When Everything Changed

di Yasha 26
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Illusioni ***
Capitolo 2: *** Quando a decidere è il cuore... ***
Capitolo 3: *** Rincontrarsi... ***
Capitolo 4: *** Ti odio! Mi hai stravolto la vita! ***
Capitolo 5: *** Il perdono che mai avrò ***
Capitolo 6: *** Sogno o realtà? I misteri della mente. ***
Capitolo 7: *** Mizuki ***
Capitolo 8: *** Tutto grazie allo stronzetto treccioluto??? ***
Capitolo 9: *** Amare per dimenticare ***
Capitolo 10: *** Regali di Natale ***
Capitolo 11: *** Fine o coronamento di un sogno? (prima parte) ***
Capitolo 12: *** Fine o coronamento di un sogno? (seconda parte) ***



Capitolo 1
*** Illusioni ***








Salve ^^ ok lo so che devo scrivere le altre storie in corso, ci sto pensando giuro ^_^ ne sto scrivendo tre contemporaneamente. Mentre scrivevo mi è venuta in mente questa. In realtà mi sono ispirata ad una telenovela di inizio anni novanta che guardavo con mia madre quando ero piccola. Mi è rimasta impressa la storia di due ragazzi, neanche protagonisti ma di contorno nella telenovela. Così mi sono detta: e se utilizzassi la loro storia modificandola a mio piacimento per Kagome e InuYasha? Ed ecco qui la nuova ff nata dalla mia mente malata ^^
Vi avverto che potrebbe anche essere da rating  rosso. Non lo metto per dare a tutti la possibilità di leggere. Ci sarà un linguaggio abbastanza colorito in certe scene e gli argomenti non sono dei più rosei, quindi regolatevi se volete o no leggere.
Ovviamente è un racconto e dubito che nella realtà potrebbe mai succedere ciò che sto per narrarvi, ma chissà…al giorno d’oggi non mi stupisco più di nulla ^_^
Detto questo vi lascio alla lettura ^_^
 
 
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In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.








 
 
- Kagome, allora noi andiamo. Mi raccomando, non fare tardi la sera se esci con le tue amiche. Occupati della casa, di Bankotsu e di Sango. - mi avverte mia madre prima di salire sul treno insieme al nonno e mio fratello per andare a trovare la zia che sta poco bene. Io resterò a casa per via della scuola, non voglio trascurare lo studio.
- Tranquilla mamma. Non sono una bambina e so come comportarmi. - la rassicuro io.
“Soprattutto stai tranquilla che mi occuperò principalmente di Bankotsu!”  penso tra me e me.
- Non si preoccupi signora. Baderò io a Kagome mentre lei è da sua sorella. Vada tranquilla. - risponde Bankotsu scompigliandomi i capelli in quella che lui chiama carezza.
Quanto la detesto questa cosa! Mi fa sembrare ridicola e immatura così! Quando capirà che sono una donna ormai? Ho quasi diciassette anni però mi tratta come una bambina.
- Grazie Bankotsu. Sono più tranquilla sapendo che la controllerai tu. Ci vediamo la settimana prossima ragazzi. E buona fortuna per il tuo colloquio caro. Chiamerò domani sera per sapere com’è andata. -
- La ringrazio signora Higurashi. Premurosa come sempre nel ricordare il mio colloquio. - la ringrazia Bankotsu arrossendo lievemente.
Oh Kami è bellissimo anche quando arrossisce!
- Sei diventato come un figlio per me da quando sei venuto a vivere con noi. È normale che mi preoccupi anche per te. È lo stesso per Sango. - risponde lei sorridendogli amorevolmente come solo una madre sa fare.
Bankotsu  è venuto a vivere in casa nostra cinque anni fa. Viviamo in una casa molto grande e con l’aumentare delle spese mia madre aveva deciso di affittare delle stanze ad un paio di studenti dato che abitiamo vicino l’università.
Si presentarono lui e una ragazza, Sango, quella che è diventata la mia migliore amica e sorella maggiore. Adesso lei non è presente perché è a lavoro, ma ha già salutato tutti stamane.
- A presto ragazzi. Vi chiamo quando arrivo da zia Nodoka. -
- Ciao mamma, nonno, Sota. Buon viaggio! E salutatemi la zia. -
- Certo tesoro. A dopo bambina mia. -
- Mi raccomando il tempio Kagome. Non trascurarlo! - mi ricorda mio nonno per la milionesima volta.
È il sacerdote del tempio di famiglia. Lo cura come fosse una sua creatura.
- Certo nonno tranquillo, lo farò tutti i giorni spazzando il piazzale, pulendo le amitabha e controllando che i sigilli ai sutra sacri siano al loro posto e che nessun demone li distrugga. - ripeto ricordando fin troppo bene le sue raccomandazioni.
- Brava nipotina mia! Ricorda che in quanto discendente degli Higurashi anche in te scorre potere spirituale. Sei una potente sacerdotessa. Proteggi il nostro tempio. -
- Sì nonno. - uffff che noia!
- Ok andiamo nonno. Il treno sta per partire. - lo chiama mia madre, per mia fortuna.
- Ciao ragazzi. Salutatemi Sango. - ci saluta mia madre dal finestrino mentre il treno inizia a muoversi.
- Certo che tuo nonno è proprio fissato coi demoni. - ridacchia Bankotsu.
- Già. È convinto che esistano davvero e ogni giorno si ritira in preghiera per chiedere la protezione dei Kami dalle forze oscure. E quando mai ne abbiamo avute? Bah. Contento lui. -
- Che vuoi farci piccola. Appartiene alla vecchia generazione. -
- Non sono piccola! Sono grande adesso. Non sono più la bambina che hai conosciuto Bankotsu! - rispondo indispettita
- Per me sarai sempre la piccola undicenne che si rintanava nella mia stanza per proteggersi dalla sua nemica numero uno: la matematica! - sghignazza riferendosi a quella volta in cui andai a chiedergli aiuto per un’equazione di cui non capivo nulla.
Sbraitavo che la matematica ce l’avesse con me o robe simili. Sono sempre stata negata a far di conto, mentre lui era bravissimo. Mi faceva da insegnante ed è grazie a lui che ho superato l’anno. Ogni giorno passato nella sua stanza, con lui vicinissimo a me per spiegarmi i passaggi, ancora a me incomprensibili al cento per cento, erano una ventata d’aria che mi pervadeva il cuore.
Se non si fosse capito sono innamorata persa di Bankotsu praticamente da quando ha messo piede in casa mia. Lui aveva quasi ventidue anni all’epoca. Dieci più di me. Ma non mi importa. Sono convinta che l’amore non abbia età e che anche se io sono più piccola posso essere la donna adatta a lui. Stiamo bene insieme. Ridiamo delle stesse battute, abbiamo gli stessi gusti in campo musicale e anche per i film. Ci piace leggere gli stessi libri. Insomma sembriamo due anime gemelle!
Piuttosto che uscire coi suoi amici preferisce stare in casa con me a guardare un bel film horror. Sì, sono sicura di piacergli anche io. Quale ragazzo rifiuterebbe uscire la sera per stare in casa a vedere un film?
Solo che non mostra mai “quel” certo tipo di interesse. Forse perché pensa che lo rifiuterei essendo più piccola. O magari per rispetto verso mia madre. Io invece sono sicura che se si dichiarasse mia madre sarebbe felice di sapermi fidanzata con lui. Magari dopo qualche mese di fidanzamento ci potremmo sposare. Già mi vedo col vestito bianco all’occidentale! Con lo strascico, un vestito a sirena con la coda, una tiara sui capelli per fermare il velo! La luna di miele! Oh cielo divento rossa al solo pensarci! Sarebbe la mia prima volta! Che imbarazzo. Ma sarebbe mio marito quindi non dovrei vergognarmi.
Sempre che, non lo facciamo prima! Oh sarebbe così emozionante! Non sto più nella pelle!
Chissà i nostri figli a chi somiglierebbero. A me o a lui? Ad entrambi sarebbe stupendo.
Sango dice che mi sto facendo i film mentali e di stare coi piedi per terra. Che il suo amore nei miei confronti potrebbe solo essere fraterno e che io sto fraintendendo tutto, ma sono sicura che si sbaglia! Lo vedo come mi guarda, come mi cerca, come mi parla. Il suo bene non è fraterno. Ci metterei la mano sul fuoco! Lui mi ama! E stasera sono sicura che me lo confermerà dopo che mi sarò dichiarata per prima.
C’ho pensato a lungo e sono arrivata al punto di capire che se non faccio io la prima mossa lui non la farà. Teme troppo la mia reazione secondo me. Bene, tagliamo allora la testa al toro, sarò io a farmi avanti per prima e sono sicura che quando lo saprà mi abbraccerà felice. Ci scambieremo il nostro primo bacio, il primissimo per me.
Approfitterò del fatto che saremo soli in casa poiché che la mia famiglia non c’è e nemmeno Sango, che passerà la serata a casa di Miroku, il suo fidanzato, per occuparsi di lui che ha preso l’influenza. Quale occasione migliore per ricreare un ambiente romantico e intimo solo per noi due?
- Ehi piccola, a che pensi? - mi richiama Bankotsu vedendomi assorta.
Siamo arrivati a casa e nemmeno me ne sono resa conto persa com’ero nei miei pensieri.
- Oh nulla. Pensavo al compito di domani. Sono un po’ tesa. - mento io.
- Tranquilla, lo supererai. - mi rassicura lui sfoderando uno dei suoi sorrisi bellissimi.
- E tu? Non sei teso per il colloquio di domani? Se andrà bene diventerai l’avvocato di un’importante azienda. - chiedo io pregando tutte le divinità esistenti affinché vada tutto bene.
- Un po’ sì. Finalmente dopo questi anni di praticantato potrei realizzare il mio sogno di diventare un avvocato a tutti gli effetti. -
- Ti auguro che sia così. -
- Grazie Kagome. Sei molto cara. - dice sorridendomi.
Quanto amo quel sorriso. Quanto amo lui! Speriamo vada tutto bene stasera. Kami, mandatemela buona!
 
 
                                                                              ****************
 
 
- Ho detto di no! Non farò ciò che volete voi solo perché siete convinti che debba seguire la vostra strada. Ho altri progetti per la mia vita. Voglio diventare uno chef! -
- InuYasha, vorrei farti notare che i tuoi studi li paghiamo noi e che senza i nostri soldi non potresti studiare assolutamente nulla! Quindi mettiti l’anima in pace perché seguirai la strada mia e di tua madre diventando medico. Ti lasciamo però scegliere la branca di medicina che preferisci. Dovresti ringraziarci di questo. -
- Oh certo, hai ragione! “Grazie paparino che mi lasci la possibilità di scegliere che medico essere. Te ne sono infinitamente grato!”- rispondo ironico facendo un finto inchino per rendere più forte la mia presa in giro.
- InuYasha porta rispetto a tuo padre! - mi rimprovera mia madre, o meglio, quella che dovrebbe comportarsi come una madre considerando che in casa non c’è mai e non mi ha nemmeno visto crescere.
- E voi quando porterete rispetto a me? Non vi siete nemmeno degnati di crescermi di persona in questi anni. Siete ed eravate perennemente in viaggio per il vostro lavoro lasciandomi in mano a delle tate. C’erano loro a curarmi la febbre o a mettermi un cerotto le volte che cadevo. Come erano loro a presentarsi alle riunioni dei genitori perché voi eravate a New York, Miami, Parigi, Londra, Roma o in chissà quale altro posto del mondo in cui si tenevano convegni medici. Ora tornate e pretendete che io frequenti la scuola di medicina per farvi lievitare il conto in banca. Non ci sto mi spiace! La vita è mia e me la gestisco io! - urlo alterato oltre ogni misura.
- Bene, se la pensi così vorrà dire che taglieremo tutti i tuoi fondi. Quindi dimenticati le carte di credito, la macchina, le moto, le feste e tutte quelle cose ridicole che sei solito fare coi nostri soldi. Non ti sbatto fuori casa perché sei minorenne o lo farei, ma non avrai più un centesimo da noi. Ti basteranno il vitto e l’alloggio che ti daremo. Se vuoi soldi cercati un lavoro! - mi avverte mio padre con tono rabbioso.
- Ma non puoi togliermi le carte di credito! Come accidenti farò? -
- Non è un mio problema, figlio ingrato! Io e tua madre abbiamo lavorato sodo per poterti dare una casa, una vita piena di lusso e agi di ogni genere. In cambio ti abbiamo chiesto di portare avanti una tradizione che appartiene alla mia famiglia da secoli. Mio padre fu medico, così come mio nonno e suo padre prima di lui. Adesso tocca a te esserlo ma se non vuoi perfetto, arrangiati, ma coi tuoi di soldi non coi nostri. A tuo dire siamo stati dei pessimi genitori, ma non sembrava ti dispiacessero i nostri soldi quando acquistavi moto da migliaia di yen, apparecchi tecnologici di ultimissima generazione  oppure quando  organizzavi feste per i tuoi amici con i dj più cari. I tuoi capricci costano sai? Ma te li abbiamo concessi proprio perché in casa non c’eravamo mai. Ma se questi sono i risultati, vorrà dire che rinuncerai anche al lusso! - dichiara furioso rinfacciandomi tutto.
Che bastardo!
Stringo i pugni così forte da sentirmi le unghie lacerare la carne. Avrei voglia di dargli un pugno ma decido che le parole sono più dolorose delle mani.
- Alle moto di lusso avrei preferito mio padre insegnarmi ad andare in bici e rialzarmi quando cadevo. Ai vestiti griffati avrei preferito mia madre farmi una carezza la sera dopo avermi rimboccato le coperte o a misurarmi la temperatura per vedere se la febbre scendeva. Agli impianti stereo più potenti avrei preferito rifugiarmi nel lettone dei miei genitori nelle notti piene di tuoni. Alle feste avrei preferito una tranquilla cena con la mia famiglia a chiedermi come fosse andata a scuola. Alla mia Lamborghini avrei preferito i miei genitori a chiedermi perché tornassi a casa pieno di lividi dato che venivo preso di mira dai bulli. Ma voi queste cose non le sapete. E sapete perché? Perché per undici mesi e mezzo all’anno non c’eravate. Ho avuto una vita di lusso ma l’ho vissuta da solo. Non chiamavate nemmeno per sapere come stessi quando avevo la febbre. Non c’eravate nemmeno quando mi hanno operato di appendicite a otto anni. Avete solo parlato telefonicamente con un vostro amico e collega in termini tecnici, ma non siete venuti a tenermi la mano mentre tremavo di paura per l’operazione. Vuoi tenerti i soldi papà? Fallo! Non diventerò un vostro burattino facendo ciò che volete! - gli urlo contro e li vedo fissarmi a occhi aperti.
Stanco perfino di guardarli me ne vado prendendo le chiavi della mia macchina. Col cavolo che gliela lascio la mia piccola. È mia e non si tocca. Possono dire ciò che vogliono ma non farò mai quello che ordinano.
 
Sfreccio a 190 km/h con la mia Lamborghini Gallardo. Questa meraviglia arriva a 400 km/h. Amo farci le corse clandestine alle quali ovviamente vinco sempre. Non c’è niente di più eccitante che raggiungere i 200 all’ora. Spingo ancora sull’acceleratore… 210… magnifico! Abitare lontani dalla città ha una sua utilità.
Rallento quando iniziano a intravedersi le prime case. Prendo il cellulare e chiamo i miei amici. Ho voglia di ubriacarmi stasera. Come ogni sera del resto.
- Ehi idiota! Stesso posto stessa ora? - chiedo a Koga, uno dei miei migliori amici.
- “Certo imbecille! Ci vediamo lì” . - risponde lui
Faccio qualche altro giro in auto. Quando si fa ora raggiungo il locale dove ci ritroviamo sempre per bere, il Breath. È una tiepida sera di ottobre. Si sta ancora bene in camicia senza bisogno d’altro. E per mia fortuna direi, dato che sono uscito senza portarmi nulla dietro oltre le chiavi e il cellulare.
- Cazzone! Siamo qui! - mi chiama Koga vedendomi entrare, così raggiungo il tavolo dei miei amici.
- Ciao teste di cazzo. Come va? - li saluto sedendomi.
- Noi tutto bene. Tu piuttosto, hai una faccia. - mi fa notare Hakkaku.
- Ho litigato con quegli stronzi dei miei. - rispondo scrollando le spalle.
- Ma dai? Erano in casa? - ironizza Hakudoshi scolandosi la sua birra.
- Purtroppo sì. Pretendono che mi iscriva alla facoltà di medicina, come è da tradizione in famiglia. - spiego afferrando una delle birre sul tavolo e bevendola tutta d’un fiato. Ora mi sento meglio!
- Quindi addio grembiulino e forchettone da cuoca? - mi sbeffeggia Naraku che ha sempre trovato il lavoro di chef da donnicciole.
- Col cazzo che ci rinuncio! Non mi farò comandare da quei fottuti stronzi. Mi vogliono togliere i fondi? Che lo facciano. Mi troverò un lavoro. - affermo scolandomi un’altra birra gelata.
- La principessina mani perfette che cerca un lavoro? Ma dai InuYasha, non sai fare nulla, nemmeno toglierti da solo il dito dal culo e pretendi di cercare lavoro? - interviene Koga.
- Hai altre idee idiota? Ho bisogno di soldi per frequentare una scuola professionale di cucina. -
- Sinceramente amico… non capisco perché ti sia impuntato su questa idea tanto ridicola. Non sarebbe meglio fare il medico come vogliono i tuoi? Che cazzo di lavoro è lo “scieff”? - scherza Naraku, ricordandomi per l’ennesima volta che trova ridicolo questo lavoro.
- Lo “Chef” è un lavoro come gli altri, stupido! A conti fatti ci sono più chef uomini che donne. Quelli più famosi sono uomini e sono ricchissimi. Pieni di ristoranti in tutto il mondo. -
- Ehi frena frena! Non penserai di essere Gordon Ramsay vero? Ahahah! - chiede Ginta ridendosela.
- Ma che amici siete? Invece di incoraggiarmi mi venite contro? -
- Ma su dai, noi scherziamo. Sappiamo che è sempre stato il tuo sogno. Piuttosto ci chiediamo come farai senza soldi. -
- Non lo so Koga. Vedrò che fare. -
- Potresti vendere l’auto. - propone Ginta.
- Quella rimarrà con me finché campo! La mia piccola non si vende. - esclamo irritato.
Tengo troppo alla mia macchina. Sembrerà strano ma a volte mi sembra mi dia più affetto lei che le persone. Mi sento vivo quando guido e sfreccio per le strade. A lei non rinuncio.
- Guadagna soldi con le corse allora. - dice Naraku.
- Ecco, questa va già meglio come proposta. -
- Mentre pensi, tieni, fatti una bella fumata amico! Ti aiuterà. - mi dice Koga passandomi uno spinello già acceso, il primo dei tanti della serata.
Mi rilasso finalmente senza più pensare ai miei. È ora di godersi la serata!
I miei occhi si fermano su una ragazza molto bella, seduta da un po’ al bancone a bere e piangere disperata. Tutti i ragazzi che le si avvicinano scappano appena lei li guarda in lacrime. È lì già da un po’. Mi sembra divertente come cosa. Quasi quasi ci provo. Sono sicuro che con due paroline di conforto, e altri tre o quattro bicchieri , riderà di felicità.
- Dove vai? - mi chiede Koga vedendomi alzare.
- Da quella lì. - gli faccio segno con la testa in direzione della ragazza.
- Aaah, il vecchio caro metodo di rilassarsi svuotando le palle. E bravo! - sghignazza Hakkaku.
- Indovinato. - rispondo ridendo e avviandomi verso la ragazza.
Movimentiamo un po’ la serata.
 
 
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Mi sto facendo un bel bagno rilassante. Sono agitata per dopo.
Finalmente confesserò a Bankotsu i miei sentimenti. Non mi sembra vero. Chissà che faccia farà!
Sicuramente prima mi guarderà spaesato, poi resosi conto di ciò che gli ho detto mi abbraccerà e mi bacerà. Poi il passo più difficile sarà dirlo a mia madre. Ma credo la prenderà bene. In fin dei conti sa che Bankotsu è un bravo ragazzo. Sono sicura che ne sarà felice anzi.
Dopo essermi asciugata i capelli e vestita con gonna bianca e una maglietta rosa decido di mettere un po’ di trucco. Stasera voglio essere bellissima per lui. Mi specchio più volte per capire se vado bene così. Metto anche un po’ di lucidalabbra che non guasta mai. Ecco ora va decisamente meglio!
Scendo giù nel soggiorno ma non c’è traccia di Bankotsu. Dove sarà?
Poi sento delle voci provenire dall’ingresso. Quando mi avvicino vi trovo una ragazza molto graziosa che sorride e parla con lui in modo molto…intimo? Gli tiene una mano sul braccio. Chi accidenti è questa?
- Bankotsu? - lo chiamo andandogli vicino
- Lei chi è? - chiede la ragazza guardandomi accigliata
Chi sono io? Lei si trova a casa mia e chiede a me chi sono?
- Io sono quella che abita qui. Tu piuttosto chi sei, dato che questa è casa mia! - rispondo scontrosa
- Ah quindi tu sei Kagome? - mi chiede lei addolcendo lo sguardo
È forse scema questa?
- Sì Kagura. Lei è la mia sorellina acquisita di cui ti ho tanto parlato. Kagome lei è Kagura, la mia ragazza. - me la presenta arrossendo un po’
Sorellina acquisita? Fidanzata?
Sento la terra sotto i piedi scivolarmi  via. Il mio mondo si sta frantumando in mille pezzi.
Questa sarebbe la sua…ragazza? Ha la ragazza? Da quando?
- Ciao Kagome. Bankotsu mi ha tanto parlato di te. - mi saluta lei con un sorriso così dolce da cariare i denti
- Non posso dire altrettanto! - rispondo guardando male Bankotsu
Non mi ha mai accennato a nessuna ragazza. Non ha mai dato l’impressione di avere una ragazza. E adesso così di punto in bianco spunta questa barbie tutta perfetta, ben vestita, pettinata, truccata, coi tacchi a spillo e che si dice la sua fidanzata.
- Beh ci siamo messi insieme da poco. Ci siamo conosciuti al praticantato. - spiega lui serafico, come se nulla fosse
- Già. Anche io voglio diventare avvocato. - chi accidenti te l’ha chiesto strega?
- E come mai sei qui? - chiedo freddamente
Sono così sconvolta che nemmeno le lacrime hanno forza di uscire, almeno non davanti a loro.
- Perché le avevo detto che oggi non potevamo vederci perché eri sola in casa. Suppongo che tu non mi abbia creduto vero Kagura? Pensavi fossi con qualche ragazza? - le domanda lui accigliandosi
“Qualche ragazza”? Perché io cosa sono??
- Mi dispiace tesoro. Non volevo dubitare di te. Perdonami. - si scusa lei melensa
Che schifo. Sto per vomitare.
- Ok ok. Per stavolta passi. Ma non dubitare più di me. Come puoi vedere sono  in casa con Kagome. - la rassicura lui
- Va bene caro. Allora vado, vi lascio tranquilli. - ci dice lei facendo per allontanarsi
- No no, non c’è bisogno che te ne vai! State pure insieme. Stavo per andar via. - mento io, per non stare insieme a lui
Non ho voglio di vederlo in questo momento. Mi trattengo a stento dal non piangere adesso.
- Ma non me lo avevi detto. - mi rimprovera lui
- L’ho deciso all’ultimo minuto. Esco con le mie amiche stavo per dirtelo. Quindi se volete potete starvene insieme. Ciao ciao! - li saluto fuggendo via di corsa non permettendogli di replicare
 
Corro per non so quanto tempo senza fermarmi. Adesso posso finalmente lasciare libere le lacrime e sfogarmi. Sto malissimo. Di tutto mi aspettavo, anche un rifiuto, ma non questo! Oh Kami avrei fatto la figura dell’idiota! No io “sono” un’idiota! Aveva ragione Sango. Mi sono immaginata tutto da sola. Lui non è mai stato interessato a me. Mai! Mi sento così stupida. Hanno ragione a ritenermi ancora una bambina perché è quello che sono.
Come vorrei avere adesso vicino Sango a consolarmi. Ma non posso disturbarla. È già sera. Starà preparando la cena a Miroku. Che faccio? Non voglio tornare a casa. Quei due saranno lì a baciarsi e scambiarsi smancerie. Non ho voglia di vederli. In questo momento vorrei solo sprofondare sotto terra, addormentarmi e non svegliarmi più. Mi sento morire. Ho male al petto e allo stomaco.
Cammino stancamente ancora un po’ finchè non mi ritrovo davanti un pub. Mi attira il suo nome.
- “Breath”. - beh avrei bisogno di riprendere un po’ di fiato, sono stanchissima
Ho bisogno di un bel sorso d’acqua.
Entro dentro e lo trovo molto affollato. Caspita quanta gente.
Mi siedo al bancone e il barista mi raggiunge subito.
- Cosa ti porto bellezza? - mi chiede lui sorridente
- Dell’acqua per favore. - rispondo atona
- Accidenti che brutto aspetto che hai? Ma stai bene? - mi domanda preoccupato
Alzo lo sguardo per specchiarmi nell’enorme specchio dietro di lui in cui si specchiano anche le numerose bottiglie di alcolici, oltre che gli altri clienti del locale. Mi osservo e noto che ha ragione. Ho un aspetto orribile. Il mascara e la matita sono del tutto colati. Sembro un panda. Il viso è pallido come se avessi visto un fantasma.
- Insomma…sono stata meglio. - confesso sentendo le lacrime nuovamente alle porte
- Allora non è di acqua che hai bisogno piccola. Ma di qualcosa che ti tiri su di morale. Tieni offre la casa. - dice passandomi un bicchiere in cui ha messo coca cola
- Ma cos’è? - chiedo curiosa
- Un Cuba Libre. Mai bevuto? -
- Mai bevuto alcolici. - confesso io
- Ehi aspetta. Non è che sei minorenne? - domanda spaventato
Oh no cavolo se gli dico di sì mi manda via. E a quel punto dove vado?
- Ma no figurati! Magari fossi ancora minorenne. Meno responsabilità addosso! - la butto lì sperando ci caschi, cosa che succede
- Ok. Comunque è buono, provalo. - mi dice sorridendo ancora
Dopo il primo sorso mi sento la gola strana, pizzica. Non ho mai bevuto nemmeno una birra. Comunque ammetto che è molto buono. Me lo scolo tutto d’un fiato tanto sono assetata.
- Ehi vedo che ti è piaciuto. - esclama il barista soddisfatto
- Già. Me ne fai un altro per favore? Ovviamente pago. -
- Arriva subito. -
E così accade. Me ne da un altro e bevo velocemente anche quello. Sento la testa stranamente più leggera. È una bella sensazione. Poco fa sembrava volesse esplodermi. Come ho fatto a credere che Bankotsu fosse interessato a me? Come? Mi ha chiamata davanti a lei “sorellina acquisita”. Sono solo questo per lui.
Le lacrime ritornano a riempirmi gli occhi. Mi sento un vero schifo. La testa ritorna a farmi male. Perché? Il Cuba Libre me l’aveva resa più leggera.
- Ehi, mi dai qualcosa di più forte? - chiedo al barista
- Sicura? Hai detto di non aver mai bevuto. -
- Sicurissima. Avevi ragione. Questa roba fa stare meglio ma è leggera per me. Hai qualcosa di più forte ma di dolce? -
- Tutto quello che vuoi dolcezza. - dice passandomi subito dopo un altro bicchiere
- Cos’è? - chiedo odorandolo
Emana un buonissimo odore.
- Apricot Brandy. Volevi qualcosa di forte e dolce no? -
Butto giù anche questo e un secondo a seguire. Riecco quella piacevole sensazione di leggerezza.
Sto per ordinarne un altro quando una mano si poggia sulla mia spalla. Mi volto e vedo un ragazzo tutto muscoloso.
- Bambolina che ne dici di un salto in pista? - mi chiede con un sorriso ebete stampato in faccia
Io lo guardo e riscoppio a piangere. Ha gli occhi dello stesso colore di Bankotsu.
- Magari hai anche tu la fidanzata che sbuca dopo un po’ e che si mette a fare tutta la carina. “Bankotsu mi ha molto parlato di te”. Bleah per favore mi viene il diabete! - esclamo irritata
- Che? Ma sei fuori? E chi questo Bankotsu? - mi chiede lui guardandomi come se fossi un’alienata
- Uno stronzo ecco cos’è! - urlo scoppiando a singhiozzare, tanto che gli altri si girano a guardare prima me e poi l’omone in modo torvo
- Ehi che avete da guardare? Non sono mica stato io a farla piangere! È lei che pazza. - sbraita allontanandosi velocemente
Ecco bravo, scappa. Anche tu devi essere un grande bugiardo che fa credere alle ragazze cose che non sono.
- Barista me ne dai un altro? - gli chiedo asciugandomi gli occhi
- Non sarebbe meglio che te ne ritorni a casa? Finirai con l’ubriacarti. - mi avverte lui
- È quello che voglio. Voglio ubriacarmi e dimenticare per stasera. Domani si vedrà. - rispondo bevendo anche il terzo bicchiere di brandy all’albicocca, che ho scoperto di amare
Nel frattempo altri ragazzi hanno provato ad avvicinarmi, ma ogni volta vedendomi in lacrime sono scappati via. Che stronzi! Il loro unico interesse di sicuro è portarmi a letto. A nessuno interessa perché sto così.
- Ehi ciao. - mi saluta l’ennesimo idiota venuto con la scusa di portarmi a ballare
Mi volto a guardarlo e rimango impressionata dal suo aspetto. Alto, capelli lunghi e neri, occhi ametista, pelle perfetta e ben curata. Anche il fisico non è male. Devo ammetterlo ma è perfino più bello di Bankotsu.
Bankotsu…perché ho sempre lui in mente?
- Ciao. - rispondo io lasciandomi sfuggire un singhiozzo
Di sicuro ora scappa.
 
 
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- Ehi ciao. - la saluto avvicinandomi
Lei si volta a guardarmi. Fa davvero tenerezza a guardarla ridotta così. Ha degli occhi blu magnifici, resi cristallini dalle lacrime. O forse sono gli spinelli a farmeli vedere così. Bah poco importa! È ancora più bella di quanto mi aspettassi.
- Ciao. - risponde in un singhiozzo
- Un ragazzo? - domando sedendomi al suo fianco
- Eh? -
- È stato un ragazzo a ridurti così? -
- Già…- dice chinando la testa a guardare il suo bicchiere vuoto
Quando sta per ordinare la precedo.
- Due Bolero per favore. - ordino al barista che ce li serve all’istante
- Cosa è? - chiede guardando il bicchiere
- Un cocktail a base di rum, calvados e vermouth rosso. - le spiego
Lei mi guarda spaesata.
- Offro io. - la rassicuro
- Non è per quello. Non scappi anche tu vedendomi ridotta così? - chiede sorpresa
- Perché dovrei scappare? -
- Devo essere spaventosa e poco attraente conciata così. - dice toccandosi i capelli un po’ arruffati
- Io ti trovo un vero schianto invece. -
- Phf…quanto hai fumato e bevuto? - chiede ironica
- Abbastanza, ma non tanto da far sembrare un cesso ambulante attraente. Tu sei davvero bella. Lo penso da quando ti ho vista entrare due ore fa. -
- E come mai ti presenti solo adesso? - domanda svuotando il contenuto del suo bicchiere
- Perché eri accerchiata continuamente da altri. -
- Capisco…-
- Che ti ha fatto il tipo? -
- Ha la ragazza. Io non lo sapevo. Sono innamorata di lui da anni. Stasera volevo confessargli i miei sentimenti ma lui mi ha anticipata presentandomi la sua ragazza. -
- Mi dispiace. Deve averti ferita molto la cosa. - le dico davvero dispiaciuto
Capisco che si prova ad amare qualcuno che non ti ricambia. È sempre stato così coi miei genitori e anche con Kikyo, la ragazza di cui mi ero innamorato a sedici anni e che invece mi usava per il sesso. Inutile dire che da allora agisco nello stesso modo. Il divertimento è l’unica cosa reale di questa vita.
Passiamo un’ora a parlare e bere. L’effetto dell’alcool inizia a farsi sentire. Lei poi sembra completamente andata.
Uff tagliamo corto con questa lagna…voglio scopare e basta, non consolarla all’infinito!
- E sciai cosha ti dico In…Ini…come hai detto ti sciami? - biascica giocando coi capelli
- InuYasha. Te l’ho ripetuto tre volte. - decisamente non regge molto l’alcool
- Giusto! Iniuyassia! Ho voglia di divertirmi! Lui non mi vuole? Mi serco un altro ragascio per perdere la verginità! Sììì! - oh finalmente! Mi ero rotto le palle ad aspettare!
- Io mi offro volentieri per questo supplizio se vuoi. - dico ironico
Mi guarda qualche istante dubbiosa? Che ci stia ripensando forse? Eh no cavolo! Dopo essermela sorbito per tutto questo tempo.
- Sci sto! Scei pure più bello di lui! - acconsente finalmente scoppiando a ridere
- Allora vieni. Usciamo da qui. - le propongo prendendole la mano
Mi segue barcollando. Vado dai miei amici per farmi prestare le chiavi dell’auto di Koga dato che nella mia non c’è spazio. Quando li saluto loro rispondo con fischi e frasi volgari che la ragazza neppure capisce.
- Ehi non è che ti viene da vomitare? - le chiedo preoccupato prima di farla entrare in macchina
- No no. Sto benisciiimooo! - risponde ridendo ancora
Mah…speriamo.
Ci mettiamo seduti sul sedile posteriore. Ci baciamo per un po’. Devono essere i suoi primi baci, ma inizia già ad imparare.
Comincio a sentire la testa più pesante. Ho una buona resistenza all’alcool ma ho un limite anche io e certo le canne non aiutano. Ragionare diventa difficile. So che non dovrei approfittare della sua ebrezza ma ho solo voglia di entrarle dentro adesso. Dovrei fare con più calma visto che è la sua prima volta ma non ci riesco. La voglio ora! Subito!
Per fortuna indossa la gonna, così mi sbottono i jeans e abbasso la cerniera coi boxer. Lei se ne accorge e smette di baciarmi per guardare la mia evidente erezione. La tocca incuriosita. La cosa mi eccita ancora di più. Sto perdendo il controllo!
Le afferro gli slip e li tiro via velocemente. Poi le sollevo la gamba per penetrarla finalmente, quando…
- No aspetta! - mi blocca lei
- Perché? Hai paura? - chiedo fermandomi a fatica
- Non è solo questo. Io…forse non è giusto. -
Eh? Ma che cazzo…è impazzita? Se ne accorge adesso?
- Eh no, ora non puoi pentirti! Non adesso che stiamo sul più bello! - sbraito furioso
- Io non me la sento scusa. - mi dice cercando di spostarsi per togliermi da sopra
Non era certo quello che mi aspettavo. Ma non gliela darò vinta! Prima provoca e poi vuole scappare? Ha fatto male i conti!
- Mi spiace ma il mio “amico” qui non è d’accordo con la tua scelta! - rispondo spingendomi in lei con forza e sentendola gridare
Malgrado le sua urla e le suppliche di lasciarla non lo faccio. Non ci riesco. Sono troppo eccitato e in lei si sta benissimo. Il suo calore mi avvolge completamente.
Esiste solo il mio piacere. Esiste solo la mia rabbia che sfogo su di lei, anzi dentro di lei, liberandomi con poche spinte della tensione accumulata. 
Quando ho finito lei è immobile, singhiozzante e tremante. Esco dal suo corpo ritrovandomi quasi a sentire freddo lontano da lì. Che strana sensazione. Lei piange ancora, non ha smesso un solo secondo. Le mani a coprirle il volto col trucco totalmente colato via.
È solo in questo momento che capisco cosa è accaduto…io l’ho violentata? Non posso averlo fatto davvero!
- Ti…ti prego non piangere. Io non volevo…scusami. - le dico accarezzandole il viso completamente bagnato
- Non toccarmi! - urla scostandosi dalla mia mano
- Aspetta io…non era mia intenzione. Scusami davvero! - le dico cercando di prenderle la mano
È un attimo e la vedo scivolare via da me, per poi aprire lo sportello e fuggire via.
Che cosa ho fatto?
   










 



 
 
Ehm…ok….forse adesso avrete manie omicida nei miei confronti e verso quelli di Inuyasha  ^^
Mi piace rendere la vita difficile a tutti ^_^ altrimenti non serie più io no?
Ora vi chiederete come cavolo posso mettere in campo una quarta storia se con le altre sto in alto mare? Boh…non lo so manco io ^^
Questa storia comunque non sarà molto lunga.
Volevo dirvi che…dato quanto faccio schifo nel rispondere alle vostre recensioni vi avviso che non lo farò più T_T vi ringrazierò uno per uno direttamente qui ad ogni capitolo. Ovviamente leggerò ciò che mi scriverete ^_^ non c’è cosa più bella di sapere cosa ne pensiate della mia mente malata ^-^
Perdonatemi ancora T_T
Volevo anche dirvi che riprenderanno anche sia The Game of the Magic e Welcome to my Life, e Perfect Romance in primis ^_^
Un bacione alla mia ciber family di Vanilla’s World *^* vi amo <3
Ai prossimi cap ^^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3
 

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Capitolo 2
*** Quando a decidere è il cuore... ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.








Aiuto! Aiutatemi!
Lo urlo a voce e lo urlo nella mia testa, ma lui non si ferma.
Mi dimeno come una matta mentre fa i suoi porci comodi con me.
Il dolore è insopportabile! Mi sta facendo malissimo! Ma ancora più di quello fisico è quello dell’anima a fare male. Lui è un porco approfittatore, ma io mi sono messa in questo guaio.
La colpa è tutta mia! Io ho bevuto come una spugna. Io l’ho provocato. Io l’ho seguito in macchina. Però, poi ho cambiato idea, riacquistando un po’ di lucidità perduta. L’ho supplicato di fermarsi ma non l’ha fatto. Ha approfittato della mia incapacità di capire lucidamente cosa stessi facendo. Non è giusto. Io non volevo questo!
La mia prima volta in una lurida macchina, con uno sconosciuto, ubriaca fradicia.
Piango tutte le mie lacrime, ormai ritornata fin troppo lucida. L’alcool sembra evaporato per effetto della paura. Voglio andarmene da qui!
Finalmente si ferma. Ha finito. Mi lascia. Esce da me e la sensazione di sentirlo strisciare fuori mi disgusta oltremodo.
Mi porto le mani al viso per bloccare almeno i singhiozzi divenuti più forti, ma senza successo.
- Ti…ti prego non piangere. Io non volevo…scusami. - sussurra ancora col fiatone, togliendomi le mani dal viso per accarezzarmi
No! Non voglio essere toccata ancora!
- Non toccarmi! - urlo scansandomi
- Aspetta io…non era mia intenzione. Scusami davvero! - ripete nuovamente, ma io non voglio stare a sentirlo
Mi sfilo da sotto il suo corpo, apro lo sportello e fuggo via in preda al panico.
Vi prego fate che non mi insegua!
Corro a perdifiato, malgrado senta parecchio dolore. Non ha avuto alcun riguardo quel maiale!
Sono costretta però a fermarmi, ho la nausea. Mi sento malissimo. Aiuto!
Vomito tutto quello che ho bevuto, e anche di più credo. Mi sento la gola ustionata, mi gira la testa, mi sento svenire. Non posso perdere i sensi per strada. Che faccio? Che faccio?? Mi sento troppo confusa.
Sedendomi sul bordo del marciapiede sento un rumore. Cos’è? Ah sì…il cellulare! Ce l’avevo nella tasca della gonna. Compongo il primo numero che il mio cuore mi detta e aspetto poggiando la testa al vicino palo della luce.
 
- Kagome! - mi sento risvegliare da un tono preoccupato
Accidenti mi devo essere addormentata.
- Kagome! Oh Kami, ma cosa ti è successo? - urla Sango vedendomi stesa a terra mezza svenuta
- Sango…portami a casa. Ti prego…- la supplico cercando di alzarmi, con scarsi risultati
Mi sento sollevare da qualcuno e capisco che Miroku è con lei, sono tra le sue braccia. Mi adagia sul sedile posteriore dove mi rannicchio.
- Miroku portiamola in ospedale presto! - gli chiede Sango
- No! In ospedale no! - rispondo aprendo gli occhi di scatto
- Ma Kagome…sei in uno stato pietoso e poi devi sporgere denuncia! -
- Denuncia per cosa? -
- Come per cosa? Per…ecco….oh cielo non farmelo dire ti prego! Lo vedo da sola cosa è successo. Hai la gonna sporca di sangue. - mi fa notare scoppiando in lacrime
Abbasso la testa per guardarla e vi trovo il segno della perdita della mia verginità. Non si è nemmeno preso la briga di tenerla su mentre…mentre…
- Ti prego Sango, non voglio fare nessuna denuncia e non voglio vedere nessun dottore. Voglio solo andare a casa a fare un bagno. - le chiedo ricominciando a piangere
- Ma…-
- Sango lasciala stare. Non se la sente. Portiamola a casa. - interviene Miroku, per  mia fortuna, convincendola
Mi portano a casa e la mia amica mi aiuta a fare un bagno. Dopo di che mi metto a letto. Loro si sono fermati nella stanza di Sango per stanotte. Lei voleva dormire con me o tenermi comunque compagnia ma io non ho voluto. Ha insistito ancora per farmi vedere da un medico, ma l'ultima cosa che voglio adesso è essere visitata da un sacco di medici, raccontare quello che è successo ed essere definita una puttana, perché è questo che sono stata…una puttana.
Mi addormento spossata, col peso dell'alcool ancora in circolo.
Il giorno dopo mi sveglio piena di dolori ovunque e con un mal di testa terribile. Mi alzo a fatica dal letto, sono appena le sei e tutti ancora dormono. Vado in cucina a prendere un analgesico e mi rimetto a letto, sfinita. Sono le sette e finalmente il pulsare alla testa e al ventre passa.
Sango fa capolino dalla porta per vedere se sono sveglia.
- Sono sveglia, puoi entrare Sango. - la informo sollevandomi e mettendomi seduta
- Kagome, piccola, come ti senti? - mi chiede ansiosa
- Adesso meglio. Ho preso un antidolorifico. Avevo mal di testa. -
- Mi dispiace tesoro! - confessa abbracciandomi e iniziando a piangere
- Ti prego Sango non piangere. -
- Com’è successo? Perché ti trovavi lì? E dov'era Bankotsu? - mi chiede lei
- In che senso? -
- Stanotte quando siamo arrivati lui non c’era. È rientrato alle due. Ma non gli abbiamo detto nulla. - mi tranquillizza vedendomi agitare
Non era in casa?
- Forse era con Kagura. - mi sfugge tristemente
- Con chi? - chiede confusa
- La sua ragazza. -
- Bankotsu è fidanzato? Oh povera sorellina! Mi spiace! Ci sarai rimasta malissimo! È per questo che eri fuori da sola? -
- Sì. Quando l’ho scoperto sono praticamente fuggita via. -
- E poi cosa è successo? Ti va di parlarmene? Sei stata seguita da qualcuno non è così? - domanda con le lacrime agli occhi
- No. Non mi ha seguita nessuno. Sono arrivata in un locale notturno. - le spiego
- In un locale? Kagome, dovresti sapere che non è sicuro per una ragazza andare in quei posti da sola. Soprattutto se è disperata. Scommetto che ti hanno messo qualcosa nel bicchiere! Dobbiamo andare in ospedale ti prego!. - insiste lei
- Non mi hanno dato nulla Sango. Ho fatto tutto da sola. - le confesso colpevole
- In che senso? -
Prendo un bel respiro e le racconto l’accaduto, consapevole che mentire non avrebbe senso. Non voglio passare per martire dato che non lo sono.
Quando finisco il racconto la vedo guardarmi pietrificata.
- La colpa è mia Sango lo so. È tutta colpa mia! Cosa dovrei denunciare? Che mi sono ubriacata in modo consapevole per dimenticarmi una stupida delusione d’amore? Che ho chiesto ad uno sconosciuto di venire a letto con me? Dovrei dirgli di come l’ho provocato e di come poi invece mi sia pentita all’ultimo istante? Per finire poi in bellezza con lo stupro. No grazie! Non voglio vederli scoppiare a ridermi in faccia o sentirmi dire che l’ho meritato. Lo so già da sola. Non mi hanno drogata, non mi hanno presa con la forza trascinandomi in quella macchina, non mi hanno costretta a baciare quel ragazzo. Ho fatto tutto da sola. Anche se avevo bevuto ho fatto tutto da sola. - spiego mettendomi a piangere
Il peso delle mie parole è più pesante adesso che sono lucida. Fa male.
- Kagome…- mi chiama lei
Alzo il viso per guardarla ma un forte bruciore e un suo movimento me la fanno voltare di lato. Mi ha…dato uno schiaffo?
- Sango ma…-
- Sta zitta! Non provare a dire se o ma perché giuro che te ne do un altro! - urla furiosa
- Ma dico…ti rendo conto di cosa mi hai appena confessato? Ti sei praticamente buttata nella fossa del leone chiedendogli di mangiarti! Sei una stupida irresponsabile! -
Abbasso la testa colpevole non potendo replicare. Che le potrei dire se non che ha ragione?
- E anzi sai una cosa? Ti è pure finita bene che fosse solo interessato a scoparti in quel momento! Ma ci pensi se fosse stato un pazzo maniaco o un serial killer? Avrebbe potuto portarti via, rapirti senza difficoltà, seviziarti e ucciderti dopo essersi divertito con te! Per tua fortuna non era nemmeno un tipo violento dato che non hai nemmeno un livido, segno di schiaffi o altro! -
- Ma sta a vedere che lo devo pure ringraziare adesso? - rispondo furiosa
Per mia fortuna dice? Ma che fortuna è essere violentate??
- Non ho detto questo stupida! Sto solo dicendo che poteva andarti peggio! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti sei ubriacata di proposito, in un locale pieno di drogati e alcolizzati, alla presenza di uno che ci provava spudoratamente e che hai invitato tu stessa ad approfittarne! Te lo ripeto…se fosse stato un altro tipo di ragazzo lo avresti invitato a nozze per banchettare con ciò che restava di te. Ma li vedi i notiziari? Non leggi di quante donne vengono picchiate e uccise dopo essere state stuprate? O di quante ragazze vengano rapite e rivendute come schiave? Ma che ti passa nel cervello?? -
Solo ora mi rendo conto che ciò che dice è vero. Ha perfettamente ragione. Poteva andarmi peggio, ma non per questo mi sento sollevata.
Vorrei morire! Mi sento uno schifo! Con che coraggio guarderò la gente in faccia adesso? Non penseranno “poverina ha subito un abuso” penseranno “puttana te lo sei meritato”.
Sapevo che bere e perdere il controllo poteva essere rischioso. Ma non per questo un uomo doveva approfittare del mio stato emotivo dannazione! Ho sbagliato lo capisco, ma quell’essere non doveva sentirsi in dovere di abusare di me e della mia fragilità.
- Vuoi chiamare tua madre? - mi chiede addolcendo il tono
- No. Non voglio che lo sappia. Non deve saperlo nessuno. Ti prego Sango! - la supplico disperata
Deve rimanere un segreto che non svelerò mai a nessuno. Una ferita che mi porterò dentro per tutta la vita, ma da cui trarrò insegnamento.
Il primo è che non berrò per il resto della mia vita. Il secondo che non metterò mai più piede in un locale come quello, anzi non uscirò più da casa tranne che per la scuola, ammesso che ci vada ancora. Ma cosa più importante: non mi innamorerò mai più di nessuno! È stato per questo che mi hanno violentata, non deve accadere ancora! Mai!
 
 
 
 
                                                               ********************
 
 
È passata una settimana. Non faccio altro che pensare a quella ragazza. Mi sento uno schifo. Un verme.
Sono ritornato tutti i giorni al Breath nella speranza di poterla rivedere o anche per avere informazioni dal barista. Ovviamente lei non si è più fatta rivedere e il barista non l’aveva mai vista prima di allora.
E se mi avesse denunciato? Se la polizia mi stesse cercando? Se i miei lo scoprissero mi ucciderebbero. Cosa faccio?
Voglio trovarla. Voglio parlarle e scusarmi con lei. Al tg non hanno dato notizie di ragazze violentate, quindi forse non mi ha denunciato. O magari era così ubriaca da non ricordarsene. Accidenti diventerò pazzo a forza di pensarci!
- Coglione…stai ancora pensando alla troietta dell’altra sera? - chiede Koga dandomi un colpo in testa
- Non chiamarla troietta. Sono io lo stronzo che l’ha violentata. - rispondo infastidito
- Ma che violentata! Abbiamo visto tutti come ci stava. Quella lo voleva. Avrà solo fatto la preziosa e a te è sembrato che non volesse perché troppo fatto. Meno hashish e più tabacco per te nella prossima canna amico! - scherza divertito
- Idiota, stava piangendo implorando che mi fermassi! -
- Forse piangeva perché non ci davi abbastanza dentro! - replica Hakudoshi scatenando le risata di tutti, e non so perché avrei voglia di prenderli a pugni uno per uno
- Magari la prossima volta che la rivedi potremmo unirci anche noi, così di piangere non avrà il tempo talmente sarà impegnata a decidere dove prenderlo prima ahahahaha. - se la ride Naraku facendomi esplodere
- Vaffanculo stronzi! Fottetevi! - gli urlo uscendo dal locale imbestialito
Sono così incazzato per i loro commenti che avrei voglia di pestarli tutti a sangue. Inutili teste di cazzo strafatte! Non riescono a capire il guaio che ho fatto.
I suoi occhi pieni di lacrime è me che tormentano ogni notte. Le sue urla riempiono le mie orecchie non le loro. Non riesco a darmi pace! Forse se mi denunciasse sarebbe meglio. Finirei dietro le sbarre, ma almeno mi sentirei più libero, cazzo! Non riesco più a chiudere occhio da quella maledetta sera! Non potevo starmene tranquillo a bere e fumare invece di andare da lei? Non so nemmeno il suo nome.
- InuYasha. - mi sento chiamare appena metto piede in casa
E ora che accidenti vuole?
- Che c’è mamma? - chiedo freddo
- Vorrei parlarti. È da una settimana che non fai altro che uscire e tornare tardi. Non può andare avanti così. Hai solo diciannove anni e finché non sarai maggiorenne siamo io e tuo padre a comandare. Non vogliamo che ritorni praticamente all’alba. E soprattutto voglio che non frequenti più quei delinquenti dei tuoi amici! - mi ordina mettendo le braccia attorno ai fianchi come a rafforzare le sue parole
Feh…mi prende per il culo? Da quando lei comanda?
- Io non farò un cazzo di quello che mi ordini tu è chiaro? Non smetterò di vedere i miei amici solo perché non sono ricchi come tuo marito. Sono gli unici che non mi trattino come un rifiuto o come un qualcosa di superfluo, come invece fate voi due che vi decantate genitori! - rispondo con astio, unico sentimento che provo per i miei genitori
Lei mi guarda dapprima stupita, poi alza la mano e mi schiaffeggia con forza.
- Non permetterti mai più un tono tanto insolente con me moccioso, ci siamo capiti? Avrai anche diciannove anni ma non hai giudizio! Vedi di mostrarti meno inutile di quello che sembri! Niente più serate a bere e drogarti con quei nullafacenti. Niente più ragazze diverse ogni sera ad aumentare il tuo ego smisurato. Da adesso ti darai una regolata. Andrai alla facoltà di medicina impiegando il tuo tempo ad imparare come salvare la vita al prossimo. Smetti di fare la povera vittima non amata dai suoi genitori e vedi di fare l’uomo! Da lunedì andrai all’università e non voglio sentire un no uscire dalle tue labbra! -
Resto fermo a guardarla immobile. È forse la chiacchierata più lunga che abbiamo mai fatto.
Ha detto “rendermi meno inutile di quello che sono”?
- Va bene. - riesco solo a rispondere rassegnato
- Bene. Finalmente hai capito. - dice voltandosi e andandosene, piena della stessa freddezza con cui è comparsa
Entro nella mia camera e mi lascio cadere sul letto, accarezzando la guancia che mi ha colpito poco fa. È forse il primo gesto che mi dedica, anche se non era d’affetto. Ma per una volta nella vita ha fatto la madre.
I miei pensano che io sia inutile. Ma come dargli torto dopo quello che ho combinato con quella povera ragazza? Mi prendo la testa tra le mani. Hanno ragione, sono inutile! Non ho fatto nulla in questi anni, solo casini.
Mia madre ha ragione. Devo mettere la testa a posto, anche se non voglio diventare medico. Ma è ciò che mi merito. È come punirmi così, per ciò che ho fatto. Sono sicuro di aver rovinato la vita di quella ragazza col mio gesto. Una violenza non credo si dimentichi mai. È giusto che anche la mia vita non sia felice come non lo sarà più la sua.
 
 
                                                               ********************
 
 
- Mamma io esco. Ci vediamo dopo. -
- Aspetta Kagome! Stai dimenticando il pranzo, come sempre. - mi ferma lei
- Grazie mamma. Che farei senza di te. - la ringrazio abbracciandola
- Perderesti la testa strada facendo forse. Ultimamente sembri sempre tra le nuvole. - mi fa notare lei
- È la scuola. Sai com’è. E poi presto sarà Natale e sai che lo adoro! Non vedo l’ora! - mento dandole un bacio e dileguandomi sorridente
Quando sono lontana da casa mi rilasso, togliendomi questo finto sorriso che ormai indosso  tutti i giorni. Sono passati quasi due mesi da quella sera. Non l’ho detto a nessuno. Gli unici a saperlo sono solamente Sango e Miroku. Con tutti fingo di essere quella di sempre, ma dentro ormai sono morta. Non è rimasto nulla della vecchia Kagome, allegra, solare, piena di speranze e di aspettative. Oramai un giorno scorre uguale agli altri. Ho dimenticato cosa voglia dire dormire dato che ogni notte appena chiudo gli occhi rivivo sempre quella maledetta scena.
Non passa un solo giorno in cui non mi maledica per la mia grande stupidità. Non avrei nemmeno il diritto di lamentarmi. Chi è causa del suo male pianga se stesso no?
Sango dice che posso sfogarmi ogni volta che voglio con lei, ma le mento dicendo che sto bene e che è tutto dimenticato. Ma dubito mi creda. Mi conosce. Sa che il mio sorriso è di facciata, per le apparenze.
Mi ha consigliato di rivolgermi a qualcuno, uno psicologo, ma io non voglio. Di sicuro mi giudicherebbe per la bambina che sono. Non mi sentirei a mio agio. Preferisco provare a dimenticare tutto. In fin dei conti la cosa è accaduta da poco. Ci vuole tempo per dimenticare. Anche se temo che dimenticare sarà impossibile. Rimarrà comunque impressa a fuoco dentro di me quell’esperienza orribile.
- Kagome- chan! - mi chiama una voce familiare
Ok rimettiamo su la maschera di ragazza felice e allegra!
- Buon giorno Yuka- chan! - la saluto sfoggiando un bel sorriso
- Wow come sei radiosa oggi! -
- È l’aria natalizia. Sai che l’adoro! -
- È vero. Ogni anno prepari sempre in anticipo i regali. Addirittura a novembre. Dimmi hai già cominciato? -
- Ma certo che sì! O non sarei più io no? -
- Hai ragione! - risponde ridendo e io la seguo
Ecco che un’altra giornata di pura finzione mi si para davanti in tutta la sua crudeltà. Il realizzare che presto sarà Natale mi butta ancora più giù. Non vedo l’ora che se ne vada questo periodo tanto festoso così com’è venuto. Adesso le luci, la gente felice per strada, le musichette natalizie mi infastidiscono. Ho sempre amato il Natale e la sua atmosfera, ma quest’anno ne farei a meno. Fosse per me non uscirei più da casa. Senza contare che quest’anno in casa a festeggiare con noi ci sarà anche la fidanzata di Bankotsu. Oltre il danno…la beffa. Lei non mi ha fatto nulla poverina, anzi è sempre gentile con me e io mi sforzo di esserlo con lei, ma vederla in un ruolo che consideravo già mio fa male. Scema io che ci speravo.  Per fortuna almeno Sango e Miroku saranno con me. Volevano andare dai genitori di lui per questo Natale ma hanno lasciato perdere per tenermi compagnia. Mi spiace avergli rovinato i piani però. Mi sento ancora più in colpa. Però egoisticamente sono felice del fatto che non sarò sola.
Finita la scuola mi reco al mio bar preferito, in cui mi fermo sempre dopo le lezioni.
- Ciao Kagome, come stai? -
- Ciao Hojo. Tutto bene, tu? -
- Benissimo. Ma chiamami Akito per favore. Mi fai sentire vecchio col cognome. Il solito tè caldo alla pesca? - mi dice lui sorridendo raggiante
- Indovinato. - rispondo io sorridendogli
- Arriva subito. -
Akito è un ragazzo di ventidue anni che ho conosciuto il primo giorno delle superiori. Lavora in questo bar, anzi, a dir il vero il bar è suo, ereditato dai suoi genitori. Ogni volta che vengo insiste con l’offrirmi lui il tè che non salto mai di prendere dopo scuola. Ho sempre voluto pagarlo ma lui non vuole.
Mi corteggia da quando mi ha conosciuto. Mi ha sempre invitato a uscire con lui, ma io troppo distratta da Bankotsu non gli ho mai dato corda. Adesso sinceramente me ne dispiaccio. È un bravissimo ragazzo. Magari se avessi provato a frequentarlo me ne sarei innamorata e adesso sarei felice. Non mi sarebbe accaduto nulla. Non sarei stata violentata in quel modo così stupido.
- Ecco a te Kagome. Che hai? Ti vedo pensierosa. - mi chiede portandomi il tè
- Oh nulla. Pensavo ai regali natalizi. Me ne mancano ancora un bel po’ da fare. - rispondo sorridendo
Lui mi osserva attentamente e scuote la testa, sedendosi sulla sedia accanto.
- Non me la dai a bere. Tu hai qualcosa di strano ultimamente. I tuoi sorrisi sono così diversi da quelli di una volta. Cosa c’è che non va? Con me puoi parlare. - mi dice prendendomi una mano e guardandomi dolcemente
- Io…ecco…- dico in difficoltà
Come ha fatto ad accorgersene?
- Se non te la senti non ti obbligherò. Ma non fingere con me di stare bene Kagome. Ho imparato a conoscere ogni più piccola sfumatura del tuo carattere. So che quando sei nervosa abbassi gli occhi e picchetti con le dita sulla tazza o sul tavolo. Come so che quando sorridi di cuore ti si socchiudono gli occhi e ti si colorano le guance. E questo non accade da un po’. Non voglio costringerti a dirmi cosa non va, ma sappi che io per te ci sarò sempre. Lo sai cosa provo per te. Se avessi bisogno del mio sostegno io ci sarò. - mi dice in modo così accorato e rassicurante che una lacrima mi scappa, ma lui prontamente la raccoglie con un dito
- Ehi non volevo farti piangere. - si scusa dispiaciuto
- No, non mi hai fatta piangere. Mi hai solo commossa. Non mi aspettavo che mi conoscessi così bene. Non si è accorto nessuno che i miei sorrisi sono finti. Nemmeno mia madre che mi vede tutti i giorni. -
- Tua madre ha molte cose di cui occuparsi e non passa il suo tempo ad osservarti come invece faccio io quando vieni qui. Kagome…dammi una possibilità. Non ti chiedo di diventare la mia ragazza, ma almeno di uscire una volta insieme. Magari ti trovi bene con me. So che sei innamorata del ragazzo che vive in casa vostra ma…-
- No! - lo interrompo io
- Non sono più innamorata di lui. - confesso imbarazzata
- No? Ma quando lo nominavi ti si illuminavano gli occhi. -
- Questo era prima. Poi ho capito che la mia era una cotta adolescenziale. Sai com’è… è stato il primo ragazzo che mi ha dedicato attenzioni quando ero più piccola e io ho scambiato l’affetto con ciò che non è. Ma adesso l’ho capito. -
- Ho capito. Ha la fidanzata. - afferma dolcemente, senza tono ironico
Colpita e affondata! E che cavolo!
- Ma…mi spieghi come accidenti lo hai capito? - chiedo sorpresa
- Te l’ho detto. Ti conosco. -
- Hojo c’è una telefonata per te! - lo chiama una delle cameriere
- Scusami Kagome. Torno subito. - dice alzandosi e raggiungendo il telefono
Sono piacevolmente sorpresa dalle sue parole. Non mi aspettavo mi conoscesse così bene. Forse nemmeno io mi conosco così bene quanto lui conosce me.
- Eccomi scusami. Era mia nonna che voleva sapere se andavo a cena da lei questa sera. - mi spiega anche se io non gliel’ho chiesto
- Capisco. Bene ora devo andare a casa Aki. Grazie per il tè, come sempre, e per le tue parole. -
- Di nulla. Mi trovi sempre qui se hai voglia di parlare. - mi dice aiutandomi a mettere il cappotto
- Beh…magari…uno di questi giorni…potremmo parlare da qualche altra parte. In un posto meno affollato. - gli dico imbarazzatissima
Gli sto praticamente chiedendo di uscire. Ma che mi è preso?
- Dici davvero? Non sto sognando queste parole vero? - chiede stupito
- Direi di no. Sei sveglio. - gli faccio notare sorridendo
- Oh eccolo finalmente! Un vero sorriso! - mi dice soddisfatto
- Ti ringrazio Akito. Ci vediamo domani. - lo saluto io
- A domani Kagome. - ricambia lui con un sorriso che va da un orecchio all’altro
Durante tutto il tragitto fino a casa ripenso alle parole di Akito. È stato davvero dolce e tenero con me. Non lo avrei mai immaginato. Mi ha stranamente messo di buon umore parlare con lui. Che fosse lui la persona adatta a me e di cui non mi sono mai accorta? Fino due mesi fa i miei pensieri erano totalmente occupati da Bankotsu. Forse non vedevo Akito per quello che è.
- Sono a casa. - saluto rientrando
- Ciao piccola! - mi saluta Bankotsu venendomi incontro
- Com’è andata la tua giornata? - mi chiede sorridendo felice
Che gli prende?
- Come sempre. La tua? Novità col lavoro? -
Il colloquio che avrebbe dovuto avere qualche settimana fa è andato male, quindi cerca ancora un lavoro.
- Indovina! -
- Cosa? -
- Hai di fronte a te il nuovo avvocato della NTA! La compagnia assicurativa più famosa del Giappone! - rivela entusiasta
- Che bello. Ne sono felice Bankotsu! Complimenti! - gli dico abbracciandolo, anche se con un po’ di distacco
- Grazie. Non puoi capire quanto io ne sia felice Kagome! Stasera io, Kagura, Sango, Miroku e altri miei amici usciamo fuori a festeggiare. Ti unisci a noi voglio sperare! -
Un’uscita serale?
- Dove andate? - chiedo dubbiosa
- In un locale vicino Shinjuku. -
Un locale? Dove si beve? Dove ci sono ragazzi come…come quello che…
- Oh no ti ringrazio Bankotsu ma non mi sento molto bene. Credo di aver preso l’influenza. Preferisco fare un bagno caldo e andare a letto presto. - che è ciò che veramente intendo fare, mi sento stanchissima in questo periodo
- Ma non puoi non venire, non sarebbe la stessa cosa senza di te. Dai Kaggy. - mi prega usando il nomignolo che usava quando ero più piccola
- Davvero…non me la sento. Ma divertitevi come se ci fossi. - rispondo solamente dandogli un bacio sulla guancia e dirigendomi nella mia stanza dove rimango chiusa fino ad ora di cena
- Allora noi andiamo. Sicura di non preferire venire con noi? -
- No Sango. Non riuscirei a rimettere piede in un locale come quello. Preferisco stare a casa a studiare per il compito di giovedì. -
- Allora rimango. Non voglio lasciarti tutta sola. - se ne esce lei togliendosi il cappotto
- Ma non pensarci neppure! Tu devi andare! Non mi saresti di nessun aiuto restando, anzi ti annoieresti anche perché tra un po’ me ne vado a letto. Sono stanca morta oggi. -
- Ma sei sicura? Guarda che non è un grande sacrificio per me restare a casa con te. -
- Ho detto no, vai e divertiti con quel maniaco del tuo ragazzo, che di sicuro palperà i sederi di tutte le donne che incontra. - scherzo io
Miroku è un bravo ragazzo ma è un gran pervertito! Ha le mani troppo lunghe. Fossi la sua fidanzata gliele avrei già tagliate.
- Guai a lui se lo fa! O giuro che stavolta invece che colpirgli la testa gli do un calcio ai gioielli di famiglia! - esclama furiosa
- Meglio che non ti faccia mai arrabbiare. Fai paura a volte. - confesso ridendo
- Tu non darmi modo di arrabbiarmi. Ok ora vado. A dopo Kagome. Chiama se hai bisogno o ti senti sola capito? -
- Sì tranquilla vai e divertiti. -
 
Quando scendo giù per la cena sento un forte odore di uova fritte. Che puzza! Ma saranno buone quelle uova? Puzzano di maionese.
- Mamma ma cos’è questa puzza? - chiedo entrando in cucina tappandomi il naso
Sta preparando i tamagoyaki.
- Ma quale puzza? - chiede lei non capendo
- Quella delle uova. Fanno una puzza terribile non la senti? -
- Io non sento nulla oltre il classico odore di tamagoyaki. Ti senti bene? -
- Sì sì tranquilla. Sarà una mia impressione allora. - mi rassegno sedendomi a tavola mentre lei serve la cena
Appena avvicino in bocca un pezzo di frittata mi viene una nausea fortissima a causa del suo odore, che mi costringe ad alzarmi da tavola per correre in bagno, al quale non arrivo in tempo purtroppo.
- Kagome! - mi raggiunge mia madre seguita dal nonno
- Kagome cos’hai? - chiede lei  aiutandomi a sollevarmi
- Non lo so. Mi sono sentita malissimo. L’odore di quella frittata mi ha disgustata. -
- Vieni andiamo in bagno. - mi dice vedendo che ho nuovamente un conato  e vomito anche l’anima. Tutto solo per l’odore di uova. Incredibile.
- Mamma scusami per il pavimento. - mi scuso quando arrivo in camera stremata
- Ma figurati bambina mia. Forse hai un po’ di febbre. Bankotsu mi ha detto che non andavi perché credi di avere l’influenza. - dice mettendomi la mano sulla fronte
Veramente era una scusa per non uscire con loro! Ma questo non posso dirlo.
- Non hai febbre per fortuna. Mettiti a letto comunque. Ti porto una tazza di camomilla. -
- Grazie mamma. -
 
Sono due giorni che sto uno schifo. Nemmeno quando ho davvero preso l’influenza sono stata così male.
Ho continuamente la nausea. Non riesco a mandare giù nemmeno il mio tè alla pesca. Ma che mi prende? Forse è lo stress.
So solo che non ho nemmeno la forza di alzarmi dal letto.
- Kagome come va? Ti ho portato una tisana. - dice Sango porgendomela
- Grazie, anche se non credo riuscirò a buttarne giù nemmeno un sorso. -
- Ma cosa ti prende Kagome? Non sei mai stata così male. -
- Non ne è ho idea. Ogni cosa su cui si posano i miei occhi mi provoca nausea. -
- Se avessi un ragazzo si potrebbe quasi pensare che tu sia incinta. - esclama ridendo, senza darvi molto peso
- Cosa hai detto? - chiedo scattando a sedere
- Eh? Che ho detto? Solo che sembra che tu sia inc….oh porca miseria! - esclama sbiancando e io insieme a lei
- Sango…lui…non ha usato…nulla quella sera. Non c’ho mai pensato. - spiego iniziando a tremare
- Ehi no calmati Kagome. Non è detto tu sia davvero incinta. Magari è solo influenza. Io stavo scherzando. -
- No Sango! Non capisci. Lo hai detto anche tu, non sono mai stata così male. Senza contare che ultimamente sono sempre stanca. Ma era una cosa che attribuivo allo stress. Ti rendi conto che se fosse davvero come temo, la mia vita sarebbe finita? - realizzo amaramente
Come cavolo ho fatto a non pensarci prima? Forse avrei fatto bene ad andare in ospedale quella sera. Loro mi avrebbero dato qualcosa.
- E se non fossi incinta ma…quel tipo ti avesse trasmesso qualcosa? - ipotizza lei facendomi rabbrividire ancora di più
- Certo che oggi mi sei proprio di aiuto Sango! -
- Non prendertela con me adesso! Io ho insistito per portarti in ospedale ma tu non hai voluto. Se ci fossimo andate avrebbero fatto i controlli del caso e ti avrebbero dato un anticoncezionale. - mi rimprovera, e non so darle torto
- Ora che faccio? - domando lasciandomi andare alle lacrime
- Inutile disperarsi. Come prima cosa scopriamo se sei davvero incinta. -
- Come? -
- Come sarebbe a dire come? Con un test di gravidanza no? Vado a comprarne uno. - dice uscendo e ritornando una mezz’oretta dopo
 
- Non ho il coraggio di vederlo. - confesso alla mia amica mentre tengo le dita incrociate sperando in un esito negativo
- Lo vedrò io allora. - risponde lei andando a vedere il risultato
Prima guarda il test, poi il bugiardino, poi di nuovo il test.
- Allora? -
- Kagome…- basta il mio nome pronunciato con dispiacere e occhi bassi
- No! No no no no no! Che farò adesso? Sono rovinata! - urlo buttandomi sul pavimento tenendomi la testa in preda alla disperazione
- Tesoro calmati. C’è sempre una soluzione. - mi ricorda lei consolandomi
- L’aborto? E come faccio col ricovero? Mia madre verrebbe comunque a saperlo. -
- Non necessariamente. Potremmo dirle che andiamo a farci un viaggetto di un paio di giorni. Non avrà alcun dubbio se andiamo insieme. -
- Mi aiuteresti? Davvero? -
- Certo che sì. Sei mia amica e hai bisogno di me. L’unica cosa da capire e se vuoi abortire davvero. Questa è una scelta importante. Una volta presa non si torna indietro. -
Abortire? Beh che altra scelta ho?
Ho ancora sedici anni. Avere un figlio ora è impensabile! Da sola poi…senza contare che sarebbe figlio di quel…no! Non posso! Non lo voglio! Ci ripenserei in continuazione!
- Sango non voglio tenerlo! È figlio di quel maniaco e non voglio essere costretta a vederlo tutti i giorni guardando questo bambino. Non voglio! -
- Ok. Allora che ne dici se domani stesso andiamo al consultorio e ne parliamo con un medico di lì per sapere cosa fare? -
- Va bene. - rispondo demoralizzata
Mi ci mancava anche questa. Non solo l’esperienza traumatizzante che sto cercando di mandare giù, ma adesso anche questo. Non ce la farò stavolta. È una cosa più grande di me.
E pensare che mi immaginavo col pancione tante volte, ovviamente il figlio sarebbe stato di Bankotsu. Lo avrei sentito scalciare, muoversi, crescere…e invece…oh cielo mi sento male!
 
Il giorno dopo accompagnata da Sango arrivo al consultorio. Mi tremano le gambe. Ho paura. Ho vergogna. Ho terrore di essere giudicata.
- Calmati Kagome. Hai una faccia…come se dovessi andare al patibolo. -
- È una condanna a morte infatti quella che devo concordare oggi Sango. Non è un esempio molto adatto. - le faccio notare
Sto per decidere la morte di un essere vivente. C’è poco da scherzare.
- Hai ragione, scusami. Dai entriamo. - mi dice prendendomi per mano
Dopo essermi registrata aspetto il mio turno. Sto malissimo. Mai avrei pensato di trovarmi in questa situazione. Incinta dopo uno stupro. Ottimo! Se già mi era difficile prima, adesso mi sarà impossibile dimenticare.
- Higurashi. - chiama l’infermiera dopo quasi due ore di agonia seduta ad aspettare
Entrate nello studio della dottoressa non vi troviamo nessuno.
- Prego accomodatevi. Mi lavo le mani e vi raggiungo. - sentiamo in lontananza
Poco dopo fa il suo ingresso una donna sulla quarantina. Davvero molto bella e dal sorriso dolcissimo.
- Salve. Sono la dottoressa Miyu Mudo. - si presenta lei leggiadra
E pensare che anche io ero così allegra prima di…
- Salve dottoressa. Io sono Sango Taijiya e lei è Kagome Higurashi. - ci presenta la mia amica vedendomi silenziosa
- Piacere ragazze. Cosa vi porta qui? -
- La mia amica è incinta dottoressa, ma non crede di voler tenere il bambino. - le spiega Sango e io la ringrazio mentalmente per essere lei a parlare perché io non ci riesco
- Oh…capisco. E come mai non vuoi tenerlo Kagome? Ti do del tu se non ti spiace. Dalla cartella compilata dall’infermiera vedo che hai quasi diciassette anni. - mi si rivolge lei sempre con quel suo dolce sorriso
- Prego faccia pure. Il fatto è che io…non è che non voglia tenerlo, non posso. - le dico in un sussurro appena percettibile
- I genitori non vogliono? -
- La madre non lo sa nemmeno. Il fatto è che…ehi Kagome, devi dirglielo. Devi essere sincera con la dottoressa. - mi sprona la mia amica, ma non è facile per me
- Cosa c’è che devi dirmi Kagome? -
- Io…sono rimasta incinta…dopo…dopo un…- balbetto incapace di ripeterlo
- Uno stupro. Non è così? - chiede la dottoressa ma con tono più serio rispetto prima
- Sì. - affermo scoppiando in lacrime
Sango le racconta tutto quello che è accaduto e io non posso che sentirmi una persona orribile, sporca e deplorevole.
- Kagome lascia che ti dica una cosa. Ti parlo con sincerità perché potresti benissimo essere mia figlia avendo io due figli della tua età circa. Hai sbagliato quella sera ad ubriacarti.  Su questo non ci piove. -
Ecco che adesso mi dirà che è colpa mia, che sono una poco di buono ecc…
- Ma…la colpa non è unicamente tua. Quel ragazzo sembrava avesse più controllo sul suo corpo rispetto a te, da quanto ho capito. Lui ne ha approfittato in modo riprovevole. Tu gli avevi chiesto di fermarsi, che non te la sentivi, ma lui ha proseguito. Niente, e ripeto, NIENTE, autorizza un uomo ad approfittarsi di una donna quando lei non vuole. Quando una donna dice NO, ma l’uomo prosegue, è comunque uno stupro Kagome. Non devi sentirti in colpa di nulla. Non gli hai certo chiesto di abusare di te e di prendersi la tua verginità in quel modo. Eri ubriaca e non riuscivi a ragionare lucidamente. Se fossi stata in te e non in preda alla disperazione non saresti mai andata in quel locale e non sarebbe mai accaduto nulla. Ma purtroppo è successo. Ora devi andare avanti. Abbandonare i sensi di colpa e capire che non sei colpevole di nulla. - termina lei con voce ferma
Io resto ancora immobile ad osservarla e a pensare alle sue parole, poi scoppio in un pianto liberatorio per quelle parole che non credevo qualcuno mi avrebbe detto.
- Cara…adesso devi fare una scelta molto importante ,che ti segnerà ancora più di quanto non farà la violenza subita. Tu vuoi abortire? - mi chiede sorprendendomi
- Perché me lo chiede? -
- Perché prima hai detto che non vuoi abortire, ma sei costretta a farlo. Da chi? Da cosa? L’unica che può costringerti a farlo sei tu stessa. -
Ho davvero detto così prima? Non me ne sono resa conto.
- Comunque sia, per adesso dovremmo fare un po’ di controlli prima di prendere qualunque scelta. Devi fare analisi varie per scoprire se quel ragazzo fosse affetto da virus trasmissibili per via venerea e per controllare la salute del feto. Dopo di ciò vedremo il da farsi anche legalmente data la tua età. - ci informa scrivendo qualcosa su una ricetta che mi consegna
Sono un sacco di analisi, principalmente del sangue.
- Ok fatto questo, spogliati della parte inferiore così effettuiamo un’ecografia transvaginale per vedere come sta il feto. -
- Una che? - chiedo scioccata sentendole pronunciare il nome dell’ecografia
- È un’ecografia interna che ci permetterà mi prendere le misure dell’embrione e di controllare il suo stato di salute. - spiega lei
Io…dovrei spogliarmi, nuda, sedermi su quel lettino assurdo e farmi fare…quella cosa? Sbianco alla sola idea di essere toccata. Non voglio!
- Kagome…dai è una donna. Non ti agitare. - mi incoraggia Sango vedendo la mia difficoltà
- Ma io…- tentenno ancora
- Non posso non farla. Servirà il giorno in cui dovranno eseguire l’asportazione dell’embrione. Oltretutto dobbiamo appurare se sei davvero incinta. A volte i test non sono corretti, anche se nel tuo caso ne dubito visti i tuoi sintomi. - mi spiega la dottoressa
Anche se a malincuore faccio come mi è stato chiesto. Mi metto sul lettino e aspetto questa maledetta ecografia a occhi chiusi. Preferisco non vedere che fa.
- Bene…ed ecco qui il bambino. - sento dire dopo un po’ dalla dottoressa
- Oh cielo! Si vede la forma della testa! - esclama Sango emozionata, così apro di scatto gli occhi per puntarli sullo schermo anche io
- Sì. Questa è la testa, queste le manine, questo puntino qui è il cuore. Vuoi sentirlo? - mi chiede lei
- Si sente già? - domando stupita
- Sì. Dalle misure sul femore e dalla sua lunghezza il feto è appena entrato nella 9° settimana. Il sistema circolatorio è già in via di sviluppo insieme a tutti gli organi. Ci sono anche gli occhietti. - spiega lei sempre con quel sorriso come se avesse raggiunto la pace dei sensi
Mi irrita in questo momento!
Guardo lo schermo e non riesco quasi a capire nulla di quello vedo. Macchie nere in mezzo macchie grigie e bianche. O forse sono io che non mi impegno più di tanto, non mi interessa vederlo. Non lo voglio.
- No non voglio sentire nulla. - rispondo voltando la testa dal lato opposto
Quella cosa nel mio ventre mi ricorda passo per passo cosa ho provato quella sera. Le sue mani su di me, le mie urla, i suoi baci per zittirmi e il dolore. Non voglio vedere. Il suo sangue  è quello del padre. Il suo aspetto sarà come il suo. Anzi, forse gli somiglia già da ora. Non voglio saperne nulla. Voglio solo che questa storia finisca il più in fretta possibile!
- Per adesso ho finito. Puoi rivestirti. - mi informa la ginecologa allontanandosi
- Kagome…- sussurra Sango porgendomi i vestiti
Ha un’aria dispiaciuta e amareggiata. Che pensava? Che avrei gioito nel vedere il risultato dei miei errori?
 
