Ascabryh- la custode

di Ninriel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la normalità -snob=successo- ***
Capitolo 2: *** Sogni -persa nel nulla- ***
Capitolo 3: *** Domande -O.B.E- ***
Capitolo 4: *** Sorprese ***
Capitolo 5: *** Mutamenti ***
Capitolo 6: *** Danza letale ***
Capitolo 7: *** cena=imbarazzo ***
Capitolo 8: *** pezzo mancante ***
Capitolo 9: *** La chiave - Parte Prima ***
Capitolo 10: *** La chiave - Parte seconda ***
Capitolo 11: *** Risposte ***
Capitolo 12: *** Non finisce quì ***
Capitolo 13: *** In Principio ***
Capitolo 14: *** Scozia= Errori e rimpianti ***
Capitolo 15: *** Troppo presto ***
Capitolo 16: *** Verità e rancori ***
Capitolo 17: *** Come tutto cominciò - leggende ***
Capitolo 18: *** Scuse e promesse ***
Capitolo 19: *** Gatta assassina ***
Capitolo 20: *** Imbarazzo... rivelazioni... decisioni... ***
Capitolo 21: *** Tutti i nodi vengono al pettine... o quasi ***
Capitolo 22: *** La Dea ***
Capitolo 23: *** Autorità ***
Capitolo 24: *** La scelta è solo tua... ***
Capitolo 25: *** Il Passaggio. ***
Capitolo 26: *** Ascabryh. . ***
Capitolo 27: *** Antiche - e scomode- tradizioni ***
Capitolo 28: *** Tradimenti ***
Capitolo 29: *** Legame ***
Capitolo 30: *** I muri crollano ***
Capitolo 31: *** Dietro le apparenze ***
Capitolo 32: *** Gelosia ***
Capitolo 33: *** Pioggia. ***
Capitolo 34: *** Cime innevate ***



Capitolo 1
*** la normalità -snob=successo- ***


Ali che non riuscivano a volare
Cuori che non trovavano l'amore
Menti che non riuscivano a sperare.

 
Il getto della doccia investì Allison come un’onda. Lì, circondata dai vapori profumati e dal getto bollente, si sentiva estraniata da tutto. Le ansie accumulate durante la settimana, i continui litigi con la sua famiglia, sembravano evaporare come neve al sole, come se non fossero mai esistiti. Fuori da casa, il suo vero io cedeva il posto ad una ragazza snob, sempre attorniata da amiche e ragazzi, tutti pronti a fare qualunque cosa lei chiedesse. A volte si chiedeva come mai non fosse nata così.
Allison  detestava essere sempre insicura, perciò aveva messo su quella messinscena. Ogni volta che usciva da casa, sentiva su di sé lo sguardo soddisfatto della madre, e si diceva che ciò che faceva, lo faceva per lei.
Nichole Kelliess era una donna d'affari, che non si faceva scrupoli con nessuno, tanto meno con sua  figlia. Quando Allison aveva cominciata il liceo, la madre aveva già mandato l'iscrizione al college: Harvard, alla facoltà di legge.
Nichole aveva un fisico statuario, accentuato dagli strettissimi e cortissimi abiti che portava, che le fasciavano il corpo  fino a farla sembrare una modella di intimo. I capelli neri tagliati a caschetto, e gli occhi dello stesso colore, davano alla sua persona qualcosa di inquietante, facendo sembrare il suo corpo ancora più pallido, e  il suo sguardo ancora più tagliente e scrutatore.
Allison sapeva che sua madre era a conoscenza della sua recita. Il suo carattere non era mai andato a genio a Nichole, che non aveva mai dimenticato di ricordarglielo, cosi aveva imparato a fingere, fingere di essere la più popolare della scuola, e di conseguenza la più anelata e irraggiungibile, così come sua madre prima di lei.
Erano queste le giustificazioni che si dava ogni giorno, prima di indossare "la maschera" e recarsi a scuola. Tuttavia, Allison sapeva che era solo un modo per coprire la verità: con il pretesto di dover soddisfare i desideri di sua madre, e diventare una sua degna "erede", aveva creato intorno a se stessa una corazza, così che chiunque la vedesse si fermasse solo al suo aspetto esteriore.
Nessuno conosceva i suoi pensieri, né le sue paure. Nessuno sapeva chi era veramente, e di quel passo, nessuno lo avrebbe mai saputo.
-Allison Kellis! Esci subito dalla doccia!- urlò Nichole,
-Sì,si,due minuti e sono fuori.- le rispose subito la figlia.
 Con sua madre non c'era da scherzare, specie sulla puntualità. Quella sera c'era una cena di lavoro, e tutta la famiglia doveva essere presente,e fare buona impressione.Chissà cosa c'è di così importante, sono solo dei colleghi appiccicosi, niente di più , pensò Allison uscendo dalla doccia.
Lo specchio, che si stagliava su un'intera parete del bagno, mostrò la sua corporatura esile e snella, prima che si avvolgesse nell'accappatoio. I capelli neri, uguali a quelli della madre, scendevano lisci come spaghetti sino alla vita, lasciando scoperti due luminosi occhi blu.
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò  la schiena,riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, mentre le altre due arrotolate morbidamente sui fianchi. Nessuno sapeva come se le fosse fatte.
Alla sua nascita, i medici erano rimasti esterrefatti, nel vedere quei segni sulla pelle della neonata, e Nichole per poco non aveva cacciato un urlo. Tatuaggi, così li chiamava Allison per rassicurarsi. Solo degli stupidi tatuaggi.
Ma sapeva che non  era vero. Si era fatta visitare da medici importanti, ma nessuno aveva saputo darle una risposta su quelle strane linee, che sembravano crescere con lei, e diventare sempre più spesse e in qualche modo, robuste. Quando nessuno era in casa, Allison si chiudeva in bagno, si spogliava e si osservava in silenzio allo specchio.
Si sentiva stranamente attratta dai simboli che credeva di intravedere tra le linee, pur essendo consapevole di averli solo immaginati. I medici vedevano le linee come in miracolo, o una maledizione, a seconda dei punti di vista. Ma quando Allison le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle linee vorticose, così spigolose eppure così aggraziate: Ali.

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Capitolo 2
*** Sogni -persa nel nulla- ***


Cap due: sogni -persa nel  nulla-
 
Volava, eppure nulla le era sembrato così vicino prima d'ora.
le strade, i campi, i grattacieli.
Tutto sembrava oltrepassare  le nuvole e avvolgerla.
Senza lasciare traccia del suo passaggio
La quiete, perfetta, venne bucata da un urlo lacerante. 
Il sole si oscurò, cedendo il posto alla notte.
Una notte senza stelle, nè luna. 
Una notte buia, popolata solo da quell'urlo terrificante...che continuava a ripetersi... ancora...ancora... ancora.
L'oscurità della notte scomparve, risucchiata in un vortice vermiglio.
Paura.Rabbia. Angoscia. paura.Rabbia.Angoscia
tre emozioni ripetute all'infinito.
E quell'urlo... sempre più forte... sempre più terribile... sempre più devastante.
Ancora.... Ancora...ancora..
 il  vermiglio divenne verde... 
un verde rassicurante, migliaia di sfumature concentrare in un unico colore.
Sfumature che si rivelarono, 
fino a diventare voragini nere e profonde.
Morte.
 
Allison si alzò all'improvviso, una mano stretta sul lenzuolo, l'altra che correva al comodino, nel tentativo di accendere la luce. Quando finalmente trovò il pulsante, la stanza venne illuminata da una soffusa luce color rame, intonata alla mobilia e alle pareti della stanza.
Era stato solo un incubo. Solo un incubo. Solo un incubo Si ripetè mentalmente, cercando di stabilizzare il respiro affannato.
Toccandosi la testa scoprì di avere i capelli sudati attaccati alle tempie e al pigiama, anch'esso bagnato di sudore. Si alzò ancora tremante dal letto e si affaciò alla finestra. Fuori, regnava la quiete. Allison osservò le abitazioni circostanti, tentando di intravedere un segno di vita, un movimento, qualcosa che le dicesse "Hey, Allison, va tutto bene". Ritornò nel letto con passo malfermo, ma appena si stese, senti un gelido brivido correrle lungo la schiena, come se una mano l'avesse appena sfiorata. Con gli occhi spalancati dal terrore, si guardò intorno, alla ricerca dell'individuo a cui la gelida mano apparteneva, ma non vide nessuno. Devo essere veramente impazzita Si disse adagiandosi nuovamente tra le coperte calde. Quell'urlo le rimbombava ancora nell'orecchio, in un eco sempre più fievole ma ugualmente terrificante. Quando finalmente riuscì a prendere sonno, i suoi pensieri furono popolati da strane apparizioni, inquietanti come solo gli incubi possono essere.

Driiiiiiiiinnnnn driiiiiiiiinnnnn
Allison mise la testa sotto il cuscino, cercando di coprire l'assurdo baccano fatto dalla sveglia, ma senza risultato. I sogni di quella notte le tornarono in mente all'improvviso, facendole salire in gola un conato di vomito. Non dormiva così male da quando era piccola. Allora, gli incubi erano ricorrenti, sempre diversi e sempre agghiaccianti. Ogni notte tornavano, e ogni notte lei si rannicchiava nel piumone, tentando di scacciarli, quasi fossero palpabili. Quando poi, all'età di nove anni erano spariti, lei sperava non tornassero più. A quanto pare aveva sperato invano.
Evviva la felicità si disse alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno.
I segni della nottata insonne erano evidenti sul suo viso pallido, e le palpebre sembrava dovessero chiudersi da un momento all'altro.
 Oddio. Mamma mi ucciderà quando mi vedrà in questo stato. Per lei l'apparenza è tutto, e io sembro uno zombie. No, non sarà felice. 
Si sciacquò il viso, si vestì e cominciò a truccarsi, abbondando con il correttore, là dove i segni della stanchezza erano più evidenti. 
Allison sapeva di essere attraente, ed un po' per soddisfazione personale, un po' per ordine di sua madre, faceva sempre sfoggio della sua bellezza. Quel giorno però non le andava di truccarsi troppo, così optò per un pò di matita nera, un tocco semplice,  che però accentuava visibilmente il colore dei suoi occhi, dando loro una sfumatura cobalto,e la faceva apparire fredda e calcolatrice.
Perfetto. Oggi non avrò rogne. Si disse soddisfatta guardandosi allo specchio.
Aveva scelto dei pantaloni neri aderenti della Guess, abbinandoli ad una larga maglia dorata, stretta in vita da una fascia dello stesso colore il tutto completato da All Stars nere a stivaletto. 
A casa sua, vestirsi firmato era dato per scontato. Nichole spendeva un capitale in vestiti, ed esigeva sempre la perfezione in fatto di abbinamenti, senza lasciare spazio al gusto personale.
Essere ricchi dava molti privilegi, e Allison veniva invidiata da moltissime ragazze: invidiata per il guardaroba di vestiti firmati, per la decappottabile parcheggiata nel garage, regalo dei suoi sedici anni, o per la bellissima casa in cui viveva. Tuttavia sotto l'apparente agio della sua quotidianità, si nascondevano tutte le imposizioni della madre.
Presa da questi pensieri, la ragazza scese  le scale ed entrò in cucina. Anche lì, dove la famiglia non entrava mai, e dove solo le domestiche si recavano per cucinare, tutto trasudava ricchezza. Il piano cucina in marmo, le sedie, l'arredamento moderno, componenti che erano tutto tranne che funzionali, e che avevano il solo scopo di impressionare gli ospiti, nella cucina come nel resto della casa.
-Ciao Sally!- esclamò salutando la domestica intenta a preparare la colazione
-Buongiorno signorina. Sono felice di vederla di buon'umore. - rispose lei continuando a mescolare quella che sembrava una brodaglia verdastra, e che probabilmente faceva parte di una delle assurde diete di sua madre.
Sally era l'unica, oltre alla madre, a sapere della messinscena di Allison, ed era anche l'unica con cui la ragazza ne parlasse, e si sfogasse su quanto la madre fosse ingiusta con lei.
-Non ha ancora messo la maschera, signorina? Ho l'impressione che ultimamente sia sempre più impolverata.- Aggiunse Sally girandosi a prendere un biscotto dalla dispensa.
Allison capì subito quello che intendeva, e si stupì della sua perspicacia. Ultimamente i momenti in cui lasciava libera la parte di ragazza snob e superficiale erano sempre meno, dato che cercava di ridurre le uscite pomeridiane e le cene con le amiche da quando si era resa conto di aver difficoltà a tirar fuori la propria personalità. Ciò le faceva paura, poichè pur avendo più volte desiderato essere una ragazza da copertina, aver quasi raggiunto il suo scopo le faceva capire come in verità odiasse fingere.
-Uh.. si hem... nulla di grave, cercherò di provvedere-, rispose evasiva cercando di minimizzare.

#####

-Allora ragazzi, spero che la dinamica dei fluidi sia chiara, perchè la prossima settimana ci sarà una verifica a sorpresa.- dichiarò il professor Starcy con un sorrisettto irritante stampato in faccia mentre le esclamazioni di disappunto degli alunni riempivano la classe.
Quest'uomo non smetterà mai di stupirmi Pensò Allison la facilità con cui riesce a farsi odiare dalla classe è sorprendente. 
Anche quel giorno era riuscita a essere se stessa, ed era soddisfatta di non aver dovuto ancora umiliare nessuno per marcare il proprio dominio davanti alle sue amiche. Almeno fino ad ora si disse sentendo dei passi affrettati arrivare vicino al suo armadietto, che si chiuse di scatto lasciando il posto al viso (rosso per la corsa) di una ragazza longilinea, bionda e con due grandi occhi azzurri che la fissavano strabuzzati. Si va in scena.
-AllyAlly-non-puoi-capire-cosa-è-successo!! - La assalì ignorando la sua espressione infastidita.
Natasha, una delle sue "migliori amiche" era la più esuberante del gruppo, ed era la prima persona che veniva a sapere i nuovi pettegolezzi. Molte ragazze si chiedevano come mai fosse stata inclusa nell' "elite", il loro gruppo, e Allison si giustificava dicendo che la sua era una famiglia benestante, e aveva diritto di essere lì. La verità era che Nathasha aveva una sincerità disarmante, che rendeva facile parlare e divertirsi con lei. Era, insomma, una delle poche persone con cui Allison si sentiva sempre a proprio agio. Anche lei aveva i suoi difetti, compresi il gusto per gli scandali e il fatto che andasse con un ragazzo diverso al mese, ma sapeva quando era il caso di avere un pò di serietà.
-Bob e Tracy si sono lasciati?- le domandò distratta.
-No.... sei lontana anni luce!- Le rispose la ragazza strattonandola per il corridoio, tanto che Allison dovette tirarla per un polso affinchè rallentasse.
-Comunque...- Continuò lei affrettando nuovamente il passo. 
-Non si tratta di Bob e Tracy,  ma di Lucas e Phoebe. Ci credi che hanno rotto? Erano una coppia così affiatata... e poi stavano insieme da due anni... - fece una pausa.
-Magari riuscissi io ad avere una relazione stabile come la loro – aggiunse ridacchiando tra sè e sè.
-Hey... Ally ! Mi stai ascoltando?- Esclamò Natasha quando si accorse che l'amica non pronunciava parola.
-Si.. Si continua.- Rispose lei senza ascoltarla veramente, ma a Natasha bastò, perchè riprese il suo racconto come se nulla fosse.
-Bhe, dopo la partita del'altro giorno Lucas è finito a letto con una cheerleader... Phoebe lo ha scoperto ed è andata con suo fratello. Però Bea, quella di terzo .. quella bassa... vabbè hai capito... ecco , lei...- le parole di Natasha si persero in un chiacchiericcio indefinito.
All'improvviso Allison sentì la schiena bruciarle, come se un insetto  le avesse lasciato tante dolorose punture sulle scapole e sui fianchi.La sensazione però scomparve così come era arrivata, quasi nulla fosse mai successo.
Sarà la stanchezza pensò senza preoccuparsi.
-...E un pugno tira l'altro, così sia Lucas che il fratello sono finiti in infermeria con lievi contusioni al volto- Concluse Natasha soddisfatta. Erano uscire in giardino, e intorno a loro si era radunato il solito gruppetto, in attesa di ricevere ordini.
-Hai saputo di Lucas e Phoebe? Che vergogna!- esclamò una di loro con espressione disgustata, mentre altre commentavano l'accaduto con commenti maligni.
-Dove trova il coraggio per venire a scuola... -
-Da non crederci... povero Lucas... Phoebe avrebbe fatto bene a tenerselo stretto...-
-Sicuramente non è stata colpa sua! L'alcool fa brutti scherzi a volte...-
Allison cercò di seguire il discorso, senza tuttavia riuscirci. Quando Natasha si era soffermata sui dettagli,  non aveva badato molto a quello che diceva, poichè aveva sentito uno sguardo su di sè, e poi quel bruciore alla schiena.
Si augurò che la sua espressione sembrasse interessata, anche se la sua mente si trovava altrove... ed in quel momento non aveva nessuna intenzione di ritornare al presente.
-Guardate!! Phoebe è lì all'angolo!- Un'esclamazione più alta delle altre riscosse Allison dai suoi pensieri.
-Dovremmo darle una lezione! Lucas non meritava di essere trattato così!-
Tutte si girarono verso Allison, in attesa. 
Ma che... non si aspettano che io vada a torturare una povera ragazza... e colpevole poi di cosa?... Pensò disorientata, rimpiangendo di non aver prestato attenzione a Natasha quando ne aveva avuto la possibilità. 
-Hem... sì, decisamente non può passarla liscia!- Disse cercando di immedesimarsi nella ragazza snob e senza scrupoli che di solito diventava dentro le mura scolastiche.
Indicò una delle ragazze più vicine, Vicky. Era conosciuta in tutta la scuola come una delle più temibili dell'Elite, e non avrebbe avuto problemi a dare al gruppo il divertimento che desideravano, maltrattando Phoebe.
-Tu! Vai e falle vedere di che pasta siamo fatte! Non sia mai che un povero ragazzo venga fatto soffrire così alle nostre spalle!- Ordinò. 
Non appena le pronunciò, Allison si rese conto di quanto assurde suonassero le sue parole, Quale ragazzo sano di mente si farebbe maltrattare da una ragazza dolce come Phoebe ? Pensò osservandola da lontano mentre si preparava a ricevere insulti e angherie da parte del gruppetto che si stava avvicinando minaccioso. Natasha era l'ultima, e le fece esegno di sbrigarsi. Quando arrivarono davanti a Phoebe, la ragazza strinse le labbra, fissandole con evidente astio. 
Allison sillabo "scusa" con le labbra senza farsi vedere da Vicky e dalle altre, pronte all'attacco. 
Il cortile era gremito di gente, perchè la pausa pranzo era appena cominciata, e molti stavano osservando la scena, compatendo Pohebe.
-Bene bene bene...ti sei divertita?- Chiese Vicky sorridendo.
-Con il fratello di lucas, intendo. Corre voce sia vergine... bèh, che lo fosse prima di venire a letto con te- continuò con un dolce sorriso stampato sulla faccia. Chiunque la avesse vista di sicuro non le avrebbe dato il ruolo di angelo cattivo, con quegli occhioni che diventavano grandi e luccicanti quando stava per chiederti qualcosa, e la silohuette che si ritrovava, era più adatta ad una rivista di Liu-Jo che al ruolo di antagonista in una serie televisiva.
Vedendo che Phoebe non reagiva,Vicky affondò il coltello nella piaga -Avete usato le precauzioni?- disse innocente.
-Immagino che con la gravidanza di due anni fa... quando ti eri appena messa con Lucas, tu non abbia avuto molte occasioni per andare a letto con qualcuno- Disse con tono comprensivo, come se sapesse di cosa stava parlando.
Phoebe strinse i pugni, quasi volesse aggredirla lanciandole occhiate di fuoco. Un osservatore esterno si sarebbe chiesto come mai non rispondesse, ma lì a scuola tutti sapevano che Vicky era bravissima a rigirare le parole di chiunque, e che  qualunque cosa Pohebe avesse detto, le si sarebbe ritorto contro.
Vicky si girò verso gli altri tavoli, sapendo che molti stavano origliando.
-Non una parola con nessuno riguardo questa storia... non vogliamo che Lucas sappia di aver perso la possibilità di diventare padre- Disse alzando la voce, e assicurandosi che tutti la sentissero, poi, si avvicinò a Phoebe fino a trovarsi ad un palmo dal suo viso, e la fissò rimandandole tutte le occhiate infuocate fino ad allora da lei ricevute.
-Non preoccuparti, provvederò io a farlo sapere al tuo ragazzo. - Fece una pausa ad effetto, e poi con espressione contrita si corresse – Ops... ex ragazzo.-
Così dicendo si allontanò ancheggiando, seguendo Allison che era stata la prima a muoversi, dopo aver lanciato un occhiata di scuse verso Phoebe, arrossita dalla vergogna e dall'umiliazione.
Si sedettero sul tavolo centrale, loro proprietà fin dall'inizio del liceo.
Intorno a loro rieccheggiavano le risate ed il chiacchericcio successivi agli scandali scolastici.
Allison si guardò intorno, mentre un brivido freddo le correva lungo la schiena.Si sentì osservata. Uno sguardo calcolatore, freddo, che inspiegabilmente le riportò alla mente il sogno della notte precedente. L'urlo le risuonò in testa prepotentemente, e lei seppe subito, inconsciamente, che apparteneva alla stessa persona che in quel momento la stava fissando con tanta insistenza.
Girò lo sguardo verso  l'entrata della scuola, e scorse un gruppo di ragazzi dirigersi verso di loro, in formazione Alfa, come la chiamava Natasha.
- Sono arrivati i ragazzi... wow..-
-Eccoli! Quanto sono fichi... magari riuscissi a mettermi con uno di loro..-
-Guarda Niall... sembra uscito da Vogue..-
-Sono sicura che giocheranno tutti alle nazionali tra qualche anno..-
I commenti delle ragazzine più di secondo e terzo fecero sorridere Allison. Non sapevano quanto erano fortunate a non aver avuto a che fare con il "gruppo di Football". Erano tutti ragazzi sprezzanti, boriosi, a cui importava solo dei propri bicipiti e della propria popolarità. Il gruppo era sempre lo stesso da circa due anni, poichè era difficile entrare, e tanto più farsi un nome nella squadra, tuttavia quel giorno a capo della formazione alfa c'era un nuovo ragazzo, che nessuno aveva mai visto, che precedeva il gruppo come se lo avesse fatto da sempre.
Si guardava intorno, lanciando sguardi provocatori a chiunque gli capitasse sotto tiro, e sensuali alle ragazze che gli passavano accanto bisbigliando fra loro. 
La sua andatura rivelava che nella scuola da dove veniva, aveva fatto il leader, e che era intenzionato a farlo anche ora, senza paura di possibili rivalità.
Allison lo osservò, (come tutti del resto) mentre si avvicinava con passo sicuro, fermandosi a poca distanza.
Era alto, e ricco a giudicare dai vestiti. La maglia aderente fasciava gli addominali scolpiti e le braccia muscolose. La sua bocca dischiusa in un sorriso di superiorità, gli zigomi alti e  i ciuffi di capelli neri, uguali ai miei pensò subito Allison, le richiamarono alla mente ricordi che avrebbe voluto rimanessero sepolti. Ricordi dolorosi, anche per chi come lei aveva toccato il fondo ed era risalita. 
Ricordi che ora non causeranno problemi Pensò risoluta fissando lo sguardo in quello del ragazzo misterioso.
Il suo cuore perse un colpo, così come, ne fu certa, quello del ragazzo.
I suoi occhi erano vortici profondi, di un verde irreale. Migliaia di sfumature concentrare in un unico colore. Lo stesso verde del suo sogno. Quel verde che nel suo sogno si rivelava essere una trappola mortale.  Quel verde che, ne era certa, aveva già  visto. 
Il suo sguardo si agganciò a quello del ragazzo, nel quale lesse lo stesso stupore, come una calamita, e una scarica la scosse da capo a piedi. Improvvisamente Allison sentì la schiena bruciarle, come se vi avessero poggiato un tizzone ardente, e vide lo stesso dolore negli occhi verdi del ragazzo, mentre le mancava la terra da sotto i piedi, e scivolava nell'incoscienza. 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Domande -O.B.E- ***


L'unica cosa che Allison riuscì a ricordare, furono gli occhi del ragazzo misterioso, così verdi, così inquietanti, eppure rassicuranti.
La ragazza aprì gli occhi, schermandosi dalla luce improvvisa che la aveva avvolta abbagliandola.
Intorno a lei era bianco, nulla si intravedeva nel raggio di metri, kilometri, e Allison stava per chiedersi dive fosse finita, quando cominciò a precipitare.
Le sembrò di cadere in un abisso infinito, fino a quando il suo corpo si fermò, sospeso a mezz’aria. La ragazza si guardò intorno scoprendo di essere circondata da cielo limpido e azzurro. Si trovava senza nulla a cui aggrapparsi se non la consapevolezza di essere in un sogno, consapevolezza che scomparve quando sentì delle voci preoccupate, e si scoprì a fluttuare sopra un capannello di gente, chino su qualcosa.
No, qualcuno.
Sì avvicinò, e si rese contò che quel qualcuno aveva un aspetto terribilmente familiare. La maglietta dorata spiegazzata, le All Star nere, la folta chioma adagiata a terra disordinatamente, Allison sapeva che quello che stava osservando era impossibile,  ma ciò che aveva davanti, o meglio sotto, era il suo corpo, sdraiato in  posizione fetale, e senza segni di vita.
Tutto cominciò a rotearle intorno, mentre il battito cardiaco aumentava, e la testa cominciava a girarle violentemente, in preda allo shock. Sono morta, fu il  primo pensiero della ragazza, dopo che la sua testa ebbe elaborato le immagini. Subito si rese conto che se il rumore tamburellante che sentiva era il suo cuore, sicuramente non era morta, ma ciò non spiegava come fosse finita  in quella specie di mondo parallelo. Voci concitate le giungevano dal basso,  voci ansiose e spaventate.
-Oddio.. è morta!-
-Guardate come è pallida!-
Voci che si sovrapponevano l'un l'altra, e lasciavano poco spazio alle supposizioni.
-Chiamate il 911! presto!- disse Natasha, prendendo le redini della situazione.
Le altre ragazze sembravano sul punto di svenire, e si appoggiavano l'un l'altra incapaci di distogliere lo sguardo, ma allo stresso tempo incapaci di muoversi e di parlare, se non per dire -ora svengo-.
Sono morta, pensò nuovamente Allison, questa volta senza paura. Lì, sospesa a cinque metri d'altezza, non c'era aria a smuoverle i capelli, né qualsiasi cosa che le desse coscienza di essere ancora viva: la sua  ombra sul terreno, qualcuno che la indicasse sbalordito.
Nulla di nulla. Pare quasi che io sia invisibile, pensò ridacchiando, e mettendo una mano contro luce, mano che sembrò scomparire, e di cui rimasero solo lievi contorni.
 
Si rese subito conto di quanto la situazione fosse ridicola, e non fece nulla per convincersi del contrario. Lo shock e l'incredulità scomparvero così come all'inizio erano arrivate, e la ragazza si ritrovò ad osservare il proprio corpo esangue, senza tuttavia provare niente, se non una sgradevole sensazione allo stomaco.
Poi ricordò.
Aveva sentito parlare delle Out Body Experiences la settimana prima, a lezione di psicologia, ed era stata una delle poche cose che l'avessero veramente interessata di quella materia.
Cercò di  ricordare le parole della professoressa.
Il termine Out Body Experiences sta per esperienza extracorporea,edindica tutte quelle esperienze, nelle quali una persona percepisce di "uscire" dal proprio corpo fisico,  di proiettare la propria coscienza oltre i confini corporei.
Più semplicemente, sta ad indicare quella sensazione che alcuni provano come se stessero fluttuando all'esterno del proprio corpo,  in  certi casi percependo la propria presenza da un punto esterno ad esso . Un esperienza extracorporea può avvenire  durante le fasi che precedono immediatamente l'addormentamento o il risveglio, crisi epilettiche, o intossicazione da droghe.
Il discorso era poi diventato incomprensibile, probabilmente collegato alle lezioni precedenti, e Allison si era ben guardata dall'ascoltare il resto della lezione. Ciò che ora non riusciva a capire, era come mai fosse finita in quello stato, perché la professoressa quando aveva spiegato le possibili cause,  non aveva incluso "shock da ragazzo con occhi verdi come il verde del tuo sogno".
Vorrei scendere, e vedere la sua espressione. Sicuramente tutta la sua baldanza è scomparsa. Pensò a metà fra il divertimento e l'angoscia, mentre si ritrovava a fluttuare accanto alla piccola folla formatasi intono al suo corpo. Cogliendo stralci di conversazione, riuscì a capire che l'ambulanza sarebbe arrivata a minuti, e che nel frattempo erano stati chiamati i professori ed il personale scolastico.
Allison si spostò indisturbata tra la folla, raggiungendo Natasha ed il ragazzo con gli occhi verdi, entrambi chini su di lei con espressioni preoccupate.
Il ragazzo aveva le labbra strette, come se stesse cercando di soffocare qualcosa, come se qualcuno lo avesse appena insultato, e lui stesse cercando di non rispondere. I capelli gli coprivano gli occhi, ricadendo in ciocche disordinate sulla fronte, ciocche che lui scostava nervosamente con la mano ogni volta che ricadevano sulla fronte.
Tutto il suo esibizionismo, la sua sensualità, sembravano aver preso il volo.
Per un secondo Allison contemplò l'immagine apparsa nella sua mente: gabbiani che sorvolavano l'oceano, profondo e scuro nel luccichio del sole calante, diretti verso una terra lontana. La scena aveva un che di rassicurante, che riuscì a farle dimenticare per un momento l'assurda situazione in cui si trovava, pur non avendo alcun collegamento apparente con l'accaduto.
Il ragazzo, in ginocchio accanto al suo corpo, sembrava spogliato dell'aura forte e sprezzante di qualche secondo prima.
È quasi... tenero, pensò Allison. Le sembrava molto simile a se stessa, costantemente impegnata a cercare di apparire al mondo come non era, e  pur essendo conscia che quella del ragazzo poteva essere solo un'altra facciata, così come lo era stato il suo atteggiamento da studente popolare quando era arrivato, desiderò conoscerlo. Era disposta a recitare la parte della ragazza snob se ciò le avesse permesso di scambiare due parole con lui.
Allison compì tutte queste considerazioni in pochi secondi, restando seduta accanto a lui, e osservando le emozioni contrastanti sul suo viso: paura, vergogna, angoscia.
La ragazza si avvicinò, fino a sfiorargli il fianco con un braccio, per sbaglio, e lui si girò improvvisamente nella sua direzione, guardando attraverso di lei, come se avesse avvertito il suo tocco, per  quanto inconsistente.
Alcune voci richiamarono la sua attenzione, facendolo girare dalla parte opposta, mentre lo avvisavano che l'ambulanza era appena arrivata. Allison vedeva le espressioni stupite degli altri ragazzi, e immaginava la propria, mentre si chiedeva come mai il proprio destino stesse tanto a cuore a quello strano ragazzo.
Mentre osservava i lineamenti del suo volto tendersi, e contrarsi, una folata di vento gli spostò la maglietta, lasciando scoperta la vita e parte della sua schiena.
La parte bassa del suo busto era interamente solcata da quelle stesse linee che lei aveva sul corpo. Linee vorticose, quasi impresse a fuoco,  ma se le proprie erano linee aggraziate e flessuose, quelle del ragazzo erano possenti, quasi rispecchiassero le sue caratteristiche.
La ragazza ebbe appena il tempo di rendersene conto, prima che tutto diventasse opaco, e che la testa cominciasse a pesarle sulle spalle mentre i sui pensieri divennero sempre più sconnessi, come le parole non volessero rimanere insieme. Quando giunse l'oscurità,  Allison l'accolse con sollievo, conscia che quando si sarebbe svegliata, lo avrebbe fatto nel proprio corpo.
 
 
 
Allison aprì gli occhi, sentendo voci concitate e passi affrettati. Abbassando le palpebre per proteggersi dalla forte luce, si rese conto di essere su una barella, ma non capì dove fosse. Gli stralci di conversazione che riusciva a cogliere erano troppo frammentati per costruire un discorso compiuto ma qualcuno disse una cosa, una cosa che le fece rizzare i peli sulle braccia: Lui sta arrivando.
Quella paura irrazionale scomparve velocemente come era arrivata, così come le parole che la avevano provocata si persero, affondando nella tanto agognata incoscienza.
 
 
 
Bip. Bip. Bip. Bipbipbipbip...
Le pareti bianche furono la prima cosa che la ragazza vide quando aprì gli occhi rendendosi conto di essere  in una stanza d'ospedale, collegata a strane macchine tramite aghi e tubi infilati nelle sue braccia.
Sembrava quasi la scena di un film, in cui il protagonista si svegliava in un ospedale, senza sapere come esserci finito. Fu quella la prima domanda che Allison si pose, e fu seguita da molte altre.
Da quanto tempo sono qui?
Mamma è qui?
Quanto resterò?
Fra tutti gli interrogativi che la ragazza aveva in mente, ne spiccava uno, capace di spiegare tutto: Che cosa è successo?
Passò il tempo cercando di ricordare, ma nulla venne a galla, nessun indizio che le permettesse di capire.
 Il cielo che aveva cominciato a scurirsi ed un poco familiare buco alla stomaco le avevano fatto intuire che era l'ora di cena.
Mentre tentava  di alzarsi, i movimenti impediti dai macchinari a cui era collegata, sentì la porta aprirsi e richiudersi velocemente. La stanza venne investita di flash, nei pochi secondi in cui la porta si spalancò, mentre un figura snella scivolava dentro, evitando le domande che le venivano poste nella fretta dell'attimo.
-Che ne pensa di questa storia signora Kellis?-
-Crede che avrà ripercussioni sulla sua carriera?-
-Molti si dicono entusiasti per questo fuori programma, sarà contenta di apparire sulle copertine scandalistiche?-
Allison fissò la madre  mentre si toglieva l'impermeabile scuro e gli occhiali da sole, dimentica di tutto se non del nodo del cappotto, e inconscia di essere osservata. Quando ebbe finito, e si rese conto che la figlia era sveglia, Nichole corse verso il letto, abbracciandola forte. -Piccola mia... credevo che non ti saresti più risvegliata... grazie a Dio- Le sussurrò attraverso la cortina di capelli, mentre la stringeva a sè.
La ragazza si staccò a fatica dall'abbraccio della madre, cercando di non far trasparire  lo stupore che provava in quel momento.
Emozioni contrastanti si alternavano in lei: affetto verso sua madre, incredula felicità dopo quello slancio materno, sospetto che fosse solo una finzione, per impressionare i fotografi che in quel momento stavano osservando la scena da ogni angolo possibile.
Ah, già. I fotografi. Mentre aspettava, Allison aveva immaginato in molti modi l'incontro con sua madre, immaginando tutti i rimproveri che avrebbe potuto ricevere.
Di sicuro non mi aspettavo un branco di fotografi impazziti pronti a seguirmi in bagno se solo ne avessero l'opportunità, pensò stupita.
Sua madre era nota alla stampa, poiché era la direttrice di una delle più importanti agenzie bancarie del paese, ma di certo non era mai stata ritenuta abbastanza interessante da finire sulle copertine di giornali scandalistici, o preda di paparazzi indemoniati.
Nichole si staccò da lei imbarazzata, lisciandosi i capelli e guardandosi intorno nervosa, alla ricerca di qualcosa per coprire le fessure della porta, da cui si intravedevano gli occhi indiscreti dei fotografi.
-Ally, piccola mia.. che bello vederti sveglia. Eri così pallida... - Ripeté con le lacrime agli occhi, e  voce commossa.
Eccola di nuovo. Quella piccola scintilla di sospetto, crebbe nuovamente nel petto di Allison, che cerò di tenerla a bada.
Sua madre non era sempre stata fredda ed insensibile, lo era diventata solo qualche anno prima, quando lui se ne era andato. Tutto il dolore che provava, lo stress per il lavoro, si erano accumulati giorno dopo giorno, diventando insopportabili, e portandola allo sfinimento, poi una mattina era cambiata. Come se qualcuno avesse grattato via la stanchezza e l'angoscia dal suo volto, lasciando solo un calco di quella che era Nichole Kelliess.
-Mamma... cosa è successo?- Le chiese ancora incerta su come comportarsi. Nichole si sedette sulla sedia accanto al suo letto, cercando di parlare con calma, anche se era evidente la sua agitazione.
-Sei svenuta. No, sei morta. - Si corresse, cercando di spiegarsi davanti al''espressione confusa della figlia.
-Il tuo cuore ha smesso di battere per qualche minuto, da quando hai perso i sensi a quando è arrivata l'ambulanza- Fece una pausa, affrettando le parole.
-Credevano fossi morta. Per davvero, voglio dire. Eri così pallida, che se quel ragazzo non ti avesse visto muoverti, nessuno si sarebbe accorta che eri ancora viva.- Era evidente che le spiegazioni da dare erano tante, ma Nichole parlava come se avesse fretta di arrivare a qualcosa di più importante, anche se Allison parve non farci caso.
-Il ragazzo? - chiese stupita.
-Sì, Trevor Shtrauss, era accanto a te quando siamo arrivati. I medici si  erano subito resi conto che non c'era nulla da fare, ma lui li ha convinti a farti la respirazione bocca a bocca. Non finirò mai di ringraziarlo. É grazie a lui che sei ancora viva.- Concluse la donna.
Allison rimase in silenzio tentando di elaborare tutte le nuove informazioni, ma La sua curiosità non era ancora stata del tutto soddisfatta.
-E... che ci fanno i fotografi? - chiese con espressione interrogativa.
La madre la guardò come se si fosse appena svegliata dopo un incubo, e la calma apparente che aveva mentre raccontava l'accaduto alla figlia scomparve lasciando il posto ad una febbrile agitazione.
-Non so come abbia fatto a saperlo.. ti giuro che non sono stata io... io non...- balbettò spaventata. La donna ferrea e crudele che era stata negli ultimi anni era scomparsa. Le emozioni che aveva soffocato per tutto quel tempo risalirono in superficie tutte insieme, come rifiuti nel mare in tempesta.
-Non gli importa nulla di te... sta arrivando. - singhiozzò in stato di shock e ancora: -Non voglio... Deve andare via.. Via..- le parole sfuggivano dalle sue labbra contro la sua volontà , mentre cercava inutilmente di riprendere un po’ di contegno.
Allison le bloccò le mani della madre tra le proprie, cercando di bloccare il violento tremito che aveva assalito la donna.
-Calmati. Va tutto bene calmati.- mormorò rassicurante, cercando di trasmetterle sensazioni positive, sensazioni che neanche lei provava.
-Chi è che sta arrivando?- le domandò poi. La donna aprì la bocca per rispondere, ma non abbastanza in fretta.
La porta della camera si aprì, lasciando entrare due uomini in giacca e cravatta, con pistole e ricetrasmittenti appena visibili, appesi all'interno della giacca. Sembra di essere in uno dei film di James Bond, pensò Allison mentre un terzo uomo entrava nella stanza.
Era alto, attraente, ed il vestito elegante che portava lo contraddistingueva dandogli un aria quasi regale. Gli occhi blu esplorarono annoiati la stanza, come se fosse l’unica cosa degna di attenzione, per poi posarsi sulle due persone presenti. Le  labbra si aprirono in un sorriso seducente, mentre il suo sguardo cadeva sulla ragazza stesa nel letto.
-Ciao, piccola.-

-Papà?- -
-
-
-
Nota dell'autrice:

Innanzitutto, comincio ringraziando tutti voi che leggete, e vi chiedo
di recensire sempre, e di criticarmi se ne vedete la necessità. 
Spero che la storia vi abbia appassionato, anche se siamo solo all'inizio.
Che dire:Povera Allison, ci mancava solo suo padre.
Non voglio darvi spoiler su di lui, anche perchè non so quanto possiate avere intutito/capito
fino ad ora. Anche Trevor mi ha stutpito: chissà come mai ha tante premureverso Allison.
Vi avverto: anche se sono io a scriverla, la storia in un certo senso si scrive da sola, 
e l'unica cosa che devo fare è trascrivere le parole su carta ( su world in queto caso.),
perciò neanche io so che ruolo avrà Trevor nella vicenda, nè come andrà a finire
la faccenda Madre apprensiva-insensibile. 
Spero di avervi appassionato! 
Ps: ringrazio vivamente xEffy per la revisione accurata (se trovate errori, quindi, è solo colpa sua-hahaha)
       e per i preziosi consigli

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Capitolo 4
*** Sorprese ***


-Papà?- Ripetè Allison, incerta se ridere o piangere.

Non vedeva quell'uomo da cinque anni, quando se ne era andato senza salutare, senza un biglietto nè una spiegazione, lasciando lei e sua madre senza rimpianti.

E ora viene qui, sicuramente per uno scopo, aspettandosi di venire accolto a braccia aperte, come se nulla fosse successo.- Allison si rese conto che dopo la felicità che aveva provato vedendolo, Papà è qu', papà è tornato!era stata la rabbia a prendere il sopravvento. Quell'uomo per lei era e sarebbe restato un estraneo.

-Ciao Allison- Rispose lui interrompendo i suoi pensieri, e facendo evaporare la sua rabbia come neve al sole. Nonostante tutto, suo padre le era mancato più di qunto credesse, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

-Che ci fai qui?- Gli chiese prendendo le distanze fin da subito. Il suo ritorno non sarebbe bastato a riempire il vuoto che aveva lasciato durante la sua assenza, ed Allison non aveva nessuna intenzione affezzionarsi nuovamente a lui, per non soffrire qundo se ne sarebbe andato, cosa che sicuramente sarebbe accaduta.

Lui sorrise, ma nei suoi occhi la ragazza intravide una scintilla di ghiaccio.

-Suvvia, almeno un abbraccio puoi darmelo, non chiedo tanto- le disse vedendo che lei non accenava a muoversi. -Oh, dimenticavo che non puoi alzarti, collegata come sei a tutti quei marchingegni.-commentò, come per giustificare il comportamento della figlia.

Allison sentì affiorare la rabbia repressa. Suo padre non immaginava neanche lontanamente il motivo per cui si trovava lì, nè sembrava volerlo sapere, e ciò la fece infuriare. I suoi sorrisi si persero nella tempesta che la stava scuotendo internamente, e non riuscì a trattenersi.

-Ti aspetti un caldo benvenuto? Magari una cena tutti insieme come ai vecchi tempi?- lo aggredì, pronunciando le parole quasi fossero gli insulti che pensava.

-Arrivi quì, o forse dovrei dire piombi quì, senza preavviso, dopo cinque anni di assenza, anni in cui non hai mai cercato di contattarci, e ti aspetti di essere accolto bene?- continuò alzando la voce, a fissando il padre con astio.

-Tu non hai visto la mamma dopo che te ne sei andato. Era distrutta. Non mangiava e non beveva. Ha passato giorni ad aspettarti, convinta che saresti tornato, ma tu non lo hai fatto. Non te ne è mai importato niente.-

L'uomo la guardò inespressivo, mentre Allison continuava a sfogare la sua rabbia.

- Sei un codardo. Non hai neanche avuto il coraggio di contattarci, e scommetto che non hai avuto rimpianti, non ti ha sfiorato il pensiero che qualcuno abbia sentito la tua mancanza, mentre te la facevi con sconosciute e noi piangevamo la tua partenza- Gli urlò conto, con le guance paonazze dalla rabbia, e gli occhi lucidi.

Lui la guardò, fissando il propri occhi nei suoi, mentre quella scintilla di ghiaccio che la ragazza aveva già visto, si faceva prepotentemente strada nei suoi occhi, prendendo il sopravvento, e le pupille si allargavano inghiottendo l'iride.

Mai come in quel momento, Allison ebbe paura di suo padre. La furia montò lentamente dentro di lui, mentre cercava di tenerla a bada.

-Tu non sai quali motovi mi hanno spinto a fare quello che ho fatto. Sì, in questi anni non ho vissuto da solo, e non ti mentirò dicendoti che non sono stato con nessuna, ma tu non puoi giudicare le mie azioni, nè ne hai il diritto.Sono tuo padre, e come tale pretendo rispetto.- le disse fissandola mentre cercava di soffocare la rabbia, ancora visibile nei suoi occhi.

-No, ti sbagli, tu non sei mio padre. Tu sei un estrano.- Rispose Allison esprimendo i suoi pensieri. -Mio padre non si sarebbe comportato così, perchè mio padre non è un bastardo. Lui non sarebbe mai andato con prostitute, nè avrebbe mai lasciato la sua famiglia. Io non ti conosco.-

Il padre la guardò irato.-Tu sei mia figlia, che ti piaccia o no, e nel secondo caso, trova una soluzione. Io resterò quì, ed entrerò nuovamente a far parte dellla tua vita, qundi se hai problemi, trova qualcun altro a cui rivolgerti. Se oserai anche solo un altra volta rivolgerti a me così ti giuro che...-

-Brad! - Le sue parole vennero bruscamente interrotte Nichole, fino ad allora rimasta seduta in silenzio, ad ascoltare lo scammbio acceso dei due.

-Non ti permetto di rivolgerti così ad Allison! - La donna sembra essersi in parte ripresa dall'attacco di panico di poco prima, anche se il tremito alle mani diceva il contrario. La sua espressione non era tornata fredda e distaccata, ma aveva conservato parte di quella durezza quando il suo sguado si fermò in quello di Brad.

-Non hai alcun diritto di controbattere. Per quanto ne sapevamo noi fino a ieri, tu saresti potuto essere morto, e questa tua noncuranza è inccettabile. Non so perchè sei venuto, ma faresti meglio ad andartene, ed alla svelta. Qui, ed ora, non sei tu ad avere il coltello dalla parte del manico-

Nichole concluse il discorso fissando il marito con fermezza, mentre lui la guardava di rimando, e se in superficie il suo stupore non si notava, al suo interno Brad era esterrefatto. Aveva sempre visto la moglie come una donna debole e malleabile, fatta per ricevere ordini, non per dettarli, e quel discorso intimidatorio gli aveva fatto capire come era cambiata durante la sua assenza. Nonostante lo stupore della sua comparsa, moglie e figlia avevano subito tirato fuori gli artigli, lasciando poco spazio alle supposizioni: il suo arrivo non era stato bene accolto.

- Sei diventata un bel peperino. - Le rispose senza lasciar trasparire nulla.

- Credevo che avresti trovato qualcuno con cui stare, dopo la mia partenza ma a quanto pare, nessun'uomo è più stato nel tuo letto, dico bene? Tutta questa rabbia, accumulata nel corso degli anni, doveva essere sfogata.- Vedendo l'espressione inviperita della donna l'uomo sorrise.

-Oh, non ti preoccupare. Ora che sono tornato provvederemo di sicuro. Le mie valige sono quì fuori, ti assicuro che il trasferimento sarà rapido ed indolore. Chiederò che i fattorini facciano attenzione, so che tieni molto alla casa, e non vorrei che facciano cadere qualcosa- Fece una pausa, ignorando le espressioni sbalordite delle due.

-A proposito... cel'hai ancora quel tappeto persiano che ti ho regato vero?-

Nichole si alzò in piedi, fissandolo freddamente..

-Tu non verrai a vivere da noi. La nostra vita è cambiata da quando te ne sei andato, e tu non ne fai parte. Non più.- Disse senza scomporsi.

Brad non fece una piega, e il sorriso sulle sue labbra divenne più ampio.

-Devo ricordarti che sei ancora mia moglie, Nichole? La casa è intestata a mio nome, così come tutti i tuoi averi. anche il tuo lavoro lo hai ottenuto grazie a me, devo forse toglievi tutto perchè capiate che sono io ad avere il coltello dalla parte del manico?- replicò ripetendo le parole che la moglie gli aveva rivolto poco prima.

-Mamma! Mi avevi detto di aver divorziato da lui anni fà! Cos'è questa storia?-

Nichole abbassò la voce, fino a farsi udire solo dalla figlia.-La richiesta era stata inviata, ma non approvata dal giudice... tuo padre ha conoscenze influenti, e... noi non possiamo nulla contro di lui. Se avessi potuto mi sarei ribellata, ma lui non me ne ha dato la possibilità. É violento, gli attacchi di rabbia che ora ha imparato a gestire, prima erano frequenti, e li sfogava su di me. Stai attenta, Allison. Non sembra ma tuo padre ha le migliori carte in tavola.- Concluse.

Sotto lo sguardo attento di Brad, Allison si scostò dalla madre, facendo finta che quel discorso sussurrato non la avesse scossa.

Nichole riportò l'attenzione sul marito, accavallando le lunghe gambe con fare provocante.

- Ti avverto Brad, questo gioco non mi piace, ma se queste sono le tue intenzioni, non posso fare nulla per oppormi. Ora che so che vivremo sotto lo stesso tetto...-

-Ah... nello stesso letto...- La corresse lui sogghignando, e facendole segno di continuare, mentre lei lo guardava irritata.

-Dicevo... nello stesso letto.... io ed Allison abbiamo il diritto di sapere perchè sei venuto, dato che una semplice visita di cortesia ci sembra improbabile dopo tutto questo tempo.- La donna aveva visto giusto, e Brad si sentì punto sul vivo, perchè nonostante fossero passati anni, lei riusciva ancora a leggerlo dentro.

- Non posso essere tornato perchè sentivo la vostra mancanza? Sapete, non tuttte le mie azioni hanno secondi fini, anche se ammetto che ho degli affari da sbrigare quì. Questi affari mi tratterranno per molto tempo, qundi ho pensato di trasferire il centro di gestione della mia compagnia petrolifera quì, così da poter stare con voi- Rispose lui.

Allison strabuzzò gli occhi. Suo padre, magnate del petrolio? Aveva fatto carriera in fretta, passando da un impiago all'altro, e salendo di prestiglio , ma erano sempre state solo cariche politiche, mai imprenditoriali, e tanto meno internazionali. Il commercio del petrolio era si svolgeva più che altro in europa, in Siria, Arabia Saudita, ed era un commercio molto ambito, che fruttava denaro a sufficienza per comprarsi uno stato proprio, ma con cui ti potevi facilemnte inimicare personaggi potenti. Mentre la ragazza faceva queste riflessioni, Brad aveva dialogato brevemetne con le due guardie che lo accompagnavano, fino a quel momento rimaste in diparte, vicino al muro, con espressioni guardinghe.

- Ho alcune faccende da sbrigare, ma mi accerterò che un buon medico venga a visitarti entro questa sera. Ci vediamo a casa- Disse rivolgendosi a Nichole, seduta sulla sedia accanto al letto di Allison con espressione contariata.

Quando la porta della stanza si apri, i paparazzi appostati, fino ad ora in silenzio, investirono Brad di domande.

-Signor Kellis, ha intenzione di trattenersi?-

-Si vocifera di uno spostamento delle sue compagnie, può confermare la notizia?-

-Come hanno reagito sua moglie e sua figlia vedendola?-

Anche se la porta si era richiusa, la risposta dell'uomo fu perfettamente udibile.

- Le voci sono vere, ho spostato la sede di gestione della Wheston's quì a Philadelphia, e intendo stabilirmi nuovamente con la mia famiglia. Naturalmente la notizia era per loro inaspettata, ma quando si saranno riprese dalla sorpresa, potranno divi come la pensano in merito-.

Allison sospirò.Sarà una settimana impegnativa.






Nota dell'autrice 
Ringrazio calorosamente tutti voi che leggete, e soprattutto Eruca_98.
 So che probabilmente vi starete chiedendo come mai ho messo 
questa storia nella sezione Fantasy, visto di fantasy fino ad ora non ce ne è stato,
ma vi prometto che ci satanno sviluppi interessanti nel prossimo capitolo. 
:-)
ila99

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Capitolo 5
*** Mutamenti ***


Allison sbadigliò, schermandosi gli occhi dalla luce che entrava dalle larghe finestre.

Era tornata a casa da due giorni, ed i medici le avevano detto di riguardarsi, così che dopo il fine settimana sarebbe potuta tornare a scuola.

Quando era entrata nella sua stanza, felice di poter dormire nel proprio letto, aveva trovato suo padre ad attenderla.

-Hey piccola, come ti senti? - la aveva apostrofata mettendole un braccio intorno alle spalle, e guardandola affettuoso.

La ragazza aveva accettato malvolentieri quella stretta, e si era seduta sul letto.

-Sono stata meglio.- Aveva commentato laconica. Mentre si guadava intorno, pur di sfuggire allo sguado inquisitore di suo padre, i suoi occhi si erano fermati su un traportino per gatti all'angolo della stanza.

-Quello cos'è? Lo sai che mamma non sopporta i gatti, farai meglio a farlo sparire subito- aveva detto senza scomporsi, quando il padre lo aveva preso e portato più vicino.

-Ma come?! É il mio regalo di bentornato. E sono sicuro che tua madre sarà entusiasta- Aveva aggiunto con un ghigno pur sapendo che Nichole odiava i gatti, metre apriva lo sportellino.

Allison aveva conservato un espressione neutra, ma dento di sè aveva esultato. Dalla gabbietta era uscita una gatta Sacra di Birmania. Il pelo lungo e bianco, fatta eccezzione per il muso, le punte delle orecchie e della coda, e la base delle zampe che erano grige, faceva apparire gli occhi screziati di blu dell'animale come due oceani azzurrini.


 

L'unico regalo azzeccato che mio padre mi abbia fatto da quando sono nata, pensò Allison accarezzando il soffice pelo bianco di Arwen, così aveva chiamato la gatta. Erano le sette di mattina, ma si sentiva come se fossero state le quattro.

Si alzò dal letto trascinandosi per la stanza con l'espressione degna di uno zombie, ma si bloccò dopo pochi passi, la schiena attraversata da fitte di dolore, che la percorsero da parte a parte, violentemente. Anche nei giorni scorsi era successo, ma la ragazza non aveva voluto dire niente a nessuno, soprattutto perchè non sapeva quale fosse la causa effettiva di quelle crisi, se non che avevano origine dgli stani segni sulla sua schiena.

La ragazza udì Sally per le scale, probabilmente diretta verso la sua stanza, e si fiondò in bagno chiudendo la porta a chiave. Le fitte continuavano, aumentando di intensità, mentre la sua schiena diveniva sempre più calda, dandole l'impressione di avere la pelle in fiamme.

Osservò la propria figura nello specchio, lanciando un grido soffocato, e non per il dolore.

La maglia del pigiama stava fumando, lì dove toccava la schiena sopra i tatuaggi, e quelle stane linee si stavano imprimendo a fuoco sulla stoffa. La ragazza si liberò dei vestiti, rimanendo nuda e tremante per il dolore... e per qualcos'altro. La sua schiena riflessa nello specchio non era sfigurata da bruciature come aveva pensato, anzi. Per quanto potesse sebrare assurdo, i suoi tatuaggi splendevano nel riflesso della superficie. Le linee sinuose che attraversavano la sua schiena si muovevano, come ondeggiando su una superficie liquida, assumendo stane ed irreali colorazioni, mentre gli spasmi che la percorevano continuavano, sempre più forti fino a farla raggomitolare conro il pavimento freddo, in attesa che smettessero.

Improvvisamente Allison sentì tutto ciò che la circondava. Venne investita dalla consapevolezza, di essere parte di un disegno più grande, e per una frazione di secondo le sue iridi emanaro bagliori vermigli, da sotto le palpebre serrate, mentre un immensa entità entrava nelle sua mente, un entità sconosciuta, la cui aura emanava un indicibile potenza.

Ascabryh ti chiama, custode. Il tempo è giunto. Il fuoco sacro si sta spegnendo. Ascabryh ti chiama, custode.

Poi il buio.


 

-Signorina Allison? È qui?-

La vose di Sally risvegliò la ragazza, che aprì gli occhi confusa, rispondendo alla domanda prima ancora di rendersi conto di dove si trovasse.

-Si, non preoccuparti. Fra qualche minuto vi raggiungo a fare colazione-

-Colazione? ma...signorina, è ora di pranzo! State bene?- La voce di Sally le giunse ovattata, mentre prendeva lentamente coscienza della situazione.

Il freddo delle piastrelle premute contro la sua guancia scaccò la sensazione di annebbiamento che Allison provava, restituandole un briciolo di lucidità.

Era raggomitolata sul pavimento del bagno, ed suoi vestiti giacevano accanto a lei, da quando in preda al dolore li aveva tolti, pensando che stessero andando a fuoco. Ora il suo corpo tremava, e non solo per il freddo. É impossibilie.I-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e

si disse mentre le immagini che aveva visto nello specchio le tornavano alla mente. La sua schiena aveva preso fuoco! Preso fuoco! Non era stata un' illusione. Aveva ondeggiato come il riflesso su una superficie liquida, i tatuaggi in continuo movimento. E poi... Quella voce. Quella voce non poteva certo essersela immaginata.

-Allison? State bene?- la voce carica di panico di Sally, accompagnata da alcuni preoccupati colpi alla porta la fece riscuotere.

-S..Si... solo un leggero mancamento- rispose con voce tremula mentre si alzava.

La schiena le doleva ancora ma era una senzazione diversa, come se qualcuno le avesse spalamto un balsamo su una bruciatura, così da far sparire il dolore ma non la conzapevolezza dell'accaduto. Allison osservò senza stupore l'immagine riflessa nello specchio. Le lunghe gambe e la vita erano sovrastati da quegli stessi segni che aveva fin dalla nascita, ma che ora avevano cambiato tonalità: dal nero anonimo che avevano avuto per tutto quel tempo, erano divenuti rosso vermiglio, quasi fossero stati tracciati con sangue fresco.

La ragazza si rivestì velocemente, cercando di non pensare all'accaduto mentre si legava i capelli in due lunghe trecce. Non si era sconvolta più di tanto quando aveva visto il mutamento dei tatuaggi, perchè dento di se era come se già sapesse che qualcosa era cambito, mentre era svenuta. La sensazione che aveva provato primadi svenire, quando aveva percepito tutto ciò che la circondava, era già accaduto in passato. La schiena le doleva, ma Allison cercò di ignorare il dolore, dicendosì che non era nulla, in confronti alle fitte lancinanti di poco prima.

- Allison! Dove stai andando? È ora di pranzo, vieni a mangiare! - La richiamò Nichole dal soggiorno, con un tono di voce che non ammetteva repliche.

Da quando in qua mangiamo in soggiorno? Il tavolo è in cucina! Confusa raggiunse la madre, incrociando Sally, che le lanciò uno sguardo preoccupato prima di recarsi in cucina.

Il salotto era stato riordinato, ed un tavolo era stato apparecchiato vicino ad una delle grandi porte finestre che davano sul giardino. Sua madre. e suo padre erano seduti sul divano senza parlare, e se suo padre sembrava perfettamente a suo agio, Nichole era seduta rigidamente composta il più lontano possibile da lui. Quando la videro, entrambi tirarono un impercettibile sospiro di sollievo, segno che quella situazione andava avanti già da un pò.

-Bè? Non dovevamo pranzare?- Allison li guardò con espressione interrogativa.

Circa una ventina di minuti dopo, stavano "allegramente "conversando tutti come un allegra famigliola, e Allison pur avendo più volte provato a defilarsi era sempre stata bloccata dalla madre -Ma che fai? C'èancora la frutta!- oppure:- Allison! Vieni quì e finisci il tuo Bigné!- Poi, quando le scuse di origine culinaria erano diventate fin troppo evidenti, aveva adottato un altra strategia. -Su, racconta a papà cosa abbiamo fatto lo scorso fine settimana- E via dicendo. Era evidente che Nichole desiderava rimanere sola con Bred il meno possibile, forse anche per via delle osservazioni che aveva fatto sulla sua vita sessuale, e delle sue chiare intenzioni.

Si erano quindi ritrovati tutti e tre seduti sul divano come ai vecchi tempi, parlando di politica e quotidianità, anche se era evidente che l'unico a essere apparentemnte rilassato e preso dai discorsi era Brad. Allison stava cercando di seguire la conversazione, chiudendo gli occhi dalla noia e dalla stanchezza del sabato pomeriggio, ansiosa di tornare in camera propria, quando sentì Nichole accennare allo svenimento avvenuto a scuola.

-Si, ho perso dieci anni di vita quando il personale scolastico mi ha avvisato dell'accaduto- Stava rispondendo svogliatamente al marito. La ragazza rizzò le orecchie.

Ho controllato i tabulati, e l'arresto cardiaco è stato causato da una scarica di adrenalina. Solo mi chiedo da cosa a sua volta essa sia stata generata.- Disse lui rivolgendosi alla figlia.

-Ho... ho avuto l'impressione che qualcuno mi stesse osservando... mi stesse seguendo.. e poi lo sapete che sono facilmente impressionabile... mi sono lasciata prendere dal panico..- abbozzò cercando di minimizzare. Allison non aveva mai saputo mentire al padre, e dopotutto, quello che aveva affermato era vero: si era realmente sentita osservata.

Nichole intervenne, e mai la ragazza ebbe più voglia di cucirle la bocca come in quel momento. - Oh Brad, dovevi vedere come tutti le stavano intorno quando sono arrivata! L'ambulanza stava per partire, e c'era un ragazzo che non la mollava un attimo mentre la caricavano sulla barella... dovresti conoscerlo... é uno Shtrauss.-

Brad rimase in silenzio per qualche secondo, accennando poi un sorrisetto sornione.

- Uno Shtrauss dici? É da un pò che non mi sento con quella famiglia... -

- Okay, spiegatemi che sta succedendo: papà, com'è che conosci gli Shtrauss? E che cosa c'entrano loro ora?- sbottò Allison esasperata. Non aveva più pensato a quel ragazzo da quando sua madre gliene aveva accennato all'ospedale, e sapere che ora anche Brad era al corrente del suo coinvolgimento, le dava l'impressione di non avere nulla per coprirsi, come se suo padre la avesse privata della prorpia vita al di fuori delle mura di casa.

Ancora una volta intervenne Nichole, pur non essendo stata chiamata in causa.

- Calmati tesoro. Brad... hem.. tuo padre, ha avuto dei contatti con quella famiglia.. contatti di lavoro.- le spiegò.

-Sì, esatto. Solo che non siamo rimasti in buoni rapporti dopo la mia partenza... divergenze di opinione...- si intromise lui minimizzando. Poi, come se avesse avuto un lampo di genio, spalancò gli occhi sorridendo sornione.

- Che ne dite se li invitiamo a cena? Per ringraziare il ragazzo di essere stato così vicino ad Allison... si capisce- Disse vedendo le espressioni confuse delle due donne, consce che quell'invito serviva a tutto meno che a ringraziare.

Brad era un tipo calcolatore, che amava vedere i suoi "avversari " in difficoltà dopo avergli lanciato frecciatine imbarazzanti ed inopportune, e sicuramente gli Shtrauss avrebbero subito una dura sconfitta morale, ma serviva una scusa ufficiale per incontrarli, e l'uomo la aveva appena trovata: ringraziamenti.

Alle parole del padre, Allison si sentì travolgere da emozioni contrastanti. L'ultima volta che aveva incontrato Trevor, era finita stesa per terra senza battito cardiaco, cosa sarebbe successo questa volta? Perchè la ragazza ne era sicura: A quella cena, nulla sarebbe andato per il verso giusto.





Nota dell'autrice.
Grazie a voi che avete letto, davvero. So di non essere un genio in fatto di trama, nè per come scrivo.
anche se le visualizzazioni non sono state molte, spero che voi pochi che avete letto continuerete a seguirmi.
Vi prego di una cosa: RECENSITE! mi serve sapere cosa ne pensate, e sapere se effettivamente qualcuno sta leggendo(cosa di cui non sono per nulla sicura).
Vi prego di scusarmi Se troverete errori di ortografia,e scusate a che l'eventuale ritardo che avrò nel postare il prossimo capitolo.
So che non ha molto senso scriverlo quì, e che a voi forse non importa, ma per me scrivere questa storia è un modo per scricarmi,
sfogarmi di tutte le cose che nella mia vita non vanno come dovrebbero. inventare un mondo parallelo in cui tutto può accadere, in cui i personaggi  hanno tutto ciò che io non possiedo (dal punto di vista fisico ,materiale e morale), mi fa capire che c'è sempre qualcuno pronto ad ascolrtarmi, non ascoltare la mia voce, ma ascoltare ciò che scrivo, e che riverso tra le righè di ciò che pubblico. Detto ciò, so che manca poco che la noto sia più lunga del capitolo, perciò vi saluto. Byeeeeeee
Ps:
RECENSITE RECENSITE RECENSITE!!

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Capitolo 6
*** Danza letale ***


 


 

Oddio. Cosa mi metto ora?

Allison fissò sconsolata l'armadio, alla ricerca di qualcosa da indossare per la cena di quella sera. Sua madre aveva chiamato gli Shtrauss quel pomeriggio, poco dopo l'illuminante conversazione sui problemi che avevano con quella famiglia. Era stata la madre di Trevor a rispondere, accettando di buon grado l'invito a cena, evidentemente all'oscuro dei contatti poco amichevoli che suo marito aveva già avuto con Brad.
Nichole era apparsa entusiasta dalla proprosta del marito, e per la seconda volta in pochi minuti Allison non aveva desiderato altro che incenerirla seduta stante. Le sue emozioni erano in subbuglio, e non riusciva a capire perchè. Aveva visto Trevor solo una volta, eppure si stava arrampicando sugli specchi solo per scegliere qualcosa da mettere, come se fosse l'abbigliamento il problema. La verità era che quel primo incontro con il ragazzo era stato a dir poco orribile, e sapeva di essergli apparsa come una ragazza debole, quasi insignificante per come era svenuta dopo aver incontrato il suo sguardo

Immagino come si sarà vantato con i suoi amici, Pensò. 

Mentre rifletteva, aveva rovesciato tutti i cassetti tre volte, senza trovare nulla che la soddisfacesse, ed in compenso lasciando la stanza come se fosse passato un tornado.

Arwin le si avvicinò, circondandole le gambe con la folta coda mentre le si strusciava contro in cerca di coccole, e la ragazza la prese in braccio stropicciandole le orecchie affettuosamente, cercando una soluzione a quell'enorme dilemma che era il suo abbigliamento per la cena.

-Ally, tesoro, che ne dici di metterti questo vestito stasera?- le venne in soccorso Nichole, che dopo averla vista ferma davanti all'armadio era corsa in camera propria, prendendo in fretta uno dei suoi vestiti.

La ragazza si voltò con un sospiro di sollievo, rimproverandosi subito per aver creduto che sua madre potesse aver risolto il problema. La donna teneva in mano un vestito che di vestito non aveva nulla, e sembrava più una lunga maglia che un abito. Era nero, e interamente cosparso di brillantini vermigli, la cui tonalità era più intensa sul petto, e sfumava sull'orlo, che arrivava a metà coscia, se non di meno.

- Mamma! Ti sembra il caso di scherzare? É una cena, non una serata in discoteca!- La rimproverò, e fu ricompensata dall'espressione confusa della donna. Nichole non capiva come mai la figlia facesse tante storie, era una cena, bisognava vestirsi bene, fare buona impressione. - Cos'ha questo vestito che non va? -

- Troppo corto. Troppo elegante. Troppo aderente. Ha tante cose che non vanno e di sicuro non è adatto ad una semplice cena a casa. E poi io mica sono una prostituta, è il genere di vestito che metterei in per andare a ballare, o per una cena con il mio ragazzo se lo avessi, mica per un'occasione qualsiasi.- Spiegò Allison paziente.

La madre la guardò severa. - Hey hey hey signorina. Ti ricordo che il vestito è mio, ed io non sono una prostituta.- La rimbeccò facendole abbassare gli occhi colpevole.

- Stasera metterai questo, a meno che tu non voglia andare in mutande. E non mi pare che tu abbia scelta.- Disse poggiando l'abito sul letto ed andandosene impettita.

La ragazza sospirò. Far ragionare sua madre era come cercare di costringere un serpente a saltare, ovvero impossibile.

 

Il campanello della porta suonò insistentemente, mentre Sally si precipitava ad aprire, pregando gli ospito di accomodarsi in salotto.

Allison ascoltò la conversazione dalle scale, attenta a non farsi vedere. Quella cena era l'ultima cosa che le andava di fare, ma con suo padre non c'era stato da discutere. Sentì la signora Shtrauss chiedere qualcosa a Sally, menre risaliva in camera.

La ragazza si sedette sul letto, accarezzando Arwin, stesa sul cuscino con gli occhi placidamente chiusi. Mentre si prepava mentalmente all'imbarazzo che avrebbe provato nel rivedere Trevor, qualcuno bussò alla porta.

- Sì, Sally, puoi entrare- rispose senza voltarsi. La domestica era l'unica che conosceva le buone maniere, bussava alla porta e ti concedeva un minimo di privacy quando ne avevi bisogno, al contrario di Nichole, che faceva irruzione in camera in ogni momento, senza preoccuparsi di avvertire (e dando origine a situazioni molto imbarazzanti). La ragazza era piegata ad allacciarsi il cinturino delle scarpe vertiginosamente alte che sua madre le aveva prestato quando sentì una voce maschile.

- Non sono Sally... sono Trevor. -

Allison si girò arrossendo, cercando di sistemarsi il vestito e di darsi un contegno.

- Oh.. hem..Trevor, ciao... Perchè sei salito?- disse facendo finta di nulla, maledicendosi per essersi fatta sorprendere in quel modo.

- Mi hanno detto di chiamarti, fra poco si cena. A proposito... bello spettacolo- Disse sorridendo lascivo, accennando alla vista del suo fondoschiena quando era entrato.

La carnagione della ragazza passò dal rosso chiaro che già aveva assunto ad una sgradevole tonalità peperone. Accidenti se è carino... che figuraccia.Furono le prime cose che pensò. Di sicuro farti trovare piegata con un vestito corto e attillato che ti mette ben in mostra il sedere non è stata la mossa migliore per far cambiare l'opinione che già ha di te... probabilente. Si disse poi stringendo gli occhi mentre il colorito tornava normale. - Non mi aspettavo che uno sconosciuto entrasse nella mia stanza senza avvisare- controbattè, già sul piede di guerra.

- Io ho bussato, sei tu che fai entrare senza sapere chi è. Sì, Sally, puoi entrare.- Rispose lui continuando a sorridere, scimmiottando malamente la sua voce. - E comunque era un complimento- Aggiunse, con il sorrisetto da "sono andato a letto con moltissime ragazze e tu sarai la prossima" che si faceva strada sul suo viso.

Allison lo squadrò dall'alto dei quindici centimeri di tacco, con espressione gelida. Detestava venir contrariata. Trevor era vestito come se avesse dovuto uscire con gli amici: jeans, maglietta e giacca di pelle, e la ragazza si sentì a disagio essendo vestita così in tiro, anche se non lo diede a vedere. Il ragazzo la squadrò a sua volta, dall'alto verso il basso, soffermandosi sulle gambe scoperte. -Mmm...-

-Non dovevamo scendere? Tu ed i tuoi sorrisetti provocanti mi state dando veramente sui nervi- lo rimbrottò Allison cercando di sviare l'attenzione dal suo corpo, ma ottendendo l'effetto opposto.

- Sorrisetti provocanti? Mi trovi provocante Allison?- Le disse avvicinandosi, e mettendole una mano sul petto.

La ragazza era sbalordita. Quel tizio si era presentato il camera sua, come se la conoscesse da sempre, e già avanzava pretese, pur avendola vista a malapena una volta.

- Il tuo cuore batte forte... che sia io l'origine di questa agitazione?- Insinuò piegando le labbra in un sorriso sensuale.

La ragazza si scostò bruscamente, rischiando di cadere. -É per il disgusto che provo a starti vicino, porco.-

Trevor le si avvicinò nuovamente, fino a che le proprie labbra non furono accanto al suo orecchio.

- Ne si sicura? Scommetto che in fondo in fondo il tuo corpo brama di essere avvolto nel mio...- disse.

Allison venne scossa da un brivido quando il suo alito caldo le scese sul collo. Insolente e maleducato. Si scostò fino a poterlo fissare, negli occhi due sheggie di ghiaccio, le labbra a un soffio dalle sue. - Il mio corpo brama una sola cosa: che il tuo lurido culo esca subito da casa mia.- disse vibrante di rabbia. Sentiva caldo, un tizzone ardente passato a poca distanza dalla pelle della schiena, ma al contempo non riusciva a muoversi, come se ancora una volta gli occhi verdi del ragazzo la avessero impigionata. Anche lui dovette percepire l'aumento di temperatura, perchè si guardò intorno allarmato.

- Ma che diamine...- Una vampata esplose nel corpo della ragazza, che di piegò in due per l'intensità del dolore, ma Trevor non parve accorgersene.

Una fiamma scarlatta si era accesa inspiegabilmente sul pavimento, e si stava lentamente innalzando fino al soffitto, senza aumentare di estensione.

Allison la fissò spaventata. Aveva sempre odiato il fuoco, poichè era una delle poche cose che non si potevano controllare: indomito, pericoloso.

Quando da piccola era arrabbiata, spaventata, dopo un incubo o un litigio con sua madre, si sedeva davanti al camino e guardava le fiamme consumarsi lentamente e accartocciarsi su se stesse diminuendo d'intensità. Un giorno aveva discusso con suo padre per una stupidaggine, ma a lui non doveva essere sembrata tale, perchè in preda alla furia le aveva dato uno schiaffo. Non era stato forte, un semplice modo per ricordarle la propria autorità, ma la bambina aveva provato una rabbia che mai aveva pensato di poter sentire. Una delle finestre aveva preso fuoco, ed i cardini si erano sciolti su se stessi, mentre la fiamma si propagava lungo il muro. Brad la aveva portata fuori velocemente, senza quasi accennare allo schiaffo che le aveva appena rifilato, impegnato a chiamare aiuto ed Allison era rimasta a guardare le fiamme ipnotizzata, finchè una di queste era giunta troppo vicino, scottandole il viso. L'illusione che si era creata, popolata da quelle strane lingue fluttuanti, si era dissolta velocemente come era nata. Il dolore e la paura avevano preso il sopravvento, segnandola. Da quel giorno la bambina si era tenuta lontano dalle fiamme in ogni modo: lontano dai fornelli della cucina, dai falò sulla spiaggia, da chiunque avesse un accendino. Si era sentita in qualche modo tradita da un elemento che considerava "amico".

Ora le stesse fiamme che la avevano tanto segnata quel giorno, erano apparse dal nulla nella sua stanza, e come quel giorno la avevano rapita, ipnotizzandola con la loro danza letale, i recessi della sua mente che si perdevano in quella pericolosa contemplazione.

- Allison! Allison che fai! Allontanati!- Trevor la scosse forte dalle spalle, strappandola dallo stato di trance in cui era caduta. La ragazza sbattè le palpebre e lo guardò spaventata.

- No... fuoco... spegnilo! Spegnilo subito!- La sua paura era palpabile anche in quelle poche parole, pronunciate mentre retrocedeva velocemente fino a trovarsi con le spalle al muro, il più lontano possibile dalla colonna di fiamme.

Il ragazzo la fissava, senza capire il motivo del cambiamento improvviso, mentre lei si allontanava sempre di più, tremantre e terrorizzata. Le sue labbra si muovevano senza che ne uscissero suoni. Le fiamme che non accennavano a spegnersi.

