I cannot get you out - Raccolta One Shots

di Lennyk192
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Safe with me ***
Capitolo 2: *** Wrong Love ***
Capitolo 3: *** Up&Down ***
Capitolo 4: *** Written in the scars ***
Capitolo 5: *** Finally ***



Capitolo 1
*** Safe with me ***


Safe with me



La folla attendeva impaziente l'imminente annuncio del loro Signore.
Quella notte, i suoi guerrieri avevano radunato tutti i membri del clan e le loro famiglie nella grande piazza del quartiere, l'ordine era stato quello di recarvisi il più in fretta possibile perché presto Dahak sarebbe arrivato con delle novità.
Suo padre, un ex demone mercenario caduto in miseria, era uscito malvolentieri dalla locanda in cui solitamente perdeva i sensi a seguito del troppo consumo di birra.
Il vecchio diceva che una cosa buona, in fondo, l'avevano fatta anche gli umani, creando quella bevanda.
Lei l'aveva scortato in piazza cercando di non farlo crollare al suolo, poiché quel gesto sarebbe stato interpretato come una grave mancanza di rispetto più che di giudizio. Gli sguardi contrariati e disgustati di chi stava loro intorno, la fecero arrossire appena, ma resistette a testa alta fino a che la nube violacea che avvolgeva il Signore dei demoni della rabbia non diede segno dell'arrivo di Dahak.
Il suo sguardo era duro e crudele, esattamente come lo ricordava.
L'aveva visto solo una volta quando era piccola e sua madre Marcy le stava insegnando le arti della seduzione mentale, che ogni succubo deve iniziare a conoscere dai tredici anni di vita. Lei ne aveva sedici, adesso.
Era una neonata, rispetto a tutti gli altri membri del clan. 
Il demone di nome Kegan, per esempio, che troneggiava accanto a lei in quel momento, ne dimostrava circa diciotto ma in realtà era già centenario.
Inoltre era un succubo, un tipo di creatura odiata da tutti perché troppo a stretto contatto con i sentimenti umani.
Essere considerata una "mammoletta" nel suo mondo era il suo pane quotidiano. Sua madre era crudele e dal cuore di pietra, oltre che bellissima, e aveva servito fedelmente Dahak fino ai trecentoquattro anni d'età, poi le aveva "passato il testimone", con sguardo sprezzante e colmo di odio, dicendole che non avrebbe mai corrotto per il suo Signore tante anime umane quante ne aveva irretite lei in passato.
Una famiglia amorevole, la sua.


Ripensando a quella donna, Aud fece una smorfia, portando i suoi occhi viola ad osservare curiosa il giovane che affiancava il "grande capo". Era biondo, con il viso tumefatto e diversi lividi e graffi sul torace nudo. Studiava la folla di esseri davanti a lui come se fosse un agnello in una gabbia di lupi affamati.
Un agnello con le zanne pronto a sbranare tutti, pensò il succubo.
Sembrava una preda appena catturata, ma emanava forza e rabbia in modo quasi doloroso.
Non l'aveva mai visto prima.
Doveva essere umano.
Aud provò, senza ascoltare minimamente le parole del suo Signore, a raggiungere la sua mente. Sarebbe stato divertente confonderlo un pò e riuscire a scoprire qualcosa su di lui. Ma niente. Il vuoto totale. Era più potente di chiunque altro e lei era troppo giovane per affrontarlo.
Il pensiero di ciò che era davvero la colpì prima che Dahak lo annunciasse.
"Posso dirmi lieto e fiero di presentare al clan...mio figlio!"


                                                                                                                               ***


Nei tre giorni successivi Aud tentò più volte di avvicinarsi al nuovo arrivato, ma uno dei guerrieri riusciva sempre a fermarla prima che potesse anche solo salutarlo.
"E' impegnato nell'addestramento, non ha ancora bisogno di te" le disse uno dei vampiri di guardia al campo armi. Alec, così si chiamava il figlio di Dahak, era poco distante e atterrava Kegan con un pugno micidiale.
Si voltò per gettarle uno sguardo e la inchiodò per un attimo, prima che riprendesse la lotta.
"Ma se vuoi intrattenere me intanto, metterò una buona parola con il piccolo" proseguì il tale davanti a lei con fare lascivo. Gli occhi gli brillavano di fame e malizia e Aud fu costretta ad indietreggiare, per la propria sicurezza.
"Ma anche no! Preferisco aspettare qualcuno che valga il mio tempo" fu la risposta acida.
Non appena quelle parole lasciarono la sua bocca, una mano callosa e terribilmente grande le afferrò la gola con violenza, mozzandole il respiro.
Tutto il suo sarcasmo finì sotto le suole dei costosi stivali al ginocchio che indossava.
Mai offendere un vampiro.
"E se tu non avessi più tempo?"
Il fiato bollente dell'uomo le colpì l'orecchio facendola ribollire di rabbia. Si sentiva sempre così impotente rispetto agli altri. In quel momento lo era davvero.
"Ho sete"
Una voce roca, arrabbiata e affannata la riportò con i piedi per terra. Letteralmente, perché il vampiro abbassò il braccio e allentò di poco la presa sulla sua gola. Aud si voltò e notò che il giovane demone si era avvicinato a loro e guardava con sfida l'essere davanti a lei.
In un secondo si ritrovò a terra, rantolante, in cerca d'ossigeno.
Il vampiro era responsabile delle necessità del figlio di Dahak ed era sparito per procurargli ciò che voleva.
Un paio di anfibi impolverati occuparono la sua visuale, poi ci furono solo due occhi dallo straordinario colore grigio-verde e una domanda.
Che lei non capì.
Scosse la testa confusa. "Come?"
Alec sbuffò contrariato. "Stai bene?" ripeté laconico, quasi lo chiedesse per educazione che per vero interesse.
Non se ne era mai preoccupato nessuno. Che fosse vero o no. Che...dolce.
Recuperando un pò d'orgoglio e buonsenso, si sollevò da terra e si spolverò i pantaloni cacciando via le briciole della sua paura.
"Sto alla grande, come sempre"
Lui la guardò dal basso prima di alzarsi e regalarle un ghigno sarcastico. "Non sembrava proprio"
Bastardo.


Aud ridusse la bocca ad una linea a sottile e severa, pronta a dare il peggio di sé, quando vide il vampiro di prima tornare con una brocca piena d'acqua ghiacciata.
Guardava lei e Alec con lo stesso odio.
"Non l'avrai avvelenata, vero?" chiese con sospetto, incrociando le iridi rosse.
Quello impallidì, per quanto fosse possibile diventare più cerei di così, e si affrettò a negare. Vide Alec sorridere divertito alla sua uscita infelice e prendere una gran sorsata. Lo liquidò con un cenno, prima di riportare la sua attenzione su di lei.
"Mi chiamo Aud e sono un..." lo anticipò velocemente per paura che la mandasse via.
"Non m'interessa" la interruppe lui. Lei nascose in fretta l'espressione ferita del suo volto e mandò giù l'ennesimo boccne amaro.
Ecco che cominciava a trattarla come spazzatura. Imparava presto, il principino.
Fece per andarsene, ma la voce di lui la raggiunse prima che le lacrime le riempissero gli occhi.
"Sono Alec, ma immagino che tu lo sappia già"
Si voltò confusa e lo vide sorridere appena. Era un sorriso triste, non arrivava agli occhi. Falso, ma gentile.
"Ho fatto le mie indagini, in effetti" mormorò prudente.
"Perché?"
"Perché ero incuriosita"
"Da me?" sollevò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
I muscoli del braccio guizzarono elastici sotto il suo sguardo e lei si sforzò di non sbavare.
"Nessuno di noi aveva capito cosa fossi, il primo giorno che sei arrivato. Non sapevamo che Dahak avesse...altri figli"
"E cos'hai scoperto, a parte il mio nome?" sembrava nervoso, mentre lo chiedeva. Infastidito.
Aud sorrise civettuola e si sedette sulla staccionata accavallando le lunghe gambe. Lui non parve interessato, perciò decise di parlare.
"Dunque...combatti in un modo che qui non si è mai visto, senza uno stile preciso, come se non ti fossi mai addestrato prima. Questo, per il figlio del capo, è a dir poco sospetto. Non ti trasformi mai, neanche quando ti ritrovi in fin di vita e in questa forma sei più forte rispetto a tutti gli altri. Se devo aggiungere qualcos'altro al tuo profilo non hai che da chiedere, demone. Sono pettegola e tutti mi odiano, ma prendono dannatamente sul serio ciò che dico"
Lo degnò appena di uno sguardo e si accorse che ribolliva di rabbia. Qualcosa lo aveva offeso.
"Alec..?"
"Tutto quello che devi sapere su di me...è che sono.dannatamente.umano!" ringhiò tra i denti prima di lasciarla sola.

                           
                                                                                                                                               ***


Aud si sistemò una ciocca di capelli rosso fuoco dietro l'orecchio, prima di lanciare un altro sguardo nervoso alle sue spalle. Le era sembrato di udire un suono di passi dietro di lei, nel buio. Qualcuno la stava seguendo... o era solo paranoica?
Da giorni aveva la sensazione che qualcuno la spiasse. Eppure, stranamente, la cosa non l'aveva mai turbata prima di allora. Era sempre in compagnia e i demoni che frequentava erano minacciosi quanto sembravano, dunque migliori di qualunque guardia del corpo si potesse assoldare.
Quella sera, invece, era diverso. Percepiva un senso di oscura minaccia aleggiarle intorno.
Rimpianse di aver deciso di percorrere quella strada da sola. I prati poco curati, lungo il tragitto che conduceva all'edifìcio diroccato che era casa sua da qualche anno, erano stranamente deserti. Nel luminoso chiarore lunare vide qualcosa muoversi nei cespugli alle sue spalle.
Accelerò e si ritrovò quasi a correre per sfuggire a quell'invisibile minaccia, i tacchi che picchiettavano sull'asfalto.
Qualcuno interruppe la sua fuga piantandosi davanti a lei, quasi comparendo dal nulla.
Un paio di occhi rossi e furiosi la fissavano dall'alto e il suo cuore perse un battito: era il vampiro di quella mattina.
Quello che lei aveva provocato e che probabilmente era venuto a vendicarsi della figuraccia fatta davanti al figlio del capo. Fece per parlare e, seppur controvoglia, scusarsi.
Non fu possibile.


Un dolore lancinante la colpì alla tempia destra, facendola gemere, prima che l'equilibrio diventasse precario e le gambe smettessero di sorreggerla a dovere. Barcollò di lato e si scontrò con un torace e un paio di braccia possenti che l'avvolsero tenendola ferma.
Altri sei vampiri erano comparsi sulla strada e la circondavano, ghignando malevoli.
Urlando, lottò per liberarsi dalla presa, ma fu inutile.
Era sempre stata così debole...
Il suo divincolarsi non fece che innervosire il vampiro, che uno dei suoi sottoposti aveva chiamato Reed mentre lo incoraggiava ad ucciderla, il quale le sferrò un pugno sulla mascella per farla zittire, un attimo prima di snudare le zanne affilate e affondarle nel suo collo.
Lo strappo della carne cedevole fu ancora peggio del morso in sé e Aud si ritrovò a gridare con tutto il fiato che aveva.
Qualche demone marciò loro accanto senza curarsi della scena, di lei, del suo sangue che le correva lungo il corpo.
I succubi venivano spesso uccisi in modo brutale, perché tutti i demoni che si invaghivano di loro credevano di essere così speciali da meritare di tenersi le donne come amanti fisse, fino a farle innamorare. Ma questo accadeva di rado.
Nemmeno sua madre aveva mai amato suo padre. Ne era semplicemente affascinata. Lui era potente, quando si conobbero e lei se n'era invaghita.
Ma niente amore. Anzi...
Contrariamente al suo codice, Aud si ritrovò a pregare e supplicare che qualcuno venisse ad aiutarla, ma causò solo l'ilarità dei passanti.
Quando le forze cominciarono ad abbandonarla, avvertì appena le mani di un vampiro addentrarsi sotto la sua camicetta, all'altezza della vita.
Ne fu talmente disgustata da rischiare di vomitare.
Prima che potesse strappargliela via, però, qualcuno lo spintonò violentemente facendogli mollare la presa.