Salutata la dottoressa ritorniamo a casa in completo silenzio.
Sango ha in mano la cartella con le foto dell’ecografia. Non voglio vederle così le ho chiesto di tenerle lei.
- Domani chiederò un permesso di un paio di giorni così ti accompagno a fare le analisi. -
- No lascia stare. Non preoccuparti posso fare da sola. Avrò bisogno di te quando mi daranno il risultato e quando mi ricovereranno per l’operazione. -
- Sei sicura? Guarda che posso venire. - insiste lei
- Tranquilla…non ho paura di un ago. Mi fa paura solo l’esito. - rispondo preoccupata
- Non preoccuparti vedrai che andrà tutto bene. Hai preso la bustina che ti ha dato la dottoressa Mudo contro le nausee? - chiede premurosa
- Sì l’ho presa appena arrivate. -
- Kagome cara che ha detto il medico? - domanda mia madre appena rientra in casa
Sapeva che sarei andata dal medico per parlargli delle nausee. Ma non da quale medico sarei realmente andata.
- Un po’ di gastrite sembra. Nulla di preoccupante comunque. Domani farò qualche analisi per un controllo di semplice routine. - spiego sorridendo
Avrei dovuto fare l’attrice forse. Mentire mi riesce bene perché a quanto pare mia mamma ci casca e sospira sollevata non chiedendomi altro.
 
Il giorno dopo mi reco al laboratorio di analisi per il prelievo.
Una settimana dopo ritiro il referto e lo porto, accompagnata da Sango, alla ginecologa che adesso lo sta leggendo.
- Questo è ok. Anche questo risultato. Bene sembra tutto a posto Kagome. Per fortuna quel ragazzo non ti ha trasmesso nulla. - dice rasserenandomi un po’
- Allora finalmente possiamo chiudere questa faccenda dottoressa? - chiedo stanca
Tutta la settimana sono stata male con queste cavolo di nausee. Nemmeno i farmaci mi hanno aiutata. Senza contare che ogni volta Sango tentava di farmi vedere le immagini della “cosa” che mi cresce dentro. Non l’ho mai chiamato bambino o figlio. Non lo sento mio. Voglio solo che sparisca il più presto possibile perché finché c’è mi sento legata a quel maledetto.
- Certamente. Se ne sei ancora convinta. -
- Convintissima! - esclamo io
- D’accordo. Vieni tra due giorni alla clinica in cui lavoro. Effettueremo lì l’intervento. - risponde rassegnata
- La ringrazio. - la saluto stringendole la mano e uscendo
- Kagome sei sicura di quello che fai? È pur sempre tuo figlio. - mi dice Sango
- Questa cosa non è mio figlio. È frutto di una cosa che non volevo. Non nasce dall’amore ma da un incubo, dalla paura, dal dolore! Non voglio soffrire tutta la vita guardando il suo viso lo capisci? - sbotto esausta
Sono giorni che cerca di farmi cambiare idea, ma non ci riuscirà di certo! Sono ferma sulla mia posizione!
- È un bambino Kagome, non una cosa! Non ha alcuna di colpa per ciò che ha fatto suo padre. Non ha chiesto lui a sua madre di ubriacarsi come una stupida  in quel locale, come non ha chiesto lui a suo padre di abusare di te. Abbi almeno un po’ di cuore nel pensarlo tuo figlio non una cosa da scartare e buttare nella spazzatura! Capisco che pensare di vederlo tutti i giorni possa essere doloroso e che quindi pensi all’aborto, ma non accetto la tua freddezza nel parlare di questa povera creatura innocente che pagherà per colpe non sue! - mi urla contro infuriata come mai, per poi lasciarmi lì da sola sul marciapiede quasi in lacrime
Ha ragione.
So che ha ragione. Ma pensarlo mio figlio forse allevierebbe il dolore che provo? Pensarlo come sangue del mio sangue, nato dalla mia carne, mi aiuterebbe a non sentirmi in colpa per volerlo uccidere? Perché è questo che farò: io lo ucciderò. Ucciderò il mio bambino! E fa male dannazione! Infinitamente male!
Sono giorni che provo a non pensarci. A crederlo una cosa da eliminare. Una cosa non mia. A dare la colpa di tutto a quel ragazzo. Ma so che non è così. Lo so accidenti! Ma che altro posso fare? Non ho ancora diciassette anni. Devo finire le superiori. Se lo tenessi che ne sarebbe di me? Come potrei crescere un figlio da sola? Crescerlo odiando suo padre? Non posso. Non voglio. Ho preso la scelta giusta. Ne sono sicura. Presto dimenticherò tutto e potrò ricominciare la mia vita, anche se Sango non lo capirà.
 
I due giorni passano veloci. Sono già alla clinica in cui lavora la dottoressa. Ho già messo il camice e attendo di essere chiamata per l’anestesia.
I moduli vari li ha firmati Sango prendendosi le varie responsabilità del caso in quanto io sono minorenne. Avrei avuto bisogno del consenso di mia madre o di un giudice ma ho potuto aggirare la cosa per fortuna, in caso le cose andassero male però sarebbe Sango a rimetterci, è pur sempre un’operazione.  Ma speriamo non accada  nulla.
- Kagome sei sic…-
- No Sango! Non ora. Ho deciso quindi non insistere oltre. - la interrompo prima che prosegua
- Come vuoi. - risponde rassegnata
- Kagome possiamo andare. L’anestetista è pronto. Ti faremo un’anestesia locale. Non sentirai nulla tranquilla. - mi avverte la dottoressa Mudo conducendomi nella stanza pre- operatoria
Lei sparisce per prepararsi e io rimango con l’anestesista e qualche infermiere .
Ho paura. Sto tremando. Non potevano addormentarmi del tutto?
- Per tenerla tranquilla le daremo un tranquillante, poi passeremo all’anestesia locale e all’aspirazione. - mi spiega un’infermiera inserendo nel sondino della flebo un’iniezione con qualcosa dentro
- Aspirazione? Che significa? -
- È così che varrà effettuata l’interruzione della gravidanza signorina, aspirazione seguita da raschiamento. In pratica verrà inserita una cannula all’interno dell’utero che verrà collegata ad un potente aspiratore che risucchierà il feto fatto a pezzi e gli annessi come la placenta. Poi verrà effettuato un raschiamento con uno strumento che somiglia ad un cucchiaio per eliminare ogni residuo di tessuto, che potrebbe andare in contro a putrefazione altrimenti, e quindi ad infezioni serie. - mi spiega lei con  tale tranquillità come se mi stesse elencando la lista della spesa
- Fatto a pezzi? - ripeto sconvolta
- Già. Quando la camera gestazionale sarà svuotata del liquido amniotico il corpo dell’embrione verrà smembrato dalla cannula e aspirato all’interno di un contenitore. -
- Ma io pensavo che lo avreste asportato per intero afferrandolo con qualche strumento. Non che venisse maciullato come carne da macello! - affermo sconvolta
- Non la veda così. È un modo molto veloce e indolore alla fine. Con le nuove tecniche mediche non è nemmeno più necessaria l’anestesia generale o epidurale. -
- Indolore per me! Ma non per il bambino! -
- Ma non deve vederlo come un bambino signorina. Non ha emozioni, non ha capacità cognitive di ciò che lo circonda. Per questo lo si chiama embrione. Sarà un bambino solo il giorno della nascita al nono mese. Non sentirà certo dolore. - mi spiega un altro infermiere
Ma come può non sentirne?
- Venga si stenda così facciamo l’anestesia. - mi dice l’anestesista
Mi metto sul lettino prendendo posizione mentre mi fanno l’anestesia locale.  La dottoressa arriva vestita di tutto punto per l’intervento.
- Allora pronta Kagome? - mi chiede lei avvicinando l’ecografo
- Deve fare un’altra ecografia? - le chiedo con timore
- Sì, quando avrò finito, per controllare non vi siano residui. - dice prendendo uno strumento con un lungo tubo attaccato a un contenitore
Oh Kami ci siamo! Sto per uccidere mio figlio! Perché questo è mio figlio! Verrà risucchiato lì dentro.
Inizio a piangere, malgrado il tranquillante non sono affatto tranquilla. Non me la sento più. Non ci riesco. Non voglio fare a pezzi il mio bambino!
- Si fermi per favore! - urlo appena la vedo avvicinarsi
- Ma Kagome…-
- Non me la… sento più! Non voglio fare… questo a mio figlio! Non ci riesco! Per favore… portatemi via da qui! - inizio a singhiozzare in preda a degli spasmi fortissimi che mi bloccano il respiro
- Kagome calmati! Respira. Infermiera l’ossigeno presto! -
- La pressione è in aumento dottoressa! -
Li sento parlare ma non li capisco. Mi gira la testa, mi sento confusa e non respiro.
- Kagome ascoltami…è tutto a posto. Stai avendo un attacco di panico. Respira lentamente. L’ossigeno ti aiuterà ,ma calmati ok? Tuo figlio sta bene, rilassati e respira. - mi rassicura mentre il mio respiro si rilassa un po’ alla notizia che il bambino sta bene
Come ho potuto pensare di fargli una cosa tanto orribile?
- Brava, così. Adesso ti portiamo nella tua stanza va bene? Continua a fare respiri profondi. - annuisco e mi rilasso finalmente, sentendo di nuovo l’aria scorrermi nei polmoni
Vedo in tempo gli infermieri che mi adagiano su un altro lettino, ma poi chiudo gli occhi sfinita.
   













 
 
 
Salve ^_^ rieccomi col secondo capitolo.
Innanzitutto grazie a chi ha già messo la storia tra preferite, seguite ecc…mi date fiducia già dal primo capitolo e ne sono davvero onorata ^_^
Poi vorrei spiegarvi alcune cose. La prima riguarda la legge riguardo le minorenni che vogliono abortire. Non ho purtroppo trovato nulla sulle legislazioni in Giappone sull’aborto. Mi sono presa la libertà di usare Sango come tutore momentaneo di Kagome. La seconda è che mi scuso per la spiegazione forse troppo dettagliata sull’aborto. Il fatto è che mi serviva mettere di fronte alla realtà Kagome in modo da farle cambiare idea.
Per chi non lo sapesse i Tamagoyaki sono delle omelette arrotolate varie volte su se stesse e poi affettate.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Rincontrarsi... ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.







  - Sicura di riuscire a camminare? -
- Sicurissima Sango. Mi sento solo un po’ stanca. - rispondo rimettendomi le scarpe
Mi sono svegliata da un paio d’ore. L’attacco che ho avuto mi ha fatto praticamente svenire, ma ora sembra essere tutto a posto. Soprattutto il mio bambino è al suo posto.
- È normale dopo l’attacco di panico. Comunque mi duole ricordarti che avendo annullato l’intervento dovrai pagare una penale alla clinica. Mi dispiace. - mi avvisa la dottoressa Mudo
- Sì non si preoccupi. La pagherò entro la fine della settimana. - la informa Sango
- Kagome hai fatto la scelta migliore, credimi. Lo avresti rimpianto per molto. Allora ti aspetto tra un paio di settimane per controllare come procede va bene? - mi dice la dottoressa sorridendomi in modo dolcissimo e comprensivo
- Va bene. La ringrazio dottoressa. E mi scusi per la perdita di tempo. - le dico mortificata
- Se la cosa è servita a farti cambiare idea per me non è stata una perdita di tempo. Mi spiace solo per la penale da pagare…regolamento della clinica purtroppo. - si scusa lei
- Non è un problema. Col mio stipendio posso permetterlo per fortuna. - afferma la mia amica sorridendo
- Mi spiace Sango. Te li restituirò. Promesso! -
- Non voglio nulla! Solo essere la madrina del nanerottolo. Mi ripaga che tu abbia cambiato idea Kagome. -
- Ti ringrazio amica mia! - le ripeto per la milionesima volta da quando mi sono risvegliata
Sapendo che non volevo più abortire mi è praticamente saltata al collo iniziando a piangere. Lei era contraria, malgrado fosse stata lei a propormi di farlo. Ha detto di essersene pentita subito, dal momento in cui lo ha visto nell’ecografia. Si sentiva in colpa per questo voleva convincermi a non farlo. Beh…adesso non so darle torto.
- Dai andiamo a casa. Devi vedere le prime foto di tuo figlio e cosa più importate…-
- Devo dirlo a mia madre. - la interrompo proseguendo io
- Sono sicura che ti darà tutto il suo appoggio Kagome. Non temere. - mi rassicura la dottoressa
- Grazie dottoressa. Allora a fra due settimane. Arrivederci. - la saluto e finalmente esco da quella clinica, sorridente come non lo ero da tempo
Forse sarà proprio questo bambino a darmi la forza di andare avanti, al contrario di ciò che credevo. Non importa chi è il padre. Lui è mio figlio, sono sua madre, tanto mi basta per amarlo. Non verrà mai a conoscenza di come è stato concepito, gli dirò che il padre è morto e pace all’anima sua. Ti proteggerò piccolo mio, non temere. La tua mamma ti amerà come giusto che sia però…ti prego aiuta mamma. Sii femmina! Ti prego! Almeno somiglierai il meno possibile a lui. Fallo per me…per favore.
- Kagome? Tutto bene? - mi chiama Sango vedendomi assorta
- Si tutto a posto. - rispondo sorridendo
- Eri così pensierosa…-
- No è che stavo pregando l’esserino qui dentro di essere una femmina. - rivelo fermandomi a toccare il mio ventre, per la prima volta da quando so di essere incinta
- Se fosse un maschio temi gli somiglierebbe? -
- Già. Ma non per questo gli vorrei meno bene. La mia è una speranza, ma se non accadesse pazienza. -
- Ecco brava non pensarci. Piuttosto, raccogli le forze perché siamo arrivate a casa. - mi  avverte lei
Faccio un bel respiro ed entro in casa. Certo nessuno si aspetta di vederci. Per non insospettire mia mamma riguardo l’intervento abbiamo detto che saremmo andate alle terme per un paio di giorni, in cui invece sarei rimasta a casa di Miroku insieme a Sango. Adesso vederci qui sarà una bella sorpresa, ma devo dire la verità e prima lo faccio meglio è.
- Mamma? Nonno? C’è nessuno? - chiamo non trovando nessuno in giro per casa
Dalla sua stanza esce Bankotsu, tutto trafelato e mezzo svestito, sulla soglia della porta c’è Kagura, coperta solo da una camicia che intuisco essere quella di Bankotsu.
Ma bene adesso se la spassando anche in casa mia. Fantastico!
- Kagome, Sango! Ma che ci fate qui? Non eravate alle terme? - ci chiede lui sorpreso
- Viaggio rimandato, il treno ha subito un guasto. - la butta lì Sango
- Strano, i treni non sono quasi mai guasti. -
- E stavolta lo era! Tu piuttosto…che modo di presentarsi è questo? - lo rimprovera Sango vedendo il mio sguardo sconcertato e dispiaciuto
- Beh in casa eravamo soli, così… scusate corro a darmi una sistemata! -
- Dov’è mia madre? - mi limito a chiedergli
- A fare la spesa. Tuo nonno e Sota invece sono al parco per uno strano rituale che non ho capito. -
- Ok ti ringrazio. - rispondo avviandomi verso la mia stanza non degnandolo di un ulteriore sguardo
 
- Ehi tutto bene? - mi chiede preoccupata la mia amica
- Bah, più o meno. Ma lasciamo stare, non voglio pensarci. Piuttosto, fammele vedere! - esclamo ritornando sorridente
Non mi farò rattristare da Bankotsu, Kagura, il padre del bambino o chiunque sia! Adesso esiste solo mio figlio.
- Vado a prenderle. - mi dice ritornando poco dopo e dandomi la cartellina con la mia ecografia
Rimango incantata a guardare le immagini. Si vede poco ma si riesce a distinguere chiaramente la testa e le braccia. Oh Kami! Mi viene da piangere. Questo esserino è davvero dentro di me?
- Non è bellissimo il mio nipotino? - afferma Sango sorridente
- Oh beh…bello è una parola grossa, non si vede mica. Però sono certa che lo sarà. Per quanto mi scocci quello stronzo non era certo brutto. -
- Lo sarà in ogni caso perché la madre è bellissima e sono sicura somiglierà a te. -
- Lo spero. -
Mentre continuo ad osservare le foto e a discutere con Sango dei possibili nomi veniamo interrotte da mia madre.
- Kagome, Bankotsu mi ha detto che siete ritornate. Che è successo? Cos’hai in mano? - chiede osservando la cartella che ho ancora tra le mani e dallo sguardo sbalordito che fa credo abbia già capito, soprattutto perché sulla cartella c’è stampata l’immagine di una donna col pancione
- Kagome…-
- Mamma dobbiamo parlare. - le dico posando le foto
- Vi lascio sole. -
- No Sango! Resta ti prego. Ho bisogno di te. - la prego io, da sola so che non ci riuscirei
Prendo il coraggio e racconto a mia madre tutto quello che è accaduto, da quella maledetta sera ad oggi. Lei ascolta in silenzio. Quando finisco di raccontare tutto mi sento quasi liberata da un macigno. Lei però continua a non parlare.
- Mamma…- la esorto io, aspettandomi di sicuro un rimprovero più che meritato
- Sono molto delusa da te Kagome. - risponde lei chiudendo gli occhi dai quali escono delle lacrime, che contagiano anche me
- Perdonami mamma. Lo so che non avrei dovuto ubriacarmi. È colpa mia, me ne rendo conto. Hai ragione ad essere delusa. -
- Non mi riferivo a quello Kagome. - specifica lei lasciandomi confusa
- E a cosa? -
- Sono delusa dal fatto che per prima cosa tu non ti sia confidata con me su ciò che ti hanno fatto. Ma ancora di più mi ferisce che tu mi abbia taciuto di aspettare un bambino, inventando un viaggio per andare ad abortire. Non hai avuto fiducia in tua madre. E questo fa male. - spiega lei dispiaciuta
- Io…non volevo darti una delusione mamma. Avevo anche paura che ti arrabbiassi. È colpa mia se mi hanno violentata. Me la sono cercata lo so. Temevo il tuo giudizio. Non volevo ferirti credimi. Non volevo che pensassi male di me. Della stupida ragazzina che sono! - le confesso in lacrime
Ferirla era l’ultimo mio pensiero.
- Ma come puoi pensare che ti avrei incolpata? Hai sbagliato è vero, ma nessuno dava il diritto a quel bastardo di approfittare di te e prendersi la tua innocenza in quel modo. Non ti avrei mai incolpata di essere rimasta incinta, anzi al contrario, ti avrei appoggiata affinché tu lo tenessi. Come hai potuto anche solo pensare che ti avrei mal giudicata? Sei mia figlia Kagome, so che ragazza tu sia. Hai sbagliato una notte ma non sei una donnaccia se è questo che pensi. -
- Davvero lo pensi? -
- Certo che lo penso! Sei la mia bambina, mai penserei male di te, qualunque cosa tu possa fare. - mi rassicura lei
- Grazie mamma. Perdonami! - esclamo buttandomi tra le sue braccia in lacrime
- Sshhh…ora è tutto passato. - mi consola lei stringendomi e mi lascio andare ad un pianto convulso
Come ti consola la mamma non lo fa nessuno.
- Ora fammi vedere le foto del mio nipotino. - mi chiede facendomi un sorriso
Ora che mia madre sa tutto mi sento più tranquilla e sono sicura che le cose da adesso andranno meglio.
 
 
                                                                              ********************
 
 
- InuYasha figliolo, ho parlato col tuo professore. Dice che ai corsi vai benissimo. Anzi sei uno dei primi della classe. Bravo, sono fiero di te! - mi dice mio padre dandomi una pacca sulla spalla
Ipocrita!!!
- Grazie papà. - mi limito a rispondere senza emozione
- Hai capito che strada vuoi intraprendere tesoro? Sono sei mesi che studi medicina. Dovresti aver capito verso cosa sei più portato. - domanda mia madre
- Sì mamma. Ho scelto cardiochirurgia. -
- Splendida specializzazione InuYasha! - risponde lei entusiasta
Falsa!!!
- Grazie. Ora scusatemi esco coi miei amici. - li saluto prendendo le chiavi dell’auto
- Mi raccomando non fare tardi! - ripete mia madre
- Sì sì tranquilla. Lo so. -
Che palle, ogni volta sempre la stessa raccomandazione!
In poco tempo arrivo dai miei amici. Almeno questo me lo hanno concesso quegli opportunisti dei miei genitori. Posso vedere i miei amici purché i miei voti non vengano intaccati dalla loro frequentazione. A dir loro li dovrei pure ringraziare per la gentile concessione. Saprei io dove ficcargliela la loro “gentile concessione”!
- Ecco arrivato il dottorino! Pronto a vincere anche questa corsa? - mi chiede Koga appena mi vede scendere dall’auto
- Certo che sì. Come sempre del resto! - rispondo strafottente
Ogni sabato partecipo alle corse clandestine. Se prima era tanto per passare il tempo adesso mi è indispensabile farlo. È l’unico momento in cui trovo un attimo di pace, di sfogo, perso nel brivido dato dalla velocità, dall’adrenalina del rischiare la vita ogni volta che spingo al massimo i motori. Forse perché non ci tengo più alla vita e questa è l’unica cosa che mi fa ancora sentire vivo.
- Che presuntuosi! Non sapete con chi avete a che fare “ragazzini”! - esclama un uomo pelato venendoci incontro
Il mio sfidante suppongo.
- Tu sei Renkotsu? - gli chiedo osservando l’auto da cui è sceso, una Lexus LFA color ocra
Bella scelta direi. Ha poco da invidiare alla mia Lamborghini.
- Già. Non mi dire che sei tu il pivellino contro cui dovrei gareggiare? - chiede con sdegno
E chi si aspettava di trovare? Matusalemme?
- Esatto. Ti conviene non sottovalutarmi per la mia età. - lo avverto io
Fanno tutti questo errore.
- Oh ma io non ti sottovaluto “bambinetta”. Non ti considero proprio! Non capisco come abbiano fatto a perdere gli altri tuoi sfidanti. - risponde sbeffeggiandomi
- Non chiamarmi mai più bambinetta o ti spacco quella testa pelata a forma di cazzo mal riuscito che ti ritrovi! Hai capito? - ringhio di rimando
- Ok ok, diamoci una calmata! Zitti entrambi ed entrate in macchina. È ora di iniziare la gara. - ci avvisa Naraku frapponendosi tra noi
Ci lanciamo sguardi carichi d’odio per poi entrare entrambi nelle nostre rispettive auto e posizionarci sulla linea di partenza. Quando Kanna, la fidanzata di Hakudoshi, ci da il via, partiamo entrambi  a razzo.
Dai suoi pneumatici si innalza il classico fumo delle gomme che stridono sull’asfalto. Tzs che dilettante! Non sa nemmeno evitare lo slittamento in accelerazione. Così li consuma e basta.
Al momento è lui in vantaggio, ma solo perché lo voglio io. Quando siamo quasi arrivati alla curva lui da più gas per prepararsi alla sbandata controllata. Ecco il momento che attendevo! Accelero anche io superandolo. Sterzo e l’auto si gira leggermente di traverso. Le ruote scivolano che è una meraviglia! Do qualche leggero colpo di freno per evitare si consumino le gomme.  A curva quasi finita do una controsterzata e riallineo l’auto, proseguendo la mia corsa.
Sono a 220 km/h.  Il tizio dietro di me effettua la sua sbandata controllata ma alzando un fumo inutile. Mi raggiunge, così continuo a premere il piede sull’acceleratore. Ho un’ottima aderenza all’asfalto, cosa che non si può certo dire della Lexus di quell’idiota che ha consumato le gomme. Ma oltre le ruote, una cosa ci differenzia, io non temo di morire. Non più. Così spingo di più il motore a 285 km/h stracciando il mio record di 267 km/h e vincendo la gara.
- Mangiati la polvere della mia Lamborghini, stronzo presuntuoso! - urlo dando un bel pugno al volante
Peccato che così facendo perdo il controllo delle ruote, rischiando di sbandare sul serio. Freno in modo brusco provocando un testacoda dell’auto, che però si ferma non prima di due bei giri su se stessa. Cazzo che figata! Non mi era mai successo! Ho il cuore che pompa a mille. Devo assolutamente rifarlo!
- Ma che cazzo ti passa per la testa coglione? - mi sbraita contro Naraku aprendo lo sportello
- Che ho fatto? - chiedo confuso
- Stavi per ribaltarti testa di cazzo! Non è così che ti ho insegnato a guidare! Non devi mai frenare con l’auto a velocità massima! -
Ah già, dimenticavo che Naraku è un ex pilota di auto da corsa. È lui ad avermi insegnato tanti trucchetti utili. Non gareggia più da quando ha avuto un brutto incidente che lo ha tenuto in coma per due mesi, lasciandogli diversi problemi motori alle gambe.
- Ho perso il controllo. Ho dovuto per forza frenare! - mi giustifico io
- Scommetto hai perso il controllo perché ti sei distratto. Come tuo solito! Stronzo! -
- Ma dai amico. È qui vivo e vegeto in fondo. Soprattutto vincitore di un bel gruzzoletto! - interviene Koga calmandolo
- Per sua fortuna lo è. Ma la prossima volta potrebbe non andarti di lusso. Ricordatene! - mi dice Naraku allontanandosi
- Wow InuYasha! Sembravi un fulmine. Quest’auto è una meraviglia! - la elogia Hakkaku accarezzandone la carrozzeria
- Tanto non te la faccio guidare! - lo informo ridendo ed uscendo dall’auto
- Hai vinto tu ragazzino. Devo ricredermi. Sei bravo. - dice Renkotsu dandomi i soldi della vincita
- Grazie. Comunque ti consiglio di non fare stridere così quei poveri pneumatici se non vuoi cambiarli tutte le volte che fai una corsa. -
- Ora non montarti la testa elargendo consigli! Moccioso! - replica offeso
- Come vuoi. Tanto per quel che mi importa! Eccovi i soldi ragazzi. Io torno a casa. Buona bevuta! - li saluto rimettendomi in macchina
- Ma come, tu non vieni a bere con noi? - chiede Hakudoshi
- Non è ho voglia stasera. Magari la settimana prossima. E poi devo studiare per un esame. - rispondo sbuffando
- E che palle però! Non stai più con noi come prima! Rimorchiare senza di te non è più lo stesso nei locali. - si lamenta Ginta
- Eh certo! Come se tu riuscissi mai a rimorchiare nessuna senza farla ubriacare tanto da sembrarle un modello! - lo sbeffeggia Koga
- Che stronzo che sei Koga! Stai dicendo che faccio schifo? -
- Chiiii? Iooooo? Non mi permetterei mai! Ahahaah! Dai non prendertela amico! -
- Sì, amico un cazzo! -
- E non litigate! Soprattutto perché mi perderei la rissa! Devo andare o comincia la paternale dei miei aguzzini se ritardo anche solo due minuti. - mi lamento io
- Certo che quei due sono dei veri opportunisti. Non hanno mai saputo fare i genitori lasciandoti sempre solo. Poi d’improvviso ritornano con l’ordinarti cosa fare della tua vita. Io non avrei accettato le loro condizioni. Per questo è da quando ho quindi anni che vivo per i fatti miei. - sostiene Koga
- Non è solo per loro che ho deciso di fare il medico. È una specie di redenzione per me. - mi lascio sfuggire
- Redenzione da cosa? -
- Nulla nulla. Lascia perdere. Ora vado. A domani imbecilli! - li saluto andandomene
Non ho rivelato a nessuno che ho scelto di iscrivermi all’università per punirmi. Se lo sapessero non finirebbe più di prendermi in giro. È una cosa che ho tenuto per me.
Chissà come sta quella ragazza. Avrà dimenticato cosa le ho fatto quella sera? In questi sei mesi non è passato un solo giorno in cui non l’abbia pensata. Come vorrei poterla incontrare e chiederle perdono. Ma so che ciò non accadrà. Posso solo sperare che prosegua la sua vita il meno dolorosamente possibile…
 
 
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- No! Ti prego…lasciami! - urlo dimenandomi
- Stai ferma puttanella! Prima ci divertiamo e poi ti lascio! - risponde lui stringendomi più forte le mani dietro la schiena facendomi sussultare dal dolore
- No per favore! Io non voglio! - lo supplico disperata
- Ma come? Prima provochi e poi ti tiri indietro? Non si fa così bimba cattiva! E questa è la tua punizione! - replica  divertito penetrandomi con una violenza inaudita e facendomi urlare
- Aiutatemi vi prego! Che qualcuno mi aiuti!!!!! -
- È solo colpa tua! Non ti aiuterà nessuno ragazzina! Ora ne paghi le conseguenze! - controbatte lui con cattiveria
- No! Non voglio! Non voglioooo!!!! -
 
 
- Kagome! Kagome tesoro svegliati! È solo un incubo! - mi sento chiamare e scuotere da qualcuno
Riapro gli occhi e mi trovo davanti il viso preoccupato di mia madre. Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere nella mia stanza.
- Mamma…-
- Bambina mia, era un brutto sogno. Sei al sicuro non preoccuparti. - mi consola lei accarezzandomi
- Grazie mamma! - la ringrazio fiondandomi tra le sue braccia
- Di nulla. Però non puoi andare avanti così Kagome. Hai incubi praticamente ogni notte. Tutto questo stress non fa bene alla bambina. -
- Lo so. Ma non so che fare. -
- Hai bisogno di un aiuto. Un sostegno psicologico potrebbe esserti utile. Ti prego, almeno pensaci. - insiste lei
- Ok vedrò mamma. Che ore sono? - domando guardando l’orologio
- Oh no! Sono quasi le otto. Sono in ritardo. Hojo sarà furioso! - strillo scattando in piedi
- Oh non credo proprio. Quel ragazzo stravede per te. - dice mia madre ridendo divertita
- Ma se sono sempre in ritardo! È un miracolo che non mi abbia già licenziata! -
- È amore, nessun miracolo. - continua sghignazzando per poi uscire dalla mia camera
Credo che in cuor suo speri che mi fidanzi con Akito, in modo da sposarmi e dare un padre alla piccola, ma non è questo che voglio, né per lui né per me. Non amo Hojo, anche se gli devo molto.
Ho lasciato la scuola per cercare un lavoro in modo da non gravare troppo sulle spese della famiglia con l’arrivo di questo bambino, anzi bambina per mia felicità.
Hojo, sapendo ciò che mi è successo, dopo essermi confidata anche con lui, si è subito offerto di assumermi come cameriera nel suo bar. È stato dolcissimo. Mi ha offerto il suo aiuto e tutto il suo appoggio.
Tutti gli altri invece sono rimasti spiazzati dalla notizia del mio stupro e della successiva gravidanza. Ovviamente non sono entrata nel merito con tutti i particolari del perché e come avessi subito la violenza, soprattutto con Bankotsu, comunque mi sono stati tutti molto vicino. Ma le persone che più mi sostengono sono mia madre e Sango. Senza di loro avrei ceduto.
Malgrado siano ormai passati sei mesi non riesco ancora a dimenticare. Mi sveglio spesso nel cuore della notte in lacrime per aver rivissuto in sogno quei momenti. Mia madre continua a dirmi che dovrei chiedere la consulenza di uno psicoterapeuta per superare questo momento così difficile, ma non ho voglia di confidarmi con un estraneo.
A volte nei sogni mi sembra di sentire il nome del mio stupratore. Sembra pronunciato in un sussurro.  Mi aveva detto come si chiamava ma io l’ho del tutto rimosso. Mi sembra qualcosa come Isoshi, Ieyoshi o Inejiro forse. Maledizione non lo ricordo! L’unica cosa di cui sono sicura è che fosse un nome strano e che cominciasse per i… quindi escluderò per mia figlia qualunque nome con quell’iniziale!
- Eccomi Aki! Perdonami il ritardo! - mi scuso inchinandomi  appena sono dentro al bar
- Ehi non serve che ti scusi così Kagome, soprattutto nel tuo stato. - dice lui prendendomi per il braccio e rimettendomi eretta
In effetti inchinarsi con questo pancione non è certo una mano santa per la mia povera schiena.
- Scusami davvero. Faccio sempre tardi ultimamente. -
- Non preoccuparti, lo capisco. - mi tranquillizza lui sorridendo
- Però mi sembra di approfittare del tuo buon cuore. -
- Non approfitti di nulla. Sono io a volerti dare una mano. Dai ora vai a cambiarti e a servire i clienti. - mi dice accompagnandomi nel camerino adibito a spogliatoio
- Davvero Aki…grazie per quello che fai. Sei un vero amico. - lo ringrazio con le lacrime agli occhi
Nessuno mai farebbe tanto senza pretendere nulla in cambio.
- Non ringraziarmi Kagome. Lo faccio con piacere. Mi spiace solo di non sapere chi è stato lo stronzo ad averti fatto questo…- dice guardando la mia pancia
- …o giuro che lo ucciderei con le mie mani! - prosegue stringendo i pugni
- Aki…tu sei uno dei pochi con cui mi sia davvero confidata. Sai come sono andate le cose, per buona parte è colpa mia ciò che è successo e adesso è giusto che ne paghi le conseguenze. -
- Kagome se solo tu lo volessi io sarei pronto a condividere con te quello che stai vivendo. Sarei disposto a riconoscere tua figlia come mia e crescerla come se fossi davvero suo padre e al tempo stesso essere un marito premuroso che si occupa di te. Ti prego pensaci…- chiede accorato prendendomi le mani
- Ma Aki io…non è giusto che ti rovini così la vita. Crescere un figlio non tuo, avere al fianco una moglie che non potrebbe assolvere ai suoi doveri coniugali... o almeno  non nei primi tempi. Non posso permettere che sacrifichi la tua felicità per me. Meriti una donna che ti ami e non che ti usi solo per crescerle la figlia.  Io ti voglio bene, ma non ti amo. Non sarebbe giusto approfittare dell’amore che provi per me per “sistemarmi”. Lo capisci? - rispondo dispiaciuta
Ne abbiamo già parlato ma lui ci spera sempre.
So che le mie parole gli fanno male, ma la sincerità è meglio di qualunque scusa. Non voglio rovinargli la vita perché io sono stata un’idiota incosciente.
- E non c’è nessuna possibilità che ti possa innamorare di me? - chiede triste
- Non lo so al momento. Non posso decidere cosa provare. Posso solo dirti che il mio ultimo desiderio è avere un uomo che mi dorme accanto, che mi tocchi o robe simili. Credo sia anche comprensibile. Quindi la vedo difficile…- ammetto sincera
Non riuscirei a sopportare le mani di qualcuno addosso. Già a stento sopporto gli abbraccia, figuriamoci “le effusioni”.
- Potrei dormire sul divano. - tenta lui
Libero le mie mani dalle sue e le porto sul suo viso guardandolo fisso negli occhi coperti di tristezza.
- È davvero questo che vuoi per la tua vita? Avere una moglie e non toccarla mai? Dormire sul divano? Crescere una figlia che non ha il tuo sangue? Sentirmi urlare nel cuore della notte perché in preda agli incubi? Vuoi davvero questo per il resto dei tuoi giorni? - chiedo seria
Lui mi guarda per interminabili minuti e poi una lacrima lascia i suoi occhi finché non distoglie lo sguardo dal mio.
- Forse no…- ammette deluso
Sorrido amaramente nel constatare che avevo ragione. È un impegno troppo grande da assumersi per la sua età. E non sarebbe nemmeno giusto.
- Mi dispiace. - si scusa dispiaciuto
- E di cosa? Non puoi addossarti colpe non tue Aki. Hai solo ventidue anni ed è giusto che ti goda la vita. Sono sicura che troverai la donna adatta a te, che saprà amarti come meriti. E se ti farà soffrire la strozzerò con le mie mani! - scherzo per smorzare la tensione
- Grazie, ma ricorda che la mia proposta di aiutarti in tutto quello che posso è sempre valida. Anche se non come marito lo farò volentieri come amico. - mi ricorda sorridendomi anche lui e dandomi un bacio sulla fronte
- Ti ringrazio. -
- Di nulla. Vado così ti cambi. - dice uscendo e lasciandomi sola
Già sola. È così che mi sento in questo momento. Ripensando a tutto quello che ho detto ad Akito realizzo solo adesso che rimarrò sola per il resto della mia vita, con una figlia da cresce. Nessun uomo accetterà di passare la vita accanto a una come me.
Mi asciugo le lacrime e mi cambio alla svelta. Raggiungo Aki e Reira, la ragazza che sta alla cassa, e comincio le mie ore di lavoro servendo i clienti. Alle sette di sera sono già distrutta. Adesso il peso della gravidanza si fa sentire sulle gambe e sulla schiena. Per fortuna il mio turno finisce così posso tornare a casa.
- Ragazzi vi saluto. A domani. - li saluto dopo essermi cambiata
- Kagome hai l’aria stanca. Vuoi che ti accompagni io? - mi chiede gentilmente Akito
- No ti ringrazio. Preferisco camminare. La dottoressa dice che fa bene un po’ di movimento a questi prosciuttoni che mi ritrovo per gambe. - scherzo cercando di essere il più serena possibile anche se dentro sto malissimo, ripensando ancora alle parole di oggi.
- Ma quali prosciuttoni. Stai magnificamente. Mia cognata era inguardabile al secondo trimestre. Sembrava una balenottera: culone sporgente, tette giganti e vita a ciambella. Tu invece sei rimasta praticamente la stessa, solo che hai un po’ di pancia. - dice Reira per consolarmi
- Wow! Allora non posso lamentarmi. Ho solo le caviglie ingrossate io. -
- È perché stai troppo in piedi. Forse sarebbe meglio che non lavorassi tanto Kagome. Da domani farai il turno di mattina o di pomeriggio, scegli quale ti è più comodo. -
- Ma no ce la faccio. Non mi va di stare a casa Aki, ti prego. -
- Niente ma Kagome. Mi preoccupo per la salute tua e di tua figlia. Stai tutto il giorno in piedi e questo non ti fa bene. Se non vuoi stare a casa rimani pure qui, ma come cliente, stando seduta. - insiste lui
- Va bene…come vuoi tu. Mi spiace di esserti da peso. - dico dispiaciuta
- Ricominciamo? Sei qui perché lo voglio io Kagome. Non sei un peso. Ora vai a casa dai. Si sta facendo buio. -
- Ancora grazie. - gli ripeto per la milionesima volta
Grazie di cuore Aki. Sei un ragazzo d’oro, davvero. Come avrei voluto innamorarmi di te. Purtroppo però, al cuore non si comanda. Ma se ci fosse un modo per farlo lo convincerei ad amare te. Lo meriteresti. La donna che ti sposerà sarà la più fortunata del mondo, ne sono sicura.
 
Passeggio a passo lentissimo per le vie della città. L’aria della primavera è ristoratrice, soprattutto la sera in cui l’inquinamento sembra diminuire.
Decido di fermarmi un minuto al parco. Sono stanchissima e le gambe mi fanno male, così mi siedo un po’ su una panchina. Malgrado l’ora c’è ancora parecchia gente. In molti passano dal parco per accorciare un tragitto di strada. Peccato non possa farlo anche io, uffa. Forse avrei fatto meglio ad accettare il passaggio di Akito. Ormai…
- Forza Kagome! Prima ti avvii prima ti butti a peso morto dentro la vasca! - cerco di autoconvincermi per darmi forza
All’uscita dal parco però il mio cammino si arresta, gli occhi si sgranano, il cuore mi balza in gola e il respiro si blocca per la paura e la sorpresa di guardare la persona che mi ritrovo difronte. Non può accadermi davvero questo! No, mi rifiuto che sia davvero così! Ma ne sono sicura, ho davanti proprio “Lui” e le sue parole mi danno la prova che anche se ero ubriaca il suo viso lo ricordo benissimo.
- Ma tu sei…oh cavolo ti ho ritrovato! - esclama sorpreso
Cosa? Significa che mi ha cercata?
No no no no! Aiuto! Sono paralizzata! Le gambe si rifiutano di muoversi. Sto tremando. Questo è un incubo! Sì non può essere che un incubo.  Svegliatemi vi supplico. Voglio svegliarmi!!
D’improvviso una forte fitta alla pancia mi risveglia dallo shock. È stato un calcio della bambina. Già la bambina, sua figlia.
- Non… avv…avvicinarti o chiedo aiuto! - balbetto  indietreggiando quando lo vedo avvicinarsi
Il parco è pieno di gente, non può farmi nulla davanti a loro. Calmati Kagome. Stai calma e non succede nulla. Ora sei lucida e puoi difenderti.
- No ti prego non avere paura! Non voglio farti niente! Sapessi quanto ti ho cercata! Voglio chiederti perdono per quello che ti ho fatto. Vieni, andiamo a parlare in un posto più tranquillo. - mi chiede avvicinandosi nuovamente
Mi crede scema? Io che vado con lui? Nemmeno per scherzo!
Presa da non so quale forza riesco a darmela a gambe il più velocemente possibile addentrandomi nel parco e attraversandolo tutto senza mai voltarmi. Solo quando mi ritrovo per strada in mezzo a una marea di gente mi fermo mischiandomi a loro. Spero non mi abbia seguita e che non mi abbia vista.
Oh Kami aiutatemi! Mi sento malissimo! Ho la nausea. Tutto intorno a me gira, mi sento svenire. Non può accadermi proprio ora. Mi appoggio ad un palo per reggermi. Devo riprendermi!
- Signorina sta bene? - mi chiede una donna anziana avvicinandosi
- Non tanto…- ammetto intenta a non perdere i sensi
Nel frattempo anche altra gente si ferma intorno a noi incuriosita.
- Forse è meglio chiamare aiuto. Ha una brutta cera. - dice lei prendendo il telefono e chiamando non so chi perché poco dopo vedo tutto nero e non sento più nulla
 
 
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Accidenti! Mi sono addormentato in biblioteca! Che figura di merda quando la custode mi ha svegliato per avvisarmi che dovevano chiudere. Che palle!
Mi metto in macchina per tornare a casa, ma a ben pensarci non ho voglia di vedere quegli idioti dei miei genitori. Mi fa una gran rabbia vederli tutti sorridenti ora che hanno ottenuto quello che volevano. Ma se pensano che lo faccia per loro sono proprio stupidi.
Lo squillo del cellulare interrompe le mie imprecazioni verso i miei genitori. Chi cazzo è che rompe? Ah…Koga.
- Che vuoi? - rispondo mettendo il vivavoce
- “Che gentilezza eh! Ti chiamavo perché stasera c’è un’altra gara alle 22 in punto. Vedi di essere puntuale.”- mi avverte lui
- Ok, ci sarò. - dico chiudendo la chiamata
Mi fermo vicino ad un parco. Sono le 19:17. Ho bisogno di una boccata d’aria fresca. Sto studiando come un dannato. Medicina è una facoltà difficilissima e senza la minima passione è dura. Ma cerco di impegnarmi più che posso, anche per non dare soddisfazione a quei bastardi che mi credono del tutto inutile. Sono quel che sono grazie a loro. A volte mi ritrovo a pensare che avrei preferito di gran lunga una famiglia più modesta ma sempre presente. Tornare a casa dopo scuola e trovare tua mamma che ti abbraccia, ti da un bacio e ti dice che il pranzo è pronto. Guardare le partite di baseball o calcio con mio padre la sera. Magari avrei avuto un fratello o una sorella con cui litigarmi il bagno al mattino. Invece sono sempre stato solo. Mi svegliavo da solo, facevo colazione, pranzo e cena da solo, festeggiavo compleanni, Natali e festività varie sempre da solo. Anche quando stavo male ero solo. C’era sempre qualche tata quello sì, ma non erano la madre e il padre che invece cercavo.
Purtroppo da bravo coglione quale sono cercavo, e lo ammetto…cerco tuttora, sollievo dalla droga e dall’alcool, con la conseguenza di aver fatto la più grande cazzata della mia vita.
Mi punisco studiando, rischio la vita correndo. Sto distruggendo la mia vita così, lo so, ma la mia non si può più definire vita. Anzi non lo è mai stata. Ho avuto tutte le ricchezze meno la più importante: l’amore della mia famiglia.
Ma andassero tutti a fottersi! Non ho più bisogno dell’amore di nessuno. Sono cresciuto senza e potrò continuare a stare senza!
Scendo finalmente dall’auto e un dolce profumo primaverile mi assale. Siamo ad Aprile inoltrato adesso.
Entro al parco e un fulmine mi colpisce in pieno il petto. Non riesco a crederci!
- Ma tu sei…oh cavolo ti ho ritrovato! - esclamo davvero sorpreso
Ho davanti a me proprio la ragazza di quella sera. Anche se la trovo decisamente diversa. Ingrassata? No…incinta!
- Non… avv…avvicinarti o chiedo aiuto! - balbetta tremante appena mi avvicino
Sembra spaventata a morte. Ma come darle torto? Io l’ho violentata. Però ho bisogno di parlarle. Non posso andare via proprio adesso!
- No ti prego non avere paura! Non voglio farti niente! Sapessi quanto ti ho cercata! Voglio chiederti perdono per quello che ti ho fatto. Vieni, andiamo a parlare in un posto più tranquillo. - provo a convincerla ma appena tento di avvicinarmi nuovamente lei fugge via dentro al parco
La inseguo. Cavolo come corre per essere incinta! Ma incinta di chi? Era vergine quando l’ho conosciuta.
Aspetta un momento! O questa qui non è rimasta traumatizzata dalla violenza e si è messa con un altro dopo di me, oppure quel bambino…
Oh no merda! Merda! Merda! Merda!! Non ho usato nulla quella sera! Sono una testa di cazzo! Un’ inutile testa di cazzo!
Riesco a raggiungerla poco dopo. È appoggiata ad un palo per riprendere fiato, ma non sembra stare molto bene. Una vecchia le sta parlando. Appena tento di avvicinarmi la vedo svenire di colpo. Un uomo alle sue spalle l’afferra appena in tempo prima che caschi a terra.
- Signorina? Ehi signorina si riprenda. Presto dell’acqua! - urla l’uomo reggendola
- Ho chiamato un’ambulanza sta arrivando! - avvisa la vecchia
Nel frattempo la ragazza mugugna qualcosa, forse si sta riprendendo. Decido di farmi forza e mi avvicino anche io. Quello che aspetta potrebbe essere mio figlio. Devo sapere chi è. Ma con che scusa posso avvicinarla e andare con lei?
- Oh no tesoro, ti senti male? - mi avvicino io fingendo di conoscerla da una vita
- Ragazzo lei la conosce? - mi domanda la vecchia fermandomi per il braccio
Ma che vuoi tu? Farti i cazzi tuoi no eh?
- Sono il…fidanzato! - la butto lì sperando non mi faccia altre domande, considerando che non conosco neppure il suo nome
- Il padre del bambino? Come ha potuto lasciare da sola la sua ragazza? Dov’era finito eh? Scommetto avete litigato e che si è sentita male per questo! - sostiene lei da perfetta impicciona
Sta vecchiaccia mi sta già sui coglioni, però può essermi d’aiuto. Mi ha creato un’ ottima storia…brava!
- Già, ha indovinato signora. L’ho fatta arrabbiare mentre eravamo al parco, si è messa a correre e l’ho persa di vista. Ho notato la folla e mi sono avvicinato notando che la mia fidanzata si è sentita male. Oh tesoro perdonami. Sono così dispiaciuto. Su riprenditi cara. Non farmi spaventare. - recito ansioso e preoccupato da perfetto fidanzato
Oh beh…un po’ preoccupato lo sono, soprattutto se è mio figlio quello che aspetta, ma non sono certo così in ansia. Non la conosco neppure.
Nel frattempo che la vecchia inizia il suo sproloquio su come trattare le donne incinte arriva l’ambulanza. Racconto anche a loro che sono il fidanzato e mentre tutti i curiosi sono intenti a capire cosa ha la ragazza nel tempo in cui i medici la visitano e la caricano sull’ambulanza io ne approfitto per prendere la sua borsa e cercare un suo documento, facendo finta di cercare il cellulare per chiamare la madre. Ecco trovato! Kagome Higurashi…ecco come si chiama.
Cazzo sono un genio oltre che un attore!
Vedo che nel frattempo la ragazza sta riprendendo conoscenza. Per fortuna.
- Non sembra nulla di grave, solo un mancamento, ma la pressione è un po’ alta così la portiamo in ospedale per accertamenti. Lei viene con noi o ha una sua auto? - mi domanda uno dei paramedici
- No vengo con la mia auto. Solo che è dall’altro lato del parco. Vi seguo subito. - rispondo frecciando più velocemente possibile all’interno del parco per raggiungere l’auto
Metto in moto e inizio a suonare a tutti per farmi passare il prima possibile. In meno di cinque minuti sono dietro l’ambulanza che si dirige in ospedale.
Ma aspetta un momento, appena quella si riprende, saranno cavoli per me! 
E se dicesse che sono il suo stupratore e che le voglio fare del male? Maledizione a questo non avevo pensato! Ma ormai non posso tirarmi indietro e non posso nemmeno lasciarla da sola.
Raggiunto il pronto soccorso noto che lei, Kagome, è cosciente. Meglio non farsi vedere subito. Aspetto che le infermiere la portino dentro per visitarla, io nel frattempo mi siedo in sala d’aspetto. Passano una quarantina di minuti quando un medico finalmente esce.
- Dottore come stanno la mia ragazza e il bambino? - gli chiedo subito
- Stanno entrambi bene. Abbiamo dato un leggero tranquillate alla signorina perché era un po’ troppo agitata. Per precauzione la terremo qui stanotte. Abbiamo avvisato la famiglia che sta per arrivare. Se vuole adesso può andare a vederla. - mi dice dandomi una pacca amichevole sulla spalla
- La ringrazio. -
 
Mi trovo davanti la porta. Che faccio? Entro o non entro? E se quando entro lei mi urla contro? Merda non so che fare! Basta! Sii uomo InuYasha! Prenditi le tue responsabilità. Entra e vedi come sta!
- Posso? - chiedo piano socchiudendo la porta e sbirciando dentro
È seduta sul letto ma appena vede il mio viso scatta subito in piedi.
- Tu!! - esclama impaurita, perdendo però l’equilibrio e rischiando di cadere, fortuna che c’è il letto vicino  a cui si aggrappa per non cadere
La raggiungo subito e la sollevo rimettendola sul letto sdraiata.
- Stai attenta. Ti hanno dato un tranquillante. Non puoi stare in piedi. - le dico ben conoscendo l’effetto che hanno sul sistema nervoso
Agiscono subito e la cosa che provocano ancor prima della sonnolenza sono i capogiri.
- Non mi toccare! Vai via! Perché mi perseguiti? Che vuoi da me? - mi chiede stancamente e affannata mentre gli occhi le si rigano di lacrime
- Ti prego non fare così. Non voglio farti del male te lo giuro. Voglio solo chiederti perdono per quello che ti ho fatto. Sono stato un stronzo, un bastardo, un figlio di puttana, un farabutto…tutto quello che vuoi. Però mi sono pentito ogni singolo giorno per quello che ti ho fatto. Ti supplico devi credermi! Non vivo più da quella sera al pensiero di quello che ti ho fatto. - ammetto disperato, quasi sull’orlo delle lacrime, ed è incredibile perché non piango da quando avevo dieci anni, da quando ho capito di non valere niente per i miei genitori
- Sono io a non vivere più da quella sera! Mi hai rovinato la vita! Non sarò più quella che ero prima. Rimarrò da sola perché nessuno vorrà avere a che fare con me. Ho perso l’amore della mia vita, la verginità e la mia vita da adolescente quella sera! Quindi non venirmi a dire che sei pentito e che non vivi più perché io ti vedo in perfetta forma! Cosa che non si può dire di me, pezzo di stronzo! - urla tirandomi colpi di cuscino, ma così debolmente che non lo sento nemmeno sfiorarmi, ormai il tranquillante sta facendo del tutto effetto
Quando è troppo stanca per proseguire si riappoggia al letto continuando a piangere.
- È mio quello, non è così? - le chiedo indicando il suo pancione
- A meno che tu non mi ritenga una troia che dopo essere stata violentata se ne va con altri come se niente fosse direi di sì. Purtroppo geneticamente è tua figlia. Ma non ci avrai mai a che fare! Lei è mia! La mia bambina non deve sapere chi è suo padre. Non deve sapere che è nata perché tu hai violentato sua madre! Hai capito? Ora sparisci dalla mia vita! Me l’hai già rovinata abbastanza! Non voglio più vederti! - sbraita malgrado la sua voce sia molto più roca e debole di prima
È davvero mio quindi. Ed è una bambina…lì c’è mia figlia. Cazzo sono un coglione di prima categoria!
- Io…non posso. Mi dispiace. Ho commesso un grave errore ed è giusto che adesso mi assuma le mie responsabilità. Quella che aspetti è mia figlia. Meriti un aiuto a crescerla. Non voglio lasciarti sola. -
- Ma io non ho bisogno di te! Anzi non voglio proprio averci a che fare con te! -
- Kagome ti supplico…devi credermi, io non  volevo farti del male. Non ero in me quella sera. Avevo litigato coi miei che vogliono comandare la mia vita, avevo bevuto tantissimo e fumato canne. Ti giuro che se fossi stato lucido non avrei mai commesso quella cazzata. Mi sono pentito ogni singolo minuto. Ti ho cercato per chiederti perdono ma non sapevo il tuo nome o chi fossi. Ho perfino sperato che mi denunciassi in modo da scontare le mie colpe e poterti rivedere e chiederti scusa. Io non so come dirti quanto sia dispiaciuto. - confesso piangendo come una femminuccia, me ne vergogno ma non riesco a trattenere le lacrime
Sono stati sei mesi d’ inferno e anche i miei nervi possono cedere.
Lei mi guarda ma non dice nulla. Piange solamente.
- Per favore…perdonami. - le chiedo ancora
- Non…ci riesco…- sussurra flebilmente
Sono pochi secondi e i suoi occhi iniziano a chiudersi. Ormai sta cedendo al sonno.
Mi posso finalmente avvicinare senza temere una sua reazione.
- Troverò il modo per farmi perdonare. Te lo giuro. - le dico accarezzandole i capelli umidi per le lacrime versate
Devo trovare un modo. Se già stavo uno schifo solamente pensandola…adesso guardandola qui, su questo letto, così indifesa e impaurita, mi fa stare ancora peggio.
Resto a guardarla dormire ancora un po’ finché in camera non entrano un sacco di persone: una donna, un vecchio, un bambino, una ragazza con una lunga coda e un ragazzo col codino.
- Kagome! Bambina mia che ti è successo? - la chiama una donna che suppongo sia la madre
- Le hanno dato un tranquillante signora. Non si sveglierà prima di domani, ma stanno bene entrambi non si preoccupi. - la informo io
- Siano ringraziati i Kami. Tu chi sei? Un suo amico? - mi chiede lei più sollevata
- Sì, diciamo di sì. Ero con lei quando si è sentita male. - o meglio sono stato io a farla stare male, ma questo certo non glielo dico
- Glielo dicevo io che lavorare dodici ore al giorno in piedi in quella caffetteria non le faceva bene visto il suo stato! Ma lei è testarda! - afferma l’anziano
- Povera sorellina. Ma sta bene non è vero? - mi chiede il bambino avvicinandosi a me
- Sì piccolo tranquillo. Sta bene, ma chiedete pure al medico, deve essere qui vicino. -
- Ti ringrazio per aver tenuto compagnia a mia figlia fino ad ora. - mi ringrazia la madre
- Si figuri. Ora se permettete torno a casa, i miei genitori si chiederanno che fine abbia fatto. Saranno le 22 passate. -
- Ma certo figliolo grazie ancora. Ah ma come ti chiami? - mi chiede il vecchio
- InuYasha signore. InuYasha No Taisho. - rivelo tranquillo
Tanto non ho intenzione di nascondermi. Quindi sapere il mio nome non è un problema. Ora come ora sono ben disposto a finire dietro le sbarre per quello che ho fatto. L’ho messa anche incinta. Mi faccio davvero schifo!
- Hai detto InuYasha? - domanda la ragazza con la coda di cavallo
- Sì perché? -
- È un nome…singolare. - spiega lei guardandomi scettica
Oh cazzo forse Kagome ricordava il mio nome e lo avrà detto alla sua amica? Se così fosse temo che da qui non uscirò vivo! Almeno vedo il lato positivo: sono già in ospedale!
- Beh allora buona serata InuYasha e ancora grazie per esserti preso cura della piccola Kagome. - dice il ragazzo col codino stringendomi la mano
Fiù… per stasera sono ancora vivo!
- Di nulla. Ora vado. - saluto inchinandomi e uscendo dalla camera
Mi dirigo in macchina e mi ci butto a peso morto.
Incredibile! Non solo l’ho rivista come speravo, ma scopro anche che è incinta. Che faccio adesso? Sono proprio in un bel guaio!
Prendo il cellulare che avevo lasciato in macchina e lo trovo pieno di chiamate e messaggi.
Tre chiamate da casa, sei di Koga, una di Naraku e messaggi di Hakudoshi e ancora Koga. Per stasera non ho voglia di fare nessuna corsa e non voglio dare spiegazioni. Ritorno a casa e come pensavo trovo ad aspettarmi i miei.
- Si può sapere che fine avevi fatto InuYasha? Sono quasi le undici! Eravamo preoccupati! - strilla mia madre fingendosi preoccupata
Mi viene da ridere. Quando era a chilometri di distanza non mi sembrava tanto preoccupata della mia vita.
- Scusate ma ho avuto un imprevisto. - spiego sedendomi stancamente sul divano
Temo dovrò dir loro la verità. Non posso fare tutto da solo, per quanto mi scocci chiedere il loro aiuto.
- Hanno inventato i cellulari per avvisare in caso di imprevisti, lo sapevi? - ringhia mio padre
- Lo avevo dimenticato in macchina papà. Ero in ospedale con una ragazza che si è sentita male. -
- Scommetto che è una delle tue amichette talmente ubriaca da svenire. - sostiene velenosa mia madre
- Non è una delle mie amichette ubriache. È una ragazza incinta che si è sentita male! - odio il suo tono sprezzante, non lo sopporto davvero
- E perché l’hai portata tu in ospedale? Poteva pensarci il ragazzo da cui si è fatta ingravidare no? - chiede mio padre con così tanta gentilezza che mi chiedo se sia stato un bene o un male crescere senza di loro
- Non si è fatta “ingravidare” come lo definisci tu papà! Non la conosci nemmeno e già spari sentenze? -
- Una ragazza giovane deve stare attenta a queste cose figliolo! Non sta bene restare incinte tanto giovani. -
- Mamma ti rendi conto che viviamo nel ventunesimo secolo? Questo è un discorso assurdo! E poi non sai quanti anni ha. -
- Non per la nostra famiglia. Noi rispettiamo le tradizioni InuYasha, e così farai anche tu. -
- Mi spiace allora tanto deluderti papà, perché ho appena trasgredito alla tua tanto amata tradizione dato che il bambino che aspetta quella ragazza è mio! Sono io quello che l’ha “ingravidata” a quanto pare! - rispondo furioso
Questi due mi fanno salire il sangue al cervello! Ma chi si credono di essere?
Comunque a guardare le loro facce… la notte non promette nulla di buono. Che le porte dell’inferno si aprano, perché è questo che affronterò stasera!  
 












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Capitolo 4
*** Ti odio! Mi hai stravolto la vita! ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.





  - Sei un disonore per la tua famiglia! Mi vergogno di essere tuo padre! - urla lui dandomi un secondo ceffone e facendomi finire per terra
Questo era più forte del primo. Cavolo! Ha la mano pesante.
Appena gli ho raccontato tutto, la sua prima reazione è stata darmi uno schiaffo.
Nemmeno il tempo di provare a rialzarmi che lui mi afferra per il colletto della camicia tirandomi stavolta un pugno.
Cazzo che male che ha fatto questo!
- Tesoro adesso calmati! Non puoi mica picchiarlo! - interviene mia madre fermandolo
Strano non gli lasci darmi il resto, che tra l’altro merito.
Ogni singolo schiaffo, pugno o insulto sono tutti giusti. Li merito tutti quanti.
- Questo sconsiderato merita anche di peggio! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai abusato di una ragazza e l’hai pure messa incinta. Ma oltre questa cazzata ti sei pure presentato alla sua famiglia, che potrebbe denunciarti, dando la nostra stimata famiglia in pasto ai giornali. Che disonore. Che disonore! - sbraita lui gesticolando convulsivamente
- È questo che ti preoccupa? Il disonore per la famiglia? Non il potermi vedere in carcere o peggio, l’aver rovinato la vita di quella ragazza, che ti ricordo aspettare mia figlia, sangue del tuo sangue? - ribatto furioso per le parole appena udite
Il suo problema è solo l’onore?
- Non me ne importa nulla della troietta che ti sei scopato! Né tanto meno del figlio che aspetta e che potrebbe non essere neppure il tuo. Mi interessa di ciò che penserà la gente sapendo che la famiglia Taisho, discendente dei migliori medici del Giappone, ha un membro che invece di aiutare la gente la violenta! Ma dico…ti ha dato di volta il cervello? Sai che significherebbe questo? La perdita di grandissima parte dei nostri migliori clienti. La chiusura di alcuni studi e l’estromissione dalla cerchia dei medici più potenti del mondo. Maledetto irresponsabile! -
- Ma come ti permetti di chiamare troietta una ragazza che neppure conosci? Sono stato io a violentarla mica il contrario! Riguardo i tuoi clienti non me ne fotte un cazzo! Voglio prendermi la responsabilità di quello che ho fatto e voi dovete aiutarmi economicamente dato che studio e non mi permettete di lavorare. -
- Per quel che mi riguarda puoi anche smettere di studiare perché se girerà la voce della tua denuncia non troverai mai lavoro in nessuna clinica di lusso o in nessun ospedale di terza categoria. - risponde il bastardo che ho di fronte e che dovrebbe essere un padre…di nome ma non di fatto
Cielo, la voglia di picchiarlo è tanta, ma devo contenermi. Sono io quello dalla parte del torto lo so, ma se offende ancora una volta quella ragazza non rispondo di me!
- Calmatevi entrambi adesso! Troveremo il modo di risolvere la situazione senza mettere avvocati e giornalisti di mezzo. - interviene mia madre con tono abbastanza tranquillo
- Izayoi si può sapere come fai ad essere così tranquilla in una situazione così grave? - chiede mio padre infastidito
- È semplice tesoro, i soldi aprono molte porte, ma ne chiudono tante altre pericolose…col silenzio. - risponde lei con un sorrisetto di chi la sa lunga
- Che intendi? -
- Che basterà offrire una bella sommetta alla famiglia di quella ragazza per  tenere la bocca chiusa no? Di fronte al denaro nessuno resiste. Così non dovremo averci a che fare. - spiega lei con semplicità, come se fosse la cosa più ovvia da fare
- A questo non  avevo pensato. - risponde mio padre riacquistando la calma
- Ma io non voglio lavarmene le mani con un assegno! Non lo capite? Ho sbagliato e voglio pagare per quel che ho fatto e soprattutto non intendo abbandonare la creatura che nascerà fra poco. - ripeto per l’ennesima volta
- Non ci interessa cosa tu voglia o non voglia InuYasha! Sei ancora minorenne e siamo noi a comandare. Non lasceremo che una ragazzina che è rimasta incinta a primo colpo ti rovini la carriera di medico. - afferma mia madre con la sua solita vena di malvagità
- Ma perché continuate a parlare di Kagome come se lo avesse fatto di proposito a rimanere incinta? Cosa non avete capito di : “l’ho stuprata, violentata, presa contro la sua volontà mentre piangeva e chiedeva aiuto”? Davvero non vi capisco! -
- Sei troppo ingenuo figliolo. Non riesci neppure a comprendere che quella ragazza, essendo magari già a conoscenza della tua identità, potrebbe aver approfittato di quell’occasione per fingere lo stupro e restare gravida, in modo da incastrarti e spillarci denaro. - sostiene mio padre come se avesse capito tutto della vita
- La mia identità? Approfittare dell’occasione? No, davvero, voi due avete le rotelle fuori posto! Ma se neppure ricordava il suo nome talmente era ubriaca! E comunque se il suo intento era spillarvi soldi lo avrebbe fatto subito non certo dopo sei mesi di gravidanza che io ho scoperto per caso! -
- Magari faceva tutto parte del suo piano. -
- È vero hai ragione! Sapeva che mi sarei trovato al parco a quell’ora, in quel giorno e in quel punto, in modo da farmi scoprire che era incinta. Ma per favore mamma smettila di guardare i telefilm! Questa è la vita reale! - sbraito ormai fuori di me
Mi stanno facendo diventare pazzo questi due! Ma sono davvero i miei genitori? Cielo, ringrazio i Kami a questo punto di essere cresciuto con le tate e non essere come loro! O altro che coglione ubriaco e drogato, diventavo un serial killer e loro sarebbero state le mie prime vittime! Non che la cosa al momento mi dispiaccia molto…
- Adesso basta con questa mancanza di rispetto InuYasha! Ormai è stato deciso! Domani mi farò dire da Hiroshi, che era di turno al pronto soccorso questa sera, l’indirizzo di quella ragazza. L’andremo a trovare e le daremo un assegno pieno di zeri per tenere la bocca chiusa e per occuparsi da sola del figlio che aspetta. Di certo non permetterò che un bambino nato fuori dal matrimonio, un bastardo, erediti i miei soldi! - dichiara quello stronzo di genitore che ho, con tono che non ammette repliche
- Bene tesoro. Risolto questo problema torniamo a letto. È tardi e sono stanca. - dice mia madre avviandosi verso la camera da letto, seguita da mio padre
Quanto li odio! Li detesto dal profondo del cuore!
Ma non starò ai loro piani. Se pensano che abbandoni Kagome e mia figlia si sbagliano! I soldi posso ficcarseli dove sanno. Il rimorso non mi ha dato pace in questi mesi e devo metterlo a tacere facendo la cosa giusta una volta tanto.
 
Mi alzo con un gran mal di testa. Ho passato la notte insonne a pensare alla discussione coi miei. Loro non mi saranno di nessun aiuto. L’ho capito. Devo trovare da solo una soluzione, ma come? L’unica cosa che so fare è cucinare, cosa che devo alla mia prima tata, Kaede. Mi piaceva mettermi accanto a lei mentre cucinava i miei piatti preferiti. Amava cucinare. È da lei che ho preso questa assurda passione. È stata come una madre per me, almeno fino al giorno in cui è venuta a mancare. Avevo tredici anni. Mi sentivo ancora più solo senza Kaede.
È stato in quel periodo che ho conosciuto Koga e il suo gruppo di amici, entrando a farne parte, iniziando a bere, fumare e farmi di porcherie. Due anni dopo conobbi Kikyo. Era bella, molto bella. Odiava le droghe così smisi di farmi per lei, perché pensavo saremmo rimasti insieme. Peccato che l’anno successivo mi abbia lasciato per andare con un altro. Mi aveva abbandonato anche lei, come tutti. Da allora, gli ultimi tre anni della mia vita sono stati un divertimento dietro l’altro. Feste, ragazze facili, alcool, droghe, lusso sfrenato e spese assurde. Adesso la vita mi sta presentando il conto di tutte le cazzate che ho commesso. È giunto il momento di mettere la testa a posto. E il primo passo per farlo è prendermi la responsabilità di ciò che ho fatto. Qualche modo troverò.
 