Allison era seduta sul pavimento sussurrando sempre la stessa parola, con crescente intensità.

-Spegnetevi! Spegnetevi! Spegnetevi!- Quando Trevor udì quelle disperate preghiere si girò a guardarla, senza sapere cosa fare.
Non aveva paura, ma era stato colto impreparato da quella strana reazione, e non si accorse che le lingue di fuoco avevano assunto una strana colorazione grigio-verde e si stavano velocemente estinguendo, come se le parole della ragazza fossero state ascoltate.
Quando si accorse di ciò che stava accadendo, avvisato dall'aspressione stupefatta della ragazza, non un segno era rimasto a testimoniare l'accaduto.
Il pavimento ed il soffitto, che avrebbero dovuto essere entrambi bruciati, o per lo meno anneriti, erano intatti. Non vi era fumo, odore di bruciato, nulla che facesse presagire ciò che era avvenuto pochi secondi prima.
I due si guardarono, mentre si Allison si alzava cauta. Era avvenuto tutto in pochi istanti: le fiamme, la paura, ma le erano sembrate ore. Sapeva che quell'evento era collegato ai tatuaggi, ed ai cambiamenti degli ultimi giorni, ma non le importava. L'unica cosa e cui riusciva a pensare era il fuoco che si spegneva, le fiamme che diventavano verdastre e si estinguevano, seguendo le sue parole. 


Nota dell'autrice
Vi è piciuto questo capitolo??? A me sì (ovvio) anche se ho dovuto leggerlo e rileggerlo eliminando errori e modificando più volte le frasi. Allora, la scorsa nota sono stata depressa, accennando a "tutte le cose che non vanno nella mia vita" ma oggi sarò allegra: mi sono sbizzarrita nello scrivere le reazioni di trevor alla vista di Allison e viceversa, perciò non so quanto possano sembrare verosimili. Avrete notato che le Location della storia non è stata specificata, e non so ancora se verrà svelata  o no, anke se come ha detto LoveForHachi (che ringrazio per le costruttive recensioni), la storia è ambientata nel nord America. Ringrazio anke Eruka_98, e tutti voi che leggete. Al prossimo capitolo!!
Ps: Sorvolate su tutti gli errori di ortigrafia che troverete pleaseeeee
Ila99

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Capitolo 7
*** cena=imbarazzo ***


- Signorina Allison... Signor Shtrauss.... la cena è pronta, e i vostri genitori mi anno chiesto di avvisarvi.-

Sally era ferma sul ciglio della stanza, e li guardava in attesa di una risposta. I due ragazzi si fissarono in silenzio, senza degnarla di uno sguardo.

-Non è successo niente. Capito?- sussurrò Allison, ricevendo un segno affermativo dal ragazzo. Trevor sembrava tranquillo, come se l'avvenimento non lo avesse minimamente impressionato. Il suo sguardo aveva ripreso quella luce che per un momento durante l'incendio si era spenta, ed il verde acceso delle sue iridi brillava di nuovo sensuale e provocante.

-Cosa stai aspettando? Andiamo a cena, il tempo per il sesso lo troveremo dopo.- Rispose lui strafottente, e fu ricompensato dall'occhiata sbalordita che che Sally gli lanciò.

Allison lo guardò irritata, afferrandolo per un braccio e trascinandolo fuori, certa che se avesse parlato dalla sua bocca sarebbero usciti solo versi degni di uno scaricatore di porto.

Quandò passò accanto alla porta, il ragazzo con un sorriso soddisfatto sul volto fece l'occhiolino alla cameriera, ancora impietrita al suo posto.

Sally era una ragazza giovane e piacente d'aspetto, sui venticinque anni. Il fisico alto e magro, la carnagione chiara, i biondi capelli ricci e gli occhi grigi la contraddistinguevano dalla popolazione americana, evidenziando le sue origini europee, francesi per la precisione. Sua madre aveva sposato un ucraino, da quì la sua conoscenza della lingua russa, ma per motivi economici avevano dovuto trasferirsi in America, e lei pur essendosi laureata in psicologia si era ritrovata a far da cameriera alla famiglia Kelliess. Non che fosse una brutta famiglia, anzi, ma essere una domestica non faceva parte delle sue aspirazioni. Quando aveva cominciato a studiare, immaginava un futuro senza ostacoli, con un uomo e dei bambini, un impiego ed una casa propria, ma nulla si era avverato. L'unica consolazione che aveva era poter parlare con Allison, con qualcuno che al contatrio di come appariva aveva molti problemi, e necessatava parlarne.

-Non preoccuparti Sally, Trevor non dice sul serio.VERO TREVOR?- Cercò di rassicurarla lei, rivolgendosi poi al ragazzo che sembrava aver ignorato le sue parole, e le cui intenzioni erano esplicite.

I due arrivarono un salone senza parlare, e vennero accolti da una scena che ad Allison sembrò disegnata su un blocco da disegno, non reale. Nichole era seduta comodamente sul divano, e si stringeva al braccio di Brad con naturalezza, conversando con la coppia seduta di fronte a lei quasi fossero stati i suoi più vecchi amici.

I bicchieri da vino vuoti posati sul tavolino facevano presagire che quella conversazione non fosse dettata dalle buone maniere, bensì dall'alcool.

I coniugi Shtrauss erano seduti sulla poltrona dofronte al tavolino, la moglie sulle ginocchia del marito.

-Oh, Allison, che piacere vedere che tu ci abbia degnato della tua presenza!- La apostrofò suo padre appena varcò la soglia del salotto. Le sua parole furono lucide, pronunciate da un uomo senza alcool in corpo come suggeriva invece l'apparenza.

- Stavo parlando con Trevor, nulla di che – lo precedette, sapendo che se gli avesse lasciato il tempo per continuare, l'autostima che ancora aveva sarebbe crollata senza problemi anche davanti al ragazzo.

- Piacere di conoscerla, signor Kelliess.- Si presentò lui, interrompendo lo scambio di sguardi infuocati in corso tra padre e figlia, e ricevendo una cordiale stretta di mano dall'uomo.

Nichole sollevò lo sguardo dal tavolino, improvvisamente diventato il fulcro della sua attenzione, e rivolse ai ragazzi uno sguardo distratto, gli occhi leggermente velati dal troppo alcool, al contrario del marito, che sembrava l'unico rimasto sobrio (sicuramente non per caso).

-Trevor! Sono felice che tu sia venuto...veramente felice!- Lo accolse, nelle parole era evidente che il suo "essere sobria" era svanito da non molto, anche se le parole cominciavano a diventare via via più disconnesse.

- Suvvia Sally, porta la colazione!..Cioè, la cena!- Si corresse dopo lo sguardo preoccupato della cameriera, che si affrettò ad obbedire, ma fu subito fermata dalla voce ferrea del marito. -Consiglierei di aspettare un pò... giusto il tempo che l'effetto dell'alcool passi... o almeno diminuisca, in modo che durante la cena non vengano rovesciati piatti o simili.- Suggerì, e Sally non potè far altro che obbedire, imprigionata dai magnetici occhi dell'uomo, blu come quelli della figlia.

...

-Sally, queste bistecche sono deliziose! - La madre di Trevor elogiò la cameriera con naturalezza, senza badare alle occhiate di disapprovazione che il marito le lanciava.

-Grazie signora Shtrauss, sono felice che siano di suo gradimento- Rispose confusa, poco abituata a ricevere complimenti, dato che Nichole si era rivolta a lei in termini più amichevoli solo dopo il ritorono del marito, quando si era ripresa dalla depressione in cui era caduta durante la sua assenza.

- Solo Paige, per favore. Non sono abituata a essere trattata da signora, preferisco interagire con chi mi sta intorno senza raccomandazioni nè pregiudizi, con solo il mio nome e il...- Rispose sorridendo, ma non finì la frase che il marito la anticipò, quasi a giustificarla -Quando l'ho sposata era una curatrice di quadri, e da allora non si è mai abituata all'idea della richezza a cui abbiamo accesso- Spiegò accondiscendente.

Quando l'effetto del vino era scemato, circa mezzora dopo l'ingresso dei due ragazzi, le due famiglie si erano accomodate al tavolo che Sally aveva accuratamentre apparecchiato. In quel momento stavano appunto assaggiando il secondo, quando Nicole alzò il bicchiere ( contenente semplice acqua) per fare un brindisi. 

- A Trevor, per essere stato vicino a nostra figlia nel momento del bisogno. Salute!- Esclamò, e alzò il calice, imitata dai genitori del ragazzo mentre Allison fissava il suo piatto imbarazzata.

Trevor notò il suo disaagio, grazie all'evindente rossore che le ricopriva le guance. Questa ragazza è proprio strana. Sembra che le piaccia essere al centro dell'attenzione, eppure non è mai completamente a proprio agio...

- Grazie davvero, Trevor. Senza le tue premure non so se Allison sarebbe sopravvissuta... mi hanno detto che le sei stato vicino per tutto il tempo, anche se per te era una sconosciuta non hai esitato a soccorrerla, e sia io che Nichole ti siamo riconoscenti – Brad intervenne con naturalezza, come se davvero fosse interessato all'argomento, ma Allison sapeva che cercava solo di limitare la fluente parlantina della moglie.

Al complimento, il ragazzo sorrise. - Di nulla, signor Kelliess. Chiunque avrebbe fatto lo stesso al posto mio, e le assicuro che con sua figlia, molti ragazzi farebbero questo... e altro.- aggiunse ammiccando verso la ragazza, che lo guardò mordendosi la lingua. Un conto era fare commenti piccanti in camera sua, un conto farli durante la cena, di fronte ai propri genitori, come se nulla fosse.

Allison cercò di sviare il discorso - Trevor intende dire che ho molti amici a scuola, e di ragazzi desiderosi di aiutare se ne trovano sempre- Spiegò fulminando il ragazzo con un occhiataccia, e arrossendo qunado notò il sorrisetto malizioso sulle sue labbra.

-In ogni caso, anche se sembrano passati mesi, conosco Trevor solo da quattro giorni , e sicuramente avremo modo di conoscerci meglio, la prossima settimana a scuola.- continuò, ricevendo segni affermativi dalle coppie sedute al tavolo.

Paige la guardò sorridendo,  facendole l'occhiolino - Se avessi avuto una figlia, sicuramente avrei voluto che fosse come te: bella, ma conscia dei pericoli che la bellezza può causare. Fai bene a voler conoscere le persone con cui hai a che fare. Per quanto i ragazzi possano essere educati e possano conoscere le buone maniere, quando si è in balia delle emozioni, e degli ormoni, la situazione spesso sfugge di mano. Ed è un dato di fatto. -Aggiunse anticipando il marito, che le lanciò un occhiata contrariata.

Allison spostò lo sguardo dagli occhi della donna. Non avere "peli sulla lingua" poteva essere un pregio come un difetto, ed in quel caso, nonostante Paige le fosse molto simpatica con il suo essere spontanea e semplice pur vivendo nell'agio, quel discorso era stato poco opportuno, nonchè imbarazzante. Si conoscevano da poco, troppo poco per parlarsi come tra madre e figlia, e di questo dovette accorgersene anche Nichole, che intervenne prontamente.

- Sono sicura che mia figlia è preparata a queste situazioni, ed inolte non credo sia il caso di ...-

Paige si portò le mania alla bocca, assumendo un espressione afflitta. - Scusate... so di essere stata inopportuna... credo che l'alcool abbia ancora un ruolo considerevole nel formulare le mie parole, mi spiace-

Brad, che fino a quel momento era stato a parlere, minimizzò con un gesto della mano. - Non preoccuparti, è perfettamente comprensibile...- cercò di convincerla, anche se la donna continuava a ripetere scuse, fino a che il marito non le posò una mano sul braccio.
-Mia moglie deve sempre mettere una parola su tutto, dispensa consigli e avvertimenti a desta e a manca, sembra che il suo ruolo sia fare l'angelo custode.- Guardò l'orologio con aria accigliata, e si rivolse a Brad.- Credo sia meglio se noi torniamo a casa... si è fatto tardi e non credo di essere l'unico ad aver bisogno di un sonno ristoratore- Affermò alzandosi insieme alla moglie ed al figlio.

I genitori di Allison si alzarono a loro volta ma la ragazza non pretò attenzione ai loro movimenti. La sua mente si era fermata su una delle parole del signor Shtrauss. Custode. Gli avvenimenti di quei giorni le tornarono alla mente: le fiamme nella sua camera, i suo tatuaggi che diventavano rossi. La voce che aveva ripetuto quella stessa parola: Custode. Ecco perchè questa mi sembrava familiare!
Aveva cercato di convincersi di essersi immaginata tutto, in preda agli spasmi di dolore, ma in realtà aveva solo cercato di seppellire quei momenti, poichè sé se ne fosse dimenticata, non avrebbe avuto bisogno di una  spiegazione logica su ciò che era successo.
Quella frase senza senso le tornò alla mente come l'ultima volta, ma ora la ragazza sapeva che non era un caso, e che le fiamme, la paura, erano Tornate per un motivo. Doveva solo scoprire quale.



Nota dell'autrice
Ciaoooooooooo!!! Questo capitolo ha tardato un pò ad arrivare, lo so :-(   , ma ho per poco scampato il blocco dello scrittore, ed è un miracolo che sia riuscita a scrivere qualcosa di anche solo lontanamente decente. Diciamo che questo è un capitolo "di transizione" (termine che non mi appartiene, ma che prendo in prestito da un'altra scrittrice), poichè non succede nulla di chè, è infatti un capitolo incentrato sulla vita abituale di Allison , e sull'evolversi dei suoi rapporti con Trevor. Cercherò di evitare il più possibile capitoli così statici, ma questo non sarà l'unico, anche perchè tra un avvenimento e l'altro deve passaare tempo. Vi prometto che nel prossimo capitolo cercherò di farvi avere sviluppi sugli strani avvenimenti accaduti ad Allison (spero).
Ora vorrei sapere cona ne pensate, richieste, dubbi (okay, lo so che ve lo chiedo in ogni capitolo, ma questa è la volta buona per RECENSIRE :-D ). Secondo voi la storia sta procedendo troppo a rilento, dovrei cercare di affrettare le cose??? ve lo chiedo perchè davvero non ho ideia di come possa sembrare (da questo punto di vista) ad un' osservatore esterno.
Ci vediamo al prossimo capitolooooooo ciaoooooo
Ila99

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Capitolo 8
*** pezzo mancante ***


-Eeeeee... un altro giorno di scuola è finitooooo!- Natasha era euforica. Ormai mancavano meno di due settimane all'estate, ed il caldo era già arrivato, portando un assaggio di quelli che sarebbero stati i mesi estivi. - Non sei felice Allison? Arriva l'estate! Feste la sera tardi, ragazzi in costume, bagni al chiaro di luna con i ragazzi in costume...- sarebbe andata avanti all'infinito se la ragazza accanto a lei non l'avesse bloccata.

-Calmati, okay? Non è la prima volta che arriva l'estate, e non mi sembra il caso di farla così lunga, tanto sono solo le solite cose. I bagni, i ragazzi e bla bla bla. Nulla di nuovo- Tagliò corto , camminando spedita per il corridoio. Sapeva di essere stata brusca, ma non ci badò. L'unica cosa che voleva era tornare a casa, infilarsi gli auricolari nelle orecchie, e ignorare tutto ciò che la circondava.

Natasha la fissò, e nel suo sguardo non c'era fastidio, no, ma i suoi occhi brillavano come quando intuiva qualcosa. Il che è anche peggio pensò Allison

- Hey, così stronchi tutto il mio entusiasmo! C'è qualcosa che non va, vero? Dimmi cosa c'è, è tutta la giornata che sei intrattabile. Dai, parla!- la assillò saltellandole intorno, l'eco dei suoi passi che si propagava per il corridoio deserto.

L'amica la fissò esasperata: Quando ci si metteva Natasha sapeva diventare veramente insopportabile, e chiunque diventava capace di elencarle tutte le persone con cui era andato a letto pur di farla tacere.

-Sei veramente insopportabile! A volte mi verrebbe voglia di strangolarti.- la rimbeccò continuando a camminare, mentre un sorriso le aleggiava sulle labbra.

Natasha se ne accorse, e le si parò davanti fermandola. Le mise le mani sulle spalle, e la scrutò attentamente. - Si tratta di un ragazzo vero? Non mentirmi, il mio intuito non sbaglia mai- la precedette ricominciando a saltellarle intorno e a ridacchiare.

Il caldo le sta proprio dando alla testa.

Allison annuì. - Okay, ti dico tutto, basta che stai ferma.-

Natasha la guardò, gli occhi fuori dalla orbite.- Racconta racconta !!! Chi é? É carino? Dove vive? Scommetto che vi siete baciati!!-

La sua voglia di dettagli è decisamente più forte della sua capacità di ascolto Pensò la ragazza frastornata dalle troppe domande.

- Trevor Shtrauss. - quel nome venne accolto da Natasha con un cenno affermativo, come se avesse già intutito che doveva esserci di mezzo lui. Allison continuò.

-Non è successo nulla, è solo venuto a casa mia per una cena e abbiamo parlato. Naturalmente non ha perso tempo a fare commenti imbarazzanti, ma non è questo il punto. Quando parlavo con lui, avevo come l'impressione di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante.- Vedendo l'espressione confusa dell'amica, cercò di spiegarsi meglio.

- Come se avessi finito un puzzle, ma avessi perso il pezzo centrale.-

Era da quando il ragazzo era uscito da casa sua che Allison aveva tentato di spiegare la sensazione di disagio che aveva provato stando con lui, e solo ora era riuscita a capire cosa fosse. La spegazione data a Natasha la aveva aiutata a chiarirsi pur avendo omesso l'incendio, ed Allison non potè far altro che ringraziarla mentalmente.

La guardò, stupita dal suo silenzio. - Allora? Nessun consiglio da dare? Non dici niente?-

Natasha la guardò assorta. - Quindi, l'unica cosa di cui hai bisogno è parlare con lui e scoprire quale è questo misterioso pezzo mancante. Mmmm...-

Parlava tra sé e sé, camminando per il corridoio, seguita da allison, fino a quando si fermò davanti ad una porta. Sopra c'era scritto in grande: SPOGLIATOI MASCHILI

- Che giorno è oggi? Martedì? Oggi c'erano gli allenamenti di Football fino alle 16:15... Trevor è nella squadra di Football vero?- Erano domande retoriche, che seguivano il filo dei suoi pensieri, un filo che Allison stava cominciando a capire dove conducesse.

- Natasha, so quello che hai in mente. Non parlerò con Trevor, già mi considera una specie di "bambolina da una volta e via", non che mi abbia già usata, ma sai quello che voglio dire, ci manca solo di rendermi ridicola di fronte a lui, parlando di puzzle e simili...e poi non saprei nenache da dove cominciare... no, non se ne parla proprio-

La ragazza la guardò imbonciata. - Daaaaiiii... ho visto i ragazzi uscire qualche minuto fa, ma Trevor non era con loro, anche se l'ho visto agli allenamenti...sono sicura che ora è sotto la doccia, aspettiamo qualche minuto così quando esce sarà costretto a parlarti.- la implorò, ma Allison era irremovibile.

-No è no. Per questa volta passo, dovrai trovare qualcunaltro che soddisfi i tuoi giochini- le rispose, utilizzando quell'ultimo briciolo di pazienza che le era rimasta ,e sperando capisse che era una risposta definitiva, e non avrebbe cambito idea.

Ciò che successe dopo avvenne fin troppo velocemente perchè potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo.

Un lampo era passato negli occhi di Natasha mentre la prendeva per un braccio, apriva la porta dello spogliatoio di fronte a loro, e la spingeva dentro bloccando la maniglia.

Allison tentò di aprire la porta pur sapendo che era stata spinta lì dentro per una ragione, e non sarebbe stato facile uscire prima di essersi chiarita con il ragazzo, perciò non fu sorpresa di trovarla bloccata.

Lo spogliatoio era vuoto, e dedusse che in effetti ragazzi dovevano essere usciti, dato che non si udivano vocì, nè il rumore delle docce aperte.

Questo vuol dire che neanche Trevor è quì. Pensò. Il suo cuore esultò, ma al contempo si sentì quasi delusa.

Mmmm...posso uscire dalla porta che dà sul campo, e da lì basta che passo dietro le tribune e sarò fuori.... credo sia l'unico modo per uscire. Si disse, convinta che Natasha se ne fosse già andata e attraversò lo spogliatoio con passo sicuro, pensando ad un modo per fargliela pagare.

Immersa nei propri pensieri, quasi non si accorse del ragazzo che era appena uscito dalle doccie, ragazzo che la fissava malizioso con occhi verdi fin troppo familiari.

- Cerchi compagnia?- le chiese togliendosi gli auricolari, i capelli bagnati sembravano ancora più neri, e l'acqua scivolava dalle ciocche ribelli lungo le tempie, illuminando il sorrisetto sulle sue labbra. Allison arrossì, arrossì sul serio.

- T-Trevor... ciao- le parole le morirono in gola quando abbassò lo sguardo, e desiderò con tutto il cuore non averlo fatto.

La prima cosa che vide, nella foga di abbassare gli occhi per sfuggire a quel verde innaturale ed imbarazzante, furono i pettorali scolpiti del ragazzo, nudi ed ancora intrisi da rivoli che scendevano sull'asciugamano che gli cingeva la vita.

Questo, era allentato, e lasciava scoperta la v dell'inguine, oltre che l'accenno di peluria delle parti intime. Wow... ma cosa vado a pensare? Fortuna che non è nudo! Si rimproverò mentalmente, scandalizzata dai pensieri sconci che le stavano venendo in mente.

La ragazza sentì la bocca asciutta, e si affrettò a risollevare lo sguardo, senza mostrare la confusione che provava. Quando aveva visto Trevor per la prima volta, non si era sentita attratta da lui, era un bel ragazzo e spiccava tra gli altri, ma nulla di più. Ora, le sensazioni che provava erano totalmente diverse, e non se ne spiegava il motivo.

- Che ci fai quì? Credevo che ve ne foste andati... che gli allenamenti fossero finiti- gli disse quando riprese l'uso della parola, senza accennare al motivo per cui era lì.

In quel momento, l'idea di Natasha le sembrava ancora più stupida di quando l'amica gliela aveva proposta.

Il ragazzo la fissò come se fosse pazza - Questo è lo spogliatoio dei ragazzi. Dovrei essere io a chiederti cosa ci fai quì- Parlava normalmente, come se non gli importasse di essere seminudo, anzi utilizzasse le circostanze per confonderle le idee più di quanto già non lo fossero.

- Natasha, la mia amica, per farmi uno scherzo mi ha chiuso quì dentro. Stavo uscendo dalla porta che dà sul campo- Non sapeva perchè gli stava dando delle spiegazioni, perchè stesse lì ad ascoltarlo invece di tornare a casa.

Trevor la sorpassò, avvicinandosi ad uno degli armadietti. Allison pensò di andarsene, nulla la tratteneva lì, ma il suo corpo si girò, come mosso da una forza propria, per poi bloccarsi appena completato il movimento.

Sbattè le palpebre più volte, inspirando nervose boccate d'aria, e cercando di assimilare ciò che vedeva, troppo stupita per muoversi. Una parte di lei era esterrefatta, ma nel profondo non era stupita, come se in qualche modo avesse già immaginato ciò che ora stava osservando.

La schiena nuda del ragazzo era percorsa da linee possenti, speculari alle proprie nell'intrico che le collegava, ma in qualche modo più rassicuranti. Sembravano adattarsi perfettamente sulla sua schiena, impresse come un marchio indelebile, e la ragazza provò una fastidiosa sensazione di déjà vu. Aveva già visto quelle linee, e non sul proprio corpo.

Trevor si girò, un asciugamano con cui frizionava i capelli bagnati e la stessa espressione innocente e maliziosa che aveva sempre, senza essersi reso conto della reazione avuta dalla ragazza, e trovandosi di fronte alla sua faccia sbalordita.

-Cosa c'è? Hai visto un fantasma?- Chiese senza ricevere risposta.

-Okay, so di essere attraente, ma nessuna delle ragazze che sono venute a letto con me ha mai voluto farlo in uno spogliatoio... beh, c'è sempre una prima volta per tutto- Scherzò, interpretando la sua espressione come desiderio e avvicinandosi di qualche passo. Sarà pure carina, ma questa è proprio strana. Pensò.

Finalmente la ragazza si mosse, ed emise un verso disgustato.

-Io? Venire a letto con te? Augh- disse cercando di riprendere contegno.

-E allora che cos'era quella faccia?- Il ragazzo la fissava. - Guarda che davvero non l'ho mai fatto in uno spogliatoio. Tu sì?- Eccolo di nuovo, quel sorrisetto impretinente si faceva strada sul suo viso.

Allison lo guardò sorridendo. -Mmm... no, ma vorrei provare... che ne dici?- Ha ha. Ci so giocare anch'io a questo gioco, cosa credi? Si disse osservando soddisfatta la sua espressione vogliosa. - Comunque no. Ero solo stupita dei tatuaggi. Sono... simili a quelli di una persona che conosco. Dove li hai fatti?- Aveva parlato con indifferenza, buttando lì la domanda come se nulla fosse, ma fremeva di curiosità e, lo capì dopo, anche paura. Per poco, si era dimenticata di quello che aveva visto, ma ora aveva bisogno di risposte.

Trevor aveva in mano i boxer quando quando le rispose.

- Potresti girarti? Non che abbia problemi se resti a guardare, ma non credo riusciresti a trattenerti dal saltarmi addosso. Per quanto riguarda i tatuaggi... ce li ho da quando sono nato. Per me non è mai stato un problema, e neanche per i miei, a parte lo stupore iniziale. Come mai questa curiosità? Credevo che le ragazze si interessassero di abiti, non di queste cose.- il ragazzo si era messo i pantaloni, e si stava infilando le scarpe quando Allison si girò nuovamente verso di lui.

-Saresti stupito nel sapere quali sono alcuni dei miei interessi- Rispose seduta su una delle panche.

-Per esempio?-

-Umh... adoro le ducati, le lamborghini e...- Le si bloccò il respiro. Trevor si era infilato la maglietta, e stava annodando le stringhe delle scarpe, piegato, così che la schiena fosse leggermente scoperta, e che parte dei marchi si intravedessero.

La sensazione di déjà vu che la ragazza aveva già provato tornò insistente, e finalmente Allison capì, o meglio ricordò.

Quando era svenuta, dopo aver visto Trevor, quando si era ritrovata a fluttuare vicino a lui e al proprio corpo, quando la folata di vento aveva sollevato la sua maglietta, ecco quando aveva già visto quelle linee.

Ed ecco il perchè di questa sensazione.Io sapevo già tutto, avevo solo... dimenticato.

La quella nuova consapevolezza portò ad altre domande, ma la ragazza accantonò tutto in un angolino della propria mente. Per oggi basta. Basta stress, basta interrogativi, basta tutto. Sorrise al ragazzo che le stava davanti.

-Che ne dici di andare a prendere qualcosa insieme?- Gli chiese.

-Mi stai chiedendo un appuntamento?- Il ragazzo sorrise a sua volta, sornione.

- Se la metti così...- Allison si girò, precedendolo verso l'uscita. Aveva trovato il Suo pezzo mancante.





Nota dell'autrice.
Okay guys, sono un pò di fretta quindi non mi dilungherò. Spero vivamente che questo capitolo vi piaccia! Devo ammettere che sto cercando di far sembrare Trevor un pò antipatico,  ma il nostro "ultimo incontro " è finito con me che lo prendevo a calci nel sedere urlandogli: "prova a prendere ancora in giro Allison e ti farò farò essere gay nella mia storia!" (non che abbia quanlcosa contro i gay, anzi mi stanno piuttosto simpatici, ma conoscendo trevor...), cmq, mi ha fatto davvero arrabbiare, perciò farò di tutto per metterlo in cattiva luce x un pò.
Chiudendo la parentesi dei mie deliri da scrittrice impazzita che pretend edi interagire con i suoi personaggi immaginari, vi prego vi supplico RECENSITEEEEEEEEEEEE (il pulsante E si era bloccato -ovvio no?- hahhaaha)
Come sempre, ci vediamo al prossimo capitolo!!!
Ps: domani parto per la mia villa in puglia, dove non c'è connessione internet se non tramite la chiavetta di mio nonno (in senso letterale) quindi spero di trovare il tempo per scrivere ed aggiornare minimo una volta a settimana (ora come ora stavo pubblicando ogni 4 giorni ma non credo riuscirò a tenere questo ritmo, sapete, il mare mi chiama)... nel caso non mi facessi più sentire, -cosa poco probabile ma da prendere in considerazione data la mia scarsa memoria- cercherò dì "tornare" con nuovi capitoli, magari pubblicati tutti in una volta, direttamente a settembre
RECENSITEEEEEEE  (accidenti a questo tasto difettoso!)
ciao ciao e buone vacanze a tutti!!
Ila99

 

 

 

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Capitolo 9
*** La chiave - Parte Prima ***


- Allora, mi hai chiesto un appuntamento, avrai sicuramente qualche argomento per cominciare-  Trevor la osservò attraverso il frullato che stava sorseggiando, sottolineando le parole "Mi Hai Chiesto", ed Allison lo guardò sollevando un sopracciglio.
-Non eri obbligato ad accettare. E comunque questo è solo un modo per ringraziarti dello spettacolino che mi hai offerto in spogliatoio-  sorrise. -Sei stato davvero notevole, ho quasi creduto che fossi lì per caso. Peccato che Natasha sia perspicace quanto  prevedibile. - Che soddisfazione. 1-0 per Allison. Si disse soddisfatta guardandolo senza dar peso alle proprie parole. Aveva capito subito che Natasha aveva già programmato tutto, nonostante le apparenti riflessioni che aveva fatto nel corridoio, ma aveva fatto finta di nulla.
Il ragazzo ammiccò verso di lei soffocando una risata, e sollevando le mani in segno di resa - Okay, mi hai scoperto. Quando la tua amica mi ha chiesto di farmi trovare in spogliatoio mi è sembrata una richiesta alquanto... strana. Comunque mi ha fatto un favore qualche giorno fa, mentre tu eri in ospedale, e mi sembrava un modo divertente per sdebitarmi.- Trevor la guardò di sottecchi. - Devi ammettere che offro un bello spettacolo- 
-Certo. Ma non per me. Almeno non per ora.-
Il ragazzo la guardò con espressione confusa  -Sei lesbica? - 
Allison lo fulminò con un occhiata. - No, stupido! Ho qualche problema in famiglia... non potrei gestire una relazione, seria o no che sia , neanche se volessi. - Disse alludendo al ritorno di suo padre, e alla sua intolleranza per i ragazzi che si presentavano a casa. -Ma in ogni caso, so che  sei interessato solo alle ragazza una volta e via, o sbaglio?- lo punzecchiò.
Il 2-0 per Allison aleggiava in mezzo a loro, e anche Trevor doveva essersi conto che la ragazza aveva sviluppate capacità conversative, finalizzate a mettere ko l'interlocutore.
- Sei ben informata. - Ammise. Diamine. Questa ragazza mi sta distruggendo. Forse se mi fossi risparmiato i commenti pesanti ora non farebbe così. 
- In ogni caso, se vuoi essere una delle mie ragazze "da una volta e via", non fare complimenti- le rispose facendo buon viso a cattivo gioco, mentre un sorriso si allargava sulle sue labbra. 2-1 per Allison. Ma non per molto Si disse.
La ragazza fece una smorfia. - No grazie. - Fece una pausa. -Fino ad ora però abbiamo parlato solo di me, è il tuo turno- 
-Cosa vuoi sapere?-
- Non sono certa che risponderesti alle mie domande, perciò decidi tu. Basta che non siano le solite cose scontate tipo "mi piace il football e il cinema". Per il resto ti lascio carta bianca.- Trevor sbuffò, con lei quella che doveva essere una semplice conversazione diventava un interrogatorio. 
Ora ti faccio vedere io Si disse sorridendole, e la fissò con occhi socchiusi facendo finta di pensare.
- Uhm... sai già che ho origini scozzesi, giusto?- Allison annuì con espressione annoiata, ma lui non si diede per vinto.
- Avendo vissuto lì per parte della mia infanzia e durante gli ultimi anni, ho avuto modo di imparare la lingua locale .- Una scintilla di interesse balenò negli occhi blu della ragazza.
-Il gaelico?- Allison lo guardò affascinata, per poi rendersi conto dell'errore appena compiuto. - Ho fatto delle ricerche per una verifica sulla Scozia qualche mese fa... è una delle poche cose mi sono rimaste impresse. - spiegò cercando di usare un tono noncurante.
 In realtà aveva cercato notizie sulla Scozia subito dopo aver scoperto che Trevor proveniva da lì,  ma se lui lo avesse saputo avrebbe capito di importarle, e non poteva permetterselo, specie senza aver capito cosa provava per lui.
Il ragazzo la squadrò scettico, senza infierire pur avendo intuito che la ragazza gli  stesse nascondendo qualcosa, ed annuì rispondendo alla sua domanda.
- Esatto, il Gaelico. Quando ero piccolo lo parlavo fluentemente insieme all'inglese di Scozia, e l'americano lo avevo imparato da mio padre, che veniva spesso quì, perciò quando ci siamo trasferiti la prima volta non ho avuto problemi con la lingua, ma al contrario quando sono tornato in Scozia avevo quasi del tutto dimenticato la variante scozzese, anche se fortunatamente è il gaelico la lingua madre della zona dove vivo io perciò... - Trevor si sentì scoperto sotto lo sguardo della ragazza,  talmente presa dal suo discorso che dubitò si fosse accorta di essere protesa verso di lui, i palmi delle mani che sorreggevano il mento, e la testa inclinata. 
In quel momento sembrava una bambina curiosa,  con le labbra leggermente dischiuse e gli occhi blu che scintillavano in attesa di maggiori dettagli, completamente persi in quelli del ragazzo. Parve riscuotersi solo quando lui  mise una mano sul braccio. 
-Cosa c'è? - 
- Ti eri incantata. Hai presente i bambini che fissano adoranti uno stecco di zucchero filato? Ecco, tu avevi la stessa espressione.- Allison lo fissò imbronciata.
- Non è vero. Stavo solo osservando la tua espressione malinconica, e mi chiedevo come mai....- 
Trevor la fissò scocciato. Non è possibile  che riesca a capire quello che penso prima che riesca a capirlo io stesso. 
-Non credo ci sia molto da spiegare- Tagliò corto. Quando si era trasferito aveva troncato i ponti con la Scozia,  e ora tornare a parlarne faceva male, anche se la ragazza sembrava non intuirlo.
-Io non mi sono mai trasferita.- gli spiegò lei impaziente. - Ho sempre vissuto quì: stessi amici, stessi posti, stesso tutto. Non so cosa si prova..- Trevor la guardò con apparente indifferenza, cercando di reprimere la nostalgia che provava. 
 -Avevo una vita lì, prima di trasferirmi. La casa dove sono nato. I luoghi dove ho vissuto... gli amici...- Allison lo interruppe nuovamente.-La ragazza?- 
Lui le rispose a malincuore -Sì, anche la ragazza.- la conversazione aveva preso una piega malinconica, e non solo per lui. Sembrava che anche Allison stesse ricordando qualcosa, o qualcuno, ma non sembrava voler condividere questi ricordi.
A qualsiasi persona li avesse osservati in quel momento sarebbero sembrati solo pensierosi, magari un pò tristi, ma era nulla in confronto a ciò che stava avvenendo.
 
Pov Trevor
Ero seduto con il bicchiere semivuoto del frullato ancora tra le mani, e gli occhi fissi in quelli di Allison. Quando avevo cominciato a parlare di lingue, e del fatto che conoscessi il gaelico, non credevo la conversazione avrebbe preso questa piega. 
Avevo tirato fuori l'argomento solo per vantarmi, e ora non sapevo come fare a tirarmi fuori dalle sabbie mobili che io stesso avevo creato intorno a me: un terreno insicuro, sul quale ogni passo mosso avrebbe potuto peggiorare la situazione in cui già mi trovavo. Ancora una volta quella ragazza mi aveva stupito: aveva ascoltato ciò che le dicevo con un interesse che nessuno mi aveva mai dimostrato, senza accogliere la provocazione che le avevo lanciato elencando un mio pregio che sapevo non potesse emulare.
All'inizio mi era sembrata la solita figlia di papà, servita e riverita da tutti, ma si era rivelata ben più perspicace di come sembrasse in realtà. Sapevo di averle fatto la stessa impressione che lei aveva fatto a me, ma non mi importava. Io ero così: sprezzante, ironico, strafottente, e solo in pochi riuscivano a tirar fuori la mia vena seria e riflessiva, tanto che a volte mi chiedevo se veramente esistesse. 
Pov Allison
Avevo gli occhi fissi in quelli di Trevor, ma nonostante l'incrociarsi dei nostri sguardi lo sentivo lontano chilometri da me. 
Era stato strano parlare della sua vita in Scozia, e non gli avevo chiesto di dirmi qualcosa in Gaelico solo per evitare di fare la figura della stupida, ma ciò non aveva palcato la mia curiosità. Intuivo il suo disagio nel rispondere alle mie domande, ma mi importava poco, e non capivo neanche io se era per l'impazienza di ricevere maggiori spiegazioni o per il piacere di vederlo in difficoltà come tante volte lui aveva fatto con me.
Tuttavia, stranamente, lui non era l'unico a provare rimpianto. Mentre parlava, avevo sentito una morsa sul petto, e mi ero trovata prossima alle lacrime senza sapere il perchè. La sensazione era svanita velocemente come era arrivata, lasciandomi svuotata. In un istante, rividi momenti della  mia infanzia che credevo aver dimenticato: un pallone colorato ed un bambino con i capelli uguali ai miei, il salto di un delfino e le mie risate infantili, le mie piccole braccia strette attorno al collo di mio padre, il baluginio del suo sorriso e il timbro della sua voce, mani più piccole ed aggraziate che mi strappavano dalla sua stretta, voci arrabbiate e lacrime calde che mi rigavano il viso... le immagini ed i suoni si sovrapposero creando un disordine caotico nella mia mente. Non so come, nè perchè, ma in quel momento mi sentii vicina a Trevor come non avrei mai creduto, come se avessi passato con lui non solo un pomeriggio, ma tutta la vita.Mi venne voglia di consolarlo, mettergli una mano spalla e stringerlo, senza secondi fini. E quasi senza rendermene conto mi mossi verso si lui.







Nota dell'autrice: 
Questo capitolo è diviso in due parti, perchè mi sono resa conto che era veramente troppo troppo lungo rispetto agli altri. In ogni caso, fino a due istanti fa pensavo di pubblicare la prima parte oggi e la seconda domani o dopodomani, ma sono talmente impaziente di sentire cosa ne pensate che le metterò entrambe oggi, per la vostra felicità :-)   (anke perchè se io fossi il lettore, non sopporterei un capitolo diviso in due)
Cmq .... spero che apprezzerete !! 
Ed ora, lo spazio dei ringraziamenti: grazie, grazie a tutti voi che mi seguite, a Eruka_98 che recensisce puntualmente, ma anke a chi per un motivo o per l'altro legge e non commenta. So che non siete molti n confronto ad altre storie che sono senza dubbio scritte meglio, e quindi più seguite, ma spero di poter migliorare in futuro. Grazie a tutti voi!!
Ciaooooo 
Ila99

 

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Capitolo 10
*** La chiave - Parte seconda ***


Allison si protese sul tavolino, poggiando la mano sulla spalla di Trevor, ma nel movimento rovesciò il suo bicchiere di frullato che pur essendo semivuoto riuscì a bagnargli i pantaloni.La ragazza lo guardò mortificata mentre tentava di limitare i danni.
-Oddio! Scusami Scusami!- Lo implorò alzandosi velocemente e aggirando il tavolo per aiutarlo. 
-Doveva essere un abbracciò di conforto? Perchè se volevi distogliermi dai pensieri malinconici che mi affollavano la testa ci sei riuscita alla grande.- Il ragazzo parlò senza rancore e con sincerità. Era inutile ormai sostenere di essere immune ai sensi di nostalgia, quando invece era esattamente l'opposto e la ragazza se ne era già accorta.
Allison lo prese per un braccio costringendolo ad alzarsi, e lui non capì perchè, finchè non vide il cameriere appostato dietro la sua sedia, pronto a ripulire tutto. 
I due si scusarono ripetutamente ed indietreggiarono lentamente fino alla porta, assumendo un atteggiamento indifferente. Quando furono fuori, al sicuro dagli sguardi curiosi della gente agli altri tavoli, Trevor  guardò la ragazza stringendo le labbra, e lei temette fosse arrabbiato fino a quando scoppiò in una risata liberatoria, contagiandola dopo pochi attimi. 
In poco tempo si ritrovarono con le lacrime agli occhi, accasciati su una panchina lungo il marciapiede senza riuscire a smettere di ridacchiare.
Non era il disastro del bar il motivo per cui stavano ridendo, benchè fosse stata quella la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. 
Era da molto tempo che Allison non si divertiva così, e trovarsi a condividere quel momento con Trevor le faceva piacere più di quanto volesse ammettere. Anche il ragazzo doveva pensarla allo stesso modo, perchè continuava a darle amichevoli pacche sulla schiena come per farla smettere, anche se ciò scatenava nuove ondate di ilarità in entrambi. Il sole era calato, e pur essendoci ancora luce già si avvertiva il fresco caratteristico delle sere di maggio.
Allison rabbrividì. -Credo sia meglio tornare. I miei genitori mi staranno di sicuro aspettando.- Annunciò alzandosi dalla panchina, scuotendo la testa per far cadere i capelli lungo la schiena.- Trevor la imitò, camminando a fianco a lei mentre la accompagnava alla macchina. 
Avevano raggiunto il bar ciascuno con la propria vettura, e durante l'andata aveva pensato più volte di raggingere gli amici e passare il pomeriggio con loro invece che con la ragazza, anche se la curiosità di vedere come sarebbe finito il loro "quasi appuntamento" aveva avuto la meglio. 
Quando arrivarono al parcheggio, la decappottabile della ragazza era bagnata d'umdità, la stessa chiaramente percepibile nell'aria.  Allison si strinse le braccia al petto, prima di rendersi conto che la macchina non  si sarebbe aperta da sola.
- Allora.... come ti è sembrato l'appuntamento? All'altezza delle aspettative?- Chiese mentre frugava nella borsa alla ricerca delle chiavi. Trevor la guardò sorridendo.
-Quindi era un appuntamento. - Osservò, sorridendo trionfante.
-Sei stato tu a chiamarlo così. Io avrei detto uscita tra amici, ma se tu chiami "appuntamento" il prendere un frullato con una ragazza che non è interessata a te, allora appuntamento sia- ribattè piccata. Sapeva di aver detto quelle parole solo per contraddirlo, e non perchè fossero vere, anzi. Durante il pomeriggio aveva più volte accarezzato l'idea che fossero realmente usciti insieme, scacciandola subito dopo. 
Era improbabile che Trevor uscisse con lei, e a rafforzare questa convinzione c'era il fatto che non fosse stato lui a proporre l'uscita. Però è stato lui a chiamarlo appuntamento, e tu non hai fatto nulla di serio per dissuaderlo.Una vocina maligna le risuonò in testa, e Allison potè sentire distintamente il resto della frase mentre cercava di escluderla. Anche un bradipo si sarebbe accorto che pendevi dalle sue labbra... ha-ha. Non ti sarai innamorata vero? Nooooo, Allison non si innamora mai. La voce continuava a prenderla in giro anche dal recesso in cui era stata confinata, e la ragazza dovette fare appello a tutta la sua pazienza per ignorare i sussurri maliziosi. 
Quando alzò lo sguardo dalla borsa,  senza essere riuscita a trovare le chiavi, si accorse che Trevor stava parlando. -...Concludere un appuntamento.- 
Lo guardò cercando di dare alla frase un senso compiuto, senza riuscirci. -Scusa, non riesco a trovare le chiavi. Stavi dicendo?- Si scusò goffamente mentre tornava alla ricerca dell'unico modo per lasciare il parcheggio. 
Il ragazzo si avvicinò, fino a trovarsi di fronte a lei. -Ho detto: io conosco  un unico modo per concludere un appuntamento- 
Allison aprì la bocca per parlare, ma ebbe appena il tempo di prendere un respiro per rispondere che il ragazzo si avventò sulle sue labbra. O così le sembrò, perchè un momento prima stava guardando la borsa, un momento dopo si era ritrovata a baciarlo. La ragazza non ebbe il tempo di opporsi, e neanche ne aveva l'intenzione, perciò rispose alle attenzioni che il ragazzo dava con la stessa intensità. Era tutto fuorchè un bacio casto, e questo le confondeva idee più di quanto già non lo fossero. Trevor aveva dato l'impressione che fosse l'unico modo in cui un appuntamento sarebbe potuto finire, come se il bacio fosse solo un obbligo, una regola, ma le sue mani poggiate sulla sua schiena, e le  braccia che la cingevano al proprio petto, raccontavano tutta un altra storia.
Allison aveva già baciato altri ragazzi prima di quel momento, sia per amore, che per semplice affetto, per far ingelosire o per una scommessa, ma del resto era così che si faceva quando si era popolari. Non c'erano vere e proprie regole, più un tacito codice: Stai al gioco, ed il gioco verrà da te. 
Ora trovarsi a baciare Trevor era come aprire il bocciolo di un fiore: era sempre stata attratta dai colori accesi dei petali, e solo ora si rendeva conto che il vero tesoro erano i pistilli pieni di polline. Le sue labbra si muovevano all'unisono con quelle di lui, ed il suo corpo minuto era premuto contro il suo, il seno a contatto con i pettorali. Le mani della ragazza avevano cominciato a muoversi lungo la schiena di lui, afferrandolo dalle spalle per premersi contro il suo corpo più di quanto già non fosse, e fermandosi solo dopo aver avvertito un imbarazzante rigonfiamento alla base dei jeans del ragazzo. 
Allison si staccò di scatto indietreggiando imbarazzata e sperando che lui non capisse il perchè della sua reazione, mentre il volto le si copriva di un rossore intenso.
Trevor la fissò con gli occhi spalancati,  le labbra socchiuse ed il  respiro ancora ansimante. Non ci volle molto perchè capisse ciò che era successo, e alla comprensione seguì la vergogna. - I-io... devo andare- le disse indietreggiando a sua volta, e allontanandosi a passo svelto. Allison lo osservò allontanarsi, senza proferire parola. I suoi passi si sentivano sempre meno, man mano che diveniva più distante, ma la ragazza sentì distintamente un rumore d'acqua in corrispondenza di ogni suo passo. Era come se avesse camminato in una pozzanghera, e le sue scarpe si fossero riempite di fango, producendo quello strano rumore. Trevor non si girò neanche una volta mentre se ne andava.
Allison si voltò verso la macchina, troppo stupita per formulare pensieri coerenti, mentre felicità e incertezze diventavano una cosa sola. Quando mise la mano nella borsa, le chiavi della macchina vennero fuori in un istante, come attratte da una calamita e altrettanto velocemente le sue dita mollarono la presa, facendole cadere.
-Aaah!!- Le chiavi atterrarono in una pozzanghera, mentre la ragazza si stringeva una mano al petto. Erano incandescenti e dalla pozzanghera in cui erano cadute si stavano sollevando sottili rivoli di vapore. 
Quella pozzanghera non c'era. Ne sono sicura. Fu il suo primo pensiero. Ed era vero: quel sottile strato d'acqua si trovava esattamente dove si era fermato Trevor qualche minuto prima. 
 La mano non le faceva male, non le bruciava come avrebbe dovuto, ed Allison si esaminò il palmo. Era liscio, senza segni di bruciatura. Tuttavia c'era qualcosa di strano. La pelle, che avrebbe dovuto essere rosata, era dello stesso colore della fiamma viva, come se all'interno delle vene scorresse magma, e non sangue. 
Così Allison capì. Non erano le chiavi ad essere incandescenti. Era lei. E anche a casa sua, quando si erano sviluppate le fiamme. Non era stato un caso, era stata lei ad accenderle. Lentamente, ma con incredibile chiarezza, una mappa stava prendendo vita nella sua mente, una mappa in cui tutti gli eventi  dell'ultimo mese avevano un senso, e tutti, senza ombra di dubbio, portavano a lei. Perchè era proprio lei, Allison, ad essere la chiave di quel disegno.

vi regalo una senetta tra 


Nota dell'autrice:
Che ne pensate? è di vostro gradimento? fatemi sapere!! i Ringraziamenti li ho fatti nello scorso capitolo, perciò vi regalo una scenetta tra me e Allison ;-)
*Io la guardo sorridendo* - Felice Allison? Ti sei innamorata!!- *rido alla sua faccia stupita*
-Quindi è questo che si prova ad essere innamorati?-*mi chiede*
-Perchè, cosa provi?-
*lei mi guarda mordendosi il labbro* -il cuore mi batte forte ogni volta che ripenso a quei pochi attimi. L'unica cosa a cui riesco a pensare sono i suoi sorrisi, la sua voce,i suoi gesti. Il mio cuore batte forte anche adesso. Non lo senti? Solo pronunciare il suo nome mi manda in visibilio.- 
*Sorrido*- Sì. E questo che si prova quando si è innamorati- *una lacrima le scende sulla guancia. Ed è una lacrima di felicità*
---
Bene, conclusi i mie deliri di scrittrice, vi saluto gente!!!
Ci vediamo al prossimo capitolo!!
Ila99

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Capitolo 11
*** Risposte ***


Trevor fissò il soffitto della sua stanza. Sdraiato sul letto, con le cuffiette nelle orecchie, non c'era nulla che potesse strapparlo dai suoi pensieri.
Era successo tutto così in fretta, un secondo prima stava baciando Allison e un secondo dopo si stava allontanando sperando di sprofondare dalla vergogna. Non credeva che la ragazza avrebbe ricambiato il bacio, così aveva tentato il tutto per tutto, pronto a ricevere uno schiaffo che non era arrivato. 
Ora, con gli occhi socchiusi, riusciva a sentire le mani della ragazza ancora sul proprio corpo, le sue labbra... e le sue guance che si tingevano di rosso mentre si staccava da lui. 
Il ragazzo arrossì al solo ricordo della vergogna che aveva provato dopo aver capito il motivo dell'imbarazzo della ragazza. Nonostante avesse superato lo stadio del primo bacio, e si fosse spinto decisamente oltre più di una volta, nessuna ragazza aveva mai suscitato in lui tali reazioni con così poco. Era bastato un bacio, e tutto il suo essere si era svegliato, lasciandolo talmente impreparato che l'unica cosa che era riuscito a fare era stato allontanarsi in fretta.
 Oddio...Con le guance in fiamme, e il suo amichetto in basso che implorava attenzione , si fiondò in bagno cercando di non pensare alla causa di tale eccitazione. 
Non aveva mai pensato di innamorarsi, per lui le ragazze erano solo un modo per distrarsi, per dimostrare che poteva avere quello che voleva quando lo voleva, che non aveva bisogno di cercare le proprie prede poichè queste correvano da lui di propria volontà, come aveva detto Allison, non era il tipo da relazioni che includessero un coinvolgimento sentimentale.
Era sempre stato attratto dalle ragazze, ma aveva dominato questa attrazione sapendo che sarebbe bastato un gesto perchè queste corressero da lui con la stessa espressione che avrebbero avuto se avessero vinto una borsa di studio ad Oxford, ed ora per uno strano scherzo del destino, era rimasto vittima del suo stesso gioco. 
Perchè era così che aveva conosciuto Allison. Aveva giocato con lei, sfottendola e facendole perdere le staffe più di una volta, e non si era reso conto di aver cominciato a pensare a lei non più come ad una preda, ma come a una gemma preziosa, da tenere lontano dagli occhi altrui. 
 
* * *
 
Allison percorse la città senza badare ai limiti di velocità, nè alla segnaletica o ai semafori, senza sapere dove stesse andando, prima che fosse troppo tardi per fare marcia indietro. Si ritrovò con il dito premuto su un campanello, gli occhi fissi sulla porta con una elegante targhetta dorata che riportava due nomi ben leggibili in stampatello:
§ SHTRAUSS – HOLKRAIGH § 
Il suo corpo aveva agito prima della sua mente, portandola nell'unico posto dove sapeva avrebbe avuto risposte. 
Quando aveva capito di trovarsi in qualcosa di più grande, qualcosa che le sarebbe solo sfuggito di mano ancora di più se non avesse fatto qualcosa,  si era sentita morire. Non poteva parlare a nessuno di quello che le stava succedendo, o meglio a nessuno che non la avrebbe mandata da uno strizzacervelli dopo aver sentito ciò che aveva da dire. Nella sua mente, già si erano formate le conversazioni che avrebbe avuto con i suoi genitori:
-Mamma, papà, devo parlarvi di una cosa seria. -
Suo padre la guarda di rimando – Sei incinta, vero?Lo sapevo che di quello Shtrauss non ci si poteva fidare..-
- Ma che cosa ...Trevor?lui non c'entra nulla! E non sono incinta!-
Nichole gli posa una mano sulla spalla – Lasciala parlare.- Poi, ignorando il suo stesso consiglio, la fissa ammorbidendo lo sguardo.
-Se hai problemi con droga devi dircelo Allison. So che alcune mie amiche hanno scoperto che i propri figli si drogavano solo dopo essere state chiamate dalla polizia, ma quì siamo ancora in tempo per rimediare, capisci ?- è uno sguardo affettuoso, il suo, sicuro delle proprie parole e delle proprie conclusioni, e Brad annuisce – Ci sono molti centri di disintossicazione.-
- Mica mi drogo!- Ribatte lei al limite della pazienza. I genitori la guardano confusi. - Allora qual'è il problema?- chiedono.
E questa è solo una delle possibili alternative che la mente di Allison ha creato in previsione di ciò che potrebbe succedere. In particolare, una di queste la faceva quasi sorridere:
-Cosa c'è Allison?- chiede Brad. -Sì, hai una faccia strana. C'è qualcosa che non va?- Aggiunge Nichole. La figlia li guarda entrambi, seria, poi parla.
- Negli ultimi giorni sono successe un sacco di cose strane.Riesco ad accendere il fuoco con le mani, e la sera in cui gli Shtrauss sono venuti a cena ho quasi mandato a fuoco la camera. E c'è di più: tutto dipende dai segni che ho sulla schiena. Ne sono sicura.- I genitori la guardano in silenzio, La madre si avvicina al padre, parlandogli in un bisbiglio perfettamente udibile.
 -Solo le sostanze forti ti danno questo tipo di allucinazione. Cosa pensi abbi assunto?- chiede lanciandole occhiate preoccupate, ma Brad la scosta gentilmente, avvicinandosi alla figlia, scioccata da ciò che ha sentito.
- Tesoro, so che non hai preso bene il mio ritorno, ma non credevo fosse stato uno shock così grave. Sai, aver bisogno di uno psicologo non deve essere motivo di vergogna, potevi tranquillamente parlarcene senza architettare questa storia assurda...- 
Si stava letteralmente accartocciando sul sedile, sentendosi come il gigante Atlante mentre sorreggeva il globo terrestre. Ma mentre l'ansia e l'angoscia la divoravano, un minuscola luce si era fatta strada nell'oscurità più totale, portando un nome: Trevor Shtrauss. 
Ma certo! Solo lui può capire... La ragazza si era sentita piena di nuova energia, il globo sulle sue spalle improvvisamente più leggero. Trevor era nella sua stessa situazione, anche lui marchiato a vita con segni misteriosi, anche lui alle prese con un elemento impazzito -perchè la ragazza aveva intuito che la pozzanghera e l'acqua nei suoi passi non fossero una semplice coincidenza-. 
L'unica controindicazione era che avrebbe dovuto dirgli di sè, dei propri tatuaggi e delle capacità formidabili quanto imprevedibili che aveva appena scoperto di avere. 
La strada le era sembrata infinita, anche se in verità aveva impiegato solo pochi minuti dal parcheggio dove si trovava fino alla villa degli Shtrauss, ed ora era lì, con il dito premuto sul campanello, con null'altro che le importasse al di fuori di quello che aveva da mostrargli, non le sue battute piccanti, non il bacio che si erano scambiati prima che lui corresse via. E sì... il bacio.
Il bacio!!Me ne ero completamente dimenticata! E ora come faccio, ho già suonato... non posso andarmene...
La porta si aprì con un colpo secco, impedendole di prendere una decisione. Il viso sorridente della madre di Trevor la fissava in attesa, ed Allison cercò di assumere un tono allegro, mascherando la propria agitazione.
- Signora Shtrauss, è un piacere rivederla! Sono passata per parlare con Trevor di una faccenda importante...so che è tardi, ma si tratta di un progetto di economia che dovevamo portare per domani e che ci siamo completamente dimenticati di fare- le parole le erano uscite tutte d'un fiato, ed ora fissava la madre del ragazzo con il fiato affannato. Non aveva dimestichezza nel dire bugie, così si stupì quando venne invitata ad entrare, senza sospetti.
- Entra, non preoccuparti.La stanza di Trevor è al secondo piano, le terza porta a destra.. E chiamami Paige! - le rispose la donna, ma dovette alzare la voce per le ultime parole, poichè Allison si era fiondata lungo il corridoio biascicando dei ringraziamenti confusi, e facendo appena in tempo a seguire le indicazioni, senza le quali si sarebbe smarrita di sicuro.
Questa non è una casa, è un labirinto! Si disse dopo aver rallentato il passo, cercando quella che doveva essere la camera del ragazzo. Si fermò di fronte ad una porta diversa dalle altre. Era di legno scuro, di una sfumatura tendente al nero, al contrario di tutte le altre che erano grigio metallizzato, intonate al resto della mobilia moderna . 
Quando bussò, la porta si spalancò senza che nessuno muovesse la maniglia dall'interno. Era una stanza molto grande, che in origine doveva essere divisa in due. Una delle quattro pareti era trasformata in una grande porta-finestra e dava sul vasto giardino mentre le altre, dello stesso colore della porta, ed erano piene di poster sul football, e i vari scaffali traboccavano di trofei e fotografie. Il pavimento, in parquet grigio come il resto della casa, era coperto da un morbido tappetto peloso bordeaux, che attutiva i passi. 
Ciò che però attirava subito l'attenzione, era la batteria metallizzata che troneggiava su un piedistallo accanto alla finestra. Allison non si era mai interessata di strumenti, ma intuiva che quella non doveva essere un semplice giocattolo tenuto lì per impressionare. 
Il letto del ragazzo, addossato alla parete accanto, era altrettanto anomalo.  Era un letto matrimoniale che però non poggiava sul pavimento, ma su un rialzo di ferro alto un metro e mezzo, decorato con gli stessi motivi a della testata del letto, anch'essa  di ferro battuto, le cui volute formavano draghi che si avvolgevano sinuosi attorno a fili di ferro, fino a sfiorare il soffitto. Per salire sul letto la convenzionale scala solita dei letti a castello era stata sostituita da una piccola "gradinata". Il letto si trovava quindi a metà tra il soffitto e il pavimento, sorretto solo dai pannelli di ferro laterali.
-A-Allison! Cosa ci fai quì?-  Trevor era appena uscito dal bagno, e si era quasi soffocato nel vedere la ragazza al centro della stanza. Lei si voltò di scatto, colta di sorpresa. - Mi ha fatto entrare tua madre. Devo parlarti.- Nessun  "ciao, come stai?" nè intermediari. Era andata subito al punto, senza sprecare tempo, e sembrava essersi completamente dimenticata del bacio. 
In realtà, anche se non lo dava a vedere, Allison era parecchio imbarazzata, e non sapeva come fare a cominciare un discorso sensato senza che le tornassero alla mente immagini di loro due appiccicati... o peggio. Vide che il ragazzo arrossiva e non potè fare a meno di fissarlo stupita, ed in parte intenerita. Tuttavia il ragazzo si ricompose subito.
- Se si tratta del bacio... fà come se non fosse successo. É stato uno sbaglio.- chiarì subito, con aria noncurante.
Non voleva ammettere che gli importava di quella ragazza, e per dimostrarselo metteva fin da subito le distanze. Tuttavia seppur delusa, Allison scosse la testa.
-Non... Non si tratta del bacio.- replicò stizzita, mentre le lacrime le salivano agli occhi, e lei le rimandava indietro. Concentrati. Non c'è spazio per i sentimenti ora. Avrebbe lasciato quell'argomento bruciante per un altro momento.
-Riguarda i tuoi tatuaggi. Non sono stata sincera l'altro giorno- Trevor la guardò in attesa che continuasse, appoggiandosi allo stipite della porta.
Erano entrambi rigidi, a tre passi di distanza uno dall'altro, come se non si conoscessero, e anche la conversazione era quasi formale. La tensione era palpabile, perciò il ragazzo si diresse verso il letto, arrampicandosi agilmente senza usare i gradini, e tendendole una mano. 
-Vieni? Solo per stare più comodi- aggiunse subito, conscio che la ragazza avrebbe potuto interpretare male i suoi gesti.
Allison lo guardò mordendosi il labbro, senza sapere se fidarsi. Ora, dire a Trevor tutto ciò che aveva scoperto, parlargli di ciò che aveva capito di poter fare e dei suoi segni, le sembrava una mossa quasi estrema. Tuttavia gli occhi del ragazzo che la fissavano per una volta senza malizia, e la sua mano tesa in un tacito invito, le diede la spinta necessaria. 
Quando fù salita, ignorando l'aiuto offerto dal ragazzo, si sedette di fronte a lui a gambe incrociate. 
- Parla.- La spronò lui, in attesa. Allison si fece forza.
Potrò avere qualcuno che mi capisca. Qualcuno con cui parlare. Prese un respiro profondo. 
- Quando ho visto i tuoi tatuaggi, in spogliatoio, ti ho detto che mi sembravano simili a quelli di qualcuno che già conoscevo. Ho mentito. -
Fece una pausa, e Trevor intervenne -Non ci ho neanche badato. Insomma, anche adesso non è che mi importi tanto che ti li abbia già visti o meno. Sono solo stupidi tatuaggi- 
Ora o mai più fu con questa frase che Allison prese la sua decisione. E decise di raccontargli tutto, fino all'ultimo dettaglio, senza tacergli nulla. 
- Io...io li avevo già visti. Ma non su un altra persona. Su di me. Ho gli stessi identici segni che hai tu, Trevor.-




Nota dell'autrice: 
Vi è piaciuto? Okay, stavolta sono davver di fretta, perciò non mi dilungo. Fatemi saprere cosa ne pensate! (e con fatemi, intendo voi tutti, plurale, non solo la mia fedelissima recensitrice Eruka_98) Comunque, so che molte volte non va di recensire anche se la storia è buona, perciò vi perdono perchè anche io ho sempre poca voglia di mettermi a donare recensioni. Piccola scenetta per la vostra gioia:-)
* Trevor mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite*
-Aspetta. Allison ha i miei stessi tatuaggi?-
*io gli rispondo paziente* -Sì Trevor-
-Gli stessi tatuaggi- *ripete*
-Gli stessi tatuaggi- *affermo di nuovo, mentre la pazienza comincia a venir meno*
*una scintilla si accende nei suoi occhi, quando elabor ciò che ha scoperto*
-Ma... se noi abbiamo questi tatuaggi.... vuo ldire che non siamo normali umani, giusto?- *mi chiede*
-Giusto-*affermo*
*lui mi guarda, e sorride*
-Se non siamo umani, che cosa siamo?- *sorrido anche io, di rimando*-
-Abbi pazienza e lo scoprirai-*so che la mia risposta non lo soddisfa, ma non mi importa. Diamo tempo al tempo*

Ecco il mio ultimo delirio da scrittrice:-) ditemi se ha un minimo di senso per voi, sennò smetto di scriverle queste scenette (anche se mi diverte davvero tanto immaginare le reazioni dei miei personaggi :-D :-D )
Ciaoooo al prossimo capitolo
Il 99

 

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Capitolo 12
*** Non finisce quì ***


-Cosa ti aspetti che dica?- Trevor rispose con la solita noncuranza. Pur essendo stupito, e non poco dubbioso, aveva cercato di non darlo a vedere, e con ottimi risultati a giudicare dall'espressione irritata della ragazza
-Non lo so, di certo non mi aspettavo che tu mi credessi su due piedi, ma neanche che accettassi tutto con la tua solita nonchalance!- Sbottò, cercando di interpretare il suo comportamento. Non era in fase post-accettazione, poiché sembrava perfettamente in sé, ma era assurdo che accettasse tutto senza obbiettare.
- Sei... sei sicuro che sia tutto a posto?- La cautela non è mai troppa Pensò fissandolo con circospezione, in attesa di qualche segno che confermasse il contrario. 
Trevor alzò un sopracciglio, notando che quella che sembrava stare meno bene tra loro due era senza dubbio lei. - Cosa ti aspetti che faccia? Dovrei correre per la stanza, o magari chiederti delle prove?- Senza rendersene conto, aveva dato voce ad uno dei suoi pensieri.
-Sì, direi che un minimo di stupore, o di interesse sarebbero delle reazioni normali. - La ragazza lo fissava, al limite della pazienza, chiedendosi come aveva fatto ad innamorarsi -, si disse Mi sono innamorata, è inutile negarlo- di un tipo così irritante, strafottente, sprezzante e borioso. Anche lui dovette capire di aver esagerato, poiché cedette. 
-Okay. Onestamente, credo che tu abbia architettato tutto solo per venire quì. - Affermò. Allison non rispose, ma cominciò a sbottonarsi la giacca di pelle, sotto il suo sguardo interrogativo.
-Se sono prove, che ti servono, basta chiedere.- Ora vediamo se hai da ridire.
-Prove? Sai, credo che spogliarsi quì non sia proprio l'ideale. Mia madre potrebbe entrare da un momento all'altro. Non che a me dispiaccia, ma ho come l'impressione che per te non sarebbe lo stesso- Il suo solito sorriso strafottente e malizioso si era fatto strada sul suo volto,  nonostante stesse ribollendo di irritazione: era lui a condurre il gioco, di solito, e non il contrario.
La rivelazione della ragazza lo aveva preso contropiede.. Da subito aveva avvertito una specie di legame, inaspettato quanto -per certi versi- atteso. Al sentirsi dire che ciò che provava non era solo frutto della sua mente, ma era un legame effettivo, si sentiva quasi deluso. Aveva creduto veramente che fosse per via dell'attrazione che Allison esercitava su di lui, e non causa di forze maggiori, e scoprire che non era così, rafforzava la convinzione che il suo corpo, la sua mente, non avrebbero mai potuto tenere una relazione seria, perché incapaci di provare sentimenti come quelli.
-Ti... credo.- le disse esitante, facendo una smorfia. - Solo che continua a sembrarmi assurdo il fatto che tu non me lo abbia detto subito. Voglio dire, che cosa avevi da perdere?- A quelle parole la ragazza smise di armeggiare con i bottoni, e lo guardò interdetta. Oh-oh. Domande difficili.
-Non lo so... ho sempre considerato quei segni uno scherzo del destino, una cosa da nascondere, non da mostrare. E non avevo motivi per parlartene.- Era sempre stata una cosa intima, osservarsi e cercare un modo per cancellare ciò che non poteva essere cancellato, un modo per sentirsi normale, una volta per tutte. 
Trevor la ascoltò. La ascoltò davvero, prestando attenzione alle sue parole come faceva di rado.-E ora ce li hai? - La ragazza sorrise, un sorriso smagliante e beffardo.
-Oh, sì. Più di uno. In primis, pensavo che avrei potuto chiarire alcuni dubbi dopo alcuni recenti... avvenimenti.- Il ragazzo non capì a cosa fosse rivolto il sorriso che le illuminava il volto, ma preferì non indagare, e la ragazza continuò.
-Quando sei scappato, dopo avermi baciato, ho sentito uno strano rumore in corrispondenza dei tuoi passi... come se le tue scarpe fossero piene d'acqua. E non riuscivo a capire se fosse un frutto della mia immaginazione, finché non ho visto la pozzanghera che c'era nel punto in cui stavi tu.- Fece una pausa, affinché il ragazzo assimilasse ciò che gli diceva. -Acqua...- Mormorò, sovrappensiero.
Quando sono salito in macchina in effetti mi pareva di avere le scarpe bagnante... Non aveva badato più di tanto alla sensazione, preso da altri -ovvi- pensieri. 
Allison lo stava fissando in attesa di poter continuare, perciò riportò l'attenzione su di lei. -Hai presente quando eri in camera mia, qualche giorno fa, e il pavimento aveva preso fuoco?- 
-E come potrei dimenticarmelo? - lei sbuffò, ma proseguì.
-Ero arrabbiata con te, per la tua insolenza, perché pur non conoscendomi affatto mi stavi provocando ingiustamente. E anche quando te ne sei andato senza una spiegazione, oggi pomeriggio.  Ero irritata, amareggiata, stupita.Quando ho preso le chiavi, erano incandescenti. - Lo fissava concentrata, aspettando che comprendesse ciò che tentava di spiegargli. 
-Non capisci?- Sbottò. -Le fiamme in camera, e le chiavi...- 
Improvvisamente il ragazzo afferrò ciò che la ragazza tentata vi dirgli
. -Aspetta. Credi di essere stata tu a provocare questi fenomeni?- Ora era tutto chiaro. Trevor la guardò sollevando un sopracciglio, scettico.
-E, visto che anche io ho i tatuaggi, credi che abbia avuto gli stessi problemi.- dedusse.- Ma ti sbagli. Non sono mai stato così normale. E sono sicuro che quella pozzanghera ci fosse già prima che io me ne andassi.- La coincidenza con l'acqua era strana, ma non era disposto a credere alle assurde parole della ragazza.
Allison scosse la testa. -Ti sbagli. Credo che questi "poteri" siano in qualche modo influenzati dalle emozioni, ma non capisco che logica seguano. Voglio dire, il fuoco si manifesta quando sono arrabbiata, irritata... ma tu? Il sentimento che scatena il tuo elemento è la vergogna?- Il ragazzo abbassò il capo, frustrato. Non capiva come mai la ragazza si accanisse a parlare di simili assurdità.
-Basta. Non puoi piombare a casa mia come se niente fosse, e metterti a parlare di poteri, tatuaggi, fenomeni, elementi o altro.-sbottò.
- Non dopo ciò che è successo oggi pom... - la voce gli morì in gola. Lui stesso aveva chiarito che non gli importava, che era stato un errore,  che non sarebbe più successo,e ora era inciampato nei suoi stessi passi.
Allison lo fissò a sua volta, gli occhi fiammeggianti. - Oh, quindi è questo di cui vuoi parlare, il bacio in parcheggio. è stato soddisfacente?- le parole vennero pronunciate con rabbia, mentre la ragazza stringeva i denti nell'evidente ed inutile tentativo di trattenersi. - Mi consideri al pari di una puttana, un semplice passatempo, un gioco da buttare via alla prima occasione. Non ho dubbi che sia stato di tuo gradimento...-
Trevor era esterrefatto. Nessuno gli aveva mai parlato così, e la cosa gli bruciava, poichè tutte le accuse che la ragazza gli muoveva erano vere. Si disprezzava per non riuscire a provare rimorso per come la aveva trattata, al contrario provava una strana curiosità. Cercò di interrompere quel fiume di parole con tono ammonitore
- Allison...- ma fu solo inutile tentativo, perché la piena lo investì in tutta la sua potenza.
La ragazza strinse gli occhi sorridendo crudele.
-Ma, sai, data tutta la tua esperienza in questo frangente, non credevo fossi così sensibile ad uno "sbaglio" -  gli fece notare freddamente.
Trevor arrossì e strinse i pugni, senza però distogliere lo sguardo. La piena continuava a scorrere impetuosa, e non sembrava voler diminuire d'intensità 
-Tu... tu sei un codardo. Non sai gestire le tue azioni, e credi che nessuno lo noti mentre per tutto il tempo reciti come se fossi un re. Ma sappi una cosa: non tutti sono stupidi. Credevo fossi diverso dagli altri... ora so che non è così. Sei il solito ragazzo borioso e strafottente, che si aspetta di essere servito e riverito da tutti... E SONO FELICE DI AVERLO CAPITO IN TEMPO!- la ragazza finì per gridare, con le guance paonazze. 
Trevor la fissò in silenzio, sorridendo suo malgrado. Uh-uh. É un bel peperino. Pur essendo ferito dalle parole veritiere della ragazza non riusciva a non essere divertito dalla sua espressione furiosa. Erano ancora seduti sul letto, e ciò rendeva la situazione ancora più comica- almeno dal suo punto si vista- poiché tutta la tragicità della scena non poteva essere espressa stando seduta ad urlare con le gambe incrociate -magari in piedi, ma non con le gambe incrociate-. 
Lei lo fissò stringendo gli occhi a fessura -Oh, non ho dubbi che per te sia una situazione divertente- sibilò. 
- Allison io non volevo...- tentò di scusarsi ancora con il sorriso sulle labbra, allungando una mano verso il suo braccio. Appena il suo palmo si posò sulla pelle della pelle della ragazza si ritrasse -Ahi!- esclamò con una smorfia  di disappunto esaminandosi il palmo sotto l'espressione vigile della ragazza. 
-Che cosa c'è?- 
-Mi hai bruciato!- le disse  mostrandole la mano. La pelle era arrossata, come se fosse stato preso a bacchettate. 
Allison lo guardò confusa  -Ma non mi sentivo calda..- .
-É questo che tu preoccupa? Non sentirti calda?- Le chiese calcando volutamente le ultime due parole, mentre sollevava un sopracciglio. Avere prova che le parole della ragazza erano vere, e non solo una scusa per gettargli in faccia ciò che pensava di lui, lo aveva in qualche modo rassicurato, ma ora ciò che stava prendendo il sopravvento era la curiosità, e la voglia di trovare una spiegazione logica a ciò che di logico non aveva nulla. Si nascondeva dietro il sarcasmo e la malizia per non lasciarsi sopraffare da ciò che stava provando.Lei lo guardò inespressiva.
-Te l'ho detto. Non è la prima volta che succede. Ma le altre volte mi sentivo strana... ora non ho sentito nulla.- La sua voce era calma, ma i suoi occhi bruciavano come la sua pelle qualche secondo prima. Si sarebbero guardati in cagnesco all'infinito se non si fosse aperta la porta proprio in quel momento. 
La testa della signora Shtrauss fece capolino mentre li fissava interdetta. 
-Oh... ma non dovevate fare il progetto di economia?- Chiese vedendoli seduti sul letto.
Allison si girò verso Trevor con espressione implorante Ti prego reggimi il gioco ti prego. Lui la guardò sbattendo le palpebre assumendo un espressione innocente, facendo crollare tutte le sue speranze. -Progetto di economia? Quale progetto di economia?- 
La madre lo fissò confusa -Allison mi ha detto che dovevate fare un progetto per domani... Allison?- si girò verso di lei in cerca di spiegazioni.La ragazza aveva stampata in faccia un espressione contrita.
- Hem... - 
Paige assunse un espressione rassegnata-Non c'era nessun progetto, vero?- Allison scosse la testa, sapendo che qualunque speranza in un  aiuto dal ragazzo accanto a lei era vana.
-Mi scusi signora Shtra.... Paige- si corresse, sperando di addolcirla. -Dovevo parlare con Trevor di una questione piuttosto urgente... mi spiace se ho usato una scusa ma credevo che dato l'ora non mi avrebbe fatta entrare...- Accidenti, è davvero tardi Pensò dopo aver dato un'occhiata veloce all'orologio.
 Paige stava guardando il figlio con gli occhi socchiusi e a la rassegnazione aveva ceduto il posto alla severità.
-Che tipo di questioni urgenti? Non avrai di nuovo... - Non concluse la frase, evidentemente ovvia per il figlio.
Trevor spalancò gli occhi incredulo per l'insinuazione che sua madre aveva fatto e che solo lui aveva potuto cogliere, e scosse la testa con veemenza.
- Mamma!- Esclamò con disappunto, ed Allison avrebbe giurato che fosse arrossito. C'era una strana corrente nell'aria, una corrente negativa, che apparentemente scorreva solo tra madre e figlio, ma che permeava tutta la stanza. 
La ragazza si sentì a disagio, e decise che era il momento giusto per defilarsi. 
-Io dovrei andare... - annunciò mentre scendeva dal letto.
Paige distolse l'attenzione da suo figlio, annuendo. -Sì, credo che i tuoi genitori saranno preoccupati. Vieni, ti accompagno alla porta.- le disse premurosa. Sembrava che la piccola bugia che le aveva raccontato fosse già passata nel dimenticatoio, ed Allison tirò un interiore sospiro di sollievo. 
La vocina maligna nella sua testa scelse proprio quel momento per farsi sentire.
La questione con Trevor però è tutt'altro che risolta. È riuscito a cambiare argomento dopo la tua sfuriata grazie alla scottatura, ed ha evitato un necessario chiarimento. Non sei proprio buona a nulla, la insultò. 
Quelle parole la punsero, facendo riaffiorare l'irritazione nei confronti del ragazzo. Con Paige che la aspettava fuori dalla porta, ebbe solo un secondo per girarsi verso il ragazzo. -Non finisce quì. E sai a cosa mi riferisco- sibilò stringendo gli occhi a fessura. 
-Ciao, a domani- Disse poi a voce più alta.
Il ragazzo sorrise, incurante di non essere ricambiato. -Ci vediamo... spero sarai ancora calda...- La salutò facendosi sentire da sua madre, e facendole capire che che le sue parole non lo avevano minimamente spaventato.
La ragazza non arrossì né accolse la provocazione, e l'ultima cosa che il ragazzo vide prima che la porta si richiudesse, furono le sue iridi vermiglie che lo fissavano irritate. 
Iridi vermiglie.C'è qualcosa che non quadra. Fu il suo ultimo pensiero.



