La fortuna non è mai stata a mio favore, credo.

di Directioner_2001
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Che tutto abbia inizio.- ***
Capitolo 2: *** -Me, perchè?!- ***
Capitolo 3: *** -Una notte insonne.- ***
Capitolo 4: *** -Un giorno con David.- ***
Capitolo 5: *** -E' così strano stare quì...- ***
Capitolo 6: *** -Coraggio e soddisfazione.- ***
Capitolo 7: *** -L'intervista.- ***
Capitolo 8: *** -Il primo giorno, il primo di una lunga serie.- ***
Capitolo 9: *** -Pericoli.- ***
Capitolo 10: *** -Un bacio.- ***
Capitolo 11: *** -Questo non è normale.- ***
Capitolo 12: *** -La fine di una lunga guerra, era arrivata finalmente.- ***
Capitolo 13: *** -David o Matt?!- ***
Capitolo 14: *** -Ho dormito con David.- ***
Capitolo 15: *** -La vita così com'è- ***



Capitolo 1
*** -Che tutto abbia inizio.- ***


                         -Che tutto abbia inizio.-

Ovunque tu sia, mia speranza, ho bisogno di te.
                                                                                 ********

Mia madre esperta intrecciava i miei capelli biondi scuri.
Era bravissima.
Ci metteva tanta concentrazione solo per farmi una treccia lunga e perfetta che mi arrivava massimo a metà schiena.
Ma ciò che stava per succedermi, era tutt'altro che importante, quindi mi voleva rendere 'presentabile'.
Almeno per questa volta.
Mi girai verso di lei e alzai gli occhi per vederla di viso.
Mi baciò la fronte, poi il naso e infine la guancia.
-Andrà tutto bene.
-Davvero?- chiesi impaurita.
Mi accarezzo il capo e mi tenne stretta fra le sue braccia.
-Certo, tesoro...voglio darti il mio portafortuna.- continuò, anche lei con voce tremolante.
Si allontanò da me e prese dal cassetto un piccolo ciondolo.
Me lo appuntò sul camicia bianca che indossai e mi accarezzò la spalla sorridendomi.
-Ora sei bellissima.- mi prese per mano facendomi fare una piroetta.
-La piccola di papà!- papà mi spuntò dietro, e mi baciò una guancia, che dolce.
Non cambiava mai.
Ogni giorno un bacio sulla guancia.
Lo abbracciai forte, così potè sollevarmi da terra e prendermi in braccio come una bambina di 5 anni, anche se io ne avevo 12.
Toccò con le dita la coda lunga e setosa, e infine fece sfiorare i nostri nasi.
-E' l'una...Katniss..-disse triste papà.
Mamma mi fissò un'ultima volta e sospirò abbassando lo sguardo.
Si portò una mano alla bocca per non urlare, le lacrime le scivolarono dagli occhi grigi.
Senza che io potessi vederla piangere a dirotto scappò via.
Papà mi mise giù e la seguì fino a bloccarla sul muro.
-Smettila di essere così fragile...
-Non ce la faccio, non voglio perderla..- sussurrò tra i singhiozzi.
Papà le prese il mento, la fissò negli occhi e iniziò anche lui a sussurrare qualcosa.
-Non la perderemo, tranquilla piccola.-la baciò e continuò a farlo finchè non li chiamai.
-Mamma?
Mamma in fretta si liberò dalle braccia di papà, e mi venne incontro.
-Dimmi.
Le passai le mani sul viso per asciugarle gli occhi e sorrisi.
-Tranquilla, ce la potrò fare.- la rassicurai.
-Lo so, sei forte bimba.- mi abbracciò di nuovo e affondai il mio viso sulla sua spalla, per non far vedere che anchio piangevo.
Piangevo perchè so che non ce la facevo..
Non ce l'avrei mai fatta, lo sapevo già.
Asciugai in più fretta possibile le lacrime e sorrisi, lasciandola sola sulla soglia di camera sua.
*****
Camminai tra le stradine del Distretto 12 infilando le mani nella giacca che indossavo.
Mi guardai attorno:ragazzini e ragazzine che tremanti aspettavano la morte.
Deglutii e arrivai fino al Mercato Nero.
-Ehi Rue!- mi salutò Sae la Zozza.
Mostrai uno dei miei migliori sorrisi e mi avvicinai a lei solo per abbracciarla.
Per me era una zia.
Lo era sempre stata.
-Pronta per la Mietitura?- disse passandomi una ciotola piena di brodo.
Ne bevvi un sorso e scossi la testa.
-No, Sae, mamma è traumatizzata e papà cerca di calmarla.
-Come la capisco.
-Perchè?
-Anche lei ha partecipato agli Hunger Games.
-Ha vinto, allora?
-Eccerto!
-E come ha incontrato papà?
-Hanno vinto insieme.
-Wow- esclamai meravigliata.
-Già, gli unici vincitori del Distretto 12, apparte...
-Zio Haymitch!!- dissi io al suo posto.
-Zio?
-Si, è mio zio...
-Ah, non ne avevo idea!
Annuì e sorrisi mentre la vedevo servire una ciotola di brodo ad un cacciatore che in prestito le diede uno scoiattolo morto.
Iniziai a correre verso il nulla e prima che possa scomparire dietro l'angolo la sentì urlare il mio nome.
-Dove vai?- continuò ad urlare nella mia direzione.
-Te lo dirò dopo!- e come non detto, scomparii dietro l'angolo, solo per raggiungere casa di Liv.
Arrivai davanti alla sua porta e senza fermarmi iniziai a bussare le nocche contro quest'ultima fatta in legno.
La porta si aprì davanti a me e la bambina dai capelli rossi, la mia migliore e unica amica Liv, mi fissò continuamente con un sorriso.
-Sei bellissima, Rue.
-Mai quanto te, Liv.
-Entri?
-No, volevo solo salutarti.
-Ora dove vai?
-Da Matt.
-Uh, il tuo fidanzato.
-E' il mio migliore amico, quando lo capirete?
-Vabbhè, buona fortuna amica mia.- mi salutò dandomi un bacio su tutte e due le guance, e io non potei non ricambiare.
-Anche a te Liv.- la strinsi a me e poi scappai sotto i suoi occhi.
-Fa' attenzione!
-Tranquilla.
*******
Solo io camminavo ancora in quelle stradine.
Il tacco rettangolare delle mie ballerine facevano rumore sulla strada fatta in cemento.
-Matt!
-Rue...-disse.
Gli saltai addosso e lui mi prese al volo.
Dopo avermi fatto girare in aria, mi posò a terra e mi sosrre fissandomi negli occhi grigi.
-Vorrei tanto scappare.- disse senza pensarci.
-Non ce la farai mai.
-Chi me lo vieta?
-I Pacificatori, forse?
-Se non vivessi qui...
-Ci vivi però.
-Ho detto se non ci vivessi, Rue.
-Giusto...
-Fosse davvero bello scappare.
-Lo vorrei anch'io.
-Andrei nei boschi.
-Un giorno ci andremo.
-Promesso?
-Promesso, Matthew.
Mi poggiò il braccio sulle spalle e mi strinse tanto tanto forte da farmi dimenticare come si respirava.
Chiusi gli occhi e restai lì, con il volto appoggiato sul suo petto e stretta a sè, a bearmi delle sue carezze leggere sulla spalla coperta dalla camicietta.
-Matt, sono le due...è meglio se ti avvii adesso, ciao Rue.- dice sua madre, Jesy.
Mi regala un bacio sul capo e ritorna dentro a preparare il pranzo per i suoi piccoli.
-Capisco mamma.
-E' meglio che vada.
-Ci rivedremo dopo?- mi chiese speranzoso.
Annuì e gli lascia un piccolo bacio all'angolo della bocca.
-A dopo Matt..- dissi andandomene verso il Villaggio dei Vincitori, dove sorgeva casa mia.
Aprii la porta di casa mia e vidi Mamma, papà e Rye che erano intenti a sistemarsi per bene davanti allo specchia appeso alla parete del salotto.
Feci la tossa finta solo per attirare la loro attenzione, ma non funzionò per niente.
-Mamma, papà SONO LE DUE!- gridai più forte.
-Cosa?- chiesero poco dopo.
Spaventarli era il miglior modo per attirare la loro attenzione.

 

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Capitolo 2
*** -Me, perchè?!- ***


                                               -Me, perchè?!-
Sono una vittima, lui mi vuole morta.
********


Andiamo...- mia madre mi mise una mano dietro alla schiena e ci avviammo tutti, anche se potevo andarmene da sola prima, invece di avvertirli e perdere altri 5 minuti.
La piazza era poco lontana da casa nostra,per fortuna.
Avevo tutto il tempo di parlare con i miei.
Ma non troppo tempo.
Rye mi venne addosso, lo presi in braccio e gli tolsi il ciuffo che li cadeva sulla fronte.
Che bello che era.
Era un angioletto, un piccolo e grazioso angioletto in cerca di coccole per sfamarlo.
-Ti voglio bene Rue.- confessò stringendomi attorno al collo.
Fissai un'attimo i miei, che ci fissavano tristi.
Non mi piaceva vederli in questo modo.
-Anchio, Rye, promettimi che farai il bravo.- gli sussurrai all'orecchio.
-Si, ma tu promettimi che tornerai.
-Non sono ancora stata scelta.- cerco di sdrammatizzare, ma non riesco a catturare una sua risata.
-Promettimelo lo stesso!- grida stringendomi ancora di più.
-Non posso, piccolo...
-Posso venire con voi sul treno?- chiese gentilmente a mamma e papà.
Non potettero non accettare.
-Si, piccolo.- disse mamma prendendolo in braccio, togliendomi quel peso, dal cuore.
-Sta tranquilla, bimba.- disse invece papà verso di me.
-Lo sono solo se ci siete voi insieme a me.
-Staremo tutti insieme a te, anche Rye...credo che a Capitol City gli manchiamo...giusto Pee?- rise mamma.
-Già.- continuò papà, mettendole un braccio sulle spalle.
Quest'ultima, gli diede un bacio sulle labbra a stampo e sorrise.
Che bella, mamma.
La piazza era davanti a noi.
Era arrivato il momento.
-Piccola, vai a quel banchetto, noi saremo sul palco...- mi raccomandò mamma.
Mi lasciò un bacio sulla fronte e insieme a papà e Rye si avviò verso il palco del Palazzo di Giustizia.
Mentre li vedevo andare, cacciai un sospiro e mi feci avanti per registrarmi.
-Nome?- mi chiese un Pacificatore.
-Primrose Rue Mellark.
Lo scrisse e infine mi indicò il dito.
Come vuole fare?
Avvelenarmi?
Prese un mio campione di sangue e io me ne andai succhiando il sangue che fuoriusciva da quest'ultimo.
Bruciò tanto e forte.
Appena smise di gocciolare lungo il mio dito mi pulii con il fazzoletto che papà mi diede una mezz'oretta fa, poi mi avviai alla postazione dove mille ragazzine dodicenni aspettavano il verdetto finale.
Rimasi accanto ad una e feci amicizia.
Daly Hawthorne.
Sperava di non andarci.
E io con lei.
Le porte si aprirono, quindi era arrivata, anzi, giunta l'ora.
Fissai le sedie.
Due erano occupate da mamma e papà, una da Zio Haymitch che mi rivolse una pernacchia facendomi ridere e un'altra dal presidente Snow, che guardò malefico i miei.
Trattenni un sospiro, per calmarmi a strangolarlo davanti a tutti.
Effie si fece avanti.
Anche se sono passati anni, e tanti anni a dire la verità, lei era immortale!
Non aveva rughe.
Sempre il suo solito e stravagante vestito proveniente da Capitol City e la sua voce stridula.
-Benvenuti ai 86esimi Hunger Games!- urlò- E che la fortuna sia sempre a vostro favore.-continuò guardando dolcemente tutti noi, tipico di Capitol City.
Roteai gli occhi e sbuffai silenziosamente, quando sentì ridere mio padre.
-Peeta, qualche problema?- chiese Effie fissandolo stranita.
-No, niente, continua.- continuò a ridere incoraggiandola.
Questo fece ridere tutti e ci vollero minimo 10 minuti solo per calmarci.
Mi mandò un bacio volante e io gli sorrisi.
-Come sempre prima le signore!!!
"Fa che non sia io." pensai incrociando le dita.
Tutto tacque.
Effie prese il foglietto dalla nostra boccia, e prima che lo dicesse a tutti, fissò mia madre mostrandole un cenno di sì con il capo.
Mamma chiuse gli occhi, abbassò lo sguardo e iniziò a lacrimare.
Cosa?
-PrimRose Rue Mellark.- capii il fatto per cui mia madre iniziò a piangere.
Abbassai il viso a terra e tutte le ragazzine guardarono me.
-Stai attenta...- mi disse Daly abbracciandomi.
Annuì e prima di lasciarla le strinsi la mano, per lasciarla un'ultima volta.
Mi feci spazio tra quelle ragazze e dei Pacificatori mi tennero alla larga da tutti standomi attorno.
Salì gli scalini lentamente, per la paura le mie gambe tremarono, a poco a poco potevo anche cadere a terra.
Le mie mani cercarono la spilla e tenni la mano su di essa.
Papà annuì mentre gli altri due componenti della famiglia erano in lacrime.
-Mi dispiace..-mimai a mio padre con gli occhi nel vuoto.
-Non è colpa tua.- mimò anche lui.
-Scusami, Rue....- disse Effie accarezzandomi la guancia, le carezze erano infinite.-Bene, ora tocca il tributo maschile...- continuò sofferente, e si avviò alla boccia dei maschi.
Prese uno dei tanti foglietti e sperai che non venisse Matt.
"Non Matt, la prego Effie!" pensai, alzandomi sulle punte per vedere il prescelto.
-David Frost.
E ora chi è?
Lui, invece, aveva solo 13 anni.
Si fece spazio da solo tra i tanti ragazzi della sua età e si fece accompagnare dai Pacificatori fino agli scalini, si mise alla destra della signora e quest'ultima ci presentò davanti a tutti.
-Ecco, i tributi del Distretto 12!!- urlò infine Effie- ora datevi la mano.
Porsi la mia mano e venne stretta da David leggermente.
All'apparenza sembrava fragile, ma sicuramente era il suo piano per uccidermi brutalmente, come faranno tutti alla fine degli Hunger Games.
Venimmo presi in custodia dai Pacificatori e prima di andarmene gridai un:Ti amo Matt, addio!!!
Sperai che mi abbia sentito.
Perchè era davvero un' addio, il nostro.
Mamma, papà e Rye vennero spinti lontano da noi, e io non trattenni le lacrime.
Mi spintonarono poi in una stanza, dove io finì a terra.
Asciugai i miei occhi ormai pieni e mi rialzai in piedi.
Presi il bicchiere in cristallo e lo riempì fino all'orlo di acqua;la bevvi tutta in un sorso e lo posai quando la porta si aprì brutalmente.
-Matthew!- urlai andandogli addosso.
-Non ci credo...- disse prendendomi per le guance tra le sue grandi mani.
Poggiai le mie sopra e abbassai il viso.
-Non ci credo manco io...
-E ora?
-Sai che io sono abile nel coltello.
-Fanne buon uso, se lo trovi.
-Certo!- esclamai.
-Tempo!- un Pacificatore me lo portò via.
-Ti amo Matt!- urlai, mentre lui se ne andava via.
Mi tappai la bocca e mi sedetti sul divano in pelle rossa che era davanti a me.
Chi altro doveva venire?
Nessuno, sicuramente.
Infatti, mi presero di nuovo in custodia e mi misero in macchina insieme a Effie e a quel....come si chiamava?
Dean....Dav....DAVID!!!
Si, David.
E mentre la signora accanto a me parlava, io piangevo silenziosamente.
Anche David, l'ho visto.
Aveva le guance arrossate e la bocca semiaperta, come se non volesse svenire in qualche momento, ogni momento è inopportuno per svenire a Capitol City.
Deglutii appena quando arrivammo al treno.
Salimmo e proprio lì trovai mamma papà e mio fratello.
-Rue!- disse mio padre prendendomi in braccio.
Non sapevo perchè mi chiamavano sempre Rue, Primrose no?
Lo abbracciai al collo e lo vidi di faccia.
-Ma cosa sono questi segni rossi?- dissi notando il suo braccio rosso, ma cos...?
-Niente, piccola, niente.- sorriso forzato.
Lo avevo notato.
Mi mise a terra e io potetti di nuovo vedere il mio piccolo fratellino di 6 anni.
-Me lo hai promesso.
-Non ci sono ancora andata...
-Te ne sei andata via da me...- sussurrò.
-Non me ne andrò più piccolo, promesso...
-Davvero?
-Si, piccolo.
-Ti voglio bene...
-Anch'io.- sorrisi.
-Non dimenticarmi...
-Non lo farò.
-Andiamo, Rue...- dissero i miei incoraggiandomi ad attraversare quel corridoio che porta alla carrozza principale.
-Okey...
Una nuova avventura stava iniziando per me.
Ma questa avventura non portava orgoglio, portava alla morte.

