Anche Klaus può essere addomesticato, e Caroline lo sa.

di Lunatica_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo atto ***
Capitolo 2: *** Secondo atto ***
Capitolo 3: *** Terzo atto ***



Capitolo 1
*** Primo atto ***


Caroline era triste, perché il suo papà non vi era più. Aveva lasciato la sua mamma, sua moglie, aveva preferito un’altra persona, un uomo, e se non fosse stato per le urla della sua mammina, la bambina non avrebbe mai compreso la gravità della situazione. Lei aveva tanti amici, una migliore amica, due migliori amiche, alcune volte preferiva giocare con Elena, altre con Bonnie, ma mai nessuna delle due si arrabbiava con lei. Erano amiche, erano migliori amiche, perché litigare? Non avrebbe avuto senso, no.

Caroline non capiva il motivo per cui il suo papà avesse lasciato la sua mamma, perché non potesse avere anche un amico, oltre la sua mammina, e se avesse avuto entrambi, sia sua moglie che il suo amico, cosa sarebbe successo di tanto terribile? Alcune volte avrebbe potuto uscire con la sua mamma, altre con il suo amico, continuare a restare con lei, e se le giornate primaverili non fossero state uggiose, sarebbero potuti andare al parco giochi insieme. Tutti insieme, come un’unica e grande famiglia.

Caroline era piccola, aveva cinque anni, non sapeva molto della vita, ignorava il significato della parola amore, fedeltà, rispetto, coerenza, sessualità, e se non avesse ignorato tali significati, avrebbe capito il motivo della scelta del suo papà. Avrebbe compreso perché il suo papà, il suo cavaliere, avesse preso tale decisione. Il suo babbo era bello, intelligente, simpatico, forse aveva un senso dell’umorismo un po’ troppo inglese, ma era una persona bravissima. Aiutava sempre i suoi amici, rischiava anche la sua vita, e se non fosse stato per un suo vecchio amico liceale, non avrebbe abbandonato il suo amore. Lui aveva incontrato il suo amico in una pizzeria, avevano parlato, scherzato insieme, e deciso di rivedersi. Il suo babbo era stato conquistato dal sorriso del suo amico, dalla sua parlantina, dal brillio di malizia nel suo sguardo, e comprendendo quanto tali cose fossero capaci di donargli serenità, aveva parlato con sua moglie e le aveva spiegato la situazione.

La sua mammina non aveva reagito bene, aveva gridato, pianto, lanciato qualche piatto contro il suo babbo, ma lui era stato irremovibile. Aveva preparato la sua valigia, baciato la fronte della sua mamma, stretto la piccola Caroline a sé, e prima di lasciare la casa dello sceriffo Forbes, aveva pianto. Se Caroline fosse stata un po’ meno piccola, più consapevole, avrebbe capito il motivo della decisione di suo padre. Il reale motivo. Il suo babbo non amava più la sua mamma, ma non perché lei non fosse bella, o desiderabile, ma perché lui aveva capito di non poter resistere al sorriso del suo vecchio amico. Aveva compreso di amare un uomo, il suo amico, e indipendentemente dal cosa sessualmente fosse, era incapace di rinunciare al suo nuovo amore. Per tali motivi aveva lasciato la sua mammina, anche lei, e con il volto bagnato dalle lacrime, aveva raggiunto il suo nuovo amore.

Ora Caroline era lì, seduta ai piedi di un sempreverde, aveva un libro delle fiabe tra le mani e un sorrisino spento sulle labbra. La sua mammina era a lavoro, impegnata ad arrestare i ladri, incapace di trascorrere il suo tempo in casa, o con sua figlia, perché non voleva rivivere il periodo più bello della sua vita. Era stata felice con suo marito, amava infinitamente il suo consorte, e se lui non avesse incontrato quel suo amico, o non avesse compreso di preferire lui a lei, sarebbe stata ancora felice. Invece era una donna triste, un po’ imbruttita, con il cuore gonfio di dolore, il viso bagnato dalle mille lacrime versate, e se non fosse stata per la sua bambina, forse avrebbe preso una decisione drastica. Era una donna distrutta, incapace di progettare la sua vita, di superare l’assenza di suo marito, e nonostante fosse lo sceriffo di Mystic Falls, sembrava la più inutile delle persone. Sentiva di aver fallito, e tale convinzione aveva il dono di distruggerla, oltre quello di allontanarla dalla sua bambina, così simile a suo marito.

Caroline era una delle bambine più belle di quella cittadina, forse la più bella, con i suoi capelli biondissimi e gli occhioni grandissimi. Aveva le iridi azzurre, come il mare più calmo, la pietra più preziosa, e nonostante fosse piccola, troppo piccola, nessuno riusciva a non guardarla. Contortamente, depravatamente, anche a desiderarla. La bambina aveva delle ciglia lunghissime, delle labbra carnose, un nasino alla francese e un corpo proporzionato. Era ancora acerba, così piccola, ma se non lo fosse stata, forse sarebbe stata la più bella ragazza del mondo. Sicuramente di Mystic Falls, anche più della sua migliore amica, della bella Elena.

Quel pomeriggio di fine primavera era un po’ strano, il vento era troppo freddo, gli uccellini non cinguettavano, non costruivano i nidi, e se non fosse stato per un gattino randagio, Caroline sarebbe stata l’unica occupante del parco giochi. Almeno apparentemente, ad occhio umano, o allo sguardo di una bambina.


Poco lontano da quel sempreverde vi era una panca, un po’ arrugginita, sulla quale sedeva un ragazzo. Era ritornato da qualche giorno in quella cittadina, nella sua cittadina, e nonostante non vi fosse più nulla di suo in quel luogo, continuava a sentirlo suo. Era così territoriale, che se non fosse stato un essere umano, sarebbe stato un cane. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, qualche collana di troppo al collo, un sorriso sornione sulle labbra, ed era terribilmente bello.

In lui vi era qualcosa di diabolico, inumano, e se non fosse stato tanto bello, sarebbe stato simile a un mastino infernale. Indossava un paio di jeans strappati, una maglietta troppo stretta, un giubbino di pelle e un paio di scarpe da ginnastica. Era vestito in blu, era tutto in blu, perché quello era il colore degli occhi di sua sorella. Erano anni che non vedeva sua sorella, la sua bellissima sorellina, e nonostante avvertisse la sua mancanza, avrebbe continuato a non rivederla. Lei giaceva addormentata in una bara, era sempre con lui, non solo nel suo cuore ricucito, distrutto dai mille tradimenti, ma proprio fisicamente. Portava la bara di sua sorella sempre con sé, come portava con lui anche quelle degli altri suoi fratelli, pure loro addormentati, e se fosse stata una persona normale, sarebbe stato accusato di vilipendio e schizofrenia.

Non era uno schizofrenico, un volgare folle, ma solo un ragazzo estremamente diffidente, incapace di fidarsi del prossimo, di concedere il beneficio del dubbio, e nonostante loro fossero i suoi fratelli, la sua famiglia, non riusciva a comportarsi in modo diverso. Era incapace di riporre fiducia nel suo stesso sangue, nei suoi fratelli, perché temeva costantemente un loro tradimento. E quando loro dicevano di voler costruire una propria vita, di desiderare indipendenza, di volersi allontanare da lui, il ragazzo li accoltellava e chiudeva nelle bare bianche. Non li uccideva, non avrebbe mai potuto realmente ucciderli, ma li addormentava solo, così che potesse portarli sempre con sé, vicino a lui e non solo al suo cuore.

