Milk & Cake

di jovina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'equivoco ***
Capitolo 2: *** Dovrai pensare anche a me ***
Capitolo 3: *** Impressioni di una notte ***
Capitolo 4: *** Un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** L'equivoco ***


CAPITOLO 1: L’equivoco
 
 Lizzie
Jamie
 
Lizzie e Jamie non erano amici. A malapena si conoscevano.
Nessuno dei due era intenzionato ad avere un qualsiasi tipo di rapporto con l’altro, escluso quello lavorativo.
Da un paio di mesi, infatti, ogni pomeriggio Lizzie andava a casa dell’attore, la puliva da cima a fondo; talvolta lasciava qualcosa di pronto da mangiare per la cena e, alle 19.00 precise, se ne andava.
Da parte sua, Jamie usciva non appena lei metteva piede oltre la soglia e rientrava solo quando lei non c’era più.
Ma un pomeriggio di inizio Ottobre, Jamie decise di tornare a casa prima; un po’ per il freddo, un po’ per la noia. Se ne stava però in piedi davanti alla porta d’ingresso pensando che una volta entrato avrebbe dovuto salutare la cameriera.
Merda…com’è che si chiama? Maledetta memoria, perché non me lo ricordo mai?!
Bè, potrei sempre cavarmela con un “ciao, sono a casa”. Ci pensò seriamente per qualche istante…
Dio, così no! Fa tanto padre di famiglia!
Ma come diavolo si chiama?!
Prima che potesse maledirsi ancora una volta l’uscio gli si spalancò davanti e lui si trovò davanti una faccetta sorpresa.
Lizzie! Ecco come si chiama! È così facile, perché me lo dimentico sempre?!
Nel frattempo la ragazza si era scostata dal passaggio e lo guardava con le sopracciglia alzate, come a dire “allora, entri o stai li fuori?”.
«Come facevi a sapere che ero davanti alla porta?», le domandò entrando nel salotto. Con il camino acceso quella stanza diventava incredibilmente accogliente.
«Ti ho visto mente passavi sul vialetto dalla finestra della cucina. E visto che non ti sentivo entrare ho pensato che forse avevi dimenticato le chiavi ».
Per un attimo riaffiorò alla mente di Jamie un ricordo di quando sua madre lo rimproverava per aver dimenticato le chiavi e sentì quasi il bisogno di giustificarsi.
«Ce le ho le chiavi! Mi ero solo fermato a pensare a una cosa…», si infilò una mano nei capelli e si grattò distrattamente la nuca.
«Stavi cercando di ricordare come mi chiamo? », domandò lei con un sorriso.
Anche Jamie sorrise.
«Ok, mi hai beccato! Scusa »
«Non fa niente, capita », Lizzie liquidò il discorso con un’alzata di spalle, poi si diresse verso la cucina, «Vuoi un tea? Il bollitore è già sul fuoco »
Il ragazzo la seguì e la ringraziò; era solo Ottobre, ma quel giorno faceva un freddo micidiale e una bevanda calda non poteva fargli che bene.
Guardò, fuori dalla finestra, il cielo plumbeo di Londra: di lì a poco avrebbe cominciato a piovere…di nuovo!
Ma quando arriva l’estate? Pensò.
«Come ti sei accorta che non ricordavo il tuo nome? », le chiese distrattamente.
«Perché quando devi chiamarmi esiti sempre e la maggior parte delle volte alla fine dici “hey ragazza” »
Lizzie non era offesa dalla cosa, sembrava solamente divertita.
Quando sentì il rumore di uno sportello che si apriva cigolando, Jamie si voltò e non poté trattenere una risata: Lizzie stava cercando di afferrare una tazza dallo scaffale più alto, allungandosi sulla punta dei piedi e saltellando senza risultati.
Con un paio di lunghe falcate, Jamie attraversò la cucina e la raggiunse sporgendosi dietro di lei per afferrare la tazza; poi fece un passo indietro.
«Certo che sei proprio bassa! », esclamò squadrandola da capo a piedi.
La ragazza si voltò di scatto verso di lui e le sue sopracciglia guizzarono verso l’alto, sul viso le si dipinse un sorriso sghembo.
«Questa non è il genere di frase che non si dovrebbe dire ad una ragazza! E comunque non sono bassa, sono minuta! », lo rimproverò strappandogli di mano la tazza e riempiendola di acqua bollente.
Jamie la osservò per qualche istante: era davvero minuta. Arrivava appena al metro e sessanta ma era ben proporzionata, con curve femminili e una vita sottile.
I capelli avevano il colore del grano e le scendevano fino alle spalle in morbidi boccoli ordinati: la cornice perfetta per un viso regolare, con un nasino alla francese, degli splendidi occhi blu e delle labbra sottili e ben definite.
Lizzie era una ragazza molto particolare, con uno stile retrò che le donava un’aria da diva degli anni ’50.
Si chiese come mai avesse sempre tenuto le distanze da lei; ma liquidò subito il pensiero.
Riprese la tazza di tea e se ne andò in salotto, stringendola fra le mani.
Rimasta sola, Lizzie terminò in fretta il suo lavoro e poi si preparò per tornare a casa.
«Jamie, io ho finito. Vado a casa», dichiarò entrando in salotto e afferrando la sua giacca dall’appendiabiti.
Lui, seduto sul divano, si girò a guardarla.
«Ok, allora buona serata! »
Lei lo salutò con un rapido gesto della mano ed uscì fuori dalla porta di casa.
Dopo un paio di minuti, alzandosi, Jamie notò qualcosa per terra: era la sciarpa di Lizzie; doveva esserle caduta mente se ne andava.
Se non sbaglio prende l’autobus per tornare a casa. Forse faccio in tempo a portargliela.
Afferrò la lunga sciarpa di lana e si precipitò fuori casa.
Come previsto stava piovendo a dirotto, ma invece di prendere un ombrello si infilò la lunga sciarpa sotto la felpa e cominciò a correre lungo il vialetto.
Oltrepassato il cancello svoltò a destra; la fermata era in fondo alla strada e là, riparata da uno sgargiante ombrellino giallo, c’era Lizzie.
«Lizzie! Lizzie! », gridò raggiungendola.
Mentre si piegava per ripararsi sotto l’ombrellino giallo scrollò i capelli, inondando la povera ragazza con gli schizzi di pioggia, facendola ridere.
«Hai dimenticato la sciarpa! Non vorrai mica prendere freddo, nanerottola! », la riprese tirando fuori l’ammasso di lana da sotto la felpa e mettendogliela attorno al collo.
Lei si lasciò scappare un sospiro; «Grazie, credevo di averla persa».
Gli regalò un sorriso, poi si sporse a guardare dietro di lui. «Sta arrivando il mio autobus. Forse è meglio che tu corra a casa; sei bagnato come un pulcino»
Mentre lei scompariva dietro le porte del mezzo, Jamie si incamminò con tutta calma, con le mani in tasca.
Bagnato come un pulcino! Ma figurati! Al massimo bagnato come un leone, o un drago…o un soldato! Un pulcino…io non sembro un pulcino!
 
Dopo quell’insolito pomeriggio tutto tornò alla normalità: Lizzie arrivava e Jamie se ne andava per tornare solo in serata.
Per quasi tre settimane tutto tornò com’era sempre stato.
Poi un pomeriggio, seduta sull’autobus, per sopperire alla noia Lizzie sbirciò distrattamente la rivista di gossip della donna che le stava accanto e per poco non le venne un colpo al cuore.
In copertina, su una foto a tutta pagina c’erano lei e Jamie, sotto la pioggia mentre lui le sistemava la sciarpa. E poi ancora, in altre foto più piccole lei che entra in casa di Jamie, loro due che parlano sull’uscio e, la più sconcertante, un’immagine di lei apparentemente avvolta in un lenzuolo vicino al letto del ragazzo.
Presa dal panico, appena scesa dal bus, comprò la rivista in un chiosco li vicino e si precipitò a casa dell’attore.
Ad attenderla in salotto c’erano Jamie e il suo nuovo agente, un’autoritaria donna sulla quarantina di nome Angy.
«Che cavolo significa questo? », sbottò Lizzie sventolando la rivista davanti ai due.
«Volevamo giusto chiederti la stessa cosa», esclamò visibilmente seccata Angy, «Tu ne sai niente? »
«Ovviamente no! Stai forse insinuando che è opera mia?! », esplose la ragazza sconcertata; gli occhi blu spalancati, un leggero tremito all’angolo della bocca.
Teneva le braccia rigide lungo il corpo e stringeva spasmodicamente i pugni, in un pallido tentativo di contenere la rabbia.
A quel punto, Jamie si allontanò dal caminetto e le si avvicinò, posandole una mano sul braccio.
«Non stiamo insinuando niente. E’ solo che io non parlato con nessun giornalista e naturalmente neanche Angy; perciò ci siamo chiesti se tu avessi parlato con qualcuno…»
Il tono amichevole di Jamie fu come un balsamo per i nervi a fior di pelle di Lizzie, che riuscì a calmarsi un poco.
«Ti posso assicurare che non ho parlato con nessuno. A dire il vero ho sempre detto che lavoravo a casa di una vecchia signora», sorrise timidamente.
Jamie spalancò gli occhi e la bocca, in un’espressione sorpresa: «Una vecchia…ma che cavolo?! »
Prima che potesse terminare venne interrotto da Angy: «Scusa, ma allora che diavolo ci facevi nuda nel suo letto? »
L’arroganza con cui Angy parlava mandava Lizzie in bestia. Era una donna insopportabile!
«Non ero nuda! », rispose la ragazza stizzita, «Stavo cambiando la biancheria del letto e siccome faceva caldo indossavo una canottiera. Quando ho raccolto le lenzuola devono aver scattato la foto creando il malinteso! »
«Bè allora il mistero è risolto! Basterà smentire la cosa e sarà tutto a posto, giusto? », domandò Jamie infilando le mani nelle tasche degli strettissimi pantaloni neri.
«Se vuoi che la stampa si butti su di voi come piranha, si! », esclamò la donna, «Se date una smentita verrete perseguitati, tutti e due. Ma se invece portate avanti la farsa per un po’…insomma, le riviste scandalistiche sono abituate alle tue relazioni lampo», continuò riferendosi a Jamie, poi guardò Lizzie, «E tu avresti quei dieci minuti di celebrità che tutti desiderano! »
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata sconcertata, poi si girarono nuovamente verso Angy.
Ci furono pochi istanti di silenzio.
«Io ci sto! », esclamò Jamie con un’alzata di spalle.
 

