A qualunque costo PARTE SECONDA

di giapponesina6
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** La prima medaglia ***
Capitolo 3: *** ferite che non si cicatrizzano mai completamente ***
Capitolo 4: *** Chiedere troppo ***
Capitolo 5: *** Lacrime e brividi ***
Capitolo 6: *** Ogni singolo battito ***
Capitolo 7: *** Un nuovo giorno ***
Capitolo 8: *** dietro le nuvole c'è sempre il sole. ***
Capitolo 9: *** lontano dagli occhi, ma al centro del cuore ***
Capitolo 10: *** Sussurri e parole ***
Capitolo 11: *** Un brivido lungo la schiena ***
Capitolo 12: *** Essenza d'attimi ***
Capitolo 13: *** Alternativa a lei non c'è ***
Capitolo 14: *** Promessa mantenuta ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


Salve a tutti, visto che in tantissimi mi avete chiesto una parte seconda della storia A qualeunque costo, ho deciso di provarci. Spero solo di non risultare banale, anche perchè è la cosa che più odio. Accetto qualche suggerimento da ognuno di voi, anche perchè l'idea mi è venuta grazie a voi. Buona lettura!


A volte da un oblò è possibile vedere il mondo o tantomeno immaginarlo al di sotto di quell’ammasso di nuvole. Prendere quella decisione per il giovane Ash non era stato facile, il respiro del suo ricordo dava calore al suo cuore e il tempo non avrebbe certo cancellato i suoi occhi dalla sua mente, ma ora era deciso più che mai a realizzare il suo sogno, dopo essersi classificato al primo posto alla lega di Kanto, aveva deciso di prendere parte a quella di Kalos e a guidarlo ci sarebbe stata sempre lei.
Non avrebbe potuto mai toccarla, sfiorare le sue labbra o incrociare il suo sguardo, ma lei avrebbe vissuto sempre dentro lui.
Il ragazzo al suo fianco non era particolarmente tranquillo, aveva sempre avuto paura degli aerei.
< Tranquillizzati Brock, non potrà accaderci nulla >
< La fai facile tu. Siamo così lontani da terra >
< Tra poco saremo arrivati, ancora un piccolo sforzo >
L’hostess gli portò una tazza di tea per tranquillizzarlo, e Ash parve divertito nel vedere che la paura di volare neanche riusciva a frenare la sua dote di don Giovanni.
Prese a guardare d nuovo dal finestrino. Ormai era lontano chilometri da Kanto. Un altro pensiero volò a lei.
 
 
Non molto lontano da lì, una ragazza dai lunghi capelli biondi era intenta a scegliere il cappello che avrebbe indossato quel giorno. A volte riusciva a passare ore intere a fissare i suoi cappelli, senza prendere una decisione. Sua madre era ormai rassegnata, ma vederla indossare quei cappellini tanto colorati la rendeva tanto fiera della sua bellezza. Ormai sua figlia era prossima a partire per la lega di Kalos e sapeva che per un lungo periodo sarebbe stata lontana da lei.
< Sempre alle solite Serena, non riesci proprio a prendere una decisione? >
< Mamma? Sono tutti così belli. Credo proprio che indosserò quello bianco col fiocco rosso >
< Il rosso da un tocco di calore ad ogni cosa. >
La ragazza se lo sistemò sul capo e prese a specchiarsi.
< Allora come mi sta? >
< Divinamente, ma sai benissimo che ben presto partirai per la lega e che non potrai portare tutti i tuoi cappelli con te >
< Lo so. Ma ti sbalordirò dicendoti che ho già selezionato il cappello che mi accompagnerà durante il mio viaggio e poi porterò con me quello di paglia > arrossì.
< Ma quello è vecchio e lurido. Non riesco proprio a capire il perché tu ci sia tanto affezionata. >
< Mi ricorda un incontro molto importante, risale al tempo in cui mi spedivi a Kanto al campo scuola del professor Oak >
< Avevi solo otto anni >
< Ma questo non significa che non ero abbastanza matura >
Presero a ridere.
< Vado a prepararti la colazione >
La lasciò sola in camera.
Lei prese dal cassetto quel cappello di paglia. Lo strinse al petto e iniziò ad inspirare il suo odore. Un rossore improvviso apparve sulle sue guancia.
< Ricorderò sempre il nostro incontro e ti aspetterò. So che prima o poi ci rivedremo >
 
 
A molti chilometri di distanza, in una piccola casa, una vecchietta era intenta a maneggiare erbe e pozioni. Nel pentolone ribolliva uno strano liquido e un forte aroma di menta aleggiava un po’ ovunque. Prese in mano un vecchio libro e prese a leggerne alcune righe.
< Non sarà facile, credo che avrò bisogno di tempo, ma riuscirò a portare a termine il tutto > sorrise e rivolse uno sguardo fugace alla creatura avvolta in quel lenzuolo di seta. Sorrise nuovamente.
 
 
L’aereo atterrò in perfetto orario. L’aria era leggermente più fresca e vi era un profumo insolito che aleggiava. Brock si gettò a capofitto in terra e prese a baciare il suolo.
< Finalmente siamo scesi da quell’aggeggio >
< Dai Brock, non è stato male il viaggio >
< Ora dove hai intenzione di andare Ash? >
< Non ne ho la più pallida idea > sorrise
< Come faresti senza me? La palestra più vicina si trova a Novartopoli, dove c’è Violetta la capo palestra più bella che abbia mai visto >
< Bene allora dritti a Novartopoli > il ragazzo alzò gli occhi al cielo e ancora una volta il suo pensiero fu rivolto a lei.
Brock intuì che ancora una volta stava pensando a Misty. Non avevano più toccato l’argomento, anche perché aveva paura di sfiorare in lui ferite ancora aperte. Aveva apprezzato il modo in cui avesse metabolizzato il tutto, ma sapeva fin troppo bene che parlare di lei avrebbe fatto riaffiorare troppi ricordi.
< Vogliamo andare? > disse con voce calda e rassicurante.
Lui tornò sulla terra e acconsentì col capo.
Si incamminarono a passo svelto verso un lungo viale costeggiato da alberi di acero, i colori richiamavano l’autunno ormai alle porte. I due ragazzi si scambiarono qualche battuta, rimanendo sempre sul vago. Brock spiegò che la lega di Kalos era famosa in tutto il mondo e prenderne parte era un tassello importante per tutti gli allenatori.
Novartopoli distava qualche chilometro dall’aeroporto nazionale, sarebbero arrivati in tempo per la cena.
 