 
                                                                  ********************
 
Un cinguettio fastidioso mi costringe ad aprire gli occhi. Uffa stavo riposando così bene!
Una luce biancastra mi colpisce in pieno facendomi però pentire di averli aperti. Ma che cavolo è? Nella mia stanza non ci sono luci bianche.
- Kagome tesoro ti sei svegliata? Come ti senti? - mi sento chiedere dalla voce di mia madre, così riapro gli occhi
- Mamma. Ho avuto un altro incubo? - chiedo ancora intontita, non capendo perché sia così preoccupata
È un secondo e metto a fuoco l’ambiente intorno a me. Pareti bianche, luci bianche, lenzuola bianche, odore di disinfettante? Cavolo sono in ospedale!
- Tesoro non ti ricordi di ieri? - mi chiede lei
- Sì, adesso sì. - rispondo sollevandomi e mettendomi seduta
Sono stata tenuta qui per precauzione dopo che sono svenuta. E ricordo anche il perché mi sono sentita male. Quel maledetto! Oltretutto ha anche avuto il coraggio di seguirmi in ospedale.
Aspetta, ma non è che si trova ancora qui?
- Mamma ero sola quando sei venuta? - chiedo allarmata
- No cara. C’era un ragazzo molto gentile che ti teneva compagnia mentre riposavi. InuYasha mi pare ha detto di chiamarsi. - mi rivela lei, facendomi rabbrividire al suono del suo nome
InuYasha…è quello il suo nome! È il nome del mio stupratore.
- Kagome che ti prende? - chiede mia madre vedendomi agitata
- Nulla mamma. Quel ragazzo…è ancora qui? - domando con timore
Ti prego Kami della fortuna, fai che se ne sia andato via!
- No è andato via quando siamo arrivati noi. Mi è sembrato davvero un bravo ragazzo. È un tuo amico? -
Oh mamma…sapessi quanto ingannano le apparenze! Ma che le dico ora? “No, sai, è quello che mi ha violentata.”  Vale la pena mettere in agitazione anche lei? Tanto è andato via per fortuna.
- No, comunque sai se posso uscire? Non mi piace stare qui. La puzza del disinfettante mi sta facendo stare male. - chiedo per cambiare argomento, anche se a dir il vero non vedo davvero l’ora di uscire da qui
- Il medico passerà tra poco per controllare come stai, poi potremmo tornare a casa. - risponde sorridendo tranquilla
Pochi minuti dopo si allontana per prendere un caffè e io resto sola a pensare.
Accidenti e ancora accidenti! Ma perché di tutti i milioni di abitanti che ci sono in Giappone dovevo rincontrare proprio l’unico che non avrei mai più rivoluto vedere? Ma quante cavolo di probabilità c’erano che potesse succedere? Ovviamente, dato che sono sempre molto fortunata, è capitato proprio a me che mi imbattessi nel mio peggiore incubo. Non è giusto. Non è forse abbastanza quello sto passando?
Ma la cosa peggiore è che adesso lui sa che aspetto un figlio suo. E se cominciasse a perseguitarmi? Ha detto di volersene occupare. No no no non posso permetterlo! Lui non deve avvicinarsi a mia figlia. Non voglio! Che faccio?  E se me ne andassi dalla zia Nodoka a Yokoyama? Sì questa è una buona idea!
- Kagome come ti senti? Mi hai fatto preoccupare. - esclama Sango entrando in camera e correndo ad abbracciarmi
- Tranquilla Sango sto bene. È stato un mancamento. - la rassicuro, ma lei si stacca dall’abbraccio guardandomi dubbiosa
- Che c’è? - le chiedo curiosa
- Chi è quello che era qui stanotte? - mi chiede diretta
Oh cavolo! La sua espressione non promette niente di buono.
- Nessuno di importante. - provo a mentire, ma non mi  è mai riuscito bene con lei
- Kagome…- mi richiama lei in tono di rimprovero
- Per te chi era? - tergiverso io
- Devi dirmelo tu chi era Kagome. - risponde accigliandosi
- Mi sa che già lo hai capito Sango. - ammetto arrendendomi
Non ha senso nasconderle la verità. Anche se non capisco come lei abbia capito chi fosse.
- Lo sapevo! Io lo sapevo! Subito, appena ha detto il suo nome! Lo dicevi che aveva un nome strano che cominciava per I. Cavolo! Dovevo fidarmi del mio istinto e ucciderlo ieri stesso! Che cazzo ci faceva qui? Che ti ha fatto? - chiede nervosa e preoccupata
Il suo nome…ecco come l’ha capito.
- L’ho incontrato al parco. Mi ero fermata per riposarmi un po’, ma poi ho incontrato lui che diceva di volermi parlare. Ho avuto paura e sono fuggita via. Forse per la paura o per lo sforzo mi sono sentita male. Mi sono risvegliata in ambulanza. Dopo essere stata visitata mi hanno portata in questa stanza per tenermi sotto controllo. Inaspettatamente è apparso lui che ha iniziato a dire quanto fosse dispiaciuto e pentito di ciò che aveva fatto e che voleva farsi perdonare. Sa che la bambina è sua figlia e vuole occuparsene ha detto. Ho provato a cacciarlo però mi avevano dato un tranquillante e mi sentivo confusa. Poi devo essermi addormentata. - spiego ricordando la discussione avuta con quel tipo
- Bastardo! Se mi capita sotto mano lo uccido! Altro che perdono! -
- Ma ha detto come si chiama quindi? -
- Sì. InuYasha No Taisho ha detto. Kagome…devi approfittarne! Ora puoi denunciarlo! - afferma lei entusiasta
- Ma chissà se quello è il suo vero nome. E poi non mi va di farlo. Non voglio trovarmi a raccontare tutto da capo a degli estranei. Ormai sono anche passati sei mesi…chi mi crederebbe. -
- Kagome ma tu aspetti un figlio da lui! Anche se sono passati sei mesi hai sempre la prova della violenza subita. Perché devi fargliela passare liscia? -
- Perché non voglio rivederlo mai più Sango! Voglio dimenticare non lo capisci? Ancora oggi se ci penso sto male! Voglio andare avanti con la mia vita e dedicarmi a mia figlia, nient’altro. - chiarisco stanca di questa storia della denuncia
Lo so che avrei dovuto farla ma non me la sento. Ciò che è successo è buona parte colpa mia. Io mi sono infilata nella tana del lupo, quindi è inutile denunciarlo col rischio di trovarmelo sempre di più tra i piedi.  Saprebbe chi sono, dove vivo, avrebbe forse anche diritti su mia figlia in quanto padre e questo io non lo voglio.
- Ok come preferisci. Ma stai attenta. Se lo incontrassi di nuovo non sai che potrebbe accadere. Da un tipo del genere non si sa cosa aspettarsi. -
- Io invece mi auguro di non rivederlo mai più. - replico stanca
 
Due giorni dopo riprendo il lavoro alla caffetteria. Ormai sto benissimo. Ho optato per il turno di mattina. Almeno non mi troverò più per strada di sera stanca morta.
Quando le mie ore di lavoro finiscono torno a casa. La prima cosa che faccio è mettere i piedi in acqua per rilassarmi. Mi fanno male cavolo! Mi sento pesante venti chili in più. Ho un bel pancione per essere al sesto mese. Dopo un bel bagno mi sento meglio, così scendo giù in cucina per aiutare mia mamma col pranzo. Ci sono quasi tutti.
- Ti serve aiuto mamma? -
- No tesoro riposati pure. Ho quasi finito. - risponde lei
- Certo che il pancione cresce ogni giorno di più. - mi fa notare Bankotsu posandovi sopra una mano
- Eh già. È tutto spazio occupato dalla piccola considerato che mangi pochissimo. - si lamenta mia madre
- Lo sai che non mi viene fame mamma. Mangio, ma poco. Il detto “mangiare per due” non è vero sai? -
- Wow stai crescendo una puledrina? Cavolo come scalcia! - esclama Bankotsu incredulo sentendo gli spostamenti della bambina
In questi giorni sembra molto irrequieta, si muove molto e mi tira parecchi calci. Forse è il caso di fare una salto dalla ginecologa. O magari è solo il mio nervosismo che la irrita, non so.
Mentre stiamo per pranzare suona il campanello. E chi sarà a ora di pranzo?
- Vado io. - dice Sango alzandosi
Mentre attendo di sapere chi è inizio a mettere un po’ di riso sotto i denti. Non mi piace il riso freddo. Il mio pasto viene però interrotto dalle urla di Sango. Che succede?
Ci precipitiamo tutti all’ingresso e quello che vedo mi gela il sangue nelle vene.
- Maledetto porco! Devi sparire da qui o giuro che ti strappo gli attributi e te li faccio ingoiare! - urla lei tenendolo per la camicia
Come ha saputo dove vivo? Come ha fatto a trovarmi? Perché è qui?
- Sango ma che succede? - chiede Bankotsu intromettendosi
- Cara perché aggredisci così l’amico di Kagome? - domanda invece mia madre confusa
- Ma che amico e amico! Questo è lo stronzo che l’ha violentata! - risponde lei furiosa
- Che cosa? Oh Kami! Kagome è la verità? - chiede mia madre portandosi la mano alla bocca e guardandomi stupefatta
Io sto immobile vicino alla porta del soggiorno. Non riesco a rispondere. Mi sento paralizzata.
- Mi…mi dispiace signora. - risponde lui accettando al posto mio
- Bastardo figlio di puttana! - urla Bankotsu precipitandosi su di lui e prendendolo a pugni
È una scena irreale! Aiuto mi sento di nuovo male! Il mio peggiore incubo a casa mia, mentre viene picchiato dal ragazzo che mi ha portata tra le sue grinfie. Non sta davvero succedendo tutto questo vero?
- Ehi ehi fermo ragazzo! Come osi picchiare mio figlio? - interviene un uomo staccando Bankotsu da sopra il corpo del mio stupratore riverso inerme a terra
Ha detto figlio? Si è portato dietro il padre? Che cavolo vogliono questi qui?
- Oso eccome! Questo stronzo ha violentato la mia amica! Merita di morire per questo! - sbraita Bankotsu furioso
L’uomo nel frattempo aiuta suo figlio a rialzarsi da terra. Ha il viso sporco di sangue.
- Già, e io gli do una mano! - afferma Sango dandogli un forte schiaffo
- Signorina tenga le mani a loro posto cortesemente. Siamo qui in pace e mio figlio è venuto per chiedere scusa non per farsi picchiare da voi! - interviene una terza persona, una donna, che a quanto pare è la madre del ragazzo che ho di fronte
- Le sue scuse se le ficchi su per il culo! Suo figlio ha rovinato la vita di Kagome! Non si può perdonare una cosa del genere! - replica il mio amico senza mezzi termini
- Che volgarità! Comunque siamo qui per parlare con la ragazza in questione e con i suoi genitori, quindi lei si faccia da parte ragazzo, perché mi pare di aver capito che è solo un amico. - continua la donna parlando in modo composto e per niente preoccupato per il viso del figlio, che perde ancora del copioso sangue dal naso
Tsz, se lo merita!
- Io non me ne vado da nessuna parte! Kagome è come una sorella e non la lascerò certo da sola con voi! - risponde lui affiancandomi
Figurarsi…l’ultima cosa che voglio adesso è avere Bankotsu al mio fianco a fare il protettivo. So che non è colpa sua se sono stata violentata, ma la sua ambiguità nei miei confronti mi ha spinta a pensare cose che non erano. Quindi un po’ responsabile lo ritengo.
- No Bankotsu. Non è il caso grazie. Tu e Sango occupatevi di Sota. Bene volete parlare con me? Sono qui. Ditemi ciò che dovete e poi andate via. - rispondo freddamente ignorando lo sguardo sconvolto di Bankotsu mentre mi allontano nel soggiorno. Ho bisogno di sedermi…subito!
Vengo seguita sia da quella gente che da mia madre e mio nonno. Sango, Bankotsu e Sota vanno al piano di sopra.
- Di cosa siete venuti a parlarmi? - chiedo cercando di mantenere la calma
Spero solo che non vogliano avanzare pretese su mia figlia. Kami aiutatemi a non affrontare anche questa!
- Come già abbiamo detto siamo venuti per scusarci del comportamento riprovevole di nostro figlio. Abbiamo saputo adesso cosa è accaduto e ne siamo molto dispiaciuti, credici cara. - mi spiega la donna
- Non credo siate qui solo per questo quindi venite al punto per favore. -
- Vedo che sei molto sveglia per la tua età. Forse troppo sveglia. - dice l’uomo voltandosi a guardare il figlio, che lo ricambia con un’occhiataccia
Che intende dire con “troppo sveglia”?
- Vogliamo sapere le tue intenzioni riguardo al bambino che porti in grembo. - prosegue lui
- Che intende con “intenzioni”? -
- Hai intenzione di tenerlo e riconoscerlo? -
- Ovvio che sì! E se la sua idea è quella di togliermi la bambina sappia che non glielo permetterò mai! - specifico in modo aggressivo prima che continui i suoi giri di parole
- Portarti via la bambina? Oh no cara, non è nostra intenzione credimi. Anzi, ci teniamo molto che tu la tenga con te, che la registri a tuo nome, escludendo mio figlio da tutto ciò che compete a un padre. - asserisce lui
- Io non voglio lavarmene le mani ti ho detto! - si intromette il figlio
- Stai zitto! Non hai potere decisionale quindi non farmi pentire di averti portato! - lo ammonisce il padre
- Non ho capito cosa intende, signor? - domanda mio nonno
- Oh mi scusi che maleducato, non mi sono presentato. Il mio nome è Inui No Taisho, lei è mia moglie Izayoi e questo è nostro figlio InuYasha, che so avete già conosciuto. -
- Abbiamo già avuto il dispiacere infatti. - dice mia madre guardandolo malamente
- Inui No Taisho? Il primario della clinica Musashi? - domanda mio nonno
- Il primario della clinica Musashi e proprietario di altre cliniche in tutto il Giappone. - risponde lui borioso
Immagino allora i soldi girino a mazzette nella sua famiglia. È proprio vero che i ricchi sono peggiori dei delinquenti, che almeno agiscono per bisogno.
- Ecco perché il nome di vostro figlio mi suonava familiare. Ora sputate il rospo, che volete da mia nipote? - chiede diretto
- Vede signor Higurashi, siamo davvero delusi dal comportamento di nostro figlio e ci dispiace per ciò che ha subito sua nipote. Ma ancora più dispiaciuti siamo per quella creatura innocente che nascerà a breve. Ne converrà che venire a conoscenza di essere frutto di uno stupro può essere deleterio per una bambina. -
Dove vuole arrivare?
- Signor Taisho…arrivi al punto senza tanti giri di parole. Sono abbastanza maturo da capire che siete qui non perché siate interessati alla mia nipotina, ma per altri interessi, se così vogliamo chiamarli. - lo ferma mio nonno    
- E come può esserne certo? - chiede la moglie
- Suo marito ha detto pocanzi che è nel vostro interesse che Kagome tenga con sé la bambina, che la registri a suo nome, escludendo vostro figlio dai doveri di padre. È una frase abbastanza eloquente non crede? -
- Beh, non posso darle torto. Forse mio marito poteva dirlo in modo meno grezzo e crudo, ma la sostanza è quella signor Higurashi. - spiega la stronza che ho davanti
L’ho appena conosciuta e già questa donna mi sta antipatica.
- Questo lo abbiamo chiarito. Ora volete dirmi che accidenti volete da me e sparire dalla mia vista il prima possibile? - chiedo irritata dalla loro presenza
- Kagome io voglio occuparmi di mia figlia! Non voglio che tu lo faccia da sola. - interviene “quell’essere” chiamandomi per nome. Che fastidio sentirglielo pronunciare! Troppa confidenza!
- InuYasha stai zitto ho detto! Non intrometterti in questioni che non ti riguardano! - ripete furioso il padre
- Lo riguardano eccome visto ciò che ha fatto a mia figlia! Meriterebbe di finire in carcere per questo! - risponde mia madre innervosendosi
- È proprio questa la cosa che ci porta qui. Evitare di giungere a tanto signora Higurashi. - ci spiega la madre
- Ovvero, vi sareste scomodati solo per venirmi a chiedere di non denunciare il porco che avete accanto e di non appioppargli una figlia, se ho ben capito? Ne avete di faccia tosta! - sbraito alzandomi incavolata nera
- In pratica se la vuoi mettere così…sì. Siamo qui per questo. - risponde ancora la donna
- Ma io non sono d’accordo maledizione! Perché dovete decidere voi per me? Ha tutto il diritto di denunciarmi! Che lo faccia pure, così mi libero di voi e del peso che mi sta schiacciando da sei mesi! - replica il figlio, lasciandomi perplessa
Lui non è d’accordo coi genitori o fa solo finta per “intenerirmi” e non farmi sporgere denuncia?
- Sei un idiota! Possibile non capisci che la denuncia ti rovinerà la vita e la carriera di medico? -
- Non la mia papà, ma la tua! Solo il tuo buon nome ti importa, non di me. E che cazzo…quella bambina ha il vostro sangue. Non ti importa proprio? -
- Adesso basta InuYasha! Stai parlando troppo e troppo a sproposito. Siamo qui per garantirti un futuro, quindi taci o ti chiudiamo tutti i rubinetti. E lo sai che senza denaro non puoi vivere. - lo minaccia la madre
- Venderò l’auto, lascerò l’università e mi cercherò un lavoro. -
- Sei minorenne e non puoi decidere senza il nostro consenso! Ora siediti e stai zitto una volta nella tua vita! Hai già fatto abbastanza errori. Che credi di poter fare? Giocare al papino, senza un centesimo per mantenere tua figlia? -
Alle parole della madre lui si volta a guardare me, poi la mia pancia e infine si siede sconfitto. Complimenti, ha lottato molto. Ma va al diavolo! Fa di sicuro finta! Ma io non ci casco.
- Ritornando a noi, siamo qui per offrirti un aiuto economico per la bambina, in modo da garantirle un futuro abbastanza tranquillo. Ma in cambio non dovrai denunciare nostro figlio per quello che  ha fatto, né pretendere nulla del nostro denaro. Dopo di ciò le nostre strade si divideranno per sempre e non ci vedrete mai più. - chiarisce l’uomo
- State comprando il silenzio di mia nipote per evitare di essere diffamati in pratica? - asserisce mio nonno lapidario
- Vi stiamo dando la possibilità di avere una cospicua cifra per il futuro della bambina. Denunciare mio figlio non vi sarà certo così redditizio. Lo processeranno, ma potrà risultare non colpevole visto che la violenza è avvenuta anche perché la qui presente era ubriaca fradicia e si è infilata di sua spontanea volontà nell’auto di mio figlio, consenziente ad avere un rapporto sessuale con lui. - precisa il signor Taisho
- Che cosa? Eri ubriaca Kagome? - mi chiede sorpreso il nonno
Io non ho il coraggio di rispondere e abbasso semplicemente la testa, segno di colpevolezza.
- Bene, noto che la ragazza è stata molto sincera con voi. - ironizza la signora
- Io sapevo tutto invece. Quindi la pregherei di rivolgersi con tono meno arrogante con noi signora Taisho! E comunque il fatto che mia figlia fosse brilla non autorizzava vostro figlio ad approfittarne! Una violenza è sempre una violenza quindi non cercate di rigirare la cosa come esclusiva colpa di mia figlia! - interviene mia mamma difendendomi
- Ma ciò non toglie che sua figlia sia entrata in auto da sola. Non l’ha costretta nessuno. -
- Adesso basta papà! Sì c’è entrata lei in macchina con me ma sono stato io a costringerla ad un rapporto che non voleva! Mi aveva chiesto di fermarmi ma non l’ho fatto! Chi ha più colpe sono io non Kag…-
- Sta zitto brutto idiota! - urla il padre interrompendolo con un forte schiaffo, tale da fargli perdere l’equilibro e ricadere sul divano
Accidenti che padre è mai questo che picchia così il figlio già malmenato? Sono una famiglia di pazzi! Non ce li voglio vicino a mia figlia!
- Non ti permetterò di decidere per me! Lo avete sempre fatto! Ora mi sono stufato! - risponde lui rimettendosi in piedi
- Non osare contraddirmi ancora, perché giuro che te ne pentirai amaramente! - sibila il padre in modo talmente cattivo da chiedermi se sia davvero il padre o meno
- Adesso basta! La situazione mi è abbastanza chiara. Direi di giungere alla conclusione di questa ridicola discussione. - li interrompe mio nonno con un’espressione indecifrabile. Che starà pensando?
- Sono d’accordo. Dunque…questo è l’assegno che ho preparato per sua nipote e la bambina. Spero che con questo la faccenda sia chiusa. - dice il signor Taisho estraendo l’assegno e dandolo a mio nonno che lo osserva
Mi avvicino anche io per dare un’occhiata e quasi non mi viene un colpo! Cento milioni di yen???  (710 mila euro circa nda)
Guardo incredula quell’assegno e penso a quante cose potrei farci per mia figlia, ma al tempo stesso mi sembra di svenderla così.
Non ho nemmeno il tempo di decidere che mio nonno lo fa per me, strappando l’assegno sotto lo sguardo sconvolto degli sgraditi ospiti che l’hanno portato.
- Che significa? - chiede l’uomo
- Kagome non è un oggetto da acquistare con un assegno! Né lei né la mia nipotina che è in arrivo! Lei merita molto più di questo assegno. - risponde mio nonno sorprendendomi
Comunque poteva anche chiedermi se ero d’accordo no? In fin dei conti dovevano essere miei quei soldi, anzi di mia figlia. Ma forse è meglio così! Non voglio nulla da questa gentaccia.
Bravo nonno cacciali via!
- Ovvero volete più soldi. - sostiene la strega
- Non certo per noi. Ciò che voglio per la bambina è rispetto, ma soprattutto che abbia ciò che le spetta essendo una Taisho. Perché ve lo ricordo nel caso lo aveste dimenticato: quella è una Taisho, figlia di vostro figlio, vostra nipote, ha il vostro sangue nelle vene e come tale merita tutti i privilegia di tale famiglia. E non perché la mia famiglia sia legata ai soldi, ma perché è un diritto di mia nipote disporre di beni che le apparterranno un giorno, come lascito di suo padre. - ribatte mio nonno
- Quindi pretendete che mio figlio riconosca la bastarda che sta per nascere? Non lo permetterò mai! - sbraita suo padre
- Nonno aspetta! Non voglio che riconosca la bambina. Me la porteranno via! Io non ho nulla. Sono minorenne e con un misero lavoro. Per vendicarsi sono sicura mi toglieranno mia figlia. - intervengo allarmata
- Nessuno ti porterà via niente Kagome, soprattutto perché porterai il loro cognome. - afferma lui convinto, ma lasciando me confusa
- Che cosa? Lei sta scherzando spero! O forse l’età l’ha rimbecillita prima del tempo? - ribatte lo stronzo
- Ma come si permette di offendere mio nonno? -
- Mio caro signor Taisho…forse l’età mi avrà anche rimbecillito, ma non al punto da non saper ragionare lucidamente. Vostro figlio sposerà mia nipote Kagome e al momento della nascita la mia nipotina avrà automaticamente il suo cognome. Non sarà affatto la “bastarda” che voi avete nominato pocanzi. -
Che cosa? Matrimonio??? Con…con “quello”??
- Nonno ma che dici? Io sposata a quel maiale depravato? Non ci penso neanche per sogno! Non dopo quello che mi ha fatto! - sbraito furente
Mi sa che è impazzito davvero! Col cavolo che lo sposo quel maniaco!
- Con te discuteremo dopo Kagome. - ringhia mio nonno guardandomi malissimo, fa quasi paura
- Credo lei stia facendo male i suoi conti! Mio figlio non sposerà la prima troietta che si è fatta mettere incinta. Abbiamo cercato di venirle incontro, ma questo è troppo! Voi succhia soldi non metterete le mani sul nostro patrimonio! Hai visto razza di imbecille che avevo ragione? Vogliono solo i nostri soldi. Ma hai così poco cervello da non rendertene conto! - si rivolge l’uomo al figlio
- Io non sono una troietta. Ma come si permette? - ribatto offesa
- Mi spiace ma credo sia lei a non rendersi conto di nulla. Vedrò di essere più chiaro signori Taisho:  sono io a venire incontro a voi, non il contrario. Se voi o vostro figlio rifiuterete il matrimonio andrò personalmente a sporgere denuncia per stupro ai danni di mia nipote. E se anche, come sostenete, vostro figlio non verrà condannato, la notizia finirà ugualmente su tutti i giornali scandalistici nazionali ed internazionali. Successivamente la nostra richiesta al Tribunale per il test del DNA lo costringerà a riconoscere la bambina che otterrà comunque tutti i diritti che le spettano. Quindi fate voi…o finite sui giornali con la bella notizia che vostro figlio si sposa e mette su famiglia o ci finite per uno scandalo che vi rovinerà. -
Mio nonno ha talmente ben esposto il suo punto di vista che tutti rimaniamo stupiti a guardarlo. Non immaginavo potesse essere così combattivo. Poi con sorpresa riprende il discorso.
- Oltre questo voglio che lui venga a vivere qui, sotto questo tetto, dove io lo terrò d’occhio. Non permetterò certo a mia nipote  di andarci a vivere da sola con la bambina. Voi continuerete a pagargli l’università e tutto il resto. Dopo le lezioni lavorerai al tempio ragazzo. Mi aiuterai nella sua gestione e pregherai ogni giorno con me i Kami, affinché la tua anima si purifichi dal male che hai fatto. - dice rivolgendosi al diretto interessato, facendo uscire ancora una volta il sacerdote che è in lui
- Non capisco perché mio figlio dovrebbe venire a vivere con voi in questa…”casa”, dentro un tempio! - esprime con sdegno la madre
- Non credo vi mancherà poi molto signora. - risponde mia madre
Che intende dire?
- Cosa? Ma come si permette? - gracchia lei
- Mia figlia intende che vostro figlio si trova sulla cattiva strada per colpa vostra. Da come lo avete trattato dal primo istante in cui avete messo piede in questa casa non ho visto un solo gesto d’affetto da parte vostra, anzi, suo marito lo ha addirittura picchiato perché voleva prendersi le sue responsabilità, non perché avesse sbagliato. Da quello che ho capito lui è pentito ma a voi non interessa nulla. Soltanto lontano da voi sono sicuro riuscirà a mettere la testa a posto. E che i Kami lo aiutino, forse a diventare un brav’uomo. Ma in queste circostanze, con voi come esempio, non credo proprio lo diventerà mai. - sostiene  mio nonno
- Per me va benissimo signor Higurashi! Sono disposto a fare tutto ciò che lei riterrà opportuno pur di ottenere il vostro perdono. Soprattutto il tuo Kagome. - dichiara guardandomi dritta negli occhi
- Bene allora è deciso. Verrai a vivere qui dopo il matrimonio. - risponde mio nonno
Questa situazione è insostenibile. È una cosa surreale! Non posso davvero stare assistendo a questa folle discussione che decide della mia vita come se io non fossi qui.
Sposata a questo tizio? Mai!
Le lacrime iniziano a scorrere dai miei occhi stanchi. I miei nervi sono a pezzi. Incapace di reggere oltre me ne vado, fuggendo nella mia camera a piangere disperata.
È una cosa orribile quello che mi sta accadendo.
Perché il nonno ha deciso di farmi questo? Perché anche questa tortura? Mi sta punendo per quello che ho fatto. Non c’è altra spiegazione. Ma non gli basta la punizione che ho già ricevuto restando incinta?
- Kagome? - mi chiama dispiaciuta la voce di Sango che si avvicina a me
- Sango. Oh Sango! Sono disperata! - urlo gettandomi tra le sue braccia
- Lo so piccola. Abbiamo sentito tutto. -
- Sango io non voglio sposarmi con quel tipo! Lo odio dal profondo del cuore! Mio nonno non può farmi questo! - piagnucolo disperata
- Hai ragione Kagome, però pensaci. È la scelta migliore per la bambina. Erediterà una fortuna. Andrà nelle scuole migliori, avrà tante agevolazioni, e anche tu. -
- Non mi importa! Non voglio passare la vita con quel maniaco! Non ce la farò mai. Piuttosto mi uccido con mia figlia! -
- Kagome! Come puoi dire una cosa così terribile? Saresti capace di togliere la vita alla tua bambina adesso che stai quasi per tenerla tra le braccia? Adesso che si muove e agita nel tuo ventre per farti sentire che c’è? Come puoi dire una cattiveria del genere? - mi rimprovera la mia amica
- E come credi potrei vivere insieme all’uomo che mi ha stuprata e che mi tormenta il sonno? Dimmi come posso condividere il letto con lui? Perché sicuramente mi chiederà di assolvere ai miei doveri coniugali! - rispondo disperata
Il solo pensiero mi fa venire la nausea.
- Secondo te perché tuo nonno ha deciso che venga a vivere qui? Ovvio, per tenerlo a freno Kagome. Non vi farà certo dormire nella stessa camera e dividere lo stesso letto. Tu non dovrai assolvere a nessun dovere se non quello di crescere la bambina. E comunque ricorda che esiste il divorzio. Dopo la nascita di vostra figlia potrete semplicemente divorziare e lei avrà comunque diritto a tutto. - spiega lei con dolcezza aprendomi gli occhi
- È vero non ci avevo pensato. -
- Visto? Al massimo dovrai sopportarlo qualche mese, massimo un anno e poi ritornerai libera. - mi rassicura lei
- Grazie Sango! Mi sento meglio adesso. - la ringrazio asciugandomi le lacrime
Ha ragione. Devo stringere i denti e aspettare che nasca mia figlia, poi lo manderò al diavolo e la mia bambina sarà erede di una fortuna. Lo farò. Lo farò per te piccola mia.
 
 
                                                                             ********************
 
 
Sposare Kagome e venire a vivere in questa casa, con lei, con la bambina quando nascerà, la sua famiglia, lontano dalla mia…non poteva capitarmi di meglio!
Finalmente non vivrò più in quella maledetta gabbia dorata! Preferirei vivere in un buco pur di non dover vedere la faccia di quegli stronzi. Più che una punizione mi sembra un aiuto divino.
Per tutto il tempo della discussione Kagome è intervenuta poco. Ma quando il nonno ha proposto il matrimonio è crollata, fuggendo via.
Certo come darle torto…sposare un mostro come me.
Però, non posso certo dire di esserne dispiaciuto. Ho avuto la possibilità per cui tanto ho pregato: farmi perdonare per quello che le ho fatto. Magari essendo sposati posso riuscirci. Dovrò essere un buon marito, anche se non ho la minima idea di come cazzo fare! Non sono mai stato il fidanzato modello, figurarsi il marito. Ho solo vent’anni. Ma devo imparare e anche alla svelta. Voglio la fiducia e il perdono di Kagome.
- È una cosa assurda! - sbraita mio padre ridestandomi dai miei pensieri
- Io la trovo una cosa giusta invece signori Taisho e nessuno avrà nulla da perdere. - spiega il vecchio Higurashi sedendosi tranquillo
- Giusta per voi pezzenti che avrete una fortuna dalla nostra famiglia! - ribatte mia madre
- Ma come si permette di chiamarci pezzenti? Nemmeno ci conosce! - replica la signora Higurashi offesa, e come darle torto? Mia madre è sempre troppo offensiva
- Non serve conoscervi. Basta vedere la catapecchia in cui vivete. -
- Papà adesso basta! Perché dovete offenderli? -
- InuYasha, sei una vera delusione come figlio! Dovresti essere d’accordo con la tua famiglia invece difendi degli estranei. Bene se preferisci loro a noi fa come ti pare! Non venirci più a cercare e consideraci morti, esattamente come faremo noi con te! Vivi con questi tizi se è questo che desideri. Ma il giorno in cui ti sbatteranno fuori dopo aver ottenuto ciò che volevano non tornare da noi perché troverai le porte chiuse! - dice mio padre, lasciandomi senza parole
Siamo arrivati a questo? Siamo davvero giunti a tanto? Ritenere il proprio figlio morto?
- Inui, non credi di stare esagerando ora? - interviene mia madre
- No Izayoi! È un figlio degenere! Siamo i suoi genitori, ma invece di dare sostegno a noi lo da a degli estranei. Ebbene che lo faccia. Consideri pure loro come famiglia perché noi non lo saremo più! Verrai a vivere qui da ora stesso. Ti faremo recapitare le tue cose. Andiamo Izayoi! - sbraita uscendo come una furia dalla casa degli Higurashi
Mia madre è rimasta stordita e immobile a fissare la porta da cui è uscito suo marito. Poi guarda me.
- InuYasha torna con noi. Troveremo un’altra soluzione. La storia del matrimonio è assurda. - prova a convincermi
- No mamma. È giusto così. Sposerò Kagome e riconoscerò mia figlia. Vada come vada. -
- Se è per la bambina faremo un assegno ancora più cospicuo e sono sicura che accetteranno. Non è così? Magari invece di cento milioni di yen potremmo fare cinquecento? - tenta lei rivolgendosi agli Higurashi
- I soli soldi non daranno a mia nipote l’onore che le è stato portato via ritrovandosi una ragazza madre a soli sedici anni. Per quel che mi riguarda i ragazzi possono anche fare un contratto prematrimoniale in cui a Kagome non andrà nulla in caso di divorzio, ma almeno agli occhi di tutti voi ricchi sarà la ex moglie di un Taisho e meritevole di rispetto. E la bambina erediterà comunque ciò che le spetta. Lei ancora non ha capito che il nostro interesse economico è rivolto solo alla piccola, che è anche vostra nipote. Noi non abbiamo alcun interesse oltre quello di garantire un futuro ad una bambina vittima degli errori dei genitori. - risponde il vecchio Higurashi
- Stai facendo un grosso errore InuYasha! - ribatte per poi voltarsi e andarsene anche lei
Io resto solo con la madre e il nonno di Kagome che mi guardano con sguardo duro e carico di risentimento.  E ora che faccio? Mi trovo in tremendo imbarazzo. Sono quello che ha violentato rispettivamente la figlia e la nipote. Vivere sotto lo stesso tetto sarà davvero pesante ripensandoci. Non avevo tenuto conto di questo. Ma devo farmi forza e dimostrare loro che non sono quello stronzo che sei mesi fa ha distrutto la vita a Kagome. Sono cambiato.
- Io…mi dispiace davvero tanto. Sono davvero pentito per quello che è successo. L’unica cosa che posso dire è che non ero lucido nemmeno io quella sera. Avevo bevuto parecchio e assunto anche droghe. Se fossi stato in me non avrei certo agito in quel modo. Lo so che questo non mi discolpa dai miei “reati” ma ci tenevo a dirvi che io non sono così. Non vado in giro a violentare le ragazze. Da quella sera mi sento un mostro. I sensi di colpa mi stanno uccidendo. Ho pregato e sperato di rincontrare Kagome per  farmi perdonare e come un miracolo è accaduto. Ora ho la possibilità di rimediare ai miei errori e vi giuro che farò tutto il possibile per ottenere il vostro perdono. - dico con la voce strozzata
- Non è stato un miracolo ma una disgrazia il fatto che ci siamo rincontrati. Io avrei preferito non rivederti mai più! - risponde una voce che riconosco essere di Kagome
Mi volto e la vedo scendere qui nel salone affiancata dalla sua amica che ha minacciato di evirarvi.
- Kagome mi spiace, ma ti prego devi darmi una possibilità per dimostrarti che non sono lo stronzo che pensi. Sarò un buon padre e marito. -
- Non mi interessa, forse non lo hai ancora capito. Non so che farmene delle tue scuse. L’unica cosa che provo per te è odio e così sarà sempre. Noi due ci sposeremo solo per la bambina, ma non avremo mai nulla da dividere insieme oltre lei. Non staremo mai vicini, non mi dovrai toccare nemmeno col pensiero, non ci parleremo nemmeno. Saremo marito e moglie solo sulla carta. Questo è bene che te lo metta in testa già da ora! - precisa con rabbia
- Non avrei mai preteso altro da te credimi. Ma sul parlarci non sono d’accordo. Sono comunque il padre della bambina. Dovremo parlare di lei. - tento sperando di ammorbidirla almeno sulla bambina
- Non avremo molto da dirci perché dopo il parto divorzieremo e ognuno per i fatti suoi. Ovviamente essendo suo padre la vedrai quando vuoi, ma nient’altro. -
- Vuoi il divorzio dopo il parto? Mah io pensavo che…-
- Che? Che pensavi? Che avremo giocato alla famigliola felice? Beh hai pensato male mio caro. Ti sposerò perché è mio nonno a volerlo e perché ho capito che è giusto per la bambina. Non certo per creare una famiglia con te. - dice dura
- Ho capito. Come vuoi. Dopo la nascita e il riconoscimento firmeremo il divorzio. In pochi mesi ritornerai libera. - acconsento terribilmente dispiaciuto
Non era così che avevo immaginato le cose. Certo non pensavo avremmo avuto chissà quale rapporto, ma nemmeno che il matrimonio sarebbe durato neppure quattro mesi. Ma in fondo è ciò che merito.
- Bene. Peccato che debba anche perdere tempo col divorzio. Certo rimanere vedova sarebbe stato più allettante. Ma mi accontenterò. - dice con freddezza e cattiveria
Ecco un’altra che mi preferirebbe morto. Che bello.
- Kagome! Non si dicono queste cose! - la rimprovera la madre
- Per quello che mi importa. - risponde tornandosene nella sua stanza
Saranno i mesi peggiori della mia vita mi sa, ma è così che doveva andare. È la giusta punizione che merito.
Almeno potrò veder crescere mia figlia, sperando che almeno lei un giorno possa amarmi.
 











 
 
 
 
 
Salve  gente ^_^ (ma c’è più qualche maschietto che legge??? Me curiosa ^_^)
Come avevo annunciato alla mia family su Facebook ecco che il nonno si fa valere ^_^
In questa storia l’ho fatto intelligente a dispetto di ciò che sembrava all’inizio ^_^ ma rimarrà il solito fanatico del suo amato tempio ^^ lo vedrete presto….povero InuYasha ihihihihiihih
La famiglia “amorevole” di InuYasha si è dileguata…sarà un bene o un male? La rivedremo o no??? Chissà.
Nel prossimo capitolo succederanno tante….tantissime cose ^_^
Per la prima volta ho deciso di lasciarvi un piccolo spoiler…così…tanto perché nella mia infinita cattiveria (bwahahahaha) voglio lasciarvi sulle spine ^_^
 
“-No, non parlare. Conserva le forze!-       gli dico premendo più forte sulla ferita, mentre le innumerevoli lacrime mi appannano la vista
-A quanto pare…il tuo desiderio…di restare vedova…si realizzerà. Almeno una cosa buona…l’ho fatta.-       sussurra a fatica, ma sorridendo
Poi vedo cadere a peso morto la mano che mi accarezzava il viso.
-No InuYasha! Ti prego non farmi anche questo, riapri gli occhi ti supplico! InuYasha. InuYashaaaa!-“
 
Che accadrà per voi? Sono aperte le scommesse ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 

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Capitolo 5
*** Il perdono che mai avrò ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.







Il giorno dopo arrivano le mie cose, così come aveva annunciato mio padre.
Ho passato la notte sul divano in attesa che oggi la signora Higurashi ripulisse la piccola camera che si trova nel tempio. È la camera riservata al custode del tempio. È molto piccola, ma andrà bene per me ed essendo fuori dalla casa di Kagome le darà la possibilità di non dover sopportare molto la mia presenza.
È inutile insistere per adesso con lei. È arrabbiata e non le do torto. Non deve essere bello pensare di sposare la persona che ti ha fatto del male.
Lei è uscita stamattina presto per andare a lavoro. So che lavora in una caffetteria. Certo con quel pancione non è proprio l’ideale. Preferirei smettesse per lei e la bambina, ma non sono nessuno per chiederglielo, o almeno non ancora.
Nel pomeriggio mi sistemo nella mia camera, iniziando a sistemare le mie cose.
In casa regna il silenzio più totale. Praticamente nessuno mi ha rivolto la parola, tranne il gatto che si è venuto a strusciare tra le mie gambe facendo le fusa. Beh almeno a qualcuno vado bene.
Però non so come comportarmi. All’ora dei pasti devo o no rientrare per mangiare con loro? O forse preferiscono non avermi vicino. Mi sa che è meglio che mangi fuori cercando di essere di meno disturbo possibile. Io a loro posto non vorrei avermi tra i piedi, quindi cercherò di essere il più discreto possibile.
 Verso sera ho già sistemato tutto. Mi sono stancato parecchio così mi butto sul futon sfinito. Caspita, quanto sarà strano dormire su questo coso. Non è certo comodo come il materasso a due piazze della mia camera, ma pazienza, mi abituerò.
Proprio mentre sto per addormentarmi sento bussare alla porta. Chi sarà mai?
- Avanti. -
- Mia mamma mi ha mandato a chiamarti per la cena. - mi avvisa il fratello di Kagome, Sota se non erro
- Ma non sarò un disturbo per voi? -
- Non lo so. Ma se mi ha mandato a chiamarti forse no. - dice facendo spallucce
E che mi aspettavo da un bambino di undici anni? Scemo io che gliel’ho chiesto.
Lo seguo dentro casa raggiungendo gli altri nel soggiorno. Appena mi vedono entrare, chi più chi meno, mi inceneriscono con lo sguardo.
- Deve per forza mangiare con noi? - chiede infastidita Kagome a sua madre
- Il nonno ha deciso così Kagome, e così si farà. - le risponde lei
- Forse è meglio che vada. Grazie per avermi mandato a chiamare ma non voglio disturbare ulteriormente. - rispondo io inchinandomi e avviandomi per andare via
- Siediti a tavola con noi ragazzo. Presto sarai di famiglia, quindi il tuo posto è a questo tavolo, vicino alla tua futura moglie. - mi ferma la voce autoritaria del nonno appena entrato nel soggiorno
Mi volto a guardarlo accomodarsi, poi vedo la nipote osservarlo con aria contrariata, ma non replicando. Faccio come mi ha detto e mi siedo al fianco di Kagome che mi guarda subito con uno sguardo pieno d’odio. Mangiamo tutti in silenzio.
Questa routine prosegue per alcune settimane.
Le mie giornate passano tra l’università, le pulizie al tempio e le lunghe preghiere che mi costringe a fare il signor Higurashi. Io ormai ho smesso di pregare veramente. Faccio finta. Tanto ormai che prego a fare. Nessun Kami rimetterà le cose al loro posto. Non avrò mai una possibilità da Kagome che non mi rivolge neppure la parola. Provo spesso ad instaurare un dialogo, ma lei mi manda al diavolo. Ho provato anche ad intenerirla comprando qualcosa per la bambina, ma nemmeno si degna di guardare cose c’è nei pacchetti.
Non esco più la sera per vedere i miei amici ai quali ho raccontato le cose come stanno. Si sono abbastanza incazzati sapendo che non mi avrebbero visto per un bel po’, soprattutto per le corse, ma altra scelta non ho. Non posso certo sgattaiolare via la notte col rischio di farmi beccare dal vecchio Higurashi. A volte, mentre dormo, vengo svegliato da degli strani rumori. Ne ho dedotto essere lui che mi controlla per vedere se commetto qualche passo falso.
Comunque, tra tutti, chi mi è più ostile è quel Bankotsu, l’amico di Kagome, che se non ricordo male è quello che l’ha spinta ad ubriacarsi quella sera.
Mi sta abbastanza sul cazzo se devo essere sincero. Capisco la sua amica, quella “eviratrice” spaventosa (fa davvero paura quella ragazza) ma non capisco lui che cazzo si immischia a fare. È colpa sua se è successo tutto. Ricordo ogni minima parola di Kagome quella sera. Lui le faceva credere di essere interessato, si comportava da innamoratino, poi se ne esce sbattendole in faccia la sua fidanzata “segreta”. Finora non ho mai replicato ai suoi insulti solo perché dalla parte del torto ci sto io, ma se continua giuro che non rispondo di me e gli spacco la faccia.
 
Rivedo i miei genitori solo il giorno del matrimonio in comune, per apporre le loro firme, in quanto minorenne ho bisogno di loro per sposarmi, lo stesso per Kagome. Per la cerimonia ha indossato un semplice abito blu scuro a taglio impero, nulla di sfarzoso, ma che mette in risalto il pancione, ormai giunto al settimo mese.
Accidenti, ogni volta che guardo la sua pancia e penso che lì c’è mia figlia provo una strana sensazione. Avrei tantissima voglia di poggiarvici sopra la mano e sentirla muovere. In questo mese che ho trascorso in casa degli Higurashi mi sono sentito molto legato a quel fagottino che presto verrà alla luce. Non vedo l’ora di poterla stringere, vedere se mi somiglia, oppure se somiglia a Kagome. Spero di essere almeno un buon padre.
Siamo tutti di fronte al giudice per la cerimonia.  Credo questo sia il matrimonio più triste a cui abbia partecipato questo poveretto. Nessuno che sorrida, che si congratuli. Sembra più un funerale che un matrimonio.
Il mio testimone è Naraku. Ho pensato di chiedere a lui in quanto il più maturo dei miei amici che non sento praticamente più. Gli unici con cui parlo sono lui e Koga, raramente Hakudoshi che chiama più per chiamarmi coglione che altro. Mi spiace che la nostra amicizia si sia incrinata tanto, ma i ragazzi devono cercare di capirmi…sto per diventare padre e in circostanze davvero poco favorevoli. Devo stare attento a come mi muovo.
Per Kagome invece ci sono Sango e il suo fidanzato, Miroku, che si è presentato poco fa. Sembra abbastanza cordiale e almeno non mi ha guardato come se volesse trucidarmi anche lui.
Dopo le firme e gli auguri del giudice usciamo tutti insieme. Kagome ha una faccia tristissima. Poco prima di firmare l’ho vista asciugarsi le lacrime col dorso della mano. Non avrei dovuto costringerla a questo, ma non potevo fare altrimenti per poterle stare vicino e prendermi cura della bambina.
 
- Così da oggi sei un uomo sposato eh amico? - mi dice Koga dandomi una pacca alla schiena per tirarmi su quando rimaniamo soli
- Già, a quanto pare…-
- Per me è tutto un errore questo. Sarebbe bastato riconoscere tua figlia subito dopo la sua nascita. Costringerti a sposarla mi sembra eccessivo. Non siamo più nel medioevo. Così sia tu che quella povera ragazza sarete costretti a vivere infelici. - dice Naraku perplesso
- Tranquillo non staremo sposati a lungo. Kagome è stata abbastanza chiara su questo: quando nascerà la bambina divorzieremo. -
- Che cosa? Ovvero tra meno di tre mesi? Ma non è giusto! E  che cazzo! Prima si fa sposare, si prende il tuo cognome e i soldi e poi chiede subito il divorzio? Non bastava che riconoscevi tua figlia come ha detto Naraku? -
- Non fa nulla, a me va bene così se è questo ciò che vuole. Non mi trovo nella posizione di avanzare pretese. - spiego rammaricato
Certo avrei preferito non ricorrere così presto al divorzio. Avrei preferito prima provare un approccio con lei, quantomeno civile, ma a quanto pare non andrà così.
- Capisco che hai sbagliato e tutto il resto che già sappiamo, ma approfittarsi così di te non mi sembra corretto. Non sei certo un mostro da punire. Avete sbagliato entrambi. Ubriaco eri tu e ubriaca era lei. Non stava nemmeno più in piedi. L’hai quasi trascinata tu per non farla cadere talmente era andata. L’abbiamo chiamata puttana succhia cazzi e nemmeno l’ha sentito. - mi ricorda Naraku
- Ah già è vero. Perché accidenti l’avete chiamata così? - chiedo infastidito ricordando l’episodio
- Ma così per provocarla. Una che si fa abbordare tanto lascivamente da uno sconosciuto certo non è una verginella pura d’animo. - spiega Koga
- Peccato che lo fosse! - rispondo offeso guardandolo male
È pur sempre di mia moglie che si sta parlando e che cazzo!
- Calmati, non te la prendere InuYasha. Mica potevamo saperlo che fosse vergine per davvero! Lo abbiamo saputo il giorno dopo quando ce lo hai detto. - interviene Naraku
Beh anche quello è vero. L’ho pensato anche io quando l’ho conosciuta.
- Ok ma non parliamone più. Ormai è andata così e non ci si può fare più niente. - sbuffo io
Non ho più voglia di parlarne.
- Già, ormai che hai firmato quel contratto sei condannato tutta la vita. -
- Koga e piantala, inutile testa di cazzo! Non lo aiuti così! - lo rimprovera Naraku
Eh sì, ho fatto proprio bene a scegliere lui come testimone. Restiamo ancora qualche minuto a parlare finché si fa ora di andare.
Salutati i miei amici torniamo tutti a casa.
Ora che Kagome è mia moglie avrò pure qualche diritto su di lei no?
- Kagome. - la chiamo prima che salga nella sua camera
Sono tutti presenti nel salone. Meglio, così mettiamo in chiaro un paio di punti.
Ormai che lei è mia moglie non dipende più dalla famiglia, quindi nessuno obietterà alle mie scelte. Va bene tenere il capo chino su certe cose, ma i piedi in testa no.
- Che vuoi? - chiede alzando gli occhi al cielo
- Da domani voglio che non lavori più. - le dico in modo semplice e diretto
Vedo tutti voltarsi a guardarmi stupiti, o meglio tutti tranne il vecchio Higurashi, che continua a sorseggiare il suo tè.
- Che cosa? - urla sgranando gli occhi
- Ho detto che da domani voglio che tu stia a casa a riposare. Ormai sei mia moglie, quindi non voglio che tu ti affatichi andando tutti i giorni in quella caffetteria. Avrai accesso a tutti i miei conti e potrai disporne come vuoi e comprarci ciò che vuoi, quindi non ti serve più lavorare. -
- Tu sei impazzito! Non accetto ordini da nessuno è chiaro? Ma chi ti credi di essere? - sbraita furiosa
- Sono tuo marito. - rispondo solamente
- E allora? Non sono una tua proprietà! Aver firmato uno stupido pezzo di carta non ti da diritto di decidere della mia vita! -
- Quel pezzo di carta ti lega a me come mia moglie, quindi hai diritti e doveri da rispettare, così come io nei tuoi confronti. Come marito ti sto chiedendo di smettere di lavorare dato l’affaticamento che dimostri ogni giorno quando torni da lavoro. Non voglio che la bambina sia in pericolo senza una reale necessità. -
- Ma…ma…tu…nonno! Come puoi non intervenire di fronte la sua sfrontatezza? Non può darmi ordini! - inveisce contro il nonno che non l’ha nemmeno degnata di uno sguardo, e questo credo sia un bene
In fondo non le sto mica chiedendo chissà che. Anche lui le ha chiesto più volte di smettere di lavorare ma lei è così cocciuta che non lo ha mai ascoltato.
- Cosa dovrei dire Kagome? - gli chiede lui posando la sua tazza di tè con calma
- Signor Higurashi ma non vede come sta trattando Kagome? Non sono sposati da nemmeno un giorno e già le da ordini! - si intromette quello stronzetto treccioluto
Ora gli spacco la faccia per davvero!
- Bankotsu non credo che questi siano affari miei, né tanto meno tuoi. Adesso sono sposati quindi le loro decisioni le prendono da soli. Tra moglie e marito non mettere il dito. Interverrei solo nel caso in cui osasse fare del male a mia nipote e non mi sembra questo il caso. Anzi mi sembra voglia preservarne la salute, quindi ora scusatemi ma mi ritiro nella mia camera a riposare. - spiega il vecchietto andandosene placidamente sotto lo sguardo sconcertato di tutti
Sto vecchietto mi sta davvero simpatico.
- Mamma! - strilla lei in cerca dell’aiuto di sua madre che però fa spallucce
- Io ti odio InuYasha No Taisho! Ti detesto dal profondo del mio cuore! - mi sbraita in faccia prima di avviarsi sconfitta nella sua camera, seguita subito dopo da Sango
Vedo lo stronzetto treccioluto, che da oggi chiamerò solo così, alzarsi furioso e andarsene.
Nel soggiorno rimaniamo solo la madre di Kagome, suo fratello Sota e Miroku.
- Signora mi scuso per il tono autoritario che ho rivolto a sua figlia, ma so che è molto cocciuta e se non avessi agito così non avrei ottenuto nulla. Il mio unico interesse e non farla affaticare inutilmente dato il periodo avanzato della gravidanza e a giudicare dalle sue gambe gonfie direi che si tratta di una stasi venosa. Le dica di tenere le gambe più su quando dorme e le faccia mettere delle calze elastiche a compressione graduata. Se lo facessi io mi lincerebbe. Quando ha il prossimo controllo dalla ginecologa? -
- Fra cinque settimane, perché? - domanda lei
- Perché stavolta voglio esserci anche io. -
- Wow ma come le conosci quelle cose? - mi chiede Miroku
- Sto studiando medicina. - spiego io
- È una bella cosa. Come ti invidio! Chissà quante belle pazienti potrai visitare. - dice sospirando sconsolato
Eh??? Ma sto tipo è scemo?
La signora Higurashi lo guarda rassegnata scuotendo la testa. No, ma dico…questo dice frasi da maniaco di prima categoria e poi il porco sarei io?
 
Ritorno nella mia stanza, restando sorpreso quando vi trovo il vecchietto. Che ci fa qui?
- Signor Higurashi…-
- Vieni ragazzo. Tu ed io dobbiamo fare un discorsetto. - mi dice serio facendo segno di accomodarmi vicino a lui
Vorrà mica rimproverarmi per aver trattato Kagome in quel modo? Prima non sembrava infastidito.
- Se è per prima mi spiace. Sono solo preoccupato per sua nipote e mia figlia. - lo anticipo subito io
- Non sono qui per questo. Anzi trovo che tu abbia fatto bene, ammesso che quella testarda ascolti la tua richiesta. Anche se sei suo marito non puoi obbligarla a fare ciò che non vuole. -
- Questo lo so. Mi auguro solo che il suo buon senso prevalga. Credo lo abbia notato anche lei quanto è affaticata in queste ultime settimane. -
Cavolo stiamo facendo una conversazione civile? Non sto sognando vero?
- Sì l’ho notato. Così come ho notato che non sei poi il delinquente che mi aspettavo. Ti sei dimostrato un ragazzo con la testa sulle spalle in questo mese. A maggior ragione credo di aver fatto la scelta giusta per mia nipote con questo matrimonio. Ma il motivo che mi ha spinto a venire qui a parlarti è che ho bisogno che tu mi prometta una cosa…-
- Una promessa? - ripeto sorpreso
- Sì. Vedi, qualche mese fa il medico ha trovato qualcosa che non va nel mio cuore. A quanto pare ho avuto un microinfarto e non me ne sono neppure accorto se non per un lieve dolore al petto. Sono stato fortunato, ma la prossima volta potrei non esserlo. Non ho detto nulla alla mia famiglia, considerato il difficile periodo che stiamo passando. -
- Per colpa mia…- lo interrompo dispiaciuto
Magari è stato male anche per quello è successo.
- Per colpa di entrambi. Mia nipote ha la sua colpa in questa storia molto più di quanto immaginassi. Non mi avevano detto che fosse ubriaca quella sera. Ma non rivanghiamo di nuovo tutto da capo. Non sono qui per questo. InuYasha, se io dovessi morire, mia figlia e i miei nipoti rimarrebbero da soli, e per quanto forti possano essere non mi sento tranquillo sapendoli senza la protezione di nessuno. -
- Sta cercando di dirmi…che nel caso lei morisse, vuole mi occupi della sua famiglia? Proprio io? - chiedo sconcertato
- Non ti senti in grado? -
- Io…no…non è questo. Lei mi sta dando una grande fiducia che non credo di meritare. Vi ho rovinato la vita, e lei vuole lasciarmi in custodia la sua famiglia? - gli espongo ancora confuso
Io al suo posto non avrei fiducia di me.
- Ragazzo mio…come ho detto a quegli inetti dei tuoi genitori, i miei occhi guardano oltre ciò che vedono. Non sei una cattiva persona in fondo. Il vero problema sembrano i tuoi genitori invece, che mi sembrano privi di morale. -
Non so dargli torto.
- Comunque sia, te la senti di occuparti della mia famiglia? - mi ripete lui
- Ne sarei onorato ma…-
- Ma? -
- Come potrò se Kagome dopo la nascita della bambina vuole il divorzio? Sicuramente dovrò andare via quel giorno. - spiego pensieroso
Se non ci sono come posso prendermene cura?
- Le vie dei Kami sono infinite. Un modo lo troverai sicuramente. -
- Grazie per la fiducia signore. Farò tutto ciò che potrò. -
- Bene, ti ringrazio. Ah e che rimanga tra noi questa discussione. Nessuno deve sapere che non sto bene. Sarebbe una preoccupazione inutile. -
- Come vuole, anche se per me sbaglia a non dire nulla. Comunque ha già un buon cardiologo? - gli chiedo conoscendo già la risposta
Avranno un reddito decisamente basso. La copertura sanitaria è quello che è. Anche con l’aiuto dell’assicurazione non rientreranno nelle spese.
- Ne ho uno che mi passa il servizio sanitario. È ciò che posso permettermi col nostro basso reddito. - dice dandomi ragione
- Se per lei non è un problema, vorrei presentarle io un bravo medico. È uno dei miei insegnanti all’università. Si da il caso che io stia intraprendendo gli studi di cardiochirurgia, il che mi ha portato a conoscere molti medici dall’esperienza notevole. Se lei è d’accordo domani parlo con lui e…
- Ti ringrazio ma non posso permettermi un medico del genere. Sicuramente è fuori dalla mia portata. Ma grazie per il pensiero. - mi dice interrompendomi
- Beh…ma chi le dice che pagherà lei? Prima che mi interrompesse stavo proprio per dirle che mi occuperò io di tutte le spese del caso: visite di controllo, cure, analisi ecc. - gli spiego subito
- Pagheresti tutto tu? - chiede sorpreso
- Ovviamente. -
- Ti ringrazio ma non posso accettare. -
- Perché? - chiedo stupito
- Perché è una cifra troppo onerosa e poi non sarebbe corretto. Il fatto che tu sia ricco di famiglia non vuol dire che io debba approfittarne. - asserisce con convinzione
- Ma lei non ne approfitterebbe di certo! Sono io che gliel’ho proposto. E poi sbaglio, o lei è un po’ come se fosse diventato anche mio nonno sposando Kagome? E non è dovere dei nipoti aiutare i loro nonni? - gli dico stupendomi perfino io stesso delle mie parole
Ma da dove le ho tirate fuori?
Lui mi guarda stranito senza rispondere, così proseguo questo discorso assurdo, ma che sento di dover fare.
- Senta signor Higurashi…io ho avuto una vita molto difficile. È vero, ho navigato nel lusso più sfrenato, mi sono concesso tutti i capricci di questo mondo, anche quelli più sbagliati e di cui mi pento, però mi creda se le dico che la cosa più importante mi è mancata, ovvero l’amore. Sono cresciuto da solo, con diverse tate. I miei genitori non c’erano mai in casa. Non c’erano quando ero malato, quando facevo una recita a scuola, non c’erano per le festività, non c’erano quando venivo preso di mira dai bulli della mia scuola. Ho avuto una vita sregolata in cui bevevo e mi drogavo, fino al punto di commettere l’errore più grande della mia vita con sua nipote. Non è passato mai un giorno da quella sera in cui non mi sia maledetto per ciò che le ho fatto. Ma ho cercato di cambiare, di darmi una regolata, di sistemare i miei errori. Ma ai miei genitori questo non è importato più di tanto. Hanno solo saputo ordinarmi di studiare medicina, seguendo la tradizione di famiglia, cosa che non volevo ma che ho accettato per punirmi per quello che avevo fatto a Kagome. In questi mesi lei è stato l’unico a concedermi una possibilità per riscattarmi. Lei è stato l’unico che ha riposto in me una fiducia tale da affidarmi il suo bene più prezioso, ovvero la sua famiglia. Lei è stato anche l’unico ad avermi in un qualche modo accettato, perché mi creda, i miei non lo hanno mai fatto. Di questo le sono molto grato. Per questo motivo e per il grande rispetto che nutro per lei…mi permetta di aiutarla come posso e di sdebitarmi almeno in parte per quello che lei sta facendo per me. - lo prego io
Rimaniamo qualche istante in silenzio, forse sta riflettendo su ciò che gli ho detto.
- Beh…che dire…dopo queste parole non posso fare altro che accettare allora. Ti ringrazio figliolo. - risponde dandomi una pacca alla spalla, forse il primo gesto affettuoso che abbia mai ricevuto
- Grazie a lei. - rispondo sorridendo soddisfatto
Almeno in qualcosa sarò utile una volta tanto nella mia vita.
 
 
                                                                              ******************
 
 
- Lo odio! Lo odio!! Lo odioooooo!!! - urlo lanciando contro il muro i peluche che stanno sul letto
- Come ha osato parlarmi così? Darmi ordini! Ma chi si crede di essere? Crede sia diventata una sua proprietà? -
- Kagome calmati. Non ti fa bene agitarti tanto. - cerca di calmarmi Sango
- Calmarmi? Calmarmi?! Come diavolo posso stare calma se quell’idiota interferisce nella mia vita come se nulla fosse? Ma dico, hai visto come mi ha trattata? E mio nonno poi…se n’è lavato le mani! -
- Ok forse i modi non erano i migliori però, devi riconoscere che aveva ragione. Non ti fa bene stare tutte quelle ore in piedi. -
- Stai dando ragione a quel bastardo? - chiedo sconvolta
- In parte sì. Hai le caviglie così gonfie che sembrano prosciutti Kagome. L’ultima volta la dottoressa ti aveva detto di stare a riposo ma tu non l’hai ascoltata. - mi rimprovera anche Sango
Ma ce l’hanno tutti con me in questa casa? Che diavolo sta succedendo? Mi danno contro dando ragione al mio stupratore?
- No, ma fammi capire…ora lui è il santo della situazione e io la sconsiderata? -
- Smettila di dire sciocchezze Kagome! Qui nessuno è un santo. Lo ha detto per il bene tuo e della bambina. Non trovarci sempre qualcosa di male nelle cose che fa. Sta cercando di farsi perdonare ma tu glielo rendi impossibile! - sbotta infine lei, che come immaginavo gli da ragione
- Dovrei perdonarlo? Ma come puoi chiedermi una cosa del genere Sango? Ma siete tutti diventati pazzi qui? -
- Non si tratta di essere pazzi, ma non puoi addossargli tutta la colpa. Ha sbagliato, vorrei ucciderlo per questo, ma non posso negare che sta cercando di riscattarsi, ma tu lo ignori totalmente. Ormai il danno è fatto, si è scusato fino alla nausea ma non dico tu debba perdonarlo, ma almeno provare ad avere un rapporto civile con quello che è comunque il padre di tua figlia. Mi rendo conto che non è facile, ma fargli la guerra non ti porterà nulla. Quando nascerà vostra figlia che farai? Gli urlerai contro in continuazione anche con lei presente? - prova a farmi ragionare, ma inutilmente
- La fate facile voi. Non sai che significa rivedere la sua faccia tutte le notti nei miei incubi. Il viso soddisfatto che aveva dopo aver finito con me. Il dolore e la paura li ho provati io, voi non potete capire. - rispondo iniziando a piangere al ricordo di quei momenti
- Io non lo potrò mai perdonare per quello che mi ha fatto. Mi ha rovinato la vita. Non riuscirò più a farmi toccare da nessuno senza ricordare le sue luride mani su di me. - proseguo tra i singhiozzi
- Kagome…mi dispiace. Scusami non avrei dovuto dirti quelle cose. Non piangere ti prego, mi spiace. Scusami davvero. - ripete abbracciandomi
Continuo a piangere diversi minuti, finché non sento bussare alla porta.
- Avanti. - rispondo con la voce ancora tremolante per il pianto
- Kagome, posso entrare? Ti disturbo? - mi chiede il mio peggior incubo in carne ed ossa
Che accidenti vuole adesso?
- Che cosa vuoi? - chiedo dura, mutando subito tono
- Vorrei parlarti. -
- Vi lascio da soli. - dice Sango
- Che cosa? Non puoi lasciarmi da sola con lui! - affermo spaventata, afferrandole il braccio
- Kagome credi davvero che ti farei del male? Con tutta la tua famiglia al piano di sotto? Soprattutto con nostra figlia in grembo? - domanda lui
- Lo hai fatto una volta. Perché non dovresti farlo una seconda? Di te non mi fido e mai lo farò! - chiarisco subito
Lui abbassa la testa e se ne va, con mia somma felicità.
Sango guarda prima me e poi lui, sbuffa e scuote la testa, per poi sedersi accanto a me. Rimaniamo in silenzio, c’è poco da dire.
 
Il giorno dopo faccio sapere ad Hojo che non andrò più a lavoro.
Povero Akito, quando ha saputo tutto, di InuYasha e del matrimonio, quasi mi rapiva. Mi aveva proposto di scappare via con lui in modo da non essere costretta a sposare quello lì. Un’idea assurda ovviamente, ma ho apprezzato il pensiero.
Passano alcuni giorni in cui sto a casa a riposare e, mi spiace ammetterlo, però mi sento meglio. Le gambe non fanno quasi più male tenendole a riposo. Ma certo questa soddisfazione non la do a nessuno! O direbbero tutti che quell’idiota ha ragione.
Però mi annoio senza fare nulla, così al pomeriggio vado un po’ al parco a godermi l’aria fresca e a leggere qualche libro, e soprattutto per non vedere rientrare quell’idiota.
Il problema è che a volte sono così presa dalla lettura da non accorgermi dell’ora che passa, beccandomi i rimproveri di mia mamma e del nonno che si preoccupa non vedendomi rincasare prima di cena. Che esagerati…che vogliono che mi succeda se invece della 18 torno a casa alle 19 o giù di lì? Ormai siamo a maggio e c’è luce fino alle 21 quasi. E poi il parco è pieno di gente fino a tardi.
Il suono di un clacson ormai fin troppo familiare mi fa chiudere il libro sbuffando. Ecco la mia tortura! Dovrei cambiare panchina ed addentrarmi nella zona più interna invece di sedermi vicino l’entrata, così non mi scoccia più!
Possibile che non possa stare tranquilla nemmeno qui? E se provassi ad ignorarlo? Idea allettante!
- Kagome dai entra in macchina. La cena è pronta e la tua famiglia aspetta solo te. - mi chiama l’idiota vedendo che lo ignoro…che palle!
Ormai dovrei aspettarmelo…ogni volta che scoccano le 19 e un minuto arriva lui con la sua macchinina costosissima per riportarmi a casa, con la scusa che glielo hanno chiesto o mamma o il nonno. Ma io sono convinta che sia solo un modo per controllarmi. Quanto lo odio maledizione!
Mi alzo e lo raggiungo. Entro in macchina senza dire nulla.
- Ciao anche a te. - dice ironico
- Non è mio interesse salutarti se non l’hai capito. - rispondo aspra
- Ma è mai possibile che non riesci proprio ad evitare di comportarti così? Chiederti un comportamento almeno civile è chiedere troppo? E che cazzo! - urla dando un pugno al volante e facendomi sobbalzare
- Sì è chiedermi troppo! Non capisci che non sopporto nemmeno di stare nella stessa stanza con te? Ciò che mi hai fatto non si può cancellare con uno “scusa mi dispiace”. Mi hai stravolto la vita! Ogni notte ti rivedo mentre mi violenti, ogni notte sento le tue mani su di me e mi fa schifo! Quando mi sveglio e ti ritrovo davanti i miei occhi vorrei morire. Quindi perdonami se non riesco a dirti “maritino ciao, che bello rivederti” perché l’odio che nutro per te è così grande da lacerarmi l’anima! Sono perfino costretta ad uscire da casa mia al pomeriggio per non vederti, peccato tu abbia la bella idea di stressarmi anche qui! - strillo furiosa
Per un po’ resta a guardarmi sbigottito, poi abbassa la testa e mette in moto, portandomi a casa. Quando scendo dall’auto mi ferma con una frase.
- Anche io mi odio per quello che ti ho fatto. Molto più di quanto tu odi me. Vorrei poter tornare indietro, non farti quello che ho fatto ma è impossibile. L’unica cosa che mi resta è cercare di rimediare al mio sbaglio e lo farò occupandomi di te e della bambina. Comprendo il tuo rancore e il non volermi vedere. Hai ragione, quindi da oggi cercherò di farmi vedere meno possibile da te. Mi spiace. - dice riaccendendo il motore e andando via
Il suo tono sembrava davvero dispiaciuto, ma chi se ne frega. Chissà se adesso mi lascerà un po’ in pace.
Rientro in casa e ovviamente dopo l’ennesimo rimprovero di mia madre mi siedo a tavola.
- Ma InuYasha dov’è? - chiede il nonno non vedendolo arrivare
Tzs, ora lo chiama pure per nome. Questi due ultimamente stanno sempre insieme a bisbigliare. Vorrei sapere che si dicono.
- Non saprei. È andato via dopo avermi accompagnata. - rispondo seraficamente, in fondo è la verità
- Che cosa gli hai detto? - chiede lui sospettoso
- Io nulla. - questa è un po’ meno veritiera come risposta
- Sicura? -
- Mi stai facendo il terzo grado nonno? - domando infastidita
- Hai la lingua troppo lunga tu signorina. E la cosa non va bene. -
- Basta sono stufa! Scusate salgo in camera! - sbuffo alzandomi da tavola
- Ma non hai mangiato nulla. - mi ferma mia madre
- Scusa mi si è chiuso lo stomaco. - rispondo salendo in camera mia in lacrime
Non reggerò ancora molto se va a vanti così! Perché devo subire tutto questo?
 
 
                                                                              ************************
 
 
Qualunque cosa io possa fare, qualunque cosa io possa dire, lei non mi perdonerà mai. Mi odia e le cosa non cambierà mai.
Stasera non ho voglia di fare il bravo ragazzo. Tanto non serve a un cazzo! Voglio ubriacarmi fino a stare male, così decido di raggiungere i miei amici al Breath.
- Non ci credo! Ma guarda chi c’è…il re degli stronzi! Che ci fai qui amico? - mi accoglie sorpreso Koga
- Voglio ubriacarmi ecco che voglio! - rispondo sedendomi al tavolo stancamente
- Come mai ti degni di offrirci la tua presenza? Ti sei stancato di fare il paparino e il maritino perfetto? - mi sbeffeggia Hakudoshi
- Non rompere il cazzo tu! InuYasha ha dei doveri da assolvere che tu non puoi capire, quindi zitto e bevi! - lo riprende Naraku
- Sei almeno riuscito a scopartela adesso che è tua moglie? - ironizza Hakkaku scoppiando a ridere, seguito da Ginta e Hakudoshi
- Ma vaffanculo! Se dovete prendermi per il culo me ne vado! - rispondo alzandomi
- Dai amico non ascoltare questi stronzi! Sono già ubriachi marci e non connettono nemmeno il mezzo neurone che gli resta. Rimani con noi a bere una birra. - mi ferma Koga prendendomi sottobraccio
- Resto solo se quei coglioni non cominciano a rompere le palle! Sono qui per svagarmi non per sentire cazzate. -
- Ah ma come sei suscettibile InuYasha! Siediti e fatti una bella bevuta alla faccia di quella ragazzina! -
- E tu chiudi la bocca Hakudoshi. Non voglio che la nomini. È in questa situazione per causa mia quindi niente battute al riguardo è chiaro? Vale anche per voi! - specifico guardando Hakkaku e Ginta che annuiscono
La serata, malgrado sia cominciata male, prosegue bene. Sono alla mia terza canna e alla settima, o forse ottava, o chissà magari nona birra, non tengo più il conto ormai, e mi sento più leggero. Meno pensieri. Mi sento rilassato ecco.
Naraku e Hakudoshi sono al bancone che ci provano con due ragazze.
- Ma quello stronzo di Hakudoshi non è fidanzato con Kanna? - chiedo a Koga
- Sì, ma la tradisce senza tanti complimenti, anche davanti i suoi occhi. -
- E a lei sta bene? Non lo ha ancora mandato al diavolo? - domando buttando fuori il fumo della mia “sigaretta”
- Credo ci abbia provato, ma se l’è cavata con un occhio nero come risposta. - confessa Koga
- L’ha picchiata? E voi non gli avete detto niente? -
- E che dovevamo dirgli? Ci facciamo i fatti nostri. In fondo Kanna è grande abbastanza da reagire. -
- Ma che ragionamento del cazzo è? Le donne non si picchiano Koga! Mi stupisco di te! -
- E che c’entro io scusa? Non è mica mia sorella che devo difenderla. Se non le sta più bene lo lascia e lo denuncia. Un po’ di carcere non farebbe male a quello stronzo. - afferma lui
- Perché dici così? - domando curioso
- Ultimamente Hakudoshi si è dato alle rapine e ai furti con scasso. Prima o poi finirà male. Se tocca chi non deve può star certo che si ritroverà sul fondo della Baia di Tokyo a nutrire i pesci. - mi spiega Hakkaku, con chiaro riferimento alla Yakuza
- È dunque arrivato a tanto? Ma perché? -
- In primo luogo perché credo gli piaccia. È un guadagno facile. E poi perché credo che non trovi lavoro. - dice Koga
- Non che si impegni molto per cercarlo. - interviene Ginta
Resto sbalordito delle cose che mi raccontano su Hakudoshi. È diventato un vero criminale in pratica. Non si limita solo ai semplici furtarelli di borse e cellulari, si intrufola anche negli appartamenti di gente facoltosa, ruba auto e moto per rivendersi i pezzi, ha addirittura iniziato a spacciare droga. Ma come c’è finito un bravo ragazzo come lui a questo?
Quando ritorna al tavolo cambiamo argomento e parliamo d’altro. Passiamo la serata così a parlare di auto e corse.
Quando decido che è ora di tornarmene al tempio, una ragazza mi si avvicina con occhi da gatta morta, una minigonna quasi inguinale e una canotta striminzita che lascia poco spazio all’immaginazione considerato anche la maxi taglia che ha. Certo questa è il tipo di donna che non verrà mai violentata perché la da via facilmente.
- Scusami, per caso ci conosciamo? Non ci siamo già visti? - mi chiede lei con voce melensa e usando la scusa più vecchia del mondo
- Non credo. -
- Ah ma sì! Sei No Taisho! Ci incontriamo spesso nei corridoi all’università. - spiega lei sedendomisi accanto
Ma chi l’ha invitata a farlo?
- Davvero? Io non mi ricordo proprio di te. -
- Perché di solito ho gli occhiali. - dice ridendo sguaiatamente
Oh cielo…meglio filarsela mi sa.
- Ok scusate ma io vado. -
- Oh ma no, ci siamo appena incontrati. Resta a farmi compagnia. - dice mettendo una mano sul cavallo dei miei pantaloni e massaggiandomi
Ok…il segnale è ancora più chiaro di quello che temessi. Questa qua sta dicendo: scopami, ora e subito! Peccato che a me non vada! Non certo con lei.
- Ma sì InuYasha! Resta ancora un po’, la signorina vuole “conoscerti meglio”! - scherza Hakudoshi, mentre gli altri annuiscono
- Mi spiace ma devo andare. Sono sicuro che saprete tenerle voi buona compagnia. Ci vediamo ragazzi. Ah comunque offro tutto io dato che è molto che non ci vediamo. Buona serata. - li saluto lasciando i soldi sul tavolo e avviandomi verso l’auto ma prima di potervi entrare vengo raggiunto da Hakudoshi
- Ehi amico! -
- Che c’è? - gli chiedo stancamente
Mi sento quasi distrutto ora. Era tanto che non bevevo e fumavo così. Mi sento rimbecillito.
- La settimana prossima c’è una gara con in palio un bel po’ di soldi. Tu partecipi vero? - mi chiede
- No Haku. Non credo parteciperò più a corse clandestine. Ormai ho una famiglia a cui badare, e l’università e il lavoro al tempio mi stancano troppo. -
- Ma non puoi mancare. Si affrontano i migliori! Tutti quelli che hanno stracciato i loro avversari nelle loro città. È una rarità che abbiano scelto Tokyo per l’ultima gara. Non puoi non esserci! - dice in modo fin troppo concitato
- Mi spiace ma la mia risposta è no. - ripeto
- Ma che cazzo ti prende? Da quando stai con quella là non partecipi più a nessuna gara, non stai più coi tuoi amici e fai l’uomo di famiglia! Ci hai cancellato per una puttana che ti sei scopato una sera. Nemmeno fosse l’amore della tua vita! - sbraita perdendo le staffe
Colto da un lampo di rabbia lo afferro per il colletto della maglietta e lo sbatto contro la mia auto malamente.
- Non azzardarti mai più a chiamare Kagome puttana, pezzo di stronzo, o giuro che ti spacco la faccia dimenticando la nostra amicizia! E ti ricorda che stai parlando della madre di mia figlia, quindi non permetterti più se vuoi vedere l’alba di domani! - lo avviso ringhiandogli a un centimetro dal suo viso
- Ora togliti dai coglioni! - gli ordino lasciandolo e spingendolo lontano dall’auto, in cui entro, mettendo in moto e andando via
Roba da matti! Vado per passare una serata tranquilla tra amici invece mi ritrovo più incazzato di quando ci sono andato.
Arrivato al tempio mi butto sul mio futon stanco e deluso. Stanco della vita di merda che faccio e deluso da quello che credevo un amico su cui poter contare.
- Maledizione! Che cazzo sono nato a fare? Vita del cazzo, amici del cazzo e genitori del cazzo! Ora pure una moglie del cazzo! - urlo lanciando le chiavi che avevo ancora in mano contro il muro
- Ehi vuoi uccidermi? - sbraita la voce furiosa del vecchio Higurashi che ho scansato per un pelo
- Signor Higurashi! - strillo scattando in piedi per lo stupore di trovarmelo in camera senza essermene accorto
- Credo tu usi un po’ troppo quella parolaccia sai? - mi rimprovera severo sedendosi tranquillamente
Oh no! Avrà sentito quello che ho detto? Ho anche offeso sua nipote!
Ecco questa è la fine. Ho rovinato tutto di nuovo!
- Mi dispiace signore. Non volevo offendere sua nipote mi creda. Mi è sfuggito. - provo a giustificarmi, anche se so non servirà a nulla
- Volevi eccome, ma non ne capisco il motivo. Potrei sapere perché non sei venuto a cena, rincasi alle tre del mattino e offendi mia nipote? -
- Perché sono un coglione ecco perché! - rispondo buttandomi malamente seduto accanto a lui e prendendomi la testa tra le mani
- Non è una vera risposta ragazzo. - mi fa notare
- Quando sono andato a prendere Kagome al parco mi ha fatto capire chiaramente che non vuole avermi tra i piedi, perfino vedermi la infastidisce. Non vuole che le parli, che vada a prenderla se fa tardi…insomma non vuole avere assolutamente nulla a che fare con me. Nemmeno provare ad avere una conversazione civile. Ho comprato alcune cose per la bambina e lei nemmeno le ha aperte. Io non so più che fare. Non pretendo che mi perdoni dall’oggi al domani ma lei non me ne da neppure modo. Sembra che mi abbia condannato a morte e basta. Come se non bastasse, i miei amici non fanno che ripetermi quanto sia idiota a volermi occupare di mia figlia prendendomi le mie responsabilità. Sono convinti che debba godermi la vita come loro. Ma io non posso farlo. Soprattutto non voglio. La mia coscienza non reggerebbe oltre. Già mi sento uno schifo per quello che è accaduto. Se adesso me ne lavassi le mani mi sentirei peggio! - dico tutto d’un fiato liberandomi in parte dal peso che mi opprimeva
- Per quanto riguarda i tuoi amici…beh, sono ancora troppo immaturi per capire certe cose. Se non ti sono d’aiuto non sono veri amici. Per quanto riguarda Kagome invece, non posso certo darle torto. Devi considerare che sei comunque la persona che ha abusato di lei. Nemmeno per me è stato facile passare sopra ciò che hai fatto. Avrei voluto spaccarti la testa e ogni singolo osso. Ma poi ho compreso che eri davvero dispiaciuto per ciò che era accaduto. Una seconda possibilità non si nega a nessuno quando la si merita. Ciò che posso consigliarti per mia nipote è di lasciarle i suoi spazi senza forzarla ad accettare le tue scuse. Ci vuole tempo per perdonare un torto così grande. E certo restare incinta non è stato un aiuto visto che la bambina le ricorderà ogni singolo giorno della sua vita come è avvenuto quel concepimento. Dalle tempo e spazio. - mi consiglia lui
- Dice che il tempo mi sarà d’aiuto? -
- Non lo so. Lo spero, soprattutto per vostra figlia, che altrimenti pagherà caro l’astio dei suoi genitori. -
Resto in silenzio a pensare alle sue parole. Già, sarà mia figlia quella che ci rimetterà in tutta questa storia.
- Ora me ne vado a letto, ma prima lascia che ti dica due cosette…- dice alzandosi per poi proseguire il discorso
- La prima è che se offendi di nuovo mia nipote, la testa te la rompo davvero! La seconda è… guai a te se ritorni un’altra volta a questa ora indecente e intriso di puzza di alcool e fumo, o giuro sui Kami che ti sbatto fuori di qui a calci nel sedere! Siamo intesi? - minaccia lui con sguardo serio di chi non scherza
- Certo signore! Non accadrà più, promesso! - mi affretto a rispondere prima che mi faccia la pelle
Lui soddisfatto se ne va, lasciandomi coi miei pensieri.
Darle spazio e tempo ha detto. Non ci parliamo affatto, più spazio di così si muore.
Comunque non andrò più a prenderla la sera al parco se non vuole. Al massimo mi limiterò a seguirla di nascosto. Non posso certo lasciarla tornare a casa da sola.
Lei è convinta che non le capiterà nulla perché il parco è affollato, però le strade non lo sono. Quanta pazienza con quella testarda!
 
