You had my heart.

di psychoE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A sad and lonely girl ***
Capitolo 2: *** Chapter 1. ***
Capitolo 3: *** Chapter 2. ***
Capitolo 4: *** Chapter 3. ***
Capitolo 5: *** Chapter 4. ***
Capitolo 6: *** Chapter 5. ***
Capitolo 7: *** Chapter 6. ***
Capitolo 8: *** Chapter 7. ***
Capitolo 9: *** Chapter 8. ***
Capitolo 10: *** Chapter 9. ***



Capitolo 1
*** A sad and lonely girl ***


A sad and lonely girl.
Lei voleva solamente essere come gli altri, o meglio, trovare qualcuno come lei.
Ci provava cercando di socializzare con i suoi coetanei, ma loro continuavano a respingerla.
Non era una brutta ragazza, anzi. Era mora e aveva gli occhi verdi: caratteristiche speciali per una ragazza americana. Aveva i tratti mediterranei, i suoi genitori erano italiani. Era sempre pallida, non amava immergere la faccia nella cipria, fard o terra che fosse. Si limitava ad un velo di trucco sugli occhi, adorava metterli in risalto.
Era di Coopersburg, in Pennsylvania. Una cittadina piccola, ma con abbastanza persone talmente maligne da aver iniziato a logorarla dentro fin dai dodici anni, quindi da ben otto anni.
La sua migliore amica continuava a dirle di non dare troppo peso al giudizio delle persone, ma lei proprio non ci riusciva.
Invece si sentiva male quando era insieme alle sue 'amiche', si sentiva diversa. A lei sarebbe piaciuto poter andare in skateboard, avrebbe voluto tingersi i capelli di mille colori diversi, andare in giro con calze strappate. Per non parlare dei suoi gusti musicali. Non li aveva mai rivelati a nessuno, se non alla sua migliore amica, con cui li condivideva. Metal, punk, rock. Tutti generi strambi per gli altri.
Invece, era davanti ad un vicolo cieco che la costringeva a vestirsi con jeans strettissimi e maglie scollate tanto da rischiare di prendere una polmonite. Questo solamente per non essere giudicata.
Ma era arrivata ormai al punto di non riuscire più a sopportare quella vita, lei voleva cambiare, voleva essere sé stessa.
Ci provò, un giorno, ma fallì. Uscì di casa con un maglione pesante, shorts e calze rovinate da buchi, converse basse e il suo skateboard, ma tutto ciò che ottenne furono risate da parte di chi la vedeva passare. E lei stette molto male per quello, voleva essere sé stessa ma allo stesso tempo essere accettata da tutti, o almeno da qualcuno. Solo la sua migliore amica riusciva a capirla, ma a lei non importava del giudizio altrui.
Molti ragazzi l'avevano voluta, finché non si accorsero di cos'era veramente. Dopo qualche mese di relazione pensava di potersi aprire con il proprio ragazzo, che allora considerava serio, ma lui la rifiutò per quel che era.
I suoi genitori non si erano accorti di questo malessere, non riuscivano a vedere oltre il loro naso.
Lei gli dava molte soddisfazioni andando bene a scuola, a loro bastava questo per pensare che la propria figlia stesse bene.
Cercava la soluzione per essere felice, ma le sue speranze per lei erano quasi nulle.
Tutto ciò la rendeva triste, una ragazza triste e sola.
Lei era Ellie.


#1
 
Era un caldo e afoso pomeriggio d'estate, il 25 di Agosto del 2003.
Me ne stavo sulla terrazza, ascoltando Fade To Black dei Metallica sullo stereo. Il vento mi scompigliava i capelli, il sole picchiava abbastanza forte e stranamente lo stavo sopportando nonostante la mia pelle chiara non ci riuscisse più di tanto.
Stavo con gli occhi chiusi, facendo attenzione a non addormentarmi altrimenti mi sarei svegliata con una bella scottatura.
“Tesoro, puoi venire giù?”
Era la voce di mio padre, mi affrettai a spegnere lo stereo e a scendere le scale.
C'era anche mia madre e la loro faccia non prometteva nulla di buono.
Qualche mese fa mi parlarono di un possibile trasferimento per colpa del lavoro di mio padre, infatti iniziai subito a pensare al peggio.
Avevo una teoria sul mio pessimismo.
Se avessi pensato al peggio e in seguito sarebbe accaduto veramente, sarei stata meno male rispetto a se avessi pensato al meglio.
Un ragionamento un po' contorto, ma ormai vivevo così, non avevo ragione per essere ottimista.
Dopo essermi fatta questo veloce ragionamento, i miei aprirono finalmente bocca.
“Siediti, dobbiamo parlare.”
Annuii e non tardai a farlo, l'ansia mi stava praticamente divorando.
“Tua madre ed io abbiamo deciso di trasferirci a Tijuana, ma dato che è troppo pericolosa e tu devi iscriverti ad una buona università, resterai dalla nonna che abita ad Huntington Beach, in California.”
“Ma ho venti fottutissimi anni!”
“Quando sarai maggiorenne potrai venire con noi”
Ero scioccata. Trasferirmi sarebbe voluto lasciare tutto, o meglio, niente se non Denise, la mia migliore amica.
“Ellie, so che sarà difficile per te ma tuo padre deve lavorare laggiù, non possiamo fare altrimenti. Forza, vai a preparare la tua roba, partiamo domani”
“Quando avevate intenzione di dirmelo? Direttamente un'ora prima di partire?! Dannazione a voi!” imprecai, salendo in camera mia.
Mandai velocemente un messaggio a Denise con scritto dell'accaduto e chiedendole di raggiungermi il prima possibile.
Proprio quando stavo mettendo i vestiti dentro delle enormi scatole di cartone, la sentii entrare dalla finestra.
Non ci pensai due volte a farmi abbracciare.
Quanto mi sarebbe mancata. Quella era una vera e propria ingiustizia.
Lei era l'unica al mondo che mi capiva, mi sosteneva e mi faceva sentire bene anche nelle peggiori situazioni. Non ci conoscevamo da tanto, solamente due anni e mezzo, ma fin dal primo giorno in cui ci siamo viste sentii che di lei potevo fidarmi ciecamente.
C'eravamo innamorate della stessa band, i Pantera, una volta andammo ad un loro concerto insieme. Fu il giorno più bello della mia vita, ci rimanemmo veramente male quando si sciolsero l'anno stesso.
Quasi ogni giorno uscivamo per Coopersburg, adoravo stare con lei. Era tutta una risata, ma sapevamo anche fare le serie. Se qualcosa mi andava male, sapevo che da lei avrei potuto trovare conforto.
Stavo morendo dentro al solo pensiero di lasciarla lì, scoppiai in lacrime appena la strinsi maggiormente.
“El, non piangere, altrimenti piango anche io” mi mormorò con voce tremante.
Ma alla fine era impossibile non farlo, non volevo abbandonarla.
“Appena trovo i soldi giuro che vengo a trovarti e passeremo le giornate a fare cazzate nello stile californiano” continuò tirando su col naso.
Una volta c'eravamo promesse che saremmo state sempre insieme, ma questi eventi ti spezzavano il cuore in men che non si dica.
Il vuoto dentro di me stava aumentando, senza di lei avevo paura che non sarei più riuscita a controllarlo.
“Non voglio rimanere sola” piagnucolai.
“Infatti non succederà, sono sicura che là c'è gente diversa e ti farai un sacco di amici strafighi, ti troverai il ragazzo e ovviamente lo troverai anche a me!”
Lei era perfetta, era riuscita a farmi ridere un'altra volta, nonostante quello che stesse succedendo.
“Andiamo, ti aiuto” disse asciugandosi qualche lacrima ed iniziando a prendere le mie cose.
Quando la stanza fu vuota, mi sentii peggio di prima.
Lì c'ero vissuta, ben diciotto anni dentro quella camera, ne avevo passate di tutti i colori.
Quella notte dormii con lei al mio fianco, chissà quando l'avrei rivista.
La mattina dopo passò troppo velocemente, la dovetti salutare con le lacrime agli occhi.
 
Tre fottutissime ore in aereo e già mi trovavo in California, più precisamente all'aeroporto di Los Angeles. Quaranta minuti in auto e fummo davanti a casa di mia nonna, che mi aspettava sull'uscio.
Non parlai durante tutto il viaggio, nonostante i miei cercavano invano di tirarmi su il morale.
Scesi dal veicolo e l'andai a salutare, era veramente felice di vedermi, ma la cosa non poteva essere ricambiata.
Mio padre scaricò tutti i miei scatoloni in casa, poi andò verso di me con mia madre.
“Vedrai che andrà tutto bene, ti verremmo a trovare appena potremmo.”
Non gli risposi, loro mi abbracciarono ma io non ricambiai, mi limitai a fare un cenno e a tornare in casa, accompagnata da mia nonna.
“La mia bellissima nipotina, com'è cresciuta!” esordì pizzicandomi le guance.
Mi sforzai a fare un sorriso, per poi portare le mie cose al piano di sopra.
Chiesi indicazioni per la mia camera e dopo averla trovata iniziai a disfare le valige.
Le pareti erano verde pastello, non male come colore. Il pavimento, invece, era ricoperto da una morbida moquette bordeaux.
Era successo tutto troppo in fretta, mi mancava Denise, non potevo negarlo. Magari, però, sarebbe stata un'occasione per cambiare, o comunque per provarci.
Però, ancora non accettavo che i miei avessero preso una decisione così importante senza neanche chiedermi un minimo di parere.
Tirai fuori alcuni dei miei preziosi vinili e cd, e li sistemai su alcuni scaffali, per ordine di uscita.
Dato che però vi era uno strato di polvere immenso, scesi le scale per chiedere a nonna uno straccio bagnato, ma invece di lei trovai due ragazzi.
“E voi due chi cazzo siete?” dissi allarmata.
Loro si voltarono, alzando le mani in segno d'innocenza e in quel momento entrò mia nonna.
“Ellie, tesoro, qualcosa non va?”
“V-Volevo qualcosa per pulire la mia camera” risposi scrutando i due che ricambiavano lo sguardo.
La differenza di altezza nei due era la prima cosa che avevo notato. Uno sarà stato sul metro e novanta, capelli neri con una strana pettinatura, un ciuffo cadeva visibilmente sul suo viso, mi chiesi come facesse a non dargli fastidio. Subito dopo notai i suoi occhi azzurri, mi sorrise.
L'altro aveva un fisico da paura, anche lui capelli neri ma un poco più lunghi rispetto a quelli dell'amico e dannatamente spettinati, e occhi castani. Entrambi erano ricoperti di tatuaggi.
Avrei giurato di averli già visti da qualche parte.
“Prendi questo” continuò porgendomi uno straccio.
“Grazie”
Mentre stavo per girare i tacchi, la sua voce mi fermò.
“Tesoro, perché non vieni a fare merenda con questi due bei ragazzotti? Avete molte cose in comune!”
Non risposi e andai nella mia camera, chiudendo la porta, che venne però riaperta dopo pochi minuti.
“Hey!”
“Non ti hanno insegnato a bussare?”
“Volevo solamente chiederti se ti va di uscire per Huntington Beach, tua nonna mi ha detto che sei nuova di qui e-”
“Non mi interessa, grazie.” risposi, voltandomi per guardarlo.
La sua faccia era lievemente dispiaciuta, ma comunque iniziò a vagare per la stanza notando tutti gli scatoloni.
“Vuoi una mano?”
“Ne ho già due”
“Che acidume” fece, non ascoltandomi e sollevando uno dei cartoni contenenti il resto dei cd. Ne estrasse uno, “Project 1950” dei Misfits – regalatomi da Denise -.
“Jimmy!” urlò, chiamando supposi il suo amico che arrivò in un attimo.
“Guarda! I Misfits!”
L'altro spalancò gli occhi e fece un sorriso a trentadue denti.
“Attento a non sbavare” sputai acida, alzandomi dal letto per riprendere il mio cd.
Nonostante fossi felice che qualcuno lì ascoltasse quella fantastica band, mi irritava che due sconosciuti toccassero i miei oggetti.
Ma il tipo dai capelli spettinati probabilmente non ci arrivò, infatti continuò ad estrarne uno ad uno, ma si bloccò davanti al vinile di “Piece of mind” degli Iron Maiden, iniziando ad indicarlo e fissandomi sconcertato.
“Dimmi dove l'hai trovato, ti prego, lo cerco da un sacco!”
“Me l'ha mandato mio zio dall'Inghilterra”
Lui lo ripose accuratamente, probabilmente ascoltava quella band.
“Bene, adesso potete andarvene, nessuno ha chiesto aiuto a nessuno” dissi spingendoli entrambi verso l'uscio.
“Oh andiamo, sei appena arrivata! Ti portiamo a visitare Huntington Beach”
“Ho detto di no.”
“Come vuoi. Oh cazzo!” fece indicando uno degli scatoloni.
Mi voltai per vedere quale fosse il problema, ma presto mi ritrovai capovolta messa a mo' di sacco di patate sulla schiena del tipo più basso dei due.
“Lasciami subito giù o mi metto a gridare”
“Grida quanto ti pare, tua nonna è d'accordo con noi e l'unico che potrebbe sentirti è il mio culo.
“Vaffanculo!”
Mi portò in cucina, davanti a mia nonna.
“Signora, la portiamo a fare un giretto, spero non le dispiaccia!”
“Ma figuratevi! Buona giornata, ciao Brian! E salutami Jimmy, che a quanto pare è già andato in macchina. Ciao anche a te Ellie!”
Ormai avevo perso le speranze, così la salutai guardandola sempre al contrario – vista la mia posizione – e mi ritrovai presto dentro l'auto dei due.
“Questo è un sequestro” mugugnai, cercando di uscire. Porte bloccate.
“Nah, è incitamento ad uscire di una ragazza acida e frustrata!” intervenne quello che identificai come Jimmy.
“Io non sono acida, né tantomeno frustrata” risposi decisa.
“Beh, non si direbbe dal tuo comportamento...Ellie”
“Ascolta, solamente ieri i miei mi hanno detto che ci saremo trasferiti qui e non ho avuto libertà di scelta, ho dovuto lasciare tutto a Coopersburg. Con che fottutissima voglia dovrei voler uscire per questa città del cazzo?”
“Hey, hey, hey. Ragazzina frustrata, questa è tutt'altro che una città del cazzo. E te lo dimostreremo.” fece deciso l'altro, Brian.






//Questa è la mia prima fanfiction sui Sevenfold. Spero che almeno questo prologo vi piaccia, fatemi sapere con una recensione! :)

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Capitolo 2
*** Chapter 1. ***


“Bene, siamo arrivati” comunicò Jimmy.
Appena scesa, notai una umile villetta con un garage abbastanza grande: è lì che si diressero i due.
“Non dovevate portarmi a far vedere questo posto?” chiesi scocciata, incrociando le braccia.
“Appunto, perché non iniziare dalla casa del più figo della città dove suona la band migliore del mondo?” esordì Brian, prendendomi per mano.
Lo guardai meglio, notai i suoi occhi truccati di nero. Dannazione, quel ragazzo si metteva l'eyeliner meglio di me!
Inarcai un sopracciglio per poi sbuffare, camminando svogliatamente verso l'entrata del garage.
Lo aprirono e sorprendentemente la vista non mi dispiacque: qualche chitarra, qualche basso, una batteria e infine un microfono.
Il tutto circondato da qualche divanetto, dove i due si sdraiarono dopo aver preso due birre.
Brian, prima di seguire l'amico che già si era spaparanzato ben bene, si avvicinò a me.
“Vuoi?”
Come dire di no a una birra?
La presi e iniziai a berla con grandi sorsi.
“Devo stare tutto il tempo a guardare questi strumenti? Per quanto belli siano, era più interessante mia nonna”
“Non insultare tua nonna! E' una donna fantastica, ci ha praticamente cresciuti. Comunque no, a momenti dovrebbero arrivare gli altri”
Fece giusto in tempo a finire la frase che si videro arrivare tre ragazzi tatuati dalla testa ai piedi che mi ricordavano dannatamente qualcuno.
Il più alto aveva un piercing al labbro inferiore, aveva un sorriso sgargiante e dei grandi occhi verdi.
Il più basso, invece, aveva una cresta quasi ridicola, ma la sua faccia ispirava in qualche modo simpatia.
Dell'ultimo, il più cicciottello, notai subito gli occhi verdi-azzurri. Decisamente un bel colore, se non fossero sommersi da un ammasso di ombretto rosso.
“Chi è questa bella ragazza?” chiese appunto quest'ultimo.
“Si chiama Ellie, è la nipote di Rose e si è appena trasferita qui, l'abbiamo costretta ad uscire di casa. Attenti ragazzi, è frustrata”
“Non sono frustrata!” feci dandogli una pacca sul braccio.
“E pure manesca!” aggiunse Jimmy.
“Beh, piacere, io sono Zacky” continuò il tipo prendendo la mia mano e baciandola.
“Che galantuomo” dissi ironicamente.
“Io invece sono Matt e lui è Johnny” fece il più alto, dando una pacca sulla testa all'altro facendomi ridacchiare.
“Ma allora ridi!” disse Brian con sarcasmo.
Tornai seria, dopo aver fatto una risata alquanto ironica.
L'occhio mi cadde sul simbolo coricato sulla batteria, lì mi ricordai dove li avevo già visti.
“Oh, ma voi siete gli Avenged Sevenfold!”
Ricordavo il nome grazie a Denise, che si era persa di questa band emergente e del loro ultimo album.
“Aspetta, tu vieni dall'altra parte dell'America e ci conosci?” chiese Matt, sorpreso.
“La mia migliore amica vi ha scoperti non so in quale modo e ha iniziato ad ascoltarvi, ricordo di avere visto quel simbolo nella sua camera”
“Questa tua amica dev'essere proprio una grande”
“Lo è” feci soltanto, ritornando a pensare a quanto mi mancasse lei.
“Bene ragazzi, si inizia”
Ognuno di loro si posizionò con i rispettivi strumenti: Jimmy alla batteria, Brian e Zacky alla chitarra, Johnny al basso – ridacchiai pensando anche alla sua statura – e Matt al microfono.
Il chitarrista dagli occhi castani, però, si avvicinò a me.
“Qualcosa non va?”
Che fosse riuscito a notare qualcosa?
“Nulla, nostalgia di casa”
“Tempo di provare qualche canzone e ti porto a fare un giro”
“Perché dovresti portarmi solo tu?” chiesi sorpresa.
“N-No, cioè, intendevo noi, era così per dire...” balbettò tornando alla sua posizione.
A quel punto, decisi di chiamare Denise, mentre la band provava le proprie canzoni.
“Ellie!”
“Sai, ero tranquilla nella mia camera quando degli sconosciuti, dopo essersi messi d'accordo con mia nonna, mi hanno 'sequestrata' e portata alle prove della loro band. Riesci a riconoscerli?”
Tolsi il dispositivo dall'orecchio e lo allungai verso gli amplificatori per qualche secondo.
“Ellie?! Ti prego, dimmi che stai scherzando”
“No, sono i tuoi adorati Avenged Sevenfold”
“Porca puttana! C'è Zachary? Quello con gli occhi fantastici”
“C'è eccome, se vuoi quando finiscono le prove ti faccio chiamare”
“Ma che figata! Grazie Ellie, davvero! Come va lì?”
“Sono arrivata da poco, penso che più tardi andrò a fare un giro...obbligata da questi qui.”
“Non ti lamentare, non sono male come band! E nemmeno come ragazzi, direi”
“Pff, c'è di meglio...”
“Se lo dici tu! Allora richiamami appena puoi, a più tardi! Ti voglio bene”
“Anche io”
Riattaccai la chiamata e continuai a sentire le canzoni della band, nonostante alcune le avessi già sentite dalla playlist di Denise.
Mi soffermai su Brian, sembrava davvero preso da quelle note. Inutile dire quale fu la mia espressione non appena intonò un assolo.
Lo fissai durante tutto il pezzo, ero come inebriata da quella Gibson (e dal suo chitarrista) che suonava alla perfezione.
“Terra chiama Ellie!” fece poi Zacky sventolando la sua mano davanti ai miei occhi.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata. Non volevo farmi beccare!
“Non consumarlo, mi raccomando” continuò facendomi l'occhiolino, riferendosi sicuramente a Brian.
Scrollai la testa e continuai ad ascoltare, finché dopo un paio d'ore finirono.
“Direi che per oggi può bastare” disse Jimmy avvolgendosi un asciugamano attorno al collo.
“Syn, ti dispiace se vado a farmi una doccia?” proseguì Zacky, io non capivo a chi si riferisse.
Lo compresi quando rispose l'altro chitarrista.
“Syn?” chiesi timidamente.
“Oh, giusto. Mi chiamano Synyster Gates, questo perché una volta da ubriaco ho urlato 'I'm Synyster Fuckin' Gates!'. Da allora mi chiamano tutti così”
“Divertente.” dissi semplicemente.
“Amico, io e Johnny andiamo a prendere le nostre donne”
“Perfetto, se vedi Michelle mandala in culo”
Matt rise e se ne andò, seguito da Johnny, lasciando soli me e “Synyster”.
“Adesso sei diventato tu quello frustrato” feci dopo qualche minuto che se ne stava zitto.
“Scusa, pensavo ad una cosa...potrei farti una domanda?”
Annuii.
“Sei fidanzata?”
“No” dissi secca, arrossendo vistosamente.
“Hey, tranquilla...mi servirebbe semplicemente un favore”
“Dipende”
“La mia ex-ragazza, Michelle, mi ha fatto i corni quando stavamo insieme e mi ha lasciato due settimane fa. Volevo farla ingelosire un po', ti andrebbe di fare la mia finta donna per un po' ?”
“Ma sei impazzito? Certo che no!” risposi alzandomi con gli occhi sbarrati.
“Scusami, era solo una proposta! Dovevo immaginare questa reazione da una ragazza santarellina”
“Non sono una santarellina.”
“Sembra”
La nostra conversazione fu interrotto dal passaggio di una ragazza, alta più o meno quanto me, mora con una faccia a dir poco da sgualdrina, accompagnata da un ragazzo biondo e alto.
“Brian!”
Lui si voltò, avvicinandosi a lei, con lo sguardo più feroce che avessi mai visto prima.
“Michelle.” fece freddo.
A quel punto capii.
“Come te la passi?”
“B-Bene, tu?”
“Fantasticamente, io e Kevin” continuò, facendoci cingere la vita dal biondo “ci siamo messi insieme”
“Fantastico”
“Tu invece? Vedo che non hai trovato nessuna. Povero sfigato” fece il ragazzo con fare da snob.
A quel punto entrai in gioco, avvicinandomi a Brian e avvinghiandomi a lui, lasciandogli un bacio sul collo.
“Amore, non mi presenti i tuoi amici?” sussurrai all'orecchio di lui, che sorrideva beffardo.
“Certo, lei è Michelle, un'amica, e lui è Kevin, un cretino”
“Piacere!” esclamai, provocando una risata da parte sua.
“Come minimo è una tipa a caso a cui hai pregato di farti da finta ragazz-”
Syn non fece finire la frase a quella oca che mi prese dolcemente il viso tra le mani e posò le sue labbra sulle mie, dandomi un bacio per niente casto che voletti dovetti ricambiare.
“Scusa, non ho capito cos'hai detto." feci staccandomi "Ero impegnata a guardare questo ben di Dio, anche conosciuto come il mio ragazzo” mi gongolai, iniziandomi a divertire vedendo la faccia di lei dannatamente scocciata.
Sarei stata al gioco di Brian, nonostante non avessi mai fatto una cosa del genere prima, ma ero decisa a cambiare.






