When I get you alone, babe!

di Nightingale63
(/viewuser.php?uid=548806)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Note dell'autrice: Buon divertimento! Questa sarà una storia con più personaggi,umida come la brezza di una notte di mezza estate, sviluppi imprevisti come in vecchie montagne russe di legno inclusa una visita alla casa degli specchi, dove l'illusione regna sovrana (e il romanticismo può qualche volta diventare erotico).

Questa storia è in po' AU, ma il Mckinley è principalmente lo stesso così come la Dalton. Rating giallo eventualmente arancione per il linguaggio e le situazioni.

Glee non mi appartiene, così come marche o canzoni che possono saltare fuori!


“Si, Rachel, sono qui. Ci vediamo nella stanza del coro” Kurt riagganciò di colpo il telefono. Mi piacerebbe davvero andare più veloce se non mi assillassi! Borbottò fra se. Si, lui era in ritardo (aveva controllato l'ora) di ben tre minuti, ma che diavolo! Il primo giorno del suo penultimo anno,e sì, era colpito dall'entusiasmo di Rachel, ma perchè doveva obbligarlo ad alzarsi così presto?

Il suo telefono vibrò ancora nella borsa mentre camminava per i corridoi del liceo McKinley. Ti ho portato un caffe! Sorrise al messaggio, e decise che avrebbe perdonato Rachel per averlo convocato. Era quasi arrivato quando venne improvvisamente riportato alla realtà dalle sue fantasticherie con un violento spintone che lo mandò contro gli armadietti.

“Ancora gay, Hummel? Che diavolo hai addosso, il profumo di tua nonna?”Non aspettando nessuna risposta Karofsky se ne andò via tranquillamente ghignando mentre Kurt si accasciava per terra.

Dannazione! Kurt pensava che si sarebbe ricordato cosa gli facevano provare quegli spintoni, ma il ricordo non si avvicinava neanche lontanamente a quanto fosse dolorosi gli originali. Chiuse gli occhi, respirò profondamente e li riaprì per la sorpresa quando sentì la sua spalla fare leggermente male.

“Hey! Va tutto bene?”

Kurt scosse la testa e prese la mano che gli veniva offerta per ringraziare...... uno straniero. “ Uh, grazie. Starò bene.” Lo guardò e fu abbastanza sicuro che non lo avesse mai visto in giro. Non era di certo qualcuno da cui aspettarsi una mano: chiunque questo tipo fosse nei suoi stretti jeans neri con una maglia anch'essa nera di un gruppo black rock (chi diavolo erano i Freelance Whales?), stivali da motociclista, pesanti catene che penzolavano dai suoi jeans, una vecchia giacca, con i capelli ingellati. Sembrava più spaventoso di Puckerman.

“Bene, a dopo!” Lo straniero fece uno splendido sorriso a Kurt, e poi si voltò per andare nella direzione opposta lungo il corridoio.

“Si. A dopo!” sussurrò Kurt. Sorrise alla ritirata del ragazzo misterioso. Gli aveva a malapena visto il viso. Desiderò aver guardato il suo volto piuttosto che come era vestito.

“Kurt, sbrigati, Il tuo caffè sta diventando freddo!” Rachel si affrettò lungo il corridoio, alla ricerca di Kurt, impaziente di iniziare la riunione. “Artie, Mike e Tina sono già lá!” Rachel si fermò a guardare Kurt notando lo sguardo un po' stordito. Non si vedevano evidenti segni di granita, le sopracciglia aggrottate, mentre cercava di capire cosa avesse il suo amico. "Dov'è Finn?"

Kurt era arrivato dalla stessa sua parte, mentre Rachel si aggrappava al suo braccio portandolo nella stanza del coro.”Rachel” lei lo guardò aprendo la porta “conosco la strada, lo sai. Non mi devi portare in giro come se tu fossi una sorta di cane per non vedenti!” Stava per fare del sarcasmo su Finn che non viveva nella sua tasca posteriore quando Rachel gli porse una tazza del Lima Bean. Ne bevve un po', puro paradiso, guardò Rachel e la vide con gli occhi che le brillavano. Finn era apparso dietro di loro, "Mi dispiace, Rachel, non ho scuse. E grazie mille per avermi preso questo."


Kurt era contento di trovare Mike nella classe di inglese avanzato insieme a lui. Era l'ora prima della pausa pranzo così potevano andarci insieme, questo significava che non doveva andare da solo al tavolo del Glee club in caffetteria. Avevano chiacchierato sulla lista di libri che dovevano leggere, si liberarono del loro pranzo (a nessuno di loro piace il cibo della scuola) e aspettarono gli altri ad un tavolo fuori.

"Ho detto che non devi toccare la mia roba!" Le loro teste scattarono sentendo una voce piena di rabbia a pochi tavoli di distanza, sul bordo esterno del cortile recintato, Kurt ha riconosciuto il ragazzo che gridava: lo sconosciuto di questa mattina.

“Hey, scusami è stato un errore, è tutto a posto? La mia borsa era vicino alla tua, scusami!” Mike ha riconosciuto il ragazzo che si era spostato velocemente, Justin Mara, che frequentava il suo stesso corso di biologia AP*.

“Forse dovremmo differenziale un po', stronzo!” Justin guardò con paura come il ragazzo ha gettato qualcosa contro di lui , Kurt e Mike rimasero sconcertati nel sentire il tonfo di un coltello lanciato con grande forza verso la borsa, proprio di fronte al petto di Justin.

Kurt guardava la scena terrorizzato. Le granite e gli spintoni erano avvenimenti di routine al McKinley, come l' occasionale viaggio in un cassonetto. Ma i coltelli? Non aveva mai visto nessuno in questa scuola con uno di quelli, per non parlare di tutte le persone che avevano visto come fosse uscito di testa in quel modo. I giocatori erano seduti al tavolo vicino a dove Justin era rimasto in piedi, con le bocche spalancate, mentre il ragazzo era fuggito senza aggiungere altro. Si allontanarono un po' nello stesso momento in cui il teppista si sedette al tavolo accanto a loro, nello stesso posto che Justin aveva appena lasciato libero.

Finn e Brittany si sedettero vicino a Kurt mentre Mike si sporgeva dicendo “Vado a cercare Justin, ci becchiamo dopo Kurt.”

“Tutto ok, Kurt? Non sembri, um, stare bene.” Finn guardò accigliato Mike andarsene.

“Bene, sto bene. Non hai visto niente, vero?”Kurt lanciò un'occhiata dove il nuovo ragazzo stava tranquillamente mangiando il suo pranzo. Voleva davvero vederlo meglio, ma riportò il suo sguardo verso Finn.

“No, cosa mi sono perso?”

“Porcellana!”

Kurt si voltò, sospirando, pronto a vedere che cosa volesse questa volta la coach Sue Sylvester. Il primo incontro del Glee era andato come lui si aspettava, il professore Shue aveva idee strane per far in modo che si aggiungessero nuovi membri, Rachel voleva cominciare a scegliere i testi per le Provinciali (e, naturalmente, erano canzoni scelte da lei ); non avevano cantato molto il primo giorno. Era stanco, pronto a tornare a casa, assetato, e aveva caldo.

“Si?”

“Spero che riconsidererai la tua pessima decisione dell'anno scorso! Sai di voler tornare!”

Kurt scosse la testa. "Ah, Coach Sylvester, a proposito, il mio nome è Kurt, e penso di dire di no a quello che posso solo supporre sia il suo invito a riunirsi alle Cheerios."

Gli occhi di Sue si assottigliarono mentre considerava l'adolescente di fronte a lei. "Stai facendo un errore, porcellana, ma sono sicuro che tornerai. Ho dei numeri programmati per te, e sai che li amerai" Lei sorrise a Kurt. "Vai da Becky per riprendere le tue misure, sembra che tu sia cresciuto dallo scorso anno."

Kurt alzò gli occhi. Sapeva le sue misure a memoria, come avrebbe potuto, altrimenti, creare il proprio outfit? Non avrebbe lasciato che la miniatura della coach mettesse un solo nastro sul suo corpo! Infatti, si era goduto alcuni aspetti positivi dell'essere un Cheerios, ma non aveva davvero tempo per questo. Sorrise a Sue dolcemente. "Arrivederci coach."

Gli vennero quasi i brividi a vedere la frustazione della coach mentre si allontanava da lei.


Il Glee finì più tardi rispetto gli allenamenti, così si diresse verso la sua amata Navigator nel parcheggio quasi deserto. Kurt voleva tornare a casa presto , farsi una reidratazione, e magari vedere le repliche di Project Runway.

"Bella macchina." Kurt sbiancò a vedere il nuovo ragazzo che si era avvicinato improvvisamente alle sue spalle.

"Grazie." Non aveva idea di cosa dire, e questo gli seccò la gola all'istante, notando che era completamente solo con questo ragazzo - che era bello, era stato anche amichevole , quella mattina, e poi si era rivelato un essere pazzo lanciatore di coltelli a pranzo.

"Tutto bene?" Il ragazzo lo guardava con preoccupazione. Kurt si rilassò un po'. Di certo non aveva l'aspetto di essere una minaccia, per ora.

