Life without dreaming is a life without meaning.

di Uaremykriptonite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Le 6 e mezza del mattino.
Mi ero svegliata prima del suono della sveglia di 15 secondi, faccio solo in tempo a stiracchiarmi, ed eccola che suona.
 
Mmm la musichetta brasiliana da carnevale, del mio vecchio Nokia scassato, solo quella aveva il potere di alzarmi ogni giorno, alla stessa ora, rimbomba perfino dai vicini, una volta sono venuti a ringraziarmi perchè li avevo svegliati per il lavoro, visto che si erano dimenticati della loro sveglia.
 
Con tutta la poca forza che avevo, alzo la testa dal letto, con molto rancore, mentre lo saluto tristemente, dandogli appuntamento tra 18 ore.
 
Vado velocemente in bagno, mi lavo la faccia, me la pulisco mentre con l'altra mano cercavo fard e mascara; non mi sono mai capita, impiego sempre più tempo all'inizio che alla fine della mia preparazione D:
Mentre il latte si scaldava, guardavo fuori dalla finestra: stava sicuramente per iniziare a nevicare.
 
Pero' la neve, crea sempre quell'atmosfera di festa e ...
Il Natale. Non ci volevo pensare ora, dovevo concentrarmi su altro.
Ah spiegatemi come si fa a smettere di pensare a qualcosa, quando inizi a farlo.
Mi faceva male al solo pensiero che quell'anno avrei dovuto passarlo tutta sola, rannicchiata in un divano a piangere e a soffiarmi il naso con i rotoloni regina, quelli che non finiscono mai che sono estremamente adatti a situazioni del genere.
 
Oppure avevo pensato di guardare un film strappalacrime per piangere contemporaneamente per due motivi diversi.
Mi ha sempre fatto bene piangere, sopratutto negli ultimi periodi. Credo che il momento perfetto per farlo è mentre sei a letto, quando ti  nascondi sotto le coperte, il buio ti avvolge e metti le cuffie.
 
Poi a un certo punto, alzi la faccia da quel cuscino ormai bagnato di tue disperazioni, che difficilmente si riesce a combattere e inizi a pensare a tutte le disgrazie che si sono capitate, e del perché tutto cio’.
 
Piangere è l'unico modo in cui io riesca a sfogarmi del tutto, senza lasciare un briciolo di tristezza dentro di me, per quanto riguarda un solo giorno.
Perchè di giorno in giorno la tristezza, si accumula sempre più, per ogni minima cosa che tu veda o senta.
 
Sento la vibrazione del telefono che avevo lasciato a letto: notifica di twitter, @justinbieber ha pubblicato un nuovo tweet: foto. Awww che faccino carino, anche se ha quell'aria da duro e sembra volesse dire #sonofigoeloso. Sorrisi. Non smetteva di essere dolcioso e paffuto.
Stacco un'attimo gli occhi dalla finestra e vedo che il latte che bruciava.
 
Aaaa no! Lascio perdere e mi vesto: un paio di jeans, una maglia semplice e un maglione rosa/ pesca sopra e converse bianche, capelli sciolti. I miei lunghi capelli marroni, la mia grande fiertà.
 
Ho sempre amato vestirmi semplice e comodo, nulla di sofisticato per un’altro noioso giorno di scuola. Mi guardai allo specchio per diversi secondi e sorrisi: non ho un fisico da modella ma era proprio quello che ho sempre voluto evitare.
 
Era troppo noioso assomigliare a quelle modelle con quelle gambe cosi fini con quella pancia cosi piatta, senza curve ne nulla, corpo tutto secco che passavano la loro vita ossessionate da quello che mangiano, quanto klcalorie ci sono in una pacchetto di patatine prima di poterle mangiare, correre per almeno 3 ore al giorno per non accumulare troppi grassi.
 
Insomma vivetevi la vostra vita senza troppe preoccupazioni.
 
D'altronde non avrei neanche potuto assomigliare a quelle modelle, anche se avesso voluto, visto il mio eccessivo amore per il cibo.
Andavo fiera del mio corpo, le mie forme, tutto.
Il mio motto é sempre stato: " Meglio avere un bel culo sodo, due bei fianchi e delle belle coscie che due stuzzicadenti al posto di gambe".
Le mie curve erano da invidiare, ero giusta. Non sono una tipa modesta, ma w la verità insomma.
 