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Capitolo 3
*** -Una notte insonne.- ***


                                                                                              -Una notte insonne.-
Tutto nasconde tutto.
***********

I miei piedi si muovevano in continuazione sul pavimento in legno.
Le mie mani tremavano facendo rumore sul legno della poltrona coperta da una pelliccia rossa e soffice.
Non riuscivo a controllarle.
Rye affondò tra le mie braccia ancora una volta e credevo che volesse rimanerci per sempre.
Si, infatti ci restò, finchè non chiuse i suoi piccoli occhi.
-Lascia far a me..- sussurrai a mamma, che era pronta a metterlo nella sua culla regalatogli da Capitol City.
Mi stesi sul divanetto,mentre lui riposava dolcemente sul mio petto.
Accarezzai i suoi capelli biondo cenere e gli scostai quel ciuffo ribelle che gli cadeva sempre sulla sua fronte immacolata.
-Sconvolta?- mi domandò David.
-Molto di più...- confessai guardandolo fisso negli occhi.
La paura nei suoi occhi era la stessa nei miei.
Scostai lo sguardo e lo portai sul soffitto bianco.
-E' meglio se andiamo.- disse mia madre.
Portò con sè papà e pure il piccolo Rye, lasciandomi completamente libera dalla sua stretta forte al mio petto.
Mi misi seduta e portai le ginocchia sotto il mio mento, stringendole con le braccia.
-Allora...
-Allora cosa?- domandai nervosa.
-Niente, calma ragazza.- roteai gli occhi e scostai lo sguardo in un punto vuoto.
Così finì la conversazione.
Si alzò dalla poltrona davanti a me e mi girò attorno finchè non raggiunse la porta scorrevole.
Superò il corridoio e la porta si chiuse dietro alle sue spalle.
Sobbalzai fissandola.
"Sono sola..." pensai.
Mi rimisi a posto finchè non vidi che il tramontoera davanti a me.
Camminai verso la finestra speranziosa di vederla completamente davanti a me.
Eccola....
BAM!
Mi allontanai di scatto urlando, e caddi a terra.
Stavo al punto di vederla, quando la galleria mi apparì davanti facendomi spaventare sul colpo.
Mi alzai di scatto e corsi via.
"Incubi, via!" pensai premendo le mie mani sulle orecchie.
Non volevo sentire nessuno.
Trovai la mia 'nuova' camera (per adesso) davanti a me, e mi buttai a peso morto sul letto comodo.
-Che comodità...- sussurrai stringendo in un pugno un pezzo di lenzuolo.
Seta perfetta.
Senza imperfezioni.
Liscia e immacolata come non mai.
Indossai una vestaglia da notte rosa poco prima di crollare dal sonno.
Chiusi gli occhi appena mi rimisi a letto, nella speranza di dormire tranquilla, e infatti mi addormentai di scatto, quando una coperta mi coprii tutta grazie a delle mani leggere.
*****
Di scatto urlai.
Ancora una volta.
Ero ancora in quella camera?
Non a casa?
Paurosa mi portai il lenzuolo fino alla bocca, e sperai che mamma mi venisse a tranquillizzare.
-Ma cosa?-sentì bisbigliare.
Era David, ma cosa ci fa qui?
-David...
-Ho sentito un urlo.
-Sono stata io.- risposi colpevole.
-Incubo?- annuì alla sua domanda.
Si sedette sul letto e mi fissò negli occhi.
Era l'unico a capirmi.
Io e lui stavamo passando le stesse cose.
-Vuoi che ti faccia compagnia?- mi chiese.
Lui?
Con me?
Non voleva mica uccidermi adesso, spero!!
Lo guardai esterefatta, e annuì senza pensarci.
Sorrise e si mise sotto le coperte, accanto a me.
Fu un mio istinto poggiare la mia testa sulla sua spalla.
-Allora...tu sei spaventato?- gli domandai in cerca di risposta.
-Spaventato?Non troppo, ma sconvolto sì.
-Lo sono anch'io...perchè proprio noi?
-Io non lo so..
-Io credo di sì.
-E sarebbe?
-I miei sono dei ribelli, Snow li odia...sicuramente vuole prendermi e uccidermi...è quello che farà, ne sono sicura.
-Non può farlo.
-Si che può, lui è il presidente Corionalus Snow! Può fare tutto ciò che vuole, David.
-Io gliel'impedirò.
-Come?- gli chiesi alzando il capo e guardarlo fisso negli occhi.
-A modo mio.
-Cioè?
-Vedrai...ora dormi.- disse costringendomi a mettere la testa sul cuscino e chiudere gli occhi.-Notte Rue.
-Mi chiamo Primrose Rue Mellark!
-Rue è molto più adatto.- rise andandosene.
Cosa voleva fare?
-Notte...David.- dissi infine, richiudendo gli occhi.
"Fa che tutto questo finisca!"dico tra me e me sottovoce.
*********
Aprii di scatto gli occhi, era ancora notte.
Non ce la facevo più, dovevo alzarmi.
Non avevo urlato, non è venuto David.
Infilai le pantofole e portai la manica del pigiama fino ai palmi, per scaldare un po' le mie mani fredde come il ghiaccio.
Mi strinsi con le mie stesse braccia ed uscii per raggiungere la cucina.
Vicino alla caffettiera cliccai 'Cioccolata calda'.
Misi una tazza cautamente sotto la caffettiera e aspettai che la cioccolata calda finisse.
Presi poi quel bicchiere e lo portai alla bocca per berne il contenuto.
-Ah!- gemetti dal dolore.
-Attenta, falla raffreddare.
-Oh papà, come mai sveglio?
-Non riesco a dormire...
-Mamma?
-Dorme...
-E Rye?
-Anche.
-Capisco.
-E tu come mai sei ancora sveglia?- mi domandò mentre tolse una ciocca di capelli biondi davanti alla mia vista, forse per vedermi meglio.
-Incubi.
-Ah, ti capisco piccola.- disse prendendo anche lui una cioccolata calda.
Afferrò poi una pagnotta e me la passò.
-Che ne devo fare?- chiesi.
-Bagnala nella cioccolata!E' buonissima.- consigliò.
Presi la tazza ormai diventata tiepida e bagnai il pane in quest'ultima.
-Grazie papà!
-Di niente, ma dopo questa vai a dormire, capito?
-Dammi altri 5 minuti...devo fare una cosa.-lo supplicai.
-Che cosa?
-Una cosa che non posso spiegarti adesso!
In pochi minuti, anzi, secondi, finì di bere la cioccolata calda e misi la tazza sporca nel lavello.
-Notte papino!- lo presi in giro, e me ne andai.
-Notte tesoro.- sentii un po' più piano, mentre mi allontanavo dalla cucina.
Ma, nell'intento di raggiungere la camera di David, mi trovai a terra..ma cosa avevo urtato?
Mi porse la mano quell'uomo nascosto nel buio, e l'afferrai facendomi aiutare.
-Ti devo sempre incontrare di notte?- rise.
Oh David...
-Eh sì, mi sopporterai per altre due settimane, credo...- abbassai il capo mentre giocavo con le mie dita intrecciandole fra loro.
-No, forse fino al prossimo mese.- disse prendendomi per il mento, e alzando il mio viso per avvicinarlo al suo.
Ma cosa stavo facendo?
Sentii quasi sfiorare le nostre labbra, quando mi accorsi di ciò che stavo per fare.
-N..no!
-Cosa?
-E' questo il tuo piano per uccidermi?
-Mannò!
-Allora perchè lo fai?- mi allontanai il più possibile da lui, e feci per cadere sulla poltrona dell'ultimo vagone del treno, quello che dava una vista stupenda con le sue enormi finestre pulite e perfette.
Deglutii mentre lo vedevo avvicinare timido.
-Non essere sciocca, non voglio ucciderti, Rue.
-Prim.
-Primrose Rue Mellark o Everdeen!Non voglio farti del male, nè ucciderti...magari uccideranno prima me...- disse facendo ipotesi su ipotesi.
-Ma che dici...sono io la prima vittima di questi Hunger Games, non capisci?!Pensaci, non sopravviverò mai, ho 12 anni io!- dissi, ovviamente era vero.
-Io ne ho 13!Cosa centra l'età.
-Centra, non sarò mai capace di starci massimo 1-2 settimane!
-Centra l'abilità, la forza, la concentrazione...ma non l'età.
-Non contraddirmi...ti prego, ho i brividi solo a pensarci.
-Vabbhè, non importa...-disse lui prendendo la via dell'uscita.
-Dove vai?
-Lontano da te, non lo sapevi?- mi guardò storto e via.
Non lo vidi più dopo che sorpassò la porta scorrevole.
D'altronde, facevo scappare via tutti.
Che idiota che ....ero.
Passammo di nuovo la galleria...ma questa attirò di più la mia attenzione.
Mi avvicinai più alla finestra per vedere che quel disegno era una GHIANDAIA IMITATRICE.
La mia Ghiandaia Imitatrice.
Credevo di averla messa nella tasca, prima di addormentarmi.
Infatti, misi una mano sulla tasca del pigiama, e ci trovai la spilla.
Ma cosa...ci faceva lì?
Segno di rivolta?Forse...
Ma era un mistero da scoprire, lo sapevo fin da subito, quando la vidi rossa come il sangue disegnata perfettamente sul muro grigio della galleria che in fondo, sembrava buia come le tenebre.




 

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Capitolo 4
*** -Un giorno con David.- ***


                                       -Un giorno con David.-
David mi accontenta, ma mai quanto Matt.
                                                                                           **************

Chiusi finalmente gli occhi, quella notte.
Era ormai diventata una notte insonne a parer mio.
Mi scossi solo per sentire il materasso comodo e morbido, ma non mi trovo lì.
Mi girai su me stessa e scoprii che non era il mio letto.
Ero ancora in quel vagone.
Mi alzai da terra scuotendo il mio pigiama per togliere la polvere accumolata di notte e afferrai un cappotto caldo che è stato appositamente messo ordinato sul divano in cui avevo dormito.
Ripiegai la coperta calda che avevo per scaldarmi e la misi stesso sul divano.
-Amore, ti ho cercata dappertutto!Dov'eri?- mi rimproverò mia madre, avvicinandosi e abbracciandomi forte a sè.
-Ero quì, ieri non riuscivo a dormire...a proposito di ieri! Ho visto una ghiandaia imitatrice!- dissi sconcertata.
-Alla galleria?- chiese staccandosi da me.
Lo sapeva, allora!
Si mise davanti alle finestre e come previsto passammo l'ultima galleria per arrivare a Capitol City.
E...come non detto, vedemmo tutte e due la Ghiandaia rossa.
-Allora?- chiesi ancora una volta, ma molto più  insistente.
-Non c'è niente da dire, fa molto freddo vai in camera tua e vestiti in fretta, siamo quasi arrivati.- disse fredda, andandosene.
Ripresi la spilla e la girai tra l'indice e il pollice.
-Tu resterai sempre un mistero.- dissi tra me e me.
La rimisi in tasca e mi avviai in camera mia.
Ma.....non prima di andare in quella di David.
Dovevo scoprire ancora tante cose riguardo a lui e la sua vita.
La porta scorrevole scivolò sul lato destro, ma non entrai senza bussare.
-Avanti...- sussurrò.
Ma io lo sentii lo stesso.
Appena misi piede in camera sua, si girò di scatto solo per vedermi con quel cappotto super gigante ancora in pigiama.
Infilò l'ultima scarpa al piede e si alzò ridendo.
-Perchè ridi?- dissi coprendomi ancora di più.-Sei stato tu a lasciarmi la coperta e il cappotto?
-Ragazzi!!- urlò Effie Trinket.
Da quando non la  vedevo?!
Comparì davanti alla porte e l'abbracciai, di scatto....all'improvviso.
Il mio istinto mi disse di farlo.
Anche lei ricambiò e sorrise.
-Siamo arrivati?- chiesi impaurita.
-No, sosta, nel frattempo prendete un po' d'aria, poi tra massimo 15 minuti ripartiremo...o ci vorrà almeno una mezz'oretta...- rispose andandosene via.
-Vieni?- chiesi a David.
-Si... ma tu no!!- disse mettendosi davanti a me.
-Non puoi comandarmi...
-No!Intendo...non in questo modo.
Oh,giàà....
Ero ancora in pigiama.
-Dammi 5 minuti...- corsi verso camera mia e inizia subito a vestirmi.
Non gli avevo manco dato il tempo di dirmi un "Ok" o un "Vabbene", che scema.
Indossai in fretta la camicietta di ieri e con questa la gonna, poi le scarpe e via.
Fui pronta appena quando uscì da camera sua ben sistemato.
-Non perdiamo altro tempo!- urlai prendendolo per il polso e tirandolo dietro mentre cercai l'uscita.
Scendemmo le scalette e respirammo un po' d'aria...pulita!
Ormai non respiravo più in quel treno.
Ci sedemmo su un bel prato di mimose e denti di leone e ci sdraiammo fra di esse.
Quel odore era quel che ci voleva.
-Scusami per ieri, non dovevo risponderti in quel modo brusco.- non ci avevo manco pensato.
-Nah, non importa.- risposi indifferente.
Il silenzio cadde su di noi e nel frattempo ci mettemmo a fissare il cielo azzurro, come i miei occhi.
I suoi sono come la pece, con qualche sfumatura di rosso.
Erano così....diversi, eppure mi attiravano sempre.
Chissà come ha preso quelle sfumature rossastre.
Potevo capire il nero dei suoi occhi, ma il rosso...no.
Abbandonai lo sguardo al cielo e iniziai a fissare lui, invece.
Di questo se ne accorse pienamente dopo qualche secondo, ma non ci fece peso.
-Perchè mi fissi?
-Attrai....- rispondo staccando un dente di leone.
Lo stelo sottile, i suoi petali gialli.
Erano così belli.
Staccai lo stelo dal fiore e lo fissai senza.
Non era niente.
Il vento buttava ormai forte su di noi, e io volevo vederlo volare.
E' stato sempre un mio desiderio da quando feci 3 anni.
E quando mamma me li fece vedere al Prato, davanti casa nostra, dietro alla recinzione.
Lo misi sui palmi e quando fu il momento ci soffiai fino a vederlo in aria, mentre seguiva il vento.
-Perchè l'hai fatto volare?
-Un mio piccolo desiderio di 9 anni fa...- dissi ridendo, mi stesi di nuovo ma ora sul fianco destro, così da poterlo vedere di profilo.
-Wow!- esclamò sbalordito.
-E un tuo piccolo desiderio? C'è mai stato?
-Mh...particolarmente, direi di no.
-Mai?
-Si, problemi?
-No, sono solo stranita.
-Oh...
-Dal fatto che, tutti hanno un desiderio...sei pieno?
-Di cosa?
-Di soldi.
-No.
-Allora qualche desiderio c'è!
-No, non c'è.
-Non me lo vuoi dire, eh?
-Okey, te lo dico...basta che non lo dici a nessuno.
-Svela, sarò una bocca muta.
-Ho sempre voluto dare un bacio.
-Wow.- dissi sbalordita.- E non lo hai ancora realizzato?
Scosse la testa.
No.
-Perchè?
-Nessuno mi accetta.
-Io si, allora che ci faccio qui?- lo convinsi.
Sorrise e si alzò.
-Su, è meglio muoverci..- disse, facendo cenno con la testa sulla mia mano.
La misi nella sua e mi aiutò a rimettermi in piedi.
Ci mettemmo in cammino finchè non ritrovammo l'entrata del treno, vidi un'ultima volta quei boschi che mi ricordavano casa mia ed entrai, senza aspettare altro.
**********
Un ultimo sorso e posai la tazza sul tavolino in vetro davanti a me.
Mi ero bevuta una camomilla, che mi fece rilassare per qualche minuto.
La stanchezza si era presa la meglio su di me e speravo con tutto il cuore che i miei occhi si chiudessero e i miei respiri fossero un po' più rumorosi.
Avevo bisogno di dormire, la notte scorsa è stato un incubo.
Con me vicino avevo mamma, che mi chiedeva sempre un :" Stai bene?", "Ti serve un'altra camomilla?" ma io rispondevo con un sincero "No", avevo solamente il bisogno di  addormentarmi e di svegliarmi a casa.
-Vieni qui.- mi incoraggiò mamma.
Mi fece poggiare la testa sulle sue gambe e mi mise una coperta.
-Dormi..- sussurrò.
Aveva capito.
Aveva già capito, in fondo.
Chiusi gli occhi, mentre le sue dita sfioravano leggermente i miei capelli scuri.
-Mamma...?
-Si?
-Ho paura...
-Dormi, pensa a qualcosa di bello...- disse al mio orecchio.
-Che cosa?
-Rye...forse.
-Ci provo.
-Brava, piccola.
-Mamma...
-Cosa c'è?
-Sono grande ormai..
-E' questo che mi fa più paura adesso.- confessò, mi spostò il capo sul cuscino e scappò davanti ai miei occhi.
Cosa avevo detto di male?!
Affondai il viso nel cuscino e inziai ad urlare contro me stessa.
Cosa avevo che non andava?
Buttai in un punto della stanza il cuscino su cui avevo urlato dalla rabbia e mi misi accucciata per la solitudine.
L'unico che davvero mi consolava era lui: David.
Era l'unico a capirmi per davvero.
-David? David?- lo chiamai sussurrando.
Però, si sentì, perchè venne in mio soccorso.
-Rue!- urlò vedendomi.
Crollai fra le sue braccia e iniziai a piangere.
-Sei l'unico che mi capisce per davvero...- sussurrai, mi aveva sentito, infatti mi strinse ancora più a sè.
-Lo so...
Alzai il capo per vedere il suo sguardo che guarda me e ritornai ad appoggiare la mia testa sul suo petto.
-Non uccidermi, ti prego...- lo pregai.
Avevo bisogno di vivere accanto al mio fratellino, a mamma a papà!
Non ce la facevo più con quel peso enorme: vivere gli Hunger Games.
-Non lo farò...impedirò a tutti i tributi di toccarti anche una sola volta.
Con le dita, abbassò le mie palpebre per impedirmi di vedere, e mi costrinse ad addormentare.
Mi addormentai, tra le sue braccia.
Mi mancava Matt.
E tanto.
Lo sognai.
Era bellissimo.
I suoi capelli mori si muovevano con il vento, e il suo sguardo, e i suoi occhi, riflettevano con la luce del sole.
Cercai di toccarlo ma tutto svanì.
Quando il nervo pervase il mio sogno.
Avevo capito.
Eravamo a Capitol City, per morire.

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Capitolo 5
*** -E' così strano stare quì...- ***


-E' così strano stare qui...-
Avete mai provato una sensazione strana?Io sì.
E' Capitol City che provoca tutto.