Nota dell'autrice
Che ve ne pare? é un pò più lungo del solito, scommetto che non vi è dispiaciuto :-D. Allora... come avete visto le cose tra Allison e Trevo vanno a gonfie vele...naturalmente si fà per dire, perchè peggio di così non potrebbe andare D-:
Fatevi sentire, ditemi cosa ne pensate, accetto anche le critiche, solo... fatemi capire che ci siete .-.
Okay, ho finito. Vi lascio una delle mie pazze scenette e vado. Spero di trovare molte recensioni o a Trevor e Allison renderò la vita impossibile :-)))) ... lo sapete che scherzo, non siete obbligati... 

*Allison è alla mia destra, e guarda in cagnesco Trevor che è dall'altra parte*
-Sei un insensibile sbruffone codardo...- *inveisce lei*
*lui la fissa, strafottente*-Non mi pare che a te sia dispiaciuto baciarmi- 
*lei stringe le labbra* -Okay, calmatevi. Quì decido io. un altra parola, insulto o battuta che sia e vi faccio diventare rospi.- *intevengo*
*Allison sbotta* -é un demente!Gioca con i miei sentimenti come se nulla fosse! Non è giusto che l'unica a soffrire sono io!- *sorrido*
-Oh, tranquilla. Malgrado l'apparenza nanche lui è immune alle tue frecciatine- *la rassicuro*
*entrambe ci giriamo verso di lui, che si fa piccolo piccolo sotto i nostri sguardi malvagi*

 

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Capitolo 13
*** In Principio ***


Trevor vagava, vagava attraverso i boschi e i fiumi. Stretti sentieri sterrati si destreggiavano sinuosi attraverso gli arbusti. 
Non un impronta, un rumore. Il silenzio regnava sovrano, come se il tempo si fosse fermato, come se ciò che vedeva fosse solo un fotogramma isolato, ed il video fosse troppo pesante per essere visto tutto insieme. Il ragazzo si guadava intorno, confuso. 
Tutto aveva un aria così lontana, eppure terribilmente familiare. Una quercia bloccò il sentiero che stava percorrendo, costringendolo a fermarsi inebetito. Sbatté le palpebre una, due, tre volte.
 Inspiegabilmente, seppe che quello non era un albero, era un avvertimento: vai avanti, e non ci sarà ritorno.
La curiosità prevalse al buonsenso, l'immaginazione alla logica, mentre riprendeva a camminare, e passava attraverso l'albero. Attraverso l'albero. 
Il panorama cambiò repentino. Al posto degli alberi e della selva fitta, si stendeva erba verde e rigogliosa a perdita d'occhio, punteggiata da querce e piccoli stagni.
Trevor camminò instancabile fino che il suo sguardo non venne attratto da un ulivo secolare.
 L'albero si innalzava maestoso, le grandi fronde che ombreggiavano un largo pezzo di terra. Il ragazzo osservò il tronco nodoso diviso in due, le radici sporgenti, chiedendosi come mai quel tipo di albero, caratteristico del sud europa, fosse finito lì.
 Intorno alla pianta ci fu un tremolio.
Il ragazzo si guardò intorno con una luce nuova negli occhi, mentre strade inconsistenti prendevano forma lentamente stendendosi lungo la pianura, e sul ciglio di esse si sviluppavano abitazioni, negozi bar e il nuovo panorama si popolava di figure evanescenti: madri con i propri figli in braccio, uomini impegnati al telefono, gruppi di ragazzini casinari. Le chiacchiere e le risate arrivavano attutite, mentre raggi di sole passavano attraverso quelle strane apparizioni.  
Così come erano arrivate, figure si dissolsero in nuvole di vapore, lasciando vuoto e silenzio. 
Il ragazzo osservò nuovamente quel panorama quasi irreale, e capì. Tutto quello che vedeva, i verde dell'erba che si stendeva a perdita d'occhio intervallato dagli alberi che crescevano solitari, i piccoli stagni, non era frutto della sua immaginazione. Era la città, senza l'intervento dell'uomo, senza costruzioni, senza nulla. 
Era la madre terra allo stato brado, prima di essere costretta in vesti che non le appartenevano. Una presenza immensa, inconsistente come le apparizioni, eppure potente. 
Il tuo momento è giunto, guardiano. 
Guida la custode al fuoco sacro. 
Il tempo sta per  scadere.  
Apri la mente, nulla è come appare.
 
* * * 
 
L'eco di quelle parole rimase vivido, come un aroma portato dal vento. Trevor spalancò gli occhi nel buio, trovandosi steso sul freddo parquet della sua stanza. Non era spaventato, né inquieto, e pur rendendosi conto che l'ultimo ricordo erano gli occhi di Allison, si sentiva pervaso da una stana calma.
 L'aria intorno a lui fremeva, mentre l'energia portata dalla voce incorporea si disperdeva lentamente e il ragazzo seppe, senza alcun dubbio, che non era stato un semplice sogno, che la voce c'era stata davvero, come anche testimoniato dai cinguettii striduli e frenetici degli uccelli appollaiati sui rami del maestoso ulivo del giardino. 
L'ulivo... 
Le immagini che aveva visto in sogno tornarono prepotenti a galla: l'ulivo possente, la pianura, la sensazione di pace che la voce aveva portato, perché pur essendo intimidito, si era lasciato avvolgere nelle spire di quella immensa e confortante presenza, e si era sentito al sicuro. 
Era passata una settimana dal fatidico giorno in cui Allison gli aveva rivelato di essere come lui, ma non avevano fatto passi avanti. Dopo la sfuriata che gli aveva fatto, relativa a ben altro che le sue rivelazioni, si erano parlati appena. 
A scuola, quando lo vedeva, girava la testa dall'altra parte, e quando era costretta a parlargli, le sue parole erano fredde, così come i suoi occhi. Anche i suoi amici se ne erano accorti, e Trevor era stato tartassato da domande e osservazioni sarcastiche. Lui   dal canto suo aveva cercato di mostrarsi più gentile, tentando di evitare battute sarcastiche per quanto possibile, ma sembrava che la ragazza non ne volesse sapere di perdonarlo, ed ogni occasione era buona per sfoderare gli artigli. 
Dio mio, quella ragazza è proprio impossibile.
 
* * *
 
Allison lo fissò con occhi gelidi. -Cosa vuoi?- 
-Parlarti. In privato. - Aggiunse riferendosi alle ragazze curiose che la circondavano, prima di tutte Natasha. Quando Trevor le si era parato davanti, stranamente senza il seguito della squadra, aveva avvertito una strana inquietudine. I corridoi erano affollati, poiché era appena terminata la prima ora, e molti osservavano con interesse la scena protetti dalle ante degli armadietti. 
-Non ho intenzione di venire con te in qualche sudicio sgabuzzino a parlare di quanto sia stato divertente prendermi in giro.- sibilò, e per una volta tanto non era solo una delle battute da dire nel ruolo di ragazza snob. 
Il ragazzo non riuscì a reprimere un sorriso beffardo.
-Veramente io pensavo all'aula di musica. Ma uno sgabuzzino va bene lo stesso- 
Vedendo che Allison lo guardava se possibile ancor più freddamente  si ricompose in fretta. - Per favore. É importante.- 
Lei non si mosse. - Forse devo ripetertelo: non ho alcuna...- Le sue parole vennero coperte dal suono della campanella e, mentre il gruppetto dietro di lei si disperdeva in fretta Trevor la afferrò per un braccio dapprima con cautela, poi trascinandola velocemente per i corridoi, fermandosi solo dopo che la porta dell'aula di musica si fu richiusa dietro di loro. 
La ragazza lo guardò con evidente irritazione. -Che cosa...- 
-Non mi hai dato scelta- La interruppe lui. -Metti da parte i problemi che hai con me e ascoltami. Solo un minuto, poi sarai libera di andartene. - 
Allison sbuffò -Ho lezione. Non ho tempo di starti a sentire, perciò con tuo permesso... - lo superò dirigendosi verso la porta, e girando la maniglia, che però rimase bloccata. Si girò verso Trevor, stravaccato su una delle poltrone, con un sorriso furbo stampato sulle labbra. 
-Lo sapevo che non mi avresti ascoltato. - disse sventolando una chiave dorata.
Allison fece finta di nulla, girando per la classe ed evitando il suo sguardo, decisa a continuare così fin quando non avesse aperto la porta. Il ragazzo mise il broncio, e nei pochi istanti in cui lo osservò, la ragazza si rese conto che non avrebbe resistito a lungo . 
-Va bene, parlerò lo stesso anche so non mi vuoi ascoltare.- Fece una pausa, in attesa che la ragazza ribattesse, poi riprese a parlare.
- Stanotte ho fatto un sogno, e ho visto la città com'era senza costruzioni, prima che arrivasse l'uomo. -Lei lo ignorò, fissando un punto imprecisato fuori dalla finestra, ma tendendo l'orecchi per sentire ciò che diceva. 
- Poi è successa un cosa strana... so che era un sogno, ma l'energia di quella voce...- 
Allison si girò di scatto -Voce? - 
Lui la guardò sorridendo sornione. -Ha-ha. Lo sapevo che mi stavi ascoltando.- la punzecchiò. La ragazza arrossì, senza però abbassare lo sguardo. 
- Che cosa ha detto? La voce intendo.- Insisté. 
-Qualcosa tipo "il tempo sta per scadere, porta la custode al fuoco sacro"... e poi ha detto che il mio momento era giunto, e mi ha chiamato in un modo strano... guerriero... no, guardiano. - Trevor annuì tra sé e sé, e si rese improvvisamente conto dello strano comportamento di Allison. 
-Perché me lo chiedi? C'è qualcosa che non so?-
Lei ignorò le sue parole. -Non ha detto nient'altro? Sicuro?- Lui annuì, con espressione confusa. Un momento prima non ne voleva sapere di rivolgergli la parola, e un momento dopo lo bombardava di domande senza senso. Stava per chiederle quale fosse il suo problema, quando si accorse che stava mormorando qualcosa. -Non è la prima volta che arriva.Anche io l'ho sentita. Un paio di giorni dopo essere tornata dall'ospedale, ero in bagno, mi stavo preparando per la colazione, e ho sentito un dolore lancinante alla schiena. - 
Trevor si alzò dalla poltrona, avvicinandosi a lei con espressione preoccupata. -Dolore lancinante?- 
Lei annuì. - E mentre i tatuaggi cambiavano colore l'ho sentita. Una voce potente e rassicurante al tempo stesso. - 
Il ragazzo la fissò passandosi una mano tra i capelli, con espressione indecifrabile. 
Gli istanti passavano, e il silenzio diventava sempre più pesante. -Cosa c'è?- Allison non capiva il suo cambiamento di umore. 
-I tuoi tatuaggi hanno cambiato colore.Quando pensavi di dirmelo?- mormorò a voce bassa, arrabbiato. 
-Non ci ho pensato. Se ben ricordi, la nostra ultima conversazione non è finita bene.- Ora toccava a lei essere arrabbiata. Sapeva che non avrebbe dovuto fare così, che ciò che lui le stava chiedendo aveva senso, ma non poteva fare a meno di pensare che non aveva diritto ad essere arrabbiato, non per una cosa del genere, e che l'unica a dover essere arrabbiata era lei. 
Trevor intuì che forse aveva esagerato, e ammorbidì la voce, cercando di reprimere l'irritazione. -Posso vedere i tatuaggi?- chiese a voce bassa, quasi attendendosi che lei lo aggredisse. 
Allison si morse il labbro, indecisa, mentre nella sua testa svolgeva una battaglia contro il buon senso.
 B:Come osa! Dopo il suo comportamento di venerdì scorso si aspetta che io mi spogli davanti a lui!?
 S:Da'altra parte, non è questo il momento giusto per certe cose, e poi sembra interessato... non mi pare abbia cattive intenzioni...
 B: É bravo a fingere, lo abbiamo già visto. E tu per prima sai bene che l'apparenza inganna.
 S:Io mi fido di lui, nonostante tutto. E con questo il discorso è chiuso.
-Okay.- Acconsentì arrossendo lievemente e si sentì rincuorata nel notare che nonostante la sua fama di Don Giovanni, diffusasi velocemente in tutta la scuola, anche lui era a disagio. 
Trevor si avvicinò di qualche passo. Si toglierà la maglietta?No,meglio di no. Se un bacio mi ha procurato reazioni tanto inattese, non voglio immaginare cosa succederebbe se si spogliasse. 
 -Va bene se ti sollevo la maglietta sulla schiena?- le chiese con voce ferma, cercando di non far trasparire la sua... non sapeva neanche cosa.
Allison tirò un sospiro di sollievo, annuendo mentre il ragazzo le metteva le mani sulla vita, sollevando la stoffa leggera e raccogliendola all'altezza del reggiseno. 
Sentì il suo respiro accelerare, mentre osservava le linee vermiglie. 
-Sono strane sembra quasi che si muovano, sembrano fatte di fuoco- Le sue parole vennero accompagnate dalle sue mani, che si posarono lievi sui segni scarlatti, passando da una linea all'altra senza interrompere il contatto. 
Allison sentì il tocco del ragazzo sulla pelle nuda come ghiaccio su una a superficie bollente e si stupì di riuscire a respirare quasi normalmente.
 -Come il fuoco che è in me.- sussurrò. 
Trevor smise di muovere le mani.-Sai, le tue parole possono essere interpretate in molti modi-  le sussurrò a sua volta, e  il soffio del suo fiato sul collo la fece trasalire. Troppo vicino! Troppo vicino! Le urlava il suo buon senso. Si irrigidì, e sperò che Trevor non se ne accorgesse.
- Che cosa pensate di fare voi due?-  Una voce severa li fece sobbalzare entrambi, mentre si giravano velocemente.
- P- Preside Ollhyns!- balbettò Allison abbassandosi velocemente la maglia. 
  Ora sì che sono nei guai





Nota dell'autrice:-D
Hola popolo di Efp! Okay, è un pò eccessivo, riproviamo,
Hola miei fedeli seguaci! Come state? Che ne pensate del nuovo capitolo? Vbb... a me sinceramente non è che mi piaccia chissà quanto, ma non sono riuscita a fare nulla di meglio... è anche vero che io sono sempre pessimista... boh...Cmq sto facendo i capitoli un pò più lunghi, non so se lo avete notato, perchè ho deciso di non pormi limiti da dover seguire... cominciava a diventare noioso dover tagliare i capitoli perchè sennò venivano più lunghi degli altri :-D
Sono sicura che mi direte IN TANTI cosa ne pensate :-D .
Lo scorso capitolo sono stata particolarment efelice di vedere che ben 3 persone mi hanno recensito (3 persone!) e a questo proposito le ringrazio:
Grazie a Eruca_98 (mia fedelissima seguace ), a Love_Zedef, e a  hola1994, e grazie a tutti voi altri, che mi seguite dall'ombra! (okay, detto così sembra un pò... boh...)
E ora, una cattiva notizia :X  
Andrò in vacanza Per due settimane in un posto senza internet, non dal computer almeno, e non potrò pubblicare quì su Efp :'-((((((((((((((((((((((( quindi non so se questo sarà l'ultimo capitolo, o se riuscirò a pubblicarne ancora un altro domenica...(cmq... andrò al villaggio olimpico di Bardonecchia, con l'INPDAP, qualcuno di voi ne ha mai sentito parlare?)
Oggi niente scenetta, vi lascio però con un grande bacio :********
Ciaoooooo
Ila99

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Capitolo 14
*** Scozia= Errori e rimpianti ***


-Signor Shtrauss... Noto con piacere che si è già messo nei guai, pur essendo una New Entry in questo istituto.- Il preside lo guardò severamente, contrastando le proprie parole, che se non fosse stato per la situazione avrebbero potuto essere scherzose. Era un uomo imponente, sulla sessantina, con dei capelli bianchissimi e magnetici occhi azzurri. Normalmente era piuttosto gentile, ma sembrava che quel giorno proprio non fosse giornata.
-Le dice qualcosa il nome Saoirse? - Continuò con espressione gelida. A quelle parole Trevor impallidì, scoccando occhiate fugaci in direzione di Allison, rimasta in silenzio, confusa. 
 -Il preside si girò verso di lei, quasi notandola in quel momento. -E lei signorina...-
-Kelliess- si affrettò a rispondere lei. 
-Kelliess? Suo padre ha fatto una cospicua donazione, qualche giorno fa.- 
La ragazza lo guardò , cercando un collegamento tra le sue parole e l'espressione severa e anche lui dovette rendersi conto di aver divagato, poiché li fissò truce.
-In presidenza, subito. Tutti e due.- 
 
* * *
 
Circa tre quarti d'ora dopo, erano seduti entrambi di fronte alla massiccia scrivania di legno della presidenza, con accanto uno dei rispettivi genitori, mentre il signor Ollhyns li guardava impassibile. 
Trevor aveva un espressione rilassata, ed Allison si chiese cosa mai potesse significare il nome Saoirse, date le sue reazioni.
-Signora Shtrauss. Signor Kelliess. -Esordì serio il preside, facendoli sobbalzare.
Ironia della sorte, l'unico numero facilmente reperibile era quello di mio padre. Pensò Allison, e mai come in quel momento desiderò avere sua madre accanto, con i suoi tic nervosi e le sue parole severe, invidiando Trevor per la fortuna di avere Paige.
-Vi ho convocati per un episodio spiacevole di cui sono stato testimone- Continuò calmo il signor Ollhyns.
-Spiacevole?- Gli fece eco la madre di Trevor, con tono interrogativo. 
-Esattamente. I vostri rispettivi figli sono stati sorpresi nell'aula di musica durante il corso delle lezioni, senza un autorizzazione nè un docente di accompagnamento, chiaro segno che stessero volutamente saltando i corsi previsti.- affermò con gravità.
Allison sentì la mano del padre sulla sua spalla farsi più pesante, segno che stava per parlare. -Ma... non vedo cosa ci sia di così grave. É vero, il comportamento da loro tenuto non è corretto, eppure non credo siano stati gli unici ragazzi sorpresi a saltare le lezioni...da che io ricordi, in questo casi i ragazzi sono sempre stati puniti con ore di lavoro pomeridiano, e non è mai stato usuale convocare personalmente i genitori.- La figlia lo guardò sorpresa. 
Credeva che si sarebbe schierato dalla parte del preside, non che avrebbe preso le sue difese. Probabilmente è solo un modo per farsi accettare nuovamente da te... come il gatto che ti ha regalato Per una volta la vocina nella sua testa non la insultò.
Allison era sollevata. Credeva che il preside avrebbe potuto trarre conclusioni sbagliate, avendola vista con la maglietta sollevata e con Trevor così vicino... 
-E ricorda bene, signor Kellies.- Annuì il preside, rispondendo a Brad. -Tuttavia i ragazzi sono stati da me sorpresi in atteggiamenti compromettenti.- 
Trevor non fece una piega mentre Allison strabuzzava gli occhi e si strozzava con la saliva. -A-atteggiamenti compromettenti?- farfugliò rossa come un pomodoro mentre si malediceva per aver creduto di potersela cavare così facilmente.
Nessuno fiatò, a parte lei che ricevette un'occhiata severa da parte di Brad. 
-Vada avanti-
-Solitamente in questo caso sospendiamo gli alunni per qualche giorno, e ci premuriamo che non abbiano più corsi in comune. Tuttavia, data la spiacevole esperienza, chiamiamola così, che già ha l'alunno Trevor Shtrauss in questo genere di situazioni, ho deciso di agire diversamente.- 
Allison si chiese ancora una volta come mai il signor Ohllinys facesse tutte quelle strane allusioni dirette a Trevor... prima Saoirse ed adesso questo... Il preside si era rivolto a Paige che, notò la ragazza, che era completamente immobile. Anche lei aveva una mano sulla poltrona del figlio, e le sue dita stringevano spasmodicamente la pelle scura, mentre annuiva composta. -Come intende procedere?-
-Credo che i vostri figli abbiano preso poco sul serio la sessualità, visto il loro comportamento immaturo, perciò propongo che svolgano delle sedute con lo psicologo della scuola, che saprà gestire con tatto la situazione ed informarli dovutamente sull'argomento.- Fece una pausa, e Trevor guardò di sottecchi Allison, tentando di reprimere un sorrisetto del tutto inappropriato.
-Inoltre, naturalmente, per una settimana resteranno a scuola tutti i pomeriggi fino alle sette per collaborare nella gestione dell'istituto, saranno perciò esonerati da qualunque allenamento pomeridiano- Concluse il preside con espressione soddisfatta.
Sia Brad che Paige annuirono convinti, ma la seconda si stava visibilmente trattenendo. 
-Grazie per averci avvisati, signor Ollhyns- Mormorò Brad, dato che la madre di Trevor rimaneva in silenzio, mentre si avviava verso la porta. Allison e Trevor lo seguirono a ruota, ansiosi di uscire da quella stanza opprimente, e anche la madre del ragazzo dopo qualche istante li seguì silenziosamente . 
Appena la porta si fu chiusa alle loro spalle con un colpo secco, Brad fissò gli occhi su Allison -Noi dobbiamo parlare signorina. Vieni con me. - e senza darle il tempo di ribattere si ritrovò trascinata (per la seconda volta in un giorno!) attraverso il corridoio. Eh, no. Oggi non è proprio giornata. Si disse, e mentre giravano l'angolo sentì un urlo -Trevor Theodore Shtrauss! Spiegami che diamine è successo!- 
A stento trattenne una risata. Theodore?
 
* * *
 
Paige fissò Trevor impassibile, finché Allison e suo padre non scomparvero dalla sua vista, poi la maschera composta che aveva tenuto per tutta la conversazione crollò .
-Trevor Theodore Shtrauss! Spiegami che diamine è successo!- urlò infuriata, senza badare a contollare che non ci fosse nessuno nei paraggi. Il figlio, al contrario, si guardò subito intorno circospetto, per poi pronunciare un noncurante -Non è come sembra- e vedendo la faccia rossa di rabbia della madre, -Non stavamo facendo nulla di male-. 
Paige lo fissò stringendo gli occhi, ancora più arrabbiata.
-Non stavi facendo nulla neanche l'anno scorso eppure Saoirse è...- Il ragazzo le lanciò un occhiata di fuoco. -Ti pare il momento di parlarne Mamma?- le sorrise senza mostrare la propria irritazione, dirigendosi verso l'uscita. 
Madre e figlio percorsero la strada fino alla macchina in silenzio, ribollendo ciascuno nella propria rabbia, ma quando entrarono nel veicolo Paige non resse più, e dette sfogo a tutta la sua frustrazione. 
-Non stavi facendo nulla di male neanche l'anno scorso, eppure Saoirse è rimasta incinta lo stesso- Sibilò. 
 
* * * 
 
-Allison, dimmi che non è vero- Brad la guardava inespressivo dall'alto della sua imponente poltrona di pelle. 
-Non è vero.- Ma vorresti che lo fosse la punzecchiò una vocina. -Davvero papà. Non stavamo facendo nulla di male... Ho solo fatto vedere a Trevor le linee... era curioso.- 
-Okay, allora mi spieghi cosa ha dato al preside la convinzione che voi stesse facendo qualcos'altro?- Il padre era veramente arrabbiato, e Allison non poté far altro che sospirare pesantemente. Cosa avrebbe potuto dirgli? Un'altra bugia? Perché a quell'ultima domanda c'era una sola risposta, e se il preside non fosse arrivato probabilmente la sua verginità sarebbe andata a puttane in un aula di musica.
 
* * *
 
Trevor si sentì punto sul vivo. Questa volta non è andata così... le stavo solo guardando la schiena Pensò,ma ritenne che rispondere a sua madre avrebbe complicato ancora di più le cose, perché anche lui sapeva che in quel momento avrebbe voluto fare di tutto meno che osservare quei tatuaggi.
L'argomento Saoirse era un territorio off-limits per i suoi genitori, e loro lo sapevano bene. Immagini di un anno prima tornarono velocemente a galla.
-Trevor Theodore Shtrauss! Dimmi che sta succedendo!- Paige lo fissava seria dalla porta del soggiorno.
-Che sta succedendo? Nulla di anormale-  aveva borbottato lui dirigendosi verso le scale, ma era stato bloccato dal braccio teso della madre, che sventolava un... Test di Gravidanza?!?
Paige lo aveva guardato inferocita. -Ho trovato questo nella posta, con un gentile bigliettino della tua ragazza, nel quale mi ha altrettanto gentilmente informato di essere stata messa incinta da te!- il ragazzo le aveva rimandato sguardo, per nulla contrito, anzi irritato: Aveva concordato con Saoirse che lei avrebbe abortito senza dirlo a nessuno, ma evidentemente i suoi piani erano cambiati.
-Mi dispiace, avrei dovuto stare più attento, è stato un semplice errore di percorso- 
-Un semplice errore di percorso?!? Ma dico ti senti quando parli?!?- La madre sembrava veramente furibonda. -Hai rovinato la vita a quella povera ragazza!- 
Trevor non capiva. -Non ho rovinato proprio un bel niente. Può abortire, o dare il bambino in adozione. Anche tenerselo se le va. Non sono affari miei- aveva sbottato.
-Certo che sono affari tuoi! Se abortirà non se lo perdonerà mai, e se lo darà in adozione dovrà interrompere la scuola per continuare la gravidanza... o seguire i corsi ma sentirsi prendere in giro alle spalle ogni minuto...In ogni caso non potrebbe tenere il bambino, e sarà sempre e solo lei a soffrirne. PER COLPA TUA!Lo capisci questo?-
I ricordi sbiadirono velocemente, e pur appartenendo al passato, Trevor provò una breve fitta di rimpianto. Quella volta sua madre si era proprio arrabbiata, e con ragione, capì ora. Lui era salito in camera, senza badare alle sue parole, che non gli avevano suscitato altro che fastidio. Poi era arrivata la telefonata e con essa i problemi. 
*Parlo con un genitore dell'alunno Trevor Shtrauss?*
-Sì, sono la madre, mi dica. -
*Sono il preside Stryder signora, dell'istituto Pangàborn°*
-La scuola... per quale motivo ci avete contattato?- 
*Suo figlio è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre consumava un rapporto sessuale all'interno della struttura scolastica.*
[Esclamazione soffocata]-Ne è sicuro?- 
*Abbiamo verificato, signora. Mi dispiace doverle comunicare che questo comportamento verrà punito con l'espulsione.*
[silenzio]
-Grazie per averci avvisato in anticipo signor Stryder. Buona giornata.- [Cade la linea]
Trevor si era accasciato accanto la cornetta, postata sul pavimento, senza curarsi di rimetterla a posto. Non doveva andare così. Non doveva andare così. Aveva pensato. 
Sua madre sarebbe arrivata da un momento all'altro, ma lui non aveva la forza di alzarsi. Ascoltare quella telefonata era stato come ascoltare la propria condanna a morte. Quando papà lo verrà a sapere... oh, sì saranno guai. Se a scuola appariva come il più affascinante, il più desiderato, lì accasciato accanto al letto sembrava un bambino sperduto. Se non fosse stato per quella scommessa... Un suo amico aveva scommesso che se non era andato a letto con Saoirse  dopo un mese che stavano insieme, non ci sarebbe riuscito neanche entro la giornata e lui, intelligentemente, aveva accolto la sfida. Amaidech amaidech amaidech*. Oltre alla verginità, se ne rendeva conto solo ora, ci aveva rimesso anche l'onore quella volta.
Seduto accanto a sua madre, sul sedile della Chevrolet bianca, fissò la strada con sguardo tranquillo, senza rispondere al torrente di domande di Paige. 
Il tono della donna sottofondo costante nei suoi pensieri, era scemato lentamente, per poi risalire quando si era accorta che Trevor non la stava minimamente ascoltando. 
-Che cosa ti è saltato in mente si può sapere?!? Non è bastata una volta, no, dovevi ripetere la tua bravata anche quì. Se non fosse stato per il preside...-
Bla bla bla. Il ragazzo fissava assente l'asfalto, facendo finta di nulla mentre Paige continuava a sputare frasi sconnesse – Sei una delusione... non riesci proprio a darti una calmata eh? Quando tuo padre lo saprà te la vedrai con lui. Io non voglio saperne nulla, una volta mi è...- 
-FRENA!!- 
Le sue parole vennero sovrastate dall'urlo del ragazzo, talmente improvviso che la macchina inchiodò in mezzo alla strada deserta. 
-Trevor...Trevor tesoro...che cosa c'è?- con un repentino cambiamento di tono, Paige si era girata preoccupata verso il figlio, che la fissava con occhi spalancati, le pupille dilatate e un espressione di incredulità sul viso. 
-T-Tu.. Tu non lo vedi?- 
 

*Amaidech= Stupido (in gaelico)


Nota dell'autrice 
Beh? che ne pensate? So che i starete chiedendo cos'ha visto trevor ma... Dovrete aspettare due settimane per saperlo Muahahahah ;-D
A parte scherzi, non sapete quanto sono dispiaciuta che non potrò pubblicare per tutto quel tempo :-(((
Questo capitolo esplora più che altro il passato di Trevor, e più precisamente la sua permanenza in Scozia... e tutti i guai in cui si è cacciato a causa di un piccolo" errore di percorso"  (bah, tanto piccolo poi non è, cmq..). Ho scritto in fretta e furia, per soddisfare il desiderio di Eruka_98, Love_Zedef e  hola1994 (e di tutti voi che mi seguite, ne sono sicura) di avere un ultimo capitolo per oggi prima delle due settimane di pausa.... percò siate clementi se trovate errori :-)
Oggi vado veramente di fretta perciò non posso fare la scenetta neanche questa volta.... Grazie a voi tutti che mi recensite e a chi mi segue senza farsi sentire... 
Ci vediamo tra due settimaneee!!
Ila 99
 
 

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Capitolo 15
*** Troppo presto ***


Trevor alternò lo sguardo tra la strada e sua madre.
-Che cosa non vedo?- Paige lo scosse per una spalla completamente dimentica di ciò che stava dicendo pochi attimi prima. 
-Il corpo.....- fu un sussurro, che il ragazzo pronunciò quasi a forza  senza distogliere lo sguardo da ciò che vedeva. 
Sull'asfalto, nudo ed in posizione fetale, vi era un corpo umano, un ragazzo forse. 
Ciò che aveva sentito nel sogno tornò prepotentemente a galla, senza ragione: Apri la mente, nulla è come appare. Parole che gli erano sembrate senza senso, ma che ora si adattavano inspiegabilmente a ciò che vedeva mentre l'aria intorno al corpo tremolava, lasciando intravedere un intrico di linee argentee come attraverso un vetro appannato, linee che pur apparendo e scomparendo ad intervalli irregolari furono da subito molto familiari. 
Sono uguali... le mie... quelle di Allison... più grandi... I pensieri di Trevor si accavallarono l'uno sull'altro, incapaci di seguire un filo logico. 
Le linee sinuose si stendevano nell'aria componendo due ali grandi circa il doppio della schiena del ragazzo a cui appartenevano, ed i cui lembi erano formati da stralci fluttuanti, quasi fossero stati strappati. 
- é troppo presto...non può essere...- Le parole della madre lo strapparono dallo stato di stupore e inquietudine in cui si trovava facendolo piombare in una completa confusione. La sua espressione era cambiata repentinamente, dalla preoccupazione materna allo sgomento. 
Il corpo era ancora lì, immobile e pallido mentre Trevor si girava verso la madre con aria stralunata. -Troppo presto per cosa?- 
-Ti spiegherò tutto a casa.- Paige aprì la portiera, e facendo cenno al ragazzo di imitarla scese dalla macchina
-Che cosa...-
-Prendi il corpo e mettilo sui sedili posteriori, svelto!- Trevor la guardò interrogativo, vedendo che non accennava a muoversi, troppo confuso perché la sua naturale vena ironica venisse allo scoperto. -Non mi aiuti?-
Paige sbuffò, come se il ragazzo le avesse rivolto una domanda stupida -Io non lo vedo, solo tu lo puoi prendere okay? Quando saremo a casa ti spiegherò. - Ripetè, come se fosse ovvio.
 
* * *
 
-Allison guardami mentre ti parlo!- 
-Mamma è da mezzora che ripeti sempre le sesse cose, ho capito. E ti ho già detto che il preside ha solo frainteso. -
La ragazza fissò la madre annoiata, mentre con le dita tracciava linee immaginarie sul copriletto. Dopo la sfuriata di suo padre naturalmente era il turno di Nichole, che la guardava dall'alto del tacco quindici, infuriata. Quel giorno indossava un tailleur nero come il suo chignon, e sembrava un perfetto angelo della morte. Quando Brad l'aveva chiamata, nulla aveva potuto dissuaderla dal concludere in tutta fretta la riunione a cui stava partecipando e andare a prendere la figlia dall'ufficio dell'ex marito. 
Ora erano nella camera della ragazza, l'una annoiata e l'altra infuriata, a guardarsi in cagnesco mentre Arwin, la gatta, miagolava in cerca di attenzione.
 
La suoneria del telefono rimbombò nella stanza, e le note lievi di When I was your man fecero trasalire entrambe, mentre Allison si affrettava a tirar fuori il telefono. 
-Pronto?- 
-Allison sono Trevor. Devi venire urgentemente a casa mia...- 
-Mi spiace ma non credo che ora...- 
Bip_Bip_Bip_Bip...
Il segnale acustico avvisò la ragazza che Trevor aveva chiuso, lasciandola interdetta. Nella sua voce aveva avvertito che qualcosa non andava, e per un tipo come Trevor non era facile che ciò accadesse. 
-Chi era?- La voce inquisitrice di Nichole la distolse dai suoi pensieri. 
-T...Tasha...cioè... Natasha- mentì Allison  all'ultimo istante, maledicendosi per la propria sbadataggine. -Mi ha chiesto che volevo uscire con lei ma è caduta la linea...credo che la raggiungerò a casa sua.- La scusa perfetta, complimenti Allison La vocina era sempre lì  a tormentarla. 
Nichole la guardò immobile. -Ora?- 
-Ora.-Le rispose Allison con un palese sguardo di sfida. Afferrò la borsa dalla scrivania e passò di fronte alla madre, ma venne bloccata dalla sua stretta ferrea sulla spalla. 
-Non penso proprio signorina. Abbiamo ancora molto di cui parlare. -La voce minacciosa non le provocò altro che un poco appropriato attacco d'ilarità. 
-Oh, no. É proprio qui che ti sbagli mamma. Io quello che dovevo dire l'ho già detto, se poi non mi hai ascoltato o non mi credi, è un altro conto. Ora, se non ti dispiace...- con queste parole la ragazza sgusciò via dalla presa della donna e uscì dalla camera velocemente, senza che lei potesse ribattere.
 
* * *
 
-Dove hai detto che era?- 
-In mezzo alla strada Allison. Proprio in mezzo alla strada, ed è la quindicesima volta che lo ripeto.- Trevor sbuffò, mentre la ragazza esaminava per l'ennesima volta il ragazzo steso nel letto. Era molto simile a lei, carnagione pallida e capelli scuri, magro ma muscoloso da quel che si intravedeva dal lenzuolo e sicuramente più piccolo. 
Dopo aver letteralmente sbattuto il telefono in faccia ad Allison, Trevor aveva temuto che la ragazza avesse preso il tutto per uno scherzo, ma fortunatamente solo qualche minuto più tardi si era presentata sulla soglia di casa
Ora erano entrambi lì, osservando il petto del ragazzo muoversi lieve al ritmo del  respiro. 
-E tua madre?- Allison girò lo sguardo verso di lui.
-Mia madre cosa?-
-Non ti ha detto nulla su... su di lui?- Trevor le aveva raccontato tutto, dalle ali evanescenti al fatto che sua madre non vedesse il ragazzo e di come dopo lo stupore avesse gestito la questione con naturalezza inspiegabile, come se fosse già al corrente che qualcosa sarebbe successo.
-Dopo avermi detto di sistemarlo qui è sparita...forse deve parlare con mio padre... non ci capisco più nulla, sul serio. Un momento prima era infuriata, un attimo dopo preoccupata e ancora dopo quasi... rassegnata. Ha detto che mi avrebbe spiegato ma se ne è andata senza potermi far proferire parola... non so proprio cosa pensare. È come se per lei fosse normale trovare ragazzi invisibili e svenuti per strada.- Trevor ansimava come se avesse corso, dopo aver pronunciato la frase tutta d'un fiato. 
-Scusami. Dovevo sfogarmi- abbozzò un sorriso in direzione di Allison, ammutolita. Non era questo il Trevor che conosceva. Non era in ragazzo scaltro e un po pervertito che la punzecchiava sempre, né il ragazzo non ammetteva mai i propri errori, era quasi un'altra persona. 
-Tranquillo...anche se io ho un modo un po diverso per sfogarmi- Questa volta fu lei a provocarlo, cercando di alleggerire l'atmosfera,  ma lui sorrise noncurante sbattendo le palpebre con fare innocente. 
-Tipo?-
-Devo darti una dimostrazione? -Allison sorrise, passandosi la lingua sulle labbra. Trevor le sorrise a sua volta, un sorriso che l'avrebbe folgorata in circostanze normali, ma che ora faceva solo parte del gioco -Non sarebbe una cattiva idea- Mmh... la situazione si sta scaldando. 
-Spero ti controllerai questa volta, abbiamo un pubblico ricordi?- lo beffeggiò, alludendo alla settimana prima e al ragazzo dormiente accanto a loro. 
Trevor continuò ad osservarla noncurante, gli occhi che indugiavano sulle sue forme generose: la curva dei fianchi... i seni... Oh, come vorrei posare le mie mani su di lei, e la sua bocca su di me...Basta. Si bloccò, prima che i suoi pensieri diventassero video pornografici. -Un pubblico poco attivo al contrario di te, vero?- ghignò, divertito dalla piega che aveva preso una semplice battutina. 
Anche Allison sorrise, sporgendosi verso di lui, e poggiando l'indice sul suo petto con fare lascivo. -Oh, ci puoi scommettere.- le sue parole accarezzarono l'orecchio di trevor come una piuma, mentre si ritraeva . 
Brava... lo stai facendo impazzire La vocina, una volta tanto dalla sua parte, era densa di approvazione. Continua a fargli credere che sia facile...Il suo dialogo interiore venne interrotto bruscamente mentre Trevor la prendeva per la vita, facendola sbilanciare verso di sé. Senza che potesse capacitarsi di ciò che stava accadendo, Allison si trovò per la seconda volta con le labbra premute contro quelle del ragazzo, in un gesto così inatteso che in circostanze normali si sarebbe ritratta subito ma ora... le labbra morbide di Trevor erano così invitanti, i suoi denti le stuzzicavano piano il labbro, facendo cedere la parte che urlava di fermarsi, che la metteva in guardia ricordandole che era bastato un solo bacio per farla soffrire. 
Parole sconnesse, soffocate dall'irrazionalità e dall'autolesionismo mentre lei cedeva alle sue mani sulla vita, alle sue labbra sulle proprie, e si abbandonava alla sua lingua avvinghiata alla propria come i un tentacolo invadente eppure bramato a lungo. 
Come la prima volta, il bacio divenne ardente, mentre Trevor vagava con i palmi lungo il fondoschiena della ragazza, in un modo che Allison aveva sempre reputato volgare quando esercitato da altri, ma che ora le sembrava idilliaco. Se la prima volta era stao lui a non sapersi controllare, ora era lei a premersi contro il suo corpo muscoloso, a passare le mani affusolate lungo i bicipiti, sul petto scolpito, con le dita che scendevano fino ad afferrare i passanti della cintura e tirarlo ancora di più verso di sé. 
Non aveva mai provati sensazioni così forti e inebrianti, non si era mai sentita così... vogliosa. Altri ragazzi l'avevano fatta sentire bene, avevano toccato i suoi fianchi con la stessa scioltezza di Trevor, ma mai nessuno era riuscito ad avere ciò che ora era così ansiosa di dare a lui. Il calore concentrato nel basso ventre la infiammò, mentre le labbra umide del ragazzo scendevano sul suo collo facendola gemere, lasciando baci densi di desiderio sulla sua pelle accaldata. Entrambi dimentichi del posto in cui si trovavano, del fatto che Paige sarebbe potuta entrare da un momento all'altro, consci solo dei loro corpi premuti.
-Che cosa... voi non potete...- poche rauche parole, poco più che un sussurro, che infransero l'incantesimo velocemente come si era creato. 
Allison e Trevor girarono verso il ragazzo esangue steso nel letto, che con occhi spalancati li fissava a bocca aperta, incredulo.






Nota dell'autrice 
Sono tornataaaaaaaaaa :-DD Dopo quasi tre settimane cel'ho fatta :-D Vi sono mancata? 
So che questo capitolo non è nulla di che, ma ho fatto di tutto pur di scrivere qualcosa di decente e non volevo allungare ancora i tempi prima di pubblicare. Secondo voi il bacio tra Allison e Trevor è troppo improvviso? e che ne pensate della reazione di Paige? troppo inverosimile ? fatemi sapere tuuutti i vostri pareri nelle recensioni;-D .
Ho visto che lo scorso capitolo ha recensito solo Eruka_98, come mai? Ci sono rimasta male, dopo tutta la fatica che ho fatto per scriverlo e postarlo in fretta e furia sigh :'-(. 
Spero che sarete più numerosi :-D 
Allora, io cercherò di pubblicare ogni quatro giorni come di consueto, ma non avrò sempre la connessione dao che partirò di nuovo... e quindi quando potrò pubblicherò, non potrò tenere un ritmo costante come vorrei (soprattutto nelle prossime due settimane). In ogni caso, se non pubblico per più di una settimana non preoccupatevi, non sono morta e alla peggio tornerò a settembre (ma non credo).
So che questo capitolo è un pò più  corto ma... bho, è venuto così, e spero che almeno a voi piaccia. 
Ora ho una domanda seria: secondo voi dovrei cambiare bollino alla storia? Voglio dire, ho letto molte cose con bollino rosso, alcune più spinte altre meno, ma non so regolarmi con ciò che scrivo perciò dovete dirmi voi se è il caso di cambiare e mettere bollino rosso (in base alla piccola scenetta piccante del capitolo, che è solo un assaggino di ciò che potrebbe succedere più avanti). In ogni caso cercherò di non ricadere mai nel volgare :-D
Detto questo... vi saluto genteeee al prossimo capitoloooo
Ila99
Ps: non fatevi scrupoli a mandarmi mesaggi privati per ciò che non capite o anke per chiedermi a quando la prossima pubblicazione, sono sempre disponibile a rispondere a tutti  a tutto :-D

SCENETTA :-D

-Grazie grazie grazie grazie grazie!- Allison è euforica, e saltella attorno al tavolo. 
Sto finendo di scrivere, sotto il patio della mia villa in puglia con il sole che accarezza le piante del giardino... e questa insistente presenza. 
Alzo gli occhi dal pc -Per cosa?-
-Il bacio! Quel bellissimo romanticissimo bacio!- 
- Tanto se non avesi deciso di farlo accadere avreste trovato un modo comunque, ne sono sicura- sorrido di sottecchi-e in ogni caso... ci vorrà un bel pò prima che succeda di nuovo, quindi calmati - 
Lei si gonfia come un palloncino bucato -Dimmi che è uno scherzo ti prego- io scuoto la testa 
-Ma... ma... sento ancora le sue mani su di me, il suo respiro ansimante... il esiderio bruciante di averlo dentro di me... non farmi questo ti prego-mi implora, ma l'unica cosa che sento è stupore:volevo creare una ragazza impulsiva, coraggiosa, non un' assestata si sesso. -E invece è esattamnte  quello che ti capiterà - sogghingo - E non è detto che lui non si divertirà- 
-che vuol dire?- mi chiede, con espressione preoccupata. 
-Oh, non lo so neanche io. Facciamo andare avanti la storia poi... si vedrà- 




 

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Capitolo 16
*** Verità e rancori ***


-Non potete!- il ragazzo ripeté le stesse parole, con tono di voce stupito e uno sguardo di disapprovazione. Doveva avere più o meno quindici anni, ma sembrava più piccolo a giudicare dalla voce sottile e rauca.
Non una domanda su dove si trovasse, né su come si chiamassero i due ragazzi che lo guardavano esterrefatti e imbarazzati. 
-E tu chi saresti scusa?- Trevor sbuffò, in un moto di infantile irritazione nei confronti del ragazzo. Stava così bene pochi attimi prima, bene come non si sentiva da tempo, ed era bastata una vocetta irritante per far cessare tutto. Con sorpresa e sollievo, vide che anche Allison aveva un'espressione scocciata, per quanto cercasse di mascherarla con la curiosità. 
-Non badare a lui... A volte è così. - Si scusò subito Allison lanciando a Trevor uno sguardo pieno di disapprovazione. Per cercare di rompere il ghiaccio, e iniziare con domande facili decise di fare le presentazioni. -Lui è Trevor, e io sono Allison. Tu come ti chiami?- Il tentativo di fare conversazione cadde nel vuoto quando si girò nuovamente verso il ragazzo e si bloccò arrossendo. Quei bellissimi ma inquietanti occhi dorati la fissavano con riverenza, in un espressione che mescolava timore e incredulità. - I-Io... mi chiamo Steph, signora. - Le sue parole furono un balbettio confuso ma Allison restò a fissarlo basita per un altro motivo. Signora???Ma per chi mi ha preso?
Trevor fece eco ai suoi pensieri, soffocando una risata .- Signora? Fai sul serio? Ma da dove vieni?- Le sue parole erano sprezzanti, indice dell'irritazione che il ragazzo gli suscitava ed erano intervallate da accessi di risa. 
Il ragazzo lo guardò confuso. - Non so come... mi perdoni ma io... - 
La timidezza lo fece arrossire fino alla punta delle orecchie, ed Allison decise di correre in suo aiuto. -Oggi Trevor non è di buon umore, Steph.- si scusò di nuovo per il ragazzo, accorciando la distanza e parlandogli in prima persona, cercando di farlo sentire a proprio agio. -Dicevi?- 
-Non so come comportarmi, signora. La custode ed il guardiano non possono... ma voi... e poi questo...- le sue parole divennero nuovamente disconnesse ma questa volta non era timidezza, bensì stupore, mentre si guardava intorno, indicando ciò che lo circondava come se ciò che pensava fosse ovvio. 
Trevor lo guardò scocciato, di nuovo. -Scusaci, ma non capiamo. -
-Non sono mai ... tutti dicevano che il mondo fuori faceva paura... e che era una pazzia...non averi mai potuto trovarvi. E invece ci sono riuscito!- Esclamò, soddisfatto per qualcosa che solo lui capiva. 
-Riuscito a fare cosa?- Allison fremeva dalla curiosità ma continuava a condurre la conversazione con calma. 
-Vi ho trovata! E sono stato il primo! - vedendo le espressioni perplesse e confuse dei due si spiegò, o almeno credette di farlo. -Ho trovato voi! La custode! Colei che riporterà l'equilibrio!- Esultò di nuovo, lasciando i due ancora più confusi di prima.
Custode? Anche la voce mi ha chiamato così! Come fa a saperlo? Allison guardò il ragazzo con rinnovato interesse e.... con paura, si rese conto. 
Steph era piovuto dal nulla portando con sé risposte che nessuno aveva potuto darle in diciassette anni, un ragazzo con delle ali evanescenti che sembrava provenire da un altro mondo. 
-Cosa sei? Cosa sei tu veramente?- La domanda di Trevor, probabilmente giunto alle sue stesse conclusioni, aleggiò nell'improvviso silenzio della stanza
L risposta che il ragazzo stava per dare era la chiave di tutti gli inspiegabili avvenimenti delle ultime due settimane.  
La chiave dei tatuaggi che sia lui, Trevor, che Allison, avevano inspiegabilmente da una vita. 
La chiave dei poteri di Allison.
La chiave del sogno di Trevor. 
Era il pezzo di puzzle che avrebbe completato  il disegno di cui Allison stessa era la chiave. E mentre le labbra del ragazzo si schiudevano per dare la risposta tanto agognata, con il tono ovvio di chi non comprende l'enormità di ciò che sta per fare... 
-Io sono una n...- la porta si spalancò all'improvviso con un tonfo secco. 
I tre ragazzi si voltarono di scatto vedendo la figura impettita del signor Shtrauss entrare nella stanza seguita da Paige. 
-Taci Steph!- Sbraitò il padre di Trevor. -E spera che ti abbia fermato in tempo, o  sarai il primo da essere rimandato indietro, e ti assicuro che non sarà piacevole trovarsi di fronte al Quy'ohz infuriato.
 
* * *
 
-Bene, ora possiamo cominciare.- 
George, come aveva dichiarato di chiamarsi il signor Shtrauss, era in piedi accanto a Paige aspettò che Allison e Trevor si fossero seduti, e che Steph si fosse accomodato nell'ampia poltrona dove lo avevano aiutato ad adagiarsi. Sul suo viso smunto vi era  ancora un espressione preoccupata.
-Allora... hem...- Perfino l'impassibile Signor Shtrauss sembrava aver perso la voce. 
Paige lo vide così esitante e corse a dargli man forte, con voce sicura. -Bene ragazzi, ora proverò a spiegarvi un concetto difficile... avete presente i quadri astratti? Colori, figure alla rinfusa, senza senso per chi non le sa leggere. Voi siete così: siete alcune delle poche persone che possono leggere i segnali presenti nel paesaggio, in ciò che avviene intorno a voi, e intravedere...- Sia Trevor che Allison la fissavano confusi, senza capire dove il suo discorso dovesse portare.  
-Basta, Paige. Li stai solo confondendo.- George la bloccò con tono perentorio, ma sotto sotto si sentiva una traccia di sconsolazione. -Cosa stava dicendo Steph quando siamo arrivati?- Chiese, cercando un approccio più semplice. 
- Sai, dato che ha due ali che gli spuntano dalla schiena sono giunto alla conclusione che non sia un normale umano...  mi stava giusto delucidando sull'argomento quando sei entrato. -Trevor rispose scocciato. 
Paige guardò il marito -Perché non facciamo parlare Seph? Da ragazzo a ragazzo magari è più facile...- Il diretto interessato la guardò spaventato. 
-P-purché io sia l'ultimo a tornare! Non voglio che il Quy'ohz si arrabbi ancora di più!- implorò con voce stridula e Paige annuì guardandolo affettuosamente... 
Guardandolo. Allison cadde dalle nuvole, chiedendosi come avesse fatto Trevor a non rendersi conto di nulla e quasi senza pensarci gli tirò una gomitata. 
Il ragazzo sobbalzò. -Allison! Credevo che i tuoi modi per sfogarti fossero meno violenti!- poi rendendosi conto di ciò che la ragazza voleva fargli notare strabuzzò gli occhi. 
-Ehi! Mamma tu non lo vedevi! Lo avresti investito se non fosse stato per me e non dire che mi sono immaginato tutto. Tu stessa hai detto che solo io potevo prenderlo... ma ora è chiaro che lo vedi e io... io non ci capisco più nulla. - Borbottò improvvisamente prendendosi la testa tra le mani. Sembra in preda ad un esaurimento nervoso.
Allison gli mise una mano sulla spalla 
-Trevor? Ci sei?- 
Lui alzò gli occhi per qualche istante, incontrando il suo sguardo preoccupato e bastò per farlo tornare in sé. -No, sono alle Hawaii- sbottò. -Certo che ci sono. Che domande fai!- le rispose ancora, bruscamente. 
Allison si girò verso George. -Suo figlio non è l'unico ad essere confuso. Gli è piombato questo ragazzo tra capo e collo, ragazzo che ha i suoi stessi tatuaggi ma in versione Attacca-Stacca gigante... e poi viene fuori che voi, i genitori che lo hanno cresciuto indifferenti a questa stranezza ,sanno più di me e lui messi insieme... e parlano di Quy'ohz e stranezze simili come fossero il loro pane quotidiano. Non c'è dubbio che Trevor abbia tutti i motivi per essere disorientato. - La ragazza prese un respiro profondo. Aveva espresso i suoi dubbi tutti in una volta, e sperò che fossero le stesse incertezze che affliggevano il ragazzo. 
Trevor prese parola, nuovamente tra loro. -Sono certo che saprete dare una spiegazione valida e logica a tutto.- Fece una pausa, serio, ma nessuno parlò. 
-Stiamo aspettando- li esortò. 
Paige si avvicinò di un passo.  -Non cercare la logica Trevor, perché non la troverai. Dovrai solo fidarti di..- il ragazzo la bloccò con ira. 
-Non parlarmi di fiducia mamma, perché di certo non mi avete dato motivi di riporla in voi, durante questi anni. Dimmi quello che devi e lascia che sia io a decidere se credervi o no. -
Paige girò lo sguardo verso Steph, così avvinto dalla conversazione che si sporgeva e seguiva i dialoghi con gli occhi. Poi guardò George, serio come sempre ma con un velo di sudore sulla fronte. Ed infine Allison, seduta rigida sul divano ma con lo sguardo acceso e ansioso.
-Tu, io, loro, lei. -Disse indicando la ragazza. -Noi siamo ninfe Trevor.- 





Nota dell'autrice 
Eccomi di nuovo dopo una settimana circa ;-D Vi sono mancata? Ma siiiiii che vi sono mancata. Come si dice, "pochi ma buoni" no?
In questo capitolo, (un pò più corto dei precedenti purtroppo D= ) è stata svelata la grande verità, il mistero/segreto che trasciniamo avanti da 15 capitoliiii! Soddisfatti? (o rimborsati)
hehehe ditemi.... ve l'aspettavate la storia della ninfa? Cosa avevate pensato potesse essere? 
ditemi che ne pensate, vi prego :( Senza le vostre recensioni Non so se i capitolo continuano a essere interessanti, se vi invogliano a leggere il seguito o se stanno diventando banali)
Il prossimo sarà un capitolo in cui verranno spiegate molte cose, dai poteri di Allison alla frase di Steph " -Non potete!-"
Come vi dico da ormai tre-quattro capitoli (prostrata a terra e chiedendovi perdono D'= ) io vorrei essere puntuale nel pubblicare, e credetemi ci provo, ma avendo i genitori separati e varie liti in entrambe le parti della famiglia, mi sto spostando continuamente da una casa all'altra la connessione (nè il tempo) non sempre c'è (per farvi un esempio, la scorsa settimana sono partita per santa maria di leuca martedì e sono tornata giovedì, poi sono ripartita per andare dai miei nonni paterni questo martedì e sono tornata stamattina... e domani riparto -di nuovo- per S.M di Leuca )
Ora i ringraziamenti: grazie a tutti vi che segutie in silenzio, e a Hola1994 che è ormai l'unica a recensirmi (grazieeeeeee!!! )
Beeene gente...avendo finito, vi saluto: a presto! (spero)
Ps : Fatemi sapere che ne pensate, non vi mangio mica XD


Ila99

 

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Capitolo 17
*** Come tutto cominciò - leggende ***


-Ninfe.-
-Esatto- Paige annuì confusa, senza capire ciò che passava per la testa del figlio.

-Mi prendi in giro?- Trevor la fissò a sua volta, ma lei scosse la testa decisa.

All'improvviso il ragazzo scoppiò a ridere, rompendo il silenzio improvviso così bruscamente che Steph sobbalzò.

E continuò a ridere fino a che si accorse che neanche Allison lo aveva imitato e la guardò improvvisamente serio. -Non gli crederai mica... vero?-

La ragazza rimase in silenzio per qualche istante – Trevor.. Non è poi così assurdo, pensaci. I tatuaggi, non puoi negare che sembrino ali... le stesse di Steph. E l'acqua, quella sera... e ancora io con il fuoco... sono sicura che anche Steph lo può fare. Magari non è una spiegazione logica, ma è una spiegazione. - tentò di convincerlo, ma invano.

-Non riesco a crederci... sei una stupida se credi che questo possa spiegare tutto... -

Trevor si alzò dal divano e uscì dal salotto, dirigendosi al piano superiore in silenzio.

Allison, rimasta sola fissò alternativamente Paige, George e Steph.

La rivelazione l'aveva lasciata spiazzata, sì, ma era come se una parte sepolta di lei già sapesse che per spiegare tutti i recenti eventi la logica non sarebbe bastata.

Devo fidarmi?Si chiese. Fidarmi delle persone che per anni hanno nascosto a Trevor una verità così importante...

Se ti fiderai, dovrai credere a tutto quello che ti diranno, non solo a questo. La tua fiducia dovrà essere totale. La sua coscienza le venne in soccorso.

Oppure potresti decidere di non credergli, nonostante tutto ti dica che le loro parole sono verità, rimarresti nel dubbio.

E un giorno, ti chiederai se hai fatto bene ad andartene per la tua strada, se invece non sarebbe stato meglio ascoltarli.

Il morale della ragazza scese repentinamente. Rassicurante, grazie mille.

-Allison... riguardo quello che hai detto prima a mio figlio... per il fuoco e gli strani fenomeni c'è una spiegazione, è vero, ma nessuno può replicare le tue capacità, eccetto un altro custode. - Paige interruppe le sue riflessioni, con voce dolce ma decisa, facendola sobbalzare.

-Un altro custode?-

La donna la guardò comprensiva. -Non hai idea di cosa stia parlando vero?- Allison scosse la testa.

-Dobbiamo raccontarle la storia dall'inizio, Paige. - Disse George, sedendosi accanto alla ragazza sul posto lasciato libero da Trevor, e girandosi verso di lei.

-Questa storia comincia milioni di anni fa. All'inizio, le ninfe erano esseri viventi evoluti, e popolavano la terra come fate ora voi umani. Eravamo esseri immortali, vanitosi e incuranti di tutto ciò che ci circondava, e nulla era degno del nostro rispetto e della nostra attenzione, eccetto i quattro dei. - George parlò alla quarta persona, ma Allison non ci fece caso.

-I quattro dei, -riprese- Erano i quattro elementi. Acqua, aria, terra e fuoco. Erano autorità assolute ed incontrastate, poichè la leggenda narrava che ognuno di loro avesse creato una specie evoluta: L'acqua noi ninfe, l'aria le fate, la terra gli elfi e le loro sottospecie, e il fuoco gli stregoni. Ogni specie viveva per il suo conto, senza intralciare l'esistenza delle altre.

Ma questo equilibrio era passeggero e, mi rincresce dirlo, fummo proprio noi ninfe a spezzarlo. Eravamo per natura una specie con temperamento irrequieto e non tardammo a renderci conto che per evolverci dovevamo conquistare nuovi territori.

Attaccammo gli elfi, creando guerre e uccidendo chiunque ci capitasse sotto tiro.

All'inizio gli elementi non fecero nulla, ma fù l'errore più grande che potessero compiere, poichè anche gli altri si ribellarono, e le terre sempre rigogliose diventarono terreno di morte. -

George fece una pausa per prendere il respiro, facendo dissolvere per un istante ciò che Allison stava immaginando.

Il racconto riprese. -Naturalmente, Alla fine gli dei intervennero, e non ci fù punizione più pesante di quella che inflissero allora. A coloro che si erano dimostrati più spietati, ninfe e non, tolsero tutto: poteri, immortalità, conoscenza, tramutandoli in creature innocue, e dando origine ad una nuova specie, l'uomo. -

Allison lo interruppe -Quindi tutta la gente di ora... discende da criminali e assassini-

-Più o meno è così. - Convenne Paige sorridendo, e facendo cenno al marito di continuare.

-Anche il resto della popolazione venne punito duramente. Ciascuna specie venne relegata in una realtà diversa, una specie di universo parallelo. Infine, per assicurarsi che rivolte di questo genere non si verificassero più, gli elementi persero una decisione: ciascuno di loro sarebbe diventato il "dio" della specie creata dal proprio opposto, per rendere più facile il controllo su di essa.

Il fuoco, divenne dio delle ninfe, detentrici del potere dell'acqua poichè create da esse, e l'acqua dea degli stregoni, e così anche per aria e terra.

In questo modo, gli elementi vennero divisi ciascuno in un mondo diverso, senza potersi più riunire. -

-Ma ancora non capisco cosa c'entrino i custodi... e cosa c'entri io. -Allison era confusa, e anche un pò scettica riguardo tutto il racconto.

-In passato era possibile invocare gli dei e chiunque poteva rivolgersi ad essi ,ma dopo la divisione le regole furono cambiate. Il fuoco nominò una sacerdotessa, chiamata custode, che sarebbe stata l'unica a poter comunicare direttamente con la divinità. -

La ragazza si illuminò -Un pò come l'oracolo di Delfi-

-Diciamo che il concetto è quello. Tuttavia questa sacerdotessa era un catalizzatore dei poteri del dio stesso, e come ninfa aveva quindi il controllo sia sull'acqua che sul suo opposto, il fuoco. Come ben si sa, il fuoco è un elemento pericoloso, il più imprevedibile, perciò fu designato un guardiano che tenesse sott'occhio la custode, e badasse che nulla le sfuggisse di mano. Una sorta di guardia del corpo. - George aveva un espressione soddisfatta, Come se si aspettasse una fuga precipitosa Pensò Allison.

-Quindi... io sarei la custode? - Azzardò.

Paige annuì. -E Trevor, come avrai capito, è il tuo guardiano. -

La ragazza scosse la testa pensosa. -C'è una cosa che non capisco... tu e George siete ninfe? E se io sono una ninfa... allora anche i miei genitori lo sono, no? -

-Si, noi siamo ninfe, e anche Trevor lo è, ma per le custodi le cose funzionano in modo diverso. Sta al Quy'Ohz spiegartelo, non a noi. -

-Chi è il...- Allison fu bloccata da Steph, rimasto in silenzio per tutto il tempo.

-é il capo villaggio signora. Una specie di druido. -Rispose pronto, con aria gongolante. Sembrava fiero si aver saputo rispondere, come se non gli capitasse spesso di azzeccare una risposta.

La ragazza sorrise suo malgrado -Grazie Steph. - poi si girò verso i genitori di Trevor.

-Ho un ultima domanda.-

Paige le rivolse un amabile (fin troppo amabile) sorriso -Chiedi pure, siamo a tua completa disposizione-

-Trevor ha detto che tu non vedevi Steph, quando l'avete trovato, ma ora è chiaro che lo vedi...-

George sbuffò-Di tutte le cose che avrebbe potuto notare ha notato proprio questa. Per quello che vale...-

-Noi siamo le uniche ninfe in questa dimensione- spiegò Paige senza far caso alle parole del marito. -Siamo stati mandati per far sì che una volta trovata la custode, poteste facilmente tornare indietro, nel nostro mondo. Teoricamente non era previsto, ma abbiamo deciso di assumere delle sostanze che permettessero di cancellare qualsiasi accidentale traccia di creature estranee a questa terra. Tipo Steph.-

Allison fece cenno di continuare -E questo perchè...-

-Volevamo vivere una vita all'apparenza normale, senza doverci preoccupare di stranezze fino al tuo arrivo.-

-Ma anche io sono una ninfa... eppure mi vedete- Allison fece una smorfia, senza capire.

La faccenda si fa complicata... per quanto ancora resisterò?

-Tu fai parte di questo mondo nonostante tutto... Ma per oggi credo che basti, non ti pare?-George piegò le labbra in un sorriso appena accennato. -Torna a casa, rifletti su quello che ti abbiamo detto, e quando sarai pronta torna. Ci sono ancora molte cose di cui parlare.-

La ragazza aprì la bocca per protestare -Ma...-

-Quando sarai pronta- Paige replicò prontamente calcando bene le parole, per una volta senza esitazioni nè dimostrazioni di gentilezza, eccetto un lieve sorriso.

-E poi, - Aggiunse – Non sei l'unica ad aver bisogno di tempo. Trevor non l'ha presa molto bene, con lui sarà più difficile -sospirò, affranta, ma un secondo dopo risollevò decisa la testa con un battito di mani.

-Suvvia, bando alle ciance. Allison cara, è meglio che tu vada a casa ora. Di Trevor ci occuperemo noi- Esclamò

Allison si alzò dal divano, e si avviò verso la porta, girandosi dopo un'stante.

-Signor Shtrauss... quando si è svegliato Steph ha detto "voi non potete!", dopo aver visto me e Trevor che...-

-Vi stavate baciando, vero?- Geogre le scrutò in cerca di una conferma, senza malizia nè rancore.

-Sì- Ammise infatti lei, arrossendo – Che cosa voleva dire?- chiese poi.

L'uomo sospirò sommessamente. -Ci sono delle usanze, nel popolo... usanze che vanno avanti da millenni, e di cui non sta a noi parlati. Ti posso dire solo una cosa: non preoccuparti ora, non c'è né motivo. Vivi e ama come hai sempre fatto, perchè ciò che qui ti sembra scontato, nel nostro mondo non lo sarà di certo- e con quelle parole la scortò alla porta, sotto lo sguardo vigile si Steph, rimasto in silenzio per tutto il resto della conversazione.




Nota dell'autrice
Okay, oggi non mi dilungo. Questo era una capitolo molto importante, poichè viene spiegata l'origine e la storia delle ninfe... spero non sia risulatato noioso! E mi raccomando, ditemi che ne pensate!
Mi defilo presto stavolta, sperando vi facciate sentire numerosi,
a presto
Ila99

 

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Capitolo 18
*** Scuse e promesse ***


Pov Trevor
Ero sdraiato sul letto, con le mani dietro la testa,  e fissavo il soffitto, provando a pensare a qualcosa che non fosse quella fastidiosa sensazione di deja-vu. 
L'ultima volta che mi ero ritrovato in quella posizione era per un motivo ben più futile ma ora... non avevo parole.
Credere a tutte quelle cavolate: essere una ninfa? Ma per chi mi avevano preso?
Ed il bello era che Allison aveva creduto a tutto senza battere ciglio, accettando l'ipotetica spiegazione come se fosse stata la cosa più normale del mondo. 
Ripensai alle sue parole convinte, togliendo i palmi da sotto la testa e allugandoli in aria. 
 
* * *
 
Toc Toc. 
-Trevor, posso entrare?- La voce di paige rimbombò per tutto il corridoio, in attesa di una risposta. 
Il ragazzo sbuffò sonoramente. -Se ti dicessi di no farebbe differenza?-
Quando la donna entrò, lo trovò steso sul letto con le braccia per aria. 
-Cosa stai facendo?- chiese, l'espressione perplessa. 
Il ragazzo rispose seccato -Qualsiasi cosa non implichi pensare al fatto che i miei genitori siano pazzi. - 
Paige sospirò. -Mi spiace che le pensi così, sul serio. Io non volevo che succedesse in questo modo, nè così presto. Pensavo che avrei dovuto solo ....- 
-Non so di cosa tu stia parlando. - Trevor la interruppe caparbio, fermo nella decisione di far finta che tutte le assurdità che sua madre aveva detto durante il pomeriggio fossero solo uno scherzo. 
-Trevor... - 
-Nè voglio saperlo- la bloccò, ad un passo dall'esasperazione. 
Anche la donna stava perdendo la pazienza. 
-Non puoi far finta di nulla. É un dato di fatto. E prima o poi  capirai che è stupido opporsi così alla verità. Hai tutte le prove che ti servono per accettare ciò che sto dicendo...- 
-Mi stai dicendo che dovrei credere di essere una ninfa? MI STAI DICENDO CHE IO, IO CHE HO MESSO INCINTA UNA RAGAZZA POCO PIÙ  CHE QUINDICENNE HO UNO SCOPO CHE NON SIA QUELLO DI CAUSARE PROBLEMI MAMMA?- 
Il ragazzo alzò la voce, con tono quasi disperato. 
Solo ora Paige capiva che il problema non era tanto l'assurdità delle sue affermazioni,  quanto fatti precedenti, che avevano minato la fiducia e l'autostima del ragazzo in lei. Una fiducia che non era facile recuperare così velocemente. 
In ogni caso si disse la donna vagamente rincuorata il problema non è la rivelazione. 
Ma quando guardò nuovamente il figlio, incontrò il suo sguardo irato, si rese conto che con quelle parole _Non sai far altro che causare problemi_Pronunciate in uno scatto di rabbia, aveva ferito il ragazzo più di quanto pensasse. 
-É questo il problema quindi. - Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare, e anche alle sue orecchie suonarono più come un'accusa che una constatazione. 
Trevor annuì rigido, per la rabbia e per la vergogna di aver esternato quelli che erano i suoi pensieri più riposti. 
Ma brava Paige, non sai neanche scusarti con tuo figlio come si deve. Si complimentò stringendo i denti frustrata. 
Cercò di addolcire il tono di voce. 
-Non credevo che... mi dispiace se quelle parole ti hanno ferito in questo modo. Potevi...- 
Il ragazzo le voltò le spalle, stringendo i pugni. -Potevo cosa? Dirti " Mamma, mi hai offeso"? Sei tu quella che mi protegge, quando papà si arrabbia. Sei tu quella che lo fa ragionare. E anche quella volta mi aspettavo che fossi tu a difendermi, perchè se tra voi due c'é nè uno comprensivo sei tu, non lui. Lui è impulsivo, rigido, poco incline alla pazienza. E tu non mi hai protetto. - La sua voce era carica di lacrime che aspettavano solo di essere versate. 
Paige sapeva di cosa stava parlando. Lo sapeva bene. Era il giorno dopo la scoperta che suo figlio, neo sedicenne aveva messo incinta una ragazza. Lei, che credeva non avesse neanche mai baciato una ragazza. 
I ricordi la avvolsero, facendole rivivere l'amarezza di quei momenti. 
George era appena tornato dal lavoro, e i suoi passi rimbombarono nel salone deserto. Lei era in camera, seduta sul letto. Il giorno prima aveva scoperto che per uno "sbaglio" così lo aveva definito Trevor, sarebbe potuta diventare nonna. Era rimasta ferma. Vuota. Suo figlio, il suo bambino troppo cresciuto, sarebbe diventato padre? E lì, seduta, si chiedeva cosa avesse sbagliato. 
Non aveva più parlato con il figlio, dopo aver sentito le sue parole, senza il minimo pentimento. Era  lui che avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di informare il padre, ancora all'oscuro di tutto poichè fuori per lavoro. 
Erano andati tutti in sala da pranzo, Trevor con la solita espressione strafottente, George annoiato e lei... vuota. 
-Diventerò padre. - Poche semplici parole, e l'espressione dell'uomo cambiò. 
Si girò interrogativo verso la moglie. -Cosa vuol dire ?- La sua espressione mutò nuovamente di fronte al silenzio di Paige. -Trevor, spiegati. - 
Il ragazzo questa volta sembrò meno sicuro -Ho...ho messo incinta una ragazza - 
George parlò freddamente. -Bene. - Fece una pausa. -SPIEGAMI COME CAZZO HAI FATTO A METTERE INCINTA UNA RAGAZZA!- Urlò ripetendo le parole del figlio con il viso arrossato dalla rabbia. Il ragazzo lo guardò a sua volta, con aria vagamente impaurita, ma la solita baldanza prevalse su quelle estranee sensazioni. 
-Hem... infilando il ....- Sarebbe riuscito a continuare tranquillamente la frase se la voce ferma e stranamente atona di sia madre non lo avesse bloccato. 
-Trevor, basta. - 
Silenzio. Paige parlò di nuovo, lentamente.-Non ci servono i dettagli. Credevamo fossi responsabile, che sapessi a cosa servono le precauzioni almeno. Credevamo... speravamo fossi responsabile. Ma ci sbagliavamo entrambi, e visto che non sai far altro che causare problemi ti do una bella notizia. Dovrai cavartela da solo. -
Per una frazione di secondo lo sguardo della donna passò su George, che teneva le labbra serrate in una linea sottile.
 - Noi non ci saremo Trevor. E quando questa storia sarà risolta, avremo un motivo in più per trasferirci. - 
Il ragazzo la fissò infastidito,cercando di mascherare la confusione -Trasferirci dove scusa?- 
Le immagini si confusero sovrapponendosi l'un l'altra.
E la donna si trovò di nuovo nell'ampia stanza sotto lo sguardo rabbioso del figlio. 
-Trevor...- Esitò, sapendo di non essere brava nelle scuse. A tutti appariva dolce e un pò svampita, ma a conti fatti era tutto tranne che quello. 
-Quel giorno, io ero arrabbiata lo sai. Non puoi biasimarmi. Tu sei mio figlio, ti voglio bene e non credevo ci fosse bisogno di specificarlo. Tu ... tu non sai quello che ho provato quando ho capito cosa avevi fatto. Il mio bambino, avrebbe avuto un figlio? Il mio eroe, come ti chiamavo da piccolo, ricordi?-
Paige aveva le lacrime agli occhi. -É stato uno shock. Non tanto per le conseguenze, ma per l'atto. Non riuscivo a credere che avessi sul serio fatto sesso! Credevo di essere in parte colpevole per... per il bambino. Mi dicevo che se avessi cercato di essere più presente, di fare più la madre di quanto non facessi... avesti potuto evitarlo.
Alla fine ho scaricato tutto su di te. E mi sono autoconvinta che era solo colpa tua. Che avresti dovuto prendere precauzioni. -Si torse le mani, abbassando lo sguardo. 
-So di essere stata stupida, perdonami. Perdonami se con quelle parole ti ho ferito. Perdonami se anche solo per un attimo, ti ho fatto credere di essere cambiata. Di non essere più la tua "grande mamma". No, non fare quella faccia Trevor. Quando vuoi nascondere ciò che provi usi sempre l'indifferenza, non farlo anche ora.- 
La donna si avvicinò al figlio, prendendogli il mento tra le dita sottili, da pianista. Lo fissò dritto negli occhi. -Ora promettimi tu una cosa. Anche se quello che ti diremo potrà sembrarti assurdo, non nascondere quello che pensi.- Di slancio, lo strinse in un abbraccio senza lasciagli il tempo di respingerla. 
Trevor restò rigido nelle braccia della madre, mugugnando quelle che sembravano flebili suppliche di essere lasciato libero, venate però da una sfumatura di piacere. 
Era da tanto che non veniva abbracciato così. 
 
