Buon Compleanno Ranma

di Aron_oele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La Fidanzata Perfetta ***
Capitolo 2: *** Tutto quello che non ci si aspetterebbe mai da lei ***
Capitolo 3: *** Ranma's side ***
Capitolo 4: *** Try ***
Capitolo 5: *** Here comes the Sun ***
Capitolo 6: *** Preludio ***
Capitolo 7: *** Buon Compleanno Ranma ***
Capitolo 8: *** Nobody knows the Trouble I've Seen ***
Capitolo 9: *** Yesterday ***
Capitolo 10: *** What's her name? ***
Capitolo 11: *** I can be your hero, baby ***
Capitolo 12: *** Manos al Aire ***



Capitolo 1
*** Prologo: La Fidanzata Perfetta ***


Prologo: La Fidanzata Perfetta

Fuori pioveva.
Era un normalissimo venerdì pomeriggio in cui fuori pioveva e tutto doveva essere com'era.
Akane dal vetro della sua stanza guardava il mondo fuori.
Gli ultimi anni le sembravano passati in un battito di ciglia. Prima dell'arrivo dei Saotome il tempo sembrava scorrere più lento, Akane riusciva a ricordarsi perfettamente tante piccole cose del quotidiano, come quando annaffiava i fiori in giardino con sua madre, o le prime mosse insegnategli dal padre. Ricordava l'asilo, con quel suo amico con i capelli rossi e le lentiggini che veniva dalla Svizzera o la sua bella divisa rosa chiaro con una margherita cucita sul lato sinistro; ricordava le scuole medie, di come era bella Kasumi quando era ormai diventata una donna, ricordava quando giocava a rincorrersi nel parco con Nabiki e quando aveva deciso che non avrebbe più tagliato i capelli e poi.... E poi erano arrivati loro.
Da quando lui era entrato nella sua vita, non riusciva a ricordare altro. La sua vita era piena solo di lui.
Ranma. Sempre Ranma.
A scuola con Ranma. Al parco con Ranma. Natale con Ranma. In vacanza con Ranma. Il matrimonio con Ranma.
Ranma. Sempre Ranma.
Akane guardava le gocce di pioggia scivolare contro la finestra.
Dal suo matrimonio ormai, era passato poco più di un mese e non era cambiato nulla.
La storia che si ripeteva tutti i giorni era sempre la stessa, come una bella messa in scena in cui ogni attore recita diligentemente la sua parte.
Akane voleva un cambiamento, lo bramava, le era necessario più dell'aria che respirava.
Un cambiamento in lei, nella sua vita, nella sua storia con... Ranma.
Ranma. Sempre Ranma.
A proposito di lui, domenica sarebbe stato il suo compleanno.
Cosa inventarsi?
Diceva di volere un cambiamento, ma poi non aveva il coraggio di impegnarsi per ottenerlo. Di cosa aveva paura in fondo non lo sapeva nemmeno lei. Di un suo rifiuto? Di lasciarsi andare? Di fare vedere al mondo i suoi sentimenti? Di ammettere di avere un cuore, un cuore che pulsa, batte, soffre e ama, come quello di chiunque altro? Un cuore che ama proprio lui?
La giovane Tendo buttò all'aria gli ultimi fogli dei suoi compiti di inglese, prese giacca e ombrello e si precipitò fuori, fra la gente, per strada, sotto la fitta e leggera pioggiarellina di un tiepido pomeriggio di Maggio.
Guardò le vetrine, file e file di vetrine uguali, anonime, con dentro regali insulsi, privi di significato.
Ci doveva pur essere, fra quei maglioni e quelle scatole di cioccolatini, un regalo adatto a Ranma, no?
Akane passò più di un'ora a fare su e giù fra in negozi e alla fine si ritrovò ad aver comprato una felpa, due maglioni, una tuta e un libro.
Non avrebbe sicuramente dato niente di quella roba a Ranma.
Un regalo del genere andava bene per un amico, Ryoga magari, o avrebbe potuto spedire qualcosa a Shinnosuke per il suo compleanno, che pure si stava avvicinando, ma non si regala una tuta all'uomo che si ama.
Nemmeno se lui è il più stupido, egoista, presuntuoso, timido, testardo e idiota del mondo.
Nemmeno se lui è Ranma.
"Come fare un regalo a quel gran baka di Ranma, volume uno" pensò Akane. Le sarebbe davvero servito un libro del genere.

Seduta su una panchina al riparo nel suo bell'ombrello giallo, la piccola Tendo si mise a immaginare cosa ci sarebbe potuto essere stato scritto in quel libro:
"Primo capitolo: come fare un regalo a Ranma secondo una pazza, ossessionata, piovra cinese.
Pel plima cosa, pel fale un legalo al mio Lanma, mi libelelei di quella lagazza violenta che è la sua fidanzata. Altlo che quella lì, io sì che salei una fidanzata pelfetta! Mi falei bella pel lui, indossando qualche abito scollato, poi lo poltelei fuoli a cena, in un listolante cinese, ovviamente. Poi dolmilei assieme a lui, magali facendogli un bel massaggio aflodisiaco e poi una bella notte infuocata...."
Akane rideva da sola. "Sì, questo è proprio quello che farebbe Shan-pu! Ne sono sicura!"

"Secondo capitolo: fare un regalo a Ranma secondo una ragazza parecchio confusa.
Ma che domande? A Ran-chan piace mangiare! Gli prepareri un mucchio di okonomiyaki speciali, di ogni grandezza e forma! Inventerei anche una salsa speciale, in suo onore! Oh che fidanzata perfetta che sarei! Lo porterei a fare un bel pic-nic in un prato, lontano da tutto e da tutti. Ci potremmo rilassare e raccontare i ricordi di quando eravamo bambini! Poi andremmo a fare una romantica passeggiata in riva al mare, con il cielo al tramonto e lui... lui... Oh no! Io sono una ragazza!! Io non dovrei dirle queste cose!!"
Akane, sempre seduta sulla panchina, cominciava ad attirare gli sguardi delle persone date le sue fragorose risate, che consumava da sola, in un dialogo fra lei e i suoi stessi pensieri. "Oh si! Ukyo farebbe proprio così!!" immaginava la piccola Tendo, mentre già vedeva l'amica scuotere energicamente la testa e arrossire per l'imbarazzo dei suoi stessi pensieri.

"Terzo capitolo: come fare un regalo a Ranma secondo una squilibrata che si diverte ad avvelenare le persone.
Oh-oh-oh-oh! Ma che domande sono! Io all'adorato Ranma saprei già che cosa regalare! Dopo tutto sono la sua fidanzata! E sono perfetta!! Sono la fidanzata perfetta! Oh, come sarebbe felice l'adorato Ranma con me! Per lui chiameri i migliori cuochi francesi, il catering più costoso, i camerieri più esperti e, senza badare a spese, darei la più grande festa di compleanno mai vista! Sarebbe ricolma di sfarzi e lussi di ogni genere!! Cos'è il denaro in fondo, se paragonato all'amore? E poi, dopo, manderei via tutti gli invitati per passare la notte da sola con il mio caro tesoro.... Oh-oh-oh-oh!!!"
Akane si mise ad imitare l'irritante risata da babbo natale di Kodachi, così bene che le sembrava che se la sarebbe trovata davanti da un momento all'altro.

"Quarto capitolo: come fare un regalo a Ranma secondo un'orgogliosa, testarda e timida ragazza che, nonostante sia fidanzata con lui da anni, non è ancora riuscita a trovare il coraggio per dirgli che lo............"
E qui Akane si bloccò.
Non le veniva più da ridere.
Si alzò dalla panchina con un sorriso amaro sulla bocca.
Tornò a casa colma di pacchetti che avrebbe buttato, o ricicilato, o... non le interessava.
Si buttò sul letto.
"Cosa posso regalargli??"
Questa domanda la tormentava. Era riuscita, anche se solo nella sua testa e con il puro intento di prenderle in giro, a rispondere a questa domanda da parte delle altre fidanzate di Ranma, eppure non riusciva a rispondere da parte dell'unica che poteva davvero vantare questo titolo.
Sì, perchè a Nerima tutte vantavano qualche strana pretesa su di lui.
C'era quella che era arrivata dalla Cina ed era convinta che Ranma fosse il suo "futuro marito", solo perchè lui aveva osato sconfiggerla.
C'era quella che si credeva la sua promessa sposa, solo perchè quindici anni prima Genma Saotome le aveva rubato il carretto degli okonomiyaki.
E poi c'era quella che era convinta di essere la sua amata, solo perchè era parecchio viziata e anche parecchio fuori di testa.
Tutte si definivano "la sua fidanzata".
Ma l'unica che era davvero la fidanzata di Ranma era Akane. Lei era l'unica a poter vantare questo diritto. Che fosse perchè gli era stato imposto dai loro genitori, quello era un altro conto. Ma nessuno dei due si era mai ribellato, ed entrambi sapevano che avrebbero potuto farlo a loro piacimento. Eppure erano anni che si consideravano "fidanzati" anche se lo negavano a loro stessi e al mondo con ogni mezzo in loro possesso.
Quindi era Akane la sua fidanzata.
Non ce n'era nessun'altra. Nè la fidanzata cinese, nè la fidanzata carina, nè la fidanzata ricca, nè la fidanzata perfetta.
La fidanzata perfetta.
Improvvisamente un lampo di genio illuminò la mente della piccola Tendo che si affrettò alla sua scrivania.

***
"Caro Ranma,
domenica sarà il tuo compleanno. Ho provato a cercare qualche bel regalo da comprarti, ma non ho trovato niente di adatto. Allora ho pensato di regalarti qualcosa fatto da me.
Tranquillo, non intendo avvelenarti o regalarti qualche altra brutta sciarpa.
Ti regalerò la fidanzata perfetta.
Per questo week-end, sarò tutto quello che una vera fidanzata dovrebbe essere.
Spero che gradirai...
A domani mattina, Akane"

Un ragazzo con il codino a dir poco sconvolto teneva in mano questo biglietto, girato e rigirato in mano più volte, stropicciato, letto e riletto all'infinito, che aveva trovato poggiato sul suo futon, poco prima di mettersi a letto.
"E ora chi dorme più?"

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Buonasera a tutti,

per chi l'aveva già letta, avevo pubblicato un po' di tempo fa una storia molto simile a questa. L'avevo poi cancellata perchè non mi sentivo più ispirata. Avevo voluto e cercato di fare qualcosa di comico, ma io sono tutto fuorchè comica quando scrivo, quindi non riuscivo più ad andare avanti così come avevo immaginato.
Ma poi, con mia grande sorpresa, moltissime persone mi hanno scritto chiedendomi perchè l'avevo cancellata e se avevo intenzione di continuarla...
Dicevate sul serio? Beh perchè io vi ho preso in parola!
Mi ci sono rimessa su, ho cambiato ciò che non mi piaceva, e ho riscritto tutto da capo!!
Ci sono stati diversi cambiamenti, ma l'idea di fondo rimane sempre quella, a parte il fatto che è un po' meno "commedia comico-sentimentale americana" di come l'avevo pensata.
Bando alle ciance!
Ringrazio tantissimo tutti coloro che mi hanno scritto per farmi riprendere questa storia, davvero, il vostro supporto mi ha fatto riflettere!
Tanti grazie anche a tutte le persone che avevano recensito/seguito/preferito/ricordato la mia vecchia storia e spero abbiano la voglia e la pazienza di rifarlo anche con questa.
Un grazie speciale a tutti coloro che la leggeranno...
Come sempre, sapere cosa ne pensate è fonte di magno gaudio per me :)
Al prossimo capitolo,
Aronoele (:

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Capitolo 2
*** Tutto quello che non ci si aspetterebbe mai da lei ***


Primo Capitolo: Tutto quello che non ci si aspetterebbe mai da lei


Akane si guardava allo specchio mentre si spazzolava i capelli. Possibile che l'avesse fatto davvero? Le sembrava una cosa talmente assurda.
Si era catapultata sulla scrivania, così in fretta da far cadere la cornice con la foto che le aveva regalato Ranma per Natale, aveva preso un foglio da lettere rosa chiaro e ci aveva buttato sopra l'idea che le era parsa geniale.
Geniale fino a che non l'aveva lasciata sul futon di Ranma.
Chi era la ragazza che la guardava dallo specchio?
Quello non poteva di certo essere il suo riflesso.
Lei era la ragazza timida e testarda, quella con un orgoglio grande più del mondo, quella che non avrebbe mai fatto quello che in realtà aveva appena fatto.
La persona che la guardava dall'altra parte del vetro aveva i suoi stessi capelli a caschetto neri, i suoi stessi occhi color bronzo, ma uno sguardo diverso. Lei era decisa, non timida. Lei sapeva ciò che voleva e sapeva come ottenerlo, lei non era Akane.
Lei stava per fare tutto quello che non ci aspetterebbe mai da lei.

***

Scrisse il biglietto in fretta e furia, cercando di dosare al meglio i termini, doveva farlo prima di cambiare idea, prima di regalargli quella bella felpa rossa che aveva comprato solo poche ore prima.
Lo ripiegò con cura e scese in silenzio le scale. Per fortuna, per l'unica volta in tutta la sua vita, non si vedeva nessuno per casa.
Suo padre e Genma erano usciti a cercare il maestro Happosai, il quale, tanto per cambiare, aveva fatto infuriare mezzo quartiere con la “pesca grossa” della sera prima.
Kasumi stava sicuramente finendo di pulire qualche cosa, Nabiki era chiusa in camera sua e Ranma era nel dojo a continuare i suoi allenamenti speciali.
Akane si guardò intorno almeno venti volte, destra, sinistra, destra e, solo dopo essersi accuratamente premurata che davvero non ci fosse nessuno, sgattaiolò come una gazzella in camera del fidanzato, lasciò il bigliettino rosa profumato sul suo giaciglio notturno e corse via più veloce della luce.
Il cuore le batteva come se avesse corso per mille miglia e sentiva che il viso le si era tinto di rosso, anche se non poteva vedersi.
Ma la sua “missione” non era ancora finita.
Andò in cucina a bere un po' d'acqua, per tentare di placare l' animo sconvolto dai suoi stessi intraprendenti pensieri e prese in mano il telefono.
Rimase per quelle che le parvero ore a fissare i minuscoli tastini bianchi della cornetta e finalmente si decise a digitare il numero che giaceva stropicciato dentro la tasca della sua gonna.
<< Buona sera, qui Hotel “Dreams on seaside”, desidera? >>
<< Io.... io....>>
Ma riagganciò.
No, non poteva farcela.
“Su coraggio Akane, fa l'uomo!!” D'altronde Ranma le diceva sempre che è un maschiaccio, e per una volta in cui davvero si sarebbe dovuta comportare come tale, faceva la femminuccia.
Con un intenso sospiro prese di nuovo il telefono.
<< Buona sera, qui Hotel “Dreams on seaside”, desidera? >>
<< Buona sera io.... (“respira coraggio Akane, respira”) ..Io vorrei prenotare una stanza >>
<< Certo, la data? >>
<< Sabato e... domenica >>
<< Questi sabato e domenica? >>
<< Sì, se possibile >>
<< Certo, vuole una singola o una matrimoniale? >>
<< (“Oh Kami”)... Una.. una matrimoniale, per favore >>
<< Va bene, mi dica il nome >>
<< Saotome >>
<< Bene signora Saotome, allora la aspettiamo per domani, buona serata >>
Tu-tu-tu-tu-tu.....

***

Akane aveva rivissuto questa scena migliaia di volte nella sua testa.
Aveva prenotato una camera in un albergo, una camera matrimoniale, per lei e Ranma.
E la tipa della reception l'aveva addirittura chiamata signora Saotome.
I capelli le erano diventati lucidi, a furia di spazzolarli.
Chiuse la valigia.
Fece mentalmente il conto delle cose che ci aveva messo dentro la sera prima, tornata dalla sua “avventura”: un pigiamino corto, leggero ma coprente, tre costumi da bagno, due interi e un bikini nuovo di zecca, qualcosa per allenarsi perché non si poteva mai sapere, due gonne corte, un vestito elegante nel caso fossero usciti a cena, quattro completini intimi assolutamente anonimi e uno un po' più.... un po' più.... sexy.
Si imbarazzava solo a pensarlo.
Il beauty case con lo spazzolino, le creme, i trucchi e la sua acqua profumata alla frutta.
Poi ci aveva infilato dentro alla rinfusa qualche vestito rubato a Nabiki, senza nemmeno guardare, tanto ogni cosa posseduta dalla sua sorella mezzana era indiscutibilmente provocatorio e sofisticato.
L'ultima occhiata furtiva allo specchio.
Fuori era ancora buio, anche se le luci dell'alba facevano sentire la loro incombenza.
Akane si sentiva agitata come quando da bambina si svegliava presto per andare al mare con tutta la famiglia. Quel senso di trepidazione che precede un viaggio era lo stesso, con l'aggiunta dell'ansia e della paura che le procuravano la sua idea e la possibile reazione del fidanzato.
Ma ormai quel che era fatto, era fatto.
Scese le scale in religioso silenzio dirigendosi in sala da pranzo e posò sul tavolo il secondo biglietto che aveva preparato la sera prima:

“Cari papà, Kasumi e Nabiki,
sono andata alle terme con la famiglia della mia amica Sayuri come vi ho detto ieri sera.
Ci vediamo lunedì.
Buon week end,
vostra Akane”

Sentendosi una traditrice per quell'enorme bugia, anche se in fondo sapeva che tutti sarebbero stati fin troppo compiaciuti del suo operato, posò accanto al suo un terzo biglietto, scritto ricopiando l'orribile calligrafia di Ranma:

“Papà, anche se non dovrebbe interessarti te lo dico lo stesso, passerò il week end ad allenarmi con Ryoga, nei boschi qui vicino. Non combinare guai mentre non ci sono.
A lunedì, Ranma”

Akane si fermò un momento ad osservare il suo operato. Il biglietto che sarebbe dovuto essere stato scritto da lei era della stessa carta fine e rosa che aveva utilizzato per quello lasciato a Ranma, profumato e scritto in maniera gentile e accurata. Tipico di lei.
Mentre quello che sarebbe dovuto essere di Ranma era un pezzo di carta strappato da qualche parte, scritto in maniera grossolana e frettolosa. Tipico di Ranma.
Aveva fatto proprio un bel lavoro.
Quando voleva sapeva essere piuttosto furba.
Contando i respiri, si accostò alla camera degli ospiti, al cui interno dormiva un ignaro Ranma.
Si accostò leggermente al ragazzo e lo scosse con atipica dolcezza:
<< Ranma, Ranma svegliati per favore >>
<< Mmmmm....>>
<< Ranma! >> e lo strattonò leggermente più forte.
<< Akane! Che vuoi? Non vedi com'è presto! E poi oggi non dobbiamo andare a scuola! >> protestò il ragazzo con uno sbadiglio.
La piccola Tendo inspirò visibilmente innervosita:
<< Non fare domande, prepara una valigia per stare fuori due notti, lavati e vieni al parco. Io sarò lì ad aspettarti! E non fare rumore, non devi svegliare nessuno! >>
Detto questo scappò silenziosamente via, lasciando Ranma a guardarla ammutolito.

Il ragazzo si accorse di tenere in mano qualcosa, un foglietto di carta stropicciato. Lo spiegò e lo lesse di nuovo.
“Allora non era un sogno”.

