I hate you, or maybe not... di CharlieMadison1 (/viewuser.php?uid=136483)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. ***
Capitolo
1.
Avevo
sempre pensato di essere una ragazza buona e gentile, che mai e poi mai
avrebbe desiderato il male per un'altra persona.
Invece
per una serie di sfortunati eventi, o forse fortunati, capii di avere
un animo malvagio specialmente nei confronti di Harry Edward Styles.
Io
e lui ci conoscevamo fin dai tempi delle scuole materne; e avevamo
frequentato elementari, medie e pure il liceo insieme. Ma
e poi mai, avrei pensato di odiare qualcuno a tal punto di non volerlo
più vedere.
Non immaginatevi chissà cosa, come fidanzati e poi lui che
mi avesse tradito facendomi un milione di corna; se Harry fosse stato
il mio fidanzato, lo avrei ammazzato se avesse solamente osato guardare
un'altra! Naturalmente questa affermazione non si
verificherà assolutamente nella realtà.
Proseguendo, il mio odio verso di lui non era generato da una delusione
amorosa, ma per una sensazione a pelle.
Sapete quando vedete una persona e subito ci fate un pallino rosso, per
dire che questa persona non diventerà vostra amica? Bene,
questo è ciò che avevo fatto con Styles. Lo so
che era qualcosa di stupido, però qualcosa mi diceva che era
meglio evitare qualsiasi tipo di contatto con quell'individuo. O almeno
il mio subconscio diceva così.
Come avevo già detto, la serie di sfortunati eventi che mi
aveva portato al desiderio di vedere Styles morto, cominciò
quando la professoressa di letteratura inglese Cole decise di assegnare
un progetto da svolgere in coppia, la piccola sottigliezza che poteva
rendere questo compito interessante fu il fatto che la cara donna
scelse le coppie e io finii insieme a Harry.
Quando la professoressa aveva pronunciato il mio nome accanto a quel
donnaiolo, mi sentii mancare l'aria e sentii un enorme peso cadermi
sulle spalle.
Ero già a conoscenza che tutto ciò che sarebbe
accaduto dopo quel fatidico giorno, per me sarebbe stato come vivere
l'inferno.
-
Mi trovavo a casa di quello sciagurato per fare appunto quel lavoro;
inutile dire che Styles continuava a ripetere di sbrigare e concludere,
così poteva andare dalla sua focosa Jolie o Tiffany. Non
stavo affatto ascoltando, anzi annuivo semplicemente con la testa.
Non c'era affatto dialogo, c'erano solo i miei occhi che mandavano
maledizioni al ricciolo.
“Non guardarmi con quella faccia. Mi fai paura.”
Disse con aria di sufficienza il signorino lanciando un'occhiataccia e
poi spostando il proprio sguardo da qualche altra parte; proprio per
sottolineare quanto facessi schifo.
Odioso.
“Non ti preoccupare, guardare anche il tuo muso mi
inquieta.” Gli risposi di rimando. Se lui credeva di avere a
che fare con una scema che se ne sarebbe stata zitta e buona, si
sbagliava.
“Ma sono un animale?” Riportò i suoi
occhi color smeraldo sui miei. Il suo tono di voce sembrava risentito
della mia affermazione.
Non mi inganni, Styles.
“Forse non fisicamente, ma la tua intelligenza è
pari a quella di un animale.” Mi fermai e presi respiro:
“No, sto offendendo anche gli animali, paragonandoti a
loro.” Puntai fissa le mie iridi nelle sue.
Harry sbatté violentemente il palmo della mano sul tavolo e
scattò in piedi, i riccioli gli coprirono il viso, che non
mi permisero di scorgere la sua espressione.
“D'accordo che non mi sopporti, però se ti
comporti come una bambina ci perdi anche tu! Ti devo ricordare che
stiamo lavorando insieme per un lavoro assegnatoci dalla
Cole?”
Sgranai gli occhi incredula.
Le mie orecchie facevano fatica a credere alla prima frase sana di
questo donnaiolo - sì, oramai a scuola era noto proprio
perché faceva il cascamorto con qualsiasi ragazza -.
Sospirai e alzai le spalle.
“Sei tu quello che parla senza pensare. E hai cominciato
tu!”
“Vedi che continui a comportarti come una bambina!”
Rispose Harry.
“Scusami tanto se non sono una ragazza sexy pronta a
concederti tutte le mie grazie!” Mi sentivo offesa in quel
momento.
In pochissimo tempo quel dannato donnaiolo dei miei stivali, mi aveva
detto che ero una bambina!
“Non mi alletti neanche un po'.”
“Ma per fortuna!” Esclamai: “Non voglio
farmi corteggiare da uno come te!”
“Ti darebbe fastidio se ti corteggiassi,
eh?”Domandò con aria strafottente, mentre si
avvicinava alla sottoscritta. E improvvisamente il suo umore era
cambiato, un secondo fa sembrava un toro infuriato e adesso mi
ritrovavo con una specie di criceto voglioso.
“Certo!” Affermai con voce tremante.
Perché non ero così sicura come qualche secondo
fa? Sarà, perché vedevo come i suoi occhi
diventavano sempre più vicini ai miei?
Abbassai il capo e cercai di riprendermi.
Dovevo calmarmi assolutamente non potevo permettere di essere
l'ennesima vittima di quel donnaiolo da strapazzo!
“Sicura?”
Mi misi in piedi davanti a lui e lo affrontai a viso aperto:
“Harry non mi piaci.”
Ci fu una strana atmosfera tra di noi. Non immaginavo affatto che sarei
arrivata a questo punto con lui. Però, era meglio che non ci
fossero stati fraintendimenti tra di noi.
Quel silenzio che c'era fu interrotto da una fragorosa risata da parte
sua.
“Che hai da ridere?!” Domandai imbarazzata! Mi
stava prendendo in giro così sfacciatamente!
“Sei troppo buffa!” Continuò a ridere
sfacciatamente dinnanzi alla sottoscritta. Beh, che facesse.
Da quel momento in poi, cominciai ad odiare seriamente Styles.
Però io essendo una persona matura, accettavo il fatto che
Harry fosse stupido e che Dio non poteva donare un cervello sano a
tutti.
Quindi decisi di fare finta di niente e andare avanti per la mia strada.
Rimasi a braccia incrociate davanti a lui, aspettando che finisse di
fare il deficiente e con uno sgranchirsi di voce da parte mia,
finalmente io e lui potemmo lavorare decentemente.
“Non ti arrabbi?” Domandò mentre io
stavo sistemando le mie cose dentro alla borsa. Si era fatto buio ed
era il caso di rientrare a casa.
“Sarebbe stupido da parte mia, scendere al tuo
livello.” Risposi spiccia, iniziando a dirigermi verso
l'uscio.
“Aspetta!” Gridò prendendomi il polso
del braccio e facendomi voltare verso di lui, costringendomi ad un
ennesimo faccia a faccia.
“Che c'è?” Gridai a mia volta arrabbiata
e lo ero perché lui non mi lasciava andare a casa.
“Sei arrabbiata.” Disse trionfante con un maledetto
sorriso.
Mi staccai con forza dalla presa e mi massaggiai per qualche secondo il
braccio, poi lanciai un'occhiata omicida a Styles: “Allora lo
fai apposta?”
“Forse.”
Ci fissammo intensamente e la voglia di prenderlo seriamente a
schiaffi, ronzava in testa. Però la maturità e la
saggezza mi consigliarono di lasciare stare e di non perdere tempo con
uno come lui.
Lo salutai e me ne andai.
-
C'erano
cose che avrei odiato per sempre e altre che avrei amato per sempre. Un
esempio per ciascuna?
Odiavo
svegliarmi presto la mattina e se poi mi svegliavo a causa di un
individuo nominato Harry, beh le cose cominciavano veramente ad andare
male. Dormivo beata sul mio letto abbracciata al mio orsacchiotto
preferito, quando la voce di un certo qualcuno, invase la mia testa,
ruppe i
miei timpani e come una deficiente urlai!
“Styles!”
“Buongiorno
bella addormentata.” Disse sorridente, accarezzandomi la
guancia. A quel lieve contatto scattai come una molla e mi alzai in
piedi sul letto.
“Non
osarti avvicinare.” Lo minacciai con il cuscino, anche se
sapevo che quella ammassa di piuma non era un'arma valida, purtroppo.
Aspettate
un momento. Perché Styles si trovava a casa mia, a
svegliarmi la mattina presto?
Non
poteva essere vero. Era qualcosa di folle, senza senso.
Con
l'aria che mi mancava per respirare, mi alzai dal letto e aprii gli
occhi di scatto notando come la mia sveglia stesse suonando da
più di cinque minuti. Avevo la gola secca ed ero parecchio
frastornata. Ma
soprattutto scioccata.
Avevo
sognato Styles.
Misi
i piedi sul pavimento freddo e con enorme sforzo mi incamminai per il
bagno. Mi diedi un'occhiata allo specchio e notai quanto fossi stanca.
Ricordai
che quando ero tornata a casa ieri sera, dopo essere stata da Harry e
di quanta fatica avessi fatto per chiudere occhio, cosa che
probabilmente non successe, vedendo le mie occhiaie.
Mi
lavai velocemente, mi preparai per andare a scuola e scesi
giù in sala da pranzo per fare colazione insieme alla mia
famiglia.
Mio
padre era già uscito mentre mia madre aveva appena
apparecchiato per me.
“E'
bello vederti in piedi così presto,”
commentò mia madre sedendosi davanti a me.
“Prima
e ultima volta.” Le risposi prendendo a morsi la fetta
biscottata: “Ho fatto un incubo, ecco perché sono
già sveglia.”
“Racconta,
tesoro.” Mia madre mi incitò e le raccontai del
progetto assegnato da Cole e soprattutto perché dovevo
lavorare insieme a Styles.
“Quindi
il tuo incubo sarebbe il figlio di Michelle Styles?”
Domandò sorpresa.
“Michelle?
Come mai questa confidenza?”
Mia
madre dopo mi raccontò che erano state colleghe di lavoro
per un po' di tempo, ma che poi Michelle andò in
maternità e fu licenziata; ma nonostante ciò
rimasero buone amiche. Di tanto in tanto si scambiavano qualche
chiacchiera, giusto per passare il tempo.
Quando
la mamma finì di parlare rimasi a bocca aperta e non
riuscivo a credere a ciò che avevo appena sentito.
“Per
me non sarebbe un problema che Harry venisse qui. Anzi sarebbe un
grande onore.” Concluse infine.
“Per
me invece sì.” Dissi alzandomi da tavola.
“Io vado a scuola.”
-
Con
molta lentezza cominciai a dirigermi a scuola e fu una delle poche
volte che giunsi a scuola piuttosto anticipatamente.
Decisi
di entrare e aspettare dentro all'edificio piuttosto di starmene fuori
al freddo, così con le cuffie ben sistemate nelle orecchie
mi misi a sedere su una panca nell'atrio.
La
scuola era vuota, ancora non c'era così tanta gente come al
solito. Però era presto da parlare, tanto poi si sarebbe
riempita.
Infatti
non passò neanche così tanto tempo che mi
ritrovai tanti visi noti davanti a me, tra qui anche quello di Harry.
Fu
qualcosa che feci d'istinto quella di abbassare il capo, imbarazzata.
Soprattutto dopo averlo sognato e dopo la meravigliosa figura che avevo
fatto ieri.
In
quel momento mi sentivo agitata, nervosa e le mie gambe continuavano a
tremare come non so cosa. Eppure non avevo freddo e non avevo motivo
né per essere nervosa né per essere agitata.
Tutto ciò non aveva un significato.
“Ma
stai dormendo?” Ecco chi non doveva assolutamente rivolgermi
la parola. Tirai su il viso e incontrai gli occhi di Styles un po'
troppo vicini ai miei. Mi stava sorridendo e notai come i suoi denti
erano bianchi e puliti. Cosa rara da trovare in un ragazzo, dato che la
maggior parte fumava.
“Sì
e per colpa tua mi sono svegliata di mal umore.” Va bene
questa rispostaccia la potevo risparmiare, ma era più forte
di me. Mi facevo troppo trascinare dall'ansia, dalla agitazione che
provavo dentro di me.
Mi
sentivo strana, ecco.
Mi
alzai dalla panca e fui viso contro viso di nuovo con Styles.
“Beh,
scusami se ti ho svegliato brutta addormentata!”
Esclamò, provocandomi naturalmente, facendomi la linguaccia.
“Più
bella di te lo sono.” Risposi senza pensare. Poi mi misi le
mani sulla bocca, da quanto in qua ero così spavalda?
Harry
notò la mia insicurezza e probabilmente sfruttò
questo mio svantaggio, per un suo piano malefico. Lo vedevo dai suoi
occhi che si erano stretti e vedevo quanto era concentrato:
“Se sei così bella, perché non ti ho
mai vista uscire con un ragazzo?”
“E
chi ti ha detto che io non ce l'abbia?” Mi dovevo calmare,
non potevo permettermi di cacciare la sottoscritta nei guai. E sapevo
che se avessi continuato su questa strada, mi sarei ritrovata in una
strada senza via d'uscita.
“Lo
voglio conoscere. E voglio capire chi è quel folle che ti ha
chiesto di uscire.” Continuò poi con aria
strafottente, come se avesse capito che io gli avevo mentito.
“E'
una relazione a distanza.” Aggiunsi poi. In quel momento
l'unica idea che mi balzò in mente, fu proprio dire che io e
il mio presunto moroso era lontano. Tanto questo tipo di coppie
esistevano, no?
“Allora
sei una bugiarda.” Confermò tranquillamente.
“No!
Va bene te lo presenterò!”
La
campanella suonò e io ero in una situazione marrone.
E
adesso dove me lo trovavo un fidanzato?
-
Durante
le lezioni non feci altro che pensare ad un possibile ragazzo a cui
potevo chiedere di reggermi il gioco e la finta. Ma d'altro canto,
nella nostra classe tutti i ragazzi andavano d'accordo con lui, quindi
glielo potevano riferire.
“Ah,
ti odio Styles.” Dissi stanca di pensare, poggiando la fronte
sul banco, in quel momento stavo pensando davvero di cominciarmi a
colpire la testa sulla superficie verde e farla finita.
No.
Non potevo permettere che quel disgraziato alias scellerato potesse
uccidermi. Ne andava seriamente della mia dignità.
“Non
sono neanche passate ventiquattro ore e hai già problemi con
il ricciolo?” Mi domandò la mia migliore amica,
saggia e spalla destra. Anche lei come me, non aveva in simpatia Harry.
Per il semplice motivo che lei lo riteneva un morto di figa.
In
effetti lo era...
“Problemi?”
Ripetei. “Enormi problemi.” Sibilai piatta.
Raccontai
a Sophie, tutta la faccenda e quando conclusi il tutto, presi una
quadernata da parte sua in testa.
“Sei
una deficiente!” Gridò poi. “Non vedi
che lo sta facendo apposta! Vuole provarci quello! Adesso voglio
proprio vedere come fai!”
Vedendo
Sophie mi venne una grande idea. “Potrei chiedere a tuo
fratello, Niall!” Niall era davvero un bravo ragazzo, molto
posato e intelligente. Ed ero certa che se gli avessi chiesto di
aiutarmi lo avrebbe fatto volentieri!
“Non
se ne parla nemmeno.”
L'unico
ostacolo da superare era sua sorella Sophie.
“Dai.
Non voglio perdere la faccia per colpa sua!”
“Ti
sei messa nei guai da sola e da sola ci esci!”
“Ma
come faccio? E' colpa di Styles se sono nei pasticci. Dai Sophie, per
favore!” Cominciai a lagnarmi come una bambina e facendo gli
occhi dolci, degni del gatto degli stivali di Shrek riuscii a strappare
un sì dalla mia amica.
Una
volta concluse le lezioni andai a casa di Sophie. Spiegai la situazione
a Niall che prima mi rise in faccia, ma poi, anche lui disse le stesse
parole della sorella: “Ti sei cacciata nei guai da sola, e da
sola ne esci.”
“Dai
per favore! Dobbiamo solo fingere di essere fidanzati. Se questo causa
dei problemi alla tua ragazza, le parlerò personalmente.
Però per favore!” Mi misi in ginocchio e giunsi le
mani come se stessi pregando.
“Perché
dobbiamo fingere? Per me non sarebbe un problema uscire con te,
Charlie.”
Una
cosa che amo?
Sentirmi
dire delle parole dolci da un bravo ragazzo come Niall.
_____________________
#Note
Finali.
La
storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla.
Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie
a chi ha letto il capitolo.
Alla
prossima.
PS.(Prima
il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. ***
cap2
Capitolo 2.
Dopo
che Niall mi aveva detto quella frase che aveva un pseudo significato
del tipo: mi piaci; beh ero piuttosto frastornata, scioccata e sorpresa.
Onestamente
non sapevo cosa rispondergli sul momento, così preferii starmene
a bocca taciuta e lasciare casa Horan in silenzio piuttosto imbarazzata.
Ecco cosa succede ad agire d'istinto.
Se questa mattina fossi stata più razionale con Styles, non avrei fatto quello che avevo fatto e probabilmente non mi sentirei così confusa per Niall.
Adesso stavo proprio pensando se dirgli di sì e cominciare a frequentarlo seriamente oppure no.
Io non volevo mai e poi mai trovarmi ad affrontare una situazione del
genere, dove una persona di punto in bianco, che avevi sempre
considerato una persona deliziosa, ti si dichiara.
E poi?
Se rispondi di no, sei una stronza, puttana che usa i sentimenti degli altri e se dici di sì, ti danno di quella facile.
Tutta altra cosa è quando ti innamori follemente, da perdere il
lume della ragione e fare ciò che il cuore ti dice.
In quel caso te ne freghi del mondo e degli altri, l'unica ragione per te è il tuo tesoro.
Però potrei anche innamorarmi seriamente di Niall, infondo non
era un brutto ragazzo; dall'altra parte ciò poteva anche non
accadere.
Sospirai esasperata e buttai il viso sul cuscino bianco, poi mi girai
sul letto e guardai la soffitta come se alzando il viso verso l'alto mi
potesse arrivare una risposta divina. Un po' come nei film, guardi
lassù e un fascio di luce ti colpiva il viso, suggerendoti cosa
fare.
Perché queste cose a me non accadevano?
“Charlie!” Udii la voce di mia madre rompere il flusso dei
miei pensieri così scattai in piedi e scesi giù in
salotto.
“Dimmi mam..” Non finii neanche di dire la frase che mi
ritrovai una testa ricciolosa e una bellissima donna accanto a lui.
Inizialmente pensai che quella donna non fosse legata ad Harry, ma
quando quest'ultima mi sorrise notai la somiglianza e soprattutto quel
particolare verde che avevano madre e figlio.
“Oh finalmente ti sei alzata! Ti avevo già chiamato due
volte e non eri mica scesa!” Si lamentò mia madre dopo che
tornai dal mondo delle deduzioni e aver capito che Harry e sua madre
Michelle si trovavano a casa mia.
“Avevo gli auricolari!” Gridai però non troppo. Non
volevo fare vedere agli ospiti aspetti famigliari privati. Ma a quanto
pare a mia madre questo non interessava, dato che mi aveva fatto fare
una figuraccia.
“Secondo me la brutta addormentata dormiva ancora.”
Commentò poi Harry. Michelle che gli era accanto gli diede una
gomitata.
Un punto per quella santa donna!
Mia madre invece scoppiò in una risata fragorosa trascinando
anche Michelle, che si erano appena lanciate un'occhiata di intesa.
“Perché ridi mamma?” Domandai poi.
“Quando un ragazzo comincia a dare strani nomi ad una ragazza, significa che..”
“Significa che?” La incitai a parlare ma lei rimase con la bocca serrata e mi fece molto arrabbiare!
“Mamma!” Urlai.
“Shh, Charlie. Fai la brava e scambia qualche parola con il tuo Harry e la tua futura suocera.”
Ecco che grazie alla donna che mi aveva messo al mondo, in quel momento
mi aveva ucciso. Come riusciva a farmi fare figure marroni in
così poco tempo?
Probabilmente quando sarò madre capirò.
Ma chi l'ha detto che ci arrivi? Questa qui ti ammazza prima del tempo!
Con un sorriso finto stampato in viso e imbarazzata come non mai, trascinai i piedi e mi misi a sedere sul divano.
Harry insieme a Michelle, che erano seduti di fronte a me, si guardarono per qualche secondo e poi fu la donna a parlare.
“Sai Charlie, assomigli moltissimo a tua mamma.”
Annuii facendo cenno con la testa; a me avevano sempre detto che assomigliavo a mio padre.
“Ah sì? Ma dove? A me sembra più un procione.” Aggiunse Harry.
“Un procione?” Ripetei pacata.
“Sì.” Rispose candidamente.
“Scusi signora, può chiudere un attimo gli occhi. Devo
uccidere suo figlio.” Dissi a Michelle con tono professionale
mentre la mia mente escogitava il modo più doloroso per far
fuori quella creatura.
“Dai Harry, cerca di dire qualcosa di dolce! E' una brava ragazza, in fondo.”
“In fondo.” Riprese lui: “Qualcosa di dolce al procione? Nemmeno per sogno.”
Lo faceva apposta Charlie. Stai calma. Respira. Ti vendicherai, tranquilla.
Ecco quelle erano le uniche frase che mi continuavo a ripetere per non perdere la pazienza.
“Come fai a sopportare mio figlio?”
“Non lo sopporto, infatti.” Dissi atona.
Michelle mi guardò male ma poi portò la propria attenzione al figlio che faceva finta di cadere dalle nuvole.
Un po' mi dispiaceva per lei; non credeva di avere un figlio così ineducato e terribilmente stupido.
“Charlie, sono sicura che grazie a te, Harry metterà in moto il criceto dentro alla sua testa.”
“Io credevo che fosse morto e non addormentato.”
Se continui a rispondere male alla tua futura suocera, di certo non ci guadagni!
“Molto divertente.” Intervenne Harry. “Cos'è hai litigato con il tuo ragazzo?”
“Forse. Ti importa? No. Fatti i fatti tuoi.” Dissi
arrabbiata incrociando le braccia e buttandomi di peso sul divano.
In quel momento entrò mia madre, che sentendo la parola ragazzo
cominciò a bombardarmi di domande, chiedendomi chi fosse, da
quando ci conoscevamo e che vorrebbe incontrarlo.
Perfetto!
La situazione andava di male in peggio!
“Mamma, siamo in una situazione di crisi. Quindi non so se..”
“Ho capito!” Esclamò mia madre: “Il tuo
ragazzo è geloso per Harry, quindi avete litigato proprio per
questo. Tesoro presentami il tuo fidanzato e ti dirò chi
è meglio per te. Anche se io faccio il tifo per Harry,
naturalmente.”
Il diretto interessato fece un sorriso a trentadue denti e non capii il
senso di quel sorriso e di quelle false facce che faceva davanti a mia
madre.
Mi odiava e la cosa era reciproca, perché fingere che tra noi era tutto rose e fiori?
Decisi che era meglio fare chiarezza su questo punto. Volevo capire e
onestamente questa situazione di confusione cominciava a infastidirmi.
Mia madre che voleva che uscissi con Harry e che faceva il tifo per lui; Michelle la mia futura suocera; sì e poi?
E poi anche la questione del finto fidanzato alias non esistente stava diventando difficile da gestire.
O mi trovavo davvero un vero ragazzo: Niall o dicevo la verità, cosa che non avrei fatto.
“Harry verresti un attimo fuori con me?” Stranamente il mio tono di voce fu gentile.
“Per uccidermi?”
“Se avessi voluto, tu saresti già morto.” Scherzavo, il tono gentile non poteva esserci con lui.
Styles mi seguì senza fiatare e rimase in silenzio; non fece battutine e appena fuori di casa cominciai a parlare.
“Mi odi?”
Silenzio.
Non rispose.
I suoi occhi verdi erano imputati nei miei e io non riuscivo a reagire e a dire qualcosa, qualsiasi cosa.
Mi osservava con insistenza, con quello sguardo indagatore come se dovesse cercare qualcosa di estremamente prezioso.
Il rumore che accompagnava questo gioco tra le nostre iridi, erano i
nostri respiri o almeno io sentivo il suo, vedevo con la coda
dell'occhio abbassare e rialzare il suo petto; ma non sentivo il mio
cuore battere era come se si fosse raggelato.
Tutto era fermo tranne noi due.
Ero incantata e incatenata. Dovevo fissare Harry.
Non potevo abbassare la testa dall'imbarazzo, sarebbe stata una sconfitta per me.
Ma...
“Perché ti dovrei odiare?” Infilò la mano nei
capelli e alzò i capelli in alto per poi ricadere. “Odiare
è una parola che non va usata così. E la stessa cosa vale
per: ti amo.”
“Charlie ma io credevo che tu...” ero così
concentrata da Harry che non notai affatto Niall che si trovava proprio
a qualche metro tra noi, con la sua bicicletta.
Portai la mia attenzione sul biondino e vidi come il suo viso da preoccupato si rabbuiò.
“Credevo che tra te e Harry non ci fosse niente.” Disse
arrabbiato. “Mi hai mentito!” Gridò poi con forza
maggiore.
“Mi hai deluso Charlie.” Concluse infine riprendendo a pedalare la propria bici.
“Niall aspetta!” Urlai cominciando a rincorrerlo. “Ti
posso spiegare!” Allungai il braccio cercando di afferrare il
pezzo di stoffa della maglietta.
Ci riuscii e lui si fermò.
Poi da dietro udii la voce di Harry: “Ma allora sei davvero fidanzata!”
Harry's Point of view.
“Mi odi?” Domandò Charlie.
Ma
che diavolo mi domande mi chiedeva? Mi sembrava di vivere in quelle
situazioni dove io ero il colpevole e traditore che avevo commesso lo
sbaglio più grave della mia vita, che poi avrebbe influenzato
quella di Charlie.
Come se poi lei fosse la mia fidanzata.
La guardavo e la fissavo nei suoi occhi color nocciola – color
piuttosto banale – e tentavo di capire il senso della domanda.
Un doppio senso?
Una trappola letale per cui rischiavo la morte se rispondevo alla Harry Styles?
Non lo so.
La cosa che mi preoccupava di più era il suo silenzio e il suo
non muoversi. Non respirava neanche! Il colmo sarebbe stato che lei
svenisse proprio davanti a me.
Questo silenzio mi spaventava e capii che la faccenda era seria.
Forse mi stavo comportando da scemo con lei, ma era lei che mi irritava!
Non è colpa mia se appena la vedo, mi viene voglia di punzecchiarla.
Presi respiro e iniziai a pensare a cosa rispondere.
Pensai alla parola odio e a quante volte Charlie me l'avesse sbattuta più volte su un piatto d'argento.
“Odiare è una parola che non va usata così. E la
stessa cosa vale per: ti amo.” Finii di dire la mia frase quando
sentii la voce di un ragazzo attirare l'attenzione di Charlie.
Lui disse delle strane cose.
Si vedeva che il biondino era arrabbiato, che era deluso e triste.
Lui si allontanò con la sua bicicletta e lei lo rincorse.
Quando vidi lei seguirlo, mi sentii strano. Come se il mio cuore fosse
schiacciato, come se qualcuno lo stesse martellando a forza.
Sgranai gli occhi quando vidi qualcosa negli occhi di Charlie e come lei cercasse di parlare a quel ragazzo.
Ero sorpreso.
Forse non sapevo così tanto su Charlie; e io che pensavo di
sì. In fondo immaginavo che lei fosse una di quelle ragazze, che
parlava e parlava ma che infine non combinava niente e guarda un po',
alla fine era anche fidanzata.
Quando stamattina mi aveva detto di aver un ragazzo, già
fantasticavo vedendola con un ragazzo a cui aveva chiesto di fingere di
fare la parte del moroso...però adesso.
“Ma allora sei davvero fidanzata!” Gridai quella frase come se dovessi attirare di nuovo la sua attenzione su di me.
Sia il biondino che lei si voltarono verso di me, e vidi negli occhi di Charlie rabbia.
Ma possibile che non ne combinassi una giusta?
Oh al diavolo!
Charlie può vivere la sua vita tranquillamente, a me non ne frega proprio niente!
“Divertiti!” Urlai ancora e decisi di andare a casa per i
fatti miei. Mia madre mi avrebbe raggiunto più tardi.
Charlie's Pov.
“Beh, sei riuscita a giungere il tuo scopo.” Disse Niall con una nota di delusione nel sua voce.
“E' successo per caso!” Tentai di giustificarmi:
“Volevo dire la verità a quell'idiota e dire che non ero
fidanzata, ma poi sei arrivato tu..”
Tecnicamente non era mia intenzione raccontare la verità a Styles, ma non volevo dare una cattiva impressione a Niall.
“Io ho sentito che lui ti aveva detto ti amo.”
“Cosa? Ma no! Non è come pensi!!” Iniziai ad agitare
le mani davanti a me come una bambina. “Quello che hai sentito
non è affatto legato ad una sua dichiarazione! Pff, quello la
pensa solo a portarsi ragazze a letto, non è uno serio.”
Spiegai poi.
“Ti piace?”
“NO!” Urlai: “Perché mai mi dovrebbe piacere
uno come lui? Niall, per favore non dire una cosa così
brutta!”
“D'accordo. Beh, adesso vado. Ci si vede, ciao.” E
così Niall se ne andò, come aveva fatto anche Harry.
Tornai a casa frastornata e confusa, soprattutto perché non
capivo perché continuavo ad essere agitata per causa sua.
Ogni volta che si metteva il mio nome accanto al suo, ogni volta che
noi due eravamo coinvolti io finivo per diventare terribilmente
isterica. Non facevo qualcosa di sensato, tutto andava troppo veloce e
io mi facevo trascinare dagli eventi.
Non potevo che ciò accadesse insomma, io ero sempre stata una
ragazza tranquilla e pacata e perché adesso tutto doveva
cominciare a prendere una piega così brutta?
Forse era la vendetta di qualche antenato oppure era quel dannato
odioso di Styles che mi aveva lanciato qualche strana maledizione!
Probabilmente, anzi sicuramente era così!
Sciagurato.
Odioso!
Ti odio Styles!
Il giorno dopo a scuola venni catapultata dalle migliaia di domande di
Sophie, giustamente. Mi chiedeva cosa fosse successo ieri pomeriggio a
casa mia, dopo con Harry e poi con Niall.
“A mio fratello piaci sul serio.” Disse seria mentre stavamo prendendo i posti a sedere.
“Ma io non so come affrontarlo. Cioè l'ho sempre visto
come un bravo ragazzo e adesso di punto in bianco me lo trovo come un
corteggiatore. Se non ci fosse Harry...”
“Allora ti piace!” Urlò Sophie con gli occhi
sgranati come non mai. “Non ci posso credere! Alla fine ha vinto
lui!”
“No! Non che non ha vinto! E' solo che mi sento confusa!”
Ammisi infine. Fu strano confessarmi così apertamente; anche
perché non ero una persona molto estroversa. Certo avevo un
carattere un po' vivace, ma in realtà sono sempre stata una
persona chiusa e che fa fatica ad aprirsi con gli altri.
“Beh, ti do un consiglio: quando sei con Harry cerca di capire
cosa provi, attrazione o qualcosa di profondo. Io spero che non sia
nulla, specialmente per mio fratello.”
Sospirai: “Ci proverò. Grazie Sophie.”
“Di niente, oh guarda chi c'è.” Disse poi indicando il ricciolo entrare in aula.
Styles mi guardò e speravo che mi salutasse ma nulla. Infatti se
ne andò in silenzio al suo posto insieme al suo amico Liam.
Non mi aveva calcolato affatto.
Bene questo sarebbe un altro motivo per distruggerti, Styles.
“Sento una strana aura avvolgerti, sai.” Commentò Sophie notando il pugno stretto.
“E' l'aura omicida.” Le risposi.
“Quindi ucciderai Styles. Bene fallo ora che non ci sono gli altri.” Propose la biondina.
“Ma c'è Liam.”
“Non ti preoccupare, di lui me ne occupo io. Tu vai!” Mi
incitò e poi la vidi prendere Liam per il braccio e trascinarlo
fuori dalla classe.
Presi respiro e mi feci coraggio.
Dovevo assolutamente capire cosa provo per lui, sia per me stessa che per Niall.
“Styles non si saluta più.” Gridai cercando di attirare la sua attenzione.
“Non l'ho mai fatto e perché mai dovrei cominciare adesso? In più, noi non siamo amici.”
Ecco avevo detto la frase sbagliata e lui mi aveva risposto non come
avrei voluto. Ma perché non poteva dirmi semplicemente:-ciao.-
Mi sarei accontentata.
“Di certo non voglio essere tua amica, ma un minimo di gentilezza.”
“Perché tu saresti stata gentile con me? Se fossi stata tu a salutarmi, io avrei ricambiato.”
Roteai gli occhi infastidita, perché riusciva ad avere sempre ragione!
“D'accordo,” Dissi avvicinandomi pericolosamente al
ricciolo; sentii il suo profumo invadermi le narici ma nonostante
ciò, cercai di portare il mio piano malefico di vendetta a
termina: “Buongiorno Styles!” Gli urlai nell'orecchio.
“Ah!” Si alzò di scatto, portandosi la mano sull'organo danneggiato: “Ma dico, sei scema!”
“No. Semplicemente ti ho dato il buongiorno.”
“Ma che buongiorno! Mi hai fatto diventare sordo! Per colpa tua
dovrò usare amplifon come i vecchi!” Si lamentò
ancora.
“Tu sei vecchio.” Constatai.
“Vuoi la guerra?”
“Non aspetto altro.”
“Non sai a cosa stai andando contro.” Affermò con tono malizioso.
“Invece sei tu che non sai.” Risposi.
“Ah sì?” Domandò avvicinandosi a me e facendo
me indietreggiare, fui però bloccata da un banco e non avevo
scampo.
Il corpo di Harry sfiorava il mio, sentivo il suo respiro sul viso. Poi percepii qualcosa di freddo.
Styles mi teneva il mento tra il pollice e l'indice, costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Sei ancora sicura di volere la guerra?” Portò le
sue labbra al mio orecchio e sussurrò quella frase come se
stesse dicendo qualcosa di terribilmente eccitante.
Perché non riuscivo a respingerlo? Possibile che in realtà mi stesse piacendo questa situazione?
“Beh, Charlie hai perso la lingua?”
Dovevo svegliarmi e non potevo dare ragione a lui! No!
“NO!” Urlai; dopodiché poggiai le mani sul suo petto
e lo spinsi lontano da me con tutta la forza che avevo in mano:
“Razza di creatura odiosa, non fare il cascamorto con me! Hai
capito!” Sentivo che ero rossa di faccia e che probabilmente i
miei occhi erano lucidi. In quel momento mi veniva da piangere. Come
facevo a finire così male per colpa sua?
“Sei tu che mi provochi.” Affermò tranquillo.
Harry mi fissava diritto negli occhi mentre io facevo una fatica terribile a sostenere quello sguardo così indagatore.
“Cioè se una ti provoca, tu le salti addosso facendo il maniaco?”
“Sono o non sono un playboy?”
“Sei un essere schifoso ecco cosa!” Mi sentivo ferita e delusa. Non solo da lui ma anche da me stessa.
Non credevo che una persona come me, fosse riuscita a cadere tra le braccia di un menefreghista come lui.
Tanto a lui non gli importava chi era la prossima “preda”,
per lui bastava che fosse una che avesse quella e che gliela desse.
Non gli importava dei sentimenti e delle parole.
“Ti diverti a fare star male le persone?”
“Stai parlando di te?”
“Anche e di tutte quelle persone che inganni con il tuo modo di fare!”
“E tu chi saresti per farmi la predica eh? Sei solo una sfigata e
mocciosa che ha paura di affrontare la realtà! Io ho già
capito che ti piaccio, sai.”
“Cosa!?” Urlai. “Non è vero..” Il mio
tono di voce che inizialmente era forte se ne andò scemando.
“Ne ho viste tante tante delle tue stesse reazioni. Ho esperienza io.”
Rimasi in silenzio cercando di inventarmi qualcosa ma niente. Era come se il mio cervello fosse vuoto.
E adesso come dovevo superare questa cosa?
“D'accordo Styles. Hai ragione tu. Lasciamo stare.”
“Come lasciare stare?” Ripeté Harry.
Stetti a bocca taciuta e mi diressi verso il banco. Ecco come rovinarsi l'intera giornata.
Purtroppo sentii il mano di Styles afferrarmi il polso.
“Lasciami.” Ordinai fredda.
A quanto pare Harry non sentì ciò che aveva detto;
infatti mi attirò a se e mi avvolse tra le sue braccia. Poi con
un movimento rapido mi voltò verso di lui e senza che avessi il
tempo di rispondere o di fare qualcosa mi ritrovai le sue labbra tra le
mie.
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3. ***
cap2
Capitolo 3.
Sentivo
qualcosa di morbido e dolce sulle mie labbra. Ero cosi assorta nel
vedere gli occhi abbassati di Harry che non mi ero ancora resa conto,
di cosa veramente mi stava succedendo.
Mi
staccai a forza da lui e ancora con gli occhi sgranati tentavo di
mettere al proprio posto ogni pezzo di puzzle; la mia non simpatia
verso Harry e poi il progetto della Cole, e poi il fatto che diventavo nervosa per causa sua, Niall e infine la discussione di stamattina.
“Piaciuto?” Domandò con tono strafottente. Era come
se mi volesse mostrare la sua vittoria; il fatto che era riuscito a
vincere.
Le soluzioni erano due, o lasciare starlo davvero ed ignorarlo oppure continuare ad andargli contro.
Preferivo decisamente la prima.
“Non so di cosa tu stia parlando.” Dissi con tono piatto.
In quel momento suonò la campanella della scuola che mi aveva
irrimediabilmente salvato la pelle. Sophie entrò come un razzo
in classe mi venne addosso come un razzo delle Shuttle, mi
cominciò a bombardare di miliardi di domande, ma io non
rispondevo e se lo facevo annuivo facendo cenno con la testa.
Ero vuota e non capivo dove dovevo andare a parare. Tutto stava
succedendo troppo in fretta e io mi sentivo vuota. Era come se una
parte di me fosse stata portata via, e quel qualcosa era importante.
Guardavo fuori dalla finestra le foglie cadere lentamente e che veniva trascinata dal vento, ecco io ero quella foglia.
Non seguii particolarmente le lezioni tanto che non mi accorsi nemmeno
che fossimo già all'intervallo; per quell'occasione dovetti
svuotare il sacco alla mia amica e raccontare ciò che era
successo.
Mi abbracciò di slancio quando finii di dire anche l'ultima
parola e mi resi conto di quanto lei tenesse a me. Sophie non era mai
stata una ragazza che mostrava i propri sentimenti, si nascondeva
dietro ad una maschera di freddezza ma in grazie a quell'abbraccio e
segno d'affetto, capii che mi voleva bene.
“Charlie.” Mi chiamò con tono serio: “Devi
lottare. Io sono sempre stata dell'idea che Harry fosse un totale
idiota, e non immagini quanto mi ha dato fastidio che lui ti abbia
usato così. Quindi proprio per una rivalsa personale, proprio
perché sei una persona con una testa e migliore di quel playboy,
non ti devi fare abbattere. Devi andare avanti e proseguire per la tua
strada. D'accordo?”
“E' facile a dire a parole!” Esclamai: “Quando sono
con Harry mi sento avvolgere da un qualcosa di strano. Divento nervosa
e sparo la prima cosa che mi passa in testa. Quando sono con lui per me
è un vero disastro. Non riesco a capire niente...E poi..”
Non ce la feci a finire ciò che stavo dicendo perché le
lacrime mi vennero agli occhi e piansi.
Sophie mi accolse nuovamente tra le sue braccia e mi consolò
dicendo che Styles non si meritava le mie lacrime, che lui non poteva
avere così tanto perché a me non aveva dato niente.
Sophie per l'intera giornata mi rimase accanto e continuò a
rassicurarmi e tenermi d'occhio, perché non facessi stupidaggini.
Alla fine dell'orario scolastico voleva accompagnarmi fino a casa ma
non volli. Le dissi che potevo rientrare con serenità e
tranquillità. La ringraziai ancora per il suo appoggio e mi
avviai per la via di casa.
“Charlie.” Riconobbi immediatamente quel timbro di voce.
Era lui, che si trovava dietro di me. Sentii il suo braccio destro
sfiorare il mio sinistro e poi si mise davanti a me.
“Dobbiamo finire il progetto della Cole. Vieni tu a casa mia o vengo io?”
In questo momento volevo essere veramente una strega e poter fare un
incantesimo e farlo sparire da questo mondo. Ma allora si divertiva
alle mie spalle?
“Oggi non posso.”
“Allora organizziamoci per domani..”
Continuava ad insistere.
“Neanche domani. Mi prendo la responsabilità di parlare
con la Cole. Le spiegherò che nei pomeriggi non posso
organizzarmi e fare il progetto. Prenderò un brutto voto ma
pace.”
“Ma così lo prenderò anch'io!”
Cominciò a lagnarsi: “Ti ho detto che me la prendo io la
responsabilità!” Gridai.
Rimanemmo a fissarci negli occhi e poi lui sbuffò, roteando gli
occhi infastidito: “Se è per stamattina, mi dispiace.
D'accordo? Però mettiamoci d'accordo.”
Sospirai.
“D'accordo.”
Ci mettemmo d'accordo e Styles venne a casa mia.
Inutile dire che mia madre era totalmente estasiata dall'avere di nuovo
quel 'delizioso' ragazzo in casa. Ma d'altro canto non potevo fare
altrimenti.
Non volevo essere la ragazza immatura e sciocca, che non riusciva ad
accettare uno stupido bacio. Volevo dimostrare ad Harry che io potevo
vivere la mia vita senza di lui.
Era una questione d'orgoglio ecco.
Appena l'individuo varcò la soglia di casa, mia madre gli
saltò letteralmente al collo, elogiando con inutili complimenti
dicendogli che era il ragazzo più gentile, il più
bello...insomma tante cose futili.
La cosa che mi fece infuriare di più tra tutte, fu questa: “Spero davvero di averti come genero.”
Ecco che in quel momento scattai e andai all'attacco come un carro
armato che aveva già puntato il suo obiettivo ed era pronto a
lanciare la propria bomba.
“Mamma!” Urlai.
Lei si voltò verso di me e mi guardò con innocenza.
Incolpandomi con quello sguardo d'angelo. “Chi sarà mio
marito lo deciderò io, quando arriverà il momento.”
“Se arriverà.” Commentò sarcasticamente Styles.
Lanciai un'occhiata omicida al ricciolo che mi guardava divertito:
“Ma pensa a te, piuttosto! A me dispiace per quella povera
fanciulla che dovrà condividere l'intera vita con te.”
“Ma che povera! Ammettilo sei solo invidiosa!”
“Pff. Ma chi l'ha detto che non sia un uomo?”
“Cosa!? Io non sono affatto frocio!”
“Va bene,” intervenne mia madre interrompendo il dialogo
'cordiale e civile' tra me e Styles: “io vi lascio. Buon lavoro,
ragazzi.”
Intanto io e il ricciolo salimmo in camera mia. Un momento fa ero
così arrabbiata e pronta ad esplodere e adesso ero riuscita a
trovare un certo senso di equilibrio.
Sarà che in realtà a me piace litigare con lui.
Già forse era proprio così.
“Ma sicura tua madre non dice niente che io salga in camera
tua.” Disse Harry un po' preoccupato, senza entrare nella stanza.
“Se fosse stato così, non ti avrebbe fatto neanche
entrare. Te l'assicuro.” Dissi tranquilla mentre tiravo fuori la
roba da studiare e il computer portatile.
“Sembriamo fidanzati.” Sussurrò Styles sedendosi
sulla sedia della scrivania: “Di solito vengo nelle camere delle
ragazze per fare qualcosa altro..” Alluse malizioso.
“Smettila di fare il depravato, morto di figa, alias criceto
voglioso e aiutami a finire sto coso.” Spiccia e diretta.
Non credevo che la mia lingua in questo momento mi avrebbe fatto dire ciò che avevo detto.
Notai con la coda dell'occhio, la O che si era formata sulle labbra di Styles.
Ci era rimasto di merda.
Oh peggio per lui. Mi dovevo vendicare e l'avrei fatto in ogni modo possibile.
“Non sono un morto di figa!” Dopo un paio di minuti si
riprese: “Ci sono bisogno a livello biologico che è giusto
che vengano soddisfatti. Non sono mica come te. Che fingo di essere un
santo!”
“Preferisco essere una vergine santa che una troia.”
“Quindi io sarei un troione?” Ero così concentrata a
sistemare le mie cose che non guardavo Harry. Però quando fece
quella domanda mi bloccai all'istante e lo fissai preoccupata.
Cosa diavolo c'era nel cervello di Styles che non andasse.
Forse era meglio chiedersi se c'era qualcosa che funzionasse.
“Troione?” Ripetei. “Ok. Mettiamoci a lavoro, che è meglio.”
Ci mettemmo a lavorare con tanta pazienza e impegno. Volevo finire
assolutamente oggi, così non avrei dovuto sopportare questo
scemo qui. Anche se dovevo ammettere, che se non facesse gonfiare il
proprio ego e fosse un po' più maturo, Styles non sarebbe
neanche così male.
Charlie a cosa diavolo pensi?
Scossi la testa velocemente e cercai di allontanare quei pensieri contorti.
Finimmo il progetto e già domani potevamo consegnarlo.
“Siamo stati bravi. Però devi riconoscere che se io non
avessi insistito a venire oggi, non ce l'avremmo mai fatta.”
“Vuoi sentirti dire grazie?”
“Sì.”
“Allora no.”
“Perché?”
“Perché se tu vuoi una cosa io non te la do.”
“Vuoi essere cattiva con me?” Domandò con aria innocente.
“Non cattiva. Molto di più, voglio essere malvagia, spietata, maligna, crudele...”
“Una strega santa e vergine, in poche parole.” Disse con tono piatto interrompendomi.
“Ma quindi se io ti dicessi che non volessi qualcosa, ma che in realtà io voglio. Tu faresti quella cosa?”
“Non sono scema.”
“Già. E' per questo che sei diversa dalle altre.”
“Mi fa piacere sentirmi dire che il mio quoziente intellettivo
è superiore a tutte quelle galline che ti porti a letto.”
“Sì ma con nessuna ho avuto un rapporto serio. Se non con la prima, Caroline.”
“Oh,” Dissi fintamente interessata.
“Già. Comunque si è fatto tardi. Ci si vede domani
a scuola. E comunque scusami per stamattina non sono stato bravo con
te. Non te lo meriti.”
Accompagnai Harry fino all'uscio della casa e poi se ne andò.
Mia madre mi domandò come fosse andata con lui e io le risposi
non male. Infatti pensavo che sarebbe andata molto ma molto male,
trattandosi di un soggetto come Styles ma mi dovetti ricredere.
Forse non odiavo Harry così tanto.
Ti ha baciato stamattina, ti ha umiliato e continui a provare un certo sentimento verso di lui?
Scherzavo, mai pensato: Ti odio Styles.
Quando
finii di spiegare cosa era successo il pomeriggio prima a casa mia con
Styles, Sophie era già pronta con le sue care manine a
strozzarmi direttamente, uccidermi e buttare il cadavere del mio corpo
da qualche parte, senza far sapere a nessuno che l'assassina era lei.
“Non è da te, tutto questo. Lo sai vero?”
“Lo so.” Ammisi: “Credo che un po' mi piaccia.” Continuai timida.
“Quindi
non frequenterai mio fratello e glielo dirai? Giusto?” Sembrava
una domanda retorica. Però aveva ragione. Dovevo sistemare anche
la questione con Niall al più presto possibile.
Chiesi a Sophie se Niall oggi sarebbe in casa e lei rispose di
sì. Bene, oggi stesso avrei affrontato anche lui e tutto sarebbe
tornato come prima,
Mancavano un paio di minuti al suono della campanella quando vidi
Rosalie entrare in classe piuttosto euforica ed eccitata. Rosalie era
la pettegola della classe, se non la peggior dell'intero liceo. Aveva
la fama di riuscire a sapere tutto sulla vita privata di ogni individuo
che respirasse, ehm volevo dire su ogni persona che frequentasse questa
scuola, compreso gli insegnanti. Non a caso riusciva ad avere qualche
voto in più proprio per questa sua piccola particolarità.
“Ehi Charlie, non credevo che fossi andata a letto con Styles!” Urlò.