"Sì! Sto bene!" Perché era qui? Kurt decise di provare a parlare con lui come se fosse un qualsiasi altro nuovo studente. Ed era contento di avere una scusa per guardare il volto del ragazzo. "Il mio nome è Kurt."

"Blaine. Blaine Anderson." Kurt vide il suo viso accendersi con un sorriso. E quegli occhi - aveva gli occhi color nocciola incorniciati da lunghe ciglia, con le sopracciglia triangolari nere. Perché, si chiese Kurt, aveva un aspetto dannatamente divertito? Se gli avesse fatto qualcosa di divertente? Come fa qualcuno con un orribile gusto in fatto di moda sembrare così attraente?

"Sei nuovo qui, non è vero?" riuscì a dire, congratulandosi con se stesso per non aver sbagliato a pronunciare le parole.

"Già," disse Blaine. "Mi sono trasferito qui questa estate. Sono al terzo anno".

Beh, Kurt pensò, questa conversazione stava andando sorprendentemente bene. Se si può chiamare normale avere una conversazione con un ragazzo vestito da motociclista gotico che lancia i coltelli quando si arrabbia. In qualche modo non si sentiva come se fosse in pericolo, e un parte della sua mente si chiese perché si sentisse così. "Sono anch'io al terzo anno." Brillante, Kurt, pensò tra sé e sé. Doveva esser passato un po' di tempo, perchè notò che Blaine aveva iniziato a parlare di nuovo.

"Beh, Kurt. E' bello associare un nome alla tua faccia. Ci vediamo in giro!" Detto questo, Blaine annuì in modo amichevole in direzione di Kurt e si diresse verso la sua moto parcheggiata più lontano.

"Giusto! Ci vediamo domani. Credo." Kurt lo guardò allontanarsi per un momento prima di tirare fuori le chiavi. Dannazione! Forse quei pantaloni erano un disastro della moda. Ma non su di lui, in ogni caso. OK! pensò, basta! Non voglio nemmeno sapere che cosa sarebbe accaduto se mi avesse visto mentre gli fissavo quei jeans stretti!


Blaine entrò nel vialetto della piccola casa in cui lui e sua madre si erano trasferiti in un paio di settimane prima. La famiglia di sua madre si era offerta di ospitarli, ma lei aveva gentilmente rifiutato, preferendo invece trasferirsi in una nuova casa un paio di settimane prima dell'inizio del semestre. Era più piccola di quella in cui vivevano, ma gli piaceva di più: quando i suoi genitori alternavano litigi a periodi di freddo disagio, era difficile stare in giro per casa. Aveva odiato l'idea del loro divorzio, ma non poteva fare a meno di notare che sua madre in realtà sembrava più rilassata ora.

Entrando nella sua camera, lasciò la sua borsa da una parte e sparse i suoi vestiti in quello che sua madre avrebbe descritto come il modo più disordinato possibile: giacca, camicia, calze, catene, che si dispersero in tutta la stanza. Però sistemò con cura i suoi coltelli e le fondine, lasciandole sul comodino. Non rimpianse di non aver mangiato a pranzo: fece per un attimo una smorfia, riflettendo che era stato un buon investimento . Il tavolo pieno di giocatori? Non avevano detto una parola, tra cui il Neanderthal che aveva spinto quel ragazzo verso l' armadietto quella mattina.

Blaine si sfilò i calzini sudati, lasciandoli senza troppe cerimonie sul pavimento, mentre raggiungeva la doccia. Aveva aspettato, dopo la scuola, tanto tempo e aveva pensato che lo avesse perso di vista, ma era stato felice di scoprire che non era successo: era rimasto per assicurarsi che il bel ragazzo della mattina arrivasse in macchina senza subire altri atti di bullismo. Kurt. Sembrava nervoso, ma quando aveva finalmente sorriso - wow. Blaine fece un appunto mentale di chiedere di lui a Justin più tardi quella sera.



*In America, le classi di AP sono Advanced Placement, ovvero le classi di livello universitario insegnato al liceo. Alla fine dell'anno scolastico, lo studente prende un test standardizzato, che è classificato su una scala 1-5 (5 è il massimo). La maggior parte delle università richiedono un punteggio di 3 o più a contare questo per crediti universitari acquisiti.


Note del'autrice: Allora, badboy!Blaine ... consideratela un introduzione, cari lettori. Vi aggiornerò di presto, e sono accettate tutte le risposte, i commenti, la speculazione ...

Note della traduttrice: Buon giorno e buona domenica a tutti! Alla fine la puntata più triste e straziente è arrivata, non so voi ma ho pianto sin dall'inizio, e sentire la voce rotta di tutto il cast mi ha rattristato parecchio! Cory e Finn resteranno per sempre nel nostro cuore....
Dopo il saluto a Cory passiamo alla storia, questa è la prima volta che traduco, devo ringraziare infinitamente la mia beta LaFe_10 che mi ha dato consigli sulla traduzione, ha risposto alle mie domande e ai miei dubbi!

Il link al capitolo originale è questo qui e qui c'è l'account dell'autrice.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e se volete commentate!
Baci

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Note dell'autrice: Sì, il secondo capitolo è già pronto! Non ho detto una cosa, Blaine in questa storia ha l'aspetto del Blaine nell'episodio Michael, con i capelli tirati indietro e con accessori Hot topic. E la maglia con il gruppo rock? Oh, è la stessa band che piace a Darren ;-)

Flashback? Si, ho pensato che me l'avreste chiesto

Glee? O altri nomi che avete riconosciuto non mi appartengono.



“Lo sai, non conosco molto bene quel ragazzo. Ha un anno in meno di me, non gli interessano il basket, la robotica o il gruppo di dibattiti, perfino io lo so. In poche parole non lo conosco.”

“Justin, veramente? Questo è tutto quello che sai?”

 

Justin sorrise mentre mimava a sua madre che stava parlando al telefono con suo cugino. Poteva sentire la frustrazione nella sua voce, ma non realizzava cosa avrebbe potuto fare al riguardo. Sospirò prima di continuare, “Senti, Blaine, so che hai visto la scena di stamattina. Mi piacerebbe dirti che è un grosso problema, ma so che non la vedi in questo modo.” Fece un pausa, pensando a come continuare. “Blaine, non ho visto alcuna grave violenza...”

“Essere sbattuti senza ragione nel corridoio non è grave per te!”

Justin trasalì, odiava quando Blaine gridava “ Blaine, niente di così grave è successo ancora. Voglio dire, nessuno è stato ricoverato o altro. Cioè, lui era ok, giusto?”

Blaine sibilò per la frustrazione “Si, apparentemente non aveva niente, Capitan dibattito. Ma lui si stava facendo solo gli affari suoi, e quello stronzo lo ha spinto per niente!”

Justin pensò, non voglio discutere ancora con lui su questo, “ Probabilmente hai ragione, ma il mio amico Mike conosce quel ragazzo. Ci è già passato prima, Blaine, e penso che sia sempre riuscito a gestirlo..... prima.”

Blaine aveva sentito abbastanza. Justin lo stava accettando, e un ragazzo decente. Si chiese se Justin avrebbe fatto qualcosa se avesse visto cosa era successo a Kurt. Gli fece alcune domande, ma era chiaro che non conosceva bene il ragazzo. “Giusto. Bene, Justin, ti devo lasciare, ma hey, grazie.”

“Per cosa?”

Blaine rise forte. Solo Justin! “Uh, amico, per aver partecipato al nostro piccolo, come posso dire, spettacolino, a pranzo?”

Justin ridacchiò. “Oh si! Quello! Ricordo che hai detto che sarebbe successo una volta soltanto.”

“Capito. Hey, voglio dire, era la borsa dell'anno scorso, giusto?”

Risero di gusto. La tensione era scivolata via mentre parlavano di come la buffonata di Blaine avesse funzionato. Blaine era abbastanza sicuro che i giocatori avrebbero mantenuto le distanze, in ogni caso non ci sarebbe voluto troppo per rinforzare lo stereotipo che aveva dipinto per loro.

Il tono di Justin cambiò totalmente. “Blaine, lo sai che ho detto che ti avrei aiutato in questa cosa, ma abbiamo intenzione di rispettare il nostro accordo originale, vero?”

“Certo. Nessuna bugia. Solo qualche innocua illusione di tanto in tanto.”

“E' fantastico quanto si può ingannare senza dover mentire.” Justin sorrise e suo cugino era un maestro nel farlo.


“Finn, sei sicuro di non aver visto il coltello?” Stavano pulendo la cucina dopo aver mangiato e Kurt aveva deciso di parlare a Finn una volta che furono rimasti soli.

“Amico!” Finn si guardò intorno per essere sicuro che sua madre e Burt non fossero in giro. “ Kurt, no! Voglio dire, ti credo e tutto, ma deve esser successo prima che io mi sedessi o qualcosa del genere. Non è strano che nessuno degli insegnanti sembra averlo visto.”

