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Fine
del XVI secolo, in un’Italia agricola e ancora scossa dalle guerre le vicende
di una ragazza tenace e ribelle che vivrà la sua avventura in una società che
la vuole come lei non è…
Una
storia di un viaggio alla ricerca della libertà e del primo amore…
“Nella radura resta in piedi un pugile ed un combattente di mestiere E si porta dietro i ricordi di ogni guantone che lo ha messo
giù e lo ha tagliato fino a farlo
gridare nella sua rabbia e nella sua
vergogna -Me ne vado, me ne vado- Ma il combattente rimane”
“The Boxer” - Paul Simon
Capitolo primo
-Le odio queste coppiette di fidanzati
che continuano a passarci davanti- continuava a ripetere Amelia Druso in preda
alla solita crisi di nervi quando vedeva coppiette felici che giravano per le
viuzze del paese.
Ameliaerauna giovane e carinafanciulla di Viale Bardato che passava le
sue ore libere a scrutare il cielo in cerca di merli o pappagallini di
variopinti colori oppure fingeva di leggere un libro all’ombra di un albero
nonostante fosse analfabeta; ma in particolar modo si divertiva a stare con il
suo più grande amico di infanzia, Timoteo Barda o anche detto Tim.
Lei, occhi e capelli scuri e mossi, lui,
occhi verde smeraldo e capelli biondi e ricci stile angioletto. Tim era
particolarmente bello alto e con un fisico ben scolpito, infatti era sempre
circondato di fanciullette che amavano ammirarlo e fare le svenevoli. Amelia ,
come ho già citato prima, era una giovane carina ma poco solare, questo la
distingueva dalle altre ragazze del paese. Si pensa che Tim fosse attirato da
Amelia proprio per la sua poco popolarità e perché il suo obbiettivo non era
conquistarlo.
-Ma guarda un po’ chi
sta arrivando!- esclamò Amelia, Tim distolse lo sguardo da una coppia di fidanzatini
che si allontanava per vedere chi stesse arrivando in quel momento per agitare
tanto Amelia.
-Che cosa ci fate ancora
qua giù? Non lo sapete che le vostre madri stanno setacciando Viale Bardato per
trovarvi?- era Rebecca. Bella, occhi neri e capelli color del fieno lisci come
spighe di grano, alta e dalle forme rotonde e ben definite; era la migliore
amica di Amelia.
-Ma cosa vuole da me
quella donna?- sbottò seccamente Tim
-Ehi, ti ricordo che è tua
madre, quindi portale rispetto- sbraitò Amelia
-Ma è una donna, come
pensi che possa trattarla se non come un esserin…- non finì in tempo la frase
che Amelia gli era già al collo pronta a strozzarlo, lo atterrò e per poterlo
immobilizzare si mise a cavalcioni sopra di lui, a Rebecca si gonfiò un nervo
sulla fronte, le piaceva tanto Tim e vederli così la metteva a disagio oltre
che in imbarazzo. Tim si liberò della presa delle mani dell’assalitrice, con
una spinta la buttò a schiena a terra e fu lui a mettersi sopra di lei
tenendole le mani all’altezza delle spalle lontane dal corpo
-Allora ti arrendi?-
-Si, si va bene, ma
adesso scendi prima che ci veda qualcuno- disse ridacchiando
-Bene, se non mi ricordo
male si stava parlando di voi due…Vi siete ricordati di fare la raccolta del
grano settimanale?- provò Rebecca
-Certo, questa mattina
all’alba!- ribatte Amelia. Ci fu un attimo di silenzio in cui si guardarono per
un attimo come per cogliere l’uno il pensiero dell’altro, poi si incamminarono
verso Viale Bardato.
–Dove diavolo eri? Lo
sai che tra un po’ mandavo tutto il paese a cercarti? Eri di nuovo insieme a
quel Tim vero? Quel ragazzo è buono solo come marito!- urlò tutto d’un fiato
Deneide, la mamma di Amelia. Leiaveva
i capelli lisci e scuri come quelli di Amelia, occhi chiari ed era una donna
bellissima per la sua età.
–Sentiamo, perché mi
cercavi?- chiese impazientemente Amelia
- Non l’ hai saputo
suppongo! Tu padre è stato richiamato per la guerra e non potrà che passare
qualche giorno con tutta la famiglia! Ora vai a chiamare Fabrizio, corri!-
ribatte Deneide e senza aggiungere altro le girò le spalle sparendo all’interno
della casa.
La casa di Amelia,
nonostante sembrasse una catapecchia, era piuttosto spaziosa nel suo interno in
casa. Dall’ingresso si aveva la visuale su una pericolante scala a chiocciola
fissata alla mala peggio dal padre di Amelia che portava alla stanza dei due
fratelli , dietro la scala si scorgeva uno stretto corridoio che portava al
cortile. A sinistra della scala si trovava la cucina composta da un tavolo
coperto di bruciature e buchi, tre sedie intrecciate da Deneide, qualche
mensola in legno sostenuta da vecchi chiodi arrugginiti e al fondo della stanza
c’era un piccolo tripiede formato da bastoni di nocciolo con appeso un
pentolino dove Deneide cucinava i suoi stufati di cereali e rare volte riusciva
a rubare della verdura nei giardini vicini. Invece alla destra della scala si
trovava la camera da letto di Deneide e del marito, nella quale si trovava una sottospecie
di materasso imbottito di paglia con sopra un lenzuolo e due cuscini, anch’essi
riempiti di paglia, vicino al letto c’era un piccolo sgabello con sopra una
candela ormai arrivata alla fine.
Amelia entrò
svogliatamente in casa, percorse lo stretto corridoio della casa e uscì dalla
porta del retro che dava sul cortile; il cortile era davvero piccolo e al suo
interno c’era un piccolo orticello che produceva soltanto cereali, alla
sinistra dell’orticello c’era un piccolo alberello che offriva, però, una vasta
area ombreggiata. Li sotto l’alberello vide Fabrizio, un bambinello di soli
sette anni coi capelli ricci e scuri ma con i bellissimi occhi della madre, che
giocava con Tabita, il cane di famiglia.
–Vieni dentro che la
mamma ti deve parlare, giocherai più tardi con Tabita- gridò Amelia dall’uscio
della porta.
-Ma la mia lezione
sull’alfabeto inizia più tardi!- ribatte subito Fabrizio allarmato, -Eda quand’è che prendi lezioni d’alfabeto?!-
chiese curiosa Amelia.
- Da quando non voglio
diventare un’analfabeta come te- rispose sarcasticamente Fabrizio lasciando la
sorella a bocca chiusa.
Ormai si era fatto tardi
e il padre di Amelia sarebbe arrivato da un momento all’altro, ma questo non
bastò a tenere a freno la lingua di Amelia che era piuttosto seccata – Come
avete potuto farmi uno scherzo del genere? Io sto vivendo come un’analfabeta e
mio fratello può permettersi di ricevere un’istruzione??- esplose d’un tratto.
- Tuo fratello deve
ricevere un’istruzione perché tra qualche anno dovrà iniziare a lavorare. Tutti
i ragazzini della sua età orami sono andati a lavorare, ma con la nuova legge
non puoi iniziare un lavoro senza essere prima stato istruito. - spiegò in
maniera suadente Deneide.
Amelia stava per
replicare quando varcò la soglia di casa suo padre. Era un uomo dall’aspetto
molto vecchio e dimostrava più della sua età, era molto alto occhi e capelli
scuri e ricci, insomma, era il ritratto di Amelia. Tra lei e suo padre c’era
una divergenza e non riuscivano proprio a compatirsi; quando i due litigavano,
solo Deneide riusciva a calmarli e parlando prima con uno, poi con l’altro. In
questo modo era in grado di stabilizzare una tregua, anche se poco duratura.
-Da fuori ho sentito
Amelia urlare qualcosa, ditemi, cosa sta succedendo?- detto questo il padre non
si curò nemmeno di togliersi i calzari che si sedete subito a tavola affamato e
curioso.
-Nulla di importante,
stai tranquillo Orlando, io e Amelia stavamo solo…ecco…-
-Stavamo discutendo del
fatto che mio fratello potrà imparare a leggere e a scrivere invece io devo
stare zitta e buona e lavorare nei campi e a casa come se fossi una serva-disse
Amelia senza staccare lo sguardo dal suo stufato.
–Se non ti ricordi male ne avevamo già
parlato! Tu come le altre femmine dovrai rimanere ignorante, e io non alzerò
neanche un dito per impedirlo!-disse freddamente il padre -E adesso se non ti
dispiace ho molta fame, portami subito un piatto di stufato e poi vai in camera
tua a riflettere, a dormire o a invertanti un modo per far comparire dei soldi,
e fai in modo che non debba più vedere la tua faccia insolente fino a domani-
aggiunse poi con non curanza come se avesse appena detto a sua figlia quanto le
voleva bene.
Amelia aveva un diavolo
per capello e non aveva proprio voglia di controbattere su come l’aveva appena
offesa suo padre, questo su comportamento non stupì solo se stessa ma anche suo
padre che la guardava come se stesse aspettando una delle sue solite risposte
arroganti, ma così non fu. Decise di ignorare le parole di suo padre e si alzò
per sparecchiare, uscì di casa per lavare i piatti nella tinozza dell’acqua e
poi si diresse in camera sua senza proferire parola con nessuno. Si sdraiò sul
letto e appena sentì il fratello salire le scale chiuse gli occhi e finse di
dormire, esattamente come faceva tutte le notti.
Come da abitudine
aspettò che il fratellino si addormentasse, quindi, scese dal letto e si infilò
un maglione pesante e si diresse fuori dalla stanza e giù dalle scale. Stava
per aprire la porta di casa, quando le voci dei suoi genitori attirarono la sua
attenzione, provenivano dalla loro camera da letto. Si avvicinò alla porta …
-E tu non venirmi a dire
che ho un comportamento scorretto nei suoi confronti, è lei che mi fa
impazzire- ruggì suo padre, stavano parlando di lei. Ancora più incuriosita da
quella baraonda accostò l’orecchio alla porta, adesso sentì la voce di sua
madre.
- Non posso di certo
dire altrimenti, come hai potuto dire quelle cose, avrebbero ferito chiunque. E
poi questa storia deve finire, tu stai per andare i guerra, e Amelia è in età
da marito, non credi che bisognerebbe dare un taglio alle vostre scenate che si
ripetono ogni sera?!- Deneide sembrava parecchio convincente, ma Orlando non
era disposto a issare bandiera bianca, o almeno, non per primo.
- Io di certo non mi
abbasserò mai e poi mai a chiedere scusa ad una femmina, al massimo dovrà
essere lei a chiedermi scusa per i suoi comportamenti da piccola ribelle-
- Non essere sciocco
Orlando, questo tue manie maschiliste sono infondate, lei sta maturando e sono
sicura che oggi sia tu che lei siate piuttosto stanchi, e poi non mi sembra che
Amelia ti abbia offeso in qualche modo, non trovi?- sua madre suonava più
convincente di prima, infatti la risposta del padre confermava la sua
impressione.
- Si, in effetti hai
ragione, oggi non è stata impertinente come al solito- poi dopo una pausa fu
come se riprendesse il suo tono di voce freddo e deciso.
– E con ciò? È stato un
caso che oggi non abbiamo fatto una delle nostre solite scenate- ci fu un altro
momento di pausa in cui i due si guardarono dolcemente negl’occhi. In quel
preciso momento Orlando si ricordò che si era innamorato di sua moglie, non
solo perché era infinitamente bella, ma anche perché era una donna molto
suadente e, in particolare in quel momento, lo aveva convinto a capire di più
sua figlia.
– E va bene, forse hai
ragione tu cara, dovrei stare più tempo con Amelia e imparare a capire come
ragiona la sua testolina. Sono sicuro che però dopo un bel matrimonio combinato
le si metteranno le rotelle a posto- concluse deciso Orlando, Deneide si
avvicinò al marito sorridendogli e dandogli un dolcissimo bacio sulle labbra
ancora tese per via della sua solita aria da duro.
Amelia aveva sentito
abbastanza, quello che aveva appena sentito era bastato per ricordarle perché
odiava suo padre. Silenziosamente si allontanò dalla stanza dei suoi genitori e
si diresse verso la porta, la aprì delicatamente e la richiuse alle sue spalle
più cautamente che poté anche se avrebbe voluto sbatterla.
-Adesso basta farmi domande
su domande, io sono sicurissima di quello che ho sentito- strillo Amelia
facendo volare via un gruppo di merli che beccavano i semi piantati quella
mattina da Anatolio il contadino. Amelia e Tim si trovavano distesi nel suo
campo di grano a guardare le stelle, esattamente come facevano tutte le notti.
– E va bene non ti agitare
troppo, o sveglierai Anatolio, e rischiamo di prenderci le botte per tutta la
notte- disse frettolosamente Tim per tentare di calmare l’amica ormai sull’orlo
di una crisi di nervi.
– Ora fai un profondo
respiro e spiegami esattamente che cosa è successo- Amelia prese un profondo
respiro nel tentativo di ritrovare la calma.
– Stavo uscendo di casa,
quando ho sentito i miei genitori che parlavano, sai che sono una ragazza molto
curiosa, e quindi ho deciso di sentire che cosa si stavano dicendo. Prima d’ora
non lo avevo mai fatto, eccetto quella volta che eri venuto a giocare a casa
mia e abbiamo sentito degli strani rumori provenire dalla camera dei miei
genitori. Fabrizio non era ancora nato, e credo che sia stato per colpa di quei
rumori che lui si venuto fuori dalla…bhè sai a che cosa mi riferisco- Tim la
guardò con un’aria stupita mista a curiosità.
– Di che cavolo stai
parlando? Da cosa è venuto fuori Fabrizio?- Amelia non credeva a quello che
aveva appena udito.
- Mi vuoi dire che non sai
che noi ragazze abbiamo La Cosa e voi il pisellino?- Tim era a disagio e in
imbarazzo, non sapeva proprio che cosa potesse essere “La Cosa” ma decise che
non gli importava, tanto prima o dopo l’avrebbe scoperto. Lui era così, sempre
sicuro di se, era convito che se lui non cercava la soluzione a qualunque suo
quesito era la soluzione stessa a cercarlo.
– Comunque ti stavo dicendo
prima di perderci in altri discorsi…- e scoccò all’amico un sorrisino malizioso
- …che, dopo aver sentito le varie giustificazioni che mio padre dava al suo
comportamento nevrotico, ho sentito che lui parlava di un matrimonio combinato.
Ma lui sembra non capire, io gli ho sempre tentato di mandare segnali chiari,
ma lui sembra volerli ignorare-.
Tim si avvicinò ad Amelia e
le passò un braccio intorno al collo e la avvicinò al suo petto in modo che lei
potesse appoggiarci la testa. Rimasero in quella posizione per quasi cinque
minuti, fin quando ad Amelia non scappò una lacrima che le rigò la bianca
guancia. Tentò immediatamente di nasconderla ma l’amico le fermò la mano – Non
ti devi mica vergognare, puoi piangere liberamente davanti a me- Amelia non
sapeva come reagire, non era mai stata per così tanto tempo abbracciata a Tim e
ora incominciava a sentirsi a disagio, tutto quello che riuscì a dire fu
“grazie”.
– Ma che scena romantica,
non vi avevo mai visti così intimi, se volete tolgo il disturbo- disse
sarcasticamente Rebecca, ma nella sua voce c’era un tono di invidia – non
essere sciocca- disse bruscamente Amelia staccandosi dalla presa di Tim che
rimase del tutto impassibile alle parole dette da Rebecca.
–Piuttosto, come mai ci hai messo così tanto tempo ad arrivare?-
chiese curiosamente Amelia, ma il suo sguardo la fulminava. Che cosa le stava
capitando, si sentiva male, lei sentiva che l’amica l’aveva interrotta, “non
doveva”, pesò subito, ma appena si accorse che Rebecca aveva incominciato a
parlare si ricompose e si mise ad ascoltare il racconto di Rebecca.
–Dunque, stavo percorrendo
Viale Bardato, quando ho visto degli uomini che stavano montando un piccolo
palchetto nella piazza Grande-,Tim la guardò con sospetto
- E stanno montando un palco
a quest’ora di notte?-
- Si, ve lo posso
assicurare!- disse frettolosamente Rebecca
– Mi sono avvicinata e ho
chiesto spiegazioni, mi hanno guardata piuttosto male, anche perché non dovrei
essere fuori di casa a quest’ora, no?-
- Vai avanti- la incitò
Amelia
– Va bene stai tranquilla!
Dicevo, uno di loro mi dice “questo palco lo stiamo allestendo per la festa
di addio!”. Poi si è girato e ha continuato i lavori senza aggiungere
altro-. Tim e Amelia si guardavano pensierosi, non sapevano proprio che cosa
dire; tutti e due pensavano a cosa potesse essere quella dannata festa di
addio.
- Bhè, non dite niente? Io
fossi in voi avrei già fatto mille domande -
- Non credi che anche noi
siamo curiosi di scoprire di che cosa si tratta? E che immaginiamo che anche tu
non sappia nulla?- gli rispose Tim.
- E dai lo sapete che mi
piace ascoltarmi parlare, se mi avreste fatto delle domande ne sarei solo stata
contenta! Ma siccome non mi sembrate in vena di scherzare ritiro tutto quello
che ho detto -
- Comunque nonostante tutto
sei riuscita a fare un monologo da sola, dunque si può dire che tu oggi abbia parlato
anche troppo, quindi se non ti dispiace ora possiamo parlare di cose più serie
che della tua persona?- disse sarcasticamente Amelia.
Per il resto del tempo che
passarono insieme parlarono di tutto e di più, uno degli argomenti principali
era la festa di addio, oppure il fatto che i loro padri erano tutti e
tre convocati per la guerra imminente, in fine arrivarono a pensare che i due
eventi fossero collegati.
Ormai era quasi l’alba
quando i tre amici ritornarono alle rispettive case; Amelia continuava a
rivivere nella sua testa quel momento passato da sola con Tim, e continuava a
pensare “cosa poteva significare?, perché sono stata così bene?,perché
mi sono sentita così al sicuro tra le sue braccia?” Arrivò a casa che
quelle domande, ormai, non la tormentavano più. Varcò, come al solito la porta
di casa il più silenziosamente possibile, si chiuse la porta alle spalle e,
sentendo che i suoi genitori dormivano ancora, salì tranquillamente la scale
che, anche se scricchiolarono un po’ al suo passaggio, non la tradirono non
svegliando nessuno.
Entrò nella sua cameretta e
si sfilò il maglione, si sdraiò nel letto per godersi qualche oretta di sonno.
– Dove sei andata?- ad
Amelia quasi venne un colpo, suo fratello le puntava contro i bellissimi occhi
chiari, “come mai è sveglio? Devo aver fatto rumore aprendo la porta della
stanza e dev…”
- Ti ho chiesto dove sei
andata?– Amelia deglutì, aveva la gola secca, se suo fratello lo avesse detto ai
suoi…, non osava immaginarlo.
– Ecco, sono andata…a bere
un po’ di acqua al pozzo –
- Non ti credo, adesso vado
a chiamare la mamma- fece per alzarsi dal letto ma Amelia fu più veloce di lui
e vi si lanciò sopra schiacciandolo con il suo peso.
– Scendi vecchia balena che
non sei altro! -
- Zitto pidocchio! Facciamo
così, la prossima volta che esco di casa ti porto con me, così vedrai che non
faccio nulla di particolare, in fondo sono solo andata a bere -
- Non è ver…- Amelia fece
ancora più peso sul corpo del fratello e gli impedì di finire la frase.
– Allora mi credi che sono
andata a bere? – Fabrizio tentò di dimenarsi ma non riusciva a spostare la
sorella notevolmente più pesante di lui.
– A..Am..Amelia scendi,
no..n riesco a res..pirare – Amelia liberò il fratello dalla presa e gli fece
riprendere fiato, poi si mise davanti alla porta per impedirgli un’eventuale
fuga – Allora cosa hai deciso di fare? Mi credi ho preferisci che torni a
schiacciarti? -
- No va bene ti credo! Ma mi
spieghi perché ti sei arrabbiata tanto solo perché volevo dire alla mamma che
eri…-
-Perché, piccolo idiota, la
mamma penserebbe che…Bhè non so cosa penserebbe ma so che si arrabbierebbe con
me perché forse…forse potrebbe pensare che io voglia scappare di casa! Ecco! –
Amelia scrutò a lungo il
volto esausto di Fabrizio, pensò a quello che aveva sentito la sera prima a
tavola: lui avrebbe avuto un’istruzione e lei no, per questo sentiva di doverlo
odiare ma poi pensò ancora che suo fratello avrebbe dovuto iniziare a lavorare
e che sarebbe stato privato della sua infanzia. Quindi senti solo di doverlo
coccolare e amare prima che lui diventasse l’automa di suo padre, con lo
sguardo stanco e frustrato e che iniziasse a criticarla per poter scaricare la
tensione dopo una giornata di lavoro.
Si avvicinò al fratello e lo
abbracciò così forte che Fabrizio pensò che volesse di nuovo soffocarlo e la
allontanò bruscamente tornando a letto per sonnecchiare ancora un po’ prima di
essere svegliato da sua madre. Amelia lo imitò ed in poco tempo si ritrovò
protagonista del suo solito incubo del quale facevano parte lei, suo padre e
Fabrizio; lei correva in contro ai due, ma loro non facevano che allontanarsi
sempre di più fino a lasciarla sola, aveva paura ma una radiosa luce calda che
la richiamava a se, le si avvicinava. Guardando meglio si accorse che quella
luce era generata da una figura umana, non poteva fare a meno di avvicinarsi,
sentiva di avere bisogno di quella persona. Poi come all’improvviso la persona
scomparve e una luce ancora più accecante la abbagliò…
Amelia aprì
gl’occhi e si accorse di avere il sole che le offuscava la vista tanta era la
sua lucentezza.
– Insomma
Amelia ti vuoi alzare?! Oggi ti aspetta la raccolta del campo dei signori
Anatolio –
si mise a
stento in piedi, era sicura di avere occhiaie e borse a non finire per il poco
sonno
-
Yaaaaw…Arrivo mamma!–
fece qualche
passo verso la porta e inciampò in qualche cosa che aveva deciso di sostare
proprio nel centro della stanza
– Dannato
cane, la prossima volta che decidi di addormentarti proprio qui chiedo alla
mamma se ti posso infilare un bastone nel cu…-
- Amelia ti
vuoi muovere? Il pane sta freddando e non credo che il panettiere abbia voglia
di scaldartelo di nuovo! Su forza scendi! – senza aggiungere altro aiutò la
figlia ad alzarsi e poi la seguì fino in cucina.
–Yaaaaw
dov’è il pane? –
- Come mai
sei così stanca a quest’ora della mattina? Infondo siamo andati piuttosto
presto a dormire–
Amelia
scoccò una sguardo al fratellino che le sedeva accanto, appena sentì lo sguardo
della sorella si rabbuiò e fece finta di non aver sentito nulla, poi prese la
scodella e uscì per lavarla.
– Ecco…-
incominciò Amelia – Ho dormito molto male e sono rimasta a lungo sveglia –
la madre la
guardò con sguardo comprensivo e le sorrise, poi si girò fece per uscire di
casa per andare a lavorare quando si ricordò di dire alla figlia che il signor
Anatolio la aspettava nel suo campo per la raccolta del frumento, ci sarebbe
stato anche Tim.
- Sono stufa
di raccogliere frumento, ormai il sole è alto nel cielo, non dovremmo starcene
tranquilli a mangiare all’ombre di un albero? -
- Sono
d’accordo con te Amelia, ma tanto non servirebbe a nulla andare dal signor
Anatolio a chiedergli una pausa, ormai sa che ieri eravamo nel suo campo di
grano e non ce lo perdonerà mai! Sai che è attaccato molto ai suoi campi! –
Tim aveva
ragione, finché uno dei due coniugi non gli avesse dato il permesso di
andarsene non si sarebbero mossi da dove erano
–Guarda Tim, sta arrivando
qualcuno! Forse è la signora Anatolio –
si girarono
nella direzione da cui si stava avvicinando una donna e constatarono che si
trattava proprio di lei.
– Allora
ragazzi, che cosa ne dite di andare a casa a mangiare qualche cosa? Oppure se
volete potete rimanere a mangiare da noi, tanto non abbiamo mai un ospite per
pranzo e se volete ci potete tenerci compagnia, che ne dite? –
i due si
guardarono e immaginarono la scena se si fossero presentati in casa del signor
Anatolio, li avrebbe come minimo spennati vivi
– No grazie,
lei è davvero molto gentile ma noi… -
- Non
possiamo proprio perché dobbiamo stare vicino ai nostri genitori in questi
giorni. Immagino che lei sappia bene il motivo, vero? –
la signora
Anatolio li guardò un po’ offesa ma gli sorrise pensando a come si potessero
sentire quei due ragazzini in quel momento.
– Non c’è
problema, sarà per un’altra volta –
Amelia e Tim
si allontanarono salutandola con la mano, poi Tim si girò verso di lei e le
sussurrò in un orecchio
– Ci saremo
di sicuro, aspetta e spera –
i due risero
sotto i baffi mentre erano sulla strada di casa.
Il signor
Orlando Druso si trovava in cucina e sedeva sulla sua sedia preferita, gliel’
aveva regalata Deneide qualche anno prima, ci aveva lavorato su due settimane
ma alla fine era riuscita a intrecciare tutti i gambi di vimini che le
occorrevano. Il suo sguardo era perso nel vuoto e stava accarezzando Tabita che
gli era accoccolata vicino.
In quel
momento entrò dalla porta Amelia, aveva una fame nera e si sarebbe mangiata
qualunque cosa; appena entrò in cucina vide il padre che guardava il pavimento
sempre con lo sguardo perso nel vuoto.
– Tutto
bene? – gli chiese gentilmente Amelia per rompere il ghiaccio.
– Si, tutto
bene – le rispose senza staccare lo sguardo dal pavimento. Dopo un attimo di
pausa aggiunse improvvisamente -Ti devo parlare –
Amelia si
sentì male, ogni volta che il padre le voleva dire qualche cosa andava sempre
male; si sentiva molto agitata e per evitare di cadere per terra si sedette
sulla sedia più vicina, aveva paura, molta paura. Il padre si schiarì la voce e
poi le pose lo sguardo addosso, la squadrò a poi iniziò a parlare.
– Come ben
sai io tra tre giorni parto per quella maledettissima guerra, e tu rimarresti
da sola con tua madre e Fabrizio…- si interruppe un attimo come per soffocare
un singhiozzo – tuo fratello non capisce ancora gli orrori che una guerra può
provocare, tua madre la conosco molto bene e so già che reagirà benissimo a
qualunque cosa accadrà…lei è forte…- si fermò ancora a causa di un altro
singhiozzo e la guardò negl’occhi – ma te, Amelia, cosa pensi, cosa provi,
io…io non lo so. Questo mi fa stare molto male; noi non siamo mai andati
d’accordo e la mia paura più grande è che, se dovessi morire tu…tu ne saresti
contenta o sollevata…mi capisci-
Senza un
motivo preciso Amelia aveva incominciato a tremare e a stringere i pugni sulle
gambe; in breve tempo cominciò a piangere e a singhiozzare guardando il
polverosissimo pavimento di legno.
- Amelia
ascoltami, voglio sapere…io voglio capirti figlia mia-
si
interruppe ancora per accarezzarle le guance, poi riprese a parlare con una
voce mielosa che ad Amelia sembrava un ricordo lontano…si, ne era sicura,
quella voce calda e accogliente l’aveva già sentita tanto tempo fa…
-sai quando
eri piccola io ti coccolavo in continuazione e facevo lunghe chiacchiere con la
creaturina che avevo in braccio. Appena sei nata volli subito tenerti stretta
tra le mie braccia e quando ti vidi eri così bella che sentii già di amarti, ma
adesso- si fermò ancora e guardò sua figlia negl’occhi cercando di ricacciare
le lacrime -non capisco più come posso farmi amare da te, tu mi odi-
Amelia lo
guardò stupita, “ha detto che..che lo odio?! Ma io..”
– io non ti
odio affatto, però tu continui a maltrattarmi e a pensare che io sia una
sprovveduta o che sia una cosa insignificante. Non sopporto gli uomini che
trattano le donne come oggetti, io non sento di avere nulla in meno di un uomo,
e tu cos’è che hai in più di me?-
Orlando
sgranò gli occhi per la sorpresa, nessuno gli aveva mai fatto notare che
trattava tutte le donne come fossero una nullità, e se trattava anche sua
moglie così, senza mai essersene accorto?
Guardò
nuovamente Amelia, stava ricambiando il suo sguardo, i suoi occhi nocciola
erano penetranti, stava cercando di leggergli dentro. In quel momento si rese
conto della forza d’animo di sua figlia, una donna così grintosa sarebbe dovuta
essere in un posto caldo e accogliente e non di certo vivere in una topaia come
quella…
Orlando si
era perso nei suoi pensieri e in quel momento gli venne in mente cosa realmente
doveva comunicare a sua figlia, gli pianse il cuore perché sapeva che non
l’avrebbe affatto presa bene…
- Amelia,
non so dare una risposta alla tua domanda, ma posso dirti, per ora, che con la
tua determinazione un giorno potrai cambiare il tuo destino e quello del tuo
fratellino-
fece
un'altra pausa per raccogliere il suo coraggio, poi dopo aver distolto lo
sguardo da sua figlia proseguì
-Prima di
comunicarti la mia decisione per quanto riguarda il resto della tua vita voglio
che tu sappia che ti voglio un bene dell’anima e che mai e poi mai il mio
intento è quello di renderti infelice…tesoro mio…io e tua madre ti abbiamo
combinato un fidanzamento e un matrimonio con il figlio del mio padrone. Non
guardarmi così, lo so che è strano che una persona così ricca si voglia sposare
con una tanto povera, ma ti ha vista e le sei piaciuta da subito. Allora cosa
mi rispondi?-
Amelia era
rimasta immobile, la bocca e gli occhi spalancati, allora quello che aveva
origliato era vero, sperava tanto di aver capito male.
- Allora non
mi rispondi? La notizia ti ha lasciata di sasso, vero? Ma del resto non sarò
accanto a te per moltissimo tempo e non ti potrò controllare, almeno Ruben lo
potrà fare, non trovi? E poi è un ragazzo educato , gentile e le ragazze le
tratta bene, così puoi stare tranquilla che non ti maltratterà-
- Mi spieghi
perché me lo dici con così tanta leggerezza? Pensi che io sia d’accordo, vero?
