Look me in the eyes.

di xdreamonbieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Era lunedì mattina. Per mia fortuna la notte prima aveva nevicato, imbiancando così tutta la cittadina di Winnipeg e facendo chiudere tutte le scuole nelle vicinanze. 

 

Appena sveglia mi piaceva starmene un po' nel letto caldo, sotto le coperte, specialmente quando fuori faceva freddo. 


Dopo circa mezz'ora mi alzai per andare in cucina e farmi una cioccolata calda. Entrai e immediatamente vidi un biglietto da parte di mia madre che diceva "Buongiorno amore, sono a fare delle commissioni fuori città, sarò di ritorno per le cinque. Un bacio, mamma."
Mi ero quasi dimenticata che mancava la sua presenza in casa. 

 

Girando il cucchiaio di legno nella pentola, cominciai a sentire un cattivo odore, quasi di bruciato. "Merda!" gridai, accorgendomi di aver bruciato i lati della pentola. 

La misi a bagno nel lavandino, facendone fuoriuscire una nube enorme di fumo.

 

Accesi la televisione e mi sedetti a tavola. "Cavolo, non c'è niente di interessante a quest'ora!".  

Percepii rumore di passi, e d'istinto mi voltai verso la porta, vedendo mio fratello Kyle in piedi appoggiato allo stipite.
"Non è che mi prepareresti la colazione?" mi chiese, con aria assonnata.
"Mamma ti ha fatto le mani, usale ogni tanto."
Mi rispose con un verso inspiegabile a parole, come suo solito. 

 

Finita la mia colazione, salii al secondo piano, verso il bagno per farmi una doccia. Lasciai scorrere l'acqua aspettando che arrivasse quella calda. Notando i vetri leggermente appannati entrai nella doccia, facendomi avvolgere da un dolce getto caldo su tutto il corpo. Dopo pochi minuti spensi l'acqua e mi misi un asciugamano per coprirmi. 

 

Mi diressi verso la mia camera notando mio fratello che mi guardava in modo strano, così quando gli passai in parte gli diedi una piccola pacca sul braccio, in modo amorevole, ovviamente. 

 

Come ogni giorno non sapevo cosa mettermi, era un dilemma ogni mattina. Mettendoci un bel po' di tempo optai per dei leggings, un maglione e un paio di Ugg. 

 

Ad un tratto sentii il mio telefono vibrare, segnalando che avevo appena ricevuto un messaggio. Guardai lo schermo e vidi il nome di Mackenzie, la mia migliore amica. Strisciai il dito sullo schermo per sbloccarlo. Il messaggio diceva "Alexis, grande notizia! Gli Street Boys sono al King's Park oggi. Che ne dici se andiamo lì? Giusto per farci quattro passi" Notai un leggero sarcasmo nelle sue parole, perché sapevo che uno dei membri di quel  gruppo, Tyler, piaceva a Mackenzie. Accennai un sorriso nel rispondere al suo messaggio. "Ci sarò, dammi solo dieci minuti per vestirmi. Ci vediamo  davanti a casa mia, okay?". "Grazie, sei la migliore Alex!" fu la sua risposta. 

Mi vestii in fretta. Andai in bagno per truccarmi. Mascara e una riga sottile di matita sopra l'occhio. Ero pronta. Presi un cappotto nero, una sciarpa ed un cappello. Salutando Kyle con la mano, uscii di casa. 

 

Come al solito Mackenzie era puntualissima, tanto che dovetti aspettare un quarto d'ora prima che arrivasse. La salutai abbracciandola forte con un bacio sulla guancia. 

"Allora come sta la mia migliore amica?" mi chiese.

"Bene e tu signorina sono-sempre-puntuale?" le chiesi con una risatina.

"Oh, si scusa. Sai che sono una ritardataria!" disse.

"Eh già, ma ti voglio bene così come sei Kenzie"

 

Di scatto lei si girò per abbracciarmi, così la strinsi di nuovo tra le mie braccia. 

Cominciammo a camminare verso il parco che non distava molto da dove abitavo io. Giusto un paio di isolati a piedi. Arrivate decidemmo di sederci su una panchina senza neve, aspettando di vedere gli Street Boys. 

Stavamo una accanto all'altra in silenzio. Pensai che Mackezie avesse qualcosa, così le chiesi "Hey, sei sicura che stai bene? Mi sembri triste.." 

Mi fece cenno di si con la testa, senza aprire bocca. Forse era solo nervosa, o ansiosa di vedere Tyler. Era l'unica scusa plausibile. 

Avevo le mani intrecciate sulle mie ginocchia, accavallate, e giocavo con i pollici. Alzando lo sguardo vidi un gruppo di ragazzi, riconobbi Chris, un nostro amico che faceva parte degli Street. Ci venne incontro salutando con la mano. 

"Hey bionda, come mai in giro?" disse rivolgendosi a me. 

Risposi con un tono sarcastico dicendo "Hey Chris! Beh, avevamo voglia di farci un giro, non mi sembra illegale, giusto?" Rise. 

"Giusto. Ciao Kenzie, tutto okay?" 

"Ciao Chris, si tutto bene, grazie!" rispose lei. 

"Beh, ora devo tornare dagli altri, mi ha fatto piacere incontrarvi." disse, e subito tornò dai suoi amici.

 

Mi girai verso la mia amica, vedendo i suoi occhi brillare. Cercai di seguire la direzione in cui guardava Kenzie. Subito capii il perché aveva cambiato espressione in un secondo. Tyler. Era il solito ragazzo che si atteggiava da snob, non so cosa ci trovasse in lui. Si incamminava verso la nostra panchina, con un ragazzo che non avevo mai visto. Mi incantai a guardare i suoi occhi, color nocciola. Una voce mi riportò alla realtà..

"Ciao Kenzie." disse Tyler

"C-ciao Tyler." balbettò lei.

"Non credo di aver avuto l'onore di presentarvi il mio amic.." non fece in tempo a finire la frase che il ragazzo in parte a lui lo interruppe.

"So presentarmi da solo, bro" disse rivolgendosi a Tyler "Sono Justin, piacere" continuò, per poi prendermi la mano e portarla alle sue labbra, premendole dolcemente contro la mia pelle.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Sentii le sue morbide labbra adagiarsi sulla mia pelle. Sarebbe stata la cosa più dolce del mondo, se solo conoscessi quel ragazzo… Ritrassi subito la mano, liberandomi dalla sua presa.

"Non mi sembra di conoscerti." Sbottai.

"Beh, mi sono presentato e.." non lo lasciai finire di parlare che subito dissi "Questo non significa che tu mi conosca!"

"Woah, woah.. Non ti scaldare piccola. Volevo solo essere gentile." mi rispose.

"Allora, primo non sono la tua piccola, e, secondo se ti conoscessi sì, sarebbe stato gentile da parte tua" 

 

Mi voltai verso Mackenzie, ma lei non era in parte a me. Cominciai ad agitarmi non sapendo dove era. Improvvisamente il mio telefono vibrò nella tasca. Ero talmente preoccupata, che non mi importava del telefono. 

"Che hai?" mi chiese il ragazzo di prima, che credo si chiamasse Justin.

"Non trovo la mia amica.. Non so dove possa essere." gli risposi agitata.

Puntando il dito verso un gruppetto di ragazzi mi disse "Oh, guarda, è là con Tyler, penso le abbia chiesto di uscire" 

Cosa?! E Mackenzie non mi aveva detto nulla? Come ha potuto? Sapeva che potevo preoccuparmi non vedendola lì accanto a me. Ero furiosa.

 

Il mio telefono vibrò di nuovo, così decisi di guardare chi fosse.

Messaggio, da.. Mackenzie. 'Bene, forse si è accorta di avermi lasciato qui come un'idiota' pensai. 

"Sono con Tyler, non preoccuparti per me. Tornerò da sola. Poi ti racconto tutto. Baci"

Lei sapeva che era tutto per me, ero arrabbiata sì, ma le sue parole mi fecero pensare che lei non si era preoccupata di dirmelo, perché il ragazzo che le piaceva da anni le aveva chiesto di uscire. 

Da migliore amica qual ero dovevo comportarmi come tale, ed essere felice per lei. 

 

"Senti, che ne dici di fare un giro..?" una voce mi riportò alla realtà.

Con un'espressione confusa chiesi "Cosa?" 

"Ho chiesto se hai voglia di fare un giro.. Sai per conoscerci meglio magari.." mi disse con dolcezza.

Ci pensai su qualche secondo, e realizzai che non facevo nulla di male se facevamo una passeggiata. Magari era simpatico, e poi era anche carino.

"Certo, però devo essere a casa per mezzogiorno" gli dissi.

"Sarò puntualissimo, signorina..?" chiese, per sapere il mio nome.

"Alexis. Alexis Miller" dissi con un tono gentile.

"Sarò puntualissimo signorina Miller" mi rispose con una risatina.

 

Ci incamminammo per il parco. Devo dire che non era niente male, era simpatico. Mi faceva ridere molto. Stavo davvero bene con lui. Guardai l'ora. Mancavano dieci minuti a mezzogiorno. "Merda!" gridai.

"Che è successo?" mi chiese sorpreso Justin.

"E' tardissimo. Come torno a casa in tempo? Siamo a venti minuti da lì!"

Justin cominciò a sfregarsi l'indice e il pollice sul mento. 

"Bene, ho un'idea. Se corriamo per la High Lane, in due minuti siamo a casa mia, prendo la macchina e ti porto a casa in men che non si dica"

Ci riflettei su, e decisi di accettare. 

 

In poco tempo arrivammo a casa sua. Era immensa. Una villa sul bianco panna, con un giardino imbiancato, ma veramente ben curato. Andammo in garage. Era grande quanto un bilocale. C'erano circa sei macchine. Justin prese la macchina nel centro. Una porsche nera. 

 

"Ti piace questa?" mi chiese.

Feci cenno di si con la testa.

Da gentiluomo mi aprì la portiera e mi fece salire. Poi andò dalla parte del guidatore, accese l'auto e partimmo. 

 

Allungò la mano nel portaoggetti, e ne trasse un pacchetto di sigarette. 'Bleah.' pensai. Odio il fumo e le sigarette. 

Ne prese una, si mise il pacchetto in tasca e la accese. Fece qualche tiro prima di buttare fuori la nuvola di fumo che si creò in macchina. 

Cercai di trattenere il fiato per non respirare quella robaccia, ma non riuscivo.

Justin si accorse dei miei tentativi, e così aprì il finestrino, in modo da far uscire il fumo. 

 

"Dove abiti, piccola?" chiese.

"Ripeto che non sono la tua piccola." dissi scocciata "Comunque abito al 107 di Preston Street".