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Capitolo 3
*** Ranma's side ***


Secondo capitolo: Ranma's side

Ranma si stava lavando i denti ancora molto, troppo, assonnato.
Il Sole non era ancora sorto e gli sembrava di essere un ladro in quella casa che ormai considerava sua.
Non aveva nemmeno acceso la luce del bagno, per paura che qualcuno se ne accorgesse.
Anche perché non avrebbe saputo spiegare la ragione per la quale si trovava in mutande a lavarsi i denti alle cinque del mattino.
Cosa avrebbe dovuto dire? Che la sera prima aveva trovato un bigliettino della sua fidanzata il cui contenuto da cardiopalma gli aveva impedito di chiudere occhio per tutta la notte, tanto che si era addormentato stringendolo in mano? Che anche lui non sapeva spiegarsi il perché stava andando da lei a quell'ora? Che non aveva la minima idea di cosa avesse intenzione di fare Akane ma che lui la seguiva perché....
Perché la seguiva?
Solo poche ore prima, mentre leggeva e rileggeva mille volte quel pezzo di carta che lei gli aveva lasciato con il massimo riguardo sul futon, non poteva crederci.
Aveva pensato di tutto.
Che fosse uno stupido scherzo del vecchiaccio.
Che fosse un altro dei fantasiosi piani di Shan-pu per sedurlo.
Addirittura che fosse una lettera di Kodachi impregnata di quei suoi profumi velenosi.
Tutto, tranne che fosse di Akane.
Akane, Akane Tendo. La sua Akane.
La ragazza violenta, rozza, il maschiaccio per niente carino.
Lei, proprio lei, aveva scritto che sarebbe diventata “la fidanzata perfetta”.
A Ranma batteva il cuore all'impazzata solo a pensarci.
Cos'è una fidanzata perfetta?
Lui non lo sapeva, era abituato alla sua di fidanzata, che non era carina, non era dolce, forse non si poteva definire nemmeno fidanzata, ma di sicuro era perfetta.
E non serviva spiegare il perché.

Ed ora si ritrovava nel cuore della notte a lavarsi i denti in preda all'agitazione.
Si svestì in un lampo e si buttò sotto la doccia, senza nemmeno pensarci si mise sui capelli il balsamo di Akane, uno dei segni inequivocabili che aveva avuto quella mattina, che a svegliarlo era proprio lei.
Si era sentito chiamare da una voce dolce e scuotere leggermente da una manina calda e delicata.
Era così bello che credeva che fosse sua madre.
Ma poi aveva riconosciuto il profumo di fragola, il profumo di quando Akane è appena uscita dalla doccia.
Ed ora si stava vestendo in fretta e furia proprio perché lei l'aveva svegliato.
E gli aveva chiesto di raggiungerla al parco.
Ranma non sapeva cosa aspettarsi, tanta era l'agitazione che non aveva nemmeno mangiato.
Il suo stomaco era talmente intrecciato che anche un solo biscotto sarebbe stato più pesante di un masso per lui.
Non riusciva a ricordarsi cosa doveva fare per primo, era totalmente nel pallone.
Cercava di non farsi domande, non voleva immaginare cosa volesse fare Akane con lui all'alba di quel sabato mattina, perché sapeva che se la sua immaginazione avesse vagato troppo, non sarebbe più riuscito ad andare da lei.
Aprì il solito zaino da viaggio, quello che aveva usato per anni nelle peregrinazioni con suo padre, e ci buttò dentro l'intero contenuto dei suoi due cassetti.
Non aveva molti vestiti e, non sapendo la direzione, decise di prenderli tutti.
In punta di piedi attraversò il corridoio, le scale e poi, prima di uscire, si accorse di qualcosa sul tavolo da pranzo.
Erano due biglietti, uno da parte di Akane e uno che sarebbe dovuto essere stato da parte sua.
Entrambi dicevano che sarebbero tornati lunedì.
Ranma si diede un sonoro ceffone.
Aveva continuato a pensare, seppur in un angolo remoto, che tutto questo fosse solo uno di quei strani sogni che a volte faceva su Akane, dove lei faceva cose carine per lui e a volte addirittura lo baciava.
Ma quello non era un sogno, ormai ne era consapevole.
Uscì di casa.
L'aria era tiepida ma lui aveva i brividi, brividi che solo l'agitazione sa dare.
Nella penombra di una Nerima ancora addormentata, ogni passo che lo avvicinava ad Akane, era un colpo al cuore.
Forse erano quelle le tanto famose farfalle nello stomaco che vengono al primo appuntamento.
Ma poi la vide.
E capì che quello che aveva sentito fino a quel momento non era niente in confronto.

Akane stava seduta sulla solita panchina, gli occhi bassi e i capelli mossi dal vento.
Appena sentì la sua presenza gli sorrise e a Ranma parve che le gambe gli si stessero sciogliendo.
<< Ranma, avevo cominciato a temere che non saresti venuto! >> disse la ragazza ancora sorridendo, ma mostrando un leggero sollievo nella voce.
<< E invece eccomi qui ehehe... >> rise più nervoso che mai << Cosa facciamo, una corsetta? >>
<< Ti sembro vestita per una corsetta? >>
No.
Ranma avrebbe voluto rispondere “No, non sei vestita per una corsetta, sei vestita per farmi prendere un colpo”.
Akane indossava solo un vestito nero a collo alto e senza maniche, così stretto che le risaltavano le forme, così corto che lasciava poco spazio all'immaginazione.
Il ragazzo rimase imbambolato a fissarla con la bocca aperta prima che lei, con non poca soddisfazione, lo richiamasse nel mondo dei vivi:
<< Non c'è tempo adesso, altrimenti perderemo il treno, vieni, sbrigati! >>
E detto questo, si avviò a passo svelto verso la stazione, lasciando che un attonito Ranma le portasse la valigia.
“Il treno?”

***

I due ragazzi entrarono nel vagone quando il cielo era di quel color indaco che, lasciando ancora tutti al buio, grida ai quattro venti che il Sole sta arrivando.
Presero posto l'uno di fronte all'altra e si guardarono finché non sentirono che il treno si stava muovendo.
Non dissero una sola parola.
Fu Akane la prima a rompere il silenzio: << Ranma, guarda >> e indicò il finestrino, dal quale si vedeva l'alba spuntare.
Fuori un piccolo e lontano Sole, faceva capolino da un cielo color lavanda, colorando le strade, gli alberi, le montagne, il fiume.
Era uno spettacolo mozzafiato.
Ma Ranma non stava guardando, perché lo spettacolo più bello ce l'aveva davanti.
Lo spettacolo più bello era Akane che guardava fuori dal finestrino, con gli occhi incantati ed il viso colorato di arancione.
“Sei bellissima”
Avrebbe voluto dirglielo. Così, semplicemente, “Akane, dipinta dai colori del Sole che sorge, sei bellissima”.
Veramente sei bellissima anche appena sveglia, o quando ti alleni, o quando con i capelli ancora bagnati sei appena uscita dalla doccia o.... Veramente sei bella sempre.
Ma non trovava il coraggio.
Una paura recondita, insita e subdola glielo impediva.
Chissà perché poi.
Non era la cosa più naturale del mondo dire queste cose alla propria fidanzata?
Forse era perché loro non avevano mai accettato apertamente di essere fidanzati.
Forse era perché si vergognava a far sapere a tutti che la trovava bellissima, ma adesso erano soli, solo loro due in un treno semi deserto alle sei del mattino, verso una destinazione sconosciuta, e allora....
<< Akane.....>>

<< Hai ragione Ranma, ti starai chiedendo dove siamo diretti!? >>
Forse era meglio così, meglio che l'avesse interrotto, meglio che non le avesse potuto dire quello che da troppo tempo il suo cuore reclamava.
Ecco di cosa aveva paura.
Del futuro.
Se lui le avesse detto tutto il proprio amore e lei non l'avesse ricambiato? Se gli avesse risposto “Ranma, io ti voglio bene, ma non ti amo?”
E se invece lei l'avesse corrisposto? Cosa avrebbero dovuto fare a soli diciannove anni?
Avrebbero potuto avere il loro primo appuntamento? E poi il secondo? E il loro primo Natale insieme? E la dichiarazione? E la proposta?
No, quelli c'erano già stati.
La relazione era partita in medias res e a loro mancavano gli inizi, i principi.
Tutte le cose sono più belle quando è la prima volta.
Non c'era stata una prima volta in cui un Ranma, già da molto innamorato di Akane, le aveva chiesto un appuntamento. E non c'era stata una prima volta in cui Akane era stata in ansia per un giorno intero, scegliendo il vestito da indossare. E non c'erano state confessioni segrete con le amiche nei giardini, nessuna lettera d'amore, nessun mazzo di fiori, nessuna scatola di cioccolatini.
Non erano mai andati a cena fuori, non si erano mai detti “ti voglio bene” e nemmeno “ti amo”.
Non avevano neanche una foto insieme.
E adesso che erano innamorati e avrebbero davvero voluto fare queste cose, era troppo tardi.
Adesso, al primo sguardo d'amore fra i due, si sarebbero entrambi ritrovati con un abito bianco, pronti a passare il resto delle loro vite insieme, senza aver mai avuto un principio.
Quindi forse era meglio che non le avesse detto che la trovava bellissima.
<< Beh, in effetti.... >> disse solo.

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Buonasera a tutti!

Come promesso, ecco stasera (anche se tardi) il terzo capitolo!
Dovete perdonarmi, ma ultimamente mi riescono più brevi del solito!
Credo sia perché mi piace tanto rimanere in questo limbo di cose dette/non dette, ma giuro che dal prossimo capitolo cominceremo a vedere un po' più di pepe!!
Colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che hanno letto e leggeranno questa mia storia, tutti quelli che l'hanno recensita, seguita, ricordata, preferita... Siete tantissimi e io davvero sono commossa e onorata.

Come ultima cosa, questa sera voglio farvi un regalo.
Anche se me ne prenderei volentieri il merito, queste splendide fan art sono state fatte da Spirit99!!
Stasera colgo un po' troppe occasioni lo so, ma voglio ringraziarla pubblicamente per aver letto e disegnato così bene la mia storia! Grazie mille :)
Bene, ora vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
A presto,
Aronoele (:

 

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Capitolo 4
*** Try ***


Terzo capitolo: Try

 

“Then I see you standing there (E poi ti vedo lì in piedi)
Wanting more from me (Che vuoi di più da me)
And all I can do is  Try. (E tutto quello che posso fare è provare)

Then I see you standing there (E poi ti vedo lì in piedi)
I'm all I'll ever be (Sono tutto ciò che sarò mai)
And all I can do is Try. (E tutto quello che posso fare è provare)

Try. (Provarci)”

 

<< Beh, in effetti.... >>
<< Ranma l'hai... l'hai letto il mio bigliettino? >>
<< Sì....>>
<< Ecco..ehm... fa tutto parte del tuo...del tuo regalo! Stiamo andando al mare... ho prenotato in un bellissimo hotel...e.... >>
<< Capisco... ehm...Akane, non ti arrabbiare ma... perché? Perché lo stai facendo? La..la fidanzata perfetta e tutto il resto... >>
<< Se non vuoi smetto subito!! >>
<< Non ho detto questo! Solo il perché... mi sembra così strano... Non è che per caso c'entrano....>>
<< Non c'entra nessuno Ranma! E' una cosa solo mia! Un regalo solo mio, per te, per il tuo compleanno! Volevo regalarti qualcosa di speciale e ti ho comprato una felpa rossa, ma era troppo banale, allora ti ho comprato una tuta e un altro maglione, ma mi sembrava troppo poco, così ci ho aggiunto un libro, ma non andava bene ancora.... Volevo regalarti una cosa che non avessi già! E tu non hai una fidanzata perfetta! Ne hai una carina, una cinese e un po' appiccicosa, una ricca e fuori di testa e poi hai me... violenta, rozza e per niente carina! Così io.... io.... >>
<< Così... tu vuoi essere...  vorresti che noi facessimo i.... fidanzati... i veri fidanzati.... per questo week end? >>
<< Sì.... >>
<< E cosa dovremmo fare? Cioè...io...io non so se sono capace... Vuoi i fiori e....? >>
<< Ranma, non lo so, io...io non voglio niente. Solo non siamo mai stati da soli io e te, senza famiglie impiccione o le tue fidanzate o i miei... qualunque cosa siano... Ci vogliamo pro-provare? >>
E così dicendo, con le guance in fiamme e il cuore che batteva impazzito, aveva alzato lo sguardo per leggere una risposta nel blu.

***

Akane pensava e ripensava a questa scena, che si era svolta solo un'ora prima su due sedili grigi e imbottiti di uno sferragliante treno mentre immagini vivide di un oceano appena sveglio passavano veloci dal finestrino, mentre disfava la sua valigia.
Mettendo in un cassetto il suo intimo, e stando bene attenta a nascondere il micro completino  nuovo che non sarebbe dovuto finire sotto il naso del suo accompagnatore per niente al mondo, ripensava all'ansia, all'agitazione e alla paura che l'avevano attanagliata mentre rivelava il suo piano a Ranma.
Soprattutto ripensava alla paura, sensazione di cui non si era ancora liberata.
Ne ristagnava sempre un po' nel suo grande e temerario cuore da combattente, quando si parlava di lui, ma sta volta era tutto diverso.
Stavolta si era scoperta, quasi denudata. Aveva abbandonato tutte le sue difese.
Akane ripensava allo sguardo di Ranma, così docile per una volta.
Mentre piegava uno dei vestiti sottratti a Nabiki e nel contempo si rendeva conto che era davvero troppo corto, scollato e sexy per lei, ripensava al suo sfogo, a quella valanga di parole che le era venuta fuori senza freni, senza rifletterci, le era venuta fuori perché ne aveva bisogno.
E in un attimo aveva rivelato a Ranma tutta la fatica e il cuore che aveva messo nel suo regalo di compleanno.
Mentre riponeva con cura la sua camicetta bianca preferita, ripensava alla reazione del suo fidanzato, a quella domanda detta a mezzo fiato, col viso rosso e le dita che torturavano insistentemente il laccetto dei pantaloni.
Ma mai, in tutta la sua vita, avrebbe potuto dimenticare quello che era successo dopo.

***
<<..... Ci vogliamo pro-provare? >>
Akane gli rivolse quest'ultima domanda tremando.
Ranma la guardò dritta negli occhi. Lei faceva sul serio, voleva davvero essere la fidanzata perfetta e voleva farlo per lui.
Sapeva quanto questo per lei fosse difficile, conosceva il suo orgoglio, la sua timidezza e la sua  testardaggine perché erano le qualità che li accomunavano. Nelle vene di entrambi scorreva un sangue di fuoco, a cui bastava una scintilla per infiammarsi.
Ed entrambi bruciavano in egual modo. Bruciavano di passione, che mettevano in ogni cosa a cui si dedicavano, bruciavano di vergogna, nei confronti di loro stessi e dei loro sentimenti, bruciavano di orgoglio, di amor proprio, di forza.
Ranma sapeva quanto quelle parole, quei gesti e quella richiesta le fossero costati.
Se Akane faceva sul serio, doveva farlo anche lui.
Al diavolo tutto.
Nessuno li avrebbe scoperti, sarebbero stati per due giorni nel loro angolo di privato paradiso e avrebbero potuto sperimentare tutte le prime esperienze che a lui erano tanto mancate.
Niente insulti, niente litigate, niente di tutto ciò.
La loro facciata, ciò che li proteggeva dal mondo esterno, poteva cadere.
Erano solo loro due, Ranma e Akane.
Un solo pensiero, piccolo e dispettoso, si fece strada attraverso di lui:
<< Non voglio che sia una recita... >>
Ranma le avrebbe voluto dire che per lui la vera recita era quella che andava in scena tutti i giorni della loro vita da tre anni, quella che era costretto a ripetere davanti alla sua famiglia, ai suoi amici, a sé stesso.
Quella che aveva iniziato e non sapeva come terminare.
Ma l'odioso pensiero che lei, per essere la fidanzata perfetta, si costringesse a non essere più il suo maschiaccio violento, lo mandava fuori di testa.
<< Non devi sentirti costretto a fare niente Ranma... >>
<< Akane, io non sono bravo in queste cose...io non... >>
Lei gli prese una mano : << Proviamoci e basta! Senza paura, senza vergogna...Vedrai, sarà naturale... >>
Nascosti agli occhi del mondo, saremo naturali.
Al tocco di Akane, Ranma prese tutto il coraggio di cui aveva bisogno e sorrise: << Proviamoci >>

***

Ed ora ci stavano provando.

Mentre Akane disfava le valigie, Ranma era in giro a perlustrare ogni angolo di quella meravigliosa stanza tutta arredata sui toni del blu, il colore preferito di lei.
<< Akane!!! Hai visto? C'è anche l'idromassaggio!! >>
La piccola Tendo rise di gusto di fronte alla contentezza da bambino che brillava sul bel viso del suo fidanzato quasi diciannovenne.
Era tutto più facile da soli, senza nessuno da cui proteggersi.
<< Lo so Ranma, l'ho scelta io! >>
<< Vieni! Lo dobbiamo provare >>
Con gli occhi che gli brillavano, la prese per mano e la condusse davanti a quella piccola ma capiente vasca idromassaggio, poi aprì l'acqua e ci versò dentro il bagno schiuma e i sali da bagno.
Ora l'aria si stava riempiendo di calore e di profumo alla lavanda.
Akane rimase spiazzata dalla dolcezza e dalla disarmante semplicità con cui Ranma le aveva proposto qualcosa di tanto intimo.
<< Ranma vuoi... vuoi che facciamo il bagno insieme...? >>
Avevano detto niente imbarazzo, niente barriere, ma per due che avevano appena deciso di provarci, questo le pareva un po' troppo.
<< Oh...io....>>
Il viso di Ranma sfumò in tutte le gradazioni del rosso.
Non la insultò, non risposte come avrebbe fatto solitamente “Ma chi credi che voglia fare un bagno con una ragazza priva di sex appeal come te?”
Stavano provando ad essere davvero fidanzati e i veri fidanzati fanno il bagno insieme. Ma loro erano Ranma ed Akane, e anche se la loro storia era al terzo anno di convivenza, quello era il loro primo attimo di vera normalità.
<< Ci dovremmo vedere nu..... nu..... >> balbettò una titubante Akane.
<< Ecco, io non ci avevo pensato..... >>
La vasca si riempiva sempre di più e quei dolci profumi cominciavano ad offuscare i sensi.
Akane si avvicinò al viso di Ranma e bisbigliò:
<< Ho la soluzione, aspettami >>
E lasciò il codinato nell'atmosfera rovente del bagno la cui causa, sta volta, non era solo l'acqua.

Nel frattempo, mentre cercava di non farsi esplodere il cuore, Ranma si tolse la casacca e rimase con solo i pantaloni indosso.
Quando Akane tornò in bagno, rimase incantata alla visione di quei pettorali scolpiti imperlati dall'umidità della stanza che cominciava ad appannarsi.
Si schiarì la gola, per farlo voltare.
La reazione sperata non tardò ad arrivare. Ranma la guardò per quelli che parvero anni.
Lei se ne stava sulla soglia del bagno, fasciata perfettamente nel suo nuovo bikini, con in mano due asciugamani e lo sguardo basso.
Le gambe lunghe e snelle, i fianchi morbidi, il ventre piatto e tonico, il seno che pareva scoppiare.
Ranma l'aveva già vista nuda, ma mai per sua volontà.
Ora era lei che mostrava a lui spontaneamente, tutto quello che era capace di dargli.
Si sorrisero.
Senza dire niente Ranma si sfilò i pantaloni.
Insieme, tenendosi l'uno all'altro per non scivolare, entrarono in quel vortice di profumi intensi e sensuali.
La schiuma li copriva entrambi fin quasi al mento, il piacevole tepore dell'acqua e le bolle prodotte dall'idromassaggio erano come un balsamo sui loro muscoli irrigiditi  dall'imbarazzo.
L'aria era carica di vapore e di aspettative.
Ranma e Akane si sorrisero, entrambi rossi in volto, ma per una volta sicuri.