Ma si del resto io sono obbligata a fare le cose che mi si dicono, vero? E
pensi anche che io possa sposare un ragazzo senza neanche averlo prima visto,
VERO? E come se non bastasse tu…-
-
ADESSO BASTA! Lo sai quanto ho dovuto conversare, litigare e strisciare ai
piedi di suo padre? No, è ovvio che non lo sai, una figlia ingrata come te non
potrebbe mai capire quanto mi dia da fare per lei. Un’occasione come questa è
un colpo di fortuna e tu lo devi prendere come un privilegio, un onore, ED E’
UN MALE CHE TU NON LO ABBIA CAPITO. Sappi una cosa, anche se sei contraria,
alla mia partenza tu ti fidanzerai con quel ragazzo e dopo un mese lo sposerai
davanti a tua madre, tuo fratello E LA SUA FAMIGLIAAA- detto ciò si alzò dalla
sedia e si diresse nella sua camera da letto.
- Perché non
cerchi mai di capire cosa voglio veramente, il mio carattere, i miei gusti; da
anni non mi chiedi più cosa penso, cosa faccio di giorno. Sei tu l’unica
persona indifferente che tratta male gli altri, io ero convinta che tu mi stessi
venendo in contro, ma ora capisco che sei venuto solo a rendere tutto più
difficile…tu…tu fidanzami con quel tizio e non mi vedrai mai più in vita tua.
Vuoi saperla una cosa…?!TI ODIO!!-
Amelia si
diresse di corsa verso l’uscita superando suo padre che si era fermato di sasso
in mezzo al corridoio ancora prima di raggiungere la stanza a causa delle
taglienti parole di sua figlia.
Guardò sua
figlia uscire e sbattere la porta dietro di se, questa volta non l’avrebbe
fermata. – perché io e Deneide non ne combiniamo mai una giusta?- disse a mezza
voce sconsolato.
- E no
Orlando, sta volta io non centro un bel niente- era Deneide, stava scendendo la
stretta e ripida scala che portava al piano superiore – scusa se ho origliato
ma ho sentito Amelia arrivare e le volevo parlare del matrimonio, ma le volevo
anche dire che io le davo tutto il mio appoggio se avesse voluto rifiutare come
ho udito poco fa. L’ ho sempre detto, non sei bravo nel convincere le persone
caro, se tu avessi fatto parlare me avrebbe capito il vero motivo della nostra
decisione, ma tu fai sempre di testa tua e non capisci che obbligarla non le
farà cambiare idea-
- hai
ragione ma anche se facciamo nel tuo modo rifiuterà comunque, e poi è
innamorata di quel Timoteo, si vedono tutti i giorni, e lavorano anche insieme-
- Tim è un
bravo ragazzo e non potrebbe mai permettere che accada qualcosa tra di loro,
vedrai, sono solo amici-
- sarà ma
per me quei due non si dovranno mai più vedere, adesso manda Fabrizio a cercare
sua sorella; da oggi in poi cambierà lavoro e non uscirà mai di casa se non per
andare a casa di Amantonio a conoscerlo e a conoscere i suoi parenti. Forse
così si toglierà dalla testa quel ragazzaccio….E POI…- esclamò all’improvviso
Orlando – quel Timoteo è sempre circondato da ragazze, scommetto che se le è
già portate tutte a letto e che vuole fare lo stesso con nostra
figlia….DENEIDE!!- le venne quasi un colpo quando lo sentì urlare così il suo
nome.
-dimmi caro,
ma promettimi che non urlerai più all’improvviso-
-vai a
chiamare Fabrizio e spediscilo da Amelia, sbrigati-
- vado,
vado- Deneide scese le scale a perdifiato e si diresse verso il cortile per
chiamare Fabrizio ma prima che potesse aprire la porta Orlando aggiunse –su una
cosa hai pieno torto cara Deneide, io sono riuscito a convincere mio padre a
parlare con il tuo per il nostro matrimonio. Quindi non è vero che io non sono
bravo nel convincere le persone- così dicendo aprì la porta della camera e si
sdraiò sul letto a pensare a tutto quello che era successo.
Sì, ne era
convinto, tutte le decisioni che aveva preso quella sera erano le cose migliori
che avesse fatto in tutta la sua vita. “O
FORSE NO…………………”
Ringrazio moltissimo
tutti quelli che mi hanno letto, che mi leggono e coloro che mi vorranno
leggere!! ^_-
Scusate per il disguido
del cambio di Nick, ma sono stata costretta a ripostare da capo la mia FF per
questo motivo… spero che la cosa non disturbi nessuno!
Recensioni:
Fr@: davvero tante grazie per le recensioni! Non
so ke altro aggiungere solo…tante grazie!
Sindy90: hai proprio ragione, Amelia
ha davvero un carattere forte! E se non ti piace molto il padre…bè penso ke in
questo capitolo ti sia piaciuto ancora meno!
Vale87: mi
spiace di non aver avvertito dello spostamento della mia storia, ma è successo
tutto così di corsa che mi sono dimenticata totalmente di farlo! Perdonami!
Kitty88: non
mi ricordo una cosa, per caso avevi già iniziato a leggere la mia storia dal
nick di mia sorella? Perché non mi è nuovo il tuo nome…ah, tante grazie anche a
te per le belle paroline che mi hai scritto!
Amelia stava
correndo a perdifiato e ripensava a tutto quello che era successo un attimo
prima; era così presa dai suoi pensieri che non si accorse che una leggera
pioggerella aveva incominciato a scendere da delle nuvole dense e nere.
Ci fu un
momento di totale silenzio e un lampo accecante illuminò il cielo, seguito poi
da un tuono che sembrò si fosse abbattuto al suolo tanta era la sua potenza.
Amelia si fermò e si mise al riparo sotto un albero,
anche se sapeva benissimo che era in serio pericolo li sotto, ma non le
importava, in quel momento avrebbe davvero desiderato morire.
Alzò lo
sguardo un momento per guardare l’isolata strada immersa in una fitta
nebbiolina che rendeva il panorama grigio e triste. Altre due amare lacrime le scesero
lungo le guance e riabbassò lo sguardo per evitare di farsi vedere da Rebecca
che si stava avvicinando a gran velocità nella sua direzione
-Cosa ci fai
qui? Sei forse impazzita tutta in una volta o è solo un modo per ammalarti e
rinunciare al lavoro di domattina?- Amelia guardò fisso per terra e aprì un
paio di volte la bocca per rispondere ma non ne uscì alcun suono
-ehi dico a
te, ci sei…Amelia dai reagisci che cosa ti è successo, mi sembri sconvolta…-
Sempre senza
parlare, Amelia saltò al collo dell’amica e la abbracciò stretta scoppiando a
piangere. Tra un singhiozzo e l’altro riuscì a spiegare cosa era successo a
casa sua qualche minuto prima, e staccatasi dall’amica, le chiese debolmente il
motivo del suo girovagare per strada con questo tempo.
Rebecca
strabuzzò gli occhi e si mise una mano davanti alla bocca; come aveva fatto a
dimenticarsi una cosa del genere?
Salutò
l’amica in fretta e furia e scappo sotto la pioggia in direzione dei campi di
grano. Amelia la guardò allontanarsi e riprese a camminare anch’essa in
direzione opposta a Viale Bardato.
Non
passarono neanche due minuti che sentì delle mani grandi e forti coprirle gli
occhi e una persona le chiese in falsetto –chi è?- in quel modo che solo lui
poteva fare.
Sulle labbra
di Amelia comparve un sorriso radioso e ancora sorridendo finse di concentrarsi
per indovinare chi fosse
–allora,
vediamo… ehm…potrebbe essere…oserei dire Tim-
-uffa, ma è
possibile che non riesca mai a fregarti?-
-un motivo
ci sarà se riesco a riconoscere la voce del mio migliore amico, non trovi?-
-non fare la
vocina da saputella perché non lo sopporto!-
Amelia si
girò con un sorrisetto furbo sulle labbra ma la scena che gli si presentò le
fece morire in bocca un’eventuale sua risposta.
Tim era
totalmente fradicio a causa della pioggia, e la camicia bianca di lino che
indossava era tutta compressa sul suo corpo e non lasciava spazio
all’immaginazione; i suoi possenti pettorali si alzavano e si abbassavano in un
ritmo regolare. Amelia si scoprì seguire quel ritmo completamente incantata.
-Comunque
cosa ci fai sotto la pioggia tutta sola? Stai anche tu andando ai campi di
grano a trovare il padre di Rebecca?- la sua voce la svegliò dal trance e la
riportò alla realtà, prima di rispondere distolse lo sguardo cercando di
guardarlo negl’occhi con scarso successo.
-veramente
no, però vorrei sapere perché dovrei andare a trovare il signor Germanno, non
sta bene?-
-non mi dire
che Rebecca non ti ha detto che sua madre si è presa una malattia incurabile? È
a rischio di morte, sai? Il dottore le da ancora qualche giorno di vit…-
Amelia non
lo lasciò finire, che si voltò e corse a perdifiato nella direzione dove poco
prima era sparita la sua amica, nel frattempo Tim che era rimasto sbalordito
della reazione di Amelia fece spallucce e corse dietro la sua amica.
Amelia si
fermò di botto e per poco Tim non le finì addosso per la sua frenata
improvvisa.
–allora mi
vuoi spiegare perché sei scappata così all’improvviso?-
-prima di
incontrarti, ho parlato con Rebecca di una cosa che è accaduta a casa mia-
notando lo sguardo incuriosito di Tim, Amelia fece un profondo respiro e spiegò
pazientemente tutta la storia anche a Tim, che però, inspiegabilmente, si era
irrigidito e tremava dalla rabbia.
–che c’è-
sbottò Amelia notando il comportamento dell’amico
- quel Ruben
non la passerà liscia vedrai- così dicendo si dimenticò di andare da Rebecca e
si diresse di corsa verso il paesino, per poi andare a casa di Ruben che si
trovava nella piazza principale di Viale Barbato.
Amelia fece
scosse la testa e si avvicinò lentamente ai campi di grano che si estendevano
per chilometri; oltrepassati i primi due si inoltrò nel campo dove solitamente
lavorava il signor Germanno.
Non ebbe il
tempo di arrivare al centro del campo che una folla di uomini in corsa la
travolsero senza neanche badare a lei, li guardò allontanarsi e riprese a
correre.
Dopo pochi
passi smise di correre e appoggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato,
alzò lo sguardo a la scena che vide la lasciò mortificata: l’amica che aveva il
voto rigato dalle lacrime, i pugni serrati lungo i fianchi e tremava,
sicuramente non per il freddo; il signor Germanno era accovacciato a terra e
respirava profondamente per riportare il respiro regolare, aveva le nocche di
una mano sanguinanti, sicuramente aveva tirato un pugno contro il nocciolo che
stava dietro di lui…doveva essere disperato.
-salve
Amelia. Scusaci molto ma avremmo dovuto essere preparati ad un’evenienza del
genere. Mia figlia non ti ha raccontato nulla immagino?-
Amelia
scosse la testa e si accorse di essere arrossita, la metteva in imbarazzo la
voce calda e accogliente del padre di Rebecca; il signor Germanno era un’ uomo
molto giovane, doveva avere all’incirca ventinove anni, aveva gl’occhi color
del ghiaccio e i capelli scuri come la cenere, e nonostante la sua giovane età
aveva già qualche capello bianco.
-bhè, in
questo caso dovrò raccontarti tutto…ormai ti consideriamo di famiglia, cara
Amelia- il signor Germanno si rimise in piedi a fatica e andò verso la figlia,
prima di continuare a parlare passò un braccio intorno alle spalle della figlia
per trasmetterle un po’ di calore
-devi sapere
che mia moglie, Aurora, è malata, anche se questo lo dovresti aver capito. Il
suo indebolimento è iniziato lo scorso mese, non mangiava neanche un tozzo di
pane secco o un piatto di minestra, lavorava a malapena e non riusciva a
prendere sonno la sera. Pensavamo che si trattasse di un malanno momentaneo o
una febbre…ma mai ci saremmo aspetta ti che si trattasse di una malattia
incurabile. Il medico non sa assolutamente come possa aver preso la
malattia…dice che ha solo più qualche ora di vita –
i suoi occhi
ora erano diventati di nuovo gonfi, Amelia non resse più il suo sguardo e lo
spostò altrove mordicchiandosi nervosamente il labbro
–adesso
tossisce a sputa sangue, Cristo quanto ne sputa! Non solo questa malattia c’è
l’ ha da anni, ma è probabile che abbia infettato uno di noi due- si interruppe
e scoppiò in un atroce lamento seguito subito da Rebecca che aspettava solo un
minimo cedimento da parte del padre per poter esplodere anch’essa.
Amelia non
sapeva che fare, l’unica cosa fattibile era stare molto vicino a loro per
fargli capire che qualsiasi cosa fosse accaduta lei li avrebbe aiutati. Come si
sentiva stupida ed egoista in quel momento, poco fa aveva parlato con Rebecca
solo ed esclusivamente di se stessa e non aveva permesso all’amica di esprimere
i suoi sentimenti e di parlare della malattia della madre.
Scosse la
testa e si avvicinò timidamente ai due che erano teneramente abbracciati,
accennò un triste e malinconico sorriso e cercò di attirare l’attenzione su se
stessa schiarendosi la voce
– se vi può
essere di aiuto io sono sempre disponibile, a qualsiasi ora e in qualsiasi
momento- abbassò lo sguardo in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare
-sei molto
cara Amelia, molte grazie per la tua offerta. Adesso andiamo a casa, si sta
facendo tardi e poi i tuoi genitori si staranno preoccupando- detto ciò il
signor Germanno prese sua figlia per mano a si allontanò dal campo di grano.
Amelia prima
di seguirli si girò e guardò il paesaggio, il sole stava per tramontare dietro
le lontane montagne e il cielo era di una tonalità rosa sfumato sull’arancione
“un vero
spettacolo, potrebbe essere il soggetto di un mio prossimo disegno... chissà”
Poi si
allontanò seguendo a passo spedito padre e figlia che erano ancora per mano
cercando di farsi forza a vicenda.
Era
l’ennesima volta che si sentiva interrotta dal fare qualcosa in quella
giornata, ma soprattutto era l’ennesima volta che si metteva a correre come
un’ossessa per raggiungere un luogo.
Fabrizio
l’aveva incrociata per strada mentre accompagnava a casa Rebecca e il signor
Germanno, e l’aveva avvisata del fatto che suo padre la voleva immediatamente a
casa perché non aveva ancora finito con lei
“non mi
ha già rovinato la vita? Non gli basta avermi dato quell’orribile notizia
qualche ora fa? Non ha ancora capito che non ho più intenzione di vederlo o
parlarci?”
-ti sei di
nuovo chiusa nel tuo mondo sorellina?-
-fatti gli
affari tuoi e risparmia fiato per correre-
-come sei
antipatica! A proposito ho saputo della decisione di papà, sei contenta? Io si
perché così finalmente avrò la camera tutta per me e poi potr…-
Amelia si
era fermata di colpo, aveva serrato i pugni, e aveva la testa abbassata, il
viso nascosto dai capelli bagnati che le pendevano alla rinfusa, il suo respiro
era affannoso e digrignava i denti.
Fabrizio,
che si era fermato ad osservare la scena, arretrava con il volto terrorizzato e
braccia sporte in avanti con i palmi rivolti verso di lei come per frenarla se
si fosse scagliata contro di lui da un momento all’altro.
-ehi… non
dai…l-lo sai che stavo scherzando- fece qualche altro passo indietro e aspettò
in silenzio una qualche reazione da parte della sorella.
Amelia
sollevò la testa lentamente, non aveva più i pugni serrati e aveva smesso di
digrignare i denti. Alla fine posò lo sguardo su suo fratello, il quale notò
che non aveva affatto l’aria di essere furiosa anzi, aveva il volto rilassato e
lo sguardo di chi ormai si era arreso e non aveva più la forza combattiva di
prima.
-forza,
sciocchino, torniamo a casa o a quell’altro gli verrà un’ infarto- Fabrizio
annuì silenziosamente e ripresero a correre.
-ma quanto
ci mettono? Ho mandato via Fabrizio che c’era ancora il sole, ma adesso si è
fatto scuro. Mi sentiranno quando torneranno!-
“tanto li
avresti rimproverati anche se fossero stati da te in un secondo” pensò
sorridendo Deneide mentre riempiva due ciotole di terra cotta di una brodaglia
che però emanava un’ ottimo profumino, merito della sua buona cucina.
La porta di
casa si aprì silenziosamente e questo permise hai due fratelli di scivolare in
casa passando inosservati. Avevano fame ma sapevano che avrebbero pagato caro
il ritardo e non avevano voglia di essere puniti, specialmente Amelia che in
quella giornata aveva sopportato anche troppe emozioni tutte insieme.
La voce del
padre li fece sobbalzare e a Fabrizio scappò un urletto che attirò l’attenzione
dei due genitori.
-…e che non
mi vengano a raccontare che- sentendo l’urlo provenire dall’atrio il signor
Orlando si allarmò e assunse un’aria da duro nel caso ci fossero intrusi.
-EHI, CHI
C’E’ LAGGIU’?- Deneide si avvicinò al marito con aria preoccupata e gli strinse
il braccio in cerca di protezione.
-siamo noi,
io e Fabrizio, siamo arrivati a casa-
-dannazione,
ci avete fatto prendere un colpo! Per quale motivo non vi siete fatti sentire?
Comunque a causa del vostro ritardo andrete a letto senza cena. Tu Amelia
aspetta ancora un attimo, noi due dobbiamo parlare-
-non ho
nulla da dirti-
-io invece
sì! Per quanto mi riguarda puoi stare in silenzio e non parlare, ma io delle
cose te le devo dire e tu le starai a sentire, che tu lo voglia oppure no-
Deneide
accompagnò il figlio di sopra e dopo averlo coperto e baciato gli sussurrò
rassicuranti parole nell’orecchio, poi scese di sotto perchè aveva sentito la
voce di suo marito e pensava che sarebbe stata necessaria la sua presenza per
impedire ai due di uccidersi a vicenda.
-…e dopo
aver passato giorni a pensare a come allontanarti per sempre da lui ho infine
deciso che tu sarai bracciante al posto mio nei campi di proprietà del padre
del signorino Ruben, ovviamente smetterai di lavorare quando l’avrai sposato-
-cosa che
non accadrà mai, io non lo permetterò di certo-
-non
ricominciare Amelia, ti ho già detto che lo sposerai e non ho voglia di
ripetertelo ancora-
-ma tu non
puoi-
-NIENTE MA!
Sono stato chiaro? Ho hai bisogno che ti dia una rinfrescatina?-
-no, ho
capito perfettamente che sei solo un egoista, non c’è bisogno che me lo ripeta-
-questa poi,
come ti permetti di mancarmi di rispetto, piccola insolente che non sei altro?!
Te le insegno io le buone maniere- detto ciò alzò una mano per colpire la
figlia, ma rimase con la mano sospesa a mezz’aria perchè Amelia gli era corsa
incontro singhiozzando e lo aveva abbracciato stretto.
-ti prego
papà, non mi obbligare a fare una cosa che non voglio fare! Ti prego, non mi
mandare a lavorare in un altro campo, con Tim e Rebecca io sono realmente
felice! Ti preg...- poi non riuscì più a parlare perché i singhiozzi
aumentarono e perché il padre la strinse così forte da lasciarla senza fiato.
Deneide si
avvicinò cauta, ma aveva un sorriso che le andava da un’ orecchio all’altro
“finalmente
le due tigri si sono ritrovate. Ho temuto il peggio quando Orlando ha…mamma che
sollievo!”
I
due si staccarono daltenero abbraccio
e il primo a parlare fu il signor Orlando, quello che disse stupì talmente
tanto Amelia che quasi svenne dall’emozione
–ho deciso
di rimandare il tuo matrimonio con il signorino Ruben finchè non sarò tornato
dalla guerra, così tu avrai il tempo di scoprire se ti piace e se ne sei
innamorata. Se così sarà all’ora lo sposerai, va bene?-
La sua
risposta era scontata, ma Amelia decise comunque di annuire con la testa prima
di dargli un bacio sulla guancia e schizzare a gran velocità sopra per poter
nuovamente liberare le lacrime, questa volta di gioia, stesa sul suo letto.
*Sarah*:grazie mille Sara…mi fa piacere che la mia storia ti
piaccia molto…psicologia dei personaggi…? O.o
Nemesis: devo dire che un lettore come te non l’avevo ancora
trovato…mi hai un po’ spiazzata con le tue recensioni, ma arrendersi alla prima
critica non è l’ideale per uno scrittore (io non mi ritengo tale anche perché la
mia storia non ho deciso di postarla io ma l’ha fatto mia sorella a tradimento).
Cmq penso tu abbia già letto un’appunto che ti ho inviato su una parte di una
tua recensione…sull’innamoramento…ti ricordi?? Va bè, non importa!
Ah, hai ragione, i nomi li ho scelti un po’ consultando una
sottospecie di atlante dei nomi (c’è da spaccarsi dal ridere…). Gli unici nomi
già scelti e predestinati a due personaggi sono: Amelia e Rebecca!
Non so come si aggiusti l'HTML…spero che questo cap. si
legga bene!
Uff…penso di averti scritto tutto!!!! Ci si legge nelle
recensioni di questo capitolo…. ^_^
Fr@ : grazie mille
mia affezionata lettrice…continua a recensire!!^_^ le feste…? Le ho passate
molto bene, facendo gli scout ho fatto un campo invernale e mi sono davvero
piegata dal ridere tutti e 4 i gg!
Allora?? Cambiata idea sul Signor Orlando??? ; P Baciooo
Tim era bagnato fradicio ma non aveva intenzione alcuna di
ripararsi dalla fastidiosa pioggerella che gli entrava negl’occhi; il viso era
contratto in un espressione dura e i pugni erano così stretti che gli pulsavano
le mani.
“Aspetta
che ti abbia tra le mani dannatissimo schifoso che non sei altro. Ti riduco in
briciole e poi ti do in pasto alle anatre del laghetto!”
Era così
furioso che andava a sbattere contro i passanti senza neanche rendersene conto.
Ormai era
da un po’ che si era allontanato da Amelia e sicuramente lei a quest’ora era
già venuta a conoscenza della sfortunata situazione della famiglia di Rebecca,
quindi non poteva avere un altro dispiacere sposandosi con Ruben, per Tim era
una cosa impensabile e non voleva accettare la verità.
Senza
accorgersene era arrivato alla piazza principale di Viale Barbato, dove
solitamente i mercanti delle città principali commerciavano con loro, semplici
paesani.
Sorpassò
un’enorme costruzione che poteva essere definita come un municipio cittadino e,
svoltato alla sinistra di questo, si ritrovò di fronte l’imponente casa della
famiglia Quirino, la casa di Ruben. Fece un profondo sospiro per
tranquillizzarsi, poi si avvicinò al portone e bussò più volte senza troppa
grazia.
Gli aprì una
donna che doveva essere la domestica, aveva l’aria stanca e i capelli raccolti
in un chignon piuttosto scomposto.
-desidera?-
-dovrei
parlare con il signor Ruben, se è in casa ovviamente-
-ora è
molto occupato, potresti passare un po’ più tardi?-
-spiacente
signora ma ho assolutamente bisogno di parlargli, gli dica che vengo in nome
della signorina Amelia Druso, sono sicuro che vorrà avere notizie della sua
futura mogliettina- dicendo ciò sforzò un sorrisetto perché il modo in qui
aveva pronunciato “futura mogliettina” stava per scoprirlo, infatti la
cameriera aveva alzato un sopracciglio notando una punta di sarcasmo nella sua
voce.
-molto
bene! Attenda alla porta, vedrò di fare il possibile- detto ciò richiuse la
porta e sparì all’interno dell’ampia casa in cerca del suo padroncino.
Passarono
quasi due minuti da quando la cameriera aveva lasciato Tim ad aspettare sotto
la pioggia, che la porta si aprì energicamente e apparse un ragazzo piuttosto
seccato della sua interruzione: era alto e ben impostato fisicamente (la massa
muscolare di Tim era non poco sviluppata, ma Ruben poteva fargli concorrenza
tranquillamente), capelli neri e gli occhi di un blu intensissimo, il viso era
leggermente squadrato e la pelle era molto abbronzata.
-e tu che cavolo
vuoi? Come fai a sapere dove abito?-
-passiamo
alle presentazioni, io sono Timoteo Barda, e sono qui per farti il culo, so
dove abiti perché mio fratello lavorava da tuo padre e una volta mi ha portato
qui quando ero un po’ più piccolo- Ruben rimase impassibile anche dopo aver
sentito la risposta di Tim, ma dopo qualche secondo non riuscì a trattenere una
risata fragorosa
- si può
sapere che diavolo hai da ridere?-
- tuo
fratello è un certo Barda Endarno?- nominò quel nome con disprezzo
-sì, e la
cosa ti fa ridere?-
-molto,
anche se di lui mi ricordo solo che era un’idiota, e che quando mio padre l’ha
licenziato si è suicidato per la disperazione, che imbecille!-
-bastardo!
Non ti permetto di parlare così di lui, e il motivo per il quale si è tolto la
vita non ti riguarda, sono stato chiaro?!!-
-stai calmo
sudicio straccione, perché potrei stenderti con un sol pugno! Ma dimmi, sono
molto curioso di sapere il motivo della presenza del fratello del grande
Endarno Barda. Se non ho capito male mi hai minacciato di farmi il culo, ho
sbaglio?-
-esattamente
luridissimo pezzo di…- si fermò in tempo per riprendere un minimo di controllo,
perché si era reso conto che se avesse continuato la frase sarebbe successo il
finimondo tra di loro che avrebbe avuto un solo superstite -…bhè…sono venuto
qui in nome di Amelia perché ti vuole lasciare un messaggio: “non ho alcuna
intenzione di sposare un testa di cazzo della tua specie”!-
-non credo
proprio che Amelia abbia detto una cosa simile- rispose Ruben tranquillamente.
-se non mi
credi sono cavoli tuoi!!-
-ho un’idea
migliore: vado a trovare la bellissima Amelia, le chiederò se quello che dici è
il vero e poi le dichiarerò il mio amore- notando l’espressione a dir poco
irata di Tim capì che non era lì per dargli quel messaggio, ma che era lì
perché non sopportava l’idea che Amelia potesse sposare un altro ragazzo –Aah,
adesso ho capito realmente il motivo della tua visita, e io che pensavo che tu
fossi venuto per una visita di cortesia…peccato!-
-cosa stai
farneticando?-
-ti piace
Amelia e sei geloso del fatto che sarò io a sbattermela al posto tuo, vero?-
All’idea di
Amelia a letto con uno stronzo del genere, Tim perse ogni contatto con il mondo
accecato dalla rabbia e saltò addosso al suo avversario. Si riprese solo quando
Ruben gli sferrò un poderoso pugno sullo zigomo per toglierselo di dosso e
alzarsi da terra.
Il pugno di
Tim era stato così improvviso che non aveva avuto il tempo di pararlo o
schivarlo, così gli aveva fatto un’ occhio nero e lo aveva sbattuto a terra.
Tim si tastò la guancia che aveva già preso a gonfiarsi, guardò Ruben con
disprezzo e iniziò una lotta con lui a suon di pugni e spintoni.
Dopo essere
finiti a terra un paio di volte si fermarono l’uno accanto all’altro immobili e
senza più fiato: Tim oltre alla guancia aveva il labbro spaccato e un taglio
sul sopracciglio provocato dall’anello di famiglia di Ruben; lui, invece, aveva
un occhio nero, il naso rotto e numerosi lividi all’addome.
-non la
passerai liscia per aver rovinato il mio bellissimo viso! Sappi che mio padre è
un uomo potente e te la farà pagare!!-
-sei solo
un vigliacco se ti fai parare il culo da tuo padre. Se Amelia sapesse che ti
comporti come un vigliacco si farebbe una bella risata-
Ruben si
rialzò e cercò di darsi una pulita anche se inutilmente
-comunque
sia la prossima volta non te la caverai con solo qualche graffio. Dopo aver
sposato Amelia ti farò cacciare dal paese e presterò ben attenzione che tu vada
a vivere nel bosco e in nessun altro paese-
-ti
ucciderò prima che tu riesca a pensare di nuovo a tutto ciò! Fai attenzione
perché se ti avvicinerai ad Amelia ti rompo l’osso del collo!!-
-mi sto
davvero cagando sotto! Ti aspetto pivellino, al prossimo incontro allora!- poi
si allontanò ed entrò in casa bestemmiando contro la domestica solo per il
fatto di avergli chiesto cosa gli fosse successo.
Tim si rialzò a fatica, non l’aveva ancora notato ma
aveva un taglio sul fianco che sanguinava, anche se non gravemente; la ferita
più grave era di gran lunga quella al sopracciglio, che non accennava a smetter
di sanguinare copiosamente.
Si incamminò zoppicando e ripensando a quanto era
successo, si sentiva uno stupido, non riusciva a capire cosa l’avesse spinto a
comportarsi così, o meglio, pensava di saperlo, ma non ne era sicuro. Poi un
largo sorriso gli comparve sul viso, era soddisfatto di aver ridotto così male
quel idiota, soprattutto perché aveva fatto quei pensieri sulla sua migliore amica.
-che diamine ti è successo?- il padre di Tim lo guardò preoccupato
aspettando ansioso la risposta del figlio: il signor Barda era la fotocopia del
figlio, solo che al posto di avere dei bei ricci biondi gli erano rimasti pochi
capelli bianchi.
-ti prego, non ti devi incavolare però!- il signor Barda annuì con
decisione –sono andato da Ruben Quirino, e dopo un’accesa discussione ci siamo
presi a pugni e calci-
-sei forse impazzito??! Come cavolo ti è venuto in mente di fare una
cosa del genere?!-
-il motivo è il matrimonio di Amelia…lei è promessa in
sposa a quel…quel…-
-non andare oltre, ho già capito…ma se ti piace così
tanto perché non glielo dici?-
-a me non piace Amelia! E comunque hai visto che ti
sei incavolato lo stesso! Adesso vado da lei a vedere se è tutto a posto-
Uscì di casa ancora tutto sporco di fango e sangue;
suo padre lo guardò mentre si allontanava con un sorrisetto comprensivo.
“è proprio cotto” pensò contento che si fosse finalmente innamorato di lei.
Nel frattempo dall’altra parte di Viale Bardato una
ragazza era teneramente abbracciata a suo padre, e dopo averlo salutato con un
bacio era scappata in camera sua a dormire.
