I hate you, or maybe not...

di CharlieMadison1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***



    Capitolo 1.

Avevo sempre pensato di essere una ragazza buona e gentile, che mai e poi mai avrebbe desiderato il male per un'altra persona. 
Invece per una serie di sfortunati eventi, o forse fortunati, capii di avere un animo malvagio specialmente nei confronti di Harry Edward Styles. 
Io e lui ci conoscevamo fin dai tempi delle scuole materne; e avevamo frequentato elementari, medie e pure il liceo insieme. Ma e poi mai, avrei pensato di odiare qualcuno a tal punto di non volerlo più vedere. 
Non immaginatevi chissà cosa, come fidanzati e poi lui che mi avesse tradito facendomi un milione di corna; se Harry fosse stato il mio fidanzato, lo avrei ammazzato se avesse solamente osato guardare un'altra! Naturalmente questa affermazione non si verificherà assolutamente nella realtà. 
Proseguendo, il mio odio verso di lui non era generato da una delusione amorosa, ma per una sensazione a pelle. 
Sapete quando vedete una persona e subito ci fate un pallino rosso, per dire che questa persona non diventerà vostra amica? Bene, questo è ciò che avevo fatto con Styles. Lo so che era qualcosa di stupido, però qualcosa mi diceva che era meglio evitare qualsiasi tipo di contatto con quell'individuo. O almeno il mio subconscio diceva così. 
Come avevo già detto, la serie di sfortunati eventi che mi aveva portato al desiderio di vedere Styles morto, cominciò quando la professoressa di letteratura inglese Cole decise di assegnare un progetto da svolgere in coppia, la piccola sottigliezza che poteva rendere questo compito interessante fu il fatto che la cara donna scelse le coppie e io finii insieme a Harry. 
Quando la professoressa aveva pronunciato il mio nome accanto a quel donnaiolo, mi sentii mancare l'aria e sentii un enorme peso cadermi sulle spalle. 
Ero già a conoscenza che tutto ciò che sarebbe accaduto dopo quel fatidico giorno, per me sarebbe stato come vivere l'inferno. 
- 
Mi trovavo a casa di quello sciagurato per fare appunto quel lavoro; inutile dire che Styles continuava a ripetere di sbrigare e concludere, così poteva andare dalla sua focosa Jolie o Tiffany. Non stavo affatto ascoltando, anzi annuivo semplicemente con la testa. 
Non c'era affatto dialogo, c'erano solo i miei occhi che mandavano maledizioni al ricciolo. 
“Non guardarmi con quella faccia. Mi fai paura.” Disse con aria di sufficienza il signorino lanciando un'occhiataccia e poi spostando il proprio sguardo da qualche altra parte; proprio per sottolineare quanto facessi schifo. 
Odioso. 
“Non ti preoccupare, guardare anche il tuo muso mi inquieta.” Gli risposi di rimando. Se lui credeva di avere a che fare con una scema che se ne sarebbe stata zitta e buona, si sbagliava. 
“Ma sono un animale?” Riportò i suoi occhi color smeraldo sui miei. Il suo tono di voce sembrava risentito della mia affermazione. 
Non mi inganni, Styles. 
“Forse non fisicamente, ma la tua intelligenza è pari a quella di un animale.” Mi fermai e presi respiro: “No, sto offendendo anche gli animali, paragonandoti a loro.” Puntai fissa le mie iridi nelle sue. 
Harry sbatté violentemente il palmo della mano sul tavolo e scattò in piedi, i riccioli gli coprirono il viso, che non mi permisero di scorgere la sua espressione. 
“D'accordo che non mi sopporti, però se ti comporti come una bambina ci perdi anche tu! Ti devo ricordare che stiamo lavorando insieme per un lavoro assegnatoci dalla Cole?” 
Sgranai gli occhi incredula. 
Le mie orecchie facevano fatica a credere alla prima frase sana di questo donnaiolo - sì, oramai a scuola era noto proprio perché faceva il cascamorto con qualsiasi ragazza -. 
Sospirai e alzai le spalle. 
“Sei tu quello che parla senza pensare. E hai cominciato tu!” 
“Vedi che continui a comportarti come una bambina!” Rispose Harry. 
“Scusami tanto se non sono una ragazza sexy pronta a concederti tutte le mie grazie!” Mi sentivo offesa in quel momento. 
In pochissimo tempo quel dannato donnaiolo dei miei stivali, mi aveva detto che ero una bambina! 
“Non mi alletti neanche un po'.” 
“Ma per fortuna!” Esclamai: “Non voglio farmi corteggiare da uno come te!” 
“Ti darebbe fastidio se ti corteggiassi, eh?”Domandò con aria strafottente, mentre si avvicinava alla sottoscritta. E improvvisamente il suo umore era cambiato, un secondo fa sembrava un toro infuriato e adesso mi ritrovavo con una specie di criceto voglioso. 
“Certo!” Affermai con voce tremante. Perché non ero così sicura come qualche secondo fa? Sarà, perché vedevo come i suoi occhi diventavano sempre più vicini ai miei? 
Abbassai il capo e cercai di riprendermi. 
Dovevo calmarmi assolutamente non potevo permettere di essere l'ennesima vittima di quel donnaiolo da strapazzo! 
“Sicura?” 
Mi misi in piedi davanti a lui e lo affrontai a viso aperto: “Harry non mi piaci.” 
Ci fu una strana atmosfera tra di noi. Non immaginavo affatto che sarei arrivata a questo punto con lui. Però, era meglio che non ci fossero stati fraintendimenti tra di noi. 
Quel silenzio che c'era fu interrotto da una fragorosa risata da parte sua.
“Che hai da ridere?!” Domandai imbarazzata! Mi stava prendendo in giro così sfacciatamente! 
“Sei troppo buffa!” Continuò a ridere sfacciatamente dinnanzi alla sottoscritta. Beh, che facesse. 
Da quel momento in poi, cominciai ad odiare seriamente Styles. Però io essendo una persona matura, accettavo il fatto che Harry fosse stupido e che Dio non poteva donare un cervello sano a tutti. 
Quindi decisi di fare finta di niente e andare avanti per la mia strada. 
Rimasi a braccia incrociate davanti a lui, aspettando che finisse di fare il deficiente e con uno sgranchirsi di voce da parte mia, finalmente io e lui potemmo lavorare decentemente. 
“Non ti arrabbi?” Domandò mentre io stavo sistemando le mie cose dentro alla borsa. Si era fatto buio ed era il caso di rientrare a casa. 
“Sarebbe stupido da parte mia, scendere al tuo livello.” Risposi spiccia, iniziando a dirigermi verso l'uscio. 
“Aspetta!” Gridò prendendomi il polso del braccio e facendomi voltare verso di lui, costringendomi ad un ennesimo faccia a faccia. 
“Che c'è?” Gridai a mia volta arrabbiata e lo ero perché lui non mi lasciava andare a casa. 
“Sei arrabbiata.” Disse trionfante con un maledetto sorriso. 
Mi staccai con forza dalla presa e mi massaggiai per qualche secondo il braccio, poi lanciai un'occhiata omicida a Styles: “Allora lo fai apposta?” 
“Forse.” 
Ci fissammo intensamente e la voglia di prenderlo seriamente a schiaffi, ronzava in testa. Però la maturità e la saggezza mi consigliarono di lasciare stare e di non perdere tempo con uno come lui. 
Lo salutai e me ne andai.

-
C'erano cose che avrei odiato per sempre e altre che avrei amato per sempre. Un esempio per ciascuna? 
Odiavo svegliarmi presto la mattina e se poi mi svegliavo a causa di un individuo nominato Harry, beh le cose cominciavano veramente ad andare male. Dormivo beata sul mio letto abbracciata al mio orsacchiotto preferito, quando la voce di un certo qualcuno, invase la mia testa, ruppe i miei timpani e come una deficiente urlai! 
“Styles!” 
“Buongiorno bella addormentata.” Disse sorridente, accarezzandomi la guancia. A quel lieve contatto scattai come una molla e mi alzai in piedi sul letto. 
“Non osarti avvicinare.” Lo minacciai con il cuscino, anche se sapevo che quella ammassa di piuma non era un'arma valida, purtroppo. 
Aspettate un momento. Perché Styles si trovava a casa mia, a svegliarmi la mattina presto? 
Non poteva essere vero. Era qualcosa di folle, senza senso. 
Con l'aria che mi mancava per respirare, mi alzai dal letto e aprii gli occhi di scatto notando come la mia sveglia stesse suonando da più di cinque minuti. Avevo la gola secca ed ero parecchio frastornata. Ma soprattutto scioccata. 
Avevo sognato Styles. 
Misi i piedi sul pavimento freddo e con enorme sforzo mi incamminai per il bagno. Mi diedi un'occhiata allo specchio e notai quanto fossi stanca. 
Ricordai che quando ero tornata a casa ieri sera, dopo essere stata da Harry e di quanta fatica avessi fatto per chiudere occhio, cosa che probabilmente non successe, vedendo le mie occhiaie. 
Mi lavai velocemente, mi preparai per andare a scuola e scesi giù in sala da pranzo per fare colazione insieme alla mia famiglia. 
Mio padre era già uscito mentre mia madre aveva appena apparecchiato per me. 
“E' bello vederti in piedi così presto,” commentò mia madre sedendosi davanti a me. 
“Prima e ultima volta.” Le risposi prendendo a morsi la fetta biscottata: “Ho fatto un incubo, ecco perché sono già sveglia.” 
“Racconta, tesoro.” Mia madre mi incitò e le raccontai del progetto assegnato da Cole e soprattutto perché dovevo lavorare insieme a Styles.
“Quindi il tuo incubo sarebbe il figlio di Michelle Styles?” Domandò sorpresa. 
“Michelle? Come mai questa confidenza?” 
Mia madre dopo mi raccontò che erano state colleghe di lavoro per un po' di tempo, ma che poi Michelle andò in maternità e fu licenziata; ma nonostante ciò rimasero buone amiche. Di tanto in tanto si scambiavano qualche chiacchiera, giusto per passare il tempo. 
Quando la mamma finì di parlare rimasi a bocca aperta e non riuscivo a credere a ciò che avevo appena sentito. 
“Per me non sarebbe un problema che Harry venisse qui. Anzi sarebbe un grande onore.” Concluse infine. 
“Per me invece sì.” Dissi alzandomi da tavola. “Io vado a scuola.” 
- 
Con molta lentezza cominciai a dirigermi a scuola e fu una delle poche volte che giunsi a scuola piuttosto anticipatamente. 
Decisi di entrare e aspettare dentro all'edificio piuttosto di starmene fuori al freddo, così con le cuffie ben sistemate nelle orecchie mi misi a sedere su una panca nell'atrio. 
La scuola era vuota, ancora non c'era così tanta gente come al solito. Però era presto da parlare, tanto poi si sarebbe riempita. 
Infatti non passò neanche così tanto tempo che mi ritrovai tanti visi noti davanti a me, tra qui anche quello di Harry. 
Fu qualcosa che feci d'istinto quella di abbassare il capo, imbarazzata. Soprattutto dopo averlo sognato e dopo la meravigliosa figura che avevo fatto ieri. 
In quel momento mi sentivo agitata, nervosa e le mie gambe continuavano a tremare come non so cosa. Eppure non avevo freddo e non avevo motivo né per essere nervosa né per essere agitata. Tutto ciò non aveva un significato. 
“Ma stai dormendo?” Ecco chi non doveva assolutamente rivolgermi la parola. Tirai su il viso e incontrai gli occhi di Styles un po' troppo vicini ai miei. Mi stava sorridendo e notai come i suoi denti erano bianchi e puliti. Cosa rara da trovare in un ragazzo, dato che la maggior parte fumava. 
“Sì e per colpa tua mi sono svegliata di mal umore.” Va bene questa rispostaccia la potevo risparmiare, ma era più forte di me. Mi facevo troppo trascinare dall'ansia, dalla agitazione che provavo dentro di me. 
Mi sentivo strana, ecco. 
Mi alzai dalla panca e fui viso contro viso di nuovo con Styles. 
“Beh, scusami se ti ho svegliato brutta addormentata!” Esclamò, provocandomi naturalmente, facendomi la linguaccia. 
“Più bella di te lo sono.” Risposi senza pensare. Poi mi misi le mani sulla bocca, da quanto in qua ero così spavalda? 
Harry notò la mia insicurezza e probabilmente sfruttò questo mio svantaggio, per un suo piano malefico. Lo vedevo dai suoi occhi che si erano stretti e vedevo quanto era concentrato: “Se sei così bella, perché non ti ho mai vista uscire con un ragazzo?” 
“E chi ti ha detto che io non ce l'abbia?” Mi dovevo calmare, non potevo permettermi di cacciare la sottoscritta nei guai. E sapevo che se avessi continuato su questa strada, mi sarei ritrovata in una strada senza via d'uscita. 
“Lo voglio conoscere. E voglio capire chi è quel folle che ti ha chiesto di uscire.” Continuò poi con aria strafottente, come se avesse capito che io gli avevo mentito. 
“E' una relazione a distanza.” Aggiunsi poi. In quel momento l'unica idea che mi balzò in mente, fu proprio dire che io e il mio presunto moroso era lontano. Tanto questo tipo di coppie esistevano, no? 
“Allora sei una bugiarda.” Confermò tranquillamente. 
“No! Va bene te lo presenterò!” 
La campanella suonò e io ero in una situazione marrone. 
E adesso dove me lo trovavo un fidanzato? 
- 
Durante le lezioni non feci altro che pensare ad un possibile ragazzo a cui potevo chiedere di reggermi il gioco e la finta. Ma d'altro canto, nella nostra classe tutti i ragazzi andavano d'accordo con lui, quindi glielo potevano riferire. 
“Ah, ti odio Styles.” Dissi stanca di pensare, poggiando la fronte sul banco, in quel momento stavo pensando davvero di cominciarmi a colpire la testa sulla superficie verde e farla finita. 
No. Non potevo permettere che quel disgraziato alias scellerato potesse uccidermi. Ne andava seriamente della mia dignità. 
“Non sono neanche passate ventiquattro ore e hai già problemi con il ricciolo?” Mi domandò la mia migliore amica, saggia e spalla destra. Anche lei come me, non aveva in simpatia Harry. Per il semplice motivo che lei lo riteneva un morto di figa. 
In effetti lo era... 
“Problemi?” Ripetei. “Enormi problemi.” Sibilai piatta. 
Raccontai a Sophie, tutta la faccenda e quando conclusi il tutto, presi una quadernata da parte sua in testa. 
“Sei una deficiente!” Gridò poi. “Non vedi che lo sta facendo apposta! Vuole provarci quello! Adesso voglio proprio vedere come fai!” 
Vedendo Sophie mi venne una grande idea. “Potrei chiedere a tuo fratello, Niall!” Niall era davvero un bravo ragazzo, molto posato e intelligente. Ed ero certa che se gli avessi chiesto di aiutarmi lo avrebbe fatto volentieri!
“Non se ne parla nemmeno.” 
L'unico ostacolo da superare era sua sorella Sophie. 
“Dai. Non voglio perdere la faccia per colpa sua!” 
“Ti sei messa nei guai da sola e da sola ci esci!” 
“Ma come faccio? E' colpa di Styles se sono nei pasticci. Dai Sophie, per favore!” Cominciai a lagnarmi come una bambina e facendo gli occhi dolci, degni del gatto degli stivali di Shrek riuscii a strappare un sì dalla mia amica. 
Una volta concluse le lezioni andai a casa di Sophie. Spiegai la situazione a Niall che prima mi rise in faccia, ma poi, anche lui disse le stesse parole della sorella: “Ti sei cacciata nei guai da sola, e da sola ne esci.” 
“Dai per favore! Dobbiamo solo fingere di essere fidanzati. Se questo causa dei problemi alla tua ragazza, le parlerò personalmente. Però per favore!” Mi misi in ginocchio e giunsi le mani come se stessi pregando. 
“Perché dobbiamo fingere? Per me non sarebbe un problema uscire con te, Charlie.” 
Una cosa che amo? 
Sentirmi dire delle parole dolci da un bravo ragazzo come Niall.

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#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


cap2

         
    Capitolo 2.
Dopo che Niall mi aveva detto quella frase che aveva un pseudo significato del tipo: mi piaci; beh ero piuttosto frastornata, scioccata e sorpresa. 
Onestamente non sapevo cosa rispondergli sul momento, così preferii starmene a bocca taciuta e lasciare casa Horan in silenzio piuttosto imbarazzata. 
Ecco cosa succede ad agire d'istinto. 
Se questa mattina fossi stata più razionale con Styles, non avrei fatto quello che avevo fatto e probabilmente non mi sentirei così confusa per Niall. 
Adesso stavo proprio pensando se dirgli di sì e cominciare a frequentarlo seriamente oppure no. 
Io non volevo mai e poi mai trovarmi ad affrontare una situazione del genere, dove una persona di punto in bianco, che avevi sempre considerato una persona deliziosa, ti si dichiara. 
E poi? 
Se rispondi di no, sei una stronza, puttana che usa i sentimenti degli altri e se dici di sì, ti danno di quella facile. 
Tutta altra cosa è quando ti innamori follemente, da perdere il lume della ragione e fare ciò che il cuore ti dice. 
In quel caso te ne freghi del mondo e degli altri, l'unica ragione per te è il tuo tesoro. 
Però potrei anche innamorarmi seriamente di Niall, infondo non era un brutto ragazzo; dall'altra parte ciò poteva anche non accadere. 
Sospirai esasperata e buttai il viso sul cuscino bianco, poi mi girai sul letto e guardai la soffitta come se alzando il viso verso l'alto mi potesse arrivare una risposta divina. Un po' come nei film, guardi lassù e un fascio di luce ti colpiva il viso, suggerendoti cosa fare. 
Perché queste cose a me non accadevano? 
“Charlie!” Udii la voce di mia madre rompere il flusso dei miei pensieri così scattai in piedi e scesi giù in salotto. 
“Dimmi mam..” Non finii neanche di dire la frase che mi ritrovai una testa ricciolosa e una bellissima donna accanto a lui. 
Inizialmente pensai che quella donna non fosse legata ad Harry, ma quando quest'ultima mi sorrise notai la somiglianza e soprattutto quel particolare verde che avevano madre e figlio. 
“Oh finalmente ti sei alzata! Ti avevo già chiamato due volte e non eri mica scesa!” Si lamentò mia madre dopo che tornai dal mondo delle deduzioni e aver capito che Harry e sua madre Michelle si trovavano a casa mia. 
“Avevo gli auricolari!” Gridai però non troppo. Non volevo fare vedere agli ospiti aspetti famigliari privati. Ma a quanto pare a mia madre questo non interessava, dato che mi aveva fatto fare una figuraccia. 
“Secondo me la brutta addormentata dormiva ancora.” Commentò poi Harry. Michelle che gli era accanto gli diede una gomitata. 
Un punto per quella santa donna! 
Mia madre invece scoppiò in una risata fragorosa trascinando anche Michelle, che si erano appena lanciate un'occhiata di intesa. 
“Perché ridi mamma?” Domandai poi. 
“Quando un ragazzo comincia a dare strani nomi ad una ragazza, significa che..” 
“Significa che?” La incitai a parlare ma lei rimase con la bocca serrata e mi fece molto arrabbiare! 
“Mamma!” Urlai. 
“Shh, Charlie. Fai la brava e scambia qualche parola con il tuo Harry e la tua futura suocera.” 
Ecco che grazie alla donna che mi aveva messo al mondo, in quel momento mi aveva ucciso. Come riusciva a farmi fare figure marroni in così poco tempo?
Probabilmente quando sarò madre capirò. 
Ma chi l'ha detto che ci arrivi? Questa qui ti ammazza prima del tempo! 
Con un sorriso finto stampato in viso e imbarazzata come non mai, trascinai i piedi e mi misi a sedere sul divano. 
Harry insieme a Michelle, che erano seduti di fronte a me, si guardarono per qualche secondo e poi fu la donna a parlare. 
“Sai Charlie, assomigli moltissimo a tua mamma.” 
Annuii facendo cenno con la testa; a me avevano sempre detto che assomigliavo a mio padre. 
“Ah sì? Ma dove? A me sembra più un procione.” Aggiunse Harry. 
“Un procione?” Ripetei pacata. 
“Sì.” Rispose candidamente. 
“Scusi signora, può chiudere un attimo gli occhi. Devo uccidere suo figlio.” Dissi a Michelle con tono professionale mentre la mia mente escogitava il modo più doloroso per far fuori quella creatura. 
“Dai Harry, cerca di dire qualcosa di dolce! E' una brava ragazza, in fondo.” 
“In fondo.” Riprese lui: “Qualcosa di dolce al procione? Nemmeno per sogno.” 
Lo faceva apposta Charlie. Stai calma. Respira. Ti vendicherai, tranquilla. 
Ecco quelle erano le uniche frase che mi continuavo a ripetere per non perdere la pazienza. 
“Come fai a sopportare mio figlio?” 
“Non lo sopporto, infatti.” Dissi atona. 
Michelle mi guardò male ma poi portò la propria attenzione al figlio che faceva finta di cadere dalle nuvole. 
Un po' mi dispiaceva per lei; non credeva di avere un figlio così ineducato e terribilmente stupido. 
“Charlie, sono sicura che grazie a te, Harry metterà in moto il criceto dentro alla sua testa.” 
“Io credevo che fosse morto e non addormentato.” 
Se continui a rispondere male alla tua futura suocera, di certo non ci guadagni! 
“Molto divertente.” Intervenne Harry. “Cos'è hai litigato con il tuo ragazzo?” 
“Forse. Ti importa? No. Fatti i fatti tuoi.” Dissi arrabbiata incrociando le braccia e buttandomi di peso sul divano. 
In quel momento entrò mia madre, che sentendo la parola ragazzo cominciò a bombardarmi di domande, chiedendomi chi fosse, da quando ci conoscevamo e che vorrebbe incontrarlo. 
Perfetto! 
La situazione andava di male in peggio! 
“Mamma, siamo in una situazione di crisi. Quindi non so se..” 
“Ho capito!” Esclamò mia madre: “Il tuo ragazzo è geloso per Harry, quindi avete litigato proprio per questo. Tesoro presentami il tuo fidanzato e ti dirò chi è meglio per te. Anche se io faccio il tifo per Harry, naturalmente.” 
Il diretto interessato fece un sorriso a trentadue denti e non capii il senso di quel sorriso e di quelle false facce che faceva davanti a mia madre. 
Mi odiava e la cosa era reciproca, perché fingere che tra noi era tutto rose e fiori? 
Decisi che era meglio fare chiarezza su questo punto. Volevo capire e onestamente questa situazione di confusione cominciava a infastidirmi. 
Mia madre che voleva che uscissi con Harry e che faceva il tifo per lui; Michelle la mia futura suocera; sì e poi? 
E poi anche la questione del finto fidanzato alias non esistente stava diventando difficile da gestire. 
O mi trovavo davvero un vero ragazzo: Niall o dicevo la verità, cosa che non avrei fatto. 
“Harry verresti un attimo fuori con me?” Stranamente il mio tono di voce fu gentile. 
“Per uccidermi?” 
“Se avessi voluto, tu saresti già morto.” Scherzavo, il tono gentile non poteva esserci con lui. 
Styles mi seguì senza fiatare e rimase in silenzio; non fece battutine e appena fuori di casa cominciai a parlare. 
“Mi odi?” 
Silenzio. 
Non rispose. 
I suoi occhi verdi erano imputati nei miei e io non riuscivo a reagire e a dire qualcosa, qualsiasi cosa. 
Mi osservava con insistenza, con quello sguardo indagatore come se dovesse cercare qualcosa di estremamente prezioso. 
Il rumore che accompagnava questo gioco tra le nostre iridi, erano i nostri respiri o almeno io sentivo il suo, vedevo con la coda dell'occhio abbassare e rialzare il suo petto; ma non sentivo il mio cuore battere era come se si fosse raggelato. 
Tutto era fermo tranne noi due. 
Ero incantata e incatenata. Dovevo fissare Harry. 
Non potevo abbassare la testa dall'imbarazzo, sarebbe stata una sconfitta per me. 
Ma... 
“Perché ti dovrei odiare?” Infilò la mano nei capelli e alzò i capelli in alto per poi ricadere. “Odiare è una parola che non va usata così. E la stessa cosa vale per: ti amo.” 
“Charlie ma io credevo che tu...” ero così concentrata da Harry che non notai affatto Niall che si trovava proprio a qualche metro tra noi, con la sua bicicletta. 
Portai la mia attenzione sul biondino e vidi come il suo viso da preoccupato si rabbuiò. 
“Credevo che tra te e Harry non ci fosse niente.” Disse arrabbiato. “Mi hai mentito!” Gridò poi con forza maggiore. 
“Mi hai deluso Charlie.” Concluse infine riprendendo a pedalare la propria bici. 
“Niall aspetta!” Urlai cominciando a rincorrerlo. “Ti posso spiegare!” Allungai il braccio cercando di afferrare il pezzo di stoffa della maglietta. 
Ci riuscii e lui si fermò. 
Poi da dietro udii la voce di Harry: “Ma allora sei davvero fidanzata!”

Harry's Point of view. 

“Mi odi?” Domandò Charlie. 
Ma che diavolo mi domande mi chiedeva? Mi sembrava di vivere in quelle situazioni dove io ero il colpevole e traditore che avevo commesso lo sbaglio più grave della mia vita, che poi avrebbe influenzato quella di Charlie. 
Come se poi lei fosse la mia fidanzata. 
La guardavo e la fissavo nei suoi occhi color nocciola – color piuttosto banale – e tentavo di capire il senso della domanda. 
Un doppio senso? 
Una trappola letale per cui rischiavo la morte se rispondevo alla Harry Styles? 
Non lo so. 
La cosa che mi preoccupava di più era il suo silenzio e il suo non muoversi. Non respirava neanche! Il colmo sarebbe stato che lei svenisse proprio davanti a me. 
Questo silenzio mi spaventava e capii che la faccenda era seria. 
Forse mi stavo comportando da scemo con lei, ma era lei che mi irritava! 
Non è colpa mia se appena la vedo, mi viene voglia di punzecchiarla. 
Presi respiro e iniziai a pensare a cosa rispondere. 
Pensai alla parola odio e a quante volte Charlie me l'avesse sbattuta più volte su un piatto d'argento. 
“Odiare è una parola che non va usata così. E la stessa cosa vale per: ti amo.” Finii di dire la mia frase quando sentii la voce di un ragazzo attirare l'attenzione di Charlie. 
Lui disse delle strane cose. 
Si vedeva che il biondino era arrabbiato, che era deluso e triste. 
Lui si allontanò con la sua bicicletta e lei lo rincorse. 
Quando vidi lei seguirlo, mi sentii strano. Come se il mio cuore fosse schiacciato, come se qualcuno lo stesse martellando a forza. 
Sgranai gli occhi quando vidi qualcosa negli occhi di Charlie e come lei cercasse di parlare a quel ragazzo. 
Ero sorpreso. 
Forse non sapevo così tanto su Charlie; e io che pensavo di sì. In fondo immaginavo che lei fosse una di quelle ragazze, che parlava e parlava ma che infine non combinava niente e guarda un po', alla fine era anche fidanzata. 
Quando stamattina mi aveva detto di aver un ragazzo, già fantasticavo vedendola con un ragazzo a cui aveva chiesto di fingere di fare la parte del moroso...però adesso. 
“Ma allora sei davvero fidanzata!” Gridai quella frase come se dovessi attirare di nuovo la sua attenzione su di me. 
Sia il biondino che lei si voltarono verso di me, e vidi negli occhi di Charlie rabbia. 
Ma possibile che non ne combinassi una giusta? 
Oh al diavolo! 
Charlie può vivere la sua vita tranquillamente, a me non ne frega proprio niente! 
“Divertiti!” Urlai ancora e decisi di andare a casa per i fatti miei. Mia madre mi avrebbe raggiunto più tardi. 

Charlie's Pov. 
“Beh, sei riuscita a giungere il tuo scopo.” Disse Niall con una nota di delusione nel sua voce. 
“E' successo per caso!” Tentai di giustificarmi: “Volevo dire la verità a quell'idiota e dire che non ero fidanzata, ma poi sei arrivato tu..” 
Tecnicamente non era mia intenzione raccontare la verità a Styles, ma non volevo dare una cattiva impressione a Niall. 
“Io ho sentito che lui ti aveva detto ti amo.” 
“Cosa? Ma no! Non è come pensi!!” Iniziai ad agitare le mani davanti a me come una bambina. “Quello che hai sentito non è affatto legato ad una sua dichiarazione! Pff, quello la pensa solo a portarsi ragazze a letto, non è uno serio.” Spiegai poi. 
“Ti piace?” 
“NO!” Urlai: “Perché mai mi dovrebbe piacere uno come lui? Niall, per favore non dire una cosa così brutta!” 
“D'accordo. Beh, adesso vado. Ci si vede, ciao.” E così Niall se ne andò, come aveva fatto anche Harry. 
Tornai a casa frastornata e confusa, soprattutto perché non capivo perché continuavo ad essere agitata per causa sua. 
Ogni volta che si metteva il mio nome accanto al suo, ogni volta che noi due eravamo coinvolti io finivo per diventare terribilmente isterica. Non facevo qualcosa di sensato, tutto andava troppo veloce e io mi facevo trascinare dagli eventi. 
Non potevo che ciò accadesse insomma, io ero sempre stata una ragazza tranquilla e pacata e perché adesso tutto doveva cominciare a prendere una piega così brutta? 
Forse era la vendetta di qualche antenato oppure era quel dannato odioso di Styles che mi aveva lanciato qualche strana maledizione! 
Probabilmente, anzi sicuramente era così! 
Sciagurato. 
Odioso! 
Ti odio Styles! 

Il giorno dopo a scuola venni catapultata dalle migliaia di domande di Sophie, giustamente. Mi chiedeva cosa fosse successo ieri pomeriggio a casa mia, dopo con Harry e poi con Niall. 
“A mio fratello piaci sul serio.” Disse seria mentre stavamo prendendo i posti a sedere. 
“Ma io non so come affrontarlo. Cioè l'ho sempre visto come un bravo ragazzo e adesso di punto in bianco me lo trovo come un corteggiatore. Se non ci fosse Harry...” 
“Allora ti piace!” Urlò Sophie con gli occhi sgranati come non mai. “Non ci posso credere! Alla fine ha vinto lui!” 
“No! Non che non ha vinto! E' solo che mi sento confusa!” Ammisi infine. Fu strano confessarmi così apertamente; anche perché non ero una persona molto estroversa. Certo avevo un carattere un po' vivace, ma in realtà sono sempre stata una persona chiusa e che fa fatica ad aprirsi con gli altri. 
“Beh, ti do un consiglio: quando sei con Harry cerca di capire cosa provi, attrazione o qualcosa di profondo. Io spero che non sia nulla, specialmente per mio fratello.” 
Sospirai: “Ci proverò. Grazie Sophie.” 
“Di niente, oh guarda chi c'è.” Disse poi indicando il ricciolo entrare in aula. 
Styles mi guardò e speravo che mi salutasse ma nulla. Infatti se ne andò in silenzio al suo posto insieme al suo amico Liam. 
Non mi aveva calcolato affatto. 
Bene questo sarebbe un altro motivo per distruggerti, Styles. 
“Sento una strana aura avvolgerti, sai.” Commentò Sophie notando il pugno stretto. 
“E' l'aura omicida.” Le risposi. 
“Quindi ucciderai Styles. Bene fallo ora che non ci sono gli altri.” Propose la biondina. 
“Ma c'è Liam.” 
“Non ti preoccupare, di lui me ne occupo io. Tu vai!” Mi incitò e poi la vidi prendere Liam per il braccio e trascinarlo fuori dalla classe. 
Presi respiro e mi feci coraggio. 
Dovevo assolutamente capire cosa provo per lui, sia per me stessa che per Niall. 
“Styles non si saluta più.” Gridai cercando di attirare la sua attenzione. 
“Non l'ho mai fatto e perché mai dovrei cominciare adesso? In più, noi non siamo amici.” 
Ecco avevo detto la frase sbagliata e lui mi aveva risposto non come avrei voluto. Ma perché non poteva dirmi semplicemente:-ciao.- 
Mi sarei accontentata. 
“Di certo non voglio essere tua amica, ma un minimo di gentilezza.” 
“Perché tu saresti stata gentile con me? Se fossi stata tu a salutarmi, io avrei ricambiato.” 
Roteai gli occhi infastidita, perché riusciva ad avere sempre ragione! 
“D'accordo,” Dissi avvicinandomi pericolosamente al ricciolo; sentii il suo profumo invadermi le narici ma nonostante ciò, cercai di portare il mio piano malefico di vendetta a termina: “Buongiorno Styles!” Gli urlai nell'orecchio. 
“Ah!” Si alzò di scatto, portandosi la mano sull'organo danneggiato: “Ma dico, sei scema!” 
“No. Semplicemente ti ho dato il buongiorno.” 
“Ma che buongiorno! Mi hai fatto diventare sordo! Per colpa tua dovrò usare amplifon come i vecchi!” Si lamentò ancora. 
“Tu sei vecchio.” Constatai. 
“Vuoi la guerra?” 
“Non aspetto altro.” 
“Non sai a cosa stai andando contro.” Affermò con tono malizioso. 
“Invece sei tu che non sai.” Risposi. 
“Ah sì?” Domandò avvicinandosi a me e facendo me indietreggiare, fui però bloccata da un banco e non avevo scampo. 
Il corpo di Harry sfiorava il mio, sentivo il suo respiro sul viso. Poi percepii qualcosa di freddo. 
Styles mi teneva il mento tra il pollice e l'indice, costringendomi a guardarlo negli occhi. 
“Sei ancora sicura di volere la guerra?” Portò le sue labbra al mio orecchio e sussurrò quella frase come se stesse dicendo qualcosa di terribilmente eccitante. 
Perché non riuscivo a respingerlo? Possibile che in realtà mi stesse piacendo questa situazione? 
“Beh, Charlie hai perso la lingua?” 
Dovevo svegliarmi e non potevo dare ragione a lui! No! 
“NO!” Urlai; dopodiché poggiai le mani sul suo petto e lo spinsi lontano da me con tutta la forza che avevo in mano: “Razza di creatura odiosa, non fare il cascamorto con me! Hai capito!” Sentivo che ero rossa di faccia e che probabilmente i miei occhi erano lucidi. In quel momento mi veniva da piangere. Come facevo a finire così male per colpa sua? 
“Sei tu che mi provochi.” Affermò tranquillo. 
Harry mi fissava diritto negli occhi mentre io facevo una fatica terribile a sostenere quello sguardo così indagatore. 
“Cioè se una ti provoca, tu le salti addosso facendo il maniaco?” 
“Sono o non sono un playboy?” 
“Sei un essere schifoso ecco cosa!” Mi sentivo ferita e delusa. Non solo da lui ma anche da me stessa. 
Non credevo che una persona come me, fosse riuscita a cadere tra le braccia di un menefreghista come lui. 
Tanto a lui non gli importava chi era la prossima “preda”, per lui bastava che fosse una che avesse quella e che gliela desse. 
Non gli importava dei sentimenti e delle parole. 
“Ti diverti a fare star male le persone?” 
“Stai parlando di te?” 
“Anche e di tutte quelle persone che inganni con il tuo modo di fare!” 
“E tu chi saresti per farmi la predica eh? Sei solo una sfigata e mocciosa che ha paura di affrontare la realtà! Io ho già capito che ti piaccio, sai.” 
“Cosa!?” Urlai. “Non è vero..” Il mio tono di voce che inizialmente era forte se ne andò scemando. 
“Ne ho viste tante tante delle tue stesse reazioni. Ho esperienza io.” 
Rimasi in silenzio cercando di inventarmi qualcosa ma niente. Era come se il mio cervello fosse vuoto. 
E adesso come dovevo superare questa cosa? 
“D'accordo Styles. Hai ragione tu. Lasciamo stare.” 
“Come lasciare stare?” Ripeté Harry. 
Stetti a bocca taciuta e mi diressi verso il banco. Ecco come rovinarsi l'intera giornata. 
Purtroppo sentii il mano di Styles afferrarmi il polso. 
“Lasciami.” Ordinai fredda. 
A quanto pare Harry non sentì ciò che aveva detto; infatti mi attirò a se e mi avvolse tra le sue braccia. Poi con un movimento rapido mi voltò verso di lui e senza che avessi il tempo di rispondere o di fare qualcosa mi ritrovai le sue labbra tra le mie.

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#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


cap2

         
    Capitolo 3.
Sentivo qualcosa di morbido e dolce sulle mie labbra. Ero cosi assorta nel vedere gli occhi abbassati di Harry che non mi ero ancora resa conto, di cosa veramente mi stava succedendo. 
Mi staccai a forza da lui e ancora con gli occhi sgranati tentavo di mettere al proprio posto ogni pezzo di puzzle; la mia non simpatia verso Harry e poi il progetto della Cole, e poi il fatto che diventavo nervosa per causa sua, Niall e infine la discussione di stamattina. 
“Piaciuto?” Domandò con tono strafottente. Era come se mi volesse mostrare la sua vittoria; il fatto che era riuscito a vincere. 
Le soluzioni erano due, o lasciare starlo davvero ed ignorarlo oppure continuare ad andargli contro. 
Preferivo decisamente la prima. 
“Non so di cosa tu stia parlando.” Dissi con tono piatto. 
In quel momento suonò la campanella della scuola che mi aveva irrimediabilmente salvato la pelle. Sophie entrò come un razzo in classe mi venne addosso come un razzo delle Shuttle, mi cominciò a bombardare di miliardi di domande, ma io non rispondevo e se lo facevo annuivo facendo cenno con la testa. 
Ero vuota e non capivo dove dovevo andare a parare. Tutto stava succedendo troppo in fretta e io mi sentivo vuota. Era come se una parte di me fosse stata portata via, e quel qualcosa era importante. 
Guardavo fuori dalla finestra le foglie cadere lentamente e che veniva trascinata dal vento, ecco io ero quella foglia. 
Non seguii particolarmente le lezioni tanto che non mi accorsi nemmeno che fossimo già all'intervallo; per quell'occasione dovetti svuotare il sacco alla mia amica e raccontare ciò che era successo. 
Mi abbracciò di slancio quando finii di dire anche l'ultima parola e mi resi conto di quanto lei tenesse a me. Sophie non era mai stata una ragazza che mostrava i propri sentimenti, si nascondeva dietro ad una maschera di freddezza ma in grazie a quell'abbraccio e segno d'affetto, capii che mi voleva bene. 
“Charlie.” Mi chiamò con tono serio: “Devi lottare. Io sono sempre stata dell'idea che Harry fosse un totale idiota, e non immagini quanto mi ha dato fastidio che lui ti abbia usato così. Quindi proprio per una rivalsa personale, proprio perché sei una persona con una testa e migliore di quel playboy, non ti devi fare abbattere. Devi andare avanti e proseguire per la tua strada. D'accordo?” 
“E' facile a dire a parole!” Esclamai: “Quando sono con Harry mi sento avvolgere da un qualcosa di strano. Divento nervosa e sparo la prima cosa che mi passa in testa. Quando sono con lui per me è un vero disastro. Non riesco a capire niente...E poi..” Non ce la feci a finire ciò che stavo dicendo perché le lacrime mi vennero agli occhi e piansi. 
Sophie mi accolse nuovamente tra le sue braccia e mi consolò dicendo che Styles non si meritava le mie lacrime, che lui non poteva avere così tanto perché a me non aveva dato niente. 
Sophie per l'intera giornata mi rimase accanto e continuò a rassicurarmi e tenermi d'occhio, perché non facessi stupidaggini. 
Alla fine dell'orario scolastico voleva accompagnarmi fino a casa ma non volli. Le dissi che potevo rientrare con serenità e tranquillità. La ringraziai ancora per il suo appoggio e mi avviai per la via di casa. 
“Charlie.” Riconobbi immediatamente quel timbro di voce. Era lui, che si trovava dietro di me. Sentii il suo braccio destro sfiorare il mio sinistro e poi si mise davanti a me. 
“Dobbiamo finire il progetto della Cole. Vieni tu a casa mia o vengo io?” 
In questo momento volevo essere veramente una strega e poter fare un incantesimo e farlo sparire da questo mondo. Ma allora si divertiva alle mie spalle? 
“Oggi non posso.” 
“Allora organizziamoci per domani..” 
Continuava ad insistere. 
“Neanche domani. Mi prendo la responsabilità di parlare con la Cole. Le spiegherò che nei pomeriggi non posso organizzarmi e fare il progetto. Prenderò un brutto voto ma pace.” 
“Ma così lo prenderò anch'io!” Cominciò a lagnarsi: “Ti ho detto che me la prendo io la responsabilità!” Gridai. 
Rimanemmo a fissarci negli occhi e poi lui sbuffò, roteando gli occhi infastidito: “Se è per stamattina, mi dispiace. D'accordo? Però mettiamoci d'accordo.” 
Sospirai. 
“D'accordo.” 
Ci mettemmo d'accordo e Styles venne a casa mia. 
Inutile dire che mia madre era totalmente estasiata dall'avere di nuovo quel 'delizioso' ragazzo in casa. Ma d'altro canto non potevo fare altrimenti. 
Non volevo essere la ragazza immatura e sciocca, che non riusciva ad accettare uno stupido bacio. Volevo dimostrare ad Harry che io potevo vivere la mia vita senza di lui. 
Era una questione d'orgoglio ecco. 

Appena l'individuo varcò la soglia di casa, mia madre gli saltò letteralmente al collo, elogiando con inutili complimenti dicendogli che era il ragazzo più gentile, il più bello...insomma tante cose futili. 
La cosa che mi fece infuriare di più tra tutte, fu questa: “Spero davvero di averti come genero.” 
Ecco che in quel momento scattai e andai all'attacco come un carro armato che aveva già puntato il suo obiettivo ed era pronto a lanciare la propria bomba. 
“Mamma!” Urlai. 
Lei si voltò verso di me e mi guardò con innocenza. Incolpandomi con quello sguardo d'angelo. “Chi sarà mio marito lo deciderò io, quando arriverà il momento.”
“Se arriverà.” Commentò sarcasticamente Styles. 
Lanciai un'occhiata omicida al ricciolo che mi guardava divertito: “Ma pensa a te, piuttosto! A me dispiace per quella povera fanciulla che dovrà condividere l'intera vita con te.” 
“Ma che povera! Ammettilo sei solo invidiosa!” 
“Pff. Ma chi l'ha detto che non sia un uomo?” 
“Cosa!? Io non sono affatto frocio!” 
“Va bene,” intervenne mia madre interrompendo il dialogo 'cordiale e civile' tra me e Styles: “io vi lascio. Buon lavoro, ragazzi.” 
Intanto io e il ricciolo salimmo in camera mia. Un momento fa ero così arrabbiata e pronta ad esplodere e adesso ero riuscita a trovare un certo senso di equilibrio. 
Sarà che in realtà a me piace litigare con lui. 
Già forse era proprio così. 
“Ma sicura tua madre non dice niente che io salga in camera tua.” Disse Harry un po' preoccupato, senza entrare nella stanza. 
“Se fosse stato così, non ti avrebbe fatto neanche entrare. Te l'assicuro.” Dissi tranquilla mentre tiravo fuori la roba da studiare e il computer portatile. 
“Sembriamo fidanzati.” Sussurrò Styles sedendosi sulla sedia della scrivania: “Di solito vengo nelle camere delle ragazze per fare qualcosa altro..” Alluse malizioso. 
“Smettila di fare il depravato, morto di figa, alias criceto voglioso e aiutami a finire sto coso.” Spiccia e diretta. 
Non credevo che la mia lingua in questo momento mi avrebbe fatto dire ciò che avevo detto. 
Notai con la coda dell'occhio, la O che si era formata sulle labbra di Styles. 
Ci era rimasto di merda. 
Oh peggio per lui. Mi dovevo vendicare e l'avrei fatto in ogni modo possibile. 
“Non sono un morto di figa!” Dopo un paio di minuti si riprese: “Ci sono bisogno a livello biologico che è giusto che vengano soddisfatti. Non sono mica come te. Che fingo di essere un santo!” 
“Preferisco essere una vergine santa che una troia.” 
“Quindi io sarei un troione?” Ero così concentrata a sistemare le mie cose che non guardavo Harry. Però quando fece quella domanda mi bloccai all'istante e lo fissai preoccupata. 
Cosa diavolo c'era nel cervello di Styles che non andasse. 
Forse era meglio chiedersi se c'era qualcosa che funzionasse. 
“Troione?” Ripetei. “Ok. Mettiamoci a lavoro, che è meglio.” 
Ci mettemmo a lavorare con tanta pazienza e impegno. Volevo finire assolutamente oggi, così non avrei dovuto sopportare questo scemo qui. Anche se dovevo ammettere, che se non facesse gonfiare il proprio ego e fosse un po' più maturo, Styles non sarebbe neanche così male. 
Charlie a cosa diavolo pensi? 
Scossi la testa velocemente e cercai di allontanare quei pensieri contorti. 
Finimmo il progetto e già domani potevamo consegnarlo. 
“Siamo stati bravi. Però devi riconoscere che se io non avessi insistito a venire oggi, non ce l'avremmo mai fatta.” 
“Vuoi sentirti dire grazie?” 
“Sì.” 
“Allora no.” 
“Perché?” 
“Perché se tu vuoi una cosa io non te la do.” 
“Vuoi essere cattiva con me?” Domandò con aria innocente. 
“Non cattiva. Molto di più, voglio essere malvagia, spietata, maligna, crudele...” 
“Una strega santa e vergine, in poche parole.” Disse con tono piatto interrompendomi. 
“Ma quindi se io ti dicessi che non volessi qualcosa, ma che in realtà io voglio. Tu faresti quella cosa?” 
“Non sono scema.” 
“Già. E' per questo che sei diversa dalle altre.” 
“Mi fa piacere sentirmi dire che il mio quoziente intellettivo è superiore a tutte quelle galline che ti porti a letto.” 
“Sì ma con nessuna ho avuto un rapporto serio. Se non con la prima, Caroline.” 
“Oh,” Dissi fintamente interessata. 
“Già. Comunque si è fatto tardi. Ci si vede domani a scuola. E comunque scusami per stamattina non sono stato bravo con te. Non te lo meriti.” 
Accompagnai Harry fino all'uscio della casa e poi se ne andò. 
Mia madre mi domandò come fosse andata con lui e io le risposi non male. Infatti pensavo che sarebbe andata molto ma molto male, trattandosi di un soggetto come Styles ma mi dovetti ricredere. 
Forse non odiavo Harry così tanto. 
Ti ha baciato stamattina, ti ha umiliato e continui a provare un certo sentimento verso di lui? 
Scherzavo, mai pensato: Ti odio Styles.