 
In quel preciso momento la ragazzina dai capelli biondi stava rincasando proprio per la cena. Aveva finalmente scelto il suo Pokemon di partenza, un Fennekin di tipo fuoco. La donna le si avvicinò incuriosita.
< Allora quale è stata la tua scelta? >
< Ho preso un Fennekin mamma, è bellissimo > la ragazza fece uscire il Pokemon dalla sfera e apparve un volpino graziosissimo.
< Pensavo che ci avresti messo più tempo a scegliere > le sorrise.
< Sono riuscita in un paio d’ore > ricambiò il gesto.
< Allora è proprio deciso, domani partirai per la lega? >
< Mamma ormai non sono più una bambina, gli altri ragazzi cominciano il loro viaggio intorno ai dieci anni lo sai? >
< Per me è come se tu avessi sempre  dieci anni >
La ragazza le fece una smorfia. Lei sapeva benissimo a cosa si riferiva sua madre, ma della bambina di dieci anni ormai non aveva più nulla.
Cenarono in perfetta armonia, per poi dare un bacio alla donna sulla guancia e recarsi a letto. Finalmente avrebbe intrapreso il suo viaggio e sperò in cuor suo di riuscire ad incontralo in quella nuova avventura.
 
 
Il tempo passerà, ma non riuscirà a sbiadire quel tipo di dolore a sopperire alla sua mancanza. Lei vive dentro lui. Quelle ferite nel suo cuore continueranno sempre a fargli male a bruciargli dentro. L’unico sollievo è il suo dolce ricordo.
Il ragazzo guardava il cielo stellato da una finestra di una camera di una pensione, avevano deciso di sostare lì per la notte. Brock notò il suo sguardo triste e gli si avvicinò.
< Vuoi parlarne? >
Una lacrima rigò il volto del giovane allenatore e scosse il capo.
Brock gli poggiò una mano sulla spalla, sapeva benissimo quanto lui soffrisse la sua mancanza.
< Vai pure a dormire Brock, è tardi > la sua voce aveva un timbro spezzato.
< Sai che lei sarà orgogliosa di te >
Quelle parole gli andarono dritte al cuore.
< Lo credi davvero? >
< Certo >
< Sai niente può fare così male come il dolore di chi non c’è più. Non credo che tornerò mai ad essere felice come un tempo >
Questa volta fu il ragazzo più grande a rimanere in silenzio, ogni tipo di parola sarebbe risultata banale in quel momento. Continuarono a fissare il cielo ancora per un po’ senza dire nulla per poi recarsi a letto.
 
 
Arrivò l’alba di un nuovo giorno. Il sole penetrò dalla finestra irradiando ogni cosa col suo calore. La ragazza venne destata dal sonno da quella forte luce aprì gli occhi. Il giorno tanto atteso era finalmente arrivato. Fece una doccia veloce e prese a vestirsi. Indossò il cappello che aveva scelto con cura nei giorni precedenti e si diresse giù in cucina, dove l’attendeva la giovane donna.
< Buongiorno mamma > le diede un bacio.
< Buongiorno Serena, sei pronta? >
< Si mamma, sono prontissima > la donna abbracciò la ragazzina con tutto l’amore che aveva in corpo, lasciandoci sfuggire qualche lacrima.
< Mi raccomando stai attenta e chiamami appena puoi >
< Tranquilla mamma, e poi ci sarà fennekin con me > le sorrise e la donna le ricambiò il sorriso. Prese lo zaino e si incamminò verso l’uscita. La donna ancora una volta la strinse tra le braccia per poi lasciarla andare.
Serena si voltò un’ultima volta per salutarla con la mano per poi incamminarsi verso il suo nuovo viaggio.
La prima tappa sarebbe stata la palestra di Violetta.
 
 
A chilometri da Kalos, in quella piccola stanza, la vecchia signora era ancora alle prese con la sua magia. Quel lavoro richiedeva molte ore di preparazione, e solo alla fine avrebbe saputo se avesse avuto effetto.
Mancavano solo gli ultimi ingredienti.
Lacrime di Vaporeon.
Spore di Venusaur.
E luce notturna.
Doveva riuscire nel suo intento a qualunque costo.
 
Anche la camera dei due ragazzi venne invasa da una forte luce. Il giovane allenatore stava ancora dormendo immerso in un sogno in cui c’era lei.
Due ragazzi al tramonto all’istituto tec per pokemon
< Perché io te non possiamo essere come loro Misty? >
< Se non l’hai capito te lo dico io, perché lui non le ha distrutto la bicicletta >
Quella bicicletta. Quanto era stato grato a quella bici. Il motivo del loro incontro. Le immagini del sogno erano così confuse, ma i suoi occhi erano chiari come nella realtà
Venne destato da un raggio di sole.
Aprì gli occhi, Brock era già in piedi.
< Buongiorno Ash >
< Buongiorno a te Brock, che ore sono? >
< Sono appena le otto, ma credo che dovremmo lasciare la stanza >
< Mi preparo subito >
Sognare Misty gli dava un senso di malinconia ogni volta. Avrebbe voluto sognare per tutto il tempo, perché tornare alla realtà era davvero dura.
Pagarono la camera e lasciarono la pensione, la palestra di Novartopoli non era più tanto distante.
Pikachu guardava il suo amico preoccupato, anche lui avvertiva il suo stato d’animo.
< Oggi è proprio una bella giornata, non credi anche tu Ash? >
< Già > il suo sguardo si incupì. Nessuna giornata sarebbe stata mai più bella come quando c’era lei. Gettò quel pensiero all’indietro e si concentrò sul suo obiettivo. Doveva trovare la palestra di Violetta e vincere la sua prima medaglia.
 
