Breath of Life

di _Arya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Awakening ***
Capitolo 2: *** Nightfall ***



Capitolo 1
*** Awakening ***




Breath  of  Life

 

    
Awakening

Capitolo 1





Uno sfioro delicato si intromise nei sogni di Mary, incitandola a riemergere da quel mondo eretto sui pilastri dell'irrealtà e del subconscio.
Sullo sfondo di quell'universo inesplorato, un rumore che le parve famigliare si intromise in quella quiete nella quale era immersa. Incuriosendo il suo udito, colto dalla strana urgenza di associare quell'eco ad un nome o ad una figura, accarezzando la realtà, percepì il rumore ripetersi con una cadenza che divenne regolare. Seguendo il trepidare del suono, ammaliata da questo, un senso di tranquillità invase i suoi sensi. Le note di disturbo al profondo silenzio scoppiettarono con fragore, colpendo quelle mura alzate intorno a quel senso di placida quiete.
Un'immagine saettò nella mente assonnata di Mary: il fuoco.
Dando al suono il suo nome, venendolo ad identificare, fu come se il mondo dei sogni compiesse qualche passo di lontananza da lei. Ciò che le appariva come un sogno composto da immagini via via sempre più sbiadite, incominciava ad appannarsi e svanire poco alla volta, finché il suono, con sempre più insistenza, la richiamò al mondo reale e presente.
Un'altra serie di crepe si vennero a formare intorno ai confini del mondo onirico, quando un sospiro debole iniziò a giungerle caldo. Avvertendolo vicino, le sfiorava la pelle e, per qualche ragione, sembrava che quei fievoli sbuffi ripetuti si fossero alleati con l'ardente suono della fiamma, causa primaria di quello stato di dormiveglia nel quale fluttuava leggera, e che insieme avessero deciso di attaccarla facendo leva sul mistero reale che avvolgeva quel dolce respiro. Un languido torpore iniziò a diffondersi in tutto il corpo, procurandole brividi, quando si aggiunsero fini carezze. Fu in quell'amabile reazione al percorso tracciato sulla sua pelle che aprì gli occhi, scoprendo un sorriso venirsi a disegnare sul suo volto, illuminandolo. Raccogliendo quei i cocci di un sogno ormai dissipato, i suoi occhi assonnati incontrarono due specchi azzurri aventi una luce che in essi brillava costante, rendendoli ancora più limpidi e trepidanti. Bionde ciocche di capelli incorniciavano un volto giovane, rischiarato dall'aurea calda del fuoco che abbracciava la stanza.
<< Cosa ci fai qui? >>
Francis le sorrise, indirizzando quelle carezze insistenti sulla guancia verso la spalla, lasciata esposta all'aria fresca che pervadeva l'ambiente al di fuori della calda coperta.
Il mondo dei sogni, adesso, sembrava essere così lontano, troppo lontano per poterlo raggiungere.
Il cuore di Mary, emozionato da quel risveglio, aveva incominciato ad influenzare la mente e a gettare confusione trai suoi pensieri solo con l'alterazione dei battiti. Da pacifici quali erano, avevano incominciato a scalpitare, a fremere, a tremare.
Mary si sentì attaccata perché un bacio caldo indugiò sulla guancia, venendosi a sostituire ai gentili tocchi delle dita di Francis.
Chiudendo gli occhi, lasciando che la sua mente si concentrasse a cogliere ogni battito del suo cuore alterato da quel bacio, bisognosa di catturare l'emozione che quelle due labbra erano capaci di creare con il solo sfiorarla e chiudersi sulla sua pelle, il sorriso sul volto di Mary si estese, permettendosi di scambiare la realtà, nella quale era stata gettata, per un sogno.
Stendendo le sue gambe avvertì quelle di Francis, sorprendendosi a deliziarsi del suo contatto vicino. Diventando consapevole di quella vicinanza intima, all'altezza del cuore nacque un calore delicato, quasi come se anche lui fosse mosso dall'intenzione di coccolarla, di estendere quell'idea di sogno vivo nella realtà e che in Mary incominciava a far perderle il senso del tempo.
<< Scusa se ti ho svegliato >>, sussurrò piano Francis.
La sola replica che Mary fu in grado di offrirgli, fu un semplice sorriso accompagnato da un no, riferito da un impercettibile scossa del capo.
L'agitarsi del fuoco, quel suono che l'aveva accompagnata nel risveglio, venne sostituito dallo schiocco delle labbra di Francis sulla sua pelle. Caldi baci seguiti da altri caldi baci si ripetevano, come una mantra infinita. Ad ogni tocco, ciascuno di queste riverenze lasciava un pezzetto di quell'amore che Mary sentiva essere caldo e rosso allo stesso tempo. Ad ogni tocco, dove il sottile strato di barba la pizzicava, nei suoi pensieri felici filtrava quello che non si trattasse di un sogno, che era la realtà, lasciando che in lei si scontrassero quelle due parti contrapposte e dominate l'una da un'aria romantica e l'altra da una realista. Fino a quando una delle due non avesse prevalso sull'altra, lei sarebbe stata la sola a gioire di essere la destinataria di quelle coccole e quei piacevoli pensieri.
<< Allora, mi vuoi dire cosa ci fai qui? >>, domandò sussurrando per zittire quelle sue idee, che nella sua mente creavano solo confusione.
Udendo la sua stessa voce, rompendo quella bolla di piacevoli sensazioni che si era formata intorno a lei, il suono dello scoppiettio del fuoco ricomparve frapponendosi fra il silenzio e i baci gentili ed ininterrotti di Francis.
<< Se vuoi, me ne vado >>, rispose, parlando vicino ad un orecchio e scatenando in Mary una seconda ondata di brividi lungo tutto il corpo.
Che fosse sogno oppure realtà, di una cosa Mary era sicura: non voleva che finisse, non così presto.
Aprendo gli occhi, incontrando quelli di lui intenti a fissarla gioiosi, osservò come i lineamenti di Francis fossero la rivelazione della sua felicità. Quell'angolo di mondo, riscaldato dai dolci respiri che si intrecciavano al calore del focolare, era il solo ed unico posto dove Francis, lo sapeva, voleva trovarsi.
A quella consapevolezza, che colpì Mary silente, interpretandola e leggendola con facilità in quella luce che illuminava gli occhi di lui, il suo cuore sospirò di profondo sollievo e i suoi due pozzi color cioccolato assunsero spontaneamente il rispettabile compito di diventare i tramiti di quelli chiari di Francis.
<< Adesso che mi hai svegliato, non puoi andartene così. >>
Lasciando che un sorriso facesse capolino sul suo viso, intenta a catturare ogni più piccolo dettaglio di Francis appoggiato su un gomito a breve distanza da lei, Mary sentiva che quegli occhi di cristallo avevano iniziato ad esercitare uno strano potere su di lei. Per quanto potesse credere che in questi vi fosse un bagliore anonimo, si chiese se fosse il riflesso arancio della fiamma del focolare a vestire l'azzurro cielo dell'iride di desiderio e amore. Il suo sguardo era animato da quei lineamenti di pace e serenità che solo in poche occasioni Mary gli aveva visto portare.
<< Non sono mai stato più d'accordo >>, replicò Francis sorridendo.
Rapita dal misto di emozioni che poteva cogliere scrutando lo sguardo, attratta come se davanti a lei potesse esserci qualche oggetto raro e di inestimabile valore, sentì il bisogno di sfiorare quel volto. A questo, Mary sospettava che sarebbe seguito il desiderio che le rosee labbra ricominciassero la loro piacevole scia da dove l'avevano interrotta.