 
* * *
-Mamma... mamma lasciami... mamma!- Il ragazzo si divincolò dalla stretta della donna, che solo a malincuore allentò la presa.
Nonostante solo qualche secondo prima stesse per piangere, ora rideva. 
-Sei uguale a tuo padre! Non sia mai che io gli dia una carezza...- Anche il ragazzo sorrise sornione 
-Non voglio sapere com'è quando fate sesso!- commentò ridendo, stemperando l'atmosfera.
Paige sospirò dandosi arie come una dama di fine ottocento -Ah, sapessi! Non riesco neanche a raggiungere..- 
-Mamma grazie, ho sentito abbastanza!- Trevor la bloccò prontamente, prima di poter incappare in un discorso imbarazzante sulle performance sessuali di suo padre. 
Anche se, c'è da dire, non deve essere tanto male a letto... io da qualcuno devo pur aver preso! Si pavoneggiò segretamente. 
La madre gli fece una linguaccia -Mi sarei fermata comunque. Io non parlo della mia vita sessuale, tu non parli della tua- Decretò sorridendo di sottecchi. 
L'atmosfera si era alleggerita, ed era divertente scherzare in quel modo con Trevor. 
-A volte mi chiedo se sarebbe dovuto essere compito mio parlarti del sesso. Poi immagino tuo padre alle prese con questi argomenti e penso che sarebbe di sicuro più divertente se te ne parlasse lui- Scherzò. 
Anche il ragazzo rise. Chi lo avrebbe mai detto che sarei finito a parlare di sesso con mia madre... chi avrebbe mai detto che bastava parlarle subito e tutto si sarebbe chiarito. Pensò con un pò di rimpianto. Aveva passato un anno trattando Paige normalmente, ma dentro di sè pensava che nulla sarebbe tornato come prima. 
-Eh sì, sarebbe sicuramente più istruttivo, se penso che oggi pomeriggio non è stato buono neanche a spiegare tutte quelle assurdità sulle ninfe- concordò con leggerezza
Il sorriso sulle labbra della madre diventò più teso- Hem... a proposito di quelle cose...- 
Trevor sospirò. -Ho solo bisogno ti tempo. Non ci voleva un genio per capire che ciò che stava succedendo era qualcosa di diverso... ma dalle deduzioni alla certezza la strada è lunga. Lasciami il tempo di assimilare.- concluse, aprendo la porta in un chiaro invito. 
-Bene, l'ora delle mielosità è finita. Devo cominciare ad assimilare, ricordi?- 
La donna uscì dalla stanza sbuffando. -Sei sempre il solito!- Ma mentre si allontanava Trevor la vide soffocare un sorriso. 
Ora che tutto si era chiarito restava da fare una sola cosa. Assimilare. 
E non sarà facile. No, non lo sarà di certo. Pensò chiudendosi la porta della camera alle spalle. 


Nota dell'autice 
Ciaoooooa tuttiiii :D  
Dopo quasi una settimana sono riuscita ad aggiornare XD 
Allora, cosa dire su questo capitolo.... mi sembrava opportuno dare spazio anke a Trevor e Paige... visto c'è sempre Allison al centro di tutto ho pensato: -Perchè non vediamo cosa ne pensa Trevor? Il capitolo potrebbe essere un pò noioso... rischiamo?- E se avete letto, sapete qual'è stata la mia scelta :D
Bene, concludo quasi subito le cose da dire, lasciandovi con un bel Recensiteeeeee  vi prego :D
Ciao a tutti, 
Ila99

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Capitolo 19
*** Gatta assassina ***


Allison sospirò. Quel sabato si stava dimostrando più noioso del previsto. Era già a metà mattinata, ma non aveva combinato nulla. Ma a minuti arriverà Trevor, e sono sicura che la situazione si scalderà, si consolò.

Solo il giorno prima era avvenuta la "grande rivelazione" ma nulla sembrava essere cambiato. A parte il fatto di sapere di essere una ninfa.

Alla ragazza rimanevano molte domande, ma a quanto pare non spettava a Paige e George risponderle...soprattutto, si chiedeva Allison, com'è possibile che io sia una ninfa se i miei genitori non lo sono? E come farò a parlare con questo Quy' ohz se vive in un'altra dimensione?

Sospirò, sentendo il rumore del campanello. Sarà Trevor... E si apprestò e scendere, i passi che rimbombavano per la casa deserta.

Il ragazzo l'aveva chiamata il giorno prima verso l'ora di cena, pregandola (con voce talmente seducente che non avrebbe potuto rifiutare) di spiegargli ciò che i genitori avevano raccontato dopo la sua scenata.

Quando aprì la porta, Allison si trovò davanti un Trevor baldanzoso -Allora, da dove cominciamo?-

La ragazza fece un sorrisetto- Che ne dici di salire prima?- E come il ragazzo aveva pensato la sera prima, Non sarà facile.


 

* * *

-Questo è tutto- E dopo un ora e mezza... c'e l'ho fatta! Esultò mentalmente Allison osservando Trevor stravaccato sulla poltrona accanto al letto con gli occhi chiusi.

-Mi stavi ascoltando?-

Il ragazzo socchiuse gli occhi fissando alternativamente la ragazza... e la gatta, accovacciata dalla parte opposta della stanza che lo fissava vigile, con due schegge color ghiaccio che appena si intravedevano. -Mi sta fissando. Sono sicuro che mi salterà addosso da un momento all'altro!-

Appena entrato, Trevor aveva subito dimostrato di non andare d'accordo con i gatti, Arwin in particolare.

Allison cercò di soffocare le risate con uno sbuffo mal riuscito

-Spero per te che tu abbia ascoltato, sul serio Trevor. O non sarà il gatto a saltarti addosso.-

Il ragazzo fece schioccare la lingua, annoiato -Si, si, ho capito!- Poi sorrise malizioso.

-Per quanto riguarda il saltarmi addosso...-

Lei lo bloccò con un imperioso cenno della mano. -Non ora Sthrauss. Il tempo per il sesso lo troveremo dopo. - Disse scimmiottando le parole che lui stesso aveva detto settimane prima.

-Non ho mai parlato di sesso signorina Kelliess, ma se è quello che desidera...- I suoi occhi scivolarono sul corpo della ragazza, seduta sul letto e gambe incrociate. -E in ogni caso devo provvedere alla gatta assassina ora.- Aggiunse fissando la gatta, che baldanzosa saltò sul letto e si accoccolò tra le gambe della padrona.

Con un' aria stranamente soddisfatta. Trevor fece una smorfia in direzione dell'animale. -Gne gne gne. Non rimarrai lì per molto- L'apostrofò.

Allison, troppo impegnata ad accarezzarla, sentì solo le ultime parole. -Cos'è, ora parli anche con gli animali? Mi sono persa qualcosa Shtrauss?- lo prese in giro.

Lui sorrise ironico. -Semmai sono io ad essermi perso qualcosa. Da quando in qua mi permetti di venire a casa tua con tanta leggerezza?-

-Smettila! Se non fosse stato per la storia della ninfa, ti avrei fatto restare sullo zerbino, puoi starne certo. - Poi sospirò.

-Che ne pensi? Di tutte queste novità. Ninfe, mondi paralleli...ci manca solo che riesca a parlare con Arwin. - Si rivolse alla gatta -Ehy! Non è che mi capisci vero?- e le parve di scorgere un minuscolo movimento di diniego.

-Trevor! Ha scosso il muso! Hai visto!?!-

Il ragazzo si alzò dalla poltrona, avvicinandosi a lei e mettendole una mano sulla spalla. -Tranquilla Allison. É solo stanchezza, passerà. -

-Ho come l'impressione che tu mi stia prendendo in giro. Mi stai prendendo in giro?- Indagò subito la ragazza socchiudendo gli occhi e fissandolo indagatrice.

In quel momento sembrò molto simile alla gatta, pronta a sfoderare artigli e denti .

Trevor si mise una mano sul cuore -Assolutamente no! -Poi vedendo l'espressione seccata di lei capitolò. -Okay, forse un pochino. Ma cosa vuoi che ti dica, che parli con un gatto? Non sarebbe neanche così stavagante. E riguardo a quello che hai detto prima... se affermassi che non credo ad una parola mentirei, ma se dicessi che mi fido ciecamente di quello che dice mia madre... mentirei lo stesso. - Fece un sorrisino.

-Diciamo che sono in attesa di qualcosa che faccia pendere l'ago della bilancia. - concluse.

Allison alzò un sopracciglio. -Non ti basta la storia di Steph? Insomma, mi hai detto di aver visto le ali no? É una prova sufficiente. E i segni sulla schiena. Altra coincidenza.-

Lui alzò le spalle -Che ne sai, magari i miei genitori si sono ubriacati e mi hanno fatto fare quei tatuaggi. E per quanto riguarda Steph, lo hai detto anche tu: solo io ho visto le ali, non tu, non mia madre(che da quello che mi hai raccontato aveva assunto una specie di droga). E a casa sembravano essere sparite. -si guardò intorno.

-Che si fa ora?-


 

* * *

I ragazzi erano in cucina, seduti al bancone accanto al piano cottura.

Dopo la brillante uscita di Trevor, -Cosa facciamo ora?- e la risposta di Allison. -Parliamo- Erano riusciti a condurre una conversazione civile, senza frecciatine né allusioni piccanti.

Per una volta, si erano aperti l'un l'altro parlando sinceramente ed esprimendo le proprie opinioni sulla rivelazione che volenti o nolenti, aveva sconvolto le loro vite.

Così, Allison aveva scoperto che il ragazzo da bambino credeva di essere come i pugili tatuati che si vedono in tv, e viceversa lui, che lei avrebbe voluto fare la ballerina ma sua madre glielo aveva impedito sostenendo che i tutù fossero troppo scollati e tutti avrebbero visto i segni.

Il rumore del forno a microonde riempiva la cucina, infondendo un invitante odore di pollo.

Trevor ruppe il silenzio -E così volevi fare la ballerina, eh?-

-Mmh-mmh- Allison mugugnò qualcosa senza degnarlo di un occhiata, mentre apparecchiava alla bell'e meglio Doveva per forza restare anche a pranzo?

-Cosa?- Il ragazzo sogghignò.

-Non sono affari tuoi. -

-Okay, allora spiegami questo. - un sorriso furbo si aprì sul suo viso. -Che cosa ti ha detto mio padre prima che te ne andassi?-

Allison arrossì cercando di rimanere indifferente -Neanche questi sono affari tuoi... e oltretutto avresti dovuto essere in camera tua, che ne sai di quello che succedeva di sotto!-

Lui sogghignò ancora -A cosa servono le telecamere di sorveglianza se nessuno sorveglia?- Era seduto sugli sgabelli girevoli, appoggiato con tutto il busto sul piano e seguiva i movimenti della ragazza attraverso la cucina, scoprendosi attratto anche dalle sue più piccole sfumature. Ruppe nuovamente il silenzio.

-Tu cos'è che non ti spieghi, Allison? Qual'è la domanda che ti assilla?

-Ci sono tante cose che non mi spiego, Trevor. E le domande... beh, ho ripensato spesso alle parole di Steph quando... quando si è svegliato. -

Lui sbatté le palpebre -Quali parole?-

E ti pareva... -Quello che ha detto mentre ci baciavamo. "Voi non potete!" e poi "la custode e il guardiano non possono..." - Allison arrossì.

Trevor ammiccò – Bè, non so di cosa si stesse preoccupando. Cos'ha di male un bacio?-

La ragazza esitò, ricordando le prorompenti sensazioni che aveva provato, stretta in quelle braccia calde e vogliose...

Ha di male che fosse stato per me, Steph o non Steph, avrei fatto sesso lì sul pavimento! -Ha di male che se fosse stato per me...- Si bloccò di colpo, accorgendosi di quello che stava per dire -Ma non è questo il punto! Quelle parole, sembrava che per qualche tacito codice Custode e Guardiano non potessero... avere rapporti fisici, ecco. -

Il ragazzo sorrise di sottecchi Fosse stato per te cosa? Non sai se fosse stato per me...Trevor! Basta fare pensieri sconci!Si rimproverò mentalmente.

-Forse hai ragione... forse nel suo mondo c'è qualche strana regola che impone queste cose... ma ora siamo qui. Io dico, continuiamo come abbiamo sempre fatto, non facciamoci sconvolgere la vita e la coscienza da quello che hanno detto Steph e i miei, okay?- si tese verso di lei, trovandosi faccia a faccia.

-Sai, è proprio quello che mi ha detto tuo padre... siete più simili di quanto possa sembrare...- Notò Allison.

Il ragazzo abbozzò un sorriso. -Si, ma lui per quanto simile a me non poterebbe fare questo...- sussurrò, protendendosi verso le labbra della ragazza.

Lei ebbe solo il tempo di capacitarsi della lieve pressione della sua bocca sulla propria, quando senti acre puzza di bruciato.

-Trevor... il pollo...- Mugugnò imbarazzata, sentendo le sue labbra tendersi in un sorriso sulle proprie.





Nota dell'autrice 
Ciao a todossss ;-D
Allora, andiamo subito al punto : in questo capitolo la storia non va sostanzialmente avanti... perchè penso sia giusto ocncedere delle pause ai personaggi, lasciarli "assimilare" come dice trevor :-D, non credete anche voi? 
Inoltre, questa storia ha oltre alla trama Fantasy, anche una " Trama romantica" e sto cercando di portarle entrambe avanti più o meno di pari passo.
Mi sono accorta, leggendo altre storie, che di solito al capitolo 18 si è già nel pieno degli eventi mentre io ... sono praticamente all'inizio D-: Sarà che faccio i capitoli piuttosto corti, o che non faccio salti temporali consistenti, secondo voi dovrei darni una mossa (rispetto a come sto procedendo)?... okkay, sto parlando a vanvera XD
By the Way, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi imploro in ginocchio di lasciarmi una piccola recensione 


Mini scenetta XD
Allison -Ti  prego ti prego ti prego ti prego!- 
La guardo interrogativa -Ti prego cosa?-
-Dimmi che ci metteremo insieme!- 
Rido -si, può darsi-  dico facendo finta di pensarci su. 
Lei assume un aria sognante -E vissero tutti felici e contenti- sospira felice . 
La mia espressione si traforma in un ghigno e lei spalanca gli occhi spaventata -Non vivranno tutti felici e contenti?- 
Non rispondo, certa che abbia già capito, ma dentro di me sussuro malvagia Ci vorrà molto per la felicità, puoi starne certa 

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Capitolo 20
*** Imbarazzo... rivelazioni... decisioni... ***


-Da quanto hai detto che state inseme? - Vicky era seduta sul bordo del suo banco, in attesa che il professore arrivasse.

Allison sorrise civettuola , come sempre a scuola. -Da tre giorni... sabato per essere precisi, ma... sai com'è, una volta avutolo, non lascerò Trevo molto facilmente! Soprattutto considerando tutte le arpie che ci sono in questa scuola!- sorrise Te compresa mia cara.

La ragazza si chinò verso di lei con aria cospiratrice -E avete già...-

Allison scosse la testa, guardandosi intorno circospetta e avvicinandosi ancora di più a lei -Ma credo che non ci vorrà tanto, Trevor è un ragazzo molto attivo... non so se mi spiego- Sogghignò complice

Poi, tra sè e sè Ti prego, ti prego, fa che il prof arrivi presto...o quant'è vero che sono io la stendo...

Fortunamente le sue preghiere parvero essere esaudite, e Vicky fu costretta a raggiungere il suo posto, non senza una smorfia di disappunto.

L'ora di lezione proseguì senza intoppi, e Allison potè pensare tranquillamente ai fatti propri cullata dalle interessanti spiegazioni di chimica.

Quel lunedì si stava prospettando alquanto movimentato. Nonostante fosse solo la terza ora, la notizia che lei, la reginetta della scuola si era fidanzata, si era estesa a macchia d'olio in ogni recondito angolo della scuola.

Era successo tutto così in fretta, come nei teen-drama: All'inizio non lo sopportava, e il primo bacio era stato così imbarazzante... ma al contempo così romantico, anche se per lui non era significato nulla... o così diceva. Poi la rabbia per aver rovinato il momento con le sue parole noncuranti... e Steph.

Allison ringraziò mentalmente il ragazzo per la sua apparizione improvvisa. Nonostante fosse stato un intervento alquanto movimentato, vista la reazione di Trevor nello scoprire di essere una ninfa, era stato solo grazie a lui che si erano ritrovati a casa sua... in cucina, pensò soffocando un risolino.

-Trevor... il pollo...-le sue parole soffocate dalle labbra di lui, erano sembrate quasi un gemito,facendola arrossire. Il ragazzo si era spostato, senza capire, facendo un salto indietro quando si era accorto dell nuvola nera che usciva dal forno a microonde. -Oddio! Allison spegni quell'aggeggio o la casa va a fuoco!- aveva esclamato.

Lei era scoppiata a ridere -Tranquillo! Guarda...- e così dicendo sie era girata azzerando tutte le manopole.

Trevor si era piegato mettendosi le mani sulle ginocchia, e Allison lo aveva guardato improvvisamente preoccupata -Cosa c'è?-

-Credevo... credevo che sarei morto e che nessuno avrebbe più potuto godere della ma bellezza- aveva sussurrato girandosi verso di lei, e lasciando libera la risata che aveva soffocato mentre parlava. Allison gli aveva tirato un pugno sulla spalla.

-E chi altro dovrebbe godere della tua bellezza, dimmi?- lo aveva preso in giro mentre apriva la grande porta finestra affacciata sul giardino, per far diradare il fumo.

Lui si era sollevato, e le si era avvicinato, cingendole i fianchi da dietro. -Mmh... Hai ragione, dovrei provare a essere un fidanzato fedele- le aveva sussurrato sul collo.

Allison sorrise ricordando le sue parole. Era stata come una tacita richiesta, e non erano servite parole. É successo solo tre giorni fa Pensò meravigliata da come le sembrasse passato molto più tempo.

-Signorina Kelliess... farebbe piacere anche a noi sapere cosa la fa tanto divertire. - Il prof la fissò arcigno, facendola sospirare.


 

* * *


 

-E quindi...- Allison provò ad attaccare discorso, ma le sue parole caddero nel vuoto. Trevor sembrava sovrappensiero.

Un altro giorno era passato, e l'estate si avvicinava sempre di più. Purtroppo però, la settimana di punizione da scontare per essere stati trovati in “atteggiamenti compromettenti” era appena cominciata e si prospettava un pomeriggio abbastanza imbarazzante, dato che proprio quel giorno c'era l'incontro con lo psicologo. L'imbarazzo era già palpabile, dato il rimbombo dei loro passi nel corridoio deserto. Solo un vociare confuso proveniva attutito dalle aule dove c'erano attività pomeridiane.

Si ritrovarono improvvisamente davanti la saletta dello psicologo. La porta si aprì senza che dovessero fare un passo, e ai loro occhi apparve un panciuto signore sulla sessantina, con grandi baffi bianchi che li invitò ad accomodarsi con grandi gesti.

-Certo Geppetto- Sussurrò ironico Trevor mentre entrarono, e Allison soffocò una risata.

La stanza era piccola, ma molto accogliente. Di fronte a un piccolo divanetto rosso troneggiava una poltrona, posizionata al centro della stanza, e che dava l'aria di essere molto comoda. “Geppetto” li fece accomodare sul divano, sedendosi a sua volta.

-Benvenuti ragazzi... allora, so che questa visita non è stata prenotata di vostra spontanea volontà, perciò cercherò di renderla il più leggera possibile. Per cominciare, potrete chiamarmi dottore, o professore, a voi la scelta. - Fece una pausa, forse aspettando che i due dicessero qualcosa, ma visto che non parlavano riprese.

-Il preside mi ha informato che il mio compito, oggi, sarà quello di spiegarvi l'uso dei ...-

Trevor lo interruppe – L'uso dei contraccettivi, si lo sappiamo.- lo anticipò sbuffando

Il professore lo guardò storto- Signor Shtrauss, non credo che dato i suoi precedenti sappia veramente qualcosa a proposito dell'argomento- osservò.

Il ragazzo spostò lo sguardo, Imbarazzato forse Pensò Allison -Non credo che questo incontro verta sui motivi della mia espulsione- Allison represse un verso sbigottito.

Il professore sollevò un sopracciglio -Si dimentica che sono uno psicologo... per capire determinati comportamenti indago sul passato delle persone. - poi rivolse lo sguardo ad Allison, che continuava a fissarli senza capire.

Anche quando il preside era arrivato, nell'aula di musica, aveva fatto strane allusioni, e le parole non dette aleggiavano nella stanza su una frequenza che solo lui e Trevor potevano ascoltare.

-Ma ha ragione, non credo sia il caso parlarne... dato che deduco dalla sua espressione la signorina Shtrauss non sappia niente- continuò il professore, interrompendo i pensieri della ragazza.

Il ragazzo lo fissò socchiudendo gli occhi, con aria strafottente -Certo che non ne sa nulla... non vado a raccontare in giro i miei trascorsi sessuali!-

-I... i tuoi trascorsi sessuali? Puah!- Allison fece un espressione disgustata -Non capisco cosa c'entri ma non voglio saperne niente... perciò...-

Il professore annuì accondiscendente – Oltretutto, te ne parlerà Trevor se vorrà. Credo sia il caso di cominciare a discutere ciò per cui siete venuti. Cominciamo con l'atto sessuale-

I due si guardarono sgranando gli occhi e anche Trevor, nonostante la gran faccia tosta abituale arrossì come se fossi un ragazzino alle prime armi Si disse.


 

* * *


 

Il tonfo della porta richiusa alle loro spalle fece tirare a entrambi un sospiro di sollievo. Era stato molto più imbarazzante di quanto avessero immaginato, ed Allison sperò di aver solo immaginato il lampo di soddisfazione e il sorrisetto che il dottore aveva fatto mentre mostrava loro immagini dettagliate dell'atto sessuale.

La ragazza fissò di sottecchi Trevor, scoprendosi osservata a sua volta -Hem... è... è stato più imbarazzante di quanto immaginassi- farfugliò arrossendo nuovamente, mentre le immagini del dottore che mostrava loro un preservativo le riaffioravano alla mente.

Il ragazzo si infilò le mani in tasca -Beh... mi sento un po' in colpa. In fondo sono stato io a metterci in questa situazione. - disse continuando a camminare a testa china.

Allison inchiodò tirandolo per un braccio fino a farlo fermare nel corridoio.

-Tu?-

-Si... se non avessi insistito per vedere i tatuaggi... il preside ci avrebbe messo in una normale punizione – Trevor la fissava arrossendo ad ogni parola Le scuse non sono il mio forte, no.

-Ma cosa stai dicendo?!? Di certo io non ti ho facilitato le cose... non eri l'unico a... beh...- le sue parole si persero in un sussurro imbarazzato. Poi risollevò lo sguardo -Comunque...per cambiare discorso... che cos'era quella storia dei trascorsi sessuali? -

Il ragazzo riprese a camminare afferrandola a sua volta per un braccio e tirandola dietro di sé. -Se non vuoi dirmelo non sei...-

-Ho messo incinta una ragazza- Trevor buttò fuori le parole tutto d'un fiato.

-Che... che cosa hai fatto?- la ragazza sembrava stordita, mentre lui continuava a trascinarla.

-Te l'ho detto: ho messo incinta una ragazza. Quando ero in Scozia.-

-Saoirse?- quello di Allison fu poco più di un sussurro, il ricordo del nome che il preside aveva pronunciato nell'aula di musica.

Trevor annuì a disagio.

-Ma non capisco cosa c'entri con l'espulsione...- riprese lei.

Lui sembrò ritrovare parte della sua baldanza con uno sbuffo sommesso, quasi scocciato. -È successo mentre eravamo a scuola e hanno trovato le riprese di noi che.. . -

Allison lo bloccò prontamente. - O-okay... ho capito. - prese un grosso respiro – Perciò ti hanno buttato fuori. Sai, mi senti in colpa per avertelo chiesto- fece una smorfia -non credevo fosse una cosa così...così...-

-Così importante?- la anticipò lui ghignando – Ora considerati in debito. É il tuo turno raccontarmi qualcosa che vorresti tenere nascosto.- le strizzò l'occhio.

Sembrava aver preso tutto alla leggera, anche se all'inizio non sembrava così disposto a parlare.

-Da piccola mi hanno quasi violentato- La ragazza parlò di getto, quasi senza pensare, e quelle poche parole fecero cambiare radicalmente l'espressione di lui.

-Io scherzavo! Sul … sul serio ?- balbettò, completamente preso alla sprovvista dalla rivelazione.

Lei spinse le ante della porta principale della scuola, uscendo dall'edificio, seguita da Trevor. Fissò l'aria davanti a sè per qualche istante, prendendo un respiro profondo e si sedette sui gradini senza guardarlo. -Avevo sei anni. Ero al centro commerciale con mia madre... si, lo so che sembra l'ambientazione di un film. - prese un altro respiro.

-Mamma si distrasse, pochi secondi per guardare una vetrina e io ero sparita. Mi trovarono grazie alle urla, in un bagno pubblico, seminuda. Probabilmte l'uomo era scappato sentendo avvicinarsi della gente.-

Il ragazzo le si sedette accanto, con le mani in tasca.

-Non... non ricordo nulla, se non un volto confuso con accesi occhi verdi... e capelli neri come la pece. Quando ti ho visto per la prima volta mi è preso un colpo. Eri così simile al volto dei miei incubi... -

Le ritornarono alla mente i pensieri di quel giorno...

La bocca dischiusa in un sorriso di superiorità, e gli zigomi alti richiamarono ricordi che Allison avrebbe voluto rimanessero sepolti.

Ricordi che ora non causeranno problemi Pensò risoluta fissando lo sguardo in quello del ragazzo misterioso.

 

Trevor le mise una mano attorno alla vita, facendola trasalire. -Non pensarci, okay?-

Le prese una mano facendola mettere in piedi, e la strinse da dietro, passando la bocca sul suo collo scoperto. Allison si staccò dalle sue labbra invadenti... ma così calde … -Che stai facendo?-

-Ti sto distraendo... non funziona?- il ragazzo enfatizzò le parole riavvicinandosi e posando piccoli baci infuocati sulla pelle candida, facendo aderire il proprio petto alla schiena di lei.

-Trevor... l'unica cosa che mi distrae...- Gli lanciò un occhiata significativa girandosi, mettendosi in punta di piedi e arrivando con le labbra al suo orecchio -...é il tuo amichetto sull'attenti- bisbigliò ridacchiando, e facendogli scorrere un dito sui pettorali coperti dalla maglia, fino ad arrivare al bordo dei Jeans.

Lui si fermò di botto – Ti assicuro che è la prima volta che mi succede- si giustificò imbarazzato.

Poi le lanciò uno sguardo malizioso -Beh, almeno hai la conferma di piacermi no? E poi ti ricordo che in una coppia l'attrazione fisica è fondamentale. -

Ridacchiò anche lui, ripetendo le parole del professore.

Allison gli allacciò le braccia al collo, aderendo al suo corpo. -mmh...- Trevor le pizzicò il fianco – questo... non... non è leale...- le soffiò sul collo, con la voce roca. Lei si staccò sorridendo – solo perchè siamo in un luogo pubblico – ghignò. - E comunque... riguardo alla questione dell'attività fisica in una coppia... ti ricordo che noi non siamo una coppia normale-

Lui socchiuse gli occhi – Vuoi dirmi che secondo te le ninfe non fanno sesso?- Allison arrossì imbarazzata Ma che mi prende? Abbiamo appena partecipato ad una lezione di educazione sessuale insieme diamine! -Hem... sì, era più o meno quello che intendevo...-

-Sei davvero arrossita Allison? Per una cosuccia del genere? Mentre il professore parlava di preservativi e pillole anticoncezionali eri impassibile... mi hai fatto sentire un ragazzino alle prime armi!- disse scoppiando quasi a ridere nel vederla rossa come un peperone. -E poi prima... se non sei arrossita prima per il mio “amichetto sull'attenti” perchè dovresti farlo adesso?- sghignazzò.

Allison gli mollò uno scappellotto -E smettila!-

Trevor le passò un braccio in vita, senza rispondere, poi dopo qualche istante di girò a guardarla -Andiamo?- la ragazza lo fissò stranita.

-Andiamo dove?-

Lui sorrise sornione – A vedere se le ninfe fanno sesso!-

-Ma...- arrossì di nuovo, sperando di aver capito male. Trevor continuò a sorridere -Non ti preoccupare, non voglio fare nulla. Pensavo solo che forse era giunto il momento di andare dai miei e farci spiegare bene questa cosa delle ninfe...-

Allison gli mise una mano sul braccio -Sei sicuro? Non avevi bisogno di tempo per “assimilare”?-

Lui la guidò alla macchina, aprendo la portiera. -Basta assimilare. Sono pronto. Sul serio- aggiunse rispondendo alla sua occhiata scettica. Poi sorrise.



Nota dell'autrice 
Scusate scusate scusate scusate !!! Non ho scusanti (scusate il gioco di parole) per averci messo così tanto per pubblicare questo cap. D-: Però l'ho fatto piuttosto lungo stavolta... per farmi perdonare ;-D
Il fatto è che ogni volta che pensavo alla storia, e al dover finire di scrivere il capitolo, mi dicevo "devo finire", e non "voglio finirlo"... insomma, avevo cominciato a prenderlo come un dovere, e non più come il piacere di scrivere (motivo per cui peraltro ho cominciato la storia) Perciò... scusatemi ancora vi prego. 
Il questo cap ci sono graaandi rivelazioni... (sto cercando di far coincidere tutti i particolari dei primi capitoli - ancora un pò confusi- con l'avanzare della storia)... in ogni caso spero non sia troppo inverosimile il fatto di Allison... Ora i ringraziamenti a Hola1994 & Eruka_98 per avermi fatto sempre sapere cosa ne pensano di ciò che scrivo... grazie mille! 
Ookayy... spero che vi sia piaciuto... e che mi farete sapere che ne pensate! 
Ciaooo
Ila99

Ps: Il fatto (dello scorso capitol o) che Trevor odi i gatti, è un omaggio alla saga di Shadowhunters, saga nella quale il protagonista ha paura delle anatre ;-D hihihi


 


 

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Capitolo 21
*** Tutti i nodi vengono al pettine... o quasi ***


-Arrivati!- Trevor inchiodò nell'ampio parcheggio della villa, facendo tirare un urlo ad Allison, seduta accanto a lui e più pallida di quanto non fosse abitualmente.

-La prossima volta vengo con la mia macchina!- sussurrò lei tenendosi una mano sul petto e cercando di respirare lentamente. Lui si girò interrogativo -Sul serio è stato così traumatizzante?-

I due erano passati prima da casa di Trevor, così che lei potesse lasciare la decappottabile, e andare in macchina con il ragazzo.

-Ma che senso ha?- Aveva chiesto lei. Trevor aveva sorriso- Così ho una scusa per riportarti a casa-

-Traumatizzante? Hai superato tutti i limiti di velocità di circa tre volte! - Allison aprì la portiera uscendo e sedendosi sul cofano. Trevor chiuse la vettura e si avvicinò a lei, posandole le mani intorno alla vita

-Okay... non lo faccio più, te lo prometto. Mi perdoni?- Le domandò, fissandola con gli occhi dolci. -Lei gli mise le braccia al collo, tirandolo verso di se e affondando il viso sulla sua spalla.

-Ci devo pensare...- sussurrò contro la stoffa della maglietta. -Però devo ammettere che non è stato poi tanto male...- e sorrise conscia che lui non potesse vederla.

-Mmh...- Il ragazzo cominciò a baciarle il collo, come aveva fatto pochi minuti prima difronte a scuola. -Sei insaziabile eh?- disse Allison con un risolino, sporgendosi verso di lui, e lasciandolo libero di sfiorarle la clavicola con le labbra calde.

Non le importava che fossero davanti alla porta di casa, e che Paige o George avrebbero potuto vederli. Erano andati lì per approfondire l'argomento “ninfa” e invece si erano ritrovati uno appiccicato all'altra, neanche fossero stati due calamite.

Anche il ragazzo probabilmente pensò la stessa cosa, ma dopo essersi fermato , e aver incrociato lo sguardo caldo di Allison, ricominciò la sua opera di seduzione, stavolta sulla sua bocca.

La ragazza, ancora seduta sul cofano, allargò le ginocchia fasciate dai jeans chiari, permettendo a lui di avvicinarsi ancora di più, e di farla sdraiare sul metallo freddo. La sua bocca si modellava contro quella di lui, assaporando la dolcezza delle sue labbra.

Lei porto le mani nei suoi capelli, tirandoglieli delicatamente. Il corpo di Trevor la premeva contro il cofano, e non le importava quanto la carrozzeria fosse sporca, o quanto inconveniente fosse la situazione, l'unica cosa che avvertiva era il calore di quel corpo voglioso sopra il proprio.

-Trevor!-

Una voce li fece sobbalzare entrambi. Il ragazzo non si staccò da Allison, ma girò la testa verso l'uscio di casa, da dove Paige li guardava impacciata. -Ciao mamma. -

Allison arrossì, cercando di sgusciare via da sotto il suo corpo, ma lui ignorò i suoi tentativi, bloccandole i polsi contro la carrozzeria e sollevando il petto. Lei mugolò imbarazzata quando le sue labbra si posarono sulle proprie per un istante per zittirla, prima che il ragazzo rivolgesse nuovamente le attenzioni alla donna. -Cosa c'è?

-Non volevo disturbarvi- ridacchiò – ma pensavo fosse opportuno ricordarvi di usare precauzioni.... e magari chiedervi di andare in camera da letto- le ultime parole furono seguite dallo sghignazzare della donna, nel vedere la faccia di Allison assumere la tonalità di un peperone maturo, mentre cercava di allentare la stretta ferrea del ragazzo.

Anche Trevor rise, sentendo la pelle di lei diventare bollente.

-Grazie mamma. In ogni caso eravamo venuti per parlare con te e papà a proposito delle ninfe...- lanciò un occhiata buffa ad Allison, a metà tra il divertimento e il desiderio.

La donna annuì – Allora vi aspettiamo- e rientrò in casa continuando a ridacchiare.

Appena la porta si richiuse Allison cominciò a dimenarsi sotto il corpo del ragazzo, nuovamente su di lei. Lui le liberò i polsi senza però spostarsi.

-Hai bisogno di qualcosa?- la sbeffeggiò sorridendo.

Lei spalancò gli occhi -Spostati! Sto morendo di caldo!- Trevor rimase immobile, mentre lei continuava a dimenarsi.

-Allison... smettila di fare così..- sussurrò con voce roca . La ragazza si bloccò, sorridendo maliziosa. Ah... ti da fastidio? -Smettere di fare cosa? - domandò innocente, strofinando il proprio bacino contro quello del ragazzo, più lentamente. Lui soffocò un gemito, appoggiando le labbra al suo orecchio. - Mio padre ci sta guardando-

Allison girò immediatamente la testa a destra e a sinistra, senza vedere nessuno.

-Alla finestra- Le parole di Trevor fecero fermare i lenti movimenti del bacino, non appena vide George dietro la tenda, che sorrideva. Okay... una volta con Paige mi è bastata. -Hai vinto- sbuffò, mentre il ragazzo si sollevava Finalmente! Dal suo corpo, lasciandola libera di alzarsi dal cofano.

-Credo che la mia schiena sia diventata a forma di cofano- borbottò stiracchiandosi e passandosi una mano tra i capelli scombinati. -Che stai facendo?-

Trevor continuò ad armeggiare con la felpa, legandosela in vita, poi la guardò con un sorrisetto -Sto cercando di nascondere gli effetti della tua bravata... quel sensuale movimento del bacino, hai presente?-

Lei spalancò gli occhi – Oh. - poi schioccò le labbra, ridacchiando.

Trevor la trascinò verso la porta, mentre lei continuava a sghignazzare, sfruttando ogni buona occasione per appiccicarsi a lui e continuare la “bravata”.

Sembra una bambina dispettosa Pensò, sorridendo tra sé e sé, poi prese un respiro profondo.

Mi sento davvero pronto per riprendere l'argomento? Si chiese, riacquistando in un attimo lucidità.

Anche Allison si accorse della sua titubanza, ed improvvisamente seria gli accarezzò una guancia, con un sorriso quasi stanco. I suoi occhi brillarono quando lo guardò.

-Ricordati che non sei l'unico immischiato in questa storia.- Poi gli diede un bacio veloce, prima di bussare . Aprì George, che li salutò con un sorriso, senza accennare alla scena “della finestra”.

Paige arrivò un istante dopo, sorridendo anche lei. -Mamma, io vado un momento in bagno.- Annunciò Trevor. George annuì al posto della moglie. -Fà presto però. So che siete venuti per parlare, e ci sono molte cose da dire. -poi si girò verso Paige.

Trevor sorrise ad Allison, mentre i genitori non guardavano, indicandole la felpa... e mimando con gesti poco opportuni quello che avrebbe fatto in bagno, facendole poi l'occhiolino. Lei fece una smorfia disgustata.

-Cosa c'è cara?- Paige si girò in quel momento, notando la sua espressione e la guardò interrogativa. -Nulla... mi sembrava di aver visto un ragno, ma credo di essermi sbagliata- rispose con un alzata di spalle Allison.

Paige si sedette sul divano, battendo il posto accanto a sé per farla avvicinare.

La ragazza si accomodò accanto a lei, fissando il camino in antracite con aria assente.

-Lei e Trevor avete un bel rapporto. - disse improvvisamente.

-Suvvia, ti ho sempre detti di darmi del tu! E per quel che riguarda me e Trevor... beh, diciamo che il nostro non si può definire proprio un bel rapporto... più un rapporto tormentato. -

La ragazza girò lo sguardo verso la donna. -Si, ma in ogni caso a vedervi insieme non si direbbe tu sia sua madre... più un amica intima... - si passò una mano tra i capelli arrossendo leggermente. - Anche prima, se mia madre mi avesse vista baciare un ragazzo sarei stata imbarazzata, mi sarei allontanata subito... Invece lui ti ha risposto tranquillamente nonostante la... -Esitò imbarazzata -...situazione. -

Paige sorrise comprensiva. -Ci sono momenti in cui neanche ci parliamo... e momenti come questo. Per un anno è stato inspiegabilmente distante, ed è da poco che ci siamo chiariti. Non ti nego che ci sono momenti in cui mi fa impazzire, ma... hai, ragione, il nostro probabilmente è un bel rapporto rispetto a quello di altri genitori con i figli. Noi non abbiamo tabù... e per quanto possa sembrare strano, o imbarazzante, per noi è normale parlare di questi argomenti.... e poi forse sarà che la nostra differenza d'età non è così tanta. -

Era bello parlare a tu per tu con un'adulto, essere trattata alla pari. Con sua madre, pur avendo recuperato un buon rapporto, mancava quella spontaneità, e Nichole molte volte faceva pesare il proprio ruolo di madre, più di quanto all'apparenza non facesse Paige.

-Quanti anni avevi quando è nato Trevor?- Chiese curiosa.

-Sedici- Fece un mezzo sorriso notando la faccia stupita della ragazza. - So che stai pensando, e ti assicuro che non sono una ragazza madre. É solo che di là, nel nostro mondo, le cose vanno diversamente. -

-Cosa va diversamente?- la voce di Trevor le fece sobbalzare. Paige gli indicò la poltrona, ma lui scosse la testa. -Io sto vicino alla mia ragazza-

La donna si alzò sbuffando.- Va bene, siediti al mio posto mentre vado a chiamare tuo padre. -

Allison si spostò un poco per fargli posto -Hai fatto quello che dovevi fare?-

Lui annuì sorridendo malizioso -Credimi, avrei voluto fossi tu a...- lasciò la frase in sospeso, mentre la saliva le andava di traverso e cominciava a tossire, arrossendo vistosamente.

-Spero solo che ti sia lavato le mani- sussurrò cessata la tosse, mentre Paige, accompagnata da George, si sedeva sulla poltrona schiarendosi la voce.

-Sei tutta rossa Allison, sicura di stare bene?- chiese preoccupata.

-é tutto a posto, non preoccuparti. - sorrise cercando di essere convincente, per poi lanciare a Trevor un occhiata di fuoco.

George si appoggiò alla poltrona della moglie, osservandoli in silenzio .

-Bene, dato che l'altra volta è stato mio marito a parlare, stavolta spiegherò io. - cominciò Paige, dopo aver ottenuto l'attenzione di tutti. -Trevor, - disse poi guardando il figlio -voglio sperare che tu ti sia fatto spiegare da Allison ciò che ho detto l'altra volta. -

Lui annuì. -É stato molto interessante- ridacchiò facendo l'occhiolino alla ragazza, che gli rifilò una gomitata poco leggera.

George lo guardò severo, mentre la moglie continuava. -Quello che vi diremo oggi sarà importante. Potrete chiederci tutto quello che volete, e noi vi risponderemo, avete capito?-

Trevor alzò subito la mano. - Ho una domanda-

-Dimmi pure-

-Dov'è finito Steph?-

Allison si sarebbe voluta prendere a calci da sola. Come ho fatto ha non notare la sua assenza? A dimenticarmi completamente di lui?

Semplice: te la stavi spassando alla grande con Trevor. La sua coscienza tornò improvvisamente, stridula e sprezzante come sempre.

Ti ricordo che non abbiamo fatto nulla di male... né di sconcio!

Ally, Ally, puoi prendere in giro tutti tranne me, e sai perchè? Perchè siam la stessa persona io e te!

Allison sbuffò sottovoce. Brava, ora che hai fatto la rima puoi stare zitta?

Il silenzio le fece capire che per una volta, strano a dirsi, era riuscita a zittire quella fastidiosa presenza.

La voce calma di George la distrasse, facendole rendere conto che erano passati solo pochi decimi di secondo dalla domanda di Trevor.

-Lo abbiamo rimandato di là-

Il ragazzo sbuffò come Allison poco prima, solo in modo decisamente più evidente -Questa è una delle cose che non capisco: tu e mamma dite sempre “di là” o “di quà” quando parlate del nostro mondo, ma sono sicuro che ha un nome.-

L'uomo alzò gli occhi al cielo -Si, un nome c'è. Si chiama Ascabryh. -

Trevor sollevo un sopracciglio -E che nome è?-

Paige lanciò un occhiata di ammonimento al figlio, notando poi Allison, che sembrava voler dire qualcosa. -Chiedi pure cara. Sono sicura che le tue domande non saranno insensate come quelle di mio figlio... voglio sperare che non ti abbia ancora contagiato. - rise

-Oh, sarà difficile che mi contagi. Mi vaccino periodicamente contro questo tipo di persone- Anche lei sorrise, scoprendo i denti candidi. -Questa me la paghi- Il sussurro di Trevor le arrivò mentre già aveva ricominciato a parlare. -Comunque hai ragione Paige, volevo fare una domanda: George, se posso dare del tu anche a lui, ha detto che Steph è stato rispedito ad ...Ascabryh, giusto?-

L'uomo annuì insieme alla donna. -Esatto-

-Quello che mi chiedo, è come abbiate fatto a rispedirlo lì. -La ragazza intrecciò le mani curate sul grembo, e lo smalto trasparente scintillò alla luce dell'abat-jour

Paige sorrise soddisfatta -Ecco, questa è una domanda interessante. Anzi, è il fulcro di tutto il discorso. - La donna guardò fuori dalla finestra. Si era fatto buio, e la luna si intravedeva attraverso il vetro ampio per tre quarti. Era candida, in contrasto con il cielo scuro.

-Luna calante. - La voce di George la fece sobbalzare. -Le fasi lunari sono quattro principali: luna crescente, luna piena, luna calante e luna nuova. -

Trevor lo interruppe sbuffando Di nuovo. -Lo sappiamo quali sono le fasi lunari. E sappiamo anche che non c'entra un tubo con il discorso. Sei pregato di dare una risposta concreta alla mia ragazza.-

Paige sospirò -Se tu avessi pazienza Trevor... i nodi devono venire al pettine uno alla volta, se arrivano tutti insieme si crea una matassa ancora più grande. -

-Ma...-

-Sta' zitto Trevor. Voglio sentire quello che dice tuo padre- Sbottò Allison tirandogli un pugno sulla spalla, e rivolgendo nuovamente l'attenzione a George, che riprese a parlare ignorando l'interruzione.

-Quando la luna entra in fase crescente, i pianeti, le stelle e la terra, cominciano ad allinearsi con gli altri mondi. É solo quando la luna diventa piena però, che ogni punto del nostro universo si trova a coincidere perfettamente con quello delle altre dimensioni. Solo allora diventa possibile aprire un varco tra i due mondi. -

George tacque, e nel salone calò il silenzio.

-Ed è così che avete rimandato Steph a casa. - dedusse infine Allison.

Paige annuì. -E così manderemo anche voi-


 

* * *


 

-Scusa, puoi ripetere?- Cioè ma stiamo scherzando? Mia madre si è per caso esaurita? Sul serio ha intenzione di spedirci in un altra dimensione? Ma che cosa si è fum...

-E dai Trevor, non dirmi che non lo avevi capito!- sbottò Allison, guardandolo esterrefatta. - Non ci voleva molto a capire che se sul serio avessero dovuto parlare con il Quy'ohz l'unico modo sarebbe stato andare nell'altro mondo.. hem, cioè, ad Ascabryh.

Lui la guardò con una smorfia. -A quanto pare sono il più lento di comprendonio. Scusa tanto-

Paige sospirò -Magari ti sembra assurdo, ma se Allison non è stupita, almeno cerca di fare la parte dell'uomo!- Alzò gli occhi al cielo – Io l'ho sempre detto che ai voi maschi la fica vi rimbecillisce!- esclamò poi con aria drammatica, facendo scoppiare a ridere Allison, e guadagnandosi un occhiata truce da George e un – Paige! Piano con le parole-

La donna prese un respiro profondo, facendo ricomporre anche Allison. - In ogni caso non preoccuparti- disse rivolta al figlio- la luna piena c'è stata solo tre giorni fa... perciò il passaggio avverrà alla prossima, tra circa un mese. -

Trevor si passò una mano tra i capelli – Ed io che temevo di dovermi catapultare oggi stesso.- borbottò ironico.

Passare da una dimensione all'altra... chissà com'è...e chissà com'è Ascabryh...

George alzò un indice, fissando sia Allison che il figlio con aria seria – Però, fino ad all'ora dovrete prepararvi bene al viaggio... e approfitteremo del fatto che la scuola finirà fra poco, per allenarvi al meglio. -

-Allenarci?- Anche se Allison immaginava di dover imparare ad usare le proprie capacità, non credeva sarebbe avvenuto così presto.

-Usare le ali, i vostri poteri... per Trevor vorrà dire sviluppare le normali capacità che una ninfa affina nel corso dell'infanzia, mentre per te sarà un po' più complesso.- Spiegò Paige. -Voi due siete legati, e quando uno sente dolore, lo sente anche l'altro, seppur in modo diverso-.

-Quando il vostro legame si è creato, la prima volta che vi siete incontrati, Allison è svenuta. Il dolore che tu hai provato- Disse rivolgendosi alla ragazza- è detto Xiah, che significa ricordo. É stato momento il cui il tuo corpo ha ricordato, indipendentemente dalla tua mente, Trevor. -

-Ma come è possibile che io abbia riconosciuto Trevor pur non avendolo mai visto?-

Sul volto di George comparve un mezzo sorriso. -Forse lo avevi già visto invece, non ci hai pensato? In ogni caso è una di quelle cose che sarà il Quy'ohz a spiegarvi.-

Trevor sbuffò.- Come anche il “non potete di Steph”?-

-Riguardo a quello- ridacchiò Paige- Se veramente vi amate, o vi piacete, vi consiglio di andare a letto insieme prima di trovarvi ad Ascabryh...- I due spalancarono gli occhi increduli, scambiandosi un occhiata imbarazzata.

-E perchè ?- Dissero all'unisono.

Paige fece finta di guardarsi intorno sospetta. - Beh, diciamo che teoricamente non è permesso che ci siano relazioni tra una custode ed un guardiano, venite considerati quasi come fratello e sorella! Ma non dite loro che ve l'ho detto.- si strinse nelle spalle, ignorando lo sguardo contrariato George.

Trevor si girò verso il padre per fargli una linguaccia, e poi di nuovo verso la donna

-Che ne dici se Allison resta a cena?-




Nota dell'autrice 
Ciao a tuuutti :-D 
Sono tornata con un nuovo ed emozionante capitolo! Che ne pensate? Ah, ma chi voglio prendere in giro... Anyway: in questo cap si chiariscono alcune cose abbastanza importanti, non pensate? voglio dire, la cosa della luna piena è una ficata, mi meraviglio di me stessa XD... So che sto pubblicando solo una volta a settimana, e mi immagino le vostre facce tristi (se se ) ma dovete ammettere che vi ricompenso con dei capitoletti belllllli luuuuunghi eh? 
Hem... che altro posso dire... ah, ecco: perdonatemi la volgarità nella battuta di Paige (avete capito quale), ma ho avuto questo piccolo colpo di genio e mi dispiaceva non metterla (hihihihi)
So... Nothing all. Spero che questo cap vi sia piaciuto, e che i baci di Allison e Trevor non sembrino ormai troppo frequenti e poco azzeccati (perdonatemi ma li adoro *-*)
A presto
Ninriel (esatto, ho cambiato Nickname)



 


 


 


 


 


 

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Capitolo 22
*** La Dea ***


Le due settimane successive passarono veloci, tra gli ultimi compiti in classe e le manifestazioni scolastiche di fine anno. Era sempre un fuggi fuggi, sia per Allison che per Trevor, che in una giornata non avevano neanche il tempo di incrociarsi tanta era l'attesa che precedeva l'inizio dell'estate. Poi finalmente la scuola era finita, e con essa tutti gli impegni irrimandabili.


 

Quel giorno Allison era stesa sul divano, facendo zapping tra i canali della Tv, e assaporando finalmente il primo giorno di meritata estate.

Nonostante sia Paige che George avessero insistito nel dire che era più che urgente prepararsi alla successiva luna piena in modo adeguato, il tempo non bastava mai, e in due settimane lei e Trevor aveva potuto dedicare solo poche ore alla “causa”, ore che su decisione dei genitori di lui, erano state adibite all' educazione teorica.

E così, nell'afa dei primi di giugno, due ragazzi si erano trovati a dover imparare a memoria le componenti di tutte le possibili miscele con azoto, veleno mortale per le ninfe.

Ora io mi chiedo: tutta questa urgenza, la luna piena qua, la luna piena là, e ci fanno studiare chimica? Ma per favore! Allison ripensò alla faccia di Trevor quando aveva trovato suo padre sulla soglia di casa con aria sorniona, pronto ad insegnargli tutte le sfumature della materia che lui detestava di più in assoluto.

In ogni caso qualcosa l'ho imparato... Una mera consolazione se pensava alla lentezza dello scorrere del tempo durante quelle lezioni.

-We are young, we are strong, we're not looking for were we belong. We're not cool, we are free, and we running with blood on our knees...- il telefono vibrò sulla pelle del divano, diffondendo le note di Kick ass, del cantante Mika.

La ragazza portò l'apparecchio all'orecchio, borbottando un poco convito -Pronto?- mentre si stropicciava gli occhi con l'altra mano, neanche si fosse appena svegliata.

-Allison ci sei? Sono Trevor!-

-Uh... Trevor, ciao...- Il ragazzo dall'altra parte fece un verso spazientito.

-Ti ho svegliato per caso?- Allison emise un risolino, stendendosi sul divano e attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno alle dita. -Può darsi...-

In realtà era sveglia delle sei, ma poteva trattarsi di un dettaglio trascurabile se si pensava che pur essendosi messa a guardare la Tv, si era appisolata più volte.

-Bene...allora tranquilla, torna a dormire...-

-Trevor...lo so che mi stai nascondendo qualcosa... perchè hai chiamato?-

Dall'altra parte della cornetta arrivò un sospiro affranto, che fece sorridere la ragazza.

-Nulla... volevo proporti una seduta di sesso mattutino ma dato che non ne hai voglia...- sospirò di nuovo.

Allison spalancò gli occhi, deliziata dall'inopportuna ma eccitante proposta del ragazzo. Il consiglio di Paige riguardo “l'attività fisica di coppia” purtroppo non era ancora stato messo in atto, ma nonostante l'attesa entrambi i ragazzi non aspettavano altro. Anche lei, che era sempre stata indecisa, era sicura di aver trovato il ragazzo giusto... ma a quanto pare il destino non voleva concederle questa possibilità, dato che in due settimane gli unici baci che avevano potuto darsi erano quelli in corridoio sotto gli occhi invidiosi di tutti.

-Allison... sei ancora lì o ti sei addormentata?-

La ragazza si alzò a sedere -Ti assicuro che ora sono sveglia... quando posso venire da te?- Come mai questo ragazzo trova sempre le parole giuste per farmi reagire?

Trevor sospirò, e stavolta non per scherzo – Veramente avevo chiamato per avvisarti che finalmente i miei si sono decisi a darci lezioni pratiche... sai, sulle ninfe.-sbuffò scocciato. - Ma se vuoi comunque venire stamattina... magari ci divertiamo un po' e poi...-

La porta di casa sì aprì, preceduta da un breve rumore di chiavi che giravano nella toppa. -Allison! Sono a casa!- e la voce di Nichole fece trasalire la ragazza, che liquidò in fretta Trevor.

-No... no posso... mi sono appena ricordata che oggi ho il pranzo con i miei, scusami. Ma ti prometto che oggi pomeriggio ci sarò. Alle cinque a casa tua, okay? Ciao. -

-S...- bip.bip.bip.bip.

Allison chiuse in fretta la comunicazione troncando la risposta di lui, giusto in tempo per vedere Nichole piena di buste che entrava nel salotto.

-Tesoro! Non credevo fossi già sveglia!-

Lei fece una smorfia in direzione della madre, intenta a sbottonarsi il Trench chiaro.

-Non ho dormito molto bene stanotte... degli strani rumori provenienti dalla camera tua e di papà mi hanno disturbato... ne sai nulla?- chiese mentre la seguiva in cucina.

-Sally! - un richiamo secco fece accorrere la domestica, che entrò in casa attraverso la porta finestra che dava sul giardino. I suoi capelli biondi sfuggivano dalla crocchia ordinata, e gli occhi azzurri erano vispi mentre rispondeva al richiamo -Eccomi signora.- si aggiustò il grembiulino sporco di terra, togliendo foglie e rametti rimasti impigliati.

-Buon dio Sally, come ti sei conciata? Vatti a cambiare e poi scendi qui a mettere in ordine la spesa. É stato un caso eccezionale che l'abbia fatta io, perciò non ti ci abituare. Intesi?-

-Certo signora.- La ragazza scomparve fulminea su per le scale, forse avvertendo il malumore di Nichole.

-Mamma. Non mi hai risposto.- Allison poggiò i palmi delle mani sul bancone della cucina, guardando la madre interrogativa.

La donna restò girata verso il frigo, aprendo lo sportello rovistando dentro. -Risposto a cosa?-

La ragazza sbuffò. - Al fatto dei rumori stanotte. Quelli che provenivano dalla camera tua e di papà. -

-Non c'è nulla da sapere.- replicò la donna secca, girandosi anche lei verso il bancone e poggiandovi sopra un vasetto di yogurt.

Allison alzò un sopracciglio. -Mamma...-

-No Allison. Quello che succede tra me e tuo padre non ti riguarda. E con questo la questione è chiusa. -

-Mi riguarda se ci vai a letto! Dopo tutto quello che ci ha fatto, dopo tutte le parole false che ci ha detto... tu ricadi nella sua trappola sempre allo stesso modo, come un ape al miele!- alzò la voce la ragazza, stringendo i pugni.

Sua madre era stata così male durante l'assenza di Brad, possibile che avesse dimenticato già tutto?

Nichole irrigidì la mascella ed il nero delle sue pupille diventò più profondo.

-Lo so quello che ci ha fatto, e non lo dimenticherò. Ma anche se rifiuto di crederci, se cerco di essere fredda quando gli parlo...Lui mi è mancato comunque. E se la mia mente rifiuta di ammetterlo, dicendomi che quello non è mio marito, è un bastardo puttaniere, il mio corpo non la pensa allo stesso modo.-

-Allora cerca di far prevalere la mente agli istinti primordiali. Perchè se lui se ne va, e tu ritorni nell'apatia che avevi prima del suo ritorno, ti giuro che me ne vado di casa. - sibilò Allison irata, girando le spalle alla donna che la guardava indecisa se far valere la propria autorità di madre o essere ferita dalle parole della figlia, e uscendo dalla porta.

Perchè Nichole sapeva che Allison aveva ragione, sapeva che gli ultimi anni erano stati insostenibili per la figlia, e le dispiaceva che si sentisse delusa dal suo comportamento. La ragazza aveva ragione, non avrebbe dovuto farsi trasportare così dal proprio corpo, ma quando era con Brad tutto perdeva importanza, e pur avendo provato a tenerlo lontano, tutto la tradiva, a partire dal proprio corpo.

Per un mese era riuscita a resistere alle sue avances, ai suoi tentativi di farsi perdonare, convinta che fossero tutte falsità... ma tutti avevano un limite, ed il suo era arrivato la sera prima.

-Nichole-

-Cosa c'è Brad? -

-Perchè non vieni più vicino? Stai sempre il quella striscetta striminzita di materasso, neache ti volessi saltare addosso... dai, vieni qui, come ai vecchi tempi. -

La sua voce era dolce, sommessa, e stranamente la donna sentì di potersi fidare. Tuttavia, si disse, se era stato capace di abbandonarla con una figlia piccola, sarebbe stato facile fingere di voler riallacciare i rapporti solo per passare una notte di sesso.

Restò girata dalla parte opposta dell'uomo, con la schiena rigida e vigile per prevenire ogni tentativo di contatto.

-No-

-No?- ripetè lui, la voce in apparenza ferita.

-No.- ribadì ancora una volta Nichole -Ora basta parlare. Voglio dormire. -

Chiuse le palpebre, sperando che lui desistesse, ed era convinta che l'avesse fatto, fino a quando non sentì la sua mano calda che le si poggiava sul finaco e la faceva girare velocemente verso di sé.

Quel movimento così improvviso le fece aprire gli occhi di scatto, e rendere conto di essere solo a poche spanne di distanza dal viso di lui.

I suoi brillanti occhi blu riflettevano la fioca luce dei lampioni che proveniente dalle persiane abbassate. Le pupille scure dilatate la fissavano nell'oscurità.

-Nichole...- Ripetè.

Lei si irrigidì al suono della sua voce.- No Brad. Non puoi pensare che dopo tutto quello che hai fatto, io torni ad essere come prima. Se hai bisogno di essere consolato chiama una prostituta. Non è poi diverso da ciò che hai fatto in questi anni, no? Perchè cambiare abitudini proprio ora?-

Lui si avvicinò ancora di più, le labbra ad un soffio dal quelle di lei. -Ma io non voglio una prostituta. Voglio te.

La sua voce era poco più di un sussurro, ma il suo tono non era più implorante, anzi. Il timbro roco e profondo, quel tono possessivo e voglioso, fece salire un brivido sulla schiena di Nichole. Un brivido che nonostante l'intenzione di rifiutarlo, era di desiderio.

In fondo... una sola volta... Negli occhi della donna passò un lampo di indecisione, e Brad veloce incollò le labbra alle sue, approfittando del momento.

Il corpo di lei all'inizio fu rigido, segno della battaglia interna che stava avvenendo.

Poi le sue mani scivolarono lievi tra i capelli dell'uomo, assecondando i suoi movimenti, e anche gli ultimi sprazzi di lucidità scomparvero.

Rimasero solo loro due, corpi premuti l'uno sull'altro, come amanti ritrovati.

Le mani di lei scesero lievi sul petto dell'uomo, scolpito grazie ad anni di palestra. Lui gemette, mentre le punte delle dita affusolate lo accarezzavano. Quelle mani gli erano mancate così tanto, quella donna, gli era mancata così tanto.

Con le braccia Brad si portò sopra di lei, baciandole la curva del collo con lentezza. Era deciso a lasciarla libera di scegliere se andare avanti o meno, ma la donna non accennò a volersi fermare, porgendo la propria pelle alle sue labbra esperte e artigliando il lenzuolo leggero,e lasciando le sfilasse la camicia da notte.

Pur essendo già stata con Brad, era come la prima volta. Sensazioni del tutto nuove pervasero Nichole, la quale sperò che l'uomo non la stesse prendendo in giro ancora una volta. Lasciò che la sua bocca lasciasse un umida scia tra i seni nudi, che scendesse agile sulla vita piatta, fino al solleticare il bordo degli slip.

La donna non disse di no alle attenzioni dell'uomo, non rifiutò quei baci così dolci lungo le cosce, non rifiutò quelle mani forti mentre tiravano giù anche l'ultima barriera, perchè benchè cercasse di negarlo, lui le era mancato più di quanto credesse, e mentre gemeva in risposta delle sue azioni, sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi andare così.

Eppure quella bocca così bella ed abile le faceva perdere la cognizione del tempo, facendo sì che il calore nel basso ventre aumentasse sempre di più.

Fu solo quando Nichole credette di non resistere più, quando dentro di lei mancava solo una scintilla per far divampare l'incendio, che Brad risalì lungo il suo corpo, liberandosi dei boxer ormai stretti.

Le lanciò un ultimo sguardo, e lei rispose artigliando le sue spalle con le unghie. Lui si avventò di nuovo sulla sua bocca, sussurrando le ultime parole, prima di premersi contro di lei, dentro di lei. -Tu sei mia.-


 

* * *


 

Nichole l'aveva fatta infuriare sul serio. Come poteva andare a letto con quel verme? Come poteva avergli perdonato tutto così facilmente?

Allison era esterrefatta. Non credeva che sua madre fosse una puttana, ma a quel punto non sapeva più cosa pensare.

Il pranzo era stato come sempre uno strazio, anche se stavolta non era riuscita a guardarli, i suoi genitori. Non era vergogna, era disprezzo. Disprezzava Brad, perchè sapeva che tutte le sue azioni avevano uno scopo, e che aveva solo sedotto sua madre.

Disprezzava sua madre, perchè si era lasciata sedurre da Brad così facilmente. In quel caso, i suoi poteri di ninfa si erano dimostrati un'arma a doppio taglio. Nonostante avesse voluto incenerirli tutti e due, metaforicamente parlando, l'unico risultato era aver quasi squagliato la forchetta che aveva in mano. Era da molto che non le succedeva, ma in qualche modo non l'aveva stupita.

Un clacson insistente dietro di lei la avvisò che il rosso era passato da un bel po'. La ragazza mandò un occhiata infuocata, nel vero senso della parola, all'incauto guidatore che aveva osato tanto, e ripartì sgommando, lasciando la macchina con i pneumatici in fiamme, con l'uomo che si chiedeva come mai non riuscisse a ripartire.

Era salita in macchina subito dopo pranzo, senza degnare di uno sguardo i genitori.

Il telefono squillò insistente, ed Allison portò l'apparecchio all'orecchio senza curarsi di tutte le regole che stava infrangendo. -Pronto?-

-Allison? Dove sei?- la voce squillante di Trevor le perforò il timpano.

La ragazza inarcò un sopracciglio. - Ciao anche a te. Sto venendo ora a casa tua...-.

-I tuoi genitori mi hanno chiamato perchè non sapevano dove fossi, non hai risposto alle loro chiamate e si stavano preoccupando. Dato che neanch'io sapevo nulla ho pensato che se non volevi parlare con loro, a me avresti risposto. -

Allison sorrise tra sé e sé. -E perchè avrei dovuto?-

-Beh... perchè nessuno rifiuterebbe la chiamata ad un fico come me!- Si pavoneggiò al telefono, facendola ridacchiare. -Comunque... hai detto che stai venendo ora?-

Lei confermò -Sì, ora. Lo so che è presto, ma i miei non li sopportavo più. Se è un problema per te posso...- Venne interrotta dalla voce di lui -No, no vieni. Tu non immagini quanto io non veda l'ora di baciarti. -

-Oaky. Sto arrivando.- Allison chiuse la conversazione velocemente, improvvisamente impaziente di arrivare a casa sua.


 

* * *


 

-Su su su! Non c'è tempo da perdere!- Geroge spronava i due ragazzi, che percorrevano pigri il corridoio della casa.

-Papà! Non ci insegue nessuno, vai con calma!- esclamò Trevor scocciato. Il padre aveva rovinato tutti i suoi programmi , a partire dalla parte romantica con Allison.

L'uomo lo guardò severo -La luna piena non aspetterà noi. Quindi vedi di muoverti Trevor, perchè la lezione di oggi richiede tempo ed impegno. - replicò tagliente, fermandosi appena varcata la soglia del suo studio.

Si voltò verso la grande libreria bianca, ignorando i ragazzi che lo fissavano scettici.

I libri erano tutti perfettamente allineati in ordine alfabetico e d'autore, sui vari ripiani che componevano ognuna della quattro identiche parti della libreria, posizionate tutte l'una affianco all'altra. George si avvicinò alle due parti centrali, infilando le mani nei due centimetri che distanziavano le identiche strutture, e premendo i palmi verso l'esterno, come se stesse aprendo un armadio a due ante. Le due librerie si distanziarono, scorrendo su dei binari e finendo dietro le altre parti.

Al posto del muro bianco che sia Trevor che Allison si erano immaginati, c'era una apertura della dimensione di una porta, dalla quale partivano innumerevoli gradini, che si inabissavano nel buio.

-Sembra tanto una di quelle cose da sadici... sai le stanze delle torture... non è che devi dirmi qualcosa papà?- Trevor ruppe il silenzio guadagnandosi un occhiata infuocata.

-Spiritoso, Trevor, davvero, ma ti sbagli. Quelle scale portano alla stanza dove tu ed Allison vi allenerete per le prossime due settimane, a partire da oggi.- Disse indicando i gradini con aria soddisfatta.

Allison espirò una boccata d'aria -E ora che si fa?-

George sorrise, scoprendo i denti perfetti. - Ora, voi imparate ciò che le ninfe hanno come riflesso naturale: usare le ali. -


 

* * *


 

La stanza delle esercitazioni si era rivelata essere una sala rotonda, molto spaziosa e meno in profondità di quanto sembrasse ne vedere quella lunga scala scura. Era comunque abbastanza giù da poter essere un buon bunker in caso di attacco alieno.

-Bene ragazzi. Ora osservatemi bene, perchè dovrete fare ciò che faccio io, quando sarà il vostro turno. La prima volta sarà un po' dolorosa, ma non preoccupatevi. Guardate. - cominciò subito George, senza lasciare spazio alla curiosità dei due.

-Hai sentito?La prima volta sarà dolorosa- sussurrò malizioso Trevor ad Allison, tirandole una leggera gomitata. Guardò di nuovo il padre, e gli sfuggi un esclamazione di disappunto, vedendolo a petto nudo.

-Papà! C'è una signora qui, copriti!- George gli lanciò un occhiata esasperata.

-Se tu avessi un cervello nel quale ci fosse posto per qualcos'altro oltre sesso e ragazze,-Allison ridacchiò -Capiresti che non posso spiegare le ali con la camicia ancora addosso perchè se no si strapperebbe! - Sbottò alla fine esasperato. -E poi non credo che sia un problema per Allison. Non sarebbe certo il primo petto nudo che vede no?-

La ragazza fece un cenno di assenso. - E lei non è messo neanche tanto male signor Shtrauss, se posso permettermi- Questa volta l'occhiataccia andò a lei. -No, no puoi, ma per questa volta farò un eccezione. Ora zitti e guardate-

L'uomo raggiunse il centro della stanza e prese in respro profondo. La sua voce rimbombò sul soffitto a cupola. -Incurvate le spalle, in modo che tutta la pelle sia ben tesa, magari assumete una posizione accovacciata, stringetevi le ginocchia con le mani, o cose del genere se vi trovate meglio. É come se ora, sulla vostra schiena, ci sia una pellicola a coprire le ali. Quando le spiegherete, la pellicola che le ha tenute protette per tutti questi anni si strapperà, da qui il dolore che sentirete.-

George allargò le spalle, ruotandole per farle sciogliere. -Bene. Cominciamo-

Le scapole sporgevano dalla schiena, ricoperte di linee scure, La pelle pallida risplendeva nella sala, illuminata dalla luce fioca delle fiaccole. Sembrava di essere catapultati in un altra epoca, tanto surreale era.

George si mosse improvvisamente dando un colpo con le spalle, come se avesse improvvisamente sbattuto contro qualcosa di duro, come se due mani invisibili gli avessero spinto indietro. Le linee si staccarono repentinamente dal suo corpo,, con un rumore di carta strappata, triplicando le proprie dimensioni mentre si separavano dal corpo dell'uomo in pochi istanti.

George si girò verso Allison, che lo fissava con la bocca semiaperta e gli occhi sgranati. O maglio, non fissava lui, bensì le ali. Non aveva mai visto nulla di simile. Erano grandi eppure le loro dimensioni non sembravano compensare l'apparente fragilità. Le linee scure si intersecavano l'un l'altra e gli spazi erano come vuoti. Sembrava quasi che tra una linea e l'altra non fosse nulla, e che volendo si sarebbe potuto allungare il dito e passare attraverso quella che in realtà era una patina impalpabile e trasparente agli occhi umani.

-Io non credo di farcela. - La voce tremula di Allison fece voltare sia Trevor che George.

-Non puoi permetterti di non farcela, Allison . Qui, forse, puoi avere incertezze, ma quando saremo ad Ascabryh, e ci sarà tutto il popolo a chiederti consiglio, cosa farai? Devi imparare ad essere forte da ora. - George la guardò con pietà, e la ragazza ribollì di rabbia. Pur essendo stata lei a dire che non se la sentiva, dopo le parole dell'uomo era determinata a fargli vedere che ce l'avrebbe fatta, nonostante lui non la ritenesse all'altezza di un simile compito, come aveva letto nel suo sguardo impietosito.

L'uomo le lanciò un pezzo di stoffa spiegazzato, dal quale pendevano dei fili.

-Che cos'è?-.

-Viene da Ascabryh. É una cosa simile alle nostre magliette, la usano le donne di lì. Si allaccia dietro il collo e in vita, e lascia scoperta la schiena per permettere di staccare le ali senza problemi. Mettila. - George si girò dalla parte opposta, e la ragazza capì che avrebbe dovuto cambiarsi lì. Sollevò un sopracciglio in direzione di Trevor, che ancora la fissava, ed il ragazzo si girò svogliatamente.

In pochi attimi la ragazza si tolse maglia e reggiseno, e legò quello strano pezzo di stoffa ruvida sulla pelle chiara.

-Fatto!- Esclamò, e i due si girarono. Si sentiva in imbarazzo così scoperta, perchè in fin dei conti era solo un misero rettangolo di stoffa quello che indossava.

Trevor fece un sorrisetto, osservando come le scoprisse le curve morbide.

-Mettetevi al cento, come ho fatto io prima- Il padre del ragazzo li smosse,

-Ora cercate di evocare le sensazioni che provate quando il potere si risveglia. Allison, cerca di ricordare una situazione in cui il tuo potere si è risvegliato, alle emozioni che lo anno scatenato. Gestisci la corrente che senti scorrere dento di te, immagina che debba defluire tutta da un unico punto, l'attaccatura delle ali tra le scapole. E poi lasciati andare. -

Trevor schioccò la lingua -Sembra facile. -

-Su! Cominciate !- li spronò George impaziente. Trevor si levò in fretta la T-Shirt, non senza lanciare un occhiata provocatoria ad Allison, che distolse lo sguardo imbarazzata, dopo aver intravisto i sui addominali perfetti.

In pochi secondi l'aria sembrò farsi più pesante, sembrò riempirsi di energia. Trevor emise un gemito, mentre con uno strappo secco le ali si staccavano dal suo corpo, i bordi frastagliati che fluttuavano. Sul voto del ragazzo scorrevano sottili gocce di sudore, ed i muscoli contratti tremavano mentre le ali si staccavano.


 

Il tutto finì velocemente come era iniziato, ed il ragazzo tirò un flebile sospiro rialzandosi n piedi e camminando in tondo, mentre cercava di abituarsi alla presenza dei due grandi colpi fluttuanti.

Si girò verso Allison, come ricordandosi improvvisamente che ci fosse anche lei.

Restò immobilizzato, dalla visione surreale e quasi divina che si parò difronte a lui.

La ragazza era circondata da un'alone rossastro, una bolla solcata da linee vermiglie che si intersecavano sulla superficie.

Pov Allison

Faceva male. Tanto tanto male. Era come se qualcuno stesse tentando di strappami le ali a forza. Le linee erano incandescenti, ma non come il fuco, no. Era come se sulla mia schiena fossero posati dei carboni ardenti, come se nelle mie vene scorresse magma. Non sapevo cosa c'era fuori dalla mia bolla, non sapevo se Geroge e Trevor mi stessero guardando, né se Trevor ci fosse riuscito. L'unico mio pensiero era quel dolore lancinante che sembrava aumentare all'infinito. Uno spasmo mi percorse il corpo, facendomi cadere a bocconi, e serrai gli occhi mentre il dolore si intensificava, dieci volte più forte, e poi cessava improvvisamente. L'aria intorno a me si raffreddò repentinamente, stordendomi.


 

Pov Trevor

Quella strana bolla esplose all'improvviso, inondando me e mio padre di luce scarlatta. Una vampata di calore attraversò l'ampio spazio della sala, estinguendosi velocemente. E poi la vidi.

La vidi, mentre si alzava sulle gambe malferme, ma non riuscii a guardarle il volto, ipnotizzato dalle due gigantesche ali che le fluttuavano dietro. Non avevano nulla a che vedere con le mie e quelle di George, che al confronto sembravano straccetti. Le sue erano diverse: Le linee erano scarlatte, sembrava che sul serio dentro vi fosse magma, piccoli vortici più intensi all'attaccatura, quasi vivi.

E poi mi guardò. Ed in quel momento ebbi paura, come mai ne avevo avuta. Perchè le sue iridi erano fuoco liquido, e mi inchiodavano al suolo senza possibilità di scampo. Mi sentii come incatenato a quello sguardo, uno sguardo che non era umano.

In quel momento, Allison non sembrava una dea, no.