 
Molto distante da lì, una ragazza dai lunghi capelli blu, aveva appena vinto la sua ultima medaglia e avrebbe preso parte alla lega di Unima. Un pensiero fu rivolto ad Ash, sarebbe stato orgoglioso di lei. Si chiese più volte cosa stesse facendo, se fosse partito per una nuova lega e se avesse dimenticato quella brutta storia di Misty. Si portò una mano al petto al ricordo delle sue lacrime strazianti.  La ragazza richiamò Piplup a sé e prese a camminare lungo la strada.



Angolo dell'autrice:
Ecco postato il primo capitolo, spero di riuscire a scriverne subito un altro e non tardare troppo, aspetto vostri commenti un abbraccio.

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Capitolo 2
*** La prima medaglia ***


 
La palestra di Novartopoli era alle porte della stessa città. Immersa nel verde.  Violetta la capo palestra era una ragazza semplicissima, amava la natura in ogni sua forma ed era una grande allenatrice, aveva faticato molto per riuscire ad avere l’ufficialità della lega per la sua palestra ma i risultati erano soddisfacenti.
Brock moriva dalla curiosità di vederla, anche perché aveva letto molte informazioni sul suo conto.
Finalmente giunsero alle porte della palestra e si presentò la ragazza in tutta la sua bellezza.
< Ben arrivati ragazzi, siete qui per un incontro di Pokemon? >
< Piacere io sono Ash e vengo da Kanto >
< Kanto? Caspita vieni da molto lontano, cosa ti ha spinto fino qui a Kalos? >
< Volevo provare una nuova sfida. >
< Piacere Violetta, io sono Brock, ho sentito tanto parlare di te e devo dire che tutte le notizie avevano ragione appieno >
< Spero che siano solo cose positive > sorrise.
< Assolutamente si > era completamente imbambolato come suo solito.
< Bene Ash di Kanto, sei pronto per un incontro di Pokemon >
< Certo > si recarono al punto di combattimento. Ovviamente Ash non sapeva che Violetta utilizzasse un solo tipo di Pokemon per i suoi incontri.
< Useremo un solo Pokemon a testa >
< Va bene >
< Dovresti sapere che io uso solo Pokemon di tipo coleottero, quindi mi aspetto scelte non banali da parte tua > chiamò sul campo un Vivillon.
Quella rivelazione lo spiazzò. Pokemon coleottero.
Perché doveva usare proprio quel tipo che tanto Misty detestava. Una lacrima involontaria gli rigò il volto.
< Pikachu amico mio, sei pronto per questo incontro >
Il Pokemon scese in campo e Violetta fu stranita dalla scelta, si sarebbe aspettata un pokeon di tipo fuoco, ma il ragazzo aveva una marcia in più.
< Vivillon attacco rapido >
< Pikachu super fulmine >
< Attacco aculeo velenoso. >
Un aculeo velenoso. Quell’attacco aveva provocato la morte della sua Misty. Ash venne bloccato da quel ricordo e il Pokemon venne colpito in pieno. Lui quasi non si accorse della situazione era praticamente assorto da quel ricordo straziante.
Brock capì cosa stava succedendo e interruppe l’incontro portando soccorso al Pokemon, la capo palestra era stranita dal tutto, non riusciva a capire cosa stesse accadendo.
< Ash? Amico mio reagisci >
Lui lo guardava negli occhi, ma non riusciva a cogliere il senso delle sue parole, si accasciò in terra e prese a piangere. A quel punto violetta richiamò il suo Vivillon nella sfera e li invitò ad entrare in casa. Preparò loro del tea e Brock spiegò cosa era accaduto.
 
 
La ragazzina dai capelli biondi era intenta a camminare nel bosco, una volta oltrepassato sarebbe arrivata alla palestra di Violetta. Sarebbe stato il suo primo incontro di pokemon ufficiale, con un pokemon tutto suo. Era da piccola che desiderava averne uno, ma sua madre aveva troppa paura di lasciarla andare in giro per il mondo alla conquista di pokemon e medaglie. Finalmente quel pomeriggio d’estate si era decisa a lasciarla andare via. Del resto Serena ora aveva compiuto sedici anni, non era più una bambina, aveva bisogno dei suoi tempi dei suoi spazi e delle sue esperienze.
< Ancora un piccolo sforzo e sarò arrivata a Novartopoli > prese a correre per la foresta, impaziente di avere il suo primo incontro.
 