Mi sbrigai a prendere la giacca e la borsa e mi diressi verso la porta.
Mentre uscivo di casa, senza rendermi di conto di quello che dicevo, urlai un 'A dopo mamma, a dopo papà! '.
 
Mi fermai un'attimo e cedetti.
Caddi per terra e un pianto intenso, inizio', cercando di smettere, ma ogni singhiozzo, mi incitava di andare avanti.
 
Perchè l'avevo fatto? Forse perchè ero troppo abituata alla presenza della mia mamma davanti alla porta che mi augurava una buona giornata, dandomi un bacio sulla fronte e babbo che mi portava fino a scuola.
D'altronde era una cosa normale, tutti hanno una propria famiglia. Ma no. Non per me. Io ero un'eccezione da parecchio tempo.
 
Una triste eccezione.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
"D'altronde era una cosa normale, tutti hanno una propria famiglia. Ma no. Non per me. Io ero un'eccezione da parecchio tempo.
Una triste eccezione"
 
Mi chiamo Maya.
 
E sono 2 anni che abito a Parigi.
 
Il mio trasferimento avrebbe segnato la mia vita, é vero, ma era l'unico modo che avevo trovato per poter dimenticare tutto e guardare avanti.
 
Non pensavo che sarei arrivata a sopportare tutto cio’ da sola, in paese del tutto estraneo, tutto diverso, la lingua, le persone. Anche se a volte, la mia vita precedente, era cosi tanto stressante che quella voglia di cambiare paese e stile quotidiano, ce l'avevo realmente.
Ma non è cosi tanto facile una volta arrivati a quel punto.
 
La tua vita riinizia da zero. Finisce E ricomincia allo stesso momento in cui cio’ accade. Siamo al punto di partenza di un'altra, che non sapremo dove ci porterà, non avendo nessuno al nostro fianco che ci aiuti e ci indichi la giusta direzione, solo quella. Perchè di direzioni ce ne sono tante.
 
E tu sei cosi disorientata, cosi persa che hai solo bisogno di qualcuno che ti prenda tra le braccia, che ti stringa al petto il tuo corpo fragile, secco ormai dalla disperazione, dalla tristezza e farlo rinascere di nuovo.
 
Ma non sempre la presenza fisica conta. Non nego che sia importante ma a volte le persone distanti ti fanno star meglio di quelle che vedi tutti i giorni.
 
E io mi sono innamorata di quella voce tanto lontana ma cosi tanto vicina al mio cuore ;, delicata e rude allo stesso tempo dolce e profonda, quella voce che cura senza che gli venga chiesto, quella voce che fa venire i brividi anche se glielo impedisci e che ti fa dimenticare tutto proprio nel momento in cui ne hai bisogno.
 
E la voce appartiene al ragazzo di cui essa mi ha fatto innamorare.
Dolce, bello, e il sorriso.
Il sorriso che acceca gli occhi.
E gli occhi suoi che accecano i miei solo tramite uno schermo.
Quel sorriso che sforzo a imitare e che mi tramanda la stessa felicità che sente lui.
Perché la sua felicità é anche la mia.
Justin sarà anche una celebrità ma questo non fa di lui una persona snob, anzi.
La dolcezza e l’amore che costruisce la sua personalità, fa che quel ragazzo occupi una gran parte della mia vita e di me stessa. Cio’ di cui avevo nettamente bisogno.
 
Lui mi ha aiutata, senza saperlo. Ha allungato la sua mano verso di me quando il mio burrone si faceva più profondo. Quel burrone che la mia vita aveva scavato.
 
Mi ricordo tutto con esattezza, tutto precisamente, nei minimi dettagli.
Mi sono sempre chiesta perché sono sempre le cose più brutte a essere sempre ricordate; beh purtroppo era cosi.
 
Avevo 10 anni, cosi piccola e innocente. Entro a casa dopo scuola ; e vedo mia mamma seduta sul tavolo e discuteva tutta felice con papà; avevano l'aria di essere felici.
 