Era nuovamente protagonista del solito incubo: correva
incontro a suo padre e a Fabrizio senza mai riuscire a raggiungerli finché non
scomparivano e la lasciavano sola nell’oscurità assoluta. Poi la solita luce
accecante le si avvicina attirandola a se, calda, confortevole…infine, quando
Amelia si accorgeva che quella luce era emanata da una figura umana si
svegliava.
Questa volta si svegliò perché qualcuno la stava
scuotendo energicamente, aprì gl’occhi a fatica chiedendosi chi potesse avere
il coraggio di svegliare un leone che dorme, proprio come nel suo caso.
-che c’è- sbottò secca, ma quando si rese conto che a
svegliarla era stato Tim cambiò subito di umore.
-scusa non pensavo che fossi tu- ma l’attenzione di
Tim sembrava essere rivolta altrove perché non l’aveva sicuramente sentita. Poi
si accorse cosa stava guardando: lei indossava una tunica da notte di lino
molto sottile, al dire il vero quasi trasparente, e lunga appena sufficiente
per coprirle le mutande, il resto era esposto allo sguardo incantato
dell’amico, come se non bastasse aveva pure una scollatura che rendeva più
semplice a Tim il compito di visualizzare con attenzione il suo corpo.
In un primo momento era contenta che lui adorasse in
quel modo le sue forme, poi scosse la testa e arrossì visibilmente coprendosi
con la coperta “dannata l’idea di mia madre di farmi una camicia da notte
così provocante”
-ehm….cos..cosa ci fai qui?-
-hmmm?- riuscì a mugugnare Tim.
Amelia prese fiato.
-cosa ci fai qui? Oltretutto è ancora buio pesto, a
quest’ora dovresti essere a dormire. Domani abbiamo un’intensa giornata di lavoro
e non ti puoi permettere di non venir…- proprio in quel momento Tim si era
spostato alla luce della luna che gli aveva illuminato il corpo, e solo in quel
momento si rese conto delle condizioni dell’amico.
-che cavolo ti è successo?- Amelia si era alzata dal
letto, dimenticandosi completamente del suo abbigliamento molto provocatorio, e
si era avvicinata di più a Tim cominciando a squadrarlo dalla testa ai piedi
soffermandosi a guardare le ferite più gravi.
-è meglio che tu non sappia nulla!-
-non essere sciocco, dimmi subito che cosa ti è
capitato! Mi sembrano molto gravi…- aggiunse dopo aver guardato nuovamente le
ferite sul volto dell’amico.
-non sento neanche bruciare, puoi stare tranquilla-
-avrai perso litri di sangue in tutta la sera. Ti sembra
che questo mi tranquillizzi?-
-ti ripeto che sto bene!-
-se non mi dici cosa ti è successo è la volta buona
che mi incavolo davvero con te. Non puoi farmi preoccupare in questo modo- fece
qualche altro passo verso di lui e gli accarezzò lo zigomo gonfio facendogli
fare una smorfia di dolore.
-ahia!!-
-hai visto che ti fa ancora male?-
-è logico che se tocchi mi fa male!-
-scusa…-
Tim osservò attentamente il viso della sua amica e vi scorse molta preoccupazione,
così, dopo un lungo sospiro di preparazione, decise di raccontare tutto ad
Amelia, conoscendo già la sua reazione esplosiva.
– ma sei completamente impazzito??!! Come cavolo ti è venuto in mente
di fare una cosa del genere?? Hai presente vero a quale classe sociale
appartiene Ruben? Forse no, perché se no non ti saresti comportato da perfetto
idiota!!-
-shhh, abbassa il tono della voce o sveglierai Fabrizio! Comunque non
sapevo che mi saresti stata così tanto riconoscente! Davvero, non mi devi
ringraziare con quest’enfasi, mi metti in imbarazzo!!-
-il tuo sarcasmo è fuori luogo! Adesso seguimi fuori
di qui, cercheremo un posto più sicuro per parlare- detto ciò gli voltò le
spalle e sparì giù lungo la scala a chiocciola della casa, aprì silenziosamente
la porta del cortile e si sistemò comodamente sotto il solito alberello e
aspettò l’arrivo di Tim che in un primo momento era rimasto imbambolato a
osservare il fondo schiena di Amelia che era messo ben in mostra grazie alla
sua camicia da notte.
Si fermò a pochi passi di distanza da Amelia e le si
accucciò di fronte per guardarla negl’occhi poi prese a parlarle
tranquillamente e con una voce calda e profonda
– davvero pensi che sia stato uno stupido? Io l’ho
fatto solo perché ti volevo aiutare. Non voglio vederti finire in sposa a una
persona ributtante come lui, non ti merita affatto-
-come fai a sapere che non possa comportarsi bene una
volta che ci sposeremo?- il suo tono era tranquillo.
-ha insultato mio fratello Endarno dandogli dell’idiota…
non avrebbe mai dovuto farlo! Tutti in città pensano che si è tolto la vita per
via del licenziamento, ma io sento che non è così!!-
-non sapremo mai com’è andata veramente, ma sappiamo
perfettamente di che pasta era fatto tuo fratello, e non era di certo
un’idiota. Quindi le sue parole non avrebbero neanche dovuto scalfirti, invece
cosa mi vieni a dire…non hai proprio idea della situazione in cui ti sei messo,
vero?-
-non mi interessa! Al massimo verrò cacciato dal
paese…-
-e la cosa ti lascia indifferente? Questo vuol dire
che non ti interessa il fatto che non rivedrai mai più tuo padre, Rebecca e me?
Se questo non ti tocca minimamente a me invece fa davvero dispiacere e non
posso fare a meno di notare il tuo modo di prendere tutto con leggerezza-
A Tim non era certo venuto in mente che il suo
comportamento l’avrebbe allontanato da suo padre e dalle sue amiche. Assunse
un’aria dispiaciuta e i suoi occhi verde smeraldo trasmettevano tanta
tristezza, Amelia lo odiava quando faceva così perché sembrava un cucciolo e
non poteva fare a meno di perdonargli ogni cosa. Lo attirò a se e gli mise la
testa sul petto iniziando ad accarezzargli la testa.
-sei davvero un caso disperato Tim, quand’è che imparerai a ragionare
con la testa e non con gli ormoni?-
Rimasero in quella posizione per un po’ finché Amelia non si accorse
che Tim si era addormentato stravolto dall’intensissima giornata; lo scosse
docilmente per svegliarlo, quando si accorse che aveva aperto gl’occhi gli
sorrise e lo aiutò ad alzarsi.
Si diressero insieme alla porta di casa, lo salutò con un bacio sulla
guancia e scappò in casa accorgendosi di essere diventata color peperone, poi
corse in camera sua e cercò di riaddormentarsi anche se sentiva di essere
troppo agitata per riuscirci.
Rebecca e il signor Germanno erano finalmente giunti
alla loro misera abitazione e, dopo essersi avvolti in delle coperte nel
tentativo di scaldarsi, vennero subito chiamati dal medico che si trovava nella
stanza dove giaceva Aurora.
Si avvicinarono silenziosamente per evitare di
svegliarla nel caso stesse riposando, il cerusico uscì dalla stanza e richiuse
la porta dietro di se. Aveva il viso pallido e gl’occhi stanchi di chi non
dorme da diverse notti
– non so proprio da che parte iniziare. La signora si
è molto aggravata durante la vostra assenza, infatti avevo mandato vostra
figlia a chiamarla…-
-ma adesso è migliorata, vero? Mi dica che sta bene!!-
-signor Germanno, io non so come dirglielo ma…ecco…
lei… si è spenta pochi minuti prima del vostro arrivo-
Il signor Germanno spalancò gl’occhi incredulo, si
portò una mano alla bocca, poi iniziò a scuotere la testa iniziando a
singhiozzare.
Alle loro spalle si sentì un tonfo sordo e si girarono
di scatto, Rebecca era stesa a terra priva di sensi, evidentemente la notizia
l’aveva sconvolta più del previsto
-ci penso io a lei, signor Germanno, se vuole vedere sua moglie per
l’ultima volta prima che la portino via…-
Non fece neanche un cenno con il capo in risposta, ma
si diresse come un automa in direzione della porta chiusa per poi aprirla
cautamente.
Era davvero un’orrenda scena quella che gli si
presentava di fronte: Aurora era sdraiata sul lato destro in una posa rigida,
dalla bocca uscivano ancora rivolini di sangue che avevano macchiato le lenzuola
e il cuscino.
Non poteva sopportare quella scena ancora per molto,
le si avvicinò, le baciò una mano insanguinata e poi corse in un angolo colto
da dei conati di vomito.
Rimase fermo dov’era, tutto sporco e tremante per un’infinità
di minuti, finché il cerusico non lo aiutò ad alzarsi e a pulirsi, poi lo
accompagnò vicino a sua figlia in un giaciglio occasionale e andò a chiamare
qualcuno che lo aiutasse a portare via il corpo senza vita della bella, dolce e
sensibile Aurora.
Fr@:sono molto felice che il finale del quarto
capitolo ti sia piaciuto! Spero che tu abbia un po’ cambiato opinione sul padre
di Amelia, in fondo si vogliono tanto bene!
Vuoi sapere che cos’è questo fantomatico atlante dei nomi? Bè,
semplicemente un libro con su scritti tutti i nomi esistenti in Italia; ma ci
sono davvero tutti: da Abigaile a Zulia e da Abacucco a Zorto! Fai un po’ te…quando
sfoglio questo libro rido sempre di gusto (se vuoi altri assaggi di nomi
pazzeschi chiedi pure).
Infine ti svelo un piccolo segreto. La mia storia l’ho
scritta fino al cap settimo, adesso è in produzione l’ottavo. Mi sono tenuta a
questa distanza perché ho pochissimo tempo per scrivere, e se postassi tutti i
capitoli già pronti mi ritroverei alle strette e rischierei di non postare per
interi mesi! Hai capito ora?
Baciooo ; )
sindy90:sai una cosa? Anche io non sopporto i
maschilisti e se penso che una volta era davvero così…mamma mia! Credo che mi
sarei suicidata piuttosto che sopportare di essere repressa dal cosiddetto “sesso
forte” (penso si dica così…magari ho scritto una cavolata!). Però per fortuna
Orlando e Amelia si sono ritrovati e nessuno si dovrà suicidare (ma cosa sta
dicendo? Nd sindy O.o).
Baciooo ; )
Nemesis:ti avevo scritto un po’ di insulti! No, scherzo!
Ti avevo semplicemente scritto la risposta alle tue recensioni, e c’era scritto
quello che sai già, , tutto ovvero che mi hai recensita in maniera molto
incisiva e questo mi ha dato la spinta per migliorare i miei capitoli (almeno
lo spero! Questo lo lascio giudicare a voi), tutto qui!
Olè! Ne ho trovata un’altra alla quale piace la pioggia! Anche
a me piace un sacco!
Il sole era
appena sorto e gli uccellini festeggiavano allegri la nuova giornata; il signor
Orlando era uscito di casa prima del solito.
Quel
giorno tutti gli abitanti di Viale Bardato e dei paesini intorno non andavano a
lavorare perché era imminente la partenza degli uomini per la guerra; i
preparativi per la grande festa paesana erano giunti a termine e ovunque si
poteva avvertire un’arietta frizzante e allegra.
Il signor
Orlando guardava i passanti con un gran sorriso, erano tutti spensierati e
avevano la testa già alla festa prevista per quella sera; continuò a camminare
guardandosi intorno e iniziando ad avvertire una sensazione molto strana ma
piacevole: si sentiva liberato di un peso che si portava sulle spalle da parecchi
anni. Finalmente era riuscito a rendere felice sua figlia e l’aveva finalmente
rivista sorridere dopo tanto tempo, ed è proprio questa la cosa che a un padre
fa più piacere.
Arrivò alla
piazza principale di Viale Bardato e si diresse in direzione della casa dei
signori Quirino; non ci andava molto spesso e ogni volta che si ritrovava
davanti alla loro imponente abitazione rimaneva a bocca aperta a osservare ogni
minimo particolare.
Bussò alla
porta e attese con pazienza che qualcuno gli aprisse alla porta; la solita
cameriera con lo sguardo seccato e stanco, uno scomposto chignon e un
grembiulino sporco lo squadrò, lo spinse in casa riconoscendolo e lo condusse
in una stanza arredata con dei bei mobili e quadri costosi. Gli gracchiò di
attendere l’arrivo del padrone e andò in direzione dello studio del suo
padrone.
Il signor
Orlando si guardò intorno pensieroso e un po’ agitato, il matrimonio tra Ruben
e Amelia era stato molto discusso dai genitori del ragazzo che non volevano
assolutamente vedere loro figlio sposarsi con una fanciulla con il reddito più
basso del loro, però alla fine si erano lasciati convincere dalla sua
dall’insistenza tipica di una persona viziata.
Il signor
Orlando sentì dietro di se la presenza del signor Quirino e si girò per
salutarlo: aveva i capelli scuri, gl’occhi blu come quelli del figlio e aveva
stampata in faccia un’espressione di altera superiorità, tipica degli
aristocratici, anche se non lo era affatto, questo gli fece passare la voglia
di salutarlo amichevolmente.
–mi voleva
parlare, signor Druso?-
Il signor
Orlando mandò giù la saliva e alzò lo sguardo da terra per guardarlo
negl’occhi.
-si..ehm…sono
venuto a parlarle del matrimonio tra Amelia e Ruben- notò che un sopracciglio
del signor Quirino si era leggermente alzato.
–si, vada
avanti…-
-ecco, ieri
sera ne ho parlato nuovamente con mia figlia e sono arrivato alla conclusione
che i nostri figli si dovrebbero conoscere prima di sposarsi… sì, insomma,
Amelia è molto agitata e vorrebbe prima passare un po’ di tempo con il futuro
sposo…per capire se lo ama-
-tz, l’amore!!
Io e mia moglie ci siamo visti per la prima volta sull’altare, ci siamo amati
per qualche tempo e poi ho scoperto che è solo un’oca spendacciona che pensa
solo hai gioielli e hai vestiti nuovi. Caro signor Druso io ho smesso di
credere all’amore da quando mio figlio ha compiuto cinque anni e adesso ne ha
quasi diciotto, faccia un po’ il conto degl’anni!!-
-mi spiace
moltissimo, ma adesso i tempi sono cambiati e ci si dovrebbe sposare per amore.
Io e mia moglie ci siamo sposati per amore e ci amiamo tutt’ora. Quindi perché
non provare anche con loro?- il signor Orlando non resse più il suo sguardo e
guardò il pavimento, sicuro che il signor Quirino sarebbe rimasto indignato
dalle sue parole. Invece scoppiò in una fragorosa risata che lascio non poco
perplesso il signor Orlando –mi scusi ma non la capisco, la cosa che le ho
detto la fa ridere?-
-moltissimo
mio caro signor Druso!! “I tempi sono cambiati, ci si dovrebbe sposare per
amore”- altro scoppio di risa –siete proprio sicuro di quello che dite?
Non è che per caso non avete abbastanza soldi per il matrimonio e allora avete
bisogno di tempo? Non mi dica che è per questo motivo futile!-
-no signor
Quirino, glielo giuro! Amelia è davvero preoccupata per il matrimonio, e poi io
vorrei assistere al matrimonio di mia figlia perché con la guerra e tutto non
potrei vederla nel suo bell’abito bianco…-
Il signor
Quirino fece una smorfia
–se Ruben è
d’accordo va bene anche a me. Ora se ne vada che ho molto lavoro da fare.
BRUNEIDE!!! ACCOMPAGNA IL SIGNOR DRUSO ALLA PORTA! A rivederla, spero di
poterla salutare prima della sua partenza- gli strinse la mano e ritornò nel
suo studio.
-sono
sicuro che ti troverai bene con zia Madia e zio Datan. Gli ho già avvisati del
tuo arrivo e del fatto che ti fermerai un po’ di tempo da loro. Sono contenti
che starai con loro, lo sapevi?-
Rebecca
continuava a non rispondere alle stupide domande che le faceva la sua vicina di
casa, era una vecchia signora che odorava di chiuso e dei suoi otto gatti.
Le
due stavano andando a casa degli zii di Rebecca perché la loro casa attuale
stava per essere venduta ad un’altra famiglia; il signor Germanno stava per
partire per la guerra e lei non poteva stare a casa da sola, la vicina non
poteva prenderla con se e l’unica soluzione era portarla dalle persone che più
odiava, i suoi zii.
-hai visto
cara, siamo già arrivati!- Rebecca guardò schifata la casa che le si presentava
di fronte, alta e munita di un giardinetto e in un angolo vicino alla casa, di
piccole gabbiette contenenti le colombelle di zia Madia. Li odiava quei
maledettissimi pennuti!!
-oh guarda,
i tuoi zii stanno uscendo per salutarti!! Forza cara, avvicinati-
Fece
capolino dalla porta una signora molto alta con un bel viso giovane, gl’occhi
color del ghiaccio e i cappelli scuri, come suo fratello, il signor Germanno.
L’uomo era decisamente più vecchio della donna, aveva gl’occhi castani e quasi
tutti i capelli bianchi.
Avevano entrambi un fastidiosissimo sorrisino stampato
in faccia e si avvicinarono a Rebecca per, lui stringerle la mano, e lei per
staccarle via una guancia a suon di pizzicotti.
-sei contenta di stare con noi?!!- squittì la zia di
Rebecca e senza neanche darle tempo di rispondere, salutarono la vecchia
signora e la spinsero nella casa per mostrargliela.
Zia Madia la guardò seccata e le parlò, ma questa
volta usando una voce fredda e pungente
–sappi che in questa casa ci si dovrà rispettare
reciprocamente, tu andrai a lavorare come domestica, zio Datan ha già un suo
lavoro e io mi occuperò della casa. Tutto chiaro signorinella?? Metti a posto
la tua roba in quella stanza e poi vieni in cucina che ti dico cosa devi
preparare questa sera per cena prima di andare alla festa- fece per andarsene,
poi aggiunse -a proposito! Il nostro primo insegnamento è: “mai andare alle
feste a stomaco vuoto!” se no rischi di mangiarti tutto il cibo del buffet
facendo brutta figura!!- si girò verso il marito e gli farneticò qualche cosa,
poi andò in cortile a badare alle sue colombe.
Tim rimase a bocca aperta per lo stupore, era davvero
la ragazza più graziosa che ci fosse quella sera: indossava un aderente e lungo
vestito bianco con decorazioni d’orate e una scollatura che lasciava le spalle
scoperte; al collo aveva una conchiglia lucente appesa a una cordicella e
portava i capelli sciolti più ricci del solito.
Amelia non si era accorta dello sguardo interessato di
Tim, perché almeno un’altra dozzina di ragazzi la stavano guardando. Solo dopo
qualche minuto lo vide e gli fece un gran sorriso andandogli incontro, gli
stampò un bacio sulla guancia e se lo portò subito in pista a ballare.
-non ti avevo mai visto così elegante, dove l’ hai
trovato questo completo?-
-ha voluto a tutti i costi regalarmelo una giovane
sarta. Ero entrato nel suo negozio per farmi ricucire una camicia e sono uscito
dalla bottega con questo sotto braccio. E tu come hai fatto a permetterti un
abito simile?-
-me lo ha regalato un giovane sarto. Sono entrata nel
suo negozio per farmi ricucire le mutandine e sono uscita dalla bottega con
questo sotto braccio- dopo un attimo di silenzio gli scoppiò a ridere in faccia
notando la disapprovazione di Tim.
–sii seria per favore!!-
-si,si, scusa! Mamma mia, avresti dovuto vederti, hai
fatto una faccia!!-
-ah,ah, ah, molto divertente!!-
-dai scherzo, me lo ha cucito mia madre. E’ stata
brava vero?-
Tim non le rispose, rimase in silenzio a perdersi nei
suoi occhi nocciola, continuando a far volteggiare Amelia tra le sue forti
braccia non rendendosi conto che la musica era finita.
-Tim, mi sta girando la testa! Ti vuoi fermare??-
-oh scusami, mi ero distratto…- abbassò lo sguardo e
si soffermò a guardare le forme tondeggianti dell’amica “ma che caspita mi
prende oggi? Sei un maiale Tim!” e si allontanò leggermente da Amelia,spostando lo sguardo sul tavolo del buffet
vicino a loro.
-sei sicuro di stare bene? Mi sembri preoccupato. Vuoi
che ti riporti a…- prima ancora di concludere la frase qualcuno le accarezzò la
spalla scoperta facendola voltare di scatto.
Si ritrovò di fronte un bellissimo ragazzo coi capelli
neri e gl’occhi blu e dall’imponente massa muscolare. Per qualche secondo
rimase a squadrarlo per cercare di capire chi potesse essere. Ad un tratto, un’
agitatissimo Tim cominciò a strattonarla per allontanarla da lui, ma l’altro
ragazzo fu più veloce e la cinse alla vita per trascinarla verso di sé.
-ma che diavolo state facendo??! lasciami!- disse
Amelia nel tentativo di liberarsi.
-fino ad ora nessuna ragazza ha tentato di liberarsi
dal mio abbraccio, solitamente si tirano i capelli anche solo per potermi
stringere la mano!!-
Amelia inarcò un sopracciglio e lo guardò con fare
sospettoso.
-si può sapere chi siete??-
-uff, nel paese mi dovrebbero conoscere tutti, ma
visto che sei tu ti perdono…- la liberò dall’abbraccio e le prese una mano –io
sono Quirino Ruben, molto piacere cherì!-
-cosa?- rimase a bocca aperta per un po’, finché Tim
non la prese per un braccio e la tirò indietro.
-andiamo a mangiare qualcosa al tavolo, forza!- le disse a denti
stretti.
-perché tanta fretta, io e cherì non ci siamo ancora conosciuti
a fondo!-
-non è il caso che tu la conosca, tanto lei non vuole avere nulla a che
fare con te- e strinse ancora di più il suo polso.
-piccolo contadinotto da strapazzo…porta rispetto e dammi del tu! E poi
lasciamo decidere a cherì con chi vuole trascorrere la serata, -
-non ti porterei mai rispetto! E smettila di chiamarla in quel modo!!- Tim
strinse ancora di più la presa, Amelia stava cominciando a non sentirsi più il
polso ma era troppo presa a sentire i due.
-deciderà CHERI’ chi ascoltare e cosa fare. È vero che mi
concederai l’onore di questo ballo, dolcezza?-
-adesso basta, andiamo via!- questa volta strinse talmente tanto che
Amelia cambiò colore e finalmente si accorse che aveva il polso bianco latte.
-ehm Tim…- cominciò a dire timidamente – mi stai..-
-hai visto, non vuole venire con te, diglielo cherì!-
-per favore Tim mi stai…- provò di nuovo Amelia.
-lasciala stare, lei adesso viene via con me-
-Tim te lo chiedo gentilmente, mi stai…-
-adesso basta, lascia che cherì venga con me ho dovrò passare
alle maniere forti!-
-dai Tim, adesso lascia…-
-non aspettavo altro!! dai vieni qui che ti scasso
il…-
-ADESSO BASTA!! TIM MI VUOI LASCIARE QUESTA CAVOLO DI
MANO??? SE LA SRINGI ANCORA UN PO’ ME LA STACCHI!!!-
Si erano girati tutti e li guardavano incuriositi.
Amelia fingeva di lisciarsi il vestito con le mani, mentre Tim e Ruben si
fissavano furiosi, in silenzio. Non appena tutti si rigirarono, iniziarono a
litigare per dare uno la colpa all’altro della brutta figura fatta fare ad
Amelia.
Ad un tratto comparvero tra la folla un gruppo di
ragazzine che nel vedere i due più bei ragazzi del paese insieme, si avvicinarono
correndo e cominciarono a parlare contemporaneamente a tutti e due,
stordendoli.
Amelia ne approfittò e si diresse al tavolo del buffet
e lì incontrò una malinconica Rebecca che sorseggiava con aria assente
dell’ottimo vino. Le si avvicinò e si fece raccontare per filo e per segno
com’era andata con gli zii e rimase molto stizzita dal fatto che non la
volessero far più uscire con loro.
-dove l’ hai lasciato Tim? Prima vi ho visti
ballare..- chiese Rebecca continuando a sorseggiare della birra.
-abbiamo incontrato Ruben, hanno iniziato a litigare e
poi un gruppo di ragazzine urlanti li ha aggrediti e io sono scappata-
-poveracci, non li invidio affatto. Se avessi un
gruppo di ragazzi urlanti alle calcagna sarei già scappata da Viale Bardato-
-un gruppo no, ma ci sono quei due ragazzi che non la
smettono di fissarci- Rebecca finse di stirarsi e si voltò leggermente per
vedere di chi si trattasse.
-uhm, niente male, che dici ci buttiamo?-
- non ce ne bisogno, si stanno avvicinando-
il primo, Roberto, era alto con capelli e occhi scuri;
il secondo, Carlo, era poco più basso con capelli rossi e occhi verdi. Roberto
chiese ad Amelia di ballare mentre Carlo lo chiese a Rebecca. Tutti e quattro
scesero in pista e cominciarono a ballare gli allegri motivetti che proponevano
i musicisti.
Dopo quattro canzoni si fermarono e ritornarono al
tavolo cominciando a parlare del più e del meno, finché non videro uno
compostissimo Tim e uno stravoltissimo Ruben che si avvicinavano a loro con
aria decisamente scocciata. A quella vista le due non poterono fare a meno di
ridere di gusto; Roberto e Carlo notando la massa muscolare dei due ragazzi scapparono
a gambe levate.
-è tutta colpa tua!! Se mi avessi lasciato andare via
con cherì non sarei stato aggredito anche io da quelle oche!!- stava
dicendo Ruben cercando di risistemarsi la giacchetta.
-se tu non ci avessi seccati, saresti stato
assalito solo tu!!-
-avete intenzione di andare avanti ancora per molto-
Amelia era in piedi davanti a loro con le mani sui fianchi e li guardava storto
–Tim permetti a Ruben di ballare una canzone con me così poi non ti darà più
fastidio, e tu smettila di chiamarmi “cherì”!!- si avvicinò a Ruben e lo
trascinò in pista, prima di iniziare a ballare si girò verso Tim e gli fece
l’occhiolino.
-sapevo che alla fine saresti corsa da me…-
-non eccitarti troppo Quirino, lo faccio solo perché
non vi sopporto più!!-
-chiamami Ruben e dammi del tu, cherì-
-cosa ti ho detto riguardo al nome cherì?-
-scusami dolcezza- Amelia alzò gl’occhi al cielo
pensando a chi gliel’avesse fatto fare di stare con lui.
Finita la canzone si fecero l’inchino e Ruben la
salutò con un bacio sulla mano, poi Amelia raggiunse Tim e Rebecca che stavano
ballando poco più lontano proponendoli di andare a bere qualcosa. In quel
momento arrivò zia Madia che prese per un polso Rebecca e la trascinò via dai
suoi amici.
-ma che fai, la festa non è ancora finita!!- protestò
vivamente la ragazza.
-modera il tono della voce!! Per oggi hai dato anche
troppo spettacolo ballando con quel biondino! Adesso vai a salutare tuo padre
perché domani non potrai assistere alla sua partenza perché andrai a lavorare!-
Rebecca sentì una forte fitta al cuore causata dalle
sue parole. Si fece trascinare fino da suo padre, e dopo qualche parola di
addio e un rapido abbraccio la zia la tirò via. Rebecca si girò e guardò suo
padre mentre si allontanavano; il signor Germanno sapeva perfettamente che in
quel preciso istante aveva perso sua figlia per sempre.
-che razza di modi! Ma hai visto cos’ ha fatto?!! Io una donna del
genere non riuscirei a sopportarla!!-
-e chi è che riesce a sopportare la nostra impavida Amelia?-
-Mi spiace molto che sia dovuta finire così! Se a suo padre andava bene
potevo anche ospitarla io, tanto ai miei non dà fastidio. E poi ci avrebbe dato
una mano in casa-
-ormai è troppo tardi! È prigioniera nella tana dei lupi…-
o.O Amelia lo guardò sconcertata.
-tu hai bevuto troppo vino!-
-non è vero! E per dimostrartelo…- le tese una mano per invitarla a
ballare, Amelia sorrise e gli stinse la mano, si fermarono al centro pista e
cominciarono a ballare una canzone popolare molto agitata volteggiando
abbracciati.
Finita la canzone un uomo salì sul palco dov’erano i musicisti.
–spero che vi stiate divertendo almeno quanto me- ci
fu uno scoppio di risa e battiti di mani –lo immaginavo!- questa volta
partirono dei fischi e delle urla di gioia -Vorrei ricordare a tutti che questa
sera siamo qui per un motivo ben preciso: il nostro sovrano ha convocato tutti
gli uomini valenti di Viale Bardato e dei paesini circostanti per unirsi al suo
esercito, per scacciare gli invasori stranieri che vogliono impossessarsi dei
nostri territori e per conquistarne altri. Quindi io vi chiedo di fare sentire
la vostra voce alzarsi forte per festeggiare e sostenere i nostri valorosi
compagni!!- ci fu un boato indescrivibile, gente che urlava, che batteva le
mani, che fischiava, che batteva i pugni sui tavoli; il tutto durò per quasi
due minuti, poi l’oratore diede di nuovo il via alla musica e si riprese a
festeggiare.
La festa durò fino alle prime luci dell’alba e prima
di tornare tutti a casa venne annunciata l’ultima canzone, lenta e malinconica.
Tim prese una mano di Amelia, l’altra l’appoggiò al
suo fianco destro e iniziò a farla volteggiare dolcemente al ritmo della
canzone. Si accorsero che intorno a loro c’erano parecchie ragazze che li
guardavano, alcune tristemente, altre erano verdi d’invidia. Così Tim decise di
cingerle la vita con una mano avvicinandosela ancora di più, ma presto si
accorse che non avrebbe mai dovuto farlo.
L’intenso profumo di Amelia gli annebbiò la mente; poi
come se non bastasse sentì il suo seno premuto contro il suo petto, e questo
gli annullò completamente la capacità di ragionare sulla situazione.
Le mise una mano tra i capelli e si avvicinò al suo
viso.
Amelia rimase immobile “che cosa mi sta succedendo?
Perché Tim si sta comportando così? Ma soprattutto perché voglio che le sue
labbra incontrino le mie?”.
Tim avvertì il suo respiro irregolare, le accarezzò la
schiena per calmarla, chiuse gl’occhi e la baciò.