Sgranai gli occhi come un'imbecille e quasi mi strozzai con la stessa acqua che stavo bevendo dalla mia bottiglia.
Tossii fortissimo ed ero quasi certa che mi stava per venire un infarto.
“Ma non è assolutamente vero!” Gridai sforzando la mia povera gola, già provata.
“Ma sai come, qualcuno ti ha visto andare a casa sua, e qualcuno
ieri mi ha detto che Harry era da te. Qui gatta ci cova!”
Urlò ancora puntando il suo indice contro la sottoscritta.
Ma era scema? Non era assolutamente vero!
Oh signore se ci fosse quello scellerato di Harry potrebbe chiarire questo disastro!
“Dalla padella alla brace.” Commentò Sophie.
“Non metterci anche te.”
Intanto chi doveva intervenire, finalmente arrivò naturalmente
con la sua entrata trionfale, cioè lui con il suo bodyguard Liam
e le sue migliaia di fan che gli facevano il filo.
“Razza di criceto!” Urlai riferendomi a Styles e
naturalmente il ricciolo capendo che si trattava di lui si voltò
verso di me, gridando anche lui: “Smettila di chiamarmi criceto!
Non sono un criceto, panda.”
“Da procione sono passata ad un panda?”
“Certo hai la faccia tonda ed oggi sembri proprio un panda.
Vestita in bianco e nero poi! Identica. Solo che il panda è
molto più figo.”
“Fottiti Styles.” Dissi ad Harry e poi mi incamminai verso
Rosalie: “Sentimi io non ho mai litigato mai con nessuno, e
onestamente non voglio cominciare adesso. Però, ti prego, ti
scongiuro di eliminare, cancellare l'idea dalla tua testa che io e quel
coso di criceto siamo andati a letto insieme, perché non
è vero! Ma non vedi come mi offende?” Le dissi spiegandole
la realtà dei fatti.
Temevo che questo vulcano potesse rovinarmi la mia reputazione e
rendermi l'ultimo anno al liceo, un inferno. Cioè già
Harry ci riusciva da solo, se poi dovevo sopportare anche gli effetti
postumi perché la sfiga mi aveva costretto a stare con lui...
“Ho capito.” Rispose seria e io tirai un sospiro di
sollievo. Però era troppo presto per cantare vittoria. Si
trattava comunque di Rosalie: “Ti sei dichiarata e lui ti ha
rifiutato. Non riesci ad accettare questa faccenda, e per vendicarti lo
insulti in continuazione.”
Rimasi impietrita dalla sua deduzione. Più o meno aveva detto la
verità, ma aveva tirato queste conclusioni solo perché
lei sosteneva che io ed Harry fossimo andati a letto insieme.
Stavo per rispondere alla cara miss impicciona quando Styles intervenne: “Wow. Ci hai azzeccato in pieno.”
Mi sbattei forte la mano sulla fronte.
“Deficiente. Ma sai almeno cosa dice questa qui!” Urlai incazzata.
“Ehi.” Intervenne con tono innocente Ros: “Non sono
'sta qui'” spiegò tranquilla mimando le virgolette,
fingendosi offesa. Povera stella!
Anche Harry rimase a guardarla con aria storta ma poi riportò la sua attenzione su di me: “E che direbbe?”
“Dice che siamo andati a letto insieme!” Gridai scandalizzata.
“Beh, se fosse vero ti aiuterebbe a guadagnare punti per la tua vita sociale. Dato che non è molto attiva.”
“Se fosse vero.”
“Smettetela di fingere di non essere stati a letto
insieme.” Strillò arrabbiata miss pettegola: “Si
vede che tra voi c'è qualcosa. Quindi evitate, per favore.”
“Ma smettere cosa?!” Adesso non ce la facevo davvero
più. Mi potevano dire di tutto e di più, ma infangarmi
dicendo di essere stata a letto con un ragazzo, cosa d'altronde non
vera, mi faceva girare decisamente le scatole!
“Non sono stata a letto con lui! In che lingua te lo devo
dire?” Ero fuori di me e in quel momento mi prudevano davvero le
mani e strangolare questa qui!
“Charlie calmati. Tanto non ci ascolta!” Disse Harry
afferrandomi per il braccio: “Tranquilla, le voci poi spariranno.
Non si ricorderanno per niente di questa storia.” Continuò
poi a dirmi sussurrandomi nell'orecchio.
Presi respiro e lanciai un'occhiata d'intesa ad Harry che annuì
facendo cenno con la testa. Mi calmai un po', perché mi sentii
rassicurata da lui. E speravo davvero che lui avesse ragione.
Osservai con aria minacciosa Rosalie e poi me ne tornai al posto; la campanella suonò e tutti si misero al proprio posto.
Quando fui sulla sedia Sophie mi disse che mentre io, Rosalie e Styles
stavamo chiarendo la situazione di prima, tantissimi ragazzi erano
accorsi a sentire e vedere cosa stava succedendo.
“Stai scherzando?”
“No. Senza fare troppi giri di parole, sei nella merda. Avrai le
fan di donnaiolo che ti romperanno l'anima, e gli altri amici morti di
figa di Styles perché vorranno la tua patata. Sei entrata nel
circolo: only sex.” Commentò piatta la mia amica. Volevo
anzi desideravo a morte che tutto fosse un sogno, anzi incubo e che
niente di tutto ciò era vero.
Meccanicamente mi portai una mano sulla guancia e la tirai.
Sentii un po' male, fastidio insomma.
“E' tutto vero.” Disse Sophie, riprendendo le parole della mia testa.
Avevo il morale a terra e non sapevo come uscire da questa situazione.
Non ero famosa a scuola, ma adesso lo ero diventata. Dovevo esserne
fiera, il nome Charlie Madison rimbalzava ovunque, però non era
per un qualcosa di cui rallegrarsi.
Anche quando uscii da scuola avevo gli occhi di tutti su di me e appena
passavo a fianco di qualcuno vi era il silenzio; qualcuno azzardava di
commentare con un sussurro e l'unica cosa che udivo era: 'una nuova
zoccola.'
I giorni dopo, sperando che le cose migliorassero, andavano sempre
peggio, purtroppo. Una volta mi ero trovata lo zaino tutto rovesciato e
i libri tutti fuori; l'astuccio nel cestino; delle scritte in bagno
dove dicevano:'charlie è una troia.'
Ero odiata da tutti, da persone che neanche mi conoscevano per un qualcosa che non avevo neanche fatto.
Non potevo girare per la scuola da sola, perché avevo paura che
gli altri mi potessero aggredire sia verbalmente che fisicamente.
Non avevo più la voglia di venire a scuola; non avevo neanche il
coraggio di parlarne con mia madre ma come potevo sistemare la faccenda?
Più passava il tempo e più sembrava che niente cambiasse.
Ero seduta insieme a Sophie in un angolino della mensa e giravo e
rigiravo la forchetta di plastica nel piatto di pasta al sugo che avevo
davanti. Avevo il capo abbassato, perché se solo avessi alzato
gli occhi mi sarei ritrovata chissà quanti sguardi addosso a me.
Ero spaventata e stanca.
Da quando Rosalie aveva urlato alla classe che io e Styles eravamo
andati a letto insieme, il caro odioso criceto non si era più
avvicinato alla sottoscritta. E pensare che la colpa era tutta sua!
Fortuna che avevamo finito quel dannato progetto, altrimenti chissà che mi sarebbe successo!
“Dai Charlie, mangia un po'. Hai perso anche peso.” Disse
Sophie incoraggiandomi e strappandomi la forchetta dalla mano,
imboccandomi lei stessa.
Aprii la bocca e mangiai quel chicco di grano, solo per fare felice la
mia amica. Mi domandavo perché Harry non mi parlasse più.
In questo momento io avevo bisogno di lui, perché riusciva
sempre a mettermi di buon umore.
Lui era seduto insieme ai suoi amici e parlava, rideva e scherzava. Mentre io ero qui a nascondermi dagli altri.
Non ci furono occasioni per scambiare qualche parola e questo mi faceva
rabbia. Avrei voluto che lui avesse affrontato la situazione con
Rosalie e tutti gli altri in maniera diversa. Sì anche lui si
stava nascondendo.
Gli fissavo le spalle in cagnesco ma speravo che si voltasse verso di
me e mi sorridesse, io gli avrei sorriso e poi gli avrei lanciato in
faccia il mio piatto di pasta!
Nulla anche quel giorno passò come gli altri. Vuoti e pieni di insulti non giusti.
Come sempre mi incamminai per andare a casa, ero concentrata nelle mie disgrazie che non mi accorsi della macchina arrivare.
Sgranai gli occhi per la velocità in cui stava avvicinando,
cominciai a muovere le gambe ma non si muovevano abbastanza in fretta.
Sentii qualcosa di forte, pesante colpirmi in pieno e poi niente. Caddi
a terra e sentii dei gran rumori, urla.
“Charlie!”
Che stava succedendo?
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4. ***
cap2
Capitolo 4.
Mi sentivo terribilmente vuota e strana.
Percepivo
qualcosa di freddo accarezzarmi il dorso della mano, ma non avevo la
forza sufficiente per aprire gli occhi. Udivo voci, però non mi
erano chiare.
L'unica
cosa di cui ero certa, era che non mi trovavo in una posizione comoda
per me. Adesso era arrivato il momento di lottare e andare avanti con i
denti stretti, fingere di sorridere anche si aveva voglia di piangere.
Mi ricordai di quella volta alle scuole medie che Harry mi venne in
soccorso e mi tirò fuori dai guai, quando alcuni bulli della
scuola mi avevano preso di mira; Harry mi venne a salvare e andò
a fare a botte con il capo. Peccato che alla fine il caro ricciolo le
prese.
Quando venni a sapere ciò che aveva fatto Styles per me, andai
immediatamente da lui a chiedergli il motivo del suo gesto.
“Non è per te che l'ho fatto. Avevo dei conti in sospeso.”
“Ti ringrazio.”
Anche se non c'entravo affatto per ciò che aveva fatto, mi aveva
fatto piacere comunque. Perché capii che in realtà Harry
non era un ragazzo cattivo; e che se si comportava come un deficiente
era per nascondersi da qualcuno o qualcosa.
Le luci troppo forti che mi stavano colpendo le palpebre mi costrinsero
ad aprire gli occhi, che fu parecchio difficile. Sembrava che non fossi
più abituata alla fonte luminosa.
Appena le mie iridi si abituarono, mossi la testa che era poggiata sul
cuscino verso sinistra dove c'era la finestra che mi mostrava un giorno
pieno di nuvole grigiastre; poi con un altro movimento faticoso, mi
volsi verso destra e vidi qualcuno seduto accanto a me. Alzai gli occhi
e quando vidi quel chioma ondulata di color castano, mi venne da
sorridere.
Non capii neanch'io perché mi sentivo così sicura,
però vedendo Harry vicino a me, provai una strana forma di
calore formarsi vicino al cuore, che mi stava riscaldando tantissimo.
Quella solitudine che avevo percepito prima, quando Harry non era con me, magicamente era stata assorbita da lui.
Già.
Quanto poteva essere incredibile il potere di una persona? Quando tieni
particolarmente a qualcuno, è come se dai un coltello a questa
persona, e lui o lei, lo può usare o per difenderti o per
pugnalarti alle spalle.
Lo stavo guardando intensamente, ma Harry non si era accorto ancora di
me. Infatti non immaginavo neanche che reazione avrebbe fatto vedendomi
sveglia.
Quando però ciò accadde, quando i suoi occhi si
incatenarono nei miei, vidi le sue iridi ingrandirsi e incresparsi un
sorriso sul suo volto.
Mi piaceva quando Harry incurvava le sue labbra in quel modo, quando lo
faceva sulle sue guance si formavano delle piccole fossette adorabili.
“Ehi.” Sussurrò con tono dolce e roco, sfiorandomi la mano. “Tutto bene?”
“Si può stare meglio.” Risposi timidamente. Non mi
sarei aspettata così tanta tranquillità e dolcezza,
oserei dire, da parte sua.
Forse sarò una delle poche a poter vedere e conoscere questo
parte di carattere di Styles. Lo stesso odioso Styles che qualche
giorno fa, pensava di essere un troione.
Mi venne da ridere, pensando a quel giorno.
“E' un effetto postumo a ciò che ti è successo?” Domandò preoccupato alzandosi in piedi.
Lo fissai con gli occhi sgranati, facendogli capire che io non stavo affatto seguendo ciò che lui mi stava dicendo.
“Come non sai ...insomma una macchina ti ha investito.”
Disse prima titubante e poi senza fare troppi giri di parole.
“Cosa?” Non seppi neanche io da dove mi venne, ma una forza
sovrumana mi fece sedere sul letto d'ospedale; notai le flebo attaccate
al braccio, il pigiama a pois, quel strano odore di disinfettante che
si sentiva sempre quando ci si trovava in un luogo come l'ospedale.
Deglutii e cercai di fare mente locale.
“Tranquilla Charlie.” Sussurrò Harry poggiandomi una mano sulla spalla.
“Adesso stai bene.” Mi rassicurò ancora.
Lessi così tante emozioni e tanta intensità in quello
sguardo che mi fece perdere un battito. In questo momento potevo avere
un altro motivo per rimanere qui.
Quegli occhi color speranza e quelle sfumature chiaro scuro, ti
facevano stare bene. Ero felice in quel momento, sapere che proprio lui
fosse qui accanto a me.
Se un qualcosa di simile mi fosse successo qualche settimana prima, beh
non ero sicura di accettare così serenamente la sua vicinanza.
Il grazie che avevo intenzione di dirgli, rimase sulle labbra
perché il dottore, o almeno un uomo con il camice bianco,
occhiali entrò in stanza.
“Sei stata fortunata ragazza che il tuo fidanzato fosse a qualche
metro da te, sai.” Cominciò a dire: “Se non ti
avesse subito soccorso...” Disse senza concludere il discorso,
facendomi capire che probabilmente non ce l'avrei fatta.
Il medico chiese ad Harry di lasciare la camera per un po',
perché aveva bisogno di parlare con me; nel frattempo mi
raggiunsero anche i miei genitori. Mia madre mi saltò subito al
collo, piangente e continuava a ripetere e ringraziare il Signore;
mentre mio padre guardava la scena in silenzio.
Sentii un sospiro proprio da parte sua: “Per fortuna che non ti è successo niente.”
Il dottore chiacchierò con i miei proprio del mio stato di
salute, disse che mi avrebbe rimesso fra una settimana; dovevo fare
diversi controlli e poi tra una decina di giorni, o quindicina sarei
potuta rientrare a scuola normalmente.
Mamma e papà mi fecero ancora un po' di compagnia insieme ad
Harry. Mi domandavo il motivo per cui rimanesse qui con me. In fondo
non ne aveva ragione.
Mia madre infatti per tutto il periodo di visita, non faceva altro che
lanciare occhiatine ad Harry. In quel momento non osavo immaginare che
cosa stava architettando quella mente malvagia; in più vedevo
come quella benedetta tormentava il braccio di mio padre con il suo
simpatico gomito appuntito.
“Beh, tesoro ti lascio con il tuo ragazzo. Ci vediamo domani.”
Volli urlare, purtroppo non avevo gran voce, così mi limitai a
lanciarle uno sguardo assassino; mancava solo la canzoncina
terrificante suonata al piano e tutto sarebbe stato malefico e tetro.
Così mia madre trascinò mio padre fuori dalla stanza, lasciandomi da sola con Harry.
“Tua madre mi adora proprio!” Esclamò sorridente guardando la porta della camera.
“Già.”
Ci fu silenzio, ma era qualcosa di forzato. In verità morivo
dalla voglia di sapere perché lui continuasse ad apparire e
sparire così improvvisamente.
“Senti..” ancora una volta non ebbi il tempo di cominciare,
che Harry con tono serio mi rubò le parole dalle labbra:
“sono felice che tu stia bene.”
Lo vidi passarsi una mano sul viso. Prima c'era un gioco di sguardo tra di noi, poi però spostò i suoi occhi.
“Mi hai salvato la vita Harry. Grazie.”
C'era una strana atmosfera tra di noi. Era come se entrambi fossimo
bloccati dal dire qualcosa di più vero e sincero. Ma eravamo a
conoscenza che azzardarci a dire quel qualcosa in più, sarebbe
stato rischioso ed per fare maturare il nostro rapporto, ci voleva
tempo.
Sì.
C'era una voce dentro di me che mi sussurrava che tra e me Styles stava
sbocciando, oddio odiavo essere così mielosa, un sentimento
profondo.
Però allo stesso tempo c'era sempre quell'altra vocina che mi diceva:-Ma chi l'ha detto che lui provi qualcosa per te?-
E lui se ne andava, lasciandomi da sola.
E quella vocina tornava dicendo:-Avevo ragione.-
E lui tornava.
Ed adesso ero io a dire:-Avevo ragione.-
“Adesso diventerò il tuo principe azzurro, eh?”
Roteai gli occhi.
Scherzavo avevo parlato troppo presto, insomma si trattava sempre e comunque di Styles.
“Se io ti bacerò, ranocchio.” Gli risposi con aria trionfante.
“Beh tecnicamente ci saremmo già baciati, e quindi io sarei già un principe.”
“Allora qualcosa è andato storto.”
No, io non potevo darla vinta ad Harry.
“Perché chi doveva baciare il ranocchio, doveva essere una vera fanciulla e non una specie di panda.”
“Principe azzurro dei miei stivali!”
“Sisi. Dici di odiarmi, ma tanto mi amerai alla follia!” Esclamò convinto facendo un balzo verso di me.
Dalla posizione e dalla espressione di faccia, che aveva Harry prima,
tutto il suo volto cambiò, diventando più sciolto.
Venne davanti a me, mi prese la mano e la sfiorò con quelle labbra che avevo avuto l'onore di assaggiare.
“Ma chi l'ha detto che non sia tu quello ad innamorarsi.”
Styles aveva il capo chino e poi lo alzò lanciandomi un'occhiata di sfida, oserei dire.
“Perché non scommettiamo?”
“Bugiardo come sei, non ammetteresti mai i tuoi sentimenti. Non l'hai mai fatto. Perché dovrei mai crederti?”
Fu quella frase che colpì l'orgoglio di Styles. Lo vidi
incupirsi e i suoi occhi divennero stretti e piccoli. Si morse le
labbra con gli incisivi.
Poggiò le mani su quel poco spazio libero del letto e si avvicinò pericolosamente a me.
“Charlie, se non mi fosse importato di te, io non sarei nemmeno qui...” Disse duro.
Per me quella frase fu come la cioccolata più dolce del mondo. Ma fu amara per le parole che seguirono.
“A quanto pare, però tu non te ne accorgi.” Concluse infine lasciando la stanza.
“Aspetta!” Gridai.
Harry aveva la mano sul pomello e appena urlai, si fermò
all'istante. “Io non riesco a capirti davvero. Un momento dici
una cosa, e poi dici la cosa opposta. Mi dici come faccio?”
“Ma sei tu la prima ad insultarmi in continuazione!” Si difese.
“Perché tu mi provochi!”
“Come faccio a provocarti se non faccio niente?”
“Vedo la tua faccia e divento nervosa!”
Non compresi cosa effettivamente dissi. Quando non vidi Styles
rispondere, mi preoccupai seriamente. Forse non dovevo essere
così diretta.
“Allora ti piaccio?”
“Non ho detto questo.” Ecco che se dicevo qualcosa, lui andava a parare da un'altra parte.
“Non sono l'unico a dire la verità. Anche tu sei una bugiarda.”
“Io non so come comportarmi in queste cose!” Ero agitata, nervosa. E la colpa era sempre sua!
“Cerca di essere naturale!” Consigliò.
“Lo sono!” Mi difesi.
“Continuare a dire che mi odi, quando non è vero.”
“Sì.”
“Allora io farò lo stesso con te. E non venire a lamentarti.”
“No!”
“Stai diventando monosillabica?”
“E' colpa tua!”
“Ti piaccio?”
“Ti piaccio?”
“Smettila di fare il pappagallo. Te l'ho chiesto per prima.”
“Lo vuoi sapere soltanto per gonfiare il tuo ego!”
“Va beh. Ho capito. Vado ciao.” Stava per uscire ma lo fermai ancora urlando il suo nome:“Harry!”
“Che c'è?”
“Mi piaci. Okey? Ma allo stesso tempo ti odio.”
Sul viso di Styles spuntò uno strano ghigno. Pensavo che se ne
sarebbe andato soddisfatto, invece si avvicinò a me con passo
lento.
Sentii il suo respiro sul viso e mi baciò sulla guancia.
“Mi piaci.”
Erano
passati diversi giorni da quel famoso 'mi piace' alla Harry Styles. E
ogni giorno, il caro ricciolo mi veniva a fare visita.
La cosa che mi stava preoccupando adesso era la nostra posizione. Cioè, cosa eravamo l'uno per l'altra?
Io potevo considerarmi la sua ragazza?
-Panda.-
Sì, tecnicamente mi avrebbe detto che ero il suo panda personale.
A parte gli scherzi, dovevo assolutamente affrontare questa situazione
con lui. Anche perché tra poco sarei tornata alla vita
quotidiana...
Mi stavo preparando psicologicamente per ricevere Harry, quando le voci
che echeggiarono all'interno della stanza furono due e diverse da
quelle di Styles. Alzai gli occhi e vidi due teste bionde.
“Sophie, Niall.” Dissi piatta.
Sophie sgranò gli occhi e poi portò i suoi occhi azzurri
sul fratello e disse: “Non si è dimenticata di noi!”
Spostò ancora la sua attenzione verso di me, e allungò le
braccia.
“Charlie!” Gridò. “Sono felice che tu stia bene! Sai già quando ti rimetteranno?”
Spiegai alla mia amica cosa mi era successo e quando pronunciai il nome
di Styles, ecco che i suoi occhi azzurri si fecero piccoli e stretti e
già con il suo sguardo, pregava che gli succedesse qualcosa di
brutto.
Certo evitai di raccontarle che ci eravamo dichiarati, e le evitai di dirle che era stato proprio Harry a salvarmi.
“Quindi lui ti viene a trovarti tutti i giorni, eh?”
Domandò con tono scocciato Niall. Leggevo nelle sue iridi molto
disappunto. Difatti non riuscii neanche a giustificarmi con lui.
“Avresti qualche problema?” Ecco chi non doveva esserci in
quel momento. L'unica persona che doveva fare l'entrata in scena...
Niall fece spazio ad Harry che con un atteggiamento piuttosto da macho,
venne da me e mi baciò davanti a tutti, sulla guancia.
“Oh mio Dio.” Commentò Sophie.
“Ho capito.” Riprese poi Niall: “D'accordo me ne
vado. Sophie non fare tardi.” Aggiunse poi lasciando la sala.
Quando il biondino uscì dalla stanza, mi sentii stringere il cuore. Perché sapevo di aver sbagliato con lui.
“Charlie, Dio mio! Harry ti ha appena dato un bacio sulla guancia
e non urli indignata, non fai niente!” Gridò inacidita
Sophie: “Aspetta. A meno che voi due non stiate insieme..”
“E' così, infatti.” Rispose Harry: “Io e Charlie siamo fidanzati.”
Ero totalmente incredula.
Eravamo sicuri che lui fosse Harold Edward Styles? Temevo che qualcuno
avesse scambiato l'Harry scemo e stupido con una persona intelligente e
responsabile.
Sophie si portò la mano sulla fronte: “L'incidente di
Charlie, poi Charlie che deve sopportare Styles. Cosa mai potrebbe
succedere di peggio? Che tu rimanga incinta!” Gridò.
Io e Harry ci guardammo in un occhiata di intesa e scoppiammo in una fragorosa risata.
“Prima che finiamo a letto insieme, ce ne vorrà di tempo!”
“Beh, almeno ti stai rendendo conto che Charlie è una
tosta.” Rispose Sophie, sospirando. “Charlie, ci vediamo
presto. Stammi bene.”
Sophie uscì dalla stanza lasciando me e Harry soli.
C'era silenzio e io in quel momento non volevo parlare con Styles,
perché mi sentivo in imbarazzo. Grazie a Sophie, mi ero
distratta e non pensavo più a me e Harry come coppia, ma poi
lui...
“Panda, cerca di guarire presto.”
Alzai gli occhi verso di lui e notai quanto si fosse avvicinato.
“Smettila di chiamarmi panda.”
“Ti ho detto una cosa carina. E tu ti offendi per il panda?”
“Certo, razza di criceto!”
“Ma perché non puoi trattarmi in maniera dolce, carina e coccolosa?”
“Perché non sono un pinguino di Madagascar.” Dissi fredda.
Io mi facevo un sacco di paranoie per colpa sua, e lui se ne usciva con
delle cose così stupide! Mi faceva arrabbiare terribilmente.
Era come se solo io tenessi a lui.
“Sei arrabbiata?” Domandò, accorgendosi che avevo
incrociato le braccia e gonfiato le guance come una mocciosa.
Fantastico, perché il peggio del peggio veniva fuori solo con
lui?
“E certo che lo sono! Io non capisco cosa ti passa per la testa.”
“Capirai il mio modo di pensare. Non è difficile, sai.”
“Se intendi che devo fare solo una cosa, sappi che non farò mai quella cosa.”
“Perché pensi che io sia un morto di figa?”
“Perché lo sei.”
“Ma lo sai almeno perché lo faccio?”
“Bisogno fisico.”
“Oltre a quello.” Disse roteando gli occhi infastidito. Ma
perché faceva quella faccia? Credeva davvero che avessi avuto
qualche spiegazione a una cosa del genere? Erano fatti suoi se voleva
spassarla con una, invece che con un'altra.
Però teoricamente io adesso ero la sua ragazza, quindi mi dovevo interessare anche a questi aspetti.
“Penso che tu lo faccia per passare il tuo tempo, o per trovare il tuo giocattolino preferito.”
Dissi.
“Forse.” Rispose lui facendo il serio.
Con Harry era impossibile fare dei discorsi seri che avessero un senso
logico. Anche se tentavo, alla fine succedeva che lui mi trascinava in
tematiche assurde.
Come la sua particolare fissa dei panini al tonno, oppure quella di mangiare le patatine fritte la mattina.
I giorni all'ospedale passarono con le sue entrate da creatura priva di un materia grigia, ma almeno mi ero divertita.
Rientrai a scuola e mi fece uno strano effetto tornare ai banchi di scuola.
Adesso volevo proprio vedere come si comportava Harry.
Le lezioni passavano lente e più volte avevo dato attenzione a
Styles che seguiva, apparentemente, ciò che diceva la
professoressa.
Non si era volto verso di me, neanche una volta.
Mi chiedevo perché.
Quando suonò la campanella dell'intervallo mi catapultai verso
Harry; Sophie però mi trattenne e disse che non era il caso.
Ecco anche la mia migliore amica si stava comportando in maniera strana e sospetta. Ma perché?
Anche nelle ore successive, la freddezza di Harry mi stavano congelando
il cuore. Durante la pausa di pranzo, quando io e Sophie andammo in
mensa, speravo di scambiare qualche parola con lui, ma Styles mi aveva
proprio evitato. Si era seduto assieme ai suoi amici, molto lontano
rispetto al tavolo dove io tipicamente mi sedevo.
Rimasi impalata in piedi con il vassoio in mano, fino a vederlo
prendere posto. Volevo che almeno in quell'occasione, lui sollevasse i
suoi occhi verdi e si incrociassero nei miei.
Stupida.
-Brava gli hai dato l'arma per farti soffrire. Il bello che lui non ti
dirà mai le cose in faccia, ma ti farà star male piano
piano, indirettamente. Contenta tu..- Maledetta coscienza e
razionalità. Se solo avessi fatto bene a starmene per i cavoli
miei e non mi fossi fatta trascinare dalle mie emozioni.
Dovevo trattenermi, stringere il cuore e dire basta.
No.
Volevo che fosse Harry a tenere il mio cuore e stringerlo. Però
lui, adesso non lo stava tenendo tra le mani, ma lo stava schiacciando
sotto i piedi.
Mangiai in silenzio e ancora mi sembrava di vivere la stessa situazione prima dell'incidente.
Vedevo Sophie guardarmi con la coda dell'occhio. La sentii sospirare e
poi sbattere la mano sul tavolo: “Basta io non ce la faccio
più!” Esclamò.
“Che intendi?” Domandai confusa.
“Andiamo in bagno, ti devo dire la verità.” Senza
che dicessi la risposta, Sophie mi prese per il braccio e mi
trascinò fuori dalla mensa.
Nel frattempo, vidi Harry muovere il collo verso me e Sophie non seppi
cosa fece dopo perché eravamo già in corridoio.
“Sophie mi stai facendo preoccupare.”
“Seguimi e non fiatare.” Ordinò.
Una volta in bagno la mia cara amica incrociò le braccia e con sguardo serio mi puntò le sue iridi nelle mie.
Avevo paura di quello sguardo così severo.
“Ho saputo che è stato Styles a salvarti e portarti all'ospedale.”
“Volevo dir..” non ebbi il tempo di finire che Sophie mi
interruppe: “Lo sai perché ti veniva a fare visita?”
“No.” Risposi debolmente.
“Harry si sentiva in colpa per l'incidente e tutte le prese in
giro che hai subito a causa sua; così per discolparsi veniva da
te. La faccenda che voi siete fidanzati, naturalmente è una
bugia.”
“Non è vero!” Gridai. Sentivo che il cuore battere
forte, le gambe tremare, gli occhi che mi bruciavano e che vedevano
sfocato.
“Sei cattiva Sophie!”
Sentii la porta aprirsi e di nuovo la voce della mia amica: “Harry diglielo tu!” Urlò.
“TU!” Disse, passandomi davanti e andando da Sophie:
“Ti avevo chiesto di stare zitta. Glielo avrei detto.”
“Certo, avresti fatto la parte del finto fidanzato fuori scuola e
dentro, le avresti detto la grossa balla del gossip e per non metterla
in cattiva luce. Ma per favore! Mi fai schifo, mi chiedo come Charlie
non abbia capito quanto tu faccia schifo!”
“Scusa se mi sono sentito in colpa per ciò che era
capitato alla tua amica!” Si difese urlando Styles. La cosa che
mi fece male in quella frase, fu che non pronunciò il mio nome.
“Ma con che faccia le dici, mi piaci, siamo fidanzati. Quando non provi un cazzo per lei! Eh?”
“E tu sei una che non mantiene una promessa. Le avrei spiegato tutto! Lo giuro!”
“Non serve fare la parte della vittima. Io voglio bene a Charlie,
ma veramente, è per quello che le ho detto la
verità!”
Non ce la facevo più a sentire quei due litigare.
In poche parole Harry si sentiva in colpa e provando pena, mi aveva
mentito. Dicendo che gli piacevo. In realtà per lui non ero
niente.
Sophie venendo a sapere le cose, andò da Harry ma lui le chiese
di non dirmi niente per un po'. Ma la mia amica vedendomi depressa,
aveva deciso di dirmi la verità.
No basta.
“Sophie scusami!” Dissi andando da lei. “Scusa.” Continuai.
“Charlie mi dispiace. Non volevo assolutamente...”
Mi volsi verso di lui: “Questa è una tua ennesima bugia.
Ma questa volta non ti credo. E comunque sì a me piaci. Ma
voglio dimenticarti e andare avanti. Sì, perché io ti
odio Styles.”
“Ti piaccio e mi odi?”
“Sì.”
Mi sorrise. “Se dici così non ti dimentichi di me, sai?”
Non risposi e lo guardai negli occhi. Volevo essere forte in quel
momento. Dovevo esserlo per me stessa. Non dovevo farmi sconvolgere dal
suo sguardo intenso, da quei occhi color speranza, da quelle labbra...
“Ci riuscirò.”
O almeno ci speravo.
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5. ***
cap2
Capitolo 5.
Ecco
cosa succedeva quando si perdeva totalmente la testa per qualcuno; un
qualcuno che non si meritava assolutamente la propria fiducia.
Mi
domandavo come diavolo avessi fatto a cadere così facilmente in
quella trappola tesa da quel imbecille. Ma chissà, forse a lui
non gli importava proprio niente, ed ero io che da stupida avevo
alimentato le mie emozioni, le mie tensioni.
Erano passate
quasi due settimane da quella discussione avuta in bagno, dalla
verità che era venuta a galla e di quelle parole che mi
bruciavano il cuore e che rimbombavano nella mia mente. Nelle notti
sognavo quelle labbra, ricordavo quel momento in cui lui mi aveva
baciato e poi quello sguardo da colpevole, che mi faceva svegliare
nella notte. Ero vuota e strana.
Non capivo perché adesso niente avesse senso. Non riuscivo
più a fare le cose che facevo solitamente. La cosa che mi faceva
ancora più male, era che Niall ci teneva davvero a me. Ma io
avevo preferito lui! Il mio stupido cuore batteva veloce quando Styles
era vicino a me, quando i suoi occhi verdi si incatenavano ai miei; mi
piaceva quando litigavamo…
In questo momento vorrei tornare indietro nel tempo e cancellare tutto.
Vorrei dire a Charlie del passato di non farsi ingannare da quei
sorrisi, da quelle occhiate dolci da quelle fasulle prese in giro.
Per quanto riguardava il compito assegnato dalla Cole, beh quello era
andato più che bene, sia io che Styles prendemmo una B;
naturalmente il merito era principalmente mio. Se fosse stato per quel
scansafatiche, avremmo preso un’insufficienza!
Mentre a casa mia madre non aveva fatto altro che lodare Styles.
Inizialmente ero stata indecisa sul raccontarle la verità, ma
poi lo feci. Le dissi quello che quella mente malefica aveva avuto in
serbo per la sottoscritta, e tutto il dolore che mi aveva procurato.
Inutile dire che la sua reazione fu di totale stupore. Prima
pensò, che stessi mentendo e che probabilmente stessi inventando
tutto questo solo perché Styles mi aveva detto qualcosa di
cattivo. Ma poi vedendo la mia faccia sconvolta priva di qualche
emozione, capì.
“Tesoro non farti mai influenzare dai maschi. Loro sono fatti
così. Però sono sicura, che un giorno ti
riscatterai.”
“Perché dici così?”
“Semplice, lui tornerà.”
Fui abbastanza scettica quando mi aveva detto quelle parole,
perché sapevo che Styles era un testone e un ragazzo molto
orgoglioso. E poi per quale stupido motivo avrebbe dovuto tornare da un
qualcuno per cui non provava niente?
Era un perfetto controsenso.
La cosa più stupida era che, nonostante il male che stavo
patendo per causa sua, Styles era costantemente nei miei pensieri.
Eppure dovevo trovare un modo per poterne uscire e non soffrire
più!
“Devi uscire!” Mi aveva consigliato Sophie. Un giorno avevo
deciso di andare a casa sua, così mi avrebbe
distratto…peccato che non si ebbero affatto i risultati sperati.
Il tempo passava e tutto attorno a me andava avanti. Come i giorni, le
settimane, i mesi e le stagioni. Era come se io mi fossi fermata,
bloccata e davanti a me vedessi una strada, ma le mie gambe non
volevano affatto proseguire.
Loro volevano pestare quel suolo insieme alle gambe di Styles, le sue
all star dovevano affiancarsi alle mie ballerine. Dovevamo tenerci per
mano e…
Dannazione non potevo essere ridotta in questo stato!
Le lacrime erano più forti di me e io, troppo debole, non potevo trattenerle. Loro avevano il bisogno di uscire.
Credi davvero che piangendo, lui possa tornare da te. E dirti:-Non ti lascerò più Charlie.-
Pff, sei veramente patetica.
Ecco l’unica cosa che non doveva assolutamente succedere. Essere
costretta ad andare in discoteca. Un giorno Sophie stanca di dovermi
sopportare Sophie mi propose questa brillante
“Sophie, ma dico sei scema! Che razza di idea è mai
questa?” Gridai, mettendomi le mani tra i capelli e
scompigliandomeli tutti.
Intanto lei era tranquilla che si guardava con indifferenza le proprie
unghie. Inarcò poi il sopracciglio che non era nascosto dal
ciuffo dei capelli biondi, e alzò lo sguardo con aria assassina:
“E’ l’idea più geniale che io abbia mai avuto.
Anche se le mie idee sono sempre state geniali.” Fantastico
Sophie era partita. Stava cominciando ad elogiarsi in maniera
spaventosa.
Continuai ad annuire ed lodarla anch’io; chissà se facendo
così, magari non sarei dovuta andare in discoteca.
“Charlie sei un qualcosa di subdolo. Comunque tu verrai in disco
con me. Così incontri un altro bel ragazzo, sbolli i tuoi ormoni
e ti dimentichi di Styles, così la smetti di piangere come un
coccodrillo per quel morto di figa.”
Mi sentii risentita da quelle parole così fredde che mi venne
naturale da risponderle: “Tu la fai semplice, Sophie! Sei
così fredda con gli altri e così diffidente che hai paura
ad esprimere i tuoi sentimenti! Non sai neanche cosa significhi
amare!”
“Adesso non mi venire fuori con queste stupide obiezioni. Tu
vieni con me in discoteca. Sto facendo questo per te! Non sono
neanch’io la tipa che va in locali ad ubriacarsi, ma serve a te
per distrarti! Ho aspettato fin troppo!” Il suo sguardo
minaccioso mi fece capire che era meglio stare zitti e in silenzio.
Così eccomi qui davanti ad un locale, che tra l’altro non
mi convinceva affatto; con la musica che si sentiva anche fuori; e in
più faceva un freddo mostruoso.
“Oh brava Charlie. Ti sei messa qualcosa che ti risalta il
fisico.” Disse Sophie arrivando ed entrando nel locale. Dove le
luci rosse, fucsia e blu mi colpirono gli occhi. In quell’ammasso
di gente, non riuscivo a riconoscere una persona!
“Non potevo certo venire con un pigiama.” Le risposi
“Sennò, qualcuno mi ammazzava.” Continuai poi
facendo riferimenti puramente casuali.
“Anche qualcun altro sai.” Rispose lei.
“Come ad un altro?” Chiesi confusa.
Lei fece spallucce e non rispose. Volli essere più insistente ma
Liam, quando vidi che era proprio lui, sgranai gli occhi, portò
via la mia amica Sophie lasciandomi in questo buco di locale da sola!
Quando vidi quei due allontanarsi pensai di andarmene, però
capii che se Sophie stava facendo quello che aveva appena fatto,
c’era un motivo.
Dovevo dimenticarmi di Styles, giusto?
Bene l’avrei fatto.
Scema, se c’è Liam ci sarà anche Harry. Io ti
suggerirei di andartene. Prima che possa succedere il finimondo.
Non avevo pensato a questa remota possibilità. Ma d’altro
canto non potevo andare avanti in questo modo, nascondermi da Styles ed
avere paura di avere un confronto con lui.
Così mi guardai un po’ intorno e cercai qualche bel pezzo
di ragazzo. Purtroppo anche se riuscivo a trovarne uno, cercavo di
avvicinarmi a lui e scoprivo che aveva già la sua principessa;
feci diversi tentativi ma tutti fallirono.
Abbattuta dalla mia meravigliosa sfiga che mi assisteva anche nella
ricerca del principe azzurro, andai verso il bancone dei drink e mi
sedetti su una meravigliosa sedia alta.
“Ehi, sei nuova di qui?”
Alzai gli occhi e vidi un bellissimo ragazzo dietro al bancone. Aveva
gli occhi azzurri, il viso ben definito e una voce veramente molto
particolare.
“No. Non sono nuova, solo che non sono la tipa che va nelle discoteche..”
“Capisco. Stai dimenticando una delusione d’amore?”
Oltre ad essere un bel ragazzo, era anche sveglio. Buon per me. Avevo
sempre avuto dei pregiudizi sulle persone che frequentavano quei posti,
come quoziente intellettivo piuttosto basso; una mania per il sesso,
droga e alcol e altri particolari.
“Diciamo di sì.” Ammisi incrociando le dita delle mani.
“E’ un idiota.” Rispose lui: “Come fa a
scaricare una ragazza bella come te.” I suoi occhi erano belli. E
quel sorriso che aveva sul viso, mi sciolse.
“Comunque io sono Louis.” Mi porse la mano e la strinsi: “Charlie, piacere.”
“Charlie…?” Sentii un timbro un po’ troppo
particolare per i miei gusti, dietro alle mie spalle. Avevo già
capito di chi si trattava ma avevo paura a voltarmi e incontrare quegli
occhi color speranza.
Presi respiro e chiusi gli occhi. Mi voltai lentamente e aprii le iridi lentamente.
“Styles.”
Quando fui davanti a lui, il caro Harry mi fece un’intera
radiografica in qualche secondo poi lanciò un’occhiata
maliziosa verso la sottoscritta.
I tuoi ormoni stanno già alzando bandierina bianca.
“Mi segui per caso?”
“Ma per quale assurdo motivo. Te l’ho già detto, non
mi interessi.” Dissi tutto d’un fiato. Però ecco che
tutto il tempo passato, in cui credevo di essermi un po’
dimenticata di lui, sembrava non essere trascorso.
Quelle emozioni che provavo per lui, erano lì dentro allo
stomaco, al cuore, nella mia mente che stavano battendo e si
scontravano per uscire fuori.
“Perché sei tutta rossa allora?”
“Sarà la luce della discoteca.”
“Pensi di essere credibile?”
“Certo.”
Silenzio. Solo i nostri occhi che continuavano ad incrociarsi.
Non ce la facevo a dimenticarlo. Non ci ero riuscita. Nonostante il
tempo che era andato via in lacrime e dolore, io non ero riuscita a
cancellare Harry dal mio cuore.
Non avevo rispetto né per me stessa, né per il mio povero orgoglio.
“Harry..” Sussurrai debolmente.
Mi sentivo imbarazzata e volevo fare così tante cose in quel
momento. Però l’unica cosa che desideravo era dirgli
ciò che provavo dentro.
Lui fece un passo in avanti e avvicinò il proprio viso al mio.
Alzai gli occhi e potei vedere i suoi, così vicini i miei,
sentire il suo respiro accarezzarmi la pelle.
Presi il suo viso tra le mani e con un gesto istintivo lo baciai.
Lui aveva risposto al bacio e questo mi diede coraggio. Molto coraggio e sicurezza.
Stava sorridendo.
“Harry, mi dispiace per te, ma avrai un panda come corteggiatore.” Dissi.
“E tu avrai un troione…”
Harry’s Pov.
Ero seduto sul bancone mentre continuavo a bere drink e qualche
cocktail. Ero solo, non avevo voglia di andare a caccia di qualche
femmina e mi stavo annoiando. Stavo tranquillamente chiacchierando con
Louis, quando una femmina, che mi ricordava qualcuno, arrivò al
bancone e prese posto. Naturalmente Louis si sentì in dovere da
andare da lei e mi lasciò solo, come un povero coglione.
Cosa che aveva fatto Liam.
Mi aveva detto che si doveva vedere con una ragazza. Ma vuoi vedere che in realtà si è fidanzato?
Fantastico l’unico imbecille che non riusciva a trovare la sua anima gemella ero io.
Da quando avevo avuto quel litigio con Charlie e Sophie in bagno, non ebbi più nessuna attenzione da parte del mio panda.
Di solito le piaceva prendermi in giro, o comunque sentirsi grande insultando me. Ma adesso no.
Avevo sbagliato con lei, ma onestamente non volevo coinvolgermi in stupide relazioni.
Ma vedi che sei un controsenso, prima dici una cosa e il momento dopo ne dici un’altra.
Irresponsabile, ecco cosa ero.
Mi alzai dal bancone e iniziai a dirigermi verso la pista,
chissà qualche bella femmina sarebbe caduta tra le mie braccia,
però quando sentii il nome di Charlie mi bloccai
all’istante.
Le sue spalle nude e quel vestito blu attirarono la mia attenzione.
“Charlie.” Ripetei il suo nome.
Quando lei si voltò e la guardai da cima a fondo, e per la prima volta pensai quanto fosse bella Charlie.
La stuzzicai per l’ennesima volta e volevo vedere che reazione
avrebbe avuto. Ma era triste, sentivo e sapevo che c’era qualcosa
che non andava. Ed ero a conoscenza che la colpa era effettivamente mia.
Però quando mi baciò così improvvisamente mi venne spontaneo, da rispondere a quel bacio.
Mi sentii strano a baciare quelle labbra. Era diverso da quando l’avevo baciata a scuola.
Saranno stati i drink?
“Harry, mi dispiace per te, ma avrai un panda come corteggiatore.”
“E tu avrai un troione…” Risposi.
Proviamoci, no?
Charlie's Pov.
Ancora
non riuscivo a rendermi conto che Harry Styles avesse detto sì,
alla mia banale dichiarazione. Certo, sapevo che adesso avrei dovuto
impegnarmi ancora di più, e non potevo pretendere mille
attenzioni da lui. Perché così, sarei semplicemente stata
la ragazza appiccicosa. E io non volevo assolutamente questo.
Ero sdraiata sul mio letto a due piazze, con la pancia in giù e avevo il
mio portatile davanti. Come una stupida stalker, perché oramai
mi consideravo così, osservavo il profilo di Harry su facebook.
Già il fatto che fossimo amici su quel coso di social network, mi rallegrava.
Mi bastava poco per farmi sorridere.
Come mi bastava che lui fosse presente nella mia vita, e che non mi
ignorasse. Era stato frustante vederlo così distaccato e freddo
nei miei confronti, e se dovessi pensare che lui potesse allontanarsi
di nuovo da me, sinceramente non ce la farei.
Mi alzai da letto e scossi la testa velocemente. Non potevo avere
pensieri negativi nella mente, dovevo essere ottimista e guardare il
futuro con speranza.
Prima di spegnere il computer, scrissi un messaggio ad Harry; il primo
che stavo per mandare. Nonostante su facebook fossimo amici, non ci
eravamo mai scritti a vicenda. Anche se spesso ne avevo desiderio.
Chiesi a Harry se sabato pomeriggio fosse libero.
Aspettai qualche minuto, sperando che magari fosse online, ma nessun
messaggio. Così spensi il pc e andai a fare una bella
passeggiata fuori, all'aria aperta. Ogni tanto ci voleva un po' di
attività fisica.
Certo come no. Vuoi perdere qualche chilo e rassodare le gambe. Pff! Che bugiarda.
Bisogna o non bisogna amare se stessi?
Una regola per piacere, è piacersi. E in questo momento non mi
trovavo abbastanza attraente. Volevo essere un po' più magra, ma
era naturale, no? Dovevo corteggiare e non avevo mica il lusso di
essere corteggiata, oh!
Appena fui fuori, levai le braccia al cielo e presi più aria
possibile nei polmoni; così raggiante mi misi a camminare e a
correre un po'.
Sei carica solo oggi. Quanto scommettiamo che appena Harry non noterà nulla del tuo cambiamento, rinunci a tutto?
A volte mi chiedevo se la mia coscienza stesse dalla mia parte o no.
Correvo. Inspiravo ed espiravo regolarmente a ritmo di 'Where have you been' di Rihanna; cavoli se solo avessi il suo fisico.
Basta Charlie. Pensa a correre.
«Ma guarda chi c'è!» Sentii una mano prendermi per il polso e fermarmi.
Era Louis che con dei gesti, mi fece capire che dovevo togliere gli
auricolari. Spensi l'I-pod e salutai decentemente il ragazzo.
«Sei una sportiva eh?» Domandò.
«Diciamo che devo dimagrire un po'.» Tanto era inutile fare
la figura della figa che si teneva in forma; meglio la verità.
L'avevo imparato a mie spese.
«E' per il ricciolo di ieri?»
Sempre conciso.
«Già.» Dissi sospirando e riprendendo fiato. Non
pensavo neanche di aver corso così tanto, e mi ritrovavo a
respirare a fatica.
E certo, non sei mica abituata a correre, scema.
«Ma secondo me, a lui piaci così. Non c'è bisogno di dimagrire.»
Guardai Louis negli occhi e quasi mi trattenni dal non ridergli in
faccia. Ma per favore? I ragazzi preferisco i bastoni non i panda.
Roteai gli occhi e cercai un altro argomento di cui parlare, ma il cellulare di Lou suonò.
«Sì, amore. Adesso vengo.» Disse al telefono.
«Scusami ma l'amore chiama.» Continuò poi
riferendosi a me e andandosene.
Che bel sederotto.
Ma da che parte stai? Harry o Lou?
Lou.
Ripresi a fare la mia attività fisica e poi rientrai a casa.
Harry's Pov.
Dovevo essere andato di matto sicuramente. Ammesso e concesso, che
Charlie fosse piuttosto carina truccata e con quel pezzo di stoffa
addosso; perché avevo detto di sì a lei? Davvero stavo
cominciando ad interessarmi a quella specie di panda?