*************
 
La buona volta in cui mi svegliai non ero sul treno.
Mi guardai attorno e vidi la finestra.
Il paesaggio non si muoveva velocemente.
Era fermo.
Ora non c'era il bisogno di urlare, le gallerie non c'erano.
Mi avvicinai alla grande parete in vetro che dava la città e vidi quanto era lucente e felice.
Eppure, nel mio Distretto, morivano tutti di fame.
Infilai una giacca qualunque presa dall'armadio e mi avviai in quel che si poteva dire il 'nuovo' salotto per il nostro soggiorno a Capitol City.
-Ah, ti sei svegliata finalmente.- disse mio fratello, credevo, lamentandosi.
Sbuffai e salii le scale che trovai davanti.
Non volevo vedere nessuno.
Era un giorno stancante.
Era tutto stancante.
E non ci credevo che fra tre giorni, sarei andata in un'Arena per farmi uccidere.
-Amore...
-Papà.
-Che ti succede?
-Sono un po' turbata.
-Da cosa?
-Da questo...da tutto questo.
-Ah, lo so piccola.-disse stringendomi fra le sue braccia.-Domani inizieranno le prove e farai una sfilata con i carri la sera, poi dopodomani ci sarà la sessione privata con gli Strateghi e un'intervista con Ceaser, un mio vecchio amico, e infine....- si bloccò, da un singhiozzo.
-L'arena...-continuai per lui.
-Si, l'arena.- si abbassò alla mia altezza e mi accarezzò la guancia.-Rue, fai quello che sai fare meglio.- mi disse baciando la mia fronte.
-Ok...
-Devi sorprendere gli Strateghi, amore, capito?
-E cosa faranno?
-Ti daranno un voto, così potrai ricevere dei doni per sopravvivere...
-Ci proverò.
-Lo prometti?
-Lo prometto, papà.
-Sei davvero una bambina bellissima.
-Chissà da chi ho preso...- risposi, facendolo ridere.
-Da tua madre...
-E da te.
-Solo gli occhi azzurri.
-No!La dolcezza....la sincerità..
-Giusto.
-Grazie pà, grazie di esistere...- ero io, ad abbracciarlo.
Legai le mie braccia al suo collo, e lui alla mia schiena.
-Vivrai, te lo prometto.
-Fallo per...te.- gli sussurrai.
-No, lo farò solamente per te, bimba...ti salverò io dagli Hunger Games.
-Lo spero.- finii di sussurrare, e lo lasciai solo, ritornando in salotto.
********
Ero nervosa.
Le mie gambe sarebbero crollate!
Mi fecero indossare una tuta con la mia taglia, e mia madre mi sistemò i capelli.
Uguali a quelli della mietitura.
Una lunga treccia scivolava sulla mia spalla destra, e io non smettevo di fissarmi come mamma mi aveva fatto.
-Non temere piccola, i tributi non ti faranno del male se starai con me.- sussurrò lei.
Aveva ragione.
Lei era Katniss Everdeen, la ragazza di fuoco.
E io? Chi ero?
Sua figlia, ovviamente.
Loro non temevano di me, affatto.
Mi prese per mano e salutai tutti prima di cliccare il primo tasto.
Quel che portava sottoterra.
Dove si sarebbero fatte le prove.
Ci volle solo qualche secondo.
Infondo, noi eravamo all'ultimo piano del palazzo.
Dodicesimo, per precisione.
Le porte dell'ascensore si aprirono davanti a noi e insieme attraversammo la stanza sotto lo sguardo di tutti.
David era lì.
Non lo vedevo da ieri.
-Allora, fai i corsi che riguardano le tue capacità, piccola, non temere degli altri, pensa solo a te.- mi raccomandò mia madre.
Mi baciò il capo e mi salutò con un: "Ti voglio bene".
-Anch'io- risposi.
E se ne andò.
Con il broncio sulle labbra.
Quando si chiusero le porte, sospirai e mi diressi verso quella fila che si era formata qualche secondo fa.
Una certa Atala, ormai vecchia dalle rughe del suo viso, spiegò i corsi e le regole.
Perfetto.
Vidi i miei compagni.
Tutti maggiorenni.
Uno mi guardò storto, e non potetti non ricambiare.
Dopo tutto ciò, mi diressi nel corso delle simulazione.
Archi e frecce, con quelli ci sapevo fare..tutto quello che mi aveva insegnato mia madre.
Ma ero abile nel tagliare e tirare coltelli (papà mi ha fatto giocare a volte con bersagli e a volte tagliare il pane che metteva al forno supeeer buoni!!).
Presi però l'arco e una faretra piena di frecce:esplosive, incendiarie e normali.
Cliccai qualche tasto sul piccolo ologramma che mi apparì di scatto davanti e mi misi al centro della stanza.
Tutto divenne nero, e incoccata la prima freccia all'arco colpii il primo dei tanti uomini "creati" per simulazioni.
Non pensavo a nulla.
Ero concentrata al massimo, e non volevo che nessuno mi ostacolasse.
Finii le prime frecce normali, e così fui costretta ad usare quelle esplosive e incendiarie.
Ma non mi importava.
Non mi colpivano affatto, facevano solamente scoppiare o rendere fuoco quei uomini non reali.
La simulazione finì e io rimisi a posto l'arco e la faretra vuota, che poi fu riempita in poco tempo da alcuni Pacificatori, portandone un'altra nuova di zecca.
-Oh David!- dissi appena, quando mi spintonò con una spalla.
-Scusa, non ti ho visto!- rise fermandosi.
-Dove vai?
-Tecniche di sopravvivenza, te?
-Bersagli con i coltelli.
-Perfetto, ci sai fare?
-Si, e anche con l'arco....e un pochino anche con il tridente, ho imparato dalla mia zia Annie.
-Wow, specialità nascoste, eh?
-Eheh sì...è meglio che vada prima che altri tributi lo occupino, ciao!- dissi andandomene e lui ricambiò.
Finalmente.
Non c'era ancora nessuno.
C'ero solo io in quel corso.
Presi alcuni coltelli, anche piccoli.
Afferrai quello più letale e strizzando l'occhio, lo mandai al centro del cuore.
Una mira informidabile, credo!
Continuai ancora per un po' finchè non capii che ne avevo abbastanza e dovevo riposarmi.
Mi sedetti su una panchina e respirai per un po'.
-L'hai presa tu!
-Non l'ho presa io!
-Si tu!Ti ho visto, sai?
Lì, a poco a poco, sarebbe esplosa una lite.
Ma ci pensarono i Pacificatori, allora non dovevo affaticarmi.
Feci qualunque tipo di corso.
Dovevo essere pronta.
Letale.
Brutale.
Ucciderò tutti.
Promesso.
********
-Non ho paura.- insistetti.
La mia stilista, Lady, mi fece indossare un vestito tipico al carbone.
Quello che indossò mamma, ma è nero, nero come la pece.
E le fiamme erano rosso fuoco, tutto diverso dall'ultima volta.
Appena saremo entrati in scena si accendevano solo all'acclamo dei spettatori, poi basta.
Avevo ancora la treccia di oggi che poi era stata raccolta per bene sulla testa.
-Mettetevi sui carri! SU!- disse mia madre, mentre Rye insisteva nel venire con me.
-No, piccolo, ci vedremo dopo.- dissi prendendo la sua mano, però il carro partì e non potetti tornare indietro.
Mi misi composta e vidi davanti a me.
I spettatori urlarono e io aspettavo solo di bruciare.
Mannò!
Guardai David e non ci rivolgemmo manco uno sguardo.
Con la mnao salutai coloro che mi chiamavano per nome.
Uno mi lanciò una rosa.
Nè rosa, nè rossa.
Era bianca.
La tenni stretta e sorrisi nella parte in cui me l'avevano lanciata.
-GRAZIEEE!!- urlai e questi urlarono ancora di più.
Quando raggiungemmo davanti alla residenza del Presidente Corionalus Snow (il vecchio canuto!!)  i cavalli si fermarono di scatto.
Si vedeva che erano ben addestrati.
Già da un miglio di distanza!
Il suo solito discorso riempì tutto l'Anfiteatro e io contemplavo la bellezza della rosa bianca, non delle sue parole ripetute e ripetute  tutti gli anni.
I cavalli partirono e io scattai all'istante.
Si ritornava a casa.
Per fortuna.
La misi dietro l'orecchio e tornai dentro al Centro di Addestramento.
-Mamma!- urlai andando verso di lei.-Guarda che bella rosa.
Mi guardò storto.
Prese la rosa e la buttò a terra calpestandola.
Perchè?
Non solo questo.
Non pensavo che avrei ricevuto per la prima volta uno schiaffo per una rosa bianca e innocente.
Caddi a terra, mentre tutti guardavano straniti Katniss indifesa.
Iniziai a piangere.
I singhiozzi divennero più rumorosi in quel piano.
Papà si volle avvicinare, ma scappai in camera mia.
Non la volevo vedere più, ne avevo abbastanza.
Chiusi a chiave la porta e mi rifugiai nel mio mondo.
Quello dei sogni naturalmente.
Dove io e Matt andavamo nei boschi, a fare ciò che sapevamo fare meglio.

Innamorarci perdutamente l'uno dell'altra.



#MySpace.
Pubblicare due capitoli lunghi-medi...non è tanto facile.
Ma non avevo niente da fare, quindi...ecco qui!
Spero vi sia piaciuto...e mi dispiace per non aver allungato molto la scena come la parte di Snow che parla.
Baci <3

Directioner_2001

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Capitolo 6
*** -Coraggio e soddisfazione.- ***


 Scusate per gli errori, e buona lettura!                                      


                           -Coraggio e soddisfazione.- 


Il coraggio è sempre stato dalla mia parte, e non me ne sono resa conto.   
 ******
Era mattina presto.
Il sole già sorgeva, e io ero già pronta per allenarmi a più non posso, quella matttina.
Raccolsi i capelli in una coda alta indossai la tuta del giorno prima.
Mi andava piuttosto largo.
La sera prima non avevo mangiato, stavo già dimagrendo in fretta...forse.
Andai nella sala da pranzo dove  un bellissimo tavolo pieno di cose da mangiare dominava.
Presi una tazza con cioccolata calda e una pagnotta, finendo in fretta.
Mi pulii le labbra sporche con un fazzoletto e mi avviai subito all'ascensore.
Appena il mio dito cliccò il tasto per farlo salire, mi sorprese alle spalle Frost.
-Di già?- mi bloccò al muro, solo con una veloce mossa di mani e piedi.
-Si.
-Hai fatto colazione?
-Si, ora ho finito.- mi scostai da lui e aspettai che le porte si aprissero in fretta.
-Andiamo insieme? Ti pregoo...
-Devo andare.- dissi entrando in quel piccolo spazio, ero claustrofobica.
-Aspetta...- mi afferrò il polso.
-Mi dispiace, a dopo.- risposi cliccando il primo tasto.
Le porte si chiusero e io vidi la delusione nei suoi occhi.
Lo doveva accettare.
Volevo andare da sola.
E non era ancora pronto, il pigiama non era accettato lì.
E mentre scendevo 13 piani, mi poggiai alla parete in ferro.
Lo specchio era lì, alla parete opposta.
Il segno rosso dello schiaffo di mia madre non era ancora sparito, per mia sfortuna.
Mi massaggiai la gote infiammata e esitai dopo averla sfiorata.
Ci era andata davvero grossa.
Ma la cosa che non avevo capito, era perchè me lo avesse dato per una rosa bianca.
Una ROSA!
Le porte si aprirono e io potei sfogare la mia rabbia sull'allenarmi duro sul tirare frecce e coltelli a bersagli e nelle simulazioni.
Ma ci provai più volte con le simulazione, non ero così tanto convinta.
Quando entrai, decisi di sciogliere i miei capelli, mi davano piuttosto fastidio se dovevo muovermi velocemente, magari potevo farmi una treccia.
Presi lo stesso arco di ieri e le frecce, quando notai che tutti i tributi mi stavano fissando, straniti.
Magari  per il fatto che fossi arrivata prima.
Mostrai uno sguardo truce a tutti prima che attorno a me e alla piatttaforma in cui sono diventasse nero.
Brillava solo il pavimento grigio.
Un piano comparì, quando si presentò un uomo con una lancia che stava quasi per lanciare, quando io lo feci in polvere con una freccia delle tante che ho nella faretra dietro di me.
E continuai così, finchè le mie frecce non finirono.
Dalla prima all'ultima.
Tutto il nero che mi circondava svanì di colpo, e mi ritrovai nella stanza di simulazione, prima che iniziassi quella piccola prova.
I tributi sbalorditi si trovavavano fuori dalla piattaforma, mentre mi applaudivano...ancora sorpresi!
Mi feci spazio fra loro, un po' disgustata dal loro modo in cui mi acclamavano.
Mi disgustavano proprio.
Io accettavo solo i tributi fedeli, non letali.
Devo essere io la letale nel gruppo che avrei creato.
-Sei stata eccezionale!- esultò il mio caro amico di Distretto, David uccideròprimate Frost.
-Non avrò nessuno come alleato, punto primo!- alzai il pollice, ero seriamente seria.
Ero sempre stata sola (apparte Matt, lui è un'altra storia) e non volevo che nessuno facesse parte con me ad uccidere chiunque capiti a tiro davanti agli occhi. 
Avrei accettato Matt.
E solo Matt.
Ma non era con me.
In quel momento.
Nessuno mi sapeva confortare come lui.
David mi voleva solo morta, con una delle sue asce piena del mio sangue.
**********
Era ora, finalmente.
Le sessioni private erano appena cominciate e il tributo maschio del terzo distretto varcò la porta non ritornando più.
Passò una mezz'oretta e chiamarono la ragazza dello stesso distretto, anche lei sparendo dopo aver passato la porta.
-Hai paura?- mi chiese sottovoce David.
Mi guardai attorno e vidi tutti gli sguardi dei tributi su di me.
Cos'ero? Pollo per loro, affamati di sangue?
-No...- risposi solamente, distogliendo lo sguardo e fissando un punto fisso della stanza.
Notai solo una ragazza, dall'apparenza carina e vivace.
Accarezzava i capelli color carota che le scendevano sulla spalla, mentre sentiva le parole del compagno.
Chissà quale distretto era....
Dopo qualche ora, anche lei sparì dietro alla porta, e rimanemmo solo io e altre tre coppie.
Distretto 8 eh? Industria tessile.
Provenivano da lì tutte le uniformi dei Pacificatori dei vari distretti di Panem.
E si chiamava Madlyn Jow.
Occhi neri, capelli color carota (disgustoso per me), e corpo esile.
Ragazza normale.
Poggiai la testa sulla mano destra, annoiata di aspettare che passino più di 2 ore per il mio turno.
Arrivò il turno di David e prima di andare mi fissò.
-Buonafortuna.- urlai dopo che entrò e la porta si chiuse.
Ero sola.
Mi alzai sulla panchina e iniziai a caminare mettendo un piede davanti l'altro, e così passò una mezz'ora.
-PrimRose Mellark, Distretto 12.- gridò il megafono sulla mia testa.
Per poco non cadetti a terra per la paura.
Attraversai anch'io quella porta, fortunatamente ancora sveglia, se no sarei stata in letargo.
I Strateghi, come sempre, erano stanchi morti di vedere ragazzini fare un cavolo.
Ma io avrei attratto la loro attenzione.
C'era un campo di forza che divideva lo spazio tra me e loro.
Poco lontano da me notai archi e coltelli.
Solo uno stratega teneva il suo sguardo su di me.
Portò il suo dito su un bottone rosso e lì iniziò davvero la mia sessione privata.
Entrarono da una seconda entrata 10 uomini, veri ovviamente.
Dovevo uccidere quelle persone?
-Dai, uccidili!- gridò uno, si sentì bene anche se il campo di forza ci divideva perfettamente.
Erano armati di coltelli, asce e tridenti.
"Devo farlo" pensai, " Devo farlo per forza!!" dissi poi tra me e me.
Mi buttai sulla postazione in cui erano perfettamente poggiati gli archi belli e moderni.
Presi la faretra e ne colpì la metà dopo qualche secondo.
Saltai sulla scala che dava al piano in cui i Strategh mangiavano, bevevano e si rilassavano, e dall'alto, vidi dei dispositivi elettronici.
"Non sono umani, sono tutti robot..." dissi sottovoce.
Il capo dei robot, ovvero quello che dominava i loro comandi, era davanti a me, pronto a tagliarmi la gamba con la sua grande spada affilata.
Presi in fretta una freccia, che incoccai già all'arco, avevo paura di sbagliare.
"Fai quel che sai fare meglio" pensai.
Scoccai la freccia e subito il robot cadde dalle scale, come tutti.
Stremata, mi passai la manica della tuta sulla fronte pienamente sudata e mi voltai verso i Strateghi.
Idioti.
Mangiavano tra di loro, parlando dei Favoriti.
Però era passata solo 10 minuti, quindi tutto questo non doveva ancora finire.
Scesi le scale frettolosamente e mi misi composta davanti a loro.
-Brava Mellark.- disse lo stratega di prima.-Fate venire gli ibridi.- disse dopo un po' ad un microfono.
Annuì quando gli diedero un "Ok" e le porte si aprirono ancora.
Non sarei uscita viva da lì, me lo sentivo da quando vidi quei robot avanzare verso di me.
-Via!- urlai agli ibridi.
Salii su un tavolino vicino e presi una freccia incendiaria.
Ne buttai qualcuno e me ne mancava solo uno.
Adesso?
Avevo studiato che gli ibridi potevano essere eliminati solo con delle frecce incendiarie, ma non hne avevo più!
E poi alzai il viso verso il campo di forza degli strateghi.
L'idea migliore che mi era venuta in tutta la mia vita.
Con un sorrisetto malizioso,presi una freccia normalmente normale, e strizzando l'occhio vidi quale parte di quella parete invisibile sarebbe stata perfetta per colpirlo.
Perchè?
Mamma mi raccontò che papà svenne quando sfiorò un campo di forza, e quasi bruciato.
Quindi, quella freccia potrebbe prendere fuoco e colpire il povero ibrido, e rompere quel campo di forza così fastidioso che non serviva altro che separare i tributi da loro per un motivo a me sconosciuto.
La freccia finì al centro di quella parete e subito travolse in pieno l'ibrido bruciandolo vivo e gli Strateghi spaventati a morte.
Mi piaceva.
Si.
La soddisfazione si fece spazio in me e io sorrisi come mai non avevo fatto prima.
E ripetetti le 5 paroline che disse anche mia madre (me lo raccontò una volta, come aveva reagito dopo che loro non le rivolgevano manco uno sguardo).
-Grazie, per la vostra considerazione!- feci anche l'inchino e me ne andai, lasciando l'arco e la faretra vuota che, come non detto, venne presa in disparte e venne riempita, ma non la portarono indietro.
Bensì, sgomberarono tutto.
Io, invece, me ne andavo vittoriosa verso l'ascensore.
Si aprirono le porte, ed io entrai cliccando il bottone "12".
Quando arrivai, gli occhi di tutti erano su di me.
-Allora?- mi chiese Effie.
-Benissimo.- dissi con un sorriso.
Fra 2 ore avremmo saputo il mio punteggio e quello di David.
E poi ci sarebbe stata l'intervista.
E domani, per me, LA MORTE.

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Capitolo 7
*** -L'intervista.- ***