ANGOLINO DELL'AUTRICE
Premetto che questa è la prima fanfictrion che pubblico e ho riletto e riscritto il capitolo più o meno un milione di volte...
Comunque ringrazio in anticipo chi leggerà la mia storia e mando un ringraziamento speciale e un fiume di baci a Rory: grazie Rory, senza il tuo sostegno non avrei mai pubblicato! Ringrazio anche mia sorella Ilaria e adesso è appollaiata come un avvoltoio dietro di me, controllando tutto ciò che scrivo! 
Concludio dicendo che spero continuate a leggere la mia storia! 
A presto!
 

 
 
 

 

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Capitolo 2
*** Dovrai pensare anche a me ***


 
 
 
 CAPITOLO 2: Dovrai pensare anche a me
 
 
  
 
 
Lizzie era sdraiata sul suo letto; guardava le nuvole che molti anni prima aveva dipinto con il suo papà sul soffitto azzurro.
Stava pensando al “piano” di Angy.

Quella donna sosteneva che l’unica soluzione per tenere a bada i giornalisti era portare avanti la farsa della loro relazione; diceva che sarebbe bastato farsi vedere insieme a qualche evento pubblico e in qualche “situazione privata”. Da come ne parlava sembrava una cosa così semplice.
Forse, pensandoci bene, non sarebbe stato tanto male: serate di gala, feste, bei vestiti…
Certo, rispettando certi limiti!

Insomma, sono pur sempre una ragazza per bene e solo perché lui è bello e famoso non vuol dire che può fare certe cose! Voglio che i limiti della faccenda siano ben chiari! O come dico io o niente!
Come ogni pomeriggio, Lizzie arrivò puntuale a casa dell’attore dove espresse le sue condizioni.
«Niente effusioni? », domandò Jamie confuso, «Perché no? Insomma le coppie si baciano, di solito. E noi dobbiamo sembrare una coppia! Dovrai baciarmi, questo è sicuro! »
«Io non bacio il primo ragazzo che mi capita a tiro! », ribadì lei.
«Non sono il primo che capita! Insomma, famoso o no, questa è la prima volta che una ragazza non vuole baciarmi…ci sarà una ragione se tutte le altre volevano farlo! »
«Non me ne frega niente di quello che fanno le altre! Ma io non lo faccio! »
Il battibecco stava andando avanti da troppo tempo per i nervi di Angy, che decise di porvi fine.
«Ragazzi! », tuonò per catturare la loro attenzione, «Non mi interessa come porrete fine a questa diatriba; ma una cosa è certa: dovete trovare un compromesso prima di domani sera».
«Perché proprio domani? », domandò Lizzie.
Jamie si batté una mano sulla fronte.
«La prima di quel film! Ho giurato che ci sarei andato! »
«E’ questo cosa ha a che fare con me? », continuò Lizzie.
Angy prese il cappotto e se lo infilò. «Bè cara, dovrai andarci anche tu! Ora vi saluto, ho una marea di impegni! », esclamò la donna prima di sparire dietro la porta di casa.
Finalmente Lizzie e Jamie rimasero soli; la ragazza si lasciò cadere sul divano.
«Devo proprio esserci anche io? »
Jamie le fece un sorriso rassicurante e si sedette sul tavolino, difronte al sofà: «Bè, se venissi con me sarebbe meglio. E poi non è nulla di che; dobbiamo solo vestirci bene e andare al cinema».
Lizzie sembrò rifletterci per un po’.
«Va bene, penso che potrei venire», cominciò cauta; «Ma cosa intendi con “vestirsi bene”?»
Lui scrollò le spalle. «Un vestito da cocktail dovrebbe andare bene»
«Jamie…», chiamò piano la ragazza, «Io non ho vestiti da cocktail! »
 
Jamie parcheggiò la sua auto rosso fiammante e si sporse per guardarsi nello specchietto retrovisore. Si sistemò una ciocca di capelli.
Prima che il ragazzo potesse dirle qualsiasi cose, Lizzie si precipitò giù dalla macchina inspirando grandi boccate d’aria.
«Ma come cavolo guidi?! », gridò quando finalmente il biondo la raggiunse sul marciapiede.
«Perché? ». Lui sembrava confuso e la osservò alzandosi gli occhiali da sole sopra la testa.
«Come perché? Abbiamo rischiato di morire una decina di volte! Lo stop ti obbliga a fermarti, non è un invito a rallentare leggermente mentre attraversi senza guardare un incrocio!! »
Con un sorrisetto Jamie le voltò le spalle e si incamminò lungo la strada. «Come sei tragica! Dai muoviti, il negozio è qui dietro»
Entrarono in una boutique arredata in modo fine, con pochi mobili essenziali. Il colore predominante era il bianco, che faceva saltare all’occhio i colori sgargianti dei vari abiti appesi.
Una commessa sulla quarantina, con dei corti capelli neri li salutò raggiante.
Jamie fu breve e cordiale nello spiegare cosa stavano cercando e la donna, Lucy, si mise subito all’opera accompagnando Lizzie in un camerino.
«Ora ti porto qualcosa di carino da provare », le disse chiudendo la tenda.
Oddio! Ma cosa ci faccio qui? Che situazione! Jamie ha detto che è come andare al cinema e che ci faranno delle foto…
Questo significa che tutti le vedranno! Oh…cosa dirò alla mia famiglia? E a Jesse? Lei mi ucciderà!
Jessica era la migliore amica di Lizzie; si erano conosciute al liceo e da allora non si erano più lasciate. Jesse era più grande di Lizzie di un paio d’anni.
Nell’ultimo periodo non si erano viste molto; Jesse lavorava come geologa e a primavera avrebbe sposato Andrew, un suo collega.
Fra le ricerche e i preparativi del matrimonio e i due lavori di Lizzie, le due ragazze non avevano più molto tempo per loro.
Lei verrà a saperlo e allora capirà subito che è una messa in scena…
Lucy fece irruzione nel camerino, con le braccia cariche di abiti, interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Lizzie indossò moti vestiti, ma nessuno convinceva ne lei ne la commessa.
Alcuni troppo corti, altri troppo lunghi, altri ancora poco adatti o di un colore che non le donava.
Alla fine provò un semplice tubino in pizzo nero, con le mezze maniche e uno scollo a cuore, lungo fino alle ginocchia.
Per addolcire il look aggiunse un cappotto rosa cipria e delle decolté dello stesso colore.
Soddisfatta del suo outfit, Lizzie decise finalmente di farsi vedere da Jamie.
«Allora, che ne pensi? », gli domandò.
Il ragazzo si alzò dalla poltrona sulla quale era scompostamente seduto e la raggiunse; le girò attorno studiandola attentamente, poi le si fermò difronte, forse un po’ troppo vicino.
«Con queste scarpe mi arrivi quasi al mento! », sul suo viso si dipinse un sorrisetto beffardo.
Lizzie gli diede una spintarella.
«Oh si, molto simpatico! Il vestito va bene o no? »
«Sei perfetta! »
 