Beh, bisognava anche dire che con lei, non mi aspettavo mai le sue risposte, non mi aspettavo mai la sua reazione.
Lei era diversa.
Con le altre bastava qualche moina, e voilà, lei era sul piatto d'argento; invece con il panda...chissà.
Sei proprio messo male. Cioè se ti devi sbattere qualcuno, prendine una figa!
Ma per me lei non era neanche così brutta...
Uscii di casa per andare da Liam, così avremmo giocato alla
playstation. Lo chiamai per essere sicuro che fosse a casa, ma la voce
che rispose al telefono mi fece raddrizzare i capelli. Come faceva ad
essere insieme a Liam, quella bionda di Sophie?
Sgranai gli occhi spaventato.
Probabilmente Liam era prigioniero; e per sfiga era finito nelle grinfie malvagia della strega dai riccioli d'oro.
Dovevo assolutamente salvarlo.
«Serpe, lascia stare immediatamente Liam!»
«Amore, è quello stupido del tuo amico.» Rispose lei
al telefono. No aspettate un momento; com'è che l'aveva chiamato?
Dannazione, pure l'ipnosi aveva usato quella donna! Pure l'ipnosi.
Forse anche Charlie mi aveva stregato, ecco perché non riuscivo
ad accettare che Charlie fosse così distante da me.
Voi donne!
«Razza di strega! Libera immediatamente Liam!» Gridai al
telefono come un imbecille, ma dovevo farlo! Insomma qui si trattava
della vita mia e quella del mio amico!
Non ci fu risposta e già pensai al peggio, ma quando sentii la voce di Liam, fui sollevato.
«Questa non è stregoneria, si chiama interesse o amore...»
«Te l'ha già data?»
«Sì.»
Roteai gli occhi e capii la stregoneria usata dalla bionda.
«Va beh, vi lascio soli, piccioncini.»
Però se Sophie era riuscita a conquistare Liam con quella, il panda come diavolo c'era riuscito?
Sospirai abbattuto perché adesso non avevo proprio niente da fare.
Così tristemente me ne rientrai a casa, presi il computer portatile ed entrai su faccialibro.
Le solite pallosissime notifiche di poveri tizi che giocavano a
farmville; qualche notifica che mi chiedeva se partecipavo a eventi
organizzati nelle discoteche e i messaggi.
Ecco quello che mi saltò all'occhio fu quello di Charlie Madison.
Ecco in quel momento ero indeciso se non leggerlo e fare preoccupare il
panda, oppure leggerlo appositamente e farla comunque preoccupare.
Però, cazzo ero curioso di sapere cosa mi aveva scritto.
Già mi immaginavo i cuoricini, gli smile..., ma appena lessi il
contenuto, che erano due righe contate, non c'era niente. Solo le
parole, neanche abbreviate...
Ciao panda. Credo di essere libero per il sabato.
Anch'io nella risposta fui spiccio così come l0 era stata lei.
Neanche il tempo di rispondere agli altri messaggi che Charlie mi scrisse.
-Dove vorresti andare?
-Ma dove vuoi tu.
-Va beh, avrai qualche posto in cui vorresti andare, ma per la tua poca voglia, non ci sei mai stato.
Quando voleva essere una rompiscatole, Charlie ci riusciva alla perfezione.
-Charlie decidi tu. Non mi interessa. Volevi passare un sabato con me?
Beh, ti ho detto sì, adesso pensi tu all'organizzazione. Un
giorno, forse non è detto, sarò io a proportelo, ma mica
ti chiederò dove vuoi andare.
Non vidi arrivare nessun'altra risposta e mi preoccupai, forse mi ero sbilanciato troppo.
Guardavo lo schermo piuttosto preoccupato e cominciai a massaggiarmi il mento con la mano.
-Scommetto che quando tu mi chiederai di uscire, sarà il 21 dicembre 2012
-Stronza. Ti sei giocata la tua possibilità.
-Pff, tu non avevi proprio in mente di uscire con me.
-Ma sei stata tu la prima a dire:'avrai un panda come corteggiatore.' Ti piaccio? Beh, conquistami.
-Stronzo
-Se dici così, di certo non mi conquisti. Anzi sei odiosa.
-Ma credi di essere simpatico te?
-E allora perché ti piaccio?
-E' quello che mi domando anch'io.
-Quindi provi solo dell'attrazione fisica?
Da quella conversazione chat che stavo avendo con Charlie, mi sentii
risentito. Perché credevo che Charlie fosse diversa, quella che
non si fermava solo all'apparenza. Che sciocco. Credevo davvero che una
persona che mi trattasse diversamente, senza moine etc, non guardasse
al mio aspetto fisico?
Ero deluso. Non me lo sarei aspettato da lei.
Uscii dalla chat, spensi il computer, lo appoggiai sul comodino accanto al letto e me stetti sdraiato sul letto a pensare.
Il giorno dopo a scuola, non riuscii a guardare negli occhi a scuola e
volli, davvero, che lei venisse da me e domandasse al sottoscritto,
perché le avessi risposto. Sì, insomma volevo che ci
fosse più dialogo tra noi.
Come prima...
La osservavo da lontano insieme a Sophie.
Diamine ma che diavolo mi stava succedendo?
Scossi la testa velocemente per cercare di allontanare questi strani pensieri che mi stavano assalendo.
«Harry buongiorno!» Esclamò sorridente davanti a me.
«B-buongiorno.» Okey, adesso dovevo capire perché diamine stavo balbettando.
«Visto, ti ho salutato oggi.»
«Te l'ho già detto, se vuoi conquistarmi, devi comportarti bene.»
«Ma non sarebbe divertente. Te l'ho già detto, io sono cattiva, crudele, maligna, spietata...»
«La tua amica strega bionda, ha una cattiva influenza.»
Commentai lanciando una frecciatina contro la diretta interessata, che
mi fulminò con lo sguardo; dopodiché finalmente, decise
di lasciare me e Charlie soli.
«No. Ti assicuro, che io sono la mente più crudele.»
«Merda.» Sbottai.
Sorrise dolcemente e mi sorpresi nel vedere quella sua incurvatura delle sue labbra.
Pensavo che mi avrebbe preso in giro e invece no.
«Perché sorridi?» Mi sentivo imbarazzato a farle
quella domanda, tanto che non riuscivo neanche a guardarla negli occhi.
Eh Harry. Credevi di sapere tutto sulle donne, e invece...
«Sono felice che sabato passeremo una giornata insieme.»
«Senti per ieri..» Mi sentivo dispiaciuto. Avevo tirato le somme troppo presto. Dai Charlie era diversa.
Lo vuoi proprio...Harry Edward Styles, sta perdendo colpi per un ..panda.
«Vuoi sapere se per te provo solo attrazione?»
Annuii facendo cenno con la testa.
«Sei proprio un deficiente.» Rispose sempre sorridente.
«Non hai risposto!» Gridai.
«Stupido.»
«E continui a non rispondere!» Diamine come faceva una persona a farmi arrabbiare così tanto?
Stava diventando, odiosa.
«Sapevo che al tuo cervello mancassero delle rotelle, ma non
pensavo che la situazione fosse così grave.»
Commentò piatta, cambiando il suo tono di voce
«Smettila di sfottere Charlie, ho bisogno davvero di sapere...»
Charlie mutò la sua espressione e mi fissò con i suoi
occhi color cioccolato. C'era tensione tra di noi e mi sentivo agitato
e nervoso. Il cuore non faceva altro che battere veloce come un tamburo.
Il tempo sembrava essersi fermato e Charlie...
Dannazione lei non parlava, mi osservava con quei suoi occhi.
«Mi sto facendo del male.» Cominciò a dire:
«Però, nonostante ciò. Sì a me piaci. Harry.
Per davvero.»
Me l'aveva detto così tante volte quelle due parole. Eppure
questa volta, fecero più effetto. O almeno, colpirono il mio
cuore, lo avvolsero con un'energia calda e mi resero felice.
Fu un qualcosa che partì dalla mia pancia, dalle farfalle che
sentivo nello stomaco; presi tra le mani il viso di Charlie e la baciai.
Ancora e ancora.
Lei rimase a guardarmi con gli occhi sgranati e io non riuscivo a non sorridere: «Voglio innamorarmi di te.»
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6. ***
cap2
Capitolo 6.
Ero
completamente sbalordita, sorpresa...insomma meravigliata dal
comportamento di Harry. Mai e poi mai avrei pensato che lui mi dicesse
quelle parole.
Facevo
roteare la matita davanti ai miei occhi e non prestavo assolutamente
attenzione alle parole della prof; qualche volta lo sguardo mi sfuggiva
su Styles e più di una volta i nostri occhi si incrociarono.
Era come se lui potesse ascoltare i miei pensieri, capire cosa ci fosse nella mia testa e voltarsi verso di me, sorridendomi.
Non che non mi facesse piacere, però, la paura che lui stesse giocando con me, assillava la mia mente.
Chi me lo diceva che Harry era veramente cambiato? Chi mi diceva, che ancora non provasse semplicemente pena per me?
Nessuno.
E questo mi faceva veramente male.
Avrei voluto avere una prova più significativa da parte sua,
però sapevo che era davvero pretendere troppo; anche
perché ero quella che doveva conquistare non lui. Lui era
riuscito a prendermi il cuore, a stringerlo tra le sue mani ed era
riuscito, addirittura a spezzarlo in mille pezzi...
Il tempo mi aveva permesso di riprendere quei pezzi rotti e di ricomporre il mio cuore.
Mi ero promessa di non darglielo più e invece come una stupida, gli stavo dando una seconda chance.
Perché questi dubbi ti stanno venendo adesso? Potevi pensarci prima.
Perché fin troppo spesso si finiva essere coinvolti da un
turbine così intenso che è impossibile uscirne,
finché quel vento non si placa.
I miei pensieri strani e senza senso vennero interrotti dalla voce di
Rosalie. Mi accorsi che metà classe era vuota e poi vidi una
mano agitarsi davanti ai miei occhi.
«Guai in vista, di nuovo.» Commentò fredda Sophie poggiandosi sul bordo del mio banco.
Mi guardai attorno agitata e poi capii di chi si trattava. Era di nuovo Rosalie.
«Charlie, ammetti che tu e Styles uscite insieme.» Disse
petulante. «Vi hanno visti tutti baciarvi appassionatamente
davanti a scuola.» Proseguì.
Non ebbi tempo di parlare che Styles rispose al posto mio: «Fatti
i fatti tuoi.» Disse spiccio riferendosi a miss pettegola della
scuola.
Poi il ricciolo si incamminò verso di me e senza volere venni trascinata da lui.
«Aspettate voi due!» Gridò ancora Rosalie. Ma Harry cominciò a correre e di conseguenza anch'io.
Styles mi portò al terzo piano della scuola, dove solitamente
c'erano i vari laboratori di chimica, libreria e aula video.
«Non possiamo stare qui.» Brontolai con il fiatone cominciando a scendere per le scale.
Non vuoi stare da sola con Harry?
Sì. Non volevo assolutamente stare con lui da sola in questo
momento. Perché sicuramente avrei detto o fatto qualcosa di
stupido, come sempre, e che poi avrei dovuto affrontare da sola.
«Non scappare.» Disse afferrandomi per il polso e
costringendomi a rimanere con lui. Entrammo nel bagno femminile del
piano e chiudemmo la porta.
«Dico sei scemo, se ci beccano!» Esclamai acida.
«Non ci beccano. Tanto tutti sono giù.» Rispose tranquillo.
«Harry se succede qua...»
«Tranquilla Charlie. Non devi avere paura. Voglio stare un po' con te.»
«Vicino a un cesso?»
Sorrise: «Sì, Charlie. Vicino ad un cesso. Romantico eh?»
«Non mi potevo aspettare altro da te.» Commentai sedendomi anch'io per terra davanti a lui.
«Mi stai sfidando?» Domandò.
«Non ti sto sfidando. So, che non sei un tipo romantico. Lo fai solo per fare le zozzerie.»
«Mi stai dando del maiale morto di figa!» Gridò indignato lui. Come se la cosa non fosse vera.
Lo guardai accigliata e poi sospirai: «Ti prego, evita di fare il ragazzo innocente, puro, carino e coccoloso.»
«Ma io sono carino e coccoloso.» Gridò sorridendomi,
mostrandomi i denti e massaggiandosi il mento con la mano:
«Soprattutto coccoloso.» Continuò.
«Coccoloso?» Ripetei.
«Certo. Vuoi una dimostrazione?»
«Sì Harry.» Dissi.
Styles si avvicinò a me e poi portò le mani sul mio viso
per poi iniziarmi a baciare; le sue labbra finirono dopo sul mio collo
e le sue mani, intanto erano scese sul mio corpo, sui fianchi, sul seno.
«Non sono coccoloso?» Sussurrò con voce roca nell'orecchio.
I miei poveri ormoni avevano deciso di abbandonarmi e lasciare che mi
facessi avvinghiare alias sedurre da Harry. Non avevo molto controllo
su me stessa, sentivo solo il suo tocco sulla mia pelle, quelle labbra
umide che si poggiavano sul mio collo e quel respiro caldo che mi
solleticava sempre sul collo.
«Oh, niente succhiotti!» Lo spinsi via e mi alzai di botto
da terra, corsi davanti allo specchio che c'era in bagno e controllai
se non ci fossero strani segni.
Harry intanto si era alzato e da dietro mi abbracciò:«Ancora, non sei la mia fidanzata.»
Deglutii a forza.
Sullo specchio c'eravamo io e lui, vicini e abbracciati.
Avevamo appena passato un momento intenso e magico. Almeno per me lo era stato.
Volevo tanto che quegli istanti trascorsi, non fossero stati dettati da un desiderio fisico.
E' sempre pur Harry Styles, famoso per le sue conquiste e re nella fauna femminile.
«Mi stai prendendo in giro?» Domandai a fatica.
Harry si staccò immediatamente da me e mi prese il mento tra le mani, puntandomi i suoi occhi verdi contro i miei.
«Perché ti dovrei prendere in giro, Charlie? Non ne ho
motivo. Sono sincero.» Disse con voce sicura: «se davvero
lo pensassi...saremmo già stati a letto insieme.»
Sgranai gli occhi da quella sua affermazione. Ma chi si credeva di essere?
Battei il piede a terra con forza e gli lanciai un'occhiataccia omicida.
«Mi stai dando di una facile!»
Anche Harry sgranò gli occhi e fece un passo indietro: «No! Non ho detto questo...»
«E allora perché diavolo dici che sarei già venuta a letto con te?» Domandai arrabbiata.
Harry sfoggiò di nuovo uno di quei sorrisi idioti e fece
volteggiare i suoi riccioli nell'aria: «Doti da macho.»
Dichiarò.
Vedendo la mia espressione impassibile, mutò il suo di umore.
«D'accordo.» Disse Harry sospirando: «Te lo ripeto: non sto facendo il cazzone con te.»
«Quindi non provi pena o qulacosa del genere?»
«No. Mio dolce panda.» Sussurrò soave baciandomi la guancia e avvinghiandosi di nuovo alla sottoscritta.
«Smettila di chiamarmi panda!»
«Preferisci che ti chiami, zuccherino?»
«No!» Gridai.
«Allora panda!» Esclamò.
«Non puoi chiamarmi Charlie.»
«No.» Disse piatto e mi fece voltare verso di lui: «Tu sei il mio panda.»
«Sono già tua?» Domandai con malizia.
«Tecnicamente no. Ma lo sarai.» Rispose convinto sfoggiando di nuovo un ghigno malefico.
«Ma chi lo dice questo?» Oddio, come facevo ad essere
così maliziosa e con questo tono sexy? Mi facevo davvero paura!
«Lo dico io.» Rispose sempre con il sorriso stampato in
viso. «Dai Charlie,» disse porgendomi la mano:
«torniamo giù.»
Il tono in cui disse il mio nome fu così confidenziale e pieno
di dolcezza, che mi sciolsi. Sì, stavo andando più in
evaporazione con quel 'Charlie'; che tutte le moine che avevo dovuto
subire.
Subire?
Va bene. Ero stata trascinata in una situazione un po' forte. Ecco.
Pur di non dire, che hai ceduto, preferisci mentire a te stessa. Disgraziata!
Scendemmo le scale insieme, con la sua mano intrecciata nella mia.
Sophie e Liam ci vennero incontro e si guardarono tra di loro
preoccupati.
«Harry sicuro di non avere la febbre?» Chiese Liam.
Il ricciolo sgranò gli occhi e poi sbuffò: «Certo che no!»
Sophie poi mi fissò con lo sguardo. Quello sguardo indagatore
che voleva sapere tutto! Ma non ero ancora pronta per raccontarle cosa
era successo...
Infatti adesso che ci pensi, cara Charlie. Hai dato l'impressione di essere una facile.
Ma non glielo avevo mica data!
Però lo pensa, forse.
La campanella di fine intervallo suonò e rientrammo in classe.
Fu difficile sciogliere quel contatto che avevo avuto con Harry, ma di
certo non potevo stargli appiccicata.
Le lezioni proseguirono velocemente fino alla tanto sospirata campanella di fine giornata.
Mi preparai e mi iniziai a dirigere verso l'uscita.
«Charlie!» Mi sentii chiamare e mi voltai vedendo Styles
che correva proprio verso di me. Cosa avevo fatto? Avevo dimenticato
qualcosa?
«Non mi hai salutato!»
«Cosa?»
«Non mi hai baciato.» Disse dopo piatto.
«Ecco, è già diverso Styles.» Risposi: «Ma perché mai dovrei baciarti?»
«Perché stiamo insieme.» Commentò.
«Ma da quando?»
«Da adesso.»
«What?» Mi venne naturale domandarlo in inglese, non so per quale assurdo motivo.
«Da oggi tu e io, siamo fidanzati.»
Roteai gli occhi: «Tu mi vuoi portare a letto. Così potrai dire che mi sono scopato la mia ragazza.» Risposi.
«Ma avevi detto di essere un panda corteggiatore. Basta corteggiare. E' tutto ok!»
«Mi vuoi portare a letto?»
«Ma è normale!»
Stavamo discutendo e stavo a cominciando a capire che per quanto una
persona possa chiudere gli occhi, una persona non potrà mai
cambiare la propria natura.
Harry proprio non riusciva a capire. Volevo proprio evitare questa
situazione. Harry pensava che io volessi venire a letto con lui. Ma il
sesso non poteva fare nascere l'amore. L'amore nasce con il tempo, con
gli sguardo, anche con il desiderio, però un desiderio che
comunque non veniva subito esaudito...
«Harry se vengo a letto con te, vorresti sempre stare comunque con me?»
«Sì, Charlie.»
Spesso
è molto meglio il silenzio, di starsene da parte. Perché
è meglio non partecipare e renderti, così la vita
più difficile. Soprattutto in un luogo dove non ci sono altro
che discussioni, dove si litiga continuamente, dove la polemica
è la regina del giorno.
Meglio starsene con la testa bassa, pensare ai fatti propri e andare avanti per la propria strada. Ma quando la si percorre, spesso e volentieri, succede sempre qualcosa che ti rovina i piani.
Qualcosa che casualmente giunge nella tua vita e te la scompiglia in ogni sua forma.
E' ciò che è successo a me. Da quando avevo cominciato a
interessarmi ad Harry e da quando avevo permesso che i suoi occhi si
incrociassero nei miei, quando il mio cuore aveva deciso, senza che io
lo volessi, di battere all'impazzata, di arrossire quando lui era
vicino a me...Era davvero ciò che volevo?
Non volevo credere che avessi ceduto così facilmente e non riuscivo davvero a capacitarmene.
Ma adesso non potevo di certo scappare e dire al ricciolo:-Scusami, ma
non voglio assolutamente farlo.- Non ci farei assolutamente bella
figura.
Più pensavo a quello sguardo birichino e quei occhi che si erano
accesi in maniera così vivace, più diventavo agitata e
nervosa.
Non osavo poi pensare alla reazione di Sophie. Quella sarebbe capace anche di uccidermi con le sue stesse mani...
Rabbrividii.
Sei una perfetta idiota, ecco che la parte razionale di me -meglio
chiamato l'angelo buono e brontolone- era tornato, come hai potuto
farti trascinare così ...insomma ti sei fatta abbindolare da
quel troione!
Non c'era bisogno di ricordarmelo.
Ero davanti a quel benedetto quaderno, tentando di risolvere una
dannata funzione e non facevo niente. Continuavo a vagare con la mente
a pensare e pensare a quel giorno in cui...
Il cellulare fortunatamente suonò proprio quando stavo immaginando quella cosa.
Ammettilo che non vedi l'ora.
Shh angelo brontolone, anche tu vuoi vedere Harry in azione!
Risposi al telefono senza neanche controllare chi fosse.
«Ciao piccolo panda.» Sobbalzai nel sentire la voce di quel coso..
Certo, fino a un secondo fa sbavavi in maniera oscena pensando proprio a quel coso!
«Ciao Styles.» Risposi a mia volta agitando la testa e
portando la mano sulla fronte. Presto mi sarebbe venuto un mal di
testa...
«Puoi chiamarmi anche tesoro, piccolo biscottino...Non mi arrabbio, sai!» Disse sbuffando.
«Mi dispiace ma non riesco ad essere un'oca coccolosa.»
«E' il pinguino Charlie, il pinguino.» Precisò lui.
«Ma non ero un panda?» Domandai.
«Lasciamo stare.»
«Perché mi hai chiamato?» Ripresi a parlare.
«Beh...»
Oh. Dai Charlie, non fare la bella addormentata. Il motivo è
semplice, lui è casa da solo e voleva chiederti se volevi venire
da lui...naturalmente. Beh divertiti!
Deglutii.
Ecco era arrivata l'ora della resa dei conti.
«Sei libera?» Domandò titubante al telefono.
Sentivo le mani sudare, la gola secca e mi sentivo terribilmente
agitata! Dannazione non poteva succedere tutto così velocemente.
Insomma bisognava creare la giusta situazione, il giusto momento.
Vuoi proprio male a quel ragazzo. Si vede che infondo il karma della
tua essenza vorrebbe Styles soffrire. Beh, questo mi allieta molto, sai.
«Ma oggi è troppo presto!» Gridai impacciatamene al
telefono, portandomelo davanti a me e guardando lo schermo con gli
occhi sgranati.
«Charlie!» Urlò a sua volta. «Secondo te, io
ti chiamo per invitarti a casa mia per stare insieme?»
Domandò sorpreso.
«Sì.» Risposi timidamente.
«Non sono quel genere del ragazzo. Devi sapere che la mia tecnica
di abbordaggio sono parecchio avanzate. So come comportarmi con una
ragazza. Il problema è che tu sei un panda.» Disse Harry.
Inizialmente Styles mi aveva dato la sensazione di tranquillità
e soprattutto, dal suo tono pacato, mi pareva che mi stesse calmando.
Purtroppo concluse con una constatazione in maniera piuttosto piatta e
questo mi fece infuriare, naturalmente. Scagliando le più dolci
parole contro quello sciagurato.
Sapevo che lo faceva apposta e sapevo che così stava
semplicemente sviando la mia attenzione da quel momento. Era stato
dolce, però la tensione rimaneva e io avevo paura. Avevo paura,
perché temevo per l'avvenire tra me ed Harry. Ero spaventata
dall'idea di poterlo perdere e soprattutto avrei fatto fatica ad
accettare che lui mi aveva usato: non una volta, ma bensì due.
Mi sarei sentita ferita nell'orgoglio e non avrei avuto più fiducia negli uomini.
«Panda?» Ripeté Harry.
Scossi la testa velocemente, sbattei le palpebre più volte e tornai alla realtà.
«Styles smettila di chiamarmi panda.» Ripetei a mia volta.
«Va bene mia dolce regina dolce e coccolosa. Comunque ti sto
chiamando perché sono sotto casa tua, sto gelando dal freddo e
vorrei che scendessi.» Disse frettoloso e poi starnutì
come una specie di creatura aliena. Sì, perché il suo
starnuto non era stato affatto delicato, anzi mi aveva distrutto il mio
organo uditivo.
«Disgraziato, un po' di contegno.» Dissi massaggiandomi
l'orecchio e avviandomi verso la finestra, per vedere se effettivamente
il ricciolo fosse lì. Spostai la tenda e vidi quella chioma di
capelli spuntare sulla strada nera.
Sorrisi.
«Dire salute no?»
«Salute!» Esclamai uscendo dalla stanza e dirigendomi verso l'uscio di casa. «Entra in casa!» Gridai.
«Pretendo una ricarica per il telefono di cinquanta sterline.» Disse varcando la soglia.
«Certo, te la farò il ventidue di dicembre.»
«Spilorcia.»
«Guarda che è l'uomo che deve fare il gentleman.» Risposi offesa.
«Parità tra uomini e donne.» Controbatté lui sistemando il cappotto.
Entrambi ci avviammo in salotto e Harry si sedette comodamente sul divano.
Purtroppo le buone maniere erano una virtù del mio dolce carattere.
«Vuoi qualcosa da bere?»
Harry inarcò il sopracciglio e sgranò gli occhi verdi preoccupato: «Vuoi darmi del veleno?»
Strinsi i pugni dalla rabbia: «Adesso sì! Idiota.»
Gridai «Comunque volevo essere carina con te, scemo! Sei stato
fuori al freddo. Però potevi anche dirlo prima che eri venuto a
farmi visita!»
Okey tu sei completamente matta Charlie, l'angelo brontolone era ancora
una volta tornato, come hai potuto esporti così? Quanto
scommettiamo che ti ride in faccia oppure ti fa uno di quei ghigni
malefici?
Sospirai e mi diressi verso la cucina: «Ti va bene una cioccolata?»
«Sì grazie Charlie.»
Se fossi rimasta ancora in quella stanza non sarei riuscita a
sopportare la situazione per il troppo imbarazzo. Ma perché ero
così debole?
Se poi pensavo a quella cosa diventavo ancora più nervosa!
Versai la cioccolata calda nella tazza e la portai dandola ad Harry. «Grazie ancora.» Ripeté.
Sorrisi impacciatamene sedendomi accanto a lui.
«Come mai di questa visita improvvisa?»
Lui non rispose e alzò le spalle: «Non lo so.»
Annuii facendo cenno con la testa. Okey e adesso di cosa potevo parlare?
Harry finì la cioccolata e poggiò la tazza blu sul
tavolino che c'era davanti al divano di fronte a noi. Dalla posizione
chinata che aveva prima si lasciò andare sullo schienale del
sofà, attirandomi con il braccio a sé e costringendomi ad
avere il viso sul suo petto.
Il profumo intenso mi penetrava nelle narici. Il mio orecchio sinistro sentiva il battere del cuore di Harry.
«Era buona la cioccolata, sai.» Sussurrò baciandomi il capo.
«Una delle poche cose che so fare.» Risposi imbarazzata.
«Allora ti consiglio di imparare a cucinare perché mi piace mangiare.»
«Quindi ti fideresti di me?» Chiesi timidamente.
«Io mi fido di te.» Affermò con voce sicura.
Alzai il viso e incrociai i suoi occhi smeraldo fissarmi con
intensità. Era bello vedere quelle labbra incurvate in quel
sorriso che mi toglieva il respiro, era bello vedere quei riccioli che
gli cadevano dolcemente su quel viso definito. Quelle guance rosee e
quel nasino.
Fu un qualcosa che venne da dentro, una specie di voglia. Una strana energia che mi pervase il corpo.
Portai la mia mano sul viso di Harry e lo baciai. Con un gesto naturale mi misi a cavalcioni su di lui e lo baciai con passione.
Quel bacio sapeva di dolce e cioccolato.
Le nostre lingue danzarono e si intrecciarono più volte, tra
respiri affannati e sempre quella voglia di possedere le labbra
dell'altro.
Le mani di Harry avevano preso con forza i miei fianchi e si muovevano sul mio corpo con decisione e fermezza.
Muovere il mio bacino era spontaneo come d'altronde faceva Harry.
Sentivo il cuore battere l'impazzata e quello strano desiderio dentro
di me continuava a crescere.
«Charlie..» Sussurrò «non adesso.» Mi staccai da Harry e lo guardai negli occhi.
Il ricciolo aveva il viso rosso e lo sguardo acceso come non mai.
«Se..andiamo avanti, io non ti assicuro che riuscirò a
controllarmi.»
Ci guardammo per diversi secondi, aspettai che i nostri respiri tornassero alla normalità.
Forse non era ancora arrivato quel momento, ma mi resi conto che la
magia del momento poteva giungere in qualsiasi attimo. E bastava
davvero un'occhiata intensa, un sorriso per fare nascere tutto.
Sorrisi.
Lo baciai ancora: «Adesso so come farti diventare pazzo.» Dissi divertita.
«Ti odio.» Disse imbronciato lui.
«Anch'io.» Affermai.
«O forse no...» Riprese lui.
Il ragazzo è ancora in effetto postumo di ormoni ed eccitazione.
Per una volta ero d'accordo con il mio angelo brontolone!
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7. ***
cap2
Capitolo 7.
«Oh
mio Dio.» Ecco cosa disse Sophie appena le raccontai cosa era
successo ieri pomeriggio a casa mia. Avevo evitato di dirle i dettagli
in maniera minuziosa, ma avevo capito che lei aveva già intuito.
«Fantastico.»
sbuffò: «La mia cara piccola Charlie, è caduta
vittima di quel mostro terrificante.» Proseguì a
commentare in maniera, piuttosto acida, la mia amica.
Io le do perfettamente ragione. Se fossi più come lei, magari non avresti così tanti problemi, sai?
«Dai non è così cattivo come dici.» Risposi.
«Cattivo?» Ripeté lei: «Quello ti ha fatto un
meraviglioso lavaggio del cervello, usando le moine classiche che ha
usato con le altre! Charlie io non voglio che tu stia male per una
persona così immatura come lui!» Gridò fuori di
senno mentre stavamo varcando la soglia della nostra aula.
Poi Sophie si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi.
Borbottò qualcosa ma non riuscii a capire cosa stesse dicendo.
Ci sedemmo sui nostri banchi e aspettavamo che la professoressa
entrasse per fare la sua lezione.
«Charlie se però lui ti rende felice, lo sarò
anch'io. Spero davvero che con te, quello scellerato possa
crescere!» Vedevo Sophie agitarsi solo al pronunciare la parola
Harry, Styles, playboy...Mi chiedevo perché lei lo odiasse
così tanto.
«Posso farti una domanda Sophie?»
«Certo, dimmi.»
«Perché odi così tanto Styles?»
«E' una questione di genetica.» Rispose lei pacatamente
osservandosi le unghie: «E' perché è una persona
superficiale che si diverte a giocare con i sentimenti delle
ragazze.»
Mentre la mia amica parlava, notai una chioma scura e ricciolosa apparire proprio alle spalle di Sophie.
Harry stava in silenzio e ascoltava.
«Ti dimostrerò che con Charlie sarà diverso!»
Affermò con tono sicuro il ricciolo. «Vedrai.»
proseguì con tono di sfida.
Poi i suoi occhi color smeraldo si puntarono contro i miei e mi fece un
sorriso a trentadue denti. «Buongiorno panda.»
«Buongiorno troione.»
Come sempre la dolcezza e la zuccherosità - termine che non
esisteva neanche - erano le caratteristiche principali del nostro
meraviglioso rapporto.
Voglio proprio vedere che cosa si inventerà il tuo troione per dichiararsi.
«Tutto bene?» Domandò poggiandosi sul bordo del mio banco.
Annuii facendo cenno con la testa. «Te?»
«Preferirei starmene sul divano con qualcuno...» Rispose alludendo a chissà che situazione.
«Beh vedi tante graziose fanciulle che ti possono fare compagnia,
sai?» Perché il mio stupido carattere puntiglioso doveva
venire a galla così? Perché non potevo essere anch'io la
semplice ragazza simpatica e carina?
Perché ci sono io, naturalmente. La parte malvagia, maligna, crudele del tuo inconscio.
Harry roteò gli occhi e sbuffò sonoramente: «Charlie!» Brontolò.
«Che c'è?» Gracidai.
«Sei in fase premestruale?»
Quando Harry finì di pormi quella domanda, le mie mani si erano
già posizionate sul collo del ricciolo per strozzarlo. Ma
perché gli venivano queste scemenze?
«Sì, Styles. Sono in quella fase!»
«Va bene scusa se esisto, ma per favore non uccidermi. Ho una vita ancora da vivere!» Esclamò paonazzo.
Liberai l'individuo dalle mie grinfie e mi sedetti imbronciata.
«Sei tremenda.» Commentò Harry chinandosi verso di
me: «Lunatica, pazza, panda. Gridi sempre, mi odi...Comincio a
pensare che...»
Inizialmente il tono di Harry sembrava più leggero poi divenne
freddo e distaccato. Sì. Harry stava ancora dubitando di me.
Ma come facevo a dimostraglielo? Cioè se stavamo insieme e
magari andavamo sull'approccio fisico non gli andava bene, se mi
comportavano da acida zitella non andava bene. Cosa altro dovevo fare?
E poi se ne usciva con delle frasi: «Mi voglio innamorare di
te.» Come se noi potessimo comandare il nostro cuore. Se fosse
stato così, di certo non mi sarei mai presa una cotta per lui.
«Harry..» cominciai a dire con voce tremante. Volli continuare ma la voce della professoressa mi interruppe.
Lo vidi così allontanarsi da me e prendere il suo posto.
Restai con gli occhi fissi su un punto impreciso davanti a me. Non
riuscivo a concentrarmi, anche perché mi sentivo nervosa e allo
stesso tempo stanca.
Alzai la mano per chiedere di andare in bagno ma una volta in piedi,
sentii le forze mancarmi e le gambe molli cedettero e caddi a terra
come un sacco di patate.
«Charlie!» Gridò Sophie. «Prof. La porto in
infermeria!» Disse la mia amica preoccupata mentre mi stava
aiutando ad alzarmi.
«No aspetta, faccio io.» Disse Harry. «Prof, la accompagno io Charlie.»
Così Styles mi fece d'appoggio e con il suo aiuto riuscì
a giungere in infermeria. Quando eravamo usciti dall'aula sentii un:
«ooh.» che mi fece sussultare.
Altri pettegolezzi in arrivo!
La dottoressa mi fece sdraiare sul lettino della stanza e mi fece dei
controlli. Mi chiese se avevo mangiato e se in questo ultimo periodo
avessi avuto già sintomi di stanchezza o altro.
Le risposi di no.
«Hai avuto un calo di pressione. Resta un po' qui. E se pensi di
farcela a continuare la lezione, rientra dopo l'intervallo, altrimenti
chiama un tuo genitore e vieni a farti prendere.» Disse
dolcemente la donna.
«Tu Harold puoi tornare in classe.»Proseguì il medico riferendosi al giovanotto.
«Rimango un altro po'.» Rispose l'altro.
La donna annuì e ci lasciò soli.
«Tu dubiti ancora di me.» Dissi fredda senza guardare i suoi occhi.
«Penso che sia normale avere questi dubbi.»
«Io non ne ho mai avuti, sai.» Continuai.
«Beh, sono stato più bravo a conquistarti.» Affermò.
Notai con la coda dell'occhio, il suo sguardo curioso e quella mascella
serrata. Quando nel viso di Styles si dipingeva quell'espressione,
significava che era nervoso.
Magari sta solo fingendo. Non voglio fare il guastafeste, ma ti devo
ricordare che questo individuo non ha fatto molto per te. Sei sempre
stata tu, a rincorrerlo.
«O forse semplicemente sono io che mi sono innamorata di te.» Sussurrai voltandomi verso di lui.
«Charlie, ti posso giurare che io non desidero altro che innamorarti di te.»
«Pff!» Esclamai roteando gli occhi infastidita: «Se
davvero questo desiderio ardeva in te, facevi molto di più,
sai?»
«Che cosa?» Domandò alzandosi in piedi.
«Non lo so Harry.» Abbassai il capo e cominciai a guardarmi le mani che tenevo intrecciate sul mio grembo.
«Sei tu quella che sta dubitando di me, adesso.»
«E' certo!» Mi difesi: «Harry tu sei sempre stato lo
sciupafemmine, quello a cui piace divertirsi. Chi lo dice che io non
possa essere tra le tue vittime? Già una volta mi hai illuso. E
allora ho deciso di lasciarti stare e voltare pagina, ma non ce l'ho
fatta. E sai perché? Perché tu possiedi il mio cuore e
nonostante tu l'abbia spezzato e distrutto, io l'ho ricostruito e te
l'ho ridato. Sì, sono dubbiosa ma spero in un tuo
cambiamento....e poi..» Le lacrime mi furono difficili da
trattenere. Mi portai le mani al viso per nascondermi e proteggere da
quelle schegge che probabilmente sarebbero arrivate a momenti.
Però c'era silenzio e il rumore che purtroppo si udiva era il mio singhiozzare.
«Charlie so di aver sbagliato.» Cominciò a dire:
«so di aver giocato con i tuoi sentimenti e so che nessuna
ragazza al mondo, merita ciò. Non sai quanto mi faccia male
vederti piangere per causa mia e non sai quanto io soffra nel sentirti
parlare così. Nel udire la tua voce tremante e così
debole. Però grazie a te ho capito quanto io mi senta solo e di
quanto ho bisogno di te. E' per questo che ti chiedo di darmi un'altra
possibilità, ti chiedo di essere quella ragazza che starà
con me. Che io proteggerò. Ti prometto che non me ne
andrò e che ti starò vicino, Charlie...» Harry si
avvicinò cautamente a me, mentre io lo osservavo sorpresa delle
parole che aveva usato.
Mi abbracciò di slancio e mi baciò prima la guancia sinistra e poi mi baciò il capo.
«Da dove le hai prese queste bellissime parole?»
«Te l'ho detto Charlie. Io so essere molto gentleman quando voglio.» Rispose.
«Appunto, quando vuoi. Cioè per quelle poche volte che capita.»
«Dai non essere cattiva. Se mi preferisci romantico, faccio il mieloso.»
«Una giusta misura.» Affermai mentre mi facevo coccolare da Styels.
Rimanemmo abbracciati per un paio di minuti poi lo sgranchirsi di voce della dottoressa ci divise.
«Beh credo che ti sei ripresa più che in fretta.» Commentò sorridente la donna.
«Sì. Però vado comunque a casa.» Dissi
alzandomi dal lettino «Chiamo mia madre e mi faccio venire a
prendere.»
«Ogni scusa è buona per non fare niente.» Soffiò Harold con sarcasmo.
«Parla quello. Io non stavo bene. Tu potevi startene in classe!»
Harry mi guardò male e sospirò:«Faccio un passo in avanti e tu ne fai due indietro.»
Rimasi in silenzio imbarazzata.
Il cervello del troione si sta sviluppando. Siamo proprio vicino alla fine del mondo.
«Grazie Harry che mi sei stato vicino.» Dissi facendo una cantilena.
«Ecco così va meglio.» Esclamò trionfante.
«Allora ci vediamo questo pomeriggio dopo scuola d'accordo?»
«D'accordo.» Risposi titubante.
«Mi raccomando copriti bene, ti voglio portare in un bel posto!»
«E' un appuntamento?»
«Diciamo di sì.»
Harry mi diede un bacio a stampo davanti alla dottoressa che ci guardava con aria divertita, dopodiché uscì.
Io intanto chiamai mamma e le chiesi di venirmi a prendere. Nell'attesa
la dottoressa mi confessò che era la prima volta che vedeva
Harry così.
«In che senso?» Domandai curiosa.
«Così preso da una ragazza. E non dico fisicamente.»
Rimasi ancora sorpresa. Non l'avrei mai detto.
Però prima di cantare vittoria, era meglio che questa vittoria arrivasse.
Finalmente mia madre arrivò.
Una volta che fummo fuori dall'edificio incontrai quella serpe di
Rosalie. Infatti quando mi vide esclamò: «Cos'è?
Harry ti ha messo già incinta?»
Sgranai gli occhi incredula e lo stesso valse per mia madre che mi
guardò prima male e poi mi domandò se fosse vero.
«Ma assolutamente no!» Affermai vivacemente.
Poi attirai mia madre a me: «sono ancora vergine, io!» precisai anche per assicurarla.
Rosalie mi osservava e se la rideva, poi alzò le spalle:
«beh meglio per te. Sai c'è già stata un'altra
ragazza che è rimasta incinta di Harry. Poi però non si
è più saputo nulla nè del bambino nè della
ragazza...»
Il
primo pensiero che mi saltò in mente, quando Rosalie disse
quella verità nascosta su Harry, fu che Sophie c'entrasse in
qualche modo in quella faccenda.
Però io e lei eravamo sempre state amiche fin dall'inizio della scuola superiore e tra noi non c'erano mai stati segreti.
Non dubitare di Sophie, Charlie. Se hai qualche domanda chiedi al diretto interessato, no?
Parole sante!
Una volta che io e mia madre tornammo a casa, restai come un prosciutto sul divano a guardare passivamente la televisione.
Non avevo voglia di fare niente e mi chiedevo come Harry fosse riuscito a mettere incinta una ragazza!
Dimmi che stai scherzando? Vuoi veramente una spiegazione?
Non era quello il senso, ma mi domandavo perché non avesse usato
delle precauzioni. Ecco. Si sapeva che con i rapporti sotto le lenzuola
poteva accadere qualcosa del genere!
«Non pensavo che tu ed Harry aveste fatto pace.» Affermò mia madre entrando in salotto.
«Diciamo che non è una vera pace. Io sono sempre in guerra quando si tratta di lui.»
«Hai ragione. E' un bel ragazzo e non sai mai quando potrebbero portatelo via!»
«Non intendevo in quel senso.» spiegai: «è
perché con lui è un continuo tira e molla.»
«Se fosse tutto baci e coccole, l'amore non sarebbe bello. E poi
lo dice anche un detto:-L'amore non è bello, se non è
litigarello!-» Disse entusiasta.
Il nostro dialogo fu interrotto dal suonare del campanello. Mia madre
si alzò e andò ad aprire. Poi la sentii urlare:
«Tesoro è il tuo ragazzo.»
«Mamma sempre cara vero?» Gridai a mia volta. Io ed Harry
non eravamo fidanzati. C'era qualcosa che andava un po' dopo l'amicizia
ma non eravamo ancora una coppia.
I due signorini entrarono sorridenti in salotto, ed entrambi avevano stampato sul loro volto un sorriso piuttosto terrificante.
Avranno deriso alle tue spalle!
Probabilmente sì.
Harry si sedette accanto a me e mi chiese come stavo.
Non prestai a quella domanda perché la mia testa era assillata
da un altro dubbio. Chi era la ragazza che era rimasta incinta?
«Harry.» Ma perché non riuscivo a mascherare le mie
emozioni? Perché si doveva capire subito dalla mia voce come
stavo? Mah!
«Non ti senti bene?» Domandò preoccupato.
Scossi la testa rapidamente e intrecciai le mie mani con le sue. Erano fredde.
«Oggi Rosalie mi ha detto che...» Dovevo andare immediatamente al nocciolo della questione.
«Che?» Incitò.
«Che tu sei stato con una ragazza e che l'hai messa incinta. Mi
ha anche detto che non si sapeva nulla né di lei e né del
bambino.» Dissi tutto d'un fiato.
«Non è assolutamente vero.» Rispose piatto Harry.
«Mi frequentavo con una ragazza che era già incinta, ma
non era mio figlio.» Continuò pacato. «E poi, io
sono state con tante ragazze. Non dovresti sorprenderti di queste
voci.» Proseguì: «Ti posso assicurare però,
che non ho mai messo incinta nessuna.»
Gli credi?
Perché non dovevo credergli? Insomma un rapporto tra due persone si basava anche sulla fiducia, giusto?
Poi Harry, si buttò contro lo schienale del divano e
sbuffò. «Ti devo aspettare ancora per tanto oppure sei
già pronta così?» Chiese poi cambiando totalmente
argomento e non facendomi capirne il senso.
«Dobbiamo uscire insieme, non ricordi?» Ripeté poi.
«Oh!» Esclamai sorridente. Mi alzai e mi misi davanti a
lui, poggiando le mani sui fianchi: «Dipende dove dobbiamo
andare.»
«Allora ti consiglio di prendere sciarpa, cappello e guanti. Andiamo a pattinare.»
Eravamo in macchina e Harry stava guidando. Io mi trovavo seduta
accanto a lui, completamente in silenzio. Provavo imbarazzo anche
perché sembravamo proprio una vera coppia di fidanzatini.
Non ero mai stata una ragazza mielosa e pensare a queste dolci, mi facevano vergognare.
E quando farete l'amore? Cosa intenderesti fare?
Deglutii.
«Non ti senti bene?» Ritornai al mondo reale e mi voltai verso Harry.
«Nono. Tutto bene.»
Lui annuì facendo cenno con la testa e tornò al volante.
Quel dialogo furono le uniche parole che ci dicemmo prima di giungere al palazzetto dove si faceva pattinaggio.
«Perché hai scelto questo posto?» Domandai mentre mi stavo mettendo i pattini.
«Ho saputo in giro che ti piace pattinare.» Rispose indifferente.
Avevo già capito. Harry aveva estorto informazioni da Sophie.
Così piuttosto impacciatamene ci mettemmo a pattinare.
L'atmosfera non era quella giusta, sentivo che qualcosa stava per
andare per il verso sbagliato.
Sarà per la giornata avuta stamattina, ma proprio non riuscivo a rimanere serena.
«Forse dovevamo venirci un altro giorno.» Constatò
appunto Harry che mi prese per mano e cominciò a trascinarmi un
po' per la pista.
«No! E' che fa freddo!» Dissi, inventandomi una scusa veritiera per camuffare il mio umore.
«Allora ti scaldo!» Mi abbracciò.
«Per fortuna che sappiamo pattinare.» Sussurrai.
Quell'atmosfera che pensavo che non si sarebbe mai creata, invece era nata.
Ti sto perdendo Charlie! E' stato bello conoscerti. Anzi no. Avrei
voluto essere la coscienza di Sophie, con lei avrei architettato piani
malefici, perfidi e perfetti! Pff, va bene io vado. Divertiti con il
tuo ricciolo!
Bene anche la parte sana del mio cervello mi aveva abbandonato. A rischio e pericolo della sottoscritta.
«Charlie?» Sentii una voce estranea chiamarmi. Mi staccai
dall'orso abbraccia-tutti alias Harry Styles e mi guardai attorno.
Vidi una chioma nera folta e due occhi azzurri fissarmi dolcemente.
«Adam?» Ripetei confusa.
«Sì!» Esclamò lui: «Non ti avevo
riconosciuta! Sei diventata bellissima!» Esclamò e io
arrossii lievemente da quel complimento.
«Tutto bene?» Chiese poi.
«Sìsì te?»
«Non ci vediamo più dalle medie, giusto?» Chiese entusiasmante.
«Già!» Esclamai.
Sentii una strana aura formarsi alle mie spalle e poi lo sgranchirsi di
voce di Harry: «Piacere Harry.» Disse porgendo la mano ad
Adam.
«Il tuo ragazzo?» Domandò mentre stringeva la mano al ricciolo.
«Non proprio.» Dissi: «Ci stiamo frequentando.»
«Non vi vedo bene insieme.» Commentò piuttosto acidamente.
«Non sei proprio cambiato.» Affermai triste. Speravo che
Adam crescesse un po'. Fin dalle scuole elementari, Adam era riuscito a
riscuotere successo tra le ragazze e questa cosa, secondo me, gli aveva
montato la testa. Infatti aveva sempre avuto un atteggiamento da
presuntuoso e altezzoso con tutti.
Tranne con me, naturalmente.
Lanciò un'occhiataccia ad Harry e poi con un gesto rapido, Adam
mi attirò a se: «Facciamo un test di gelosia.» Mi
sussurrò all'orecchio.
Lo guardai con aria interrogativa. E lui continuò: «Se il
ricciolo si arrabbia e fa una scenata, vuol dire che ci tiene a te,
altrimenti...»
«Altrimenti?» Domandai.
«Altrimenti frequenti me.» Confermò tranquillo.
Mi voltai verso Harry che osservava me ed Adam con sguardo assassino. Si era arrabbiato, glielo leggevo negli occhi.
Speravo che dicesse o facesse qualcosa ma niente di tutto ciò.
«Divertiti con il tuo Adam. Io me ne vado.» Disse lasciandomi con lui.
Me ne vado per un po', e guarda che casino! Hai sbagliato Charlie, non dovevi fare la mocciosa con Adam.