Quando Francis inclinò il viso avvicinandosi a lei, come se riuscisse a leggerle nella mente e come se volesse accondiscendere a quel suo desiderio, le dita di Mary fuggirono dal calore creato dalla coperta, nella quale erano immerse, venendosi ad esporre al freddo. Il piccolo tragitto che le separava dalla loro meta, bastò per far irradiare in tutto il corpo un dolce torpore nel momento in cui giunsero a sfiorare il mento di Francis, percependo subito al tatto la presenza della barba. Forse per la magia che pervadeva la mente di Mary, controllando pensieri ed emozioni, quel semplice tocco, quella carezza che aveva solo sfiorato la superficie del viso di Francis, sembrò essere quella nave solitaria che faceva ritorno al suo porto, al sicuro, dopo una notte passata nelle gelide acque dell'oceano oscuro.
Mary vide come la mano di Francis strinse con eleganza le due dita e, portandosele alle labbra, vi posò un bacio delicato. Un battito ebbe la forza di distinguersi dagli altri per forza e luce. Esso risuonò nel corpo di Mary con fragore, battendo con decisione contro il suo petto. Fu quell'eco leggero a spingerla a sollevarsi e lasciare che la scia di baci tornasse ad accarezzarla, catturando lei stessa le labbra di Francis con le sue.
Quanto il sentimento, l'amore poteva essere profondo?
Se quella poteva essere la caduta verso il fondo, un tonfo dolce e rassicurante, Mary sperava che durasse più a lungo possibile, che non finisse mai.
Il tempo e lo spazio sembrarono svanire, allontanarsi, così come il mondo dei sogni si era dissolto poco prima con pochi passi alla volta. Anche loro, tempo e spazio, la stavano abbandonando a quella tempesta di carezze e di baci, sussurri e tremiti che incominciarono a invaderla.
Con vaga presenza, Mary sentì le braccia di Francis circondarla e attrarla a sé, lasciando che le sue labbra la conducessero in vie nuove, attratta da quel misto di emozioni che la stavano investendo con sempre più forza. Morbide, si allacciavano e stuzzicavano e Mary, senza che avesse il tempo per pensare o riflettere, rispondeva a quegli impulsi sulla sua pelle. Prima ancora di passare dal pensiero all'azione, le sue labbra inseguivano quelle di Francis, libere e intente a catturare il loro sapore. Anche se quelle due disarmanti tentatrici erano giunte delicate, Mary poteva percepire l'impazienza e l'urgenza di conquistare le sue labbra sempre di più e con più forza. Non importava se il sapore di Francis avesse intaccato la sua pelle, accompagnandola poi nelle ore a seguire. Non importava quanto le labbra di lui, ad ogni nuovo loro schiocco, rinnovavo la loro proprietà su di lei.
Un filo di aria la sfiorò, rinfrescandole il viso e facendo scivolare via un po' di calore, nel momento in cui Francis si distaccò da lei. Per quel breve attimo, trovò delizioso avvertire l'aria gettare frescura sulla sua pelle che avvertiva essere ardente.
Una piccola pressione le lisciò la chioma corvina. Chiudendo gli occhi, lasciò che il vortice di emozioni seguisse il percorso del tocco di Francis. Lo sentì muoversi, avvicinarsi, stringere con maggior forza una ciocca dei suoi capelli e prendere un respiro, mentre Mary si accorse che la mano opposta a quella immersa nella sua chioma prese a vagare libera sulla superficie della sua gamba. Su di essa comparvero decine di brividi in reazione a quel passaggio.
Riaprendo gli occhi, trovandosi quelli di Francis intenti ad osservarla, captò quella stessa luce negli occhi celesti farsi ancora più intensa. Mary iniziava a sospettare di che natura fosse.
Prima che la bocca di lui avesse il tempo di allontanarsi ancora, Mary sentì il bisogno di riunirle in un nuovo bacio, portando i loro corpi a scontrarsi per qualche istante dopo sentire la sua schiena tornare ad unirsi alle lenzuola divenute fredde. Colta di sorpresa per il fresco contatto con la sua pelle, rabbrividì, intanto che il freddo sottile venne messo subito in contrapposizione con il corpo caldo di Francis. Trovandosi privata dai suoi occhi della vista, era come se i suoi sensi fossero tutti concentrati su cosa stesse accadendo all'esterno e a contatto con il suo corpo.
Nella sua mente si figurò la mano di Francis scivolare con lentezza disarmante sul suo braccio, posandosi infine su un fianco, dove sentì una tenue pressione. Due dita sotto il mento la costrinsero ad alzare la testa e, prima di potersi opporre a quella costrizione, caldi baci iniziarono a conquistare quello spazio, lasciando che le barriere crollassero sotto quei colpi.
Un bacio, un altro e un altro.
Cercando di rimanere in equilibrio tra ragione, che imponeva controllo e rigore, e quell'universo di emozioni alle quali poteva dare a ciascuna un colore, ignorò quei desideri che iniziarono ad errare liberi e ad usare la voce dei suoi pensieri per indurla a sceglierli.
<< È tardi, Francis, pensa se qualcuno entrasse e ti trovasse qui >>, mormorò Mary, ascoltando il suo respiro accelerato. << Tua madre avrebbe un brutto risveglio domattina. >>
<< È tardi, Mary >>, ripeté Francis, interrompendo quei baci, rivolgendole un sorriso, << chiunque osasse entrare nelle tue stanze, se la vedrebbe subito con me, senza aspettare domani mattina. >>
A quella minaccia bisbigliata, avvertendo quel calore che la legava ad una dolce realtà espandersi, non riuscì a trattenere una risata, consapevole del fatto che Francis avrebbe minacciato chiunque fosse entrato a disturbare o interrompere quel loro raro momento, dove non erano reali ma semplici ragazzi l'uno innamorato dell'altro.
Scuotendo la testa, riuscendo a mettersi seduta, Mary rimase a studiare quei giochi di luce creati dal fuoco. Dalla fiamma vivace, che assumeva sempre una forma diversa dalla precedente, si riflettevano nella stanza la sua essenza calda e ombre tremolanti sulle pareti gelide. Gettando un'occhiata veloce in direzione delle finestre, vide che la sera stava imbrunendo e che il sole, per quel giorno, aveva smesso di riscaldare e irradiare i suoi raggi caldi sulla Terra.
Mary avvertì una lieve carezza richiamare la sua attenzione. Voltando il suo sguardo, a pochi centimetri dalle sue labbra c'erano quelle di Francis, rese più intense dalla luce che il fuoco rifletteva su di loro.
<< Visto che mi hai svegliata, posso sapere cosa ci fai qui? >>, chiese, allontanando il pensiero di rubargli un altro bacio.
<< Non riuscivo a dormire >>, confessò ilare Francis, distendendosi al fianco di Mary, senza manifestare alcuna intenzione di ritornare nelle sue stanze.
<< Quindi hai pensato bene di introdurti nelle mie stanze e svegliarmi? >>
<< Non ti sfugge niente, mia regina >>, rispose Francis con un sorriso, prima di lanciarle un sguardo veloce. << Vieni, voglio farti vedere una cosa. >>
Muovendosi velocemente, Francis si alzò di scatto, facendo assumere nella mente di Mary un senso a quella frase prima proferita. Guardandolo con occhi sorpresi, Mary si chiese se non si trattasse di uno scherzo.
<< Adesso? >>