-L'intervista.-
Dieci.
********

Lasciai che la morbida lana del maglione mi accarezzasse il petto.
Indossai un pantalone di tuta e mi avviai nel grande salone del piano.
Mi buttai sul divano soffice e mi ci sdraiai, coprendomi il corpo con un plaid caldo.
-Inizia inizia!!- gridò Effie chiamando tutti.
Si sedettero accanto a me tutta la compagnia, accesi la tv e il programma iniziò appena.
Caesar, colorato d'oro, spiegò i vari tributi e i loro punteggi.
Favoriti? ovviamente 8 o 9, ma poche volte 10.
Gli altri? 3...o 5...
La Madlyn aveva avuto 8.
Ecco, il nostro turno!!!
-David Frost.....7.- e tutti gridarono.-Primrose Mellark.....10.- continuò sorpreso.
-10?WOW!- disse un altro presentatore che gli stava vicino.
Oh mio....
DIECI?!?!?!
Gli occhi spalancati, la bocca penzolante, e il telecomando scivolò dalle mie dita.
Avevo quasi spaccato un campo di forza, ucciso un ibrido infrangendo delle regole, e terzo....avevo vinto.
Tutti mi abbracciarono...mentre David se ne andò un po' frustato moralmente.
-Non venite...- dissi , salendo le scale che portavano al terrazzo, quelle che aveva appena preso David.
-Dav...
-Lasciami in pace, Mellark.- disse con qualche singhiozzo.
-Mi dispiace...-sussurrai accanto a lui.
-Nah, questa la posso accettare.- sorrise fissandomi.
-Lo spero.- mi allungai sulle punte e gli diedi un bacio.
Per volontà mia.
Per mio istinto.
Non mi piaceva veder persone piangere per colpa mia.
Gli accarezzai la schiena per conforto, poi me ne andai.
Domani sarebbe iniziata la guerra.
E io ero pronta.
**********
Erano le 9 passate
-Lady cosa mi farai indossare?- chiesi curiosa, mentre teneva dietro alla schiena il 'mio vestito'.
-Aspetta, Prim, chiudi gli occhi.- mi sussurrò all'orecchio.
Li chiusi, alzai le braccia e sentii scivolare il vestito per tutto il mio corpo, fino alle ginocchia.
Mi aiutò a infilare le braccia nelle spalline e mi fece indossare delle ballerine.
-Aprili.- sussurrò di nuovo.
Li aprii e mi guardai allo specchio.
Il mio vestito era arancione, l'acconciatura che mi avevano fatto lo staff era perfetta.
Le ballerine mi ricordavano tanto quelle che indossai il giorno della mietitura.
Avevano il tacco rettangolare ed era alto 1-2 cm circa
-Ora sei davvero pronta.- sentii dietro di me.
Non era la voce di Lady, nè di mamma, nè papà.
Era David.
Mi torturai le mani per un secondo e poi decisi di crollare fra le sue braccia.
Corsi verso di lui e mi feci stringere il più possibile.
-Portami a casa.
-Ti porterò, lo giuro.
-Sicuro?
-Si.- annuì.
Mi alzò il viso.
Mi aspettavo qualche parola confortante, non un bacio.
Me le sfiorò appena, quando la porta si aprì di scatto.
Mi allontanai fino a sedermi sulla poltrona rossa, e mia madre entrò completamente felice.
Anche lei vestita perfettamente mi si avvicinò lasciandomi un bacio sulla fronte, per poi pulirmi; aveva sicuramente lasciato del rossetto rosso.
-Sei bellissima, anche tu David.
-Grazie Katniss.- disse sorridendo.
Mi fissò e se andò.
-Vi ho interrotti?- mamma sapeva leggermi nel pensiero.
-Mannò, non preoccuparti mamma.- scossi la testa e lei annuì solo per convincersi.
Mi salutò con la mano e se ne andò, anche lei.
E...allora?
Che cosa dovevo fare?
Uscii da quella stanza e andai alla ricerca di David.
Avevamo un conto in sospeso.
Mi sistemai le spalline che scivolavano in continuazione e anche le ballerine.
Ma cosa avevo?
"Dove sei Dav?"pensai.
-Si, Haymitch sta funzionando alla perfezione, tranquillo.
Era lui.
Mi avvicinai alla porta e schiacciai l'orecchio destro su di essa.
-Bene, continua così ragazzo.- rise Haymitch.
-L'ho appena baciata, dovevi vedere la sua faccia confusa, che spasso.- continuò a ridere Dav.
La rabbia stava bollendo dentro e sentivo che se sarebbe continuata così, avrei buttato quella porta per terra e lo avrei strangolato finchè non morisse.
Ma sarebbe successo nell'Arena.
Quando sentii dei passi ancora più forti, scappai via silenziosamente, facendo attenzione a non far sentire il tacco delle mie ballerine.
"Me la pagherai Frost, nessuno mi mette le corna" sussurrai tra me e me.
Ero a pochi metri dal palco.
Una grande fila di tributi era pronta per accorciarsi.
E io ero la penultima.
Lui mi raggiunse e mi mise le mani ai fianchi.
-Togli quelle mani, se no si rovinano...
-Perchè fai così?
-Io non sono una stronza.- risposi, vincente.
E con questo, si stette zitto.
Si ritirò indietro e io aspettai.
Aspettai la mia ora.
3 minuti per ogni tributo.
Avrei minimo aspettato un'ora solo per sedermi 3 minuti ed andarmene.
Capitol City e i suoi modi di fare non li sopportavo proprio!
Era il turno di Madlyn quando io iniziai ad amare le interviste.
-Allora, Madlyn, com è andata la sessione privata?
-Piuttosto bene, Caesar.-
-Wow!8 a quanto vedo, e hai solamente 15 anni, puoi dirci cosa hai fatto?- lei scosse la testa alla domanda semplicissima del presentatore.
-Non posso, che peccato, vero?- voltò il capo agli Strateghi e anche loro scossero il capo come per dire 'NO'.
Perfetto, segreto nascosto.
Gli altri 2 minuti scivolarono via e lei fu costretta ad andarsene.
Mi passò davanti, mi fece un saluto con la mano e io ricambiai con un sorriso.
Era simpaticissima.
Più era simpatica, più sarebbe stata letale.
Certamente, ovviamente, naturalmente.
Erano gli Hunger Games.
Se non si era letale, dove stava il divertimento, a Capitol City?
Assetati di sangue.
Sopratutto Snow.
Tra poco sarebbe toccato il mio turno, in poco tempo le poche coppie rimaste scomparirono dopo 3 minuti di intervista.
-La conoscerete tutti, la figlia degli innamorati sventurati, Primrose Mellark del Distretto 12!!!- gridò Caesar.
Feci un bel sospiro e mi feci avanti sul palco.
Sarei caduta, se lui non mi avesse tenuto il braccio.
-Primrose....prim....hai lo stesso nome di tua zia, sai?
-Si, lo so.
-E' morta in una bomba.
-So anche questo..- dissi passandomi la mano sugli occhi quasi piene di lacrime.
-Come va?
-Bene, un po' sconvolta, però.
-Ci credo, 12 anni compiuti pronta per andare in un'Arena...ingiustizia?
-Oh, sì.
-A proposito...10!! Bravissima! Cosa hai fatto?
-Quel che fece mia madre.- sorrisi fissando gli Strateghi, ponch e ponch!
Chissà quando sarebbe finito!
-Odio le sessioni private!- disse lui ridendo, e di seguito anche la sala si riempì di risate qua e là.-Hai preso da tua madre eh?
-Si.
-Allora, questo bel vestito, è uguale a quello della parata?
Credevo si riferisse al fuoco..
Non lo sapevo.
Cercai con lo sguardo Lady seduta fra gli stilisti e annuì mimando un:" Si, gira".
-Si, credo di sì.- risposi facendo ridere gli spettatori.
"TROVATEVI UN HOBBY" pensai ridendo.
-Perchè ridi?- rise anche lui.
-Ah nulla, allora...lo volete vedere il fuoco?- chiesi euforica.
Un unico sì si fece eco nella mia mente.
Mi alzai sorridente e davanti a tutti, feci una giravolta come mi chiese Lady.
Il mio vestito non diventò rosso fuoco.
Si fece del tutto nero.
-Sono la Ghiandaia Imitatrice degli Hunger Games.- sussurrai, appena il mio vestito arancione divenne del tutto diverso.
Sembravo una Ghiandaia.
Pronta a iniziare il suo volo.
-Sai, quel vestito lo indossò anche tua madre all'Edizione Della Memoria.
-Buon a sapersi.- risi.
Dovevo andarmene.
L'apparecchio acustico sopra alle nostre teste suonò forte.
-Dobbiamo salutarci...o un addio.
-No, tornerai Prim, devi solo avere quella forza di tuo padre e il corsggio di tua madre.- mi baciò il dorso della mano e me la alzò.
-Primrose Mellark, la Ghiandaia Imitatrice del Distretto 12!! (vivevo nella mia casa al Villaggio dei Vincitori..., e tutto ciò che stava nel Distretto 12 è stato ricostruito, alleluia, o no?).
Feci l'inchino e me ne andai.
-Sei stata perfetta, brava piccola.- si congratulò Effie.
-Lo so..- sghignazzai lasciandole un bacio sulla guancia.
-Sai in che guaio ti stai mettendo?- mi avvertì mia madre.
-No, ma so che lo hai fatto anche tu, ma il mio andrà meglio, tranquilla.- le accarezzai il viso e me ne andai.
Verso il Centro di Addestramento( il palazzo).
Domani non sarei ritornata.
Lo sapevo già.

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Capitolo 8
*** -Il primo giorno, il primo di una lunga serie.- ***


            -Il primo giorno, il primo di una lunga serie.-
Ho paura.

************

Era il momento.
Alle sei mi vennero a prendere.
Fui preparata per il peggio.
La tuta era molto diversa dall'altra.
Grigia e nera.
Non ero ancora pronta.
"MAMMA, PAPA' DOVE SIETE?!" pensai mentre Flavius, il vecchio parrucchiere di mia madre, mi sistemava i capelli.
-Mi dispiace.- mi sussurrò.
-Anche a me.
Questa volta non era una treccia, era una normale coda alta.
Eccoli.
Mia madre in lacrime alla porta.
Mio padre arrossato dalla paura.
E Rye in lacrime.
Corsi fra le braccia di mamma dove mi rifugiai per qualche secondo.
-Ho paura mamma!- dissi piangendo.
Mi asciugai le lacrime e lei si abbassò alla mia altezza.
-Piccola, non piangere.- disse togliendo le mani dal mio viso.-Riparati sugli alberi, come ti ho insegnato, cerca un arco e se non ce la fai prendi il minimo indispensabile, trova una fonte d'acqua e cerca di rimanere viva.- mi raccomandò.
Chiusi gli occhi, poggiai la guancia sulla sua spalla e cacciai un'ultima lacrime.
-Attenta tesoro, io e tua madre ti invieremo doni su doni, tranquilla.
-Sicuri?- chiesi.
-Si, amore.- rispose mamma.
-Attenta Prim.- disse Rye, abbracciandomi.
-Si...si Rye, tornerò per te, okey?
-Lo so che tornerai!
-Bravo...credici- sorrisi.
-E' ora...- ci interruppe Lady.
Deglutii e salutai con un bacio la mia famiglia.
-Vi voglio bene.
-Anche noi!
E le porte si chiusero.
Lady mi tenne una mano dietro alla schiena e io annuii.
Salimmo su un Hovercraft, mi sedetti e aspettai.
I finestrini oscurati impedivano la vista del mondo di fuori.
Dovevo entrare nell'Arena, era del tutto segreto.
Un Pacificatore (femmina) mi si avvicinò, e prese il mio braccio.
-Cos è?- mi posizionò la siringa sul braccio e mi ci piantò qualcosa.
-E' un localizzatore, Primrose.- rispose la donna.
Se ne andò e io rimasi sola con Lady.
-Vedrai, non avere paura.- mi consolò.
Mi accarezzò il dorso della mano e sorrise.
Come faceva ad essere tranquilla?
 D'altronde, non era lei quella che andava in un'Arena per uccidere anime innocenti( da parte i Favoriti, naturalmente).
-Andiamo...- sussurò dopo qualche minuto.
-Di già?
-Siamo arrivati alla Camera di Lancio, sotto l'Arena.
Mio dio.
Non ci credevo.
Stavo per morire.
Ci fermammo davanti ad un cilindro di vetro, in una stanza grigia, come il mio cuore.
-Tranquilla, fai quel che sai fare, Prim.- mi raccomandò lei abbracciandomi.
Era ciò che ho pensato alla sessione,e ne restai sbalordita.
Allacciai le mie braccia al suo busto e la abbracciai il più forte possibile.
-Grazie... di avermi confortato.
-Di niente.
-Sei stata la miglior stilista che avessi mai avuto.- risi in lacrime.
Anche lei pianse.
Mi accarezzò la guancia e proprio lì mi avvisarono di entrare nel cilindro.
Poggiammo tutte e due le mani sul vetro, e mi portai l'altraalla bocca per trattenere un urlo di tristezza.
Alcuni Pacificatori la portarono via, mentre io urlavo a più non posso.
Mi alzarono in superficie.
L'arena.
La cornucopia.
Tutto perfetto, per morire.
Diedi qualche sospiro mentre mi asciugavo le lacrime.
Mancavano 60 secondi alla mia morte.
"Mamma, papà, Rye, siete sempre stati nel mio cuore." pensai.
20 secondi.
19, 18, 17, 16, 15...
"Pensa, Prim, pensa."
Diedo uno sguardo attorno a me.
Dav?
David!!
Potevo urlare, ma non lo feci.
Eccolo.
Era a due tributi da me.
Scosse la testa.
Cosa diceva?
Non dovevo buttarmi nel mare di sangue?
9, 8, 7, 6, 5, 4....avevo bisogno di tempo.
3, 2,1.....che i ottantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio.
Scesi dalla mia piattaforma e mi buttai solo per prendere l'arco più vicino possibile, uno zaino e basta.
Corsi il più possibile da lì, fino a ritrovarmi nei boschi.
-DAVID!!- gridai.
Non potevo.
"Va via!" pensai.
Dovevo andarmene.
Deglutii rumorosamente e scappai al centro dei boschi.
Colpi di cannone dappertutto.
Contai sulle dita quanti tributi fossero morti.
10.
Quindi 14 rimasti, e 10 morti.
I miei piedi affondarono nel fango, mentre cercavo una via da prendere tra la vita e la morte.
Avevo l'arco, che problema c'era?
Avevo paura.
Ecco, il problema principale.
Misi in spalla la faretra, mentre immaginavo i miei genitori contenti di me che ero scappata dal mare di sangue alla Cornucopia.
In tutto 15  freccie.
5 normali, 5 incendiarie, 5 esplosive.
Meglio di così!
Mi arrampicai al primo pino che trovai, e diedi uno sguardo al mio zaino.
Sacco a pelo, corda, filo metallico (cosa dovevo farci?!Ma meglio tenerlo, non volevo che finissse nelle mani sbagliate), un po' di frutta, un accendino e infine una borraccia.
Completamente vuota!
Idioti.
Mettere un litro d'acqua in una borraccia gli si spezzavano le unghie?
A volte odiavo Capitol City.
Anzi, la odiavo e basta!
"Trova una fonte d'acqua, Prim e muoviti!" mi ordinai da sola.
Scesi dal pino e cominciai a camminare per la natura.
Identica a quella di casa.
Deglutii, mentre bramavo per un goccio d'acqua.
Mi portai una mano alla gola e tossii.
Non dovevo farmi sentire.
Presi dallo zaino un po' di mela e iniziai a mangiarne una piccola parte.
Avevo sete, e tanta.
Avevo il bisogno di bere almeno un litro d'acqua.
Un fruscio di foglie catturò la mia attenzione, e io già incoccai una freccia all'arco.
E ora?
Chi era?
Tenni la freccia incoccata finchè dall'albero non ne uscì un ragazzo dai capelli ricci scuri e occhi anche.
Teneva un piccolo coltellino che lanciò contro la mia direzione, che io schivai in fretta.
Tirai la freccia e subito vidi il primo tributo a morire per colpa mia.
Mi portai una mano alla bocca e iniziai a imprecare, mentre andavo in confusione.
"Assassina, assassinio, assassina!!" pensai iniziando ad agitarmi.
E veramente ad agitarmi.
Mi portai una mano al cuore e iniziai a respirare forte.
"E' passato, tranquilla." sentii la voce di mia madre.
Mi alzai da terra e sentii il colpo di cannone.
"Siamo in 13, adesso."dissi a bassavoce.
Mi lasciai tutto alle spalle e ricominciai a camminare.
Gli Hunger Games mi avrebbero fatta diventare un'assassina.
Me lo sentivo da quando scoccai la freccia nel cuore del ragazzo.
Povero ragazzo!
Sciolsi la coda e con i capelli mi feci una lunga treccia.
Poi continuai.
Vidi nella giacca che mi diede prima Lady, sentivo qualcosa muoversi di continuo.
La presi.
La spilla, me ne ero completamente dimenticata.
La portai al petto e la appuntai, poi mi rimisi in cammino.
Sarebbe stata una lunga giornata.
*******
Non sapevo che farmene della corda.
*BIP BIP BIP* sentii.
Alzai lo sguardo e prima di cadere dal ramo aspettai che il piccolo paracadute finisse tra le mie braccia.
Appena fu a terra, davanti a me, lo presi e lo aprii.
"Piccola, il lago è vicino, tieni un po' d'acqua, nel frattempo. *ho messo anche la tintura di iodio, potrà servirti a disinfettare l'acqua, non la consumare!*
Ti amo. -Mamma. *resta viva*."
Mamma un messaggio migliore non poteva farmelo.
-Grazie mamma.- presi la tazza d'acqua e la bevvi.
Scesi dall'albero e andai ancora più avanti.
Trovato!
Grazie mamma...grazie!
Mi tuffai tra quelle acque.
Fresca e salata.
Ne misi un po' nella borraccia e misi anche la tintura di iodio.
Non dovevo sprecarla.
Aspettai per un po' e bevvi quasi tutto.
La riempii ancora, e me ne andai.
Sarebbe stato molto utile.
********
La sera era calata e io ero stanca morta.
A poco a poco sarei svenuta.
Mi arrampicai su un albero qualsiasi e mi legai con la cintura, coprendomi con il sacco a pelo (altro consiglio di mamma).
Guardai il cielo stellato, anche se finto, quando comparì il sigillo di Capitol City e l'inno.
Lì sobbalzai!
E comparirono gli 11 tributi morti.
Solamente quelli 'non' Favoriti.
Ma Madlyn no.
Dov'era?
David?Nessuna traccia.
Non lo avevo più visto dopo il mare di sangue.
Non era morto.
Non era comparso tra i tributi morti!
O sì?
Mi coprii il viso con le mani, non dovevo pensare a lui.
Io non amavo lui.
Amavo solamente Matt.
Scossi la testa per scacciare quel pensiero e chiusi gli occhi.
Quando crollai nel sonno profondo, non avevo pietà.
-Allora, Distretto 12, sai dov è quella mocciosetta?- rise uno.
Parlavano di me.
-Si, più avanti..
-Sicuro?Sai che Jack...
-Sicuro, Haley, è più avanti, l'ho vista io poco fa...- rispose David convinto.
Non lo era affatto.
-Fidiamoci, dai, è piuttosto carino.- sussurrò una.
-Si, certo Beth.- si lamentò un'altra.- Andiamo, non perdiamo tempo.
-Dobbiamo ucciderla, è una dodicenne.
-Una dodicenne che ti ha superato, Jack!- rise David, ma smise dopo neanche un secondo.
Occhiataccia, eh?
-Zitto, Frost.- lo minacciò Jack.
Lo sapevo.
Ma perchè con i Favoriti?
Mi accorsi di piangere.
Asciugai le lacrime pronte ad uscire e sniffai il più silenzioso possibile.
Sentii i loro passi allontanarsi ancora di più e questo mi rendeva un po' tranquilla.
Quella notte sembrava come sul treno.
Insonne.
Il giorno dopo, forse, potevo anche morire, quindi...?
Cosa mi rendeva nervosa?
Lui o gli Hunger Games?
Non ne avevo la minima idea.