"Scusa, non agitarti.." 

 

Arrivammo a casa mia. Justin scese dall'auto e mi aprì la portiera.

"Beh, grazie, davvero. Ti devo un favore."

"Okay, dammi il tuo numero piccola" mi disse.

"No," sbottai "Perché dovrei?" chiesi scocciata dalla sua prepotenza.

"E' il favore che mi devi." disse, sorridendo.

Non potei fare a meno di notare il suo sorriso bellissimo. Aveva i denti bianchi, e perfettamente diritti. Potrei stare ore a guardarlo. 'Alexis, riprenditi!' dissi a me stessa.

Gli presi il braccio, e con una penna gli scrissi il mio numero. 

Lo salutai con la mano.

"Ciao piccola" mi disse.

 

Alzai gli occhi al cielo. Non mi piaceva essere associata a stupidi nomignoli come quello. 

 

Entrando a casa vidi Kyle in piedi davanti alla porta, che mi fissava.

"Che vuoi?" gli chiesi.

"Chi era quel ragazzo Alexis? Mamma e papà diventeranno furiosi appena lo sapranno."

 

In quel momento sentii il mio cuore fermarsi, e l'aria attorno a me divenne subito più calda. 

 

"Kyle.. Io.."

"No, Alex! Sei mia sorella e litighiamo, ma non devi salire in macchina con degli sconosciuti. Dio, ma che hai in testa? Non le senti le storie al telegiornale?" mi disse urlando.

"Non dirlo a mamma e papà, ti prego" 

"Non lo so.." fu la sua risposta.

 

Provai una sensazione di angoscia. Se i miei l'avessero saputo, non sarei più uscita di casa.

 

'Sono morta' pensai.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Andai in cucina per preparare il pranzo. 

Pensai a qualcosa di semplice, che potessi fare senza incendiare casa. Insalata. Perfetto.

 

"Kyle!" gridai.

"Che cosa vuoi?" mi chiese.

"Vieni ad apparecchiare il tavolo, per favore!"

 

Scese subito, e in pochi secondi era tutto in tavola. Nel frattempo io avevo preparato l'insalata.

"E' pronto"

 

Ci sedemmo a tavola. Nessuno dei due aprì bocca sull'accaduto. Solo alla fine del pranzo Kyle mi disse "Alex, sai che ti voglio bene, e per questo ho deciso di non dire nulla a mamma e papà. Ma devi capire i rischi delle tue azioni, devi pensare prima di agire, capito?" 

Annuii. Aveva diciassette anni, ma a volte era peggio dei miei genitori. 

"Scusa Kyle.." dissi abbassando lo sguardo, imbarazzata.

Lui si alzò e venendomi in contro mi strinse fra le sue braccia.

 

"Allora, chi era quel ragazzo?" 

"Nessuno.." risposi.

"Alexis.. Dimmelo" insistette lui.

Sospirai "Beh, si chiama Justin. E' uno degli Street Boys, non l'ho mai visto. Stamattina sono andata al parco con Kenzie e lui è venuto con Tyler a presentarsi." spiegai.

"E perché eri nella sua macchina?" obiettò.

"Dopo che Tyler ha chiesto a Mackenzie di uscire, lui mi ha chiesto di fare una passeggiata, ho accettato. Era tardi, e Justin mi ha proposto di accompagnarmi a casa, così.. Eccomi qui" mi giustificai. 

"Mh, d'accordo. Per stavolta passi" disse sorridendo.

"Che ne dici di guardare un film?" gli chiesi.

"Io propongo un film horror" mi rispose.

"Andata, Miller" ribattei.

 

Ci sdraiammo sul divano, con le coperte e un tè caldo. 

Il film cominciò e io iniziavo già ad avere paura. "Sei una fifona!" esclamò Kyle.

"Rispetto, bro!" replicai, ridendo. 

Kyle mi diede una pacca, facendomi, così, rovesciare il tè bollente addosso.

"Cazzo, Kyle!" sbottai.

"Oh, scusa Alexis!" 

"Brucia da morire, Dio!" gridai.

 

Corsi immediatamente in bagno, mi tolsi i vestiti bagnati e appiccicosi, e mi buttai sotto la doccia fredda.

Notai una chiazza rossa sulla mia pancia, dove mi era caduto il liquido caldo. 

Qualcuno bussò alla porta. "Stai bene Alex?" chiese Kyle preoccupato.

"Sì. Sto bene, non preoccuparti" risposi.

 

Mi asciugai. Ora non bruciava più così tanto. 

 

Andai in camera, per vestirmi. 

Il mio telefono vibrò, in segno di una chiamata. Vidi il nome 'Mamma' sullo schermo, e risposi.

"Pronto?" 

"Ciao amore, come stai?" 

"Hey, mamma. Sto bene. Ma tu dove sei?"

"Ti ho chiamato per questo, sono bloccata a Vancouver per la neve. Non riuscirò a muovermi prima di domattina. Papà è qui con me, mi sono scordata di scrivertelo nel biglietto. Tu e Kyle fate i bravi, mi raccomando"

"Ma.. Io sarò a casa da sola stanotte.." balbettai.

"No, tesoro, c'è tup fratello"

"No, mamma Kyle stasera parte per Miami!" eslamai.

"Ohw, hai ragione piccola" quella parola mi portò alla mente la voce di Justin "Hai paura? Puoi chiamare Mackenzie." mi disse.

"No, tranquilla, so cavarmela da sola" 

"Va bene amore, ci vediamo. Un bacio"

 

Riattaccai realizzando quello che aveva appena detto. Sì, non mi lamentavo di essere a casa da sola, ma.. Non so. Qualcosa mi turbava. 

 

Erano le otto di sera. 

 

"Alexis, io sto partendo" sentii gridare dal piano di sotto.

Non persi un secondo, e corsi ad abbracciare Kyle. "Divertiti" gli dissi.

"Certo. Se ci sono problemi non esitare a chiamare chiaro?" 

"Chiarissimo, capo" risposi. 

Mi salutò con la mano prima di uscire dalla porta chiudendola dietro di sè.

 

Controllai il telefono. Avevo un messaggio da un numero sconosciuto.

 

Sconosciuto: "Sei a casa da sola, vero?"

 

Io: "Chi sei?"

 

Sconosciuto: "Justin, ricordi?"

 

Io: "Ah, sì! Come fai a sapere che sono a casa da sola?"

A quel punto salvai il numero di Justin.

 

Justin: "Sono fuori da casa tua, piccola. Vuoi un po' di compagnia?"

 

Pensai che non fosse una cattiva idea, visto che non ero esattamente tranquilla a stare a casa da sola di sera.

Io: "Mh, va bene, ti apro" 

 

Mi diressi verso la porta, aprendola mi spaventai trovando Justin lì, in piedi. Accennai un sorriso.

 

"Noto che sei felice di vedermi." mi disse, con una certa superbia nelle sue parole.

"Beh, diciamo che non mi piace stare a casa da sola col buio. Tutto qui" mi giustificai, arrossendo leggermente sulle guance.

 

Lo feci entrare, presi il suo cappotto e lo appoggiai su una sedia. 

Ritornai a sedermi sul divano. Justin mi seguì e si mise accanto a me.

Era vicinissimo. La sua mano accarezzava la mia coscia, partendo dal mio ginocchio. Continuava a salire, sempre di più. 

Si avvicinò al mio orecchio, appoggiando dolcemente le sue labbra su di esso, mi sussurrò "Sai che sei davvero bellissima?"

Arrossii immediatamente a quelle parole. Lui mi prese il mento, e mi girò in modo che potessi guardarlo negli occhi. La sua mano continuava ad accarezzarmi la gamba. Il suo corpo era sempre più vicino al mio.

 

Mi prese con l'altra mano la gamba, portandomi così a cavallo su di lui. Ero davvero imbarazzata, non sapendo cosa volesse fare, e, tantomeno, non sapendo cosa dovessi fare io.

 

Pose il palmo della sua mano sul mio collo, lasciando che il suo pollice accarezzasse la mia mascella. Mi sciolsi sotto il suo tocco. 

 

Il suo viso era sempre più vicino al mio, potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra. 

Guardavo i suoi occhi color nocciola, erano meravigliosi. Poi spostai lo sguardo sulle sue labbra, rosa e perfette. Erano socchiuse. 

 

"Non muoverti" mi ordinò.

 

Avvicinandosi a me, appoggiò le sue dolci e soffici labbra sulle mie.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Avvicinandosi a me, appoggiò le sue dolci e soffici labbra sulle mie.

 

Le sue mani esploravano la mia schiena sotto la maglietta che indossavo, scendendo sempre più in direzione del mio sedere, dove posò le sue mani, stringendolo nei suoi palmi, emise un gemito.

Mi morse il labbro inferiore, usandolo come scusa per farmi leggermente socchiudere le labbra in modo da introdurre la sua lingua per cercare la mia. 

Quando si incontrarono, iniziò una danza. Era bellissimo. Non avevo mai provato queste emozioni con nessuno. 

Interrompendo il bacio per riprendere fiato, incominciò a baciarmi su tutto il collo, mordendomi dolcemente.

Le sue mani strinsero ancora più forte il mio sedere, alzandomi e prendenomi in braccio salì le scale. Non so come ma riuscì ad indovinare la mia camera. Mi adagiò sul letto, poi si mise sopra di me. Gli accarezzai i capelli, erano morbidi. Con la mano continuava ad accarezzarmi la coscia, salendo, sempre di più, arrivando fino alla mia pancia, alzandomi la maglietta mi sfiorò la pancia con le punte delle dita, facendomi il solletico. Le sue labbra tornarono sulle mie, baciandomi con passione. 

Mise le mani sul mio sedere stringendolo, emisi un gemito. Justin fece incontrare le nostre lingue, che ripresero la danza incominciata poco fa sul divano. 

 

Senza un motivo, il mio istinto prese il sopravvento, spezzando il bacio, mi staccai da lui, sedendomi a gambe incrociate ai piedi del letto.

Justin mi guardava confuso. "Non ti è piaciuto?" 

Feci no con la testa. 

"Allora perché ti sei staccata?" mi domandò.

Presi un respiro profondo, e risposi "Perché non ti conosco.. Non mi conosci.. Insomma non ci conosciamo. C-cioè.. Io e te.. Ci siamo visti per la prima volta oggi.. E io.." balbettai a fatica.

"Alexis, credi che io faccia questo per niente? C'è un motivo se oggi mi sono presentato a te, e c'è un motivo anche se ora sono qui, e se ho passato l'intero pomeriggio fuori da casa tua." disse, leggevo nei suoi occhi che stava dicendo la verità, "Sei una ragazza bellissima, e quel poco che sono stato con te mi è bastato per capire come sei. Una ragazza timida, che non si apre facilmente, immagino che non vedi quanto sei bella.." continuò.