Forse avevo sbagliato, però quanto costava ad Harry dimostrarmi
il suo affetto? Le parole di stamattina erano solo parole.
Harry's pov.
Ma guarda te! Charlie era solo una bugiarda ecco cosa! Piange, mi fa
sentire una merda e poi? Incontra un fustachiotto che frequentava le
scuole medie con lei, e il panda che fa? Ovviamente si fa coccolare da
lui, giustamente!
Ero deluso.
Vedi che tutte sono uguali. Il problema Harry, è che le donne ci tengono in pugno perché hanno la 'cosa'.
Non ce la feci a rimanere a vedere quei due che si scambiavano paroline dolci e resto, così preferii andarmene.
Prima però di lasciare la pista mi voltai verso Charlie:
«Facciamo quella cosa e poi puoi frequentarti con il tuo
Adam.»
Non me andava una giusta con lei.
Avevo davvero tentato di mettermi la testa apposto con lei e avevo
capito che dovevo maturare, ma se poi mi andava con un altro! Cazzo.
«Harry!» Mi sentii chiamare alle spalle. Mi fermai di colpo. Volevo proprio sentire cosa avrebbe detto per scusarsi.
«Sei solo un bugiardo!» Gridò. Sgranai gli occhi incredulo! Come io bugiardo? E lei cos'era?
Mi voltai verso di lei: «Sei tu quella bugiarda!»
«Perché mai?» Domandò.
«Fai tanto le moine, sì perché tu hai il mio cuore e poi vai da quel Adam?»
«Io non faccio moine..» non le diedi il tempo di
concludere: «Perché non hai detto ad Adam che ero il tuo
ragazzo?»
«E da quando staremo insieme? Non mi hai detto che eravamo
fidanzati!» Urlò battendo il piede a terra e gonfiando le
guance.
«Era sottinteso..» Okey forse dovevo specificare questo piccolo dettaglio.
«Ammetti di essere stato geloso?!» Chiese il panda.
E' tremenda quella ragazza. Voleva che facessi una scenata di gelosia.
«Sì. Mi ha dato fastidio come ti sei comportata...»
Ammisi alzando lo sguardo verso il cielo. Era parecchio nuvoloso. Il
vento soffiava gelido, però quell'aria fredda che ti pizzicava
la pelle, era una sensazione piacevole.
Ecco Charlie, per quanto poteva essere fastidiosa, era bello averla vicina.
Sentii il calore del suo corpo accanto al mio. Le sue braccia mi stavano avvolgendo in un abbraccio caloroso.
«Vuoi davvero che finisca tra noi?» Domandò sussurrando.
Chinai il capo verso di lei e poggiai la mia fronte sulla sua:
«Ero incazzato...» Le fissai gli occhi color cioccolato e
la punta del nasino rosso: «Lo sono anche adesso.»
«Quindi?» Chiese.
Sorrisi. «Vuoi farti perdonare?»
«Certo!» Affermò.
«Bene, allora lo facciamo.»
«Fare cosa?»
«Charlie!» Urlai riprendendola.
Il panda mi guardò con gli occhi lucidi e rossa di volto
abbassò il capo: «Sei odioso Styles.»
Sussurrò prendendomi la mano e avviandoci in macchina insieme.
Questa volta succederà qualcosa davvero.
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8. ***
cap2
Capitolo 8.
La tensione era palpabile nell'aria e il silenzio che c’era in macchina era imbarazzante.
Sospirai sonoramente e mi sgranchii la voce:-Non ho altri modi per farmi perdonare?- Domandai dubbiosa sussurrando.
Harry
con la coda dell’occhio mi guardò e poi riportò la
propria attenzione sulla strada. Notai che stava sorridendo.
-Avrei altri propositi, ma sono comunque legati a quella sfera.- Rispose con tono malizioso.
Strinsi la mascella e le mani in pugni.
Non
riuscivo a capire se Styles mi stava prendendo in giro, oppure voleva
davvero fare l’amore con me. Mi chiedevo soprattutto cosa sarebbe
successo dopo quel momento. E se non gli dovesse piacere, e se mi
dovesse lasciare?
-Charlie.-
La voce di Harry mi richiamò alla realtà e alzai lo
sguardo verso di lui:-Se non te la senti, non ti costringo
d’accordo.- Si fermò e un profondo respiro:-Ero arrabbiato
e deluso. E adesso che ci penso, non voglio che fare l’amore con
te, perché tu ti senta in obbligo nei miei confronti. Quando
succederà, succederà. Non pensiamoci più, ok?- La
voce di Harry era diversa e mi sembrava così vuota.
Sussurrai un ‘sì’, debolmente.
Il silenzio era tornato di nuovo fino a quando l’auto si fermò davanti a casa.
-Ci vediamo lunedì a scuola.- Disse sorridendomi.
-Ok,
a lunedì Harry.- Uscii dalla macchina, chiusi lo sportello e
salutai con la mano ancora Styles poi mi diressi verso casa con passo
lento.
C’era qualcosa che non quadrava.
Sì insomma Harry non era assolutamente il tipo di dire di no al sesso, perché diamine adesso stava frenando?
Decisi
di andare da Sophie e di trovare un po’ di conforto dalla mia
amica. Una volta lì, però mi ritrovai davanti a Niall.
-Charlie!- Esclamò sorpreso.
-Ciao Niall, tutto bene?-
-Sisi
tutto bene. Dai. Se cerchi Sophie, dovrebbe tornare tra una decina di
minuti, perché non entri e scambiamo qualche chiacchera?-
Annuii timidamente e varcai la soglia di casa Horan.
Il biondino mi fece strada e fino al soggiorno ed entrambi ci accomodammo.
-Vuoi qualcosa da bere?-
-Nono. Sono apposto così.-
-Ok. Tutto bene con Harry?- Ecco domanda a cui non vorrei rispondere in questo momento.
Abbassai il capo:-Diciamo che ci troviamo in una fase stagnante, ecco.-
-Dovete parlare.- Consigliò.
-Lo
so. Però mi sento confusa. E che stanno succedendo tante cose e
poi i tanti dubbi. E questo veramente mi distrugge. Ad esempio, oggi
non mi sono sentita bene a scuola e sono stata in infermeria e Harry mi
ha accompagnato. Abbiamo un po’ parlato e mi ero anche sentita
meglio, però poi Rosalie mi viene a dire che Harry era padre, ma
che non si sapeva più nulla del bambino né della mamma,
quindi della ragazza di Harry.-
-Era Sophie.- Sussurrò Niall.
Guardai il viso del biondino che si trovava davanti a me. Era serio.
-Cosa?- Fuoriuscì dalle mie labbra. Forse Niall non stava seguendo il mio discorso.
O forse si spiegherebbe perché Sophie odi tanto Harry.
-Tra
mia sorella e Harry c’è stato un trascorso. Non una vera
coppia, ma più un rapporto fisico. Sophie era veramente
innamorata…-
-NIALL!- Gridò una voce dietro di me.
Mi voltai lentamente e vidi Sophie. Mi alzai e la affrontai viso a viso.
-Perché non me l’hai detto?- Sibilai.
Nessuna risposta.
-Te l’avrei detto..- Si difese lei.
-Quando? Quando me l’avresti detto eh?- Urlai a squarciagola.
-Ti ho sempre messa in guardia da lui. Ma non mi hai detto retta!-
-Volevi
avere la coscienza pulita! Ecco cosa!- Gridai. Le lacrime erano
difficile da trattenere. Volevo urlare in questo momento ed ero
arrabbiata ed amareggiata.
Tra tutte le persone che mi avrebbero potuto tradire, proprio la mia migliore amica.
-Charlie! E’ cosa passata. Ho avuto un aborto…-
-Era di Harry?- Domandai.
-Sì.-
-Perché cazzo non me l’hai detto!-
-Non pensavo assolutamente che ti saresti innamorata di lui! E non volevo assolutamente che questa cosa tornasse a galla!-
-Quando è successo?-
-In
estate.. tu eri in vacanza con i tuoi, e poi è successo tutto
così in fretta. Se potessi tornerei indietro e non farei una
cazzata del genere..-
-Pensavo che fossimo amiche.- Dissi debolmente avviandomi verso la soglia di casa.
-Charlie!- Gridò Sophie afferrandomi il polso.
Volevo proprio vedere che cosa avrebbe detto per giustificarsi.
-Mi
sono innamorata di Harry, siamo andati a letto insieme e sono rimasta
incinta. Tu non sai cosa ho sofferto io. Non sai quanto avrei voluto
avere una persona a cui dirlo e sui affidarmi. E’ per questo che
ho continuato a dirti di stare lontano da lui..-
-Al
cuore non si comanda.- Dissi, poi mi voltai verso gli occhi azzurri di
Sophie:-Se qualcuno ti avesse detto di non frequentare Harry,
l’avresti fatto?-
La ricciola bionda abbassò lo sguardo e scosse la testa prima verso sinistra e poi verso destra.
-Scusa Charlie.- Sussurrò la mia amica mentre uscii di casa.
Non ero proprio dell’umore per poterla perdonare o almeno non adesso.
Non ti devi arrabbiare solo con lei, c’è qualcun altro, sai.
No. Basta Harry. Già una volta mi aveva mentito, ma avevo deciso di perdonarlo e tentare con lui. Adesso no.
Lo avrei ignorato anche se sarebbe stato difficile. Per me lui non sarebbe più esistito.
Ti
rendi conto che è peggio facendo così? Devi parlare con
lui e chiarire. Affronta la realtà e di certo non si fa
scappando.
Faceva
dannatamente male sentire il cuore stringerti dentro. Essere sempre
stati a conoscenza che con Harry mai e poi mai sarebbe funzionata e che
io ero una povera illusa a sperare in un lieto fine.
Non solo la mia migliore amica mi aveva tradito, ma anche quel ragazzo per cui il mio stupido cuore aveva deciso di battere.
Il problema era che non potrò mai odiare Harry, nonostante il dolore che mi aveva causato e che mi stava causando.
In questo momento vorrei scappare, andare lontano…
Le lacrime salate scendevano sul mio viso e mi sfioravano leggermente le mie labbra.
Il dolore sapeva di salato.
Tornai a casa, mi tolsi la giacca e mi buttai sul letto, a piangere.
Tutte
quelle parole erano bugie. Quei baci erano delle trappole, quegli
sguardi erano in realtà un modo per farmi avvicinare a lui.
Per lui ero solo l’ennesima ragazza che avrebbe portato sotto le sue lenzuola.
Era proprio vero, l’amore ti rende cieco e basta.
Il
giorno dopo alzarsi fu un dramma. La voglia di andare a scuola oggi era
sottozero e il pensiero che avrei dovuto rivedere quei riccioli e gli
occhi color smeraldo, mi faceva stare ancora peggio.
Potevo evitare di andare a scuola, ma il mio orgoglio non me l’avrebbe permesso.
Con
sforzo disumano mi tirai su dal letto, mi diressi in bagno e mi
preparai. Scesi giù a fare colazione e mi avviai per andare a
scuola.
Giunsi davanti al cancello e prima di entrare dentro feci un enorme sospiro, ma una mano mi poggiò sulla spalla.
-Buongiorno panda!-
Roteai
gli occhi infastidita e mi voltai, sapendo purtroppo chi avevo davanti.
Rimasi in silenzio con le braccia incrociata, aspettando che cosa mi
aveva da dire.
-Non mi rivolgi parola?- Domandò preoccupato.
Alzai le spalle.
-D’accordo. Ho detto o fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?-
Lanciai
un’occhiata omicida a Styles. Facendogli capire che lui aveva
sempre detto e fatto qualcosa che mi aveva fatto sempre arrabbiare.
Anzi no, incazzare.
Styles
levò le mani in cielo:-Charlie non posso leggerti la mente.
Quindi se sei arrabbiata dimmelo, perché non mi pare di essermi
comportato male nei tuoi confronti. E poi teoricamente quello
arrabbiato dovrei essere io. Non tu.-
-Io non dovrei essere arrabbiata?- Sibilai.
-Uh, allora parli!- Esclamò Styles.
-Io
sono inferocita! Sei solo un fottuto bugiardo Harry Styles! Ecco cosa
sei! Perché quando ti ho chiesto se avevi messo incinta una
ragazza, non me l’hai detto? Perché non mi hai detto che
sei stato a letto con la mia migliore amica? Io non ti credo
più! Anzi non credo più a tutte le stronzate che mi hai
detto, ok? Basta, stop! Tra me e te, non c’è più
nulla!-
Detto questo entrai a scuola con passo deciso e rapido.
Sentivo il brusio e le voci degli altri che avevano appena ricevuto una prima visione degna di premio.
-Charlie!- Mi udii chiamare ma non mi voltai.
-Ferma!- Mi ordinò afferrandomi con forza il polso.
-Tanto non ti ascolto!- Gridai a mia volta.
Non
ci fu verso per impormi di fronte a lui. Harry mi trascinò con
lui fino all’uscita d’emergenza dietro alla scuola.
-Da chi l’hai saputo?- Domandò.
-L’importante
che l’ho saputo.- Risposi senza guardarlo negli occhi. Lui era
chinato verso di me, bloccandomi tra le sue braccia e il muro alle
spalle, non mi lasciava via di fuga.
Devi ringraziare il cielo. Harry ti ha anche rincorso per chiarire.
Mi chiedevo se la mia coscienza stesse dalla mia parte o quella di Harry?
-E’ successo dopo che ti ho lasciato a casa, giusto?- Chiese.
Non risposi. Tanto non mi avrebbe fatto cambiare idea.
-Charlie guardami negli occhi.-
Feci come mi aveva detto:-Vuoi dirmi un’altra menzogna?-
-Ma perché..- Harry non finì la frase e fece un passo indietro:-Vuoi la verità?- Domandò serio.
Annuii facendo cenno con la testa.
-Voglio..-
-Charlie!-
Una strana voce mi chiamò mi guardai intorno un po’
smarrita. Poi vidi una folta chioma nera e un paio di occhi azzurri.
-Adam?-
-No Shrek. Come stai?- Il ragazzo cominciò a parlarmi senza calcolare minimamente Styles.
-Stavo parlando io con Charlie sai, mister stangone?- Disse il ricciolo trattenendosi dal dire parolacce.
-Scusa non ti avevo visto. Piccolo come sei.-
-Sono piccolo ma ce l’ho grande. Mica come il tuo che non si vede.-
-Non credevo che guardassi la ‘coda del procione’ dei maschietti.-
-Mentalità aperta.- Affermò Styles con sorriso trionfante.
-E comunque, lo sa anche Charlie che ce l’ho grande.- Continuò poi afferrandomi il braccio.
-Charlie?- Domandò confuso Adam:-Hai davvero fatto…-
-Sì.- Styles non diede tempo ad Adam di concludere la frase.
-Adam non credergli! E’ un bugiardo!- Strillai.
Harry intervenne ancora:-Sai le ragazze timide sono le migliori a letto.-
Con
un gesto rapido mi liberai dalla presa di Styles e con l’altra
mano diedi uno schiaffo in viso al ricciolo:-Non ti permettere!- Detto
questo me ne andai e fortunatamente la campanella della scuola
suonò.
Nel
mentre delle lezioni incrociai più di una volta gli occhi di
Sophie e di Harry. Intanto venni a sapere che Adam si era iscritto a
questa scuola, ma era stato assegnato ad un’altra classe.
Quando arrivò l’intervallo Sophie tentò di parlarmi.
-Per quanto tempo avrai intenzione di tenermi il muso?-
-Non lo so.-
Sospirò:-Io ci sono.-
-Non riesco a capire perché tu non me l’abbia detto!-
-Perché
avevo perso il bambino. Harry mi aveva lasciato e non volevo essere
debole. E’ stato l’orgoglio ferito a dire: ‘no,
bisogna andare avanti.’-
-Ma
noi siamo amiche! Ti saresti sentita meglio parlandone! E di certo se
avessi saputo quello che hai passato tu, non mi sarebbe mai venuto in
mente di avvicinarmi a lui!-
Il diretto interessato si avvicinò alla sottoscritta e a Sophie.
-Perché hai lasciato Sophie?- Domandai al ricciolo.
-Non ci siamo lasciati. Sophie era una delle tante che ho scopato.- Disse tranquillamente.
-Sei un essere schifoso.- Gli risposi.
-Non
dire così!- Si lamentò Harry:-Sono stato bravo e buono
con te! Non sai neanche da quanto sono in astinenza, io!-
-Non è un problema mio. D’adesso in poi sei libero di fare ciò che vuoi.-
Non
ebbi nessuna risposta da parte di Harry; solamente quei occhi verdi che
si incrociavano nei miei. Quello sguardo acceso che si spegneva e quel
sorriso tirato che aveva sul volto.
Il ricciolo strinse le spalle e mise le mani in tasca; con passo lento uscì dalla classe.
-E’ triste.- Affermò Sophie.
-E’ tutta una farsa. Lo conosco bene.-
-Se lo dici tu.-
Rimanemmo
in silenzio finché non venne interrotto dalla voce di
Rosalie:-Nuovo scoop del giorno! La nuova fiamma di Charlie, ex fiamma
del playboy della scuola Harry Styles, è Adam.-
Uscii di corsa dall’aula sentendo il mio nome affiancato a quello di Adam.
-Rosalie!-
Gridai pestando il piede a terra. La rossa si voltò, facendo
ondeggiare la propria chioma vermiglia e con sguardo malefico si
avvicinò a me:-Buongiorno. Lo sai che ti considerano una puttana
in piena regola.- Soffiò con arroganza.
-Beh
almeno mi potrò vantare di essere andata a letto con Styles,
cosa che tu non potrai permetterti neanche un po’.- Le risposi a
tono.
Ros non disse altro.
-Un’ultima cosa.- Aggiunsi:-Io e Adam non ci frequentiamo affatto.- Precisai.
La ragazza vermiglia si allontanò e senza che me ne fossi accorta mi ritrovai proprio Harry accanto a me.
Sgranai
gli occhi prima e dopo imbarazzata abbassai il capo. Rientrai in classe
in silenzio e dopodiché le lezioni ripartirono.
Non
ero stata attenta a scuola. Avevo la mente che vagava per i cavoli
suoi. Pensavo a cosa mi stava succedendo e mi stavo accorgendo come
Harry mi stesse riempendo la vita. Era vero, mi stava facendo soffrire,
però bisognava pure vedere le cose in maniera positiva, no?
La mia vita era grigia e pacata, ricca di pregiudizi. Invece con Harry stavo vivendo, facendo le mie esperienze e maturando.
Capisci
anche la propria vita è troppo breve per trascorrerla a piangere
ed arrabbiarsi e che bisogna viverla nel miglior modo possibile.
Forse avrei sbagliato ancora a fidarmi di nuovo di lui però lui, era l’unico che colorava la mia vita.
-Charlie.-
Ecco che ricadevo dai miei pensieri alla realtà. Era di nuovo
Styles. La campanella di fine orario scolastico era suonata e la
mandria di bufali inferocita era uscita di getto dall’edificio.
Io me la ero presa comoda.
-Non
sei arrabbiato dopo lo schiaffo che ti ho dato e come ti ho trattato
oggi?- Domandai mentre ponevo i libri e i quaderni dentro alla borsa.
-Avrei avuto anch’io una reazione del genere, sai.- Confessò.
Silenzio.
Quella
strana atmosfera che si stava creando, quel legame magico tra i nostri
sguardi mi stava facendo emozionare e sussultare il cuore.
La luce delle nuvole di color grigio che veniva dalla finestra, adesso sembrava un raggio di sole.
Spostai la mia attenzione sulle sue labbra, sul suo pomo d’Adamo, sulle sue spalle e poi i suoi occhi.
-Chiederti:
‘mi perdoni?’ sarebbe inutile, però lo faccio.-
Disse sorridente. Inarcò il sopracciglio destro e poi si morse
le labbra con gli incisivi:-Mi perdoni?-
Feci le spallucce:-Lo sai che sarebbe troppo facile.-
Non
mi accorsi del gesto di Harry. Mi sentii mancare la terra sotto i piedi
e in un secondo mi ritrovai tra le braccia del ricciolo:-Mi piacciono
le sfide.-
-Ti pentirai.-
Harry come risposta allungò un po’ il collo e mi sfiorò le labbra con le sue:-Può darsi.-
-Mettimi giù.-
-Subito. Anche perché la mia schiena mi sta chiedendo pietà.-
-Ma
stronzo! Fottiti!- Una volta che mi mise giù, gli diedi una
pacca ben assestata sulla sua preziosa schiena. Così imparava!
-Ma anche violenta sei!-
-Ho lati oscuri che non puoi neanche immaginare!- Dissi puntigliosamente afferrandogli il naso e stingendoglielo.
-Questo lo immaginavo.- Disse con voce nasale, notando il doppio senso che io non volevo assolutamente mettere.
Presi la borsa e me la sistemai sulla spalla poi con passo rapido me ne andai.
-Charlie non fare la permalosa, dai!- Mi urlò dietro.
Harry si mise davanti a me rivolto verso la sottoscritta.
-Te l’ho detto, con me non avrai vita facile.-
Il
ricciolo si mise la mano tra i propri capelli e si passò le dita
in quella folta chioma castana:-Però fino ad un certo limite.-
Mi fermai di scatto e chinai il capo verso sinistra:-In che senso?- Chiesi.
-Che il gioco è bello finché dura poco.-
-Styles evita di fare il filosofico e va direttamente al punto.- Sì mi stavo spazientendo un bel po’.
Harry mi guardava fisso con il suo sguardo magnetico. Prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò.
Le nostre lingue si intrecciarono tra loro e le sue labbra carnose premevano intensamente sulle mie.
Quel bacio era strano.
-Penso di essere stato chiaro.- Sussurrò roco.
Harry’s pov.
Stavo
impazzendo? No. Era semplicemente che il mio organo chiamatosi
cervello, non voleva assolutamente attivarsi. Va bene che si trovava in
modalità risparmio energetico, però un minimo di
attività bisognava pur esserci?
No in questo momento non vi era alcun segnale.
Morto.
Pretendi
troppo Harry. Insomma in questi diciotto anni non hai mai usato la
testa. Sempre gli ormoni, sono stati loro i protagonisti della tua vita.
Sarò pur un playboy?
Se lo fossi stato in piena regola, ti saresti già fatto il panda, sai.
Cazzo Charlie parla. Insomma dii qualcosa. Un cenno con la testa.
No lei faceva la stronza. Lei aveva capito cosa volevo ma adorava torturami con quello sguardo innocente.
Schioccai la lingua in attesa della sua risposta.
Ma ancora i suoi occhi si erano impuntati nei miei e mi osservavano con aria birichina.
Si
avvicinò a me e portò la sua mano dietro alla mia nuca,
mi fece abbassare portando il suo viso vicino al mio:-Io se fossi un
ragazzo, l’avrei sbattuta contro il muro e l’avrei baciata,
senza fare queste moine sai.-
1-o per Charlie. Bravo coglione, Harry.
Mi chiedevo da quanto in qua ero diventata così sfacciata e
maliziosa. Forse il virus del troione mi aveva colpito e io di
conseguenza, ero malata.
Direi, più malata d’amore. Sai, suona meglio.
Non
sapevo assolutamente come affrontare Harry: continuare ad essere
arrabbiata, per non so quale ragione oppure stargli lontano per un
po’ di tempo e aspettare che lui torni.
Non concludi niente.
E
pensare che volevo invitarlo alla festa di Natale che si sarebbe svolta
a scuola. Però adesso, non direbbe affatto sì.
Per
completare il quadro Harry era da diversi giorni che non veniva a
scuola e questo mi stava facendo preoccupare. E se avesse cambiato
scuola per colpa mia?
Non esagerare, magari è malato. Perché non vai a trovarlo?
Ecco.
Detto fatto. Finite le ore di scuola andai a casa di Harry. Mi trovavo
davanti al portone della casa ed ero indecisa se suonare quel benedetto
bottone sulla quale vi era scritto Styles.
Suvvia, mi dicevo, non è la fine del mondo.
Sebbene tentassi di essere convincente non avevo il coraggio di premere quel rettangolino trasparente.
-E
tu chi sei?- Balzai come una molla sentendomi una voce femminile alle
spalle. Mi voltai di scatto e vidi una ragazza più o meno della
mia stessa età.
Era veramente una bella ragazza, alta, magra, occhi verdi da cerbiatto e lunghi capelli color nocciola.
Mi osservava curiosa però nel suo sguardo notavo anche molta diffidenza.
Deficiente!
Se avessi suonato, saresti con Harry e non ti saresti ritrovata in
questa buffa situazione. Cerco di sdrammatizzare, ovviamente.
-Beh..- Cominciai a dire. Verità o bugia?
-Sei la ragazza di Harry?- Domandò tagliente.
-No!-
Esclamai rossa di faccia:-Come ti è saltata quest’idea
folle?- Risi nervosamente, portandomi una ciocca di capelli dietro
all’orecchio.
La ragazza continuò a guardarmi con aria di sfida:-Sei Charlie?-
Sgranai
gli occhi sentendo il mio nome. Come faceva a sapere chi ero? Mi stavo
davvero preoccupando. E se in realtà Harry era una spia e io ero
diventata sua vittima e se ero stata coinvolta in un caso mondiale.
No. Stavo esagerando, ecco cosa succede a guardare troppo Chuck, invece di creare e salvare la propria vita sociale.
-Oh
Natalie, sei arrivata. Pensavo che avessi avuto qualche problema a
trovare la casa.- Dal portone alle mie spalle la simpatica figura
ricciolosa uscì e senza calcolarmi minimamente andò dalla
fantomatica Natalie. I due si abbracciarono piuttosto affettuosamente e
io da povera idiota di turno, osservavo il tutto a braccia incrociate
attendendo che l’egregio signore Troione si accorgesse della mia
presenza.
Passarono diversi minuti ma niente. Quindi dovetti sgranchirmi la voce e finalmente Styles si voltò verso di me.
-Panda, da quando sei qui?- Domandò sorpreso.
-Buongiorno
Harry. Sistema solare, pianeta Terra. Sono qui da diversi minuti, mi fa
piacere che ti sei accorto di me, adesso.- Sospirai spiccia,
enfatizzando la parola ‘adesso.’
-Scusa
ma dovevo parlare con Natalie. Giusto vi devo presentare, panda lei
è Natalie la mia migliore amica, Nat lei è il panda,
volevo dire Charlie.- Guardai in maniera accigliata Harry e notai un
piccolo particolare del ragazzo, di cui prima non mi ero accorta:
Natalie pendeva da Harry in una maniera, direi strana…
Rivale in amore. Brava, adesso sì che sei nella merda. Non potrai mai concorrere con questa, sai?
Come sempre la mia coscienza mi diceva la verità in maniera piuttosto cruda.
-Immaginavo
che fosse lei.- Rispose Natalie facendo un passo in avanti:-Le avevo
chiesto se fosse Charlie, ma non mi aveva risposto sai.-
Proseguì parlando a Harry.
-Mi
ero presa paura.- Mi difesi:-Una persona che non avevo mai visto sapeva
il mio nome.- Ecco già il fatto che voleva mettermi in cattiva
luce davanti ad Harry, era una tesi in più, per cui sapevo di
avere ragione.
Forse cara Charlie, sei tu che ti stai impuntando. Magari Natalie è veramente una brava e buona migliore amica di Harry.
Sì,
ma solitamente succedeva sempre che dopo un po’ la scintilla
scoccava e uno dei due si innamorava per forza dell’altro.
Magari è proprio Natalie ad essersi innamorata.
Improvvisamente
che ero di nuovo risucchiata da questa orribile morsa di gelosia,
paranoie, stupide convinzioni che mi distruggevano. Letteralmente.
Odiavo questa parte del mio carattere, questa continua paura e
incertezza che ti stava appiccicata. Quasi peggio della super colla.
-Sì
perché devi sapere che il panda si fa un sacco di viaggi
mentali, probabilmente pensava qualcosa di contorto, come al solito.-
Fu la voce di Harry, con un commento piuttosto dolce, a farmi smettere
di pensare in negativo.
-Io
non penso qualcosa di contorto. Qui quello che pensa sempre male, sei
tu!- Gridai acidamente lanciandogli un’ennesima sfuriata contro
il ricciolo.
-Ti
devo ricordare cosa era successo qualche settimana fa?- Domandò,
fingendo di essere lui il santo e io la povera scema che gli stava
dietro.
-Mi
auguro davvero che la donna che dovrai sposare, sia una santa.
Perché se fosse per me, io ti avrei fatto fuori!- Esternai
arrabbiata e imbarazzata.
Sì. Ero nervosa e con quei occhi da cerbiatto di Natalie che mi stavano addosso, non mi sentivo per niente a mio agio.
Sia
il ricciolo che Nat, c’era una sorta di feeling, sguardi complici
e io avevo la sensazione di essere la terza in comodo.
Forse lo ero proprio.
-Devi
smetterla di essere così acida.- Commentò poi freddo,
prendendo per la mano Natalie e conducendola dentro a casa sua:-Se
continui così, rimani zitella.- Si allontanò così
con lei, lasciandomi da sola, senza neppure chiedermi per quale motivo
ero lì.
Rimasi
a bocca aperta e con gli occhi sgranati, finché una leggera
folata di vento mi fece smobilizzò da lì. L’aria
gelida mi pizzicò gli occhi, tanto che si fecero umidi e come se
stessi piangendo tornai a casa.
Non stavo piangendo. Era il freddo che mi stava dando fastidio.
Era
questa la scusa che per due giorni mi ero continuata a dire, tra me e
me. Anche la mattina quando andavo a scuola, e rivedevo Harry di nuovo
tra quei banchi, mi ripetevo quella stupida affermazione.
Lui
si era allontanato da me, ancora una volta avevo fatto il suo gioco.
Che stupida! Me lo dovevo immaginare: Styles non aveva avuto
l’oggetto dei desideri, basta, io non esistevo più. Tanto
c’era comunque Natalie a compensare!
Avevo
tanta voglia di parlare con Sophie, però mi sentivo ancora
risentita di quella faccenda. Ma sapevo anche che tenere dentro tutto
non aiutava affatto, anzi.
Rimasi
ancora dubbiosa sul parlare con la mia amica e rimandai tutto al giorno
dopo. Il tempo passava ancora più lentamente e passivamente e di
nuovo quella sensazione di grigio era tornata ad avvolgermi.
La mattina seguente mentre stavo andando a scuola sentì due braccia stringermi da dietro.
Odorai
quel profumo e immediatamente lo riconobbi, associandolo naturalmente a
lui. Mi voltai di scatto e proprio Harry era davanti a me.
Presi respiro.
Nessuna parola.
Solo
i nostri occhi a guardarsi e soprattutto i miei erano indagatori. Erano
desiderosi di cercare la verità e capire questo macello!
-Facciamo fuga.- Propose lui.
-Cosa?- Esclamai indignata.
-Non dirmi che preferisci andare a scuola, che a me?- Domandò sorpreso.
-Certo.- Annunciai decisa rimettendomi a camminare.
Sì, certo. Con la speranza che lui ti afferri per il polso che ti baci ancora e che tu, da povera scema, dirai va bene.
-Charlie, ho bisogno di te.- Sussurrò flebile e io di scatto e mi voltai verso di lui.
-Vai da Natalie.- Sputai acida.
-Charlie!- Urlò il mio nome:-Non mi vorrai dire, che sei gelosa di lei? Siamo amici!-
-Peccato
che ai miei occhi non era sembrato così! Anzi. Quando ti ero
venuta a trovare, non mi hai calcolato pari. Poi hai fatto tanto pici
pici con lei e io mi sono sentita male. Mi ero preoccupata, pensando al
peggio e poi mi ritrovo una specie di top model davanti a casa!-
-Non
saltare a conclusioni affrettate Charlie!- La sua voce divenne
più dura e profonda. Mi spaventai nel vederlo così
arrabbiato.
-Allora spiegami.- Soffiai debolmente lasciandomi andare e buttando lo sguardo sul marciapiede.
-Vieni con me?- Chiese ancora.
Annuì facendo cenno con la testa.
Cominciò a camminare e io a seguirlo silenziosamente.
Entrammo in un bar:-Facciamo colazione.- Propose.
-D’accordo.
Io prendo..- Non ebbi di finire che lui disse:-Lo so, una pasta con la
crema. So che è la tua preferita. Panda.- Disse sornione
facendomi l’occhiolino.
-Dai vai a prendere un posto, arrivo subito.-
Feci
come disse e mi andai a sedere in un angolo del bar, in fondo. Qui
dentro era molto più caldo rispetto al gelo che c’era
fuori, e in un certo senso mi sentivo più tranquilla e serena.
Mi guardai ancora intorno cercando di non pensare a cosa mi avrebbe detto, però era più forte di me.
-Eccomi qua. Tra un po’ arrivano le cose.- Disse.
Silenzio.
Fu il rumore dei piattini che si vennero appoggiati sul tavolo a rompere quell’atmosfera tra me e lui.
-Ti sei mai chiesta perché mi comporto come un bambino?-
-Tu sei un bambino.- Dichiarai tranquillamente sorseggiando la tazza di caffè.
-Pensavo ad una risposta più originale.- Replicò.
Era strano. I suoi gesti lo erano. I suoi occhi mostravano un velo di insicurezza e malinconia che prima avevo visto in lui.
Consiglio della tua saggia coscienza: cerca di essere matura ed ascoltare con serietà ciò che ti dice.
-Tutti hanno un lato infantile. Ne sono l’esempio vivente.- Ripresi poi a parlare.
Rise.
-Lo sai che la mia sfortuna è stata quella di incontrati.-
Stavamo cominciando bene! E io che mi ero preparata ad ascoltare chissà che problema!
Dovetti stringere le mani in due pugni ben saldi e aspettare di colpirlo direttamente in faccia.
Rise ancora:-Riconosco quello sguardo assassino. Ma fammi finire di parlare. Sto per dire una cosa tanto dolce, dolce.-
-Allora mi devo preparare per andare subito in bagno.- Sbottai acida.
-Smettila.
E stammi a sentire.- Harry si mangiò in un sol boccone la
pasta:-Sapevo che una volta concluso l’ultimo anno di liceo,
sarei dovuto andarmene da qui e andare a vivere con mio padre. Devi
sapere che lui è proprietario di una catena di aziende
alimentari e io ne diventerò il proprietario. Lui aveva sempre
voluto tenermi, con se, per insegnarmi e poter svolgere
l’attività presto. Ma per mia scelta, preferii rimanere
con mia madre. Con lei mi potevo divertire e permettermi di fare il
deficiente, tanto non avevo responsabilità. Non avevo nessun
legame oltre a mia madre che mi tenesse a questo posto. Però da
quando ho cominciato a frequentarti, beh le cose hanno cominciato a
prendere una piega strana.-
Harry
si fermò e prese respiro. Poggiò le proprie mani sul
tavolo e le incrociò tra loro. Mi fissò
intensamente:-Pensavo di avere più tempo e almeno di finire gli
ultimi mesi, però..-
-Però cosa?- Domandai nervosamente.
-Mio
padre ha avuto un incidente e adesso mia madre vuole tornare da mio
padre e quindi trasferirci da qui.- Disse tutto d’un fiato.
Lo osservai diritto negli occhi, poi il naso, il pomo d’Adamo, le mani e poi di nuovo quel color verde smeraldo.
Rimasi a bocca aperta.
-E’
giusto che tu vada.- Non era ciò che volevo però non
potevo costringere Harry a rimanere in una situazione così grave.
Styles
sgranò le pupille:-D-davvero?- Balbettò alzandosi in
piedi. Era sorpreso come se non si fosse aspettato una risposta del
genere da parte mia.
-Ma pensavi davvero che non ti lasciassi andare?-
-No. Pensavo che non mi avresti creduto che mi avresti detto che ti sto mentendo.-
-Scemo.-
-Secondo
me sarai tu quella donna santa che sposerò, sai.- Disse una
volta usciti dal bar. Lo fulminai con lo sguardo:-Idiota!-
-Ma perché?- Chiese facendo la faccia da povero cane bastonato.
-Come perché?- Sbuffai:-Lasciamo stare. Non ci arriveresti.-
Harry
mi condusse in auto e rimanemmo a parlare. Venni a sapere che dopo
Natale lui se ne sarebbe andato via e che avrebbe concluso gli ultimi
sei mesi di scuola ad Halton.
-Sei contento di andare lì?-
-Se
fosse per me, rimarrei qui e ti confesso che continuare
l’attività di mio padre, non è che mi ispiri
più di tanto.-
-Però
con questi tempi, devi essere grato ad avere la possibilità di
lavorare e quindi poterti costruire la tua vita e affetti.-
-Lo so, Charlie. Ma se penso che posso fare qualcos’altro che mi possa fare felice..-
-Sai cos’è?-
-No.-
-Beh,
allora io ti consiglio di vivere quest’esperienza e chissà
magari troverai ciò che ti renderà felice.-
Perla di saggezza. Da quanto in qua?
-Hai
ragione.- Disse sospirando e abbracciandomi di slancio:-Vivrò
questa cosa, come una nuova esperienza. Mi serviva parlarne con
qualcuno, sai.-
-Perché non con Natalie?-
-Con
te mi sento molto più in sintonia. E poi con lei ho perso quel
feeling che si crea tra due amici. Penso che sia la lontananza..-
-Succederà anche tra noi?- Domandai subito.
-Se vuoi avere un troione tra i piedi..-Alluse sorridente.
Sorrisi a mia volta.
-Quindi
a gennaio non ci sarai più.- Mi buttai pesantemente sullo
schienale e guardai avanti a noi. La stradina sterrata bianca e gli
alberi di lato secchi, davano proprio un bel panorama. Almeno serviva
per distrarsi da questa vicenda.
-Charlie.-
Si avvicinò a me, e ispirò profondamente dalle narici. Le
sue mani erano poggiate sul sedile in cui ero seduta e le sue dite
sfioravano le mie cosce.
Mi
voltai lentamente verso di lui e i suoi occhi erano ricchi di energia.
Le sue labbra umide si posarono come un ape che si posava su un fiore,
desideroso di prenderne il nettare.
Le
sue mani risalirono rapidamente sul mio corpo finché lui non mi
attirò a se. Non eravamo entrambi in una posizione comoda anzi.
Mi baciò.
Non
volevo piangere però tutto sembrava come se fosse un vero bacio
d’addio, il nostro. Come se d’ora in poi non ci sarebbero
più state occasioni di stare insieme.
Mi
morse il labbro:-Ti odio, Charlie.- Sussurrò roco di voce. E poi
un altro bacio. Le nostre lingue danzarono tra loro intensamente.
Poggiai le mie mani sul suo viso e la bramosità che mi pervase
in quel momento, mi spingeva ad essere incosciente.
Fu il bisogno di prendere fiato che ci mi costrinse a guardare Styles e affrontare l’amara verità.
-Non
fare quella faccia.- Mi brontolò subito dandomi un pizzicotto
sulla guancia:-Comunque Charlie, se vuoi fare l’amore con me e
perché lo vuoi non perché ti costringo io.
D’accordo?-
Abbassai il capo imbarazzata.
-Mi
chiedo cosa pensi quando mi baci.- Affermò alludendo ad un
qualcosa, sicuramente di sconcio. Figuriamoci se il troione diceva
qualcosa di romantico!
-Non penso.- Risposi rapida:-In questo ci assomigliamo.- Continuai poi lanciando una frecciatina al caro ricciolo.
Sorrise trionfante.
Ecco questa non era la reazione che mi aspettavo da lui.
-Sei molto ingenua, sai.- Mi confidò:-Io penso a tante cose. E forse puoi immaginare anche cosa.-
Le mie labbra formarono una ‘O’ così grande che probabilmente potevo ingoiare anche un ragno.
-Ma il tuo cervello elabora solo informazioni con luci rosse?- Chiesi scandalizzata.
Lui
fece le spallucce:-Se mi sono scaldato è colpa tua!-
Esclamò facendomi la linguaccia:-Sei tu la tentatrice, la donna
con le grazie!-
-Di certo la mia selva oscura non verrà facilmente percorsa, anzi!-
Harry sgranò gli occhi e con un gesto rapido mise la mano sulla mia fronte:-Da quando in qua usi questi doppi sensi?-
-A stare con un troione, il virus si trasmette piuttosto rapidamente sai.- Commentai.
-O
forse ho semplicemente svegliato un lato nascosto del tuo carattere.
Non mi freghi Charlie, vuoi fare tanto la santa e poi fa la maiala.-
-Non
è vero!- Gridai e gli diedi una pacca sul braccio:-Mi adatto
facilmente io.- Mi giustificai poi incrociando le braccia e gonfiando
le guance. Va bene, mi stavo arrabbiando per il nulla.
Se pensavo che queste sarebbero le ultime litigate ci stavo male.
Non volevo che andasse via, non adesso.
-Dai Charlie, adesso ti accompagno a casa.- Disse poi con tono triste:-Andrai al ballo della scuola vero?-
-Sì, avevo intenzione di andarci, però penso che rimarrò a casa.-
-Volevo che ci potessimo andare insieme.- Propose lui con sguardo indagatore.
-Ma non sarai impegnato con il trasferimento?- Domandai poi.
Strinse le spalle:-Vorrei poterti bella, ancora una volta.-
-Cos’è? Non sono bella sempre io!-
-Diciamo che se ti mettessi sempre in tiro, non è che mi dispiacerebbe!-
-Sei uno stronzo.- Affermai arrabbiata.
-Meglio stronzo e sincero.- Girò la chiave nella serratura apposita e il rumore del motore che si avviava.
Se
doveva finire così il rapporto tra me ed Harry, lo accettavo.
Sapevo che sarebbe stato difficile e sapevo che sarebbe stato duro
abituarmi all’idea di non vederlo.
Depressione mode on.
Non ero depressa solo se pensavo ad Harry mi veniva da piangere.
Dai
non è la fine del mondo. La tua vita tornerà alla norma,
e non dovrai innervosirti sempre per causa sua. Potrai pensare a
studiare e passare l’esame di fine anno con i massimi voti,
andare all’università e perché no incontrare una
nuova persona che ti farà battere il cuore.
E se non mi dovessi più innamorare?
Il
giorno dopo a scuola parlai con Sophie. Avevo bisogno di sfogarmi e
sentirmi più leggera. Le braccia della mia amica mi avvolsero
calorosamente.
-Mi sto sorprendendo sempre di più. Non mi sarei mai aspettata un cambiamento così radicale da parte di Styles.-
-Neanch’io me lo sarei aspettata, sai.-
-Sarà
una prova d’amore per voi due!- Esclamò poi la bionda:-Se
ti vuole davvero così bene, tornerà.-
Mi sentii rassicurata da quelle parole. Mi mancava parlare con lei e mi accorsi di quanto mi era mancata.
-Domani sera verrai al ballo?- Mi chiese.
Stavo
per rispondere ma Harry, che spuntò magicamente dal nulla come
il suo solito, disse:-Certo che verrà! Sono il suo
accompagnatore. E non provare di fare la guastafeste come al solito!-
Gli
sguardi assassini che si lanciarono i due riccioli tra di loro, mi
spaventarono. Temevo una reazione violenta da parte di Sophie, come un
lancio di banco, oppure la defenestrazione del soggetto maschile.
Sophie
sospirò rumorosamente e cominciò a battere le proprie
dita sul banco verde:-Ti risparmio la vita solo per via di Charlie.-
Disse sbuffando per poi alzarsi e lasciare me ed Harry soli.
L’intervallo era appena cominciato e quindi avevamo un po’
di tempo per chiacchierare.
-Mi raccomando fatti bella per domani sera. Ho anche una sorpresa da farti.-
-Mi devo preoccupare?- Domandai sospettosa.
-No. Dato che domani sarà l’ultima volta che ci vedremo, vorrei che tutto fosse perfetto.-
-Sembra quasi un addio.-
-Solo un arrivederci, Charlie.
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9. ***
cap2
Capitolo 9.
Quel
arrivederci echeggiava nella mia testa. Non pensavo a nulla solo a
quello sguardo magnetico che mi guardava intensamente e che mi diceva
quella dannata parola. Sì, io ancora non riuscivo a
capacitarmene che Harry Styles non avrebbe più fatto parte della
mia vita, che non mi avrebbe più torturato con la storia della
‘grazia’ e suoi doppi sensi che metteva ovunque.
Beh,
bisognava prendere anche il lato buono delle cose, insomma niente
più mal di testa, niente urlare, niente preoccupazioni, niente
più cuscini allagati.
Niente di niente.
Il vuoto sarebbe tornato padrone della mia vita e di nuovo le tonalità di grigio avrebbe sostituito il colore.
Non riuscivo ad essere di buon umore.
Fissavo davanti a me il guardaroba e domandandomi che cosa diavolo avrei indossato stasera.
Ieri
pomeriggio lo passai insieme a Sophie, che mi consigliava sul
comportarmi con lui, sul come atteggiarmi e tante altre cose. Diciamo
che mi diceva come fare la gatta morta e arrivare psicologicamente
pronta al momento ‘fatidico’. Ascoltavo ciò che mi
stava dicendo però mi era difficile immaginarmi così
sensuale e maliziosa, soprattutto se dovevo pensare che avrei dovuto
comportarmi così.
Sophie
oltre a spiegare certe cose, voleva sapere anche sul trascorso su me ed
Harry, ma ogni volta la liquidavo, dicendo che Harry era sempre il
solito troione.
Non
era che non mi fidassi a raccontare la mia vita privata alla mia amica,
però mi sentivo a disagio. In fondo lei ed Harry avevano avuto
una relazione in passato e a volte questa cosa mi faceva sentire strana.
Hai intenzione di rimanere ferma davanti all’armadio o ti decidi di provarti qualcosa?
Buon
proposito. Peccato che dinanzi a me, non vedessi qualcosa di decente da
mettermi. E poi con il pensiero che Harry mi voleva bellissima, non mi
aiutava per niente.
Potresti presentarti nuda. Sai faresti comunque un figurone, l’unica cosa, mettiti un sacchetto in testa.
A
volte mi chiedevo se la sottoscritta non soffriva di qualche grave
patologia mentale, perché non era normale avere una coscienza
così malvagia.
Trascinai
i vestiari da una parte all’altra dell’armadio, notando con
mia grande tristezza di non possedere un qualcosa di adatto al ballo
della scuola.
E poi tutti quei miseri pezzi di stoffa che erano appesi, di certo non mi starebbero.
Forse
era meglio chiamare Harry e dirgli che oggi non sarei potuta venire, mi
sarei inventata qualcosa come una malattia o altro.
Ammettilo che non vuoi andarci proprio perché dovrai salutare Harry e questo non ti da affatto pace.
Sì.
Non
accettavo per niente tutto ciò. Harry era venuto nella mia vita,
d’improvviso e mi aveva scombussolato tutto in pochissimo tempo e
in una brevità, mi ero anche innamorata e adesso che potevo
magari riuscire a conquistarlo e vivere un qualcosa di intenso, mi
ritrovavo qui sola con il sapore dell’amaro in bocca.
Questo
pensiero mi rattristò ancora di più e mi dovetti sedere a
letto. Chinai la testa verso il basso e osservai il pavimento e i miei
calzini gialli con sopra delle mucche.
-Carini i calzini antistupro.-
Sgranai
gli occhi e sussultai come una molla sentendo quella voce. Alzai gli
occhi incredula e lo vidi appoggiato a braccia incrociate sullo stipite
della porta:-Mia mamma voleva salutare te e tua madre.- Disse dopo
avvicinandosi e prendendosi posto accanto a me.
-Tutto pronto, allora?-
-Sì, domani mattina si parte.-
-Capisco.-
Un
brivido mi pervase e il velo di malinconia divenne ancora più
intenso:-Sai,- era venuta l’ora di dire la verità:-penso
che mi mancherai.- Sussurrai.
Tenevo
le mani intrecciate sul mio grembo e probabilmente avrei spezzato le
mie dita per l’agitazione e il nervosismo che sentivo.
-Sapevo
che eri coccolosa, come un pinguino.- Disse sorridente scherzandoci
sopra. Poggiò i gomiti sulle cosce:-Per favore evita di dirmi
queste frasi, almeno non adesso. Non voglio rovinarmi l’umore
prima del ballo.- Continuò con voce roca.
Aveva gli occhi lucidi.
Spostò
il suo sguardo sulla camera e sull’armadio. Si alzò e si
diresse proprio sul mio guardaroba e ci ficcanasò.
Dopo
qualche minuto, si voltò verso di me:-Qualcosa di provocante no,
vero? Sai avrei progetti interessanti per stanotte..- Ecco quella razza
di disgraziato alluse di nuovo ad un possibile avvenimento particolare.