Kurt sbuffò. Da quando gli insegnanti vedevano o no qualcosa, eccetto se succedeva sotto il loro naso? E questo era accaduto fuori dove gli insegnanti non si avventuravano mai. Sapeva che i giocatori avevano visto tutto – erano più vicini al ragazzo. Dal momento che non era successo a uno di loro, non era sorpreso che non fossero intervenuti. Però era contento che Mike fosse andato a controllare come stava, visto che lo conosceva. E' vero, non sembrava aver subito alcun danno (se non la sua borsa a tracolla), ma probabilmente era rimasto terrorizzato.


Blaine arrivò a scuola prima il giorno dopo, e aspettò fuori vicino all'ingresso laterale sotto un pino, sorseggiando il suo caffè. Pensando che Kurt fosse probabilmente una persona abitudinaria, quando si trattava di scegliere il parcheggio, come la maggior parte delle persone, e attese.

Non passò molto prima di essere soddisfatto dalla vista di Kurt che parcheggiava. Era vicino all'entrata laterale quando un grosso giocatore lo fermò.

"Hey, Hummel!" Kurt continuò a camminare.

Il giocatore con la giubbotto rosso letterman prese la giacca di Kurt da dietro e lo costrinse a voltarsi.

“Ti ho appena detto buon giorno, Hummel.”

Kurt si guardò attorno, e prima che potesse dire qualcosa un altro giocatore lo afferrò per il braccio.

“Ho pensato che le fatine usassero, come dire, le buone maniere.” Si mise a ridere insieme al primo giocatore, e con l'altro braccio aprì il cassonetto.

“Hey!” I giocatori si girarono sentendo gridare, e notarono che il ragazzo nuovo stava camminando verso di loro. Azimio (quello che lo aveva afferrato) accennò un “no” al suo amico il quale lasciò il coperchio del cassonetto chiuso.

"Ehi, cosa. Stavamo solo andando . La prossima volta ricordati le buone maniere, frocio". Si allontanò, ma fu sorpreso quando la sua schiena toccò il muro di mattoni dietro di lui. Il nuovo ragazzo che aveva lanciato il coltello ieri era più forte di quanto sembrasse! A distanza ravvicinata, Azimio notò che era piuttosto basso, avesse voluto fare a pugni con lui. Decise subito che non ne aveva voglia; quel tizio sembrava uno del riformatorio, e chi sapeva cosa aveva fatto per finirci dentro?

"Buone maniere?" Blaine ha dato un altra forte spallata al giocatore evidentemente a disagio. "Forse è meglio che perfezioni le tue. Imbecille". Blaine gli diede un altro spintone e si allontanò, ma non prima di notare che Kurt era scivolato all'interno dell'edificio.

 

 

Note della traduttrice: Salve a tutti, volevo rigraziare chi ha messo la storia nelle seguite, preferite e nelle ricordate, ringrazio Kalla per aver recensito. Ma grazie alla beta della storia La Fe_10
Alla prossima settimana

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Blaine stava bene, sentiva di aver preso bene il ritmo della scuola per questo, il suo terzo giorno, aveva trovato la palestra ed era soddisfatto di tutta l'attrezzatura; la sala pesi era fantastica, e l'area della boxe l'aveva piacevolmente colpito. Aveva notato che i giocatori gli lasciavano dello spazio, e nessun altro era agitato con lui, ma non voleva deludere se stesso pensando al lavoro che doveva fare lì: i bulli volevano metterlo alla prova, una volta che avrebbero preso coraggio, a meno che non li avesse battuti (a quello), facendoli pensare due volte prima di compiere qualsiasi movimento avessero in mente. Sorrise in maniera accattivante: in quella partita di scacchi, che lui era l'unico a sapere di giocare, non aveva intenzione di aspettare che gli facessero scacco matto.

Era venuto a sapere cosa aveva bisogno di scoprire dalla segretaria scolastica quella mattina: la vivace trentenne aveva risposto bene alle sue domande educate, e lui venne a sapere ancora di più quando le sorrideva e accennava alle sue scintillanti decorazioni imbrattate sulla sua scrivania (per gentile concessione della sua bambina di cinque anni, aveva saputo).


Poco prima, quel giorno...


Oh, grazie Blaine! Dirò a Cindy che ti è piaciuto quel grazioso uccellino giallo.” Ms. Purcell trovava piacevole il nuovo studente. Certo, sembrava la pubblicità ambulante dei negozi hot topic*, la sua sorellina aveva passato una fase gotica ma non avrebbe mai immaginato di vedere la professionista che era ora. Il ragazzo era incantevole, davvero molto gentile, pensò.

Lo spero! Lei ha un grande talento – assomiglia davvero ad un usignolo!” Fece un altro grande sorriso, sollevato di scoprire che almeno alcuni degli adulti della scuola non lo liquidavano subito basandosi sul suo abbigliamento. La gioia che le prendeva quando qualcuno lodava le opere d'arte di sua figlia era molto dolce. “Puoi dirmi come posso accedere alla sala allenamenti?”

Dopo una breve conversazione, stava cercando la coach Beiste durante la sua pausa. Grazie alle indicazioni della segretaria la quale gli aveva descritto la coach: lei era lì, proprio nel suo ufficio fuori dalla palestra.



Bussò alla porta, per avere la sua attenzione.

La coach alzò lo sguardo, sorridendo distrattamente, per vedere chi c'era. Le sue sopracciglia si alzarono vedendo chi aveva di fronte a lei: un ragazzo vestito di nero, con delle catene, e con i capelli tirati indietro dal gel. Non sembrava un giocatore. Guardò più vicino, ma la giacca non permetteva di vedere bene la parte superiore del suo corpo. Dalla sua espressione sembra che sia tutto a posto, ha indovinato, opportunamente educata e paziente chiese. “Posso aiutarti?”

Salve, è la coach Beiste?” notando il suo cenno del capo educato, e continuò “Mi piacerebbe chiederle informazioni sulla palestra.”

Vediamo. Ti dispiacerebbe dirmi chi sei, ragazzo?”

Mi chiamo Blaine Anderson, signora. Sono un nuovo studente, sono al terzo anno.” Decise che era il caso di sorridere un po'.

Ok, sei interessato a unirti a qualche squadra? Le iscrizioni sono iniziate prima che cominciassero le lezioni, ma visto che sei un nuovo studente probabilmente non lo sapevi.” Ha continuato avvicinandosi a lui cercando di collocarlo in un qualche sport. Di sicuro era basso, sopratutto per uno del penultimo anno, ma era snello. Un pensiero sgradito si fece largo nella sua mente: il ragazzo sembrava un giovane delinquente.

Blaine notò l'ombra che passava sul suo viso mentre lo studiava, immaginava di sapere cosa stesse pensando. Sospirò. Con questo abbigliamento, lo sapeva, l'essere educati poteva portare molto lontano. In questo senso, almeno, poteva tenere le persone esattamente dove voleva ( principalmente molto lontano) ma non era quello che voleva in quel momento. Sentiva l'aria viziata in quell'ufficio senza finestre, aveva sperato per un secondo che la donna non volesse spendere altro tempo con lui (ma immaginò che probabilmente non lo avrebbe fatto). Si tolse la giacca, aveva deciso di provare con un approccio diretto.

Ha ragione, so di aver perso le iscrizioni. Nella mia vecchia scuola giocavo in alcune squadre, ma non penso di volerlo fare qui.” Lei annuì soltanto, dandogli il permesso di poter continuare. “Volevo usare i pesi e l'attrezzatura da boxe.”


Più tardi quel pomeriggio....


Blaine stava finendo il suo allenamento, prendendo a pugni il grande sacco, a intervalli regolari. Si concesse un sorriso interiore, mantenendo però il suo volto neutro, mentre il resto della squadra di calcio entrava negli spogliatoi. Karofsky e Azimio si accorsero del movimento in sala pesi, e avevano notato il ragazzo che colpiva ripetutamente e furiosamente il sacco.

Dannazione! E' quel ragazzo metal con i coltelli, giusto?”

"Zitto, Azimio! Datti una calmata, d'accordo?" Dave Karofsky lanciò un'occhiata al ragazzo nuovo, il quale era evidentemente un pugile: i muscoli sulla schiena e sulle braccia erano in piena vista, e i pugni che dava al sacco da boxe erano potenti. Aveva iniziato a controllare il resto del suo corpo, ma fermandosi, si voltò verso Azimio. "Non posso credere che la coach abbia trovato un nuovo kicker".

Azimio fece un cenno col capo con scetticismo "Accidenti l'hobbit ha un misero calcio. Ancora uno sfigato però!"

Dave alzò gli occhi, tirando il suo compagno di squadra nello spogliatoio. "Già. E' uno pericoloso. Che lancia i coltelli! Probabilmente si è fatto tutti quei muscoli in riformatorio." Dannazione! Sto guardando i suoi muscoli da troppo tempo! Non va bene! Lui ridacchiò. "L'ho sentito parlare con la coach riguardo all'indossare la giacca soltanto sul campo e non fuori. Che diavolo! Come fa a farla franca sempre?"

Si, beh, qualunque cosa. Pensi che se la stia facendo con Fabray? Sembra il suo tipo, di questi tempi!”