Quando finii di spiegare cosa era successo il pomeriggio prima a casa mia con Styles, Sophie era già pronta con le sue care manine a strozzarmi direttamente, uccidermi e buttare il cadavere del mio corpo da qualche parte, senza far sapere a nessuno che l'assassina era lei. 
“Non è da te, tutto questo. Lo sai vero?” 
“Lo so.” Ammisi: “Credo che un po' mi piaccia.” Continuai timida. 
“Quindi non frequenterai mio fratello e glielo dirai? Giusto?” Sembrava una domanda retorica. Però aveva ragione. Dovevo sistemare anche la questione con Niall al più presto possibile. 
Chiesi a Sophie se Niall oggi sarebbe in casa e lei rispose di sì. Bene, oggi stesso avrei affrontato anche lui e tutto sarebbe tornato come prima, 
Mancavano un paio di minuti al suono della campanella quando vidi Rosalie entrare in classe piuttosto euforica ed eccitata. Rosalie era la pettegola della classe, se non la peggior dell'intero liceo. Aveva la fama di riuscire a sapere tutto sulla vita privata di ogni individuo che respirasse, ehm volevo dire su ogni persona che frequentasse questa scuola, compreso gli insegnanti. Non a caso riusciva ad avere qualche voto in più proprio per questa sua piccola particolarità. 
“Ehi Charlie, non credevo che fossi andata a letto con Styles!” Urlò. 
Sgranai gli occhi come un'imbecille e quasi mi strozzai con la stessa acqua che stavo bevendo dalla mia bottiglia. 
Tossii fortissimo ed ero quasi certa che mi stava per venire un infarto. 
“Ma non è assolutamente vero!” Gridai sforzando la mia povera gola, già provata. 
“Ma sai come, qualcuno ti ha visto andare a casa sua, e qualcuno ieri mi ha detto che Harry era da te. Qui gatta ci cova!” Urlò ancora puntando il suo indice contro la sottoscritta. 
Ma era scema? Non era assolutamente vero! 
Oh signore se ci fosse quello scellerato di Harry potrebbe chiarire questo disastro! 
“Dalla padella alla brace.” Commentò Sophie. 
“Non metterci anche te.” 
Intanto chi doveva intervenire, finalmente arrivò naturalmente con la sua entrata trionfale, cioè lui con il suo bodyguard Liam e le sue migliaia di fan che gli facevano il filo. 
“Razza di criceto!” Urlai riferendomi a Styles e naturalmente il ricciolo capendo che si trattava di lui si voltò verso di me, gridando anche lui: “Smettila di chiamarmi criceto! Non sono un criceto, panda.” 
“Da procione sono passata ad un panda?” 
“Certo hai la faccia tonda ed oggi sembri proprio un panda. Vestita in bianco e nero poi! Identica. Solo che il panda è molto più figo.” 
“Fottiti Styles.” Dissi ad Harry e poi mi incamminai verso Rosalie: “Sentimi io non ho mai litigato mai con nessuno, e onestamente non voglio cominciare adesso. Però, ti prego, ti scongiuro di eliminare, cancellare l'idea dalla tua testa che io e quel coso di criceto siamo andati a letto insieme, perché non è vero! Ma non vedi come mi offende?” Le dissi spiegandole la realtà dei fatti. 
Temevo che questo vulcano potesse rovinarmi la mia reputazione e rendermi l'ultimo anno al liceo, un inferno. Cioè già Harry ci riusciva da solo, se poi dovevo sopportare anche gli effetti postumi perché la sfiga mi aveva costretto a stare con lui... 
“Ho capito.” Rispose seria e io tirai un sospiro di sollievo. Però era troppo presto per cantare vittoria. Si trattava comunque di Rosalie: “Ti sei dichiarata e lui ti ha rifiutato. Non riesci ad accettare questa faccenda, e per vendicarti lo insulti in continuazione.” 
Rimasi impietrita dalla sua deduzione. Più o meno aveva detto la verità, ma aveva tirato queste conclusioni solo perché lei sosteneva che io ed Harry fossimo andati a letto insieme. 
Stavo per rispondere alla cara miss impicciona quando Styles intervenne: “Wow. Ci hai azzeccato in pieno.” 
Mi sbattei forte la mano sulla fronte. 
“Deficiente. Ma sai almeno cosa dice questa qui!” Urlai incazzata. 
“Ehi.” Intervenne con tono innocente Ros: “Non sono 'sta qui'” spiegò tranquilla mimando le virgolette, fingendosi offesa. Povera stella! 
Anche Harry rimase a guardarla con aria storta ma poi riportò la sua attenzione su di me: “E che direbbe?” 
“Dice che siamo andati a letto insieme!” Gridai scandalizzata. 
“Beh, se fosse vero ti aiuterebbe a guadagnare punti per la tua vita sociale. Dato che non è molto attiva.” 
“Se fosse vero.” 
“Smettetela di fingere di non essere stati a letto insieme.” Strillò arrabbiata miss pettegola: “Si vede che tra voi c'è qualcosa. Quindi evitate, per favore.” 
“Ma smettere cosa?!” Adesso non ce la facevo davvero più. Mi potevano dire di tutto e di più, ma infangarmi dicendo di essere stata a letto con un ragazzo, cosa d'altronde non vera, mi faceva girare decisamente le scatole! 
“Non sono stata a letto con lui! In che lingua te lo devo dire?” Ero fuori di me e in quel momento mi prudevano davvero le mani e strangolare questa qui! 
“Charlie calmati. Tanto non ci ascolta!” Disse Harry afferrandomi per il braccio: “Tranquilla, le voci poi spariranno. Non si ricorderanno per niente di questa storia.” Continuò poi a dirmi sussurrandomi nell'orecchio.
Presi respiro e lanciai un'occhiata d'intesa ad Harry che annuì facendo cenno con la testa. Mi calmai un po', perché mi sentii rassicurata da lui. E speravo davvero che lui avesse ragione. 
Osservai con aria minacciosa Rosalie e poi me ne tornai al posto; la campanella suonò e tutti si misero al proprio posto. 
Quando fui sulla sedia Sophie mi disse che mentre io, Rosalie e Styles stavamo chiarendo la situazione di prima, tantissimi ragazzi erano accorsi a sentire e vedere cosa stava succedendo. 
“Stai scherzando?” 
“No. Senza fare troppi giri di parole, sei nella merda. Avrai le fan di donnaiolo che ti romperanno l'anima, e gli altri amici morti di figa di Styles perché vorranno la tua patata. Sei entrata nel circolo: only sex.” Commentò piatta la mia amica. Volevo anzi desideravo a morte che tutto fosse un sogno, anzi incubo e che niente di tutto ciò era vero. 
Meccanicamente mi portai una mano sulla guancia e la tirai. 
Sentii un po' male, fastidio insomma. 
“E' tutto vero.” Disse Sophie, riprendendo le parole della mia testa. 

Avevo il morale a terra e non sapevo come uscire da questa situazione. Non ero famosa a scuola, ma adesso lo ero diventata. Dovevo esserne fiera, il nome Charlie Madison rimbalzava ovunque, però non era per un qualcosa di cui rallegrarsi. 
Anche quando uscii da scuola avevo gli occhi di tutti su di me e appena passavo a fianco di qualcuno vi era il silenzio; qualcuno azzardava di commentare con un sussurro e l'unica cosa che udivo era: 'una nuova zoccola.' 
I giorni dopo, sperando che le cose migliorassero, andavano sempre peggio, purtroppo. Una volta mi ero trovata lo zaino tutto rovesciato e i libri tutti fuori; l'astuccio nel cestino; delle scritte in bagno dove dicevano:'charlie è una troia.' 
Ero odiata da tutti, da persone che neanche mi conoscevano per un qualcosa che non avevo neanche fatto. 
Non potevo girare per la scuola da sola, perché avevo paura che gli altri mi potessero aggredire sia verbalmente che fisicamente. 
Non avevo più la voglia di venire a scuola; non avevo neanche il coraggio di parlarne con mia madre ma come potevo sistemare la faccenda? 
Più passava il tempo e più sembrava che niente cambiasse. 
Ero seduta insieme a Sophie in un angolino della mensa e giravo e rigiravo la forchetta di plastica nel piatto di pasta al sugo che avevo davanti. Avevo il capo abbassato, perché se solo avessi alzato gli occhi mi sarei ritrovata chissà quanti sguardi addosso a me. Ero spaventata e stanca. 
Da quando Rosalie aveva urlato alla classe che io e Styles eravamo andati a letto insieme, il caro odioso criceto non si era più avvicinato alla sottoscritta. E pensare che la colpa era tutta sua! 
Fortuna che avevamo finito quel dannato progetto, altrimenti chissà che mi sarebbe successo! 
“Dai Charlie, mangia un po'. Hai perso anche peso.” Disse Sophie incoraggiandomi e strappandomi la forchetta dalla mano, imboccandomi lei stessa. 
Aprii la bocca e mangiai quel chicco di grano, solo per fare felice la mia amica. Mi domandavo perché Harry non mi parlasse più. In questo momento io avevo bisogno di lui, perché riusciva sempre a mettermi di buon umore. 
Lui era seduto insieme ai suoi amici e parlava, rideva e scherzava. Mentre io ero qui a nascondermi dagli altri. 
Non ci furono occasioni per scambiare qualche parola e questo mi faceva rabbia. Avrei voluto che lui avesse affrontato la situazione con Rosalie e tutti gli altri in maniera diversa. Sì anche lui si stava nascondendo. 
Gli fissavo le spalle in cagnesco ma speravo che si voltasse verso di me e mi sorridesse, io gli avrei sorriso e poi gli avrei lanciato in faccia il mio piatto di pasta! 
Nulla anche quel giorno passò come gli altri. Vuoti e pieni di insulti non giusti. 
Come sempre mi incamminai per andare a casa, ero concentrata nelle mie disgrazie che non mi accorsi della macchina arrivare. 
Sgranai gli occhi per la velocità in cui stava avvicinando, cominciai a muovere le gambe ma non si muovevano abbastanza in fretta. Sentii qualcosa di forte, pesante colpirmi in pieno e poi niente. Caddi a terra e sentii dei gran rumori, urla. 
“Charlie!” 
Che stava succedendo?

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#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


cap2

         
    Capitolo 4.
Mi sentivo terribilmente vuota e strana. 
Percepivo qualcosa di freddo accarezzarmi il dorso della mano, ma non avevo la forza sufficiente per aprire gli occhi. Udivo voci, però non mi erano chiare. 
L'unica cosa di cui ero certa, era che non mi trovavo in una posizione comoda per me. Adesso era arrivato il momento di lottare e andare avanti con i denti stretti, fingere di sorridere anche si aveva voglia di piangere. 
Mi ricordai di quella volta alle scuole medie che Harry mi venne in soccorso e mi tirò fuori dai guai, quando alcuni bulli della scuola mi avevano preso di mira; Harry mi venne a salvare e andò a fare a botte con il capo. Peccato che alla fine il caro ricciolo le prese. 
Quando venni a sapere ciò che aveva fatto Styles per me, andai immediatamente da lui a chiedergli il motivo del suo gesto. 
“Non è per te che l'ho fatto. Avevo dei conti in sospeso.” 
“Ti ringrazio.” 
Anche se non c'entravo affatto per ciò che aveva fatto, mi aveva fatto piacere comunque. Perché capii che in realtà Harry non era un ragazzo cattivo; e che se si comportava come un deficiente era per nascondersi da qualcuno o qualcosa. 
Le luci troppo forti che mi stavano colpendo le palpebre mi costrinsero ad aprire gli occhi, che fu parecchio difficile. Sembrava che non fossi più abituata alla fonte luminosa. 
Appena le mie iridi si abituarono, mossi la testa che era poggiata sul cuscino verso sinistra dove c'era la finestra che mi mostrava un giorno pieno di nuvole grigiastre; poi con un altro movimento faticoso, mi volsi verso destra e vidi qualcuno seduto accanto a me. Alzai gli occhi e quando vidi quel chioma ondulata di color castano, mi venne da sorridere. 
Non capii neanch'io perché mi sentivo così sicura, però vedendo Harry vicino a me, provai una strana forma di calore formarsi vicino al cuore, che mi stava riscaldando tantissimo. 
Quella solitudine che avevo percepito prima, quando Harry non era con me, magicamente era stata assorbita da lui. 
Già. 
Quanto poteva essere incredibile il potere di una persona? Quando tieni particolarmente a qualcuno, è come se dai un coltello a questa persona, e lui o lei, lo può usare o per difenderti o per pugnalarti alle spalle. 
Lo stavo guardando intensamente, ma Harry non si era accorto ancora di me. Infatti non immaginavo neanche che reazione avrebbe fatto vedendomi sveglia. 
Quando però ciò accadde, quando i suoi occhi si incatenarono nei miei, vidi le sue iridi ingrandirsi e incresparsi un sorriso sul suo volto. 
Mi piaceva quando Harry incurvava le sue labbra in quel modo, quando lo faceva sulle sue guance si formavano delle piccole fossette adorabili. 
“Ehi.” Sussurrò con tono dolce e roco, sfiorandomi la mano. “Tutto bene?” 
“Si può stare meglio.” Risposi timidamente. Non mi sarei aspettata così tanta tranquillità e dolcezza, oserei dire, da parte sua. 
Forse sarò una delle poche a poter vedere e conoscere questo parte di carattere di Styles. Lo stesso odioso Styles che qualche giorno fa, pensava di essere un troione. 
Mi venne da ridere, pensando a quel giorno. 
“E' un effetto postumo a ciò che ti è successo?” Domandò preoccupato alzandosi in piedi. 
Lo fissai con gli occhi sgranati, facendogli capire che io non stavo affatto seguendo ciò che lui mi stava dicendo.
“Come non sai ...insomma una macchina ti ha investito.” Disse prima titubante e poi senza fare troppi giri di parole. 
“Cosa?” Non seppi neanche io da dove mi venne, ma una forza sovrumana mi fece sedere sul letto d'ospedale; notai le flebo attaccate al braccio, il pigiama a pois, quel strano odore di disinfettante che si sentiva sempre quando ci si trovava in un luogo come l'ospedale. 
Deglutii e cercai di fare mente locale. 
“Tranquilla Charlie.” Sussurrò Harry poggiandomi una mano sulla spalla. 
“Adesso stai bene.” Mi rassicurò ancora. 
Lessi così tante emozioni e tanta intensità in quello sguardo che mi fece perdere un battito. In questo momento potevo avere un altro motivo per rimanere qui. 
Quegli occhi color speranza e quelle sfumature chiaro scuro, ti facevano stare bene. Ero felice in quel momento, sapere che proprio lui fosse qui accanto a me. 
Se un qualcosa di simile mi fosse successo qualche settimana prima, beh non ero sicura di accettare così serenamente la sua vicinanza. 
Il grazie che avevo intenzione di dirgli, rimase sulle labbra perché il dottore, o almeno un uomo con il camice bianco, occhiali entrò in stanza.
“Sei stata fortunata ragazza che il tuo fidanzato fosse a qualche metro da te, sai.” Cominciò a dire: “Se non ti avesse subito soccorso...” Disse senza concludere il discorso, facendomi capire che probabilmente non ce l'avrei fatta. 
Il medico chiese ad Harry di lasciare la camera per un po', perché aveva bisogno di parlare con me; nel frattempo mi raggiunsero anche i miei genitori. Mia madre mi saltò subito al collo, piangente e continuava a ripetere e ringraziare il Signore; mentre mio padre guardava la scena in silenzio. 
Sentii un sospiro proprio da parte sua: “Per fortuna che non ti è successo niente.” 
Il dottore chiacchierò con i miei proprio del mio stato di salute, disse che mi avrebbe rimesso fra una settimana; dovevo fare diversi controlli e poi tra una decina di giorni, o quindicina sarei potuta rientrare a scuola normalmente. 
Mamma e papà mi fecero ancora un po' di compagnia insieme ad Harry. Mi domandavo il motivo per cui rimanesse qui con me. In fondo non ne aveva ragione. 
Mia madre infatti per tutto il periodo di visita, non faceva altro che lanciare occhiatine ad Harry. In quel momento non osavo immaginare che cosa stava architettando quella mente malvagia; in più vedevo come quella benedetta tormentava il braccio di mio padre con il suo simpatico gomito appuntito. 
“Beh, tesoro ti lascio con il tuo ragazzo. Ci vediamo domani.” 
Volli urlare, purtroppo non avevo gran voce, così mi limitai a lanciarle uno sguardo assassino; mancava solo la canzoncina terrificante suonata al piano e tutto sarebbe stato malefico e tetro. 
Così mia madre trascinò mio padre fuori dalla stanza, lasciandomi da sola con Harry. 
“Tua madre mi adora proprio!” Esclamò sorridente guardando la porta della camera. 
“Già.” 
Ci fu silenzio, ma era qualcosa di forzato. In verità morivo dalla voglia di sapere perché lui continuasse ad apparire e sparire così improvvisamente. 
“Senti..” ancora una volta non ebbi il tempo di cominciare, che Harry con tono serio mi rubò le parole dalle labbra: “sono felice che tu stia bene.” 
Lo vidi passarsi una mano sul viso. Prima c'era un gioco di sguardo tra di noi, poi però spostò i suoi occhi. 
“Mi hai salvato la vita Harry. Grazie.” 
C'era una strana atmosfera tra di noi. Era come se entrambi fossimo bloccati dal dire qualcosa di più vero e sincero. Ma eravamo a conoscenza che azzardarci a dire quel qualcosa in più, sarebbe stato rischioso ed per fare maturare il nostro rapporto, ci voleva tempo. 
Sì. 
C'era una voce dentro di me che mi sussurrava che tra e me Styles stava sbocciando, oddio odiavo essere così mielosa, un sentimento profondo. 
Però allo stesso tempo c'era sempre quell'altra vocina che mi diceva:-Ma chi l'ha detto che lui provi qualcosa per te?- 
E lui se ne andava, lasciandomi da sola. 
E quella vocina tornava dicendo:-Avevo ragione.- 
E lui tornava. 
Ed adesso ero io a dire:-Avevo ragione.- 
“Adesso diventerò il tuo principe azzurro, eh?” 
Roteai gli occhi. 
Scherzavo avevo parlato troppo presto, insomma si trattava sempre e comunque di Styles. 
“Se io ti bacerò, ranocchio.” Gli risposi con aria trionfante. 
“Beh tecnicamente ci saremmo già baciati, e quindi io sarei già un principe.” 
“Allora qualcosa è andato storto.” 
No, io non potevo darla vinta ad Harry. 
“Perché chi doveva baciare il ranocchio, doveva essere una vera fanciulla e non una specie di panda.” 
“Principe azzurro dei miei stivali!” 
“Sisi. Dici di odiarmi, ma tanto mi amerai alla follia!” Esclamò convinto facendo un balzo verso di me. 
Dalla posizione e dalla espressione di faccia, che aveva Harry prima, tutto il suo volto cambiò, diventando più sciolto. 
Venne davanti a me, mi prese la mano e la sfiorò con quelle labbra che avevo avuto l'onore di assaggiare. 
“Ma chi l'ha detto che non sia tu quello ad innamorarsi.”
Styles aveva il capo chino e poi lo alzò lanciandomi un'occhiata di sfida, oserei dire. 
“Perché non scommettiamo?” 
“Bugiardo come sei, non ammetteresti mai i tuoi sentimenti. Non l'hai mai fatto. Perché dovrei mai crederti?” 
Fu quella frase che colpì l'orgoglio di Styles. Lo vidi incupirsi e i suoi occhi divennero stretti e piccoli. Si morse le labbra con gli incisivi. 
Poggiò le mani su quel poco spazio libero del letto e si avvicinò pericolosamente a me. 
“Charlie, se non mi fosse importato di te, io non sarei nemmeno qui...” Disse duro. 
Per me quella frase fu come la cioccolata più dolce del mondo. Ma fu amara per le parole che seguirono. 
“A quanto pare, però tu non te ne accorgi.” Concluse infine lasciando la stanza. 
“Aspetta!” Gridai. 
Harry aveva la mano sul pomello e appena urlai, si fermò all'istante. “Io non riesco a capirti davvero. Un momento dici una cosa, e poi dici la cosa opposta. Mi dici come faccio?” 
“Ma sei tu la prima ad insultarmi in continuazione!” Si difese. 
“Perché tu mi provochi!” 
“Come faccio a provocarti se non faccio niente?” 
“Vedo la tua faccia e divento nervosa!” 
Non compresi cosa effettivamente dissi. Quando non vidi Styles rispondere, mi preoccupai seriamente. Forse non dovevo essere così diretta. 
“Allora ti piaccio?” 
“Non ho detto questo.” Ecco che se dicevo qualcosa, lui andava a parare da un'altra parte. 
“Non sono l'unico a dire la verità. Anche tu sei una bugiarda.” 
“Io non so come comportarmi in queste cose!” Ero agitata, nervosa. E la colpa era sempre sua! 
“Cerca di essere naturale!” Consigliò. 
“Lo sono!” Mi difesi. 
“Continuare a dire che mi odi, quando non è vero.” 
“Sì.” 
“Allora io farò lo stesso con te. E non venire a lamentarti.” 
“No!” 
“Stai diventando monosillabica?” 
“E' colpa tua!” 
“Ti piaccio?” 
“Ti piaccio?” 
“Smettila di fare il pappagallo. Te l'ho chiesto per prima.” 
“Lo vuoi sapere soltanto per gonfiare il tuo ego!” 
“Va beh. Ho capito. Vado ciao.” Stava per uscire ma lo fermai ancora urlando il suo nome:“Harry!” 
“Che c'è?” 
“Mi piaci. Okey? Ma allo stesso tempo ti odio.” 
Sul viso di Styles spuntò uno strano ghigno. Pensavo che se ne sarebbe andato soddisfatto, invece si avvicinò a me con passo lento. 
Sentii il suo respiro sul viso e mi baciò sulla guancia. 
“Mi piaci.”

Erano passati diversi giorni da quel famoso 'mi piace' alla Harry Styles. E ogni giorno, il caro ricciolo mi veniva a fare visita. 
La cosa che mi stava preoccupando adesso era la nostra posizione. Cioè, cosa eravamo l'uno per l'altra? 
Io potevo considerarmi la sua ragazza? 
-Panda.- 
Sì, tecnicamente mi avrebbe detto che ero il suo panda personale. 
A parte gli scherzi, dovevo assolutamente affrontare questa situazione con lui. Anche perché tra poco sarei tornata alla vita quotidiana... 
Mi stavo preparando psicologicamente per ricevere Harry, quando le voci che echeggiarono all'interno della stanza furono due e diverse da quelle di Styles. Alzai gli occhi e vidi due teste bionde. 
“Sophie, Niall.” Dissi piatta. 
Sophie sgranò gli occhi e poi portò i suoi occhi azzurri sul fratello e disse: “Non si è dimenticata di noi!” Spostò ancora la sua attenzione verso di me, e allungò le braccia. 
“Charlie!” Gridò. “Sono felice che tu stia bene! Sai già quando ti rimetteranno?” 
Spiegai alla mia amica cosa mi era successo e quando pronunciai il nome di Styles, ecco che i suoi occhi azzurri si fecero piccoli e stretti e già con il suo sguardo, pregava che gli succedesse qualcosa di brutto.
Certo evitai di raccontarle che ci eravamo dichiarati, e le evitai di dirle che era stato proprio Harry a salvarmi. 
“Quindi lui ti viene a trovarti tutti i giorni, eh?” Domandò con tono scocciato Niall. Leggevo nelle sue iridi molto disappunto. Difatti non riuscii neanche a giustificarmi con lui. 
“Avresti qualche problema?” Ecco chi non doveva esserci in quel momento. L'unica persona che doveva fare l'entrata in scena... 
Niall fece spazio ad Harry che con un atteggiamento piuttosto da macho, venne da me e mi baciò davanti a tutti, sulla guancia. 
“Oh mio Dio.” Commentò Sophie. 
“Ho capito.” Riprese poi Niall: “D'accordo me ne vado. Sophie non fare tardi.” Aggiunse poi lasciando la sala. 
Quando il biondino uscì dalla stanza, mi sentii stringere il cuore. Perché sapevo di aver sbagliato con lui. 
“Charlie, Dio mio! Harry ti ha appena dato un bacio sulla guancia e non urli indignata, non fai niente!” Gridò inacidita Sophie: “Aspetta. A meno che voi due non stiate insieme..” 
“E' così, infatti.” Rispose Harry: “Io e Charlie siamo fidanzati.” 
Ero totalmente incredula. 
Eravamo sicuri che lui fosse Harold Edward Styles? Temevo che qualcuno avesse scambiato l'Harry scemo e stupido con una persona intelligente e responsabile. 
Sophie si portò la mano sulla fronte: “L'incidente di Charlie, poi Charlie che deve sopportare Styles. Cosa mai potrebbe succedere di peggio? Che tu rimanga incinta!” Gridò. 
Io e Harry ci guardammo in un occhiata di intesa e scoppiammo in una fragorosa risata. 
“Prima che finiamo a letto insieme, ce ne vorrà di tempo!” 
“Beh, almeno ti stai rendendo conto che Charlie è una tosta.” Rispose Sophie, sospirando. “Charlie, ci vediamo presto. Stammi bene.” 
Sophie uscì dalla stanza lasciando me e Harry soli. 
C'era silenzio e io in quel momento non volevo parlare con Styles, perché mi sentivo in imbarazzo. Grazie a Sophie, mi ero distratta e non pensavo più a me e Harry come coppia, ma poi lui... 
“Panda, cerca di guarire presto.” 
Alzai gli occhi verso di lui e notai quanto si fosse avvicinato. 
“Smettila di chiamarmi panda.” 
“Ti ho detto una cosa carina. E tu ti offendi per il panda?” 
“Certo, razza di criceto!” 
“Ma perché non puoi trattarmi in maniera dolce, carina e coccolosa?” 
“Perché non sono un pinguino di Madagascar.” Dissi fredda. 
Io mi facevo un sacco di paranoie per colpa sua, e lui se ne usciva con delle cose così stupide! Mi faceva arrabbiare terribilmente. 
Era come se solo io tenessi a lui. 
“Sei arrabbiata?” Domandò, accorgendosi che avevo incrociato le braccia e gonfiato le guance come una mocciosa. Fantastico, perché il peggio del peggio veniva fuori solo con lui? 
“E certo che lo sono! Io non capisco cosa ti passa per la testa.” 
“Capirai il mio modo di pensare. Non è difficile, sai.” 
“Se intendi che devo fare solo una cosa, sappi che non farò mai quella cosa.” 
“Perché pensi che io sia un morto di figa?” 
“Perché lo sei.” 
“Ma lo sai almeno perché lo faccio?” 
“Bisogno fisico.” 
“Oltre a quello.” Disse roteando gli occhi infastidito. Ma perché faceva quella faccia? Credeva davvero che avessi avuto qualche spiegazione a una cosa del genere? Erano fatti suoi se voleva spassarla con una, invece che con un'altra. 
Però teoricamente io adesso ero la sua ragazza, quindi mi dovevo interessare anche a questi aspetti. 
“Penso che tu lo faccia per passare il tuo tempo, o per trovare il tuo giocattolino preferito.” 
Dissi. 
“Forse.” Rispose lui facendo il serio. 
Con Harry era impossibile fare dei discorsi seri che avessero un senso logico. Anche se tentavo, alla fine succedeva che lui mi trascinava in tematiche assurde. 
Come la sua particolare fissa dei panini al tonno, oppure quella di mangiare le patatine fritte la mattina. 
I giorni all'ospedale passarono con le sue entrate da creatura priva di un materia grigia, ma almeno mi ero divertita. 
Rientrai a scuola e mi fece uno strano effetto tornare ai banchi di scuola.
Adesso volevo proprio vedere come si comportava Harry. 
Le lezioni passavano lente e più volte avevo dato attenzione a Styles che seguiva, apparentemente, ciò che diceva la professoressa. 
Non si era volto verso di me, neanche una volta. 
Mi chiedevo perché. 
Quando suonò la campanella dell'intervallo mi catapultai verso Harry; Sophie però mi trattenne e disse che non era il caso. 
Ecco anche la mia migliore amica si stava comportando in maniera strana e sospetta. Ma perché? 
Anche nelle ore successive, la freddezza di Harry mi stavano congelando il cuore. Durante la pausa di pranzo, quando io e Sophie andammo in mensa, speravo di scambiare qualche parola con lui, ma Styles mi aveva proprio evitato. Si era seduto assieme ai suoi amici, molto lontano rispetto al tavolo dove io tipicamente mi sedevo. 
Rimasi impalata in piedi con il vassoio in mano, fino a vederlo prendere posto. Volevo che almeno in quell'occasione, lui sollevasse i suoi occhi verdi e si incrociassero nei miei. 
Stupida. 
-Brava gli hai dato l'arma per farti soffrire. Il bello che lui non ti dirà mai le cose in faccia, ma ti farà star male piano piano, indirettamente. Contenta tu..- Maledetta coscienza e razionalità. Se solo avessi fatto bene a starmene per i cavoli miei e non mi fossi fatta trascinare dalle mie emozioni. 
Dovevo trattenermi, stringere il cuore e dire basta. 
No. 
Volevo che fosse Harry a tenere il mio cuore e stringerlo. Però lui, adesso non lo stava tenendo tra le mani, ma lo stava schiacciando sotto i piedi. 
Mangiai in silenzio e ancora mi sembrava di vivere la stessa situazione prima dell'incidente. 
Vedevo Sophie guardarmi con la coda dell'occhio. La sentii sospirare e poi sbattere la mano sul tavolo: “Basta io non ce la faccio più!” Esclamò. 
“Che intendi?” Domandai confusa. 
“Andiamo in bagno, ti devo dire la verità.” Senza che dicessi la risposta, Sophie mi prese per il braccio e mi trascinò fuori dalla mensa. 
Nel frattempo, vidi Harry muovere il collo verso me e Sophie non seppi cosa fece dopo perché eravamo già in corridoio. 
“Sophie mi stai facendo preoccupare.” 
“Seguimi e non fiatare.” Ordinò. 
Una volta in bagno la mia cara amica incrociò le braccia e con sguardo serio mi puntò le sue iridi nelle mie. 
Avevo paura di quello sguardo così severo. 
“Ho saputo che è stato Styles a salvarti e portarti all'ospedale.” 
“Volevo dir..” non ebbi il tempo di finire che Sophie mi interruppe: “Lo sai perché ti veniva a fare visita?” 
“No.” Risposi debolmente. 
“Harry si sentiva in colpa per l'incidente e tutte le prese in giro che hai subito a causa sua; così per discolparsi veniva da te. La faccenda che voi siete fidanzati, naturalmente è una bugia.” 
“Non è vero!” Gridai. Sentivo che il cuore battere forte, le gambe tremare, gli occhi che mi bruciavano e che vedevano sfocato. 
“Sei cattiva Sophie!” 
Sentii la porta aprirsi e di nuovo la voce della mia amica: “Harry diglielo tu!” Urlò. 
“TU!” Disse, passandomi davanti e andando da Sophie: “Ti avevo chiesto di stare zitta. Glielo avrei detto.” 
“Certo, avresti fatto la parte del finto fidanzato fuori scuola e dentro, le avresti detto la grossa balla del gossip e per non metterla in cattiva luce. Ma per favore! Mi fai schifo, mi chiedo come Charlie non abbia capito quanto tu faccia schifo!” 
“Scusa se mi sono sentito in colpa per ciò che era capitato alla tua amica!” Si difese urlando Styles. La cosa che mi fece male in quella frase, fu che non pronunciò il mio nome. 
“Ma con che faccia le dici, mi piaci, siamo fidanzati. Quando non provi un cazzo per lei! Eh?” 
“E tu sei una che non mantiene una promessa. Le avrei spiegato tutto! Lo giuro!” 
“Non serve fare la parte della vittima. Io voglio bene a Charlie, ma veramente, è per quello che le ho detto la verità!” 
Non ce la facevo più a sentire quei due litigare. 
In poche parole Harry si sentiva in colpa e provando pena, mi aveva mentito. Dicendo che gli piacevo. In realtà per lui non ero niente. 
Sophie venendo a sapere le cose, andò da Harry ma lui le chiese di non dirmi niente per un po'. Ma la mia amica vedendomi depressa, aveva deciso di dirmi la verità. 
No basta. 
“Sophie scusami!” Dissi andando da lei. “Scusa.” Continuai. 
“Charlie mi dispiace. Non volevo assolutamente...” 
Mi volsi verso di lui: “Questa è una tua ennesima bugia. Ma questa volta non ti credo. E comunque sì a me piaci. Ma voglio dimenticarti e andare avanti. Sì, perché io ti odio Styles.” 
“Ti piaccio e mi odi?” 
“Sì.” 
Mi sorrise. “Se dici così non ti dimentichi di me, sai?” 
Non risposi e lo guardai negli occhi. Volevo essere forte in quel momento. Dovevo esserlo per me stessa. Non dovevo farmi sconvolgere dal suo sguardo intenso, da quei occhi color speranza, da quelle labbra... 
“Ci riuscirò.” 
O almeno ci speravo.

_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


cap2

         
    Capitolo 5.
Ecco cosa succedeva quando si perdeva totalmente la testa per qualcuno; un qualcuno che non si meritava assolutamente la propria fiducia. 
Mi domandavo come diavolo avessi fatto a cadere così facilmente in quella trappola tesa da quel imbecille. Ma chissà, forse a lui non gli importava proprio niente, ed ero io che da stupida avevo alimentato le mie emozioni, le mie tensioni. 
Erano passate quasi due settimane da quella discussione avuta in bagno, dalla verità che era venuta a galla e di quelle parole che mi bruciavano il cuore e che rimbombavano nella mia mente. Nelle notti sognavo quelle labbra, ricordavo quel momento in cui lui mi aveva baciato e poi quello sguardo da colpevole, che mi faceva svegliare nella notte. Ero vuota e strana. 
Non capivo perché adesso niente avesse senso. Non riuscivo più a fare le cose che facevo solitamente. La cosa che mi faceva ancora più male, era che Niall ci teneva davvero a me. Ma io avevo preferito lui! Il mio stupido cuore batteva veloce quando Styles era vicino a me, quando i suoi occhi verdi si incatenavano ai miei; mi piaceva quando litigavamo… 
In questo momento vorrei tornare indietro nel tempo e cancellare tutto. Vorrei dire a Charlie del passato di non farsi ingannare da quei sorrisi, da quelle occhiate dolci da quelle fasulle prese in giro. 
Per quanto riguardava il compito assegnato dalla Cole, beh quello era andato più che bene, sia io che Styles prendemmo una B; naturalmente il merito era principalmente mio. Se fosse stato per quel scansafatiche, avremmo preso un’insufficienza! 
Mentre a casa mia madre non aveva fatto altro che lodare Styles. Inizialmente ero stata indecisa sul raccontarle la verità, ma poi lo feci. Le dissi quello che quella mente malefica aveva avuto in serbo per la sottoscritta, e tutto il dolore che mi aveva procurato. Inutile dire che la sua reazione fu di totale stupore. Prima pensò, che stessi mentendo e che probabilmente stessi inventando tutto questo solo perché Styles mi aveva detto qualcosa di cattivo. Ma poi vedendo la mia faccia sconvolta priva di qualche emozione, capì. 
“Tesoro non farti mai influenzare dai maschi. Loro sono fatti così. Però sono sicura, che un giorno ti riscatterai.”
“Perché dici così?” 
“Semplice, lui tornerà.” 
Fui abbastanza scettica quando mi aveva detto quelle parole, perché sapevo che Styles era un testone e un ragazzo molto orgoglioso. E poi per quale stupido motivo avrebbe dovuto tornare da un qualcuno per cui non provava niente? 
Era un perfetto controsenso. 
La cosa più stupida era che, nonostante il male che stavo patendo per causa sua, Styles era costantemente nei miei pensieri. Eppure dovevo trovare un modo per poterne uscire e non soffrire più! 
“Devi uscire!” Mi aveva consigliato Sophie. Un giorno avevo deciso di andare a casa sua, così mi avrebbe distratto…peccato che non si ebbero affatto i risultati sperati. 

Il tempo passava e tutto attorno a me andava avanti. Come i giorni, le settimane, i mesi e le stagioni. Era come se io mi fossi fermata, bloccata e davanti a me vedessi una strada, ma le mie gambe non volevano affatto proseguire.
Loro volevano pestare quel suolo insieme alle gambe di Styles, le sue all star dovevano affiancarsi alle mie ballerine. Dovevamo tenerci per mano e… 
Dannazione non potevo essere ridotta in questo stato! 
Le lacrime erano più forti di me e io, troppo debole, non potevo trattenerle. Loro avevano il bisogno di uscire. 
Credi davvero che piangendo, lui possa tornare da te. E dirti:-Non ti lascerò più Charlie.- 
Pff, sei veramente patetica. 

Ecco l’unica cosa che non doveva assolutamente succedere. Essere costretta ad andare in discoteca. Un giorno Sophie stanca di dovermi sopportare Sophie mi propose questa brillante 
“Sophie, ma dico sei scema! Che razza di idea è mai questa?” Gridai, mettendomi le mani tra i capelli e scompigliandomeli tutti. 
Intanto lei era tranquilla che si guardava con indifferenza le proprie unghie. Inarcò poi il sopracciglio che non era nascosto dal ciuffo dei capelli biondi, e alzò lo sguardo con aria assassina: “E’ l’idea più geniale che io abbia mai avuto. Anche se le mie idee sono sempre state geniali.” Fantastico Sophie era partita. Stava cominciando ad elogiarsi in maniera spaventosa. 
Continuai ad annuire ed lodarla anch’io; chissà se facendo così, magari non sarei dovuta andare in discoteca. 
“Charlie sei un qualcosa di subdolo. Comunque tu verrai in disco con me. Così incontri un altro bel ragazzo, sbolli i tuoi ormoni e ti dimentichi di Styles, così la smetti di piangere come un coccodrillo per quel morto di figa.” 
Mi sentii risentita da quelle parole così fredde che mi venne naturale da risponderle: “Tu la fai semplice, Sophie! Sei così fredda con gli altri e così diffidente che hai paura ad esprimere i tuoi sentimenti! Non sai neanche cosa significhi amare!” 
“Adesso non mi venire fuori con queste stupide obiezioni. Tu vieni con me in discoteca. Sto facendo questo per te! Non sono neanch’io la tipa che va in locali ad ubriacarsi, ma serve a te per distrarti! Ho aspettato fin troppo!” Il suo sguardo minaccioso mi fece capire che era meglio stare zitti e in silenzio. 

Così eccomi qui davanti ad un locale, che tra l’altro non mi convinceva affatto; con la musica che si sentiva anche fuori; e in più faceva un freddo mostruoso. 
“Oh brava Charlie. Ti sei messa qualcosa che ti risalta il fisico.” Disse Sophie arrivando ed entrando nel locale. Dove le luci rosse, fucsia e blu mi colpirono gli occhi. In quell’ammasso di gente, non riuscivo a riconoscere una persona! 
“Non potevo certo venire con un pigiama.” Le risposi “Sennò, qualcuno mi ammazzava.” Continuai poi facendo riferimenti puramente casuali. 
“Anche qualcun altro sai.” Rispose lei. 
“Come ad un altro?” Chiesi confusa. 
Lei fece spallucce e non rispose. Volli essere più insistente ma Liam, quando vidi che era proprio lui, sgranai gli occhi, portò via la mia amica Sophie lasciandomi in questo buco di locale da sola! 
Quando vidi quei due allontanarsi pensai di andarmene, però capii che se Sophie stava facendo quello che aveva appena fatto, c’era un motivo. 
Dovevo dimenticarmi di Styles, giusto? 
Bene l’avrei fatto. 
Scema, se c’è Liam ci sarà anche Harry. Io ti suggerirei di andartene. Prima che possa succedere il finimondo. 
Non avevo pensato a questa remota possibilità. Ma d’altro canto non potevo andare avanti in questo modo, nascondermi da Styles ed avere paura di avere un confronto con lui. 
Così mi guardai un po’ intorno e cercai qualche bel pezzo di ragazzo. Purtroppo anche se riuscivo a trovarne uno, cercavo di avvicinarmi a lui e scoprivo che aveva già la sua principessa; feci diversi tentativi ma tutti fallirono. 
Abbattuta dalla mia meravigliosa sfiga che mi assisteva anche nella ricerca del principe azzurro, andai verso il bancone dei drink e mi sedetti su una meravigliosa sedia alta. 
“Ehi, sei nuova di qui?” 
Alzai gli occhi e vidi un bellissimo ragazzo dietro al bancone. Aveva gli occhi azzurri, il viso ben definito e una voce veramente molto particolare.
“No. Non sono nuova, solo che non sono la tipa che va nelle discoteche..” 
“Capisco. Stai dimenticando una delusione d’amore?” Oltre ad essere un bel ragazzo, era anche sveglio. Buon per me. Avevo sempre avuto dei pregiudizi sulle persone che frequentavano quei posti, come quoziente intellettivo piuttosto basso; una mania per il sesso, droga e alcol e altri particolari. 
“Diciamo di sì.” Ammisi incrociando le dita delle mani. 
“E’ un idiota.” Rispose lui: “Come fa a scaricare una ragazza bella come te.” I suoi occhi erano belli. E quel sorriso che aveva sul viso, mi sciolse. 
“Comunque io sono Louis.” Mi porse la mano e la strinsi: “Charlie, piacere.” 
“Charlie…?” Sentii un timbro un po’ troppo particolare per i miei gusti, dietro alle mie spalle. Avevo già capito di chi si trattava ma avevo paura a voltarmi e incontrare quegli occhi color speranza. 
Presi respiro e chiusi gli occhi. Mi voltai lentamente e aprii le iridi lentamente. 
“Styles.” 
Quando fui davanti a lui, il caro Harry mi fece un’intera radiografica in qualche secondo poi lanciò un’occhiata maliziosa verso la sottoscritta. 
I tuoi ormoni stanno già alzando bandierina bianca. 
“Mi segui per caso?” 
“Ma per quale assurdo motivo. Te l’ho già detto, non mi interessi.” Dissi tutto d’un fiato. Però ecco che tutto il tempo passato, in cui credevo di essermi un po’ dimenticata di lui, sembrava non essere trascorso. 
Quelle emozioni che provavo per lui, erano lì dentro allo stomaco, al cuore, nella mia mente che stavano battendo e si scontravano per uscire fuori. 
“Perché sei tutta rossa allora?” 
“Sarà la luce della discoteca.” 
“Pensi di essere credibile?” 
“Certo.” 
Silenzio. Solo i nostri occhi che continuavano ad incrociarsi. 
Non ce la facevo a dimenticarlo. Non ci ero riuscita. Nonostante il tempo che era andato via in lacrime e dolore, io non ero riuscita a cancellare Harry dal mio cuore. 
Non avevo rispetto né per me stessa, né per il mio povero orgoglio. 
“Harry..” Sussurrai debolmente. 
Mi sentivo imbarazzata e volevo fare così tante cose in quel momento. Però l’unica cosa che desideravo era dirgli ciò che provavo dentro. 
Lui fece un passo in avanti e avvicinò il proprio viso al mio. Alzai gli occhi e potei vedere i suoi, così vicini i miei, sentire il suo respiro accarezzarmi la pelle. 
Presi il suo viso tra le mani e con un gesto istintivo lo baciai. 
Lui aveva risposto al bacio e questo mi diede coraggio. Molto coraggio e sicurezza. 
Stava sorridendo. 
“Harry, mi dispiace per te, ma avrai un panda come corteggiatore.” Dissi.
“E tu avrai un troione…” 


Harry’s Pov. 
Ero seduto sul bancone mentre continuavo a bere drink e qualche cocktail. Ero solo, non avevo voglia di andare a caccia di qualche femmina e mi stavo annoiando. Stavo tranquillamente chiacchierando con Louis, quando una femmina, che mi ricordava qualcuno, arrivò al bancone e prese posto. Naturalmente Louis si sentì in dovere da andare da lei e mi lasciò solo, come un povero coglione. 
Cosa che aveva fatto Liam. 
Mi aveva detto che si doveva vedere con una ragazza. Ma vuoi vedere che in realtà si è fidanzato? 
Fantastico l’unico imbecille che non riusciva a trovare la sua anima gemella ero io. 
Da quando avevo avuto quel litigio con Charlie e Sophie in bagno, non ebbi più nessuna attenzione da parte del mio panda. 
Di solito le piaceva prendermi in giro, o comunque sentirsi grande insultando me. Ma adesso no. 
Avevo sbagliato con lei, ma onestamente non volevo coinvolgermi in stupide relazioni. 
Ma vedi che sei un controsenso, prima dici una cosa e il momento dopo ne dici un’altra. 
Irresponsabile, ecco cosa ero. 
Mi alzai dal bancone e iniziai a dirigermi verso la pista, chissà qualche bella femmina sarebbe caduta tra le mie braccia, però quando sentii il nome di Charlie mi bloccai all’istante. 
Le sue spalle nude e quel vestito blu attirarono la mia attenzione. 
“Charlie.” Ripetei il suo nome. 
Quando lei si voltò e la guardai da cima a fondo, e per la prima volta pensai quanto fosse bella Charlie. 
La stuzzicai per l’ennesima volta e volevo vedere che reazione avrebbe avuto. Ma era triste, sentivo e sapevo che c’era qualcosa che non andava. Ed ero a conoscenza che la colpa era effettivamente mia. 
Però quando mi baciò così improvvisamente mi venne spontaneo, da rispondere a quel bacio. 
Mi sentii strano a baciare quelle labbra. Era diverso da quando l’avevo baciata a scuola. 
Saranno stati i drink? 
“Harry, mi dispiace per te, ma avrai un panda come corteggiatore.” 
“E tu avrai un troione…” Risposi. 
Proviamoci, no?

Charlie's Pov.
Ancora non riuscivo a rendermi conto che Harry Styles avesse detto sì, alla mia banale dichiarazione. Certo, sapevo che adesso avrei dovuto impegnarmi ancora di più, e non potevo pretendere mille attenzioni da lui. Perché così, sarei semplicemente stata la ragazza appiccicosa. E io non volevo assolutamente questo. 
Ero sdraiata sul mio letto a due piazze, con la pancia in giù e avevo il mio portatile davanti. Come una stupida stalker, perché oramai mi consideravo così, osservavo il profilo di Harry su facebook. 
Già il fatto che fossimo amici su quel coso di social network, mi rallegrava.
Mi bastava poco per farmi sorridere. 
Come mi bastava che lui fosse presente nella mia vita, e che non mi ignorasse. Era stato frustante vederlo così distaccato e freddo nei miei confronti, e se dovessi pensare che lui potesse allontanarsi di nuovo da me, sinceramente non ce la farei. 
Mi alzai da letto e scossi la testa velocemente. Non potevo avere pensieri negativi nella mente, dovevo essere ottimista e guardare il futuro con speranza. 
Prima di spegnere il computer, scrissi un messaggio ad Harry; il primo che stavo per mandare. Nonostante su facebook fossimo amici, non ci eravamo mai scritti a vicenda. Anche se spesso ne avevo desiderio. 
Chiesi a Harry se sabato pomeriggio fosse libero. 
Aspettai qualche minuto, sperando che magari fosse online, ma nessun messaggio. Così spensi il pc e andai a fare una bella passeggiata fuori, all'aria aperta. Ogni tanto ci voleva un po' di attività fisica. 
Certo come no. Vuoi perdere qualche chilo e rassodare le gambe. Pff! Che bugiarda. 
Bisogna o non bisogna amare se stessi? 
Una regola per piacere, è piacersi. E in questo momento non mi trovavo abbastanza attraente. Volevo essere un po' più magra, ma era naturale, no? Dovevo corteggiare e non avevo mica il lusso di essere corteggiata, oh! 
Appena fui fuori, levai le braccia al cielo e presi più aria possibile nei polmoni; così raggiante mi misi a camminare e a correre un po'. 
Sei carica solo oggi. Quanto scommettiamo che appena Harry non noterà nulla del tuo cambiamento, rinunci a tutto? 
A volte mi chiedevo se la mia coscienza stesse dalla mia parte o no. 
Correvo. Inspiravo ed espiravo regolarmente a ritmo di 'Where have you been' di Rihanna; cavoli se solo avessi il suo fisico. 
Basta Charlie. Pensa a correre. 
«Ma guarda chi c'è!» Sentii una mano prendermi per il polso e fermarmi. 
Era Louis che con dei gesti, mi fece capire che dovevo togliere gli auricolari. Spensi l'I-pod e salutai decentemente il ragazzo. 
«Sei una sportiva eh?» Domandò. 
«Diciamo che devo dimagrire un po'.» Tanto era inutile fare la figura della figa che si teneva in forma; meglio la verità. L'avevo imparato a mie spese. 
«E' per il ricciolo di ieri?» 
Sempre conciso. 
«Già.» Dissi sospirando e riprendendo fiato. Non pensavo neanche di aver corso così tanto, e mi ritrovavo a respirare a fatica. 
E certo, non sei mica abituata a correre, scema. 
«Ma secondo me, a lui piaci così. Non c'è bisogno di dimagrire.» 
Guardai Louis negli occhi e quasi mi trattenni dal non ridergli in faccia. Ma per favore? I ragazzi preferisco i bastoni non i panda. 
Roteai gli occhi e cercai un altro argomento di cui parlare, ma il cellulare di Lou suonò. 
«Sì, amore. Adesso vengo.» Disse al telefono. «Scusami ma l'amore chiama.» Continuò poi riferendosi a me e andandosene. 
Che bel sederotto. 
Ma da che parte stai? Harry o Lou? 
Lou. 
Ripresi a fare la mia attività fisica e poi rientrai a casa. 