Increspando la fronte, studiò il sorriso di Francis, che sembrava celare qualcosa con estrema avidità.
Guardandosi per un solo secondo dentro di sé, i pensieri confusi che vagavano lesti nella sua mente, costruendo possibilità ed eventualità di che cosa intendesse Francis, colse un pizzico di interesse. Sorprendendosi di questo, ascoltò l'imminente prevalsa della regina responsabile quale era su quell'accenno di curiosità.
<< Io credo che mi rimetterò a letto >>, disse, annuendo e inarcando un sopracciglio, quando Francis si mise in ginocchio sul pavimento freddo e con i gomiti appoggiati al materasso.
<< Domani mattina potrebbe non esserci già più >>, controbatté con occhi dolci.
Prima che quei messaggi di incoraggiamento emanati dalla luce degli occhi di Francis facessero appello ai sentimenti scalpitanti del suo cuore, scuotendo la testa con ferma decisione, Mary si sdraiò, dandogli le spalle e chiudendo gli occhi.
Nel silenzio che piombò nella stanza vi fu ancora una volta il rumore del fuoco.
Sentì Francis alzarsi e mettersi vicino a lei. Con occhi saldamente chiusi, mordendosi l'interno labbra, avvertì i suoi capelli lasciare libero l'orecchio, esponendolo all'aria della stanza.
<< Non sei neanche un po' curiosa di che cosa io voglia farti vedere e che domani forse non potrò, perché molto probabilmente non ci sarà più? >>, domando Francis. << So che ti piacerà. >>
Mary udì quelle parole stuzzicare la sua curiosità, che iniziò a interessarsi a quella voce che aveva parlato con un tono velato e misterioso.
Quelle parole furono il principio di una lunga battaglia che dentro di lei iniziò ad infuriare. Era consapevole di che cosa una regina doveva fare.
Ma lei, Mary, la semplice e dolce Mary, cosa avrebbe fatto?
Anche quella risposta gliela suggerì il cuore.
<< Ma fuori è quasi buio >>, disse infine, cercando di temporeggiare nell'intento di capire cosa avesse in mente Francis, voltandosi con lo sguardo.
<< Appunto, fuori è quasi buio >>, continuò Francis con l'ombra di un sorriso comparso sul volto, felice di aver catturato l'interesse di Mary.
Illuminato dalla sola luce che emetteva il fuoco trepidante nel piccolo spazio suo personale, Mary vide Francis muoversi nella sua stanza con assoluta disinvoltura, come se quel luogo gli appartenesse e fossero suoi, da sempre. Mettendosi a sedere, Mary lo vide prendere la sua mantella bordeaux, resa ancora più scura dalle ombre della stanza, posata su una poltroncina. Come per manifestare il suo crescente scetticismo, inarcò un sopracciglio.
<< Francis >>, incominciò quando questo si stava avvicinando a lei, con quel sorriso che non accennava la minima intenzione di svanire dal volto. << Francis... >>
Prima che potesse continuare, Francis la zittì con un bacio a fior di labbra.
Chiudendo gli occhi al primo contatto delle labbra, subito caduta vittima dell'incanto, le guastò e le trattenne un attimo di più tra le sue. Avvertendo il materasso abbassarsi e il corpo di Francis avvicinarsi caldo a lei, fino a quando un suo ginocchio non sfiorò una sua gamba, divisi solo dalla coperta, Mary pensò se mai Francis fosse riuscito a farle vedere quella cosa. Lasciando che il buio la continuasse ad avvolgere, assaporando ogni emozione amplificata, sentì le labbra di Francis liberarsi con maestria dalle sue e, in una lieve carezza, iniziarono a solcare leste la mandibola di Mary.
Inclinando la testa, le sfuggì un sospiro.
La bolla che prima era scoppiata tornò a risucchiarla e con lei, questa volta, rinchiuse tra le sue mura incolore anche Francis, lasciando fuori il resto del mondo.
Sembrava che quei sentimenti, insieme a quelle emozioni, non aspettassero altro che investirla, dimostrandole ogniqualvolta quando fossero forti e lei, lei non poteva, non riusciva a sottrarsi da quella forza. Si ritrovava in piena balia di questi e di quelli, indotti da desideri che, per qualche ragione, la facevano sorridere.
Tremando per qualcosa di indefinito, lasciò che Francis le scostasse di nuovo i capelli, lunghi e corvini, soggiogata dal suo respiro caldo che percepiva sulla sua pelle.
<< Vieni >>, gli sussurrò con voce bassa, percorrendo con una mano il suo braccio su e giù.
Distratta dall'ondata di sensazioni, si chiese se quel leggero mormorio le era parso più basso e ovatta perché superato dai battiti frenetici del cuore contro il suo petto. O forse per via di quel percorso instancabile sul suo braccio?
Anelava la voglia sconosciuta di esplorare quelle emozioni che la riscaldavano, proprio come quel calore che sentiva infiammarle le guance. Quando Francis le si parò di fronte, affondando i suoi occhi cristallini nei suoi nocciola, con quel sorriso che contagiava con la felicità che trasmetteva, ebbe l'impulso forte di allacciare le sue braccia dietro il collo di lui, attirarlo a sé per ritornarlo a baciare. Mordendosi il labbro inferiore e abbassando lo sguardo, sentendosi rossa in volto, riuscì a reprimere quel desiderio improvviso.
<< Cosa hai in mente? >>, chiese Mary, ascoltando la sua voce imitare quel pensiero insistente.
Due dita di Francis le sollevarono il volto, rimettendo in connessione i loro occhi.
<< Ritaglio un nostro spazio dagli affari noiosi di politica e dai discorsi dissennati di mio padre che ho sorbito per tutto il giorno, non potendo passare neanche un secondo con te >>, disse, alzandosi dal letto e offrendole una mano.
Gli occhi grandi e nocciola osservarono prima la mano sospesa nel vuoto, che non aspettava altro che questo si riempisse con delle dita che si intrecciavano ad altre, per poi passare allo sguardo speranzoso di Francis, che la stava incitando a seguirlo.
<< La politica e i discorsi dissennati di tuo padre sono affar tuo, Francis >>, disse Mary con ovvietà, vedendolo alzare gli occhi al cielo, senza che quel sorriso che tanto la stuzzicava svanisse.
<< Non ti permetterò di farmi una ramanzina, Mary, regina di Scozia, non adesso, non stasera. >>
Prima che potesse ribattere, mettendo a tacere quella vocina dentro di lei che la punzecchiava di continuo a seguirlo, Mary vide Francis scostare le coperte e, ancora prima che potesse rabbrividire per il freddo, le afferrò la mano, intrecciando le loro dita, attraendola a lui.
<< Ti prometto che non te ne pentirai. >>
Senza permetterle di compiere qualunque azione o di opporsi a parole, le poggiò la mantella sulle spalle, coprendola e incatenandola a sé con le sue braccia.
<< Avanti, Mary. >>
In lotta con la sua curiosità, stordita dal senso di protezione che quell'abbraccio le trasmetteva in tutto il suo corpo, Mary ascoltò con quanta forza quella parte ribelle, quella parte di semplice ragazza, scalpitasse per emergere e la spingesse a fare qualcosa di poco consono per una regina. Ascoltando l'onda dei suoi pensieri, si rese conto di quanto davvero desiderasse accettare la proposta di Francis, per quanto oscura ancora le fosse.
Mettendo da parte la regina che era e doveva essere, si ritrovò ad annuire e a stringere la mano di Francis, provocando sul volto di lui uno dei sorrisi più belli che gli avesse veduto rivolgerle.