Ora era lì, a Mystic Falls, era arrivato da qualche giorno e non sapeva come impiegare il suo tempo. Aveva locato un bilocale in periferia, nulla di troppo pretenzioso, o sfarzoso, aveva affittato anche un deposito, lì vi erano le bare dei suoi fratelli, e se fosse stato meno diffidente, avrebbe cercato di creare un rapporto con qualcuno. Lui era come la volpe del Piccolo Principe, e se qualcuno non lo avesse prima addomesticato, non sarebbe mai stato capace di stabilire un legame. Per tale motivo era seduto su quella panchina, osservava il terriccio del parco giochi, le giostre, e prima che decidesse di andare via, il suo sguardo si soffermò su una bambina.

Era una bambina graziosa, era bella, indossava un vestitino bianco e aveva i capelli legati in due codini. Sulle cosce aveva un libro di fiabe, una raccolta delle più belle, e se non fosse stato per il suo sguardo triste, il ragazzo non avrebbe continuato a degnarla della sua attenzione. La bambina recideva il gambo delle margherite, anche quello delle violette, non sorrideva e sembrava guardasse nel vuoto.

Vicino a lei vi era un gatto randagio, un po’ brutto, troppo grasso, vecchio, con il pelo sporco, ma la bambina non gli prestava neanche un po’ della sua attenzione. Una folata di vento un po’ forte portò al naso del ragazzo una fragranza floreale, non di fiori, ma di qualcosa maggiormente buono. Era un odore delicato, ricordava il giardino di casa sua, i suoi fratelli, la sua famiglia, e nonostante fosse reticente ad ammetterlo, il periodo più bello della sua vita. Anche lui aveva vissuto momenti belli, non era sempre stato diffidente, e onestamente parlando, la sua famiglia non era sempre stata tanto disfunzionale.

Un tempo lontano era stato un ragazzo estroverso, socievole, amante dei suoi genitori, dei suoi fratelli, di una giovane e della vita. Poi quella giovane era morta, le sue prerogative erano cambiate, l’equilibro naturale era stato alterato, i suoi genitori lo avevano tradito, anche i suoi fratelli, e lui era irrimediabilmente cambiato. E ora non era più seduto sulla panca, aveva raggiunto la bambina, quasi meccanicamente, e seppur desiderasse dirle qualcosa, non sapeva come iniziare una conversazione con lei. Temeva di spaventarla, agitarla e farla fuggire da lui. Voleva che restasse lì, che si facesse guardare, magari che rispondesse anche alle sue domande, e nonostante non comprendesse la ragione del suo volere, non ne era affatto allarmato. Forse solo un po’ preoccupato, come la volpe del Piccolo principe, prima di essere addomesticata.

La bambina alzò lo sguardo, cessò di recidere gli steli dei fiori, vide un ragazzo vicino a lei, accovacciato sulle ginocchia, e nonostante i suoi genitori le avessero detto di non dare mai confidenza agli estranei, la piccola sorrise e gli chiese chi fosse. Il ragazzo ricambiò il suo sorriso, cercò di ricambiarlo, e poi rispose alla sua domanda.

-Sono uno straniero, principessina. E tu chi sei?-

-Non sono una principessina, perché loro sono sempre felici e io non lo sono.-

-Per quale motivo non sei felice, piccola?-

-Perché il mio papà ha lasciato la mia mamma, forse anche me, la mia mammina lavora sempre, non gioca più con me, e i miei amici mi evitano. Solo le mie migliori amiche non lo fanno, ma io non voglio giocare con loro, voglio farlo con la mia mamma.-

-Anch’io volevo giocare con la mia mamma, quando ero piccolo. Lei non aveva tempo per me, era così impegnata con la casa, i miei fratelli, e nonostante fosse la mia mamma, pensavo che non mi volesse neanche un po’ di bene. La tua mamma ti vuole bene, sicuramente più bene di quanto mi volesse la mia, e appena sarà pronta, ritornerà a giocare con te.-

-Forse hai ragione, sì. E io nel frattempo con chi gioco, perché mi annoio così tanto, e poi non vi è nessuno che possa leggermi la mia fiaba preferita, perché io non so ancora leggere e ho bisogno di qualcuno che la legga per me.-

-Se vuoi posso leggerla, io. Sono abbastanza bravo a leggere, ho avuto troppi anni per imparare, piccola.-

-Mi piace la tua idea, mi piace tanto. Non chiamarmi piccola, però. Così mi chiamava il mio papà, ora lui non vi è più, e non voglio che qualcuno mi chiami ancora così.-

-Ti chiedo scusa, tesoro. E ora quale fiaba vuoi che ti legga?-

-Sceglila tu, grande puffo.-

-Grande puffo, tesoro?-

-Sì, sì, grande puffo. Sei tutto vestito di blu, hai la barba, e nonostante il grande puffo non abbia i capelli biondicci, tu gli somigli davvero tanto. Non ti piace il mio nome, grande puffo?-

-Mi piace, sì, ma non è questo il mio nome.-

-Neanche tesoro è il mio nome, però-

-Io sono Niklaus, mentre tu sei?-

-Io sono Caroline, Nick. Posso chiamarti Nick, vero?-

-Puoi farlo, tesoro.-

Il ragazzo sedé accanto alla bambina, prese il libro delle fiabe, sfogliò le pagine e poi scelse la fiaba. Scelse la fiaba di Cenerentola, quella dove vi era una bambina schiavizzata dalla matrigna, dalle sorellastre, che cresceva, diventava una giovane bellissima, e grazie all’aiuto della fata madrina, conquistava il principe azzurro.

Scelse quella fiaba, perché la storia di Cenerentola era così identica alla sua, forse anche a quella della piccola ascoltatrice, e se la protagonista della narrazione non avesse avuto gli occhi azzurri, come quelli di sua sorella, di Caroline, forse avrebbe anche potuto scegliere un’altra fiaba. Iniziò la narrazione, modellò la sua voce, adattandola a ogni personaggio, rispettò fedelmente la punteggiatura, e prima che potesse realizzarlo coscientemente, giunse alla fine del racconto. Al tanto bramato, ma soprattutto irreale, lieto fine.

-Cenerentola sposa il suo principe azzurro, vive nel suo castello, felice, contenta e per sempre. La fiaba è così bella, tanto bella, ma troppo finta.-

-Per quale motivo sarebbe troppo finta, tesoro?-

-Il mio babbo non è restato con la mia mammina, l’ha lasciata, ha preferito andare via con un suo amico, ora la mia mamma è triste, piange sempre, e anch’io sono triste. Loro non hanno avuto il loro lieto fine, Nick.-

-Diciamo che il loro lieto fine è finito, perché non tutto dura per sempre, e se vi fosse un prosieguo di Cenerentola, probabilmente anche lei si ritroverebbe a non avere più il suo lieto fine.-

-E tu hai il tuo lieto fine, o è finito?-

-L’ho avuto il mio lieto fine, ma ero così piccolo, tanto diverso da come sono ora, e nonostante siano trascorsi tanti anni, continuo a ricordare quel periodo. Ero felice, mio padre era un po’ severo, mia madre quasi mai mi dava attenzione, però avevo i miei fratelli, che amavo, e li consideravo la mia famiglia. Poi le cose sono cambiate, i miei genitori non vi sono più, ho fatto delle scelte particolari, a volte ho sbagliato, altre no, ma sono passati così tanti anni, che non vale più la pena di ricordare.-

-I tuoi fratelli vi sono ancora, Nick? O anche loro sono andati via, ti hanno lasciato da solo?-

-Vi sono ancora i miei fratelli, sono sempre vicino a me, alcune volte litighiamo, quasi mai concordiamo su qualcosa, altre volte collaboriamo, ma restano sempre accanto a me. Mi sono fedeli, tesoro.-

-I cani sono fedeli, e dubito che i tuoi fratelli siano cani. Penso che loro ti vogliano bene, che rispettano le tue decisioni, anche se non le condividono, almeno non sempre. E un po’ ti invidio, perché io non ho nessun fratello, ho le mie migliori amiche, che mi vogliono tanto bene, ma non è la stessa cosa.-

-Forse hai ragione, forse mi vogliono davvero bene, chissà. Un giorno lo chiederò a loro. Potrei essere io tuo fratello, se volessi, tesoro.-

La bambina aggrottò la fronte, reclinò il viso, poggiò le mani sulle cosce del ragazzo, avvicinò le labbra alle sue e analizzò meticolosamente il suo viso. Il ragazzo era biondo, aveva gli occhi marroni, un po’ troppa barba, un sorriso bellissimo sulle labbra, e una fragranza buonissima.

