tanto da potersi avvicinare a lei senza timore di sporcarla con la sua presenza.
“Non vuoi essere un vampiro, Elena e mi dispiace ma non c’era altro da fare”.
“Quello che non voglio è essere come te!

Il rumore delle ossa che vanno in pezzi si può sentire perfettamente, quello di un cuore che viene squarciato ha bisogno di un udito sottile; per fortuna quello dell’anima che collassa risuona solo nella cassa toracica del suo possessore.
Sfiorandola appena in una carezza proibita, Damon la lasciò scivolare via dalle braccia, non riuscendo più a trattenerla così vicino imponendole la sua presenza, mentre lo detestava come l’essere più abietto di questa terra.
Elena si voltò di scatto, sputando il sangue che ancora le macchiava le labbra, pulendosi col dorso della mano, per poi guardare inorridita le macchie rosse rimaste sulle dita.
“Capisci cosa mi hai fatto? Mi hai tolto la libertà di decidere, volevo crescere, avere dei figli, invecchiare come tutti, mi fidavo di te!”
‘Anche io Elena, pensavo di essere coraggioso e accettare di perderti completamente, invece semplicemente non posso. Ti ho regalato una vita che mi costerà il tuo rifiuto per tantissimo tempo, ma ad un certo punto dovrai perdonarmi, vero?’
Un vortice di paura strinse Damon mentre valutava le conseguenze meno immediate delle sue azioni, dopo averle compiute, come al solito; non ci sarebbe stato ritorno, quella volta eppure l’avrebbe fatto ancora, ancora e ancora.

“Sei arrivato tardi, fratello”.
Il vampiro più giovane entrò nella stanza di scatto, prendendo la ragazza tra le braccia, frapponendosi in modo protettivo tra loro; un solo sguardo alla scena, l’odore acre e delizioso del sangue, gli avevano raccontato tutto l’accaduto.
“Sapevo che non dovevo lasciarla con te, non ne avevi nessun diritto! Pensavo che avresti rispettato almeno lei, ma mi sbagliavo, Elena aveva scelto!”
Damon sentì una rabbia terribile impadronirsi di lui, fino all’ultima fibra del suo essere; questa volta non gli avrebbe lasciato il ruolo del paladino senza smascherarlo; non si faceva problemi a fare il lavoro sporco, ma non poteva stare ad assistere mentre diventava un merito per il suo fratellino.
“Il punto è che sei ipocrita e debole, il tuo vero problema è che vorresti avere il fegato di averlo fatto tu stesso!”
Il pugno di Stefan lo colpì in pieno viso, gettandolo a terra, malgrado l’evidente disparità di forza tra loro, facendolo atterrare malamente, così quelli che seguirono.
Damon si rialzò con un’espressione furiosa, afferrando la prima scheggia di legno vicina tra quelle dei mobili rotti, trafiggendo il vampiro vicinissimo al cuore, lasciando che la donna che amavano corresse a curarsi di lui, mentre con uno sguardo colmo di acredine voltava loro le spalle, uscendo di casa.
‘Vivi per odiarmi, Elena. È un buon motivo, ti darà la voglia di andare avanti’.








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