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Capitolo 9
*** -Pericoli.- ***


-Pericoli.-

Il mio unico desiderio è tornare a casa, io sono la vittima principale degli Hunger Games qui!
**************
Diedi uno sguardo ai piedi dell'albero.
Non c'era nessuno.
Era ormai mattina, e io avevo una fame da lupi.
Dovevo almeno cacciare.
Scesi dall'albero in fretta, mettendo tutto (sacco a pelo, cintura) nello zaino.
Lo chiusi in fretta e ricominciai la mia camminata.
Indossai la faretra, presi una freccia "normale" e la incoccai all'arco.
La mia fame, non resistette!
Mi fermai davanti ad un cespuglio pieno di bacche, quando mi accorsi che erano i famosi 'Morsi della notte'.
La roteai fra l'indice e il pollice, mentre le mie dita si dipingevano di rosso.
La lasciai cadere ai miei piedi e continuai, distogliendo lo sguardo da quel cespuglio appetitoso, che sembrava un piatto d'argento servito di mattina presto.
Deglutii e continuai.
Potevo andare al lago no?
Infatti, andai verso il lago, e con la freccia già incoccata catturai qualche pesciolino da cuocere.
Ma dovevo farlo adesso.
Presi qualche ramo di legno, tolsi le foglie e con un accendino datomi dallo zaino di Capitol City accesi il fuoco.
Misi il pesce sul fuoco e aspettai che si cuocesse in fretta.
Dovevo spegnere quel fuoco, sarebbe sembrato un piccolo avviso ai Favoriti che io sono in circolazione.
Appena cotto, lo mangiai a morsi e sgomberai tutto, per poi scappare in qualche direzione.
Quella più lontana dai Favoriti.
Scostai qualche ramo che mi impediva la strada, e mi accorsi delle orme che avevano lasciato nel fango.
Erano fresche, quindi di qualche ora prima.
Corsi fino alla luce che mi abbagliava, e trovai la Cornucopia.
Era cambiata totalmente.
Nella notte, era stata modificata.
Le piattaforme erano scomparse, la Cornucopia era circondata da un mare profondo, con piccole stradine strette che attraversavano il mare.
"I settantacinquesimi Hunger Games..." pensai.
Iniziai a correre, in equilibrio, sulle stradine in pietra nera.
Raggiunsi la Cornucopia quando mi trovai a terra.
-Ah!- urlai.
-Zitta...
-David!
-Zitta, nasconditi, ti cercano.
-Lo so, vi ho sentito.
-Lo so anch'io, ti ho visto su quell'albero, su nasconditi!- sussurrò, spingendomi verso l'interno della Cornucopia.
Mi nascosi dietro agli attrezzi, mentre lui scappava.
"Fa che tutto questo finisca, mamma!" pensai cacciando qualche lacrima.
Me l'asciugai, e quando sentii i passi di Jack e vidi i suoi capelli biondo cenere, mi alzai.
Mi pulii dalla polvere e presi qualche coltellino lì dentro.
Li misi nello zaino, e quando ero pronta, uscii correndo verso i boschi.
Colpo di cannone.
No!
David!
Nooo!
Corsi nella direzione che prese e dopo un po' trovai macchie di sangue.
Cos'era successo?
Iniziai a piangere per davvero, e continuai.
L'hovercraft comparì davanti a me, e mi accorsi che non era David...
Una ragazza.
Dai capelli biondi come il sole.
Venne sollevata e tutto tornò normale.
15 morti.
9 vivi.
Cacciai un sospiro, e mi chiesi allora dov'era David.
Era mezzogiorno appena.
Mangiai solo un po' di pera e un pezzo di pesce rimasto dalla colazione.
Mi arrampacai su un albero finchè non vidi i Favoriti che mangiavano beati.
Feci la tosse, ovviamente finta.
-UUU la Ghiandaia Imitatrice.- rise una ragazza dai capelli neri come la pece.
-Ciao, Favoriti!- sorrisi, mettendomi seduta al ramo su cui ero.
-Come stai?- mi chiese un rossa.
-Abbastanza bene, è la prima volta che vengo...ben allenati?- chiesi scherzosa.
-Da una  vita.- rispose Jack con un sorriso malizioso sul viso.
Feci una faccia disgustata.
-Ma che fortuna, chi ha ucciso la bionda?
-Io!- alzò la mano la rossa.
La nera gli diede uno schiaffo alla nuca e sbuffò.
-Brava.- mi congratulai.
-Sai chi è la mia prossima vittima?- mi chiese Jack, iniziando ad arrampicarsi sul mio albero.
-Io?
-Si, indovinato...- rise.
Cacciò dalla sua cintura un coltellino.
Presi una freccia velocemente e gliela conficcai nel braccio, così cadde di schiena sul suolo.
Il suo coltellino, però, volò prima e mi procurò un bel graffio sulla spalla destra.
Iniziai a tamponare la ferita con la mia mano, mentre Jack cercava di togliere la freccia dal suo braccio.
-Addio, Favoriti!- li salutai, sparendo tra gli alberi.
******************
Presi un altro po' d'acqua tra le mie mani e la misi sulla ferita aperta.
Esitai un po' quando l'acqua salata sfiorò il graffio.
Guardai il cielo diventare  blu scuro, e aspettai mia madre che mi mandasse qualche medicina o crema.
Strappai un po' del mio interno giacca e lo strinsi attorno alla ferita, come per fascia.
La coprii mettendogli poi la giacca e me ne andai dolorante.
Mi rifugiai in un altro albero, e mi ci addormentai immediatamente.
Anche se un dolore allucinante mi tormentava tutta la notte, potevo almeno avere una notte bella e calma..
*********
Una scossa.
Due scosse.
Tre scosse.
Mi sveglia spaventata e raccattai tutto in tempo.
Ma cosa?
"Terremoto, scappa Prim!" mi ordinai da sola.
Scesi dall'albero in fretta e iniziai a correre a più non posso.
Mi slogai una caviglia, e per fortuna arrivai alla Cornucopia in tempo.
Il mare agitato, il terremoto finì e davanti a me, si creò un tornado d'acqua.
"Oggi morirò!Oggi morirò!" dissi chiudendo gli occhi.
-No Prim!- gridò una.
Mi buttò a terra e mi tenne al sicuro fra le sue braccia.
-Chi sei?- chiesi.
-Zitta...- sussurrò lei.
Fissai la ragazza, stupita, e affondai il viso nell'erba fresca.
-Ti proteggo io, non ti farò del male...- sussurrò ancora.
Madlyn.
Madlyn...sì, era lei.
Il tornado si distrusse, diffondendo acqua per tutta la Cornucopia e un colpo di cannone si fece spazio in tutta l'arena solo per attirare l'attenzione dei tributi rimasti.
Un hovercraft comparì sopra le nostre teste e mi portò in braccio finchè non fummo lontani.
Rimisi a posto la faretra e lo zaino dietro alla mia schina e tenni fermo l'arco tra le mie mani.
-Grazie.- le dissi sorridendo.
-Stai perdendo sangue!
-Eh?- vidi la mia spalla e annuì.-Si, da ieri.
-Vieni con me, Prim.
-Dove?!
-Ti curo io, tranquilla.- mi sorrise.
Potevo fidarmi?
Annuii e insieme ci dirigemmo sulla riva del lago.
-Ci sono stata ieri, ma non ha funzionato!- spiegai.
-Tranquilla, so quel che faccio.
Mi abbassò la zip e vide la ferita aperta.
-Puoi curarmela?- chiesi, ma non ebbi risposta dopo in avanti.
-Si, certo.- rispose, solamente quando tolse le mani dalla mia spalla.
Non avevo sentito dolore.
Eppure, la crema che mia aveva applicato qualche minuto prima, stava già facendo effetto.
-Vuoi essere la mia alleata?
-Cosa?
Non ci credevo.
Non me lo stava chiedendo per davvero, giusto?
-Che cosa...hai detto?- chiesi ancora.
Rise di gusto e mi fissò dolcemente.
-Allora?Accetti di essere mia alleata o no?
-Ma lo dici sul serio?- chiesi, un po' insicura.
-Certo che sì!
-Ehm, okey.- annuii.         
-Bene, la mia tana è lì.- indicò una parte della "spiaggetta".
C'era una piccola grotta, coperta da piccole rocce che la facevano diventare una cosa naturale, non proprio naturale (eravamo in un'Arena  tecnologica, ovviamente).
-Non ci credo!- esclamai.
Ci avvicinammo di più e io potetti vederla da vicino.
Era un'idea super geniale, eppure io ci passavo tantissime volte al lago (per riempire la borraccia).
-Grazie ancora..- dissi, entrando in quella piccola tana.
-Di niente, Prim.
-Vado a cacciare io?- chiesi.
-No, non preoccuparti, nasconditi e se qualcuno ti scopre...- disse, estraendo un piccolo coltellino, e me lo passò.- Fai quel che sai fare, Prim.
Come mai tutte le persone che avevo incontrato, mi dicevano quella piccola frase?
Sembrava ripetitiva.
Mi accarezzò i capelli scuri scuotendomeli un po' e uscì armata, per poi prendere la via di destra e scomparire nei boschi.
"Sono di nuovo sola, voglio tornare a casa...il mio unico pensiero, il mio unico desiderio.."pensai.
In un pugno stringevo l'arco e nell'altro il coltellino.
Ero armata, perchè avevo tanta paura allora?
Perchè ero una scema.
Avevo sempre paura di tutto.
Un tuono mi fece sobbalzare.
Iniziò a piovere a dirotto, e mi rimisi nel sacco a pelo senza problemi.
Mentre l'aspettavo, chiusi occhio per un po' e mi addormentai.
Speravo tanto che tornasse con qualche coniglio in mano.
*****
-Giorno...- sussurrò al mio orecchio Mad.
Sbadigliai e mi stiracchiai.
-Buongiorno Mad...- dissi io, passandomi la mano sull'occhio, per metterla a fuoco.
D'improvviso, vidi tutto abbaiato.
Avevo pianto?Bho!
-Ti sei addormentata, ho fatto io la guardia.- mi avvertì lei.
-Scusami, avevo tanto sonno...
-Ti capisco, tranquilla Prim, vuoi un po' di tacchino?
-Tacchino...?
-Si, ne vuoi un po'?
-Certo, grazie..- dissi prendendone una piccola parte.
-Su, dai!
-Cosa c'è?- dissi ingoiando il pezzo già mangiato.
-Prendine ancora un po'!
-Davvero?
-Non fare domande stupide, Prim...prendi dai!
E così nacque la vera amicizia.
Lei era gentile.
Vivace, ma soprattutto anche una ragazza carina.
Si fece subito notte, gli Strateghi volevano qualcosa su cui scommettere, eh?
Uscimmo fuori solo per respirare un po' d'aria e iniziai a indicare il cielo.
-Guarda lì!
-Una stella cadente!- urlò lei di seguito sorridendomi.
-Ma non è...naturale! Vero...?- le chiesi consapevole di ciò che dicevo.
-Già, non lo è affatto.- rispose.
-Peccato, io non l'avevo mai vista una vera stella cadente.
-La vedrai, ne son sicura.
-Sarò io la stella cadente che cadrà dopo gli Hunger Games...
-Che vorresti dire?
-Morirò, andrò lassù e farò vedere a tutti i bambini del mio Distretto una vera stella cadente.- sorrisi.
-No, la vedrai tu stessa, non sarai una stella cadente, Prim....vivrai!
-Non è vero, lo dite tutti, e non succederà mai.- ammisi.
-Ti proteggerò io, lo prometto.
-Non mi serve nessuna protezione, Madlyn, so difendermi da sola...non mi fido di nessuno.
-Neanche di me?
-No, di te mi fido...ma non troppo..
-E' meglio tornare indietro, sta facendo piuttosto freddo.- disse ritornando nella tana.
Sospirai per un po' e ritornai dentro anch'io.
Appena entrai, toccò il posto accanto a lei.
Capii un: "E' ora di dormire, Prim, mettiti accanto a me".
Annuii solamente e presi il mio sacco a pelo, mi sdraiai accanto a lei e chiusi occhi di nuovo.
Mi accarezzò il capo, mentre io iniziavo a sognare cose che non avrei mai più visto.
-Notte Prim...- lasciò la sua mano cadere sulla mia spalla mentre perdeva i sensi e iniziava ad addormentarsi.
Avevo bisogno di mamma.
Di papà.
Di Rye.
Avevo bisogno di tornare a casa presto.
Il più presto possibile.




#MYSPACE.

Ve piasa il nuovo capitolo?
Lo spero.
Un po' più lungo degli altri eh?
Grazie alle mie lettrici preferite :
1D_we_love_4ever (dovevo sempre taggarti, angelo, l'hai fatto anche tu!! <3 ) e auroranadi (grazie ancora bella :3)che recensiscono sempre i miei capitoli.
Vi amo ragazze.
Kiss <3 

Directioner_2001

 

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Capitolo 10
*** -Un bacio.- ***


SCUSATE GLI ERRORI PRESENTI DENTRO AL CAPITOLO, NON HO POTUTO CONTROLLARLO PERCHE' DOVEVO USCIRE, E L'HO FINITO SOLO ORA...
MEGLIO SE VADO!!!
BUONA LETTURA!

 
-Un bacio.-
Un bacio, un bacio che mi fece rabbrividire non provando niente.
*******
Quella notte feci io il turno di guardia.
Non avevo sonno.
Eppure, mi sentivo così stanca che forse ci sarei ritornata volentieri nel mondo dei sogni.
Mi appoggiai alla parete rocciosa mezza assonnata e, con arco e frecce in mano, mi sentivo completamente al sicuro.
Fissai per un po' Madlyn.
I capelli le scivolavano sul viso e il suo russare dava un po' di suono in questa piccola grotta.
Sospirai fin quando non sentii dei passi rumorosi che diventavano sempre più forti.
Mi alzai dalla posizione scomoda in cui mi trovavo e con la freccia già all'arco pronta a togliere la vita a qualcuno, mi avvicinai all'entrata della grotta.
-Sono io!- disse David rabbrividendo.
-David!- urlai io abbracciandolo.
Portai la mano sui suoi capelli mentre la mia testa si avvicinava più all'incavo del suo collo.
Provai un brivido quando le sue mani si posarono sui miei fianchi.
Anche se mi aveva tradito, aveva lasciato un impronta duratura sul mio cuore.
Era mio amico.
Era l'unico che potesse almeno confortarmi nell'Arena.
Mi staccai da lui e gli vidi ogni piccola parte del suo viso.
-Mi sei mancato così...tanto.- sussurrai io stringendo il colletto della sua giacca.
-Anche tu mi sei mancata, Prim, non lo sai quanto.- iniziò a piangere.
Crollò fra le mie braccia.
Gli accarezzai la schiena, mentre lui piangeva sulla mia spalla.
-Shh...zitto, non piangere più Dav...
-Ho così tanta paura, Prim.
-Non devi averne, ora ci sono io con te adesso.- gli sussurrai io.
Lo fissai negli occhi.
Erano stanchi.
Le sue gance arrossate per il pianto.
Il labbro gonfio.
L'occhio quasi nero.
Lo aiutai ad appoggiarsi alla parete rocciosa su cui ero appoggiata qualche minuto fa e gli lasciai il tempo di sfogarsi.
-Ho bisogno di tornare a casa...- sussurrò infine, crollando nel sonno.
-Ci tornerai, ti porterò con me, Dav.- dissi accarezzandogli la guancia.
Gli lasciai un bacio su di essa e lo misi nel sacco a pelo, mentre io facevo ancora il turno di guardia.
************
Una mano pressò la mia spalla.
Mi svegliai di colpo, quando vidi Madlyn che mi indicava David.
-Chi è?
-David..
-David chi?
-Il mio compagno di Distretto...- confessai, fissandolo.
-Vado a caccia, a dopo...
-Posso venire con te?- le chiesi.
-No, tu sfama questo ragazzo, ho lasciato della frutta.
-Okey...- annuii.
-A dopo piccioncini!- strizzò l'occhio e se ne andò, con la sua enorme lancia.
Non siamo piccioncini.
-Prim...- sentii sussurrare.
Mi voltai verso David e mi diressi a lui con grandi passi.
-Ho freddo....- disse deglutendo.
-Metti questo.- mi sfilai la giacca e se la mise.- E mettiti un altro sacco a pelo.- gli misi un altro sacco a pelo e lo vidi un po' più rilassato.
-Dormi, stavi sotto alla pioggia ieri.- accarezzai il suo ciuffo, mentre lui mi fissava attentamente.
Ogni mio movimento.
-Grazie.
-Di niente, Dav.
-Sei una buona amica...
-Lo so.- risi.
Lui non lo fece.
-Scusa.- continuai.
-Noo ahaha.- disse lui sorridendo.
Con le dita sfiorò la mia guancia, e questo causò il mio rossore.
-Perchè l'hai fatto?- chiesi allontanandomi.
-Cosa?
-Mi hai messo le corna, ti ho sentito parlare con Haymitch mentre ridevi di.... me.
-Scusa, mi ci ha costretto....non volevo farti soffrire.- disse, si alzò sedendosi e allungò la mano solo per sfiorare la spalla.
Mi alzai di scatto e mi avvicinai all'entrata della grotta.
-Ho bisogno di aria...scusami.- sussurrai uscendo da quel posto troppo stretto per i miei gusti.
Iniziai a camminare lungo la riva quando sentii un urlo.
Non era David.
MAMMA?
Corsi verso la grotta, dove avvertii David di proteggersi e di armarsi in fretta.
Iniziai a correre verso la voce, quando guardai in aria.
Ghiandaie chiaccherone.
Mi tappai le orecchie, mentre sentivo le urla dei miei.
Ma cosa volevano farmi?
Scappai in una direzione diversa, e quando tolsi le mani premute qualche secondo fa sulle mie orecchie, le voci dei Favoriti mi fecero scattare di nuovo.
Volevano la GUERRA?E GUERRA SIA.
-Ehi, la ghiandaia imitatrice, prendiamola!!!- urlarono i Favoriti.
Ma io, ero già in cima ad un albero.
-EHI EHI EHI!- urlai io ridendo, e così meritai una faccia tra il disperato e il disgustato.
Una vera faccia di idiota.
-Cos è? Dispiaciuti di non avermi preso?- risi ancora.
-Ti ho preso una volta, questa volta muori!- urlò Jack iniziando ad arrampicarsi.
-Provaci, se ci riesci.- lo provocai iniziando ad arrampicarmi sempre più in alto.
Lui raggiunse il mio vecchio ramo, ma dato la sua paura dell'altezza, cadde di botto.
La sua seconda schiantata al suolo, ma come fa?
-Jack!- urlò una ragazza piegandosi sul corpo stremato del povero e illuso Jack.
Lo guardai con sorriso soddisfatto, e girai il capo prima che la lancia della rossa piegata mi lasciasse un bel graffio.
Mi ero salvata in tempo.
Presi la lancia conficcata sul tronco accanto a me e la strinsi tra le mani.
-Sei una piccola mocciosetta, MELLARK!
-Lo so, ma meglio essere così che idiote e fessi come voi!!- urlai di seguito, causando il rossore della rabbia della ragazza rossa....come si chiamava? Beth?Sì, Beth.
-STA' ZITTA!- urlò.
Girai il capo dalla parte opposta finchè non se ne andarono imprecando su di me.
E io restai zitta.
Non avevo la minima voglia di litigare.
Scesi appena scomparirono tra i boschi, e presi la via opposta per raggiungere presto il lago.
L'urlo straziante venne verso il lago, e non potetti non sperare che fosse DAVID.
I Favoriti, sono stati loro?!
Raggiunsi il lago in fretta, solo per vedere la mia amica Mad respirare faticosamente mentre il coltellino penetrava il suo cuore.
Non l'avevano ancora uccisa, poteva ancora farcela.
Ma, non la raggiunsi in tempo.
-MAD! MAAAAD!- urlai.
Mi buttai sulla sabbia fredda e le misi il capo sulle mie gambe.
-Resisti, ti curerò io, Madlyn...
-No, Prim...- mi fermò lei.
-Ma...io non voglio che tu muoia...- sussurrai quasi piagnucolando.
-Non ti preoccupare, resterò sempre con te.- strappò il bracciale dal polso e me lo porse.
-No, non lo accetto...- dissi stringendola più a me.
-Accettalo, così non mi dimenticherai.
Lo presi e lo misi al polso.
-Va bene?- chiesi.
-Si, tienitelo stretto, non darlo a nessuno.
-Lo farò, lo prometto.
-Prim?
-Si?
-Fai quel che sai fare, io credo in te.- chiuse gli occhi e il colpo di cannone sparò.
-No....no.....NOOOO!!- urlai io, tenendo ancora tra le braccia il corpo defunto di Mad.
La portai in acqua, e fu presa immediatamente da un Hovercraft.
Le lasciai un bacio in tempo, e poi fuggii verso la grotta, con in mano il suo bracciale e le provviste che aveva catturato qualche attimo prima di morire tra le mie braccia.
David, era completamente sano.
Dormiva tranquillamente mentre si stringeva nella sua-mia giacca.
-David...
-Mh?
-David?
-Cosa c'è?
-Mad...
-A proposito dov è?
-E'....
-Morta?- dicendolo, rabbrividii.
-Si, è morta...- dissi infine fredda.
Arrostii tutto il cibo catturato e aspettai qualche secondo finchè non furono cotti, sia sentro che fuori.
Presi il coltellino e tagliai il coniglio appena arrostito passandoglielo.
-Non mangio così tanto.
-Uhm, davvero?
-Si davvero...- guardò il coniglio come se stesse sognando e me lo strappò dalle mani.- Beh, ora sì...la gente cambia no?- rise masticando.
-Si, cambiano veramente...- dissi mangiando l'unica parte rimasta del coniglio.
Presi poi lo scoiattolo, ma non lo volemmo nessuno dei due.
-Ancora arrabbiata?
-Non troppo...direi..
Si avvicinò a me, e ad un centimetro di distanza da me sussurrò un :" L'ho fatto solo per piacerti...".
Scostò le sue labbra dal mio orecchio e si posarono sulle mie labbra dolcemente.
Inizialmente, non feci niente.
Fece tutto lui.
Si allontanò da me e iniziò a richiudere occhio.
L'unica cosa che faceva era dormire.
E se questo bacio fosse tipo un aiuto per tornare a casa?
Cosa dovevo fare, per davvero?
Strinsi il coltello tra le mani, mi misi sotto le sue braccia di sorpresa e aspettai che la notte fosse scesa.
Lui dormiva da angioletto.
Non dava alcun fastidio.
Eppure , a me lo dava.
Non volevo mica ucciderlo...
Mi serviva.
Era un biglietto per il viaggio di ritorno al 12.
Si svegliò di colpo, facendomi spaventare a morte sobbalzando appena.
-Ma cos...?- chiesi stiracchiandomi.
-Ho sentito dei passi...
-Io no.- risposi fredda.
-Io sì, quindi c'è qualcuno fuori, vado a controllare...- si tolse tutta la roba pesante da dosso e amrato di spada uscì fuori dalla grotta.
-Cosa fai?David...?- chiesi dopo che scomparii dalla mia vista.
-AAAAA!
-DAVID!!- urlai di seguito.
Presi arco a frecce e corsi verso di lui.
-DAVIIIIIDD!- urlai ancora.
Dov'era ora?
Era notte fonda, e io dovevo cacciarmi in un altro guaio solo per lui.
Cadde a terra davanti ai miei piedi, dopo che una mia freccia colpì il cuore del ragazzo.
*BUM!* 
Il suono del cannone, mi fece capire che era finita quella notte.
David si alzò da terra e io non feci altro che sfogarmi tra le sue braccia.
-Non farlo più.- dissi a malapena.
Mi accarezzò i capelli biondi sciolti, e mi lasciò un altro bacio sulle labbra.
-Non piangere, andiamo.- sussurrò.
Mi abbracciò ancora e mi incoraggiò a camminare di nuovo verso la grotta.
Scostò una mia ciocca dal viso e mi sussurrò ancora:" Piangi?".
Scossi la testa, e lui sorrise.
Mi strinse la mano così forte che quasi per un momento non sentii più la mia circolazione del sangue.
Ma non ci feci caso.
Per far credere l'idillio che stava nascendo tra di noi, mi poggiai al suo petto finchè non fummo davanti alla grotta.