Passano alcuni giorni in cui cerco di farmi vedere il meno possibile da Kagome. Mangio nella mia stanza perfino, in modo da non imporle la mia presenza. Tra due settimane ha la visita dalla ginecologa e io voglio andarci, ma come faccio a dirglielo senza che mi urli contro?
I miei genitori in queste settimane non si sono fatti sentire per niente. Né una chiamata né un messaggio. Mi considerano davvero morto, incredibile. Il tutto, questa vita di inferno, perché voglio fare la cosa giusta.
Ma un fulmine non poteva colpirmi quella maledetta sera di ottobre in modo da farmi crepare prima di violentare Kagome? Almeno non staremmo a questo punto adesso.
Sbuffo per l’ennesima volta mentre il primario di non mi ricordo più quale clinica sta spiegando come agisce il colesterolo sulle arterie del cuore. Oggi le lezioni finisco più tardi e non riuscirò ad andare al parco forse. Che palle!
Sono le 18:30 quando il supplizio finalmente finisce. Mentre sto per andarmene mi sento chiamare.
- Ma chi…ah sei tu. - dico riconoscendo la ragazza che era al Breath l’altra volta
- Sei sempre di fretta a quanto vedo. Sembrava stessi fuggendo via. Non mi sono nemmeno presentata la volta scorsa. Il mio nome è Ruri. - dice lei ridendo
Che cazzo c’ha da ridere? Boh!
- Bene Ruri piacere. Ora scusami ma devo andare. -
- Aspetta…ti va di prendere un caffè insieme? - tenta ancora lei
- Chissà forse un giorno ora devo proprio andare. Addio! - rispondo dandomela praticamente a gambe
Avessi avuto tempo avrei ben messo in chiaro che non mi interessa minimante, ma preferisco dare precedenza a Kagome. Il cielo si sta annuvolando. Il tg aveva annunciato pioggia per oggi e sono sicuro che quella svampita è senza ombrello. Lo so che non vuole vedermi o avere nulla a che fare con me, ma almeno un ombrello per tornare a casa credo lo accetti se proprio non vuole tornare con me in macchina.
Guardo l’ora…le 19:03 e io sono bloccato nel traffico. Ogni tanto cade qualche gocciolina d’acqua che bagna il vetro del parabrezza. Speriamo il cielo tenga ancora un po’. Però magari Kagome è già a casa vedendo questo tempo e io mi preoccupo per niente. Meglio chiedere a suo nonno.
- “Famiglia Higurashi!”- risponde Sota al telefono
- Ehi Sota, tua sorella è a casa? - gli chiedo sperando in una risposta affermativa
- “No non è ancora arrivata. Mamma l’ha chiamata qualche minuto fa per dirle di tornare dato che non si accorge mai dell’ora che passa, però lei non ha risposto.”- mi spiega il fratello, e qui la mia preoccupazione aumenta
Quella stupida ragazzina!
- Dì a tua madre che vado a prenderla io. Sono lì vicino. - lo informo
- “Ok glielo dirò.”-
Ma è mai possibile che quando legge quella stupida non si accorge di nulla? Nemmeno del tempio che cambia? È un caso irrecuperabile! Ok che ha ancora sedici anni, ma non dovrebbe comportarsi come una bambina.
Quando finalmente arrivo al parco non la trovo alla sua solita panchina preferita. Vi trovo però il libro che stava leggendo e che ricordo di aver memorizzato qualche giorno fa quando l’ho vista uscire con quello in mano. Ma lei dove accidenti si trova?
Faccio un rapido giro per il parco ma non la trovo. La gente inizia ad andar via. Dove dannazione è? Passo perfino nei bagni pubblici ma niente. E se fosse semplicemente a casa e avesse dimenticato qui il libro?
Riproviamo a casa.
- “Famiglia Higurashi.”- stavolta è la madre di Kagome a rispondere
- Ehm…signora sono io. Kagome è forse tornata? -
- “No. Ma non avevi detto a mio figlio che andavi a prenderla tu?”- chiede allarmata
- Sì è così, ma non l’ho trovata. C’è solo il suo libro. Magari è sulla strada di casa. vado a cercarla. - rispondo chiudendo in modo poco carino la chiamata, ma non ho voglia di perdere tempo in convenevoli, voglio trovare Kagome
Proprio mentre sto per andare via sento un singhiozzo provenire da dietro alcuni alberi più in là. Lì la vegetazione è più fitta. Di certo non dovrebbe trovarsi lì però per curiosità mi avvicino a dare un’occhiata.
 
                                                                              *********************
 
(Scene un po’ violente da qui in poi, quindi se siete sensibili non leggete ^_^ …Inufans avvisato…mezzo salvato ^_^)
 
Waaah che meraviglia! Sono giorni che non vedo quell’essere! È come se nemmeno ci fosse. Non mangia neanche più con noi. Averlo accanto ad ogni pasto mi chiudeva lo stomaco. Adesso mangio anche di più.
Non cerca più un dialogo e non mi viene più a prendere qui al parco. Posso finalmente rilassarmi senza dovermi aspettare il clacson di quella sua fastidiosissima auto.
Proseguo tranquilla la mia lettura finché una goccia d’acqua si posa sulla pagina che stavo leggendo. Alzo gli occhi al cielo e lo vedo annuvolarsi di nuvole cineree. Oh oh…sta per piovere. Meglio andare via se non voglio farmi una doccia non richiesta. Nemmeno il tempo di alzarmi dalla panchina che un tizio mi chiama.
- Tu sei Kagome? - mi chiede lui
Non so il perché ma questo ragazzo ha un’aria familiare. Dove l’ho visto?
- Sì mi chiamo Kagome. Ci conosciamo? -
- Oh non tu a me. Ma io ti conosco fin troppo sfortunatamente! - esclama estraendo dalla tasca un coltello
Il cuore mi sale in gola dallo spavento. Che vuole questo tipo da me? Forse è meglio se scappo prima che mi si avvicini.
- Ah ah…dove volevi scappare piccina? - dice un altro ragazzo comparsomi alle spalle che prontamente mi afferra  per bloccarmi la fuga. Al suo fianco c’è un altro ragazzo, e io ho l’impressione di conoscerli tutti e tre
- Che volete da me? Forse avete sbagliato ragazza. Per favore lasciatemi, sono anche incinta! - li prego sentendo le gambe cedermi dalla paura quando il primo ragazzo mi si avvicina con coltello
- Lo sai di avere fatto un bel guaio tu e il tuo stupido pancione? Per colpa vostra InuYasha non sta più con noi. - sibila puntando il coltello alla mia pancia
- No ti prego! Non farmi del male ti supplico! Aiut…. - provo ad urlare ma uno di quelli che mi tiene mi tappa la bocca con la sua mano
Aspetta ha detto InuYasha? Allora sono i suoi amici? Ma sì ecco dove li ho visti…quella sera in quel locale. Ma che vogliono da me?
- Credo invece che ti faremo parecchio male. Spostiamoci da qui ragazzi. C’è ancora gente in giro. - dice quello col coltello, il capo sembra
Vengo trascinata nella parte più isolata del parco, dove l’erba è più alta e gli alberi e i cespugli più fitti. Che vogliono farmi? Oh Kami aiutatemi!
- Hukodoshi ma che intenzioni hai? Perché l’abbiamo portata qui? Non volevi solo spaventarla? - chiede quello che mi impedisce di parlare
- Certo. Ma chi ci proibisce di divertirci un po’ prima? In fondo è anche carina. - risponde quello che si chiama Hakudoshi
Ha detto divertirsi? Divertirsi come?
- Ma è incinta! Non vedi che pancione ingombrante che ha? - gli fa notare l’altro
Oh cielo! Vogliono violentarmi anche loro? Ma non possono! C’è mia figlia adesso!
- E allora? Mettila a quattro zampe e vedi che ce la si fa da dietro no? - gli spiega lui prendendomi per i capelli e trascinandomi a terra in ginocchio
L’impatto al suolo fa malissimo. Ma il dolore alle ginocchia è nulla in confronto alla paura che mi sta paralizzando adesso. Non ho nemmeno la forza di gridare. Singhiozzo e basta mentre sento abbassarmi i leggings
- Vi prego….vi prego…- ripeto tra un singhiozzo e l’altro
- Non mi sembra una buona idea questa. Io me ne tiro fuori! -
- Ha ragione Hakkaku. Non ci sto nemmeno io. - dice l’altro
Allora aiutatemi stronzi!
- Bene allora toglietevi dai coglioni, tanto la signorina qui non vede l’ora di farsi montare. Non vedete com’è docile? Non urla nemmeno più. - dice quello che si chiama Hakudoshi
Ha ragione! Non sto facendo niente per impedirglielo! Devo reagire cavolo!
Provo a dimenarmi, riuscendo a sfuggirgli ed ad alzarmi, ma il mio tragitto è brevissimo perché mi riacciuffa per i capelli sbattendomi contro un albero.
- Brutta puttana! Prova ancora a scappare e il primo a morire sarà questo bastardo qui hai capito? - sibila al mio orecchio premendo dolorosamente il coltello sul mio ventre, sentendogli incidere la pelle perché brucia
- No ti supplico…mia figlia no…- chiedo singhiozzando più forte e arrendendomi definitivamente stavolta
- Ecco brava. Ora ritorna in ginocchio puttana, e non farmi perdere tempo. - mi ordina
- Perché… mi fai tutto questo? -
- Perché per colpa tua quell’idiota di InuYasha s’è tirato fuori dai giochi. Guadagnavo un sacco di soldi scommettendo nelle corse clandestine, in cui lui vinceva sempre facendomi guadagnare cifre enormi. Poi ti sei messa nel mezzo tu e lui si è ritirato…”per pensare alla famiglia” dice lui, quindi la colpa è tutta tua. E pagherai per questo! -
- Ma io…che colpa ho? È stato lui a violentarmi! - ribatto io, ma pagandone le conseguenze e prendendomi un forte ceffone al viso
- Stai zitta troia! La tua colpa è quella di esserti fatta mettere incinta e poi sposarlo! Prima che comparissi tu le cose erano perfette…poi sei arrivata tu rovinando tutto! E osi anche chiedere che colpe hai?! Ora capirai le tue colpe! Ora giù a quattro zampe, come la cagna che sei! - dice spingendomi nuovamente a terra, mettendomi carponi e tirandomi la testa indietro, tenendomi salda per i capelli
I miei singhiozzi accompagnano i suoi gesti violenti, e per la prima volta in questi mesi vorrei che InuYasha fosse qui. Se solo non gli avessi detto di non venirmi più a prendere e di non volerlo tra i piedi tutto questo non sarebbe accaduto. È colpa mia! È sempre colpa mia e lui non verrà…
- Ma che…Kagome! - sento urlare dalla voce familiare di colui a cui pensavo
Può davvero essere qui? O forse lo sto immaginando? Ma la presa a i miei capelli cessa improvvisamente. Mi volto e alle mie spalle c’è davvero lui che tiene quell’ Hakudoshi per le braccia e che aveva già la cerniera dei pantaloni abbassata. Che visione rivoltante.
- Che cazzo stavi facendo con lei bastardo?! - dice dandogli un pugno e facendolo finire per terra
- Kagome stai bene? - mi soccorre subito togliendosi la giacca e mettendomela addosso per coprirmi, mentre alcune gocce d’acqua iniziano a cadere più frequenti
- Inu…Yasha…- pronuncio con un filo di voce saltandogli al collo e abbracciandolo, scoppiando in un pianto convulso
- Shhh…tranquilla sono qui. Ti hanno toccata? - mi chiede preoccupato, alzandomi da terra e rimettendomi i pantaloni a posto
Io nego con la testa alla sua domanda. Non ho la forza di parlare.
- Fottuti stronzi! Che volevate farle? Oh, datemi il tempo di portarla a casa e giuro su tutti gli Dei presenti in Cielo e in Terra che vengo a cercarvi uno ad uno per farvela pagare! - urla furioso verso quei due in piedi con lo sguardo basso, l’altro invece si sta rialzando asciugandosi il labbro spaccato
- Noi non abbiamo fatto nulla…volevamo solo spaventarla. Poi le cose hanno preso una piega diversa. - spiega uno di loro
- Una piega diversa? Stavate per violentarla e tu me la chiami una piega diversa? - ringhia furioso
- Ma che violentarla. Avessi visto come si sporgeva la troia per farsi scopare. Non urlava nemmeno per cercare aiuto. - sostiene quello che mi minacciava
- Puntavi il coltello contro mia figlia! Che pretendevi che facessi? - mi difendo io
- Maledetto bastardo! Come hai osato?! -
InuYasha mi lascia per riprendere a pugni con l’altro. Io mi appoggio ad un albero per non cadere a terra dato che le gambe non mi reggono bene. Si scazzottano per un po’, ma InuYasha ha la meglio su quel disgraziato. Lo sta quasi massacrando. Ben gli sta!
Quando l’altro è completamente steso a terra InuYasha si volta verso gli altri due che se la danno a gambe levate.
- Codardi! Dai andiamo a casa…qui abbiamo finito. - mi dice chinandosi a prendere la mia borsetta finita poco lontano da noi
Nemmeno il tempo di voltarmi a guardare i suoi gesti che Hakudoshi si alza in modo rapido impugnando il coltello, diretto verso di me.
- InuYasha! - lo chiamo chiudendo gli occhi e aspettando il fendente che non posso evitare
- Muori stronza! - gli sento pronunciare, poi il silenzio
Non sento alcun dolore così mi decido ad aprire gli occhi, trovandomi InuYasha davanti. Ma quando è arrivato?
- Lasciami la mano imbecille! - gli chiede l’altro
- Non ci penso nemmeno! Lascia il coltello! - gli ordina strattonandolo


Deve avergli bloccato la mano prima che mi colpisse. Mi sporgo in avanti per guardare la scena, ma inorridisco per ciò che i miei occhi vedono.
- InuYasha…- lo chiamo vedendo il sangue scorrere tra le sue mani
Il coltello è piantato nel suo stomaco e lo tiene fermo con le mani.
- Stupido idiota! Morirai per una sgualdrina, che tanto farà la tua stessa fine appena crepi! - risponde Hakudoshi cercando ancora di tirare via il coltello, ma InuYasha glielo impedisce
- Se speri che ti lasci campo libero per uccidere lei e mia figlia ti sbagli! - replica lui facendo un passo indietro e sfilandosi così la lama dal proprio addome
Poi, tenendo ancora salda la presa sul  coltello, con un gesto rapidissimo rigira le mani di Hakudoshi con il pugnale rivolto verso il suo petto e glielo spinge contro, come se quel maledetto si fosse colpito da solo.
Il tutto si svolge con una tale rapida sequenza che ho faticato a seguirlo quasi, o forse sono le mie facoltà che vanno a rilento.
Il primo ad accasciarsi è quel bastardo, che cade a terra esanime e ricoperto di sangue.
- Stronzo…imbecille! - esclama prima di finire a terra anche lui ricoperto di sangue
- InuYasha! Oh Kami! - urlo precipitandomi da lui e cercando il telefono nella borsa
- Mi dispiace Kagome…per colpa mia hai subito anche questo. Sono proprio inutile. -
- Non dire così! Non è colpa tua! Dove diavolo è quello stupido telefono? Ah eccolo. Pronto? Pronto mi sente? Sì mi serve un’ambulanza. Un ragazzo è stato accoltellato…sì fate presto…siamo al parco!  L’ambulanza sta arrivando resisti! - gli dico tremante per la tensione e la paura
- Kagome calmati, sei troppo agitata. Sembri una macchinetta. -
- Come accidenti faccio a calmarmi? Stai perdendo un sacco di sangue. - strillo agitata iniziando a premere le mani sulla ferita per fermare il sangue, che non accenna però a diminuire da quando ha estratto il pugnale
Tutto questo per colpa mia! Per difendere me!
- Lascia stare…sto perdendo troppo sangue. Di sicuro non ce la farò. Promettimi che non dirai a nostra figlia come è nata…ti prego…almeno lei, lascia che mi ami…- mi chiede tossendo sangue
- No, non parlare! Conserva le forze! - gli dico premendo più forte sulla ferita, mentre le innumerevoli lacrime mi appannano la vista
Quando accidenti arriva quest’ambulanza?
- A quanto pare…il tuo desiderio…di restare vedova…si realizzerà. Almeno una cosa buona…l’ho fatta per te. - sussurra a fatica, ma sorridendo, mentre mi passa una mano insanguinata sul volto per asciugarmi le lacrime
Il ricordo di quelle orribili parole mi trafigge il petto, non pensavo certo che accadesse una cosa del genere. E non le pensavo davvero!
- Non dire sciocchezze! L’ho detto perché ero arrabbiata con te! -
- Eri? Non lo sei…più? - chiede stupito
- No non lo sono più. - ed è vero, in questo momento sono tutto tranne che arrabbiata
- Allora…perdonami, se puoi…- dice chiudendo gli occhi dai quali vedo scendere una lacrima
Poi vedo cadere a peso morto la mano che mi accarezzava il viso.
- No InuYasha! Ti prego non farmi anche questo, riapri gli occhi ti supplico! InuYasha? InuYashaaaa! -
Il suono di alcune sirene mi arriva alle orecchie in modo ovattato. La scena di alcuni uomini che si avvicinano mi compare agli occhi in modo infinitamente lento, come se fossi in un film. Qualcuno mi parla ma non capisco, fisso il corpo inerme di InuYasha che viene caricato su una barella, mentre io resto ancora a terra immobile, per poi essere caricata anche io sull’ambulanza.
Ti prego non morire. Non morire per colpa mia! Ti supplico!





 
 

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Capitolo 6
*** Sogno o realtà? I misteri della mente. ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.





- InuYasha. - chiama una voce
- InuYasha! - insiste
- Mmmm…- mugugno infastidito
Chi cavolo è? Fammi dormire!
- InuYasha svegliati! - sento urlare, così sono costretto ad aprire gli occhi, rimanendo però sconvolto dalla persona che mi ritrovo davanti
Sto sognando vero?
- Ben svegliato bell’addormentato! Ti chiamavo da un bel po’. Avanti alzati, la colazione è pronta pigrone. -
- Ka…Kaede? - domando stropicciandomi gli occhi ancora assonnato
Non può essere lei!
Lei è…è…
- E chi altri dovrei essere? C’è per caso qualcun altro in questa casa oltre noi due? - dice tirandomi via le coperte per farmi alzare
Anche se terribilmente confuso mi alzo e faccio per scendere dal letto ma…da quando i miei piedi non toccano terra? Il letto si è rialzato per caso?
- Vieni ti aiuto a scendere. - dice lei prendendomi in braccio e mettendomi a terra
Aspetta, mi ha preso in braccio? Ma come se peso 70 chili? E perché cazzo tutti i mobili sono giganteschi? Ma dove accidenti mi trovo?
- Inu- chan vai a lavarti la faccia e poi scendi a mangiare. - ripete lei
Inu- chan? Nessuno mi chiama più così da quando avevo 13 anni. Da quando Kaede è morta.
Ma come accidenti fa ad essere viva? Che abbia sognato tutto? Forse non è morta, o forse sto sognando che è viva? Che confusione!
Mi avvicino al lavandino ancora intontito e vi trovo uno scalino davanti. Che dovrei farci? Guardo meglio il lavandino e anche questo è inspiegabilmente alto ed assurdamente gigante. Mah.
- Aaaaah! Ma che cazzo! - urlo appena raggiungo lo specchio
Chi cazzo è quello nello specchio? Quel moccioso coi capelli corti tutti arruffati, le lentiggini e gli occhi grandi?
- InuYasha che succede? Perché hai urlato piccolo? Ti sei fatto male? - chiede Kaede arrivando trafelata e preoccupata
- Ma…quello lì…chi è? - chiedo indicando l’immagine riflessa nello specchio
- Ok che sei tutto spettinato, ma non sei così brutto da spaventarti quando ti specchi. - risponde lei sollevata, avvicinandosi e passandomi una mano tra i capelli ribelli per pettinarli un po’
Ma che sta succedendo? Sono diventato piccolo? E cosa ancora più assurda…Kaede è resuscitata?
No, questo è un sogno. Non può essere altro che un sogno!
Io ho 19 anni e sto studiando medicina…o almeno credo.
Già ma perché dico credo? Non sono adulto? Perché credo di essere più grande? Mi sembra una cosa scontata…eppure, qualcosa non torna.
Facciamo mente locale. Io ho 19 anni, questo lo ricordo. Poi, ho degli amici: Naraku, Koga, Hakudoshi, Ginta e suo fratello Hakkaku. Anche questo è assodato. Poi ci sono mamma e papà che mancano sempre da casa e questo nel corso degli anni non cambia mai. Mi hanno imposto di studiare medicina e io ho accettato. Ma perché? Io odio medicina! Perché dannazione ho accettato? Qualcosa mi sfugge. Come mi sfugge il perché stia facendo questo sogno del cazzo!
Mi sta esplodendo la testa.
- Inu- chan ti sbrighi o no? Il latte sta diventando freddo! - mi richiama Kaede
- Sì arrivo! -
Mi precipito alle scale per scendere in cucina ma una terribile fitta allo stomaco mi fa piegare in due dal dolore. È così forte da togliermi il fiato. Per fortuna passa subito, ma è stato orribile. Spero non sia appendicite. Ma non me l’avevano già tolta? Boh.
Mi siedo sullo sgabello e mi sembra di ritornare indietro nel tempo…Kaede che cucina qualcosa, la colazione pronta sul bancone imbandito di biscotti di ogni genere, con una tazza fumante di latte al cioccolato.
- Finalmente. Su mangia che poi ti porto a scuola. Il tuo pranzo è quasi pronto. - mi avvisa lei preparando un bento
È tutto come quando ero piccolo. Assurdo. È tutto così reale.
Finita la colazione risento quella terribile fitta allo stomaco che mi fa contorcere di dolore.
- InuYasha che c’è? - mi soccorre la mia tata
- La pancia! Mi fa malissimo Kaede. È già la seconda volta. - spiego io ancora ripiegato su me stesso
- Forse oggi è meglio che non vai a scuola. Magari hai preso l’influenza. In effetti stamane non avevi una bella cera quando ti ho svegliato. - dice lei spegnendo i fornelli e prendendo un termometro dal cassetto dei farmaci
- Vieni misuriamo la febbre. - continua prendendomi in braccio e mettendomi il termometro
Poco dopo lo controlla.
- Oh cavolo, 38 e mezzo! Eh sì hai preso l’influenza. Potevi dirmelo che stavi male piccolo, non ti avrei fatto alzare. - spiega lei riportandomi in camera e rimettendomi a letto
- Ma non sto così male da stare a letto Kaede. Non mi va di dormire. - mi lamento io
A parte il dolore che viene e va allo stomaco non mi sento male.
- Ah no? E che vuole fare il signorino? -
- Ovvio! Cucinare con te! - esclamo io saltando fuori dal letto
Cucinare con lei è la cosa più bella che si possa fare. Lo adoravo prima e lo adoro ancora adesso.
Capisco che è un sogno, ho coscienza di questo, anche se è tutto molto strano e non mi spiego molte cose ma, voglio vivermelo finché non mi sveglio. Il che spero avvenga…mai! Si sta bene qui con Kaede e se è un sogno non voglio svegliarmi mai più e restare con lei!
 
 
                                                                              ********************
 
 
- I valori sono tutti buoni, sia i suoi che della bambina, la ferita all’addome è superficiale e non necessita di punti di sutura. È ancora sotto shock ovviamente, ma può anche riportarla a casa. Basterà farla riposare. - spiega un medico a mia madre dopo avermi visitato
- La ringrazio dottore. La porto subito a casa allora. - dice lei
- Io non mi muovo da qui. - le rispondo decisa
- Ma Kagome, hai sentito il dottore? Devi riposare e…-
- Io non mi muovo da qui finché InuYasha non esce da quella stramaledetta sala operatoria e non mi dicono che sta bene! Capito?! - replico alzando la voce e uscendo dalla sala delle visite per raggiungere la sala d’attesa
Sono ore che InuYasha è in sala operatoria e ancora non mi danno notizie. Che sta succedendo? Perché non esce nessuno a darmi notizie? Voglio sapere come sta. L’attesa mi sta uccidendo!
 
Passano altre ore e finalmente qualcuno esce.
- La signora Taisho? -
- Sì sono io! Come sta InuYasha? - chiedo al medico venutomi in contro
- Suo marito è in prognosi riservata. Abbiamo fermato l’emorragia e provveduto a fare delle trasfusioni. La quantità di sangue persa è stata molta. Durante l’intervento ha avuto un arresto cardiocircolatorio purtroppo. Abbiamo somministrato tempestivamente epinefrina e provveduto alla rianimazione cardiopolmonare. La mancanza d’ossigeno ai tessuti cerebrali è stata breve, ma questo complica le condizioni del paziente. Dobbiamo aspettare le prossime 48 ore per ritenerlo fuori pericolo e valutare se ha subito danni. Mi spiace. - spiega il medico, mentre sento spezzarmisi il cuore
- Può…può morire quindi? - chiedo avendo capito praticamente niente di quello che ha detto oltre “arresto cardiocircolatorio”
- In poche parole sì. - afferma lasciandomi nello sconforto
- Ma a che danni si riferiva prima dottore? - chiede mia madre, più lucida di me
- Problemi neurologici, lievi o gravi. Dipende dai danni subiti dalle cellule del cervello per la mancanza d’ossigeno. Ma su questo mi sento fiducioso. La mancanza d’ossigeno è stata davvero minima. Ciò che mi preoccupa maggiormente è l’emorragia. Se il corpo non reagisce, ci sono poche probabilità che superi la notte. - sostiene dispiaciuto
Dopo queste parole tanto crude scoppio in un pianto a dirotto.
Lui non può morire. Non deve! Non può farlo.
È colpa mia! È tutta colpa mia! Sono una persona orribile. Sono io ad avergli augurato la morte. Sarà solamente colpa mia se muore.
Perdonatemi Kami vi prego e salvatelo! Vi supplico!
 
 
                                                                              *********************
 
 
- Come mai fai le polpette seguendo una ricetta italiana? -
- Perché mia nonna era di origini italiane Inu- chan. -
- Capito. Perché nelle polpette metti il pane bagnato nel latte? - chiedo ancora curioso
Voglio imparare tutto quello che fa. È sempre stata fenomenale ai fornelli!
- Perché così vengono più morbide. Anche se originariamente lo si faceva perché si era poveri e non si disponeva di tanto macinato. Quindi le donne aggiungevano la mollica di pane per aumentarne il volume e mangiare di più anche se la carne era poca. Poi è rimasta tradizione continuare a mettere la mollica inumidita nel latte perché da più gusto e morbidezza. - mi spiega lei mentre impasta la carne con un sacco di cose
- Quindi anche se poveri mangiavano meglio dei ricchi? -
- Beh non proprio Inu- chan, però diciamo che molti piatti “poveri” sono molto più gustosi di quelli sopraffini. -
- Come le cuoci? - domando indicando le polpette già pronte
- Ma ovvio…nel sugo come piace a te. Da quando hai visto quel cartone animato della Disney le mangi solo così le polpette tu. - dice lei ridendo
- Sì, come in Lilli e il Vagabondo! E tu le prepari decisamente meglio dello chef del cartone animato! - esclamo pregustandomi già il piatto pronto
- Sì sì come no. Dai aiutami a fare le polpette così finisco prima. - ordina lei ma col sorriso
- Subito capo! - rispondo affiancandola a prendendo un pezzo di impasto, arrotolandolo tra le mani
- Ma che schifo che fa la mia Kaede! Le tue sono perfettamente tonde e lisce, le mie invece, sono orribili! - mi lamento guardando la cosa informe che ho tra le mani
- Ahahahah ma no è solo questione di patica. Ti svelo un piccolo segreto, se metti due goccine d’olio sul palmo, vedrai che la carne scorre meglio e la forma sarà migliore. Prova. - dice versandomi un po’ d’olio sulle mani
Riprovo a dare una forma più decente alla polpetta e… miracolo! È davvero più tonda rispetto a prima. E la carne non rimane attaccata alle dita.
- Guarda Kaede! - gliela mostro felice
- Visto? Che ti avevo detto? Forza continua tu che io controllo la cottura del sugo. -
Continuo a fare tantissime polpette finché non rimane più carne nella ciotola. Devo dire che sono soddisfatto del risultato.
- Kaede ho finito. -
- Bravo. Ora portale qui così le tuffiamo nel sugo. -
- Arrivo! - dico porgendole il piatto con le polpette, ma subito dopo risento quella maledetta fitta allo stomaco. È lancinante accidenti!
- InuYasha…ancora la pancia? Forse è meglio che chiami i tuoi genitori. - sostiene lei prendendo il telefono
- Sì pronto signora Izayoi! InuYasha non sta bene, lamenta delle fitte allo stomaco. No, non è un capriccio per saltare la scuola, ha la febbre! Va bene ho capito, arrivederci! - chiude la chiamata con tono infuriato
- Fammi indovinare, non gliene frega nulla perché è in riunione e ti ha detto di sbrigartela da sola. - l’anticipo io e lei rimane a guardarmi
Chi tace acconsente no?
- Che ne dici se adesso ti preparo una bella camomilla? Vedrai che ti farà bene al pancino. - risponde lei sviando la mia domanda
- Kaede non sono stupido. Lo so che non gliene importa nella a quei due. Ma a me non importa perché ho te e io ti voglio bene come se fossi la mia mamma. Non ne sento più la mancanza. Stare qui con te è l’unico posto in cui voglio stare. - le confesso sincero
Lei si commuove e mi abbraccia. Amo gli abbracci protettivi di Kaede. Quanto mi erano mancati.
- Oh InuYasha…io ti considero come il figlio che non ho mai avuto, ma non puoi stare qui con me. Il tuo posto è altrove piccolo mio. - afferma lasciandomi confuso
- Che intendi dire? Dove sarebbe il mio posto? - chiedo turbato
- Lo capirai quando sarà il tempo tesoro. Ora controlliamo le polpette e poi fili a riposare mentre ti faccio la camomilla. - risponde enigmatica
Il mio posto è altrove. Che intendeva dire? Devo forse ricordare qualcosa? In effetti ci sono parecchie cose che non mi sono chiare. So che questo è un sogno e che non dovrei pormi tante domande, ma c’è sempre una strana sensazione che provo, come se avessi scordato qualcosa, qualcuno. Ma cosa?
Mah… che importa! Nella vita reale non c’è niente che mi aspetti. Solo una vita triste fatta senza Kaede, quindi fintanto che mi è concesso dormire e sognare voglio continuare a farlo!
 
 
                                                                                 **************
 
 
- Kagome, andiamo a casa. Non puoi far nulla. È da ieri che stai qui. Hai bisogno di riposo. - insiste mia madre
- Non me ne vado finche non vedo InuYasha sveglio. -
- Ma tesoro ragiona, lo tengono in coma farmacologico per adesso. Ci vorrà almeno una settimana per svegliarlo. Non puoi stare qui senza riposare. Andiamo a casa e poi ritorniamo. - cerca di convincermi lei
In effetti non mi sento più le gambe. Sono più di ventiquattro ore che sono in ospedale. È già quasi notte. InuYasha è tenuto in terapia intensiva al momento. È attaccato ad un sacco di macchinari. Vederlo da dietro questo maledetto vetro senza potergli parlare e tenergli la mano è terribile.
Mi sembra così indifeso e solo in quella triste stanza.
- Va bene. Prima voglio salutarlo almeno. -
- Ma non puoi entrare senza il permesso del medico. -
- Lo so, infatti prima andrò a chiederglielo! - rispondo risoluta andando a cercarlo per i corridoi in tutta fretta
Dopo numerose insistenze in cui promettevo di rimanere pochissimi minuti ho ottenuto il permesso di entrare a salutarlo. O forse perché gli facevo pena visto che sono incinta, non lo so e non mi importa.
Mi vestono con un camice, cappellino, guanti e scarpe in carta sterile usa e getta, poi finalmente posso entrare a vederlo.
Mi avvicino cauta. Ci sono così tanti fili che ho paura di staccarne qualcuno.
Vederlo così fa male. Ed è solo a causa mia. Le lacrime scendono a bagnare la mascherina che mi hanno messo. Tocco delicatamente il suo braccio. È così freddo e il suo viso è terribilmente pallido.
- InuYasha…tu devi farcela. Ti prego. Non puoi morire. Mi avevi promesso che ti saresti fatto perdonare, ma non puoi farlo così! Quindi vedi di risvegliarti in gran forma perché ho intenzione di svuotarti il portafogli e usarti come facchino per compare le cose della bambina. Hai capito? - lo prego tra le lacrime stringendogli la mano
Una mano bussa al vetro della stanza, è il medico che mi dice di uscire. Cavolo sono appena entrata, ma non posso lamentarmi.
- Ora devo andare. Torno presto. - lo rassicuro dandogli una bacio sulla fronte
Ma chissà se lo ha sentito con la mascherina.
Esco dalla stanza e mi spoglio di tutto quello che mi hanno messo addosso.
Mi sento a pezzi.
 
Ritorno a casa e vengo invasa da milioni di domande alle quali non voglio rispondere, così mi chiudo in camera e comincio a piangere come una fontana.
- Kagome! Perché ti sei chiusa dentro? Apri la porta. - mi intima Sango che la trova chiusa
- Voglio stare sola Sango. -
- Non puoi stare sola in questo momento! Apri e non fare la bambina! -
- Ti ho detto che voglio stare sola! È così difficile da capire? Non ho intenzione di uccidermi se temete questo! Voglio solo tranquillità! - urlo esasperata
Per fortuna sembra non insistere oltre. Non ho voglia di parlare con nessuno in questo momento.
Mi è già bastato l’interrogatorio che mi ha fatto la polizia su quello che è successo. Sembra che tutto verrà archiviato come legittima difesa, quindi InuYasha non verrà incolpato di omicidio.
I medici hanno fatto chiamare i suoi genitori, ma a quanto pare sono all’estero e in questo momento non sono rintracciabili. Che tipi. Io per mia figlia sarei sempre rintracciabile, in qualunque parte del mondo.
Sfinita dai pensieri, dalle lacrime e dalla stanchezza mi addormento. Mi risveglio che è quasi l’alba. Chissà come sta InuYasha. Se gli fosse accaduto qualcosa me lo avrebbero di certo fatto sapere dall’ospedale. In fondo sono sua moglie. È a me che si rivolgono per i permessi che gli servono per i farmaci o qualunque altra cosa. Ho perfino firmato l’assenso per l’operazione. Su questo quindi posso stare tranquilla.
Ora però è meglio che mi lavi e cambi per ritornare da lui. Non voglio lasciarlo solo. Ha solo me a quanto pare.
Approfitto del fatto che tutti dormano ancora ed esco dalla mia stanza per andare al tempio. Voglio fare una preghiera ai Kami affinché proteggano InuYasha e lo facciano riprendere il prima possibile.
- Kagome, che ci fai qui? - mi chiama mio nonno
Dimenticavo che lui è mattutino e che si sveglia all’alba.
- Prego per InuYasha nonno. - rivelo con un filo di voce già rotto dal pianto
- Capisco. - risponde solamente, inginocchiandosi accanto a me per pregare anche lui
Rimaniamo parecchio lì, avvolti in quella quiete, spezzata solo dal cinguettio dei passerotti sempre molto mattutini. Non mi fa domande. Sta rispettando i miei tempi e di questo gliene sono grata. Sono io a spezzare quel silenzio, diventato adesso opprimente.
- È tutta colpa mia. - affermo triste
- Non è affatto colpa tua. Non hai chiesto tu a quel farabutto di aggredirti. - risponde lui mantenendo l’aria concentrata e gli occhi chiusi
- Non mi riferisco a quello…- replico rammaricata
- Che intendi? - mi chiede voltandosi a guardarmi
- Per quello che gli ho detto. Sono una persona terribile nonno! Gli ho augurato la morte, e lei è davvero pronta a venire a prenderselo, per colpa mia! - spiego prendendomi il viso tra le mani per coprire i singulti che riecheggiano nel tempio
- Kagome ma che dici? La morte non ascolta certo le nostre richieste. O sai quanti decessi ci sarebbero ogni giorno. Sono state parole terribili quelle pronunciate, ma non è accaduta questa disgrazia per colpa tua. Non devi nemmeno pensarlo. - tenta di rassicurarmi lui, con pochi risultati
- Invece sì! I Kami vogliono punirmi per la mia cattiveria. Ma se vogliono farlo non è giusto se la prendano con lui o con mia figlia. Devono punire me non loro! - piango disperata e ormai fuori controllo
- Bambina mia non fare così! - dice prendendomi tra le braccia, tra le quali urlo e piango disperata, sfogandomi per la paura avuta, per i sensi di colpa, per il dolore di averlo ridotto in fin di vita, per tutto quello che ho passato in questi mesi e per quanto sono stata stupida
Piango.
Piango liberandomi da un macigno pesante tonnellate e che mi stava soffocando.
Finora ho scaricato tutta la colpa solo su InuYasha, quando invece la colpa di tutto è stata mia. Io mi sono recata in quel locale, io ho bevuto e io gli ho chiesto di venire a letto con me. Ma capirlo ora a che diamine mi serve se lui rischia la morte? Sono un’idiota! Una stupida bambina senza cervello!
Spero di non averlo capito troppo tardi e di avere la possibilità di rimediare.
Già rimediare…non è forse quello per cui mi pregava InuYasha? Rimediare per ciò che aveva fatto. Ora, con quale diritto prego di poter rimediare, dopo che la prima a negargli una possibilità sono stata io?
All’improvviso mi trovo davanti alla triste realtà: e se quando lui si riprenderà, perché DEVE riprendersi, non vorrà perdonarmi per avergli fatto rischiare la vita? È in quello stato per avermi protetta.
Che persona terribile ed ipocrita che sono! Doveva prendersi una pugnalata allo stomaco per farmi capire quanto idiota sia? Mi faccio schifo da sola!
 
Quando mi riprendo ritorno in casa per prepararmi a tornare in ospedale. Passata anche questa giornata ci sono buone speranze che InuYasha si riprenda. Continuerò a pregare e sperare. Altro non mi resta.
 
 
                                                                             *******************
 
 
- Dai Kaede, ti ho detto che sto bene. Vedrai che non sarà nulla. Forse solo un po’ di indigestione. - cerco di convincerla
- Indigestione un corno! È tutto il giorno che hai quelle fitte. Lo capisco che sono molto forti, lo vedo da come ti rannicchi su te stesso. Perché continui a negare? Non dirmi che hai paura di una punturina? -
- Non ho paura delle punture. È solo che non ho voglia di andare in ospedale. Voglio stare qui con te. Non ho voglia di uscire. - le spiego triste
- Ma lo sai che sembri proprio un bambino in questo momento? Non sembri un ragazzo di diciannove anni. - dice lei scuotendo la testa


- Come un ragazzo di diciannove anni? Ma se sono un bambino?! - replico guardandomi le mani e le gambe, che adesso sono stranamente cresciute
Ma che diamine sta succedendo? Questo è il sogno più bizzarro che abbia mai fatto!
- Eri bambino. Adesso sei un giovane uomo figliolo. E io sono tanto fiera di quello che sei adesso. Certo qualche mese fa non avrei potuto dire la stessa cosa. - mi rimprovera con sguardo severo
- A che ti riferisci? Sono sempre lo stesso. -
- Per niente. Hai tenuto testa a quei due stupidi dei tuoi genitori per fare la cosa giusta con quella ragazza. Come si chiama? Ah sì, Kagome. - spiega lei, lasciandomi perplesso
Kagome? Ma Kagome chi? Eppure questo nome mi è familiare.
- Kaede ma chi sarebbe questa Kagome? Non è che l’hai sognata? - oh cielo che battuta, considerando che io stesso sto sognando, o almeno credo
- Sei tu quello che sogna InuYasha. Io vedo tutto chiaramente, sei tu che devi darti una mossa. -
- Una mossa? Per far che? - chiedo curioso
- Niente da fare! È ancora presto e tu sei ancora una zucca vuota per capire le cose. Ok…allora accompagnami a fare la spesa. Stasera c’è il tuo piatto preferito. -
- Ramen??? - chiedo con occhi luccicanti
- Ramen!!! - afferma lei sorridente
- Evvai! Lo sai che ti adoro Kaede? - esclamo dandole un bacio sulla guancia
- Sì che lo so. Per questo sono qui, o chissà dove te ne andresti a gironzolare scapestrato come sei! - risponde enigmatica come suo solito
- Oggi non ti capisco Kaede! Ma a che ti riferisci? Mi stai confondendo. Dove dovrei andare? Ho solo questa di casa. -
- Ogni cosa a suo tempo. Allora mi accompagni o no? Prima andiamo prima mangi il tuo ramen. - svia lei cominciando ad avviarsi
È davvero strana. Ok che è un sogno ma, dice cose senza senso. Anzi, sono io che sogno cose senza senso. Prima ero uno gnomo di sette o otto anni e adesso sono di nuovo me stesso. E poi chi diamine è quella Kagome di cui parlava? Devo assolutamente ricordarmene.
Ma per adesso concentriamoci sul ramen! Molto meglio. Pancia mia…fatti capanna!!!
 
                                                                                             
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- Ci sono buone notizie signora. Poche ore fa suo marito ha iniziato a respirare da solo così lo abbiamo staccato dal respiratore. Adesso respira autonomamente. - mi informa il medico appena arrivo in ospedale
- Davvero? Allora ci sono buone speranze che ce la faccia? - chiedo fiduciosa
- C’è un buon 60% che le sue condizioni migliorino. -
- Quindi c’è sempre il 40% di rischio? - dico delusa
- Non si abbatta. È una buona percentuale. Se vuole adesso può vederlo. Magari la sua presenza gli farà bene. - afferma il medico
Dopo aver seguito la prassi del giorno prima ed essermi vestita di tutto punto entro nella stanza.
Oggi ha la pelle leggermente meno fredda. Speriamo in bene. Rimango un po’ con lui parlandogli della bambina. Magari sentirne parlare lo aiuta a riprendersi. Dalle sue ultime parole mi pare di capire che ci tenga molto a lei.
Mi ha chiesto di non raccontarle come sono rimasta incinta. Ciò vuol dire che tiene a lei.
 
Nei giorni successivi le condizioni di InuYasha migliorano, così lo tolgono dalla terapia intensiva.
Ringraziando i Kami ha superato il momento critico, ma non posso adagiarmi ancora sugli allori ha detto il dottore.
Rimane ancora il problema dell’arresto cardiocircolatorio e si deve capire se ha causato danni. Lo tengono ancora in coma farmacologico. La ferita fatica a rimarginarsi e questo è un guaio. Potrebbe infettarsi e causare altri problemi.
Ma io sono fiduciosa.
In questi cinque giorni l’ho visto riprendersi, lentamente sì, ma ho visto dei miglioramenti. Il suo viso non è più pallido come quando è arrivato qui. La sua pelle è calda. Il suo battito cardiaco si è stabilizzato perfettamente e respira senza difficoltà. L’unica cosa che non va via è la febbre.
- Ti prego InuYasha…lotta. Non arrenderti. Ritorna di qua. - gli chiedo stringendogli la mano e appoggiando la testa al letto, addormentandomi stremata
 
 
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- InuYasha…vieni qui! - mi chiama una voce familiare
- Eh? Mamma? Ma quando sei tornata? - chiedo sconvolto nel vedermela spuntare dietro
- Sono appena tornata. Non vieni a salutare tua madre? - domanda con quel suo solito tono freddo
- Ce…certo. Bentornata. - la saluto io abbracciandola
- Ti ho portato un regalo. - mi dice lei uscendo un pacchetto dalla borsa
- Grazie. - rispondo sorpreso scartandolo e rimanendo disgustato dal suo contenuto
- Ma che cazzo…- esclamo osservando un cuore ancora pulsante dentro la scatola
- Non lo trovi magnifico?! - afferma lei estasiata
- No che non lo è! Che schifo di regalo è? E che cazzo dovrei farci con un…cuore? - chiedo nauseato per l’odore ferroso del sangue che ancora pompa
Come diamine fa a pompare sangue se è staccato dal corpo? Che sogni del cazzo faccio?
- Modera il linguaggio figliolo. Tua madre ti ha regalato una cosa molto utile. Quello è il tuo cuore. Non lo disdegnerei fossi in te. - mi spiega mio padre
- Che? Questo sarebbe il mio cuore? Ma siete impazziti? Che significa? - domando sconvolto
Inizia a non piacermi più questo sogno. Voglio andare via. Dov’è finita Kaede?
Perché ho questo cuore in mano? Che accidenti significa?
Eccola che ancora una volta ritorna la fitta allo stomaco. La scatola col cuore mi cade a terra e un’ennesima fitta mi arriva lancinante, ma stavolta al petto.
È straziante! Mi sento morire!
- Kaede! Kaede dove sei? - la chiamo disperato, ma di lei nessuna traccia
- InuYasha smettila di cercare quella donna! La consideri come una madre! Sono io tua madre. È me che devi cercare! - strilla lei furiosa schiacciando il cuore per terra e provocandomi altri terribili dolori al petto
Mi accascio a terra, inerme e dolorante.
Perché tutto questo?
 
 
                                                                              *******************
 
 
- Presto è in fibrillazione ventricolare! Intubatelo! - urla una dottoressa ad un’infermiera
No no no che succede? Poco fa era tutto tranquillo! Poi i macchinari hanno cominciato a suonare e sono corsi tutti qui.
Che sta succedendo?
- Somministrare 1 mg di adrenalina. Presto il defibrillatore! Carica a 200…allontanatevi…libera! -
- È ancora in fibrillazione dottoressa! -
- Ancora 1 mg di adrenalina! -
- Non si stabilizza! -
- Stavolta carica a 300. Allontanatevi…libera! Che dice il monitor? -
- Lo stiamo perdendo dottoressa! -
No che cosa? Non può essere!
- InuYashaaaaa! No vi prego salvatelo vi supplico! - urlo disperata
- Signora per favore esca non può stare qui! - mi dice un infermiere spingendomi verso la porta
- Carica a 360. Forza ragazzo non mollare! Libera! - è l’ultima cosa che riesco a sentire prima di essere sbattuta del tutto fuori
Mi accascio a terra in lacrime, vendendo subito soccorsa da un’infermiera lì vicino.
- Signora! Ehi si sente male? Signora? - mi chiama lei ma non riesco a risponderle. Proprio non ci riesco.
Oh Kami per favore! Vi prego. Vi prego! Vi scongiuro non fatelo morire!
 
Malgrado le insistenze dell’infermiera non mi sono allontanata di un solo millimetro dalla stanza di InuYasha.
Mi hanno fatta rientrare poco dopo con la buona notizia che si era ristabilito e da allora non mi allontano più.
Ma questa cosa mi ha destabilizzata ancora una volta. Se prima la sua ripresa mi sembrava possibile, adesso la vedo come qualcosa di lontano.
Lo hanno intubato nuovamente e questo non è un buon segno. Mi sento il cuore a pezzi.
- InuYasha…ti prego…ti supplico…- lo invoco disperata, ma sembra non sentirmi
Mi addormento ancora una volta con la sua mano stretta nella mia e col viso appoggiato alle braccia. Resisti, fallo per nostra figlia.
 
- Che diavolo ci fai tu in questa stanza? - mi risveglia bruscamente una voce stridula
- Signora Taisho? - pronuncio stupita
Dopo quasi una settimana si degna di venire a fare visita a suo figlio? Che madre affettuosa! E io che pensavo se ne fosse dimenticata addirittura.
- Vai via! Non ti voglio al capezzale di mio figlio! È in fin di vita per colpa tua! Sparisci da questa stanza! - urla lei furiosa
- Io non vado da nessuna parte. - rispondo cercando di mantenere la calma mentre sto ancora seduta accanto a lui
- Invece tu adesso te ne vai! Non hai alcun diritto di stare al suo fianco. - ribadisce urlando ancora
- Io invece ho tutto il diritto di stare qui! InuYasha è mio marito e lei non può cacciarmi via da qui! Anzi sa che le dico…è lei a dover uscire da qui! Sparisca! Tanto per lei e suo marito vostro figlio è già morto da due mesi! Non vi siete nemmeno degnati di venire prima! - rispondo alterandomi e alzando la voce anche io
È guerra che vuole? La avrà!
Mi gira abbastanza male quindi è meglio non provocarmi!
- Che cosa? Tu osi cacciare via me? Io sono sua madre. E InuYasha è ancora minorenne! - gracchia lei sconvolta dalla mia reazione
- Ed io sono sua moglie! Legalmente decido io per lui adesso, e io non voglio averla qui tra i piedi a starnazzare come un’oca mentre InuYasha lotta per sopravvivere. Quindi o si siede e sta zitta oppure la faccio sbattere fuori dalla sicurezza! -
- Ma come ti…-
- Izayoi andiamo via. Tanto non puoi fare nulla qui. - interviene il marito, freddo e scostante come al solito, dando solo un’occhiata fugace a suo figlio
Che stronzo!
- Inui…è mio figlio quello steso lì! Non ho intenzione di andarmene. Siamo a questo punto anche per colpa tua! - lo accusa lei
- Mia? Che c’entro io? La colpa è sua! - ribatte lui indicando il figlio
- Invece è tua perché non hai avuto polso in questa storia. -
Ma… sto davvero assistendo a questa scena disgustosa?
- Che altro avrei potuto fare se lui ha scelto di stare con lei? - ribatte lo stronzo indicando me stavolta
Ok questo è troppo!
- Adesso basta! Andatevene entrambi. Subito! Vostro figlio rischia la morte e ciò che sapete fare è litigare? Mi fate davvero schifo! Inizio a provare pena per InuYasha. Chissà che pene dell’inferno gli avrete fatto passare in questi anni. Adesso fuori! - strillo spingendoli entrambi fuori dalla stanza, con una forza che non sapevo mi appartenesse
- Questa la pagherai mocciosa. Ci rivolgeremo al nostro avvocato per avere la custodia legale di InuYasha! - minaccia suo padre
- Faccia come vuole ma non otterrà nulla perché io sono la moglie e questo lo sa! Non sarebbe il primo caso in cui i genitori chiedono al giudice di poter decidere per i figli al posto del coniuge. E sa una cosa? Vince sempre quest’ultimo. Ora andatevene! - insisto riuscendo finalmente a farli andare via
Molta gente guarda male sia me che loro per via delle urla. Ma sinceramente non me ne importa un accidenti!
Cerco di fare dei lunghi respiri per calmare il mio battito accelerato. Dire che sono furiosa è dire poco. Avrei avuto voglia di spaccare la faccia ad entrambi!
Mi volto verso InuYasha e ritorno a sedermi al suo fianco, come prima.
- Mi dispiace che tu abbia dovuto ascoltare questa lite. Non preoccuparti…mi occuperò io di te. Non ti lascio con loro, non lo meritano. Ti devo la vita InuYasha…e questo basta a perdonare qualunque cosa. Ora devo essere io a farmi perdonare per le cose che ti ho detto, quindi vedi di non andare da nessuna parte che non sia a casa, con me e nostra figlia capito? - gli dico baciandogli la fronte
Non lo lascerò in mano a quei due. Sono dei genitori orribili. Se sarà necessario lotterò con le unghie e con i denti per prendermi cura di InuYasha, qualunque sia il suo stato al suo risveglio. Ma a quei bastardi proprio non lo lascio!
 
Passano tre giorni e i medici decidono di sospendere il coma farmacologico.
In questi giorni non ho fatto altro che parlarli, sperando mi senta.
Sono venuti a trovarlo due ragazzi, quelli che sono stati suoi testimoni al matrimonio: Koga e Naraku si chiamano. Si sono scusati per quello che è accaduto con quel folle del loro amico, ma certo la colpa non è la loro.
Aspetto impaziente che si risvegli ma altri due giorni volano via e lui non riprende conoscenza. I dottori dicono che è normale e che i parametri vitali sono buoni, dipende solo da lui adesso. Quando il suo corpo e la sua mente saranno pronti si risveglierà.
- Fallo in fretta per favore! L’attesa mi sta uccidendo! Avrei dovuto fare una visita dalla ginecologa ma l’ho rimandata, non ho voglia di andarci per ora. Mia madre ha detto che le hai chiesto di essere presente, quindi la farò quando ti sarai svegliato, così potrai esserci anche tu. Forza InuYasha. -
 
 
                                                                              *********************
 
 
Il dolore è ancora forte, ma sembra sparire poco a poco. Sono ancora steso a terra.
Non c’è nessuno qui. Sono solo. Non voglio stare solo! Non  ancora maledizione!
- Kaede! - la chiamo, ma inutilmente
Forse è fuori in giardino.
Mi rialzo a fatica e apro la porta finestra che da sul giardino. È più illuminato di quello che ricordassi. Hanno messo dei riflettori forse? Attratto come una falena da un lampione provo a raggiungere quella fonte di luce così strana, ma qualcosa mi ritira indietro.
- Ehi dove vai? Non puoi allontanarti da qui senza di me! - mi avvisa Kaede afferrandomi per la spalla
- Kaede! Finalmente! Dove accidenti ti eri cacciata? E poi che significa che senza di te non mi posso allontanare? -
- Dove fossi non ha importanza. Riguardo al perché della seconda domanda…ti basti sapere che con me sei al sicuro. Se uscissi da qui da solo ti perderesti InuYasha. E non ritorneresti più indietro. - spiega lei
- Indietro dove? La vuoi finire di fare la misteriosa? Mi spieghi che succede? - chiedo scocciato
- Sempre il solito impaziente. Accompagnami in cucina, facciamo una torta al cioccolato. Davanti una bella fetta di torta parleremo meglio. - dice avviandosi verso la cucina
Quanta pazienza!
- Allora? Comincia a spiegarmi qualcosa…-
- Prima passami la ciotola vicino a te. - chiede prendendo le uova dal frigo
- Ecco tieni. - le passo la ciotola e lei comincia col rompere le uova
- Sai qual’ è il segreto di una torta ben lievitata e soffice InuYasha? - domanda lei aggiungendo lo zucchero e frullando il tutto
- No quale? - rispondo disinteressato
- Montare le uova con lo zucchero in modo da renderle una crema chiara e spumosa. Se lo fai bene puoi anche non usare il lievito per dolci. -
- Mmm…ho capito. Ora mi spieghi le parole di poco fa? -
Sinceramente poco mi importa della torta.
- Sì, sì! Tieni comunque a mente i passaggi che sto facendo. Dovrai rifare questa torta a tua moglie quando ti svegli. Ne avrà bisogno. -
- Eh? Moglie? Ma che accidenti dici Kaede? -
- InuYasha, come sei finito in questo sogno? - chiede lei aggiungendo il burro fuso al composto di uova e zucchero
- Ma chissà. Addormentandomi? - replico ironico
- No, non ti sei addormentato. Non stai dormendo. - mi rivela lei
- In che senso no sto dormendo? Kaede sì più chiara! - rispondo spaesato
- Il dolore allo stomaco…- dice lei
- Continuo a non capire. -
- Sei qui per quello.  Non stai dormendo. Sei in coma InuYasha, per questo sono qui. È un sogno messo su dal tuo subconscio. - sostiene lasciandomi sconvolto
- Ok aspetta... io sarei in coma, starei sognando te che sei morta e ho coscienza di tutto questo? Come accidenti è possibile che in un sogno io sappia di essere in coma??? - riepilogo confuso
- La mente è un mistero tesoro. Nessuno riuscirà mai a capire come realmente funzioni. C’è gente che afferma di vedere il tunnel di luce coi loro cari venuti a prenderli e c’è chi come te sogna di ritrovarsi in un momento per lui speciale, in questo caso quando io mi occupavo di te. Ti sei rifugiato qui, ma è ora che torni di là. Kagome ti aspetta. - e dopo questa spiegazione, come un fulmine a ciel sereno comincio a ricordare tutto
Quella sera al locale con Kagome, io che abuso di lei, il nostro rincontro e la scoperta che lei è incinta, il nostro matrimonio e infine… Hakudoshi.
È vero! Il coltello! Quello con cui voleva uccidere Kagome e mia figlia.
- Dalla tua espressione direi che hai ricordato tutto finalmente. Sei sempre stato lento di comprendonio. - afferma lei scuotendo la testa rassegnata
- Tante grazie eh! - rispondo con stizza
Alla faccia della seconda madre.
- Prego. Bene, adesso torna da Kagome. Ti aspetta. - dice lei infornando la torta
- Tsk! Non credo proprio Kaede. Lei mi odia. Non vedo perché dovrei tornare indietro. Preferisco stare qui in questo sogno e se come dici sono in coma preferisco rimanerci, piuttosto che stare sempre sotto gli occhi carichi di odio della gente. - affermo buttandomi sul divano per guardare la tv
Se come dice sto vivendo questa cosa assurda, io non voglio svegliarmi. Solo con Kaede sono stato bene. Non ho intenzione di rinunciarci adesso!
- Tu invece alzi le chiappe da quel divano e torni da tua figlia! O hai dimenticato che presto diventerai padre? Vuoi far soffrire la tua bambina ancora prima che nasca? - cerca di farmi cambiare idea lei
- Di sicuro starà meglio senza un padre terribile come me. Quale bambina vorrebbe essere frutto di una violenza? - replico rattristandomi
- Non deve necessariamente saperlo. E poi dimmi, tu senza i tuoi genitori sei cresciuto bene? Puoi affermare una cosa del genere? - mi sorprende lei con una domanda a cui non avevo mai pensato
Sono cresciuto bene senza i miei genitori? No, non di certo. Forse se ci fosse stata Kaede sarebbe stato diverso. Ma non c’era. Ero solo.
Anche la mia bambina potrebbe sentirsi sola senza di me?
- Certo che sì stupido! Ovvio che le mancherai! - conferma lei
- Eh ma che ne sai di quello che penso? - mi lamento io
- Siamo nella tua testa idiota! Io sono solo una tua proiezione, ovvio che sappia cosa pensi. Avanti ora esci da quella porta e vai. - mi intima lei sorridendo
- Ma, hai detto che se esco di qui senza di te posso trovarmi in pericolo. - replico io
- Non adesso che conosci la verità e che hai deciso di tornare. -
- Io avrei deciso di tornare? Come puoi dirlo? -
- Te lo si legge in faccia. Non perdere altro tempo. Vai e occupati della tua famiglia InuYasha. -
- Ma Kagome…- provo a dire altro ma lei mi interrompe
- Lei ti ha perdonato. Se avessi ascoltato le sue parole invece di creare questo mondo assurdo lo sapresti. Ma il tuo cervello le ha comunque comprese: lei ti prega di ritornare. - sostiene lei sicura
- Dici sul serio? - chiedo stupito
- Sì! Ora va, e sii felice bambino mio! - mi saluta dandomi un bacio e sparendo nella nebbia, come un fantasma fa nei film
Tutto si colora di bianco. La nebbia si alza, la casa sparisce  e un rumore inizia ad invadermi le orecchie…un bip? Ah ho capito…quello dei macchinari.
- Rieccomi InuYasha. Scusa ero dovuta scappare in bagno. Ogni calcio di questa peste alla mia povera vescica mi uccide. Prima ti stavo dicendo che i tuoi genitori mi hanno davvero mandato la lettera dell’avvocato alla fine. Stupidi illusi. Nessuna minaccia mi farà ritirare indietro! Ormai ho preso la mia decisione: sarò io ad occuparmi di te e nessun altro. Mi spiace solo che dovrò usare i tuoi soldi per prendere anche io un buon avvocato. Io non saprei dove altro prenderli. Spero non te la prenderai con me quando ti sveglierai, ma non credo tu voglia essere accudito da tua…madre. - sento pronunciare con sdegno dalla voce che sono sicuro essere quella di Kagome
Ma non capisco a che si riferisce. Avvocati? E i miei genitori che c’entrano?
Seppur a fatica provo ad aprire gli occhi. Sono pesantissimi accidenti.
La prima cosa che vedo è il nulla, tutto troppo bianco. La voce di Kagome continua ad accompagnare questo mio sforzo di focalizzare qualcosa, finché non ci riesco e la prima cosa che vedo è proprio Kagome, intenta a leggere ad alta voce un foglio.
Provo a parlare ma non ci riesco. Mi sento qualcosa nella gola. Sono intubato?
- …la informiamo pertanto, che se non rinuncerà di sua spontanea volontà alla tutela legale verso il signor InuYasha No Taisho, il mio studio provvederà a mandar……InuYasha!!! - urla lei quando provo a muovere la mano, stupendomi di sentirla bloccata da qualcosa di caldo, la sua
Mi sta tenendo per mano? Kagome? Sul serio?
I nostri occhi si incrociano. I miei la fissano stupito. I suoi invece da prima sgranati, si riempiono di lacrime. Sta piangendo…per me?
- InuYasha! Oh InuYasha finalmente ti sei svegliato! I Kami hanno ascoltato le mie suppliche! - esclama lei abbracciandomi di slancio
Ok…forse sto ancora sognando?
No non direi, perché lei mi sta stritolando facendomi male alla ferita. Quando mugugno di dolore lei si scansa subito.
- Oh cielo perdonami! Ti ho fatto male? Mi dispiace non volevo! Aspettami qui…cioè lo so che non puoi muoverti. Intendo…non riaddormentarti! Vado a chiamare il medico. Non andare più via ti prego! aspettami sveglio! - mi chiede con ancora le lacrime agli occhi scomparendo dietro la porta
Questa proprio non me l’aspettavo, lei che piange per me. Perché? Che mi abbia perdonato finalmente?
Troppo stanco smetto di pensare, richiudendo un attimo gli occhi e rivedendo la mia dolce Kaede che mi sorride.
Mi è venuta voglia di torta al cioccolato.
 
   
 






 
 
Angolo curiosità…
L’arresto cardiocircolatorio (arresto cardiaco) intra-operatorio, quindi in sala operatoria, è abbastanza frequente purtroppo. Ma non confondiamolo con un infarto, che avviene quasi sempre per malattie al cuore.
L’arresto cardiaco, molte volte, è causata da errori umani, altre volte da emorragia, altre da malattie preesistenti o come conseguenza all’anestesia.
L’arresto cardiaco è, in parole povere, il cuore che si ferma per mancanza di impulsi elettrici, per questo si ricorre al defibrillatore e a farmaci come l’adrenalina (epinefrina) che stimolano il suo riavvio. Se il cuore non pompa più sangue, il cervello si trova senza ossigeno (anossia) il che danneggia le cellule cerebrali, che muoiono in pochissimi minuti (4-5 min) causando il coma vegetativo o altri danni irreversibili a livello neurologico.
 
La fibrillazione ventricolare è una grave aritmia (alterazione del ritmo cardiaco)  molto rapida, che provoca contrazioni scoordinate dei ventricoli del cuore. Questa irregolarità causa la cessazione dell’afflusso sanguigno al cuore, che di conseguenza porta ad arresto respiratorio per mancanza d’ossigeno e quindi alla morte. In pratica è questa che porta l’arresto cardiaco.
 
Passiamo infine all’infarto miocardico (per capirne la differenza) che altro non è che un’ostruzione dovuta ad un trombo che occlude un’arteria coronarica, provocando la necrosi (morte) del tessuto miocardico. Ovvero senza sangue il cuore muore. Questo accade quando vi sono presenti già da prima cardiopatie, di varia origine e natura.
 
Tutte le cose descritte provocano in pratica la stessa situazione, ovvero la mancanza di sangue al cuore e al cervello che possono portare quindi alla morte. Avvengono solo in maniera diversa. Come dice il detto “cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia”??? Ok forse col cuore non ci azzecca nulla perdonate la battuta cretina ahahaha ^_^ (la freddura è tale che tutti i lettori sono rimasti congelati davanti lo schermo) (Ehm…perdono! ^^ *accende riscaldamenti per scioglierli*)
 
Il defibrillatore usa un’energia chiamata Joule. La prima scarica, verificando le condizioni del paziente, parte da 200 joule. Si verifica se il paziente si riprende altrimenti si va a 300 joule fino ad arrivare alla scarica da 360, con la quale si continuerà fino alla sua ripresa o decesso. Nel frattempo si somministrano, se in ospedale monitorati, vari farmaci per aiutare il cuore a riprendere la sua attività, tra cui l’adrenalina (epinefrina) , atropina, dopamina, lidocaina ecc. La sequenza di rianimazione avviene in questa sequenza: FARMACO-SHOCK-FARMACO-SHOCK-FARMACO-SHOCK.  Senza segni di ripresa si decide se continuare o meno, a seconda della reazione del paziente.
 
Spero di essere stata abbastanza chiara nello spiegarvi le varie cose accennate nel capito  ^_^
 
 
 
Ora passiamo a noi…mai in questo anno e mezzo di “attività” da scrittrice di fan fiction ho ricevuto così tante minacce di morte  ^^  avete avuto parecchia paura vedo ehehehe, ma come vedete Inuyasha sta bene e nel caso lo stiate pensando…no…non ha subito danni, né fisici né psichici, tornerà come nuovo ^_^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto malgrado i continui scambi ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 <3 



 

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Capitolo 7
*** Mizuki ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.





- Ha male da qualche parte? Come si sente? - chiede il medico puntandogli una lampadina negli occhi per vedere la reazione delle pupille
- Non al momento, ma sono stato meglio. - gli risponde InuYasha ironico
- Si ricorda come si chiama? -
- InuYasha No Taisho. - dice lui sicuro
- Quanti anni ha? -
- Diciannove. - e anche questa è giusta!
- Sa chi è la ragazza al mio fianco? -
- Kagome Higurashi. -
- Ed è? - insiste il dottore
- Mia moglie ed è incinta di mia figlia. - precisa ancora correttamente lui
- Sa perché è qui in ospedale? - continua il medico
- Per la ferita da taglio allo stomaco. Senta dottore, non ho perso la memoria. Ricordo tutto benissimo. Vorrei sapere invece come sta quel bastardo. - chiede lui incupendosi
- Il suo aggressore? Beh il suo colpo ha reciso l’aorta addominale, provocando un’emorragia interna  mortale. - gli spiega il medico
- È morto allora? - domanda stupito
- Sì. -
- Peccato. Spero almeno abbia sofferto! - esclama furioso
Lo capisco. Non solo lo ha ridotto in fin di vita, ma minacciava anche me e una bambina che non c’entrava nulla in quella ripicca assurda.
- Comunque, noto che non c’è il minimo segno di confusione mentale e questo è un bene. Ora dobbiamo controllare le funzioni motorie. - prosegue il medico cambiando argomento dopo il silenzio che stava calando
- Per una semplice ferita allo stomaco seguite tutta questa prassi? Non siete esagerati? Neanche avessi battuto la testa! - sbuffa irritato
- Non è per la ferita allo stomaco InuYasha. - intervengo io, ancora preoccupata per l’esito della visita
- In che senso? Ci sono state complicazioni forse? - chiede prontamente, avendo centrato il problema
In fondo sta studiando medicina, è ovvio che ne capisca qualcosa.
- Signor Taisho, ha avuto due arresti cardiaci. Per fortuna in entrambi i casi siamo intervenuti immediatamente, limitando i possibili danni, ma adesso dobbiamo controllare se il suo sistema nervoso ne ha risentito in qualche modo. - gli fa presente il dottore
- Certo, ho capito. -
- Bene adesso vado a parlare coi miei colleghi, così si occuperanno loro del resto. Ben ritornato tra noi Signor Taisho, soprattutto da sua moglie, che rischiava di partorirmi in terapia intensiva dalla preoccupazione. - scherza il medico  facendomi arrossire
Tenere la bocca chiusa no?
- Eri preoccupata per me? - mi chiede InuYasha incredulo
- Dire preoccupata è dire poco. Malgrado le insistenze di noi medici ed infermieri, non si è mossa dal suo capezzale per non più di un’ora al giorno. Mi auguro che adesso che suo marito è sveglio e sta meglio decida finalmente di andare a riposarsi un po’. Nelle sue condizioni è uno stress terribile a cui si sta sottoponendo, lo sa vero? - mi si rivolge il dottore, che avrei tanta voglia di strozzare
- Credo sia normale preoccuparsi no? - cerco di sviare io
Avrei voglia di sotterrarmi in questo momento!
InuYasha mi guarda come se fossi un alieno.
Ovvio! Ieri lo mandavo al diavolo e oggi sente che ero più morta di lui dalla preoccupazione. Si chiederà se io abbia tutte le rotelle a posto.
- Ovviamente. È suo marito e nonostante la giovane età di entrambi si vede che siete molto uniti. Sono felice per voi. Ora scusatemi ma devo andare. Ripasso più tardi per controllare come va. Buona giornata signori Taisho. - si congeda quel babbeo chiacchierone lasciandoci soli
- Ehm…come…come ti senti? Ti fa male la ferita? - chiedo per spezzare la tensione che si è creata
- No. Non mi fa male, ti ringrazio. - risponde lui
- Menomale. -
Il gelo continua. Che cavolo gli dico ora? Potrei cominciare col scusarmi di avergli detto di crepare? Oppure ringraziarlo per avermi salvato la vita? O potrei scusarmi perché sono una totale imbecille?
Ma a spezzare il silenzio è lui.
- Come stai tu invece? E la bambina? State bene? - domanda preoccupato
- Sì stiamo benissimo. Sono solo un po’ stanca, ma niente di grave. -
- Davvero mi sei stata accanto tutto il tempo? - ecco la domanda che temevo
- Beh è normale. Sono tua moglie. Era mio dovere. -
- Essere preoccupata non era tuo dovere. Potevi anche venire qualche minuto e poi ritornare a casa, invece sei rimasta tutto il tempo qui, ha detto il medico. -
Azz di medico del cavolo!
- Ti devo la vita InuYasha. Non sai la riconoscenza che provo nei tuoi confronti. Hai salvato la vita della bambina e per me questo ha significato tanto. - il che è una parte di verità
- Mi sei riconoscente? E l’odio che provi per me come si concilia con la riconoscenza? - chiede perplesso
- Oh uffa! Certo che per essere uno appena uscito dal coma hai una bella parlantina! Non ti odio più ok? Quello che hai fatto vale più di ogni torto subito in passato. - rispondo imbarazzata
- Davvero? Allora dovrei prendere più spesso una coltellata se questo è l’effetto ottenuto! - scherza ridendo allegramente
Ma sentilo! Stava per morire e lui ride!
È strano dirlo però…ha un bellissimo sorriso. Non l’ho mai visto sorridere.
Veramente non l’ho mai proprio guardato.
Soffermandomi adesso a guardarlo, è davvero un bellissimo ragazzo. Occhi scuri, sembrano un blu profondo, lucidissimi capelli neri dai riflessi della notte e un sorriso radioso. È proprio bello.
- Non scherzare idiota! Mi hai già fatto perdere anni di vita con gli infarti che hai avuto. Evitane altri! - replico severa
- Ma non sono stati infarti. Quelli sono un’altra cosa. - dice continuando a sorridere
- Per me non c’è differenza! Non sono medico e non ne capisco nulla! So solo che ho avuto paura, quindi non dire più una cretinata del genere. - rispondo indispettita
Che vuole che ne sappia delle differenze? Mica studio medicina io!
- Beh comunque grazie per esserti presa cura di me Kagome. Conta molto per me. Anzi perdonami per quello che è successo. È stata colpa mia se tu e la bambina avete rischiato. A ben pensare dovresti odiarmi di più invece di perdonarmi. - dice dispiaciuto
- Che cosa? Non è mica colpa tua se quel ragazzo era un folle. Perché certo normale non era. Non puoi controllare la gente. E a dirla tutta la colpa è mia che non ho voluto che venissi a prendermi al parco, o tutto questo non sarebbe accaduto. A proposito…che ci facevi lì anche se ti avevo detto di non volerti vedere? - chiedo curiosa, continuando a ringraziare i Kami della sua presenza lì
- Veramente venivo ugualmente tutti i giorni al parco, solo che non mi facevo vedere. Ti seguivo di nascosto per assicurarmi che non ti accadesse nulla. E direi che ho fatto bene, o non so che sarebbe accaduto altrimenti…- ringhia furioso ripensando sicuramente a come mi ha trovata
D’improvviso un fiume di lacrime mi invade gli occhi. Lui mi seguiva tutti i giorni perché era preoccupato, mentre io gliene dicevo di tutti i colori.
Faccio schifo come persona. Ma che madre posso essere se come esempio da seguire faccio pena? Sono una persona terribile!
- Ehi Kagome che c’è? Perché piangi? Ho forse detto qualcosa che non va? - si preoccupa allungando una mano, spostandomi le mani con cui coprivo il viso
- No…no tu…io…grazie InuYasha! Grazie davvero! Anche se non lo meritavo eri lì per me. Grazie! - ripeto singhiozzando
Lui mi tira per la mano facendomi avvicinare e chinare verso il letto, stringendomi poi in un abbraccio. Mi sta abbracciando? Perché? Io lo faccio quasi andare all’altro mondo e lui mi abbraccia?
- Non ringraziarmi. Lo farei altre cento volte per te e mia figlia. Nessuno deve toccarla. Ti ho promesso che mi sarei preso cura di voi e questo ho fatto. Quindi ora basta lacrime e ringraziamenti. Ok? - mi chiede dolcemente, guardandomi negli occhi, ed io non posso far altro che annuire
- Mi basta sapere che non mi odi più. - continua lui, dandomi un bacio fra i capelli
Ma tutta questa dolcezza da dove viene? Lo è sempre stato? E io non ho mai voluto vederlo, chiusa nel mio odio insensato? Adesso mi sento ancora più uno schifo!
- Ehm ehm…- ci interrompe qualcuno
- Nonno! - esclamo staccandomi subito imbarazzatissima dall’abbraccio di InuYasha
Kami che vergogna! Che penserà?
- Ho interrotto qualcosa? - chiede sarcastico
- No Nonno! Ma che dici?! - esclamo forse con troppa enfasi
- Non stavo mica giudicando tesoro. È tuo marito in fin dei conti. - scherza lui, beccandosi un mio sguardo incavolato
InuYasha invece se la sghignazza. Ma vedi te…si sono trovati questi due: l’uno e l’altro!
Ci mancherebbe solo che io e InuYasha…che io e lui…cielo non posso nemmeno pensarci! Questo è troppo!
- Come ti senti figliolo? -
Figliolo? Da quando mio nonno si rivolge così ad InuYasha?
- Adesso direi meglio. - risponde lui guardando me, perché?
Perché l’ho perdonato?
- Non so come ringraziarti per aver salvato la vita di Kagome e della bambina. Se non ci fossi stato tu di sicuro adesso…- si interrompe il nonno stringendo i pugni e tremando di rabbia
- Non ci pensi più signor Higurashi. Quel bastardo è morto e sua nipote e mia figlia stanno bene. Solo che le devo chiedere un favore. - chiede InuYasha
- Quale? -
- Se la porti a casa. Ha bisogno di riposare. Io sto bene adesso. -
- Io non vado via finchè non ti dimettono! Non puoi certo muoverti da quel letto! Se hai bisogno chi ti aiuta? - replico io
- Ci sono le infermiere, tranquilla. -
- Ho detto no! - insisto io
- Ti prego pensa alla bambina. Io sto bene. Riposa. Fatti un bel sonno ristoratore e poi torni domani ok? Tanto non scappo. - dice lui, e quasi quasi trovo l’idea allettante, però…se gli succedesse qualcosa mentre sono via?
- Non mi accadrà nulla. Col via vai di medici che ci sarà tra un po’ poi…- mi anticipa lui
Ma mi legge nel pensiero???
- Mmm…va bene mi hai convinta. Ma se succede qualcosa o i medici trovano qualcosa che non va chiamami subito capito?! -
- Sissignora! - risponde lui
- Bene allora andiamo Kagome. Almeno ti concederai un pasto decente oggi. - mi rimprovera lui
- Nonno! -
Ma è la giornata dello “svergogniamo Kagome” oggi? E che cacchio!
Comunque sia InuYasha si è svegliato e sembra non aver subito alcun danno. Non potrei esserne più felice. Forse i Kami mi hanno perdonato per la mia stupidità. Adesso si cambia registro. Cercherò di comportarmi in modo più maturo, adatto al ruolo che ricopro adesso, ovvero moglie e madre.
Certo non era così che immaginavo sarebbe andata la mia vita. Immaginavo il matrimonio da sogno dove gli invitati piangessero per felicità non per disperazione. Ma pazienza. Tutto sommato non è andata poi così male. InuYasha è migliore di quello che credessi. Forse tra i due quella che non va sono io, ma rimedierò, cominciando da subito. Devo dargli una possibilità, soprattutto perché condividiamo un bene prezioso, nostra figlia.
Mi spiace averlo capito in queste circostanze, ma meglio tardi che mai.
Adesso torno a casa, ma per necessità mia, non certo per riposare. Devo sistemare un po’ di cose in vista del suo ritorno a casa. Poi ritorno subito qui, altro che domani.
 
 
                                                         ***********************
 
 
- Bene e mi raccomando, niente sforzi eccessivi o la ferita potrebbe riaprirsi. Medicatela due volte al giorno con garze sterili e soluzioni disinfettati. Detto questo potete andare. Ci vediamo tra una settimana per un controllo. - ci informa il medico che mi sta dimettendo
- La ringrazio dottore. Ci vediamo tra una settimana allora. - risponde Kagome inchinandosi
Sono passati cinque giorni da quando mi sono svegliato e dopo vari test ed analisi hanno detto che è tutto a posto e che sto bene, quindi posso finire la convalescenza a casa.
Beh… casa, al tempio sarebbe meglio dire. Ma va bene anche così, meglio lì da solo nella mia piccola camera che in casa coi miei genitori.
Kagome mi ha raccontato come si sono comportati con lei. Incredibile. Nemmeno in quelle condizioni hanno saputo mettere da parte loro stessi per me.
Se prima ero deluso adesso sono incazzato. Quando hanno saputo che mi ero svegliato hanno mandato l’avvocato per farmi firmare delle carte in cui affidavo loro la mia tutela o roba del genere, non ricordo ero ancora mezzo rincoglionito dai farmaci. L’unica cosa che ho capito era lo sguardo smarrito e quasi in lacrime di Kagome, così l’ho mandato via senza nemmeno prestargli attenzione più di tanto.
Kagome…in questi giorni è stata premurosissima, come una vera moglie farebbe col proprio marito. Ha parlato coi medici, ha assistito alle varie analisi a cui mi hanno sottoposto, mi aiutava perfino ad andare al bagno quando mi hanno tolto il catetere, ovviamente mi accompagnava solo alla porta o sarebbe stato imbarazzante. Malgrado le dicessi di tornare a casa e di non affaticarsi lei è rimasta comunque. Non me lo sarei mai immaginato da parte sua una cosa del genere.
 
