Me and You

di Moonlight818
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


I
 
 
Ho visto l’inferno ed è bianco, bianco come la neve
 
Lui la guardò negli occhi:-lasciami andare, non possiamo salvarci tutti e due- sorrise, un sorriso pallido che si confondeva con il bianco abbagliante della montagna; un paio di occhi smeraldo si fissarono in quelli dell’uomo e lo trapassarono come due spilli di ghiaccio:-no- disse risoluta, e come a conferma rafforzò la presa sulla mano di lui, facendo scricchiolare il ghiaccio nel quale era piantato il chiodo, il sole tiepido di aprile brillava sopra di loro, riflettendosi sul ghiaccio.
Il fianco le faceva male e un livido violaceo si estendeva dall’orecchio alla spalla sinistra, dove aveva picchiato quando il moschettone di lui si era rotto e il contraccolpo le aveva  fatto perdere l’equilibrio mandandola contro la parete. Ora erano appesi in uno strapiombo sulla parete Sud a 6.200 metri, lei era riuscita ad afferrare l’uomo poco prima che il chiodo che aveva piantato si rompesse facendolo precipitare,mentre il loro sherpa era sceso al campo base per trovare aiuto. :-cosa ti è venuto in mente di scalare il K2 eh, non ti bastava vederlo in televisione? Se proprio volevi vedere il Karakorum, potevamo scalare l’Everest che è più facile!- disse ella cercando di allentare la tensione, ma l’altro non sorrise.
Il clima rigido e il vento avevano reso dure le corde che sfregavano contro la roccia rischiando di sfilacciarsi ad ogni movimento dei due.
Faticava  a respirare a causa dell’aria rarefatta:-ti prego, non mollare adesso okey? Sono sicura che verranno a prenderci...- -no, non verranno.. l’unico modo che  abbiamo per non cadere tutti e due è che tu mi lasci.- nuvolette di vapore si congelavano davanti ai loro occhi ogni volta che parlavano.
La ragazza si sentiva la testa intontita a causa della mancanza di ossigeno, ancora una volta rafforzò la presa, ingoiando le lacrime e ignorando il groppo che le si era formato in gola. L’uomo chiuse gli occhi, respirò piano, li riaprì e li fissò in quelli di lei – mi dispiace, ti voglio bene e te ne vorrò sempre- lei lo guardò, prima senza capire, poi spaventata – no- urlò, troppo tardi l’uomo si era lasciato cadere nel vuoto slacciandosi il guanto che le rimase in mano:- no,papà, no- il suo urlò venne trascinato via dal vento e le lacrime le cadevano bollenti lungo il mento, per poi ricadere ghiacciate nel vuoto, stringendo convulsivamente il guanto termico, l’unica cosa che le era rimasta dell’uomo che l’aveva cresciuta.
 
 
 nota: breve intro... giusto per far sapere un po' la soria della nostra protagonista.
 
 
 