 

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Capitolo 11
*** -Questo non è normale.- ***


-Questo non è normale.-
Il fuoco divampa, e io scappo.
**********
 
-Giorno...- sentii.
Aprii occhio e guardai David mentre mi passava la colazione.
-Bacche..?- chiesi indicandole.
-Sei allergica?
-No, ma sai se sono...
-Sono innocue, tranquilla.- rispose lui.
Ne presi una.
Non mentiva.
Ne bramavo altre.
Me ne mise molte di più e finalmente, fui sazia quel giorno.
Mi appoggiai alla parete rocciosa della grotta e mi portai una mano allo stomaco.
Si mise affianco a me e mi abbracciò mettendomi un braccio attorno alla spalla.
Portai la mano che poco fa era sul mio stomaco e la misi sulla terra che dominava sotto di noi.
Trovai qualche capello.
Color carota, naturalmente.
Era di Madlyn.
Sorrisi e lo feci cadere dalle mie mani e lasciai stare.
Portai l'altra al polso e feci roteare il bracciale d'oro di Mad.
Era così lucente, anche dopo 4-5 giorni.
-Madlyn?- chiese.
-Si, me l'ha lasciato lei.. prima di morire.
-Hai una parte di lei, sai?
-Lo so, Dav.
Mi mise una mano sulla guancia e mi diede un bacio sulla fronte accaldata.
-Scotti...- disse preoccupato.
-Ho solo un po' di mal di testa, non è niente, tranquillo.- sussurrai io.
-No, ora ti metti dentro al sacco a pelo...e io ti do qualche medicina.
-Stanno nello zaino.- lo avvertì.
-Lo so.- rispose solamente.
Prese delle pillole, mentre io mi infilavo di nuovo dentro al sacco a pelo.
Appoggiai il capo sulle sue gambe, mentre mi costringeva a ingoiarne alcune, così che la febbre mi passasse in fretta.
-Non ne voglio più!- mi lamentai.
-No, devi prenderne altre.
-NONONO!
-Si!
-No!
-Ti devo costringere?
-No...
-Allora, dai...così guarisci in fretta.- mi supplicò.
Le ingoiai bevendo quella poca acqua rimasta e mi rimisi sdraiata.
-Sei una brava bambina..- rise.
-Non sono bambina....
-Si, la mia...- si piegò dandomi un bacio sulle labbra.
-Papà mi farà una cazziata, se continui così, sai?- risi.
-Eh, lo so.
-Sono la sua bambina...me lo dice sempre.- dissi guardando un punto vuoto della stanza.- E sono la piccola di mia madre!- continuai.
-Allora tu sei la mia Prim, la mia e di nessun altro.-rispose.
Sorrise.
Aveva un bel sorriso, d'altronde.
Contaggioso e divertente.
Giocò con alcune mie ciocche riccie e li lasciò cadere sul mio viso.
-Vuoi dormire?- chiese.
Scossi la testa, mentre lui annuì e si appoggiò alla parete rocciosa.
-Quando ce ne andremo di qui?- gli domandai.
-Presto, Prim.
Stavo combattendo una lunga guerra.
Contro Capitol City.
E l'amore.
E non me ne ero resa conta fino ad adesso.
Sapevo che sarei morta lì, nell'Arena.
Mi accarezzò la guancia, mentre iniziavo a lacrimare silenziosamente.
Sniffai una volta sola, prima che lui mi asciugasse le lacrime.
-Non piangere, ti prego...- sussurrò.
-Non posso promettertelo.
-Puoi, invece.
-No...non posso.
-Con me, sì.- mi fece sedere su di lui e potetti così appoggiare il capo sul suo petto, muscoloso anche se aveva solo 13 anni.
-Non cambierà mai,  vero?
-Cosa?
-Questo, Dav, non cambierà mai?
-No, non cambierà mai, Prim...- un bacio sul capo e mi fece addormentare in poco tempo cantandomi una piccola canzoncina.
-Verrai, verrai,
all'albero verrai...
ove ti dissi "Vai se ci vuoi liberare"?
Qui strani eventi si son verificati
e se ci incontrassimo
all'albero degli impiccati...- cantò.

Chiusi gli occhi, ma non prima di sentire le sue labbra premere sulle mie e appoggiarmi al suolo dolcemente.
Scese la sera, quando io mi ritrovai nel mondo dei miei incubi.
***********
Una lacrima attraversò il mio viso, mentre vedevo ciò che mai volevo vedere in vita mia.
Matt, torturato come non mai, sotto alle mani dei Pacificatori.
E io che non posso aiutarlo, era un'agonia.
Mi girai e rigirai nel sacco a pelo, finchè non esplosi in un urlo pazzesco facendo scattare Dav dalla sua posizione scomoda davanti all'entrata della tana.
-Che cosa è successo?
-Incubo, Dav, incubo!- urlai io stringendolo.
Mi strinse anche lui e mi sussurrò molte volte "Calma".
Mannò!
Non ci riuscivo.
Feci qualche sospiro più grande dell'altro, e potetti crollare a terra con quell'immagine davanti.
"SPARAMI" le sue labbra mimarono verso di me.
Io, la pistola in mano, mentre lui veniva catturato e torturato.
Ma non volevo che morisse.
Solo che fosse con me.
Singhiozzai, e lasciai cadere la pistola a terra, mentre iniziai a piangere a dirotto.
Caddi a terra mentre lui fu portato via davanti ai miei occhi.
"Sai in che guaio ti stai mettendo?" sentii di nuovo la voce di mia madre rimbombarmi nelle orecchie.
"No, ma so che lo hai fatto anche tu, ma il mio andrà meglio, tranquilla." sentii ora la mia voce mentre glielo raccomandava.

Premetti le mani sulle mie orecchie mentre cercavo di far finire tutto ciò.
Poi mi vidi, me stessa, correre nei boschi felicemente contenta.
Con lui.
Matt.
Che un attimo dopo si trasformò in David.
Ma cosa mi succedeva?!
Svenni.
"Ti amo Matt" l'urlo che cacciai prima che le porte del palazzo di Giustizia si aprissero.
Non ricevetti niente in ricambio e questo mi fece star male.
Erano come flashback.
Fissai il soffitto in roccia davanti a me e lì capii che era tornato tutto normale.
La mia mano incontrò la sua e ne baciò il dorso.
-Perchè fai tutto questo?
-Perchè ti amo, non si capiva?- sorrise, ancora.
-Tu sei troppo dolce.
-Sei tu, troppo perfetta.- sussurrò.
-Ti ho sentito.- risi allungandomi per prendere una parte di tacchino.
La mangiai fino all'ultimo pezzo quando notai che fuori c'era un diluvio.
Il vento soffiava su di noi, mentre io tenevo lo sguardo fisso nel fuoco acceso qualche secondo fa da David.
I miei capelli mi volarono davanti, e mi sentivo presa dal vento per un momento.
Alzai lo sguardo sul ragazzo davanti a me, mentre lo vedevo concentrato a riscaldarsi dal troppo freddo.
Cacciai dallo zaino del tributo del Distretto 4 (quello che uccisi quando David era intrappolato tra le sue braccia) e trovai una coperta.
Ci avevo dato uno sguardo qualche ora prima, dopo averlo preso.
Gliela misi sulle spalle e lui sorrise.
Se la strinse a sè, mentre io me ne ritornavo a posto.
-Dav?
-Si?
-Hai qualcuna a casa?
-Noo, ho solo te, perchè?
-Nah, curiosità...ti vedo così pensieroso.
-Eppure, quella che pensa sempre, sei tu!- disse ridendo.
-Non è vero!- ribattei.
-Si, invece...
-No...non è vero.
-Che pensi te, invece?
-Mamma, papà, Rye....
-Matt...
-Matt?!
-Matt è un mio amico, l'ho conosciuto qualche anno fa, mi aveva sempre parlato di te... sembrava proprio innamorato.- raccontò.
-Davvero?- chiesi sorpresa.
-Uh, assai, se devo dire la verità!
-E così...
-Mi sono innamorato di te.- finì la mia frase in tempo.- Dormiamo...dai.
-Ma...ma..?
-A dormire, su!
Mi infilò dentro ad un sacco a pelo a caso e si mise accanto a me con il secondo sacco.
-Non riesco a dormire..-sussurrai.
-Dormi Prim, pensa a qualcosa di bello.- le stesse identiche parole che mi disse mia madre sul treno, mentre passavo una giornata insonne avanti e indietro per il treno.- Pensa a Matt...
-Penso a te.- sussurrai fissandolo.
-Anchio, penserò a te.- arrossì di colpo.
Allungò la mano per cercare la mia e stringerla in una stretta forte.
-Resta....con me.- disse in un sospiro.
-Ah...- sospirai.- Sempre.- risposi dopo.
Mi strinse fra le sue braccia mentre ci addormentavamo.
***************
Ero tra i boschi, la mattina dopo.
Rimisi la faretra in spalla e l'arco.
Dav mi ha detto che avrebbe fatto lui il turno di guardia, nel caso incontrasse qualcuno.
Misi in un sacchetto di plastica( sempre dlalo zaino del ragazzo che avevo ucciso) le bacche che avevamo mangiato ieri mattina e presi di mira alcuni scoiattoli.
Strinsi la loro coda in un pugno e tornai alla tana.
-Stiamo al 5 giorno... e non abbiamo ancora preso quella mocciosetta.- si lamentò Beth.
Mi nascosi su un albero, mentre vedevo i Favoriti parlare sulla riva del lago.
-E' furba.- la avvertì la nera, Jade.
-Lo so...ecco perchè la odio.- disse bevendo un altro po' di BIRRA.
Capitol City li amava, ovviamente.
Aspettai che se ne andassero, e scesi dall'albero in fretta, solo per raggiungere David.
Ma....David, non c'era.
-Dav...?- lo chiamai sottovoce.
-Aiuto! Prim!!!
- DAVID!
Si metteva sempre nei guai, e io dovevo assecondarlo.
-Aiuto, Prim!
Lo sentii ancora più forte.
Mi avvicinai al dirupo che mi era davanti e vidi la sua mano piena di sangue per via della terra rocciosa che gli procurava graffi superficiali.
Tenni ancora la faretra, ma posai l'arco alla mia destra, mentre mi piegavo per prendergli la mano.
-Resisti....- dissi io serrando i denti.
-Non ce la faccio!- gridò lui.
-Dav!
-Prim!
Cadde lui?Caddi anch'io di seguito.
Il mio arco restò lì, mentre noi due stavamo cadendo nel nulla.
Mi piegai sulle ginocchia, così da avere un atterraggio migliore, anche se mi sarei rotta qualcosa.
Atterrai di schiena, mentre stavo scivolando su una discesa.
-Prim!- urlò ancora David.
-Dammi la mano, Dav!- mi allungai.
Mentre le nostre mani si cercavano, scivolavo sempre di più.
Afferrai la sua e ci fermammo davanti ad un pino gigantesco.
Impiegai pochi minuti per respirare di nuovo e per bene.
-Non senti anche tu caldo?- mi chiese serio.
-Non fare l'idiota.- dissi sbuffando.
-No, sento davvero caldo..
-Anche io...ma cosa sta...?!- dissi guardando davanti a me il muro di fuoco che cresceva solo divorando alberi su alberi.
-Presto.- dissi scattando  in piedi, così anche lui.-Via!!!- urlai.
Correndo più non posso.
-AH!- urlò poi Dav.
-Cosa c'è?!
-La caviglia.- cadde a terra imprecando su sè stesso.
Gli sbloccai la caviglia rimasta incastrata su alcuni rami e lo aiutai ad alzarsi.
-Andiamo, Dav, non c'è tempo da perdere.- gridai io.
-Non ce la faccio, capisci?- disse in lacrime.
-Ce la farai.- gli alzai il viso guardandolo negli occhi. -Andremo a casa, Dav.- gli dissi ancora, premendo le mia labbra sulle sue dandogli un bacio a stampo.
-David, io ti amo, e non ti lascerò solo.
-Ti amo anch'io Prim.- disse dandomene un altro.
Ma non potevamo perdere il tempo.
Il fuoco si avvicinava il più presto possibile per divorarci assieme.
-Muoviti dai.- lo obbedì.
Zoppicò per un momento, poi dopo un po' scosse il piede e ritornò a correre.
Il muro di fuoco si spense per un momento, e dopo un po' cominciarono gli spari.
Qualche sparo di fuoco poteva anche prendermi il cranio, se Dav non mi avesse avvertito in tempo e lo avrei schivato.
-David!!!- urlai ancora, non vedendolo più.
-Sono qui Prim! Abbassati.- rispose.
Feci come detto e la roccia dietro di me stava quasi diventando polvere.
Mi afferrò la mano e mi costrinse a seguirlo.
Ci trovavamo dietro ad un pino, e lui mi bloccò la parola serrandomi la bocca con la sua mano, solo per qualche momento.
Lo abbracciai senza dirgli niente.
Strinsi forte la presa contro il suo collo, mentre lui sui miei fianchi.
-Ho avuto tanta paura, non devi farmi sempre questo..- dissi lacrimando.
-Shh.- mi calmò.
Quello sguardo.
Quello lo riconoscevo.
Non lo sapevo neanche.
FLASHBACK.

"Giochiamo al gioco della bottiglia?"chiese la festeggiata.
Ero sola.
Mi misi seduta accanto alla parete della sua casetta, mentre prendeva una bottiglia, tutti gli invitati si sedevano sull'erba.
Scese le scalette di legno e raggiunse gli amici.
"Ehi Prim, non vieni?" mi chiese lei sorridendo.
Lei? Tania.
Scossi la testa sorridendo e scosse le spalle.
Si mise seduta e tutti i partecipanti si misero in cerchio.
Anche Matt.
Matt, matt, matt, matt.
Si alzò dal suo posto e mi raggiunse, sotto lo sguardo di tutti.
"Non gioco se non giochi tu." mi disse.
"Gioca....dai." lo incoraggiai.
"Scusate." chiamò tutti."Noi andiamo, ci siamo ricordati che avevamo un impegno!" avvertì.
Mi prese per il braccio e mi sussurrò un: 'Io non vado da nessuna parte se non ci sei tu'.
Mi girai indietro, per guardare i volti delusi degli invitati.
Ma soprattutto uno.
Mi guardava con tristezza.
Era lui.
Si.
David Frost.
FINE FLASHBACK.

*BUM!*
Colpo di cannone, colpo di fuoco.
Un colpo mi stava per centrare.     
-Tranquilla....- David iniziò a fissare il luogo davanti a noi.
Mi strinse la mano e mi gridò :"MARE!".
Cosa?
Io non sapevo nuotare.
Arrivammo lì davanti e ci volle solo un secondo per pensarci su.
-Al mio tre....- disse, fissandomi.-Uno...due.....tre!- urlò.
-Io non so nuotare!!!!!- gridai appena a contatto con l'acqua.
Ero sott'acqua.
Con gli occhi aperti per la troppa acqua salata lacrimavo appena.
Vidi un momento la luce.
E lì pensai: era questa la mia morte, o l'ostacolo più difficile della mia vita?

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Capitolo 12
*** -La fine di una lunga guerra, era arrivata finalmente.- ***


-La fine di una lunga guerra, era arrivata finalmente.-
Stavo per vincere.
Dovevo vincere.
************

Delle mani pressarono sotto le mie braccia.
Mi strinsero in una stretta e sentii finalmente la freschezza sul mio corpo.
La terraferma calda mi accolse perfettamente, togliendomi tutto il fresco che avevo in corpo.
Iniziai a  tossire poche volte, fino a diventare conati di vomito, così mi dovetti allontanare.
Portai le mani al collo e tossii fin quando ebbi finito di scacciare tutta la cena della sera prima.
-Ehi, ti senti bene?!- mi chiese David, scrollandomi per le braccia.
Scossi la testa, e lui mi sussurrò parecchie volte scusa per avermi fatta nuotare senza che lo sapessi fare.
-Non importa.- tossi ancora.
-Hai la faccia pallida.- mi avvertì girando fra le sue mani il mio viso.
-Fa niente.- risposi.
-Riesci a camminare?
-Sì, quello sì.- sorrisi.- Torniamo alla grotta.
Tornati alla grotta, non trovammo l'arco.
Era sparito tutto in due minuti.
Roba da matti, no?
-E il mio arco?!- sclerai.
-Non ce l'ho io!
-E ORA COME FACCIO?!- dissi iniziando ad urlare..poi mi fermai a riflettere -Non possiamo essere caduti per il tuo peso, qualcuno mi ha spinto e so che era uno dei Favoriti, ho visto dei capelli rossi.....BETH!- urlai alla fine.
-Andiamo a cercarla, no?
-Che venga lei, userò i coltelli nel frattempo.
-E delle frecce che ne farai?
Presi la faretra ancora piena (le frecce erano incastrate tra gli spazi piccoli che la faretra aveva) e mi domandai "COSA CI AVREI FATTO ORA CHE NON HO L'ARCO?"
Fissai poi David e rimisi la faretra in spalla.
-Nulla, magari li userò come coltelli o lance....ne farò qualcosa, me ne sono rimaste alcune di esplosive e le 5 incendiarie, ci farò qualcosa..Dav.
-Okey, andiamo.
Mi guardai indietro.
Il dirupo stava scomparendo e io non volevo scomparire insieme ad esso.
Presi la mano di David e corsi più che potetti, con le poche forze che avevo in corpo.
*************
Quella sera mi svegliai di nuovo, con conati di vomito.
Avevo preso qualcosa.
Erano sicure quelle bacche?
O era per via dell'acqua troppo salata?
Non mi importava.
Stavo vomitando molto in quei due giorni, tanto che la mia tuta sembrava larga.
Soprattutto la giacca datomi da David la sera prima.
Mi portai la manica della tuta alla bocca prima di riniziare e deglutii il tutto, poi sospirare.
Cos' avevo?
Effetto collaterale delle bacche?
Misi la mano sulla mia pancia e mi poggiai esausta sull'esterno della grotta.
Pulii le labbra con il dorso della mano e iniziai a guardare il cielo stellato di notte.
Mi sedetti sulla roccia davanti a me e mi scorsi solo un po' per vedere la costellazione tanto familiare.