- Allora figliolo, come va adesso che sei di nuovo a casa? - mi chiede il signor Higurashi mentre siamo seduti in soggiorno
Sto cercando di riprendere fiato dopo le lunghe scalinate che ho dovuto fare per arrivare qui. Come accidenti fa Kagome con quella pancia a farle tutti i giorni?
- Decisamente meglio ora che non sento più l’odore del disinfettante. Ora scusatemi, ma vado nella mia camera. Mi sento un po’ stanco. - mi congedo avviandomi verso la porta d’ingresso
- Ehi dove stai andando? - domanda Kagome sbucando dalla cucina con un grembiule addosso
- Nella mia camera. Vorrei riposare un po’. -
- Questo l’ho sentito, ma perché stai uscendo? -
- Perché la mia camera è al tempio? - ironizzo io sorridendo
- Da oggi non più. - afferma lei raggiungendomi
- In…che senso? - chiedo confuso
Forse non mi vuole più nemmeno nel tempio? Vuole che vada via?
- Nel senso che le tue cose le ho spostate in camera mia. Starai in camera con me. - spiega lei arrossendo
Resto scioccato a guardarla. Ho davvero sentito bene? In camera…con lei?
- Sempre che a te vada ovviamente. L’ho fatto per tenerti sotto controllo. Sai…la ferita e tutto. - precisa imbarazzata
Vedo lo stronzetto treccioluto guardarmi malissimo. Che cazzo vuole?
- Ehm…allora? Per te va bene questa sistemazione? Se non vuoi riporto di nuovo tutto al tempio e…-
- No no, per me va benissimo tranquilla. Se sta bene a te sta bene anche a me. - le rispondo sorridendo felice
Non ho ancora capito che le sia preso, però, sono felice di questo suo cambiamento. Non le ho ancora chiesto spiegazioni , ma da quello che ho capito mi è grata per averla difesa. Non ha fatto che ringraziarmi per averla protetta. Ma che si aspettava? Che avrei lasciato morire lei e mia figlia senza reagire? Ok che sono stato stronzo, ma non fino a questo punto.
 
Arrivati in camera trovo con stupore che al posto del suo letto singolo vi è un letto matrimoniale.
Ehi, sicuri che non sono  ancora in coma? Condividere lo stesso letto, quando fino a due settimane fa le faceva ribrezzo la mia vicinanza? Non è che Hakudoshi le ha dato un colpo in testa???
- Non…farti strane idee! Lo condivideremo soltanto! Almeno se stai male me ne accorgo subito avendoti accanto. - specifica lei notando il mio stupore verso la nuova sistemazione
- Ehm…ok. - rispondo io imbarazzato
Anche se non pensavo minimamente alla questione “sesso”.
Mi siedo sul letto e una fitta mi prende lo stomaco e lei se ne accorge subito.
- Che c’è stai male? - chiede preoccupata
- No solo una fitta. Quelle scale sono atroci. Ma come fai tu? - domando provando a stendermi
Cavolo come sta tirando la ferita.
- Ci sono abituata. Aspetta fammi vedere. Forse si sta riaprendo la ferita con lo sforzo fatto per salire. - mi dice alzandomi la maglietta
- Ma non c’è bisogno tranquilla, non è niente. - la rassicuro io
- Niente un corno! Guarda, la benda è sporca di sangue. Accidenti! Corro a prendere il disinfettante e le garze pulite. Non muoverti da questo letto capito? - mi ordina severa e io non posso far altro che annuire
Caspita l’ha presa seriamente questa cosa.
Mentre sono solo,  penso al sogno che ho fatto quando ero in coma. Kaede diceva che Kagome mi parlava mentre non ero cosciente, ma io non ricordo le sue parole. Malgrado il mio cervello abbia registrato il fatto che mi parlasse, non so cosa dicesse. Vorrei tanto chiederglielo.
Sono sicuro che la sua non è solo gratitudine per averle salvato la vita.
- Rieccomi. Ora stai fermo anche se brucia e fa male ok? -
- Sì infermiera. Farò il bravo bimbo. - rispondo io
- Non prendermi in giro InuYasha! - esclama gonfiando le guance offesa
Ha detto InuYasha? Mi ha chiamato col mio nome. È la seconda volta che lo fa. È bello sentirglielo pronunciare.
Mentre lei toglie con delicatezza la precedente fasciatura per mettere quella pulita la osservo. È una così bella ragazza. E poi da quando è incinta lo sembra ancora di più.
Come vorrei averla conosciuta in un altro modo. Magari ad un bar, a prendere un caffè, o in qualunque altro modo che non comprendesse farmela in macchina senza il suo volere, annebbiato da droga e alcool. Non ricordo nemmeno com’è stato.
- Che c’è? Perché quell’espressione? Ti ho fatto male? - chiede timorosa quando ha finito
- No no figurati, anzi non l’ho sentito nemmeno. -
- Allora? Forse è perché preferivi stare per conto tuo vero? Ho sbagliato, sono una sciocca! Non ne faccio mai una buona! È ovvio che preferisci stare per conto tuo invece che con me tra i piedi dopo quello che ho combinato! - sostiene rattristandosi e cominciando a piangere
Ma che le prende?
- Che cosa? No non pensavo affatto a questo! Anzi mi fa piacere il fatto che tenga così tanto a me da volermi tenere sott’occhio! Non pensarlo mai più che non voglio stare qui capito?! - la rassicuro io stringendole la mano
- E allora perché hai quell’espressione così dispiaciuta? Se non è per me è forse per il tuo amico morto? - chiede tirando su col naso
Cielo sembra una bambina da coccolare.
- Ma figurati se penso a quello stronzo figlio di puttana. Pensavo a te veramente, a come ci siamo conosciuti e a come avrei preferito farlo in un altro modo. - spiego rattristandomi anche io
- C’ho pensato anche io a volte…in questi giorni. - confessa abbassando lo sguardo
- Davvero? -
- Sì davvero. InuYasha ecco io…aspettavo il momento migliore per dirtelo…- si interrompe lei, è chiaramente  a disagio  quindi rimango zitto, aspettando che parli
- …io, sono terribilmente dispiaciuta per quello che è accaduto. Sia la sera in cui ci siamo conosciuti, sia tutte le altre volte che ho inveito contro di te, ingiustamente. Quando poco prima di perdere i sensi mi hai detto che il mio desiderio di rimanere vedeva si sarebbe realizzato…mi è crollato il mondo addosso. Mi sono sentita cattiva, crudele, sporca. In quel momento ho capito come ti dovessi sentire tu, tutte le volte che ti rinfacciavo di avermi violentata, quando a ben pensare, a mente lucida, sono io ad averti provocato. Mi sento terribilmente colpevole, perché se non avessi detto quella frase non sarebbe accaduto nulla. Se non ti avessi trattato in quel modo allontanandoti non ti sarebbe accaduto nulla. Hai rischiato la vita per proteggere la mia e quella di nostra figlia e questo…non potrò mai dimenticarlo. La mia non è solo riconoscenza. Lo ammetto, mi sento maledettamente in colpa per tutto. Per questo voglio occuparmi di te. lo meriti. Anche se tardi e nel modo sbagliato ho capito che non sei ciò che pensavo. Il mostro che temevo. Quindi ora sono io a chiederti perdono InuYasha. Potrai mai perdonarmi per averti quasi ucciso? - mi chiede, terminando in lacrime l’ultima parte
Resto basito da ciò che ho appena ascoltato. Si sente in colpa per quelle stupide parole senza senso? È lei a chiedere perdono a me per qualcosa che ho causato io?
 
 
                                                                              *****************
 
 
Finalmente riesco a confessargli i miei sensi di colpa. Sono giorni che ci provo ma non ci sono mai riuscita. Gli ho chiesto perdono, ma so che sarà difficile ottenerlo. E poi perché dovrebbe darmelo con tanta facilità quando io non l’ho fatto, ma anzi l’ho maltrattato e offeso?
Resta per un tempo che a me pare infinito a guardarmi senza parole. Si starà chiedendo con che coraggio ora gli chieda perdono, dopo quello che ho fatto.  Non so dargli torto.
- Kagome? - mi chiama lui e io sollevo la testa a guardarlo
- S…sì? -
Ecco, ora mi manda al diavolo. Le cose si invertiranno e non capisco perché ma pensare al suo rifiuto fa malissimo.
- Potrei appoggiare la testa sulla tua pancia per ascoltare il battito del cuore della bambina? - mi chiede lui, lasciandomi perplessa
Che cavolo c’entra questo? Io aspetto una risposta importante e lui mi chiede questo? Comunque accetto annuendo solamente.
Mi siedo meglio sul letto in modo da permettergli di poggiare più comodamente la testa. Resta qualche minuto in ascolto, con l’orecchio fermo in un punto.
- Il cuore di mia figlia…- dice sorridendo
Come se la bambina avesse sentito la sua voce, inizia a muoversi.
- Si sta muovendo! Wow! - esclama alzando il viso e poggiandovi la mano
- Credo abbia sentito la tua voce. - rispondo ricordando che la ginecologa mi ha spiegato che in questi mesi i bambini riconoscono le voci dei genitori quando loro vi parlano
- Davvero? Allora ciao piccola! Io sono il tuo papà. Ok fa strano dirlo ma sì, sono il tuo papà. E non vedo l’ora di poterti vedere finalmente. - le dice con tono dolce e io non posso far altro che sorridere
- La vuoi sapere una cosa? Quando nascerai lo farai in modo diverso da quello che credevo. Pensavo che saresti nata in una famiglia piena d’odio e rancore, che ti avrei vista pochissimo e invece…- si ferma per guardare me invece che la pancia
Sta puntando gli occhi dritto nei miei, per poi riprendere il suo discorso.
- …invece ecco la novità: la tua mamma e il tuo papà hanno fatto pace.  E sai cosa significa? Che forse loro proveranno a stare insieme, per te, e magari proveranno a conoscersi, buttandosi dietro tutto il passato, dimenticando i sensi di colpa e guardando avanti, per crescerti nel migliore dei modi e in un clima più sereno. È vero “mamma”? - mi domanda serio, mentre io credo scoppierò di nuovo a piangere
- Quindi mi hai perdonata? - chiedo sperando dica sì, sollevandomi questo peso dal cuore
- Se non si fosse capito sì. E tu? Mi hai perdonato? - ed io ancora una volta annuisco
- Allora sei d’accordo? Vuoi provarci? Non dico che dobbiamo essere per forza marito e moglie sotto tutti gli aspetti, ma che possiamo provare come sarebbe una convivenza fatta di rispetto e armonia…per lei. - continua riportando una mano sulla mia pancia
Provare a stare insieme ha detto?
Beh tanto non ho certo voglia di cercarmi un altro uomo. Con una bambina da crescere poi. Quindi l’idea di fare i genitori uniti non sembra male come cosa, invece di farlo divisi. Ma siamo sicuri che non vorrà “di più” da me?
- A me andrebbe bene però…ecco io…-
- Niente “intimità” se non vuoi Kagome. Non ti chiedo questo, puoi star tranquilla. - mi precede lui intuendo il mio pensiero
- Se io non voglio? Perché tu vorresti? - domando preoccupata
- I…io? Oh beh, sei una ragazza bellissima. Sarei falso se dicessi che non mi attrai…in quel senso intendo. Però non sono la bestia che pensi, credimi. Non oserei più sfiorarti nemmeno con un dito senza il tuo volere. E al momento ciò che più mi preme è prendermi cura di te e la bambina. Non rovinerei tutto solo per del sesso. - chiarisce lui
- Ma così non finirai col tradirmi? -
- Non lo farei mai. -
- Ma sarà frustrante…- insisto io
Non voglio certo trovarmi con un paio di corna più grandi di quelle di un alce e un cervo messi insieme!
- Mai quanto stare lontano da mia figlia. - persiste lui, così cedo
- E va bene, proviamoci. - acconsento alla fine e lui mi da un bacio sulla fronte
- Non te ne pentirai! - esclama felice
Me lo auguro di non pentirmene. È una scelta seria questa. Impegnarmi a fare la moglie e la madre. Vedremo come andrà.
 
 
                                                                      *****************
 
 
La cena trascorre tranquilla e in perfetta serenità. Sango e Miroku mi trattano come un amico, la mamma di Kagome mi sorride e non fa altro che ringraziarmi per aver salvato sua figlia, il nonno non è cambiato più di tanto, mi trattava bene anche prima. L’unico che mi rivolge occhiatacce è quella faccia da coglione di Bankotsu. Se non la pianta gli spezzo tutte le ossa. Inizia a darmi fastidio adesso. Mi hanno accettato tutti tranne lui e questo mi dà da pensare. Se prova anche solo a mettere un occhio su Kagome lo uccido.
- Ehm…io e InuYasha avremmo una cosa da dirvi…- interviene Kagome prima che venisse servito un dolce fatto da sua madre per darmi il bentornato a casa
Io la guardo stupito. Lo vuole dire adesso?
- Cosa tesoro? - chiede la madre
- Ecco…ne abbiamo parlato e…abbiamo deciso di provare a stare insieme, per la bambina. Dopo la sua nascita non divorzieremo più. - li informa Kagome
Restano tutti basiti a guardare prima lei e poi me.
- Ma è una notizia bellissima Kagome! Almeno la piccola crescerà in un ambiente più tranquillo. - afferma la madre entusiasta alzandosi per abbracciarla
- Finalmente testa dura. - le dice l’amica
- Sono felice per voi ragazzi. Auguri e figli maschi…dopo la mia nipotina, chiaro. - dichiara il signor Higurashi
- Nonno! Insomma piantala di dire cose imbarazzanti! - lo rimprovera la nipote arrossendo
- Che ho detto di imbarazzante? Siete marito e moglie no? Dov’è il problema se mi date anche un nipotino? -
- Nonno smettila! -
- Ma perché Kagome? Tuo nonno ha ragione! Chissà quanti dolci marmocchi avrete! Sanguccia, quand’è che ti deciderai a darmi un figlio anche tu? - chiede Miroku prendendole le mani e beccandosi un pugno in testa
- Mai, se me lo chiedi con quella faccia da idiota! - replica lei
- Sì che bello! Così avrò anche un nipote maschio! - esulta Sota
Kagome si volta verso me guardandomi imbarazzata e io non posso far altro che far spallucce e sorriderle.
Qui si stanno facendo tutti i film mentali. Altro che figlio maschio. Per come stanno le cose mi sa che la piccola sarà figlia unica. Ma certo non rivelo loro la decisione che abbiamo preso io e Kagome.
Esausta, si siede accanto a me, mentre gli altri chiacchierano tra di loro.
- Mi spiace. - sussurra lei
- Per cosa? -
- Per quello che dicono. Il fatto dei figli. Io…-
- Kagome, tranquilla va bene così. Io non ho rimpianti per la scelta presa. E tu? -
- Ti sto chiedendo un grande sacrificio…- continua lei
- Vedere crescere mia figlia felice non sarà un sacrificio. - provo a convincerla
Lo sarà eccome! Ma che altro posso fare? Mandare tutto all’aria? No di certo. Non proprio adesso che mi sto creando un piccolo spazio in cui vivere almeno in tranquillità. Non dico che sarò felice ma tranquillo sì. E in fondo la tranquillità non da la felicità?
Ok sto cercando di autoconvincermi, ma pazienza. O così o niente.
- Grazie. Hai fin troppa pazienza con me. - risponde sorridendo finalmente
- Diciamo che è una cosa che vale per entrambi. Sia tu che io abbiamo commesso degli errori, ma li supereremo e andremo avanti. Ci sono priorità maggiori del sesso, e una di quelle sarà rendere felice nostra figlia, che a ben pensare non ha ancora un nome. - le faccio notare
- È vero. Non c’ho mai pensato più di tanto veramente. - confessa lei
- A cosa non hai pensato? - ci interrompe suo nonno avvicinandosi
- Al nome della bambina nonno. Non c’ho mai pensato seriamente. -
- Ora lo potrete scegliere insieme no? - ci fa presente lui
- Certamente. - rispondo io
Anche se non ne capisco nulla di nomi.
La serata trascorre in armonia, l’unico che sembra incazzato nero è “Bankotsu Raperonzolo”. Bah, chissenefrega!!!
Saliamo in camera che sono a pezzi. Non vedo l’ora di farmi una bella dormita.
- InuYasha devi prendere l’antibiotico. - mi avvisa “mia moglie”
Che frase strana da pronunciare.
- Ok…lo prendo subito. -
Scendo in cucina per prendere l’acqua e mi scontro proprio col treccioluto del cavolo.
- Te lo dico senza tanti giri di parole…non mi piaci! Sei un bastardo per quello che hai fatto a Kagome e anche se ti travesti da cavaliere che ha difeso la dama a costo della sua vita, sotto rimani sempre il fottuto bastardo che l’ha violentata. Lasciala, è un consiglio che ti do. - mi avvisa lui minaccioso bloccandomi il passaggio verso il frigo
- Oh…sennò? -
- Sennò te la vedrai con me! -
- Ma che paura! Sto tremando! Senti pezzo di idiota, il consiglio te lo do io, stai alla larga da mia moglie è chiaro? Non so cosa ti spinga a starle dietro ultimamente, ma ho notato che la tua non è una semplice reazione da amico. Non l’hai voluto quando potevi, quindi ora gira i tacchi e togliti dai coglioni! - ringhio furioso, a pochi centimetri dal suo viso
- Che significa che non l’ho voluta quando potevo? - chiede visibilmente confuso
- Significa che sei un imbecille che ha giocato con una ragazzina e i suoi sentimenti! Kagome era innamorata di te. Quella sera in cui venne ad ubriacarsi in quel locale, lo aveva fatto perché le avevi sbattuto in faccia la tua fidanzata, spezzandole il cuore. Quindi ora fammi il favore di non fingerti preoccupato quando senza pensarci due volte l’hai illusa, facendole credere chissà che. Se proprio la vogliamo dire tutta, è successo tutto questo a causa tua. Non venirmi a fare la morale adesso. Io e lei proveremo a vivere come coppia per nostra figlia,  quindi non azzardarti a metterti in mezzo o te la faccio pagare cara. - lo minaccio a mia volta, lasciandolo poi imbambolato quando vado via per ritornare in camera
Che faccia tosta. Incredibile!
- Ci hai messo molto. Stavo per scendere a controllare. - mi fa notare Kagome preoccupata
È già sotto le coperte. Mi fa strano pensare di condividere con lei il letto.
- Tutto a posto tranquilla. Ho solo perso tempo a bere. - le mento, iniziando a spogliarmi per coricarmi anche io
- Ma…ti spogli…qui? - chiede imbarazzata
- Se vuoi vado in bagno, ma tornerei comunque in boxer. Non dormo mai col pigiama. Ti da fastidio? -
- Ehm…no no figurati. Ok io mi addormento. Se hai bisogno chiamami subito ok? Notte! - dice velocemente girandosi subito verso il lato del muro, forse per non guardarmi
Mi infilo sotto alle coperte anche io e mi sporgo verso la sua fronte.
- Buona notte a voi due. - rispondo dandole un bacio fra i capelli e distendendomi comodo anche io
Comincia la mia prima notte da uomo sposato, perché anche se per la legge lo ero da prima, a conti fatti non sembrava.
Speriamo proceda tutto bene.
Adesso che sono stato dimesso devo occuparmi di un paio di cosette. Per prima cosa devo trovare Ginta e Hakkaku, e giuro sugli Dei che me la pagheranno cara per quello che hanno fatto. Poi dovrò risolvere la questione dei miei genitori.
Sono sicuro che l’unico motivo per cui volevano la tutela legale era per fare un dispetto a Kagome, non certo per il bene che mi vogliono. Non me ne hanno mai voluto…figurarsi ora.
 
La mattina mi risveglio indolenzito. Devo essere rimasto fermo in un’unica posizione, così faccio per muovermi e stiracchiarmi un po’, ma qualcosa me lo impedisce, anzi qualcuno. Con stupore trovo Kagome quasi addossata su di me, con la mano e il viso poggiati sul mio braccio, quasi ad abbracciarlo. La sua pancia invece preme contro il mio fianco. Se si svegliasse in questo momento scoppierebbe ad urlare di sicuro.
Mi fa davvero uno strano effetto pensarla come moglie adesso che l’ho accanto. È ancora così piccola. Essere madre a sedici anni non sarà il massimo, io almeno me la sono goduta la vita, lei non credo. Mi spiace aver causato tanti guai nella sua vita. È vero la colpa è di entrambi, ma potevo almeno ricordarmi di usare il preservativo, cazzo? Non che rimpianga  mia figlia, però mi spiace per Kagome.
Provo a sgusciare via da lei senza svegliarla e vado in bagno. Mi guardo allo specchio dopo tanto e cavolo…che brutta cera che ho! Per forza, con tutto il sangue perso. Maledetti stronzi. Ma anche quei due me la pagheranno. Datemi tempo di rimettermi in forze e verrò a cercarvi! Koga e Naraku hanno detto che non si fanno vedere dalla sera dell’aggressione. Ma anche a costo di ribaltare il mondo li troverò!
- InuYasha! Tutto bene? - bussa preoccupata Kagome alla porta del bagno
Ok forse adesso è un po’ troppo apprensiva.
- Tutto bene. Ma tu non stavi dormendo? - rispondo uscendo dal bagno
- Mi sono svegliata sentendo il movimento del letto. -
- Che sonno leggero. -
- Veramente sono stata a controllarti tutta la notte. Ti lamentavi, ma finchè non ti svegliavi ti ho lasciato dormire. E poi con questo pancione non dormirei comunque. - mi spiega sbadigliando
- Mi lamentavo? In che senso? -
- Mugugnavi versi incomprensibili, suppongo per il dolore alla ferita. Ti fa male? - chiede controllando se c’è sangue
- Male veramente no, però tira in un modo assurdo. -
- Questo è normale. Il medico lo aveva anticipato ricordi? -
- Già. Mi spiace averti tenuta sveglia. Vai a dormire è ancora presto. -
- Non fa niente. Vado a prepararti la colazione ormai che sono in piedi. Devi prendere un sacco di medicine ed è meglio farlo a stomaco pieno. - spiega lei
- Allora facciamo così, la colazione la preparo io e tu rimani a letto ancora un po’. - propongo per farla riposare ancora
- La prepari tu? Perché ne sei capace? -
- Certo che sì. Oserei anche dire che sono piuttosto bravo  ai fornelli. - mi vanto, in fondo è la verità
- Questa voglio proprio vederla! Un ragazzo, ricco per giunta, che sa cucinare. -
- Tu devi riposare. - mi lamento io
- Nah sto bene. Riposerò stando seduta a guardarti. - dice elettrizzata
Ho come l’impressione che si aspetti che combini qualche pasticcio per potermi deridere.
Mia cara non sai quanto ti sbagli! Kaede è stata una maestra bravissima!
- Ok allora ti aspetto di sotto mentre ti cambi. - l’avverto mentre mi vesto e scendo giù in cucina per vedere cosa c’è nel frigo e nella credenza
Cosa potrei preparare? Ci penso un po’ su e poi opto per quello che ho sognato…la torta di Kaede! Quella che mi faceva quando ero piccolo. Devo solo ricordare le dosi. Ma un sogno può essere affidabile? Mmmh, ma sì io ci tento! Nel dubbio farò anche delle frittelle, così la colazione è assicurata.
- Eccomi qui! Allora che prepara lo chef? - scherza lei
- Lo vedrai, moglie mal fidata! - rispondo finto imbronciato
- Ci sarà da divertirsi! - se la ride lei
Alzo gli occhi al cielo e comincio a preparare gli impasti. Perché un ragazzo di famiglia ricca non dovrebbe saper cucinare? Ok che forse sono un caso a parte dato che lo facevo perché stavo sempre con Kaede, altrimenti sarei venuto su totalmente incapace anche in quello.
Mentre verso il preparato per la torta al cioccolato nello stampo Kagome allunga la mano, assaggiandolo col dito.
- Com’è? -
- Buonissimo. Speriamo che una volta cotto lo sia ancora. -
- Lo sarà. - dico sicuro
Quando la torta è quasi pronta l’odore inizia a spandersi in giro per tutta la casa. È già un buon segno.
- Oh Kami, sbrigati con quella torta! Non ce la faccio più ad aspettare! - si lamenta smaniosa agitandosi sulla sedia
- Voglia di cioccolato? - la prendo in giro
- Voglia di dolci e basta! - mi guarda in cagnesco
Ma che accidenti le è preso? Donne e i loro ormoni!!!
Altra cosa di cui aveva ragione Kaede nel sogno….”lei ne avrà bisogno”. Ora capisco. Mah.
Quando finalmente è pronta la sforno. L’aspetto è magnifico, ben lievitata e omogenea senza crepe. Ma il sapore?
- Ok vediamo com’è!!! - esclama lei afferrando un coltello e tagliandone subito una fetta
- Aspetta, deve raffreddare prima. - la avverto io, beccandomi un’occhiataccia minacciosa da “ti uccido se mi porti via la torta”
- Ok prenditela pure. - sospiro io arrendevole, meglio non contraddirla
Ma è così quando si è sposati? E che cavolo. Sembra abbia cambiato umore improvvisamente.
- Squisitaaa! I miei complimenti, non me lo sarei mai aspettata! - afferma tagliandosene un’altra fetta e mangiandosi anche quella
- Sono felice che ti piaccia. Kaede non sbagliava mai. - mi sfugge distrattamente, mentre ripenso al sogno
- Kaede? E chi è? - chiede curiosa
- Kaede era la mia tata. È stata lei a crescermi e ad insegnarmi a cucinare. - le spiego cominciando a scaldare la padella per le frittelle. Ormai che le ho preparate…
- Come sarebbe a dire che sei cresciuto con la tua tata? E i tuoi genitori? - chiede ancora, interessata
- All’estero. Erano troppo impegnati per stare con me. -
- Lo sapevo io che facevano schifo come genitori! Ops scusa non vorrei averti offeso…io non intendevo che…- balbetta imbarazzata
- No hai ragione. Fanno schifo come genitori. Non mi sono mai stati vicini, per questo non voglio che accada la stessa cosa a mia figlia. Voglio essere un buon padre, presente fisicamente e non solo col portafoglio. -
- Se la pensi così sono sicura che lo sarai. - mi rassicura lei sorridendomi
- Lo spero. -
 
 
                                                                              **************
 
 
Avevo capito quanto perfidi fossero quei due, ma credevo che il problema fossi io, che ce l’avessero con me per avergli portato via il figlio e i soldi, o roba del genere. Invece le cose sono peggiori di come le immaginassi.
Continuando a parlare ho saputo che la tata che lo ha cresciuto è morta che lui aveva tredici anni. Da quel giorno si sono susseguite diverse tate, ma nessuna gli è entrata nel cuore. Svolgevano il loro lavoro freddamente e via.
Ha coltivato la passione della cucina con la speranza di diventare un cuoco e rendere omaggio alla signora Kaede, ma i suoi genitori glielo hanno impedito, costringendolo a studiare medicina per un loro tornaconto. Che gente. Io sono stata molto più fortunata anche se ho perso mio papà che ero piccola e la nostra famiglia si è trovata in difficoltà economiche. Ma almeno ho avuto tutto l’amore della mia famiglia. A volte è vero che i soldi non danno la felicità.
- Ma cos’è quest’odore di cioccolato che arriva fino in camera mia? - domanda Sango estasiata dal profumo
- InuYasha ha fatto una torta al cioccolato. - rispondo io
- Torta? Dove? Dove? -
- Sul tavolo del soggiorno. Tra un po’ arrivano anche le frittelle all’americana. - spiega lui e il mio stomaco sembra dichiararmi guerra, perché mi sta chiedendo cibo…cibo dolce, zuccheroso e disgustosamente mieloso
In otto mesi mai avute voglie. Mi dovevano venire proprio adesso che sto per terminare questo tormento? Uff…amo mia figlia ancor prima che nasca ma è pesante essere incinta. Il mal di schiena mi sta uccidendo, non so più cosa voglia dire dormire, le gambe sono come cotechini imbottiti che pesano una tonnellata l’una, i mal di testa frequenti e la stanchezza…beh lasciamo perdere. Specialmente in queste settimane. L’unica cosa buona era il non mangiare come una scrofa, però mi sa che dovrò abbandonare quella fortuna.
 
 Nei giorni a venire InuYasha si è del tutto ripreso. La ferita si è cicatrizzata perfettamente. Noi andiamo d’accordo e sembriamo una vera coppia. Siamo stati perfino insieme dalla ginecologa, che quando ha saputo chi era le è quasi venuto un colpo. Spiegarle tutto è stato un po’ difficoltoso ma credo abbia capito. Lui ha visto e sentito per la prima volta nostra figlia e sembrava davvero emozionato.
Adesso siamo  a - 3 settimane dal parto a comprare cose per la bambina e a preparare la sua camera.
- Non la voglio una cameretta tinta di rosa! Sembrerà dentro un confetto gigante. -
- Allora verde acqua? -
- Per sembrare un pesce dentro un acquario? -
- Bianco? -
- Troppo sterile, da ospedale! -
- Basta mi arrendo Kagome! Sceglilo da sola il colore, basta che ti sbrighi prima del parto! -
- Ehi tu sei il padre! Devi scegliere con me! -
- Ma ogni colore che dico non ti sta bene. Arancio e sembra un mandarino, viola e sembra una melanzana, rosa e sembra un confetto, verde ed è un acquario, bianco è da ospedale. Che altro ci resta scusa? Rosso fuoco? -
- Ah ah ah. Che ridere! Che ne dici del lilla chiaro? È un colore che calma. Oppure un giallo tenue, che ricorda il sole. - propongo io
- Giallo non ti ricorda il limone e il lilla la lavanda? Ti vanno bene? - chiede con ironia
- Sì mi vanno bene! E dato che preferisco il lilla voglio quello, con mobili bianchi. - sentenzio io
- E viola sia! Ringraziamo il cielo. -
- Che vuoi dire? Che rompo le scatole? - domando con un nervo pulsante in fronte
- E finitela voi due! Sembrate una coppia sposata da anni. Provvedete a sistemare la camera per la bambina senza bisticciare. - interviene mio nonno
- Sì sì nonno. - rispondo io sbuffando e ritornando a concentrarmi sulla tabella dei colori
Per la cameretta abbiamo sgombrato il ripostiglio vicino la mia camera. Abbiamo aperto una porta sulla parete che collega le due stanze, ricavandone un stanzetta, piccola ma confortevole. Adesso dobbiamo ritinteggiarla e prendere i mobili.
- InuYasha per favore mi andresti a prendere l’altra tabella al piano di sot…ahi! - mi interrompo portandomi una mano alla pancia
- Kagome che c’è? - chiede preoccupato lui
- Nulla, una delle solite finte contrazioni immagino. - rispondo per niente allarmata
Sono settimane ormai che le avverto. La dottoressa mi ha spiegato che sono una specie di contrazioni “preparatorie” al vero parto. Basta camminare o rilassarsi. Quindi nulla di preoccupante, solo seccante e fastidioso.
- Ti porto un po’ d’acqua. - dice InuYasha andando a prenderla mentre mi siedo con difficoltà sul letto
Ma cavolo che male che fa questa. E sta durando più dei soliti 30 secondi. Mi sembra mi si stia spaccando la schiena in due.
- Eccomi! Passata? - chiede dandomi il bicchiere
- Non ancora. - rispondo provando a stendermi
Finalmente passa e mi sento meglio, ma la schiena fa malissimo e mi sento un peso al basso ventre. Non vedo l’ora che questa cosa finisca. Anche se ho il terrore del parto. Ovviamente voglio l’epidurale. Fossi scema a tenermi i dolori del parto. Li sentirò comunque ma almeno saranno più leggeri.
- Va meglio adesso? - domanda sedendosi accanto a me
- Sì meglio, grazie. Però ha fatto male questa, più delle altre. -
- Forse perché ormai sei vicina alla scadenza del tempo. - suppone lui e io annuisco
Rimaniamo qualche minuto a parlare, soprattutto per il nome della piccola,  quando un’altra forte fitta mi fa quasi urlare.
- Ahi queste fanno male accidenti! - mi lamento cercando una posizione comoda per rilassarmi, ma non ci riesco, fa troppo male, ho male ovunque
- Forse è  meglio chiedere alla dottoressa non credi? -
- Mmmh…ok. Magari ha qualche altro consiglio per attenuare il dolore. - spero io
 
Come non detto! Non erano false contrazioni, ma quelle vere.
Neanche due minuti dopo aver chiamato la dottoressa si sono rotte le acque, anche se mancavano ancora tre settimane.
Adesso sono in ospedale, su un lettino a piangere silenziosamente dal dolore. Fa malissimo, molto più di quanto avessero detto. Ma finchè  l’utero non si dilata al punto giusto niente anestesia. In pratica tutto il dolore devo sorbirmelo lo stesso. Che fregatura!
- Resisti Kagome. Presto terrai la tua bambina tra le braccia. - mi accarezza Sango stringendomi la mano
- Resisti…è una parola. - rispondo in un flebile sussurro distorto dal dolore
- La mia nipotina sta per nascere. Come sono commosso! -
- Io invece diventerò nonna! Che emozione! -
- Ed io zio! Che felicità! -
Ed io vorrei andaste tutti fuori di qui col vostro maledetto entusiasmo!
Non li sopporto! Vorrei tanto restare da sola in questo momento. Mi infastidiscono, tutto mi infastidisce.
- Scommetto che vorresti buttare tutti fuori, non è così? - sussurra InuYasha avvicinandosi
Lo guardo stupita.
- Tu come lo sai? -
- Le smorfie del tuo viso, non sono solo dovute al dolore. E poi stanno chiacchierando così tanto che mi chiedo dove trovino la forza. Io sto tremando dalla paura, l’ultima cosa che vorrei fare è parlare. - risponde ansioso
- Di cosa hai paura? - domando facendomi attenta
- Per te, per lei, che qualcosa vada male, ho paura delle responsabilità di diventare genitorr, temo che potrà non amarmi, che potrei non essere un buon padre…ho tante di quelle paure adesso che mi sento ridicolo. - afferma cupo
- Le ho anche io queste paure. Non sei ridicolo. Ti stai solo accorgendo che è tutto più reale adesso che sta per nascere. Tra qualche ora sarò mamma. Madre… io. Non so se sarò in grado, ma farò del mio meglio. E lo stesso devi pensare tu. E adesso smetti di farmi parlare per consolarti stupido idiota! Devi essere tu a farlo! - mi lamento alzando un po’ la voce con l’intensità dell’ennesima dolorosa contrazione
- Hai ragione mammina. - risponde sorridendo e dandomi un bacio sulla fronte. Sembra sia una cosa che gli piaccia molto baciarmi sulla fronte, e a me non dispiace poi molto
Tra qualche ora sarò madre, o almeno spero. Sbrigati a nascere ti prego, o morirò per il dolore! Si muore di dolore vero? Oh povera me ecco un’altra contrazione!
 
 
                                                                              ********************
 
 
- Forza Kagome! Un’ultima bella spinta e ci siamo! - la incoraggia la dottoressa Miyu
- Non…ce la faccio. Sono stanca. - ripete affannata
- Ce la fai! Su tesoro un ultimo sforzo dai…- la sprona lei
In sala parto siamo entrati eccezionalmente la madre ed io. Beh forse “eccezionalmente” perché sto sborsando una bella cifra per garantire a Kagome e mia figlia il meglio. È in travaglio da ore. Sono le 2 del mattino e finalmente la bambina sta nascendo. Sto diventando padre. E stare qui al fianco di Kagome è una strana sensazione.
È stato imbarazzante per lei chiedermi se volevo assistere. Non sa quanto mi abbia reso felice la sua proposta, che ho accettato al settimo cielo.
Ovviamente, però, evito di andare dalla parte “davanti”a vederla nascere, o penso ci rimarrei stecchito. Non è una scena che voglio vedere sinceramente.
Sto accanto a lei a stringerle la mano, che lei sta usando come antistress, stringendola e piantandovi le unghie. Non so il perché ma credo lo faccia apposta, per farmi provare almeno una parte del suo dolore, causato da me tra l’altro. O almeno è quello che credo, vedendo diventare la mia mano mezza tumefatta, mentre quella della madre è immacolata.
Kagome da un’altra forte spinta e la mia mano ne sente l’intensità.
- Ci siamo! Ecco la testa, è fuori! - ci avverte la dottoressa che fa strane manovre, uscendo del tutto il corpo della bambina e mostrandocela subito
Ha la pelle di uno strano colorito biancastro ed è ancora gocciolante del liquido amniotico.
Subito mettono delle pinze al cordone ombelicale e lo tagliano, poi la poggiano sul petto di Kagome, che piange e ride allo stesso tempo.
- Complimenti ragazzi, adesso siete genitori! - esclama la dottoressa Miyu
- La mia bambina. Ciao amore! - la saluta Kagome baciandole la testa che un’infermiera sta provvedendo ad asciugare, mentre lei emette piccoli versi simili ad un pianto
La madre di Kagome piange commossa, ma tra un po’ lo faccio anche io mi sa.
Mia figlia…è nata. Sono padre! Non ci posso credere.
Si è già attaccata al seno per succhiare, incredibile. Anche se dubito ci sia già il latte.
- InuYasha guarda com’è bella! - mi chiama Kagome piangendo, mentre un’altra contrazione la fa lamentare nuovamente
- Forza Kagome stiamo per finire, manca il secondamento e poi potrai tenere tua figlia quanto vuoi. - la informa il medico mentre un’infermiera prende la piccola quando ha finito di succhiare
Seguo con lo sguardo cosa fanno le infermiere con mia figlia e Kagome mi strattona la mano.
- InuYasha va da lei se vuoi. -
- Ma tu…-
- Non c’è più bisogno che ti stritoli la mano. Il più è fatto. Vai da lei. - mi rassicura, così annuisco e vado dietro alle infermiere
La lavano, pesano e visitano. Quando hanno finito me la danno in braccio.
Ha preso un po’ di colore adesso.
Ha un sacco di capelli castani, come Kagome. Improvvisamente apre gli occhi. Di già? È nata da quasi mezz’ora e già li apre? Sono di un bellissimo azzurro chiaro. Chissà che colore prenderanno quando crescerà. Sarebbe bello se fossero come i miei, avrebbe anche qualcosa di mio nell’aspetto. Mi guarda curiosa, chissà se è già in grado di vedere.
- Ciao piccola. Io sono il tuo papà…e tu sarai la mia ragione di vita. - le sussurro piano mentre la dondolo, strofinando il mio naso contro il suo
La riconsegno alle infermiere, non prima di averla riempita di leggeri baci sul naso, sulla fronte e sulle guanciotte paffute, e mi avvio verso la sala d’aspetto, dove tutti attendono notizie.
    
- Come ti senti? - le chiedo quando la trovo in camera
- Come se un treno mi avesse investito e un carrarmato mi avesse finito del tutto, per il resto…bene. - sospira lei con gli occhi cerchiati dalla stanchezza
- Grazie Kagome. - mi sento in dovere di dirle
- Per cosa? -
- Per avermi concesso tutto questo. Per la bambina, per il tuo perdono, per la possibilità che ci siamo dati, per avermi  accettato nella vostra famiglia…grazie. - ripeto emozionato
- Ma che scemo che sei. Riguardo la mia famiglia te lo sei meritato da solo, riguardo alla bambina è stato un caso, per quanto riguarda me…beh, ammetto che se non fosse accaduto quel che accaduto probabilmente ti starei ancora odiando, da brava idiota e ipocrita che sono. Hai poco da ringraziarmi. Dovresti farlo semmai con mio nonno. - risponde lei sorridendo
- Già. Lo farò. Ora riposa. Tra qualche ora portano la piccola per la poppata. Ah ma aspetta…alla fine il nome? Ne avevamo detti così tanti in questi giorni per poi non deciderne nemmeno uno. -
- Mmmh…beh è nata di notte e a quanto vedo fuori dalla finestra c’è una bella Luna piena, quindi…-
- Mizuki. - affermo io
- Già. Ti piace? -
- Un bellissimo nome per una bellissima bambina. - sostengo commosso
 
Da oggi la mia vita cambia radicalmente.
Farò del mio meglio per essere un buon padre ed essere ciò che i miei non hanno saputo essere: un genitore presente e responsabile, ma soprattutto amorevole. Dovrebbero essere qui a congratularsi con me e con Kagome, invece sono più interessati a loro stessi. Ma non ne sono dispiaciuto più di tanto, in fondo ho acquisito una nuova famiglia che sembra avermi accettato tra loro. E magari chissà, col tempo impareranno anche a volermi bene, come io sto cominciando a fare con loro, soprattutto col signor Higurashi, che è diventato come un vero nonno per me. Gli devo tanto.
La mia vita è cambiata da quella sera di ottobre, in bene però. Malgrado le mille difficoltà adesso posso affermare di essere finalmente felice…con la famiglia Higurashi, con Kagome e con la mia piccola Mizuki.
 
   
 
 


 
 
 
 
 
 





Angolo curiosità…
 
Mizuki vuol dire bellissima Luna.
 
Le false contrazioni  (contrazioni di Braxton Hicks) sono delle contrazioni muscolari involontarie che coinvolgono l’utero e possono fare la loro comparsa  dal quinto mese di gravidanza in poi. Verso la fine della gravidanza queste contrazioni oltre a favorire l’irrorazione dei vasi sanguigni, rappresentano un vero e  proprio allenamento per l’utero, che si prepara ad affrontare al meglio il parto con le vere contrazioni. Hanno cadenza irregolare, al contrario di quelle vere che hanno un ritmo regolare ogni 30 minuti fino ad arrivare ogni 5 minuti. Durano una trentina di secondi e sono poco dolorose. Le vere contrazioni invece durano dai 40 ai 70 secondi e sono molto più dolore. Il disagio passa sdraiandosi o camminando, dipende dai consigli medici.
 
Il secondamento è la face successiva al parto, ovvero l’espulsione della placenta e relativi annessi dopo la fuoriuscita del bimbo (ecco perché secondamento, essendo la seconda parte che viene espulsa con le contrazioni). Il medico, facendo trazione sul cordone ombelicale, lo tira delicatamente aspettando una contrazione, in modo da tirarlo fuori delicatamente, per evitare emorragie.
 
Per quanto riguarda  invece  il momento in cui il medico consegna subito Mizuki a Kagome e la piccola si attacca al seno, non è per farla nutrire dato che il latte non è ancora presente. È più che altro una forma per avvicinare madre e figlio/a dopo la nascita e non far soffrire il repentino distacco a nessuno dei due. Infatti le ricerche hanno dimostrato che se il piccolo viene subito allontanato dalla madre può esserci un rifiuto o da parte della madre o dalla parte del bambino. Niente di grave ma il piccolo tende e non succhiare il latte, a piangere senza motivo e ad essere agitato. Metterlo invece subito a contatto con la madre, appena nasce, da la possibilità al piccolo di essere confortato dal suo calore e dalla sua presenza dopo il grande trauma che subisce nascendo. Succhia, anzi più che altro lecca, il seno della mamma per sentirla vicina. InuYasha ovviamente non può saperlo, per questo si chiede come mai cerchi già il seno di Kagome ^_^ anche se intuisce che latte ancora non ce n’è.
La comparsa del latte avviene 70 ore dopo il parto. Infatti nei primi tre o quattro giorni non c’è latte, ma un liquido giallino dal nome colostro, ricco di vitamine, sali minerali e anticorpi. Utile anche per proteggere il sistema digestivo e ripulire l’intestino. La montata lattea, il latte vero e proprio, arriva tra il terzo/quinto giorno dal parto.
 
 
 
E dopo avervi rotto con informazioni di cui forse non ve ne importava una cippa ^^ vi saluto e ringrazio per le recensioni, a cui rispondo sempre in ritardo T_T perdono….ma ormai mi conoscete….sono pigra T_T
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 

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Capitolo 8
*** Tutto grazie allo stronzetto treccioluto??? ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.

 




- Ecco tienila così. Devi sentirla attaccare bene ad una buona porzione di areola e non solo al capezzolo, o ti farà male. Il nasino e il mento devono stare appoggiati al seno, così vedi? - mi spiega la dottoressa Miyu mentre allatto per la prima volta mia figlia
- È una strana sensazione. - confesso sentendo Mizuki che succhia
- E sarà ancora più strana quando arriverà la montata lattea. Sentirai il seno più teso, anche un po’ dolente, ma nulla di che. L’importante è stimolare la piccola alla suzione. Più lei succhia, più latte produrrai tu. -
- Ovvero più latte prende Mizuki più latte si forma. Meno ne prende meno ne produce Kagome? - chiede InuYasha incuriosito come me
- Esattamente. - afferma la dottoressa sorridendogli
- E come faccio a capire quando devo allattarla? Devo svegliarla se dorme? - domando dubbiosa
- No. La vecchia scuola di pensiero di allattare con l’orologio è stata passata da un po’. Ti dirà tua figlia quando ha bisogno di mangiare. La vedrai svegliarsi, agitarsi o succhiarsi le dita. Quello è il momento di allattarla. Può capitare due ore dopo  o anche mezz’ora dopo l’ultima poppata. Tutto sta in base a quanto ha succhiato prima e a quanto latte ha già assorbito. -
Ascolto attenta tutti i consigli della dottoressa Miyu, finché non va via. Nel frattempo Mizuki si è addormentata.
La guardo e non posso fare a meno di pensare che stavo per abortire. Ringrazio i Kami per avermi fatto ragionare, o non avrei questo splendore tra le braccia. La amo già così tanto…
- A che pensi? - mi chiede InuYasha accarezzandole delicatamente la testa
- Al giorno in cui stavo per ucciderla. - confesso triste, ma sollevata al tempo stesso
- Cosa? - strilla sbigottito
- Sssh non urlare o la svegli! Non te ne ho mai parlato, ma avevo deciso di abortire quando ho saputo di essere incinta. Non volevo avere un figlio dal mio…- mi blocco trattenendo quelle parole pronunciate tante volte
- Il tuo stupratore? Puoi dirlo Kagome, non mi offendo. È questo in fondo che sono. Mi spiace così tanto. - risponde rattristandosi
- A me invece non dispiace più. - affermo stringendo ancora più forte mia figlia
- Che intendi dire? -
- Intendiamoci, non dico di essere felice di come siano andate le cose, ma se non fosse successo… adesso non avrei questa meraviglia tra le braccia che, credimi, ha già cancellato tutto il dolore provato in questi mesi. - riconosco io, sotto lo sguardo esterrefatto di InuYasha
- E poi ho scoperto che suo padre non è così male, quindi non posso più lamentarmi. - gli sorrido
Restiamo un po’ a guardarci negli occhi. Forse con oggi ho davvero rimosso tutto. Posso davvero dire di aver perdonato sia lui che me stessa, perché i nostri errori hanno portato una cosa bellissima: nostra figlia.
Anche se non ci amiamo sono sicura che proveremo affetto e rispetto reciproco. Proveremo ad essere dei buoni genitori per lei. Non le dovrà mancare mai nulla.
 
Due giorni dopo ritorniamo finalmente a casa. InuYasha e gli altri hanno terminato la cameretta  di Mizuki attaccando alle pareti e al soffitto degli adesivi fluorescenti a forma di mezzaluna e di stelle. Sono tenerissimi!
I giorni passano tra una poppata e l’altra, visite di parenti, miei ovviamente, e gli amici di InuYasha, che portano spesso dei regali alla piccola. Koga e Naraku sembrano dei bravi ragazzi, al contrario di quei disgraziati che mi volevano fare del male.
Con mia somma tristezza i genitori di InuYasha non sono venuti a vedere la piccola. In cuor mio speravo che la nascita della loro prima nipotina, forse anche l’unica, potesse riappianare le cose, invece nulla. Che gente insensibile.
InuYasha è ritornato all’università, ma vedo che lo fa con poca voglia. Ho proposto di mollare i corsi e trovare altro ma non saprebbe che altro fare e ora come ora il medico gli sembra la cosa più redditizia per crescere Mizuki. Non so dargli torto in effetti. Ha anche trovato  un lavoro part- time. Però mi spiace vederlo tornare a casa stanco.
È vero che stando in casa mia risparmiamo molto, ma il nonno non può mantenere tutti quanti con la sua pensione e coi soldi delle offerte al tempio. Senza contare che adesso abbiamo una mensilità di affitto in meno visto che Bankotsu ha deciso di andarsene. Non ho capito la sua scelta. Ha detto che la casa si era fatta troppo affollata e che preferiva un po’ più di tranquillità. Non potevamo certo obbligarlo a restare, però l’assenza dei suoi soldi si fa sentire. Soprattutto con l’arrivo della bambina. Occuparsi di lei è dispendioso e InuYasha è deciso a non usare oltremodo i soldi dei suoi genitori, dato anche quello che è accaduto in questi mesi.
 
I giorni volano. Mizuki ha appena compiuto due mesi. È la felicità della casa. Siamo tutti impazziti per lei.
Per essere ancora piccola è una gran furbacchiona. Quando si impunta che vuole qualcosa bisogna accontentarla. InuYasha deve studiare, ma lei vuole per forza stargli in braccio. Ha pianto tutta la sera finché, stremato, non l’ha presa in braccio e lei si è subito calmata. Poverino, con una mano legge e scrive e con l’altra regge Mizuki che non accenna ad addormentarsi.
- Mizuki, perché non vieni dalla mamma? Papà deve studiare. - cerco di convincerla mentre la prendo in braccio, come se potesse capirmi
Ed ecco che nemmeno il tempo di staccarla da suo padre che le urla ci spaccano i timpani.
- Chissà perché ma lo immaginavo. - ridacchia lui riprendendola in braccio e cullandola finchè non si calma
- Ma non puoi studiare così. Che ne dici se per adesso vai al tempio? Almeno non vedendoti non fa capricci e puoi studiare in tranquillità. - gli propongo
- Non fa niente. La capisco in fondo. Non mi vede mai durante il giorno, quindi la sera mi vuole tutto per sé. La cosa non dispiace neanche a me, è solo stancante tenerla a bada mentre scrivo gli appunti. - dice mentre la dondola qui e lì e lei si sbrodola dalle risate
Chi lo avrebbe detto che questo ragazzo che tanto odiavo sarebbe stato un ottimo padre? Qualche mese fa non lo tenevo minimamente in considerazione. Credevo avrei cresciuto da sola mia figlia, che non avrebbe mai saputo come sarebbe stato avere un padre, invece adesso non riesce a separarsene quando lo vede tornare a casa.
Sono stati due mesi splendidi questi. Non potrei essere più felice di come si sono svolti gli eventi. Unico piccolo neo in tutto questo è il nonno. Lo vedo spesso stanco, ma quando gli chiedo cos’ha dice solo la vecchiaia.
- InuYasha, non trovi che il nonno sia strano ultimamente? - gli chiedo mentre Mizuki ha iniziato ad ingarbugliare una ciocca di capelli di suo padre
- Strano in che senso??? - chiede preoccupato, troppo preoccupato, quasi ansioso
- Sai per caso qualcosa che io no so? - domando contrariata
- Eh? Cosa? Io? No no! Figurati! - risponde dandomi repentinamente le spalle
Lui sa!
- Sputa il rospo! - ordino prendendolo per la ciocca con cui giocava Mizuki e facendolo voltare verso me
- Ehm…guarda che ha combinato Mizuki ai miei capelli…- tergiversa, sperando di cavarsela
- Non divagare e rispondi! Sai cos’ ha il nonno non è così? - insisto dura
- Uffa e va bene! Non sta a me dirtelo ma comunque sì, non sta molto bene. Ma non preoccuparti, lo sta seguendo un bravo cardiologo che sa il fatto suo. - confessa finalmente
- Cardiologo hai detto? Allora ha problemi al cuore? Oh Kami! Cos’ha? - domando ansiosa
- Tranquilla Kagome non agitarti. Non è nulla di grave. Qualche pillola e tutto andrà bene. - prova a rassicurarmi
- Voglio parlare con lui e sapere perché diavolo non ne ha parlato! - affermo alzandomi per andare a parlargli
- Dovresti aspettare che sia lui a parlarne. E comunque non l’ha fatto perché era un periodo difficile quello in cui sono venuto a vivere qui. - prova a giustificarsi
- Che cosa? È già da tanto che sta male e io non ne so nulla? Avresti dovuto dirmelo! -
- Dai non arrabbiarti. Mi ha chiesto di non farlo e io l’ho rispettato, soprattutto perché non è nulla di così grave da riferirtelo subito. -
- Resta il fatto che ci ha nascosto una cosa seria e questo non va bene. Per stasera non dirò nulla ma domani ho intenzione di farlo confessare. A costo di metterlo sotto torchio! - affermo convinta
- Non gli dirai che te l’ho detto io? - chiede meravigliato
- No certo che no. Tranquillo non ti farò perdere la sua fiducia. Però la prossima volta non nascondermi niente intesi? -
- Ok. Comunque Mizuki si è addormentata. La porto nella culla così continuo a studiare. Grazie per aver deciso di non dire nulla a tuo nonno. - mi ringrazia baciandomi sulla fronte, come suo solito fare
- Lascia, la porto io a letto. Tu continua, così prima finisci prima vieni a letto. - suggerisco prendendo la piccola in braccio
- Sai, se ci fosse Miroku approfitterebbe di questa frase per una delle sue solite battute. - dice ridacchiando
- Quale frase? -
- Quella di venire a letto, con te. - mi spiega con naturalezza
Arrossisco di colpo immaginando me e lui a letto insieme…in quel senso. Oh Kami sto andando a fuoco! Perché cavolo mi sta facendo questo effetto? È terribilmente imbarazzante da immaginare. Prima mi faceva ribrezzo e adesso invece m’imbarazza? Devo avere qualche rotella fuori posto! Di sicuro.
- Tutto bene Kagome? Non ti sarai mica offesa vero? - chiede preoccupato notando il mio mutismo
- N…no no! Ora vado. Ti lascio tranquillo. - dico portando la bambina in camera nostra e mettendola nel suo lettino
Mi metto a letto ancora tutta rossa. Cielo avrei voluto seppellirmi prima. Che vergogna!
Mi rigiro tra le coperte come per seppellirmi davvero, finchè non mi addormento.
Il vagito di Mizuki mi risveglia a notte fonda. È ora della poppata. Mi giro a cercare InuYasha ma il suo posto è ancora vuoto. Sono le tre e mezza del mattino, possibile non abbia ancora finito?
Finisco di allattare la piccola e scendo giù nel salotto a cercarlo. Lo trovo addormentato sui libri, poverino.
- InuYasha? Ehi svegliati. Vieni a letto o ti alzerai tutto indolenzito domani. - lo sveglio piano
- Mmmm…sì…arrivo…- biascica addormentato, ma senza muoversi di un millimetro
- Su alzati o ti riaddormenti. - insisto, finché non si alza e lo porto su in camera
Si spoglia velocemente e si butta sotto le coperte stremato, addormentandosi. Mi spiace vederlo così stanco e affaticato.
Mi rimetto a letto anch’io e non so il perché sento la necessità di abbracciarlo, come per consolarlo, e lo faccio. Lui sembra sentirlo e mi avvolge subito tra le sue braccia, stringendomi forte a sé.
Mi addormento così, tra le sue braccia e devo dire che non è niente male. Vengo cullata dal movimento del suo torace, al ritmo del suo respiro. È una bella sensazione devo ammettere.
La mattina arriva troppo velocemente. La sveglia suona e io e InuYasha ci svegliamo ancora assonnati.
- Buon giorno. - mi saluta lui con voce ancora impastata dal sonno, spegnendo con uno sbuffo la sveglia
- Buon giorno a te. Vado a prepararti la colazione. - dico facendo per alzarmi, ma noto che il suo viso è arrossato
- Ehi stai bene? - chiedo poggiando una mano sul suo viso, che trovo caldo
- Insomma…ho mal di testa. - ammette portando un braccio a coprire gli occhi infastiditi dalla luce
- Mi sa che hai la febbre. Stai a casa oggi. - suggerisco alzandomi per prendere il termometro
- Non posso. C’è un esame importante oggi e non posso saltarlo. - risponde alzandosi stancamente e dirigendosi in bagno
- Ma se stai male non ha senso che vai. Come farai a concentrarti col mal di testa poi? Torna a letto. -
- Grazie ma non posso. Ne va del futuro di Mizuki…e del nostro. - afferma baciandomi sulla fronte e chiudendo la porta per farsi una doccia
Uffa accidenti! Mi sento terribilmente in colpa. Lui studia e lavora pensando a nostra figlia mentre io non faccio nulla. Ma non posso ancora lavorare con Mizuki così piccola. Però non sopporto nemmeno che InuYasha si sacrifichi a tal punto.
Devo pensare a qualcosa per aiutarlo. Ma cosa posso fare? Lui ha perfino messo in vendita l’auto a cui tiene tanto dicendo che l’unica cosa a cui tiene davvero è sua figlia adesso. E io che faccio in cambio? Sto in casa tutto il giorno a fare nulla.
Dei piccoli borbottii mi fanno ritornare in camera. La mia streghetta si è svegliata e sorride ai raggi del sole che penetrano dalla finestra. Allunga le manine in aria come per volerli afferrare.
- Buon giorno amore della mamma. Hai fame? - le chiedo prendendola in braccio e mettendomi comoda sul letto ad allattarla
Mentre mangia i suoi occhi sono puntati nei miei.  
Ha un’espressione così seria che mi chiedo quali pensieri passino per quella piccola, dolce ed adorabile testolina. Appena sente entrare il padre in stanza sposta lo sguardo verso di lui, fissandolo.
- La mia principessina è già sveglia? Buongiorno piccola mia. - la saluta baciandole la testa
Lei si stacca dal seno e guarda il padre sorridente, allungando la mano in sua direzione. Lui la prende e Mizuki fa una cosa insolita…si porta la mano del padre vicina al viso e poi ritorna ad attaccarsi per mangiare. Continua ad abbracciare sua la mano, che mi sfiora in modo imbarazzante il mio seno con le nocche, ma che altro posso fare se non deglutire e sopportare? Comunque anche lui sembra in un certo imbarazzo.
- Beh…ecco…scusa. - mi dice dispiaciuto
- Non è colpa tua. - lo rassicuro
- Ma perché mi stringe così? - chiede cercando di smorzare la tensione
- Non lo so. Forse perché sa che stai per uscire e non vuole che vai via. - suppongo
- Mi spiace, ma non posso restare. Devo andare adesso. - dice sfilando la mano dall’abbraccio della figlia, che come volevasi dimostrare inizia un pianto disperato e a dirotto
- No ti prego non fare così piccola. Mi strazi il cuore. - le chiede suo padre prendendola in braccio, ma lei non accenna a smettere
- Resta a casa oggi. Tanto stai anche poco bene. - insisto ancora
- Non posso. Lo vorrei ma non mi è possibile. Tienila tu, io devo proprio andare. - ripete lui ridandomi la bambina
- Ok. - mi arrendo infine
- A più tardi. - mi saluta andando via
Resto seduta con in braccio Mizuki che ancora strilla disperata. Mentre cerco di farla calmare mi viene in mente che non ho più preparato il bento per InuYasha. Accidenti!
Mi precipito in cucina e gli preparo qualcosa mettendo Mizuki nel suo passeggino. Ha smesso di piangere per fortuna, forse vedermi correre da un capo all’altro della cucina la incuriosisce.
Quando finisco metto tutto nel bento, mi vesto e cambio anche lei mettendole un bel vestitino a fiori.
- Andiamo a trovare papà tesoro. Contenta? - le chiedo sorridendo felice
Chissà se i suoi compagni di corso sanno che ha una figlia.
Voglio fargli fare bella figura, così mi do anche una bella sistemata e metto un filo di trucco. Sono sua moglie in fin dei conti.
Arrivo all’università un’ora dopo. L’autobus non voleva proprio passare e con il passeggino non è stato il massimo.
Questo posto è enorme. Come lo trovo InuYasha? Certo non posso chiamarlo al cellulare. Magari sta dando quell’esame adesso.
Vedo qualche ragazzo seduto in giardino a chiacchierare. Potrei chiedere a loro qualcosa.
- Scusate…conoscete InuYasha No Taisho? -
- E chi non lo conosce! Il suo cognome arriva prima di lui. Quelli del corso di medicina stanno dando un esame adesso. Puoi aspettarlo in biblioteca. È lì che si reca ogni giorno per il pranzo. - mi spiega uno di loro
- E dove si trova la biblioteca? -
- Vedi quella statua laggiù? Svolta a destra e percorri tutto il viale fino in fondo, svolta a sinistra e lì trovi la biblioteca. - mi spiega gentilmente l’altro ragazzo
- Ok grazie mille per l’aiuto. - rispondo, avviandomi poi per la strada indicata
Quando arrivo non vi trovo nessuno, così mi metto seduta e aspetto.
Passa circa mezz’ora, in cui Mizuki non è stata ferma nemmeno un minuto. Fortuna che non c’è nessuno o ci cacciavano fuori con tutti i borbottii che ha fatto.
Delle voci mi fanno concentrare verso l’entrata. Riconosco subito la sua, che infatti entra subito dopo, accompagnato da una ragazza.
- E dai Inuuu! Vieni anche tu alla mia festa! Scorreranno fiumi di alcool, ci sarà anche il dj, c’è da divertirsi! - chiede con tono da gatta morta la suddetta
Lo ha chiamato Inu???
- Ruri non posso. Al pomeriggio lavoro e la sera non ho certo voglia di divertirmi. E poi ho altri impegni che mi aspettano a casa. - rifiuta, per fortuna, lui. Il che mi fa tirare un sospiro di sollievo, perché?
- Daiiii ti pregooooo! E poi che impegni avresti a vent’anni scusa? - domanda lei lasciva
Cielo che antipatica!
- Una figlia ad attenderlo, ad esempio. - intervengo facendomi notare con la bambina in braccio, che quando lo vede si agita per essere presa da lui
- Ka…Kagome? Che ci fai qui? È successo qualcosa? - chiede allarmato prendendo subito la figlia in braccio, che si calma all’istante
- No tranquillo. Hai scordato il pranzo così te l’ho portato. -
- Mi hai fatto preoccupare. Non sei mai venuta qui. - dice baciando le guance a Mizuki che ride felice
- Scusa…e tu saresti? - domanda infastidita la strega per essere stata interrotta
- Sua moglie, e lei è sua figlia. Chi sei tu piuttosto. - replico col suo stesso tono
La vedo sgranare gli occhi sorpresa. Chiaramente non sapeva che InuYasha fosse sposato. Cattivo segno.
- Una compagna di corso. - spiega lui per la zoccola
La vedo guardarmi in malo modo, beh l’antipatia è reciproca carina!
- Quindi è per loro che non verrai alla festa? - insiste ancora
Ma che domanda del cavolo è? È ovvio no?! Evidentemente il raziocinio non fa parte del microscopico cervello dell’oca.
- Non s’era capito? - chiede InuYasha alzando un sopracciglio infastidito
Almeno non sembra interessato  a darle corda.
- Non sai che ti perdi! - gracchia andandosene offesa
- Ma chi è quella gatta morta? -
- Una che non sa accettare i no a quanto pare. - risponde scrollando le spalle
- Quindi ci ha già provato? - chiedo irritata, anche se non capisco il perché
- Già, ma riceve sempre la stessa risposta. -
- Magari potevi dirle che eri sposato no?! Come mai non lo sapeva? - ribatto stizzita
Lui mi guarda stranito, poi sorride come un idiota.
- Lo trovi divertente? -
- Oh sì tantissimo! Tu sei gelosa! - afferma vittorioso
Ma vittorioso di che?
- I…io non sono gelosa! Ma siamo sposati quindi è normale che non sopporti chi ci prova con mio marito! - chiarisco arrabbiata
- Mmmh…ok se lo dici tu. Vieni ti presento ai miei amici. - dice sviando l’argomento
- Prima dimmi come ti senti. Hai ancora mal di testa? L’esame com’è andato? -
- Il mal di testa c’è ancora ma sto meglio di stamane. L’esame credo sia andato bene. - sbuffa stanco
- Non ne sembri molto convinto però. - gli faccio notare mentre lo seguo verso un gruppo di ragazzi
- Ho avuto qualche tentennamento, ma alla fine credo di essermela cavata. Ehi ragazzi…guardate chi ho qui? - li chiama lui facendoli voltare
- Nooo! Non dirmi che questo scricciolo è Mizuki! - esclama una ragazza avvicinandosi
- Indovinato! -
Anche gli altri si fanno attenti, guardando mia figlia e facendole delle strane facce buffe a cui lei ride divertita. Loro invece sapevano che lui ha una figlia. Allora non è che lo nasconda. Era a quella stronza che non da confidenza…mi auguro.
- Lei invece è Kagome. - mi presenta  voltandosi verso me, che ero rimasta un po’ in disparte
- Finalmente conosciamo la moglie di questa testa di cazzo, nel senso buono eh! - dice un ragazzo stringendomi la mano
- Accidenti sei giovanissima anche tu. Sembri più piccola di diciassette anni sai? - afferma un’altra ragazza
- Sono giovani entrambi Mayu. - specifica un ragazzo
- Ecco l’importanza dei preservativi! Per carità immagino siate felici, ma non ci tengo a restare incinta e a sposarmi così presto. - asserisce la ragazza che mi pare si chiami Mayu
- Beh…può capitare quando si sta insieme di avere qualche dimenticanza. Comunque non sono affatto pentito che dal nostro amore sia nata Mizuki. E tu Kagome? - mi chiede InuYasha spiazzandomi
Quando si sta insieme? Il nostro amore? Ma che ha raccontato a questi ragazzi?
- Certo. Nemmeno io sono pentita. - rispondo sorridendo e reggendogli il gioco
Dopo gli auguri e i complimenti per quanto sia bella nostra figlia rimaniamo soli.
- Scusami per la scena di prima. Il fatto è che ho detto loro che stavamo insieme ed è capitato che restassi incinta, così ci siamo sposati. Non potevo raccontare la verità. - mi spiega repentino, prima che glielo chiedessi
- Si può dire sia andata così in effetti. Tranne che per il fatto di stare insieme e di essere innamorati. - rispondo semplicemente io
In fin dei conti ci siamo sposati perché io ero incinta.
- È vero. Diciamo che ho romanzato la cosa. O più che altro ho raccontato la versione che avrei tanto desiderato. - dice rammaricato
- Avresti voluto che stessimo insieme? - chiedo curiosa
- Certo! Mi piaci come persona Kagome. Non avrei trovato difficile innamorarmi di te conoscendoti in altre circostanze. - ammette arrossendo
Rimango piacevolmente sorpresa da questa sua dichiarazione e non posso non pensare che forse anche io avrei trovato facile innamorarmi di lui. È un ragazzo dolcissimo. Meglio però che stia lontano da alcool e canne! Il risultato non è dei migliori e uno lo stringo adesso tra le braccia mentre si sbrodola felice il bavaglino. Mai sarò pentita di mia figlia però…avrei preferito aspettare, essere innamorata dell’uomo con cui la concepivo. Ma ormai inutile piangere sul latte versato. Se non mi fossi comportata da vera stupida andando in quel locale a bere adesso starei pensando solo allo studio e a divertirmi con le mie amiche.
- Anche per me è lo stesso. Ma ormai è andata così. Inutile rimuginarci sopra. Adesso c’è questa piccola streghina che sta facendo il bagno a questo povero bavaglino. - dico per cambiare argomento
- Ahahahha beh qualcosa deve pur farla. Adesso però devo lasciarvi. Tra un po’ ho un’altra lezione. - avvisa dispiaciuto riprendendo in braccio Mizuki e baciandole la pancia mentre lei ride felice
- Ok. Ci vediamo stasera allora. Non stancarti troppo. - lo saluto dandogli un bacio sulla guancia, cosa che non faccio mai. È sempre lui a salutare me, infatti leggo stupore nel suo sguardo
- Dì ciao a papà. Fai ciao ciao con la manina…su. - dico a mia figlia muovendo la sua mano come per simulare un saluto
Lei borbotta qualcosa contrariata per averla presa dalle braccia del padre, intuendo forse che stiamo andando via. A volte credo ami più lui che me questa piccola peste.
- Ciao ciao piccolina. A dopo. - la saluta il padre mentre ci allontaniamo
Lei rimane un po’ imbronciata nella carrozzina, ma non piange per fortuna.
Invece di andare a casa però decido di fare una deviazione. Voglio andare a trovare Hojo. Non lo vedo da tanto. Chissà come se la passa.
Appena arrivo alla caffetteria rimango sorpresa e anche delusa nel vederla completamente vuota e con un cartello “vendesi” attaccato alla vetrina. Dentro vi noto però la figura di Aki così entro ugualmente.
- Mi spiace siamo chiu…Kagome? - dice sorpreso
- Ciao Aki. Ma che succede? - chiedo indicando il locale ormai quasi vuoto
- Oh…nulla sto vendendo la caffetteria. Mi sto trasferendo a Londra ad aprirne una lì. Ciao Mizu- chan!! - rivela entusiasta, piegandosi a salutare la bambina
- A Londra? Ma come…-
- Ho degli amici lì che mi hanno avvisato di un ottimo affare e dato che qui non ho nulla a trattenermi…- spiega deluso riferendosi certamente a me
- Capisco. Mi dispiace tantissimo però. Non ci rivedremo più, mi spiace anche dire addio a questo posto. L’ho amato tantissimo ogni volta che uscivo da scuola. Era il mio luogo di relax preferito. - ammetto con amarezza, pensando che non ci sarà più
- Già, anche a me dispiace chiudere, ma ho bisogno di venderlo per aprirne uno nuovo a Londra. Magari vi aprirà un’altra caffetteria in cui potrai venire, oppure un ristorante…chissà. - ipotizza, e a queste parole rizzo le orecchie. Ha detto ristorante?
Un’idea bizzarra, quanto assurda, aleggia nel mio cervello.
- Quanto ci vorresti ricavare dalla vendita? - chiedo guardandomi intorno
Lui mi guarda stupito e incuriosito da questa domanda e tra un pianto e l‘altro di Mizuki che vuole mangiare parliamo un po’.
Stavolta aspetterai qualche minuto amore…mamma sta pensando qualcosa di estremamente folle da mettere su!
 
 
                                                               ********************
 
Finalmente a casa!
Sono sfinito! Stanco, esausto, massacrato!
Studiare e lavorare fino a tardi è spossante, ma devo darmi da fare per non pesare sugli Higurashi che mi ospitano.
E con l’arrivo di Mizuki tutto si è complicato.
Era mia intenzione usare i soldi dei miei genitori all’inizio, ma dopo come si sono comportati in ospedale quando ero in coma non riesco nemmeno a nominarli senza provare immensa rabbia. Non voglio nulla da loro, dovessi anche vendermi un rene per portare i soldi per mia figlia, ma con loro non voglio più avere nulla a che fare. Sono spregevoli. Non sono neppure venuti a trovare loro nipote, cercando di seppellire l’ascia di guerra per lei. Quelli non possono essere definiti genitori!
Ho anche venduto la Lamborghini per  racimolare qualcosa e comprare nel frattempo un’utilitaria per la mia nuova famiglia. La mia famiglia…come suona strano. Però mi piace questa parola: famiglia. Certo, una famiglia un po’ diversa dato che non ci siamo sposati per amore, ma pur sempre famiglia è. Poi in casa con gli Higurashi mi trovo benissimo. Sembra io vi abbia sempre fatto parte. E dulcis in fundo: lo stronzetto treccioluto se n’è andato! Forse lo scontro che abbiamo avuto lo ha fatto riflettere. Mi spiace solo che i suoi soldi davano un buon contributo al sostentamento della casa, per questo adesso lavoro come un dannato come apprendista meccanico, dato che di motori e altro me ne intendo, per racimolare quanti più soldi possibile.
In questi mesi sono comunque stato felice. Ho una bambina splendida che amo più della mia vita, che appena mi vede tornare allevia tutte le mie fatiche con un suo solo sorriso, rivolto tutto a me. L’amo come mai avrei creduto di poter fare. Pensare di essere padre e poi esserlo sono due cose davvero diverse. Quando è nata ho sentito qualcosa agitarsi nel mio petto. Lei mi guardava con quegli occhioni dolcissimi e sembrava dirmi “Ciao papà, io sono tua figlia. Ti voglio già bene”. È questo che sembra dirmi ogni qualvolta mi guarda o mi abbraccia, ed è una sensazione unica, straordinaria, che ti riempie l’animo di gioia. Mia figlia, sangue del mio sangue, carne della mia carne. Lei è mia a tutti gli effetti. Un prolungamento del mio essere che vivrà anche quando non ci sarò più.
Non dovrà mancarle niente, soprattutto la mia protezione e il mio smisurato amore. Ci sarò sempre per lei, non l’abbandonerò mai a se stessa come i miei fecero con me. Dovrà essere felice la mia piccola. È per lei che faccio tutto questo e non ne sono affatto pentito.
 La sua nascita è stato un mio gravissimo errore. Non sarebbe dovuta nascere in quelle terribili circostanze, ma adesso che c’è è la mia unica ragione di vita, l’unica per cui valga la pena fare tanti sacrifici.
E poi c’è lei, Kagome. Ragazza dolcissima e dal cuore grande che ha perdonato ciò che le ho fatto, accettandomi come marito e padre di sua figlia. Ho scoperto di volerle davvero bene in queste settimane.
Fa una strana sensazione vederla addormentare con nostra figlia in braccio, mentre le canticchia qualche ninna nanna dopo la poppata. È anche premurosa con me e la cosa mi fa immenso piacere.
Se solo potessi cancellare ciò che è successo dai suoi ricordi.
Mi avrà anche perdonato ma non credo abbia dimenticato. Ogni volta che vorrei toccarla mi blocco. Temo che il mio tocco possa spaventarla.
È un vero peccato perché sento che avremmo potuto essere una bella coppia anche sentimentalmente. Ma inutile crearsi false speranze. Stiamo insieme per Mizuki, devo farmelo bastare.
Comunque ho notato che in questi giorni Kagome è un po’ strana. La vedo spesso al cellulare e non so con chi parli. Quando le chiedo dice che sono le sue amiche, quelle con cui frequentava la scuola.
Mi stranisce la cosa perché in questi mesi si sono sentite sì, ma non così tanto frequentemente come negli ultimi tre giorni. E se mi avesse mentito? Se invece parlasse con Bankotsu? Lei lo amava…e magari lo ama ancora. Non ne abbiamo mai parlato. Chissà cosa prova adesso per quel ragazzo. È nato tutto per colpa sua e per la confusione che ha messo in testa a Kagome. Essendo lui, tra i due, quello adulto, avrebbe dovuto capire che il suo modo di trattare un’adolescente che ti vive sotto lo stesso tetto poteva essere facilmente equivocato. Equivoco che l’ha portata da me quella sera, la sera in cui tutta la mia vita è cambiata, anche se in meglio, per me, ad esser sincero.
Entro in casa e, tanto per cambiare, lei è al telefono!
Se fosse davvero lui sarei nei guai. Non posso certo costringerla ad amare me, però non voglio che ami un altro. La cosa mi farebbe impazzire!
Il matrimonio, strano per quanto possa essere, verrebbe interrotto, lei dividerebbe il letto con un altro, porterebbe nostra figlia via con sé. Non voglio! Non potrei sopportarlo! Ora che finalmente ho trovato un mio piccolo angolo di paradiso in cui essere felice non posso vedermelo portar via!
Mi nascondo per ascoltare la sua conversazione. Forse posso capire chi sia.
- Ok va benissimo Aki, ci vediamo domani sera. Ah e mi raccomando…lui non deve saperne nulla capito? - le sento dire, mentre il mio cuore perde un battito
Ha detto Aki? Quindi è davvero con un uomo che parla, anche se non è il treccioluto del cavolo. Non posso crederci.
- Sì sì…me ne occupo io domattina. Ho già parlato col notaio e l’avvocato ed è tutto a posto. Non vedo l’ora che InuYasha firmi! - esclama entusiasta
Firmare? Avvocato?? Notaio??? Ma…non è che…vuole il divorzio? No non posso crederci!
- Ora ti lascio Aki. Tra un po’ arriva. Ciao a domani! - lo saluta lei dirigendosi in cucina
Vuole il divorzio! Che farò adesso?
Dopo aver preso dei profondi respiri decido di entrare come se fossi appena tornato.
- Sono a casa. -
- Ciao InuYasha. Ben tornato. - mi accoglie sorridente
Ma come fa a sorridermi in modo così spontaneo dopo quello che sta tramando?
- Grazie. - rispondo distaccato
Io non riesco a fingere bene come lei. Mi sento deluso e ferito.
Capisco che sia difficile stare col suo stupratore però, credevo avessimo superato quel momento, o che perlomeno mi affrontasse di persona invece di fare tutto di nascosto.
- Qualcosa non va? Stai di nuovo male? - chiede premurosa poggiando il palmo sulla mia fronte
- Febbre non ne hai. -
- È solo stanchezza. Vado a riposare un po’ scusami. - la liquido velocemente, prima che inizi a urlarle contro la rabbia che mi pervade
Sono davvero deluso. Dopo tutti i sacrifici che ho fatto non ha nemmeno la decenza di dirmelo in faccia, fingendosi premurosa. Perché? E poi il notaio a che le serve? Ah sì ci sono! Per quantificare forse quanti beni le spetterebbero.
- Maledizione! - urlo gettando via con ira la camicia appena tolta
La cena scorre normale come al solito, con Sota che racconta della sua giornata scolastica, il nonno che si lamenta dei suoi acciacchi, mia suocera che porta a Kagome i saluti di una sua vecchia amica o che altro, Sango che si lamenta delle manie di Miroku.
Mizuki è in braccio a me che intreccia i miei capelli in lei sola sa cosa. Durerà poco quest’armonia, quest’atmosfera, almeno per me. Mi faranno andare via. Dove andrò? Dai miei genitori non ci penso proprio. Chissà i ragazzi se potrebbero ospitarmi per qualche tempo.
- InuYasha…ti vedo pensieroso. - mi si avvicina Kagome
- Ne ho motivo. E tu dovresti sapere anche perché! - rispondo nervoso
Mi guarda sorpresa per il tono poco carino che ho usato. Chissà se ha capito a che mi riferisco.
- Dai non prendertela. Sono sicura che presto tutto questo stress che stai accumulando andrà via. Anzi sono sicura che ti sentirai molto rilassato…e felice! - replica lei tutta sorridente allontanandosi per portare le stoviglie sporche in cucina
Resto basito a guardarla. Ma…mi stava prendendo per il culo? Felice del fatto che presto mi sbatterà fuori casa?
 