Dave insieme agli altri ragazzi avevano preso in giro Quinn. Azimio aveva chiarito che anche come membro della banda femminile che si chiamava Le Skanks, Quinn era attraente. Dave sorrise, ricordando il rifiuto che Quinn diede ad Azimio: Quinn può aver perso il suo ruolo come capo cheer leader, leader del Club della castità in questa scuola, ma non aveva chiaramente dimenticato nulla quando si trattava di ridurre l'ego dei ragazzi da lei ritenuti indegni di qualsiasi sua attenzione. Azimio, naturalmente, fece finta che non fosse necessaria una strigliata, mantenendo la beffa di quello che stava per fare quando ha ottenuto un appuntamento. Come no.

Dave come Azimio e gli altri ragazzi andavano sotto pilota automatico ed entravano nella loro solita recitazione di piani di ragazzi per conquistare le ragazze attraenti della scuola. Una volta che ci era riuscito sapeva che ci voleva un piccolo input per farlo sembrare come se uscisse nei loro film sconci. Si guardò intorno: era ovvio che se loro avessero saputo i suoi pareri in fatto di chi fosse o meno attraente in quella scuola, si sarebbe trasformato nel loro nuovo bersaglio preferito. Il che non sarebbe mai dovuto accadere, pensò, sbattendo il suo armadietto. Non qui. Non al liceo. Che sarebbe diventato una specie di carcere. Rubando un' ultima occhiata ai ragazzi mentre si stavano cambiando, alcuni si stavano dirigendo verso le docce, si scusò e corse via, aveva bisogno di riprendersi la sua sorellina, e doveva andarsene da quell'inferno.


Blaine aveva finito il suo allenamento, si diresse verso le docce per lasciare che l'acqua tiepida scorresse su di lui. La coach gli aveva lasciato campo libero sugli attrezzi una volta che lei sapeva che lui sapeva molto bene come usarli nel modo migliore e aveva promesso il rispetto delle regole da lei imposte. Pensò che fosse più difficile di quanto si aspettasse: aveva dovuto fare un accordo che non aveva programmato per ottenere l'accesso che voleva – ora era il nuovo kicker della squadra di football. Ma lei aveva ceduto anche se non voleva arrivare a questo, lo sapeva: lei aveva accettato tutte le sue condizioni. Non avrebbe indossato la maglia del team o una giacca, niente di tutto ciò, da nessuna parte, tranne che sul campo di calcio. Non aveva voluto allenarsi con tutta la squadra, oltre alle iniziali pratiche per calciare, e per quello poteva farla breve. Era rimasto un po' sorpreso che la coach avesse accettato le sue condizioni. Era un buon kicker, di sicuro, ma sapeva che le sue richieste potevano essere impertinenti. Eppure, aveva acconsentito. Così, sarebbe stato lì con i giocatori, per poco tempo, ma non sarebbe stato uno di loro. Chiudendo il suo armadietto, decise che fosse una vittoria.

Guardando rapidamente l'ora sul suo orologio da tasca d'argento, imprecò in silenzio, e si diresse verso l'uscita velocemente.


Il Glee club stava uscendo. Kurt era contento: il professor Schue sembrava considerare alcuni dei suoi suggerimenti, finalmente. Kurt si è congratulato per rendere questo compito più facile: aveva optato per Elton John, sapendo che il professor Shue aveva un debole per il rock anni settanta. Quasi saltava, in quanto il ruolo di cantante solista su “Goodbye,Yellow Brick Road” poteva essere il suo!

"Sei felice?"

Kurt sorrise a Rachel. Nulla avrebbe rovinato il suo stato d'animo in questo momento, accidenti! Ma leggeva nel suo viso solo cordialità, mentre lei scherzosamente colpiva la sua spalla.

"Rachel, mentre nessuno dubita si potrebbe cantare a squarcia gola classici canzoni di questo inno rock, penso che sia giusto dire che anche Elton avrebbe approvato la mia prestazione di oggi." Il suo tono era scherzoso, ma in realtà l'ha fatto apposta. L'aveva colta sul fatto!

"Hai ragione! Evviva te!" e con questo, tornò a cercare Finn. "A dopo! Mi dispiace, devo andare Kurt, ciao!"

Finn si avvicinò a Kurt mentre percorreva il lungo corridoio tranquillamente, verso il parcheggio. "Ehi, amico."

Kurt alzò gli occhi. Non riuscirò mai a farlo smettere, sono io, pensò. "Finn Tick tock, il tempo scorre, se ci muoviamo possiamo fare in tempo -!"

"Lo so, per le repliche di Project Runway. Amico, non preoccuparti. Mi farò accompagnare da Rachel."

E Finn se ne andò. Va bene, pensò Kurt. Non c'è da stupirsi se Rachel era di buon umore! Annuì a se stesso; sarebbero mai usciti allo scoperto? Voglio dire, posso capirlo! Si piacciono l'un l'altro, o no. Pazienza. Aprì le porte, e vide che il parcheggio era quasi vuoto. Ancora più importante, non vide nessuno che avrebbe voluto evitare particolarmente, e ringraziò in anticipo Gaga per questo.

Quasi alla porta della sua Navigator, lo vide. Blaine, quel ragazzo con i coltelli e la giacca nera, stava guardando verso la sua direzione.



*Hot Topic è una catena di negozi, di solito nei centri commerciali, che si rivolge ai giovani, e vende un sacco di vestiti goth-looking (un sacco di nero, accessori in metallo, cuoio).



Note della traduttrice: Siamo tornate! Scusate per l'assenza, ma c'erano i maledetti esami all'università. Comunque ora sono finiti e speriamo di tornare ad aggiornare almeno una volta a settimana.

Il capitolo originale l'ho potrete trovare qui.

Baci alla prossiama, e commentate, please! Buon week-end!





















Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Alcuni giorni dopo...


Blaine pensò, ce la posso fare. Tutto sta funzionando. I compiti non erano così difficili come lo erano alla Dalton, aveva organizzato un dolce accordo per l'utilizzo della palestra, e sapeva che il ritmo dei giorni era abbastanza tranquillo. Wes, Blaine sorrise, sarebbe stato orgoglioso come minimo: alla Dalton aveva provato a toglierli il suo vizio di arrivare giusto con un po' di ritardo. Verso la fine del secondo anno, era diventato quasi puntuale! Guardando il suo orologio da tasca d'argento, la sua espressione si rabbuiò di colpo: merda! Aveva sentito Finn dire qualcosa sul Glee uscire un po' prima quel giorno, ma non lo aveva preso in considerazione.

Corse in direzione del parcheggio più veloce che poté, cercando di non attirare troppo l'attenzione correndo come un pazzo per i corridoi del McKinley, ma immediatamente si pentì di quella decisione. Oh no, aspirò l'aria, iniziando a correre a tutta velocità, non stava accadendo questo! Dal fondo della scuola vide che una folla di atleti alti stava spingendo qualcuno ridendo ad alta voce, e poi aprendo il cassonetto più vicino alla mensa. Una testa rossa con la giacca della squadra di hockey sollevava la parte superiore del corpo di Kurt, mentre un altro afferrava i suoi piedi e lo gettava nel enorme cassonetto.

Stavano ancora ridendo, andandosene, quando il leader diede un colpo al cassonetto per essere sicuro. Blaine non sapeva quello che diceva, ma ogni pensiero di affrontarlo sono stati spinti via dalla voce di kurt, che urlava di stare sanguinando, e lui sembrava che fosse doloroso.

"Kurt! Vengo a tirarti fuori da lì! Stai bene?" Blaine chiamò freneticamente, mentre apriva di nuovo il cassonetto. Saltò dentro per trovare un modo per tirarlo fuori, il cassonetto era quasi vuoto, così Kurt aveva avuto una brutta caduta. "Va bene, sto venendo a tirarti fuori da lì!"

Blaine guardò il ragazzo spaventato nella penombra, che improvvisamente singhiozzò, "la mia gamba! Fa così male, e sto sanguinando un sacco!" Blaine si avvicinò, mentre Kurt singhiozzava incoerentemente e sembrava che lui stesse andando in iperventilazione. Diede una buona occhiata alla gamba sinistra di Kurt, e si allarmò subito per quanto sangue c'era, che sprizzava da un taglio frastagliato proprio accanto allo stinco di Kurt. Blaine imprecò ad alta voce, chiedendosi cosa diavolo potrebbe averlo causato? Ha notato poi che la sua mano aveva un taglio, e che il bordo del cassonetto era frastagliato e arrugginito.

Blaine non pensò: afferrò Kurt in un abbraccio mentre lo aiutava a stare in piedi, e Kurt si appoggiava, mentre lui cercava di parlare, ringraziandolo per essere venuto in suo aiuto. Da quanto Blaine lo teneva? Secondi? Minuti? Massaggiando la sua schiena, sperava che Kurt fosse in grado di riprendere fiato, e capire il modo migliore per uscire dal cassonetto dannato. Dal modo in cui Kurt si teneva, Blaine non era sicuro se la gamba ferita poteva sopportare il peso molto bene.