Tornati a casa di Jamie, Lizzie si chiuse in cucina e, per riprendersi dal terribile viaggio in auto, decise di preparare un dolce.
Cucinare era la cosa che più le piaceva fare.
Infatti ogni mattina si recava in una tavola calda, poco lontana da casa dell’attore, dove preparava per lo più torte e dolci.
Era immersa nei suoi pensieri quando Jamie entrò nella stanza, attirato dal profumo.
«Ti prego, dimmi che quello che cuoce in forno è per me! », esclamò sedendosi sul tavolo; «Tu cucini così bene! Adoro quando mi lasci la cena pronta»
«Io lavoro in una tavola calda; cucinare è la mia vita», disse lei affaccendandosi davanti ai fornelli.
Jamie la fissava, studiava ogni sua mossa: come lavava i piatti e li riponeva nel pensile sopra il lavello, il gesto veloce con cui si spostava un ricciolo dal viso, le lunghe ciglia che le accarezzavano le guance quando sbatteva le palpebre.
È davvero bellissima, pensò.
«Ma adesso ci sono anche io, dovrai pensare anche a me… »; nell’istante il cui pronunciò quelle parole se morse la lingua. Ma che diavolo mi passa per la testa?!
Lizzie si girò a guardarlo: se ne stava li seduto sul tavolo a fissarla, con gli occhioni azzurri spalancati.
Non riusciva a decifrare la sua espressione; ci vedeva qualcosa che non capiva, un’emozione a cui non sapeva dare un nome.
«Come facciamo con le altre persone? Intendo, cosa dobbiamo dire alla nostra famiglia, agli amici? », gli domandò con una punta d’ansia nella voce, cambiando abilmente argomento.
«Non possiamo dirlo a nessuno. Insomma, se qualcuno si lasciasse scappare qualcosa alla persona sbagliata sarebbe tutto inutile», la sua voce era calma ma decisa.
«Neanche alla mia famiglia? »
«No, neanche a loro», si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, «A proposito, quando mi presenterai ai tuoi? »
Per lo stupore a Lizzie scivolò il piatto bagnato dalle mai, che cadde a terra e si ruppe. La ragazza si chinò subito e cominciò a raccogliere i cocci.
Anche Jamie si accovacciò per aiutarla.
«Guarda che scherzavo! Non devi presentarmeli…», le fece un sorriso che lei ricambiò timidamente.
Con un pezzo di vetro, Lizzie si tagliò la punta di un dito; trasalì e una piccola goccia di sangue si formò sul polpastrello.
«Hey ragazzina, devi stare attenta! », esclamò il ragazzo afferrandole la mano e infilandosi in bocca il dito ferito.
Era un gesto così intimo che Lizzie si trovò spiazzata e al tempo stesso a suo agio.
Era lo strano “potere” di Jamie: lui era sempre così comodo con se stesso da trasmettere serenità anche agli altri.
Con lui anche le cose più imbarazzanti diventano così naturali…ogni volta che apre la bocca avrei voglia di abbracciarlo; è così tenero!
«Va meglio? », le sussurrò tenendo ancora stretta la sua mano.
Lizzie fece di si con la testa: «Forse dovrei tirare fuori la torta dal forno. Non vorrei che si bruciasse»
I due si alzarono in piedi e si lanciarono uno sguardo imbarazzato.
«Si bè, allora io torno di la a fare…quello che stavo facendo», Jamie si infilò una mano fra i capelli e la passò sulla nuca. Le lanciò un’ultima occhiata e uscì dalla cucina.
 
Quella sera Lizzie rientrò a casa carica delle buste con i costosi abiti nuovi.
Jamie aveva insistito così tanto per comprale la roba necessaria per la serata che l’aveva quasi portata allo sfinimento.
Con uno sbuffo posò le buste sulla cassapanca in entrata, appese all’attaccapanni giacca, sciarpa e cappello, accese lo stereo in salotto che cominciò a suonare un vecchio cd di Frank Sinatra. In fine si diresse in cucina, dove cominciò a preparare la cena per tutta la famiglia.
La sua era la tipica grande famiglia felice che si riunisce per la cena: c’erano i suoi genitori, sua sorella Margareth con  il marito e il piccolo Bryan, e nonna Jane, che viveva nella casa accanto e li raggiungeva per la cena.
Lizzie era la prima a rincasare e per questo era l’addetta alla cucina.
Adesso cosa dico alla mia famiglia? Penso infornando una teglia. Spero la prenderanno bene…Dio, ti prego, fa che non abbiano ancora visto i giornali!
Era totalmente persa nei suoi pensieri quando cominciano a rientrare gli altri membri della famiglia. E solo quando tutti si furono seduti a tavola la ragazza si fece avanti.
«Ascoltate per favore. C’è una cosa importante di cui vorrei parlarvi…»
Prese in mano una delle riviste che ritraevano lei e Jamie e la posò sul tavolo.
Margareth la afferrò subito: «Oddio! Ma allora è vero! Oggi una mia collega mi ha detto che su dei giornali c’era la foto di te che baciavi un attore, ma pensavo che si fosse sbagliata…! »
«Lizzie di cosa cavolo sta blaterando tua sorella? », domandò secco suo padre.
La ragazza inspirò profondamente e iniziò a raccontare: disse che aveva risposto ad un annuncio di lavoro come donna delle pulizie e che quando si era presentata al colloquio aveva scoperto che il proprietario della casa era Jamie Campbell Bower.
Confessò che aveva tenuto la cosa nascosta per evitare fastidi; e poi continuò dicendo che si erano conosciuti e piano piano avevano cominciato a piacersi.
«Quindi per il momento ci frequentiamo. Volevamo tenere la cosa nascosta; ma come potete vedere non ci siamo riusciti molto bene», indicò la rivista, «Domani sera andrò con lui alla prima di un film».
Finalmente si sedette a tavola con gli altri. Quando alzò lo sguardo si rese conto che tutti la stavano fissando.
«Ma possiamo stare tranquilli? Insomma con questa gente di spettacolo non si può mai sapere; quelli ne combinano sempre una! E se poi ti porta in brutti posti? Sai cosa intendo…», domandò ancora suo padre con una punta di preoccupazione.
«Papà davvero, non ti devi preoccupare. L’unico posto di perdizione dove potrebbe portarmi è una pasticceria! », ribatté accennando alla golosità del ragazzo, «Ora possiamo mangiare? »
Per tutta la sera pensò a cosa sarebbe successo a quella presentazione.
L’evento più importante a cui ho partecipato è stato il matrimonio di mia sorella…non so come ci si debba comportare a certi eventi…
Jamie dice che rimarrà sempre con me e che passerà a prendermi, ma la cosa non mi tranquillizza per niente.
Spero di essere all’altezza e se guida lui spero anche di tornare viva!
 


ANGOLO DELL’AUTRICE
Hola!
Pubblico il mio secondo capitolo, nella speranza che il primo vi sia piaciuto e che abbiate voglia di leggere anche questo.
Ringrazio tutti quelli che hanno deciso di buttarci un occhio!
Se vi piace quello che vi racconto lasciate una piccola recensione :))
Alla prossima!


 

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Capitolo 3
*** Impressioni di una notte ***


CAPITOLO 3: Impressioni di una notte



 
 
«Questi stupidi capelli non vogliono stare al loro stupido posto! », esplose Lizzie lanciando una forcina per capelli contro lo specchio.
Sua sorella, appoggiata allo stipite della porta, osservava silenziosamente i suoi preparativi.
Lizzie si voltò verso di lei quasi sull’orlo delle lacrime; «Maggie per favore, potresti aiutarmi? », la implorò con tono lamentoso.
La donna si staccò dalla parete e la raggiunse: «Sei molto agitata. Hai paura che qualcosa vada storto? »
Lizzie sospirò. «Si. Jamie ha cercato di rassicurarmi in tutti i modi, ma…»
«Ma non hai idea di cosa aspettarti da un evento come questo e hai paura di deluderlo. Giusto? », concluse per lei Maggie.
Come fa a entrare a questo modo nella mia testa?!
«Si, ho paura di fargli fare una figuraccia»
Dallo specchio, la ragazza vide Maggie sorridere.
«Però! Questa si che è una novità! Tu che tieni tanto a un ragazzo da non volerlo mettere in imbarazzo. Non credevo che dopo Phil sarebbe successo ancora»
Lizzie si adombrò. «Lo sai che non voglio sentire parlare di lui», fu la sua risposta secca.
Phil era la sua più grande ferita, delusione e paura. Erano rimasti insieme per un paio d’anni appena; e poi un giorno come era venuto se n’era andato.
Si erano conosciuti che Lizzie aveva solo diciassette anni, tramite amici comuni. Lui era figlio di un ricco imprenditore e frequentava istituti privati; era il classico ragazzo viziato con un brillante futuro già scritto.
Arrogante e sicuro di se, era sempre a suo agio e brillante in ogni occasione, formale o meno.
Accanto a lui, Lizzie non era che l’ombra del suo ragazzo. Ma le andava bene così, perché lo amava.
Poi un giorno lui si era presentato davanti alla sua porta, con un borsone in spalla, dicendo che il futuro che lo attendeva non faceva per lui e che voleva girare il mondo.
Disse che se lo amava doveva seguirlo in quel momento. Ma per una volta Lizzie scelse se stessa; rimase a Londra con la sua famiglia e Phil partì senza di lei.
Erano passati tre anni da allora e di lui non aveva saputo più nulla.
Se Maggie sapesse la verità su Jamie non parlerebbe così. Io sto solo cercando di onorare un patto.
Maggie le prese i boccoli fra le mani e cominciò a spazzolarli delicatamente, dandole un’aria elegante e un po’ retrò.
«Sei perfetta! », esclamò con un sorriso; poi uscì dal bagno.
Pochi minuti dopo, Jamie suonò il campanello e Lizzie si precipitò ad aprire la porta.
Il ragazzo la fissò con i grandi occhi blu e sorrise; «Allora, andiamo? », esclamò porgendole il braccio.
 