La giovane capo palestra era allibita, quella storia era davvero incredibile e capì quanto il giovane allenatore aveva dovuto soffrire.
< Quindi quell’attacco avrà risvegliato in lui tutti i ricordi. Caspita se solo lo avessi saputo >
< Tu non potevi saperlo e poi devi fare il tuo lavoro. Forse Ash non era ancora pronto per intraprendere un simile viaggio >
< Però mi hai detto che è riuscito a vincere la lega della vostra regione >
< Lo ha fatto solo per lei, ma credo che più il tempo passi più il peso della sua assenza si faccia sentire >
< È davvero una storia orribile, e poi così giovane, non immagino neanche il dolore che si possa provare in certe situazioni. >
Ash piombò nella stanza con aria distrutta e mortificata.
< Scusa Violetta, non volevo crearti disturbo >
< Nessun disturbo, tranquillo. Appena ti sarai ripreso potremmo riprendere il nostro incontro >
< Dammi solo cinque minuti e sarò operativo >
La ragazza sorrise e li lasciò lì in camera.
Il ragazzo più grande lo guardò dritto negli occhi e Ash sapeva che avrebbero affrontato l’argomento da lì a breve.
< Come ti senti? >
< Come dovrei sentirmi? >
< Sai cosa intendo >
< Sai benissimo anche tu quello che voglio intendere io >
< Se non ti senti pronto perché mai mi hai trascinato qui a Kalos? Potevamo scegliere un luogo più vicino casa >
< O qui o a Kalos o in qualsiasi altro posto al mondo sarebbe lo stesso. È stato solo un momento di debolezza, non accadrà più >
< Non sto dicendo che non devi avere momenti di debolezza, anzi, meglio se ti servono per sfogare un po’, ma per un incontro di Pokemon mi sembra un po’ troppo >
< Non posso farci nulla se quell’attacco mi ha ricordato la causa della morte della ragazza che amo > aveva le lacrime agli occhi.
Quelle parole arrivarono dritte allo stomaco di Brock.
< Hai ragione scusami. Non volevo >
< Scusami tu Brock, credo che tu abbia ragione, devo riuscire a controllare le mie emozioni e capire che lei non ci sarà più. > si alzò per recarsi all’esterno.
Il ragazzo più grande l’osservò allontanarsi, ma non disse nulla.
 
Serena era praticamente sfinita, non credeva che viaggiare rendesse tanto stanchi. Decise di riposarsi a prendere fiato, chiamò il suo fennekin, era davvero un Pokemon grazioso, e poi sua madre le ripeteva sempre che il rosso fuoco dava calore alla vita. Aveva sempre amato il tipo fuoco fin da piccola. Forse il tutto era legato a quell’episodio a Kanto, dove si era imbattuta in quel Pokemon d’acqua e aveva avuto una tremenda paura. Guardò dinanzi a sé, ormai si riusciva a vedere la città all’orizzonte.
 
 
Violetta era in attesa del ragazzo e sorrise nel vedere che si stava avvicinando a lei.
< Allora sei pronto? >
< Certo > il suo tono era decisamente diverso. Più sicuro, determinato, con una carica di passione.
< Useremo sempre un Pokemon a testa ed io chiamo nuovamente Vivvillon >
Apparve il Pokemon farfalla.
Ash mandò in campo il suo pikachu.
Brock arrivò in tempo per assistere all’incontro.
< Sei pronta? >
< Certo Vivillon spore paralizzanti adesso >
< Pikachu schiva l’attacco e vai col super fulmine >
Il Pokemon sfoderò un potentissimo attacco elettrico.
< Non male il tuo pikachu >
< E non hai visto ancora nulla >
L’incontro era appena iniziato e Brock si augurò che Ash avrebbe retto il confronto senza pensare nuovamente a lei.
 
 
Nella lontana regione di Unima, Lucinda era alle prese con una pioggia torrenziale, molto fastidiosa. Aveva deciso di iscriversi al torneo, ma prima sarebbe passata a far visita ad Ash, il suo caro Ash. Solo al pensiero di lui avvampava. Per tutto quel tempo si era sempre domandata se lui l’avesse pensata almeno una volta.
Preparò i suoi bagagli e si mise in viaggio. Direzione Pallet.
 
Nel cuore di Cerulian la vecchia donna aveva appena finito di preparare quella pozione. Era stremata, non dormiva da molte ore, ma la preparazione di quell’infuso richiedeva davvero un notevole sforzo. Versò il contenuto del calderone in un’ampolla di vetro. Il liquido fumante, emanava un odore tremendamente penetrante. La donna si avvicinò al corpo, privo di vita, della ragazza, che giaceva, avvolta dalle lenzuola, sul letto della donna. Il viso bianco cadaverico mostrava ancora una bellezza eterea.
La donna aveva faticato molto per tenerla in quelle condizioni, aveva mantenuto la cute epidermica ancora intatta, come se il tempo per lei si fosse fermato al giorno del decesso. Ovviamente, quella era stata la parte più facile della storia, ora doveva riuscire a darle quel filo di vita, se ci fosse riuscita avrebbe compiuto la magia più ardua al mondo e sarebbe entrata nella cerchia d’elite dei maghi migliori al mondo.
Somministrò la pozione alla ragazza, e attese.
 
Serena arrivò alle porte della città e riusciva a scorgere la palestra. Si precipitò di corsa, era trepidante all’idea del suo primo incontro di Pokemon. Ma fu sorpresa di vedere che Violetta era alle prese già in un incontro di pokemon con un altro allenatore. Si avvicinò cautamente per dare un’occhiata. Vide il volto di quel ragazzo.
Impallidì.
Non poteva essere vero e la terra le venne a mancare sotto i piedi e per un non nulla non perse anche lei il lume della ragione.
< Non può essere lui > riuscì a sospirare con un filo di voce.
 