Kurt prese un paio di respiri profondi, e sembrava cercare di riprendersi. Aveva davvero pensato che sarebbe rimasto lì fino a che qualcuno sarebbe venuto a prenderlo, almeno fin quando non avrebbe chiamato Finn o un altro amico perchè lo raggiungesse. Lui sicuramente non si aspettava che qualcuno saltasse non appena il coperchio del cassonetto si era chiuso rumorosamente.

"Grazie, dannazione, fa davvero male, ma penso che con un po' di aiuto sarò in grado di uscire." Con questo, aveva liberato da qualsiasi impegno... Blaine? Oh mio Gaga, non aveva nemmeno guardato per vedere chi fosse il suo salvatore, aveva appena capito che era probabilmente uno dei ragazzi del Glee, Puck forse, a giudicare dalle dimensioni e gli abiti scuri. Gli occhi cercavano a chi appartenesse il vestito di nero, lancio del coltello del nuovo ragazzo che sembrava anche aspettare vicino al parcheggio, sempre.

Blaine notò Kurt diventare improvvisamente silenzioso e pallido. "Puoi chiamare qualcuno? Io ... penso che tu abbia bisogno di punti." Cercò di staccarsi dalla vista del sangue che era ormai ricopriva la gamba di Kurt. Blaine deglutì, prese la spugna dalla sua borsa dell'allenamento, e appoggiò Kurt al lato del cassonetto. "Avvolgo la gamba con questo, e cercherò di tirarti fuori, ok?"

Kurt annuì, in silenzio ora. Aveva mandato un sms Finn, che aveva risposto subito sentendo la suoneria di Don't Stop Believing. "Finn! Dove sei!"

Finn aggrottò la fronte come sentì il tono spaventato del fratellastro. "Amico, io ero nella stanza del coro con Rachel ... Kurt, cosa c'è che non va? Dove sei?"

Sembrava che Finn si fosse materializzato in un secondo, prendendo Kurt mentre Blaine lo alzava per farlo uscire dal cassonetto. Aveva offerto la sua mano a Blaine per farlo uscire, e vide l'asciugamano insanguinato avvolto intorno alla gamba di Kurt. " Augh , amico , quanto fa male quello?" Finn si guardò in giro per vedere se qualcuno dei giocatori era in giro, ma dopo poco prestò attenzione a Kurt . "Dammi le chiavi ,Kurt ,ti porto in ospedale ora.”

Kurt si appoggiò pesantemente su Finn mentre cercava nella sua borsa le chiavi della sua amata Navigator . "Finn ,anche la mano di Blaine è ferita."

Finn guardò Blaine con un'espressione confusa corrugando la fronte. Rachel si materializzò accanto a Finn ,guardando Blaine. "Fammi vedere." Blaine girò in silenzio la mano, rivelando un taglio che stava sanguinando. Gli sembrava di sentire ora male per la prima volta ,e sibilò di dolore mentre lei puliva con una t-shirt presa dalla sua borsa, la ferita. "Finn, Kurt non è l'unico ad aver bisogno di punti."

Ho bisogno di andarmene da qui, lui sta bene ora, Blaine pensò. Il legame che i tre ragazzi davanti a lui condividevano era evidente. Non sapeva che cosa Kurt stesse pensando ora, era occupato a essere coccolato dal giocatore alto e la piccola bruna che aveva avvolto la sua mano. Per il momento, pensò che si fossero dimenticati di lui, fino a quando sentì una mano afferrare la spalla.

"Blaine, tu non sai quanto sono grato che mi hai sentito e sei venuto in mio aiuto. Io... Non posso credere che tu l'abbia fatto. Grazie!" Blaine guardava ora il volto di Kurt, anche con occhi lucidi dal pianto, fu colpito da quanto fosse bello Kurt. E nonostante quello che era successo a lui , questo ragazzo stava girando l'attenzione lontano da se stesso, ponendola allo straniero che lo aveva salvato. "Finn sta andando a prendere la macchina. Venite con noi, OK ? "

Kurt lasciò che Finn lo adagiasse, mentre andava a prendere la macchina. Rachel chiamò il padre di Kurt per lui, dicendoli che sarebbero andati in ospedale e che si sarebbero incontrati lì. Si voltò verso Blaine, tranquillamente seduto accanto a loro . "C'è qualcuno che vuoi che chiami per te?"

Blaine balbettò, diede il numero di sua madre a Rachel: non sapeva che cosa dire. Ccome era diventata una cosa tanto normale essere seduto qui accanto a Kurt sull'erba in quella calda giornata di settembre, organizzando di andare insieme al pronto soccorso come se fosse la cosa più normale? Non riusciva a smettere di guardare il ragazzo accanto a lui, pallido, e notò ora un po' tremante, come se l'adrenalina avesse portato fuori il dolore e l'indignazione per le prepotenze da parte dei giocatori di hockey. Ripensò a quando era atterrato lì accanto a lui, abbracciando il ragazzo singhiozzante tra le braccia tenendolo stretto e confortandolo fino a poter respirare di nuovo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. La brunetta, Rachel, abbracciò Kurt dall'altra parte, alternando sdegno per ciò che i giocatori di hockey avevano fatto e ripetute domande a Kurt se stesse bene.

Blaine pensò che oggi aveva avuto l'unica conversazione che avesse mai avuto con Kurt che fosse più di una frase.








Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Finn era rimasto piacevolmente sorpreso quando entrarono al pronto soccorso – l'ultima volta che era stato lì, avevano aspettato ore. In silenzio ringraziò il santo panino, per una qualsiasi ragione c'era poco lavoro oggi. Mentre stavano ancora aspettando (ma questa volta in una piccola stanza del pronto soccorso) pensava a quanto accaduto. Essere gettati dentro a un cassonetto non era una novità per Kurt, era già successo prima (e odiava il fatto che lo aveva visto succedere prima e non aveva fatto niente al riguardo; ma quello era il passato per lui). Ma non gli era mai capitato di ferirsi in quel modo. Beh, era capitato solo al suo guardaroba. Finn aggrottò la fronte alla vista di Kurt seduto sul lettino, accigliato ma sicuro di sé. Burt era lì in piedi vicino al figlio. Voleva farsi raccontare tutta la storia da Kurt una volta che fosse abbastanza calmo.

Finn fu interrotto dal suo treno di pensieri dalla domanda di Burt. “ Kurt, ripetimelo, chi è che ti ha aiutato ad uscire dal cassonetto?”

Kurt decise di parlare semplicemente. “Blaine. Ah, non conosco il suo cognome. Non lo conosco veramente, papà. E' una persona che si fa notare.”

Burt guardò verso Finn per avere altre informazioni. “ Uh, beh, um, si è trasferito solo da quest'anno, Burt.”

Burt annuì. “ Ok. Sai dov'è adesso? Si è fatto male?”

Kurt rispose al posto di Finn, “Si. Non gravemente,penso. Credo che si sia tagliato con lo stesso pezzo di metallo che ha fatto questo” indicando la sua gamba e i pantaloni rovinati, “a me e ai miei pantaloni.”

“Bene, l'assistente sanitario ha detto che non sarebbe tornato per almeno altri 15 minuti, c'è bisogno di tempo perchè l'anestetico faccia effetto” Aggiunse ad alta voce “prima di metterti dei punti. Torno subito. Voglio solo ringraziare quel ragazzo.” Kurt annuì in segno di approvazione, e con questo Burt lasciò Kurt, Finn e Rachel da soli.

“Finn, grazie.”

“ Per cosa?”

Kurt inarcò un sopracciglio verso il ragazzo allampanato. “Penso che entrambi sappiamo per cosa. Per aver dato a mio padre solo le informazioni di cui aveva bisogno di sapere.”

“Beh, d'accordo, amico. Non c'è niente da dire!” Per nessun motivo Finn avrebbe detto a Burt che, oh , a proposito, Blaine sembra essere stato in riformatorio, e a proposito, ha un mira eccellente e sa lanciare in maniera perfetta i coltelli. E Finn era quasi sicuro che ne portava parecchi. Non pensava che Kurt lo sapesse, e non aveva intenzione di dirlo a lui o a Burt. Sinceramente, Finn non sapeva che cosa fare al riguardo, quindi non aveva fatto nulla, finora.



Burt era grato che l'infermiera che aveva parlato con lui conoscesse Carol; anche se aveva pensato che sarebbe andata bene qualsiasi altra persona che gli avrebbe detto dove trovare il ragazzo. “Da quella parte Burt, stanza 23,”

La tenda era stata tirata in quella stanza, così Burt rimase in piedi goffamente per un momento prima di farsi sentire. “Ciao! Ah, è qui Blaine?”

Blaine stava aspettando sua madre, che sapeva sarebbe arrivata a momenti. Gli avevano guardato la mano, che ora era fasciata da garze, tenute ferme dalla mano non ferita. La voce che lo stava chiamando non era famigliare, e Blaine conosceva abbastanza la vita nell'ospedale ( la gente che lo curava tendeva a non farsi i fatti propri, alcune persone si annunciavano a priori, altre no) per saper che probabilmente non era nessuno venuto a curarlo. Felice per la distrazione, comunque. “Si, sono io. Entri pure.”