<< No! Non volevo bagnarmi i capelli, li ho lavati stamattina! >> protestò Akane ridendo
<< Anche io! E ho pure usato il tuo balsamo! >>
<< Ladro! >>
Risero insieme.
<< Sapessi come sono più facili da pettinare poi! Toccali, sono morbidissimi >>
Così dicendo Ranma si sciolse il codino e lasciò che i bei capelli neri corvino ricadessero in piccole onde fino alle spalle.
A quella visione Akane non poté resistere un momento di più e affondò la mano nella splendida capigliatura del fidanzato.
Oh, quante volte aveva desiderato farlo.
Senza pensarci due volte, prese un po' d'acqua calda nelle mani e la versò delicatamente sulla testa del ragazzo. Si mise in ginocchio dietro di lui, alzandosi un po', prese una piccola quantità di shampoo e dopo essersela passata fra le dita, cominciò a massaggiare con dolcezza quella bella testa mora.
Ranma a quel dolce contatto inaspettato, chiuse gli occhi, e benedicendo l'acqua calda che forse mascherava un po' il suo rossore, mormorò: << E' bellissimo... >>
<< Lo so, quando ero bambina Kasumi mi lavava sempre i capelli... >> disse Akane sorridendo a quel bel ricordo.
Come se fosse ieri, le tornò in mente una piccola Kasumi che, da madre improvvisata, le faceva il bagnetto e le lavava i capelli con delicatezza.
<< Io invece non ricordo che nessuno me li abbia mai lavati... tu sei la prima >>
Akane si fermò un secondo, commossa da una rivelazione tanto intima.
“Oh Ranma”.
<< Tuo padre non ti faceva il bagno quando eri bambino? >>
Ranma si girò a guardarla: << Se per “fare il bagno” tu intendi buttarmi in qualche fiume... allora sì! >> ma poi rise, non voleva che si rattristasse.
Akane, di tutta risposta, prese la spugna e incominciò ad insaponare la schiena del giovane.
Gli stava facendo il bagno.
Dalla schiena, in un piccolo ed impercettibile abbraccio, passò al collo e, fin dove arrivava, al petto.
Con repentinità, lui le prese la spugna dalle mani e si mise si fronte a lei guardandola:
<< Ora tocca a me, girati >>
Imitandola, Ranma le insaponò prima i capelli massaggiandole la testa con i polpastrelli e poi, con la stessa spugna, la schiena,le spalle, il collo, le braccia...
Akane si girò, ora erano faccia a faccia, più rossi che mai.
Lei con le mani finì di insaponargli quello che mancava delle spalle e del petto, sfiorando appena i magnifici addominali scolpiti.
Ranma titubante, allungò appena la mano con la spugna in direzione del suo seno....

BRRRRRRRRRR

Il ragazzo si fermò all'istante.
<< Cos'è stato quel rumore? >>

BRRRRRRRRR di nuovo.

Ranma abbassò la mano e la testa in segno d'imbarazzo.
<< E' il....il mio stomaco... sto morendo di fame... stamattina non ho fatto colazione... >>
Akane, invece di arrabbiarsi, rise sorpresa e un po' sollevata che l'imbarazzo, che Ranma che le stava per insaponare il petto aveva suscitato in lei, fosse del tutto sparito.
Poi si alzò in piedi, si sciacquò e in men che non si dica stava già guardando il fidanzato dal bordo della vasca mentre usciva:
<< Hai ragione! Anche io ho fame, su, andiamo! >>

 

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Capitolo 5
*** Here comes the Sun ***


Quarto Capitolo: Here comes the Sun


Intanto casa Tendo si era svegliata.
Kasumi fu la prima ad alzarsi, puntuale come un orologio anche il sabato.
Nella penombra della casa ancora addormentata fece il bucato, uscì in giardino a stendere i panni esponendoli alla dolce e fresca brezza del primo mattino.
Apprestandosi con la solita cura a preparare la colazione per tutta la famiglia, notò sul tavolo i due bigliettini lasciati da Akane.
Li lesse con attenzione e un po' di malinconia. Senza quei due la casa era vuota.
Non ci sarebbe stata Akane, sveglia alle sei, che faceva la sua corsa del mattino e poi tornava a casa e si buttava sotto la doccia; non ci sarebbero state le sue grida quando Ranma fosse entrato nel bagno proprio mentre dentro c'era lei e non ci sarebbe stata la loro classica litigata scendendo le scale:
“Non si bussa prima di entrare?”
“Non si chiude la porta?”
“Maniaco!”
“Ma che dici? Chi vorrebbe vedere una ragazza con il sex appeal di un cetriolo e i fianchi più larghi del tronco di una quercia secolare?”.
Appendendo i due biglietti sul frigorifero, Kasumi pensò che quella mattina non avrebbe dovuto preparare il sacchetto di ghiaccio per Ranma, atterrato da qualche potentissimo pugno della sua sorellina violenta.
La casa era proprio vuota senza quei due.

Nel frattempo anche Soun si era alzato, pettinato, rasato e lavato con cura, come ogni mattina.
Scese le scale e si diresse diritto in cucina, convinto senza errore, di trovare la sua splendida figlia maggiore intenta a prendersi cura della famiglia.
Così come un tempo aveva fatto sua moglie.
La sua bellissima, meravigliosa e gentile moglie.
Tutte le figlie sembravano aver preso qualche cosa da lei: Kasumi aveva ereditato la dolcezza, la dedizione per la famiglia, la gentilezza e l'enorme talento e passione per la cucina. E anche quei due occhi marrone cioccolato erano gli stessi della madre.
Nabiki invece aveva la stessa intraprendenza della madre. Era intelligente e scaltra proprio come lei, ed inoltre sapeva dimostrare, a modo suo, l'enorme affetto che provava per coloro che le erano intorno.
Ed infine Akane era quella che, esteriormente, la ricordava di più.
Aveva le sue stesse gambe lunghissime, il suo stesso incarnato candido e i suoi stessi capelli neri lucenti. Come la madre era passionale e caparbia, metteva tutta sé stessa per raggiungere i propri obiettivi e non si arrendeva mai.
Soun interruppe quella striscia di ricordi con le lacrime agli occhi:
<< Buongiorno mia cara Kasumi! >>
<< Buongiorno papà >> e lei gli sorrise, anche il sorriso era lo stesso della sua amata moglie.
<< Non si è ancora svegliato nessuno? >>
<< No papà, solo Ranma e Akane che se ne sono andati molto presto... >>
<< Se ne sono andati?? E dove? >>
<< Akane è con quella sua compagna di classe, non ricordi? Le hai dato il permesso proprio ieri! >>
<< Ah sì certo! E Ranma, è andato con lei? >>
<< No, dice che è andato con Ryoga, quel buffo ragazzo che si perde sempre, ad allenarsi fra i boschi >>
<< Ah, quei due! Ma non potevano andare alle terme insieme? Quando si decideranno a mettere la testa a posto? >>
E se ne andò bofonchiando gli stessi rimproveri di sempre, aspettando la colazione e il suo amico Saotome per una partita a shogi.

Quasi contemporaneamente il maestro Happosai, al piano di sopra, spalancò la porta della camera degli ospiti buttando una secchiata d'acqua fredda al suo interno, nella speranza di vedere Ranma trasformarsi nella bella ragazza dai capelli rossi:
<< Zuccherino svegliati!! Stanotte ho pescato un completino proprio della tua misura! Provalo! Fa contento un povero vecchio! Eh? Ma un momento.... >>
La bella fanciulla che desiderava tanto vedere non c'era, al suo posto un panda con lo sguardo assassino e un cartello alzato “Le sembra questo il modo di svegliarmi?”
<< Dov'è Ranma? >>
<< Bo-bo... Bo-bo... Bo-bo-bo-bo! >>
<< Inutile idiota! Non li capisco i tuoi versi da panda! >>
Genma alzò un altro cartello “E io che ne so”.
Il vecchio maestro, volando sul corrimano, scese le scale e cominciò a gridare in ogni angolo della casa: << Raaaaanmaaaa!!! Raaaaanma!!! Dove sei?? >>
Ad interrompere la sua spasmodica ricerca fu Kasumi con la consueta dolcezza:
<< Maestro, Ranma non c'è! E' partito per allenarsi, ma se lo cerca lo troverà nei boschi qui intorno, assieme al suo amico >>
<< Ti ringrazio tesorino, non fa niente. Potresti invece chiamarmi la dolce Akanuccia? >>
Kasumi sorrise di nuovo con gentilezza:
<< Maestro, non c'è neanche lei! E' andata alle terme con una sua compagna di classe. Mi dispiace, c'è qualcosa che posso fare io, per lei? >>
Happosai rifletté un solo minuscolo momento sulla possibilità di vedere lo splendido fisico di Kasumi avvolto da quel pregiato pizzo francese, ma scosse immediatamente la testa.
Questo era troppo anche per lui.
<< No Kasumi, ti ringrazio >>
“E così sia Ranma che Akane sono spariti, contemporaneamente... La cosa si fa interessante”.

L'ultima a riempire con la sua presenza la casa, fu Nabiki.
Si svegliò di corsa e si preparò nel più breve tempo a sua disposizione.
Aveva un appuntamento con Kuno, il suo ridondante e completamente idiota compagno di classe, per vendergli, alla modica cifra di 2000 yen l'una, degli scatti che era riuscita a carpire di una Ranma versione femminile che, incurante della presenza di uomini nella casa, si allenava a petto nudo nel dojo.
Scese le scale di corsa nel suo bel vestito bordeaux e, sempre correndo, rubò un biscotto dal  tavolo dirigendosi verso la porta d'ingresso.
<< Sorellina dove stai andando? Aspetta la colazione è quasi pronta! >>
<< Non posso Kasumi grazie, devo andare a fare delle commissioni urgenti e non voglio che mi becchi Ranma.... ehm cioè, niente, devo vedermi con Kuno >>
<< Nabiki, la dovresti proprio smettere di vendere le foto di Ranma a quel ragazzo! Comunque puoi sederti con noi, Ranma non c'è! >>
<< Ah sì? E dove è andato? >>
<< Sta mattina presto è partito per allenarsi con Ryoga! Guarda, sul frigorifero c'è il bigliettino che ha lasciato! >>
Incuriosita più che mai dalla partenza improvvisa del suo “cognatino caro”, l'affascinante mezzana andò immediatamente a controllare.
Tolse la calamita a forma di onigiri che teneva attaccato lo stropicciato biglietto di Ranma alla parete bianca del frigorifero e lo lesse con attenzione.
Strano, davvero, davvero strano.
Quella scrittura, seppur orribile, non le sembrava per niente quella del ragazzo. La sua attenzione venne poi attirata da un altro bigliettino, proprio lì di fianco.
Era di Akane e diceva che anche lei sarebbe stata fuori per tutto il week end, alle terme con la sua amica  Sayuri.
Sia Ranma che Akane erano partiti quella mattina.
La faccenda si faceva sempre più strana.
D'un tratto le venne in mente la scena che si era svolta la sera precedente.

***

Toc- toc.
<< Sì? >>
<< Nabiki sono Akane, posso entrare? >>
<< Vieni sorellina! >>
Akane era entrata nella stanza con il colorito a dir poco acceso.
<< Devo chiederti un favore... >>
<< Dimmi tutto >>
<< Potresti prestarmi dei soldi? >>
Nabiki aveva riso deliziata da quella perla. La regina dell'orgoglio Akane Tendo, stava chiedendo un prestito e udite, udite, lei era convinta di sapere il perché di quell'insolita richiesta:
<< Ti servono per comprare il regalo di compleanno a Ranma vero? >>
Akane prese letteralmente fuoco, sembrava il suo fidanzato tanto era rigida e con gli occhi sgranati.
“In realtà gliene ho già comprati cinque, di regali. Ma non vanno bene e adesso sono qui da te perché sono rimasta quasi al verde e l'hotel che ho prenotato è così caro...”
Ma disse solo: << No!! Ma come ti viene in mente una cosa del genere!!! >> e sforzandosi di mantenere quel minimo di autocontrollo rimastole aggiunse: << E' che devo andare via per il week end... vado alle terme... chiedi a papà e a Kasumi se non mi credi!! Ranma non c'entra niente! Niente!! >>
Nabiki decise magnanimamente di porre fine al supplizio della sua imbarazzatissima sorella minore:
<< Va bene, sorellina, non ti agitare! Ecco, prendi quello che ti serve! >>

***

Ora era tutto molto più chiaro.
Regina di ghiaccio e astuta calcolatrice, Nabiki Tendo era più furba di un branco di volpi messe tutte insieme.
Non le ci vollero più di cinque minuti per fare due più due.
Akane e Ranma erano spariti insieme quella stessa mattina presto, mentre tutti ancora dormivano. L'unica traccia erano due bigliettini che ad occhi un po' più maliziosi, non parevano per niente credibili. Akane le aveva chiesto un prestito e il compleanno di Ranma sarebbe stato domani.
Davvero nessuno aveva ancora notato quanto fosse strano che quei due fossero misteriosamente “partiti” contemporaneamente proprio durante il week end del compleanno di Ranma?
Ah, che famiglia di idioti.
“Però Akane, quando vuoi si vede che sei mia sorella!” pensò Nabiki realmente colpita dall'astuzia e dalla furbizia con le quali la più piccola delle Tendo aveva orchestrato questo piano perfetto.
Restava solo da capire dove fossero andati, e se Akane sarebbe riuscita nel suo intento.
“Buona fortuna sorellina”.

***

Quello che la famiglia Tendo, con la ovvia eccezione di Nabiki, non poteva nemmeno immaginare, era che i due diretti interessati proprio quella mattina, proprio mentre loro li cercavano, si erano inconsciamente dichiarati.
Senza dirlo a parole Akane aveva espresso il desiderio di essere la fidanzata di Ranma per davvero, così come sarebbe sempre dovuto essere.
E lui, senza ammetterlo apertamente, aveva accettato.
Sembrava ad entrambi un sogno poter stare lì, in quell'hotel piccolo e dolce, ad essere tutto ciò che non sarebbero mai potuti essere altrove.

Akane uscì dalla vasca, grata che quell'atmosfera carica di troppa sensualità per essere solo le nove del mattino, fosse finita.
Finita in un brontolio di stomaco, timico del suo Ranma.
Andò in camera lasciando Ranma ancora nella vasca, si mise un leggero prendi sole bianco e urlò al fidanzato:
<< Vado a prendere la colazione!! Aspettami qui!! >>
<< D'accordo! >>

Ranma rimase per altri dieci minuti nel piacevole tepore della vasca.
Ora che Akane se n'era andata poteva tornare a respirare normalmente. E il cuore poteva tornare a battere a livelli normali, e lui poteva rilassarsi.
Ripensare a quello che stava per fare lo mandava in escandescenza.
Davvero stava per lavarle il petto? Stava per sfiorare, seppur con una spugna, quel seno che tante volte aveva sbirciato di nascosto e che troppo spesso aveva criticato apertamente.
Ma, da ora in poi, non avrebbe più potuto dire che era piatta come una tavola.
L'immagine del decoltè di Akane, così pieno e candido, lo mandava fuori di testa.
Decise perciò di buttare via i boxer, per lasciare un po' libero chi, da quella stessa mattina, era stato messo a dura prova troppe volte.
Era ancora mattina presto, ma Ranma non poteva fare a meno di pensare a cosa sarebbe accaduto sul far della sera.
Akane aveva prenotato una camera matrimoniale, tanto che al loro arrivo in hotel, li avevano scambiati per una coppia di neo sposini. Ranma non sarebbe ancora riuscito a guardare la signora bionda dell'accoglienza senza provare un certo imbarazzo.
Avrebbero dormito insieme quella notte, e anche la notte dopo. Chissà se Akane aveva in mente un altro tipo di regalo....
“Basta! Ma che mi prende oggi?”
Stare da solo con lei, dare libero sfogo a quegli atteggiamenti che per troppo tempo aveva represso, lo stava facendo cambiare. Dov'era finita la sua proverbiale timidezza?
<< Ranma sono tornata!! >>
La voce della sua fidanzata lo destò da quei pensieri, si alzò in fretta, arrotolò un morbido asciugamano bianco intorno ai fianchi e uscì dal bagno.

A vederlo, ad Akane venne un colpo.
<< Copriti scemo! >>
<< Parli tu >> le rispose lui con fare malizioso, indicando le leggere trasparenze de cortissimo vestitino bianco di lei.
<< Ma non avevi fame? >>
<< Oh sì, una fame da lupi, cosa c'è di buono? >>
Akane sorrise. Ranma sapeva essere un uomo e un ragazzino allo stesso tempo. Un minuto prima la guardava carico di desiderio e il minuto dopo il desiderio si era spostato sulla colazione che teneva in mano.
<< Fuori è una giornata bellissima, ti va di mangiare in terrazzo? >>
Senza rispondere Ranma spalancò la porta finestra e uscì.
Il loro Hotel si chiamava “Sogni sulla spiaggia” e quello era davvero un sogno.
Una coltre di finissima sabbia bianca si distendeva davanti a loro, sfociando nell'azzurro cristallino di un oceano calmo e sereno. Il cielo era celeste chiaro, con qualche striatura bianca dovuta all'orario, ma completamento libero da nubi. Il Sole giallo paglierino schiariva tutto ciò su cui si posava, illuminando la distesa salata.
Entrambi i ragazzi rimasero tanto incantati da quella meraviglia che non fecero caso a quanto quel terrazzo fosse romantico e suggestivo.
La ringhiera di pietra grigio chiara, a ridosso del mare, era sapientemente agghindata con piccolissimi lillà. Al centro era posizionato un piccolo tavolino rotondo di ferro battuto con sopra una tovaglia ciclamino a cui erano abbinate due sedie con cuscini in tinta.
Sopra, un vaso di piccoli fiorellini bianchi, violetti e rosa.
Ranma fu il primo a sedersi, ancora a dorso nudo, ancora bagnato dal recente bagno:
<< Allora, cos'hai lì dentro? >>
Akane tirò fuori dalle buste una colazione inaspettata: brioche, panetti di burro, biscotti alla crema e  del succo d'arancia.
<< Questo è un hotel internazionale...così ho pensato di cambiare un po'...Ti-ti piace? >>
Il ragazzo come risposta addentò una delle piccole brioche con la marmellata di mele e sorrise con la bocca ancora sporca di briciole.

Non appena ebbero finito di mangiare, Ranma chiamò la fidanzata e la fece sedere sulle sue gambe, spostando la sedia in direzione del magnifico panorama.
Acquisiva sicurezza dalla consapevolezza di essere soli.
Con gli occhi persi ad ammirare l'orizzonte, blu notte nell'azzurro, Ranma pensava a quanto tutto questo gli sarebbe mancato lunedì.
<< Allora, che vorresti fare oggi? >>
Akane, respirando a pieni polmoni quell'aria salmastra che sapeva di buono, sorrise felice all'idea di avere tutta la giornata davanti.
Tutta la giornata con Ranma.
La loro proverbiale timidezza sembrava quasi svanita, la loro vergogna, il tipico imbarazzo, tutto lasciato a Nerima.
Con l'entusiasmo di una bambina cominciò ad elencare: << Ohhh, vorrei fare una passeggiata sulla spiaggia, poi visitare le bancarelle e poi vorrei andare a cena fuori questa sera! So che c'è un bellissimo ristorante in questa città! >>
Ranma rise contagiato dall'allegria della sua splendida fidanzata.
Le posò un piccolo bacio fra le scapole, non senza arrossire e, avvicinandosi ai suoi bei capelli profumati sussurrò: << Ogni tuo desiderio è un ordine maschiaccio >>
“Spero solo che vada tutto come vuoi tu” aggiunse, ma solo per sé.