Le ricordava casa sua, le torte della sua mamma, il quotidiano del suo papà, le passeggiate in riva al lago, le domeniche trascorse nel lettone dei suoi genitori, e se non fosse stata tanto piccola, così ingenuamente bambina, non avrebbe esitato a baciarlo. Il ragazzo era impassibile, lasciava che la bambina lo osservasse, studiasse, e quando vide le sue mani spostarsi sul suo viso, non osò pensare di poter muovere un solo muscolo. Neanche uno.

-Non potresti mai essere mio fratello, perché io non lo vorrei mai.-

-Sono così mostruoso, tesoro?-

-Oh, no. Tu sei bellissimo, davvero bellissimo. Somigli così tanto a un cavaliere, che potresti essere il mio cavaliere, se lo volessi.-

-Solo le principesse hanno un cavaliere, un principe, tu hai detto di non essere una principessa, perché non sei felice, e quindi se pur lo volessi, non potrei mai esserlo.-

-Prima non ero felice, ma ora lo sono, grande puffo. Tu sei bello, troppo bello, e prima che qualche mia amica possa sceglierti per sé, voglio essere io a farlo. Da questo momento sei il mio cavaliere, il mio principe, e in quanto tale, non mi dovrai lasciare mai.-

-Sei proprio certa della tua decisione, tesoro? Perché potrei davvero decidere di non lasciarti mai, se solo tu lo volessi realmente.-

-Sono certissima della mia decisione, Niklaus. Dovrai ballare con me, chiedere la mia mano, quando sarò diventata grande. Ci sposeremo, vivremo nel tuo castello, saremo felici, contenti e lo saremo per sempre. Perché tu hai un castello, vero?-

-Ho tutti i castelli di questo mondo, tesoro. E appena sarai diventata grande, ballerò con te e chiederò la tua mano. Ti aspetterò, ti aspetterò per sempre, perché ho tutto il tempo di questo mondo.-

-Non ti dimenticherai mai di me, neanche se dovessi incontrare delle bambine più belle, Nick?-

-Non potrei mai dimenticarmi di te, neanche se incontrassi diecimila bambine, perché nessuna di loro sarebbe più bella di te.-

-E’ una promessa solenne questa?-

-Sì, che lo è. E’ una promessa solenne, tesoro.-

La bambina sorrise soddisfatta, giurò a se stessa di non dimenticarsi mai di quel ragazzo, del suo cavaliere, del suo principe, e se non fosse stata tanto impaziente di raccontare la novità alla sua migliore amica, di dirle di aver incontrato il suo principe, sarebbe restata ancora lì con lui. Avvicinò le labbra alla fronte del suo cavaliere, lo baciò, e prima che lui potesse notare le sue gote screziate di rosso, il battito del suo cuore accelerato, decise di andare via.

-Ora devo andare via, perché debbo raccontare di te alla mia migliore amica. Forse Elena sarà un po’ invidiosa, perché non potrà mai trovare un principe migliore di te, neanche se lo cercasse per tutto il mondo. Domani sarai di nuovo qui, Niklaus?-

-Per tutti i giorni che vorrai, tesoro. Sarò qui, seduto ai piedi di questo sempreverde e ti aspetterò.-

-Bene, bene. Domani pomeriggio, alla stessa ora, okay?-

-Okay, tesoro.-

La bambina raccolse il libro delle fiabe, salutò con la manina il suo principe e fuggì via. Il ragazzo inclinò le labbra in un sorrisino meno sornione del solito, restò ancora qualche secondo lì, e quando non avvertì più il battito del cuore della bambina, ma sentì i passi di un paio di ragazzi, decise di alzarsi e andare a caccia.

Individuò le sue prede, le soggiogò, addentò le loro giugulari, e se non avesse incontrato quella bambina, li avrebbe dissanguati. Erano due ragazzi banali, privi di alcuna particolarità, nessuno avrebbe pianto la loro morte, sicuramente non lui, e se il suo tesoro non avesse iniziato a cambiarlo, non avrebbe esitato ad ucciderli. Preferì non farlo, cicatrizzò le loro ferite, li lasciò andare e andò via anche lui.


 
Dobbiamo essere amici.
Disse il Piccolo principe alla volpe.
Devi prima addomesticarmi, bambino.
Rispose la volpe al Piccolo principe.

Cosa significa che debbo addomesticarti?
Replicò il Piccolo principe alla volpe.
Significa che devi creare un legame con me, devi conquistarmi, altrimenti io e te non saremo mai amici.
Ribatté la volpe al Piccolo principe.

 
Era così chiaro chi fosse il Piccolo principe, chi la volpe, e senza che il ragazzo potesse opporsi, si ritrovò ad essere addomesticato. La bambina era riuscita ad addomesticarlo, a creare un legame con lui, a legarlo indissolubilmente a sé, e nonostante vi avessero provato i migliori, nessuno era mai riuscito a fare qualcosa del genere.

La volpe aveva abbassato la testa, permesso al Piccolo Principe di accarezzarla, ammaliarla, e seppure avesse dovuto rischiare la sua vita, non avrebbe mai esitato ad aiutarlo. Il ragazzo aveva lasciato che la bambina toccasse il suo viso, arrivasse al suo cuore rattoppato, baciasse la sua fronte, e anche se avesse dovuto sacrificare la sua vita, rinunciare al suo potere, non avrebbe mai esitato ad aiutarla.

Klaus era stato addomesticato da una bambina umana, da una fragilissima bimba, e nonostante la sua razionalità gli imponesse lucidità, il suo cuore gongolava di gioia. Niklaus era stato conquistato da Caroline, e se il suo tesoro lo avesse ancora voluto, non avrebbe esitato a renderla la sua regina. La padrona del suo mondo, perché del suo cuore lo era già.

Lentamente la stagione estiva trascorse, tutti i pomeriggi i due si incontravano, parlavano, ridacchiavano e sorridevano insieme. Alcune volte il ragazzo leggeva qualche fiaba alla bambina, altre volte facevano merenda insieme, giocavano con le sue bambole, o se erano troppo stanchi, si limitavano a dormire ai piedi del sempreverde.

Niklaus aiutava la bambina con la lettura, le insegnava a leggere, mentre Caroline aiutava il ragazzo con la fiducia, gli insegnava ad avere fiducia nel prossimo. Insieme trascorsero la migliore estate di sempre, e nonostante il suo papà avesse lasciato la sua mamma, la sua mammina lavorasse troppo, quasi mai giocava con lei, la bambina era estremamente felice. Felice di avere il suo principe accanto a sé, pronto ad aiutarla, a sorreggerla, ad asciugare le sue lacrime, e a farla sorridere, quando il sorriso abbandonava le sue labbra. Il ragazzo era tanto felice di trascorrere la sua estate a Mystic Falls, vicino alla bambina, lontano dall’inferno della sua esistenza, e quando avvertiva la mancanza dei suoi fratelli, delle loro voci, vi era sempre la bambina pronta a farlo sorridere.

Poi l’estate quasi terminò, Caroline avrebbe dovuto iniziare a frequentare la scuola elementare, doveva comprare lo zaino, i quaderni, le penne, e nonostante le dispiacesse terribilmente, non poteva più trascorrere tanto tempo con il suo principe. Niklaus dal suo canto non poteva più restare lì, doveva ritornare alla realtà della sua vita, e nonostante non desiderasse lasciare il suo tesoro, non poteva procrastinare lo strazio della separazione. Era un pomeriggio uggioso, quando il ragazzo terminò la lettura di un’ennesima fiaba e comunicò la sua decisione alla bambina.