Anche se il bacio era casto i due sentirono una scossa
attraversargli la schiena e, non riuscendo più a sopportare quel leggero
contatto, Tim iniziò a leccarle le labbra per farle aprire leggermente la
bocca.
Amelia sentì un’esplosione di sentimenti contrastanti,
e spaventata per quello che stava provando in quel momento, allontanò
leggermente Tim, lo scusò e scappò via con il cuore che batteva all’impazzata.
Intorno a loro solo le ragazze che li guardavano si
erano accorte di quello che stava accadendo tra i due, le altre persone avevano
incominciato a tornare a casa e a salutare gli amici.
Tim fu l’ultimo a lasciare la pista, si sentiva
elettrizzato ma allo stesso tempo scosso per la reazione di Amelia; aveva
appena scoperto di amarla, ma forse per lei non era così.
Si allontanò a testa china ignorando un gruppo di ragazze che gli
urlavano frasi come “vieni che ti consoliamo noi!!” e “lasciala stare quella
stupida che non ti merita!” altre stavano organizzando di andare a prendere
Amelia e di linciarla per aver fatto stare male Tim.
Tim era quasi arrivato davanti a casa sua, ma non se la sentiva di andare
a dormire, aveva bisogno di riflettere su quanto era appena accaduto
“ho bisogno di parlarle, di capire se prova le stesse cose che provo
io. Se scoprissi che non è così ho paura che…”scosse la testa con forza, come poteva essergli venuto
in mente di uccidersi, non voleva fare la fine del caro fratello.
Sentì una forte fitta al cuore e si sedette sotto un albero; quel
dolore era talmente forte che una lacrima fece capolino dai suoi occhi
smeraldo.
RINGRAZIO
SENTITAMENTE TUTTE LE PERSONE CHE MI RECENSISCONO MA ANCHE QUELLE CHE NON LO
FANNO E LEGGONO COMUNQUE LA MIA STORIA [QUALUNQUE SIA IL LORO MOTIVO]!!! VI
PREGO CONTINUATE A RECENSIRE E A DARMI CONSIGLI DI MODO CHE POSSA MIGLIORARE
COL TEMPO!!! ANCORA SENTITI RINGRAZIEMENTI!!! UN BACIOOO GROSSO GROSSO LA
VOSTRA NONNY88 CHE CONFIDA IN
VOI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Recensioni:
sindy90:Grazie mille come al solito per i tuoi
graditissimi complimenti sulla mia storia! Purtroppo come avrai notato la
situazione di Rebecca è precipitata ed è probabile che peggiori [chi lo sa se
non io?!]. Preparati ad odiare Ruben sempre di più…
Baciooo!!!
Fr@: Il
significato di quei due nomi è semplice: sono dei nomi che ritengo bellissimi!
Poi questa è una mia opinione, ovviamente! Anche tu come sindy90 dovrai
abituarti al pessimo carattere di Ruben…nel prossimo capitolo ne vedremo delle
belle!
Baciooo!!!
Nemesis:
Sai una cosa? Hai ragione! Anche a me era venuto questo dubbio: ma
non sarà un po’ troppo moderno? Però mi ricredo quando penso al fatto che le risse
sono tutte uguali…parolacce, botte da orbi e via discorrendo. Ah, un’altra
cosa, se avessi reso Ruben un gracilino e indifeso ragazzo non ci sarebbe stato
il conflitto tra lui e Tim, e poi come facevo ad arrivare ad un punto
importante della mia storia senza la presenza importante del bel Ruben?
Bè, posso concludere solamente dicendoti un GRAZIE enorme
per i complimenti e per aver affermato di apprezzare molta la mia storia! Sei
davvero gentile, come tutte le mie altre lettrici [poche ma davvero gentili e
sincere!]
Baciooo!!!
*Sarah*:Ruben un monta merda? Ma no dai che in fondo è
bravo………………………………………………………………...Sì, è proprio un monta merda!
Hai notato che zozzoncello che è il nostro Tim? Il capitolo prima
si guarda Amelia in camicia da notte, poi se la bacia! È proprio un maialino!
Baciooo!!!
Joenna: Benvenuta!!!
Mi fa sempre piacere trovare persone nuove che mi recensiscono!!^_^Addirittura non riuscivi a scollarti dallo
schermo? Allora spero di non averti delusa con questo capitolo!
Aveva deciso di fare finta di nulla, quel pomeriggio
quando si sarebbero visti lo avrebbe salutato e avrebbe passato il resto del
pomeriggio con la sua famiglia.
“Si, è tutto perfetto! Devo solo fare attenzione a non
diventare rossa e a non balbettare”
finì di sistemarsi i capelli di fronte alla finestra che le faceva da specchio
e scese le scale di corsa per raggiungere la famiglia, che era già arrivata al
punto di ritrovo di quelli che sarebbero partiti.
Attraversò Viale Bardato di corsa e quando vide in
lontananza una folla di gente che urlava e batteva le mani si sentì sollevata “Uff,
grazie al cielo non ho sbagliato strada!”.
Fabrizio le corse incontro e la guidò fino ai suoi
genitori – eccoti finalmente, stavamo per mandare una squadra di ricerca-
Amelia si scusò, abbracciò forte il padre, diede un
bacio alla madre e si allontanò accusando un forte bisogno di andare in bagno.
In verità aveva visto la famiglia Quirino venire dalla loro parte e non aveva
alcuna intenzione di farsi chiamare da Ruben “cherì” davanti ai suoi genitori.
Corse nella direzione opposta guardandosi alle spalle
per controllare se l’avevano vista allontanarsi, così facendo non vide che
stava per scontrarsi con…la botta fu forte, Amelia volò all’ indietro e batté
una forte culata, mentre l’altra persona, che era rimasta in piedi, la guardava
divertita.
- mi scusi non l’avevo vista, ero distratta, mi scusi
mi…- quando vide che si era scontrata con un divertitissimo Tim, diventò rossa
e iniziò a balbettare, esattamente l’opposto di quello che doveva fare – ehm io
e..ec..ecco-
-tutto ok?-
-si..si..si-
-non mi sembra che tu stia bene, sei preoccupata per
tuo padre vero?- le tese una mano che Amelia guardo come se fosse una spada
pronta a trafiggerla – guarda che non ti mangio mica, voglio solo aiutarti ad
alzarti- sempre con lo stesso sguardo terrorizzato Amelia gli afferrò la mano e
si rialzò.
Uno scoppio di applausi annunciò l’arrivo dell’oratore
della sera precedente.
– Eccoci arrivati al gran giorno. Finalmente oggi i
nostri eroi partiranno per la guerra- esattamente come al ballo, ogni volta che
l’oratore faceva una pausa la folla urlava e batteva le mani gioiosamente
–portiamo i nostri omaggi al signor Holling, Gran Generale dell’Esercito Regio,
che accompagnerà i volontari fino all’accampamento per l’addestramento militare
e in fine…………per la guerra- Amelia e Tim dovettero ripararsi le orecchie per
poter resistere al frastuono che accompagnò quell’ultima parola –fate gl’ultimi
saluti ai vostri cari, oh valorosi guerrieri, perché adesso è arrivato il
momento della vostra partenza!-
Amelia guardò Tim allarmata, fino ad allora non si era
resa conto di quanto fosse importante per lei suo padre, e questo la faceva
sentire incompleta, come se avesse conosciuto suo padre solo qualche giorno
prima. Non voleva che suo padre andasse incontro alla morte proprio in quei
giorni che erano parsi i più belli della sua vita.
Distolse lo sguardo da Tim e iniziò a scorrere con lo sguardo
la marea di gente che salutava i partenti.
Doveva trovare suo padre prima che salisse a cavallo e
si allontanasse con il resto dell’armata. Vide sua madre in lontananza che
sventolava un fazzoletto bianco, a quella vista incominciò a sgomitare per
farsi largo tra la folla.
“devo raggiungere papà, devo raggiungere papà, devo
raggiungere papà, devo…” la scena la
lasciò allibita, sbatté un paio di volte gl’occhi per accertarsi che non fosse
un’allucinazione…no, non lo era! Raggiunse sua madre e si appese a lei per non
cadere per la meraviglia.
Una fila interminabile di uomini a cavallo si
allontanava girandosi ogni tanto per l’ultimo saluto ad amici e parenti.
– Amelia dove ti eri cacciata? Tuo padre ti voleva
salutare prima di partire –
Amelia non rispose, alzò leggermente lo sguardo su sua
madre e la guardò con occhi vuoti e tristi. Quindi era troppo tardi per
poter…no! Doveva parlargli, dirglielo, lei...lei...lei doveva parlargli!
Incominciò a correre verso il serpentone che si faceva sempre più lontano,
corse e corse finché i polmoni non gli presero fuoco e i muscoli delle gambe
non le fecero male.
Ormai aveva raggiunto il corteo e quando si accasciò a
terra, un uomo fermò il cavallo e la interpellò per accertarsi delle sue
condizioni di salute.
– cono…scete Or…lando Druso?- riuscì a biascicare
cercando di riprendere fiato.
-certo che lo conosco, e tu devi essere la
piccola…oh…pardon…la ormai grandicella Amelia?!-
-si sono io! Ma adesso…non c’è tempo…tempo da perdere,
mi dica dov’è!-
-certamente tesoro, te lo vado a chiamare subito- così
dicendo il grassoccio signore si allontanò al trotto verso il serpentone in
marcia – C’E’ ORLANDO DRUSO IN QUESTO RANGO?- urlò al primo battaglione.
- sì, sono io chi mi cerca?-
- a dir la verità c’è tua figlia laggiù che ti sta
aspettando, penso sia urgente- l’uomo sgranò gl’occhi e abbandonò
immediatamente la sua postazione di marcia per raggiungere al galoppo il punto
nel quale Amelia stava ancora riprendendo fiato.
- dimmi tutto bambina mia- scese da cavallo e si
accucciò per guardare negl’occhi sua figlia.
-volevo solo salutarti- disse con una vocina
affaticata per la corsa di poco fa.
- ma che carina- fece un largo sorriso e prese ad
accarezzarle la testa affettuosamente.
- papà …-
-dimmi Amelia-
-volevo dirti che…che…-
-coraggio figliola-
-io…bè ecco…ti…-
-avanti non essere timida-
-papà io…- non riuscì a proseguire, saltò al collo del
padre e incominciò a piangere disperatamente.
-no Amelia non fare così! Vedrai che andrà tutto bene,
non ti devi assolutamente preoccupare!-
-ma, ma se ti succede qualcosa? E se non dovessi… se
tu non dovessi più…-
- ritornare a casa? Ma che storia è questa?! Ma certo
che tornerò! Non ho mica intenzione di farmi ammazzare, sai? Anzi sai cosa ti
dico? Ti prometto che tornerò a casa sano e salvo! Così va meglio?- Amelia lo
guardò abbozzando un piccolo sorriso e annuì con la testa, in segno di assenso.
- e va bene pulce, adesso devo proprio scappare. Il
mio rango non sta di certo ad aspettarmi, dovrò recuperare un bel po’ di
strada! Ci vediamo figliola– si alzarono e dopo un breve ma intenso abbraccio.
Orlando risalì in sella al suo cavallo e si allontanò
al galoppo salutando sua figlia con la mano.
“diglielo, diglielo, diglielo, diglielo…”
- PAPA’!!- lo vide girarsi – TI VOGLIO BENE!!!-
- ANCHE IO BIMBA MIA!!- e sparì dietro la collina,
molto probabilmente diretto verso la sua fine.
“e pensare che fino a qualche tempo prima non ci
potevamo neanche vedere…adesso sento che se non ti rivedo tra qualche
tempo…uff…padre mio ti prego fai attenzione…”
***Passato qualche tempo***
-Accidenti Amelia, ti vuoi sbrigare a portarmi quelle
coperte?-
- cosa? A sì, scusa-
-in questi giorni sei più distratta del solito-
-e che non sentiamo papà da tanto tempo …-
-oh andiamo in questi sedici mesi non si è mai
dimenticato di scriverci! Vedrai che sono in ritardo i paggi postini, o magari
hanno smarrito la lettera, oppure…-
-basta mamma! Ho capito, non è il caso che tu vada
avanti-
- d’accordo, scusa! Ma devo ammettere che sto cercando
di convincere più me che te. Sai, sono anche io molto preoccupata per tuo
padre-
-mamma posso andare a giocare con Filippo e
Adalberto?-
-no Fabrizio, fuori nevica e fa troppo freddo! Dì hai
tuoi amichetti di passare un’altra volta-
-uffa! Ah, qua fuori c’è anche Tim, chiede di Amelia,
lo faccio entrare?-
-ma certo sciocchino, non vorrai mica lasciarlo fuori
al freddo?-
-mamma!- Amelia incrociò le braccia seccata -Perché
hai detto di farlo entrare?-
-perché è da un po’ che tu ed il tuo amico non vi
vedete e ho pensato che ti potesse fare piacere-
-hai pensato male! Io preferisco decisamente di più
fare i lavori di casa con te come spolverare, cambiare le coperte, ritirare i
panni asciutti, lavare le scodelle…-
-accidenti, hai fatto tutte queste cose oggi? Io penso
che anche solo alzarmi la mattina sia una mansione più che faticosa- si
intromise Tim facendo un sorrisone ad un’Amelia piuttosto scocciata.
-non sei divertente!-
-ok fanciulli, io vi lascio. Vado a prendere altra
legna e poi sforno il pane caldo, per la cena di sta sera. Che dite, vi unite a
me?-
-quando hai finito di preparare il pane molto
volentieri! Lo sai che io sono sempre disponibile per mangiare pane caldo di
casa Druso-
-lo so Tim, e comunque io vi ho chiesto se mi date una
mano a sfornare, credo di non farcela da sola-
-dai mamma! Lasciaci stare! Chiedi aiuto a quel buono
a nulla di Fabrizio-
-TI HO SENTITA STREGACCIA!-
-AAAAHH, ZITTO STUPIDO E INUTILE ROSPO!!-
-MEGERA! MEGERA!-
-MAMMA!!!-
-io non ne voglio sapere! Se avete bisogno di me sono
in cucina. E tu Fabrizio smettila di fare lo sciocco e dami una mano in cucina,
forza!-
Dopo una sonora pernacchia, Fabrizio seguì sua madre
in cucina lasciando da soli Amelia e Tim nella sua camera da letto.
Evitarono di parlare per qualche secondo, poi Tim
decise di rompere il ghiaccio – allora, come va con Ruben?- attese inutilmente
una risposta, cercò il suo sguardo che tardò ad incrociarsi con il suo.
“Cos’hai Amelia? Perché non mi vuoi far capire cosa ti
passa per la testa? Io ti aspetterò con pazienza, ma non penso di riuscire a
resistere per molto”
Amelia si schiarì la voce e distolse Tim dai suoi
pensieri, lo guardò finalmente negl’occhi e lui si accorse che erano lucidi.
- ma cos…?-
- ti prego, non dire nulla-
- si ma spiegami cosa ti…-
-ti ho detto di non dire nulla. Ti starai sicuramente
chiedendo cosa mi è capitato, vero? Perché in questi ultimi mesi non mi sono
fatta più vedere in giro? Devo proprio darti una risposta??- Amelia sospirò -E’
difficile…prima pensavo di esser rimasta sconvolta da quel nostro…come
chiamarlo…incontro ravvicinato?-
-Amelia è stata solo una debolezza, eri lì, io ero lì
e…bè è stato più forte di me! In fondo… eri così bella!-
-ma come ti è saltato in mente di baciarmi? Noi siamo
solo amici, no? Pensa come si sarebbe sentita Rebecca se ci avesse visti?-
-cosa centra Rebecca con noi due?-
“Ops, forse ho parlato un po’ troppo…”
-ma nulla! Cosa centra Rebecca? Io ho citato Rebecca?-
Tim spostò la testa di lato e alzò un sopracciglio.
-e va bene forse l’ho citata ma non era mia
intenzione. Ho detto lei per intendere tutte le persone che ci guardavano…-
O.o’ (Tim)
-…senti il punto
non è questo e non è di questo che ti volevo parlare! Non volevi sapere perché
ti ho evitato per tutto questo tempo?-
-giusto! Allora, cosa ti è capitato? E spiegami come
mai hai una cicatrice al labbro-
“uff…sono riuscita a sviare il discorso…”
-dunque, è successo circa una settimana fa…-
***FLASH
BACK***
-buon pomeriggio, Signora Deneide. Per caso la
bellissima Amelia è in casa- dopo aver brevemente arricciato una narice in
segno di disgusto, Deneide lo fece entrare e gli indicò la porta sul retro che
portava al cortile – davvero molto gentile. Ancora buon pomeriggio!- a passo
svelto raggiunse la porta, la aprì e uscì in cortile.
Amelia era seduta sotto il suo albero preferito e
cercava inutilmente di leggere il titolo di un libro di suo fratello.
-cosa?- alzò la testa e si ritrovò faccia a faccia con
Ruben.
-è quello che c’è scritto…Anima Libera. È il titolo
del libro che tentavi di leggere-
-grazie, ma ci sarei arrivata da sola-
-mi spiace Cherì, volevo solo aiutarti- al sentir
nominare quell’odioso nomignolo, Amelia sollevò pericolosamente un sopracciglio
-oh, dimenticavo…non ti piace essere chiamata “cherì”, giusto? Ma io non voglio
litigare con te, piccola mia-
Ruben si stava avvicinando troppo a lei, doveva fare
qualcosa.
“pensa, pensa, pensa, pensa”. Ormai poteva vedere ogni minima particolarità del
viso di quel ragazzo…doveva fare assolutamente qualcosa…ad un tratto…
- ecciuuuuuuuuuuuuuu!!!-
Ruben fece un salto indietro dallo spavento, inciampò
e cadde. Amelia era rimasta immobile, non sapeva cosa fare, avrebbe voluto
scoppiare a ridere ma non era la cosa più opportuna in quel momento. Era stato
un colpo di fortuna, non aveva certo in programma di starnutire un attimo prima
che le labbra di Ruben toccassero le sue.
“grazie al cielo sono raffreddata! Non pensavo che
avrei mai ringraziato tale malattia”
-ti sei fatto male?-
-no! Non credo-
-dai, ti do una mano!-
-non ti avvicinare a me- il suo tono di voce si era
fatto improvvisamente freddo e aveva lo sguardo serio, non lo aveva mai visto
così… lo vide rialzarsi e pulirsi i vestiti impolverati con un gesto secco
della mano.
-mi spiace per i tuoi vestiti, vuoi lasciarmeli? Te li
posso lavare io se vuoi- fece qualche passo verso di lui
-non ti avvicinare! E’ l’ennesima volta che mi rifiuti
rendendomi ridicolo…ma adesso basta! Ringrazia che sei in casa, se no…-
La guardò con disprezzo e poi si allontanò dal cortile
senza salutarla.
***************
-tutto qui? A me sembra un’ottima cosa starnutire un
po’ di germi in bocca a quel pidocchio-
-non fare lo scemo e fammi finire di raccontarti cosa
mi è successo- Amelia scosse la testa e riprese il suo racconto…
***************
Non sapeva cosa fare, forse avrebbe dovuto scusarsi
con lui, infondo aveva ferito il suo orgoglio maschile, e se ne era accorta. Le
sudavano le mani nonostante fosse inverno e sentiva come un campanello
d’allarme interno che l’avvertiva che era meglio stargli alla larga per un po’.
Presa la sua decisione rientrò in casa e si chiuse la
porta del cortile alle spalle.
-tesoro…come mai non mi hai detto nulla?-
-cosa ti dovevo dire?-
-bè, Ruben è rientrato in casa tutto contento e… prima
di andarsene mi ha confessato che tu hai acconsentito a sposarlo. Ha detto che
lo avevi deciso già da tempo ma non avevi il coraggio di dirglielo. Comunque
sia…complimenti, piccola mia!-
Amelia era rimasta di sasso, aveva la bocca spalancata
e tremava tutta dalla rabbia.
“Come a potuto quel lurido pezzo di… ma questa gliela
faccio pagare! Come faccio a spiegare alla mamma che è tutto frutto
dell’immaginazione di quel menomato mentale?”
-allora? Non ti fai abbracciare? Ah, mi ha già detto
che ha preparato un piccolo rinfresco con la torta nuziale- Amelia arretrò di
qualche passo per sfuggire alla presa della madre e corse verso la porta di
uscita –ma cosa stai combinando?-
La ragazza si fermò per un attimo e poi biascicò a
denti stretti –vado a dire al mio futuro marituccio dove si può infilare la
torta nuziale- uscì e chiuse la porta senza dare il permesso a sua madre di
ribattere.
“Se lo prendo lo faccio diventare Roberta…altro che
Ruben! Ma dimmi te se mi doveva ficcare in questo casino in meno di un secondo!
E poi aveva già organizzato tutto! Era venuto da me per dirmi che aveva già
organizzato tutto! Ma io lo ammazzo quel brutto figlio…” aveva appena svoltato un angolo quando due braccia
forti la sbatterono violentemente a terra
–AIHA! Ma che diamine…Ruben??- lo mise a fuoco, quasi
non lo riconobbe, solitamente il suo bel viso presentava un raggiante sorriso,
ma questa volta…
Si chinò su di lei e la rialzò sgraziatamente, le
afferrò il colletto del vestito e le avvicinò il viso al suo.
-adesso come fai a difenderti? Non sei in casa, non
c’è quel rompi scatole del tuo amichetto, non c’è nessuno per strada…come farai
Amelia?-
Amelia era terrorizzata, ma non doveva darlo a vedere,
in fondo lei era la forte e determinata, no?
-perché hai detto a mia madre che noi due ci
sposeremo? Lo sai che preferisco morire piuttosto che passare il resto della
mia vita con un viziato, presuntuoso e viscido ragazzo come te!!-
-ah, è così? Mi spiace per te CHERI’ ma hai toppato
anche questa volta…la data delle nostre nozze è ormai fissata e indovina chi ha
già saputo della nostra unione? Il tuo adorato papino! Oh si, gli abbiamo
mandato una lettera più di un mese fa, ormai sa che noi due ci sposiamo! Non
vorrai mica deluderlo e provocargli altro dolore?-
-BASTARDO!-
Amelia non avrebbe dovuto, la mano libera di Ruben si
scontrò con forza contro una sua guancia. Quell’impatto improvviso la scosse
non poco. Rimase immobile, gli occhi divennero lucidi, ma cercò di ricacciare subito
indietro le lacrime che spingevano per uscire.
-cosa fai Ameliuccia? Piangi? Non ti credevo così
debole…a me piace quell’Amelia che ho conosciuto all’inizio…ribelle, testarda,
impertinente, anche focosa a essere sinceri- gli passò un dito sulle labbra che
lei cercò di scansare girando la testa di lato.
Questa volta Ruben sbatté Amelia contro un muretto e
le bloccò le mani sopra la testa.
-lasciami, lasciami immediatamente, maiale!- altro
schiaffo decisamente più forte del primo, un piccolo rivolo di sangue prese a
scendere da una spaccatura sul labbro inferiore.
-taci puttanella! Aspetta di diventare la mia sposa e
te lo insegno io il rispetto per gli uomini-
Amelia lo guardò un po’ negl’occhi e cercò di
conseguire il suo istinto che le suggeriva di sputargli addosso. Distolse lo
sguardo e cercò di evitare di guardarlo, ma quello che sentì non potè che farla
agitare ancora di più di quanto non fosse già… Ruben aveva iniziato a leccargli
il rivolo di sangue che ormai era arrivato al collo. Amelia non ci vide più
dalla rabbia e dal disgusto
“Conosco un solo modo per far smettere questo
verme…”
Con tutta la forza che possedeva, gli sferrò una
ginocchiata sui gioielli di famiglia facendolo crollare a terra come una pera
matura.
-ora vediamo se quando saremo sposati riuscirai a fare
un figlio altrettanto stronzo come te! Addio!- con una falcata lo superò e si
diresse verso casa a passo spedito.
***FINE FLASH
BACK***
Tim prese a camminare avanti e indietro per la stanza
istericamente, non disse nulla di tutto quello che le aveva raccontato l’amica,
ma era chiaro che il suo racconto non lo aveva certo divertito come fino ad un
attimo fa.
-quindi lui ha cercato di…-
-sì Tim-
-e quando lui ci ha provato tu…-
-si Tim-
-quindi adesso ti lascerà stare per un po’?!-
-no Tim!! Possibile che tu non capisca! Adesso sarà
più infuriato di prima, e non credo che quando ci sposeremo sarà molto clemente
con me…sai dopo averlo quasi reso sterile…-
-mmm… vuoi dire se vi sposerete…-
-cosa stai farfugliando?-
-ho detto “se vi sposerete”! Perché pensi di
doverlo sposare a tutti i costi?-
-pensi che esista un modo per poter evitare di
sposarlo?-
-oh, esiste e come...-
-ma porca miseria Tim! Tu me ne parli solo adesso?!-
-tu mi hai detto prima che Ruben ha già organizzato le
nozze?-
-va bene! Adesso ti vuoi dare una mossa e dirmi che
diamine devo fare?-
-aspettare il giorno delle nozze! A proposito, quando
sono?-
-ti si è ammattito il cervello? Io NON mi devo sposare
con quel coso! Lo hai capito o te lo devo rispiegare?-
-quando sono le nozze?-
-ma tu non vuoi proprio capire?-
-Amelia dimmi quando sono le nozze!- gli si mise di
fronte e la guardò intensamente con sguardo profondo; la ragazza non seppe resistere
a quel verde che sapeva stendere chiunque.
-tra una settimana- disse con un filo di voce
-molto bene! Abbiamo una settimana per organizzare la
tua fuga! Io mi occupo di procurarmi una carretto per dirigerci alla prossima
contea, nonché il più lontano possibile da qui. Non ti preoccupare, appena
arrivati lì ci allontaneremo ancora, in modo che nessuno ci trovi-
Amelia sembrò destarsi da quello stato di ipnosi
appena udì il piano di Tim.
-cosa? Tim ti avevo detto che è una cosa seria, non
devi scherzarci sopra in continuazione!-
-ma io non sto scherzando! Fuggiremo da Viale Bardato,
solo io e te. Così non dovrai sposarti quello zotico dal sangue blu. Risolto il
tuo problema! Ora devo proprio andare, mio padre sarà in pensiero!- le schioccò
un sonoro bacio sulla guancia e la lasciò da sola senza darle il tempo di
rispondere.
COSA NE PENSATE DI QUESTO CAPITOLO?? RUBEN HA SUPERATO
SE STESSO NON TROVATE?! E POI LE PAZZEIDEE DI TIM…PENSO CHE MI STIA SFUGGENDO DI
MANO IL CONTROLLO SUI MIEI PERSONAGGI! STANNO PRENDENDO IL SOPRAVVENTO SU DI
ME! NON RIESCO A CAPACITARMI SU QUELLO CHE SCRIVO, INFATTI OGNI TANTO SCRIVO
TANTE DI QUELLE CAVOLATE [TIPO ORA] CHE NON SO NEANCHE IO COME FACCIO! MA ORA BASTA
CON LE CAVOLATE E PASSIAMO A COSE SERIE, PER ESEMPIO LE RISPOSTE ALLE VOSTRE RECENSIONI!!
^-^
Recensioni:
Nemesis:uffa come al solito mi riempi
sempre di critiche!! -_-
No dai scherzo, lo sai che apprezzo molto che mi si
recensisca con delle critiche, se no non potrei apportare delle modifiche ai
prossimicapitoli! Per quanto riguarda
Tim e i suoi sentimenti incompresi sono sicura che sia più giusto che lui non
capisca il tipo di emozione che prova. È meglio spiegarsi, disse il paracadute
notando che il paracadutista si era cagato sotto (va bè abbi pietà di me, ho
appena finito di studiare latino e mi sono fusa!!!). cmq intendo dire che
siccome Tim ed Amelia sono amici dalla nascita e non avevano mai pensato a
stare insieme, lui si ritrova spiazzato e non riesce a capire che cosa gli stia
succedendo! Va bèdai lasciami le tue
impressioni su questo chap al più presto!!
Baciooo ^_^
Joenna:da dove predo spunto per i
miei capitoli?? Bè, mi basta ascoltare la musica, immaginarmi la scena…ed ecco
arrivare un nuovo capitolo. Per quanto riguarda Rebecca, bè lei è una ragazza col
carattere molto debole, per di più non ha più nessuno che le stia accanto (con
l’eccezione dei suoi due amici) ed non reagisce alle cattiveria dei suoi due
zii! Ah, come al solito grazie mille per i bellissimi complimenti!
Baciooo
Clody: mmm, e va bene ti perdono!
Però mi devi promettere che continuerai a leggere la mia storia e a recensirla,
se no non so se piace davvero così tanto come alcune delle mie lettrici mi
dicono!
Cmq per Rebecca scoprirai se ci sarà qualcuno,
purtroppo per lei, molto più avanti! Conto di trovare la tua recensione di
questo capitolo!!! ^_^
Baciooo
sindy90: siii, si sono baciatii!!^_^
pure io quando l’ho scritto ero troppo contenta!! Io ritengo che sarebbe stato
davvero meglio se Ruben li avesse visti baciarsi…però non oso immaginare la sua
reazione!!
Eccone un’altra impietosita per la storia di Rebecca!
In un certo senso mi sono ispirata alla storia di Harry Potter (potrebbe
assomigliarci!) ma la situazione è ben diversa: infatti in Anima Libera il più
cattivo dei due zii e la Zia Madia, quindi una donna, in Harry Potter è lo Zio
Vernon, l’uomo. Dai ora lascio libero spazio alla tua recensione, e che sia
bella se no mi offendo!!! ^_^
Baciooo
Sunny: accidenti! la divina Sunny
che mi recensisce [segue inchino di NoNnY hai piedi di Sunny]! Sono stra felice
che la mia storia ti piaccia e spero di non deluderti, dato che tu non mi hai
delusa con il tuo bellissimo Baing a War Mage!! ^_^
oddio mi sento lusingata, quanti complimenti tutti
insieme! Sono troppo felice che il mio modo di scrivere ti piaccia! Grazie grazie
grazie grazie mille!!!!
Baciooo
Non so assolutamente come ringraziare tutti quelli
che mi recensiscono e che mi scrivono tanti complimenti!! Mi fate sempre commuovere!!
Vi adoro e grazie di tutto!!!
-sono
rimasta senza parole! Come ha potuto Ruben farle una cosa del genere? E poi si
è pure permesso di inviare un paggio postino con un telegramma per il Signor
Orlando-
Tim
e Rebecca si trovavano al fiume Cornelio, quello di Viale Bardato, e mentre lei
lavava i panni lui la aggiornava sugl’ultimi avvenimenti e stavano parlando già
da diverso tempo.