Sarei diventata la sorella maggiore di una sorellina. Avrei avuto una sorellina con cui giocare, ridere, scherzare e fare tutto quello che due sorelle fanno; anche se avro' avuto 10 anni in più, avrei fatto di tutto per farla sentire a suo agio con me, gli avrei regalato giocattoli, e quando avrei avuto del tempo libero, dopo aver fatto i compiti, l'avrei portata al parco. Ne parlavo sempre con mamma, e lei era felice a vedermi entusiasta.
 
Ma in fondo vedevo che era preoccupata . Avevo solo 10 anni, ma non ero stupida. Le cose che i grandi pensano che non notiamo, le capiamo penso anche meglio di loro.
 
L'ho sempre accompagnanta a comprare tutto quello che serviva per la nuova arrivata; i miei non volevano che io mi senta in disparte, quando nascerà la piccola, era per questo che mi faceva partecipare a qualsiasi cosa che la riguardasse. Io mi sentivo grande, e gli rispondevo sempre, "No mamma, mia sorella avrà più bisogno, perché sarà piccolina!".
Mia madre sorrideva e mi passava la mano in mezzo ai capelli, quel sorriso solare accompagnato da quell'espressione preoccupata che aveva.
Passarono i mesi, e finalmente l'ora del parto arrivo'.
La sera, mamma venne da me, e mi sveglio' dolcemente.
 
" Maya? Tesoro svegliati".
"Mamma che c'é? manca ancora tanto per le 7!"
"No tesoro, é che devo andare in ospedale, perché devo partorire. La tua sorellina nascerà tra poco. Tu sei la più grande, per questo che voglio che mi prometti una cosa.
Qualsiasi cosa succeda, voglio che tu sia forte.
Perchè tutte le bambine, nella tua situazione devono essere forti. In questi giorni, non dormiremo insieme, nello stesso letto, e se vuoi raccontarmi come è andata la tua giornata o chiedermi qualche consiglio, fai solo una cosa: chiudi gli occhi e parlami.
Vedrai, io sentiro' tutto quello che dici e ti aiutero', piccola mia.
Ti staro' accanto, sempre. Per sempre."
Non capivo perchè tutto quel prologo, erano solo 3 giorni.
Mentre mamma parlava, vidi lacrime scendere dal suo viso, me ne ero accorta e anche se lei girava la testa velocemente e se le asciugava, lo vedevo
 
Ma io ero solo felice, non vedevo perchè mamma avrebbe dovuto piangere.
Papà mi porto dalla zia, dove continuai a dormire profondamente.
 
I miei avevano deciso di non farmi andare a scuola, per quel giorno.
Mi alzai che erano le 14 del pomeriggio.
 
C'era un silezio tombale; la zia mi aveva messo a dormire nel suo lettone, con la porta leggermente aperta; sentivo delle voci provenire dal salone, ma parlavo piano; forse perché avevano paura che qualcuno le sentisse.
Mi misi le pantofole, e quatta quatta scesi dal lettone, e mi avvicinai alla porta appoggiando l'orecchio verso fuori.
"Jonhatan, ora cosa faremo?"
 
Cosa intendeva la zia? Cosa dovevano fare?
 
Ma papà non rispondeva. Sentivo dei singhiozzi pesanti, mi affacciai piano, evitando che qualcuno mi vedesse e vedo papà piangere. Non avevo mai visto il mio babbo piangere, doveva essere qualcosa di grave.
Dov’era mamma ?
 
"Non lo so Alicia, non ho mai pensato che saremmo arrivati a questo punto. E non avrei mai pensato che Maya, cosi piccola, avrebbe dovuto continuare la sua vita senza sua madre".
 
 
 
 
 
Hiiiii girlsssss :)
Eccomi qua, scusate se non avevo scritto nulla nel primo capitolo :D comunque é la mia prima FF, che avevo scritto circa 1\2 anni fa ma che non ho mai pubblicato. Scrivevo tanto per il gusto di farlo ma poi mi son detta ‘perché no ?’ ed eccomi qua xx se avete consigli o cose varie, scrivetemi pure oppure recensite semplicemente ! spero vi piaccia ! Ps: se siete fan appassionati di Hunger Games e Oned, leggetevi "71°Hunger Games" di Up_me_memories, una storia fusione tra i due! Vi piacerà sicuramente!
Besito xx
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Non lo so Alicia, non ho mai pensato che saremo arrivati a questo punto. E non avrei mai pensato che Maya, cosi piccola, avrebbe dovuto continuare la sua vita senza sua madre".
 