Note Autrice


Et voilà, la mia prima fanfiction su questo bellissimo show quale è Reign!
Prima di tutto, ringrazio chiunque sia giunto a leggere le note di questo primo capitolo. ^^

Breath of Life, inizialmente, è nata come os, ma io ho il vizio di lasciarmi andare a descrizioni e, poiché con quella che è la seconda parte della storia il tutto sarebbe risultato molto lungo, l'ho spezzata. Diciamo che questa è la prima parte di un momento che ho voluto dedicare a Mary e Francis, dato che ne hanno così pochi da soli o senza pericoli, soprattutto a questo punto dello show.

Volevo solo precisare questo e ricordare, come già annotato nella trama, che gli eventi di Breath of Life non seguono la svolta che si è avuta da qualche episodio in Reign per quanto riguarda la posizione che adesso ricopre Bash.

La seconda e ultima parte dovrei pubblicarla sabato prossimo, massimo nella giornata di domenica.

Spero che abbiate apprezzato questa prima parte nella sua semplicità.


Grazie in anticipo a chiunque abbia letto o recensirà,


Lilydh

 

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Capitolo 2
*** Nightfall ***



Breath of Life



Nightfall

Capitolo 2





 
Quell'accenno timido di idea che instillava Mary a tornare sui suoi passi, rifugiandosi così nell'ambiente famigliare della sua stanza, lampeggiò ancora chiara dentro di lei nel momento in cui giunse in prossimità dell'uscita del castello. Al suo fianco c'era Francis.
I lunghi corridoi, freddi e silenziosi, erano animati dalla costante luce tremolante dei candelabri, sottili lampi di luce che si ergevano a sfidare l'oscurità. Nella lunghezza pressoché infinita dei passaggi della reggia di Francia persisteva il diffondersi del frusciare degli abiti e dei loro passi regolari. Al loro passaggio furtivo dinnanzi a porte chiuse e a cunicoli che si perdevano in ombre scure sulle pareti dell'ambiente regale, Mary sorprendeva sempre qualche fiammella rischiare di spegnersi per l'aria da loro spostata di colpo. La piccola scintilla tremolava e tornava alla ricerca di quel suo equilibrio solitario. Quell'instabilità solo momentanea poteva essere un riflesso di quell'incertezza che si agitava in Mary con costanza, lasciandola con pensieri di continua incertezza su ciò che stava facendo.
Infrangere l'etichetta e quello che si conveniva ad una regina, seppur segretamente, l'aveva sempre attirata sotto forma di echeggi di se e di ma, di sorrisi accennati e di scuotimenti di testa in senso di ferma negazione. Adesso, per la prima volta dopo tempo immemore, stava facendo qualcosa che, lo sapeva bene, perfino le sue adorate dame di compagnia e amiche di vita avrebbero dissentito. Abbandonare le proprie stanze con Francis a tarda sera. Nella sua mente poteva immaginare la composta Lola guardarla con aria di forte rimprovero e Kenna, nonostante la sua condotta che poteva essere definita quasi sprovveduta, annuire con l'ombra di un sorriso a dipingere i lati delle sue labbra.
Se qualcuno li avesse visti? Se qualcuno avesse avanzato qualche pettegolezzo?
La lingua malevola della servitù serpeggiava sfuggente in ogni corte europea e Mary sapeva che quella di Francia non era esclusa da mal dicerie e chiacchiere.
Ciascuna delle domande volteggianti nella sua mente, su cosa fosse giusto fare o meno, avrebbero dovuto spronarla a riconnettersi con la Mary, regina di Scozia, coscienziosa e responsabile, ma, per qualche ragione che le era ignota, desiderava che quella parte di lei rimanesse lontana ancora per molto.
Voltando un angolo di uno dei corridoio, alzando lo sguardo, ebbe il brevissimo attimo di un secondo per catturare due sagome scure allungarsi sulle mura, quando sentì la mano di Francis spingerla di lato, dietro una colonna da una generosa circonferenza.
Ascoltando il cuore incominciare a battere con frenesia dissenta, la schiena di Mary entrò in contatto con una parete, mentre il freddo che questa emanava riusciva a filtrare attraverso il soprabito e colpirle la pelle. Il suo sguardo preoccupato si posò subito su quello di Francis. Leggendovi nei suoi occhi un misto di apprensione e gelido controllo, Mary vide la mano di lui adagiarsi in un tocco sulla sua bocca, evitandole in tal modo di proferire parola o respiro. Contando il tempo con ancora veloci del suo cuore, tenendo gli occhi spalancati e tendendo l'orecchio, Mary riconobbe due voci maschili avvicinarsi per poi, appena qualche secondo dopo, allontanarsi da loro. Con ogni probabilità, pensò Mary, erano due guardie di ronda in quell'ala del castello.
Nel momento in cui il silenzio divenne ancora il solo protagonista e padrone dei corridoi, adesso tornati ad essere inabitati, Mary sentì il corpo di Francis allontanarsi dal suo con lentezza, lasciando che i suoi polmoni riprendessero aria. Portandosi una mano al petto, avvertiva il suo cuore battere con una frenesia tale da farle chiudere gli occhi e compiere un respiro profondo. Al pensiero che il pericolo fosse passato, i muscoli di entrambi iniziarono a rilassarsi, intanto che le gambe smisero di tremare per l'agitazione e un pizzico di paura.