********************************************************************************

Buongiorno!!

Volevo ringraziare sentitamente tutte le persone che hanno recensito fino ad ora, siete sempre tanto, tanto, tanto, tanto, TROPPO gentili! Milioni di grazie anche alle persone che hanno inserito la mia storia fra le preferite, seguite, ricordate... Siete sempre più numerosi e io non me lo spiego!!
Un grazie speciale alla bravissima Spirit99 che continua a farsi ispirare dai miei capitoli!
Ed infatti, vi allego l'ultima sua meravigliosa creazione, ispirata al capitolo precedente!
So bene che questi ultimi capitoli sono molto sdolcinati e romantici, ma vi anticipo che i guai stanno per giungere (ahimè!!)
Grazie ancora, dal profondo del cuore, a tutti!!
A presto
Aronoele (:

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Capitolo 6
*** Preludio ***


Quinto Capitolo: Preludio


“Oh Akane, chissà cosa stai facendo, chissà come stai, se stai ridendo, se sei arrabbiata con quel bruto di Ranma, se lì dove ti trovi piove o c'è il Sole... Chissà se qualche volta anche tu mi pensi...
Io sono lontano da te, migliaia di chilometri separano i nostri corpi, ma tu sei sempre nei miei pensieri... Chissà cosa stai facendo...”

***

Akane si sdraiò sul letto esausta.
Lei e Ranma erano stati in giro fino ad allora, quando mancava un'ora al tramonto.
Avevano passeggiato scalzi sulla spiaggia, raccogliendo conchiglie e facendone collane, la sua, Akane, la indossava ancora.
L'acqua era così limpida e fresca che non avevano resistito a farsi un bagno, il secondo insieme, di quella mattina. Si erano tuffati ancora vestiti nell'acqua salata e cristallina, tanto chiara ed illuminata che pareva splendere di luce propria. Avevano giocato a rincorrersi mentre la brezza marina sferzava i loro corpi bagnati, riempiendoli di brividi.
Akane era uscita dall'acqua infreddolita, il suo bel vestito bianco, ormai bagnato, era diventato troppo trasparente.
Così aveva cominciato a correre in direzione dell'hotel ma Ranma l'aveva raggiunta, atterrata, e aveva cominciato a ricoprirla tutta con la finissima sabbia bianca, tanto chiara che sembrava essere fatta di diamanti.
Un anziano signore poco lontano, aveva visto la scena e aveva sorriso della spensieratezza e della gioia di quelle due ragazze che giocavano sulla spiaggia.

Poi, dopo essersi cambiati e lavati di nuovo, Akane aveva trascinato un Ranma tornato uomo, a fare il giro di tutte le bancarelle della città.
Avevano toccato le preziose stoffe cinesi, avevano sentito i meravigliosi profumi d'oriente ed avevano assaggiato qualcosa da ogni bancarella.
Ranma le aveva persino comprato il gelato.
Si erano anche fatti fare un ritratto, l'uno vicino all'altra, da un artista di strada che aveva insistito per regalargli quel disegno che li ritraeva felici insieme.
Avevano ammirato i boschetti, i ciliegi in fiore, le montagne tutt'attorno, il piccolo tempio tipico costeggiato da un bel prato di fiori rosa scuro.
Avevano salutato di nuovo il grande Oceano.

E poi erano tornati nella loro stanza, stanchi, sfiniti ma sorridenti.

***

Ranma si buttò su letto di fianco ad Akane, ancora presa da tutti i ricordi di quella mattina.
Lei a sinistra, vicino alla finestra aperta che le mandava ventate di freschezza, lui a destra, tanto alto che i piedi sporgevano fuori.
Al centro le loro mani unite.
Ranma chiuse gli occhi e strinse ancora di più quella manina.
<< Akane sono felice >>
Glielo disse così, come un respiro, come se le avesse chiesto di passargli il burro, come se le avesse detto una cosa tanto vera, pura e sincera che non poteva essere detta in modo diverso.
Akane sono felice.
Per la prima volta tutto girava in loro favore, Ranma non voleva nemmeno pensare a tutti i motivi per cui ogni cosa andava sempre storta. Gli sembrava di sporcare quella giornata che invece doveva rimanere candida.
Candida come la mano che stava stringendo.
Candida come lei.

Akane ti amo.
Non sarebbe mai esistito un momento migliore per dirglielo


Lui le si sdraiò di fianco, e a lei mancò il respiro.
Le strinse la mano, e le si aprì una voragine nello stomaco.
<< Akane sono felice >> e il cuore le mancò un battito.

Ranma era felice.
Felice di stare con lei, felice della giornata, felice di quel regalo, felice di averle detto di sì, felice.
Le stringeva la mano e non attendeva nemmeno una sua risposta, lui la sapeva già.
Il bel viso rilassato, gli occhi chiusi.
Akane si girò appena per osservare il ventre muscoloso di lui che si alzava e si abbassava lento, al ritmo dei suoi respiri.
Ranma era visibilmente rilassato, calmo, aveva abbassato tutte le sue consuete difese, era tranquillo, in pace.
Ed era bellissimo.

Ranma ti amo.
Non sarebbe mai esistito un momento migliore per dirglielo.

***

<< Ranma sveglia! Sono già le sette! Siamo in ritardo!! >>
Si erano addormentati, nell'oziosa penombra di un pomeriggio tanto caldo da parere estivo, ancora mano nella mano, si erano addormentati.
E Akane si era svegliata sudata e con il bel vestito verde bottiglia sgualcito.
<< Dai pigrone, alzati! Abbiamo prenotato per le otto e mezzo!! >>
<< Akane... stavo facendo un sogno così bello... >>
Ranma, con gli occhi ancora chiusi, rosso in viso per il calore e chissà cos'altro, e con un dolcissimo sorriso sulle belle labbra carnose, si girò verso di lei e con il possente braccio la rimise sdraiata.
<< Non andiamo... restiamo qui... >>
Akane, tentando invano di spostare il braccio muscoloso che la inchiodava alla coperta blu oltremare, recitava la parte della fidanzata esasperata e spazientita, ma dentro stava ridendo:
<< Dai Ranma! Mi hai promesso che mi avresti portata a cena fuori! Come in un primo appuntamento! >>
A quelle parole il ragazzo spalancò gli occhi: << Eh? >>
Akane abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzata: << Sì... avevi detto che avremmo fatto finta che tu mi fossi venuto a prendere per portarmi a cena fuori... come... come se fosse il primo appuntamento....Ti... ti ricordi? >>
Vedendo la tenerezza dipinta in quel mare color miele che erano i suoi occhi, Ranma la liberò alzandosi di scatto:
<< Se è così allora sono in un ritardo mostruoso!! Vai a prepararti, ti aspetterò qui sotto alle otto in punto, non farmi aspettare troppo! >> e rimettendosi la casacca indaco, scappò fuori dalla porta.

Il cuore di Akane rischiava di esaurire i battiti.
Ne aveva fatti almeno un milione al secondo da quando lui era andato via.
Si era alzata in piedi velocemente, sentendo ancora il residuo della sensazione che il braccio caldo di Ranma le aveva lasciato addosso.
Si era catapultata ad aprire il cassetto dove aveva abilmente nascosto il suo completino più sensuale e il vestito più meraviglioso che avesse mai visto.
Ricordava come fosse ieri chi era stata a regalarglielo.

***

<< Possiamo entrare? >>
Un' Akane con indosso uno sfavillante vestito da sposa aspettava con il cuore in gola, il compiersi del destino che le era stato segnato, o forse consegnato, da Ranma.
<< Certo! >>
Kasumi e Nabiki, belle come due principesse, entrarono nella stanza e, dopo aver abbracciato la loro sorellina minore, le porsero un pacchetto color carta da zucchero.
<< Che cos'è? >> chiese la sposa sorridente
<< No Akane! Non lo aprire, è una sorpresa per la luna di miele! Fanne buon uso... >>
E lei che, imbarazzatissima, scuoteva la testa in senso di diniego, non vedeva l'ora di aprirlo.

Poche ore dopo, la sera del matrimonio, la sera nella quale lei sarebbe dovuta essere finalmente felice, invece tutto era andato perduto.
Akane era sdraiata sul pavimento del dojo semi distrutto, distrutto come le sue speranze, come il suo cuore.
Distrutto come lei.
Piangeva in silenzio, senza consolazione.
Era tutto finito, rovinato.
Ad un tratto, fra la moltitudine di macerie, scorse il pacchetto delle sue sorelle e, anche se con il cuore che le faceva male, lo aprì.
All'interno c'era un completino intimo e un vestito a dir poco meraviglioso.
Akane se lo strinse al petto continuando a piangere disperata.
<< Non temere sorellina... >> Kasumi le era di fianco << un giorno lui lo vedrà... >>

***

Ranma uscì velocemente con in mano la busta in cui aveva preparato il suo cambio più bello, quello che non aveva mai avuto l'occasione di mettere, quello che sperava sarebbe piaciuto ad Akane. Sarebbe stato perfetto per una cena romantica.
Lei gli aveva chiesto di fare le cose per bene, in fondo era davvero la prima volta che andavano fuori a cena. Così lui si era ripromesso che sarebbe stato tutto perfetto, le avrebbe comprato una rosa rossa, si sarebbe vestito bene e avrebbe aspettato con ansia la sua discesa dalle scale nell'androne dell'hotel, come nei film romantici che guardava Kasumi.
Ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcosa sarebbe presto andato storto. Non riusciva a rilassarsi completamente, si sentiva come nascosto, come in bilico, in pericolo, come se chiunque potesse mettere a repentaglio la sua felicità fosse lì in agguato.
Mentre camminava sulla spiaggia ombrosa delle prime luci della sera, inciampò in qualcosa di piccolo e nero.
Quando si dice “si parla del diavolo e spunta...”
<< Ryoga! >> raccolse da terra il maialino << Che ci fai tu qui? >>
Una serie di sconnessi “oink, oink, oink” e molti graffi furono la risposta.
<< Ti sei perso un altra volta eh? >> chiese sarcastico sorridendo sghembo, facendo infervorare ancora di più il povero P-chan che cercava di scappare dalle sue mani.
Ma Ranma non aveva voglia di scherzare, Ryoga era uno dei sei uragani con cui lui ed Akane condividevano la vita:
<< Stammi a sentire, prosciutto in miniatura >> la sua voce rabbiosa ma stranamente calma, rendeva il tono ancora più minaccioso << Io e Akane saremo qui in vacanza fino a domani e le cose fra di noi stanno finalmente andando bene >>.
Fece una pausa per riprendere fiato dopo una delle più grandi confessioni che avesse mai fatto a qualcuno, poi riprese: << Quindi ora sparisci e non t'azzardare a rovinare tutto! Hai capito? >>
E detto questo, lo scagliò con forza il più lontano possibile, pregando in cuor suo che quello non fosse l'inizio dei loro guai.

***

Parecchi metri più in là, un piccolo e agitatissimo P-chan, atterrò proprio sul pavimento del terrazzo della stanza nella quale Akane si stava preparando.
La ragazza fu attirata da un rumore sordo, come un tonfo, che proveniva da accanto al tavolino dove lei e Ranma avevano fatto colazione quella mattina e uscì fuori a controllare.
Per terra vide il bel maialino nero con un enorme bernoccolo sulla fronte minuta e l'espressione più truce di quella di un toro.
<< P-chan ciao!! Che ci fai qui? >>
Lui la guardò con gli occhioni teneri  pieni di lacrime e terrore “non andare da lui ti prego” e le si strinse forte al petto, tirandola per il vestito.
<< Sei venuto al mare anche tu piccolino? Ma che fai, vuoi le coccole? Adesso non posso, Ranma mi sta aspettando, dobbiamo andare a cena fuori... e poi.... Sai, questo è il suo regalo di compleanno >> e posandogli un piccolo bacio sul naso da porcellino, lo mise a terra, sorridendo felice.
Un “oink” di dolore, Ryoga si sentiva morire.

***

Un'ora più tardi Ranma camminava su e giù per la grande sala d'ingresso dell'hotel.
Aveva in mano una rosa rossa incartata da un solo  piccolo nastro.
Si guardò in uno dei tantissimi specchi di forme e colori differenti che costeggiavano i muri, l'ultima controllata.
Indossava dei pantaloni neri aderenti e una casacca nera smanicata, del suo consueto stile cinese, sempre nera, con gli alamari dorati e si sentiva parecchio stupido.
Continuava a sedersi, a rialzarsi, a passeggiare, a controllare di essere in ordine specchiandosi, a guardare le scale.
Parecchio, parecchio stupido. Neanche stesse aspettando il suo primogenito.

Poi, all'improvviso, una fitta al petto tanto forte da mozzargli il fiato.
Akane era in cima alle scale.
Un meraviglioso vestito tempestato di cristalli dorati, tanto che sembrava cucito di luce, la fasciava delicatamente il corpo.
Una cascata di polvere di stelle con le maniche lunghe, e che le lasciava completamente scoperta  la schiena liscia e candida, fino all'incavo del fondo schiena.
A corredare il tutto, un paio di sandali anch'essi dorati con quel tanto di tacco che bastava affinché Akane, una volta di fronte a Ranma, alzando la testa, avesse di fronte il suo grande e meraviglioso collo.
Lui la guardò scendere estasiato.
Il cuore aveva cessato di battere da quando i suoi occhi avevano incontrato tanta meraviglia.
Un delizioso rossore si dipinse sulle guance di lei, non appena gli arrivò di fronte.
Ranma le si avvicinò titubante, quasi con la paura di spezzarla, di rovinarla.
Le sue grandi e forti mani calde le sfiorarono appena la pelle nuda e liscia della schiena, lentamente, in una carezza delicata, fece scorrere la mano su e giù.
La percorse tutta, gustando la sua morbidezza.
La pelle di Akane pareva fresca e leggera seta bianca.
Si accorse che non indossava il reggiseno e dovette trattenersi dalla voglia di accarezzarla ancora, più a lungo, più forte.
Akane gli sorrise. Un sorriso tanto bello da poter illuminare l'intera stanza.
Un sorriso tanto bello da illuminare il suo cuore.
Cercando di respirare, le porse la rosa: << La prossima volta che ti dico che sei un maschiaccio dalla vita larga ti autorizzo ad uccidermi >>
<< Questo voleva essere un complimento? >>
Ranma si maledì mentalmente per non essere in grado di formulare una frase di senso compiuto, per la prima volta in vita sua, nessuna parte del suo corpo pareva voler reagire ai suoi stimoli, le gambe erano diventate molli, le mani tremavano e le labbra erano inclinate in un sorriso ebete.
Il cuore sembrava non poter reggere tutta quell'emozione.
<< Sì...ehm...io...Akane, sei bellissima stasera >>
Ce l'aveva fatta. Le aveva detto che era bellissima. Sei bellissima, sei bellissima, sei bellissima. Gliel' avrebbe potuto ripetere senza stancarsi mai. Sei bellissima.
Eri bellissima stamattina quando sei venuta a chiamarmi, eri bellissima quando in quel vestito mozza fiato mi stavi aspettando al parco, eri bellissima mentre guardavi l'alba dal finestrino del treno, eri bellissima quando mi hai chiesto di provarci, eri bellissima quando eri nella vasca assieme a me, mentre mi lavavi i capelli e ti lasciavi lavare da me, eri bellissima quando ti sei seduta sulle mie gambe in terrazzo, eri bellissima fra le onde del mare, eri bellissima ricoperta di sabbia, eri bellissima mentre mangiavi il gelato, eri bellissima quando ti sei addormentata, e anche quando ti sei svegliata. E sei bellissima ora.
Come aveva fatto a trattenerlo per tutto questo tempo?
Fino a ieri non le avrebbe detto niente, l'avrebbe ingoiato. Ma oggi, oggi era tutto diverso.

La piccola Tendo arrossì ancora più violentemente.
Non disse niente ma i suoi occhi languidi, le labbra sorridenti e le mani intrecciate a quelle di lui, parlavano per lei.


***

Da lontano, un piccolo maialino con al collo una bandana gialla, guardava Ranma ed Akane uscire dalla grande porta vetrata e sorridersi complici.
Ryoga cominciò a correre, più veloce che poteva, non importava se non trovava l'acqua calda, non importava se le sue zampe erano troppo corte, avrebbe corso tutti i chilometri che lo separavano da lei.
Doveva andare, doveva correre, doveva separarli.
Più veloce Ryoga, più veloce.
Correva con il terrore nel sangue. Davanti agli occhi l'immagine di Akane, mano nella mano con Ranma, vestita come una dea, che gli regalava il sorriso più dolce che si potesse desiderare. Un sorriso che quello stupido non meritava.
Corri Ryoga corri, va da lei.
“Io e Akane saremo qui in vacanza fino a domani e le cose fra di noi stanno finalmente andando bene...Quindi ora sparisci e non t'azzardare a rovinare tutto! Hai capito?”
“ ….e poi.... Sai, questo è il suo regalo di compleanno”
Ora aveva capito tutto.
Ryoga correva con urgenza, più veloce del vento, cercando di non pensare a cosa sarebbe successo se non fosse riuscito ad arrivare in tempo.
Cosa le avrebbe fatto Ranma, da solo con lei per tutta la notte?
Dannazione Ryoga, devi andare più veloce! Non fa niente se le zampe ti bruciano, se la vista è stata appannata dalle lacrime, se ti fa male il cuore, se non riesci a respirare.
Va da lei, lei è l'unica che può impedire che quello che temi succeda. L'unica che può separarli.
Va e proteggi Akane!
Corri Ryoga, corri!


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Buonasera! Dovrei quasi dire “buonanotte” visto che è l'una del mattino..!
Comunque anche questo capitolo è arrivato!! E' il mio preferito... ho adorato scriverlo, dall'inizio alla fine, invece sto odiando il successivo! Ma non voglio anticiparvi nulla....

Come sempre, sarò ripetitiva, ma voglio ringraziarvi tutti, uno ad uno!!
A proposito di ringraziamenti, vi lascio la bellissima creazione di SPIRIT 99 (come sempre, grazie mille per la bravura, la pazienza e l'immensa gentilezza)
Grazie davvero a tutti!! Come sempre, se voleste trovare un po' di tempo per farmi sapere cosa  pensate del capitolo, io ne sarei immensamente contenta! :)
A presto...
Aronoele (:

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Capitolo 7
*** Buon Compleanno Ranma ***


Sesto capitolo: Buon compleanno Ranma
 

Read here before reading there:

Ho scritto questo capitolo ascoltando la canzone dei Light House Family “High”, se vi va, provate a farlo anche voi, chissà che non vi trasmetta le stesse emozioni che ho provato io mentre scrivevo.
Altro avviso, in particolare per i lettori minorenni, la prima scena è un po' “esplicita” tanto che non so se sia il caso di cambiare il rating. Metto le mani avanti!
Buona lettura!