 
Violetta era in difficoltà, quel ragazzino aveva davvero tutte le carte in tavola per diventare un grande allenatore.
< Ora basta giocare, attacco aculeo velenoso >
Ci fu un silenzio assordante.
Brock temette per la reazione del suo amico, ma qualcosa in lui era diverso.
< Questa volta non sarà come prima, pikachu scansalo e finiscilo con un potentissimo attacco tuono >
Il Pokemon sapeva che il suo allenatore stava trovando la forza di reagire grazie a lei e attaccò il Pokemon coleottero con tutte le energie che aveva in corpo.
Il piccolo coleottero cadde in terra sfinito e la ragazza lo richiamò nella sua sfera.
< Hai fatto del tuo meglio, complimenti Ash mi hai battuta >
< Grazie a te >
< Eccoti la tua medaglia insetto, te la sei meritata >
Il ragazzo prese tra le mani quella medaglia, la prima della lega Kalos. Se la portò sul petto e ancora una volta il pensiero fu rivolto a lei.
Anche il ragazzo più grande si congratulò con lui era riuscito a gestire la situazione nel migliore dei modi.
Ash notò una strana ragazzina dai capelli biondi che stava osservando la scena da lontano. Aveva lo sguardo fisso su di lui e un rossore evidente sulle guancia.
La ragazzina si avvicinò cautamente, senza levargli gli occhi di dosso.
Era sbalordita dalle capacità di combattimento del ragazzo. Non aveva mai assistito ad un incontro di Pokemon così avvincente. Inspirò e prese coraggio.
< Tu sei Ash? >
< Come fai a conoscere il mio nome? > il ragazzo parve perplesso.
< Non è possibile. Sei proprio tu? >
< Ci conosciamo? >
La ragazza divenne paonazza. Era incredibile che quel ragazzo si trovava dinanzi ai suoi occhi. Quel momento lo aveva immaginato per anni e ora si era concretizzato.
< Non mi riconosci? > prese ad indicarsi mostrando un enorme sorriso.
< Dovrei? > disse in tono scostante.
< Forse no, chiederei troppo. Ci siamo incontrati molto tempo fa >
Il ragazzo provò a fare mente locale mettendo a fuoco il viso di quella ragazza, ma nulla gli veniva in mente.
< Mi spiace ma proprio non riesco a ricordare >
< Ci siamo incontrati ben otto anni fa, al campo estivo del professor Oak >
< Al campo estivo del professor Oak? > parve ancora più confuso.
< Mi ero imbattuta in un poliwag ferendomi ad un ginocchio e tu, vedendomi in lacrime, mi hai aiutata. Mi legasti questo fazzoletto sulla ferita, dicendomi che si trattava di un porta fortuna che mi avrebbe fatta sentire meglio > prese quel fazzoletto dalla tasca.
Lui la guardava stranito. Non riusciva a ricordarsi di quell’episodio, del resto erano trascorsi ben otto anni.
< Ricordo di una bambina in lacrime nella foresta, ma non riesco a visualizzarne il volto >
< Quella bambina in lacrime ero io. Sono Serena > sorrise
< Serena? >
< Mi accompagnasti fuori dalla foresta, sopperendo alle mie lacrime >
ad un tratto quella scena si fece spazio tra i suoi ricordi.
< Serena? Ma certo. La bambina col cappello di paglia >
< Già. Eccolo, lo porto sempre con me > questa volta dallo zaino tirò fuori una cappello di paglia rovinato sui bordi.
< Non posso crederci. Incontrarti qui a Kalos dopo tutti questi anni >
< Io vivo qui nella regione di Kalos e proprio stamattina ho intrapreso il mio viaggio con Fennekin > il Pokemon volpe era un passo indietro alla ragazzina.
Ash notò quel Pokemon, non ne aveva mai visto uno da così vicino.
< Diciamo che anche io ho appena intrapreso il viaggio per la lega di Kalos, ho appena vinto la mia prima medaglia > le mostrò la medaglia insetto.
< Ho assistito al tuo incontro, il modo in cui hai giostrato la situazione evidenzia le tue doti. Non ho mai visto un allenatore bravo quanto te >
I complimenti misero in imbarazzo il ragazzo arrossendo leggermente in volto.
< Non esagerare con i complimenti, vanno subito alla testa, soprattutto al nostro Ash > intervenne il ragazzo più grande.
< Lui è Brock, un mio caro amico. Brock lei è Serena, ti sembrerà incredibile, ma ci siamo conosciuti otto fa al campo estivo del professor Oak >
< Ho sentito la storia, davvero assurdo rivedersi dopo tutti questi anni >
La ragazzina non levava gli occhi di dosso ad Ash. Era praticamente rapita dalla sua bellezza.
La capo palestra si avvicinò al trio.
< Allora se ho capito bene vorresti avere un incontro di Pokemon? >
Serena deglutì vistosamente.
< Ecco io veramente, proprio ora? >
< Quando vuoi >
Il ragazzo notò il momento di difficoltà di quella buffa ragazzina e sorrise.
< Credo che Violetta possa aspettare i tuoi tempi, del resto se hai intrapreso solo oggi il tuo viaggio non avrai molti Pokemon a disposizione >
Lei arrossì.
< In effetti è così >
< Allora facciamo così, vi invito tutti a cena da me e domani vedremo il da farsi >
il giovane allenatore acconsentì per poi rivolgerle uno sguardo.
< Tu sarai dei nostri vero Serena? >
Lei avvampò nuovamente.
Il suo sorriso era bello da mozzare il fiato.
Acconsentì col capo privata della capacità di parlare.
 
 
La donna era in trepidante attesa. Sapeva che da quella magia dipendevano troppe cose. L’amore dei due ragazzi era così puro da non poter essere stroncato così in fretta. Lei era riuscita a leggere nel cuore del giovane. Una determinazione unica.
Non sapeva quali sarebbero state le conseguenze di tutto quello, ma rischiare valeva la pena.
Guardò fuori dalla finestra, il sole era calato da un pezzo e ormai la pozione avrebbe dovuto fare il suo effetto.
Quando un battito leggero cominciò ad espandersi in quel silenzio assordante. La donna sorrise.
 