-anche
io sono furioso per quello che gli ha fatto quel dannato. Ma non ti
preoccupare, ho la soluzione in tasca, ne ho già parlato con Amelia e lei è
d’accordo-
-di
cosa si tratta?-
-è
una cosa segretissima! Avvicinati che te lo sussurro in un orecchio- notò una
tinteggiatura rossa sulle gote dell’amica –tranquilla, conosco modi migliori
per far avvicinare una ragazza, nel caso avessi intenzioni non del tutto caste-
-ma
che simpatico!- si avvicinò un po’ a lui e gli sussurrò con voce provocatoria
-Dai, sputa il rospo-.
Tim
spiegò velocemente all’amica il piano che aveva pensato il giorno prima con Amelia.
Si trattava della fuga dall’altare che avrebbe impedito alla loro amica di
diventare la Signora Quirino.
-allora?-
-per
me è una follia! Pensate che ci lasceranno scappare così facilmente? Amelia non
riuscirà ad attraversare neanche due contee che verrà subito riconosciuta dai
doganieri! Per non parlare di quando vorremo entrare in città…-
-cosa
stai dicendo? Non ti seguo-
-non
so se per fortuna o per sfortuna, a Viale Bardato non ci sono mura di
recinzione contro gli invasori o mala gente. In sostanza: chiunque voglia
entrare lo può fare indisturbato-
-si
ma può uscirne altrettanto indisturbatamente-
-questo
è vero, ma in quale città o paese speri di entrare che sono tutti protetti da
cinta murarie? E ora arriviamo al punto: i guardiani delle mura non ci
lasceranno passare se non siamo mercanti, pellegrini ricchi, aristocratici o
borghesi. Volendo potremmo anche tentare ma bisognerebbe pagare un pedaggio
salatissimo-
-uffa,
se la fai così complicata io mi scoraggio subito, cosa che non mi deve
capitare!-
-mi
spiace davvero molto averti complicato il piano d’azione, ma questa è la
verità…se vogliamo attraversare le contee passando dalle città ci costerà
parecchio-
Tim
rifletté per un attimo…quando ebbe esaminato l’intera faccenda si rese conto
che neanche dopo trent’anni di lavoro nei campi sarebbero riusciti a racimolare
il denaro necessario per attraversare tutte le città che sperava. A meno che
non si facessero passare per mercanti… e c’era un però: erano troppo giovani
per essere scambiati per degl’abili venditori.
-uff
che casino…-
Guardò
distrattamente Rebecca e in quel momento gli balenò in mente un’idea che gli
avrebbe permesso di risolvere tutte le loro preoccupazioni.
-scusami
tanto ma ora devo andare. Mi devo ancora procurare la carrozza per la nostra
fuga e poi è davvero tardi, devo assolutamente andare dal contadino Anatolio
per la paga settimanale-
A
quelle parole Rebecca sospirò.
-mi
manca un po’ lavorare da lui…adesso sono segregata in casa a lavorare per i
miei zii e l’unico momento che ho disponibile per uscire e quando vado a lavare
i panni al fiume-
-dai
non ti scoraggiare…ancora quattro giorni e potrai dire addio per sempre ai tuoi
cari zietti-
-grazie
Tim-
-e
per cosa?-
-per
essermi sempre vicino. Sei un vero amico-solamente…
-figurati!
Allora vado, mi farò vivo io per aggiornarti…ok?!-
-ok!
Ciao Tim- con un cenno della mano salutò l’amico, poi raccolse stancamente da
terra la cesta della biancheria pulita e si diresse verso la casa degli zii.
**********
-ce
ne hai messo di tempo, piccola pestilenza!- abbaiò zia Madia appena vide sua
nipote risalire il vialetto della cascina.
-mi
spiace ma lo sai che il fiume dista molto da qui- rispose mestamente Rebecca.
-non
trovare scuse e vai immediatamente a preparare la cena. Se tuo zio scopre che
non è ancora pronto è la volta buona che te le dà!-
Zia
Madia era davvero una classica matrigna, una di quelle che trattano male i loro
figli adottivi o come li chiamano loro, “parenti approfittatori”.
Purtroppo
Rebecca era vittima delle cattiverie della zia, e nonostante non lo desse a
vedere rimaneva sempre molto ferita dal suo comportamento. Agiva passivamente
hai comandi della zia e in casa si muoveva come se il suo corpo non possedesse
un’anima. Era diventata una ragazza tristissima e il suo bel viso era spesso
rigato da pesanti lacrimoni che versava per la madre e per l’adorato padre che
molto probabilmente non avrebbe mai più visto.
La
sua situazione era disperata, per questo aveva accettato, anche se con un po’
di timore, di fuggire con le uniche due persone che la capivano veramente,
Amelia, la sua migliore amica, e Tim, la sua prima cotta.
***meno
tre giorni***
Paggi
e cameriere andavano e venivano da casa di Amelia, ormai erano tutti convinti
che il grande evento avrebbe preso luogo tra qualche giorno.
I
genitori di Ruben, i Quirino, avevano deciso di iniziare a preparare le nozze
che si sarebbero svolte nel cortile dei Druso e non avevano intenzione di
perdere altro tempo.
Avevano
già ordinato al fornaio del paese di preparare qualche manicaretto per il
rinfresco e il dolce nuziale stava iniziando a prendere forma sotto le attente
mani del mastro pasticcere.
Mancavano
solo i vestiti degli sposi, anch’essi ordinati qualche tempo prima da Ruben.
L’unica
che sembrava non aver ancora mosso un dito per prender parte all’organizzazione
del matrimonio era proprio Amelia, che se ne stava in camera sua sdraiata sul
letto ad accarezzare una tranquilla Tabita.
Pensava
a cosa sarebbe successo se per caso non sarebbe riuscito il piano di Tim…
A
proposito di Tim…dov’era finito?
Era
da tre giorni che non lo vedeva, sapeva che era stato da Rebecca per informarla
della fuga, ma nulla di più. Doveva tenerla aggiornata su eventuali sviluppi,
ma temeva che fossero sorte delle complicazioni, finché non la contattava non
poteva essere certa di nulla e questo la preoccupava terribilmente.
Il
continuo via vai di quei giorni e il lavoro nei campi che era ricominciato con
un ritmo incessante, fece sentire Amelia, in quel momento, pesante come un
sasso e nel giro di poco tempo si addormentò beatamente dimenticandosi dei suoi
guai.
Passarono
pochi minuti che venne svegliata da un sassolino che andò a cozzare contro la
finestra della sua camera. Dopo essersi stiracchiata a dovere un secondo
sassolino la costrinse ad alzarsi e ad aprire la finestra.
Si
affacciò un po’ titubante. Infatti dovette schivare un terzo sassolino che per
poco la colpiva in piena fronte
–ehi
ma sei impazzito?- si riaffacciò e riconobbe il “lanciatore di sassi”
-scusami
tanto ma non avevo visto che ti stavi affacciando-
-ti
perdono, ma preferisco quando irrompi nella mia stanza senza chiedere il
permesso. I sassolini la prossima volta lasciali a terra- Tim fece un largo
sorriso e incominciò ad arrampicarsi su un albero che si trovava molto vicino
alla casa.
Arrivato
a metà di questo, iniziò a strisciare lungo un ramo che portava proprio davanti
alla finestra della camera della sua amica.
Amelia
si spostò un po’ per permettergli di saltare oltre la finestra, quindi dentro
la stanza e dopo averlo aiutato a scrollarsi di dosso la corteccia chiuse la
porta a chiave per impedire l’ingresso agli scocciatori. Poi si girò verso il
suo ospite e lo guardò storto
-cos’ho
fatto questa volta?-
-è
davvero incredibile che non ti venga in mente il motivo per il quale sono
arrabbiata con te- Tim si appoggiò un dito sulle labbra e iniziò a
concentrarsi; dopo poco scosse la testa in segno di negazione.
-capisco!
Mi hai lasciata tre giorni completamente all’oscuro di quello che combinavi,
intanto in casa mia è arrivato un uragano e tu non ti sei fatto vivo per
accertarti che sia tutto a posto…ora, come pensi che mi possa sentire? Felice?
Appagata? O semplicemente incazzata nera?-
-mi
scuso, ma mi sono davvero dato da fare in questo periodo. Appena abbiamo deciso
di fuggire sono andato ad avvertire Rebecca, e lei è con noi-
-DA
ALLORA SONO PASSATI TRE GIORNI! CHE DIAMINE HAI FATTO PER TUTTO QUESTO TEMPO?-
-ti
prego lasciami spiegare! Il giorno dopo il mio incontro con Rebecca, lunedì,
sono stato in un deposito di vecchie carrozze per vedere se c’era qualcosa alla
nostra portata, ma erano ridotte tutte parecchio male e se ne avessi comprata
una saremmo rimasti a piedi dopo qualche minuto di viaggio-
-bene,
martedì?- dopo un profondo respiro Tim riprese a raccontare
-martedì
ho fatto un giro per le botteghe del paese e indovina chi ho incontrato?-
-Tim
muoviti a dirmelo o ti faccio uscire violentemente da dove sei entrato-
-va
bene calmati! Ho parlato con il mastro falegname e mi ha confidato di star
preparando la carrozza per il tuo matrimonio e a me è venuta un’idea geniale
che ho finito di progettare ieri, giovedì! Ecco perché non sono passato da te,
per toglierti dai guai. Non potrei mai abbandonarti, lo sai…- si avvicinò e
fece per abbracciarla, ma una mano pesante bussò con violenza alla porta della
camera
-presto
vattene! Penso di sapere chi sia…-
-se
è LUI io rimango qui-
-non
dire eresie! Vattene immediatamente, se ti trova qui è la fine per tutti e due-
-che
esagerata! Cosa pensi che mi possa fare quel pallone gonfiato? Lo sai che se ce
l’ho tra le mani…- questa volta la porta fu percossa, quasi a volerla buttare
giù
-ARRIVOOO!
Adesso và, cercheremo di parlare in un altro momento-
-d’accordo
vado. Ma promettimi che non ti farai mettere le mani addosso da lui!-
-te
lo prometto-
-ciao
bella bambina mia- dopo averle accarezzato una guancia scavalcò la finestra e
iniziò a scendere dall’albero.
Amelia
prese una lunga boccata d’aria e si avvicinò alla porta, ci appoggiò l’orecchio
contro e sentì chiaramente sbuffare d’impazienza il suo visitatore. Si
allontanò un poco, girò l’arrugginita chiave e aprì la porta per fare entrare
“l’ospite”.
Anche
se sapeva perfettamente chi fosse quando lo vide entrare il suo cuore ebbe un
tuffo
-ce
l’hai fatta eh?- Ruben era non poco seccato e arrabbiato ancora per il loro
ultimo incontro
-si,
scusami stavo solo, ecco…-
-ecco
cosa? Ti spiacerebbe dirmi il motivo per il quale la porta della tua camera era
chiusa a chiave? E come mai ci hai messo tutto questo tempo per aprirmi?-
Amelia assunse la sua solita aria imbronciata e strafottente
-questa
E’ la MIA camera. Di conseguenza faccio di ESSA quello che più ritengo
opportuno-
-quanti
paroloni per dirmi che stavi con qualcuno-
-io
ero solissima! E se non ti ho aperto prima è per il fatto che non ero
presentabile-
-ah,
non eri presentabile?- Ruben si avvicinava minaccioso e dopo essersi fermato a
pochi centimetri dal volto di Amelia alzò un indice e lo premette contro le sue
labbra
-ti
avverto, se trovo il signorino Barda Timoteo in questa stanza puoi considerarlo
all’aldilà-
-Tim
non ha paura di te-
-l’avrà
degl’uomini che ingaggerò per ucciderlo-
-possiamo
porre fine a questa follia adesso…mi basta solo alzare un po’ il ginocchio…-
-provaci,
ti sfido!-
-scusate!
Non volevo disturbare ma la porta era aperta e volevo solo…- Ruben si allontanò
immediatamente da Amelia e rivolse un sorrisone a Deneide che era entrata in
quel momento nella camera della figlia
-nessun
disturbo carissima signora Druso, io e vostra figlia non volevamo amoreggiare
in pubblico, ma la sua bellezza è così irresistibile e il suo profumo così
inebriante che non ho saputo resistere- Amelia arricciò il naso e storse le
labbra in segno di disgusto ma appena la madre si girò a guardarla cambiò
espressione e abbozzò un sorriso fintissimo
-mi
fa piacere che le cose tra voi due vadano bene…però mi raccomando, l’unione
carnale deve avvenire solo dopo il matrimonio-
-e
che fretta c’è, infondo mancano tre giorni scarsi-
“che
brutta faccia tosta, io lo…grrrrrrrrrrrr”
-molto
bene, allora lascio la mia adorata figlia in buone mani. Io devo andare a
controllare che i paggi non mi mettano a soqquadro la casa. Ah dimenticavo! È
passata a dare un’occhiata vostra madre e mi ha detto di riferirvi che dovrete
essere a casa prima del tramonto, penso che abbia del lavoro da farti fare-
-grazie
mille signora Druso, arrivederci-
-ehm
cara,vieni un secondo ti devo parlare- Amelia guardò sua madre con occhi pieni
di lacrime di gratitudine e decise che appena fuori dalla stanza le sarebbe
saltata addosso per ringraziarla.
Attraversò
la camera seguita dallo sguardo attento di Ruben, si chiuse la porta alle
spalle e fece un respiro di sollievo
-allora,
cosa mi devi dire-
-cara,
io non so se essere felice o dispiaciuta per questo matrimonio-
-io
opto per la seconda-
-cosa?-
-nulla
madre, parlavo da sola- Deneide la guardò storta
-se
questo matrimonio non fosse la scelta giusta?-
-…-
-si,
insomma, a me Ruben pare un uomo troppo perfetto, bè intendo che è educato, dal
bell’aspetto, gentile…invece se penso al padre…un uomo freddo, altezzoso…non
vorrei che in verità anche il figlio fosse così. Non so se mi sono spiegata?!-
“olè
qualcuno che l’ha capito!”
-
allora cosa mi dici?-
-non
vi preoccupate madre, so badare a me stessa. Se fosse una persona meschina come
il padre me ne sarei già accorta-
“difatti…”
-e
va bene non ti disturbo più, infondo sei una donna ormai, le tue scelte le sai
fare da sola-
“
e tu quella di sposare Ruben me la chiami scelta? Però non posso deludere mio
padre………papà dove sei?”
Deneide
le prese una mano e gliela baciò affettuosamente, poi si girò e scese le scale
per andare in cucina lasciando Amelia nella più totale angoscia.
“ora
a noi due”
Rientrò nella stanza con finta tranquillità e cercò Ruben
con lo sguardo. Lo trovò sdraiato sul suo letto con lo sguardo rivolto verso
l’alto.
Rimase un po’ a guardarlo, infondo era davvero un
bellissimo ragazzo…la cosa che l’attraeva di più erano gl’occhi, di un blu
intensissimo. In quel momento sembrava pure innocuo. Ma purtroppo ogni volta
che apriva bocca da essa vi uscivano menzogne, crudeltà o semplicemente
cavolate
–sai Amelia, stavo pensando a noi due dopo le nozze…nel
letto- quasi svenne dopo aver sentito l’ennesima buffonata.
Ecco perché Amelia non ne voleva sapere di una persona
come lui.
-va bene cherì! Io ora devo proprio andare… No, ti prego
non trattenermi! Lo sai che devo andare via prima che il sole tramonti dietro
le montagne-
-oooooh ma che peccato! Speravo proprio che potessi
fermarti ancora un po’…però tu mi dici di non insistere, quindi non insisterò-
ignorò la sua finta espressione ferita, lo alzò con fatica dal letto, perché
opponeva una strenua resistenza, e lo spinse fino all’uscio.
Aveva appena aperto la porta quando con uno scatto Ruben
si girò di fronte a lei e, presale la testa fra le mani, le stampò un sonoro
bacio sulle labbra. Poi, come se nulla fosse, le fece un largo sorriso e chiuse
la porta alle sue spalle.
Amelia ribolliva di rabbia, ma l’idea che alla fine
sarebbe arrivata la vendetta la tranquillizzava un po’.
Avrebbe pagato oro per vedere la faccia di Ruben quando si
sarebbe ritrovato solo sull’altare…allora sarebbe stata lei a ridere.
***meno due giorni***
-…mmm…-
-che
c’è tesoro non ti convince il vestito-
-non
so…è, come dire…troppo…troppo…- in verità era bellissimo e sembrava essere
stato cucito direttamente addosso alla ragazza perché le calzava perfettamente.
Amelia
guardò ancora una volta l’immagine riflessa nello specchio del sarto.
Il
vestito che indossava era di un candido color panna, molto stretto in vita ed
esageratamente scollato sul davanti a metter in mostra una parte delle generose
rotondità della ragazza, infine una gonna leggermente trasparente con un lungo
strascico completava il tutto.
Era
bellissima ma non voleva ammetterlo. Di fatti quel vestito era stato ordinato
da Ruben, questo spiegava la scollatura e la trasparenza della gonna. Per
questo motivo fingeva che non le piacesse oppure si inventava delle
imperfezioni che rendevano l’abito meno bello.
-allora
Amelia, mi vuoi dire cosa ne pensi? Il sarto non ha tutto questo tempo da
perdere! Piuttosto, per il pagamento come la mettiamo?- chiese Deneide rivolta
al tessitore
-non
si preoccupi- le rispose –tutto a carico della famiglia Quirino. Lei dovrà solo
mettere una firma su questo documento e si potrà portare via il vestito senza
problemi-
-molto
bene! Se fosse stato diversamente questo lussuosissimo vestito sarebbe rimasto
nella vostra bottega in attesa che qualche aristocratica lo compri- disse
ironica Deneide mentre leccandosi un dito puliva una guancia ad Amelia che
cercò di ritrarsi a quel gesto inutilmente.
Alle
volte la trattava come se fosse ancora la sua piccola Melia. “…Melia…” quel
nome le rimbombò in testa e la riportò ad un ricordo lontano…
***flash back***
-dai
provaci ancora piccola mia- la sua attenzione era totalmente focalizzata su di
me e non fece neanche caso alla sua compagna di vita che era rientrata a casa
proprio in quel momento
-che
succede amore?- gli rivolse un sorriso dopo avergli dato un dolcissimo bacio
sulle labbra
-oh,
non ti sei persa nulla. La nostra piccola Amelia ha detto la sua prima parola…-
Deneide si portò una mano sulla bocca e sgranò gl’occhi sorpresa
-e
tu hai il coraggio di dirmi che non mi sono persa nulla??- cominciò lei con un
tono di rimprovero
-ma
andiamo tesoro! Vuoi dirmi che non pensavi che la nostra bellissima bambina non
riuscisse a dire la sua prima parola così presto? Non dovresti sottovalutarla!
La nostra piccola diventerà una donna intelligentissima e sono sicuro che sarà
bello come il suo papà-
-ma
cosa stai farneticando?-
-sei
ceduta alla mia corte dopo soli due mesi che ci conoscevamo. Credi che questo
sia poco?- lo guardò negl’occhi e scoppiò a ridergli in faccia. Non diede retta
a quello che disse, gli saltò al collo e lo baciò con passione.
La
loro vita era una meraviglia. Grazie al loro assiduo lavoro erano riusciti a
comprarsi una casa bellissima che erano decisi di riempire di tanti piccoli
marmocchietti vivaci; infatti quando nacque Amelia fu come se il cielo si fosse
aperto solo per loro tre. La vita gli sorrideva e stavano passando i momenti
più felici della loro vita.
Mentre
mamma e papà si facevano le coccole un frugoletto alle loro spalle gattonava
sul pavimento nella loro direzione. Appena fu abbastanza vicina da aggrapparsi
a una gamba della madre alzò gl’occhietti e incrociò il suo sguardo stupito.
Il
signor Orlando si piegò e la prese in braccio. Proprio mentre compieva quel
gesto la bambina aprì la boccuccia –Melia- disse chiaramente.
A
Deneide quasi venne un colpo. Dopo un attimo di smarrimento prese a saltellare
tutta contenta intorno a suo marito e allo scricciolo che teneva in braccio
-brava
Amelia! Dillo ancora, dai, ripeti alla tua mammina cosa hai detto-
-Melia,
Melia- ripeté la bimba cominciando a battere le manine. I due sposi si
guardarono compiaciuti, era davvero in gamba la loro bambina…
***fine
flash back***
Quando
sua madre le rivolse un’altra domanda sul vestito lei era ancora immersa nei
suoi pensieri. Trovava impossibile che un ricordo così lontano fosse rimasto
impresso nella sua mente per tutti quegl’anni, la trovava una cosa fuori dal
comune, impossibile, ma reale.
Poi
finalmente comprese il perché della permanenza di quel ricordo antico…suo
padre, anzi il sorriso disegnato sulle labbra di suo padre. Erano mesi che non
lo vedeva e la cosa non solo la preoccupava ma la faceva addirittura sentire
vuota, incompleta.
Senza
rendersene conto due lacrime amare le scesero dagl’occhi.
Quando Deneide si girò per capire la causa delle mancate
risposte della figlia alle sue domande era troppo tardi, Amelia era già fuggita
fuori dalla bottega con ancora indosso l’abito da sposa color panna.
VORREI INNANZITUTTO CHIEDERVI SCUSA PER IL MIO RITARDO MA HO
MOLTI PROBLEMI CON LA SCUOLA E PER TUTTO QUESTO TEMPO HO DOVUTO METTERMI A
POSTO CON ALCUNE MATERIE. MI SPIACE ANCHE DIRE CHE FINCHE’ QUESTA BENEDETTA
SCUOLA NN FINIRA’ NN POTRO’ POSTARE IL NONO CAPITOLO…CMQ VI PROMETTO CHE FARO’
IL POSSIBILE!!!
PASSIAMO A NOI….
Recensioni:
Fr@: io sono ultra furiosa! Come hai potuto abbandonarmi????!!!! L’unico
motivo per il quale ti perdono èche
anche io ho un sacco di problemi a scuola e quindi mi sono dimenticata di
postare prima!! No dai non ti preoccupare nn sono arrabbiata anzi, sono
contenta che sei tornata tra i vivi!
Baciooo
Artemisia_Loony: sono contenta che ti piaccia la mia storia, anche
perché come ho già detto non la volevo postare perché a me non piaceva! Poi
però mia sorella l’ha messa on-line senza dirmi nulla e le vostre recensioni mi
hanno dato la giusta carica! Grazie! Oh, dimenticavo di dirti:che
strano che tu abbia parlato di stregoneria…
Baciooo
Joenna: che cara che sei! ^_^ Spero proprio che ti sia piaciuto anche questo
capitolo allora, se no tradirei le cose bellissime che mi dici!!! Ah, non ti
preoccupare se non hai molto tempo per recensire, a me bastano anche poche
righe, giusto per scoprire cosa ne pensate di “Anima Libera”.
Baciooo
Kitty88: ben tornataaaa!! Mi chiedevo che fine avesse fatto
la Kitty, infatti appena postato il settimo cap…eccola qua! ^_^Si lo ammetto, quando Amelia ha messo KO
Ruben mi sono sentita mooolto soddisfatta di me stessa…è stata proprio una
soddisfazione personale!
Ti
rispondo alla domanda: il nome Kitty me lo sono meritato per il tuo stesso
motivo, però il mio soprannome completo è Kitty Sturro Charlie Brown per un
milione e uno di motivi…lasciamo stare va!!
Baciooo
Sunny: anche io penso che Tim sia spettacolo!^__^ infatti mi sono ispirata a
un ragazzo che realmente conosco! Purtroppo però abita a Roma e lo posso vedere
raramente -______- (me triste!!!Nd Nonny88)! Ruben invece è esattamente quello
che hai scritto nella tua recensione, uno dei tanti uomini che abitavano in
quel periodo…dei maledettissimi pezzettini di simpaticoni insomma! Il pezzo in
cui Amelia gli ha starnutito in faccia è stato spassosissimo da scrivere, mi
spiego: in effetti non sapevo proprio come far evitare quel bacio ad Amelia, e
proprio mentre pensavo alla soluzione ho piantato una starnuto che ha
innaffiato lo schermo del mio computer…il resto puoi immaginarlo!
La
scelta di far riavvicinare Amelia al padre è stata una scelta strategica per il
seguito della mia storia…lo scoprirai presto ^____-
Baciooo
Vale87: ecco un’altra persona della quale mi chiedevo che fine avesse fatto!
Ben tornata anche a lei!! ^_^
Lo
ben so che tu e un piccolo gruppetto di voi lettrici aspettavate questo cap da
quando il mio link non esisteva ancora e speravo proprio che voi vi rifaceste
vive con l’arrivo del settimo!! Di fatti eccoci qui a scriverci ancora!!
^____^
me felice che il capitolo settimo ti sia piaciuto tanto tanto e non ti
preoccupare per Ruben, lascia fare a me…
Baciooo
Clody: lo ripeto anche a te: non ti preoccupare per Ruben, ci penso io a
reprimere le sue manie perverse e se dovesse ripetere l’operazione dello scorso
cap i suoi gioiellini ne risentiranno ulteriormente!! ^____- fidati!
Si,
sono d’accordo con te, Tim ha avuto una geniale idea a decidere di progettare
la fuga di Melia…chi sa che non abbia anche lui delle strane idee in mente….???
Mà!!!
Baciooo
Judie: oh, ma lei è fuori di testa? Mi vuol dire che
mi ha postato la storia senza dirmi nulla per 412 mila lire e un pollo sulla
schiena??!! (lasciate stare cose tra sorelle!!!Nd Nonny88) cmq sai bene che per
un po’ non posterò il nono cap perché ho un po’ di materie sotto (perii,
interii, occidi Nd Nonny88), va bè non importa…piuttosto muoviti a finire la
prima parte della tua storia perché devo leggerla!!! Ti Voglio Bene topina!
Baciooo
AVVISO PER TUTTI!!!!
HO APPENA FINITO UNA
SOTTOSPECIE DI TRAILER DI “ANIMA LIBERA!!! APPENA POSSO VI DICO DOVE ANDARE PER
VEDERLO!! OVVIAMENTE SOLO SE LA COSA VI ALLETTA….
Era triste, abbattuta e
nonostante gli sguardi incuriositi della gente che affollava il piccolo mercato
di Viale Bardato, continuava a correre a testa china, tenendo l’abito
leggermente rialzato per evitarsi un capitombolo memorabile.
Aveva paura. Paura che una
volta finita la guerra suo padre non tornasse a riabbracciarla come le aveva
promesso.
Aveva bisogno di qualcuno
che l’aiutasse veramente. E c’era una sola persona che le era veramente stata
vicina per tutta una vita.
Così prese la sua decisione
e si diresse da lei.
Si fermò di fronte all’
abitazione di questa. Riprese fiato, si asciugò le lacrime, si avvicinò alla
porta e bussò con decisione.
La porta si aprì poco dopo
scricchiolando e un visino conosciuto le sorrise radiosa appena la vide. Ma
appena si accorse in che condizioni era ridotta l’amica cambiò totalmente
espressione e si incupì.
Amelia si gettò disperata
tra le braccia di Rebecca che fece fatica a sostenerla, ma dopo un attimo di
difficoltà riuscì a ritrovare l’equilibrio.
-che cosa ti è successo?- le
chiese confusa.
Amelia portò il viso oltre
la spalla dell’amica e rincominciò a singhiozzare
-accidenti a te, così mi
complichi il lavoro. Avanti fatti coraggio e raccontami che cosa ti è successo.
A proposito, che diavolo ci fai con un vestito da sposa? Te ne sei forse
dimenticata? Mancano ancora due giorni al tuo matrimonio. Stai facendo le prove
per caso?- il suo sarcasmo non aiutò l’amica a confessare l’accaduto di poco
fa, così si chiuse la porta alle spalle e uscirono insieme per passeggiare un
po’.
Ad un tratto la porta alle
loro spalle si riaprì e spuntò il viso di Zia Madia. Appena vide che Rebecca se
la stava svignando con Amelia gonfiò il petto e si mise a urlare con quanto più
fiato aveva.
-quante volte al giorno devo
minacciarti di morte? Eh? Non crederai di poter venire a meno alle tue faccende
di casa? Muovi subito quelle tue natichette signorili verso di me, o giuro che
sta volta ti chiudo nel baule fino all’indomani-
Rebecca la ignorò e continuò
a camminare a passo sostenuto tenendo Amelia per un polso e trascinandosela
dietro.
-forse dovresti ascoltarla.
Non mi piace che ti minacci in questo modo-
-non essere sciocca! In
questo momento mi preme di più aiutarti che sfuggire a un’insulsa minaccia-
Amelia abbassò lo sguardo e lo tenne fisso sul terreno. Rebecca aveva detto una
cosa bellissima e stava facendo una follia per lei. Sicuramente le avrebbe
fatto un favore enorme in cambio.
-Bene! Bene! Anzi benissimo!
Ma non venirmi a dire che non ti avevo avvisata. Preparo il baule per quando
sarai di ritorno- così dicendo Zia Madia si sbatté la porta alle spalle.
-Rebecca, che diamine è
questo baule?- l’amica si irrigidì un poco e rispose a denti strettissimi.
-è un baule nel quale mi
chiude quella stregaccia ogni qual volta che cerco di ribellarmi a questa
schiavitù. Il punto è che mi tiene chiusa per ore e ore, e lo sai che se mi
manca l’aria…io ho una paura terribile di quel coso!- Amelia spalancò la bocca
indignata. Conosceva bene la paura che l’amica aveva per i luoghi chiusi e
piccoli, proprio come quel maledetto baule.
-ma allora sei proprio
scema! Torna subito in casa e chiedi scusa a tua zia. Ti prego si ragionevole
per una volta e cerca di evitarti questa punizione-
-è categoricamente escluso
che io le chieda di scusare il mio comportamento. Preferirei essere rinchiusa a
vita in quel posto piuttosto che darle la soddisfazione di vedermi strisciare
ai suoi piedi. Adesso basta parlare di me. Dimmi piuttosto che cosa ti è
capitato. Avanti parla-
Amelia scosse la testa
rassegnata e dopo aver fatto un sospiro iniziò a spiegare all’amica come mai
era vestita da sposa e quali paure le contorcevano le viscere ogni giorno che
passava senza ricevere notizie di suo padre. Ma si sentì uno straccio in
confronto a Rebecca che ne passava di tutti i colori per colpa di sua zia che
la detestava senza un motivo in particolare.