“Grazie.” Burt tirò un po' la tenda di lato mentre entrava nella stanza. Sul serio? Il ragazzo sembrava la copia di Ozzie Osburne, i vestiti tutti neri, catene, stivali da motociclista e i capelli neri tirati indietro dal gel. Sorrise: non gli importava – Kurt e Finn erano tutti e due stati chiari riguardo a cosa avevo fatto il ragazzo che aveva di fronte; era saltato dentro al cassonetto e aveva rassicurato e aiutato suo figlio ad uscire da lì. Fine della storia. “Um, Blaine, vorrei stringerti la mano, ma, beh...” sorrise ed il ragazzo sorrise ed annuì a quelle parole. “Vorrei rubarti qualche minuto per ringraziarti. Quello che hai fatto è stato veramente importante, significa molto per me.”

“Di niente, signore. Era il minimo che potessi fare. Sarei voluto arrivare trenta secondi prima.” Burt si sentì a disagio notando il turbamento del ragazzo.

“Questo significa che hai visto chi è stato, giusto?”

“Si, signore. Non conosco i loro nomi. Ma li ho visti. Li sarei andato dietro, ma Kurt sembrava avesse bisogno di aiuto.” Burt strinse gli occhi. Questo ragazzo stava incolpando se stesso? Cosa sarebbe successo se avesse cercato di confrontarsi con i giocatori di hockey, i quali erano in molti contro un solo ragazzo?

“Ragazzo! Non penso questo! Volevo solo dire che potresti raccontare cosa hai visto per farli espellere o qualcosa del genere.” Burt guardò con preoccupazione l'adolescente. Dannazione. Conosceva quello sguardo. Era lo stesso di Kurt, quando non riusciva a confortarlo. Ok, pensò tra sè e sé, proviamoci un'altra volta. “Come sta la mano?”

Blaine fece una smorfia, si era ricordato ancora una volta di quanto gli pizzicava, era stata appena pulita da l'infermiera che lo aveva lasciato solo. “Hanno detto che ho bisogno di alcuni punti. Non è grave come la gamba di Kurt, penso.”

Burt aggrottò la fronte. “Già. Beh, volevo solo ringraziarti ancora, ragazzo. Hai fatto una cosa veramente importante per mio figlio lì, e non lo dimenticherò. Spero che la mano guarisca presto.”

“Grazie.” Blaine all'inizio era intimorito dall'aspetto di Burt, ma alla fine l'aveva trovato simpatico. Questo è il padre di Kurt? Caspita, Kurt deve aver ereditato gli occhi da sua madre – quell'uomo non assomigliava per niente a Kurt! Si chiese dov'era la mamma di Kurt, ma pensò che forse lei era in camera con Kurt o qualcosa del genere. Sperava che sua mamma arrivasse presto. Non voleva ammetterlo, ma in realtà la voleva lì.

“Ci vediamo, Blaine.” E detto questo, Burt se ne andò.


Più tardi quella sera...

“Kurt! Se devi lamentarti ancora perchè non sei rimasto a casa come ti ha detto Burt di fare!” Finn sospirò di frustrazione mentre entravano al JC Penney con un irritato e lento Kurt al suo fianco.

“Davvero, Finn? Non dovrei essere scontroso, camminare in questo orribile posto con questi orribili pantaloni con questa cazzo di stampella! No, hai ragione, non dovrei lamentarmi per niente!” Finn sospirò mentre Kurt lo guardava male. Erano vicino al reparto delle scarpe, trovarono uno sgabello e fece cenno a Kurt di sedersi.

“Kurt, dovrai mettere quel tutore per un po', i tuoi legamenti sono ridotti piuttosto male. E i skinny jeans che ami tanto non li puoi mettere con questo!” Finn sospirò. Avevano già discusso su questo, e pensava di aver un buon piano; aiutare il suo fratellastro a trovare dei pantaloni comodi da poter indossare con il tutore, per questo pensava che i pantaloni militari fossero una buona soluzione.

Kurt non voleva ammetterlo, ma si sentì subito meglio non appena si era seduto. Guardò Finn. Finn, che per qualche motivo si era offerto volontario per questo lavoro ingrato. E aveva avuto anche una soluzione ragionevole a quest' enigma per quanto riguardava l'abbigliamento. Era imbarazzato: Finn non meritava di essere guardato male. Non era colpa sua se si è fatto male, e non era colpa sua se non voleva prendere medicine più forti dell' ibuprofene. Gli faceva male la gamba, e forse sarebbe dovuto rimanere a casa, dopo tutto. “Finn, mi dispiace. Non meriti questo -”

“No, va bene, amico, ho capito -”

“Lasciami finire, Finn. E 'davvero bello che tu faccia tutto questo. Ed io odio dirlo, ma la tua soluzione non è pessima.” Sorrise ironicamente e continuò, “ma spero che tu capisca, che non posso lasciarmi vestire da te. Sarebbe troppo dannatamente imbarazzante!”

Risero insieme silenziosamente,la tensione era alleggerita.

“Che ne dici di questo? Rimani lì, vado a prenderne un paio,” abbassò lo sguardo verso le indicazioni delle taglie che aveva in mano “e puoi scegliere altra roba. Ok?”

“Penso che possano funzionare.” Finn è stato lieto di sentire il tono di Kurt farsi di nuovo leggero. Sembrava molto più simile a se stesso .

“Bene. Torno subito, amico.” E con questo, Finn scomparve tra gli scaffali.

Kurt ha detto tranquillamente “Figo, amico” per come se ne era andato. No, non c'era modo di togliere a Finn l'abitudine dell' “amico”. Forse, rifletté, Finn sarebbe riuscito a togliersela da solo.

 

All'ospedale...

“Blaine, sono arrivata non appena ho potuto. Oh, tesoro.” Blaine era felice di lasciarsi travolgere dalle braccia di sua madre. Si sentiva molto meglio ad averla qui.

“Non sei stato immischiato in una rissa o qualcosa del genere, tesoro?” La sua fronte era aggrottata, mentre si chiedeva cosa fosse successo. Era di nuovo rammaricata per non averlo lasciato alla Dalton. Non adesso, pensò. Questo non è il momento, si rimproverò, sapendo benissimo che questo pensiero l'avrebbe tenuta sveglia tutta la notte.

“No, mamma, niente del genere. Stavo aiutando un ragazzo ad uscire da un cassonetto,” notando il suo cipiglio, “e il bordo era arrugginito e frastagliato. Non ci ho fatto caso in quel momento.”

“Quanto è grave?” Abbassò lo sguardo, vedendo come una mano era stata avvolto intorno all'altra, con una garza macchiata di sangue sotto di essa. Qualcos'altro la tormentava mentre lei lo guardava attentamente. “Tesoro, non hai un bell'aspetto.” Perché era così pallido? Senza pensarci portò la sua mano a sentire la fronte. “Tesoro, tu stai bruciando!”

 




Note della traduttrice: Ecco il quinto, tutto per voi! Spero che la storia vi piaccia e se volete recensite. Grazie!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


“Bene, guardando la gola e i tuoi risultati, sembra un tipico caso di streptococchi, forse è all'inizio”. Il medico guardo oltre i suoi occhiali mentre si riferiva al suo paziente. “Fortunatamente, dovrebbe sparire abbastanza in fretta con l'assunzione di un antibiotico. La ferita sulla mano è superficiale – quindi le buone notizie: una volta che la ferita si è rimarginata puoi riprendere le tue attività abbastanza velocemente.”

Blaine non prestò più attenzione riguardo alle istruzioni delle sue dimissioni. Aveva preso una prima dose di antibiotici, la sua mano era infiammata, ma non era messa male come prima ed era sollevato di sapere che la sua destrezza era rimasta intatta; nonostante questo non si sentiva molto bene. Ora che tutto si era calmato, ammise a se stesso che non si sentiva molto bene e non vedeva l'ora di arrivare a casa e sdraiarsi sul divano. Era curioso di avere altre informazioni riguardo Kurt, ma sapeva che aveva un sacco di persone vicino a lui.

La strada verso l'ospedale era stata imbarazzante per lui. Era seduto di fianco a Finn, e Rachel stava dietro di lui, vicino a Kurt, provando a confortarlo e a distrarlo. Finn aveva provato a iniziare una conversazione, ma aveva smesso subito, così avevano finito per viaggiare in completo silenzio. Ringraziarono Blaine ripetutamente e lui non sapeva cosa dire. Non poté dire loro che sorvegliava Kurt da un po' di tempo, ma non era riuscito a impedire quello che era successo – come spiegare le sue recenti azioni su come era riuscito ad ottenere l'orario delle lezioni di Kurt senza sembrare sospetto? Come spiegare che lui sapeva bene come ci si sentiva ad essere attaccato dai bulli, come ci si sente spaventati ed emarginati, e che si era sentito in obbligo a provare proteggere Kurt. E alla fine, come avrebbe potuto dire loro che desiderava di essere seduto al suo fianco, di essere lì per lui, e che pensava che Kurt fosse il ragazzo più bello che avesse mai conosciuto. E tutto questo non doveva assolutamente essere condiviso.