Passo una notte insonne. Non sono riuscito a chiudere occhio. Oggi ho deciso che non andrò né all’università né in officina. Voglio seguirla e vedere dove va, con chi si vede.
Mi alzo come al solito, facendole credere che vada all’università. Quando sono fuori mi apposto in un angolo nascosto del giardino. Lei esce circa un’ora dopo con nostra figlia. Mi auguro non si veda con un altro portandosi nostra figlia dietro!!!
La seguo senza farmi notare e quando capisco dove sta andando sbianco…la casa dei miei genitori? Perché? Perché è andata da loro? L’unica spiegazione è che sia andata a dirgli che vuole il divorzio e parte dei beni che mi spetterebbero. Non posso crederci!! Davvero Kagome è quel genere di persona? Mi ero fatto un’idea del tutto diversa su di lei. Che delusione. Che amarezza.
Esce da quella che fu la mia casa dopo quasi un’ora.
Guardala com’è tutta sorridente mentre legge il biglietto che tiene in mano! Ma certo, dev’essere un assegno! Chissà quanto le hanno dato quei due per togliersela dai piedi!
Non pensavo che Kagome fosse così! Ci sono caduto come un imbecille! Sono così furioso che avrei voglia di spaccare tutto! Come? Come ha potuto tradirmi così anche lei?
Prendo il telefono e chiamo i miei amici. Ho bisogno di qualcuno con cui parlare…e bere!
- “Ehi amico! Come va?”- risponde Koga allegro come suo solito
- Uno schifo! Peggio di così non poteva andarmi. Non posso che darti ragione adesso! - replico furioso
- “Ragione su cosa? Che è successo?”- chiede preoccupato
- Ragione quando mi dicevi che sposare Kagome era un errore. Quella stronza traditrice! -
- “Ma di che parli? Che ha fatto Kagome?”- domanda sorpreso
- Quella sgualdrina… sembrava tanto buona e dolce e invece è una stronza esattamente come Kikyo! Anzi peggio. Con lei non avevo una figlia! Mi tradisce con un certo Aki e sta vedendo un avvocato per chiedermi il divorzio! Ti rendi conto quanto è bastarda? È perfino venuta a casa dei miei per chiedergli soldi! - urlo facendo voltare la gente per strada
- Che avete da guardare? Fatevi i cazzi vostri voi curiosi!!! - ringhio in loro direzione, accelerando il passo per allontanarmi il più possibile da casa mia
- “Aspetta! Frena frena! Ma di che accidenti stai parlando?”-
- Parlo del fatto che quella maledetta si è finta un’altra per prendersi tutti i miei soldi. Avevano ragione i miei genitori! Perché non li ho ascoltati maledizione! -
- “InuYasha stai sparando una cazzata dietro l’altra! Vediamoci al Breath e parliamone con calma.”- propone lui
- È per questo che ti ho chiamato. Ho bisogno di voi e di fiumi di alcool per dimenticare quanto sono coglione! -
Detto questo chiudo la chiamata e mi dirigo al locale.
I ragazzi sono già lì ad aspettarmi all’ingresso.
- Si può sapere da dove hai tirato fuori la cazzata che Kagome ti tradisce? - mi travolge subito Naraku con tono aggressivo
- Da come lo chiedi sembra stia offendendo tua sorella. - rispondo sorpreso dal suo atteggiamento
- Non è mia sorella ma il modo in cui hai parlato di lei è offensivo! Non se lo merita, brutto idiota senza cervello! - esclama furente
- Ma si può sapere da che parte stai? Vi dico che mi tradisce e invece di tirarmi su e sapere cos’è successo mi aggredisci? O forse reagisci così…perché è con te che se la fa quella troia? -
Nemmeno il tempo di finire la frase che mi arriva un pugno dritto in faccia e che mi fa finire a terra. Mi ha preso alla sprovvista.
- Bastardo! - dico asciugandomi il sangue che esce dal labbro spaccato
- Se la chiami ancora in quel modo dimentico la nostra amicizia e ti pesto a sangue! - minaccia lui
- Ma davvero? Fammi un po’ vedere come fai! - replico alzandomi per colpirlo
- Ehi ehi! Teniamo le mani e la lingua a posto ragazzi! - interviene Koga frapponendosi fra noi
- Cos’è? Vuoi unirti a lui anche tu Koga? Volete tradirmi anche voi schierandovi dalla parte di quell’approfittatrice? Ha ammaliato anche voi con quell’aria da innocentina? - ringhio infuriato
Adesso anche i miei amici mi tradiscono!
- Qui nessuno tradisce nessuno InuYasha! E se Naraku difende Kagome è perché ha i suoi buoni motivi per farlo. Quindi ora basta offese fuori luogo ed entriamo a discutere come gente civile invece di picchiarvi! - dice guardando Naraku
- La colpa è sua. Se l’è meritato quel pugno! E quando si renderà conto delle offese ingiuste nei confronti di Kagome, il dolore provato adesso sarà nulla confronto ai sensi di colpa! Te lo dico io! - esclama entrando nel locale e lasciandoci indietro
- Ma che intendeva? - chiedo a Koga incuriosito dalle sue parole
- Che come al solito sei un idiota che trae conclusioni affrettate senza prima pensare. Dai entriamo così parliamo. -
 
- Che cosa? Voi conoscete questo Aki? Ma come? Quando? - domando confuso
- Inutile girarci intorno testa vuota! Quella povera donna di tua moglie, offesa ingiustamente,  vuole farti una sorpresa. Una grande sorpresa tra l’altro. E per farlo ha avuto bisogno di questo Aki, di noi due, del notaio e dell’avvocato che hai sentito nominare nella sua conversazione. - risponde Naraku, più calmo rispetto a prima
- Una sorpresa? A me? E che cosa sarebbe per coinvolgere così tanta gente? - chiedo sconvolto
- Questo lo scoprirai stasera. Fortuna che  hai chiamato noi e non hai aggredito lei o non immagino quanto l’avresti ferita. - dice Koga, bevendo la sua birra
- Allora…non vuole chiedermi il divorzio? Ne siete sicuri? -
- Io lo farei dopo oggi se fossi al posto di Kagome. Ma immagino non le farai sapere delle “frasi d’amore” che le hai rivolto fino a poco fa. - mi rinfaccia giustamente Naraku, guardandomi torvo
- Hai ragione. L’unico stronzo qui sono io che ho dubitato di lei. Non sai quanto me ne vergogni adesso. Mi dispiace, anche per prima. - mi scuso col mio amico, che aveva tutte le ragioni per picchiarmi
- InuYasha, il fatto che ti sia andata male con Kikyo non vuole dire che debba essere così con tutte. Kagome è diversa e il fatto che tu ne dubiti indica la poca fiducia che hai non solo in lei ma anche in te stesso. Credi che tutti debbano lasciarti e tradirti. Ma gli altri che ti stanno intorno non sono come la tua ex ed i tuoi genitori. Anzi voglio sbilanciarmi sperando di non sbagliare ma… l’impressione che ho avuto in questi giorni stando vicino a Kagome è che quella ragazza ci tenga molto a te. Ti vuole bene. - sostiene serio Koga , stupendomi
- Lo penso anche io. Se così non fosse non si sarebbe presa tanta premura come in questi giorni per organizzare tutto il prima possibile. Hai una ragazza fantastica accanto. Vedi di non essere tu quello che la farà scappare col tuo comportamento da coglione! - mi ammonisce Naraku e ha completamente ragione
- Ma che ci faceva allora dai miei genitori? - chiedo confuso, ripensando alla sua visita di stamattina
- Non ne ho idea. Ma questo dovresti chiederlo a lei non credi? È l’unica che può risponderti- mi fa notare Koga
Passiamo il pomeriggio a parlare ma non si fanno sfuggire nulla riguardo a questa sorpresa. So solamente che Kagome me la darà stasera, con la scusa di uscire fuori a cena. Ritorno a casa e la trovo intenta a cullare Mizuki che piange disperata.
- Sono a casa. Ma che succede?
Ovviamente devo fingere di essere appena tornato da lavoro e di non sapere nulla della sorpresa, anche perché Koga e Naraku hanno minacciato di uccidermi se spiffero che mi hanno detto del suo regalo, malgrado non sappia di cosa si tratti.
- Oh finalmente sei qui! Ti prego cerca di farla smettere tu, io non ci riesco. - chiede disperata passandomela tra le braccia
- InuYasha! Ma che hai fatto alla faccia? - chiede subito dopo notando il segno
- Nulla tranquilla, ero distratto e ho sbattuto. - mento sperando che ci creda
- Davvero? Ci hai messo del ghiaccio? Aspetta prendo una pomata! -
- Non serve non fa male. Passerà in fretta dai. -
- Ok come vuoi. - dice perplessa, ma non insistendo
- Ehi ciao amore del papà! Ma che ha la mia principessina? Perché piangi così? - chiedo a mia figlia ma guardando Kagome, l’unica che possa rispondermi ovviamente
- Non vuole il vestito che le ho messo. Lo tira da tutte le parti e piange perché vuole che glielo tolga. - spiega dispiaciuta
Guardando la piccola noto che ha un abitino molto grazioso ed elegante, ma un po’ ingombrante per via dei fiocchi vistosi e dei nastrini colorati lasciati liberi. Sembra una bambolina di porcellana.
- E allora levaglielo no? Se piange evidentemente ci sta scomoda. - propongo semplicemente
- Tuo marito ha ragione Kagome. Non vedi com’è disperata? - mi appoggia anche sua madre
- Ma volevo vestirla elegante per stasera uffa!! - sbuffa lei contrariata
- Perché cosa c’è questa sera? - indago finto curioso, già sapendo la risposta
- Oh…ah sì ecco…pensavo…perché non ci concediamo una bella e tranquilla cenetta noi tre solamente in un bel ristorantino? Non sarebbe carino uscire come fanno le altre coppie? - propone elettrizzata
- Mmmh…sì è una bella idea. Io ci sto. - rispondo reggendole il gioco
- Evviva che bello! Allora vai a farti una doccia e cambiati! Io corro a vestirmi! - esulta allegra
Che emerito coglione che sono. Come ho potuto dubitare di lei? Aveva ragione Naraku, quando mi sarei reso conto di ciò che ho detto mi sarei sentito in colpa. A quanto pare l’unica cosa che so fare con lei è ferirla, anche quando non ne è a conoscenza. Credo passerò la vita a sentirmi in colpa nei suoi confronti, per un motivo o per l’altro.
Non credo di meritarla. Però non so nemmeno descrivere la felicità ed il sollievo che ho provato sapendo che non vuole il divorzio e non mi tradisce. Pensarla tra le braccia di un altro mi stava facendo impazzire. Perché?
Quando siamo tutti pronti usciamo. Mizuki adesso indossa un completino molto più comodo, per la sua felicità e per quella delle nostre orecchie.
Arriviamo ad un locale che però ha un che di familiare. Forse sono già stato in questo ristorante?
Quando entriamo noto che non c’è anima viva. Strano…sembra molto confortevole dagli arredi.
- Kagome ma qui non c’è nessuno. Sicura che si mangi bene? - chiedo dubbioso
- Oh beh lo spero. In fin dei conti lo chef cucina molto bene. Pensa…gli ha insegnato tutto la sua tata. - risponde sorridendomi in modo strano
- La sua tata? Non capisco. -
- InuYasha, capisco che la mia è stata una cosa improvvisa, forse anche incauta data la nostra situazione economica però…non riuscivo più a sopportare di vederti tornare a casa distrutto, sacrificandoti per me e Mizuki, facendo due cose che non ti piacevano. Il tuo sogno non è mai stato quello di fare il medico ma quello di cucinare. Questo non è un ristorante di lusso però, è già qualcosa con cui cominciare no? -
- Kagome spiegati meglio. Non capisco a che ti riferisci. -
- Ecco…spero che non ti arrabbierai ma…coi soldi della Lamborghini ho acquistato questo locale che era la caffetteria in cui lavoravo prima di sposarci e l’ho intestata a te facendola diventare un ristorante, così che tu possa lasciare sia l’università che il lavoro per dedicarti a qualcosa che ami! Manca solo la tua firma sul contratto. - dice tutto d’un fiato e quasi di corsa
- Cosa hai fatto tu? - chiedo confuso guardandola sconvolto ed incredulo
- Ti prego non arrabbiarti per aver speso i soldi. Lo so che volevi mettere da parte qualcosa in caso di necessità però c’era questa occasione dato che Aki stava vendendo il locale e me lo ha passato ad un buon prezzo. Scusami ti prego non volevo deluderti. Non avercela con me…- dice dispiaciuta vedendo che non dico nulla
Forse crede che mi sia arrabbiato ma non è così. È che…sono senza parole! Questo sarebbe il sogno di una vita che si realizza. Un ristorante tutto mio, fare quel che voglio io e non ciò che mi ordinano gli altri. Ancora non riesco a crederci.  Solo quando intravedo i suoi occhi lucidi riprendo l’uso della parola.
- Kagome…- la chiamo per farle rialzare la testa china per la delusione
Non so cosa mi abbia spinto, forse il suo bel gesto, forse l’emozione, forse la rabbia di questi due giorni, ma le prendo il viso tra le mani e le do un bacio sulle labbra. Il primo vero bacio da quando la conosco. Non quelli che ci siamo dati quando eravamo ubriachi e di cui non ricordo nulla. Quando mi allontano lei ha gli occhi sgranati per la sorpresa, ma non vi leggo disgusto o rabbia. È già qualcosa.
- Inu…Yasha…- sussurra lievemente
- Ti ringrazio. È il regalo più bello che mi abbiano mai fatto. Anzi…tu sei il regalo più bello che mi abbiano fatto, insieme a questa birba qui. - confesso commosso accarezzando sia lei che mia figlia
Mi guarda ancora incredula, ma poi un sorriso inizia a farsi strada sul suo viso, cancellando la precedente tristezza, ed è qui che capisco che non potrei più fare a meno di questo sorriso per il resto dei miei giorni.
 
 
                                                                              ******************
 
 
Aiuto povera me!
Che impegno mi sono presa comprando questo locale!
Aki mi ha fatto un prezzo di favore per averlo, non potevo farmelo sfuggire! Può essere una grande opportunità per InuYasha e per la nostra famiglia. Anche perché se gli affari andassero bene vivremmo in tranquillità! La cosa più difficile è riadattarlo da bistrò a ristorante, ma per fortuna il mio amico, con le conoscenze giuste, mi sta aiutando tantissimo con i pezzi della cucina, gli arredamenti della sala e tutto il resto di cui non capisco un accidente. Se non ci fosse stato lui non avrei saputo dove mettere mano. Gli devo tantissimo. È proprio un ragazzo d’oro. Mi sta aiutando malgrado lo abbia rifiutato, sapendo che il tutto sarà destinato all’uomo che ho sposato. Ci vuole un grande coraggio e un grande cuore per farlo.
I giorni passano e i lavori procedono. Ho chiamato Koga e Naraku per chieder loro una mano a sistemate i tavoli e le sedie. Ok che Aki mi ha dato un grande aiuto, ma mica posso fargli fare anche questo.
- E il tavolo da otto persone dove va Kagome? - chiede Naraku indicandomelo
- Quello direi più in fondo, quelli da quattro invece li vedo bene al centro. Voi che dite? -
- Ah non saprei, non me ne intendo, ma a guardarlo mi sembra carino così come stai facendo. - risponde Koga
- Il fratellone sarà felicissimo quando glielo dirai! - esclama mio fratello, anche lui intento ad aiutarci mettendo le tovaglie
- Lo spero Sota. Lo spero. -
Dopo una settimana è tutto pronto. Ora non resta che portarci InuYasha domani sera quando torna da lavoro con una scusa. Ma prima domattina devo fare una cosa.
 
- Suono o non suono? Tu che dici piccola? - chiedo indecisa a mia figlia di fronte la porta dei suoi nonni paterni che nemmeno conosce
Sono venuta qui con un intento. Adesso non posso tirarmi indietro senza nemmeno averci almeno provato.
Suono e mi apre una cameriera che mi fa accomodare. Aspetto qualche istante e poco dopo ecco arrivare quelli che dovrebbero essere i miei suoceri. Che la guerra abbia inizio!
- Quando la cameriera mi ha detto chi c’era nel mio salotto stentavo a crederci! Che cosa vuoi da noi? - chiede in modo abbastanza scortese la signora Izayoi
- Sono venuta a parlare con voi e a presentarvi vostra nipote, che non avete mai voluto vedere. - spiego prendendo Mizuki in braccio per fargliela vedere
Lei borbotta qualcosa allungando le mani verso le due nuove figure che si trova davanti, intenta a chiedere attenzioni come suo solito.
- A noi non interessa vederla, così come non ci interessa sapere cos’ hai da dirci. - risponde freddo suo marito
- Vi pregherei invece di ascoltarmi. Dopo di che spariremo per sempre dalla vostra vita se lo volete, ma prima almeno ascoltate ciò che ho da chiedervi. -
- Ciò che vuoi chiederci già lo immaginiamo. Ovviamente vuoi dei soldi! Scommetto hai già lasciato quel buono a nulla di mio figlio. Se speri che ce lo riprendiamo in casa e ti passiamo il mantenimento puoi anche girare i tacchi con tua figlia e andartene! - replica glaciale
- Non sono venuta qui per chiedervi denaro e non ho lasciato InuYasha, né è mia intenzione farlo. Il nostro matrimonio prosegue bene quindi non ho intenzione di “rispedirvelo” a casa come un pacco postale. Sono qui perché vorrei vi riavvicinaste a lui. Siete i suoi genitori e sono sicura che gli mancate, così come credo che lui manchi a voi. Da quando sono madre ho capito che essere genitori è un grande peso, perché hai una grande responsabilità sulle spalle e cerchi di dare il meglio che puoi per i tuoi figli, anche se questo significa togliere loro delle attenzioni preziose. -
- Lui non ha mai capito questo. - dice sua madre con tono meno acido
Forse posso trovare un punto d’incontro almeno con lei…spero!
- Credo invece inizi a capirlo. In questo periodo oltre all’università lavora in un’officina come meccanico. La sera ritorna a casa distrutto. Ha anche venduto la sua amata auto per permettere a me e nostra figlia di vivere dignitosamente. Come avrete notato non ha prelevato nulla dal vostro conto in banca, ha voluto fare tutto da solo. Tutti questi sacrifici credo lo abbiano aiutato a comprendere, almeno in parte, la vostra assenza continua da casa per permettere a lui di vivere nel lusso. Il problema è che quando torna a casa la sera passa tutto il tempo che può con la figlia, ripetendole più volte che l’affetto del suo papà non le mancherà mai, come invece è accaduto a lui. Io capisco che l’abbiate fatto per vostro figlio, però capisco anche un bambino piccolo che si sveglia nel cuore della notte senza la sua mamma e il suo papà. -
- E credi forse che a me piacesse passare tutti quei giorni lontana dal mio bambino? Mi mancava, ma non potevo sottrarmi ai miei doveri di medico. E poi non lo lasciavamo solo. C’erano sempre delle tate ad occuparsi di lui! - ribatte Izayoi ferita
- Posso chiedervi come siete cresciuti voi? Avevate i genitori al vostro fianco? -
Mi guardano qualche istante, poi è il marito a rispondere.
- Io sono cresciuto esattamente come lui. Anche  mio padre era medico e mia madre spesso lo seguiva nei suoi viaggi, quindi restavo in casa con le tate e i camerieri, ma non ho mai recriminato nulla a mio padre. -
- Ed è cresciuto felice? Voleva fare il medico o gli è stato imposto? Le mancava mai una carezza di sua mamma o giocare a calcio con suo papà? - chiedo curiosa e colpendo nel segno a quanto vedo dato che impiega tempo a cercare le parole
- Ciò che io volessi non aveva importanza perché è tradizione di famiglia proseguire la strada del medico. -
- Ma se lei avesse potuto scegliere, se avesse potuto fare ciò che voleva e che le piaceva, lo avrebbe fatto? -
- Ovvio! -
- Allora perché costringere suo figlio a fare ciò che lei per primo non avrebbe voluto fare? È sciocco seguire una tradizione che rende infelici. E lei signora No Taisho? Lei voleva fare il medico o è stato imposto anche lei dalla sua famiglia questa carriera? -
- Io ho scelto la mia professione. Nessuno mi ha costretta. - risponde triste, intuendo dove volessi arrivare
- Se le avessero imposto di fare, che so, l’avvocato e studiare numeri e articoli di legge, senza che ne avesse alcuna passione, le sarebbe dispiaciuto? -
- Certamente che mi sarebbe dispiaciuto! Amo il mio lavoro! - dice sicura
- E InuYasha ama cucinare. Vuole fare lo chef. Non è detto che ci riesca ma almeno gli darò la possibilità di tentare. È il suo sogno e voglio aiutarlo come posso. -
- Che intendi dire? - chiede il signor Inui
- Che coi soldi della vendita della Lamborghini e grazie all’aiuto di alcuni amici, ho acquistato un locale e l’ho reso un ristorante per regalarlo a vostro figlio. Stasera glielo mostrerò, lui non ne sa ancora nulla.. sarà una sorpresa. Sorpresa alla quale vorrei che voi partecipaste. - spiego loro, che mi guardano sorpresi
- Perché mai vorresti ci fossimo anche noi? - domanda Izayoi
- Perché siete i suoi genitori e non c’è regalo più grande che potreste fargli deponendo l’ascia di guerra e ricominciando a vedervi. -
- Solo questo? Non vuoi chiederci altro? - ripete il marito sorpreso
- Un’altra cosa ci sarebbe in effetti ed è…-
- Soldi per il locale giusto? - mi interrompe lui
- Affatto! Se mi lascia finire magari! Dicevo…un’altra cosa che vorrei faceste è conosce Mizuki, vostra nipote. Anche lei ha bisogno di conoscere i suoi nonni. Capisco che per voi valgo meno di un sacco dell’immondizia perché sono povera al contrario vostro però, lei non ha alcuna colpa di essere mia figlia, quindi vi chiedo di dimenticare chi è sua madre e di ricordare almeno chi è suo padre, ovvero vostro figlio, sangue del vostro sangue. Non ho da chiedervi null’altro che queste due cose. Qui c’è l’indirizzo del ristorante in cui si terrà l’inaugurazione stasera. Spero vogliate venire…per vostro figlio. - chiarisco, inchinandomi poi a salutare e iniziando a mettere Mizuki nel passeggino per andar via, ma lei inizia a piangere in direzione dei suoi nonni
- Dai stai ferma. - mi lamento non riuscendo e metterla sdraiata
Continua a sgolarsi disperata, finchè non vedo la signora Izayoi avvicinarsi, con mia grande sorpresa.
- Posso? - mi chiede guardando la nipote
- Deve. - rispondo io
Lei la prende in braccio e subito la peste smette di piangere, iniziando a sorridere alla nonna.
- Che c’è? Perché piangevi? Eh piccolina? - le sorride a sua volta Izayoi dondolandola
Incredibile ma vero dopo pochi minuti Mizuki si addormenta beata tra le sue braccia, la rimette nel passeggino e sorride anche a me.
- Stasera ci saremo. - mi informa, lasciandomi piacevolmente sorpresa
- Izayoi ma che…- interviene il marito
- Adesso basta Inui! Farci la guerra non giova a nessuno, tanto meno alla bambina che non ha colpa delle azioni dei suoi genitori. Abbiamo sbagliato ammettilo. Volevamo fare bene e invece abbiamo fatto male. Nostro figlio ci crede mostri incapaci di provare amore per lui, ma io amo mio figlio. Non ho saputo dimostrarlo finora, ma non ho intenzione di sbagliare ancora. Io stasera andrò al suo ristorante. Se vuoi accompagnarmi ne sarò felice, altrimenti andrò da sola. - asserisce lei con tono sicuro verso il marito
Lui sbuffa e scuotendo la testa e si dirige verso una scrivania dalla quale estrae quello che sembra un bigliettino da visita.
- Tieni. Questo il numero di un giornalista. Digli che sei…mia nuora. È un mio paziente e sono sicuro farà un’ottima pubblicità al ristorante. Sempre ammesso che InuYasha sappia cucinare e gestirlo al meglio. - dice passandomi il bigliettino
Lo ringrazio con le lacrime agli occhi. Vuol dire che anche lui verrà stasera e che InuYasha riavrà i suoi genitori. Non potrei essere più felice.
- Allora ci vediamo stasera. Vi ringrazio di cuore signori No Taisho. - li saluto inchinandomi, ma prima di varcare la soglia Izayoi mi ferma
- Kagome? -
- S…sì signora? -
- Chiamami pure Izayoi. Kagome io…scusami. Ti abbiamo mal giudicata. Si vede che ci tieni molto a mio figlio. Io al tuo posto non credo sarei riuscita ad andare dai miei suoceri se mi avessero offeso come noi abbiamo fatto con te. Hai avuto grande coraggio e questo lo apprezzo molto. -
- Non si tratta di coraggio. Al contrario di quanto io stessa potessi pensare mi sono affezionata molto a suo figlio. Si è dimostrato un ragazzo diverso dall’errata idea che mi ero fatta. Certo ammetto di essermela andata a cercare, questo non lo nego. Ho una buona fetta di colpa anche io in questa storia. Però non sono poi così pentita di aver sposato InuYasha. È un marito attento ed un padre affettuoso. Col tempo ho capito di volergli molto bene, per questo non sopportavo tutti i suoi sacrifici per il bene della nostra famiglia. - confesso io
- Lo ami? - domanda a brucia pelo
Amarlo? Io? Non me lo sono mai chiesta. Non credevo nemmeno di dovermela porre questa domanda.
Ma io amo InuYasha? Amo quando torna a casa e mi bacia sulla fronte? Amo quando lo vedo giocare con Mizuki? Amo quando la notte si alza lui per cambiare nostra figlia pur di non far alzare me?
- Sì. Credo di sì. - rispondo imbarazzata, prendendo per la prima volta coscienza della verità
A poco a poco mi sono innamorata di InuYasha. Se me lo avessero detto un anno fa non ci avrei creduto di certo.
- Ne sono felice allora. E spero che anche per lui sia così. -
Già…lo spero anch’ io. Ma lui che prova? Mi ha sposato per dovere e fa tutto per nostra figlia. Ma per me che prova?
 
Esco da quella casa con un sorriso a trentadue denti. Non mi sembra vero! Non solo sono riuscita a parlare con loro civilmente, ma hanno accettato di riappacificarsi con InuYasha. Sono così felice! Ora la prossima cosa da fare è chiamare quel giornalista.
Arriva finalmente la sera e InuYasha ritorna a casa. Non vedo l’ora di portarlo al ristorante! Con una scusa usciamo per  cenare fuori.
Quando arriviamo al locale noto che si guarda intorno. Deve aver riconosciuto il luogo in cui lavoravo.
- Kagome ma qui non c’è nessuno. Sicura che si mangi bene? - chiede dubbioso
- Oh beh lo spero. In fin dei conti lo chef cucina molto bene. Pensa…gli ha insegnato tutto la sua tata. - gli rispondo sorridendo furbamente
Chissà se capisce l’antifona.
- La sua tata? Non capisco. -
Devo essere più diretta mi sa. In fondo che penserebbe che tua moglie ti sta regalando un ristorante?
- InuYasha, capisco che la mia è stata una cosa improvvisa, forse anche incauta data la nostra situazione economica però…non riuscivo più a sopportare di vederti tornare a casa distrutto, sacrificandoti per me e Mizuki facendo due cose che non ti piacevano. Il tuo sogno non è mai stato quello di fare il medico ma quello di cucinare. Questo non è un ristorante di lusso però, è già qualcosa con cui cominciare no? -
- Kagome spiegati meglio. Non capisco a che ti riferisci. - lo vedo davvero confuso adesso
- Ecco…spero che non ti arrabbierai ma…coi soldi della Lamborghini ho acquistato questo locale che era la caffetteria in cui lavoravo prima di sposarci e l’ho intestata a te facendola diventare un ristorante, così che tu possa lasciare sia l’università che il lavoro per dedicarti a qualcosa che ami! Manca solo la tua firma sul contratto. - confesso tutto d’un fiato con la paura di non riuscirci se prendo tempo
- Cosa hai fatto tu? - chiede sconvolto e con occhi spalancati
Oh no! L’idea non gli è piaciuta! Che ho combinato?
- Ti prego non arrabbiarti per aver speso i soldi. Lo so che volevi mettere da parte qualcosa in caso di necessità però c’era questa occasione dato che Aki stava vendendo il locale e me lo ha passato ad un buon prezzo. Scusami ti prego non volevo deluderti. Non avercela con me…- mi scuso triste
Non ho pensato nemmeno per un secondo che lui si sarebbe potuto arrabbiare per aver preso i soldi senza chiedergli il permesso. Sei una stupida Kagome! Stupida stupida stupida!!!
- Kagome…- mi chiama addolcendo il tono, così mi giro a guardarlo
Di tutto mi sarei aspettata tranne quello che sta accadendo! InuYasha mi sta baciando! Un semplice bacio sulle labbra ma che mi procura un brivido lungo la schiena.
- Inu…Yasha…- sussurro senza parole quando si allontana
- Ti ringrazio. È il regalo più bello che mi abbiano mai fatto. Anzi…tu sei il regalo più bello che mi abbiano fatto, insieme a questa birba qui. - afferma quasi con occhi lucidi, accarezzando me e Mizuki
Allora significa che è felice? La mia sorpresa gli è piaciuta? Non è arrabbiato?
- Allora non sei arrabbiato? - decido di chiedere con timore
- Arrabbiato? Ma scherzi? Sono senza parole dall’emozione! Un ristorante tutto mio! Non riesco a crederci! -
- Menomale! Credevo te la saresti presa per aver speso i tuoi soldi. Il fatto è che non voglio vederti tornare a casa come uno zombi la sera. Non lo meriti. Cucinare ti rende felice, quindi quale altro modo per guadagnare ma in modo più piacevole che studiare forzatamente medicina? -
- Non i miei soldi, ma i nostri soldi. Sei mia moglie quindi quei soldi sono anche tuoi. - dice dolcemente
- Ok. Comunque mio caro preparati…le sorprese non finiscono qui! -
- Eh? C’è dell’altro? -
- Sì…aspetta. - gli dico lasciandolo un attimo da solo mentre vado fuori a chiamare gli altri nascosti
- Questi saranno i tuoi primi clienti! - esclamo euforica, facendo entrare per primi i suoi genitori
Lui li guarda prima confuso, poi sconvolto. Non se lo aspettava di certo.
- Mamma? Papà? - li chiama incredulo
- Però…accogliente il tuo ristorante figliolo. - osserva il padre avvicinandoglisi e dandogli una pacca alla spalla
- Gr…grazie papà. Anche se il merito non è mio. - risponde InuYasha con voce tirata
- Lo so. Tua moglie è venuta stamattina a parlarci della sua idea. È stato un bel gesto il suo, quindi vedi di non deluderla. - lo esorta lui, con mia grande gioia. Avranno accettato anche me?
 
 
                                                                              *****************
 
 
Non riesco ancora a credere a ciò che sta accadendo!
Non solo il ristorante…è perfino andata a parlare coi miei genitori per riappacificarci e  adesso stanno addirittura tenendo in braccio loro nipote.
Come ci sia riuscita proprio non lo so, però devo ammettere che mi fa piacere. Forse adesso riuscirò ad instaurare un buon rapporto con loro.
Poco dopo Kagome fa entrare tutti i nostri amici, che mi raccontano la faticaccia per sistemare tutto il prima possibile. Si sono tutti dati da fare per me. Incredibile. Non pensavo di contare tanto per loro.
Passiamo una serata magnifica. Ho subito inaugurato la mia cucina preparandovi la cena. Niente di laborioso data l’ora tarda, ma ne è venuto fuori comunque un buon piatto di spaghetti con vongole all’italiana.   (beh…spero mangino italiano in Giappone ^^ mi sembrava banale mettere piatti esclusivamente giapponesi. E poi amo gli spaghetti con le vongole *- * ok scusate, mi dileguo ^^ nda)
- E ora che mi dici? Pensi ancora che Kagome sia una troia stronza bastarda approfittatrice? - mi chiede sottovoce Naraku prendendomi in disparte
Come dargli torto. Mi faccio schifo da solo per quel che ho detto.
- Diciamo che al tuo posto mi sarei dato non uno ma almeno dieci pugni. Grazie amico. Significa molto per me che difendiate Kagome. Vuol dire che tenete molto a lei. -
- È una brava ragazza. Si è data parecchio da fare in questi giorni  per metter su questo posto, quindi vedi di trattarla bene o ti do il resto!. La conosco da poco ma è facile volerle bene. - mi confessa il mio amico
- Ehi ehi non volerle troppo bene però! - scherzo io
- Spiritoso! Mi potrebbe venire sorella! - si lamenta lui dandomi un colpo alla testa ma sorridendo
La serata si conclude coi miei genitori che abbracciano non solo me, chiedendomi perdono per tutti questi anni di assenza ed incomprensioni, ma sorprendentemente abbracciano anche Kagome. Sembriamo davvero una grande famiglia adesso e tutto questo lo devo a lei.
Questa ragazza ha cambiato tutto. Ha stravolto il mio mondo. Il tutto per un amore non corrisposto. Forse dovrei essere grato allo stronzetto treccioluto. Senza di lui non avrei nulla, tranne  una triste vita fatta di droga, alcool e corse clandestine. 
È costata fatica arrivare a questo punto, ma ci siamo arrivati nel migliore dei modi e se solamente Kagome mi volesse bene un decimo del bene che sento per lei sarei davvero al settimo cielo. Ho capito di amarla proprio in questi due giorni, mentre quasi impazzivo al pensiero che volesse lasciarmi, invece mi ha fatto dono di qualcosa che ho sempre sognato, un ristorante e una famiglia unita.
Torniamo a casa alle quattro del mattino. Dovrei essere stanco, invece sono così elettrizzato che non credo chiuderò occhio. Mizuki è crollata ore fa e non si è neppure svegliata per la poppata. Dorme beatamente nel suo lettino.
Torno in camera da letto dove trovo Kagome intenta a pettinarsi. Che voglia di stringerla a me e baciarla che ho. È come se la vedessi sotto una luce diversa.
- Sei felice? - mi chiede voltandosi sorridente
- Come mai nella vita. E tutto per merito tuo. - ammetto felice
- Non potevo fare altrimenti. Mi spiaceva vederti buttare così la vita per colpa mia. - dice dispiaciuta
- Colpa tua? Ma che dici? -
- Se non fossi rimasta incinta non ti avrei costretto a sposarmi e ad occuparti di me e Mizuki. Saresti un ragazzo spensierato come prima. -
- Kagome ma che dici? Primo, sei rimasta incinta perché io sono un coglione e non serve rivangare ciò che è successo. Secondo, sono felice sia di averti sposato che di avere avuto nostra figlia. Altro che ragazzo spensierato, direi più “sbandato”. Non ti rendi nemmeno conto della grande gioia che mi hai donato. Prima di te non conoscevo il significato della parola “famiglia”.  Ora invece ne ho addirittura tre! -
- Come tre? - chiede confusa
- La mia, la tua e…la nostra, quella che formiamo io, tu e la nostra bambina. Siete la cosa più preziosa che abbia e quei sacrifici non mi pesavano, perché li facevo con amore. -
- Lo so quanto ami Mizuki. Si vede ogni volta che la guardi e ti occupi di lei. Sei un padre magnifico. -
- Non amo solo lei Kagome. Ho iniziato ad amare anche te. - le confesso, anche se so che non sarò mai ricambiato purtroppo
Mi guarda a bocca aperta. Certo non sia aspettava che le dicessi una cosa simile.
- Ma…come…quando…davvero? Io non…- balbetta sorpresa
- Tranquilla tesoro. Non pretendo certo che le cose tra noi cambino solo perché ti ho confessato di amarti. Lo so che per te è difficile la situazione quindi non pretendo certo che…-
- Quanto parli! - mi interrompe prendendomi il viso tra le mani e avvicinandolo al suo per baciarmi
Resto talmente sorpreso che dimentico perfino di respirare. Ha preso lei l’iniziativa?
Quando si allontana mi guarda imbarazzata per poi sussurrare qualcosa.
- Anche io…-
- Anche tu cosa? -
- Anche io mi sono innamorata di te. - dice arrossendo
Ok questo è un sogno! Di sicuro sono ancora in coma e ho sognato tutto! La nascita di Mizuki, il ristorante, i miei genitori amorevoli, le parole di Kagome. Sì non può essere che un sogno, ma se è così non svegliatemi mai più, vi prego!
 
   




 
 
 


 
 

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Capitolo 9
*** Amare per dimenticare ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.




Capitolo da RATING ROSSO ^_^ a causa di alcune scene d'amore. Lettore avvisato, mezzo salvato ^_^
 


- Anche io…-
- Anche tu cosa? -
- Anche io mi sono innamorata di te. - dice arrossendo
Ok questo è un sogno! Di sicuro sono ancora in coma e ho sognato tutto! La nascita di Mizuki, il ristorante, i miei genitori amorevoli, le parole di Kagome. Sì non può essere che un sogno, ma se è così non svegliatemi mai più, vi prego!  
- Dici…dici davvero Kagome? Tu…ami me? Me? - chiedo incredulo
- Lo trovi strano? -
- Strano? Strano??? Kagome credevo mi avresti odiato per il resto della tua vita per quel che ti ho fatto! Insomma, sì, siamo sposati e ci rispettiamo a vicenda ma…io ti ho tolto la verginità nel peggiore dei modi. Ti ho fatto passare momenti terribili. Come puoi amare uno come me? -
- È vero ciò che hai detto e ti ho odiato, ma poi ti ho conosciuto meglio e ho capito che non avevo motivo di odiarti. Primo perché la prima a provocarti sono stata io e poi perché non sei una cattiva persona. Anche tu come me hai commesso uno sbaglio. Ti sei preso le tue responsabilità occupandoti di me e nostra figlia come qualcosa di prezioso, ci hai protette rischiando la vita e questo mi ha colpito molto, tanto da rivalutarti e affezionarmi ogni giorno di più a te. Non pensare più a quella sera di un anno fa. Tutto è cambiato. Noi siamo cambiati. Siamo cresciuti e direi che è ora di buttarci tutto alle spalle. - spiega lei con occhi lucidi
Lo so che le costa dirmi queste cose. Non potrà mai dimenticare come andò quella sera, così come non lo dimenticherò io. Però ha ragione. Siamo cambiati da allora e non ha tutti i torti quando dice di buttarci tutto alle spalle. L’importante è il presente, non il passato, né tantomeno il futuro. Viviamoci le cose come vengono, cercando di essere felici come possiamo.
- Hai ragione. Viviamoci il presente. - le dico baciandola sulla fronte come mio solito fare
Ci guardiamo per un po’, poi sono io ad avvicinarmi a lei per baciarla.
Sentirla rispondere al bacio è emozionante. Forse adesso sarà mia moglie a tutti gli effetti. Mi piacerebbe così tanto. Era già difficile resisterle prima, figurarsi da quando ho capito d’ amarla.
I miei pensieri ritornano inevitabilmente a quella sera e al piacere che provai facendola mia. È stato sbagliato lo so però…a me era piaciuto. Già allora sembrava che il mio corpo cercasse il suo, come se fossimo stati uniti da un filo invisibile. Magari la leggenda delle anime gemelle che si cercano per ricongiungersi è vera, chissà.
Voglio riprovare quella sensazione di completezza, di familiarità, di calore, che provai con lei. Ma stavolta in modo diverso, con lei, non da solo.
Sposto una mano sul suo fianco, l’altra dietro la nuca. Lei avvolge le mani al mio collo. Approfondiamo il bacio, ma quando la mano sul fianco inizia a salire dalla vita al suo seno la sento irrigidirsi di colpo. Non dice nulla, ma lo sento anche dal suo bacio che è tesa e forse spaventata.
Uff……pazienza…non è andata…
Mi stacco da lei e la guardo negli occhi. Eh sì, sembra un cucciolo spaventato.
- Forse è meglio andare a dormire. È già tardi e domani dobbiamo aprire il locale. - le dico con immensa fatica, provando ad ignorare l’eccitazione che preme nei pantaloni. Ma non voglio forzarla in alcun modo
- A…dormire? - chiede sorpresa
- Sì, a nanna mogliettina! Ti voglio bella pimpante per accogliere i clienti domani! - scherzo dandole una pacca sul sedere e dirigendomi in bagno per “rinfrescarmi” un po’
- Aspetta…- mi blocca prendendomi per il braccio
- Cosa? -
- Ti ringrazio per… aver capito. - dice dispiaciuta a testa bassa
Le sorrido e le sollevo il viso triste per specchiarmi nei suoi occhi in procinto di piangere.
- Ti aspetterò per tutto il tempo che sarà necessario Kagome. Ci volesse anche una vita…io saprò aspettare. - le dico posando ancora le labbra sulle sue in un tenero bacio a stampo
Stavolta sarà diverso. Rispetterò i suoi tempi. Ho già sbagliato una volta, non accadrà una seconda.
 
 
                                                                          *********************
 
 
- Sei davvero stupida amica mia! - afferma Sango scuotendo la testa con dissenso, mentre finisce la sua tazzina di caffè
Ho lasciato Mizuki con InuYasha al ristorante mentre io e la mia amica ci siamo allontanate un attimo per parlare. Siamo sedute al tavolino di un bar perché ho bisogno di consigli.
- Grazie per il complimento. - rispondo sarcastica
- Ma dico…accade un miracolo! L’impensabile tra l’altro! Vi innamorate entrambi, vi baciate dopo una serata speciale come quella di ieri, state per farlo nel modo più romantico possibile e tu non te la senti ripensando all’anno scorso? A te manca qualche rotella. -
- Ma perché è così difficile capirmi? Una violenza rimane una violenza Sango! Indipendentemente da chi te l’ha fatta e a prescindere da chi ha la colpa. Sentirmi toccare in quel modo mi ha spaventata. È stato un impulso, non lo faccio di proposito guarda! È stato tutto troppo veloce, non ero preparata. - sbotto irritata
- Non eri preparata? In che senso? -
- Non credevo che InuYasha potesse provare amore per me. Sentirlo così…così…-
- Passionale? Romantico? Come? - interviene lei
- Entrambe credo. Avevamo deciso di non avere…rapporti intimi. Ieri invece stava andando diversamente e mi sono spaventata, ecco. - preciso imbarazzata
Non mi piace molto parlare di queste cose private.
- “Rapporti intimi”? Cielo Kagome! La parola sesso sembra un tabù per te. Sei abbastanza grande ormai no?! Sei addirittura madre! Non ti sembra il momento di crescere anche mentalmente? Tu lo ami, lui ti ama. Dimentica ciò che è stato e creati nuovi ricordi. Hai avuto una brutta esperienza ma adesso guarda avanti e dimentica. Se lo hai davvero perdonato riuscirai a lasciarti andare. Devi fidarti di lui. - ripete lei
Fidarmi di lui…
- È vero hai ragione Sango. Devo avere fiducia in lui. - realizzo per la prima volta
Dimenticare il passato e avere fiducia. Ha detto le stesse cose che ho detto ad InuYasha, ma tra dire e fare…ne corre.
Non credo sarà una cosa tanto facile. Il mio corpo reagisce d’istinto. Dovrò controllare le mie emozioni e gestire le mie paure.
Quello che mi blocca maggiormente  è sentire lo stesso dolore provato quella volta. Quell’orrenda sensazione di sentirlo muovere dentro me in modo tanto violento.
È una paura stupida lo so. Il parto è stato cento volte più doloroso però…è stata un’esperienza diversa. Quel dolore mi ha dato mia figlia, la mia gioia. È un ragionamento contorto ma è così che la mia stupida testa pensa. Temo lui possa farmi nuovamente male, anche se so che non accadrà perché le cose sono diverse. Non saremo ubriachi tanto per cominciare. Non saremo due estranei. E lui non mi violenterà, perché sarò io a concedermi a lui con amore, così come farà InuYasha.
Devo cercare di superare questo ostacolo ridicolo, perché sono sicura sarà una bella esperienza.
- Ok ora devo cercare di convincermi di quello che ho pensato!!! Sarà una bella esperienza! Sarà una bella esperienza! Sarà una bella esperienza! - mi ripeto ad alta voce mentre torno al ristorante ad aiutare mio marito
 
La giornata scorre tranquilla. In serata arrivano una decina di clienti, quasi tutti amici dei signori Taisho. Devono avergli già fatto pubblicità, sia loro che il giornalista, che con nostra gioia nei giorni a venire è diventato un cliente assiduo, regalandoci tantissima pubblicità grazie al suo articolo che parlava positivamente di questo piccolo ma accogliente locale, che ispira aria di famiglia, dagli arredamenti sobri ai piatti dello chef.
InuYasha sembra così felice e rilassato ai fornelli da non sembrare neanche più lo stesso di un paio di giorni fa. Ha un bel sorriso soddisfatto quando chiama le ordinazioni pronte che io servo subito ai tavoli.
Le cose vanno così anche nei giorni successivi. Alla sera abbiamo sempre il pieno, tant’è che a volte abbiamo la coda fuori dal locale. Ho consigliato ad InuYasha di usare le prenotazioni per non far aspettare così la gente, che temo si stufi di aspettare e se ne vada.
Tra me e lui le cose vanno benissimo. Quando il nonno ha saputo che eravamo innamorati ha esultato dalla gioia. È molto affezionato ad InuYasha. È stato il primo a scorgere in lui ciò che io, accecata dalla rabbia e dal risentimento, non vedevo.
In questi giorni ho notato che anche Miroku ha legato molto con lui. Viene spesso al ristorante, ci aiuta a servire ai tavoli, anche se il più delle volte il suo intento è importunare le belle clienti, beccandosi un pugno in testa da parte mia o di mio marito, provocando l’ilarità dei clienti.
Io e lui non abbiamo più preso l’argomento “sesso”. Non so se esserne felice o delusa. Ci baciamo, ci abbracciamo e ci accarezziamo, ma niente di più. Trova sempre qualche scusa per allontanarsi. Il motivo sarò sicuramente io, non vuole mettermi fretta. Gliene sono grata, però, se non fa lui la prima mossa non so se ne sarei capace io. L’ultima volta che l’ho fatto ne ho pagate care le conseguenze.
 
Siamo ad ottobre. Domani sarà un anno esatto da “quella notte” quando tutto nella nostra vita è cambiato. Mi sento irrequieta, nervosa, triste. Ho un’agitazione dentro che non riesco a descrivere.
Se da una parte non voglio ricordare negativamente quel giorno, dall’altra non posso fare a meno di pensarci continuamente. Come si fa a dimenticare? L’ho perdonato è vero, non gli recrimino più nulla, però è vivida nei miei ricordi la paura, le sensazioni, le lacrime, il dolore, perfino i suoi ansiti. Ho ancora i brividi a pensarci, ma non posso andare avanti così. Devo pur trovare una soluzione e l’unica che in questi giorni mi sia venuta in mente è: cancellare quei ricordi, sostituendoli con altri nuovi. Ma ne sarò in grado?
- Amore tutto bene? - chiede InuYasha sbucando dalla cucina e guardandomi stranito
Amore… provo ancora una strana sensazione ogni volta che mi chiama così. Mi piace tantissimo. Lo fa da quando ci siamo dichiarati, ma ancora non mi sono abituata e forse mai lo farò…chissà.
- Sì tesoro tutto bene perché? -
- È tutto il giorno che ti vedo strana. Qualcosa non va? - mi domanda avvicinandosi
Evidentemente lui non ricorda che giorno è domani.
- Sono solo un po’ stanca ma sto bene tranquillo. - gli sorrido per poi baciarlo, tanto siamo soli fino all’orario di apertura
- Mi spiace piccola, forse dovremmo assumere una cameriera, fai tutto tu qui, dalla gestione alle pulizie. Io mi limito solo a cucinare. - dice dispiaciuto
- Per adesso non possiamo permettercelo lo sai. Dobbiamo prima recuperare i soldi spesi per il locale. E comunque non è un così grande sacrificio per me, lo faccio volentieri, tu ne hai fatti di più grandi. -
- Sì ma io non dovevo occuparmi anche di Mizuki nel frattempo. Non sarebbe meglio lasciarla a casa? -
- Dici? Non vorrei approfittare di mia madre però, anche lei ha il suo da fare e badarle tutto il giorno non mi sembra carino. -
- Se vuoi…puoi anche…lasciarla dai miei ogni tanto…- dice grattandosi la testa un po’ imbarazzato
- Da loro? - chiedo scettica
- Sì, mi hanno detto che gli farebbe piacere averla con loro qualche volta…sempre che tu voglia ovviamente. -
- Ma quando te l’hanno detto? -
- Qualche giorno fa, parlando con la mamma mi ha detto che le piacerebbe conoscere meglio sua nipote, ma teme tu possa risentirti. In fin dei conti ti hanno trattato malissimo e…-
- Per me non ci sono problemi InuYasha. Quando vogliono possono venire a prenderla. Se sono andata da loro è stato per mettere una pietra sul passato. Anzi voglio che leghino con Mizuki, sono i suoi nonni. Se vogliono domani possono passare a prenderla a casa. - lo interrompo io
Figurarsi se non voglio che conoscano meglio loro nipote. Mi dava fastidio il contrario.
- Sei la moglie migliore e più buona di questo mondo sai? - risponde abbracciandomi
- E tu un marito stupido! Perché non me lo hai detto subito, scusa? - chiedo indispettita
Sembrava avesse paura a chiedermelo!
- Non sapevo se avresti accettato. Sinceramente al tuo posto non so se avrei avuto la forza di perdonare i miei suoceri dopo ciò che hanno combinato. Sono stati orribili con te, ti hanno mancato di rispetto in un modo davvero imperdonabile. Perfino io ho avuto difficoltà a dimenticare la cosa…figuriamoci te. -
- Portargli rancore non porta a nulla non credi? E poi tutti sbagliamo…noi due ne siamo la prova no? Eppure adesso siamo qui, felici, l’uno tra le braccia dell’altro e con una splendida bambina. Quindi perché non dare una possibilità anche a loro. - affermo convinta
Le loro offese mi bruciano ancora, lo ammetto. Però non voglio che il rancore, ancora una volta, ci porti a  farci la guerra. Da quando sono andata a parlare con loro, InuYasha sembra più sereno, anche con sua figlia. Ciò che voglio è avere una famiglia serena e tranquilla, tutto il resto non conta.
Il giorno dopo, come concordato, i miei suoceri vengono a prendere Mizuki. La terranno anche per la notte, su mia richiesta. Stasera quando chiuderemo il ristorante voglio parlare con InuYasha e affrontare i nostri problemi. Voglio che tra noi funzioni come una vera coppia stavolta.
 
- Mi manca la mia pulce. Ma perché l’hai lasciata ai miei anche per la notte? - si lamenta InuYasha appena torniamo a casa
In effetti manca anche a me ma ho bisogno di tranquillità per stasera.
- Ricordi che giorno è oggi? - domando senza guardarlo, mentre mi spoglio
- Ah…Speravo non lo ricordassi…- dice rattristandosi
- Beh è difficile dimenticarlo. Tra l’altro è in questo giorno che è stata concepita Mizuki. La nostra piccola è viva da un anno se teniamo conto anche dei nove mesi di gravidanza. -
- È vero. Ma tu lo ricordi per altro…- sospira scoraggiato
- È vero ma…- mi giro a guardarlo
- Ma? -
- Ma…sarebbe ora di ricordare questa giornata solo per cose belle non credi? - propongo avvicinandomi e facendomi forza per non cambiare idea
Devo essere forte!
- Che intendi dire? - domanda confuso
- Ricordo la notte di un anno fa per cose poco piacevoli. Un misto di dolore fisico e mentale del quale non riesco a liberarmi, pur desiderandolo ardentemente. InuYasha io ti amo. Amo stare tra le tue braccia, amo i tuoi baci, amo vederti con nostra figlia, amo vederti sorridere…ma odio ricordarti in quella notte. - confesso sincera
Gli sto aprendo il mio cuore e spero lui sappia capirmi senza addossarsi colpe inutili. Voglio fargli capire ciò che provo.
- Hai ragione. Mi faccio ancora schifo per quello che ti ho fatto! Sono stato un mostro e non mi perdonerò mai! Ti ho rovinato la vita e non potrò mai…-
- Ssssh…non intendevo questo. - lo interrompo poggiandogli un dito sulle labbra e facendomi sempre più vicino
Coraggio Kagome! O adesso o mai più!
- Intendevo che odio ricordarti nei modi violenti e frettolosi dettati dalla droga e dall’alcol. Non eri in te così come non lo ero neppure io. Ma oggi siamo entrambi nel pieno delle nostre facoltà, ad un anno di distanza, con una nuova vita… e voglio cancellare quei ricordi con altri, ricordi dolci, lenti, passionali. Voglio ricordare questo giorno di ottobre come il primo in cui ho fatto l’amore con l’uomo che amo. Vuoi regalarmelo InuYasha? -
 
 
                                                                    *********************
 
 
Resto sbalordito dalla richiesta di Kagome. Non mi sarei mai aspettato che potesse farmi una richiesta del genere. Vuole fare l’amore con me ha detto?
- Kagome ma…sei sicura di ciò che mi chiedi? Cioè io posso aspettare se non te la senti…-
- Non me la sento, ma se non ci provo stasera non ci proverò mai e questo è l’unico modo per dimenticare finalmente. - mi rivela sorridendo dolcemente
- Kagome…-
Non so che risponderle, non so come comportarmi. Ho perfino paura di rovinare le sue aspettative. Se non fossi in grado? Se fossi meno dolce di quello che serve a lei?
- Mi fido di te InuYasha. Amami, come solo un uomo innamorato sa fare. - dice lei come se mi avesse letto nel pensiero
Si fida di me! Vuole che la ami?!
- Oh Kagome! Amore mio! - l’abbraccio stretta, come se temessi fosse un sogno e lei svanisse da un momento all’altro
Non mi sembra reale tutto questo.
- InuYasha…mi soffochi…- si lamenta ridendo, così allento la presa e la guardo
I suoi occhi si rispecchiano nei miei. Sono pieni di dolcezza. È così bella da togliermi il fiato in questo momento.
- Kagome ti amo. Ti amo con tutto me stesso! - le ribadisco ancora una volta, riappropriandomi delle sue labbra
In queste settimane mi sono accontentato solo dei baci. Mi bastavano. Ma adesso, dopo le sue parole, dopo la sua richiesta di amarla…non resisto più! Ho bisogno di toccarla, sentirla, averla. Voglio il suo corpo legato al mio, voglio perdermi in lei e nel suo calore. Ne ho bisogno come un assetato nel deserto. Ma oggi non sarai il miraggio di un povero disperato Kagome. Sarai vera e reale!
Continuando a baciarci la prendo in braccio e la adagio sul letto. Non riesco a staccare le labbra dalle sue. La sovrasto stando attento a non gravarle addosso. Le mie mani l’accarezzano, prima i fianchi, poi le gambe, che lei piega per darmi un più libero movimento, si fermano alle sue natiche, dalla quale la sollevo per farla aderire a me e farle sentire il desiderio che ho di lei. A questo gesto la sento sussultare nel bacio, così mi stacco per guardarla.
Le labbra rosse e lucide a causa dei baci, le guance imporporate di imbarazzo. È così tenera ed eccitante allo stesso tempo.
- Se vuoi che mi fermi devi dirmelo adesso, perché non credo di poter mantenere il controllo se andiamo oltre. - le confesso con voce arrochita dal desiderio che mi invade
- Non voglio che ti fermi. - risponde sollevandosi a baciarmi e allacciando le mani al mio collo
Tanto mi basta per perdere la lucidità.
Passo le mani sotto la sua schiena e la metto seduta sul letto, di fronte a me. Sento sotto i palmi la pelle setosa dei suoi fianchi dopo averle sollevato la leggera maglia che indossa. L’accarezzo la schiena e le dita si scontrano col gancio del reggiseno, che non vedo l’ora di toglierle, così mi stacco dal bacio e le tolgo il primo ostacolo, che finisce sul pavimento. Passo a baciare le sue clavicole, coperte solo dalla stretta spallina del reggiseno, che abbasso lentamente, deponendo baci sulla strada che quest’ultima percorre prima di scivolare lungo il braccio. La stessa sorte tocca all’altra spallina. Le mani si portano finalmente al gancio, che apro soddisfatto, facendola stendere nuovamente. Ancora una volta la sento sussultare così mi fermo a guardarla. Ha gli occhi chiusi, come in attesa, ma non mi sembra spaventata o altro, così scendo con le labbra su quel seno che tanto mi ha fatto sospirare in questi mesi mentre allattava nostra figlia. La bacio dolcemente per farla abituare. Non voglio correre troppo. È un momento delicato quindi devo saper contenere la tremenda voglia di farla subito mia. Prima del mio piacere viene quello di Kagome. Voglio farle scoprire quanto bello sia amare ed essere amati, anche a livello fisico. Non deve averne paura o ricordi negativi. Voglio cancellare tutto il male che le ho fatto, portarlo via, e solo con la pazienza posso riuscirci.
La sento rilassarsi sotto le carezze ed i baci, così oso spingermi oltre, passando la lingua intorno e ai lati, fino a salire poi sul capezzolo. La sento sospirare pesantemente così proseguo afferrandolo delicatamente tra i denti, tirandolo appena e passandoci la lingua. Finalmente mi beo di un suo gemito. Lo lecco e succhio fino a sentirlo duro, così mi sposto a dedicare le stesse attenzioni all’altro seno, mentre una mano torna a torturare quello abbandonato dalla mia lingua.
Le accarezzo la coscia facendo scivolare la gonna sul suo grembo, passando poi delicatamente un dito sulla sua intimità coperta dagli slip. Non sembra dispiacerle così continuo a stuzzicarla in modo delicato. La mia voglia sarebbe toglierli subito, ma deve abituarsi poco a poco. Ritorno a baciarla, sentendo il suo respiro affannato.
Cielo Kagome… sapessi quanto mi sta costando questo autocontrollo!!!
Le sfilo anche la gonna lasciandola con gli slip. Mi fermo un attimo a guardarla.
- Quanto sei bella amore mio. Mai vista creatura più perfetta di te. -
- Non è vero. Ho ancora su i chili della gravidanza e qualche smagliatura. - si nasconde imbarazzata, rannicchiandosi per non farsi osservare
- Per me sei perfetta. E terribilmente sexy. - le sussurro all’orecchio, facendola stendere nuovamente sotto di me, mentre la mia mano torna ad impossessarmi nuovamente del suo seno
Ritorna a sospirare mentre le lecco il lobo dell’orecchio e la massaggio dolcemente, ma ritmicamente. Quando la sento inarcare leggermente capisco che si sta eccitando.
Bacio tutto il suo corpo fino a trovarmi sul suo ombelico. Ci gioco un po’ per poi scendere fra le sue gambe, che allargo.
- Aspetta che…- prova a fermarmi
- Ti fidi di me? - le chiedo guardandola negli occhi sgranati dallo stupore e dall’imbarazzo
- S…sì…anche se fai tanto Di Caprio così…- scherza lei sorridendo
- Beh lui teneva a Rose le braccia allargate sulla prua del Titanic,  io invece ti tengo le gambe allargate. Un po’ simili siamo in effetti…soprattutto in bellezza. - sghignazzo divertito
- Scemo! - ride lei
La sento tornare a rilassarsi così smettendo di sorridere ritorno serio. Lo nota e smette anche lei di sorridere, guardandomi languidamente.
Passo la lingua sopra la stoffa degli slip, spingendola piano e la vedo chiudere gli occhi. La stoffa si inumidisce con pochi colpi di lingua, ma continuo a farlo finché non la sento agitarsi.
- Ti prego…levale! - mi implora, e felicemente l’accontento gettandole via in qualche angolo della stanza
La mia lingua la esplora dentro e fuori, mentre lei si inarca chiedendomi di più. Resto diversi minuti ad eccitarla così, aiutato anche dalle dita, finché non la sento tendersi per poi lasciarsi andare sulle mie labbra in un profondo ansimo.
Il primo passo è andato.
- Sei dolcissima. Sai di miele. - le sussurrò raggiungendo la sua bocca e baciandola
La sento mugugnare sommessamente, forse sorpresa dal bacio che sa di lei, ma non lo rifiuta.
Finalmente la sento più partecipe. Porta le mani sui miei fianchi per togliermi la maglietta. L’aiuto a sfilarmela così mi ritrovo le sue mani che esplorano il mio petto, la mia schiena, le spalle. Sentire il suo tocco mi fa impazzire. La mia erezione sta esplodendo nei pantaloni. Fa perfino male. Ho resistito anche troppo, ho bisogno di farla mia, entrare finalmente in lei e sentire i suoi gemiti, non ce la faccio più!
- Kagome…- la chiamo poggiando la fronte alla sua sperando capisca che non riesco più a trattenermi
Lei non risponde ma inizia a togliermi la cintura dei pantaloni. Successivamente apre i jeans con mani tremanti. È di nuovo tesa ma non si ferma. L’aiuto a toglierli rimanendo in boxer. Porta la sua mano ad accarezzare timida la mia erezione da sopra la stoffa facendomi venire i brividi.
- Kagome io…- la imploro quasi disperato in un rantolo inconsulto
Se deve fermarmi questo è l’unico momento, oltre non potrò.
- Non preoccuparti, sto bene. - risponde sorridendomi
Tolta l’ultima barriera mi piego su di lei, tra le sue gambe e inizio ad entrarle dentro lentamente.
Il solo contatto mi provoca brividi e scosse di piacere dal collo fino ai lombi.
Lei invece si irrigidisce subito. Chiude gli occhi facendo una strana smorfia. Oh cavolo e ora che sarà? Certo non dolore, non è mica vergine, dopo il parto poi…a meno che…non le dia fastidio la sensazione, la mia presenza? Le ricorderà la prima volta.
Che faccio ora? Devo fermarmi? Uscire? Continuare? Che faccio?? Che faccio???
- Amore mio…guardami…- la chiamo dolcemente, optando per farla rilassare
Lei riapre gli occhi, quasi in lacrime.
- Scusami! Scusami ti prego! Sono una stupida- risponde coprendosi il viso
Le sposto le mani e le asciugo le lacrime coi baci.
- Ti prego…fidati di me. Lasciati amare, lasciati andare. Ti giuro che sarà bello. - provo a calmarla restando in lei
Fermarmi sarebbe inutile adesso. Deve affrontare questa paura, l’ha detto lei stessa che l’unico modo è provarci così. Se proprio non le piacerà non insisterò oltre, ma voglio almeno provarci finché non sarà lei a fermarmi.
Annuisce, smettendo di piangere. Ritorno a baciarla prima sulle labbra, poi sulle guance, gli occhi, il naso, la fronte, poi scendo sul collo leccandolo, mentre una mano si porta sul seno, stringendolo, accarezzandolo, eccitandolo. Sento i suoi muscoli rilassarsi finalmente, così inizio un lentissimo movimento dentro di lei, quasi ondulatorio e cadenzato. Sembra iniziare ad abituarsi, anzi sembra piacerle perché il suo respiro si fa più pesante e il suo corpo si muove insieme al mio. Provo a cambiare il ritmo, aumentandolo, e la sento rispondere con dei piccoli gemiti.
- Lasciati andare Kagome. Non pensare. Goditi solo questo momento. - le sussurro all’orecchio prendendola tra le braccia
Lei mi stringe a sua volta. Aumento ancora il ritmo sentendo scorrere il piacere finalmente anche in me. La sensazione di essere uniti è magnifica. Anche oggi, come un anno fa, non riesco a fare a meno di pensare che il suo calore attorno a me è la cosa più piacevole e confortevole che ci sia. È come un luogo sicuro in cui rifugiarsi. Un luogo fuori dal mondo.
Con piacere noto che adesso è perfettamente rilassata e più partecipe.
Voglio farle provare più piacere possibile però, così porto una mano tra i nostri sessi uniti e umidi, accarezzandola nel fulcro della sua femminilità già eccitata.
- InuYasha…ti amo! - geme stringendo le gambe ai miei fianchi, tendendosi e inarcandosi maggiormente
- Ti amo anch’io! - rispondo preda dell’eccitazione, riversandola in lei, finalmente appagato
Prendo fiato restando qualche istante immobile. Mi è costata fatica ma…adesso mi sento completo e in pace col mondo. Ma lei? Lei che ne pensa?
- Come ti senti? - le chiedo scivolando al suo fianco per poi abbracciarla
- Non lo so…frastornata, strana, confusa, ma…stranamente serena. -
- Lo hai trovato piacevole? - chiedo preoccupato
- Molto, ma ancora più bello è stato vedere la tua premura e attenzione nei miei confronti. Mi ha aiutata tantissimo, però…-
- Però cosa? -
- Però a te…ecco…è piaciuto? Lo vedevo che ti trattenevi. - dice dispiaciuta
- Stai scherzando? Aspettava da un anno questo momento! Mi è piaciuto tantissimo Kagome. - mi lascio sfuggire mordendomi poi la lingua
Sono un idiota!
- Come da un anno? Non ti sei innamorato dopo che ci siamo sposati? - chiede confusa
Sospiro rassegnato e decido di dirle la verità…tanto ormai è inutile nasconderlo.
- Credo di essermi innamorato quasi subito di te Kagome, già da quella sera. Non so spiegartelo a parole però, quando ho iniziato a baciarti ho sentito qualcosa di diverso da quello che mi capitava con le altre ragazze da una botta e via. Mi sembrava qualcosa di così familiare, unico, mio. Forse è anche per questo che non sono riuscito a fermarmi. Ti volevo. Ti volevo con una disperazione tale da non sentire nemmeno i tuoi singhiozzi. È forse la colpa più grande che mi porto dentro perché…io ho goduto quella volta. Mi è piaciuto terribilmente.  Solo quando ho ripreso il contatto con la realtà ho capito ciò che ti avevo fatto e mi sono sentito come il peggiore degli esseri umani, un verme, un mostro, un essere ignobile e ripugnante. Mi faccio schifo tuttora. Sarei voluto morire all’istante dopo aver visto il tuo viso. Perdonami Kagome! Non smetterò mai di invocare il tuo perdono e quello dei Kami per quello che è accaduto! - la imploro disperato abbracciandola
È una cosa orribile ciò che le ho confessato, un qualcosa che nascondevo dando la colpa alla droga e all’alcol, ma in fondo al cuore ho sempre saputo che non era davvero così. Mi faccio ancora più schifo adesso e temo che anche lei lo pensi, perché non risponde. Spero di non aver combinato un danno irreparabile. Non ora. Non lo sopporterei!
 
 
                                                                              **********************
 
 
Rimango impietrita dalla sua confessione. 
Non immaginavo mi dicesse queste cose. Anche se già sapevo che gli era piaciuto. Sarò anche ingenua ma non stupida. Ovvio che fosse eccitato e soddisfatto o non sarei rimasta certo incinta. Solo che non pensavo fosse perché gli piacessi. Se la sua voglia era tanta… l’alcol non c’entra molto allora. “Sarebbe accaduto comunque?” mi chiedo.
Sono sconvolta. Non so che dire.
Mentre mi abbraccia sento qualcosa di caldo bagnarmi la spalla…ma…
- InuYasha? Stai piangendo? - gli chiedo scostandolo un po’ per poterlo guardare e noto che ha davvero gli occhi bagnati
- Mi dispiace. - continua a ripetermi e il mio cuore non può fare altro che sciogliersi dalla tenerezza
- Ehi non fare così. Ti ho già perdonato. Non continuare coi sensi di colpa. - cerco di calmarlo poggiando la sua testa al mio petto e accarezzandogli i capelli
È la prima volta che vedo la sua grande fragilità. Si mostra sempre forte, facendosi carico di tutto. Ma anche il suo cuore è tormentato come il mio dai fatti di quella notte. Anche lui vive nel suo piccolo inferno fatto di colpe e recriminazioni a se stessi. Ha sofferto molto anche lui credendosi mio carnefice. Non lo avevo capito questo. Sapevo si sentisse in colpa ma non fino a questo punto.
- Non odiarmi Kagome ti prego! -
- Non ti odio amore mio. Provo solo amore per te e dopo questa notte ti amo ancora di più. - gli confesso felice
Conoscere il suo stato d’animo me lo fa sentire più vicino. Non mi sento più sola nel mio dolore. Abbiamo qualcosa in più da condividere e dimenticare.
- Non sei arrabbiata o ferita per ciò che ho detto? - chiede incredulo
- No, anzi, mi ha fatto conoscere il vero InuYasha. Conoscere quanto in realtà ti senta ferito da quello che accaduto mi fa sentire meglio. Non che non credessi ai tuoi sensi di colpa ma, sentirli confessare così liberamente e col cuore mi fa sentire bene. Ma ora basta soffrire. Te l’ho già detto…voglio ricordare questo giorno come qualcosa di bello, non di triste. -
Lui non risponde, mi guarda qualche istante e poi si avventa sulle mie labbra, che stavolta lo accolgono più decise. Il suo bacio sembra volermi assorbire tanto è impetuoso. Sembra in cerca di rassicurazione, che non gli negherò di certo.
Le mie mani gli accarezzano la schiena, mentre le sue si sono spostate una sul mio seno e l’altra tra le mie gambe. Le sue dita mi invadono con urgenza. Stavolta non avverto fastidio da questa piacevole intrusione e il mio corpo reagisce di conseguenza, spingendosi verso le sue dita chiedendo di più. Mi accontenta piegandole ripetutamente contro le mie pareti umide e sensibili e roteando le dita, mentre col pollice sfrega quel bottoncino così delicato e recettivo, facendomi impazzire. Prima avevo paura, ma adesso mi sento più sicura di me e consapevole che ciò che accadrà sarà solo piacere. Ma stavolta non lascerò fare tutto a lui restando ferma come uno stoccafisso come poco fa, così porto una mano sulla sua già durissima erezione che stringo e massaggio in un crescendo d’ intensità sempre maggiore. Lo sento gemere dentro la mia bocca, in un ringhio soffocato. La cosa mi eccita, vuol dire che gli piace quello che faccio. Aumento la velocità sentendo la sua punta appena umida, ma lui si stacca fermandomi la mano.
- Non così. Voglio venire dentro di te Kagome. Voglio fondermi con te. - sussurra roco, poggiando la fronte alla mia e facendomi arrossire
Io annuisco solamente, così lo sento entrare nuovamente in me, ma stavolta mi sembra il paradiso! Non c’è paura, non ci sono ricordi e sensazioni sgradevoli, c’è solo lui, unito a me, che si spinge fin dentro la mia anima, facendomi emettere dei versi che non riconosco neppure come miei. È una sensazione magnifica che credevo mi sarei negata per la vita. Invece eccomi qui ad invocare il nome di InuYasha mentre sento il mio essere andare in frantumi, per poi ricomporsi e scomporsi all’infinito.
- Kagome!!! - urla anche lui al culmine del piacere, accasciandosi poi su di me
Respiriamo entrambi affannati tenendo le mani intrecciate e tenendo gli occhi chiusi. Non c’è paragone con poco fa. Sento le mie membra rilassarsi, continuando a darmi piacevoli sensazioni.
- Mi sento meglio adesso…- interrompe il silenzio che ci avvolgeva, spezzato solo dai nostri respiri
- Beh…anche io per la verità. - ridacchio come una scema
- Non intendevo quello…mi riferivo alla confessione che ti ho fatto prima. - dice sollevandosi sui gomiti a guardarmi
- Anche per me è lo stesso. Ora che so come ti senti mi sento meglio anch’io. - rispondo accarezzandogli il viso
Vederlo piangere tra le mie braccia mi ha stupita. Non immaginavo certo mi sarebbe crollato in quel modo.
- Davvero non sei arrabbiata, ferita o offesa? - insiste
- Secondo te sarei qui tra le tue braccia se così non fosse? -
- In effetto no. - constata sorridendo lievemente
- Davvero…mi dispiace Kagome. Non mi basterà una vita per scusarmi. - ripete ancora
- Ti prego no! Se passerai la vita a scusarti dimmelo adesso che scappo a gambe levate! - esclamo esausta delle sue scuse
- Ma io…-
- No niente ma! Ti ho detto che ti perdono. Abbiamo anche fatto l’amore. Siamo felici e ci amiamo, quindi basta scusarsi, basta rivangare il passato. Viviamoci il presente. E in questo presente voglio ancora coccole. - lo interrompo baciandolo con dolcezza
Restiamo un po’ a baciarci, accarezzarci e a godere di questi gesti a cui forse nessuno dei due era abituato. Io sicuramente.
Ci addormentiamo abbracciati, consci che da domani le cose saranno diverse per entrambi.
 