-non te ne avevo mai parlato
prima, Amelia, ma anche io devo confessarti una cosa assai spiacevole-
-e sarebbe?-
-io non ho mai ricevuto
notizie sulla guerra perché Zia Madia non mi ha mai fatto ricevere posta
alcuna. Se mio padre è vivo o no, non lo saprò mai. Io non parlo con lui da
quando è partito. Non posso scrivergli, non posso sapere a che punto è
dell’addestramento, non posso sapere quanti nemici ha messo al tappeto quel
giorno o quell’altro, io non so…- non riuscì ad andare avanti. Era arrivato
anche per lei il momento di sfogarsi un po’ con una amica che le era cara più
della sua stessa vita. Scoppiò a piangere senza ritegno e si accasciò a terra
come un cagnolino spaurito.
Amelia aveva l’impressione
di essere sempre più piccola e inutile. Cosa poteva fare per lei? Infondo lei
aveva sempre saputo come stava suo padre, ma non avrebbe mai immaginato che
Rebecca fosse all’oscuro della vita che conduceva ora il Signor Germanno.
-scusami Amelia. Avrei
dovuto darti conforto e invece…mi dispiace tanto-
Amelia si sentì stupida,
egoista e irresponsabile tutto in una volta. Tutto quello che poteva fare ora
era consolarla, ma questo non l’avrebbe salvato l’amica da una punizione sicura
e soprattutto non l’avrebbe aiutata ad avere notizie di suo padre.
Nonostante le sue idee
contrastanti si inginocchiò di fronte a Rebecca e le prese la testa tra le
mani.
-tu non soffrirai più, te lo
prometto. Fuggiremo sta notte. Così ho deciso e così sarà! Vado ad avvisare
Tim- fece per allontanarsi ma Rebecca la trattene per una manica
-no! Noi partiremo tra due
giorni. Non facciamo cose avventate-
-ma la tua punizione…-
-infondo sono solo alcune
ore. Ormai ci sono quasi abituata. Non temere, sopravvivrò anche sta volta- la
sua voce tradiva un profondo terrore, e Amelia si accorse che l’aveva detto per
convincere prima se stessa.
-non se ne parla piccola
mia. Tu vieni via con me. Ora!- l’affermazione non ammetteva repliche.
Amelia alzò malamente
l’amica e ignorò il suo continuo singhiozzare. Doveva portarla via da quel
posto, a costo di farlo con la violenza.
Presero una strada
secondaria perché passare davanti alla casa degli zii non sarebbe stata una
mossa troppo saggia. Attraversarono quasi tutto Viale Bardato e quando Amelia
si fermò a Rebecca venne un tuffo al cuore. Aveva riconosciuto la casa davanti
alla quale si erano fermati…
**********
Amelia doveva essersi
dimenticata la grazia in qualche posto perché incominciò a tirare manate alla
porta d’ ingresso come se volesse buttarla giù tutta in una volta. Girò la
testa di lato svogliatamente mentre aspettava che qualcuno le aprisse. Vide
qualcuno. Rigirò la testa di scatto in quel punto ma non vide che la strada
deserta. In quel attimo le era parso di scorgere un uomo con la carnagione
scurissima e piuttosto nerboruto vestito con abiti pesanti e uno sguardo
severo. Non diede molta importanza alla cosa. Forse si era sbagliata.
Dall’altra parte si
sentirono delle imprecazioni e in un attimo Tim aprì la porta non poco seccato.
Amelia mollò un ceffone
all’amico e lo spinse di lato entrando di prepotenza in casa trascinandosi
dietro Rebecca.
-accomodati pure, non fare
complimenti- disse lui massaggiandosi la guancia arrossata –e se è lecito
saperlo, perché mi hai schiaffeggiato?-
-dovresti saperlo che odio
le imprecazioni. In particolar modo se sono offensive nei confronti di nostro
Signore- Tim le fece la linguaccia ma appena vide il volto rigato dalle lacrime
di Rebecca cambiò espressione.
-cosa abbiamo qui?- si avvicinò al volto corrucciato di
Rebecca e, dopo essersi messo due dita sotto il mento, fece un’espressione
buffa allo scopo di divertire l’amica. Amelia gli rifilò uno schiaffone dietro
la nuca che gli fece volare gl’occhi fuori dalle orbite.
-va bene scusa. Ma quanto
sei scontrosa oggi- distolse i suoi occhi smeraldo da quelli nocciola
dell’amica per notare il suo insolito abbigliamento.
-e questo sarebbe?-
-il mio vestito da sposa.
Qualcosa in contrario?-
-no no, assolutamente. Solo
che non sapevo che fosse tradizione portare il vestito ininterrottamente fino
al giorno del matrimonio- bastò uno sguardo di fuoco di Amelia per farlo tacere
a oltranza
-se vuoi capire la
situazione stai zitto e fermo. Ok?- poi aggiunse bisbigliando –è più
semplice comunicare con Tabita- Tim fingendosi offeso esclamò un “ehi”
che fece sorridere anche Rebecca.
-dicevo, tutto è iniziato
quando mia madre mi portò dal sarto per questo maledettissimo vestito…- Amelia
raccontò tutto quello che accadde a un turbatissimo Tim, dai suoi sentimenti
nei confronti del padre alla disperata situazione familiare di Rebecca, che,
buttata in un angolino in disparte, si teneva le ginocchia con le braccia e
guardava fisso il pavimento come se ci fosse qualcosa di interessante da
vedere.
Il racconto si concluse con
la nuova idea che era balenata in testa ad Amelia nel tragitto dalla casa di
Rebecca a quella di Tim.
-No! Tu sei matta. Non posso
fare una cosa simile. Mi rifiuto nella maniera più assoluta. Non hai idea di
cosa tu mi stia chiedendo di fare-
-ma tu non capisci! Lei non
può tornare a casa ora. Potrebbe capitarle qualcosa di molto grave…e io non
voglio-
-non esagerare. I suoi zii
non le farebbero mai del male-
-cosa? Ma tu allora non hai
sentito quello che ti ho detto! Pensa alla povera Rebecca chiusa in un baule
per ore e ore senza mai prendere una boccata d’aria. Pensaci…- Tim si passò
freneticamente una mano tra i ricci ribelli
-no Amelia. Se non la
vedranno tornare a casa entro il tramonto la verranno a cercare sicuramente-
-ma il primo posto in cui si
recheranno sarà casa mia-
-E IL SECONDO LA MIA!-sembrò
calmarsi un attimo, e quando riprese a parlare la sua voce era piena di
amarezza -Mi dispiace bambina, ma se scoprono che teniamo nascosta Rebecca in
casa mia, i suoi zii potrebbero denunciare mio padre alla legge, e io non posso
sopportare l’idea del mio vecchio in una botola a marcire-
Amelia abbassò lo sguardo.
Era l’ennesima volta che si sentiva egoista in quell’interminabile giornata.
Come potava aver avuto un’idea così scema e immatura? Prese a scuotere la testa
ripensando alle parole dell’amico. C’è qualcosa che non andava nel suo
discorso. Non aveva mai rifiutato di aiutare una delle due in situazioni di
pericolo. Era tutto strano, molto strano.
-ti prego Tim aiutami almeno
a trovare una soluzione. Questo lo puoi fare o ti costa un sacrificio??!- era
furiosa, quello di poco fa non era Tim. Qualsiasi cosa avesse cambiato l’amico
non poteva accettarlo.
-basta insistere!
Andatevene, non posso fare nulla per voi- detto ciò, aiutò Rebecca ad alzarsi e
la spinse delicatamente verso l’uscita.
Amelia era sconcertata.
Aveva gli occhi sbarrati e non sapeva più cosa dire. Il suo discorso l’aveva
totalmente spiazzata.
Vide Tim tenerle la porta e
invitarla con lo sguardo di uscire. Non si fece pregare. Si diresse verso di
lui a passo deciso e con il mento sollevato in segno di sfida. Gli si fermò a
pochi centimetri dalla faccia e lo guardò dritto negl’occhi. Quello che vi
lesse Tim era odio puro.
Passati pochi attimi si
allontanò da lui e presa Rebecca per mano si allontanarono in direzione della
casa di Amelia.
Tim chiuse la porta con la
morte nel cuore. Una lacrima amara gli scese sulla guancia “quegl’occhi”.
Lo sguardo che gli aveva lanciato Amelia prima gli aveva dato la sensazione che
una spada lo trapassasse da parte a parte.
“non ti preoccupare Tim. Hai
agito bene. Infondo non potevi fare in altro modo. Oh se solo Amelia sapesse
cosa…”
pensò al bacio che si erano scambiati l’anno prima e un’altra lacrima gli rigò
il viso.
Sì. Se Amelia sapesse…
**********
Amelia si fermò di fronte
casa sua tenendo l’amica per mano. Sapeva perfettamente che lì l’avrebbero
trovata subito.
E poi cosa raccontava a sua
madre… “Sono tornata… Ehm…Dunque Rebecca sta per un po’ da noi, giusto il
tempo di evitarsi una punizione che le potrebbe costare la vita. Non ti
preoccupare per il mangiare,sarà
nostra ospite per soli due giorni. Bhè sai, tra due notti scappiamo di casa…”.
Scosse la testa quasi
divertita. Certamente se avesse dato questa spiegazione a sua madre gliene
avrebbe date tante di quelle che quando si sarebbe risvegliata i suoi vestiti
sarebbero passati di moda.
Purtroppo i suoi pensieri
furono interrotti dal rumore della porta che si apriva. Non ebbe tempo di
nascondersi dietro un cespuglio che Fabrizio le era già abbarbicato ai fianchi
e la strattonava in avanti.
-che bello sei tornata! Così
potremo giocare ancora a quello strano gioco con i sassolini-
-no piccolo, non ora- cercò
di schiodarselo dalle gambe ma era ben incollato –avanti collabora,
maledizione! Come faccio a camminare con te allacciato alle gambe??-
-allora mi porti a
spalluccie?- appena pronunciò la parola “spalluccie” gli parti uno sputacchio
che finì in pieno occhio ad Amelia. Questo divertì molto il bambino che iniziò
a rotolarsi per terra dal ridere.
Anche se avrebbe voluto
pestarlo, Amelia lasciò perdere e approfittò del momento di distrazione del
fratello per svignarsela in casa. Si diresse speditamente verso camera sua, al
piano superiore.
Nel tentativo di evitare di
incrociare sua madre non notò che Tabita era beatamente addormentato al fondo
delle scale. Così gli inciampò sopra e cadde rovinosamente per terra tra
l’abbaiare del cane che si era preso un bello spavento.
Questa volta da ridere venne
a Rebecca che in tutto quel trambusto un poco si era ripresa.
-che sta succedendo qua
dentro?- Deneide si stupì non poco di trovare sua figlia a faccia prima contro
il pavimento e Tabita tutto agitato e sdegnato per il pestone che si era
ricevuto dalla padroncina.
-Non so cosa mi trattenga
dal riempirti di pedate il sedere. Non ti permettere mai più di sparire in
questo modo senza farmi sapere dove eri finita- poi abbassò lo sguardo e si
coprì la bocca con una mano e sgranò impercettibilmente gl’occhi.
Amelia si alzò
massaggiandosi il naso dolorante e seguì lo sguardo di sua madre. A terra vi
erano dei cocci e parecchia cenere nera. Il vaso canopo di sua nonna, madre di
Deneide.
Amelia si grattò il mento e
distolse lo sguardo. Forse era stato Tabita. O forse lei. Deglutì
rumorosamente. Sapeva quanto fosse importante per sua madre quel mucchietto di
polvere scura. Cercò di correre ai ripari.
–in fondo era messo in
bilico sul corrimano delle scale, non puoi pretendere che…- venne zittita da un
gesto nervoso di sua madre. Era furiosa.
Rebecca cercò di distogliere
l’attenzione di Deneide dai cocci schiarendosi la gola e tossicchiando.
Nulla.
-signora Druso?-
-…-
-madre…?- provò Amelia con
voce titubante
-…-
Rebecca si rivolse all’amica
titubante –forse non è il caso di disturbare oltre. È meglio che me ne torni a
casa- fece per andare quando l’amica la trattenne per un braccio e la guardò
con sguardo supplichevole.
Solo all’ora Deneide si
svegliò da quella specie di trance che l’aveva tenuta imbambolata per qualche
minuto. Si diresse a passo spedito verso la cucina e ne riemerse poco dopo con
una scopa in mano. Diede una ramazzata veloce. Buttò i cocci e mise in una
scodella la cenere che era riuscita a recuperare. Poi si girò verso sua figlia
–in camera. Ora!-
Amelia guardò Rebecca e poi
si diresse in camera.
-mi spiace per il suo vaso
signora Druso-
-non è colpa tua Rebecca-
-ma neanche di…-
-no! Ti sbagli cara. Io non
riesco più a capire quella piccola selvaggia indipendente che sta diventando
mia figlia. Sta mattina è scappata dalla bottega del sarto senza dirmi nulla e
poi si è ripresentata solo ora. Guarda fuori, il sole è già calato. Sta
diventando tutto troppo insopportabile. Senza suo padre che la tiene in riga
sta facendo tutto quello che le passa per la testa- si prese una pausa e si
sedette sulle scale invitando Rebecca a fare lo stesso –sei tanto brava e dolce
tu, piccola Rebecca. A volte mi chiedo come sarebbe averti come figlia…-
-non lo dica neanche per
scherzo! Amelia è una ragazza straordinaria. Tutte le volte che avevo bisogno
di aiuto lei c’era, e c’è tuttora, mi creda. Sono più che sicura che se io
avessi la metà della forza e della sicurezza di sua figlia ora sarei da
un’altra parte ad affrontare i miei scheletri. Invece sono qui a rifugiarmi
come un topo in trappola-
Deneide corrugò la fronte
–spiegati-
Rebecca prese una bel
respiro. Sarebbe stato doloroso rimembrare tutte le cose che aveva passato
fin’ora per colpa dei suoi parenti. Ma strinse i denti e iniziò a raccontare.
**********
Posò il vestito sul letto.
Ora non era più color panna, ma era pieno di macchie di terra e fango. Chissà
come aveva fatto a ridurlo in quello stato.
Si avvicinò alla catasta di
vestiti che teneva in una cesta vicino al suo letto. Ne scelse uno azzurro.
Dopo aver constato che era troppo corto decise di infilarsi delle braghe che
arrivavano fino al ginocchio.
Guardò nel vetro che gli
faceva da specchio il suo riflesso. Sembrava un sacco di patate ma non le
importava“tanto chi mi vede così conciata, sono in casa” pensò
continuando a specchiarsi.
Parlò troppo in fretta. Il
solito sassolino colpì la finestra.
Fece un balzò indietro per
lo spavento. Poi si fece coraggio e si affacciò.
Guardò contrariata la
persona che vide sotto di se. Rimise la testa dentro casa e fece per chiudere
la finestra.
-no ti prego Amelia aspetta-
-cosa?! Di essere presa in
giro ancora una volta da te?-
-Non capisci-
-ah non capisco? Io capisco
che sei solo un maledetto bugiardo. Come fai a definirti un nostro amico? Hai
fatto tutte quelle storie per Rebecca…ma ti rendi conto che al mondo ha solo
più noi due e tu la respingi in questo modo indegno?! IO TI ODIO!-
-no, non dire così. Lasciami
spiegare-
-cosa mi devi spiegare?
COSA?-
-non qui. Fammi salire-
-no! Questo proprio no. Mi
spiace ma non mi fido più di te-
Amelia sembrava irremovibile
ma quando vide Tim abbassare la testa in segno di resa, si impietosì un poco.
-mi dispiace Amelia, avrei
dovuto avvisarti prima ma non ho potuto-
Le sue difese cedettero.
Chiuse gl’occhi e mise da parte l’orgoglio che la caratterizzava e gli scoccò
un sorriso compassionevole.
-ma questa è l’ultima volta
che te la faccio passare liscia. Ora sali e spera che la giustificazione del
tuo carattere sia appropriata o è la volta buona che ti riempio di sberle- Tim
si fece scappare un sorriso di vittoria e iniziò la scalata dell’albero verso
la stanza di Amelia.
Giunto in cima saltò nella
stanza e si sedette sul letto vicino ad Amelia.
-allora? ‘sta
giustificazione?-
-in effetti è un po’ lunga
la storia…-
***flash
back***
Tim era in casa sua a finire
gli ultimi preparativi per la fuga, quando sentì bussare con foga alla porta e
come al solito andò a ricevere il suo visitatore molto seccato.
-adesso basta con le visite!
L’ho capito cosa devo fare-
-non rivolgerti a me con
questo tono ragazzino- l’uomo che aveva parlato era molto alto, carnagione
scura occhi color pece e corporatura nerboruta.
-va bene mi scusi ma che
cosa dovrei fare? Continua a bussare alla mia porta e mi ripete ogni volta la
stessa cosa. Le ripeto che so quello che devo fare!-
-no. Tu non hai capito
nulla! Lo so che vai a trovare la tua amichetta ogni volta che giro l’angolo.
Ma io non sono uno sprovveduto. Io ti seguo e tu non te ne accorgi. Lo faccio
già da un po’ di giorni sai?-
-è inevitabile che io mi
ritrovi da Amelia. In fondo passiamo la maggior parte del tempo insieme. Pensa
che non si insospettirebbe se io per caso iniziassi a non frequentarla più?-
-questa è l’ultima volta che
ti avviso ragazzino. Se ti avvicinerai ancora alla Signorina Amelia il tuo
vecchio passerà il resto dei suoi giorni nelle segrete del palazzo dei miei
Signori Padroni. Questa è la volontà di Padron Ruben Quirino e io non posso far
altro che obbedire agl’ordini-
-perché deve dare retta a
quel pulcioso figlio di papà? Solo perché è geloso del legame che c’è tra me e
la donna che dice di amare?-
-io ti ho avvisato. Spero di
non dover tornare a fare quello di cui ti ho minacciato- l’omone straniero fece
per uscire ma sembrò cambiare idea e rientrò in casa.
-c’è un’altra uscita?-
-perché scusa, questa non ti
basta?-
-non fare lo spiritoso o
appiccico il tuo bel musetto contro il muro. Allora?-
-in fondo al corridoio,
subito dopo la cucina-
-spero che questo sia un
addio. Ah un’altra cosa- avvicinò il suo faccione nero a quello di Tim –non
permetterti mai più di insultare uno dei miei Signori Padroni in mia presenza,
chiaro?-
Tim non mosse un muscolo e
non fece trasparire la paura folle che lo aveva investito. Sarà pur stato in
grado di tenergli testa in un corpo a corpo, ma lui era un sicario e con questa
gente era meglio non scherzare.
Appena lo scimmione si
chiuse la porta alle spalle Tim poté tornare ai suoi impieghi e sperò di non
essere più disturbato fino al giorno dopo.
Purtroppo per lui dopo pochi
attimi sentì bussare alla porta in maniera insistente e pensando che fosse di
nuovo il sicario iniziò a imprecare ad alta voce. Ma quando aprì la porta non
vide l’omone scuro, anzi, era l’ultima persona che avrebbe dovuto vedere.
Il ceffone lo riportò alla
realtà e appena Amelia e Rebecca entrarono si chiuse la porta alle spalle e poi
capì. L’omone era uscito dalla porta sul retro per non farsi vedere da loro.
“quel maledetto non mi ha
detto nulla. Ma mi ha messo alla prova. Meglio sbarazzarmi al più presto di
loro prima che inizi a sospettare qualcosa…”
***fine flash back***
Non sapeva che dire. Quello
scemo le aveva tenuta nascosta una cosa simile. Si maledisse per non aver
capito prima.
-da quanto va avanti questa
storia?-
-ti ricordi quando sono
sparito per qualche giorno di fila? Bè in realtà non ho mai fatto tutto quello
che ti ho detto. Il primo giorno ho avuto a che fare con il sicario. Mi sono
preso un bel colpo. Pensa che stavo facendo un giro per il mercato quando ho
visto una stoffa che…-
-vai avanti non perderti in
cavolate-
-si giusto. Dicevo che ho
avuto a che fare con il sicario il primo giorno. Gli altri due li ho dovuti
passare segregato in casa per paura che appena messo il naso fuori quello mi
facesse fuori. Poi la paura è scemata e ti sono passato a trovare, come ben
sai-
-irresponsabile! Pensa se ti
avesse visto uscire-
-ma lui mi ha visto venire
da te-
-e me lo dici così?-
-se vuoi te lo dico così-
Tim prese il cuscino che stava sul letto di Amelia e glielo diede in faccia con
forza.
Dopo un attimo di
smarrimento Amelia agguantò il cuscino del fratello e iniziò una battaglia
contro l’amico.
Continuarono a colpirsi per
un po’, poi Tim diede un colpo così forte all’amica che la fece cadere dal
letto a schiena prima.
-ahi- si lamento quella.
-quante storie per una
culata- Tim si affacciò dal letto per verificare le condizioni di Amelia. Passo
falso. Lei lo agguantò per il colletto della camicia e se lo trascinò a terra.
Tim atterrò sul morbido.
Appena aprì gl’occhi per capire dove fosse finito avvampò. “su tutto quello
che potevo cadere proprio sul seno dovevo finire?”
Ad Amelia parve non turbare
perché non si scompose ne fece alzare l’amico da quella posizione.
A questo punto Tim si sentì
libero di fare quello che voleva fare da tanto tempo. Si alzò un po’ e si
avvicinò al volto di Amelia. Fu il suo turno di avvampare. I loro nasi si
sfiorarono provocando nei due un privino lungo la schiena. Tim stava per
toccare le labbra di Amelia quando una forte esplosione li fece sobbalzare.
Si alzarono in piedi in un
attimo e si sporsero dalla finestra. Moltre altre persone si erano riversate in
strada per verificare l’ubicazione di quell’esplosione.
Poi videro un uomo in fondo
alla strada con il terrore dipinto in volto che urlava frasi che non arrivavano
chiare ai due.
Poco a poco che quell’uomo
si avvicinava il suo urlare si faceva sempre più chiaro e in fine capirono con
esattezza il terribile significato di quello parole e il sangue gli si gelò
nelle vene.
-STANNO ATTACCANDO LA
CITTA’!!! I NOSTRI ESERCITI SONO CADUTI. SI SALVI CHI PUO’!!!-
Amelia e Tim si guardarono
col terrore negl’occhi e un’altra esplosione diede la conferma a tutti che le
parole di quell’uomo non erano false.
ECCOMI DI
RITORNO DOPO GIORNI E GIORNI DI ASSENZA.
VI PREGO DI SCUSARMI MA HO
AVUTO TROPPI CASINI PER VIA DELLA SCUOLA E COME SE NON BASTASSE HO INIZIATO A
FARE TIROCINIO CON I BAMBINI DELLE ELEMENTARI E QUESTO LAVORO MI OCCUPA LA
MAGGIOR PARTE DEL TEMPO.
COME SECONDA
COSA RINGRAZIO TUTTE LE MIE AFFEZZIONATISSIME LETTRICI PERCHE’ SENZA IL VOSTRO
SOSTEGNO NON RIUSCIREI MAI AD ANDARE AVANTI…QUINDI GRAZIE DI CUORE A TUTTE.
MA PASSIAMO A
NOI…
RECENSIONI:
Fr@:sciao bella! Dici di odiare
Ruben ogni volta che entra in scena? Bene allora penso che dopo quello che ha
combinato a Tim in questo capitolo tu non possa proprio sentir più parlare di
lui, vero? Ehh ehe eh (me sadica Nd NoNnY).
Mi spiace dirlo ma Rebecca è
il mio personaggio più sfortunato. Per colpa dei suoi zii non si è goduta un
attimo di libertà e non ha potuto neanche avere notizie del suo vecchio…e
soffre per amore, come suggerivi nella tua scorsa recensione. Chissà cosa le
capiterà nel prossimo capitolo…
Baciooo
Vale87:grazieeeeeeee!!! Sei un
tesoro. Le tue recensioni sono davvero un piacere da leggere perché capisco che
la mia storia ti piace davvero tanto.
Già, devo ammettere che i
momenti in cui Tim si arrampica sull’albero per andare da Amelia mi ricordano
un po’ Dawson’s Creek, però a essere sincera non ci avevo affatto pensato. Ma
te li vedi Amelia e Tim nei panni di Dawson e Joy? ^____^
Se l’ottavo cap ti ha fatto
ridere spero che questo ti sia piaciuto ancora di più perché a dire il vero
mentre lo scrivevo mi mettevo a ridere da sola (che scema! Nd Vale87).
Baciooo
Sunny:e io dovrei perdonarti il
ritardo? Sì, perché io sono ancora più in ritardo (NoNnY abbassa le orecchiette
a mo’ di cane bastonato).
Te lo assicuro tesoro mio:
Tim è un bellissimo ganzo in carne ed ossa. Il suo carattere premuroso non è
frutto della mia immaginazione, infatti fa parte del carattere del ragazzo
romano del quale mi sono ispirata (che secondo me dovresti andare a cercare
dato che so che sei di strada).
A proposito, com’è andato
l’esame? Non mi hai detto nulla, o almeno non ho letto nulla nella messaggeria
del gruppo. Fammi sapere al più presto!
Baciooo
Clody:anche tu non ti smentisci
mai quando si tratta di complimenti e questo mi rende proprio felice e carica
di cominciare a scrivere un nuovo capitolo (e per il prossimo ne avrò moooolto
bisogno).
Devo ammetterlo, pure io adoro il personaggio di Deneide,
anche se in questo capitolo ha avuto un piccolo sfogo e ha detto una cosa poco
carina nei confronti di Amelia. Però come fare a non capirla?! Avere una figlia
come Amelia non è mica tanto facile! ^_______^ sono un po’ cattiva non trovi??
Baciooo
Nemesis: eccoci qui dolcezza! sarò
sincerissima: Le tue critiche non mi infastidiscono affatto (e lo sai se no ti
avrei chiesto tempo addietro di non recensirmi più) forse questa volta sono
state un po’ più dure del solito però non mi è caduto il mondo addosso, quindi
stai tranquilla.
Nonostante ciò ti andrebbe
di spiegarmi un punto perché io non l’ho ben capito: che c’è che non va nella
parola “addestramento militare”? Come avrei dovuto definire l’addestramento di
quegli uomini? Io non saprei, tu se ne sai più di me potresti darmi una mano,
così magari non commetterei più errori di questo tipo.
Sono d’accordo con te su un
punto: il linguaggio è troppo moderno, lo so, ma a me piace pensare che i miei
personaggi siano come me, come noi, cioè che non ci sia tutto questo distacco
tra la nostra e la loro società (anche se so che è una cosa impossibile).
Sono in disaccordo su un
punto: il modo di rivolgersi ai propri cari secondo me variava a seconda della
classe sociale, in sostanza più avevi la puzza sotto il naso (come il nostro
caro Ruben) più avevi riguardo nel modo di rivolgerti ai familiari, più eri
povero più entravi in confidenza con la tua famiglia (quindi io ho fatto si che
i figli si rivolgessero ai genitori in maniera confidenziale proprio per questo
ragionamento), poi non so se ho ragionato in maniera corretta perché non mi
sono mai documentata più di tanto su questo periodo storico (diciamo pure che
viaggio alla cieca ^______^).
Ti lascio spazio per recensirmi…ma
si clemente, TI PREGO!!!!! ^___-
Baciooo
Joenna: ola carissima!! Dunque
vediamo: Ruben a essere sincera non è qualcuno di mia conoscenza, ma è un misto
di tutte le persone che più mi stanno sulle balle, e con un pizzico di fantasia
è uscita fuori quella immensissima testa di c***o che tutti noi odiamo. Bè,
penso che se lo conoscessi uno così avrei già reagito alla Amelia (hai presente
l’attentato ai gioielli di famiglia di qualche cap fa?).
Mi raccomando di pazientare
il prossimo capitolo e non ti arrabbiare se non posto subitissimo, ok? ^___-
Baciooo
Kitty88:accipicchia che impeto
tesorina mia! Ti sono grata per esserti preoccupata per me, però devi sapere
che io e Nemesis eravamo già rimaste d’accordo tempo prima che se mi avessero
dato fastidio le sue critiche glielo avrei fatto notare (infatti le ho scritto
che le ho trovate un po’ dure).
Ti sono grata anche per aver
capito una cosa che era davvero mia intenzione trasmettervi, ovvero che voglio
proporvi una storia piacevole ed emozionante (ehi, mi auguro davvero che sia
così).
L’ultima volta non mi hai
scritto bene cosa ti è piaciuto e cosa no, quindi questa volta vedi di
impegnarti un po’ di più se no vengo fino a casa tua a ti faccio commentare
pezzo per pezzo l’ottavo cap, ci siamo capite?????!!!!! ; P
Dai che scherzo! Non
pretendo mai nulla dalle mie lettrici, solo un commentino, anche solo due righe
a me vanno benissimo, e lo sapete!
ED ECCOVI QUI’
COME PROMESSO IL MIO FRESCO TRAILER DI “ANIMA LIBERA”, BELLO O BRUTTO CHE SIA
TROVERETE IL LINK PROPRIO SOTTO QUESTO PICCOLO AVVISO…TANTI SALUTI E COME
SEMPRE UN BACIOOO A TUTTE.
Ruben era sdraiato sul suo comodo letto a baldacchino e
pensava al grande giorno che si avvicinava troppo in fretta. La sua era forse
agitazione? No, era semplicemente la voglia irrefrenabile di mettere le mani
sulla bella Amelia.
I suoi pensieri vennero interrotti dall’entrata brusca del
padre in camera sua.
-vieni svelto che abbiamo da parlare di cose da uomini-
disse Rinaldo Quirino con tono autoritario
-scusa?-
-le domande a dopo, ora vieni con me- Ruben si alzò
svogliatamente dal comodo letto e seguì il padre che stava già scendendo le
scale per raggiungere il piano inferiore.
Il signor Quirino lo condusse fuori dall’abitazione e
insieme imboccarono una stradina che passava dietro casa loro.
Camminarono per parecchio tempo senza scambiarsi una parola.
Ruben era visibilmente seccato per tutta questa segretezza, ma conosceva suo
padre, non avrebbe fatto tanta strada se non ci fosse stato di mezzo qualcosa
di serio o molto molto segreto.
Giunti di fronte a una vecchia baracca in legno, il signor
Quirino tirò fuori dal taschino della bella camicia una vecchia chiave
arrugginita che, però, si infilò nella serratura della porta come fosse un
calzino.
La porta si aprì cigolando e a Ruben diede l’impressione che
oscillasse pericolosamente avanti e indietro.