Stordita, si ritrovò a tamponarsi la ferita al collo, da cui ancora perdeva sangue scarlatto. Alla vista della sua mano macchiata di rosso quasi svenne, ma si sforzò di restare lucida per assistere alla fine di quel gruppo di sanguisughe e ciò che vide la stupì.
Reed non si curava più del suo ruolo di servitore, mentre colpiva Alec con tutta la forza di cui era capace.
La testa del ragazzo scattò indietro a seguito di un colpo particolarmente violento, ma a Aud parve di vederlo sorridere prima di restituire il pugno e conficcare un paletto del diametro di almeno cinque centimetri nel cuore del vampiro.
Il corpo parve prosciugarsi velocemente, i lineamenti dell'assassino che era stato si raggrinzirono, mentre la lotta riprendeva senza di lui.
Improvvisamente, uccidendo uno dei nemici e voltandosi ad affrontarne un altro, il succubo vide Alec fermarsi e portarsi le mani al volto. Si copriva gli occhi, come se bruciassero, e quell'attimo di debolezza gli costò l'essere atterrato e colpito più volte.
Aud riuscì a intravedere solo una sagoma rossa spostarsi da sotto il vampiro che si ritrovò a tirare pugni al vuoto.
Poi avvertì una presenza.
L'essere appena comparso alle sue spalle aveva lunghe corna e artigli che fuoriuscivano dalle mani. I suoi muscoli sembravano più definiti e i bei lineamenti di Alec sembravano più selvaggi e molto meno umani.
Era il mezzosangue più imponente che lei avesse mai visto, sicuramente perché era figlio di un Signore.
Si liberò velocemente di tutti, ma una volta finito
invece di esultare, come lei aveva visto fare a tutti gli altri guerrieri innumerevoli volte, ciò che gli uscì dalla gola fu un lamento strozzato. Un singhiozzò si liberò anche dalla sua gola e le lacrime offuscarono la sua vista a quel suono.
Aud faticò ad alzarsi per raggiungerlo, zoppicando.
Lui era in ginocchio adesso, la testa fra le mani, che poi allontanò studiandole quasi disgustato.
Quando la sua piccola mano pallida si posò sulla sua spalla, si voltò lentamente, quasi vergognoso. E lei capì.
"E' stata la tua prima volta?" sussurrò accarezzandogli dolcemente il braccio in tutta la sua lunghezza.
Annuì piano mentre riacquistava le sembianze di un ragazzo.
Non sapendo cosa fare, lei lo abbracciò passandogli le dita tra i capelli biondi, dove una ferita si stava rimarginando.
"Sono...un demone" lo sentì dire con voce roca, rabbiosa. Sapeva di essere diverso, ma non così tanto. Probabilmente pensava che la forza fosse il suo unico talento.
Aud sorrise, indulgente, conoscendo bene la sensazione di disgusto per se stessi.
"Mi hai salvata. Grazie" si limitò a rispondere.
Era l'unico che l'avesse mai fatta sentire al sicuro da quando era nata.
L'unico demone che avesse mostrato dei sentimenti, a parte lei.
Forse non sarebbe stata più l'unica "anormale" d'ora in poi.

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Capitolo 2
*** Wrong Love ***


Wrong Love

 


"Oh, ch'ella insegna perfino alle torce
come splendere di più viva luce!
Par che sul buio volto della notte
ella brilli come una gemma rara
 pendente dall’orecchio d’una Etiope.
Bellezza troppo ricca per usarne,
troppo cara e preziosa per la terra!"


"Non si capisce nemmeno una parola" fu il commento scorbutico dell'uomo. Sdraiato sotto l'unico albero centenario del parco rimasto in piedi, si riposava dopo la lunga, sanguinosa e a suo parere divertente rissa di quella notte.
Sembrava così placido e gentile, con i bei lineamenti rilassati, nessuna tensione oscurava il bel viso.
Il sole che filtrava attraverso i folti rami, illuminava i suoi capelli biondi e tutta la sua imponente figura, rendendolo erroneamente simile ad una creatura angelica. Proprio lui, un demone.
L'essere diabolico per eccellenza, costantemente irritato -e irritante- che aveva una sola preoccupazione al mondo: eseguire gli ordini del capo senza curarsi d'altro.
Da piccola, dopo l'allontanamento dalla famiglia, lei aveva spesso immaginato cosa si provasse a possedere una tale forza, anche se l'obbedienza non faceva per lei, aveva desiderato di essere un soldato e di combattere fianco a fianco con gli altri.
Con lui.
Purtroppo quel desiderio era stato sepolto nei meandri della sua anima, sempre che ne avesse una, calpestato dalla dura realtà.
Lei era solo un demone marginale, creato unicamente con lo scopo d' infestare la mente degli uomini.
Quello era il suo unico talento.
Di notte s'insinuava nei sogni degli uomini per avverare i loro desideri carnali. Conosceva ogni segreta fantasia erotica nascosta nei loro cuori, tuttavia si domandava come sarebbe stato avvertire il tocco gentile di un vero amante.
Qualcosa che, sapeva, non avrebbe mai avuto.
Non in questa vita, comunque.
E se era vera la diceria secondo cui dopo la morte ci si reincarna in esseri inferiori, non osava immaginare cosa sarebbe divenuta.
Magari uno di quei demonietti rossi con le corna della grandezza di uno spillo, che i Signori usavano come animali da compagnia.
Bleah. 


Aud sollevò la testa dal petto caldo di lui e lo fissò contrariata, la bocca ridotta ad una linea severa.
"E' un'opera favolosa di uno scrittore molto famoso. Dovresti conoscerlo, sei vivo da così tanto tempo" lo rimproverò gesticolando nervosamente.
Probabilmente Shakespeare e i demoni andavano a braccetto quanto porcospini e palloni di lattice, ma tentare non nuoceva di sicuro.
Non sia mai che possa inculcare un pò di buona cultura nella sua zucca vuota.
"E perché mai avrei dovuto leggere una roba così pallosa?"
Come non detto.
Alzò gli occhi al cielo e sbuffò. "Non è pallosa, è romantica. Hai presente, vero? Il romanticismo?" lo scimmiottò allora.
"Il periodo storico? Certamente"
Quel ragazzo sapeva essere esasperante. Aud si alzò e fece per allontanarsi, furiosa più con se stessa che con lui, solo per il fatto di aver provato un approccio tanto differente dal solito. Si sentì afferrare un braccio, la presa ferrea ma non dolorosa.
Sentì Alec ridere di lei.
Come sempre.
"Lasciami, razza di coglione!" Non era proprio in vena di tollerare le sue uscite infelici.
"Andiamo palla al piede, non te la prendere. Scherzavo" le spiegò con un ghigno divertito.
"Lo so, tu non prendi mai niente sul serio. Tranne i pestaggi"
Lui rimase interdetto per un secondo, poi un sorriso indolente si disegnò nuovamente sulle sue belle labbra. "E il sesso" aggiunse sardonico "Lo sai, no?" Schivò un pugno diretto al suo naso, bloccandole il polso con gentilezza.
"Audreen...noi due non siamo fatti per parlare di cose serie. Ci fanno venire l'orticaria, ricordi?"
Il tono insolente con cui pronunciò il suo nome ottenne l'effetto sperato di farla calmare.
Un tempo avevano concordato di lasciare i discorsi profondi alle vere coppie e a quelli che all'epoca erano gli adulti. Entrambi si sarebbero limitati a godersi la parte piacevole dell'amicizia. Sempre che il loro rapporto si potesse ancora definire così.
Era più che altro un dare e ricevere reciproco, senza impegno da parte di nessuno. Comodo, piacevole, catartico...e vuoto.
Qualcosa era cambiato in lei. Voleva, desiderava e pretendeva un salto di qualità.
Per un pò aveva anche pensato che lui potesse trovare in lei una vera compagna, un giorno. I suoi incarichi fisici sarebbero stati annullati e si sarebbe limitata ad infestare i sogni umani, come era tradizione quando un demone di livello superiore si impegnava con un succubo.
I Signori degli Inferi non avrebbero mai mancato di rispetto ai loro pupilli facendo "prostituire" le loro mogli. 
Quell'idea balzana era del tutto svanita, però, quando si era resa conto che i suoi sentimenti per Alec non sarebbero mai stati più profondi.
Era solo un amico.
Purtroppo per lei.
"E' diverso. Io sono diversa. Sono stanca di fare le solite cose tutti i giorni e tutte le notti. Visitare la mente degli uomini non è più divertente come una volta. Inizio a trovarlo rivoltante. Gli umani sono cambiati, le loro fantasie sono...disgustose. E i demoni non sono certo da meno. Sono sempre più violenti e indifferenti alle care vecchie regole di corteggiamento. E' tutto questo a procurarmi l'orticaria, adesso"


Il demone strinse gli occhi grigio-verdi per studiare meglio il suo viso, ora arrossito. Non si era mai preoccupato granché del suo "lavoro" in realtà, non senza essere assalito da un'ondata di nausea.
Non aveva mai amato i succubi. Erano creature inaffidabili, peggio di tutti gli altri esseri degli Inferi.
Ti ingannavano mille volte meglio, perché erano donne attraenti e sfacciate, da far perdere la testa -e spesso la vita- ad un uomo.
L'unico motivo per cui tollerava la presenza di Aud nella sua vita era l'amicizia che li legava fin da adolescenti.
Tutto si riduceva a quello.
La trovava lamentosa e irritante come tutti, certo, ma a differenza di chiunque altro riusciva a tollerarla per la maggior parte del tempo.
Perché in fondo ci teneva.
La parte umana di lui le voleva bene e registrava la sua presenza e il suo sostegno durante i periodi peggiori della sua vita.
La sola idea di procurarsi l'energia necessaria a sopravvivere assecondando le assurde perversioni umane lo faceva sempre rabbrividire.
Quella stana empatia nei suoi confronti gli faceva superare la nausea. 
"Lo so che è...dura. Ma è quello che siamo, nel bene e nel male. Sono parole tue, ricordi?"
Gliele aveva dette poco dopo il suo arrivo nel clan dei demoni della rabbia, quando la furia e il rimorso oscuravano le sue capacità di giudizio.
Aud si rilassò un pò e si lasciò scappare un sospiro esausto.
"Credo che se...non lo so. Magari se avessi qualcuno per me soltanto, qualcuno da amare, sarei capace di vedere le cose da un altro punto di vista. Voglio qualcuno che sia capace di non farmi pensare con dolore ai versi come quelli di prima, ma con un sorriso, conoscendo bene quelle sensazioni. Per una volta. Riesci ad immaginare un amore così? Forse mi aiuterebbe ad andare avanti" la sentì sussurrare.
Il suo corpo s'irrigidì visibilmente e la mano abbandonò il suo polso sottile, andando a sollevarle il mento.
"Aud...che diavolo ti prende? Quello che dici è ridicolo. Lo sai che non ci potrà mai essere qualcosa del genere nel nostro mondo. Niente Romeo&Juliet, niente sacrifici d'amore e stronzate del genere!"
La vide sorridere amareggiata, prima che posasse le labbra carnose sulle sue in un bacio frettoloso. Sapeva che lui conosceva la storia della sfortunata coppia, ma non avrebbe mai più ammesso di averla letta.
"Immagino che questo sia il massimo cui io possa aspirare, eh?"
Niente sentimentalismi.
Mai per lei.
Mentre le braccia di Alec l'avvolgevano per approfondire quel contatto e rendere il bacio più profondo di quanto lei volesse, pensò che se quell'amore sbagliato era l'unica cosa che avrebbe guadagnato nella sua misera vita, allora l'avrebbe sfruttato al meglio...senza lasciare che il suo cuore si spezzasse per questo.


