Remington Smiss, ti odio! (o forse no). di Layla (/viewuser.php?uid=34356)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1)Un'ocra presa al laccio. ***
Capitolo 2: *** 2)Io, tu e la casa nel deserto. ***
Capitolo 3: *** 3)Il nuovo attacco di Ombrosa. ***
Capitolo 4: *** 4) Uno yop preso all'amo (complimento, Cleo!) ***
Capitolo 5: *** Epilogo:Cleo, la dea degli yop. ***
Capitolo 1 *** 1)Un'ocra presa al laccio. ***
1)Un'ocra presa al laccio.
Cosa ci faccia un’ocra
in una banda di pirati rimarrà
sempre un mistero per tutti, tranne che per me.
Mi chiamo Cleo, ho iniziato la mia carriera nell’esercito
della città dei Cra, poi ho semplicemente disertato e me ne
sono andata.
Disertare è un grave crimine, credo mi stiano ancora
cercando e devo ringraziare mia sorella Evangeline se non sono
già nelle loro
mani.
Lei è completamente diversa da me, è
completamente ligia
agli ordini che le vengono dati, compreso quello di tenere
d’occhio la
principessina sadida.
Quando le hanno detto di andare se ne è andata, anche se
io avevo ancora bisogno di lei perché amavo avere una
sorella maggiore come
lei.
Penso di essere una delusione per lei per il fatto di
essere un disertore, il fatto è che non mi piace prendere
ordini – voglio
essere io a decidere della mia vita – e
nell’esercito cra la disciplina è
talmente spietata da superare il fatto che mi piaccia combattere.
Forse avrei dovuto essere una yop, ma ormai è tardi.
Sono libera grazie a Eva e ai suoi amici – la compagnia
del Tofu – e questo mi basta, anche perché loro
sono davvero forti. Li ho visto
all’opera contro Quilby e Rushu e, wow, non ho mai visto
nulla del genere.
Yugo ha dei poteri che non ho mai visto e che mi hanno
lasciata senza fiato, Amalia non è la principessina viziata
che credevo, ma una
vera avventuriera.
Ho visto i rovi di sadida alla massima potenza grazie a
lei e un ottimo esempio di stratega quando ha preso le redini del
sottomarino
di quel principe pazzo.
E poi ci sono Ruel e Tristepan, Ruel combatte ancora bene
per essere un vecchio anutrof e Pan Pan, beh, mi ha fatto prendere una
bella
cotta per lui.
È uno yop intrepido che ama combattere, si caccia spesso
nei guai come me e spesso viene rimproverato per questo come me.
Si sa persino fondere con il suo shushu mantenendo il
controllo, il problema è che ama davvero mia sorella e,
nonostante i miei
ripetuti tentativi di sedurlo, lui è rimasto di Eva.
L’ultimo della compagnia è Adamai, un piccolo
drago
fortissimo. Sono rimasta sorpresa quando ho visto che c’erano
ancora dei draghi
– pensavo si fossero estinti millenni fa fa – ma
vedere lui e Phaeris mi ha
dimostrato che ce ne sono ancora e sono pericolosi come nemici.
E poi c’è Lui:
Goultard,
Dio degli Yop.
Penso di essermi
presa una cotta ancora peggiore per lui e quando si è
sacrificato per
ricacciare Rushu nella sua dimensione il mio cuore ha urlato
“no”, ma ormai era
troppo tardi.
È troppo tardi
anche adesso, sono su una barca pirata in compagnia di una ragazzina di
nome
Elaine e di una stella marina parlante che io chiamo capitano.
La navigazione
procede tranquilla quando all’improvviso avverto la presenza
di qualcuno,
un’ombra nera, e ben presto un uomo dalla carnagione
grigiastra vestito di nero
fa la sua apparizione insieme a un gatto nero obeso.
Remington Smiss e
Grany.
Mia sorella mi ha
parlato di loro, sono alla ricerca di shushu, cosa vogliono da noi?
Non ne abbiamo
uno a bordo.
“Buongiorno,
signori!”
Si presenta educatamente.
“Voi avete
qualcosa che mi interessa.”
“Che cosa?”
Gli chiedo
sgarbatamente io.
“Non ci sono
Shushu su questa nave!”
“Ti sbagli, mia
piccola ocra, ne avete uno: la mappa che ti ha affidato tua
sorella.”
Quella stupida
mappa parlante che non fa altro che farci sbagliare strada è
uno shushu?
“È uno shushu
minore che tua sorella si è rifiutata di darmi.”
“E perché dovrei
dartela io, allora?
Mi è stata
affidata per proteggerla.”
“Posso affondare
questa bagnarola quando voglio.”
Per tutta
risposta io lancio una serie di frecce dall’arco che ho al
polso nella speranza
di centrare almeno il gatto, ma sono molto veloci e rispondono con una
serie di
colpi.
Merda, rischiamo
davvero di far colare a picco questa bagnarola!
Io comunque
continuo a lanciare frecce su di loro, ho già detto che amo combattere?
Mi piace
l’adrenalina, il vento nei capelli, sentire i colpi del
nemico che mi mancano e
i miei che lo raggiungono.
Lui però è
davvero abile, a parte fargli buchi nel mantello non riesco a fare
molto,
chissà se Eva è riuscita a fargli più
male?
“Sei davvero la
sorella di Evangeline, ma questo non ti salverà!”
Mi urla lui.
Io vorrei
replicare, ma qualcosa mi colpisce violentemente alla testa e io perdo
conoscenza.
Mi sveglio dopo
quelle che sembrano ore in un posto buio e umido, legata mani e piedi.
Merda!
Cerco di darmi da
fare per liberarmi con un po’ di abilità sciolgo i
nodi ed è questo modo che mi
accorgo che purtroppo manca qualcosa: l’arco che ho sul polso!
“Ladro, figlio di ladri!”
Oltre alla mappa
si è preso il mio arco, ma nessuno può prendere
un arco a un ocra, è la cosa
più importante che abbiamo.
Ora che sono
libera, apro piano la porta e sbircio, un lungo corridoio con pavimento
e
soffitto di legno si stende davanti a me: siamo su una nave.
Mi muovo con
cautela e percorro il corridoio che porta giusta a una grande stanza
con un
tavolo al centro, ingombro di varie cose, incluso il mio arco.
Faccio per
prenderlo, ma sento un click alle mie spalle.
“Io non lo farei
se fossi in te!”
Io allungo lo
stesso la mano e schivo per un pelo il suo colpo, mi rimetto il mio
arco sul
polso e lo punto verso di lui.
“Ridammi la
mappa, ladro o ti riduco a un colabrodo.”
Lui la tira fuori
e punta una delle sue pistole contro la mappa che inizia a piagnucolare.
“Tu fai partire
una freccia e io darò fuoco alla tua preziosa
mappa.”
Io sposto il mio
braccio per puntarlo contro Grany.
“Tu fallo e io
ammazzo tuo fratello, Smiss.”
Lui mi guarda
sorpreso.
“Ne hai di
coraggio, sei persino più stuzzicante di
Evangeline.”
“Non nominare mia
sorella e molla la mappa.”
Rispondo dura.
“Te la ridarò, ma
a una sola condizione.”
“Non sei nella
condizione di dettare condizioni.”
Lui ride.
“Grany schiverà
quelle tue frecce, lo sai piccola ocra?”
“Se non sarà la
prima a ucciderlo, sarà la seconda o la terza, io non
sbaglio mai.”
Lui ride
divertito, senza spostare di un millimetro la pistola, odio le
situazioni di
stallo.
“Ti ridarò la tua
preziosa mappa solo se mi aiuterai.”
Io faccio partire
una serie di frecce verso Grany, stanca di questa pietosa situazione,
ma –
incredibilmente – le schiva tutte e salta sulla spalla di suo
fratello.
Maledetto gatto!
“Allora, adesso
vuoi sentirla la mia condizione?”
“Dimmi.”
“Il re di Bonda
ha una cosa che mi interessa molto.”
“Uno shushu,
immagino.”
“Sì, uno shushu molto potente, un
anello.”
“Lascia perdere,
Ombrosa, finirai per essere il suo schiavo.”
“Oh, e così la
conosci.”
“Me ne ha parlato
mia sorella, assorbe le anime e trasforma gli uomini in ghoul, ma vuole
anche
liberarsi e ottenere un nuovo corpo. Una volta ha provato anche a
prendersi il
corpo di Eva.”
“Interessante.
Beh, la eliminerà dalla lista e prenderò
l’altro shushu, una spada infuocata,
ma ho bisogno di una mano. Qualcuno che distragga il re e le guardie
con la sua
bellezza.”
Io lo guardo sorpresa.
“Tu vuoi che io
faccia da puttana?”
“No, solo da
esca. Potresti essere una principessa che viene da lontano e vuole
sposare il
principe, tutti dedicherebbero la loro attenzione a te e io potrei
prendere ciò
che voglio indisturbato.”
“Io non sono una
ladra!”
“Ma rivuoi la tua
mappa e questo è l’unico modo che hai per
riottenerla.”
Io lo fulmino con
un’occhiataccia, mi ha preso al sacco e lo sa.
Due
settimane
dopo siamo alle porte del regno di Bonda, io sono stanca e affamata,
lui
tranquillo come sempre.
“Non fare quella
faccia, carina. Tra poco ci fermeremo in una locanda, abbiamo bisogno
tutti di
un buon pasto, una doccia e
una dormita
prima che il grande piano abbia inizio.”
“Ti ho già detto
che ti odio?”
“Almeno una volta
al giorno, cara.”
“Bene, ti odio!”
Gli ripeto
fissandolo per l’ennesima volta con uno sguardo infuocato.
“Buona, piccola.
Tra poco riavrai la mappa!”
“Per prima cosa,
non chiamarmi piccola! Seconda, chi mi garantisce che sia
così e che
all’improvviso non ti serva una complice per fare qualche
altro furto?”
“Alla fine di
tutto questo avrai la mappa o saresti capace di darmi fuoco la
notte!”
“Potrei farlo anche stanotte.”
Lui ride.
“No, sei vincolata a un giuramento e voi ocra non li
tradite mai.”
“Ti odio!”
Gli urlo per l’ennesima volta, non ho mai incontrato un
tizio così bravo a farmi saltare i nervi.
Entriamo in una locanda e lui prenota due stanze, una per
me e una per lui, quando finalmente raggiungo la mia stanza mi butto
subito
sotto la doccia. Sono secoli che non riesco a lavarmi decentemente, di
solito
mi lavavo nel primo fiume nelle vicinanze con la paura che quel ladro
mi
spiasse.