Allison era una dea.

 


 


 

Nota dell'autrice
Ciao a tuttiiiiiiii :-D Perdonatemi per questo immane ritardo vi pregoooo *Si inginocchia*
Lo so che è più di una settimana che non mi faccio viva ma.... perdonatemii
Ok, sarò breve perchè sono in macchina in viggio da bari verso Roma (casa mia) e sto utilizzando come ruter il mio cellulare per poter andare su internete, e il computer è peraltro mezzo scarico .-. 
Quindi.. hce ne pensate di questo cap? io non lo so... sonceramente non mi convince molto... boh, ditemi voi ^.^
Dato che è da un paio di capitoli che ho smesso di assillarvi, mi sento in dovere di chiedervi di  RECENSIREEEE  perchè le recensioni sono diminuite... ed erano già poche prima perciò... che vi costa lasciarmi un pensierino? * Sigh*
Vabbè.... vi saluto, 
Ninriel

 


 

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Capitolo 23
*** Autorità ***


-Quando la fiamma si spegnerà, solo uno potrà risvegliarla. Egli amerà e verrà spezzato, e allora la fiamma potrà risorgere. -

La voce della Dea parlò attraverso Allison, e anche lì, in quella profonda caverna, fu percepibile la tensione generata dal quella presenza estranea. Le molteplici fiaccole appese alle pareti mandarono scintille, sprizzando lingue di fuoco che si innalzarono verso il soffitto arcuato, come alimentante da quella immensa energia. La caverna risplendette di bagliori rossastri.

Le creature terrestri erano in subbuglio, ed un brusio appena udibile giungeva dal suolo.

L'elemento più potente, più instabile ed imprevedibile aveva nuovamente sconvolto un mondo nel quale non faceva visita da migliaia di anni. Quella coscienza così antica, si era presentata senza precedenti, portando con sé più interrogativi che risposte, più inquietudine che quiete.

Anche le poche parole che aveva pronunciato attraverso il corpo del suo intermediario, cosa mai successa prima, erano penetrate in fondo agli animi dei due attoniti spettatori.

La profezia lanciata dalla dea, ancora aleggiava nell'aria, incompresa. Le iridi vermiglie ancora risplendevano nella grande ed oscura caverna, illuminando un viso pallido e assente. Le fiaccole ondeggiavano ancora, ma più lentamente, seguendo il silenzioso ritrarsi di quella che era una presenza potente ed incompresa.

Mentre la forza che aveva permeato quel luogo scemava, sia Trevor che George, sentirono una parte del proprio cuore che veniva tirata quasi inconsciamente verso gli ultimi stralci della presenza dell'elemento, come a non volerlo lasciare andare.

Fu solo allora che George si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto, pensando che si sarebbe dovuto inginocchiare alla dea, invece di restare imbambolato, ma ormai era troppo tardi.


 

Allison sbatté le palpebre mentre il fuoco delle sue iridi si spegneva, soffocato da un ondata azzurra che prevaleva su quella tonalità estranea, e mise a fuoco le due figure poco distanti da lei. Non sapeva come, ma sapeva che qualcosa di inspiegabile era successo, qualcosa che anche nel mondo delle ninfe, per quel che ne sapeva, non era mai accaduto.

La Dea era scesa sulla terra. La dea aveva parlato. Nonostante fosse stata tecnicamente incosciente per tutto il tempo, Allison sapeva ciò che era avvenuto, e nella sua mente ancora dominavano infuocate le parole della profezia.

Ci volle poco per la ragazza, per rendersi conto di aver ospitato una creatura estranea a quel mondo e a quelle regole, e altrettanto poco per accasciarsi improvvisamente sul pavimento di pietra, mentre le forze esangui che credeva di avere la abbandonavano facendola cadere in una dolce incoscienza.


 

* * *


 

-Ora cosa facciamo?- Trevor si passò una mano sul viso, osservando il volto pallido di Allison .

La ragazza era svenuta improvvisamente, lasciando lui e George attoniti, ancora increduli. L'avevano portata di peso su per le scale, preoccupati per la sua incolumità, e l'avevano adagiata sul letto del ragazzo. Dopo aver stabilito che Allison stesse bene, e avesse avuto un mancamento causato dall'improvviso e considerevole dispendio di energia, George aveva potuto rispondere alle domande continue e tartassanti di una sconvolta Paige.

La donna aveva avvertito le vibrazioni intorno all'abitazione, coronate da cinguettii allarmati e guaiti da parte dei cani delle altre casa. Molta gente era uscita attirata dagli schiamazzi, ma nessuno aveva trovato spiegazione per il comportamento degli animali. Paige sapeva, sentiva, che qualcosa era cambiato. Le ninfe potevano avvertirlo poiché erano più legate alla natura e alle sue manifestazioni, di un normale umano.

George le fatto un fedele resoconto dei fatti, e dal suo tono traspariva ancora incredulità.

Ora l'uomo fissò il figlio con occhi stanchi. -Aspettiamo- rispose paziente.

Se c'era qualcuno che poteva dare delle risposte, era senza dubbio la custode.

Era già strano che la custode fosse nata in quel mondo, interrompendo il ciclo continuo che da generazioni andava avanti immutato, e ora anche la Dea interveniva.

La prima trasformazione era importante per chiunque, tanto più per una custode, e George intuì che l'intervento della dea non era una caso, come anche l'anziano Quy'Ohz aveva detto a lui e Paige prima che partissero per l'altra dimensione. L'uomo aveva il volto solcato di rughe, con un espressione corrucciata. Le custodi erano l'incarnazione stessa del popolo, protettrici supreme, e solo grazie ad una premonizione l'uomo aveva scoperto una variazione del disegno che il destino aveva tessuto tanto attentamente per la loro specie. Un piccolo, indifeso puntino, che avrebbe cambiato le intere sorti del popolo.

Una custode nata in un altra dimensione, vissuta con un altro popolo, iniziata ad altre tradizioni. Una custode estranea al proprio ruolo. La custode che dopo millenni, avrebbe riportato l'equilibrio.


 

* * *

Due Giorni Dopo

-Cerca di sciogliere i muscoli. Se resti rigida come puoi pretendere di far fluire l'energia fino ai palmi, se neanche riesci a richiamarla?- La riprese George esasperato, notando che la ragazza non riusciva a richiamare il proprio elemento ma si impuntava a voler fare per il proprio conto.

Allison sbuffò -Non è così facile, cosa credi?! Non hai provato di persona cosa significa essere una custode, perciò non puoi dirmi come devo fare!-

Era veramente stufa. Dopo la manifestazione della Dea, sia George che Paige avevano insistito sul fatto di dover andare ad Ascabryh con un minimo di preparazione, e avevano imposto un ritmo forzato ed estenuante. Allison raccontava ai propri genitori di essere in giro con le amiche, ma quegli allenamenti cominciavano a stancarla.

Se tanto importante era il suo ruolo tra le ninfe, se tanto veniva venerata, come mai si ritrovava a dover ubbidire agli ordini di un sempre più impaziente George?

E poi c'era Trevor, che con la sua solita faccia tosta le rinfacciava continuamente di essere un fallimento. Per carità, poteva anche baciare bene, ma quando ci si metteva riusciva a scassare le scatole meglio di chiunque altro. Proprio come in quel momento.

-Ma dai Allison, neache una fiammella piccola piccola?- la sbeffeggiò.

La ragazza strinse gli occhi, rimanendo in silenzio ed ignorandolo. -Ma che razza di custode sei? Se continui così...- continuò a deriderla.

Lei strinse la bocca in una linea dura, mentre gli ultimi sgoccioli di pazienza fuggivano veloci come anguille, ed all'irritazione del momento si sommarono i problemi con i genitori.

Improvvisamente gli sforzi degli ultimi giorni sembrarono non essere stati vani, e un forte calore si andò a concentrare nei palmi della ragazza. Chiunque si sarebbe bruciato, ma lei no. I suoi occhi risplendettero vermigli mentre le lingue di fuoco scaturivano dalla pelle arrossata, e si dirigevano fulminee verso il ragazzo e dalle labbra di Allison fuoriusciva un sibilo irato. - -Oh, ti faccio vedere io che razza di custode sono, brutto figlio di... -

-Allison!- George la richiamò facendo afflosciare improvvisamente i tentacoli infuocati a poche spanne dal viso di Trevo, che si persero in nugoli di vapore sul pavimento, non lasciando altro che lievi striature scure.

La ragazza si girò lentamente verso l'uomo, mordendosi la lingua per contenere i toni. Era finalmente riuscita a far rivelare l'elemento, e lui la bloccava proprio sul più bello?

-Sì?- chiese ostentando una pacatezza che neanche lei sapeva da dove avesse preso.

George inarcò un sopracciglio, osservandole i pugni serrati -Devi imparare a controllarti. Tutto il popolo si appoggerà a te, quando ti rivelerai, e dovrai imparare ad essere un punto fermo a cui potersi sempre rivolgere, non un'uragano in preda alle emozioni.- la redarguì aspramente.

La ragazza gonfiò il petto offesa. È arrivato il tempo di far valere la mia autorità!

-Hai detto bene George, imparerò. Ma per ora, è già tanto che io sia riuscita ad evocarlo, il fuoco, non credi? E tanto per la cronaca, durante le tue lezioni ho imparato che la custode è venerata e servita al pari di una regina... e mi chiedo come mai tu non faccia lo stesso. O dato che sei il padre del guardiano puoi permetterti queste libertà?- fu lei ad inarcare il sopracciglio, fissando George con le braccia conserte, per nascondere il fatto che nonostante la sicurezza, i suoi palmi erano ancora infuocati.

-Si ma, ...-

-Nessun ma. So che il tuo compito è insegnarmi, e lascerò che tu lo faccia. Ma non ti permetterò di continuare a spegnere la mia euforia ogni volta che riesco a fare qualcosa. Rivolgi le tue sagge parole anche a tuo figlio, perché non mi pare di aver sentito alcun rimprovero diretto a lui... e se non sbaglio dovrebbe essere appunto lui a proteggermi. -

Nella caverna era sceso il silenzio, e neanche lo sfrigolio delle torce osava farsi sentire. George parve rimpicciolirsi sotto lo sguardo autoritario -Autoritario?- di Allison.

-Bene. Possiamo continuare. -Concluse impassibile. George annuì, serio a sua volta.

-Come desidera custode.- Tutta la confidenza che si era preso mentre la sgridava sembrava evaporata. Allison si dispiacque, ma in fondo era stata lei stessa a volere essere trattata in modo consono al proprio ruolo.

Il suo sguardo cadde su Trevor, che la fissava scettico, per nulla convinto che dopo quella sfuriata sarebbe cambiato qualcosa.

La ragazza lo fissò a sua volta. -Beh? Hai intenzione di restare lì impalato a fissarmi?-

-Sì, se non decidi cosa dobbiamo fare ora. Sei tu che comandi no?-

Allison lo fulminò con lo sguardo. Se crede di potermi prendere in giro così...

No. Calmati Allison. Calmati. Non è così che si fa. Ecco, un respiro profondo...

Il calore che era riapparso concentrandosi in una pesante massa nel petto si dissolse lentamente. -Non ho detto questo, e l'insegnate rimane pur sempre tuo padre quindi...-

Replicò calma, girandosi verso George. Lui scrollò le spalle. -Credo che potreste esercitarvi con le ali, dato che gli ultimi giorni li abbiamo dedicati ai poteri. E poi, essere trasformati aumenta la capacità di richiamare l'elemento. Sempre se per lei va bene, custode. -

La ragazza annuì, cercando di reprimere l'irritazione. Nel tono dell'uomo, come in quello di Trevor, vi era una nota di scherno malamente mascherata.


 

* * *


 

-Oh, grazie al cielo abbiamo finito!- Allison si massaggiò la schiena. Dopo essere finalmente riuscita a rimettere al proprio posto George, avevano passato un ora ad allenarsi, facendo uscire e rientrare le ali continuamente. Non era più doloroso come all'inizio, ma ugualmente spossante e faticoso.

-Ora avrei sul serio bisogno di una doccia- affermò toccandosi la schiena, e scoprendosi sudata.

Trevor la fissò malizioso. -Se vuoi possiamo farla insieme. -

-Ha-ha. Non preoccuparti, sarà solo una cosa veloce. Giusto per evitare che i miei facciano domande quando torno-

Lui si scompigliò i capelli senza smettere di guardarla. -Puoi sempre dirgli che hai fatto attività fisica con me. Nel letto. -

Allison sollevò un sopracciglio. -Sì, e magari anche informarli che le tue prestazioni non sono state sufficienti per soddisfarmi. Allora, la doccia posso farmela o no?-

-Sì, và pure nel mio bagno. Gli asciugamani sono nel mobile accanto al lavandino. E se hai bisogno di compagnia fammi sapere. - le fece un occhiolino, che venne puntualmente respinto con una gomitata.

La ragazza si allontanò impettita. Non era tanto per le provocazioni del ragazzo, ma per il calore che si era concentrato nel basso ventre come rispondendo alle sue parole. Ora cominciava a capire quello che diceva sua madre sul non avere il controllo sul proprio corpo, perché pur essendo arrabbiata con il ragazzo per la mancanza di fiducia che aveva dimostrato per lei, lo strano intorpidimento tra le cosce e lo scorrere affrettato del sangue la tradiva.

Senza pensare salì in camera del ragazzo, entrò in bagno, scivolò fuori dai vestiti sporchi, e si infilò nel box doccia ed accogliendo con sollevo il calore dell'acqua lungo il corpo.

C'era una spugna, nel porta-saponi, ma la sola idea che Trevor l'avesse passata sul suo corpo nudo la faceva desistere dall'usarla. Il calore che sentiva in quel momento, non era per nulla paragonabile al calore che precedeva l'uso dei poteri. Questo era un calore più dolce e tentatore, ed Allison sapeva cosa ci sarebbe voluto per placarlo.

Dopo essersi lavata accuratamente, la ragazza uscì dalla doccia rilassata. Aprì l'anta del mobile come Trevor le aveva detto, ma la posto dell'asciugamano trovò in bella vista una scatola di preservativi.

Oh... ma come... lo ha fatto apposta! I suoi pensieri erano confusi ma non così tanto da impedirle di dare una sbirciatina alla taglia.

XL... non male il ragazzo eh? La solita vocina inopportuna la fece arrossire, anche se in effetti aveva ragione. Trevor era messo proprio bene. Oh, ma cosa vado a pensare?

Allison chiuse di scatto l'armadietto, voltandosi e prendendo l'asciugamano appeso dietro la porta, immaginando, e con ragione, che fosse l'unico del bagno.

La ragazza aprì la porta scorrevole ancora sovrappensiero trovando Trevor sdraiato sul letto ad osservarla.

-Hey! - fu l'unica esclamazione che riuscì a fare, avvolgendosi ancora più strettamente nella stoffa corta, probabilmente da lui usata per coprirsi solo la vita.

Il ragazzo schioccò le labbra lascivo e additò l'asciugamano. -Ti sta bene.-

-Se ce ne fosse stato un altro lo avrei preso... ma a quanto pare le tue indicazioni erano sbagliate.- sibilò imbarazzata.

Il ragazzo fece un sorrisetto, osservandole le lunghe gambe scoperte. -Mmh... fammi indovinare...hai trovato la scatola di preservativi vero?- si portò le mani sotto la testa guardandola soddisfatto.

Lei si lisciò i capelli arrossendo – Sì... ed ho come l'impressione che non sia stato un caso. XL eh?-

-Vuoi provarlo?- Il ragazzo scese dal letto con un balzo, avvicinandosi a lei senza vergogna. -Su, non fare complimenti- Insisté malizioso.

-Ti ricordo che sono ancora arrabbiata con te per la tua mancanza di fiducia. -

Trevor fece una smorfia di disappunto – e non ho intenzione di mettere da parte la questione solo per una scopata. -concluse con un mezzo sorriso. Alla faccia di chi diceva che le ragazze sono fini.

-Sei eccitante quando fai così-

Il ragazzo le si avvicinò improvvisamente, premendosi contro di lei. L'erezione era ben evidente sotto i pantaloni, ed Allison ruotò lo sguardo imbarazzata.

-Lo so che anche tu provi lo stesso... il tuo corpo ti tradisce Allison. - le sussurrò lieve all'orecchio passando una mano sulla pelle scoperta del collo, e sui seni rigidi coperti dalla stoffa, tentandola. Quel cambio di argomento la confuse, ma pur essendo ancora arrabbiata con lui non poté che accontentarlo, gemendo al suo tocco.

Accidenti a me... come fa... Pensò mentre lui continuava il suo assalto silenzioso. -Lo so che hai paura... e se non vuoi aspetterò... ma io... io ti voglio subito. Lo senti?-

Oh, eccome se lo sentiva. Il suo corpo virile era premuto contro il proprio, e la dura protuberanza andava crescendo velocemente. Trevor le prese una mano e se la portò sull'inguine. Gemette quando il palmo leggero lo sfiorò, quando le dita sottili lo solleticarono da sopra gli strati di stoffa.

Allison fremette a sua volta, indecisa. L'eccitazione era alle stelle ed i pensieri erano sempre più confusi. Non le era mai successo di sentirsi così tesa, come la corda di un arco. Il suo corpo bramava la presenza di quello di lui, ma la sua mente contrastava gli istinti primordiali.

E se fosse stato un errore? Se presa dal desiderio avesse fatto qualcosa di sbagliato?

Trevor le passò le labbra morbide sulla guancia, dolcemente, tracciando un percorso fino alle labbra. -Ricordati Allison... io non ti forzerò. La scelta è solo e soltanto tua. -



Nota dell'autrice
Bentornate a tutte !! Come state? 
Non so che dire su questo capitolo... diciamo che le cose sono andate come sono andate. Che ne pensate? E soprattutto, cosa credete che farà Allison?
Bene, detto questo, ringrazio di cuore una nuova recensitrice, Spella (spero di avere azzeccato il nome), e per la vostra gioia torno dopo tanto tempo con una delle mie pazze scenette... e mi raccomando, recensite ^.^


^Scenetta ^
mi batto una mano sulla fronte, cominciando a ripetere per l'ennesima volta biologia -Le biomolecole si distinguono in classi, a seconda dei gruppi funzionali...- 
Allison mi guarda alzando sopracciglio. -Che roba è?- 
-Roba da studiare. - Continuo a ripetere -La classe degli Alcaidi che ha il gruppo Carbossilico... ciòè.. carbonidrico... e la classe delle Ammine...- Allison mi interrompe di nuovo. 
-Senti... ti volevo chiedere... riuscirò ad andare a letto con Trevor?- Ha un tono implorante
Io ridacchio -Mmh...- 
-Ti prego ti prego ti prego ti preeego!- Mi implora, tanto per cambiare. 
-Se non lo sai tu...- Lei mi guarda storto. -Ma sei tu la mente! Io sono solo un mezzo delle tue elucubrazioni senza senso!- 
Io faccio un sorrisetto... piuttosto inquietante a giudicare a dalla sua faccia. La ragazza mette il broncio, sapendo che da me non otterrà nulla. E con ragione. Ho la bocca cucita, io. 
Come dico sempre... con il tempo, si vedrà.

 


 


 

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Capitolo 24
*** La scelta è solo tua... ***


-... La scelta è solo e soltanto tua. -

Le parole di Trevor rimbombarono nella sua testa. Era davvero una scelta solo sua? Il ragazzo continuava a passare le labbra sulla pelle del suo collo, del suo viso, mentre lei rimaneva immobile. Era un semplice strofinio, che però aumentava il piacevole calore che Allison sentiva sull'inguine.

La ragazza fremette a quei lievi tocchi. Un conto era baciare Trevor, stuzzicarlo, sentire il suo corpo eccitato sopra il proprio, e sapere che non avrebbe potuto fare altro perchè si trovavano in un luogo pubblico, un conto era essere in una stanza con lui, da sola, con solo un misero asciugamano.

Allison sapeva che lui non l'avrebbe forzata, ma aveva paura. Pur essendo piccola all'epoca del tentato stupro, si era sempre sentita frenata con i ragazzi, ed ogni volta trovava una nuova scusa per rimandare il momento. Ora era lì, con lui, e credeva che fosse quello giusto, ma nonostante le sue tante dimostrazioni, non era sicura che per lui fosse lo stesso.

In quel momento, per quanto insensato fosse, Allison dubitò della sincerità del ragazzo. Era un dongiovanni dopo tutto, aveva fatto sesso con moltissime ragazze, cosa sarebbe cambiato con lei?

All'improvviso tutto fu chiaro, e la risposta apparve nitida nella sua mente.

-No-

Trevor si bloccò improvvisamente, le labbra all'altezza del suo zigomo. -Non vuoi?-

-So che è la frase più stupida che io possa dire ma... non mi sento pronta. - Allison aspettò di vedere nei suoi occhi verdi un lampo di insoddisfazione che non arrivò.

Il ragazzo sospirò. -Okay, aspetterò.- Allison abbassò lo sguardo, a disagio, ancora premuta contro di lui. Forse aveva sbagliato a dubitare della sua sincerità. Lo fissò si nuovo, negli occhi un tacito interrogativo a cui lui rispose con una sincerità che la disarmò.

-Tu non sei come le mie solite ragazze una volta e via. Sarà che con te condivido qualcosa che con le altre non c'era, ma vorrei fare le cose con calma. Se fossi stata come le altre, ti assicuro che volente o nolente ti avrei fatto cedere- le fece un occhiolino, lasciandole un bacio leggero sulla fronte. -Tranquilla. Quando sarai pronta io sarò qui. Nel frattempo però, potrei avvertire il bisogno impellente di fare qualcosa con qualche altra ragazza... non ti darebbe fastidio vero? - scherzò.

Allison lo fulminò con lo sguardo, sorridendo tra sé e sé -Tu provaci e vedi. - lo minacciò. Incorreggibile. Poi si strinse nuovamente a lui, il viso contro il suo petto.

-Grazie.- Sussurrò contro la sua maglia. Lui ridacchiò -Di nulla.- E la ragazza passò le braccia attorno al suo collo, avvicinandosi alle sue labbra. Si era dimostrato così comprensivo, perchè non ricompensarlo? Erano giorni che si negavano anche il minimo contatto.

Lo baciò come le altre volte, e lui non tardò a rispondere ai suoi movimenti. La strinse a sé, facendola appoggiare al muro vicino. Allison tenne stretto a sé l'asciugamano, portando le braccia al petto e lasciando che lui le tracciasse i contorni delle labbra con la lingua, che il suo naso sfregasse contro il proprio, che le sue mani tracciassero il profilo delle clavicole sulla pelle nuda. La ragazza lo tirò a sé con una mano, afferrando i passanti dei Jeans, facendolo aderire al proprio corpo.

Trevor ansimò sulla su bocca, staccandosi velocemente. -Così non mi aiuti però- Mormorò. -Prima mi dici che vuoi aspettare e poi mi assali così. -

Allison ridacchiò, dandogli una spintarella per farlo spostare, e si diresse verso l'armadio. -Hai ragione, scusa. La prossima volta starò più attenta... mi dimentico sempre che ti ci vuole poco per...- si girò additando l'erezione nuovamente visibile.

Poi tornò a guardare l'armadio. -Non è che mi presteresti della biancheria?-

Trevor alzò un sopracciglio, sorridendo malizioso. -Certo. Secondo cassetto a destra. Vado in bagno... dimmi quando hai finito di cambiarti. -

Allison annuì, recuperando i vestiti che aveva prima della doccia. -Contaci. Anche se credo che ci metterai più tempo tu a...scaricarti- soffocò un risolino.

Lui ghignò -Se vuoi puoi darmi una mano...-


 

* * *

Una settimana dopo

-Bene... bene così... fissa il bersaglio. Controllare la respirazione aiuta per la concentrazione- George le si fermò accanto, guardando il cerchio bianco attaccato alla parete più lontana della caverna.

Ormai il tempo era agli sgoccioli, e quelle erano le ultime esercitazioni.

Allison annuì, concentrandosi. Aveva imparato bene a dominare il fuoco, a creare fiammate, sfere, a volare. Da quello che aveva capito, per una custode, evocare l'acqua era molto più difficile, pur essendo l'elemento madre dell ninfe. Sarebbe stato il Quy'ohz ad insegnarglielo, una volta arrivata ad Ascabryh.

-Sono pronta.- disse fissando decisa il cerchio. La buona mira era la la cosa più difficile da ottenere, e lei sicuramente non era stata graziata, al contrario di Trevor che con le sue ondate di acqua cristallina sarebbe riuscito a far affogare un opossum a cento metri di distanza, e che ora la guardava in attesa dall'altra parte della caverna.

Strinse gli occhi, sbattendo le ali un paio di volte. Escluse tutto accetto il bersaglio, come aveva imparato a fare nei giorni addietro. Il solito calore si concentrò nei palmi, scaturendo un istante dopo in due potenti fiammate che colpirono in pieno il cerchio, lasciando due aloni neri ed una sgradevole puzza di bruciato.

Geroge annuì. -Brava. Che ne dici di provare a centrarlo mentre sei in volo?- Non si dilungò in complimenti, ma neanche ignorò il progresso della ragazza. La trattava diversamente dall'inizio, non in maniera eccessivamente formale, ma limitandosi a dare istruzioni e complimentandosi brevemente nel caso gli esercizi venissero svolti bene.

Allison annuì alla sua richiesta, sciogliendosi le spalle.

Come le altre volte, ci volle poco perchè le grandi ali impalpabili cominciassero a muoversi quasi come per conto proprio, i bordi frastagliati e fluttuanti che aleggiavano nell'aria.

Lentamente, il corpo della ragazza si sollevò dal suolo. Era strano trovarsi così vicini eppure non toccare nulla, sentirsi separati da qualunque superficie. Era strano sapere di poter muoversi indisturbati, sapere di poter fare capriole, tuffi, rovesciate, senza paura di farsi male.

Allison sbattè le palpebre velocemente, negli occhi solo un'alone rossastro, come succedeva sempre quando si trasformava. Un sorriso entusiasta di formò sulle sue labbra, mentre allargava le braccia, salendo fino a trovarsi a dieci metri da terra, fino a sfiorare il soffitto ampio con un dito, per poi buttarsi in picchiata verso il suolo, risalire, e sfiorare le pareti con i palmi.

La ragazza ignorò l'occhiataccia di George, beandosi dell'aria che le scorreva sul viso. Non immaginava come sarebbe stato poter volare all'aperto, dove non avrebbe dovuto preoccuparsi neanche di eventuali ostacoli. Anche solo volare lì dentro, la faceva sentire libera, sfuggente, come una rondine in mezzo alle nuvole. La faceva sentire protetta.

George le aveva spiegato che era normale sentirsi così euforici, perchè nonostante la divisione degli elementi, era comunque rimasto qualcosa di tutti loro in ogni popolo: La comunione con la natura, quelle sensazioni travolgenti durante il volo.

Anche Trevor alzò in volo, avvicinandosi a lei, e cominciando un acchiapparella volante.

Allison ridacchiò mentre sfuggiva alla sua presa, sfrecciando via dal suo petto muscoloso, e il gioco sarebbe continuato a lungo se non avesse intravisto l'espressione accigliata di George.

Si fermò improvvisamente, ricomponendosi. Anche se l'uomo non aveva detto nulla, non le sembrava giusto ignorarlo in modo così palese, anche tenuto conto il fatto che lui fosse comunque l'insegnante.

Trevor scese subito a terra, rimanendo con i piedi ad un paio di spanne dal suolo, in silenzio.

Allson si schiarì la voce imbarazzata. -He-hem... okay, sono pronta. -

-Bene. Comincia con un giro veloce. Mentre voli prendi la mira, e colpisci. Chiaro?- Chiese George senza commentare il suo comportamento

Lei annuì, facendo subito come le era stato detto.

Il pomeriggio passò così, tra fiammate e spruzzi fatali, che molte volte rischiarono di distruggere la caverna.

* * *


 

-Mamma! Sono a casa!-

-Sono in salone. Vieni pure- La voce di Brad la fece trasalire.

L'uomo non era quasi mai in casa, preso dagli affari, e le uniche volte che lo vedeva era a cena e durante i weekend.

Dopo aver scoperto che era stato a letto con Nichole, poi, Allison aveva cercato di evitarlo il più possibile rispondendo alle sue domande a monosillabi.

In quel momento, stremata dal dispendio di energie degli allenamenti, l'istinto le suggeriva di incenerirlo con una delle fiammate che aveva tanto bene imparato a direzionare, ma fortunatamente il buon senso prevalse su quegli istinti omicidi.

La ragazza entrò nel salone con passo strascicato- Sì?-

-Tu sai che dobbiamo parlare, vero?- L'uomo la fissò, lo sguardo pieno di sottintesi.

Probabilmente si starà chiedendo come mai lo abbi trattato così negli ultimi giorni.. o perchè passo tutto questo tempo fuori casa... Provò a rassicurarsi Allison, sperando sul serio di non doversi trovare a discutere con suo padre dei problemi che aveva nel sapere che approfittava di Nichole. Purtroppo, come di norma, quello era appunto l'argomento su cui Brad voleva andare a parare, e a nulla valsero le frasi di circostanza, o i tentativi di cambio di discorso. L'uomo la fissò serio.

-Non sta a te decidere in merito al rapporto mio e di tua madre. Ti ricordo che siamo ancora legalmente sposati. -

Allison spalancò gli occhi a quella affermazione -Lei aveva chiesto il divorzio! Sei tu che non hai voluto e hai abusato del tuo potere per negarglielo, ma fosse stato per lei ora avremmo un'altra vita, magari lei avrebbe anche un uomo capace di amarla senza violenza né bugie.!-

Brad non si scompose alle parole dure della figlia. -Non so se te lo ha detto, ma io non l'ho costretta a fare nulla. Era perfettamente cosciente e capace di rifiutarmi, mentre tu mi parli come se io l'avessi violentata.- bevve un sorso di liquore dal bicchiere poggiato sul tavolino di cristallo, mentre Allison stringeva i pugni.

-Che cosa avrebbe dovuto fare? Tu fin dal primo momento hai minacciato di toglierle tutto se non avesse fatto come dicevi... ti ricordi le prime parole che le hai detto, quando sei tornato? Non hai pensato a salutarla, hai cominciato subito con le minacce. -

L'uomo si tese nella sua direzione, appoggiando i gomiti sulle cosce divaricate. -Stammi bene a sentire Allison. Perché tua madre ha fatto quello che ha fatto, non lo so. Ti assicuro che non l'ho ricattata, né obbligata, e se pensi che io la stia usando si sbagli. Anche a me manca la nostra famiglia come era prima, cosa credi? Sto solo cercando di rimettere tutto a posto.-

La ragazza strinse gli occhi. -Per rimettere tutto a posto, se fosse possibile, e ti assicuro che non lo è, dovresti riconquistare la fiducia di mamma, non scopartela. E per la cronaca, se tu avessi tenuto alla nostra famiglia, non te ne saresti andato. - Aggiunse prima che lui potesse replicare. L'uomo irrigidì la mascella, ma rimase in silenzio, ed Allison ebbe tutto il tempo di voltarsi, per intravedere una figura ferma sulla soglia della cucina. Non ci fece caso, anzi salì le scale, e si sbatté la porta della camera dietro le spalle.

Neanche lei sapeva perchè avesse protetto sua madre, quando era tanto delusa che lei avesse ceduto ai piaceri carnali così facilmente.

La luna piena sarebbe sorta a distanza di due giorni, ed invece di prepararsi psicologicamente all'evento si trovava a dover risolvere questioni con suo padre.

La ragazza si buttò sul letto, affondando la faccia nel cuscino. Perché, perché la vita deve essere sempre così complicata?


 




Nota dell'autrice 
Ciao  a tutti!! Come state? E soprattutto: che ve ne pare del capitolo? 
Ho pubblicato leggermente  in anticipo stavolta, poichè vivendo a roma, domani sarò ovviamente impegnata al Romics (qualcuno lo conosce?) vestita da Shadowhunter... alzi la mano chi come me è un'appassionato di questa saga * alza le mani, e se possibile anche i piedi*
Okay, mi ricompongo, tranquilli. So che la storia procede mooolto lentamente, ma non riesco a procedere troppo speditamente... mi sembra tutto  importante per la trama, e se continuo così vi ritroverete anche le scene di Trevor in bagno (fondamentali snza dubbio u.u )
Anyway, anche se dovrei studiare biologia, approfitto per farvi un ultima ed importante richiesta: Recensiteeee vi prego! *si mette in ginocchio*
Colgo quindi, infine l'occasione per ringraziare Spella della recensione dello scorso capitolo, e Roberta Styles Cannavo, che vedendo che seguivo le sue storie con tanto accanimento (?) ha deciso di ricambiarmi... vi consiglio vivamente di leggere le sue Originali!
Se vi va, potete leggere anche la mi OS verde, Aspettando il primo bacio (non so come si mette il collegamento... *Sigh*)

A presto, 

Ninriel

 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 25
*** Il Passaggio. ***


-Paaancakes!- Trevor si gettò sul tavolo afferrandone una manciata e abbuffandosi alla velocità dei personaggi degli anime.

-Ma cosa sei, un morto di fame?-Lo sguardo di George era di ampia disapprovazione, da dietro l'ampio giornale, mentre il figlio ignorava palesemente il suo rimprovero.

L'odore dolciastro dello sciroppo d'acero che il ragazzo versò in abbondanza si diffuse velocemente nella cucina, attirando insetti e moscerini, riusciti non si sa come ad entrare in casa.

Paige si avvicinò al figlio, approfittando della bocca piena e delle mani occupate, per dargli un bacio sulla guancia.

Trevor mugugnò qualcosa che suonava come un -Dai mamma!- scostandosi con una smorfia.

-Non ti abbuffare, ricordati che stasera partiamo... non vorrei che vomitassi – lo redarguì la donna.

Ah, già. La partenza. Dopo quasi un mese che tutto ruotava attorno a quello, ancora non sembrava vero, né sensato, il fatto di dover passare da una dimensione all'altra in un istante.

-Mmh mmh- Il consenso del ragazzo arrivò confuso, sputato tra i pezzi di Pancakes che gli invadevano la bocca. -Io...vado... in camera...- Disse tra un boccone e l'altro, alzandosi con ancora le mani piene di frittelle.

La voce di George arrivò chiara e forte da dietro il giornale. -Non ci pensare neanche. Tu resti qui e finisci di fare colazione. Poi vai in camera. -

Trevor sbuffò, poggiando tutto nel piatto. -Visto? Ho finito di fare colazione. Ora posso andare?-

L'uomo lanciò un occhiata penetrante al figlio. -sì, puoi andare. -

-Bene- Ribatté irritato Trevor .Suo padre riusciva a dare fastidio anche di prima mattina... come se il rifiuto di Allison non sia stato abbastanza frustrante.

Pensò chiudendosi la porta alle spalle, e buttandosi sul letto con lo sguardo rivolto sul soffitto. Pensava veramente quello che le aveva detto, e cioè che voleva con lei fosse diverso ma... i bisogni chiamavano, e lui era pur sempre un ragazzo adolescente in preda agli ormoni, no?

E poi Allison in asciugamano...Non era esattamente l'atteggiamento di una ragazza che vuole aspettare... Le sue lunghe gambe snelle e chiare gli riaffiorarono nella mente, così come lo striminzito asciugamano che le arrivava appena sotto il sedere, e si bloccava all'altezza delle ascelle, tracciando il profilo ben definito dei suoi seni.

Anche in quel momento, un calore piacevole cominciò ad irradiarsi sull'inguine, diventando ben presto dolore mano a mano che le sensazioni del corpo accaldato della ragazza contro il suo gli tornavano alla mente. Maledizione, mi sto eccitando come un ragazzino. Senza neanche aver fatto nulla poi, ...Trevor si tirò a sedere, mugolando quando l'inspiegabile erezione sfregò contro il tessuto dei boxer.

Si avvicinò alla porta chiudendola a chiave, e rigettandosi sul letto mentre tentava di aprirsi i jeans.

Non era uno di quei ragazzi che passavano le giornate davanti a video porno, né un segaiolo assiduo, si disse, tirando giù la zip, ma, in qualche modo misterioso, Allison riusciva sempre ad avere quell'effetto su di lui. Da quando la conosco...sono cambiato. Un tempo avrei trovato qualcuna che me le facesse, le seghe... ma ora... sono in astinenza da sesso...Aveva un aria affranta, mentre muoveva il palmo con un ritmo continuo, su quello che era un organo dotato di propria volontà... e che a quanto pare riusciva ad essere soddisfatto solo pensando alla mano che lo cullava come alla mano affusolata della ragazza. Ansimò, liberandosi sulle coperte pulite. Ma porco... Imprecò sollevandosi mentre si tirava su i Jeans. Poi sogghignò tra sé e sé Però la trovata dei preservativi... davvero geniale .


 

* * *

Capelli... a posto. Trucco... okay. Vestiti... vestiti... Allison si osservò critica allo specchio del bagno, sollevando un lembo del vestito marrone che George le aveva dato.

Era l'abito che indossavano le custodi, le aveva detto, ed era importante che apparisse a tutti, almeno la prima volta, in veste ufficiale.

La ragazza girò su se stessa, osservando quella stoffa ruvida che scendeva lungo le gambe, fino a terra. Aveva intuito che di là, nell'altra dimensione, non fossero molto evoluti, ma quell'abito le faceva intendere che doveva trovarsi pronta a finire in un villaggio preistorico.

L'unico motivo per cui aveva acconsentito ad indossare quella sottospecie di abito, era stato il fatto che Paige le permettesse di modificarlo a proprio piacimento.

Non era granché come sarta, ma il risultato era discreto, se si pensava al prodotto di partenza.

Aveva allargato la scollatura, che le cingeva inizialmente il collo in una morsa soffocante, e che ora lasciava una generosa porzione di pelle scoperta, fino a poco prima dei seni.

Quella gonna lunga e soffocante, poi, era stata drasticamente accorciata davanti, sino ad arrivare a tre quarti di coscia, ma lasciata lunga dietro.

Allison sorrise. Se ad Ascabryh la custode era considerata una donna casta pura e pudica... di sicuro avrebbero avuto una bella sorpresa vedendola comparire così.

Sgattaiolò fuori casa, stringendo le chiavi della macchina possessivamente. Se qualcuno l'avesse vista girare così... Per fortuna era sera, e aveva già avvisato i genitori che sarebbe stata fuori a cena, ma … non si poteva mai dire.

-Allison!- Il detto “parli del diavolo e spuntano le corna”, le sembrò improvvisamente molto adatto. La ragazza si girò lentamente verso Nichole, che la guardava incuriosita.

-Dove vai conciat...-

-Ad una festa in maschera.-

-A Giugno? E poi non mi avevi detto che saresti dovuta andare a cena fuori?- la donna soffocò un sorriso osservando l'abbigliamento della figlia, che stinse la presa sulle chiavi della macchina. Ma proprio ora ? L'unica volta che io ho fretta per un motivo sensato... -Ho cambiato programma all'ultimo minuto. - Mentì.

Alle spalle della madre, coperta da una nuvola passeggera, la luna si alzava lentamente nel cielo.

Nichole sollevò un sopracciglio. -Okay, non voglio sapere nulla. Anzi.. volevo ringraziarti. Ho sentito la tua discussione con George, due giorni fa. -

-Nulla di che. Ho detto solo ciò che pensavo. Perciò non credere che sia d'accordo con le tue scelte. -Ribatté la ragazza. -Ora, se vuoi scusarmi, sono in ritardo, perciò...-

Aprì la macchina, battendo lo sportello e uscendo dal garage con una sgommata, lasciando la donna ferma davanti allo spiazzo ormai vuoto.

Accese la radio, percorrendo quel tratto di strada che ormai conosceva a memoria a tutta velocità.

I stand here waiting

For you to bang the gong

To crach the critic saying

Is it right or is it wrong?

If only Fame came in IV form

Baby could I bare, being away from you?

I found th Vein, put it here.

[Chorus]

I live for the applause, applause, applause

I live for the applause-plause, live for the applause-plause

Live for the way that you cheer and scream for me.

The applause, applause, applause [...]

L'abitacolo buio, illuminato  dalla spia di riserva della benzina e dalle lancette che sfioravano i cento all'ora, rimbombava a ritmo di Applause, di Lady Gaga

La decappottabile argentata si fermò nello spiazzo illuminato solo dai lampioni, sotto casa Shtrauss.

Allison scese dalla macchina, facendo attenzione a non far entrare nei sandali che George le aveva dato (e costretta a mettersi) i sassolini dello sterrato.

Suonò alla porta ripetutamente, stingendosi le braccia attorno alla vita, maledicendo la propria sbadataggine.

Era estate, ma stranamente il solito caldo era accompagnato da un umidità avvolgente e penetrante che in quel momento si stava decisamente facendo sentire, passando sotto la stoffa leggera, e carezzandole la pelle.

La porta si aprì all'improvviso, stappandola dai suoi pensieri. -Dove diamine eri finita? La luna è già alta, avresti dovuto essere qui venti minuti fa!- La faccia incazzata di George non la intimorì, così come neache il tono (estremamente) irrispettoso.

-Scusa, ma questo vestito mi ha fatto penare un po' prima di sembrare accettabile. -

George sbuffò – Sbrigati. Paige e Trevor sono già lì.-

-Lì dove?- Allison si girò interrogativa verso di lui.

-Al passaggio.- rispose laconico, uscendo fuori casa, e facendo cenno alla ragazza di seguirlo verso la sua vettura.

Le ombre degli alberi lungo la strada si allungavano sull'asfalto, tetre.

Allison rabbrividì. C'era qualcosa di inquietante in quella visione, ma non capiva se fosse il buio, o la mano fredda posata improvvisamente sulla sua. Un momento... improvvisamente?? Fece un salto indietro, completamente dimentica della presenza di George. -Shh! Prendiamo la tua macchina. Ti darò le indicazioni strada facendo. - Ordinò, interrompendo il contatto.

Il percorso non fu lungo, ma fu amplificato dal silenzio dell'abitacolo. Seguendo le indicazioni di George, Allison uscì dalla città, imboccando una strada buia, con alberi scuri e frondosi su entrambi i margini. Il buio era totale, e l'unica fonte di luce erano gli abbaglianti della macchina.

-Accosta. - George la fece fermare su una piccola area sterrata. -Non ti preoccupare. È ad un centinaio di metri da qui. - la rassicurò vedendola confusa. Poi lanciò un occhiata ansiosa al cielo. La luna era già più alta, e l'uomo corrugò le sopracciglia. -Muoviamoci-

I due si addentrarono tra gli alberi. I pini furono subito intervallati da querce secolari, che ben presto presero il sopravvento.

Era un ambiente strano, popolato che versi di animali, frinii di grilli e strani fruscii. Tutto, sembrava vivo e pieno di energia, in un modo che la ragazza non si sarebbe mai aspettata. Era come se quella del giorno fosse solo una recita, come se gli animali in realtà vivessero nella notte, per la notte.

Il chiarore di una fiaccola , seguito da molte altre, segnò un percorso quasi irreale nel buio.

Poche decine di metri, e lo stretto sentiero sfociò in uno spiazzo. Era una area sterrata, coperta da foglie e ciuffi d'erba. Querce possenti, sicuramente più antiche di quelle della foresta, delimitavano il terreno, formando un ampio cerchio con solo un ingresso. I rami si tendevano, intrecciandosi l'un l'altro, illuminati dalle fiaccole, una su ogni tronco. Era come trovarsi in un altra epoca, in un altro paese... in un altro mondo.

-Allison! George!- Paige corse incontro ad Allison, facendola sobbalzare. Non si era accorta della sua presenza, né di quella di Trevor, fin quando non la vide avvicinarsi a passi veloci.

La donna si rivolse a George. -È tutto pronto. -Lui annuì, un movimento che Allison scorse di sottecchi, impegnata ad osservare Trevor. Anche lui, come lei, aveva strane vesti. Dei pantaloni che sembravano fatti di Juta lo avvolgevano dalla vita in giù, mentre una maglia leggera marrone gli copriva il busto.

Il ragazzo fece un sorrisetto, notando la giacca di pelle che Allison aveva preso per coprirsi la schiena nuda. Le si avvicinò, cercando istintivamente di mettere le mani in delle tasche che però su quello strano indumento mancavano. Fece una smorfia, incrociandole al petto e mettendo in risalto i bicipiti lasciati scoperti dalla maglia a mezze maniche. -Pronta per il grande evento?-

-Certo. Finalmente potrò godere dell'ammirazione di un intero popolo... ci sarà qualcuno che potrà apprezzarmi come merito. - Ironizzò.

Paige interruppe le sue parole, parlando velocemente. -Scusate, ma il tempo stringe e la luna è quasi sorta perciò... come avrete ben capito, io e George resteremo qui, così che quando tornerete possiate trovare qualcuno. Ora che la luna sarà alla sua massima altezza, basterà che vi mettiate sulla sua traiettoria, e avverrà il passaggio. Una volta arrivati, in tempo lì passerà indipendentemente da questo. -

Trevor alzò un sopracciglio. -Cioè?-

-Cioè, mentre voi sarete lì, qui sarà come se il tempo si fermi. Starete ad Ascabryh un mese, fino alla prossima luna piena. Teoricamente potreste restare lì anche anni, mentre qui per noi non passerebbe un istante fino al vostro ritorno. -Concluse.

George addrizzò le spalle, rivolgendosi alla ragazza. -Mi raccomando. Tu dovrai imparare ad essere la loro guida, sarai come... una dea. Pensa alla reazione di Steph quando ti ha visto... e poi immagina un villaggio intero con gli occhi adoranti come i suoi. Dovrai essere l'ago della bussola Allison. Una volta lì, il Quy'Ohz risponderà a tutte le tue domande. - Si rivolse al figlio. - Trevor... svolgi bene il tuo compito, e proteggila. La nostra famiglia è una famiglia di custodi da millenni, non disonorarla proprio ora. -

La luna cominciò lentamente, ad illuminare la piccola area circolare disegnata sul terreno.

Paige sospinse piano Allison nel cerchio, facendo cenno anche a Trevor di oltrepassare la linea. La ragazza si tolse la giacca, rabbrividendo.

Pezzo dopo pezzo, la luce della luna stava riempiendo lenta ma inesorabile il cerchio, lasciando sempre meno spazio ai pensieri, e più alla paura dell'incognito.

-Quando il cerchio sarà completamente illuminato, vi basterà tirar fuori le ali per passare nell'altra dimensione. Il vostro potere farà sì che il varco si possa aprire, chiaro?- Paige aveva l'aria nervosa. -Non fate cose stupide. Oh, e ricordate che lì non potrete mostravi troppo affiatati, sarete solo la custode e il suo guardiano. - li redarguì nuovamente, mentre l'ultimo pezzo del cerchio si illuminava lentamente.

Il cerchio era completo. Allison prese un respiro profondo, fissando Trevor. Gli animali della foresta schiamazzavano, in una cacofonia di suoni frenetici, attirati dalla quantità di energia che si era concentrate tutta in quel luogo.

Senza una parola, gli sguardi dei due ragazzi si incatenarono, e contemporaneamente due paia di ali si staccarono delle loro schiene. Sprazzi di luce bianca accecarono Allison, che si passò un braccio davanti al viso. Si sentì ancora salda a terra, e credette che il passaggio fosse già avvenuto, ma non poté fare in tempo di ricredersi.

Una forte corrente le fece aprire le palpebre, e l'unica cose che vide, prima di venirne risucchiate insieme al ragazzo, fu una fenditura invisibile apertasi nell'aria, che li inghiottì come due sassolini insignificanti. Non ci volle neanche un battito di ciglia prima che Allison venisse nuovamente catapultata con i piedi per terra.

La ragazza riaprì gli occhi, abituandosi al buio, per accertarsi che Trevor fosse accanto a lei, ma mentre si girava verso di lui, per chiedergli come si sentisse, decine di sagome immobili catturarono la sua attenzione.

Allison si guardò intorno, confusa da ciò che vedeva. Era circondata da alberi e fiaccole, osservata da centinaia di occhi che risplendevano nel buio come quelli dei gatti. Uno spiazzo, identico a quello del suo mondo, ma pieno di immobili presenze. 

Ninfe, centinaia di ninfe, la scrutavano in silenzio. Donne, bambini, uomini, tutti la guardavano come in attesa.

Quando gli occhi della ragazza riflessero le fiamme rossastre, un sospiro collettivo si alzò dalla folla.

Lì dove si trovavano, in mezzo alla radura, non c'era modo di sfuggire all'adorazione negli occhi di quelle gente.

Più vicino di tutti, ad interrompere gli anelli perfetti intorno a loro, un uomo con una lunga barba bianca mosse un passo. La sua voce bucò l'immobilità del momento con parole arcane.

-Yehd, norn jarig. Zahir fa Warihea ta qebr Donix -

Il giorno è giunto. Venerate la custode e il suo guardiano

La folla si mosse, in risposta all'invocazione del vecchio. Un onda compatta, un moto uniforme e grandioso, si propagò attraverso tutte quelle figure immobili. L'adorazione dei loro occhi divampò, mentre si inchinavano a colei che era arrivata portando la salvezza.

Colei che non sapeva, ma che avrebbe salvato il popolo.

Colei che deteneva il potere.

La custode.









Nota dell'autrice
Okay, stavolta non vado molto per le lunghe, e comincio subito chiedendovi: Che ne pensate?
Il tanto atteso momento è giunto, ed i nostri due reagazzi sono finalmente riusciti a passare all'altro mondo (si lo so che sono spiritosa -Shishsihshi- ^.^). Spero che il momento che tutti voi aspettavate - anche se non me lo avete confessato, sappiate io vo leggo nel pensiero- sia stato soddisfacente. Personalmente io sono sempre molto insicura su quello che scrivo  e pubblico, perciò vi prego, fatemi sapere se siete soddisfatte/i o meno... che tradotto, vorrebbe dire:  RECENSITEMIII vi prego :'-/
Continuo rigraziando
Spella e Roberta Styles Cannavo per le recensioni. 
Infine... non mi resta che salutarvi, e chiedervi di aspettare ansiose/i il prossimo capitolo, perchè so che sarà così *-*
Vostra fedeeele

Ninriel


 


 


 

 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

 

 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 26
*** Ascabryh. . ***


Capitolo 26
-Yehd, norn jarig. Zahir fa Warihea ta qebr Donix -
Le parole dell'uomo restarono sospese nell'aria, mentre le ninfe si inchinavano alla custode.
In quel momento, in quel preciso attimo, Allison sentì nelle vene scorrere il potere della dea, sentì le proprie ali ancora aperte, tendersi maestose nello spazio che la circondava, vide l'aria intorno a sé illuminarsi rossastra contrastando il nero della notte.
Osservò tutte le teste chine intorno a lei, e percepì l'enormità del proprio ruolo.
Tutti si aspettavano qualcosa da lei, tutti riponevano nelle sue capacità un fiducia che lei non condivideva, e quel segno di rispetto e sottomissione ne era l'esempio.
Trevor, accanto a lei, aveva un espressione stupita. La ragazza si chiese se stesse provando le sue stesse sensazioni.
Si  era sempre sentita costretta da lacci troppo corti nel mondo degli umani, e solo ora se ne rendeva conto. Quel potere sconfinato che ora sentiva dentro di sé, nel suo mondo non era mai apparso in tutta la sua completezza. Ora invece le sembrava di essere la fiamma stessa, e la sua pelle rifulgeva vermiglia dall'interno, come se i battiti del suo cuore stessero spingendo nelle vene l'essenza stessa del fuoco.
Si sentiva completa.
Improvvisamente una morsa le stinse il petto, e mille incertezze la turbarono. Sarò in grado di dare a queste persone ciò di cui hanno bisogno? La speranza nei loro occhi... saprò alimentarla, o si spegnerà quando capiranno che sono all'oscuro di tutto ciò per cui sperano?
La sicurezza che aveva provato svanì come era apparsa, lasciandola sola sotto la sguardo penetrante dell'uomo che aveva parlato.
Era anziano, ma nonostante profonde rughe solcassero il suo viso, non vi era in lui la tipica aria trasognata delle persone che portano sulle proprie spalle molti anni, anzi.
Il suo sguardo era fermo, deciso, e dai suoi occhi traspariva autorità.
L'uomo chinò il capo come le altre ninfe, ma non rimase in quella posizione per molto. Il suo sguardo incrociò quello della ragazza .
-Finalmente è arrivata, custode. Da molto tempo attendevamo il suo arrivo.  - La sua voce pronunciò le parole nella stessa strana lingua che aveva usato la prima volta, ed solo allora Allison si rese conto  di riuscire a comprenderla normalmente. 
-Tutto il popolo attendeva impaziente che lei ed il suo guardiano arrivaste e prendeste il posto che vi spetta...-
-Spero di aver raggiunto le aspettative.- La ragazza rispose nella stessa lingua, pentendosi subito delle proprie parole. L'uomo fece un impercettibile smorfia.
Non sapeva come si doveva comportare con quello che probabilmente era il capo villaggio, il Quy'Ohz, ma alle sue parole molte delle ninfe che la circondavano alzarono il capo, osservandola con discrezione.
Allison le osservò a sua volta, con curiosità. Vi erano molti giovani, ragazze e ragazzi, mentre poche erano le facce toccate dalla vecchiaia. Tutti portavano abiti simili a quelli di Trevor, e molti, sopratutto tra gli uomini, osservavano il vestito che indossava, con espressioni scettiche e desiderose.
La ragazza girò su se stessa, notando che ancora molti tenevano lo sguardo fisso per terra. -Potete smettere di restare così- commentò, notando l'immobilità che la circondava.
-Vorrei che mi guardaste, sul serio. -Ripeté, ed a stento trattenne una risatina osservando le loro facce stupite. Probabilmente le custodi non si rivolgono direttamente al popolo...Intuì. Lanciò un occhiata al Quy'Ohz, la lui la guardò in attesa. Si aspetta che faccia un discorso di presentazione? Si chiese confusa, ma non ci fu nessuno a darle una risposta. Prese un respiro profondo e parlò di nuovo, con una sicurezza che non aveva.
 -So che forse non vi aspettavate una persona come me, ma eccomi. Sono la custode.- Fece una pausa mentre tutti le rivolgevano lo sguardo, interrogativi. -So che non è normale che una custode venga da un altra dimensione, ma io ed il mio guardiano siamo qui per un motivo a noi ignoto. L'unica cosa che sappiamo, l'unica cosa che so, è che il mio compito è fare da tramite tra voi e la Dea.-
Un brusio si alzò dalle decine di persone intorno a lei, spegnendosi subito quando continuò a parlare. -Non conosco le vostre usanze, né la vostra vita. L'unica cosa che so è che la Dea mi ha parlato, quando mi sono trasformata la prima volta. -  Il silenzio attorno a lei  si fece pesante, e la ragazza si stupì di essere riuscita a catturare così  l'attenzione.
Continuò -La Dea, l'elemento vostro protettore, mi ha lasciato un profezia. Ella ha detto: “ Quando la fiamma si spegnerà, solo uno potrà risvegliarla. Egli amerà e verrà spezzato, e allora la fiamma potrà risorgere”. Il mio compito è quello di proteggervi, e sarà quello che farò finché mi sarà possibile. -Concluse. Le ali maestose frusciarono, mentre rientravano nella sua schiena, tornando semplici linee rosso rubino. 
Il vociare sommesso che seguì le sue parole la rese fiera. Lei che non riusciva a portare a termine un interrogazione senza interrompersi molteplici volte, era riuscita a farsi ascoltare e rispettare con una facilità che le era estranea. Trevor la guardò con un sopracciglio alzato, e le braccia incrociate, ma lei lo ignorò.
 Rivolse nuovamente la propria attenzione all'uomo, che la fissava serio -Immagino siate stanca- constatò lui. Nessuno stava più badando a loro, e tutti erano presi nel trarre conclusioni dopo il discorso della ragazza.
 Allison fece un gesto con la mano, scuotendo la testa -Solo un poco. - minimizzò. Non voleva apparire debole, ma un bel sonno ristoratore non sarebbe stata una cattiva idea.
L'uomo si girò verso le ninfe, ottenendo subito il silenzio. Quest'uomo... il rispetto che si è guadagnato da tutto il popolo è sorprendente, come potrò io guadagnarne altrettanto? Come potrò prendere il mio posto sapendo che mai avrò la sua competenza? Si chiese, cominciando ad avvertire il ritorno della sua classica insicurezza.
-La custode ha parlato. Siete liberi di tornare al villaggio.- Il Quy'Ohz parlò alla folla, che si disperse lentamente seguendo i suoi ordini, e defluendo dall'unica uscita della radura. Il brusio scemò con il liberarsi dello spazio, nel quale rimasero solo due persone, un ragazzo ed una donna, che invece di seguire la massa si avvicinarono a loro.
Allison guardò anche loro con curiosità, così come aveva fatto con le altre ninfe. Tra tutte le persone che aveva visto, non era riuscita a trovare qualcuno che fosse brutto. Tutti, sia donne che uomini, avevano lineamenti regolari. Non era la perfezione, poiché ognuno aveva qualche particolare a caratterizzarlo, tutti avevano un corpo ed un viso armonico, senza discordanze.
Anche loro due non facevano eccezione. La donna era minuta, con una chioma folta di capelli bianchi, in netto contrasto con gli occhi vispi e scuri. Il ragazzo invece era un tipico “puttaniere”, e la fissava ammiccando.
Era davvero un bel ragazzo. Alto, muscoloso, con sbarazzine ciocche castane a contornagli il viso, e occhi di un grigio tempestoso. Allson si chiese come mai capitasse solo a lei di incontrare ragazzi belli e stronzi, ricordando i suoi primi incontri con Trevor. 
L'uomo che le stava ancora accanto, si lisciò la lunga barba, interrompendo il filo dei suoi pensieri
. -Io sono il Quy'Ohz, come avrà intuito. Il mio nome è Rhao. -  Si presentò. Quando aveva parlato con il popolo lo aveva fatto in veste di capo villaggio, mentre  in quel momento il tono autoritario si era affievolito.   Poi indicò la donna accanto a lui, ed il ragazzo che la fissava in silenzio.
Però...È un gran pezzo di ragazzo... Allison  fece per tendere una mano alla donna, ma  ci ripensò. Probabilmente lì non conoscevano il gesto.
-Felice di conoscervi, Quy'Ohz. Come  sapete, io sono la custode. Potete chiamarmi  Allison...  E lui è Trevor, è il mio...-.
 -Guardiano. Sono il suo guardiano. - Le venne in aiuto lui,  lanciandole un occhiata che per una volta non era maliziosa, ma irritata per la sua sbadataggine. . Che abbia preso sul serio questa storia? 
Lei fece una smorfia infastidita,  ricordandosi dell'avvertimento di Paige. Anche se non aveva specificato poi molto, una cosa aveva capito. Lì ad Ascabryh, Trevor era solo il suo guardiano, nulla di più
Se il Quy'Ohz notò il loro scambio di sguardi, non lo diede a vedere. -Le diamo il benvenuto, custode...-
-La prego, mi chiami Allison. E mi dia del tu. - lo peregò lei.
-Lo farò... se tu farai lo stesso.- Rhao abbozzò un sorriso, e sua moglie gli posò una mano sul braccio.
-Sinzie. - Si presentò sorridendo, con un cenno del capo. -Al suo servizio custode.-
Allison alzò gli occhi al cielo.- Quello che ho detto a lui vale anche per voi. Non sono abituata ad essere servita e riverita, nel mio mondo. -
Il Quy' Ohz... Rhao, devo chiamarlo Rhao.
Rhao si passò una mano sulla fronte, improvvisamente pensoso. -Già... domani avremo modo di discutere sulla tua vita passata, ma ora l'ora è tarda, e non dubito che abbiate bisogno di riposo.  Shon, accompagnali alla loro dimora. - disse rivolgendosi al figlio, con tono perentorio, l'autorità di capo villaggio che faceva nuovamente capolino, incontestabile,
Il ragazzo, che non si era presentato fino a quel momento, sbuffò,  -Certo padre. Venite. -  Non disse altro, mentre Allison inarcava un sopracciglio irritata dal suo comportamento.
Trevor fece per dire qualcosa, ma lei lo bloccò con una gomitata, che non passò inosservata a Shon. -Cosa c'è custode, il tuo guardiano non sta al suo posto?- la sbeffeggiò. Per essere le prime parole che mi dice... non ha cominciato bene. Chi si crede di essere?
-Shon! Porta rispetto!- La voce aspra di Sinzie lo fece ridacchiare. -Certo madre. -
Si girò verso Allison e Trevor. -Allora, avete intenzione di restare li?- senza aspettare risposta cominciò ad allontanarsi, obbligando i due a seguirlo in fretta.
Allison strinse gli occhi, lanciando un occhiata fugace a Rhao e Sinzie, fino a quando  alla prima curva del sentiero non scomparvero alla vista.
 Le parole le uscirono in un sibilo irato, mentre di fermava di scatto, gli occhi che lampeggiavano. - Senti un po', Shon. Abbassa i toni, o te li faccio abbassare io, e non sarà piacevole. -
Lui si voltò verso di lei, deridendola -E come intendi fare, di grazia? Hai detto tu stessa che pur essendo una custode non sai cosa comporta il tuo ruolo. Come pretendi di far pesare su di me un autorità che nemmeno conosci?-
La ragazza sorrise, avvicinandosi a lui lentamente. Si fermò ad un palmo dal suo corpo.
-Bene, almeno su una cosa siamo d'accordo: io non sto simpatica a te, tu non stai simpatico a me. - gli posò la mano sul petto, coperto da una maglia simile a quella di Trevor, che osservava la scena in silenzio, con un sorrisino sulle labbra.
Allison era vicinissima al volto di Shon, che la superava in altezza di dieci centimetri buoni, facendole reclinare il viso per guardarlo.
Shon sorrise, sentendo la vicinanza della ragazza, e si avvicinò ancora. - Continua, prego.-
Allison non se lo fece ripetere, alzandosi in punta di piedi e sfiorandogli un orecchio con le labbra. - Facciamo un accordo- sussurrò soffiando fiato caldo sulla pelle del ragazzo, e irritandosi quando sentì che non rispondeva alle sue provocazioni. -Io ti ignoro, tu mi ignori. Semplice ed efficace. Oh, e sappi che ci sono molti modi per rimetterti in riga, che non includono la mia autorità da custode. - Continuò Allison,.
Il ragazzo portò una mano sulla vita della ragazza, in silenzio, ignorando la presenza di Trevor.
Lui ghignò. - Per esempio?- la premette contro il proprio petto.
La ginocchiata che gli arrivò sui testicoli, accompagnata da uno schiaffo rovente, fu una chiara risposta alla sua domanda. Allison si allontanò da lui, osservandolo piegarsi in due e fissarla con odio.
-Brutta...-
Trevor fece un sorrisetto. -E così hai conosciuto la vera Allison eh? -
La ragazza ridacchiò, dandogli uno scherzoso pugno sul braccio. - Sei stato fortunato, tu, cosa credi. Ehi, Shon, che ne dici di portarci ai nostri alloggi, per una buona volta?-
 
Shon si rimise in posizione eretta.- Mi piacerebbe, ma al momento sono più preoccupato sulla possibilità di essere stato castrato. Chiediti come farai quando dovrai avere figli, Allison. - Sibilò, sorridendo falsamente.
Lei inarcò un sopracciglio. -Beh, dato che non li farò con te, non credo ci saranno problemi.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio ghignando. -Tu non immagini neppure...- Si girò, precedendo lei e Trevor sul sentiero sterrato. -In ogni caso lo scoprirai presto-
Non si preoccupò di spiegare il significato delle sue parole, ma Allison non ci fece caso.
Intorno a lei si succedevano alberi e arbusti, illuminati dalle onnipresenti fiaccole. Il sentiero aveva vari sbocchi, e si diramava nella foresta, ma mano mano che procedevano diventava via via più largo.
Fu quando Shon si fermò, che Allison e Trevor si trovarono davanti ad un panorama degno di un film.
Un lago, un gigantesco lago si stendeva davanti ai loro occhi. Le onde calme  si infrangevano con un lento scroscio tra i radi steli di erbe acquatiche sulla riva, illuminata da bagliori vermigli delle torce che si riflettevano sulla superficie liquida.
Tutta la riva, era contornata da ampie capanne di legno, disposte irregolarmente per tutto il perimetro, alle quali si intervallavano palafitte di legno tetro e dall'aria umida, costruite sulle sponde basse del lago.
Fu proprio davanti ad una di quelle che Shon si fermò, dopo aver camminato abilmente nel labirinto di capanne.. -Eccovi arrivati, e a mai più rivederci. -   Annunciò laconico, girandosi ed incamminandosi dalla parte opposta.
-ehi! Dove stai andando?- Allison lo richiamò indispettita.
Il ragazzo si bloccò -Cosa c'è custode, desidera che rimanga con lei per la notte? Non le sembra prematuro?-  Sarcastico.
Che strano, un momento è taciturno, irato si direbbe, e l'altro pronto a sopprimerti a forza di doppisensi inopportuni.
La ragazza sbuffò. -Come entriamo senza avere le chiavi?- e fu ricompensata dall'occhiata confusa di lui.
-Non so di cosa tu stia parlando, ma in ogni caso, io me ne vado. - così dicendo Shon liquidò le sue parole, scomparendo tra le abitazioni senza che i due potessero replicare.
Trevor ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli. -Chiavi?Sul serio Allison? I mi chiedo se avremo un bagno, in questa specie di catapecchia, e tu pensi alle chiavi?-
Allison arrossì, borbottando parole confuse. - Sarà il sonno. E non ti ci mettere anche tu, per favore. -
Si avvicinò alla porta di legno, che si aprì con una semplice spinta. Ai suoi occhi, si presentò un unico ambiente che al contrario di come sembrava da fuori, era ben illuminato ed accogliente, seppure decisamente ridotto. 
Delle pellicce coprivano gli assi di legno del pavimento, e due giacigli troneggiavano sulle due pareti opposte, ricoperti anch'essi di pelli e pellicce.   Un tronco, e degli strani amuleti erano posati in un angolo, mentre un separé di canne divideva una piccola porzione di spazio.
Allison e Trevor si guardarono  esterrefatti. Probabilmente lì quello era il massimo lusso, ma per loro era come essere catapultati dalla città alla merda. Letteralmente. La porta si chiuse alle loro spalle con un tonfo sordo, facendoli sobbalzare.
La ragazza corrugò la fronte. -Beh, è molto rustico...-
Lui la fissò scettico. -Rustico? Una stalla sarebbe stata meglio.  E per la cronaca, il bagno non lo vedo. - aggiunse.
Allison sbuffò. -Magari è lì dietro. - Indicò il separé al ragazzo, che osservò velocemente ciò che esso celava, guardandola annuendo sarcastico.
-Certo, hai proprio ragione! L'unico problema è che l'unica cosa c'è lì, è un buco che da sull'acqua. Vuoi dirmi che devo sul serio pisciare  lì dentro? No, non rispondermi. Credo diventerò pazzo. Non c'è neanche un briciolo di Privacy!-
-Senti, sapevamo che non avremmo trovato una reggia, dobbiamo solo adattarci. -
Allison recuperò parte del suo buonsenso, avvicinandosi ad un letto... o a quello che sembrava tale. Sopra vi era un indumento, che la ragazza prese e srotolò lentamente, inorridita.
Trevor scoppiò a ridere. Allison teneva in mano una camicia da notte marrone, lunga fino ai piedi, che le copriva ogni parte del corpo. - Ora capisco perché tutti ti guardassero come se avessero dovuto mangiarti, prima. Spero non vorrai sul serio indossare quel... coso.-
La ragazza lo guardò disperata. -E come dormo? Nuda?-
Lui si leccò le labbra, malizioso. - Non sarebbe una cattiva idea... -
Mi sembrava strano non facesse battute di questo tipo... Allisno sbuffò, mettendosi l e mani sui fianchi. -Girati- Ordinò, impaziente.
-Mmh.. sai, credo mi godrò lo spettacolo, invece. -
La ragazza arricciò il labbro, irritata. La stanchezza sommata all'irritazione si tramutò un un istantanea esasperazione.
-Smettila Trevor. Sono stanca, e questi giochetti mi hanno scocciato. Inoltre ti ricordo che non sei il mio ragazzo qui, pertanto non puoi permetterti queste confidenze. Comincia ad abituarti da ora. - sbottò.
Trevor scoppiò in una risata . -L'autorità ti ha dato alla testa Allison? Siamo soli, non c'è nessuno con cui devi tenere in piedi il ruolo-
-Non è un “tenere in piedi il ruolo”. Resteremo qui per un mese, e dobbiamo abituarci  a trattarci come … coinquilini. Nulla di più. Perciò ora girati.- Concluse.
Lui non si mosse di un centimetro. -Non la pensavi così l'altro ieri, in camera mia. Forse è solo una mia impressione, ma quello non era certo un comportamento da coinquilini. Se avessimo sul serio dovuto cominciare una sceneggiata, avremmo cominciato in due. Il problema è che qui sei solo tu a recitare. Io sono serio. Non mi muoverò di qui. Perciò avanti, spogliati e mettiti a letto, tanto siamo solo coinquilini, no? Non ci sono tentazioni, perché dovresti essere imbarazzata? -Chiese sedendosi sul suo letto.
-Si chiama pudore, Trevor, ma hai ragione. Non ho motivo di provare imbarazzo. - La ragazza sorrise Nessun pudore. Dimostragli che sei capace di ignorarlo e sei indifferente al suo fascino... e oh-oh-oh... ai suoi addominali scolpiti e alla leggera peluria... -Che stai facendo? - la sua voce si alzò di un ottava, vedendo il ragazzo togliersi la maglietta.
-Mi sto spogliando. - rispose lui ovvio, reprimendo un sorriso malizioso nel vedere gli occhi di lei scorrere sul suo petto, ed indugiare sul bordo dei pantaloni.
La ragazza drizzò la testa, tentando di ignorare la botta di adrenalina prodotta dal quella vista paradisiaca. Corpo traditore! E va bene. Vuoi giocare Trevor? Giochiamo.
Nei suoi occhi passò un lampo, mentre si slacciava i sandali, affondando i piedi nella pelliccia morbida che fungeva da tappeto. Trevor seguì i suoi gesti con lo sguardo -Quindi dormirai così?-
Senza una parola, la ragazza si sfilò il lungo vestito dal corpo, facendolo cadere raccolto intorno ai propri piedi. Lui si passò la lingua sulle labbra, improvvisamente secche.
Allison indossava solo gli slip, e teneva le mani a coppa per coprire i seni nudi, e tentare di fermare il tremolio dei capezzoli induriti. La pelle chiara era illuminata dalle fiaccole, ed i capelli le scendevano disordinati sul petto e sulla schiena.
Fremette, sotto lo sguardo voglioso di Trevor, arrossendo nel sentire l'inguine inumidirsi repentinamente quando lui si liberò a sua volta dei pantaloni, rimanendo in boxer.
Calma Allison. Dimostragli che sei capace di trattarlo come un normale coinquilino… che la tua considerazione di lui non si basa sul bacio che passionale che vi siete dati in camera sua… né su quello che vi siete dati sul cofano della Sua macchina… nè su quello… No! Concentrazione. Non divagare.
La ragazza espirò aria nervosamente, mascherando il desiderio con un occhiata scocciata.
-Perché continui a fissarmi? Siamo solo coinquilini, ricordi? - Cercò di restare indifferente, notando l’ormai consueta erezione di lui, evidente da sotto il tessuto dei boxer.
O mio dio… Espirò di nuovo, quando lui si portò una mano sull'inguine.
-Si ma… non puoi chiedermi di ignorarti, quando sei completamente nuda a due metri da me.  -Si scompigliò i capelli, sorridendo lascivo, e continuando percorrere il suo corpo con lo sguardo. Quelle gambe…così flessuose ed invitanti… Immagini di lei in pose decisamente sconvenienti aumentarono l’impellente bisogno di essere soddisfatto. Mugolò, sentendosi costretto il tessuto improvvisamente ruvido.
Allison alzò un sopracciglio. –Te l’ho detto. A differenza di te, che ragioni con quel coso in mezzo alle gambe, io ho un cervello razionale, che mi permette di essere coerente con quello che dico. Perciò buona notte, coinquilino. – Concluse calcando l’ultima parola mentre si girava verso il letto. Si infilò sotto le pellicce calde, scostandole con una mano mentre con l’altra continuava a proteggersi dagli sguardi del ragazzo.
-Buona notte, Allison. - Anche lui evidenziò l’ultima parola. La imitò, stendendosi sul giaciglio morbido, e storcendo il naso per l’odore estraneo delle coperte. Le torce si spensero tutte insieme, obbedendo ad un gesto della ragazza.
-Hem… Allison?-
-Cose c’è ora? - La sua voce scocciata lo fece ridacchiare.
-Ti volevo avvisare, se senti rumori strani… gemiti…-
-Trevor, se ti devi masturbare, fallo.  Puoi anche scoparti un maiale per quello che mi riguarda. Basta che mi lasci dormire. E non sporchi nulla. - Lo interruppe lei, esasperata.
-Wow, non sapevo fossi così volgare…comunque ho recepito il messaggio. Volevo solo farti sapere che l’invito a darmi una mano è ancora valido. -
La ragazza sbuffò. –Buonanotte Trevor. – E lui, sorrise nel buio. 





Note dell'autrice. 
Bene, anche questo capitolo, è andato. 
Che ne pensate? Credo che si  un capitolo importante, un quanto primo momento in cui i due si trovano ad Ascabryh. 
Naturalmente, come mio solito,  non può andare tutto liscio, e la presenza di Shon è esattamente ciò che faceva al caso mio. Devoammettere che mi sono cacciata nei guai da sola: ora dovrò vedermela con ben DUE ragazzi vogliosi irritanti stronzi e terribilmente seducenti... e seio sono nei guai, immaginate la povera Allison. 
Sinceramente all'inizio non mi convinceva molto come capitolo, anche se è più lungo, dei precedenti, non ero e non sono riuscita a comunicare come avrei voluto le sensazioni di Allison, e spero che almeno dalle descrizioni dei paesaggi usciate ad immaginarvi il villaggio. 
Finite le considerazoni inerenti alla storia, passiamo ai ringraziamenti più sentiti per Roberta Styles Cannavo, che continua a recensirmi incurante di essere ormai l'unica. A questo proposito,se lasciaste una recensione non vi mangerei, tranquilli. (non chiedo di raggiungere un ToT di recensioni,solo perchè credo che se qualcuno avesse voglia di lasciare un commento, dovrebbe farlo per propria volontà, e non perchè è forzato. )
Detto questo, vi saluto sperando di ricevere le vostre opinioni^-^
Ninriel

 

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Capitolo 27
*** Antiche - e scomode- tradizioni ***


Toc Toc. Toc Toc.

Ma che diamine... Allison aprì gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarsi alla luce penetrante che passava dalle assi di legno.

I colpi alla porta si susseguirono, facendola sollevare frastornata.

Il suo sguardo cadde su Trevor, sdraiato sul letto a pancia in giù, con le braccia che stringevano il cuscino e la schiena nuda, le coperte raccolte intorno alla vita.

-Custode? Custode!- Una voce femminile, che sembrava essere quella di Sinzie, chiamò la ragazza con preoccupazione.