-Ormai devi iniziare la scuola, mentre io devo andare via, tesoro.-

-Lo so, Nick. Devo acquistare ancora i quaderni della sirenetta, pensa un po’. Devi andare via per forza, non potresti restare qui, invece?-

-Mi piacerebbe restare qui, lo vorrei più della mia stessa vita, ma non posso. E’ tempo che vada via, ma prima che tu possa dire qualcosa, voglio farti una promessa.-

-Un’altra, grande puffo?-

-Sì, un’altra. Ti prometto, anzi ti giuro, che ritornerò da te.-

-La prossima estate, Niklaus?-

-Non so quando ritornerò da te, se potrò ritornare la prossima estate, o il prossimo inverno, ma ti giurò che lo farò.-

-Non ritorneresti da me, se dovessi incontrare una bambina più bella.-

-Non potrei mai incontrarla, perché per me non esiste, non esisterà, una bambina più bella di te. Te lo ripeto, tesoro. Tu potresti dimenticarti di me, se dovessi incontrare un altro principe.-

-Non potrei mai farlo, non potrei incontrare mai un altro principe, perché non esiste, non esisterà,un altro principe più bello di te. Non per me, Niklaus.-

-Ottimo, principessa. Questo non è un addio, non pensarlo mai, ma è un semplice arrivederci. Ciao, dolcezza, ciao.-

-Ciao, grande puffo, ciao.-

Il ragazzo si alzò dai piedi del sempreverde, baciò la fronte della bambina, e prima che lei potesse dire qualcosa, scomparve nel nulla. Come se il vento freddo di fine estate avesse deciso di portarlo con sé, lontano da Mystic Falls, dalla sua principessa, da Caroline.

E la bambina dai codini biondi ritornò in quel parco giochi, vi ritornò ogni giorno, per tante estati, e poi smise di ritornarvi, non perché avesse trovato un altro principe, ma perché lo aveva dimenticato. Era cresciuta, aveva incontrato nuove persone, conosciuto nuovi ragazzi, ormai era una ragazza, e nonostante avesse giurato a se stessa di non dimenticarsi mai del suo principe, la sua mente aveva rimosso quel ricordo.

Perché rimuovere i ricordi è naturale, non si ricorda mai tutto della propria infanzia, e seppur sia triste da dire, tale cosa avvenne nella mente di Caroline. Lei dimenticò di aver incontrato il suo principe.

La sua mente lo dimenticò, ma il suo cuore no, perché il cuore è anarchico, non ubbidisce a nessuno, ama, non sente ragioni, e nonostante la bambina consapevolmente non ricordasse del suo cavaliere, inconsapevolmente continuava a ricordarlo, ad aspettare il suo ritorno, perché sicuramente un giorno sarebbe ritornato.

Sarebbe ritornato per lei, sì.

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Capitolo 2
*** Secondo atto ***


Solita quotidianità, monotonia, a Mystic Falls. Sembrava che quel giorno nessun mostro desiderasse attaccare la cittadina, cercare di uccidere qualche vampiro, licantropo, strega, originale, ibrido, o semplicemente umano. Caroline era in un negozio, stranamente non era da sola, ma in compagnia della bionda più ossigenata del mondo. Rebeakh doveva acquistare un vestito, quella sera aveva un appuntamento con Matt, con il bellissimo Matt, e se non fosse stata tanto disperata, indecisa sul cosa comprare, non avrebbe mai chiesto a Caroline di aiutarla.

La vampira bionda di Mystic Falls conosceva Matt, era uno dei sui migliori amici, era stato il suo ragazzo, il primo con cui avesse avuto un rapporto sessuale, e nonostante reputasse la bionda ossigenata un’autentica esagitata, era contenta per lui. Sapeva quanto fosse stato complicato per Matt superare la fine della relazione con Elena, con lei, la morte di sua sorella, il crollo delle sue certezze, e se Rebeakh fosse stata un po’ meno oca, più propensa a non eliminare nessuno, non avrebbe esitato a fare ai due le sue congratulazioni.

Ora era seduta su una poltroncina, in un negozio di alta moda, aveva una rivista aperta sulle cosce, attendeva che la bionda ossigenata uscisse dal camerino, e se non fosse uscita entro cinque minuti, l’avrebbe lasciata lì. Era il primo pomeriggio, la temperatura era terribilmente alta, in fondo era inizio estate, la stagione che più amava, perché adorava la calura estiva, e se non fosse stata costretta a restare in quel negozio, sarebbe ritornata nella sua abitazione e si sarebbe concessa un freddo bagno. Un bagno rilassante, ristoratore, con candele profumate accese e petali di rose rosse nella vasca.

Caroline sfogliò un’altra pagina della rivista di moda, batté il piede sul marmo bianco del negozio, tamburellò le dita smaltate di rosso sul manico della poltroncina, e prima che potesse gridare, Rebeakh uscì dal camerino. Indossava un vestitino bianco, con le maniche a palloncino, un po’ svasato, che copriva deliziosamente il suo corpo, evidenziava le sue curve, e se avesse calzato dei sandali neri, sarebbe stata la più bella ragazza di Mystic Falls, dopo di lei. Caroline lasciò la rivista su un tavolino limitrofe con la poltroncina, si alzò, la raggiunse, e dopo averla osservata criticamente per un paio di minuti, fintamente criticamente, emise il suo giudizio.

-Il vestitino mi piace, sicuramente piacerà a Matt. Dovrai indossare un paio di sandali alti, minimo tacco dodici, lasciare i capelli sciolti, fare un trucco leggero, non esagerare con il belletto, e poi sarai perfetta.  A Matt non piacciono i profumi troppo dolci, non dimenticarlo, okay?-

-Non sono una bionda senza cervello come te, oca. Grazie dei suggerimenti, del tempo che mi hai dedicato.-

-Adoro fare volontariato, Rebeakh.-

La bionda ossigenata decise di non rispondere, altrimenti sarebbe stata costretta ad uccidere la sua interlocutrice, e se lo avesse fatto, suo fratello non avrebbe esitato ad addormentarla nuovamente. Rebeakh pagò il suo acquistò, uscì dal negozio insieme alla sua compagna di shopping, e prima che potesse entrare nel negozio di calzature, il telefonino di Caroline squillò.

La vampira bionda lo estrasse dalla sua borsa vintage, lesse il messaggino, e nonostante fosse tentata di rispondere affermativamente, decise di rifiutare la proposta. Elena aveva organizzato una maratona di commedie romantiche a Casa Salvatore, aveva invitato tutti i loro amici, anche i proprietari della casa, e considerando quanto ultimamente fosse sadica la sua migliore amica, forse vi sarebbero stati anche gli altri due originali. Vi sarebbe stato anche Klaus, con il quale aveva fatto sesso, quando ancora avevano problemi soprannaturali, immortali da eliminare, prima che lui le dicesse di avere una figlia, di averla concepita con Hayely, e lei decidesse di iniziare ad evitarlo.

Caroline digitò la risposta, la inviò, chiuse il telefonino e lo gettò nuovamente nella sua borsa. Ignorò lo sguardo perplesso della bionda ossigenata, non prestò attenzione alla sua fronte aggrottata, e volendo evitare che Rebeakh le chiedesse qualcosa, accelerò il passo ed entrò nel negozio di scarpe. Immediatamente una commessa le raggiunse, salutò calorosamente Caroline, che era una delle loro migliori clienti, quella che mensilmente spendeva sui tremila dollari, e prima che la commessa potesse iniziare a proporle gli ultimi modelli, la vampira bionda specificò quanto non fosse lì per lei. Indicò la bionda ossigenata, spiegò alla commessa di cosa necessitasse, e senza aggiungere altro, attese che eseguisse.