 Il giorno arriva fin troppo presto, svegliandoci col suono della sveglia.
- Mmm…spegnila e riaddormentiamoci! - sbuffo assonnata stringendolo di più
È così confortevole!
- Io devo alzarmi. Tu resta pure un altro po’. - dice liberandosi dal mio abbraccio stritolatore
- Nooooo resta!! - chiedo facendo la voce da bambina capricciosa
Uffa mi piaceva stare così abbracciati!
- Amore, tra poco vengono i miei a riportare Mizuki. Non possiamo mancare entrambi. E poi mi manca la mia piccola pulce. -
A queste parole scatto seduta e perfettamente sveglia.
- È vero! Mizuki non c’è! Lo avevo dimenticato che era coi tuoi! - esclamo alzandomi come un fulmine e dirigendomi in bagno, ma lui mi ferma appena apro la porta
- Dove vai? -
- In bagno a lavarmi. Perché? - domando curiosa osservandolo sghignazzare 
- Tesoro, ok che è la tua famiglia però, sarebbe più decoroso se prima di uscire mettessi qualcosa addosso, non credi? - dice guardandomi
Mi guardo anch’io e solo ora ricordo di essere completamente nuda!
- Kami che vergogna! - strillo chiudendo subito la porta imbarazzata
- Dipendesse da me vorrei averti tutto il giorno in questa mise, peccato non si possa…- sussurra al mio orecchio per poi leccarlo, mentre mi afferra i fianchi, accarezzandoli
- InuYasha…- sospiro già accaldata, mentre le sue labbra si spostano sulle mie
Sento già la sua erezione contro la mia gamba.
- Faremo tardi…- mormoro scostandomi appena dalle sue labbra
- Abbiamo ancora una mezz’oretta. - soffia eccitato, riappropriandosi della mia bocca e del mio corpo, dopo avermi spinta contro il muro e sollevato una gamba
 
- Inizia a piacermi questa cosa. - ammetto mentre mi vesto, dopo la sbrigativa doccia che ho fatto per mancanza di tempo
- Fare l’amore? - chiede asciugandosi i capelli
- Sì. Sapevo fosse bello, ma non fino a questo punto. -
- E può essere ancora più bello. - sostiene con un sorriso malizioso
- Ehi ma dì un po’…tutta questa esperienza con quante donne l’hai appresa? - chiedo infastidita al pensiero di lui a letto con altre donne
- Ma che tenera! Sei gelosa. - dice avvicinandosi e baciandomi il naso
- Non prendermi in giro. Dico sul serio! - rispondo irritata dal suo sviare la domanda
- Vuoi il numero? -
- Sì! -
- Uff…è difficile. Non ho tenuto certo il conto. Una ventina…forse. -
- Solo? - chiedo scettica
- Non sono mica questo gran sciupafemmine Kagome. Capitava spesso la botta e via in uno dei bagni del Breath, ma non tutte le sere. -
- Mmmmm…. -
- E quel verso cos’era? Dai non essere gelosa. L’unica davvero importante sei tu. Non ricordo nemmeno il nome di quelle sciacquette lascive. -
- Io sarei stata una di quelle guarda…- gli faccio notare con sguardo truce
- Hai detto di non rivangare il passato ma sei tu che mi costringi a farlo. Ti devo ricordare che non volevi più quando hai capito l’errore? O devo ricordarti forse che non sono riuscito a lasciarti andare dalla voglia che avevo di te?  Con le altre non è mai stato così. Se ci stavano bene altrimenti potevano andare al diavolo. Con te è stata una cosa diversa. Solo con te ho dimenticato il preservativo o di tirarmi indietro prima del guaio combinato. Anche se devo dire che è un bellissimo guaio quello che ne è venuto fuori. - afferma sorridendo al pensiero della figlia, come dargli torto?
- Me la sono cercata! Hai ragione! - alzo le mani in segno di resa
- Non pensare mai alle ragazze che ho avuto per una notte, non hanno contato nulla. -
- E la tua ex? - chiedo curiosa
- Lei…è stata importante. Non lo nego. Ma l’amore che provo per te non è minimamente paragonabile all’infatuazione di un ragazzino. Ci sei solo tu per me. -
- Sono felice di sentirlo. - ammetto sollevata
- Ma già che siamo in tema…-
Eccola! Arriva la domanda che aspettavo da tempo.
- Che mi dici di quel Bankotsu? Eri innamorata di lui fino a poco tempo fa no? - domanda facendosi tremendamente serio
- Bankotsu è stato il mio primo amore. Finito male, per me. Con tutto quello che è successo non ho nemmeno avuto tempo per pensarci, ma devo dire che non l’ho minimamente pensato in questo anno. Avevo di meglio che pensare a quello stupido. Anche se in fondo dovrei ringraziarlo. Ho trovato di meglio. -
Lo vedo sorridere felice e soddisfatto, e forse anche sollevato. Avrà mica pensato che provassi ancora qualcosa per lui? Comunque chissà che fine ha fatto. Da quando è andato via non si è fatto più sentire.
 
- Grazie per aver avuto fiducia nel lasciarcela anche per la notte Kagome. - mi ringrazia Izayoi passandomi mia figlia, che mi viene subito strappata dal padre
- Amore di papà quanto mi sei mancata! - esclama riempendola di baci
Questa bambina crescerà troppo viziata temo!
- Ma si figuri. È stato un piacere per me. Quando volete non vi serve che venire o chiamare e venirla a prendere. -
- Ti ringrazio. Devo ammettere che è stata una vera gioia averla in casa. È così vuota adesso. Solo ora che vi soggiorno più a lungo me ne accorgo. - rivela rattristandosi e guardando il figlio
- Lascia stare mamma. È andata com’è andata. Piuttosto…com’è che non siete in viaggio ultimamente? - chiede il figlio
- Vogliamo stare un po’ con nostro figlio…e la sua famiglia. - ammette suo padre
- La porta di casa Higurashi è sempre aperta quando volete. - interviene mio nonno, che ha messo da parte i dissapori avuti coi Taisho la sera dell’inaugurazione del ristorante
- Lo stesso vale per la nostra signor Higurashi. Anzi ci piacerebbe che passaste il Natale a casa nostra. - ci chiede la signora Izayoi
- Per noi va bene, se anche i ragazzi sono d’accordo. - risponde mia madre
- Il locale è aperto per la vigilia, ma il 25 siamo liberi, salvo imprevisti. -
- Perfetto figliolo! Allora cominceremo a prepararci già da ora! - afferma il signor Taisho
- Ma siamo ancora ad ottobre papà! -
- Fine ottobre ragazzo mio. E poi è la prima festa che passeremo tutti insieme da vera famiglia. Bisogna fare le cose in grande. Ora dobbiamo andare. Anche se abbiamo rinviato i viaggi di lavoro i nostri doveri non finiscono mai. Devo visitare l’ospedale e vedere come va. -
- Certo. Allora alla prossima. - li saluto io
Che bello aver riunito tutta la famiglia. Ne sono davvero felice, soprattutto per mia figlia che merita il meglio.
Dopo aver salutato tutti e soprattutto Mizuki con altre valanghe di baci e coccole vanno via.
- Amore come ti hanno trattato? Erano presenti vero? Non hai lividi di cadute o altro? - chiede alla figlia controllandola minuziosamente
- Ma dai InuYasha…sta perfettamente non la vedi. -
- Nel dubbio…-
- Non essere ingiusto ora. Hanno sbagliato ma stanno cercando di cambiare. Non essere diffidente. -
- È che non voglio si ritrovi da sola chiusa in una stanza come capitava a me perché non avevano tempo. Un conto sono un paio d’ore un altro è passare tutta la notte da loro. -
- Sta benissimo. Non vedi come sorride felice? E comunque sono sicura abbiano imparato la lezione. La gente cambia amore. - gli faccio notare
- Dici sono esagerato? -
- Un pochino, anche se ti capisco, ma adesso dev…- vengo interrotta dal suono del campanello
- Chi sarà? - chiede lui andando ad aprire
- Ciao amico. Abbiamo novità! - sento dalla voce di Naraku
- Sono tornati! - aggiunge Koga
Chi è tornato?
- Davvero? Sapete dove si trovano? - chiede InuYasha
- Sì. Li ha visti ieri Akugo e li ha seguiti. - conferma Naraku
- Bene…è tempo di divertirsi! -
- InuYasha che succede? - chiedo raggiungendoli curiosa
- Nulla di che Kagome. Sono tornate delle vecchie conoscenze che vorrei andare a trovare coi ragazzi. Non ti dispiace se apri da sola il ristorante oggi vero? - afferma più che chiederlo
- No non mi spiace. Ma…-
- Tieni Mizuki. Io torno presto ok? Tempo di un saluto veloce e ti raggiungo. - dice sbrigativo dandomi Mizuki e un bacio a fior di labbra per poi dileguarsi coi ragazzi
Ma che succede? E chi sarebbe tornato???
 

 
 
 

 
 
 
Salve popolo di EFP ^_^ come va?
Pensavo sarebbe stata più breve questa storia invece si sta dilungando più del previsto…^^
Non ho prolungato il capitolo più del dovuto o sarebbe venuto fuori un capitolone di una cinquantina di pagine e avreste dovuto aspettare di più. ^^
Voglio dirvi un grazie di cuore per le recensioni e sappiate che se anche non rispondo subito (  maiiiii !!!!! *nd voi,  col forcone in mano pronti ad inseguirmi*  )  leggo tutto con immenso piacere ^_^ mi spronate a scrivere e non so come ringraziarvi (magari rispondendo idiota *nd voi incavolati neri* )
Poi che dire…grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite e tra le seguite, anche tra le ricordate. Grazie anche ai lettori silenziosi che fanno lievitare sempre le letture (a meno che qualcuno non legga lo stesso cap  mille e passa volte ^^ ) grazie infinite <3 <3 <3 <3 grazie davvero vi voglio bene T_T è commovente per un’ inesperta inetta come me essere tanto seguita T_T grazie <3 <3 <3 <3

Baci baci Faby e al prossimo capitolo ^_^ <3 <3 <3 <3 
 

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Capitolo 10
*** Regali di Natale ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.




- Sicuri che è qui che stanno? -
- Sicurissimi. Come vuoi comportarti adesso? Chiamare la polizia o pensarci da solo? -
- Ovvio Naraku, me ne occupo di persona! - affermo scrocchiandomi le ossa delle dita
Ginta, Hakkaku… me la pagherete cara!
Ho aspettato a lungo questo momento. Stavolta quei due bastardi non mi sfuggiranno. Dopo l’aggressione a Kagome quei due sono fuggiti a gambe levate sparendo dalla città, ma sapevo sarebbero ritornati prima o poi. Qui hanno le loro famiglie, era normale ritornassero quando le acque si sarebbero calmate. Però non hanno tenuto conto di una cosa importante… le acque si saranno pur calmate, ma non il mio odio nei loro confronti, che invece è andato accrescendosi nei mesi.
Entro nell’edificio indicatomi dai miei amici, seguito da loro.
- Alloggiano nella stanza 327. - mi informa Koga
- Ragazzi se volete andare fate pure. In fondo sono io ad avere un conto in sospeso con loro. Erano anche vostri amici. - li blocco dal seguirmi ancora
- Stai scherzando spero! Quelli non sono più miei amici dopo quello che hanno fatto. Avrebbero potuto intervenire fermando Hakudoshi e invece sono rimasti a guardare. Gente così non li voglio come amici! - esclama Koga indignato
- La penso come Koga. E poi considero Kagome come una cara amica. Quei due devono pagare per il male che stavano per fare a lei e alla mia nipotina! - sostiene Naraku, sollevandosi le maniche della camicia con fare minaccioso
Non posso fare altro che sorridere grato ai miei due amici, che sono ormai come fratelli per me e Kagome. Ogni volta che vengono a trovarci riempiono Mizuki di regali come fosse davvero la loro nipotina. Almeno so che se mai mi capitasse qualcosa ci saranno anche loro a sostenere e proteggere la mia famiglia.
Arrivati di fronte la camera 327 busso delicatamente alla porta.
- Sì, eccomi, chi…t…tu? Che che…- balbetta incredulo Ginta, venuto ad aprire
- Ciao Ginta. Da quanto tempo eh? - gli sorrido amichevole
- I…Inu…Yasha come…come hai saputo che…eravamo qui? -
- Un uccellino mi ha informato del vostro ritorno. -
- Ginta con chi parl... aaaahhh InuYasha! Perché gli hai aperto idiota?! - gli inveisce contro Hakkaku osservandomi con occhi sgranati
- Ma come, non sei felice di vedermi Hakkaku? - chiedo ironico
- Per niente! Che accidenti vuoi? -
- Io? Da voi nulla. - sghignazzo facendomi largo tra i due ed entrando in casa
- Che vorresti fare eh? Picchiarci? Caschi male mi sa! Siamo due contro uno! -
- Ti conviene rifare i conti! - esclama Naraku entrando anch’egli, seguito da Koga
- Ci siete anche voi? - trema Ginta addossandosi alla parete
- Già, come puoi vedere. Non avreste dovuto prendere parte a quell’aggressione nei confronti di Kagome. Ora ne pagherete le conseguenze. - lo informa Koga, prendendolo per il colletto della maglia
- Ma noi non abbiamo fatto nulla! Non le abbiamo torto nemmeno un capello! - si difende l’altro vigliacco indietreggiando
- No, però non avete fatto nulla per impedirlo! Se non fossi arrivato appena in tempo quel bastardo l’avrebbe violentata! Come avete potuto permetterlo? Soprattutto nelle sue condizioni! Avrebbe potuto perdere la bambina, branco di idioti senza cervello! - urlo afferrando Hakkaku e dandogli un pugno in pieno viso
- Ma l’idea è stata tutta di Hakudoshi! Dovevamo solo spaventarla e dirle di starti lontano. Lo abbiamo fatto perché eri nostro amico! Non immaginavamo i pensieri perversi di quel folle! -
- Caro Ginta…allora fingi di non capire?! - interviene Koga colpendolo allo stomaco
- Avreste dovuto opporvi una volta capiti i suoi piani! Ma siete troppo stupidi per arrivarci! - precisa Naraku colpendolo con un calcio
- Non mi sembra che tu l’abbia trattata meglio! Sbaglio o sei stato tu quello che l’ha violentata mentre lei implorava aiuto? Perché l’ho sentita quella sera. Passavo di lì e ho sentito le sue grida disperate e di dolore. Quindi, come vedi, non sei tanto differente da Hakudoshi, mio caro InuYasha! - mi sbraita contro Hakkaku rimessosi in piedi
Le sue parole mi colpiscono in pieno come un macigno. Ciò che ha detto è vero. Riecco i sensi di colpa dannazione! Stringo così tanto i pugni dalla rabbia, che provo nei miei confronti, che avrei voglia di picchiarmi da solo.
- Che c’è? Colpito sul più debole? La verità fa male eh?! - mi provoca ancora, così perdo quel poco di lucidità rimastami
La mia furia si scatena violenta sui due bastardi. È come se colpendoli sentissi diminuire le urla di Kagome ancora presenti nella mia testa! Perché sono ancora lì, le sento ogni notte quando chiudo gli occhi, ma dovrò per forza di cose imparare a conviverci!
Mi rifaccio su di loro di tutto il dolore e le preoccupazioni di questi mesi, e devo dire che picchiarli funge da ottimo antistress. Implorano aiuto ma i miei amici non intervengono per fermarmi.
Quando mi ritengo soddisfatto dei loro visi tumefatti e dei loro corpi contorti dal dolore, decido che è ora di andarcene. Ho la mano arrossata per tutti i pugni che ho dato, ma almeno il mio umore è decisamente sollevato. Ho in qualche modo vendicato l’affronto fatto a Kagome.
 
- Quegli imbecilli non valgono proprio nulla! Non hanno saputo nemmeno difendersi. -
- Koga, eravamo tre contro due. Avevano ben poco da difendersi. -
- Veramente ha fatto tutto InuYasha. Noi guardavamo e basta! -
- E ti lamenti pure? -
- Avrei voluto picchiarli anch’io, accidenti! -
- E chiudi il becco! Piuttosto, com’è che sei così silenzioso InuYasha? Non dirmi che ti dispiace per quei due? - mi interpella Naraku, notando il mio silenzio
- No affatto. Anzi, fosse stato per me li avrei anche uccisi, ma non ci tengo a finire in carcere per quei due. - rispondo atono
- E allora perché quella faccia? Non sarà per quel che ha detto quello stronzo di Hakkaku spero. - mi chiede nuovamente
- Aveva ragione. Non sono tanto differente da Hakudoshi. - ammetto amareggiato
- Ma stai ancora a piangerti addosso? Sono due situazioni diverse, imbecille! Eravate entrambi ubriachi e Kagome ti provocava. Non le hai puntato un coltello alla gola, come quei tre. E soprattutto non era incinta. Hakudoshi invece è stato un vero bastardo, minacciando addirittura di uccidere vostra figlia. Saresti mai arrivato a tanto tu, InuYasha? -
- Certo che no! Ma che domande fai Naraku? - urlo indignato al solo pensiero
- Quindi non sei come quel disgraziato. Ora tornatene da tua moglie e tua figlia e dimenticati una volta per tutte questa storia! - mi tranquillizza lui e non posso che essergliene grato
- Ehi, a proposito di Kagome ma…sbaglio o ultimamente mi sembrate più…”intimi”? Prima di andartene le hai dato un bacio sulle labbra. - domanda malizioso Koga, dandomi una leggera gomitata per indurmi a parlare
- Beh…diciamo che adesso siamo marito e moglie a tutti gli effetti. - mi limito ad ammettere un po’ imbarazzato, ripensando alla notte appena trascorsa
Chissà perché parlare di Kagome in quei termini non mi piace molto. Con le altre non mi facevo problemi nemmeno a raccontare i particolari, ma non se si tratta di lei.
- Ma davvero? Significa che adesso te la da? E bravo amico! L’hai convinta! - sghignazza  lui
- E che cazzo Koga, un po’ di contegno! Stai parlando di sua moglie, imbecille! - lo ammonisce Naraku colpendolo alla testa
- Ma che ho detto? Mica ho chiesto i dettagli! - si lamenta lui massaggiandosi la parte dolente
- E ci mancava pure che lo facessi! - esclamo ridendo e colpendolo a mia volta
- Ehi, che cavolo vi siete messi in testa voi due? Tutti a colpirmi oggi? -
- Smettila di frignare come una donnicciola. Su andiamo al ristorante che vi offro un pranzetto coi fiocchi. Dobbiamo festeggiare! - esclamo più sollevato
È bello sapere di avere degli amici così. Sinceramente prima non sapevo di averne di così fidati, pronti ad aiutarmi e sorreggermi. Quante cose sto scoprendo grazie alla mia nuova vita…grazie a Kagome.
 
 
                                                               ***************************
 
 
È assurdo!
Incredibile!!
Inaccettabile!!!
È quasi mezzogiorno e di InuYasha nemmeno l’ombra! Ma dico io, tra un po’ arrivano i clienti per pranzare e lui ancora non si vede? Con che faccia apro oggi?
Nemmeno il tempo di pensarlo ed eccolo arrivare. Parli del diavolo e spuntano le corna!
- Eccoci tesoro. Scusa se ti ho fatto aspettare tanto. - mi saluta lui come nulla fosse, seguito dai suoi amici
- Scusa un corno! È quasi ora di pranzo e in cucina non c’è nulla di pronto! Mi dici come apriamo oggi? Eh? - sbotto irritata
- Non preoccuparti. Ora cucino tutto in un lampo. - mi rassicura lui sorridendo
Sarà…ma sono scettica!
- Vedremo! - sbuffo infastidita
- Su, non arrabbiarti amore. Vedrai che ce la faremo. - continua a sorridere come un idiota
I miei occhi continuano a fulminarlo, quando ad un tratto si posano su delle piccole macchie presenti sulla sua maglietta rossa. Si notano appena perché quasi in tinta col colore della maglia, ma a me non sono sfuggite.
- InuYasha, che hai fatto alla maglietta? - chiedo indagatrice
- Eh? In che senso? Che ho fatto? - domanda fissandosi la maglia e sollevandola con le mani
Solo ora noto la sua mano destra graffiata e arrossata.
- Ma che hai fatto alla mano? - chiedo allarmata, prendendogliela tra le mie per guardarla meglio
- Ehm…nulla ho sbattuto. - si giustifica lui, ma in modo poco convincente
- Ah sì? Hai sbattuto contro un muro per ridurti la mano in questo stato? -
- Beh…quasi. Dai ora vado in cucina o si farà tardi. -
- È già tardi! Ma non ti mollo la mano finchè non mi dici che hai combinato! - chiedo perentoria
- Ok, va bene! E che diamine non ti si può nascondere nulla! - sbuffa scocciato mentre lo trascino in cucina per medicargli la ferita
- Sto aspettando! - sottolineo guardandolo malamente mentre gli tampono la mano con l’alcol
- Ho fatto a pugni. Contenta? - risponde alla fine
- E con chi? -
- Non ha importanza dai. Volevi sapere che è successo e te l’ho detto. - obietta lui alzando gli occhi al cielo
- Sì, ma voglio sapere con chi e perché! - insisto ancora
- Perché? -
- Perché sono tua moglie e non voglio mi nascondi niente! - replico arrabbiata
E che cavolo, devo tirarglielo fuori con le pinze? InuYasha non è un tipo violento. Se ha fatto a pugni c’è un motivo serio dietro, e io voglio conoscerlo!
- Con Ginta e Hakkuku. Soddisfatta adesso? - ribatte alzandosi  arrabbiato, lasciandomi con la medicazione a metà e le mani sospese per aria, col batuffolo di cotone tra le dita
Resto impietrita al ricordo di quei due nomi. Erano quelli insieme ad Hakudoshi quella volta in cui…
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Il ricordo di quel pomeriggio non lo cancellerò mai. La paura più grande di tutta la mia vita. Quel giorno lui ha rischiato di morire. E tutto per colpa di quei tre.
- Ecco perché non volevo dirtelo, stupida! Sapevo avresti reagito così al ricordo di quello che stavano per farti! Dannazione! - urla colpendo uno dei tegami e buttandolo per terra, facendomi sobbalzare
Velocemente ci raggiungono Koga e Naraku per vedere cosa è successo.
- Ragazzi tutto bene? - chiede Koga
- Sì vi ringrazio. - gli sorrido, sperando capiscano di lasciarci soli, cosa che fanno per fortuna
InuYasha mi da ancora le spalle e non parla, così mi avvicino io e lo abbraccio da dietro.
- Non piango per me…ma per te. - sussurro contro la sua schiena
- Per me? In che senso? - chiede voltandosi
- Non penso a ciò che stava per accadermi, ma a quello che invece è accaduto a te. Stavo per perderti quel giorno. È stato uno dei momenti peggiori della mia vita. - ammetto cominciando a piangere contro il suo petto, mentre le sue braccia mi avvolgono protettive
- Kagome…-
- Se penso…a tutto quel sangue…alle tue parole prima di perdere i sensi…mi sento ancora morire dalla paura di perderti! - confesso singhiozzando vergognosamente come una bambina, ma è più forte di me
Non ho mai avuto modo di scrollarmi di dosso la tensione provata in quel periodo. Le cose si sono svolte tutte così repentinamente, una dietro l’altra, che non ho mai avuto modo di elaborarle.
- Dai adesso basta piangere amore. Sono qui e sto bene. Se ti può consolare una buona parte dei pugni che ho dato a quei bastardi erano anche da parte tua. - prova a tranquillizzarmi, cosa che accade dopo svariati minuti, quando finalmente le lacrime cessano e mi stringo ancora di più al suo petto
- Ti amo tantissimo InuYasha. Non lasciarmi mai ti prego. Per nessun motivo al mondo! - lo supplico triste
- Non ho intenzione di andare da nessuna parte Kagome. Il mio posto è con te e nostra figlia. Ora su…asciughiamo questi lacrimoni e fammi un bel sorriso. - mi chiede scostandomi un po’ per asciugarmi le lacrime coi pollici e guardarmi in viso
Riesco a fargli un sorriso tirato, ma uno dei suoi tenerissimi baci sulla fronte mi fa aprire ad un vero sorriso, pieno di amore e dolcezza verso un gesto così semplice, ma carico di tante emozioni.
Quando finalmente mi riprendo del tutto ritorno dai ragazzi, rimasti ad aspettare da soli in sala.
- Scusate l’assenza ragazzi. Eccovi degli antipasti mentre InuYasha prepara il pranzo. -
- Figurati. Piuttosto…tutto bene Kagome? - chiede Naraku osservandomi
Devo avere un’aria orribile e impresentabile con tutto quel pianto!
- Adesso va tutto bene, grazie ragazzi. - gli sorrido di cuore, certa che capiranno a cosa mi riferisco
Ritorno in cucina ad aiutare InuYasha come posso. La sala inizia a riempirsi e gli antipasti certo non possono far miracoli nel prolungare l’attesa. Per fortuna riusciamo a servire tutti nel più breve tempo possibile. Come sia riuscito a farcela è un mistero, ma l’importante è aver servito il pranzo.
 
I giorni scorrono talmente veloci da non accorgermene quasi.
Gli affari al locale vanno a gonfie vele.
Siamo già a Natale e, come stabilito qualche settimana fa, siamo a casa dei genitori di InuYasha a festeggiare.
La loro casa è immensa! Non ci avevo fatto caso la prima volta che sono venuta qui. In fondo, quel giorno ero terribilmente tesa e concentrata nel discorso migliore da fare per farli riappacificare al figlio.
- È un vero piacere avervi tutti qui oggi! Finalmente un po’ di vita in questa casa tetra e silenziosa! - esclama Izayoi radiosa come mai l’ho vista
Tutto il piano inferiore è pieno di festoni e oggetti natalizi. Un grandissimo abete spicca in un angolo del salone, completamente addobbato di sgargianti luci colorate. Alla sua base vi è un’infinità di regali. Non hanno badato a spese vedo, anche se non era necessario tutto questo sfarzo.
Mizuki si agita per scendere dalle braccia del padre per raggiungerlo. Appena è a terra inizia a gattonare veloce come un fulmine, sedendosi in mezzo ai pacchetti e afferrandoli allegra tra le sue piccole manine.
- Ma che curiosa che è questa peste! Comunque mi spiace piccola, il tuo regalo non è tra questi. Ma sarebbe il caso di andare a prenderlo. - le dice suo nonno prendendola in braccio, fra i suoi borbottii infastiditi
Io ed InuYasha la guardiamo inteneriti. Ha sei mesi e ha da poco imparato a stare in piedi. La notte non si sveglia più per la poppata, per mia grande fortuna direi, ma è spesso irrequieta a causa dei primi dentini che iniziano a spuntarle.
Mentre parliamo con Izayoi me la vedo spuntare con suo nonno tutta raggiante, aggrappata ad un giocattolo che l’aiuta a stare in piedi e a…camminare??? La mia bambina sta camminando? Appoggiata al giocattolo lo spinge piano, muovendo i suoi primi passi verso me e suo padre.
- Mamma, papà…guardate quanto sono brava?! - le fa il verso il nonno, mentre le sta dietro premuroso nel caso perda l’equilibrio
Sono talmente commossa che quasi piango. La mia bambina sta crescendo! InuYasha invece le va incontro e si inginocchia davanti a lei, prendendola a forza malgrado le sue proteste e riempiendola di baci.
- La mia pulce è fatta grande! Non va bene così! Ti avviso che non avrai un ragazzo finchè non avrai minimo quarant’anni! - l’avverte contrariato, mentre tutti scoppiamo in una fragorosa risata
- Esagerato! Tu hai preso moglie a vent’anni e non mi sembra te la sia passata male! Perché mia nipote dovrebbe conoscere i ragazzi a quarant’anni suonati eh? - lo rimprovera Izayoi
- Io sono io e lei è lei! Sono troppo geloso e non permetterò a nessun mascalzone di portarmela via! -
- Lo stesso valeva per mia nipote sai? E guardala adesso… felicemente sposata e madre di un angioletto. - interviene mio nonno sorridendo furbo
- Uff e va bene! Facciamo a trenta allora, ok? - replica scoppiando a ridere, mentre rimette Mizuki vicina al giocattolo, che riprende a suonare mentre lei lo spinge allegra
Passiamo una giornata bellissima. Il pranzo è stato il più sontuoso che abbia mai visto in vita mia! Gustosissime bistecche di manzo di Kobe, caviale, tartufo come se piovesse, come frutta c’era il melone Densuke, mai visto, con una buccia nera e che mi ha spiegato InuYasha arriva a costare 6.000 dollari al pezzo…mah. Perfino il dolce era costoso e particolare: gelato realizzato con le neve del Kilimangiaro. Uno schiaffo alla povertà direi, ma possono permetterselo quindi…beati loro.
A pranzo finito iniziamo a scambiarci i regali, la cui maggior parte sono per Mizuki. Di tutto mi sarei aspettata dai miei suoceri, tranne il regalo che hanno fatto a me e InuYasha però…
- Papà stai scherzando vero? - chiede incredulo mio marito, guardando la cifra scritta dal padre sull’assegno che ci ha consegnato
- No, affatto figliolo. Tu e tua moglie avete lavorato sodo col ristorante, facendo ottimi guadagni. Ma dovete ampliarvi per incrementare maggiormente gli introiti. E quale modo migliore di ristrutturarlo e ingrandirlo, assumendo anche del personale che vi aiuti? - ci spiega lui
- Ma, non possiamo accettare tutti questi soldi signor Taisho. Non mi sembra corretto. - dico scettica
- Kagome, lo so che in passato siamo stati ingiusti, soprattutto con te, accusandoti di voler solo i nostri soldi. Ma devo ammettere che mai ci siamo sbagliati così tanto in vita nostra! Abbiamo imparato a conoscere sia te che la tua famiglia. Siete persone umili a cui non interessa un profitto facile, e questo lo apprezziamo tantissimo. Avete sempre lottato duramente per arrivare dove siete, cominciando dal signor Higurashi che si è sempre dedicato alla cura del vostro tempio di famiglia. Per questo abbiamo deciso di darvi una mano. La nostra non è certo elemosina, sia chiaro. Ma i soldi non ci mancano e cosa possiamo farci di meglio se non aiutare nostro figlio e la sua nuova famiglia? - chiarisce Izayoi sorridendoci
Io ed InuYasha ci guardiamo dubbiosi, senza sapere che fare.
- Ragazzi, dovete considerare che non è un regalo per voi, ma per il ristorante. Un aiuto a farvi crescere e conoscere in tutta la città ed oltre. Tu InuYasha, potresti prendere lezioni di cucina da veri chef e sviluppare il tuo menù. Sei molto portato per la cucina, lo ammetto, ma hai bisogno di ampliare il tuo bagaglio culturale in campo culinario se vuoi trasformare un semplice ristorante di provincia in un ristorante da Stelle Michelin, degno dei più rinomati chef internazionali. E sono sicuro che sia nelle tua capacità riuscirci. - espone suo padre stupendoci
- Tu…credi che io ne sia in grado papà? Davvero? - chiede incredulo il figlio
- Certamente. Ho fiducia in te figliolo. -
Ed ecco la parola chiave che cambia l’espressione di mio marito da dubbioso ad entusiasta
- Allora accetto papà. Grazie mille ad entrambi! Non vi deluderò! - esclama alzandosi ad abbracciarli commosso, seguito da me
- Grazie per la fiducia anche nei miei confronti. - li ringrazio emozionata
Forse questa è la prima volta che mi sento parte integrante della loro famiglia. Mi sento davvero accettata da questa gente che credevo mai mi avrebbe accolto tra loro, visto il mio status. Ne sono davvero felice.
 
Torniamo a casa che è quasi notte. Mizuki è totalmente crollata dalla stanchezza. Ha camminato tantissimo oggi con il suo nuovo giocatolo. Che tenera che era!
- Dorme come un ghiro. - osserva InuYasha rimboccandole le coperte
- Si è stancata molto oggi. Faceva le maratone. Mi sa che non la sveglieranno nemmeno le cannonate fino a domani. - sorrido intenerita, mentre mi spoglio per fiondarmi a letto
- Oh beh…questo è un bene…- sghignazza guardandomi con aria maliziosa
- A che stai pensando? - chiedo finta ingenua
So benissimo cosa sta pensando. La stanchezza dovrà aspettare un po’ mi sa.
- Pensavo che se facciamo un po’, come dire, di movimento in più, lei non se  ne accorgerà, no? - sussurra ormai vicino al mio orecchio, iniziando a leccarmi il collo, rimasto scoperto dal maglione che indossavo
- No. Credo proprio di no…- concordo sospirando
 
 
Una settimana dopo il regalo dei miei suoceri iniziano i lavori al locale. Stiamo anche cercando un aiuto cuoco e un paio di camerieri.
InuYasha ha trovato subito, grazie anche al suo cognome ovviamente, uno chef abbastanza famoso qui in Giappone per fargli da mentore. Non ha perso tempo ed è già nel suo ristorante ad imparare con lui.
Io mi occupo di controllare i lavori e i conti. Non avrei mai pensato di avere delle responsabilità del genere alla mia età. Fino a un anno fa credevo avrei studiato, mi sarei laureata, mi sarei divertita in giro con le mie amiche restando fuori fino a tardi. Ed invece eccomi qui, con una famiglia e un ristorante da gestire. Non so neppure io come mi ci sia trovata. Comunque non cambierei questa vita con nessuna al mondo. Sono felice adesso e non rimpiango più nulla di ciò che è stato.
- Signora Taisho dovrebbe venire in cucina. Si è creato un imprevisto così dovremmo spostare le tubature verso destra e non più verso sinistra. - mi informa uno degli operai
- Cosa? E perché? Avevamo stabilito che le avreste messe a sinistra in modo da avere più spazio. -
- Purtroppo a sinistra abbiamo incontrato parecchi cavi elettrici in disuso, forse messi dai vecchi proprietari abusivamente e non possiamo certo toglierli. -
- Ok arrivo subito. - rispondo chiudendo il pc per raggiungerlo
- Kagome? - mi sento chiamare da una voce familiare
Mi volto e mi ritrovo di fronte…
- Bankotsu! Da quanto tempo! - lo accolgo sorridendo
- Ma che succede in questo locale? Non c’era il bar di Hojo prima? - chiede sorpreso
- Ah già tu non lo sai. Hojo si è trasferito a Londra e il suo locale l’ho comprato io…per InuYasha. - preciso arrossendo
- Per lui? Per quale motivo? - chiede storcendo il naso
- Perché a lui piace cucinare, ricordi? -
- Ciò vuol dire che stai ancora con quel tipo?! -
- Certo. Perché non dovrei? - domando confusa
Che comportamento strano.
- Chissà…forse perché è un bastardo che ti ha stuprata e lasciata incinta a diciassette anni? - urla con evidente astio, facendo voltare alcuni operai
- Bankotsu abbassa la voce! Ma che ti salta in mente di urlarlo? Sei impazzito? E comunque le cose non sono andate propriamente così. C’ho messo del mio! Non dargli tutte le colpe e non offenderlo! - replico infastidita
- Lo difendi pure adesso? Io non ti capisco Kagome! lo odiavi, non volevi nemmeno sentirlo nominare e adesso lo difendi a spada tratta? Ti ha fatto il lavaggio del cervello? -
- Ma si può sapere che ti prende? Perché reagisci così? Comunque per tua informazione lo difendo primo: perché è il padre di mia figlia, secondo: perché è mio marito e terzo: perché lo amo. Non mi ha fatto nessun lavaggio del cervello! -
- Lo ami? Lo ami??? Come puoi amare uno del genere dopo quello che ti ha fatto? Devi esserti ammattita! -
- Ma tu che ne sai di com’è InuYasha? Non lo conosci! La gente cambia, si pente. Lui si è pentito e me lo ha dimostrato in tutti i modi possibili, rischiando anche di farsi ammazzare! Chi sei tu per giudicarlo? Eh? E comunque ti ripeto, la colpa è stata 50 e 50! Quindi smettila di offenderlo! - ribatto furiosa
Ma che accidenti gli è preso così all’improvviso?
Lui non risponde, resta fermo a guardarmi.
- Certo non immaginavo di rivederti dopo tanto e di dover litigare con te. Per cosa poi…ancora non l’ho capito…- riprendo io, sorridendo amaramente per la discussione assurda ed insensata appena avuta
- Perché ti amo Kagome! Ecco perché! E se non fossi stato tanto stupido, se avessi capito quella sera,  non ti avrei buttata tra le sue braccia! Dannazione! - esclama dando un pugno al tavolo, facendo rimbalzare il pc
Rimango pietrificata dalle sue parole. Non credo di aver ben compreso cosa abbia appena detto.
- Tu…tu hai…ma come? - balbetto incredula
Ha detto che se avesse capito quella sera adesso io…
- Quindi… tu sai? - chiedo appoggiandomi al tavolo sconvolta
- Me l’ha detto il tuo caro maritino. Mi ha perfino ordinato di starti lontano, rinfacciandomi che ciò che è accaduto è stato per colpa mia, per averti illusa. E in un certo senso gli do ragione. Se avessi capito d’amarti allora, invece che adesso, guardandoti con lui, sapendoti sua, tutto questo non sarebbe accaduto. Saresti la mia fidanzata. Saresti mia Kagome! - ribadisce stringendo i pugni
- Ma che dici? E Kagura? -
- L’ho lasciata da tempo ormai. Quando ho capito che ciò che provavo per te non era affetto fraterno, il nostro rapporto ha iniziato a sfaldarsi. Lei ha subito intuito la causa, dato che non facevo che parlarle di te e di quanto non mi piacesse che quel bastardo ti girasse intorno! -
- Adesso basta Bankotsu! Non ti permetto di offendere oltre InuYasha! È un uomo splendido e non potrei desiderare al mio fianco marito migliore. Mi spiace tu adesso stia soffrendo ma questo non ti da il diritto di parlare male degli altri. Le cose sono andate così. Adesso sto con InuYasha e ci passerò, spero, tutta la vita. Nulla di ciò che puoi dire potrà farmi cambiare idea. Ti pregherei di andartene. - dico dura, anche se con la morte nel cuore
- Kagome ascoltami, prova a darmi una possibilità! Non posso credere che l’amore che provavi per me sia sparito così! Quel riccone non fa per te. Ti ricordi come ci divertivamo prima? Le lunghe serate stesi sul divano a ridere per quei film demenziali che trasmettevano, oppure a commentare la scarsa recitazione di alcuni attori. O quando ti portavo al Luna Park di sera. E gli scherzi ai nostri amici? Eravamo felici insieme, anche se amici. Ti divertivi da matti. Perché non riportare le cose come un tempo, ma come coppia e non come amici? - insiste lui
- Perché quei tempi sono finiti. Adesso sono una donna sposata e una madre, ho dei doveri. Oltretutto AMO mio marito e non lo tradirei per nessuno al mondo. È questa la mia vita adesso e ne sono immensamente felice. Le nostre strade si sono divise un anno e mezzo fa Bankotsu. Mi spiace. Va via ti prego. -
- Ma Kagome io…-
- Niente ma. Non posso darti nulla se non un saluto di cortesia ed una stretta di mano quelle volte che potremmo incontrarci casualmente in giro. Quindi ti prego…non farti odiare Bankotsu. Ci ha uniti una bella amicizia, non rovinare anche i ricordi che conservo di te. - lo prego dispiaciuta
- Possiamo ancora essere amici se vuoi. -
- Non sarebbe una buona idea. Se provi amore per me ed astio per mio marito, non posso darti la mia amicizia, perché so che la cosa creerebbe problemi, quindi mi spiace, non posso accettare. -
- Ok ho capito. Ma sappi che stai commettendo un grosso errore a fidarti di quel tipo. Prima o poi ti ferirà. Non si può cambiare davvero Kagome. Ricordalo! - dice prima di uscire furioso dal locale, sbattendo la porta
- Signora, tutto bene? - mi chiede uno degli operai vedendomi quasi in lacrime
- Sì grazie, sto bene. Anche se oggi ho perso un  caro vecchio amico. - rispondo asciugando col dito la solitaria lacrima che bagna l’angolo del mio occhio
Mi spiace siano andate così le cose, ma non posso avere un amico che odia mio marito e che oltretutto ha mire su di me. Non sarebbe giusto nei confronti di InuYasha. A me non piacerebbe se la cosa fosse inversa.
Ok basta essere tristi! Hai una bella famiglia e ottimi amici Kagome! Passerà anche questa!
- Mi faccia un po’ vedere questi cavi elettrici. - chiedo all’uomo, ritornando a dare la mia attenzione ai lavori per distrarmi
 
Mi chiedo come comportarmi con InuYasha. Devo raccontargli di questo incontro? No, non mi sembra il caso. Sarebbe capace di andare a cercarlo per riempirlo di botte. Meglio evitare e lasciarlo tranquillo. Questo è un momento molto importante per lui e non devo distrarlo, ma dargli solo il mio appoggio.
 
Altri mesi passano tranquilli e sereni.
Da quando il ristorante ha riaperto, più grande e bello di prima, abbiamo avuto delle grosse entrate. InuYasha ha aggiunto tantissimi piatti al menù. Non l’ho mai visto così felice come in questo periodo.
Oggi è il primo compleanno della nostra bambina. Siamo tutti al ristorante per festeggiarlo. InuYasha ha fatto realizzare da un suo amico pasticcere una torta a forma di farfalla, dato che sembra piacere molto a Mizuki questo insetto. A me fa un po’ schifo, come tutti gli insetti, ma contenta lei, contenti tutti.
- Mama! - mi chiama la mia cucciola, raggiungendomi in cucina
- Amore, che c’è? - le rispondo
- Accua! -
- Ma potevi chiederla alla nonna tesoro. -
- No lei, tu! Cheffai? - chiede curiosa
- La mamma controlla che nel piatto di nonno Masumi non ci vada troppo sale. -
- Pecchè? -
- Perché il sale fa male al nonno. -
- Alora glielo vado a dire! Lui niente tale! - esclama saltellando e correndo da lui
La seguo curiosa e la trovo che dice a mio nonno che non deve usare il sale perché se sta male poi lei è triste. Me la mangerei quando fa così!
- Mama! Mama! - mi chiama tornando da me
- Che c’è piccola? -
- Nonno dicce che non uta il tale, così sta di più con me! Sono statta brava mami? -
- Bravissima amore! - le sorrido accarezzandola
Lei ritrotterella allegra in sala, mentre InuYasha sghignazza.
- Perché ridi? -
- Perché tra un paio di anni quella peste sarà incontenibile. È troppo sveglia. -
- Fortuna mia allora che quest’anno comincia l’asilo! - sospiro rasserenata
- Già, anche perché avrai il tuo bel da fare con lui. - mi ricorda, posando amorevolmente la mano sulla mia microscopica pancia
Abbiamo da poco scoperto di aspettare un altro bambino, per la felicità di tutta la famiglia.
- Non sappiamo se sarà un maschio. È ancora un fagiolino. - ridacchio io
- Io scommetto che è un maschio stavolta! -
- E se fosse un’altra femmina? -
- Avrò un’altra principessa da viziare! - ride ritornando ai fornelli
Quando ha saputo che ero di nuovo incinta mi ha quasi stritolata. Era così felice che ha quasi pianto. Ha detto che stavolta poteva godersi dall’inizio la vita di suo figlio, osservare il mio corpo cambiare man mano che il piccolo cresce, sentirlo scalciare tutte le volte che vuole. L’ho visto davvero emozionato. Solo che mi domando dove lo metteremo quando nascerà. Dovremo fare una cameretta sia per Mizuki che per lui, o lei. Mi chiedo dove però.
 
- Kagome! - mi chiama Sango, appena ritorno in sala
- Dimmi. -
- Ho bisogno di parlarti. Subito! - chiede spaventata
- Che succede? Così mi preoccupi! -
Mi trascina in un angolo più tranquillo e inizia a torturarsi le mani.
- Tu…cosa sentivi quando…eri, anzi sei…incinta? Cosa hai? Che sintomi? - balbetta agitata
- Perché lo vuoi sapere? - chiedo stranita
- Rispondi e basta! -
- Ok. Beh le prime settimane mal di testa, nausea, stanchezza, sonno, le solite cose diciamo, poi passano. -
La vedo sbiancare e agitarsi di più.
- Sango, per caso pensi di essere incinta? - domando curiosa, notando la sua ansia crescente
- Sì, e ne sono spaventata a morte! - ammette lasciandosi cadere su uno dei divanetti dell’angolo bar
- E per quale motivo? -
- Miroku. Non so come la prenderebbe. Non mi sembra un tipo incline ai bambini. - spiega scoraggiata
- Perché dici così? Con Mizuki è molto tenero. -
- Perché me lo ha detto lui. Quando è nata Mizuki mi ha confessato che non riuscirebbe a sopportare il pianto continuo di un bambino. Li chiama “spaccatimpani” ogni volta che ne vede uno nato da poco. - risponde triste
- Oh! Beh, dai magari scherza. E poi non sei sicura di essere incinta no? Lo pensi. Hai fatto il test? -
- Non ne ho il coraggio. -
- Aspettami qui! Corro a prenderne uno in farmacia e lo facciamo subito. - mi alzo e scappo subito alla farmacia più vicina, senza darle il tempo di rispondere
In brevissimo tempo siamo nel bagno del locale ad aspettare il risultato.
- Kagome guarda tu! Non ne ho la forza! -
- Ok…- rispondo guardando il display
- Allora? - chiede preoccupata
- Positivo. Sei incinta Sango. Non so se dirti auguri o mi spiace. - confesso dispiaciuta per lei
Lei non risponde. Mi toglie solo il test elettronico dalle mani per guardarlo.
- Sono incinta! Sono incinta!! E sono fottuta!!! - esclama appoggiandosi tremante al lavandino
- Ma che dici Sango! Sono sicura che Miroku ne sarà felice invece. Finché sono i figli degli altri disturbano, ma quando sono i tuoi è diverso. - cerco di rassicurarla
- Speriamo o mi toccherà essere una ragazza madre. -
 
Ritorniamo alla festa. Sango è davvero giù. Ha detto ne parlerà stasera con Miroku. Speriamo ne sia felice. Sono davvero preoccupata per lei.
- Che succede? Perché hai quella faccia? Stai male? - mi chiede InuYasha appena mi vede rientrare mogia in cucina, dove vedo lui ha finito di preparare tutto finalmente
Non capisco perché abbia insistito per cucinare lui quando invece avrebbe potuto chiederlo al nuovo aiuto cuoco e godersi la festa. Ma ha insistito perchè voleva cucinare personalmente per sua figlia.
- No no sto benissimo. Sono giù per Sango. - gli confesso a bassa voce
- Perché, che ha? -
Gli racconto tutto e dei suoi dubbi, vedendolo poi perplesso.
- Non ce lo vedo Miroku come padre…- borbotta più tra sé
- Anche se a dir la verità nemmeno io mi ci vedevo come padre un anno fa. - aggiunge poi con un sorriso
- Invece sei un padre magnifico. Secondo te ci sono speranze per Sango che lui accetti la cosa? - chiedo angosciata
- Non lo so tesoro. Ma spero non sia così stupido da lasciare Sango. Lei non lo merita affatto. -
- E vero. Non possiamo che attendere domani e scoprire come andrà. - sbuffo preoccupata
- Dai non fare quel faccino. Vedrai che andrà tutto bene. - mi abbraccia dolcemente tranquillizzandomi
- Già. Torniamo di là e vediamo se quel terremoto sta facendo disperare i nonni. - sorrido più calma
Anche un suo solo abbraccio sa calmarmi subito. Come faccia non lo so. Ma forse la risposta è solo perché lo amo. Tantissimo.
Ripenso spesso alla visita di Bankotsu. Da allora non l’ho più rivisto.
Lasciare InuYasha per un altro è assolutamente impensabile per me. Non lo lascerei per nulla al mondo. Ormai è diventato tutto per me, insieme a nostra figlia.
La nostra famiglia si è formata nel modo più assurdo ed impensabile, ma adesso siamo felici e niente di quello che potrà dire Bankotsu potrà cambiare questo.
E se penso che quella sera le cose potevano andare diversamente divento subito triste, perché ora non avrei né InuYasha né tanto meno la mia piccola Mizuki.
Li vedo insieme, ed ogni volta mi viene da piangere. Nella sfortuna sono stata fortunata. È un padre splendido, un marito eccezionale, un pilastro della mia vita di cui non potrei più privarmi per reggermi in piedi. E pensare che lo odiavo. Ma credo sia una cosa normale. Per fortuna tutto si è sistemato col tempo, ma un grazie particolare lo devo a mio nonno e alla sua idea di costringermi a sposarlo. Se non l’avesse fatto magari adesso InuYasha si occuperebbe del mantenimento di Mizuki, ma non saremmo una famiglia felice e con un altro bimbo in arrivo. Io lo starei ancora odiando, non avendo potuto conoscere il suo essere, il suo cuore, il suo pentimento ed il suo amore.
Caccio via i brutti pensieri e mi godo la festa della mia piccola, che corre allegra e felice tra amici e parenti, ed io mi sento ricca di tutto ciò che mi serve.
 
Il giorno dopo arriva con la buona notizia che Miroku è stato felicissimo del bambino, anzi ha chiesto a Sango di sposarla prima che nasca. Quando me l’ha detto quasi urlava dalla felicità.
Io ed InuYasha abbiamo deciso di regalare agli sposi il pranzo, quindi saranno tutti ospiti al locale, che faremo addobbare di tutto punto. Ovviamente poi avremo anche altri regali per loro ed il piccolo in arrivo.
Come sempre le settimane passano veloci  tra compere e aiutando Sango a scegliere l’abito, così siamo già al giorno del matrimonio, ed io sbuffo!
- Come sei bella amore mio. - dice mio marito abbracciandomi
- Sembro una balena! - mi lamento guardando il mio pancione già al quinto mese, più grande del dovuto però
Ma Sango doveva scegliere per forza un abito da damigella colorato? Era meglio sceglierlo nero, almeno smagriva un po’! E poi mi sta già stretto! E pensare l’ho provato solo due settimane fa!
- Ma che dici? Per me sei splendida. La gravidanza ti rende bellissima sai? E poi dentro questo bel pancione c’è il mio piccolino, il mio ometto, e questo abito lo fa risaltare di più. Mi piace tantissimo. - afferma accarezzandolo   
Eh già, il suo “ometto”. Abbiamo da poco scoperto sarà un maschio. Era così soddisfatto quando lo abbiamo saputo che non ha fatto che ripetermi che aveva ragione lui a dire che era un maschietto.
Il sogno di ogni donna credo sia, oltre un marito splendido, una bella famiglia, una stabilità economica, quello di avere almeno un maschio ed una femmina. E io ho tutto questo. Non potrei chiedere di più.
Passiamo una giornata magnifica. Sango è radiosa. Col suo abito ampio la pancia non si notava nemmeno, anche se lei è solamente al terzo mese. Ha scelto un vestito alla occidentale, con tanto di strascico e velo. È bellissima. Un po’ l’ho invidiata perché io non ho potuto avere il matrimonio che sognavo da bambina, quando guardando i film vedevo quelle donne bellissime fasciate da abiti vaporosi e tutti ricamati. Ma pazienza, ho una marito bellissimo e tanto mi basta.
- Kagome come sono felice! - esclama la mia amica volteggiando su se stessa
- Se giri così ti verrà la nausea. - sorrido fermandola
- Non importa! Niente mi rovinerà questa splendida giornata! È tutto perfetto, dal cibo agli addobbi floreali che hai scelto. Sono magnifici! Ti ringrazio di cuore amica mia! - esclama abbracciandomi
- Per la mia sorellona questo ed altro. -
- Però ti vedo strana. Non stai bene forse? - mi chiede staccandosi
- No affatto. Sto bene. - la rassicuro sorridendo
- Tu non me la racconti giusta. Avanti, sputa il rospo! - insiste, trascinandomi lontano da orecchie indiscrete
- Ma non ho nulla davvero. -
- Kagome! - mi ammonisce con sguardo serio di chi non ammette repliche
- Ok ok. Stavo solo pensando che mi spiace non aver avuto una festa come la tua per il mio matrimonio. È stato tutto così veloce, non cercato, nemmeno voluto. Quel giorno era come se stessi andando al patibolo invece che in comune a sposarmi. E la cosa, col senno di poi, mi intristisce un po’. Se invece ci fossimo sposati adesso sarebbe stato tutto così diverso…- confesso dispiaciuta
- Mi spiace amica mia! Ed io che sto qui a rinfacciarti la mia felicità! Che insensibile che sono. -
- Ma no che dici, sono felicissima per te Sango. E lo sono anche per me in fin dei conti. Il non aver avuto una cerimonia coi fiocchi e controfiocchi non mi toglie nulla. Sono ugualmente felice con InuYasha. Se non fosse stato per quella imposizione di mio nonno oggi non ci sarebbe nemmeno lui. - dico rivolgendomi al mio bambino, accarezzandomi la pancia
- Ehi ho trovato! Perché non proponi ad InuYasha un rinnovamento dei voti? Così potrete festeggiare anche voi! - suggerisce elettrizzata
- Un rinnovamento dei voti? Risposarci nuovamente intendi? - ripeto pensandoci
- Sì, perché no? In comune vi siete già sposati, perché non farlo in chiesa come me o al limite al tempio Higurashi, con tanto di festeggiamenti. -
- Beh…sai che non mi sembra una cattiva idea? Ne parlerò con InuYasha. - affermo felice
- Che bello! Così potrai avere anche tu il matrimonio che hai sempre sognato e con il vestito da principessa Disney! - scherza allegra
- Con questa mongolfiera credo dovrò accontentarmi di un semplice abito prémaman. Ma mi andrà benissimo lo stesso. - ridacchio
- Ma finiscila! Sono sicura sarai splendida ugualmente. Al massino ti compri proprio una mongolfiera come abito così ti mimetizzi! - scherza lei beccandosi una mia occhiataccia
- Grazie eh! Come sai incoraggiare tu nessuno ci riesce. - sospiro, per poi scoppiare a ridere insieme a lei
 
Quando la serata si conclude è tardissimo ed io torno a casa distrutta. Però mi basta gettarmi tra le braccia di InuYasha per rilassarmi subito e volare felicemente nel mondo dei sogni. E chissà…magari sognerò anche il mio matrimonio e come lo vorrei, al fianco dell’uomo che amo.





 
 
Salve ^_^ come noterete non è ancora conclusa ^^  si sta facendo più lunga del previsto…e va beh ^_^
Volevo informarvi che il cap prevede un extra e vi avviso già da ora che sarà a rating assolutamente rosso fuoco sulla nottata di Natale.
Per il resto spero vi sia piaciuto fino a qui. Il prossimo mi auguro sia davvero l’ultimo ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 

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Capitolo 11
*** Fine o coronamento di un sogno? (prima parte) ***


Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.

 

 


- Tesoro, allora io vado. Sicura di non avere bisogno di nulla? - chiedo preoccupato
- Tranquillo, sto bene. - mi rassicura lei, dopo avermi dato un bacio
Oggi ritorno a lavoro dopo due settimane di assenza, ma non ne ho per niente voglia. Preferirei starle accanto.
Ancora ricordo la paura di quando mi ha svegliato nel cuore della notte perché aveva dei forti crampi. Quando poi l’ho accompagnata in bagno si è accorta di avere una lieve emorragia di colore scuro, così siamo corsi in ospedale. Dopo varie analisi e controlli hanno detto che si è distaccata la placenta, era quello a provocare le perdite ematiche. Per fortuna si è trattato di un distacco lieve che non crea rischi né a Kagome né al bambino, ma la paura che possa accadere qualcosa mi attanaglia da allora. Dopo una settimana di ricovero l’hanno dimessa con l’unica raccomandazione di riposo assoluto, fino al momento del parto, che avverrà fra altri tre lunghissimi ed interminabili mesi!
- InuYasha, ti sei incantato a guardarmi? Stiamo bene entrambi, ma in caso contrario ti chiamo immediatamente, vai…- prova  a tranquillizzarmi, vedendomi ancora preoccupato
- Ok, però ti chiamo tra un po’. Mi raccomando, non stare troppo in piedi, non fare movimenti bruschi, mangia leggero e prendi tutte le medicine. -
- Sì mamma! - sbuffa alzando gli occhi al cielo
- Ehi signorina…non sbuffare e segui tutti i consigli dei medici, capito?! -
- Ma lo so! Non c’è bisogno me lo ripeti ogni minuto. -
- Se non avessi la testa dura alzandoti “ogni minuto”, non dovrei farti sempre le stesse raccomandazioni. -
- I medici hanno detto riposo, non di stare a letto 24 ore su 24. Mi annoio e mi stanco così! -
- Leggi, guarda la tv, impara a lavorare a maglia, scrivi un libro, gioca a uno quei stupidi giochini di Facebook, dormi, chiacchiera con le tue amiche…MA- NON- STARE- TROPPO- IN- PIEDI. Soprattutto non fare cento volte le scale fino in camera. Chiaro? - ordino perentorio
Con lei bisogna fare così, oppure non ascolta!
- Va bene, va bene, ho capito! Chiamo Sango e vediamo se può venire a tenermi un po’ di compagnia! - si arrende alla fine, o almeno lo spero
- Ecco brava. Ci vediamo stasera ok? Chiama per qualunque cosa. -
- Ok amore. Ora ti prego…vaiiiiiii!!! - dice spintonandomi fuori dalla nostra stanza
Santa pazienza!
Dopo altre mille raccomandazioni al resto della famiglia mi decido ad uscire. Sto cercando un modo per evitarle tutte quelle scale da fare ogni volta che vuole scendere al piano di sotto, ma non mi viene in mente nulla. Purtroppo non ci sono camere al piano inferiore, e farne costruire una richiederebbe troppo tempo. L’unica soluzione che mi è venuta in mente è portarla a casa dei miei. La villa è enorme e le stanze al piano terra non mancano, anche se le camere da letto sono al primo piano non ci vorrà molto a cambiare arredamento ad uno dei saloni.
A ben pensare però, io e lei non abbiamo una casa nostra. Non ne abbiamo mai parlato. Siamo rimasti a casa sua. Chissà se le farebbe piacere averne una tutta per noi e i nostri bambini.
Ma sì! Ho deciso. Voglio comprare una casa! Una solo mia e di Kagome. Ampia e ben illuminata, con un bel giardino per i bambini. La cercherò oggi stesso su qualche sito immobiliare, possibilmente senza lavori da fare così possiamo trasferisci subito. Meglio ancora se vicino al tempio, così starà ugualmente accanto alla sua famiglia.
 
Appena arrivo a lavoro mi metto subito ai fornelli. Ho degli aiutocuoco molto bravi che hanno saputo gestire il locale anche senza la mia supervisione, ma preferisco essere io ad occuparmi dei piatti quando posso farlo. Non mi va di fare il proprietario che guarda, invece di cucinare. Dopo un paio d’ore chiamo Kagome per sapere come sta e mi tranquillizza sentire dalla voce di Sango che si sta divertendo a spettegolare di una collega di quest’ultima. La giornata prosegue tranquilla finchè uno dei camerieri mi avverte di una cosa.
- Signor Taisho, stavo per dimenticarlo, qualche giorno fa è passata una ragazza che ha chiesto di lei. Ha lasciato il suo numero chiedendo di essere richiamata da lei personalmente. - spiega porgendomi il biglietto con sopra il numero ed un nome…Ruri…quella Ruri???
- Non ti ha detto cosa voleva? - indago curioso
- No signore. Ha detto che aveva bisogno di parlarle urgentemente. Ma ho ritenuto opportuno non disturbarla in questi giorni così delicati per lei e sua moglie. -
- Ti ringrazio Akira. Hai fatto bene. Se è chi penso io non credo abbia davvero questa urgenza. - sostengo sicuro, immaginando il perché mi cerchi
Sicuramente vorrà rompere ancora le scatole, soprattutto ora che sono anche più ricco di prima.
Decido comunque di chiamarla e togliermi il pensiero. Prima la mando al diavolo meglio è!
- “Pronto?”- risponde dopo un paio di squilli
- Salve, sono InuYasha No Taisho. Mi è stato riferito che mi cercava. - mi presento cauto, nel caso fosse un’altra Ruri. Non è certo l’unica con questo nome
- “InuYasha! finalmente! Non ci speravo quasi più! Ti ricordi di me? Sono Ruri, andavamo insieme all’università.”-
Ecco come non detto! È la rompiscatole!
- Ciao Ruri. Sì mi ricordo di te, perché mi cercavi? -
- “Ho bisogno del tuo aiuto InuYasha!”-
- Il mio aiuto? Ed in cosa potrei aiutarti? Devi organizzare qualche cena particolare? - suppongo, dato il lavoro che faccio. In che altro potrei esserle utile altrimenti?
- “Possiamo parlarne di persona? È una cosa importante.”- dice seria, con tono così diverso da quello stridulo e civettuolo che ero abituato a sentire all’università
- D’accordo. Ti va bene adesso? Sono libero fino ad ora di cena. -
- “Arrivo.”- dice chiudendo velocemente la chiamata
Perché era così seria? Di che vorrà parlarmi?
Dopo appena quindici minuti è già seduta ad uno dei tavoli della zona bar, a sorseggiare il caffè macchiato che ha chiesto.
- Allora Ruri…perché hai detto di aver bisogno del mio aiuto? -
- Per mio padre. - dice solamente, lasciandomi più confuso di prima
- Tuo padre? -
- È malato. Gli hanno diagnosticato la sclerosi multipla. - spiega triste, stringendo più forte la tazzina tra le mani
- Mi dispiace Ruri. - riesco solamente a dire dopo un primo momento di smarrimento
Quindi l’argomento non sono io…menomale. Ma che vuole da me?
- Lui l’ha presa malissimo. È convinto finirà sulla sedia a rotelle, oppure completamente paralizzato. È caduto in una profonda depressione da cui non so farlo uscire. - confessa iniziando a piangere
- Lo capisco. Non è certo una bella notizia da ricevere. Però non è detto che finirà sulla sedia a rotelle, dipende dalla tipologia. E poi siete sicuri si tratti davvero di sclerosi multipla? Ci sono molte altre malattie con sintomi simili. -
- Sì, ne siamo sicuri. Le lesioni sono state riscontrate nella risonanza magnetica e la condanna definitiva l’abbiamo avuta nell’analisi del liquido cerebrospinale. - dice sconfortata
- E una PET- TAC*? Non l’ha fatta? - chiedo curioso
Non ero un grande appassionato di medicina, ma qualcosa l’ho imparata. Poi con due genitori medici…
- No. Non so neanche cosa sia, ed è per questo che ho bisogno del tuo aiuto. -
- Io? Ma non sono un medico Ruri. Tra l’altro, se anche lo fossi, sarei un cardiologo, non un neurologo. - e a questa mia frase capisco l’aiuto che vuole da me
- Ma tuo padre sì! Ed è anche uno tra i più bravi. Ti supplico InuYasha, convincilo a prendere in cura mio padre! Ho provato a prendere un appuntamento con lui, ma le sue segretarie mi hanno detto che la sua agenda è piena fino all’anno prossimo. Mio padre non può attendere tanto o finirà con l’uccidersi prima! Sono sicura che la sua malattia non sia di quelle più debilitanti, o almeno così mi hanno fatto intendere. Ha bisogno di rassicurazioni da un esperto. Per favore! Vi pagherò quanto volete, quello non è un problema, ma voglio sia tuo padre a curare il mio, ti prego, non dirmi no InuYasha! Sei la mia ultima speranza! - scoppia a piangere disperata
In questa circostanza non posso far altro che avvicinarmi a lei per consolarla, poggiandole una mano sulla spalla. Se mi vedesse Kagome mi ucciderebbe mi sa.
- Tranquilla, parlerò oggi stesso con mio padre. Non disperare, vedrai che accetterà. - la rassicuro
- Davvero lo farai? -
- Certo che sì. Perché non dovrei? -
- Beh, perché sinceramente ho sempre pensato di esserti terribilmente antipatica. Infatti temevo mi dicessi no per questo motivo. -
Ma va? Lo ha compreso adesso, dopo quasi due anni?
- Non mi eri antipatica, solo che mi infastidiva il tuo, come dire, “interesse ostinato” nei miei confronti, malgrado ti avessi chiaramente detto che non mi piacevi da quel punto di vista. -
- Diciamo che l’ho capito quando ho visto tua moglie e tua figlia. A proposito, ci stai ancora insieme? -
- Certamente. È anche in attesa del nostro secondo bambino. -
- Capisco. Quindi immagino siate molto felici. -
- Sì, lo siamo molto. - affermo sorridendo, omettendo però l’ultimo periodo che di felice ha ben poco
- È una ragazza molto fortunata tua moglie. Si è presa il più bello della piazza. - ridacchia lei
Lo devo prendere come un semplice complimento senza doppi fini? Voglio sperare di sì.
- La piazza è piena di ragazzi come me, e poi non mi ritengo questa gran bellezza. Comunque, stasera parlerò con mio padre e ti farò sapere, ok? - taglio corto, prima di correre il rischio di pentirmene
- Certamente. Allora aspetto una tua chiamata. Grazie infinite InuYasha! - mi ringrazia abbracciandomi
- Ehm…prego. - dico allontanandola gentilmente 
Dopo esserci salutati arriva Miroku, che seguendola con lo sguardo emette un fischio compiaciuto. Il solito maniaco!
- E chi era quella sventola che è appena uscita da qui? -
- Una vecchia “amica” diciamo, che mi ha chiesto un favore. - rispondo vago
- Ehi amico, capisco che con Kagome andrai in bianco per parecchio, ma occhio eh! - mi ammonisce serio
- Forse mi hai confuso con te Miroku. Amo mia moglie e non la tradirei mai, tantomeno in questo periodo che mi ha fatto prendere un accidenti. Fare sesso è l’ultimo dei miei pensieri. Voglio solo che questi dannati tre mesi passino in fretta, così da poter stare tranquillo. - chiarisco infastidito
Figurati se vado a tradire Kagome, con Ruri poi! Nemmeno se fosse l’ultima donna rimasta sulla Terra!
- Certo lo capisco. Comunque ero passato per chiederti un favore. La settimana prossima i miei genitori festeggiano 25 anni di matrimonio. Vorrei regalargli una bella cenetta romantica, tutta per loro. Potresti occupartene tu, riservando un angolo del locale per loro due? -
- Certo, non ci sono problemi. Dimmi solo il giorno esatto e ci penso io. -
- Ti ringrazio amico! Ti devo un favore. -
- Figurati. -
Prendo appunti su cosa piace ai suoi genitori e lascio detto allo staff di lasciare libera da prenotazioni la zona che destinerò loro per la cena romantica.
Prima di cena ho anche chiamato mio padre per informarlo della visita di Ruri e per sapere se era disponibile a visitare suo padre. Per fortuna ha detto sì, quindi domani la chiamo per riferirle il giorno dell’appuntamento.
Torno a casa prima del solito. Voglio vedere come sta Kagome. Quando arrivo la trovo già addormentata anche se sono appena le ventitré. Do un’occhiata anche a Mizuki nella camera accanto e finalmente mi stendo anche io.
- Bentornato amore…- bofonchia lei sentendomi
- Scusami, non volevo svegliarti. -
- Non fa niente. Com’è andata oggi? - chiede sistemandosi tra le mie braccia
Le devo dire di Ruri o no? È tutto il giorno che ci penso. Ancora ricordo le scenate di quando la vide la prima volta. Sinceramente ho paura si agiti se lo faccio. E poi non è successo nulla di importante, ha solo chiesto una consulenza con mio padre. Ma sì…non voglio farla preoccupare per nulla!
- Tutto bene tesoro, come sempre. Tu, invece? -
- Bene anch’io. Ormai è tutto a posto, basta solo che stia a riposo, non preoccuparti. -
- È difficile non farlo. Sapessi che paura ho avuto. Ho temuto il peggio. - confesso stringendola
- Per fortuna non è accaduto nulla di grave. -
- Già, ringraziando i Kami. Ora riposa. Buonanotte Kagome. - le dico dandole un bacio sulla fronte
- Buonanotte InuYasha. - risponde dandomi un bacio a fior di labbra per poi mettersi comoda
 
Mia piccola Kagome…ti amo così tanto che morirei se ti perdessi.
Lo ammetto, ho avuto paura per nostro figlio, ma la paura più grande è stata quella che potesse accadere qualcosa a te. Sono esagerato, lo so, ma non potrei più immaginare la vita senza di te.
Sono troppo abituato ai tuoi sorrisi, , ai tuoi baci, ai tuoi abbracci, ai tuoi borbottii quando suona la sveglia, e sì, anche ai tuoi rimproveri quando qualcosa non ti sta bene. Sei una parte complementare di me. Ho passato tutta la vita a sentirmi solo, incompleto, ma da quando ti ho conosciuto ho colmato i vuoti interiori che mi tormentavano.
Sarò ripetitivo però, hai cambiato tutto di me.  Da quando sei entrata nella mia vita tutto è cambiato in meglio, e non potrei essere più grato di ciò che adesso ho. L’aver sofferto negli anni passati, mi da la possibilità di godere ed apprezzare tutto quello che ho conquistato in questi ultimi anni. Te, la nostra bambina, la nostra famiglia, la tua e la mia, che adesso sono perfettamente unite, ed infine un altro piccolo nanerottolo in arrivo. Tutto l’oro del mondo non varrebbe il prezzo di ciò che abbiamo, ed io lo so, io che ho avuto tutto ciò che di materiale volessi, so che i soldi non danno la felicità, ti aiutano a vivere nell’agio, e ti rendono felice solo se hai con chi condividerli. Senza di te nulla avrebbe senso. E pensare a Ruri e a suo padre mi ricorda quante brutte cose esistano che potrebbero un giorno dividerci, e già tremo. Preferirei andarmene  io prima di te, pur di non dover patire il dolore del vuoto che lasceresti nella mia anima.
Accidenti, ma che discorsi sto facendo adesso? Dimmi te se questi sono pensieri da fare in piena notte! La paura dei giorni scorsi e il caso di Ruri mi hanno scosso parecchio, ma non voglio più pensarci! Meglio pensare a cose più belle, tipo che tra poche settimane dovrò cambiare pannolini puzzolenti in piena notte mentre Kagome dovrà allattare con un occhio aperto ed uno chiuso a causa del sonno…questa è vita! La vita che mi rende finalmente felice!
 