Non che, pensava, questi due, Finn e Rachel, avrebbero avuto problemi. Accettavano completamente Kurt. Kurt, il quale si era già chiaramente dichiarato, e non aveva provato a integrarsi. Che indossava capi straordinari a scuola ed era cosi fantastico ad indossarli. Blaine non aveva mai voluto fingere di essere etero al McKinley. E non aveva dato a nessuno motivi per cui non esserlo. Le ragazze lo guardavano da lontano, ma insieme ai ragazzi si tenevano a distanza. Kurt era stato l'unico ragazzo a cui si era avvicinato. Quanto si sentiva solo? Prima di oggi, aveva aiutato Kurt (il primo giorno di scuola) ed era per tenersi in contatto.

Aveva tenuto tra le braccia il ragazzo singhiozzante nel cassonetto? Beh, pensava, gli era sembrato giusto in quel momento. Doveva averlo fatto, dal momento in cui Kurt si era calmato abbastanza poi era stato capace di chiedere aiuto e salvarsi. Sperava di avere l'occasione di parlare con Kurt da solo, ma allo stesso tempo era grato alla coppia di ragazzi che era con loro. Sospirò, accorgendosi che il taglio alla sua mano aveva cominciato a pulsare, così cercò di calmarsi.

 

Più tardi quella sera...

Blaine corse al bagno, vomitando di nuovo. Sua madre era preoccupata; lui suppose che probabilmente era l'effetto collaterale dell'antibiotico che doveva prendere tre volte al giorno, e non si sentiva bene. Lei lo seguì, calmando il conato con una salvietta fresca e bagnata.

“Oh, tesoro. Mi dispiace tanto.” Gli si accucciò affianco fino a quando si alzò.

“Grazie, mamma. Non credo sia rimasto più niente nel mio stomaco. Ma penso che le medicine siano ancora laggiù.” Scosse la testa. Odiava prendere le pillole; lo facevano sentire peggio di prima. E questo permetteva distrattamente a sua madre di preoccuparsi inutilmente di lui, prendeva l'antibiotico e beveva dal lato del suo letto, e questo non gli permetteva di dormire tranquillamente.

La mattina si sentiva una merda. Poi si accorse dell'ora: 10:53! Come aveva fatto a non sentire la sveglia? In quel momento sua madre venne a controllarlo.

“Blaine, finalmente ti sei svegliato. Come ti senti, tesoro?” Sentì la mano di sua madre sulla sua fronte, e ricambiò il gesto con un piccolo sorriso. “ Beh, un po' meglio adesso.” La madre gli porse un'altra pillola, di colore differente rispetto a quelle che aveva preso la sera prima.

“No, mamma, non penso sia una buona idea.”

“E' a posto. Ho parlato con il dottore, ti ha prescritto medicine diverse, questa mattina, ed è spuntato fuori questo. Ed ha il sapore di Powerade.”

Vedeva che sua madre non se ne andava. “Mamma? Cosa fai qui? Voglio dire, sapevo di dover saltare scuola, ma...”

“Va bene. Resterò qui fino a pranzo per essere sicura che mangerai un po' e prenderai le medicine. Vieni, ho fatto il pane alla banana, e ho tirato fuori i Dvd per una maratona Disney.”

“Mamma sei la migliore.” L'abbracciò, e ringraziò per un momento che lei non potè vedere la sua faccia mentre si sentiva gli occhi diventare un po' lucidi. Si sedette di fianco a lei a guardare Hercules, e rimasero lì fin dopo l'una. Per quell'ora, era riuscito ad assicurare sua madre che sarebbe stato bene per poche ore, e aveva anche promesso di bere. Lo trovò addormentato sul divano quando tornò dal lavoro, nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato.

 

Presto quella mattina...

Burt era furibondo. Quello che era successo era andato ben oltre alle granite e agli spintoni contro gli armadietti, avevano anche una ulteriore testimonianza, se lo volevano: quel Blaine aveva visto cosa era successo.

“Rick e altri tre ragazzi sono stati sospesi per due giorni, Mr. Hummel. E sono stati espulsi dalle attività extracurriculari fino alla fine del mese.” Figgins mosse alcuni documenti sulla sua scrivania. Non prestando particolare attenzione al genitore arrabbiato di fronte a lui.

“Sul serio? Questo è tutto quello che potete fare? La gamba di Kurt è ferita e poteva succedere di peggio!”

“Mr. Hummel, comprendo la sua frustrazione, ma non è come se lo avessero picchiato o usato una arma. Rimangono fermi sulla propria storia: è stato uno scherzo giovanile.”

“Questo è bullismo! Perchè nessuno lo chiama per quel che è, un reato di odio! Come può aspettarsi che mandi mio figlio qui sentendomi sicuro che non gli capiti niente!”

Figgins guardò Burt Hummel. Comprendeva veramente quell'uomo; ma il consiglio d'istituto si era rifiutato di vedere quello che era successo come un grande problema. Sospirò prima di ricominciare a parlare. “Ho fatto il possibile per cambiare le loro regole, ma entreranno in vigore ai prossimi reati. Gli studenti saranno informati nell'aula magna oggi chi getterà qualcuno in un cassonetto sarà considerato come un aggressione, il quale subirà delle punizioni. Inoltre, i cassonetti rimarranno chiusi fino alla fine delle lezioni e rimarranno chiusi fino alla mattina successiva.” Si alzò, oltrepassò Burt che sembrava ascoltarlo adesso, e mise una mano sulla sua spalla. “Sono sinceramente dispiaciuto.”

 

Lo stesso giorno...

Dave Karofsky era preoccupato per le nuove regole: non si sarebbe divertito più nel gettare la gente nel cassonetto. Si accigliò, aspettando che l'insegnante iniziasse a parlare, domandandosi il perché di quel cambiamento nelle regole scolastiche.

“Mi dispiace, Dave, riservatezza e tutto il resto. Ti posso solo dire che uno studente si è fatto male.”

Aveva accettato questo, fino a che non vide Kurt camminare rigidamente per il corridoio, indossando pantaloni militari, e camminando più lentamente del normale. Questo e la vivace ragazza del Glee al suo fianco che gli portava i libri.

“Mercedes, è la mia gamba, non le mie braccia o la schiena a farmi male. Ridammi i libri.”

“Assolutamente no, Hummel! Guarda come barcolli! Stai tranquillo e lasciati aiutare per una volta senza lamentarti!” Con un dito libero colpì la sua spalla. “Finn ti ha detto qualcosa del tutore?”

“Che succede.” Kurt alzò lo sguardo. Karofsky stava bloccando la strada. Kurt trattenne il respiro, non vedendo granite nella sua mano e non lo aveva ancora sbattuto contro l'armadietto forse non sapeva cosa fosse successo. “Ho detto, Hummel, cosa è successo.”

Kurt corrucciò le sopracciglia. “ Um, sono in ritardo, devo andare in classe. Sono abbastanza sicuro?”

“Non preoccuparti. Cosa ti è successo?” La voce di David era piatta e il suo sguardo era fisso, ma non era minaccioso.

“Brutto viaggio nel cassonetto. Devo proprio andare.”

“Non così veloce, Tonfo. Hai un tutore per la gamba. Zoppichi. Dettagli, adesso, chi?”

Kurt non sapeva da dove veniva tutto questo interessamento. Era seccato: qualsiasi altro (oltre a lui e ai suoi amici del football) avrebbero scommesso che fosse stato Karofsky? Decise in fretta, mentre Mercedes gli rivolgeva uno sguardo di supplica, ora era preoccupato che sarebbe arrivato sicuramente in ritardo, così gli disse ciò che voleva sapere. Perchè no? “Rick lo Stecchino, e Brian il suo braccio destro a altri due ragazzi che mi sollevarono insieme a loro.”

Kurt lo guardò con confusione mentre Karofsky, togliendosi dalla sua strada e andandosene.


Mentre mettevano via gli attrezzi dopo l'allenamento sentì Carl chiedere a Finn cosa fosse successo al suo fratellastro.

“Starà bene, amico, ma la sua gamba non è messa molto bene, un sacco di sangue e punti e ha dovuto mettere un tutore, ha un sacco di legamenti messi male. E' forte, a modo suo, lo sai. Voglio dire, è messo male, ma ha insistito per venire a scuola oggi.”

David sbattè l'armadietto vicino al suo rumorosamente. Due giorni di sospensione? Espulsi dalle attività extrascolastiche fino alla fine del mese? A chi importava! Non era neanche la stagione di hockey, tutto privo di senso. Provò a buttare fuorì l'aria, non aspettando di perdere l'attenzione dopo questo, ma lo era. Rick lo stecchino e i suoi amici idioti erano fortunati a non essere in giro oggi; voleva allegramente ridurli in poltiglia.

 

 

Note della traduttrice: Salve a tutti! Scusate il ritardo ma feste ed esami non mi hanno lasciato molto tempo! Quindi, vi auguro Buon fine ed inizio Anno. Probabilmente ci sentiremo a metà gennaio! Se avete voglio recensite, così da far sapere all'autrice cosa pensate della storia ;)
Bacioni!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Il giorno dopo...