Quella che vedevo ogni sera a casa. 

"La vedi quella?" mi chiese mamma indicando in cielo una costellazione bellissima.
"Si."
"E'la stella più luminosa che c'è!"
"E come si chiama?"
"Non lo so, so solamente che mio padre mi portava sempre ogni sera a vederla."mi raccontò fissandomi.
La fissai anch'io.
Aveva le lacrime agli occhi.
Ci passai sopra la manina piccola che avevo allora e sorrisi.
"Andiamo a vederla nei boschi?" le chiesi.
"Perchè no?" rispose prendendomi in braccio.


Deglutii e ritornai dentro.
Non avevo proprio voglia di ricordare casa.
Se no mi sarei messa di nuovo a piangere.
Notai poi che David era ancora sveglio.
-Ciao.- iniziai.
-Ciao...- rispose dopo un po'.
-Non ci riesci a dormire?-chiesi.
-No...e neanche tu a quanto vedo.
-Hai indovinato...
Mi decisi.
Mi sedetti dalla parte opposta di David e mi riscaldai accanto al fuoco.
-Mi dispiace.
-Ti ho detto che non importa.
-Anche per l'arco, è soprattutto colpa mia.
-Non è vero.
-Ti stai stufando di me vero?!- disse alterato.
Non l'avevo mai visto e mai sentito così.
Scossi il capo e lo abbassai, per portare lo sguardo sulle lingue di fuoco che mi riscaldavano da quella notte fredda.
Eravamo rimasti in pochi.
I 4 Favoriti, noi due e qualche altro tributo di cui non so nulla.
-Rispondimi!- urlò.
Chiusi le palpebre fortemente e feci finta di non sentirlo.
-Rispondimi!!- urlò ancora più forte, spintonandomi.
-Smettila!- dissi andandomene.
Si fermò e mi chiamò forte.
Non tornai indietro.
Prima di andarmene mi armai di spada e frecce e presi un sacco a pelo a caso con zaino ( e borraccia dentro, proprio tutto il mio equipaggiamento), e mi nascosi tra i boschi.
Ritornai al mio solito posto :l'albero.
Mi arrampicai allo stesso albero di qualche giorno fa e mi allacciai la cintura quando fui dentro al sacco a pelo.
Alzai il cappuccio e immaginai.
Qualcosa che non avrei più rivisto:CASA.
*********
Un canto di Ghiandaia mi svegliò quella mattina.
Sbadigliai mentre mi mettevo seduta sul ramo forte.
Quando vidi gli alberi diventare di un nero pece, fui abbastanza sorpresa.
Rimisi tutto nello zaino e scesi in fretta dall'albero.

"Un'ombra"così chiamai il mostro che mi veniva dietro.

Tornai alla Cornucopia, dove tutti combattevano a morte.
Alcuni morti per l'ombra troppo vicina, e quindi siamo rimasti in 6.
Io, Dav e i Favoriti.
Jack morì, alla fine.
Beth voleva vendicarlo.
Dav aveva gli occhi rossi.
Aveva pianto?
Feci il giro della Cornucopia, ovvero le lastre di roccia nera sotto ai miei piedi.
Quando fui così lontana dall'ombra, mi tranquillizzai.
Tin ( un Favorito) Jade e Beth erano davanti a me.
Beth mi mise un braccio al collo, per strangolarmi.
Punto la punta del suo coltello in mezzo e prima di uccidermi definitivamente, mi parlò.
-Jack è morto.- disse indifferente.- E so che è colpa tua, quindi o ammetti o ti uccido finchè non ti usciranno le budella!- minacciò.
-Non sono stata io.- cacciai un gemito di dolore e continuai.- Non era mia la spada, non la so usare!
-Se sai usare i coltellini e le frecce....oh già, ho io il tuo arco.- rise malefica.
-Lo sapevo, sei una bastarda vera e propria.
-Cosa hai detto?- se prima sentivo a malapena la lama, dopo a contatto con la mia pelle era fredda.
Urla di dolore si espansero nelle mie orecchie.
Il braccio di Beth cadde a terra, lasciandomi libera.
Sospirai finchè non sbattei contro ad un tronco.
Una mano mi bloccò la parola e un braccio mi spinse contro la cavità dell'albero.
-Lasciami!!- urlai.
-Sono io...- sentii al mio orecchio.
Mi girai e non potetti non piangere.

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Capitolo 13
*** -David o Matt?!- ***


-David o Matt?!-

Alcune ragazze sono fortunate ad avere due spasimanti, confuse..mentre per me sembra solo un inferno per scegliere l'amore o amicizia. Gli Hunger Games mi ha portato via tutto.
************
-Papà!- gridai io stringendolo.
Anche lui mi strinse fra le sue braccia.
Avevo le lacrime agli occhi, non riuscivo a smettere di piangere.
-Zitta...sh!- rise lui, anche se stava piangendo.
Risi asciugandomi le lacrime e lo abbracciai ancora una volta.
-Sei stata bravissima amore, non hai mollato,e hai fatto quel che sapevi fare, sei fortissima tesoro.- mi confortò accarezzandomi la schiena.
-Ma come sei venuto fin qui?
-Tua madre ha fatto una guerra per abbracciarti qui...e hanno mandato me, ti abbraccierà a casa.- sorrise.
-Non vedo l'ora.- sorrisi anch'io perchè il mio sguardo diventò nero.-Dov è David?
-Io non lo so...- rispose lui, un po' arrabbiato ma anche dispiaciuto per aver salvato me e non tutti e due da quella specie di mostro divoratore di anime pure.
-Non è mica....- un colpo di cannone mi interruppe.-No....
-Calma Prim..
-No...- impazzii.
A poco a poco potevo anche urlare.
-Prim!- urlò mio padre scuotendomi.
-NOO!!- urlai portandomi le mani alle orecchie e sfogandomi in tutta me stessa urlando.
Come mia madre agli 75esimi Hunger Games, quando le ghiandaie chiaccheroni la traumatizzarono con le urla di mia zia defunta.
Non poteva essere morto.
Caddi svenuta a terra e fui svegliata dopo una quindicina di minuti perchè quuando l'ombra sparì, un Hovercraft apparì sopra di noi.
Potetti solamente vedere dov'era il suo corpo.
Solo quello.
"Lo avranno sicuramente preso 10 minuti fa..."pensai.
-Sali.- mi ordinò papà.
Ero la vincitrice.
Mi misi sulla scaletta e non mi mossi più.
Una scossa attaccò me e mio padre a quest'ultima e venimmo presi in custodia dentro all'Hovercraft.
Eccolo.
Lo vidi.
Il suo corpo.
Il suo petto si alzava e abbassava e io mi buttai su di lui appena.
-Dav?
-Ciao...- sorrise forzatamente.
-Ciao, mi dispiace non averti salvato.
-Me lo meritavo, ti ho trattato così male ieri.- sussurrava.
Non parlava, sussurrava.
-Perchè sussurri?- gli chiesi.
-Le mie corde vocali...- indicò la gola.
-Capisco.- dissi spostandogli una ciocca dalla fronte.
-Vi lascio soli.- ci interruppe papà, e prima di varcare la porte mi mimò un:"Dopo ne parliamo".
Annuii e feci ritornare il mio sguardo su David.
Mi fissava continuamente.
Con la mano sfiorò una mia ciocca mettendomela dietro l'orecchio, poi mi accarezzò la guancia.
-Mi lascerai?- chiesi.
Scosse la testa come per dire "no" e continuò le sue carezze sul mio viso.
-Torni a casa con me?- chiesi ancora.
Lo stavo infastidendo, vero?
-Sì.- la sua voce roca mi fce capire che fargli altre domande non era il caso.
Mi sdraiai accanto a lui e iniziai anch'io a giocare con i suoi capelli, mentre lasciavamo finalmente l'Arena.
Tossì poche volte, mentre io poggiavo il mio capo sul suo petto.
Il suo cuore batteva lentamente e non volevo che andasse a finire così.
Non in quel momento accanto a me.
Non poteva morire così.
-Ti sei sacrificato per me, sei davvero dolce...- dissi, e lui annuì soltanto.
Non aveva parole, o non voleva sprecare voce.
Scossi il capo per sistemarmi meglio e chiusi occhio.
"Sto per tornare a casa"pensai.
E fino a qualche oretta fa pensavo che non ci avrei mai più fatto ritorno.
L'Hovercraft si mosse un po' e David si ritrovò ad urlare di dolore, mentre io lo zittevo.
-Shh....non è niente tranquillo.- lo calmai mentre lui iniziava a sclerare per il dolore.
-Mi fa tanto male.- sussurrò appena con le lacrime agli occhi.
-Zitto, Dav.- gli misi l'indice sulle labbra e annuì.
Poggiò di nuovo il capo sul cuscino, e io sul suo petto.
-Stiamo quasi per arrivare, signorina si sieda.
-Ma...
-Si sieda.- insistette il Pacificatore.
Annuii senza altre soluzioni, gli misi prima la cintura alla vita e poi dopo essermi seduta me la allacciai anch'io.
Un'altra scossa, un altro urlo di David.
-Calmo, Dav.
-Non ce la faccio.- disse con voce bassa, quasi inesistente.
"Stava per diventare un 'senza-voce' come dice mia madre?"ipotizzai.
-Sh...zitto,non devi perdere la voce.- gli sussurrai.
Annuì con  il capo e si mise tranquillo.
-Bravo... sai...siamo a casa.- lo avvertì, dando uno sguardo al posto di fuori.- Vivrai insieme a me, sai?
-Davvero?- chiese sorridendo.
-Si, al Villaggio dei Vincitori..
-Wow.- esclamò a bassa voce.
-Eh sì..
-E Matt?- chiese alzandosi, ma dopo un mio ordine si mise steso di nuovo.
-Chi?- risposi io dopo un po' di distrazione.
-Matt... amore, amico...come si chiama!
-Matt non può, lo andrò a trovare io, o magari lo invito.... è non è il mio amore.
-Ne son contento che lo inviti, ma si nota che lo ami.- finì il discorso.
Rimasi a bocca aperta.
Si notava?
Mi portai una mano alla bocca stupita e mi girai verso il finestrino.
Stavamo scendendo.
L'hovercraft si  appoggiò delicatamente sullo spazio libero del villaggio che usavano per atterrare e  finalmente: CASA!!
Si aprirono le porte, mentre mia madre correva verso di me piangendo.
Fui stretta fortemente da lei e lì potetti davvero piangere dalla felicità.
-Ah, mamma...
-Tesoro!- esclamò lei ragalandomi qualche bacio sul capo.
Sorrisi mentre mi asciugava gli occhi.
-C'è Matt.- disse.
E lì spalancai gli occhi.
-Dove?
-A casa..- me la indicò.
Corsi velocemente, sotto lo sguardo di tutti.
******************
-Matt?!- urlai, entrando in casa e continuai, finchè non lo vidi in camera mia a fissare una foto di me da piccola.
Al Prato.
-Sarei dovuto venire io lì.- iniziò con sguardo serio.
Si vedeva.
Era incazzatissimo.
Non incazzato.
Incazzatissimissimo.
-Perchè? Non te lo avrei mai perdonato sai?- presi la cornice e la posai sul comodino, per guardare il suo sguardo vuoto.- Guardami...- continuai.
Gli presi il viso per il mento e lo costrinsi a guardarmi.
-Perchè fai così?
-David.- rispose solamente, scostando il mento dalla mia mano, ma lo costrinsi lo stesso a fissarmi dandogli qualche colpetto in faccia o sulla spalla.
-Per David?!
-Sì.
-Cosa centra ora?
-Hai dato il tuo primo bacio a lui, e non a me.
-Matt...
-Cosa vuoi?
-Sai che io amo solo te.
-Che cosa?...- rimase fermo.
Era stupito del fatto che lo amavo alla follia?
Mi faceva sentire una scema totale.
Mi girai dandogli le spalle e continuai.
-Era un'idillio, volevo ritornare a casa solo per te....ma se mi tratti così sei davvero un'idiota totale.- dissi ovviamente triste.
Scesi le scale, ma solo un quarto.
Perchè mi bloccò per il polso.
-Davvero...?-chiese, ed io annuii pienamente.
Era tutto vero.
-Mi dispiace così tanto.- continuò.
Mi avvicinò più a sè e invece di baciarmi sussurrò:"Andiamo come ai vecchi tempi nei boschi?".
-Non posso dirti di no.- feci un piccolo cenno di sorriso.
Sorrise anche lui e si offrì per portarmi sulla sua schiena, anche dopo le mie negazioni.
-Papà, noi andiamo nei boschi, ci vediamo per pranzo!- lo chiamai, e sentii un "Okey" di consenso.- Andiamo.- sussurrai all'orecchio di Matt.
-Agli ordini principessa.
-Non lo sono.- ribattei.
-Lo sei.- rise mentre ci stavamo dirigendo all'uscita del Villaggio.
-Non sono pesante?
-No, gli Hunger Games ti hanno fatto dimagrire abbastanza.
-Davvero?
-Eccome!
-Wow...- mi diedi un piccolo sguardo al mio corpo e notai che aveva perfettamente ragione.
Dovevo rimediare.
-Non te ne sei accorta eh?- disse davanti alla recinzione.
Mi lascia scivolare lungo la sua schiena per farmi arrivare con i piedi per terra.
Però, mi abbassai comunque, per scivolare sotto la recenzione.
Fece così anche lui e mi seguì dentro i boschi.
-Allora come ti sei trovata?- mi chiese.
-Da schifo.- risposi immediatamente.
Rise di gusto, estraendo dalla cavità dell'albero la mia vecchia faretra e il mio arco pieno di polvere.
Ci passai la mano e la pulii perfettamente tanto da farla diventare una nuova di zecca.
-Mi sei mancata sai?- disse, mentre era in equilibrio su un tronco sospeso su un piccolo fiume.
Ci passai anch'io finchè non fui dall'altra riva; feci per cadere ma mi prese al volo e io non potetti non fissare i suoi occhi.
Mi erano mancati così tanto.
-Mi sei mancato anche tu.- gli confessai, lasciandogli un bacio sulla guancia e continuando a camminare davanti a lui.
-Ho sempre saputo che saresti ritornata viva.- continuò, appena ci sedemmo sull'erba fresca ai piedi di un pino.
Mi ricordava tanto quello in cui io e David finimmo dopo la discesa, quando cademmo dal dirupo.
-Io no, pensavo che sarei ritornata su una bara in legno.
-Nah, tu non ti meriti una bara in legno, ti meriti quella di Biancaneve.- rise, e come non potetti ridere anch'io?
Gli diedi uno sguardo, mentre si piegava dalle risate.
-Quindi in cristallo?
-Sì, in cristallo.- disse affannato dalle risate fatte.
Si portò una mano alla bocca e respirò alcune volte per ritornare apposto e non ridere ancora.
-E dove prenderemo i diamanti?- chiesi ovvia.
-Li faremo.- rispose solamente immaginando come.
-Non ci riuscirai mai.
-Come baciarti?- chiese menefreghista.
-Sìsì, come baciarmi.- annuii ridendo.
-Ah! Impresa durissima.
-Già.- dissi allungando la mano per prendere una mora.-Prendila!- gli urlai in tempo.
Aprì la bocca e la prese al volo alzando le mani come se avesse vinto.
-Yee!- urlò ingoiando.
-Ahahah sei bravissimo!!- risi ancora.
-Beh, ritornando a prima...se David dicendoti quelle dolci parole ti ha baciato, posso farlo anch'io.- fece un po' fatica a dirlo, aveva paura della mia reazione? Boh.
-Scusami? Sono in vendita?!- spalancai gli occhi solo a dirlo.
Com'era possibile?
Avevo una fila solo per darmi un bacio?
Matt e David allora erano i miei primi clienti.
I miei ultimi primi clienti.
-N...no, certo che no.- fece tipo uno sbuffo e scostò lo sguardo da me per portarlo su una piccola pozzanghera lì vicino.
-Bene, non dirlo più Matthew Anderson, o ti picchio.- gli puntai il dito contro e continuai.
Stare in quell'arena mi aveva portato via tante cose.
La libertà, Matt, tutto specificatamente.
Mi aveva portato via ciò che era importante per me.
Il dirupo davanti a me mi fece ancora ricordare quel giorno.
Quando vidi il bianco e il nero.
Odiavo il bianco.
Molto.
Non era nulla in confronto al rosso.
Come il sangue, il colore di una rosa fresca e matura,il colore di una fragola e di una ciliegia... le sfumature rossastre degli occhi di David...
Ma perchè pensavo a David?!
Scossi il capo e mi sedetti sulla montagna in roccia grigia che mi era davanti insieme a Matt.
-Ti amo Prim, e so che ricambi...ho sentito il tuo urlo alla Mietitura, ma non sono sicuro che sia vero.
Mi ami, vero o falso?
Una domanda tosta.
Mi passai la lingua sulle labbra per vizio quando ero nervosa e portai lo sguardo nel vuoto.
Sorrisi e iniziai a fissarlo ancora.
-Vero.- risposi solamente.
Il sorriso si espanse sul suo viso e divenne rosso in viso.
Era uno scatto improvviso il suo.
Mi prese il viso premendo le mani sulle mie guance, come fece alla visita dopo la Mietitura, e mi baciò a stampo.
Mi lasciò andare.
Mi piaceva, davvero.
L'unica cosa che provavo con lui era soltanto amore.
Tolsi le sue mani dalle mie guancie e le strinsi con le mie.
Mise la fronte contro la mia, tanto da sfiorarci il naso.
-Andiamo?- chiesi.
Annuì soltanto ed aiutò ad alzarmi.
Non volevo scivolare.
Tenni la mano stretta alla sua e feci in tempo ad andarmene via.
Avevo bisogno di prendere aria.
Da un'altra parte, però.