Trevor mormorò qualcosa, rigirandosi nel giaciglio ed aggrovigliandosi tra le pellicce. Un'alito di vento arrivato da chissà dove, costrinse Allison a cingersi il petto, improvvisamente conscia di essere seminuda.

Si alzò dal letto, socchiudendo appena la porta in modo di far uscire solo il viso, incontrando lo sguardo confuso di Sinzie.

-Custode!- La donna cercò di sbirciare all'interno della stanza, ma Allison tenne la porta saldamente ferma.

-Ti prego, parla piano. E chiamami Allison, per favore.- La implorò la ragazza, tentando di riaccendere i neuroni ancora intontiti dal sonno.

Sinzie la scrutò preoccupata. -O-Okay. Stai bene? Sembri un po... -

-Stanca? Rimbambita? Esausta?- La ragazza di portò una mano alla bocca, sbadigliando vistosamente. -Ma si può sapere che ore sono?- Il cielo era illuminato fiocamente dalla luce dell'alba, e la luna si stagliava superba dalla parte opposta, come a contrastare lo scorrere inesorabile del tempo

Da ciò che vedeva, in strada non c'era nessuno, a parte la donna che in quel momento la fissava confusa. -Ore? -

La ragazza scosse la testa alzando gli occhi al cielo. -Lascia perdere. Piuttosto, come mai mi hai svegliato così presto?-

Sinzie sgranò gli occhi. -Presto? La custode dovrebbe vegliare nel suo tempio fin dal principio del giorno, quando ancora le tenebre predominano! Rhao mi ha chiesto di fare un eccezione, dato che ancora non sai bene qual'è il tuo compito. A proposito, il guardiano dov'è?-

Allison ridacchiò. -Sta dormendo. Ma non ti preoccupare, non ci vorrà molto a svegliarlo. -

Sinzie assunse un cipiglio severo. -Cust...Allison il tempo stringe, e un guardiano troppo pigro non è esattamente quello che...-

-Io non sono pigro! - La voce di Trevor eccheggiò da dietro la porta, ed il suo volto fece capolino assonnato dallo stipite. Sinzie sorrise suo malgrado, scambiando la sua espressione per quella di un bambino giocherellone.

Allison sgranò gli occhi, sentendo una mano calda palparle in sedere. - Trev... or..- Si strozzò con la saliva, mentre pronunciava qualcosa che sembrava un “coniquilini”, e che fu soffocato dall'imprecazione silenziosa del ragazzo nel sentire un palmo incandescente posarsi sul suo braccio. -Merda- imprecò al contatto.

Guardò nuovamente la donna, improvvisamente ansioso di restare da solo con Allison.

-Sinzie... dacci qualche istante e arriviamo- tentò di liquidarla.

La donna lo fissò indecisa. -Certo. Aspetto qui fuori. -

La porta si richiuse velocemente, accompagnata dal braccio impaziente di Trevor.

Allison arrossì trovandosi ancora una volta sotto il suo sguardo, illuminata però dalla luce del sole che filtrava dalle pareti.

-Trevor...Potresti smetterla, per favore?-

-Di fare cosa?-

Allison sgranò gli occhi, ovvia. -Di fissarmi, diamine!- E si sottrasse al verde dei suoi occhi, infilando il vestito che la sera prima aveva lasciato cadere per terra.


 

* * *

-Si è divertita stanotte, Custode?- Shon parlò con tono di scherno, fedele atteggiamento preso la sera prima. Quando i due erano usciti dalla casa pochi minuti dopo, avevano trovato lui ad aspettarli, ed ora erano tutti fermi in attesa di Rhao. Allison notò ancora una volta, forse con una chiarezza maggiore dovuta al riposo della notte appena passata, di quanto il ragazzo fosse giovane in confronto al'età avanzata che aveva potuto notare in Rhao la sera prima. Bah... di sicuro le cose qui vanno diversamente...

-Non credo tu voglia sapere sul serio come sono andate le cose. Rimarresti traumatizzato a vita- Ribatté Trevor con un sorrisetto, rispondendo ad una domanda che la ragazza non aveva sentito.

Shon sollevò un sopracciglio . -Tu credi? Chiedi ad una qualsiasi ragazza del villaggio di cosa sono capace... -

-Basta! -Allison alzò la voce, gli occhi sgranati -Non posso credere che stiate discutendo di queste cose!-

Shon sorrise sensuale... un sorriso fin troppo accattivante. -Potremmo fare una cosa a tre... giusto per vedere se sul serio Trevor ha una valido motivo per ...-

-Sono sicuro che ti rintaneresti in un angolino a piangere pivello. -

-Dopo aver partecipato ad un orgia credo che qualunque cosa sia sopravvalutata... specie per quello che riguarda il prenderlo in...-

La ragazza imprecò contro tutti i santi, chiedendosi per quale sfortunata causa fosse finita con don due persone così stupide.

Nonostante tutti i buoni propositi, le intenzioni di rimanere calma evaporarono velocemente, nell'ascoltare le frecciatine che i due si lanciavano.

-State zitti cazzo!- Esclamò esasperata.

Non solo si trovava tra due fuochi ugualmente pericolosi (anche se nel suo caso la metafora non era verosimile) ma entrambi erano convinti che la propria fiamma fosse più luminosa di quella dell'altro.

-Custode!- una voce affannata li fece voltare, impedendo che si incenerissero l'un l'altro a forza di sguardi.

La donna si sollevò la veste mentre correva verso di loro, fermandosi con il fiatone.

-Il Quy'Ohz mi ha chiesto di scortarvi al tempio- Ansimò, con un lieve inchino.

La ragazza si strinse nelle spalle borbottando un ironico -sarà fatto- e guadagnandosi un'occhiata confusa.

Era chiaro che il volere del capo villaggio fosse quasi sacro, e anche se George le aveva detto che in realtà era la custode, ad essere il punto di riferimento del popolo, era chiaro che il rispetto che Rhao si era guadagnato non sarebbe stato facile da raggiungere, e il fatto che lei venisse da un altro mondo non sembrava aiutare.

La sera prima, sotto l'adorazione, era stato evidente lo scetticismo nelle sue capacità.

Le vie erano ancora deserte, mentre il sole cominciava a fare capolino da dietro la foresta che circondava il lago ed il villaggio.

La notte prima l'oscurità celava le cime che ora si ergevano fiere intorno a metà del lago, la foresta che si estendeva sui pendii, e le pianure sconfinate precedute da fitta vegetazione, dall'altra parte.

La donna camminò veloce, percorrendo con un abile slalom quasi mezzo villaggio.

Le case, le capanne, si estendevano tutto intorno al lago, formando un unico grande villaggio, in alcuni punti più popolato ed in altri meno. Alberi frondosi intervallavano i tetti di paglia, legno o argilla, creando un aria di quiete e pace nel silenzio del primo mattino.

Allison espirò una boccata d'aria, sorridendo involontariamente. Quella sensazione di libertà, l'incredibile armonia di quel mondo, formavano un Coktail inebriante per chi come lei era sempre vissuta tra macchine smog e rumori cittadini.

Un bagliore rossastro la costrinse a sbattere le palpebre, e a riparasi gli occhi con una mano.

Il sole si era alzato superando i passi sulle montagne, rischiarando la superficie immobile e cristallina del lago che si rifletté su una palafitta più grande e isolata delle altre. Ciò che spiccava subito all'occhio era il bianco abbagliante della struttura. Sembrava essere fatta di una pietra sconosciuta, un marmo, che splendeva alla luce dell'alba e si specchiava delle acque gelide del lago. Tutt'intorno, vi era uno semicerchio vuoto.

Rhao apparve improvvisamente, dirigendosi a grandi falcate verso di loro.

Sorrise alla donna che li aveva accompagnati -Grazie mille Gia. Oh, e vedrai che tuo marito si riprenderà. - Lei si inchinò. -Questo e altro signore. Che la dea vegli su di lei- Invocò con riconoscenza e sottomissione,

Rhao scrutò Shon, con un cipiglio severo. -Cosa ci fai tu qui?-

Il ragazzo sbuffò scocciato. -Dove dovrei essere se non con la mi..-

-Shon! Chiudi quella fogna che hai al posto della bocca e vai da tua madre. Ti stava cercando, e aveva l'aria piuttosto arrabbiata. - lo bloccò arrabbiato.

-Avrà scoperto che tutte le cose che mi dice di lavare finiscono puntualmente nel giardino sul retro. - Ridacchiò lui.

Allison sorrise a sua volta, guardandolo. Ha una bellissima risata. Poi si diede della stupida. Ma ciò non toglie che sia un bastardo.Rettificò a sé stessa.

Rhao assunse un cipiglio severo. -Fila a casa, faremo i conti più tardi. E non ti azzardare ad andare da Kalina o Finne o chiunque altra, prima di aver parlato con tua madre. -

Il ragazzo prese un aria seriosa, annuendo mentre soffocava un sorrisetto. -Certo padre. Prima il dovere e poi il...-

-Fila a casa Shon – La voce perentoria di Rhao lo costrinse a fare retromarcia, non senza aver lanciato un ultima occhiata ad Allison.

Rhao sospirò, guardando i due ragazzi .-Scusate mio figlio. Ha un carattere molto... indisciplinato. -Disse facendo una smorfia.

-Già. Tra ieri e oggi abbiamo avuto modo di tracciare una mappa piuttosto dettagliata delle sue abitudini. Non per offenderlo, ma povera chi dovrà sposarlo. - Ironizzò Allison.

L'uomo sembrò imbarazzato, e si schiarì la gola. -Hem... bene, Allison. Oggi useremo la giornata per capire a che punto sono le tue conoscenze del nostro popolo e delle nostre usanze, e tu ed il tuo guardiano farete un giro del villaggio. -

La ragazza annuì, mentre Trevor assunse un cipiglio infastidito. -Gradirei mi chiamassi con il mio nome, altrimenti mi sembra di essere un animale da compagnia.-

Rhao sembrò confuso a quell'affermazione, ma acconsentì .- Va bene. Direi che possiamo cominciare il giro- Affermò, dirigendosi verso il villaggio, e venendo subito affiancato dai due.

Le strade cominciavano a riempirsi di vita, e man mano che si addentravano tra le capanne, sempre più persone si fermavano al loro passaggio, inchinandosi. Alla vista della custode, non mancavano le occhiata di disapprovazione per il suo abbigliamento, ma per lo più, la gente era curiosa.

Quella strana ragazza era arrivata da un altro mondo, di cui veniva narrato solo nelle leggende. Un mondo così diverso eppure intrigante. Quella ragazza si muoveva seducente quando camminava, parlava con un lieve accento distorto da una lingua straniera, e trattava il popolo come suo pari.

Quella strana, strana ragazza.

Allison sorrise con un po' di imbarazzo ad un bambinetto sul ciglio della strada che si era imbambolato a fissarla, e che sgranò gli occhi quando si accorse di essere stato notato.

La ragazza si girò verso il Quy'ohz, ancora stupita dal comportamento della gente, ed in parte intimorita. -Rhao... faranno sempre così?-

L'uomo accennò un sorriso, chinando la testa in risposta ai saluti della gente. -Oh, tranquilla. Prima o poi ci farai l'abitudine. A quanto ho capito, per te è nuovo essere trattata così... George non ti ha forse informata a dovere?-

Allison scosse la testa con vigore. -No, no, anzi. Abbiamo dedicato molto tempo allo studio della vostra...della nostra razza...ma è tutto così diverso dal mio mondo...e molte cose ha detto che mi sarebbero state spiegate una volta arrivata...-

Rhao fissò il cielo, pensieroso.

Avevano percorso molti metri, eppure le casupole sembravano estendersi a non finire intorno al lago.

-Raccontami del tuo mondo, sono curioso. - Disse improvvisamente, dopo aver terminato l'accurato esame della volta celeste. Era evidente che lì la vita dovesse essere molto monotona, e ogni cosa fuori dalle righe avrebbe potuto sollevare scalpore. Le strade del villaggio si fecero più strette, e la foresta apparve al limitare delle casupole. La gente era ancora poca, e tutti si giravano verso di loro inchinandosi mentre passavano, mormorando.

Allison si schiarì la voce, indecisa. Da dove comincio? Forse dovrei partire dalle cose che abbiamo in comune...

-Hem...- iniziò titubante. - Come avrai capito è molto diverso. Noi siamo... Più evoluti... abbiamo case che sono costruite con un materiale molto più resistente del legno, e... degli utensili che ci permettono di parlare gli uni con gli altri anche se siamo lontani. - cercò di semplificare il più possibile quelli che per Rhao erano concetti estranei e a giudicare dalla sua espressione, inimmaginabili.

Lui lanciò uno sguardo a Trevor, che ascoltava la conversazione scalpitante, ma stranamente in silenzio.

Da quando era arrivato ad Ascabryh, era stato praticamente ignorato da tutti e anche se gli pesava ammetterlo, i battibecchi con Shon erano stati uno dei pochi momenti degli di nota ( oltre allo spogliarello di Allison).

-E tu Trevor?- Cambiò discorso, probabilmente soddisfatto dalle spiegazioni della ragazza.

Ah, bene. Si ricorda il mio nome.

-Ho visto che sei molto... impulsivo. Non sei abituato ad essere defilato così, vero?- Chiese. -Sono un abile osservatore. - aggiunse poi con noncuranza, nel vedere l'espressione stupita di lui.

Il ragazzo si strinse nelle spalle. -Infatti ha visto bene. Da noi, di solito sono al centro dell'attenzione. É difficile abituarsi ad essere ignorato... e anche il fatto di dover dipendere dalle decisioni della custode... come ha detto, sono una persona impulsiva. - convenne.

Rhao sorrise sotto la folta barba. -Somigli molto a mio figlio. Forse è per questo che non andate d'accordo...siete così testardi...- borbottò a voce più bassa, lasciando di nuovo stupito Trevor. Quell'uomo era riuscito a capire di lui in due giorni più di quanto un professore avesse fatto in cinque anni.

Intorno a loro, una fitta foresta coprì la luce del sole, mentre seguivano uno dei sentieri che Allison aveva notato la notte prima.

-Bene. - Riprese a parlare il Quy'Ohz. -Vi avevo detto che avremmo fatto un giro panoramico, e vi avrei spiegato un po' di cose della nostra cultura ma fino ad ora non abbiamo fatto né l'uno né l'altro. -

Il sentiero si allargò, lasciando poso a querce secolari sul ciglio dello sterrato, e impronte di calzari che si intersecavano le una con le altre, creando un intricato disegno polveroso sul terreno.

La voce di Rhao si confuse tra i cinguettii degli uccellini appollaiati sulle grandi fronde soprastanti. -Direi di partire dall'inizio. Allison, come ben saprai il tuo compito e quello di fungere da tramite tra noi e l'elemento Fuoco, e parte essenziale, vegliare il fuoco sacro... -

La ragazza sgranò gli occhi per un istante. Oh cazzo. Il fuoco sacro. Me ne ero completamente dimenticata.

-...E naturalmente il compito del tuo guardiano, sarà quello proteggerti .- continuò ovvio. Lanciò uno sguardo ai due. -Fin qui credo che George vi avesse già informati -

Si fermò improvvisamente, staccando da un cespuglio sul ciglio del sentiero, dei pallini piccoli e blu. Si volse verso Allison e Trevor. -Volete?- chiese porgendo loro quelli che sembravano frutti. Entrambi ne presero uno, facendo una smorfia al sapore forte e agrodolce.

Allison si guardò intorno. Il sentiero si interrompeva lì davanti a loro, a causa di un grande ramo frondoso. -Dove stiamo andando?-

Rhao rise. Un suono roco, soffocato in parte dalla barba che scendeva lunga sul suo petto. -Domanda legittima, dato che stiamo camminando ormai da un po'.Mi chiedevo quando me lo avreste chiesto. - fece una pausa, con un sorriso sornione sul volto.

-Quello che avete visto voi, era solo il villaggio centrale. É oltre la foresta, che c'è la nostra vita. - Si avvicinò al ramo scostandolo con un gesto, e un getto di luce diretta li abbagliò per un istante.

Quello che Allison distinse dopo, furono sagome di case e persone, le une più rade che nel centro del villaggio, le altre più numerose.

In una distesa verde, tra pianure e collinette, si estendeva quella che era in piena regola la zona urbana del villaggio.

Altro che quelle capanne attorno al lago... Lì si estendevano a perdita d'occhio campi di diversi colori, probabilmente coltivati, e spiazzi vuoti più piccoli e ancora agglomerati di case e campi.

Rhao sorrise. -Benvenuti ad Ascabryh. -


 

* * *

Il sole era alto, e un brusio coincitato, che spesso sfociava in voci più alte, si estendeva in tutto il paese. Un po' l'arrivo della nuova custode, un po' la frenesie quotidiana, avevano contribuito a rendere quella giornata, illuminata ora da un caldo sole di mezzogiorno, alquanto movimentata.

-Quindi pranzate tutti qui?- Trevor si osservò intorno. Rozzi tavoli di legno punteggiavano il parto, occupati da allegre famigliole.

Sarebbe potuto sembrare in classico Pic-Nic di pasqua, se non fosse stato che tutti indossavano abiti grezzi, ed avevano le fronti madide di sudore.

I bambini si rincorrevano tra i tavoli, mentre gruppi di ragazzi si concentravano sotto l'ombra degli alberi.

Rhao addentò la strana pagnotta che aveva tirato fuori da una tasca invisibile delle sue vesti, annuendo. -La pausa dura fino a che il sole non raggiunge la punta di quell'asta di legno, laggiù. Poi gli adulti ricominciano a lavorare, e i ragazzi ad allenarsi con i loro poteri. Di solito la custode mangia al tempio, ma ho come l'impressione che con te molte cose cambieranno. -

Allison sbuffò, guadagnandosi occhiate curiose da parte delle persone che le stavano più vicine. -Che bella vita che fate, magari da noi fosse così. -

Trevor le passò una delle pesche che un bambino gli aveva gentilmente regalato. La ragazza l'addentò, ed un rivolo dolciastro scivolò dall'angolo della bocca fino al collo, lasciando una scia appiccicosa che la ragazza pulì con una mano, movimento che non sfuggì a Rhao, il quale si alzò facendo segno ai due di imitarlo.

-Venite, c'è troppo rumore per i miei gusti, ed inoltre conosco un posto dove puoi sciacquarti. -Aggiunse rivolto ad Allison

Si inoltrarono nuovamente nella foresta, che sembrava essere una presenza costante nel panorama, ma questa volta non camminarono a lungo.

Giusto il tempo che il chiacchiericcio confuso si affievolisse, ed i tre si ritrovarono davanti ad una pozza cristallina, situata nell'ennesimo piccolo spiazzo.

Un sasso piatto ed un tronco tagliato basso a mo' di tavolino davano al posto una quiete che lo rendeva perfetto per essere un luogo di meditazione. Raho allargò le braccia in un chiaro segno di invito. -Eccoci arrivati.-

-Beh? Non dovevi sciacquarti?- Trevor si sedette sul sasso, con le gambe semiaperte, e i gomiti poggiati sulle ginocchia, guardandola strafottente.

Allison alzò gli occhi al cielo, mollandogli uno scappellotto mentre si inginocchiava acconto alla pozza e si portava l'acqua sul collo, ancora appiccicoso. Fino a quel momento Trevor era stato abbastanza tranquillo, e aveva pensato che con quel comportamento avesse voluto farle capire di aver recepito il messaggio “siamo solo coinquilini” ma lo sguardo che le puntava ora, era una chiara contraddizione.

Contro ogni ragione, sotto gli occhi attenti del ragazzo, e le iridi sagge del Quy'Ohz, la ragazza immaginò che le proprie mani sul collo, fossero quelle di Trevor, impegnate in un percorso molto più interessante e molto meno casto.

Le parole che George le aveva rivolto tanto tempo prima eccheggiarono nella sua testa, come un tarlo che dopo tento tempo si ripresentava alla porta più accanito di prima.


 

-Ci sono delle usanze, nel popolo... usanze che vanno avanti da millenni, e di cui non sta a noi parlati. Ti posso dire solo una cosa: non preoccuparti ora, non c'è né motivo. Vivi e ama come hai sempre fatto, perchè ciò che quì ti sembra scontato, nel nostro mondo non lo sarà di certo- […]


 

Allison si alzò, scuotendo le mani e facendo cadere parte dell'acqua residua su Trevor, che si scostò infastidito.

-Rhao...-

L'uomo si girò verso di lei, interrompendo l'osservazione di un picchio che bucava il tronco di un albero vicino, provocando continui ticchettii.

-Si?- rispose.

-Ho una... curiosità. -

-Chiedi pure. -

-George, ci ha detto che molte cose riguardo la vostra cultura avresti dovuto spiegarcele tu... in particolare, si è riferito all'impossibilità di rapporti sentimentali tra custodi e guardiani... cosa intendeva?- La ragazza rigirò i discorsi avuti in precedenza, mascherando l'urgenza improvvisa di sapere la risposta, con una sincera curiosità.

Anche Trevor si tese verso di lui, ansioso di sentire la risposta.

Rhao sospirò, appoggiandosi al tronco di uno degli alberi. -George è un uomo molto colto ed intelligente tra le ninfe. -Commentò.

Sospirò di nuovo. - Quello che intendeva dire, è che ci sono molte tradizioni antiche qui da noi. Fin dalla rivelazione della prima Custode, per creare una maggiore unione tra la vita popolare e la Dea, la custode, ovvero il suo tramite, veniva promessa in sposa al capo villaggio, o ad un membro della sua famiglia che avesse un'età accettabile. -

Trevor sbuffò, alzandosi in piedi di scatto, mentre Allison impallidiva repentinamente.

-Quindi...- biascicò incerta, sotto lo sguardo compassionevole di Rhao,

-Quindi sarai costretta a sposare quel cretino di Shon. - Concluse per lui Trevor, irato.


 


 


Nota dell'autrice. 
Perdonatemi il ritardo vi pregoooo *implora in ginocchio le poche fedeli anime che la seguono. *
Per farmi perdonare ho fatto questo cap. un pò più lungo... e anche se la storia resta quasi allo stesso punto, spero vi sia piaciuto. 
Beeeeene bene bene. Ecco svelato il mistero. Allison dovrà sposare... niente meno che Shon! (beh, non che le sia andata male -.^ ) Spero non sembri troppo inverosimile o scontato, (specie dato che una delle mie recensitrici più fedeli aveva indovinato, non so come -.-" )
Questo mi porta, dato l'ora tarda... ad accorciare il più possibile, e ringraziare
Hola1994 e Roberta Styles Cannavo -sempre se il NIckname non le è già cambiato-  (hey rob, hai visto? ti avevo detto che avrei aggiornato oggi e l'ho fatto ;.D  se non fosse stato per le tue minacce :-* probabilmente avrei aggiornato direttamente sabato.  E non mi importa se lo leggerai domani, io ho tenuto fede al patto U.u)
Oaky, stop. Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto, e dato che siete arrivati fin qui, lasciare una Recensioncina -ina -ina non credo sia un gran peso. 
Spero che il cap. vi sia piaciuto,
a presto, 
Ninriel

 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 28
*** Tradimenti ***


-Non... sono sicura di poter allenarmi con tutta questa folla intorno...- Sussurrò Allison girando su se stessa, e osservando i ragazzi di varie età che lanciavano spruzzi di acqua cristallina, facendo finta di non badare ai suoi movimenti ed alle sue parole.

Rhao si passò un mano sul mento, con espressione piuttosto esasperata.

-Senti Allison, so che il fatto di dover sposare Shon ti abbia colta impreparata...-

La ragazza alzò una mano, bloccandolo. -Sbagliato. Un'interrogazione mi coglie impreparata. Una verifica mi coglie impreparata. Il sapere che dovrò sposarmi con una testa di cazzo, non mi coglie impreparata. Mi sconvolge. Mi irrita. Mi deprime. Insomma, credo di aver espresso il concetto. - sbottò, mentre il suo sguardo correva involontariamente a Trevor, chiuso in un ostinato silenzio.

Il ragazzo si era chiuso nel mutismo dopo aver pronunciato quelle ultime parole Quindi sarai costretta a sposare quel cretino di Shon.”, parole che oltre che decretare una verità ormai più che ovvia, avevano ferito entrambi.

Se c'era ancora una piccola possibilità di poter avere un relazione, perlomeno al ritorno a casa, essa era svanita velocemente, perchè Allison aveva subito capito che non sarebbe riuscita dopo aver magari sposato Shon secondo i riti del luogo, a tornare a casa e baciare Trevor come se nulla fosse.

Rhao assunse un cipiglio severo nel sentire le sue parole. -Sarai la Custode, ma non ti permetto di parlare così di mio figlio, nonché tuo promesso sposo. E ora se non vuoi che mi arrabbi sul serio, ti conviene ascoltarmi. Fammi vedere a che punto sei con il tuo elemento. -

Da quanto aveva spiegato durante la mattinata, i ragazzi del luogo passavano le giornate apprendendo le storie antiche, imparando nozioni di soccorso e botanica, ed allenandosi.

Gran parte degli spazi vuoti che all'inizio aveva intravisto, erano campi adibiti appunto all'allenamento.

Allison strinse le labbra in una linea dura. -È necessario che usi anche le ali?- chiese atona.

-No, assolutamente, e George avrebbe dovuto avvisarti. Noi le usiamo solo in caso di estremo pericolo, o di magie che richiedono molta energia. Per il resto l'uso delle ali i è proibito per gran parte del tempo. -

Rhao guardò Trevor. - Tu vai con gli altri ragazzi. Esercitati con loro, per ora. Poi a seconda del tuo livello, vedrò di assegnarti un insegnante individuale. -

Il ragazzo annuì in silenzio, dirigendosi con passo strascicato tra i ragazzi e le ragazze che lo guardavano curiosi. Lanciò loro un'occhiata scocciata, ritrovando lentamente la solita strafottenza che lo caratterizzava. -Beh? Avete intenzione di fissarmi per sempre?-

Gli occhi sia di Rhao che di Allison, seguirono i suoi movimenti, mentre si posizionava al centro dello spazio vuoto che si era formato automaticamente sul terreno. Prese un respiro, e con una smorfia ed un imprecazione, tanti piccoli serpentelli d'acqua si diramarono a partire dai suoi piedi, allungandosi prepotenti nel terreno e costringendo la folla di adolescenti, che lo guardava scettica, a saltellare per evitarli.

Tipico di Trevor, vendicarsi per un nonnulla. Allison soffocò un sorriso triste. Il solo pensare di essere divisa da lui le sembrava un idea improponibile.

Mentre molti dei ragazzi facevano smorfie, e si preparavano chi ad ignorare il nuovo arrivato, chi ad intraprenderci una battaglia, Rhao allargò i palmi alzando le sopracciglia.

-Beh? Allison? Hai intenzione di farmi vedere qualcosa o...-

-Ecco ecco, un attimo! - La ragazza si guardò intorno, accorgendosi che improvvisamente tutto il vociare allegro si era bloccato nuovamente, e le parole di Rhao avevano riportato l'attenzione su di lei.

Anche lei, come il ragazzo qualche istante prima, sospirò, chiudendo gli occhi.

Il potere fluì nelle sue vene all'improvviso, trovandola quasi impreparata a tale velocità. Il battito del suo cuore accellerò, e piccole scie di sudore si fecero spazio sulla sua fronte, mentre le ali, pur senza staccarsi dalla schiena, rilucevano vermiglie.

Allison non dovette guardarsi intorno per immaginare come tutti si fossero allontanati, quasi intimoriti seppure non avesse ancora fatto uso del proprio elemento.

Il palmi le formicolavano mentre li dirigeva verso il cielo, lasciando che tutta la frustrazione accumulata durante il giorno alimentasse una fiammata improvvisa, che in pochi istanti si propagò verso l'alto.

Non sapeva neanche lei cosa aspettarsi, ma il silenzio che seguì non la stupì. Si stava abituando, seppur molto lentamente, all'ammirazione mista a scetticismo che il popolo le riservava, ma in quel momento per la seconda volta, contando quella del suo arrivo, scorse uno sprazzo di paura negli sguardi fissati su di lei.

La consapevolezza che pur essendo nata in un altra dimensione, ricopriva il suolo di custode come una normale ninfa.

-Bene. Credo che ti sia decisamente pronta per visitare il tempio. - La voce di Rhao spezzò il silenzio, facendola sobbalzare irritata.

-Perchè, prima non avrei potuto?- chiese con una punta di acidità. Quel comportamento le stava davvero dando sui nervi. Il Quy'ohz si comportava come se avesse dovuto sapere tutto, o essere una custode perfetta, così di punto in bianco.

L'uomo dovette accorgersi di averla offesa, e sospirò. -Dimentico sempre che non sai molto delle tradizioni. Mmh... Steph!- Indicò un punto indefinito nel capannello di persone che ancora seguiva il loro scambio con lievi bisbiglii.

-Spiega alla custode cosa intendo per favore. - chiese. Alle sue parole ci fu un po di scompiglio, e i ragazzi si scostarono lasciando passare un ragazzo più piccolo con espressione colpevole. Allison sorrise entusiasta nell'incrociare quegli occhi dorati.

-Steph! Da quanto tempo... come sono felice di rivederti!- esclamò entusiasta di vedere una faccia amica, ma alle sue parole il ragazzino si incassò nelle spalle abbassando lo sguardo imbarazzato, mentre Rhao inarcava un sopracciglio fissandolo improvvisamente vigile.

-Rivederti, Steph?- sibilò, con la barba che tremava. -Che cosa significa?-

Steph dondolò prima su un piede e poi sull'altro, mentre dai ragazzi si alzavano delle risatine. Allison si portò una mano alla bocca, sgranando gli occhi. Possibile non gli avesse detto...

-Ops-

Il ragazzo le lanciò un occhiata a metà tra l'arrabbiato e l'implorante. -Hem...-

-Sì, Steph?- lo esortò severo Rhao, che mai come in quel momento era entrato nelle vesti di Quy'Ohz infuriato.

-Io... potrei aver fatto un viaggetto nella loro dimensione... due lune piene fa... più o meno...- biascicò con lo sguardo basso, mentre il sangue affluiva sul suo volto colorandolo di bordeaux.

Il volto di Rhao passò dal rosso di rabbia al verde e poi di nuovo al rosso, con una velocità sorprendente. -Tu hai...fatto cosa?- esalò, furioso.

-Mi dispiace Quy'Ohz ma io ….- provò a dire contrito il ragazzo, ma venne interrotto dal vecchio. -Ringrazia che abbia cose più importanti da fare, e che Allison interceda nei tuoi confronti, ma un mese di pulizie al tempio non te lo toglierà nessuno. -

L'espressione di Steph si fece confusa, mentre alternava lo sguardo tra il Quy'Ohz e la custode. -Ma..-

-Oh, non ti preoccupare, appena ci fossi mossi, se non prima, si sarebbe premurata di prendersi tutta la colpa delle tue azioni.- Rhao appariva piuttosto esasperato. Lanciò un'occhiata al cielo, sbuffando sommessamente in direzione della folla.

-Su! Continuate ad allenarvi ragazzi, vi abbiamo rubato fin troppo tempo. E tu...- indicò Steph. - Ti aspetto un ora prima di cena davanti al tempio. Dobbiamo farci una bella chiacchierata io e te. -

Allison non seppe dire se fosse solo un impressione, ma le sembrò di intravedere un fremito nella schiena del ragazzo.


 

* * *


 

La fiammella tremula guizzò un paio di volte, sotto gli occhi attoniti di Trevor ed Allison, che si girarono verso Rhao in cerca di una spiegazione.

-Fammi capire... noi abbiamo attraversato una dimensione, rischiando di venire catapultati chissà dove, solo per sorvegliare questo... sputo?- chiese cercando di trattenere un evidente scoppio d'ilarità.

D'altronde avrebbero dovuto capirlo. Il fuoco sacro, la parte della Dea, dell'elemento stesso del fuoco, che loro custodivano, avrebbe dovuto emanare un'aura potente, per lo meno quanto i poteri di Allison, se non di più.

Anzi, sicuramente di più. Ed invece si trovavano davanti ad una fiamma debole, che di fuoco aveva solo il colore, e che se si fosse dovuta identificare in un'animale, più che un potente drago, sarebbe stato un coniglietto impaurito.

Il braciere concavo di una sostanza simile al bronzo, ma che non reagiva al calore, sembrava troppo grande e profondo per un corpo così piccolo ed indifeso.

Rhao sembrò in difficoltà all'affermazione di Trevor, avendo forse sperato che i due non si accorgessero di nulla. -Piano con le parole ragazzo, è pur sempre della Dea che stai parlando!- cercò di darsi un tono, ma i suoi tentativi fallirono miseramente quando anche Allison diede manforte al guardiano.

-Ma per favore! Se la Dea fosse sul serio in quella capocchia di fiammifero, per lo meno starebbe in piedi invece di accartocciarsi su sé stessa. - Esclamò, mettendosi le mani sui fianchi, come era solita fare sua madre nei momenti di rabbia. -Dimmi che sta succedendo Rhao. E senza giri di parole. - Intimò.

L'uomo sospirò. -Speravo non fosse così evidente, ma quanto pare...-

I due lo fissarono in attesa.

-Circa diciotto estati fa, la nostra ultima custode ci lasciò.- Cominciò a narrare.

-Dovete sapere che non siamo l'unico villaggio di ninfe, né il più grande e potente, anzi. L'unico nostro vantaggio, era essere stati designati come detentori del fuoco sacro. - Man mano che l'uomo parlava, l'aria intorno al braciere sembrò come prendere vita, come se ciò che i due ragazzi stessero tentando di immaginare fosse stato portato fuori dalle loro menti, sovrapponendosi in immagini veloci quanto confuse. -É stato così fin dalle grandi guerre, capite? Colei che nasceva come la custode, non importava da dove venisse, veniva a vivere qui ad Ascabryh, e otteneva un educazione consona al suo ruolo, alla fine della quale le veniva assegnato un guardiano, una ninfa appartenente ad una delle famiglie più valorose. -

Si passò una mano sulla barba. -Quando cominciai a ricevere strani segnali, andai dalla custode, Kaa. Era in carica ormai da molto, ma la sua memoria e le sue capacità non fallirono neanche quella volta, quando interpretò i messaggi che la Dea mi mandava, e capì che la nuova custode non sarebbe appartenuta a questa dimensione. Non so per quale motivo, forse l'irritò il fatto che la Dea avesse comunicato a me questo cambiamento, fatto sta che il giorno dopo... sparì. -

Allison fece una smorfia. -Come, sparì?-

-Sparì. La cercammo nel suo alloggio, per tutta la foresta, ma nulla. E quando arrivammo al fuoco sacro, lo trovammo come lo vedi ora. Una fiammellina che si distingueva dalle altre solo per la capacità di restare sempre accesa, ma non era nulla in confronto alle fiamme possenti che vi erano state fino ad allora. Era come se la scomparsa della ustode fosse stata avvertita dalla fiamma. 

Poi capimmo. Kaa non era partita da sola. Era partita con il fuoco stesso, diretta verso i villaggi più grandi, a sud. -

Gli occhi di Rhao si chiusero mentre raccontava, come se i ricordi diventassero a mano a mano troppo vividi.

-Noi non facemmo niente. Senza il fuoco non eravamo nulla di più di un villaggio debole ed indifeso... ed anche ora, è questa piccola rimanenza ad impedirci di diventare terreno da ardere. L'unica cosa che potemmo fare, al quel tempo, fu impedirle, se mai avesse voluto, di tornare qui. - Concluse.

-Quindi non avete idea di dove sia il fuoco ? Ma è assurdo! Diciotto anni e non avete fatto un bel niente? - Trevor era esterrefatto. Ma che razza di gente erano? La persona più importante del villaggio spariva, e loro restavano con le mani in mano... come senza badare al fatto che l'elemento che li teneva al sicuro dagli altri villaggi fosse sparito con essa, chissà dova in mezzo alle lontane pianure.

Rhao sopirò, avvicinandosi al braciere e fissandolo con sconforto, mentre Allison sgranava gli occhi, facendo cenno al ragazzo di tacere. -Non...Non è finita, vero?-

L'uomo spostò lo sguardo verso di lei, ormai arreso. -No, hai ragione...non è tutto. - sospirò di nuovo. -Non passarono neanche due lune piene, prima dell'arrivo del messaggio di Kaa. -Rhao rise, un suono roco, simile allo stridere di due pietre l'una contro l'altra. La risata di un uomo conscio di non avere più nulla da perdere.

-Fin dall'inizio, è sempre stata una ragazza esibizionista, testarda, ed arrogante, e forse è stato per questo che la Dea ha deciso di sostituirla con te. Forse sapeva come sarebbero andate le cose. -commentò amaro. -Kaa mandò un corvo, con un messaggio che recitava poche semplici parole, che se da una parte confermavano quello che avevamo già capito, dall'altra ci sconvolgevano più di quanto già non fossimo. La pelle sulla quale aveva scritto era più sottile delle nostra e quando la prendemmo ci fu il timore di romperla. Essa recitava:- “ Sono nel Sud, ed il Fuoco è con me.  Lunga vita alla Dea ed agli illusi suoi fedeli.” - Gli occhi dell'anziano si fecero lucidi, forse per il rimpianto di non essersi accorto di nulla prima che ciò accadesse, forse per la nostalgia degli anni calmi che vi erano stato prima di tutto.

-Non c'era scritto nient'altro, e noi non capimmo. Come era possibile che la stessa custode della Dea, le si rivoltasse contro? Solo un abominio sarebbe stato in grado di rinnegare la propria Madre Suprema, e Kaa non era un abominio. Lei non era così... estrema. -Concluse, passandosi una mano sul viso, e spianando per un attimo le rughe che invadenti occupano il suo volto.

Un istante in cui Rhao apparve come un giovane dall'espressione accorata, prima che il tempo si riposasse inclemente su di lui.

Allison emise un singulto, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

Tutto quello che ha detto... i suoi tentativi di difendere Kaa, nonostante quello che ha fatto...Le emozioni che ha represso, i rimpianti, l'angoscia...lui conosceva Kaa non solo come Custode, ma anche come...

-Moglie. -La voce fredda di Trevor ruppe il silenzio. -Kaa era tua moglie, non è vero?-

Rhao si raddrizzò, abbandonando la posa malinconica e rassegnata che aveva tenuto fino a quel momento. -Sì.- affermò a testa alta, cercando di riprendere il controllo di sé stesso, anche se i ricordi minacciavano di riprendere il sopravvento in ogni istante.

-Non abbiamo mai capito come mai se ne è andata, ma sappiamo che non si limita tutto solo al suo carattere. C'è qualcosa di più grande in ballo, e speravamo che con il tuo arrivo...-

Allison alzò le braccia al cielo, in un moto di stizza. -Con il mio arrivo cosa? Credevate che di punto in bianco sarebbe tornato tutto alla normalità? Che avreste improvvisamente capito tutto? - esclamò con voce stridula. Strinse i denti, mordendosi la lingua per evitare di dire cose di cui poi si sarebbe pentita. -Sono venuta qui per adempiere ad un compito che non ho chiesto, e che ha sconvolto la mia vita, che per inciso, era perfetta, e ora mi dite che sono solo il rimpiazzo di una traditrice? -

La ragazza alzò il tono, frustrata, distogliendo lo sguardo da Rhao e Trevor, mentre usciva dal Tempio, vendendo accolta da folate di aria umida. Si sedette sul freddo terreno, appoggiata ad un albero a pochi metri dall'ingresso della palafitta, chiudendo gli occhi, e stringendo i pugni.

Nessuno le aveva chiesto cosa ne pensava del dover andare ad Ascabryh, e lei non aveva fatto domande, arrendendosi all'evidenza dei fatti, e considerandolo un passo normale per un custode, ma ora che aveva scoperto di Kaa non era più si cura di cosa fosse giusto.

Lei non faceva parte di quel mondo dopo tutto, ed essere la custode non significava doversi caricare tutto il peso di ciò che era successo. Ora capiva come mai continuasse ad esserci tutto quello scetticismo negli sguardi di chi incontrava.

Tutti avevano fin da subito considerato il suo arrivo, un modo per ritrovare il tanto decantato “equilibrio”, ma lei non era stata in grado di soddisfare le aspettative.

Non sanno che sono stata all'oscuro di tutto fino ad ora.

Un rivolo caldo le scese sulla guancia, lasciando una scia bagnata sulla pelle fredda.

La ragazza mosse una mano per asciugare quella lacrima solitaria, ma non avvertì il suo braccio muoversi, né il consueto tendersi dei muscoli per compiere l'azione. Spalancò gli occhi improvvisamente, senza riuscire a vedere le luci del villaggio, senza sentire la terra fredda sotto di sé, senza che il suo corpo rispondesse ai comandi disperati che gli dava.

Il buio pesto si strinse intorno al suo corpo, mentre lacrime silenziose le scivolavano lungo le guance, inarrestabili. Non le importava di dove fosse, non aveva paura di quel silenzio, né di ciò che poteva succederle. Tutto era passato in secondo piano, mentre come una bambina singhiozzava, senza sentire il rumore dei suoi lamenti.

Nella sua mente vorticavano poche parole. Voglio tornare a casa.

E poi, come la scia eterea di una stella cadente, con la stessa grazia e la stessa velocità, come nell'istante del respiro, nell'attimo della scintilla, il buio si tinse di rosso, e la ragazza seppe di essere a casa. La Dea l'avvolse nelle sue spire bollenti, mentre una fiamma la prendeva dolcemente per il mento, facendole fissare un pontò vermiglio difronte a sé.

Forti non si è,si diventa. Disse con voce dolce.

Quanto ti ho scelto sapevo saresti stata all'altezza del tuo ruolo, e lo penso ancora adesso. Rialzati bambina, ed affronta i tuoi demoni. Non siamo noi a decidere, ma il destino. Ed il destino ha deciso che sarai tu a portar fine alle sofferenze di questo popolo.

La voce che tanto bene conosceva la scaldò in un istante, asciugando con un caldo alito le scie umide sulle sue guance, e facendola sentire di nuovo viva.

Perciò alzati custode, e sii orgogliosa del tuo nome. Lotta per la tua gente, non per il singolo. Sii il vanto della tua razza, custode. Combatti.





Nota dell'autrice 
Vorrei potervi dire che mi dispiece di questo ritardo, e per scusarmi ho afatto un capitolo più lungo del solito ma non sarebbe vero, anzi, perciò mi limito a scusarmi. Sul serio, ho tentato di farmi venire in mente un modo decente per spiegare tutta la cosa di Kaa eccetera, ma non mi è venuto nulla di meglio, e credo sia già tanto se è vagamente comprensibile. :/ Credo prorpio di essere incappata in un blocco della Pseudo-scrittrice. 
Mettedo da parte il capitolo... Sappiate che ho scritto e pubblicato la OS (a cui  tanto tempo fa avevo accennato) su Trevor e Saoirse, con titolo  "Moquette" e di cui vi posto il link perchè sono negata con queste cose e non so creare il collegamento >.< (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2263291&i=1) - OS rigorosamente a rating rosso. - 
Bene, ora ripassiamo al capitolo :) Dato che siete arrivati fino a questo punto, che ne direste di lasciarmi una recensione piccola piccola per dirmi che ne pensate? Anke un "ciao " mi va bene... giusto per farmi sapere che ci siete... e naturalmente questo invito fatto in ginocchio, è valido anche per  la OS. Infine, scusatemi per gli errori che sicuramente troverete e che mi sono come al solito sfuggiti >.<
Oh, e come sempre ringrazio chi mi ha recensito allo scorso capitolo: 
Roberta Styles Cannavo, adlimat, e Giuli_97
Okay, ora ho finito sul serio. Bye Bye,
Ninriel-


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 29
*** Legame ***


Lascia fuori tutto... cerca il collegamento con la coscienza della Dea... certo, la fa facile Rhao, non è lui ad essere osservato tipo salsiccia da ben due ragazzi arrapati.
Allison sbuffò, alzando gli occhi al cielo da sotto le palpebre, mentre provava inutilmente a concentrarsi, senza riuscirci.
Sentì distintamente uno sbuffo sommesso, provenire da un punto imprecisato alle sue spalle, ma finse di non sentirlo, per rafforzare quella che ormai non era altro che una recita.
-Hey Ally? Non vorrai metterci tutta la notte vero? Ho urgente bisogno di pisciare...- La voce annoiata di Trevor la costrinse a soffocare una risata, facendole andare la saliva di traverso. La ragazza sgranò gli occhi cominciando a tossire, incurante dell'espressione sorniona di Shon.
E già, perché anche lui era presente. Non avendo l'obbligo come per Trevor, che era il suo guardiano, Shon si era appellato fatto di essere il suo “promesso sposo” e  naturalmente l'antipatia che covava per Trevor lo aveva spinto a utilizzare come scusa il fatto di non poter lasciare i due da soli... come se avesse dimenticato che dormivano anche nella stessa casa tutte le notti.
Allison sbuffò, aprendo gli occhi. -Sicuramente non concluderò nulla se continuate a distrarmi. Prima Shon con le sue battutine idiote, e ora la tua vescica. Ti ricordo che fuori dal tempio ci sono tanti bellissimi alberi su cui puoi scaricare i tuoi bisogni primari... senza rompere la scatole a me!- concluse esasperata.
Era da due ore che provava a stabilire un legame costante con la Dea, legame che una volta creato avrebbe le permesso non di avere vere e proprie conversazioni con essa, ma di ricevere risposta ai propri interrogativi, oltre che percepire le sensazioni predominanti dell'elemento.
-Certo, ma gli alberi non saranno mai come i nostri cari water. Voglio tornare a casa!-Trevor la guardò implorante, come se lei potesse con uno schiocco di dita riportarli a casa, a Philadelphia.
Shon incrociò le braccia al petto con un sorriso beffardo. -Hai sentito custode? Il tuo guardiano vuole andare a casa... perchè non lo accontenti? Faresti un bel favore alla comunità. -Osservò ovvio, guadagnandosi un'occhiata velenosa da Allison che ormai pur  di non sentirlo parlare avrebbe fatto di tutto, ed uno sguardo annoiato da Trevor.
-Magari potessi tornare... sono sicuro che un po' di sano sesso mi farebbe bene per dimenticare tutta questa assurda storia. - Borbottò sottovoce.
Allison balzò in piedi, l'esasperazione alle stelle. -Per l'ennesima volta...Basta!- poi guardò il cielo, indecisa se fulminarli tutti e due con una fiammata o fare finta di nulla come negli ultimi venti minuti.
-Fuori. Subito. - Ordinò, con il braccio teso verso la porta d'ingresso, l'indice ad indicare il varco.
-Chiudete quelle bocche in qualsiasi modo, sul serio, ma chiudetele. Ho bisogno di concentrazione, e voi non siete di aiuto. - li sgridò, ottenendo un'alzata di spalle da parte di entrambi, che si additarono i come due bambini dispettosi.
-Dovrebbe scaricare la sua frustrazione sessuale.-
-Vuole solo portarti a letto, non l'hai ancora capito?-
-Voglio scoparla, è diverso. Non serve per forza un letto.-
-Non credo ti sopporterà per molto, quando sarete sposati.Non è una che si fa sottomettere facilmente, né tanto meno a letto. -
-Beh, non è un problema mio... l'importante è che sia buona a fare pompi...-
Allison sgranò gli occhi, non tanto esterrefatta per il linguaggio, quanto per il livello di assurdità che stava raggiungendo la conversazione. Okay, erano due adolescenti in preda agli ormoni, ma discutere come se nulla fosse di quelle cose, e di fronte a lei poi!
La ragazza rimase in silenzio, mentre i due continuavano a battibeccare, facendole pensare che se avesse chiuso gli occhi si sarebbe trovata in mezzo ad un litigio tra bambini di dieci anni, non diciassette.
Una fiamma si accese indisturbata sui pantaloni di Shon, allungandosi come una molla su quella di Trevor, guidata dallo sguardo di Allison.
Fu allora che i due si resero conto di ciò che stava succedendo, e provarono ad allontanarsi uno dall'altro, trovandosi attaccati per un lembo della stoffa di ciascuna verste da quello strano fuoco, che invece di espandersi e divampare restava fermo ma costante.
Un mezzo sorriso spuntò sul volto della ragazza. Il fuoco che teneva acceso non bruciava, ma poteva allungarsi e modellarsi nelle forme più disparate. Quel piccolo filamento si allungò ancora, legandoli petto contro petto. I due inciamparono nei propri piedi, e si trovarono lunghi distesi sul pavimento di legno, l'uno appiccicato all'altro.
-Allison! Staccami subito da questo troglodita!- Sbraitò Trevor facendo una smorfia disgustata, subito imitata dal figlio del Quy'Ohz.
-Già Allison, levami questo troglodita di dosso!- la incitò anche lui, scimmiottando la voce di Trevor.
La ragazza incrociò le braccia scuotendo la testa negativamente. -Non ci siamo ragazzi. - disse arricciando le labbra con una scherzosa smorfia contrariata.
-Dovreste avere un po di rispetto per la custode, non credete? -chiese poi, senza aspettare una risposta. -Facciamo così: o ve ne andate entro tre secondi, o vi ritroverete senza la possibilità di avere una famiglia, causa ustioni di terzo grado. Bene. A partire da ora avete tre secondi per sparire dalla mia vista, o i vostri vestiti non saranno gli unici ad andare a fuoco.- Concluse con voce seria come i sui occhi, diventati improvvisamente di ghiaccio,  ritirando i filamenti infuocati.
-Tre... - I due ragazzi si lanciarono un'occhiata staccandosi immediatametne, e rimanendo fermi per un istante davanti alla custode.
-Due...- Allison continuò implacabile il conto alla rovescia, ed il primo ad uscire dal tempio fu Trevor, che attraversò la porta stringendo i denti frustrato.
Non poter trattare Allison normalmente lo uccideva, ed era difficile trattenere battutine e osservazioni, magari in linguaggio scurrile, che a casa sua avrebbe  detto tranquillamente, mentre lì sarebbero state probabilmente interpretate male.
Devo chiedere a Rhao sei guardiani fanno voto di castità...
Il ragazzo fu tentanto di tornare indietro, afferrare Allison per un braccio, tirarla fuori dal Tempio, sbatterla contro un albero e...
Non facciamoci prendere la mano Trevor... non credo sia il caso... ti troverai una ninfetta come si deve e ti divertirai... dopo...
Altro problema era i desiderio costante, ormai fedele compagno. Era solo il secondo   giorno che stavano lì, e se all'inizio aveva creduto di trattasse di una conseguenza dell'averla vista quasi nuda, ora era certo di avere qualcosa di sbagliato.
Insomma, non era normale sentire costantemente impulsi poco consoni alle situazioni più disparate ma sempre uguali, e con un unica possibile interpretazione:
Aveva urgente bisogno di scopare.
 
* * *
 
Diamine. Ma cosa c'è che non va in me?
Allison strinse i denti frustrata, ponendosi inconsciamente la stessa domanda che Trevor si era posto prima di lei.
Era da circa un'ora che si era liberata dell'invadente presenza dei ragazzi, ma non sembrava essere cambiato molto. La sua testa continuava ad essere piena di pensieri di tutti i generi, mentre lei tentava di liberare uno spazio esiguo per la creazione di quel maledetto legame.
Se la giornata era cominciata male, venendo scaraventata giù dal letto con l'obbligo di cominciare subito ad adempiere al suo compito di custode, non prospettava di finire in modo migliore.
Allison lanciò uno sguardo scocciato al braciere di fronte al lei. Era seduta a gambe incrociate, ma dopo un'ora passata in quella posizione, le articolazioni protestavano peggio di quelle di una settantenne, e la ragazza si chiese come facesse chi praticava yoga.
Si alzò con uno sbuffo, utilizzando come sostegno il grande braciere bronzeo, mentre si assicurava di avere ancora le ossa allo stesso posto.
No, decisamente gli sport e cose simili non fanno per me.
Si poggiò con ambedue i gomiti sullo spesso bordo color ruggine del braciere, valutando seriamente la possibilità di arrendersi, mentre il suo sguardo si perdeva nelle volute vermiglie della piccola fiamma al centro.
Quasi non si accorse di essere caduta in uno stato di trance. Il fuoco, piccolo in confronto all'ampio spazio concavo del braciere, si agitava secondo un registro proprio, senza badare agli spostamenti d'aria, ma comportandosi come una creatura viva.
Quelle spirali, quei piccoli sbuffi bollenti, le volute scarlatte che si innalzavano lente e costanti, tanti piccoli segnali che a chiunque altro sarebbero passati inosservati, ma in cui Allison leggeva un messaggio scritto in lingua arcana, più antica ancora di quella delle ninfe, più della Grande Guerra, più della creazione. Quella era la lingua degli Dei, dei creatori dell'universo e della vita, dei sovrani di tutto; Di coloro che avevano le redini di tutto.
Il fuoco chiamava Allison, invitandola ad immergersi nella propria essenza, a lasciarsi dominare dal suo calore, e guidare dalla sua coscienza antica. Perchè loro due erano uguali, ma se il fuoco si trovava nella sua forma più libera e primitiva, Allison era costretta in carne calda e pulsante.
Nelle sue iridi vermiglie si riflesse la piccola fiamma oscura, e la ragazza si ritrovò quasi contro la sua volontà avvolta in quelle spire incandescenti, che mai come in quel momento le sembrarono qualcosa da temere.
Tutte le sensazioni familiari che solitamente provava quando parlava con la  Dea non c'erano, sostituite da lingue di fuoco freddo che le penetrarono nelle ossa.
La dea la stava avvisando che sotto l'apparenza tutti avevano un “lato oscuro” e anche gli elementi non facevano differenza. Le stava facendo capire che al contrario di umani e delle ninfe, costretti in una forma ristretta, gli elementi erano l'essenza primordiale, e se scatenata la loro ira poteva essere letale.
Una scossa attraversò il corpo della ragazza ripercuotendosi nella sua testa, e facendola sentire come se qualcuno l'avesse allargata a forza, liberando un immenso spazio vuoto subito riempito da quella coscienza sconosciuta.
Allison si portò la la testa tra le mani, raggomitolandosi sul pavimento mentre riprendeva improvvisamente possesso del proprio corpo.
Si sentiva formicolare, ogni rumore era improvvisamente amplificato, e sembrava che non fosse l'unica a vedere dai suoi occhi, come se ci fosse stato qualcun'altro a guardare insieme a lei.
Fu un'istante, e poi tutto tornò come prima. La ragazza si alzò in piedi ancora frastornata, increspando le sopracciglia mentre i puntini colorati che le appannavano la vista si dissolvevano, come strofinati via da una spugna.
Allison diede un'ultimo sguardo alla fiammellina all'apparenza indifesa, che ardeva nel braciere, e uscì dal tempio con passi incerti, una comica imitazione della sera prima. Il legame era stato creato finalmente, ma non si sentiva diversa come aveva creduto, eccetto forse per una sensazione non propriamente gradevole, ma neanche maligna.
La ragazza avvertiva i pensieri confusi, concetti astratti  di una profondità tale che una mente normale non avrebbe potuto comprenderli neanche volendo. Tutte queste sensazioni erano appannate, come coperte da un foglio di carta lucida che permettesse di afferrare solo i concetti principali e più importanti. Cercò di ignorare quel mormorio confuso nella testa, scoprendo che bastava un semplice sforzo di volontà per liberarsi dell'unica traccia palpabile del legame. Sorrise, per una volta soddisfatta di sé stessa.
C'è l'ho fatta finalmente. Ora l'unica cosa che mi ci vuole è un bel bagno. Caldo magari.
 
* * *
 
-E quindi...- Allison dondolò da un piede all'altro, imbarazzata.
Sinzie la guardò in attesa. -Se ti vuoi fare il bagno devi spogliarti, Allison.- le ricordò  amorevolmente, e la ragazza arrossì impercettibilmente. 
-é solo che... quando ho detto che avevo bisogno di un bagno non credevo mi avreste accontentato... qui è tutto così diverso..- puntò lo sguardo sul'acqua limpida del piccolo torrente che da quanto aveva capito era usato anche come lavanderia.
La donna ridacchiò -Guarda che anche se abbiamo usanze diverse, non vuol dire che non ci laviamo. Ed ora su, spogliati. Fra poco comincerà ad arrivare gente, e ci sarà un trambusto che neanche immagini. - Aggiunse.
Allison arrossì di nuovo -Okay...- era in imbarazzo a spogliarsi davanti ad un'estranea, ma non aveva altra scelta,  e non voleva sembrare schizzinosa o timida chiedendole di girarsi. Slacciò  velocemente il vestito, lasciandolo cadere sull'erba insieme agli slip, unico indumento proveniente dal suo mondo a cui non aveva potuto rinunciare.
Si veloce nell'acqua, dai piedi al collo, lanciando un gridolino per il contatto della pelle con quella temperatura artica. -O mio dio è gelida! Ma come fate?- la debole corrente le faceva scorrere l'acqua sul petto e tra le gambe, provocandole una sensazione  molto piacevole.
Sinzie scoppiò a ridere. -A quanto pare siete molto più avanti di noi da questo punto di vista. - constatò divertita, mentre la ragazza decideva se saltare fuori dall'acqua o costringersi ad restare immersa. In ogni caso anche se fosse rimasta dentro si sarebbe visto comunque tutto, quindi meglio fare buon viso a cattivo gioco.
-Sinzie..-
-Si?- la donna si sedette su un tronco poggiato orizzontalmente sul terreno, dove aveva appoggiato anche i vestiti della ragazza.
Allison tentennò.- Posso riscaldare l'acqua? Giusto un poco...- chiese per assicurarsi di non infrangere nessuna regola del popolo, e venne accontentata con un cenno positivo.
Piccole bolle incresparono la superficie cristallina, rendendo il torrente come una piccola sauna. La ragazza sospirò di piacere, immergendo la testa sotto l'acqua, e lasciando che i suoi capelli seguissero la corrente, in una cascata nera.
Riemerse dopo pochi istanti, cercando di posizionare i lunghi capelli sulla curva dei seni, in un tentativo almeno minimo di coprirsi.
-Hai finito?- Sinzie la guardò in attesa, con un telo dall'aspetto rozzo posato sulle ginocchia.
Allison dovette fare una faccia disperata, poiché la donna sorrise. -Okay, ho capito. Ti
do un'altro minuto. -
La ragazza si immerse nuovamente. L'acqua non sarà stata il suo elemento, ma di sicuro ciò non comportava incompatibilità.
Improvvisamente uscì fuori sputando acqua, colta da un pensiero fulminante.
-Sinzie, sei sicura che nessuno ci stia guardando?- La donna si stinse nelle spalle. -Non ci sono mai certezze. Diciamo che ci affidiamo al buon senso di una persona...ma non ti posso garantire che mio figlio non sia tra quei cespugli. -Affermò indicando delle piante a pochi metri da loro.
Allison fece una smorfia, infastidita. In quei momenti sentiva la mancanza di un soffitto e quattro pareti, oltre che una casa decente. Per carità, non che disprezzasse  vivere immersa in quella natura quasi incontaminata, ma le sembrava ancora surreale trovarsi in quella situazione. Fu tentata di chiedere se almeno avessero qualcosa di simile ad una cucina, ma pensò che Sinzie avrebbe potuto interpretarla come un'offesa.  
-Chi sono Kalina e Finne?- si accontentò di chiedere invece, cambiando argomento e soffocando un'ondata di fastidio nel pronunciare quei nomi, che aveva sentito da Rhao mentre sgridava il ragazzo la mattina prima.
La donna sospirò. -Sono due delle tante ragazze di Trevor. - ammise, e sembrò dispiaciuta di quella domanda.
Non era strano che un ragazzo adolescente giocasse con più di una preda, e Shon tra i ragazzi del villaggio era diventato uno dei più conosciuti per la sua “stonzaggine”. A volte arrivava a casa con due o più ragazze, e Sinzie era costretta a ordinargli di sfogare i suoi istinti fuori da casa, dove non avrebbe dato fastidio e avrebbe avuto sicuramente molto più spazio per “rotolarsi sull'erba”.
Allison emise un verso disgustato, nel sentire questi particolari. -Credo.- cominciò -Che tuo figlio sia il prototipo di peggior ragazzo. - affermò, mentre si strofinava le braccia e le gambe con l'acqua.
Sinzie accennò un sorriso. -Te ne dò atto. Ma credo anche che Trevor sia dello stesso genere di mio figlio. -aggiunse, ridendo nel vedere la faccia stupita di Allison.
-Trevor è... un gran bastardo, sì. - convenne unendosi alla sua risata. -Ma sa essere anche molto dolce. Davvero tanto dolce. É strano come una persona possa avere tanti aspetti.-  agitò le braccia nel torrente, inarcando la testa all'indietro, fino a trovarsi con la nuca immersa.
-Beh, non dubito che sia un buon fidanzato.- Rise la donna.
Allison sgranò gli occhi a quell'affermazione troncando la risata a metà, e sollevando la testa di scatto, senza sapere se interpretare la frase come una semplice constatazione o una frecciatina rivolta  a lei, ma Sinzie le sorrise togliendola dall'imbarazzo.
-Non dubito che tu abbia una vita nel tuo mondo, e ad un occhio attento non sfugge la tua sintonia con Trevor. Mi spiace che sia venuta fuori questa cosa del dover sposare Shon. -Affermò con espressione sinceramente dispiaciuta.
La custode si strinse nelle spalle. -Trevor è quello che ho sempre cercato... ed anche io ho un ruolo simile al suo nel nostro mondo, perciò sarà strano dover dividere il letto con Shon quando sarò qui, e con lui quando sarò lì.- cercò di prendere la cosa con leggerezza, essendo il più sincera possibile. -Potresti passarmi il telo?- chiese uscendo dall'acqua. Sinzie si alzò, porgendole la stoffa ruvida non appena fu fuori, e la ragazza ci si avvolse storcendo le labbra nel sentirla pungerle la pelle.
Poi la donna si girò improvvisamente verso di lei, come dopo aver avuto un'illuminazione.
-Sei vergine Allison?-
La ragazza arrossì, scuotendo la testa. -Io... no, cioè, sì.- balbettò, presa completamente alla sprovvista dalla domanda. Estremamente personale. Fin troppo, anzi. Pensò poi.
Sinzie sospirò soddisfatta. -Avrai immaginato che in tal caso sarebbe stato un bel problema. Qui ci si mantiene pure fino al matrimonio.-
La ragazza annuì -Si... infatti. Però voi vi sposate molto prima di noi. Diciamo che le due usanze sono... equilibrate.- lasciò cadere la tela che la avvolgeva, afferrando velocemente gli slip, mentre sentiva lo sguardo di Sinzie scorrerle impudente sul corpo. -Sei molto bella. -Constatò senza imbarazzo.
Allison si cinse i seni con le mani. -Grazie, ma anche tu non sei da meno... e non reggo il confronto con molte delle ragazze che ho visto qui. -Minimizzò.
Lei le porse le vesti, dopo averci lanciato un'occhiata veloce. -Shon è molto preso da te. -Rivelò sorridendo sorniona. -Ieri quando è rientrato a casa era molto tardi, ed ero fuori a prendere la roba che avevo lasciato ad asciugare, quando ho sentito le voci di due ragazze che si allontanavano.  -Ridacchiò. -Discutevano sul fatto che non le avesse soddisfatte entrambe... durante il loro incontro. Che sembrava come distratto.-
Allison sbuffò. -Shon è molto bello, esattamente il genere che piace a me, e non ti mento quando ti dico che non gli sono indifferente dal punto di vista fisico, ma per il resto è veramente troppo pieno di sé. Peggio di Trevor, il che è tutto dire. -
Finì di infilarsi il vestito, allacciandolo alla meglio, e lasciando cadere i capelli bagnati sulla schiena. -Okay, ora che si fa?-
 
* * *
 
Pov Shon
Quella ragazza è insopportabile. Ma chi si crede di essere. Mi appoggiai al tronco della quercia, graffiandomi la schiena. Finne doveva arrivare a momenti, ma nel frattempo la mia mente vorticava verso la custode. La mia futura moglie. Allison.
Ma che nome è, poi. Dovevo ammettere però che era carina. No, proprio bella. E provocante, altroché. Con quelle gambe lasciate scoperte dall'abito poi...
Immaginai come sarebbe sto sentirla gemere sotto di me, urlare il mio nome, sentire il suo corpo voglioso accogliermi. Sarebbe stata perfetta, e non vedevo l'ora di averla.
L'unica cosa che mi lasciava perplesso era il suo carattere. Troppo indipendente. La mia mente cominciò a elaborare gli scenari più svariati, collocando me e lei nelle posizioni più impensabili.
Un fruscio mi fece alzare lo sguardo. -Hey Shon- La voce di Finne mi riscosse dai miei pensieri. -Ciao piccola.-  La mia voce risuonò vogliosa alle mie stesse orecchie, forse a causa delle seghe mentali che mi stavo facendo un attimo prima. Lei sorrise socchiudendo gli occhi,  avvicinandosi a me, ancheggiando al pari di una meretrice. Sapeva che i nostri incontri vertevano su una sola cosa, sembrava non curarsi del fatto che la usassi solo per piacere.
Il sole del primo pomeriggio colpì la sua figura snella e formosa per un ultimo istante, mentre entrava nell'ombra dell'albero a cui ero ancora appoggiato, in attesa.
Non ero io a dover andare da lei, e lo sapeva. I capelli biondi lunghi fino alle spalle si  muovevano al ritmo dei suoi passi, ed alcune ciocche si posavano davanti agli occhi, costringendola a scostarle con uno sbuffo.  Socchiusi e labbra, immaginando l'amplesso che sarebbe seguito, e sorridendo strafottente mentre fissavo gli occhi marrone chiaro di lei, coperti da lunghe ciglia.
Un passo. Due passi. Tre...
Cazzo... al diavolo i preliminari e tutto, io me la scopo contro l'albero. L'afferrai veloce per le braccia, invertendo le posizioni senza curarmi del suo gemito di dolore quando sbatté contro la corteccia. Le mie labbra cercarono le sue, in un gesto abituale, senza sentimenti. Le gemette di nuovo, questa volta di piacere, sentendo la mia irruenza. Si aggrappò con le gambe al mio bacino, e le nostre intimità si scontrarono facendoci ansimare.
 
* * *
 
Shon ansimò insinuando una mano sotto la veste della ragazza, e spingendola contro il tronco. Finne si spinse di nuovo contro di lui, in una serie di movimenti a scatti che rischiarono di farlo impazzire. -Shon...- La ragazza ansimò il suo nome, ma il ragazzo si ritrasse di scatto, lasciandola immobile e vogliosa.
 
* * *
 
Un clangore di spade e voci concitate giunse alle orecchie di Allison. Un momento...Spade? Le ninfe erano un popolo arretrato, e l'unico metallo che aveva visto era quello del braciere in cui era custodito l'elemento, in quel momento sotto il suo sguardo.  La ragazza  interruppe la contemplazione del fuoco, con una smorfia infastidita. Era rilassante percepire l'immenso scorrere di pensieri della Dea, sentirsi come una piccola stella nel mezzo di una galassia, come se fosse stata circondata da una campana di vetro, e tutti i suoni del mondo vero, quello intorno a lei, giungessero attutiti.
Dopo il bagno Sinzie era tornata a casa sua, dicendole che le sarebbe convenuto tornare al tempio e cercare di stabilizzare il legame. Ancora per un paio di giorni massimo  sarebbe stata libera, poi Rhao avrebbe compiuto una cerimonia che le conferisse definitivamente il ruolo di Custode, e quindi di protettrice del villaggio, portavoce della Dea eccetera. Era da diciotto anni che il popolo non aveva una custode, e il villaggio sarebbe stato meta di molti viaggiatori quando la notizia si sarebbe propagata.
Nuovi schiamazzi, più forti, la convinsero ad uscire dal tempio per capire cosa stesse succedendo. Qualche bambino starà litigando Pensò.
Di certo non era preparata a ciò che avrebbe trovato. Si bloccò sull'uscio del tempio, bloccata da Trevor,  a coprirle  la visuale con un'espressione allarmata. -Che cosa...-
Lui scosse la testa. -Non ne ho idea. Rhao mi ha trascinato qui senza spiegarmi nulla. Credo sia grave.-
La ragazza sbuffò, tentando di spostarlo. La voce decisa di Rhao le giunse all'orecchio, impegnato in un'accesa discussione con qualcuno che la ragazza non riusciva a vedere, forse più di una persona a giudicare dalle molteplici voci profonde.
Le parve anche di udire lo scalpiccio di alcuni zoccoli, ma credette di essersi sbagliata. Dopo tutto lì ad Ascabryh non aveva visto animali d'allevamento, e aveva ragione di credere che non ne esistessero, che la carne che mangiavano fosse di selvaggina.
-Trevor spostati!- intimò al ragazzo, tentando di sporgersi per capire cosa stesse succedendo. Lui si strinse nelle spalle con espressione vagamente dispiaciuta. -Non posso. Rhao mi ha ordinato di farti restare dentro al tempio a costo della mia stessa vita.- affermò, e la ragazza tentò nuovamente di aggirarlo, ma senza risultato,  perché le sue braccia la strinsero contro di se impedendole di muoversi.
Allison sgranò gli occhi. -Mollami!- esclamò, tempestandolo di pugni sul petto, e facendo sì che sulle sue labbra spuntasse un sorrisetto. -Nulla da fare, mi spiace. -
La custode prese un respiro profondo. -Se non mi lasci...-
-Se non ti lascio cosa? Mi meni? O mi lanci una delle tue fiammate?-
La ragazza scosse la testa lentamente. -Veramente, - espirò -Io avevo intenzione di fare questo.-  Sussurrò.
 Si avvicinò alle labbra di lui, notando come il suo sguardo fosse diventato attento, e come stesse seguendo i suoi movimenti. Pochi millimetri la separavano da lui, e nonostante la situazione entrambi desideravano quel momento.
Poco prima che le loro labbra si toccassero nel contatto tanto agognato, lei si ritrasse con uno scatto,mollandogli un ginocchiata e sussurrandogli all'orecchio uno scusa molto poco pentito, mentre scivolava via dalla sua stretta, sgattaiolando fuori.
Ancor prima di rendersi conto di cosa stesse facendo si ritrovò accanto a Rhao. L'uomo la guadò sorpreso arrabbiato e rassegnato per una frazione di secondo, per poi rivolgere nuovamente l'attenzione agli uomini di fronte a lui.
Anche Allison puntò lo sguardo su di loro, curiosa.
La prima cosa che notò, fu che erano in cinque. Tutti vestiti con casacche scure,  ed i cavalli che prima aveva creduto di sentire,  al fianco di ognuno di loro.
Erano tutti uomini tra i venti e i trent'anni, i lineamenti marcati ed i capelli chiari.
Anche loro squadrarono Allison, ed una lenta soddisfazione si estese sui loro volti.
Uno di loro, quello più alto, mosse un passo avanti, e Raho subito si parò davanti alla ragazza, che però lo scostò con fermezza, avanzando a su volta.
L'uomo chinò la testa in segno di rispetto. -Siete la custode?- chiese poi. La sua voce era profonda e calda, il tono pacato, gli occhi azzurri come il cielo in netto contrasto con quelli blu di lei.
Allison annuì. -Sono io.- Si stupì del tono sicuro con cui rispose, e dalla propria tranquillità.
L'uomo sorrise. -Ci manda Kaa. - 





Nota d'autrice
Heylaaaaa ciao a tutte :-) Come butta? 
Vi è piaciuto il capitolo? Diciamo che sono abbastanza soddisfatta di come è venuto. e stavolta sono stata puntuale u.u 
Sinceramente non so che dire... Beh, vi ho regalato un visione piuttosto superficiale dal punto di vista di Shon, e credo che questo abbia contibuito ad accentuare il vostro giudizio negativo su di lui... e qualche scena hot che spero non vi sia sembrata eccessiva, considerao il rating della storia. E poi sono arrivati questi miteriosi cavalieri... chissà cosa succederà... e vi assicuro che io ancora non ne ho idea ;-)
Bene, ringrazio per le recensioni
BlueBerries98 (la mia fedele ex-Roberta Styles Cannavo) e  Giuli_97 . Spero che vi vada di lasciare una RECENSIONE, anche un  commentino piccolo piccolo va bene lo stesso, sia chiaro. 
Credo di aver detto tutto, e scusatemi gli errori di ortografia e non, che probabilmente troverete. 
Alla prossima settimana, 
Ninriel-

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Capitolo 30
*** I muri crollano ***


NB: In questo capitolo sono presenti scene che a mio avviso, pur rientrando nel rating Arancione,  possono essere considerate un pò spinte.  





-Ci manda Kaa-

Tre parole. Una miriade di significati. Allison corrugò la fronte.

Ci manda Kaa? Che diamine significa?

In effetti, era un'affermazione che lasciava molto all'immaginazione. Cosa mai poteva volere una Custode traditrice, dalla propria sostituta? Un consiglio no di certo.

Forse mandare un augurio di lunga vita? Altra ipotesi alquanto inverosimile.

La ragazza cercò di riportare i pensieri su ciò che stava accadendo senza divagare.

Focalizzò la figura dell'uomo davanti a lei, con aria apparentemente tranquilla.

-Kaa?- Chiese, come per avere una conferma.

Lui annuì.

-E cosa vorrebbe ora?- chiese la ragazza, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia. -Si è ribellata alla Dea. Ha tradito la fiducia di un intero popolo, non solo del nostro villaggio. Ha rifiutato l'autorità della Madre Suprema. Non è nessuno per noi ormai, e potrei non voler essere messa al corrente del perché siete venuti anche per solo uno di questi motivi. - non aspettò una risposta, fissando l'uomo davanti a lei e gli altri con sguardo duro, mentre con quelle parole cercava di dare giustizia al popolo che si era trovato d'un tratto abbandonato dalla propria guida, lasciato al proprio destino per scelte dettate da avidità e arroganza.

-Cosa vi dice quindi che vi ascolterò?- Concluse seria. Tutto intorno a lei, a Trevor a Rhao e ai cavalieri, si era radunata molta della gente del villaggio, e con la coda nell'occhio le parve di scorgere anche Shon. Il silenzio che seguì le sue parole era pesante, e la ragazza non seppe se interpretarlo come il silenzio di persone che condividevano le sue parole o meno. Una cappa sembrava scesa sullo spiazzo, mentre il sole veniva coperto da una nuvola passeggera per qualche istante, nuvola la cui ombra venne proiettata proprio sulla folla lì raccolta, e subito bucata nuovamente dai raggi del sole.

L'uomo che stava davanti alla ragazza, e che sembrava essere il capo della piccola comitiva di cavalieri non fece una piega, ed il sorriso che era rimasto immutato sul suo volto non accennò a sparire, anzi si allargò ulteriormente.

-Non ho dubbi che ci ascolterà custode.-Affermò sicuro.

La ragazza rimase immobile. -E cosa ve lo fa pensare?- Lo sfidò, irritata dalla sua calma. Non capiva quale fosse il suo asso nella manica, ma era altrettanto certa che c'e ne fosse uno, data la poca importanza che l'uomo sembrava dare alle sue parole.

Lui si strinse nelle spalle come a prenderla in giro. - Solo il fatto che Kaa è molto suscettibile in questo periodo, e non sarebbe una buona mossa farla arrabbiare. - replicò.