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Capitolo 2
*** II ***


II
 
I raggi pallidi del sole filtravano nelle persiane formando sottili lame di luce che illuminavano la polvere nell’aria ferma della stanza. Cumoli di libri giacevano addormentati sulla scrivania, un computer ronzava affaticato in un angolo e una pila di fogli scarabocchiati era posata sulla sedia girevole, sulle mensole erano presenti varie coppe impolverate e una foto scolorita di due alpinisti. All’improvviso una figura si tirò su di scatto dal letto a castello soffocando un urlo, nei brillanti occhi verdi era ancora impressa l’immagine del padre che scompariva nelle nuvole. Dal letto di sopra arrivò una voce ancora impastata dal sonno:- Diana, stai bene?- non ricevette risposta – hai sognato ancora tuo padre?- nulla, anche se conosceva già la risposta. Una testa bruna e spettinata allora fece capolino dalla sponda del letto e guardò l’amica che si era seduta sul bordo del materasso e fissava il pavimento:- Di, rispondimi.- Diana la guardò,annui e spostò lo sguardo. La ragazza scese e si accovacciò davanti a lei posandole delicatamente le mani sulle ginocchia – tesoro, mi dispiace ma devi avere la forza di andare avanti, concentrati sui ricordi belli che hai di lui, vedrai che gli incubi scompariranno - - grazie Kay- sospirò l’altra – ma non credo che riuscirò a farlo - - ci riuscirai invece, ti conosco, so quanto sei forte e determinata- - ho paura- -lo so, hai paura di dimenticarlo, ma non potrà mai accadere siete cresciuti insieme, avete condiviso tutto, non ti dimenticherai di lui, devi solo accettare la cosa, e vedrai che sentirai che è ancora presente nel tuo cuore senza tormentarti più, ti ha salvato la vita, non avrebbe voluto che tu ti tormentassi così- - stai diventando la mia strizza cervelli ora ?- - non per niente studio psicologia, forza D reagisci, alzati da qual letto e levati il pigiama che sono quasi le 9, le lezioni iniziano tra poco- - Kay… non so se riesco ad affrontare una giornata…- - ehi, è una settimana che te ne stai rintanata qui dentro e assomigli ad uno zombie. È ora che riprendi in mano la tua vita, non puoi ridurti in questo stato ogni anno- - ma lui è morto per colpa mia..- - ancora?! Basta! Ora mi stai facendo arrabbiare…dove è finita la mia migliore amica? Quella che ha preso a calci quel pallone gonfiato di Frederik al primo anno?- - hai ragione, forza aiutami a raccattare i libri- - brava, tesoro, e.. farsi una doccia non sarebbe un brutta idea..- - ma non eravamo quasi in ritardo?? - - quasi.. appunto- - faccio in un lampo… Kay?- - mmm?- - ti voglio bene- la bruna sorrise all’espressione dolce dell’amica, per oggi era riuscita a farla muovere, il padre era morto da ormai tre anni ma ancora non era riuscita a superarlo, lei si sentiva in colpa perche era sopravvissuta, e lui no e non riusciva a capire che non c’era niente di cui doveva perdonarsi, Kay pensava che quando D sarebbe diventata madre avrebbe sentito che cosa vuol dire essere genitori e perche suo padre aveva voluto salvarla e forse avrebbe capito.
 
Il getto di acqua calda le tempestava il viso mescolandosi alle lacrime che scendevano per tutto il corpo finendo in una schiuma di sapone. Odiava quel giorno, lo odiava dal profondo del cuore, l’aveva visto morire lo aveva guardato negli occhi e quando era scomparso avrebbe voluto lasciarsi andare anche lei, non aveva ancora capito perche non l’aveva fatto. “ Basta pensieri negativi” urlò nella sua testa e continuò a ripeterselo come un mantra mente si insaponava e sciacquava per bene i capelli. Chiuse l’acqua e si infilò nell’accappatoio azzurro. Il vapore aveva appannato tutto il grande specchio formando delle goccioline, vedendo il suo riflesso sfocato molto triste, Diana disegnò con un dito un enorme sorriso dove avrebbe dovuto esserci la sua bocca, che ben presto si riflesse anche sul viso della ragazza. “ Sii forte” le raccomandava sempre sua madre durante la sua malattia che l’aveva portata via quando lei aveva solo 6 anni. “ Sii forte D” si ripeté lei a distanza di 15 anni.
  • Kay!! Sono prontaa!!- - urlo una decina di minuti più tardi – era ora D… credevo ch ti avesse preso il mostro di schiuma…- - ahah ma certo… comunque, per informazione, ho usato il tuo accappatoio- - chissà come mai,, ma me l’aspettavo..- - mi serviva un’po di morbidezza- - solo per questa volta ti perdono- - grazie, non so come farei senza di te. - - ti compreresti un nano…- - cosa?- chiese Diana stranita da quella frase – no, niente è una battuta di un film… non ti preoccupare- - ook.. certe volte mi spaventi- disse scoppiando a ridere – ah io eh? Come ti permetti mss. tv?- ribatté tirandole una gomitata nelle costole – non ci provare K- - ah no??- - attacco solleticante!!!- gridò Diana saltando il letto e fiondandosi sull’amica iniziandole a fere il solletico sulla pancia, dove sapeva essere il punto suo punto debole – ah.. no.. tradimento!!!- riuscì a dire tra le risate Kay, rotolandosi sul letto e tirandole un cuscino.