//ringrazio MaryShadyA7X per aver recensito il capitolo precedente!

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Capitolo 3
*** Chapter 2. ***


Kevin e Michelle se ne andarono, così mi allontanai da Brian.
Lo sentii sospirare, per poi andare fuori dal garage. Lo seguii, mi sembrava veramente giù di morale e anche se lo conoscevo da neanche una giornata, mi faceva tenerezza.
Mi guardai intorno, per poi trovarlo seduto sotto un albero nel cortile della casa. Aveva le gambe piegate e la testa tra esse, mi sedetti vicino a lui.
“Hey”
Non rispose.
“Ascolta, so che non ci conosciamo da molto ma se c'è qualcosa che posso fare per te basta che chiedi”
Lui alzò la testa e notai i suoi occhi arrossati e lucidi.
Stava evidentemente per scoppiare, così feci l'unica cosa che mi venne in mente di fare: abbracciarlo.
Inaspettatamente, si strinse a me. Gli accarezzai un poco la schiena, ma dopo poco si staccò.
“Ti sto mostrando una parte di me che nessuno conosce, giuro che se salta fuori puoi considerarti morta”
“Puoi fidarti” gli sorrisi.
“E scusa se ti ho baciata, avevi detto che non volevi e-”
“E' okay, non ti preoccupare”
“Grazie” fece accennando un sorriso anche lui.
“Allora, mi porti a fare questo famoso giro o no?”
“Matt e Johnny sono con le loro ragazze, Zacky e Jimmy devono andare al negozio di musica di Los Angeles perché devono sistemarsi l'attrezzatura”
“Non vedo dove sta il problema” dissi allungandogli la mano.
Lui fece un gesto d'approvazione e si alzò in piedi, facendomi strada verso la sua auto.
“Hey, non pensarci almeno per oggi, so come ci si sente e non è bello, ma pensa positivo e vedrai che andrà tutto bene”
Lo vidi stringere il volante, per poi sospirare.
“Hai ragione, pensiamo a divertirci” fece poi, ingranando la marcia e partendo.
Parlammo di com'è la vita a Coopersburg, mi ribadì più volte che lì sarebbe stato tutto molto meglio e che col tempo avrei sentito sempre di meno la mancanza di quel posto. Ci sperai veramente.
Dopo dieci minuti la macchina si fermò e quando vidi fuori dal finestrino notai una spiaggia vuota.
“Siamo arrivati”
Non dissi nulla, scesi e mi limitai ad ammirare il mare che avevo davanti.
“Ma è bellissimo” sussurrai.
“Lo so, per questo ti ho portata qui”
Ci avvicinammo alla riva, lo vidi togliersi la maglia e le scarpe per poi lanciarle sulla sabbia.
“Avanti, andiamo!”
Indietreggiai inarcando un sopracciglio.
“Sei pazzo? Non ho il costume da bagno!”
“Spogliati e rimani in intimo, tanto è la stessa cosa!”
“Non se ne parla neanche”
Il sorriso che si formò sul suo volto non mi piacque per niente, così iniziai a camminare velocemente verso la sabbia asciutta per poi correre quando notai che cominciò ad inseguirmi.
Sembravamo due bambini che giocavano a chiapparella, soltanto che lui era decisamente più veloce di me, infatti riuscì a prendermi dopo pochi minuti.
Purtroppo perdemmo l'equilibrio e cademmo sulla sabbia bagnata, finendo l'uno sull'altro.
Ci guardammo negli occhi e iniziammo a ridere, vedendoci ricoperti di sabbia dalla testa ai piedi.
“Sei un cretino!” gli dissi tra una risata e l'altra.
“Adesso andiamo a sciacquarci!” continuò prendendomi tra le sue braccia.
Cominciai a dimenarmi ma senza risultati.
Arrivammo in acqua, ancora però non la toccavo dato che ero sollevata da Brian.
“Non lo fare” lo pregai.
“In cambio però mi devi dare un bacio!”
Inarcai un sopracciglio, guardandolo male.
A quell'occhiataccia, mi sentii bagnare i piedi, così mi avvinghiai ancora di più a lui.
“No, no, no!”
“Allora dammi un bacio”
“Scordatelo!”
E naturalmente mi lasciò andare, facendomi sprofondare nell'acqua.
Tornai in superficie e mi spostai i capelli ormai zuppi dalla faccia, guardandolo più male che mai.
“Sei morto!” dissi, prima di iniziare a rincorrerlo.
Ridevamo come degli idioti, quando riuscii ad acchiapparlo gli saltai letteralmente addosso.
Cercai di buttarlo in acqua, ma lui mi prese con sé e si immerse.
“Idiota!” feci tossendo dopo aver inghiottito dell'acqua.
Lo guardai attentamente mentre cercava di riprendere fiato, era veramente carino. I capelli neri e bagnati, insieme a quegli occhi nocciola illuminati dal sole mi facevano uno strano effetto. Per non parlare del suo fisico atletico ricoperto di tatuaggi.
Mi ero talmente persa nei miei pensieri che non mi accorsi che si era avvicinato a me a tal punto da avercelo a pochi centimetri dal viso.
“A cosa pensi?”
Non capivo come, né perché arrossii violentemente, non riuscendo a staccare il mio sguardo dal suo.
“Ti manca casa tua?”
“N-Sì”
“Giuro che tra qualche giorno la risposta sarà “No”! Sento che io e te diventeremo buoni...amici!”
“Mi ha già frienzonata?” pensai, mentre lui mi abbracciava.
“E tutta questa confidenza?” feci ironicamente staccandomi.
“Non mi hai detto nulla quando ti ho baciata e ti lamenti per un abbraccio?”
Forse perché preferirei un bacio ad un abbraccio”
La mia mente stava evidentemente delirando.
“A proposito, riguardo alla proposta che ti avevo fatto...ti va?”
“Certo, non c'è problema” risposi sorridendo, vedendolo felice.
Una folata di vento mi fece iniziare a tremare, nonostante fossimo in piena estate.
Senza neanche pensarci due volte, Brian si avvicinò a me sentendo finalmente un grande calore.
“Grazie” mormorai, appoggiando la testa sul suo petto.
“Non c'è di che, piccola
Piccola?” chiesi.
“Sei piccola. Hai un fisico esile, mi arrivi sotto il mento, le tue mani sono la metà delle mie. L'unica cosa per cui non potrei chiamarti così sono le tette!”
“Porco!” sbottai dandogli un leggero schiaffo sul braccio che sembrò non avere neanche sentito.
“Piccola.” continuò sorridendomi.
Ci dirigemmo verso la riva, lui si rivestì mentre io feci un nodo alla maglia in vita subito sotto il seno e mi raccolsi i capelli in una coda.
Mi portò nel centro di Huntington Beach, in una strada piena di negozi punk.
Vidi un negozio di piercing e tatuaggi, così mi ci soffermai davanti.
“Vuoi entrare?” mi chiese Brian, dopo aver notato la mia faccia incuriosita.
“Ho sempre desiderato un labret ma i miei hanno sempre odiato i piercing e non ho mai avuto il coraggio di farlo”
“Sbaglio o i tuoi sono a Tijuana?”
“Sì, ma resta il fatto che ho paura”
“Il piercier, Chris, è un mio caro amico, puoi fidarti! Dai, andiamo”
Non feci in tempo a rispondere che lui mi prese per mano e mi portò all'interno del negozio.
Vidi il suddetto piercier e Brian salutarsi, per poi iniziare a guardarmi.
“Piacere, sono Chris!” fece il tipo avvicinandosi a me e stringendomi la mano.
“Ellie”
“Come hai conosciuto Brian?”
“E'...è il mio ragazzo” dissi dopo aver visto la faccia preoccupata di quest'ultimo.
“E bravo lui, finalmente ti sei dimenticato di Mich!”
Syn abbassò lo sguardo subito dopo aver annuito, sembrava tenere veramente tanto a quella ragaza.
“Allora, Ellie, Gates mi ha detto che vuoi un piercing!”
“S-Sì” risposi poco convinta, massacrandomi le unghie dalla paura.
“Dove?”
“Qua” feci indicando il labbro inferiore, sulla sinistra.
“Perfetto, pronta?”
“Adesso? Ma io pensavo di prendere appuntamento...”
“E' questione di un minuto, sono libero adesso, vieni”
Da lì non volevo muovermi, ma ci pensò nuovamente Brian a trascinarmi dentro un'altra stanza.
“Per favore, ho paura!” lo pregai, mentre Chris già iniziava a sterilizzare gli strumenti.
Si sedette su una poltroncina, trascinandomi sopra le sue gambe.
“Ma che fai?”
“Sei la mia ragazza, no?” contestò sorridendo e cingendomi la vita con le sue grandi braccia.
Il ragazzo si avvicinò con un ago e delle pinze.
“Pronta?”
Annuii incerta e drizzai la schiena, mentre lui iniziò a sterilizzarmi il labbro inferiore.
“Ho paura”
“Non parlare finché non finisco, ok?” mi raccomandò Chris.
Inaspettatamente, Brian mi prese la mano, la strinsi veramente forte e chiusi gli occhi.
Sentii la pinza prendermi il labbro e subito dopo inserire l'ago, fece veramente male ma riuscii a sopportare.
Dopo pochi secondi venne inserito il gioiello ed era tutto finalmente finito. Mi alzai per guardarmi allo specchio, era un sogno che si realizzava.
“Ti piace?” mi chiesero entrambi.
“Sì, cazzo, sì! Grazie, quanto di devo?”
“Consideralo come un regalo di benvenuto” continuò Chris ammiccando.
Lo ringraziai e uscii dal negozio con Syn.
“Ti piace tenermi per mano, vedo”
Solo allora notai che le mie dita erano incrociate alle sue, così le sfilai arrossendo.
Passammo il resto della giornata in giro per il posto e non era veramente male, dovetti dargli ragione.
Verso le otto decise di riportarmi a casa e dovevo ammettere che un po' mi dispiaceva.
“Questo è il mio numero, mandami un messaggio almeno mi salvo il tuo” mi disse porgendomi un piccolo foglietto appena arrivati davanti a casa di mia nonna.
“Va bene, grazie per la bella giornata”
“Non c'è di che, piccola” fece avvicinandosi e schioccandomi un bacio sulla guancia.
“Ci si sente” continuai sorridendogli e scendendo dall'auto.
Dopo aver raccontato della giornata – non nei minimi dettagli – a mia nonna e aver cenato, me ne andai in camera.
Proprio mentre finivo di sistemare i miei vestiti, la voce della mia parente chiamò il mio nome, così mi affacciai dalle scale vedendo Zacky e Jimmy che mi sorridevano.
“E voi che ci fate qui?” chiesi sorpresa dalla loro presenza.
“E' la tua prima serata ad Huntington Beach, devi passarla assolutamente fuori! Ti diamo dieci minuti per prepararti”
“Ma-”
“Oh suvvia tesoro, fai come dicono!” mi incitò mia nonna, provocando una risata da parte di tutti.
Corsi in camera a mettermi qualcosa di decente, optai per degli shorts di jeans, una canotta nera e delle converse dello stesso colore. Mi feci un trucco deciso, riga di eyeliner nero marcata e matita dello stesso colore per finire il contorno dell'occhio.
Dopo aver sciolto i capelli e lasciati da una parte, scesi velocemente le scale.
Zacky mi fissava, mentre Jimmy ridacchiava per la reazione dell'amico.
“Andiamo” disse quest'ultimo, portandomi nella sua auto.
Arrivammo in un locale, sentivo odore d'alcol e non mi dispiaceva un granché. Notai Michelle, seduta da sola in un tavolo con un'aria triste.
“Stasera ci divertiamo!” mi annunciò ammiccando Vee.
Seduti in un tavolo, iniziarono ad arrivare fiumi di birra e vodka a volontà.
Iniziammo a bere a più non posso, poco dopo si aggiunse anche Matt. Ovviamente dopo poco mi ritrovai brilla.
Capivo ben poco, ma riuscii a realizzare che le mani di Zachary non erano proprio dove dovevano stare. Iniziò ad accarezzarmi le cosce e a strusciarsi a me.
Dato il mio stato, non obbiettai e continuai a bere, ritrovandomi a scherzare in braccio a lui e con la vista che mano a mano si offuscava sempre di più.
“Posso chiederti un bacio?” chiese ridendo.
Gli puntai un dito davanti alle labbra.
“No! Io voglio un bacio di Gates!”
“Eddai, solo uno”
“Ho detto di no, non ti voglio”
Mi sdraiò in un divanetto e mi si posizionò sopra, ma proprio quando si stava per avvicinare alla mie labbra, per fortuna qualcuno lo tolse da quella posizione.
“Oh avanti, non ti approfittare di lei solo perché è ubriaca”
Zacky fece spallucce e tornò dagli altri a bere, mentre Brian mi mise a sedere.
“Piccola, sei ubriaca” mi disse, anche lui con una faccia non del tutto sobria.
“Voglio un bacio”
“Stiamo insieme, giusto?”
Annuii, per poi lasciarmi baciare da quelle labbra fantastiche che riuscivano a farmi sentire un'altra persona. Diedi tutta la colpa di quelle sensazioni all'alcol, ovviamente.
Quell'innocente bacio divenne presto uno dato con passione e voglia. Le nostre lingue si incontrarono e sentivo le sue mani intrufolarsi nella mia canotta.
La situazione si stava scaldando sempre di più, ma il tutto fu interrotto da lui che si staccò improvvisamente.
“Stiamo degenerando, domani te ne pentiresti”
Cacciai fuori un labbro, ma lui mi prese per mano portandomi fuori. Riuscii solamente a capire che ci stavamo dirigendo da qualche parte a piedi.
Dopo pochi minuti ci ritrovammo davanti al garage di casa sua, lo riconobbi dopo poco.
Prese in mano la chitarra e iniziò a suonare qualche nota a caso. Iniziai a sentirmi meglio, con quello strumento riusciva veramente a fare di tutto.
Ad un certo punto, però, si bloccò, proprio nel bel mezzo di un assolo fantastico.
“Fanculo! Mi manca Michelle” disse dopo aver sorseggiato della birra.
Quella frase mi fece stranamente male, non ne capivo il motivo, sarebbe sicuramente stata colpa dell'alcol, ancora.
“Perché non le parli?”
“Non lo so”
Il suo sguardo era veramente demoralizzato, perciò mi avvicinai a lui. Nonostante sentivo una strana sensazione di gelosia addosso, mi sembrava più importante aiutarlo.
“Adesso tu vai da lei e le dici tutto”
“E se non è il momento giusto?”
“L'ho vista alla festa, era sola. Cogli l'attimo o muori rimpiangendo il tempo che hai perso!
“Hai ragione, grazie Ellie”
Non mi aveva chiamata “piccola” e mi dispiacque un po', ma sarebbe stata sicuramente una cosa temporanea, l'avevo appena conosciuto.
Lo vidi uscire dal garage, lasciandomi sola, così mi sdraiai su un divano e presto la notte mi inghiottì.








//ringrazio infinitamente MaryShadyA7X e Seizetheday per aver recensito il capitolo precedente!