<< Francis. >>
<< Shhh >>, bisbigliò lui di rimando, portandosi un dito alle labbra, << potrebbero essere ancora qui vicino o tornare. >>
Assicurandosi di essere gli unici ad animare quelle vie deserte, l'attenzione di Mary venne richiamata dalle dita di Francis che si iniziarono ad intrecciare spontanee alle sue. Bastarono quei solletichi per far elevare ancora la parte ribelle di lei, convincendola di nuovo che voleva che quell'attimo durasse più del significato stesso della parola.
Mary sentì dissolversi pian piano quel freddo iniziale e la tranquillità tornò, mentre ricominciarono a camminare l'uno al fianco dell'altro.
Un senso di calma portò l'agitarsi dei continui battiti del cuore ad acquietarsi.
Cercando di orientarsi, curando che nessun particolare scappasse alla vista degli occhi, Mary riportò alla mente le diverse parti del castello con il solo fine di tentare di capire dove fossero diretti, cercando di rimando di immaginare quale fosse la loro meta.
Quando associò il percorso che stavano percorrendo veloci con una delle vie per uscire dal castello, un brivido di inquietudine le percorse la schiena.
<< Francis non staremo davvero uscendo, vero? >>, domandò, bloccandosi di colpo e arrestando la camminata cauta del compagno.
Deglutendo non appena arrivò la risposta in un unico sorriso agli angoli della bocca di Francis, l'inquietudine che la dominava poco prima mutò in paura. Questa incominciò ad ondeggiare insistente all'altezza del suo stomaco, come se d'improvviso le fosse stato gettato addosso un peso consistente, troppo pesante da riuscire a spostare e liberarsene.
Studiando lo sguardo di Francis, che si era legato al suo di colpo senza più lasciarlo, poteva intuire quanto lui si aspettasse un'imminente protesta da parete sua. Non doveva lasciare che gli occhi limpidi di Francis, accompagnati da quel suo sorriso sincero potessero tornare a soggiogarle la mente. Eclissando quella parte avventata di lei, che era caduta vittima dei suoi tumulti interiori e lasciando che questi influenzassero pensieri e azioni per infine guidarla a loro piacimento, lasciò che in lei confluisse quella parte razionale e responsabile.
<< Io me ne torno a letto >>, disse Mary, dando voce ai suoi pensieri e compiendo al contempo un passo indietro, voltandosi.
A quella sua presa di posizione, trovò la presa intorno al suo polso farsi più forte.
<< Abbiamo bisogno di questi momenti, Mary >>, la incoraggiò Francis, annuendo e convincendosi all'unisono che non vi era niente di sbagliato a desiderare quei piccoli ritagli per loro all'interno delle loro vite e dei loro doveri. << Solo te e me. >>
Mary avvertì la sua vita essere circondata da un braccio e la schiena entrare in contatto con il petto di Francis. La mano che stringeva il polso risalì lenta lungo lo stesso braccio, provocandole dolci pizzichi, che richiedevano la massima attenzione alla reazione che erano in grado di attivare trai suoi pensieri. Le dita giunsero alla spalla, scostarono impudenti i capelli, lasciati liberi di ricadere in una cascata corvina, e due labbra si posarono all'incavo del collo. Se prima la pelle era stata punteggiata da tocchi leggeri, ora sembravano essere mutati in scariche elettriche, facendo rinascere in lei quel senso di bisogno e di desiderio che l'aveva accompagnata a percorrere i corridoi stretta alla mano di Francis.
In un attimo, il suo campo visivo fu riempito dalla figura bionda e da quella voce gentile e carezzevole.
Negli occhi di Francis persisteva una ferma determinazione. In quelli di Mary, invece, ondeggiava l'indecisione, nonostante fosse consapevole della ragione racchiusa nelle parole di Francis.
Di nuovo quella voce dentro di lei cercò di spingerla verso quel suo sentimento e quelle azioni ed emozioni che era capace di plasmare.
<< Andiamo, Mary >>.
Guardandosi intorno circospetta, non un'ombra sospetta catturò i suoi occhi.
Erano soli, ma la consapevolezza che non lo erano davvero, fece compiere alla Mary impulsiva un passo verso la parte irrazionale di lei.
Quelle stesse mura, le mura del castello, rappresentavano per lei dei limiti invalicabili, dove ogni persona che si aggirava nei corridoi, di giorno e di sera, osservava ogni sua mossa, ogni suo comportamento, pronta a cogliere stralci dei loro discorsi e delle loro confessioni.
Quelle mura rappresentavano la trappola che Mary sentiva ergersi intorno a sé. Francis, lui le stava offrendo di ricamare un momento tutto per loro, dove non vi erano né occhi né orecchie.
Respirando e allontanando quei timori inutili, si ritrovò a fare la sua scelta e ad annuire. Intrecciando la sue dita con quelle di Francis, ricominciò a percorrere il passaggio deserto.