Una volta fatta la doccia mi metto un altro paio di
pantaloni e una maglia con una striscia verde, mi aggancio il mio
cinturone,
metto i miei stivali e in un ultimo l’arco sul braccio.
Perfetto, sono pronta per scendere a cena.
Arrivo nella sala pranzo e trovo Remington e Grany già
seduti al tavolo.
“Alla buon’ora! Stavo per ordinare senza di
te!”
“Il solito gentiluomo!”
Mugugno io, sedendomi.
Ordiniamo la specialità della casa alla cameriera e lei
torna con un arrosto da leccarsi i baffi, non ne ho mai mangiato uno
così
buono.
Almeno di una cosa sarò riconoscente a Smiss, ma solo di
una.
“Buono questo arrosto.”
“Io scelgo solo il meglio.”
“Ma perché non sono stata zitta?”
Mi dico ad alta voce, lo odio quando si vanta.
Finito di mangiare do un’occhiata fuori: piove.
Niente passeggiata, andrò dritta a dormire, così
salgo
nella mia camera lasciando il ladro e il suo vile gatto a chiacchierare
con
alcuni ospiti della locanda.
Arrivata in camera mi tolgo i miei vestiti e mi metto una
camicia da notte bianca con le spalline e che mi arriva appena sopra il
ginocchio.
Mi butto a letto sperando che il sonno giunga subito a
farmi visita, cosa che fortunatamente accade, non ho voglia di pensare
che tra
poco oltre a essere un disertore sarò anche una ladra.
La mattina dopo vengo svegliata alle undici da Smiss che
fa irruzione nella mia camera, per la sorpresa gli lancio qualche
freccia che,
purtroppo, si limitano a bucare il suo dannato mantello nero.
“Come ti permetti?”
Urlo furiosa.
“Abbiamo da fare, o meglio: io ho da fare, tu devi solo
metterti questi.”
Deposita una catasta di cose sul mio letto e se ne va, io
controllo e impallidisco: c’è un bel vestito da
principessa, scarpe a tacco
alto, cose per i capelli, trucchi e una borsa.
“Non posso credere che io stia per fare una cosa del
genere!”
Sospiro sconsolata per poi buttarmi sotto la doccia.
Dopo essermi lavata, rasata e profumata mi metto il
vestito che Remington ha scelto per me. Un vestito verde con
un’ampia
scollatura, il busto stretto e una gonna a balze. Sembra fatto di
materiale
prezioso, probabilmente l’avrà rubato.
Lo specchio in camera mi rimanda l’immagine di una
ragazza dagli occhi verdi, un ciuffo biondo di capelli, una treccina da
un lato
e la coda sollevata.
Immagino dovrò scioglierli e farmi dei boccoli odiosi e
togliermi l’orecchino, ma di quello non se ne parla,
è il mio marchio e nemmeno
quel gran furfante di Remington può costringermi a toglierlo.
Con un sospiro rassegnato mi sciolgo la coda e la
treccine, senza costrizioni i miei capelli sono lunghi fino a
metà schiena, li
pettino accuratamente e inizio a farmi i boccoli.
L’operazione mi porta via parte della mattinata e quando
ho finito sputerei alla mia immagine, odio quella fighetta che mi
guarda
ammiccante dallo specchio.
Con uno sbuffo di rabbia prendo la mia pozione cambia
colore per gli
occhi che da verdi
diventano di un bel castano profondo. Almeno dopo questa storia non mi
riconosceranno.
Mi trucco e mi metto i gioielli che Remington mi ha dato,
ho appena finito quando lui entra in camera mia, senza bussare
ovviamente.
“Mh, sì! Puoi essere scambiata per una
principessa, devi
solo toglierti quell’orecchino.”
“Scordatelo!”
Replico dura, lui fa per avvicinarsi e togliermelo, ma io
sono più veloce e stringo il suo polso in una presa ferrea.
“Non mi toglierò mai quest’orecchino,
prendere o
lasciare.”
Ringhio io.
“Perché? È solo un orecchino!”
“Non è solo un orecchino! È un modo per
dire a tutti che
sono diversa da Eva!”
Lui sbuffa scocciato.
“Va bene, non voglio entrare in queste cose da ragazze.
Mettiti i tacchi e andiamo.”
Questa volta è il mio turno di sbuffare.
“Ai suoi ordini.”
“Non ti piace prendere ordini, vero?”
“No, soprattutto da uno come te.”
Lui ride divertito.
“Entro stasera sarai libera e con la tua mappa, non
capisco perché tu ci tenga tanto.”
“Perché sono una mappa che vale!”
Urla lei.
“Perché è proprietà di Yugo,
un amico di mia sorella e io devo prendermene
cura.”
“Oh, così è di quel
ragazzino!”
“Conosci Yugo e gli altri?”
Gli chiedo mentre scendiamo le scale.
“Certo, le nostre strade si sono incrociate un paio di
volte. È per colpa loro che sono finito nel mondo degli
Shushu.”
“Sei finito nel mondo degli Shushu, interessante.
E come ne sei uscito?”
“Quando Quilby ha aperto il portale.”
“È davvero un peccato che tu non ci sia
rimasto.”
Lui ride, Grany gli salta sulle spalle.
“Basta, Remy! Adesso dobbiamo andare al castello.”
“Giusto, Grany.”
Noto solo ora che il ladruncolo si è cambiato e ha
indossato un’elegante vestito da maggiordomo, lo stesso per
il gatto.
Fuori dalla locanda c’è una carrozza.
“Entra.”
Io ubbidisco,
Grany entra con me.
“Dove l’avete presa?”
“Sei sicura di volerlo sapere?”
“No, dopotutto non voglio saperlo. Meno so e meno
sarò coinvolta.”
“Non capisco perché tu ti faccia tutti questi
problemi,
in fondo sei un disertore.”
“Un conto è mollare l’esercito
perché ti piace combattere
per conto tuo, un conto è rubare.
Questa è una vergogna per un’ocra come me, ma
dubito che
voi possiate capire.”
Il gatto ride, la carrozza si ferma: siamo arrivati al castello.
Sento Remington parlare con la guardia, ma non capisco
molto cosa si dicano so solo che dopo sento il rumore del pesante
cancello in
ferro alzarsi.
La carrozza percorre ancora qualche metro, poi si ferma e
Grany apre la porta.
“Forza, ragazzina. È ora di giocare la tua
parte.”
Io scendo con il mio miglior passo, quello aggraziato
delle grandi occasioni, solo che è dannatamente difficile
farlo con queste
scarpe, mi riuscirebbe meglio con un paio di stivali da soldato, ma le
principesse non li indossano.
“Ecco a voi la principessa Marie de la Mort.”
Io sorrido e faccio un lieve cenno come di saluto.
“Abbiamo viaggiato a lungo per vedere il principe di
Bonda, magari dopo questo incontro troverà una
moglie.”
Riprende Remington leggero, ci sa fare con le lusinghe e
le maniere affettate della nobiltà.
Io sorrido di nuovo, il ciambellano mi sorride di
rimando.
“Pensavo che la vostra famiglia si fosse estinta due
generazioni fa, sono lieto di constatare che le voci si sono sbagliate,
i
vostri occhi scuri sono tipici dei De La Mort.”
“Siamo caduti in disgrazia, purtroppo.
Mio nonno ha perso molto del suo patrimonio nella guerra
contro Brakmar.”
Lui annuisce, la storia dei De La Mort contro Brakmar è
leggenda e parabola della stupidità umana. Una famiglia
nobile contro una città
come quella non ha nessuna possibilità di vincere.
In ogni caso si sono bevuti la mia nuova identità e mi
fanno entrare a palazzo, ci assegnano due camere e quando io entro
nella mia,
per prima cosa mi siedo sul letto e mi tolgo le scarpe con un sospiro
di
sollievo.
Subito dopo Grany si materializza.
“Pensi di riuscire a intrattenerli fino a quando io e
Remy avremo finito?”
“Ho qualche altra possibilità?”
“No, ma mi piacerebbe sapere se sei in grado di
farlo.”
Io sospiro.
“Penso di sì, al massimo li farò bere
molto e questo
dovrebbe tenerli occupati.”
Il gatto nero salta sul letto.
“Va bene. Se la cosa salta non rivedrai mai più la
tua
mappa.”
“Grany, di’ a Remington che lo odio, penso di non
averglielo detto abbastanza oggi.”
Il gatto ride e se ne va e io mi chiedo come farò a
intrattenere un principe stasera, non è esattamente come
intrattenere un gruppo
di guerrieri.
“Accidenti a me, mi sono cacciata in un brutto guaio, se
lo sapesse Eva mi ammazzerebbe.”
Mi dico prima di addormentarmi.
Una volta svegliata dal mio pisolino pomeridiano vedo che
su una sedia è appoggiato un altro vestito: un corpetto
verde con delle
decorazioni dorate e una gonna più corte a balze bianche.
Io lo indosso senza pormi problemi e metto le scarpe,
sistemo i miei boccoli e poi prendo un ago, lo scaldo e mi buco anche
l’altro
orecchio, inserendo subito un altro orecchino d’oro.
Così conciata raggiungo la sala da pranzo, ben presto
affiancata da Grany e Remington, il re di Bonda ci aspetta a capotavola
sorridendo, il principe è seduto alla prima sedia libera
alla sua destra. È un
ragazzo della mia età con dei lunghi capelli castani
raccolti in una coda e un
sorriso ammagliante che io ricambio.
“Che onore avere qui qualcuno della vostra casata! Venga
Marie, si sieda alla mia sinistra!”
Il re mi guarda con attenzione.
“Mi ricordate tanto vostra nonna, siete graziosa e
incantevole come lei!”
Io arrossisco come se conviene a una principessa.
“Siete troppo buono mio re!”
Lui sorride e io mi siedo, cercando di ignorare il mio
nervosismo crescente, all’improvviso mi sembra
un’impresa folle che non mi
porterà altro che al carcere.
“Raccontatemi
qualcosa della vostra casata, sono curioso di sapere come
siete sopravvissuti.”
Remington tace, così tocca a me gestire la patata
bollente, il re ha posto a me la domanda, dannazione!
Sorridendo, cerco di ricordarmi tutto quello che il ladro
mi ha procurato su di loro e con un sorriso inizio a raccontare una
storia
plausibile.
Che la festa abbia inizio!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 2)Io, tu e la casa nel deserto. ***
2)Io,
tu e la casa nel deserto.
Ci sono situazioni in cui sei sul
filo del rasoio.
Un passo sbagliato ed è la fine, non ci sarà
perdono per
te, io sono in una di queste situazioni grazie a quel ladruncolo di
Remington
che si è preso la mia mappa, che altro non è che
uno shushu minore rompiscatole
e bugiardo.