-Non è detto.- Replicai piatta.
-Vedremo, Charlie.- Rispose con aria di sfida.
Volevo
godermi quegli attimi, in cui i nostri occhi si lanciavano quel
qualcosa di misterioso che mi attirava a lui. Volevo cercare di
ricordare questi momenti, per poi un giorno pensarci.
Fu
lo sgranchire di mia madre e Michelle ad interrompere la nostra
atmosfera:-Picciocini, c’è la festa per stare insieme.-
Commentò mia madre.
-Quindi resisti fino a stasera.- Proseguì la madre di Harry rivolgendosi, a lui naturalmente.
Il
diretto interessato sbuffò sonoramente e con le mani alzate, si
dichiarò colpevole:-Scusate vostre signorie, la mia insolenza
nel corteggiare il mio panda. Ma è una tentazione a cui non sono
riuscito a resistere.-
Ecco
quando faceva così, le mani mi prudevano in maniera oscena e il
desiderio di gettarlo direttamente fuori dalla finestra, cresceva come
possibile guarigione dalla mia malattia, chiamata Harry Styles.
Se
qualcuno in questo momento stesse scrivendo una storia su di me e sul
troione, odierei quel soggetto a morte. Perché sicuramente si
starà divertendo alle mie spalle, scrivendo un copione che
andava sempre a scapito della mia persona e che faceva di me un
personaggio piuttosto paranoico.
Tu sei paranoica, mia cara.
Avere la consapevolezza che anche la mia parte malvagia mi odiava, non mi rassicurava neanche un po’.
Sei
messa male. Proprio cerchi di evitare il problema. Devi semplicemente
dire la verità ad Harry. Dirgli che gli mancherai e che non vuoi
che se ne vada via. Chissà, magari rimane.
Harry e sua madre se ne andarono mentre io rimasi seduta, imbronciata il mio guardaroba.
-Ammetti che ti piace?- Domandò mia madre.
Alzai lo sguardo e sospirai:-Forse.-
-Charlie!- Cantilenò.
-D’accordo, mi piace.- Mi sentii stranamente leggera dopo la mia confessione.
-Vuoi
farti bella per lui?- Ok, quando mia mamma diventava così
antipatica, un po’ come Sophie, era difficile da sopportarla. Ero
nevrotica di mio, figuriamoci tutto questo stress che si creava attorno
a me.
Era
così strano che io Charlie alias panda alias soggetto piuttosto
particolare, potesse diciamo, innamorarsi? A quanto pare, per tutte le
persone che conoscevo, questo fatto era una cosa anormale.
Non risposi.
-Tesoro,
forse è la prima volta che ti trovi veramente interessata a
qualcuno e per questo ti sembra difficile accettare la cosa. Ma ti do
un consiglio, non vedermi come tua madre, ma una confidente: Se provi
qualcosa, qualsiasi non lasciartela dentro, perché dopo il
rimorso è una lama che ogni giorno torna a bussare alla tua
porta, e non sempre riesci a mandarlo indietro perché lui torna
sempre.- Quando mia madre pronunciò quella frase vidi nelle sue
iridi un velo di malinconia, di una persona che avrebbe voluto fare ma
non poté.
-Grazie mamma.-
Riuscii
a trovare l’abito adatto alla sottoscritta, perché
qualcuno –mamma- mi aiutò nell’avere il vestito
all’occasione. Mi preparò con l’acconciatura e
persino con il trucco. Stentavo a riconoscermi davanti allo specchio.
Ero pronta per andare al ballo.
Stavo
indossando gli orecchini quando alla porta, qualcuno suonò. Mia
madre era uscita quindi dovetti scendere io per vedere chi era.
Quando aprii la porta, non potete immaginare che faccia avessi nel vedere qualcuno, che in questo momento avrei voluto evitare.
-Natalie.- Dissi piatta.
Scoccò
la lingua e alzò le sopracciglia. Con sguardo meravigliato e
allo stesso tempo da snob mi chiese di entrare.
-Devo iniziarmi a preoccuparmi, se tu sei qui.- Commentai una volta che la cara ragazza fu dentro.
-Fai bene.- Replicò acidamente:-Comunque, non sono venuta qui per litigare. Ti devo chiedere un favore.-
-Cosa?-
-Non devi andare al ballo.-
Assottigliai lo sguardo quando lei concluse quella frase. La squadrai da cima a fondo, notando quanto fosse veramente bella.
Avrà
sicuramente discusso con Harry. Lei gli avrà fatto pressione e
non riuscendo a far cambiare idea a lui, tenta con te. Subdola la
ragazza.
-Perché?-
-Temo che Harry preferisca rimanere qui, piuttosto che andarsene.-
-Harry è libero di fare quello che vuole, non credi?-
-Beh…se fosse così, perché desidera sempre stare con te? Cosa vede in te? Spiegamelo?-
Come
pensavo. Natalie è gelosa. Non vuole farti andare al ballo,
perché teme che tu possa far cambiare idea al troione. E
così, Harry potrà andarsene e Natalie avrebbe campo
libero.
-Non
lo so Natalie, ma non dovresti essere qui. E io non dovrei neanche
darti questo consiglio, ma se provi qualcosa per Harry devi dirglielo.-
-E tu hai intenzione di farlo?-
Domanda tagliente.
-Ci si prova.-
I
nostri sguardi si scontrarono duramente fino a quando lei alzò
le mani in segno di resa:-Forse sei speciale davvero. Ma sappi che
quando Harry andrà via da qui, io ti ruberò il tuo
principe. E non è una minaccia, è una garanzia.-
Natalie se ne andò lasciandomi con le mani che mi prudevano.
L’umore non era quello dei migliori, ma dovevo per forza di fatti, avere il sorriso stampato in viso.
Era quello che mi stavo ripetendo da una buona mezz’ora, davanti allo specchio.
Perché
non vai da Sophie, così almeno non ti sentiresti sola soletta e
avresti un po’ di compagnia, se però sei masochista e vuoi
aspettare che Harry ti venga a prendere…beh aspetta e spera.
Dannazione!
Era
vero! Mi ero completamente dimenticata di organizzarmi con gli orari e
sull’accompagnatore. Cioè, tecnicamente Harry mi aveva
detto che non vedeva l’ora di ballare con la sottoscritta
però questo significava per lui anche un messaggio sottinteso?
Uscii
di corsa dal bagno e nel mentre stavo per chiamare il criceto voglioso
alias troione, sentii nuovamente il campanello di casa suonare.
Rabbrividii.
E se fosse nuovamente Natalie?
Scossi la testa.
Scesi
giù e aprii quella porta ed eccolo dinnanzi a me, con una rosa
rossa in mano e il sorriso smagliante:-Wow!- Fu la prima cosa che disse
vedendomi.
Aveva gli occhi talmente sgranati che temevo che gli sarebbero fuori usciti.
Esagerazione platonica.
Beh, sì vedevo che Harry era parecchio sorpreso e meravigliato nel vedermi.
-Dovrò prendere una bacinella per accumulare la bava che ti sta colando, oppure ti degnerai di parlare e di fare altro?-
-Mi stai invitando a saltarti addosso per caso?-
Roteai gli occhi.
-Sì Harry.- Dissi con tono piatto.
Il troione allungò le braccia, ma lo fermai dicendo:-Scherzavo.-
-Stronza, figurati se riesci ad essere buona anche oggi che è l'ultimo giorno che potremo stare insieme.-
-Non hai ancora capito con chi hai a che fare.-
Sospirò.
-All'inizio
sai,- il ricciolo cambiò il tono di voce e divenne
serio:-riuscivi a mascherare i tuoi stati d'animo con il tuoi modi
acidi, però adesso, penso di vedere che ti crei una maschera
quando soffri. Preferisci stare male e non fare vedere agli altri, cosa
provi realmente.-
A bocca aperta.
Ecco come ero rimasta.
Era
come quando ero andata a casa di Harry e quando mi aveva detto che
magari mi avrebbe corteggiato, oppure quando veniva all'ospedale a
vedermi o quando mi aveva portato nella sala di pattinaggio e quando
qualche ora fa era venuto a vedere i miei calzini antistupro.
-Stronzo,
mi farai rovinare il trucco.- Gli diedi una pacca sulla spalla mentre
con l'altra mano cercavo di trattenere quella lacrima che mi stava
scendendo e che mi avrebbe fatto colare la matita e il mascara.
-Se facessi come ti dico io.- Brontolò lui mettendosi la mano dietro la nuca:-Dai, andiamo al nostro ballo.-
Nella sala non c'era molta luce. La musica echeggiava nella stanza e le coppie si dondolavano dolcemente a ritmo della melodia.
La malinconia era presente e quella dannata atmosfera non aiutava questa povera anima a stare allegra.
La mano di Harry si stringeva alla mia.
Avrei voluto tenere quella mano per sempre e invece oggi sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrei intrecciata.
-Balliamo
eh?- Chiese facendomi roteare di novanta gradi. Mise le sue mani sui
miei fianchi, mentre io allacciai le mie braccia sul suo collo.
-Sei veramente bella oggi, sai Charlie.-
-Lo so. Madre natura mica ha fatto un brutto lavoro con me.- Risposi in maniera arrogante.
-Sbruffona.-
-Ho imparato dal maestro.-
Rise.
L'atmosfera
era magica e unica. Vedere Harry così vicino a me, con i suoi
occhi che erano riflessi nei miei, era una sensazione fantastica.
-Mi mancherà chiamarti panda.-
-Trovane un'altra.- Era una risposta risentita la mia.
-Avrò galline, non panda.-
Sgranai gli occhi e sorrisi:-Dai, non essere così cattivo.-
-Volevo
farti sentire meglio.- Si fermò di colpo e si guardò
intorno. Alzò gli occhi verso la soffitta e poi riportò
il suo sguardo su di me:-Non mi va di stare qui, andiamo fuori.-
Propose.
-Fuori fa freddo!- Mi lamentai.
-Non vuoi ammalarti per me?- Chiese con aria da cucciolo indifeso.
-Certo che no!- Gracidai:-Non approfittarne, razza di criceto!-
Harry
cominciò a correre per tutta la sala e io come una povera
imbecille a rincorrerlo. Tutti i presenti guardavano la scena,
divertiti.
-Giuro
se ti prendo ti faccio male!- Esclamai ma quando finii di pronunciare
la frase, mi accorsi che Harry non era più davanti a me.
-Dove
..- Mi stavo domandando dove diavolo fosse finito quel ricciolo, quando
la mano gelida di Harold mi prese per il polso, levò il braccio
verso l'alto.
Intrecciò
la sua mano nella mia e con il mento appoggiato sulla mia spalla nuda
sussurrò:-Violenza fisica, interessante.-
-Depravato.- Risposi.
-Certo.
Orgogliosa come sei, non ammetteresti mai che mi vuoi e allora ti
giustifichi con la violenza. Sei furba..- Era provocante, dannatamente
provocante. Lo stava facendo apposta, ci avrei messo giurato.
-Hai ragione.- Sussurrai a mia volta maliziosa.
Ero in ballo e dovevo ballare no?
Potevo
scommettere sull'espressione che si era dipinta sul volto del ricciolo.
Era sorpreso e sicuramente non si aspettava una risposta così,
da parte mia.
-1 a 0 per Charlie.- Disse poi Harry.
-Vinco sempre io.- Brontolai.
-Forse perché voglio farti vincere.-
-Non è detto, magari sei tu che non riesci a vincere.-
-Può darsi.-
Sembrava quasi morto quel discorso. Entrambi cercavano di spingere quel parlare ma, non partiva.
Ci facevamo cullare dalla melodia, anche quella malinconica che ti lasciava vuota, senza energia.
Mi sentivo rassegnata.
Di colpo però, le sue braccia mi avvolsero a lui, stringendomi ancora di più al suo corpo.
-Dove è finita la Charlie panda? Pensavo fossi una combattente?-
-Penso che sia andata a mangiare, sai i panda hanno bisogno di tanta roba da mangiare, sono enormi.-
-Ma
tu non sei enorme!- Esclamò:-Sei giusta. Non sei magra
anoressica, ma neanche una balena. Hai un bel fisico, a me piaci
molto!- Percepivo dal suo tono di voce che era imbarazzato, o almeno
non era il solito Harry quello sbruffone e super vanitoso.
-Non sembri neanche tu.- Diedi voce ai miei pensieri.
-In che senso, scusa?-
-Che
solitamente usi altre strategie e moine per conquistarmi, invece oggi,
in questo istante tu sei diverso. Niente allusioni, niente luci
rosse..dici la verità.-
-Meglio tardi che mai, no?-
Mi voltai verso il mio interlocutore e lo guardai smarrita e sorpresa:-Che intendi?-
-Abbiamo sempre litigato perché mentivo, beh almeno oggi evitiamo no?-
-Il criceto è resuscitato.- Commentai piatta.
Il nostro discorso venne interrotto da quell'oca giuliva di Natalie.
-Ti avevo chiesto di evitare di venire oggi.-
Harry sgranchì la voce, chiedendosi naturalmente cosa stesse succedendo.
-Entrambe
abbiamo lo stesso obiettivo. E io non mi metto da parte perché
la mia rivale mi ha chiesto di lasciarle strada libera.- Risposi decisa.
La ragazza strinse lo sguardo e mi afferrò il braccio trascinandomi con se, fino ad arrivare fuori dal locale.
Ancora
non mi stavo rendendo conto di cosa veramente stesse succedendo, quando
però buttai l'occhio intorno, mi ritrovai circondata da tre
ragazzi e altre due ragazze.
-Non mi piace rovinare l'ultimo giorno di Harry qui, però disposta a tutto per raggiungere il mio obiettivo.-
Rimasi impietrita.
Sì,
io avevo paura in quel momento. Le gambe mi stavano tremando e temevo
che a momenti avrebbero ceduto, facendomi cadere sull'asfalto come un
sacco di patate.
-Dov'è finita la tua lingua, Charlie?-
Che cosa avrei dovuto fare? Quei tipi loschi mi avrebbero fatto del male se solo avessi osato rispondere male...
-Charlie!- Non vi potete immaginare quanto fui felice di sentire quella voce in quel momento.
-Occupatevene voi.- Ordinò Natalie che se ne andò lasciandomi qui con quei energumeni.
-Che intenzione hai?- Domandò un tizio piuttosto muscoloso e con i capelli rasati.
-Sto con Harry e gli dico che Charlie è andata via, spaventatela e fatela tornare da dove è venuta.-
-Hai sentito il capo, bambolina?- il tizio rasato si avvicinò a me:-Fai la buona e non ti succederà niente.-
-Guarda, guarda.- Due voci maschili entrarono in scena. Mi voltai indietro speranzosa che fossero qualcuno che conoscessi.
Sorrisi.
Erano Niall e Louis.
I loro occhi color cielo, brillavano in quel buio e stavano dando a me la luce.
-Ragazzi!- Gridai contenta.
-Fate
i cattivi con la mia piccina?- Chiese in tono retorico Louis:-Vi
consiglio di andarvene se non ve la dovrete vedere con me, con il mio
amico Niall e con altri miei amici..- Vidi alle spalle di Louis quattro
uomini molto alti e robusti che si stavano avvicinando al mio amico.
-Va
bene.- Disse il tipo rasato, levando le mani in alto:-Non ce l'abbiamo
con la ragazza, ma ce l'ha chiesto una nostra amica, tutto qui. Niente
rancori e facciamo finta che questo fatto non sia mai successo, ok?-
Louis annuì facendo cenno con la testa e io mi sentii sollevata.
-Grazie ragazzi!- Abbracciai entrambi.
-Devi andare da qualcun altro, sai.- Suggerì Niall. Seguii il suo consiglio e me ne andai, cercando Harry.
Però una volta che fui di nuovo nella palestra della scuola dove si stava svolgendo il ballo, non lo riuscivo a trovare.
Mi guardavo a destra e a sinistra ma sembrava proprio che Harry fosse scomparso.
-Charlie!- Sussultai udendo quella voce.
-Sophie!- Esclamai portandomi la mano sul petto:-Mi hai fatto prendere un colpo!-
-Ti stavo cercando.-
-Io invece cercavo Harry.- Con lo sguardo esploravo ogni angolo di quella dannata palestra.
-Non dirmi che avete litigato!-
-No! E' una lunga storia, hai visto Harry?-
-Sì, volevo dirtelo prima ma non riuscivo a trovarti!-
-Dov'è andato?-
-Era con una morettina e sono andati via da qui.-
-Merda.- Sbottai e uscii dalla palestra. Il vento freddo di quella dannata notte mi stava avvolgendo.
Idiota c'è una cosa chiamatasi giacca, potevi prenderla!
Non
c'era tempo per prendere anche la giacca dovevo trovare Harry.
Sicuramente saranno andati a casa del troione a fare chissà cosa.
Per fortuna che casa sua non era così lontana dalla scuola. Non ci avrei messo tanto tempo per arrivarci.
E' un chilometro di distanza!
Farò l'autostop!
Il freddo ti sta congelando i tuoi pochi neuroni rimasti. Bene forse anch'io morirò presto. Meraviglioso.
Stupida coscienza! Invece di fari commenti sulla tua morte drammatica, aiutami a trovare un modo per arrivare a casa di Harry.
Porta in alto la mano, segui il tuo capitano, muovi..
Dannata coscienza.
Ti
ho già detto, continua a camminare. Magari un'anima buona
vedendo un panda si fermerà e ti porterà allo zoo.
Io non devo andare allo zoo ma a casa di Harry.
La
parola comicità non esiste nel tuo dizionario eh? Cerco di farti
compagnia nel tuo tragitto folle e di non farti sentire una povera
scema che corre nel buio. Ma se vuoi stare nel tuo dolore, a
crogiolarti e a dire dove sei Harry, beh fai pure.
Spesso mi domandavo cosa avessi fatto male nella vita? Insomma perché avere così tanta sfiga?
Lo sapevo, lo sapevo e lo sapevo.
Mi
ricordavo il primo pensiero che avevo fatto su Harry, era quello di
stare lontano da quell'individuo perché avrebbe procurato
solamente guai.
Affermazione che era risultata assolutamente veritiera.
Vidi i fari di una macchina puntarmi contro e poi la stessa vettura arrivarmi di fianco:-Che ci fai ancora qui?-
-Louis!- Esclamai contenta. Lui era il mio angelo protettore. Se non ci fosse stato, cosa avrei mai combinato da sola?
-Allora?-
-Stavo andando a casa di Harry, perché Natalie l'ha preso!-
-Rapimento alieno. D'accordo sali in macchina, ti accompagno io.-
Una
volta in auto, gli raccontai cosa era successo tra noi. Lou ascoltava
in silenzio e qualche volta lo sentivo sbuffare e sorridere.
-Penso che lui sia innamorato, sai.- Commentò infine.
-Lo pensi davvero?-
-Beh, o è uno stronzo di prima categoria o un coglione innamorato.-
-Mi piace la tua versione, sai. Sembra il titolo di un libro, il coglione innamorato.-
Continuammo a chiacchierare per la durata del tragitto e mi lasciò davanti a casa di Harry.
-In bocca al lupo!-
-Crepi!-
Presi un respiro profondo e con passo decisi mi avviai presso la casa del ricciolo.
Ero
davanti al cancello e stavo per affrontare la mia battaglia. Ad un
passo dalla verità. Sapete, quando sei davanti allo schermo del
cinema e si è giunti al momento clou? Ecco era arrivato quel
momento.
Allungai
il braccio per fare poggiare la mano sul gelido cancello. Chiusi gli
occhi di spontanea volontà e una volta che spinsi quella porta
di metallo percepii una mano calda afferrarmi il polso:-Che ci fai qui?-
-Harry!-
Esclamai. Non ebbi il tempo di continuare la frase che il ricciolo mi
abbracciò di slancio:-Avevo una strana sensazione, sai. Ma stai
bene.-
Mi
feci coccolare e mi godetti quell'istante. Non volevo raccontargli
della brutta avventura che avevo vissuto. Volevo stare bene e di certo
parlare di questa futilità era l'ultimo dei miei pensieri.
-Natalie
dov'è?- L'unico però mio chiodo fisso era che quella
ragazza fosse in giro, pronta a fare qualche altro piano malefico
contro la sottoscritta.
-Abbiamo
litigato.- Disse sospirando:-Dice che ti sto troppo addosso. Insomma
è gelosa di te. Ha detto altre parole non carine nei tuoi
confronti e l'ho mandata a quel paese.-
-Hai fatto questo per me?-
-Non esaltarti troppo.- Sussurrò baciandomi la guancia:-Entriamo, sennò qui te rischi di prendere un malanno.-
Le
nostre mani erano intrecciate, e i rumori che si udivano in quel dolce
silenzio, erano i nostri respiri, i nostri passi che battevano sulla
ghiaia e quel venticello che ti pizzicava la pelle.
-Manca una dolce melodia e tutto potrebbe essere perfetto.- Commentò guardandomi.
-Questa
versione di Harry romantico mi sta stancando.- Brontolai facendogli la
linguaccia e feci un passo in avanti mettendomi dinnanzi al
ricciolo:-Harry, mi sembra che tutto quanto sia forzato. A me piaci
anche quando sei un criceto voglioso. Certo mi fai arrabbiare,
però mi fai stare bene. A me piaci così!- Gridai.
Per
fortuna che era buio, perché se ci fosse stata qualsiasi fonte
di energia luminosa lui mi avrebbe visto la mia faccia rossa come
quella di un pomodoro e sicuramente mi avrebbe preso in giro!
-Quindi ti piacevo anche quando facevo lo stronzo?-
Brava Charlie, stimati. Hai accesso la candela, adesso te la dovrai vedere con il tuo tanto odioso Harry.
Lo fissai negli occhi e non proferii parola.
Lui conosceva la risposta ma voleva comunque sentire la mia voce che diceva quel dannato sì.
-Se non fossi stato così stronzo, forse non ti avrei attirato così tanto a me.- Annunciò poi.
-Probabile.-
-Però non è che lo stronzo sono solo io, anche tu hai la tua parte!-
-In che senso scusa?- Chiesi innocentemente.
-Forse lo capirai..- Alluse malizioso e si avvicinò a me prendendomi in braccio.
-E se ti dicessi che ho le mie cose?-
-Mar rosso!- Gridò guardandomi minaccioso:-Allora sono proprio sfortunato!-
Rideva.
Ridevo anch'io.
Arrivammo in camera sua e mi fece accomodare sul suo letto.
-Credi
davvero che io te la dia?- Domandai incrociando gambe e braccia. Notai
come il suo sguardo si posò sulle mie gambe nude.
-Arte della seduzione.-
-Non ha mai funzionato prima d'ora, adesso dovrebbe?-
Madonna
santa! Qui sta diventando qualcosa di sconcio. Mi dispiace Charlie, ma
la tua coscienza alias parte sana del tuo cervello, ti abbandona. Non
voglio assolutamente vedere luci rosse!
-Io ho sempre un asso nella manica.- Replicò con sorriso trionfante.
Se credeva che mi avrebbe fatto sciogliere con qualche ghigno, beh si sbagliava di grosso.
-Ne dovrai tirare almeno cinque.-
-Giochi
sporco, tu!- Si tolse la giacca e dopodiché cominciò a
sbottonarsi la camicia. Lo stava facendo in maniera lenta, e lo faceva
apposta.
I
miei stupidi occhi stavano sulle sue mani che si muovevano su quella
stoffa bianca, mentre quelle dita aiutavano Harry a mostrare il suo
petto.
Abbassai lo sguardo e strinsi le labbra. Poggiai le mani sul materasso e le dita che stringevano il bordo del materasso.
Rialzai gli occhi e vidi come quel color speranza mi era addosso.
-Penso che l'asso sarà solo uno.-
Non ebbi per mia sfortuna nessuna contro e dovetti rimanere in silenzio.
Harry si sedette sulle mie gambe e infilò le sue dite nei miei capelli.
Mi baciò.
Le nostre lingue si incrociarono e ballarono tra di loro, vogliose.
Con un gesto rapido finii sdraiata sul letto e i baci bollenti di Harry mi invadevano il corpo.
Mi morse il mento e sussurrò roco:-Come farò senza il mio panda?-
Allacciai
le braccia al suo collo:-Te l'ho già detto, Styles. Avrai un
pollaio a tua disposizione. Non puoi avere mica tutta la fattoria!-
-Sei una fottuta stronza.-
-Ho imparato dal maestro.-
I
nostri baci divennero sempre più intensi e quel desiderio stava
avvolgendo sia me che Harry. Notavo i suoi occhi accesi di una luce
propria e io di fronte a lui, non mi sentivo più quella
sensazione di disagio.
In
quegli istanti erano i nostri sguardi a parlare. I nostri corpi
eseguivano solo ciò che la nostra mente voleva. Perché in
quell'attimo, noi eravamo una sola essenza.
Magico, pieno d'energia, e dannatamente piacevole.
Fu ciò che provai.
Con i respiri che stavano tornando alla normalità, Harry mi fece accoccolare tra le sue braccia.
Stava per parlare ma non gli diedi tempo di cominciare:-Inizio io.- Dissi subito.
-D'accordo.- Mugugnò.
-Non
voglio promesse eterne. Non voglio parole sdolcinate e non voglio
sentirmi dire che tornerò, che ti amerò per sempre e
altre cose.-
-Come Charlie!- Esclamò:-No, scherzi. Ma adesso noi siamo fidanzati..cioè, io e te ci stiamo frequentando..-
-Shh.-
Sospirò.
-A
me va bene così Harry. Sono sicura che un giorno ci
rincontreremo e che se ciò che sentiamo l'uno per l'altra
è vero, questa sensazione non si spegnerà. Certo con il
tempo sopirà, ma si riaccenderà.-
-Altrimenti
usiamo l'accendino.- Commentò sarcastico:-D'accordo. E poi non
sono uno mieloso io. Preferisco action, soprattutto a letto.-
-Sei un troione.-
-Mio dolce panda.-
-E comunque io ti odio.-
Mi sedetti sul letto e mi voltai verso di lui con il sopracciglio alzato:-Cosa?-
Harry
sgranò gli occhi:-Oh, un secondo fa mi fai una paternale,
dicendo niente zuccherosità e poi pretendi...- Divenne rosso e
non concluse la frase.
-Una volta sola.-
Sorrisi.
-Ti amo.- Mi sussurrò all'orecchio.
-Io forse.-
-Dai.- Mi morse il mio povero organo uditivo.
-Anch'io ti amo, Harry.-
The End.
E
beh, certo non potevo finire la storia con questo finale. Dov'è
la mia coscienza malefica? Non ha commentato ciò che ho fatto!
Sono
qua, panda dei miei stivali. Sai ho fatto scoperte interessanti. Devi
sapere che tutte le tue sfortune sono dovute ad un'autrice poco sana,
che ha avuto l'idea di scrivere questa fanfiction, in cui tu Charlie
sei la protagonista.
E se ti dicessi che sapevo tutto e che tu sei la vittima di tutto questo?
Sono stato una pedina di questa diavoleria! Odio tutti io. A prescindere.
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
E qui si conclude la prima parte della storia. Inizialmente le due
storie (I hate you, or maybe not... e I hate you, or maybe not 2!)
erano state pubblicate in due storie diverse e a distanza di tempo. Ma
con questa ripubblicazione, ho deciso che terrò la storia sotto
un'unica pubblicazione.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10. ***
cap2
Capitolo 10.
“Charlie,
se non ti svegli non credo che riuscirai a prendere l’aereo per
Manhattan!” Esclamò Sophie facendomi così
sobbalzare come una molla dal letto.
Mi guardai attorno e mi passai la mano tra i capelli. Sentivo la fronte sudata e appiccicosa.
Ennesimo incubo.
Sospirai.
La piccola chioma bionda spuntò dietro la porta e mi stava
indicando l’orologio del suo polso: “Signorina fai
tardi.” Continuò.
“Ci metto poco a prepararmi.” Mugolai come risposta e scesi dal letto. Volai in bagno e mi fissai allo specchio.
Occhi spenti, borse da far paura che a breve sarebbero diventate valigie e bagagli, e i capelli arruffati.
Sarebbe iniziata una nuova vita e avrei dimenticato Harry per sempre.
Non gli avrei più permesso di entrare nella mia vita e di
scombussolarla ancora.
Mi feci la doccia, mi preparai ed ero pronta.
Dovevo essere decisa e non temere più di voltare pagina. Non adesso.
In fondo me lo dovevo aspettare da uno come Harry, insomma lui era
sempre stato un playboy cosa pensavo io quando gli avevo detto quelle
parole?
Niente.
Ero stata egoista e credevo veramente che lui fosse cambiato per me.
Se ancora pensavo a quei momenti a quegli instanti in cui vidi Natalie
e Harry insieme. Si era fatto tentare da quella e quante volte al
telefono io glielo chiedevo e lui rispondeva che tutto andava bene.
Quante bugie mi aveva detto, quante!
***
Ero felice di poterlo vedere oggi. Finalmente dopo quasi un anno di
distanza avrei rivisto Harry, avrei potuto risentire del suo profumo,
avrei potuto abbracciarlo e sentire le sue braccia addosso a me e
sentire di nuovo quelle labbra morbide sulle mie. Mi era mancato
così tanto poterlo baciare.
Presi l’ascensore dell’hotel e appena arrivai al piano in
cui aveva preso la camera, sentii il cuore accelerare ancora.
Respirai profondamente e mi diressi verso la porta 164.
Udii dei rumori e una voce femminile.
Pensai che fosse la cameriera e mentre appoggiai la mano sul pomello dorato della porta, mi bloccai sentendo:-Harry.-
Deglutii.
Cominciai a tremare.
Non era Natalie. Mi dissi tra me e me.
Aprii la porta di getto.
Harry sdraiato sul letto con solo i miseri boxer addosso a lui e Natalie su di lui. I vestiti per terra in giro.
Le lacrime stavano uscendo di loro spontanea volontà ma non volevo piangere. No. Non di fronte a lui.
Harry scansò Natalie e corse verso di me.
-Charlie ti posso spiegare.-
Lo fulminai con lo sguardo:-Non c’è niente da spiegare.
E’ tutto chiaro.- Dissi quella frase guardandolo negli occhi:-Ti
ho amato, veramente io.-
Non rispose.
Non volle mentirmi.
Preferì il silenzio. Posò i suoi occhi su di me, ma non
riusciva a reggermi lo sguardo quindi abbassò il capo.
Non tentò di giustificarsi.
-Da quanto tempo?- Sussurrai debolmente.
Volevo capire da quanto tempo questa storia stava andando avanti.
-Fin troppo…forse.-
-Troppo quanto?- Chiesi ancora.
-Un paio di mesi.-
-Me lo avresti detto?- Domandai. Alzò la testa con le pupille
dilatate come non mai. Aggrottò le sopracciglia e pose
attenzione lontano da me:-Essere amanti è un segreto.-
Degna risposta da parte di Harry.
-E’ stato bello finché è durato.-
Ancora silenzio.
Non aggiunsi più nulla.
Non piansi, o almeno mi trattenni dal farlo di fronte a lui.
Speravo che si difendesse in qualche modo, però probabilmente
anche lui sapeva che avrebbe avuto torto e che non sarebbe riuscito a
trovare una risposta da darmi.
Era finita, davvero.
***
Scossi la testa cercando di rimuovere quelle immagini fastidiosissime
che tornavano intensamente nei miei ricordi. Pensavo a quanto avrei
voluto che in quell’occasione Harry si fosse giustificato e che
si fosse difeso, almeno tentare di dire qualcosa..
A chi la vuoi dare a bere? Hai visto con i tuoi stessi occhi, cosa era
successo. Adesso smettila di farti mille viaggi mentali e cerca di
vivere la tua nuova vita.
Sospirai.
Per quanto mi costava ammetterlo, avevo visto con i miei stessi occhi cosa era effettivamente successo in quella stanza.
Mi chiedevo perché? Cioè, possibile che gli uomini
avessero un istinto così feroce da dover aver sempre bisogno di
un contatto fisico.
E poi dicono che noi donne siamo contorte!
Insomma, per accontentare voi donne ci vuole affetto, rispetto,
romanticismo, e altre boiate del genere. Per un uomo che non ha il
cervello sviluppato è un concetto complesso, sai!
Come non dare torto alla mia coscienza!
Basta Charlie, adesso si doveva andare avanti e proseguire nel mondo della moda. Già, proprio io!
Non come modella ovviamente, ma bensì come fotografa. Ebbi
questa possibilità per pura casualità. Inizialmente ero
piuttosto titubante, perché bisognava stare lontano da casa e il
lavoro da fotografi certo non era ben pagato, anzi! Tuttavia, per la
situazione creata con Styles necessitavo assolutamente di cambiare e
dare un nuovo impulso alla mia vita.
Così facendo, avrei fatto esperienza, avrei dimenticato il
passato mettendomi a capo fitto nel lavoro e perché no, avrei
potuto conoscere persone nuove.
Poi se avessi guadagnato abbastanza soldi, avrei potuto fare anche il college. Meglio di così?
Stai viaggiando troppo, dannata intelligenza, i troppi film americani
che storpiano la realtà rendendola facile non rappresentano come
funzioni il mondo. Dovrai pensare alloggio e Manhattan è
piuttosto cara, sai.
I pensieri negativi affollarono rapidamente la mia mente e mi ritrovai a fare i conti con quanti soldi avevo.
Sufficienti, forse per un piccolo appartamento ma sarebbero bastati in un quartiere caro come Manhattan?
Arrivai in aeroporto, feci il check-in e mi imbarcai.
Mentre stavo cercando di trovare posto mi scontrai con una persona:
“Domando scusa.” Dissi massaggiandomi un po’ il naso.
“Faccia più attenzione!” Brontolò la signora.
Abbassai la testa imbarazzata e portai la mia attenzione verso il biglietto. Mi misi da parte e feci passare la donna.
Mi trovai il posto da sedere e mi allacciai subito le cinture di sicurezza. Adesso, si doveva solo aspettare il decollo.
Una volta che l'aggeggio malefico con le ali, spiccò il volo chiesi ad un'assistente di volo se potevo usare il computer.
“Certo, signorina. Però quando siamo in fase di turbolenza
o di atterraggio la pregherei di spegnere immediatamente qualsiasi tipo
di dispositivo.”
Annuii facendo cenno con la testa e le sorrisi.
Misi la chiavetta per internet nell'apposita, porta. E navigai sulla
rete..Va bene andai a ficcanasare su facebook, odioso social network
che ti creava una sottospecie dipendenza.
Volevo sapere se Harry avesse aggiornato il suo profilo. Lo so, sembrava stupido ma ammetto, che ero curiosa.
Ma una volta lì, non c'era niente.
L'ultimo aggiornamento risaliva ad un mese fa, quando era stato taggato in alcune foto di lui in discoteca con altri suoi amici.
Stupida, Charlie!
Uscii di scatto da facebook e abbassai lo schermo del computer con rabbia.
“Mi dispiace per il portatile.” Commentò una voce
particolare che mi colpì subito. Mi girai verso la mia destra e
scorsi due grandi occhi color cioccolato.
Gli sorrisi intersettorialmente e lui ricambiò.
“Problemi d'amore, eh?”
“Storia finita male.” Aggiunsi: “Sai quel tipo di
persone che sai che non potranno mai cambiare, ma tu tenti comunque di
provarci e alla fine arriva la pugnalata che ti affetta il cuore?”
“Uno stronzo?”
Annuii: “Sì. Proprio uno stronzo.”
Lo sentii sospirare: “Non si può pretendere che una
persona possa cambiare. Semmai questa può scendere a
compromessi. E' come dire che la mela può diventare blu. Questo
non può succedere.”
“A meno che non sia una mela puffosa!” Esclamai. Cercavo di
cambiare argomento, non volevo più pensarlo, anche perché
riportare la sua immagine nella mia mente mi stava facendo male e mi
avrebbe fatto piangere ancora.
Come se non avessi già versato abbastanza lacrime per lui!
“Sei testarda, a quanto vedo.”
“Quando serve, sì. Ah, comunque sono Charlie.
Piacere.” Dissi porgendo la mano al ragazzo che era diventato il
mio nuovo passeggero. Possibile che prima non mi fossi accorta della
sua presenza?
“Zayn. Piacere tutto mio.”
Il
viaggio fortunatamente non fu così lungo grazie alla compagnia
di Zayn. Si era dimostrato un ragazzo posato, molto gentile ed educato.
Anche lui, come me, si stava dirigendo verso Manhattan. Gli chiesi che lavoro facesse lì e mi rispose che era un modello.
Beh, non mi sarei dovuta sorprendere che non lo fosse. In fondo era un ragazzo molto attraente e con quei occhioni, avrebbe potuto conquistare anche la donna più malvagia e fredda di questo mondo!
Forse dovrai fotografare lui, in pose molto sensuali!
No!
Niente pensieri sconci. Ma possibile che ma la mia coscienza dovesse essere così maliziosa!
“Sei buffa quando gonfi le guance!”
Arrossii e spostai il mio sguardo al di fuori del finestrino. Rimasi
incantata nel vedere quanto la realtà potesse diventare piccola
e insignificante vedendola da un altro punto di vista.
“Tu perdoneresti un tradimento?” Gli chiesi.
“No.” Rispose secco: “Se tu ami una persona, non vai di certo a divertiti con un'altra.” Aggiunse.
Non volli replicare, ma Zayn aveva ragione.
Il viaggio terminò. L'aereo fece le proprie manovre di atterraggio e sentii che avevamo toccato terra.
Tutti i passeggeri fecero un applauso.
Salutai Zayn e lo ringraziai per la chiacchierata avuta. Non volli
scambiare qualche contatto telefonico o altro, perché mi
sembrava eccessivo. Non potevo di certo fare amicizia con tutti degli
sconosciuti incontrati in aereo!
Ero nervosa, perché non avevo la più pallida idea di dove
andare ma dovevo arrangiarmi. Così, una volta fuori
dall'aeroporto e aver preso le mie valigie, cominciai a vagabondare in
città.
Mi sentivo spaesata e non sapevo dove dovessi dirigermi. Alzando il
viso verso il cielo, non facevo altro che vedere palazzi enormi ovunque
e se mi guardavo davanti a me, una massa sproporzionata di gente che
circolava a ritmi rapidissimi.
Spesso venivo spinta o trascinata da altra gente, che non si fermava neanche per chiedere scusa!
Non dovevo demordere. Prima di tutto mi dovevo dirigere verso l'azienda
dove sarei andata a lavorare. Una volta lì, avrei dovuto cercare
un piccolo appartamento poco costoso.
Sei una disorganizzata a livello cosmico! Non potevi chiedere a qualcuno di accompagnarti?
Coscienza, shh. Mi devo concentrare e tu mi distrai.
Cercai qualche taxi e trovai qualcuno che gentilmente si fermò.
“Salve.” Dissi entrando: “Dovrei andare a questo
indirizzo.” Aggiunsi mostrando il biglietto su cui avevo scritto
la via dell'azienda.
“Si accomodi, pure signorina.”
Il taxista iniziò così la sua corsa e nel mentre
attendevo di giungere destinazione, l'uomo iniziò a scambiare
con la sottoscritta due parole.
“Qui ci sono molti bei posti da fotografare!”
“Già. Infatti non vedo l'ora di cominciare. E' sposato lei?”
“Sì. E ho due splendidi bambini, Theresa di sette anni e Shane di quattro.”
“Oh, ma sono piccolini, ancora!”
“Purtroppo sì.”
“Perché dice così?”
“Temo di non poterli crescere, con questa crisi economica che sta
distruggendo numerose famiglie. E' difficile portare il pane a
casa.”
“Capisco.” Dissi.
La discussione morì lì e una volta arrivata di fronte ad
un enorme palazzo, come gli altri che avevo visto in precedenza, pagai
il signore.
Adesso il mio obiettivo era andare lì dentro e riuscire ad avere
un lavoro sicuro per le mani dopo di che avrei dovuto cercare un
appartamento.
Varcai la soglia dell'edificio e subito fui trasportata dall'eleganza
del luogo. Il gioco di luci, le pareti color pesca, l'arredamento..fu
un insieme che mi tranquillizzò molto.
Mi voltai verso sinistra e mi diressi verso il bancone dove una
signorina bionda, che aveva i capelli raccolti con un chignon mi
accolse, sorridendo.
“Prego, come posso aiutarla?”
“Sto cercando il Parker.”
“Lei è Charlie Madison?”
“Sì.”
“Bene. Mi segua.”
La ragazza mi accompagnò in ascensore e mentre mi guardavo
attorno, meravigliata del luogo,sentii una voce così familiare
che feci fatica a credere quando lo vidi in persona.
“Zayn!” Esclamai sbalordita.
“Charlie!” Sbottò anche lui meravigliato.
La segretaria si sgranchì la voce e interruppe il nostro breve
dialogo. “Ecco signorina Madison, qui è il signor
Parker.”
Inspirai profondamente ed entrai nell'ufficio del signor Parker.
Quando vidi l'uomo seduto sulla poltrona dietro alla scrivania, non
potei sgranare gli occhi e rimanere folgorata dalla sua bellezza.
Scossi la testa. No. Non poteva essere così il signor Parker, mi
dissi mentalmente. Mi immaginavo un uomo anziano, rugoso e un po'
cicciotello con tanti soldi e che amava la fotografia.
E invece...
Sorrise, mostrando i suoi denti bianchi lucenti: “Siediti Charlie. Posso darti del tu?”
Rimasi imbambolata ferma e come un robot mi avvicinai alla postazione.
Terra chiama Charlie. Terra chiama Charlie.
Dovevo darmi una regolata e non mi dovevo comportare come una mocciosa
di quattordici anni. Ne avevo quasi venti, quindi, un po' di
maturità ci doveva, teoricamente, essere.
Teoricamente.
“Sono David Parker. Sono contento che tu abbia accettato questa offerta.”
“Beh stavate cercando nuove persone che amassero la fotografia,
che amassero immortalare ogni piccolo istante nella macchina
fotografica ed eccomi qua.”
Dovevo ringraziare anche mia madre che aveva già lavorato presso
quest'azienda, quando era giovane. E fu in quell'occasione che si
conobbero i miei genitori e decisero poi di fidanzarsi e sposarsi.
Sì, avevo avuto un aggancio, però ai giorni d'oggi, si andava avanti così.
“Mi ricordo di tua madre. Ero piccolo all'epoca, però mi ricordo di quanto fosse bella. Ti assomiglia, sai.”
“La ringrazio.”
“Scusami. Sto usando un tono confidenziale. Ma è per metterti a tuo agio.”
Più mi trovavo a parlare con il signor Parker, più mi
rendevo quanto fosse gentile e bello. Avrà avuto si e no una
trentina di anni, ma erano portati benissimo.
“Non si preoccupi. Piuttosto mi parli del lavoro.”
Così David iniziò a spiegarmi delle mansioni che avrei
dovuto svolgere. Aggiunse poi che tipo di contratto avrei avuto e la
paga.
“Full time?” Chiesi.
“Sì. Per il primo periodo sarai seguita da tuoi colleghi
con più esperienza, poi una volta che sarai diventata più
autonoma, ti manderemo a fare i servizi fotografici.”
Salutai il signor Parker e una volta fuori sorridente, raggelai quando vidi la figura di Zayn affiancata a quella di Styles.
“Ehi, ciao Charlie!” Disse Zayn.
Il mio buon umore mutò immediatamente quando incrociai nuovamente quegli occhi color smeraldo.
Anche Styles era sorpreso di vedermi.
Sicuramente penserà che lo stavo seguendo!
Zayn non conoscendo la storia, ovviamente chiese il motivo di tale silenzio imbarazzante e gli spiegai rapidamente la vicenda.
“Lo stronzo.” Ripeté il moro.
“Esatto.” Gli dissi sorridente. Questa sì, che
sarebbe stata una vendetta con i fiocchi. Avrei potuto fare la
smorfiosa con Zayn.
Eccellente. La parte malefica di Charlie si stava svegliando. Sono molto felice.
“Smettila di fare la gatta morta con il mio amico.” Sputò Harry.
“Pff. Parla quello che ha finto tutto il tempo con me!”
“Mica ti ho fatto la promessa eterna che sarei rimasto il tuo cane fedele?”
“Pensavo di sì, invece!” Gridai a mia volta.
“Quindi per te, io dovevo stare ai tuoi piedi ed esaudire ogni tuo singolo capriccio?”
“Harry, stai facendo la vittima! Quando quella che ha sofferto, sono io! Non tu!” Gli gridai.
“Non mi hai dato modo di spiegarmi.” Rispose sussurrando.
“Cosa? Che quello che è successo in quella camera,
è stato frutto della mia immaginazione? Oppure che Natalie ti ha
costretto a fare una cosa contro voglia?”
“No!” Sbottò. Harry deglutì e spostò
il suo sguardo lontano da me: “Sei troppo arrabbiata per
capire.”
“Sì, certo.” Replicai sarcasticamente.
“Lasciamo stare. Non voglio rovinarmi un'altra volta per causa
tua.”
Zayn notando che la situazione stava precipitando, intervenne e portò via Harry.
Rimasi immobile mentre vedevo quei due allontanarsi e mentre facevo fatica a trattenere le lacrime.
Uscii dal palazzo e mi asciugai velocemente gli occhi. Non potevo
piangere e stare male e non avrei permesso a quel disgraziato di
rovinarmi la vita una seconda volta.
Così mi misi a cercare qualche appartamentino nei dintorni,
peccato gli affitti fossero carissimi. Con il mio stipendio che avrei
preso che era appena di mille dollari, non avrei potuto permettermi di
pagare ottocento per un monolocale.
Decisi di cercare un po' fuori zona e i costi cominciarono a scendere.
Tuttavia non riuscivo a trovare qualcosa che mi piacesse. Lo so, che
avrei dovuto accontentarmi però speravo sempre nell'angelo
custode che mi potesse dare un bel appartamento.
In fondo, non chiedevo mica una villa!
Fu quando ero completamente persa nei miei pensieri di vedere quello
che cercavo. Era un palazzo piuttosto alto di color mattone. Mi
attirò subito, forse perché simile a casa in Inghilterra
e chiesi subito se c'era un monolocale per me.
Mi dissero che c'era e anche il costo non era così male.
Quattrocento dollari.
“Va bene.” Dissi sorridente. Fu così che la signora mi diede le chiavi e presi l'ascensore.
Mi sembrava di vivere di nuovo quella situazione, di qualche mese fa
con Styels. Ma possibile che quell'individuo me lo trovassi ovunque
andassi?
Il colmo sarebbe proprio se lui fosse un agente speciale della CIA. Questo, sì che mi sconvolgerebbe!
Una volta che fui nel piano in cui si trovava il mio appartamentino, sbiancai.
“Tu!” Gridai indicandolo: “Possibile che ti debba avere sempre tra i piedi!”
Harry si rannicchiò su se stesso e con le mani congiunte mi chiese chi fossi.
“Come chi sono? Smettila di fare l'imbecille, Styles.”
Adesso però, che lo guardavo meglio non aveva il suo modo di
vestire, anche se i lineamenti del suo volto erano molto simili a
quelli di Harry.
“Tu non sei Harry Styles?”
Il ragazzo scosse la testa: “No. Mi chiamo Marcel Crane.” Rispose titubante.
Sospirai: “Scusami. E' che conosco un ragazzo che è
identico a te. Certo, come modi vestire no e acconciatura e occhiali.
Ma pensavo che si fosse travestito...e.”
“Non ti preoccupare. Non è successo niente.” Disse
sorridendomi. Ci guardammo negli occhi e mi faceva uno strano effetto
vedere la fotocopia di Styles, vestito così. Però aveva
fascino.
Molto più di Harry.
Marcel era gentile e posato. Un po' come Zayn.
Charlie, stai diventando una civetta o è una stupida tattica per fare ingelosire Styles?
Coscienza, tu sei malvagia ma se la sottoscritta diventasse cattiva, veramente, sarebbero guai per tutti.
Anche per quello scellerato di Styles!
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11. ***
cap2
Capitolo 11.
Stavo
sistemando la mia roba nel mio nuovo appartamento, che ero riuscita a
trovare fin troppo facilmente. Qualcosa mi diceva che qualcosa sarebbe
andato storto.
Ah!
Dovevo smetterla di essere così pessimista! Dovevo assolutamente
pensare in positivo e credere nelle mie capacità.
Un metodo subdolo il tuo, intervenne la mia carissima coscienza, quello di fingere a pensare una cosa, ma in
realtà non fai altro che pensare a Styles, e a chiederti come
lui conoscesse Zayn e soprattutto perché si trovasse nella
stessa azienda dove avresti lavorato tu.