Jamie fermò la macchina proprio davanti all’entrata del cinema; un lungo e largo passaggio era costeggiato da transenne e illuminato a giorno.
Fotografi e fan si accalcavano per veder entrare i personaggi famosi nella sala.
Jamie fece il giro dell’auto e le aprì lo sportello.
Lizzie lo guardò preoccupata; più si ripeteva che non era nulla di così tremendo e più veniva presa dall’ansia.
Lui sorrise e le porse a mano. «Stai tranquilla. Sei davvero bellissima! Ora devi solo sorridere»
La aiutò a scendere e, quando Lizzie posò i piedi a terra, una valanga di flash la travolse.
Fece come aveva detto lui, sorrise.
Jamie diede le chiavi della macchina al parcheggiatore e le fu subito al fianco. Le cinse la vita con un braccio e, stringendola a se, posò con lei per i fotografi.
«Jamie è la tua nuova ragazza? », urlò un reporter.
Lui rise. «C’è da chiederlo? »
«Datevi un bacio! Per le foto», esclamò un altro.
La ragazza sgranò gli occhi e si voltò verso di lui. Oddio! Questo non era previsto! E adesso?
Jamie la guardò con il solito sorriso rassicurante e le strizzò il fianco.
«Posso? », le domandò.
Per quanto sembrasse tranquillo e rilassato come al solito, dentro il suo cuore stava battendo come un tamburo. Dimmi di si. Dimmi di si. Dimmi di si! Urlava la sua testa.
Lizzie fece un lungo sospiro e si sporse verso di lui. «Se proprio devi…», sussurrò.
Il ragazzo rise di nuovo e poi la baciò. il suo sorriso si scontrò con le labbra di Lizzie per un istante appena. Potente come una scossa.
I due si guardarono. Con un gesto naturale e del tutto inaspettato, Lizzie passò il pollice sulla bocca di Jamie per pulirlo dal rossetto.
L’attore fece un altro paio di foto e rispose a qualche domanda, poi la raggiunse e le posò una mano dietro la schiena.
«Entriamo, che ne dici? », le sussurrò.
Lei annuì e sparirono dentro la sala.
 
Quando Jamie la riportò a casa era ormai molto tardi. Durante il viaggio in auto, fra loro era caduto un gran silenzio.
«Ti sei divertita? », domandò lui d’improvviso.
Lizzie si voltò a guardarlo. «Si, ed è stato anche molto più semplice di quanto pensassi…ero terrorizzata! Sai con tutte quelle foto e la gente che ti fissa…non ci sono abituata», era ancora così nervosa che le uscì una risatina strana che strappò un sorriso a Jamie.
Per l’imbarazzo, Lizzie si guardò le scarpe, nel tentativo di nascondere il violento rossore che le coprì le guance, e si sistemò un ricciolo dietro l’orecchio.
«Ma almeno il film ti è piaciuto? ». Jamie le fece tirare su la testa posandole due dita sotto il mento.
Lei annuì. «Si, si. Mi è piaciuto. Ma confesso che ho sentito la mancanza dei pop corn! »
Risero entrambi, ma alla fine Lizzie si arrese ad un profondo sbadiglio.
«Forse è meglio se ti lascio andare a dormire…», si allungò verso di lei e le diede un bacio sulla guancia; «Buonanotte», le sussurrò a un orecchio.
«Buonanotte», rispose lei. Scese dalla macchina e corse dentro casa.
 
La porta d’entrata sbattè alle sue spalle mentre cominciava a togliersi giacca e sciarpa. Attraversò il corridoio sfilandosi le scarpe e abbandonandole sul parquet. Salì le scale, lasciando correre le dita sulla ringhiera in legno laccato.
Una profonda stanchezza si stava insinuando in ogni suo muscolo.
Arrivò davanti alla porta della sua camera e la spalancò; si fermò davanti allo specchio appeso al muro e si rimirò: gli occhi azzurri, i capelli biondi. Così alto e magro…
Leggo meraviglie su di me sulle riviste, le fan mi adorano…ma allora perché mi sento così solo? Non sono fatto per stare senza una donna. Ma a quanto pare loro non sono fatte per stare con me!
Eppure non mi sembra di essere un uomo così pessimo…
Potrei sempre provare con Olivia…
Ci pensò per qualche istante, ma un brivido lo scosse.
Dio no! Con quella proprio no!
Mi sono davvero impegnato per farmela piacere, ma non sopporto nulla di lei.
Quando parla non ha mai nulla di sensato da dire, solo frivolezze…credo di essermi addormentato a metà di un discorso una volta…
Sospirò. Non faccio altro che collezionare un disastro dopo l’altro: Zoe, Bonnie, Lily…
Si spogliò e si buttò a letto; era esausto.
Ma la sua mente non voleva tacere. Lo assillava con pensieri e parole e immagini.
Quasi senza accorgersene, dietro le sue palpebre chiuse si disegnò il volto delicato di Lizzie.
Ripensò al bacio che le aveva dato, a come lei gli aveva passato le dita sulle labbra. Un gesto così intimo, a cui non era abituato, che lo aveva spiazzato.
A parte mia madre, nessuno mi aveva mai toccato così da quando sono un uomo adulto.
Lizzie è sempre così buona; si preoccupa per me…
Sarebbe bello stare DAVVERO con lei, sospirò.
Quel pensiero lo cullò attraverso le porte di un sonno tranquillo, popolato da sogni che al risveglio non avrebbe ricordato.
 
Il mattino seguente Lizzie se la prese comoda e rimase a letto fino a tardi.
Quando finalmente aprì gli occhi si trovò davanti sua sorella che, appollaiata al fondo del suo letto, sfogliava allegramente una rivista.
«Ci sono le foto di ieri sera…lui è carino…», disse Maggie con aria assente, chiudendo il giornale. Poi puntò i suoi occhi castani in quelli della sorella: «Come è andata? »; si percepiva un’inquietante sottotono folle nella sua voce.
Lizzie sbattè vigorosamente le palpebre nel tentativo di eliminare le ultime tracce di sonno e si tirò su puntando i gomiti sul materasso.
«Cosa vuoi sapere? », bofonchiò.
Maggie era una donna adulta di trent’anni, ma quando loro due erano sole tornava ad essere la ragazzina di un tempo.
«Tutto! », esclamò.
Lizzie le raccontò della serata in ogni piccolo dettaglio.
«E poi quando mi ha baciata è stato strano e bello allo stesso tempo. Insomma è stato come una scossa e…»
«Parli come se non lo avessi mai baciato prima di ieri sera! », la interruppe Maggie con sufficienza, guardandosi le unghie.
Sospetta qualcosa…pensò Lizzie mordicchiandosi un labbro.
«Si, bè…insomma, era il primo bacio “pubblico”! », si giustificò.
Maggie la guardò per un istante, come se stesse soppesando le sue parole. Infine sorrise: «Oh Liz! Sono così felice di vederti finalmente così cotta di un ragazzo! Questo Jamie deve essere davvero speciale…»
La speranza con cui la guardava le strinse il cuore; Maggie era stata così in pena per lei, dopo la rottura con Phil, che ora la vedeva realmente sollevata.
Oh Maggie; non voglio deluderti o mentirti…
Se tengo la bocca chiusa è solo perché l’ho promesso a Jamie.
«Com’è baciare un attore? », le domandò allora la donna con un sorrisetto malizioso.
Fortunatamente il piccolo Bryan cominciò a strillare nella stanza accanto salvandola dall’imbarazzante domanda.
Rimasta sola, Lizzie afferrò il telefono e controllò il display: c’era un messaggio di Jamie.
“Spero che questo pomeriggio tu non abbia impegni, perché sei ufficialmente invitata a casa mia per un pomeriggio cinema! Tu porta il film, io penso ai pop corn!”
Ancora perplessa, la ragazza si alzò dal letto e si diresse in cucina.
Ma che diavolo starà combinando? E poi cos’è un “pomeriggio cinema”?!
Si versò una tazza di tea e bevve, completamente persa nei suoi pensieri. Era sorpresa che Jamie l’avesse invitata per vedere un film.
Vuole forse passare del tempo con me? si domandò. Perché?
 