Mamma non ce la fece e neanche la mia sorellina.
Mio padre subi' un grande shock.
 
Per questo decise di cambiare paese. Dall’Inghilterra alla Francia, insieme a zia Alicia.
Pensavo avrebbero optato per l’Italia, visto che papa é di origini toscane, ma non lo fecero.
 
Cambio' radicalmente. Divenne piu' violento, piu' depresso e delle volte non lo vedevo per giorni.
Abitavo con mia zia, finché lei non si trasferi' a NY, in America, dove viveva sua figlia.
Si era separata con il marito, di mezzo c’era un figlio e lei era distrutta moralmente visto che il motivo della separazione era il molteplice tradimento che il marito le aveva afflitto.
 
Avevo 14 anni all’epoca.
 
Zia Alicia era stata la mia unica famiglia da quando mia madre era venuta a mancare, mi trattava come una figlia e vedevo che lo faceva con tutto l’amore possibile.
Voleva mi sentissi a mio agio, sempre.
Ci riusciva.
Riusciva in qualsiasi modo a strapparmi un sorriso, anche quando non volevo. Mi aveva comprato il vestitino per Carnevale, mi aveva accompagnato a scuola il mio primo giorno delle medie, mi coccolava di notte quando il mostriciattolo sotto il letto mi trascinava nei sogni più lugubri e cattivi.
Mi aveva mantenuta quando era mio padre che doveva farlo, mi preparava a diventare un’adolescente sicura di me stessa, autonoma e felice.
 
Dopo la partenza rimasi sola, in un certo senso. La presenza di mio padre era solo fisica.
Per quattro anni, non si era degnato neanche di abbracciarmi o di guardarmi in faccia mentre parlava. Mi mancava in un certo senso.
Mi mancava quella figura paterna che si era assentata quando ne avevo più bisogno.
Ma c’era Justin. Non era uguale, ma almeno lui era li. La sua voce era vicino a me.
 
 
Mi portarono in un'orfanotrofio, e mio padre mi veniva a vedere di volta in volta, non sempre.
Non lo avevo mai capito, il motivo del suo abbandono e il fatto che quando mi veniva a trovare non mi trattava come sua figlia, i nostri rapporti rimanevano sempre freddi.
Avevo bisogno di lui come lui aveva bisogno di me. Lo sentivo, ma lui lo negava indirettamente.
E arrivo' quel momento in cui le sue visite iniziarono a scarseggiare, fino a quando non lo rividi mai piu'.
 
Mi dicevo sempre che sarebbe ritornato, ero figlia di sua moglie, ero l'unica cosa rimasta che li univa e mentre questi pensieri affioravano nella mia mente, le lacrime mi bagnavano il viso.
Passarano i giorni, i mesi e gli anni. E di mio padre non si seppe più nulla.
 
Ero sempre stata una ragazza molto responsabile, come zia Alicia voleva che diventassi. Facevo tutto quello che dovevo fare, a scuola ottenevo sempre degli ottimi voti, cosi decisero di fare una piccola eccezione.
 
Avevo 17 anni, la preside mi aveva chiamata nel suo ufficio e mi aveva detto che mi avevano trovato un piccolo appartamento, non tanto lontano dall'orfanotrofio, cosi se avessi avuto bisogno di vederli, potessi velocemente raggiungerli.
Ero felice. Una casa tutta per me.
Casa. Nido. Famiglia.
 
Era abbastanza accogliente: all'entrata a destra, c'era la cucina e di fronte, un piccolo corridoio, che portava al salotto, un grande divano, con una poltrona di fianco e il televisore di fronte, c'erra anche un piccolo balcone; andando piu' avanti, c'era una camera abbastanza spaziosa e il bagno vicino.
 
I servizi sociali sarebbero venuti una volta al mese, senza dirmi quando per controllare se tutto andava bene, fino a quando avrei avuto 18 anni.
 
Mi sentivo grande, insomma mi piaceva quell'idea di avere un piccolo posto in questo mondo tutto mio, dove nessuno mi diceva cosa dovessi fare o quando dovevo andare a letto. Era tutto mio. Ero padrona di me stessa.
 