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Capitolo 4
*** Chapter 3. ***


La mattina seguente mi risvegliai con una forte nausea, non ricordavo cosa fosse successo la sera precedente.
Avevo dei momenti offuscati: Zacky che mi chiedeva di baciarlo, un'assolo di Brian e lui che usciva dal garage per non so quale motivo.
Mi alzai dal divano, indolenzita e dolorante, uscendo da quel posto. Mi grattai il capo, non avevo la minima idea di dove andare!
“Ellie!”
Qualcuno urlò il mio nome, il suono mi rimbombò nella testa provocandomi un dolore assurdo; quel qualcuno era Zacky.
“Oh, vaffanculo” feci stropicciandomi gli occhi.
“Se il buongiorno si vede dal mattino...”
Soffocai una risata alquanto ironica, per poi sentire la testa girare.
“Tutto bene?” mi chiese lui, dopo avermi visto appoggiata al muro.
“S-Sì...mi accompagni a casa? Non ho idea di dove sia”
“Certo, tutto per una bella donzella come te” fece cingendomi un fianco.
Iniziammo a camminare, mi feci qualche punto di riferimento per ritrovare la strada nel caso fossi tornata in quel garage, un giorno.
“Puoi dirmi cos'è successo ieri sera?” chiesi timidamente, sperando di non aver fatto stronzate.
“Oh beh, diciamo pure che ci ho provato spudoratamente con te, per prima cosa”
“Sì, ricordo qualcosa...e non è successo nulla, vero?”
“Purtroppo no, ho notato piuttosto che sei interessata ad altro” finì tossicchiando e indicando davanti a noi.
Lo guardai interrogativa, per poi notare Brian che si dirigeva verso di noi con un sorriso a trentadue denti.
“Buongiorno!” gridò anche lui, facendomi quasi scoppiare un timpano.
“Fanculo anche a te” mormorai strizzando gli occhi.
“Non reggi proprio i postumi, eh?” continuò abbracciandomi, facendomi rabbrividire.
“Dove sei stato stanotte, Syn?” chiese Zacky incuriosito.
“Da Mich, ci siamo rimessi insieme!”
Iniziai a pensare se fosse normale che quella notizia mi avesse fatto...male. Avrei dovuto essere felice per lui, invece mi stavo innervosendo.
“Grande!”
“Stanotte abbiamo fatto una scopata assurda, la migliore”
I due si diedero il cinque mentre io continuavo a guardare in basso.
“Ah El, grazie” fece poi Brian rivolgendosi a me.
“Per cosa?”
“Per avermi convinto ad andare da lei! Se non fosse stato per te a quest'ora sarei ancora a suonare canzoni deprimenti”
Quindi, ero stata io a mandarlo. Mi diedi dell'idiota interiormente e sorrisi – a dir poco falsamente -.
“Bene, io vado a farmi una doccia, ci vediamo più tardi” si congedò poi, lasciando me e Zacky nuovamente in cammino verso casa “mia”.
“Sei un genio, l'hai addirittura mandato da Michelle ieri sera”
Se fossi stata sobria non l'avrei di certo fatto Beh? Che altro avrei dovuto fare?”
“Scopartelo!”
“Oh, ti prego, non mi interessa!”
“Certo, come no!”
Gli diedi un pugno sul braccio e feci la finta offesa.
“Frustrata sei, frustrata rimani”
“La vuoi smettere?”
“Non finché non ammetterai di avere un interesse per Brian!”
“Ma non ce l'ho!”
“Allora, perché non torniamo a casa sua e restiamo a pranzo da lui? Agli Haner non dovrebbe dispiacere, andiamo” concluse prendendomi per mano e cambiando strada.
“No, no! Va bene, mi interessa, ma ti prego: lo voglio vedere il meno possibile!”
Subito lasciò la presa e scoppiò a ridere, mentre mi volevo sotterrare dalla vergogna.
“E' carino” mormorai.
“Synyster Gates colpisce ancora! Provaci con lui”
“Ma è impegnato, idiota”
“E con ciò? Devi fare qualcosa, tu sei meglio di Michelle”
“Neanche la conosco...”
“E' una troia, si prende gioco di tutti e lo sta facendo anche con Syn. Non capisco cosa ci trovi in quell'ammasso di capelli tinti e mascara con le tette piccole!”
“Allora avevo visto bene” ridacchiai.
“Promettimi che ci penserai, non ti vedo male con lui. Ieri sera, ad esempio, non eravate per niente male insieme!”
“Ieri sera?” chiesi inarcando un sopracciglio.
“Ci avete dato dentro alla grande! Sembravate in procinto di una scopata, al “Johnny's”, vedevo anche io le vostre lingue. E penso ti abbia esplorato quel ben di Dio che ti ritrovi sotto la maglia talmente bene che potrebbe descrivermelo ad occhi chiusi”
Arrossii violentemente, vergognandomi di ciò che avevo fatto la sera precedente.
“Di solito non sono così”
“A quanto pare hai fatto eccezione per Brian”
“Ero ubriaca”
“Ricorda che da ubriachi si fa e si dice quello che si vorrebbe fare e dire da sobri! E siamo arrivati” disse indicando la mia casa.
“Grazie, Zacky” feci schioccandogli un bacio sulla guancia.
“A te, bellezza. Oggi pomeriggio vieni alle prove?”
“Sai, vorrei vedere Syn il meno possibile...”
“Eddai! Giuro che ti farò divertire!” ammiccò.
“E va bene...a più tardi, allora”
“Ti passo a prendere alle quattro”
Gli sorrisi e mi avviai verso la porta, ma un altro giramento di testa mi fece appoggiare al muro. Appena passò, entrai in casa trovando mia nonna per niente preoccupata.
“Hanno chiamato i tuoi genitori!” mi disse sorridendo, mentre mi sedevo al tavolo.
“Interessante” risposi con poca voglia.
“Bevi questo, ti farà passare la nausea” continuò porgendomi una tazzina di caffé.
“Come fai a sapere...”
“Non hai un bel colorito, sai? E poi avevo immaginato vi sareste ubriacati, Zacky e Jimmy non sono mai stati astemi!”
“E...non ti da fastidio?”
“Oh, suvvia! Devi goderti la vita, hai solo diciotto anni! Ti appoggerò sempre Ellie, so che per te è stato duro trasferirti dall'altra parte degli Stati Uniti e non voglio che questo cambiamento ti faccia più male di quanto già ti fa”
“Grazie nonna, veramente” conclusi abbracciandola, felice di avere qualcuno che mi appoggiasse.
Bevvi il mio caffé e andai a farmi una doccia veloce, notando uno strano segno sul mio collo.
Mi avvicinai maggiormente allo specchio e capii che quello era un fottutissimo succhiotto! Mi maledii per essermi ubriacata a tal punto da non accorgermi di cosa Brian mi avesse fatto la sera precedente.
Mi misi in intimo e legai i capelli ancora bagnati, dirigendomi poi nella mia camera.
Mentre cercavo qualcosa da mettermi, sentii la finestra aprirsi e qualcuno entrare nella stanza, chiudendo velocemente la porta.
Non feci in tempo a voltarmi che questa persona mi tappò la bocca e mi strinse da dietro.
Nonostante i suoi tentativi di non farmi capire chi fosse, il suo profumo mi inebriò a tal punto da arrivarci in mezzo secondo.
Non tardai a dare un calcio all'indietro, centrando proprio le palle.
Brian si accasciò a terra dolorante, iniziando a dirmene di tutti i colori. Ne approfittai per mettermi un asciugamano addosso.
“L'hai voluto tu” sputai acida.
“Ma porca puttana, i miei gioielli!”
“Ah giusto, dopo la tua scopata sensazionale di stanotte, devi averli indeboliti parecchio”
Mi pentii subito della frase da me pronunciata, subito mi voltai verso l'armadio.
“Gelosa che quella scopata non è stata con te?”
“Oh, ma fammi il favore. Che ci fai qui, piuttosto?”
“Passavo a salutare la mia piccola
“Ci siamo già visti prima, o sbaglio?”
“Mi mancavi”
Gli diedi un'occhiataccia e sfilai dal mobile dei pantaloncini neri e una maglia dei Pantera con la scollatura a V.
“Adesso, potresti gentilmente uscire e lasciarmi vestire?”
“Perché non posso rimanere?”
“Brian!” lo ripresi.
“Eddai, so già cosa c'è là sotto, non ho voglia di scendere e stare da solo, tua nonna è uscita! Dove sta il problema?”
“Mi vergogno, va bene? Odio il mio corpo senza vestiti addosso”
“Oh andiamo!”
“Tornatene fuori dalla fin-”
Mi interruppi, dato che sentii la testa pulsare e gli occhi bruciare, un capogiro mi sedere a terra.
“El, cos'hai?”
“Sono...sono solo stanca”
Si avvicinò a me, appoggiando le sue labbra sulla mia fronte.
“Ma tu sei bollente!”
“Merda” imprecai, dopo aver sentito di nuovo il male alla testa.
Brian mi prese in braccio e mi posò sul letto.
“Che tu lo voglia o no, in qualche modo devi metterti qualcosa addosso”
Stavo così male che non dissi nulla, nemmeno dopo essermi sentita sfilare l'asciugamano di dosso.
Mi mise i pantaloncini e la maglia, sorridendo dopo aver visto la stampa di quest'ultima.
“Vado a prenderti qualcosa, aspettami qua”
In pochi secondi tornò con un'aspirina sciolta in un bicchier d'acqua, bevvi il contenuto e tornai sdraiata.
“Grazie, adesso puoi anche andare” mormorai accennando un sorriso.
“Non ci penso neanche a lasciarti sola”
Feci spallucce per poi spostarmi per fargli spazio nel letto, lui non tardò a sdraiarsi al mio fianco.
“Non hai di che vergognarti, comunque”
“Se lo dici tu”
Mi morsicai per sbaglio il piercing, così imprecai dal dolore.
“Mh?”
“Mi sono morsa il labbro!”
Si voltò e avvicinò le sue nocche al gioiello, iniziando a girarlo.
“Aiha!” gli urlai.
“Devi muoverlo, altrimenti ti si formeranno le croste intorno”
“Ma fa male!”
“Conosco un modo per fare passare il dolore”
“E cioè?”
Contro ogni mia aspettativa, questa volta avvicinò le sue labbra e lasciò un bacio proprio sopra il piercing, lasciandomi di stucco.
Improvvisamente, la voglia di baciarlo mi assalì, ma cercai di contenermi. Ma quando continuò a baciare quel punto, non ce la feci più.
Mi avventai alle sue labbra, lui non ci pensò due volte a ricambiare il bacio.
Le nostre lingue si incontrarono un'altra volta, facendomi provare una sensazione indescrivibilmente fantastica. La febbre in quel modo non sarebbe di certo scesa.
Fu quando sentii la sua mano finire tra la stoffa dei miei pantaloncini e quella dei miei slip, che mi staccai puntando le braccia sul suo petto.
“No, cazzo, no! Sei fidanzato!”
“Hai cominciato tu!” cercò di giustificarsi, alzando le braccia.
“Sei tu che mi hai stuzzicata”
“Io non ho fatto nulla!”
“Ascolta, ho capito che tipo sei e no, non riuscirai a scopare anche con me”
“Non punto a questo”
“E allora cosa vuoi?”
“Lascia stare, scusami”
Sentii la temperatura che man mano saliva sempre di più e le forze che se ne andavano, così mi appoggiai di nuovo al letto iniziando a fare respiri profondi.
Ci sdraiammo sotto le coperte, mi strinsi forte a lui come se fosse un modo per reprimere il dolore alla testa.
Ormai non capivo più nulla, iniziavo a svarionare.
“E' sbagliato iniziare a provare qualcosa per un ragazzo che si conosce appena?”
Lui non mi rispose, mi accarezzò i capelli bagnati. Cullata dal suo respiro, mi addormentai.






//ringrazio MaryShadyA7X per la recensione al capitolo precedente.

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Capitolo 5
*** Chapter 4. ***


 “Ellie? Ellie svegliati o faremo tardi!”
“Mh, due minuti mamma” farfugliai ancora in dormiveglia.
“Sono troppo giovane per essere mamma!”
“Mamma Zacky! Ti ci vedo, amico”
D'un tratto spalancai gli occhi e mi sedetti sul letto, notando Jimmy e Vee davanti a me.
“Oddio, scusate! Stanotte devo aver preso freddo e prima mi era salita un po' di febbre...”
Mi guardavo in giro, ma di Brian non c'era traccia.
“Poche scuse, andiamo!”
“Ragazzi, non me la sento molto, non vorrei-”
E successe un'altra volta, ma adesso era Jimmy ad avermi caricata sulle sue spalle.
“Jimmy, giuro che ti mordo se non mi lasci andare”
Nessuno mi rispose, così continuai a parlare.
“Posso camminare con le mie gambe! Eddai”
“Ti mettiamo nel bagagliaio se non la smetti” disse Zacky, dandomi una pacca sul culo.
“Zacky, sei morto! Appena scendo di qui ti castro!”
“Uh, che paura!” continuò poi, gesticolando come una femmiuccia.
Appena posata sul sedile posteriore dell'auto di Jimmy, presi Vee per un orecchio.
“Cos'è che dicevi?”
“Va bene, va bene! Scusami!”
Lo lasciai andare e scoppiammo tutti e tre a ridere, ma bastò una domanda per farmi ripensare a Brian.
“E quel succhiotto?” chiese Rev, guardandomi dallo specchietto.
“Non è un succhiotto!”
“Oh sì che lo è, decisamente!”
Zacky gli da una pacca per farlo smettere e io lo ringrazio con lo sguardo, non ne volevo proprio parlare.
Arrivati a casa Haner, scendemmo dall'auto e Vee mi prese sottobraccio.
“Ellie!” mi fece cenno Matt, per risposta gli sorrido.
Anche Johnny viene a salutarmi, mi schioccò un bacio sulla guancia e tornò a maneggiare il suo basso.
Mi sedetti vicino all'amplificatore di Zacky, guardandolo mentre settava la sua chitarra.
“Sei il primo chitarrista mancino che vedo”
“Sono più figo, infatti”
“Oh, certo!”
Ovviamente non feci a meno di notare che Syn non c'era ancora, la voglia di chiedere dove fosse c'era ma non riuscivo a capacitarmi che mi interessasse veramente.
“Che fine ha fatto Gates?” chiese poi Jimmy a Matt.
“E' andato a prendere Michelle”
Tempo zero, sbucarono entrambi dal giardino, mano per mano.
“Eccoli qui, i due piccioncini! Avete fatto pace, vedo” continuò poi Johnny.
Entrambi sorrisero, scambiandosi un bacio sulle labbra.
Mi voltai per non vedere quella scena e iniziai a giocherellare con una ciocca dei miei capelli.
“E questo cos'è?” chiese Zacky sventolando un foglio trovato vicino agli strumenti di Synyster.
“Ah, ho abbozzato qualcosa oggi”
L'altro chitarrista iniziò a leggere il testo.
 
I found you here, now please just stay for a while,
I can move on with you around.
I hand you my mortal life but will it be forever?
I'd do anything for a smile, holdin' you till our time is gone.
We both know the day will come but I don't wanna live you
 