Harry's Pov. 
Dovevo essere andato di matto sicuramente. Ammesso e concesso, che Charlie fosse piuttosto carina truccata e con quel pezzo di stoffa addosso; perché avevo detto di sì a lei? Davvero stavo cominciando ad interessarmi a quella specie di panda? 
Beh, bisognava anche dire che con lei, non mi aspettavo mai le sue risposte, non mi aspettavo mai la sua reazione. 
Lei era diversa. 
Con le altre bastava qualche moina, e voilà, lei era sul piatto d'argento; invece con il panda...chissà. 
Sei proprio messo male. Cioè se ti devi sbattere qualcuno, prendine una figa! 
Ma per me lei non era neanche così brutta... 

Uscii di casa per andare da Liam, così avremmo giocato alla playstation. Lo chiamai per essere sicuro che fosse a casa, ma la voce che rispose al telefono mi fece raddrizzare i capelli. Come faceva ad essere insieme a Liam, quella bionda di Sophie? 
Sgranai gli occhi spaventato. 
Probabilmente Liam era prigioniero; e per sfiga era finito nelle grinfie malvagia della strega dai riccioli d'oro. 
Dovevo assolutamente salvarlo. 
«Serpe, lascia stare immediatamente Liam!» 
«Amore, è quello stupido del tuo amico.» Rispose lei al telefono. No aspettate un momento; com'è che l'aveva chiamato? 
Dannazione, pure l'ipnosi aveva usato quella donna! Pure l'ipnosi. 
Forse anche Charlie mi aveva stregato, ecco perché non riuscivo ad accettare che Charlie fosse così distante da me. 
Voi donne! 
«Razza di strega! Libera immediatamente Liam!» Gridai al telefono come un imbecille, ma dovevo farlo! Insomma qui si trattava della vita mia e quella del mio amico! 
Non ci fu risposta e già pensai al peggio, ma quando sentii la voce di Liam, fui sollevato. 
«Questa non è stregoneria, si chiama interesse o amore...» 
«Te l'ha già data?» 
«Sì.» 
Roteai gli occhi e capii la stregoneria usata dalla bionda. 
«Va beh, vi lascio soli, piccioncini.» 
Però se Sophie era riuscita a conquistare Liam con quella, il panda come diavolo c'era riuscito? 
Sospirai abbattuto perché adesso non avevo proprio niente da fare. 
Così tristemente me ne rientrai a casa, presi il computer portatile ed entrai su faccialibro. 
Le solite pallosissime notifiche di poveri tizi che giocavano a farmville; qualche notifica che mi chiedeva se partecipavo a eventi organizzati nelle discoteche e i messaggi. 
Ecco quello che mi saltò all'occhio fu quello di Charlie Madison. 
Ecco in quel momento ero indeciso se non leggerlo e fare preoccupare il panda, oppure leggerlo appositamente e farla comunque preoccupare. 
Però, cazzo ero curioso di sapere cosa mi aveva scritto.
Già mi immaginavo i cuoricini, gli smile..., ma appena lessi il contenuto, che erano due righe contate, non c'era niente. Solo le parole, neanche abbreviate... 
Ciao panda. Credo di essere libero per il sabato. 
Anch'io nella risposta fui spiccio così come l0 era stata lei. 
Neanche il tempo di rispondere agli altri messaggi che Charlie mi scrisse. 
-Dove vorresti andare? 
-Ma dove vuoi tu. 
-Va beh, avrai qualche posto in cui vorresti andare, ma per la tua poca voglia, non ci sei mai stato. 
Quando voleva essere una rompiscatole, Charlie ci riusciva alla perfezione. 
-Charlie decidi tu. Non mi interessa. Volevi passare un sabato con me? Beh, ti ho detto sì, adesso pensi tu all'organizzazione. Un giorno, forse non è detto, sarò io a proportelo, ma mica ti chiederò dove vuoi andare. 
Non vidi arrivare nessun'altra risposta e mi preoccupai, forse mi ero sbilanciato troppo. 
Guardavo lo schermo piuttosto preoccupato e cominciai a massaggiarmi il mento con la mano. 
-Scommetto che quando tu mi chiederai di uscire, sarà il 21 dicembre 2012 
-Stronza. Ti sei giocata la tua possibilità. 
-Pff, tu non avevi proprio in mente di uscire con me. 
-Ma sei stata tu la prima a dire:'avrai un panda come corteggiatore.' Ti piaccio? Beh, conquistami. 
-Stronzo 
-Se dici così, di certo non mi conquisti. Anzi sei odiosa. 
-Ma credi di essere simpatico te? 
-E allora perché ti piaccio? 
-E' quello che mi domando anch'io. 
-Quindi provi solo dell'attrazione fisica? 
Da quella conversazione chat che stavo avendo con Charlie, mi sentii risentito. Perché credevo che Charlie fosse diversa, quella che non si fermava solo all'apparenza. Che sciocco. Credevo davvero che una persona che mi trattasse diversamente, senza moine etc, non guardasse al mio aspetto fisico? 
Ero deluso. Non me lo sarei aspettato da lei. 
Uscii dalla chat, spensi il computer, lo appoggiai sul comodino accanto al letto e me stetti sdraiato sul letto a pensare. 

Il giorno dopo a scuola, non riuscii a guardare negli occhi a scuola e volli, davvero, che lei venisse da me e domandasse al sottoscritto, perché le avessi risposto. Sì, insomma volevo che ci fosse più dialogo tra noi. 
Come prima... 
La osservavo da lontano insieme a Sophie. 
Diamine ma che diavolo mi stava succedendo? 
Scossi la testa velocemente per cercare di allontanare questi strani pensieri che mi stavano assalendo. 
«Harry buongiorno!» Esclamò sorridente davanti a me. 
«B-buongiorno.» Okey, adesso dovevo capire perché diamine stavo balbettando. 
«Visto, ti ho salutato oggi.» 
«Te l'ho già detto, se vuoi conquistarmi, devi comportarti bene.» 
«Ma non sarebbe divertente. Te l'ho già detto, io sono cattiva, crudele, maligna, spietata...» 
«La tua amica strega bionda, ha una cattiva influenza.» Commentai lanciando una frecciatina contro la diretta interessata, che mi fulminò con lo sguardo; dopodiché finalmente, decise di lasciare me e Charlie soli. 
«No. Ti assicuro, che io sono la mente più crudele.» 
«Merda.» Sbottai. 
Sorrise dolcemente e mi sorpresi nel vedere quella sua incurvatura delle sue labbra. 
Pensavo che mi avrebbe preso in giro e invece no. 
«Perché sorridi?» Mi sentivo imbarazzato a farle quella domanda, tanto che non riuscivo neanche a guardarla negli occhi. 
Eh Harry. Credevi di sapere tutto sulle donne, e invece... 
«Sono felice che sabato passeremo una giornata insieme.» 
«Senti per ieri..» Mi sentivo dispiaciuto. Avevo tirato le somme troppo presto. Dai Charlie era diversa. 
Lo vuoi proprio...Harry Edward Styles, sta perdendo colpi per un ..panda. 
«Vuoi sapere se per te provo solo attrazione?» 
Annuii facendo cenno con la testa. 
«Sei proprio un deficiente.» Rispose sempre sorridente.
«Non hai risposto!» Gridai. 
«Stupido.» 
«E continui a non rispondere!» Diamine come faceva una persona a farmi arrabbiare così tanto? 
Stava diventando, odiosa. 
«Sapevo che al tuo cervello mancassero delle rotelle, ma non pensavo che la situazione fosse così grave.» Commentò piatta, cambiando il suo tono di voce 
«Smettila di sfottere Charlie, ho bisogno davvero di sapere...» 
Charlie mutò la sua espressione e mi fissò con i suoi occhi color cioccolato. C'era tensione tra di noi e mi sentivo agitato e nervoso. Il cuore non faceva altro che battere veloce come un tamburo. 
Il tempo sembrava essersi fermato e Charlie... 
Dannazione lei non parlava, mi osservava con quei suoi occhi. 
«Mi sto facendo del male.» Cominciò a dire: «Però, nonostante ciò. Sì a me piaci. Harry. Per davvero.» 
Me l'aveva detto così tante volte quelle due parole. Eppure questa volta, fecero più effetto. O almeno, colpirono il mio cuore, lo avvolsero con un'energia calda e mi resero felice. 
Fu un qualcosa che partì dalla mia pancia, dalle farfalle che sentivo nello stomaco; presi tra le mani il viso di Charlie e la baciai. 
Ancora e ancora. 
Lei rimase a guardarmi con gli occhi sgranati e io non riuscivo a non sorridere: «Voglio innamorarmi di te.»


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#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


cap2

         
    Capitolo 6.
Ero completamente sbalordita, sorpresa...insomma meravigliata dal comportamento di Harry. Mai e poi mai avrei pensato che lui mi dicesse quelle parole. 
Facevo roteare la matita davanti ai miei occhi e non prestavo assolutamente attenzione alle parole della prof; qualche volta lo sguardo mi sfuggiva su Styles e più di una volta i nostri occhi si incrociarono. 
Era come se lui potesse ascoltare i miei pensieri, capire cosa ci fosse nella mia testa e voltarsi verso di me, sorridendomi. 
Non che non mi facesse piacere, però, la paura che lui stesse giocando con me, assillava la mia mente. 
Chi me lo diceva che Harry era veramente cambiato? Chi mi diceva, che ancora non provasse semplicemente pena per me? 
Nessuno. 
E questo mi faceva veramente male. 
Avrei voluto avere una prova più significativa da parte sua, però sapevo che era davvero pretendere troppo; anche perché ero quella che doveva conquistare non lui. Lui era riuscito a prendermi il cuore, a stringerlo tra le sue mani ed era riuscito, addirittura a spezzarlo in mille pezzi... 
Il tempo mi aveva permesso di riprendere quei pezzi rotti e di ricomporre il mio cuore. 
Mi ero promessa di non darglielo più e invece come una stupida, gli stavo dando una seconda chance. 
Perché questi dubbi ti stanno venendo adesso? Potevi pensarci prima. 
Perché fin troppo spesso si finiva essere coinvolti da un turbine così intenso che è impossibile uscirne, finché quel vento non si placa. 
I miei pensieri strani e senza senso vennero interrotti dalla voce di Rosalie. Mi accorsi che metà classe era vuota e poi vidi una mano agitarsi davanti ai miei occhi.
«Guai in vista, di nuovo.» Commentò fredda Sophie poggiandosi sul bordo del mio banco. 
Mi guardai attorno agitata e poi capii di chi si trattava. Era di nuovo Rosalie. 
«Charlie, ammetti che tu e Styles uscite insieme.» Disse petulante. «Vi hanno visti tutti baciarvi appassionatamente davanti a scuola.» Proseguì. 
Non ebbi tempo di parlare che Styles rispose al posto mio: «Fatti i fatti tuoi.» Disse spiccio riferendosi a miss pettegola della scuola. 
Poi il ricciolo si incamminò verso di me e senza volere venni trascinata da lui. 
«Aspettate voi due!» Gridò ancora Rosalie. Ma Harry cominciò a correre e di conseguenza anch'io. 
Styles mi portò al terzo piano della scuola, dove solitamente c'erano i vari laboratori di chimica, libreria e aula video. 
«Non possiamo stare qui.» Brontolai con il fiatone cominciando a scendere per le scale. 
Non vuoi stare da sola con Harry? 
Sì. Non volevo assolutamente stare con lui da sola in questo momento. Perché sicuramente avrei detto o fatto qualcosa di stupido, come sempre, e che poi avrei dovuto affrontare da sola. 
«Non scappare.» Disse afferrandomi per il polso e costringendomi a rimanere con lui. Entrammo nel bagno femminile del piano e chiudemmo la porta. 
«Dico sei scemo, se ci beccano!» Esclamai acida. 
«Non ci beccano. Tanto tutti sono giù.» Rispose tranquillo. 
«Harry se succede qua...» 
«Tranquilla Charlie. Non devi avere paura. Voglio stare un po' con te.» 
«Vicino a un cesso?» 
Sorrise: «Sì, Charlie. Vicino ad un cesso. Romantico eh?» 
«Non mi potevo aspettare altro da te.» Commentai sedendomi anch'io per terra davanti a lui. 
«Mi stai sfidando?» Domandò. 
«Non ti sto sfidando. So, che non sei un tipo romantico. Lo fai solo per fare le zozzerie.» 
«Mi stai dando del maiale morto di figa!» Gridò indignato lui. Come se la cosa non fosse vera. 
Lo guardai accigliata e poi sospirai: «Ti prego, evita di fare il ragazzo innocente, puro, carino e coccoloso.» 
«Ma io sono carino e coccoloso.» Gridò sorridendomi, mostrandomi i denti e massaggiandosi il mento con la mano: «Soprattutto coccoloso.» Continuò. 
«Coccoloso?» Ripetei. 
«Certo. Vuoi una dimostrazione?» 
«Sì Harry.» Dissi. 
Styles si avvicinò a me e poi portò le mani sul mio viso per poi iniziarmi a baciare; le sue labbra finirono dopo sul mio collo e le sue mani, intanto erano scese sul mio corpo, sui fianchi, sul seno. 
«Non sono coccoloso?» Sussurrò con voce roca nell'orecchio. 
I miei poveri ormoni avevano deciso di abbandonarmi e lasciare che mi facessi avvinghiare alias sedurre da Harry. Non avevo molto controllo su me stessa, sentivo solo il suo tocco sulla mia pelle, quelle labbra umide che si poggiavano sul mio collo e quel respiro caldo che mi solleticava sempre sul collo. 
«Oh, niente succhiotti!» Lo spinsi via e mi alzai di botto da terra, corsi davanti allo specchio che c'era in bagno e controllai se non ci fossero strani segni. 
Harry intanto si era alzato e da dietro mi abbracciò:«Ancora, non sei la mia fidanzata.» 
Deglutii a forza. 
Sullo specchio c'eravamo io e lui, vicini e abbracciati. 
Avevamo appena passato un momento intenso e magico. Almeno per me lo era stato. 
Volevo tanto che quegli istanti trascorsi, non fossero stati dettati da un desiderio fisico. 
E' sempre pur Harry Styles, famoso per le sue conquiste e re nella fauna femminile. 
«Mi stai prendendo in giro?» Domandai a fatica. 
Harry si staccò immediatamente da me e mi prese il mento tra le mani, puntandomi i suoi occhi verdi contro i miei. 
«Perché ti dovrei prendere in giro, Charlie? Non ne ho motivo. Sono sincero.» Disse con voce sicura: «se davvero lo pensassi...saremmo già stati a letto insieme.» 
Sgranai gli occhi da quella sua affermazione. Ma chi si credeva di essere?
Battei il piede a terra con forza e gli lanciai un'occhiataccia omicida. 
«Mi stai dando di una facile!» 
Anche Harry sgranò gli occhi e fece un passo indietro: «No! Non ho detto questo...» 
«E allora perché diavolo dici che sarei già venuta a letto con te?» Domandai arrabbiata. 
Harry sfoggiò di nuovo uno di quei sorrisi idioti e fece volteggiare i suoi riccioli nell'aria: «Doti da macho.» Dichiarò. 
Vedendo la mia espressione impassibile, mutò il suo di umore. 
«D'accordo.» Disse Harry sospirando: «Te lo ripeto: non sto facendo il cazzone con te.» 
«Quindi non provi pena o qulacosa del genere?» 
«No. Mio dolce panda.» Sussurrò soave baciandomi la guancia e avvinghiandosi di nuovo alla sottoscritta. 
«Smettila di chiamarmi panda!» 
«Preferisci che ti chiami, zuccherino?» 
«No!» Gridai. 
«Allora panda!» Esclamò. 
«Non puoi chiamarmi Charlie.» 
«No.» Disse piatto e mi fece voltare verso di lui: «Tu sei il mio panda.» 
«Sono già tua?» Domandai con malizia. 
«Tecnicamente no. Ma lo sarai.» Rispose convinto sfoggiando di nuovo un ghigno malefico. 
«Ma chi lo dice questo?» Oddio, come facevo ad essere così maliziosa e con questo tono sexy? Mi facevo davvero paura! 
«Lo dico io.» Rispose sempre con il sorriso stampato in viso. «Dai Charlie,» disse porgendomi la mano: «torniamo giù.» 
Il tono in cui disse il mio nome fu così confidenziale e pieno di dolcezza, che mi sciolsi. Sì, stavo andando più in evaporazione con quel 'Charlie'; che tutte le moine che avevo dovuto subire. 
Subire? 
Va bene. Ero stata trascinata in una situazione un po' forte. Ecco. 
Pur di non dire, che hai ceduto, preferisci mentire a te stessa. Disgraziata! 
Scendemmo le scale insieme, con la sua mano intrecciata nella mia. Sophie e Liam ci vennero incontro e si guardarono tra di loro preoccupati.
«Harry sicuro di non avere la febbre?» Chiese Liam. 
Il ricciolo sgranò gli occhi e poi sbuffò: «Certo che no!» 
Sophie poi mi fissò con lo sguardo. Quello sguardo indagatore che voleva sapere tutto! Ma non ero ancora pronta per raccontarle cosa era successo... 
Infatti adesso che ci pensi, cara Charlie. Hai dato l'impressione di essere una facile. 
Ma non glielo avevo mica data! 
Però lo pensa, forse. 
La campanella di fine intervallo suonò e rientrammo in classe. Fu difficile sciogliere quel contatto che avevo avuto con Harry, ma di certo non potevo stargli appiccicata. 
Le lezioni proseguirono velocemente fino alla tanto sospirata campanella di fine giornata. 
Mi preparai e mi iniziai a dirigere verso l'uscita. 
«Charlie!» Mi sentii chiamare e mi voltai vedendo Styles che correva proprio verso di me. Cosa avevo fatto? Avevo dimenticato qualcosa? 
«Non mi hai salutato!» 
«Cosa?» 
«Non mi hai baciato.» Disse dopo piatto. 
«Ecco, è già diverso Styles.» Risposi: «Ma perché mai dovrei baciarti?» 
«Perché stiamo insieme.» Commentò. 
«Ma da quando?» 
«Da adesso.» 
«What?» Mi venne naturale domandarlo in inglese, non so per quale assurdo motivo. 
«Da oggi tu e io, siamo fidanzati.» 
Roteai gli occhi: «Tu mi vuoi portare a letto. Così potrai dire che mi sono scopato la mia ragazza.» Risposi. 
«Ma avevi detto di essere un panda corteggiatore. Basta corteggiare. E' tutto ok!» 
«Mi vuoi portare a letto?» 
«Ma è normale!» 
Stavamo discutendo e stavo a cominciando a capire che per quanto una persona possa chiudere gli occhi, una persona non potrà mai cambiare la propria natura. 
Harry proprio non riusciva a capire. Volevo proprio evitare questa situazione. Harry pensava che io volessi venire a letto con lui. Ma il sesso non poteva fare nascere l'amore. L'amore nasce con il tempo, con gli sguardo, anche con il desiderio, però un desiderio che comunque non veniva subito esaudito... 
«Harry se vengo a letto con te, vorresti sempre stare comunque con me?» 
«Sì, Charlie.»

Spesso è molto meglio il silenzio, di starsene da parte. Perché è meglio non partecipare e renderti, così la vita più difficile. Soprattutto in un luogo dove non ci sono altro che discussioni, dove si litiga continuamente, dove la polemica è la regina del giorno. 
Meglio starsene con la testa bassa, pensare ai fatti propri e andare avanti per la propria strada. Ma quando la si percorre, spesso e volentieri, succede sempre qualcosa che ti rovina i piani. 
Qualcosa che casualmente giunge nella tua vita e te la scompiglia in ogni sua forma. 
E' ciò che è successo a me. Da quando avevo cominciato a interessarmi ad Harry e da quando avevo permesso che i suoi occhi si incrociassero nei miei, quando il mio cuore aveva deciso, senza che io lo volessi, di battere all'impazzata, di arrossire quando lui era vicino a me...Era davvero ciò che volevo?
Non volevo credere che avessi ceduto così facilmente e non riuscivo davvero a capacitarmene. 
Ma adesso non potevo di certo scappare e dire al ricciolo:-Scusami, ma non voglio assolutamente farlo.- Non ci farei assolutamente bella figura. 
Più pensavo a quello sguardo birichino e quei occhi che si erano accesi in maniera così vivace, più diventavo agitata e nervosa. 
Non osavo poi pensare alla reazione di Sophie. Quella sarebbe capace anche di uccidermi con le sue stesse mani... 
Rabbrividii. 
Sei una perfetta idiota, ecco che la parte razionale di me -meglio chiamato l'angelo buono e brontolone- era tornato, come hai potuto farti trascinare così ...insomma ti sei fatta abbindolare da quel troione! 
Non c'era bisogno di ricordarmelo. 
Ero davanti a quel benedetto quaderno, tentando di risolvere una dannata funzione e non facevo niente. Continuavo a vagare con la mente a pensare e pensare a quel giorno in cui... 
Il cellulare fortunatamente suonò proprio quando stavo immaginando quella cosa. 
Ammettilo che non vedi l'ora. 
Shh angelo brontolone, anche tu vuoi vedere Harry in azione! 
Risposi al telefono senza neanche controllare chi fosse. 
«Ciao piccolo panda.» Sobbalzai nel sentire la voce di quel coso.. 
Certo, fino a un secondo fa sbavavi in maniera oscena pensando proprio a quel coso! 
«Ciao Styles.» Risposi a mia volta agitando la testa e portando la mano sulla fronte. Presto mi sarebbe venuto un mal di testa...
«Puoi chiamarmi anche tesoro, piccolo biscottino...Non mi arrabbio, sai!» Disse sbuffando. 
«Mi dispiace ma non riesco ad essere un'oca coccolosa.» 
«E' il pinguino Charlie, il pinguino.» Precisò lui. 
«Ma non ero un panda?» Domandai. 
«Lasciamo stare.» 
«Perché mi hai chiamato?» Ripresi a parlare. 
«Beh...» 
Oh. Dai Charlie, non fare la bella addormentata. Il motivo è semplice, lui è casa da solo e voleva chiederti se volevi venire da lui...naturalmente. Beh divertiti! 
Deglutii. 
Ecco era arrivata l'ora della resa dei conti. 
«Sei libera?» Domandò titubante al telefono. 
Sentivo le mani sudare, la gola secca e mi sentivo terribilmente agitata! Dannazione non poteva succedere tutto così velocemente. Insomma bisognava creare la giusta situazione, il giusto momento. 
Vuoi proprio male a quel ragazzo. Si vede che infondo il karma della tua essenza vorrebbe Styles soffrire. Beh, questo mi allieta molto, sai. 
«Ma oggi è troppo presto!» Gridai impacciatamene al telefono, portandomelo davanti a me e guardando lo schermo con gli occhi sgranati. 
«Charlie!» Urlò a sua volta. «Secondo te, io ti chiamo per invitarti a casa mia per stare insieme?» Domandò sorpreso. 
«Sì.» Risposi timidamente. 
«Non sono quel genere del ragazzo. Devi sapere che la mia tecnica di abbordaggio sono parecchio avanzate. So come comportarmi con una ragazza. Il problema è che tu sei un panda.» Disse Harry. Inizialmente Styles mi aveva dato la sensazione di tranquillità e soprattutto, dal suo tono pacato, mi pareva che mi stesse calmando. Purtroppo concluse con una constatazione in maniera piuttosto piatta e questo mi fece infuriare, naturalmente. Scagliando le più dolci parole contro quello sciagurato. 
Sapevo che lo faceva apposta e sapevo che così stava semplicemente sviando la mia attenzione da quel momento. Era stato dolce, però la tensione rimaneva e io avevo paura. Avevo paura, perché temevo per l'avvenire tra me ed Harry. Ero spaventata dall'idea di poterlo perdere e soprattutto avrei fatto fatica ad accettare che lui mi aveva usato: non una volta, ma bensì due. 
Mi sarei sentita ferita nell'orgoglio e non avrei avuto più fiducia negli uomini. 
«Panda?» Ripeté Harry. 
Scossi la testa velocemente, sbattei le palpebre più volte e tornai alla realtà. 
«Styles smettila di chiamarmi panda.» Ripetei a mia volta. 
«Va bene mia dolce regina dolce e coccolosa. Comunque ti sto chiamando perché sono sotto casa tua, sto gelando dal freddo e vorrei che scendessi.» Disse frettoloso e poi starnutì come una specie di creatura aliena. Sì, perché il suo starnuto non era stato affatto delicato, anzi mi aveva distrutto il mio organo uditivo. 
«Disgraziato, un po' di contegno.» Dissi massaggiandomi l'orecchio e avviandomi verso la finestra, per vedere se effettivamente il ricciolo fosse lì. Spostai la tenda e vidi quella chioma di capelli spuntare sulla strada nera. 
Sorrisi. 
«Dire salute no?» 
«Salute!» Esclamai uscendo dalla stanza e dirigendomi verso l'uscio di casa. «Entra in casa!» Gridai. 
«Pretendo una ricarica per il telefono di cinquanta sterline.» Disse varcando la soglia. 
«Certo, te la farò il ventidue di dicembre.» 
«Spilorcia.» 
«Guarda che è l'uomo che deve fare il gentleman.» Risposi offesa. 
«Parità tra uomini e donne.» Controbatté lui sistemando il cappotto. 
Entrambi ci avviammo in salotto e Harry si sedette comodamente sul divano. 
Purtroppo le buone maniere erano una virtù del mio dolce carattere. 
«Vuoi qualcosa da bere?» 
Harry inarcò il sopracciglio e sgranò gli occhi verdi preoccupato: «Vuoi darmi del veleno?» 
Strinsi i pugni dalla rabbia: «Adesso sì! Idiota.» Gridai «Comunque volevo essere carina con te, scemo! Sei stato fuori al freddo. Però potevi anche dirlo prima che eri venuto a farmi visita!» 
Okey tu sei completamente matta Charlie, l'angelo brontolone era ancora una volta tornato, come hai potuto esporti così? Quanto scommettiamo che ti ride in faccia oppure ti fa uno di quei ghigni malefici? 
Sospirai e mi diressi verso la cucina: «Ti va bene una cioccolata?» 
«Sì grazie Charlie.» 
Se fossi rimasta ancora in quella stanza non sarei riuscita a sopportare la situazione per il troppo imbarazzo. Ma perché ero così debole? 
Se poi pensavo a quella cosa diventavo ancora più nervosa! 
Versai la cioccolata calda nella tazza e la portai dandola ad Harry. «Grazie ancora.» Ripeté. 
Sorrisi impacciatamene sedendomi accanto a lui. 
«Come mai di questa visita improvvisa?» 
Lui non rispose e alzò le spalle: «Non lo so.» 
Annuii facendo cenno con la testa. Okey e adesso di cosa potevo parlare? 
Harry finì la cioccolata e poggiò la tazza blu sul tavolino che c'era davanti al divano di fronte a noi. Dalla posizione chinata che aveva prima si lasciò andare sullo schienale del sofà, attirandomi con il braccio a sé e costringendomi ad avere il viso sul suo petto. 
Il profumo intenso mi penetrava nelle narici. Il mio orecchio sinistro sentiva il battere del cuore di Harry. 
«Era buona la cioccolata, sai.» Sussurrò baciandomi il capo. 
«Una delle poche cose che so fare.» Risposi imbarazzata. 
«Allora ti consiglio di imparare a cucinare perché mi piace mangiare.» 
«Quindi ti fideresti di me?» Chiesi timidamente. 
«Io mi fido di te.» Affermò con voce sicura. 
Alzai il viso e incrociai i suoi occhi smeraldo fissarmi con intensità. Era bello vedere quelle labbra incurvate in quel sorriso che mi toglieva il respiro, era bello vedere quei riccioli che gli cadevano dolcemente su quel viso definito. Quelle guance rosee e quel nasino. 
Fu un qualcosa che venne da dentro, una specie di voglia. Una strana energia che mi pervase il corpo. 
Portai la mia mano sul viso di Harry e lo baciai. Con un gesto naturale mi misi a cavalcioni su di lui e lo baciai con passione. 
Quel bacio sapeva di dolce e cioccolato. 
Le nostre lingue danzarono e si intrecciarono più volte, tra respiri affannati e sempre quella voglia di possedere le labbra dell'altro. 
Le mani di Harry avevano preso con forza i miei fianchi e si muovevano sul mio corpo con decisione e fermezza. 
Muovere il mio bacino era spontaneo come d'altronde faceva Harry. Sentivo il cuore battere l'impazzata e quello strano desiderio dentro di me continuava a crescere. 
«Charlie..» Sussurrò «non adesso.» Mi staccai da Harry e lo guardai negli occhi. 
Il ricciolo aveva il viso rosso e lo sguardo acceso come non mai. «Se..andiamo avanti, io non ti assicuro che riuscirò a controllarmi.» 
Ci guardammo per diversi secondi, aspettai che i nostri respiri tornassero alla normalità. 
Forse non era ancora arrivato quel momento, ma mi resi conto che la magia del momento poteva giungere in qualsiasi attimo. E bastava davvero un'occhiata intensa, un sorriso per fare nascere tutto. 
Sorrisi. 
Lo baciai ancora: «Adesso so come farti diventare pazzo.» Dissi divertita. 
«Ti odio.» Disse imbronciato lui. 
«Anch'io.» Affermai. 
«O forse no...» Riprese lui. 
Il ragazzo è ancora in effetto postumo di ormoni ed eccitazione. 
Per una volta ero d'accordo con il mio angelo brontolone!


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#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


cap2

         
    Capitolo 7.
«Oh mio Dio.» Ecco cosa disse Sophie appena le raccontai cosa era successo ieri pomeriggio a casa mia. Avevo evitato di dirle i dettagli in maniera minuziosa, ma avevo capito che lei aveva già intuito. 
«Fantastico.» sbuffò: «La mia cara piccola Charlie, è caduta vittima di quel mostro terrificante.» Proseguì a commentare in maniera, piuttosto acida, la mia amica. 
Io le do perfettamente ragione. Se fossi più come lei, magari non avresti così tanti problemi, sai? 
«Dai non è così cattivo come dici.» Risposi. 
«Cattivo?» Ripeté lei: «Quello ti ha fatto un meraviglioso lavaggio del cervello, usando le moine classiche che ha usato con le altre! Charlie io non voglio che tu stia male per una persona così immatura come lui!» Gridò fuori di senno mentre stavamo varcando la soglia della nostra aula.
Poi Sophie si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi. Borbottò qualcosa ma non riuscii a capire cosa stesse dicendo. Ci sedemmo sui nostri banchi e aspettavamo che la professoressa entrasse per fare la sua lezione. 
«Charlie se però lui ti rende felice, lo sarò anch'io. Spero davvero che con te, quello scellerato possa crescere!» Vedevo Sophie agitarsi solo al pronunciare la parola Harry, Styles, playboy...Mi chiedevo perché lei lo odiasse così tanto. 
«Posso farti una domanda Sophie?» 
«Certo, dimmi.» 
«Perché odi così tanto Styles?» 
«E' una questione di genetica.» Rispose lei pacatamente osservandosi le unghie: «E' perché è una persona superficiale che si diverte a giocare con i sentimenti delle ragazze.» 
Mentre la mia amica parlava, notai una chioma scura e ricciolosa apparire proprio alle spalle di Sophie. 
Harry stava in silenzio e ascoltava. 
«Ti dimostrerò che con Charlie sarà diverso!» Affermò con tono sicuro il ricciolo. «Vedrai.» proseguì con tono di sfida. 
Poi i suoi occhi color smeraldo si puntarono contro i miei e mi fece un sorriso a trentadue denti. «Buongiorno panda.» 
«Buongiorno troione.» 
Come sempre la dolcezza e la zuccherosità - termine che non esisteva neanche - erano le caratteristiche principali del nostro meraviglioso rapporto. 
Voglio proprio vedere che cosa si inventerà il tuo troione per dichiararsi. 
«Tutto bene?» Domandò poggiandosi sul bordo del mio banco. 
Annuii facendo cenno con la testa. «Te?» 
«Preferirei starmene sul divano con qualcuno...» Rispose alludendo a chissà che situazione. 
«Beh vedi tante graziose fanciulle che ti possono fare compagnia, sai?» Perché il mio stupido carattere puntiglioso doveva venire a galla così? Perché non potevo essere anch'io la semplice ragazza simpatica e carina?
Perché ci sono io, naturalmente. La parte malvagia, maligna, crudele del tuo inconscio. 
Harry roteò gli occhi e sbuffò sonoramente: «Charlie!» Brontolò. 
«Che c'è?» Gracidai. 
«Sei in fase premestruale?» 
Quando Harry finì di pormi quella domanda, le mie mani si erano già posizionate sul collo del ricciolo per strozzarlo. Ma perché gli venivano queste scemenze? 
«Sì, Styles. Sono in quella fase!» 
«Va bene scusa se esisto, ma per favore non uccidermi. Ho una vita ancora da vivere!» Esclamò paonazzo. 
Liberai l'individuo dalle mie grinfie e mi sedetti imbronciata. 
«Sei tremenda.» Commentò Harry chinandosi verso di me: «Lunatica, pazza, panda. Gridi sempre, mi odi...Comincio a pensare che...» 
Inizialmente il tono di Harry sembrava più leggero poi divenne freddo e distaccato. Sì. Harry stava ancora dubitando di me. 
Ma come facevo a dimostraglielo? Cioè se stavamo insieme e magari andavamo sull'approccio fisico non gli andava bene, se mi comportavano da acida zitella non andava bene. Cosa altro dovevo fare? 
E poi se ne usciva con delle frasi: «Mi voglio innamorare di te.» Come se noi potessimo comandare il nostro cuore. Se fosse stato così, di certo non mi sarei mai presa una cotta per lui. 
«Harry..» cominciai a dire con voce tremante. Volli continuare ma la voce della professoressa mi interruppe. 
Lo vidi così allontanarsi da me e prendere il suo posto. 
Restai con gli occhi fissi su un punto impreciso davanti a me. Non riuscivo a concentrarmi, anche perché mi sentivo nervosa e allo stesso tempo stanca. 
Alzai la mano per chiedere di andare in bagno ma una volta in piedi, sentii le forze mancarmi e le gambe molli cedettero e caddi a terra come un sacco di patate.
«Charlie!» Gridò Sophie. «Prof. La porto in infermeria!» Disse la mia amica preoccupata mentre mi stava aiutando ad alzarmi. 
«No aspetta, faccio io.» Disse Harry. «Prof, la accompagno io Charlie.» 
Così Styles mi fece d'appoggio e con il suo aiuto riuscì a giungere in infermeria. Quando eravamo usciti dall'aula sentii un: «ooh.» che mi fece sussultare. 
Altri pettegolezzi in arrivo! 
La dottoressa mi fece sdraiare sul lettino della stanza e mi fece dei controlli. Mi chiese se avevo mangiato e se in questo ultimo periodo avessi avuto già sintomi di stanchezza o altro. 
Le risposi di no. 
«Hai avuto un calo di pressione. Resta un po' qui. E se pensi di farcela a continuare la lezione, rientra dopo l'intervallo, altrimenti chiama un tuo genitore e vieni a farti prendere.» Disse dolcemente la donna. 
«Tu Harold puoi tornare in classe.»Proseguì il medico riferendosi al giovanotto. 
«Rimango un altro po'.» Rispose l'altro. 
La donna annuì e ci lasciò soli. 
«Tu dubiti ancora di me.» Dissi fredda senza guardare i suoi occhi. 
«Penso che sia normale avere questi dubbi.» 
«Io non ne ho mai avuti, sai.» Continuai. 
«Beh, sono stato più bravo a conquistarti.» Affermò. 
Notai con la coda dell'occhio, il suo sguardo curioso e quella mascella serrata. Quando nel viso di Styles si dipingeva quell'espressione, significava che era nervoso. 
Magari sta solo fingendo. Non voglio fare il guastafeste, ma ti devo ricordare che questo individuo non ha fatto molto per te. Sei sempre stata tu, a rincorrerlo. 
«O forse semplicemente sono io che mi sono innamorata di te.» Sussurrai voltandomi verso di lui. 
«Charlie, ti posso giurare che io non desidero altro che innamorarti di te.» 
«Pff!» Esclamai roteando gli occhi infastidita: «Se davvero questo desiderio ardeva in te, facevi molto di più, sai?» 
«Che cosa?» Domandò alzandosi in piedi. 
«Non lo so Harry.» Abbassai il capo e cominciai a guardarmi le mani che tenevo intrecciate sul mio grembo. 
«Sei tu quella che sta dubitando di me, adesso.» 
«E' certo!» Mi difesi: «Harry tu sei sempre stato lo sciupafemmine, quello a cui piace divertirsi. Chi lo dice che io non possa essere tra le tue vittime? Già una volta mi hai illuso. E allora ho deciso di lasciarti stare e voltare pagina, ma non ce l'ho fatta. E sai perché? Perché tu possiedi il mio cuore e nonostante tu l'abbia spezzato e distrutto, io l'ho ricostruito e te l'ho ridato. Sì, sono dubbiosa ma spero in un tuo cambiamento....e poi..» Le lacrime mi furono difficili da trattenere. Mi portai le mani al viso per nascondermi e proteggere da quelle schegge che probabilmente sarebbero arrivate a momenti. 
Però c'era silenzio e il rumore che purtroppo si udiva era il mio singhiozzare. 
«Charlie so di aver sbagliato.» Cominciò a dire: «so di aver giocato con i tuoi sentimenti e so che nessuna ragazza al mondo, merita ciò. Non sai quanto mi faccia male vederti piangere per causa mia e non sai quanto io soffra nel sentirti parlare così. Nel udire la tua voce tremante e così debole. Però grazie a te ho capito quanto io mi senta solo e di quanto ho bisogno di te. E' per questo che ti chiedo di darmi un'altra possibilità, ti chiedo di essere quella ragazza che starà con me. Che io proteggerò. Ti prometto che non me ne andrò e che ti starò vicino, Charlie...» Harry si avvicinò cautamente a me, mentre io lo osservavo sorpresa delle parole che aveva usato. 
Mi abbracciò di slancio e mi baciò prima la guancia sinistra e poi mi baciò il capo. 
«Da dove le hai prese queste bellissime parole?» 
«Te l'ho detto Charlie. Io so essere molto gentleman quando voglio.» Rispose. 
«Appunto, quando vuoi. Cioè per quelle poche volte che capita.» 
«Dai non essere cattiva. Se mi preferisci romantico, faccio il mieloso.» 
«Una giusta misura.» Affermai mentre mi facevo coccolare da Styels. 
Rimanemmo abbracciati per un paio di minuti poi lo sgranchirsi di voce della dottoressa ci divise. 
«Beh credo che ti sei ripresa più che in fretta.» Commentò sorridente la donna. 
«Sì. Però vado comunque a casa.» Dissi alzandomi dal lettino «Chiamo mia madre e mi faccio venire a prendere.» 
«Ogni scusa è buona per non fare niente.» Soffiò Harold con sarcasmo. 
«Parla quello. Io non stavo bene. Tu potevi startene in classe!» 
Harry mi guardò male e sospirò:«Faccio un passo in avanti e tu ne fai due indietro.» 
Rimasi in silenzio imbarazzata. 
Il cervello del troione si sta sviluppando. Siamo proprio vicino alla fine del mondo. 
«Grazie Harry che mi sei stato vicino.» Dissi facendo una cantilena. 
«Ecco così va meglio.» Esclamò trionfante. «Allora ci vediamo questo pomeriggio dopo scuola d'accordo?» 
«D'accordo.» Risposi titubante. 
«Mi raccomando copriti bene, ti voglio portare in un bel posto!» 
«E' un appuntamento?» 
«Diciamo di sì.» 
Harry mi diede un bacio a stampo davanti alla dottoressa che ci guardava con aria divertita, dopodiché uscì. 
Io intanto chiamai mamma e le chiesi di venirmi a prendere. Nell'attesa la dottoressa mi confessò che era la prima volta che vedeva Harry così. 
«In che senso?» Domandai curiosa. 
«Così preso da una ragazza. E non dico fisicamente.» 
Rimasi ancora sorpresa. Non l'avrei mai detto. 
Però prima di cantare vittoria, era meglio che questa vittoria arrivasse. 
Finalmente mia madre arrivò. 
Una volta che fummo fuori dall'edificio incontrai quella serpe di Rosalie. Infatti quando mi vide esclamò: «Cos'è? Harry ti ha messo già incinta?» 
Sgranai gli occhi incredula e lo stesso valse per mia madre che mi guardò prima male e poi mi domandò se fosse vero. «Ma assolutamente no!» Affermai vivacemente. 
Poi attirai mia madre a me: «sono ancora vergine, io!» precisai anche per assicurarla. 
Rosalie mi osservava e se la rideva, poi alzò le spalle: «beh meglio per te. Sai c'è già stata un'altra ragazza che è rimasta incinta di Harry. Poi però non si è più saputo nulla nè del bambino nè della ragazza...»

Il primo pensiero che mi saltò in mente, quando Rosalie disse quella verità nascosta su Harry, fu che Sophie c'entrasse in qualche modo in quella faccenda. 
Però io e lei eravamo sempre state amiche fin dall'inizio della scuola superiore e tra noi non c'erano mai stati segreti. 
Non dubitare di Sophie, Charlie. Se hai qualche domanda chiedi al diretto interessato, no? 
Parole sante! 
Una volta che io e mia madre tornammo a casa, restai come un prosciutto sul divano a guardare passivamente la televisione. 
Non avevo voglia di fare niente e mi chiedevo come Harry fosse riuscito a mettere incinta una ragazza! 
Dimmi che stai scherzando? Vuoi veramente una spiegazione? 
Non era quello il senso, ma mi domandavo perché non avesse usato delle precauzioni. Ecco. Si sapeva che con i rapporti sotto le lenzuola poteva accadere qualcosa del genere! 
«Non pensavo che tu ed Harry aveste fatto pace.» Affermò mia madre entrando in salotto. 
«Diciamo che non è una vera pace. Io sono sempre in guerra quando si tratta di lui.» 
«Hai ragione. E' un bel ragazzo e non sai mai quando potrebbero portatelo via!» 
«Non intendevo in quel senso.» spiegai: «è perché con lui è un continuo tira e molla.» 
«Se fosse tutto baci e coccole, l'amore non sarebbe bello. E poi lo dice anche un detto:-L'amore non è bello, se non è litigarello!-» Disse entusiasta. 
Il nostro dialogo fu interrotto dal suonare del campanello. Mia madre si alzò e andò ad aprire. Poi la sentii urlare: «Tesoro è il tuo ragazzo.» 
«Mamma sempre cara vero?» Gridai a mia volta. Io ed Harry non eravamo fidanzati. C'era qualcosa che andava un po' dopo l'amicizia ma non eravamo ancora una coppia. 
I due signorini entrarono sorridenti in salotto, ed entrambi avevano stampato sul loro volto un sorriso piuttosto terrificante. 
Avranno deriso alle tue spalle! 
Probabilmente sì. 
Harry si sedette accanto a me e mi chiese come stavo. 
Non prestai a quella domanda perché la mia testa era assillata da un altro dubbio. Chi era la ragazza che era rimasta incinta? 
«Harry.» Ma perché non riuscivo a mascherare le mie emozioni? Perché si doveva capire subito dalla mia voce come stavo? Mah! 
«Non ti senti bene?» Domandò preoccupato. 
Scossi la testa rapidamente e intrecciai le mie mani con le sue. Erano fredde. 
«Oggi Rosalie mi ha detto che...» Dovevo andare immediatamente al nocciolo della questione. 
«Che?» Incitò. 
«Che tu sei stato con una ragazza e che l'hai messa incinta. Mi ha anche detto che non si sapeva nulla né di lei e né del bambino.» Dissi tutto d'un fiato. 
«Non è assolutamente vero.» Rispose piatto Harry. «Mi frequentavo con una ragazza che era già incinta, ma non era mio figlio.» Continuò pacato. «E poi, io sono state con tante ragazze. Non dovresti sorprenderti di queste voci.» Proseguì: «Ti posso assicurare però, che non ho mai messo incinta nessuna.» 
Gli credi? 
Perché non dovevo credergli? Insomma un rapporto tra due persone si basava anche sulla fiducia, giusto? 
Poi Harry, si buttò contro lo schienale del divano e sbuffò. «Ti devo aspettare ancora per tanto oppure sei già pronta così?» Chiese poi cambiando totalmente argomento e non facendomi capirne il senso. 
«Dobbiamo uscire insieme, non ricordi?» Ripeté poi. 
«Oh!» Esclamai sorridente. Mi alzai e mi misi davanti a lui, poggiando le mani sui fianchi: «Dipende dove dobbiamo andare.» 
«Allora ti consiglio di prendere sciarpa, cappello e guanti. Andiamo a pattinare.» 

Eravamo in macchina e Harry stava guidando. Io mi trovavo seduta accanto a lui, completamente in silenzio. Provavo imbarazzo anche perché sembravamo proprio una vera coppia di fidanzatini. 
Non ero mai stata una ragazza mielosa e pensare a queste dolci, mi facevano vergognare. 
E quando farete l'amore? Cosa intenderesti fare? 
Deglutii. 
«Non ti senti bene?» Ritornai al mondo reale e mi voltai verso Harry. 
«Nono. Tutto bene.» 
Lui annuì facendo cenno con la testa e tornò al volante. 
Quel dialogo furono le uniche parole che ci dicemmo prima di giungere al palazzetto dove si faceva pattinaggio. 
«Perché hai scelto questo posto?» Domandai mentre mi stavo mettendo i pattini. 
«Ho saputo in giro che ti piace pattinare.» Rispose indifferente. 
Avevo già capito. Harry aveva estorto informazioni da Sophie. 
Così piuttosto impacciatamene ci mettemmo a pattinare. L'atmosfera non era quella giusta, sentivo che qualcosa stava per andare per il verso sbagliato. 
Sarà per la giornata avuta stamattina, ma proprio non riuscivo a rimanere serena. 
«Forse dovevamo venirci un altro giorno.» Constatò appunto Harry che mi prese per mano e cominciò a trascinarmi un po' per la pista. 
«No! E' che fa freddo!» Dissi, inventandomi una scusa veritiera per camuffare il mio umore. 
«Allora ti scaldo!» Mi abbracciò. 
«Per fortuna che sappiamo pattinare.» Sussurrai. 
Quell'atmosfera che pensavo che non si sarebbe mai creata, invece era nata. 
Ti sto perdendo Charlie! E' stato bello conoscerti. Anzi no. Avrei voluto essere la coscienza di Sophie, con lei avrei architettato piani malefici, perfidi e perfetti! Pff, va bene io vado. Divertiti con il tuo ricciolo! 
Bene anche la parte sana del mio cervello mi aveva abbandonato. A rischio e pericolo della sottoscritta. 
«Charlie?» Sentii una voce estranea chiamarmi. Mi staccai dall'orso abbraccia-tutti alias Harry Styles e mi guardai attorno. 
Vidi una chioma nera folta e due occhi azzurri fissarmi dolcemente. 
«Adam?» Ripetei confusa. 
«Sì!» Esclamò lui: «Non ti avevo riconosciuta! Sei diventata bellissima!» Esclamò e io arrossii lievemente da quel complimento. 
«Tutto bene?» Chiese poi. 
«Sìsì te?» 
«Non ci vediamo più dalle medie, giusto?» Chiese entusiasmante. 
«Già!» Esclamai. 
Sentii una strana aura formarsi alle mie spalle e poi lo sgranchirsi di voce di Harry: «Piacere Harry.» Disse porgendo la mano ad Adam. 
«Il tuo ragazzo?» Domandò mentre stringeva la mano al ricciolo. 
«Non proprio.» Dissi: «Ci stiamo frequentando.» 
«Non vi vedo bene insieme.» Commentò piuttosto acidamente. 
«Non sei proprio cambiato.» Affermai triste. Speravo che Adam crescesse un po'. Fin dalle scuole elementari, Adam era riuscito a riscuotere successo tra le ragazze e questa cosa, secondo me, gli aveva montato la testa. Infatti aveva sempre avuto un atteggiamento da presuntuoso e altezzoso con tutti. 
Tranne con me, naturalmente. 
Lanciò un'occhiataccia ad Harry e poi con un gesto rapido, Adam mi attirò a se: «Facciamo un test di gelosia.» Mi sussurrò all'orecchio. 
Lo guardai con aria interrogativa. E lui continuò: «Se il ricciolo si arrabbia e fa una scenata, vuol dire che ci tiene a te, altrimenti...» 
«Altrimenti?» Domandai. 
«Altrimenti frequenti me.» Confermò tranquillo. 
Mi voltai verso Harry che osservava me ed Adam con sguardo assassino. Si era arrabbiato, glielo leggevo negli occhi. 
Speravo che dicesse o facesse qualcosa ma niente di tutto ciò. 
«Divertiti con il tuo Adam. Io me ne vado.» Disse lasciandomi con lui. 
Me ne vado per un po', e guarda che casino! Hai sbagliato Charlie, non dovevi fare la mocciosa con Adam. 
Forse avevo sbagliato, però quanto costava ad Harry dimostrarmi il suo affetto? Le parole di stamattina erano solo parole. 