Non ho idea di cosa se ne faccia, ma deve esserci sotto
un vecchio litigio tra lui e mia sorella con ogni
probabilità e per quella
stupida mappa io sono qui a rischiare il carcere.
Il re ascolta attentamente la mia storia, ignorando che
non è altro che un parto della mia fantasia, finito sorrido
e il silenzio cala
sulla tavolata.
Il re annuisce e dà ordine che sia servito il primo:
zuppa di cipolle con tanto di uovo.
Domani avrò un alito terribile, mi dico, mi scoveranno
grazie all’alito.
Non mi lamento, anzi dono un altro dei miei sorrisi ai
miei commensali e aspetto che il re dia la prima cucchiaiata alla
minestra per
poi imitarlo.
Non è male, è buonissima!
Riesco a trattenermi a stento dal mangiarla con una serie
di rapide cucchiaiate che probabilmente sarebbero poco regali.
Finita la minestra viene servito un arrosto buonissimo e
delle lumache, come diavolo le mangio?
Senza dare nell’occhio spio come le mangiano gli altri e
li imito.
“Ottima cena! Conversiamo ancora un po’ e poi
sarà
servito il dolce.”
Io riprendo a parlare di quello che mi piace, fingo di essere brava a
cantare e
di essere un’ammiratrice della confraternita del Tofu e del
pappaball.
“Siete brava a cantare, vi prego cantateci qualcosa, mio
figlio vi accompagnerà al pianoforte.”
Oh.Merda!
Remington se l’è filata e io devo cantare per
loro. Non
sono stonata, ma non sono nemmeno bravissima, per di più
conosco solo canzoni
militari essendo cresciuta prima in una famiglia di soldati e poi in
una
caserma.
Il figlio del re di Bonda mi guarda ammiccante, io lascio
a lui la scelta pregando silenziosamente che scelga qualcosa che io
conosco.
Dopo averci pensato per un po’ opta per una vecchia
canzone che mia madre mi cantava sempre da piccola, sia ringraziato
Sadida!
Lui inizia a suonare e io a cantare, non è un gran
pianista quindi la mia voce non eccelsa non sembra così
brutta. Direi che ce la
siamo cavata egregiamente, entrambi sorridiamo di sollievo quando la
canzone
finisce e il re ci richiama a tavola.
Io torno a tavola e noto che Remy è tornato a tavola,
manca solo Grany che probabilmente ha lo shushu.
Io non so cosa se ne faccia di tutti quei demoni,
soprattutto da quando è stato prigioniero nel regno degli
shushu, io ne avrei
piene le scatole di averli tra i piedi e non rischierei la testa per
averne
altri.
Finalmente viene servito il dolce e il caffè e la nostra
cena finisce, il re e il principe mi sembrano innaturalmente stanchi,
sono
certa che Remington abbia messo qualcosa nel loro caffè.
Appena fuori dalla stanza del trono mi trascina nella mia
camera e mi ordina di prendere tutte le mie cose e mettermi comoda a
livello di
scarpe.
Io eseguo, tolgo le scarpe con il tacco e metto i miei
stivali e poi lo seguo correndo fuori dal castello, che mi sembra molto
sguarnito questa notte.
Forse hanno messo del sonnifero anche nell’acqua delle
guardie, ma in fondo chi se ne frega, l’importante
è uscire viva da qui e non
passare il resto della mia vita in cella per colpa sua!
Arriviamo davanti alla nostra locanda quando una figura
ci sbarra la strada: un uomo dai rasta arancioni.
Goultard!
Il mio cuore sospira di sollievo e per un attimo penso di
essere fuori dai guai, ma se non mi credesse e mi consegnasse al re?
“Cosa diavolo vuoi, yop?”
Lo apostrofa duramente lo scemo, ignorando chi sia
veramente.
“Quello che hai appena rubato al re:”
Smiss ride.
“Provaci, pivello!”
Iniziano a combattere, in pochi minuti il ladro è a
tappeto, incosciente e Goultard si riprende lo shushu.
“Cosa ci fa la sorellina di Eva con questo ladro?”
“Ha preso una cosa che mi è stata affidata e la
condizione per riaverla era
aiutarlo in questa impresa.”
Lo yop lo lega e
poi mi porge la mappa.
“Immagino sia questa, Pan Pan me ne ha parlato.”
“Sì, grazie!”
“Adesso vai a cambiarti e liberati di questi vestiti,
rimettendoti i tuoi.
Hai preso una pozione cambia colore?”
Io annuisco.
“Bene, allora domani mattina verrò da
te.”
Io annuisco ed entro nella locanda silenziosamente e scivolo in camera
mia, mi
tolgo il vestito e lo metto in un angolo insieme alle scarpe, poi mi
rimetto i
miei vecchi vestiti e prendo quelli nuovi.
Esco dalla finestra e li butto nel fiume che corre poco
lontano dalla città stando bene attenta a non farmi vedere,
poi torno in camera
e mi metto la mia camicia da notte.
Mi butto sul letto sorridendo senza un motivo preciso,
sono salva e ho la mappa, che stringo convulsamente tra le mani, come
se
temessi che qualcuno me la potesse rubare durante il sonno.
La mattina dopo mi sveglio presto, mi faccio un bagno e
poi indosso i miei cari vecchi vestiti e tolgo l’orecchino
che avevo messo
nell’altro orecchio, rifaccio la treccia e la coda e mi sento
di nuovo me
stessa, anche i miei occhi sono tornati verdi.
Un leggero bussare mi riscuote dai miei pensieri, vado ad
aprire e mi trovo davanti a Goultard che regge sulle spalle un
Remington Smiss
legato come un salame insieme a Grany.
“Ah, vedo che il karma esiste, Remy.”
Lui mi lancia un’occhiata di fuoco.
“Tu sapevi chi era!”
“Avresti dovuto saperlo anche tu, visto che c’eri
alla
grande battaglia. Lui è
Goultard, dio
degli Yop, colui che ha rispedito Rushu a casa sua e che poi
è rimasto nella
dimensione degli Shushu.
A proposito, come ne sei uscito?”
“Qualcuno ha aperto un portale per me.”
“Saranno stati Yugo e Adamai.”
Lui sbuffa.
“Non importa, dobbiamo consegnare questa canaglia al re,
tu parla come se avessi un profondo mal di gola.”
“Sì!”
Usciamo dalla locanda e ci rechiamo al castello, la gente
ci guarda in modo strano, io li ignoro.
Sono salva e solo questo conta e poi ora posso giocare le
mie carte con Goultard e vedere se riuscirò a farlo
innamorare di me.
Le guardie si affrettano a farlo passare non appena lo
vedono e il ciambellano lo scorta nella stanza del re, senza dire una
parola.
Io gli sto dietro a malapena, pur trascinando Remington
ha un passo formidabile.
“Goultard, aspettami.”
Rantolo.
Lui diminuisce il passo e io finalmente mi porto alla sua
destra, ormai siamo davanti al grande portone della sala del trono.
Il ciambellano la apre, il re è a pochi metri da noi,
preoccupato.
“Oh, Goultard, come sono felice di vederla.
Hanno rubato lo shushu che era sotto la mia custodia.”
“Lo so, maestà, ma può stare
tranquillo.”
Porge la spada infuocata al re, che sospira di sollievo.
“La ringrazio.”
Chiama una delle guardie e gli ordina di rimetterla al
suo posto, aumentando le protezioni.
“Deduco che quest’uomo legato insieme a un gatto
siano i
responsabili.”
"Esatto, maestà.
Remington Smiss e suo fratello Grany.”
“Ah, il famoso Remington!
Le mie celle
saranno onorate di
ospitarlo!
Guardie!”
Un gruppo di uomini entra nella stanza e porta via
Remington che urla che ritornerà e che non
rimarrà in cella.
Io, il re e Goultard lo guardiamo con un misto di pena e
tristezza, quell’uomo è irrecuperabile!
“Bene, bene.
Ecco il tuo compenso, Goultard.”
L’uomo gli tende un sacchetto di kama.
“Posso sapere chi è questa ragazza
incantevole?”
“Si chiama Cleo, è una mia amica. Mi ha aiutato a
recuperare il suo shushu.”
“Non parla?”
“Purtroppo ho un terribile mal di gola.”
Sussurro con una voce che non sembra nemmeno la mia, il
re annuisce.
“Mi dispiace, mia cara. Spero che tu ti rimetta
presto.”
Io annuisco e mi inginocchio, seguita poco dopo dallo
yop.
“Visto che il mio lavoro qui è concluso, la lascio
sola,
sua maestà.”
“Va bene, Goultard. Vieni quando vuoi, la tua presenza
è
sempre benaccetta, mi dispiace che tu non abbia tempo per fermarti a
chiacchierare.”
“Dispiace anche a me, maestà, ma devo
andare.”
Salutiamo di nuovo il re e usciamo dal palazzo.
Camminiamo per le strade della città fino ad arrivare
alla locanda, io salgo a recuperare le mie cose e poi scendo nella sala
principale.
“Beh, Cleo. Ci possiamo salutare qui.”
“No.”
“Che significa? Tu devi tornare nella città dei
Cra!”
Io scuoto la testa.
“Ho disertato dall’esercito, sono ricercata, quindi
non
tornerò nella mia città, penso che
verrò con te.”
“Sarà pericoloso.”
“Mi piace il pericolo.”
Lui scuote la testa e sbuffa, ma alla fine decide di
tenermi con sé.
Avventura, arrivo.
La prima avventura è
arrivare a casa di Goultard: abita
nel bel mezzo del deserto.
Io arranco pesantemente verso di lui, sentendo tutte le
goccioline di sudore che scendono lungo le mie braccia e sul volto, non
so come
faccia a rimanere impassibile in un ambiente come questo.
Alla fine sento il mio corpo cedere, vedo solo buio
intorno a me e mi lascio avvolgere dalla tenebra.
Mi risveglio dopo non so quanto con una pezza fredda
sulla fronte in quella che sembra una specie di grotta.
“Ben svegliata!”
Mi dice una voce ironica, io mi tolgo la pezza e provo ad
alzarmi, ma ricado sul letto.
“Goultard, sei tu?”
“Certo che sono io! Sei troppo debole per alzarti, adesso
ti porto qualcosa e ti fai un bagno.”
Io annuisco, lui mi porta del gelato che mangio piuttosto avidamente,
le mie
energie stanno tornando.
Mi alzo in piedi sorridendo.
“Bene, adesso seguimi.”
Lo seguo lungo un corridoio della caverna.
“Questo è il tuo bagno, dentro ci sono gli
asciugamani
puliti e l’occorrente per lavarti.
Io adesso me ne vado.”
“Vado a prendermi un cambio di vestito e mi lavo.”