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Capitolo 3
*** III ***


III

We are not what you think we are
We are golden, we are golden.
We are not what you think we are
We are golden, we are golden.

 
Con la canzone di Mika a palla nelle orecchie le due amiche cantavano a squarciagola con i finestrini della vecchia Ford abbassati e il vento tra i capelli.
-F fai un bel respiro D.. - - Perché?- - c’è Adam al semaforo..- - oh no, oh no, oh NO. Non ti fermare ti prego continua dritto - - Tesoro.. è rosso - - cazzo!!!- Diana si abbassò sul sedile del passeggero arrivando a rintanarsi sotto al cruscotto e coprendosi la testa con un giornale di moda dell’amica – non gli rivolgere la parola okey?!- Kay trattenne a stento un sorriso che le spunto solo su un angolo della bocca – ma perché non vi chiarite, cosi potrai di nuovo girare per il campus  a testa alta, senza trascinarmi in anfratti poco piacevoli appena scorgi la sua testa da qualche parte?- - la fai facile- le sibilò l’altra che tentava di diventare invisibile e non respirare affatto – ciao Kathlyn - - oh no- gemette Diana – ciao Adam, come te la passi? - -ah bene dai, ma volevo chiederti se potevi convincere Diana a parlarmi, so che mi stà evitando, ma non capisco che cosa ho fatto di sbagliato, si insomma, non me la sono presa ma vorrei saperlo tutto qua, credo che se noi.. - - scusa Adam ma devo andare, siam.. emm.. sono in ritardo a lezione ci vediamo in giro- lo interruppe Kay allo scattare del verde e sgommò via, lasciando il ragazzo fermo al semaforo.
– Ehi puoi uscire.- - uff- sbuffo Diana risedendosi con i capelli spettinati e gettando la rivista sui sedili dietro – poi mi spiegherai perche fai così- - te l’ho detto, è un bravo ragazzo ma non sentivo niente quando stavo con lui- le rispose – ne quando stavo con tutti gli altri- aggiunse sottovoce “ non provo più nulla per nessuno” terminò tra sé. Un ombra le oscurò per un istante il viso, ma tornò in se ad ascoltando Avril Lavigne alla radio.
- Eccoci- disse Kay – è la tua fermata.. dipartimento di archeologia - - grazie K ci vediamo a pranzo?- - ovvio, viene anche Carl,.. divertiti con le mummie- le gridò l’amica, dato che l’altra era già uscita dalla macchina e andava incontro al suo professore di laboratorio, Diana Si fermò le sorrise e alzò tutti e due i pollici; incamminandosi poi verso l’edificio che sarebbe stato la sua seconda casa per ancora tre mesi.
 
 