Labaracca era
davvero piccola e sporca e presentava una sola stanza arredata nel peggio modo:
un tavolo con una sola sedia bucherellata dalle termi, un tappeto sporco e
sgualcito, una mensola pericolante e una cassettiera erano le sole cose che
rimanevano di una stanza che doveva essere stata abitata da briganti o roba del
genere.
Il signor Quirino spinse il figlio all’interno della
baracca, chiuse la porta delicatamente e spostò con un calcio il tappeto. Sotto
di questo si rivelò una botola con una grande maniglia di ferro.
-avanti figlio mio, aprila!- Ruben guardò scettico la
maniglia della botola, poi, preso un profondo respiro, l’aprì.
Vertiginose scale a chiocciola portavano ad un luogo sotterraneo.
Cominciarono a scenderle e se non fosse stato per le molte torce sparse lungo
la rampa sarebbero sicuramente scapicollati giù per queste.
Arrivati in fondo alla scala, si presentò di fronte a loro
un ampio salone illuminato e addobbato conpesanti tappeti rosso porpora che rendevano leggermente lugubre il
posto. L’illuminazione era resa possibile da una miriade di torce appese alle
pareti, dai candelabri e dai lampadari forniti di grosse candele a cera. Tutto
intorno alle pareti vi erano appoggiati mobili di tutte le forme e dimensioni e
sulle mensole di questi vi erano libri di tutti i tipi, anche se specialmente,
così sembrò a Ruben, riguardanti trattati di epoche passate.
In fondo al salone vi era un grosso camino dentro al quale
un uomo di notevole altezza poteva tranquillamente starsene in piedi, e di
fronte a questo vi erano delle poltrone, sistemate a circolo, dello stesso
colore dei tappeti, ma una di queste era di un rosso acceso ed era di
dimensioni maggiori rispetto alle altre, una poltrona da re.
Il posto sembrava disabitato, ma ogni tanto dall’ombra
spuntavano degl’uomini affaccendati con in mano parecchie pergamene e sparivano
tutti nella stanza affianco.
-bibbliotecari- affermò Rinaldo notando lo sguardo
incuriosito del ragazzo
-ti spiacerebbe darmi una spiegazione ora?-
-figliulo mio, un giorno questo grande segreto apparterà a
te e dopo di te a tuo figlio e così discorrendo fino alla fine dei tempi-
-ma cos…-
-non mi interrompere, fammi spiegare tutto. Tendi bene le
orecchie perché quello che sentirai sarà la cosa che ti renderà più fiero di me
in assoluto: la potente e antica società dei Druidi è sopravvissuta fin ai
giorni nostri, e…- si esibì in un’elegante inchino di fronte al figlio –io sono
il loro capo-
Le gambe di Ruben ebbero un tremito così forte che si
mantenne in piedi a stento.
-i...i...i Dru...Druidi? Ma padre, questo clan è stato
chiuso e bandito dal territorio negl’anni a.C.! Come diamine è possibile
che…??- cercò di capire Ruben ormai senza parole
-oh è possibilissimo! Abbiamo fatto attenzione e il segreto
della nostra sopravvivenza è durato per quasi un millennio, come puoi ben
vedere-
-è incredibile! Perché non mi hai detto nulla fino ad
adesso?-
-semplice, non eri ancora pronto. Non eri ancora arrivato
alla maturità che ora possiedi. Se ti dicessi che tutto questo un giorno sarà
tuo cosa mi risponderesti?-
-che sarei estremamente fiero di possedere un’eredità
simile. Sarebbe il più bel regalo che un figlio possa sperare di ricevere dal
proprio padre- il signor Rinaldo scoppiò a ridere fragorosamente
-sono contento che tu abbia acquistato questo spirito figlio
mio. Questo fa di te pronto per entrare in questa grande famiglia come erede
della potenza Druidica. Imparerai molte cosa da noi, ma soprattutto imparerai a
controllore i grandissimo potere politico che ci spetta di diritto e che
abbiamo intenzione di riprenderci- fece una piccola pausa e allungò gli angoli
della bocca in un sorrisino sadico –anzi, a essere sinceri abbiamo già iniziato
la nostra guerra contro la provincia, e tra poco si estenderà a tutta la
regione e raggiungerà confini lontani. Nel giro di pochi anni il paese sarà
nostro-
-che cosa intendi dire con “abbiamo già iniziato la nostra
guerra contro la provincia”?-
-domanda semplice per risposta altrettanto semplice: gli
incendi nei piccoli villaggi di provincia non sono stati provocati
dagl’invasori germani, ma da noi, dai Druidi. Abbiamo istigato quel
miserabilissimo esercito e, nessun altro lo sa, ma è stato sconfitto al confine
e ora questa provincia è sprovvista di protezione, insomma ce li abbiamo in
pugno!-
-tutto questo per prenderci la rivincita in nome dei nostri
antenati?-
-certo!-
-grandioso! Padre mio non vedo l’ora di comandare un
esercito di Druidi. Spero naturalmente di essere alla vostra altezza-
-lo sarai, lo sarai, ma al momento limitati ad assistere
alle riunioni che avverranno nei prossimi giorni. Sai, stiamo organizzando una
gran bel colpo, vogliamo attirare i pezzi grossi, basta stupidi incendi, ora
passiamo alla distruzione dei villaggi! E indovina qual è il primo…- una
smorfia diabolica si dipinse sul volto di Ruben. Aveva capito tutto…
**********
**********
Deneide e Rebecca sobbalzarono per via dell’esplosione e
all’udire le parole dell’uomo disperato che avvisava dell’attacco si
precipitarono entrambe in giardino per portare Fabrizio al sicuro.
Lo trovarono seduto sotto il solito albero con lo sguardo
terrorizzato.
-Bambino mio vieni qui per carità- gli urlò dietro Deneide.
Fabrizio fece appena in tempo ad alzarsi che una seconda
esplosione lo fece traballate. Corse tra le braccia della madre e tutti e tre
uscirono di casa dirigendosi verso l’entrata delle caverne sotterranee che si
trovavano a pochi chilometri dai campi di grano dei contadini. Queste portavano
a parecchi chilometri di distanza dal paese; voleva dire camminare per ore,
forse giorni, immersi nel buio più assoluto. Per quanto ne sapevano potevano
esserci stati dei crolli, ma era l’unica via di fuga degl’abitanti del
villaggio.
La terza esplosione fu potentissima, forse i nemici si
stavano avvicinando rapidamente. Dovevano agire in fretta.
Ad un tratto Rebecca si bloccò e lasciò andare la mano di
Fabrizio.
-che fai?- le chiese Deneide preoccupata
-non posso andarmene senza Amelia e Tim…e se avessero
bisogno del mio aiuto??- Deneide la guardò titubante e pensò che se non avesse
dovuto portare suo figlio al sicuro sarebbe andata con quell’impavida ragazza
-ti prego fai attenzione- le disse semplicemente
-lo farò- si abbracciarono commosse e presero due direzioni
differenti.
**********
Amelia e Tim scesero le scale di corsa ma la terza
esplosione li fece ruzzolare entrambi giù per queste. Si alzarono in pochi
secondi e senza neanche controllare le proprie condizioni uscirono per strada.
Subito vennero investiti da una marea di donne e bambini che
correvano in direzione delle gallerie sotterranee.
-dove sono tutti gli uomini?- urlò Amelia al compagno che
con tutta la confusione che c’era la sentì appena
-come dove sono?! Staranno sicuramente organizzando una
resistenza per permettere la fuga alle famiglie. E sono sicuro che mio padre
sia con loro-
-e quindi noi perché stiamo andando contro corrente? Non
capisco-
-io sto andando ad aiutare mio padre. Se hai paura corri
pure verso le caverne-
-non ti lascio da solo, rischieresti di cacciarti in qualche
grosso guaio-
-fai un po’ come vuoi. Ora vedi di aumentare il passo-
-non è facile dato che corrono tutti in direzione opposta!-
Tim si morse la lingua per non rispondere, non era il caso, non era proprio il
caso. Non in quel momento che suo padre poteva essere in grave pericolo.
Suo padre era uno dei pochi che non era stato chiamato a
combattere nell’esercito e se non era stato chiamato c’era sicuramente un
motivo. E allora perché era sicuro che il suo vecchio in questo momento fosse
diretto dal fabbro del villaggio per procurarsi una spada per lottare con il
resto degli uomini? Bhè in ogni caso era lì che stava andando, e doveva
muoversi.
**********
Rebecca correva nella direzione opposta alle gallerie e
questo le costava molti spintoni e spallate, ma continuava a correre nella
direzione dalla quale venivano tutte le esplosioni.
Mentre guadagnava terreno pensava a tutto quello che era
successo in quella mezz’ora.
Poi compre il vero significato delle parole dell’uomo che li
aveva avvisati dell’attacco.
Cadde in ginocchio e iniziò a singhiozzare. Quindi suo padre
non ce l’aveva fatta, era stato sconfitto, non l’avrebbe più abbracciata e
coccolata.
Ma forse c’era ancora una speranza…sì suo padre era ancora
vivo, se lo sentiva.
Si asciugò le lacrime e dopo essersi schiaffeggiata
sonoramente riprese a correre e gli spintoni le sembrarono più forti di prima.
***********
La bottega del fabbro era sovraffollata di uomini e, con
orrore di Amelia, anche di bambini che potevano avere l’età di suo fratello.
Un uomo notò Tim e gli passò una vecchia spada pesante con
l’impugnatura in legno grezzo, ma sufficientemente affilata da tagliare via una
testa di netto dal collo.
-non avrai intenzione di…-
-si Amelia, devo! Tu intanto trova mio padre e portalo con
te alle gallerie, e se si ribella digli di non preoccuparsi e che suo figlio lo
sostituirà con grande onore-
-ma Tim ti prego non puoi farlo. Non mi lasciare da sola ad
affrontare tutto questo-
-va ti dico!-le urlò in faccia –sei solo una suicida se
decidi di rimanere con me! Non hai mai preso in mano un’arma, non potresti mai
combattere e se ti ferissero? Non potrei mai sopportare di perder…- le labbra
di Amelia sigillarono le sue in un bacio profondo.
Tim lasciò cadere a terra la spada e l’abbracciò stretta e
quando sentì un sapore salato in bocca e si accorse che Amelia stava piangendo
sentì il cuore trapassato dal mille spilli –no, no fare così-
-falli secchi anche per me- disse decisa scotendo la testa e
con un breve sorriso sparì alla ricerca del signor Barda.
Tim si sfiorò le labbra e sorrise felice.
**********
-salve signorina! Cosa ci fa lei qui? Non avrà mica
intenzione di impugnare una spada e combattere?!- Amelia ignorò l’uomo grasso
che le aveva posto la sarcastica domanda e ora si rotolava per terra dal
ridere, non aveva tempo di controbattere, doveva trovare il padre di Tim.
Venne sballottata e ancora derisa dagli uomini che si erano
raggruppati nella bottega del fabbro, ma alla fine trovò l’uomo che stava
cercando.
-venga con me signor Barda- disse prendendolo per un braccio
e tirandolo via dalla folla senza lasciargli il tempo di capire cosa stesse
accadendo.
-che fai Amelia?- le chiese dopo pochi metri
-la porto al sicuro nelle caverne. Me lo ha chiesto vostro
figlio-
Il signor Barda sorrise in modo paterno e si divincolò dalla
stretta della ragazza –lo sapevo che quello sciocco sarebbe venuto a cercarmi
per dissuadermi-
-se voleva dissuaderla dal combattere ha fatto bene. Questo
è uno scontro impari, è una missione suicida. Perché non lo capite? Anche Tim è
uno dei tanti pazzi che è convinto di fare la cosa giusta, ma lo sappiamo tutti
che è sbagliato! Avreste dovuto seguire le donne alle gallerie e non
precipitarvi dal fabbro. E ora mi dia retta e venga con me- disse tutto d’un
fiato trattenendo a stento le lacrime
-cosa ne sai tu? Come fai a capire cosa è giusto per me? Non
potrai mai capire cosa proviamo noi uomini del villaggio, l’amore che stiamo
per mettere in quest’azione di resistenza. E poi mi vieni a dire proprio tu di
seguirti alle gallerie? Sono sicuro che stai lottando contro te stessa per non
tornare indietro e portare mio figlio al sicuro con te. Sbaglio?-
-no, ma la prego non mi renda il compito più difficile, non
cerchi di dissuadermi dal mantenere la promessa che ho fatto a Tim…la prego
io…- il signor Barda sorrise alla fanciulla che gli stava di fronte
-sai io e tuo padre eravamo molto amici un tempo. Poi quando
avevamo più o meno la vostra età abbiamo seguito la classica prassi di
addestramento per diventare parte dell’esercito della contea- si interruppe un
attimo e guardò Amelia negl’occhi –puoi immaginare perfettamente che litigammo
perché lui venne preso e io no. Fu una litigata futile, lo so ma ero talmente
tanto pieno di me che non ho mai voluto ammettere che lui era più dotato e
motivato di me e così finì la nostra splendida amicizia. Quindi io non voglio
che finisca anche la vostra, perché se prenderete strade opposte non vi
rivediate mai più- Amelia lo abbracciò forte versando lacrime amare
-ma come posso fare allora?-
-lasciami combattere piccola Amelia e io ti darò un’arma che
userai in un posto sicuro, così potrai difendere il villaggio con noi tutti e
allo stesso tempo saprai sempre dove si trova il tuo caro Tim-
-ma io non so usare nessun arma!-
-sono sicuro che una in particolare tu la sappia usare- si
slacciò dal cinturone l’arma e la mise tra le mani tremanti di Amelia. Era un
piccolo e leggero arco. Poi le porse una ventina di piccole frecce e le
scompigliò i capelli affettuosamente.
-spero ti piaccia! Questa è la tua balestra. Ora va a
nasconderti nel campanile, lì potrai attaccare facilmente il nemico alle spalle
e nessuno ti potrà scoprire- il tutto appariva folle e senza senso, ma saper di
poter stare “vicina” a Tim in un momento come quello era sufficiente a
scacciare da lei ogni esitazione.
Con un breve sorriso si congedò dal signor Barda e si
diresse verso il campanile della chiesetta, mentre il padre dell’amico correva
insieme ad una cinquantina di uomini e bambini verso gli assalitori.
**********
-che cosa ci fai tu ancora qui- Tim era a dir poco irritato
a causa della presenza del padre -sto aspettando vecchio-
-diciamo solo che ho dirottato il mio salvatore in un luogo
dove potrà essermi più di aiuto…- il signor Barda rispose alla domanda del
figlio con un largo sorriso
-cosa intendi dire?-
-oh semplice: ritengo che Amelia sia molto abile con la
balestra…e poi la sanno usare tutti, no?-
-razza di incosciente! Io ti ammazzo!- gli urlò dietro Tim
-no, dai lo faranno i nemici. Se lo fai tu gli togli tutto
il divertimento-
-ti sembra il caso di fare del sarcastico in un momento come
questo? Dove l’hai mandata, rispondi-
-è al campanile. Da lì non la vedrà nessuno, stai
tranquillo- Tim si passò nervosamente una mano tra i capelli e chiuse gli occhi
preoccupato
-se le accade qualcosa ti riterrò responsabile in eterno,
sappilo-
La breve marcia degli uomini del villaggio si arrestò nei
pressi della piazza del mercato che misurava alcune centinaia di metri in
larghezza e in lunghezza
Di fronte a loro c’era lo schieramento nemico perfettamente
il riga quasi come se stessero aspettando proprio loro.
Si disposero in riga anche loro e stettero a sentire il
discorso di incitamento di uno che si era auto proclamato il capo. Tim si
accorse che il bambino che gli stava davanti odorava fortemente di orina e
questo gli strinse il cuore dal dolore.
Dopo minuti di interminabile silenzio dallo schieramento
nemico si levò l’urlo di battaglia e si lanciarono contro di loro.
**********
Amelia salì la vorticosa scala che la portava al campanile.
Aprì una porta piuttosto vecchiotta e entrò nella stretta stanza che
solitamente ospitava il prete della chiesa. Ma questo era fuggito e nella stanzetta
regnava un disordine inumano.
Trovò la finestra alla quale si doveva appostare e
affacciatasi cercò con lo sguardo i due schieramenti.
Finalmente li trovò. Il luogo era la piazza del mercato e lo
scontro era già iniziato.
Da lassù non poteva distinguere bene le persone ma i nemici
li distingueva chiaramente perché erano coperti da lunghi mantelli rosso
porpora con ricami dorati.
Provò ad incoccare un dardo ma la corda da tendere era molto
rigida e ci mise un po’ di tempo.
Appena ci riuscì accostò la balestra all’occhio per prendere
la mira e cercò un bersaglio da colpire.
**********
Rebecca sentì delle forti urla e capì che lo scontro era
iniziato. Però non capiva da dove venissero i rumori della battaglia così con
fatica cercò di imboccare i sentieri che riteneva più sicuri.“Maledizione
amici miei dove siete. Vi sto cercando ovunque ma non vi riesco a trovare…”
Le preoccupazioni di Rebecca crebbero ancora di più quando
sentì le urla del combattimento forti e vicine. Aveva imboccato involontariamente
la strada che portava alla piazza del mercato.
Camminò rasente hai muri e quando fu più vicina che mai al
luogo dello scontro riuscì a scorgere delle scene piuttosto sanguinolente che
le provocarono il vomito per più di una volta.
Uno po’ sballottata per i coniati di vomito si allontanò
nella speranza di incontrare i suoi cari amici. E ancora una volta si trovò in
un posto inaspettatamente: uno dei tanti varchi nelle mura del villaggio.
Attraversò il varco e davanti a se vide una distesa di prati
e campi a perdita d’occhio.
Poi guardando meglio vide una macchia scura che si
avvicinava dalla linea dell’orizzonte.
Man mano che la macchia cresceva Rebecca capì: un esercito.
**********
Mentre partiva alla carica non sentiva le farfalle nello stomaco
e non era nauseato per quello che l’aspettava, anzi, si sentiva terribilmente
eccitato e pronto a tutto.
Non vedeva l’ora di far vedere a qui sacchi di merda che
avrebbero trovato pane per i loro denti. Già questi stronzi l’avrebbero pagata
cara.
Non si accorse che mentre pensava ai fatti suoi aveva già
messo allo spiedo uno dei suoi nemici. Aiutandosi con un piede estrasse la
spada dalla carne dell’uomo e iniziò a tirar fendenti a destra e sinistra.
Cercò di far finta di non aver notato il corpo straziato del bambino che poco
fa era di fronte a lui, odorante di orina, e tagliò via di netto un braccio e
una mano pensando che quel piccolo uomo poteva anche essere Fabrizio.
Mentre assaliva un nemico un piccolo dardo gli passò a pochi
centimetri dalla testa “acc…questa è di sicuro Amelia. Potrebbe fare un po’
di attenzione? Non deve centrare me”. Poi sentì un corpo afflosciarsi su di
lui. Se lo scrollò di dosso e notò che sulla schiena del nemico era conficcato
un piccolo dardo “e brava la mia bambina”.
**********
-centro!- si mise a strillare contenta
-“se con il primo dardo non raggiungo il bersaglio,
stai sicura che col secondo non sbaglio”- si mise a
recitare fiera Amelia
-ma non basta! Ora proviamo cosa combino con la terza
freccia…-
**********
Rebecca guardava incuriosita la rapidissima avanzata della
macchia di “inchiostro” che ormai era distinguibile in tanti soldati che
marciavano verso la città.
Non riconobbe quegli stranissimi stendardi, quindi non
sapeva se quello in avvicinamento era un esercito nemico o alleato. Ma la loro
contea aveva ancora alleati o i potenti nemici avevano ucciso tutti? E suo
padre era in mezzo a quell’esercito?
Molte domande ancora continuavano a tormentare la mente di
Rebecca, ma il trambusto all’interno delle mura e tutte le preoccupazioni che i
suoi due amici le stavano causando in quel momento la fecero agire d’impulso.
Iniziò a correre sventolando le braccia verso l’esercito che
ormai era a poche centinaia di metri da lei.
Quando l’esercito era solo più a una cinquantina di metri da
lei si fermò ansante e scrutò per un attimo la schiera di uomini che le stavano
di fronte.
Un cavaliere a cavallo lasciò la sua postazione per andare
più vicino a Rebecca alla quale si formò un nodo in gola
-rispondimi donna, sei l’unica ad essere sopravvissuta o ci
sono altre vite salve?- Rebecca sollevò un sopracciglio, era una richiesta
insolita oppure era normale fare domande simili durante una guerra? Cosa
rispondergli? Infondo non sapeva neppure se c’era da fidarsi di quello strano
cavaliere rivestito da un’armatura metallica lucidissima. La spessa piuma fulva
che scendeva giù dall’elmo gli dava un’aria un po’ ridicola, ma Rebecca cercò
di non ridere, anche perché avrebbe potuto costargli la vita.
-la vostra risposta la sto ancora aspettando- la ragazza
decise di giocare d’astuzia, se quello era un cavaliere di titolo nobiliare non
vedeva l’ora di essere lusingato, bene, allora lo avrebbe fatto lei. Si
inginocchiò di fronte al cavaliere abbassò lo sguardo
-vi prego di scusare la mia mancanza di rispetto signor
cavaliere ma purtroppo ho paura a rivelarvi queste informazioni perché potreste
far parte dei nemici che hanno attaccato il mio paese-
-razza di piccola ignorante! Non gli riconosci gli
stendardi? Come puoi pensare che l’esercito abbia marciato per tutti questi
giorni per farsi insultare da una contadina ignorante?! Io giuro che appena mi
è possibile…-
-adesso basta!- Rebecca alzò lo sguardo; un altro cavaliere
a cavallo aveva abbandonato la sua posizione –all’interno di quelle mura sta
avvenendo uno sterminio e tu perdi tempo in questo modo? Torna al tuo posto e
non ti permettere mai più di atteggiarti in questo modo di fronte a una
signora- “…ina, non sono ancora sposata” pensò d’istinto Rebecca che si
godeva la scena inginocchiata per terra.
Il primo cavaliere tornò al suo posto bofonchiando un –si
generale- e si voltò solo una volta per fulminarla con lo sguardo.
-vi prego di scusarlo ma è raro per lui scendere in campo e
allora appena vede una bella fanciulla come voi tende ad atteggiarsi da pavone-
Rebecca arrossì al complimento del misterioso cavaliere
-non mi è sembrato di capire che lui mi trovasse bella-
disse timidamente
-non vi cucciate signora, voi siete uno splendore. Ma ora
permettetemi di portarvi sulla mia sella, sono sicuro che sarete più al sicuro
con me che con gli altri miei soldati-
-devo fidarmi di voi?-
-permettetemi di presentarmi: il mio nome è Ettore Terzo
Ferri di Bartola, nobile di nascita e generale dell’esercito del sovrano di queste
contee, Carlo VIII. Vi basta come presentazione?- lo sguardo di Rebecca si
accese
-ma allora siete alleati? Vi prego dobbiamo fare presto e
non perdere neanche un minuto! I miei amici sono ancora in paese, presto
andiamo- il cavaliere le tese la mano per issarla davanti a se, ma, facendo
leva sulla pancia del cavallo, Rebecca saltò sul cavallo facendolo impennare.
Il generale Ferri impressionato le strinse forte un braccio
e poi con un gesto della mano si trascinò dietro l’esercito di corsa.
**********
To Be Continue…
**********
“-______-MI DISPIACE TATISSIMO!!! NON SO NEMMENO IO
QUANTO TEMPO SIA PASSATO DALL’ULTIMA VOLTA CHE HO POSTATO LA MIA STORIA!
SCUSATEMI TANTISSIMISSIMO MA HO AVUTO CASINI CON LA SCUOLA E ANCHE ADESSO NON
E’ CHE SIA NELLA MIA FORMA MIGLIORE!! MA A ME DEL PRIMO TRIMESTRE NON MI
IMPARTA PIU’ DI TANTO, LA COSA CHE PIU’ MI PREMEVA ERA POSTARE QUESTO CAP
PERCHE’ IN QUESTO CAP VENIVANO SPIEGATE DELLE COSE E QUINDI SI SCOPRONO I
MALEDETTI ST***ZI CHE ATTACCANO IL MIO MAGNIFICO PAESINO!!!
DOVETE SAPERE CHE L’IDEA DEI
DRUIDI ME L’HA DATA LA MIA PROFF DI LATINO CHE CI HA FATTO FARE UNA VERSIONE SU
QUESTI SIMPATICISSIMI PERSONAGGI!
BANDO ALLE CIANCIE E DATE UN’
OCCHIATA ALLE RECENSIONI…
Recensioni:
Sunny: come
al solito mi tocca arrossire come un peperone quando mi recensisci!! Mi hai
scritto un sacco di complimenti sul trailer, pensa invece che a me non piace
moltissimo perché mi mancavano un sacco di immagini e mi sono dovuta arrangiare
mettendo un po’ di immagini a caso!!!
Cosa ne pensi dell’Ameliuccia che spara dardi a destra e a
manca?? Io penso che le si addica il ruolo di arciere…^___^
Ah proposito di sorprese dietro l’angolo…la nostra Rebecca
ha incontrato un cavaliere molto galante e saprete presto se bello oppure no
(NoNnY fa un sorrisetto sadico e saccente!!)
Sono felice che ti abbia colpito molto il legame che c’è tra
Amelia e Rebecca, perché devi sapere che mi sono ispirata dall’amicizia che c’è
tra me e i miei 2 amori(=le mie due migliori amiche)!!
Speranzosa che anche questo cap ti piaccia…
Baciooo
Joenna:
grassssssssssie tante!!!!!! Che bello trovare tutti questi complimenti da parte
tua! ^___^
Ti dirò, per quanto riguarda Rebecca al momento non le sta
andando molto bene, è vero, però da questo cap in poi ti assicuro che se la
passerà meglio con tutti i pro e contro ovviamente!!
E così le trame intricate ti piacciono? Aspetta di scoprire
cosa accadrà nel prossimo cap e ti strapperai i capelli dalla curiosità!!
^__________^
Baciooo
Clody: mi
spiace tanto per non aver mantenuto la promessa di aggiornare presto ma come
hai letto prima sono messa parecchio male con lo studio e passavo la notte a
scrivere il possibile e il mattino mi svegliavo con le occhiaie ai piedi!!!
-___-
Cmq lasciamo perdere le mie disgrazie e passiamo a te…mille
grazie a te per aver letto il cap precedente e per aver deciso di vedere il
trailer!! Mi fa davvero piacere, sai?? E cmq ci hai preso… nel trailer ci sono
un sacco di anticipazioni di questo e dei prossimi cap, però non penso di aver
svelato più di tanto quello che avverrà in seguito, vero? (sono d’accordo con
te sullo sbaaaav che hai dedicato a quel bel pezzo di ragazzo che è Paul
Walzer!!! ^____^)
Quasi dimenticavo, grazie tante per le belle paroline che mi
hai lasciato sull’ultima recensione, non pensavo di trasmetterti tante
emozioni!!! ^_______________________-
Baciooo
*Sarah*: carissima *Sarah*, sono molto felice di
averti trovata tra le recensioni!!! È stata una sorpresona molto gradita!!
Non ci credo che saresti impedita nel provare a fare un
video…io ci ho messo un anno per imparare a fare un lavoro del genere, dopo di
ché ci metti neanche una settimana a completare il tuo lavoro…devi solamente
avere il programma e il materiale giusto e lavori che è una meraviglia
fidati!!!
Ah, continua a leggere la mia storia in futuro, e anche se
non mi recensirai non mi offenderò, promesso!!! ^___^
Baciooo
Ziggy:la stessa cosa che ho scritto a Sarah la dico a
te, è stata una piacevolissima sorpresa trovare la tua recensione l’ultima
volta che sono entrata in EFP!!!
Quindi ti ringrazio molto per i tuo graditissimi
complimenti!! Al prossima!!^_____^
Baciooo
lallotta12:
ola!! Ti prego di perdonarmi ma non pensavo di metterci tanto a finire il cap…
potrai mai perdonarmi??
Io mi ricordo bene che ho atteso tantissimo l’ultimo cap di
una FF su Harry Potter e per poco non andavo a casa della scrittrice per
obbligarla a postare l’ultimo cap!!! quindi se sei furiosa ti capisco
perfettamente!! Aspetto comunque un tuo parere su questo nuovo
cap…spero!!!“^____^
Baciooo
Fr@: e dovrei
essere i quella furibonda per il tuo ritardo?? Non oso immaginare come tu ti
possa sentire in questo momento…
Per quanto riguarda il bordello del tuo pc…bè sapessi cos’è
successo al mio intorno alla fine di agosto…!!!! Ero in montagna che mi facevo
la mia bella vacanza, quando ad un certo punto mi chiama mia sorella al
cellulare e mi dice che l’hardisck(penso si scriva così) sul quale avevamo
salvato tutti i dati si è fritto!!! Io sono quasi svenuta per la notizia, vuoi
sapere perché??!! Sopra avevo salvato quasi tutto il cap 10 più l’inizio
dell’11!!! In sostanza il 10 me lo sono rifatto e l’11 lo devo riiniziare!!
-_____- che tristezza!!!
Cmq l’idea del sicario mi è venuta intorno al cap 4 ma non
sapevo come metterla nella storia, e in questo cap è arrivata l’occasione che
aspettavo!!! Che c**o!! ^___^
Spero tu mi faccia un altro papiro come recensione perché mi
ha fatto molto piacere al contrario di quello che pensi tu!! ^________^
Baciooo
Kitty88: che
figata!! Ti sei fatta una bella vacanzuccia allora?! Sappi tesoro che se ti sei
sparata ste vacanze quest’estate allora sei più che perdonata!! E cmq al
massimo sono io che mi dovrei buttare in ginocchio per implorare perdono e
pietà e non tu!! Mi sento una cacca spiaccicata sul marciapiede, ti giuro che
mi da un fastidio immenso dover far passare sempre così tanto tempo tra un cap
e l’altro, sembra che vi manchi di rispetto!!!! -______- (NoNnY
tristeeeeeeeeee!!!)