Michelle già lo guardava sorridendo, invece io stavo bruciando dentro...dalla gelosia.
Erano delle parole bellissime, non sembrava neanche possibile che potessero uscire da qualcuno come lui. Non riuscivo a capire perché si stesse accendendo come una fiamma dentro di me, una fiamma che mi portava ad essere gelosa, a pensare “Vorrei essere io al suo posto”.
“Grazie amore mio!” fece Michelle lanciandosi addosso a lui, che la abbracciò.
Finita la scenetta dei due, i ragazzi iniziarono a suonare, ma ero troppo pensierosa per ascoltarli.
Continuavo a fissare Brian, i suoi movimenti, le sue mani che si muovevano veloci su quello strumento, le sue smorfie. Avrei giurato che mi avesse ammiccato, ma forse lo immaginai. Lui adesso stava con Michelle, le aveva dedicato una canzone. Quel bacio che ci eravamo scambiati quella mattina fu tutta colpa mia, se non mi fossi gettata sulle sue labbra probabilmente non sarebbe successo nulla. Colpa mia, solo e solamente mia.
Passò più di un'ora e mezzo e neanche me ne accorsi!
“El! Come siamo stati?” mi chiese Jimmy euforico.
“Ah? Oh, fantastici”
Notai un pacchetto di Marlboro che sbucavano dalla giacca di Zacky.
“Hey, posso scroccartene una?”
“Anche due, tranquilla” rispose lui sorridendo.
Presi il pacchetto e l'accendino, uscendo dal garage e andando sul retro della casa.
Accesi la prima sigaretta e diedi il primo tiro, iniziando subito a rilassarmi.
“Come ti senti?”
La sua voce mi fece sobbalzare, strinsi i pugni e mi voltai.
“Ciao anche a te, Brian” dissi con un sorriso a dir poco falso.
Sfilò una sigaretta dalla sua tasca e si avvicinò alla mia per accenderla.
“Qualcosa non va?” mi chiese piazzandomisi davanti, dopo aver buttato fuori il fumo.
“Mh? No, figurati”
“Te lo leggo negli occhi” continuò avvicinandosi.
“Analfabeta”
Lo vidi ridacchiare, per poi dare un altro tiro.
Abbassai lo sguardo, continuando a fumare la mia sigaretta.
“Qualcosa ti turba...”
“Ascolta, perché non te ne torni dalla tua cara Michelle? Voglio solamente fumare in pace una sigaretta, non ho mai chiesto una seduta psicologica”
“Qualcuno qui è geloso”
“Ma fammi il favore” dissi roteando gli occhi.
Buttai la cicca rimasta e la calpestai, voltandomi per andarmene, ma lui mi prese per una mano.
Mi attirò al suo petto, riuscivo a sentire i battiti del suo cuore.
Teneva stretta la mia mano, avvicinò veramente troppo il suo viso al mio, i nostri nasi potevano toccarsi.
“Cos'hai tu che lei non ha?”
Me lo sussurrò con quella voce profonda e dannatamente calda, sentivo di poter svenire da un momento all'altro.
“Amore! Amore, dove sei?” la voce proveniva da michelle.
In un batter d'occhio ci dividemmo, lui tornò in garage e io rimasi sola.
Mi dovevo riprendere da quello che mi aveva appena detto Brian. Cosa intendeva con ciò? Stava solamente creando della confusione nella mia testa.
Rientrai, poi, anche io.
“Ragazzi, vi va di andare a bere qualcosa al Johnny's?” propose Matt, ricevendo un sì da tutti, o quasi.
“Io devo portare Ellie da...emh-” balbettò Zacky, cercando di salvarmi da un'uscita con Michelle e Brian.
“Dal parrucchiere” conclusi io, aiutandolo.
“Sì, esatto. Ci si vede stasera!”
I ragazzi ci salutarono dispiaciuti, così ci dirigemmo all'auto di Vee.
Stavo per aprire la portiera, quando una mano mi si poggiò sulla spalla e sentii il volto di qualcuno avvicinarsi al mio.
“Rossa.”
Come non riconoscere quella voce?
Fatto sta che non capii cosa intendesse, così non risposi ed entrai nel veicolo.
“Grazie, veramente”
“Figurati, non mi andava di vederti triste per qualche altra ora”
“Sei un tesoro! Allora, dove si va?”
“Dal parrucchiere! Ti voglio vedere con un colore diverso” concluse ingranando la marcia, ricevendosi la mia approvazione.
Arrivammo presto nel centro di Huntington Beach, lui mi portò da un suo caro amico e presto mi ritrovai seduta davanti a uno specchio con Zacky che alternava lo sguardo tra me e un catalogo di acconciature, scegliendo la migliore.
“Questa, assolutamente!” esclamò poi, mostrandomi la pagina.
Capelli sfilati fino alle spalle, riga a sinistra.
“Tutto questo tempo per un taglio così semplice?” borbottai.
“Anche troppo che ti ho accompagnata dentro!” disse facendo il finto offeso.
“Bene, per la tinta? Che colore vorresti? Bionda, castano chiaro, mora, rossa?”
Avevo davvero bisogno di starci a pensare? Di certo, no.
“Rossa.” risposi decisa.
Optai per un rosso veneziano per risaltare i miei occhi verdi.
Set, il parrucchiere, mi fece girare e solo al termine delle due ore potei vedermi.
Non mi riconoscevo più, ma dovevo ammettere che mi piaceva il risultato!
“Oh gesù, sei bellissima” esordì Zacky, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Arrossii e gli sorrisi, per la prima volta dopo anni riuscii a sentirmi un minimo più carina.
Dopo aver pagato, uscimmo e ci addentrammo nelle vie illuminate del posto – dato che si erano fatte le otto di sera e mezza - , ero più felice che mai.
“Non saprò mai come ringraziarti, giuro! Sei fantastico”
“Oh avanti, non ho fatto nulla!”
“Dici? Mi hai fatto ritrovare quella cosa chiamata anche autostima, pensavo di averla persa”
“Una ragazza come te dovrebbe andare a dir poco fiera di sé stessa”
Il mio umore cambiò, quelle erano le stesse parole che Denise mi ripeteva da anni. Abbassai lo sguardo, sospirando.
“Sono state le persone a ridurmi così”
“Questa è la tua chance per cambiare, no? Noi non ti faremo stare così, qui puoi essere chi vuoi tu”
I miei occhi diventarono lucidi, se davvero fosse stato così, la mia vita sarebbe cambiata radicalmente.
“Ormai non ci spero neanche più” dissi affranta, mentre ci avvicinavamo al Johnny's.
“Hai solo diciotto anni, non puoi buttare tutto! Ti prometto che, qui, diventerai ciò che veramente vuoi essere. Ti aiuterò io!”
Mi scappò qualche lacrima di gioia, nessuno mi aveva mai parlato così prima d'ora, forse Zacky sarebbe stato il migliore amico che avrei sempre voluto avere.
“Hey, cos'è che non va?” chiese abbracciandomi.
“Per anni ho aspettato questo momento, non sapevo se un giorno sarebbe arrivato. Qui è tutto più bello, o almeno, quasi tutto”
Possibile che Brian fosse riuscito ad entrare nei miei pensieri a tal punto da pensarlo anche quando non c'entrava nulla?
“Cos'è quel 'quasi' ?”
“Emh...niente, tranquillo”
“El. Dimmelo, adesso”
“E' solo un po' di confusione”
“Spiegati meglio”
Per fortuna, la suoneria del mio cellulare mi salvò: era Denise.
“Den!”
“Tesoro, sei occupata?”
“Oh no, tranquilla, sono con Zacky”
“Zacky? Oddio, Vengeance?!”
Non pensai due volte a passare il telefono al mio, ormai, amico.
“Grazie per tutti questi apprezzamenti, ma non stai parlando con Ellie adesso”
Mi fece cenno di entrare nel locale e così feci.
Era alquanto grande e feci fatica a trovare gli altri, così mi sedetti al bancone per aspettare Vee, quando mi sentii toccare la coscia.
D'istinto mi spostai, notando che l'uomo che lo fece non era né affidabile né tantomeno sobrio.
“Bellezza, che ci fai tutta sola?”
“Sto aspettando un amico” continuai allontanandomi, ma lui mi bloccò per il polso avvicinandosi a me.
Puzzava di vodka andata a male, l'odore era quando rivoltante.
“Lasciami stare!” gli sbottai in faccia.
“Nel mentre che aspetti possiamo divertirci a modo mio”
“No, lasciami!” gridai cercando di dimenarmi ma con scarsi risultati.
“Avanti, voglio solo giocare un po'”
Iniziò a toccarmi, provocandomi a dir poco ribrezzo. Più cercavo di allontanarlo, più la sua presa su di me si faceva forte, mi stava facendo male.
“Avanti Set, lasciala stare” disse il barista, cercando di fermarlo ma beccandosi una sua occhiataccia.
“Andiamo” continuò poi, trascinandomi verso una stanza.
“Porca puttana, lasciami stare!”
Gli sferrai un calcio ma ciò che ottenni fu uno schiaffo. Tutto si stava trasformando in un incubo, iniziai a piangere e come se non bastasse quell'uomo mi tappò la bocca.
Sentii le sue mani scivolare dentro la mia maglia, toccare i miei seni con avidità, per poi andare nei miei pantaloncini e tirare giù la zip.
“Lasciami, ti prego!” gridai, allo stremo delle forze.
Improvvisamente, sentii il suono di una bottiglia rompersi e l'uomo cadde a terra.
Subito mi sentii abbracciare da qualcuno, il contatto con un'altra persona mi aveva messo paura tanto da cercare di staccarmi anche da quella.
“Piccola, fermati! Sono io!”
In mezzo secondo mi bloccai, alzando lo sguardo ed incontrando quello di Brian che mi guardava preoccupato.
Tremavo, lo guardavo e piangevo, non sapevo più cosa fare, ero spaventata.
“Va tutto bene, ci sono io qui”
“M-Mi ha toccata”
“Lo so, adesso non lo farà più, tranquilla”
“V-Voglio andare a casa”
A quelle parole, mi prese in braccio. Mi avvinghiai a lui, chiusi gli occhi e continuai a piangere con il capo appoggiato nell'incavo del suo collo.
Usciti dal locale, sentii toccarmi il braccio, così cacciai un urlo.
“Calma! E' Zacky”
“Cos'è successo?”
“Set”
Al suono di quel nome, mi strinsi ancora di più a Brian.
“Merda, giuro che lo faccio fuori”
“Stasera resto con lei, dillo a M...gli altri”
“Va bene, ciao El” concluse facendomi una carezza.
Arrivati all'auto, aprì le portiere posteriori e mi poggiò sui sedili, entrando anche lui con me.
“Prima di partire, devi calmarti”
“Le sue mani...”
“Non ti toccheranno più”
Mi sentivo a disagio, violata, male.
“Hey” mi sussurrò avvicinando il mio viso al suo.
“Guardami, l'unico che può toccarti adesso sono io, va bene? E tu non hai paura di me, giusto?”
Feci segno negativo con il capo, iniziando a calmarmi.
“Respira” continuò sussurrando, tenendo una mano sulla mia guancia.
I miei battiti si fecero sempre più regolari, fino a tornare nella norma.
“Adesso andiamo a casa” disse baciandomi la fronte “E bei capelli” concluse strappandomi finalmente un sorriso.





//ringrazio MaryShadyA7X per aver recensito il capitolo precedente e aleblabla95 per aver recensito il secondo :)

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Capitolo 6
*** Chapter 5. ***


**Questo capitolo è interamente narrato dal punto di vista di Brian**

 
Ero tranquillamente seduto ad un tavolo del Johnny's, la mia ragazza era di fianco a me e stavo sorseggiando una Guinnes, cosa potevo volere di più? Eppure non mi bastava.
C'era qualcosa che mancava, una sensazione di vuoto mi circondava, un vuoto che non riuscivo a colmare nemmeno con la birra, Michelle o le mie amate Marlboro.
“Zacky mi ha mandato un messaggio, dice che sta arrivando insieme ad El” annuncia Jimmy, anche lui con in mano una birra.
“Ma questa tipa deve esservi sempre attaccata al culo?” chiese Mich con un'aria quasi scocciata.
“E' nuova di qui, non conosce nessuno a parte noi. Non fare la stronza.” affermò Johnny, rispondendole a tono.
“Mh, sarà. Tesoro, usare quella ragazzina per farmi ingelosire è stata una cosa dolcissima!”
Le sorrisi, lasciandomi baciare e portando un braccio dietro la sua schiena.
“Vedete di non procreare qui, eh!” scherzò Matt, facendo sì che noi due ci staccassimo.
Poco dopo sentì delle voci di ragazzi.
 
Hey, hai sentito? Set si è portato una ragazza nel privé.”
“Davvero? Era bona?”
Piercing al labbro, occhi verdi, capelli rossi e un davanzale da paura! Anche se non mi sembrava tanto convinta di rimanere con quello”
 
Inizialmente avrei pensato fosse Ellie, ma i capelli rossi non coincidevano con la descrizione, quindi mi rilassai e continuai ad accarezzare Mich, che nel mentre si era seduta in braccio a me.
“Amore, devo andare in bagno, puoi alzarti?”
Lei annuì e così potei alzarmi, quando mi stavo avvicinando alla porta del bagno però, sentii un urlo.
Feci finta di nulla, ma quando riconobbi la sua voce, non ci pensai due volte ad entrare in quel privé schifoso.
Le mie aspettative erano – purtroppo – giuste: su quel letto c'era sdraiata Ellie, Set le aveva messo una mano davanti alla bocca per farla stare zitta, stava piangendo. La mia piccola stava piangendo.
Presi una bottiglia vuota che trovai lì di fianco e non esitai a spaccargliela in testa.
La presi subito tra le mie braccia, era talmente spaventata che cercò di staccarsi anche da me.
“Piccola, fermati! Sono io!”
La mia voce sembrava averla fatta calmare, rivolse il suo viso verso il mio. Mi guardava con uno sguardo spento, pieno di lacrime. Le sue guance erano zuppe, iniziava a tremare.
“Va tutto bene, ci sono io qui”
“M-Mi ha toccata”
Una strana rabbia mi pervase, avrei strappato volentieri gli attributi a quel coglione di Set.
“Lo so, adesso non lo farà più, tranquilla”
“V-Voglio andare a casa” mi mormorò con quella voce tenera anche se spaventata.
La presi in braccio e la strinsi forte a me, lei avvolse le sue esili braccia al mio collo e appoggiò la testa sulla mia spalla, sentivo ancora le sue lacrime scorrere.
Appena uscimmo dal locale, vidi Zacky che accorreva verso di noi e non appena notò Ellie, si avvicinò.
Le toccò un braccio per capire cos'avesse e quasi non mi scivolò dalle braccia dopo lo scatto che fece e l'urlo di seguito.
“Calma! E' Zacky”
“Cos'è successo?” mi chiese lui ancora perplesso.
“Set”
Lei si strinse ancora di più a me, era evidentemente scossa.
“Merda, giuro che lo faccio fuori” rispose, notai che il suo sguardo si era fatto più aggressivo e non sarei stato di certo io a fermarlo dal pestare quell'uomo schifoso.
“Stasera resto con lei, dillo a M-” mi bloccai subito, non riuscivo a nominare Michelle...davanti a Ellie “gli altri” conclusi, ricevendo una sua risposta affermativa.
Velocemente arrivammo alla mia auto, la feci sedere sui sedili posteriori ed entrai posizionandomi vicino a lei, chiudendo poi la portiera.
“Prima di partire, devi calmarti”
Il suo sguardo era perso, sapevo che le uniche immagini che aveva davanti erano quelle di Set.
“Le sue mani...” mormorò quando finalmente aprì bocca.
“Non ti toccheranno più” dissi per rassicurarla, non stavo scherzando.
Non mi rispose, continuava a tremare e a fissare il vuoto.
“Hey” le sussurrai poi, avvicinandomi al suo viso arrossato.
“Guardami, l'unico che può toccarti adesso sono io, va bene? E tu non hai paura di me, giusto?” continuai, posando una mano sulla sua guancia e osservando i suoi meravigliosi – anche se lucidi – occhi verdi.
Annuì col capo, finalmente sembrava iniziarsi a calmare.
“Respira” la invogliai, continuando ad accarezzarla.
Fece dei respiri profondi, socchiuse gli occhi e smise di tremare.
“Adesso andiamo a casa” dissi baciandole la fronte “E bei capelli” conclusi, vedendole sfoggiare un sorriso a dir poco fantastico.
Aspettai ancora qualche minuto e quando la vidi chiudere gli occhi e addormentarsi tra le mie braccia, la sdraiai e andai al posto del guidatore per poi partire.
La guardavo dallo specchietto, sembrava così fragile. Anche prima che succedesse tutto ciò, avevo notato della tristezza nel suo sguardo; i suoi sorrisi non erano sempre veritieri, probabilmente ancora non ne avevo visto uno sfoggiato con felicità. Forse era solo una mia impressione, ma ero quasi sicuro al cento per cento che qualcosa la stava rovinando dentro.
Arrivati a casa sua, la presi nuovamente in braccio e mi diressi verso la porta, bussando.
Mi aprì con velocità sua nonna, il suo volto sorridente cambiò non appena vide la nipote.
“Oddio, cosa le è successo?”
“Set”
Mi bastò nominare il nome di quell'uomo per notare la rabbia nei suoi occhi.
Era conosciuto in tutta Huntington Beach per essere un uomo vergognoso, prendeva ragazze per poi portarle a letto contro il loro volere, la polizia ancora non aveva fatto nulla.
Mi fece strada verso la stanza di Ellie, la poggiai delicatamente sul letto facendo attenzione a non svegliarla.
Tornai al piano di sotto, sedendomi ad un tavolo per raccontare alla signora Anne cos'era accaduto.
“Sono stufa di Set, domani andrò a fare denuncia” disse lei, in preda alla rabbia.
“Anne, non deve mettersi contro di lui, ci penseremo noi a sistemarlo”
“Va bene, ma se prova di nuovo anche solamente a sfiorare Ellie...”
“Ci penserò personalmente.” affermai duramente.
BRIAN!”
L'urlo proveniva dalla camera di El, in men che non si dica mi alzai e corsi verso la stanza, trovandola rannicchiata in un angolo del letto, aveva ricominciato a piangere e continuava a gridare il mio nome.
Mi precipitai vicino a lei, prendendola tra le mie braccia.
“Brian, Brian!” continuava a urlare.
“Ellie, sono io”
“No, tu non sei Brian”
Accesi la luce facendomi vedere, lei mi guardò e sorrise.
“Brian” mormorò appoggiando la sua fronte sulla mia.
“Hey, piccola”
Eravamo talmente vicini che sentivo il suo respiro sulle mie labbra, era affannato.
“Era solo un incubo”
La feci sdraiare su di me, accarezzandole la schiena.
“Grazie, Brian” mi disse prima di addormentarsi.
Anne si affacciò dalla porta, illuminando la stanza e notando entrambi tranquilli, mi sorrise e la richiuse.
 
Verso le otto del mattino seguente, sentii la sua mano accarezzare la mia guancia, facendomi provare una strana sensazione.
Ancora con gli occhi chiusi, accennai un sorriso e avvicinai la mia mano alla sua, incrociando le nostre dita. Che cosa mi stava facendo quella ragazzina?
Quando aprii gli occhi mi trovai quel ben di Dio davanti che mi guardava con una strana smorfia sul viso.
Mi soffermai guardando il suo sguardo contornato di rosso, solo allora mi accorsi di quanto avesse pianto il giorno prima.
“Buongiorno piccola, come ti senti?” le domandai con la voce ancora roca.
“Meglio...” rispose con tono poco convinto.
Le spostai un ciuffo rosso dal viso, per poi passare l'intera mano tra i suoi capelli.
“Vedo che hai seguito il mio consiglio...sei stupenda”
Ma che le stavo dicendo? Ero fidanzato, amavo la mia donna e facevo complimenti ad Ellie. Cosa mi stava prendendo?
Le sue guance pallide si arrossarono, la vidi abbassare lo sguardo.
“Non dovrei dirti queste cose” confessai portandomi una mano sulla fronte.
Lei sospirò e cercò di alzarsi, ma non volevo assolutamente lasciarla andare, così la tirai a me.
“Ho detto che non dovrei, ma lo faccio ugualmente”
Voltò il suo sguardo verso il mio, guardandomi intensamente con quei suoi occhioni verdi.
“Perché?”
“Perché mi va”
Ma che risposta era? Non capivo più nulla.
Ci fu qualche minuto di silenzio tra di noi, pensai fosse il momento giusto per chiederle una cosa.
“Posso farti una domanda?”
Lei annuì.
“Cos'hai lì dentro? Cos'è che ti sta logorando a tal punto da stare così male?”
Forse avevo toccato il punto dolente, lo capii dopo aver notato i suoi occhi lucidi.
“C-Cosa intendi?”
“Il tuo sguardo è triste, c'è qualcosa che ti sta facendo del male e...devo sapere”
C'era qualcosa che mi portava ad essere così curioso, ma cosa? Eppure sentivo il bisogno di capire come aiutarla, vederla stare male...aveva lo stesso effetto anche su di me.
“Che ti importa? Tra nemmeno un mese probabilmente neanche ci parleremo più” concluse sospirando.
“Perché dici così?”
“Tutti si stufano di me in poco tempo. Mi affeziono, si accorgono di quello che sono e mi abbandonano”
Ma se mi stavo affezionando a lei pur conoscendola da soli tre giorni!
“Io non me ne andrò” affermai deciso.
“Oh, sì che lo farai”
“E' una scommessa?” decisi di buttarla sull'ironico.
Di nuovo, puntò lo sguardo verso il mio.
“Se la vuoi intendere così...”
Quanta tristezza, quanta dannata tristezza si rispecchiava in quegli occhi.
Le poggiai una mano sulla guancia, accarezzandola con il pollice.
“Cosa ti hanno fatto?”
“Presa in giro, isolata, derisa. Di tutto e di più, semplice bullismo che ho preso troppo male, sai, a me il giudizio degli altri importa fin troppo...”
Davvero non potevo crederci. Avevo ormai capito che qualcosa le era successo, ma tutto quello che mi raccontò non era niente in confronto a quello che immaginai.
Lei voleva solamente trovare qualcuno come lei che non fosse la sua migliore amica, Denise.
I suoi genitori non si erano accorti di questo malessere. Ma dico, a me bastarono tre fottutissimi giorni per capirlo!
Ma io l'avrei fatta diventare ciò che voleva, dannazione se l'avrei fatto!
Passai un'ora ad ascoltarla e non mi stufai neanche un po'.
“E adesso direi di averti annoiato abbastanza”
“Mi...mi dispiace, El. Non pensavo avessi passato tutto ciò, ma te lo prometto: qui riuscirai a farti una nuova vita e ti aiuterò personalmente. Devi solo imparare a vivere come noi”
La vidi abbozzare un sorriso.
“Ti ringrazio, Syn”
Le spettinai i capelli e mi alzai di scatto, prendendola in braccio.
“Ma che fai?!” mi chiese lei perplessa, non aspettandosi quella mia reazione.
“Andiamo a farci una bagno per svegliarci!”
“Andiamo? Farci? Sei impazzito, forse?”
Ghignai per poi dirigermi verso il corridoio e in seguito nel bagno dove sapevo di poter trovare una vasca idromassaggio.
Frequentavo questa casa da anni, Anne era stata una nonna anche per me e per gli altri, l'avevamo convinta a comprare un'idromassaggio.
“Brian, lasciami giù!”
“Oh, non lo farò”
Accesi la valvola per scaldare la vasca e aspettai qualche minuto, nonostante Ellie continuasse a dimenarsi tra le mie braccia gridandomi parole poco carine.
Alla fine si arrese e si lasciò portare dentro l'acqua calda, sapevo che almeno quella l'avrebbe rilassata un pochino.
Mi alzai giusto un attimo per togliermi la maglia, vedendola arrossire violentemente.
“Che c'è?”
“Emh...nulla” balbettò, facendo formare sul mio viso un ghigno divertito.
Lei aveva addosso solo una maglia, ma sapevo che si sarebbe vergognata a toglierla davanti a me.
Tuttavia, la trascinai a me per un braccio e finì per appoggiarsi al mio petto nudo.
“Sei così...così...”
“Bello? Sì, beh, lo so”
Finalmente rise e io mi sentii gratificato.
Appoggiò un l'indice sulla mia fronte, facendolo scendere marcando i miei lineamenti.
Rabbrividii quando si fermò sulle mie labbra, accarezzandole.
Nemmeno io sapevo cos'avessi intenzione di fare, ciò che mi venne d'istinto però fu spostare la sua mano dal mio viso e baciarla.
Fu un bacio diverso, c'era qualcosa che prima non era presente, non riuscivo a capire cosa, però.
Feci aderire maggiormente il suo corpo al mio, circondandole i fianchi con le braccia. Presto mi fece posizionare tra le sue gambe ed entrai in lei lentamente, quasi per paura di farle male, cosa insolita da uno come me.
Mentre la sentivo gemere neanche mi passò per la testa l'immagine di Michelle, in quel momento volevo Ellie e niente mi avrebbe fermato da fare ciò che stavo facendo, sebbene fosse dannatamente sbagliato.