                                                                                                                                      ***


Aidan si ripulì la bocca con la manica del lungo cappotto, gettando il corpo del povero malcapitato sulla strada, infreddolito e sanguinante.
Una pozza cremisi si formò ai suoi piedi, facendogli scuotere la testa, schifato.
"Occupatevi di questo disastro" ordinò agli uomini che, pazienti, attendevano il loro turno di nutrirsi. Con gli occhi iniettati di sangue e le zanne appuntite, osservavano con brama il ragazzo riverso al suolo.
Quell'omicidio non era previsto.
La rabbia lo aveva assalito dopo aver congedato il demone mandato da suo fratello a comunicargli i dettagli del loro incontro, previsto per quella notte stessa. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era vedere l'essere che detestava di più al mondo.
Sperava che presto il suo piano avesse successo. Voleva liberarsi di Zane il prima possibile.
Dopo il ritorno di suo padre, sarebbe stato ucciso per il modo in cui aveva agito in sua assenza.
Era così debole. Voleva la pace tra i clan, non amava gli attacchi a sorpresa ai nemici.
Non uccideva mai per divertimento, solo per necessità. Come un idiota.
Si perdeva il meglio e, soprattutto, frenava anche lui.


Qualche ora dopo


Una furia dai capelli rosso fuoco lunghi fino alla vita e che terminavano in morbidi boccoli, stava intrattenendo un gruppo di demoni della rabbia, in fondo alla sala da biliardo. Un paio di loro sembravano quasi incantati, qualunque cosa stesse blaterando, l'unico a non esserne attratto era il tipo che accompagnava sempre il figlio di Dahak, vestito dall'alto in basso di pelle nera.
Sembrava volesse cavarle gli occhi. Come se davanti a sé ci fosse un gigantesco scarafaggio fastidioso.
Chissà perché.
Era evidente la natura di quella donna: un demone dei sogni, o succubo, come venivano definite da chiunque mostrasse un minimo di rispetto nei loro confronti.
Anche di spalle, con le luci intermittenti del locale, la sua pelle bianca sembrava lucente.
Aidan si domandò che sapore avesse il sangue di un succubo. Non l'aveva mai assaggiato, ma avrebbe rimediato presto.
La lite con suo fratello gli aveva messo addosso tanta furia da scaricare, che uccidere un umano non gli sarebbe bastato.
Ma lei...sembrava lo sfogo più adatto in quel momento.
Inoltre uccidendola avrebbe provocato l'ira di Zane. La regola dei locali di confine era dimenticare qualsiasi faida e se mai qualcuno avesse infranto questo codice, il capo del suo clan avrebbe passato i guai.


Udì un fischio lascivo alle spalle e alzò gli occhi al cielo, scocciata.
Era possibile andarsene in giro a divertirsi un pò senza incappare in qualche pervertito che pretendeva la sua attenzione?
Subito dopo la raggiunsero i commenti e apprezzamenti pesanti che la costrinsero a voltarsi in direzione del deficiente dietro di lei.
Aidan.
Aud si guardò nervosamente intorno. Si era già lasciata alle spalle il locale e si apprestava a tornarsene a casa, affrontando il lungo tratto fiancheggiato da edifici deserti che precedeva il primo Varco a disposizione.
Pensando al lussuoso appartamento che Alec aveva trovato per lei secoli prima, le venne l'acquolina in bocca. Voleva un materasso comodo, quella notte. Non si sarebbe accontentata di niente di meno e per fortuna il suo letto a baldacchino era l'esaudimento del suo desiderio.
"Sai, mi piacciono i tuoi capelli" disse il vampiro, affiancandola.
Aud l'aveva incontrato qualche volta. Alec l'aveva avvertita di non accettare mai incarichi per conto dei vampiri, perché l'avrebbero di sicuro ferita e molti di loro erano incapaci di controllarsi. Con i suoi precedenti, lei non aveva mai protestato.
"Ti ringrazio" rispose quindi, disinteressata, aumentando il passo.
"Ti dà fastidio se li tocco? Sembrano piccole fiamme danzanti..."
"Accidenti che poeta. Comunque no, non puoi"
Aud sapeva perfettamente che non doveva fermarsi né rispondergli, ma non riuscì a frenare la sua linguaccia. 
"Hai bisogno che ti scorti fino al Varco?" le chiese, apparentemente galante, ignorando il suo rifiuto.
"No, grazie" Grazie un corno.
Ma perché non ho accettato che Alec mi accompagnasse? Per una volta che si era offerto.
L'aveva visto adocchiare una bella bruna e non aveva voluto rovinagli la piazza. 
Egoismo. E' il sale della vita, cavolo.
All'ennesimo due di picche Aidan allungò una mano e le toccò i capelli; lei lo fulminò con un'occhiataccia. 
Quando le sorrise, Aud intravide le zanne enormi e affilate tipiche dei vampiri. In cuor suo pregava di non ripetere l'esperienza del passato, questa volta il suo amico non era nei paraggi per toglierla dai casini.
"Non vuoi dirmi come ti chiami?" 
Il cuore cominciò a martellarle nel petto. "Preferirei di no" Il suo essere altezzosa l'avrebbe offeso? Sembrava avere l'aria di uno psicopatico...
"Forse ho sbagliato a chiedere. Avrei dovuto pretendere, ma cercavo di essere gentile"
"Tentativo fallito"
La presa sui suoi capelli aumentò e il vampiro la fece voltare malamente verso di sé, tirandole indietro la testa con violenza.
"Mi piace sapere il nome di chi uccido. E' un mio capriccio. Accontentami, prima che ti squarci la gola, piccola fiamma"


Lei deglutì e cercò di mantenere i nervi saldi. Cosa pressoché impossibile, in quel momento.
Se proprio aveva intenzione di farla fuori, tanto valeva essere scortese.
"Scordatelo sanguisuga"
Lui l'afferrò per la vita sollevandola da terra e, mentre la trascinava all'indietro, le tappò la bocca con la mano. Lei lottò come una furia, scalciando e sferrando pugni all'impazzata.
Cercò di ricordare le lezioni di autodifesa. Quattro cose da fare: colpire per primi, colpire con tutta la forza, dopo aver scelto il bersaglio giusto colpire ripetutamente e poi...oh sì, scappare.
Quando riuscì a spostare le braccia dietro di sé colpendo l'uomo all'occhio, lui lasciò andare la presa, ma non le permise di farlo ancora poiché sembrò sentirsi subito meglio e la riagguantò in fretta.
"Ti pentirai di quello che hai fatto, non ci andrò di mano leggera con te" le sussurrò all'orecchio stringendole un braccio intorno alla gola. Le torse il collo fin quasi a spezzarglielo, o almeno fu questa l'impressione del succubo, e la trascinò dove l'ombra era più fitta. 
Un vicolo.
La stava intrappolando in un vicolo cieco. Perché nei punti di confine la smaterializzazione non funzionava?


In preda al panico, si divincolò selvaggiamente nel tentativo di liberarsi. Ma l'aggressore era più forte.
La spinse contro una parete sudicia e si premette con tutto il suo peso contro di lei.
Aud gli piantò una gomitata nelle costole continuando a scalciare.
Lui la schiaffeggiò così forte che le sembrò di sentire l'occhio schizzare via.
Usò l'altra mano per allargarle la profonda scollatura a V della maglietta e scoprirle ulteriormente la gola, non appena le liberò la bocca, lei si mise a urlare. La testa le girò vorticosamente e l'assalì la nausea. Aveva già combattuto contro un maschio. Solitamente però, quello sapeva che lei era sotto la protezione del figlio di Dahak e lasciava perdere in fretta. Aidan non l'avrebbe mai fatto.
"Allora, hai deciso di fare la brava o devo colpirti ancora?" le disse, scrutandola con sospetto.
Lei annuì lentamente.
"Bene. Perché sono già abbastanza furioso. Non con te, ma purtroppo non posso sfogarmi con il diretto interessato"
Dunque lei sarebb morta per colpa di qualcun altro? Grandioso.  
"Se oserai strillare ancora il mio divertimento finirà ancora prima di cominciare. Hai capito?"
Lei annuì un'altra volta. Più lentamente.
"E tu non vuoi che ti uccida subito, vero?"
Aud non sapeva se scuotere la testa. Avrebbe sicuramente preferito che facesse in fretta, ma aveva l'impressione che dicendoglielo, avrebbe ottenuto l'esatto opposto.


"Lasciala andare" esordì una voce annoiata alle spalle del vampiro, il quale s'irrigidì appena.
Possibile che avesse paura di chiunque fosse apparso?
"Ho trovato uno svago per la serata. Non fare il solito guastafeste" rispose a denti stretti il vampiro, senza voltarsi.
Aidan era grosso e, pressato com'era contro di lei, non le permetteva di vedere l'altro demone. Tuttavia, dall'ombra proiettata sul muro, doveva essere un tipo piuttosto imponente.
"Non lo farei, fratello, se il tuo...svago fosse minimamente consenziente"
Fratello. Era Zane. Il terrore di Aud aumentò sentendo il tono apparentemente calmo con cui si rivolgeva all'essere che ancora le stringeva la gola con ferocia, per non farla fiatare.
"Lo è. Ha una spiccata aspirazione per la drammaturgia che ho voluto sperimentare. Se ha ingannato anche te, deve essere brava"
Chiunque avrebbe creduto a quella balla, il modo di fare dei succubi era risaputo.
Solo lei rappresentava l'eccezione. Non aveva mai amato certi giochi di ruolo.
Strinse gli occhi, non resistendo più a guardare quegli occhi rossi che la inchiodavano al muro, sentiva il cuore batterle nelle orecchie e il respiro le uscì in un rantolo quando il peso del vampiro sparì all'improvviso e si accasciò al suolo.
Il suo sguardo viola e confuso si fissò in quello del demone che ora troneggiava sopra lei.
Le sembrò un vivido deja vu, solo che stavolta non sapeva se essere felice dell'intervento di uno come Zane.
Occhi arancio-dorati la scrutarono a lungo, prima che si chinasse ad afferrarla per le braccia, sollevandola in una presa morbida, da vero salvatore dalla fulgida armatura.
Aud fece per dirgli qualcosa, ma lui si voltò in fretta per colpire una sagoma sfocata che puntava dritta a lei.
Ancora Aidan.
Il vampiro venne spazzato contro il muro sudicio, spaccando qualche mattone che andò a depositarsi al suolo con un tonfo sordo.
"Dacci un taglio Aid. Per stanotte hai già fatto abbastanza stronzate"
La voce profonda, leggermente roca di Zane le fece venire i brividi. Aveva pronunciato quelle parole senza degnare nemmeno di uno sguardo il fratello. Vagamente concentrato su di lei, che non riusciva nemmeno a deglutire.


Aud capì che Aidan se n'era andato quando il demone le rivolse finalmente tutta la sua attenzione.
"Credo che dovremmo parlare, succubo"
Lei prese un gran respiro e attese.
"Ti sarai accorta che non condivido certi...impulsi omicidi. Non in un luogo di confine" proseguì infatti, lasciandola appoggiarsi al muro, unico sostegno solido in quel vicolo, a parte lui.
Aud pensò per un attimo che avrebbe preferito continuare a stargli tra le braccia per mantenere l'equilibrio, come pochi secondi prima.
Aspirare il suo profumo era stato galvanizzante. E totalmente fuori luogo.
"Buon per me" riuscì a mormorare, con voce roca. Non d'eccitazione, purtroppo, ma per il pessimo trattamento ricevuto. Cercò di schiarissi la gola, ma la situazione non migliorò. La sentiva in fiamme, come dopo un concerto metal.
"Naturalmente niente di quanto è accaduto qui dovrà arrivare all'orecchio degli Anziani"
Gli Anziani dominanti degli Inferi avevano stipulato le regole secondo cui gli atti di violenza all'interno di un luogo di confine fra clan, escludendo qualche rissa, sarebbero stati puniti con la morte immediata, che di solito spettava all'aggressore ma in alcuni casi anche alla vittima.
"Naturalmente"
Aveva appena scampato la morte, non voleva certo rischiare di nuovo solo per vendicarsi di un vampiro viziato.
E poi voleva andare a casa.
Subito.