Rimasi a bocca aperta, quando Justin tracciò il mio profilo. Ero esattamente come mi aveva descritta. Ero davvero sorpresa che avesse capito tutto ciò in quella mattinata. 

"I-io non so cosa dire. Hai capito benissimo come sono fatta e come mi sento.. D-dio, io.." non riuscii a finire la frase che lui si avvicinò al mio corpo tremante, per poi stamparmi un bacio con le sue gentili labbra.

 

Quando si staccò da me, si sdraiò sul letto, picchiettando la mano su di esso mi chiese "Vieni qua, non mordo" 

A gattoni andai verso di lui, sdraiandomi e appoggiando la mia testa sul suo petto. 

Con la mano mi accarezzava la testa, e giocava con i miei capelli. Tra le sue braccia mi sentivo a casa, protetta. Come se niente e nessuno potesse ferirmi quando stavo con lui. 

 

Allungai lo sguardo verso il comodino, dove c'era la mia sveglia, che segnava le nove e trentasette. Avevo sentito in televisione che le scuole erano ancora chiuse, quindi potevo stare sveglia fino a tardi. 

Decisi di farmi una doccia. Diedi un piccolo bacio sulle labbra a Justin, per poi andare in bagno. Sentii qualcuno afferrarmi i fianchi da dietro, per poi sussurrarmi all'orecchio "Hey, dove scappi senza di me?" 

Non resistetti a sorridere. "Beh, vorrei farmi una doccia se permetti." dissi con un tono sarcastico.

Justin mi fece la faccia da cucciolo, dicendo "Senza di me?"

"Farò presto, lo prometto" risposi, chiudendomi nel bagno.

 

Accesi l'acqua, mi tolsi i vestiti ed entrai nella doccia, per farmi scivolare tante piccole goccioline su tutto il corpo. 

Uscii dopo poco, mantenendo la promessa che avevo fatto a Justin. Mi misi un asciugamano addosso. In un attimo realizzai di aver dimenticato mutande, reggiseno e pigiama in camera mia.. 'Non può essere..' dissi tra me e me. 

 

"Hey, piccola, tutto okay?" Sentii urlare dalla mia stanza.

"Ehm, sì. Ho solo dimenticato i vestiti di lì!" risposi.

"Qual'è il problema?" mi chiese, facendo finta di non sapere cosa intendessi.

"Tu! Il problema è che ho solo un asciugamano addosso, e tu sei in camera mia, dove sono le mie robe" dissi.

"Mi giro, promesso" ribattè lui.

 

Io avevo freddo, e senza pensarci due volte uscii dal bagno. Ovviamente Justin non si era girato come sospettavo. Il suo sguardo era posizionato sulle mie gambe. 

Non ci feci troppo caso e andai verso l'armadio. Immediatamente delle braccia mi strinsero in vita, sollevandomi da terra e facendomi roteare. Appena i miei piedi toccarono terra mi girai verso Justin, guardandolo nei suoi occhi nocciola. 

"L'azzurro dei tuoi occhi è un azzurro che non ho mai visto" mi disse, sussurrando.

Arrossii a quell'affermazione. 

"Devo vestirmi Justin.." replicai.

Ad un tratto sentii la sua mano giocherellare con il nodo che teneva l'asciugamano incollato al mio corpo nudo. 

Cominciai a preoccuparmi, prevedendo cosa avrebbe fatto dopo. 

Si avvicinò lentamente al mio viso, pallido, inclinò la testa da un lato, e delicatamente posò le sue labbra rosee sulle mie. D'impulso socchiusi le labbra, facendo incontrare le nostre lingue, nella loro danza.

Ero talmente presa da quel bacio che nemmeno mi accorsi che ormai era Justin a tenere legato il mio asciugamano, poiché aveva facilmente slegato il debole nodo che avevo fatto. 

 

Il mio cuore cominciò a battere più forte del normale, irregolarmente. Justin percepii la mia agitazione, e con l'altra mano mi accarezzava su tutto il corpo. 

 

Justin cercò di calmarmi, con successo.

 

All'improvviso lui lasciò la mano che teneva la mia salvietta, lasciandola così cadere sul pavimento.. 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Rimasi a bocca aperta per qualche secondo, vedendo che Justin cominciò a squadrarmi. Mi sentì veramente imbarazzata come non lo ero mai stata. Iniziai ad arrossire sulle guance.

Di scatto mi abbassai per riprendere l'asciugamano dal pavimento e rimetterlo attorno al mio corpo. Poi guardai Justin negli occhi, e gli dissi "Ma che ti salta in mente?!"
Ero davvero arrabbiata per il suo gesto. Come si permetteva? Voglio dire, nemmeno mi conosceva. Non sono quel genere di ragazza che fa quelle cose. Mi fido difficilmente delle persone, e quello non era esattamente il modo per guadagnarsi la mia fiducia.
Mi guardò perplesso "Beh.. Io.. Scusa.. Non pensavo ti arrabbiassi tanto"
Mi morsi il labbro. Non riuscivo ad essere arrabbiata con lui, ma perché? Insomma, quello che aveva fatto, senza il mio permesso, era imperdonabile. Eppure non riuscivo a tenergli il broncio. Quando mi guarda con i suoi occhi è come se non mi importasse di nulla, solo leggere i suoi occhi.

Mi sciolsi sotto il suo sguardo. Ero come ipnotizzata da quel ragazzo. Simili sensazioni si provano una volta sola nella vita, con una sola persona, quella giusta.
'No, non è lui quello giusto, lo conosco da neanche un giorno. Come faccio ad essere innamorata di lui? Alexis, smettila di pensare o sembrerai una cretina!' dicevo intanto nella mia mente.

Lo schiocco di dita di Justin mi fece risvegliare dai miei pensieri. Mi sa proprio che penso troppo.

"Alexis, scusa, davvero non volevo farti arrabbiare.." mi disse lui.
"Non preoccuparti. Non importa" risposi io.
"So che sei arrabbiata, ma io davv.." non riuscì a finire la frase, perché le mie labbra si posarono con dolcezza sulle sue.
Mi allontanai per vestirmi.

Ero stanca, quindi decisi di mettermi il pigiama.

Ritornai da lui, il quale mi cinse i fianchi, poggiando le labbra sulle mie. Mi morse il labbro inferiore, facendomi socchiudere la bocca, dando così la possibilità alla sua lingua di incontrare la mia.
Justin, poi, cominciò a spingermi lentamente, finché la mia schiena non incontrò il muro. Lì, mi prese per i fianchi, sollevandomi da terra. Mi teneva per le cosce, stringendole con le sue mani, ogni tanto. Piano piano le sue mani scivolarono sul mio sedere.
Le mie dita giocavano con i suoi capelli. I nostri respiri diventavano sempre più affannati.
Cercai di riprendere il respiro, ma non feci in tempo che le sue labbra erano di nuovo incollate sulle mie. Era come se non fossimo capaci di stare l'uno senza le labbra dell'altra. Come l'oceano che ha bisogno dell'acqua per essere tale, come gli animali che hanno bisogno di avere aria nei polmoni per vivere.
I suoi baci erano come una droga per me, erano essenziali. Ne avevo bisogno quasi come il cibo, non riuscivo a farne a meno.

Quando smisi di pensare, non ero più in braccio a Justin incollata alla parete, ma ero sdraiata sul letto e lui era sopra di me. Quanto potevo essere stata assente perché potesse accadere tutto quello?

Si staccò da me prendendo fiato. Così io mi misi seduta a gambe incrociate sul letto.
Justin si mise di fronte a me. Prendendomi per i polpacci mi trascinò in mezzo alle sue gambe, in modo, così, da potermi abbracciare.
Subito mi strinsi a lui più forte.
"Baci bene, sai, piccola?" mi sussurrò nell'orecchio.
Arrossendo risposi "Beh, anche tu.."
Mi guardò sorridendo. Non sapevo più cosa dire, ero senza parole.. Ed ero anche stanchissima, così mi sdraiai sul letto, con la testa appoggiata al cuscino. Chiusi lentamente gli occhi, provando a dormire.
Sentii Justin che mi metteva una coperta addosso, e avvicinandosi al mio orecchio mi sussurrò "Sei bellissima, amore" enfatizzando la parola 'amore'.
Sorrisi a quell'affermazione.

Decisi di pensare un po'.
Perché facevo quelle cose con un ragazzo sconosciuto? 'Perché ti piace, Alexis' mi suggerì il mio cervello.
Non poteva piacermi, insomma.. L'avevo conosciuto qualche ora prima..

'Mai sentito parlare dell'amore a prima vista? Non è una cosa da fiabe come tutti pensano, esiste, e tu, mia cara, lo stai vivendo col ragazzo sdraiato accanto a te'
Dovevo veramente smettere di parlare con la mia testa.
Sì, è vero Justin era a dir poco perfetto. Era riuscito a capire come ero fatta. Sapeva tutto di me, senza che io gli dicessi niente.

'Ma a pensarci, cos'eravamo noi? Ammesso che ci fosse un 'noi'.
Amici? Migliori amici? Fidanzati?
Gli amici e i migliori amici non si baciano come stavamo facendo poco prima io e Justin, i fidanzati lo facevano, ma non avevo sentito nessuna proposta da lui. Quindi?'

Non riuscivo a trarre una conclusione.

'Come mi devo comportare con lui? Devo fare la parte della fidanzata anche se non lo sono? Beh, è quello che sta facendo lui.
E se mi stesse solo usando? Se non fossi niente per lui? Se mi stesse usando come giocattolo?'
Quelle parole facevano male, e anche se potevano essere la verità decisi di eliminarle dalla mia mente.

Nella mia testa c'erano tanti pensieri confusi.
Ma ad un tratto cominciai a capire il motivo per cui mi sentivo bene con Justin, e anche il perché non potevamo fare a meno l'una dei baci dell'altro. Perché lui sapeva tutto di me, perché nelle sue braccia io mi sentivo protetta nonostante fosse uno sconosciuto. Non ero mai riuscita a fidarmi di qualcuno come mi fido di lui. Lo sentivo vicino.
Con le sue parole mi faceva stare bene. Mi perdevo sempre nei suoi occhi.

Finalmente misi tutti i tasselli al loro posto, e la storia cominciava ad avere un senso.
Giunsi all'unica conclusione che avesse davvero un significato, una giustificazione per tutti quei baci..

Ero innamorata di Justin.

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Capitolo 6
*** 6 ***


La mattina dopo mi svegliai, e Justin era accanto a me.