Era pomeriggio inoltrato quando Lizzie si presentò a casa dell’attore, come avevano concordato.
«Sei venuta! », esclamò lui con un gran sorriso.
Quant’è carino quando sorride così!
«Ti ho detto che sarei arrivata alle 5, e così ho fatto», ribatté lei, «Non avevo idea di quale genere ti piacesse, perciò ho portato il mio film preferito. Spero vada bene»
Jamie la fece accomodare in salotto.
«Bè, io non sapevo quali pop corn preferissi, così li ho presi tutti…direi che siamo pari! », ridacchiò e le indicò il basso tavolino davanti al divano, gremito di qualsivoglia tipo di pop corn. «Che film hai portato? »
Lizzie si sedette sul sofà. «Sabrina, la versione più recente. Lo so è un po’ da femminuccia…»
Jamie si tuffò fra i cuscini, accanto a lei. «Scherzi?! Io adoro quel film! Solo che tendo a non dirlo troppo in giro». Lizzie rise di guasto davanti alla smorfia che fece. «In realtà mi piace di più la versione originale; ma che vuoi farci, sono un nostalgico! »
Lizzie lo guardò di traverso: «Mi stai prendendo in giro? »
Lui scoppiò a ridere. «Si! Non ho idea di che film sia! »
La ragazza gli lanciò un cuscino colpendolo in pieno viso e lo obbligò a far partire il lettore dvd.
Guardò il tavolo con una certa indecisione, ma alla fine optò per dei pop corn classici, salati al burro, e poi si accoccolò fra i morbidi cuscini del divano.
Jamie le si sedette accanto e cominciò a rubare pop corn dalla sua ciotola. Ben presto però le sue palpebre si fecero pesanti; quella notte non aveva dormito molto e ora il sonno si faceva sentire. Lentamente, cominciò a scivolare verso il basso, appoggiando la guancia sulla spalla di Lizzie.
Aveva un’espressione così beata che la ragazza non se la sentì di svegliarlo.
Sembra un bambino. Cosi bello…
Il suo respiro era profondo e regolare. Una ciocca di capelli gli era scivolata sul viso; con una mano, Lizzie gliela spostò dietro l’orecchio, facendogli una carezza.
Jamie sospirò e si mosse contro di lei: spostò il viso più in basso, sul petto di Lizzie, si allungò sul divano e le cinse la vita con un braccio.
Lizzie si ritrovò inchiodata al divano dal peso di Jamie.
Uff! dovrei chiedere un aumento; fare da cuscinetto non rientra fra le mie mansioni! Se non avesse quell’espressione adorabile lo avrei già spinto via!
Jamie non si mosse più e la ragazza tornò a seguire il suo film.
Quasi inconsapevolmente cominciò ad accarezzargli i capelli, senza accorgersi del sorriso beato che si dipingeva sul viso del ragazzo.
 
Jamie…Jamie…
La voce di Lizzie si materializzò nella sua mente, riportandolo alla realtà.
Aprì gli occhi.
«Jamie, svegliati»
La voce di lei era carezzevole, ma conservava una leggera nota d’allarme.
«Che c’è? », bofonchiò lui, «Stavo sognando! »
«C’è un uomo nel tuo giardino che ti ha scattato delle foto»
Jamie alzò lo sguardo e intravide dalla finestra un giornalista che correva verso la staccionata.
Improvvisamente perse anche l’ultimo velo di sonno e si rabbuiò. «CI stava fotografando, me e te…Mi dispiace, avrei dovuto chiudere le tende»
Si alzò e tirò i tendaggi; una calda luce aranciata pervase la stanza.
Jamie tornò a sedersi e allungò un braccio sullo schienale del sofà, dietro le spalle di Lizzie. Aveva l’abitudine di sedersi sempre molto vicino a lei.
Non che la cosa mi infastidisca, pensò lei.
«Cosa mi sono perso? », le domandò riferendosi al film.
«Nulla di che; lei è appena tornata da Parigi…»
Il ragazzo le cinse le spalle. «Non devi stare così composta. Mettiti comoda»
Suonò come un ordine. La storia del giornalista lo aveva talmente infastidito che ora la sua espressione era dura, come quelle delle statue.
Sentendosi quasi in dovere Lizzie prese coraggio è si spostò: tirò su le gambe e poggiò il viso nell’incavo fra la spalla e il collo di Jamie. Gli abbandonò una mano sul petto; sotto il palmo sentiva il suo cuore battere come un martello.
Piano piano, Jamie cominciò a rilassarsi di nuovo. «Mi piace stare con te; mi sento…comodo», le sussurrò, piegando la testa verso e appoggiandola a quella di lei.
Lizzie si sentì scaldare il cuore e un gran sorriso le sbocciò sulle labbra. Lasciò scivolare la mano sul fianco di lui e lo strinse.
«Anche io sto bene con te…»
 
 

 
 
CHIACCHIERE
Bonsalve a tutti!
Ecco un nuovo capitolo per voi. Spero vi sia piaciuto! (incrocio le dita)
Dunque, che ne pensate? Jamie e Lizzie si stanno avvicinando e non mancheranno equivoci, gesti inconsueti e ovviamente non tarderà ad arrivare una certa perfida ragazza che “amo” tanto…
Se volete lasciare qualche suggerimento o dirmi che ne pensate, scrivete due righe qui sotto.
A presto!!

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Capitolo 4
*** Un nuovo inizio ***


CAPITOLO 4: Un nuovo inizio
 
 