Quella ragazzina parlava come una mitragliatrice. Il giovane allevatore era stato colpito in pieno da quell’uragano. Aveva raccontato più o meno tre volte l’incontro avvenuto con Ash, al punto che l’aveva imparato a memoria.
< Si Serena questo me l’hai già raccontato. Caspita l’incontro con Ash ti ha segnato profondamente? >
< Non ho mai ricevuto tanta gentilezza da una persona estranea. Nel suo abbraccio ho sentito una carica di amore immensa. L’incontro con lui mi ha stravolta >
< Devo ammettere che Ash ha un certo carisma, ma ne parli come se fosse una divinità > le sorrise.
< Non puoi immaginare quanto ho sperato in cuor mio di ritrovarlo. Ho pensato più volte di fare rientro a Kanto, ma non sapevo se lui fosse di lì o venisse mandato in quel posto solo per l’estate, come accadeva a me >
< Diciamo che esservi ritrovati qui da un senso quasi magico al tutto, non credi? >
< Credi che il tutto fosse predestinato? Sarebbe così romantico > di nuovo un rossore apparve sul suo volto.
Brock capì subito che la ragazzina ne era praticamente cotta, anche se si erano rincontrati solo da poche ore.
< Sei davvero buffa > prese a ridere di buon gusto e lei lo imitò.
 
 
Ash si sistemò in una camera al piano superiore, dopo cena aveva deciso di recarsi direttamente in stanza, senza dare troppe spiegazioni. Ovviamente Brock capì il motivo.
Prese a guardare la medaglia. Rise.
Il destino aveva voluto che fosse proprio un insetto il simbolo di quella medaglia.
Guardò dalla finestra, il cielo era ricoperto di stelle. Si chiese se lei da lassù lo stesse osservando e se fosse realmente orgogliosa di lui.
Una lacrima gli rigò il volto.
Non avrebbe mai potuto toccarla, ne sfiorarne le labbra.
Lei poteva vivere solo dentro di lui.



Angolo dell'autrice:
Ecco postato il secondo capitolo. Domani comincerà una settimana molto intensa, non so quanto tempo avrò per scrivere, ma cercherò di impegnarmi! non so come ringraziare tutti voi che avete sempre una parola gentile per me. Spero solo di non deludere le vostre aspettative. Buona lettura.

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Capitolo 3
*** ferite che non si cicatrizzano mai completamente ***


Ci sono dolori che non si possono  evitare né cancellare. Esistono e quindi possiamo solo tentare di affrontarli, e cercare di fare di tutto affinché non ci devastino. Perdere la persona che si ama è così ingiusto e inaccettabile, come se venissimo travolti in un tunnel, buio e senza via d’uscita.
Quando una persona che amiamo se ne va via per sempre, è difficile imparare a vivere con quel vuoto profondo che si spalanca all’improvviso. E non basta semplicemente voltare pagina. Non basta ripetersi che la vita continua e che non serve a nulla piangere. Non basta imporsi di non pensarci. Quel vuoto è lì. Come una ferita profonda. Che pian piano cerchiamo di far cicatrizzare. Anche se alcune ferite non si cicatrizzano mai completamente.
Ancora una volta il sonno del ragazzo venne invaso da ricordi del loro viaggio assieme.
Erano al centro medico a Vermilion, pronti per affrontare il capo palestra.
< Deve essere un allenatore fortissimo >
< Che c’è Ash sei già spaventato? > quel suo tono che tanto lo stuzzicava nel profondo.
< Ma che dici? >
< Sei bravo a darti delle arie, ma quando vedi quanto è difficile conquistare delle medaglie diventi un coniglio, dovresti lasciar perdere. Le uniche medaglie che hai te le abbiamo date noi >
< Una medaglia è una medaglia >
< Dimostraci quello che sai fare nella palestra di Vermilion city. Ora voglio vedere se sei capace di conquistarne una da solo >
< Vedrai cosa so fare resterai meravigliata dalla mia forza incredibile >
< Dicono che due persone litigano si vogliono molto bene > quella frase dell’infermiera Joy celava un’immensa verità. L’amore che provava per lei andava oltre l’inimmaginabile.
Si svegliò d’impatto, con la fronte imperlata di sudore, nonostante in camera vi era un’aria fresca. I suoi occhi erano impressi nella sua testa. Si chiese se sarebbe mai tornato a sorridere come un tempo.
Scese giù in salone e si versò un bicchiere d’acqua, lo bevve tutto d’un sorso.
Quanto era duro tornare alla realtà.
Tanto era assorto dai suoi pensieri che non si accorse che sull’uscio della porta apparve la ragazzina dai capelli biondi.
< Non riesci a dormire? > disse in tono assonnato.
< Serena? Non era mia intenzione svegliarti >
< Non preoccuparti. Tu piuttosto hai qualcosa che ti turba? Non hai una bella cera > cercò di essere discreta.
< No nulla, non preoccuparti, avevo solo sete. Ora torna a dormire >
La ragazza vide nei suoi occhi un velo malinconico. Stava spudoratamente mentendo, ma non insistette, del resto si erano ritrovati solo da poche ore.
< Buonanotte Ash >
< Anche a te >
La ragazza si recò in camera sua.
Finalmente rimase di nuovo solo con i suoi pensieri.
Aveva bisogno di tranquillità.
Aveva bisogno di lei.
A quel pensiero un’altra lacrima segnò il suo viso. Quanto bruciavano quelle lacrime sulla pelle. Quanto faceva male la sua assenza.
 