Era a dir poco meraviglioso: un viso angelico e occhi color nocciola. 

Guardandolo mi venne in mente ciò che era successo la notte prima, i baci e tutti i miei pensieri, ed infine la conclusione che ne avevo tratto. 'Ero innamorata di Justin'. Al ricordo di quelle parole trasalii. Scossi la testa, quasi come se non volessi ammettere la realtà, non riuscivo ad accettarla.

 

Mi tolsi le coperte di dosso, cercando di non svegliare Justin. Andai verso il bagno. Aprii l'acqua e mi sciacquai la faccia. Mi asciugai e andai in camera, presi il telefono e controllai i messaggi. Uno era di mamma..

 

Da: Mamma

Ciao tesoro, io e papà partiremo per l'una, per pranzo mangia qualcosa di veloce, senza incendiare casa, mi raccomando. Ti voglio bene. 

 

Tipico di mia madre. Okay, forse non ero bravissima a cucinare, ma non ero neanche così penosa da dare fuoco alla cucina. 

Se mia madre non era in casa, significa che ci sarebbero stati altri baci con Justin, e questo non mi dispiaceva affatto. 

Erano circa le nove e mezza, avevo un po' di fame e decisi di fare colazione, e di preparare qualcosa anche a Justin, come nei film.. 

 

"Chissà cosa gli piace.." dissi.

 

Pensai ad una spremuta fresca di arancia, un toast e del burro. Una cosa semplice, e come dagli ordini di mia mamma, cucinando quello non potevo dare fuoco a nulla. 

Misi tutto su un vassoio argentato; il bicchiere con il succo, un piatto con il toast e un piattino più piccolo con il burro e un coltello per spalmarlo. Sembrava troppo vuoto, così decisi di fare due pancake con un po' di marmellata. 

Così era perfetto. Presi il vassoio dalle maniglie, e cercai di salire le scale senza rovesciare nulla. 

Aprii la porta con il piede, dato che avevo le mani occupate. Mi sedetti accanto a lui sul letto, posando il vassoio sul comodino. 

Mi chinai e posai le mie labbra sulla sua fronte, lasciando un dolce e leggero bacio sulla sua pelle perfetta. 

Sbattendo le palpebre più volte velocemente aprì gli occhi, e mi accarezzò la guancia con la mano. 

 

"Hey, buongiorno!" dissi.

"Ciao amore." replicò con aria assonnata.

Spalancai la bocca nell'udire quella parola. 'Amore'. Mi aveva davvero chiamata così? Proprio me? Alexis? Io? No, non potevo essere io, doveva essere un sogno, o uno dei miei stupidi pensieri, e lo sembrava, quando ad un tratto le sue labbra toccarono le mie, in un bacio. 

 

"Tutto okay? Sembri perplessa." mi chiese, staccandosi da me.

"Sì, tutto bene, tranquillo" dissi io.

 

Mi piaceva il modo in cui si preoccupava per me, era adorabile. 

Lo guardai mangiare la colazione che gli avevo preparato, sperando che non disprezzasse così tanto la mia cucina.

 

"Credo che andrò a farmi una doccia, ma stavolta porto i vestiti" dissi sarcastica. 

Lui rise, e annuì quasi dispiaciuto. 

 

Presi ciò che mi serviva, mi diressi verso il bagno e chiusi la porta, a chiave, per sicurezza. Meglio prevenire che curare, no? 

 

Accesi l'acqua, e dopo essermi spogliata, entrai nella doccia lasciandomi avvolgere dal suo getto caldo.

Solitamente impiego molto tempo per una semplice doccia, ma decisi di uscire quasi subito, perché avevo lasciato Justin in camera mia da solo, e non sapevo cosa stesse facendo. La cosa mi preoccupava.

 

Mi rivestii in fretta e uscii dal bagno, chiudendo la porta dietro di me. 

 

Justin non c'era, non era sul letto. Incominciai a preoccuparmi. Dove poteva essere? Era scappato? Magari dalla finestra..

 

"Justin! Dove sei? Esci fuori, non è divertente!" gridai più e più volte, ma niente. Non rispose. 

 

Mi affacciai al corridoio per riuscire a capire dove fosse andato, ma ad un tratto un paio di braccia mi strinsero la vita, sollevandomi da terra. 

Cominciai a scalciare, non sapendo chi fosse. 

Sì lo so che c'eravamo solo io e Justin, ma poteva essere un ladro.. Mi faccio sempre idee strane su di loro, e ne ero letteralmente terrorizzata. 

 

Sentii i miei piedi toccare il pavimento, così mi calmai. Ma le braccia di quella persona continuavano a stringere la mia vita, solo un po' meno forte di prima. 

 

D'istinto mi girai per vedere il suo volto, e tirai un sospiro di sollievo nel vedere che era quell'idiota di Justin. 

 

"Hey, piccola, perché ti spaventi così? Volevo solo farti uno scherzo.." disse lui vedendomi agitata.

"Non sapevo fossi tu, diavolo! Poteva essere un killer o un ladro, che ne so io.." replicai.

"Ma che dici? Qui siamo solo io e te, e fino a che in questa casa ci sono io, nessuno, e sottolineo nessuno, oserà mai toccarti, te lo prometto." 

 

A quelle parole sprofondai la testa nel suo petto, e una lacrima mi rigò il viso. 

Justin faceva scorrere le sue mani sulla mia schiena, cercando di tranquillizzarmi. Era davvero dolce.

 

Dopo qualche minuto mi prese il viso tra le mani, si avvicinò e dolcemente posò le sue labbra sulle mie.

Le sue labbra si muovono esperte sulle mie, la sua lingua chiede accesso alle mia bocca. La socchiudo dando così la possibilità di farle incontrare in una danza che solo Justin riusciva a iniziare. 

 

Le sue mani si posizionano sul mio sedere, prendendomi in braccio. Allaccio le mie gambe attorno alla sua vita, in modo così da non cadere. 

Le sue labbra si spostano sul mio collo, lasciando piccoli e dolci baci su ogni centimetro della mia pelle. Piegai la testa da un lato, dandogli più spazio. 

Avanzò verso il muro, facendo scontrare la mia schiena con la parete fredda.

Mi sosteneva dai glutei con una mano, e con l'altra mi accarezzava delicatamente il viso. 

Tornò alle labbra, e morse quello inferiore facendomi emettere un piccolo gemito. 

Era come se non ci fosse niente attorno a noi, solo io, lui e i nostri baci. Solo io, lui e quello che pensai fosse il nostro amore. È quello che speravo che ci fosse tra di noi. 

 

Il rumore di una porta aprirsi e di passi mi riportò alla realtà.

"Alexis, siamo a casa!" sentii gridare mia madre.

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Capitolo 7
*** 7 ***


In un lampo interruppi quello che stava accadendo tra me e Justin, con grande dispiacere da entrambi. 

Justin mi guardò perplesso, ma non c'era tempo per le spiegazioni, e lo chiusi in bagno. 

"Non fiatare, chiaro?" gli ordinai con aria cattiva.

"Chiarissimo, amore" rispose lui, dolce come sempre.

 

Corsi giù dalle scale, intravidi i miei e dissi "Buongiorno, mi siete mancati" e li strinsi in un abbraccio. 

"Aw anche tu tesoro" dissero all'unisono.

"Vedo che qui sei stata bene.." disse mia madre indicando la cucina un po' in disordine. Oops.

"Oh, si, scusa mamma, ora metto tutto a posto" mi affrettai a dire.

"Bravissima amore, noi mettiamo giù le valigie e andiamo dai nonni, per vedere come stanno, e poi andremo a fare la spesa. Non c'è nulla in casa per il pranzo. Riesci a stare qualche altra oretta a casa da sola, tesoro?" chiese lei.

Con un sorriso a trentadue denti, risposi "Certo che sì mamma!"

"Vedo che sei felice di non averci tra i piedi" ridacchiò mio padre.

In un certo senso aveva ragione, ma non volevo sembrare troppo cattiva, così mi limitai a sorridere a testa bassa. 

"Metti a posto bene Alexis, mi raccomando. Noi andiamo, ciao tesoro" detto questo, li salutai con la mano e uscirono chiudendo la porta, lasciandomi sola con Justin. 

 

Feci le scale di fretta, impaziente di buttarmi tra le braccia di Justin.

 

Arrivai in camera aprii la porta gridando "Casa libera!" ma Justin non c'era, iniziai subito a preoccuparmi.

 

Un paio di braccia mi strinsero da dietro, sollevandomi da terra. Non poteva essere che lui.

Mi girai per guardarlo negli occhi, e lui mi diede un piccolo bacio all'angolo della bocca. I suoi baci erano perfetti, cavolo! Come lui..

 

"Sai che sei bellissima piccola?" mi sussurrò Justin all'orecchio.

Arrossii a quell'affermazione.

"Com'era la colazione?" chiesi, ignorando la frase che aveva detto poco prima.

"Buonissima!" rispose con un sorriso sulle labbra.

"Smettila di prendermi in giro" dissi.

 

Mi sdraiai sul letto, pensierosa.

"Tesoro, che succede?" chiese Justin preoccupato.

Decisi che dovevo dirgli ogni mio pensiero, tutte le cose che pensavo, a quello che eravamo, io avevo bisogno di risposte.

 

"Perché?" chiesi vaga.

"Perché cosa piccola?" 

"Perché fai tutto questo, insomma.. Ci conosciamo da due giorni, io non so chi sei, tu non sai chi sono io.. Ho bisogno di risposte. Cos'è scattato al parco due giorni fa? Come ho fatto a piacerti dopo dieci minuti che ci parlavamo.. Io non ti ho mai visto con gli Street. Chris non mi ha mai parlato di te." 

"Sì, hai ragione. Tu vuoi delle risposte e lo farò. Tu forse non mi hai mai visto con i ragazzi, ma credimi che io ti vedevo sempre quando venivi a spiare Tyler" fece un sorrisetto "non sapevo cosa fare e ti guardavo solo da lontano. Io e Tyler volevamo avvicinarci a voi, ma sapevamo che la nostra vita non era giusta per voi, e.." lo interruppi prima che finisse la frase.

"Cosa significa che la vostra vita non era giusta per noi?" chiesi confusa.

"Beh, ecco, è difficile da spiegare.. Noi litighiamo spesso con le altre gang di questo paese, non era giusto mettervi in mezzo, così abbiamo aspettato di risolvere ogni tipo di conflitto, dopo di che ci siamo avvicinati a voi quel giorno" spiegò lui.

"Ma erano solo delle piccole discussioni, giusto?" chiesi allarmata.