Harry's pov. 
Ma guarda te! Charlie era solo una bugiarda ecco cosa! Piange, mi fa sentire una merda e poi? Incontra un fustachiotto che frequentava le scuole medie con lei, e il panda che fa? Ovviamente si fa coccolare da lui, giustamente! 
Ero deluso. 
Vedi che tutte sono uguali. Il problema Harry, è che le donne ci tengono in pugno perché hanno la 'cosa'. 
Non ce la feci a rimanere a vedere quei due che si scambiavano paroline dolci e resto, così preferii andarmene. 
Prima però di lasciare la pista mi voltai verso Charlie: «Facciamo quella cosa e poi puoi frequentarti con il tuo Adam.» 
Non me andava una giusta con lei. 
Avevo davvero tentato di mettermi la testa apposto con lei e avevo capito che dovevo maturare, ma se poi mi andava con un altro! Cazzo. 
«Harry!» Mi sentii chiamare alle spalle. Mi fermai di colpo. Volevo proprio sentire cosa avrebbe detto per scusarsi. 
«Sei solo un bugiardo!» Gridò. Sgranai gli occhi incredulo! Come io bugiardo? E lei cos'era? 
Mi voltai verso di lei: «Sei tu quella bugiarda!» 
«Perché mai?» Domandò. 
«Fai tanto le moine, sì perché tu hai il mio cuore e poi vai da quel Adam?»
«Io non faccio moine..» non le diedi il tempo di concludere: «Perché non hai detto ad Adam che ero il tuo ragazzo?» 
«E da quando staremo insieme? Non mi hai detto che eravamo fidanzati!» Urlò battendo il piede a terra e gonfiando le guance. 
«Era sottinteso..» Okey forse dovevo specificare questo piccolo dettaglio. 
«Ammetti di essere stato geloso?!» Chiese il panda. 
E' tremenda quella ragazza. Voleva che facessi una scenata di gelosia. 
«Sì. Mi ha dato fastidio come ti sei comportata...» Ammisi alzando lo sguardo verso il cielo. Era parecchio nuvoloso. Il vento soffiava gelido, però quell'aria fredda che ti pizzicava la pelle, era una sensazione piacevole. 
Ecco Charlie, per quanto poteva essere fastidiosa, era bello averla vicina. 
Sentii il calore del suo corpo accanto al mio. Le sue braccia mi stavano avvolgendo in un abbraccio caloroso. 
«Vuoi davvero che finisca tra noi?» Domandò sussurrando. 
Chinai il capo verso di lei e poggiai la mia fronte sulla sua: «Ero incazzato...» Le fissai gli occhi color cioccolato e la punta del nasino rosso: «Lo sono anche adesso.» 
«Quindi?» Chiese. 
Sorrisi. «Vuoi farti perdonare?» 
«Certo!» Affermò. 
«Bene, allora lo facciamo.» 
«Fare cosa?» 
«Charlie!» Urlai riprendendola. 
Il panda mi guardò con gli occhi lucidi e rossa di volto abbassò il capo: «Sei odioso Styles.» Sussurrò prendendomi la mano e avviandoci in macchina insieme. 
Questa volta succederà qualcosa davvero.


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#Note Finali.
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Grazie a chi ha letto il capitolo.
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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


cap2

         
    Capitolo 8.
La tensione era palpabile nell'aria e il silenzio che c’era in macchina era imbarazzante.
Sospirai sonoramente e mi sgranchii la voce:-Non ho altri modi per farmi perdonare?- Domandai dubbiosa sussurrando.
Harry con la coda dell’occhio mi guardò e poi riportò la propria attenzione sulla strada. Notai che stava sorridendo.
-Avrei altri propositi, ma sono comunque legati a quella sfera.- Rispose con tono malizioso.
Strinsi la mascella e le mani in pugni.
Non riuscivo a capire se Styles mi stava prendendo in giro, oppure voleva davvero fare l’amore con me. Mi chiedevo soprattutto cosa sarebbe successo dopo quel momento. E se non gli dovesse piacere, e se mi dovesse lasciare?
-Charlie.- La voce di Harry mi richiamò alla realtà e alzai lo sguardo verso di lui:-Se non te la senti, non ti costringo d’accordo.- Si fermò e un profondo respiro:-Ero arrabbiato e deluso. E adesso che ci penso, non voglio che fare l’amore con te, perché tu ti senta in obbligo nei miei confronti. Quando succederà, succederà. Non pensiamoci più, ok?- La voce di Harry era diversa e mi sembrava così vuota.
Sussurrai un ‘sì’, debolmente.
Il silenzio era tornato di nuovo fino a quando l’auto si fermò davanti a casa.
-Ci vediamo lunedì a scuola.- Disse sorridendomi.
-Ok, a lunedì Harry.- Uscii dalla macchina, chiusi lo sportello e salutai con la mano ancora Styles poi mi diressi verso casa con passo lento.
C’era qualcosa che non quadrava.
Sì insomma Harry non era assolutamente il tipo di dire di no al sesso, perché diamine adesso stava frenando?
Decisi di andare da Sophie e di trovare un po’ di conforto dalla mia amica. Una volta lì, però mi ritrovai davanti a Niall.
-Charlie!- Esclamò sorpreso.
-Ciao Niall, tutto bene?-
-Sisi tutto bene. Dai. Se cerchi Sophie, dovrebbe tornare tra una decina di minuti, perché non entri e scambiamo qualche chiacchera?-
Annuii timidamente e varcai la soglia di casa Horan.
Il biondino mi fece strada e fino al soggiorno ed entrambi ci accomodammo.
-Vuoi qualcosa da bere?-
-Nono. Sono apposto così.-
-Ok. Tutto bene con Harry?- Ecco domanda a cui non vorrei rispondere in questo momento.
Abbassai il capo:-Diciamo che ci troviamo in una fase stagnante, ecco.-
-Dovete parlare.- Consigliò.
-Lo so. Però mi sento confusa. E che stanno succedendo tante cose e poi i tanti dubbi. E questo veramente mi distrugge. Ad esempio, oggi non mi sono sentita bene a scuola e sono stata in infermeria e Harry mi ha accompagnato. Abbiamo un po’ parlato e mi ero anche sentita meglio, però poi Rosalie mi viene a dire che Harry era padre, ma che non si sapeva più nulla del bambino né della mamma, quindi della ragazza di Harry.-
-Era Sophie.- Sussurrò Niall.
Guardai il viso del biondino che si trovava davanti a me. Era serio.
-Cosa?- Fuoriuscì dalle mie labbra. Forse Niall non stava seguendo il mio discorso.
O forse si spiegherebbe perché Sophie odi tanto Harry.
-Tra mia sorella e Harry c’è stato un trascorso. Non una vera coppia, ma più un rapporto fisico. Sophie era veramente innamorata…-
-NIALL!- Gridò una voce dietro di me.
Mi voltai lentamente e vidi Sophie. Mi alzai e la affrontai viso a viso.
-Perché non me l’hai detto?- Sibilai.
Nessuna risposta.
-Te l’avrei detto..- Si difese lei.
-Quando? Quando me l’avresti detto eh?- Urlai a squarciagola.
-Ti ho sempre messa in guardia da lui. Ma non mi hai detto retta!-
-Volevi avere la coscienza pulita! Ecco cosa!- Gridai. Le lacrime erano difficile da trattenere. Volevo urlare in questo momento ed ero arrabbiata ed amareggiata.
Tra tutte le persone che mi avrebbero potuto tradire, proprio la mia migliore amica.
-Charlie! E’ cosa passata. Ho avuto un aborto…-
-Era di Harry?- Domandai.
-Sì.-
-Perché cazzo non me l’hai detto!-
-Non pensavo assolutamente che ti saresti innamorata di lui! E non volevo assolutamente che questa cosa tornasse a galla!-
-Quando è successo?-
-In estate.. tu eri in vacanza con i tuoi, e poi è successo tutto così in fretta. Se potessi tornerei indietro e non farei una cazzata del genere..-
-Pensavo che fossimo amiche.- Dissi debolmente avviandomi verso la soglia di casa.
-Charlie!- Gridò Sophie afferrandomi il polso.
Volevo proprio vedere che cosa avrebbe detto per giustificarsi.
-Mi sono innamorata di Harry, siamo andati a letto insieme e sono rimasta incinta. Tu non sai cosa ho sofferto io. Non sai quanto avrei voluto avere una persona a cui dirlo e sui affidarmi. E’ per questo che ho continuato a dirti di stare lontano da lui..-
-Al cuore non si comanda.- Dissi, poi mi voltai verso gli occhi azzurri di Sophie:-Se qualcuno ti avesse detto di non frequentare Harry, l’avresti fatto?-
La ricciola bionda abbassò lo sguardo e scosse la testa prima verso sinistra e poi verso destra.
-Scusa Charlie.- Sussurrò la mia amica mentre uscii di casa.
Non ero proprio dell’umore per poterla perdonare o almeno non adesso.
Non ti devi arrabbiare solo con lei, c’è qualcun altro, sai.
No. Basta Harry. Già una volta mi aveva mentito, ma avevo deciso di perdonarlo e tentare con lui. Adesso no.
Lo avrei ignorato anche se sarebbe stato difficile. Per me lui non sarebbe più esistito.
Ti rendi conto che è peggio facendo così? Devi parlare con lui e chiarire. Affronta la realtà e di certo non si fa scappando.
Faceva dannatamente male sentire il cuore stringerti dentro. Essere sempre stati a conoscenza che con Harry mai e poi mai sarebbe funzionata e che io ero una povera illusa a sperare in un lieto fine.
Non solo la mia migliore amica mi aveva tradito, ma anche quel ragazzo per cui il mio stupido cuore aveva deciso di battere.
Il problema era che non potrò mai odiare Harry, nonostante il dolore che mi aveva causato e che mi stava causando.
In questo momento vorrei scappare, andare lontano…
Le lacrime salate scendevano sul mio viso e mi sfioravano leggermente le mie labbra.
Il dolore sapeva di salato.
Tornai a casa, mi tolsi la giacca e mi buttai sul letto, a piangere.
Tutte quelle parole erano bugie. Quei baci erano delle trappole, quegli sguardi erano in realtà un modo per farmi avvicinare a lui.
Per lui ero solo l’ennesima ragazza che avrebbe portato sotto le sue lenzuola.
Era proprio vero, l’amore ti rende cieco e basta.


Il giorno dopo alzarsi fu un dramma. La voglia di andare a scuola oggi era sottozero e il pensiero che avrei dovuto rivedere quei riccioli e gli occhi color smeraldo, mi faceva stare ancora peggio.
Potevo evitare di andare a scuola, ma il mio orgoglio non me l’avrebbe permesso.
Con sforzo disumano mi tirai su dal letto, mi diressi in bagno e mi preparai. Scesi giù a fare colazione e mi avviai per andare a scuola.
Giunsi davanti al cancello e prima di entrare dentro feci un enorme sospiro, ma una mano mi poggiò sulla spalla.
-Buongiorno panda!-
Roteai gli occhi infastidita e mi voltai, sapendo purtroppo chi avevo davanti. Rimasi in silenzio con le braccia incrociata, aspettando che cosa mi aveva da dire.
-Non mi rivolgi parola?- Domandò preoccupato.
Alzai le spalle.
-D’accordo. Ho detto o fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?-
Lanciai un’occhiata omicida a Styles. Facendogli capire che lui aveva sempre detto e fatto qualcosa che mi aveva fatto sempre arrabbiare. Anzi no, incazzare.
Styles levò le mani in cielo:-Charlie non posso leggerti la mente. Quindi se sei arrabbiata dimmelo, perché non mi pare di essermi comportato male nei tuoi confronti. E poi teoricamente quello arrabbiato dovrei essere io. Non tu.-
-Io non dovrei essere arrabbiata?- Sibilai.
-Uh, allora parli!- Esclamò Styles.
-Io sono inferocita! Sei solo un fottuto bugiardo Harry Styles! Ecco cosa sei! Perché quando ti ho chiesto se avevi messo incinta una ragazza, non me l’hai detto? Perché non mi hai detto che sei stato a letto con la mia migliore amica? Io non ti credo più! Anzi non credo più a tutte le stronzate che mi hai detto, ok? Basta, stop! Tra me e te, non c’è più nulla!-
Detto questo entrai a scuola con passo deciso e rapido.
Sentivo il brusio e le voci degli altri che avevano appena ricevuto una prima visione degna di premio.
-Charlie!- Mi udii chiamare ma non mi voltai.
-Ferma!- Mi ordinò afferrandomi con forza il polso.
-Tanto non ti ascolto!- Gridai a mia volta. 
Non ci fu verso per impormi di fronte a lui. Harry mi trascinò con lui fino all’uscita d’emergenza dietro alla scuola.
-Da chi l’hai saputo?- Domandò.
-L’importante che l’ho saputo.- Risposi senza guardarlo negli occhi. Lui era chinato verso di me, bloccandomi tra le sue braccia e il muro alle spalle, non mi lasciava via di fuga.
Devi ringraziare il cielo. Harry ti ha anche rincorso per chiarire.
Mi chiedevo se la mia coscienza stesse dalla mia parte o quella di Harry?
-E’ successo dopo che ti ho lasciato a casa, giusto?- Chiese.
Non risposi. Tanto non mi avrebbe fatto cambiare idea.
-Charlie guardami negli occhi.-
Feci come mi aveva detto:-Vuoi dirmi un’altra menzogna?-
-Ma perché..- Harry non finì la frase e fece un passo indietro:-Vuoi la verità?- Domandò serio.
Annuii facendo cenno con la testa.
-Voglio..-
-Charlie!- Una strana voce mi chiamò mi guardai intorno un po’ smarrita. Poi vidi una folta chioma nera e un paio di occhi azzurri.
-Adam?-
-No Shrek. Come stai?- Il ragazzo cominciò a parlarmi senza calcolare minimamente Styles.
-Stavo parlando io con Charlie sai, mister stangone?- Disse il ricciolo trattenendosi dal dire parolacce.
-Scusa non ti avevo visto. Piccolo come sei.-
-Sono piccolo ma ce l’ho grande. Mica come il tuo che non si vede.-
-Non credevo che guardassi la ‘coda del procione’ dei maschietti.-
-Mentalità aperta.- Affermò Styles con sorriso trionfante.
-E comunque, lo sa anche Charlie che ce l’ho grande.- Continuò poi afferrandomi il braccio.
-Charlie?- Domandò confuso Adam:-Hai davvero fatto…-
-Sì.- Styles non diede tempo ad Adam di concludere la frase.
-Adam non credergli! E’ un bugiardo!- Strillai.
Harry intervenne ancora:-Sai le ragazze timide sono le migliori a letto.-
Con un gesto rapido mi liberai dalla presa di Styles e con l’altra mano diedi uno schiaffo in viso al ricciolo:-Non ti permettere!- Detto questo me ne andai e fortunatamente la campanella della scuola suonò.

Nel mentre delle lezioni incrociai più di una volta gli occhi di Sophie e di Harry. Intanto venni a sapere che Adam si era iscritto a questa scuola, ma era stato assegnato ad un’altra classe.
Quando arrivò l’intervallo Sophie tentò di parlarmi.
-Per quanto tempo avrai intenzione di tenermi il muso?-
-Non lo so.-
Sospirò:-Io ci sono.-
-Non riesco a capire perché tu non me l’abbia detto!-
-Perché avevo perso il bambino. Harry mi aveva lasciato e non volevo essere debole. E’ stato l’orgoglio ferito a dire: ‘no, bisogna andare avanti.’-
-Ma noi siamo amiche! Ti saresti sentita meglio parlandone! E di certo se avessi saputo quello che hai passato tu, non mi sarebbe mai venuto in mente di avvicinarmi a lui!-
Il diretto interessato si avvicinò alla sottoscritta e a Sophie.
-Perché hai lasciato Sophie?- Domandai al ricciolo.
-Non ci siamo lasciati. Sophie era una delle tante che ho scopato.- Disse tranquillamente.
-Sei un essere schifoso.- Gli risposi.
-Non dire così!- Si lamentò Harry:-Sono stato bravo e buono con te! Non sai neanche da quanto sono in astinenza, io!-
-Non è un problema mio. D’adesso in poi sei libero di fare ciò che vuoi.-
Non ebbi nessuna risposta da parte di Harry; solamente quei occhi verdi che si incrociavano nei miei. Quello sguardo acceso che si spegneva e quel sorriso tirato che aveva sul volto.
Il ricciolo strinse le spalle e mise le mani in tasca; con passo lento uscì dalla classe.
-E’ triste.- Affermò Sophie.
-E’ tutta una farsa. Lo conosco bene.-
-Se lo dici tu.-
Rimanemmo in silenzio finché non venne interrotto dalla voce di Rosalie:-Nuovo scoop del giorno! La nuova fiamma di Charlie, ex fiamma del playboy della scuola Harry Styles, è Adam.-
Uscii di corsa dall’aula sentendo il mio nome affiancato a quello di Adam.
-Rosalie!- Gridai pestando il piede a terra. La rossa si voltò, facendo ondeggiare la propria chioma vermiglia e con sguardo malefico si avvicinò a me:-Buongiorno. Lo sai che ti considerano una puttana in piena regola.- Soffiò con arroganza.
-Beh almeno mi potrò vantare di essere andata a letto con Styles, cosa che tu non potrai permetterti neanche un po’.- Le risposi a tono.
Ros non disse altro.
-Un’ultima cosa.- Aggiunsi:-Io e Adam non ci frequentiamo affatto.- Precisai.
La ragazza vermiglia si allontanò e senza che me ne fossi accorta mi ritrovai proprio Harry accanto a me.
Sgranai gli occhi prima e dopo imbarazzata abbassai il capo. Rientrai in classe in silenzio e dopodiché le lezioni ripartirono.
Non ero stata attenta a scuola. Avevo la mente che vagava per i cavoli suoi. Pensavo a cosa mi stava succedendo e mi stavo accorgendo come Harry mi stesse riempendo la vita. Era vero, mi stava facendo soffrire, però bisognava pure vedere le cose in maniera positiva, no?
La mia vita era grigia e pacata, ricca di pregiudizi. Invece con Harry stavo vivendo, facendo le mie esperienze e maturando.
Capisci anche la propria vita è troppo breve per trascorrerla a piangere ed arrabbiarsi e che bisogna viverla nel miglior modo possibile.
Forse avrei sbagliato ancora a fidarmi di nuovo di lui però lui, era l’unico che colorava la mia vita.
-Charlie.- Ecco che ricadevo dai miei pensieri alla realtà. Era di nuovo Styles. La campanella di fine orario scolastico era suonata e la mandria di bufali inferocita era uscita di getto dall’edificio. Io me la ero presa comoda.
-Non sei arrabbiato dopo lo schiaffo che ti ho dato e come ti ho trattato oggi?- Domandai mentre ponevo i libri e i quaderni dentro alla borsa.
-Avrei avuto anch’io una reazione del genere, sai.- Confessò.
Silenzio.
Quella strana atmosfera che si stava creando, quel legame magico tra i nostri sguardi mi stava facendo emozionare e sussultare il cuore.
La luce delle nuvole di color grigio che veniva dalla finestra, adesso sembrava un raggio di sole.
Spostai la mia attenzione sulle sue labbra, sul suo pomo d’Adamo, sulle sue spalle e poi i suoi occhi.
-Chiederti: ‘mi perdoni?’ sarebbe inutile, però lo faccio.- Disse sorridente. Inarcò il sopracciglio destro e poi si morse le labbra con gli incisivi:-Mi perdoni?-
Feci le spallucce:-Lo sai che sarebbe troppo facile.-
Non mi accorsi del gesto di Harry. Mi sentii mancare la terra sotto i piedi e in un secondo mi ritrovai tra le braccia del ricciolo:-Mi piacciono le sfide.-
-Ti pentirai.-
Harry come risposta allungò un po’ il collo e mi sfiorò le labbra con le sue:-Può darsi.-
-Mettimi giù.-
-Subito. Anche perché la mia schiena mi sta chiedendo pietà.-
-Ma stronzo! Fottiti!- Una volta che mi mise giù, gli diedi una pacca ben assestata sulla sua preziosa schiena. Così imparava!
-Ma anche violenta sei!-
-Ho lati oscuri che non puoi neanche immaginare!- Dissi puntigliosamente afferrandogli il naso e stingendoglielo.
-Questo lo immaginavo.- Disse con voce nasale, notando il doppio senso che io non volevo assolutamente mettere.
Presi la borsa e me la sistemai sulla spalla poi con passo rapido me ne andai.
-Charlie non fare la permalosa, dai!- Mi urlò dietro.
Harry si mise davanti a me rivolto verso la sottoscritta.
-Te l’ho detto, con me non avrai vita facile.-
Il ricciolo si mise la mano tra i propri capelli e si passò le dita in quella folta chioma castana:-Però fino ad un certo limite.-
Mi fermai di scatto e chinai il capo verso sinistra:-In che senso?- Chiesi.
-Che il gioco è bello finché dura poco.-
-Styles evita di fare il filosofico e va direttamente al punto.- Sì mi stavo spazientendo un bel po’.
Harry mi guardava fisso con il suo sguardo magnetico. Prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò.
Le nostre lingue si intrecciarono tra loro e le sue labbra carnose premevano intensamente sulle mie.
Quel bacio era strano.
-Penso di essere stato chiaro.- Sussurrò roco.

Harry’s pov.
Stavo impazzendo? No. Era semplicemente che il mio organo chiamatosi cervello, non voleva assolutamente attivarsi. Va bene che si trovava in modalità risparmio energetico, però un minimo di attività bisognava pur esserci?
No in questo momento non vi era alcun segnale.
Morto.
Pretendi troppo Harry. Insomma in questi diciotto anni non hai mai usato la testa. Sempre gli ormoni, sono stati loro i protagonisti della tua vita.
Sarò pur un playboy?
Se lo fossi stato in piena regola, ti saresti già fatto il panda, sai.
Cazzo Charlie parla. Insomma dii qualcosa. Un cenno con la testa.
No lei faceva la stronza. Lei aveva capito cosa volevo ma adorava torturami con quello sguardo innocente.
Schioccai la lingua in attesa della sua risposta.
Ma ancora i suoi occhi si erano impuntati nei miei e mi osservavano con aria birichina.
Si avvicinò a me e portò la sua mano dietro alla mia nuca, mi fece abbassare portando il suo viso vicino al mio:-Io se fossi un ragazzo, l’avrei sbattuta contro il muro e l’avrei baciata, senza fare queste moine sai.-
1-o per Charlie. Bravo coglione, Harry.

Mi chiedevo da quanto in qua ero diventata così sfacciata e maliziosa. Forse il virus del troione mi aveva colpito e io di conseguenza, ero malata.

Direi, più malata d’amore. Sai, suona meglio.
Non sapevo assolutamente come affrontare Harry: continuare ad essere arrabbiata, per non so quale ragione oppure stargli lontano per un po’ di tempo e aspettare che lui torni.
Non concludi niente.
E pensare che volevo invitarlo alla festa di Natale che si sarebbe svolta a scuola. Però adesso, non direbbe affatto sì.
Per completare il quadro Harry era da diversi giorni che non veniva a scuola e questo mi stava facendo preoccupare. E se avesse cambiato scuola per colpa mia? 
Non esagerare, magari è malato. Perché non vai a trovarlo?
Ecco. Detto fatto. Finite le ore di scuola andai a casa di Harry. Mi trovavo davanti al portone della casa ed ero indecisa se suonare quel benedetto bottone sulla quale vi era scritto Styles. 
Suvvia, mi dicevo, non è la fine del mondo. 
Sebbene tentassi di essere convincente non avevo il coraggio di premere quel rettangolino trasparente.
-E tu chi sei?- Balzai come una molla sentendomi una voce femminile alle spalle. Mi voltai di scatto e vidi una ragazza più o meno della mia stessa età. 
Era veramente una bella ragazza, alta, magra, occhi verdi da cerbiatto e lunghi capelli color nocciola. 
Mi osservava curiosa però nel suo sguardo notavo anche molta diffidenza. 
Deficiente! Se avessi suonato, saresti con Harry e non ti saresti ritrovata in questa buffa situazione. Cerco di sdrammatizzare, ovviamente.
-Beh..- Cominciai a dire. Verità o bugia?
-Sei la ragazza di Harry?- Domandò tagliente.
-No!- Esclamai rossa di faccia:-Come ti è saltata quest’idea folle?- Risi nervosamente, portandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
La ragazza continuò a guardarmi con aria di sfida:-Sei Charlie?-
Sgranai gli occhi sentendo il mio nome. Come faceva a sapere chi ero? Mi stavo davvero preoccupando. E se in realtà Harry era una spia e io ero diventata sua vittima e se ero stata coinvolta in un caso mondiale.
No. Stavo esagerando, ecco cosa succede a guardare troppo Chuck, invece di creare e salvare la propria vita sociale. 
-Oh Natalie, sei arrivata. Pensavo che avessi avuto qualche problema a trovare la casa.- Dal portone alle mie spalle la simpatica figura ricciolosa uscì e senza calcolarmi minimamente andò dalla fantomatica Natalie. I due si abbracciarono piuttosto affettuosamente e io da povera idiota di turno, osservavo il tutto a braccia incrociate attendendo che l’egregio signore Troione si accorgesse della mia presenza.
Passarono diversi minuti ma niente. Quindi dovetti sgranchirmi la voce e finalmente Styles si voltò verso di me.
-Panda, da quando sei qui?- Domandò sorpreso.
-Buongiorno Harry. Sistema solare, pianeta Terra. Sono qui da diversi minuti, mi fa piacere che ti sei accorto di me, adesso.- Sospirai spiccia, enfatizzando la parola ‘adesso.’
-Scusa ma dovevo parlare con Natalie. Giusto vi devo presentare, panda lei è Natalie la mia migliore amica, Nat lei è il panda, volevo dire Charlie.- Guardai in maniera accigliata Harry e notai un piccolo particolare del ragazzo, di cui prima non mi ero accorta: Natalie pendeva da Harry in una maniera, direi strana…
Rivale in amore. Brava, adesso sì che sei nella merda. Non potrai mai concorrere con questa, sai?
Come sempre la mia coscienza mi diceva la verità in maniera piuttosto cruda.
-Immaginavo che fosse lei.- Rispose Natalie facendo un passo in avanti:-Le avevo chiesto se fosse Charlie, ma non mi aveva risposto sai.- Proseguì parlando a Harry. 
-Mi ero presa paura.- Mi difesi:-Una persona che non avevo mai visto sapeva il mio nome.- Ecco già il fatto che voleva mettermi in cattiva luce davanti ad Harry, era una tesi in più, per cui sapevo di avere ragione.
Forse cara Charlie, sei tu che ti stai impuntando. Magari Natalie è veramente una brava e buona migliore amica di Harry.
Sì, ma solitamente succedeva sempre che dopo un po’ la scintilla scoccava e uno dei due si innamorava per forza dell’altro. 
Magari è proprio Natalie ad essersi innamorata.
Improvvisamente che ero di nuovo risucchiata da questa orribile morsa di gelosia, paranoie, stupide convinzioni che mi distruggevano. Letteralmente. Odiavo questa parte del mio carattere, questa continua paura e incertezza che ti stava appiccicata. Quasi peggio della super colla. 
-Sì perché devi sapere che il panda si fa un sacco di viaggi mentali, probabilmente pensava qualcosa di contorto, come al solito.- Fu la voce di Harry, con un commento piuttosto dolce, a farmi smettere di pensare in negativo.
-Io non penso qualcosa di contorto. Qui quello che pensa sempre male, sei tu!- Gridai acidamente lanciandogli un’ennesima sfuriata contro il ricciolo.
-Ti devo ricordare cosa era successo qualche settimana fa?- Domandò, fingendo di essere lui il santo e io la povera scema che gli stava dietro.
-Mi auguro davvero che la donna che dovrai sposare, sia una santa. Perché se fosse per me, io ti avrei fatto fuori!- Esternai arrabbiata e imbarazzata.
Sì. Ero nervosa e con quei occhi da cerbiatto di Natalie che mi stavano addosso, non mi sentivo per niente a mio agio. 
Sia il ricciolo che Nat, c’era una sorta di feeling, sguardi complici e io avevo la sensazione di essere la terza in comodo. 
Forse lo ero proprio. 
-Devi smetterla di essere così acida.- Commentò poi freddo, prendendo per la mano Natalie e conducendola dentro a casa sua:-Se continui così, rimani zitella.- Si allontanò così con lei, lasciandomi da sola, senza neppure chiedermi per quale motivo ero lì.
Rimasi a bocca aperta e con gli occhi sgranati, finché una leggera folata di vento mi fece smobilizzò da lì. L’aria gelida mi pizzicò gli occhi, tanto che si fecero umidi e come se stessi piangendo tornai a casa.
Non stavo piangendo. Era il freddo che mi stava dando fastidio. 
Era questa la scusa che per due giorni mi ero continuata a dire, tra me e me. Anche la mattina quando andavo a scuola, e rivedevo Harry di nuovo tra quei banchi, mi ripetevo quella stupida affermazione.
Lui si era allontanato da me, ancora una volta avevo fatto il suo gioco. Che stupida! Me lo dovevo immaginare: Styles non aveva avuto l’oggetto dei desideri, basta, io non esistevo più. Tanto c’era comunque Natalie a compensare!
Avevo tanta voglia di parlare con Sophie, però mi sentivo ancora risentita di quella faccenda. Ma sapevo anche che tenere dentro tutto non aiutava affatto, anzi.
Rimasi ancora dubbiosa sul parlare con la mia amica e rimandai tutto al giorno dopo. Il tempo passava ancora più lentamente e passivamente e di nuovo quella sensazione di grigio era tornata ad avvolgermi.

La mattina seguente mentre stavo andando a scuola sentì due braccia stringermi da dietro. 
Odorai quel profumo e immediatamente lo riconobbi, associandolo naturalmente a lui. Mi voltai di scatto e proprio Harry era davanti a me.
Presi respiro.
Nessuna parola.
Solo i nostri occhi a guardarsi e soprattutto i miei erano indagatori. Erano desiderosi di cercare la verità e capire questo macello!
-Facciamo fuga.- Propose lui.
-Cosa?- Esclamai indignata.
-Non dirmi che preferisci andare a scuola, che a me?- Domandò sorpreso.
-Certo.- Annunciai decisa rimettendomi a camminare. 
Sì, certo. Con la speranza che lui ti afferri per il polso che ti baci ancora e che tu, da povera scema, dirai va bene.
-Charlie, ho bisogno di te.- Sussurrò flebile e io di scatto e mi voltai verso di lui.
-Vai da Natalie.- Sputai acida.
-Charlie!- Urlò il mio nome:-Non mi vorrai dire, che sei gelosa di lei? Siamo amici!-
-Peccato che ai miei occhi non era sembrato così! Anzi. Quando ti ero venuta a trovare, non mi hai calcolato pari. Poi hai fatto tanto pici pici con lei e io mi sono sentita male. Mi ero preoccupata, pensando al peggio e poi mi ritrovo una specie di top model davanti a casa!-
-Non saltare a conclusioni affrettate Charlie!- La sua voce divenne più dura e profonda. Mi spaventai nel vederlo così arrabbiato.
-Allora spiegami.- Soffiai debolmente lasciandomi andare e buttando lo sguardo sul marciapiede. 
-Vieni con me?- Chiese ancora.
Annuì facendo cenno con la testa. 
Cominciò a camminare e io a seguirlo silenziosamente. 
Entrammo in un bar:-Facciamo colazione.- Propose.
-D’accordo. Io prendo..- Non ebbi di finire che lui disse:-Lo so, una pasta con la crema. So che è la tua preferita. Panda.- Disse sornione facendomi l’occhiolino.
-Dai vai a prendere un posto, arrivo subito.- 
Feci come disse e mi andai a sedere in un angolo del bar, in fondo. Qui dentro era molto più caldo rispetto al gelo che c’era fuori, e in un certo senso mi sentivo più tranquilla e serena. 
Mi guardai ancora intorno cercando di non pensare a cosa mi avrebbe detto, però era più forte di me.
-Eccomi qua. Tra un po’ arrivano le cose.- Disse.
Silenzio.
Fu il rumore dei piattini che si vennero appoggiati sul tavolo a rompere quell’atmosfera tra me e lui.
-Ti sei mai chiesta perché mi comporto come un bambino?- 
-Tu sei un bambino.- Dichiarai tranquillamente sorseggiando la tazza di caffè. 
-Pensavo ad una risposta più originale.- Replicò.
Era strano. I suoi gesti lo erano. I suoi occhi mostravano un velo di insicurezza e malinconia che prima avevo visto in lui.
Consiglio della tua saggia coscienza: cerca di essere matura ed ascoltare con serietà ciò che ti dice.
-Tutti hanno un lato infantile. Ne sono l’esempio vivente.- Ripresi poi a parlare. 
Rise.
-Lo sai che la mia sfortuna è stata quella di incontrati.- 
Stavamo cominciando bene! E io che mi ero preparata ad ascoltare chissà che problema! 
Dovetti stringere le mani in due pugni ben saldi e aspettare di colpirlo direttamente in faccia. 
Rise ancora:-Riconosco quello sguardo assassino. Ma fammi finire di parlare. Sto per dire una cosa tanto dolce, dolce.-
-Allora mi devo preparare per andare subito in bagno.- Sbottai acida.
-Smettila. E stammi a sentire.- Harry si mangiò in un sol boccone la pasta:-Sapevo che una volta concluso l’ultimo anno di liceo, sarei dovuto andarmene da qui e andare a vivere con mio padre. Devi sapere che lui è proprietario di una catena di aziende alimentari e io ne diventerò il proprietario. Lui aveva sempre voluto tenermi, con se, per insegnarmi e poter svolgere l’attività presto. Ma per mia scelta, preferii rimanere con mia madre. Con lei mi potevo divertire e permettermi di fare il deficiente, tanto non avevo responsabilità. Non avevo nessun legame oltre a mia madre che mi tenesse a questo posto. Però da quando ho cominciato a frequentarti, beh le cose hanno cominciato a prendere una piega strana.-
Harry si fermò e prese respiro. Poggiò le proprie mani sul tavolo e le incrociò tra loro. Mi fissò intensamente:-Pensavo di avere più tempo e almeno di finire gli ultimi mesi, però..-
-Però cosa?- Domandai nervosamente.
-Mio padre ha avuto un incidente e adesso mia madre vuole tornare da mio padre e quindi trasferirci da qui.- Disse tutto d’un fiato.
Lo osservai diritto negli occhi, poi il naso, il pomo d’Adamo, le mani e poi di nuovo quel color verde smeraldo.
Rimasi a bocca aperta.
-E’ giusto che tu vada.- Non era ciò che volevo però non potevo costringere Harry a rimanere in una situazione così grave.
Styles sgranò le pupille:-D-davvero?- Balbettò alzandosi in piedi. Era sorpreso come se non si fosse aspettato una risposta del genere da parte mia.
-Ma pensavi davvero che non ti lasciassi andare?- 
-No. Pensavo che non mi avresti creduto che mi avresti detto che ti sto mentendo.-
-Scemo.- 
-Secondo me sarai tu quella donna santa che sposerò, sai.- Disse una volta usciti dal bar. Lo fulminai con lo sguardo:-Idiota!-
-Ma perché?- Chiese facendo la faccia da povero cane bastonato.
-Come perché?- Sbuffai:-Lasciamo stare. Non ci arriveresti.- 
Harry mi condusse in auto e rimanemmo a parlare. Venni a sapere che dopo Natale lui se ne sarebbe andato via e che avrebbe concluso gli ultimi sei mesi di scuola ad Halton. 
-Sei contento di andare lì?- 
-Se fosse per me, rimarrei qui e ti confesso che continuare l’attività di mio padre, non è che mi ispiri più di tanto.- 
-Però con questi tempi, devi essere grato ad avere la possibilità di lavorare e quindi poterti costruire la tua vita e affetti.-
-Lo so, Charlie. Ma se penso che posso fare qualcos’altro che mi possa fare felice..-
-Sai cos’è?- 
-No.-
-Beh, allora io ti consiglio di vivere quest’esperienza e chissà magari troverai ciò che ti renderà felice.- 
Perla di saggezza. Da quanto in qua?
-Hai ragione.- Disse sospirando e abbracciandomi di slancio:-Vivrò questa cosa, come una nuova esperienza. Mi serviva parlarne con qualcuno, sai.- 
-Perché non con Natalie?-
-Con te mi sento molto più in sintonia. E poi con lei ho perso quel feeling che si crea tra due amici. Penso che sia la lontananza..-
-Succederà anche tra noi?- Domandai subito.
-Se vuoi avere un troione tra i piedi..-Alluse sorridente. 
Sorrisi a mia volta.
-Quindi a gennaio non ci sarai più.- Mi buttai pesantemente sullo schienale e guardai avanti a noi. La stradina sterrata bianca e gli alberi di lato secchi, davano proprio un bel panorama. Almeno serviva per distrarsi da questa vicenda.
-Charlie.- Si avvicinò a me, e ispirò profondamente dalle narici. Le sue mani erano poggiate sul sedile in cui ero seduta e le sue dite sfioravano le mie cosce. 
Mi voltai lentamente verso di lui e i suoi occhi erano ricchi di energia. Le sue labbra umide si posarono come un ape che si posava su un fiore, desideroso di prenderne il nettare.
Le sue mani risalirono rapidamente sul mio corpo finché lui non mi attirò a se. Non eravamo entrambi in una posizione comoda anzi.
Mi baciò. 
Non volevo piangere però tutto sembrava come se fosse un vero bacio d’addio, il nostro. Come se d’ora in poi non ci sarebbero più state occasioni di stare insieme.
Mi morse il labbro:-Ti odio, Charlie.- Sussurrò roco di voce. E poi un altro bacio. Le nostre lingue danzarono tra loro intensamente. Poggiai le mie mani sul suo viso e la bramosità che mi pervase in quel momento, mi spingeva ad essere incosciente.
Fu il bisogno di prendere fiato che ci mi costrinse a guardare Styles e affrontare l’amara verità. 
-Non fare quella faccia.- Mi brontolò subito dandomi un pizzicotto sulla guancia:-Comunque Charlie, se vuoi fare l’amore con me e perché lo vuoi non perché ti costringo io. D’accordo?- 
Abbassai il capo imbarazzata.
-Mi chiedo cosa pensi quando mi baci.- Affermò alludendo ad un qualcosa, sicuramente di sconcio. Figuriamoci se il troione diceva qualcosa di romantico!
-Non penso.- Risposi rapida:-In questo ci assomigliamo.- Continuai poi lanciando una frecciatina al caro ricciolo.
Sorrise trionfante. 
Ecco questa non era la reazione che mi aspettavo da lui.
-Sei molto ingenua, sai.- Mi confidò:-Io penso a tante cose. E forse puoi immaginare anche cosa.- 
Le mie labbra formarono una ‘O’ così grande che probabilmente potevo ingoiare anche un ragno. 
-Ma il tuo cervello elabora solo informazioni con luci rosse?- Chiesi scandalizzata.
Lui fece le spallucce:-Se mi sono scaldato è colpa tua!- Esclamò facendomi la linguaccia:-Sei tu la tentatrice, la donna con le grazie!-
-Di certo la mia selva oscura non verrà facilmente percorsa, anzi!-
Harry sgranò gli occhi e con un gesto rapido mise la mano sulla mia fronte:-Da quando in qua usi questi doppi sensi?-
-A stare con un troione, il virus si trasmette piuttosto rapidamente sai.- Commentai.
-O forse ho semplicemente svegliato un lato nascosto del tuo carattere. Non mi freghi Charlie, vuoi fare tanto la santa e poi fa la maiala.-
-Non è vero!- Gridai e gli diedi una pacca sul braccio:-Mi adatto facilmente io.- Mi giustificai poi incrociando le braccia e gonfiando le guance. Va bene, mi stavo arrabbiando per il nulla.
Se pensavo che queste sarebbero le ultime litigate ci stavo male. 
Non volevo che andasse via, non adesso. 
-Dai Charlie, adesso ti accompagno a casa.- Disse poi con tono triste:-Andrai al ballo della scuola vero?-
-Sì, avevo intenzione di andarci, però penso che rimarrò a casa.-
-Volevo che ci potessimo andare insieme.- Propose lui con sguardo indagatore.
-Ma non sarai impegnato con il trasferimento?- Domandai poi.
Strinse le spalle:-Vorrei poterti bella, ancora una volta.-
-Cos’è? Non sono bella sempre io!- 
-Diciamo che se ti mettessi sempre in tiro, non è che mi dispiacerebbe!-
-Sei uno stronzo.- Affermai arrabbiata. 
-Meglio stronzo e sincero.- Girò la chiave nella serratura apposita e il rumore del motore che si avviava. 

Se doveva finire così il rapporto tra me ed Harry, lo accettavo. Sapevo che sarebbe stato difficile e sapevo che sarebbe stato duro abituarmi all’idea di non vederlo.
Depressione mode on. 
Non ero depressa solo se pensavo ad Harry mi veniva da piangere. 
Dai non è la fine del mondo. La tua vita tornerà alla norma, e non dovrai innervosirti sempre per causa sua. Potrai pensare a studiare e passare l’esame di fine anno con i massimi voti, andare all’università e perché no incontrare una nuova persona che ti farà battere il cuore.
E se non mi dovessi più innamorare? 

Il giorno dopo a scuola parlai con Sophie. Avevo bisogno di sfogarmi e sentirmi più leggera. Le braccia della mia amica mi avvolsero calorosamente.
-Mi sto sorprendendo sempre di più. Non mi sarei mai aspettata un cambiamento così radicale da parte di Styles.-
-Neanch’io me lo sarei aspettata, sai.-
-Sarà una prova d’amore per voi due!- Esclamò poi la bionda:-Se ti vuole davvero così bene, tornerà.- 
Mi sentii rassicurata da quelle parole. Mi mancava parlare con lei e mi accorsi di quanto mi era mancata. 
-Domani sera verrai al ballo?- Mi chiese.
Stavo per rispondere ma Harry, che spuntò magicamente dal nulla come il suo solito, disse:-Certo che verrà! Sono il suo accompagnatore. E non provare di fare la guastafeste come al solito!- 
Gli sguardi assassini che si lanciarono i due riccioli tra di loro, mi spaventarono. Temevo una reazione violenta da parte di Sophie, come un lancio di banco, oppure la defenestrazione del soggetto maschile. 
Sophie sospirò rumorosamente e cominciò a battere le proprie dita sul banco verde:-Ti risparmio la vita solo per via di Charlie.- Disse sbuffando per poi alzarsi e lasciare me ed Harry soli. L’intervallo era appena cominciato e quindi avevamo un po’ di tempo per chiacchierare.
-Mi raccomando fatti bella per domani sera. Ho anche una sorpresa da farti.- 
-Mi devo preoccupare?- Domandai sospettosa.
-No. Dato che domani sarà l’ultima volta che ci vedremo, vorrei che tutto fosse perfetto.-
-Sembra quasi un addio.- 
-Solo un arrivederci, Charlie.

_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


cap2

         
    Capitolo 9.
Quel arrivederci echeggiava nella mia testa. Non pensavo a nulla solo a quello sguardo magnetico che mi guardava intensamente e che mi diceva quella dannata parola. Sì, io ancora non riuscivo a capacitarmene che Harry Styles non avrebbe più fatto parte della mia vita, che non mi avrebbe più torturato con la storia della ‘grazia’ e suoi doppi sensi che metteva ovunque.
Beh, bisognava prendere anche il lato buono delle cose, insomma niente più mal di testa, niente urlare, niente preoccupazioni, niente più cuscini allagati.
Niente di niente.
Il vuoto sarebbe tornato padrone della mia vita e di nuovo le tonalità di grigio avrebbe sostituito il colore.
Non riuscivo ad essere di buon umore.
Fissavo davanti a me il guardaroba e domandandomi che cosa diavolo avrei indossato stasera.
Ieri pomeriggio lo passai insieme a Sophie, che mi consigliava sul comportarmi con lui, sul come atteggiarmi e tante altre cose. Diciamo che mi diceva come fare la gatta morta e arrivare psicologicamente pronta al momento ‘fatidico’. Ascoltavo ciò che mi stava dicendo però mi era difficile immaginarmi così sensuale e maliziosa, soprattutto se dovevo pensare che avrei dovuto comportarmi così.
Sophie oltre a spiegare certe cose, voleva sapere anche sul trascorso su me ed Harry, ma ogni volta la liquidavo, dicendo che Harry era sempre il solito troione.
Non era che non mi fidassi a raccontare la mia vita privata alla mia amica, però mi sentivo a disagio. In fondo lei ed Harry avevano avuto una relazione in passato e a volte questa cosa mi faceva sentire strana.
Hai intenzione di rimanere ferma davanti all’armadio o ti decidi di provarti qualcosa?
Buon proposito. Peccato che dinanzi a me, non vedessi qualcosa di decente da mettermi. E poi con il pensiero che Harry mi voleva bellissima, non mi aiutava per niente.
Potresti presentarti nuda. Sai faresti comunque un figurone, l’unica cosa, mettiti un sacchetto in testa.
A volte mi chiedevo se la sottoscritta non soffriva di qualche grave patologia mentale, perché non era normale avere una coscienza così malvagia.
Trascinai i vestiari da una parte all’altra dell’armadio, notando con mia grande tristezza di non possedere un qualcosa di adatto al ballo della scuola.
E poi tutti quei miseri pezzi di stoffa che erano appesi, di certo non mi starebbero.
Forse era meglio chiamare Harry e dirgli che oggi non sarei potuta venire, mi sarei inventata qualcosa come una malattia o altro.
Ammettilo che non vuoi andarci proprio perché dovrai salutare Harry e questo non ti da affatto pace.
Sì.
Non accettavo per niente tutto ciò. Harry era venuto nella mia vita, d’improvviso e mi aveva scombussolato tutto in pochissimo tempo e in una brevità, mi ero anche innamorata e adesso che potevo magari riuscire a conquistarlo e vivere un qualcosa di intenso, mi ritrovavo qui sola con il sapore dell’amaro in bocca.
Questo pensiero mi rattristò ancora di più e mi dovetti sedere a letto. Chinai la testa verso il basso e osservai il pavimento e i miei calzini gialli con sopra delle mucche.
-Carini i calzini antistupro.-
Sgranai gli occhi e sussultai come una molla sentendo quella voce. Alzai gli occhi incredula e lo vidi appoggiato a braccia incrociate sullo stipite della porta:-Mia mamma voleva salutare te e tua madre.- Disse dopo avvicinandosi e prendendosi posto accanto a me.
-Tutto pronto, allora?-
-Sì, domani mattina si parte.-
-Capisco.-
Un brivido mi pervase e il velo di malinconia divenne ancora più intenso:-Sai,- era venuta l’ora di dire la verità:-penso che mi mancherai.- Sussurrai.
Tenevo le mani intrecciate sul mio grembo e probabilmente avrei spezzato le mie dita per l’agitazione e il nervosismo che sentivo.
-Sapevo che eri coccolosa, come un pinguino.- Disse sorridente scherzandoci sopra. Poggiò i gomiti sulle cosce:-Per favore evita di dirmi queste frasi, almeno non adesso. Non voglio rovinarmi l’umore prima del ballo.- Continuò con voce roca.
Aveva gli occhi lucidi.
Spostò il suo sguardo sulla camera e sull’armadio. Si alzò e si diresse proprio sul mio guardaroba e ci ficcanasò.
Dopo qualche minuto, si voltò verso di me:-Qualcosa di provocante no, vero? Sai avrei progetti interessanti per stanotte..- Ecco quella razza di disgraziato alluse di nuovo ad un possibile avvenimento particolare.
-Non è detto.- Replicai piatta.
-Vedremo, Charlie.- Rispose con aria di sfida.
Volevo godermi quegli attimi, in cui i nostri occhi si lanciavano quel qualcosa di misterioso che mi attirava a lui. Volevo cercare di ricordare questi momenti, per poi un giorno pensarci.
Fu lo sgranchire di mia madre e Michelle ad interrompere la nostra atmosfera:-Picciocini, c’è la festa per stare insieme.- Commentò mia madre.
-Quindi resisti fino a stasera.- Proseguì la madre di Harry rivolgendosi, a lui naturalmente.
Il diretto interessato sbuffò sonoramente e con le mani alzate, si dichiarò colpevole:-Scusate vostre signorie, la mia insolenza nel corteggiare il mio panda. Ma è una tentazione a cui non sono riuscito a resistere.-
Ecco quando faceva così, le mani mi prudevano in maniera oscena e il desiderio di gettarlo direttamente fuori dalla finestra, cresceva come possibile guarigione dalla mia malattia, chiamata Harry Styles.
Se qualcuno in questo momento stesse scrivendo una storia su di me e sul troione, odierei quel soggetto a morte. Perché sicuramente si starà divertendo alle mie spalle, scrivendo un copione che andava sempre a scapito della mia persona e che faceva di me un personaggio piuttosto paranoico.
Tu sei paranoica, mia cara.
Avere la consapevolezza che anche la mia parte malvagia mi odiava, non mi rassicurava neanche un po’.
Sei messa male. Proprio cerchi di evitare il problema. Devi semplicemente dire la verità ad Harry. Dirgli che gli mancherai e che non vuoi che se ne vada via. Chissà, magari rimane.