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Capitolo 4
*** IV ***


III
   
Con la tracolla pesate su una spalla la ragazza si diresse verso il piccolo pub in fondo alla via delle case studentesche. “ giornata pesante”pensò D, riassestandosi i capelli per avere un aspetto decente. Era stata tutto il giorno in giro per il campus con i suoi compagni di corso a cercare una pietra che il loro simpaticone di un professore aveva nascosto per far “ provare il brivido della ricerca” e ovviamente non avevano trovato un bel nulla e la scusa del prof era stata – infatti, così imparate che nel nostro mestiere non si riesce quasi mai a trovare qualcosa di interessante ed è molte volte frustrante – aveva fatto un ghignetto ed era ritornato nel suo studio, lasciando degli sbigottiti gli studenti dietro la cattedra. Diana si tolse una foglia secca dai capelli e sbirciò dalla vetrata. – di Adam neanche l’ombra; meno male- pensò. Spinse la porta e si immerse nell’atmosfera fumosa del locale dirigendosi, facendo attenzione ai boccali che le passavano attorno, verso il tavolino in fondo, dove sapeva avrebbe trovato i suoi amici. – Attenzioneee!!!- non aveva neanche fatto in tempo a rendersi conto del richiamo che un cocktail rosso sangue le si rovesciò addosso – ma che cazz…- biascicò Diana – Tu – esclamò poi rendendosi conto della faccia, per niente mortificata, che stava dietro al vassoio – brutta stronza, ipocrita che cazzo fai? - - ehi,ehi calmati principessina, altrimenti ti rovini l’acconciatura, ahahahah!!!- la prese in giro una bella ragazza con i capelli biondi e un vestito che non lasciava spazio per l’immaginazione - Marissa, stai alla larga da me !!!- - La principessina si sta scaldando, non è vero ragazzi??- - uuuuu che paura- le fecero il verso un gruppo di ragazzi seduti al tavolo dietro – l’hai fatto apposta, stronza - - ma come – disse Marissa con aria innocente – non puoi dirlo sul serio, sei tu che te ne vai in giro con la tua solita aria vanesia e non guardi dove metti i piedi - - va al diavolo, non perderò tempo a discutere con te, quando ritrovi un poco del tuo cervello, forse potremo discutere senza che tu mi faccia venire l’ulcera- soffiò Diana, trattenendo a stento la collera – ma che ho fatto per meritare le ire di miss. Perfettini- le biascicò dietro la bionda sorridendo malvagia. Diana strinse i pugni lungo i fianchi e inspirò profondamente, dirigendosi a passo di marcia verso il suo tavolo. Si sedette di peso sulla panca senza guardare in faccia nessuno e si accasciò sulle braccia appoggiate al tavolo, frenando la rabbia e mordendosi gli avambracci  non sapete chi ho incontrato, la stronza.- disse senza preamboli con tono cavernoso - È diventata ancora più stronza se è possibile, mi ha rovinato la maglietta e poi…- si bloccò, aveva rialzato la testa per esprimere meglio la sua rabbia ma davanti non aveva Kay e nemmeno Carl a dirla tutta; anzi, stava fissando il viso, un poco scocciato di nessuno che lei conoscesse – che cosa interessante, signorina… - disse l’uomo in un sussurro trattenendo tra le labbra la sigaretta che stava fumando e assottigliando gli occhi – sono qui apposta per farmi carico delle sue pene e discordie- disse ironico – mi scusi… pensavo ci fossero i miei amici, solitamente si siedono sempre qui- - evidentemente ciò non sarà possibile questa sera – replicò quello interrompendola, sempre mantenendo un tono che stava dando sui nervi la ragazza, “ma come si permette.. ho sbagliato ma ok, santocielo, chi si crede di essere; il principe d’Inghilterra?” pensava la sua testolina imperterrita, facendole montare la rabbia. – chi è lei scusi? Non l’ho mai vista da queste parti- - non credo le interessi- - davvero?- - esatto, o quanto meno, se le interessasse sul serio io non le risponderei, perche ciò implicherebbe anche venire a conoscenza del suo, di nome, e questo non mi interessa minimamente dearie- lei allargò le narici, pronta a dare battaglia e rispondergli a tono, ma lui si alzò di scatto facendo cadere il mozzicone nel posacenere e, voltandole le spalle afferrò un bastone, che la ragazza non aveva visto posato li accanto e si diresse con passo sicuro nella calca, che sembrò quietarsi al suo passaggio

NOTA: eccomii !!! ho terminato i capitoli già scritti quindi per gli aggiornameni ci vorrà un po' ....studio permettendo

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