Mia madre.
Mi venne in mente immediatamente lei.
Finii di riporre i miei vestiti nel guardaroba e la chiamai.
“Tesoro, che bello sentirti! Tutto bene il viaggio? Hai
già conosciuto il signor Parker. Devi sapere che è il
figlio a gestire l'attività, non il padre come pensavo.”
“Sisi, mamma ho già fatto il colloquio è tutto ok. Ma ti devo chiedere un'altra cosa.”
“Sento molta energia negativa, dal telefono sai.”
“Smettila di fare la sarcastica. Sei stata tu a mandare Harry qui, per caso?”
“Dai non essere arrabbiata!” Disse sospirando: “E'
stata Michelle a chiedermelo. Harry era nervoso e dispiaciuto per
quello che è successo tra voi. So, che non dovevo farlo
però penso che ci sia un motivo a ciò che ha fatto Harry.
Quindi cercate di fare pace.”
Premetti il bottone per concludere la conversazione e poggiai il telefono sul primo comodino che trovai.
Perché stavo così male? No. Io non dovevo stare male. Non dovevo piangere e soffrire, lui non se lo merita!
Sentii il cellulare squillare ma non risposi e continuai con le mie
faccende, cercando di far sembrare il mio nuovo abitacolo, qualcosa di
decente.
Dovevo comprarmi qualcosa di più carino per arredare, tipo qualche quadro, qualche sopra mobile e altro.
Lo sai, che con il tuo misero stipendio avrai ben poco?
Già.
Avevo bisogno di trovare qualche altro lavoretto.
Ma dove?
E soprattutto quando? I sabato e le domeniche? Ma di certo non bastavano.
Le sere dopo aver lavorato. In qualche ristorante, mi avrebbero preso
sicuramente. Lì hanno sempre bisogno di personale che sgobbasse
come un dannato.
Così fu. Uscii di casa e mi misi subito a chiedere nei
ristoranti vicini. Il bello di poter abitare in una città cosi
piena di vita, era proprio la possibilità di trovare qualsiasi
cosa, subito.
I tre bar a cui feci richiesta, purtroppo non mi presero. Chiedevano di
lavorare la mattina che la sera, e io la mattina avevo l'altro lavoro
da fare.
Camminai ancora qualche decina di metri e sfruttai 'il cerca un altro
lavoro' come una possibilità di vedere le vetrine dei negozi che
avevano lussuosi vestiti. Alcuni, però erano davvero bruttissimi
e costavano l'ira di Dio!
Sospirai.
Dovevo smetterla di essere così bugiarda con me stessa. E dovevo
ammettere la verità. Non volevo rimanere a far niente,
perché sapevo che la mia mente, stupidissima d'altronde, avrebbe
pensato a lui e perché sapevo, che fragile come ero, potevo
cadere di nuovamente ai suoi piedi.
Mi odiavo in questi momenti, perché qualunque persona sana di
mente, direbbe: “No bello, tu mi hai tradito e quindi io non ti
voglio accanto a me.”
E invece, questa misera creatura cosa faceva? Piangeva per il suo principe!
Io direi un brutto ranocchio.
No, neanche il ranocchio. Perché quando si baciava il ranocchio,
questo diventava un principe che decideva di vivere felice e contento
con la sua amata principessa.
Santo cielo, sei una piaga sociale. Sai, stai facendo concorrenza alla
Depressione in persona. Potresti pensare seriamente di prendere il suo
posto.
Dai Charlie. Non è la fine del mondo. Ti vendicherai. Ecco pensa ad un piano di vendetta.
La parola vendetta stranamente mi fece bene al mio umore, perché mi riportò il sorriso in viso.
***
Harry's POV.
Ancora non riuscivo a credere che ero riuscito a trovarla. Pensavo
davvero che non l'avrei più mai vista. Da quel giorno in cui mi
aveva visto insieme a Natalie, tentai più volte di mettermi in
contatto con lei, ma mi aveva dato possibilità di dialogo.
Capivo la sua rabbia e capivo il suo comportamento.
Solo adesso però, mi rendevo conto di quanto fossi stato stupido
e immaturo. Insomma, dovevo immaginarlo che uno come me, non poteva
rimanere senza un contatto fisico e che per me era importante in un
rapporto.
Lo dovevo dire a Charlie.
Dovevo dirle che mi ero fatto incantare da Natalie. Da i suoi modi
docili e che, ero stato debole e per esaudire un mio stupido capriccio,
avevo fatto quello che poi avevo fatto.
Ma d'altro canto, non potevo permettere di perderla un'altra volta. Avevo capito che senza di lei, non potevo stare.
No.
Non volevo perderla.
Sì, avevo seguito Charlie e decisi di travestirmi in un'altra
persona. Charlie era sempre stata ingenua e avrebbe creduto ad ogni
cosa. Forse non dovevo comportarmi cosi e giocare con il fuoco,
tuttavia non sapevo come affrontarla.
“Sei stato fantastico, Harry.”
Vidi una chioma rossa, una pelle candida e un tatuaggio piuttosto
strano sul suo collo. Mugolai qualcosa che non sapevo neanch'io cosa
fosse e ancora piuttosto assonato mi sedetti sul letto.
Sentii le sue braccia avvolgermi e sentii il suo seno appoggiarsi sulla
mia schiena: “Non vuoi un dolce risveglio?” Sussurrò
all'orecchio.
“Devo andare a lavorare.” Risposi frettolosamente
mettendomi in piedi: “Se ho bisogno ti chiamo.” Le dissi
spiccio mentre mi dirigevo verso il bagno.
Porca miseria! Uscendo da questo buco di appartamento dovevo essere Marcel e non Harry!
“Come se hai bisogno ti chiamo?!” Gridò la rossa.
“Quello che ho detto.” Ripetei.
“Pensavo che ci fosse qualcosa di più. Insomma questa
è la nostra terza uscita. Ci siamo divertiti, abbiamo passato
tanti..”
“Sei una tra le tante.” Le dissi senza farle concludere il discorso.
La ragazza non esitò a lanciarmi un'occhiata omicida. Un po'
come quella di Charlie. Solo che il panda aveva un modo plateale di
fare le cose e un po' teatrale. Ma mi piaceva, perché dopo
sapevo come fare pace con lei.
Sorrisi.
“Ti odio!” Urlò e se ne andò sbattendo la porta.
Mi preparai da damerino e evitai di farmi trovare da Charlie, ma quando fui sul pianerottolo sbiancai.
Vidi Charlie che parlava con la rossa.
“Quindi si chiama Harry, giusto?” Disse ad alta voce Charlie.
“Non farti ingannare da quell'idiota! E' uno stronzo.” Dichiarava l'altra.
Le due si congedarono e Charlie si avvicinò al sottoscritto.
“Come ti devo chiamare? Marcel o Styles?” Domandò togliendomi gli occhiali.
“Ti stai sbagliando. Te l'ho detto, sono Marcel!”
“Continui a prendermi in giro, eh?” Chiese con gli occhi
lucidi: “Harry. Basta io di te non voglio più sapere
nulla!”
“Se mi fai spiegare.”
“Cosa eh? Che ti sei fatto Natalie mentre a me dicevi che ero il
tuo panda, che non potevi stare senza di me, eh? Hai giocato con la mia
fiducia. Mi hai tradito disgraziato! Io ti odierò per sempre,
sappilo!”
“Per sempre!” Esclamai sedendomi sul letto.
Mi guardai attorno spaventato e cercai subito la chioma rossa. Sospirai sollevato: “Era un sogno.”
Mi guardai attorno sperando che non ci fosse nessuna ragazza che potesse uscire dal mio appartamento e incontrare Charlie.
Non potevo sapere che cosa poteva succedere se il mio caro panda,
sapesse la verità. Probabilmente scoppierebbe la terza guerra
mondiale.
E allora sì, che sarei veramente morto.
Uscii da damerino dall'appartamento e con stupore incontrai Charlie, che stava chiudendo a chiave la porta.
“Buongiorno.” Le dissi.
Charlie si voltò verso di me sorpresa e con un sorriso da trentadue denti mi diede il buongiorno.
Vidi però nei suoi occhi ancora molti dubbi sulla mia identità.
“Sei veramente il suo sosia.”
Sudai freddo.
“T-te l'ho già detto, che non sono lui.” Ecco che
avevo iniziato pure a balbettare. Meglio per me. In questo modo si
formava di più il personaggio Marcel e Charlie non avrebbe
più avuto dubbi.
Tuttavia Charlie sembrava essere ancora sospettosa: “Va bene, la
smetto di fare l'agente FBI. Ti dovrò presentare ad Harry.
Rimarrai di stucco quando vedrai uno identico a te. Certo Styles ha un
suo modo di fare e vestirsi...”
Lo sapevo.
Dovevo aspettarmelo da una furba come Charlie. Starà sicuramente
architettando qualcosa di malefico in cui la povera vittima sarà
Harry Styles. Sarebbe il colmo se morissi proprio per mano del panda.
Già mi immaginavo i titoli sul giornale: Muore giovane ragazzo
bellissimo per colpa di un mostro geloso.
“Sei sbiancato all'improvviso, sicuro di stare bene?”
Rientrai nel mondo dei vivi e sobbalzai vedendo il panda gentile nei miei confronti.
“Tranquilla tutto ok. E' la mia carnagione ad essere bianca come una mozzarella.”
Non rispose anzi mi sorrise.
“Va bene Marcel. Ti credo, adesso devo scappare al lavoro. Ciao!”
Rimasi impalato sapendo che poi l'avrei rivista ma non come Marcel ma
come Harry. E sapevo che purtroppo non avrei avuto da Charlie, un
trattamento gentile come quello appena avuto.
***
Charlie's POV.
Quel ragazzo non mi convince.
Vorrei poterti dare ragione coscienza mia. Ma se fosse stato veramente
Harry, avrei visto qualche bambola uscire dal suo appartamento e invece
era solo.
Balbettava pure!
No. Voglio credere che lui ed Harry siano due persone diverse.
Avvolta dai miei pensieri arrivai nel nuovo posto di lavoro dove il
signor Parker mi stava aspettando. La segretaria, appena mi vide mi
presentò i miei colleghi con cui avrei dovuto lavorare d'ora in
poi.
Entrai in un enorme salone piuttosto buio poi davanti a me vidi una
fonte luminosa, che era circondata da numerose persone, chi era chinato
e vedevo i flash abbagliarmi gli occhi, chi era davanti ai computer e
alcune ragazze che continuavano a sistemare i capelli alla ragazza.
Mi avvicinai ancora di più, per poter vedere il volto della
modella e raggelai nel vedere che si trattava proprio di Natalie.
Quest'ultima vedendomi interruppe bruscamente il servizio fotografico e
venne da me: “La cornuta.” Sibilò fieramente.
“E io che ti dovrei dire? Che vai a caccia di ragazzi già
fidanzati! Sono gentile che non ti rispondo in maniera
maleducata!”
“Ecco perché non piacevi abbastanza ad Harry. Sei troppo
buona e poi non lo soddisfacevi abbastanza, se è venuto da
me.”
“Probabilmente non ha trovato niente di meglio da te, se tra
tutte le belle ragazze che esistono su questo mondo ha scelto
te.” Risposi alla pari. Non potevo permettere a quella vipera di
mettersi in mezzo!
“Parla proprio quella.” Replicò.
Ci guardammo intensamente negli occhi e fu un ennesimo flash ad abbagliarmi.
“Sei fotogenica.” Mi disse un fotografo che mi osservò meravigliato.
“Sono qui per fotografare non per essere fotografata.”
Dissi all'uomo che aveva scattato l'immagine e gli porsi la mano:
“Piacere Charlie.”
“Panda mi hai rubato la scena!” Mi voltai di scatto e mi irrigidii.
“Ma siamo finiti in uno zoo!” Esclamai: “Tra trote e criceti, manca per caso qualche altro animale?”
“Un pavone!” Urlò un'altra voce: “E che
pavone!” Giunse anche Zayn che si mise tra Natalie e Harry e si
posizionò accanto a me.
“Perché il pavone?” Interrogai Zayn.
Sorrise e velocemente mi diede un bacio sulla guancia. Poggiò
lievemente le sue labbra carnose sul mio orecchio: “Voglio
giocare.” Sussurrò.
Notai gli occhi di Harry stringersi in due fessure e riconobbi quello sguardo.
Rabbia.
“Va bene, gioca.” Dissi a sottovoce.
Dopo
l'arrivo di Zayn nella stanza, le cose per me cominciarono ad andare
meglio e poi, quando scoprii che avrei potuto fargli un servizio
fotografico, beh mi aveva fatto veramente contenta.
Ammettilo Charlie, che ti senti un po' attratta dal misterioso cioccolatino!
E che ci sarebbe di male?
Forse non avrei dovuto essere un po' civetta con lui, di fronte a
Styles ma il mio desiderio di vendetta ardeva dentro al mio cuore, e
ammettevo che godevo nel vedere quel disgraziato di criceto, geloso.
Quando Zayn mi mostrò quel gesto affettuoso nei miei confronti,
Harry allungò il braccio e poggiò la mano sulla spalla di
Natalie, con forza.
Ma a chi voleva darla a bere? Voleva per caso mostrarmi, che era felice
con la sua bella? Perché allora aveva mostrato gelosia e rabbia
per un semplice bacio sulla guancia?
Forse dovresti smetterla di farti così tanti viaggi mentali,
sai? Ti aiuterebbero a vedere la realtà in maniera meno contorta
e riusciresti ad affrontare la realtà in un modo migliore.
Forse.
Tuttavia alla sottoscritta non andava bene che quel disgraziato mi
seguisse e magicamente si mostrasse una persona buona e gentile. Quando
aveva spezzato il mio cuore.
Sebbene Paul, l'uomo che mi aveva scattato la fotografia e mi aveva
detto che ero fotogenica, mi stesse dando delle diritte su come
risaltare il soggetto nella macchina a flash, non riuscivo a
concentrarmi e pensavo.
“Charlie.” Scossi la testa e sbattei la palpebre più volte.
Mi ritrovai vicinissimo il viso di Zayn: “Ben tornata nel
mondo.” Disse sorridendomi: “Prendiamo un caffè
insieme?”
Annuii facendo cenno con la testa e lo seguii.
“Posso sapere perché hai fatto quell'entrata con il pavone?”
Il rumore delle monetine che stavano entrando nella macchinetta interrompevano il nostro dialogo.
“Mi è piaciuta l'idea dello zoo, e volevo far parte della tua commedia.”
Rimasi a bocca aperta e sgranai gli occhi: “Ehi, la mia non è una commedia.”
“No!” Replicò lui: “Non intendevo che tu stai
costruendo tutto. Nel senso che è bello che prendi la
realtà in maniera così particolare. Io se avessi visto
l'uomo con cui la mia ragazza mi avesse tradito, lo avrei picchiato
fino a mandarlo all'ospedale.”
“Beh tu sei un uomo.” Dichiarai: “Mentre noi donne,
abbiamo una cosa chiamata cervello che ci permette di architettare un
piano di vendetta.”
“Non darmi dello stupido. Grazie.” Sibilò gelido mentre sorseggiava la sua bevanda.
“Non volevo, scusami.” Lo fissai intensamente e mi accorsi
di quanto fossero belli i suoi occhi. Grandi e marroni. Immaginai che
dietro a quello sguardo così morbido, si potesse nascondere una
personalità dolce, pronta ad aiutarti nel momento del bisogno.
Una grande sensibilità.
Ma potevo scorgere anche freddezza e durezza. Sentimenti che spesso, venivano celati ma che venivano a galla, sempre.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso: “Anche Keyra, faceva così.”
“Vi siete lasciati.”
“E' una storia lunga. Magari un giorno te la racconterò. Adesso rientriamo.”
Flash e inquadrare il soggetto da fotografare, ecco cosa continuai a
fare nelle ore successive. Tra Paul che mi brontolava che non avevo
preso bene la luce, o l'angolazione e gli altri assistenti che mi
sgridavano, finii la giornata sfinita.
Sospirai perché il mio lavoro non era finito ancora. Adesso
dovevo andare a lavorare in quel ristorante cinese, in cui avevo
trovato lavoro come lavapiatti e cameriera, qualora ci fosse bisogno.
La fortuna però, fu buona con me perché almeno il secondo
luogo di lavoro, era vicino a casa, quindi non avevo problemi di
trasporto o di stare fuori al buio.
Sei comunque una ragazzina, in un posto nuovo da sola. Io ti consiglierei di fare attenzione, lo stesso.
Sì, coscienza. D'accordo.
Appena arrivai un uomo cinese di cui non mi ricordavo il nome, ma che
per convenienza lo chiamerò Jackie-chan, mi portò nel mio
fantastico ufficio dove tra meravigliose file di piatti, pentole,
padelle e ogni ben di stoviglia doveva essere passata con la spugna e
tanto detergente.
“Al lavoro.”
“Sì, capo.” Risposi entusiasta.
Un'impressione positiva era sempre importante.
Harry's POV.
“Perché la tratti così male?” Chiese Zayn.
Il mio caro amico mi aveva invitato a mangiare una pizza insieme la
sera e io per evitare di flirtare con qualche altra bambolina, accettai
di stare con lui.
Entrambi seduti sul divano, davanti al televisore con una lattina di birra in mano.
“Se ti spiegassi l'intera storia, ti verrebbe da ridere.”
“Dai, non potrà essere una tragedia.”
Feci una smorfia e mi gettai di peso sullo schienale: “Il problema è che sono cotto, io.”
“Riconquistala.” Mi consigliò il moro.
“Io devo sposarmi con Natalie.”
Zayn raggelò e rimase immobile per qualche secondo: “Perché mai dovresti?”
“Io e Natalie siamo fidanzati ufficialmente. Cioè sono i
suoi genitori ad avermi scelto come loro genero. Solo perché mio
padre e il papà di Natalie sono grandi amici. I genitori di lei,
non le permettevano di frequentarsi con qualcuno, perché molto
fedeli alla Chiesa e quindi quando conobbero me, videro in questo
fantastico soggetto l'ideale marito di Natalie.”
“Natalie non mi è sembrata una santa.” Commentò Zayn roteando gli occhi.
“All'inizio lo era ed era molto timida e mi andava anche bene.
Stavamo bene insieme, ma poi Nat quando cominciò a conoscere il
mondo e divertirsi e fare le cose che prima non poteva fare, beh
cambiò. E per un primo periodo ci stavo male e la sgridavo,
perché in fondo ci tenevo a lei e non volevo avere problemi con
mio padre, che si era raccomandato di fare funzionare la relazione.
Anche perché, come tu sai, presto dovrò prendere le
redini dell'azienda di famiglia e il caro vecchio, voleva
responsabilizzarmi trovandomi la nuora.
Però notando l'improvviso cambiamento di Natalie da angelo a
diavolo, decisi di lasciarla e di andare a stare un po' con mia madre.
Ed ebbi la grande idea di provarci con Sophie.”
“Sophie?! La sorella di Niall?” Esclamò Zayn sorpreso.
“Sì, ma era stata solo una cosa passeggera e quando tornai
a scuola ebbi un'idea migliore, per vendicarmi di Natalie che scoprii
che mi aveva tradito.”
“E ci hai provato con Charlie?!”
“Sì. Il problema è che dopo un po', mi sono sentito
sempre più attratto da lei. Io volevo usarla e divertirmi.
Poi..”
“Poi te ne sei innamorato.” Sospirò: “Cavoli
se Charlie lo viene a sapere, ti odierà per sempre.”
“Già mi odia.”
“Sembra peggio di Beautiful.” Dichiarò Zayn.
“Solo che lì è finzione. Qui no.”
Ci fissammo entrambi negli occhi e speravo che in quel momento, o all'uno o all'altro gli venisse un'idea geniale.
“Perché hai baciato Charlie?” Gli domandai ad un
tratto. La cosa mi aveva infastidito tanto e onestamente non capivo
perché Zayn volesse provarci con Charlie.
“Volevo vederti geloso. Era una tentazione a cui non sono riuscito a resistere.”
“Stronzo.” Replicai minacciandolo di versargli la birra addosso.
“Qui, lo stronzo sei tu.” Serrai la mascella, accettando la verità.
“E cosa le hai detto all'orecchio eh?” Ripresi dopo.
“Cose mie e di Charlie.”
“Non starai mica facendo il cascamorto con lei!”
Non rispose ma poi riprese a parlare: “Sai come possiamo risolvere la situazione?”
“Come?”
“Dicendole la verità. Tu lasci Natalie, rompi il fidanzamento e ti metti in gioco con lei.”
“Non se ne parla. Figuriamoci se mi crede.”
“Quindi non hai fiducia in lei.”
“No! Non è questo!”
“Allora cosa?”
“Ho paura.” Confessai.
“E se un altro ragazzo corteggiasse Charlie, ti darebbe fastidio?”
Mi voltai verso Zayn e lo guardai in maniera interrogativa. Cosa intendeva con quella frase.
Feci una strana smorfia: “Che vuoi dire?”
“Uno come me.” Continuò.
Sgranai gli occhi: “Non osare, metterti contro Harry Styles.”
“L'ho già fatto. Voglio fare parte del gioco.”
Charlie's POV.
Non sentivo più le mani, a forza di immergerle nell'acqua e
detergente. Se riuscivo a piegare le dita, era già un miracolo e
pensare che domani mattina, queste mani avrebbero dovuto sostenere il
peso della macchina fotografica.
Prima di pensare a domani, dovresti pensare a cosa mangiare adesso!
La coscienza mi anticipò e il brontolio della pancia non tardò ad arrivare!
Pure la fame iniziava a rompere adesso!
Dovevo preparare la cena, farmi la doccia, preparami i vestiti per domani, sistemare ancora le ultime cose nell'appartamento..
Uffa! Voglio la mamma!
No, Charlie. Smettila di essere così infantile!
Con una lentezza disumana salii le scale, gradino per gradino e arrivai
nel sospirato pianerottolo. Ero stanca, avevo fame ma non avevo voglia
di fare niente.
“Charlie!” Sentii una voce familiare. Sembrava Styles e mi
voltai indietro con un sentimento di rabbia dentro. Ma vidi che era
Marcel.
“Oh sei tu.” Dissi sospirando: “Scusami, ti confondo ancora con quello scellerato.”
“Non dovresti essere così cattiva con lui.” Disse Marcel difendendo Styles.
“Lui è stato cattivo e merita le mie maledizioni!”
Sbottai entrando in casa, prima di chiudere la porta di nuovo augurai a
Marcel la buonanotte.
“Aspetta Charlie!” Esclamò.
“Che c'è?” Domandai da dietro la porta.
Non sentii niente. Pensai subito che forse era uno scherzo. Però
subito dopo pensai al peggio. E se un serial killer girasse per questo
appartamento e avesse fatto fuori Marcel?
Preoccupata, aprii la porta di scatto e Marcel era ancora lì.
“Perché non hai risposto alla mia domanda! Mi hai fatto prendere un accidente!” Brontolai.
“Ti era caduto il cellulare.” Disse timidamente dandomi
l'oggetto, abbassando la testa: “Siete una bella coppia tu e il
ragazzo in foto. E proprio come hai detto, mi somiglia.”
Arrossii e afferrai frettolosamente il telefonino: “N-no-non
siamo più una coppia.” Ecco fantastico avevo cominciato
pure io a balbettare!
“Mi dispiace.”
“Dispiace anche a me. Ma non permetterò che Styles mi
possa rovinare ancora. Questa volta, sarò più forte e non
mi farò mettere i piedi in testa da lui!” Dichiarai
convinta.
Vidi gli occhi di Marcel stringersi in due fessure e sbiancare di colpo. Poi si allentò il nodo della cravatta.
“F-forse ha avuto i suoi buoni motivi.”
“No. Styles è uno a cui piace divertirsi. E' uno
irresponsabile, che prima di parlare non pensa. Che fa delle promesse
che non mantiene. E' semplicemente..” Mi fermai.
All'improvviso la mia mente si riempì di tante immagini. Di
quella volta che eravamo andati a pattinare e che aveva fatto il geloso
per Adam; della sua battuta dei calzini antistupro; di quando mi aveva
salvato dopo l'incidente...
“Harry.” Sussurrai flebile.
Cominciai a vedere sfocato e le lacrime iniziarono a rigare sul mio
volto. Il salato di quelle gocce d'acqua, giunsero ai bordi delle mie
labbra.
Il sapore del dolore, pensai.
Abbassai il capo e mi asciugai velocemente il viso: “Scusami e notte, Marcel.”
“Charlie, se hai bisogno di scambiare qualche parola..ti ascolto.”
Ci fissammo per qualche attimo e quando incontrai per l'ennesima volta
quegli occhi, scorsi dietro a quegli occhiali il suo sguardo.
“Sei gentile, ma forse sarai stanco..e...”
“No.” Non mi diede il tempo di finire la frase: “Ho detto una cosa e la faccio.”
Lo guardai ancora.
Forse non dovevo dargli fiducia, però qualcosa mi diceva che potevo fidare di lui.
“Va bene, Marcel. Entra.”
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12. ***
cap2
Capitolo 12.
Charlie's POV.
Mi
chiedevo come mai avessi deciso di parlare di affari così
personali con Marcel. A dire la verità, io e lui non ci
conoscevamo per niente.
Charlie, ci dovevi pensare prima. Adesso sei dentro, e si balla.
Fosse facile.
Ci sedemmo una di fronte all'altro e nervosamente iniziai a parlare.
“Non mi devi raccontare perché tu avresti ragione.”
Dichiarò: “Sono qui per ascoltarti, non per
giudicarti.”
Rimasi a bocca aperta sorpresa di quelle parole. Non l'avrei mai detto
di uno come Marcel. Sì, anche perché i nerd solitamente
avevano un approccio razionale e matematico alla relazioni. Un po' come
Sheldon di Big Bang Theory, che in qualche modo assurdo doveva
incastrarci la sua cara matematica e fisica per fare quadrare tutto.
Magari se un numero magico potesse sistemare e far funzionare il tuo
cuore.
Sarebbe tutto più facile e forse noi essere umani, non saremmo
più delle creature capaci di provare sentimenti ma dei semplici
computer, o addirittura quelle persone prive di emozioni. Che vivono
giusto perché all'interno del proprio essere hanno un muscolo
che pompa sangue.
“Sono delusa da lui. E' come se mi avesse accoltellato. Gli avevo
dato una possibilità e pensavo che ci tenesse a me. Dopo tutto
quello che ha fatto, alla fine Harry si era dimostrato il solito
bugiardo. E pensare che all'inizio mi dicevo:-No Charlie. Non fidarti.-
Ma poi Styles mi sorprendeva e schiacciava la mia coscienza, dando
sempre più forza al mio cuore.”
“Dovreste parlarvi.” Suggerì.
“Non riesco a guardarlo negli occhi. Perché sono debole,
perché ho paura che la mia rabbia possa prevalere sulla mia
razionalità e farmi dire o fare cose, che possono ferire Harry e
anche perché ho paura che lui si inventi qualche strana storia
per convincermi che lui era innocente e che la cattiva della storia sia
Natalie. Però, certe cose mica si fanno da soli, non
credi?”
“Hai ragione.” Sussurrò a capo basso Marcel: “E se un altro ragazzo ti corteggiasse...?”
Guardai Marcel incuriosita dalla sua domanda: “Stai parlando di te?”
Il quattrocchi mi fissò da dietro delle sue lenti e abbassò il capo: “No.”
Sorrisi: “C'è un ragazzo che mi incuriosisce. Lo ammetto.
E' un ragazzo che ho conosciuto in aereo e che dopo ho rivisto dove
lavoro. Devi sapere che faccio la fotografa e lui è un modello.
E' molto bello ed è gentile e posato.”
“Meglio di questo Harry?”
“Harry e Zayn sono diversi sia caratterialmente che fisicamente.
Zayn è maturo ed è molto introverso e misterioso. Mentre
Harry è come un libro aperto..” Mi fermai un secondo e
presi respiro: “No. Mi sto sbagliando. Se Harry fosse stato un
libro aperto, avrei capito che con lui non sarebbe funzionato
perché è come far diventare una mela blu. Questo non
può succedere.”
“A meno che questa non sia puffosa.” Rimasi a bocca aperta
quando sentii quella frase fuori uscire dalle labbra di Marcel.
“Come fai a sapere questa frase?” Gli domandai.
Lui sgranò gli occhi e non rispose. In quel momento capii.
Non ci volle molto tempo per mettere i pezzi nel puzzle e completare il
quadro. Dovevo essere stata ingenua e stupida a credere che un perfetto
sosia di Styles, gentile, mi capitasse nei dintorni quando avevo
rivisto l'originale lo stesso giorno.
Chi aveva ragione? Eh?
Coscienza, ti prego. Non metterci pure tu!
“Per quanto tempo avevi intenzione di nascondermi la verità?”
“Scusami Charlie.” Disse sospirando togliendosi gli
occhiali e dando una veloce sistemata ai capelli, facendo riformare sul
suo capo qualche ricciolo: “Volevo fare la cosa giusta.”
“Dopo quello che hai fatto con Natalie, non hai mai fatto la cosa giusta.”
“E tu a fare la gattina con Zayn!” Gridò lui.
“Cosa?! Oh, ci fossi andata a letto!” Mi difesi: “Non
c'è stato niente. E poi non mi devo giustificare certo con
te!” Urlai.
“Scusami. Sto esagerando.”
Ci guardammo intensamente negli occhi e mi sembrava strano vedermi riflessa nelle sue iridi color speranza.
Avrei voluto che ci fosse una piccola luce in questo nostro rapporto,
che stava finendo male. Però non riuscivo a vederla questa luce.
Non riuscivo a fidarmi, soprattutto a causa sua. Che ogni volta trovava
il modo sempre di mentirmi e di fare i suoi giochi stupidi e non
comportarsi come una persona matura, che doveva essere. E io mi stavo
stancando di essere sempre trattata così da lui. Perché
dovevo patire questa sofferenza e questo dolore?
“Charlie, fammi parlare.” Fece un passo in avanti e mi
prese le mani: “Dammi una seconda possibilità.”
Sciolsi quel contatto tra noi e scossi la testa: “No Harry. Non adesso.”
Harry/Marcel's Pov.
Come si poteva morire senza essere toccati, o senza alcuna arma in
vicinanza? Beh, semplice! Ti bastava essere accanto alla persona che
avevi tradito, e con la quale continuavi a fare il bravo giovanotto
quando in realtà si indossava una delle peggiore maschere al
mondo.
Avevo un enorme peso sulla coscienza e il pensiero che adesso avrei
dovuto sentire sulla mia pelle il dolore che io avevo procurato a
Charlie, mi spaventava. D'altro canto, però speravo che con
l'identità di Marcel, potessi mostrare al panda, una parte del
mio carattere più maturo e responsabile e potevo farle capire,
che ero cambiato.
Anche se era più facile dire la verità, come diceva Zayn.
Pure Zayn! Porca miseria!
Già il mio rapporto con Charlie era un enorme disastro, se poi
si aggiungevano altri fattori che invece di farsi i fatti propri, si
mettevano in mezzo di certo le cose non miglioravano per niente!
Ma adesso proprio non sapevo più come affrontarla.
Charlie mi aveva dato un bel due di picche e non riuscivo ad accettarla
come cosa. Tuttavia capivo che era delusa da me, e che non potevo
pretendere il perdono da un giorno all'altro.
“Speravo che fingendomi Marcel, tu potessi vedere un altro Harry in me.”
“Mentendomi ancora?” Domandò lanciandomi
un'occhiataccia. Poi spostò lo sguardo verso la soffitta e notai
i suoi occhi lucidi.
C'era un dannato silenzio tra noi che non riuscivo a spezzare. Pensavo
a tante cose da poter dire ma tutte mi sembravano che fossero fuori
luogo e che non erano adatte a questo contesto.
“Tutto di te era finto.” Dichiarò.
“Non è vero!” Sbottai: “Non è
assolutamente vero. Se fosse stato finto, non sarei qui!”
Affermai convinto afferrando il braccio di Charlie e costringendola a
guardare verso di me: “E perché l'hai fatto!”
Esclamò: “Perché mi hai tradito, allora?” Le
lacrime le iniziarono a rigare sul volto.
La fissai negli occhi e con forza la attirai a me, abbracciandola.
Si dimenava ancora ma la strinsi a me, con più energia:
“Scusami, scusami, scusami.” Le sussurravo mentre le
baciavo il capo.
Singhiozzava: “Non bastano un paio di scusa, sai.”
“Se sono riuscito a conquistarti una volta, Charlie. Riuscirò anche una seconda volta.”
Charlie si allontanò da me e mi osservava dubbiosa: “Non
ci riuscirai così facilmente.” Rispose con tono di sfida.
“Posso dire che mi stai dando una seconda possibilità?”
Non disse nulla.
“Zayn ti piace davvero?” Domandai ancora.
Mi guardò e mi sorrise: “E' un bel cioccolatino.”
Annuii facendo cenno con la testa e distesi le braccia davanti a me: “Forse, è meglio che vada.”
Charlie finse un sorriso e lo stesso feci anch'io e me ne uscii dal suo appartamento.
Sì, la sentivo lontana. Molto di più da quando ancora non la conoscevo.
All'epoca probabilmente se l'avessi piantata, Charlie non avrebbe
sofferto più di tanto, ma adesso dopo che c'era stato qualcosa
tra noi, era naturale che fosse delusa e amareggiata dal mio
comportamento e di certo non potevo pretendere che lei, da un giorno
all'altro mi potesse perdonare.
Ma, non dovevo demordere e come le avevo detto, se ero riuscito a conquistarla una volta, ci sarei riuscito anche una seconda.
***
Purtroppo i miei buoni propositi da spasimante del panda, si
frantumarono sempre più. Ogni volta che tentassi una
conversazione con Charlie, finiva nel silenzio più tombale e non
riuscivo più ad attirare l'attenzione di lei.
Natalie intanto si era accorta che ci stavo provando di nuovo con
Charlie e ovviamente la sua reazione non fu una delle più
angeliche.
“L'hai tradita e pretendi di fare pace con lei?” Domandò inarcando il sopracciglio.
Eravamo nei camerini mentre gli esperti di trucco, e stilisti ci stavano preparando per il prossimo servizio fotografico.
“Almeno lei non mi ha tradito, come hai fatto tu.”
“Ancora con questa storia!” Brontolò: “Ti ho detto che mi dispiace.”
“Comunque,” riprese Natalie: “ti ricordo che noi
siamo fidanzati ufficialmente, e che se caso mai lo volessi sciogliere
non sarai solo tu a pagarne le conseguenze, ma anche tuo padre, i suoi
debitori e l'azienda di famiglia. E tu non vuoi questo, vero?”
Serrai la mascella e le sorrisi: “Certo, che no. Amore.”
Iniziarono così i preparativi per celebrare questo evento del
cavolo. I genitori di Natalie cominciarono a pressare i miei genitori e
sia mio padre che mia madre mi stavano assillando a fare la proposta
del matrimonio con l'anello.
Non sapevo, che prima si fanno i preparativi e poi la proposta ufficiale.
No, infatti.
Dovetti accettare questo patto con la famiglia Bennett, per motivi
economici. E in questo modo sposandomi con Natalie, il patrimonio delle
due aziende si sarebbe sommato, bilanciando così il forte
deficit dell'azienda degli Styles.
Cominciai a trovare lavoro da qualche parte, ed ebbi la fortuna di
essere assunto come modello. Avevo avuto l'idea di pagare personalmente
i debiti di famiglia, solo che da solo non potevo fare molto.
“Harry.” Mi sentii chiamare e per un breve istante ebbi davanti a me la figura di Charlie, purtroppo non era lei.
“Dimmi Natalie.”
“Vivremo felici. Anche se abbiamo avuto i nostri alti e bassi.
Avremo una vita fantastica. Potrai anche aiutare i tuoi genitori e allo
stesso li renderai felici, perché diventerai un ottimo padre di
famiglia.” Disse abbracciandomi.
Chiusi gli occhi di istinto.
Forse era davvero questa la cosa giusta.
“Natalie.”
“Sì?”
“Vuoi restare al mio fianco, per sempre?”
Charlie'POV.
Ero uscita un attimo a prendere una boccata d'aria e soprattutto un po'
di luce. Stando in quelle stanze così buie, non riuscivo
più a riconoscere i volti delle persone.
Un colpo di vento mi giunse al viso dandomi una bella svegliata.
Pensavo alle parole di Harry e forse ero stata troppo rigida con lui.
Forse gli dovevo dare una seconda possibilità.
Ma quando stavo proprio per andare da lui a parlargli di questo, lo
vidi insieme a Natalie e purtroppo le mie orecchie sentirono quella
frase.
Harry si voltò verso di me: “Mi dispiace, Charlie.”
Non
avrei aspettato un secondo di più. Ma con chi credeva di avere a
che fare? Pensava seriamente che fossi così ingenua e stupida?
Dovevo calmarmi.
Calma. Calma.
L'unica parola che mi stavo ripetendo in testa.
Li guardai ancora mentre Natalie mi osservava sorridente abbracciata ad
Harry. Quest'ultimo ricambiava il gesto, con un altrettanto sorriso.
Erano felici.
Quindi chi ero io, per rovinare la loro felicità? E poi, Natalie
stessa, era venuta a riprendersi Styles e mi aveva chiesto di non
frequentarmi con lui, ma io da testarda quale ero sempre stata, le
dissi di no.
Sorrisi. Non potevo non essere contenta per loro.
“Vi auguro tanta felicità!” Esclamai.
In quel momento capii che probabilmente era il destino ad avermi fatto
incontrare Harry, per fargli chiarezza nel suo cuore e fargli prendere
una decisione importante: quella di vivere insieme con la donna che
amava.
Sì, era giusto e dovevo essere felice.
Mi ripetevo questa frase ma mentre Paul e gli altri assistenti cercavano di parlarmi, non riuscivo a concentrarmi.
Quella sensazione di vuoto che mi aveva avvolto quando avevo visto
Harry tradirmi, era di nuovo presente dentro di me. E mi stringeva con
la sua forza, lasciandomi senza energia, senza niente.
Non volevo essere debole, però in quel momento lo ero.
“Che hai?” Sussultai sentendo la mano di Zayn posarsi sulla mia spalla.
Scossi la testa: “Niente.” Lo rassicurai.
Il moro mi guardò dubbioso e fu lui, stavolta a scuotere la testa. Dovevo imparare a mentire.
“Harry ha chiesto a Natalie di sposarlo.” Dichiarai.
Zayn mi fissò ancora con aria interrogativa. Era come se mi
stesse tentando di capire cosa avessi dentro. Chissà, magari lui
sarebbe riuscito a comprendere la confusione che avevo in testa.
Perché neanche la sottoscritta faceva a tirare qualche
conclusione.
Sospirò e si infilò le dita tra i suoi capelli, neri come la pece: “Ci prendiamo il giorno libero?”
Sgranai gli occhi. Ero perplessa: “Ma non si può?!” Gridai.
“Perdonami la schiettezza, ma oggi hai fatto più schifo del solito.”
Inarcai il sopracciglio e lo osservai con scetticismo.
“Dai,” riprese: “Cerco di distrarti.” Mi fece
l'occhiolino e si allontanò, dirigendosi verso Paul e i
fotografi. Li vidi discutere vivacemente e vidi Zayn fare dietrofront,
e pensai che gli avessero detto di no, ma appena notai il suo
incurvarsi delle labbra in un sorriso, intuì.
“Perché sei così gentile, con me?” Gli chiesi quando fummo fuori dal palazzo.
“Non dovresti dirmi, un grazie e domandarmi dove stiamo
andando?” Rispose, volendo farmi porre l'attenzione su un altro
punto.
Tuttavia Zayn non sapeva con chi aveva a che fare. Infatti riformulai nuovamente la domanda, ma le parole mi morirono in bocca.
“Hai un qualcosa che mi attrae.” Affermò.
Percepii un'atmosfera di imbarazzo crearsi tra di noi.
Gli occhi di Zayn mi dicevano qualcosa che Harry non era capace di
trasmettermi. Già, Styles era il vento violento che faceva
scuotere il mare, facendolo cozzare contro gli scogli. Io ero quel
mare, quell'acqua che si agitava per il suo desiderio.
Allo stesso tempo, Harry poteva diventare un vento leggero che
accompagnando l'oceano tranquillo, potevano lasciare una sensazione di
pace e tranquillità.
Mentre Zayn era la luna per me, e io ero il buio della notte. Io stavo
vagando nell'oscurità e lui stava diventando la mia luce. Una
fonte luminosa, che non era apparsa immediatamente, ma che aveva
bisogno di farsi vedere piano piano.
Come quando la luna, dapprima nascosta dalle nuvole, mostra il proprio
volto pallido al mondo, rendendo anche la notte più oscura, una
delle più splendenti.
Zayn si stava rivelando una persona molto diversa da Harry, e di cui io
ancora non riuscivo a comprendere le intenzioni e il modo di pensare.
Non replicai alla frase appena detta dal moro. Abbassai la testa imbarazzata, dopo che lo avevo squadrato completamente.
Non sapevo che avessi un senso di poetica.
Coscienza malvagia, sì stavo per avere un fantastico dialogo con
la mia mente, smettila di essere così superficiale nei miei
confronti. Ho grandi doti io.
Se avessi avuto delle gran doti, avresti potuto tenerti stretto Harry.
Anche se non lo ammetti, provi dei forti sentimenti nei suoi confronti.
Mi ero promessa che mi sarei dimenticata di Harry e che non gli avrei
più permesso di rovinarmi la vita ancora e che io non avrei
più sofferto a causa sua. E invece, ero qui ancora a farmi
venire un emicrania per colpa sua.
Camminavo in silenzio e forse Zayn stava parlando ma ero troppo assorta
a vedere l'immagine di quei due, che non mi rendevo conto neppure io,
di cosa stessi facendo.
Vidi una mano davanti ai miei occhi e sbattei le palpebre più volte.
Mi guardai attorno.
“E' successo qualcosa?”
“Ti ho chiesto se avevi fame.” Disse Zayn sospirando: “Non hai ascoltato neanche una parola, vero?”
Scossi la testa.
“Va bene, sediamoci qui.” Disse prendendo posto sulla panchina: “Vieni.”
Le macchine davanti a me, andavano come treni. I colori si accostavano rapidamente, andavano e tornavano.
I rumori del clacson, di voci si sovrastavano. Non si poteva udirne una
chiaramente. Pareva quasi che il caos della città,
rappresentasse ciò che avevo dentro.
“Perché ti piace così tanto Harry?”
“Domanda secca, eh?”
Non rispose.
“Sono una sempre stata una persona fredda e razionale. Che mai si
fa coinvolgere dai sentimenti e dall'impulsività. Se dico A,
rimane A. Invece Harry è esattamente il mio opposto. Se dice A,
lui fa B e C contemporaneamente. E' capace di distruggerti in un attimo
ma allo stesso tempo è capace di sorprenderti. Era il mio
colore, preferito.” Dopo che finii quella strana frase, mi sentii
stranamente meglio.
Sarà perché Zayn era stata la prima persona con cui
potessi parlare, del mio rapporto con Harry, tranquillamente, senza
essere giudicata e senza temere di ferire nessuno. Con Sophie, ero
sempre terrorizzata dall'idea di dire una frase che le potesse far
male. E sarà stato questo uno dei motivi, per cui avevo
preferito che non venisse con me.
Infatti inizialmente l'idea di venire qui a Manhattan era solo della
mia amica bionda e mi ero aggiunta anch'io, per conoscere un po' il
mondo ma dopo i fatti tra me Harry, sia io e che Sophie decidemmo che
era meglio se fossi andata da sola.
Diceva che mi avrebbe fatto bene.
Beh, fino adesso stavo solo più male che bene.
“Adesso non lo è più?” Ritornai di nuovo alla
realtà sentendo la voce di Malik: “Intendo il
colore.”
“Si è sbiadito.” Dichiarai.
“Non credo che sia sbiadito.” Affermò: “Se lo fosse, non staresti così male.”
“Io non sto male!” Esclamai decisa: “E' solo che mi da fastidio!”
Non seppi neanch'io cosa mi stava succedendo.
La gola divenne secca e vi si formò uno strano nodo all'interno di essa.
Mi buttai tra le braccia di Zayn. Fu un gesto istintivo.
“Non volevo che finisse così.” Dicevo mentre singhiozzavo.
Mi accarezzava dolcemente e mi accudiva affettuosamente. Non parlava,
ma quel silenzio era più confortante di qualsiasi altra cosa.
Mi faceva capire che per me ci sarebbe stato.
Harry's POV.
Mi domandavo se era veramente questo ciò che volevo. E soprattutto mi chiedevo se sarei stato felice?
Questo l'avrei scoperto solo vivendo, ma chissà se avrei
continuato ad esistere o la mia vita sarebbe cessata per via di questo
stress.
L'espressione che si era dipinta sul volto del panda non era tra le
migliori, anzi. Probabilmente era uno dei visi più addolorati
che io avessi mai visto.
Dovevo chiarire con lei e spiegarle l'intera faccenda.
Avrebbe sicuramente capito!
La cercai ovunque nell'edificio. Bussai a numerose porte, ma dietro ad ognuna non facevo altro che ricevere dei no continui.
E se fosse andata a casa? Mi venne questo dubbio, così volai
dalla segretaria e le chiesi se avesse visto uscire qui Charlie.
“Sì. Era insieme a Zayn.”
“Ah.” Fu l'unica parola che mi venne spontanea da dire.
Non potevo biasimarla, infondo lei aveva il diritto di poter fare
qualsiasi cosa e dopo quello che le avevo fatto, non dovrebbe neanche
piangere per me.
Ci sarà Zayn, a consolarla. Pensai amareggiato.
“Dobbiamo organizzare una festa!” La voce di Natalie mi trascinò fuori dalla mia mente.
“Che festa?”
“Quella di fidanzamento! Possiamo invitare anche Charlie e Zayn, se vuoi! E anche i tuoi amici, Liam...”
“Sophie!” Esclamai: “Ma certo!” Ripetei.
“Va bene, Natalie. Organizziamo la festa!” Dissi sicuro.
Avevo avuto un'idea geniale, mi chiedevo tuttavia se tutto avrebbe funzionato.
Finito il lavoro composi il numero del mio caro amico Liam. Mi auguravo
che fosse Sophie a rispondere e il mio desiderio venne realizzato.
“Possibile che devi rompere anche da lontano?” Ecco che la
simpaticissima voce della biondina, inondò il mio orecchio.
“Liam è in bagno. Chiama più tardi.” Aggiunse.
“Ho bisogno di parlare con te.” Dissi: “Ho fatto un casino con Charlie.”
“Quando mai non li avresti fatti? Quella ragazza sta patendo le pene dell'inferno per colpa tua!”
Sentii le lamentele dell'amica di Charlie e una volta che finì
di brontolare, le spiegai l'intera faccenda. Le raccontai che avevo
finto di essere Marcel, e che con quella nuova identità speravo
di fare breccia nel cuore di Charlie, ma che quest'ultima mi aveva
scoperto quasi subito. E che c'era un altro ragazzo, mio amico, ma che
stava corteggiando la ragazza di cui ero innamorato e che questa cosa
non riuscivo a gestirla e infine decisi di rivelarle la verità
su Natalie e le spiegai l'intera storia, fino alla festa di
fidanzamento.
“Sei una disgrazia.” Commentò acida.
“Ti avevo chiesto di non insultarmi.”
“Non potevi semplicemente dire la verità sia a Natalie che a Charlie.”
“Ci sono i problemi d'azienda. Non voglio essere egoista nei confronti dei miei genitori.”
“Forse è questo lato maturo di te, Harry che potrebbe far
scattare la scintilla tra voi due. Ma se questo Zayn arriva prima di
te...beh, sarai costretto a sopportare quell'altra.”
“Natalie non è così malvagia.”
“E allora tienila.” Replicò arrabbiandosi.
“Sophie!” La ripresi: “Ho un piano, ma per farlo funzionare ho bisogno di te.”
Nel frattempo che si stava preparando l'evento, volli parlare con
Charlie ma ogni volta, il nostro dialogo non durava più dei due
o tre minuti. Pareva che entrambi non avessimo dire niente, o almeno
che lei non volesse più parlarmi. Quando a me invece, mancava
poterla stuzzicarla e prenderla in giro, come quando eravamo a scuola.
“Ciao Charlie.” La salutò Natalie.
“Ciao Natalie.” Disse lei forzatamente.