Harry e sua madre se ne andarono mentre io rimasi seduta, imbronciata il mio guardaroba.
-Ammetti che ti piace?- Domandò mia madre.
Alzai lo sguardo e sospirai:-Forse.-
-Charlie!- Cantilenò.
-D’accordo, mi piace.- Mi sentii stranamente leggera dopo la mia confessione.
-Vuoi farti bella per lui?- Ok, quando mia mamma diventava così antipatica, un po’ come Sophie, era difficile da sopportarla. Ero nevrotica di mio, figuriamoci tutto questo stress che si creava attorno a me.
Era così strano che io Charlie alias panda alias soggetto piuttosto particolare, potesse diciamo, innamorarsi? A quanto pare, per tutte le persone che conoscevo, questo fatto era una cosa anormale.
Non risposi.
-Tesoro, forse è la prima volta che ti trovi veramente interessata a qualcuno e per questo ti sembra difficile accettare la cosa. Ma ti do un consiglio, non vedermi come tua madre, ma una confidente: Se provi qualcosa, qualsiasi non lasciartela dentro, perché dopo il rimorso è una lama che ogni giorno torna a bussare alla tua porta, e non sempre riesci a mandarlo indietro perché lui torna sempre.- Quando mia madre pronunciò quella frase vidi nelle sue iridi un velo di malinconia, di una persona che avrebbe voluto fare ma non poté.
-Grazie mamma.-

Riuscii a trovare l’abito adatto alla sottoscritta, perché qualcuno –mamma- mi aiutò nell’avere il vestito all’occasione. Mi preparò con l’acconciatura e persino con il trucco. Stentavo a riconoscermi davanti allo specchio.
Ero pronta per andare al ballo.
Stavo indossando gli orecchini quando alla porta, qualcuno suonò. Mia madre era uscita quindi dovetti scendere io per vedere chi era.
Quando aprii la porta, non potete immaginare che faccia avessi nel vedere qualcuno, che in questo momento avrei voluto evitare.
-Natalie.- Dissi piatta.
Scoccò la lingua e alzò le sopracciglia. Con sguardo meravigliato e allo stesso tempo da snob mi chiese di entrare.
-Devo iniziarmi a preoccuparmi, se tu sei qui.- Commentai una volta che la cara ragazza fu dentro.
-Fai bene.- Replicò acidamente:-Comunque, non sono venuta qui per litigare. Ti devo chiedere un favore.-
-Cosa?-
-Non devi andare al ballo.-
Assottigliai lo sguardo quando lei concluse quella frase. La squadrai da cima a fondo, notando quanto fosse veramente bella.
Avrà sicuramente discusso con Harry. Lei gli avrà fatto pressione e non riuscendo a far cambiare idea a lui, tenta con te. Subdola la ragazza.
-Perché?-
-Temo che Harry preferisca rimanere qui, piuttosto che andarsene.-
-Harry è libero di fare quello che vuole, non credi?-
-Beh…se fosse così, perché desidera sempre stare con te? Cosa vede in te? Spiegamelo?-
Come pensavo. Natalie è gelosa. Non vuole farti andare al ballo, perché teme che tu possa far cambiare idea al troione. E così, Harry potrà andarsene e Natalie avrebbe campo libero.
-Non lo so Natalie, ma non dovresti essere qui. E io non dovrei neanche darti questo consiglio, ma se provi qualcosa per Harry devi dirglielo.-
-E tu hai intenzione di farlo?-
Domanda tagliente.
-Ci si prova.-
I nostri sguardi si scontrarono duramente fino a quando lei alzò le mani in segno di resa:-Forse sei speciale davvero. Ma sappi che quando Harry andrà via da qui, io ti ruberò il tuo principe. E non è una minaccia, è una garanzia.-
Natalie se ne andò lasciandomi con le mani che mi prudevano.

L’umore non era quello dei migliori, ma dovevo per forza di fatti, avere il sorriso stampato in viso.
Era quello che mi stavo ripetendo da una buona mezz’ora, davanti allo specchio.
Perché non vai da Sophie, così almeno non ti sentiresti sola soletta e avresti un po’ di compagnia, se però sei masochista e vuoi aspettare che Harry ti venga a prendere…beh aspetta e spera.
Dannazione!
Era vero! Mi ero completamente dimenticata di organizzarmi con gli orari e sull’accompagnatore. Cioè, tecnicamente Harry mi aveva detto che non vedeva l’ora di ballare con la sottoscritta però questo significava per lui anche un messaggio sottinteso?
Uscii di corsa dal bagno e nel mentre stavo per chiamare il criceto voglioso alias troione, sentii nuovamente il campanello di casa suonare.
Rabbrividii.
E se fosse nuovamente Natalie?
Scossi la testa.
Scesi giù e aprii quella porta ed eccolo dinnanzi a me, con una rosa rossa in mano e il sorriso smagliante:-Wow!- Fu la prima cosa che disse vedendomi.
Aveva gli occhi talmente sgranati che temevo che gli sarebbero fuori usciti.
Esagerazione platonica.
Beh, sì vedevo che Harry era parecchio sorpreso e meravigliato nel vedermi.
-Dovrò prendere una bacinella per accumulare la bava che ti sta colando, oppure ti degnerai di parlare e di fare altro?-
-Mi stai invitando a saltarti addosso per caso?-
Roteai gli occhi.
-Sì Harry.- Dissi con tono piatto.
Il troione allungò le braccia, ma lo fermai dicendo:-Scherzavo.-
-Stronza, figurati se riesci ad essere buona anche oggi che è l'ultimo giorno che potremo stare insieme.-
-Non hai ancora capito con chi hai a che fare.-
Sospirò.
-All'inizio sai,- il ricciolo cambiò il tono di voce e divenne serio:-riuscivi a mascherare i tuoi stati d'animo con il tuoi modi acidi, però adesso, penso di vedere che ti crei una maschera quando soffri. Preferisci stare male e non fare vedere agli altri, cosa provi realmente.-
A bocca aperta.
Ecco come ero rimasta.
Era come quando ero andata a casa di Harry e quando mi aveva detto che magari mi avrebbe corteggiato, oppure quando veniva all'ospedale a vedermi o quando mi aveva portato nella sala di pattinaggio e quando qualche ora fa era venuto a vedere i miei calzini antistupro.
-Stronzo, mi farai rovinare il trucco.- Gli diedi una pacca sulla spalla mentre con l'altra mano cercavo di trattenere quella lacrima che mi stava scendendo e che mi avrebbe fatto colare la matita e il mascara.
-Se facessi come ti dico io.- Brontolò lui mettendosi la mano dietro la nuca:-Dai, andiamo al nostro ballo.-

Nella sala non c'era molta luce. La musica echeggiava nella stanza e le coppie si dondolavano dolcemente a ritmo della melodia.
La malinconia era presente e quella dannata atmosfera non aiutava questa povera anima a stare allegra.
La mano di Harry si stringeva alla mia.
Avrei voluto tenere quella mano per sempre e invece oggi sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrei intrecciata.
-Balliamo eh?- Chiese facendomi roteare di novanta gradi. Mise le sue mani sui miei fianchi, mentre io allacciai le mie braccia sul suo collo.
-Sei veramente bella oggi, sai Charlie.-
-Lo so. Madre natura mica ha fatto un brutto lavoro con me.- Risposi in maniera arrogante.
-Sbruffona.-
-Ho imparato dal maestro.-
Rise.
L'atmosfera era magica e unica. Vedere Harry così vicino a me, con i suoi occhi che erano riflessi nei miei, era una sensazione fantastica.
-Mi mancherà chiamarti panda.-
-Trovane un'altra.- Era una risposta risentita la mia.
-Avrò galline, non panda.-
Sgranai gli occhi e sorrisi:-Dai, non essere così cattivo.-
-Volevo farti sentire meglio.- Si fermò di colpo e si guardò intorno. Alzò gli occhi verso la soffitta e poi riportò il suo sguardo su di me:-Non mi va di stare qui, andiamo fuori.- Propose.
-Fuori fa freddo!- Mi lamentai.
-Non vuoi ammalarti per me?- Chiese con aria da cucciolo indifeso.
-Certo che no!- Gracidai:-Non approfittarne, razza di criceto!-
Harry cominciò a correre per tutta la sala e io come una povera imbecille a rincorrerlo. Tutti i presenti guardavano la scena, divertiti.
-Giuro se ti prendo ti faccio male!- Esclamai ma quando finii di pronunciare la frase, mi accorsi che Harry non era più davanti a me.
-Dove ..- Mi stavo domandando dove diavolo fosse finito quel ricciolo, quando la mano gelida di Harold mi prese per il polso, levò il braccio verso l'alto.
Intrecciò la sua mano nella mia e con il mento appoggiato sulla mia spalla nuda sussurrò:-Violenza fisica, interessante.-
-Depravato.- Risposi.
-Certo. Orgogliosa come sei, non ammetteresti mai che mi vuoi e allora ti giustifichi con la violenza. Sei furba..- Era provocante, dannatamente provocante. Lo stava facendo apposta, ci avrei messo giurato.
-Hai ragione.- Sussurrai a mia volta maliziosa.
Ero in ballo e dovevo ballare no?
Potevo scommettere sull'espressione che si era dipinta sul volto del ricciolo. Era sorpreso e sicuramente non si aspettava una risposta così, da parte mia.
-1 a 0 per Charlie.- Disse poi Harry.
-Vinco sempre io.- Brontolai.
-Forse perché voglio farti vincere.-
-Non è detto, magari sei tu che non riesci a vincere.-
-Può darsi.-
Sembrava quasi morto quel discorso. Entrambi cercavano di spingere quel parlare ma, non partiva.
Ci facevamo cullare dalla melodia, anche quella malinconica che ti lasciava vuota, senza energia.
Mi sentivo rassegnata.
Di colpo però, le sue braccia mi avvolsero a lui, stringendomi ancora di più al suo corpo.
-Dove è finita la Charlie panda? Pensavo fossi una combattente?-
-Penso che sia andata a mangiare, sai i panda hanno bisogno di tanta roba da mangiare, sono enormi.-
-Ma tu non sei enorme!- Esclamò:-Sei giusta. Non sei magra anoressica, ma neanche una balena. Hai un bel fisico, a me piaci molto!- Percepivo dal suo tono di voce che era imbarazzato, o almeno non era il solito Harry quello sbruffone e super vanitoso.
-Non sembri neanche tu.- Diedi voce ai miei pensieri.
-In che senso, scusa?-
-Che solitamente usi altre strategie e moine per conquistarmi, invece oggi, in questo istante tu sei diverso. Niente allusioni, niente luci rosse..dici la verità.-
-Meglio tardi che mai, no?-
Mi voltai verso il mio interlocutore e lo guardai smarrita e sorpresa:-Che intendi?-
-Abbiamo sempre litigato perché mentivo, beh almeno oggi evitiamo no?-
-Il criceto è resuscitato.- Commentai piatta.
Il nostro discorso venne interrotto da quell'oca giuliva di Natalie.
-Ti avevo chiesto di evitare di venire oggi.-
Harry sgranchì la voce, chiedendosi naturalmente cosa stesse succedendo.
-Entrambe abbiamo lo stesso obiettivo. E io non mi metto da parte perché la mia rivale mi ha chiesto di lasciarle strada libera.- Risposi decisa.
La ragazza strinse lo sguardo e mi afferrò il braccio trascinandomi con se, fino ad arrivare fuori dal locale.
Ancora non mi stavo rendendo conto di cosa veramente stesse succedendo, quando però buttai l'occhio intorno, mi ritrovai circondata da tre ragazzi e altre due ragazze.
-Non mi piace rovinare l'ultimo giorno di Harry qui, però disposta a tutto per raggiungere il mio obiettivo.-
Rimasi impietrita.
Sì, io avevo paura in quel momento. Le gambe mi stavano tremando e temevo che a momenti avrebbero ceduto, facendomi cadere sull'asfalto come un sacco di patate.
-Dov'è finita la tua lingua, Charlie?-
Che cosa avrei dovuto fare? Quei tipi loschi mi avrebbero fatto del male se solo avessi osato rispondere male...
-Charlie!- Non vi potete immaginare quanto fui felice di sentire quella voce in quel momento.
-Occupatevene voi.- Ordinò Natalie che se ne andò lasciandomi qui con quei energumeni.
-Che intenzione hai?- Domandò un tizio piuttosto muscoloso e con i capelli rasati.
-Sto con Harry e gli dico che Charlie è andata via, spaventatela e fatela tornare da dove è venuta.-
-Hai sentito il capo, bambolina?- il tizio rasato si avvicinò a me:-Fai la buona e non ti succederà niente.-
-Guarda, guarda.- Due voci maschili entrarono in scena. Mi voltai indietro speranzosa che fossero qualcuno che conoscessi.
Sorrisi.
Erano Niall e Louis.
I loro occhi color cielo, brillavano in quel buio e stavano dando a me la luce.
-Ragazzi!- Gridai contenta.
-Fate i cattivi con la mia piccina?- Chiese in tono retorico Louis:-Vi consiglio di andarvene se non ve la dovrete vedere con me, con il mio amico Niall e con altri miei amici..- Vidi alle spalle di Louis quattro uomini molto alti e robusti che si stavano avvicinando al mio amico.
-Va bene.- Disse il tipo rasato, levando le mani in alto:-Non ce l'abbiamo con la ragazza, ma ce l'ha chiesto una nostra amica, tutto qui. Niente rancori e facciamo finta che questo fatto non sia mai successo, ok?-
Louis annuì facendo cenno con la testa e io mi sentii sollevata.
-Grazie ragazzi!- Abbracciai entrambi.
-Devi andare da qualcun altro, sai.- Suggerì Niall. Seguii il suo consiglio e me ne andai, cercando Harry.
Però una volta che fui di nuovo nella palestra della scuola dove si stava svolgendo il ballo, non lo riuscivo a trovare.
Mi guardavo a destra e a sinistra ma sembrava proprio che Harry fosse scomparso.
-Charlie!- Sussultai udendo quella voce.
-Sophie!- Esclamai portandomi la mano sul petto:-Mi hai fatto prendere un colpo!-
-Ti stavo cercando.-
-Io invece cercavo Harry.- Con lo sguardo esploravo ogni angolo di quella dannata palestra.
-Non dirmi che avete litigato!-
-No! E' una lunga storia, hai visto Harry?-
-Sì, volevo dirtelo prima ma non riuscivo a trovarti!-
-Dov'è andato?-
-Era con una morettina e sono andati via da qui.-
-Merda.- Sbottai e uscii dalla palestra. Il vento freddo di quella dannata notte mi stava avvolgendo.
Idiota c'è una cosa chiamatasi giacca, potevi prenderla!
Non c'era tempo per prendere anche la giacca dovevo trovare Harry. Sicuramente saranno andati a casa del troione a fare chissà cosa.
Per fortuna che casa sua non era così lontana dalla scuola. Non ci avrei messo tanto tempo per arrivarci.
E' un chilometro di distanza!
Farò l'autostop!
Il freddo ti sta congelando i tuoi pochi neuroni rimasti. Bene forse anch'io morirò presto. Meraviglioso.
Stupida coscienza! Invece di fari commenti sulla tua morte drammatica, aiutami a trovare un modo per arrivare a casa di Harry.
Porta in alto la mano, segui il tuo capitano, muovi..
Dannata coscienza.
Ti ho già detto, continua a camminare. Magari un'anima buona vedendo un panda si fermerà e ti porterà allo zoo.
Io non devo andare allo zoo ma a casa di Harry.
La parola comicità non esiste nel tuo dizionario eh? Cerco di farti compagnia nel tuo tragitto folle e di non farti sentire una povera scema che corre nel buio. Ma se vuoi stare nel tuo dolore, a crogiolarti e a dire dove sei Harry, beh fai pure.
Spesso mi domandavo cosa avessi fatto male nella vita? Insomma perché avere così tanta sfiga?
Lo sapevo, lo sapevo e lo sapevo.
Mi ricordavo il primo pensiero che avevo fatto su Harry, era quello di stare lontano da quell'individuo perché avrebbe procurato solamente guai.
Affermazione che era risultata assolutamente veritiera.
Vidi i fari di una macchina puntarmi contro e poi la stessa vettura arrivarmi di fianco:-Che ci fai ancora qui?-
-Louis!- Esclamai contenta. Lui era il mio angelo protettore. Se non ci fosse stato, cosa avrei mai combinato da sola?
-Allora?-
-Stavo andando a casa di Harry, perché Natalie l'ha preso!-
-Rapimento alieno. D'accordo sali in macchina, ti accompagno io.-
Una volta in auto, gli raccontai cosa era successo tra noi. Lou ascoltava in silenzio e qualche volta lo sentivo sbuffare e sorridere.
-Penso che lui sia innamorato, sai.- Commentò infine.
-Lo pensi davvero?-
-Beh, o è uno stronzo di prima categoria o un coglione innamorato.-
-Mi piace la tua versione, sai. Sembra il titolo di un libro, il coglione innamorato.-
Continuammo a chiacchierare per la durata del tragitto e mi lasciò davanti a casa di Harry.
-In bocca al lupo!-
-Crepi!-
Presi un respiro profondo e con passo decisi mi avviai presso la casa del ricciolo.
Ero davanti al cancello e stavo per affrontare la mia battaglia. Ad un passo dalla verità. Sapete, quando sei davanti allo schermo del cinema e si è giunti al momento clou? Ecco era arrivato quel momento.
Allungai il braccio per fare poggiare la mano sul gelido cancello. Chiusi gli occhi di spontanea volontà e una volta che spinsi quella porta di metallo percepii una mano calda afferrarmi il polso:-Che ci fai qui?-
-Harry!- Esclamai. Non ebbi il tempo di continuare la frase che il ricciolo mi abbracciò di slancio:-Avevo una strana sensazione, sai. Ma stai bene.-
Mi feci coccolare e mi godetti quell'istante. Non volevo raccontargli della brutta avventura che avevo vissuto. Volevo stare bene e di certo parlare di questa futilità era l'ultimo dei miei pensieri.
-Natalie dov'è?- L'unico però mio chiodo fisso era che quella ragazza fosse in giro, pronta a fare qualche altro piano malefico contro la sottoscritta.
-Abbiamo litigato.- Disse sospirando:-Dice che ti sto troppo addosso. Insomma è gelosa di te. Ha detto altre parole non carine nei tuoi confronti e l'ho mandata a quel paese.-
-Hai fatto questo per me?-
-Non esaltarti troppo.- Sussurrò baciandomi la guancia:-Entriamo, sennò qui te rischi di prendere un malanno.-
Le nostre mani erano intrecciate, e i rumori che si udivano in quel dolce silenzio, erano i nostri respiri, i nostri passi che battevano sulla ghiaia e quel venticello che ti pizzicava la pelle.
-Manca una dolce melodia e tutto potrebbe essere perfetto.- Commentò guardandomi.
-Questa versione di Harry romantico mi sta stancando.- Brontolai facendogli la linguaccia e feci un passo in avanti mettendomi dinnanzi al ricciolo:-Harry, mi sembra che tutto quanto sia forzato. A me piaci anche quando sei un criceto voglioso. Certo mi fai arrabbiare, però mi fai stare bene. A me piaci così!- Gridai.
Per fortuna che era buio, perché se ci fosse stata qualsiasi fonte di energia luminosa lui mi avrebbe visto la mia faccia rossa come quella di un pomodoro e sicuramente mi avrebbe preso in giro!
-Quindi ti piacevo anche quando facevo lo stronzo?-
Brava Charlie, stimati. Hai accesso la candela, adesso te la dovrai vedere con il tuo tanto odioso Harry.
Lo fissai negli occhi e non proferii parola.
Lui conosceva la risposta ma voleva comunque sentire la mia voce che diceva quel dannato sì.
-Se non fossi stato così stronzo, forse non ti avrei attirato così tanto a me.- Annunciò poi.
-Probabile.-
-Però non è che lo stronzo sono solo io, anche tu hai la tua parte!-
-In che senso scusa?- Chiesi innocentemente.
-Forse lo capirai..- Alluse malizioso e si avvicinò a me prendendomi in braccio.
-E se ti dicessi che ho le mie cose?-
-Mar rosso!- Gridò guardandomi minaccioso:-Allora sono proprio sfortunato!-
Rideva.
Ridevo anch'io.
Arrivammo in camera sua e mi fece accomodare sul suo letto.
-Credi davvero che io te la dia?- Domandai incrociando gambe e braccia. Notai come il suo sguardo si posò sulle mie gambe nude.
-Arte della seduzione.-
-Non ha mai funzionato prima d'ora, adesso dovrebbe?-
Madonna santa! Qui sta diventando qualcosa di sconcio. Mi dispiace Charlie, ma la tua coscienza alias parte sana del tuo cervello, ti abbandona. Non voglio assolutamente vedere luci rosse!
-Io ho sempre un asso nella manica.- Replicò con sorriso trionfante.
Se credeva che mi avrebbe fatto sciogliere con qualche ghigno, beh si sbagliava di grosso.
-Ne dovrai tirare almeno cinque.-
-Giochi sporco, tu!- Si tolse la giacca e dopodiché cominciò a sbottonarsi la camicia. Lo stava facendo in maniera lenta, e lo faceva apposta.
I miei stupidi occhi stavano sulle sue mani che si muovevano su quella stoffa bianca, mentre quelle dita aiutavano Harry a mostrare il suo petto.
Abbassai lo sguardo e strinsi le labbra. Poggiai le mani sul materasso e le dita che stringevano il bordo del materasso.
Rialzai gli occhi e vidi come quel color speranza mi era addosso.
-Penso che l'asso sarà solo uno.-
Non ebbi per mia sfortuna nessuna contro e dovetti rimanere in silenzio.
Harry si sedette sulle mie gambe e infilò le sue dite nei miei capelli.
Mi baciò.
Le nostre lingue si incrociarono e ballarono tra di loro, vogliose.
Con un gesto rapido finii sdraiata sul letto e i baci bollenti di Harry mi invadevano il corpo.
Mi morse il mento e sussurrò roco:-Come farò senza il mio panda?-
Allacciai le braccia al suo collo:-Te l'ho già detto, Styles. Avrai un pollaio a tua disposizione. Non puoi avere mica tutta la fattoria!-
-Sei una fottuta stronza.-
-Ho imparato dal maestro.-
I nostri baci divennero sempre più intensi e quel desiderio stava avvolgendo sia me che Harry. Notavo i suoi occhi accesi di una luce propria e io di fronte a lui, non mi sentivo più quella sensazione di disagio.
In quegli istanti erano i nostri sguardi a parlare. I nostri corpi eseguivano solo ciò che la nostra mente voleva. Perché in quell'attimo, noi eravamo una sola essenza.
Magico, pieno d'energia, e dannatamente piacevole.
Fu ciò che provai.
Con i respiri che stavano tornando alla normalità, Harry mi fece accoccolare tra le sue braccia.
Stava per parlare ma non gli diedi tempo di cominciare:-Inizio io.- Dissi subito.
-D'accordo.- Mugugnò.
-Non voglio promesse eterne. Non voglio parole sdolcinate e non voglio sentirmi dire che tornerò, che ti amerò per sempre e altre cose.-
-Come Charlie!- Esclamò:-No, scherzi. Ma adesso noi siamo fidanzati..cioè, io e te ci stiamo frequentando..-
-Shh.-
Sospirò.
-A me va bene così Harry. Sono sicura che un giorno ci rincontreremo e che se ciò che sentiamo l'uno per l'altra è vero, questa sensazione non si spegnerà. Certo con il tempo sopirà, ma si riaccenderà.-
-Altrimenti usiamo l'accendino.- Commentò sarcastico:-D'accordo. E poi non sono uno mieloso io. Preferisco action, soprattutto a letto.-
-Sei un troione.-
-Mio dolce panda.-
-E comunque io ti odio.-
Mi sedetti sul letto e mi voltai verso di lui con il sopracciglio alzato:-Cosa?-
Harry sgranò gli occhi:-Oh, un secondo fa mi fai una paternale, dicendo niente zuccherosità e poi pretendi...- Divenne rosso e non concluse la frase.
-Una volta sola.-
Sorrisi.
-Ti amo.- Mi sussurrò all'orecchio.
-Io forse.-
-Dai.- Mi morse il mio povero organo uditivo.
-Anch'io ti amo, Harry.-

The End.

E beh, certo non potevo finire la storia con questo finale. Dov'è la mia coscienza malefica? Non ha commentato ciò che ho fatto!
Sono qua, panda dei miei stivali. Sai ho fatto scoperte interessanti. Devi sapere che tutte le tue sfortune sono dovute ad un'autrice poco sana, che ha avuto l'idea di scrivere questa fanfiction, in cui tu Charlie sei la protagonista.
E se ti dicessi che sapevo tutto e che tu sei la vittima di tutto questo?
Sono stato una pedina di questa diavoleria! Odio tutti io. A prescindere.


_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

E qui si conclude la prima parte della storia. Inizialmente le due storie (I hate you, or maybe not... e I hate you, or maybe not 2!) erano state pubblicate in due storie diverse e a distanza di tempo. Ma con questa ripubblicazione, ho deciso che terrò la storia sotto un'unica pubblicazione.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


cap2

         
    Capitolo 10.
“Charlie, se non ti svegli non credo che riuscirai a prendere l’aereo per Manhattan!” Esclamò Sophie facendomi così sobbalzare come una molla dal letto.
Mi guardai attorno e mi passai la mano tra i capelli. Sentivo la fronte sudata e appiccicosa.
Ennesimo incubo.
Sospirai.
La piccola chioma bionda spuntò dietro la porta e mi stava indicando l’orologio del suo polso: “Signorina fai tardi.” Continuò.
“Ci metto poco a prepararmi.” Mugolai come risposta e scesi dal letto. Volai in bagno e mi fissai allo specchio.
Occhi spenti, borse da far paura che a breve sarebbero diventate valigie e bagagli, e i capelli arruffati.
Sarebbe iniziata una nuova vita e avrei dimenticato Harry per sempre. Non gli avrei più permesso di entrare nella mia vita e di scombussolarla ancora.
Mi feci la doccia, mi preparai ed ero pronta.
Dovevo essere decisa e non temere più di voltare pagina. Non adesso.
In fondo me lo dovevo aspettare da uno come Harry, insomma lui era sempre stato un playboy cosa pensavo io quando gli avevo detto quelle parole?
Niente.
Ero stata egoista e credevo veramente che lui fosse cambiato per me.
Se ancora pensavo a quei momenti a quegli instanti in cui vidi Natalie e Harry insieme. Si era fatto tentare da quella e quante volte al telefono io glielo chiedevo e lui rispondeva che tutto andava bene.
Quante bugie mi aveva detto, quante!

***

Ero felice di poterlo vedere oggi. Finalmente dopo quasi un anno di distanza avrei rivisto Harry, avrei potuto risentire del suo profumo, avrei potuto abbracciarlo e sentire le sue braccia addosso a me e sentire di nuovo quelle labbra morbide sulle mie. Mi era mancato così tanto poterlo baciare.
Presi l’ascensore dell’hotel e appena arrivai al piano in cui aveva preso la camera, sentii il cuore accelerare ancora.
Respirai profondamente e mi diressi verso la porta 164.
Udii dei rumori e una voce femminile.
Pensai che fosse la cameriera e mentre appoggiai la mano sul pomello dorato della porta, mi bloccai sentendo:-Harry.-
Deglutii.
Cominciai a tremare.
Non era Natalie. Mi dissi tra me e me.
Aprii la porta di getto.
Harry sdraiato sul letto con solo i miseri boxer addosso a lui e Natalie su di lui. I vestiti per terra in giro.
Le lacrime stavano uscendo di loro spontanea volontà ma non volevo piangere. No. Non di fronte a lui.
Harry scansò Natalie e corse verso di me.
-Charlie ti posso spiegare.-
Lo fulminai con lo sguardo:-Non c’è niente da spiegare. E’ tutto chiaro.- Dissi quella frase guardandolo negli occhi:-Ti ho amato, veramente io.-
Non rispose.
Non volle mentirmi.
Preferì il silenzio. Posò i suoi occhi su di me, ma non riusciva a reggermi lo sguardo quindi abbassò il capo.
Non tentò di giustificarsi.
-Da quanto tempo?- Sussurrai debolmente.
Volevo capire da quanto tempo questa storia stava andando avanti.
-Fin troppo…forse.-
-Troppo quanto?- Chiesi ancora.
-Un paio di mesi.-
-Me lo avresti detto?- Domandai. Alzò la testa con le pupille dilatate come non mai. Aggrottò le sopracciglia e pose attenzione lontano da me:-Essere amanti è un segreto.-
Degna risposta da parte di Harry.
-E’ stato bello finché è durato.-
Ancora silenzio.
Non aggiunsi più nulla.
Non piansi, o almeno mi trattenni dal farlo di fronte a lui.
Speravo che si difendesse in qualche modo, però probabilmente anche lui sapeva che avrebbe avuto torto e che non sarebbe riuscito a trovare una risposta da darmi.
Era finita, davvero.

***

Scossi la testa cercando di rimuovere quelle immagini fastidiosissime che tornavano intensamente nei miei ricordi. Pensavo a quanto avrei voluto che in quell’occasione Harry si fosse giustificato e che si fosse difeso, almeno tentare di dire qualcosa..
A chi la vuoi dare a bere? Hai visto con i tuoi stessi occhi, cosa era successo. Adesso smettila di farti mille viaggi mentali e cerca di vivere la tua nuova vita.
Sospirai.
Per quanto mi costava ammetterlo, avevo visto con i miei stessi occhi cosa era effettivamente successo in quella stanza.
Mi chiedevo perché? Cioè, possibile che gli uomini avessero un istinto così feroce da dover aver sempre bisogno di un contatto fisico.
E poi dicono che noi donne siamo contorte!
Insomma, per accontentare voi donne ci vuole affetto, rispetto, romanticismo, e altre boiate del genere. Per un uomo che non ha il cervello sviluppato è un concetto complesso, sai!
Come non dare torto alla mia coscienza!
Basta Charlie, adesso si doveva andare avanti e proseguire nel mondo della moda. Già, proprio io!
Non come modella ovviamente, ma bensì come fotografa. Ebbi questa possibilità per pura casualità. Inizialmente ero piuttosto titubante, perché bisognava stare lontano da casa e il lavoro da fotografi certo non era ben pagato, anzi! Tuttavia, per la situazione creata con Styles necessitavo assolutamente di cambiare e dare un nuovo impulso alla mia vita.
Così facendo, avrei fatto esperienza, avrei dimenticato il passato mettendomi a capo fitto nel lavoro e perché no, avrei potuto conoscere persone nuove.
Poi se avessi guadagnato abbastanza soldi, avrei potuto fare anche il college. Meglio di così?
Stai viaggiando troppo, dannata intelligenza, i troppi film americani che storpiano la realtà rendendola facile non rappresentano come funzioni il mondo. Dovrai pensare alloggio e Manhattan è piuttosto cara, sai.
I pensieri negativi affollarono rapidamente la mia mente e mi ritrovai a fare i conti con quanti soldi avevo.
Sufficienti, forse per un piccolo appartamento ma sarebbero bastati in un quartiere caro come Manhattan?
Arrivai in aeroporto, feci il check-in e mi imbarcai.
Mentre stavo cercando di trovare posto mi scontrai con una persona: “Domando scusa.” Dissi massaggiandomi un po’ il naso.
“Faccia più attenzione!” Brontolò la signora.
Abbassai la testa imbarazzata e portai la mia attenzione verso il biglietto. Mi misi da parte e feci passare la donna.
Mi trovai il posto da sedere e mi allacciai subito le cinture di sicurezza. Adesso, si doveva solo aspettare il decollo.
Una volta che l'aggeggio malefico con le ali, spiccò il volo chiesi ad un'assistente di volo se potevo usare il computer.
“Certo, signorina. Però quando siamo in fase di turbolenza o di atterraggio la pregherei di spegnere immediatamente qualsiasi tipo di dispositivo.”
Annuii facendo cenno con la testa e le sorrisi.
Misi la chiavetta per internet nell'apposita, porta. E navigai sulla rete..Va bene andai a ficcanasare su facebook, odioso social network che ti creava una sottospecie dipendenza.
Volevo sapere se Harry avesse aggiornato il suo profilo. Lo so, sembrava stupido ma ammetto, che ero curiosa.
Ma una volta lì, non c'era niente.
L'ultimo aggiornamento risaliva ad un mese fa, quando era stato taggato in alcune foto di lui in discoteca con altri suoi amici.
Stupida, Charlie!
Uscii di scatto da facebook e abbassai lo schermo del computer con rabbia.
“Mi dispiace per il portatile.” Commentò una voce particolare che mi colpì subito. Mi girai verso la mia destra e scorsi due grandi occhi color cioccolato.
Gli sorrisi intersettorialmente e lui ricambiò.
“Problemi d'amore, eh?”
“Storia finita male.” Aggiunsi: “Sai quel tipo di persone che sai che non potranno mai cambiare, ma tu tenti comunque di provarci e alla fine arriva la pugnalata che ti affetta il cuore?”
“Uno stronzo?”
Annuii: “Sì. Proprio uno stronzo.”
Lo sentii sospirare: “Non si può pretendere che una persona possa cambiare. Semmai questa può scendere a compromessi. E' come dire che la mela può diventare blu. Questo non può succedere.”
“A meno che non sia una mela puffosa!” Esclamai. Cercavo di cambiare argomento, non volevo più pensarlo, anche perché riportare la sua immagine nella mia mente mi stava facendo male e mi avrebbe fatto piangere ancora.
Come se non avessi già versato abbastanza lacrime per lui!
“Sei testarda, a quanto vedo.”
“Quando serve, sì. Ah, comunque sono Charlie. Piacere.” Dissi porgendo la mano al ragazzo che era diventato il mio nuovo passeggero. Possibile che prima non mi fossi accorta della sua presenza?
“Zayn. Piacere tutto mio.”

Il viaggio fortunatamente non fu così lungo grazie alla compagnia di Zayn. Si era dimostrato un ragazzo posato, molto gentile ed educato.
Anche lui, come me, si stava dirigendo verso Manhattan. Gli chiesi che lavoro facesse lì e mi rispose che era un modello.
Beh, non mi sarei dovuta sorprendere che non lo fosse. In fondo era un ragazzo molto attraente e con quei occhioni, avrebbe potuto conquistare anche la donna più malvagia e fredda di questo mondo!
Forse dovrai fotografare lui, in pose molto sensuali!
No!
Niente pensieri sconci. Ma possibile che ma la mia coscienza dovesse essere così maliziosa!
“Sei buffa quando gonfi le guance!”
Arrossii e spostai il mio sguardo al di fuori del finestrino. Rimasi incantata nel vedere quanto la realtà potesse diventare piccola e insignificante vedendola da un altro punto di vista.
“Tu perdoneresti un tradimento?” Gli chiesi.
“No.” Rispose secco: “Se tu ami una persona, non vai di certo a divertiti con un'altra.” Aggiunse.
Non volli replicare, ma Zayn aveva ragione.
Il viaggio terminò. L'aereo fece le proprie manovre di atterraggio e sentii che avevamo toccato terra.
Tutti i passeggeri fecero un applauso.
Salutai Zayn e lo ringraziai per la chiacchierata avuta. Non volli scambiare qualche contatto telefonico o altro, perché mi sembrava eccessivo. Non potevo di certo fare amicizia con tutti degli sconosciuti incontrati in aereo!
Ero nervosa, perché non avevo la più pallida idea di dove andare ma dovevo arrangiarmi. Così, una volta fuori dall'aeroporto e aver preso le mie valigie, cominciai a vagabondare in città.
Mi sentivo spaesata e non sapevo dove dovessi dirigermi. Alzando il viso verso il cielo, non facevo altro che vedere palazzi enormi ovunque e se mi guardavo davanti a me, una massa sproporzionata di gente che circolava a ritmi rapidissimi.
Spesso venivo spinta o trascinata da altra gente, che non si fermava neanche per chiedere scusa!
Non dovevo demordere. Prima di tutto mi dovevo dirigere verso l'azienda dove sarei andata a lavorare. Una volta lì, avrei dovuto cercare un piccolo appartamento poco costoso.
Sei una disorganizzata a livello cosmico! Non potevi chiedere a qualcuno di accompagnarti?
Coscienza, shh. Mi devo concentrare e tu mi distrai.
Cercai qualche taxi e trovai qualcuno che gentilmente si fermò.
“Salve.” Dissi entrando: “Dovrei andare a questo indirizzo.” Aggiunsi mostrando il biglietto su cui avevo scritto la via dell'azienda.
“Si accomodi, pure signorina.”
Il taxista iniziò così la sua corsa e nel mentre attendevo di giungere destinazione, l'uomo iniziò a scambiare con la sottoscritta due parole.
“Qui ci sono molti bei posti da fotografare!”
“Già. Infatti non vedo l'ora di cominciare. E' sposato lei?”
“Sì. E ho due splendidi bambini, Theresa di sette anni e Shane di quattro.”
“Oh, ma sono piccolini, ancora!”
“Purtroppo sì.”
“Perché dice così?”
“Temo di non poterli crescere, con questa crisi economica che sta distruggendo numerose famiglie. E' difficile portare il pane a casa.”
“Capisco.” Dissi.
La discussione morì lì e una volta arrivata di fronte ad un enorme palazzo, come gli altri che avevo visto in precedenza, pagai il signore.
Adesso il mio obiettivo era andare lì dentro e riuscire ad avere un lavoro sicuro per le mani dopo di che avrei dovuto cercare un appartamento.
Varcai la soglia dell'edificio e subito fui trasportata dall'eleganza del luogo. Il gioco di luci, le pareti color pesca, l'arredamento..fu un insieme che mi tranquillizzò molto.
Mi voltai verso sinistra e mi diressi verso il bancone dove una signorina bionda, che aveva i capelli raccolti con un chignon mi accolse, sorridendo.
“Prego, come posso aiutarla?”
“Sto cercando il Parker.”
“Lei è Charlie Madison?”
“Sì.”
“Bene. Mi segua.”
La ragazza mi accompagnò in ascensore e mentre mi guardavo attorno, meravigliata del luogo,sentii una voce così familiare che feci fatica a credere quando lo vidi in persona.
“Zayn!” Esclamai sbalordita.
“Charlie!” Sbottò anche lui meravigliato.
La segretaria si sgranchì la voce e interruppe il nostro breve dialogo. “Ecco signorina Madison, qui è il signor Parker.”
Inspirai profondamente ed entrai nell'ufficio del signor Parker.
Quando vidi l'uomo seduto sulla poltrona dietro alla scrivania, non potei sgranare gli occhi e rimanere folgorata dalla sua bellezza.
Scossi la testa. No. Non poteva essere così il signor Parker, mi dissi mentalmente. Mi immaginavo un uomo anziano, rugoso e un po' cicciotello con tanti soldi e che amava la fotografia.
E invece...
Sorrise, mostrando i suoi denti bianchi lucenti: “Siediti Charlie. Posso darti del tu?”
Rimasi imbambolata ferma e come un robot mi avvicinai alla postazione.
Terra chiama Charlie. Terra chiama Charlie.
Dovevo darmi una regolata e non mi dovevo comportare come una mocciosa di quattordici anni. Ne avevo quasi venti, quindi, un po' di maturità ci doveva, teoricamente, essere.
Teoricamente.
“Sono David Parker. Sono contento che tu abbia accettato questa offerta.”
“Beh stavate cercando nuove persone che amassero la fotografia, che amassero immortalare ogni piccolo istante nella macchina fotografica ed eccomi qua.”
Dovevo ringraziare anche mia madre che aveva già lavorato presso quest'azienda, quando era giovane. E fu in quell'occasione che si conobbero i miei genitori e decisero poi di fidanzarsi e sposarsi.
Sì, avevo avuto un aggancio, però ai giorni d'oggi, si andava avanti così.
“Mi ricordo di tua madre. Ero piccolo all'epoca, però mi ricordo di quanto fosse bella. Ti assomiglia, sai.”
“La ringrazio.”
“Scusami. Sto usando un tono confidenziale. Ma è per metterti a tuo agio.”
Più mi trovavo a parlare con il signor Parker, più mi rendevo quanto fosse gentile e bello. Avrà avuto si e no una trentina di anni, ma erano portati benissimo.
“Non si preoccupi. Piuttosto mi parli del lavoro.”
Così David iniziò a spiegarmi delle mansioni che avrei dovuto svolgere. Aggiunse poi che tipo di contratto avrei avuto e la paga.
“Full time?” Chiesi.
“Sì. Per il primo periodo sarai seguita da tuoi colleghi con più esperienza, poi una volta che sarai diventata più autonoma, ti manderemo a fare i servizi fotografici.”
Salutai il signor Parker e una volta fuori sorridente, raggelai quando vidi la figura di Zayn affiancata a quella di Styles.
“Ehi, ciao Charlie!” Disse Zayn.
Il mio buon umore mutò immediatamente quando incrociai nuovamente quegli occhi color smeraldo.
Anche Styles era sorpreso di vedermi.
Sicuramente penserà che lo stavo seguendo!
Zayn non conoscendo la storia, ovviamente chiese il motivo di tale silenzio imbarazzante e gli spiegai rapidamente la vicenda.
“Lo stronzo.” Ripeté il moro.
“Esatto.” Gli dissi sorridente. Questa sì, che sarebbe stata una vendetta con i fiocchi. Avrei potuto fare la smorfiosa con Zayn.
Eccellente. La parte malefica di Charlie si stava svegliando. Sono molto felice.
“Smettila di fare la gatta morta con il mio amico.” Sputò Harry.
“Pff. Parla quello che ha finto tutto il tempo con me!”
“Mica ti ho fatto la promessa eterna che sarei rimasto il tuo cane fedele?”
“Pensavo di sì, invece!” Gridai a mia volta.
“Quindi per te, io dovevo stare ai tuoi piedi ed esaudire ogni tuo singolo capriccio?”
“Harry, stai facendo la vittima! Quando quella che ha sofferto, sono io! Non tu!” Gli gridai.
“Non mi hai dato modo di spiegarmi.” Rispose sussurrando.
“Cosa? Che quello che è successo in quella camera, è stato frutto della mia immaginazione? Oppure che Natalie ti ha costretto a fare una cosa contro voglia?”
“No!” Sbottò. Harry deglutì e spostò il suo sguardo lontano da me: “Sei troppo arrabbiata per capire.”
“Sì, certo.” Replicai sarcasticamente. “Lasciamo stare. Non voglio rovinarmi un'altra volta per causa tua.”
Zayn notando che la situazione stava precipitando, intervenne e portò via Harry.
Rimasi immobile mentre vedevo quei due allontanarsi e mentre facevo fatica a trattenere le lacrime.
Uscii dal palazzo e mi asciugai velocemente gli occhi. Non potevo piangere e stare male e non avrei permesso a quel disgraziato di rovinarmi la vita una seconda volta.
Così mi misi a cercare qualche appartamentino nei dintorni, peccato gli affitti fossero carissimi. Con il mio stipendio che avrei preso che era appena di mille dollari, non avrei potuto permettermi di pagare ottocento per un monolocale.
Decisi di cercare un po' fuori zona e i costi cominciarono a scendere. Tuttavia non riuscivo a trovare qualcosa che mi piacesse. Lo so, che avrei dovuto accontentarmi però speravo sempre nell'angelo custode che mi potesse dare un bel appartamento.
In fondo, non chiedevo mica una villa!
Fu quando ero completamente persa nei miei pensieri di vedere quello che cercavo. Era un palazzo piuttosto alto di color mattone. Mi attirò subito, forse perché simile a casa in Inghilterra e chiesi subito se c'era un monolocale per me.
Mi dissero che c'era e anche il costo non era così male.
Quattrocento dollari.
“Va bene.” Dissi sorridente. Fu così che la signora mi diede le chiavi e presi l'ascensore.
Mi sembrava di vivere di nuovo quella situazione, di qualche mese fa con Styels. Ma possibile che quell'individuo me lo trovassi ovunque andassi?
Il colmo sarebbe proprio se lui fosse un agente speciale della CIA. Questo, sì che mi sconvolgerebbe!
Una volta che fui nel piano in cui si trovava il mio appartamentino, sbiancai.
“Tu!” Gridai indicandolo: “Possibile che ti debba avere sempre tra i piedi!”
Harry si rannicchiò su se stesso e con le mani congiunte mi chiese chi fossi.
“Come chi sono? Smettila di fare l'imbecille, Styles.”
Adesso però, che lo guardavo meglio non aveva il suo modo di vestire, anche se i lineamenti del suo volto erano molto simili a quelli di Harry.
“Tu non sei Harry Styles?”
Il ragazzo scosse la testa: “No. Mi chiamo Marcel Crane.” Rispose titubante.
Sospirai: “Scusami. E' che conosco un ragazzo che è identico a te. Certo, come modi vestire no e acconciatura e occhiali. Ma pensavo che si fosse travestito...e.”
“Non ti preoccupare. Non è successo niente.” Disse sorridendomi. Ci guardammo negli occhi e mi faceva uno strano effetto vedere la fotocopia di Styles, vestito così. Però aveva fascino.
Molto più di Harry.
Marcel era gentile e posato. Un po' come Zayn.
Charlie, stai diventando una civetta o è una stupida tattica per fare ingelosire Styles?
Coscienza, tu sei malvagia ma se la sottoscritta diventasse cattiva, veramente, sarebbero guai per tutti.
Anche per quello scellerato di Styles!