«Ma guarda quanto sono carini! », squittì Maggie sfogliando una rivista, «E guarda Lizzie come sorride! »
«Io non mi emozionerei così tanto; con questa gente di spettacolo non si può mai sapere come vanno a finire le relazioni », mormorò Julie, la madre di Lizzie.
In quel momento la ragazza entrò in cucina, con indosso l’uniforme celeste da lavoro.
«Di che parlate? », domandò dando un bacio sulla guancia di sua madre e afferrando una fetta di pane tostato.
«Di niente! », esclamò Maggie, sporgendosi sul tavolo per nascondere la rivista.
Lizzie scosse la testa e afferrò il suo cappotto.
«So che mi state nascondendo qualcosa…e scoprirò di che si tratta! », detto ciò uscì di corsa per prendere l’autobus.
Era sempre felice quando andava a lavorare; ma quella mattina si sentiva particolarmente raggiante.
Quando era finito il film, il pomeriggio precedente, Jamie le aveva chiesto di fermarsi per cena e, dopo un attimo di esitazione, lei aveva accettato. Avevano ordinato un paio di pizze e avevano parlato.
Lizzie non era abituata a ragazzi che parlavano e si sbracciavano così tanto. Era colpita da quanta passione Jamie mettesse in tutto ciò che diceva e dal numero di domande che le aveva posto.
«Quindi hai un secondo nome? », le chiese prima di bere l’ultimo sorse della sua birra.
«Si. Mi chiamo Elizabeth Grace Thornton»
«Grace…», Jamie ripetè quel nome in un sussurro che gli scivolò fra le labbra come acqua fresca; «Grace mi piace! »
Lizzie se ne andò da casa del ragazzo solo a sera inoltrata. Lui le aveva sistemato la sciarpa e le aveva detto di stare attenta; poi, prima che uscisse di casa le aveva dato un bacio sull’angolo della bocca.
«Scrivimi quando arrivi a casa! », le aveva in fine urlato mentre metteva in moto la macchina.
Giunta a casa, la ragazza prese in mano il telefono e digitò il testo del messaggio.
“Sono a casa. Grazie per la serata. Buonanotte, un baio!”. Esitò qualche istante prima di inviarlo ma alla fine si convinse.
La rispose di Jamie non si fece attendere: “Buonanotte a te, piccola Gracie. Mi tengo il tuo bacio!”
Al solo ricordo di quel messaggio, Lizzie si sentiva arrossire.
Entro nella tavola calda e salutò i colleghi, poi si fece strada verso la cucina, il suo regno.
Questa era infatti quasi completamente sua: Sal, il capocuoco, stava sempre nella zona delle griglie che si affacciava direttamente sul locale, adibita alla preparazione di panini, patatine e insalate. Così nell’altra stanza, Lizzie poteva dedicarsi ai suoi dolci.
A metà mattinata Erin, una cameriera sulla sessantina sempre imbronciata, fece capolino dalla porta: «Lizzie, al tavolo 9 c’è uno strano ragazzo che vuole sapere cosa metti dentro le torte»
La ragazza mise le mani sui fianchi con fare scocciato; «Che vuol dire “cosa ci metto dentro”? Gli ingredienti sono scritti sul menu! »
«Dice che vuole sapere esattamente cosa usi», continuò l’altra.
Sbuffando, Lizzie uscì dalla cucina e si avviò verso il tavolo posizionato in fondo alla sala.
Era occupato da una sola persona che studiava attentamente uno dei grossi menu, tenendolo davanti alla faccia.
«Salve, sono Lizzie, l’addetta alla preparazione dolci. Come posso aiutarla? », disse lei cortese.
«Vorrei sapere quale di queste torte se sposa meglio con un bel bicchiere di latte! », rispose il misteriose cliente, che ancora non si era mostrato.
Riconoscerei questa voce fra mille!, pensò la ragazza strappandogli dalle mani il grosso pezzo di carta.
«Mi hai davvero disturbata per questo, Bower? », domandò stizzita.
Lui le regalò uno di quei suoi sorrisi a trentasei denti. «Ciao Gracie! », esclamò.
Lizzie sbuffò rumorosamente; «Ciao…Che ci fai qui? »
«Volevo vedere dove lavori»
La ragazza cercò con lo sguardo il titolare. «Sal! Mi prendo 5 minuti di paura! », gridò; poi tornò a rivolgersi a Jamie. «Che torta vuoi? »
«Quella al cioccolato! »
Un paio di minuti dopo erano seduti al tavolo, con due fette di torta e due bicchieri di latte.
Jamie la stava inondando di chiacchiere e lei lo ascoltava in silenzio, pensando che fosse i ragazzo più adorabile che avesse mai conosciuto.
Tutto quello che lui diceva, alle orecchie di Lizzie pareva interessante e divertente. Le raccontava dei film che aveva fatto, delle canzoni scritte, dei tempi della scuola, saltando da un argomento all’altro senza una logica precisa.
D’improvviso si fermò a metà di un discorso e si mise a guardare fuori dalla vetrina, come se avesse visto qualcosa di importante. Lizzie fece lo stesso, per capire cosa avesse attirato la sua attenzione.
«Cos’hai visto? », gli domandò.
Jamie, invece di rispondere, si sporse sul tavolo e le rubò un bacio; uno piccolo, a fior di labbra.
Lizzie rimase a bocca aperta, totalmente stupita.
Il ragazzo si sedette di nuovo, con un sorrisetto furbo sulle labbra. «L’hai visto? C’è un giornalista laggiù. Ti ho baciata per le foto! », esclamò.
«Jamie, quello non  è un giornalista! », sbottò lei indicando la strada oltre la vetrina, «Quello è solo un uomo con l’ombrello! »
Lui scrollò le spalle. «Appunto. Chi va in giro con l’ombrello in una giornata soleggiata? Mi ha insospettito…». Aveva sul viso lo sguardo furbo di chi sa di non poter essere contraddetto.
Lizzie sbuffò sonoramente. «Hai rotto il nostro patto», lo riprese.
Jamie sembrò rifletterci un po’ su, poi mormorò: «Veramente no. Avevi detto che TU non mi avresti baciato, non che IO non potevo baciare te». Aveva il viso distorto in un’espressione insolita. Così adorabile…
Lizzie perese in considerazione l’idea di arrabbiarsi, ma le bastò una rapida occhiata a quel viso imbronciato perché le passasse quel vago moto di rabbia.
Mi chiedo cosa sia questa sensazione nella pancia che mi prende ogni volta che lo vedo così.
Dovrei essere furiosa…e invece niente rabbia.
Solo questa sensazione; come un formicolio alla bocca dello stomaco che mi fa…ridere?
Credo di essere felice…
Cogliendo Jamie di sorpresa, Lizzie scoppiò in una fragorosa risata.
«Sei un mascalzone! »,, esclamò dandogli una pacca sulla spalla.
Quanto è bella quando sorride così, non poté trattenere dal pensare Jamie, lasciandosi scappare un sorrisino.
Quando finalmente riuscì a calmarsi, Lizzie si asciugò una lacrima all’angolo dell’occhio; per un breve istante si perse a guardare Jamie.
«Hey principessa, la tua pausa è finita. Perché non torni in cucina? », borbottò Erin con il consueto tono arcigno. «Questo è il tuo ragazzo? »
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata. Lizzie diventò tutta rossa e cominciò a balbettare; Jamie si sentì in dovere di darle una mano, così si alzò in piedi e tese una mano alla donna.
«Si, sono il ragazzo di Lizzie. È un vero piacere conoscerla», sul viso aveva stampato uno di quei bei sorrisi di circostanza.
Erin lo osservò e poi strinse la sua mano. «Mh, è carino», sentenziò atona. «Ma la tua pausa è finita comunque! »
Senza aggiungere altro, la donna se ne andò passando pesantemente fra i tavoli, versando caffè nelle tazze dei clienti.
I due ragazzi rimasero nuovamente soli; a quel punto Lizzie si alzò e, visibilmente in imbarazzo, si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Bè, a quanto pare devo proprio andare…», mormorò.
Anche Jamie si alzò e le si fece vicino, appoggiandosi con le mani sul piano del tavolo, una strana espressione sul volto.
Cominciò a ronzarle intorno, con aria indifferente: le tirò un boccolo, toccò il colletto della sua divisa, le slacciò il grembiule.
Oh no, quando fa così è perché vuole chiedermi qualcosa che sa non mi piacerà…
«Mi fai vedere la cucina? », chiese.
Lei gli scacciò la mano che indugiava fra i suoi capelli, intrecciandoseli fra le dita. «No, devo lavorare. E non posso farlo se continui a starmi intorno! »
Jamie la abbracciò da dietro, bloccandole le braccia con le proprie e la spinse verso la cucina, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
«Dai, per favore…», aveva un tono lamentoso, «Solo cinque minuti! »
«Ho detto di no». Non cercò di liberarsi dalla sua stretta.
«Ti prego…»
«Jamie», il tono di Lizzie era calmo, ma vi si poteva sentire una leggera nota di rimprovero; come una madre che sgrida il suo bambino.
Il ragazzo sospirò profondamente sul suo collo, provocandole un brivido. Poi sciolse l’abbraccio e le si mise difronte.
«Bè, vorrà dire che tornerò a casa! Ci vediamo più tardi? »
Lizzie annuì e gli sistemò il colletto della giacca: «Arriverò da te per le due, come sempre. E, ti prego, vai piano con quella macchina! »
Si allungò sulla punta dei piedi e appendendosi alle spalle di Jamie, gli diede un bacio sulla guancia.
Con un sorriso, lui si chiuse il cappotto e uscì dal ristorante.
Lizzie lo seguì con lo sguardo e, solo quando fu troppo lontano, si voltò ed entrò nella sua amata cucina.
Mi sento ispirata. Pensò, caricandosi di ciotole e ingredienti.
Sfornò dei deliziosi tortini a cacao, con un cuore caldo di cioccolato e frutti di bosco. Diede un ultima spolverata di zucchero a velo e li presentò con delle fragole. Poi posò sul piatto il cartellino; li chiamò “baci rubati”.
 
Le giornate con Jamie trascorrevano così velocemente che Lizzie se le sentiva quasi sfuggire dalle mani.
Era felice, ogni giorno un po’ di più.
Lui la portava con se ovunque. Un pomeriggio aveva insistito per andare sul “London Eye”; quando erano arrivati in cima, con la città ai loro piedi, l’aveva abbracciata da dietro e poggiandole il mento su una spalla le aveva sussurrato “resta con me, ti farò vedere il mondo…”.
Jamie era capace di una dolcezza fuori dal comune. Era curioso e la riempiva di domande, come se volesse sapere tutto di lei.
Da un po’ di tempo aveva anche preso l’abitudine di baciarla sulle labbra: erano baci distratti, perlopiù di saluto quando arrivava o andava via.
Contrariamente a quello che aveva pensato i primi periodi, quel gesto non la infastidiva affatto; anzi, era qualcosa di bello, un gesto intimo solo per loro due.
Quel pomeriggio Lizzie si stava avviando verso casa di Jamie con una torta ancora calda poggiata sulle ginocchia, mentre il pullman sobbalzava dolcemente.
In mattinata lui l’aveva chiamata per avvertirla che sarebbe passata a trovarlo la sua amica Charlie.
L’aveva tenuta al telefono per mezzora buona parlandole di lei.
Jamie teneva così tanto al fatto che le due ragazze si conoscessero che ora Lizzie era nevosa come fosse il primo giorno di scuola.
Non fece in tempo a varcare il cancello d’entrata che Jamie stava già aprendo la porta di casa.
La aspettò appoggiato con una spalla allo stipite della porta e, quando Lizzie salì i gradini  all’ingresso, lui le fece scivolare una mano dietro la schiena e la tirò a se.
«Ciao Gracie>, le sussurrò; poi scese sulla sua bocca e le diede un bacio.
Questa volta fu diversa dalle altre: il bacio le sembrò più lungo e, anche se era un semplice incontro di labbra, fu intenso ed elettrizzante.
Lizzie poteva sentire come Jamie si spingesse inconsapevolmente in avanti per far aderire il proprio corpo a quello di lei.
Si staccò un poco da lui; «Jamie, così mi fai cadere di mano la torta!»
Lui indietreggiò di un passo e finalmente Lizzie poté guardarlo meglio: aveva i capelli più arriffati del solito e un’espressione corrucciata.
«Forse dovresti darti una pettinata. Che diavole è questa, una criniera? », mormorò tirandogli una ciocca.
«Ci ho già provato», rispose lui passandosi una mano sulla nuca, «E’ impossibile! Loro fanno quello che vogliono! »
«Scommettiamo che io riuscirò a domarli? »
Jamie cominciò a lamentarsi che sicuramente gli avrebbe fatto male e che sarebbe diventato calvo; ma Lizzie lo spinse dentro e lo costrinse ad aspettarla sul divano.
Posò la torta in cucina e si diresse in bagno. Dopo disperate ricerche trovò una spazzola abbandonata sul fondo di un cassetto; sembrava nuova.
Vedendo come sono ridotti quei poveri capelli dubito che l’abbia mai usata!
Con un sorrisetto tornò in salotto; quando mostrò al ragazzo quel che aveva trovato lui sbuffò rumorosamente.
Lizzie si accomodò sul divano mentre Jamie scivolava sul tappeto, fra le sue gambe, con la schiena appoggiata ai cuscini del sofà.
Le appoggiò i gomiti sulle ginocchia e lasciò scorrere le dita sulle sue gambe.
«Anche mia madre faceva così quando ero piccolo», le disse.
Lizzie gli prese i capelli fra le mani e delicatamente cominciò a passarvi la spazzola. Lo pettinò fin quando non ci furono più nodi e poi continuò ancora, lasciando scorrere le dita fra quei morbidi capelli biondi.
Ad ogni colpo di spazzola, Jamie sospirava e spingeva indietro la testa, seguendo i suoi movimenti, lasciandosi coccolare.
Teneva gli occhi chiusi.
Potrei farlo ogni giorno della mia vita; prendermi cura di lui.
«Gracie», la voce di Jamie ruppe il confortevole silenzio che si era creato fra loro. «Mi puoi abbracciare? »
Fu solo un bisbiglio, ma arrivò chiaro alle orecchie di Lizzie. Il suo cuore perse un battito e le parve che delle farfalle avessero cominciato a volare nel suo stomaco.
Senza perdere un secondo di più, si chinò e lo circondò con le braccia, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, aspirando il suo odore.
A sua volta, Jamie strinse le mani intorno alle braccia e girò la testa, poggiando la guancia sulla fronte di lei.
Rimasero così, immobili per quella che sembrò un’eternità; poi la ragazza sciolse l’abbraccio e, senza dire una parola, prese di nuovo fra le mani i capelli biondi di Jamie e li legò in una coda.
«Visto? Li ho domati! », esclamò in fine, senza troppa convinzione.
Gli diede un rumoroso bacio sulla guancia e si alzò per andare in cucina.
Jamie rimase seduto a terra ancora per qualche minuto, incapace di qualsiasi movimento.
Dio, il cuore mi batte così forte che sembra dovermi uscire dal petto.
Se fosse un infarto sarebbe meno grave!
Lei non può piacermi!
Però mi piace già…e non riesco a trattenermi; voglio baciarla, stare con lei.
Ogni volta che mi tocca…
 Il campanello interruppe il filo dei suoi pensieri.
Sentì Lizzie che usciva di corsa dalla cucina e si precipitava alla porta. «Apro io! », gridò.
Lizzie spalancò la porta d’entrata e si trovò davanti due ragazze: dalla descrizione la prima doveva essere Charlie, mentre riconobbe l’altra come Olivia, la ragazza che era comparsa con Jamie nelle foto di alcune riviste.
Un accenno di panico la colse impreparata; ma prima che potesse dire qualsiasi cosa Jamie le fu accanto.
«Ciao ragazze! Posso presentarvi Gracie? », le cinse le spalle con un braccio e lei gli lanciò un’occhiata.
«Lizzie. Mi chiamo Lizzie», mormorò un po’ in imbarazzo.
Olivia si fece avanti, entrando in casa. «Ma come, è la tua “ragazza” e non sai nemmeno come si chiama? ».
Il suo tono sprezzante infastidì profondamente Lizzie e a Jamie non sfuggì come strinse gli occhi e arricciò le labbra.
«Grace è il mio secondo nome. Jamie lo preferisce al primo. Vero, tesoro? », ribatté voltandosi perso di lui e accarezzandogli il petto.
Non posso tapparle la bocca; ma posso farla ingelosire un po’! Pensò.
Lui le sorrise complice. «Vero! », le rispose.
Invitarono le due ospiti ad accomodarsi in salotto e, mentre li seguivano, Jamie le sussurrò all’orecchio: «So cosa stai facendo piccola strega…e mi piace! ».
Sorridendo, le stampò un bacio sulla guancia e corse a raggiungere le altre.
 