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Ranma ora la vedeva. La vedeva per la prima volta.

Akane era in piedi davanti a lui.
Una leggera e cortissima sottoveste di finissimo pizzo nero ombreggiava appena un completino di raso color cipria.
Con indosso solo quello, Akane stava in piedi davanti al suo sguardo, con il viso in fiamme.
Ranma le si parò davanti, lui in ginocchio sul materasso morbido, lei in piedi di fronte al letto.
<< Akane....>> riuscì solo a sussurrare, le parole gli si strozzarono in gola.
Le sfiorò appena una delle spalline nere.
<< Ranma io.... se è troppo io... >>
<< Toglilo >>.

Il cuore prese a batterle così forte che se ne poteva sentire il rumore.
Lentamente, con tutta la delicatezza e la grazia di cui le sue mani tremanti erano capaci, si sfilò la sottoveste rimanendo solo con il completino che si confondeva tanto bene con il suo incarnato.
Ranma scese dal letto e la raggiunse.
Guardò Akane, che aveva le gote rosse per la vergogna e l'imbarazzo, come un lupo guarda un agnellino: famelico.
Le posò due dita sotto il mento per farle alzare lo sguardo, senza dire una parola. Lei aveva gli occhi lucidi e pieni di emozione.
La fece sdraiare sul letto, si tolse la casacca con un gesto rabbioso e la buttò per terra.
Dall'alto la sovrastava ed Akane poté ammirare la perfezione nel corpo del suo fidanzato.
Poi si abbassò su di lei, sfiorandole con una mano il contorno sinistro del corpo.
Al suo tocco lei ebbe uno spasmo.
Ranma non riusciva a pensare, la mente annebbiata da tutte quelle sensazioni: i sospiri di Akane, la visione del suo corpo immacolato, piccolo e fragile sotto al suo così grande, la pelle bianca e morbida di lei, il suo profumo fruttato.
Si buttò su di lei con un'urgenza disperata.
E le diede il loro primo bacio.
Un bacio lungo, delizioso, appassionato, carico di bisogno.
<< La prossima volta che ti dico che non hai sex appeal ti autorizzo ad uccidermi >> disse Ranma staccandosi << mi fai impazzire >>
Riprese a baciarla con foga.
Le mani di lei vagavano sulla sua schiena scolpita, sui muscoli delle sue braccia così forti.
Stringeva, si aggrappava, pizzicava. Non sapeva come fare a controllarsi.
Non c'era spazio per i pensieri, per le domande e nemmeno per le parole, solo baci, carezze, baci, baci, baci.
Ranma la stava baciando da levarle il fiato.
Le accarezzò il viso, i capelli, le braccia, le cosce. Le baciò il collo, le spalle, le mani, il ventre.
Improvvisamente, appoggiò con cautela il bacino contro il suo.
Akane sentì contro di lei qualcosa che non aveva mai neppure osato immaginare:
<< La prossima volta che ti chiamo “mezzo-uomo” ti autorizzo ad uccidermi >>
Lui le sorrise.
Non sapeva da dove fosse derivato tutto questo coraggio, dove fossero finiti i suoi dubbi, le sue paure, la sua timidezza.
Sapeva solo che la vista di Akane vestita in quel modo per lui, dopo quella giornata per lui, l'aveva mandato in tilt.
Le slacciò con tutta la calma di cui era capace il reggiseno e lei strinse gli occhi per l'imbarazzo.
Ranma le si avvicinò piano, poggiando tutto il corpo contro il suo, in modo da non poterla più vedere, ma da poterla sentire.
La sentiva sotto di lui fragile, esile, tremante, imbarazzata.
<< Shhhh... apri gli occhi... Sei bellissima Akane, sei sempre stata bellissima.... >> Ranma aveva il fiato corto << Io non so che stiamo facendo, non so come e non so perché proprio ora ma l'unica cosa che so è che voglio stare con te stanotte... >> le bisbigliò con le labbra incollate al collo, il naso fra i capelli setosi e profumati.
Riusciva a sentire i battiti accelerati del suo cuore, attraverso i loro petti uniti.
Akane aprì gli occhi, il cuore non le avrebbe retto quella notte, ne era sicura. Sentiva il corpo pesante e caldo del suo fidanzato bloccarla contro il letto.
Le parole di Ranma la lasciarono senza fiato.
Stava succedendo.
<< Anche.... io.... voglio.... stanotte >>
Lui le sorrise. Di nuovo. Non faceva altro che sorriderle da quando l'aveva vista varcare la porta. Un sorriso dolce, tenero, coinvolgente.
Un sorriso che la faceva sciogliere.
La baciò di nuovo e con una mano fece cadere a terra l'unico indumento che ancora la copriva.
Akane provò una fitta di vergogna, dolorosa, al centro dello stomaco.
Ma Ranma non la stava guardando, né toccando, la stava solo baciando, con passione e desiderio.
Tirava fuori tutto ciò che aveva nascosto in questi tre anni e che erano straripati in lui, con la complicità della meravigliosa giornata e della beata solitudine.
Con un unico movimento fluido, si liberò dei pantaloni e dei boxer.
Ranma vide Akane, spaurita ed impotente, nuda sotto di lui.
Un leggero ed impercettibile sorriso sulle belle labbra rosee.
La timidezza, l'innocenza, la voglia, la paura, il pudore e la vergogna di Akane, lo mandarono fuori di testa.
Le prese il viso fra le mani, sovrastandola ancora con la sua mole muscolosa:
<< Sei....sicura? >>
<< Sì...>>
La baciò. E poi la baciò ancora. E ancora, e ancora, e ancora.
Nel frattempo scese con una mano lungo il suo fianco, soffermandosi impercettibilmente sulla morbidezza del  seno, giù fino al ginocchio. Con lentezza quasi esasperante le risalì la coscia, accarezzandone l'interno.
Al suo tocco, lei schiuse le gambe.
Ranma si appoggiò delicatamente su di lei, sostenendo il peso sulle braccia tese ai lati di quel corpicino piccolo e tremante e quando si toccarono, entrambi ebbero un sussulto.
I brividi si amplificarono a tutto il corpo, fino a raggiungerli dentro. Avevano i brividi sul cuore.
Akane aveva gli occhi chiusi, serrati, e si aggrappava con tutte le forze al suo Ranma, steso sopra di lei, che la guardava con maestosità.
Un po' più giù, un po' più a lungo, un po' più forte.
E le scivolò dentro.

Un breve istante di piacere fuso a terrore.
Poi tutto svanì.
Non avevano finito, non avevano nemmeno iniziato.
Il rumore di un vetro rotto e un urlo di guerra.

Con un salto mortale, Shan pu fu dentro la loro stanza, armata fino ai denti:
<< Cosa – state – facendo - ? -  >> ringhiò le parole scandendole con una lentezza impressionante.
Ranma uscì immediatamente da Akane e si coprì con un cuscino mentre lei scivolò oltre il bordo del letto, rannicchiata, tentando di rivestirsi.
<< Ranma, cos'è questa storia? >> riprese Shan pu con più foga e astio nella voce.
Il ragazzo non rispose. Con i pugni stretti si morse il labbro inferiore. Tremava dalla rabbia.
La cinese, passeggiando per la stanza, trovò le mutandine di raso di Akane gettate in un angolo lì per terra:
<< Ah, ora capisco tutto...  >> le gettò alla ragazza nuda sul pavimento << stai dando sfogo ai tuoi più bassi istinti... Ma perché proprio con lei? >> e le passò con un calcio il reggiseno che aveva trovato poco lontano.
Uno sguardo di disprezzo ad Akane e poi proseguì: << E' violenta, per niente femminile, ha i fianchi larghi e il seno piccolo e poi sono sicura che non sa come si rende felice un uomo! >>
Si tolse la blusa di fattura cinese e rimase in reggiseno davanti ad un Ranma incapace di replicare.
Si girò a guardare la ragazza che si stava rialzando, ancora semi nuda: << Hai visto? Sono capaci tutte a convincere un uomo a portarsele a letto! Credevi davvero di essere speciale Akane? Basta spogliarsi e il loro corpo risponde... Sono uomini, hanno dei bisogni, degli istinti... non è il loro cuore... è il loro basso ventre! Davvero sei stata così stupida da credere che lo stesse facendo per amore? >>
Akane teneva lo sguardo basso, accaldata, sudata, umiliata. Con gli occhi scuri incollati al pavimento, cercò qualunque cosa potesse coprila e se la infilò in fretta.
Ranma stava zitto.
Shan pu gattonò sensualmente verso di lui, ancora sul letto, ancora con un morbido cuscino bianco come unica copertura.
L'infida cinese si avvinghiò sapientemente al corpo del ragazzo che fissava Akane pietrificato, e cominciò a strusciarcisi contro con disinvoltura:
<< Ranma amore, fallo con me, io soddisferò ogni tuo desiderio, non come quell'imbranata di Akane... >>

Drin,drin- drin,drin- drin,drin.
La sveglia.
Era mezzanotte.
Akane aprì la porta con gli occhi gonfi e doloranti per le lacrime trattenute, un attimo prima di andarsene si girò a guardarlo.
I suoi occhi blu spalancati che la fissavano vuoti, senza una scusa, senza una replica, senza una parola.
Shan- pu che si muoveva maliziosamente su di lui.
Lui che non reagiva, la lasciava fare, fissando Akane attonito.
Era mezzanotte.
<< Buon Compleanno Ranma >>
E si richiuse la porta alle spalle.


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Eccoci qui! Non ho resistito e ho pubblicato subito! Ho scritto questo capitolo di getto!

Perdono! Perdono! Lo so che mi state odiando! Ma vi prego di perdonarmi!
E' un capitolo corto, crudo e cattivo! Non riesco nemmeno io a spiegarmi come mi sia venuto in mente!
Non voglio anticiparvi nulla, solo che il prossimo sarà parecchio introspettivo (che novità direte voi eh?) e anche un po' malinconico...

Ci tengo a ringraziare in particolare due persone: Pchan05 che mi ha aiutata a scegliere il famoso completino sexy di Akane e faith84 che è stata di una gentilezza assoluta a tranquillizzarmi sulla scena “x”...

Come sempre, adoro sapere i vostri pareri in merito... soprattutto su questo capitolo perché io di solito non scrivo queste cose, non sono brava, mi imbarazzo da sola!
In particolare, fatemi sapere se secondo voi sarebbe opportuno mettere il rating rosso!

Grazie a tutti per il vostro sostegno, conta tanto per me!
Al prossimo capitolo...
Aronoele (:

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Capitolo 8
*** Nobody knows the Trouble I've Seen ***


Settimo capitolo: Nobody knows the Trouble I've Seen


Ryoga, attaccato al cornicione della magnifica terrazza, guardava attonito.
Gli si stava sgretolando il cuore.
Lentamente, dolorosamente, come sabbia che sfugge ad un pugno chiuso, un pezzo alla volta, il suo cuore andava via, spariva, veniva mangiato, assorbito.
“Cosa ho fatto?”
Quella persona non era lui, quello che era corso da Shan pu pregandola in ginocchio di fermarli, quello che non aveva esitato un momento, nonostante avesse visto la felicità dipinta su quel viso d'angelo, quello che aveva anteposto sé stesso a tutto il resto, quello non era lui.
Ryoga era un ragazzo gentile, buono e genuino, non un mostro.
Ma le parole di Akane, quel suo volersi regalare a Ranma nel giorno del suo compleanno, offrirsi a lui come un dono, gli erano sembrate sbagliate, ingiuste.
E così era corso. Per salvarla, salvarla da sé stessa, da quella scelta che le avrebbe fatto solo male.
Ma si sbagliava. Quegli occhi scuriti dalla tristezza gli avevano gridato che si sbagliava.
Con le mani nei capelli Ryoga si disperava.
Se fosse potuto morire di rabbia, lui sicuramente sarebbe morto su quel piccolo e freddo pezzo di pietra.

***

Ranma era prosciugato.
Non aveva più forze.
Tutto ciò che c'era in lui, goccia per goccia, l'aveva versato dentro Akane. Ed ora non gli restava più niente di suo.
Immobile, fissando incantato un punto tanto lontano, sedeva sul letto, quel letto che era ancora caldo di lei, di loro.
Stringeva il cuscino che teneva premuto sui suoi fianchi, come se fosse un collo da spezzare.
Sentiva la pelle fresca di Shan pu strusciarsi contro di lui, i suoi capelli color lavanda svolazzargli attorno, le sue labbra baciargli le braccia, il collo, i capelli.
La vedeva muoversi, parlare, ma non sentiva niente.
Aveva le orecchie piene delle urla mute di Akane, gli occhi colmi della sua umiliazione.
E il petto svuotato.
Un unico ronzio gli riempiva la testa.

“Ranma...”
“Akane...”
“ Cosa stai facendo? Perché non mi hai difesa...?”
“Akane...”
“Ranma stavi facendo l'amore con me... l'amore...”
“Akane...amore...”

Sbatté le palpebre e tornò alla realtà.
Con un gesto brusco del braccio sbatté Shan pu lontano da lui, si alzò e si coprì con i pantaloni neri.
Il suo corpo semi nudo e sudato tremava dalla rabbia.
Tirò un pugno al muro davanti a lui, così forte che le pareti vibrarono.
<< Vattene >>
L'espressione sicura e disinibita della cinese vacillò per un secondo: << Ranma amore, ma che dici, non puoi rimanere così.... >> sorrise maliziosa.
<< Ho detto vattene >>
<< Ma Ranma.... >>
<< Shan pu, ho detto di andartene, se non lo farai da sola te lo farò fare io con la forza >>
Il pugno rosso ancora chiuso contro il muro e la voce cattiva.
<< Va bene, me ne andrò se è questo quello che vuoi... >>
<< Lo è >>
A passi lenti si avvicinò per un'ultima volta al ragazzo e, alzandosi sulle punte per raggiungergli l'orecchio, bisbigliò: << E' inutile che tu faccia così adesso, dovevi farlo prima. Sai essere uomo solo quando è lui a parlare per te.... >>
Un pugno in pieno viso avrebbe fatto meno male.

Seduto sul letto, la testa fra le gambe, Ranma ricordava.
Ricordava Akane, scendere dalle scale, con l'espressione sognante di una bambina diventata principessa per una notte.
La ricordava mentre arrossiva ai suoi complimenti, la ricordava mentre gli stringeva la mano, la ricordava mentre inciampava nelle scarpe con i tacchi.
La ricordava mentre ammirava il riflesso della luna sul mare, quella notte, prima.
Vide accanto al piede la bellissima sottoveste di pizzo nera, sgualcita, buttata a terra.
Con un gesto meccanico la prese e se la portò al naso, inspirando profondamente quell'odore. Il suo odore. L'odore di Akane.
Ricordava quella morsa nello stomaco che aveva provato vedendola uscire dal bagno. Ricordava  che avrebbe voluto essere timido, impacciato, essere il solito sé stesso, ma di non avercela fatta, lei era troppo.
Quella sensazione che tutti i problemi fossero appena spariti, che scivolassero sulla pelle d'alabastro di lei, che svanissero di fronte a quello spettacolo.
L'ansia, l'agitazione, la voglia.
Voglia di lei.
Della sua fidanzata. Della ragazza più bella del mondo.
Ranma ricordava i brividi che aveva sentito sulla schiena quando le si era avvicinato. Ricordava il cuore che gli scoppiava quando lei si era spogliata. Ricordava come Akane aveva schiuso le labbra al suo tocco, ricordava quanto desiderio, fretta e urgenza avesse messo in quel bacio.
Ricordava che non voleva perdere un secondo di più, che voleva farla sua subito, la desiderava, la bramava, ne aveva bisogno.
Ricordava che di fronte a quel corpo nudo, lui non era più nulla.
Non era più timido, non era più orgoglioso, non era più testardo, non era più Ranma.
Domani ci sarebbe stato tempo per tornare ad essere gli stessi di sempre. Ma quella notte no.
Quella notte lui era solo un ragazzo perdutamente innamorato della ragazza che gli stava di fronte.
Ranma ricordò la sua pelle liscia, il suo seno morbido, le sue gambe calde.
Ricordò il suo corpo pronto a riceverlo, che si offriva come il più dolce dei doni.
Ricordò la sua voce emozionata.
Ricordò quant'era stato semplice. Quanto era stato giusto. Quanto era stato vero.

***

<< Akane, ma ce la fai a camminare con quei cosi ai piedi? Non ti fanno male? >>
<< Sì, un pochino veramente! >> e rise, quella risata che avrebbe illuminato la più scura delle giornate.
<< Quanto sei scema, perché te le sei messe? >>
<< Chi bella vuole apparir.... >>
<< Toglile dai, ti porto in braccio fino all'hotel >>
<< Grazie Ranma! Sei.... >>
<< Sono? >>
<< Un tesoro! >> e, aggrappata alle sue spalle, gli posò un piccolo bacio sulla guancia.

***

Eccole lì, in un angolo, le scarpe di Akane.
Come tutto il resto della sua roba, sparsa per la stanza. Il suo bel vestito dorato ancora in bagno.
Ranma sentì un vuoto dentro.
Nostalgia.
Rammarico.
Rabbia.
Ricordava come si era sentito quando era arrivata Shan pu.
Incredulo, incattivito, rabbioso.
Era ancora dentro di lei per un piccolo, intenso, attimo di felicità.
Con gli occhi chiusi si stava per abbandonare a tutta la foga della sua passione.
Ma no.
Era dovuto uscire, privarsi di quel corpo, strapparsi quella sensazione di felicità e assoluta completezza. Dentro Akane, per la prima volta da anni, si era sentito un uomo. Un uomo vero, completo.
Domani si sarebbe sentito imbarazzato, sarebbe tornato a prenderla in giro, a balbettare, a scappare da lei.
Ma quella notte no. Quella notte lui era un uomo, con il corpo fremente di desiderio per la ragazza che gli era di fronte.

***

<< Ranma come dormirai sta notte? >>
<< Nudo, come tutte le notti!! >>
<< Eh?? >>
<< Scherzo Akane! Come sempre credo... perché? Come vuoi che dorma? >>
<< Io ho portato una cosa un po'... diversa! >>
<< Fammela vedere >>
<< Prometti che non mi prenderai in giro? >>
<< Promesso >>
E lei ridendo se n'era andata. E lui ridendo l'aveva aspettata. E lei era tornata.
E... un tuffo al cuore

***

Ranma ricordava la voglia di strapparle tutto di dosso e di affondare i denti in quella carne morbida.
Ricordava che non si sentiva più lui.
Ricordava che l'unica cosa che voleva era lei. Lei, lei, lei.
Non importava come, dove o quando.
Ma lei. Per la prima volta lei, per l'ultima volta sei. Lei, sempre e solo lei.
Ricordava quella sensazione di pace. Di come tutto fosse finalmente giusto.

Poi, un rumore di vetri infranti.
Ranma ricordava la sua espressione pietrificata.
La violenza con la quale si era dovuto staccare da quel corpo tanto atteso e lasciarla lì, alla mercé di qualunque cosa, priva di ogni difesa, priva di lui, che era la sua difesa più grande.
Ricordava il disprezzo nei gesti e nelle parole di Shan pu e ricordò di non essersi voluto girare a guardare Akane.
Akane che stava in silenzio, Akane che non reagiva, Akane che stava facendo l'amore con lui e che ora era accucciata in un angolo, calpestata, umiliata, incapace di replicare.
Ricordava di essere rimasto fermo, sul letto, con gli occhi bassi.
Troppo ferito per andare avanti, troppo arrabbiato per rispondere di sé.
Ricordava l'ultimo sguardo della sua Akane, così triste, umiliato, rassegnato.
E ricordava il suo. Vuoto.
Ricordava di non aver trovato la forza di fermarla, di difenderla.
Ricordava il suo misero “scusa” sibilato a denti stretti.
E ricordava le ultime parole di lei “Buon compleanno Ranma”.
Anche lì, una lama infiammata al centro del petto, sarebbe stata meno dolorosa.