_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


cap2

         
    Capitolo 11.
Stavo sistemando la mia roba nel mio nuovo appartamento, che ero riuscita a trovare fin troppo facilmente. Qualcosa mi diceva che qualcosa sarebbe andato storto.
Ah! Dovevo smetterla di essere così pessimista! Dovevo assolutamente pensare in positivo e credere nelle mie capacità.
Un metodo subdolo il tuo, intervenne la mia carissima coscienza, quello di fingere a pensare una cosa, ma in realtà non fai altro che pensare a Styles, e a chiederti come lui conoscesse Zayn e soprattutto perché si trovasse nella stessa azienda dove avresti lavorato tu.
Mia madre.
Mi venne in mente immediatamente lei.
Finii di riporre i miei vestiti nel guardaroba e la chiamai.
“Tesoro, che bello sentirti! Tutto bene il viaggio? Hai già conosciuto il signor Parker. Devi sapere che è il figlio a gestire l'attività, non il padre come pensavo.”
“Sisi, mamma ho già fatto il colloquio è tutto ok. Ma ti devo chiedere un'altra cosa.”
“Sento molta energia negativa, dal telefono sai.”
“Smettila di fare la sarcastica. Sei stata tu a mandare Harry qui, per caso?”
“Dai non essere arrabbiata!” Disse sospirando: “E' stata Michelle a chiedermelo. Harry era nervoso e dispiaciuto per quello che è successo tra voi. So, che non dovevo farlo però penso che ci sia un motivo a ciò che ha fatto Harry. Quindi cercate di fare pace.”
Premetti il bottone per concludere la conversazione e poggiai il telefono sul primo comodino che trovai.
Perché stavo così male? No. Io non dovevo stare male. Non dovevo piangere e soffrire, lui non se lo merita!
Sentii il cellulare squillare ma non risposi e continuai con le mie faccende, cercando di far sembrare il mio nuovo abitacolo, qualcosa di decente.
Dovevo comprarmi qualcosa di più carino per arredare, tipo qualche quadro, qualche sopra mobile e altro.
Lo sai, che con il tuo misero stipendio avrai ben poco?
Già.
Avevo bisogno di trovare qualche altro lavoretto.
Ma dove?
E soprattutto quando? I sabato e le domeniche? Ma di certo non bastavano.
Le sere dopo aver lavorato. In qualche ristorante, mi avrebbero preso sicuramente. Lì hanno sempre bisogno di personale che sgobbasse come un dannato.
Così fu. Uscii di casa e mi misi subito a chiedere nei ristoranti vicini. Il bello di poter abitare in una città cosi piena di vita, era proprio la possibilità di trovare qualsiasi cosa, subito.
I tre bar a cui feci richiesta, purtroppo non mi presero. Chiedevano di lavorare la mattina che la sera, e io la mattina avevo l'altro lavoro da fare.
Camminai ancora qualche decina di metri e sfruttai 'il cerca un altro lavoro' come una possibilità di vedere le vetrine dei negozi che avevano lussuosi vestiti. Alcuni, però erano davvero bruttissimi e costavano l'ira di Dio!
Sospirai.
Dovevo smetterla di essere così bugiarda con me stessa. E dovevo ammettere la verità. Non volevo rimanere a far niente, perché sapevo che la mia mente, stupidissima d'altronde, avrebbe pensato a lui e perché sapevo, che fragile come ero, potevo cadere di nuovamente ai suoi piedi.
Mi odiavo in questi momenti, perché qualunque persona sana di mente, direbbe: “No bello, tu mi hai tradito e quindi io non ti voglio accanto a me.”
E invece, questa misera creatura cosa faceva? Piangeva per il suo principe!
Io direi un brutto ranocchio.
No, neanche il ranocchio. Perché quando si baciava il ranocchio, questo diventava un principe che decideva di vivere felice e contento con la sua amata principessa.
Santo cielo, sei una piaga sociale. Sai, stai facendo concorrenza alla Depressione in persona. Potresti pensare seriamente di prendere il suo posto.
Dai Charlie. Non è la fine del mondo. Ti vendicherai. Ecco pensa ad un piano di vendetta.
La parola vendetta stranamente mi fece bene al mio umore, perché mi riportò il sorriso in viso.

***
Harry's POV.
Ancora non riuscivo a credere che ero riuscito a trovarla. Pensavo davvero che non l'avrei più mai vista. Da quel giorno in cui mi aveva visto insieme a Natalie, tentai più volte di mettermi in contatto con lei, ma mi aveva dato possibilità di dialogo.
Capivo la sua rabbia e capivo il suo comportamento.
Solo adesso però, mi rendevo conto di quanto fossi stato stupido e immaturo. Insomma, dovevo immaginarlo che uno come me, non poteva rimanere senza un contatto fisico e che per me era importante in un rapporto.
Lo dovevo dire a Charlie.
Dovevo dirle che mi ero fatto incantare da Natalie. Da i suoi modi docili e che, ero stato debole e per esaudire un mio stupido capriccio, avevo fatto quello che poi avevo fatto.
Ma d'altro canto, non potevo permettere di perderla un'altra volta. Avevo capito che senza di lei, non potevo stare.
No.
Non volevo perderla.
Sì, avevo seguito Charlie e decisi di travestirmi in un'altra persona. Charlie era sempre stata ingenua e avrebbe creduto ad ogni cosa. Forse non dovevo comportarmi cosi e giocare con il fuoco, tuttavia non sapevo come affrontarla.
“Sei stato fantastico, Harry.”
Vidi una chioma rossa, una pelle candida e un tatuaggio piuttosto strano sul suo collo. Mugolai qualcosa che non sapevo neanch'io cosa fosse e ancora piuttosto assonato mi sedetti sul letto.
Sentii le sue braccia avvolgermi e sentii il suo seno appoggiarsi sulla mia schiena: “Non vuoi un dolce risveglio?” Sussurrò all'orecchio.
“Devo andare a lavorare.” Risposi frettolosamente mettendomi in piedi: “Se ho bisogno ti chiamo.” Le dissi spiccio mentre mi dirigevo verso il bagno.
Porca miseria! Uscendo da questo buco di appartamento dovevo essere Marcel e non Harry!
“Come se hai bisogno ti chiamo?!” Gridò la rossa.
“Quello che ho detto.” Ripetei.
“Pensavo che ci fosse qualcosa di più. Insomma questa è la nostra terza uscita. Ci siamo divertiti, abbiamo passato tanti..”
“Sei una tra le tante.” Le dissi senza farle concludere il discorso.
La ragazza non esitò a lanciarmi un'occhiata omicida. Un po' come quella di Charlie. Solo che il panda aveva un modo plateale di fare le cose e un po' teatrale. Ma mi piaceva, perché dopo sapevo come fare pace con lei.
Sorrisi.
“Ti odio!” Urlò e se ne andò sbattendo la porta.
Mi preparai da damerino e evitai di farmi trovare da Charlie, ma quando fui sul pianerottolo sbiancai.
Vidi Charlie che parlava con la rossa.
“Quindi si chiama Harry, giusto?” Disse ad alta voce Charlie.
“Non farti ingannare da quell'idiota! E' uno stronzo.” Dichiarava l'altra.
Le due si congedarono e Charlie si avvicinò al sottoscritto.
“Come ti devo chiamare? Marcel o Styles?” Domandò togliendomi gli occhiali.
“Ti stai sbagliando. Te l'ho detto, sono Marcel!”
“Continui a prendermi in giro, eh?” Chiese con gli occhi lucidi: “Harry. Basta io di te non voglio più sapere nulla!”
“Se mi fai spiegare.”
“Cosa eh? Che ti sei fatto Natalie mentre a me dicevi che ero il tuo panda, che non potevi stare senza di me, eh? Hai giocato con la mia fiducia. Mi hai tradito disgraziato! Io ti odierò per sempre, sappilo!”

“Per sempre!” Esclamai sedendomi sul letto.
Mi guardai attorno spaventato e cercai subito la chioma rossa. Sospirai sollevato: “Era un sogno.”
Mi guardai attorno sperando che non ci fosse nessuna ragazza che potesse uscire dal mio appartamento e incontrare Charlie.
Non potevo sapere che cosa poteva succedere se il mio caro panda, sapesse la verità. Probabilmente scoppierebbe la terza guerra mondiale.
E allora sì, che sarei veramente morto.
Uscii da damerino dall'appartamento e con stupore incontrai Charlie, che stava chiudendo a chiave la porta.
“Buongiorno.” Le dissi.
Charlie si voltò verso di me sorpresa e con un sorriso da trentadue denti mi diede il buongiorno.
Vidi però nei suoi occhi ancora molti dubbi sulla mia identità.
“Sei veramente il suo sosia.”
Sudai freddo.
“T-te l'ho già detto, che non sono lui.” Ecco che avevo iniziato pure a balbettare. Meglio per me. In questo modo si formava di più il personaggio Marcel e Charlie non avrebbe più avuto dubbi.
Tuttavia Charlie sembrava essere ancora sospettosa: “Va bene, la smetto di fare l'agente FBI. Ti dovrò presentare ad Harry. Rimarrai di stucco quando vedrai uno identico a te. Certo Styles ha un suo modo di fare e vestirsi...”
Lo sapevo.
Dovevo aspettarmelo da una furba come Charlie. Starà sicuramente architettando qualcosa di malefico in cui la povera vittima sarà Harry Styles. Sarebbe il colmo se morissi proprio per mano del panda. Già mi immaginavo i titoli sul giornale: Muore giovane ragazzo bellissimo per colpa di un mostro geloso.
“Sei sbiancato all'improvviso, sicuro di stare bene?”
Rientrai nel mondo dei vivi e sobbalzai vedendo il panda gentile nei miei confronti.
“Tranquilla tutto ok. E' la mia carnagione ad essere bianca come una mozzarella.”
Non rispose anzi mi sorrise.
“Va bene Marcel. Ti credo, adesso devo scappare al lavoro. Ciao!”
Rimasi impalato sapendo che poi l'avrei rivista ma non come Marcel ma come Harry. E sapevo che purtroppo non avrei avuto da Charlie, un trattamento gentile come quello appena avuto.

***

Charlie's POV.
Quel ragazzo non mi convince.
Vorrei poterti dare ragione coscienza mia. Ma se fosse stato veramente Harry, avrei visto qualche bambola uscire dal suo appartamento e invece era solo.
Balbettava pure!
No. Voglio credere che lui ed Harry siano due persone diverse.
Avvolta dai miei pensieri arrivai nel nuovo posto di lavoro dove il signor Parker mi stava aspettando. La segretaria, appena mi vide mi presentò i miei colleghi con cui avrei dovuto lavorare d'ora in poi.
Entrai in un enorme salone piuttosto buio poi davanti a me vidi una fonte luminosa, che era circondata da numerose persone, chi era chinato e vedevo i flash abbagliarmi gli occhi, chi era davanti ai computer e alcune ragazze che continuavano a sistemare i capelli alla ragazza.
Mi avvicinai ancora di più, per poter vedere il volto della modella e raggelai nel vedere che si trattava proprio di Natalie.
Quest'ultima vedendomi interruppe bruscamente il servizio fotografico e venne da me: “La cornuta.” Sibilò fieramente.
“E io che ti dovrei dire? Che vai a caccia di ragazzi già fidanzati! Sono gentile che non ti rispondo in maniera maleducata!”
“Ecco perché non piacevi abbastanza ad Harry. Sei troppo buona e poi non lo soddisfacevi abbastanza, se è venuto da me.”
“Probabilmente non ha trovato niente di meglio da te, se tra tutte le belle ragazze che esistono su questo mondo ha scelto te.” Risposi alla pari. Non potevo permettere a quella vipera di mettersi in mezzo!
“Parla proprio quella.” Replicò.
Ci guardammo intensamente negli occhi e fu un ennesimo flash ad abbagliarmi.
“Sei fotogenica.” Mi disse un fotografo che mi osservò meravigliato.
“Sono qui per fotografare non per essere fotografata.” Dissi all'uomo che aveva scattato l'immagine e gli porsi la mano: “Piacere Charlie.”
“Panda mi hai rubato la scena!” Mi voltai di scatto e mi irrigidii.
“Ma siamo finiti in uno zoo!” Esclamai: “Tra trote e criceti, manca per caso qualche altro animale?”
“Un pavone!” Urlò un'altra voce: “E che pavone!” Giunse anche Zayn che si mise tra Natalie e Harry e si posizionò accanto a me.
“Perché il pavone?” Interrogai Zayn.
Sorrise e velocemente mi diede un bacio sulla guancia. Poggiò lievemente le sue labbra carnose sul mio orecchio: “Voglio giocare.” Sussurrò.
Notai gli occhi di Harry stringersi in due fessure e riconobbi quello sguardo.
Rabbia.
“Va bene, gioca.” Dissi a sottovoce.

Dopo l'arrivo di Zayn nella stanza, le cose per me cominciarono ad andare meglio e poi, quando scoprii che avrei potuto fargli un servizio fotografico, beh mi aveva fatto veramente contenta.
Ammettilo Charlie, che ti senti un po' attratta dal misterioso cioccolatino!
E che ci sarebbe di male?
Forse non avrei dovuto essere un po' civetta con lui, di fronte a Styles ma il mio desiderio di vendetta ardeva dentro al mio cuore, e ammettevo che godevo nel vedere quel disgraziato di criceto, geloso.
Quando Zayn mi mostrò quel gesto affettuoso nei miei confronti, Harry allungò il braccio e poggiò la mano sulla spalla di Natalie, con forza.
Ma a chi voleva darla a bere? Voleva per caso mostrarmi, che era felice con la sua bella? Perché allora aveva mostrato gelosia e rabbia per un semplice bacio sulla guancia?
Forse dovresti smetterla di farti così tanti viaggi mentali, sai? Ti aiuterebbero a vedere la realtà in maniera meno contorta e riusciresti ad affrontare la realtà in un modo migliore.
Forse.
Tuttavia alla sottoscritta non andava bene che quel disgraziato mi seguisse e magicamente si mostrasse una persona buona e gentile. Quando aveva spezzato il mio cuore.
Sebbene Paul, l'uomo che mi aveva scattato la fotografia e mi aveva detto che ero fotogenica, mi stesse dando delle diritte su come risaltare il soggetto nella macchina a flash, non riuscivo a concentrarmi e pensavo.
“Charlie.” Scossi la testa e sbattei la palpebre più volte.
Mi ritrovai vicinissimo il viso di Zayn: “Ben tornata nel mondo.” Disse sorridendomi: “Prendiamo un caffè insieme?”
Annuii facendo cenno con la testa e lo seguii.
“Posso sapere perché hai fatto quell'entrata con il pavone?”
Il rumore delle monetine che stavano entrando nella macchinetta interrompevano il nostro dialogo.
“Mi è piaciuta l'idea dello zoo, e volevo far parte della tua commedia.”
Rimasi a bocca aperta e sgranai gli occhi: “Ehi, la mia non è una commedia.”
“No!” Replicò lui: “Non intendevo che tu stai costruendo tutto. Nel senso che è bello che prendi la realtà in maniera così particolare. Io se avessi visto l'uomo con cui la mia ragazza mi avesse tradito, lo avrei picchiato fino a mandarlo all'ospedale.”
“Beh tu sei un uomo.” Dichiarai: “Mentre noi donne, abbiamo una cosa chiamata cervello che ci permette di architettare un piano di vendetta.”
“Non darmi dello stupido. Grazie.” Sibilò gelido mentre sorseggiava la sua bevanda.
“Non volevo, scusami.” Lo fissai intensamente e mi accorsi di quanto fossero belli i suoi occhi. Grandi e marroni. Immaginai che dietro a quello sguardo così morbido, si potesse nascondere una personalità dolce, pronta ad aiutarti nel momento del bisogno. Una grande sensibilità.
Ma potevo scorgere anche freddezza e durezza. Sentimenti che spesso, venivano celati ma che venivano a galla, sempre.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso: “Anche Keyra, faceva così.”
“Vi siete lasciati.”
“E' una storia lunga. Magari un giorno te la racconterò. Adesso rientriamo.”

Flash e inquadrare il soggetto da fotografare, ecco cosa continuai a fare nelle ore successive. Tra Paul che mi brontolava che non avevo preso bene la luce, o l'angolazione e gli altri assistenti che mi sgridavano, finii la giornata sfinita.
Sospirai perché il mio lavoro non era finito ancora. Adesso dovevo andare a lavorare in quel ristorante cinese, in cui avevo trovato lavoro come lavapiatti e cameriera, qualora ci fosse bisogno.
La fortuna però, fu buona con me perché almeno il secondo luogo di lavoro, era vicino a casa, quindi non avevo problemi di trasporto o di stare fuori al buio.
Sei comunque una ragazzina, in un posto nuovo da sola. Io ti consiglierei di fare attenzione, lo stesso.
Sì, coscienza. D'accordo.
Appena arrivai un uomo cinese di cui non mi ricordavo il nome, ma che per convenienza lo chiamerò Jackie-chan, mi portò nel mio fantastico ufficio dove tra meravigliose file di piatti, pentole, padelle e ogni ben di stoviglia doveva essere passata con la spugna e tanto detergente.
“Al lavoro.”
“Sì, capo.” Risposi entusiasta.
Un'impressione positiva era sempre importante.

Harry's POV.
“Perché la tratti così male?” Chiese Zayn.
Il mio caro amico mi aveva invitato a mangiare una pizza insieme la sera e io per evitare di flirtare con qualche altra bambolina, accettai di stare con lui.
Entrambi seduti sul divano, davanti al televisore con una lattina di birra in mano.
“Se ti spiegassi l'intera storia, ti verrebbe da ridere.”
“Dai, non potrà essere una tragedia.”
Feci una smorfia e mi gettai di peso sullo schienale: “Il problema è che sono cotto, io.”
“Riconquistala.” Mi consigliò il moro.
“Io devo sposarmi con Natalie.”
Zayn raggelò e rimase immobile per qualche secondo: “Perché mai dovresti?”
“Io e Natalie siamo fidanzati ufficialmente. Cioè sono i suoi genitori ad avermi scelto come loro genero. Solo perché mio padre e il papà di Natalie sono grandi amici. I genitori di lei, non le permettevano di frequentarsi con qualcuno, perché molto fedeli alla Chiesa e quindi quando conobbero me, videro in questo fantastico soggetto l'ideale marito di Natalie.”
“Natalie non mi è sembrata una santa.” Commentò Zayn roteando gli occhi.
“All'inizio lo era ed era molto timida e mi andava anche bene. Stavamo bene insieme, ma poi Nat quando cominciò a conoscere il mondo e divertirsi e fare le cose che prima non poteva fare, beh cambiò. E per un primo periodo ci stavo male e la sgridavo, perché in fondo ci tenevo a lei e non volevo avere problemi con mio padre, che si era raccomandato di fare funzionare la relazione. Anche perché, come tu sai, presto dovrò prendere le redini dell'azienda di famiglia e il caro vecchio, voleva responsabilizzarmi trovandomi la nuora.
Però notando l'improvviso cambiamento di Natalie da angelo a diavolo, decisi di lasciarla e di andare a stare un po' con mia madre. Ed ebbi la grande idea di provarci con Sophie.”
“Sophie?! La sorella di Niall?” Esclamò Zayn sorpreso.
“Sì, ma era stata solo una cosa passeggera e quando tornai a scuola ebbi un'idea migliore, per vendicarmi di Natalie che scoprii che mi aveva tradito.”
“E ci hai provato con Charlie?!”
“Sì. Il problema è che dopo un po', mi sono sentito sempre più attratto da lei. Io volevo usarla e divertirmi. Poi..”
“Poi te ne sei innamorato.” Sospirò: “Cavoli se Charlie lo viene a sapere, ti odierà per sempre.”
“Già mi odia.”
“Sembra peggio di Beautiful.” Dichiarò Zayn.
“Solo che lì è finzione. Qui no.”
Ci fissammo entrambi negli occhi e speravo che in quel momento, o all'uno o all'altro gli venisse un'idea geniale.
“Perché hai baciato Charlie?” Gli domandai ad un tratto. La cosa mi aveva infastidito tanto e onestamente non capivo perché Zayn volesse provarci con Charlie.
“Volevo vederti geloso. Era una tentazione a cui non sono riuscito a resistere.”
“Stronzo.” Replicai minacciandolo di versargli la birra addosso.
“Qui, lo stronzo sei tu.” Serrai la mascella, accettando la verità.
“E cosa le hai detto all'orecchio eh?” Ripresi dopo.
“Cose mie e di Charlie.”
“Non starai mica facendo il cascamorto con lei!”
Non rispose ma poi riprese a parlare: “Sai come possiamo risolvere la situazione?”
“Come?”
“Dicendole la verità. Tu lasci Natalie, rompi il fidanzamento e ti metti in gioco con lei.”
“Non se ne parla. Figuriamoci se mi crede.”
“Quindi non hai fiducia in lei.”
“No! Non è questo!”
“Allora cosa?”
“Ho paura.” Confessai.
“E se un altro ragazzo corteggiasse Charlie, ti darebbe fastidio?”
Mi voltai verso Zayn e lo guardai in maniera interrogativa. Cosa intendeva con quella frase.
Feci una strana smorfia: “Che vuoi dire?”
“Uno come me.” Continuò.
Sgranai gli occhi: “Non osare, metterti contro Harry Styles.”
“L'ho già fatto. Voglio fare parte del gioco.”


Charlie's POV.
Non sentivo più le mani, a forza di immergerle nell'acqua e detergente. Se riuscivo a piegare le dita, era già un miracolo e pensare che domani mattina, queste mani avrebbero dovuto sostenere il peso della macchina fotografica.
Prima di pensare a domani, dovresti pensare a cosa mangiare adesso!
La coscienza mi anticipò e il brontolio della pancia non tardò ad arrivare!
Pure la fame iniziava a rompere adesso!
Dovevo preparare la cena, farmi la doccia, preparami i vestiti per domani, sistemare ancora le ultime cose nell'appartamento..
Uffa! Voglio la mamma!
No, Charlie. Smettila di essere così infantile!
Con una lentezza disumana salii le scale, gradino per gradino e arrivai nel sospirato pianerottolo. Ero stanca, avevo fame ma non avevo voglia di fare niente.
“Charlie!” Sentii una voce familiare. Sembrava Styles e mi voltai indietro con un sentimento di rabbia dentro. Ma vidi che era Marcel.
“Oh sei tu.” Dissi sospirando: “Scusami, ti confondo ancora con quello scellerato.”
“Non dovresti essere così cattiva con lui.” Disse Marcel difendendo Styles.
“Lui è stato cattivo e merita le mie maledizioni!” Sbottai entrando in casa, prima di chiudere la porta di nuovo augurai a Marcel la buonanotte.
“Aspetta Charlie!” Esclamò.
“Che c'è?” Domandai da dietro la porta.
Non sentii niente. Pensai subito che forse era uno scherzo. Però subito dopo pensai al peggio. E se un serial killer girasse per questo appartamento e avesse fatto fuori Marcel?
Preoccupata, aprii la porta di scatto e Marcel era ancora lì.
“Perché non hai risposto alla mia domanda! Mi hai fatto prendere un accidente!” Brontolai.
“Ti era caduto il cellulare.” Disse timidamente dandomi l'oggetto, abbassando la testa: “Siete una bella coppia tu e il ragazzo in foto. E proprio come hai detto, mi somiglia.”
Arrossii e afferrai frettolosamente il telefonino: “N-no-non siamo più una coppia.” Ecco fantastico avevo cominciato pure io a balbettare!
“Mi dispiace.”
“Dispiace anche a me. Ma non permetterò che Styles mi possa rovinare ancora. Questa volta, sarò più forte e non mi farò mettere i piedi in testa da lui!” Dichiarai convinta.
Vidi gli occhi di Marcel stringersi in due fessure e sbiancare di colpo. Poi si allentò il nodo della cravatta.
“F-forse ha avuto i suoi buoni motivi.”
“No. Styles è uno a cui piace divertirsi. E' uno irresponsabile, che prima di parlare non pensa. Che fa delle promesse che non mantiene. E' semplicemente..” Mi fermai.
All'improvviso la mia mente si riempì di tante immagini. Di quella volta che eravamo andati a pattinare e che aveva fatto il geloso per Adam; della sua battuta dei calzini antistupro; di quando mi aveva salvato dopo l'incidente...
“Harry.” Sussurrai flebile.
Cominciai a vedere sfocato e le lacrime iniziarono a rigare sul mio volto. Il salato di quelle gocce d'acqua, giunsero ai bordi delle mie labbra.
Il sapore del dolore, pensai.
Abbassai il capo e mi asciugai velocemente il viso: “Scusami e notte, Marcel.”
“Charlie, se hai bisogno di scambiare qualche parola..ti ascolto.”
Ci fissammo per qualche attimo e quando incontrai per l'ennesima volta quegli occhi, scorsi dietro a quegli occhiali il suo sguardo.
“Sei gentile, ma forse sarai stanco..e...”
“No.” Non mi diede il tempo di finire la frase: “Ho detto una cosa e la faccio.”
Lo guardai ancora.
Forse non dovevo dargli fiducia, però qualcosa mi diceva che potevo fidare di lui.
“Va bene, Marcel. Entra.”

_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


cap2

         
    Capitolo 12.
Charlie's POV.
Mi chiedevo come mai avessi deciso di parlare di affari così personali con Marcel. A dire la verità, io e lui non ci conoscevamo per niente.
Charlie, ci dovevi pensare prima. Adesso sei dentro, e si balla.
Fosse facile.
Ci sedemmo una di fronte all'altro e nervosamente iniziai a parlare.
“Non mi devi raccontare perché tu avresti ragione.” Dichiarò: “Sono qui per ascoltarti, non per giudicarti.”
Rimasi a bocca aperta sorpresa di quelle parole. Non l'avrei mai detto di uno come Marcel. Sì, anche perché i nerd solitamente avevano un approccio razionale e matematico alla relazioni. Un po' come Sheldon di Big Bang Theory, che in qualche modo assurdo doveva incastrarci la sua cara matematica e fisica per fare quadrare tutto. Magari se un numero magico potesse sistemare e far funzionare il tuo cuore.
Sarebbe tutto più facile e forse noi essere umani, non saremmo più delle creature capaci di provare sentimenti ma dei semplici computer, o addirittura quelle persone prive di emozioni. Che vivono giusto perché all'interno del proprio essere hanno un muscolo che pompa sangue.
“Sono delusa da lui. E' come se mi avesse accoltellato. Gli avevo dato una possibilità e pensavo che ci tenesse a me. Dopo tutto quello che ha fatto, alla fine Harry si era dimostrato il solito bugiardo. E pensare che all'inizio mi dicevo:-No Charlie. Non fidarti.- Ma poi Styles mi sorprendeva e schiacciava la mia coscienza, dando sempre più forza al mio cuore.”
“Dovreste parlarvi.” Suggerì.
“Non riesco a guardarlo negli occhi. Perché sono debole, perché ho paura che la mia rabbia possa prevalere sulla mia razionalità e farmi dire o fare cose, che possono ferire Harry e anche perché ho paura che lui si inventi qualche strana storia per convincermi che lui era innocente e che la cattiva della storia sia Natalie. Però, certe cose mica si fanno da soli, non credi?”
“Hai ragione.” Sussurrò a capo basso Marcel: “E se un altro ragazzo ti corteggiasse...?”
Guardai Marcel incuriosita dalla sua domanda: “Stai parlando di te?”
Il quattrocchi mi fissò da dietro delle sue lenti e abbassò il capo: “No.”
Sorrisi: “C'è un ragazzo che mi incuriosisce. Lo ammetto. E' un ragazzo che ho conosciuto in aereo e che dopo ho rivisto dove lavoro. Devi sapere che faccio la fotografa e lui è un modello. E' molto bello ed è gentile e posato.”
“Meglio di questo Harry?”
“Harry e Zayn sono diversi sia caratterialmente che fisicamente. Zayn è maturo ed è molto introverso e misterioso. Mentre Harry è come un libro aperto..” Mi fermai un secondo e presi respiro: “No. Mi sto sbagliando. Se Harry fosse stato un libro aperto, avrei capito che con lui non sarebbe funzionato perché è come far diventare una mela blu. Questo non può succedere.”
“A meno che questa non sia puffosa.” Rimasi a bocca aperta quando sentii quella frase fuori uscire dalle labbra di Marcel.
“Come fai a sapere questa frase?” Gli domandai.
Lui sgranò gli occhi e non rispose. In quel momento capii.
Non ci volle molto tempo per mettere i pezzi nel puzzle e completare il quadro. Dovevo essere stata ingenua e stupida a credere che un perfetto sosia di Styles, gentile, mi capitasse nei dintorni quando avevo rivisto l'originale lo stesso giorno.
Chi aveva ragione? Eh?
Coscienza, ti prego. Non metterci pure tu!
“Per quanto tempo avevi intenzione di nascondermi la verità?”
“Scusami Charlie.” Disse sospirando togliendosi gli occhiali e dando una veloce sistemata ai capelli, facendo riformare sul suo capo qualche ricciolo: “Volevo fare la cosa giusta.”
“Dopo quello che hai fatto con Natalie, non hai mai fatto la cosa giusta.”
“E tu a fare la gattina con Zayn!” Gridò lui.
“Cosa?! Oh, ci fossi andata a letto!” Mi difesi: “Non c'è stato niente. E poi non mi devo giustificare certo con te!” Urlai.
“Scusami. Sto esagerando.”
Ci guardammo intensamente negli occhi e mi sembrava strano vedermi riflessa nelle sue iridi color speranza.
Avrei voluto che ci fosse una piccola luce in questo nostro rapporto, che stava finendo male. Però non riuscivo a vederla questa luce.
Non riuscivo a fidarmi, soprattutto a causa sua. Che ogni volta trovava il modo sempre di mentirmi e di fare i suoi giochi stupidi e non comportarsi come una persona matura, che doveva essere. E io mi stavo stancando di essere sempre trattata così da lui. Perché dovevo patire questa sofferenza e questo dolore?
“Charlie, fammi parlare.” Fece un passo in avanti e mi prese le mani: “Dammi una seconda possibilità.”
Sciolsi quel contatto tra noi e scossi la testa: “No Harry. Non adesso.”

Harry/Marcel's Pov.
Come si poteva morire senza essere toccati, o senza alcuna arma in vicinanza? Beh, semplice! Ti bastava essere accanto alla persona che avevi tradito, e con la quale continuavi a fare il bravo giovanotto quando in realtà si indossava una delle peggiore maschere al mondo.
Avevo un enorme peso sulla coscienza e il pensiero che adesso avrei dovuto sentire sulla mia pelle il dolore che io avevo procurato a Charlie, mi spaventava. D'altro canto, però speravo che con l'identità di Marcel, potessi mostrare al panda, una parte del mio carattere più maturo e responsabile e potevo farle capire, che ero cambiato.
Anche se era più facile dire la verità, come diceva Zayn.
Pure Zayn! Porca miseria!
Già il mio rapporto con Charlie era un enorme disastro, se poi si aggiungevano altri fattori che invece di farsi i fatti propri, si mettevano in mezzo di certo le cose non miglioravano per niente!
Ma adesso proprio non sapevo più come affrontarla.
Charlie mi aveva dato un bel due di picche e non riuscivo ad accettarla come cosa. Tuttavia capivo che era delusa da me, e che non potevo pretendere il perdono da un giorno all'altro.
“Speravo che fingendomi Marcel, tu potessi vedere un altro Harry in me.”
“Mentendomi ancora?” Domandò lanciandomi un'occhiataccia. Poi spostò lo sguardo verso la soffitta e notai i suoi occhi lucidi.
C'era un dannato silenzio tra noi che non riuscivo a spezzare. Pensavo a tante cose da poter dire ma tutte mi sembravano che fossero fuori luogo e che non erano adatte a questo contesto.
“Tutto di te era finto.” Dichiarò.
“Non è vero!” Sbottai: “Non è assolutamente vero. Se fosse stato finto, non sarei qui!” Affermai convinto afferrando il braccio di Charlie e costringendola a guardare verso di me: “E perché l'hai fatto!” Esclamò: “Perché mi hai tradito, allora?” Le lacrime le iniziarono a rigare sul volto.
La fissai negli occhi e con forza la attirai a me, abbracciandola.
Si dimenava ancora ma la strinsi a me, con più energia: “Scusami, scusami, scusami.” Le sussurravo mentre le baciavo il capo.
Singhiozzava: “Non bastano un paio di scusa, sai.”
“Se sono riuscito a conquistarti una volta, Charlie. Riuscirò anche una seconda volta.”
Charlie si allontanò da me e mi osservava dubbiosa: “Non ci riuscirai così facilmente.” Rispose con tono di sfida.
“Posso dire che mi stai dando una seconda possibilità?”
Non disse nulla.
“Zayn ti piace davvero?” Domandai ancora.
Mi guardò e mi sorrise: “E' un bel cioccolatino.”
Annuii facendo cenno con la testa e distesi le braccia davanti a me: “Forse, è meglio che vada.”
Charlie finse un sorriso e lo stesso feci anch'io e me ne uscii dal suo appartamento.
Sì, la sentivo lontana. Molto di più da quando ancora non la conoscevo.
All'epoca probabilmente se l'avessi piantata, Charlie non avrebbe sofferto più di tanto, ma adesso dopo che c'era stato qualcosa tra noi, era naturale che fosse delusa e amareggiata dal mio comportamento e di certo non potevo pretendere che lei, da un giorno all'altro mi potesse perdonare.
Ma, non dovevo demordere e come le avevo detto, se ero riuscito a conquistarla una volta, ci sarei riuscito anche una seconda.

***

Purtroppo i miei buoni propositi da spasimante del panda, si frantumarono sempre più. Ogni volta che tentassi una conversazione con Charlie, finiva nel silenzio più tombale e non riuscivo più ad attirare l'attenzione di lei.
Natalie intanto si era accorta che ci stavo provando di nuovo con Charlie e ovviamente la sua reazione non fu una delle più angeliche.
“L'hai tradita e pretendi di fare pace con lei?” Domandò inarcando il sopracciglio.
Eravamo nei camerini mentre gli esperti di trucco, e stilisti ci stavano preparando per il prossimo servizio fotografico.
“Almeno lei non mi ha tradito, come hai fatto tu.”
“Ancora con questa storia!” Brontolò: “Ti ho detto che mi dispiace.”
“Comunque,” riprese Natalie: “ti ricordo che noi siamo fidanzati ufficialmente, e che se caso mai lo volessi sciogliere non sarai solo tu a pagarne le conseguenze, ma anche tuo padre, i suoi debitori e l'azienda di famiglia. E tu non vuoi questo, vero?”
Serrai la mascella e le sorrisi: “Certo, che no. Amore.”

Iniziarono così i preparativi per celebrare questo evento del cavolo. I genitori di Natalie cominciarono a pressare i miei genitori e sia mio padre che mia madre mi stavano assillando a fare la proposta del matrimonio con l'anello.
Non sapevo, che prima si fanno i preparativi e poi la proposta ufficiale.
No, infatti.
Dovetti accettare questo patto con la famiglia Bennett, per motivi economici. E in questo modo sposandomi con Natalie, il patrimonio delle due aziende si sarebbe sommato, bilanciando così il forte deficit dell'azienda degli Styles.
Cominciai a trovare lavoro da qualche parte, ed ebbi la fortuna di essere assunto come modello. Avevo avuto l'idea di pagare personalmente i debiti di famiglia, solo che da solo non potevo fare molto.
“Harry.” Mi sentii chiamare e per un breve istante ebbi davanti a me la figura di Charlie, purtroppo non era lei.
“Dimmi Natalie.”
“Vivremo felici. Anche se abbiamo avuto i nostri alti e bassi. Avremo una vita fantastica. Potrai anche aiutare i tuoi genitori e allo stesso li renderai felici, perché diventerai un ottimo padre di famiglia.” Disse abbracciandomi.
Chiusi gli occhi di istinto.
Forse era davvero questa la cosa giusta.
“Natalie.”
“Sì?”
“Vuoi restare al mio fianco, per sempre?”

Charlie'POV.
Ero uscita un attimo a prendere una boccata d'aria e soprattutto un po' di luce. Stando in quelle stanze così buie, non riuscivo più a riconoscere i volti delle persone.
Un colpo di vento mi giunse al viso dandomi una bella svegliata. Pensavo alle parole di Harry e forse ero stata troppo rigida con lui. Forse gli dovevo dare una seconda possibilità.
Ma quando stavo proprio per andare da lui a parlargli di questo, lo vidi insieme a Natalie e purtroppo le mie orecchie sentirono quella frase.
Harry si voltò verso di me: “Mi dispiace, Charlie.”

Non avrei aspettato un secondo di più. Ma con chi credeva di avere a che fare? Pensava seriamente che fossi così ingenua e stupida? Dovevo calmarmi.
Calma. Calma.
L'unica parola che mi stavo ripetendo in testa.
Li guardai ancora mentre Natalie mi osservava sorridente abbracciata ad Harry. Quest'ultimo ricambiava il gesto, con un altrettanto sorriso.
Erano felici.
Quindi chi ero io, per rovinare la loro felicità? E poi, Natalie stessa, era venuta a riprendersi Styles e mi aveva chiesto di non frequentarmi con lui, ma io da testarda quale ero sempre stata, le dissi di no.
Sorrisi. Non potevo non essere contenta per loro.
“Vi auguro tanta felicità!” Esclamai.
In quel momento capii che probabilmente era il destino ad avermi fatto incontrare Harry, per fargli chiarezza nel suo cuore e fargli prendere una decisione importante: quella di vivere insieme con la donna che amava.
Sì, era giusto e dovevo essere felice.
Mi ripetevo questa frase ma mentre Paul e gli altri assistenti cercavano di parlarmi, non riuscivo a concentrarmi.
Quella sensazione di vuoto che mi aveva avvolto quando avevo visto Harry tradirmi, era di nuovo presente dentro di me. E mi stringeva con la sua forza, lasciandomi senza energia, senza niente.
Non volevo essere debole, però in quel momento lo ero.
“Che hai?” Sussultai sentendo la mano di Zayn posarsi sulla mia spalla.
Scossi la testa: “Niente.” Lo rassicurai.
Il moro mi guardò dubbioso e fu lui, stavolta a scuotere la testa. Dovevo imparare a mentire.
“Harry ha chiesto a Natalie di sposarlo.” Dichiarai.
Zayn mi fissò ancora con aria interrogativa. Era come se mi stesse tentando di capire cosa avessi dentro. Chissà, magari lui sarebbe riuscito a comprendere la confusione che avevo in testa. Perché neanche la sottoscritta faceva a tirare qualche conclusione.
Sospirò e si infilò le dita tra i suoi capelli, neri come la pece: “Ci prendiamo il giorno libero?”
Sgranai gli occhi. Ero perplessa: “Ma non si può?!” Gridai.
“Perdonami la schiettezza, ma oggi hai fatto più schifo del solito.”
Inarcai il sopracciglio e lo osservai con scetticismo.
“Dai,” riprese: “Cerco di distrarti.” Mi fece l'occhiolino e si allontanò, dirigendosi verso Paul e i fotografi. Li vidi discutere vivacemente e vidi Zayn fare dietrofront, e pensai che gli avessero detto di no, ma appena notai il suo incurvarsi delle labbra in un sorriso, intuì.
“Perché sei così gentile, con me?” Gli chiesi quando fummo fuori dal palazzo.
“Non dovresti dirmi, un grazie e domandarmi dove stiamo andando?” Rispose, volendo farmi porre l'attenzione su un altro punto.
Tuttavia Zayn non sapeva con chi aveva a che fare. Infatti riformulai nuovamente la domanda, ma le parole mi morirono in bocca.
“Hai un qualcosa che mi attrae.” Affermò.
Percepii un'atmosfera di imbarazzo crearsi tra di noi.
Gli occhi di Zayn mi dicevano qualcosa che Harry non era capace di trasmettermi. Già, Styles era il vento violento che faceva scuotere il mare, facendolo cozzare contro gli scogli. Io ero quel mare, quell'acqua che si agitava per il suo desiderio.
Allo stesso tempo, Harry poteva diventare un vento leggero che accompagnando l'oceano tranquillo, potevano lasciare una sensazione di pace e tranquillità.
Mentre Zayn era la luna per me, e io ero il buio della notte. Io stavo vagando nell'oscurità e lui stava diventando la mia luce. Una fonte luminosa, che non era apparsa immediatamente, ma che aveva bisogno di farsi vedere piano piano.
Come quando la luna, dapprima nascosta dalle nuvole, mostra il proprio volto pallido al mondo, rendendo anche la notte più oscura, una delle più splendenti.
Zayn si stava rivelando una persona molto diversa da Harry, e di cui io ancora non riuscivo a comprendere le intenzioni e il modo di pensare.
Non replicai alla frase appena detta dal moro. Abbassai la testa imbarazzata, dopo che lo avevo squadrato completamente.
Non sapevo che avessi un senso di poetica.
Coscienza malvagia, sì stavo per avere un fantastico dialogo con la mia mente, smettila di essere così superficiale nei miei confronti. Ho grandi doti io.
Se avessi avuto delle gran doti, avresti potuto tenerti stretto Harry. Anche se non lo ammetti, provi dei forti sentimenti nei suoi confronti.
Mi ero promessa che mi sarei dimenticata di Harry e che non gli avrei più permesso di rovinarmi la vita ancora e che io non avrei più sofferto a causa sua. E invece, ero qui ancora a farmi venire un emicrania per colpa sua.
Camminavo in silenzio e forse Zayn stava parlando ma ero troppo assorta a vedere l'immagine di quei due, che non mi rendevo conto neppure io, di cosa stessi facendo.
Vidi una mano davanti ai miei occhi e sbattei le palpebre più volte.
Mi guardai attorno.
“E' successo qualcosa?”
“Ti ho chiesto se avevi fame.” Disse Zayn sospirando: “Non hai ascoltato neanche una parola, vero?”
Scossi la testa.
“Va bene, sediamoci qui.” Disse prendendo posto sulla panchina: “Vieni.”
Le macchine davanti a me, andavano come treni. I colori si accostavano rapidamente, andavano e tornavano.
I rumori del clacson, di voci si sovrastavano. Non si poteva udirne una chiaramente. Pareva quasi che il caos della città, rappresentasse ciò che avevo dentro.
“Perché ti piace così tanto Harry?”
“Domanda secca, eh?”
Non rispose.
“Sono una sempre stata una persona fredda e razionale. Che mai si fa coinvolgere dai sentimenti e dall'impulsività. Se dico A, rimane A. Invece Harry è esattamente il mio opposto. Se dice A, lui fa B e C contemporaneamente. E' capace di distruggerti in un attimo ma allo stesso tempo è capace di sorprenderti. Era il mio colore, preferito.” Dopo che finii quella strana frase, mi sentii stranamente meglio.
Sarà perché Zayn era stata la prima persona con cui potessi parlare, del mio rapporto con Harry, tranquillamente, senza essere giudicata e senza temere di ferire nessuno. Con Sophie, ero sempre terrorizzata dall'idea di dire una frase che le potesse far male. E sarà stato questo uno dei motivi, per cui avevo preferito che non venisse con me.
Infatti inizialmente l'idea di venire qui a Manhattan era solo della mia amica bionda e mi ero aggiunta anch'io, per conoscere un po' il mondo ma dopo i fatti tra me Harry, sia io e che Sophie decidemmo che era meglio se fossi andata da sola.
Diceva che mi avrebbe fatto bene.
Beh, fino adesso stavo solo più male che bene.
“Adesso non lo è più?” Ritornai di nuovo alla realtà sentendo la voce di Malik: “Intendo il colore.”
“Si è sbiadito.” Dichiarai.
“Non credo che sia sbiadito.” Affermò: “Se lo fosse, non staresti così male.”
“Io non sto male!” Esclamai decisa: “E' solo che mi da fastidio!”
Non seppi neanch'io cosa mi stava succedendo.
La gola divenne secca e vi si formò uno strano nodo all'interno di essa.
Mi buttai tra le braccia di Zayn. Fu un gesto istintivo.
“Non volevo che finisse così.” Dicevo mentre singhiozzavo.
Mi accarezzava dolcemente e mi accudiva affettuosamente. Non parlava, ma quel silenzio era più confortante di qualsiasi altra cosa.
Mi faceva capire che per me ci sarebbe stato.

Harry's POV.
Mi domandavo se era veramente questo ciò che volevo. E soprattutto mi chiedevo se sarei stato felice?
Questo l'avrei scoperto solo vivendo, ma chissà se avrei continuato ad esistere o la mia vita sarebbe cessata per via di questo stress.
L'espressione che si era dipinta sul volto del panda non era tra le migliori, anzi. Probabilmente era uno dei visi più addolorati che io avessi mai visto.
Dovevo chiarire con lei e spiegarle l'intera faccenda.
Avrebbe sicuramente capito!
La cercai ovunque nell'edificio. Bussai a numerose porte, ma dietro ad ognuna non facevo altro che ricevere dei no continui.
E se fosse andata a casa? Mi venne questo dubbio, così volai dalla segretaria e le chiesi se avesse visto uscire qui Charlie.
“Sì. Era insieme a Zayn.”
“Ah.” Fu l'unica parola che mi venne spontanea da dire.
Non potevo biasimarla, infondo lei aveva il diritto di poter fare qualsiasi cosa e dopo quello che le avevo fatto, non dovrebbe neanche piangere per me.
Ci sarà Zayn, a consolarla. Pensai amareggiato.
“Dobbiamo organizzare una festa!” La voce di Natalie mi trascinò fuori dalla mia mente.
“Che festa?”
“Quella di fidanzamento! Possiamo invitare anche Charlie e Zayn, se vuoi! E anche i tuoi amici, Liam...”
“Sophie!” Esclamai: “Ma certo!” Ripetei.
“Va bene, Natalie. Organizziamo la festa!” Dissi sicuro.
Avevo avuto un'idea geniale, mi chiedevo tuttavia se tutto avrebbe funzionato.
Finito il lavoro composi il numero del mio caro amico Liam. Mi auguravo che fosse Sophie a rispondere e il mio desiderio venne realizzato.
“Possibile che devi rompere anche da lontano?” Ecco che la simpaticissima voce della biondina, inondò il mio orecchio.
“Liam è in bagno. Chiama più tardi.” Aggiunse.
“Ho bisogno di parlare con te.” Dissi: “Ho fatto un casino con Charlie.”
“Quando mai non li avresti fatti? Quella ragazza sta patendo le pene dell'inferno per colpa tua!”
Sentii le lamentele dell'amica di Charlie e una volta che finì di brontolare, le spiegai l'intera faccenda. Le raccontai che avevo finto di essere Marcel, e che con quella nuova identità speravo di fare breccia nel cuore di Charlie, ma che quest'ultima mi aveva scoperto quasi subito. E che c'era un altro ragazzo, mio amico, ma che stava corteggiando la ragazza di cui ero innamorato e che questa cosa non riuscivo a gestirla e infine decisi di rivelarle la verità su Natalie e le spiegai l'intera storia, fino alla festa di fidanzamento.
“Sei una disgrazia.” Commentò acida.
“Ti avevo chiesto di non insultarmi.”
“Non potevi semplicemente dire la verità sia a Natalie che a Charlie.”
“Ci sono i problemi d'azienda. Non voglio essere egoista nei confronti dei miei genitori.”
“Forse è questo lato maturo di te, Harry che potrebbe far scattare la scintilla tra voi due. Ma se questo Zayn arriva prima di te...beh, sarai costretto a sopportare quell'altra.”
“Natalie non è così malvagia.”
“E allora tienila.” Replicò arrabbiandosi.
“Sophie!” La ripresi: “Ho un piano, ma per farlo funzionare ho bisogno di te.”