“Come avrai sentito in giro, io e Harry ci sposeremo. E avevamo
organizzato un piccolo banchetto per festeggiare. Vuoi unirti a noi? Il
ricevimento si terrà questa domenica.”
“Verrò.” Disse titubante.
“Natalie.” Una terza voce interruppe la conversazione, facendo allontanare la mora da noi.
“Non sei costretta a venire.”
“Perché no? Avrei voluto che fossi stato tu ad invitarmi,
non lei. Però sono felice per voi due. Anche se avete avuto dei
problemi nel vostro rapporto, alla fine tutto si è sistemato in
meglio.”
Quanto era bugiarda Charlie. Quelle parole che stava dicendo solo per
convenzione e non perché le provenivano dal cuore. Perché
non poteva ammettere semplicemente che era gelosa e che le dava
fastidio tutto questo?
Stavo per dare voce ai miei pensieri ma la mano di Zayn afferrò
per il braccio Charlie, trascinandola via. Volli fermarla ma non ne fui
capace.
Zayn poi si posizionò davanti a me: “Che gioco fai?” Domandò.
“Posso chiederti la stessa cosa?”
“Harry.” Pronunciò il mio nome con tono basso.
Presi respiro: “Ho bisogno di tempo. Credo di poter sistemare la
situazione. Fino ad allora, prenditi cura di Charlie.”
“Se lei si innamorasse di me?”
“Non succederà.” Affermai.
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13. ***
cap2
Capitolo 13.
Harry's Pov.
“Non
funzionerà.” Dichiarò fredda Sophie, osservandosi
le proprie unghie. Pareva che la biondina, non provasse neanche un
po’ di pena o che almeno fingesse di volermi aiutare. No.
“Non
vuoi aiutarmi!” Esclamai alzandomi dalla poltrona, furioso. Non
la riuscivo a sopportare quando si comportava così. Anche quando
eravamo a scuola, Sophie aveva sempre avuto un atteggiamento distaccato e acido nei miei confronti.
“Harry.” Mi richiamò: “E’ inutile che
architetti tutte queste cose. Non puoi affrontare Charlie, continuando
a mentire, e se non vuoi stare con Natalie non potresti dirle la
verità? E Per quanto riguarda la tua famiglia, si sistemeranno
le cose.”
Strinsi le mani in pugni e chiusi gli occhi per non mostrare a Sophie,
il mio volto che raffigurava solo rabbia: “Dovevo immaginarmelo,
che non potevi capire. Come posso deludere i miei genitori? Loro si
sentiranno sollevati, nel vedere che le cose per l'azienda
miglioreranno una volta sposatomi con Natalie.”
“Harry è arrivata l'ora di scegliere, o la tua famiglia e Natalie o Charlie.”
“Ma ci va di mezzo anche il patrimonio dei miei!” Gridai.
Sophie rimase impalata con gli occhi che rivolti verso di me, come se ancora non capisse la gravità della situazione.
“Io continuo a non capirti. Io non credo assolutamente che i tuoi
preferiscano l'infelicità del figlio al futuro
dell'azienda.”
Quella frase detta dalla biondina, si fissò in testa e forse le
cose si sarebbero potute sistemare nel meglio, se avessi detto
semplicemente la verità. Ma il problema continuerebbe a
persistere, dato che Natalie avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, come
portare la società di famiglia in fallimento, per semplice gusto
di vendetta.
Dovevo riuscire a convincere Sophie, a farmi aiutare. Il mio piano avrebbe funzionato e di questo ne ero sicuro.
Charlie's Pov.
Dormivo ancora quando il telefono squillò. Mi sedetti sul letto
e guardai con aria minacciosa l'oggetto di tanto rumore. Speravo
davvero che chi stesse chiamando, avesse una questione urgente,
perché se no, oggi ci sarebbe stato un omicidio.
Sì. La giornata non pareva iniziare nei migliori dei modi,
soprattutto dopo il susseguirsi di eventi così sfortunati per me.
E pensare, che lo avevo sempre pensato che Harry era un gattaccio del malaugurio.
Mi sporsi verso destra e allungai il braccio afferrando il cellulare e
osservando lo schermo, notando che era il numero di Sophie.
Perché mi stava chiamando ad un orario indecente come questo?
“Voglio un milione di dollari.” Le dissi piatta mentre mi buttai pesantemente sul letto.
“Lo voglio anch'io, dato che il tuo criceto alias Harry Styles vuole riconquistarti, mentendo ancora.”
“Cosa?!” Mi riposizionai come prima e scesi frettolosamente
dal letto: “E' una candid camera? O è un pesce d'aprile?
Sophie, lo sai che siamo a settembre...”
“Smettila, di fare l'idiota,” mi riprese:
“Teoricamente io questa informazione non potevo neanche dirla.
Però voglio capire se secondo te, ne vale la pena fare questa
buffonata.”
“Cosa intendi per buffonata?” Domandai.
“Non posso spiegare. E tu rispondi alla mia domanda.”
“Questo non è valido però.”
“Charlie!” Esclamò.
“E' lodevole ciò che fa. Però se pensasse prima di
fare qualcosa, non si metterebbe nei casini. E io, onestamente sono
stanca di stare dietro ad un bambino.”
Non sentii niente dall'altra parte del telefono. Infatti ripetei il
nome di Sophie qualche volta ma non ebbi risposta da parte sua.
Harry's Pov.
“Ne vale ancora la pena?” Domandò Sophie riponendo il cellulare nella borsa.
La guardai e abbassai il capo osservando il pavimento.
Scossi la testa.
“Devo comunque provarci.”
“Sono sorpresa.” Affermò: “Non me lo aspettavo proprio da te, Styles.”
Davanti allo specchio a sistemarmi quel farfallino che non voleva starsene a proprio posto suo.
Mi osservavo e mi compiacevo della figura davanti a me, e potevo affermare che ero un bel damerino, con quel completo nero.
Però adesso non dovevo lodarmi, bisognava passare all'azione.
Fase uno. Travestirsi da Marcel.
Indossai quei odiosi occhiali e cercai di sistemare i capelli ribelli
con quintali di gel e spray, sperando che potessero nascondere i miei
simpatici e sexy riccioli.
Fase due. Chiamare Liam.
Fase tre. Trappola.
Fase quattro. Azione.
Charlie's Pov.
Il gran giorno era arrivato e non potevo essere nervosa. Soprattutto
per Harry. Cioè, perché mai dovrei essere triste, dovevo
essere felice e dare loro la mia benedizione.
Quanto ipocrita, Charlie?
Coscienza mia, avrei voluto seguire più i tuoi consigli piuttosto che aver fatto di testa mia.
Mi guardavo allo specchio dandomi qualche ultima occhiata prima di
uscire dall'appartamento, ma mentre stavo per prendere la borsa, il
cellulare iniziò a squillare.
Speravo davvero che non fosse Jackie chan, il tizio del ristorante per
farmi lavorare anche oggi. Anche perché gli avevo chiesto il
giorno libero.
Osservai la schermata del telefono e tirai un sospiro di sollievo, vedendo comparire il nome di Sophie.
“Pensavo che le nozze fossero tra te e Harry.” Fu la prima frase che mi disse.
Lo avrei voluto anch'io, pensai. Se non fossero successe quelle mille
se non più cose. Come potevo fidarmi di una persona che
continuava a mentirmi, che faceva un passo avanti e poi ne faceva due
dietro?
Semplice. Non potevo.
“E' una fortuna che non lo siano.” Risposi, poggiando il
telefono tra l'orecchio e la spalla, destra e intanto con la sinistra
chiudevo a chiave la porta.
Iniziai a scendere per le scale ma una mano gelida mi afferrò per il polso e venni trascinata indietro.
Non stavo capendo cosa effettivamente mi stava succedendo. Vidi poi un
fazzoletto bianco davanti a me e che si poggiò sulla mia bocca.
Non potei respirare per qualche attimo e dopo di ché, mi sentii debole finché le mie gambe cedettero.
“Scusami, ma Sophie mi ha costretto.”
***
Appena riaprii gli occhi mi ritrovai in una camera da letto, che non
era la mia. Era piuttosto spaziosa e luminosa e anche fredda.
Diedi qualche altra occhiata in giro e notai alla destra, che le
finestre erano spalancate e che il vento freddo d'autunno entrava
tranquillamente, facendo ondeggiare dolcemente le tende bianche.
Se fosse stata estate, sarebbe stato anche un bel risveglio, peccato che non lo fosse e...
Oh, porca miseria qualcuno mi aveva rapito!
Io so anche chi!
Parla razza di coscienza malvagia, o commetterò un omicidio! Mi
dissi tra me e me, pensavo che la minaccia fosse una buona idea, ma
sbagliai.
Un suicidio, vorresti dire.
Scossi la testa. Adesso non era il momento di pensare a stupidaggini
del genere. Dovevo capire dove diavolo ero finita e soprattutto chi era
quello scellerato che aveva osato rapirmi.
Volai verso la porta e la cominciai a malmenare con pugni e calci e
pure urlando. Tuttavia, pareva che dietro alla mia unica via di
salvezza, non vi fosse nessuno.
Poggiai la testa contro quella barriera di legno e poi girai su me
stessa, finendo con la schiena rivolta verso la porta e mi trascinai
giù.
Mi chinai su me stessa e rimasi rannicchiata a far vagare la mia mente.
Quando mi venne alla memoria, di una voce maschile e avevo sentito il
nome di Sophie!
“Il cellulare!”
Guardai attorno ma le traccie della mia amata borse non ve ne erano.
“E adesso?”
Harry's Pov.
La sala che i genitori di Natalie avevano affittato era enorme. Ma la
cosa che mi sorprese maggiormente non fu la grandezza della stanza,
piuttosto la quantità di gente che era venuta al ricevimento.
Mi stavo domandando se era effettivamente una semplice celebrazione oppure qualcosa di più articolato.
C'era addirittura l'orchestra che suonava, variando di melodia in
melodia, passando a qualcosa di dolce a qualcosa di tempestoso e
violento.
Mi venne in mente Charlie, udendo gli archi rimbombare nelle mie orecchie.
Con i suoi modi così acidi e distaccati, che potevano essere
niente per gli altri, per me invece, erano stati forti venti che mi
avevano avvolto con la propria aria.
Il contatto con Charlie non era stato qualcosa di tangibile. No. Lei
c'era sempre stata e quando avevo capito che era importante, quell'aria
doveva esserci per vivere.
Già, come l'ossigeno che serve all'uomo per respirare.
Non potevo fallire e avrei portato a termine il mio piano. Forse, come
mi aveva già ripetuto Sophie avrei potuto dire semplicemente la
verità, però non sarei stato Harry Styles, se avessi reso
le cose facili, no?
I lunghi tavoli apparecchiati con ogni ben di Dio in vetro brillavano
grazie alle luci che provenivano dagli enormi lampadari appesi sulla
soffitta che erano posizionati verticalmente come i tavoli. Sul lato
sinistro si poteva uscire e avere una fantastica visuale del panorama
della città, grattacieli e qualche squarcio di verde. Mentre
sulla destra vi era spazio per una pista da ballo, dove c'erano
già numerose coppie che si muovevano a ritmo di musica.
Adesso dovevo solo aspettare che arrivasse Sophie e sentendo una mano
toccarmi la spalla, pensai davvero che fosse lei. Però una
voltatomi, vidi la faccia di Zayn.
“Perché fai finta di essere Marcel? Vuoi scappare da
Natalie?” Domandò alzando entrambe le sopracciglia solo
come lui poteva saper fare.
“Shh!” Gli chiesi di non aggiungere altro e lo trascinai
con me, in un luogo isolato: “E' troppo lungo da spiegare. Basta
che tu non mi chiami, Harry.”
Ancora una volta ricevetti un'occhiataccia dal moro e già con
l'espressione che aveva dipinta nel volto, mi stava dicendo: -Attento,
che ti metti nei guai.-
Tentai di rassicurarlo, ma non ebbi tanti risultati.
“Se la situazione, precipita io starò accanto a Charlie.” Dichiarò.
“Sarò io l'eroe e riuscirò a sistemare le cose con lei.”
“Lei non cerca l'eroe.” Controbatté.
Lo osservai accigliato non capendo e seguendo il suo discorso. Gli feci
cenno con la testa di seguire e Zayn aggiunse: “Vuole calma e
serenità...”
“E ce l'avrà.”
“Lei non ce la fa più. E' stanca.”
“Stanca?” Ripetei con tono interrogatorio: “Di me?”
Era assurda quella frase. E non volli credere alle parole di Zayn
tant'è che decisi di far morire la discussione lì,
vedendo finalmente la chioma ricciola di Sophie.
“Tu vuoi morire.”
Roteai gli occhi infastidito. Tutti a fare gli emo: “Non portare sfiga. Piuttosto adesso tocca a te.”
“Lo sai che per questo, io vorrò tanti soldi, vero?”
“Smettila Sophie.”
“D'accordo.”
“Allora sei pronta?” Domandai.
“E me lo chiedi anche?”
Così entrambi uno affiancato all'altro, ci dirigemmo verso
Natalie. Fu affascinante vedere il lato così lecca sedere di
Sophie nei confronti della mora.
Parlarono cinque minuti solo di unghie, meglio dire armi micidiali
della donna che potevano danneggiare gravemente ampi tessuti dell'uomo;
dopodiché il discorso passò ai capelli e anche loro
potevano essere pericolosi, se usati come quelli di Rapunzel...ed
infine si parlò dei costosi abiti che avevano entrambe addosso.
Un tubino azzurro per la mia amica e uno molto simile ma color rosa per la mora.
“Pensavo che fossi con Liam.” Aggiunse dopo Natalie.
“Ci siamo lasciati.” Rispose con tranquillità:
“Non era ciò che cercavo, ma poi ho conosciuto lui.”
Improvvisamente il tono di Sophie divenne acceso e focoso e sgranai gli
occhi, vedendo questo lato oscuro di lei. Certo avevo avuto qualche
assaggio, ma non ero più abituato ad alcune cose.
Venni trascinato dal braccio di Sophie che agilmente si aggrappò
al mio di braccio: “P-pi-piacere M-ma-marcel.” Allungai la
mano.
“Assomiglia ad Harry. A proposito chissà lui dov'è!
Quel mentecatto!” Esclamò la mia 'futura' consorte
prendendo l'i-phone in mano e smanettandolo nervosamente.
Alzò poi lo sguardo verso di me e fece un passo avvicinandosi:
“Perché mai Harry dovrebbe fingersi un'altra
persona?” Domandò.
“Perché mai, mio figlio dovrebbe travestirsi?”
Appena sentii la voce di mia madre unirsi al nostro dialogo, mi sentii
sollevato.
“Salve Michelle. E' perché non lo vedevo in giro, e per
questo ho pensato che magari questo ragazzo fosse Harry.”
“Ma cosa mi dici!” Gridò mia madre: “E' stato
tutto il tempo appiccicato a me e a Sophie, in aereo e pregava ogni
volta la hostess di fare atterrare l'aereo, perché aveva troppa
paura.”
Natalie mi osservò ancora e sembrò credere alle parole di mamma.
“Scusami Marcel. E' che con Harry non so proprio gestirlo. E'
così perso di quella specie di panda, che ho paura che possa
fare qualsiasi cosa per lei.”
E ancora un nuovo lato di Natalie appariva dinnanzi a me.
“Lei non se lo merita!” Continuò poi: “Io sono meglio di lei!”
“Charlie è una ragazza meravigliosa!”
Commentò mia madre: “Ma al cuore non si comanda, e se lui
ha scelto te, ci sarà un buon motivo.”
“L'avrà fatto per i soldi.” Intervenne Sophie.
Appena mi accorsi della frase che fuori uscì dalle sue labbra,
le lanciai un'occhiata omicida, ma lei non calcolò affatto il
mio gesto.
La bionda si rivolse poi verso mia madre che la stava guardando con aria interrogativa: “Che intendi?” Chiese.
“I problemi di bilancio nella vostra azienda.” Concluse Sophie.
Mia madre sgranò gli occhi e si portò le mani sulla bocca.
“Devo parlare con Jonathan.”
“Perché?” Si intromise Natalie: “Perché deve parlare con mio padre?”
“Si deve annullare questo matrimonio.”
“Lei non può decidere per conto di suo marito. La
decisione è stata fatta e non si cambia. E poi non potete
permetterlo. La vostra società è in dissesto
finanziario.”
“E se anche dopo il matrimonio tra te e Harry, le cose della vostra azienda peggiorano?”
Natalie non poté rispondere e mia madre trascinò sia me, che Sophie verso l'uscita della sala.
“Harry!” Esclamò mia madre: “Perché non
ce ne hai voluto parlare? Pensavo che con Natalie andassi
d'accordo.”
“Fino a quando non si è innamorato di Charlie.” Specificò Sophie.
Le due si lanciarono un'occhiata di intesa: “Potremo festeggiare
qualche altro fidanzamento.” Iniziò a dire mia madre.
“Giusto con Char...” Sophie non disse il nome del panda:
“Merda, Charlie! Devo chiamare Liam e farla liberare.”
Disse nervosamente prendendo il telefono e chiamando Liam.
Le disse di liberarla e una volta che finì si rivolse a me:
“Beh, adesso il tuo piano non serve più. Puoi anche
smetterla di fare il finto nerd.”
“Che piano?” Chiese mamma.
“E' una storia lunga.” Dissi togliendomi gli occhiali:
“Avevo pensato di salvare le cose tra me e Charlie facendo una
cosa plateale.”
Vidi formarsi un sorriso sul volto di mia madre: “Ho fatto bene a
venire con Sophie. Quando mi spiegò che stavi per fare una
follia, ho deciso di venire qui, anche se l'idea di vedere nuovamente
tuo padre non mi andava a genio. Comunque sia, parlerò io con i
Bennett e sgriderò paparino, che pure di avere i soldi in
azienda, combina questi disastri. Adesso capisco da chi hai
preso!”
Detto questo mia madre si allontanò.
“Sei un deficiente.” Quando sentii quella voce, persi qualche anno di vita. Mi voltai spaventato.
“L'ho fatto per te!” Mi giustificai.
“Cosa c'è che non ti funziona in quella testa eh?”
“Sei arrabbiata?” Domandai sghignazzando. Lo sapevo che
odiava quando facevo quella smorfia, ma quando ero con lei, mi veniva
naturale.
“Da cosa lo deduci, piccolo detective dei miei stivali.” Soffiò acida.
“Per colpa tua, ho pensato di essere pericolo. Ma per fortuna che
Liam, strada facendo, mi spiegò l'intera faccenda.” Si
portò le mani tra i capelli e si guardò attorno e scosse
la testa.
“Dov'è Zayn?”
Rimasi paralizzato: “Perché vuoi Zayn?”
“Ho bisogno di lui.”
“Ci sono io.”
“Tu esisti solo per te stesso. Sei egoista. Ecco cosa. E adesso
Natalie starà male, perché oltre ad aver tradito me, hai
tradito pure lei! Non sei coerente e non porti niente, e ripeto niente
a termine. Io non ce la faccio più, con questi tuoi
comportamenti e per questo motivo ti chiedo, di non parlarmi, se non
per lavoro, con me.”
Charlie corse via, appena vide il moro.
La seguii e tentai di fermarla prima che raggiungesse Zayn.
“Dopo quello che ho fatto!”
Charlie si voltò verso di me: “Che intendi? Vorresti avere
ragione? Vorresti dirmi che dopo il dolore che mi hai fatto patire,
avresti il coraggio di starmi accanto?”
“Io voglio stare con te. Mi dispiace averlo capito tardi.”
“Hai avuto la tua occasione, Harry. E te ne volevo dare una
seconda volta. Ma ho capito, che sei una tempesta troppo violenta per
me. E che ogni volta che vengo risucchiata da te, finisco per farmi
male. E io ho già troppe ferite e mi fanno male.”
Fu così che Charlie si allontanò definitivamente da me.
Charlie's Pov.
“Sicura
che sia stata la cosa migliore?” Fortunatamente riuscii ad
incontrare e parlare con Zayn, perché se non ci fosse stato lui,
probabilmente avrei fatto strage e la terza guerra mondiale sarebbe
potuta scoppiare a momenti.
Gli
raccontai per filo e per segno, cosa successe dopo che quel disgraziato
di Liam, mi aveva rapito sotto richiesta di Sophie. E rimasi ancora più sconcertata quando la mia migliore amica, aveva aiutato Harry.
Sapevo che le sue intenzioni erano buone, però mi sentii comunque tradita.
Dopo che Liam mi venne a liberare, lo strangolai e gli diedi
così tante botte che poverino, avrà i segni per un po' di
tempo. Infatti dopo il mio azzuffarmi con lui, il caro giovine mi
iniziò a spiegare in maniera non dettagliata la storia e quando
venni a sapere che dietro a questa messa in scena, c'era Styles, beh la
rabbia mi pervase come non mai e temevo davvero di uccidere Harry.
“Harry deve ringraziare il cielo che è ancora vivo.”
Zayn poggiò le sue mani calde sulle mie. Eravamo entrambi seduti
una di fronte all'altro e i raggi del sole colpivano in viso il moro,
dando luce ai quei occhi scuri.
“Vuoi ballare?”
Quella domanda mi spiazzò completamente e non seppi cosa
rispondere. Le mie labbra presero la forma di una stupidissima 'o' e
non rimasi consapevole per quanto tempo stetti con quell'imbarazzante
espressione in faccia.
Sorrise tranquillamente. Un sorriso dolcissimo soprattutto con quelle
labbra così carnose e piene e probabilmente anche soffici.
Mostrò quei denti belli e bianchi che cozzavano con il colorito
di lui.
“Ma non c'è la musica.”
“Non importa.” Mi fece alzare e mi attirò agilmente
a lui, posò la sua mano sul mio fianco e fece intrecciare la mia
mano destra con la sua sinistra.
“Segui i miei passi.” Sussurrò all'orecchio
poggiando il suo mento sulla mia spalla. Udii il suo annusare della mia
pelle e un brivido mi percorse il corpo.
Era una sensazione strana, e direi quasi piacevole.
Percepivo il calore di lui che mi stava avvolgendo lentamente, sentivo il suo profumo inondarmi le narici.
“Sai di buono.”
“Sai di buono.”
Ci allontanammo un secondo l'uno dall'altra, continuando però
ballare e ci fissammo negli occhi. Io, imbarazzata abbassai il capo e
continuai a seguire i passi di Zayn.
“Sono contento di sapere di essere stato tra i tuoi pensieri.”
Una cosa che riusciva a fare bene Zayn, era quella di poterti attirare
in un mondo tutto suo. Ed era capace di farlo sia con i suoi gesti, con
i semplici sguardi e con le parole.
E questa suo modo di fare, mi piaceva.
“Lo sei anche adesso.”
Rialzai lo sguardo verso di lui e intrecciai quello sguardo.
Stavo così bene e potevo affermare che sarei potuta rimanere lì, ferma ad osservarlo per ore senza mai stancarmi.
Mi stavo abituando a quel lento muoversi tra le braccia di Zayn che
quando decise di cambiare improvvisamente ritmo, mi spaventai. Infatti
mi fece roteare su me stessa e mi fece cadere all'indietro,
sostenendomi per la vita.
Però quello che mi stravolse, non fu questo caschè improvviso, ma il bacio a stampo che mi diede Zayn.
“Io ancora non ci credo.”
L'atmosfera che si venne a creare tra di noi venne interrotta
nuovamente da Harry, che a quanto pare aveva visto il bacio tra me e
Zayn.
“A cosa non credi, Harry?”
“Ti sei stancata di me?”
Non rispose alla mia domanda, ma ne fece un'altra. Probabilmente faceva
davvero a credere che tra noi non ci poteva essere futuro. Ma
d'altronde, come poteva continuare a comportarsi così? E per
quale motivo?
Non solo aveva spezzato il cuore il mio di cuore, ma anche quello di Natalie.
“Sì.”
Tentai di essere il più possibile convincente e non dimostrare
più di tanto i miei sentimenti. Stavo tagliando nettamente il
rapporto con lui, cosciente che per Harry avevo provavo qualcosa di
molto forte. Ma sapevo anche, che era inutile stare con lui.
“Harry!” Una voce maschile chiamò il nome del
criceto. E davanti a Styles giunsero due uomini, accompagnati da
Michelle, un'altra donna e Natalie.
Probabilmente erano i genitori di Natalie che arrabbiati come non mai, vorranno una spiegazione da loro ex genero.
“Michelle mi ha detto,” cominciò a spiegare l'uomo
che aveva chiamato prima Harry: “che sposeresti Natalie, solo per
aiutare l'azienda di famiglia e mi ha anche riferito, che però
sei invaghito di un'altra ragazza. E' vero? Perché se lo fosse,
vorrei conoscere questa ragazza.”
Quando l'uomo concluse di parlare restai senza parole. Non sapevo
niente dei problemi dell'azienda di Harry e adesso capii perché
si era dovuto trasferire per aiutare in famiglia, quando ci eravamo
messi insieme.
Lui voleva aiutare la famiglia.
Mi si sta sciogliendo il cuore. Allora Harry, non è mica così cattivo.
“Non importa, papà.” Rispose spiccio Harry:
“Tanto è finita con lei.” continuò a capo
chino. Quelle frasi fecero ancora più male delle sue bugie.
Perché solo in quel momento compresi i suoi comportamenti e mi
diedi della stupida, perché non fui capace di potere sostenerlo
quando lui aveva bisogno di me.
E io da stupida, che non gli venivo incontro.
Adesso non esageriamo, Charlie. Anche Harry, comunque sia, ha avuto il
suo comportamento immaturo. Se aveva dei problemi, poteva parlarne e
condividere il suo stato d'animo. E facendo così, avrebbe anche
evitato le bugie successive...
“Vero Charlie?” Domandò poi rivolgendosi a me.
Le figure che erano davanti a Harry iniziarono a squadrare me e il
padre del ricciolo, di cui stavo cominciando a delineare la
somiglianza, si avvicinò a me.
“Sei tu la famosa Charlie, dunque.”
“Piacere di conoscerla, signor Styles.” Allungai la mano e
gliela porsi ma lui non l'accettò. Stetti bloccata da quel modo
di fare e onestamente non me lo aspettavo proprio.
“Beh,” riprese a parlare l'uomo: “hai detto che
è finita, giusto? Quindi non ci sono altri impedimenti per il
matrimonio tuo e di Natalie.” Affermò.
“Edward!” Esclamò Michelle, all'ex-marito: “Non vorrai ancora continuare su questa strada!”
“Michelle, sarei stato d'accordo di sciogliere il fidanzamento
tra Natalie e Harry, solo se nostro figlio e questa fantomatica Charlie
ci fosse stata una vera intesa. Ma dato che quest'ultima è
mancata, non capisco perché debba dire no alla famiglia
Bennett!”
“In tutte le coppie ci sono degli alti e bassi.” Rispose Michelle.
“Non mi vorrai dire che preferisci Charlie, una semplice ragazza di quartiere piuttosto a Natalie?”
“Non togliendo nulla a Natalie, ma sì preferisco Charlie. E sono sicura che sarebbe perfetta per Harry.”
“Invece sono sicuro che sarà Natalie ad avere questo ruolo nella vita di nostro figlio.”
I due si lanciarono occhiate di sfida e la tensione saliva sempre
più. Forse avrei dovuto dire qualcosa, ma temevo di poter
deludere la mamma di Harry.
Infondo era così decisa ed era pronta a tutto, pur di sostenermi e difendermi.
Sapevo che lo faceva anche per il bene di suo figlio, tuttavia sentivo di avere diritto a parlare.
Le parole, tuttavia mi morirono in gola, quando Michelle disse: “Sarà Harry a decidere, non tu.”
La discussione morì lì e sia la famiglia Bennett che il padre di Harry si allontanarono.
“Mamma, ti stai mettendo nei guai. Lo sai, quanto può diventare testardo papà.”
“Tesoro, lo faccio per te. Non è che io odi Natalie, ma se
tu credi che lei non è quella giusta, perché ti dovresti
rovinare la vita?”
Madre e figlio si guardarono intensamente e Harry volle ribattere, ma
Michelle lo fermò aggiungendo: “Se vuoi farla andare via,
sei libero di farlo. Dipende tutto da te, figliolo.”
E dicendo questa frase, la cara Michelle si allontanò lasciando me, Zayn e Harry in un simpatico triangoletto.
Adesso sì, che volevo scavare in una piccola buca e non
affrontare la situazione, anche perché in questo momento non
stavo capendo più niente.
Dopo il bacio a stampo di Zayn e dopo aver compreso il comportamento di
Harry, cominciavo a sentirmi debole e titubante nei suoi confronti.
D'altro canto, però non volevo ferire Zayn perché anche
con lui, stavo bene e mi aveva sollevato il morale quando Harry non
c'era stato.
“Charlie.” Mi richiamò il ricciolo e portai la mia
attenzione al suo viso. Quegli occhi color speranza che in quel momento
mi cercavano di comunicare tante emozioni. Voleva dirmi che era
dispiaciuto e che se avesse potuto, sarebbe tornato indietro nel tempo.
“Che vuoi?” Sbuffai incrociando le braccia.
Vidi che tirò un sorriso tirato: “Mi odi un po' di meno, adesso che sai la verità?”
“Non era più facile dirmela, invece di fare tutto questo
caos?” Domandai buttando le braccia a peso morto sui fianchi.
“Non avresti capito.” Rispose lui.
Rimasi scioccata e a bocca aperta.
E io che ero arrivata anche al punto di dargli...No!
Scossi la testa: “Vai pure da Natalie. Non mi interessa più niente, Harry. Addio.”
Arrabbiata come non mai decisi di andarmene da questa stupido
ricevimento. Facendolo apposta, mettevo forza su ogni passo che facevo.
Sbuffavo come non mai e sembravo quasi una pentola a pressione, che a breve sarebbe scoppiata.
Anzi, forse ero già scoppiata come faceva Harry a dimostrarsi
così immaturo e dopo tutto il tempo passato insieme, ancora non
riusciva a fidarsi di me? Mi credeva così cretina da non capire
la gravità della situazione?
Ah! Ma cosa credevo io? Pensavo veramente che in quell'esserino ci fosse una cosa chiamata cervello?
Evidentemente mi sbagliavo. E alla grande!
“Charlie!” Udii la voce di Zayn e mi fermai.
“Per favore, voglio stare sola.” Dissi fredda.
“Aiuta sempre parlarne con qualcuno.”
“Non ti dà fastidio che io ti parli sempre di Harry?”
“Un po', e sarei ipocrita se dicessi il contrario. Però
tra di noi sta nascendo qualcosa e non voglio che questo fiore
appassisca, solo perché non ho avuto la premura di
annaffiarla.”
“Non vorrai mica mettermi cose strane in testa?”
“Perché mai dovrei? E non credo di averlo fatto.”
Sorrisi.
“Grazie, Zayn.”
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14. ***
cap2
Capitolo 14.
Infilai
le mie mani tra quella chioma folta di capelli neri, che al tatto
risultarono morbidissimi. Assaggiai più volte quelle labbra
carnose e non esitai a rompere lo spazio tra i nostri corpi, con uno e
più baci.
Mi sentivo avvolgere da un puro desiderio di follia. Qualcosa di frenetico che non poteva assolutamente morire.
Zayn posò le sue labbra sulle mie spalle per poi percorrere ogni
pezzo della pelle, arrivando fino al mio collo. Prese il viso tra le
sue mani e potei sentire, come mi teneva stretta tra i suoi palmi.
Un altro bacio, un'altra danza tra i nostri esseri. Lui sopra di me,
che lentamente mi stava svestendo e come lui, io facevo lo stesso.
Ammisi in quel momento di provare un'attrazione disumana per Zayn e che era impossibile per me, resistergli.
Accadde per caso, quando per sbaglio bagnai il mio ospite con un
bicchiere d'acqua. Glielo stavo servendo ma con la mia solita, grazia
divina, inciampai nel tappeto di casa e...splash.
Certamente un po' d'acqua non fu la scintilla che fece scoppiare il
tutto, ma fu piuttosto la reazione per quel bicchiere d'acqua.
“L'hai fatto apposta?” Domandò inarcando il sopracciglio che non si era nascosto dal ciuffo bagnato.
Rimasi un po' sulle mie inizialmente, però notando quello
sguardo birichino che si leggeva tra i suoi occhi, capii che mi stava
prendendo in giro.
“Sei e rimarrai un mistero!” Esclamai riponendo il vassoio
sul tavolo, davanti al divano su cui era seduto Zayn: “Ti porto
un panno, così ti asciughi.”
“Tu vuoi farmi fuori?”
“Dai!”
“Voglio la mia vendetta!” Gridò alzandosi dalla sua
postazione. Infatti si diresse verso l'ala in cui si trovava la cucina
e riempì un bicchiere d'acqua.
Ebbene sì, quest'acqua mi arrivò.
“Potresti fare scoppiare la terza guerra mondiale, in questo
momento.” Dissi pacata: “E io non scherzo mai.”
Aggiunsi andando a passo lento verso di lui.
“Combatterò a modo mio, questa guerra, allora.”
E fu in quel attimo che i nostri sguardi si accesero come non mai e i
nostri corpi si avvicinarono e desiderosi l'uno dell'altra, si
strinsero più vicini.
Trascinai Zayn in camera da letto e da lì, ebbero inizio le danze della passione.
Passarono diversi giorni da quel momento d'intimità passata
insieme, e purtroppo non riuscii ad affrontare Zayn serenamente,
neanche al lavoro.
Infatti cercavo di poterlo evitare il più possibile, anche perché non avevo idea di cosa dire e non dire.
Mi sentivo in imbarazzo perché in un certo senso sentivo che non avrei dovuto fare ciò che feci.
Il moro si accorse del mio distacco nei suoi confronti e forse aveva
intuito anche lui, il motivo. Probabilmente avrà deciso di
lasciarmi un po' sola a riflettere e in questo momento ne avevo
veramente bisogno.
Evitai di raccontare gli ultimi fatti a Sophie. Ero certa, che se
venisse a scoprirlo, lei stapperebbe lo champagne e farebbe fare una
festa enorme a casa sua, in onore mio e di Zayn.
Mentre stavo uscendo per andare a prendere un boccone dal ristorante di fronte, vidi Michelle e il signor Parker parlare.
E quando sentii il mio nome affiancarsi per l'ennesima volta quello di
Styles, decisi di fare l'agente segreto 007 e seguii le due figure.
“Non vorrei sembrare cinico, Michelle.” Cominciò a
dire il signor Parker: “Ma non sarebbe meglio che se la
gestiscano da soli i ragazzi, questa situazione? E poi perché
stai coinvolgendo anche me?!”Esclamò scettico, guardando
la donna con gli occhi sgranati.
“Voglio essere il cupido tra Harry e Charlie.” Rispose
l'altra, sognante e facendosi chissà che strani viaggi mentali.
“Se ci sarà qualcosa di vero tra i due, torneranno insieme.”
“Ma c'è qualcosa di vero! Lo so!” Esclamò
accaldata Michelle: “Solo che sia Charlie che Harry sono due
teste calde. E non metterebbero l'orgoglio da parte per
dichiararsi.”
Ok, avevo sentito abbastanza. Non era il caso di continuare ad origliare.
Decisi di venire fuori magicamente dalla meravigliosa pianta, che casualmente mi stava nascondendo dalla visuale dei due.
Sgranchii un po' la voce, tanto per attirare l'attenzione delle due figure che si voltarono sorpresi verso di me.
“Charlie! Stavamo parlando proprio di te.” Disse sorniona la madre di Styles.
“Lo so.” Mormorai: “Ho ascoltato, tutto. E come ha
già detto il signor Parker, non è il caso di coinvolgere
lui in una storia in cui non ha niente a che fare. Stiamo parlando di
me ed Harry. So che il nostro rapporto non è stato tra i
migliori. Anzi, ci sono stati numerosi alti e bassi ma gli ero sempre
stata accanto e nonostante ciò, Harry non si era fidato di me.
Perché se avesse avuto un briciolo di fiducia, non mi avrebbe
mentito e non avrebbe fatto questo putiferio. Voglio dare un taglio
netto a questa faccenda, perché ne ho le scatole piene...”
“Oltre ad essere testardi, entrambi hanno paura di amare.”
Soffiò il signor Parker: “Ci sono tutte e due dentro e non
vogliono credere di essersi perdutamente innamorati l'uno dell'altra.
Cercano, ognuno a modo suo, di evitare di affrontare la verità.
Charlie lo fa, sostenendo la scusa che Harry sia un bugiardo, uno a cui
non si deve dare la fiducia e Harry usa il comportamento freddo e
distaccato di Charlie.”
“Stai andando nel complesso.” Dichiarò Michelle.
“No è così. Con la mia teoria si spiegherebbe il
comportamento dei due ragazzi e magari lo fanno senza rendersene
conto.”
“Mamma, sei la solita curiosona!” Ecco chi mancava al puzzle. Un soggetto che non avrei voluto identificare.
Feci finta di niente e sospirai rumorosamente.
“Periodo mar rosso?” Domandò con aria innocente.
Come se niente fosse successo tra di noi. Mi pareva quasi di avere lo
stesso Harry che ero costretta a sopportare a scuola.
“Vuoi vedere l'assorbente?” Replicai alzando il sopracciglio con aria di sfida.
“No, quello è meglio che tu lo faccia vedere ad Edward Cullen. E' quel cadavere ad amare il sangue.”
“Pensavo che ti potesse interessare. Sai com'è, sei bianco
come una mozzarella.” Gli dissi schiaffeggiando leggermente le
guance di Harry.
“1-0, per te, panda.”
Il ricciolo incrociò le braccia e fece il muso da finto offeso.
Buttai lo sguardo verso l'orologio e mi accorsi di quanto fosse già tardi. Dissi loro che il lavoro non poteva tardare.
Tuttavia la mano di Harry mi afferrò il polso e mi trattenne:
“Ripartiamo da zero, Charlie. Niente Natalie. Niente azienda,
niente di niente. Solo noi due.”
Lo guardai negli occhi per poter capire se mi stava mentendo o meno, ma
non vidi neanche una nota di insicurezza in quelle pozzanghere verdi.
In quel momento capii come ero stata impulsiva e frettolosa con Zayn. Come potevo ora affrontare a viso aperto Styles?
E neanche con Zayn mi ero comportata bene. Per nulla.
Neanche ci fossi andata letto con il moro, però provavo una
forte attrazione per lui, nonostante io sapessi quanto forti fossero i
miei sentimenti verso questo disgraziato di criceto.
Avevo paura in questo momento.
Dovevo essere coerente o dovevo seguire il cuore? Ma chi mi diceva che il cuore non avrebbe sbagliato ancora?
Chi non mi dice, che magari con Zayn, la nostra storia sarebbe funzionata meglio?
Confusione.
Ecco cosa c'era nella mia testa in quell'istante. Mille se non di
più immagini, affluivano davanti a me, come se stessi vivendo la
mia vita in un secondo.
Sciolsi quel contatto da Harry e scossi la testa.
Non potevo comportarmi come lui si era comportato con me. Non avrei
tradito la fiducia che Zayn mi stava dando. Non solo la fiducia ma
l'appoggio e la sicurezza di un qualcosa di stabile. Qualcosa che Harry
non era riuscito a darmi.
“No Harry.”
“Ti stai invaghendo di Zayn, vero?”
“Forse.”
Mi allontanai con questa frase che mi echeggiava nella testa. Io sapevo
di cosa volere, ma le scelte che avevo fatto mi stavano dettando di
fare qualcosa che non avrei voluto fare.
Stavo iniziando a comprendere il motivo delle bugie di Harry. Anch'io
come lui, preferivo la via più facile, quella più sicura.
Quella che mi avrebbe salvato dal dolore.
Egoista.
Ancora una volta finii succube di una sensazione di stanchezza, di confusione, di vuoto che mi strinsero il cuore.
Stavo perdendo o probabilmente avrò già perso, qualcosa che era importante.
“Charlie!” Udii il mio nome e vidi Zayn avvicinarsi a me.
“Sto sbagliando tutto.” Confessai.
Le lacrime furono difficili da trattenere e infatti queste fuoriuscirono: “Scusami Zayn. Ma Harry...”
Zayn non disse ancora una volta niente mi attirò a se,
abbracciandomi: “Assomigli moltissimo a Keyra e me la ricordi
tanto. E quando ti ho vista in aereo, ho pensato che fosse proprio lei.
Poi conoscendoti, ho intravisto tanto di lei, che ho cominciato a
provare un'attrazione nei tuoi confronti per questo motivo. Quindi
quello che si deve scusare sono io, Charlie.”
“Ma da quanto tu e Keyra vi siete lasciati? E adesso sta con un altro?”
“Keyra è morta in un incidente stradale. Avevamo litigato
e l'ultima cosa che le dissi fu: -Non mi hai mai capito.- Rimpiango
quelle parole, rimpiango quegli attimi. Perché se avessi messo
da parte l'orgoglio e l'avessi trattenuta qualche minuto di più,
lei sarebbe qui.”
Zayn mi accarezzò la guancia e con i pollici mi asciugò
le lacrime che mi avevano rigato il viso: “Non fare lo stesso
errore che feci.”
“Non sei arrabbiato ...insomma per quello..”
“Mica siamo stati a letto insieme?!” Mi ricordò
Zayn: “Sei stata tu a fermarmi e se non l'avessi fatto,
probabilmente la situazione sarebbe stata più difficile da
gestire.”
I nostri baci sempre più bollenti e i nostri corpi più
desiderosi che mai di superare quella linea di confine, il lume della
ragione mi tornò per un breve istante. Sufficiente a fermare il
nostro ballo.
“Non posso.”
Zayn si bloccò all'istante e mi fissò negli occhi, con
aria interrogativa: “I-il colore non è ancora
sbiadito.”
Charlie's Pov.
Tredici ottobre.
Oggi
era il mio compleanno e oggi avrei compiuto vent'anni. Avrei lasciato
la famosa età dei teenagers e avrei iniziato la lunga era degli
adulti. In quella in cui avrei dovuto trovare lavoro e affermarmi nel
mondo professionale, trovare il compagno ideale con il quale avrei
dovuto costruire una base solida per i figli...
Suonerebbe fantastico, se
le cose funzionassero nel verso giusto e se io fossi così
coraggiosa e non tremassi così tanto di fronte alla porta
dell'appartamento di Harry.
Volevo ricominciare da capo e avrei voluto farlo con Styles.
Però avevo paura comunque di una sua reazione, di un suo rifiuto
e di certo non lo biasimerei.
Avevo avuto l'idea di bussare alla sua porta, come Sheldon in
modalità: Toc, toc, Leonard? Tuttavia non era il caso di fare
commedia.
Presi respiro e bussai.
“Chi è che rompe così presto?” Brontolò Harry dall'altra parte del muro.
L'unica cosa che speravo di non vedere era un ricciolo a torso nudo
davanti a me. Perché in quel caso la mia lucidità mentale
sarebbe mancata di sicuro e la sottoscritta potrebbe compiere gesti che
riuscirebbero a compromettere ogni mio buon proposito di mettere le
cose in chiaro con Harry.
Quando vidi la porta aprirsi, il cuore mi stava battendo velocissimo e
il respiro sembrava quasi mancarmi. Ero nervosa e volevo assolutamente
che questo attimo si concludesse il più velocemente possibile.
“Charlie.” Pronunciò con gli occhi sgranati.
Ero stata fortunata, Harry indossava una semplice maglia grigio scuro abbinata a dei pantaloncini blu notte.
Sospirai e riportai la mia attenzione a lui: “Mi piacerebbe
parlare un po' con te. Non abbiamo fatto altro che litigare e vorrei
fare un po' chiarezza.”
Mi osservò dubbioso cercando di potersi trovare a qualche nota
di insicurezza o qualcosa che gli potesse far dire di no. Ma non
trovando quello che cercava, Harry abbozzò un sorriso e mi disse
che si sarebbe sistemato e che in dieci minuti era pronto.
“Intanto accomodati. Non sono bravo con gli ospiti, ma se hai bisogno di qualcosa fa' come se fossi a casa tua.”
Mi accompagnò nel breve tratto per raggiungere il soggiorno e
come era prevedibile da Harry, il disordine regnava sovrano. Non gli
facevo una colpa.
“So che stai pensando.” Mi interruppe il ricciolo:
“Ma dovresti sapere meglio di me, che le faccende di casa non
sono il mio forte. Devo ringraziare il cielo che non muoia di
fame.”
“E Michelle?”
“E' tornata subito qualche giorno dopo la cerimonia. Che poi non era andata come sperava Natalie.”
“E con lei?”
“Ne riparliamo dopo. Va bene? Se non è un disturbo aspettare.”
Scossi la testa e lo lasciai andare per prepararsi.
Mi domandai se per Harry non era un problema parlarmi.
Ricominciare.
Non pareva ad essere così nuova questa parola, forse
perché in realtà non c'era mai stato un nuovo inizio.
Perché ancora non ero pronta ad affrontare un nuovo capitolo
della mia vita.
Era in questo momento che avrei voluto che qualcuno avere accanto una
persona forte che mi tenesse la mano e mi indicasse il percorso adatto
a me, quello che mi avrebbe portato alla felicità. Tuttavia
sapevo che non potevo dare una responsabilità del genere a
qualcun altro, perché chi poteva sapere che significato davo io
alla mia felicità?
“Sono pronto.” Si annunciò da solo, presentandosi dinnanzi a me: “Possiamo andare.”
Con la coda dell'occhio guardavo Harry, soprattutto perché avrei
voluto che iniziasse a farmi qualche domanda, che non arrivò per
mia sfortuna.
“Facciamo colazione insieme? Solitamente io la faccio qui.”
Disse indicando il bar di fronte al condominio da cui eravamo appena
usciti.
“Sì, va bene.”
Mi misi davanti a lui con una falcata e girai su me stessa. Gli sorrisi.
Il ricciolo di sua risposta chinò il capo verso sinistra e
strinse gli occhi, inarcando il sopracciglio non nascosto dal ciuffo
ribelle. Già mi immaginavo su cosa si stava interrogando.
Intuivo i suoi gesti non affrettati e le sue parole calibrate. Udivo
anche nel suo tono di voce, che mancava quella nota di sarcasmo e di
ironia che caratterizzava il suo modo di parlare.
Charlie, complimenti! La cara coscienza intervenne congratulandosi,
forse sei riuscita a salvare il criceto dentro al suo cervello.
Chissà, magari adesso gli ingranaggi funzioneranno meglio e tu
non dovrai più patire le pene dell'inferno, per lui.
Non era il momento di pensare alle proprie paure.
“Tu e Natalie non vi sentite più?” Ecco che il mio
interrogatorio di terzo grado era cominciato. Avrei messo sotto torchio
Harry.
“Non per mio volere.” Dichiarò, prendendo la tazza
di caffè e portandola tra le mani, per potersi riscaldare:
“I Bennett e gli Styles hanno firmato un contratto di unione tra
le società delle due famiglie che avverrà grazie al
matrimonio mio e di Natalie.”
“E preferisci stare con me o con lei?” Ecco che sentivo le
guance andare a fuoco e il cuore galoppare dentro al mio petto, come un
cavallo da corsa dopato.
Abbassai lo sguardo e trovai molto interessante la tovaglia color rosso vino.
“Ho una preferenza per i panda. Ma ultimamente anche le giraffe non sono male.”
Sbattei la mano sul tavolo e mi alzai di scatto: “A te le giraffe
sono sempre piaciute!” D'un tratto lo strato di confusione, di
rabbia e un miscuglio non chiaro di sentimenti, fuori uscì come
la lava incandescente del vulcano.
“E a te piacciono quelli come Zayn, vero? Smettila di fare la
finta gelosa. Non capisco che ti sta succedendo. Io ho sempre provato
rispetto e fiducia per te, perché sapevo che non mi avresti mai
tradito. E invece ti ritrovo a fare la gatta morta con un mio caro
amico. Non so sei peggio te o Natalie.”
Strinsi le mani in pugni e deglutii: “E siccome io non ti avrei
mai tradito perché ti morivo dietro, tu eri giustificato a farmi
le corna? E poi anche se ci fosse stato qualcosa tra me e Zayn, almeno
i miei comportamenti erano fuori dalla vita di coppia.”
Sgranò gli occhi come non mai: “Che? Sei andata a letto con lui?!” Esclamò rosso di viso.
“No. Ci siamo fermati prima.” Rivelai.
“E tu pensi di farmi bere una cavolata del genere, eh?! Basta, io
me ne vado.” Disse alzandosi e dirigendosi verso l'uscita.