//ringrazio MaryShadyA7X e LivingForThem per aver recensito il capitolo precedente :)

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Capitolo 7
*** Chapter 6. ***


~Ellie's point of view~
Forse era stato tutto quel vapore a deviarmi.
Forse la sensazione di relax.
Forse quello sguardo penetrante.
Forse quelle labbra invitanti.
O forse era ciò che volevo fare.
Cercavo una risposta mentre stavo accoccolata a Brian, avevamo appena finito di fare ciò di cui probabilmente mi sarei pentita...o forse no.
“Dovremmo uscire” mormorai con poca voglia.
“Mh” fece, continuando ad accarezzare la mia schiena nuda.
Il suo tocco leggero sulla mia pelle mi faceva rabbrividire e allo stesso tempo rilassare. Cosa mi stava facendo quel ragazzo?
“Andiamo” continua dopo avermi dato un bacio sulla fronte.
Mi prese per mano e uscimmo insieme dalla vasca, faceva a dir poco freddo, così presi velocemente un asciugamano e me lo avvolsi attorno. Lui fece lo stesso, avvolgendolo però attorno alla vita.
Si passò una mano tra i capelli bagnati, mi morsi un labbro involontariamente dopo averlo guardato.
“Non mi consumare, eh” disse ridacchiando.
Sorrisi e, dopo aver raccolto i vestiti, uscimmo dal bagno.
“E se ti togliessi l'asciugamano?” mi bloccò Brian, guardandomi con una smorfia maliziosa sul viso.
“Non ci provare!”
Sorrise per poi cercare di prendermi, così iniziai a correre per il corridoio ridendo.
Mi prese, ma riuscii a tenermi l'asciugamano addosso. Mi tirò verso di sé cercando di srotolarlo ma lo tenevo ben stretto.
Finimmo petto contro petto, ci guardavamo intensamente e le nostre labbra erano ad una distanza pericolosa.
“Oh...” una voce ci fece voltare verso il piano di sotto.
Ci allontanammo in pochi secondi quando vedemmo Matt che ci guardava sconcertato.
Indietreggiai per entrare in camera mia, imbarazzata dalla situazione.
Dannazione, lui era il ragazzo della sorella di Michelle. Le avrebbe detto tutto!
Mi vestii velocemente, legando i capelli umidi in una coda.
Continuavo a camminare per la stanza, pensando a cosa sarebbe successo adesso. Non volevo rovinare la sua relazione, né tantomeno passare per una sgualdrina. E poi, cos'avrebbero pensato gli altri di me?
Sentivo gli occhi pizzicare, mi fermai quando vidi Brian entrare nella camera e venire verso di me. Istintivamente mi allontanai.
“Stai calma” disse continuando ad avanzare verso di me.
Scuotevo la testa, l'idea di Johnny, Jimmy, Zacky, Matt e tutti gli altri potessero giudicarmi male mi stava sovrastando.
“E' stato...è stato tutto uno sbaglio” balbettai, con la voce che tremava.
“No, non lo è stato. Lo volevamo entrambi.”
Abbassai lo sguardo, trattenendo le lacrime.
“Hey” continuò alzando il mio viso prendendomi il mento “Niente più lacrime da questi occhi fantastici, va bene? Matt non dirà nulla a gli altri, né tantomeno a Michelle, stai tranquilla. E non sa nei dettagli cos'abbiamo fatto”
Quelle parole mi risollevarono un po' di morale, gli sorrisi e lui mi fece una carezza.
“Puoi spiegarmi dove hai trovato quei vestiti?” chiesi poi, notando che nel frattempo si era cambiato.
“Tengo qualche paio di pantaloni e qualche maglia per emergenza, qui”
Probabilmente lui conosceva quella casa più di me, era divertente.
Tornammo da Matt che era stranamente sorridente, mentre io mi vergognavo non poco.
“Bene, ero venuto qui per vedere come stava Ellie, Zacky mi ha detto di Set”
Sobbalzai e il mio umore si capovolse.
Vidi Gates tirare un'occhiataccia a Matt, che cambiò immediatamente discorso.
“B-Beh, comunque oggi facciamo un torneo a casa mia di Call of Duty con gli altri e mi chiedevo se volessi venire anche tu” si rivolse a me.
“Ti ringrazio ma-”
“Niente ma, riformulo la frase...tu oggi sarai a casa mia.” disse vedendo la mia indecisione.
“E' una minaccia?” chiesi ridacchiando.
Lo vidi sorridere, per poi annuire.
“E va bene” conclusi sospirando.
Ci salutò e rimasi nuovamente sola con Brian.
“Io dovrei tornare a casa, ti va di venire con me?”
“Scusa ma sono sfinita, vorrei riposarmi questa mattina”
“Sicura?
Annuii, sentivo gli occhi pesanti e avevo bisogno di dormire un po'.
Lo accompagnai alla porta nonostante avessi avuto voglia di chiedergli di rimanere.
“Ti passo a prendere alle tre”
“Va bene”
Mi sorrise e uscì, lasciando dentro di me uno strano vuoto.
Pochi secondi dopo, sentii bussare alla porta, così mi voltai e la aprii di nuovo.
“Ho dimenticato una cosa”
Non feci in tempo a chiedere di cosa si trattasse che posò le sue labbra sulle mie, lasciandomi un casto bacio che ricambiai. Quel vuoto che avevo sentito, si era già colmato.
 
Pochi minuti dopo rientrò mia nonna con delle borse della spesa.
“Ellie, tesoro, come ti senti?”
“Meglio, scusa se ti ho fatta spaventare ieri sera” mormorai abbassando lo sguardo.
“Non ti devi scusare, e poi c'era Brian con te, come potevo preoccuparmi?”
Le sorrisi, aiutandola a disfare le borse.
“Oh no! Mannaggia alla mia testa! Ho dimenticato di prendere il latte e il pane, che sbadata!”
“Vado io, nonna!”
“Sicura di sentirtela?”
“Certo”
Mi spiegò in breve dove si trovava il negozio, così uscii di casa e mi diressi là.
Dopo cinque minuti realizzai di essermi persa, dovevo ammettere di avere un terribile senso dell'orientamento.
“Scusi” feci picchiettando la spalla di un uomo voltato “il supermercato?”
Quasi non caddi a terra quando quella persona si voltò.
“Oh merda” biascicai, indietreggiando velocemente, ma subito fermata dalla mano di Set.
“Adesso vieni con me” affermò trascinandomi dietro un edificio, dopo avermi serrato la bocca.
Ero impotente, non sapevo cosa fare, la paura mi pervase nuovamente.
Mi buttò a terra, sedendosi a cavalcioni su di me.
“Il tuo amico non ti salverà un'altra volta, adesso ti do una bella lezione”
Conclusa quella frase, sfilò dalla tasca un coltello che mi fece sbarrare gli occhi.
Incise dei lievi ma dolorosi tagli sul mio collo, poi sulle mie braccia ed infine sotto la maglietta.
“Questo è quello che succede alle puttane come te”
Cercai di dimenarmi, riuscii a fargli cadere il coltello a terra ma lui si arrabbiò ancora di più.
Pugni, schiaffi, mi stordivano sempre di più. Ma io dovevo lottare, dovevo lottare per me stessa.
Ripresi l'arma da terra e gliela conficcai in una gamba, liberandomi così da quella posizione.
Iniziai a correre e più non posso, finché mi appoggiai al muro di una casa, allo stremo delle forze.
Proprio quando iniziavo a vedere tutto offuscato, sentii qualcuno nominare il mio nome: era Zacky.
“Ellie, mio dio” fece prendendomi sotto braccio.
“Set, mi sta seguendo, andiamo via da qui” soffocai con il poco respiro che avevo ancora.
Mi prese in braccio, chiusi gli occhi e li riaprii solo quando sentii di essere in un posto al chiuso.
Subito dopo mi accorsi di essere nel garage Haner.
“Cosa ti ha fatto?”
Non riuscivo a parlare, mi sentivo apatica, non sapevo più cosa pensare.
La porta si spalancò e vidi Brian con Michelle in braccio, intenti a scambiarsi dei baci poco casti.
Quella visione fece a dir poco male, più male di tutto ciò che Set mi aveva fatto.
Zacky tossicchiò, attirando verso di sé l'attenzione dei due.
“Ugh, non pensavo ci fosse gente” disse Syn, alzando un sopracciglio. Subito dopo mi notò.
“Oh porca puttana”
Fece scendere Michelle e accorse verso di me, guardandomi scandalizzato.
“Cos'è successo?” chiese guardando delle piccole gocce di sangue sul mio collo.
“S-Set” balbettai, immersa nel dolore fisico e psicologico.
“Ha solo qualche taglietto, che sarà mai” esordì Michelle, provocando una mia occhiataccia.
Brian e Zacky stavano per replicare, ma io li bloccai.
“Ha ragione, non è nulla. Vee, mi accompagni a casa?” dissi decisa, alzandomi dal divano su cui quest'ultimo mi aveva posata.
“Va...va bene”
Mentre stavo uscendo, qualcuno mi fermò per il polso.
“Aspetta! Vuoi che venga con te?”
“No, continuate pure quello che stavate facendo e...scusate il disturbo”
L'unica cosa che vidi prima di abbandonare la stanza, fu il suo sguardo affranto.
Di tutte le ferite che avevo sul corpo, quella che mi aveva appena aperto nel cuore era la peggiore.
Zacky mi prese sottobraccio per aiutarmi a camminare e dopo pochi minuti arrivammo a casa.
Non parlai per tutto il tragitto, ero scossa da tutto ciò che era successo, sapevo di poter scoppiare da un momento all'altro.
Si può immaginare la faccia di mia nonna quando mi vide rientrare.
“Oh Dio! Come hai fatto a farti questo?”
Non le risposi, volevo assolutamente sdraiarmi dato che il mio corpo stava per cedere dal dolore.
Zacky le fece un cenno e lei si rimise a sedere, ma la sua faccia rimase spaventata.
Finalmente arrivai sul letto, appena mi appoggiai gemetti dal dolore.
“Porca puttana, Ellie, guardati”
Ciò che si celava sotto la mia maglietta era a dir poco spaventoso: graffi che si stavano rimarginando e lividi che la ricoprivano.
Vee andò a prendere del cotone imbevuto nell'alcol per poi tamponare le mie ferite.
“Fai piano, ti prego” mormorai con le lacrime che iniziavano a scendere.
“Resisti” fece prendendomi la mano, la strinsi forte.
Proprio all'ultimo graffio, iniziai a piangere a dirotto, quasi istericamente.
Subito mi abbracciò, stringendomi più forte non appena il mio pianto si fece più pesante.
“Ellie, devi tranquillizzarti, ci sono io adesso!”
“N-Non ho m-mai pianto c-così tanto in solo d-due giorni” singhiozzai, stringendo la sua maglia.
Iniziò ad accarezzarmi la schiena, ma la situazione non cambiò. Tutte quelle lacrime erano quelle che avevo tenuto dentro per tutti questi anni, a quel punto non riuscii più a trattenerle.
Feci dei respiri profondi, riuscendo finalmente a rilassarmi.
“Brava, adesso riposati...” sussurrò Zacky, mettendomi una coperta addosso.
Chiusi gli occhi, ma non mi addormentai. Lo sentii uscire dalla stanza e rimasi sola a pensare.
Indolenzita, mi alzai e aprii la finestra, appoggiandomi sul balcone.
Ovunque andassi, la vita mi si ritorceva contro. Perché doveva succedere proprio a me? Perché le persone si ostinavano a farmi del male?
Tutto ciò portava solo preoccupazioni a chi mi stava vicino. Servivo veramente a qualcuno? Eppure, nessuno aveva mai detto di avere bisogno di me.
Mi ero convinta che la mia vita ad Huntington Beach sarebbe cambiata, ma in soli tre giorni avevo combinato solo che casini.
I miei genitori non si erano neanche preoccupati di chiamarmi, di sapere come stavo, se mi ero trovata bene. Probabilmente, nemmeno a loro importava.
Denise mi aveva chiamata solo un paio di volte, sicuramente aveva di meglio da fare.
A quel punto solo un passo mi divideva dal finire tutto, un solo passo nel vuoto e sarei stata libera da tutti i dolori che avevo dentro. La voglia di farlo era immensa, ormai non avevo più un motivo per lottare.
Allungai un piede verso il vuoto, quando...



 
 
~Brian's point of view~
ELLIE!” gridai dopo averla vista con un piede rivolto verso l'esterno della finestra.
“Brian, va via” mormorò con voce a dir poco debole.
Mi avvicinai con cautela, cercando di non farmi sentire.
“Non lo fare” la pregai, sentendo la paura invadermi dalla testa ai piedi.
“Vattene” continuò con lo stesso tono.
“Scendi dal balcone”
“Non importerà a nessuno, esci di qui e lasciami andare”
Quanto cazzo mi fecero male quelle parole, mi bruciarono dentro.
“Per favore, Ellie”
La mia voce tremava, ero terrorizzato che potesse veramente buttarsi.
Scosse la testa, staccando anche una mano dal cornicione, a quel punto non pensai due volte a correre verso di lei per prenderla con me.
Si dimenò a tal punto tra le mie braccia da farmi cadere a terra e, di conseguenza, lei sopra di me.
“Voglio andarmene, lasciami!”
Premetti ancora più forte il torace contro la sua schiena, per nulla al mondo l'avrei lasciata andare.
“Non lo fare mai più” le sussurrai appoggiando la testa sull'incavo del suo collo.
“Io...non posso assicurartelo”
Con una mossa veloce la voltai verso di me, cingendole questa volta i fianchi.
“El, guardami”
Alzò il suo debole sguardo e incontrò il mio, non ero mai stato così serio in vita mia. Ma non riuscì a sostenerlo, presto riabbassò il viso.
“Fallo per me! O almeno, provaci, ti prego”
“V-Va bene”
Tirai un sospiro di sollievo e la portai sul letto, sdraiandola.
“Porca puttana” imprecò tenendosi una mano sul fianco.
“Che hai?”
Alzò fino a sotto il seno la maglietta e scorgendo numerosi lividi sulla sua pelle chiara.
Quasi non mi prese un colpo quando notai la quantità...Set le aveva fatto più male di quanto pensassi e io ero rimasto a scopare con Michelle.
Posai la mano sul più esteso, ma la tolsi non appena vidi comparire una smorfia di dolore sul suo viso.
“Fai piano”
“Io non...non credevo ti avesse fatto tutto ciò, non me ne sono accorto”
“A quanto pare eri impegnato a fare altro”
Questa volta fui io stesso ad abbassare lo sguardo, aveva ragione, eccome se l'aveva.
Ma ero Synyster Gates, uno stronzo di natura, neanche mi rendevo conto di far male alle persone in quel modo.
“Scusa” sibilai, arrossendo.
SYNYSTER GATES CHE SI SCUSA! Questo è un evento da segnare sul calendario”
La voce proveniva da Zacky, che ci guardava dall'uscio.
“Vaffanculo, Baker.”
Sentii Ellie ridere, subito la guardai mentre le si formavano quelle adorabili fossette vicino al suo sorriso. Gesù, se era bella.
Poco dopo, però, notai il suo labbro spaccato.
Nessuno si doveva permettere di sfregiare quel bellissimo viso che si ritrovava.
La rabbia stava crescendo sempre di più dentro di me, pensare a quel Set che la picchiava fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Subito mi alzai e mi diressi verso l'uscita, con l'intenzione di dare una sistemata a quel figlio di puttana.







//ringrazio Rinoa Heartilly Vengeance e LivingForThem per aver recensito il capitolo precedente e tutti i nuovi lettori (o lettrici) che hanno messo la fanfiction tra le seguite e/o preferite! Mi fa veramente tanto piacere :)

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Capitolo 8
*** Chapter 7. ***


“Si può sapere dove cazzo è finito?!” disse Jimmy, preoccupato per Brian che non si vedeva da quasi un'ora.
Era uscito infuriato, senza dire dove sarebbe andato. In più non stava rispondendo alle numerose chiamate che tutti stavano facendo.
Anche a me era salita l'ansia, in più non riuscivo a smettere di pensare a cos'avrei fatto se non ci fosse stato Brian.
Ero come una bomba che stava per scoppiare da un momento all'altro, ma lui era riuscito a disinnescarmi.
“Basta, vado a cercarlo” continuò sempre Rev, interrompendo i miei pensieri.
“Vengo anche io!” aggiunse Zacky, che venne presto fermato dall'altro.
“No, tu resta qui con Ellie”
Abbassai lo sguardo, mi sentivo un peso per loro, se non ci fossi stata probabilmente tutti questi problemi si sarebbero evitati.
Vidi Jimmy uscire e Zacky avvicinarsi a me, vedendomi estremamente tesa.
“Come ti senti?”
Mi passai una mano tra i capelli, sbuffando e senza rispondere.
“Stai tranquilla, non gli sarà successo niente”
Eppure, continuavo ad avere un brutto presentimento, una brutta sensazione continuava a regnare dentro di me.
Passarono altri quaranta minuti prima che arrivò una chiamata da parte di Jimmy, a cui Vee rispose in men che non si dica.
Jimmy! - Che cosa?! - E adesso come sta? E' cosciente? - Va bene, arriviam...okay, arrivo”
Il suo sguardo non prometteva nulla di buono, infatti in poco tempo si alzò e si diresse verso la porta.
“Cos'è successo?” chiesi fermandolo.
“N-Niente”
“Non mi prendere per il culo, chi è cosciente?”
Lo vidi sospirare, per poi mordersi un labbro.
“Andiamo, ti spiego strada facendo” concluse prendendomi la mano e portandomi in auto.
“Allora?”
“Brian è andato da Set”
Spalancai gli occhi, terrorizzata dal sapere cosa avrebbe potuto fare.
“Jimmy ha detto di essere arrivato proprio quando Set aveva attaccato al muro Syn e lo stava riempendo di botte, nessuno dei due era messo bene, però...so solo questo, che Brian è cosciente e aveva chiesto di non dirti nulla”
“E'...è tutta colpa mia” sibilai mettendomi le mani tra i capelli.
“No, è solamente Brian ad essere fottutamente testardo”
Iniziai a torturarmi le unghie, finché non arrivammo a destinazione.
Subito scesi dall'auto, Zacky bussò e presto ci venne ad aprire Jimmy.
Vee, appoggiandomi una mano sulla schiena, mi fece strada verso la camera di Gates. Jimmy, però, mi bloccò sull'uscio.
“Sarebbe meglio che tu non entrassi”
“Fanculo, togliti” dissi quasi fulminandolo con gli occhi, facendolo scostare.
Lo vidi, era sdraiato sul letto. I vestiti erano sporchi di sangue, probabilmente non del tutto suo. Aveva un taglio profondo poco sotto la tempia da cui colava del sangue. Il resto del corpo era ricoperto da altri tagli meno evidenti, ma sembravano fargli male data la sua espressione.
Subito mi precipitai vicino a lui, quando mi notò la sua faccia non fu felice.
“Avevo detto a Zacky di non portarti qui” sussurrò lanciando un'occhiataccia al suo amico.
“Sono stata io ad insistere”
Lo vidi abbozzare un sorriso, sapevo che in realtà era felice di avermi lì.
“Perché l'hai fatto?” gli chiesi.
“Mi andava” rispose facendo spallucce.
Aveva rischiato di farsi dei gran mali solo per me, tutto ciò mi mandava in confusione.
“Adesso vediamo di disinfettare questi tagli...Jimmy, potresti portarmi del cotone e dell'alcol?” dissi voltandomi verso di lui.
“Ma certo” mi sorrise, tornando in poco tempo con quello che gli avevo chiesto.
Imbevetti un pezzo di cotone idrofilo nel liquido e feci sedere Brian, iniziando a tamponare quella brutta ferita vicino al suo occhio sinistro.
“Porca puttana, brucia!” disse digrignando i denti.
“Oh, avanti, uno così grande e grosso come te non dovrebbe neanche sentire dolore”
Jimmy e Zacky risero, mentre lui fece il finto offeso.
“Che cazzo ridete voi due?!” imprecò dopo che continuai a tamponare.
Riuscii a fermare il sangue, così passai al resto e in una decina di minuti avevo finito.
“La tortura è terminata” gli canzonai, vedendolo stendersi sul materasso.
“Certo che siete proprio conciati male” rise Jimmy, guardandoci entrambi.
Effettivamente facevamo a gara a chi stava messo peggio, scoppiammo tutti a ridere.
“Potete lasciarci soli?” interruppe improvvisamente Brian, sotto la mia faccia sorpresa.
“Conto di sentirvi scopare!” esclamò Zacky beccandosi una mia occhiataccia.
A dir poco malizioso fu lo sguardo dei due che chiusero la porta.
“Prima che Zacky mi interrompesse, cercavo di chiederti scusa. Non volevo che mi vedessi con Mich, mi dispiace davvero tanto...” fece mettendosi seduto.
“E' la tua ragazza, non vedo perché tu ti debba scusare. Vorrei solo capire cosa sta succedendo.”
“Cosa intendi?”
“Tra noi due. Stamattina avevi ragione, lo volevamo entrambi, o comunque io lo volevo. Devo schiarirmi le idee e tu dovresti aiutarmi.”
“In qualche modo, anche io lo volevo. Sta succedendo qualcosa, ormai è il mio pensiero fisso, però...io amo Michelle.”
Con solamente tre parole, aveva buttato in un cestino tutto ciò che potevo aver sperato di creare con lui. Male, faceva solamente male. Mi alzai, dirigendomi verso la porta.
“Ellie, io-”
“Ho capito, Brian. Mi basta quello che hai detto. Buon riposo.”