Seduto sul letto, con in mano la sottoveste di Akane, Ranma fece l'unica cosa che aveva fatto per lei e mai per nessun'altra.
Pianse.
Si mise sotto l'enorme piumone blu, con indosso solo i pantaloni. Si accucciò sul lato dove era stata Akane, cercando di ritrovare il calore del suo corpo.
E si addormentò mormorando “Resta questa notte....”

*************************

Finalmente poteva piangere.
Al freddo di quella notte alla stazione poteva piangere. Poteva sfogarsi. Poteva stare male.
Ranma quel giorno le aveva insegnato cos'era il dolore.
Si sentiva derubata, violentata, annientata, calpestata, umiliata.
Arresa, delusa, rassegnata.
Il Ranma che conosceva lei non esisteva più.

“Stai dando sfogo ai tuoi più bassi istinti...”
E si ricordò di quanto fosse teso il corpo di Ranma e di come fosse cruda la sua espressione.
Puro desiderio.
Desiderio per quel corpo di donna che gli si offriva con tanta leggerezza, quel corpo di donna a cui era bastata un po' di sicurezza nella voce per sciogliersi, per accontentarlo.
Desiderio per quella stupida che credeva che dopo una giornata perfetta, avrebbe potuto legarlo a lei in quel modo, carne alla carne, per sempre.
“Credevi davvero di essere speciale Akane?”
E si ricordò di come Ranma sembrava diverso. Tutte le sue inibizioni erano crollate. Non era più il ragazzo timido, orgoglioso e impacciato che lei conosceva. Era un uomo pieno d'istinto e passione, un uomo sicuro, calmo.
Le era sembrato di vedere amore in quei occhi, in quei suoi gesti...
“Basta spogliarsi e il loro corpo risponde! Sono uomini, hanno dei bisogni, degli istinti... non è il loro cuore... è il loro basso ventre! Davvero sei stata così stupida da credere che lo stesse facendo per amore?”
E si ricordò della sua foga, dei suoi baci carichi di urgenza, delle sue mani frementi, delle sue carezze.

Akane si vergognò.
Piangendo mentre aspettava il treno notturno, Akane si vergognò di sé stessa.
Di aver pensato di fare l'amore.
Di averlo fatto.
Di aver cambiato tanto il suo stesso essere.
Di aver cambiato lui.
Di averlo desiderato e di aver sperato che anche lui la desiderasse.
Di essersi donata.
Di essere stata accettata.


********************************************************************************

Buonasera!!

Sono tornata! Allora innanzitutto una nota tecnica, Il titolo è una meravigliosa spiritual song, io personalmente prediligo la versione di Louis Armstrong!
Per chi vede The Bing Bang Theory è la canzone che canta Sheldon sulle scale nella puntata in cui Leonard lo caccia dal suo progetto di un'app per smartphone!

Poi, lo so che vi sto stressando con queste canzoni, ma la parte che riguarda i pensieri di Ranma l'ho scritta ascoltando Stay The Night di Zedd (“resta questa notte” sono anche le ultime parole del ragazzo, se ci fate caso!) e, per quanto non sia il mio genere, la disperata tenerezza di quella richiesta d'amore mi è molto piaciuta! Sentitela se vi va :)

Ultima cosuccia, so di non aver ancora approfondito pienamente la parte di Akane, ma arriverà anche nel prossimo capitolo!
Spero di essere riuscita a farvi capire che per ora Akane si sente in colpa per essersi donata come un pacchetto regalo!

Ringrazio tantissimo tutte le persone che hanno commentato il mio capitolo precedente, per avermi sostenuta, confortata e per avermi fatto tutti quei bellissimi complimenti!
Grazie, grazie mille!!
Come sempre, grazie a chi leggerà e a chi mi farà sapere i propri pensieri anche riguardo questo capitolo!!
A presto,
Aronoele (:

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Capitolo 9
*** Yesterday ***


Ottavo Capitolo: Yesterday


Yesterday (Ieri)
all my troubles seemed so far away (tutti i miei problemi sembravano così lontani)
Now it looks as though they're here to stay (Ora sembra che siano qui per rimanere)
Oh, I believe in yesterday. (Oh, io credo in ieri)

Suddenly (Improvvisamente)
I'm not half the man I used to be (Non sono nemmeno la metà dell'uomo che ero una volta)
There's a shadow hanging over me (C'è un'ombra sospesa sopra di me)
Oh, yesterday came suddenly. (Oh, ieri è accaduto improvvisamente)

Why she had to go? (Perché lei se n'è dovuta andare?)
I don't know, she woldn't say (Non lo so, non l'ha voluto dire)
I said something wrong (Ho detto qualcosa di sbagliato)
now I long for yesterday. (Ed ora vorrei che fosse ieri)

Yesterday, (Ieri)
love was such an easy game to play (L'amore è un gioco così facile da giocare)
Now I need a place to hide away (Ora ho bisogno di un posto dove nascondermi)
Oh I believe in yesterday. (Oh, io credo in ieri)


Era mattina, la mattina del suo compleanno.
Con gli occhi pesanti si guardò intorno nella luce del giorno. Lei non era tornata.
Lui invece doveva tornare. Andare a casa, andare da lei, fare qualcosa, reagire. Se quella maledetta serata gli aveva insegnato qualcosa, era proprio che non era più il Ranma di un tempo. Aveva già permesso molte, troppe volte che qualcuno o qualcosa, si mettesse fra lui ed Akane.
Ora non c'era più spazio per nessun altro.
Ranma non avrebbe mai voluto. Lui, l'artista marziale, lui, quello che nulla lo scalfiva, che tutto gli scivolava addosso, che nulla lo interessava. Lui, si era innamorato.
Semplicemente, lentamente, inesorabilmente, perdutamente innamorato.
E che all'inizio fosse stata un'imposizione, una scelta dei loro padri, e che lui avesse tutto il mondo contro e lei anche, e che ci fossero di mezzo l'orgoglio, la testardaggine, la timidezza, non gliene fregava più niente.
Avrebbe abbassato le sue difese.
Avrebbe smentito tutto quello che aveva costruito in quegli anni. Si sarebbe scoperto.
Come aveva fatto lei.
Aveva capito di amarla quel giorno sul monte Hooh, che solo a pensarci gli metteva i brividi. E aveva taciuto.
Aveva capito di nuovo di amarla la sera prima, mentre faceva l'amore con lei, e di nuovo, non aveva detto nulla.
Adesso voleva dire tutto.
Fece i bagagli, i suoi e quelli di Akane. Nel rimettere a posto il suo bel vestito dorato, provò una fitta al cuore.
Vorrei che fosse ieri.

***

Akane aveva aspettato il treno notturno ed era tornata a Nerima.
Aveva aspettato ancora, per tutta la notte al freddo, di fronte alla grande porta di legno.
Aveva aspettato che il Sole sorgesse e che portasse via tutte le sue lacrime.
Ora il mattino era giunto e lei poteva tornare a casa.
Entrò come un fantasma, strisciando quello che rimaneva delle sue forze.
<< Akane, già di ritorno? >>
No. Non adesso, non con loro. Non aveva voglia di spiegare nulla. L'unica cosa che le era rimasta era l'intimità del suo dolore e non l'avrebbe ceduta per niente al mondo.
Sforzandosi di non guardare la sorella in faccia, rispose: << Sì, non mi sentivo molto bene e ho deciso di tornare a casa. Vado a farmi un bagno... >>
<< Sorellina che cos'hai? La febbre? Vuoi che chiami il Dottor Tofu? Vuoi la colazione? >>
Tutta l'esasperante dolcezza di Kasumi le faceva salire un groppo in gola. “Non piangere ancora, non adesso, resisti solo un altro po' ”
<< No grazie, sono molto stanca...vorrei solo dormire >>
<< D'accordo.... ma se hai bisogno... >>
<< Lo so, grazie >>
Con la frangetta scura a coprire le enormi occhiaie violacee e passi incerti, salì le scale.

***

Ranma era di fronte a casa Tendo. Chissà se lei era già lì.
No, non ce la faceva.
Non poteva entrare, non poteva rivederla. Si sarebbe tradito al primo sguardo e non voleva rischiare che tutta la famiglia scoprisse ciò che era successo, Akane aveva già avuto troppe umiliazioni.
Così, guardando con rammarico oltre quella porta, dietro cui sapeva esserci tutto quello che desiderava, si allontanò a piccoli passi.
Sarebbe tornato, avrebbe tenuto fede alla sua promessa. Prima o poi.

***

Akane era in piedi davanti allo specchio e si guardava. Di nuovo, ad un solo giorno di distanza, mirava la sua immagine riflessa.
Era così cambiata.
Prima era una ragazzina così ostinata, cocciuta, goffa, timida, incapace, orgogliosa.
Poi era stata una donna, sicura, sensuale, innamorata.
Poi era tornata bambina, accucciata, umiliata, arresa.
E adesso cos'era?
Niente.
Come un mattino di pallida primavera legato ancora al cielo d'inverno (*).
Niente di quello che era stata, niente di quello che sarebbe voluta essere.
Niente.
Le sembrava passato tanto di quel tempo da quando aveva deciso di fare questa stupida cosa, da quando aveva deciso che le cose dovevano cambiare, che si doveva esporre.
E lei si era esposta, spogliata, mostrata.
E qual era il risultato? Niente.
Aveva rotto un equilibrio che non sarebbe più tornato come prima. Prima andava bene. Ieri andava bene.
Ieri torna da me.
E si addormentò.

***

Ormai era sera, poteva tornare a casa.
Entrò in punta di piedi, non voleva dare nell'occhio, non voleva..... Troppo tardi.
<< Ranma bentornato!! Come è andata con Ryoga? >>
<< Se lo vedo, lo ammazzo >> almeno questo era vero.
<< Oh, dimenticavo! Buon compleanno!! Papà, signor Saotome, Nabiki, Akane, venite è tornato Ranma >>
<< Grazie Kasumi ma non ce n'è bisogno... io... ehm... >>
Rosso in volto per l'abbraccio inaspettato della dolce primogenita Tendo, Ranma cercava in vano di placare il suo cuore che, come un radar, aveva captato la presenza di lei in casa.
Ed eccola lì, sul primo gradino delle scale.
Gli occhi rossi e gonfi dalle troppe lacrime, i capelli arruffati.
<< Tanti auguri figliolo! Cento di questi giorni! >>
<< Tanti auguri cognatino! >>
Inondato da baci, abbracci e strette di mano virili, Ranma cercava solo di vederla, di scorgerla oltre tutte quelle teste, di vedere per un attimo i suoi occhi, se stava sorridendo...
<< Tanti auguri a teeee, Tanti auguri a teee, Tanti auguri a Ranmaaaaa... >>
<< Tanti auguri a te >> era stata Akane a finire la canzone, in un sussurro.
Inaspettatamente lo abbracciò.
Aveva così tanto bisogno di risentire il calore del suo corpo, un'altra volta, per essere sicura di non averlo solo immaginato, o sognato.
Le sue mani grandi e forti sulla pelle e aveva già dimenticato tutto.
Lui la strinse come se qualcuno volesse strappargliela.
Un abbraccio che durò solo due secondi.
Avrebbero dovuto imparare a farsi bastare due secondi di felicità, a quanto pareva.
Ancora stretta a lui si avvicinò al suo orecchio: << Ti prego, non voglio che sappiano niente, fingi... >>
Anche se il suo fiato caldo fra i capelli gli metteva i brividi, anche se la vicinanza del suo viso lo faceva sragionare, riuscì a fare un piccolo ed impercettibile segno d'assenso con la testa.
Sì Akane, lo farò per te.

***

Non bussò, entrò e basta nella stanza buia e calda.
Spostò le coperte e si mise nel letto accanto a lei.
Akane era sveglia ma non reagì, non disse nulla, si limitò a spostarsi leggermente verso il muro, per fargli spazio.
Senza dire nemmeno una parola, lui la abbracciò.
Così, nel suo letto, con il suo adorato fidanzato vicino, stretta a lui, con il viso affondato nella sua bella camicia rossa, Akane pianse tutte le lacrime che le rimanevano.
Per Ranma ogni suo singhiozzo era una stilettata al cuore, ogni scossone un pugno in piena faccia, ad ogni lacrima gli sembrava di morire.
<< Shhhh....shhhhh... >> era tutto quello che riusciva a dire.
<< Vorrei che fosse ieri >>
<< Anche io >>
<< Ranma, io non voglio parlarne mai più... >>
<< Akane... >>
Lei si staccò e lo guardò negli occhi, anche nella semi oscurità della sua camera riusciva a distinguere perfettamente quel magnifico blu.
<< No dico sul serio, è stato un errore, un terribile errore. E' tutta colpa mia, non avrei mai dovuto organizzare quello stupido week end, non avrei mai dovuto provare ad essere la “fidanzata perfetta”... >>
<< Ma siamo stati bene.. >>
<< Era tutta una finzione Ranma! Hai visto cosa è successo appena è arrivata Shan pu? >>
<< Akane io... >>
<< No Ranma, ascoltami. Ti prego, facciamo come se non fosse mai successo niente. Torniamo ad essere io e te, i soliti di sempre, quelli che si insultano e litigano, così funzionava... >>
<< Ma dopo ieri notte come posso fare? Akane io.... >>
<< Fallo per me, dimenticalo Ranma, ti prego >>
<< Quindi dovrei fare come se non fosse accaduto nulla? Come se non avessi passato la giornata più bella della mia vita? Come se non avessi... non avessi fatto l'amore con te? >>
Non poteva crederci. Akane voleva davvero questo? Che lui si dimenticasse di tutto? Che si dimenticasse di essere stato felice con lei. Del bagno insieme, delle risate al mare, di tutto quello che aveva provato, di lei, così bella e sua, della cena, del.... di tutto?
<< Ma non lo capisci che era tutto finto? Non era reale Ranma! Cosa vorresti fare? Tornare qui e fare i fidanzatini innamorati? E poi? Quando arriveranno gli altri? Ranma non ci libereremo mai dai guai... Ieri ne è stata la prova! >>
<< Ma come puoi dire che non era reale? Quello che ho provato IO non era reale? Quello che hai provato TU non era reale? >>
Stava quasi urlando, stringeva forte il lenzuolo, disperato. Come poteva dire una cosa del genere?
<< Certo che era reale Ranma! Mi sono spogliata e tu mi sei saltato addosso, l'ha detto anche Shan pu.... >>
Ora era furioso.
<< Da quando in qua tu dai retta a Shan pu? >>
<< Perché non ha forse detto la verità? Se io mi spogliassi adesso Ranma... tu... tu non vorresti? >>
Ranma non rispose.
Quello era troppo per lui. Un attimo prima in Paradiso, un attimo dopo all'Inferno.
Non voleva credere che le parole di Akane fossero vere, tutto quel cinismo, quella disillusione.
<< Perdonami Akane, perdonami se non ti ho difesa ieri... >>
<< Ranma io non sono arrabbiata con te. Sono arrabbiata con lei, con il mondo, con me stessa, ma non con te...sta tranquillo... >>
Un sospiro fu la sua risposta. La conversazione era finita.

Fece per andarsene quando la mano di Akane lo trattenne per un braccio.
<< Rimani con me stanotte.... >>
Gli occhi semi chiusi sotto le palpebre stanche e pesanti ed un tenero sorriso che le illuminava il viso rosso.
Anche dopo tutto quello che era successo, si sentiva sempre imbarazzata di fronte a Ranma.
Il ragazzo, già seduto e in procinto di alzarsi, si rimise sul letto, dentro le coperte e l'abbracciò.
Stretta al suo petto, protetta dalle sue grandi spalle, la sentì rilassarsi e piano piano cadere fra le braccia di Morfeo.
Affondò il viso nei suoi capelli profumati, com'era piccola la sua Akane. Dove trovasse tutto il coraggio, lui non lo sapeva.
D'accordo, farò quello che vuoi. Ieri non c'è mai stato, ieri non è successo niente, ieri, non esiste più alcun ieri.
Ma stanotte, per l'ultima volta, lasciami ricordare e lasciami sperare che sia ancora ieri.


(*) Citazione tratta dal film “Il signore degli Anelli, le due Torri” (che non ha vinto 11 oscar a caso!)


********************************************************************************


Buongiorno!!
Prima di tutto, non c'è nemmeno bisogno che vi parli della canzone vero? La conoscete tutti? E' fantastica davvero, come tutte le altre canzoni dei Beatles!
Comunque, vi devo chiedere scusa! Questa storia era iniziata in maniera “leggera”, doveva essere una storia semplice, divertente, una commediola romantica.
E invece niente, ve l'avevo detto che non ne sono capace!!
E' diventata una storia più impegnativa e seria, contro qualunque pronostico, persino il mio!
Per cui, perdonate la scarsa coerenza che intercorre fra l'inizio e i capitoli finali, me ne rendo perfettamente conto anche io! A rileggere la ff dall'inizio, non sembra che l'autrice sia la stessa!
Addio ironia!
Pardon!
Beh, detto questo, spero comunque che la storia continui ad interessarvi e a piacervi!
Come sempre, e stavolta ve lo chiedo come favore personale, fatemi sapere se vi piace perché sennò butto tutto all'aria!
La prossima volta scrivo prima tutta la ff e poi la pubblico, così non vi metto di mezzo alle mie crisi da mancanza di ispirazione!
Vi ringrazio sempre tutti!
Alla prossima,
Aronoele (:

 

 

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Capitolo 10
*** What's her name? ***


Nono capitolo: What's her name?


“Fallo per me, dimenticalo Ranma, ti prego”

Maggio passò e con gli ultimi petali dei ciliegi in fiore, il vento si portò via anche un pezzo del suo cuore. Non era stato capace di dimenticare, certe cose non le dimentichi. Le puoi nascondere, sotterrare, rinchiudere, incatenare, ma non puoi dimenticarle.
A volte capitava che per sbaglio le sfiorasse una gamba nuda sotto il tavolo, mentre erano seduti vicini per cena. E allora il suo cuore andava in fibrillazione, il solo toccare la sua pelle morbida faceva riaffiorare in lui il ricordo del primo dolce contatto.
Altre volte capitava che, dandogli qualcosa, le piccole affusolate dita di lei toccassero le sue, per un solo breve momento di adrenalina che scorreva dalla sua mano diradandosi in tutto il corpo.
Quando lei gli passava accanto, Ranma di nascosto si inebriava del suo profumo.
Se lei si avvicinava, lui bramava con tutto il desiderio di cui era capace che lei lo urtasse, inciampasse in qualcosa così che dovesse correre a salvarla, per poterla finalmente stringere ancora una volta.
Un'altra sola volta.
Tutte le notti la sognava e tutte le mattine se la sentiva ancora fra le braccia, sentiva ancora i suoi capelli morbidi e setosi fra le dita, il suo seno stretto al petto, le gambe intrecciate, le mani le une nelle altre, sentiva ancora quel piccolo e splendido corpo sotto il suo.
Quando se la trovava davanti in tutto il suo splendore, doveva usare ogni goccia di autocontrollo che aveva in corpo, per non andare da lei, abbracciarla e baciarla come quella notte.
Se lei gli sorrideva, in un fugace attimo in cui nessuno li stava guardando, il respiro gli si bloccava nel petto, incapace di venire fuori tanto era il dolore.