Torno nella stanza dove ero prima e comincio a cercare
freneticamente nella borsa, finché non lo trovo: un abitino
verde, con una
cintura in cuoio
marrone e un’unica
spallina fatta di corda.
Me l’ha regalato mia sorella secoli fa, è come il
suo
tranne per il colore, penso sia adatto a un clima come questo.
Torno in bagno, mi
chiudo dentro e mi concedo un lungo bagno, anche perché ho
bisogno di
riflettere. Finalmente ho rivisto Goultard, ora devo riuscire a farmi
amare da
lui e non so quante possibilità abbia.
Certo, ho un bel corpo, ma sono piccola in confronto a
lui.
Devo riuscire a convincerlo che la storia dell’età
è solo
una cazzata, che posso essere matura come lui. Non parto bene, mi ha
trovato
mentre ero con Remy
e il bastardo aveva
il coltello dalla parte del manico: ho fatto la figura della pivella.
“Non è esattamente il massimo per iniziare a
corteggiare
un dio.
Accidenti, Remington! Ti odio anche quando non ci sei!”
Impreco a bassa voce.
Finito il bagno, mi asciugo, metto il
mio vestito nuovo e mi pettino i capelli
prima di asciugarli: sono lunghi e biondi.
Esco un attimo nel deserto e torno dentro, sono
perfettamente asciutti, così posso farmi la coda e la
treccina.
Dopo essermi sistemata, gironzolo scalza per casa giusto
per ambientarmi. A quanto pare vive in un complicato labirinto di
caverne sotto
il deserto, roba da poterci perdere.
-Ma io non mi
perderò, userò il mio senso
dell’orientamento e gli dimostrerò che non sono
una sprovveduta! In fondo ero
tra i migliori dell’esercito cra.
Chissà come
sta mia sorella?
Da quando lei
è tornata a Sadida non ho più avuto sue
notizie.-
Continuo a camminare, fino a ritrovarmi in una grande
sala piena di trofei, c’è un po’ di
tutto: teste di animali, rappresentazioni
di shushu, trofei di pappaball e di tornei di lotta vinti.
“E così sei finita subito nella mia sala delle
vanità,
bel vestito!”
“Grazie!”
Arrossisco come una scema.
“Tutta questa roba l’hai vinta tu?
Complimenti!”
“Grazie, una volta ero un avventuriero, poi sono
diventato guardiano di shushu.”
“E i trofei di pappaball?”
“Una passione giovanile. Anche tua sorella è nella
leggenda del pappaball, lo sai, vero?”
“So qualcosa. Quando hanno dovuto cercare una barca per
andare all’isola di Oma hanno vinto la finale di un girone di
pappaball e così
hanno trovato i soldi.”
Lui sorride.
“Esattamente. È stata una bella impresa, dato che
loro
erano principianti, eccetto il vecchio Ruel,
e i loro avversari erano capitanati da un bel
tipo.”
Io rimango un attimo perplessa, il vecchio Ruel giocava a
pappaball?
Ma non era un vecchio anutrof?
“Vuoi farmi credere che Ruel Stroud giocava a
pappaball?”
“Certo, era diventato piuttosto famoso una decina di anni
fa con la sua squadra, il Real Pappit, poi sparì dalla
circolazione e tornò a
fare il cacciatore di taglie con il padre di Yugo.
Prima di essere stato giocatore di pappaball è stato
anche un cantante, ma ha litigato con il suo partner.
Ne ha fatte di cose il vecchio Ruel.”
“Si potrebbe dire lo stesso di te.”
Lui sorride.
“Sì, ma non adesso. Tra poco la nostra cena
sarà pronta,
vieni.”
Lo seguo lungo il corridoio e mi ritrovo in una stanza
grande, in un angolo sta cuocendo un maiale.
"Mentre tu ti facevi un bagno, io ho pensato alla cena.”
“Grazie mille, Goultard!”
“Di niente, sei mia ospite, no?”
Mi risponde con un ghigno, amo quel ghigno e prima o poi
sarà mio.
Toglie il maiale dal fuoco e divide le porzioni: una
gigantesca per lui e una normale per me. Probabilmente essere il dio
degli yop
aumenta l’appetito.
Io mangio e bevo senza fare troppi complimenti e gli
racconto come ho incontrato la compagnia del tofu e le avventure che
abbiamo
vissuto insieme, lui ride.
Anche lui mi racconta qualcosa delle sue avventure,
facendomi divertire molto, è un gran
narratore quando vuole e questo lato di lui mi piace
molto. Pensandoci
bene non c’è nessun lato di lui che non mi
piaccia, è persino più sexy di
Tristepan e deve essere mio!
Dopo cena lavo i piatti e poi lo cerco, è seduto su una colonna a meditare,
devo disturbarlo o
no?
“Puoi disturbarmi.”
“Ehm, niente. Volevo dirti che ho lavato i piatti e
sistemato la cucina, se vuoi possiamo parlare un altro po’,
sennò vado a
letto.”
“Ho bisogno di meditare, Cleo.”
“Capisco.”
“Buonanotte, domani mi farai vedere quanto sei brava con
la balestra che porti al polso.”
“Sì, Goultard. Buonanotte anche a te.”
Mi avvio verso la mia camera e mi cambio, mettendomi la
mia solita camicia da notte, poi mi butto a letto.
Ho sonno, oggi è stata una giornata un po’ pesante
e poi
voglio essere in forma per domani, voglio che capisca che sono davvero
brava.
La mattina dopo mi sveglio molto presto, faccio un bagno
e metto il mio vestito verde, poi vado in cucina, lui è
già là con una tazza di
caffè in mano.
“Buongiorno!”
“Buongiorno, Cleo.
Ti stanno bene i capelli sciolti.”
“Oh, grazie, ma sono poco pratici per combattere!”
“Giusta osservazione.”
Io bevo il mio caffelatte con i biscotti in silenzio, lui
ha un’espressione sorniona.
“Come mai quella faccia?”
“Perché tra poco ti vedrò
all’opera, Cleo e la cosa mi
intriga.”
Io sorrido.
“Non rimarrai deluso.”
“Ne sono certo, i Cra non deludono mai, siete gli arcieri
per eccellenza.”
“Esatto, l’arco o la balestra è la cosa
più preziosa che
abbiamo.”
“Lo so.”
Finito di fare colazione, mi metto un paio di stivali
alti, altro regalo di Eva, e mi raccolgo i capelli nella solita coda e
treccina
e mi metto al polso la balestra: sono pronta.
Esco dalla mia stanza e torno in cucina, lui non si è
mosso.
“Bene, pronta?”
“Pronta.”
Mi fa cenno di seguirlo e insieme percorriamo un altro
corridoio di questo immenso appartamento sotterraneo, si ferma davanti
a una
porta e la apre.
Entriamo, su un lato ci sono dei bersagli.
“Bene. Voglio vedere quanti ne centri mentre stai
correndo e senza sprecare troppe frecce.”
Io annuisco, vado a un’estremità della stanza e mi
metto
in posizione, poi scatto e comincio a correre e a lanciare frecce fino
a quando
arrivo dall’altra parte.
“Ottimo! Hai preso il centro di otto bersagli su dieci,
gli altri due erano nella cerchia subito dopo il centro e hai usato una
dozzina
di frecce.
Sei molto brava.”
“Oh, sì. Ero tra le migliori
nell’esercito.”
Esclamo con una vena di vanità nella voce.
“E allora perché hai mollato?”
“Non mi piace avere dei capi e delle costrizioni, mi
piace combattere da sola, senza nessun capo che mi dica cosa
fare.”
“Siamo molto simili io e te.”
Io esulto interiormente, un punto per me!
“Ottimo!
Perché non ho intenzione di andarmene.”
Lui ride.
“L’avevo intuito.”
Io rido a mia volta, un po’ nervosa.
Non so se gli faccia piacere o meno, ma credo abbia
capito che non ho intenzione di mollarlo e che prima o poi
sarà mio.
O almeno lo spero.
Sono all’altezza di un tale uomo?
Rimango un attimo interdetta, non mi sono mai posta una
domanda del genere in vita mia, ho sempre pensato che quello che volevo
l’avrei
ottenuto.
Perché questa volta dovrebbe essere diverso?
Angolo di Layla
Ringrazio christian98
per le recensioni.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 3)Il nuovo attacco di Ombrosa. ***
3)Il
nuovo attacco di Ombrosa.
Un mese dopo la nostra convivenza
non cambia.
Alla mattina ci alleniamo, al pomeriggio lui medita e io
gironzolo per i cunicoli o mi faccio un bagno per avere un
po’ di refrigerio, a
volte scrivo qualcosa sul mio diario.
Alla sera mangiamo insieme chiacchierando e poi lui va di
nuovo a meditare.
Io sono confusa, sento che da parte sua c’è
qualcosa, ma
non ho capito di preciso cosa sia: amore o semplice amicizia?
Da parte mia non so cosa fare non capendo i suoi segnali,
se fosse amore perché si trattiene?
Perché sono troppo piccola?
O forse non gli interesso e basta.
Una volta ho persino pensato di infilarmi nel suo letto,
ma poi non l’ho fatto, ho avuto paura che lui potesse
cacciarmi o peggio ancora
consegnarmi al re di Bonda come complice di Remington.
Di questo passo non si innamorerà mai di me, mi dico
durante un bagno pomeridiano.
Io amo così tanto la sua compagnia, lui la limita agli
allenamenti e ai pasti, perché?
Pan Pan era di una semplicità commuovente, bastava
sbattere un paio di volte le ciglia ed era subito ai miei piedi,
Goultard
sembra indifferente a questo giochi.
Ho smesso ben presto di fargli gli occhi dolci e di fare
la seduttrice, non avendo risultati.
Il problema è che senza questa strategia sono persa.
Esco dal mio bagno e mi vesto, mi pare di avere sentito
suonare una specie di campanello e l’ha sentito anche lui,
perché presto mi
affianca nel percorso verso la porta.
La apre con cautela – una mano sulla maniglia e una
sull’impugnatura dello shushu – rivelando un uomo
esausto che sviene ai nostri
piedi.
Lui lo lascia lì per cinque minuti buoni prima di
portarlo sul divano, mentre io chiudo la porta.
Gli mette una pezza bagnata – come ha fatto con me
– e si
siede su una delle poltrone.
“Perché hai aspettato?”
“Per vedere se i miei allarmi davano qualche
segnale.”
“A me sembra solo un semplice messaggero un po’
stanco.”
Lui ride.
“Hai mai sentito parlare dei geni permutanti?”
Io ci penso un attimo.
“Beh, qualche parola biascicata dal vecchio Ruel su un
genio che si era introdotto nella sua abitazione e che ora è
diventato
cioccolato.