 
Nel salire in camera sua Serena si imbatté nel ragazzo più grande. Anche lui doveva essersi svegliato dal rumore giù in salone.
< Anche tu sveglia? >
< Avevo sentito dei passi, si trattava di Ash, ha detto che aveva sete >
< Ash è giù in salone? >
< Già, sembra un po’ confuso e ha lo sguardo molto triste. Tu sai se qualcosa lo turba? >
Quella ragazza aveva colto nel segno. Purtroppo.
< Un giorno te ne parlerò, ma ora ti chiedo di non insistere con questa storia con lui. >
< Brock, se Ash soffre per qualcosa devi dirmelo. Sarei disposta a qualsiasi cosa per aiutarlo, come lui aiutò me tanti anni fa >
< Purtroppo per questo non basta un fazzoletto legato al ginocchio, le sue ferite sono molto più profonde. >
La lasciò lì impalata senza darle possibilità di risposta per poi raggiungere il ragazzo al piano di sotto.
 
Ash continuava a guardare il cielo dalla finestra. C’era qualche nube, ma la sua testa era ben altrove.
< Non riesci a dormire? >
< Ho avuto uno strano sogno. Poi avevo sete e sono venuto a fare un sorso d’acqua. >
< Quella ragazzina, Serena, non trovi che sia davvero buffa >
< Non so se buffa sia il termine più appropriato, è una cara ragazza >
< Le chiederai di venire con noi? >
< Ci avevo pensato, credo abbia bisogno di una guida, è alle prime armi >
< Lo penso anch’io. Le farà bene viaggiare con noi e poi è molto di compagnia >
< Già > rivolse nuovamente lo sguardo fuori dalla finestra.
< Andiamo a dormire? >
< Vai pure, io resterò qui ancora per un po’ >
Il ragazzo acconsentì lasciandolo solo.
Assorto ancora una volta nei suoi pensieri si chiese nuovamente se sarebbe mai riuscito a tornare a sorridere.
 
 
Un calore vitale prese a scorrerle nelle vene. Ogni fibra del suo corpo stava acquisendo sensibilità.
Il battito del suo cuore era sempre più forte e il ritmo del suo respiro sempre più regolare.
Nella sua mente, ancora intorbidita, un’unica immagine. Quella di lui.
I suoi occhi.
Le sue labbra.
Il suo sorriso.
Prese a muovere qualche muscolo a fatica.
Di nuovo il suo sguardo.
Aprì gli occhi. Quei suoi splendidi occhi verdi.
 
 
A Novartopoli la giornata cominciò prestissimo. Serena aveva deciso di affrontare l’incontro, il suo primo incontro ufficiale, ma le cose non andarono come sperato. Nonostante lei avesse un Pokemon di tipo fuoco, contro quello di tipo coleottero di Violetta non ci fu storia. Venne sconfitta e il suo morale sprofondò.
< Non devi abbatterti Serena, questo è solo il primo incontro di una lunghissima serie. Avrai bisogno di allenamento e quando sarai pronta io sarò qui per concederti un’altra possibilità > le sorrise.
Serena tra le lacrime ricambiò quel gesto. Violetta era davvero una bravissima allenatrice.
Quando rientrò in camera per recuperare lo zaino incrociò Ash. Si vergognò delle sue lacrime.
< Ho perso > disse in tono smorzato.
< Ho notato. Ma non devi abbatterti. Le sconfitte ci aiutano a migliorare >
< Lo credi davvero? >
< Certo. Che ne diresti  di continuare il tuo viaggio assieme a me e a Brock? >
Era incredula.
Quello che aveva sempre sognato stava per realizzarsi.
< Dici sul serio? Voglio dire, ho capito bene? >
< Vai a prendere il tuo zaino, partiremo tra cinque minuti >
Presa da un impulso irrefrenabile si gettò tra le sue braccia e prese a stringerlo, per poi correre a recuperare lo zaino.
Quell’abbraccio lo spiazzò.
Non avrebbe mai creduto che tra le sue braccia ci fosse stato qualcuno al di fuori di lei.
Il trio ringraziò e salutò Violetta e si incamminarono verso la prossima tappa.
 
 
Quella mattina nel cuore di Cerulian, la pioggia non aveva intenzione di cessare. Nella palestra vi era un silenzio quasi surreale. Daisy la sorella maggiore, aveva preso le redini in mano della palestra rinunciando allo spettacolo. Tracey le era sempre accanto, cercando di renderle la vita piacevole, per quanto piacevole potesse essere dopo la scomparsa di una sorella.
< Non vuole proprio smettere di piovere oggi? >
< Già. Oggi alle 16.00 avrai un incontro con un allenatore proveniente da Viridian >
< Si lo so >
Il suo sguardo non era più quello di una volta. Il dolore era visivo sul suo volto, ma anche il giovane artista aveva perso quella vitalità che lo contraddistingueva, la perdita della sua amica aveva lasciato un vuoto profondo.
 
La città di Altoripoli distava diversi chilometri dalla palestra di Violetta. Era un pomeriggio tranquillo e l’aria era fresca. Serena era ancora incredula della cosa. Viaggiare accanto al ragazzo che amava dal momento del loro primo incontro era così surreale.
Trattenere l’entusiasmo era impossibile e placare i battiti accelerati del suo cuore quasi inottenibile.
Lui era dannatamente bello.
Ash si accorse che la ragazzina lo stava fissando da un po’ e le sorrise.
< Qualcosa non va? >
< Come? >
< Mi stai fissando da circa due ore >
< Ecco io, no. Non volevo fissarti, cioè non era mia intenzione farlo, scusami > parve mortificata e divenne paonazza.
< Non devi scusarti per ogni cosa, tranquilla. Puoi anche fissarmi se vuoi > prese a ridere.
Quella risata andrò dritto al cuore di Brock. Da quanto tempo non lo sentiva ridere.
< Hai ragione > prese a ridere anche lei.
< Sembra incredibile che in tutto questo tempo non ti sei scordata del nostro incontro >
< Come avrei potuto. Fosti tanto gentile con me, non avrei mai potuto rimuoverlo > arrossì nuovamente.
Il sole era calato e avrebbero dovuto cercare un posto per passare la notte, decisero di alloggiare in una piccola pensione, con soli dieci camere, ma molto accogliente.
Presero due camere e si sistemarono all’interno.
 