Sai che però non ci avevo proprio pensato che la situazione
è molto simile a quella di Renzo e Lucia?? Accipigna, adesso che mi ci fai
Ruben ha proprio la stoffa per diventare il Don Rodrigo del 2005(ahh ah ahhah
che brutta immagine!! ^___^ NoNnY si spancia!!)davvero uno splendido spirito
d’osservazione, complimenti!!!! ^_____-
Alla domanda hai studiato informatica di rispondo più o
meno!! L’anno scorso ho seguito gratuitamente dei corsi per utilizzare un
determinato tipo di programma e devo confessarti che è proprio questo che mi ha
permesso di realizzare il trailer che tanto hai apprezzato!!! ^____^
Sono sicurissima che con qualche periodo di pratica potremmo
diventare tutti dei bravissimi realizzatori di filmati musicali!!!^______^
Ah, non ti preoccupare per la storia di Nemesis, penso che
si sia risolta da sola. Lei sa che non mi danno fastidio le sue critiche perché
sono costruttive, però ti dico che magari era meglio lasciar perdere la storia
e andare avanti tranquillamente, è meglio per tutti fidati!!!! ^_____________^
Baciooo
Sharkie:a vostri ordini signora!!! Questa storia però mi
ci vorrà un po’ di tempo per finirla, quindi mi sa che avremo superato tutte
due la soglia dei 70 quando potrò scrivere la parola FINE nella mia storia!!!
^____^
Cmq la tua ansia è stata premiata perché eccoti qui il
decimo attesissimo (pure da me) capitolo!!!
Baciooo
IN FINE HO DECISO CHE PER
FARMI PERDONARE VI FACCIO UN ALTRO REGALO CHE SPERO VALGA ANCHE COME REGALINO
UN PO’ ANTICIPATO DIBUON NATALE!!
QUINDI FANCIULLETTE MIE DOVETE SEMPLICEMENTE CLICCARE
SU QUESTO COLLEGAMENTO E APPENA ARRIVATE NELL’ALTRA PAGINE WEB INSERITE IN
CODICE 798588, POI CLICCATE SU “AMELIA” E “TIM” E………………………………………BUONA
SORPRESA!!!!!!!!!!!!
Su una collina nei dintorni
del paese
se ne stava immobile, seduto sul suo cavallo pezzato a guardare il
paese andare a fuoco, un uomo tutto chiuso nel suo mantello porpora e
nero. Il pesante cappuccio gli copriva il volto ma si potevano
chiaramente intravedere le labbra contratte in un sorriso sadico e
compiaciuto.
Gli si avvicinò
trafelato uno
dei suoi generali e, sceso da cavallo, gli si inginocchiò di
fronte – mio signore, i vostri uomini hanno colpito i punti
strategici del paese, i contadinotti sono ormai finiti e le perdite
del nostro schieramento si possono contare in una mano. In sostanza,
signore, sta andando tutto secondo i vostri piani. Il paese ormai le
appartiene. Diamo l'ordine all'esercito di fermare l'attacco?-
L’uomo si
abbassò il cappuccio
e scoprì il viso. Due occhi blu notte penetrarono la figura
inginocchiata dinnanzi a lui. Con un elegante balzo scese da cavallo
e si avvicinò all’uomo che iniziò a
tremare come un
foglia. Gli prese il mento con due dita e si avvicinò al suo
volto
-Perché mai? La
gente dei paesi
circostanti deve capire che gli conviene arrendersi, allearsi oppure
decidere di fare la fine di questo sciocco paesucolo. Ma questa volta
mi voglio divertire un pochino, voglio vedere il paese ridursi ad un
cumulo di cenere. Dovranno morire tutti. Tutti!- fece una roca e
bassa risata. I suoi occhi erano brillati di una luce folle e
sinistra. Lasciò il volto del generale e si issò
di
nuovo sulla sua cavalcatura per godersi meglio il paesaggio infernale
che gli si presentava di fronte.
Il generale Crinea guardava
agghiacciato il suo signore issarsi a cavallo. Se i suoi pensieri
fossero arrivati fino a lui sarebbe stato infilzato come suino.
Infatti il povero generale in realtà si era dovuto unire
all’esercito Druida solo per convenienza. Meglio amico che
nemico,
no? Ecco che cosa pensava realmente quell’uomo di tutto
quello che
stava facendo.
**********
-quanto manca di grazia?-
-è subito in
fondo a questa
contrada. Non sente il rumore della battaglia?- in effetti Rebecca
aveva ragione. I rumori della battaglia si facevano sempre
più
forti e il rumore degli zoccoli dei cavalli al galoppo non bastavano
a renderlo un rumore di sottofondo.
-molto bene signora, molto
bene- il
generale Ferri serrò ancora di più la presa sulle
redine. Il sangue iniziava a ribollirgli esattamente come gli
capitava prima di ogni battaglia, ma questa volta era diverso,
c’era
qualcosa che gli rendeva molto più complicato del solito
concentrarsi sull’imminente
scontro…posò involontariamente
lo sguardo sulla donna seduta di fronte a lui. I suoi lunghi capelli
d’oro erano sbatacchiati dal vento e una ciocca gli
sfiorò
ripetutamente una guancia, questo provocò in lui una
reazione
che non si sarebbe mai aspettato: sulle labbra si disegnò
poco
a poco un sorriso rilassato, il primo dopo tanto tempo. Eppure lui ne
aveva avute di donne.
La battaglia fece
prepotentemente la
sua comparsa svoltato l’angolo della grande contrada appena
percorsa a gran velocità.
I corpi che giacevano a
terra erano,
chiaramente, solo di contadini, anche se qua e la al suolo si
scorgeva anche qualche tonaca di un soldato Druida, anche se quasi
tutti uccisi da piccoli dardi appuntiti lanciati da chissà
dove...
-voi due- disse il generale
rivolto a
due suoi soldati -presto portate questa donna in un posto sicuro dove
non possa essere in pericolo, in tal caso saranno le vostre vite ad
esserlo- i due soldati si staccarono dal gruppo e, issata Rebecca su
un loro cavallo, ripresero la corsa verso la contrada percorsa
poc’anzi per ricongiungersi al resto dell’esercito
che aspettava
fuori dalle mura.
Appena i due soldati ebbero
girato
l’angolo il generale Ferri volle subito annunciare
l’arrivo del
suo gruppo al nemico. L’urlo di battaglia risuonò
per tutta
la piazza e per un attimo sembrò immobilizzarsi tutto.
L’effetto sorpresa dell’esercito del Re era
perfettamente
riuscito.
L’esercito Druida
per i primi secondi
rimase spiazzato e questo permise al generale e ai suoi uomini di
fare piazza pulita dei primi dieci uomini che gli erano capitati a
tiro. Alcuni si diedero alla fuga, come se avessero previsto la loro
entrata in scena. Altri formarono rapidamente delle file di fronte ai
nuovi arrivati per coprire la fuga dei loro compagni focalizzando
l’attenzione esclusivamente sull’esercito del Re
che sembrava
improvvisamente diventato un avversario più interessante che
quattro campagnoli messi in croce.
Gli uomini del paese feriti
o sfiniti
dalla battaglia si ritirarono di corsa infilandosi nelle viuzze
collegate alla piazza del mercato approfittando della confusione.
Purtroppo alcuni Druidi parvero essersene accorti perché
partirono subito al loro inseguimento, ma prontamente qualche uomo
dell’esercito del Re abbandonò la lotta per andare
in
soccorso dei fuggiaschi.
**********
Sembrava averci preso gusto
a usare
quel lungo e affilato pezzo di ferro che ormai era inzuppato di
sangue nemico. Molti dei suoi fendenti andavano a segno. Ogni
movimento del braccio, ogni contrazione del muscolo, ogni passo, ogni
colpo, tutto pareva essere sotto il suo controllo.
Con un ultimo colpo
finì uno
degli uomini in abito porpora e nero, ma non ebbe neanche il tempo di
spostarsi una ciocca di capelli dalla fronte sudata che un fendente
gli mancò il naso per pochi centimetri. Si girò
di
scatto per scoprire che il suo aggressore aveva assunto una posizione
di assalto conosciuta, così come lo era il sorrisetto che
spuntava da sotto il cappuccio. Quella smorfia irritante gli
ricordava maledettamente una persona…
-ehi Timoteo! Che fai? Ti
fai trovare
impreparato? Lo sai che è da
un’eternità che ti sto
cercando tra la mischia? Eh, piccolo campagnolo senza cervello?!- lo
sbeffeggiò il misterioso soldato Druida.
A Tim non interessava chi
fosse o se
assomigliava così tanto a quel presuntuoso damerino,
un
nomignolo che aveva affibbiato di recente a Ruben, ma non permetteva
a uno di quei mostri mascherati da monaci di prenderlo in giro. Gli
avrebbe tappato la bocca e lo avrebbe fatto per sempre.
-forza signorino Barda, non
mi piace
quando ve ne state li fermi a guardarmi…ne ho già
fatti
secchi quattro in questo modo e non mi sono divertito neanche quando
hanno iniziato a rantolare- a Tim si gonfiò una vena sulla
tempia, la sua sopportazione era ormai al limite. Prima o poi gli
avrebbe strappato di bocca quella linguaccia tagliante.
Si mise anche lui in
posizione di
assalto e, dopo interminabili secondi durante i quali si studiarono a
vicenda, il misterioso Druida, che sembrava conoscere molto bene il
suo avversario, fece la prima mossa.
Sfortunatamente per lui
sottovalutare
un avversario è uno dei peggiori errori che si possano
commettere, infatti, convinto che il colpo andasse a segno,
portò
tutto il peso su un piede, e, quando Tim schivò il fendente
facendo un balzo di lato, quasi rovinò a terra.
Tim si concesse una rapida
smorfia di
derisione tirando un solo angolo della bocca, poi tornò
subito
serio e concentrato. Il suo avversario non pareva aver gradito
perché
partì subito con il secondo assalto con una furia che
sembrava
aver maturato in pochi attimi. Per poco non fu tagliato in due.
Fortunatamente Tim possedeva ottimi riflessi
-te la cavi bene per essere
solo un
piccolo campagnolo ignorante a selvaggio- trattenersi era diventato
ormai impossibile e Tim si liberò di quel poco di
lucidità
mentale che aveva cercato di mantenere e iniziò a menare
fendenti in tutte le direzioni cercando di mandarne a segno almeno
uno.
Ma la stanchezza si faceva
sentire e
gli impediva di rispondere agli attacchi del Druida con la forza che
aveva all’inizio della battaglia. Questo gli costò
un
profondissimo taglio sul fianco sinistro che iniziò a colare
sangue copiosamente.
Le spade si incrociarono
sopra le loro
teste e il Druida avvicinò il suo volto a quello di Tim per
parlare facendosi sentire soltanto da lui -ops! Ma come hai potuto
pensare anche per un solo secondo che saresti riuscito ad abbattere
me, l’erede di tutta la grande potenza e ricchezza Druida?!
Sei un
illuso Timotiuccio! La prossima volta ti consiglio di scappare come
un coniglietto attraverso le gallerie sotterranee…oh no, che
sciocco!! Dimenticavo che saresti morto lo stesso…-
Tim mollo per un attimo la
presa
sull’elsa e quasi gli scivolò di mano la spada
–ma come
Timotiuccio, non hai capito?! Una buona parte del nostro esercito
è
partito all’inseguimento delle donne e dei bambini lungo i
condotti
che apparentemente dovrebbero rappresentare la loro
salvezza…purtroppo, però, penso che a
quest’ora siano già
tutti ridotti in cenere. Sai, i nostri dovevano dare fuoco alle
gallerie, ed è difficile che qualcuno sia riuscito a
sopravvivere…- si finse per un attimo pensieroso e poi
scoppiò
in una risata maligna.
Tim con un fortissimo colpo
allontanò
la spada del Druida dalla sua e iniziò a combattere con
ancora
più foga di prima. La ferita però gli impediva di
compiere alcuni movimenti e la parte sinistra rimaneva spesso
scoperta.
Ad un tratto si
sentì un forte
urlo di battaglia e tutto si fermò, anche i due giovani
combattenti. Tim osservò attentamente i nuovi arrivati e
riconobbe a malapena che si trattava dell’esercito reale e si
lasciò scappare un sorriso a fior di labbra. Ma quando si
girò
per annunciare al suo avversario che lui e i suoi erano spacciati,
stava già battendo in ritirata come molti altri appartenenti
al suo esercito.
Con un urlo di rabbia si
lanciò
a capofitto tra la mischia al suo inseguimento, evitando soldati e
fendenti volanti. Ogni tanto si fermava anche ad aiutare compagni in
difficoltà. In questo modo, però, il suo nemico
ebbe un
vantaggio non indifferente ma non se lo sarebbe lasciato scappare.
Il bruciore provocato dalla
ferita al
fianco ormai gli annebbiava la vista ed il male era così
intenso che non fece molti metri perché si dovette
accasciare
al suolo per riprendere le forze.
Intanto la battaglia
intorno a lui
infuriava ed era molto contento di notare che l’esercito
imperiale
stava avendo la meglio sugl’invasori. Sempre più
Druidi
stavano assaggiando le lunghe e affilate spade dei soldati
dell’esercito imperiale e alcuni di loro riuscirono a
raggiungere i
nemici che inseguivano i contadini in fuga permettendo loro di
mettersi al sicuro.
Nell’angolo dove
si era accasciato
non riusciva ad avere una visuale precisa della battaglia e raccolte
le ultime forze iniziò a correre, ferita permettendo, verso
il
campanile che suo padre aveva consigliato ad Amelia come rifugio.
Con orrore si rese conto
che la porta
d’ingresso dell’alta torre era stata sfondata da
qualcuno e la
ripida scala a chiocciola era sporca di sangue. Si precipitò
su per le scale più in fretta che poté. Mille
pensieri
gli attraversarono la mente in quel momento “l’
hanno trovata,
si, si, l’ hanno sicuramente scoperta e ora l’
hanno uccisa ed è
tutta colpa mia e della mia testaccia dura”.
Appena arrivò in
cima alle scale
trovò una scena che gli fece arrivare il sangue in testa
dalla
rabbia, un soldato Druida aveva afferrato Amelia per i fianchi
tirandola verso di se nel tentativo di farla scendere dalla scaletta
che portava al piano superiore, quello da dove lei lanciava i dardi.
Osservando meglio il
soldato si accorse
che aveva una spalla ferita e sanguinante ed era ancora presente il
corpo esterno che aveva procurato il taglio, una piccola freccia
spezzata a metà. Tim trasse le sue conclusioni in un lampo,
il
soldato, colpito dal dardo si è accorto del nascondiglio di
Amelia dopo aver visto altri due o tre colpi partire dalla stessa
direzione e colpire i suoi compagni.
Sentì il sangue
arrivargli alla
testa per la rabbia ma quando decise di intervenire in difesa
dell’amica si accorse che non avrebbe dovuto dare una mano ad
Amelia ma al Druida.
Infatti Amelia stava
tranquillamente
tenendo testa al soldato che l’aveva attanagliata nella morsa
delle
sue braccia. La teneva stretta a se e nel frattempo la tirava
giù
un gradino per volta, ma non era per nulla un’impresa
semplice
perché la ragazza continuava a scalciare e ad agitarsi come
un’anguilla e il Druida stava cominciando a perdere la
pazienza.
-sta ferma maledetta
ragazzina. Ahia!
Piccola insulsa contadinotta, ora te la faccio pagare- con uno
strattone più forte degl’altri fece perdere
l’equilibrio
ad Amelia che fece gli ultimi quattro gradini di sedere cadendo ai
piedi del soldato, il quale la raccolse e la girò verso di
se
per vederla finalmente in faccia.
-accidenti! Sei carina
nonostante il
tuo caratteraccio. Però sei troppo sporca per i miei gusti.
Bhè, che potevo aspettarmi da una contadina?!- Amelia
approfittò del fatto che di fronte a se aveva trovato un
soldato poco sveglio e oltre tutto notò che era pure
piuttosto
magrolino, così rifilò un pestone al piede del
Druida
il quale si piegò in due per afferrarsi il piede, ma, appena
piegò un po’ la testa, la ragazza gli ruppe il
naso con una
potente ginocchiata.
-ma brava! Adesso non hai
più
bisogno neanche della mia protezione?!- Amelia girò la testa
di scatto perché aveva riconosciuto la sua voce e anche se
avesse avuto voglia di saltargli al collo decise di stare al gioco e
di punzecchiarlo un po’.
-e quando mai io ho avuto
bisogno della
tua protezione?! Te l’avevo detto si o no che sono
perfettamente in
grado di cavarmela da sola?!-
-hai ragione, sei una
piccola
guerriera. Davvero brava oltre tutto. Sono molto fiero di conoscere
una signorina come te-
-sei molto carino, grazie-
fece un
sorrisone che gli si spense in un attimo appena si accorse che Tim
perdeva sangue da un fianco
–oddio Tim, e
quello?!- il ragazzo
seguì il suo sguardo e fece un sorriso stanco
-oh, questo? Non ti
preoccupare per il
mio graffietto. Ora dobbiamo andarcene, va tutto a fuoco qui nel caso
tu non te ne sia accorta-
-ma ce la fai con quello
squarcio?-
-squarcio, ma smettila! Te
l’ ho
detto, è solo un graffietto. Ora andiamo, presto!- fece due
passi e perse l'equilibrio
-Tim!- Amelia si
precipitò ad
aiutarlo a rimettersi in piedi
-è..è
solo la testa...mi
gira un po'-
-chissà quanto
sangue hai perso.
Bisogna curare quella ferita. Dai, appoggiati a me- uscirono il
più
in fretta possibile dal campanile e si infilarono nelle strette
viuzze che li avrebbe portati al più presto fuori da Viale
Bardato.
Appena fuori dalle mura si
nascosero
dietro un ammassamento roccioso con un piccolo ruscelletto che
l’attraversava, solo in quel momento tirarono un sospiro di
sollievo.
**********
-mettetemi giù-
-come dite prego?-
-ho detto di mettermi
giù, ora-
-sentitemi bene signorina,
non so come
gliele abbiano insegnate le buone maniere ma io sono sicuro che
saprà
bene come rivolgerti ad un uomo, soprattutto se è un soldato
e
ancora più importante, se sta eseguendo gli ordini del suo
generale. Quindi non ritengo di essere obbligato a starla a sentire.
Sono stato chiar…- il soldato non riuscì a finire
la frase
che Rebecca era già saltata giù dal cavallo con
il
quale stava cavalcando e aveva preso a correre in direzione della
battaglia.
-vuole farci uccidere
entrambi? É
una sciocca. Verrà uccisa nella mischia e io
verrò
impiccato dal generale in persona per non essere riuscito ad eseguire
un compito così semplice e per avergli disubbidito. Ehi, mi
sta sentendo?!- ma Rebecca era già lontana e il soldato non
poté fare altro che fermare il compagno con il quale stava
tornando dal resto delle truppe e avvertirlo che andava a recuperare
la giovane fuggiasca.
**********
-adesso me la fai vedere
questa
ferita?- Tim fece una smorfia infastidito, ma poi ubbidiente si
sfilò
la casacca rimanendo a torso nudo per far controllare il taglio
all’amica. Amelia sussultò nel vedere la ferita
così
profonda, coperta di sporcizia e ormai infettata a dovere.
-è davvero
ridotta male. Sei un
incosciente se non mi permetti di fare qualcosa-
-andiamo Amelia quando mai
hai imparato
a l'arte medica? Cerchiamo un cerusico, ti prego- disse Tim viola in
faccia dalla vergogna, ma Amelia non se ne accorse minimamente.
-fossi in te mi
accontenterei anche
della sottoscritta, anche perché non vedo nessuno presente
oltre me in grado di aiutarti, no?!-
-e va bene,va bene. Fai
quello che
puoi, ma ti prego…non farmi male…-
-oddio mio! Gli uomini sono
proprio dei
bambini-
-ma che pretendi la ferita
mi fa un
male cane e poi non mi fido delle tue cure-
-grazie tante! Sei proprio
la tipica
persona che ogni neo-medico desidererebbe! Sai che ti dico?
Arrangiati!-
-no, no. Amelia andiamo non
ti volevo
offendere. Davvero. Ti prego ora…se puoi fare qualcosa falla
subito, sento che sto per perdere i sensi-
Amelia fece un sorrisetto e
dopo
essersi strappata un lembo della larga casacca che indossava e averlo
imbevuto nel ruscelletto lo guardo negl’occhi e gli disse
semplicemente –meglio! Così non sentirai troppo
dolore…-
**********
Il terribile rumore della
battaglia
sembrava essere diminuito ma la paura che si era insidiata nel cuore
di Rebecca era di ben altro tipo che quella di essere uccisa da un
nemico. La sua paura era proiettata tutta per il generale Ferri che
aveva avuto così tante premure verso di lei che si sentiva
decisamente in debito.
Smise di correre,
perché i
polmoni in fiamme non le permettevano più di respirare, ma
mantenne il passo svelto perché si sentiva terribilmente
inquieta e prima avrebbe visto il generale stare bene, prima sarebbe
riuscita a tranquillizzarsi.
Non appena raggiunse la
piazza del
mercato ormai diventata campo di battaglia cercò di passare
il
più inosservata possibile camminando rasente ai muri delle
case o nascondendosi dietro agli alberi, ma quando si rese conto che
gli unici soldati rimasti in vita erano quelli dell’esercito
reale
uscì allo scoperto e si rasserenò.
Corse loro incontro e
ignorò i
richiami e gli inviti a restare nascosta per evitare attacchi a
sorpresa dei nemici. Notò che le perdite non erano
moltissime,
infatti l’antipatico sergente che aveva incontrato prima
dello
scontro era ancora vivo e vegeto insieme al suo piccolo gruppo
d’assalto. Però mancavano molti uomini del gruppo
del
generale, ma soprattutto di lui non c’era traccia.
-ehm…scusatemi
ma…- fece al primo
uomo che gli capitò a tiro
–dov’è il generale
Ferri?- il soldato era molto stanco, glielo si leggeva in volto, e
Rebecca era sicura che se fosse stato più fresco e riposato
l’avrebbe guardata come un reietto, ma non avendone la forza
non lo
fece
-mi spiace signora ma il
suo gruppo è
andato all'inseguimento di alcuni Druidi. C'è stata
un'imboscata e purtroppo non ... non lo so- Rebecca sentì
come
uno schiaffo in pieno volto, poi si accasciò a terra
nascondendosi il volto con le mani “No! Non
è giusto!
Perché proprio lui. Un’ uomo così
buono, così
gentile…l’unico uomo che non mi ha guardata male
perché
sono una donna o una contadina…lui era così,
così ...
perché…?”.
Si rialzò di
scatto e si
precipitò in mezzo al campo di battaglia senza dire una
parola
e iniziò a cercare il volto del generale Ferri tra i morti
stesi al suolo o i feriti gravi che ancora rantolavano appoggiati ai
muri o alle proprie spade. Dovette scavalcare più volte
grossi
ammassi di pietre crollate dai palazzi durante l'attacco.
Ovviamente non lo trovava
perchè
l'imboscata era avvenuta in un luogo distante dalla piazza, ma era
troppo sconvolta per rendersene conto.
Ad un tratto vide due corpi
ormai privi
di vita muoversi in modo innaturale e del tutto sospetto. Si
lanciò
in quella direzione spostò di poco i due corpi
perché
era sicura che ci fosse qualcuno vivo schiacciato dal loro peso. Il
volto che gli comparve davanti agl’occhi era quello di un
ragazzo
molto giovane, forse un po’ più grande di lei.
Aveva
un’espressione di dolore dipinta in faccia e sembrava anche
piuttosto spaventato, aveva una spalla rotta e un grande e profondo
taglio sulla tempia che colava sangue copiosamente.
-presto, venite ad aiutarmi
c’è
un ferito!- due soldati riconobbero il loro compagno ed aiutarono
Rebecca a spostare i cadaveri e a portare il ragazzo in un posto dove
poterlo stendere e visitare. Un cerusico raggiunse il gruppo a grandi
passi e, allontanata la folla iniziò a visitare il paziente
controllando polso e respiro, poi passò alla tempia e con
uno
straccio imbevuto in una sostanza nauseabonda gli tamponò la
ferita. Poi presi ago e filo iniziò a cucire abilmente i due
lembi di pelle.
Mentre il medico spogliava
il ragazzo
dell’armatura per controllare la spalla si rivolse a Rebecca
e le
fece un gran sorriso –è stata lei a trovarlo
vero?! È
un ragazzo fortunato sa? Gli ha salvato la vita- la ragazza gli
rivolse un grande sorriso e si avvicinò un po’ di
più
al cerusico –se volete mi posso offrire per aiutarla.
Si…insomma
c’è tanta gente che ha bisogno delle sue cure,
quindi mi
dica come posso finire di curarlo io- l’uomo ci
rifletté un
po’ poi le spiegò velocemente come sistemare la
spalla e le
lasciò delle erbe per la tempia, poi si allontanò
frettolosamente.
Rebecca si diede subito da
fare. Il
medico le aveva spiegato che doveva rimettere la spalla a posto
perché era uscita dal proprio cardine o era quello che lei
aveva capito, così con un movimento rapido e secco fece
rumorosamente tornare la spalla a posto. Questo svegliò il
ragazzo che lanciò un urlo di dolore iniziando poi ad
agitarsi
e a guardarsi intorno –d…do…dove sono?-
Rebecca cercò
di tenere fermo il ragazzo che continuava a muoversi rischiando di
peggiorare le sue condizioni.
-state calmo o non
riuscirò a
fasciarvi la spalla- il ragazzo la guardò in volto e
cambiò
espressione, la trovava molto bella ma non capiva come mai gli
dovesse fasciare la spalla
-che mi è
successo?-
-il cerusico mi ha spiegato
che molto
probabilmente siete stato colpito da un macigno durante la frana di
uno dei palazzi. Siete molto fortunato, se io non vi avessi trovato
ora non vi potrei fasciare la spalla-
-vi ringrazio…-
il ragazzo non
sembrava molto turbato, anzi, la presenza di Rebecca lo rasserenava
molto. Si fece fasciare la spalla anche se era un po’ in
imbarazzo
e si lasciò scappare qualche lamento mentre la ragazza gli
spalmava un impacco di erbe per accelerare la cicatrizzazione della
ferita alla tempia.
-ora riposatevi. Hanno
bisogno di me
altrove, ma se avete bisogno chiamatemi pure- fece un sorriso poi si
congedò, ma dovette tornare indietro –scusatemi
sono una
sciocca…mi chiamo Rebecca. È questo il nome con
il quale mi
dovete chiamare se avete bisogno. Ora scusatemi- e si
allontanò
di fretta.
**********
La ferita di Tim era
davvero profonda e
infetta. Più che tamponare con il lembo imbevuto di acqua
Amelia non sapeva proprio che fare. Non aveva mai imparato l'arte
curativa dei medici e quindi cercava di aiutare l'amico agendo
d'istinto. Però sembrava non funzionare perché il
suo
sfortunato paziente era ormai bianco come un cencio e necessitava di
riposo.
-...melia? ..evo riposare-
-cos...? Ah, devi riposare.
Va bene ma
fai in modo di svegliarti se no sarò costretta a percuoterti
a
lungo-
-..hissà che
dispiacere...-
Amelia accenno un sorriso che si spense non appena Tim girò
gli occhi indietro e chiuse le palpebre. Ora era ufficialmente
impanicata. Non sapeva certo come comportarsi ma poteva trovare il
modo di trasportarlo da qualche parte oppure trovare aiuto.
Allontanarsi da Tim o esporre entrambi al nemico lasciando un posto
apparentemente sicuro e provvisto di acqua? Che fare? Che fare? Che
fare?
Alla fine pensò
che fosse più
sicuro per Tim restare nascosto nell'ammasso di sassi ed esporre solo
se stessa al pericolo. In questo modo, forse, uno dei due poteva
cavarsela.
Prima di andare si
soffermò
alcuni secondi sul suo volto: era rilassato ma pallido, le palpebre
erano serrate e nascondevano gli occhi verde smeraldo, la bocca era
leggermente aperta e biancastra e i riccioli biondo grano solitamente
spettinati dal vento ora erano appiccicati alle tempie. Non lo aveva
mai visto ridotto in questo stato nonostante lo avesse assistito ad
alcune febbri prese da bambino. Il ragazzo forte e affascinante con
il quale era cresciuta ora era ridotto parecchio male.
Prese coraggio e si
allontanò di
qualche passo, ma dovette fermarsi. Sentiva la testa girarle e lo
stomaco era come strizzato da mani invisibili. Si girò e,
tornata indietro, si chinò su di lui quel tanto che le
bastò
per baciargli dolcemente la fronte.
**********
To
Be Continue…
**********
EH
EH EH..OK CHI VUOLE PICCHIARMI PRENDA UN TRENO E VENGA A FARLO...SONO
IMPERDONABILE!VI GIURO CHE NON MI SONO MAI DIMENTICATA DELLA
STORIA..NON AVREI POTUTO..SOLO CHE..IL TEMPO E' TIRANNO!!!MALEDIZIONE
SE SAPESTE PER QUANTO TEMPO MI SONO ARROVELLATA IL CERVELLO PER
RIUSCIRE A FAR COMBACIARE STORIA E RESTO DELLA MIA VITA..UFF..SE
MOLTE DI VOI SI SONO DIMENTICATE DELLA MIA STORIA E' PIU' CHE
COMPRENSIBILE..ME LA SONO CERCATA..SIGH SOB!!!
VA
BHE'..DIAMO SPAZIO ALLE RECENSIONI.....
Recensioni:
*Sarah*:carissima
sara,sono stata davvero una caccola! Hai ragione, non avrei dovuto
abbandonare la storia per così tanto tempo. Ora sono andata
un
po' avanti, ma ho paura che per il prossima capitoo dovrete aspettare
ancora molto...che pizza avessi tempo di fare solo questo dalla
mattina alla sera avrei già finito la storia!!! Se puoi
perdonare la mia sparizione te ne sarò supergrata!!^_^
Joenna:
grazie! Mi fa piacere che la mia storia ti entusiasmi tanto..spero
solo che la distanza di tempo che separa il capitolo 10 dal capitolo
11 non abbia fatto appassire il tuo entusiasmo...ciauuuuuuuu^_^
Fr@:
Ciau fr@! Lo sai che hai perfettamente ragione??!! le tue recensioni
sono chilometriche! E soprattutto hai ragione per il fatto che mi
merito una superpunizione! Non ti ho neanche più postato il
trailer della mia storia..che merdaccia che sono!! Se mi spieghi bene
come farti avere tutto provvedo in un attimo..Baciooo^___^
ANCORA
MILLE SCUSE A TUTTI!!!!!
VI
HO PREPARATO UNA SORPRESA CHE SPERO CHE TUTTI POSSIATE
VISUALIZZARE..IN CASO CONTRARIO FATEMI SAPERE E IO CERCHERO' DI
RIMEDIARE...CIAU CIAU A TUTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!