 
 
 
Erano passate quasi due settimane da quella conversazione.
Quella stessa notte ebbi un incubo che mi spaventò talmente tanto da non avere più il coraggio di uscire per Huntington Beach. Continuavo ad avere attacchi di panico e stavo sempre più male.
Passai ogni giorno in casa, con la scusa di avere febbre alta e di non voler vedere né sentire nessuno, o almeno...quasi nessuno.
Zacky era l'unico che sapeva del mio reale stato, neanche i miei genitori lo sapevano.
In realtà, mi avevano chiamata una sola volta per sapere se avessi fatto richiesta all'università, ricevendo una bugia per risposta.
Denise mi chiamava ogni tanto, ma non volevo farle sapere del mio stato, l'avrei sicuramente fatta preoccupare e non volevo.
Era la mattina del 15 di Settembre, un'altra giornata da sprecare stava iniziando.
“Tesoro, è pronta la colazione!” esordì mia nonna, che nel frattempo mi era stata vicina cercando di non farmi pensare a ciò che era successo due settimane prima.
Scesi al piano inferiore per poi dirigermi in cucina, sedendomi a tavola.
“Come stai, oggi?”
“Come al solito...”
La vidi sospirare, per poi darmi un bacio sulla fronte.
“Prima ha chiamato Zacky, ha detto che sarebbe passato in mattinata”
Abbozzai un sorriso, finendo i pancake che mi aveva preparato.
Zacky mi veniva a trovare una volta ogni due giorni, mi aveva promesso di non dire niente agli altri.
Gli altri...Johnny, Matt e Jimmy continuavano a riempirmi di messaggi e di chiamate a cui non volevo rispondere. In qualche modo, mi facevano sentire desiderata e un poco mi faceva piacere.
Mi alzai, ma mentre mi stavo dirigendo verso le scale, mia nonna mi fermò.
“Ellie...poco fa è passato Brian”
“Mi fa piacere”
“Non vuoi neanche sapere cosa volesse?”
Tirai un grande sospiro, facendo segno negativo con il capo e tornando in camera.
Oltre ad essere una giornata sprecata, quella sarebbe stata anche di merda.
Dopo quella conversazione non avevamo più parlato e, da quel che mi aveva riferito Zacky, gli aveva dato fastidio il mio comportamento, per questo non si era più fatto sentire.
Ma d'altronde, cosa gli avevo detto? Si sarebbe stufato anche lui e così ha fatto. Dovevo sapere di non poter credere a quelle parole che mi aveva detto.
Ogni tanto, quando chiudevo gli occhi, mi sembrava di poter riavere le sue labbra sulle mie. Il suo sapore...quanto mi mancava.
Ma il dolore riusciva a coprire quelle sensazioni, mi aveva presa in giro e non riuscivo a perdonarlo.
Delle lacrime rigarono il mio viso mentre me ne stavo seduta nel letto fissando la sua maglia che aveva lasciato qui quella notte.
“Ellie, no”
La voce di Zacky mi distolse da quel pensiero.
Mi asciugai velocemente le lacrime e tirai su col naso, alzandomi immediatamente in piedi.
“Che hai?” mi chiese lui abbracciandomi.
“Niente, qualche pensiero”
“Cioè?”
“Non ha importanza...piuttosto, come mai sei qui?”
“Set è stato arrestato”
“Che cosa?!”
“Hai capito bene, Set è stato arrestato! Non sei felice?”
“Porca puttana, sì! Ma com'è successo?”
“L'hanno trovato a cercare di violentare una dodicenne”
Una speranza si riaccese in me, per colpa di quel bastardo avevo passato le ultime due settimane chiusa in casa per la paura di ritrovarlo, ma adesso era finita.
“Adesso, però, c'è una sorpresa per te. Dobbiamo andare” fece prendendomi per il polso.
“Aspetta, dove andiamo?”
“Vedrai”
Nonostante qualche tentennamento da parte mia, riuscii a portarmi fuori sotto lo sguardo felice di mia nonna.
“Stamattina è passato Brian...” mormorai una volta saliti in auto.
“Ah sì? Non lo sapevo! Cosa ti ha detto?”
“E' passato mentre stavo dormendo, quindi non l'ho neanche visto...per fortuna”
“Dovreste parlare, sistemare quello che è successo”
“Pensi sia facile? Porca puttana, abbiamo scopato e il giorno dopo mi viene a dire che ama Michelle!”
“Lo so, ma questo non vuol dire che tu debba continuare ad evitarlo dato che mi pare che la situazione stia peggiorando”
“Peggiorando? Cosa intendi?”
“Ti stai innamorando, El.”
“Ma per favore, ormai è acqua passata. Mi ha solamente dato fastidio il suo comportamento, tutto qua”
La bugia più grossa nell'ultimo periodo. Acqua passata? Ma chi volevo prendere in giro?
“Non essere testarda...”
“Dico davvero!”
“Certo Ellie, certo...”
Subito dopo notai che Zacky stava prendendo l'autostrada in direzione Los Angeles.
“Vee, dove stiamo andando?”
“Ho detto che lo vedrai, è una sorpresa, okay? Dormi se vuoi, ci vorrà poco meno di un'ora”
Misi su le cuffiette del mio ipod e mi addormentai, per fortuna avevo la capacità di dormire ovunque.
“Siamo arrivati!” esordì, svegliandomi.
Appena aprii gli occhi, mi trovai davanti l'insegna “Los Angeles Airport”.
“Che cosa ci facciamo qui?”
“Compriamo del pane. Che cosa cazzo vuoi fare in un aeroporto? Andiamo, scendi!”
Ci dirigemmo verso l'interno, nella zona d'attesa.
Vidi Zacky controllare il cellulare per poi fare un sorriso beffardo.
“Eccola!” fece indicando l'uscita dei passeggeri.
Sgranai gli occhi, portandomi una mano alla bocca quando vidi uscire Denise con un sorrisone stampato in faccia.
DEDE!” gridai, prima di correre verso di lei, saltandole in braccio.
Mi abbracciò forte, lacrime di gioia scesero sul mio viso.
“Hey, non piangere! Dio, quanto mi sei mancata!”
“Anche tu, anche tu!”
Mi staccai, non credendo ancora ai miei occhi.
“Come mai sei qui?”
“Un uccellino mi ha detto che non stavi molto bene e che avevi bisogno di me”
“Un uccellone, vorrai dire” si introdusse Zacky, avvicinandosi a noi, mentre Denise continuava a guardarlo quasi sbavando.
“Dal vivo sei ancora meglio” le scappò detto, subito arrossì.
Ridacchiai, vedendo lui che le sorrideva.
“Grazie Vee, davvero” gli dissi abbracciandolo.
“Sappi che l'idea non è venuta a me”
“E allora a chi?”
“Indovina...”
Lo guardai intensamente negli occhi, capendo che la persona di cui parlava era Brian.
“Allora, vogliamo stare qui tutto il giorno o avete intenzione di portarmi ad Huntington Beach?”
“Denise ha ragione, andiamo” fece il ragazzo, mettendosi in mezzo a noi e cingendoci i fianchi.
“Potremmo fare una cosa a tre...” aggiunse, beccandosi un mio pugno sul braccio e provocando la risata di entrambe.

 
Un'altra ora in auto ed eravamo finalmente arrivati a casa, dove feci sistemare Denise e i vestiti che aveva in valigia.
Mia nonna ci preparò a tutti e tre il pranzo, così ebbi il tempo di raccontare ciò che era successo alla mia migliore amica.
“Bene ragazze, vi propongo di venire con me alle prove”
Denise subito saltò in piedi e si portò una mano alla bocca.
“Oddio, oddio! Questo significa conoscere il resto della band? Aiuto, potrei morire. Andiamo, vero El?”
Quello sarebbe significato rivedere Brian, ma non potevo dirle di no, perciò accettai.
In poco tempo arrivammo al garage di casa Haner, rimasi un poco più indietro di Denise e Zacky ma non appena Jimmy mi notò, corse ad abbracciarmi.
“Ellie!” esordirono poi Johnny e Matt, anche loro venendo verso di me e stringendomi in un forte abbraccio.
“Ci sei mancata un sacco!” disse Rev, scompigliandomi i capelli rossi.
“Anche voi mi siete mancati” sorrisi poi, entrando nel garage.
“Si può sapere cos'hai avuto?” chiese Johnny mentre tutti si mettevano alla loro postazione.
“Ve l'ho detto, influenza” cercai di sdrammatizzare.
“Lunga questa febbre”
La voce non proveniva né da Johnny, né da Jimmy e neppure da Matt, ma da Brian.
Incrociai il suo sguardo, era arrabbiato, glielo si poteva leggere negli occhi.
Feci finta di nulla e presentai Denise ai ragazzi, entusiasti di conoscere una loro fan.
Iniziarono presto a suonare, la mia migliore amica li guardava sognante, mentre l'ansia mi stava mangiando viva.
Ogni volta che Brian alzava lo sguardo dalla sua chitarra, lo faceva per tirarmi un'occhiataccia, così decisi di uscire durante una pausa tra due canzoni.
Sfilai una sigaretta dal mio pacchetto di Marlboro, accendendola.
Sentii dei passi che si avvicinavano a me, ma non mi voletti voltare dato che potevo immaginare di chi fossero.
“Hai intenzione di evitarmi ancora per molto?”
Non gli risposi, continuai a fumare la mia sigaretta facendo finta di nulla. Avrei continuato a farlo, se non mi avesse preso la cicca e buttata a terra.
“Vuoi ascoltarmi?” chiese scocciato.
“No.”
“Smettila di fare la bambina, non puoi comportarti così”
“Ma vaffanculo, qui il bambino sarai tu”
“Sei stata tu quella ad essersi chiusa in casa per due intere settimane, senza voler vedere nessuno solamente perché non ti ho detto quello che volevi sentire”
Finalmente mi voltai per incrociare il suo sguardo, il taglio vicino all'occhio si stava ancora cicatrizzando.
“Veramente pensi che io l'abbia fatto per questo motivo?”
“Non ne vedo altri.”
“Sai, Brian, il mondo non gira attorno a te. Immagino tu sappia che ogni giorno, per colpa di Set, ho avuto attacchi di panico, giusto?”
Lo vidi indietreggiare, il suo sguardo cambiò radicalmente.
“Perché non me l'hai detto?”
“Veramente pensavi che dopo avere scopato con me e avermi detto di amare Michelle, ti avrei voluto vicino?”
“Ho detto che la amo, ma questo non vuol dire che quella con te sia stata solo una scopata”
“Smettila di giocare con me, Brian...”
“Non lo sto facendo, mettitelo in quella cazzo di testa!”
Il suo tono di voce si fece più altro, quasi mi spaventò.
“Sei come tutti gli altri” dissi con la voce che iniziava a tremare, sapendo che avrei resistito ancora per poco.
“Non è vero e tu lo sai”
Abbassai lo sguardo un'altra volta.
“Sì, invece”
Avvicinandosi a me arrivando a una distanza pericolosa, poggiò due dita sul mio mento per farmi alzare il viso e puntare i suoi occhi sui miei.
Dillo di nuovo
“Sei...sei...”
Dillo, Ellie
Sentii gli occhi diventarmi lucidi, ma lui poggiò le sue labbra sulle mie e mi sentii rinascere.
Non riuscivo a quantificare quanto mi fosse mancato il suo sapore, il modo in cui portava i nostri corpi ad aderire l'uno con l'altro.
Le sue mani vagavano sotto la mia maglietta, giocando con l'elastico del mio reggiseno.
Io, invece, affondai le mani tra i suoi capelli, tirandoglieli un poco, ma presto ci dovemmo staccare quando sentimmo la voce di Michelle.
“BRIAN! CHE STAI FACENDO?!”








//ringrazio Rinoa Heartilly Vengeance per aver recensito il capitolo precedente.

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Capitolo 9
*** Chapter 8. ***