Nel frattempo che si stava preparando l'evento, volli parlare con Charlie ma ogni volta, il nostro dialogo non durava più dei due o tre minuti. Pareva che entrambi non avessimo dire niente, o almeno che lei non volesse più parlarmi. Quando a me invece, mancava poterla stuzzicarla e prenderla in giro, come quando eravamo a scuola.
“Ciao Charlie.” La salutò Natalie.
“Ciao Natalie.” Disse lei forzatamente.
“Come avrai sentito in giro, io e Harry ci sposeremo. E avevamo organizzato un piccolo banchetto per festeggiare. Vuoi unirti a noi? Il ricevimento si terrà questa domenica.”
“Verrò.” Disse titubante.
“Natalie.” Una terza voce interruppe la conversazione, facendo allontanare la mora da noi.
“Non sei costretta a venire.”
“Perché no? Avrei voluto che fossi stato tu ad invitarmi, non lei. Però sono felice per voi due. Anche se avete avuto dei problemi nel vostro rapporto, alla fine tutto si è sistemato in meglio.”
Quanto era bugiarda Charlie. Quelle parole che stava dicendo solo per convenzione e non perché le provenivano dal cuore. Perché non poteva ammettere semplicemente che era gelosa e che le dava fastidio tutto questo?
Stavo per dare voce ai miei pensieri ma la mano di Zayn afferrò per il braccio Charlie, trascinandola via. Volli fermarla ma non ne fui capace.
Zayn poi si posizionò davanti a me: “Che gioco fai?” Domandò.
“Posso chiederti la stessa cosa?”
“Harry.” Pronunciò il mio nome con tono basso.
Presi respiro: “Ho bisogno di tempo. Credo di poter sistemare la situazione. Fino ad allora, prenditi cura di Charlie.”
“Se lei si innamorasse di me?”
“Non succederà.” Affermai.

_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


cap2

         
    Capitolo 13.
Harry's Pov. 
“Non funzionerà.” Dichiarò fredda Sophie, osservandosi le proprie unghie. Pareva che la biondina, non provasse neanche un po’ di pena o che almeno fingesse di volermi aiutare. No. 
“Non vuoi aiutarmi!” Esclamai alzandomi dalla poltrona, furioso. Non la riuscivo a sopportare quando si comportava così. Anche quando eravamo a scuola, Sophie aveva sempre avuto un atteggiamento distaccato e acido nei miei confronti. 
“Harry.” Mi richiamò: “E’ inutile che architetti tutte queste cose. Non puoi affrontare Charlie, continuando a mentire, e se non vuoi stare con Natalie non potresti dirle la verità? E Per quanto riguarda la tua famiglia, si sistemeranno le cose.” 
Strinsi le mani in pugni e chiusi gli occhi per non mostrare a Sophie, il mio volto che raffigurava solo rabbia: “Dovevo immaginarmelo, che non potevi capire. Come posso deludere i miei genitori? Loro si sentiranno sollevati, nel vedere che le cose per l'azienda miglioreranno una volta sposatomi con Natalie.” 
“Harry è arrivata l'ora di scegliere, o la tua famiglia e Natalie o Charlie.” 
“Ma ci va di mezzo anche il patrimonio dei miei!” Gridai.
Sophie rimase impalata con gli occhi che rivolti verso di me, come se ancora non capisse la gravità della situazione. 
“Io continuo a non capirti. Io non credo assolutamente che i tuoi preferiscano l'infelicità del figlio al futuro dell'azienda.” 
Quella frase detta dalla biondina, si fissò in testa e forse le cose si sarebbero potute sistemare nel meglio, se avessi detto semplicemente la verità. Ma il problema continuerebbe a persistere, dato che Natalie avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, come portare la società di famiglia in fallimento, per semplice gusto di vendetta. 
Dovevo riuscire a convincere Sophie, a farmi aiutare. Il mio piano avrebbe funzionato e di questo ne ero sicuro.

Charlie's Pov. 
Dormivo ancora quando il telefono squillò. Mi sedetti sul letto e guardai con aria minacciosa l'oggetto di tanto rumore. Speravo davvero che chi stesse chiamando, avesse una questione urgente, perché se no, oggi ci sarebbe stato un omicidio. 
Sì. La giornata non pareva iniziare nei migliori dei modi, soprattutto dopo il susseguirsi di eventi così sfortunati per me. 
E pensare, che lo avevo sempre pensato che Harry era un gattaccio del malaugurio. 
Mi sporsi verso destra e allungai il braccio afferrando il cellulare e osservando lo schermo, notando che era il numero di Sophie. 
Perché mi stava chiamando ad un orario indecente come questo? 
“Voglio un milione di dollari.” Le dissi piatta mentre mi buttai pesantemente sul letto. 
“Lo voglio anch'io, dato che il tuo criceto alias Harry Styles vuole riconquistarti, mentendo ancora.” 
“Cosa?!” Mi riposizionai come prima e scesi frettolosamente dal letto: “E' una candid camera? O è un pesce d'aprile? Sophie, lo sai che siamo a settembre...” 
“Smettila, di fare l'idiota,” mi riprese: “Teoricamente io questa informazione non potevo neanche dirla. Però voglio capire se secondo te, ne vale la pena fare questa buffonata.” 
“Cosa intendi per buffonata?” Domandai. 
“Non posso spiegare. E tu rispondi alla mia domanda.” 
“Questo non è valido però.” 
“Charlie!” Esclamò. 
“E' lodevole ciò che fa. Però se pensasse prima di fare qualcosa, non si metterebbe nei casini. E io, onestamente sono stanca di stare dietro ad un bambino.” 
Non sentii niente dall'altra parte del telefono. Infatti ripetei il nome di Sophie qualche volta ma non ebbi risposta da parte sua. 

Harry's Pov. 
“Ne vale ancora la pena?” Domandò Sophie riponendo il cellulare nella borsa. 
La guardai e abbassai il capo osservando il pavimento. 
Scossi la testa. 
“Devo comunque provarci.” 
“Sono sorpresa.” Affermò: “Non me lo aspettavo proprio da te, Styles.” 

Davanti allo specchio a sistemarmi quel farfallino che non voleva starsene a proprio posto suo. 
Mi osservavo e mi compiacevo della figura davanti a me, e potevo affermare che ero un bel damerino, con quel completo nero. 
Però adesso non dovevo lodarmi, bisognava passare all'azione. 
Fase uno. Travestirsi da Marcel. 
Indossai quei odiosi occhiali e cercai di sistemare i capelli ribelli con quintali di gel e spray, sperando che potessero nascondere i miei simpatici e sexy riccioli. 
Fase due. Chiamare Liam. 
Fase tre. Trappola. 
Fase quattro. Azione. 

Charlie's Pov. 
Il gran giorno era arrivato e non potevo essere nervosa. Soprattutto per Harry. Cioè, perché mai dovrei essere triste, dovevo essere felice e dare loro la mia benedizione. 
Quanto ipocrita, Charlie? 
Coscienza mia, avrei voluto seguire più i tuoi consigli piuttosto che aver fatto di testa mia. 
Mi guardavo allo specchio dandomi qualche ultima occhiata prima di uscire dall'appartamento, ma mentre stavo per prendere la borsa, il cellulare iniziò a squillare. 
Speravo davvero che non fosse Jackie chan, il tizio del ristorante per farmi lavorare anche oggi. Anche perché gli avevo chiesto il giorno libero. 
Osservai la schermata del telefono e tirai un sospiro di sollievo, vedendo comparire il nome di Sophie. 
“Pensavo che le nozze fossero tra te e Harry.” Fu la prima frase che mi disse. 
Lo avrei voluto anch'io, pensai. Se non fossero successe quelle mille se non più cose. Come potevo fidarmi di una persona che continuava a mentirmi, che faceva un passo avanti e poi ne faceva due dietro? 
Semplice. Non potevo. 
“E' una fortuna che non lo siano.” Risposi, poggiando il telefono tra l'orecchio e la spalla, destra e intanto con la sinistra chiudevo a chiave la porta. 
Iniziai a scendere per le scale ma una mano gelida mi afferrò per il polso e venni trascinata indietro. 
Non stavo capendo cosa effettivamente mi stava succedendo. Vidi poi un fazzoletto bianco davanti a me e che si poggiò sulla mia bocca. 
Non potei respirare per qualche attimo e dopo di ché, mi sentii debole finché le mie gambe cedettero. 
“Scusami, ma Sophie mi ha costretto.” 

*** 
Appena riaprii gli occhi mi ritrovai in una camera da letto, che non era la mia. Era piuttosto spaziosa e luminosa e anche fredda. 
Diedi qualche altra occhiata in giro e notai alla destra, che le finestre erano spalancate e che il vento freddo d'autunno entrava tranquillamente, facendo ondeggiare dolcemente le tende bianche. 
Se fosse stata estate, sarebbe stato anche un bel risveglio, peccato che non lo fosse e... 
Oh, porca miseria qualcuno mi aveva rapito! 
Io so anche chi! 
Parla razza di coscienza malvagia, o commetterò un omicidio! Mi dissi tra me e me, pensavo che la minaccia fosse una buona idea, ma sbagliai. 
Un suicidio, vorresti dire. 
Scossi la testa. Adesso non era il momento di pensare a stupidaggini del genere. Dovevo capire dove diavolo ero finita e soprattutto chi era quello scellerato che aveva osato rapirmi. 
Volai verso la porta e la cominciai a malmenare con pugni e calci e pure urlando. Tuttavia, pareva che dietro alla mia unica via di salvezza, non vi fosse nessuno.
Poggiai la testa contro quella barriera di legno e poi girai su me stessa, finendo con la schiena rivolta verso la porta e mi trascinai giù. 
Mi chinai su me stessa e rimasi rannicchiata a far vagare la mia mente. Quando mi venne alla memoria, di una voce maschile e avevo sentito il nome di Sophie! 
“Il cellulare!” 
Guardai attorno ma le traccie della mia amata borse non ve ne erano. 
“E adesso?” 

Harry's Pov. 
La sala che i genitori di Natalie avevano affittato era enorme. Ma la cosa che mi sorprese maggiormente non fu la grandezza della stanza, piuttosto la quantità di gente che era venuta al ricevimento. 
Mi stavo domandando se era effettivamente una semplice celebrazione oppure qualcosa di più articolato.
C'era addirittura l'orchestra che suonava, variando di melodia in melodia, passando a qualcosa di dolce a qualcosa di tempestoso e violento. 
Mi venne in mente Charlie, udendo gli archi rimbombare nelle mie orecchie. 
Con i suoi modi così acidi e distaccati, che potevano essere niente per gli altri, per me invece, erano stati forti venti che mi avevano avvolto con la propria aria. 
Il contatto con Charlie non era stato qualcosa di tangibile. No. Lei c'era sempre stata e quando avevo capito che era importante, quell'aria doveva esserci per vivere. 
Già, come l'ossigeno che serve all'uomo per respirare. 
Non potevo fallire e avrei portato a termine il mio piano. Forse, come mi aveva già ripetuto Sophie avrei potuto dire semplicemente la verità, però non sarei stato Harry Styles, se avessi reso le cose facili, no? 
I lunghi tavoli apparecchiati con ogni ben di Dio in vetro brillavano grazie alle luci che provenivano dagli enormi lampadari appesi sulla soffitta che erano posizionati verticalmente come i tavoli. Sul lato sinistro si poteva uscire e avere una fantastica visuale del panorama della città, grattacieli e qualche squarcio di verde. Mentre sulla destra vi era spazio per una pista da ballo, dove c'erano già numerose coppie che si muovevano a ritmo di musica. 
Adesso dovevo solo aspettare che arrivasse Sophie e sentendo una mano toccarmi la spalla, pensai davvero che fosse lei. Però una voltatomi, vidi la faccia di Zayn. 
“Perché fai finta di essere Marcel? Vuoi scappare da Natalie?” Domandò alzando entrambe le sopracciglia solo come lui poteva saper fare. 
“Shh!” Gli chiesi di non aggiungere altro e lo trascinai con me, in un luogo isolato: “E' troppo lungo da spiegare. Basta che tu non mi chiami, Harry.” 
Ancora una volta ricevetti un'occhiataccia dal moro e già con l'espressione che aveva dipinta nel volto, mi stava dicendo: -Attento, che ti metti nei guai.- 
Tentai di rassicurarlo, ma non ebbi tanti risultati. 
“Se la situazione, precipita io starò accanto a Charlie.” Dichiarò. 
“Sarò io l'eroe e riuscirò a sistemare le cose con lei.” 
“Lei non cerca l'eroe.” Controbatté. 
Lo osservai accigliato non capendo e seguendo il suo discorso. Gli feci cenno con la testa di seguire e Zayn aggiunse: “Vuole calma e serenità...” 
“E ce l'avrà.” 
“Lei non ce la fa più. E' stanca.” 
“Stanca?” Ripetei con tono interrogatorio: “Di me?” 
Era assurda quella frase. E non volli credere alle parole di Zayn tant'è che decisi di far morire la discussione lì, vedendo finalmente la chioma ricciola di Sophie. 
“Tu vuoi morire.” 
Roteai gli occhi infastidito. Tutti a fare gli emo: “Non portare sfiga. Piuttosto adesso tocca a te.” 
“Lo sai che per questo, io vorrò tanti soldi, vero?” 
“Smettila Sophie.” 
“D'accordo.” 
“Allora sei pronta?” Domandai. 
“E me lo chiedi anche?” 
Così entrambi uno affiancato all'altro, ci dirigemmo verso Natalie. Fu affascinante vedere il lato così lecca sedere di Sophie nei confronti della mora. 
Parlarono cinque minuti solo di unghie, meglio dire armi micidiali della donna che potevano danneggiare gravemente ampi tessuti dell'uomo; dopodiché il discorso passò ai capelli e anche loro potevano essere pericolosi, se usati come quelli di Rapunzel...ed infine si parlò dei costosi abiti che avevano entrambe addosso. 
Un tubino azzurro per la mia amica e uno molto simile ma color rosa per la mora. 
“Pensavo che fossi con Liam.” Aggiunse dopo Natalie. 
“Ci siamo lasciati.” Rispose con tranquillità: “Non era ciò che cercavo, ma poi ho conosciuto lui.” Improvvisamente il tono di Sophie divenne acceso e focoso e sgranai gli occhi, vedendo questo lato oscuro di lei. Certo avevo avuto qualche assaggio, ma non ero più abituato ad alcune cose. 
Venni trascinato dal braccio di Sophie che agilmente si aggrappò al mio di braccio: “P-pi-piacere M-ma-marcel.” Allungai la mano. 
“Assomiglia ad Harry. A proposito chissà lui dov'è! Quel mentecatto!” Esclamò la mia 'futura' consorte prendendo l'i-phone in mano e smanettandolo nervosamente. 
Alzò poi lo sguardo verso di me e fece un passo avvicinandosi: “Perché mai Harry dovrebbe fingersi un'altra persona?” Domandò. 
“Perché mai, mio figlio dovrebbe travestirsi?” Appena sentii la voce di mia madre unirsi al nostro dialogo, mi sentii sollevato. 
“Salve Michelle. E' perché non lo vedevo in giro, e per questo ho pensato che magari questo ragazzo fosse Harry.” 
“Ma cosa mi dici!” Gridò mia madre: “E' stato tutto il tempo appiccicato a me e a Sophie, in aereo e pregava ogni volta la hostess di fare atterrare l'aereo, perché aveva troppa paura.” 
Natalie mi osservò ancora e sembrò credere alle parole di mamma. 
“Scusami Marcel. E' che con Harry non so proprio gestirlo. E' così perso di quella specie di panda, che ho paura che possa fare qualsiasi cosa per lei.” 
E ancora un nuovo lato di Natalie appariva dinnanzi a me. 
“Lei non se lo merita!” Continuò poi: “Io sono meglio di lei!” 
“Charlie è una ragazza meravigliosa!” Commentò mia madre: “Ma al cuore non si comanda, e se lui ha scelto te, ci sarà un buon motivo.” 
“L'avrà fatto per i soldi.” Intervenne Sophie. 
Appena mi accorsi della frase che fuori uscì dalle sue labbra, le lanciai un'occhiata omicida, ma lei non calcolò affatto il mio gesto. 
La bionda si rivolse poi verso mia madre che la stava guardando con aria interrogativa: “Che intendi?” Chiese. 
“I problemi di bilancio nella vostra azienda.” Concluse Sophie. 
Mia madre sgranò gli occhi e si portò le mani sulla bocca. 
“Devo parlare con Jonathan.” 
“Perché?” Si intromise Natalie: “Perché deve parlare con mio padre?” 
“Si deve annullare questo matrimonio.” 
“Lei non può decidere per conto di suo marito. La decisione è stata fatta e non si cambia. E poi non potete permetterlo. La vostra società è in dissesto finanziario.” 
“E se anche dopo il matrimonio tra te e Harry, le cose della vostra azienda peggiorano?” 
Natalie non poté rispondere e mia madre trascinò sia me, che Sophie verso l'uscita della sala. 
“Harry!” Esclamò mia madre: “Perché non ce ne hai voluto parlare? Pensavo che con Natalie andassi d'accordo.” 
“Fino a quando non si è innamorato di Charlie.” Specificò Sophie. 
Le due si lanciarono un'occhiata di intesa: “Potremo festeggiare qualche altro fidanzamento.” Iniziò a dire mia madre. 
“Giusto con Char...” Sophie non disse il nome del panda: “Merda, Charlie! Devo chiamare Liam e farla liberare.” Disse nervosamente prendendo il telefono e chiamando Liam. 
Le disse di liberarla e una volta che finì si rivolse a me: “Beh, adesso il tuo piano non serve più. Puoi anche smetterla di fare il finto nerd.” 
“Che piano?” Chiese mamma. 
“E' una storia lunga.” Dissi togliendomi gli occhiali: “Avevo pensato di salvare le cose tra me e Charlie facendo una cosa plateale.” 
Vidi formarsi un sorriso sul volto di mia madre: “Ho fatto bene a venire con Sophie. Quando mi spiegò che stavi per fare una follia, ho deciso di venire qui, anche se l'idea di vedere nuovamente tuo padre non mi andava a genio. Comunque sia, parlerò io con i Bennett e sgriderò paparino, che pure di avere i soldi in azienda, combina questi disastri. Adesso capisco da chi hai preso!” 
Detto questo mia madre si allontanò. 
“Sei un deficiente.” Quando sentii quella voce, persi qualche anno di vita. Mi voltai spaventato. 
“L'ho fatto per te!” Mi giustificai. 
“Cosa c'è che non ti funziona in quella testa eh?” 
“Sei arrabbiata?” Domandai sghignazzando. Lo sapevo che odiava quando facevo quella smorfia, ma quando ero con lei, mi veniva naturale. 
“Da cosa lo deduci, piccolo detective dei miei stivali.” Soffiò acida. 
“Per colpa tua, ho pensato di essere pericolo. Ma per fortuna che Liam, strada facendo, mi spiegò l'intera faccenda.” Si portò le mani tra i capelli e si guardò attorno e scosse la testa. 
“Dov'è Zayn?” 
Rimasi paralizzato: “Perché vuoi Zayn?” 
“Ho bisogno di lui.” 
“Ci sono io.” 
“Tu esisti solo per te stesso. Sei egoista. Ecco cosa. E adesso Natalie starà male, perché oltre ad aver tradito me, hai tradito pure lei! Non sei coerente e non porti niente, e ripeto niente a termine. Io non ce la faccio più, con questi tuoi comportamenti e per questo motivo ti chiedo, di non parlarmi, se non per lavoro, con me.” 
Charlie corse via, appena vide il moro. 
La seguii e tentai di fermarla prima che raggiungesse Zayn. 
“Dopo quello che ho fatto!” 
Charlie si voltò verso di me: “Che intendi? Vorresti avere ragione? Vorresti dirmi che dopo il dolore che mi hai fatto patire, avresti il coraggio di starmi accanto?” 
“Io voglio stare con te. Mi dispiace averlo capito tardi.” 
“Hai avuto la tua occasione, Harry. E te ne volevo dare una seconda volta. Ma ho capito, che sei una tempesta troppo violenta per me. E che ogni volta che vengo risucchiata da te, finisco per farmi male. E io ho già troppe ferite e mi fanno male.” 
Fu così che Charlie si allontanò definitivamente da me.

Charlie's Pov. 
“Sicura che sia stata la cosa migliore?” Fortunatamente riuscii ad incontrare e parlare con Zayn, perché se non ci fosse stato lui, probabilmente avrei fatto strage e la terza guerra mondiale sarebbe potuta scoppiare a momenti. 
Gli raccontai per filo e per segno, cosa successe dopo che quel disgraziato di Liam, mi aveva rapito sotto richiesta di Sophie. E rimasi ancora più sconcertata quando la mia migliore amica, aveva aiutato Harry. 
Sapevo che le sue intenzioni erano buone, però mi sentii comunque tradita. 
Dopo che Liam mi venne a liberare, lo strangolai e gli diedi così tante botte che poverino, avrà i segni per un po' di tempo. Infatti dopo il mio azzuffarmi con lui, il caro giovine mi iniziò a spiegare in maniera non dettagliata la storia e quando venni a sapere che dietro a questa messa in scena, c'era Styles, beh la rabbia mi pervase come non mai e temevo davvero di uccidere Harry. 
“Harry deve ringraziare il cielo che è ancora vivo.” 
Zayn poggiò le sue mani calde sulle mie. Eravamo entrambi seduti una di fronte all'altro e i raggi del sole colpivano in viso il moro, dando luce ai quei occhi scuri.
“Vuoi ballare?” 
Quella domanda mi spiazzò completamente e non seppi cosa rispondere. Le mie labbra presero la forma di una stupidissima 'o' e non rimasi consapevole per quanto tempo stetti con quell'imbarazzante espressione in faccia. 
Sorrise tranquillamente. Un sorriso dolcissimo soprattutto con quelle labbra così carnose e piene e probabilmente anche soffici. Mostrò quei denti belli e bianchi che cozzavano con il colorito di lui. 
“Ma non c'è la musica.” 
“Non importa.” Mi fece alzare e mi attirò agilmente a lui, posò la sua mano sul mio fianco e fece intrecciare la mia mano destra con la sua sinistra. 
“Segui i miei passi.” Sussurrò all'orecchio poggiando il suo mento sulla mia spalla. Udii il suo annusare della mia pelle e un brivido mi percorse il corpo. 
Era una sensazione strana, e direi quasi piacevole. 
Percepivo il calore di lui che mi stava avvolgendo lentamente, sentivo il suo profumo inondarmi le narici. 
“Sai di buono.” 
“Sai di buono.” 
Ci allontanammo un secondo l'uno dall'altra, continuando però ballare e ci fissammo negli occhi. Io, imbarazzata abbassai il capo e continuai a seguire i passi di Zayn. 
“Sono contento di sapere di essere stato tra i tuoi pensieri.” 
Una cosa che riusciva a fare bene Zayn, era quella di poterti attirare in un mondo tutto suo. Ed era capace di farlo sia con i suoi gesti, con i semplici sguardi e con le parole. 
E questa suo modo di fare, mi piaceva. 
“Lo sei anche adesso.” 
Rialzai lo sguardo verso di lui e intrecciai quello sguardo. 
Stavo così bene e potevo affermare che sarei potuta rimanere lì, ferma ad osservarlo per ore senza mai stancarmi. 
Mi stavo abituando a quel lento muoversi tra le braccia di Zayn che quando decise di cambiare improvvisamente ritmo, mi spaventai. Infatti mi fece roteare su me stessa e mi fece cadere all'indietro, sostenendomi per la vita. 
Però quello che mi stravolse, non fu questo caschè improvviso, ma il bacio a stampo che mi diede Zayn. 
“Io ancora non ci credo.” 
L'atmosfera che si venne a creare tra di noi venne interrotta nuovamente da Harry, che a quanto pare aveva visto il bacio tra me e Zayn. 
“A cosa non credi, Harry?” 
“Ti sei stancata di me?” 
Non rispose alla mia domanda, ma ne fece un'altra. Probabilmente faceva davvero a credere che tra noi non ci poteva essere futuro. Ma d'altronde, come poteva continuare a comportarsi così? E per quale motivo? 
Non solo aveva spezzato il cuore il mio di cuore, ma anche quello di Natalie. 
“Sì.” 
Tentai di essere il più possibile convincente e non dimostrare più di tanto i miei sentimenti. Stavo tagliando nettamente il rapporto con lui, cosciente che per Harry avevo provavo qualcosa di molto forte. Ma sapevo anche, che era inutile stare con lui. 
“Harry!” Una voce maschile chiamò il nome del criceto. E davanti a Styles giunsero due uomini, accompagnati da Michelle, un'altra donna e Natalie. 
Probabilmente erano i genitori di Natalie che arrabbiati come non mai, vorranno una spiegazione da loro ex genero. 
“Michelle mi ha detto,” cominciò a spiegare l'uomo che aveva chiamato prima Harry: “che sposeresti Natalie, solo per aiutare l'azienda di famiglia e mi ha anche riferito, che però sei invaghito di un'altra ragazza. E' vero? Perché se lo fosse, vorrei conoscere questa ragazza.” 
Quando l'uomo concluse di parlare restai senza parole. Non sapevo niente dei problemi dell'azienda di Harry e adesso capii perché si era dovuto trasferire per aiutare in famiglia, quando ci eravamo messi insieme. 
Lui voleva aiutare la famiglia. 
Mi si sta sciogliendo il cuore. Allora Harry, non è mica così cattivo. 
“Non importa, papà.” Rispose spiccio Harry: “Tanto è finita con lei.” continuò a capo chino. Quelle frasi fecero ancora più male delle sue bugie. Perché solo in quel momento compresi i suoi comportamenti e mi diedi della stupida, perché non fui capace di potere sostenerlo quando lui aveva bisogno di me. 
E io da stupida, che non gli venivo incontro. 
Adesso non esageriamo, Charlie. Anche Harry, comunque sia, ha avuto il suo comportamento immaturo. Se aveva dei problemi, poteva parlarne e condividere il suo stato d'animo. E facendo così, avrebbe anche evitato le bugie successive... 
“Vero Charlie?” Domandò poi rivolgendosi a me. 
Le figure che erano davanti a Harry iniziarono a squadrare me e il padre del ricciolo, di cui stavo cominciando a delineare la somiglianza, si avvicinò a me. 
“Sei tu la famosa Charlie, dunque.” 
“Piacere di conoscerla, signor Styles.” Allungai la mano e gliela porsi ma lui non l'accettò. Stetti bloccata da quel modo di fare e onestamente non me lo aspettavo proprio. 
“Beh,” riprese a parlare l'uomo: “hai detto che è finita, giusto? Quindi non ci sono altri impedimenti per il matrimonio tuo e di Natalie.” Affermò. 
“Edward!” Esclamò Michelle, all'ex-marito: “Non vorrai ancora continuare su questa strada!” 
“Michelle, sarei stato d'accordo di sciogliere il fidanzamento tra Natalie e Harry, solo se nostro figlio e questa fantomatica Charlie ci fosse stata una vera intesa. Ma dato che quest'ultima è mancata, non capisco perché debba dire no alla famiglia Bennett!” 
“In tutte le coppie ci sono degli alti e bassi.” Rispose Michelle. 
“Non mi vorrai dire che preferisci Charlie, una semplice ragazza di quartiere piuttosto a Natalie?” 
“Non togliendo nulla a Natalie, ma sì preferisco Charlie. E sono sicura che sarebbe perfetta per Harry.” 
“Invece sono sicuro che sarà Natalie ad avere questo ruolo nella vita di nostro figlio.” 
I due si lanciarono occhiate di sfida e la tensione saliva sempre più. Forse avrei dovuto dire qualcosa, ma temevo di poter deludere la mamma di Harry. 
Infondo era così decisa ed era pronta a tutto, pur di sostenermi e difendermi. 
Sapevo che lo faceva anche per il bene di suo figlio, tuttavia sentivo di avere diritto a parlare. 
Le parole, tuttavia mi morirono in gola, quando Michelle disse: “Sarà Harry a decidere, non tu.” 
La discussione morì lì e sia la famiglia Bennett che il padre di Harry si allontanarono. 
“Mamma, ti stai mettendo nei guai. Lo sai, quanto può diventare testardo papà.” 
“Tesoro, lo faccio per te. Non è che io odi Natalie, ma se tu credi che lei non è quella giusta, perché ti dovresti rovinare la vita?” 
Madre e figlio si guardarono intensamente e Harry volle ribattere, ma Michelle lo fermò aggiungendo: “Se vuoi farla andare via, sei libero di farlo. Dipende tutto da te, figliolo.” 
E dicendo questa frase, la cara Michelle si allontanò lasciando me, Zayn e Harry in un simpatico triangoletto.
Adesso sì, che volevo scavare in una piccola buca e non affrontare la situazione, anche perché in questo momento non stavo capendo più niente. 
Dopo il bacio a stampo di Zayn e dopo aver compreso il comportamento di Harry, cominciavo a sentirmi debole e titubante nei suoi confronti. 
D'altro canto, però non volevo ferire Zayn perché anche con lui, stavo bene e mi aveva sollevato il morale quando Harry non c'era stato. 
“Charlie.” Mi richiamò il ricciolo e portai la mia attenzione al suo viso. Quegli occhi color speranza che in quel momento mi cercavano di comunicare tante emozioni. Voleva dirmi che era dispiaciuto e che se avesse potuto, sarebbe tornato indietro nel tempo. 
“Che vuoi?” Sbuffai incrociando le braccia. 
Vidi che tirò un sorriso tirato: “Mi odi un po' di meno, adesso che sai la verità?” 
“Non era più facile dirmela, invece di fare tutto questo caos?” Domandai buttando le braccia a peso morto sui fianchi. 
“Non avresti capito.” Rispose lui. 
Rimasi scioccata e a bocca aperta. 
E io che ero arrivata anche al punto di dargli...No! 
Scossi la testa: “Vai pure da Natalie. Non mi interessa più niente, Harry. Addio.” 
Arrabbiata come non mai decisi di andarmene da questa stupido ricevimento. Facendolo apposta, mettevo forza su ogni passo che facevo. 
Sbuffavo come non mai e sembravo quasi una pentola a pressione, che a breve sarebbe scoppiata. 
Anzi, forse ero già scoppiata come faceva Harry a dimostrarsi così immaturo e dopo tutto il tempo passato insieme, ancora non riusciva a fidarsi di me? Mi credeva così cretina da non capire la gravità della situazione? 
Ah! Ma cosa credevo io? Pensavo veramente che in quell'esserino ci fosse una cosa chiamata cervello? 
Evidentemente mi sbagliavo. E alla grande! 
“Charlie!” Udii la voce di Zayn e mi fermai. 
“Per favore, voglio stare sola.” Dissi fredda. 
“Aiuta sempre parlarne con qualcuno.” 
“Non ti dà fastidio che io ti parli sempre di Harry?” 
“Un po', e sarei ipocrita se dicessi il contrario. Però tra di noi sta nascendo qualcosa e non voglio che questo fiore appassisca, solo perché non ho avuto la premura di annaffiarla.” 
“Non vorrai mica mettermi cose strane in testa?” 
“Perché mai dovrei? E non credo di averlo fatto.” 
Sorrisi. 
“Grazie, Zayn.”

_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


cap2

         
    Capitolo 14.
Infilai le mie mani tra quella chioma folta di capelli neri, che al tatto risultarono morbidissimi. Assaggiai più volte quelle labbra carnose e non esitai a rompere lo spazio tra i nostri corpi, con uno e più baci.
Mi sentivo avvolgere da un puro desiderio di follia. Qualcosa di frenetico che non poteva assolutamente morire.
Zayn posò le sue labbra sulle mie spalle per poi percorrere ogni pezzo della pelle, arrivando fino al mio collo. Prese il viso tra le sue mani e potei sentire, come mi teneva stretta tra i suoi palmi.
Un altro bacio, un'altra danza tra i nostri esseri. Lui sopra di me, che lentamente mi stava svestendo e come lui, io facevo lo stesso.
Ammisi in quel momento di provare un'attrazione disumana per Zayn e che era impossibile per me, resistergli.
Accadde per caso, quando per sbaglio bagnai il mio ospite con un bicchiere d'acqua. Glielo stavo servendo ma con la mia solita, grazia divina, inciampai nel tappeto di casa e...splash.
Certamente un po' d'acqua non fu la scintilla che fece scoppiare il tutto, ma fu piuttosto la reazione per quel bicchiere d'acqua.
“L'hai fatto apposta?” Domandò inarcando il sopracciglio che non si era nascosto dal ciuffo bagnato.
Rimasi un po' sulle mie inizialmente, però notando quello sguardo birichino che si leggeva tra i suoi occhi, capii che mi stava prendendo in giro.
“Sei e rimarrai un mistero!” Esclamai riponendo il vassoio sul tavolo, davanti al divano su cui era seduto Zayn: “Ti porto un panno, così ti asciughi.”
“Tu vuoi farmi fuori?”
“Dai!”
“Voglio la mia vendetta!” Gridò alzandosi dalla sua postazione. Infatti si diresse verso l'ala in cui si trovava la cucina e riempì un bicchiere d'acqua.
Ebbene sì, quest'acqua mi arrivò.
“Potresti fare scoppiare la terza guerra mondiale, in questo momento.” Dissi pacata: “E io non scherzo mai.” Aggiunsi andando a passo lento verso di lui.
“Combatterò a modo mio, questa guerra, allora.”
E fu in quel attimo che i nostri sguardi si accesero come non mai e i nostri corpi si avvicinarono e desiderosi l'uno dell'altra, si strinsero più vicini.
Trascinai Zayn in camera da letto e da lì, ebbero inizio le danze della passione.


Passarono diversi giorni da quel momento d'intimità passata insieme, e purtroppo non riuscii ad affrontare Zayn serenamente, neanche al lavoro.
Infatti cercavo di poterlo evitare il più possibile, anche perché non avevo idea di cosa dire e non dire. 
Mi sentivo in imbarazzo perché in un certo senso sentivo che non avrei dovuto fare ciò che feci.
Il moro si accorse del mio distacco nei suoi confronti e forse aveva intuito anche lui, il motivo. Probabilmente avrà deciso di lasciarmi un po' sola a riflettere e in questo momento ne avevo veramente bisogno.
Evitai di raccontare gli ultimi fatti a Sophie. Ero certa, che se venisse a scoprirlo, lei stapperebbe lo champagne e farebbe fare una festa enorme a casa sua, in onore mio e di Zayn.
Mentre stavo uscendo per andare a prendere un boccone dal ristorante di fronte, vidi Michelle e il signor Parker parlare.
E quando sentii il mio nome affiancarsi per l'ennesima volta quello di Styles, decisi di fare l'agente segreto 007 e seguii le due figure.
“Non vorrei sembrare cinico, Michelle.” Cominciò a dire il signor Parker: “Ma non sarebbe meglio che se la gestiscano da soli i ragazzi, questa situazione? E poi perché stai coinvolgendo anche me?!”Esclamò scettico, guardando la donna con gli occhi sgranati.
“Voglio essere il cupido tra Harry e Charlie.” Rispose l'altra, sognante e facendosi chissà che strani viaggi mentali.
“Se ci sarà qualcosa di vero tra i due, torneranno insieme.”
“Ma c'è qualcosa di vero! Lo so!” Esclamò accaldata Michelle: “Solo che sia Charlie che Harry sono due teste calde. E non metterebbero l'orgoglio da parte per dichiararsi.”
Ok, avevo sentito abbastanza. Non era il caso di continuare ad origliare.
Decisi di venire fuori magicamente dalla meravigliosa pianta, che casualmente mi stava nascondendo dalla visuale dei due.
Sgranchii un po' la voce, tanto per attirare l'attenzione delle due figure che si voltarono sorpresi verso di me.
“Charlie! Stavamo parlando proprio di te.” Disse sorniona la madre di Styles.
“Lo so.” Mormorai: “Ho ascoltato, tutto. E come ha già detto il signor Parker, non è il caso di coinvolgere lui in una storia in cui non ha niente a che fare. Stiamo parlando di me ed Harry. So che il nostro rapporto non è stato tra i migliori. Anzi, ci sono stati numerosi alti e bassi ma gli ero sempre stata accanto e nonostante ciò, Harry non si era fidato di me. Perché se avesse avuto un briciolo di fiducia, non mi avrebbe mentito e non avrebbe fatto questo putiferio. Voglio dare un taglio netto a questa faccenda, perché ne ho le scatole piene...”
“Oltre ad essere testardi, entrambi hanno paura di amare.” Soffiò il signor Parker: “Ci sono tutte e due dentro e non vogliono credere di essersi perdutamente innamorati l'uno dell'altra. Cercano, ognuno a modo suo, di evitare di affrontare la verità. Charlie lo fa, sostenendo la scusa che Harry sia un bugiardo, uno a cui non si deve dare la fiducia e Harry usa il comportamento freddo e distaccato di Charlie.”
“Stai andando nel complesso.” Dichiarò Michelle.
“No è così. Con la mia teoria si spiegherebbe il comportamento dei due ragazzi e magari lo fanno senza rendersene conto.”
“Mamma, sei la solita curiosona!” Ecco chi mancava al puzzle. Un soggetto che non avrei voluto identificare.
Feci finta di niente e sospirai rumorosamente. 
“Periodo mar rosso?” Domandò con aria innocente. Come se niente fosse successo tra di noi. Mi pareva quasi di avere lo stesso Harry che ero costretta a sopportare a scuola.
“Vuoi vedere l'assorbente?” Replicai alzando il sopracciglio con aria di sfida.
“No, quello è meglio che tu lo faccia vedere ad Edward Cullen. E' quel cadavere ad amare il sangue.”
“Pensavo che ti potesse interessare. Sai com'è, sei bianco come una mozzarella.” Gli dissi schiaffeggiando leggermente le guance di Harry.
“1-0, per te, panda.” 
Il ricciolo incrociò le braccia e fece il muso da finto offeso. 
Buttai lo sguardo verso l'orologio e mi accorsi di quanto fosse già tardi. Dissi loro che il lavoro non poteva tardare.
Tuttavia la mano di Harry mi afferrò il polso e mi trattenne: “Ripartiamo da zero, Charlie. Niente Natalie. Niente azienda, niente di niente. Solo noi due.”
Lo guardai negli occhi per poter capire se mi stava mentendo o meno, ma non vidi neanche una nota di insicurezza in quelle pozzanghere verdi.
In quel momento capii come ero stata impulsiva e frettolosa con Zayn. Come potevo ora affrontare a viso aperto Styles?
E neanche con Zayn mi ero comportata bene. Per nulla.
Neanche ci fossi andata letto con il moro, però provavo una forte attrazione per lui, nonostante io sapessi quanto forti fossero i miei sentimenti verso questo disgraziato di criceto.
Avevo paura in questo momento. 
Dovevo essere coerente o dovevo seguire il cuore? Ma chi mi diceva che il cuore non avrebbe sbagliato ancora?
Chi non mi dice, che magari con Zayn, la nostra storia sarebbe funzionata meglio? 
Confusione. 
Ecco cosa c'era nella mia testa in quell'istante. Mille se non di più immagini, affluivano davanti a me, come se stessi vivendo la mia vita in un secondo.
Sciolsi quel contatto da Harry e scossi la testa.
Non potevo comportarmi come lui si era comportato con me. Non avrei tradito la fiducia che Zayn mi stava dando. Non solo la fiducia ma l'appoggio e la sicurezza di un qualcosa di stabile. Qualcosa che Harry non era riuscito a darmi.
“No Harry.”
“Ti stai invaghendo di Zayn, vero?”
“Forse.”
Mi allontanai con questa frase che mi echeggiava nella testa. Io sapevo di cosa volere, ma le scelte che avevo fatto mi stavano dettando di fare qualcosa che non avrei voluto fare. 
Stavo iniziando a comprendere il motivo delle bugie di Harry. Anch'io come lui, preferivo la via più facile, quella più sicura. Quella che mi avrebbe salvato dal dolore.
Egoista.
Ancora una volta finii succube di una sensazione di stanchezza, di confusione, di vuoto che mi strinsero il cuore.
Stavo perdendo o probabilmente avrò già perso, qualcosa che era importante.
“Charlie!” Udii il mio nome e vidi Zayn avvicinarsi a me. 
“Sto sbagliando tutto.” Confessai. 
Le lacrime furono difficili da trattenere e infatti queste fuoriuscirono: “Scusami Zayn. Ma Harry...”
Zayn non disse ancora una volta niente mi attirò a se, abbracciandomi: “Assomigli moltissimo a Keyra e me la ricordi tanto. E quando ti ho vista in aereo, ho pensato che fosse proprio lei. Poi conoscendoti, ho intravisto tanto di lei, che ho cominciato a provare un'attrazione nei tuoi confronti per questo motivo. Quindi quello che si deve scusare sono io, Charlie.”
“Ma da quanto tu e Keyra vi siete lasciati? E adesso sta con un altro?”
“Keyra è morta in un incidente stradale. Avevamo litigato e l'ultima cosa che le dissi fu: -Non mi hai mai capito.- Rimpiango quelle parole, rimpiango quegli attimi. Perché se avessi messo da parte l'orgoglio e l'avessi trattenuta qualche minuto di più, lei sarebbe qui.”
Zayn mi accarezzò la guancia e con i pollici mi asciugò le lacrime che mi avevano rigato il viso: “Non fare lo stesso errore che feci.”
“Non sei arrabbiato ...insomma per quello..”
“Mica siamo stati a letto insieme?!” Mi ricordò Zayn: “Sei stata tu a fermarmi e se non l'avessi fatto, probabilmente la situazione sarebbe stata più difficile da gestire.”

I nostri baci sempre più bollenti e i nostri corpi più desiderosi che mai di superare quella linea di confine, il lume della ragione mi tornò per un breve istante. Sufficiente a fermare il nostro ballo.
“Non posso.”
Zayn si bloccò all'istante e mi fissò negli occhi, con aria interrogativa: “I-il colore non è ancora sbiadito.”

Charlie's Pov. 
Tredici ottobre. 
Oggi era il mio compleanno e oggi avrei compiuto vent'anni. Avrei lasciato la famosa età dei teenagers e avrei iniziato la lunga era degli adulti. In quella in cui avrei dovuto trovare lavoro e affermarmi nel mondo professionale, trovare il compagno ideale con il quale avrei dovuto costruire una base solida per i figli... 
Suonerebbe fantastico, se le cose funzionassero nel verso giusto e se io fossi così coraggiosa e non tremassi così tanto di fronte alla porta dell'appartamento di Harry. 
Volevo ricominciare da capo e avrei voluto farlo con Styles. Però avevo paura comunque di una sua reazione, di un suo rifiuto e di certo non lo biasimerei. 
Avevo avuto l'idea di bussare alla sua porta, come Sheldon in modalità: Toc, toc, Leonard? Tuttavia non era il caso di fare commedia. 
Presi respiro e bussai. 
“Chi è che rompe così presto?” Brontolò Harry dall'altra parte del muro. 
L'unica cosa che speravo di non vedere era un ricciolo a torso nudo davanti a me. Perché in quel caso la mia lucidità mentale sarebbe mancata di sicuro e la sottoscritta potrebbe compiere gesti che riuscirebbero a compromettere ogni mio buon proposito di mettere le cose in chiaro con Harry. 
Quando vidi la porta aprirsi, il cuore mi stava battendo velocissimo e il respiro sembrava quasi mancarmi. Ero nervosa e volevo assolutamente che questo attimo si concludesse il più velocemente possibile. 
“Charlie.” Pronunciò con gli occhi sgranati. 
Ero stata fortunata, Harry indossava una semplice maglia grigio scuro abbinata a dei pantaloncini blu notte. 
Sospirai e riportai la mia attenzione a lui: “Mi piacerebbe parlare un po' con te. Non abbiamo fatto altro che litigare e vorrei fare un po' chiarezza.” 
Mi osservò dubbioso cercando di potersi trovare a qualche nota di insicurezza o qualcosa che gli potesse far dire di no. Ma non trovando quello che cercava, Harry abbozzò un sorriso e mi disse che si sarebbe sistemato e che in dieci minuti era pronto. 
“Intanto accomodati. Non sono bravo con gli ospiti, ma se hai bisogno di qualcosa fa' come se fossi a casa tua.” 
Mi accompagnò nel breve tratto per raggiungere il soggiorno e come era prevedibile da Harry, il disordine regnava sovrano. Non gli facevo una colpa. 
“So che stai pensando.” Mi interruppe il ricciolo: “Ma dovresti sapere meglio di me, che le faccende di casa non sono il mio forte. Devo ringraziare il cielo che non muoia di fame.” 
“E Michelle?” 
“E' tornata subito qualche giorno dopo la cerimonia. Che poi non era andata come sperava Natalie.” 
“E con lei?” 
“Ne riparliamo dopo. Va bene? Se non è un disturbo aspettare.” 
Scossi la testa e lo lasciai andare per prepararsi. 
Mi domandai se per Harry non era un problema parlarmi. 
Ricominciare. 
Non pareva ad essere così nuova questa parola, forse perché in realtà non c'era mai stato un nuovo inizio. Perché ancora non ero pronta ad affrontare un nuovo capitolo della mia vita. 
Era in questo momento che avrei voluto che qualcuno avere accanto una persona forte che mi tenesse la mano e mi indicasse il percorso adatto a me, quello che mi avrebbe portato alla felicità. Tuttavia sapevo che non potevo dare una responsabilità del genere a qualcun altro, perché chi poteva sapere che significato davo io alla mia felicità? 
“Sono pronto.” Si annunciò da solo, presentandosi dinnanzi a me: “Possiamo andare.” 
Con la coda dell'occhio guardavo Harry, soprattutto perché avrei voluto che iniziasse a farmi qualche domanda, che non arrivò per mia sfortuna. 
“Facciamo colazione insieme? Solitamente io la faccio qui.” Disse indicando il bar di fronte al condominio da cui eravamo appena usciti. 
“Sì, va bene.” 
Mi misi davanti a lui con una falcata e girai su me stessa. Gli sorrisi. 
Il ricciolo di sua risposta chinò il capo verso sinistra e strinse gli occhi, inarcando il sopracciglio non nascosto dal ciuffo ribelle. Già mi immaginavo su cosa si stava interrogando. Intuivo i suoi gesti non affrettati e le sue parole calibrate. Udivo anche nel suo tono di voce, che mancava quella nota di sarcasmo e di ironia che caratterizzava il suo modo di parlare. 
Charlie, complimenti! La cara coscienza intervenne congratulandosi, forse sei riuscita a salvare il criceto dentro al suo cervello. Chissà, magari adesso gli ingranaggi funzioneranno meglio e tu non dovrai più patire le pene dell'inferno, per lui. 
Non era il momento di pensare alle proprie paure. 
“Tu e Natalie non vi sentite più?” Ecco che il mio interrogatorio di terzo grado era cominciato. Avrei messo sotto torchio Harry. 
“Non per mio volere.” Dichiarò, prendendo la tazza di caffè e portandola tra le mani, per potersi riscaldare: “I Bennett e gli Styles hanno firmato un contratto di unione tra le società delle due famiglie che avverrà grazie al matrimonio mio e di Natalie.” 
“E preferisci stare con me o con lei?” Ecco che sentivo le guance andare a fuoco e il cuore galoppare dentro al mio petto, come un cavallo da corsa dopato. 
Abbassai lo sguardo e trovai molto interessante la tovaglia color rosso vino. 
“Ho una preferenza per i panda. Ma ultimamente anche le giraffe non sono male.” 
Sbattei la mano sul tavolo e mi alzai di scatto: “A te le giraffe sono sempre piaciute!” D'un tratto lo strato di confusione, di rabbia e un miscuglio non chiaro di sentimenti, fuori uscì come la lava incandescente del vulcano. 
“E a te piacciono quelli come Zayn, vero? Smettila di fare la finta gelosa. Non capisco che ti sta succedendo. Io ho sempre provato rispetto e fiducia per te, perché sapevo che non mi avresti mai tradito. E invece ti ritrovo a fare la gatta morta con un mio caro amico. Non so sei peggio te o Natalie.” 
Strinsi le mani in pugni e deglutii: “E siccome io non ti avrei mai tradito perché ti morivo dietro, tu eri giustificato a farmi le corna? E poi anche se ci fosse stato qualcosa tra me e Zayn, almeno i miei comportamenti erano fuori dalla vita di coppia.” 
Sgranò gli occhi come non mai: “Che? Sei andata a letto con lui?!” Esclamò rosso di viso. 
“No. Ci siamo fermati prima.” Rivelai. 
“E tu pensi di farmi bere una cavolata del genere, eh?! Basta, io me ne vado.” Disse alzandosi e dirigendosi verso l'uscita. 
“Harry!” Lo richiamai afferrandogli il polso: “Perché non provi a capirmi.” Gli sussurrai, stringendo la presa. 
“Non c'è niente da capire. Mi hai rimpiazzato presto.” 
“Fammi parlare. Voglio che tu sappia...” 
Harry non mi diede il tempo di continuare, che con un gesto rapido si liberò della mia mano e si voltò verso di me: “Sei rossa come un pomodoro.” Disse: “Va bene, ti ascolto.” 
Ci tornammo a sedere e mi ritrovai i suoi occhi verdi appiccicati a me. 
Scossi la testa. Adesso non era il momento di farsi romanzi e pensieri contorti. Dovevo tirare fuori tutto quanto e parlare chiaro. 
Partii dall'inizio, da quando beccai lui e Natalie a letto insieme, il desiderio di cambiare, l'incontro con Zayn, Marcel e di nuovo lui Harry. 
Gli raccontai di come mi ero sentita divisa a metà, di come mi sentivo confusa e di come non capivo cosa fare. In più il mio orgoglio che non mi faceva guardare le cose in maniera lucida e poi quando ti ritrovavi all'estremo di un lato, comprendi cosa vuoi veramente. 
Fu ciò che successe con Zayn. 
Quell'attrazione fatale era solo un desiderio per schiacciare la figura di Harry che esisteva e che sarebbe sempre esistita dentro di me. E nel momento in cui quella danza di passione avrebbe avuto inizio, la mia mente e il mio cuore ebbero da sussurrare solo il nome di Harry. 
“Quando ho saputo che ti stavi per sposare con Natalie, il mondo sembrò crollarmi addosso e tutto pareva essere vuoto, senza un senso. Ci fu Zayn a darmi conforto e pensai che magari lui poteva essere la persona che stavo cercando. Ma poi quando stava per attuarsi..sì, insomma quella cosa...” A parlare di certi argomenti così apertamente era sempre stato difficile per me: “Ho capito che non potevo più mentirmi così. La cosa che però che mi aveva fatto arrabbiare del tuo comportamento, è stato che non ti hai detto ciò che volevi con tuo padre. Insomma, è la tua vita!” 
“Non è sempre così facile, Charlie.” Sospirò lasciandosi cadere sulla sedia, distendendo il collo all'indietro e osservando la soffitta: “E' difficile per me affrontare la realtà, soprattutto perché non so cosa voglio e quando vedo un'opportunità me la prendo, ma quando capisco che non è per me, non riesco...” Si stava riferendo a Natalie e alla scelta che suo padre aveva fatto per lui. Pensava che sarebbe stato il meglio per lui, ma non fu così. 
Vedere un Harry così fragile e tanto simile a me, avvolse il mio cuore da calore e un piccolo sentimento di felicità. Non che provassi gioia ad avere davanti un Harry confuso, ma dopo tanto tempo o forse per la prima volta, il ricciolo si stava aprendo a me. 
Ripresi posto e allungai le mani, afferrando le sue. Lui di scatto mi guardò. 
Gli sorrisi e strinsi quella presa: “A me piaci, Harry.” 
Anche lui sorrise e abbassò il capo, poi alzò leggermente lo sguardo: “Vuoi riprovarci?” 
“Cancelliamo le cose fatte?” Dissi io. 
“No.” Affermò: “Il passato ci serve per non farci fare gli stessi errori in futuro.” 
“Che perla di saggezza.” Ironizzai. 
“Sarà merito del panda, forse hai resuscitato il mio criceto.” 
Stappiamo lo spumante. Facciamo festa...a proposito di festa, qui qualcuno si sta dimenticando qualcosa... 
Forse il criceto non è ancora funzionante al cento per cento. 
“Sai che giorno è oggi?” Gli chiesi. 
“Oggi è il...” si guardò intorno cercando di farsi venire in mente la data, prese il cellulare in mano e i suoi occhi diventarono grandi quanto due palline da tennis: “Cazzo, è il tuo compleanno. Auguri! Scusami mi sono dimenticato e quindi non ho nessun regalo.” 
“Beh, non mi sorprendo più di tanto...” 
“Ho un'idea!” Esclamò: “So che cosa regalarti.” Si alzò dalla sedia e allungò la mano, incitandomi a seguirlo. Harry pagò la colazione e uscimmo dal bar. 
“Evita qualsiasi cosa che sia riguardante, gioielli, vestiti e profumi...” Gli cantilenai. 
“Ah, lo so che non ti piacciono quella robaccia. Tanto meglio per me. Il mio stipendio non si brucerà in robaccia.” Replicò. 
“Come sei poco gentleman.” 
“Sarà, ma io ti piaccio. Quindi...” 
“1-0 per te Harry.” Dichiarai sconfitta. Solitamente quella che aveva sempre la risposta pronta ero io. Chissà, magari stavo perdendo colpi. 
Mentre Harry si guardava a destra e a sinistra, mi accorsi di quanto fosse piacevole tenere la mano intrecciata alla sua. 
Mi sentivo bene. 
“Taxi!” Gridò. 
L'auto gialla si fermò davanti a noi e guardai il ricciolo con aria interrogativa. 
“Tranquilla, so cosa fare.” 
Ci accomodammo in auto. 
“Agli uffici Bennett.”