Ancora prima che potesse stupirsi o realizzare cosa gli occhi stessero osservando, si ritrovò ammaliata da quel manto candido e freddo che la neve aveva adagiato e disteso ovunque questa aveva potuto posarsi.
Vagando con lo sguardo, Mary osservava come i fiocchi, di un bianco puro e scintillante, avessero cambiato veste al paesaggio, che solo quel mattino era verdeggiante.
Sebbene l'ambiente fosse avvolto da un'unica e sola tinta, ciascuno dei suoi singoli componenti, dagli alti alberi alle costruzioni erette dalla mano dell'uomo, assumeva una sua particolare sfumatura.
Sebbene il tempo sembrasse scorrere, dove la sera stava lasciando spazio alla notte, tutto appariva fermo, immobile, congelato.
Sebbene apparisse non esserci alcuna vita, dove il freddo e il gelo potevano essere accostati alla pallida morte, i colori caldi del vespro della sera si riflettevano in quella lastra luminosa di neve e, mentre l'occhio permetteva a quel paesaggio di affascinarlo e ammaliarlo, l'anima cedeva al dolce cullare del silenzio.
Un timido sbuffo di vento accarezzò la pelle di Mary, scostandole i capelli dal viso. A questa carezza, quel peso d'ansia e di paura che si era stabilito in lei con prepotenza, quelle incertezze che cercavano di minare i suoi piacevoli pensieri, sembravano essersi dissolti e scambiati dalla percezione della libertà e una condizione di leggerezza.
Fu solo dopo che un brivido di freddo per qualcosa di indefinito si irradiò in lei, che la vaga percezione che il suo corpo avesse iniziato a tremare, sostituì quella sensazione di torpore donatale dal soprabito.
Come se il suo corpo rispondesse a qualche richiamo sconosciuto e rimasto fino a quel momento sopito, Mary si ritrovò a compiere un passo avanti. Sotto i suoi piedi, quasi timorosi di disturbare quella calma così innaturale da credere che dietro si annidasse qualcosa di losco, avvertì la compattezza brinata, anche se soffice e gelida al tatto. Al suo udito e sotto il suo peso giunse lo scricchiolio della neve.
C'era qualcosa in quella cornice che stuzzicava la sua mente ed era un timido pensiero, accompagnato da percezioni sensoriali e visive, ad affacciarsi a questa con cautela.
Ritagliando pezzetti di memorie passate. Essi comparirono d'improvviso mentre uno dopo l'altro scorrevano in una rapida successione di immagini. La sua mente stava unendo quell'insieme di elementi che i suoi occhi coglievano avidi, dando spazio ai ricordi e all'immaginazione, portandola a concepire una sola parola: Scozia.
Lasciando scivolare lo sguardo senza indugiare su un punto fisso per più di una manciata di secondi, allo scenario presente si vennero a sostituire paesaggi e panorami selvaggi, dove il senso di libertà che si respirava, leniva quel freddo pungente, che, sempre presente, s'innalzava per accarezzarti fresco il viso. Chiudendo gli occhi, Mary si visualizzò a camminare, a correre, a sorridere in quei paesaggi selvaggi che l'accoglievano e la stringevano a sé, laddove, nel silenzio sconfinato, una voce misteriosa, che accresceva con sempre più forza, rendeva fertile quella terra di miti e leggende di un'epoca remota. Ad occhi chiusi, Mary poté vedere il mare infrangersi violento sulle scogliere del suo Paese, dopo aver raggiunto di corsa il limite fermo della terra. Là, meravigliata dalle onde, dai colori dell'oceano oscuro e grosso, il suo respiro affannato si mischiava all'aria salmastra che le sferzava capelli e abiti.
Prima ancora che potesse riconoscere ed identificare quel vuoto che sentiva aumentare con il nome di nostalgia, prima che questo gettasse sul suo volto un velo di malinconia, avvertì due mani avvicinarla ad un corpo e stringerla forte a questo.
<< Era questo che volevi farmi vedere? >>, chiese debole, disponendo solide mura contro quel sottile sconforto.
Nel momento in cui la punta del naso freddo di Francis sul suo collo iniziò a lambire la sua pelle, Mary cercò di allontanare ancora di più quel velo di avvilimento che fluttuava leggero ad un'altezza pari alla sua e che minacciava di oscurare la riservata magia di quel momento.
<< Quando nevica tutto cambia, tutto si può vedere con occhio diverso. >>
La voce vellutata di Francis era dolce e bassa, quasi un mormorio suadente al suo orecchio.
Mary sospettava che sul volto di lui aleggiasse un sorriso sereno, di vittoria, intanto che gli occhi brillavano di una luce soltanto loro.
Nell'abbraccio che sentiva proteggerla come se fossero mura invalicabili di qualche fortezza, Mary desiderava che il tempo si fermasse, che smettesse di procedere nella sua instancabile corsa e si regalasse quella manciata di minuti per riprendere fiato. Nel frattempo lei si sarebbe adoperata per assaporare ogni più impercettibile intonazione del rumore delle sue emozioni, esplorandole a comprenderle fino in fondo.
<< Vieni >>, disse, compiendo un fievole respiro.
Quando si voltò verso di lui, regalandogli quel suo sguardo di letizia, lasciò che la sua mano scivolasse in quella di Francis e, senza alcuna parola, Mary lo condusse in quel mare candido e freddo da sembrare distante, ma allo stesso tempo piacevole e lenitivo.
Il rumore lento del vento tra gli alberi, annunciandosi e facendosi presente tra le foglie di questi, portò con sé l'odore dell'acqua placida del lago che si apriva dinnanzi ai loro occhi. Oscuro e immobile, dalla sua superficie, in lontananza, si alzava una leggera nebbiolina che precludeva all'occhio di guardare cosa vi fosse oltre. Cogliendo quell'elemento misterioso, la mente di Mary non poté evitare di chiedersi cosa vi si celasse in quel punto.
Se il bianco immacolato della neve era il colore che su tutto risaltava, il silenzio era quella consistenza innaturale e profonda. Quella stessa pace, a volte, era lesa dal rumore di qualche gocciolina di neve che scendeva dall'ammasso di coltre bianca sui rami degli alberi per tuffarsi nel lago. Anche se Mary non riusciva ad assistere a quelle pieghe e a quelle increspature create sulla superficie dell'acqua, provocate da ciascuna di quelle gocce, poteva e riusciva ad immaginarle, arricchendo così quel quadro perfetto di un paesaggio tipico invernale.
Il cuore di Mary perse un battito quando due occhi azzurri si rivelarono a lei, incominciandola ad osservare. Sentendosi esposta a quello sguardo, sentì necessario il bisogno di guardare altrove, ma quando i suoi occhi strapparono quel legame, due dita veloci, prendendole il mento, la costrinsero a voltarsi. L'intreccio leggero intono alle sue dita la costrinse a sollevare la mano, dove Francis, elegante, vi posò un bacio casto seguito da un tocco sulla mandibola, un bacio a fior di labbra, una carezza sulla guancia.