Erano seduti da quasi un’ora ad ascoltare Olivia parlare delle sue ultime vacanze, di chi aveva incontrato, di cosa aveva comprato…
Per la noia Jamie aveva tirato Lizzie a se, abbracciandola, e aveva cominciato a giocherellare distrattamente con i suoi boccoli.
Dopo l’ennesimo sbadiglio, si spostò e abbandonò la testa sulla spalla della ragazza che cominciò ad accarezzargli il viso.
Charlie si girò verso di loro e con uno sguardo accigliato interruppe Olivia: «Sai cosa dovresti fare Lizzie? Dovresti proprio andare a prendere quella torta di cui parlava Jamie e portarla qui! »
Il ragazzo si risollevò di colpo. «Se la vuoi puoi anche alzarti e andare a prendertela! Grace non è una serva! ».
Charlie rimase a bocca aperta: Jamie non le aveva mai risposto così. Sembrava sinceramente arrabbiato.
Lizzie allora lo trattenne per un braccio. «Jamie non fa niente. Vado volentieri a prenderla»; detto ciò si alzò e sparì in cucina.
Giunta nell’altra stanza si aggrappò con le mani al bordo del tavolo e sospirò rumorosamente.
Non mi sono mai sentita così umiliata in vita mia. E in più davanti a lui! Penserà che sono una stupida…
Spalancò gli occhi sentendo due braccia che la stringevano da dietro e un corpo che si appoggiava al suo.
Era così presa dai suoi pensieri che non si era neppure accorta che Jamie l’aveva seguita.
«Mi dispiace; non pensavo che si sarebbe comportata così», mormorò, accostando il viso a quello di lei.
«Davvero, non fa niente. Lei è la tua migliore amica e io…»
«E tu sei la mia ragazza! », la interruppe voltandola verso di se per poterla guardare.
«Jamie non è vero», si sforzò di sorridere.
Lui la osservò. Mi corregge se dico che è la mia ragazza; ma allora perché mi sembra di vedere la delusione nei suoi occhi quando lo fa?
«Senti», cominciò lei, «Io sono l’ultima arrivata e forse lei ha paura che mi metterò in mezzo e che il vostro rapporto verrà compromesso»
Jamie incrociò le braccia al petto. «Forse hai ragione tu…ma questo non significa che sia autorizzata a trattarti come ha fatto! »
Lizzie fece un passo verso di lui e gli fece scorrere le mani dai gomiti alle spalle.
«Facciamo così», gli disse, «Io cercherò di essere sempre gentile con lei e di non badare a queste piccolezze e tu le spiegherai che non sto cercando di dividervi. Va bene? »
Jamie bofonchiò un “si” alzando gli occhi al cielo.
«Bravo! Adesso torna di la. Io finisco di preparare il tea e tagliare la torta»
Invece si ascoltarla, lui la trattenne per i fianchi.
«Non voglio andare di la…appena te ne sei andata Olivia mi si è seduta addosso. Mi tocca, mi sta troppo vicino…», si lamentò.
Lizzie rise. «E questo ti da fastidio? Quando lo faccio io non mi sembra ti disturbo! »
Jamie le sorrise e le si avvicinò un poco. «Bè, quando lo fai tu è un’altra cosa»
La ragazza si guardò le scarpe: «Se devo essere sincera, quella Olivia non mi sta molto simpatica»
Lui si piegò in avanti, annullando con ogni movimento un po’ della distanza che li separava.
«Neanche a me», le sussurrò, «Quindi non dovrai per forza comportarti bene con lei! »
Con la coda dell’occhio, Lizzie vide che Olivia stava attraversando il corridoio per raggiungerli.
Sogghignando, schiacciò il proprio corpo contro quello di Jamie e fece scivolare le mani dietro il suo collo.
«Quindi possiamo farla ingelosire un po’? ». Aveva la voce carezzevole e, sollevandosi sulla punta dei piedi, sfiorò il naso Jamie con il proprio.
Lui si leccò le labbra. «Possiamo fare tutto quello che vuoi», le sussurrò.
Il cuore di Lizzie batteva come mai prima e le guance le si stavano colorando di rosso.
Ma che sto facendo?
È un errore, lo so, ne sono sicura!
Ma allora perché voglio farlo così tanto?
È solo un gioco; non lo faremo più e non avrà conseguenze… tentò di convincersi.
Inspirò profondamente, chiuse gli occhi e lo baciò.
Questo bacio non ebbe nulla a che vedere con i precedenti, appena accennati. Fu un bacio vero, di quelli che ti fanno sospirare, perdere la testa.
Jamie la avvolse in un saldo abbraccio e lasciò scivolare una mano sul suo fondoschiena.
Passarono anni, eternità, pochi secondi; accadde tutto in un battito di ciglia.
Lizzie infilò una mano fra i capelli di Jamie, sciogliendogli la coda, spettinandolo; mentre lui si aggrappava disperatamente alla sua maglietta.
Aprirono gli occhi e si guardarono per un istante: le pupille dilatate e l’iride ridotto a un cerchi sottile.
Bastò quel frammento di sguardo ad infiammarlo: con il proprio corpo, Jamie spinse indietro la ragazza e la issò sul tavolo mentre continuava a baciarla con impeto.
Lizzie allacciò le gambe ai suoi fianchi snelli. Non le era mai capitato di perdere il controllo a quel modo; e non era sicura che fosse una cosa negativa.
Un rumoroso colpo di tosse li riportò alla realtà. Si voltarono verso la porta e scorsero Olivia, che li osservava visibilmente infastidita.
«Scusate l’interruzione, ero venuta a vedere se vi serviva una mano», si giustificò.
Lizzie passò le dita sul petto di Jamie, la dove la camicia un po’ aperta lasciava scoperta la pelle.
«Grazie, ma questa cosa sappiamo farla benissimo da soli»
Vedendo che Olivia non se ne andava la scacciò con la mano. «Puoi anche andare adesso»
Jamie faticò a trattenere una risata mentre Olivia girava sui tacchi e tronava in salotto.
Rimasti solo, Jamie e Lizzie si guardarono per un istante.
Il ragazzo aveva di nuovo i capelli arriffati, mentre lei si ritrovava con il viso accaldato e le labbra rosse e pulsanti.
«L’hai fatto solo perché l’avevi vista arrivare? », domandò Jamie.
«No…non lo so…»
«Voglio rifarlo! », proruppe lui stringendole i fianchi e schiacciandola contro il proprio corpo caldo.
La ragazza sospirò; «Forse è meglio se torniamo di la anche noi». Lo lasciò andare e scese dal tavolo;  poi sistemò le tazze da tea su un vassoio, che Jamie prese prontamente,  mentre lei afferrava il piatto con la torta.
Si avvicinò a lui. «Ne parliamo dopo», gli disse; poi gli diede un veloce bacio sulle labbra e uscì dalla stanza.
Forse non tutto è perduto. Forse può darmi un’occasione… Pensò Jamie guardandola attraversare il corridoio.
 