Tredici minuti dopo Rebeakh aveva provato sei modelli di sandali diversi, rigorosamente alti, con la fibbia, senza la fibbia, con i lacci, senza i lacci, nero velluto e grigio topo. Scelse un paio alti, nero velluto e con la fibbia. Caroline fu soddisfatta della sua scelta, porse la propria carta di credito alla commessa e pagò il suo acquisto.

-Perché hai pagato tu, Caroline?-

-Affinché questo appuntamento si concluda nel migliore dei modi, ossia con voi tra le lenzuola del suo letto, okay?-

-Sono costretta ad offrirti una coppa di champagne, allora. Andiamo in quel locale, oca?-

-Certamente, bionda ossigenata.-

Le due vampire bionde uscirono dal negozio di calzature, attraversarono la strada, entrarono nel locale, in uno dei migliori di Mystic Falls, sederono a un tavolo e attesero che il cameriere le raggiungesse. Il cameriere andò dalle due, prese l’ordinazione di Rebeakh, la sua carta di credito, e dopo qualche minuto, ritornò con una bottiglia di champagne stappata e un paio di coppe.

La bionda ossigenata, che poi tale non era, buttò la sua carta di credito nella borsa Gucci, versò lo champagne nelle due coppe e attese che la sua compagna di shopping prendesse la sua. Insieme brindarono, sorrisero anche, bevvero il vino frizzantino, e prima che potessero commuoversi, perché erano sempre donne soggette agli ormoni, interruppero quel momento imbarazzante. Fu Rebeakh ad interromperlo, in verità.

-Sono un po’ agitata, Caroline. E’ il mio primo appuntamento, dopo anni. Certo vi è stato il periodo con Stefan, prima con Marcel, poi con qualche altro uomo, anche con Damon, ma considerando quanto ho dovuto penare per convincere Matt, sono un po’ preoccupata. Temo che qualcosa possa non andare, che Matt decida di interrompere la nostra serata, e se lo facesse, temo che questa volta il mio cuore si spezzerebbe nuovamente. Abbiamo trascorso quindici giorni magnifici in Europa, abbiamo imparato a conoscerci, qualche volta abbiamo anche fatto sesso, ma da quando siamo ritornati qui, da voi, lui è così reticente. Sembra quasi che io sia un’estranea.-

-Matt è uno dei miei più cari amici, è stato il ragazzo della mia prima volta, ma ha qualche problema di fiducia. Non è stato semplice per lui accettare l’esistenza del mondo sovrannaturale, dei vampiri, superare la morte di sua sorella, i tanti dolori che ha dovuto affrontare, i commenti malevoli delle persone, e se non fosse stato per noi, probabilmente sarebbe impazzito. Ora gli occorre solo un po’ di tempo, deve capire, e appena avrà realizzato completamente quanto tu sia importante per lui, perché lo sei, non esiterà ad essere meno reticente. Non che abbia vergogna di te, non potrebbe mai averne, ma ha solo un po’ paura. Paura che anche tu possa abbandonarlo, spezzargli il cuore, e considerando i tuoi fratellini, ha anche terrore di una loro reazione. Soprattutto della reazione di Klaus, che è troppo…-

-Troppo maniaco del controllo, maniacale, incapace di fidarsi, bastardo ed estremamente stronzo. Lo è, prima lo era ancora di più, ma da quando è nata sua figlia, mi sembra che sia cambiato. Lo vedo più sereno, rilassato, calmo, e quando uccide i suoi nemici, non gode più tanto del loro terrore. Vi ha aiutato a distruggere Silas, principalmente ha aiutato se stesso, ma se non avesse collaborato con voi, sarebbe stato impossibile per voi eliminarlo. Bisogna dargli atto di tali cose.-

-Sono la prima a dare a Cesare quello che è di Cesare, Rebeakh. Ha salvato la mia vita, non una, ma due volte, e se non fosse stato per lui, non saremmo qui sedute a bere champagne, ma in Casa Salvatore a cercare un modo per distruggere Silas. Ora posso vivere come una persona normale, continuare a frequentare il college, farlo insieme alle mie migliori amiche, alla vera Elena, ritornata dopo lo scherzetto della figlia di quella pazza della Petrova, alla risorta Bonnie, e non immagini quanto tutto questo mi piaccia.-

-Non nego che tutto questo ti piaccia, ma colgo una nota di perplessità. Riguarda il caro ibrido, Tyler, o un altro? Mi sembra che Tyler sia libero di ritornare a Mystic Falls, che mio fratello abbia interrotto la sua punizione, no?-

-Peccato che lui abbia preferito la vendetta a me, perché non accetta che possa ritornare da me solo per gentile concessione di tuo fratello, e se fosse meno accecato dal suo desiderio di vendetta, capirebbe quanto sia impossibile per lui eliminare Klaus. Vi hanno provato i migliori, anche voi vi avete provato, ma hanno tutti falliti, Dio! E a me fa rabbia che Tyler non lo capisca, che continui a cercare vendetta, perché so quanto tuo fratello sia stato crudele con lui, ha ucciso sua madre, ma se lui non lo avesse tradito, Klaus non avrebbe mai deciso di punirlo in tale modo. Non dico che tuo fratello sia innocente, non potrei mai dirlo, ma se analizzassimo i suoi omicidi, le sue omissioni, le sue vendette, capiremmo la ragione del suo comportamento. Peccato che siamo così buonisti, conformisti, perbenisti, e nonostante anche noi siamo vampiri, pure noi abbiamo commesso orrori, siamo incapaci di vedere oltre il nostro naso. Stefan per un periodo è stato uno squartatore, Damon ha persino soggiogato me, bevuto il mio sangue, fatto sesso con me, costretto a dimenticare i nostri incontri, e se non fossi stata trasformata in vampiro, non avrei mai ricordato. Eppure nessuno osa accusarli di qualcosa, tutti capiscono, perdonano i loro errori, anch’io ho perdonato Damon, dopo aver tentato di ucciderlo, persino Elena l’ha perdonato, ha accettato i suoi sentimenti, nessuno giudica la sua relazione con lui, mentre se io decidessi ipoteticamente di perdonare Klaus, di avere una relazione con lui, di accettare i suoi sentimenti, sarei  considerata la persona più spregevole di questo mondo. Perché quando fa comodo a loro, quando devo salvare la vita di Jeremy, o quella di Damon, posso chiamare tuo fratello, uscire con lui, supplicare il suo aiuto, mentre quando non ha comodo a loro, non posso neanche rivolgergli la parola. Ti rendi conto di quanto i miei amici, i tuoi amici, siano ipocriti? Li ammazzerei, Dio.-

Rebeakh ascoltò le parole della sua interlocutrice, la sua confessione, riempì nuovamente le loro coppe di champagne, e prima di brindare con lei, replicò alla sua arringa. E lo fece ironicamente, perché era sempre la solita stronza, lei.