 

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Capitolo 14
*** -Ho dormito con David.- ***


-Ho dormito con David.-
Ci addormentammo sulla sua poltrona, senza accorgecene neanche.
**********
Petali di rosa volarono dai miei palmi.
Si muovevano nel vento leggermente.
Caddero verso dei cespugli mentre io ero intenta a sentire mia madre e le sue domande.
-Amore...amore!
-Sì, mamma?
-Mi ascolti?
-Scusami, mamma, sono così distratta.- dissi poggiando i gomiti sulle gambe, mentre lei mi poggiò una mano sulla spalla.
-Tranquilla, bisogna tranquillizzarsi prima...io ci ho messo minimo un mese.
-E' finita questa storia?- chiesi.
-No...non ancora.
-Maddai!!- imprecai alzandomi dalla panchina.- Com è possibile...devo essere a loro completa disposizione?!
Mamma annuì.
-Che mi faranno fare...?- mi risidetti stanca.
-Solo un tour della Vittoria, ovvero un giro di tutti i distretti per far ricordare i tributi morti e  i tuoi.....ricordi di loro.- finì la frase con un singhiozzo.
-Oh...- pensare a Mad era un colpo allo stomaco.
E pensare di andare nel suo distretto, mi faceva battere il cuore a mille.
-Andiamo?- mi chiese all'orecchio.
Annuii debolmente e mi mise sotto al suo braccio.
-Mamma...mi sento un po' strana, è normale?- chiesi.
-Sì, è senso di colpa...o magari eccitazione perchè hai vinto.
-No, strana in senso triste...
-Allora è senso di colpa.
-Ricordare Madlyn è come una pugnalata allo stomaco.
-Amore...- sussurrò abbracciandomi.
Non potetti non ricambiare l'abbbraccio.
-Katniss!!- urlò papà, dalla finestra di casa nostra.
-Arrivo Peeta!- urlò di seguito.
Mi baciò la guancia e se ne andò immediatamente per vedere il problema.
E rimasi sola.
Mi sdraiai sulla panchina in cui ero seduta qualche attimo fa e iniziai a guardare il cielo di sera.
La costellazione.
Io la chiamavo "Stelle blu".
Perchè quando la fissavo, sembravano avere il riflesso blu.
Ma questa la vedevo solo io, e Rye.
Mamma e papà non sapevano quale direzione  stavo indicando e guardavano tutt'altro.
Solo Rye capiva.
Guardava con piacere e con entusiasmo gridando sempre un "WOW".
-Prim..- sentii.
Mi misi seduta sulla panchina e notai che era solo David in pigiama.
-Dav!- dissi cadendo dalla panchina per il nervoso.
Quando mi rimisi in piedi mi avvicinai stringendomi con le braccia per il freddo.
-Va' dentro, fa freddissimo.
-E vieni con me.
Accettavo?
O lasciavo perdere?
-Io non lo so...- dissi incerta.
Mi portai una mano sulla nuca mentre il suo sguardo rimaneva fisso su di me.
Aspettando forse.
Mi porse la mano, e io ci poggiai la mia.
-MAMMA IO VADO A CASA DI DAV!- urlai.
-Okey!- sentii di rimando dalla finestra.
David strinse la mia mano e lentamente mi spinse ad andare nella sua nuova casa.
-Ti sei abituato?- chiesi, gli indicai il divano e lui annuì.
Era un permesso per sedermi.
Così si faceva nel Distretto.
Mi ci buttai su con pesantezza, mentre mi iniziavo a rilassarmi davvero.
-Stanca eh?Se non ti avrei invitato ti saresti addormentata su quella panchina al freddo.- mi fece la ramanzina.
-Con la voce?
-Tutto normale...le avevo solo infiammate.- disse facendo inclinare la teiera sulla tazza, la cioccolata scivolò riempiendo quest'ultima e me la porse calda fumante.
Mi coprii le mani con le maniche del maglione e portai alla bocca l'orlo della tazza.
Ne bevvi un sorso, e lo posai quando mi accorsi che era bollente, anzi troppo ma troppo bollente.
-E allora?- chiesi.
Era strano.
Mi mise un plaid sulle spalle e si sedette accanto a me.
-Mi facevi pena ecco.- rispose solo.
-Pena?
-Si, pena.
-Io ti farei pena?
Mi aveva davvero detto che facevo "PENA"?
-Si, problemi..?
-Nono.- dissi bevendo un altro po' di cioccolata calda.
Quando ebbi finito, misi la tazza nel lavello e lo lavai in fretta, lo asciugai e infine lo misi al suo posto.
Passai lo straccio asciutto per asciugarmi i palmi e le dita bagnate d'acqua ma nell'intento, non ci riuscii.
David mi tolse lo straccio di prepotenza dalle mani, e mi asciugò le mani in fretta.
Poi me la passò in viso.
Forse per togliermi qualche goccia di cioccolata.
Lo mise poi sulle labbra e le pulii delicatamente.
-Eri sporca..- sussurrò.
-Capisco.
Mi alzò il viso per il mento, per potermi fissare negli occhi.
-E hai delle belle labbra.
-Smettila...- mi scostai da lui e mi misi seduta davanti al camino portando con me il plaid.
-Sul serio.- mi seguii, finchè non mi sedetti.
-Ma va!- risi.
-Quando dico una cosa, è vera.- si mise davanti a me, e dovetti solamente abbassare lo sguardo per non fissarlo.- Guardami...
-No..
-Guardami Prim.
Si allungò verso di me sfiorandomi le labbra.
Ebbi un brivido quando mi sussurrò un:" Ti farò innamorare Prim, ai miei modi".
-Non c'è bisogno di farmi innamorare.
-Tu sei innamorata di Matt...ti ha mai baciata?
-Che ti frega?!- dissi ovvia.
-Nah, curiosità.
-No, non mi ha mai baciata.
-E quindi io...- disse indicandosi da solo.
-Si, tu sei stato il primo, contento!?
"Che imbarazzo...."mi portai una mano alla fronte.
-Sì, certo che sono contento, ma più sorpreso.
-Embè?!Perchè?!
-Perchè? Tu ami Matt, eppure il primo bacio l'hai consentito a me, e non a lui.- fece una lunga riflessione a dirlo.
-Lo so.
-Sei davvero innamorata di lui?
-Si, da quando ero piccola.
-Quando l'hai incontrato?
-Nei boschi, con mia madre.
-Immagino..
-E' meglio se vado.
-No, resta con me...
-Sul serio?- chiesi stranita.
-Abbiamo dormito per quasi tre giorni assieme, perchè ora ti sorprendi?
-La tua domanda mi sorprende..
-Ah.
-Massì, va!- sorrisi.
Gli feci spazio sulla poltrona, e lui ci si sedette.
Mi strinse fra le sue braccia mentre io poggiavo il mio capo sul suo petto.
Ci coprimmo con il plaid, mentre ci addormentavamo accaldati dal fuoco ancora acceso.
*************
Il fumo si espanse per tutta la casa.
Iniziai a tossire e immediatamente aprii le finestre della casa di Dav.
Buttai un secchio d'acqua sulla legna bruciata e di scatto il fumo smise.
-Dav....Dav...- lo scossi un po' mentre lo chiamavo sussurrando.
-Mhh...?!- mugugnò nel sonno.
-Ci vediamo dopo, vado a casa.- gli lasciai un bacio sulla guancia e me ne andai.
-Ciao...- sentii un suo saluto e prima di lasciare casa sua ricambiai.
Passai per il retro di casa.
Mamma lasciava sempre la finestra aperta, quella di camera mia.
Appoggiai i palmi sulla scaletta incollata al muro e iniziai a salire finchè non fui davanti ad essa.
Entrai con cautela, e vidi che era tutto in ordine.
Chiusi la finestra delicatamente e sospirai per la corsa fatta qualche minuto prima e il rischio che avevo percorso per salire quegli scalini così piccoli.
Quando i passi di mio padre divennero più forti, dovetti mettermi sotto le coperte in fretta.
Scivolai sotto le lenzuola velocemente, la porta si aprii mentre i miei occhi si chiusero come per far finta di dormire.
Rise, si piegò alla mia altezza e mi sussurrò all'orecchio un: "Non far finta di dormire, ti ho scoperta piccola".
-Sei un genio papà!- risi abbracciandolo.
-Lo so, lo so.- si vantò.
-Non vantarti, non è da te.-lo sorpassai e scesi le scale silenziosamente.-Mamma dorme?- chiesi a bassa voce, mentre mi mettevo del latte caldo appena fatto nella mia tazza.
Presi un biscotto e lo bagnai tutto, per poi mangiarlo.
-Si, Rye anche...e David?
-David?
-Sì, amore, David...dorme?
Come poteva chiedermi questo.
In ogni caso, annuii e lui mostrò un piccolo ma piccolo sorriso.
-Papà...
-Dimmi.
-Sai che rimarrò sempre la tua piccola.- dissi alzandomi dalla sedia e andandogli incontro abbracciandolo.
-Hai solo 12 anni, mi sembra strano che tu....
-Che io baci per la prima volta, vero?
-Si.
-Nah, non pensarci pà.
-Ti voglio bene Prim.
-Anchio papà.
**********
Nel tardo pomeriggio, eravamo tutti in salotto.
Mamma leggeva un libro insieme a papà, e indicava cose che io non sapevo e rideva.
Sì, rideva davvero.
Rye stava seduto sul tappetto a giocare con i suoi camioncini giocattolo mentre io fissavo la finestra sulla poltrona su cui ero seduta da una decina di minuti.
Matt stava venendo a casa.
Però con un'espressione arrabbiata.
Mi sistemai i capelli e mi tolsi la coperta buttandola a terra.
-Signorina, prendi la coperta immediatamente!- mi rimproverò mamma.
Sbuffai, mi chinai per prenderla e la misi sulla poltrona.
-Vabbene?!- dissi e lei annuì.
Andai alla porta e la aprii prima che Matt suoni il campanello.
-Salve.- salutò Matt.
-Ciao Matt!- disse mio padre sorridendo.
-Ciao...- lo salutò mamma chiudendo il libro gigante che aveva in mano.
Lo mise da parte e prese in braccio Rye, anche se si stava lamentando.
-Andiamo amore devono parlare!- lo sgridò mamma.
-Ma io voglio giocare con Maatt!- urlò Rye in preda alle lacrime.
Scomparvero dietro alla porta, mentre io chiudevo la porta dopo che Matt entrò.
-Che ci fai qui?
-Hai dormito con David?
-Chi te lo ha detto?
-Rispondimi.
-Sì, ma dimmi perchè!
Si prese qualche secondo per dire la cosa giusta e sfogò tutta la sua rabbia.
-Perchè?Mi chiedi il perchè?Ti sono amico da quando avevamo 4 anni, ma ci credi?!Lui lo conosci da un mese e ti ha baciato e ti ha fatto dormire accanto a lui....e io che ci sto a fare qui?!
-Non sei un uomo così.
-Si che lo sono, io sto cercando di proteggerti!
-Certo, proteggermi da chi?DA LUI?
-Già, sai che ti dico? Ne ho abbastanza!- si portò le mani al capo e se ne andò, lasciando la porta aperta.
La sbattetti così forte e sfogai subito tutto ciò che avevo con un pugno sul muro, che mi fece anche un bel livido.
-NON TI STAI COMPORTANDO DA UOMO!!- urlai.
-E TU DA DONNA?!- rientrò.
-SI!
-TI STAI COMPORTANDO DA PUTTANA, SOLO DA QUELLO.
-SENTI CHI PARLA, FIGLIO DI M....
-Amore?- mi chiamò mamma.
-Scusami.
-Non importa...cos è successo?
-Niente.
-Prim!!- gridò invece Rye, venendomi fra le braccia.
Lo presi in braccio mentre sorridevo a mamma.
Mi avviai verso la camera di Rye e ci mettemmo a giocare fino a sera, quando papà ci venne a chiamare per cena.
-Arriviamo!!!- urlai io.
Scappò via da me.
Quanto era cresciuto in questa settimana in cui non ci sono stata per via dell'Arena.
Non si appesantiva più sulle gambe ma camminava come un bambino di 6 anni.
Girai per la camera.
Sfiorai ogni oggetto che vedevo finchè mio padre mi chiamò per la seconda volta.
-Arrivo...- dissi a bassavoce.
Scesi le scale e arrivai in cucina, dove al posto di capotavola non regnava papà.
Bensì Matt.
E al lato destro?
David.
Peggio di così, non si poteva mai ricevere come sorpresa.

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Capitolo 15
*** -La vita così com'è- ***


Hi people!
Questo è l'ultimo capitolo.
E' un po' più corto perchè non ho altre idee.
Però finisce con la confusione di Prim.
Ne inizierò un'altra sempre con questi personaggi, che parlerà come Suzanne ha fatto con Chatching Fire.
"Sono gli 87esimi Hunger Games, Prim ha tredici anni ora.
Ma Snow non festeggia l'anniversario dei Giorni Bui.
No, festeggia il tredicesimo anniversario della sconfitta della ribellione di KATNISS.
Lei e tutta la sua rivolta sono spazzati via.
E qui Snow...farà qualcosa di spettacolare."
Questa è la trama.
Spero vi piaccia. 

Directioner_2001

-La vita così com'è.-
La mia vita è così. Io confusa, tutti felici. Quando avrò un attimo di felicità?!
*************
-Prim...prim?!- mi chiamò Rye.
Deglutii mentre facevo un passo avanti.
-Ti siedi accanto a me?- mi chiese poco dopo.
Annuii, feci per spostare la sedia, ma David fece prima.
-Okey...-sussurrai, ma sembrava troppo infantile.-Grazie. 
-Di niente.- si sedette di nuovo e lo feci anch'io.
...
-Mangia dai..- mi lamentai, mentre tenevo sospeso il cucchiaio di Rye.
-No, non ho più fame.
-Tranquilla.- disse mia madre, abbassando la mia mano lentamente sul tavolo.- Ci penso io.
Lo prese e se ne andò e papà anche, però in salotto.
Dovevo sparecchiare?
Vidi il foglietto sul frigo e il turno era mio.
Presi i piatti sporchi e misi gli avanzi dentro ad una busta, per poi buttarli nel lavello.
I bicchieri anche e infine le posate.
-Lascia, faccio io.- rispose David.
-Uff...- sbuffò Matt.
-Ma perchè siete venuti?!
-Ci ha invitati tuo padre.
-PAPA'?!
-Si, Peeta Mellark.- disse annoiato Matthew Anderson, il mio 'ex' migliore amico dall'età di 4 o 6 anni.
-Vado a chiarire con lui.- risposi solamente.
Mi avviai verso la porta, e nell'intento di aprirla, mi sembrò che fosse stata chiusa a chiave.
-PAPA'!!!-urlai battendo i pugni sulla porta in legno.-Ci hanno chiusi dentro...- sussurrai.
-Non può essere.- disse D.
-Si, moro, può essere!- si lamentò  M.
Mi tappai le orecchie con i palmi delle mani mentre iniziavano a litigare.
-ORA BASTA!!- urlai infine, stoppandoli.-Mi avete stancato, sceglietevi un posto su cui dormire, rimarremo qui tutta la notte idioti!- dissi io.
Tirai su di loro due cuscini del divano che stava proprio lì, in cucina, e li costrinsi a mettersi d'accordo su cosa scegliere come 'letto' per quella notte.
-Io mi metto sul divano.- continuai io.
-Io per terra.- rispose invece David.
-Io sul tavolo..- rispose infine Matt.
E mentre li vedevo sistemarsi scomodi sul pavimento e sul tavolo, mi addormentai, sperando che mio padre abbia un po' di pietà per rinchiudere loro, non con me dentro.
***********
Un altro giro di chiave.
Era sempre chiusa.
Mi svegliai.
Fissai l'orologio appeso al muro e notai che erano sfortunatamente le 3:14.
Sbuffai, mentre presi dal cassetto una torcia.
L'accesi e portai la luce ai piedi della porta.
"Dormite ragazzi, vi vogliamo bene, vi abbiamo portato delle coperte e un cuscino per te amore...nel caso avete freddo...notte. By mamma, papà."
Col cavolo papà.
Presi le coperte e contai.
Era giuste.
Proprio tre.
Ne misi una prima a David, si vedeva da un miglio che stava per congelarsi.
Beh, come non dargli torto, dormire sul pavimento freddo era davvero un incubo.
Lo feci accucciare di più alla coperta, e dopo aver finito ne misi una a Matt, a cui si strinse un po' di meno.
Presi poi il cuscino e mi misi sdraiata sul divano.
Perchè era capitato a me?
Sbuffai io, quando sentii un mugugno di Matt.
-Ehi...- sussurrò.
-Ciao.
-Grazie.
-Di niente.
-Mi dispiace per oggi.- fece con cautela a scendere e si mise inginocchiato davanti a me.
-Sei stato davvero uno scorbutico.
-Lo so.- ammise copevole.
-Ma anche bravo..
-MH?
-L'hai ammesso senza problemi...mi sei mancato Matt.- mi alzai dal divano e affondai tra le sue braccia.
Mi strinse a se immediatamente, mentre mi lasciava dei baci sul capo.
-Mi sei mancata tantissimo Prim.
Mi alzò il mento e mi diede un bacio.
-No.- mi staccai.-Sono troppo confusa, ne parleremo domani.
Annuì solamente e si rimise a dormire.
Anch'io mi rimisi a dormire.
Fin quando non vidi due mani coprirmi gli occhi e la bocca in una stretta.
***************
La mattina dopo mi trovavo sul mio letto, sotto le coperte calde.
Urlai dalla paura quando vidi Matt accanto a me.
Balzò dalla paura, mentre io invece caddi dal letto spaventata.
-Cosa ci fai tu qui?- chiesi alzandomi da terra.
-Io...non lo so.- rispose stranito.
-Andiamo.- gli presi la mano.
-Dove?
-Ho voglia di passeggiare un po' per i boschi, ti va?- chiesi dando uno sguardo alla porta davanti a noi.
-Certo.
-Ho solo bisogno...di...
-Di cosa?
-Di parlare con David, per prima...scusa.- scesi le scale in fretta, lasciandomelo alle spalle.
Afferrai la giacca in fretta e me la misi, mentre correvo verso casa sua.
-David!- urlai.-David aprimi!!-
La porta si aprì.
Era totalmente stanco.
I suoi occhi mi guardavano straniti.
-Mi dispiace...- affondai fra le sue braccia appena le allargò.-Mi dispiace per non avertelo detto prima.
-Cosa?
-Era un idillio.
-Non ci credo....- si allontanò da me mentre le lacrime gli scivolavano ben presto sulle sue gote.
Annuì deglutenndo mentre contavo i minuti.
Volevo andarmene via.
-Ha..hai finto per tutto questo tempo?
-Mi dispiace.
-A me no.
-David...David...
-Cosa vuoi!?
-Tu mi ami, non è così?
-Lasciami in pace.-disse indifferente salendo le scale che portano alla sua camera.
Non potevo seguirlo.
Non volevo e non potevo.
-Mi dispiace così tanto....- sussurrai chiudendo la porta alle mie spalle.
-Andiamo?- chiese Matt raggiungendomi.
Annuii debolmente, mentre mi afferrava la mano e la stringesse alla sua.
Corremmo verso i boschi, finchè non arrivammo al lago che mia madre mi mostrò quando avevo più o meno 6 anni, tanto da capirci qualcosa di ciò che mi mostrava naturalmente.
-Non è cambiato nulla.- sussurrai.
-Nulla, perchè non te ne sei andata.- mi prese per il mento, costringendomi a guardare i suoi occhi che brillavano al chiaro di luna.
-Non me ne sono mai andata.- sorrisi.
 -Lo so.
Un bacio.
Solo un ultimo bacio e andò via.
Cosa significava?
Mi sfiorai le labbra con le mie stesse dita e mi voltai per vederlo andare via un'ultima volta.
Sospirai, mentre fissavo il mio riflesso nel lago.







 
 

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