La coach Beiste chiamò Mike Chang mentre il ragazzo stava finendo di usare gli attrezzi della palestra.

“Mike? Ho visto che frequenti molte lezioni con Blaine Anderson.”

Mike alzò lo sguardo dai lacci delle sue scarpe, guardandola con aria agitata. “ Si, è vero. Che succede, coach?”

Shannon Beiste sorrise a Mike. Non era il migliore giocatore della squadra anche se era sicuramente il più rispettabile. E, a differenza di alcuni dei suoi giocatori, non doveva preoccuparsi che potesse andare incontro a dei problemi con il regolamento scolastico - una preoccupazione di cui era grata di non doversene preoccupare. “Sta male, Ha perso alcuni giorni. Puoi portargli i compiti?”

Vide Mike aggrottare leggermente le sopracciglia. “Ah coach, non siamo amici o altro del genere. Voglio dire, non ho la minima idea di dove viva e non saprei se gli starebbe bene che io...”

“L'ha chiesto sua madre, Mike. È nuovo, perciò e più difficile per lui. Pensavo che potessi aiutarlo.” Conosceva l'effetto che Blaine faceva alla gente. Ma questo era un chiodo fisso nella suo modo di pensare; riluttante o no, lui era nella sua squadra. E tutti i suoi giocatori dovevano imparare a fare gioco di squadra.

“Certo, lo farò, coach. Stasera, dopo gli allenamenti.”

Gli sorrise. “Sapevo di poter contare su di te. Devo andare a parlare a Finn; frequenta una stessa lezione di Blaine; l'unica classe che non frequenta con nessun'altro della squadre è palestra,comunque non deve preoccuparsi di questo.”

Mike studiava l'indirizzo nel pezzo di carta che la coach gli aveva lasciato. Si domandava cosa fosse successo a Blaine: non sembrava stesse male l'ultima volta che lo aveva visto. E così dopo uscì di corsa dal campo di football, non volendo essere l'ultimo.


“Finn!”

Il quarterback alzò lo sguardo. “Coach! Scusi, devo andare, devo fare una commissione per il professor Shue -”

“Nessun problema, Finn. Vedi, Blaine sta male e sua madre ha chiamato. Mike Chang si è offerto di portargli i compiti delle classi che hanno in comune, ma ce ne sono alcune che avete insieme. Ti dispiace portargli una copia di questo?” Teneva i compiti di geografia che aveva preso dal professor Case.

Finn alzò le spalle. Non immaginava che i compiti di geografia fossero un problema; il professor Case non dava gravi punizioni se non li consegnavi in tempo come la maggior parte degli altri insegnanti,. Infatti sapeva che se avesse dovuto rimandar qualcosa, quella materia sarebbe stata la scelta migliore. Non aveva idea di dove Blaine vivesse o come arrivare a casa sua: gli era molto grato per aver aiutato Kurt, ma per una qualche ragione il ragazzo non aveva voluto parlare con lui durante il viaggio verso l'ospedale. E, la cosa spaventosa del coltello e tutto... “Certo, coach. Mi dica cosa devo fare.” Vabbè. Raccolse le sue cose, mise via il foglio con l'indirizzo e le indossò a tempo di record per uscire dal campo.

 

Alla fine degli allenamenti...

Era risaputo che l'accesso alla sala pesi era era limitato. Dave Karofsky si sentiva bene – l'allenamento era stato duro, ma loro stavano migliorando. Stava incominciando a credere che la nuova stagione sarebbe andata meglio dell'anno scorso. Aveva ascoltato mezza conversazione mentre due ragazzi parlavano di alcuni nuovi giochi dell'X-box che avevano comprato quel venerdì sera, ma la sua attenzione era passata nella parte non-deserta della palestra.

“Perchè diavolo voi bastardi siete qui?” Dave si rivolse a Rick lo stecchino e ai suoi compagni.

“Hai bisogno di qualcuno che ti faccia vedere come si usi questa roba?” Il rosso fece finta di esssere cortese “ Poverino, forse se sapessi come usarli non saresti un perdente sul -”

“Chiudi quella cazzo di bocca!” le grida di Dave attirarono l'attenzione di tutta la squadra mentre si spostavano nella stanza vicina. Spinse Rick, continuando, “sai fin troppo bene che non dovresti essere qui! Non dovresti neanche stare nella proprietà della scuola, figuriamoci qui!”

“Aww... il piccolo giocatore di football ha paura di noi -”

Dave emise un brontolio incomprensibile, e spinse Rick fuori. Non era la cosa migliore da fare, sapeva benissimo come mettere al tappeto Rick nel territorio della coach. “Uscite fuori di qui!”

Finn aveva sentito l'urlo e l'offesa diretta a Dave. Chi pensavano di essere? Erano responsabili della ferita di Kurt, erano stati sospesi per questo e gli era stato vietato di usare anche la palestra. Non gli importava cosa volessero fare, dovevano andarsene!

Sam e Puck si unirono a Finn mentre lui era vicino a Karofsky, che stava ancora gridando a Rick che insieme ai suoi amichetti lo guardavano ridendo. Finn fermò mentre Karofsky atterrava con un solido colpo al volto Rick. A giudicare dall'espressione beffarda che aveva ancora dipinta in volto, lo colse di sorpresa.

La coach Beiste alzò lo sguardo dal suo ufficio, sentendo il baccano che veniva da fuori.

“Che diavolo succede qui!” Puck diede un altro colpo al giocatore di hockey con i capelli color sabbia che finì a terra mentre la coach cercava di separare i ragazzi: Karofsky cercava di soffocare il capitano della squadra di hockey e Finn aveva messo alle corde il co-capitano e lo guardava con sguardo omicida.

“Fermatevi! ORA!”

Shannon Beiste li separava imprecando, spingendo i ragazzi e provando a ricostruire cosa fosse successo. Mentre loro erano separati, ma urlandosi ancora, era stata aiutata da Sue Sylvester che alzò la testa dal campo dall'altro lato dell'edificio.

“Ragazzo stecchino” prese in giro Rick “perché sei qui?”

I ragazzi finalmente smisero di urlare. Avevano lividi ovunque, o almeno sembrava fosse così. La faccia di Rick era quella messa peggio, ma lanciò un'occhiata sprezzante alle due coach.

“Buona domanda,” la coach di football continuò. “Voi siete stati sospesi. Cosi voi quattro avete appena allungato la sospensione. E poi siete venuti qui per picchiarvi con la squadra di football?”

 

Mentre Finn stava portando a casa Kurt in macchina...

“Oh, e la coach mi ha chiesti di portare i compiti e altre cose a Blaine sta sera. E' malato da un po' di giorni.”

Kurt fissò Finn. “Cosa? Da quanto tempo?”

Finn alzò le sopracciglia. “Non l'ho più visto da, lo sai.” Indicando la gamba di Kurt. Non gli era venuto in mente fino a ieri.

Kurt l'aveva notato. Ma non l'aveva detto a nessuno, e non c'era modo di chiederlo. Cosa avrebbe dovuto dire, ehy? Qualcuno ha visto quel ragazzo spaventoso che in qualche modo perde tempo in giro ? “Come fai a saperlo?”

“Me l'ha detto la coach Beiste e Mike Chang; sua madre ha chiamato a scuola e ha chiesto se qualcuno avrebbe potuto portargli gli appunti. Sai come è la coach; lei è sempre sopra di noi, in un buono modo, voglio dire! Questo è tutto quello che so.”

Kurt si chiese cosa non andava con lui; certo, la sua mano aveva bisogno di alcuni punti di sutura, ma questo non spiegava il fatto che lui stesse male. Lui non aveva chiamato per se stesso; anche se un aiuto era il benvenuto? Ma poi Kurt pensò che non aveva mai visto Blaine parlare con nessuno (beh, aveva visto Quinn parlare con lui quella volta, ma questo è tutto). Sembrava un tipo tosto, non c'è dubbio. Ma era uno a cui piace star solo? Sembrava così isolato come perfino lo stesso Kurt lo era stato una volta. Mike era uno dell'ultimo anno: lui, Finn e Blaine erano del terzo. Kurt sapeva che Mike aveva un programma bello tosto, lezioni di matematica e scienze difficili, con un corso di storia avanzato. Ora che era interessante - si domandò come fosse possibile che Blaine teneva quel tipo di mix di corsi così naturalmente.

“Finn, prima di andare, volevo fare alcuni dei brownies di Carole per portarli a Blaine. Oh, e un po' del mio tè freddo.”

Finn alzò le sopracciglia. Stava imparando che Kurt non ha sempre chiedeva il permesso, a volte ordinavo solamente. “Uh, sei -”

“Finn. E ' il minimo che possiamo fare. Voglio dire, stai andando lì comunque.” L'espressione di Kurt era ferma.

Finn sorrise a Kurt. “Hai capito. Pensi che forse la mamma ci farà qualche brownies in più? Sai, per sostituire quelli che gli stiamo portando?”

“Probabilmente. Se prometti di non mangiarteli per la strada.”


Finn sorrise a Kurt. “Nessun problema, amico.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2217964