-Da quanto tempo sei innamorata di mio fratello, Caroline? Non provare a negarlo, perché sarebbe inutile.-

-Da prima che sapessi di sua figlia, della presenza di Hayely nella sua casa a New Orleans, dello scherzetto della figlia della Petrova e di un piano per sconfiggere quel folle immortale. Da quando abbiamo fatto sesso nel bosco, perché sono stata io  baciarlo, a permettergli di andare oltre, altrimenti tuo fratello non avrebbe mai preteso qualcosa da me. E sono incapace di pentirmi di tale cosa, perché lui è stato capace di conquistarmi mesi fa, dicendomi quanto fosse intenzionato ad aspettarmi per il resto della sua eternità, come vi tenesse ad essere il mio ultimo amore, non il mio primo amore.-

-Presumo dalle tue parole che i tuoi amici non sappiamo di tale cosa, che neanche le tue migliori amiche lo sappiamo, no?-

-Elena lo sapeva, quella che credevo fosse Elena lo sapeva, ma poi lo scherzetto di Nadia è stato annullato, quella pazza di una Petrova ha lasciato il suo corpo, Elena è ritornata nel suo, e ha dimenticato tutto, non che non sia stata una fortuna, altrimenti avrebbe ricordato anche di aver cercato di sedurre Stefan. E se avesse ricordato una cosa del genere, non avrebbe mai perdonato se stessa, non per avere spezzato ancora una volta il cuore di Damon, del suo Damon. Solo tu lo sai, non so neanche il motivo per cui te lo abbia detto, pensa un po’. Forse questo champagne mi ha dato alla testa.-

-Impossibile, perché siamo immortali e non ci ubriachiamo. Ora cosa hai intenzione di fare, perché penso che tu non possa continuare ad evitare mio fratello, e prima che tu possa dire qualcosa, lascia che ti chiarisca un paio di dubbi. Tra lui e Hayely non vi è nulla, vi è stato solo una notte di sesso, e se Elijah non fosse interessato a lei, quella lupa non vivrebbe più nella sua casa. Lei è solo la madre di sua figlia, senza né se e né ma.-

-Elijah è interessato a lei, Rebeakh? Questa è una novità, sì. E ora lui è qui, perché…-

-Principalmente perché vi tiene a parlare con te, penso che voglia chiarire la vostra situazione, perché dubito che tu sia stata un semplice capriccio, so benissimo quanto lui sia innamorato di te, e poi anche per un altro motivo, ma non ho ben capito.-

-In che senso non hai ben capito, Rebeakh?-

-Ha parlato di una promessa, un giuramento solenne, un paio di giuramenti, che aveva fatto a una principessa. E ora era arrivato il momento di rispettarli, ma sai quanto sia umorale Klaus, quindi non ho avuto il coraggio di chiedergli altro.-

-Capisco, in realtà non capisco, però non importa. Devo risolvere questa situazione tra di noi, assolutamente.-

Le due vampire bionde non aggiunsero altro, brindarono nuovamente, bevvero il vino frizzantino nelle coppe, terminarono la bottiglia di champagne, e prima che potessero uscire dal locale, Caroline acquistò un vassoio di dolci. Era consuetudine mangiare dolci, disperarsi per le calorie ingerite, mentre si guardava un’ennesima commedia romantica, commentava il protagonista maschile, criticava la protagonista femminile e piangeva per il finale tragicomico. Era quella la caratteristica delle maratone di commedie romantiche della sua migliore amica, di Elena.

-Verresti con me a casa Salvatore, bionda ossigenata? Elena ha organizzato una maratona di commedie romantiche, vi sono tutti, anche i tuoi fratelli, pure Matt, e siccome è ancora presto per il tuo appuntamento, perché non ti unisci a noi?-

-Proposta allettante, oca senza cervello. Magari siedo vicino a Damon, irrito la tua amica del cuore, e prima che possa tentare di accoltellarmi, fuggo via. Mi piace, sì.-

-Okay, andiamo! E comunque anche Tyler sa della cosa, a ben pensarci.-

-Perché sa del pomeriggio di sesso tra te e mio fratello, Caroline?-

-Ha ascoltato la conversazione tra me e la finta Elena, ha anche cercato di attaccarmi, e se non fosse stato per Stefan, mi avrebbe nuovamente morso. In realtà anche lui lo sa, in fondo è il mio migliore amico, mentre gli altri non lo sanno.-

-Avresti fatto prima ad affiggere dei volantini, carina. E ora andiamo, perché sono stanca di discutere degli affari di letto di Klaus, Caroline.-

Le due bellissime vampire uscirono dal locale, e quando giunsero a Casa Salvatore, era quasi pomeriggio inoltrato. Peccato che vi fosse anche un’altra persona, che la sua seconda migliore amica aveva ritenuto fondamentale invitare, e nonostante Elena avesse provato a dissuaderla, perché inconsapevolmente avvertiva quanto non fosse corretto, non per Caroline, Bonnie non aveva voluto sentire ragioni.

Caroline aprì la porta di casa Salvatore, era stato Stefan a dare anche a lei le chiavi, perché ormai trascorreva il suo tempo libero lì, entrò, spronò Rebeakh a seguirla, e quando i presenti avvertirono la loro presenza, le due vampire si sentirono un tantino osservate. Un tantino troppo. Sul divano di pelle vi erano seduti Damon, Elena, Matt, Stefan, sulle tre poltroncine vi erano Elijah, Bonnie, Jeremy, e se non fosse stato per l’altra poltrona, Klaus sarebbe stato accucciato ai piedi del divano, dove invece vi era Tyler.

Alla bionda ossigenata caddero le buste da mano, capì quanto la situazione fosse delicata, alquanto imbarazzante, e se non fosse stata tanto stronza, si sarebbe limitata a ridere istericamente. Invece sorrise irriverentemente, non degnò di tante attenzioni i presenti, e parlò.

-Avremmo invitato anche Hayely, pure la bambina, se avessimo avuto un po’ di tempo. E’ una maratona di commedie romantiche, o una riunione delle creature più sovrannaturali del pianeta? Fortunatamente la pazza della Petrova non vi è, altrimenti sarebbe stato imbarazzante, troppo imbarazzante.-

Caroline non disse nulla, guardò il suo ex-ragazzo, quello che aveva preferito la vendetta a lei, ma che ora era lì, nello stesso salone con Klaus, e prima che potesse ribeccarlo, dirgli quanto fosse incoerente, anche abbastanza ipocrita, o ricordare il suo morso, preferì chiudere la porta di casa Salvatore e andare in cucina. Poggiò il vassoio sul tavolo, prese un paio di sedie, una pure per la bionda ossigenata, ritornò in salone e dono un’occhiata malevole alla sua migliore amica. Elena intercettò il suo sguardo, scrollò le spalle, e incurante della conseguenza delle sue parole, parlò. Odiava che Caroline potesse ritenerla colpevole di qualcosa, lo odiava, sì.

-Non pensare che tutte le belle idee siano opera mia, Caroline. Sono stata io a proporre la maratona di commedie romantiche, ad invitare la maggior parte di loro, anche i due simpatici originali, ma non tutti. Bonnie ha così insistito che vi fosse anche Tyler, che se non sapessi del suo amore per mio fratello, penserei a un suo interesse per il tuo ex-ragazzo.-

La vampira bionda osservò la strega mora, attese una sua spiegazione, e come se fosse stata la cosa più normale del mondo, lei non esitò a dargliela. Alcune volte Bonnie era così inopportuna, moralista, che Caroline non comprendeva come potesse ancora essere loro amica, amica sua, ma anche di Elena.

-Mi sembra giusto che tu e Tyler risolviate questa situazione, Caroline. Lui ti ama, è libero di tornare a Mystic Falls, grazie alla gentile concessione di Klaus, e se non fosse per la tua reticenza, non vi sarebbe alcun problema.-

-Bonnie, hai la capacità di essere una vera demente. Tyler ha preferito la vendetta a me, mi ha lasciato, sono stata costretta a lasciarlo andare, mi ha ferito, perché onestamente come si può preferire una vendetta a me, come si può cercare di uccidere Klaus, quando si sa di non avere la minima possibilità? Tra noi è finita, non vi è più nulla, non vi sarà più nulla, perché non vi è cosa peggiore dell’inganno, non per me. E se non mi credi, puoi chiedere a Damon. Lui sa quanto non mi piacciono le bugie, gli inganni, perché ho quasi cercato di ucciderlo, quando ho ricordato. Grazie dell’interessamento, ma non serviva, Bonnie.-

La vampira bionda sedé sulla sedia, accanto alla bionda ossigenata, attese che Elena inserisse un altro dvd nel lettore, ma prima che la sua migliore amica potesse farlo, Tyler pensò bene di replicare. Perché lui era ritornato per lei, aveva fallito nella sua vendetta, voleva riprendere la loro relazione, e capendo quanto Caroline non fosse interessata a ricostruire il rapporto, decise di ferirla. E lo fece davanti ai suoi amici, ai loro amici, alla bestia per eccellenza, a Klaus.