Mia sorella ha detto che all’inizio non voleva far
entrare in casa nemmeno loro.”
“È un anutrof, gli anutrof sono molto protettivi
verso le
loro abitazioni, perché sono solitamente piene di
kama.”
“Lui parlava di un tesoro di famiglia.”
“Esattamente, ogni anutrof ne ha uno molto consistente.
Considerata l’abilità di Ruel deve essere bello
consistente, non mi stupisce
che non volesse fare entrare nessuno e che abbia attirato un genio
permutante.”
Il nostro ospite intanto inizia a dare qualche segno di
vita.
“Cleo, portargli dell’acqua e del gelato.”
Io annuisco e porto quanto chiesto, l’uomo beve prima una
caraffa d’acqua e poi mangia la ciotola di gelato che ho
portato io.
“Goultard, vorrei parlare con il signor Goultard.”
“Ce l’hai davanti. Chi sei?”
“Sono un messaggero del re di Bonda.”
Il volto dello Yop diventa istantaneamente preoccupato.
“Cosa è successo?”
“Lui ha in consegna due shushu, ne è sparito uno.
L’anello.”
“Remington Smiss è ancora in carcere?”
“Sì, è ancora in cella insieme al suo
gatto.”
“Accidenti, questa non ci voleva.”
Inizia a camminare avanti e indietro.
“Qualcuno ha rubato Ombrosa?”
“Non la metterei in questi termini. Quello Shushu
è
davvero abile e probabilmente ha sedotto una delle guardie per uscire
dal
castello e poi andare dove voleva.
Messaggero, hai notizia di regni diventati covi di goul?”
Lui si gratta la testa.
“Il conte Vampyro.”
“È tornata dal suo vecchio guardiano e
l’ha di nuovo
sedotto, dunque.
Non mi piace per niente, questa volta mi occuperò
seriamente di Ombrosa.
Lei intanto si riposi, le offriremo la cena e un letto e
poi potrà ripartire.”
Io seguo il rosso in cucina.
“Perché sei così preoccupato per
Ombrosa?”
“Perché è uno shushu molto potente.
Rubilax sa maneggiare
quattro elementi, Ombrosa cinque e poi è molto abile nelle
lusinghe. Non è la
prima volta che ha preso il controllo del suo guardiano e tramite
lusinghe gli
ha fatto cercare un corpo adatto a lei.”
“Una volta è successo anche a Eva, fortunatamente
gli altri l’hanno salvata in
tempo ed è successo ancora con il conte Vampyro.”
“È il suo guardiano e lei sai i suoi punto deboli.
Questa volta la sistemerò in
modo definitivo.”
“Cosa vuoi dire?”
“Esiste una pozione per eliminare gli shushu quando sono
nei loro oggetti e ho intenzione di impregnare la mia spada e poi
colpire
Ombrosa. Se lei dovesse prendere possesso di te, tienile nascoste
queste
informazioni.”
“Perché dovrebbe?”
Gli chiedo stupita.
“Perché è molto furba, te
l’ho già detto.”
“Sei sicuro che non ci proverà anche con te."
"No, sa che
non può, perché ci ha già provato e le
è andata male.”
“Ho capito.
Beh, io cucino qualcosa per il nostro ospite.”
“Sì, io esco a fare provviste, ci aspetta un lungo
viaggio verso il castello del conte Vampyro.”
“Va bene.”
Mi metto a cucinare tre bistecche abbastanza sostanziose,
intanto il nostro ospite continua a stare tranquillamente sdraiato sul
divano,
deve essere proprio stanco.
Quando sono ben cotte, abbasso il gas e preparo la
tavola, Goultard nel frattempo è tornato e controlla il
messaggero.
“È crollato, poverino. Dopo cena gli
dirò di farsi un
bagno e una dormita.”
“Intanto sveglialo, perché la cena è
pronta.”
Lui annuisce.
“Sveglia buon uomo, la cena è in tavola.”
Lui si trascina al tavolo e addenta la sua bistecca,
divorandola in solo boccone, lo stesso succede con la frutta e il
gelato.
“Mai visto un uomo con un tale appetito.”
Commento quando Goultard torna dall’avergli mostrato un
bagno e la camera dove dormirà.
“Ha attraversato il deserto, è normale.
Dovresti preparare i bagagli, domani si parte.”
“Va bene, come siamo messi a provviste?”
“Non ci sono problemi”
“Benissimo, allora adesso lavo i piatti e faccio i
bagagli.”
Lui annuisce.
Io faccio quello che ho detto e poi mi concedo un lungo
bagno, ho il sospetto che per un po’ non vedrò una
vasca, ma in fondo è questa
la vita che ho scelto e non posso lamentarmi.
Finito, incontro Goultard.
“Sicura di voler venire? Sarà
pericoloso:”
“Sono sicurissima.”
Lui fa una cosa strana per il suo carattere: mi abbraccia e mi
dà un bacio
sulla fronte, lasciandomi perplesa.
Cosa significa tutto questo?
Con questo dubbio vado a letto.
Il viaggio inizia male,
attraversare il deserto non è uno
scherzo e mi ci vuole parecchia energia per farlo.
Io e il messaggero arranchiamo dietro a un Goultard che
non sembra per nulla disturbato o affaticato da questo caldo inumano,
forse è
perché ormai è un dio e non sente nulla.
“Goultard, quanto manca alla fine di questo
inferno?”
“Un giorno, Cleo.”
“Va bene, perché mi sento male.”
“Riposeremo tra poco, c’è una roccia
dietro cui possiamo
riposarci e che ci proteggerà dal calore.”
“Dio, sia ringraziato.”
Lui ride.
“Tu e i deserti non andate d’accordo.”
“Nessun uomo normale non va d’accordo con il
deserto.”
Esalo io.
Finalmente arriviamo alla roccia e possiamo bere e
riposare come si deve, durante le ore più calde della
giornata non camminiamo.
La marcia si svolge dall’alba fino quasi a mezzogiorno e da
verso le quattro
fino a quando il sole tramonta. Fa freddo nel deserto di notte.
In ogni caso dopo una giornata le nostre strade si
dividono, il messaggero torna a Bonda e noi ci dirigiamo al castello
del conte
Vampyro.
Durante il viaggio Goultard non parla molto, sembra che
stia pensando a qualcosa che lo preoccupa e lo rende felice allo stesso
modo.
Ogni tanto mi guarda, ma non parla, il che è piuttosto
frustrante. Se ho fatto qualcosa di sbagliato vorrei saperlo in modo da
porvi
rimedio.
Una sera raccolgo tutto il mio coraggio e decido di
rompere il silenzio.
“Goultard, c’è qualcosa che non
va?”
“No, perché?”
“Non hai parlato da quando il messaggero è
proseguito per
Bonda, ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?”
“No, sto solo riflettendo per conto mio. A volte lo
faccio, non ti devi preoccupare e adesso dormi, manca solo un giorno e
saremo
al villaggio, devi essere al massimo della forma.”
Non è proprio una risposta, ma è meglio di
niente, così a
malincuore faccio quello che dice, ossia mi avvolgo nel sacco a pelo e
aspetto
che il sonno arrivi.
Niente da fare.
Goultard accanto a me russa leggermente e in cielo la
luna fa compagnia alle stelle e io
non
riesco a dormire.
Forse se avvinassi un po’ il mio sacco a pelo a quello
dello yop ci riuscirei, mi dico. Piano piano, con movimenti cauti
riesco a far
avvicinare i nostri sacco a pelo, senza che lui se ne accorga.
Più vicina a lui mi sento più sicura e arriva
anche il
sonno.
Patetico.
Questa cosa non può andare avanti a lungo, devo farmi
avanti o il mio cervello collasserà.
Dopo la missione gli dirò tutto, decido prima di
addormentarmi.
La mattina dopo veniamo svegliati da un’alba luminosa,
davanti a noi si stende una pianura e poi una zona circondata dalla
nebbia.
“Quello è il villaggio che cerchiamo.”
“In mezzo alla nebbia?”
“È l’ambiente preferito di Ombrosa e il
suo segno di
riconoscimento. Prima trasforma le persone in goul, motivo per cui non
devi mai
guardare lei e il suo guardiano negli occhi, poi irretisce il guardiano
per
farle avere un corpo.”
“Va bene, lo terrò a mente.”
“Allora andiamo.”
Io lo seguo, scendiamo dalla collina e cominciamo ad
attraversare la pianura, sempre in silenzio, questa volta teso e
nervoso.
“Ombrosa non deve capire che stiamo arrivando o
convincerà il suo proprietario a rapirti per avere un
corpo.”
“Perché io e non te ad esempio?”
“Non può assorbire le anime dei cavalieri e poi si
trova
più a suo agio in un corpo femminile, è uno
shushu femmina, dopotutto:”
“Capisco.”
All’improvviso sulla pianura inizia a tirare un forte
vento, che viene dalla zona nebbiosa, come a dirci che non dobbiamo
andare lì,
che non siamo i benvenuti.
Io e Goultard lo ignoriamo e quando scende la sera
troviamo un punto riparato e accendiamo un fuoco. Io sospiro di
sollievo,
mentre lui mette a cuocere della carne.
“Freddo?”
“Un po’.”
Lui si toglie la sua maglia da cavaliere e me la porge,
io la accetto arrossendo. Con la sua maglia addosso mi sento meglio e
noto che
ha fatto un gesto davvero carino nei miei confronti.
Io sorrido involontariamente e arrossisco, fortunatamente
lui non lo nota, concentrato com’è sul cibo.
“È pronto!”
Io mangio la mia porzione in silenzio, lui invece –
stranamente – parla fin
troppo di stupidaggini, come se volesse nascondere il nervosismo.
Forse la missione lo preoccupa?
Forse teme che io possa essere la prossima vittima di
Ombrosa?
Non credo.
Lui conosce la mia forza e sa quanto sono abile con le
frecce e la lotta, perché dovrebbe avere paura?
Forse ci tiene a me?
A questa opzione il mio cuore fa un salto di gioia, poi
mi rendo conto che lui non tiene a me nello stesso modo in cui io tengo
a lui.
Per lui sono un’amica, lui è molto di
più di un amico: è
l’uomo che amo, peccato che io non sia la donna che ama.
Dopo un’altra giornata
di viaggio arriviamo al villaggio
avvolto dalla nebbia. Non c’è nessuno in giro e il
posto mi dà i brividi.
“Avanti, Cleo. Andiamo.”
Entriamo finalmente nel villaggio e noto subito che è
popolato solo da goul, non c’è un umano nemmeno a
pagarlo.
“Dove vive?”
Lui mi indica il castello senza farsi vedere dal gruppo
di goul.