Avrei voluto sotterrarmi in quel preciso istante.
Vidi Michelle avvicinarsi a me, provai ad indietreggiare ma in una manciata di secondi mi mollò uno schiaffò in pieno volto, beccando una cicatrice ancora evidente sulla mia guancia.
Subito mi portai una mano sul viso per il dolore, non ribattendo.
“Mich!” la riprese Brian, piazzandosi tra noi due.
“Lei è una troia e tu uno stronzo!” gridò lei, isterica.
“Adesso smettila”
“L'hai baciata! Te ne rendi conto?”
“Pensa che tu con Kevin hai addirittura scopato”
“Questo non vuol dire che ti perdonerò!”
“Non importa che mi perdoni, è ora di chiuderla, Michelle. E' inutile che continuiamo così, so che quando non ci sono sei a scopare con il biondino.”
“E immagino che tu faccia lo stesso con quella puttanella”
“Non osare chiamarla in questo modo, qui l'unica puttana sei tu.”
“Brian...” cercai in qualche modo di fermarlo.
“Poco m'importa. A mai più, Haner.”
Presto girò i tacchi, dopo avermi lanciato un'occhiataccia.
“Ti ha fatto male?” mi chiese Brian, voltandosi e poggiando una mano sulla mia guancia.
Feci segno negativo con la testa, lo vidi sorridere.
“Dove eravamo rimasti?” continuò con uno sguardo malizioso, avvicinandosi alle mie labbra.
Syn! Dove cazzo sei?
Il tutto fu interrotto dalle voci dei ragazzi, a quanto pare doveva rientrare a suonare.
Lui sbuffò, borbottando qualcosa e prendendomi per mano.
Ci dirigemmo verso il garage e non appena gli altri ci videro entrare insieme, cambiarono espressione.
“Adesso capisco perché Michelle aveva quella faccia” rise Jimmy, ammiccando.
“Finalmente!” esclamò poi Zacky, sorridente come Johnny e Matt.
“Mi devi dire qualcosa, El?” chiese Denise.
Abbassai lo sguardo, arrossendo.
Brian mi portò a sedere vicino a lui e prese la sua chitarra, presto iniziarono a suonare.
Ancora non credevo a quello che era appena successo. Lui aveva lasciato Michelle...per me.
Dopo quaranta minuti, le prove finirono, così si precipitò da me appena appoggiato lo strumento a terra.
Mi prese il viso tra le mani e mi guardò dolcemente, i suoi occhi brillavano di luce propria.
“E pensare che stavo quasi per perderti” mi disse, facendo scendere una lacrima di gioia dai miei occhi.
Misi le braccia attorno al suo collo e lo attirai a me, posando le mie labbra sulle sue, provocando un bacio non troppo casto.
Si staccò improvvisamente, facendomi alzare e prendendo la mia mano.
Mi morsi un labbro dopo aver capito quale fosse la sua intenzione; dopo aver sentito i fischi di approvazione da parte degli altri, entrammo in casa e mi portò in camera sua, chiudendo la porta.
Subito ci ritrovammo l'uno sopra l'altra, sul suo letto.
Si riattaccò presto alle mie labbra, le pause tra un bacio e l'altro erano veramente brevi.
I vestiti volarono in non so che parte della stanza, sentire il suo corpo nudo aderire al mio fu la sensazione più bella del mondo.
Dio solo sa quanto lo volevo mio.
Rallentò le sue azioni come aspettando il mio consenso, per tutta risposta lo liberai dai boxer, sentendolo da lì a poco entrare dentro di me con decisione, facendomi sentire finalmente bene, riuscii a percepire quella sensazione chiamata anche felicità, quella che da anni non sentivo più.
Il suo modo di toccarmi, baciarmi, lasciare dei piccoli morsi sul mio collo, mi facevano sentire viva, come se fossi un'altra persona, una persona più forte.
Piccola, sei bellissima” mi sussurrò subito dopo che entrambi raggiungemmo il culmine del piacere.
Rimanemmo per un po' in quella posizione, per poi alzarci e rivestirci.
“Scusa se ti ho fatto del male” mi disse cingendomi la vita con le sue braccia e appoggiando la sua fronte alla mia.
“E' okay”
Mi sorrise, continuando ad accarezzarmi la guancia con movimenti dolci e leggeri.
“Andiamo” fece poi, dopo avermi schioccato un bacio a stampo e dirigendosi verso la porta.
Scendemmo le scale e vidi un uomo sulla quarantina, molto assomigliante a Brian.
“Ciao papà”
“Syn! Chi è questa bella ragazza?”
“E'...Ellie, si è trasferita qui da poco”
Si avvicinò e mi strinse la mano, così ricambiai sorridendo.
“Oh, aspetta, ma tu sei la figlia di Michael Phepls?” chiese nominando il nome di mio padre, così annuii.
“Mio Dio, quasi non ti riconoscevo!”
Sia la mia faccia che quella di Brian erano perplesse.
“Tu e Brian giocavate insieme, quando eravate veramente piccoli e venivate in vacanza qui con la vostra famiglia”
“Che cosa?” chiesi inarcando un sopracciglio.
“Ne sono sicuro! Conosco tuo padre da una vita, l'ultima volta lo vidi nel lontano '88...chi avrebbe pensato che avreste finito per andare a letto insieme!”
Quell'affermazione mi fece arrossire violentemente, Syn invece stava per scoppiare a ridere.
“Papà, sei una testa di cazzo!” gli inveì lui.
“Oh, pardon. Dimenticavo della presenza di una signorina. Bella performance, comunque, figliolo.
Papà.
“Beh, anche a te, Ellie!”
PAPA'!
Scoppiai a ridere, vedendo che anche Gates iniziava a imbarazzarsi.
Mi nascosi tra le sue braccia continuando a ridere, mentre lui faceva cenno al padre di andarsene; così fece, dopo avermi salutata.
“Scusalo, è-”
“La tua copia!” lo interruppi ridendo.
“Io sono molto più figo”
“Mh...”
“Vorresti insinuare il contrario?”
“Beh, anche tuo padre è un bell'uomo”
Lo vidi inarcare un sopracciglio, per poi scoppiare in una risata sonora insieme a me.
“E così...giocavamo insieme da bambini” dissi osservandolo mentre si prendeva una birra dal frigo.
“Già, adesso però giochiamo in un altro modo” mi rispose ghignando e avvicinandosi a distanza pericolosa dal mio viso.
Passò una mano sulla mia schiena, facendo aderire maggiormente il mio corpo al suo.
Sentivo il suo respiro sulle mie labbra e un odore fantastico di birra che mi spingeva ancora di più ad accorciare quella distanza che rimaneva tra le nostre bocche.
“Brian, papà mi ha detto che Ellie...”
Una donna sbucò davanti a noi, interrompendo il momento.
“Ops, scusate l'interruzione, ma volevo assolutamente vederti! Sei bellissima, già da piccola sapevamo che saresti diventata uno schianto!”
Ringraziai timidamente, i complimenti mi facevano sempre arrossire un sacco.
Poco dopo a Brian arrivò una chiamata da parte di Zacky che chiedeva di raggiungere lui e Denise in spiaggia.
Ci congedammo con i suoi genitori e uscimmo dalla casa, diretti dai nostri due amici.
“Spero che, almeno questa volta, non mi butterai in acqua con i vestiti addosso” gli dissi una volta scesi dall'auto, dopo esserci tolti le scarpe.
“Ci mancherebbe, oggi ti spoglio” rispose tranquillamente.
“Non ci provare”
Mi fece la linguaccia, prendendomi la mano e incamminandosi verso la sabbia, dove scorgemmo le figure di Denise e Zacky che ci salutavano sorridenti.
“El, questo ragazzo è fantastico” mi sussurrò la mia migliore amica, mentre mi abbracciava.
Ridacchiai notando gli altri due che intanto si toglievano la maglia, sotto i nostri sguardi compiaciuti.
“Tu vieni con me” fece Vee, prendendo in braccio Denise che iniziò a gridare di lasciarla andare.
“Ellie! Ellie, aiutami!” urlava, mentre io me la ridevo guardandoli mentre si avvicinavano alla riva.
Syn mi trascinò sulla sabbia, finendo per sdraiarci insieme sotto il sole e la brezza fresca.
“Come stai?” chiese lui, spezzando il silenzio che si era formato.
“Bene” risposi cercando di essere il più convincente possibile.
“Giuramelo” continuò alzandomi il viso per rivolgere i nostri sguardi l'uno sull'altro.
“Te lo giuro, Brian. E devo ringraziarti, perché è grazie a te se finalmente posso dirlo”
“Non ho fatto nulla”
“Scherzi? Per la prima volta, mi sento veramente apprezzata da qualcuno, potrei dire di poter toccare il cielo con un dito. E poi, hai fatto venire qui Denise”
“Semplicemente, il mio obbiettivo era quello di vederti fare un sorriso sincero” disse tornando a guardare il cielo.
A quel punto, lo chiamai.
“Che c'è?”
Mi avvicinai alle sue labbra, poggiandoci le mie sopra e iniziando un lungo bacio.
Si mise sopra di me, reggendosi sugli avambracci.
Con una mano giocherellava con l'elastico del mio reggiseno, con l'altra mi accarezzava.
Sorrisi tra le sue labbra, lui si staccò di poco, abbastanza per guardarmi.
“Come mai sorridi?”
“Non pensavo che...che un ragazzo, un giorno, sarebbe riuscito a farmi sentire così.”
“E io non pensavo di esserne capace. Mi vedi? Sono uno stronzo con tutte. Ma qualcosa mi ferma dal farlo anche con te...sto forse diventando gay?”
“Spero vivamente di no” dissi tra una risata e l'altra.
Nel bel mezzo della nostra conversazione, ci sentimmo inzuppare dalla testa ai piedi.
Entrambi ci voltammo e notammo che i due che l'avevano fatto erano proprio Zacky e Denise.
“Vendetta?” chiese Brian guardandomi e porgendomi una mano per alzarmi.
“Vendetta!” dissi decisa, iniziando a rincorrere la mia migliore amica.
Presto ci ritrovammo tutti in acqua, bagnati dalla testa ai piedi.
Arrivò il tramonto e noi ancora continuavamo a buttarci l'uno con l'altro in mare.
“Merda, sto congelando! Denise, vieni a riscaldarmi!” urlò Zacky con una voce poco etero.
Quest'ultima, arrossì vistosamente e lui se ne accorse.
Così, fu proprio Vee a stringerla a sé, sotto lo sguardo malizioso mio e di Brian.
Improvvisamente, mi sentii sollevare e notai che mi trovavo sulle spalle di quest'ultimo.
In poco tempo, anche Denise si trovava sulle spalle di Zacky e capimmo che intenzioni avessero.
“Vediamo chi cade prima” annunciò Syn, tenendomi ben stretta a sé.
“Vi facciamo il culo!” disse l'altro, mentre io e Dede ci guardavamo perplesse.
Iniziarono a correre mentre noi urlavamo per la paura di cadere. Quei ragazzi erano veramente strani.
Riuscii in qualche modo a far cadere la mia amica, nonostante risi per tutto il tempo.
Brian mi fece scendere ed iniziammo ad esultare come se avessimo vinto le olimpiadi.
“Questa è la mia donna!” disse, per poi fare il dito medio a Zacky.
Mi voltai verso di lui, mordendomi un labbro per l'affermazione che aveva appena fatto.
Gli sorrisi, venendo presto presa tra le sue braccia.
“Sono fuori forma!” disse Den, cacciando fuori un labbro.
“Ti aiuto io a rimetterti in forma” continuò malizioso Vee, avvicinandosi pericolosamente a lei.
Quei due non me la raccontavano giusta.
Syn mi fece voltare verso di sé prendendo il mio viso tra le sue mani.
Mi baciò mettendoci una passione indescrivibile, fu un bacio che ricambiai con tutta me stessa.
“Sei fantastica.” mi sussurrò.
E fu dopo quelle due semplici parole, che mi sentii rinata.








//Mi scuso per il ritardo, sono stata piena di studio nell'ultimo periodo e non sono riuscita ad aggiornare prima! Inoltre, sto scrivendo un'altra fanfiction in questa categoria (se avete tempo, fateci un salto 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2437037&i=1). Spero vi piaccia questo capitolo, fatemi sapere :)
Ringrazio Rinoa Heartilly Vengeance, LivingForThem e virginiaaa per aver recensito il capitolo precedente.

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Capitolo 10
*** Chapter 9. ***


Una cosa veramente fantastica è rimanere tra le sue braccia, sotto le coperte, dopo un bel bagno caldo fatto insieme.
Le settimane seguenti a quella giornata furono fantastiche, le migliori della mia vita.
Stavo bene, ma bene veramente, ormai non stavo così da anni.
Eppure, Brian era riuscito a fare uscire la vera me, ad aiutarmi e a guarirmi finalmente da tutto ciò che mi faceva male.
Dio solo sa quanto devo a questo ragazzo...
Quella sera, ero a casa sua, avevo deciso di dormire lì visto che i miei genitori, la mattina seguente, sarebbero arrivati a casa di mia nonna per il mio compleanno.
Avrei usato una scusa di essere uscita la mattina presto, così mi avrebbero aspettata a casa e avrei potuto fare le cose con calma.
Eravamo già al 7 di Novembre, l'indomani sarebbe stato il mio compleanno.
Denise se n'era ormai andata da quasi un mese, non sto neanche a dire che mi mancava già un sacco.
A quanto pare, però, non mancava solamente a me...ma anche a Zacky! Per tutte le due settimane dopo la sua partenza, non aveva fatto altro che chiamarla ogni sera.
E neanche ammetteva che gli piacesse! Dannazione, quanto era testardo quel ragazzo.
“A cosa pensi, piccola?” mi domandò Brian mentre intrecciavo le mie dita alle sue.
“A quello che è successo in questo mese e a quanto sono...felice.”
Lui continuava a baciarmi il collo, le sue labbra a contatto con la mia pelle era qualcosa di inebriante.
“Ti prometto che lo sarai per sempre.” mi sussurrò dolcemente, spostandomi una ciocca di capelli dal viso per accarezzarmi una guancia.
Mi voltai e incontrai i suoi bellissimi occhi color nocciola, quegli occhi che mi fecero innamorare di lui.
Ebbene sì...mi ero innamorata. Ma lui non lo sapeva, non ero ancora pronta a dirglielo e soprattutto ero convinta che non fossi ancora ricambiata.
Mi strinsi maggiormente a lui, adoravo sentire il calore che il suo corpo emanava.
Mi scappò uno sbadiglio, così mi stropicciai gli occhi, ormai stanca.
“Ma tu hai sonno” mormorò continuando ad accarezzarmi.
“Mh...nah...” farfugliai rifugiandomi tra le sue braccia.
“Dormiamo...” sussurrò, dopo avermi lasciato un bacio a fior di labbra.
Feci come diceva, chiudendo gli occhi e subito dopo cadendo in un sonno profondo.
 