A partire da quel momento, inizia una nuova vita, con me stessa e... Justin.
Faceva parte della mia famiglia ? Si, certo che si. Lui c’era. Era sempre con me.
 
Visto che non avevo nessuno che potesse aiutarmi economicamente, mi davano una certa somma di soldi al mese, perché possa comprare cio' che mi serviva, per la scuola e la casa.
 
Ho una sola amica, Tiffany, che  passava intere giornate insieme a me, e il week-end, veniva a dormire da me; diciamo che la mia era una seconda casa per lei, e questo non mi dispiaceva affatto, anzi, lei per me era tutto cio' che avevo.
Era la mia unica e migliore amica, e anche lei faceva parte della mia famiglia.
 
Mi affrettai a lavarmi la faccia, senza ritruccarmi, sarei arrivata tropo tardi a scuola. mi precipitai nella scale, e grazie a Dio, riuscii a prendere l'ultimo autobus.
Arrivai giusto in tempo: prima ora di storia.
 
Ormai era la solita routine: scuola, casa, ripasso, mangio, e dormo.
Poi per il week-ende, vedevo con Tiffany. Solitamente la nostra meta é sempre stata il centro : la Tour-Eiffel, les Champs Elysées, insomma é Parigi gente.
 
La incontrai dopo scuola, davanti al cancello, mi stava aspettando.
Sorrisi. Era bellissima come sempre, mi era mancata da morire. Già da ieri a oggi. Woah.
"Finalmente ci degni della tua presenza.’’
‘’Aspetta, questo é il momento in cui dovrei ridere oppure fare la stronza e dirti : « si e sentiti degna di poter respirare la stessa mia aria a 10 mm di distanza » ?
 
Lei era l'unica che sapeva tutto sulla mia situazione, era tutto per me, avrei potuto fare qualsiasi cosa per lei, ricordo benissimo come mi aveva aiutato a superare tutto.
E’ quel tipo di persona che appena vedi e le inizi a parlarei, non smette più e ti fa un’autobiografia live. Poi si registra il suo numero sul telefono con qualche soprannome idiota e una sfilza di faccine e cuoricini e boom, é fatta.
Era speciale per questo.
Io invece sono l’esatto contrario. Timida, impacciata, che abbassa lo sguardo per un complimento, insomma.
 
Non condivideva pienamente i miei gusti musicali, ma sapeva di Justin.
 
Inizialmente avevo esitato prima di raccontarle tutto sul mio idolo.
Non mi piace chiamarlo idolo. E’ troppo impossibile, troppo lontano, da condividere
Justin era vicino a me e reale.
Ma lei mi aveva capita e mentre gliel’ho raccontavo, vedevo com’era interessata.
Non lo faceva solo per educazione o per non ferirmi. Mi guardava, come incantata.
E da li, capi’ quanto lui era tanto nella mai vita.
 
"Viene a Parigi per il concerto"
"Lo so Tiffany, ma sai che i soldi che ho mi bastano appena per quello che mi serve, come faccio a procurarmi i 70 euro per il concerto?"
"Trovati un lavoro, te l'ho sempre detto".
"Andiamo a scuola insieme, sai bene che abbiamo degli orari che ho non mi permetterebbero di lavorare".
"Beh allora, perché non metti da parte soldi? Anche 1 o 2 euro al giorno andrebbero benissimo, e poi al concerto manca tanto".
 
Era a maggio, siamo a settembre.
Si é vero manca tanto, ce l'ha potrei anche fare.
Era la cosa che volevo più al mondo. Era la mia famiglia. Avevo pur diritto di vedere la mia famiglia una sola volta nella mia vita.
 
 
 
 

SPAZIO AUTRICE :

Heilà :) una settimana tra un capitolo e l’altro va bene oppure dovete trucidarmi ?
Hahah comunque non so se andare veramente avanti con la storia, dato che sono in pochi a leggerla, non so magari é una mia impressione, ma se vi piace veramente, tipo fatevi sentire ( ?) o una cose simile LOL mi sento un po’ insicura dato che le recensioni sono poche e le persone che la seguono sono solo due…
Comunque fatemi sapere che pensate, accetto tutto ovviamente ;)
Besito :* xx

 
 

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