“Harry!” Lo richiamai afferrandogli il polso:
“Perché non provi a capirmi.” Gli sussurrai,
stringendo la presa.
“Non c'è niente da capire. Mi hai rimpiazzato presto.”
“Fammi parlare. Voglio che tu sappia...”
Harry non mi diede il tempo di continuare, che con un gesto rapido si
liberò della mia mano e si voltò verso di me: “Sei
rossa come un pomodoro.” Disse: “Va bene, ti ascolto.”
Ci tornammo a sedere e mi ritrovai i suoi occhi verdi appiccicati a me.
Scossi la testa. Adesso non era il momento di farsi romanzi e pensieri
contorti. Dovevo tirare fuori tutto quanto e parlare chiaro.
Partii dall'inizio, da quando beccai lui e Natalie a letto insieme, il
desiderio di cambiare, l'incontro con Zayn, Marcel e di nuovo lui Harry.
Gli raccontai di come mi ero sentita divisa a metà, di come mi
sentivo confusa e di come non capivo cosa fare. In più il mio
orgoglio che non mi faceva guardare le cose in maniera lucida e poi
quando ti ritrovavi all'estremo di un lato, comprendi cosa vuoi
veramente.
Fu ciò che successe con Zayn.
Quell'attrazione fatale era solo un desiderio per schiacciare la figura
di Harry che esisteva e che sarebbe sempre esistita dentro di me. E nel
momento in cui quella danza di passione avrebbe avuto inizio, la mia
mente e il mio cuore ebbero da sussurrare solo il nome di Harry.
“Quando ho saputo che ti stavi per sposare con Natalie, il mondo
sembrò crollarmi addosso e tutto pareva essere vuoto, senza un
senso. Ci fu Zayn a darmi conforto e pensai che magari lui poteva
essere la persona che stavo cercando. Ma poi quando stava per
attuarsi..sì, insomma quella cosa...” A parlare di certi
argomenti così apertamente era sempre stato difficile per me:
“Ho capito che non potevo più mentirmi così. La
cosa che però che mi aveva fatto arrabbiare del tuo
comportamento, è stato che non ti hai detto ciò che
volevi con tuo padre. Insomma, è la tua vita!”
“Non è sempre così facile, Charlie.”
Sospirò lasciandosi cadere sulla sedia, distendendo il collo
all'indietro e osservando la soffitta: “E' difficile per me
affrontare la realtà, soprattutto perché non so cosa
voglio e quando vedo un'opportunità me la prendo, ma quando
capisco che non è per me, non riesco...” Si stava
riferendo a Natalie e alla scelta che suo padre aveva fatto per lui.
Pensava che sarebbe stato il meglio per lui, ma non fu così.
Vedere un Harry così fragile e tanto simile a me, avvolse il mio
cuore da calore e un piccolo sentimento di felicità. Non che
provassi gioia ad avere davanti un Harry confuso, ma dopo tanto tempo o
forse per la prima volta, il ricciolo si stava aprendo a me.
Ripresi posto e allungai le mani, afferrando le sue. Lui di scatto mi guardò.
Gli sorrisi e strinsi quella presa: “A me piaci, Harry.”
Anche lui sorrise e abbassò il capo, poi alzò leggermente lo sguardo: “Vuoi riprovarci?”
“Cancelliamo le cose fatte?” Dissi io.
“No.” Affermò: “Il passato ci serve per non farci fare gli stessi errori in futuro.”
“Che perla di saggezza.” Ironizzai.
“Sarà merito del panda, forse hai resuscitato il mio criceto.”
Stappiamo lo spumante. Facciamo festa...a proposito di festa, qui qualcuno si sta dimenticando qualcosa...
Forse il criceto non è ancora funzionante al cento per cento.
“Sai che giorno è oggi?” Gli chiesi.
“Oggi è il...” si guardò intorno cercando di
farsi venire in mente la data, prese il cellulare in mano e i suoi
occhi diventarono grandi quanto due palline da tennis: “Cazzo,
è il tuo compleanno. Auguri! Scusami mi sono dimenticato e
quindi non ho nessun regalo.”
“Beh, non mi sorprendo più di tanto...”
“Ho un'idea!” Esclamò: “So che cosa
regalarti.” Si alzò dalla sedia e allungò la mano,
incitandomi a seguirlo. Harry pagò la colazione e uscimmo dal
bar.
“Evita qualsiasi cosa che sia riguardante, gioielli, vestiti e profumi...” Gli cantilenai.
“Ah, lo so che non ti piacciono quella robaccia. Tanto meglio per
me. Il mio stipendio non si brucerà in robaccia.”
Replicò.
“Come sei poco gentleman.”
“Sarà, ma io ti piaccio. Quindi...”
“1-0 per te Harry.” Dichiarai sconfitta. Solitamente quella
che aveva sempre la risposta pronta ero io. Chissà, magari stavo
perdendo colpi.
Mentre Harry si guardava a destra e a sinistra, mi accorsi di quanto fosse piacevole tenere la mano intrecciata alla sua.
Mi sentivo bene.
“Taxi!” Gridò.
L'auto gialla si fermò davanti a noi e guardai il ricciolo con aria interrogativa.
“Tranquilla, so cosa fare.”
Ci accomodammo in auto.
“Agli uffici Bennett.”
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15. ***
cap2
Capitolo 15.
Ecco il mio problema.
Più diventi grande e più diventi consapevole di come
funziona il mondo, di come ti guardano gli altri e soprattutto il
timore dei giudizi e delle voci che purtroppo ti influenzano. E quando
comprendi il gioco, vorresti trovare e appartarti in un mondo tuo,
stare con delle persone che veramente ti fanno stare bene, senza che tu
debba indossare una maschera.
Sono pochi gli
spazi che mi permettono di essere così, scrivendo, disegnando,
passeggiando e parlando anche se poche volte con la mia migliore amica.
E' difficile trovare una persona a cui non importi il guscio, peccato
che al giorno d'oggi il guscio è l'unica cosa che viene
considerata importante.
Harry era riuscito a capire bene questo giochino, molto meglio di me,
però aveva capito anche che andando avanti così, si era
creato solo un mondo di incertezze, di bugie e di tristezza.
Come me.
Ma io diversamente da lui, ero stata un parassita che osservava tutto e
che non si smuoveva. Ero quel tipico soggetto che voleva che le cose
accadessero per magia.
Harry no.
Lui cercava di aggrapparsi a qualcosa, di trovare un punto fermo di
trovare la sua felicità: pensava ai suoi genitori, pensava al
padre...
“Non sei costretto a farlo, Harry.” Dissi voltandomi verso
di lui. Avevo fin da subito intuito cosa avrebbe voluto, ma non
volevo...cioè, sì, lo volevo però non così
in fretta. Se poi tutto dovesse andare male?
Sei il pessimismo cosmico in persona, Charlie. Commentò la mia coscienza, fai concorrenza a Giacomo Leopardi.
“Una cosa che non sopporto di te, è che sei troppo
intelligente.” Dichiarò freddo gettandosi a peso morto sul
sedile, lanciandomi occhiate di nascosto.
“L'invidia è una brutta bestia.” Sospirai io dandogli un pizzicotto sul braccio.
“Stai tentando di avere un approccio fisico con il
sottoscritto?” Chiese alzando il sopracciglio e mordendosi il
labbro, come solo Harry Styles poteva farlo.
Okey, questa cosa di descrivere ogni suo gesto era qualcosa che potevo
evitare ma poi quando buttai di nuovo lo sguardo su di lui, capii che
era di importanza vitale analizzare ogni piccolo gesto.
Chiamate il 911. Il 911. E' un'emergenza. Stiamo perdendo Charlie. E'
in balia agli ormoni, causati da effetto collaterale chiamato Harry
Styles.
Coscienza, smettila di fare sarcasmo.
“Scherzi?” Chiesi buttando lo sguardo fuori dal finestrino:
“Prima che un criceto possa schiacciare un panda, ce ne
vorrà di tempo.”
“Mi stai sfidando, per caso?”
Riportai la mia attenzione verso Harry che mi osservava curioso: “Allora?” Ripeté.
“Niente di tutto questo. Pensavo a tante cose e a quanto tu sia
senza paura. Fai ciò che credi giusto e provi sempre. Non ti
arrendi, sei pieno di coraggio, ecco. I percorsi che hai scelto, ti
hanno fatto maturare...”
Mi sentivo strana nel pronunciare quelle parole. Stavo capendo che tra
i due, io ero la più immatura, quella che giudicava senza
conoscere, quella falsa, quella che voleva passare per buona.
Harry era più sincero, sotto questo punto di vista.
Non gliene fregava niente di cosa pensavano gli altri. Lui proseguiva diritto per la sua strada.
“Non pensare che io sia tanto diverso da te. Anch'io come te sono
insicuro, e ho trovato la mia sicurezza facendo ciò che gli
altri considerano figo.” Riprese fiato: “Non mi piace dire
smancerie, ma so che tu sei la mia sicurezza. Come te vedi me maturo,
io vedo te matura. Non ti sei mai fatta mettere i piedi in testa da un
coglione come me. Non sei mai ceduta di fronte ai miei comportamenti
stupidi. Hai tentato di cambiare pagina, e chissà forse ci
saresti riuscita e speravo di farlo anch'io. Sì, insomma di
cominciare un pezzo della mia vita, ma io non ero abbastanza forte.
Perché avevo e ho bisogno di te...”
Era bello poter incrociare di nuovo il suo sguardo, sapere che il suo cuore sussultava vedendomi. Come io facevo con lui.
Non stavamo facendo niente, solamente fissarci però era come se il mondo attorno a noi non ci fosse.
In quell'istante capii, e fui sicura, che Harry Styles doveva fare
parte di quel mondo, doveva essere una persona con cui volevo
condividere le mie emozioni e i miei pensieri. Una persona di fiducia.
Volevo lottare ancora per lui e credere in quella storia che prima era
quasi sbocciata. O forse, aveva ancora bisogno un po' di tempo, per
poter nascere.
“Se ti becco con un'altra, giuro che ti ammazzo.”
L'atmosfera di cuoricini, luci e scintille mi stava facendo venire il
diabete. Quindi interruppi la scenetta romantica e soprattutto lo
spettacolo gratuito che il povero taxista era stato costretto a vedere
dallo specchietto e ascoltare.
“L'unica marmocchia che mi vedrai spalmata, sarà la fusione tra un criceto e un panda.” Rispose sarcastico.
“Non hai fantasia. Ripetermi le stesse cose del faccialibro.” Dissi scuotendo la testa.
“Eh, non fare la maestrina. Accontentati. Il criceto è
stato resuscitato da poco. Riprenderà le sue funzionalità
quando...”
Vidi gli occhi di Harry illuminarsi e formarsi sul suo viso un sorriso malizioso.
Mi allungai verso di lui e gli sussurrai all'orecchio: “Sei un criceto perverso.”
Ripresi di nuovo le distanze e dissi con fierezza: “E anche se il
criceto dovesse riprendere le sue funzioni al cento per cento, Harry,
il tuo cervello continuerà ad avere lacune e problemi. E'
questione di dna.”
“Sei una stronza.” Replicò: “O sei acida e mi sfotti o sei a lamentarti.” Brontolò.
“Però ti piaccio.” Controbattei con sorriso trionfante sul viso.
Il ricciolo non poté che annuire con la testa.
Il nostro dialogo finì insieme alla corsa.
Eravamo arrivati di fronte agli uffici Bennett. Uscimmo dall'auto e
dopo che Harry pagò il taxista, iniziammo a dirigerci verso
l'edificio che ci era di fronte.
“Se caso mai dovessimo sposarci, e avere una bambina...mi
dispiacerebbe per lei.” Mi fermai in mezzo alla strada con la
bocca aperta.
Styles dovette afferrarmi per il braccio e trascinarmi con forza fino a concludere l'attraversamento.
Volli dire qualcosa di cattivo, però non ci riuscii. Le immagini
di lui insieme alla sottoscritta all'altare e di una possibile bimba
tra le nostre braccia, non era un futuro così malvagio.
“Guarda che alla bambina si dispiacerebbe ad avere un padre così perverso, sai.”
“Beh, capirebbe subito come nascono i bambini e si potrebbe evitare di raccontarle la storia della cicogna.”
“Harry!” Esclamai scandalizzata.
“E' la verità, i bambini sono il risultato di un processo
biologico. E' stata madre natura e padre natura, ad aver creato il
mondo.”
Mi immaginai Harry che tentava di spiegare alla nostra bambina, come
nascevano i bebè e pensai che Styles avrebbe il coraggio di
spiegare molto candidamente il 'processo biologico', sconvolgendo la
creatura.
Sorrisi perché sarebbe stato qualcosa di buffo e dolce. Questa
versione di dolcezza mi fece venire la voglia di diventare carina e
coccolosa e decisi così di diventare un piccolo koala,
avvinghiandomi al suo braccio destro: “Ci penserò io a
raccontare questa parte della storia. Non voglio che per colpa tua,
diventi anche lei un criceto pervertito.”
“Sarebbe un criceto obeso.” Specificò lui.
“Vaffancuore.” Ribattei.
“Io cerco sempre di essere sincero. E' una qualità che voi ragazze richiedete sempre.” Continuò.
“Noi ragazze cerchiamo anche una cosa chiamata sensibilità
e questa parola nel tuo vocabolario non esiste.” Affermai.
“Te l'ho detto, Charlie. Non pretendere troppo.”
Continuammo a bisticciare, prendendo in giro l'uno con l'altra. Potevo
dire che Harry mi era mancato tanto e anche se mi faceva esasperare
terribilmente, sapeva poi rifarsi a modo suo.
E poi io non avevo un carattere pacifico e tranquillo. Forse un po' di
timidezza ad affrontare per certi argomenti, ma non potevo dire di
essere una suora. Ecco.
Ci dirigemmo verso l'ascensore ed entrammo nella scatola di metallo.
“Harry, non dovresti prima avvisare..insomma.” Sì,
stavo diventando nervosa, perché un po' temevo la reazione del
padre del ricciolo. Magari era un uomo non cattivo peccato che con la
sottoscritta si era dimostrato abbastanza distaccato e non contento nel
conoscermi.
“Tranquilla. Andrà tutto bene.”
“E se non dovesse?” Domandai facendo gli occhioni da gatto degli stivali di Shrek.
“Scappiamo in Australia e andiamo a vivere con i koala e i canguri.”
“Ma tu odi gli animali.” Dichiarai.
“E' la tua influenza. Paragoni qualsiasi cosa ad un animale e ho cominciato ad apprezzarli.”
“E' grave.” Dissi piatta.
Il ricciolo mi lanciò un'occhiataccia e roteò gli occhi, sbuffando.
“Pronta?” Chiese.
“Sì.”
Le porte dell'ascensore si aprirono e Harry allungò la mano, intrecciandola nella mia.
Zayn's POV.
“Perché non hai rispettato i patti?”
“Non ce l'ho fatta. Non mi andava di prenderla in giro. Charlie
è veramente innamorata di Harry.” Dissi abbassando lo
sguardo.
“Non mi interessa.” Rispose.
Entrambi ci fissammo e rabbrividii vedendo in quello sguardo
così gelido neanche una minima nota di compassione o sentimento
positivo.
Squillò un telefono e non era il mio.
Tirò il cellulare fuori dalla tasca del cappotto e lo portò davanti a sé: “Pronto?”
“Come Harry?”
“Ho capito, arrivo subito.”
L'uomo spense il telefonino e mi lanciò un'occhiata:
“Penso che tu abbia ragione. Sarà un problema questa
Charlie.”
Charlie's Pov.
La segretaria che lavorava per mio padre ci fece entrare nel suo
ufficio e ci disse di aspettare, mentre lui rientrava da una riunione
importante con altri finanziatori.
L'aula era piuttosto ampia. E se una persona volesse fare una festa, ci
potevano stare tranquillamente cento persone se non di più.
Le finestre che ci davano le spalle illuminavano tutto e davano una
visuale sull'intera città. Un misto di enormi palazzi e pozze
verde, sparse qua e là.
“Eccomi. Mi hai fatto visita senza nessun preavviso.” Disse
entrando il padre di Styles, appendendo il capotto nell'attaccapanni.
“E' stato qualcosa di improvviso.” Rispose Harry.:
“Comunque ti devo parlare di una cosa importante.” Iniziai
a dire ma venni interrotto da un segno della mano dell'uomo
“So di cosa vuoi parlare. Ma a me Charlie non piace.” Annunciò con tranquillità.
Il rossore invase il mio viso e il desiderio di urlargli contro, aumentava in maniera smisurata dentro di me.
Mi alzai dalla poltrona su cui era seduta e mi diressi verso il signor Styles.
“Vorrei sapere il motivo di questo contrasto nei miei riguardi.” Domandai.
Per fortuna che c'ero io, la tua cara coscienza a controllare il tuo
stato d'animo. Se la mia intelligenza non ti assistesse mia cara
Charlie, adesso staresti urlando come un caro gorilla e daresti una
ragione in più al signor Styles, per farti odiare.
Sicuramente soffrivo di qualche strana patologia che mi causava
pensieri contorti partoriti dalla mia mente, malsana. Purtroppo. Ma
adesso non dovevo pensare a me, dovevo pensare ad affrontare un altro
membro della famiglia Styles.
“E' una sensazione a pelle.” Replicò.
Sospetto che sia una questione genetica. Temo che gli uomini della
famiglia Styles abbiano effettivamente dei mal funzionamenti a livello
mentale. Per questo si spiegherebbe il comportamento di astio del padre
di Harry nei tuoi confronti.
“Charlie, ci penso io.” Mi disse Harry poi si rivolse verso
suo padre: “Papà, io e Charlie torneremo a Holmes
Chapel.”
L'espressione che si dipinse sul volto del padre di Harry mi sorprese.
Era come se lui non si aspettasse affatto un comportamento del genere
da parte di suo figlio.
Rise nervosamente: “Harry lo sai che oggi non è il primo d'aprile.”
“Io non sto scherzando. Ero venuto qui per dirtelo.”
Gli occhi di padre e figlio si incrociarono.
“Andiamo Charlie.”
Usciti dall'edificio mi fermai e di conseguenza anche Harry.
“Che c'è?”
“Non voglio che per colpa mia devi rompere il tuo legame con tuo padre.”
“Charlie, tu non hai colpa di niente. E' lui che si ostina a non
capire me. Come in tante occasioni...” Lasciò la frase
incompiuta: “Vuoi mangiare qualcosa?” Domandò poi.
Capii che ancora non era pronto per parlarne ma mi sentivo in colpa.
Non riuscivo a concentrarmi e a godermi il pomeriggio con Harry.
Tornati a casa, Harry venne da me e rimanemmo insieme. Cucinammo
insieme la torta. Fu divertente immergerlo nella farina, ma lui si
vendicò usando la cioccolata.
“Sei una disgrazia.” Commentai.
“Hai cominciato tu!” Si difese, mentre ripuliva la tavola.
“E guarda che bravo uomo di casa, ti aiuto pure!”
“Vuoi un applauso?”
“No, preferisco che mi ripaghi in natura.”
“Sei un caso perso comunque adesso devo andare a lavoro.”
Non gli dovevo mentire però volevo aiutarlo. Anche perché
anche lui era sovrappensiero. Cercava di essere allegro ma non c'era la
stessa atmosfera che c'era stata prima di incontrare il padre di Harry.
Probabilmente anche lui era rimasto sorpreso dalla reazione che aveva
avuto suo padre, quando gli aveva detto che saremmo tornati a Holmes
Chapel.
“Ma dobbiamo festeggiare il tuo compleanno? Insieme?”
“Non ti preoccupare.” Dissi mentre gli diedi le chiavi
dell'appartamento: “Verso le undici sono di nuovo qui.
Però non è che quando torno, mi ritrovo un edificio
distrutto, vero?”
“Tranquilla. A dopo.”
Così decisi di fare di testa mia e la stessa sera, mentre dovevo
essere al lavoro a lavare i piatti, tornai di nuovo a fare visita
presso gli uffici Bennett.
Ovviamente la segretaria non vedendomi assieme ad Harry non mi fece
passare ma proprio in quel momento arrivò il signor Styles.
“Capiti proprio a pennello, sai.”
“Ah sì?” Chiesi: “Sono qui per poter chiarire e...”
“Certo, possiamo fare una chiacchierata. Sei da sola, a quanto
vedo. Beh, mentre ti accompagno a casa, possiamo parlarne.”
Mi meravigliai nel vedere come il signor Styles divenne gentile e
disponibile. Forse, in realtà avevo sbagliato a giudicarlo male
e in fondo, anche Harry si sbagliava.
Accettai la proposta e seguii l'uomo.
Peccato che una volta che fui in macchina, mi accorsi che la strada che
l'autista aveva preso non era quella che usavo io solitamente.
“Forse ha bisogno di qualche indicazione..” Suggerii ma
vidi un fazzoletto bianco davanti a me e la mano del signor Styles che
premeva contro la mia bocca.
Ero costretta a respirare quella cosa che c'era su quella stoffa.
Tentavo di ribellarmi ma le forze mi stavano abbandonando.
Harry's Pov.
Erano quasi le undici e mezza e ancora Charlie non era tornata.
Dapprima pensai che magari il ristorante aveva avuto qualche cliente in
più e magari aveva avuto qualche piatto da lavare in più.
Ma più le lancette dell'orologio continuavano a muoversi e non
vedevo quella dannata porta aprirsi, decisi di chiamarla per
assicurarmi che non le fosse successo niente.
“Charlie, cazzo rispondi!” Sbottai.
Ipotizzai che magari non ci fosse campo e per questo non rispose, decisi di mandarle un messaggio ma ancora nessuna risposta.
Chiamai anche il ristorante dove lavorava ma quando mi disse che
Charlie non era mai venuta, mi venne un colpo. Mi aveva mentito.
Cazzo, Charlie.
Se fossimo stati a casa, almeno sapevo che Charlie poteva andare da Sophie, ma qui...
Decisi comunque di chiamarla e le chiesi se poteva provare a contattarla, ma anche lei ebbe i miei stessi risultati.
“Mi aveva promesso che alle undici sarebbe stata qui, con me a festeggiare.”
“Tranquillo Harry.” Disse Sophie: “Prova a chiamare Zayn. Magari è con lui.”
Avrei voluto che Charlie non fosse con lui, ma in quel momento avevo
paura che le fosse successo qualcosa e mi stava anche bene che si
trovasse con lui.
“Ehi Zayn. Senti Charlie è li con te? Vero?”
“Perché?”
“Sentimi, Zayn. Evita. Dimmi se è con te.”
“No. Lei non è con me. Ma raccontami che è successo.” Chiese anche lui preoccupato.
La paura continuò a salirmi sempre più.
Gli raccontai tutto e gli dissi che oggi avevamo fatto pace e che era
il suo compleanno, decisi di farle un bel regalo. E che era un bel
passo nella nostra relazione.
“Temo che Charlie sia in pericolo.” Dichiarò infine.
Charlie's Pov.
“Il
desiderato lieto fine non è sempre scontato come molti credono.
Spesso ci sono forze maggiori che ti impediscono di vivere il tuo
sogno. Anche questo è un lato della realtà che devi
imparare ad accettare.”
Fu la prima frase che mi disse il signor Styles appena riaprii gli occhi. Non sapevo dove ben fossi.
La stanza era buia e l'unica fonte luminosa proveniva dall'alto, che mi illuminava.
“E'
per questo motivo lei dovrebbe distruggere la vita di suo
figlio?” Mi guardai spaventata, ma parlai chiaro, esprimendo la
mia opinione.
“Sto
salvando la vita di mio figlio.” Replicò: “Non
voglio che per una cotta lui faccia scelte che lo possano rovinare per
sempre.
“Perché mai si dovrebbe rovinare? Non ha fiducia in ciò che fa?”
“Anch'io
ero innamorato perso di Michelle. Ma alla fine non ha funzionato. Non
deve sbagliare come ho già fatto io.”
“E
questo le da il diritto di mettere il bastoni fra le ruote a Harry?
Sbagliare è umano. Capita a tutti. Ma non per questo bisogna
evitare di affrontare la vita e andare avanti e provare. Perché
sennò vivere non avrebbe senso. Non fare qualcosa che magari ci
farebbe stare bene, solo perché ci potremmo fare male. E' come
dire, non voglio camminare perché potrebbe cadere un pianoforte
dal cielo.”
Non
sapevo neanch'io dove dovessi puntare lo sguardo. Cercavo di farlo dove
sentivo una risposta ma ogni volta, la voce arrivava da un'altra zona.
Harry
si starà preoccupando tantissimo, già me lo immaginavo a
sbraitare contro il telefonino e a maledirmi in ogni lingua da lui
conosciuta.
Anch'io
da stupida non ero stata coraggiosa. Avrei dovuto parlare con Harry
magari adesso non sarei qui a farmi mille viaggi mentali sulla morte
della sottoscritta.
Ingenua. Ero stata ingenua.
Perché mai, avrei dovuto credere a quel folle che magicamente da burbero era diventato gentile?
Semplice Charlie, intervenne la mia coscienza, hai visto in lui lo sguardo di Harry.
“Ti
rimando a Holmes Chapel. Da sola. Intanto rimani qui fino a domani
pomeriggio. Io devo organizzare le nozze tra Harry e Natalie.”
Gridai.
Già,
feci un urlo fortissimo, ma che probabilmente nessuno avrebbe sentito:
“Dice di non volere far soffrire Harry e poi lo costringe a stare
con una persona che non ama?”
“E tu saresti convinta che Harry ti ami? Ti ha tradito.” Affermò con nota di superiorità.
“Verissimo.
Ma se ad Harry non gli fosse importato di me, non sarebbe tornato da
me. Avrebbe accettato di sposarsi con Natalie.”
Non disse nulla.
Aspettai, ma ci fu solo il silenzio.
“Tranquilla. Presto tutto sarà finito.” Sentii dire questa voce in lontananza.
-
Harry's Pov.
“Forse
è il caso di chiamare la polizia.” Suggerii, mentre stavo
componendo il 911, ma la mano di Zayn mi fermò: “No. E'
meglio di no. Chiama Natalie, piuttosto.”
Corrugai
la fronte e mi chiesi perché dovessi chiamare proprio lei. Zayn
dopo cominciò a spiegarmi e a rivelarmi gli scheletri che
c'erano nell'armadio di mio padre.
“Armi
illegali?” Ripetei sconvolto. Inizialmente sospettai droga.
Perché solitamente era quella che fregava sempre.
“Già
e la famiglia Bennett venendo a sapere del mercato in nero di tuo
padre, cercò di far sprofondare la vostra società di
famiglia. E il signor Styles disperato, organizzò il
fidanzamento tra e Natalie.”
Sgranai gli occhi incredulo.
“Perché Natalie non ha rifiutato?”
“Perché
a Natalie piacqui subito e con la faccenda dell'azienda, si era diciamo
protetta. Nel senso se l'avessi lasciata, lei ti avrebbe risposto:-Ma
come non tieni alla tua famiglia?- Natalie è sempre stata
innamorata di te. Come Charlie, d'altronde.”
“Ma io sono innamorato di Charlie. Se Natalie fosse stata innamorata veramente di me, me ne avrebbe parlato e...”
Non
conclusi la frase perché proprio Natalie rispose al telefono:
“Ciao, Harry. E' da tanto che non ci sentiamo.”
“Ho bisogno che tu mi aiuti.” Dissi spiccio e non c'era tempo da perdere.
“Passare subito al sodo, eh?” La sentii sospirare: “Hai litigato con Charlie?”
“Ci speri?”
“Forse.” Confessò.
Le spiegai rapidamente cosa fosse successo e disse che ci avrebbe raggiunto anche lei con suo padre.
Conclusi
la telefonata e guardai Zayn: “Sei sicuro che far coinvolgere
così tante persone, non sia pericoloso per Charlie?”
“Dobbiamo prima trovarla. Una volta fatto, entreremo in azione.”
“Sembra quasi un film poliziesco.” Commentai.
“Avrei voluto che le fosse.” Replicò Zayn.
Altre
domande mi si formavano nella testa. Come faceva Zayn a sapere
così tante cose? Avrei voluto chiederglielo, ma la
priorità era data al panda.
Ah, quella zuccona! Una volta tanto che mi ascoltasse!
Inveire contro di lei, però non mi sarebbe stato d'aiuto. Dovevo stare calmo.
Aspettammo diversi minuti e Natalie finalmente ci raggiunse, insieme a suo padre.
“Penso
che tu abbia delle ragioni più che valide per averci chiamato,
qui.” Dichiarò freddo il signor Bennett.
“Mio padre ha rapito la mia fidanzata.” Dissi: “E magari lei potrebbe aiutarci a trovarla.”
“La tua ragazza è Natalie.” Replicò.
“No. E' Charlie.”
I
fari delle macchine che percorrevano la strada illuminavano il viso del
signor Bennett, che sospirò: “Avrei voluto che tu avessi
dato queste attenzioni alla mia bambina.”
“Arriverà qualcuno che sarà anche meglio di me.”
Lo sgranchirsi della voce di Zayn interruppe il nostro dialogo.
“Dobbiamo trovare Charlie.” Ricordò il moro.
A questo punto mi venne un'idea. E spiegai il mio piano.
“Vorresti
farci acquistare la vostra società? Lo sai che per noi sarebbe
solo una perdita e basta.” Disse il signor Bennett.
“Allora
la vostra azienda rischierà di essere chiusa per armi
illegittime. Sicuramente la polizia troverà qualcosa. Quindi io
terrò la bocca chiusa, in cambio tu dovrai dire a mio padre che
sarai disposto ad acquistare la società di famiglia, solo se
libererai Charlie.”
“E se non dovesse accettare?” Domandò Natalie.
“Perché non dovrebbe? E' stato per il patrimonio aziendale che ha fatto questo casino!”
“Non
c'è bisogno di urlare.” Mi rimproverò: “E non
serve minacciarci di fare fallire la società di famiglia.”
“Scusami. Hai ragione.”
Così ebbero inizio le danze. Il signor Bennett chiamò il signor Styles e i due si accordarono per incontrarsi.
Inizialmente
si era pensato di parlare subito della liberazione di Charlie, ma in
tal caso, poteva succedere che il signor Styles non avrebbe collaborato
e poteva reagire in maniera negativa, peggiorando la situazione.
Ripetei
al padre di Natalie il copione: “Devi assolutamente convincerlo.
Quando avrà detto di sì, interverrò io e
parlerò con mio padre.”
“E'
troppo scontato e banale.” Interruppe Natalie: “Dobbiamo
prima scoprire dove è nascosta Charlie. Una volta che sappiamo
dove è lei, bisogna tenere occupato tuo padre mentre qualcuno
andrà a salvare il panda.”
“Piano
geniale. Perché non ci ho pensato prima!” Esclamai con
tono sarcastico. Feci un applauso di due battiti e poi mi fermai,
guardando interrogatorio Natalie: “Ma mi diresti come ti faresti
dire dov'è nascosta Charlie?”
“Sicuramente
non era da solo quando ha portato Charlie. E quando papà
sarà impegnato a parlare con tuo padre, tu e Zayn vi farete
condurre dal complice.”
“E'
possibile che Natalie abbia ragione. Non credo che tuo padre abbia
fatto da solo. Ha anche lui una certa età!”
“Vi
state basando su una stupida ipotesi.” Gridai: “Se non
c'è questo secondo complice? Avete un piano B?”
“Non ci sarà bisogno del piano b!” Obiettò Natalie: “Andrà tutto bene.”
Tutto
sembrava troppo strano. Perché tutti erano così sicuri,
calmi e fiduciosi? Insomma, va bene che Charlie non stava simpatica a
Natalie, perché così tanta tranquillità?
Non dissi nulla e annuii facendo cenno con la testa.
Papà
arrivò con una porche nera, che però non era guidata da
lui ma da un altro uomo. Tirai un sospiro di sollievo.
Forse Zayn e Natalie non avevano torto.
Mentre
noi tre eravamo nascosti tra il buio e cassone della spazzatura, mio
padre scese dall'auto, fece sbattere violentemente la portiera e si
diresse verso il signor Bennett.
“Come mai tutta questa fretta?”
“Acquisterò
la tua società. Non ci sarà bisogno più del
matrimonio tra tuo figlio Harry e la mia Natalie.”
“Ragazzi, andate dall'autista.” Propose Natalie accanto a me.
Così,
come se fossimo degli agenti speciali di polizia, ci avvicinammo
all'auto ed entrammo. Zayn si sedette nei sedili posteriori mentre io
mi misi seduto accanto alla postazione del guidatore.
“Non
dire niente e non fare nessun passo falso.” Dettò legge
Zayn: “Ho una pistola con me. E tu non vuoi che la tiri fuori,
vero?”
L'uomo alzò le mani: “N-no.”
“Portaci dove è stata nascosta Charlie.” Dissi io autoritario. Non dovevo farmi assalire dalla paura.
“Io non so di cosa stai parlando.” Disse l'uomo, usando di nuovo un tono di sicurezza.
“Penso che la pistola voglia venire fuori.” Interruppe Zayn.
L'uomo allora, portò le mani sul volante e lo strinse con forza: “D'accordo.” Disse sospirando.
Anch'io tirai un sospiro di sollievo, sapendo che presto avrei rivisto Charlie.
Il
viaggio proseguì in silenzio, fino ad arrivare in un deposito di
merci fuori città. Chiamare quel posto illuminato, era come
fargli un complimento.
Uscimmo in auto e Zayn si assicurò che l'uomo ci facesse da guida, senza che ci facesse brutti scherzi.
“La ragazza si trova lì dentro.” Affermò l'autista.
“Sarà meglio che sia vero.” Replicò Zayn.
Corsi verso il portone e lo trascinai con forza verso la destra.
“Charlie! Charlie! Sono Harry, rispondimi!” Urlai, sentendomi vibrare le corde vocali.
“Harry!” Sentii la voce del panda e gridai ancora.
“Charlie!”
Divenni più rapido di flashman, più di speedy gonzales e
la raggiunsi. Le sfiorai le spalle e gliele strinsi. Temevo che potesse
sparire davanti ai miei occhi.
“Charlie!” Dissi ancora. Le presi il viso e la baciai.
“E'
tutto ok. Ci sono io.” Avevo un fiatone da far paura, ma ero
sollevato. Adesso che sapevo che lei stava bene, potevo stare
tranquillo.
Liberai Charlie e mentre lei si controllava i polsi e le caviglie sentii un applauso dietro le mie spalle.
“Ingegnoso,
figliolo. Veramente.” Mi voltai di scatto e vidi mio padre
entrare, affiancato dal signor Bennett e Natalie: “Mi
dispiace.” Mimava con le labbra.
Riportai la mia attenzione verso mio padre.
“Cosa
ci sarebbe di ingegnoso qui? Hai rapito la mia fidanzata! E hai sempre
pensato al peggio nei miei riguardi e...” Esplosi dalla rabbia.
In quel momento tutto quell'insieme di emozioni si catapultarono fuori.
“Ho
cercato di proteggerti!” Si giustificò:
“Figliolo,” proseguì: “fai la scelta giusta.
Vieni da me e vivrai felice. Te lo assicuro.”
“Perché
mai mi dovrei fidare di te?” Chiesi: “Cosa c'entrava
Charlie?! Perché metterla in mezzo e farle questo?!”
“Perché ti ha fatto il lavaggio del cervello!”
“No!”
Gridai: “Tu volevi usarmi dal principio. Volevi combinare il
matrimonio tra me e Natalie. Cosicché da salvare la tua azienda
dal baratro assoluto. E non hai pensato alla vita di tuo figlio? No.
Assolutamente no.”
“Calmati
Harry.” Sentii la mano di Charlie stringere la mia. Avvertii una
dolcissima sensazione di calore dentro di me che mi fece comprendere
quanto fosse veramente per Charlie.
Se
lei non fosse entrata nella mia vita, se io non me ne fossi innamorato,
probabilmente avrei seguito le orme di mio padre e chissà se
sarei stato felice. Felice in quell'ingarbugliato insieme di segreti,
bugie e semplice desiderio di potere e ricchezza.
Allungai
il braccio fino alla fine del fianco del mio panda e la portai vicino a
me: “Vedi questa donna papà,” dissi: “beh, lei
sarà tua nuora.” Annunciai.
“Cosa?!”
Charlie mi urlò praticamente nell'orecchio, danneggiando per
l'ennesima volta il mio povero organo uditivo.
Tutte le ragazze normali si sarebbero emozionate e avrebbero pianto dalla gioia.
L'espressione di Charlie fu quella di una persona che aveva appena visto la morte in faccia. Infatti era sbiancata subito.
“Io dovrò sopportarti per sempre?”
“A qualcuno toccherà.” Risposi.
Roteò gli occhi e sorrise: “E va bene, mi sacrificherò per l'umanità.”
“Non
essere così plateale.” Sussurrai avvicinandomi a lei e
baciandole la guancia: “Sono serio.” Dissi sicuro.
“Lo so.”
La voce di Zayn si sgranchì interrompendo, purtroppo il momento amore-pucci tra me e Charlie.
“Harry potevi anche aspettare di fare la tua dichiarazione. Il bel finale, arriva alla fine.”
“Bisogna seguire i propri sentimenti.” Replicai.
Zayn sorrise.
“Ho
chiamato la polizia.” Affermò: “E appena sapranno
del rapimento di Charlie, signor Styles per lei è finita.”
“Anche per te, Zayn lo sai, vero?”
Mi
voltai verso il mio amico ma non disse nulla. Le sirene della polizia
coprirono quel silenzio e quegli sguardi che ci stavamo lanciando tra
di noi.
L'investigatore che entrò all'interno del capannone era seguito anche dal signor Parker.
Successivamente
si venne a scoprire che lo stesso signor Parker era a conoscenza del
mercato nero di armi illegali tra la società Bennett e quella
degli Styles.
E venne a galla anche il passato di Zayn e quello di Keyra.
“Quindi
Keyra era stata vittima di un incidente autostradale. E pensavi che
fosse stato il signor Parker a ucciderla.” Dissi sorpreso.
“Già.
E quando giunsi a Manhattan, avevo solo lo scopo di vendicarmi, a modo
mio... Infatti lo stesso giorno incontrai tuo padre, Harry. E lui mi
propose di aiutarlo nel suo piano, cioè quello di far convolare
a nozze te e Natelie e di mettere fuori gioco Charlie. E in cambio il
signor Styles avrebbe fatto scomparire Parker. Solo che conoscendo
meglio Charlie e vedendo in lei Keyra, avevo deciso di lasciare stare e
di non farmi coinvolgere più da lui. Però venni a sapere,
che il signor Styles avrebbe ucciso il signor Parker, facendo poi
incolpare me e quando lo venni a sapere...”
“Intervenni
io e chiesi a Zayn di fare ricerche più approfondite sul conto
del signor Styles e del signor Bennett e con l'aiuto di Natalie, siamo
riusciti a chiudere questa faccenda. E anche tu Charlie.” Disse
poi il signor Parker rivolgendosi al panda: “Se non ci fossi
stata tu, probabilmente saremmo ancora in alto mare.”
Sgranai gli occhi incredulo.
“Quindi
voi due sapevate tutto!” Esclamai, indirizzandomi verso Natalie e
Zayn. Capii così il perché della sicurezza dei due nel
piano.
Gli
agenti portarono via sia mio padre che il signor Bennett. Chiesi
successivamente a Natalie perché non mi avesse detto niente e
lei mi spiegò che era un'operazione segreta e che meno persone
erano a conoscenza di questa piano e meglio era.
“Ma da quando andava avanti questa storia?” Proruppe Charlie.
“Da
quando ci hai beccati insieme all'hotel.” Soffiò con
noncuranza poi si voltò verso Zayn e cominciarono a
chiacchierare.
“Quei due si metteranno insieme.” Constatò piatta il panda.
“No, Zayn non è il tipo da Natalie.”
“Mai dire mai. Io non ero mica il tipo da criceti.”
“E io non ero il tipo da panda.”
“Sì, che lo eri. Altrimenti non mi avresti chiesto di sposarti.” Ribatté.
“Te
l'avrei chiesto, davvero? Perché io non ricordo.”
Controbattei appositamente. Finalmente questo caos era finito. Niente
Natalie, niente matrimoni combinati, niente società da dover
gestire. Ero libero.
Beh, l'unica persona che avrei dovuto sopportare sarebbe stata Charlie, ma non era un problema.
Alla fine avrei avuto anch'io i miei vantaggi.
“Hai la memoria corta, eh?”
“Ci sarebbe un modo per far tornare tutto, sai...” Allusi malizioso.
Charlie scosse la testa e sorrise: “Dai, dobbiamo prima concludere con la polizia.”
Così andammo in centrale e ognuno di noi: Charlie, io, Zayn e Natalie facemmo la nostra deposizione.
Qualche
settimana più tardi, fummo convocati in tribunale, davanti al
giudice per riconfermare ciò che era successo.
Il
giudice sentenziò colpevole mio padre, come assassino di Keyra e
omissione dei soccorsi e in aggiunta ci fu l'aggravante di rapimento di
Charlie.
Mentre
l'attività commerciale del signor Bennett e quel poco che
rimaneva dell'azienda di famiglia venne assorbita dall'azienda del
signor Parker.
Charlie's Pov.
“Harry sei sicuro di voler tornare in Inghilterra?”
“Sì,
Charlie. Te l'ho già detto. Voglio stare vicino a mamma e stare
con i nostri amici. E poi ci siamo conosciuti là e là che
voglio vivere.”
Dopo
le varie vicissitudini che entrambi avevamo passato Harry sembrava
essere maturato molto. Non per quanto riguardava il fatto di prendermi
in giro in modo continuo, ma piuttosto sull'affrontare i problemi. Ogni
volta che litigavamo e se io mi arrabbiavo, mi prendeva per il braccio
e finché non parlavamo seduti sul divano, non mi faceva alzare.
Stavo
preparando i bagagli e stavo chiudendo l'ultima valigia. Anche se
quella dannata scatola arancione non era intenzionata a farlo.
“Usa
il tuo dolce peso e vedrai che ti obbedirà all'istante.”
Aveva suggerito Styles, poggiandosi allo stipite della porta con
braccia incrociate.
“Quindi tu sei caduto ai miei piedi per i miei sessantacinque chili?”
“Chi può dirlo.”
“Che stronzo che sei. E dire, che pensavo che fossi cambiato, ma mi sbagliavo.”
Harry
sorrise e abbassò la testa, scuotendo la testa: “Charlie,
io sarò sempre lo stesso idiota Harry Styles per cui hai perso
la testa. E' vero, forse sono un po' maturato. Ma di certo non
sarò un tipo serioso sempre. E poi dimmi, se diventassi una
specie di vecchio noioso e brontolone, mi diresti:-Dai Harry, un po' di
energia!-”
“Vuoi aver sempre ragione, eh?” Domandai inarcando il sopracciglio.
“Certo!”
Peccato che quella frase in cui Harry voleva avere ragione non si realizzò mai negli anni successivi.
***
“Papà,
ma perché prendi in giro sempre la mamma e la mamma si arrabbia
sempre?” Ecco quella fu la domanda dolente che avrei voluto che
Emma non avesse chiesto.
“Perché
sono dei giochi dei grandi. E' divertente lo sai.” Rispose Harry
prendendo la nostra bambina in braccio.
“Che
storia lunga che mi avete raccontato...” Continuò a dire
mentre mio marito la stava facendo accomodare sul letto di camera sua.
Le sistemò le coperte e poi disse: “Non vedo l'ora di vedere zio Zayn!”
“Ma come!” Esclamò Harry: “Davvero, preferisci zio Zayn al tuo papà!?”
“Sì.”
“E'
colpa di tua madre.” Borbottò Harry: “Sicuramente
qualche suo gene è finito nel tuo sangue e con questo si spiega
tutto.”
Il
criceto sospirò affranto e dando il bacio della buonanotte ad
Emma, le coricò per bene le coperte, spense le luci ed entrambi
uscimmo dalla stanza.
“Sono offeso.” Mugugnò Harry: “Pensavo di essere il suo eroe!”
“Il mio lo sei.” Dissi abbracciandolo.
“Io voglio essere l'idolo di essere umani non di animali.” Controbatté.
Poggiai
il mio mento sul petto di Harry e lo guardai con sguardo cigliato:
“Ah, sì? Non vuoi stare in bianco, vero?”
Stupida domanda retorica. La risposta sarebbe stato un:-No, che non voglio stare in bianco.-
Harry mi afferrò per il polso e mi baciò.
“Sono
contento di averti sposato e di essere diventato papà di nostra
figlia ...Pensavo che la felicità stava nel fare le cose
perfettamente, nel dover rispettare ogni cosa, ma alla fine, la
felicità si trova nelle piccole cose, e, a volte anche nelle
grandi. Come il giorno nel nostro matrimonio. Solo tu potevi inciampare
nel vestito e distruggere metà della torta nuziale.”
Raccontò divertito.
Quella
giornata che per numerose persone poteva essere perfetta e dolce, per
me e Harry era stata un'altra giornata alla panda-criceto.
Io
ero goffissima con quell'enorme abito bianco e avevo chiesto anche di
accorciare il vestito, ma la sarta non mi dava retta. Quando poi mi
sono letteralmente spalmata sulla torta, la signora mi venne a dire:
“Forse avevi ragione.”
“E ti ricordi quando sei rimasta incinta di Emma?”
“Già!
Non pensavo mica di avere così presto una bambina. E solo
perché non sei riuscito a tenere sotto controllo il tuo
biscione.”
“Non offendere una creazione divina così perfetta.” Si difese Harry.
Non
dissi nulla perché sarei potuta diventare cattiva. Non
perché lo fossi, ma perché ero sadica e fare battute
sulla grazia del criceto, era piacevole.
“Dai andiamo a letto.” Proposi: “Domani devi essere presto in aula, giusto?”
“Sì, ma adesso pensiamo ad altro...faremo attività fisica, vero?”
Eh, Harry era rimasto il solito playboy che aveva una strana fissa per il mondo a luci rosse.
Ma a me andava bene così.
Quando
tornammo dagli Stati Uniti, Harry si iscrisse all'università e
decise di seguire la carriera da avvocato. Dopo diversi anni di studio,
riuscì a guadagnarsi un nome a Holmes Chapel e anche nei
quartieri vicini.
Mentre
io diventai giornalista. Dopo ciò che ci era successo per via
del padre di Harry, cominciai a scrivere e questo mi aveva fatto capire
che scrivere mi aiutava molto con me stessa, scelsi così di
seguire questo percorso.
Zayn
e Natalie, come aveva predetto Harry si misero insieme e ci venivano a
trovare qualche volta. Non sempre, anche perché i rapporti tra
me e Natalie non erano tra i migliori.
Avevo tentato di fare amicizia con lei, ma con scarni successi.
Liam
e Sophie si erano sposati pure loro e avevano avuto una coppia di
gemelli maschi. Diversamente da me e Harry, quando quei due si
sposarono sembrava di essere in un angolo di paradiso.
Sophie
era meravigliosa con l'abito bianco e il pancione. E Liam era
così emozionato che quando disse il tanto sospirato:
“Sì.” lo disse per ben tre volte.
Harry
invece non aspettò neanche che la figura religiosa finisse di
pronunciare la frase da rito, e mi baciò. Mi prese in braccio e
mi portò subito in carrozza.
Quell'idea stranamente così romantica mi piacque, perché era stata una sorpresa.
“Non
ci credo!” Avevo esclamato guardando la carrozza bianca. Poi
portai l'attenzione ai cavalli bianchi e al cocchiere.
“Perché l'hai fatto?” Domandai poi.
“Ho
pensato che forse avevi un po' l'umore a terra dato che la torta non
era più mangiabile. E quindi ho chiesto alla mamma di chiedere
subito una carrozza. Ed eccola qui.”
“A
che pensi, Charlie?” Harry mi riportò alla realtà.
Mi posizionai accanto a mio marito, mettendomi sul fianco.
“A
quando eravamo usciti dalla chiesa e a quando vidi i cavalli e la
carrozza bianca, che ci aspettava fuori...” Pensai poi alle
parole che Harry mi aveva detto un paio di minuti fa. Alla
felicità che andava cercata nelle piccole cose.
“Sono felice di essermi innamorata di te, Harry.”
“Anch'io lo sono. E non sai quanto. Ti amo panda.”
“Ti amo criceto.”
THE END.
_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
E questo è il finale della storia. Grazie a chi ha continuato a
leggere e chi ha rivisto Charlie e Harry in azione di nuovo!
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