 
Un gradevole profumo di caffè mi svegliò, così da farmi aprire gli occhi.
Mi stiracchiai, non trovando Syn al mio fianco.
Mi appoggiai sui miei stessi gomiti, notando che dalla finestra passava uno spiraglio di sole.
Passai una mano tra i miei capelli per sistemarli, ma, essendo troppo stanca, mi sdraiai nuovamente, sentendo il profumo di Brian sul suo cuscino invadermi le narici.
“Buon compleanno, piccola.”
La sua voce mi fece scattare seduta, ma quando lo vidi entrare nella stanza per poco non caddi dal letto.
Teneva un vassoio pieno di dolci, una tazza di caffè e una rosa rossa.
Portai le mani al viso, sentendo gli occhi pizzicarmi...nessuno, prima di allora, aveva mai fatto una cosa del genere per me.
Appoggiò il vassoio sul materasso, mentre io ancora non realizzavo.
Qualche lacrima solcò il mio viso, Brian si affrettò a sedersi al mio fianco.
“Hey, non piangere...”
“Io...non...non ho parole...grazie, amore...” mormorai tra le lacrime, sentendomi attirare a lui.
“E' una giornata importante. Bisogna festeggiarla in modo particolare!”disse asciugandomi le lacrime con il pollice.
“A Coopersburg...era già tanto se mi facevano gli auguri...” continuai singhiozzando, non rimpiangendo quei tempi.
“Adesso sei ad Huntington Beach e oggi passerai il compleanno più bello della tua vita” disse prendendo un pezzo di brioche e porgendomelo.
Aprii la bocca, vedendolo ridere ma iniziò comunque ad imboccarmi.
“Quando dico che sei piccola, ho ragione!” esclamò continuando a ridere.
“Non sono piccola!” dissi mettendo un finto broncio.
“Eccome se lo sei!” continuò portandomi un bigné alla crema vicino alla bocca.
Di nuovo aprii la bocca, ma questa volta gli morsi un dito, così impara a darmi della bambina!
Ritirò il dito facendo una strana smorfia, per poi guardarmi socchiudendo gli occhi.
Neanche il tempo di pensare che mi si posizionò sopra, mentre cercavo di liberarmi da quella posizione.
Ci ripensai quando si abbassò per mordere il mio collo, sentivo le cicatrici comparire ma allo stesso tempo mi eccitava fin troppo.
Alzai la sua maglia, lasciandolo a petto nudo. Accarezzai il suo fisico atletico mentre le sue mani si intrufolavano sotto la felpa che indossavo.
Improvvisamente, però, la porta si aprì: era Papa Gates e aveva il fiatone, sembrava aver fatto una maratona.
“Fermi, fermi, fermi! Stanno-”
“Papà, prendi un cazzo di respiro!” gli disse Brian alzandosi per prendere la sua maglietta caduta a terra.
“I tuoi genitori, Ellie, stanno arrivando!” continuò sempre, anche se il suo respiro iniziava a regolarizzarsi.
“Eh? Che cosa? Qui?” sbarrai gli occhi scattando in piedi.
“Sì, Suzy ha ricevuto una chiamata da tua nonna che diceva di avvisarti, saranno qui tra pochi minuti...scusate l'interruzione ma ho temuto per le palle di mio figlio, Michael è imprevedibile! Oh, auguri cara.” finì la frase richiudendo la porta, lasciandomi scoppiare in una fragorosa risata.
“Che hai da ridere? Ho un padre premuroso!” scherzò lui, mentre io non riuscivo a smettere.
Con ormai le lacrime agli occhi, decido di alzarmi per fiondarmi in bagno facendo una doccia veloce.
Torno in camera di Syn, prendendo il cambio che mi ero portata...da quanto non indosso dei vestiti da ragazza per bene.
Metto su un paio di jeans e un maglione bianco molto sobrio; lego i capelli in una coda alta, per poi passare a un leggero velo di mascara.
“Chissà cosa diranno quando vedranno i capelli...” pensai ad alta voce.
“Hey, calmati...sei troppo agitata.”
Sentii la mia schiena aderire contro il torace di Brian mentre mi guardavo allo specchio, notando che proprio lui stava indossando una camicia nera con le maniche alzate fino ai gomiti.
“Che...che cos'hai addosso?” chiesi sorridendo.
“Mio padre...” disse semplicemente, arrossendo.
Mi voltai di scatto, sentendo i miei fianchi venire circondati dalle sue forti braccia.
“Sei dannatamente eccitante...come al solito.” gli sussurrai poggiando sul suo collo le mie piccole ed esili braccia.
Mi alzai un poco sulle punte per baciarlo meglio, sentendomi stringere sempre di più a lui.
Ci dovemmo staccare, però, quando sentimmo il campanello suonare.
Sospirai.
“E' iniziata...”
“Su, non fare l'esagerata!”
“Oh, vedrai.”
Lui mi prese per mano e, insieme, scendemmo al piano di sotto vedendo i miei genitori salutarsi con i suoi come se si conoscessero da una vita.
“Tesoro, auguri!” esclamò mia madre correndo ad abbracciarmi.
La strinsi forte...un poco mi erano mancati.
Subito dopo andai da mio padre, che mi sorrise baciandomi la fronte.
“Sei cresciuta un sacco...auguri Ellie.” commentò squadrandomi dalla testa ai piedi.
“Oh mio dio, Brian! Quasi non ti riconoscevo!” disse la mia genitrice affrettandosi a salutare anche lui.
“Sapevamo che saresti diventato davvero un bel ragazzo!” continuò strizzandogli le guance e facendolo arrossire.
“Grazie signora...” rispose imbarazzato, grattandosi il capo.
“Chiamami pure Jane, tesoro.”
Avrei voluto sotterrarmi.
“Volete fermarvi per pranzo?” si intromise Suzy, mentre io e Brian ci scambiammo un'occhiata per intenderci.
“Sicura che non sia un disturbo, cara?” chiese mia madre, lasciandosi poi convincere da Papa Gates e mio padre.
“Perfetto, allora vado a preparare”
“Ti aiuto!” aggiunse Jane, sparendo nella cucina con l'altra.
“Bene Mike, che ne dici di vedere la mia macchia nuova? Ti farò salire l'invidia fino ai capelli.” iniziò Brian Sr.
“Volentieri.” replicò lui.
E anche loro due se ne andarono, lasciando me e Syn da soli.
Tirai un sospiro di sollievo e lo abbracciai, poggiando la testa sul suo petto.
“Rovineranno questa giornata...” mormorai sentendomi stringere ancora di più.
“Ma no, dai, a me non sembra essere andata così male!”
“Sono imprevedibili e dannatamente lunatici...chissà quando gli dirò che non frequento ancora l'università...”
“Vedrai che capiranno. In ogni caso, io sarò qui per te.”
“Grazie, Brian” sussurrai alzando lo sguardo verso il suo.
“Di niente, piccola” concluse baciandomi dolcemente.
In momenti come quelli, avrei voluto urlare al mondo di amarlo...ma, dannazione, non potevo.
Presto ci ritrovammo a tavola, io ero seduta di fianco a Brian, Suzy a mia madre e i nostri padri come capi-tavola.
Il pranzo sembrava procedere bene, finché i miei non iniziarono la loro parte.
“Ellie, cos'hai sotto il labbro?” fece mia madre, facendomi sospirare.
“E' un piercing.”
“Non mi sembra di averti dato il permesso.” continuò mio padre.
“Fino a prova contraria sono maggiorenne, non dipendo da voi.” ribattei acida.
“Finché ti manterremo noi, direi di sì, signorina.”
“Per non parlare di quei capelli...sono orribili.”
Poggiai la forchetta, sentendo la mano di Brian prendere la mia.
“Oh andiamo Mike, non dire così. Secondo me sta bene!” cercò di intervenire Papa Gates, beccandosi un'occhiataccia dal mio genitore.
“Ellie, non credere che adesso che vivi lontana da noi tu possa fare quello che ti pare!”
“Ripeto che adesso sono maggiorenne, non potete decidere voi per me.”
Vidi entrambi iniziare ad arrabbiarsi date le mie risposte brusche.
“E l'università? Che mi dici di quella? Quanti esami hai già dato?”
“U-Uno o due...” tentennai, forse troppo.
Mia madre mi scrutò attentamente, arrivando ad una conclusione purtroppo giusta.
“Tu non ti sei iscritta!” disse alzando il tono della voce e facendomi di conseguenza sobbalzare.
“Non...non ne ho avuto il tempo.” affermai con poca convinzione, stringendo maggiormente la mano di Brian.
“Ci hai mentito, sei diventata bugiarda. Mio dio, dov'è finita mia figlia?”
Non risposi, cercando di calmarmi.
“Ellie, mi hai delusa. Non pensavo ti comportassi così. Ti abbiamo dato molta fiducia, lasciandoti sola qui ad Huntington Beach e tu ci ripaghi così?”
“Sono stata male, va bene?!” sbotto alzando anche io la voce.
“Hai ventun anni, che male avrai mai potuto sentire...” rise ironico mio padre, seguito da mia madre.
“Vaffanculo.” sibilo tra i denti.
“Oh mio dio! Anche maleducata! Sarà meglio portarti a Tijuana con noi, vero Michael?”
NO!” urlai alzandomi di scatto.
Voi non avete mai capito nulla di me, non avete mai provato neanche a farlo. Potete scordarvi di portarmi a Tijuana, stronzi.
A quel punto, mio padre si alzò e mi diede uno schiaffo.
Istintivamente, lasciai la mano di Syn e mi diressi verso la porta, con le lacrime agli occhi.
“Dove credi di andare?!”
Quelle sono le uniche parole che sentii da loro due, prima di uscire da casa Haner.
“El! Piccola, fermati!”
Era la voce di Brian, quando mi voltai me lo ritrovai davanti, così mi portò nel cortile.
“Hey...” mi sussurrò prendendomi il viso tra le mani.
“Che ti avevo detto?” dissi prima di iniziare un vero e proprio pianto nervoso.
Mi strinse a sé, cullandomi tra le sue braccia.
“Ci sono io qui.”
“Loro hanno ragione...sono come hanno detto...” singhiozzai stringendomi alla sua camicia.
“No, non pensarci neanche. Si sbagliano e vedrai che se ne accorgeranno. Tu non devi buttarti giù, sai che non sono vere tutte quelle cose.”
“Invece sì...”
A quel punto, alzò il mio viso e puntò il suo sguardo sul mio.
“Te lo giuro, Ellie, non è vero. Altrimenti, a quest'ora, non saresti la mia ragazza. Sei fantastica, sei la ragazza migliore che io abbia mai conosciuto e non potrei chiedere di meglio.”
Accorciai la distanza tra le nostre labbra e lo baciai, sentendomi dannatamente rassicurata e felice, nonostante ciò che era appena successo.
Tuttavia, non riuscivo a capacitarmi dello schiaffo che mio padre aveva osato darmi, né di tutto ciò che mia madre mi disse.
“Andiamo, entriamo dal retro, non ci vedranno.” mi mormorò dopo avermi schioccato un bacio sulla fronte.
Pian piano, aprì la porta e ci fiondammo al piano superiore, nella sua camera.
Giusto il tempo di sedermi sul letto che sentimmo delle urla dal piano inferiore.
E' un'irresponsabile! Non possiamo lasciarla sola un attimo che diventa una ragazza maleducata e per di più bugiarda!”
Non siate così duri con lei...”
Oh no, Brian, 'sta volta ha esagerato! Dice di essere stata male...ma che male vuole sentire alla sua età?”
“Michael, tesoro, adesso stai esagerando...”
“Non ti permettere, sto facendo quello che è meglio per lei. E invece si comporta come un'ingrata. Questa non gliela farò passare liscia, se non verrà con noi a Tijuana, sarà costretta a trovarsi un lavoro. Col cavolo che la manterrò!”
Strinsi i pugni e sospirai, sentendo il mio viso bagnarsi.
“Piccola, non piangere...”
Purtroppo, questa volta, neanche Brian riesce a farmi sentire meglio.
Credo che una delle sensazioni peggiori esistenti sia l'essere una delusione per i propri genitori...che schifo.
Sentii la porta principale chiudersi di colpo e le voci cessarono.
Subito mi sdraiai sul materasso a pancia in giù, scoppiando a piangere.
Syn si affrettò a mettersi vicino a me, iniziando ad accarezzarmi la schiena.
“Non li voglio più vedere...” mormorai sentendomi veramente male.
“Capiranno di avere torto, ne sono sicuro.”
“Tu non li conosci...”
Improvvisamente, mi fece voltare verso di lui, lo vidi osservare i miei occhi arrossati.
“Però conosco te e posso giurare che non sei né irresponsabile, né ingrata e tantomeno bugiarda. Sei una ragazza bellissima, con o senza capelli rossi, con o senza piercing. Sei fin troppo responsabile, da quando ti conosco mi stai aiutando a prendere decisioni più ragionevoli e a non agire d'impulso. Non hai nessun difetto, se non quello di credere troppo al giudizio delle persone. Oggi è il tuo compleanno e non permetterò a nessuno di fartelo passare a piangere, perciò smetti di piangere, fallo per me.”
“L-Lo pensi davvero?” chiesi incerta.
“Certamente, piccola.”
L'unica cosa che riuscii a fare fu abbracciarlo, perché dopo tutte quelle parole...io non ne avevo.
E, dannazione, io mi stavo veramente innamorando di lui...sebbene avessi giurato di non farlo mai semplicemente per non soffrire.
Ma, di cosa mi preoccupavo? Brian mi stava rendendo felice, anche se allo stesso tempo debole.
Più lo amavo, più mi indebolivo...ma a quanto pare sembrava andarmi bene.
“Niente più lacrime per oggi, va bene?”
Annuii convinta, sorridendogli.
“Adesso, se non ti dispiace, mi tolgo questa camicia. Mi sento troppo a disagio!” disse alzandosi e iniziando a sbottonarsi la camicia.
Mi alzo anche io per vestirmi a mio modo, iniziando slegando i capelli e sfilandomi il maglione che indossavo.
Lo guardai mentre cercava una maglia da mettere, mi morsi un labbro dopo aver osservato il suo fisico dannatamente eccitante.
Lui se ne accorse e mi sorrise maliziosamente, osservando anche lui il mio corpo semi-nudo.
Mi affrettai a piazzarmi davanti a lui, facendo sfiorare i nostri nasi.
“Dove eravamo rimasti, stamattina?” chiesi sussurrando, accarezzandogli il collo.
“Non svegliar il can che dorme...” borbottò prima di fiondarsi sulle mie labbra.
Con un bacio ricco di passione, finimmo sul letto e lo feci posizionare tra le mie gambe non staccandomi neanche per un attimo da lui.
E fu proprio quando lo sentii dentro di me che capii di stare facendo l'amore con lui, perché sentii qualcosa di diverso, il mio cuore batteva come la prima volta che lo conobbi.
Amavo vedere quanta dolcezza metteva in quei movimenti sebbene decisi, di solito pareva un ragazzo freddo e scontroso, mentre con me era un'altra persona.
Per non parlare di quando raggiungeva il piacere dentro di me, in quel momento sentivo di essere il più possibile legata a lui.
Poi, nonostante la stanchezza, dopo tutto ciò continuava a tenermi stretta a sé accarezzandomi il ventre con le nocche.
Lo lasciai riposare, quella mattina si doveva essere svegliato presto per prepararmi la colazione, sembrava particolarmente stanco così naturalmente ne approfittai per riposare anche io.
Dopo un paio d'ore sentii qualcuno bussare alla porta, vedendo poi entrare Suzy mentre Brian si era appisolato.
“Ellie, ti va di scendere a parlare un po'?” chiese a voce bassa.
Annuii, vedendola uscire dopo poco.
Riuscii a non svegliare Syn mentre mi sfilavo dalla sua presa e mi rivestivo.
Scesi al piano di sotto e trovai Suzy e suo marito sul divano ad aspettarmi.
“Scusa se vi abbiamo disturbati, ma pensavamo ti servisse sfogarti un po', ti abbiamo vista scossa prima” iniziò lui.
“Non dovete scusarvi, Brian è stanco e così l'ho lasciato riposare. Piuttosto, devo scusarmi per il comportamento che ho avuto a pranzo...” dissi abbassando lo sguardo.
“Ma figurati, Michael ha decisamente esagerato”
“Già, e mia madre ovviamente non ha esitato a dargli corda.”
“Jane mi ha detto che tuo padre è molto nervoso negli ultimi tempi-”
“Suzy, potrà essere nervoso quanto gli pare ma non permetto che si alzino le mani con me. Non ho più dieci anni e sono abbastanza grande per prendere le mie decisioni.”
“Non possiamo darti torto...tuttavia, cercheremo di farli ragionare. Tu, piuttosto, hai deciso se andare con loro o...?”
“Oh, no, assolutamente...non riuscirei ad andarmene da qui, ora come ora. Intendo, prima che succedesse tutto ciò mi sentivo al massimo della felicità...probabilmente grazie a Syn. Senza di lui, beh, non avrei superato alcune difficoltà che mi perseguitavano da tutta la vita ormai.”
Per un attimo mi imbambolai pensando a lui, così scossi la testa.
“Sono veramente felice che tu e Brian vi siate ritrovati, anche lui sembra più solare da quando state insieme.”
Sorrisi a quelle parole che pronunciò Suzy, veramente contenta di ciò.
“Allora, spero che il mio adorato figlio riesca a distoglierti da quei pensieri, vedrai che tutto si risolverà!”
“Grazie per esservi preoccupati, davvero...”
Mi lasciai abbracciare da quelle due fantastiche persone, ero felice che a qualcun altro importasse di me.
Qualche secondo dopo vidi scendere il mio ragazzo dalle scale, con una faccia a dir poco assonnata.
Lo vidi cacciare uno sbadiglio, per poi dirigersi verso di me ed abbracciarmi da dietro.
Neanche il tempo di schioccargli un bacio che sentiamo il campanello suonare.
Brian si affretta ad aprire e vedo entrare i ragazzi uno dopo l'altro.
“Haner, ti sei appena svegliato?” esordì Zacky dandogli un piccolo schiaffo sulla guancia.
Subito dopo mi notarono e si affrettarono ad avvicinarsi a me tutti con il sorriso stampato in faccia.
“Buon compleanno Ellie!” dissero in coro, facendomi sorridere.
“Grazie ragazzi”
“Allora, noi dobbiamo provare qualche canzone, ma dato che non vogliamo annoiarti abbiamo portato qualcuno che ti tenga compagnia nelle due ore che mancano alla festa!” continuò Jimmy spingendomi verso la porta.
“Ma potevo anche rimaner-”
“Assolutamente no, ci vediamo più tardi!” mi interruppe proprio Syn dopo avermi dato un bacio a fior di labbra.
Confusa, mi diressi fuori dalla casa e trovai Val sorridente che mi aspettava.
In questo mese ho stretto amicizia con lei, è veramente una persona fantastica.
Inizialmente pensavo se la prendesse con me per via di Michelle, ma a lei non importava perché a quanto pare sua sorella non era stata molto fedele a Brian.
Non avrei mai detto che fossero gemelle, se non per l'aspetto, erano veramente due persone diverse.
“Tesoro! Buon compleanno! Ti va di accompagnarmi a comprare un vestito? Magari prendi qualcosa anche tu, visto che sarebbe l'ora di portarti a qualche festa qui, prima o poi!” mi chiese mentre ci incamminavamo verso il centro di Huntington Beach.
Arrivammo in un negozio che non faceva di certo per me, ma Valary insistette e non potei dirle di no.
Lei iniziò a prendere un sacco di vestiti corti da provare, mentre era nel camerino ne approfittai per vederne qualcuno per me.
“El, questo come mi sta?”
Mi voltai: aveva addosso un vestito rosso che risaltava le sue curve con una scollatura a cuore e una cintura dorata in vita.
“Sei bellissima!” le dissi sorridendo, vedendola girarsi davanti allo specchio.
“Dici che a Matt piacerà?” chiese arrossendo un poco.
“Ma certo...inizierà a sbavare! Sai che lui è innamoratissimo di te...”
Il suo sguardo si rabbuiò, capii di aver detto qualcosa di sbagliato.
“Tesoro, qualcosa non va?” mi preoccupai.
“Oggi...abbiamo litigato...” mormorò sospirando.
“E' tornato il mio ex ragazzo e, dato che vi ero molto legata, ho deciso di andare a prendere un caffè con lui, non dicendo nulla a Matt per evitare scenate di gelosia. Invece, l'ha scoperto, ma giuro che non è successo niente! Ma, naturalmente ha frainteso tutto...”
“Cerca di parlarci stasera...con questo vestito non ti dirà di certo di no. Fidati, ti ama veramente e non ti lascerebbe scappare per una cosa simile!”
Quello che le ho detto sembrò averla rassicurata, vedendola sorridere tirai un sospiro di sollievo.
“Adesso tocca a te provare qualcosa e credo di avere il vestito giusto!” esclamò portandomi dentro il camerino.
Mi porse un vestitino nero, quando lo indossai notai che mi arrivava poco più su delle ginocchia, facendomi sentire a dir poco a disagio.
Lo scollo era pronunciato a “V” e la stoffa si stringeva in vita.
Quando uscii per specchiarmi, Val spalancò gli occhi.
“Oh mio dio. E tutto questo ben di Dio, quando pensavi di farcelo vedere?”
Arrossii violentemente, sentendo le guance bruciare.
“Io...non credo sia il caso...”
“Non lo dire neanche per scherzo, anzi, questo sarà il mio regalo di compleanno per te. Purtroppo non sapevo cosa prenderti e ho escogitato questa uscita a posta” disse ridacchiando, l'abbracciai.
“Sei un tesoro.” affermai, tornando a cambiarmi.
 
 
“Val, non posso uscire conciata così!” mi lamentai guardandomi allo specchio, qualche ora dopo.
“Oh andiamo, sei bellissima. ” rispose mentre continuava a passare la piastra tra i miei capelli.
Mi aveva truccata a dir poco splendidamente, una linea decisa di eyeliner nero marcava la forma del mio occhio e risaltava i miei occhi verdi, assieme alla matita.
Per illuminare aveva usato dell'ombretto oro, che si intonava alle borchie che erano presenti negli stivaletti col tacco neri che mi aveva prestato.
Perché tutto questo? Avevamo deciso di andare a bere qualcosa insieme, quella sera. Una serata tra amiche, insomma.
Anche lei era bellissima, come al solito, con quel vestito e un trucco pesante nero stava veramente da dio.
“Bene, siamo pronte, andiamo?” chiese posando la piastra e mettendo un altissimo tacco dodici ai piedi.
Annuii e presto fummo in macchina.
Inviai un messaggio a Brian, dicendogli che stasera sarei passata da lui sul tardi, ma non mi rispose.
In realtà, lo avevo cercato anche nel pomeriggio, ma di lui nessuna traccia...magari aveva di meglio da fare.
Mi maledii per aver fatto quel pensiero e notai di essere arrivata al locale, al Johnny's.
Scesi dall'auto con Val, dirigendomi verso la porta.
E quando la aprii...
SORPRESA!
Quasi non mi prese un colpo quando trovai i ragazzi, Denise e tutti quelli che in queste settimane avevo conosciuto, proprio davanti a me.
Portai le mani al viso, emozionandomi come mai feci in ventun anni.
Delle lacrime scesero sulle mie guance, commossa da quel gesto che nessuno, prima d'ora, aveva mai fatto per me.
“El, non piangere!” sentii dire da Matt, seguito da tutti gli altri che lo ripeterono.
Vidi Brian affrettarsi per abbracciarmi, baciandomi poi la fronte e sussurrandomi qualcosa.
Cercai di ricompormi, sperando che il trucco non mi fosse colato e salutando finalmente tutti con un caloroso abbraccio.
“Non ho parole ragazzi, davvero...posso solo ringraziarvi di cuore, sono veramente felice di essermi trasferita qui.” mormorai sorridendo.
“Te lo meriti, tesoro” aggiunse Val.
“Allora, iniziamo o no a fare festa?!” esclamò Jimmy provocando l'approvazione da parte di tutti.
La musica iniziò a riempire la stanza e andammo ad un tavolo per ordinare da bere.
Brian mi trascinò sulle sue gambe, stringendomi in vita quasi avidamente.
Mise una mano su una mia coscia mezza nuda, io vi poggiai la mia sopra.
“Questo vestito...sarà un peccato sfilarlo stasera.” mi sussurrò all'orecchio, provocando un brivido che percorse tutto il mio corpo.
Gli sorrisi maliziosamente, lasciandogli un lieve bacio sulle labbra.
“Gates, dobbiamo andare” annunciò Johnny, dando una pacca sulla spalla al mio ragazzo.
Lui annuì e mi fece alzare.
“Dove vai?” chiesi curiosa.
“Vedrai.” rispose semplicemente, avviandosi verso il palco.
Mi sedetti vicino a Denise, non distogliendo neanche per un attimo lo sguardo da Syn.
Tutti loro impugnarono il proprio strumento, già si iniziavano a sentire gli schiamazzi del pubblico.
“Hey guys!” esordì Matt, notai che il locale iniziava velocemente a riempirsi, sembravano tutti essere fan degli Avenged Sevenfold.
“Bene, vedo che oggi abbiamo un buon pubblico. Come ovviamente saprete, suoneremo poche canzoni, dato che siamo qui per festeggiare il compleanno di una nostra cara amica, Ellie!” disse Johnny sorridente.
“Auguri Ellie!” urlarono tutti, facendomi sentire un poco in imbarazzo.
Sentii Jimmy dare il tempo e subito iniziarono a suonare, erano ancora meglio dal vivo.
Si vedeva che ci mettevano il cuore in quello che facevano, dai loro movimenti e dalle loro facce.
Dopo una mezz'oretta, si fermarono e vidi Zacky impugnare una chitarra acustica.
“La prossima ed ultima canzone è nuova, un'inedito che abbiamo scritto da poco. E' diversa dal nostro genere, il testo l'ha scritto Gates...”
La folla urlò al sentir pronunciare quel nome, mentre la mia curiosità cresceva sempre di più.
Quest'ultimo tossicchiò al microfono e iniziò finalmente a parlare.
“Beh...la canzone si chiama “Seize the day” ” disse abbassando lo sguardo.
“Oh avanti, dillo a chi è dedicata!” lo intimò l'altro chitarrista.
“Lo capirà da sola” concluse, prima di iniziare la canzone.
 
Seize the day or die regretting the time you lost.
It's empty and cold without you here, too many people to ache over.
 
Potevo giurare di aver già sentito quelle parole...
 
I see my vision burn, I feel my memories fade with time,
but I'm too young to worry.
These streets we travel on will undergo our same lost past.

Brian continuava a fissarmi mentre suonava, mi sorrise poco prima di iniziare a cantare la seconda voce.
 
I found you here, now please just stay for a while,
I can move on with you around.
I hand you my mortal life, but will it be forever?
I'd do anything for a smile, holding you 'til our time is done,
we both know the day will come, but I don't want to leave you.
 
Ma allora...quella canzone non era dedicata a Michelle, ma...a me.
 
I see my vision burn, I feel my memories fade with time
But I'm too young to worry.
A melody, a memory, or just one picture...
 
La canzone continuò, mentre io cercavo di contenere le mie lacrime, sentivo il mio amore per lui crescere sempre di più.
 
So, what if I never hold you, yeah, or kiss your lips again?
So I never want to leave you and the memories of us to see,
I beg don't leave me.
 
Seize the day or die regretting the time you lost,
It's empty and cold without you here, too many people to ache over.
 
Trials in life, questions of us existing here,
don't wanna die alone without you here,
Please tell me what we have is real.
 
Ed eccolo, finalmente, in uno dei suoi tanti assoli.
Ma, caspita, questa volta sembrava che la chitarra parlasse per lui. Quelle note mi riempirono il cuore, come se avessi solamente bisogno di quelle.
Altre, anche se poche, parole conclusero quella magnifica canzone che avrei ascoltato per tutta la mia vita.
Si congedarono col pubblico e dopo qualche autografo furono di nuovo da noi.
Ovviamente, non diedi neanche il tempo a Brian di sedersi che gli saltai in braccio, sentendo le sue braccia posarsi sulla mia schiena.
“Deduco che ti sia piaciuta” ridacchiò lui, mentre io gli sorridevo come un'ebete.
Subito posò le sue labbra sulle mie, regalandomi uno dei migliori baci che io abbia mai ricevuto.
“Ti va di fare una passeggiata?” mi chiese subito dopo essersi staccato.
“Certo...” risposi ancora in trance, lasciandomi prendere la mano.
Era incredibile quanto poteva essere perfetto, quante emozioni mi facesse provare a
“Mancano due minuti a mezzanotte” mi disse mentre camminavamo sul pontile della spiaggia.
Mi voltai verso di lui, dopo esserci sdraiati alla fine della passerella, con le gambe ciondolanti sul mare.
“Grazie, Brian. Hai reso questa serata la migliore della mia vita, con quella canzone poi...non potrei essere più felice...” gli mormorai poggiando la testa sul suo petto.
“Potrei rendere questo ultimo minuto ancora migliore di tutta la giornata, usando solamente due parole.”
“Non credo sia possibile...”
Con una mossa veloce, si mise seduto e mi mise sulle sue gambe.
Spostò una ciocca di capelli dal mio viso senza staccare il suo sguardo dal mio, sentivo il cuore battermi a mille.
Ti amo.”
Persi uno, due, forse tre battiti quando pronunciò quelle due parole.
Non riuscivo a credere che l'avesse detto davvero, non poteva essere vero...
Ripetilo...” dissi con la voce che a dir poco tremava.
“Ti amo, ti amo, ti amo!” continuò ridendo, vista la mia reazione.
Oh mio dio.”
Mi avventai sulle sue labbra, dandogli un bacio con tutta la passione che potessi metterci.
Ti amo anche io...” risposi con le lacrime sulle guance, sentendolo sorridere sulla mia bocca.
Il suono di alcune campane segnò la mezzanotte...aveva veramente reso quel minuto il migliore della giornata.
Ma che dico?
Il migliore della mia vita.







//Mi scuso per la lunghezza del capitolo, spero di non avervi annoiati! E spero anche che vi sia piaciuto, fatemi sapere.
Ringrazio LivingForThem e Rinoa Heartilly Vengeance per aver recensito il capitolo precedente :)

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