"A volte, ma si arrivava anche alle mani se necessario." replicò.

"Capisco.." dissi giocando con i pollici.

"Alexis, a me sei sempre piaciuta, dico sul serio. Non lasciarti spaventare da questo, è tutto finito. Okay? Stai tranquilla. Finché ci sono io, non ti toccherà nessuno. Sei la ragazza perfetta, ti ho trovato e non ho intenzione di lasciarti andare tanto facilmente" 

A quelle parole, una lacrima mi rigò il volto. 

"Quindi io e te.. Sì, insomma.. Siamo.. Ecco.." balbettai.

Ridacchiò "..fidanzati? Sì, amore. Se per te va bene."

Arrossii leggermente sulle guance. "E lo chiedi pure?" 

Justin si allungò verso di me, mi prese il viso tra le sue dolci mani, e mi baciò con passione.

 

"Forse dovrei riordinare un po' la casa." dissi, interrompendo il bacio.

"No, resta qui con me, amore." ribatté. 

"Farò il prima possibile, promesso" gli baciai la fronte e scesi al piano di sotto per mettere un po' in ordine il caos della cucina.

 

"Cavolo che disastro!" dissi tra me e me. 

Mi rimboccai le maniche, e in venti minuti era tutto pulito. Andai in salotto, e ripulii da cima a fondo ogni cosa. 

Ritornai in camera, dove Justin era nella stessa posizione di quando l'avevo lasciato.

"Visto? Sono stata velocissima!" annunciai mettendomi le mani sui fianchi.

"Mmm, però adesso vieni qui da me" rispose.

Si alzò e venne da me. Mi prese per i fianchi, spingendomi più vicina a lui.

"Sei stupenda." mi sussurrò in un orecchio.

Nascosi il mio viso rosso dall'imbarazzo nel suo collo.

"Aw, sei troppo dolce e sexy quando ti imbarazzi" disse.

"Smettila di dirmi queste cose!" tirandogli una pacca sul braccio.

"Piccola ti va di andare a fare un giro?" mi chiese.

"Certo.. Ma aspetta.. Tu sei venuto in macchina ieri sera?" la mia voce si fece più bassa.

"Sì, perché?" domandò.

"Dove l'hai parcheggiata?"

"Oh, ho capito. Non preoccuparti, non l'ho parcheggiata nel vialetto" 

Tirai un sospiro di sollievo. Se i miei genitori avessero visto una macchina sconosciuta sarebbero andati nel panico. Sono iper protettivi con me, pensano ancora che sia la piccolina di casa. 

"Forza andiamo tesoro." disse mettendomi il braccio attorno ai fianchi.

 

Chiusi la porta principale a chiave. Justin intrecciò le nostre mani. Arrivammo alla macchina, e da perfetto gentiluomo mi aprì la portiera per farmi entrare, poi andò dall'altra parte ed entrò. 

Mise in moto. "Dove mi porti?" chiesi curiosa.

"Eheh, non te lo posso dire piccola" un sorrisetto spuntò sul suo viso.

 

Dopo dieci minuti ripetei la stessa domanda. 

"Amore, saranno quarantacinque minuti di viaggio, non continuerai così, vero?" 

Feci il broncio come una bambina.

"Perché non dormi un po'? Ti sveglio quando arriviamo." 

"Non ti libererai delle mie domande così facilmente" dissi.

Rise "Dio, sei fantastica."

Sentii il mio telefono squillare, lo presi e vidi il nome di Mackenzie. Strisciai il dito sullo schermo per rispondere e lo portai all'orecchio.

"Pronto?" dissi.

"Oddio! Alex, indovina! Indovina!" gridò lei.

"Hey, calma! Smettila di urlare." cercai di tranquillizzarla. La sentii fare un sospiro profondo.

"Okay, allora, oddio! Bene.." 

"Riuscirai a finire una frase prima che io muoia di vecchiaia?" dissi sarcastica.

"Io e Tyler stiamo insieme!" la sua voce era stridula e piena di felicità.

"Oddio! Sono così contenta per te!" 

"Grazie Alexis! Hey, ma tu e Justin? Che avete fatto dopo che sono andata via con Tyler al parco?" domandò curiosa.

"Ti spiegherò. Ora Justin mi sta portando da qualche parte, ti richiamo. Un bacio" risposi.

"Va bene tesoro, a dopo"

E riattaccai la telefonata.

 

"Chi era amore?" chiese Justin.

"Nessuno, non preoccuparti. Piuttosto.. Siamo arrivati?" 

"Quasi amore."

Sbuffai.

Accostò l'auto in uno spiazzale.

"Che fai?" chiesi subito.

"Mettiti questa.." mi porse una benda.

"Perché?" 

"Tu fallo." rispose.

Senza esitare feci ciò che mi aveva ordinato.

 

Dopo una ventina di minuti, Justin spense l'auto. 

Feci un sorriso a trentadue denti. Mi alzai la fascia che avevo sugli occhi. Lo guardai.

"Sì amore, adesso siamo arrivati. Tirala giù!" disse e riposizionò la benda al suo posto, oscurandomi la vista.

Scesi dall'auto, e Justin mi guidò. Mi slegai definitivamente quella fastidiosa fascia.

Mi ritrovai davanti ad un cottage. Era stupendo. Fatto in legno, ricoperto da un sottile strato di neve. 

"E' stupendo, ma di chi è?" chiesi.

"Mio e di Tyler, l'abbiamo comprato insieme, per quando avremmo avuto delle ragazze."

"E' davvero magnifico." dissi.

"Sì, era solo per fartelo vedere. Non possiamo stare qui."

"Perché?" domandai delusa.

"Primo, perché non hai qui nulla e secondo, i tuoi ti uccidono se non ti trovano a casa. Verremo qua tutti insieme per le vacanze di Natale." spiegò.

"Okay amore." 

"Woah, mi hai appena chiamato amore?" chiese stupito.

Arrossii leggermente. "Credo di si.." 

Mi prese il mento col pollice e l'indice, in modo che potessi guardarlo. Fissò i miei occhi per qualche minuto, poi mi baciò delicatamente.

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Capitolo 8
*** 8 ***



Justin mi riaccompagnò a casa. 

"Piccola, io devo andare dai ragazzi. Ti chiamo più tardi. Oh, e a proposito, che fai stasera?" chiese gentilmente.

"Uhm, non so. Starò a casa a vedere un film" risposi.

"Perché non vieni da me?" 

A quella domanda feci un sorriso a trentadue denti. 

"Io vorrei, ma cosa dico ai miei? Non mi lascerebbero mai!" enfatizzai sulla parola 'mai'.

"Potresti dire che vai a casa di Mackenzie. No?" propose.

"E se poi telefonano e io non ci sono?" 

"Senti, abbiamo ancora una mezz'oretta prima che i tuoi tornano. Manda un messaggio a Kenzie e dille che saremo da lei tra cinque minuti." mi ordinò.

"Aspetta.. Perché?" chiesi.

"Fallo e zitta. Sali in macchina, al resto ci penso io." sbottò.

Feci subito ciò che mi era stato detto.

 

*Nuovo messaggio*

A: Mackenzie

Kenzie, sono da te tra cinque minuti. Non fare domande, ti spiego tutto appena sono lì. Un bacio.

 

Non fece in tempo a rispondere che in pochi minuti eravamo a casa sua. Justin suonò il campanello. 

Si aprì la porta e vidi la mia migliore amica, bella come sempre, sulla soglia. 

Alle sue spalle c'era un'ombra. Alta e robusta. 

Quando la luce ne rivelò il volto non fui sorpresa di scoprire chi era.

"Ciao Tyler." dissi.

"Ciao amico." rispose rivolgendosi a Justin, ignorando il mio saluto.

"Possiamo entrare Kenzie?" domandai.

"Ovvio, mi devi spiegare un bel po' di cose, signorina!" replicò, imitando la stessa odiosa voce di mia madre. 

 

I ragazzi erano seduti sul divano a parlare di 'cose da maschi', come le definiscono loro.

Io e Mackenzie eravamo in cucina. Le avevo spiegato cosa aveva in mente Justin per questa sera e che lei avrebbe dovuto coprirmi le spalle.

"Direi che si può fare." mi disse.

"Grazie, sei la migliore!" urlai, abbracciandola forte.

"Ma.." replicò.

"Cosa?" chiesi.

"Mi devi un enorme favore!" 

Scoppiai in una risata.

"So come ripagarti questo favore. Questo week-end, avevo pensato di passarlo con te, ma visto che ora hai un ragazzo.." dissi, volgendo il mio sguardo verso Tyler. "Ho pensato di fare un uscita a quattro. Non ho intenzione di dirti dove andremo. Porta solo il necessario per passare la notte fuori. Ai nostri genitori diremo che siamo andate a Stratford per due giorni, per una ricerca di scuola. Niente domande, e non accetto un 'no' come risposta." 

"Ai suoi ordini capo!" rispose, portando la mano alla fronte, per un saluto militare. 

 

"Amore, mi dispiace interrompere questo momento tra ragazze, ma dobbiamo andare.." annunciò Justin, irrompendo nella cucina. 

Annuii.

Salutammo tutti e tornammo a casa.

Arrivati a destinazione, vidi la macchina dei miei genitori nel vialetto di casa.

"Cazzo! Vai avanti! Non ti fermare! Vai!" urlai. 

Eseguì il mio ordine e ci fermammo dieci metri più avanti. 

"Ma che cazzo ti prende Alexis?" chiese nervoso.

"Non hai visto?! I miei sono a casa, cazzo! Dio cristo. Merda!" dissi.

"Non ti ho mai sentita urlare tutte queste parolacce." ridacchiò. 

"C'è una prima volta per tutto." risposi. 

Prese la gamba e la portò sul suo sedile, in modo che fossi a cavalcioni su di lui.

Si avvicinò lentamente al mio viso. "Sei così.." si morse il labbro inferiore e continuò "sexy, quando ti incazzi, piccola mia." 

Guardai i suoi occhi color nocciola. Erano così… Perfetti. 

"Baciami. Ti prego." supplicai.

"Cosa? Non mi hai mai detto.." 

"Baciami!" lo interruppi.

Senza perdere un secondo, le sue labbra si fiondarono sulle mie. 

Mi baciò con foga. Strinse i miei fianchi e mi portò più vicina a lui.

Mordendomi il labbro, mi fece socchiudere la bocca, e la sua lingua scivolò dentro, incontrando la mia. Insieme facevano una danza. Quella danza unica, che solo lui sapeva fare. Si staccò per prendere un respiro.

"Sei fantastica." sussurrò.

"Ti prego, portami via con te" lo pregai.