Zane studiò la donna per capire se stesse mentendo e quando fu soddisfatto delle sue reazioni, si allontanò di qualche passo, allungando le labbra carnose in quello che doveva essere un sorriso.
Si era aspettato uno scambio di favori, in una dimostrazione di malignità e malizia tipica dei succubi: nuovi clienti, denaro, energia vitale.
La rossa davanti a lui, invece, si era limitata ad accettare. Forse era solo momentaneamente sotto shock, presto si sarebbe resa conto del potere che avrebbe avuto su Aidan se solo avesse deciso di sfruttare la situazione.
Così indagò.
"Dunque niente rappresaglie?" chiese con voce melliflua.
Gli occhi viola, bizzarri per quel tipo di demone, lo incenerirono fieri e ostinati. "E' quello che ho detto, no? Cos'è, non ti fidi?"
Ovviamente, conoscendo la riposa, aveva solo voluto prenderlo in giro. Qualcosa che lui raramente tollerava, specialmente se a farlo era un demone del clan nemico. Tuttavia, quella spavalderia lo divertì.
"Dare la propria fiducia a un succubo è da stupidi o folli, e io non sono né l'uno né l'altro"
"Che tu sappia" borbottò lei sottovoce, abbassando la testa per osservare la punta dei suoi stivali di pelle, macchiati di fango dopo la lotta con il fratello. La vide sbuffare e riportare lo sguardo su di lui. "Forse dovrei chiederti di comprarmi un paio di stivali nuovi"
Zane la guardò inarcando un sopracciglio. "Non basterebbe lavarli?"


Aud spalancò gli occhi, mostrandosi oltraggiata. "Io non lavo un accidenti di niente, dolcezza! Sarebbero ancora come nuovi se non fosse per Mr Canino Splendente e non ho alcuna intenzione  di rovinarmi la manicure per rimediare ai suoi assurdi capricci dietetici!"
Il demone sbatté le palpebre. "Hai veramente detto Canino..."
"Certo non li avrei indossati se l'avessi saputo. Io ero venuta qui a cercare Romeo e mi sono ritrovata..." s'interruppe di colpo, arrossendo come un peperone, quando si rese conto della stupidaggine appena detta ad alta voce.
Che un'enorme voragine possa inghiottirmi all'istante.
Ignorò lo sguardo incuriosito e vagamente divertito del demone della vendetta e sollevò il mento, orgogliosa.
"Comunque scherzavo. Niente stivali, niente denuncia. Non m'interessano le ceneri di tuo fratello, a casa non ho nemmeno un camino su cui sistemarle. Perciò...a mai più rivederci!" Non era stata proprio una degna conclusione, ma almeno l'aveva stupito abbastanza da avere il tempo di raggiungere il Varco tanto agognato.
Appena in tempo.
La sua mente stava cominciando a creare dei film un pò troppo realistici di eventuali e quantomai improbabili incontri segreti con quello che era, e sarebbe stato sempre, 
l'arcinemico del suo migliore amico.
Assurdo.
Ridicolo.
Andando a letto, quella notte, era perfettamente cosciente del suo odio verso chiunque non appartenesse al suo clan...spiegarlo al suo inconscio sarebbe stato un altro paio di maniche.
Sogni d'oro Aud.

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Capitolo 3
*** Up&Down ***


Up&Down




Non aveva accettato lavori per una settimana.
Era apatica, annoiata a morte e aveva dato fondo a tutti i suoi risparmi per esorcizzare i suoi mali con sano shopping, ma niente.
Quelle sensazioni non l'avevano abbandonata.
Poi era arrivato Alec e l'aveva sfidata a biliardo in cambio di un favore personale. Se avesse perso, cosa dannatamente probabile, avrebbe dovuto sedurre un demone camaleonte mentre l'amico e i suoi uomini si liberavano di certi impicci di cui non voleva essere messa al corrente. La partita era stata subdolamente vinta da Alec e ora lei si trovava alle prese con un tale grande, grosso e noioso come una lampada in un locale in cui, aveva giurato a se stessa, non avrebbe mai più messo piede.
Quanto doveva sopportarlo ancora?
Lui e le sue manacce che le scorrevano lascivamente sulla schiena, mentre si sforzava di sorridere ed essere ammiccante come una vera professionista. La prima regola è farli sentire importanti e padroni della situazione, ricordò con disappunto.
Se fosse stato umano, almeno sarebbe stato addormentato e avrebbe tenuto le mani a posto. Invece doveva essere una specie di demone-polipo con un pessimo odore e neanche una briciola di perbenismo.
Accidenti a me.
Lasciò scorrere lo sguardo sul gruppo che aveva appena oltrepassato la porta d'ingresso. Riconobbe immediatamente il vampiro Aidan, che qualche giorno prima l'aveva aggredita in un vicolo uscendo proprio da quel locale, accanto ad un succubo, Karisa, che lei conosceva per le sue manie sui denti aguzzi.
Non nascose una smorfia a quella vista.
Ovviamente non poteva essere così fortunata da sperare che il suo "accompagnatore" non li conoscesse. No di certo.
Non appena li vide avvicinarsi sentì il suo corpo irrigidirsi e i suoi artigli spuntare, come richiamati dal suo istinto di sopravvivenza.
Il camaleonte, di nome Marek, salutò Aidan con un cenno del capo infinitamente rispettoso da cui Aud dedusse che doveva essere un suo diretto sottoposto. Grandioso. Davvero.
Il vampiro sembrò non riconoscerla mentre, senza degnarla di uno sguardo, dava un pugno scherzoso sulla spalla del demone ordinandogli di non essere così formale.
Il sorriso di Karisa si allargò e dalla sua gola proruppe una sorta di squittio che in reatà doveva essere una sorta di risata.
Aud alzò gli occhi al cielo e, senza attendere il suo consenso, disse a Marek di dover andare prendere un altro drink.
Per ora lui sarebbe stato occupato con il suo capo e una volta concluso, Aud sperava che Alec sarebbe passato a prenderla.
Afferrò il primo bicchiere che le arrivò sottomano, con un liquido rossastro all'interno e buttò giù.
Mossa cretina, visto che lo stomacò sembrò ribaltarsi su se stesso un secondo più tardi. Cominciò a tossire furiosamente e uscì in cerca d'aria. Il respiro le si incastrò nei polmoni per un tempo indefinito, prima che riuscisse a liberarsene.
"Oh porca..." ansimò colpendosi il petto con la mano. Mai più, mai più farsi incastrare in un incubo del genere.


"Non avevo capito che fossi in cerca di guai"
Oh-oh.
Alzò di poco lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con l'uomo dei suoi sogni. Letteralmente.
Era proprio il
demone imponente, con grandi occhi arancio-dorati, capelli neri e un fisico spaziale che dominava le sue fantasie oniriche degli ultimi giorni.Da quando l'aveva salvata dall'attacco insensato di duo fratello, Zane era diventato quasi un chiodo fisso.
Non si era fatto vivo per tutto il tempo che era stata dentro quella stanza ad affumicarsi con i sigari di dragoncello, e decideva di farlo adesso, mentre lei rischiava di strozzarsi.
Maledizione.
Aveva un cipiglio imbronciato, era irritato da qualcosa. 
Da lei? Aud finse di non curarsene.
"Mostrarsi a un vampiro ricordandogli l'unica preda mancata" proseguì scuotendo il capo "Pessima idea"
"Ero qui per caso. E tu? Che fai, mi segui?" si finse più sicura di quanto fosse in realtà e tentò di mandare via quel tono rauco e strascicato dalla sua voce. Accidenti che bruciore!
Lui sorrise, maligno. "Non mi abbasserei mai a certi livelli. Semmai sarebbe il contrario"
Sbatté le palpebre, colpita da quell'eccesso di boria, e mentre la verità le vorticava sulla punta della lingua, il campanello d'allarme del suo cervello le ricordò di non poter dire di stare facendo un lavoro per conto di Alec.
"Però...qualcuno qui è un pò troppo pieno di sé, eh? Cosa ti farebbe presumere che io sia qui per te?"
"Niente. Dico solo che se uno di noi due volesse di sua spontanea volontà seguire l'altro, quello di sicuro non sarei io"
Stronzo. Aud cercò di dargli a bere un'altra storia.
"Beh, magari hai ragione. Forse sono venuta qui per ringraziarti"
Lui parve divertito. "Non eri già comparsa nel mio sogno due giorni fa, esattamente per lo stesso motivo?" domandò con impertinenza.
"Non ero certa che avessi capito. Sembravi nervoso"
Era vero. Non appena si era accorto di lei, la furia aveva oscurato i suoi begli occhi, costringendola a ritirarsi. Forse non avrebbe dovuto fargli sognare loro due a letto insieme, solo per ringraziarlo. Errore suo.
"Mmh, lo ero infatti. Niente conto degli stivali dunque?" la schernì, squadrandola da capo a piedi.
"No. Te l'avevo detto. E io sono una che mantiene la parola" disse, tronfia d'orgoglio, pur sapendo che il demone l'avrebbe presa in giro, forse tirando in ballo la sua natura. Una mossa piuttosto ovvia e meschina, ma a cui era abituata fin da piccola.
Un groppo le si formò in gola attendendo l'ennesima battuta malvagia...che non arrivò.
Zane si limitò ad annuire.
Oh. Questo è strano. "Allora...sì, ehm...grazie" balbettò scioccata. Nella confusione si dimenticò del contenuto terribile del bicchiere che ancora stingeva tra le mani e fece per bere un sorso.


Una mano ferma, ma gentile la bloccò appena in tempo. "Vuoi proprio rovinarti la serata eh?" le disse il demone con quel suo accento morbido, arrotolando le "r" attorno alla lingua in un modo che lei trovò adorabile.
"Peggio di così..." mormorò suadente. Le parve di veder l'ombra di un sorriso sulla sua bocca, ma una più oscura gli trapassò gli occhi dorati trasfigurando il suo viso in quello del demone che aveva imparato a temere. Eppure lo trovava affascinante.
Chissà cosa c'era in quel drink, doveva averle dato proprio alla testa. Sentiva la mente leggera e una voce che le sussurrava di aggrapparsi alle sue spalle forti e baciarlo fino a perdere fiato.
No. No. Pessima idea. Adesso torno da quel gorilla di Marek e...
Non appena Aud registrò il viso di Zane che si chinava vicino al suo, avvertì il cuore fermarsi bruscamente. Trattenne il respiro, mentre le sue labbra le sfioravano l'orecchio con la delicatezza di un petalo.
"Devi smetterla di cercarmi, Aud. Non sono interessato a te né a nessun altro demone della tua inutile specie. Non costringermi a liberarmi di te" Wow. Questa non se l'aspettava.
Non c'era niente di vagamente sexy in quella presa ferrea, solo la dimostrazione fisica della sua minaccia, ma a lei piaceva.
Era ora di tirarsi indietro.
Quando mise la meritata distanza tra loro, puntandogli le mani sul petto e spingendolo indietro, il succubo aveva un'espressione arrabbiata che lo fece visibilmente rilassare. Sapeva di aver colto nel segno, il bastardo.
"Bene. Come ti pare. Comunque, per tua informazione, io posso andare in qualsiasi locale o punto della città con o senza il tuo permesso. Sarai anche il capo di un clan degli Inferi, adesso, ma di sicuro non il mio"
Quando fece per allontanarsi, la mancanza del suo calore le fece venire in mente un dettaglio della conversazione cui non aveva fatto caso.
"Come lo sai?" domandò fermandosi. Non si voltò completamente, ma lo spiò da sopra una spalla.
"Di che diavolo parli?"
"Il mio nome. Mi hai chiamata per nome e io non te l'ho mai detto"
Ci fu una pausa così lunga che lei temette che non le avrebbe mai più risposto. Invece lo fece.
"Ottengo tutte le informazioni di cui ho bisogno, ogni volta che voglio"
Bingo!
"Quindi volevi sapere il mio nome? Interessante, per uno che dice di non voler avere nulla a che fare con questo inutile demone" fece, inclinando il volto da un lato e posando una mano sul fianco. In attesa.
Di cosa non lo sapeva neppure lei, forse sperava che l'avrebbe baciata, abbracciata, toccata...Amata? Ridicolo.
"Stai alla larga da me" fu l'unica cosa che ricevette in risposta prima che Zane se ne andasse.


                                                                                                                                           ***



Quella notte non intendeva sbagliare.
Avrebbe fatto qualunque cosa pur di farlo sciogliere e scendere dal suo piedistallo. Testardo di un demone della vendetta.


