Primrose, tutto per te.

di Bab1974
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 2: *** Il male minore ***
Capitolo 3: *** Il futuro è a due passi da te ***



Capitolo 1
*** Sensi di colpa ***


Prim
Sensi di colpa


Guardo mia sorella in tv... e mi sento in colpa. Si è sacrificata per me e io sono stata zitta, non ho opposto resistenza. So che Katniss non mi avrebbe comunque permesso di partecipare agli Hunger Game, ma mi sono arresa troppo facilmente. La seguo con il cuore in gola, in ansia per la sua vita e gioendo per ogni vittoria.
Mi consolo pensando che non sarei mai giunta fino a dove è arrivata lei, sarei morta molto tempo prima. Più passano i giorni e più mi convinco che tornerà da me, triste vincitrice di un maledetto reality.

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Capitolo 2
*** Il male minore ***


Il male minore
Il male minore

Ho vinto. Ci sono state morti, troppe e inutili, da entrambe le parti, ma la gioia di esserci riuscita non posso contenerla.
Torno al Distretto 13, acclamata da tutti e accolta da Coin a braccia aperte, pronta a incontrare la mia sorellina... ma mi trovo davanti a una bruttissima sorpresa. Prim, l'unico essere al mondo per cui ho osato sfidare Capitol City, quasi come una figlia, è in coma farmacologico dal giorno della vittoria, secondo quello che dice la mamma. È sorridente e serena, come se nulla fosse accaduto, anzi mi viene incontro abbracciandomi e complimentandosi. Sono anni che non sento un tale calore da parte sua.
"Da quando sei partita per gli Hunger Game, ho sempre temuto per la tua vita." dice. "Spero che ora sia finita."
M'irrigidisco: prima devo sapere che cos'è accaduto.
"Non sta male, ma vai da Johanna, lei ti spiegherà tutto." mi suggerisce, poi torna al suo lavoro di guaritrice, tenendo d'occhio anche Prim.


Johanna Mason? Che c'entra lei in tutto questo? E perché mia madre si comporta in quella maniera strana?
M'informo dove trovarla e appaio alla soglia della porta come uno spettro vendicatore, ma lei non si smuove: non è tipo da spaventarsi, anche se ha davanti l'eroina del momento.
"Voglio spiegazioni, ora." ordino secca, senza salutare.
"Immaginavo saresti corsa da me all'istante." dice con un sorriso sornione "Comunque dovresti ringraziarmi, è solo grazie a me che Prim è sana e salva."
-Sana? Ma se è in coma?- penso, senza però interromperla.
"Ricordi i paracaduti?" chiede, attendendo conferma.
Annuisco: come posso dimenticare quella strage, bambini di Capitol City e soldati spediti dal Distretto 13.
"Prim doveva essere tra i soldati spediti dalla Coin." m'informa.
La mia reazione è devastante: all'improvviso tutta la sicurezza vacilla e mi ritrovo appoggiata allo stipite, afferrandolo per non cadere. Se Prim fosse stata lì in quel momento, sarebbe di certo morta.
"E, ho scoperto per caso, è stata Coin a ordinare di lanciarli." rivelò.
"Io non capisco... Perché? È solo una bambina." chiedo svuotata.
"Davvero? La Coin ti odia. Tu hai minato la sua autorità più di una volta, obbligandola a promesse contrarie alla sua politica e sottraendoti di continuo ai tuoi doveri. Se non fossi stata la Ghiandaia Imitatrice, si sarebbe liberata di te e della tua famiglia da un pezzo, senza rimpianti. Voleva che sapessi che era lei che comandava e, appena ottenuto ciò che voleva da te, ferirti in maniera inguaribile, senza ucciderti. Povera, piccola Prim." Per la prima volta da quando la conosco, vedo lo sguardo di Johanna intenerirsi "Voleva essere utile. Coin ha creato quest'attacco apposta per liberarsene. Era così contenta."
"Come hai fatto?" le chiedo, stordita.
"Le ho dato una botta in testa." dice ridendo, come se avesse commesso una marachella "Ho esagerato un pochino, ma dovevo essere certa che non fosse in grado di partire. Coin era fuori di sé, quando lo è venuto a sapere."
Mi sento distrutta, ma sollevata.
"Grazie." dico semplicemente, prima di allontanarmi dalla stanza, con pensieri poco lusinghieri verso la presidentessa Coin.

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Capitolo 3
*** Il futuro è a due passi da te ***