"Sai benissimo che non posso farlo, devi tornare a casa piccola. Resisti per qualche ora, e ci rivediamo presto. Okay?" disse,

"Okay, meglio che vada." risposi.

Mi stampò un bacio sulle labbra.

Aprii la portiera, scesi dalle sue gambe e lo baciai. Salutai con la mano, e lui partì.

Mi incamminai. 

 

Cautamente entrai in casa. Mi affrettai a salire le scale, sperando di non essere beccata. Ma..

"Dove sei stata?" la voce di mio padre rimbombò nelle mie orecchie.

Mi girai e vidi i miei genitori in piedi davanti a me con le mani sui fianchi. Mamma batteva a terra il piede, spazientita.

"Io.. Vedete.." iniziai a spiegare.

"Tu cosa?" chiese mia madre.

"Ero da Mackenzie, dovevamo organizzare la nostra serata e il week-end, così ho pensato che sarebbe stato più facile andare da lei che farlo al telefono" mi giustificai. Non pensavo di essere così brava a mentire. Una bugia perfetta, che stava in piedi, inventata in dieci secondi. 

"Perché non hai lasciato un biglietto?" chiese mio padre.

"Pensavo di tornare prima di voi.." 

"Sei perdonata, ma non farlo mai più!" mi avvertì mamma.

Mi girai per continuare a salire le scale.

"Alexis.." 

"Sì, mamma?"

"Che avete programmato tu e Mackenzie?" 

"Ohw, allora, questa sera abbiamo deciso che andrò da lei, poi, abbiamo una ricerca per scuola da fare su Stratford, e prendiamo l'occasione per fare un week-end diverso dal solito." spiegai.

"Sembra bello. Per stasera puoi andare, ma quanto starete a Stratford?" domandò lei.

"Due giorni, mamma" 

"E dove alloggerete?" 

"In un hotel economico. Non preoccuparti" la rassicurai.

"Va bene tesoro. Vai a cambiarti, c'è pronto il pranzo." mi disse.

 

Mi diressi verso la mia camera. 

Andai in bagno a rinfrescarmi la faccia, e poi scesi di nuovo.

 

"Il pranzo era ottimo, mamma" le dissi.

"Ti ringrazio tesoro." replicò.

"Che programmi hai per il pomeriggio, Alexis?" chiese papà.

"Non so, magari vado in città a comprarmi un libro ho tanta voglia di leggere. Dopo controllo se ce l'hanno. Altrimenti vado in un altra libreria fuori città."

"Okay, ma non andare troppo lontano, e devi essere a casa prima delle cinque e mezza, altrimenti non potrai andare a casa di Mackenzie. Chiaro?" 

"Chiarissimo, papà" lo abbracciai e corsi di sopra per prepararmi.

 

"Mamma! Papà! Io vado!" annunciai. 

"D'accordo tesoro!" risposero insieme.

 

Entrai nella macchina e misi in moto. La mia prima tappa era a 'Montdragon Bookstore'. 

Arrivai alla libreria, spensi l'auto ed entrai. 

 

"Posso aiutarla in qualche modo, signorina?" chiese una voce dolce alle mie spalle.

Mi girai. "Oh, no grazie. Sto dando un'occhiata" 

Mi sorrise e se ne andò.

Lì non trovai ciò che cercavo, ed uscii. 

 

Il mio telefono cominciò a squillare, lo presi e fui felice di vedere il numero di Justin sullo schermo.

 

"Pronto?" dissi.

"Piccola, tutto okay per stasera?"

"Sì!" 

"Benissimo. Uhm, ma dove sei? Sento delle auto.." chiese preoccupato.

"Oh, io sono in una libreria, sto cercando un libro." replicai.

"Ah, e sei sola?"

"Beh, sì!" 

"Cazzo. Potevi chiamarmi, sarei venuto con te. Dio quanto sei sbadata." 

"Sono abbastanza grande per andare a cercare un libro da sola, Justin."

"In che libreria?" 

"Alla Montdragon" 

"Merda!" 

"Che hai?" domandai.

"Nulla, fai presto." 

"Okay."

Riattaccai la telefonata.

 

Mi risedetti in auto. 

"Dovrò andare alla 'McNelly Robinson'" dissi tra me e me.

 

Dopo venti minuti, giunsi alla libreria. 

'Cavolo ma è già buio.' pensai.

Con la mia solita fortuna non trovai parcheggio e dovetti parcheggiare da un altra parte. Una camminata non faceva male.

Mi diressi verso la libreria.

Stavo passando un vicolo, per fare prima. 

 

"Cosa ci fa una bella ragazza come te in giro a quest'ora?" una voce parlò dietro di me.

Mi bloccai. Sapevo di dover andare avanti, ma i miei piedi non volevano ascoltarmi. 

"Che fai? Non ti muovi nemmeno?" 

Mi girai, lentamente.

Vidi un gruppo di ragazzi, erano sei.

Mi guardavano. Si avvicinavano, sempre di più. Avevo paura. Troppa.

Uno di loro, mi si avvicinò. Era a pochi centimetri dalla mia faccia. La sua mano mi sfiorò il volto. Mi ritrassi al suo tocco. 

"Che vuoi fare, eh?" disse, prendendo il mio mento col pollice e l'indice.

"Sei sola." disse un altro.

"Che dovrei fare con te? Boh, sei bellissima. Sarebbe uno spreco lasciarti andare." 

Cominciai a tremare. 

"Mike! Vieni qua, subito!" 

Un ragazzo giunse accanto a noi.

"Scorta la ragazza alla macchina." 

Rabbrividii a quelle parole. D'istinto cominciai a correre. 

Mentre cercavo una via di fuga, presi il telefono e chiamai la prima persona nelle chiamate recenti.

 

"Pronto?"

"Aiutami ti prego, sono alla libreria 'McNelly Robinson' ci sono dei ragazzi che vogliono portarmi via. Ti prego, aiutami" singhiozzai. Ormai avevo gli occhi pieni di lacrime.

"Merda! Piccola, arrivo il prima possibile. Tieni il GPS acceso, chiaro? Così posso rintracciarti. Cerca di non farti prendere. Scappa."

La voce di Justin mi rassicurava. Chiuse la chiamata. 

Mi fermai, non riuscivo a respiare.

 

Mi voltai. Non c'era nessuno. Forse li avevo seminati.

Mi rilassai e sorrisi, quando, una mano si posizionò sulla mia bocca e un'altra mi sollevò da terra.

'Mi hanno presa' pensai.

 


Salveee. 
Allora, vorrei ringraziarvi per le recensioni bellissime che lasciate.
Poi, se volete sapere quando aggiorno scrivetemi su twitter: @xdreamonbieber 
Grazie mille ancora.
Ciauu.

Qui sotto vi lascio delle immagini dei personaggi. 



Alexis:


Mackenzie:

Justin:



Tyler: 


 

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Capitolo 9
*** 9 ***


Justin's Point of View:

 

Uscii di casa dimenticandomi di chiudere la porta, salii in macchina e senza perdere un secondo digitai sul telefono il numero di Tyler.

Speravo fosse a casa quel coglione e non da Mackenzie. Dopo vari squilli, una voce parlò "Pronto?"

"Non ho tempo per le spiegazioni, okay? Devi solo uscire dalla tua fottuta casa, prendere la tua cazzo di macchina e portare immediatamente qui il tuo culo. Chiaro?" dissi seccato.

"Woah, calmati Bieber. Innanzitutto spiega e poi.." 

Lo interruppi prima che potesse finire la frase "No, forse non hai ancora capito quello che ti ho chiesto.." replicai cercando di stare calmo.

"Sì, Justin, ho capito. Vorrei solo sapere perché sei così agitato, ma evidentemente non sei nelle condizioni di spiegare. Okay, ho capito. Dove sei?" chiese tranquillo.

"Sto andando alla libreria 'McNelly Robinson'. Ci vediamo fuori dal solito parco, tra cinque minuti ti voglio lì." 

Detto questo riattaccai la telefonata.

 

Raggiunto Tyler, abbassai il finestrino per salutarlo. 

"Senti, è meglio andare con una macchina. Sali, andiamo!" gli ordinai.

Senza esitare parcheggiò la sua auto.

 

Dopo interminabili minuti di silenzio Tyler mi domandò "Ora posso sapere il perché di tutta questa fretta?"

Presi una lunga boccata di aria e la rilasciai poi in un sospiro.

"Alexis mi ha chiamato circa dieci minuti fa. Era andata sola a prendere un libro, ma delle persone hanno cominciato ad inseguirla. Stava correndo, mi ha chiesto aiuto. E Tyler, ti giuro che non ho la minima idea di dove cercarla. Le ho detto di lasciare il telefono acceso per poterla rintracciare, ma quei bastardi le avranno preso il telefono e l'avranno buttato chissà dove. Dio.."

Cercai di respirare profondamente, o mi sarebbe venuto un infarto.

"Aspetta, magari i suoi hanno chiamato a casa di Kenzie.. Chiamala subito Tyler!" gridai.

 

Afferrò il suo telefono, se lo portò all'orecchio e dopo qualche secondo rispose "Ciao piccolina." 

Cominciai a battere le dita sul volante, dato che non mi sembrava il momento di dire cose sdolcinate. 

"Non è che i genitori di Alexis hanno chiamato?" chiese "Ah, sì? E tu che hai detto?" continuò "Merda, senti tesoro ti richiamo dopo, va bene?" 

E chiuse la telefonata.

"Che ha detto?" domandai preoccupato.

"Ecco.. Vedi.. Sì, l'hanno chiamata, perché è da oggi pomeriggio che è fuori, e volevano sapere se fosse andata direttamente da lei nonostante i le avessero detto di passare prima da casa. Mackenzie ha seguito solo le vostre indicazioni, cioè coprire Alex, e così ha fatto. Ha detto loro che era lì da lei, perché si erano incontrate in libreria e Kenzie l'ha costretta ad andare subito a casa sua, benché Alexis fosse contraria.. Le hanno creduto."  spiegò.

"Dio! Maledetto piano! Vaffanculo!" gridai. 

"Calmati.." 

"Mi spieghi come cazzo faccio a calmarmi? Eh? Se ci fosse Kenzie nei suoi panni che faresti?" 

"Accosta.. Ora dobbiamo agire, fare un piano."

 

Accostai in uno spiazzo a lato della strada. 

Presi il telefono, sperando di avere un piccolissimo segno di vita dal cellulare di Alex. 

Tyler osservava ogni mia mossa. 

"Fermo, lo stai facendo nel modo sbagliato! Non troverai mai quella ragazza se sbagli a rintracciare la sua posizione. Il tempo è fatale in queste situazioni!" sbottò lui.