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#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


cap2

         
    Capitolo 15.
Ecco il mio problema.
Più diventi grande e più diventi consapevole di come funziona il mondo, di come ti guardano gli altri e soprattutto il timore dei giudizi e delle voci che purtroppo ti influenzano. E quando comprendi il gioco, vorresti trovare e appartarti in un mondo tuo, stare con delle persone che veramente ti fanno stare bene, senza che tu debba indossare una maschera.
Sono pochi gli spazi che mi permettono di essere così, scrivendo, disegnando, passeggiando e parlando anche se poche volte con la mia migliore amica.
E' difficile trovare una persona a cui non importi il guscio, peccato che al giorno d'oggi il guscio è l'unica cosa che viene considerata importante.
Harry era riuscito a capire bene questo giochino, molto meglio di me, però aveva capito anche che andando avanti così, si era creato solo un mondo di incertezze, di bugie e di tristezza.
Come me.
Ma io diversamente da lui, ero stata un parassita che osservava tutto e che non si smuoveva. Ero quel tipico soggetto che voleva che le cose accadessero per magia.
Harry no.
Lui cercava di aggrapparsi a qualcosa, di trovare un punto fermo di trovare la sua felicità: pensava ai suoi genitori, pensava al padre...
“Non sei costretto a farlo, Harry.” Dissi voltandomi verso di lui. Avevo fin da subito intuito cosa avrebbe voluto, ma non volevo...cioè, sì, lo volevo però non così in fretta. Se poi tutto dovesse andare male?
Sei il pessimismo cosmico in persona, Charlie. Commentò la mia coscienza, fai concorrenza a Giacomo Leopardi.
“Una cosa che non sopporto di te, è che sei troppo intelligente.” Dichiarò freddo gettandosi a peso morto sul sedile, lanciandomi occhiate di nascosto.
“L'invidia è una brutta bestia.” Sospirai io dandogli un pizzicotto sul braccio.
“Stai tentando di avere un approccio fisico con il sottoscritto?” Chiese alzando il sopracciglio e mordendosi il labbro, come solo Harry Styles poteva farlo.
Okey, questa cosa di descrivere ogni suo gesto era qualcosa che potevo evitare ma poi quando buttai di nuovo lo sguardo su di lui, capii che era di importanza vitale analizzare ogni piccolo gesto.
Chiamate il 911. Il 911. E' un'emergenza. Stiamo perdendo Charlie. E' in balia agli ormoni, causati da effetto collaterale chiamato Harry Styles.
Coscienza, smettila di fare sarcasmo.
“Scherzi?” Chiesi buttando lo sguardo fuori dal finestrino: “Prima che un criceto possa schiacciare un panda, ce ne vorrà di tempo.”
“Mi stai sfidando, per caso?”
Riportai la mia attenzione verso Harry che mi osservava curioso: “Allora?” Ripeté.
“Niente di tutto questo. Pensavo a tante cose e a quanto tu sia senza paura. Fai ciò che credi giusto e provi sempre. Non ti arrendi, sei pieno di coraggio, ecco. I percorsi che hai scelto, ti hanno fatto maturare...”
Mi sentivo strana nel pronunciare quelle parole. Stavo capendo che tra i due, io ero la più immatura, quella che giudicava senza conoscere, quella falsa, quella che voleva passare per buona.
Harry era più sincero, sotto questo punto di vista.
Non gliene fregava niente di cosa pensavano gli altri. Lui proseguiva diritto per la sua strada.
“Non pensare che io sia tanto diverso da te. Anch'io come te sono insicuro, e ho trovato la mia sicurezza facendo ciò che gli altri considerano figo.” Riprese fiato: “Non mi piace dire smancerie, ma so che tu sei la mia sicurezza. Come te vedi me maturo, io vedo te matura. Non ti sei mai fatta mettere i piedi in testa da un coglione come me. Non sei mai ceduta di fronte ai miei comportamenti stupidi. Hai tentato di cambiare pagina, e chissà forse ci saresti riuscita e speravo di farlo anch'io. Sì, insomma di cominciare un pezzo della mia vita, ma io non ero abbastanza forte. Perché avevo e ho bisogno di te...”
Era bello poter incrociare di nuovo il suo sguardo, sapere che il suo cuore sussultava vedendomi. Come io facevo con lui.
Non stavamo facendo niente, solamente fissarci però era come se il mondo attorno a noi non ci fosse.
In quell'istante capii, e fui sicura, che Harry Styles doveva fare parte di quel mondo, doveva essere una persona con cui volevo condividere le mie emozioni e i miei pensieri. Una persona di fiducia.
Volevo lottare ancora per lui e credere in quella storia che prima era quasi sbocciata. O forse, aveva ancora bisogno un po' di tempo, per poter nascere.
“Se ti becco con un'altra, giuro che ti ammazzo.” L'atmosfera di cuoricini, luci e scintille mi stava facendo venire il diabete. Quindi interruppi la scenetta romantica e soprattutto lo spettacolo gratuito che il povero taxista era stato costretto a vedere dallo specchietto e ascoltare.
“L'unica marmocchia che mi vedrai spalmata, sarà la fusione tra un criceto e un panda.” Rispose sarcastico.
“Non hai fantasia. Ripetermi le stesse cose del faccialibro.” Dissi scuotendo la testa.
“Eh, non fare la maestrina. Accontentati. Il criceto è stato resuscitato da poco. Riprenderà le sue funzionalità quando...”
Vidi gli occhi di Harry illuminarsi e formarsi sul suo viso un sorriso malizioso.
Mi allungai verso di lui e gli sussurrai all'orecchio: “Sei un criceto perverso.”
Ripresi di nuovo le distanze e dissi con fierezza: “E anche se il criceto dovesse riprendere le sue funzioni al cento per cento, Harry, il tuo cervello continuerà ad avere lacune e problemi. E' questione di dna.”
“Sei una stronza.” Replicò: “O sei acida e mi sfotti o sei a lamentarti.” Brontolò.
“Però ti piaccio.” Controbattei con sorriso trionfante sul viso.
Il ricciolo non poté che annuire con la testa.
Il nostro dialogo finì insieme alla corsa.
Eravamo arrivati di fronte agli uffici Bennett. Uscimmo dall'auto e dopo che Harry pagò il taxista, iniziammo a dirigerci verso l'edificio che ci era di fronte.
“Se caso mai dovessimo sposarci, e avere una bambina...mi dispiacerebbe per lei.” Mi fermai in mezzo alla strada con la bocca aperta.
Styles dovette afferrarmi per il braccio e trascinarmi con forza fino a concludere l'attraversamento.
Volli dire qualcosa di cattivo, però non ci riuscii. Le immagini di lui insieme alla sottoscritta all'altare e di una possibile bimba tra le nostre braccia, non era un futuro così malvagio.
“Guarda che alla bambina si dispiacerebbe ad avere un padre così perverso, sai.”
“Beh, capirebbe subito come nascono i bambini e si potrebbe evitare di raccontarle la storia della cicogna.”
“Harry!” Esclamai scandalizzata.
“E' la verità, i bambini sono il risultato di un processo biologico. E' stata madre natura e padre natura, ad aver creato il mondo.”
Mi immaginai Harry che tentava di spiegare alla nostra bambina, come nascevano i bebè e pensai che Styles avrebbe il coraggio di spiegare molto candidamente il 'processo biologico', sconvolgendo la creatura.
Sorrisi perché sarebbe stato qualcosa di buffo e dolce. Questa versione di dolcezza mi fece venire la voglia di diventare carina e coccolosa e decisi così di diventare un piccolo koala, avvinghiandomi al suo braccio destro: “Ci penserò io a raccontare questa parte della storia. Non voglio che per colpa tua, diventi anche lei un criceto pervertito.”
“Sarebbe un criceto obeso.” Specificò lui.
“Vaffancuore.” Ribattei.
“Io cerco sempre di essere sincero. E' una qualità che voi ragazze richiedete sempre.” Continuò.
“Noi ragazze cerchiamo anche una cosa chiamata sensibilità e questa parola nel tuo vocabolario non esiste.” Affermai.
“Te l'ho detto, Charlie. Non pretendere troppo.”
Continuammo a bisticciare, prendendo in giro l'uno con l'altra. Potevo dire che Harry mi era mancato tanto e anche se mi faceva esasperare terribilmente, sapeva poi rifarsi a modo suo.
E poi io non avevo un carattere pacifico e tranquillo. Forse un po' di timidezza ad affrontare per certi argomenti, ma non potevo dire di essere una suora. Ecco.
Ci dirigemmo verso l'ascensore ed entrammo nella scatola di metallo.
“Harry, non dovresti prima avvisare..insomma.” Sì, stavo diventando nervosa, perché un po' temevo la reazione del padre del ricciolo. Magari era un uomo non cattivo peccato che con la sottoscritta si era dimostrato abbastanza distaccato e non contento nel conoscermi.
“Tranquilla. Andrà tutto bene.”
“E se non dovesse?” Domandai facendo gli occhioni da gatto degli stivali di Shrek.
“Scappiamo in Australia e andiamo a vivere con i koala e i canguri.”
“Ma tu odi gli animali.” Dichiarai.
“E' la tua influenza. Paragoni qualsiasi cosa ad un animale e ho cominciato ad apprezzarli.”
“E' grave.” Dissi piatta.
Il ricciolo mi lanciò un'occhiataccia e roteò gli occhi, sbuffando.
“Pronta?” Chiese.
“Sì.”
Le porte dell'ascensore si aprirono e Harry allungò la mano, intrecciandola nella mia.

Zayn's POV.
“Perché non hai rispettato i patti?”
“Non ce l'ho fatta. Non mi andava di prenderla in giro. Charlie è veramente innamorata di Harry.” Dissi abbassando lo sguardo.
“Non mi interessa.” Rispose.
Entrambi ci fissammo e rabbrividii vedendo in quello sguardo così gelido neanche una minima nota di compassione o sentimento positivo.
Squillò un telefono e non era il mio.
Tirò il cellulare fuori dalla tasca del cappotto e lo portò davanti a sé: “Pronto?”
“Come Harry?”
“Ho capito, arrivo subito.”
L'uomo spense il telefonino e mi lanciò un'occhiata: “Penso che tu abbia ragione. Sarà un problema questa Charlie.”

Charlie's Pov.
La segretaria che lavorava per mio padre ci fece entrare nel suo ufficio e ci disse di aspettare, mentre lui rientrava da una riunione importante con altri finanziatori.
L'aula era piuttosto ampia. E se una persona volesse fare una festa, ci potevano stare tranquillamente cento persone se non di più.
Le finestre che ci davano le spalle illuminavano tutto e davano una visuale sull'intera città. Un misto di enormi palazzi e pozze verde, sparse qua e là.
“Eccomi. Mi hai fatto visita senza nessun preavviso.” Disse entrando il padre di Styles, appendendo il capotto nell'attaccapanni.
“E' stato qualcosa di improvviso.” Rispose Harry.: “Comunque ti devo parlare di una cosa importante.” Iniziai a dire ma venni interrotto da un segno della mano dell'uomo
“So di cosa vuoi parlare. Ma a me Charlie non piace.” Annunciò con tranquillità.
Il rossore invase il mio viso e il desiderio di urlargli contro, aumentava in maniera smisurata dentro di me.
Mi alzai dalla poltrona su cui era seduta e mi diressi verso il signor Styles.
“Vorrei sapere il motivo di questo contrasto nei miei riguardi.” Domandai.
Per fortuna che c'ero io, la tua cara coscienza a controllare il tuo stato d'animo. Se la mia intelligenza non ti assistesse mia cara Charlie, adesso staresti urlando come un caro gorilla e daresti una ragione in più al signor Styles, per farti odiare.
Sicuramente soffrivo di qualche strana patologia che mi causava pensieri contorti partoriti dalla mia mente, malsana. Purtroppo. Ma adesso non dovevo pensare a me, dovevo pensare ad affrontare un altro membro della famiglia Styles.
“E' una sensazione a pelle.” Replicò.
Sospetto che sia una questione genetica. Temo che gli uomini della famiglia Styles abbiano effettivamente dei mal funzionamenti a livello mentale. Per questo si spiegherebbe il comportamento di astio del padre di Harry nei tuoi confronti.
“Charlie, ci penso io.” Mi disse Harry poi si rivolse verso suo padre: “Papà, io e Charlie torneremo a Holmes Chapel.”
L'espressione che si dipinse sul volto del padre di Harry mi sorprese. Era come se lui non si aspettasse affatto un comportamento del genere da parte di suo figlio.
Rise nervosamente: “Harry lo sai che oggi non è il primo d'aprile.”
“Io non sto scherzando. Ero venuto qui per dirtelo.”
Gli occhi di padre e figlio si incrociarono.
“Andiamo Charlie.”
Usciti dall'edificio mi fermai e di conseguenza anche Harry.
“Che c'è?”
“Non voglio che per colpa mia devi rompere il tuo legame con tuo padre.”
“Charlie, tu non hai colpa di niente. E' lui che si ostina a non capire me. Come in tante occasioni...” Lasciò la frase incompiuta: “Vuoi mangiare qualcosa?” Domandò poi. Capii che ancora non era pronto per parlarne ma mi sentivo in colpa. Non riuscivo a concentrarmi e a godermi il pomeriggio con Harry.
Tornati a casa, Harry venne da me e rimanemmo insieme. Cucinammo insieme la torta. Fu divertente immergerlo nella farina, ma lui si vendicò usando la cioccolata.
“Sei una disgrazia.” Commentai.
“Hai cominciato tu!” Si difese, mentre ripuliva la tavola. “E guarda che bravo uomo di casa, ti aiuto pure!”
“Vuoi un applauso?”
“No, preferisco che mi ripaghi in natura.”
“Sei un caso perso comunque adesso devo andare a lavoro.” Non gli dovevo mentire però volevo aiutarlo. Anche perché anche lui era sovrappensiero. Cercava di essere allegro ma non c'era la stessa atmosfera che c'era stata prima di incontrare il padre di Harry. Probabilmente anche lui era rimasto sorpreso dalla reazione che aveva avuto suo padre, quando gli aveva detto che saremmo tornati a Holmes Chapel.
“Ma dobbiamo festeggiare il tuo compleanno? Insieme?”
“Non ti preoccupare.” Dissi mentre gli diedi le chiavi dell'appartamento: “Verso le undici sono di nuovo qui. Però non è che quando torno, mi ritrovo un edificio distrutto, vero?”
“Tranquilla. A dopo.”

Così decisi di fare di testa mia e la stessa sera, mentre dovevo essere al lavoro a lavare i piatti, tornai di nuovo a fare visita presso gli uffici Bennett.
Ovviamente la segretaria non vedendomi assieme ad Harry non mi fece passare ma proprio in quel momento arrivò il signor Styles.
“Capiti proprio a pennello, sai.”
“Ah sì?” Chiesi: “Sono qui per poter chiarire e...”
“Certo, possiamo fare una chiacchierata. Sei da sola, a quanto vedo. Beh, mentre ti accompagno a casa, possiamo parlarne.”
Mi meravigliai nel vedere come il signor Styles divenne gentile e disponibile. Forse, in realtà avevo sbagliato a giudicarlo male e in fondo, anche Harry si sbagliava.
Accettai la proposta e seguii l'uomo.
Peccato che una volta che fui in macchina, mi accorsi che la strada che l'autista aveva preso non era quella che usavo io solitamente.
“Forse ha bisogno di qualche indicazione..” Suggerii ma vidi un fazzoletto bianco davanti a me e la mano del signor Styles che premeva contro la mia bocca.
Ero costretta a respirare quella cosa che c'era su quella stoffa.
Tentavo di ribellarmi ma le forze mi stavano abbandonando.

Harry's Pov.
Erano quasi le undici e mezza e ancora Charlie non era tornata. Dapprima pensai che magari il ristorante aveva avuto qualche cliente in più e magari aveva avuto qualche piatto da lavare in più.
Ma più le lancette dell'orologio continuavano a muoversi e non vedevo quella dannata porta aprirsi, decisi di chiamarla per assicurarmi che non le fosse successo niente.
“Charlie, cazzo rispondi!” Sbottai.
Ipotizzai che magari non ci fosse campo e per questo non rispose, decisi di mandarle un messaggio ma ancora nessuna risposta.
Chiamai anche il ristorante dove lavorava ma quando mi disse che Charlie non era mai venuta, mi venne un colpo. Mi aveva mentito.
Cazzo, Charlie.
Se fossimo stati a casa, almeno sapevo che Charlie poteva andare da Sophie, ma qui...
Decisi comunque di chiamarla e le chiesi se poteva provare a contattarla, ma anche lei ebbe i miei stessi risultati.
“Mi aveva promesso che alle undici sarebbe stata qui, con me a festeggiare.”
“Tranquillo Harry.” Disse Sophie: “Prova a chiamare Zayn. Magari è con lui.”
Avrei voluto che Charlie non fosse con lui, ma in quel momento avevo paura che le fosse successo qualcosa e mi stava anche bene che si trovasse con lui.
“Ehi Zayn. Senti Charlie è li con te? Vero?”
“Perché?”
“Sentimi, Zayn. Evita. Dimmi se è con te.”
“No. Lei non è con me. Ma raccontami che è successo.” Chiese anche lui preoccupato.
La paura continuò a salirmi sempre più.
Gli raccontai tutto e gli dissi che oggi avevamo fatto pace e che era il suo compleanno, decisi di farle un bel regalo. E che era un bel passo nella nostra relazione.
“Temo che Charlie sia in pericolo.” Dichiarò infine.

Charlie's Pov.
“Il desiderato lieto fine non è sempre scontato come molti credono. Spesso ci sono forze maggiori che ti impediscono di vivere il tuo sogno. Anche questo è un lato della realtà che devi imparare ad accettare.”
Fu la prima frase che mi disse il signor Styles appena riaprii gli occhi. Non sapevo dove ben fossi.
La stanza era buia e l'unica fonte luminosa proveniva dall'alto, che mi illuminava.
“E' per questo motivo lei dovrebbe distruggere la vita di suo figlio?” Mi guardai spaventata, ma parlai chiaro, esprimendo la mia opinione.
“Sto salvando la vita di mio figlio.” Replicò: “Non voglio che per una cotta lui faccia scelte che lo possano rovinare per sempre.
“Perché mai si dovrebbe rovinare? Non ha fiducia in ciò che fa?”
“Anch'io ero innamorato perso di Michelle. Ma alla fine non ha funzionato. Non deve sbagliare come ho già fatto io.”
“E questo le da il diritto di mettere il bastoni fra le ruote a Harry? Sbagliare è umano. Capita a tutti. Ma non per questo bisogna evitare di affrontare la vita e andare avanti e provare. Perché sennò vivere non avrebbe senso. Non fare qualcosa che magari ci farebbe stare bene, solo perché ci potremmo fare male. E' come dire, non voglio camminare perché potrebbe cadere un pianoforte dal cielo.”
Non sapevo neanch'io dove dovessi puntare lo sguardo. Cercavo di farlo dove sentivo una risposta ma ogni volta, la voce arrivava da un'altra zona.
Harry si starà preoccupando tantissimo, già me lo immaginavo a sbraitare contro il telefonino e a maledirmi in ogni lingua da lui conosciuta.
Anch'io da stupida non ero stata coraggiosa. Avrei dovuto parlare con Harry magari adesso non sarei qui a farmi mille viaggi mentali sulla morte della sottoscritta.
Ingenua. Ero stata ingenua.
Perché mai, avrei dovuto credere a quel folle che magicamente da burbero era diventato gentile?
Semplice Charlie, intervenne la mia coscienza, hai visto in lui lo sguardo di Harry.
“Ti rimando a Holmes Chapel. Da sola. Intanto rimani qui fino a domani pomeriggio. Io devo organizzare le nozze tra Harry e Natalie.”
Gridai.
Già, feci un urlo fortissimo, ma che probabilmente nessuno avrebbe sentito: “Dice di non volere far soffrire Harry e poi lo costringe a stare con una persona che non ama?”
“E tu saresti convinta che Harry ti ami? Ti ha tradito.” Affermò con nota di superiorità.
“Verissimo. Ma se ad Harry non gli fosse importato di me, non sarebbe tornato da me. Avrebbe accettato di sposarsi con Natalie.”
Non disse nulla.
Aspettai, ma ci fu solo il silenzio.
“Tranquilla. Presto tutto sarà finito.” Sentii dire questa voce in lontananza.
-

Harry's Pov.
“Forse è il caso di chiamare la polizia.” Suggerii, mentre stavo componendo il 911, ma la mano di Zayn mi fermò: “No. E' meglio di no. Chiama Natalie, piuttosto.”
Corrugai la fronte e mi chiesi perché dovessi chiamare proprio lei. Zayn dopo cominciò a spiegarmi e a rivelarmi gli scheletri che c'erano nell'armadio di mio padre.
“Armi illegali?” Ripetei sconvolto. Inizialmente sospettai droga. Perché solitamente era quella che fregava sempre.
“Già e la famiglia Bennett venendo a sapere del mercato in nero di tuo padre, cercò di far sprofondare la vostra società di famiglia. E il signor Styles disperato, organizzò il fidanzamento tra e Natalie.”
Sgranai gli occhi incredulo.
“Perché Natalie non ha rifiutato?”
“Perché a Natalie piacqui subito e con la faccenda dell'azienda, si era diciamo protetta. Nel senso se l'avessi lasciata, lei ti avrebbe risposto:-Ma come non tieni alla tua famiglia?- Natalie è sempre stata innamorata di te. Come Charlie, d'altronde.”
“Ma io sono innamorato di Charlie. Se Natalie fosse stata innamorata veramente di me, me ne avrebbe parlato e...”
Non conclusi la frase perché proprio Natalie rispose al telefono: “Ciao, Harry. E' da tanto che non ci sentiamo.”
“Ho bisogno che tu mi aiuti.” Dissi spiccio e non c'era tempo da perdere.
“Passare subito al sodo, eh?” La sentii sospirare: “Hai litigato con Charlie?”
“Ci speri?”
“Forse.” Confessò.
Le spiegai rapidamente cosa fosse successo e disse che ci avrebbe raggiunto anche lei con suo padre.
Conclusi la telefonata e guardai Zayn: “Sei sicuro che far coinvolgere così tante persone, non sia pericoloso per Charlie?”
“Dobbiamo prima trovarla. Una volta fatto, entreremo in azione.”
“Sembra quasi un film poliziesco.” Commentai.
“Avrei voluto che le fosse.” Replicò Zayn.
Altre domande mi si formavano nella testa. Come faceva Zayn a sapere così tante cose? Avrei voluto chiederglielo, ma la priorità era data al panda.
Ah, quella zuccona! Una volta tanto che mi ascoltasse!
Inveire contro di lei, però non mi sarebbe stato d'aiuto. Dovevo stare calmo.
Aspettammo diversi minuti e Natalie finalmente ci raggiunse, insieme a suo padre.
“Penso che tu abbia delle ragioni più che valide per averci chiamato, qui.” Dichiarò freddo il signor Bennett.
“Mio padre ha rapito la mia fidanzata.” Dissi: “E magari lei potrebbe aiutarci a trovarla.”
“La tua ragazza è Natalie.” Replicò.
“No. E' Charlie.”
I fari delle macchine che percorrevano la strada illuminavano il viso del signor Bennett, che sospirò: “Avrei voluto che tu avessi dato queste attenzioni alla mia bambina.”
“Arriverà qualcuno che sarà anche meglio di me.”
Lo sgranchirsi della voce di Zayn interruppe il nostro dialogo.
“Dobbiamo trovare Charlie.” Ricordò il moro.
A questo punto mi venne un'idea. E spiegai il mio piano.
“Vorresti farci acquistare la vostra società? Lo sai che per noi sarebbe solo una perdita e basta.” Disse il signor Bennett.
“Allora la vostra azienda rischierà di essere chiusa per armi illegittime. Sicuramente la polizia troverà qualcosa. Quindi io terrò la bocca chiusa, in cambio tu dovrai dire a mio padre che sarai disposto ad acquistare la società di famiglia, solo se libererai Charlie.”
“E se non dovesse accettare?” Domandò Natalie.
“Perché non dovrebbe? E' stato per il patrimonio aziendale che ha fatto questo casino!”
“Non c'è bisogno di urlare.” Mi rimproverò: “E non serve minacciarci di fare fallire la società di famiglia.”
“Scusami. Hai ragione.”
Così ebbero inizio le danze. Il signor Bennett chiamò il signor Styles e i due si accordarono per incontrarsi.
Inizialmente si era pensato di parlare subito della liberazione di Charlie, ma in tal caso, poteva succedere che il signor Styles non avrebbe collaborato e poteva reagire in maniera negativa, peggiorando la situazione.
Ripetei al padre di Natalie il copione: “Devi assolutamente convincerlo. Quando avrà detto di sì, interverrò io e parlerò con mio padre.”
“E' troppo scontato e banale.” Interruppe Natalie: “Dobbiamo prima scoprire dove è nascosta Charlie. Una volta che sappiamo dove è lei, bisogna tenere occupato tuo padre mentre qualcuno andrà a salvare il panda.”
“Piano geniale. Perché non ci ho pensato prima!” Esclamai con tono sarcastico. Feci un applauso di due battiti e poi mi fermai, guardando interrogatorio Natalie: “Ma mi diresti come ti faresti dire dov'è nascosta Charlie?”
“Sicuramente non era da solo quando ha portato Charlie. E quando papà sarà impegnato a parlare con tuo padre, tu e Zayn vi farete condurre dal complice.”
“E' possibile che Natalie abbia ragione. Non credo che tuo padre abbia fatto da solo. Ha anche lui una certa età!”
“Vi state basando su una stupida ipotesi.” Gridai: “Se non c'è questo secondo complice? Avete un piano B?”
“Non ci sarà bisogno del piano b!” Obiettò Natalie: “Andrà tutto bene.”
Tutto sembrava troppo strano. Perché tutti erano così sicuri, calmi e fiduciosi? Insomma, va bene che Charlie non stava simpatica a Natalie, perché così tanta tranquillità?
Non dissi nulla e annuii facendo cenno con la testa.
Papà arrivò con una porche nera, che però non era guidata da lui ma da un altro uomo. Tirai un sospiro di sollievo.
Forse Zayn e Natalie non avevano torto.
Mentre noi tre eravamo nascosti tra il buio e cassone della spazzatura, mio padre scese dall'auto, fece sbattere violentemente la portiera e si diresse verso il signor Bennett.
“Come mai tutta questa fretta?”
“Acquisterò la tua società. Non ci sarà bisogno più del matrimonio tra tuo figlio Harry e la mia Natalie.”
“Ragazzi, andate dall'autista.” Propose Natalie accanto a me.
Così, come se fossimo degli agenti speciali di polizia, ci avvicinammo all'auto ed entrammo. Zayn si sedette nei sedili posteriori mentre io mi misi seduto accanto alla postazione del guidatore.
“Non dire niente e non fare nessun passo falso.” Dettò legge Zayn: “Ho una pistola con me. E tu non vuoi che la tiri fuori, vero?”
L'uomo alzò le mani: “N-no.”
“Portaci dove è stata nascosta Charlie.” Dissi io autoritario. Non dovevo farmi assalire dalla paura.
“Io non so di cosa stai parlando.” Disse l'uomo, usando di nuovo un tono di sicurezza.
“Penso che la pistola voglia venire fuori.” Interruppe Zayn.
L'uomo allora, portò le mani sul volante e lo strinse con forza: “D'accordo.” Disse sospirando.
Anch'io tirai un sospiro di sollievo, sapendo che presto avrei rivisto Charlie.

Il viaggio proseguì in silenzio, fino ad arrivare in un deposito di merci fuori città. Chiamare quel posto illuminato, era come fargli un complimento.
Uscimmo in auto e Zayn si assicurò che l'uomo ci facesse da guida, senza che ci facesse brutti scherzi.
“La ragazza si trova lì dentro.” Affermò l'autista.
“Sarà meglio che sia vero.” Replicò Zayn.
Corsi verso il portone e lo trascinai con forza verso la destra.
“Charlie! Charlie! Sono Harry, rispondimi!” Urlai, sentendomi vibrare le corde vocali.
“Harry!” Sentii la voce del panda e gridai ancora.
“Charlie!” Divenni più rapido di flashman, più di speedy gonzales e la raggiunsi. Le sfiorai le spalle e gliele strinsi. Temevo che potesse sparire davanti ai miei occhi.
“Charlie!” Dissi ancora. Le presi il viso e la baciai.
“E' tutto ok. Ci sono io.” Avevo un fiatone da far paura, ma ero sollevato. Adesso che sapevo che lei stava bene, potevo stare tranquillo.
Liberai Charlie e mentre lei si controllava i polsi e le caviglie sentii un applauso dietro le mie spalle.
“Ingegnoso, figliolo. Veramente.” Mi voltai di scatto e vidi mio padre entrare, affiancato dal signor Bennett e Natalie: “Mi dispiace.” Mimava con le labbra.
Riportai la mia attenzione verso mio padre.
“Cosa ci sarebbe di ingegnoso qui? Hai rapito la mia fidanzata! E hai sempre pensato al peggio nei miei riguardi e...” Esplosi dalla rabbia. In quel momento tutto quell'insieme di emozioni si catapultarono fuori.
“Ho cercato di proteggerti!” Si giustificò: “Figliolo,” proseguì: “fai la scelta giusta. Vieni da me e vivrai felice. Te lo assicuro.”
“Perché mai mi dovrei fidare di te?” Chiesi: “Cosa c'entrava Charlie?! Perché metterla in mezzo e farle questo?!”
“Perché ti ha fatto il lavaggio del cervello!”
“No!” Gridai: “Tu volevi usarmi dal principio. Volevi combinare il matrimonio tra me e Natalie. Cosicché da salvare la tua azienda dal baratro assoluto. E non hai pensato alla vita di tuo figlio? No. Assolutamente no.”
“Calmati Harry.” Sentii la mano di Charlie stringere la mia. Avvertii una dolcissima sensazione di calore dentro di me che mi fece comprendere quanto fosse veramente per Charlie.
Se lei non fosse entrata nella mia vita, se io non me ne fossi innamorato, probabilmente avrei seguito le orme di mio padre e chissà se sarei stato felice. Felice in quell'ingarbugliato insieme di segreti, bugie e semplice desiderio di potere e ricchezza.
Allungai il braccio fino alla fine del fianco del mio panda e la portai vicino a me: “Vedi questa donna papà,” dissi: “beh, lei sarà tua nuora.” Annunciai.
“Cosa?!” Charlie mi urlò praticamente nell'orecchio, danneggiando per l'ennesima volta il mio povero organo uditivo.
Tutte le ragazze normali si sarebbero emozionate e avrebbero pianto dalla gioia.
L'espressione di Charlie fu quella di una persona che aveva appena visto la morte in faccia. Infatti era sbiancata subito.
“Io dovrò sopportarti per sempre?”
“A qualcuno toccherà.” Risposi.
Roteò gli occhi e sorrise: “E va bene, mi sacrificherò per l'umanità.”
“Non essere così plateale.” Sussurrai avvicinandomi a lei e baciandole la guancia: “Sono serio.” Dissi sicuro.
“Lo so.”
La voce di Zayn si sgranchì interrompendo, purtroppo il momento amore-pucci tra me e Charlie.
“Harry potevi anche aspettare di fare la tua dichiarazione. Il bel finale, arriva alla fine.”
“Bisogna seguire i propri sentimenti.” Replicai.
Zayn sorrise.
“Ho chiamato la polizia.” Affermò: “E appena sapranno del rapimento di Charlie, signor Styles per lei è finita.”
“Anche per te, Zayn lo sai, vero?”
Mi voltai verso il mio amico ma non disse nulla. Le sirene della polizia coprirono quel silenzio e quegli sguardi che ci stavamo lanciando tra di noi.
L'investigatore che entrò all'interno del capannone era seguito anche dal signor Parker.
Successivamente si venne a scoprire che lo stesso signor Parker era a conoscenza del mercato nero di armi illegali tra la società Bennett e quella degli Styles.
E venne a galla anche il passato di Zayn e quello di Keyra.
“Quindi Keyra era stata vittima di un incidente autostradale. E pensavi che fosse stato il signor Parker a ucciderla.” Dissi sorpreso.
“Già. E quando giunsi a Manhattan, avevo solo lo scopo di vendicarmi, a modo mio... Infatti lo stesso giorno incontrai tuo padre, Harry. E lui mi propose di aiutarlo nel suo piano, cioè quello di far convolare a nozze te e Natelie e di mettere fuori gioco Charlie. E in cambio il signor Styles avrebbe fatto scomparire Parker. Solo che conoscendo meglio Charlie e vedendo in lei Keyra, avevo deciso di lasciare stare e di non farmi coinvolgere più da lui. Però venni a sapere, che il signor Styles avrebbe ucciso il signor Parker, facendo poi incolpare me e quando lo venni a sapere...”
“Intervenni io e chiesi a Zayn di fare ricerche più approfondite sul conto del signor Styles e del signor Bennett e con l'aiuto di Natalie, siamo riusciti a chiudere questa faccenda. E anche tu Charlie.” Disse poi il signor Parker rivolgendosi al panda: “Se non ci fossi stata tu, probabilmente saremmo ancora in alto mare.”
Sgranai gli occhi incredulo.
“Quindi voi due sapevate tutto!” Esclamai, indirizzandomi verso Natalie e Zayn. Capii così il perché della sicurezza dei due nel piano.
Gli agenti portarono via sia mio padre che il signor Bennett. Chiesi successivamente a Natalie perché non mi avesse detto niente e lei mi spiegò che era un'operazione segreta e che meno persone erano a conoscenza di questa piano e meglio era.
“Ma da quando andava avanti questa storia?” Proruppe Charlie.
“Da quando ci hai beccati insieme all'hotel.” Soffiò con noncuranza poi si voltò verso Zayn e cominciarono a chiacchierare.
“Quei due si metteranno insieme.” Constatò piatta il panda.
“No, Zayn non è il tipo da Natalie.”
“Mai dire mai. Io non ero mica il tipo da criceti.”
“E io non ero il tipo da panda.”
“Sì, che lo eri. Altrimenti non mi avresti chiesto di sposarti.” Ribatté.
“Te l'avrei chiesto, davvero? Perché io non ricordo.” Controbattei appositamente. Finalmente questo caos era finito. Niente Natalie, niente matrimoni combinati, niente società da dover gestire. Ero libero.
Beh, l'unica persona che avrei dovuto sopportare sarebbe stata Charlie, ma non era un problema.
Alla fine avrei avuto anch'io i miei vantaggi.
“Hai la memoria corta, eh?”
“Ci sarebbe un modo per far tornare tutto, sai...” Allusi malizioso.
Charlie scosse la testa e sorrise: “Dai, dobbiamo prima concludere con la polizia.”
Così andammo in centrale e ognuno di noi: Charlie, io, Zayn e Natalie facemmo la nostra deposizione.
Qualche settimana più tardi, fummo convocati in tribunale, davanti al giudice per riconfermare ciò che era successo.
Il giudice sentenziò colpevole mio padre, come assassino di Keyra e omissione dei soccorsi e in aggiunta ci fu l'aggravante di rapimento di Charlie.
Mentre l'attività commerciale del signor Bennett e quel poco che rimaneva dell'azienda di famiglia venne assorbita dall'azienda del signor Parker.


Charlie's Pov.
“Harry sei sicuro di voler tornare in Inghilterra?”
“Sì, Charlie. Te l'ho già detto. Voglio stare vicino a mamma e stare con i nostri amici. E poi ci siamo conosciuti là e là che voglio vivere.”
Dopo le varie vicissitudini che entrambi avevamo passato Harry sembrava essere maturato molto. Non per quanto riguardava il fatto di prendermi in giro in modo continuo, ma piuttosto sull'affrontare i problemi. Ogni volta che litigavamo e se io mi arrabbiavo, mi prendeva per il braccio e finché non parlavamo seduti sul divano, non mi faceva alzare.
Stavo preparando i bagagli e stavo chiudendo l'ultima valigia. Anche se quella dannata scatola arancione non era intenzionata a farlo.
“Usa il tuo dolce peso e vedrai che ti obbedirà all'istante.” Aveva suggerito Styles, poggiandosi allo stipite della porta con braccia incrociate.
“Quindi tu sei caduto ai miei piedi per i miei sessantacinque chili?”
“Chi può dirlo.”
“Che stronzo che sei. E dire, che pensavo che fossi cambiato, ma mi sbagliavo.”
Harry sorrise e abbassò la testa, scuotendo la testa: “Charlie, io sarò sempre lo stesso idiota Harry Styles per cui hai perso la testa. E' vero, forse sono un po' maturato. Ma di certo non sarò un tipo serioso sempre. E poi dimmi, se diventassi una specie di vecchio noioso e brontolone, mi diresti:-Dai Harry, un po' di energia!-”
“Vuoi aver sempre ragione, eh?” Domandai inarcando il sopracciglio.
“Certo!”
Peccato che quella frase in cui Harry voleva avere ragione non si realizzò mai negli anni successivi.
***

“Papà, ma perché prendi in giro sempre la mamma e la mamma si arrabbia sempre?” Ecco quella fu la domanda dolente che avrei voluto che Emma non avesse chiesto.
“Perché sono dei giochi dei grandi. E' divertente lo sai.” Rispose Harry prendendo la nostra bambina in braccio.
“Che storia lunga che mi avete raccontato...” Continuò a dire mentre mio marito la stava facendo accomodare sul letto di camera sua.
Le sistemò le coperte e poi disse: “Non vedo l'ora di vedere zio Zayn!”
“Ma come!” Esclamò Harry: “Davvero, preferisci zio Zayn al tuo papà!?”
“Sì.”
“E' colpa di tua madre.” Borbottò Harry: “Sicuramente qualche suo gene è finito nel tuo sangue e con questo si spiega tutto.”
Il criceto sospirò affranto e dando il bacio della buonanotte ad Emma, le coricò per bene le coperte, spense le luci ed entrambi uscimmo dalla stanza.

“Sono offeso.” Mugugnò Harry: “Pensavo di essere il suo eroe!”
“Il mio lo sei.” Dissi abbracciandolo.
“Io voglio essere l'idolo di essere umani non di animali.” Controbatté.
Poggiai il mio mento sul petto di Harry e lo guardai con sguardo cigliato: “Ah, sì? Non vuoi stare in bianco, vero?”
Stupida domanda retorica. La risposta sarebbe stato un:-No, che non voglio stare in bianco.-
Harry mi afferrò per il polso e mi baciò.
“Sono contento di averti sposato e di essere diventato papà di nostra figlia ...Pensavo che la felicità stava nel fare le cose perfettamente, nel dover rispettare ogni cosa, ma alla fine, la felicità si trova nelle piccole cose, e, a volte anche nelle grandi. Come il giorno nel nostro matrimonio. Solo tu potevi inciampare nel vestito e distruggere metà della torta nuziale.” Raccontò divertito.
Quella giornata che per numerose persone poteva essere perfetta e dolce, per me e Harry era stata un'altra giornata alla panda-criceto.
Io ero goffissima con quell'enorme abito bianco e avevo chiesto anche di accorciare il vestito, ma la sarta non mi dava retta. Quando poi mi sono letteralmente spalmata sulla torta, la signora mi venne a dire: “Forse avevi ragione.”
“E ti ricordi quando sei rimasta incinta di Emma?”
“Già! Non pensavo mica di avere così presto una bambina. E solo perché non sei riuscito a tenere sotto controllo il tuo biscione.”
“Non offendere una creazione divina così perfetta.” Si difese Harry.
Non dissi nulla perché sarei potuta diventare cattiva. Non perché lo fossi, ma perché ero sadica e fare battute sulla grazia del criceto, era piacevole.
“Dai andiamo a letto.” Proposi: “Domani devi essere presto in aula, giusto?”
“Sì, ma adesso pensiamo ad altro...faremo attività fisica, vero?”
Eh, Harry era rimasto il solito playboy che aveva una strana fissa per il mondo a luci rosse.
Ma a me andava bene così.
Quando tornammo dagli Stati Uniti, Harry si iscrisse all'università e decise di seguire la carriera da avvocato. Dopo diversi anni di studio, riuscì a guadagnarsi un nome a Holmes Chapel e anche nei quartieri vicini.
Mentre io diventai giornalista. Dopo ciò che ci era successo per via del padre di Harry, cominciai a scrivere e questo mi aveva fatto capire che scrivere mi aiutava molto con me stessa, scelsi così di seguire questo percorso.
Zayn e Natalie, come aveva predetto Harry si misero insieme e ci venivano a trovare qualche volta. Non sempre, anche perché i rapporti tra me e Natalie non erano tra i migliori.
Avevo tentato di fare amicizia con lei, ma con scarni successi.
Liam e Sophie si erano sposati pure loro e avevano avuto una coppia di gemelli maschi. Diversamente da me e Harry, quando quei due si sposarono sembrava di essere in un angolo di paradiso.
Sophie era meravigliosa con l'abito bianco e il pancione. E Liam era così emozionato che quando disse il tanto sospirato: “Sì.” lo disse per ben tre volte.
Harry invece non aspettò neanche che la figura religiosa finisse di pronunciare la frase da rito, e mi baciò. Mi prese in braccio e mi portò subito in carrozza.
Quell'idea stranamente così romantica mi piacque, perché era stata una sorpresa.
“Non ci credo!” Avevo esclamato guardando la carrozza bianca. Poi portai l'attenzione ai cavalli bianchi e al cocchiere.
“Perché l'hai fatto?” Domandai poi.
“Ho pensato che forse avevi un po' l'umore a terra dato che la torta non era più mangiabile. E quindi ho chiesto alla mamma di chiedere subito una carrozza. Ed eccola qui.”

“A che pensi, Charlie?” Harry mi riportò alla realtà. Mi posizionai accanto a mio marito, mettendomi sul fianco.
“A quando eravamo usciti dalla chiesa e a quando vidi i cavalli e la carrozza bianca, che ci aspettava fuori...” Pensai poi alle parole che Harry mi aveva detto un paio di minuti fa. Alla felicità che andava cercata nelle piccole cose.
“Sono felice di essermi innamorata di te, Harry.”
“Anch'io lo sono. E non sai quanto. Ti amo panda.”
“Ti amo criceto.”

THE END.


_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

E questo è il finale della storia. Grazie a chi ha continuato a leggere e chi ha rivisto Charlie e Harry in azione di nuovo!

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