Si erano incrociati la sera prima nel pub in cui lui e i suoi soldati stavano bevendo dopo una lotta contro il suo clan.
Aveva scoperto da Alec dove si riunivano e si era recata lì in tutta fretta, fingendo di cercare clienti per la serata.
Un demone femmina se ne stava appollaiata sulle sue ginocchia mentre gli baciava amorevolmente la guancia, proseguiva lungo la linea dura della mascella, scendeva verso il collo.
Aud si sentì la testa girare dalla rabbia. O forse dalla gelosia. Il mostro verde si era insinuato nella sua vita tanti giorni prima.
Assurdo e fastidioso.
Notò lo sguardo assente di lui. Sembrava svogliato, teneva la mano sulla coscia della donna, ma non ricambiava quelle attenzioni.
Poi il suo sguardo arancio-dorato si sollevò e incrociò gli occhi sgranati e feriti di Aud.
Improvvisamente Zane sembrò riprendere vita. Sollevò il volto del demone e la baciò con passione crescente, continuando a fissare il succubo dall'altra parte della sala.


Aud chiuse gli occhi e respirò a fondo, per calmarsi, come se stesse rivivendo quel momento.
Poi si lasciò andare, come sempre, avventurandosi nella mente dell'uomo prescelto. Questa volta, però, lei desiderava davvero svolgere quell'incarico. Desiderava rivederlo, anche solo per un pò.


"Che cosa fai qui?"
"Intendi nella tua testa...o nella tua dimora?" chiese lei, ignorando il suo tono brusco.
Quando Aud entrava nella mente di qualcuno, era capace di avvertirne i più intimi pensieri. In questo modo li assecondava guadagnando l'energia sufficiente a vivere. Sorrise appena, sentendo Zane imprecare a quella domanda.
"Parla" le ordinò bloccando il suo avanzare incerto. Si vedeva che aveva attitudine al comando, era come se si aspettasse che lei facesse esattamente ciò che voleva.
Pessimo.
"Beh, lo sai, ti devo la vita. Ho pensato di sdebitarmi nell'unico modo che conosco"
Lo sguardo cupo del demone l'attraversò come una lama e il suo corpo venne scosso da profondi brividi. Era paura? Eccitazione?
Non lo capiva, ma non voleva che smettesse.
"Non ti ho chiesto di farlo"
Si stava allontanando da lei, voleva buttarla fuori dalla sua mente. Non poteva permetterlo.
Quello era l'unico modo per poter passare del tempo con lui.
"Ma voglio" replicò quindi, ostinata. Gli si avvicinò, passandogli languidamente le braccia attorno al collo, avvertendo i suoi muscoli irrigidirsi.
Non la allontanò di un millimetro, ma portandosi ad una minima distanza dal suo orecchio le sussurrò: "Non ti stanchi mai di lasciare usare il tuo corpo agli uomini come se non ti appartenesse?"
Una doccia gelata avrebbe sortito un effetto migliore.
Il suo ego si ribellò e la spinse a schiaffeggiarlo con tutta la forza di cui era capace. Soltanto in seguito si rese conto di ciò che aveva fatto.
Vide i suoi occhi arancioni divenire rapidamente scuri, al pari dei suoi capelli, donandogli un'aria pericolosa e ammaliante allo stesso tempo.
Avrebbe dovuto aprire la bocca e scusarsi, ma non ci riusciva. Era attanagliata dal terrore e da un'assurda sensazione di beatitudine.
Sveglia idiota, sta per ucciderti. Se muori in sogno, muori nella realtà!
Aud osò appena sollevare lo sguardo su di lui, dopo averlo puntato per svariati secondi su un punto indefinito alle sue spalle. I suoi lineamenti non indicavano una trasformazione imminente, ma non si tranquillizzò. Sulla sua guancia stava formandosi una chiazza rosea che ricordava vagamente la forma affusolata di una mano.
"Perché sei venuta?"
"Sono venuta da te a offrirti un regalo, demone, non un oggetto per il tuo piacere"
"Un regalo non richiesto" disse l'altro con voce stranamente roca "In ogni caso, non intendevo adesso. Ma ieri. Perché eri al pub?"
Oh, cavolo...
"Credo che tu lo sappia"
Lui inclinò il capo e i suoi occhi si fecero torbidi. "Dillo lo stesso"
Il suo petto ampio e muscoloso si alzava e abbassava furiosamente a ritmo del respiro spezzato.
"Volevo vederti" ammise alla fine. Fortunatamente nei sogni poteva controllare le reazioni inconsce del suo corpo, perciò non arrossì.


Zane rimase in silenzio a lungo, osservando ogni minimo dettaglio del suo corpo.
Era splendida, una tentazione difficile a cui resistere. Con i suoi capelli rossi, le lentiggini e quel suo modo di fare, emanava voglia di vivere. Qualcosa che a lui era sempre mancata. Anche da bambino.
Con l'addestramento, la violenza, la presenza costante di suo padre.
Non era mai riuscito a godersi la sua condizione di demone, poteva fare ciò che voleva, ma non vi era mai realmente riuscito.
Aveva sempre pensato a come mantenere il potere offertogli dalla morte di Thren, attento a sventare qualunque presa di potere da parte del viscido fratello sanguinario.
"Se proprio non intendi approfittarne, tolgo il disturbo. E' stato un vero dispiacere rivederti!" la sentì mentire, ricacciando il groppo alla gola che sembrava volerle impedire di parlare.
La sua mano pesante e bollente le afferrò il polso, fermandola.
Non posso dire lo stesso.
Quando il pensiero di lui fluì nella sua mente, rimanendo sospeso in quell'atmosfera onirica, il demone si svegliò.


Zane la individuò subito nella sua stanza, nonostante il buio pesto.
Era splendida, sdraiata accanto a lui sulla trapunta scura, in
stridente contrasto con la sua carnagione pallida. Gli sorrise, maliziosa, mentre oziosamente iniziava a passare un dito sul suo petto.
"Dunque non sei così indifferente dopotutto" cinguettò il succubo, il respiro gli sfiorò la guancia finemente ricoperta di barba.
Lo sguardo di lei sembrava essersi addolcito, rispetto al sogno. Probabilmente era più sicura di sé, nel mondo reale.
Lasciò che le sue mani gli dessero il sollievo che agognava, prima di prendere un respiro profondo e lasciare uscire il demone.
Quando si mosse per afferrarle la gola, lei sparì. Si ritrovò solo fumo tra le mani e trasalì.
Ecco il perché di quel cambiamento comportamentale.
Sapeva di potersi smaterializzare, se le cose avessero preso una piega sbagliata.
Si alzò velocemente quando avvertì un alito gelido sfiorargli il collo, si guardò nervosamente intorno, seguendo dei sussurri indistinti ma indiscutibilmente femminili.


Accadde tutto in fretta.
Si voltò verso la parete e intrappolò il corpo snello e morbido della donna con il suo.
Un singulto spaventato le sfuggì dalle labbra, attirando lo sguardo arancio-dorato di lui. Aud non ebbe il tempo di riflettere, di inventarsi qualcosa di ragionevole da dirgli per fare allentare la presa, perché i
l demone piegò la testa di lato e posò le labbra sulle sue. Il succubo ansimò e lui le infilò la lingua in bocca sfregandola contro la sua. Quando si scostò per valutare la reazione, gli occhi gli brillarono con la promessa dell'estasi, il genere di estasi capace di far sciogliere fino al midollo.
O almeno così lei se l'immaginava, non avendola mai provato prima.
Zane le lasciò guidare il gioco per un pò, prima che prendesse il sopravvento invadendola, possedendola, accarezzandola.
Era così muscoloso, così forte. Le avrebbe fatto quasi paura se non fosse per il fatto che le stava mordicchiando il labbro inferiore con tale delicatezza da farla piangere.
Con Alec non era mai stato così. Loro si davano conforto tramite il rapporto fisico, nient'altro.
Ma Zane era...perfetto. Meglio ancora di quanto pensasse.
Con un gemito lei gli gettò le braccia al collo, affondando le unghie nella pelle. Senza fermarsi a riflettere, lo prese per le spalle attirandolo verso di sé. Lui si trattenne per un attimo, sorpreso da tanta forza, poi le diede un bacio lungo e appassionato, intuendo ciò di cui aveva bisogno. Dopo averla spogliata con gesti frenetici, Zane prese ad accarezzarla dalla testa alle cosce e lei assecondò i suoi movimenti sollevandosi, inarcandosi, pelle contro pelle, sentendo il suo petto nudo contro di lei.
Smaniosa e inebriata, sentì che le strusciava il naso sul collo e poi le mordicchiava la clavicola. Alzò la testa e lo vide tirare fuori la lingua e muoverla scendendo fino al suo seno. Senza smettere di dedicargli le sue attenzioni, fece scivolare una mano lungo l'interno della sua coscia e Aud s'inarcò sotto di lui, tutto il fiato le uscì dai polmoni in un colpo solo.
La sollevò ponendosi tra le sue gambe mentre lei si aggrappava alle sue spalle, per mantenersi in equilibrio. La schiena a contatto con il muro solido non sembrava infastidirla. Aveva la mente vuota, del tutto assente tranne che per un pensiero: Zane era lì con lei. Come nei suoi sogni.
Solo che stavolta era tutto reale.


Zane attese di riprendere il fiato e che i tremiti di lei si placassero, poi si staccò continuando a sostenerla finché Aud parve in grado di reggersi in piedi. La tenne stretta a sé ancora un momento e vide il proprio volto riflesso nei suoi occhi viola. Una faccia dura, da uomo senza scrupoli quale in realtà era. E che non sarebbe cambiato.
Lei lo stava guardando come fosse un fantasma. Sembrava vagamente disorientata, e lui lo trovò bizzarro visto il tipo di demone che era.
Si scostò di un passo per ricomporsi, poi le sfiorò le labbra con un bacio scherzoso.
"Bene" mormorò con la voce roca e il respiro affannoso "È stato davvero piacevole. È un peccato che non possiamo concederci di più, ma ti ringrazio per questo...interessante regalo" concluse, tornando a indossare la sua solita facciata da indolente.
Per un attimo lei rimase attonita, il suo petto era fermo come se avesse smesso di respirare all'improvviso, sentendo le sue parole aspre.
Le rivolse un mezzo sorriso, prima di voltarsi e dirigersi all'uscita.
Lei sapeva che con quel gesto intendeva una sola cosa: una volta rientrato, avrebbe preferito non trovarla. E lei l'avrebbe accontentato.
Dopo che si fu smaterializzata a casa sua, Aud si accasciò contro il muro, le gambe fiacche la reggevano appena.
Ma quanto era stata stupida? Aveva messo in gioco i suoi sentimenti senza rendersi conto di giocare da sola.

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Capitolo 4
*** Written in the scars ***


Written in the scars




Posso smettere quando voglio.
Tipica frase da drogata. Ma si poteva essere drogati di una persona?
Del suo tocco sulla pelle, rude o delicato che fosse. Del timbro della sua voce, soffice e allo stesso tempo profondo, quando sussurrava al suo orecchio e faceva apparire gradevoli persino le minacce. Del suo corpo splendido, perfetto, forte. Capace di ucciderla con la stessa efficacia con cui avrebbe potuto proteggerla.
A parte il fatto che lui non faceva né l'una né l'altra cosa.
No.
Zane si limitava a darle un appuntamento. Data e ora. A casa sua, sempre. Come se stesse comprando la sua compagnia, solo che non pagava mai. Forse avrebbe dovuto, magari l'avrebbe fatta sentire meno ferita quando la mandava via.
Com'era cominciata?
Com'era passata dal detestarlo per come era finito il loro primo incontro, all'esserne completamente dipendente?