Passò anche Giugno e arrivarono le giornate più lunghe, i pantaloncini più corti, il Sole estivo, quello che è capace di scaldare ogni cosa, ma non lui.
Tutto quello che facevano, la loro stupida messa in scena, recitata tutti i giorni sotto una velata indifferenza, tutto, sembrava a Ranma di una tristezza infinita.
Fra loro era nato un sentimento, era stato nascosto anni, per trovare poi la libertà in una notte di primavera di fronte al mare, una notte in cui tutto era andato storto.
Ed ora, dopo aver tenuto segreto il loro amore, dovevano nascondere anche il loro dolore e continuare a far finta di essere i soliti di sempre, per salvare poi cosa, Ranma non lo sapeva più.
Tutti gli insulti, gli morivano in gola. Tutte le volte che le diceva “vita larga”,“non sei mai carina”, “sei senza sex appeal”, gli sembrava di scorgere negli occhi di lei color del bourbon, un velo di risentimento. Tutte le volte si sarebbe voluto picchiare piuttosto che ricevere quegli sguardi, piuttosto che sentirsi così sporco, macchiato di menzogne che lui non pensava.
E tutte le volte che lui la guardava, negli occhi metteva tutte le scuse che sapeva fare, ma in fondo, quel blu oceano diceva "sei tu che me lo hai chiesto".
Sì, era stata lei, lei che gli aveva imposto di dimenticare, di fare come se quella notte, quella splendida, meravigliosa e pazza notte, non fosse mai esistita.
E lui l'aveva fatto.
Davanti a tutti, la trattava come se non fosse mai successo niente, come aveva voluto lei.
Ma dentro soffriva.
Soffriva per una scelta che gli era stata imposta, una promessa che doveva mantenere. Soffriva per tutte quelle bugie, che facevano male a lei quanto a lui, per mantenere il controllo che sapeva di non avere, per contrastare quella voglia irrefrenabile di prenderla e baciarla davanti a tutti, gridare che l'amava e che voleva che le cose cambiassero, abbracciarla, toccarla, farla sua ogni volta che voleva.
Ora che aveva capito, non poteva.


Anche Luglio infine se ne andò, con le sue giornate afose e il sudore che ti appiccica i capelli.
E Ranma, sempre più lentamente, cominciò ad ignorarla.
Ogni volta che la vedeva scendere le scale, ricordava quando le aveva scese per lui quella sera, raggiante nel suo vestito d'oro.
Ogni volta che vedeva il sudore scenderle a piccole gocce dal collo fino al decolté, mentre si allenava in giardino, brividi freddi percorrevano il suo corpo bollente.
Ogni volta che la vedeva scappare dal bagno con i capelli bagnati e solo un asciugamano a coprirla, ricordava il loro bagno, lei in costume, inginocchiata davanti a lui, che gli lavava i capelli.
Ogni volta che le intravedeva un lembo di pelle più scoperto del solito, un rossore sulle guance, un sorriso malizioso, la ricordava davanti a lui, più provocante che mai, pronta ad essere sua.
Ogni volta che la vedeva stanca, ricordava quando si erano addormentati mano nella mano sul letto, dopo le onde, la sabbia e i giochi, quel giorno che non le aveva detto ti amo.
Ogni volta che la vedeva.....
Così smise di guardarla.
Il suono della sua voce, le sue risate, persino le sue urla, erano un rimpianto ininterrotto.
Così smise di ascoltarla.
Smise di parlarle.
Smise di sperare in un contatto, seppur improvvisato, nascosto, involontario.
Smise di cercarla con lo sguardo.

Ranma capì che dopo essersi visti, non potevano tornare ad essere ciechi.
Mi dispiace Akane non ce l'ho fatta.
Non poteva dimenticarlo, ma poteva dimenticarla.
Poteva mantenere fede alla sua promessa, fare come se tutto non fosse mai accaduto.

And in the darkest night (E nella notte più buia)
If my memory serves me right (Se la memoria non m'inganna)
I'll never turn back time (Non potrò mai tornare indietro nel tempo)
Fogetting you but not the time... (Dimenticando te, ma non il tempo...).

Dimenticando te, ma non il tempo....
Sarà più facile per tutti e due. Saprò dimenticarti, dimenticare il tuo nome, i tuoi occhi color nocciola, la tua pelle liscia, i tuoi capelli alla fragola, il tuo corpo mozza fiato.
Saprò dimenticare la tua voce, le tue espressioni, i tuoi gesti, il tuo modo di camminare.
Ma non potrò mai dimenticare cosa provavo a chiamarti per nome, il batticuore che avevo quando mi guardavi negli occhi, la sensazione che ho provato accarezzandoti, la dolcezza che ho sentito giocando con i tuoi capelli, i brividi che la visione del tuo corpo mi ha dato.
E non potrò mai dimenticare il modo in cui dicevi “Ranma”, e quanto sei buffa e goffa, e come muovi le braccia passo dopo passo.
Saprò dimenticare te, ma non il tempo passato assieme, non tutti i nostri momenti.
E, forse, non averti davanti agli occhi tutti i giorni, mi aiuterà.

***

“Akane, scusami, ci ho provato te lo giuro, ma non ci riesco. Perdonami se puoi, Ranma”.
Piangi tutte le tue lacrime piccina, lui non tornerà.


********************************************************************************

Buonasera a tutti!!
Eccomi tornata, perdonatemi per l'enorme ritardo!!
All'inizio, dopo il mio ultimo capitolo, la cara amica di tutte, l'ispirazione, mi aveva abbandonata. L'ho aspettata e anche ritrovata ma poi niente, non sapevo come mettere nero su bianco quella mia idea.
E stasera ce l'ho fatta! Insomma, in realtà questo capitolo non mi piace molto, ma non volevo farvi aspettare di più!! Quindi prendetevelo così com'è, corto e brutto, spero solo di essere riuscita a esprimere bene ciò che frullava nel mio cervello bacato.

Passiamo alle cose serie: la canzone, che mi ha donato l'ispirazione, è ovviamente dei Green Day (ciao Vale!) e si chiama “Whatsername” (che è anche il titolo del capitolo!!). Fidatevi e ascoltatela, è struggente ma bellissima! Cercate anche la traduzione, se non sono riuscita a dire ciò che volevo, Billie ve lo canterà!
Poi, i ringraziamenti, che sta volta sono d'obbligo: prima fra tutte Pia, ringrazio te! Perché mi hai voluta aiutare e grazie a te ho risentito la canzone che mi ha fatto avere “l'illuminazione”!
Poi un grazie speciale a tutte le persone che mi hanno minacciata di morte violenta se non avessi continuato la storia (XD) e a quelle che hanno cercato di aiutarmi a trovare l'ispirazione perduta!
Grazie Faith e grazie Violet :)
At least but not at last, ecco a voi due disegni della bravissima Spirit che sono ispirati al capitolo “Buon compleanno Ranma”! Ovviamente ringrazio anche te che sei bravissima e mi onori facendoti ispirare dalle cavolate che scrivo!!

Ora la smetto, giuro!
Grazie come sempre a chi leggerà e a chi mi farà sapere che ne pensa.
Vi bacio tutti
Aronoele (:

 

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Capitolo 11
*** I can be your hero, baby ***


Decimo capitolo: I can be your hero, baby


Sentiva il dojo Tendo allontanarsi alle sue spalle. Non lo vedeva, perché non sarebbe mai andato avanti se si fosse voltato, ma lo sentiva.
Sentiva Kasumi, la bella e dolce Kasumi, l'unica in tutta la sua vita che gli abbia fatto da mamma. I suoi occhi cioccolato, sempre dolci, le sue parole, sempre gentili, le sua attenzioni, le sue premure, il suo prendersi cura di lui come se non fosse stato un estraneo entrato prepotentemente nella sua vita.
“Sono andato via senza averla mai ringraziata”.
Sentiva Nabiki, quella iena succhia soldi, l'unica in quella casa che aveva la capacità di farlo ridere sempre. L'unica che forse, avrebbe capito tutto.
Sentiva Soun, che l'aveva accolto come un figlio, che gli aveva affidato la sua palestra fidandosi ciecamente delle sue capacità senza nemmeno conoscerle, che gli aveva dato in sposa sua figlia. Lo sentiva già piangere e disperarsi per la sua partenza e sapeva che, nonostante la lacrima facile e la teatrale platealità dei suoi pianti, sarebbe davvero stato triste.
Sentiva suo padre, quell'idiota buono a nulla, che lo avrebbe insultato e maledetto per quello che aveva fatto, ma che in fondo era stato colui che lo aveva cresciuto, quello che l'aveva reso così forte, caparbio e combattivo.
Sentiva Happosai, il vecchio maestro maniaco, lo sentiva lagnarsi perché non avrebbe più potuto fare indossare alla sua parte femminile qualche “zuccherino” provocante. Ma anche lui, con le sue tecniche segrete che lo mettevano sempre alla prova e gli davano modo di migliorare ogni volta, anche lui, nonostante tutto, gli sarebbe mancato.
Gli sarebbero mancati tutti in quella casa, casa sua.
L'unica che non riusciva a sentire era Akane.
Non la sentiva allontanarsi, non la sentiva distante, perché lei non poteva staccarsi da lui.
Se la sarebbe sempre portata nel cuore.

"I can't see her (Non posso vederla)
But in the distance I hear some laughter (Ma anche a distanza sento delle risate)
We laugh together (Noi ridiamo insieme)"

Ranma camminava guardando i suoi passi, le scarpe nere che muovendosi meccanicamente lo separavano sempre di più da quella che era stata la sua vita per tre anni.
Chi l'avrebbe mai detto che se ne sarebbe andato?
In cuor suo era convinto che sarebbe rimasto lì per sempre, a prendersi cura del dojo, di Akane che sarebbe diventata sua moglie, dei loro figli, di Soun e Genma che invecchiavano.
Il sabato sera sarebbero usciti con Nabiki, sposata a qualche riccone di turno o forse con Kuno, e la domenica sarebbero andati a pranzo da Kasumi e dal dottor Tofu.
Quella, sarebbe dovuta essere la sua vita.
Ora andava e verso dove, non lo sapeva.

Improvvisamente un'ombra gli bloccò la strada.

***

" I don't know if I can yell any louder (Non so se posso urlare più forte)
How many times have I kicked you outer here? (Quante volte ti ho buttato fuori di qui?)
Or said something insulting? (O ti ho detto qualcosa di offensivo?)

I can be so mean when I wanna be (Posso essere molto cattiva quando voglio)
I am capable of realy anything (Sono capace di fare davvero di tutto)
I could cut you into peices (Ti potrei tagliare a pezzi)
But my heart is broken (Ma il mio cuore è spezzato)

Please don't leave me (Per favore non lasciarmi)
I always say how I don't need you (Dico sempre che non ho bisogno di te)
But it's always gonna come right back to this (Ma poi ci ritorno sempre su)
Please don't leave me (Per favore non lasciarmi)

I forgot to say outloud (Ho dimenticato di dirlo ad alta voce)
How beautiful you really are to me (Quanto sei realmente bello per me)
I cant be without (Non posso stare senza di te)
Your my perfect little punching bag (Tu sei la mia perfetta piccola sacca a cui tirare pugni)
And I need you (E io ho bisogno di te)
I'm sorry (Mi dispiace)

Please, please don't leave me (Per favore, per favore non lasciarmi)".

Ranma per favore non lasciarmi.

Akane stava sul tetto, il posto preferito di lui, con in mano quel foglietto stropicciato. Tutto era partito da un foglietto e da un foglietto tutto stava finendo.
Aveva voglia di urlare, gridare forte, gridare il suo nome, gridare di tornare indietro. Di non lasciarla da sola.
Gridare che non voleva che succedesse questo, che non voleva che lui dimenticasse niente, che ogni sera nel suo letto, con le mani si accarezzava le braccia e con la faccia affondata nel cuscino, faceva finta che lui fosse lì con lei.
Gridare che lo amava e che avrebbe barattato ogni minuto speso a picchiarlo o insultarlo per un solo istante in cui abbracciarlo di nuovo e dirgli solo “quanto sei bello, ti amo”.
Con i pugni serrati e tutte le energie concentrate, come se il suo corpo, vibrando di rabbia e dolore, lo chiamasse.
Gridare di tornare da lei.
Gridare che aveva bisogno di lui, che non poteva vivere senza di lui.
Akane respirava lentamente, con gli occhi chiusi e la bocca aperta in un sussurro “Per favore, per favore, per favore”.

Ranma per favore non lasciarmi.


***

Capelli lucidi e neri davanti ai bei occhi verde prato, una bandana gialla a liberargli lo sguardo:
<< Cosa diavolo stai facendo? >> Ryoga urlò, sbarrando la strada a Ranma.
<< Ryoga... >> sibilò l'altro, e senza nemmeno dargli il tempo di accorgersene, gli si scagliò contro come una furia. Lo trascinò sull'asfalto per alcuni metri nell'impeto dell'attacco, lo buttò per terra con un movimento rapido del braccio e, sovrastandolo, cominciò a colpirlo spietatamente.
Senza dargli tregua, nemmeno un attimo di respiro, picchiava forte, più forte che in tutte le sue battaglie, non picchiava per sconfiggere, era rabbia pura.
Un ringhio basso e gutturale gli uscì dal profondo della gola.
Voleva massacrarlo, fargli male, far pagare a lui tutto il male che era stato fatto in quei mesi, da lui, da Shan pu, da sé stesso, da Akane.
In ogni pugno rovente riversava la sua collera, la sua frustrazione, la sua tristezza.
Sul viso, sul petto, sulle spalle, sullo stomaco, sulle braccia.
Dappertutto.
Lui aveva male dappertutto e anche Ryoga doveva soffrire così.
Il ragazzo tentò inutilmente di schivare i colpi di Ranma, per poi soccombere alla sua foga. Nel tentativo di difendersi gli stracciò la casacca, aprendola completamente e guadagnando un secondo per sputare rosso a terra.
Alla vista del sangue Ranma si bloccò di colpo.
Alzandosi dal copro rovinato di Ryoga, strinse i pugni per calmarsi : << Vattene prima che cambi idea >> tuonò come la più tremenda delle minacce.
Ryoga mettendosi a sedere, riprese lentamente fiato : << Ti ho chiesto cosa diavolo stai facendo? >>
<< Ancora? >> Ranma gli tirò un calcio e lo stese di nuovo contro l'asfalto duro e grigio << hai ancora il coraggio di parlarmi? Ne vuoi ancora? >>
Il ragazzo, seppur dolorante come non lo era mai stato, si rimise in piedi e guardando colui che gli stava davanti dritto negli occhi, verde nel blu, ripeté per l'ennesima volta: << Ranma, cosa stai facendo? >>
<< Faccio quello che voglio, brutto idiota!! >>
<< Stai scappando! >>
Ranma scattò di nuovo verso l'avversario ma questi lo schivò per un soffio.
<< Vedo che la verità ti fa male! >>
<< Sta' zitto! Che ne sai tu? >>
Il bel ragazzo con in viso segnato dalla lotta, abbassò lo sguardo triste: << Lo so >>
<< No! Tu non sai un bel niente! Voi credete di sapere tutto, vi infilate nelle nostre vite come volete! Ma non sapete un accidenti! Non sapete cosa provo io, non sapete cosa prova lei! >>
<< Ti sbagli Ranma, io lo so... come P-chan...io ho... ho assistito tante volte alle sue confidenze... so cosa prova per te, anche se non volevo ammetterlo >>
<< E allora perché l'hai fatto? Perché hai rovinato tutto? Ryoga, e tu dici di amarla! >>
<< Perché avevo paura per lei! Pensavo che si volesse regalare a te! Non sapevo quello che provavi tu.. insomma, Akane è bellissima... io... io.... io non la merito, però la amo >>
<< Se è per questo non la merito nemmeno io, nessuno la merita >>
Ranma si rilassò visibilmente, i tratti duri e cattivi del viso si distesero, la mascella non era più contratta, la bocca non era più rigida.
Lui non la meritava, aveva detto la verità.
In una strada buia di una città che dormiva in una calda notte d'agosto, di fronte all'unico amico che avesse, aveva finalmente accettato quello che da tempo lo assillava.
Lui non la meritava. La desiderava, la voleva, ne aveva disperatamente bisogno, la amava, ma di sicuro non la meritava.
Non la meritava per tutte le volte che l'aveva fatta soffrire, piangere, non la meritava per quella maledizione che non lo rendeva un vero uomo, non la meritava perché non l'aveva difesa quella notte, non la meritava perché non le aveva mai detto la verità.

<< Ranma... >>
<< Cosa vuoi Ryoga? Perché sei qui? Ti senti in colpa, volevi essere ammazzato? Se vuoi  posso continuare... >>
<< Sì che mi sento in colpa, ho fatto una cosa tremenda e.... >>
<< .... e? >>
<< Vorrei rimediare >>
<< Levati dai piedi >>
Fece per andarsene ma Ryoga gli sbarrò ancora una volta la strada: << Ascoltami solo per un secondo, dammi la possibilità di rimediare! Non lo faccio per te, lo faccio per Akane! >>
<< Che c'entra Akane ora? >>
<< Se è te che vuole, te avrà! Fosse l'ultima cosa che faccio... >> l'ultima parte era stata un sussurro, un pensiero di Ryoga, più rivolto a sé stesso che al ragazzo che gli stava di fronte.
<< Che vuoi dire? >> sbraitò Ranma che cominciava a spazientirsi.
<< Ranma, ho seguito ogni tuo movimento da quella sera, ti ho spiato, ho visto tutto! Ho visto quanto hai sofferto, come la evitavi... ho visto tutto. Ma soprattutto stasera ho visto Akane, sul tetto che supplicava in silenzio che tu tornassi da lei... >>
Ranma corse via.
Ryoga si guardò intorno, con lo stomaco che pesava come un macigno.
Ma sorrise. In fondo era contento.
Quello era l'amore. Fare incondizionatamente il bene dell'altra persona, anche se significa rinunciare a lei.

***

" Let me be your hero (Lasciami essere il tuo eroe)
Would you dance if I asked you to dance? (Balleresti se io ti chiedessi di ballare?)
Would you run and never look back? (Correresti senza mai guardare indietro?)
Would you cry if you saw me crying? (Piangeresti se mi vedessi piangere?)
Would you save my soul tonight? (Salveresti la mia anima stanotte?)

Would you tremble if I touched your lips? (Tremeresti se toccassi le tue labbra?)
Would you laugh? Oh please tell me this (Rideresti? Oh ti prego dimmi di sì)
Now would you die for the one you love ? (Ora moriresti per l'unica persona che ami?)
Hold me in your arms tonight (Tienimi fra le tue braccia stanotte)

I can be your hero, baby (Posso essere io il tuo eroe, piccola)
I can kiss away the pain (Posso baciare via il dolore)
I will stand by you forever (Ti starò accanto per sempre)
You can take my breath away (Tu riesci a togliermi il respiro)

Would you swear that you'll always be mine? (Giureresti che sarai per sempre mia?)
Would you lie, would you run and hide? (Mentiresti, correresti e ti nasconderesti?)
Am I in too deep? Have I lost my mind? (Ci sono troppo dentro? Ho perso la testa?)
I don't care, you're here tonight (Non mi interessa, tu sei qui stanotte)
I just wanna hold you (Voglio solo abbracciarti)
Am I in too deep? Have I lost my mind?(Ci sono troppo dentro? Ho perso la testa?)
I don't care you're here tonight (Non mi interessa, tu sei qui stanotte)".