“Vive lassù, insieme al signore della zona,
l’ha già
fregato una volta.”
“Quindi è la che dobbiamo andare?”
“Esattamente, è l’unico modo che abbiamo
per avere un
minimo di effetto sorpresa.”
Io annuisco.
“Mi sembra sensata come cosa, Eva aveva parlato di uno
specchio in una locanda da cui avevano saputo del loro
arrivo.”
“Esatto.”
Si incammina con decisione verso il castello, è allora
che i goul si innervosiscono e cominciano a inseguirci, costringendoci
a
correre sotto la pioggia battente.
“Ci stanno spingendo verso il castello! Sanno che siamo
qui!”
Urla lui.
“Merda!”
Impreco io.
A un certo punto i goul si fermano e a noi non resta che
proseguire con più calma verso il castello, iniziamo a
salire una scala a
chiocciola e subito ci vengono incontro dei pipistrelli. Lì
cacciamo via
imprecando.
Il nostro effetto sorpresa è andato completamente
sprecato, accidenti!
Arriviamo correndo alla fine delle scale e spalanchiamo
il portone senza fiato, un uomo ci guarda divertito. È
pallido con delle
occhiaie, capelli neri e un vestito molto strano.
“Benvenuti nel castello del conte Vampyro, ricordate di
lasciare fuori la felicità!”
Ci dice in modo teatrale, poi si materializza davanti a
me e mi alza il mento.
“Che gran bella ragazza, vuoi essere mia moglie?”
Io rispondo con un calcio che lui schiva.
“È lei, tesoro.”
Interviene una voce femminile che viene dall’anello.
“Devi catturarla per me.”
“Pensi che te lo lascerò fare, Ombrosa?”
“Oh! Ciao Goultard!
Ci riuscirò lo stesso.”
Io guardo per terra sapendo che Ombrosa non va guardata o
altrimenti assorbirà la tua anima.
Iniziamo a combattere, lei non si dà per vinta e con
mille pretesti tenta di obbligarmi a guardarla, ma io non ci casco.
Il conte Vampyro – nonostante sembri uno stupido di prima
categoria – è abile e veloce nei combattimenti.
Le mie frecce non lo centrano e questo mi frustra e credo
che anche Goultard stia diventando di pessimo umore perché
il vampiro schiva i
suoi attacchi.
“Cosa facciamo, Goultard?”
Gli chiedo non appena siamo vicini.
“Lo facciamo stancare, prima o poi si
stancherà.”
Lo spero, perché inizio a stancarmi di questo tira e
molla.
Ci hanno fregati alla perfezione, sapevano che stavamo
arrivando e prima ci hanno scatenato contro i goul e poi i pipistrelli
e ora
siamo bloccati in questo combattimento. Non posso nemmeno usare il
cento per
cento del mio potenziale perché altrimenti rischio che
Ombrosa si prenda la mia
anima, non è il massimo combattere guardando per terra, per
una cra
soprattutto.
Sono così immersa nei miei pensieri che non mi accorgo
che il conte Vampyro si è avvicinato a me, quando me ne
accorgo è troppo tardi.
Con uno dei suoi lacci afferra il polso dove c’è
la mia
balestra e mi attira verso di lui.
“Noooo!”
Urlo io, puntando i piedi per evitare di finirgli in
braccio, Goultard sta per tagliare la corda quando l’anello
salta dal dito
dall’uomo al mio.
Sento qualcosa di potente entrare dentro di me e occupare
il mio cervello, buttando la vera me stessa in un angolo periferico in
cui
registra che il conte è tornato umano.
“Esci dalla mia testa!”
“Non ci penso nemmeno, bambina! Finalmente, un corpo che
posso possedere e che Goultard non oserà colpire!”
Sento il mio corpo mutare senza che io possa fermarlo.
Le mie braccia, le mie gambe, tutto, si muove da solo e –
come predetto dallo shushu – lo yop non attacca, schiva
soltanto.
“Non ti lascerò prendere possesso di me,
Ombrosa!”
“È già successo, carina.”
Sta per colpire Goultard, ma io glielo impedisco e il suo
colpo va a distruggere una delle pareti.
“Perché diavolo non ti lasci possedere?”
“Perché non ho intenzione di lasciare che tu
faccia del
male all’uomo che amo.”
Lei ride divertita.
“Prima o poi ti farò sparire.”
“No.”
Continuo a sabotare i suoi attacchi, anche se questo mi
costa molta fatica, non ho idea di quanto potrò resistere
ancora. Goultard
intanto si è accorto della lotta che
c’è in corso tra me e lo shushu.
“Ombrosa, hai preso possesso della ragazza
sbagliata!”
Il combattimento prosegue ancora per un po’ e io sono
sempre più stanca, riesco a contrastarla sempre di meno, tra
poco cederò e lei
lo ucciderà usando il mio corpo.
“Sei allo stremo, bambina. Di’ le tue ultime
preghiere.”
Vorrei poterle dire che si sbaglia, ma sappiamo entrambe
che ha ragione, tra poco cederò e smetterò di
essere un problema.
Detto fatto.
Poco dopo precipito nel buio, Ombrosa prende possesso del
mio corpo e il mio ultimo pensiero è per Goultard.
Spero che non muoia e che mi liberi da questa parassita,
perché odio non avere possesso del mio corpo.
Poi su di me cala solo il buio e non ho idea di cosa
succeda.
Posso solo sperare per il meglio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 4) Uno yop preso all'amo (complimento, Cleo!) ***
4)
Uno yop preso all'amo (complimento, Cleo!)
Mi risveglio dopo non so quanto
stesa nel salone del
conte Vampyro, che ha la testa tra le mani e geme, poco più
in là giacciono i
resti distrutti di Ombrosa e Goultard seduto.
“Uhm!”
Lo Yop si alza di corsa e viene verso di me.
“Cleo?”
“Goultard, cosa è successo?
Ho sete.”
“Una cosa per volta.”
Per prima cosa mi tende una borraccia da cui bevo
avidamente, finalmente sento di nuovo tutto il mio corpo.
Finito di bere gliela restituisco.
“Cosa è successo?
Dove è Ombrosa?”
“Diciamo che è morta, l’ho spezzata con
la mia spada e
questo l’ ha distrutta.”
“Sì, il veleno. Ma io come sono stata
liberata?”
Lui prende fiato.
“Dopo che tu hai smesso di lottare contro il demone, io
sono riuscito a saltare sulla testa di Ombrosa e togliere
l’occhio e quindi il
demone che è tornato nel suo contenitore.”
Io sospiro di sollievo.
“Sei stata veramente forte a tenere testa a Ombrosa,
anche se per un momento ho temuto di perderti quando lei ha
vinto.”
“Tu tieni a me?”
“Siamo amici, no?"
Mi risponde lui, rivolgendomi il suo solito ghigno.
“Già, amici.”
Rispondo io amara e subito dopo vorrei tapparmi la bocca
per averlo detto.
“Cosa significa Cleo?”
“Nulla!”
Urlo, uscendo dal castello per correre a una velocità
assurda lungo la scala a chiocciola, la nebbia si è alzata e
la luna splende
alta in cielo.
Cosa mi è venuto in mente?
Ora lui vorrà sapere il perché di quella strana
frase e
io non sono pronta a dirgli che lo amo, quasi sicuramente
distruggerebbe il
nostro rapporto. Un dio non ha tempo da perdere con una ragazzina come
me,
forse dovrei andarmene e cercare qualcun altro della mia età
con cui andare
all’avventura.
Non sarebbe lo stesso, ma almeno avrei più
possibilità di
essere ricambiata.
Sono arrivata alla fine della scala e mi sto lanciando
verso il villaggio quando Goultard mi si para davanti.
“Quanto corri, piccola ocra! Si può sapere il
perché?”
“Niente, cose personali.
Forse non dovrei stare con te, sono solo un impaccio,
meglio che mi cerchi una mia compagnia, come ha fatto mia
sorella.”
Sputo la frase senza nemmeno una pausa.
“Credevo stessi bene con me.”
“Sì…”
“E allora?”
Io prendo fiato.
“Io… io penso di essermi innamorata di te, ma sono
solo
una ragazzina e tu sei un dio, per quanti sforzi possa fare non
sarò mai alla
tua altezza, quindi è meglio per tutti e due che me ne
vada.”
“Per tutti e due o per te?”
Io non rispondo, che domanda è?
“Cleo!”
“Per tutti e due. Io avrò la mia avventura e tu
non avrai
un peso da salvare.”
“Non ho mai detto che sei un peso. Non è che hai
paura di
qualcos’altro?”
“Non sono affari tuoi.”
Faccio per scansarmi, ma lui non si sposta.
“Pensavo stessi bene con me.”
“Senti, io non posso stare con un uomo che non mi ama.
Stare ogni giorno con lui mi consumerebbe, quindi lasciami
andare.”
“Non hai detto di non amarti.”
“Mi hai chiamata amica.”
Questa volta mi lascia passare, io mi infilo nella prima
locanda che trovo e ordino la colazione, tutto buonissimo, ma non colma
il
vuoto che dentro.
Esco dalla locanda ed entro dentro una mescita di liquori
e ordino un superalcolico, il tizio al bancone non alza nemmeno un
sopracciglio.
Bevo abbastanza
liquori da non riuscire più a camminare e raggiungere il
bagno da sola, visto
che questo posto
non pullula di
gentiluomini mi tocca barcollare senza aiuto.
In bagno faccio quello che devo fare e vomito, pago al
barista e compro una bottiglia, ho deciso che me la berrò da
sola.
Cammino per il villaggio con addosso un sorriso da scema
e salutando gente che non conosco, è dura digerire una
delusione d’amore.
“Cleo, cosa stai facendo?”
Eccolo, Goultard è spuntato di nuovo, mentre ero seduta
su un muretto a bere in solitudine.
“Bevo.”
Rispondo piatta.
“Questo lo vedo, ma non ti sembra di esagerare?
Hai fatto fuori mezza bottiglia.”
“Ti interessa davvero?”
Dico io ridendo, lui tenta di togliermela di mano, ma non
ci riesce.
“Eh no,
signor dio degli yop! Adesso posso fare quello che
voglio!”
Lui sbuffa.
“Cleo, dammi quella bottiglia o finirai per
vomitare!”
“Ho già vomitato!”
Ghigno io.
“Ok, allora dammela per non vomitare di nuovo.”
Alla fine gliela consegno.
“Contento?”
“Abbastanza, anche perché al castello non mi hai
nemmeno
dato la possibilità di rispondere in modo adatto.”
“Non esiste un modo adatto, o mi ami o no! Non è
come
scegliere un’arma in cui devi soppesare pregi
e difetti dell’oggetto in questione!”