Aud se lo domandava da più di un mese. Da quando era cominciata quella strana storia o relazione o qualunque cosa fosse. La strana malattia che l'aveva colpita e aveva fatto sì che paradossalmente si legasse ad un uomo, un demone, che aveva il terrore dei legami. Masochista del cavolo.
Quando si erano incontrati, circa una settimana dopo aver fatto l'enorme errore di concedergli il suo corpo come "ricompensa" per averle salvato la vita da quella sanguisuga del fratello, lei l'aveva beatamente ignorato.
Dopo averlo fulminato con lo sguardo, s'intende.
"È stato davvero piacevole. È un vero peccato che non possiamo concederci di più, ma ti ringrazio per questo...interessante regalo".
L'aveva congedata così.
Non un saluto, non un falso "ci sentiamo", niente di niente.
Crudele ed infido fino al midollo.
Lo stesso demone che l'aveva fermata all'uscita della toilette delle signore, dove si era chiusa cercando di convincersi a procedere con il suo incarico senza scappare a gambe levate.
Con una presa ferrea e bollente le aveva ordinato di andarsene via con lui.
In quel preciso momento.
Te lo scordi, bello. Io mi faccio fregare una volta sola. Ce l'aveva sulla punta della lingua quelle parole aspre e determinate. Ma non si decidevano ad uscire. Ascoltando il cuore batterle forte a contatto con il corpo di lui, avvertendo le dita del demone stringerle la vita per evitare che fuggisse e udendo un tremito di desiderio nella sua voce, l'unica cosa che la sua stupida voce disse fu: "Sì".


Stupida.
Le braccia di Zane la bloccarono contro la porta d'ingresso del palazzo in cui abitava.
Stupida.
Le mani la liberarono freneticamente del corto vestito rosso acceso che aveva indossato quella sera.
Stupida.
Le labbra abbandonarono la sua bocca per creare percorsi lungo la mandibola, la gola, la clavicola, fino ad arrivare alle spalline del reggiseno in pizzo nero, di cui si liberò strappandole via.
Stupida.
Una scossa elettrica l'attraversò, così forte da mozzarle il respiro. Era delizioso. Come poteva averne fatto a meno per tutti quegli anni? Ondate di calore percorsero il suo corpo da capo a piedi. Il seno e il ventre si fecero incandescenti, mentre lei bruciava, sussultava, vibrava.
Mosse i fianchi contro di lui e lo sentì quasi mugolare nella sua bocca. Le ci volle un pò per realizzare che era stata lei a produrgli quelle conseguenze. Lui era grande e grosso... eppure lei aveva il potere di farlo sciogliere, almeno un pò.
Grandissima stupida.
Lui staccò per un attimo la bocca, allontanandosi quel tanto da parlarle ma restando così vicino da farle sentire il suo respiro caldo sul viso. "Camera da letto" disse con voce roca.
"Ok" ansimò lei. Certo, camera da letto, fantastico. Non aveva buoni ricordi di quel posto, anzi. Tuttavia non riusciva a staccarsi da lui e mandarlo al diavolo. Continuò a baciargli il volto per tutto il percorso.
Ancora stupida.
Aud affondò sul morbido materasso ed ebbe a malapena il tempo di guardarsi intorno, prima che Zane le afferrasse i polsi e glieli bloccasse ai lati del volto per riprendere a baciarla in tutta libertà. Lei avrebbe potuto sentirsi debole e impotente, intrappolata com'era dalle braccia di quell'uomo così muscoloso, ma invece si sentiva grande, forte e potente anche lei.
Era troppo. Aud si sentì travolgere da un oceano di sensazioni fisiche. Quella seta soffice che le faceva da cuscino, quel corpo che si muoveva all'unisono con il suo. Tutto il suo essere, tutto il suo sistema era sottosopra.


Ci era stupidamente ricascata.
E da allora lo faceva quasi ogni sera. Gli permetteva di usarla e ascoltava i suoi sproloqui post-sesso, gli unici momenti in cui le rivolgeva davvero la parola, prima di buttarla fuori.
Stupida.


                                                                                                                                 ***


Aud sforzò un falso sorriso ed evitò le mani del demone al suo fianco. Aveva passato l'ultima ora e mezza a conversare con un'accolita di perdenti e sapeva bene quanto fosse noioso doverci avere a che fare tutti i giorni, un vero inferno.
Continuava a domandarsi perché il fato l'avesse fatta nascere succubo. Perché non un mostro qualunque. Uno di quelli innocui, di cui nessuno ha paura, ma che comunque viene rispettato in quanto demone.
Ma no. Lei doveva essere il tipo più perseguitato degli Inferi, perché troppo a contatto con le emozioni umane.
Quelle che li rendevano deboli.
Depressa com'era, si era trascinata fino a quel club, dove i succubi potevano entrare senza ricevere occhiatacce e disprezzo, una volta tanto, ad un prezzo: trovare un nuovo "cliente" con cui abbandonare il posto.
Grandioso.
Ne aveva proprio voglia, pensava schiaffeggiando l'ennesima mano lesta troppo vicina al suo fondoshiena. Che palle.
Scartò l'idea di scappare da una delle finestre, appena prima di allungare il braccio e prendere un altro drink. Fece per ritirarlo, ma una mano grande e forte le afferrò il polso.
Avrebbe riconosciuto quella presa ovunque, anche senza sollevare lo sguardo sull'uomo che le stava davanti.
Il suo cuore, un cuore decisamente infido e sleale, fece un sobbalzo di gioia nel petto prima che potesse ricordare di essere arrabbiata con lui. E prima che potesse notare quel lampo d'ira nei suoi occhi dorati.
Ah, già. Non si presentava da lui da più di una settimana.
Era stata attenta a non lasciare l'appartamento del suo amico Alec che, seppur controvoglia, le offriva sempre un posto nel suo letto. E protezione. Pur non sapendo bene da chi.
Se solo avesse saputo che frequentava il capo della fazione nemica di demoni...probabilmente l'avrebbe uccisa con le sue mani.
O magari no. Da demone mezzosangue quale era, forse avrebbe compreso i sentimenti che si agitavano dentro di lei.
La sua parte umana l'avrebbe fatto, perché in fondo l'aveva sempre accettata per quello che era.
A differenza di tutti gli altri.
Sarebbe stato un compagno perfetto. Ma non per lei.
Era un ottimo amico e non valeva la pena perderlo per Zane. Aud aveva deciso così ormai. Basta. Aveva chiuso con lui e con quella storia malata che la riempiva di cicatrici invisibili ma profonde.
Solo perché non si vedevano, non voleva dire che non procurassero dolore.


"Che diavolo stai facendo?" fu tutto ciò che le disse, senza accennare a mollare o allentare la presa.
Nel profondo del suo cuore, nelle ore di veglia della notte, incapace di dormire, si era consumata per lui. Quella era la prima volta che si vedevano e lui cosa faceva? Si presentava lì, non invitato, e la sgridava come una bambina idiota.
Aud avrebbe voluto gridare con tutta la voce che aveva in corpo. No. Avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia. Le provocava emozioni contrastanti che non sapeva gestire senza urlare.
Ma non lì, non ora.
Si divincolò finchè il demone non fu costretto a lasciarla e si diresse quasi di corsa verso l'uscita.
Un gorilla con una paio di corna enormi la fermò appena prima che riuscisse ad andarsene. "Non puoi. Non da sola"
Regole assurde di questo mondo ridicolo.
"Lasciami andare, brutto pezzo di..."
"E' con me" la salvò quella voce maschile che adorava e detestava allo stesso tempo. Vide un lampo di sorpresa attraversare gli occhi del deficiente a capo della sorveglianza, prima che si scostasse e permettesse di passare a entrambi.
Camminarono l'uno di fianco all'altra per qualche minuto, senza una meta. Lei marciava e lui la seguiva in silenzio. Avvertiva il suo sguardo incandescente, ma non si decideva a voltarsi nella sua direzione.
Che bastardo.
"Cos'è ti aspetti una ricompensa?" urlò all'improvviso, fronteggiandolo furente, le braccia rigide lungo i fianchi, il respiro affannoso.
Zane la fissava muto, si avvicinava lentamente. Sembrava furioso anche lui. Perché? Aveva perso il suo giocattolo?
Quando allungò un braccio, lei serrò gli occhi viola di scatto, atterrita, attendendo un colpo al viso.
Che non arrivò.
Lo sentì scostarle delicatamente una ciocca di capelli dal viso, le labbra sfiorarle l'orecchio, il suo fiato scaldarle la guancia.
"Sarebbe così sbagliato? Adoro il modo in cui mi ringrazi" le disse con voce suadente, quasi ironica.
Le gambe di Aud erano pura gelatina, si sentì barcollare e si aggrappò ai suoi avambracci, che la tennero in piedi senza sforzo, portandola più vicina a lui. Stretta, al sicuro.
Per un momento le sembrò di tornare a casa.
Ma durò poco, la realtà la schiaffeggiò con forza, facendole raggiungere un nuovo picco di rabbia.
Si scostò quanto bastava a guardarlo negli occhi. Vi lesse desiderio e qualcosa che non seppe definire -quasi tenerezza?- ma che, sapeva, non sarebbe bastato. Non a lei. Non più.
"Lo è. Sbagliato, intendo. Molto più di quanto immagini" cominciò con voce roca dall'emozione. Zane le accarezzò una guancia, scuotendo la testa, fece per dirle qualcosa ma lei lo fermò. Un dito sulle sue labbra, che lui stranamente accettò.
Come accettò il suo definitivo allontanamento.


"Sono sempre stata così insicura. Pensavo che non sarei mai stata degna dei grandi guerrieri demoniaci, che mi sarei dovuta accontentare degli avanzi, dei perdenti, perché loro erano tutto ciò che meritavo. Ma...cavolo, quanto mi sbagliavo"
Lo vide aggrottare le sopracciglia, un pò confuso e un pò nervoso da quello sfogo che aveva a che fare con più sentimenti di quanti lui ne riuscisse ad accettare.
"Io sono la cosa migliore che ti sia capitata, lo sai? Sono brillante, divertente, leale -a dispetto di quello che si pensa- io sono un qualcosa...un qualcosa di speciale. E non m'importa che tu e tutti i demoni del mondo non riusciate a vederlo. Io lo vedo. Io lo so. Posso essere la compagna migliore per chiunque riesca ad accettarmi e rispettarmi come merito. Qualcuno che sa quello che vuole e che includa me in quel pacchetto"
"Aud. Non sono proprio il tipo che implora una donna a restare con me, quindi se è questo che..."

Aud sorrise. "No. Assolutamente no. Non mi aspetto certo che ti getti ai miei piedi pregandomi di non andare via, anzi, so che probabilmente adesso vorrai uccidermi. Ma non m'importa, volevo che per una volta un uomo sapesse quello che penso. Non posso mai parlarne per via...di quello che sono e quello di cui ho bisogno per restare viva. Non sarebbe furbo"
Lo sentì sbuffare a quelle parole.
"Il discorso è eterno o raggiungerà mai una conclusione?" chiese con stizza il demone.
Una sorta di ago acuminato le si conficcò nel cuore, di nuovo, davanti a quell'indifferenza.
Solo che faceva meno male.
Almeno stavolta stava chiudendo con lui e non si stava facendo sottomettere.
Un punto per me.
"Ecco la conclusione: smetti di cercarmi, perché non sono interessata a farmi spezzare e maltrattare più di quanto non abbia già fatto in passato. Ho chiuso con te, con...noi e con tutte queste stronzate" concluse sollevando il mento con aria di sfida. Poi pensò che forse essere troppo diretta non l'avrebbe aiutata ad uscire viva da quella situazione e riprese: "Comunque, il sesso è stato molto...bello, perciò grazie"
Perfetto. Un finale meno patetico non poteva esistere.
Lui sgranò gli occhi e l'evidente furia che lo attanagliò fece indietreggiare lei e barcollare la determinazione mostrata fino ad allora.

Vattene.
Vattene.
Vattene.