Gli porsi il telefono, fece qualcosa e sentii un 'bip' provenire dal dispositivo.

"Trovata." annunciò il mio amico.

"Ma è fantastico, voglio dire.. Grazie!" 

"Frena il tuo entusiasmo. E' sulla strada per la Thunder Bay, e non è una bella cosa.." ammise.

Il mio viso si spense, il sorriso si trasformò in una linea diritta che non esprimeva alcun sentimento, i miei occhi si incupirono. 

'Cosa farò adesso? Che le vorranno fare? La butteranno nell'acqua ghiacciata?'

Non riuscivo a pensare altro che a lei. A salvarla, a riaverla tra le mie braccia. 

'Finchè ci sarò io nessuno ti toccherà' questa era la promessa che le avevo fatto. Le avevo mentito. Ora lei era lontana da me. 'Penserà che l'ho abbandonata. Che l'ho soltanto illusa.'

Questi erano i miei pensieri. 

Vennero interrotti dallo schiocco di dita di Tyler. 

"Justin, dobbiamo essere veloci! Sono già le undici. Metti in moto l'auto. Li seguiremo." 

 

01:15am - Queen Elizabeth Way. Nessuna traccia di Alex. La sua posizione continua a cambiare, allontanandosi sempre di più. Noi siamo solo ad un quarto della strada che dobbiamo fare per raggiungerla. Ho paura, lo ammetto. Justin Bieber ha paura.

"E se non riuscissimo a trovarla?" sussurrai.

"Non devi nemmeno pensarlo Justin! La troveremo, vedrai. La speranza è l'ultima a morire." rispose lui.

 

03:45am - Kenora Bypass. Sono quattro ore circa che siamo in viaggio. La posizione di Alex non si p modificata. E' ferma a 10km dalla Thuder Bay da circa mezz'ora. Forse ho una speranza. 

La troverò, fosse l'ultima cosa che faccio, ma io la devo trovare.

La mia mano esercitava una pressione fortissima sul volante, tanto da farmi diventare le nocche bianche. 

"Hey, calmati o rischi di rompere il voltante, Hulk." disse in una piccola risata.

Fece sorridere anche me. 

Tyler è davvero un amico fantastico. 

 

05:35am - Arthur Street. Mancano pochi chilometri. Nelle ultime ore Alexis si è spostata leggermente a est, fuori strada. La raggiungeremo a piedi. 

"Tra 700 metri sei a destinazione." annunciò la voce robotica del navigatore. Trattenni il fiato. 

Osservavo i metri diminuire. 

'Bip, bip, bip'. "Cos'è questo rumore?" domandai.

Tyler era pietrificato. Non si muoveva, non parlava. Guardava lo schermo del telefono a bocca aperta. 

"Si è spostata ancora?" insistetti.

"Diamine, Tyler, dammi quel telefono!" esclamai.

Con un gesto veloce glielo strappai dalle mani.

Passò qualche secondo prima di riuscire a credere a ciò che c'era scritto. 

Non era possibile. No. Non volevo crederci. Rimasi a bocca aperta. Lessi sottovoce quelle due parole che mi fecero crollare il mondo sulle spalle. 

"Posizione persa.. No.." sussurrai.



 


Buonasera. 
Prima di tutto chiedo scusa per eventuali errori, non ho riletto il capitolo.
Continuate a lasciarmi delle bellissime recensioni.

Vi ringrazio, spero vi piaccia.
Un bacio.

Se volete sapere quando aggiorno, su twitter sono @xdreamonbieber.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Alexis's Point of View:

 

Nero. I miei occhi vedevano solo nero. 

Ero spaventata. Cercai di aprire le palpebre, lentamente. Strizzai gli occhi, vedevo sempre tutto nero. Il buio mi inquietava perché non sapevo cosa ci fosse dentro esso. Non potevo vedere, e non riuscire a capire dove sono e chi mi sta attorno mi infastidisce. Anche a casa, di notte lascio sempre la porta semichiusa in modo che non ci sia completamente buio nella mia stanza. 

 

Le mie orecchie udirono dei passi.

"Senti, che ci vuoi fare con la ragazza? Lasciala andare."

"No, la butteremo nel lago se darà problemi. Però prima, perché non ci divertiamo un po'?"

 

Il mio cuore cominciò a battere sempre più forte, il mio respiro si fece pesante e veloce. 

Mi accorsi che ero legata a mani e piedi, con una corda dura. Era stata stretta molto, perché era come se il mio sangue non riuscisse a circolare. In bocca avevo un pezzo di stoffa arrotolato su sé stesso, a sua volta avvolto attorno ad un laccio, il quale era legato dietro alla mia testa. 

"Aiuto!" era il mio grido soffocato che non riusciva nemmeno ad uscire dalla mia bocca. 

 

Una luce si accese. 

Ero sdraiata su una brandina. Un uomo, giovane, si avvicinò a me. 

Tese la mano verso il mio viso, sfiorandomi la guancia. Al contatto, mi ritrassi. Mi faceva ribrezzo. 

"Hey, non ti conviene fare così, piccolina. Che dici, ci togliamo questa cosa dalla bocca così possiamo conversare?" aveva un sorriso malizioso sulle labbra. 

Alzandomi leggermente la testa slegò il nodo che teneva legato quel pezzo di stoffa che stringevo fra i denti.

"Ecco fatto." annunciò.

"Aiu…" una mano si posò sulle mie labbra, interrompendo il mio urlo.

"Non cercare di fare la furba, hai capito? Con me non funziona. Siamo in una casa deserta, attorno a noi non c'è nulla, a chi vuoi chiedere aiuto? Eh? Non penso che tu possa ricevere aiuto dagli scoiattoli che vivono qua!" ridacchiò.

"Il mio ragazzo mi troverà, e quando lo farà vi prenderà tutti a calci nel culo, brutti bastardi!" 

"Oh oh, sentite! La ragazza ha un fidanzato. Sono tanto curioso di conoscere la persona che ha il diritto di toccare quel posteriore perfetto che ti ritrovi." si morse un labbro.

"Mi fai schifo!" dissi.

 

Il ragazzo si avvicinava sempre di più. 

"Sai, non credo che ti troverà così facilmente. Ti abbiamo preso il telefono mentre dormivi, e un nostro socio lo sta portando fuori strada. E' lontano ore da noi, piccola. Abbiamo tutto il tempo nel mondo per fare ciò che vogliamo." sussurrò al mio orecchio.

Scese verso il mio collo, le sue mani viaggiarono lungo il mio corpo..

 

"Che fai? Fermati!" gridai. 

 

 

 

Justin's Point of View:

 

"Che cazzo vuol dire 'posizione persa'? Cosa cazzo significa?" gridai. 

"Vuoi veramente che te lo dica, amico?" disse Tyler. 

Lo presi dal collo della maglietta, e lo strattonai. Portai la sua faccia davanti alla mia. 

"Senti, non scherzare su queste cose, okay? Non ti conviene, Tyler." ringhiai.

"Woah, allora, calmati. Sai che se non hai la mente lucida non riesci a fare un cazzo."

Sospirai, sapendo che aveva ragione.

"Va bene, papà! Ora che facciamo?" chiesi.

"Non so, sinceramente non lo so. Non possiamo dormire qualche ora? Penseremo meglio.." 

"Tu dormi se vuoi, io non ce la faccio." dissi.

"Svegliami tra un ora!"

 Annuii con la testa. 

'Che faccio ora? Dove la trovo io Alexis? E se le hanno preso il telefono e l'hanno buttato da qualche parte? Okay, Justin ti devi calmare. Non farti prendere dal panico.'

 

Tanti pensieri si sovrapponevano nella mia testa. 

Non sapevo cosa fare, dove andare.. Tirai giù il sedile,  per rilassarmi.

 

Cos'è Alexis per me? Una ragazza? Non l'abbiamo mai reso ufficiale, ci conosciamo da poco non lo farebbe mai. Allora cosa, cos'era quella ragazza? Lei era diventata la ragione per cui mi alzavo la mattina, speranzoso di vedere il suo dolce volto. 

Mi ricordo quando la vidi per la prima volta. 

 

Si era appena trasferita nel nostro liceo. Io ero in terza, lei in prima. Era così impacciata. Non sapeva dove andare o come comportarsi. Era veramente adorabile, dispersa tra i suoi pensieri, l'ansia, la paura.. Forse. Qualcosa nella mia testa mi spingeva ad andare da lei ad aiutarla, ma le mie gambe si rifiutavano. 

Mi piaceva. Era una ragazza semplice, si vedeva. 

Poi ho cominciato a vederla sempre meno, finchè ormai il suo viso era solo un ricordo nella mia mente. 

Era vestita con del jeans chiari, una canottiera in pizzo e delle ballerine rosa carne. I capelli erano raccolti in uno chignon, solo una ciocca le cadeva in parte alle guance rosate. 

Aveva le ciglia coperte dal mascara, che le faceva risaltare ancor di più i suoi occhi azzurri. 

 

Ritornai alla realtà. "Sì!" gridai senza accorgermene. 

Svegliai Tyler, che si strizzava gli occhi con le dita. "Che succede?" chiese assonnato.

"Uhm, no niente. Non pensavo di averlo detto ad alta voce.." mi giustificai.

"Eh, invece sì. Dai, dimmi." 

"No.. Tranquillo." lo rassicurai.

"Vedo che sei pensieroso. Dimmi ciò che pensi.." 

"Ho capito quello che voglio.. Con Alexis intendo.." ammisi.

"Cioè?"

"Finalmente dopo tre anni, ho capito. La devo trovare o non potrò…" mi bloccai.

"Non potrai…?" 

"Proporle di essere la mia ragazza.. Ufficialmente, con gli anelli e tutto il resto." arrossii lievemente.

"Dopo tre anni.. Wow, ce l'hai fatta. Sai, io e i ragazzi ci chiedevamo quando avessi l'intenzione di farti avanti. Vedevamo come la guardavi… Non siamo scemi, Justin." rise.

"Coglioni." 

Scoppiammo tutti e due in una risata. 

"Hey, non vorrei metterti fretta ma se non troviamo la tua 'ragazza', non potrai portartela a letto." scherzò Tyler.

"Sì, sei proprio un coglione!" risi.

 

*If I was you boyfriend, never let you go*

"E' il mio telefono.." annunciai.

Frugai nelle tasche della giacca, lo presi e guardai lo schermo.

"Chi è?" chiese Tyler.

"Sconosciuto.." 

"Rispondi." mi ordinò.

 

"Pronto?" 

"Oh, che bello sentire la voce del ragazzo di Alexis, così si chiama la tua fidanzatina, vero?" 