Rispondo io.
“Touchè!”
"Allora, qual è la risposta soppesata?”
“Che ti amo anche io, nonostante sia troppo vecchio per
una ragazzina come te. Quando hai deciso di venire con me ero
leggermente
infastidito dalla tua faccia tosta, poi però ho cambiato
idea. Sei molto
carina, sei un’ottima guerriera e una buona compagna e io
sono solo da troppo
tempo.
Vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, non mi interessa il fatto che tu sia
più vecchio di
me, anche perché non dimostri la tua
età.”
“Sono un dio e presto sarai una dea anche tu.”
“Ma davvero?”
Gli chiedo.
Poi mi viene da vomitare e corro a farlo in un cespuglio.
Finito, il mio mondo diventa nero e svengo.
Mi sveglio in una camera con le
tendine alle finestre,
Goultard invece è seduto su una sedia e mi guarda divertito.
Io mi porto le
mani davanti al volto ricordando la mia dichiarazione e la mia fuga.
“Perché quelle mani, Cleo?”
“Mi sono dichiarata e tu mi hai rifiutato.”
“Non è andata proprio così, o meglio
c’è stato un
seguito.”
“Sì, io mi sono ubriacata.”
Lui ride.
“Sì, ma è successa anche
un’altra cosa.”
Io lo guardo senza capire.
“L’ultima cosa che ricordo è di essere
entrata in una
mescita di liquori.”
“Ne sei uscita con una bottiglia in mano e ti sei
messa a bere seduta
su muretto, lì ti ho
sequestrato la bottiglia.”
Io sospiro, che figura di merda!
“Abbiamo parlato un po’e ho accettato di essere il
tuo
ragazzo o meglio il tuo uomo.”
Io lo guardo con gli occhi spalancati, le fitte del mal
di testa che mi massacrano.
“Dici sul serio?”
“Sì, certo Cleo.
Sei la mia donna, ora.”
Io lo abbraccio di slancio e poi grugnisco.
“Cosa c’è?”
“La testa. Mi fa male la testa.”
Lui ride.
“Con quello che ti sei bevuta non mi sorprende, per
questo ho chiesto al locandiere di portarti un rimedio per le
sbronze.”
In effetti poco dopo qualcuno bussa alla porta della
stanza e un uomo di mezza età entra tenendo in mano una
tazza fumante.
“Mi raccomando, signorina. Lo beva tutto.”
Io prendo la tazza e annuisco, inizio a bere l’intruglio
e fa decisamente schifo, però lo bevo tutto visto che
è probabilmente in grado
di togliermi il mal di testa.
Finito, appoggio la tazza sul comodino e guardo lo yop.
“E così sono davvero la tua donna?”
“Senza dubbio alcuno.”
Si avvicina a me, io chiudo gli occhi e finalmente lo
bacio.
Erano mesi che sognavo questo momento ed è assolutamente
perfetto, meglio delle mie migliori aspettative.
Cielo, ce l’ho fatta!
Sono la donna di Goultard.
Vorrei urlarlo al mondo, ma temo che dovrò tenerlo per me
stessa o al massimo
dirlo a mia sorella
e Pan Pan.
In ogni caso il viaggio di ritorno è molto diverso
rispetto a quello di andata, lui mi parla, mi abbraccia, mi bacia e
dormiamo
nello stesso sacco.
La maggior parte delle volte parliamo mentre lui mi
accarezza e sorride, finalmente rilassato.
“Dobbiamo andare dal re di Bonda.”
“Cosa?
Sei pazzo?
Se il re sentisse la mia voce mi riconoscerebbe come
complice di Remington e finirei in galera!”
Lui ride.
“Ho pensato anche a questo, come esistono pozioni che
cambiano il colore degli occhi esistono anche quelle che cambiano la
voce.”
Io sbuffo.
“Grande, ho sempre sognato di avere una voce profonda da
uomo.”
Lui ride più forte.
“Non ho detto che avrai una voce da uomo, solo una
diversa da questa.”
Io sospiro.
“Beh, se è proprio necessario lo
farò.”
“Brava ragazza!”
Mi risponde baciandomi dietro l’orecchio.
“Ruffiano.”
Mugugno prima di addormentarmi.
Il giorno dopo – come stabilito – prendiamo la
strada per
Bonda. È una bella giornata, il cielo è azzurro e
intorno a noi si stendono i
campi verdi, passano anche parecchi carri che trasportano di tutto.
Arriviamo a Bonda due giorni dopo, per prima cosa ci
sistemiamo in una locanda e io mi faccio un bel bagno, godendomi la
vasca.
Finito, trovo Goultard sdraiato sul letto, si fa un bagno
anche lui e poi usciamo alla ricerca di un venditore di pozioni, lo
troviamo
dopo aver girato parecchi quartieri.
Il negozio è piccolo e scuro e il negoziante è un
tipo
dalla pelle grigiastra, mezzo gobbo.
“In cosa posso esservi d’aiuto, signori?”
“Cerchiamo una pozione per cambiare la voce della mia
ragazza.”
“E perché mai? Ha una voce così
bella.”
Goultard lo fulmina.
“Oh, non importa.
Provi questa.”
Mi porge una boccetta che bevo subito, dico qualcosa e la mia voce
è diventata
insopportabilmente alta.
“Non va bene.”
Me ne danno un’altra e la mia voce diventa quasi
maschile.
Al terzo tentativo troviamo la pozione giusta, Goultard
paga tutto e usciamo, la mia voce è diversa, ma è
ok.
“Andiamo dal re, prima lo facciamo meglio
sarà.”
Io annuisco e lo seguo lungo la trafficatissima via
centrale, quella che porta al castello. Ancora una volta le guardie
lasciano
passare Goultard senza problemi, qualcuno gli sorride persino e scambia
quattro
chiacchiere con lui. Non sapevo fosse così di casa in questo
castello.
Beh, questa sarà una delle cose che gli chiederò
quando
ce ne andremo da qui e avremo tutto il tempo che vorremo per parlare,
dalle
cazzate alle cose importanti.
A distanza di qualche mese mi ritrovo di nuovo nella sala
del trono, il re è allo stesso posto e ha la stessa
espressione preoccupata.
“Goultard, finalmente è arrivato!
La faccenda è stata risolta?”
Chiede ansioso.
“Sì, sua maestà. Ombrosa è
stata distrutta, non è più un
pericolo per nessuno.”
Il re sospira di sollievo.
“Ma prego sedetevi e mi racconti tutto Goultard.
Cosa vuole da bere?
E lei, signorina?”
“Io vorrei dell’acqua, sua
maestà.”
“Io vorrei del the freddo, se possibile.”
Chiedo intimidita.
“Ma certo, ma certo.”
Qualche minuto dopo veniamo serviti da due impeccabili
camerieri in livrea, finalmente potrò placare un
po’ questa sete nervosa che mi
secca la gola.
“Ombrosa era tornata dal suo vecchio custode e ancora una
volta era riuscita a soggiogarlo, trasformando il suo villaggio in un
covo di
goul.
Io e Cleo siamo arrivati al castello e lo shushu ha preso
possesso di Cleo, che per un po’ è riuscita a
contrastarla, dando a me il tempo
di sistemare la mia spada intingendola in uno speciale veleno.
Quando Ombrosa ha sconfitto Cleo, l’ho tolta dal suo
corpo e l’ho spezzata con la spada, ora di lei non
c’è più traccia.”
“Vuol dire che non è più in questo
mondo?”
“Esattamente.”
“Mi sollevi da una grande responsabilità, quello
shushu
aveva corrotto una delle mie guardie per farla uscire dal castello.
È stata
punita come si merita.”
“Non sia troppo duro, maestà. Uomini
più forti sono stati
sconfitti da Ombrosa.”
“Ha ragione. Com’è stato essere
posseduta da uno shushu?”
Mi chiede il re, facendomi sobbalzare.
“Oh, orribile! Non hai più il controllo del tuo
corpo,
devi fare tutto quello che ti ordina il demone, per fortuna sono
riuscita a
contrastarla per un po’, o avrei ferito Goultard e non me lo
sarei mai
perdonata. Il demone è stato scaltro, ha scelto me
perché sapeva che Goultard
non mi avrebbe attaccato. Siamo stati davvero fortunati.”
Sorrido incerta alla fine.
“Mi scusi per la domanda priva di tatto, signorina.
La ringrazio per avermi risposto comunque, per un vecchio
sedentario sentire racconti come questi è un vero piacere,
mi fanno tornare in
mente la mia giovinezza, quella in cui ero un principe indomito e
avventuriero.”
“È in questo modo che ci siamo conosciuti,
maestà.”
“Si, Goultard. Su di te, però, gli anni non
lasciano
traccia, su di me sì. È rimasto ben poco di quel
giovanotto.”
“È rimasto giovane nell’animo e questo
è molto
importante.”
“Tu mi nascondi qualcosa, amico mio.”
Goultard lo guarda senza capire.”
“Questa bella signorina non è solo tua amica,
vero?”
Il mio uomo si gratta la testa.
“Che intuito formidabile, maestà! È
anche la mia donna.”
“Era ora che un vecchio scapolo come te mettesse su
famiglia.”
Lui rimane per un attimo senza parole.
“Non abbiamo ancora parlato di figli.”
“Oh, quelli verranno con il tempo.”
Che argomento imbarazzante, non mi vedo come madre, ma mi
piacerebbe avere un piccolo yop in giro per casa.
“Maestà, il suo tempo è prezioso e noi
ne abbiamo
approfittato fin troppo, è ora di andare:”
“Purtroppo hai ragione, Goultard.
Arrivederci e buon ritorno a casa.”
Lasciamo la stanza e quando la porta si chiude dietro di
noi guardo incuriosita il mio uomo.
“E così sei amico del re.”
“In qualche modo sì, gli piace ascoltare le mie
storie e
insieme ne abbiamo vissute un bel po’, mi ricorda di quando
ero uno yop giovane
e stupido come Tristepan, sempre pronto a correre al richiamo
dell’avventura.
Ecco, perché non ho mai avuto una donna per tanto tempo,
si stufavano tutte di questo lato del mio carattere.”
“Io non mi stuferò mai di questo lato.”
Lui ride.
“Oh, lo so. È per questo che mi piace e che ti ho
scelto,
perché so che non ti arrabbierai mai per questo, magari per
altro, ma non per
questo.”
Io sorrido e mi sento sollevata quando usciamo dal
castello, spero di non tornarci tanto presto, ora ho solo voglia di
stare con
lui nella nostra casa sotto il deserto.
Prima di andarcene da Bonda compro qualche vestito e
della roba per la casa, poi finalmente inizia il nostro viaggio di
ritorno.