Il futuro è a due passi da te



Prim osservò l'orizzonte: era la prima volta che usciva dal Distretto 12 da quando era finita la guerra e non le dispiaceva vedere qualcosa di diverso che non fosse l'aria grigia che proveniva dalla miniera. Non riusciva a credere che potesse esistere dell'aria così pura. Aveva ormai sedici anni e sua madre non le aveva permesso prima di staccarsi da lei. Oltretutto non voleva lasciarla sola, poiché Katniss non era disposta a starle accanto. Era uno spirito ribelle e non si era calmata dopo aver sconfitto Capitol City. Era sempre insofferente alle regole come prima, anche se queste erano migliori e più sopportabili. Nessuno però le diceva nulla, era stato proprio per merito di questo suo carattere se si era potuto sconfiggere Capitol City.
Tornò poi a guardare Gale, seduto accanto a lei. Non era più tornato al Distretto 12 dopo che si era offerto come volontario per la ricostruzione del paese. Era passato da un Distretto all'altro, qualunque luogo andava bene, purché fosse lontano da Katniss e da Peeta. Poteva capirlo: lui era innamorato sul serio e non poteva sopportare di vederla con un altro.
"Non hai mai pensato a tornare?" gli chiese.
Lui scosse la testa lentamente
"No, ci sono troppe cose nel nostro Distretto che non mi vanno giù." rispose lui "Kat è la prima, ma non è l'unica che mi sono voluto lasciare alle spalle. Non voglio l'obbligo di scendere in miniera, in fondo rimane sempre la nostra maggior fonte di sostentamento. Voglio essere libero e per la prima volta mi sento parte di qualcosa di grande."
"I tuoi fratelli e tua madre hanno ancora bisogno di te." cercò di convincerlo.
"Loro sono sempre il mio primo pensiero. Ogni centesimo che riesco a guadagnare lo spedisco a loro, ma la mamma sa che non posso fare altro e non insiste."
"E se ci fosse qualcun altro cui poter mancare, oltre a loro?" disse Prim, arrossendo. In realtà era sempre stata innamorata di lui e ora, che il suo amore per la sorella poteva dirsi archiviato, si sentiva il coraggio di rivelarglielo. "Tu che ne diresti se anch'io ti seguissi?" aggiunse. Gale non capì che le due frasi, apparentemente senza capo né coda, in realtà erano collegate fra loro.
"Tu fai parte del Distretto 12, sarai uno di quelli, quando si sentiranno pronti, che cambierà il nome, non possono continuare a chiamarlo con un numero." Si era chiesto parecchie volte perché nessuno di loro lo avesse ancora fatto, assegnare un vero nome al proprio paese. Forse era paura che tutto fosse un sogno e che sarebbero ripiombati nella paura. "Sono passati quasi quattro anni dalla morte di Snow e della Coin, sarebbe ora."
"In questo momento non è la priorità di nessuno. La ricostruzione è stata lenta, a causa delle condizioni in cui ci avevano lasciati quell'uomo, con le sue angherie, e quella donna, con il suo disinteresse, e molti devono fare ancora i conti di essere vivi, mentre tanta brava gente è morta." poi alzò lo sguardo su di lui. "Anch'io ho priorità diverse e in questo momento i miei pensieri sono puntati su altro."
"Su cosa per esempio." chiese Gale, fissando l'orizzonte.
"Su di te, per esempio." rispose lei.
Gale, stupito, abbassò lo sguardo verso la ragazza, e la osservò come se fosse la prima volta. Era cresciuta, era diventata una donna, molto bella, molto, molto diversa da Katniss.
"Mi metti in imbarazzo, non pensavo che..." s'interruppe non sapendo come proseguire.
"Che mi piacessi?" continuò lei "Sai, all'inizio pensavo che fosse solo un 'innamoramento da ragazzina, è da quando ho otto anni che arrossisco alla tua presenza, ma tu non te ne sei mai accorto, eri troppo preso da mia sorella. Poi, alla fine della guerra, mi sono resa conto che la tua mancanza mi faceva ancora più effetto. Solo allora ho potuto ammettere con me stessa che ero innamorata di te e che non sarei mai vissuta in pace finché non te lo avessi detto." Alla fine sorrideva, tranquilla. Si sentiva sollevata di essersi liberata di quel peso. Sperò che le servisse per proseguire la sua vita, essere rifiutata da Gale. Lui però non disse nulla, non aveva neppure il coraggio di darle in benservito. Perciò alla fine decise di andarsene per conto proprio, con quel minimo di orgoglio che ancora le rimaneva.
"Beh, ci vediamo alla prossima occasione." disse alzandosi e sprimacciandosi la gonna, che aveva preso una brutta piega. "Ti auguro tutta la felicità di questa mondo. Ciao." Fece per andarsene, ma qualcosa, per inciso la mano di Gale, la trattenne e lei si sedette ancora.
Lo sguardo del ragazzo era enigmatico.
"Mi scuso per averti sconvolta, ma avevo bisogno di..." Non finì la frase, le labbra di Gale si erano appoggiate sulle sue, in un bacio dolcissimo e lieve. Quando si staccarono, sorridevano entrambi.
"Mi scuso per non essermi accorto quanto sei diventata carina, l'ultima volta che ti ho vista, madre natura non ti aveva ancora regalato queste curve mozzafiato." si complimentò. Si pentì subito di aver detto la prima cosa che gli era giunto alla mente, sperò di non essere sembrato troppo volgare.
Prim non aggiunse altro, ma lo avvinghiò con forza, baciandolo con passione. Gale non si sarebbe aspettato una reazione del genere da lei, ma gradì. In lei vedeva ancora la bambina che era e che, negli anni, era fiorita ed era diventata una bellissima ragazza e che sarebbe diventata una splendida donna. All'improvviso capì che voleva essere lui a cogliere quel fiore, che non avrebbe permesso a nessun altro di farlo. Ricambiò il bacio e rimasero sull'erba scambiandosi effusioni. Ora anche per lui c'erano situazioni che avevano meno importanza, prima fra tutte la propria indipendenza, mentre l'istinto, sua guida principe, gli diceva che stava facendo la cosa giusta.

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