-Kaa non è nelle condizioni di dettare ordini. La custode sono io, e la sua autorità non vale più.- i cavalli scalpitarono irrequieti.

L'uomo sporse il labbro inferiore leggermente infuori, assumendo un'espressione pensosa. -In realtà - asserì - Kaa possiede ancora il fuoco sacro, ed una parte se non sbaglio nettamente maggiore rispetto alla vostra.- A quelle parole Allison fremette d'indignazione ed irritazione, a causa della veridicità delle affermazioni di lui. Sentì una mano calda posarsi sul suo fianco, e non le occorse voltarsi per sapere che appartenesse a Trevor.

Il ragazzo impresse in quella stretta silenziosa il tacito invito alla calma, e sotto il tocco leggero del suo palmo Allison avvertì i muscoli della mano tesi, pronti a trattenerla nel caso cercasse di fare gesti avventati, o di tirarla indietro se uno degli uomini si fosse avvicinato troppo o avesse avuto intenzioni ostili.

La ragazza prese un respiro profondo. - Va bene.- sputò quasi tra i denti, incapace di ammettere che l'uomo avesse ragione. - Sono tutt'orecchi. -

Lui sorrise ancora, facendo un cenno agli altri uomini, che abbandonarono le posizioni rigide assunte fino a quel momento. Allison sgranò impercettibilmente gli occhi, accorgendosene solo in quell'istante. Non avevano fatto il minimo rumore, non una parola era uscita dalle loro labbra, ma per tutto quel tempo erano stato pronti a scattare all'attacco. Chi sono queste persone? L'uomo – di cui ancora non sapeva in nome – si apprestò a parlare, senza che l'aria sicura sul suo volto scivolasse via.

-La custode... Kaa- Si corresse notando lo sguardo gelido di Allison, - Ci ha incaricato di mandarti un messaggio- fece una pausa ad effetto. - Ti attende tra dieci lune nella sua dimora, sulla cima dell' Ires We. Spera che accoglierai l'invito di tua spontanea volontà, e accetterà che tu sia accompagnata dal tuo Guardiano e dal tuo promesso sposo. - recitò, come un bambino che ripete la poesia di natale, ma le sue parole furono accolte da un silenzio confuso. Nelle parole dell'uomo era presente una minaccia velata, e anche se la ragazza non si girò per intercettare l'espressione di Rhao, seppe che lui per primo l'aveva colta. Kaa sia augurava che decidesse di accogliere il suo invito,che lo facesse di sua spontanea volontà.

Cosa poteva volere Kaa? Allison cercò di capire il motivo di tale invito, ma giunse alla conclusione che la mente avida e deviata di Kaa fosse impossibile da decifrare.

Come diceva quella frase... Lo scopriremo solo vivendo? O qualcosa di simile, sì.

La ragazza alzò il mento, rivolgendosi al suo interlocutore. -Tutto qui?- .

-É un grande onore essere invitati nella dimora di Kaa. - Affermò convinto l'uomo, senza rispondere alla domanda, e Allison scosse impercettibilmente la testa, in un moto di irritazione.

-Bene.- Esordì - potete mandare un messaggio da parte mia a Kaa. -

Un verso sorpreso e dei sussurri si alzarono all'istante. Rhao le pose una mano sulla spalla, costringendola a voltarsi verso di lui, e impedendole di continuare a parlare.

-Non fare gesti avventati Allison. Ricordati che non riguarda solo te, né solo questo villaggio, ma tutto il nostro popolo. Kaa è pericolosa, gli anni le hanno offuscato la mente... ti prego, rimani qui e non prendere neanche in considerazione la sua proposta. -la implorò.

Implorò.

Da quando in qua Rhao mi implora?

La ragazza si stinse nelle spalle. -Mi dispiace Rhao, ma è l'unico modo per capire come riprenderci il fuoco sacro. - si scusò, girandosi nuovamente, e tutti la fissarono in attesa che parlasse.

-Riferite a Kaa che saremo felici di accettare il suo invito, ma ci serve più tempo. La strada per L'Ires We è ardua, e sono certa che il viaggio richieda più lune di cammino. -

L'uomo scosse la testa. -Dieci lune. Non una di meno. Non una di più – intorno a lui, nel silenzio, i cavalli nitrirono impazienti di rimettersi in cammino.

Ormai tutto taceva, forse per la curiosità di vedere come sarebbe finita, forse perché non sapevano cosa aspettarsi da Allison.

La custode fece un altro passo avanti, trovandosi a poca distanza dall'uomo, e dovette sollevare leggermente lo sguardo per incrociare i suoi occhi. -Dodici. Dodici lune.-

-Dieci. Non una di meno, non una di più. - Ripeté lui, impassibile, ma Allison non si diede per vinta.

-Noi abbiamo accettato l'invito, e sono certa che anche se non lo avessimo fatto avreste trovato comunque il modo di... convincerci... diciamo così. Ma è da considerare la buona volontà di venire incontro a Kaa e non creare inutili conflitti, non vi pare? Dodici lune. - Rilanciò, e soffocò un sorriso vittorioso vedendo l'uomo roteare gli occhi esasperato.

-Va bene.- Acconsentì.- Ma a mezzogiorno della dodicesima luna dovrete essere alle porte della dimora.-

Allison rimase rigida, ed in un'istante nella sua testa passarono molteplici pensieri, degni della migliore mente calcolatrice in circolazione.

Ho vinto. No... non so cosa mi spetterà una volta lì... cosa ci spetterà. Ha ragione Rhao, non sarò da sola, e le conseguenze delle scelte che farò non ricadranno solo su di me. Trevor e Shon. Se andassi da sola potrei concludere molto più velocemente. No. Trevor e Shon devono venire. Anche solo Trevor magari.

A ben pensarci non so neanche che cosa vuole Kaa da me. Devo trovare un modo per prevedere almeno in parte le sue mosse.

È pazza. É impossibile prevedere cosa architetterà una mente come la sua ma forse... i suoi cavalieri sembrano fedeli. Chiederò che uno di loro ci faccia da guida.

Cercherò di intavolare una conversazione fedele. Capirò che cosa ha in mente Kaa.

Si. Può funzionare.

La ragazza analizzò la situazione in una frazione di secondo.

-Non ho idea di come si arrivi sulla coma della montagna. - affermò -Mi servirà un accompagnatore. -

L'uomo non fece una piega neanche a quell'osservazione. -Lefas vi accompagnerà, non temete. - Alle sue parole nessuno dei cavalieri mosse un muscolo per presentarsi con il suddetto nome, e la ragazza ipotizzò che o l'uomo parlava di sé in terza persona, o a tutti loro era stata impartita una ferrea disciplina.

La conversazione sembrava giunta al termine, e nonostante la disapprovazione di Rhao – tangibile nell'aria – Allison fu soddisfatta.

-Se non c'è altro, credo possiate andarvene. - Affermò, senza mascherare il desiderio di vederli allontanarsi dal villaggio il più presto possibile.

Appena se ne sarebbero andati, la ragazza lo sapeva, addosso a lei sarebbero piovuti commenti di tutti i generi, soprattutto da parte di Rhao, e anche se non sarebbe stato piacevole, era sempre meglio affrontare tutti subito che rimandare.

Via il dente, via il dolore .Oggi sono in vena di detti. Chissà come mai.

L'uomo non proferì parola, saltando a cavallo con un gesto fluido, dettato probabilmente dall'abitudine, e fu imitato con la stessa scioltezza da tutti gli altri.

Lanciò un ultimo sguardo alla Custode. -Fra dodici lune,quando il sole sarà all'altezza del tempio, Lefas sarà qui. -Proferì, mentre accarezzava il collo della sua cavalcatura, facendola girare dalla parte opposta.

-Arrivederci, Custode. - Disse infine, senza degnarsi di girare la testa un'ultima volta.

Il gruppetto compatto si allontanò così come era arrivato, ma all'agitazione iniziale si era sostituito un silenzio quasi rassegnato, che si posava come un velo quasi impalpabile su tutta la radura, e nessuno avrebbe detto fosse presente, se non avesse notato la posa rigida di Rhao.


 

* * *


 

-Metterai in pericolo tutti noi. - Rhao alzò di nuovo la voce, passandosi una mano nella barba umida di sudore.

Da un'ora discutevano, e da un'ora non riuscivano a trovare un accordo.

-Non metterò in pericolo proprio nessuno!- Esclamò la custode, esasperata. -Era l'unico modo per cambiare le cose, lo vuoi capire?-

L'uomo scosse la testa, aggirando il braciere del tempio con un movimento brusco.

-Capire cosa? Che hai fatto di testa tua? Che se sei stata impulsiva?-.

-É da anni che siete fermi sempre allo stesso punto, Rhao. Anni. E ora si è presentata l'occasione migliore per cercare di risollevarvi, di portare il villaggio al suo antico splendore, di far sì che ritorni ad essere il centro della vita spirituale di questo mondo.

Tu che avresti fatto? Hai visto il popolo spegnersi come un fiore avvizzito, non avresti anche tu tentato di riportare la luce su questa terra dominata dal degrado? Sul serio avresti fatto finta di nulla? Io non ci credo, Rhao. - Allison scosse la testa. -Avresti mandato all'aria la prima possibilità per riportare le cose come erano prima di tutto questo, ottenendo solo di far arrabbiare Kaa? Hai sentito anche tu quello che ha detto, ed in un modo o nell'altro io sarei comunque arrivata alla sua dimora, di mia volontà o meno. Tanto vale cogliere la palla al balzo allora. Fingiamo che sia lei ad avere il controllo di tutto. - Concluse.

Rhao le girò le spalle, fermandosi sull'uscio del tempio, gli occhi rivolti verso la foresta. -Tu non capisci. Fingiamo che sia lei ad avere il controllo di tutto?-Ripeté le sue parole con voce stanca, voltandosi a guardarla con rassegnazione. -É qui che ti sbagli Allison. Io conoscevo Kaa, e aveva delle abilità... è sempre stata capace di ammaliare con le proprie parole... Perciò credimi quando ti dico che non sarai tu a fingere, ma lei a farti credere che tu stia fingendo. Lei sarà sempre un passo avanti, e non te ne accorgerai, ma qualunque cosa farai, sarà influenzata dalle sue parole. Ti farà credere di aver raggiunto il tuo scopo, di essere a un passo dal capire a cosa stia puntando, quando in realtà tutte le tue scoperte, tutti i pezzi di puzzle che compongono il suo piano, saranno stati lasciati proprio da lei. Come se io lasciassi molliche di pane per gli uccellini, formando un percorso. Alla fine loro arriverebbero dove io voglio, e cadrebbero nella rete che io ho teso per catturarli. Mi capisci Allison? Ora capisci perché sono contrario a tutto questo? Perché anche se so che hai ragione, che Kaa troverebbe comunque un modo per farti arrivare dove vuole lei, e anche se non posso prevedere quali sono i suoi piani, almeno questo lo so:

Voi sarete burattini nelle sue mani, burattini che credono di essersi liberati dei fili ma in realtà non si accorgono che essi non sono più neri, ma sono diventati azzurri come il cielo che li circonda. Verdi come le piante della foresta. Marroni come il legno delle case. Che hanno assunto il colore della vita di tutti i giorni, confondendosi troppo facilmente e diventando nulla di meno che un'illusione di libertà.-


 

* * *


 

Pov Shon


 

Mi guardai intorno, improvvisamente sull'attenti, l'eccitazione che svaniva velocemente, i miei occhi che scandagliavano la vegetazione.

-Shon... - la voce di Finne mi chiamò con urgenza, ma non ci feci caso. Era una puttana, e come tale l'avrei trattata, non un'attenzione, non una parola in più del necessario.

-Taci Finne.- la zittii brusco, irritato dalla sua voce, che improvvisamente mi sembrava stridula e assillante.

Lei si rassettò le vesti, passandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio, e fissandomi imbronciata. Era abituata al mio comportamento, e io stesso non capivo come mai mi accontentasse ancora. Non basterebbero le dita di due mani, per contare tutti gli insulti che le ho mandato. Eppure è proprio vero... per il piacere si fa di tutto.

Mi girai ignorando il suo sguardo, e cercando di intravedere tra gli alberi qualcosa che spiegasse quello scalpiccio.

Non sentivo quel rumore da anni, e solo una volta avevo visto i cavalli. Animali fieri, possenti, coraggiosi, leali. Non erano creature che giungevano spesso nella valle, e a meno che non arrivassero forestieri per consultare la custode, – cosa mai accaduta da quando io ero nato, dato che Kaa se ne era andata già da un anno, – era raro osservarne una senza valicare l'Ires We o oltrepassare le pianure.

Ora pur avendo solo sentito un rumore lontano e attutito, ero sicuro dell'origine del suono, e altrettanto sicuro che chiunque avesse attraversato la foresta era diretto al tempio . Finne era passata in secondo piano, e nonostante mi dispiacesse non completare ciò che avevo cominciato, il pensiero di Allison alle prese con degli stranieri mi metteva sull'attenti.

Per cosa poi? Quella ragazzina deve cavarsela da sola... l'unica cosa che mi deve interessare è che quando saremo sposati dovrà scaldarmi il letto. Nulla di più. È solo un fastidio. Come tutte le donne.

La voce Finne mi fece voltare infastidito. -Shon! Allora, si può sapere che stiamo aspettando?-

Feci una smorfia schifata, senza curarmi che la vedesse. Non mettevo in dubbio che avere qualcuno sempre pronto a soddisfarti – in ogni senso – fosse comodo, ma mi sembrava orribile che Finne non avesse un minimo di orgoglio, che considerasse se stessa come un corpo fatto per dare e ricevere piacere.

Sbuffai irritato. -Non si fa più nulla. Va via e smettila di assillarmi, okay?- sbottai, allontanandomi per primo con grandi falcate. Ancora una volta non mi importava cosa pensasse, e l'unico mio pensiero era rivolto al tempio e a quel misterioso scalpiccio.


 

* * *


 

-Allora?- Trevor era seduto sui tre gradini della palafitta, fissando Allison interrogativo, con le mani strette insieme ed i gomiti postati sulle ginocchia leggermente divaricate.

-Allora cosa?-

Lui alzò gli occhi al cielo. -Come è andata con Rhao? Ti costringerà a rimanere qui?-

La ragazza scosse la testa con un sorrisetto. -No. Ma sa che se anche mi costringesse andrei lo stesso, perciò...- si strinse nelle spalle. -in compenso mi ha offerto un'interessante scorcio sulla personalità di Kaa. É molto astuta, ed abile con le parole. Dovremo stare attenti. -

Il ragazzo fece una smorfia. -Non sono sicuro che mi vada bene.- Si alzò con il disgusto dipinto sul volto

Allison aggrottò le sopracciglia. -Che cosa intendi?-

Lui si alzò dal gradino sul quale era seduto, e scrollò le spalle. -Tutta quella storia dei coinquilini, del non poter stare insieme... non crederai che mi stia bene, che tu qui sia la promessa sposa di Shon, mentre a casa starai con me, vero?- Il suo tono era quasi rassegnato mentre parlava, e quella domanda retorica non l'asciò il tempo ad Allison di parlare.

La ragazza aveva le labbra dischiuse, troppo stupita dall'improvviso sfogo del ragazzo. Anche se più che sfogo, si rese conto, le affermazioni di Trevor parevano semplici constatazioni, ed il ragazzo non mostrava rimpianto né incertezze, solo un pacato menefreghismo. -Credo che dovremmo finirla con questa pseudo-relazione. Qui è chiaro che non posso neanche avvicinarmi a te senza che Shon mi salti addosso. E sarebbe rivoltante sapere, quando saremo a Philadephia, quando ti bacerò, che le labbra che starò baciando, il corpo che starò toccando, saranno già stato toccati e usati da Shon. -Affermò. -Quindi torniamo alle origini: io mi scopo chi mi pare, tu ti scopi chi ti pare. - Concluse.

Allison strinse i denti. -Sai, credevo che un minimo di importanza io l'avessi, per te. Mi dispiace che non sia così. E mi dispiace che la nostra Pseudo- Relazione, come la chiami tu, non ti abbia dato l'unica cosa che cercavi di ottenere.- Ormai era buio, e la vita nel villaggio finiva presto, e la voce di Trevor pur nel silenzio, era piatta.

-E cosa? Il sesso?- sorrise muovendo un braccio, per minimizzare. -se avessi voluto solo sesso, sarei andato da qualcun'altra. Mi piacevi, ma il solo pensiero che Shon di avrà mi fa ribrezzo. Quindi ti ripeto, finiamola qui. -

Allison gli si avvicinò con una falcata, trovandosi faccia a faccia con lui. - Quello che dimentichi, Trevor, è che sono la Custode. Noi staremo sempre insieme in questo mondo, a prescindere dal nostro rapporto. Dimentichi che potrei farti fare qualunque cosa io voglia, perchè sono molto più potente di te. - Espirò, portandosi le mani al petto per scaldarsi. - Dimentichi che io non sopporto Shon, e anche il solo pensiero che dovrò averlo dentro di me mi fa ribrezzo almeno quanto lo fa a te pensare di toccarmi dopo di lui. E mi fa ribrezzo perché è un bastardo, menefreghista, puttaniere, e perché io sarò solo la prossima conquista. Dimentichi che io avevo la stessa opinione di te, ma tu sei riuscito a farmela cambiare, e ora non puoi farmi credere di essere veramente quel tipo di persona. -

Trevor non mosse un passo, restando immobile, con un sorrisetto marmoreo sul viso, mentre Allison si avvicinò alle sue labbra mentre parlava, senza toccarle.

Il ragazzo incrociò le braccia, nel poco spazio presente tra i loro corpi, senza fare una piega. Non ti avvicinare di più Allison... non ti avvicinare o potrei non rispondere di me. La ragazza sembrò non sentire le sue implorazioni silenziose, arrivando a sfiorare con i seni tesi sotto la stoffa della veste, le braccia di lui.

Allison era sicura di una cosa, mentre pronunciava quelle ultime parole: Il ragazzo davanti a lei, i suoi maliziosi occhi verdi, i capelli neri che gli cadevano in ciocche confuse e terribilmente sexy sulla fronte, i bicipiti tesi nello sforzo di rimanere immobili e non rispondere agli istinti primordiali che li obbligavano a stringere con passione il corpo della ragazza, era il ritratto del desiderio e della sensualità, conscio del proprio effetto sul sesso opposto, e più che disposto a ritirare le parole appena pronunciate, frutto solo di fin troppa frustrazione repressa.

Frustrazione che Allison era disposta ad alleviare, mandando a quel paese tutti i buoni propositi di comportarsi da semplici coinquilini.

Fu per tutti questi motivi, che la ragazza accostò le labbra al suo orecchio come altre volte aveva fatto, in punta di piedi, il corpo aderito al suo, e sussurrò.

-Dimentichi un'ultima cosa, Trevor...Shon non mi ha ancora toccata.-

Un istante. Un palpito. Un respiro. Una consapevolezza. E un'ondata di passione.

Trevor sciolse la posa rigida delle braccia, posandole istantaneamente sui fianchi di lei ed attirandola a sé.

- So che non sono coerente...- mormorò roco sulla pelle del suo collo dopo un attimo.

-Ma il tuo corpo ha un effetto devastante su di me... non potrei farne a meno neanche se volessi... -mormorò inspirando l'odore della ragazza, che fremette, scostandolo. -Che ne dici di andare dentro? -


 

* * *


 

Un bacio. Un altro. Un gemito.

Allison e Trevor si richiusero la porta di legno alle spalle, impazienti.

Trevor le baciò il collo, mentre una mano le sosteneva la base della schiena, premendola contro di se e costringendola tra il proprio corpo ed il muro.

-Trevor... trevor fermati.- Allison pogggiò una mano sul petto affannato del ragazzo, suo malgrado imbarazzata. Non era il massimo trovarsi premuta ad un corpo caldo, e dover articolare le parole per una frase di senso compiuto

Certo... ora le uniche core che vorrei dire sono “di più di più ancora ancora...” esclamazioni da porno amatoriale... mi sorprendo io stessa di quanto sia assurdo...

Trevor alle parole di lei si bloccò, lasciando le labbra inerti sul collo della ragazza, assaporando le pulsazioni accelerate del sangue nella giugulare, e l'eccitazione che il suo corpo slanciato emanava oltre la veste.

-Cosa c'è ora?- borbottò frustrato in risposta, continuando a muovere i palmi lungo le braccia nude di lei.

-Non... non possiamo Trevor...- Allison ansimò, cercando di non lasciarsi andare alle carezze leggere ed apparentemente innocenti che il ragazzo le stava facendo.

-Io ti voglio Allison... come le altre volte... e ora non c'è nulla ad impedircelo... - si spinse contro di lei, e pur essendo vestiti ad entrambi sfuggì un lamento. La custode chiuse gli occhi appoggiando la testa al muro, conscia che non sarebbe riuscita a resistere ancora a lungo.

-Devo rimanere vergine...per Shon... - cercò di spiegare, concentrandosi sul proprio respiro, e non su quello di Trevor, che le arrivava all'orecchio spezzato e voglioso.

Il ragazzo a quelle parole si allontanò di scatto, lasciandola ferma contro il legno senza il calore del suo corpo a coprirla.

-Vergine.. per Shon. Sul serio?- chiese con tono amaro, ricevendo dei mormorii confusi. -Qui ci sono usanze... e sarebbe uno scandalo se si sapesse che non ero vergine prima di sposare Shon... -

Trevor scosse la testa con vigore, avvicinandosi con impeto e spingendola di nuovo contro il muro. -É ciò che avverrebbe fuori dalla tua testa. Ma tu? Tu cosa provi? Cosa c'è dietro quest'espressione indecisa? Se mi desideri quanto ti desidero io... non fermarti ora... - si avventò sulle labbra della ragazza, già socchiuse come se da un istante all'altro sapessero che avrebbero ricevuto visite.

In quel bacio passionale, in quel gioco di lingue e ansimi, quel rincorrersi di sentimenti lasciati andare solo dopo troppo tempo, vi era una passione che non c'era mai stata, che finalmente scaricava la costante elettricità che si era accumulata nell'aria. Trevor emise un verso basso dalla gola, afferrando Allison per i glutei, e portandola ad allacciarsi con le gambe sui suoi fianchi.

La lunga veste, decisamente d'impaccio, si sollevò fino alla vita della custode, facendoli ansimare, quando le intimità si incontrarono attraverso i due strati della biancheria intima.

-Letto- Mormorò Trevor, spostandosi da una parte all'altra della stanza con Allison aggrappata al petto, e gemendo ogni volta che le cosce nude di lei sfioravano la sua intimità fin troppo sensibile.

La ragazza non obbiettò, tenendosi stretta a lui, ma non appena venne poggiata sulla superficie morbida, si bloccò. -Trevor. -Lo chiamò. - Io devo... rimanere vergine... -

Lui sbuffò, ignorando le sue parole mentre la faceva sdraiare sul proprio giaciglio, e si sorreggeva su di lei con gli avambracci. Le baciò il collo, sfiorandole il mento con il naso, ma lei non cedette. -P-per... favore... - mugolò.

Allison non si era mai sentita così: a metà tra il paradiso e l'inferno, tra la strada per la redenzione e quella per il peccato.

E lei, lei sceglieva Trevor. Perché anche se lui incarnava tutti gli ideali negativi, la lussuria, in desiderio carnale, il far prevalere il cuore alla ragione, era sempre e comunque il suo Trevor. Era il ragazzo che riusciva a farle battere il cuore anche quando la prendeva in giro, che riusciva a farla scaldare con un solo sguardo, che con una semplice carezza le faceva toccare il cielo con un dito.

Era il ragazzo che con i suoi pregi e i suoi difetti l'aveva fatta innamorare.

E quando in quel momento lo guardò, andò oltre il verde dei suoi occhi, oltre l'apparenza, e vide che nonostante il suo scontento, non avrebbe fatto nulla che lei non avesse voluto.

La ragazza sorrise, guardandolo, perché quella era una mezza vittoria. Non era una abbandono totale, non era il dimenticare tutto all'infuori di lui, ma il cedere parziale, e far crollare quei muri che fino a quel momento l'avevano fermata un passo alla volta. E quello era il primo, di passo.


 

* * *


 

Via tutto. Via i vestiti, e con essi la maschera di tutti i giorni. Via le acconciature e i pregiudizi della gente. I due ragazzi si spogliarono con lentezza, accarezzandosi.

Allison strinse i capelli neri di lui, sentendo i suoi baci come scie infuocate.

Il vestito che portava, spiegazzato per essere stato tanto tirato e maltrattato dalle mani vogliose di lui, le venne sfilato da sopra la testa.

La ragazza non si coprì anzi espose la propria pelle chiara alle labbra di lui, interrompendo quella piacevole tortura solo per spogliarlo, e lasciandolo con solo i calzoni.

I baci che il ragazzo le poneva sul petto, sui capezzoli turgidi, sulla pelle accaldata delle spalle, scesero lentamente sulla pancia, disegnando un percorso ben preciso, e fermandosi poco prima degli slip. Non fu però la sua bocca a raggiungere quel punto così intimo, bensì la sua mano, che accolse la ragazza, e si nutrì dei suoi gemiti per spingerla al limite del piacere, e per lasciarla andare.


 

* * *

Pov Trevor

Non ci credo. La vista di Allison che ansimò sotto il mio tocco deciso, fu la cosa più bella che avessi mai visto. Il suo corpo scosso da spasmi, e le sue pareti strette che si modellavano attorno alla mia mano che avrei voluto non fosse una mano...

Non sapevo se essere eccitato, o dedicare i miei forti sentimenti per ringraziare qualunque divinità mi avesse dato la possibilità di godere di quel corpo caldo.

In fin dei conti, era ciò a cui miravo fin dal primo giorno, no? Allison era stata una lotta continua, l'obbiettivo che mi ero prefissato da ormai troppo tempo...

Ma cosa sto dicendo. Non è mai stato solo un gioco... non è mai stata solo una conquista...e lo so io come lo sa lei...

I miei pensieri si accavallarono come le gambe di lei, improvvisamente chiuse al mio tocco, quando avvertii la sua mano avventurarsi imprudente sul tessuto dei pantaloni.

Imprudente, si, perchè non sapevo se sarei riuscito a fermarmi dopo.

Quelle dita lunghe, fatte per sfiorare lievi i tasti di un pianoforte, per impugnare dolcemente una matita, per tracciare segni d'oro e non semplici linee d'inchiostro, accarezzavano lievi il tessuto, provocandomi brividi freddi.

Come era possibile che mi sentissi così smarrito? Come era possibile che improvvisamente tutta la mia sicurezza si fosse volatilizzata?

L'essere stato con Saoirse, le molteplici esperienze avute lì in America... puff. Come se non fossero mai esistite.

-Trevor...- la voce di Allison mi richiamò dallo stato di smarrimento in cui ero caduto, come a chiedermi il permesso di andare oltre.

La baciai, portandoci entrambi stesi sul letto, uno di fronte all'altra, poggiando la testa e le labbra sulla sua clavicola. La sua mano tornò sul mio petto, toccandomi con rinnovata impazienza. Scese ancora, senza fermarsi quella volta, poggiando la mano su di me. Avvolgendomi in una morsa calda, e strappandomi un gemito. Anche lei ansimò, e sentii il suo palmo tremare. -Oh, Allison...- Mormorai.


 

* * *


 

Pov Allison

-Oh, Allison...- Mormorò. Non potevo vedere il suo viso, ma il leggero morso che mi lasciò sulla spalla mi fece capire che di sicuro le mie attenzioni non sembravano dispiacergli. Il mio palmo si allontanò da lui, toccandolo solo con le dita.

Per quanto tempo avrei continuato a sentirmi così? quella potenza, quel sentirsi padrona, sarebbe durato a lungo prima che Trevor prendesse il sopravvento?

Ricominciai ad accarezzarlo, dapprima timida, poi più sicura. I suoi ansimi, mi spinsero a continuare, e seppi di averlo portato al limite quando le sue braccia si strinsero, ed il suo ventre si tese per lo sforzo di trattenere ancora per un attimo nel tentativo di bloccare l'ondata di calore.

Trevor si spinse contro di me mugolando, e lo sentii esplodere contro tessuto dei pantaloni – che ancora teneva – mentre si accasciava esausto.

Non sapevo neanche io quanto rimanemmo lì, ma rimanemmo in silenzio. Sapevamo entrambi che il giorno dopo sarebbero partiti i commenti piccanti, sarebbe tornato l'imbarazzo, ma in quel momento ci accontentammo di rimanere così, abbracciati.

Per un tempo che sarebbe potuto sembrare infinito.






Nota dell'autrice
Ciao a tuuuutti :D 
Sono tornata, dopo ben due settimane, con un capitolo denso di sorprese... e spero comprensibile. Che ne pensate? Con il "pericolo Kaa" in agguato, credevo che fosse il caso che Trevor e Allison si dessero una mossa... e non credo che anche a voi sia dispiaciuto :D tutttavia, non hanno propriamente concluso... sarebbe stato troppo facile. 
Sono particolarmente soddisfatta soprattutto di due parti del testo: quando Allison e Rhao parlano di Kaa (il discorso l'ho scritto in un momento di ispirazione, ed è uno dei pochi dialoghi di cui sono pienamente soddisfatta), e la  parte in cui Allison riflette sui suoi sentimenti per Trevor, quando si sente " a metà tra il paradiso e l'ìnferno". Dato che questa è una delle poche volte in cui mi vanterò di qualcosa (si, perchè se non lo avete capito sono una persona modesta u.u no, sul serio), vorrei sapere se anche a voi queste parti sono piaciute :) Quindi vi chiedo come ogni volta, se potete lasciare una piccola recensione.
Ringrazio poi chi mi ha recensito nello scorso capitolo : I_love_september_98, Miwako Honoka, e BlueBerries98. 
A presto, 
Ninriel

Ps: perdonatemi gli errori, vi prego ç.ç


 

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Capitolo 31
*** Dietro le apparenze ***


-Allison...-

Trevor mugugnò scocciato, sentendo il corpo della ragazza abbarbicato al proprio.

-Che vuoi...- La voce impastata di lei lo fece sorridere. -Spostati... mi stai sfracellando i coglioni-

La ragazza aprì gli occhi seccata, liberandosi della coltri e scendendo dal giaciglio. Era ancora in slip, perciò il suo sguardo scivolò sul pavimento in cerca della veste, senza trovarla. Trevor sogghignò.

-Cerchi questa?- agitò l'indumento con il braccio teso, ancora sdraiato sul letto, per poi stringerlo al petto quando la ragazza provò a prenderlo. -Sono del parere che tu stia molto meglio senza. - Sentenziò sorridendo alla sua espressione indispettita.

Allison si tolse le mani che di riflesso aveva portato al petto per coprirsi, sorridendo a sua volta. -Giornata storta?-

Il ragazzo le lanciò il vestito. -Con te mezza nuda davanti a me, no di certo. Solo... non ti dispiace dover tornare a fare i conti con Shon, Rhao e tutto il resto del villaggio? I preparativi per la partenza e tutto il resto. -

Lei non rispose, mentre si vestiva, e non ebbe il tempo di parlare, perché la porta si aprì all'improvviso, ed uno Shon infuriato fece irruzione.

-Voi due!- Esclamò indicandoli alternativamente. -Non basta che siate una custode ed un guardiano completamente incompetenti, avete anche il coraggio di ritardare alle lezioni di difesa! E poi quello che ci rimette sono io! -

Trevor lo guardò con un sopracciglio sollevato. -Cosa c'è Shon, il paparino ti ha punito proibendoti di scopare per una settimana?- Lo provocò.

Shon gli lanciò uno sguardo omicida. -Oh, no. Nulla di simile. Dovrò solo farvi da supervisore durante l'allenamento. -sibilò. -Ma che motivi ho di essere arrabbiato con voi... sarà senza dubbio una giornata fantastica: passerò la mattinata con una vergine rompicoglioni ed un cretino... esilarante. -

Allison a quelle parole gli si avvicinò a grandi falcate, afferrandolo per la maglia. -Credi che per noi sia divertente stare con te? L'antipatia è reciproca, e mi sembrava di aver già stabilito. Solo perché tuo padre è Rhao non puoi rivolgerti a me in questo modo. Sono la custode, ed il fatto che tu sia il mio futuro sposo non cambia nulla. Non credere che mi metterai le mani addosso come se nulla fosse. -

La ragazza premette le labbra su quelle dei Shon in un gesto violento, introducendo la lingua nella sua bocca, con un bacio passionale quanto rude. Si staccò con espressione veloce, spingendolo fuori dalla porta con un gesto rabbioso... -E non provare a chiamarmi vergine. - sibilò stringendo gli occhi. Poi prese un respiro, ricomponendosi. La sua postura si rilassò, e sul suo viso comparve la solita espressione tranquilla. -Dacci un'istante e arriviamo. - disse candidamente, come se nulla fosse successo, chiudendo la porta.

La prima cosa che fece fu passarsi una mano sulla bocca, per eliminare il sapore di Shon. Non che fosse brutto, ma non credeva neanche lei di essere stata capace di una cosa del genere. Trevor la guardò son un sorrisetto. -Non chiamarmi vergine, eh? -


 

* * *


 

-E se Allison fosse davanti a te? Come la difenderesti?-

Trevor si trattenne dallo sbuffare. -Presumo che mi parerei a mia volta davanti a lei. -

-Sbagliato! Non saresti abbastanza veloce, e lei verrebbe colpita.- Rhao scosse la testa. -Shon, diglielo tu, per favore. -

Il ragazzo sorrise altero. -Porterei le mie braccia attorno al suo busto, dirigendo i getti d'acqua attorno a lei, o verso il nemico. -

Allison sbadigliò annoiata. -Non potrei semplicemente rispondere con una bella palla di fuoco? Veloce ed efficace.-

-No, no, no! Tu devi sempre essere riparata, mai esposta. Le uniche volte che attaccherai, dovranno essere quelle in cui il tuo guardiano non ci sarà, cosa che di regola non dovrebbe mai accadere, hai capito Trevor?- L'uomo si rivolse alla custode ed al guardiano, alternando lo sguardo. Sbuffò. -Shon, adempi al tuo dovere di supervisore, per favore, e fa in modo che la tua futura moglie riesca ad imparare qualcosa che le permetta di tornare viva dall'Ires We. Ci tengo ad avere nipotini, okay?-

-Certo padre.- Shon non batté ciglio, fino a quando Rhao non ebbe svoltato la strada. Poi si dondolò suo talloni ghignando. -Allora mia cara vergine rompicoglioni, possiamo continuare l'allenamento, o deve restare a fissarmi ancora per molto? -


 

* * *

Una settimana dopo.


 

-Parata, attacco, parata. Bene così. - Shon sbuffò. -No Trevor, non così. Non dovresti ansimare come se stessi scopando, mentre lanci un'attacco. Il nemico capirebbe che sei stanco. E no, Allison, non vi concedo nessuna pausa. - Aggiunse davanti all'espressione stravolta di lei.

La ragazza alzò le braccia al cielo -Ma che diamine ti passa per la testa?Altro che affrontare Kaa... moriremo prima di partire di questo passo!- sbuffò esasperata.

Shon, avendo avuto campo libero sul loro allenamento, sembrava aver deciso di sfinirli a furia di ore e ore passate sotto sole, pioggia, e vento, a lanciarsi acqua e fuoco.

Trevor si tolse la maglia, detergendosi il viso con il tessuto già di per sé zuppo di sudore. Lanciò un'occhiata al ragazzo, che lo fissava con una smorfia. -Cosa c'è? Sei preoccupato che la tua futura moglie possa provare attrazione per me?-

Shon, come era prevedibile, scrollò le spalle. -Non credo cambierebbe molto... non potrai comunque averla, perciò qual'è il problema?- Allungò le braccia sopra la testa, mettendo in mostra i muscoli ben delineati delle braccia, lasciate scoperte dalle maniche corte della maglietta. -Su. Riprendiamo. -

Alle sue parole Allison imprecò, scuotendo la testa. -Ma che cos'hai che non va, eh? Vorrei vedere te, ad allenarti in questo modo. -

La ragazza aveva superato il limite di sopportazione già dai primi giorni, ma non poteva dire nulla, poiché sapeva fin troppo bene di avere bisogno di quelle lezioni, e non poteva che concordare molto a malincuore, che il suo ruolo la portasse ad avere importanza solo in ambito religioso, ad essere un icona e una guida, ma non certo una combattente nata.

-Vieni, tu Shon. Combatti contro di me. - Buttò lì, conscia di aver praticamente stilato la propria condanna a morte. Non avrebbe resistito un attimo conto di lui, ma voleva fargli capire che non poteva continuare così. Troppo pieno di sé, sprezzante, borioso, viziato. Anche una piccola fiammata sarebbe bastata per rimetterlo al suo posto. Una fiammata ben direzionata, che magari sarebbe casualmente andata a colpire qualche sua zona estremamente personale.

Il ragazzo annuì, dopo aver abbozzato un sorrisetto di sufficienza all'espressione contrariata di Trevor. -Ci sto. - Affermò infatti, posizionandosi difronte ad Allison, e mettendo tra loro circa due metri di distanza. -Se vinco io, tu...- Lei non lo lasciò finire. -Non ti aspetterai che faccia cose sconce, vero?- Spalancò gli occhi con aria innocente. -Non oso pensare a cosa direbbe tu a madre se lo sapesse. Sedurre la propria sposa prima del matrimonio!- si portò una mano alla bocca con fare scandalizzato, ma solo per soffocare un risolino. Poi lasciò cadere la mano contro il fianco, assumendo un'espressione neutra.

-Continua. Se vinci tu...?- Sembrò improvvisamente stanca del gioco che lei stessa aveva avviato.

-Se vinco io, tu dovrai smetterla di negare i fatti.-

Allison lo fissò scettica. -Quali fatti scusa?-

-Sei attratta da me, e non desideri altro che avermi. Ti direi che anche io provo lo stesso, ma devo preservare la mia immagine, no? Dovrai far credere di essere sul serio una ragazzina innamorata persa di me. - asserì. Non aveva senso, ma pur avendo passato molto tempo insieme, negli ultimi giorni soprattutto e con Trevor di mezzo, le uniche parole e frasi che rivolgevano erano insulti o battute a sfondo sessuale...o ancora più spesso, un misto fra tutte e due.

La ragazza si guardò le unghie, facendo scontrare il pollice e il medio ripetutamente. -Se vinco io.- ribatté senza discutere su ciò che Shon aveva posto come palio - tu non mi toccherai fino a che io non acconsentirò, potessero volerci anni. O ti giuro che ti ritroveresti senza una mano. -

Trevor li fissò entrambi, indeciso se ridere o piangere. Non capiva neanche lui come si potesse essere così accaniti. Allison, decisa a mantenere la propria linea di rifiuto nei confronti del ragazzo, Shon, deciso a portare avanti quelle conversazioni assurde, fatte di frecciatine, che poi tanto frecciatine non erano, anzi erano vere e proprie dichiarazioni di guerra. Era deciso a conquistare la ragazza, e forse la stessa Allison non se ne accorgeva, ma Shon non si sarebbe accontentato di una semplice scopata, e avrebbe continuato a tormentarla.

Trevor fece una smorfia, pensando che all'inizio anche lui con Allison aveva gli stessi motivi, che suo malgrado, era finito vittima di quelle ammalianti labbra, che con ogni movimento compiuto per dire una parola, ogni sospiro, lo avevano lentamente ammaliato. La voce di Allison risuonò acuta nella radura.

-Bene Shon, perde chi per primo cade e non riesce a rialzarsi. - Proclamò. -Tre... due... uno.... -

-Allison!- E te pareva... Sinzie sbucò dagli alberi con la puntualità di un orologio a molla, strappando alla ragazza uno sbuffo esasperato. -Si?-

-C'è un forestiero.- Annunciò.

* * *


 

-Ma non posso! Non sono ancora pubblicamente la Custode della dea.. non c'è stato il rito finale... non se ne é neanche parlato !- Rhao scosse la testa con vigore, alle obiezioni della ragazza. -Sai da quanto è che non abbiamo una Custode? E da quando non arrivavano stranieri? Anni! Anni passati lontani dal resto dell'impero, senza nessuno che ci portasse notizie concrete, senza quasi neanche sapere che Kaa fosse sull'Ires We! -

L'uomo rallentò la parlata veloce, tentando di placarsi. -Tu parlerai con lo straniero, e poi provvederemo al rito. Io per primo sono contrario, ma non possiamo permetterci di sbagliare, questa volta. La custode deve ospitare l'anima della dea, e rispondere in sua vece agli interrogativi del popolo. Non possiamo rifiutare un viaggiatore venuto da chissà dove, il primo per giunta. - Disse continuando a scuotere la testa.

-Va, Allison. Il forestiero ti aspetta davanti al tempio. - Concluse. Non aggiunse altro, ma il suo silenzio turbò la ragazza. Forse la situazione portava a galla il periodo in cui c'era Kaa, in cui lui era suo marito... e lei era ancora capace di distinguere il bene dal male. Dovrò chiedergli quando ha spostato Sinzie, dato che Shon è nato circa un' anno dopo la scomparse di Kaa...si è dato decisamente da fare.

Si mise le mani sui fianchi, inarcando la testa leggermente all'indietro. La stanchezza dell'allenamento era ancora lì, e il solo pensare che di lì a poco sarebbe stata costretta ad ospitare l'anima della Dea... la spossatezza si faceva più insistente. Il fatto, poi, che lei non avesse mai richiamato la Dea, ma che essa fosse venuta sempre di propria volontà, la rendeva nervosa. Non le avrebbe dato fastidio? Una coscienza così antica, non avrebbe posto resistenza nell'essere chiamata a comando? Certo, è comunque sempre stato così, anche per le altre custodi... non sarà diverso se sarò io a chiamarla.

Allison espirò, mentre i suoi piedi toccavano veloci il terreno, mantenendo costante quel camminare che si faceva sempre più difficile, man mano si avvicinava al tempio. Sembrava che ci fosse qualcosa a bloccarla, ma non capiva cosa. Non era un corpo che si potesse toccare, qualcosa di etereo, piuttosto.

Già da lontano, la figura incappucciata del forestiero era ben visibile, e la mano che l'individuo teneva sul collo della sua cavalcatura, un bellissimo esemplare color mogano, era l'unico lembo di pelle chiara lasciato scoperto. La palandrana marrone lo copriva da capo a piedi, ed il viso era rivolto verso il sole calante, che spargeva i propri riflessi vermigli sul lago antistante, agitato solo da una lieve brezza.

Sembrava quasi un quadro, essenziale nella sua semplicità, ma pieno di possibili interpretazioni.

Mentre Allison si avvicinava, cercando suo malgrado di non fare rumore per non turbare il silenzio, e godere un'istante in più di quella pace che sembrava improvvisamente aleggiare sulla foresta e sulle case come giunta con il viaggiatore misterioso, pensò a chi avrebbe trovato, una volta faccia a faccia. Un giovane ansioso di conoscere il proprio destino? O magari un vecchio con la pelle raggrinzita come un foglio di carta lasciato al sole ad asciugare?

Fu quando l'ombra dell'individuo, protesa sul terreno, le arrivò ai piedi, che la ragazza si fermò. Non ci fu bisogno di parole, né di schiarirsi la voce per far avvertire la propria presenza, perché il forestiero si mosse con stupefacente velocità, facendo calare con un gesto secco il cappuccio del mantello, posto ad adombrargli il viso.

Quando la stoffa cadde, Allison stentò a soffocare un verso sorpreso.

Una chioma bianca e spettinata, le cui ciocche si alternavano a lunghezze diverse, furono la prima cosa che si intravide. Poi un viso affilato, un naso piccolo e aggraziato, e degli zigomi pronunciati, delinearono un viso che di maschile e anziano non aveva nulla. La pelle chiara della giovane donna davanti ad Allison, risaltò sulla stoffa scura, e così anche i suoi occhi. Occhi neri come la pece, occhi impenetrabili per chiunque, ma altrettanto capaci di leggerti dentro.

Anche la custode venne colpita dal quelle iridi, scandagliata nel profondo da quella sconosciuta, e rimase ammutolita per un'istante, prima di riprendersi dal torpore e dallo stupore della rivelazione.

Non aveva preso neanche per un istante in considerazione il fatto che sarebbe potuta essere una donna, il misterioso forestiero. Vuoi la probabile grande distanza che doveva aver attraversato, vuoi tutti i possibili pericoli del viaggio, ma non aveva pensato a quella possibilità.

E questo era male, perché rafforzava la sensazione di disagio che la ragazza provava. Non era normale sentirsi così nervosi, e se la sua mente non aveva forse neanche avvertito la stranezza della situazione, allora il suo corpo la stava mettendo in guardia. La donna non era un pericolo nel senso che avrebbe potuto attaccarla, ma era un pericolo per quello che avrebbe potuto dire o chiedere.

-Custode. - Una affermazione, che sarebbe potuta benissimo suonare come accusa ma non lo era, fu la prima cosa che la misteriosa forestiera disse. Allison cercò di apparire tranquilla, e le sue labbra si aprirono in un sorriso teso.

-Esatto. Benvenuta...-

-Thyya. Il mio nome è Thyya, custode. - Rispose lei alla silenziosa domanda della ragazza.

Allison colpì nervosamente il terriccio con il tallone del piede,-Thyya...Come mai sei giunta qui?- Era curiosa, e si capiva da come inconsapevolmente il suo corpo fosse leggermente inclinato in direzione della sua interlocutrice.

Thyya si guardò intorno prima di rispondere, abbassando poi il capo e parlando a voce più bassa.

-Se non le dispiace, custode, preferirei parlarne nel tempio... al sicuro da possibili orecchie indiscrete, e con la protezione della Dea. - mormorò, e dalla sua voce chiara, trasparì qualcosa che non era paura...forse timore... Pensò Allison, in cui si alternavano la curiosità e la sensazione di disagio. Allargò le braccia, e si trattenne dallo scrollare le spalle, mentre annuiva. -Entriamo, allora.-

Thyya portò la mano sul collo del cavallo, lasciandovi delle pacche veloci, prima di dirigersi al tempio insieme ad Allison. Quei pochi passi furono compiuti in silenzio, e la custode ne approfittò per schiarire le idee. Cosa poteva chiedere Thyya alla Dea? Non riusciva ad immaginare il motivo che la poteva aver spinta ad Ascabryh...

Nel tempio, il calore del fuoco sacro sembrò dar colore alla donna, che vi si avvicinò appoggiando le mani sul bordo del grande braciere di bronzo, e rivolgendo il viso alla fiamma, incurante di quanto essa fosse piccola. Allison restò in disparte, in silenzio, mentre Thyya mormorava al fuoco con una adorazione, e poi si girava verso di lei.

-Sono venuta qui per un motivo, custode. - Asserì guardandola seria. -un motivo della massima importanza.- Aggiunse.

Allison le si avvicinò, ponendosi sul lato opposto della fiamma, beandosi anche lei di quel familiare tepore. -La Dea risponderà alle tue domande, Thyya...ma prima...-

-Non sono venuta solo per consultare la Dea. É anche con lei, custode, che volevo parlare. -

Allison corrugò le sopracciglia, facendo un gesto verso due ciocchi di legno che erano stati posizionati accanto al braciere. -Sediamoci. -

Si accomodarono entrambe, l'una davanti all'altra.

Thyaa sospirò. -Vengo dall' Ires We, custode. -Mormorò -Il mio villaggio, si trova accanto alla dimora di Kaa...è ormai da tempo che aspettavo questo momento, ma quasi non credevo che avrei potuto sul serio parlare con la nuova custode... prima...prima di...-

-Prima di?- Allison cercò di assumere un'espressione che non tradisse la sua impazienza. -La dea veglia su di noi, Thyya, non devi temere alcunché, qui.- la rassicurò, continuando però a sentirsi impotente. La donna espirò nervosamente, e non rispose, cominciando invece a raccontare. 

-Il nostro è un villaggio grande...uno dei più grandi della valle e delle montagne, credo, ma da quando Kaa è arrivata, non vi è altro che terrore. Di giorno sembra un villaggio normale. Le case, la foresta... ma è di notte che succede. Ogni notte. - Le tremò la voce. -All'inizio erano solo piccoli animali... venivano trovati morti, ma non ci si fece troppo caso. Ora è la gente, uomini e ragazzi, per lo più. Muoiono nel sonno... oppure spariscono. Quasi sempre anzi, e chi muore viene considerato fortunato. - si guardò le mani strette in grembo, bianche nei punti in cui le dita stringevano di più. -E poi tornano.- Mormorò con gli occhi lucidi. -Tornano tutti- Allison restò in silenzio, gli occhi sgranati nel sentire quelle parole. -Dicono di essere stati reclutati nell'esercito di Kaa, e che sono fieri di essere stati scelti, o cose simili, e ogni volta che lo dicono, senti una specie di inflessione nella loro voce, un devozione che non avevano mai avuto, prima di partire, e da come parlano, capisci che farebbero di tutto per lei. Di tutto. - Prese un respiro tremante, fissando la custode e scuotendo la testa con forza. -Non immagina come può essere, svegliarsi una mattina, e trovarti da sola nel letto... capire che tuo marito è scomparso. E vederlo tornare, due anni dopo, completamente diverso. Diverso dentro. All'inizio sembra normale, lo abbracci, sei così contenta che sia tornato, anche se sai che non è il primo e sai come andranno le cose. Lui parla, ed è la stessa persona di quando è partito, e vedi che ti ama come prima, e sei... felice.- Singhiozzò, cercando di trattenere il tremito della voce.

- Poi nomina Kaa. O la nomini tu nella speranza di sapere che in verità lei non c'entra nulla, e lui cambia. Dice che Kaa è la custode che il popolo ha avuto e non ha saputo onorare a dovere. Che Kaa è stata sottovalutata da tutti, anche dalla Dea stessa, e che non avrebbe dovuto essere una semplice custode. Avrebbe dovuto essere di più, e non ninfe siamo state stupide a non capirlo...- Singhiozzò ancora, le lacrime che ormai scendevano a fiotti sulle guance, la sua disperazione evidente.

Allison non sapeva che dire, ma aveva capito tutto. Quella storia, quella realtà che nessuno avrebbe potuto immaginare, era la spiegazione anche dello strano comportamento degli uomini di Kaa, della loro apatia, della loro assoluta obbedienza agli ordini della donna.

-Thyya...io... -Non sapeva che dire per poterla consolare, ma la donna fermò anche quel tentativo. -Non occorra che dica nulla, custode. Non potevate sapere. E noi non potevamo venire a dirvelo...Kaa ha eretto una strana barriera, ai confini del villaggio...è raro che essa non ci sia, e la paura di scappare è sempre tanta...anche io non avrei trovato il coraggio se sei lune fa non fosse tornato mio marito...mi sono sentita a pezzi...e poi lui ha parlato della nuova custode, dicendo che era stata invitata alla dimora di Kaa, e che da lì a poco sarebbe arrivata... e ho pensato che se noi non avevamo potuto far nulla, magari la avrei potuto mettere in guardia la custode stessa, magari con la sua venuta qualcosa sarebbe cambiato... perciò ora sono qui. Per chiederle di stare attenta quando sarà lì, e per chiedere la benedizione della Dea. - concluse. Allison riprovò a parlare, quella volta con più successo, lo stupore ormai dissimulato, che aveva lasciato spazio a rabbia ed indignazione.

-Ti ringrazio molto per essere venuta qui nonostante il pericolo, e avermi informato. Immaginavo che l'invito di Kaa non fosse per un semplice benvenuto, ma non immaginavo che la sua pazzia avesse raggiunto queste proporzioni- Sorrise, ma i suoi occhi restarono tristi. - Spero che le parole della Dea rafforzeranno il tuo animo e ti daranno il coraggio di andare avanti...lo spero sul serio – Mormorò poi prima di alzarsi, e osservare la fiamma tenue del fuoco sacro come tante volte aveva fatto prima d'allora. La tranquillità che i bagliori vermigli le infondevano, e la sensazione di essere avvolte da spire bollenti, le fece capire che anche quella volta la Dea era accorsa al suo richiamo, e non ebbe timore quando sentì il proprio corpo perdere consistenza, la propria coscienza essere relegata in un angolino, mentre la sua mente veniva invasa solo da una minuscola porzione dell'elemento. Era diverso dalle altre volte, perché era in un certo senso cosciente, e sentiva il proprio petto alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro, le proprie mani stringere il bordo del braciere, ma non era lei a comandare quei movimenti. La visuale che aveva del tempio assunse sfumature rossastre, e anche se con la sua voce, fu la Dea a parlare.

-Thyya.- Il nome della donna fu pronunciato dalla Dea con tristezza, e quando il suo corpo fissò lo sguardo sulla donna, Allison potè osservare i suoi occhi sgranarsi, e il suo viso rischiararsi in attesa che ella continuasse a parlare. 

 -Non vi è uomo che abbia vanto, orgoglio, o bramosia di potere, ma vi è chi che relega questi sentimenti nel profondo della propria anima, e chi li lascia liberi di vivere e dominare. Non temere, Thyya, il tempo della salvezza non è lontano. Tieni a bada le tue paure. Risplendi e sii fiera delle tue origini e della tua vita. Tieni viva la speranza e fa sì che anche altri come te, abbiano fiducia.

E sappi che io veglierò sempre sul vostro popolo, figlia dell'acqua. Sempre.-







Nota dell'autrice. 
Okay, non ho scusanti questa volta. Sono più di due settimane che non pubblico, e vi chiedo in ginocchio di perdonarvi, sul serio *fa la faccina triste*
Il fatto è che...vorrei potervi dire che non avevo ispirazione, ma sarebbe vero solo in parte... più che altro accendevo il computer, e la televisione, e quindi invece di scrivere finivo per vedere Criminal minds, CSI, The Mentalist... lo so, sono un caso perso. *sigh*
Comunque... dato che sono riuscita a buttare giù questo capitoletto,  nonostante non sia granchè, e probabilmente vi aspettavate di più dopo la scena Trevor-Allison, posso affermare che ci siano importanti sviluppi, e che si cominci già ad intravedere quanto sia grande la pazzia di Kaa...ma ancora non sappiamo il perchè del cambiamento di chi veniva "rapito"... diciamo che seppure un poco a rilento (-.-") stiamo giungendo al fulcro della storia=D
Spero che mi farete sapere che ne pensate,  e vi avviso che per la vostra gioia, smetterò di assillarvi in nelle note di ogni capitolo chiedendovi di recensire... quindi se c'è qualcuno, faccia un salto senz ache lo chieda io :/
Beeeeene, finisco ringraziando Blueberries98 e savy85 che hanno recensito lo scorso capitolo, e Akroma, che invece è appena approdata alla mia storia (grazie!). Inoltre, ringrazio di cuore le 38 persone che mi seguono :D
Bye Bye
Al prossimo capitolo, 
Ninriel


 


 

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Capitolo 32
*** Gelosia ***


Thyya era partita dopo averle parlato. Aveva affermato che rimanere al villaggio, anche solo per la notte, sarebbe stato un'errore, e avrebbe corso maggiore pericolo che a casa sua notassero la sua assenza, come se già non fosse stato abbastanza il tempo da cui mancava. La Custode era stata un po' titubante a lasciarla andare, ma alla fine aveva acconsentito, cercando di scacciare il timore che durante  la traversata le sarebbe successo qualcosa, e concentrandosi su cosa avrebbe fatto lei.
Non poteva mettere tutto il villaggio al corrente della pazzia di Kaa, anche perchè ancora non era chiaro cosa stesse facendo, né come. Anzi, Soprattutto come.
Allison di una cosa era sicura: tutto quel potere che Kaa possedeva, proveniva dal fuoco sacro. Non era possibile però, che la donna avesse piegato al suo potere un'entità del genere, che avesse osato sottomettere l'elemento, ed era ancora più assurdo pensare che ci fosse riuscita.
-Preso tutto? - la ragazza si girò verso il suo guardiano, in piedi nell'unica stanza della loro casa, che la guardava in attesa di una risposta. Posate per terra, due flosce sacche di juta, i loro bagagli per il viaggio del giorno seguente.
Era quasi ridicolo per Allison, pensare che era solo con quella poca roba che avrebbe dovuto affrontare un viaggio di più di due giorni.
A casa, avrebbe portato come minimo una valigia intera, mentre ora si sforzava di pensare a qualcos'altro che sarebbe potuto servirle.
-Si. -sospirò guardando il ragazzo. Ancora non aveva detto nulla a nessuno di ciò che era successo con Thyya giorni prima, e nessuno le aveva chiesto niente, come se esistesse una sorta di “segreto professionale”. Si sentiva in colpa però. Non era giusto che fosse l'unica preparata a trovarsi in un villaggio infestato da uomini semi-posseduti. -Trevor...-
-Mmm?-
-Non ti sembra triste?-
Il ragazzo la guardò con aria stranita. -Triste cosa?-
Allison scosse la testa come a scacciare brutti pensieri, alzandosi veloce dal giaciglio su cui era seduta. -Nulla...nulla. Tu piuttosto, sei sicuro di essere pronto per questo viaggio?- chiese improvvisamente ironica. -Non  ti darà fastidio avere Shon sempre intorno?-
-Beh, di sicuro non mi darà fastidio quanto vederlo mangiarti con gli occhi.- disse con una smorfia. -Qui può essere anche figlio del capo villaggio ma non vuol dire che io debba obbedirgli. E oltretutto, tu sei la mia ragazza. - disse sicuro. -E anche se sembra una frase da copione, ciò che è mio non si tocca. -
-Ma io non sono tua, Trevor. -Allison sorrise calma, ed  il ragazzo fece una smorfia.
-Hai capito cosa voglio dire. - Quel botta e risposta si stava trasformando in qualcosa di più serio, e sembravano essersene resi conto entrambi, ma non erano intenzionati a lasciar cadere l'argomento.
-Veramente no. Ed in ogni caso, non sei tu a decidere. Se io provassi attrazione per Shon? É il mio futuro marito... non sarebbe certo una brutta cosa, no?- ma guarda come, da una semplice domanda, siam finiti a litigare...Allison si stava divertendo, suo malgrado, a vedere come Trevor si stesse innervosendo davanti alle sue osservazioni, mostrando una gelosia che forse non si era neanche accorto di provare, e che contrastava di gran lunga con l'indifferenza che dimostrava sempre.
La ragazza era sicura che il ragazzo non credesse a quello che gli aveva detto, ma voleva vedere fin dove si sarebbe spinto.
-Ma tu non provi attrazione per lui. -Affermò infatti Trevor.
 -Che ne sai?- Lo sfidò ancora lei, sempre più presa da quel gioco pericoloso. Ma mettersi a confronto un'attraente adolescente in preda all'irritazione e agli ormoni non era una buona idea, e avrebbe dovuto saperlo bene. Trevor le si avventò contro, spingendola sulla parete di legno, che scricchiolò sinistra nell'accogliere il suo peso. Il ragazzo la fissava con un ghigno che da tanto non vedeva sul suo volto, uno di quelli da cattivo ragazzo, da scopatore di prim'ordine. Le sue braccia muscolose erano poggiate sulla superficie verticale ai lati del suo viso, mantenendolo lontano quanto bastava per far sì che non si toccassero, una lontananza per cui Allison era grata, ma che durò per poco.
-Se lui ti attraesse, non avresti il respiro affrettato nell'attesa del mio tocco...- mormorò avvicinandosi pericolosamente al collo della ragazza, che sapeva essere il suo punto debole. La posò una mano sotto il seno, ascoltando i suoi battiti-Non ti batterebbe il cuore così velocemente...- si avvicinò ancora, la bocca che parlando soffiava alito caldo sulla pelle di Allison. -E poi...senti come sei rigida...il tuo corpo brama il mio...- le si posò definitivamente contro, strappandole un mugolio, quando sentì i loro corpi aderire completamente e la sua mano posarsi sul una coscia.
-Questo non è il comportamento di una ragazza attratta da un altro. -scherzò con voce roca, ancora quel ghigno stampato sulle labbra.
-Non... non sarebbe possibile restare indifferenti... ad un ragazzo eccitato premuto contro di sé...in ogni caso.... -Allison si morse il labbro parlando ad occhi chiusi per evitare di guardarlo, evitare che il calore accumulato nel suo bassoventre diventasse insopportabile alla vista dei suoi occhi scuri dal desiderio, ma fu inutile quando sentì le sue labbra solleticarle la clavicola. Gemette senza ritegno, afferrandogli la testa con le mani, bloccandolo prima di perdere definitivamente la ragione. -Tu... sei un grandissimo bastardo...- ansimò. -lo sai... che non posso resisterti...- disse. E poi lo baciò. E fu uno bacio rabbioso da parte di lui, liberatorio per lei.
Trevor le morse il labbro, rispondendo al suo bacio con impeto, strusciandosi contro di lei mentre la teneva per i fianchi impedendole di muoversi. In quei contatti c'era più della semplice passione, e Allison cercò di assecondarlo pur essendo a tratti spiazzata. Non conosceva quell'aspetto del ragazzo, e questo un po' la stupiva, un po' la dispiaceva. Credeva che lei e Trevor conoscessero ormai tutto l'uno dell'altro, ma a quanto pare non era così... almeno per quello che riguardava lui. Ogni volta che arrivava alla convinzione di essere pronta per ogni situazione, si rendeva poi conto di essere solo all'inizio. Avrebbe voluto chiedergli tante cose, ma ora era solo intimorita da quell'aspetto così oscuro di lui... così possessivo e violento. E ciò le faceva paura  perché anche così, Trevor riusciva a rapirla totalmente, a farla eccitare con quei modi rudi e bruschi,  ma non era giusto. Voleva essere baciata per amore, non solo per gelosia e voglia di segnare i propri confini, e mentre le sue labbra e quelle del ragazzo continuavano a ballare quella danza violenta e passionale, capì che lei quel bacio non lo voleva. Che nonostante tutto, l'eccitazione, il desiderio, tutte quelle sensazioni che fisicamente potevano essere solo il preludio di un piacere più travolgente, erano in quel momento moralmente sbagliate.
-No...no... Trevor...- Allison spostò le mani sul petto del ragazzo, in un vano tentativo di spingerlo lontano da sé, ma lui continuò a baciarle il collo, a vezzeggiare con dolcezza solo apparente la sua pelle candida, incurante di tutto, preso dalla passione che -non sembrava rendersi conto-era l'unico a provare.
-Trevor... trevor basta!- La custode alzò la voce, colpita dall'indifferenza di lui, ferita del suo atteggiamento, riuscendo a sgusciare via dalla sua presa, accucciandosi sul proprio giaciglio con le ginocchia al petto. Il collo le doleva, a causa del succhiotto che le aveva lasciato.  E così ci è riuscito. Voleva dimostrare a tutti che sono una sua proprietà... ora tutti sapranno.
Trevor non si mosse, con entrambe le braccia, che aveva nuovamente portato sul muro ai lati della sua testa mentre la baciava, che improvvisamente sembravano vuote. Allison non riuscì a vedere la sua espressione, ma continuò a fissarlo in attesa che la guardasse, che almeno le desse un segno di essere tornato il solito Trevor, non quell'individuo oscuro e sconosciuto.
-Trevor...- lo chiamò con un sussurro, ripetendo il suo nome come quando poco prima lo aveva chiamato, implorandolo di smettere di toccarla. Lui girò solo la testa nella sua direzione, mantenendo il corpo immobile, e lo sguardo che le rivolse fu straziante. Le torce fioche si riflessero nel verde cupo dei suoi occhi, nella tristezza devastante che in quel momento chiunque avrebbe potuto leggervi. Il ragazzo rimase così,  con quegli occhi di solito espressivi ma in quel momento spenti, fissati nei suoi.  Quello sguardo la penetrò a fondo, ed il pentimento che vi lesse non fu paragonabile a nulla che avesse mai visto. Trevor chiuse gli occhi, flettendo le braccia ed appoggiando la fronte alla parete di legno
-Scusa- mormorò. Le parola grattò contro le pareti della sua gola, e uscì roca, semi soffocata, ma uscì. E anche in quella parola, tutto ciò che provava fu evidente. Il sapere di aver oltrepassato il limite, di aver mostrato il sé stesso più profondo era quanto bastava per scusarsi. Non avrebbe dovuto andare così in là, né lasciare che quella sua parte oscura prendesse il sopravvento. Altrettanto bene capì Trevor in quel momento, che Allison aveva accettato le sue scuse, ma non lo aveva perdonato.
Lei, Allison, che sempre aveva pensato di saper proteggersi in ogni situazione, era rimasta incapace di reagire. Vittima del ragazzo che amava. Vittima di un'amore che si stava rivelando sempre più malsano e difficile. Si era sentita violata, non carnalmente ma moralmente. Inascoltata. E per quel motivo, la ragazza provò rabbia. Non era la stessa rabbia che aveva provato Trevor, era qualcosa di più profondo, ma meno violento. La rabbia di essere stata considerata solo una proprietà.
Non avrebbe perdonato Trevor, ma le dispiaceva di come erano andate le cose, le dispiaceva di non poterlo consolare. La ragazza rimase immobile, costringendo il proprio corpo a non raggiungere quello di lui, e fu un'immobilità penosa per entrambi.
 
* * *
 
Quella mattina il sole sembrava essere solo il riflesso di un qualcosa di più grande, a causa della fitta foschie che lo copriva. Fantastico...meglio di così il viaggio non poteva cominciare. Allison sbuffò annoiata, osservando di sottecchi la figura immobile dell'uomo mandato Kaa Come si chiamava... Legolas... no, quello è il personaggio del signore degli anelli...ah, sì... Lefas. Che razza di nome è poi? Bah...
La ragazza continuò a guardare lo strano individuo, persa nelle sue elucubrazioni nel tentativo di passare il tempo.
Era uscita presto, con l'intenzione di evitare Trevor, non rivolgergli neanche la parola, se possibile, e si era recata al tempio molto prima dell'orario stabilito, prima ancora che il sole avesse superato le montagne. Praticamente prima dell'alba...
Non sarebbe potuta rimanere nella sua palafitta neanche volendo, ed il timore che Trevor si svegliasse, e la guardasse come aveva fatto la sera prima, con quel pentimento negli occhi che non riusciva a coprire del tutto la gelosia e la rabbia... troppo rischioso.
E quindi, ora era lì. Non una parola aveva scambiato con quel Lefas, ma le andava bene. L'uomo era arrivato silenziosamente, senza cavalcatura, avvolto in un lungo mantello provvisto di cappuccio dal quale fuoriuscivano lisce ciocche castane.
Era rimasto in silenzio rivolgendole solo un cenno con il capo, in attesa che gli altri li raggiungessero, e non era sembrato stupito di trovarla già lì seduta su quel grosso masso, con la propria sacca ai piedi, pronta chissà da quanto tempo.
Dei passi affrettati le fecero alzare lo sguardo, posato sulle proprie mani, strette l'un l'altra per trattenere calore.
-Eccovi! Vi stavamo cercando..- Come al solito Sinzie, con la sua aria sempre trafelata, la raggiunse veloce, seguita più lentamente da quelli che in lontananza sembravano Rhao, Shon e Trevor. Quest'ultimo era a capo chino, più indietro dagli altri due, e camminava con passo strascicato facendo alzare nugoli di terriccio bruciato dal sole, ed ignorando le occhiatacce che Shon gli indirizzava.
Allison abbozzò un sorriso in direzione della donna. -Mi sono svegliata presto... ho pensato che non mi avrebbe fatto male respirare un po' d'aria fresca.- si giustificò, alzandosi in piedi.
-Beh, magari avresti potuto avvisare almeno il tuo guardiano, non credi? - La rimbrottò acidamente Shon -Ci stavamo preoccupando che anche tu te la fossi data a gambe come Kaa.- Aggiunse maligno, ma la ragazza non ci badò. Il suo sguardo era subito corso a Trevor, ma altrettanto velocemente aveva evitato i suoi occhi, soffermandosi sull'albero dietro di lui. -Avevo solo bisogno di un po' di tempo per... per... schiarirmi le idee- replicò cercando di sembrare dispiaciuta, ma probabilmente si accorse lei stessa di non essere riuscita nel suo intento, perciò lasciò perdere. -Comunque ora siamo tutti qui.- affermò cercando di liquidare la questione, e notando l'occhiata confusa di Raho, e quella indecisa di Trevor. -E come avrete notato c'è anche Lefas. E-ehm... Lefas? - Lo chiamò titubante a voce un poco più alta, e l'uomo li raggiunse, abbassandosi il cappuccio che gli copriva il volto. Non doveva avere più di Trent'anni, ed il suo viso, rischiarato da occhi di un azzurro chiarissimo , li fissò in silenzio, inespressivo alle loro espressioni sorprese, nel notare ciò che probabilmente molti avevano visto, e che a lui non faceva più effetto. Una cicatrice lunga, e talmente bianca e perfetta da sembrare disegnata, correva dall'attaccatura del sopracciglio alla mascella coperta da una rada peluria e poi giù, fino a perdersi lungo il collo coperto dalle vesti, senza riuscire a rovinare quello che era indubbiamente un bell'uomo.
Ci fu  un attimo di silenzio, poi fu Rhao a parlare, per la prima volta quella mattina, al meno in presenza di Allison, che era rimasta stupita dal suo silenzio. Così abituata a vederlo ricoprire con fermezza il proprio ruolo, sospettò che quel “mutismo” derivasse dal fatto che avesse scoperto qualcosa riguardo Thyya... Non farti film mentali Allison, probabilmente ha solo la luna storta... stà calma.  Si disse.
L'uomo come sua abitudine si lisciò la barba prima di parlare. -Lefas... -Borbottò guardando penetrante l'altro, che sostenne quello sguardo.  Il capo villaggio sembrò infastidito da quella resistenza e si erse in tutta la sua statura. -Spero tu sia consapevole di essere responsabile della vita della custode- Asserì con fermezza, la bocca che nelle pause si piegava in una linea dura. -Se ci darai anche un solo motivo per diffidare di te, Lefas, non avremo problemi ad occuparci di te. -
L'interpellato non mosse un muscolo di fronte a quella minaccia ben poco velata, anzi sembrò soffocare un sorriso freddo. -Il mio compito è quello di scortare la custode, e sono stato scelto da Kaa solo per questo. State sicuri che adempierò al mio dovere.- Rispose sicuro, facendo trasalire la custode, che non si era aspettata di sentirlo parlare così direttamente, e con quella sicurezza. Aveva una bella voce, bassa e pacata, che fece ricredere la ragazza sulla sua età, facendole credere di essere “al cospetto” di un uomo più grande dei trent'anni che gli aveva dato. -Il sole sta compiendo il suo viaggio... è ora di cominciare il nostro, o il buio ci coglierà impreparati.- Aggiunse dopo aver guardato quella palla di solito infuocata, che appariva di un giallo scialbo a causa della nebbia che si innalzava da metà della montagna, dando a tutto ciò che li circondava un aspetto surreale. Raho suo malgrado annuì, e buttò un'occhiata a Trevor, in disparte appoggiato ad un albero. Aveva lo sguardo assente, e le sue labbra si muovevano come se stesse parlando. -Sì... credo sia opportuno partiate.- Affermò, come a ribadire che era lui il capo, e senza la sua approvazione non si sarebbe fatto nulla. -Su... non attendete oltre. E... Shon?- Aggiunse, serio, facendo voltare il figlio che già si era allontanato da lui di qualche passo. -Sta' attento.- Disse solo. Rhao cinse con un braccio Sinzie, che sembrava in procinto di scoppiare a piangere.
Lefas non parlò, ma cominciò ad allontanarsi senza premurarsi di essere seguito dai ragazzi, che dovettero affrettare il passo per seguirlo, senza guardarsi un'ultima volta indietro. La strada di stendeva dritta, e sembrava solo chiedere di essere percorsa... ma sarebbe stato davvero così semplice,?
.
* * *
 
-Hey... tu... Ledas...Lebas...-
-Lefas.-
Shon sbuffò. -Eh, si tu. Hai intenzione di farci camminare all'infinito?-
L'uomo non rispose, mantenendo il passo costante, ma lasciando il capo scoperto.
Allison lo compatì, ormai abituata alla sfacciataggine del ragazzo -Shon, guarda che siamo solo al primo giorno di viaggio.- Lo prese in giro. -Sai... ti facevo più resistente. - non guardò indietro, certa che avrebbe incontrato lo sguardo di Trevor, triste ma deciso, perciò tenne fissi gli occhi sulla strada davanti a sé. Shon ghignò.
-In effetti sono più resistente. Solo... in altri campi.- la guardò malizioso. -Ma tanto avrai modo di verificarlo, tranquilla. -
La ragazza fece una smorfia. -Abbiamo ancora una sfida in sospeso. Non è detta l'ultima parola-
-Oh, credo che la sentiremo presto. La tua ultima parola, intendo. Anzi, sarò personalmente felice di sentirla, visto che sarà un grido di piacere.- ridacchiò di nuovo, passandosi una mano tra i capelli, ad Allison fu costretta a distogliere lo sguardo anche da lui, che con quel movimento le ricordava esattamente colui che avrebbe voluto ignorare, e che in quel momento bestemmiò in turco, a causa di un ramo preso in piena fronte. Per Allison fu più che naturale girarsi, e vedere cosa fosse successo.
-Tutto bene?- fu tentata di tapparsi la bocca dopo aver pronunciato quelle parole, forse perché aveva evitato lo sguardo del ragazzo per tutto il giorno, ed entrambi non si erano rivolti neanche una parola dalla sera prima, forse perché si ritrovò ad essere l'oggetto del suo sguardo stupito. Trevor la fissò disorientato per un'istante, poi riprese la solita aria indifferente, massaggiandosi la fronte. -Ti sembra che stia bene?- ribatté, ed Allison scosse la testa con  un sorrisino tirato, voltandosi di nuovo verso la strada senza dare a vedere quanto l'aver udito la sua voce la rendesse felice.
Per tutto il resto della camminata, che durò fino a sera, nel gruppo rimase il silenzio. Lefas era decisamente un tipo taciturno, e pur essendosi ripromessa di scoprire qualche altra cosa su Kaa tramite lui, Allison rimandò tutto a quando si sarebbero fermati.
La tanto attesa sosta avvenne quando ormai il sole era tramontato, e l'oscurità stava calando lenta ma inesorabile sulla foresta. Lefas si fermò senza parlare tanto per cambiare sedendosi nel mezzo della radura dove erano giunti. Era uno spiazzo circolare come molti altri, ma al centro vi era un cumulo di legnetti secchi, forse sistemati lì dallo stesso Lefas, all'andata.
L'uomo ne prese uno, cominciando a strofinarlo con forza su un altro ramo più grande, osservato con scetticismo sia da Shon che da Trevor.
Allison gli si sedette accanto, sul terreno intervallato da ciuffetti d'erba. -Lefas...fà fare a me.- disse. Il suo palmo andò a posarsi con naturalezza sulla catasta di rametti, ed in uno sbuffo la legna prese fuoco. Senza fiammate improvvise, né inquietanti sfrigolii. Il fuoco si propagò con un lieve crepitio, rischiarando l'ambiente circostante.
Lefas non fece una piega. -sei brava.- disse solo, stringendosi nelle spalle per poi frugare nel suo sacco. Shon si sedette a sua volta accanto ad Allison, e fu imitato in silenzio da Trevor, che si trovò di fronte alla ragazza, riparato solo in parte dalle fiamme, in mezzo a quel cerchio che avevano formato.
Dopo qualche istante, pezzi di carne secca vennero prontamente distribuiti da Lefas, e Allison dopo averne addentato una parte, cercò di mettere in pratica il suo piano.
-Hai mai visto Kaa, Lefas?- chiese, senza il bisogno di simulare un falso interesse solo per ottenere una risposta. Posto ad una domanda così diretta, l'uomo non poté che rispondere di malavoglia. -Sì- borbottò infatti, ma la ragazza non fu soddisfatta.
-Com'è?- chiese ancora.
Lui sbuffò di nuovo, più sonoramente -Sicuramente meno curiosa di te.- borbottò scocciato. La custode fece un'espressione seccata, perciò si arrese. -é molto bella. Mmh... ha i capelli lunghi , neri e lisci, molto simili ai tuoi. E degli occhi che... sono assurdi. Magnetici.- Concluse, come se quelle poche parole fossero  sul serio bastate a descriverla.
Shon incrociò le braccia annoiato. -E di carattere? - chiese. Allison alternò improvvisamente vigile, lo sguardo da lui all'uomo. Thyya le aveva detto che era parlando di Kaa, che gli uomini cambiavano, ma fino ad ora le parole di Lefas si erano limitate ad una semplice descrizione abbastanza oggettiva, della donna.
-Molto determinata.- Rispose lui. -Ha un'ottima padronanza del proprio potere...- aggiunse.
Bene.. parla ancora  lo esortò mentalmente lei -...è sempre comprensiva, ma sa essere di ferro...- Continua... voglio sapere di più...
-ed è senza dubbio coraggiosissima. Insomma, quale donna riuscirebbe a ribellarsi ad un dio crudele come il fuoco?- crudele? Ma che diamine sta dicendo?
-Kaa è riuscita a sottrarsi alle spire dell'avidità che l'elemento le stava inculcando, e già questo non è da tutti ...- E no...non va decisamente bene...
-E poi, il fatto che sia una donna. Che abbia un cuore così puro. ..- Un cuore puro? Di purè, vorrai dire. Un purè fatto di tutte le cavolate che vi racconta.
-é stato un grande onore essere stato chiamato nelle sue armate, un onore che non avrei mai immaginato di ricevere. - Concluse.
Allison inarcò le sopracciglia, incapace di spostare l'attenzione dalla prima parte della frase.  - Essere chiamato nelle sue armate?- ripetè basita.
Ma come diamine ha fatto quella donna? Ha forse migliaia di uomini che credono a tutto ciò che dice, convinti di aver ricevuto una normalissima chiamata di leva, e non di essere stati rapiti dalle proprie case... uomini che parlano di lei come un bambino parla di babbo natale... innalzandola quasi a divinità stessa.
Lefas sembrò non badare alla sua ripetizione, di nuovo chiuso nel suo silenzio, e la ragazza non volle forzarlo eccessivamente. -Shon? Mi passi quel pezzo di carne? - chiese invece, indicando la porzione di cibo posta troppo lontano perché potesse afferrarla. Trevor fu più veloce, porgendole ciò che chiedeva da sopra le fiamme, e sfiorandole la mano nel movimento.
La ragazza trasalì al contatto con la sua pelle fredda. -Grazie.- Disse freddamente, senza fissarlo, ma fu proprio quel gesto, quell'evitare contatto sia fisico che visivo -per tutta la giornata come in quel momento- , che non era mai passato inosservato a Shon, il quale li guardò entrambi.
-C'è qualcosa che non va, ragazzi?- li apostrofò. -Anzi.. c'è qualcosa che non va, Trevor? Ho notato che Allison oggi non ti ha degnato di uno sguardo.-
Il guardiano lo fissò con rabbia -All..-
-Taci Shon.- Allison lo bloccò prima che potesse ribattere, messa sull'attenti dai suoi pugni stretti, e dalla mascella rigida. -Non sono affari che ti riguardano.-
Si alzò in piedi, allontanandosi di qualche passo dalle fiamme della piccola pira e rabbrividendo per il freddo della sera ormai inoltrata.
-é ora di andare a dormire.- Affermò all'improvviso Lefas. -Domani sarà una giornata lunga. - L'uomo tirò fuori dal proprio bagaglio una stuoia pieghevole, fatta da rami intrecciati, e la stesse sul terreno, coricandovisi.
Quello fu il segnale che, nonostante fossero ancora molte le cose da dire, da chiarire , e da spiegare, per quel giorno il tempo era finito. I ragazzi e Allison, posizionarono le stuoie a loro fornite da Sinzie, dandosi  la schiena l'un l'altro mentre si sdraiavano in silenzio.
La custode tenne gli occhi aperti nel buio, ascoltando il frinire dei grilli, mentre una strana inquietudine si faceva strada nel suo petto. Una morsa fredda, maligna, come il preludio di ciò che sapeva sarebbe avvenuto una volta arrivata da Kaa. Il freddo della notte sembrava farsi ogni istante più pungente...
-Allison- Un sussurro la fece scattare a sedere, disorientata. I suoi occhi scandagliarono l'oscurità, e la ragazza si rese contro che a chiamarla era stato Trevor, sdraiato sulla schiena, con lo sguardo fisso sul cielo senza stelle.
-Cosa vuoi, Trevor?- cercò di sembrare scocciata, di mantenere le distanze.
Il ragazzo restò in silenzio per un'istante. -Io... sentivo che non stavi dormendo... Credevo...- la voce gli morì in gola, mentre anche lui abbandonava la posizione sdraiata, e la guardava.
E quello sguardo le le leggeva l'anima senza che lei si potesse sottrarre,  che la lasciava nuda, con solo i propri pensieri. E quello sguardo la fece infuriare, perché l'unica ad aver diritto di capirci qualcosa in quel suo essere tremendamente lunatico, era lei. L'unica che avrebbe dovuto riuscire a leggere i suoi pensieri era lei. Lei, che ogni istante passato quel ragazzo fosse un mistero, e che nel rendersene conto si sentiva sempre più frustrata.
-Cosa credevi?- lo riprese con un sussurro arrabbiato.
-Credevo che anche tu stessi provando quello che stavo provando io.- mormorò il ragazzo, lo sguardo che tentennava sotto la sua durezza.
Allison sussurrò di nuovo, il cuore che le si stringeva nel petto. -Non so di cosa tu stia parlando Tre...-
-Si che lo sai. - La interruppe rabbioso a sua volta, mentre quel mormorio tenuto basso per non svegliare Lefas e Shon, non riusciva a contenere le sue parole  - Quella sensazione di incompletezza... di essere vicino a ciò che ti completa ma non poterlo raggiungere...come... come un incubo senza fine. Mi dispiace, okay? Non avrei dovuto perdere il controllo, e non sai come ci stia... e non posso biasimarti se sei arrabbiata con me, lo so. Ma prova a metterti nei miei panni, costretto a dover restare immobile quando Shon ti provoca... continuamente frustrato... non posso fare nulla per paura di compromettere il tuo ruolo, eppure ogni istante, ogni singolo istante, mi rendo conto che tu sei mia, e non nel senso di proprietà, ma come un singolo pezzo appartiene ad un puzzle intero... come la linfa vitale di una pianta... tu sei la mia linfa, ed io non posso farne più a meno. Non è qualcosa che posso controllare o che posso ignorare, e ieri... ieri era più forte che mai. Mi dispiace, mi dispiace per tutto, e non smetterò mai di ripetertelo. Non pretendo che tu mi perdoni... non sono neanche nella condizione di potertelo chiedere, dopo come ti ho trattato ieri... ma...- abbassò lo sguardo sulle proprie mani mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente.
Allison lo guardava con gli occhi spalancati, incapace di proferire parola dopo quel lungo sfogo, che sembrava averlo privato di ogni forza. Ma...ma cosa Trevor?
-Io... - cominciò incerta su cosa dire, ma la sua coscienza continuò per conto proprio, prendendo una strada radicalmente opposta a quella delle sue parole. Io che ero così convinta dei miei principi...
-...ho bisogno di tempo...-  cosa credi, che ti sia indifferente?
-...non sono certa di quello che provo per te... -  sono spiazzata quanto te da queste sensazioni...
-...e dopo ieri... - ...siamo due pezzi dello stesso disegno, due mani fatte per essere intrecciate...
-io non conosco questo Trevor... così possessivo e geloso...- ti capisco... ti capisco ma non posso ammetterlo...
-...e anche prima...  tu sei sempre stato incurante di tutto...-  e mi fa paura capire quanto in realtà io dipenda da te...
-...mi fai sembrare solo un ripiego, un divertimento...- io non sono più solo Allison... sono io, e sono te... non sono più solo una maschera...
Allison si zittì improvvisamente, persa nella confusione dei suoi pensieri, che si accavallavano l'un l'altro, scambiandosi d'ordine e di posto, dando fin troppo spazio alle emozioni prorompenti che covavano dentro di lei. Prese un respiro profondo chiudendo gli occhi, lasciando che quell'agitazione scivolasse via, perdendosi tra i rami degli alberi, inerpicandosi lungo i piedi delle montagne.
Trevor era rimasto in silenzio, la mascella contratta. Sapeva di poter apparire duro, indifferente a tutto, ma non credeva di dare quell'immagine di sé.
La  ragazza si ricompose, guardandolo con rinnovata freddezza, gli occhi cupi a causa dei ricordi della notte prima. -Dormiamo.- Mormorò solo, stendendosi nuovamente sulla stuoia. Non si girò indietro ma sentì Trevor imitarla, e lo immaginò mentre stringeva i pugni e le fissava la schiena frustrato, conscio come lei che non sarebbe bastato far finta di nulla per poter andare avanti. Che avrebbero dovuto lottare, per poter avere un qualcosa che fosse più di semplici parole, più di parole o promesse vane, più di litigi o frasi urlate in un momento di esasperazione. E allora combatteremo. Combatterò per te*.