Faceva freddo quella notte sul tetto.
Tirava molto vento.
Era tardi quella notte sul tetto.

Akane sentì una presenza dietro di sé, si girò e quello che vide la lasciò senza fiato.
Ranma era in piedi davanti a lei, la casacca slacciata, i pettorali venivano fuori prepotentemente da quei lembi indaco stracciati e trascinati dal vento, gli addominali scolpiti e sudati, riflettevano la luce della Luna.
Alto, impostato, fiero, le stava davanti con le gambe divaricate e i pugni chiusi e la guardava con tanta durezza da farle venire i brividi.
Gli occhi blu socchiusi, concentrati, determinati.
Mosse un passo deciso verso di lei, ancora accucciata sulle tegole brune. Poi un altro, e un altro ancora, sempre più forte.
Si inginocchiò davanti a lei e la prese prepotentemente fra le braccia.
Akane posò le mani fredde sul suo torace e, tanto in preda all'emozione da essere ormai priva di forze, sibilò: << Ranma.... >>
Lui la strinse ancora più forte: << Sta zitta >> e la baciò.


********************************************************************************


Buonasera!
Sono tornata, perdonate il ritardo ma questi giorni sono un po' da pazzi!
Allora, siamo quasi giunti al termine sapete?
Bene, note tecniche: la prima canzone che vedete, quella dove Ranma non sente Akane allontanarsi perché ce l'ha nel cuore si chiama “2000 light years away” ed è, indovinate, indovinate? Dei Green Day! Ma va! XD
La seconda è invece “Please don't leave me” di Pink e sentendola ho pensato che le parole fossero proprio adatte!
Infine l'ultima è “Hero” di Enrique Iglesias, non che sia il mio genere (mi fa quasi ribrezzo metterlo nella stessa pagina dei Green) ma per quello che volevo comunicare, è perfetta!
Sentitele se avete tempo, sono tutte belle! (Sì dai, anche l'ultima!)
Ora, come ultima cosa, qui sotto vi metto una fanart fatta, tanto per cambiare, dalla bravissima Spirit99!!
Cara Vale, è tutta per te, soprattutto la camicia slacciata e gli addominali in bella vista (cavoletti Anto gli hai fatto anche la fossetta, svengo!), giusto per ringraziarti dopo “mangia, prega, sbava” hihihihi
Che note lunghe stasera! Vi ringrazio come sempre tutti, chi leggerà, chi recensirà, chi farà entrambe le cose!
Un abbraccio
Aronoele (:

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Capitolo 12
*** Manos al Aire ***


Undicesimo capitolo: Manos al Aire


“Tú, que pierdes el control (Tu che perdi il controllo)
Hablando en alta voz (Parlando ad alta voce)
Hieres mi corazón. (Ferisci il mio cuore)
Yo, tratando de escuchar (Io, cercando di ascoltare)
No me puedo explicar (Non mi posso spiegare)
Qué extraña sensación (Questa strana sensazione)

Tú no me quieres entender (Tu non mi vuoi capire)
Y me mandas a callar diciéndome (E dici di stare zitta dicendomi)
No me debo sorprender (Che non devo sorprendermi)
Porque así es la realidad (Perché questa è la realtà)
De nuestro amor (Del nostro amore)

Y yo (Ed io)
No tengo armas para enfrentarte (Non ho armi per difendermi)
Pongo mis manos, Manos al aire (Mi metto con le mani in alto)
Sólo me importa amarte (Mi importa solo di amarti)
En cuerpo y alma (Un corpo ed un'anima)
Como era ayer (Come ieri)

Tú que perdiste el control (Tu che hai perso il controllo)
Te dejaste llevar (Ti sei lasciato trascinare)
Por la inseguridad. (Dall'insicurezza)
Yo que te he visto crecer (Io che ti ho visto crescere)
Me puedo imaginar (Posso immaginare)
Que todo cambiará (Che tutto cambierà)

No tengo armas para enfrentarte (Non ho armi per affrontarti)
Pongo mis manos, Manos al aire (Mi metto con le mani in alto)
Sólo me importa amarte (Mi importa solo di amarti)
En cuerpo y alma (Un corpo ed un'anima)
Como era ayer (Come era ieri)”.


<< Sta zitta >> e la baciò.

Akane tentò invano di liberarsi da quella morsa ferrea, quelle braccia forti che la stringevano imprigionandola nel loro ardore. Akane tentò di liberarsi ma lui era così implacabile, così assoluto.
Se prima era stato niente, adesso era tutto.
Ranma le diede un bacio da prosciugarle l'anima, si staccò e, ad un centimetro dalla sua bocca schiusa e rossa, si fermò a guardarla, respirando il suo affanno.
I suoi occhi erano così belli: lucidi, dello stesso colore del bronzo fuso, commossi, liquidi.
Lei era così bella: rossa in viso, con il respiro caldo e corto, sconvolta, agitata, timida.
<< Ranma.... >> riuscì solo a soffiare, un sospiro corto e strozzato.
Abbracciata al suo corpo, immobile, con le labbra che si struggevano per un altro bacio, Akane non sapeva cosa fare.
Lui le si avvicinò ancora di più, strinse fra le dita i suoi bei capelli neri facendole inclinare il viso e scoprendole il collo. Solleticandole la gola con le labbra bollenti le disse: << Ti ho detto di stare zitta >>
Guardandola negli occhi, come una calamita dalla quale non poteva staccarsi, la fece sdraiare sulle tegole dure e ruvide del tetto, unico testimone di quella notte.
Finì di strapparsi la casacca di dosso.
Akane trattenne il respiro, che già le usciva a stento dai polmoni.
Quelle spalle larghe, i pettorali scultorei, gli addominali di marmo e le braccia che parevano scolpite. Ranma era sempre stato così bello.
Senza dire nulla, lasciando che a parlare fossero le sue mani, lui le tolse la gonna.
Sta volta non aveva fretta, ogni suo gesto era controllato, calmo, preciso. Ma quel mare in tempesta che erano i suoi occhi, tradiva il desiderio.
Lentamente le pose un dito sotto il mento, scendendo fino allo sterno, fino all'incavo dei seni e ancora più giù fino all'ombelico, facendo saltare man mano, con un movimento repentino, tutti i bottoni della camicetta bianca.
Akane non aveva il coraggio di parlare, avrebbe voluto chiedere, sapere, ma non aveva armi contro di lui, contro quella foga, quell'ardore, quell'amore. Non poteva difendersi da quel Ranma che la stava spogliando, così uomo, così sicuro.
Non poteva difendersi dalla voglia di lui.
Così mise le mani in alto.
Quando alzò i sottili polsi sopra la testa, verso la cima del tetto, scoprendo i fianchi sinuosi e la pelle morbida e bianca dell'interno del braccio in un gesto di pura arrendevolezza, Ranma sentì il sangue affluirgli in tutte le parti del corpo e la temperatura aumentare, non poteva più resistere.
Con un gesto quasi rabbioso le strappò letteralmente il reggiseno, e sta volta la guardò.
Guardò davvero ogni centimetro di quella pelle liscia e chiara e si beò di quell'immagine.
Con una mano le percorse tutto il petto, stringendo con l'altra un lembo dei suoi pantaloni, per trattenere qualunque istinto.
Akane inarcò la schiena e si lasciò sfuggire in gemito.
Che fosse di desiderio, di paura o di dolore, questo non lo sapeva, sapeva solo che tutto in quel momento era così sbagliato ma anche così maledettamente giusto.
Non c'era nient'altro che desiderasse, nient'altro che avesse sognato, bramato, sperato, in tutti quei mesi passati a fuggire da quel corpo meraviglioso, a nascondersi dalle sue carezze, a celarsi ai suoi sguardi.
Ranma le baciò ogni centimetro di pelle libera, fermandosi ogni tanto a respirare il suo odore, mentre Akane, con la testa rivolta al limite di quel tetto buio, sgranava gli occhi sorpresa dalle sue stesse reazioni.
Improvvisamente, come se l'istinto avesse preso il sopravvento, Ranma di liberò della stoffa superflua che copriva il corpo della sua fidanzata, lasciandola completamente scoperta.
Scoperta al cielo d'estate, scoperta alle stelle che li stavano guardando, scoperta al vento caldo, scoperta al suo sguardo carico di desiderio, scoperta alle sue mani.
Ranma si stese su di lei, i pantaloni ancora indosso, una mano a carezzarle la fronte, l'altra l'interno delle cosce.
Akane teneva ancora le braccia alzate, non si azzardò a toccarlo, lo lasciò fare, lasciò che le sue mani grandi, calde e forti, vagassero sul suo corpo puro in cerca di risposte che non avrebbe mai saputo dargli con la voce.
Ranma era diverso stavolta, sicuro di sé, passionale, brutale, rude, forte, uomo.
Akane lo capì dalle sue mani che toccavano, stringevano, pizzicavano, massaggiavano e dalla sua bocca che baciava, leccava, mordeva. Irrefrenabile, irresistibile, senza mai smettere.
Chiuse gli occhi per cercare di mettere ordine alle sensazioni del suo corpo, ma era tutto troppo veloce, troppo caotico, troppo intenso.
Aveva bisogno solo di una cosa.
Ranma la guardava avido, cercando di bere ogni immagine di quel corpo perfetto che si contorceva al suo tocco, di quelle espressioni cariche di eccitazione, piacere e desiderio.
Si tolse tutto ciò che impediva il loro intimo contatto, si fece spazio fra le sue gambe e con un gesto secco, imprigionandole delicatamente i polsi sopra la testa con una mano, sprofondò dentro di lei, suggellando il tutto con un bacio.
Fece l'amore con lei su quel tetto, senza mai staccarsi dalle sue labbra, senza mai dire una parola, affondando e risalendo dolcemente tra le sue cosce.
Ed Akane chiuse gli occhi, senza accorgersi che il tempo passava, e quella notte di agosto divenne un'alba, su quel tetto, su cui stavano facendo l'amore.

Fecero l'amore per tutta la notte, una, due, tre, quattro volte, Ranma non le contò.
Ogni volta che finiva, ricominciava con ancora più passione e foga di prima, non riuscendo a staccarsi da quel corpo, nemmeno per un istante. E lei, ogni volta, lo riaccoglieva senza fiatare, lasciandosi cullare da quei movimenti scadenzati e secchi.
Fecero l'amore nel silenzio di una notte calda ed estiva, nel silenzio delle parole che non si dissero, nel silenzio dei loro gemiti, sfregando la pelle nuda sul tetto, sopra la stanza di Akane.
Fecero l'amore per la prima volta.

Quando sorse il Sole, Ranma decise che era abbastanza.
Si sdraiò accanto a lei che teneva gli occhi chiusi, la fece girare e le adagiò il bel viso sul petto. Ancora nudi, la abbracciò, accarezzandole la schiena con la punta delle dita.
Il corpo caldo di Akane contrastava con l'aria fresca del mattino.
Ranma le diede un bacio sulla fronte e poi, finalmente sorrise.
E lei lo sentì.

<< Hai capito finalmente? >> sospirò Ranma, con il viso rivolto verso il cielo che diventava color pesca.
<< Cosa? >>
<< Che ti amo, che non me ne frega niente di tutte le altre, che non avrei voluto fare quello che ho appena fatto con nessun'altra ragazza al mondo, che voglio stare solo con te, fare l'amore solo con te, mille volte al giorno, per tutti i giorni della mia vita? >>
Akane si alzò dalla pelle nuda, liscia e calda del torace del suo fidanzato e lo guardò negli occhi.
<< Sei tornato... >>
<< Non me ne sono mai andato Akane >>
<< Ranma io.... >>
<< Cosa c'è? Non sono mai stato bravo con le parole Akane, cosa vuoi da me? Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto, sempre. Ho dimenticato quando volevi che dimenticassi, me ne sono andato ma sono tornato quando hai pregato che lo facessi, non ti basta? >>
<< Come facevi a sapere.... >>
<< Ti ho detto che ti amo, non ti basta? >>
<< Sei così diverso.... >>
<< Diverso? >>
<< Sì Ranma.... sei stato così... così sicuro di te... così...uomo... >>
<< E non ti è piaciuto? >>
Akane arrossì vistosamente: << Certo che mi è piaciuto! Ma dove è finito il Ranma timido, impacciato, che si vergognava anche solo di prendermi per mano, che diventava rosso, si imbarazzava....? Non è che... che quella sera, quando io me ne sono andata... tu...tu e Shan pu? >>
<< Akane! Ma possibile che pensi davvero una cosa del genere? Ti ho appena detto che questa era la prima volta in cui ho fatto l'amore, per bene, davvero! >>
<< E' solo che... eri così... certo di quello che stavi facendo...! >>
<< Oh beh, grazie! >> rispose Ranma sorridendo maliziosamente.
<< Baka! >> rispose Akane dandogli uno schiaffetto sul braccio, ma il suo sorriso era ancora triste e Ranma se ne accorse.
Per la seconda volta da quando l'aveva vista seduta lì in lacrime, sapeva esattamente cosa fare.
Si girò, prese i pantaloni sgualciti e l'intimo di Akane buttati poco lontano, e con delicatezza la aiutò a rivestirsi. Poi sfilò dallo zaino che aveva preparato per la partenza, rimasto sul tetto, due delle sue casacche, la rossa per lui e la bianca per Akane. Gliela mise e la fece alzare in piedi.
Si fermò solo per un secondo a osservare quanto fosse bella quel maschiaccio con addosso qualcosa di suo, che le stava largo e le copriva a mala pena il fondo schiena, ma che avrebbe sicuramente impregnato del suo buonissimo odore.
Il tempo di un sorriso che veniva dal cuore, e Ranma la prese in braccio e cominciò a correre in bilico sulla cima del loro tetto, per poi saltare su quello di fronte e correre come un pazzo, respirando a pieni polmoni l'aria fresca che gli sbatteva addosso nella sua folle e felice corsa.
Akane si strinse al suo petto, ridendo divertita ma anche un po' preoccupata, e chiese: << Dove stiamo andando? >>
E Ranma, per la terza volta, la strinse forte contro di lui e, continuando a sorridere e a guardare avanti, le rispose: << Sta zitta >>

***

Col fiato corto per lo sforzo e per l'emozione, Ranma arrivò di fronte al ristorante “Il gatto”.
<< No, no, Ranma mettimi giù! Andiamo via! Che stiamo facendo? >>
Akane tentava inutilmente di sfuggire alla presa salda del ragazzo scalciando, ma lui entrò nel locale e la adagiò sul bancone principale, incurante delle sue proteste.
In cuor suo lei sapeva perché erano li, sapeva cosa voleva fare Ranma e, per la prima volta, non potendo fare a meno di sorridere, ci sperò veramente.
Nemmeno un minuto dopo Shan pu, come attirata dall'odore del suo piatto preferito, ancheggiò  verso di loro, ammirando la scena col viso corrucciato.
<< Ranma amore! Buongiorno! Che ci fai qui? >>
Il ragazzo di tutta risposta, in piedi di fronte ad Akane seduta cavalcioni sul legno del bancone, si insinuò fra le sue gambe e prese a baciarla con foga.
Akane, che tutto si aspettava fuorché un bacio in pubblico, dopo l'iniziale sbigottimento, rispose alla passione del suo bel ragazzo col codino e fece vedere ad una Shan pu sull'orlo di una crisi di nervi che lei, lei e solo lei, poteva fare questo a Ranma.
Dopo aver lasciato una furibonda cinese, fu il turno di Ukyo, poi di Kodachi e Kuno ed infine di Ryoga, l'unico che non ebbe bisogno di nessuna scenetta spinta o di nessuna parola, gli bastò un cenno del capo di Ranma ed un sorriso felice di Akane, ancora scalza ed ancora in braccio al suo fidanzato.

***

Un'ora dopo, mentre la casa dormiva silenziosa e non si era accorta di nulla, Ranma ed Akane erano di nuovo sul tetto.
<< Ti basta ora? Ne sei convinta? >> chiese lui
<< Di cosa? >> rispose lei sorridendo con aria innocente
<< Che ti amo >>
<< Eh? >>
<< Che ti amo >>
<< Come? Non ho sentito? >>
<< Che io ti amo, Akane Tendo, mio stupendo e violento maschiaccio! >>
<< Dillo ancora >>
<< Ti amo >>
<< Ancora >>
<< Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo... >>
<< Un'ultima volta..>>
<< Basta Akane, ora non riesco più a parlare, ho perso la voce, forse sono senza parole o ridondante, ma ti amo non è abbastanza, non so trovare le parole (*) >>
<< Sei proprio cambiato Ranma... >>
<< Ho rischiato di perderti ancora Akane, per la seconda volta e.... non potevo permetterlo, ti amo da così tanto tempo! >>
Un sorriso sincero, genuino e bello come il Sole, gli illuminò il viso.
<< Anche io ti amo Ranma! Io... io sono stata una stupida... io non... >>
Ma non poté finire di parlare, lui la zittì di nuovo, con il più dolce dei baci che sembrava voler dire: "Sei pronta per ricominciare?"
 

The End


*************************************************************************************************

Buonasera a tutti!
Eccoci arrivati alla fine anche di quest'altra avventura! Ora, prima di passare ai saluti strappa lacrime, le note tecniche.
Prima di tutto, la canzone che da vita al titolo è “Manos al Aire” di Nelly Furtado, e che ce volete fa, sono in modalità spagnolo-on oggi.
L'asterisco (*) che son le parole di Ranma, sta per una frase di una meravigliosa canzone dei Green Day, “Redundant”, vi scrivo sotto l'originale:

“Now i cannot speak, I lost my voice (Ora non riesco più a parlare, ho perso la voce)
I'm speechless and redundant (Sono senza parole e ridondante)
'Cause i love you's not enough (Perché ti amo non è abbastanza)
I'm lost for words (Non so trovare le parole)

Bene, se non la conoscete, sentitela che è bella da morire (vero Vale?).
Ora è arrivato il momento serio, una sola parola: GRAZIE.
Grazie alle persone che hanno trovato il tempo di leggere questa storia.
Grazie a tutte quelle che l'hanno recensita, capitolo per capitolo, riempiendomi di complimenti e rialzandomi l'autostima a mille.
Grazie a quelli che l'hanno recensita anche solo una volta, il vostro parere, oltre a farmi molto piacere, è sempre stato utilissimo.
Grazie alle 28 bellissime persone che l'hanno messa fra le seguite, alle 19 pazze persone che l'hanno inserita nelle preferite e alle 4 che ce l'hanno fra le ricordate! Vorrei ringraziarvi uno ad uno, è una sensazione bellissima quando qualcuno apprezza quello che fai.
Ed infine grazie dal profondo del cuore a Pchan05, VioletArmstrong2013, faith84 e Spirit99, che mi hanno consigliata, aiutata, supportata e sopportata!!
Un grazie speciale ad un'artista a caso che ci ha regalato delle splendide fan art! (Anto non parlo di te eh?!)
Ok, sto per mettermi a piangere!
Spero che la mia storia vi sia piaciuta e soprattutto che il finale non vi abbia deluso. Se riusciste a trovare ancora un minuto del vostro tempo per farmi sapere cosa ne pensate di quest'ultimo capitolo, sarebbe davvero il massimo!
Grazie a tutti, ancora una volta....
Arrivederci... (a presto)
vostra, Aronoele (:

 

 

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