Per una volta si apprestò a seguire la voce del suo istinto di conservazione. Non lo sentì dire una parola per fermarla e si trattenne dal sospirare di sollievo, poi rifletté.
Gli doveva ancora qualcosa per averla aiutata quella sera. Sicuramente era ciò a cui stava pensando il demone in quell'istante. L'avrebbe usato come scusa per tormentarla. Nel loro mondo funzionava in quel modo ed era ciò che gli uomini insoddisfatti facevano. L'avrebbe costretta a stare con lui.
Si fermò di botto, rigida e nervosa all'idea. Prese un bel respiro e decise che si sarebbe sacrificata un'ultima volta.
"Se...vuoi che ti ripaghi per prima, stanotte posso..."
"No!" le sue parole sputate con livore la fecero zittire. Zane appariva ancora più maestoso del solito, quando si voltò a guardarlo.
I capelli neri mezzi spettinati, la mascella stretta, le belle labbra decise e tutto il suo corpo teso. Era spaventoso. E affascinante.
Un binomio pericoloso.
Quando parlò di nuovo, la sua voce era più calma, con una nota di rammarico di fondo che le fece stringere il cuore. "Tu non mi devi niente. Non mi hai mai dovuto ripagare di niente. Non era per questo che ti cercavo"
"E allora perché?" Si morse la lingua per averlo domandato. Devo lasciarlo andare. Le lacrime cominciarono a pizzicarle gli occhi e appannarle la vista.
Vederlo sfocato in quella notte così buia le faceva male da morire, ma aspettò che l'ombra scura si avvicinasse e la baciasse.
Un gesto così inusuale per un demone come lui.
Poi capì.
Era un addio.  

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Capitolo 5
*** Finally ***


Finally


L'aveva incontrato per caso, dopo un attacco di demoni. Era stato ferito con un pugnale avvelenato e lei si era presa cura di lui per due interi giorni, mentre entrava e usciva dallo stato di incoscienza.
Vedere il grande e potente Zane così vulnerabile aveva riaperto vecchie ferite. Ferite che credeva rimarginate e scomparse per sempre. Così Aud aveva scoperto di amarlo ancora, nonostante fossero passati quasi due anni dall'ultima volta in cui l'aveva visto.
Ed era ricaduta nella sua trappola.
Se Alec avesse scoperto quello che aveva fatto per salvare il suo nemico numero 1, l'avrebbe uccisa di sicuro. Ma non riusciva mai a ricordarselo quando Zane la convocava e passavano quei momenti stupendi insieme. Aveva sentito la sua mancanza. Lui non l'avrebbe mai ammesso, continuando a fingere che la loro relazione non fosse importante. E lei, d'altra parte, non avrebbe mai ammesso quanto il suo comportamento la ferisse.
L'unico modo sentirsi meno sola e "usata" era trovare conforto tra le braccia del suo migliore amico, come lui faceva con lei. Da sempre.

Con la mano pallida e vellutata gli accarezzò il petto, prima che le labbra gli catturassero maliziosamente il lobo dell'orecchio. "Sei stupefacente" mormorò Aud stesa al suo fianco.
Avvertì il breve moto di repulsione che gli salì in corpo, come sempre quando passava il momento di passione, e lo vide irrigidirsi. Aud sapeva che lui l'aveva sempre considerata piuttosto patetica e biasimava se stesso di riuscire a trovare un minimo di "calore umano", strano a dirsi nel mondo demoniaco, solo tra le braccia di un demone il cui unico scopo di vita era ingannare la mente degli uomini. Ma erano amici, e a lei non importava altro.

"Alec? Mi stai ascoltando?" esordì con la vocetta lamentosa che lui odiava.
Il demone sospirò scocciato, prima di scostarla da sé in malo modo.
"Purtroppo sì" mormorò più a se stesso che alla donna, che imbronciata si inginocchiò sul letto, facendo combaciare il suo petto all'ampia schiena di lui, intento a rivestirsi. Per quanto sgarbato e bastardo fosse dopo il sesso, restava sempre uno dei migliori partner avesse mai avuto e si reputava fortunata che le permettesse ancora di girargli intorno.
"Hai tempo per un altro round? Ho tutta la sera occupata dopo..." sussurrò, appoggiandogli mollemente la guancia sulla spalla. Quella sera avrebbe visto Zane e fargli avvertire l'odore di un altro demone addosso, lo avrebbe reso cieco dalla gelosia. O almeno era ciò che lei sperava.
Quasi si aspettava che la respingesse ancora, dato il suo caratteraccio, invece il demone si limitò a ghignare scuotendo la testa. "Spiacente, se tutto è andato come previsto, tra poco sarò ad attaccare un covo" la informò soddisfatto.
Aud non commentò né domandò a cosa si riferisse, lo sapeva già.
La solita guerra.

                                                                                                                    ***

Quando Aud aveva saputo dell'umana salvata da Alec, che ora era sua responsabilità, si era recata dal demone per chiedergli che diavolo avesse nella testa. In centinaia di anni mai si era sognato di liberare qualche umano fatto prigioniero dei demoni nemici.
La scena che le si era parata davanti dopo essersi materializzata nel suo appartamento, la confondeva ancora adesso, mentre sospesa in aria, all'interno della mente di un uomo dai desideri carnali più noiosi di una lampada, ripensava all'accaduto.

L'umana di nome Quinn, o qualcosa di simile, era costretta contro il muro dal peso del corpo di Alec, le sue mani sulle spalle. Per esperienza, Aud sapeva che quella vicinanza era tutto fuorchè spiacevole e dall'espressione che aveva la ragazza, il suo pensiero non doveva essere tanto differente. Sembrava stessero discutendo, ma Alec aveva messo su quel finto cipiglio aggressivo di quando era divertito da qualcosa ma non voleva darlo a vedere.

Aud emise allora un suono roco, a metà tra un colpo di tosse e un ringhio che riecheggiò nella stanza, salvando l'umana da quella situazione imbarazzante.
Quando Alec si sollevò leggermente da lei, quella ne approfittò per piantargli le mani sul petto e spingerlo via.
Il succubo la fissò per un attimo come se fosse una mosca fastidiosa. Sembrava un essere insignificante a prima vista, e il demone pensò di essersi preoccupata inutilmente per le attenzioni che l'amico le dedicava.
Non poteva esserci nulla tra quei due.
"Aud" la chiamò lui, con una nota di fastidio nella voce.
"Mi dispiace disturbare, tesoro. Mi hai detto 'passa più tardi' e sono qui" esordì con voce mielosa, gli occhi di uno strano colore viola che brillavano solo per Alec. Pensò che farla ingelosire un pò avrebbe aiutato Quinn a prendere in mano la situazione. Tentando di scappare, sarebbe sicuramente stata uccisa e Alec non avrebbe avuto problemi per causa sua.

Alec ordinò con voce dura all'umana di andarsene fuori dalla stanza e lei eseguì rapida.
"Non avevo capito che la tenessi in casa tua" disse Aud pochi secondi dopo. Doveva davvero essere impazzito.
Se suo padre l'avesse saputo...
"Probabilmente perché non l'avevo specificato"
"Infatti. Ma non capisci che cosa rischi?"
Lui la guardò per un attimo e lei sperò che vedesse la sua reale preoccupazione, poi lui le rivolse un sorriso sghembo e la speranza si frantumò in mille pezzi. Non avrebbe mai capito quanto lei ci tenesse. Nessuno si aspettava mai questo da un succubo come lei.
Nè Zane, nè tantomeno Alec.
"Andiamo Aud, io non ti devo niente. Lo sai, tu vieni qui per scopare, io ti accontento. Fine"
Aud allora irrigidì la mascella, quasi facendogli avvertire la collisione dei denti nella sua bocca, poi un lampo argenteo le passò negli occhi e sembrò tornare quella di sempre.
Gli dedicò allora un falso sorriso complice e gli si avvicinò ancheggiando in modo esagerato.
"Giusto. Allora che stai aspettando?" Stupido zuccone.

                                                                                                                ***

Con la mano gli accarezzava la fronte e il suo peso sullo stomaco lo fece grugnire per il fastidio.
Bene, pensò Aud, sta tornando in sè.

Aveva saputo dell'attacco ai danni di Alec da Zane e, furiosa, lo aveva schiaffeggiato prima di precipitarsi a cercare l'amico. Lo aveva trovato conciato davvero male e curato, come aveva fatto in precedenza con quello che considerava il suo grande amore.
"Se provi a fare qualunque altra cosa che non sia limitarti a curare le sue ferite, lo uccido con le mie mani" l'aveva minacciata Zane prima che scomparisse, finalmente geloso.

Con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra al solo ricordo di quel momento, avvertì il demone al suo fianco riprendersi.
"Oh, il bell' addormentato si è svegliato" rise della piccola rima, facendolo sbuffare.
"Aud. Togliti, mi stai soffocando" farfugliò, lanciando un'occhiata alla cicatrice rosata che gli attraversava il fianco.
"Porca puttana" esclamò mentre tentava di sollevarsi. La sua schiena era ridotta male.
"Ehi, ti sembra il modo di parlare in presenza di una signora?" lo rimproverò civettuola, per migliorare il suo umore nero.
"Quando ne vedrò una, me ne preoccuperò"
"Sempre il solito ingrato. Una ti tiene lontani gli impiccioni per farti riposare e tu..."
"E' venuto qualcuno?"
Sì, purtroppo. "Il tuo stronzissimo amico Kegan, tesoro. Gli ho detto che eravamo impegnati e a quanto pare ci ha creduto, perché ha fatto una smorfia disgustata guardando la mia maglietta e se n'è andato" gli riferì allora con una risatina. Lui la guardò, sinceramente sollevato. "Grazie. Non avevo voglia di sorbirmi le sue sclerate"
"Figurati" mormorò pensierosa "Ero preoccupata per te" ammise dopo un po'.
La risata cristallina e leggermente roca di lui la fece arrossire, così si corresse "Sì, insomma...ho saputo che eri stato ferito e pensavo che stessi morendo in qualche angolo buio della strada, così sono venuta a cercarti, sperando che non fossi cosciente, altrimenti non avrei potuto raggiungerti. Invece eri già qui..."
"Come facevi a saperlo?" le chiese l'altro. Ecco, sapevo che mi sarei fregata.
"Oh, io...era un po' che volevo dirtelo, ma non si è mai presentata l'occasione e..." Fallo adesso.
"Aud"
Seguì un momento di silenzio in cui lei s'impegnò per non incontrare il suo sguardo, poi cedette.
"Ho una specie di storia con Zane" ammise con un filo di voce.

La sua espresione tradita la incupì.
Alec prese a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza, ignorando persino il dolore.
"Che cazzo dici?" sbottò alla fine.
"Lui mi piace" Un sacco. Troppo.
"Ti...piace?" esordì, scoppiando in una risata amara.
"Forse lo amo" aggiunse Aud, sollevando il mento in un gesto fiero della serie 'beccati questa!'
"Sei un demone. Sappiamo bene entrambi che non sei capace di provare quel genere di sentimento!"
Un lampo di tristezza le passò negli occhi. Forse era vero. I demoni raramente riuscivano a provare emozioni umane.
Raramente le comprendevano. Ma lei era diversa. E questo lui avrebbe dovuto saperlo.

"Devi credermi Alec, lui non è come pensi. E' diverso da Thren e sta cercando di rimediare a tutti i casini che ha procurato vostro padre. E' tuo fratello! Dovresti..."
Non appena terminò la frase, la mano del demone le afferrò la gola.
Non utilizzò tutta la rabbia che gli scorreva nelle vene, lei lo sapeva, ma strinse la presa abbastanza da zittirla per qualche secondo.
"Non.dirlo.mai.più" le sibilò avvicinando il volto al suo "Avere lo stesso sangue che ti scorre nelle vene non fa una famiglia. Se Zane è diverso dal padre, non me ne sono accorto, ero troppo interessato alla lama conficcata nella mia spina dorsale!" le urlò furioso. L'attimo dopo si ritrovò nient'altro che fumo tra le mani.
"C'erano i suoi uomini. Per il suo onore..." sussurrò Aud comparendo di nuovo alle sue spalle. Era una scusa che non reggeva e lui s'infuriò.
"Fanculo l'onore. E anche voi due"
Alec le fece un sorriso tirato. "Quando K verrà a saperlo se la farà sotto dalle risate. Mi aveva sempre avvertito di non fidarmi di te"
"Nonostante tutto, voglio che tu sappia che non mi ha mai chiesto nulla sul tuo conto e anche se l'avesse fatto, io non avrei parlato" lo rassicurò, pur sapendo che non gli sarebbe importato.
"Sono lieto di sapere che non ero argomento di conversazione tra un round e l'altro" le disse freddamente.