Nota d'autrice. 
Buon Natale a tuttiiiiiiii :D so che sono in anticipo, ma sono riuscita, dopo mille peripezie, a pubblicare oggi. So che avrei dovuto pubblicare sabato, ma durante la settimana ero stata così piena di impegni... credetemi, mi ho passato gli ultimi tre giorni a scrivere, ed ecco cosa ne è venuto fuori. 
 Credo che questo sia stato uno dei capitoli più difficili da scrivere, e sono veramente felice di essere riuscita a postarlo, senza arrivare a sabato e quindi saltare un'altra settimana. Questo litigio tra Trevor e Ally non era previsto, ma i miei personaggi spesso mi sfuggono di mano, e anche se decisamente non è stato piacevole come episodio, ho apprezzato io per prima questo fuoriprogramma (... okay, tranquilli, sono io che non sto bene...). Spero che la parte a fine capitolo dove si alternano le frasi che Allison dice ad alta voce e i suoi pensieri vi sia sembrata comprensibile , ed in ogni caso mi scuso, ma a mia discolpa dico che quell'effetto confusionario era esattamente ciò che volevo ottenere, per cercare di farvi capire come si sentiva lei in quel momento. Beh che dire, spero che abbiate apprezzato quest'ultimo capitolo. Ringrazio chi mi ha recensito allo scorso capitolo, I love_september_98, e BlueBerries98, olte che tutte coloro che leggono in silenzio, e mi seguono costantemente.... Grazie e buone feste :D
Ninriel

*Combatterò per te, traduzione del titolo della canzone Fight for you di Jason Derulo

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Capitolo 33
*** Pioggia. ***


Attenzione: si consiglia di rileggere l'ultimo capitolo, causa ultima pubblicazione avvenuta il 24 dicembre




-
Custode.. custode!- un'esclamazione esasperata risvegliò Allison dal mondo dei sogni, senza però riuscire a farle aprire gli occhi. La ragazza si rigirò sulla stuoia poggiata sul terreno, cercando di inseguire almeno nel sonno immagini di pace e tranquillità.

-Custode... Allison!- l'ennesimo richiamo spazientito la costrinse a verificare cosa fosse tutta quell'urgenza, facendola trovare ad un palmo dal viso di Lefas, cupo già di prima mattina. L'uomo si allontanò come scottato, abbandonando la posizione accovacciata che aveva preso per svegliarla. -Custode!- La richiamò, per assicurarsi che fosse sul serio sveglia.

Allison sbuffò esasperata, alzandosi in piedi e stiracchiandosi. Nel compiere quei movimenti gli diede le spalle, come a sottolineare che era lei a comandare, e non lui.

Poi si girò, con l'espressione più simile allo strafottente che avesse mai avuto.

-Come mai mi hai svegliato?- chiese.

Lefas indicò il sole, come se bastasse a giustificarlo, e quando lei gli lanciò un'occhiata perplessa si permise di sbuffare. - Il sole è già altro, custode. Ci metteremo molto più del previsto se continueremo a viaggiare con questa lentezza.- disse. -oltretutto, quelle nuvole nere non aspetteranno certo i nostri comodi. - aggiunse volgendo gli occhi verso la tempesta di pioggia che incombeva all'orizzonte. Di bene in meglio... Allison sospirò, sgranando poi gli occhi nel guardarsi intorno. La radura nel quale avevano dormito era vuota, eccetto i resti del falò e le loro quattro sacche.

Quattro sacche. Ma ora siamo solo io e Lefas. Perciò...

-Dove sono Shon e Trevor?- esclamò allarmata nel notare la loro assenza. Le tornò improvvisamente in mente la chiacchierata della sera prima con Trevor, e le salì il cuore in gola. Quel ragazzo, quel bellissimo ragazzo in preda alle gelosia avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, e lei proprio non riusciva a fare a meno di immaginarsi come sarebbe stato vedere tornare i due pieni di lividi e tagli sanguinanti. Sarebbe corsa loro incontro o li avrebbe squadrati arrabbiata?

La ragazza si rese conto che nonostante fosse ancora ferita da quello che Trevor -ormai due giorni prima- le aveva fatto, non riusciva ad essere veramente arrabbiata con lui.

Lefas si strinse nelle spalle alla sua domanda facendo una smorfia. -Li ho mandati a cercare qualcosa di fresco da mettere sotto i denti. Non facevano altro che incenerirsi a forza di occhiatacce.-

Occhiatacce? Siamo sul serio arrivati a questo livello? O mio dio.

Allison fece per replicare, solo per contraddirlo, che era impossibile si stessero sul serio lanciando occhiatacce, dato che andavano sempre d'amore e d'accordo, ma dei passi e dei fruscii la fecero girare.

I due ragazzi incriminati apparvero pezzo dopo pezzo dalle fronde di un cespuglio, borbottando parolacce. Shon fu il primo ad uscire indenne da quella che a giudicare dai loro improperi sembrava una pianta di more invece che un innocuo mirto.

-Oh ma guarda. La custode si è finalmente degnata di allietarci con la sua presenza.- disse ironico. La ragazza lo squadrò da capo a piedi, fissando lo sguardo sulle sue mani chiuse a coppa una sull'altra. -Lefas mi ha detto- inclinò la testa per osservare Trevor che usciva in quel momento dal cespuglio a mani vuote, - che siete andati a prendere qualcosa da mangiare. Non mi ha detto che eravate andati insieme-

Trevor strinse gli occhi avvicinandosi -Non doveva essere così, infatti. Ma questo cretino...-

Shon lo mise da parte con una spallata, continuando la frase. -questo cretino ha deciso che deve fare di tutto per rovinarmi la vita. Quindi ha fatto scappare tutta la selvaggina con i suoi passi. In compenso almeno io ho tenuto in considerazione che anche le bacche possono essere commestibili .- concluse orgoglioso. -Perciò ho raccolto queste.- allungò i palmi verso la ragazza, facendole vedere dei piccoli frutti rossi come il sang...

-La Sanguinaria Canadensis * (pianta realmente esistente ma senza bacche e con fiori bianchi, usata per l'omeopatia Ha effetti abortivi e contrasta alcuni farmaci come la pillola del giorno dopo. Effetti collaterali: nausea e vomito)non è commestibile. - intervenne Lefas tranquillo -Buttala via.- aggiunse dopo.

Trevor a quelle parole fece un sorrisetto. -Glielo avevo detto che non era un buona idea. Fosse per me gliele farei mangiare.- Allison ignorò le sue parole, concentrandosi sul da farsi. Guardò Lefas in cerca di consiglio, ma l'uomo scosse la testa capendo subito quale fosse la sua domanda silenziosa. -Le nuvole si avvicinano velocemente. In ogni caso non riusciremmo a raggiungere la grotta più vicina, perciò tanto vale metterci in marcia comunque... ci beccheremo solo un po' di pioggia. - disse atono.

La ragazza annuì. -Andiamo allora.- mise in spalla la propria sacca, aspettando che gli altri facessero lo stesso, poi si avviò verso il sentiero, che proseguiva nella direzione opposta dalla quale erano arrivati.


 

* * *


 

Gli alberi si succedevano senza sosta, costeggiando la stretta stradina in salita, accompagnando il loro percorso così come le nuvole grigie che incombevano minacciose dietro di loro, quasi rincorrendoli.

Allison procedeva imperterrita dietro Lefas, persa nei propri pensieri. Il silenzio era rotto solo dai tuoni in lontananza, e dai loro passi veloci, neanche Trevor e Shon avevano intenzione di interrompere quei momenti di pace.

Tutti in silenzio.

Tutto in silenzio.

La natura regnava sovrana, lassù. Anche gli animali tacevano, forse al caldo nelle loro tane in attesa che l'acqua cominciasse a cadere inclemente. La montagna che stavano scalando sembrava non finire mai, seppure fossero solo all'inizio, ed il sentiero si estendesse articolato davanti a loro, aumentando man mano di pendenza.

Intorno a loro alte cime innevate abbagliavano gli occhi, e guardando giù, l'unica cosa che si intravedeva era una fitta coltre di nebbia che copriva la vallata, e Ascabryh.

Sarebbe sembrato strano a chiunque, in quella calma piatta prima della tempesta, con le nuvole che incombevano nere e minacciose, notare quattro figure avventurarsi sul fianco dell'Ires We, la montagna più alta di cui si conoscesse l'esistenza.

Era vero quello che dicevano, aveva pensato Allison mentre cominciavano a salire. Non sembrava tanto una montagna, quanto più... un ostacolo invalicabile, posto lì proprio per scoraggiare chiunque volesse attraversare il valico e sapere cosa ci fosse al di là della montagna. Ma del resto, quale uomo sano di mente avrebbe tentato un'impresa come quella? Il pendio si faceva via via più ripido, ai semplici arbusti si sostituivano abeti possenti, temprati dalle temperature rigide, i cui rami sembravano tesi verso valle come delle mani dalle dita sottili e aguzze.

Kaa era stata senza dubbio astuta, a scappare su quella cima. Al sicuro da tutti, poiché nessuno eccetto le ninfe del posto avrebbe saputo fare il viaggio per salire lassù, eppure al contempo, era come se con quella sistemazione, dicesse “eccomi, sono qui, venite a prendermi se ne avete il coraggio”.

-Fermi- La voce di Lefas spezzò il silenzio, fredda come il vento che aveva cominciato a sferzarli già da un po', precedendo la pioggia scrosciante che di lì a poco sarebbe arrivata.

Allison si guardò intorno allarmata mentre Trevor e Shon si fermavano dietro di lei, con espressioni improvvisamente guardinghe -Cosa c'è?-

-Qualcosa ci segue. - Lefas si girò verso gli alberi che delimitavano il sentiero, alla loro sinistra. Non c'era molto spazio per agire, e comunque le azioni sarebbero state limitate sia per loro che per il misterioso nemico. Le fronde più basse dell'albero di fronte a loro si agitavano, e non a causa del vento.

Trevor lanciò un'occhiata ad Allison, che però non sembrava intimorita, anzi pareva pronta a combattere, dimentica che lei non era fatta per l'azione, che avrebbe dovuto difendersi solo in caso fosse rimasta sola di fronte al pericolo.

-Mettetevi tutti davanti alla Custode. - mormorò Lefas, e la ragazza si ritrovò schermata da tre corpi in posizione di difesa. -Io non ho ...-

-Silenzio.- L'uomo non si girò a guardarla, scattando nell'udire un ringhio feroce. Le fronde si mossero ancora, e i quattro non poterono che arretrare, trovandosi contro l'altro lato del sentiero. Improvvisamente qualcosa scattò, da dietro gli alberi fitti, rivelandosi per ciò che veramente era.

Un lupo affamato comparve dall'ombra, le zanne scoperte e le orecchie appiattite sulla nuca. I tuoni si fecero sentire più potenti quasi a voler fare da colonna sonora a quel momento di immobilità, a quell'ultimo istante prima dell'imminente attacco, e i lampi si riflessero negli occhi dell'animale ringhiante.

Non un gesto da Allison, né da Lefas, né dagli altri due ragazzi. Un silenzio quasi di attesa, mentre il lupo rimaneva lì, fermo di fronte a loro, fissandoli affamato. E senza un minimo di preavviso, saltava.

Quel movimento sembrò avvenire a rallentatore, lo scatto delle zampe muscolose, il guizzo dei muscoli tesi a causa della forte spinta, il forte ringhio coperto dai tuoni.

Fu un attimo. Poi il panico. O almeno così sembrò ad Allison, che venne catapultata di lato, e si ritrovò con la guancia che premeva contro il terreno umido.

Il lupo colpì Lefas, arrivandogli addosso con furia, gli artigli affilati che avrebbero facilmente trafitto il torace dell'uomo se non fosse stato per un getto d'acqua gelida che lo aveva disarcionato. Shon urlò qualcosa a Trevor, mentre continuava a bersagliare l'animale, che sembrava insensibile a tali attacchi. Fu subito chiaro che l'acqua non avrebbe potuto fare molto, ma i due continuarono a tenere il lupo a distanza, bloccando la sua avanzata Trevor aiutò la custode ad alzarsi, ed Allison si aggrappò a lui, osservando impotente la battaglia che si stava svolgendo sotto i suoi occhi.

Il lupo balzò di nuovo, e ancora fu Shon a respingerlo. Un ringhio, e quello scattava pur essendo stato appena colpito dai fiotti gelidi del ragazzo e di Lefas.

Allison , in piedi dietro Trevor, era come una presenza invisibile, e si sentiva tirata via a forza da quella lotta feroce ma al tempo stesso silenziosa, in cui l'unico rumore erano i righi sommessi del lupo e lo scrosciare della pioggia che stava cominciando a cadere, come avendo aspettato quel momento per tutta la giornata.
Lefas urlò qualcosa che non giunse alle sue orecchie a causa di un tuono più forte degli altri, continuando a lanciare colpi su colpi, sia magici che non.
ma non esiste fine al peggio, e a quanto pare il fatto che il terreno fosse scivoloso e causasse un notevole rallentamento di movimenti non era abbastanza per qualunque divinità o entità che avesse deciso quello scontro.
-Attento!- un altro lupo comparve dal sottobosco, e fu solo grazie al grido di Shon che Lefas riuscì a scansarsi in tempo.
Il nuovo animale che era più massiccio e in carne del primo, si gettò contro foga contro i due.
In quello spazio ristretto ogni minimo movimento era impedito da qualcosa, che fosse un sasso, un albero o semplicemente il terriccio cedevole. Shon e Lefas combattevano ciascuno contro un'animale, ma erano in netto svantaggio. I lupi avevano zanne e artigli, una velocità e una ferocia non indifferente, e sicuramente una resistenza maggiore... e loro? Loro avevano getti d'acqua che si perdevano sotto la pioggia, e che colpivano con un quarto della potenza di partenza.
Allison si sporse preoccupata da dietro la schiena di Trevor nell'udire un gemito di dolore, e l'unica cosa che scorse fu il Shon che stringeva i denti e contrattaccava per l'ennesima volta, senza badare al dolore delle membra, senza girarsi verso di lei per paura di essere colpito, come anche Lefas. Il guerriero di Kaa sembrava messo meglio, ma solo grazie alla sua statura più massiccia. Allison si chiese come mai le ninfe non portassero armi, come mai confidassero su un potere, quello dell'acqua, che non sempre era in grado di proteggerli.

-Andate via!- gridò Shon cercando di scostare dalla fronte i capelli bagnati, sbattendo le palpebre per eliminare le gocce di pioggia che gli appannavano la vista. Allison scosse con forza la testa, anche se loro non poteva vederla, sorprendendosi delle sue parole. Davvero credevano che li avrebbero lasciato lì a combattere da soli e sarebbero scappati come se nulla fosse?
scosse con forza la spalla del suo guardiano -Trevor devo andare ad aiutarli! Con quell'acqua non concluderanno mai nulla!- ma il ragazzo rimase fermo stringendo i pugni. -non posso lasciarti andare- disse con la mascella contratta -sei sotto la mia protezione... e se tu venissi colpita...- Le strinse il polso con una mano, impedendole di scappare. Era combattuto, si vedeva, ma cercava di rimanere lucido, e di ignorare tutto se non il suo ruolo.
Un'imprecazione venata di dolore lo fece irrigidire ancora, e Allison lo guardò implorante -non ce la faranno mai da soli!- alle sue parole Trevor guardò Shon, che ansimava sotto la pioggia mentre dal suo braccio colava una scia scarlatta, il cui colore sbiadiva a causa delle gocce di pioggia, e Lefas, con il mantello ormai fradicio come i loro vestiti che gli si appiccicava al corpo, appesantendolo e rallentandolo.
Allison indurì lo sguardo, lottando contro la pioggia e il freddo, il vento e la paura... e il verde di quello sguardo che tante volte l'aveva persuasa ad abbandonando qualunque idea avesse avuto. Non si sarebbe resa responsabile della morte di due persone, né avrebbe ascoltato le sue parole a costo poi di dover sorbire le occhiate irate di Shon e Lefas... lei era la custode, e a lei toccava proteggere il suo popolo... si erse in tutta la sua statura (che più che imponente poteva apparire al massimo flessuosa e aggraziata) cercando per una volta di far valere quel ruolo che fino ad allora non le aveva causato che problemi. Guardò Trevor decisa, e gli parlò con la stessa durezza, ignorando la pioggia che scendeva fitta, sopprimendo il rumore dei colpi e dei versi rabbiosi degli animali. -Ti ordino di lasciarmi-

Il ragazzo la guardò disorientato -Non ...-

-Lasciami, Trevor. - ripeté Allison seria.

Un colpo, e un gemito le fecero irrigidire il viso, rigato da gocce d'acqua che sembravano lacrime.

-Allison... ragiona... non puoi correre questo rischio...-

Un ringhio.

La voce di Lefas.

Un altro ringhio.

Per quanto avrebbero potuto resistere?

-Sono la custode, e questo basta. Non posso proteggere un popolo intero, se non riesco a salvare neanche due persone. -

La pioggia continuava a cadere. Lui scosse la testa -Questo non è mai stato il tuo ruolo. Non hanno mai detto che ti saresti dovuta sacrificare per...- si bloccò quando la presa salda di Alliste lo fece voltare verso Shon e Lefas, avvinghiati agli animali che lottavano sul terreno, scambiandosi colpi troppo velocemente perché ci potesse essere un reale vantaggio per una delle due parti.

La Custode li indicò -Per loro? Sono io che voglio farlo Trevor! Io! É mio dovere aiutarli, e anche se non fossero in difficoltà lo farei... perciò lasciami! Lasciami diamine! Lasciami!- Imprecò con veemenza quando il ragazzo non accennò a mollare il suo polso. -Mi dispiace... la tua vita vale più della loro, non posso farti rischiare. - le disse stringendo il suo corpo bagnato tra le braccia, impedendole di scappare nonostante si dibattesse tanto.

-Trevor! Lasciami!- la ragazza sentì il proprio corpo riscaldarsi mentre tentava di liberarsi, e lasciò che quel potere prorompente le scorresse nelle vene, attingendo energia dalla sua rabbia e dalla sua frustrazione, crescendo grazie alla forza sconosciuta che il suo corpo e le sua mente celavano.

Non c'era più nulla intorno a lei, se non il fuoco. Un fuoco che scaldava tutto e infondeva coraggio, che sarebbe stato la loro salvezza.

Trevor non poté notarlo avendo il petto incollato alla sua schiena, ma le iridi della ragazza erano diventate vermiglie e rilucevano sotto l'acqua scrosciante, unica luce nell'oscurità delle nuvole portatrici di tempesta.

Il guardiano non accennò a lasciarla fino a quando il calore del suo corpo sottile non diventò insopportabile, quando le gocce di pioggia cominciarono a evaporare ancor prima di toccare la pelle chiara della Custode.

Alliste si divincolò un'ultima volta, sfuggendo dalle braccia muscolose di Trevor, che non riuscì a trattenerla ancora. La ragazza agì con precisione meccanica, tendendo le mani verso il suo obbiettivo con un movimento talmente fluido e veloce che forse neanche lei si rese subito conto di aver compiuto. Il suo corpo scattò, ed i suoi occhi risplendettero, così come le sue ali, che però rimasero solo disegni immobili sulla sua pelle.

E poi, venne il fuoco.


 

Pov Lefas.

Maledetto il giorno in cui questa custode è nata. Maledetto il fato che ha fatto sì che fossi io a doverla incontrare. Maledetto...

Il mio braccio calò fulmineo sul corpo possente del lupo, riuscendo a sferrargli un colpo, mentre la mia mente continuava a escogitare alti modi per maledire la custode e tutto ciò che la riguardava.

Non era tanto il fatto di trovarmi sotto la pioggia ad infastidirmi, né le continue ferite che l'animale ringhiante di fronte a me continuava ad infliggermi poiché Se fossi stato sottomesso da un semplice lupo, non sarei durato due minuti nell'esercito di Kaa.

Più che altro, era il fatto di dover subire tutto ciò, compreso il fastidio e la fatica dovuti alla scomoda situazione, a causa di una custode giovane ed inesperta.

Ma era stata Kaa, ad ordinarmelo, perciò mi trovavo lì, a combattere insieme ad un ragazzino altrettanto inesperto due lupi ringhianti. Ed il suddetto ragazzino, era anche il figlio del Quy'ohz di Ascabryh.

Fantastico.

Dovevo ammettere, però, che si stava dimostrando coraggioso, e stava resistendo agli attacchi abbastanza bene, considerato che lo faceva per proteggere una ragazza che sarebbe diventata sua moglie, ma non gli avrebbe mai offerto nulla di più del proprio corpo.

Ammesso che glielo desse.

Ringhiai frustrato, girando su me stesso, e trovandomi schiena contro schiena con Shon, a sua volta impegnato a contrattaccare. L'acqua che potevamo creare era pressoché inutile sotto la pioggia scrosciante, e sin dall'inizio, gli animali avevano capito che i nostri attacchi magici si sarebbero fermati a quei getti che a malapena li spostavano.

Puntai il palmo verso uno dei lupi, con l'intenzione di colpirlo mentre saltava, ma la distanza ravvicinata mi costrinse comunque a ricorrere al corpo a corpo. Mi gettai a terra insieme all'animale, senza badare alle imprecazioni di Shon, considerandole solo come un avviso che lui fosse ancora vivo. Non importava in quali condizioni, purché il suo cuore avesse continuato a battere. Kaa mi ucciderebbe se qualcuno di noi morisse durante il viaggio.

Rotolai insieme al lupo senza riuscire a predominare, scivolando sul terreno ormai trasformatosi in fanghiglia appiccicosa. Se mi fossi trovato sotto una cascata avrei potuto direzionare il getto in modo che non mi cadesse addosso, ma quelle microscopiche e fastidiose gocce di pioggia erano tante, e troppo sfuggenti per poter fare lo stesso. Cercai di rialzarmi dopo aver tirato un calcio sul ventre di quell'irritante bestiaccia che non si decideva a mollare la presa, spargendo rivoli di bava puzzolente sulla stoffa dei miei vestiti che teneva tra le fauci serrate.

Era ridicolo che per sconfiggere una simile creatura ci stessi mettendo tutto quel tempo, ma continuai a sferrare colpi su colpi, incurante di capire se andassero a segno o meno, certo di aver colpito un albero almeno due volte su tre.

E poi questa cazzo di pioggia. Ma per la Dea, non poteva esserci un bel sole caldo? O delle innocenti nuvolette bianche, tanto per intenderci.

Le mie braccia cominciarono a formicolare, mentre i muscoli si tendevano e contraevano spasmodicamente nel tentativo di eseguire i comandi che gli inviavo, sferrando colpi che però, quasi impercettibilmente, cominciavano a calare di potenza.

Buttai lo sguardo a Shon per un'istante, e notai che lui non era messo meglio di me. Il sangue delle ferite veniva velocemente sciacquato via, e quasi sembrava che i molteplici tagli visibili sulle sue braccia fossero vecchie cicatrici ormai rimarginate.

Sentii un improvviso bruciore allo sterno, e sbattei le palpebre mentre colpivo l'animale agganciato al mio corpo con gli artigli.

E poi, venne il fuoco.


 

Pov Allison

Nulla era paragonabile a quello che provai. I fuoco scaturì dai miei palmi aperti come sgorgando da un fonte inesauribile.

La mia rabbia, la mia frustrazione, erano concentrate in quella fiammata vermiglia che neanche il vento, la pioggia e i tuoni riuscivano a intimorire.

Il lupo che sovrastava Lefas venne colpito in pieno dal mio attacco, ed il suo corpo fu scaraventato lontano tra gli alberi. Probabilmente se non fosse stato per la pioggia scrosciante, le fiamme si sarebbero propagate in fretta sulla sterpaglia secca.

Scagliai un'altra fiammata, intenzionata a colpire l'animale che stava attaccando Shon, ma il mio colpo lo colpì solo di striscio, mentre si dileguava tra le frasche.

Mi sentii potente, capace di qualunque cosa. Non ero più la ragazza che aveva attraversato una dimensione, credendo di trovare rose e fiori, ero l'incarnazione della dea. E io per prima, me ne rendevo conto.

Non mi serviva più scorgere negli occhi di chi mi osservava la paura reverenziale dovuta ai miei poteri, io stessa mi sentivo diversa. Percepivo e riuscivo a dominare l'enorme quantità di potere che mi scorreva nelle vene.

Avrei dovuto sentire freddo, essere scossa da brividi di stanchezza, ma non provavo nulla di tutto ciò. Ero viva.


 

* * *

-Allison! - La ragazza si riscosse sentendo la voce decisa di Trevor che la chiamava. Era ferma in mezzo al sentiero, con gli occhi spalancati ed i palmi ancora roventi, in preda ai postumi delle sconvolgenti sensazioni appena provate. Tutto quel potere... tutto nelle sue mani... ora capiva come mai Kaa avesse ceduto al suo dolce richiamo.

Sbattè le palpebre per scacciare l'acqua delle lunghe ciglia. La pioggia si era fatta più tenue, ma era ugualmente fitta, e la figure di Trevor Shon e Lefas apparivano indistinte.

La Custode si avvicinò a loro, improvvisamente inquieta. -... State bene?- chiese preoccupata. Shon si teneva una mano premuta sulla spalla, ma a causa della pioggia il sangue della ferita che probabilmente aveva, non faceva in tempo ad accumularsi, e veniva subito diluito in scie rosate. Il ragazzo fece una smorfia. -Starei meglio se potessimo rifugiarci in un luogo asciutto.- imprecò tra i denti, quando una fitta lo colpì. Lefas sembrava messo meglio, ed anche se le sue vesti erano ridotte a brandelli, assunse un cipiglio severo rivolto a Trevor.

-Dovevi tenerla lontana dalla battaglia- lo rimproverò con veemenza. -Avrebbe potuto farsi uccidere!-

Il ragazzo fece per ribattere, ma venne preceduto da Allison, la quale gli si pose davanti, con espressione stizzita. -Gli unici che stavano per essere uccisi eravate voi! E se non fossi intervenuta io, forse a quest'ora sareste inginocchiati nel fango, in attesa del morso finale... Quindi no, non mi aspetto che mi ringraziate, ma un poco di razionalità sarebbe gradita!- esclamò arrabbiata. -E ora Lefas, dato che sei l'unico che sa la strada, sei pregato di muoverti e portarci un un luogo in cui di acqua non ci sia neanche l'ombra. - Ordinò piccata. I suoi occhi caddero sulle braccia contratte di Shon, e sulla smorfia di dolore che le sue labbra avevano assunto. Probabilmente anche Lefas dovette accorgersi della sua sofferenza, e sicuramente pensò le stesse cose della Custode.

Non c'è un minuto da perdere.

* * *

Il fuoco appena acceso ardeva scoppiettante, e nonostante il freddo di fuori, e la pioggia ormai rada, in quei pochi istanti la grotta si era notevolmente riscaldata.

Allison si guardò intorno con aria scettica -E noi quattro dovremmo passare la giornata qui? - Borbottò rivolta a Lefas, strizzandosi i lunghi capelli bagnati. L'uomo la squadrò scuotendo la testa quasi seccato. -O questo, o là fuori, Custode. - replicò prendendo delle erbe dalla sua sacca da viaggio, anch'essa zuppa.

Erano arrivati da appena qualche minuto, e la prima cosa che avevano fatto era stato togliersi i mantelli grondanti d'acqua. Trevor scrollò le spalle come per dire che a lui non importava, mentre Shon, impegnato a masticare le erbe che Lefas gli aveva appena passato, le rispose senza spostare lo sguardo dalla fiamme. -Se vuoi uscire fa pure-

Con l'umidità che cominciava a scemare, l'ambiente era già più abitabile, ma ugualmente angusto.

Il soffitto della grotta era alto non più di due metri, e le pareti diseguali circondavano un'unica “stanza”, di dimensioni alquanto modeste. Doveva essere una tappa obbligata per i viaggiatori, soprattutto in caso di pioggia o neve. Per terra erano visibili segni di precedenti falò, e alcune piccole nicchie scolpite sulle pareti custodivano oggetti che a prima vista apparivano come qualche coperta, e cibo essiccato. Speriamo ci sia anche qualche vestito Pensò Allison- rabbrividendo. La sua veste era ancora zuppa, e nonostante il fuoco non sarebbe stato facile farla asciugare.

-Allison, guarda che se ti avvicini mica ti mordiamo- la richiamò Trevor con la testa inclinata, come se temesse un rifiuto.
La Custode sbuffò – Non...-

-Già Ally, non ti mordiamo mica- lo imitò Shon, con un sorrisetto malizioso che faceva intendere bene altro.

Era senza casacca, ed il busto scoperto era illuminato dalle fiamme, che creavano sui muscoli bene delineati un effetto di luci e ombre degne solo dei quadri di Monet. Il ragazzo fece una smorfia, cercando di spalmare sulle ferite la poltiglia verdastra che aveva appena finito di masticare. -Anzi, dato che non stai facendo nulla, che ne diresti di venire ad aiutarmi? - Propose con gli occhi socchiusi dal dolore.

Con il fuoco a riavviare la circolazione, il sangue aveva ripreso a scorrere liberamente, e usciva con un flusso scarso ma costante dalle sue numerose escoriazioni. Non erano gravi, certo, ma gli artigli del lupo contro cui aveva combattuto erano ben affilati, e osservandolo, Allison si rese conto che nonostante il suo tentativo di mostrarsi forte, resistere al dolore non doveva essere una passeggiata.

Gli si avvicinò titubante. -Non sarebbe meglio che te la spalmasse Lefas, quella roba?- intervenne Trevor stringendo gli occhi contrariato, e Shon aprì gli occhi fissandolo penetrante. -Geloso?- chiese con un sorrisetto.

Il guardiano scosse la testa -Più che altro, pensavo che Allison potrebbe cambiarsi. Sta morendo di freddo con tutti quei vestiti bagnati addosso, e sono certo che noi qualcosa di asciutto lo abbiamo. - disse guardando la Custode, e reprimendo anche lui un sorrisetto divertito. Non capiva come mai, ma si sentiva all'improvviso molto protettivo, e giudizioso. O forse geloso...?

Lefas si alzò improvvisamente, prendendo un fagotto di stoffa e porgendolo alla ragazza. -Il suo guardiano ha ragione, Custode. Le conviene cambiarsi, se non vuole passare il resto del viaggio ammalata.- La ragazza sgranò gli occhi.

-E secondo voi dove dovrei cambiarmi? Là fuori?- chiese indicando la foresta all'esterno dell'imboccatura della caverna. Sono completamente impazziti o cosa?

Trevor strinse le labbra per non scoppiare a ridere. -Dai, sii ragionevole. Ti ammalerai- cercò di convincerla.

-Te lo scordi. Te. Lo. Scordi. Hai capito?- disse battendo i denti. Lefas si passò una mano sulla cicatrice al lato del volto, con espressione esasperata. -Nessuno qui vuole che lei si ammali, Custode, quindi ora mentre ci giriamo, lei si cambia. - ordinò perentorio. Allison spalancò la bocca per un secondo, stupita da quell'improvvisa presa di posizione. -é questo cos'è? Un altro degli ordini di Kaa, tipo “portamela viva e in salute, oppure muori”?-

-Nessun ordine, solo razionalità, come ha detto lei prima. - Lefas la fissò penetrante -Ma se insiste, allora i vestiti può ridarmeli- asserì stringendosi nelle spalle e tendendo la mano in attesa che il fagotto che le aveva dato gli venisse restituito.

Allison alzò gli occhi al cielo. Era inutile negare che avesse freddo, così come anche affermare che i tre, a prescindere del modo in cui cercavano di convincerla, non avessero ragione. -Va bene, mi cambio, ma se vi azzardate a sbirciare vi incenerisco seduta stante. - capitolò davanti alle loro facce scocciate.

Lefas fu il primo a girarsi dalla parte opposta senza mostrare emozioni. La sua espressione rimase inflessibile, anche mentre cominciava a spalmarsi sulle ferite la stessa sostanza che aveva precedentemente dato a Shon.

Il ragazzo le lanciò un ultimo sguardo. - Sai, credo che questa di girarsi sia una buffonata. Come pensi di fare quando saremo sposati? -

A quelle parole Trevor ridacchiò ironico -on credo che muoia dalla voglia di sposarti, Shon...se almeno un poco la conosco, sta tentando in tutti i modi di non pensare a come sarà farti un pompino...-

Allison gli lanciò uno sguardo assassino -Se non fosse per Lefas non esiterei ad incenerirti, sappilo. E ora giratevi, mi sto congelando e non ho intenzione di tenere questi abiti zuppi un attimo di più!- esclamò con le spalle scosse da un brivido improvviso. Shon sbuffò scocciato mentre le dava le spalle di malavoglia -Tutta questa timidezza sta cominciando a darmi sui nervi-

Allison rimase ferma per un'istante, con il fagotto di vestiti asciutti in mano. Imbarazza pur sapendo che nessuno la stava fissando si slacciò i laccetti della veste, facendoli scivolare dal collo lungo le braccia, mentre il tessuto appesantito dall'acqua cadeva repentino a terra, lasciandole un'umida carezza lungo le gambe.

Arrossì come una novellina, nell'udire quel fruscio. Cosa stava pensando in quel momento Trevor? Di Shon non le importava, era un bel ragazzo, ma nulla di più. Trevor invece... avrebbe pagato, pur di sapere cosa gli stesse passando per la testa.

In fin dei conti era a pochi metri da lui, seminuda, avrebbe potuto facilmente girarsi. Avrebbe potuto guardarla con quei suoi occhi così terribilmente belli...lanciarle uno di quegli sguardi che la facevano sciogliere... Allison inarcò le labbra in un sorriso, svolgendo il fagotto di vestiti.

Un pantalone ed una casacca. Da uomo, per giunta. Li infilò cercando di non inciampare.

-Allora, hai finito?- chiese Shon annoiato. -

La ragazza scrollò le spalle, a disagio in quegli abiti da uomo troppo grandi. La stoffa della casacca scendeva informe sui pantaloni troppo larghi. -Si... potete girarvi,- rispose imbarazzata. Trevor fu il primo, con un movimento fulmineo, a fissare il suo corpo infagottato in quella stoffa rozza. Le sue labbra si piegarono in un sorriso a malapena trattenuto, e fu solo quando anche Shon si fu girato, che entrambi scoppiarono a ridere. -Sei fantastica Allison… mai stata così sexy – la prese in giro Shon. -Si...in questo momento la voglia di portarti a letto è a livelli epici-aggiunse,

Trevor ridacchiò, restando zitto a quell'ultima uscita. Alliste rimaneva bellissima in ogni caso, non importava cosa avesse addosso... Anche se devo ammettere che è proprio ridicola in questo momento...

La ragazza borbottò qualcosa tenendo il broncio, mentre si sedeva accanto a Lefas, ben distante dai due ragazzi. -Quando arriveremo al villaggio?-

L'uomo socchiuse gli occhi masticando una striscia di carne essiccata mentre fissava le fiamme del piccolo falò. -Fra due lune massimo- rispose laconico dopo qualche istante.- Il vento è a nostro favore, la pioggia cesserà entro sera. -

Allison annuì pensierosa. -Kaa ci starà aspettando, vero?- mormorò, mentre una strana inquietudine le cresceva nel petto. Durante la mattinata, per ovvie ragioni, non aveva pensato molto a cosa sarebbe accaduto una volta in cime all'Ires We, ma non vi erano in effetti molte alternative. Kaa sarebbe stata lì, e questo significava una sola cosa: pericolo.

Alla sua domanda il guerriero sbuffò seccato. -Probabilmente ci aspetterà dentro la sua dimora, Custode. -

La custode avvertiva gli sguardi confusi di Shon e Trevor, i quali non capivano dove volesse andare a parare con quelle domande, ma dovette ignorarli. Lefas sicuramente ne sapeva più di loro su Kaa, tanto valeva provare a cavargli qualcosa.

-Come ti sei fatto quella cicatrice?- chiese. Lui esitò, prima di rispondere, facendo un smorfia infastidita. - Sono fatti personali, non credo sia...-

-Sono la Custode, Lefas, dovresti obbedirmi, no? Racconta.- intimò alzando lgi occhi al cielo. Non credeva potesse esistere qualcuno di così asociale e taciturno, ma lui batteva tutti. L'uomo sbuffò chinando il capo. -Stavo combattendo, e sono stato ferito. Tutto qui.- borbottò.

Allison- sospirò affranta. Era chiaro come il sole che stesse nascondendo qualcosa, ma farglielo notare non avrebbe fatto altro che renderlo ancora più recalcitrante a parlare. Di questo passo, arriveremo più impreparati di quanto già non lo fossimo. Pensò.

La Custode si alzò dando la schiena al falò, fissando immobile l'entrata della caverna. Il rumore fino ad allora costante delle gocce ci pioggia che si infrangevano contro la roccia e contro le foglie degli alberi era cessato, e l'acqua scivolava lentamente dagli alberi sul terreno, affluendo in piccole pozzanghere. Lo scroscio delle gocce che si susseguivano ormai da ore, aveva lasciato spazio ad un improvviso silenzio.

Lefas si alzò, parlando con voce pacata. -Ora possiamo ripartire- disse solo.

Non un'esclamazione, né un imprecazione uscì dalla sua bocca. Quell'improvviso mutamento sembrava essergli passato accanto senza neanche sfiorarlo.

Trevor raggiunse Allison, fermandosi accanto a lei senza toccarla. Un sorriso instancabile ed entusiasta fece capolino sul suo viso, mentre le tendeva una mano. -Sei pronta?- chiese accarezzando con lo sguardo il suo corpo, in un momento in cui Shon non era volto verso di loro.

La Custode sorrise a sua volta, aprendo la bocca per rispondere mentre tendeva a sua volta una mano verso di lui, ma non ne ebbe il tempo. Shon arrivò come un tornado dispettoso, passando tra il suo braccio teso, e quello del guardiano, pronunciado un ironico -Ci puoi giurare!-, mentre li superava.

Sarebbe stato un lungo viaggio. 




Note autrice
sono tornataaaa.
Causa orario, vado molto di fretta: Scusatemi per l'assenza, non era mia intezione abbbandonarvi ç.ç vi prego, perdonatemiii
E scusatemi  anche per il capitolo in cui non succede nulla di che... ma dovevo pubblicare qualcosa, non potevo lasciarvi ancora senza mie notizie. Ho scritto tutta questa roba già una volta, me il computer l'ha cancellata, perciò sarò breve: se qualcuna ancora mi segue, e non mi ha abbandonato, faccia un fischio... vi prego, ditemi che ci siete ;D
Ringrazio di cuore Blueberries98, grazie alla quale sono  riuscita ad andare avanti con la storia anche quando non credevo ce la avrei fatta... e perdonatemi gli errori del testo, vi prego. 
Alla prossima, 
Ninriel

 

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Capitolo 34
*** Cime innevate ***



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Allison  continuò a camminare a passo spedito. -Quindi anche tu abiti al villaggio?-
Lefas annuì in silenzio, sempre in testa alla fila. -E lavori per Kaa.-
L'uomo annuì di nuovo.
Era incredibilmente difficile farlo parlare, ma il tempo stringeva, e una volta arrivati si sarebbero trovati faccia a faccia con Kaa, perciò era meglio se riusciva a cavargli qualcosa in quel momento.
Shon sbuffò scocciato -Tanto non ti dirà nulla- borbottò sottovoce calciando un sasso sul sentiero. Accanto a lui, Trevor, rimase in silenzio con un sorrisetto ironico sulle labbra. Quando Allison si metteva in testa qualcosa, era difficile farle cambiare idea, e l'aveva imparato a sue spese più volte...quasi gli dispiaceva che Shon sprecasse fiato per tentare di dissuaderla. Quasi.
-E..Kaa...com'è?- sentì chiedere dalla ragazza, qualche passo davanti.
Lefas strascicò i piedi per un attimo -Me lo ha già chiesto Custode, ricorda?- rispose scocciato, mentre Allison alzava gli occhi al cielo.
Lo sguardo della custode scivolò sulle cime delle montagne, accarezzando quei candidi profili illuminati da sole, finalmente dopo tanta pioggia. Erano saliti molto, e la grotta nella quale avevano passato la mattinata il giorno prima, ormai non era altro che un ricordo.
Cavolo... Ormai sono quasi quattro giorni che siamo in viaggio,  dovremmo essere quasi arrivati calcolò.
Si girò verso Lefas-Non manca molto, vero?- e per una volta l'uomo le rispose senza sbuffare, né rendere palese la sua irritazione. Alzò un braccio, puntando il dito in un punto indefinito, in alto.
-Vedi quella zona nera, lassù? - disse indicandolo. é lo spiazzo della fortezza di Kaa. - Il villaggio si trova lì sotto. C'è una piccola pianura, tra le cime...che da qui non è visibile... vi arriveremo entro domattina, se non prima.-
-Fortezza, hai detto?- Allison si morse il labbro con espressione curiosa. -Non sapevo che Kaa avesse addirittura una fortezza- mormorò, affascinata. Da quando era lì, le palafitte le capanne erano state le uniche cose che avesse visto, e all'improvviso il suo corpo bramava, a discapito della sua razionalità, di arrivare lassù, per poter osservare qualcosa di familiare in quel mondo sconosciuto e così diverso.
Lefas non sembrò dar peso alle parole della ragazza, grattandosi la barba sul mento. -La mia signora è molto previdente, e lassù fa freddo... soprattutto di notte. La mattina il ghiaccio bloccherebbe i cardini di legno -Spiegò con voce calma. - Capisce bene, Custode, che le capanne di Ascabryh, non durerebbero più di due lune piene, perciò vengono costruite in pietra. -
Wow, è la frase più lunga che gli abbia sentito pronunciare fino ad ora.
Trevor e Shon si affiancarono a loro, prendendosi a spallate per decidere chi  sarebbe andato vicino ad Allison, incapaci di cedere il passo l'uno all'altro.
A volte sembrano proprio dei bambini... La Custode alzò gli occhi al cielo, affrettando i passo per lasciarli nuovamente indietro.
-Quindi...Kaa è come un capo villaggio, lì ? - chiese cercando di scoprire qualcosa in più, riprendendo il discorso di qualche istante prima.
Lefas annuì. -Una specie.-
-E ha molti uomini come te al suo servizio, vero? Quando siete venuti ad  Ascabryh per riferirmi il suo gentile invito - ricordò con tono ironico- eravate una decina. Cosa fate, di solito? I soldatini a guardia della grande dimora?- chiese facendo una smorfia divertita al solo pensiero. Una delle che tante cose che ancora non sapeva, era a che scopo Kaa avesse radunato tante persone alle proprie dipendenze...per non parlare del come, che da quanto aveva capito quando aveva parlato con Thyya, la donna venuta dal villaggio dell'ex-custode, includeva rituali magici ed altre stregonerie che era incomprensibile come  Kaa avesse potuto compiere, non avendo più il dominio del fuoco.
Lefas strinse le labbra, facendole capire che le sue curiosità stavano invadendo un terreno minato, e stavano entrando in un contesto di cui lui avrebbe parlato.
O ...forse non ne può parlare...forse è stata Kaa a vietarglielo...forse...la mente di Allison cominciò ad elaborare le congetture più varie, tentando di indovinare il motivo di tale reticenza, ma dopo qualche lungo istante, la ragazza trovò più semplice, sicuro e veloce esprimere i suoi pensieri all'interpellato.
-é stata Kaa, ad ordinarti di non parlarne?- chiese rabbrividendo ad un'improvvisa folata di vento freddo. Erano saliti parecchi, dal punto dove si trovavano a mattina prima, e di lì a poco avrebbero dovuto fare i conti con la neve.
Una mano gelida le si posò sulla spalla riparata dalla casacca larga, e lei trasalì continuando a camminare mentre si girava sorpresa per il contatto, ed infastidita per l'interruzione, incontrando gli occhi di Shon.
-Cosa c'è?- lo interrogò scocciata, facendo finta di non notare il sorrisetto balenato sul suo viso vedendola trasalire. Il ragazzo si strinse nelle spalle -Nulla...-
Allison inarcò un sopracciglio scettica, senza guardare dal lato di Lefas, dove sentiva esserci lo sguardo penetrante anche se all'apparenza tranquillo, di Trevor. -Vuoi farmi credere di essere piombato qui accanto a me senza un secondo fine, interrompendo, per altro, l'interessantissima conversazione che stavo avendo con Lefas?- lo rimbrottò , ma lui non arretrò, stampandosi sulle labbra un altro di quei sorrisi.
-Fai già la mogliettina acida? Uh-uh.-
-Solo per te , tesoro.- Allison imprecò mentalmente, cercando di concludere quell'irritante scambio di battute e tornare a parlare con Lefas.
Si girò nuovamente verso il guerriero. -Allora, è stata lei?-
Lefas sbuffò esasperato, tanto per cambiare, -Deve capire, Custode, che anche se Kaa è scappata, facendo un grave torto a tutto il popolo, come dite, aveva le sue ragioni. Questo non vuol dire necessariamente che lei fosse o sia malvagia tutt'ora..e poi, ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio, no? La nostra signora non va a sventolare ai quattro venti le sue motivazioni, e solo i più fedeli dei suoi guerrieri, sanno a cosa auspichi.-
La ragazza sbuffò, spostandosi una ciocca di capelli dal viso -E tu lo sei? Uno dei suoi fedeli, intendo. - precisò.
-Se lo fossi, crede che mi ritroverei qui, al freddo e al gelo, con tre ninfe incapaci di difendersi, con manie suicide -disse alludendo al rischio che aveva corso intervenendo contro i lupi- e  un'opinione decisamente troppo alta di sé stesse? No, non lo sono, ma non mi importa. é già un privilegio essere stato chiamato nelle sue truppe...il resto verrà con il tempo, se Kaa mi riterrà all'altezza. - asserì chinando il capo con fare pensieroso, intenzionato come sempre a mettere fine al discorso con il silenzio.
-Non hai risposto alla mia prima domanda, però.-  lo riprese Allison, sapendo che avrebbe capito subito a cosa si riferiva.
Che ci sarà di tanto importante da nascondere? Non penso traffichino cadaveri...nè stuprino ragazze indifese... cosa può succede di tento segreto dentro le mura di  quella fortezza?
Alle sue parole il guerriero la guardò quasi ammirato, colpito dalla sua tenacia, ed esasperato dalla sua invadenza. Lo so cosa stai tentando di fare, ma non ti darò corda, puoi giurarci. Gli ordini sono ordini. -Non molla mai, Custode? Beh, mi dispiace deluderla, ma non avrà altre risposte da me. Eccetto, questa. Sì. é stata Kaa. Ecco, ora ho detto tutto. -
-E cosa farebbe, se le dicessi che considero Kaa una pazza nevrotica, con tendenze megalomani, dedita solo alla violenza?- lo provocò, giocando la sua ultima carta. -Mi hanno detto che siete parecchio suscettibili quando si tratta degli insulti alla vostra "potente signora"-
-Glielo dico subito, cosa farei: -rispose Lefas, con la bocca tirata in una linea sottile,  gli occhi che, da sotto il cappuccio, lampeggiavano d'ira trattenuta. -Le direi che non ho idea di cosa sia una pazza nevrotica, ma che penso sia un' insulto, e di sicuro non è un bene. Le direi che se prova ad insultare un'altra volta Kaa, può arrivarci da sola, alla fortezza. Le direi...- strinse i denti per frenarsi, prendendo un respiro profondo., fissando Allison, fermo in mezzo al sentiero, mentre lei lo guardava a sua volta sfrontata. Il suo viso cambiò improvvisamente espressione, e anche la cicatrice che ormai la custode non notava più, si distese. L'uomo assunse un'espressione pacata, parlando con tono calmo. -Non importa, é tutta una cosa ipotetica, giusto? Lei non ha detto nulla, io non ho detto nulla, e noi stiamo continuando la nostra strada come se questa conversazione non avesse mai avuto luogo. - liquidò la questione con un cenno della mano, affrettando il passo, con il chiaro invito di non essere seguito.
 
* * *
Faceva sempre più freddo, ed il sole illuminava di riflessi aranciati  le cime innevate, lasciando scie  che sembravano dissolversi tra gli alberi che si stendevano più a valle.
Non c'erano nuvole nel cielo, e i le tinte chiare che viravano al blu più scuro apparivano molto più nitide che ad Ascabryh.
Trevor attizzò il fuoco, e la legna crepitò nel silenzio della piccola baita. In effetti, quella era una delle cose più simili ad un rifugio di montagna che Allison avesse mai visto. Era una casa con due stanzette, le pareti di pietra levigata a causa delle intemperie e un soffitto basso, come per trattenere il poco calore che i corpi umani potevano creare in un ambiente così in alto.
Allison ruppe il silenzio, alzandosi da terra. -Avete idea di dove sia finito Lefas? é fuori da un sacco, ormai... Forse dovremmo andarlo a cercare- disse incrociando lo sguardo disinteressato di Shon che scrollò le spalle restando appoggiato al muro, mentre tra le mani faceva apparire e scomparire una bolla d'acqua. Il movimento delle sue dita era quasi ipnotico, era come se si cercassero l'un l'altra, come se combattessero per afferrare quell'acqua dispettosa.
-Ti accompagno- intervenne Trevor improvvisamente, facendola trasalire, e guadagnandosi un'occhiata guardinga da Shon, il quale però non si mosse dalla sua posizione.
Allison sorrise in silenzio mentre apriva la porta e la sentiva richiudersi alle proprie spalle, accompagnata dalle mani del guardiano. Di fronte a loro gli alberi si aprivano, facendoli affacciare su un dirupo, e permettendo di abbracciate tutta la vallata con lo sguardo, anche le grandi pianure che a malapena si scorgevano nella luce ancora chiara del tramonto.
-Mi stai evitando Allison?- la sua voce le giunse vicina, troppo vicina,ma la ragazza cercò di non badarci. Era ferma nella luce del tramonto, e dava la schiena alla casa tenendo gli occhi fissi su un punto indefinito dell'orizzonte, mentre una strana nostalgia le affiorava nell'animo, e le parole del ragazzo risuonarono nel silenzio rotto soltanto dal fruscio del vento tra gli alberi. Sì Trevor, ti sto evitando, e allora? Devo per forza dipendere da te come dall'aria che respiro? Devo per forza rendere conto a te di ogni mia azione e pensiero, più di quanto già non faccia? Devo per forza aprirmi a te ogni volta che mi parli con quella voce così calda e sensu... cioè, sicura? E anche se io non ne potessi fare a meno... di te, della tua voce...non potrà mai esserci nulla di normale tra di noi, quindi cosa combattiamo a fare?
Allison rimase in silenzio per un istante, senza darsi pena di dire ciò che pensava.
-No, Trevor.- rispose poi senza girarsi. Il ragazzo la affiancò rimanendo in silenzio per qualche secondo.
 -Perché a me sembra di sì, invece? - chiese a voce bassa. - So che non posso prendermi libertà... ma sai che non puoi continuare così, Allison. Te la ricordi quella sera, al villaggio? Nel mio letto... certo che te la ricordi...- mormorò guardandola, specchiandosi nei suoi occhi resi lucidi dal riflesso del sole ormai rossastro.
La ragazza sorrise amara. -Non è per quello, che mi comporto così. Non per  quella sera, almeno. Siamo chiari Trevor, se sopravvivremo a questa cosa di Kaa, io dovrò sposare Shon. Shon, okay? E quando torneremo a casa troveremo tutto come lo abbiamo lasciato...Sarà strano, non pensi? - chiese fissandolo seria. Poi abbassò lo sguardo -Ho paura che non riuscirò a gestire entrambe le cose...entrambi i mondi. Da una parte ragazza innamorata, dall'altra Custode. Da una parte libera di vivere la mia vita come cazzo voglio, dall'altra imprigionata in un ruolo in cui ogni mia azione ha uno scopo, ed è pilotata da qualcuno. - distolse lo sguardo dal suo viso, imbarazzata dell'essersi messa a nudo così, davanti a lui.-Voglio qualcosa di stabile nella mia vita, non questo andirivieni tra dimensioni...questo non sapere mai cosa succederà dopo. - mormorò abbassando lo sguardo. 
Trevor fece un sorrisetto, prendendole il mento con una mano, mentre si avvicinava, e  la stringeva contro di sé, petto contro petto, naso contro naso, fronte contro fronte.
-Ascoltami bene Allison. Non lo ripeterò, perciò prestami attenzione. So quali sono i tuoi doveri, e purtroppo so anche quali sono i miei. E anche per il, cito le tue testuali parole, "non sapere mai cosa succederà dopo". Io ci sarò anche lì. Nel dopo. Qualunque esso sia...okay? Devo tenere le distanze, è vero, ma...io ci sono sempre, se hai bisogno di me. Sempre. Se hai bisogno di me come guardiano...o come scopamico.-Ridacchiò, accompagnato dopo un'istante da lei.
-Trevor, non te ne puoi uscire così dopo una quasi dichiarazione. Era una frase da film cavolo. E tu l'hai rovinata!-sbuffò Allison ed il ragazzo roteò gli occhi esasperato, per poi fissare nuovamente il viso di lei. - Beh..per questa quasi dichiarazione, mi devi un bacio. - asserì serio -sempre se vuoi...sia chiaro-precisò con un lampo di insicurezza.
-E da quando chiedi il permesso?- lo prese in giro la ragazza . Il guardiano si avvicinò alle sue labbra, posandovi sopra le proprie. -Hai ragione- sussurrò divertito. -Io ciò che voglio me lo prendo con la forza- mormorò.
 E si avventò sulla sua bocca.
Allison rispose al bacio, costringendolo a frenare i movimenti irruenti. Gli mordicchiò il labbro inferiore, lo succhiò, e fece incontrare le loro lingue con la stessa calma. Trevor emise un ringhio soffocato quando la sentì prendere vita tra le proprie labbra, e cercò un contatto più profondo inspirando l'odore della sua pelle ad occhi chiusi. Era rilassante baciarsi così, senza fretta, senza la paura del dopo. Le loro labbra si incontravano, si assaporavano, e si lasciavano con rimpianto, per poi riunirsi subito qualche istante dopo...  lasciandosi travolgere da quell'incendio che era nato come una fiammella sparuta, e ora si perdeva nel tramonto rosso come il sangue, e permeava i loro corpi abbracciati, quell'incendio che sembrava non spegnersi mai  e  ardeva con intensità crescente e poi scemava, e lasciava che il tramonto li illuminasse così.
Fermi. Per un istante dimentichi di tutto eccetto che delle loro labbra,  premute nell'ultimo passo di una danza antica come il mondo.
Allison fu la prima a scostarsi imbarazzata, torturandosi una ciocca di capelli con due dita. -Mmm...credevo dovessimo andare a cercare Lefas- mormorò imbarazzata, incespicandosi con le parole. -Penso che non ce ne sia bisogno- sorrise Trevor con un gesto della mano, facendola voltare verso il sentiero, dove il guerriero era appena spuntando da una curva del sentiero e camminava adagio, dirigendosi verso la baita dietro di loro senza dare impressione di averli notati.
* * *
Allison aprì gli occhi tirandosi a sedere e stiracchiandosi in silenzio. La luce mattutina faceva capolino dalle piccole finestre riparate da imposte di legno cadente.
Lefas era seduto con la schiena contro una delle pareti e, nonostante tenesse gli occhi chiusi, la Custode era quasi sicura che il minimo rumore sarebbe bastato a farlo scattare in piedi. Il guerriero mosse una mano, confermando la sua ipotesi, e la luce colpì per un istante l'oggetto che teneva in mano. Sembrava un sasso o qualcosa di simile, ma la ragazza non fu sicura di aver visto bene, e d'altronde neanche se ne preoccupò.
Solo poche ore, e sarebbero arrivati sulla cima dell'Ires We. Avrebbero finalmente visto Kaa. Una morsa le strinse il petto, come le altre volte in cui le capitava di pensarci. Si alzò facendo frusciare la casacca e i calzoni, da uomo, che ancora portava.
-Cosa fai?-
Allison si girò di scatto, incontrando lo sguardo vigile di Shon, appoggiato sui gomiti in posizione semi sdraiata.
-Sto uscendo.- sussurrò, cercando di non svegliare Trevor. -Vuoi venire?- chiese poi incerta, maledicendosi un istante dopo. Ma che cavolo ho detto? Non posso averglielo chiesto sul serio...
Il ragazzo la guardò annuendo stupito mentre si alzava flettendo le braccia, e spalancava la posta senza troppe cerimonie, non senza aver scavalcato con altrettanta  noncuranza le sacche ammassate al centro della stanza e i resti del fuoco della sera prima.
Allison uscì velocemente, inspirando una boccata d'aria fresca, quasi frizzante, a causa dell'altura. La neve riluceva candida sulle cime sempre più vicine, e una leggera foschia rendeva la sfera chiara del sole appena sorto, ancora basso nel cielo, come un disegno lievemente appannato.
-Sei nervoso?- chiese d'impulso la Custode al ragazzo, rimpiangendo che quegli abiti non avessero tasche per poterci infilare dentro le mani.
Shon si strinse nelle spalle indifferente. -Dovrei esserlo? Sono sopravvissuto fino ad ora, non penso che sarà conoscere Kaa, ad uccidermi. - ironizzò. -Tu lo sei?- domandò a sua volta, incrociando le braccia mentre fissava il panorama con espressione rilassata.
Allison fece una smorfia -Ho come un cattivo presentimento, una sensazione che non ne vuole sapere di sparire. So che accadrà qualcosa, ma non so cosa. È fastidioso. - borbottò.
-Orribile, vero? Mi capita sempre. Un momento prima ho questo strano peso nel petto,  un momento dopo è sparito, lasciandomi sereno e appagato- Disse Shon assorto.
La custode lo guardò interessata. -Quando ti capita?-
Il ragazzo girò la testa verso di lei guardandola interdetto, per poi ghignare -Beh, di solito quando scopo. -
Allison sbuffò esasperata -Ma non è proprio possibile avere una conversazione normale, con te? Sei così irritante!- guadagnandosi l'ennesima alzata di spalle.
-Vuoi sapere sul serio come la penso su Kaa?- chiese lui, continuando a parlare senza lasciarla finire -Penso che dovremmo stare attenti, ma non più di tanto. In fin dei conti cosa può farci? Ha il fuoco, ma non penso possa fare qualche differenza dato che è la Dea a permetterne l'utilizzo. E penso che dovresti mostrarti un pò più accondiscendente nei miei confronti.- Aggiunse cambiando argomento, e avvicinandosi pericolosamente al suo viso. -Non ti sarai convinta che rimarrò sempre così distaccato, vero? O forse non ti rendi conto di quante libertà ti abbia lasciato fino ad ora...-mormorò malizioso.
La ragazza si sottrasse al suo sguardo, sgusciando via dall'ombra del suo corpo. -O forse- disse sorridendo fredda- Sei tu che non ti rendi conto di cosa io sia capace-
Sarebbe stato troppo facile andare avanti con Trevor come se nulla fosse, questo lo sapeva, ma da lì a dovere tenere Shon lontano con ferro e fuoco...
Il ragazzo si riavvicinò nuovamente intrappolandola tra il tronco dell'albero ed il proprio corpo, avvicinando il naso al collo candido della Custode.
-Shon, ti prego, non voglio farti male perciò ti conviene spostarti, finché sei in tempo- lo avvertì, ma lui rise alle sue parole.
-Sono curioso di sapere se ci sai davvero fare come sembra... un bacino me lo puoi dare, no?- disse beffardo, avvicinandosi ancora.
-Shon...- la voce di Allison risuonò come ultimo avvertimento. -Lo so che non ti dispiacerebbe...sai quante pagherebbero per essere al tuo posto ora?- la prese in giro, per poi poggiare improvvisamente e con forza, le labbra sulle sue. 
-Su Allison, non farti pregare- mormorò un ultimo istante con la bocca premuta su quella della ragazza, prima di aprirgliela a forza.
La custode fece una smorfia nell'avvertire delle labbra così diverse da quelle di Trevor, premute sulle proprie. Trevor era dolce, ma al tempo stesso sfrontato e passionale in un modo che la rendeva ebbra d'eccitazione dopo pochi istanti. Shon non era nulla di tutto ciò, la baciava in un modo più bruto e sfacciato, per soddisfare solo il proprio piacere e il proprio ego. Chissà come mai si comporta in questo modo...
Fu per questo che Allison pronunciò, almeno a mente, una parola di scuse, prima di poggiargli le mani ardenti sul petto, per spingerlo via con forza.
Il ragazzo fece un salto in dietro con una smorfia di dolore, fissando alternativamente il segno bruciacchiato delle mani sottili sulla propria casacca ed Allison, ancora appoggiata all'albero, con le braccia incrociate, che gli sorrideva.
-Io ti avevo avvisato- 
* * *
-Hey, va tutto bene?- Trevor le si affiancò all'improvviso, facendo girare Allison confusa. I loro piedi coperti da calzari "invernali"  (a detta di Lefas), affondavano nel sottile strato di neve sul terreno, ma sembravano non farci caso.
-Eh? Si si, tutto okay- rispose dopo quache istante.
-Sicura? Sembri pensierosa.- disse lui con la fronte corrucciata, ma la ragazza minimizzò con una scrollata di spalle. -Sono solo preoccupata, tutto qui.-
Il guardiano non sembrò tanto convinto, ma decise di lasciar perdere. -Se lo dici tu.- borbottò restando in silenzio.
Allison sospirò, dispiaciuta dall'avergli dovuto mentire. Non era facile gestire le cose con lui già normalmente, ma adesso non erano più solo loro. E da quando Shon, quella mattina, l'aveva baciata, le era diventato difficile riordinare le idee. Non riusciva a capire come mai si sentisse così in colpa, come se anche solo quel bacio rubato avesse significato un tradimento nei confronti di Trevor. Io non ho fatto nulla, cazzo! Ha fatto tutto Shon..Perchè sto così, allora?
Non le piaceva Shon, questo era più che ovvio, ma stranamente non era neanche arrabbiata con lui, nonostante il suo comportamento decisamente invadente. Molto invadente, in effetti.
Il sentiero si strinse improvvisamente, diventando un lungo slalom tra abeti frondosi e
sassi levigati che sembravano posti lì come gradini. Lefas cominciò a parlare con stupore di Allison, abituata a dovergli tirare le parole di bocca ogni volta che si prospettava una conversazione.
-Siamo quasi arrivati- annunciò saltando agile da una pietra all'altra, segno che quel sentiero doveva essergli molto familiare. -Kaa non vi aspetterà all'ingresso del forte, probabilmente vi lascerà il tempo per riposarvi. Non fate osservazioni sulle guardie, non tentate di parlare con loro, non rivolgetevi agli abitanti del villaggio. - Disse sciorinando quegli ordini come fossero chicchi di riso. -Dormirete nel palazzo della mia signora, e banchetterete con lei. Appena arrivati al palazzo troverete altre guardie ad attendervi, e loro vi scorteranno dentro. Domande?- chiese fermandosi improvvisamente.
Trevor sbuffò scocciato dopo essersi guardato intorno. -Sì. Non dovevamo essere arrivati?- Allison si guardò intorno disorientata, senza riuscire a scorgere altro che alberi, alberi, e alberi, e  decine di metri più in là, una bassa ma ripida parete di roccia.  Poi alzò lo sguardo.
-Infatti lo siamo, Trevor. - mormorò rapita.
Di fronte a loro, soprelevate, si stendevano case di pietra costruite su grossi massi, come funghi. Case piccole e solide, che punteggiavano la cima innevata come impronte di un'animale. Le piccole dimore si stendevano rade sui grandi campi coperti di neve, scomparendo completamente man mano che il terreno diventava più ripido. E poi, proprio sulla cima, svettava la fortezza. Un punto nero sulla distesa candida. Ma non era così che appariva ad Allison. La Custode avvertiva un'energia che solo durante la sua prima trasformazione aveva percepito, qualcosa che superava anche i successivi interventi della Dea.
E così, dopo giorni di viaggio,avevano raggiunto la loro meta. Era sul serio quello il famoso villaggio in cui Kaa dimorava?
La custode espirò nervosamente, osservando il suo fiato condensarsi in una nuvoletta e svanire dopo qualche istante. Tante paure, tante improvvise incertezze, che culminavano in un unica domanda a risposta più che aperta.
E ora?






NDA :D
Hey hey hey *agita le mani sperando di essere vista* 
So che sono mancata per un bel pò.. ma oggisono quì con un nuovo ed emozionante capitolo yeeeeehhh 
...
ma chi voglio prendere in giro *sob* anyway, il capitolo è qui, e spero vi sia piaciuto :D Mi dispiace se ultimamente vi sto facendo aspettare due tre settimane prima di pubblicare, lo so che si perde il filo della storia..ç.ç ma sono così impegnata, e la scuola, e... va bè. Sono quì, ed è quello che conta, perciò AMATEMI  per avervi fatto questa sorpresa (Ed era ora, direte voi..) 
Ringrazio di Quore (con la Q, perchè" io può". ^-^ ) BlueBerries98 -che ha anche betato questo capitolo, fatele un applauso- , e loveinabook, che hanno recensito lo scorso capitolo *-*
Ora... come ultima cosa... che ne pensate del banner?E soprattutto, si vede? *.* so che é venuto gigante, ma non sono ancora pratica... oltretutto ne ho fatti un bel pò, quindi penso che fra un paio di capitoli lo cambio e ne metto un altro :) bene, ora ho sul serio detto tutto... bella gente, ci si vede al prossimo capitolo ^-^
Ciaoociaoo
Alla prossima, 
Ninriel 

 

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