"Chi cazzo sei e come fai a sapere di Alexis?" sbottai.

"Oh, ma è semplice.. E' qui, accanto a me. Sentissi come urla. Ha un culo che parla." 

"Toccala e giuro che ti ammazzo!" lo minacciai.

"Ops, troppo tardi." 

 

*Bip, bip, bip*

Guardai lo schermo che diceva: 'Call ended'.


 


Buonasera.
Ho cercato di aggiornare il prima possibile. Spero che vi piaccia. 
Mi scuso per eventuali errori. :) 
Lasciatemi un vostro parere, se volete, mi farebbe piacere.


Se volete sapere quando aggiorno, su twitter sono @xdreamonbieber.

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Capitolo 11
*** 11 ***


'Call ended'.

Due parole, nove lettere, una grandissima fitta al cuore. Provai solo dolore a leggere quelle parole..

"Cazzo!" gridai sbattendo i pugni contro il finestrino.

"Sai, stai dicendo troppe parolacce in questi giorni. Potresti mandare all'aria la tua immagine di ragazzo educato" sogghignò quell'idiota di Tyler.

"Senti, smetti di scherzare o la tua faccia si troverà a fare amicizia col mio pugno, non so se rendo l'idea".

Deglutì e annuì. 

"Adesso pensiamo ad un modo per trovare Alexis prima che quei bastardi le facciano del male" dissi.

"Quali bastardi?" chiese lui.

"Quelli che mi hanno appena chiamato.." 

"Okay, abbiamo un problema." 

Non riuscivo a pensare ad altro che lei. Appoggiai la fronte al finestrino freddo. Guardai gli alberi muoversi col vento. Sembravano tutt'uno. 

Cosa posso fare?

La voce di Tyler mi portò alla realtà.

"Dammi il telefono" ordinò.

"Non è il momento di giocare a Temple Run, Tyler.." 

"Non fare il coglione, sbrigati, dammi il telefono"

Gli porsi il telefono, lui allungò la mano e lo prese velocemente.

"Se siamo fortunati riesco a trovare la posizione dell'ultima chiamata ricevuta" spiegò.

Intanto giocavo con i pollici, le mani mi sudavano e ogni tanto le asciugavo nei jeans. Le gambe non smettevano di muoversi, ma non ero io ad imporglielo, facevano tutto loro, come se non avessi più il controllo del mio corpo. Sembrava essere altrove. 'Chissà dove..' pensai sorridendo. 

"Trovata!" annunciò Tyler.

"Sei sicuro?" chiesi.

"Sì, mamma"

"Okay, e dov'è?"

"Non molto lontano da qui. Ricordi il capannone abbandonato dove giocavamo da piccoli?" 

"Sì.."

"Ecco. Dobbiamo solo arrivarci"

"Voglio sapere che faccia di culo ha quel coglione che ha preso la mia ragazza"

 

Fece manovra e ritornammo sulla strada. 

"Imposta il navigatore" disse Tyler.

Inserii la destinazione e lo attaccai al vetro in modo che Tyler potesse vedere.

'Ora svolta a destra' parlò la voce robotica del navigatore.

Era una strada che non avevo mai visto prima, neanche da piccolo. Forse non me la ricordavo bene, forse qualcosa era cambiato in tredici anni. 

"Non puoi guidare più veloce?" chiesi.

"Oh, certo. Poi la multa per eccesso di velocità me la paghi tu?" 

Era il caso di tacere, era irritabile quando non dormiva.

 

'Sei a destinazione' disse la vocina.

Neanche il tempo di spegnere l'auto che ero già fuori.

Tyler mi raggiunse. "Hey, senti che facciamo se questi sono armati?" chiese preoccupato.

"Non so, in qualche modo ce la caveremo"

Quel capannone non era cambiato. Pareti grigie e ferro arrugginito. Vetri rotti e porte sfondate. 

Feci segno di fare silenzio e seguirmi.

Ero molto attento ad ogni mio passo. Dovevo cercare di fare meno rumore possibile. 

 

Entrammo. 

"Questo posto è enorme, dove la troveremo?" chiesi.

"Vai avanti da qualche parte.." disse Tyler.

Ad un tratto sentii la voce di Alexis chiedere aiuto. Cercai di seguire la voce, capire da dove veniva era impossibile. C'era troppo eco.

"Justin, vai su per le scale.. Ricordi? C'è solo una stanza che si può chiudere perché è l'unica ad avere ancora una porta intatta"

Cominciai a correre. 

Mi ritrovai davanti un lunghissimo corridoio. Ogni passo sembrava allungarsi sempre di più. 

Trovai la stanza. 

"Che faccio?" sussurrai guardando Tyler.

"Entra.." 

Feci un respiro. Buttai giù la porta con un calcio. 

"Coglioni del cazzo mollate la mia…" mi interruppi guardando la persona che era in quella stanza. Ce n'erano quattro, ma solo di una mi accorsi.

 

"Oh, ma guarda chi c'è.. Ciao Justin". 



buonasera, bksj.
intanto chiedo scusa per il ritardo ma sono stata in inghilterra due settimane e mi sono dovuta portare avanti con i compiti.
chiedo anche scusa se il capitolo è corto e un po' scadente. 
posterò al più presto un capitolo migliore. 

un bacio. :)

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Capitolo 12
*** 12 ***


"Ciao Justin." disse lui con un sorriso malizioso sul viso. 

Ho odiato quella faccia fin dalla mia infanzia. L'uomo più spregevole, orrendo, violento del mondo era davanti a me, mi guardava e teneva la mia ragazza tra le sue mani sudicie. Trasalii alla vista delle sue mani che si stringevano alle braccia esili di Alexis. Lei era così.. così pallida e le si leggeva il terrore sul viso rigato dalle lacrime nere a causa del mascara. 
"Lasciala andare John, adesso!" dissi cercando di stare calmo. 
"Cugino mio, non ci vediamo da più di dieci anni ed è questo il saluto che mi spetta?" rispose lui.
"Non ti meriti nessuna delle mie parole. Ora, se non vuoi che ti faccia seriamente male, lascia andare Alexis e noi ce ne andiamo."
"Pensi che ti lascerò andare così facilmente? Senza nemmeno lottare? Non credo proprio."
A quelle parole feci un respiro profondo, dicendo a me stesso di stare calmo. Guardai fuori dalla finestra per rilassarmi. Il cielo non era più così scuro come prima, la notte stava finendo, una notte che avrei ricordato per sempre.
"Sai, io ricordo bene quello che mi hai fatto anni fa. Sì, lo ricordo molto bene" disse, toccandosi la cicatrice che gli attraversava la guancia sinistra, e anche io me lo ricordavo bene come se l'era procurata. "Cosa ti fa pensare che non mi vendicherò? Magari sulla persona che tieni di più.." disse lanciando un'occhiata ad Alexis. 

"Provaci e giuro che ti uccido. Se lo dico lo faccio, John." 
"Già, ma non credo che me ne importerebbe se ti ferissi nel cuore." 
Ferire nel cuore. So che significa, ma cerco di cacciar via quel pensiero dalla mia mente. 
"Lasciala andare." dissi. Alexis piangeva non sapevo cosa fare. Sentire i suoi singhiozzi mi faceva male. Lei era nelle sue mani e io non sapevo come riprendermela. Non sapevo come riprendere la ragazza che mi ha fatto cambiare, la ragazza che mi stava insegnando come si ama, la ragazza che amo. Io ho bisogno di lei, ma non so davvero come uscire da questa merda di situazione.
"Non sai cosa dire, Justin?" detto questo si voltò verso i due uomini dietro di lui sussurrando loro qualcosa.
L'uomo più muscoloso e alto si mise una mano in tasca tastandone il contenuto. Io lo osservavo, 'cos'ha lì dentro? Cosa sta cercando?' mi chiedevo. L'altro uomo stava fermo e mi fissava. John rideva. 'Lo odio, lo odio. Avrà in mente qualcosa.' pensavo. Mi girai verso Tyler, la disperazione prese il sopravvento.
"Forse avresti dovuto pensare prima di agire.. Ciao ciao Justin."
L'uomo altro estrasse una pistola dalla tasca me la puntò contro. Non mi lasciò il tempo di tirare fuori la mia. 


Un colpo riecheggiò nell'aria.


Alexis' Point of View:


La mano di quell'uomo mi stringeva il braccio così forte che ormai avevo perso la sensibilità dal gomito in giù. Piangevo. Volevo andarmene da quel posto schifoso. Volevo riabbracciare Justin. Speravo che venisse a salvarmi.. Dentro di me la speranza era ancora viva. Odiavo essere toccata dalle persone, specialmente se erano estranei. 
'Appena sarò a casa farò una doccia..' pensai '.. Se mai ci tornerò a casa..'
"Alexis, dov'è Justin? Non doveva salvarti, eh?" disse e poi scoppiò in una risata.
"Come sai chi è Justin? E come sai che lo conosco?" chiesi asciugandomi le lacrime.
"Ben presto lo saprai.." sorrise. 
La mia bocca si aprì per dire qualcosa, ma un tonfo mi interruppe.
"Coglioni del cazzo mollate la mia…" era Justin. Era venuto a salvarmi, ma nello stesso tempo si era messo nei guai. Sapevo che quei ragazzi volevano qualcosa da lui e forse io ero l'esca. 
Non seguivo molto il discorso, avevo un mal di testa allucinante che mi impediva di rimanere cosciente a ciò che accadeva attorno a me. Sentii solo pronunciare la parola 'cugino mio' dall'uomo che mi aveva presa e che mi stava tenendo il braccio. Forse voleva uccidere Justin. Forse voleva vendicarsi per qualcosa che era successo prima che io e lui ci conoscessimo. 
L'uomo, John si chiamava, da quel che ero riuscita a capire, parlava di una cicatrice e diceva che Justin avrebbe dovuto pensare prima di agire. 
Poi si voltò, prima verso di me, poi verso i due uomini di fronte a me che osservavano la scena. 
"Stai pronto Kevin, prendi la pistola e stai pronto." 
Pistola? Avevo sentito bene? Pistola? Volevo gridare a Justin di scappare, volevo avvertirlo, volevo salvarlo, ma le parole non uscivano dalla mia bocca, erano imprigionate nel mio corpo, come se non avessi la voce. 
Pensavo e ripensavo a quello che avrei potuto fare. 
Uno sparo mi risvegliò dai miei pensieri. 'No, no, no. Non può essere!' pensavo. 
Vidi il corpo giacere a terra. Immobile. 
Scoppiai a piangere.

 


Buonasera. Scusate se non ho più pubblicato nulla.. Ecco qua il dodicesimo capitolo, spero vi piaccia. :)

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