 
                                                                              ********************
 
 
Sono già passate cinque settimane da quando sono stata male.
Che paura ho avuto quando mi sono ritrovata sporca di sangue! Temevo di aver perso il mio bambino, ancora prima di poterlo mettere al mondo. Per la verità ho paura tuttora, ma la dottoressa Miyu mi ha rassicurato che è tutto sotto controllo, l’importante è che non compia movimenti bruschi e sforzi eccessivi.
Ovviamente non vado più al locale, resto tutto il giorno a rompermi le scatole stando a letto, anche perché fare le scale del tempio oppure quelle per salire in camera, cento volte al giorno, mi preoccupa.
InuYasha è stato categorico…non devo fare sforzi, piuttosto chiamo qualcuno se ho bisogno di qualcosa, ma non posso mica chiamare mia mamma ogni cinque minuti perché ho sete o perché voglio qualcos’altro.
Quello più preoccupato tra i due, comunque, sembra lui, anche se adesso il bambino è fuori pericolo. Mi chiama almeno cinque volte al giorno per sapere come va, chiede sempre a Sango o a sua madre di tenermi compagnia quando la mia non c’è. Capisco la sua preoccupazione, ma la vita degli altri non può ruotare intorno a me. Soprattutto quella di Sango che essendo incinta anche lei non può fare sempre quelle scale.
Adesso è al quinto mese, ma il suo pancione è davvero microscopico paragonato al mio al suo stesso mese. Mi sa che il mio invece che un bambino è un pony! Considerato anche quanto scalcia. Sango invece aspetta una bambina. Mi ha raccontato che quando Miroku lo ha saputo, durante la visita, si è messo a piangere per l’emozione. E menomale che lui era quello che non amava i bambini! Avevo ragione quando dicevo che finchè sono i figli degli altri ti infastidiscono, ma quando sono i tuoi li ami ancora prima di vederli. È stato così per Mizuki. Quando volevo abortire ho sentito qualcosa che mi impediva di farlo. Era mia figlia ed io già sentivo di amarla, malgrado le circostanze. Tra le tante scelte di vita che ho preso quella è stata la migliore in assoluto, visto come sono andate poi le cose con suo padre.
InuYasha…quanto lo amo! Non lo avrei mai creduto possibile. Certo, chiunque penserebbe che è impossibile amare il proprio stupratore, ma a ben guardare non è proprio così che lo si può definire. Mi ci sono buttata io nella fossa dei leoni, è normale che provassero a sbranarmi.
Ma ciò che mi ha fatto capire i miei errori, tanti quanto i suoi, è stato quel giorno al parco con Hakudoshi. Non sarei neanche più viva se non mi fosse venuto a cercare, malgrado tutte le cattiverie che gli vomitavo addosso. Lo volevo perfino morto. Quanto mi sono pesate quelle parole. A volte quando ci penso mi do ancora della stupida.
Come si può non perdonare il passato se è per merito suo che vivo il presente? Si potrebbe pensare che la mia sia gratitudine, ma non è così. I suoi gesti gentili, il suo interessamento verso me e nostra figlia, il suo darsi da fare malgrado potesse permettersi una vita nel lusso sfrenato, abbandonata solo per me, il suo andare d’accordo con la mia famiglia, mi hanno fatto scoprire cose che nemmeno immaginavo. È proprio vero che non si giudica dalle apparenze, anche perché sicuramente io sarei apparsa come una grande sgualdrina quella sera in cui mi ubriacai, cercando conforto nel sesso. Eppure lui non ha mai pensato questo di me, mai una sola volta. Io ho saputo solo giudicare invece, per fortuna poi ho capito. InuYasha è un ottimo compagno di vita, di meglio non creda esista. Sono felice di averlo come marito.
E a proposito di matrimonio, non sono più riuscita a parlargli della storia del rinnovamento dei voti. Uffa però! Volevo anche io una bella festa. Nulla di che, solo tra noi familiari ed amici più stretti, però mi manca non averla avuta. E questo non sarebbe certo  il momento migliore per chiederglielo. Magari potremmo farlo quando nascerà il nostro bambino. E magari Mizuki potrebbe portarci le fedi! Sarebbe magnifico!
- Kagome, c’è una visita per te. - mi informa mia madre, strappandomi dai miei sogni ad occhi aperti
- Chi è mamma? -
- Sono io. Ciao Kagome…-
- Bankotsu? - esclamo stupida, vedendolo sbucare da dietro mia mamma
- Ho saputo dai giornali che non stai bene, così ho pensato di venire a vedere come stai, sempre che tu voglia vedermi. - dice a testa bassa
Forse è dispiaciuto anche lui per come ci siamo lasciati l’ultima volta. Che faccio? Metto da parte l’ascia di guerra stavolta? In fondo è stato gentile a venire.
- Entra pure. - rispondo alzandomi dal letto e sedendomi su una delle due poltrone che abbiamo in camera
Però se mia mamma lo avesse fatto aspettare giù invece che portarlo qui... devo essere impresentabile!
- Siediti. Scusa se mi trovi così, devo essere orribile. - mi giustifico pettinandomi con le mani alla “meno peggio” almeno per non sembrare una strega
- Sei sempre bellissima invece, non preoccuparti. Come stai? -
- Molto meglio di quello che vociferano quei chiacchieroni dei giornalisti! Un malore e già ti danno per morta! Che poi questo interesse nei miei confronti non lo capisco, neanche fossi chissà quale attrice famosa. - sbuffo, stanca delle false notizie che circolano da settimane sul mio stato di salute
Un giornalista ha persino detto che avevo perso il bambino e che gli stavamo facendo il funerale. Quanto avrei voluto uccidere quell’uccellaccio del malaugurio!
- Sei la moglie di un riccone, divenuto un importante ristoratore della città e che è anche figlio di due medici influenti, sia qui in Giappone che all’estero. Ovvio parlino di sua moglie, no? -
- Sarà, però mi sembra esagerato. -
- Ma lasciali perdere, vedila come pubblicità per il vostro ristorante. Piuttosto, ma di quanti mesi sei? -
- Al settimo, quasi ottavo ormai. - sorrido accarezzandomi la pancia
Ormai se anche dovesse nascere prematuro avrebbe decisamente molte più possibilità di sopravvivere rispetto un mese e mezzo fa. Ma se terminasse anche gli ultimi due mesi sarebbe decisamente meglio!
- Oh. - esclama lui
- Perché “oh”? -
- Perché a guardarti sembrerebbe tu sia già al termine della gravidanza. Non che voglia insinuare tu sia grassa eh…ma deve essere bello grandicello. Immagino pesi. - sostiene guardandomi curioso
- In effetti per pesare pesa, molto più di Mizuki al suo stesso mese. Sono diventata una balena già da subito con lui. - piagnucolo
- Ma che balena! Sei uno splendore. Sei ancora più bella di come ti ricordavo Kagome. - dice facendomi arrossire, soprattutto perché so di che natura possano essere i suoi complimenti
- Ti ringrazio Bankotsu. Ma dimmi, come ti vanno le cose? Il lavoro, la famiglia…- chiedo per cambiare argomento
- Tutto bene, non posso lamentarmi. C’è solo una cosa che mi manca per poter essere felice…- si interrompe, guardandomi in modo abbastanza esplicito
- Kagome, ascolta io…-
- Aspetta Bankotsu, se vuoi riprendere l’argomento dell’altra volta ti pregherei di evitare. Ciò che avevamo da dirci lo abbiamo detto. Se oggi sei qui spero sia solo per sapere come sto, data la nostra profonda amicizia. Non voglio dover litigare nuovamente con te. - preciso prima che ricominci con la storia di InuYasha e che mi ama
- Non vuoi proprio darmi nessuna possibilità Kagome? Nemmeno come amico? -
- Puoi giurare che la tua amicizia sarebbe disinteressata e che, soprattutto, porteresti rispetto ad InuYasha? -
Lui mi guarda ma esita a rispondere, ci prova ma poi si zittisce ancor prima di emettere alcun suono.
- Il tuo silenzio ha già risposto per te. - gli faccio notare tristemente
Inutile illudersi che le cose possano ritornare come una volta. Lui non sopporta InuYasha, e credo la cosa sia reciproca. In queste circostanze non posso che pensare al benessere esclusivo della mia famiglia, questa è la mia priorità.
- Io non riesco ancora a comprendere come tu possa esserti innamorata di un uomo che ha abusato di te dentro una sudicia auto, approfittando della tua fragilità. E da quello che vedo approfitta ancora di te e della tua ingenuità. -
- Credo tu abbia un’idea distorta della  mia vita con InuYasha. Lui non approfitta di me, e non mi ha di certo violentata per avere anche il nostro secondo bambino se è a questo che alludi. Sono più che consenziente. Non dico sia stato facile perdonarlo, ma l’ho fatto. E comunque ti ricordo che ho avuto la mia buona fetta di colpa. Sono stanca di ripeterlo all’infinito…InuYasha non è un mostro! Non mi ha fermata per strada abusando di me, sono stata io a dargli corda, a bere come una spugna, a provocarlo, a chiedergli di fare sesso con me per…dimenticarti. È stata colpa mia Bankotsu, me la sono andata a cercare. Lui ovviamente ne ha approfittato, non dico non abbia colpe, di certo non lo tratto da Santo adesso che lo amo, ma la colpa è di entrambi. Non scaricarla solo addosso a lui. Si è pentito di ciò che ha fatto e mi ha chiesto perdono in tutti i modi possibili. Perché vedi solo le sue colpe e non i suoi meriti? -
- Perché non posso essere obiettivo se si tratta di te Kagome! Perché non lo capisci? Da quando ho capito di amarti l’unico mio desiderio è averti solo per me. Saperti tra le sue braccia, nel letto con lui, mi strazia l’anima! Credo di averti sempre amato, ma da stupido e cieco me ne sono accorto troppo tardi, quando eri già di un altro. Se ci mettiamo anche che questo uomo è quello che ha approfittato del tuo amore per me mi logora ancora di più, perché tu amavi me, ME! E sono sicuro sarebbe ancora così se non si fosse messo in mezzo quel bastardo! Non ti ha conquistato in modo normale, ma sei stata costretta a sposarlo, di conseguenza hai cominciato ad abituarti a lui, scambiando forse l’affetto per amore. Ma tu non puoi amare un tipo del genere! Mi rifiuto di crederlo! Anzi, sono convinto di contare ancora molto per te, altrimenti non mi avresti fatto entrare oggi. - afferma sicuro
- Ma come puoi insinuare che ami ancora te e che ciò che provo per mio marito non sia reale? Bankotsu ma ti ascolti quando parli? Perché mai dovrei  amare ancora un uomo che si divertiva a confondermi le idee? Che il giorno prima mi abbracciava come fossi la sua ragazza e il giorno dopo mi sbatteva in faccia la sua nuova fiamma? È vero, ti ho amato, non lo nego di certo, ma ciò che provavo è stato distrutto la stessa sera in cui ho conosciuto InuYasha, nel momento in cui mi hai presentato quella Kagura. Se proprio vogliamo dirla tutta, ciò che è accaduto quel giorno è stato a causa tua! Se non fossi stato tanto ambiguo nei miei confronti non avrei perso la testa per te! Non mi si sarebbe spezzato il cuore vedendoti con Kagura, non avrei annegato il dispiacere nell’alcol, e non avrei nemmeno conosciuto InuYasha! Ma sai che ti dico? Ti ringrazio di cuore! Perché è proprio grazie a te se ho conosciuto il padre dei miei figli, l’uomo che ho imparato ad amare più di me stessa, l’uomo che mi rispetta e mi tratta come la cosa più preziosa che ha, mettendomi su un piedistallo e che fa di tutto per far stare bene la sua famiglia. Abbiamo sofferto entrambi per come sono andate le cose e ne abbiamo pagato le conseguenze insieme, ma abbiamo lottato, abbiamo messo da parte il dolore e siamo cresciuti. La mia bambina è il dono di cui vado più fiera e che non avrei mai avuto se non avessi incontrato InuYasha! Quindi l’unico responsabile per avermi persa sei solo tu Bankotsu! E questa è l’ultima volta che ti permetto di offendere mio marito! Sono stata chiara? - chiarisco dura, rinfacciandogli cose di cui forse non è veramente colpevole, ma la rabbia parla per me
Non può attaccare sempre in questo modo InuYasha. Lui non sa niente di noi e di quello che abbiamo affrontato. Non deve offenderlo, non lo merita!
- Colpa mia? Quindi tu incolpi me se lui ha approfittato di te e ti ha messo incinta? Mi hai lasciato senza parole, davvero. Ma se è questo che pensi di me, che sia addirittura peggiore di colui che ti ha stuprata rubandoti la verginità…ok, non posso far altro che andarmene. - risponde dispiaciuto, ed anche offeso direi
- Non ho mai detto tu sia migliore o peggiore di nessuno. - preciso
- Non serve tu lo faccia Kagome. Dal tuo discorso il mostro della situazione sembro io. Io che ti ho ferito, io che ti ho “raggirata” per così dire, io che offendo un uomo che ha saputo solo scoparsi una ragazzina indifesa. Ma va bene, se è questo che pensi non ho altro da dirti se non che tuo marito non è il Santo uomo che tu credi, neppure adesso che aspetti il suo secondo figlio. - dice facendo per andarsene
- Aspetta! Che intendi? - lo blocco per un braccio prima che se ne vada
Che significano le sue parole?
- Non credo mi crederesti, quindi è meglio che vada. -
- Eh no! Getti il sasso e poi nascondi la mano? Voglio sapere a che ti riferivi prima. - insito curiosa
- Sicura di volerlo sapere? Dato come lo difendi potresti non credere a ciò che sto per dirti. -
- Starà a me valutare se è la verità o meno. - insisto iniziando a preoccuparmi seriamente
Mi guarda qualche istante, poi esce dalla tasca dei jeans il suo cellulare, armeggiandoci su qualche secondo, per poi mostrarmi una cosa che mi colpisce come un fendente al cuore.
- Ecco il reale motivo per cui ero venuto inizialmente. Li ho visti mentre andavo a lavoro l’altro giorno. Quello è il Santo che tanto difendi no? Quello che ti tratta come la cosa più preziosa che ha…- dice crudele, ferendomi ancora di più
Osservo incredula la foto che ritrae InuYasha abbracciato ad una donna che riconosco subito…la sua compagna d’università che ci provava sempre con lui.
Inizio a tremare davanti quella foto, di sicuro recente essendo stata scattata di fronte al nostro ristorante.
- Mandami questa foto sul mio cellulare per favore. - chiedo con un filo di voce, cercando di trattenere le lacrime
- Vuoi mostrargliela? -
- Ti prego, mandamela e basta. -
- Come vuoi. - dice mandandomela via Bluetooth
La osservo dal mio cellulare, ingrandendo l’immagine proprio sui loro visi. Stanno sorridendo felici. InuYasha sta sorridendo ad un’altra donna. Come può avermi fatto questo?
Mi appoggio al letto sentendo la testa vorticare furiosamente, mi sento svenire.
- Kagome, sapessi quanto mi spiace. Stai bene? - mi chiede notando il fiume di lacrime che inizia a bagnarmi il viso
Guardo la sua espressione, fintamente preoccupata, ma altamente soddisfatta del risultato ottenuto. Tutto il mio disprezzo si indirizza su di lui. Su di lui che ha appena distrutto la mia vita. Su di lui che sta gioendo di avermi appena divisa da InuYasha. Su di lui che ha creato tutta questa storia due anni fa.
- Vattene! - urlo furiosa
- Per…perché te la prendi con me adesso? Non sarà colpa mia anche il suo tradimento ora?! -
- Sì, è colpa tua l’avermelo mostrato! Non perché tu tenessi a me, ma per dividermi da lui, per egoismo e cattiveria! Sei venuto qui con questa intenzione pur sapendo che sono stata male e ho rischiato di perdere il mio bambino. Ma a te non è importato nulla delle conseguenze! Non hai minimante pensato che il dolore potesse ripercuotersi su mio figlio oltre che su me. Il tuo unico scopo è stato ferirmi e rovinarmi la vita! Se non posso stare con te allora nemmeno con InuYasha, non è così? Tempismo perfetto…complimenti! -
- Ma Kagome io…-
- Ma io cosa? Sei un vero bastardo Bankotsu! Ti odio con tutte le mie forze! -
- Kagome che succede? Perché stai gridando? - interviene mio nonno, seguito da mia madre
- Nonno, ti prego, buttalo fuori! Non voglio mai più vederlo! - inizio a singhiozzare disperata tra le braccia di mia madre
- Che cosa hai fatto a mia nipote, disgraziato? - inveisce mio nonno contro di lui
- L’ho solo messa davanti la realtà dei fatti, cioè che il suo adorato maritino la tradisce! Ma a quanto pare il colpevole non è lui che lo fa, ma io che l’ho rivelato! - sostiene offeso Bankotsu
- Che cosa? InuYasha? Ma…-
- Guardi se non mi crede! Ecco la prova! - dice mostrando anche a mio nonno la foto
Lui la guarda perplesso, per poi sbottare anche lui, ancora più furioso di me.
- Brutto mascalzone che non sei altro! Come puoi mostrarle una cosa del genere in un momento così delicato? Sei un vero idiota! Già non ti sopportavo quando stavi qui, te e la tua treccia da femminuccia, e adesso ti sopporto ancor meno! Fuori da questa casa e dalla vita di mia nipote! Subito! - sbraita spintonandolo fuori dalla mia stanza
- Ehi, il mio cellulare! - lo richiede Bankotsu, dato che è caduto per terra nella mia camera
- Ecco…riprenditelo! - urla mio nonno prendendolo e lanciandoglielo dietro, mentre lo butta fuori
Io mi sento distrutta. Ho un peso sul petto che mi impedisce di respirare. L’unica cosa che vorrei è prendere a schiaffi InuYasha, e spinta da ciò prendo il telefono per chiamarlo. Ha molte cose da spiegarmi!
- Tesoro che fai? - mi chiede mia madre
- Chiamo quell’idiota traditore! -
- Prima cerca di calmarti bambina mia! Sei troppo agitata. - prova a calmarmi lei
- Se non ci parlo ora esplodo mamma! Deve spiegarmi che significa questa maledetta foto! -
- Kagome, capisco come ti possa sentire, ma quella foto mostra solo un abbraccio, nulla di più. Magari si conoscono e si sono  solamente abbracciarsi per salutarsi. - sostiene lei
- Si conoscono eccome! Quella maledetta ci provava sempre con lui all’università. Non mi stupirei se adesso che sono ridotta così cercasse “consolazione” in quella sgualdrina! -
- Kagome per me stai esagerando! Quella fotografia non prova nulla! Soprattutto se scattata da quell’imbecille di Bankotsu. - interviene mio nonno
- Come potete esserne sicuri? Non li vedete come si sorridono? - gli faccio notare rimettendo lo zoom sui loro visi e mostrandoglieli
- Non è comunque una prova! Quel ragazzo ha dato più volte dimostrazione dell’amore che prova per te! Sono sicuro che c’è una risposta più che valida a quell’immagine. - lo difende ancora mio nonno
Sembra molto ferito anche lui dalla foto. Sembra volerle trovare una giustificazione per discolpare InuYasha, come se temesse di perderlo se fosse vera.
- Per scoprire la verità non ci resta che chiederlo al diretto interessato. -
 
 
                                                                                              ********************
 
 
Sto guidando più veloce che posso dopo la chiamata di Kagome in cui mi diceva solamente di correre a casa il prima possibile e che era importante.
Kami, speriamo che lei e il bambino stiano bene!
Arrivo trafelato nella nostra camera, trovandovi lei stesa sul letto tra le braccia della madre ed il nonno seduto sulla poltrona, come in attesa.
- Che succede? Stai male? Hai dolori? Perdi di nuovo sangue? - chiedo in ansia, ma lei mi guarda senza rispondere
Vedo tutti perfettamente tranquilli e la cosa mi stranisce.
- Insomma, mi dite che succede? - insisto preoccupato
- Dimmelo tu! - risponde finalmente Kagome, passandomi il suo cellulare, su cui vedo una mia foto con Ruri
- Ma che accidenti…chi ha scattato questa foto? - chiedo incredulo
Sicuramente risale all’altro ieri, quando ho visto Ruri al ristorante con mio padre. Mi ha abbracciato per ringraziarmi di averglielo fatto incontrare  e perchè è disponibile a prendere in cura il suo.
- Non importa. Voglio sapere che significa! Perché eri abbracciato a quella sgualdrina? Eh? - chiede severa
- Significa quello che vedi. Ci stavamo abbracciando. Né più né meno. -
- Non provi nemmeno a negarlo quindi! - urla furibonda
- Cosa dovrei negare? Mi stava abbracciando per ringraziarmi di un favore che le ho fatto. Che dovrei dire? Che è un fotomontaggio? -
- Un favore…certo. Immagino quale favore! -
- Kagome, stai insinuando che ti tradisco con Ruri? Parla chiaro! - sbotto arrabbiato oltre che ferito dal suo interrogatorio
- Non è forse lei quella che ti correva dietro per i corridoi dell’università implorando quasi di essere scopata, o sbaglio? -
- Kagome! Ma cos’è questo linguaggio? E poi cercate di  mantenere bassi i toni ragazzi. Dovete chiarire non sbranarvi a vicenda. - interviene sua madre
- Ha ragione signora, mi scusi. È solo che essere accusato di averla tradita solo per una foto, che ritrae un semplice abbraccio, mi sembra una mancanza di fiducia che mi ferisce molto. Non mi pare di averti mai dato motivo di dubitare di me Kagome. -
- Questo è vero. Quindi vorresti spiegarci il perché di quell’abbraccio con quella ragazza? - mi chiede il signor Higurashi
- Ruri mi ha chiamato un mese fa per chiedere il mio aiuto. Suo padre è malato di sclerosi multipla e mi ha pregato di chiedere al mio di prenderlo in cura, essendo lui uno dei migliori neurologi. Se non mi credi chiama mio padre e chiegli conferma. C’era anche lui il giorno in cui è stata scattata questa foto. -
- Kami, che disgrazia! - esclama la signora Higurashi
- Ma perché non me ne hai parlato allora, scusa? Perché non mi hai detto che Ruri ti aveva cercato? - chiede ancora arrabbiata
- Perché dato il tuo stato temevo ti arrabbiassi! So che non la sopporti. E poi non credevo certo di farti un torto non dicendoti che mi aveva cercato per parlare con mio padre. Io sono stato solo un tramite, la cosa non riguardava me. Certo non immaginavo bastasse così poco per farti perdere fiducia in me, oppure te lo avrei detto subito. - preciso ancora offeso
Restiamo tutti in silenzio qualche istante che a me sembra un’eternità. Lei mi guarda confusa e poi dispiaciuta.
- Hai ragione, mi spiace. - dice finalmente, anche se le sue scuse non mi fanno certo sentire meglio
Mi ha ferito sapere che le basta una foto per condannarmi. Ma a proposito della foto…
- Posso sapere adesso come hai fatto ad avere questa foto? È stato Miroku? - chiedo pensando a lui e al suo ultimo “discorsetto”, inutile,  su Ruri
- Perché pensi  a lui? - domanda incuriosita
- Perché la prima volta che ha visto Ruri, il giorno in cui è venuta a chiedermi aiuto, lui era lì e mi ha raccomandato di tenere la testa ma soprattutto “altro” al suo posto. Certo che avete tutti una grande considerazione di me. Me ne compiaccio. - constato con immensa delusione
- Suvvia figliolo…io e mia figlia Noriko sapevamo che non avevi fatto nulla. Riguardo Kagome capiscila…gli ormoni della gravidanza e la paura di queste settimane la stanno stressando parecchio. - prova a giustificarla suo nonno
- Sarà, ma ci sono comunque rimasto male. Prima di saltare a conclusioni affrettate parlamene, senza andare in escandescenza ed accusarmi. Comunque, non mi hai ancora detto chi ti ha mandato questa foto. - insisto ancora
Voglio sapere a chi devo andare a spaccare la faccia!
- Beh…è stato Bankotsu. È venuto poco fa e me l’ha mostrata-
- Chi? È stato chi??? Io lo uccido quel bastardo! - sbraito facendo per uscire a cercarlo
- Aspetta figliolo che vuoi fare? - mi ferma nonno Higurashi
- Semplice! Spaccare la testa a quello stronzo treccioluto! -
- Non mi sembra il caso caro, non ne vale la pena. - sostiene mia suocera
- Ne vale la pena invece! Ha messo sottosopra la mia famiglia solo perché al mio posto vorrebbe esserci lui! Ma io lo uccido! - mi lascio sfuggire, accorgendomi troppo tardi di ciò che ho detto
- In che senso vorrebbe essere al tuo posto? - chiede il nonno
Ecco e ora come me la cavo? Non ho mai raccontato che Bankotsu se n’è andato perché l’ho affrontato quando ho capito che era interessato a Kagome, né tantomeno che gli ho raccontato la verità sul perché lei si trovasse al Breath quella sera.
- Intende che Bankotsu è interessato a me e ha fatto tutto questo per metterci contro. - gli spiega Kagome, stupendomi
Che gliel’ abbia raccontato lui o lo avrà capito da sola?
- Ma è assurdo. Perché avrebbe dovuto mettersi in mezzo? Ormai siete una coppia felice. -
- Perché dice di aver capito di essere innamorato di me. Ma dopo il mio ennesimo rifiuto ha deciso di vendicarsi così. -
- Che significa “ennesimo”? - chiedo confuso
Ennesimo…quindi ha rifiutato parecchie volte? Ma quali volte se si sta parlando di lui solo oggi?
- Beh…lo avevo già incontrato un anno fa. Quando stavamo rimettendo a nuovo il ristorante. In quell’occasione mi ha detto che vi eravate scontrati e che tu gli avevi intimato di starmi lontano perché avevi capito che era interessato a me. -
- Tu…lo hai incontrato un anno fa e me lo vieni a dire adesso? Ti ricordo che cinque minuti fa mi hai fatto la predica per non averti detto di Ruri e tu sei la prima che fa le cose alle mie spalle? Peccato che nel mio caso io non fossi innamorata di lei, tu invece lo sei stata di Bankotsu! Avresti dovuto dirmelo! - urlo furibondo
Predica bene e razzola male, anzi, peggio! Molto peggio!
- Non te ne ho parlato per non distrarti dai tuoi impegni. Stavi imparando dai migliori chef a cucinare e non volevo farti preoccupare. - prova a giustificarsi
- Ok papà, forse è meglio se noi ce ne andiamo e li lasciamo parlare da soli. -
- Certo cara. E mi raccomando voi due…comportatevi bene! - ci avvisa il nonno prima di andare via con mia suocera
Sbuffo e mi metto seduto dove prima c’era il signor Higurashi. Sono arrabbiato oltre ogni misura, ma provo a calmarmi, passandomi una mano in faccia, come se potesse servire a portarsi via i sentimenti che al momento mi tormentano.
- Sei arrabbiato con me, vero? - chiede Kagome con voce addolcita
- Non sono arrabbiato, sono furioso! - sbotto ugualmente
Non riesco a contenere la rabbia che mi sta accecando in questo momento. Quel maledetto le ha parlato per chissà quante volte e lei non mi ha detto niente. Che devo pensare? Che non l’ha fatto perché tiene ancora a lui? Io almeno non ho mai amato quella sciacquetta, non le ho mai dato corda, e di certo non mi sono ubriacato per lei.
- Non hai motivo di esserlo. E poi in fondo tu hai fatto lo stesso con Ruri no? Quindi siamo pari, non parliamone più. -
- Siamo pari? Cos’è una gara? E poi non puoi paragonare le due cose! Io e Ruri non abbiamo parlato di nulla se non di suo padre, tu e quello stronzo, invece, mi pare vi siate fatti una bella chiacchierata, in cui immagino non mi abbia definito come il migliore degli uomini, o sbaglio? -
- Che vuoi che ti dica InuYasha? Mi dispiace ok? Non te ne ho parlato perché non volevo farti arrabbiare! - insiste lei
- Voglio sapere che vi siete detti la prima volta. - chiedo perentorio
- Semplicemente ha detto che tu non sei l’uomo adatto per me, che era pentito di non aver capito prima di amarmi perchè altrimenti adesso starei con lui, non con te. Cose così. -
- E tu gli hai permesso di rimettere piede in questa casa per vederti? Ti rendi conto che avresti dovuto sbatterlo fuori a calci? - ringhio quasi, ancora più infastidito
- Pensavo volesse solo sapere come stavo. Cielo, smettila di fare la parte della vittima adesso! Gli ho detto come la pensavo, ti ho difeso, l’ho cacciato via, che altro volevi che facessi? - urla irritata
- Dirmi della prima volta che ti ha cercato ad esempio. Non nascondermi la sua visita. E sono sicuro che se non fosse accaduto tutto questo putiferio non mi avresti detto nemmeno oggi della sua visita. -
- Che stai insinuando InuYasha? Che te l’ho nascosto perché provo ancora qualcosa per lui? -
- Non ho detto questo! -
- Ma è quello che pensi! Come puoi anche solo pensarlo? Mi ferisci molto così. -
- Non è forse ciò che hai fatto prima anche tu? Hai subito pensato che ti tradissi, quando invece l’unico mio pensiero siete tu e i nostri figli! Mai ti ho dato motivo di dubitare di me. Mai una sola volta! Non ho avuto occhi che per te da quando ci siamo incontrati, cosa che non posso dire di te visto che amavi ancora quell’imbecille anche quando ci siamo sposati, perché lo vedevo come lo guardavi, soprattutto la sua fidanzata. Ne eri gelosa, non puoi negarlo! -
- Sì lo ammetto! Lo amavo ancora all’epoca, mica potevo  cancellare i miei sentimenti con un colpo di spugna. Ma ti ricordo anche che il nostro matrimonio non è stata una nostra scelta! Mi è stato imposto contro la mia volontà, ovvio che non ti amassi e fossi ancora gelosa di Bankotsu.  Non è stato certo il matrimonio che ho sempre sognato, e lo sai! -
E con questa frase mi uccide del tutto. Quel “mi è stato imposto contro la mia volontà” esce dalle sue labbra come qualcosa di assolutamente sbagliato, che mai avrebbe fatto di sua libera scelta.  Questa è una cosa che ho sempre saputo, ovvio, ma sentirmelo rinfacciare adesso, dopo tutti questi mesi d’amore, dopo due figli, dopo tante avversità superate insieme… è estremamente doloroso.
Sembra accorgersi di ciò che ha detto osservando me, che devo sembrarle sconvolto, ed infatti lo sono.
- Cioè…non voglio dire che sia pentita di averti sposato, mi sono spiegata male. - prova a spiegarsi, ma ormai il danno è fatto
- Mi pare tu sia stata fin troppo chiara invece. Se non ti avessero costretta non mi avresti mai sposato, e di questo ne sono sempre stato consapevole, ma rinfacciarmelo così, dopo quello che c’è stato tra di noi, è più doloroso della coltellata che mi sono preso da Hakudoshi. - replico con un sorriso amaro
- InuYasha, non volevo dire esattamente quel che ho detto! Intendevo che il nostro matrimonio non è stato esattamente ciò che mi aspettavo da bambina, quando immaginavo quel giorno così importante. Non volevo assolutamente dire che sono pentita di averti sposato, anzi, tutt’altro! - ripete dispiaciuta
- Quindi in pratica, stai dicendo ti avrei rovinato il giorno più bello della tua vita? Beh adesso che ho capito la differenza mi sento meglio! - rispondo sarcastico
- InuYasha ti prego…non prenderla così…- cerca di convincermi avvicinandosi per abbracciarmi, ma io la scanso
- Mi dici che ti ho rovinato il matrimonio dei tuoi sogni e dovrei prenderla bene? Io non ho mai pensato a quel giorno come un’ascesa al patibolo, al tuo contrario. Quindi scusami se mi ferisce sentirti dire che ti ho rovinato il matrimonio! Io l’ho sempre visto come una formalità. -
- Ma che stai dicendo? Non ho mai detto tu abbia rovinato nulla! Ho solo detto che mi spiace non aver avuto il matrimonio che tutte desiderano e che se mi hai vista innamorata di Bankotsu quando ci siamo sposati è perché non lo ero ancora di te. Non puoi negare che non sia stata una nostra scelta sposarci, ce lo ha imposto mio nonno, che adesso ringrazio col senno di poi, ma non in quel periodo, in cui addirittura ti detestavo. -
- Lo so. So che ci siamo sposati perché l’ha chiesto tuo nonno, non certo perché ci amavamo. Ma sentirselo dire così, mi ha ferito. - confesso estremamente deluso
Quindi adesso oltre che incolparmi di aver abusato di lei, di averla messa incinta, di averla traumatizzata e altro, dovrò incolparmi anche di averle rovinato il matrimonio. La lista dei miei sensi di colpa invece che diminuire aumenta. Bene!
- Ti prego scusami…non volevo ferirti. Dai perdonami, lo sai che ti amo…facciamo pace. - insiste addolcendo il tono, ma non funziona
Ok forse sono esagerato, rancoroso, con un carattere di merda, ma non riesco a metterci una pietra sopra, non subito perlomeno.
- Scusami tu invece, ma non ci riesco adesso. Ho bisogno di pensare al momento, lontano da qui. - le confesso stremato, prendendo le chiavi dell’auto per andare a schiarirmi le idee, almeno per oggi
- Vuoi andartene? Mi stai forse lasciando? - chiede preoccupata
- Ho solo detto che ho bisogno di un po’ di tempo per pensare, non che ti lascio Kagome. - preciso, osservando il suo viso triste
- Non aspettarmi per cena. Non so quando torno. - l’avverto prima di uscire dalla camera, ma sentendola iniziare a singhiozzare
Vorrei ritornare da lei, ma le mie gambe me lo impediscono. Mi portano invece fuori, di corsa, a raggiungere l’auto.
E adesso che faccio?
 
                                                                              *********************
 
 
Perché? Perché me ne sono uscita con quella dannata frase? E adesso? Non ha voluto perdonarmi. Ma come posso dargli torto! E se mi lasciasse? No, non può farlo! Non posso immaginare di averlo lontano da me. Non può farmi questo!
- Kagome, ma dov’è andato InuYasha? Perché piangi così? -
- Mamma! Ho combinato un guaio! - dico gettandomi tra le sue braccia disperata
- Che è successo bambina mia? - chiede abbracciandomi per consolarmi
Le racconto della lite e  la vedo scuotere la testa.
- Non avresti dovuto dirlo. Lo hai ferito, lo sai? -
- Certo che lo so! Ma io non intendevo dire che sono pentita di averlo sposato. -
- Ma da come lo hai detto è stato facile fraintendere. Ed anche se lui avesse compreso il tuo ragionamento adesso si sentirà distrutto al pensiero che ti ha rovinato quel giorno. - mi spiega mia madre
- Ma non è così. Certo non è andata come volevo, ma io lo amo! Non potrei mai volere nulla di diverso da come sono andate le cose. Solo che avrei preferito poter festeggiare il mio matrimonio. Che c’è di male in questo mamma? -
- Nulla cara. Diciamo che è stato sbagliato il momento in cui hai esternato questo tuo dispiacere. -
- E se non mi perdonasse? Se non ritornasse? Che ne sarà di me mamma? - chiedo in lacrime
- Non pensare al peggio Kagome. Vedrai che ritornerà. Dagli solo modo di calmarsi. -
- Mi ha detto di non aspettarlo stasera, quindi non credo ritornerà. Ho sbagliato tutto con lui! Prima l’ho accusato di tradirmi con Ruri, poi gli ho mentito su Bankotsu ed infine gli ho detto quelle cose. Stavolta non mi perdonerà, ed io morirò di dolore! - singhiozzo ancora più disperata
- Adesso finiscila Kagome! Agitarti tanto non servirà a nulla se non a fare male al bambino. Mettiti a letto e cerca di riposare. Vedrai che tuo marito ritornerà e farete pace. - sostiene con tono più severo per riscuotermi dall’isterismo
Ha ragione anche lei. Fare così non mi aiuta di certo, però mi sento malissimo. Se non posso nemmeno piangere per sfogarmi che mi resta?
Seguo comunque il suo consiglio e provo a distendermi, anche se per tutta la notte non chiudo occhio, aspettando il ritorno di InuYasha, che come avevo temuto non è tornato.
È l’alba quando lo vedo entrare in camera, e il mio cuore sembra riprendere a battere nuovamente.
- InuYasha! Sei ritornato! - esclamo correndogli incontro per stringerlo a me, ma non lo sento rispondere al mio abbraccio, così mi stacco
- Sono venuto a cambiarmi per andare a lavoro. - mi spiega freddo, prendendo i vestiti e dirigendosi in bagno
- Aspetta! Dobbiamo parlare. - lo fermo
- Non adesso ti prego. Ne parleremo quando torno. -
- Ok…- mi arrendo notando il suo distacco
Rimango tutto il giorno chiusa in camera. Non ho voglia di alzarmi, sono troppo giù. Aspetto la sera per parlare con InuYasha, ma alle tre del mattino non si vede ancora, così più per mancanza di forze che per sonno mi addormento, non sentendolo rientrare. Mi risveglio quasi a ora di pranzo, ancora più stanca di quando mi sono addormentata.
Le cose vanno così per tutta la settimana, finchè, stanca del suo comportamento esagerato, decido che è ora di finirla! Mi alzo e decido di andare da lui al ristorante. Se in casa non si fa quasi più vedere sarò io ad andare da lui.
- Ma sei impazzita? Andare lì nelle tue condizioni? - mi blocca mio nonno
- Sto benissimo! È la rabbia a darmi la forza! Adesso vado lì e gli spacco la testa! Avrò anche sbagliato, ma lui sta esagerando! E poi nemmeno sua figlia lo vede da giorni, scherziamo? Può anche essere arrabbiato con me, ma non deve farlo pesare su Mizuki! - sbraito furiosa, ignorando le sue lamentele anche quando esco fuori contro il suo volere
Mi è abbastanza faticoso farmi tutta la strada a piedi, ma non avevo voglia di star chiusa in metropolitana. Poi l’aria autunnale mi fa stare bene. Mi rilassa girare per le strade ricoperte di foglie gialle e rosse. Sentire i profumi tipici di questa stagione mi è sempre piaciuto, quindi non mi pesa molto camminare. Arrivo circa un’ora dopo visto che me la sono presa comoda. Ho il fiatone, male alle gambe ed alla schiena, ma non importa, adesso dovrà parlare con me, che lo voglia o no!
Entro come una furia nel ristorante e mi dirigo spedita nelle cucine.
- No no! In questo ci va il limone non l’aceto! Stai più attento Shin! - lo sento rivolgersi ad uno degli aiutanti più giovani
- Ok chef, mi scusi! -
- InuYasha! - lo chiamo per attirare la sua attenzione
- Kagome? Ma che accidenti ci fai qui? - esclama sorpreso, raggiungendomi
- Dobbiamo parlare! - affermo mentre ci allontaniamo dagli altri
- Ma sto lavorando! -
- Vorrà dire che farai una pausa! -
- Non posso. Ne parliamo stasera, torna a casa. Aspetta ma…come sei arrivata? Ti ha accompagnato qualcuno? - chiede affacciandosi in sala per vedere chi mi accompagna
- Sono venuta da sola. - chiarisco alzando gli occhi al cielo
Che diamine gliene importa chi mi ha accompagnata?
- Ma sei impazzita? Prendere la metropolitana nel tuo stato? Avrebbero potuto urtarti e farti cadere! -
- Non ho preso la metro. Sono venuta a piedi. Ora vuoi ascoltarmi? -
- A piedi? Sei un’incosciente! I dottori hanno detto riposare, e tu che fai? Ti fai chilometri a piedi! Pazza! Vieni a sederti! - sbraita tirandomi per un braccio nel suo ufficio e costringendomi a sedermi
Tanto meglio, almeno qui abbiamo la privacy che ci serve.
Quando finalmente mi metto comoda sul divano mi sembra di rinascere. Sono stanca morta e dolorante.
- Ora possiamo parlare? - insisto ancora
Sbuffa, portandosi una mano tra i capelli, poi si siede accanto a me.
- Di cosa vuoi parlare? -
- Mi prendi in giro? È una settimana che mi eviti! E non solo me, ma anche tua figlia! Ti sembra normale un comportamento del genere? Ok, ho sbagliato a dirti quella cosa, capisco tu ce l’abbia con me, ma non ti sembra esagerata come reazione adesso? E poi te l’ho detto, non intendevo che sono pentita di averti sposato, sono solo dispiaciuta di non aver avuto il matrimonio che sognavo. Stop! Con ciò non voglio dire che non ti amo o che sia pentita di essere tua moglie. Tutt’altro! Ti amo InuYasha e non potrei essere più felice di averti sposato, anche se non l’ho deciso io, perché solo essendo costretta a vivere sotto lo stesso tetto ho imparato a conoscerti ed amarti. Quindi mai ho rinnegato quel giorno come tale, solo le modalità. Oh Kami, ti prego dimmi che capisci ciò che intendo! - mi dispero coprendomi il viso con le mani, cercando di fermare le lacrime che premono per uscire
- Sì, ho capito cosa intendi dire. Ma ciò non toglie che ti ho rovinato il matrimonio, oltre che la vita. - sostiene alzandosi e dirigendosi verso la sua scrivania
- Non mi hai affatto rovinato la vita! Perché accidenti lo pensi? Ti ho mai dato modo di pensarlo? -
- Me lo ripetevi continuamente quando ci siamo sposati. Anzi, non riuscivi nemmeno a sopportare la mia presenza. Non so darti torto se pensi che il nostro matrimonio non sia stato d’amore, ma di facciata, e la cosa non mi sta più bene. - afferma prendendo dei fogli da un cassetto e un altro oggetto che non capisco cosa sia
- Che intendi dire che la cosa non ti sta più bene? - gli chiedo col cuore in gola, mentre lo vedo avanzare verso me con quei fogli ed una penna
Si risiede accanto a me, con aria dispiaciuta, ed inizio già a tremare per il significato di quelle parole.
- Kagome, l’altro giorno sono stato dall’avvocato di mio padre…- dice stringendo i fogli, che iniziano a prendere un senso nella mia testa
Non può essere ciò che penso!
- Gli ho parlato della nostra situazione…e lui mi  ha consigliato la scelta migliore da fare, che è questa…- dice passandomi ciò che teneva in mano
- “Separazione consensuale”…- è l’unica cosa che leggo, prima che le lacrime  mi appannino del tutto la vista
- Vorrei che firmassi questi documenti Kagome, senza ricorrere per forza ad un giudice. Se firmi, in poche settimane saremmo di nuovo liberi.**- sostiene passandomi anche la penna
Il dolore che mi pervade è tale che mi sembra quasi di svenire. Mi sento come dentro una bolla, come se ciò che mi sta accadendo fosse solo un sogno.
No, non un sogno, ma un incubo! Sto vivendo un incubo ad occhi aperti!







Musica di Super Quark…duuuduuuu duuuuu dududuuuuu
*PET-TAC.  Macchinario appartenente alla diagnostica medico-nucleare che fa sia PET che TAC.
PET ( Tomografia a emissioni di positroni )  è una versione avanza della TC (Tomografia computerizzata, anche chiamata TAC)
La PET, al contrario della TC, analizza con precisione l’interno degli organi e della circolazione sanguigna grazie ad un metodo di contrasto radioattivo iniettato per via venosa. In pratica, se la TC controlla l’organo esternamente per rilevale un’alterazione anatomica, la PET lo fa dall’interno controllando come sta “lavorando”, rilevando anche in anticipo le alterazioni a livello biologico molecolare e osservandone anche l’afflusso sanguigno (come nel caso del cuore) Spesso la PET si accompagna contemporaneamente alla TC, in modo da fornire entrambe le immagini, per questo l’apparecchiatura che le fa si chiama PET-TAC.    (e dal fondo del mar ecco spuntare Spongebob che con un delizioso sorriso e un arcobaleno che spunta dalle sue delicate manine dice “Non ce ne frega un *azz*….adoro sta immagine ihihihihihi se non la conoscete cercatela *-* magnifica *-*)
 
 
**  Il divorzio in Giappone è una cosa decisamente più facile da ottenere rispetto altri paesi, tipo l’Italia. Lì infatti, in caso di divorzio consensuale, la richiesta viene presentata da entrambi i coniugi all’Ufficio Anagrafe del Comune giapponese di residenza degli interessati. Il Comune rilascia un “certificato d’accettazione della denuncia di divorzio consensuale” e il divorzio viene annotato nel Registro di Famiglia (koseki tohon). 
In caso di divorzio non consensuale si ricorre al Tribunale Familiare dove, dopo un intervento di conciliazione fra i coniugi, viene rilasciato un Verbale conclusivo (chosho) che ha valore di sentenza definitiva che sarà annotata nel Registro di Famiglia del coniuge giapponese. Se l’intervento del giudice conciliatore è fallito ci si rivolge alla Corte Distrettuale dove verrà pronunciata una sentenza che, divenuta definitiva, sarà annotata nel registro di Famiglia degli interessati. 





Ma non doveva essere l'ultimo capitolo...direte voi? In effetti lo è ^^ o meglio, è la prima parte. La storia l'ho conclusa con la bellezza di 35 pagine di Word, ma ho deciso di troncarla in due per non essere eccessivamente lunga. In settimana pubblicherò la seconda ed ultima parte, quindi controllate  spesso gli aggiornamenti se interessati ^_<
Baci baci Faby <3 <3 <3 

 

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Capitolo 12
*** Fine o coronamento di un sogno? (seconda parte) ***




Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.

 


 
- Vuoi il divorzio? Perché? - chiedo il lacrime
Tutto questo non mi sembra reale. Non posso davvero trovarmi in questa situazione assurda!
- Perché ho capito che avevi ragione. Il nostro matrimonio è stato un’imposizione di tuo nonno, non una nostra scelta. Non ci amavamo quando ci siamo sposati. -
- Ma io ti amo adesso! Non conta nulla per te? -
- Certo che conta, ed anche io ti amo più della mia vita Kagome, ma questo matrimonio inizia a starmi stretto. Per questo voglio che firmi, così potremmo essere liberi da questo legame forzato. - afferma serio, dandomi l’ennesima pugnalata al cuore
- Libero? Vuoi essere libero? È per questo che lo fai? E fammi indovinare…vuoi essere libero per risposarti, non è così? - chiedo infuriata, oltre che delusa
- Ovviamente. - risponde semplicemente
“Ovviamente”! Certo…immagino anche con chi a questo punto! Quella maledetta! E ha avuto pure il coraggio di negare!
Mi alzo come una furia dal divano, ignorando le fitte di dolore alla schiena, dirigendomi verso la scrivania, dove firmo i documenti per il divorzio. Se è questo che vuole l’avrà, ma non dovrà mai più cercarmi per il resto della sua vita!
- Ecco! Tieni la tua libertà! Auguri e figli maschi con quella sgualdrina! - urlo tirandogli in faccia i fogli, per poi spalancare la porta e andarmene
- Aspetta! Dove stai andando? - mi blocca prendendomi per un braccio
- A casa mia! Lasciami! - strillo, attirando l’attenzione dei camerieri che passano lì vicino
- Non credo proprio! Non abbiamo ancora finito! - afferma ritrascinandomi dentro l’ufficio
- Che accidenti vuoi ancora? Hai voluto il divorzio? L’hai avuto, ora sei libero, quindi lascia libera anche me e fammi tornare a casa da mia figlia! - esplodo ormai in preda all’ira
- Non ci penso proprio e poi dobbiamo ancora parlare! E comunque voglio sapere a che ti riferivi prima con “auguri e figli maschi con quella sgualdrina”-
- Hai pure il coraggio di chiedermelo? Mica sono scema! Hai detto che vuoi essere libero per risposarti, quindi, a meno che non ti sei trovato un’altra, vuoi sposarti con Ruri. Non ci vuole un genio per capirlo! -
- Ruri? Ma che hai capito stupida? Mi sono perfino scordato dell’esistenza di quella! Se prima imparassi ad ascoltare fino in fondo invece di trarre subito conclusioni affrettate, adesso sapresti che non è certo lei che voglio sposare! - dichiara arrabbiato
- Ah sì? E sentiamo…chi sarebbe “la fortunata” allora? - chiedo, anche se non potrebbe importarmene più di tanto
- Tu, stupida! - mi urla in faccia, facendomi quasi sussultare
Eh?
- Io? Mi prendi in giro? Eravamo sposati fino a cinque minuti fa, finchè non mi hai fatto firmare il divorzio! Smettila di dire scemenze! -
- Sei dura di comprendonio accidenti! - afferma prendendo una scatola dalla tasca dei pantaloni
- Volevo farlo diversamente, non certo mentre ci urliamo contro, ma tu non mi lasci parlare! Ti ho chiesto il divorzio così da essere liberi e chiederti di mia libera scelta, senza nessuno che ci costringa: mi vuoi sposare? Adesso siamo solo tu ed io, senza nessuno che ci obblighi. Vuoi SCEGLIERE di diventare mia moglie Kagome? - mi chiede sottolineando la parola scegliere e mostrandomi il contenuto della scatola, firmata Cartier
È un solitario, con un grosso diamante rettangolare al centro, incastonato tra dei decori che sembrano due petali che sorreggono il diamante, con altri minuscoli cristalli a contornare l’intera fascia. Rimango incantata a guardarlo, senza parole, non per l’anello in sé, ma per il gesto, che fatico ancora a capire.
- Rimani senza parole proprio adesso che devi darmi una risposta? - incalza lui, notando il mio silenzio
- I…io non… non capisco. Mi hai chiesto il divorzio…per sposarmi di nuovo? - balbetto incredula
- Ovvio che sì! Mica perché voglio lasciarti! C’ho pensato tanto in questi giorni e ho capito che hai ragione, anche se l’hai detto in modo abbastanza contorto. Per una coppia che si ama, festeggiare il giorno del matrimonio è molto importante. Non essenziale per carità, ma se possiamo permettercelo perché non farlo? Il nostro matrimonio è stato un giorno per niente felice, soprattutto per te, che hai pianto come una fontana per la disperazione.  Per me invece è stato un simbolo di redenzione, ma non certo di amore. Per questo voglio cancellare del tutto quel giorno, per crearne uno nuovo, tutto nostro, festeggiando come la vera coppia innamorata che siamo. -
Ascolto la sua spiegazione più sconvolta che mai. Non avrei certo pensato a questo risvolto pochi minuti fa. Ritorno a piangere come una bambina, ma stavolta fiondandomi tra le sue braccia.
- InuYasha! - riesco solo a dire, mentre mi lascio andare ad un pianto nervoso ed irrefrenabile, tanto che i singhiozzi iniziano a farmi mancare il respiro
Ciò che provo adesso non riesco nemmeno a descriverlo. Provo sollievo nel sapere che non vuole lasciarmi, ma il dolore di prima non mi ha del tutto lasciata. Mi ha scombussolata troppo tutto questo. Le gambe mi cedono, ma lui mi regge subito.
- Kagome, tutto bene? - mi chiede preoccupato, portandomi sul divano
- Non proprio. - fatico a dire
- Aspettami qui! Non muoverti capito?! - mi ordina prima di uscire dall’ufficio per andare chissà dove
Non muoverti dice…e chi ne ha la forza! Mi sento la testa come se fosse vuota, come se galleggiassi.
Ritorna subito con un bicchiere d’acqua in mano.
- Ce la fai a sollevarti? - chiede, aiutandomi a mettermi seduta
- Sì…-
- Bevila tutta, ti sentirai meglio. - dice passandomi il bicchiere
Ne sorseggio un po’, ma ho quasi voglia di sputarlo.
- Ma che roba è? - chiedo disgustata
- Acqua, zucchero e un pizzico di sale (*). -
- Ma che schifo! -
- Buttalo giù e basta! Avrai avuto un calo di pressione. -
Bevo quest’intruglio nauseante il più velocemente possibile, ma devo ammettere che in pochissimi minuti mi sento già meglio.
- Come va? Passato? - chiede prendendomi il polso e controllando le pulsazioni
- Sì, grazie. Ora sto decisamente meglio. -
- Mi hai fatto preoccupare. - sospira rasserenato
- Ma senti te che mi devo sentir dire! Prima mi fai quasi venire un colpo e poi dici che ti eri preoccupato? Ringrazia che non ti sia schiattata qui in ufficio piuttosto! Mi hai fatto stare malissimo, stupido idiota! - impreco dandogli un colpo di cuscino
- Non distruggermi il divano! Comunque la colpa è anche tua che non mi hai fatto finire di parlare! -
- Ma dopo il tuo comportamento degli ultimi giorni che altro volevi che pensassi, eh? È logico abbia pensato che volessi lasciarmi davvero. Potevi anche essere più delicato nel dirmelo! -
- Ok ok è vero! Ma non immaginavo certo l’avresti presa tanto male, pensando addirittura volessi sposare un’altra  al posto tuo! -
- Avresti pensato lo stesso se le cose fossero state inverse! E poi non serviva tutta questa farsa, avremmo semplicemente potuto rinnovare i voti. Anzi, volevo chiederti proprio questo settimane fa, ma poi quello che è successo me lo ha impedito. - sbotto infuriata per le pene inutili che mi ha dato in questi giorni
- Quindi è una cosa che pensavi già da parecchio quella del matrimonio…- mi fa notare
- Dal giorno del matrimonio di Sango e Miroku per la verità. Ammetto di averli invidiati molto. - confesso dispiaciuta
- Ora non dovrai più invidiarli. Quando il divorzio sarà effettivo potremmo organizzare il matrimonio dei tuoi sogni, amore mio. - ripete abbracciandomi
- A me basta avere l’uomo dei miei sogni accanto, ma grazie per il gesto,  anche se hai seriamente rischiato di rimanere vedovo più che divorziato. - ironizzo più tranquilla
- Che significa? - chiede preoccupato
- Nulla…era tanto per dire. -
- Invece non credo! Sputa il rospo! - insiste
- Ma nulla, davvero! Era per dire che stava per venirmi davvero un colpo dal dispiacere e dal dolore. Tutto qua. - preciso più chiara
- Mi dispiace. Ecco un altro motivo per cui sentirmi in colpa, dannazione! Non era certo così che immaginavo le cose. -
- E che ti aspettavi? Che sarei stata felice vedendo quei fogli? -
- Certo che no, ma non credevo nemmeno la prendessi così male. Nei miei piani, stupidi per altro, me ne rendo conto adesso, immaginavo di dirti che volevo il divorzio, tu avresti firmato dopo qualche lacrima e poi ti avrei subito stupita con la proposta. Ma quello preso alla sprovvista sono stato io quando hai creduto lo facessi per sposarmi con un’altra. A quest’ ipotesi non avevo proprio pensato. Scusami. - mi spiega mortificato
- Lascia stare, ormai è andata così. Ma la prossima volta che vuoi farmi una sorpresa cerca di non farmi morire di crepacuore, soprattutto se sono incinta, e con una gravidanza a rischio per giunta. - preciso accigliata
- Hai ragione. Sono il solito coglione. Comunque…sai che non mi hai risposto? -
- A cosa? - chiedo perplessa
- Come a cosa? Ti ho chiesto di sposarmi, ma non hai risposto! -
- Ah…è vero. Sarei tentata di dirti no dopo quello che hai combinato in questi giorni. Mi hai davvero ferita. -
- Ma tu… non hai intenzione di rifiutare, vero? - chiede sbiancando
Oh…guardalo com’è preoccupato che rifiuti, ora che ho firmato quelle carte! Quasi quasi mi prendo una piccola rivincita!
- Non so, dovrei pensarci…- fingo seria, come se fossi indecisa
Mi guarda un attimo perplesso poi si alza di scatto dal divano.
- Non puoi dire sul serio! - esclama agitato, guardandomi impaurito
Ecco, vedi amore mio, quanto è brutto quando credi che la persona che ami non ti voglia più?
- Perché scusa? Mica ho detto no. - continuo il mio gioco
- Tu non puoi assolutamente dire un NO! E non puoi nemmeno essere incerta. Fino a poco fa non avevi ripensamenti e ora che hai firmato il divorzio ce li hai? - inizia a sbraitare camminando per tutta la stanza
Ma guardalo come si agita ora! E poi sono io quella che ha reagito in modo esagerato? Vuole scavare un solco nella stanza?
- Non posso davvero credere che non vuoi sposarmi! -
- InuYasha calmati io…- provo a dire ma lui non mi ascolta, interrompendomi
- No, mi rifiuto di crederlo! -
- InuYasha……- insisto ancora, ma lui continua a strepitare
- Poco fa dicevi di amarmi, che stavi per morire di crepacuore perché ti ho chiesto il divorzio, ed ora te ne esci che devi pensarci? -
- INUYASHA! Insomma, vuoi stare zitto?! - strillo più forte e finalmente ho la sua attenzione
- Che c’è??? -
- Hai finito di sproloquiare con te stesso? È un pezzo che ti chiamo. - gli faccio notare infastidita
- Oh, scusami se non ho preso bene la notizia che non sei sicura di volermi sposare! - esclama in tono pungente
- Stavo scherzando guarda…- chiarisco stanca, scuotendo la testa
- Tu cosa??? -
- Stavo scherzando. Volevo solo tenerti sulle spine. Una piccola ripicca insomma, così siamo pari. -
- Quindi… tu…- mormora incredulo
- Ovvio che voglio sposarti, scemo. - gli sorrido
Resta a guardarmi come uno stoccafisso per qualche istante, come in trance, poi sembra riprendersi.
- Tu… sei una strega!!! Lo sai vero?! - dichiara, guardandomi torvo
- Se lo fossi davvero saresti volato giù dalla finestra per quello che hai combinato. - lo informo sincera
- Ma sentila…una “signora d’argento”(**) prima del previsto eh? -
- Magari potevo farmi un sacco di viaggi coi tuoi soldi. - scherzo divertita
- Ah ah ah…come rido. - ironizza acido 
- Ti sei accorto che stiamo ancora discutendo senza motivo? - domando esausta
Sinceramente voglio andarmene a casa a dormire adesso. Non sono mai stata più stremata di oggi.
- È vero. Forse sarebbe il momento di chiudere la questione. - concorda con me, ritornando a sedersi
Prende nuovamente la scatola con l’anello, e stavolta me lo chiede con un sorriso.
- Lo so che è la proposta meno romantica della storia, ma…vorresti sposarmi Kagome? Stavolta te lo chiedo col cuore, diventa mia moglie. -
Sorrido anch’ io, e malgrado sia stata davvero una delle proposte più brutte che la storia possa ricordare, non posso che rispondere anche io col cuore un…
- Sì! -
 
Quando siamo tornati a casa mi è toccato sorbirmi una ramanzina da mio nonno per essere andata via in quel modo. Nel frattempo erano arrivati Sango e Miroku per cenare con noi.
Quando finalmente il nonno si è calmato, io ed il mio “ex” marito abbiamo raccontato del divorzio. Credo fossero rimasti tutti scioccati, almeno finchè non ho mostrato loro il mio bellissimo, nuovissimo ed enorme solitario, raccontando anche della proposta di matrimonio.
Inutile dire quanto fossero tutti felici, soprattutto io.
 
Dopo cena, finalmente, rimetto le mie povere ossa a letto. Mi sento distrutta. Credo mi si spezzerà la schiena dal dolore che sento. Mi sembra di avere cento chili addosso. A ben pensare è stata un’idea stupida andare al ristorante a piedi, potevo prendere un taxi.
- Amore, che c’è, stai male? Sembri affannata. -
- Sto bene, sono solo stanchissima. -
- Certo che anche tu, farti tutta quella strada a piedi…sei stata un’incosciente. Non potevi farti accompagnare? - mi rimprovera, sdraiandosi accanto a me
- Non potevo più aspettare. E poi non volevo nessuno tra i piedi per esser sincera. Volevo un confronto faccia a faccia. -
- Che donna testarda che sei. Avremmo potuto parlare quando sarei ritornato. -
- Sì certo, come le scorse sere vero? -
- Ero deluso, arrabbiato e anche ferito. Ci sono rimasto malissimo guarda, anche se ho capito ciò che volevi dire. Temevo che parlarci avrebbe peggiorato le cose. Aspettavo che Myoga mi portasse le carte del divorzio per parlarti. In modo da chiudere quella storia. -
- Chi è Myoga? -
- L’avvocato di mio padre. Si fa pagare a peso d’oro, ma è velocissimo nelle pratiche. In tre giorni ho avuto tutto pronto, come hai potuto vedere. Ho impiegato più tempo a scegliere l’anello quasi. - scherza lui
- Ti sarà costato tantissimo. Per forza un Cartier dovevi prendere? Uno che costasse meno no? - mi lamento guardandolo
Ok che guadagniamo bene, ma non così tanto!
- Non preoccuparti di questo. Se l’ho preso è perché potevo permettermelo. E poi per te questo ed altro. - dice dandomi un bacio a fior di labbra
- InuYasha? -
- Mh? -
- Mi ami? - chiedo guardandolo dritto negli occhi                 
Una domanda stupida, lo so. Ma ho così tanto bisogno di rassicurazioni adesso…
- Più di me stesso. - risponde sicuro, come intuendo le mie paure
Alla sua affermazione mi rilasso. Mi sistemo meglio tra le sue braccia e mi lascio scivolare via tutte le preoccupazioni di questi giorni, soprattutto delle ultime ore, riuscendo ad addormentarmi serena. E felice.
 
 
                                                                              ***********************
 
 
- Ma perché accidenti ci mettono tanto?! -
- Calmati InuYasha. È passata solo mezz’ora. -
- Per me mezz’ora è un’eternità Miroku! - sbuffo facendo avanti e indietro per il corridoio della sala d’attesa del reparto di maternità
Oggi è programmato il cesareo per far nascere il nostro bambino. La dottoressa Mudo ha preferito anticipare di qualche settimana il parto dato che Kagome non stava molto bene. Era sempre più stanca ed affaticata così si è optato per il cesareo. L’hanno portava via più di mezz’ora fa, ma ancora non si vede nessuno. Quanto accidenti ci vuole? Sono preoccupato per entrambi!
Dopo un’altra mezz’ora di imprecazioni finalmente un’infermiera viene a chiamarmi.
- Il signor No Taisho? -
- Sono io. Come stanno mia moglie e mio figlio? - chiedo in preda all’ansia
- Stanno entrambi benissimo, signore. A breve sua moglie verrà trasferita nella sua camera, mentre il vostro bambino è già nella nursery. Vuole vederlo? -
- Certo che sì! Ma non ha bisogno dell’ incubatrice? - domando perplesso
Abbiamo anticipato di tre settimane la data prevista. Perché è nella nursery?
- No signore. Il piccolo respira autonomamente e non ha nessun problema, quindi non ha bisogno dell’incubatrice. È in perfetta salute. - mi rassicura lei
- Menomale! - sospiro sollevato
Appena arrivati l’infermiera mi passa il mio bambino, tutto avvolto nella sua copertina azzurra, ed è come rivivere  il momento della nascita di Mizuki. Solo che lui, a differenza di sua sorella, dorme tranquillo.
Mi somiglia tantissimo! Ha le guancette rosse e paffute, due ciuffetti di capelli nerissimi come i miei che spuntano fuori dal cappellino, e da quello che inizio a sentire…un peso considerevole!
- Scusi, ma quanto pesa? -
- Aspetti che leggo la cartella…dunque…5 chili e novecento grammi. -
- Che? Quasi sei chili? Per forza la tua mamma aveva quel pancione. Siamo cicciotti eh? - gli sussurro baciandogli delicatamente la fronte
Una ventina di minuti dopo posso finalmente vedere Kagome.
- Amore…l’hai visto? - mi chiede appena mi vede
- Sì l’ho visto. Adesso sappiamo perché ti sentivi così appesantita. Ed io che pensavo fosse perché mangiassi per tre. - scherzo, per poi salutarla con un bacio sulla fronte, come mia abitudine
- Divertente. - risponde mettendo il broncio
- Come ti senti? - chiedo vedendola un po’ pallida
- Per adesso bene. Non credo potrò dire lo stesso quando finirà l’anestesia però. -
- Lo sai che dovrai rimanere in assoluto riposo finchè non starai meglio, vero? -
- Sì, la dottoressa mi ha già avvertita. Per i prossimi giorni farò la brava. -
- Lo spero. -
Mentre parliamo arriva un’infermiera col nostro bambino, per avvertirci che deve fare la prima poppata.
Aiuta Kagome a sollevarsi e poi le passa il piccolo, che non fatica ad attaccarsi al seno e a succhiare indisturbato il suo pasto. È sempre emozionante vederla allattare i nostri figli.
- Dovremo scegliere il nome adesso, visto che non lo abbiamo fatto prima per scaramanzia. Hai qualche idea? - chiedo, prendendo la manina minuscola di mio figlio con un dito, che lui stringe subito
- Che ne dici di Ryuu? Era il nome di mio padre e mi è sempre piaciuto come suona. -
- Ryuu? Ryuu…sì mi piace! Credo gli si addica anche. - rido, ripensando al suo peso
Un piccolo draghetto in famiglia!
- Sicuro ti vada bene? - chiede incerta
- Perché non dovrebbe? -
- Beh…magari preferivi il nome di tuo padre, non so…-
- Per niente! Non sono legato a queste tradizioni. Mi interessa che il nome piaccia ad entrambi. E Ryuu è un bel nome. -
- Allora il tuo nome sarà Ryuu piccolo. Ti piace? Mmmh…non mi ascolta neppure, è troppo impegnato! - lo canzona Kagome, mentre lo osserviamo mangiare con soddisfazione
- Non per nulla è tanto paffuto, no? Ha di meglio da fare che ascoltare i suoi genitori. -
- A proposito di genitori, come sta il padre di Ruri? - mi chiede senza più astio quando la nomina
- Da quello che mi ha detto papà non benissimo. Tenterà comunque di migliorargli la qualità della vita più che può. -
- Mi spiace. Ma sono sicura che tuo padre lo aiuterà moltissimo. -
- Mio padre non è una divinità, amore. Tenterà con le cure che già conosce più qualcuna in fase di sperimentazione. Altro non può. Comunque non parliamo di cose tristi proprio oggi. Parliamo piuttosto di cose più piacevoli, tipo il nostro matrimonio. -
- Il matrimonio? Non dirmi che è arrivata la sentenza di divorzio?! - chiede speranzosa
- Arrivata ieri. Adesso possiamo sposarci quando vogliamo. -
- È magnifico! Non vedo l’ora! - esulta felice
- Non ci resta che decidere come, dove e quando. -
- Voglio l’abito all’ occidentale! - dichiara elettrizzata
- Come preferisci amore. -
- Voglio che Mizuki abbia un bellissimo vestito vaporoso, che sparga fiori per tutto il percorso fino all’altare e che ci porti le fedi. Invece Ryuu avrà un vestitino con giacca, gilet  e un bel papillon, anche se saranno in miniatura! -
- Ok tesoro. -
I miei figli sembreranno dei bambolotti, ma pazienza…se la rende felice...
- Allora voglio anche una bella limousine nera, che venga a prendermi al tempio, per poi passare magari dal parco! -
- Tutto quello che vuoi Kagome. - purché non mi butti sul lastrico
 
- Non c’è bisogno che mi porti su in braccio. Piano piano riesco a salire da sola. Anzi, muovermi mi farà bene alla circolazione ha detto la dottoressa. -
- Certo come no! Cento gradini coi punti ancora freschi è un toccasana per la salute. In casa camminerai quanto vuoi, ma questi li evitiamo per oggi, ok? - replico prendendola in braccio anche controvoglia
Ci mancherebbe pure che dopo quattro giorni dal cesareo le faccia fare tutte queste dannate scale! Dopo il matrimonio voglio che ci trasferiamo. Abitare qui comincia ad essermi un po’ pesante.
Arriviamo in casa che sono stanco morto. Non si direbbe ma Kagome pesa! Non era solo Ryuu ad appesantirla. Una volta in camera la metto a letto e lo stesso faccio con nostro figlio, che abbiamo messo nella cameretta adiacente alla nostra, dove prima dormiva Mizuki, che adesso dorme nella camera che era di Sango. Ci vuole davvero una casa più grande. Magari possiamo portarci dietro il nonno,  mia suocera e Sota, non mi dispiace averli vicino. È la scalinata del tempio che odio! Accidenti! Ok il movimento, ma nel caso di Kagome nei mesi scorsi, o quando torniamo da lavoro stanchi, nel caso del nonno che è anziano, o anche quando si sale una confezione d’acqua….è troppo pesante!
Ci pensavo già nei mesi scorsi, ma adesso ne sono più che convinto. Proverò a parlarle di questa cosa nei prossimi giorni, sperando sia d’accordo.
 
 
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I giorni volano come sempre. A volte mi sembrano quasi rubati tanto scorrono veloci le settimane.
Sono già trascorsi due mesi dalla nascita di Ryuu, ma a me sembra ieri di aver scoperto di essere nuovamente incinta. È stato un po’ difficile far accettare a Mizuki il fratellino. Quando lo abbiamo portato a casa ha iniziato a urlare e piangere. Credeva che l’avremmo messa da parte. Stiamo cercando di coinvolgerla più che possiamo nell’accudire Ryuu, in modo da farla sentire “importante” come sorella maggiore, e sembra funzionare. A volte è lei stessa che mi avverte quando si sveglia per la poppata, ed in cambio io la riempio di baci. Un po’ la capisco, anche io temevo di esser messa da parte con l’arrivo di Sota, anche se ero molto più grande di lei. Credo sia un po’ il pensiero di tutti i fratelli maggiori questo. Per fortuna mia mamma ci sta aiutando a gestire la cosa per il meglio, essendoci già passata con me, ma chissà come farò quando me la dovrò cavare da sola nella nuova casa, senza di lei.
Quando InuYasha mi ha proposto di comprare una casa ne sono stata felicissima. Una casa tutta per noi! Non che vivere con la mia famiglia mi pesi, anzi, ma trovo anche giusto smettere di approfittarmi di quella santa di mia madre. Quando ho chiesto a lei e al nonno di venire a vivere con noi hanno rifiutato, dicendo che gli “sposini” si lasciano da soli. Non so dargli torto e li ringrazio di cuore per aver pensato ancora una volta al mio bene.
L’abbiamo presa non molto distante dal tempio comunque. È una villetta molto graziosa a due piani e con un grazioso giardino intorno. Per adesso non ci viviamo ancora perchè faremo come vuole la tradizione, ci andremo a vivere una volta sposati, di nuovo! Non vedo l’ora!
La data si avvicina ed in questi giorni io, mia mamma, Izayoi e Sango abbiamo pensato a tutto ciò che serve per il matrimonio. Ho già acquistato anche l’abito, in stile occidentale ovviamente!
Non faremo Luna di Miele, col ristorante e con Ryuu così piccolo non possiamo, ma la notte di nozze i bambini resteranno a casa di mia madre, così da darci una serata tutta per noi. Quella pazza di Sango mi ha regalato un baby- doll talmente provocante che ho avuto perfino vergogna a guardarlo! Figuriamoci ad indossarlo. Miroku è contagioso, c’è poco da fare!
- Dai…dimmi com’è il vestito. - insiste InuYasha per l’ennesima volta
- Ho detto di no! Lo scoprirai fra cinque giorni! Perché questa curiosità? -
- Perché voglio provare ad immaginare il momento in cui mi verrai incontro sull’altare. Ti immagino con uno di quegli abiti ampi e vaporosi, stile principessa Disney, con corpetto a cuore e coroncina in testa. Ho indovinato? - chiede curioso come i bambini quando vogliono sapere qualcosa
- Chi lo sa…- resto vaga senza negare o confermare
- Testarda! - sbuffa
- Curioso! - ribatto facendogli la linguaccia
In realtà non potrebbe essere più lontano di così. Ho scelto un semplice abito di chiffon in stile impero, senza spalline, con delle increspature che vanno ad incrociarsi sulla parte alta del corpetto, arricchito da ricami che vanno dal centro della scollatura a cuore fin sotto al seno. La gonna ricade liscia e morbida e nasconde ancora quel po’ di pancia rimasta dopo il parto. È accompagnato da un lungo ma semplice velo, senza ricami e pizzi. Nulla di vaporoso ed eccessivamente vistoso. L’abito descritto da InuYasha era quello che ho sempre sognato da bambina, in stile principesco, con tutte quelle balze e quei ricami luccicanti, quelle gonne così enormi da non passare neppure dalle porte. Ma ora che sono adulta ed anche madre, quello stile mi sembra così infantile. Li ho anche provati abiti del genere, ma non mi piaceva vedermeli addosso. Poi, quando la commessa ha preso questo, è stato amore a prima a vista. L’ho provato ed acquistato in cinque minuti.
Per Mizuki ho preso un abitino molto semplice, anche perché quando la commessa le provava quelli che piacevano a me piangeva e urlava come un’ ossessa. Pazienza, almeno quello che abbiamo preso è carino tutto sommato. Il suo compito sarà quello di portare le fedi, sperando non lanci il cuscino come un boomerang, come ha fatto durante le varie prove.
Non ci saranno molti invitati. Oltre le nostre famiglie ci saranno i nostri amici più stretti. Saremo al massimo una cinquantina. I festeggiamenti si terranno al ristorante ovviamente, ma guai ad InuYasha se entra in cucina anche solo per un minuto. Per quest’ occasione ha chiamato il suo maestro, lo chef che gli ha insegnato praticamente tutto quando abbiamo  riaperto il ristorante.
Sono così elettrizzata! Non vedo l’ora che volino anche questi ultimi cinque giorni che mi dividono dall’essere nuovamente la moglie di InuYasha! Non so perché, ma da quando il divorzio è stato registrato mi sembra manchi qualcosa. È un inutile pezzo di carta, ma quel foglio mi lega a lui sotto ogni aspetto. È stato grazie a quello che ho potuto contrastare la sua famiglia quando lui era in coma e volevano cacciarmi. Ora le cose tra me e i suoi genitori sono diverse, però, mi sentirei più sicura, protetta, con quel foglio firmato. InuYasha è mio, così come io sono sua, e quelle firme apposte su quei documenti lo confermeranno nuovamente al mondo.
Mi giro e rigiro l’anello che porto al dito, osservando affascinata i riflessi di questa piccola pietra a cui la gente dona un valore immenso, ma che in fondo non è altro che carbone. Per me non ha certo il valore economico dei diamanti, ma solo il valore dell’amore di InuYasha, che ha pensato ad una follia solo per potermi regalare il matrimonio dei miei sogni. Lo ha fatto in modo davvero idiota, ma ho apprezzato il suo gesto.
Fra cinque giorni non sarò solamente la moglie di InuYasha, di nuovo, ma chiuderemmo un capitolo di vita, per aprirne uno nuovo. Non cancellerò il passato, non posso e non voglio farlo perché ogni passo, anche se sofferto, mi ha portato ad essere quella che sono oggi, una donna felice e realizzata, con dei figli in salute, un uomo splendido che mi ama, una famiglia unita e una stabilità economica che certo non guasta. Adesso sto anche per avere il matrimonio che ho sempre sognato, con la consapevolezza che stavolta sarà per sempre.
 
 
 
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Agitato…terribilmente agitato! Ecco come mi sento in questo momento mentre aspetto Kagome all’altare, ma non ne capisco il motivo. Non è certo la prima volta che mi sposo, anche se questa volta è una cosa del tutto diversa. Stavolta sto per sposare la donna che amo più della mia vita stessa, quella con cui invecchierò e con cui dividerò tutto. Forse è proprio questa consapevolezza a rendermi nervoso, perché questo mio stesso pensiero lo avrà anche lei. E se cambiasse idea? E se non volesse il “per sempre”? Se ripensando a quanto sono stato stupido finora ci ripensasse?
- Ehi amico, tutto bene? Hai una faccia…- mi chiama Koga, notando sicuramente la mia preoccupazione
- È in ritardo. E se non venisse? -
- Perché te lo chiedi? Non avrai mica fatto qualche altra cazzata, vero? Dopo la tua ultima genialata non te la perdonerebbe! - interviene Naraku
- Non ho fatto nulla. Perché pensi sempre male tu? - ribatto accigliato
- Perché sei una gran testa di cazzo, ecco perché! Sei già fortunato che abbia accettato di risposarti dopo quello che hai combinato. Se ne facessi un’altra delle tue dubito la scamperesti nuovamente. -
- E dai Naraku, non infierire. Non vedi che sta per farsela addosso? Non ti ci mettere pure tu. Anche se è un coglione non credo abbia combinato qualcos’altro. - replica Koga in quella che dovrebbe rappresentare una mia difesa
- Grazie ad entrambi per le gentili parole d’affetto. Come aiutate voi due non aiuta nessuno! -
- E piantala InuYasha! È in ritardo di venti minuti. Lo sai che le spose si fanno sempre aspettare. - mi ricorda Koga, anche se la mia inquietudine resta
- Stavolta non mi dici di non sposarmi e che questo matrimonio è sbagliato? - gli chiedo, tanto per far passare il tempo
- Assolutamente no, o non ti farei da testimone. La prima volta non sapevo che tipo di donna fosse Kagome. Ma dopo averla conosciuta devo dire ha conquistato anche me. Anzi, ti dirò, se non si presenta oggi è anche meglio. Ci proverò io! - sghignazza divertito
- Tu provaci e ritieniti cenere al vento! - rispondo infastidito
- Ma se non ti vuole perché dovresti uccidermi se ci provo? Mica te la tolgo. -
- Prova anche solo a sfiorarla e ti rompo tutto Koga! - ringhio minaccioso
- Ma che possessivo che sei! Se Kagome resta libera può stare con chi vuole, no? -
- Piantatela di sparare cazzate, imbecilli! È arrivata. - ci avverte Naraku, così mi giro verso l’entrata, rimanendo meravigliato mentre la vedo avanzare verso me, accompagnata dal nonno
È di un’eleganza unica. L’abito che ha scelto non è per niente come lo immaginavo. L’unica cosa che ho indovinato è la scollatura a cuore, ma per il resto è del tutto diverso da ciò che pensavo.
La osservo rapito mentre mi affianca. Il viso finemente truccato, i capelli raccolti in un’elaborata acconciatura, dalla cui parte finale scende il velo, semplice, raffinato, sobrio, esattamente come la mia Kagome. Non ha fronzoli, nulla di vistoso o di pacchiano, perfino il bouquet è semplice, una dozzina di rose bianche con alcune perle inserite al centro del bocciolo.
- Sei bellissima. - le sussurro prima che inizi la cerimonia
- Grazie…- risponde arrossendo
La cerimonia inizia e finalmente ritorniamo ad essere marito e moglie, di nostra iniziativa, sotto gli occhi di tutti che ci guardano commossi e non compassionevoli o furiosi, come la prima volta.
 
Regnano la gioia, la serenità, le urla felici di nostra figlia che corre da una parte all’altra del ristorante, le chiacchiere allegre sulla nascita imminente della bambina di Sango e Miroku e i complimenti sul visino paffuto di Ryuu. Non potrebbe essere un ricevimento migliore.
Il momento che preferisco però è quello in cui balliamo, mentre la stringo a me, finalmente lontani dalle intrusioni e dai chiacchiericci che ci separano.
- Da oggi non potrai più dire che mi hai sposato perché costretta,  perché lo hai voluto stavolta. - dichiaro soddisfatto
- È vero. Oggi è tutto perfetto. Tutto magnifico. Tu sei magnifico. - afferma poggiando il viso sulla mia spalla
- Sei felice? -
- Lo sono sempre stata, ma adesso ho le foto che lo dimostrano. -
- Ah sì? E che dimostrano? - chiedo curioso
- Dimostrano quanto ci amiamo e siamo felici il giorno del nostro matrimonio. Queste foto le vedranno i nostri figli e un giorno i nostri nipoti. Immortalano un momento importante per la nostra famiglia e per quelle che verranno grazie a noi. - asserisce baciandomi dolcemente sulle labbra
La musica finisce troppo in fretta per i miei gusti, costringendomi a lasciarla nuovamente nelle mani delle sue amiche, mentre io torno a parlare coi miei di amici.
- Figlio mio, sono così felice. - piagnucola mia madre, abbracciandomi
- Mamma, non è la prima volta che mi sposo. - le faccio notare sorridendo
- Lo so, ma questo è un vero matrimonio caro, ed i matrimoni sono sempre commoventi per i genitori che vedono i loro figli crescere. -
- Credo d’essere cresciuto già da un pezzo mamma. - le dico dandole un bacio sulla guancia
- Me ne sono accorta. Purtroppo però me lo sono persa. - dice rattristandosi
- Ehi ehi, cos’è questa tristezza proprio oggi? Voglio vederti sorridere, capito? Quel che è stato è stato. Vi ho perdonato e non vi porto nessun rancore. Adesso siamo tutti uniti e felici, ed è così che ti voglio, felice. -
- Già, e tutto grazie a Kagome. Devo molto a tua moglie. È una persona splendida. È grazie a lei se ho ritrovato mio figlio. -
- È vero. Ed è anche per questo che la amo. A soli diciannove anni è molto più matura dei suoi coetanei. A volte la guardo e mi sembra di averla costretta a crescere troppo in fretta. Come se le avessi rovinato l’adolescenza. - ammetto dispiaciuto
- Tesoro, come vedi tua moglie in questo momento? - mi chiede indicandomela, mentre ride e scherza con Sango e le sue amiche
- Allegra? - azzardo incerto
- È felice, raggiante, spensierata e soddisfatta di quello che ha conquistato. Non leggo pentimento nei suoi occhi. Avete dei bambini splendidi, una famiglia unita, come mi hai ricordato prima. Non credo proprio tu le abbia rovinato l’adolescenza, anzi, l’hai arricchita. Il suo sorriso radioso parla per lei. - la descrive  lei, guardandola con affetto materno, invitando anche me a guardarla sotto questa nuova luce
- Hai ragione mamma. Ti ringrazio. - l’abbraccio grato per le prime vere parole da madre che mi dice
In effetti è vero. Kagome è radiosa. Il sorriso non l’ha abbandonata un solo istante da quando ci siamo risposati. Forse ha ragione mia madre, ho arricchito la sua vita, ma lei non sa quanto Kagome ha arricchito la mia.
 
- Benvenuta a casa signora Taisho. - le dico entrando nella nostra nuova casa con lei in braccio, come da tradizione
- Il posto più bello del mondo! - risponde lei poggiando stancamente la testa sulla mia spalla
- Sei stanca? - le chiedo dirigendomi in camera da letto
- Un po’, ma mai troppo per mio marito. - mi sorprende baciandomi
La adagio sul letto senza mai staccare le nostre labbra, accarezzando le sue spalle e cercando di slacciare il corsetto , iniziando a godermi quella che sarà la nostra prima vera notte di nozze.
La nostra nuova vita inizia da qui, ora, fino alla fine dei nostri giorni.  
 
 
 
 
FINE





 
 
 
 
*  Acqua, zucchero e sale mi sono stati consigliati anni fa da un medico quando avverto senso di svenimento, o per pressione bassa o glicemia bassa. In entrambi i casi la combinazione di queste tre cose reidrata subito il corpo, funziona come un integratore  in pratica ^^
Non so se anche altri lo usino, ma nel mio caso è miracoloso *^* fa un po’ schifo, ma quando si sta male si butta giù ugualmente U_U
 
**  Le “signore d’argento” in Giappone sono le vedove, ma anche le divorziate, soprattutto anziane (nel caso delle vedove sono chiamate anche “vedove felici”) Secondo un sondaggio  il 72% delle vedove intervistate si dichiara, onestamente, “felice”. La scomparsa del coniuge mette infatti fine ad una sorta di prigione sociale dove le donne, anche se la relazione è tutto sommato soddisfacente, sono di fatto rinchiuse, in una società dove i ruoli sono ancora rigorosamente divisi e dove non esiste o quasi una vita sociale di coppia. Molte agenzie di viaggi organizzano pacchetti dedicati proprio alle “silver ladies”  che si divertono a passare il loro tempo viaggiando ^^ che carine le vedove giapponesi eh?
 
 
Se siete curiosi di sapere com’era vestita Kagome ecco qui l’ abito   ^_^
Questo invece era il solitario Cartier 
 
 
 
Eh beh…anche questa è finita…me feliceeee ^_^
Come sempre non posso non ringraziare chi mi ha seguita in questi mesi, chi mi ha sostenuta con le recensioni e chi mi ha aiutata a scegliere i nomi dei bimbi tramite votazioni nel pazzo gruppo del Vanilla’s World ^_^ grazie mille di vero cuore ragazze/i  <3 <3 <3 <3 <3 <3
Grazie anche ai lettori silenziosi e a quelli che hanno inserito la storia tra preferite/ seguite/ ricordate. La vostra presenza conta molto per me, perché anche se non recensite mi fate capire che vi piace ciò che ho scritto. E’ un onore per me vedere quanta gente segue le mie storie. È per voi che scrivo, quindi grazie infinite, mi inchino e vi ringrazio ancora ^_^
Spero che la conclusione di questa storia non vi abbia deluso ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 

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