“Finalmente si va a casa!”
Urlo, eccitata.
“Vuoi dire la città dei Cra?”
“Di nuovo con questa storia?
Casa mia è dove abiti tu!”
Lui ride e mi prende per mano.
“Su, non te la prendere!
Stavo solo scherzando, chi ti lascia andare adesso?”
Io sorrido senza dire nulla: ho ottenuto il mio obbiettivo.
Goultard mi ama e io lo amo, come nelle fiabe adesso è
lui il mio principe.
Adesso sì che sono felice.
Sorridendo come una scema lo seguo, per una volta non ho
voglia di fare la mangia uomini o di scappare da una relazione troppo
seria.
Mi sento bene esattamente dove sono e non cambierei nulla
della mia vita, non baratterei Goultard per un uomo più
giovane.
Ah, che bello quando sei in pace con te stessa!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Epilogo:Cleo, la dea degli yop. ***
Epilogo:Cleo,
la dea degli yop.
Sei mesi dopo la
nostra vita
nella casa del deserto prosegue tranquilla.
Non ci sono particolari
scossoni, nessuno chiede a Goultard di recuperare qualche shushu,
così abbiamo
tutto il tempo di fare i fidanzatini senza che nessuno ci disturbi.
Da qualche giorno però il mio
uomo è strano, sembra mi nasconda qualcosa, ma non saprei
dire cosa.
Forse una nuova missione?
No, me ne avrebbe già parlato.
Mi vuole lasciare?
Non credo, abbiamo una buona
intesa e lui non fa altro che dire che sono la donna giusta per lui.
Fatto sta che mi nasconde
qualcosa e io da brava donna curiosa vorrei sapere cosa.
“Goultard, tutto bene?”
Gi chiedo una sera.
“Sì, perché?”
“Non so, mi sembri strano.”
“Nah, è solo una tua impressione.
Piuttosto domani sera mettiti
un vestito carino e truccati.”
“Ehm, va bene."
Non credo usciremo, ma suona
molto come la richiesta di un appuntamento, chissà cosa
avrà in mente?
Il giorno dopo mi prepara la
colazione e ci alleniamo insieme come tutte le mattina, lui
però è un filo
distratto e per la prima volta in mesi riesco a batterlo.
“Battuto! Dove hai la testa,
tesoro?
Sugli anelli di Saturno?”
Lui ride.
“Stasera capirai tutto.”
Mi risponde misterioso.
“Qualche indizio?”
Lui si alza in piedi.
“No, altrimenti che sorpresa
sarebbe.”
Giusto, un punto per lui,
anche se non mi sembra carino lasciarmi a rosolare nell’ansia.
Ah, uomini!
A pranzo mangiamo tranquillamente e al pomeriggio sparisce, io decido
di
lasciar perdere e mi faccio una dormita. Qui il clima è
abbastanza fresco, ma
quando di sopra fa molto caldo qualcosa penetra anche qui e diventa
difficile
fare qualcosa.
Mi addormento quasi subito e
mi sveglio alle sei, sento dei rumori – il che significa che
il mio elusivo
fidanzato è tornato a casa – e decido di farmi un
bagno.
Stesa nella vasca di ceramica
bianca penso a cosa mettermi, deve essere qualcosa di carino, ma non
eccessivamente elegante. Forse potrei mettermi quel vestito rosso che
ho
comprato a Bonda.
Ma sì, perché no?
Esco dalla vasca, mi asciugo
per bene e mi avvolgo nell’accappatoio per andare in camera,
con la coda
dell’occhio vedo Goultard trafficare all’inizio del
corridoio, ma decido
di non indagare.
Entro in camera mia, mi metto
in intimo e apro l’armadio, ormai questa camera la uso solo
come deposito o
luogo per i riposini, di notte dormo con lui.
Guardo tutti i vestiti e
sospiro, in questo momento invidio da morire Amalia, di sicuro
avrà un armadio pieno
di vestiti carini e non uno pieni di abiti pratici come il mio.
Non so cosa mettermi e odio
pensare queste cose, perché mi sono sempre sentita sicura
del mio
abbigliamento, anche se poco femminile.
Alla fine opto per un abito
corto, con la gonna a balze, senza maniche di colore rosso, mi guardo
allo
specchio e mi vedo carina.
Eva direbbe che finalmente ho
concesso alla mia femminilità di uscire e ha ragione, vista
la mia vita è
sempre dovuta rimanere un po’ nascosta.
Bene, adesso devo solo
affrontare l’evento e non sarà facile, ho il
batticuore e sto sudando un po’
troppo, le sorprese non mi sono mai piaciute particolarmente.
L’ultima sorpresa che ho
ricevuto è stata quando mi hanno detto che la mia adorata
sorella doveva andare
a Sadida.
In ogni caso esco dalla stanza
e percorro il lungo corridoio canticchiando una canzone che dovrebbe
tranquillizzarmi, ma che questa volta fallisce.
Arrivata al salone noto che è
tutto decorato con fiori e candele (dove li avrà trovati?) e
la tavola è
imbandita con una cena degna di un re.
“Wow! A cosa devo tutto
questo?”
“Vedrai!”
Mi risponde misterioso lui.
Io mi siedo a tavola e lui mi
imita.
“Forza, piccola cra,
mangiamo.”
Inizia a divorare un pezzo del
pollo e a me non resta che fare lo stesso, anche se sono un
po’ nervosa e ho lo
stomaco mezzo chiuso.
La nonchalance e la
tranquillità di Goultard non fanno altro che aumentare il
mio nervosismo, beato
lui che sa cosa mi attende.
Mangiamo il pollo e poi una
torta decorata con della panna, tra poco dovrei sapere il
perché di tutta
questa parata. È il colmo che io non riesca a rilassarmi
nemmeno durante un
pranzo romantico, maledetto senso di paranoia che sviluppi
nell’esercito!
“Cleo, tutto bene?”
Mi chiede a fine cena.
“Perché?”
“Non hai aperto bocca per
tutta la cena e di solito non stai mai zitta.”
“È che sono nervosa. Tu sai
che cosa mi aspetta alla fine di questa cena, cioè adesso,
io no e non mi piace
non avere il controllo della situazione.
Dio, sto diventando peggio di
Eva.”
Lo yop ride di gusto, io non
so cosa ho detto di così divertente.
“Non ti devi preoccupare, è
una bella cosa, non c’è bisogno di essere
così tesa.”
“Lo spero.”
Dico sottovoce, lui però mi
sente lo stesso.
“Ok, credo che il momento sia
arrivato prima che ti salti una coronaria.”
Dalla tasca dei pantaloni
estrae una scatolina di velluto blu e il mio cuore salta un battito,
non sarà
per caso una proposta di matrimonio?
Si inginocchia davanti a me,
che ormai sono diventata rossa come un pomodoro.
“Cleo, vuoi diventare mia
moglie?”
Io li guardo a occhi
spalancati, ci vuole un po’ prima che la domanda raggiunga il
mio cervello per
far sì che io possa rispondere.
“SI’, SI’,SI’!”
Urlo saltandogli in braccio e
buttandoci a terra tutte e due, lui ci fa rialzare e mi mette al dito
un anello
con un diamante.
“Tra due settimane ci
sposeremo e sarai la dea degli yop!”
“Ma così non posso invitare
nessuno!”
“Visto che devi diventare una
dea, purtroppo, non può venire nessuno. Festeggeremo dopo,
forse, ti importa?”
“Assolutamente no!”
Esclamo raggiante, subito dopo
lo bacio con passione.
Il mio sogno si sta
realizzando!
Il giorno della
cerimonia è
finalmente arrivato.
Per l’occasione lascio i
capelli sciolti e indosso un abito bianco, Goultard cerca di
convincermi a
mangiare qualcosa prima di andare, ma non ci riesce: ho lo stomaco
chiuso, non
ci entrerebbe nemmeno una pagliuzza.
Alla fine rinuncia e mi prende
per mano, mi porta in una stanza della casa che non avevo mai visto:
una stanza
circolare con al centro una colonna.
Al suo tocco la colonna si
apre.
“Entra, Cleo.”
Io lo faccio piuttosto esitante, ma lui mi segue subito e poi tutto
diventa
bianco.
“Goultard che sta succedendo?”
Gli chiedo allarmata.
“Non ti preoccupare, non è
niente.”
Finalmente finiamo di salire e
mi ritrovo in una stanza completamente bianca con solo due sedie, su
cui ci
sediamo. Dal pavimento – o dall’alto – si
fa viva una luce che danza e parla.
“E così è questa la tua sposa,
Goultard. Sei sicuro che possa diventare anche dea degli yop?”
“Sì, l’ho vista combattere e
ne ha la stoffa, te lo posso assicurare.”
“Sei davvero sicuro? Perché una volta che avrete
siglato questa promessa
nessuno dei due potrà tirarsi indietro.”
“Io sono sicuro e tu Cleo?"
Io deglutisco incredula
guardando quella cosa.
“Sì, sono sicura anche io.”
Dico alla fine.
“Non si direbbe.”
La luce danza intorno a me causandomi un lieve fastidio.
“No, è che di solito non sono
le luci a celebrare i matrimoni e mi devo abituare a questa
novità.
Voglio sposare Goultard,
comunque.”
La luce tace.
“Va bene, mi sembri
sincera, ragazzina.
Iniziamo.”
La luce si mette davanti a
noi.
“Vuoi tu, Goultard, sposare la
qui presente Cleophe?
Amarla ed assisterla nella
buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia?”
“Sì!”
“Vuoi tu, Cleophe, sposare il
qui presente Goultard?
Amarlo ed assisterlo nella
buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia?”
“Sì!”
“Potete scambiarvi gli
anelli.”
Mio marito si fruga le tasche
e ne fa uscire una piccola scatola di velluto nero, dentro ci sono le
fedi e le
mie dita tremano un po’ quando infilo l’anello
sull’anulare, lo stesso succede
a lui.
“Siete ufficialmente marito e
moglie!”
La luce si dirige verso di noi
e sento che è entrata in me, per la precisione ho la
sensazione che abbia fatto
scoppiare una bomba nel mio corpo. Solo che è una bomba che
non ferisce, al
contrario mi riempie di energia.
“Bene, Cleophe. Ora sei anche
tu una dea, la dea degli Yop, consorte di Goultard, dio degli
yop.”
Io muovo una delle mie mani
incredula, poi sorrido.
Senza pensarci due volte mi
lancio nelle braccia del rosso e ci baciamo con passione. Il sogno di
una
ragazzina troppo civettuola è diventato realtà e
non potrei essere più felice.
In fondo il bianco mi piace
molto.
Buona vita, Cleo!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2426783
|