Come se fosse una reazione istintiva, chiuse gli occhi e nell'oscurità data dalla vista celata, tutta la sua attenzione si riversò a cogliere quei baci, a contare quanti secondi le due labbra si fermassero a contatto con la sua pelle e quanto tempo impiegavano ad allontanarsi e ripiombare su questa, chiudendosi in un nuovo bacio.
<< Hai freddo? >>, bisbigliò a un tratto Francis per poi regalarle un altro bacio, come a volerle donare calore.
Mary ebbe l'impressione di scuotere la testa in risposta alla domanda, realizzando al col tempo che il calore che la stretta gentile di Francis riusciva ad infonderle, aveva origine da dentro di lei. Ogni battito del suo cuore, ogni respiro trattenuto ed emesso era una muta parola d'amore.
<< Però, forse, sarebbe meglio rientrare >>, disse, scontrandosi con gli occhi di lui.
Qualcosa nello sguardo di Francis la paralizzò, lasciando che in quel semplice scambio di sguardi, in Mary si scatenasse quella stessa tenerezza che l'aveva invasa in precedenza. Per quanto potesse essere scostante, trovava quella sensazione piacevole. Da essa trascendeva un senso di ignoto di completezza, dove il cuore, che perdeva battiti o li accelerava ogniqualvolta un gesto amorevole da parte di Francis le veniva rivolto, lo avvertiva pieno ed intenso, colmo di felicità.
Poteva un semplice tocco di uno sguardo suggerirti silenzioso una conferma?
Gli occhi, immersi l'uno nell'altro, erano la connessione di quel legame forte che in quel momento Mary riusciva quasi a sfiorare. Fissi ed immobili, gli specchi dell'anima erano come se comunicassero di un loro segreto linguaggio, dove altri non potevano sentire o comprendere. Solo a loro, nel profondo, era concesso conoscere la giusta traduzione di quel linguaggio mediante sussulti e battiti accelerati.
Mary aveva l'intuizione che quel sentimento non sarebbe riuscito a sradicarlo neppure la forza di una folata di vento proveniente dal gelido mare del nord. Sentiva come se quel sentimento stesse piantando le sue radici dentro di lei, diventando il veicolo della sua vita, delle sue azioni.
Quel tumulto crescente ed interiore aumentò, portandola ad avvicinarsi al corpo caldo di lui, forse come richiamato da quel calore che emanava, attirandola.
Le dita di Francis, fredde da farle sembrare ancora più leggere e gentili, l'accarezzavano, come se stabilire un contatto diretto fosse quella prova necessaria a non scambiare la semplice realtà con un sogno. I dolci tatti sfiorati risalirono lungo la mandibola fino a portare una ciocca di capelli corvini dietro un orecchio, così in contrasto con la neve bianca da sembrare fuori luogo.
Come quelle domande avevano coperto i suoi pensieri, adesso un desiderio azzerava ogni cosa, lasciando che in lei fluisse quel bisogno di avvertire le sue labbra. Avvicinando il suo volto a quello di Francis, avvertendo giungerle il suo respiro, rabbrividì quando lui, guardandola con celata passione, immerse le dita nei suoi capelli per un secondo dopo attirarla a sé. In un gesto simultaneo, Mary chiuse gli occhi, accogliendo l'oscurità per lasciare subito dopo che le labbra di Francis le ridonassero luce con il loro tocco.
Mary, in quel bacio, si sentì leggera, libera, felice, completa.
Le labbra si ricercavano reciproche, stuzzicando e scappando, trovandosi ed immergendosi l'una nell'altra.
Il silenzio divenne immobile. Non vi erano gocce di neve che cadevano nell'acqua del lago, non c'era il vento che tra gli alberi faceva frusciare i rami sottili. Tutto si arrestò.
Quando avvertì Francis distaccarsi, aprendo gli occhi, quelli di Mary furono catturati dalla discesa lenta di decine di fiocchi di neve. Con grazia muta, si posavano sulla terra già bianca, portando neve su altra neve.
Vedendo quei petali bianchi posarsi sul suo volto, nonostante fossero piccoli, riuscivano a farle portare una piacevole frescura alla sua pelle infuocata.
<< Forse è meglio rientrare>>, sentenziò in sussurro Mary, mentre prendeva coscienza dello strano senso di rossore che avvertiva aleggiare sulle guance.
A quella sua idea, vide Francis annuire, senza che pronunciasse parola o distaccasse il suo sguardo da lei.
<< Andiamo? >>, domandò Mary con un sorriso di definitiva conferma, inclinando la testa di lato.
Quando lui le si avvicinò, Mary lasciò che i suoi occhi studiassero quel volto, permise al suo profumo di invaderla, concesse alle sue dita di sfiorarla e una scossa elettrica, simile ad un tenue pizzico, fu la conseguenza di quei lasciti consapevoli.
Un mutamento improvviso giunse ad alterare quella realtà.
Prima ancora che Mary potesse fare un primo passo o realizzare cosa stesse accadendo, sentì le braccia di Francis avvolgerle la vita e spingerla giù con lui, verso la terra. Un piccolo grido di sorpresa le sfuggì dalla bocca, intanto che le sue mani, in riflesso a quella perturbazione della quiete, si strinsero intorno alle braccia di Francis, cercando un sostegno.
Mary si ritrovò a contatto con la neve soffice e fresca, gli occhi spalancati e i suoi pensieri intenti a capire cosa fosse successo.
<< Francis! >>
Proprio come le fiammelle dei candelabri che illuminavano i corridoi del castello si agitavano al minimo alito di venticello, piegandosi a questo e ritrovando solo in un secondo momento la loro stabilità, anche Mary si era vista spinta da una forza improvvisa, perdendo quel suo equilibrio.
Con un po' di difficoltà, riuscì a mettersi a sedere, sentendo intanto la neve fredda intaccare le vesti. Riducendo gli occhi a due fessure sottili, increspando le labbra, si voltò in modo repentino verso Francis, fulminandolo con quel suo sguardo corrucciato che avevano dipinto i regali lineamenti. Ancora che potesse investire i pensieri della parola, iniziando a lamentarsi, Francis scoppiò a ridere, portando a riempire tutto lo spazio a loro circostante di quel suono allegro. Ad esso, Mary si bloccò, ritrovandosi a gustare quell'attimo dove i soli partecipanti di quel momento gioioso erano loro.
I soli in quel luogo erano loro. Non vi erano né occhi né orecchie. Solo loro.
Il balsamo che quel suono esercitò sulla sua indignazione sollecitò quella consapevolezza di star vivendo un momento dove nessun altro sarebbe stato custode di quelle memorie, di sguardi, di carezze o di parole.
Mordendosi il labbro inferiore, trattenendo il più a lungo possibile quelle sue candide emozioni, gli occhi nocciola videro che la neve piombata sulle vesti di Francis a causa della caduta, adesso, a poco a poco, stava mutando in tante piccole goccioline di acqua fredda. I granelli di neve bianca che mutavano in piccolissime pozze di acqua, venivano sostituite da altri, come se volessero imporre la loro vigile presenza.