Quando Charlie e Olivia se ne furono finalmente andate, Jamie e Lizzie si lasciarono cadere sul divano.
«E’ stato il pomeriggio più lungo della mia vita! », esclamò la ragazza.
Jamie sorrise e le si sdraiò con la testa sulle gambe.
«Sai è strano, non si è mai comportata così con le mie ragazze», disse riferendosi a Charlie.
Lizzie si adombrò. Dai cuore, non fare così; non prenderla male. In fondo io non sono la sua ragazza, sono solo la domestica. Al massimo un’amica…
«Con loro era…un’esplosione», Jamie si sforzò di trovare le parole, «Una passione così travolgente da sopraffarmi. Nell’istante in cui le vedevo ero già pazzamente innamorato di loro.  Facevo qualunque cosa per conquistarle; e giuro, ci sono sempre riuscito! Ma con te non è così»
Qualcosa in Lizzie si ruppe; come un vetro che va in frantumi.
Deve essere questo il rumore delle speranze che cadono in mille pezzi; pensò.
Visto cuore? Avevo ragione io.
Con me è diverso perché sono solo una copertura.
Una stupida bugia.
Io non sono niente…
«Tu sei speciale», mormorò Jamie.
Lizzie cercò di convincersi che quelle parole le aveva solo immaginate; ma quel cuore che aveva tanto maledetto stava già galoppando.
Spalancò gli occhi e gli prestò nuova attenzione.
«Con te tutto ha un sapore diverso. Con le altre volevo tutto subito, mentre di te voglio scoprire un po’ ogni giorno. Vado a dormire la sera chiedendomi cosa mi mostrerai il giorno seguente…»
Afferrò una mano della ragazza; giocherellò con le sua dita sottili, intrecciandole alle proprie.
Poi le portò alle labbra e le baciò.
«Grace? ». Lo sguardo della ragazza venne catturato da quello profondo di lui; «Pensi poter prendere in considerazione l’idea di essere la mia ragazza per davvero? »
Lizzie lo studiò: non aveva davvero mai visto occhi come i suoi; c’era un mondo intero in quegli occhi. Così sinceri, speranzosi.
Non poté resistere: si chinò su di lui e lo baciò sulle labbra, leggera come una piuma.
«Questo era un si? », domandò lui.
«Si…»
Con un’agile scatto, Jamie si tirò su ribaltando le posizioni; la inchiodò con la schiena contro il divano tenendola ferma sotto di lui.
«Pensaci bene piccola Gracie. Non sai in quale pasticcio ti stai cacciando! »
Lei tentò di assumere un’espressione pensierosa: «Mmm, ci ho pensato! », esclamò, «Ti prendo in prova! »
Lui scoppiò a ridere, schiacciandola ancora di più. «Allora adesso ti bacerò fina a farti perdere il fiato! »
«Mi hai già tolto il fiato…mi stai schiacciando! »
Con un certo sforzo, Lizzie riuscì a disarcionarlo e a farlo rotolare a terra.
Cominciò a ridacchiare, ma Jamie le afferrò un braccio e la trascinò con se sul pavimento.
Lottarono con delle armi di fortuna trovate sul divano: dei morbidi cuscini foderati.
Lizzie riuscì a sfuggirgli e si nascose dietro l’armadio del corridoio; si tappò la bocca con una mano per non scoppiare a ridere.
Fuori aveva cominciato a piovere e i lampi si abbattevano tutto intorno alla casa.
Sentiva le gocce d’acqua rimbalzare sui vetri, il suo cuore che batteva forte e Jamie che si aggirava rumorosamente fra le stanze, cercandola.
D’improvviso un fulmine cadde e saltò la corrente.
«Lizzie tutto bene? ». La voce di Jamie ruppe il silenzio, ma Lizzie la percepì lontana; pensò che fosse in cucina.
«Si, tutto bene. Tu? », rispose.
«No! Ho sbattuto un piede contro la gamba del tavolo! ». Lui la sentì ridere. «Stai ferma li. Vengo da te»
In quel momento un altro lampo cadde vicino alla casa e una luce violenta rischiarò per un attimo le stanze. Per una frazione di secondo i due si videro, fermi ai lati opposti del corridoio; poi fu di nuovo buio.
Lizzie attese per qualche secondo, poi domandò: «Jamie, dove dei? Non ti vedo più»
«Sono qui», sussurrò lui.
Era vicino. Così vicino che la ragazza poté sentire il suo respiro caldo sul viso. Si era mosso così silenziosamente che non lo aveva sentito arrivare.
Un ultimo tuono fece tremare i vetri e per lo spavento la ragazza avanzò di un passo, coprendo quella poca distanza che ancora li separava. Si aggrappò debolmente alla sua camicia.
«Hey ragazzina, non dirmi che hai paura! ». La strinse fra le braccia e le accarezzò la schiena con una mano.
«Non ho paura! », ribattè lei poco convinta, «E’ solo che non mi piacciono i temporali…»
«Se ti baciassi pensi che andrebbe meglio? ». Il tono di Jamie era così carezzevole e rassicurante che proprio non potè dirgli di no.
Lizzie non disse niente, gli offrì semplicemente le labbra e lui le prese con piacere.
Fu dapprima un bacio lento e controllato; Jamie voleva calmarla, ma si accorse presto che  quello non era il risultato che stava ottenendo.
Le mani di Lizzie si erano spostate dal suo petto alle spalle e poi al collo e fra i capelli, mentre premeva il proprio corpo contro il suo.
Sento tutto, pensò sopraffatta la ragazza. Ogni emozione, sensazione, suono…
Il mio copro è rimasto addormentato per tanto tempo e adesso è così vivo!
Sento tutto…il ronzio nelle orecchie, il suo profumo, la morbidezza dei suoi capelli fra le dita. La sua lingua sulla mia, il suo corpo…
Come fossero stati d’accordo si separarono, guardandosi.
La luce era tornata in tutto il quartiere e ora Jamie poteva vedere le guance arrossate di Lizzie e le sue labbra gonfie.
«Se sei così bella dopo un solo bacio allora mi chiedo, quanto lo sarai dopo…? »
Lizzie lo interruppe appoggiandogli le dita sulla bocca.
«Aspetta», la sua voce era intrisa d’ansia, «Che cosa stiamo facendo? Insomma noi ci conosciamo da così poco…e se poi andasse male? »
Lo guardò con gli occhi spalancati; sembrava così impaurita che Jamie si sciolse.
«Lo so che sembra una follia, ma proviamoci, buttiamoci. E se poi non funziona almeno non avremo il rimpianto di non aver tentato»
«Jamie, se va male e io cado in pezzi, cosa farò? Cosa resterà di me? »
Lui le prese dolcemente il viso fra le mani. «Se cadi tu cado anche io. E se il nostro poi non fosse amore, giuro io non ti lascerei…», mormorò prima di baciarla a fior di labbra, come a testare la sua reazione.
La testa le ripeteva che sarebbe stato un disastro; ma in cuor suo Lizzie sapeva che ormai Jamie le era entrato troppo nella pelle per poter tornare indietro. Quando il pensiero di poter condividere davvero la sua vita con lui la colpì si sentì viva e felice.
Gli occhi le bruciarono, sentiva le lacrime premere per uscire; ma le ricacciò indietro e lo abbracciò tenendolo stretto.
«Ti dovrai impegnare», gli disse.
Lui fece una risata bassa e gutturale. «Lo farò, te lo prometto»
Suggellò la sua promessa con un bacio.
 
 





 
NOTE
Mi scuso per l’attesa, sono una brutta persona! Dovevo aggiornare prima!
Detto ciò, spero vi sia piaciuto il capitolo; è frutto di intensi giorni di lavoro!
È finalmente entrata in gioco la perfida Olivia (quanta soddisfazione nel trattarla male!)
Se volete dirmi qualcosa in proposto lasciate una recensione, sarò felice di leggerle e rispondervi.
Concludo ringraziandovi ancora per la lettura.
A presto!

 
 
 

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