Lei sbuffò e si sdraiò sul suo letto, ignorando lo sguardo omicida del demone. Avrebbe dovuto fare finta di niente, la sua rabia si sarebbe placata e lui avrebbe capito che la sua relazione non erano affari suoi.
"Non è stato facile conquistarlo. E' stronzo almeno quanto te, quando si tratta di 'fare sul serio' " cominciò.
"Piantala"
"Per questo, credo, continuavo a venire a letto con te"
"Beh, hai collaborato a dare una nuova definizione alla parola put..."
"Ci usavamo a vicenda ed è sempre andata bene così, no?" lo interruppe bruscamente, prima che potesse offenderla.
Non glielo avrebbe perdonato.
"Aud..."
"Poi però lui si è convertito alla monogamia"
"Chiudi quella dannata boccaccia, stupida oca!" urlò spazientito, spaccando il muro con un pugno.
Aud si alzò e studiò la sua mano malmessa. Lo fissò come se fosse un bambino sporco di fango.
"Ti sembra intelligente quello che hai fatto? Ora sanguini di nuovo"
"Fottiti"
Come si aspettava, la rabbia sembrava essersi dissolta e una traccia di divertimento era riconoscibile nella sua voce.
"Smettila di essere così sboccato o non ti dirò una cosa che riguarda la tua umana" E che ho scoperto in modo immorale.
Alec ridusse gli occhi  due fessure e strattonò la mano che gli teneva.
"Uno: non è mia. Due: non crederò ad una sola parola che uscirà dalle tue labbra"

Aud mise su un finto broncio, poi gli sorrise. "Beh, te lo dico lo stesso, per farmi perdonare: qualcuno, non-sto-a-fare-nomi-Marek, ha inviato una squadra di demoni camaleonte a rapirla. E non sono certa che lui non ci vada di persona. Ti ricordi quanto è...imponente, vero?"
La mascella di lui s'irrigidì impercettibilmente e lei capì che sarebbe andato a salvarla. "Quando?"
"Mmh, diciamo adesso? Ma non preoccuparti, Kegan è andato a sorvegliarla. Gli ho detto che era un tuo ordine" spiegò, crogiolandosi nella delizia per il suo colpo di genio.
"E perché diavolo l'avresti fatto?"
"Semplice: lei ti piace, e non impegnarti a smentire perché conosco questo genere di cose meglio di chiunque altro. Sono un succubo" si lasciò sfuggire una risatina "Comunque non pensare che mi sia ammorbidita. Se non fossi interessata ad un altro, non esiterei ad ucciderla e tenerti tutto per me. Ma visto che io sono felice non ho più bisogno di rendere infelici gli altri. Perciò...prego!"
"Non era mia intenzione ringraziarti. K vorrà spellarmi vivo per averlo costretto a farle da balia"
"Stare in contatto con gli umani lo aiuterà, magari è la volta buona che impara a comportarsi come si deve"
"Credici" borbottò lui, sistemandosi numerose armi sul corpo e preparandosi a raggiungere il Varco più vicino.
"Alec?"
Quando lui si voltò a guardarla, il timore aleggiava nei suoi occhietti viola, mentre si mordicchiava il labbro inferiore.
"Ancora amici, vero?" esordì melliflua.
Non udì alcuna risposta.

                                                                                                            ***

"Ne sei certa?"
"Assolutamente sì, l'ho visto con i miei occhi. Presto ci sarà da divertirsi"
Aud e  Zane giacevano abbracciati tra le lenzuola di seta nere. Lei era stata aggredita da un branco di demoni mentre era in compagnia di Quinn, l'umana a cui il suo migliore amico era stranamente affezionato. Aud aveva utilizzato quasi tutte le sue forze per tenerlo addormentato, mentre lei e l'umana si recavano da Zane per ascoltare la sua proposta. Quinn si sarebbe dovuta offrire come vittima sacrificale per il risveglio di Thren, o almeno era quello che Zane voleva far credere ai traditori del suo clan che miravano a spodestarlo per riavere indietro il loro vecchio Capo. Lei aveva chiesto del tempo per rifletterci e Aud l'aveva riaccompagnata al Varco per tornare nel luogo sicuro in cui si era rifugiata insieme ad Alec.
Ovviamente qualcosa era andata storta.

Le ferite sul corpo del succubo erano ormai perfettamente guarite, quanto all'orgoglio, prevedeva di rivendicarlo a breve.
"L'umana si spaventerà e vorrà tagliare i ponti con questo mondo ancora di più" mormorò compiaciuto il demone al suo fianco. La sentì irrigidirsi leggermente e si sollevò per poterla guardare in viso.
"Cosa c'è?" chiese con quel suo solito tono burbero, segnato da una nota di preoccupazione, che si affrettò a nascondere.
"Nulla" soffiò lei, passandogli delicatamente le lunghe dita sul braccio.
"Non mentire"
Aud sospirò. Come avrebbe potuto spiegargli la delusione e la profonda tristezza che l'avevano avvolta quando i suoi occhi viola avevano incrociato quelli neri di Alec? L'aveva visto curare l'umana con apprensione, anche in preda alla furia cieca, ma non si era interessato minimamente a lei.
L'aveva abbandonata sanguinante, circondata dai Satariel privi di sensi, e si era smaterializzato.
Era stata una fortuna che le fossero rimaste abbastanza forze per strisciare fino alla vecchia rimessa dove si incontrava sempre con Zane.
Lì aveva atteso il suo ritorno per un giorno intero, prima di ricevere le cure necessarie a rimettersi in sesto.
"Mi odia. Lui mi odia" disse solo.
Fu il turno di lui di irrigidirsi, il respiro tremolante di rabbia le sfiorò l'orecchio. Sentì il peso abbandonare il letto e quando si voltò, lo vide intento a rivestirsi.
"Cerca di capire, Alec è un amico. Lo conosco da quando avevo quindici anni. Ci siamo sempre trattati da schifo a vicenda, ma era un modo scherzoso. Io...non volevo ferirti"
"Non dire stronzate" ringhiò Zane, facendola trasalire.
"Oh, giusto. Io non conto abbastanza da poterti ferire" farfugliò acida Aud, offesa dai suoi continui rifiuti.
Si chiese quanto riuscisse a sopportare una donna, seppur innamorata, prima di abbandonare un uomo testardo e disinteressato a qualunque sentimento.
Lui si voltò lentamente e quando si mosse verso di lei, Aud seppe di essersi spinta troppo oltre.
Nei suoi occhi non c'era più traccia dell'amante gentile che aveva stretto tra le braccia. Indietreggiò sul materasso morbido, attorcigliandosi le lenzuola fresche attorno al corpo, in un inutile gesto protettivo. Un senso di incertezza le si insinuò dentro e le penetrò nel sangue. Non le avrebbe fatto del male, non poteva essersi sbagliata tanto.
"Zane..."
"Taci. Hai idea di quanto mi stia sforzando di non andare a cercarlo e farlo a pezzi per averti lasciata in quello stato?"
Mmh, questa è bella. "Io..."
"Non osare mai più nominarlo con quel dolore negli occhi. Mai più"
Aud riuscì a respirare dopo svariati secondi e il fiato le uscì in un sibilo strozzato. Il demone si allontanò e tornò a darle le spalle. "Non avrei alzato un dito su di te" sibilò poi, sembrando quasi disgustato all'idea che lei avesse provato tanta paura nei suoi confronti.
"Lo so. Mi dispiace" lo raggiunse in un baleno e posò con dolcezza la guancia contro la sua schiena ampia, sentendo i suoi muscoli tendersi al contatto. Forse, in fondo, lei contava qualcosa.

                                                                                                           ***

Quando Aud l'aveva visto accasciarsi al suolo, in una pozza di sangue scuro, per un attimo aveva pensato di stare sognando. Di trovarsi in uno degli incubi che faceva sempre, in cui Zane la lasciava o moriva e lei si ritrovava sola per l'eternità. Si sarebbe svegliata urlando e il potente demone addormentato lì accanto l'avrebbe abbracciata e tranquillizzata come aveva fato altre mille volte.
Ma la sua mente era inchiodata in quell'incubo, non voleva farla tornare alla realtà.

Come in trance gli si era avvicinata e aveva avvertito il debole e quasi assente battito del suo cuore ferito.
Aveva urlato tanto. Tantissimo. Gli aveva detto che lo amava, sperando che la sentisse.
Alec l'aveva guardata con la compassione negli occhi, mentre lei l'aveva odiato perchè sapeva che ora lui sarebbe stato felice insieme a quell'umana. Lui aveva finalmente ottenuto vendetta. Aveva Quinn. Aveva il rispetto dei demoni della vendetta. Avrebbe avuto il trono di Zane, se l'avesse voluto. Lei sarebbe rimasta vuota e sola.
Quando i demoni prepararono la cripta per conservare il corpo sospeso tra vita e morte di Zane, lei non volle lasciarlo.
Si sarebbe risvegliato prima o poi. Era forte, ma avrebbe avuto bisogno di tempo. Anni. Forse secoli.
Fino ad allora, Aud gli sarebbe stata accanto nell'unico modo che conosceva.

"Non dovresti essere qui"
La sua voce l'avvolse come un abbraccio. Era così bello vederlo di nuovo in piedi e in salute. A differenza del corpo, la sua mente era integra e lì sarebbero potuti rimanere insieme tutto il tempo necessario.
Aud gli sorrise, andandogli incontro e cingendogli la vita con le braccia. Era caldo e forte proprio come ricordava.
"Non potrei mai essere da nessun'altra parte"
"Tornerò indietro un giorno, ma tu non devi restare qui con me. Non posso chiederti questo"
"Non l'hai fatto"
"Aud..."
"Non mi vuoi qui?" gli chiese ferita, ritraendosi dalla sua stretta. "Io non ho nessun altro. Solo te. E tu non mi vuoi" blaterò più a se stessa che a lui. Era stanca e mentalmente ferita. Riusciva solo a pensare di essere finita, a pezzi.
Lui non mi vuole.
"Aud..."
"Non posso credere che..."
Non mi vuole.
"Basta! Smettila, demone testardo" la interruppe con tono duro. Zane le sollevò il mento e la guardò come non aveva mai fatto prima. Come se fosse la creatura più preziosa del mondo. "Sei qui, nella mia mente e ancora non capisci? Possibile che tu non riesca a vederlo?" La domanda restò sospesa tra loro per qualche secondo, prima che lui continuasse.
"La mia intera esistenza è sempre stata buia. Vivevo, ma niente era importante. Io non volevo che lo fosse. E poi tu...sei comparsa nella mia vita in un modo che non riuscivo a concepire nè accettare. Sfacciata, coraggiosa, fiera. Mi facevi sorridere, e col passare del tempo mi bastava pensarti per farlo. Odiavo questa sensazione. Mi faceva sentire come i deboli esseri umani che detesto e mi ha spinto a lasciarti andare. Ma più mi sforzavo di allontanarti più mi tornavi vicina, mi entravi dentro...finchè non sono più riuscito a farti uscire da me"
Aud non sapeva cosa dire. O pensare.
Aveva finalmente ottenuto tutto ciò che aveva sempre desiderato. Qualcuno che la amasse.
E non riusciva a dire una parola.
"Per questo non voglio che tu rinunci alla tua vita per stare rinchiusa qui"
Dunque quello era il punto. "Hai sentito quello che ti ho detto prima che perdessi i sensi?" gli sussurrò, avvicinandosi nuovamente a lui. Zane trattenne il respiro e indietreggiò. "Parlo sul serio Aud..."
"L'hai sentito?" lo interruppe, sapendo che aveva di proposito evitato la sua domanda.
"Sì" ammise dopo una lunga pausa. Poi si decise a ricambiare il suo sguardo.
"Allora smettila di chiedermi di starti lontano, perché non funzionerà" concluse, lasciandosi poi baciare con passione.
Quella era l'unica risposta di cui aveva bisogno.
E nel silenzio che seguì quel momento, l'eco nella mente del demone le fece avvertire finalmente la dichiarazione d'amore che attendeva di sentire da anni...guarendo le cicatrici di entrambi come solo quel sentimento tanto umano era capace di fare.







PS. Dunque...finalmente ho dato un finale a questa storia. Devo ammettere che non è stato facile trovare il tempo di scrivere questo insieme di one shot, ma sono felice di aver dato una sorta di fine anche a Aud e Zane, in fondo se la meritavano.
A presto!^^

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