Facendo scivolare i suoi occhi anche sulle sue di vesti, Mary vide l'orlo del suo vestito immerso e a tratti coperto da quella loro compagnia biancherina. In alcuni punti, i fiocchi disciolti avevano alterato il colore chiaro dell'abito, facendolo sembrare più scuro.
<< Sei caduta come un peso morto >>, proruppe Francis, richiamando l'attenzione su di sé.
La voce di scherno che tratteneva una risata, fece passare in secondo piano l'idea o la preoccupazione di Mary di tornare subito nelle sue stanze e mettersi qualcosa di asciutto e di caldo. Ci impiegò qualche secondo per comprendere la frase rivoltale con ilarità.
Puntando i suoi occhi sulla figura di Francis, assottigliandoli e increspando la bocca, vide sul suo volto il susseguirsi dei buoni intenti di rimanere serio. Ciò che lo tradiva, erano quei due occhi limpidi, dove l'azzurro, questa volta, tendeva incredibilmente al colore del ghiaccio.
<< E così sarei caduta come un peso morto, eh? >>
Fu in quel momento che Mary abbandonò le vesti della regina composta e controllata di Scozia. Quella sua parte riflessiva e responsabile fu eclissata per dar spazio alla parte più bambina di lei e che, in qualche modo, era stata tenuta da anni sotto un fermo e autoritario controllo.
Entrando in contatto con la neve, immergendo in essa le sue dita, costatò quanto questa fosse soffice e delicata. A Mary ricordò il petalo di un meraviglioso fiore invernale, dove il suo colore bianco poteva essere il tramite della sua composizione vellutata.
Senza staccare i suoi occhi da quelli di ghiaccio, inumidendosi le labbra e realizzando quanto fossero fredde, raccogliendo nel suo piccolo pugno un po' di quella neve bianca, senza pensarci troppo, Mary gettò addosso a Francis quella sua arma improvvisata, che si pericoloso aveva solo il freddo che poteva trasmettere. Il sorriso di soddisfazione e di piacevole vendetta che venne a dipingere il giovane volto di Mary, si contrappose allo sguardo basito e stupefatto di Francis, colto di sorpresa.
<< E io che pensavo che ti avessero insegnato che in battaglia non bisogna mai sottovalutare il proprio nemico, soprattutto dopo averlo provocato >>, disse Mary, sottolineando con un battito di ciglia l'ultima parte della frase. << Pensa se fossimo stati in battaglia. >>
Mary, sfregandosi le mani per essere diventate fredde e rosse, vide Francis sorridere e al col tempo annuire, mentre si scrollava la neve di dosso.
<< Vuoi la guerra? >>, disse, lanciandole un'occhiata, senza che quel suo sorriso lo abbandonasse. << Bene, l'avrai. >>
Prima che la mano allungata subito da Francis al suo indirizzo si chiudesse intorno a un suo polso, le gambe di Mary balzarono in piedi, sospinte da quell'ordine non ancora pronunciato dalla sua mente. Cercando di mantenere un equilibrio pressoché stabile, si indirizzò verso il castello, ascoltando le giocose minacce di Francis giungerle al suo orecchio.
Quella sua fuga intrapresa con coraggio, fu di breve durata, perché i suoi movimenti vennero intrappolati dalle braccia di Francis in un abbraccio forte intorno alla sua vita.
<< Andavate per caso da qualche parte, vostra Grazia? >>, domandò Francis ad un soffio dall'orecchio di Mary.
<< Lasciami! >>
Per qualche attimo Mary cercò di ribellarsi a quella prigionia, ma dentro di sé sapeva che non voleva che Francis la lasciasse andare. Era quello il suo posto, tra le sue braccia, dove poteva illudersi di avere la facoltà di accarezzare con le mani quel suo sentimento che, lo sapeva, sarebbe sopravvissuto a quella neve, a quella sera.
Rimasero così, abbracciati e in silenzio, infreddoliti, ascoltando i loro respiri affannati. Ma era in quei brividi di freddo dovuti ai loro vestiti umidi che li era possibile assaporare con maggior gusto quell'unico calore che avvertivano: quello che i loro corpi si trasmettevano a vicenda, in un continuo scambio di attenzioni che li legava l'uno all'altro.
<< Ascolta >>, le sussurrò ad un tratto Francis.
Mary sorrise, iniziando ad accarezzare le mani che la stringevano, posate sul suo ventre. Osservando la neve che aveva ripreso a cadere lenta, gli occhi di Mary catturarono una prima luce nel cielo che, seppur piccola, brillava con una tale energia da dare un chiaro segno che la notte e le sue compagne erano pronte ad entrare in scena. Eppure, tendendo l'orecchio, non rumore però disturbava quel momento.
<< Cosa dovrei ascoltare? >>, domandò scettica, scostandosi quel poco per osservare con la coda dell'occhio i lineamenti giovani del ragazzo. << Io non sento... >>
<< Niente >>, l'anticipò Francis, interrompendola. << Siamo solo tu e io, Mary, proprio quello che cercavamo >>.
E come i suoi occhi poco prima avevano incominciato a studiare le linee scure degli elementi dell'ambiente, le sembrò quasi che a quella frase bisbigliata il suo udito avesse realmente iniziato ad ascoltare.
Dinnanzi a lei non si alzavano mura o non parlavano regole che le imponevano come comportarsi.
Contemplando quella verità, sfiorandola appena per la paura inconscia che alla più piccola pressione si sgretolasse, Mary si sentì libera come mai prima di allora. Chiudendo gli occhi, cullata da quella calma così irreale, godette a pieno di quella sensazione di liberazione, dove quegli affari di stato e di cuore, che le posavano con insistenza un pensante e costante macigno dentro di lei.
Quello era il suo respiro di vita e se bastava solo quel poco che Francis le stava regalando e del quale lui era l'artefice, desiderava che la svegliasse ogni notte, ad ogni ora. Avrebbe aspettato con ansia il calare dell'oscurità per il coronarsi di quella tranquillità esaltata da una dolcezza infinita.
<< Francis? >>
<< Si? >>
Volgendosi appena per riuscire a guardarlo, Mary sfiorò con la punta del naso la guancia di Francis e, in gesto dettato dal suo istinto, vi posò un semplice bacio.
<< Grazie per questo momento. >>
Lo sguardo di Francis si aprì in un largo sorriso e la sola cosa che rimaneva da fare, era portare le loro labbra a scontrarsi, ritrovandosi ancora.







Note Autrice

Buonasera!
Ed ecco la seconda parte di quella che doveva essere una os, ma che si è trasformata in una mini, piccola storia.
Non credo ci sia molto da dire, solo che volevo scrivere un momento dove ci fossero solo Mary e Francis e ciò che li lega. E poi, diciamocelo, dopo tutto quello che sta accadendo, Mary si merita un po' di serena tranquillità.
Ho voluto inserire anche un piccolo richiamo alle origini di Mary e alla lontananza dalla Scozia, poiché nello show niente fa trapelare i pensieri della regina al riguardo.


Spero che  "Breath of Life" vi sia piaciuta nella sua semplicità.
Grazie a tutte quelle persone che l'hanno letto e recensita.




Alla prossima,

Lilydh



P.S. Non so voi, ma io ancora mi sto riprendendo dalla puntata di questa settimana...

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