-Tra me e Caroline è finita, non vi è più nulla, non vi sarà più nulla, ma non solo perché io ho preferito la vendetta a lei, ma anche per un altro motivo. Penso che qualcuno di voi lo conosca, no?-

Stefan si agitò sul divano, Damon notò il suo turbamento, anche Elena, pure Matt, ma prima che i tre potessero chiedere spiegazioni al minore dei fratelli Salvatore, fu lui a parlare. Lo fece per tanti motivi, ma principalmente perché Caroline era la sua migliore amica, una donna, e se Tyler avesse continuato, non avrebbe potuto non ferirla.

-E’ stupido, meschino, rivelare i segreti di una donna. Non bisogna mai vantarsi delle proprie conquiste, di cosa avviene tra le lenzuola, perché in tale modo si umilia la donna, e se tale cosa avviene, si dimostra di essere un imbecille patentato. Tyler, ti consiglio di tacere. Se la scorsa volta mi sono limitato a un pugno, questa volta potrei non andarci tanto leggero, perché Caroline è la mia migliore amica, è una donna, è speciale, e non merita che tu la umili. Ora respira, connetti il cervello e taci.-

-Non ho alcuna intenzione di tacere, Stefan. So quello che ha fatto Caroline, lo saprebbe anche Elena, se fosse stata lei e non quella pazza della Petrova. E siccome Bonnie mi ha invitato qui, perché vi teneva a un chiarimento tra me e lei, mi sembra giusto svelare a tutti il motivo.-

-Potresti non uscire vivo da questa casa, Tyler.-

-Correrò il rischio, Stefan.-

Damon assottigliò lo sguardo, Elena cercò di intuire cosa il licantropo intendesse, Matt guardò Jeremy, che osservò Bonnie, e prima che Stefan potesse alzarsi dal divano, Tyler parlò. Rebeakh si preparò a una reazione violenta di suo fratello, Elijah intuì quanto spettasse a lui fermarlo, consapevole di quanto non fosse semplice il suo compito, Caroline abbassò umiliata lo sguardo e Klaus perse definitivamente la pazienza. La persa totalmente.

-Caroline ha fatto sesso con Klaus, con l’assassino dei miei amici e di mia madre. Hanno fatto sesso nel bosco, mentre lei era impegnata a cercare Matt, e pur sapendo quanto Klaus sia una bestia, come abbia reso le nostre vite un inferno, non ha esitato a concedersi a lui. E’ impossibile che io e lei ritorniamo insieme, perché non vi tengo ad avere una relazione con una puttana, Bonnie.-

E fu il caos. Klaus si alzò dalla poltrona, per avventarsi sul corpo di Tyler e sollevarlo in aria. Lo lanciò contro la cristalliera di Casa Salvatore, si precipitò su di lui, cercò di soffocarlo, e prima che il licantropo potesse tentare in qualche modo di difendersi, il vampiro originale scurì le sue iridi e ringhiò contro il suo viso. Lo avrebbe ucciso, se non avesse temuto una reazione negativa di Caroline. Della sua Caroline.

-Se non vuoi che ti spinga al suicidio, che ti ordini di spezzarti le ossa delle braccia, di tagliarti la lingua, ti consiglio di chiedere scusa a Caroline. Porgi le tue scuse alla donna che hai amato, a colei per cui sei stato il suo primo amore, e prima che perda realmente la pazienza, perché sono quasi sul punto di perderla, ti ordino di fare in modo che le tue scuse suonino sincere.-

-Non sono stato il suo primo amore, Klaus. Vi è stato prima Matt, lo stesso che frequenta tua sorella, poi Damon, quello che ama Elena, poi io, quello che ha preferito la vendetta a lei, e ora tu. Per quanto tempo vi sarai tu, quando ti stuferai, o preferirai altro a lei? Noi tre abbiamo preferito altro a lei, l’abbiamo lasciata, come si lascia una puttana, dopo aver consumato. E quindi per cosa dovrei chiederle scusa, Klaus?-

Klaus sorrise inquietantemente, come Mefistofele, perché aveva cercato di essere paziente, di concedergli una possibilità per redimersi, ma notando quanto il ragazzino non fosse interessato a chiedere ammenda, decise di agire a modo suo. Il primo pugno fu per averle rammentato di Matt, il secondo pugno fu per averle ricordato di Damon, il terzo pugno fu per averla toccata, il quarto pugno fu per aver preferito la vendetta a lei, il quinto pugno fu per averla lasciata, il sesto pugno fu per averle dato della puttana, e se Caroline non avesse gridato, non avrebbe interrotto la sequela di pugni.

Caroline aveva raggiunto Klaus, guardava il viso tumefatto di Tyler, quanto il vampiro originale fosse incapace di placare la sua rabbia, come non volesse vederlo in quello stato, perché non le piaceva così preda dell’ira, e prima che i suoi amici, o i suoi fratelli, potessero intromettersi, non esitò ad abbracciarlo. La vampira bionda si inginocchiò sul pavimento di casa Salvatore, strinse a sé il signore dei mostri, avvicinò le labbra al suo orecchio e lo pregò.

-Ti prego smettila, farlo per me, Niklaus.-

Caroline ricordò la stagione estiva dei suoi cinque anni, lei seduta ai piedi del sempreverde, il ragazzo biondiccio con il suo libro delle fiabe, la sua prima promessa, la sua seconda promessa, e seppur fosse una bambina, il suo desiderio di avere quel ragazzo per sé. Lui era stato capace di farla sorridere, dimenticare l’abbandono di suo padre, come lui avesse preferito un uomo a sua moglie, e dopo anni, ritornò a ricordare quei bellissimi mesi.

Rammentò anche il suo desiderio, quello di volere che il ragazzo – il grande puffo – fosse il suo principe azzurro, il suo cavaliere, e il suo eroe. Per tanti anni aveva atteso il ritorno di Niklaus, poi era cresciuta, aveva incontrato altre persone, razionalmente aveva dimenticato il suo principe azzurro, ma irrazionalmente non l’aveva fatto, perché nei suoi ragazzi aveva sempre cercato qualcosa di lui. Matt era biondo, Damon era irresistibilmente spavaldo, mentre Tyler era protettivo.

Caroline cercò di non piangere, cercò veramente di non farlo, e vedendo quanto le mani del suo cavaliere fossero sporche di sangue, lo pregò di seguirla all’esterno dell’abitazione. Klaus esaudì la sua preghiera, non avrebbe mai potuto negarle nulla, lasciò Tyler, si alzò dal pavimento, e senza dare spiegazioni a nessuno, neanche ai suoi fratelli, la seguì nello spiazzato di casa Salvatore.

Autonomamente Matt decise di occuparsi di Tyler, perché erano amici, ma non sarebbe stato capace di perdonarlo facilmente, quindi lo aiutò a ripulirsi e gli chiese di uscire da quella casa. Le ferite del licantropo erano quasi guarite, nessuno insisté affinché restasse, neanche Jeremy, o la stessa Bonnie, Stefan non commentò ulteriormente la situazione, mentre Damon non si trattenne dal farlo.

-Confessione inutile, idiota. Ai ragazzini come te bisogna insegnare un po’ di buone maniere, e se avessi osato parlare in quel modo di Elena, della mia ragazza, non saresti stato tanto fortunato. Saresti uscito morto da questa cosa, quindi ringrazia la buona sorte, la clemenza di Klaus, perché io non sarei stato tanto clemente. Ora vai via, non sei più gradito, cane.-

Damon aveva sbagliato con Caroline, l’aveva usata come una sacca di sangue, una bambola gonfiandole, e parlando in quel modo, cercò di fare ammenda delle sue colpe. Perché era un vampiro secolare, aveva commesso tanti errori, ma sapeva quanto non fosse corretto umiliare una donna, non sessualmente parlando.

Elijah aprì al licantropo la porta del pensionato, mentre Rebeakh sorrise inquietantemente, e prima che potesse prepararsi per il suo appuntamento con Matt, ricordò le parole di suo fratello e quasi gelò sulla sedia. Klaus era anche tornato per rispettare due promesse, due giuramenti solenni, il secondo di ritornare da una bambina bionda, il primo di renderla la sua regina, la padrona del suo mondo, perché del suo cuore lo era da anni.

E Klaus amava Caroline, solo a lei permetteva taluni libertà, compresa quella di chiamarlo con il suo nome, e considerando quanto vi tenesse ad essere il suo ultimo amore, Rebeakh comprese chi fosse la bambina bionda. La bionda ossigenata rise, rise davvero tanto, perché per il resto della sua eternità avrebbe dovuto convivere con quell’oca senza cervello, e considerando tutto, la cosa non le dispiaceva più di tanto. Ovviamente non lo avrebbe mai ammesso, non ad alta voce.
 
 

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Capitolo 3
*** Terzo atto ***


I due non erano restati fuori Casa Salvatore, avevano preferito andare via, raggiungere un luogo a loro familiare, dove tutto era iniziato, sarebbe continuato, e magari finito. Caroline sedé ai piedi del sempreverde, del suo albero, come se fosse stata ancora una bambina di cinque anni, quella che era stata consolata da un ragazzo sconosciuto, che era diventato suo amico, il suo cavaliere, il suo principe azzurro. Incrociò le gambe, poggiò le mani sulle ginocchia, quasi dovesse meditare, e prima che potesse iniziare a farlo realmente, fu raggiunta da Klaus.

Lui si inginocchiò accanto a lei, sorrise leggermente, portò le mani sul suo viso, e quando fu certo di avere la sua attenzione, lo sguardo del suo tesoro su di sé, iniziò la sua confessione.

-Ho sempre saputo chi fossi, perché il tuo odore era inconfondibile. Ti osservavo, guardavo, notavo con quanto impegno difendessi i tuoi amici, li proteggessi, implorassi il mio aiuto, non per te, ma per loro, e continuavo a sperare, che tu potessi ricordare. Perché io non ho mai avuto bisogno di ricordare di te, della mia prima promessa, del mio secondo giuramento, non ho mai dimenticato quella bambina dai codini biondi, e se non fossi stato tanto occupato, o avessi avuto la possibilità, sarei ritornato prima da te. Poi la situazione è degenerata, siamo stati occupati, tra diploma, college, immortali folli, streghe, e nonostante desiderassi dirti di me, spingerti a ricordare di quel ragazzo biondiccio, non ho mai avuto la possibilità per poterlo fare. E poi abbiamo fatto sesso, in quel bosco, mentre cercavi quel biondino, ed è stato uno dei momenti più belli tra noi. L’ho custodito gelosamente nel mio cuore, non l’ho condivo con nessuno, sono ritornato a New Orleans, intenzionato a lasciarti il tuo spazio, consapevole di quanto tempo avessimo per noi, ma non sono riuscito a porre in pratica la mia intenzione. Ho lasciato mia figlia, l’ho lasciato a Hayely, sono ritornato da te, e ho capito quanto avessi sbagliato a tacere, quando ho notato come non facessi altro che evitarmi. Ora siamo qui, sotto la chioma del nostro sempreverde, perché questo è nostro, e non so cosa dirti.-

-Io penso che tu sappia benissimo cosa dirmi, Klaus. Per anni ti ho aspettato, sono ritornata qui, ma tu non vi eri, poi sono cresciuta, ho incontrato nuove persone, e nonostante la mia mente avesse rimosso il tuo ricordo, il mio cuore non l’ha mai fatto. Sono stata con altri ragazzi, ma in ognuno di loro ho cercato qualcosa di te, del mio principe azzurro, del mio grande puffo. In Matt sono stati i capelli, in Damon la spavalderia e in Tyler la sicurezza. Al mio diploma mi hai chiesto di accompagnarti a New Orleans, non avresti esitato a regalarmi un biglietto aereo, se avessi accettato di seguirti, ma consapevole di quanto io non fossi pronta, mi hai dato la possibilità di riprendere la mia relazione con Tyler, facendolo ritornare da me. Mi hai detto di voler essere il mio ultimo amore, che saresti stato disposto ad aspettare tutto il tempo di questo mondo, e nonostante io non abbia dimostrato entusiasmo per le tue parole, da quel momento ho iniziato a pensare a te. A noi. Poi Tyler ha preferito la vendetta a me, la speranza di poterti uccidere, sei ritornato, abbiamo fatto sesso, ho scoperto della gravidanza di Hayely, di tua figlia, ho pensato di poterti evitare, di fartene quasi una colpa, ma non vi sono riuscita. So quanti errori hai commesso, come alcuni non siano direttamente imputabili a te, come altri lo siano, ma non mi interessa, come ad Elena non è interessato degli sbagli di Damon. Non dico di voler lasciare i miei studi, di non voler frequentare più il college, perché vi tengo a laurearmi, a realizzare i miei progetti, anche il mio sogno, quello di diventare una giornalista, ma dico di volerlo fare vicino a te.-

-Sei sicura delle tue parole, come lo sei sempre stata? Perché se lo sei, non ti permetterò più di allontanarti da me, ma ti terrò vicino a me, farò di te la regina del mio mondo, perché del mio cuore lo sei da anni. Sono ritornato qui per te, volevo dirti del nostro primo incontro, di quanto fossi intenzionato a rispettare la mia prima promessa, quella di fare della bambina bionda la mia regina, e quindi sei sicura di quello che vuoi?-

-Come non lo sono mai stata, Niklaus. Ho intenzione di vivere in uno dei tuoi castelli, con te, il mio principe azzurro, ma siccome non ho mai visitato Parigi, voglio andare prima lì. Cosa ne dici, grande puffo?-

-Che andremo a Parigi, trascorreremo lì il resto dell’estate, ti mostrerò quella città, i musei, le gallerie, ceneremo nei ristoranti più esclusivi, e poi farò una cosa.-

-Chiederai la mia mano? Ti informo che abbiamo tutto il tempo del mondo, Nick.-

-Non chiederò la tua mano, non ancora, non ora, non così. Farò in modo che tu possa dimenticare la tua prima volta con Matt, le volte con Damon, anche il suo soggiogamento, e le tante volte con Tyler, con quel cane, perché con me avrai infinite volte.-

-Come pensi di farmele dimenticare, Nick? Pensi di essere migliore di loro, che la tua esperienza possa essere maggiore della loro?-

-Ovvio che io sia migliore di loro, dolcezza. Ma ho intenzione di farteli dimenticare in un altro modo.-

Caroline rise, rise davvero, poggiò le mani sul viso del suo principe, e prima che lui potesse aggiungere altro, premé le labbra sulle sue. Fu un contatto fugace, lieve, quasi invisibile, ma che ebbe il dono di allontanare ogni dubbio. Anche quello più radicato nei loro cuori.

-Come, Niklaus?-

-Amandoti, tesoro.-

Caroline non ebbe alcun dubbio sulla veridicità delle parole del suo principe azzurro, del suo cavaliere, del suo eroe, perché sapeva quanto amore lui provasse per lei, come lei ricambiasse i suoi sentimenti, e nonostante le loro mille ferite, non vi sarebbe stato tempo incapace di cancellarle. Quella fu una certezza.

Spazio mio: ringrazio chi ha letto, recensito e inserito la storia nei vari elenchi. Il racconto è terminato, ma vi è ancora un capitolo aggiuntivo. Sinceramente grazie.

 

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