La donna era sbalordita. Cominciò a tremare per le tante emozioni che stava provando. Era riuscita a donare a quella ragazza un respiro di vita, anche se tutto non era andato nel perfetto dei modi.
Dinanzi ai suoi occhi vi era un piccolo pikachu dagli occhi verdi.
< Non capisco. Come mai ha ripreso vita nel corpo del pikachu, eppure la vecchia magia era già svanita. Forse ho sbagliato qualcosa. >
La ragazza pareva ancora stordita. Le parole della donna le arrivavano come rumori dissonanti alle sue orecchie. Provò a muoverersi ma era come paralizzata.
Riuscì a specchiarsi negli occhi della donna e impallidì. Vide il riflesso di un topino elettrico dagli occhi verdi.
Ad un tratto ricordò.
Lei era un pikachu.
L’incontro con Ash.
Quel bacio con Lucinda.
Il bidrill nella foresta di Viridian.
Il veleno spandersi nel suo corpo.
Le labbra di Ash.
Il vuoto.
Cos’era successo poi non riusciva a ricordarlo. E non riusciva a capire come mai era nuovamente un Pokemon.
Prese a sospirare parole insensate.
< Cosa mi è successo? Dove mi trovo? > ma la sua voce era uno squittio di Pokemon.
La donna però parve capirla, nonostante avesse le sembianze di un pikachu.
< Bentornata tra noi Misty > sorrise.
Quella donna sapeva chi fosse in realtà.
Poi di botto realizzò.
Quella era la donna che l’aveva tramutata in un Pokemon. La vecchia signora della festa. Ma cosa ci faceva lì non riusciva a capirlo.
< Non capisco cosa sta accadendo, ho un forte cerchio alla testa >
< Tranquilla è normalissimo, del resto non è cosa da tutti i giorni tornare in vita > sorrise nuovamente.
< Tornare in vita? Cosa vuoi dire? >
< Adesso ti spiegherò ogni cosa >
Quella donna aveva un aplomb invidiabile. Il tono della sua voce era caldo e rassicurante. Prese ad ascoltare ogni sua singola parola, ma quando realizzò cosa era accaduto perse i sensi.
 
La ragazza dai capelli biondi era talmente agitata da non riuscire a chiudere occhio. Troppe cose erano successe in così poco tempo. Aveva iniziato il suo viaggio.
Aveva avuto il suo primo incontro di Pokemon.
Aveva rincontrato il ragazzo che amava.
E stava viaggiando con lui.
Doveva solo trovare il coraggio di confessargli i suoi sentimenti. All’idea arrossì notevolmente, poi cullandosi di quei pensieri, tanto dolci, si addormentò.
 
Il ragazzo ancora una volta guardava il cielo stellato dalla finestra. E ancora una volta il pensiero fu rivolto a lei.
< Finalmente potremmo riposare un po’, oggi abbiamo camminato molto e non ero più abituato a reggere questi ritmi >
< Hai ragione Brock. Un tempo camminavamo per giorni, ora invece sembra quasi che pochi chilometri ci sfiniscano >
< Abbiamo anche una certa età > rise.
< Tu in effetti stai invecchiando > lo imitò.
< Era da molto che non ti vedevo ridere, sappi che la cosa mi fa piacere >
< Ti preoccupi troppo per me >
< Vorrei solo tornare a vederti sereno >
< Lei mi mancherà sempre Brock. Non importa il tempo che sia passato, lei non smetterà mai di mancarmi. >
Le sue parole erano così cariche d’amore da strappare una lacrima anche a Brock.
< Manca tanto anche a me, ma lei vivrà sempre dentro te, nei tuoi ricordi. Tu non devi rimuoverla, ne sostituirla. Ma cerca di concentrarti su te stesso e di riprendere a vivere. >
< Ci sto provando Brock, ed è per questo che siamo venuti qui a Kalos. Credimi è più difficile di quanto pensassi. > prese a piangere.
< Conta sempre su di me, amico mio > prese ad abbracciarlo e lui diede libero sfogo al suo pianto.
 
 
Quando la ragazza riprese conoscenza la testa le faceva ancora male. Non riusciva a comprendere se stesse solo sognando o se si trovasse nella realtà. Quella anziana signora le aveva appena detto che era deceduta a causa di un attacco velenoso del bidrill e che lei tramite una magia l’aveva riportata in vita.
Il suo primo pensiero fu per Ash.
Come doveva sentirsi.
Cosa stava provando.
Le vennero a mente le sue parole.
Le sue lacrime.
Le sue labbra.
Poi pensò alle sorelle. Le sue amate sorelle, come avevano preso quella storia.
Si sentiva terribilmente confusa e tramortita.
La donna notò che si era risvegliata e le si avvicinò.
< Allora come ti senti? >
< Tremendamente confusa, e poi non capisco perché sono ancora nel corpo di questo pikachu >
< Questo è un piccolo particolare che mi sfugge >
< Un particolare che ti sfugge? Vuoi dire che non sai come riportarmi alla normalità? >
< Tranquillizzati, credo che sia solo un effetto momentaneo, basterà aspettare che passi. >
< E quanto tempo dovrò aspettare? >
< A questo non so rispondere >
< Ma io devo trovare Ash. Deve sapere che, ecco che io, sono viva >
< Ora arriviamo al dunque. Tu non potrai avvertire nessuno di questa cosa. Dovranno essere loro stessi a riconoscerti >
< Ma come sarebbe a dire? Loro non potranno mai farlo. Mi hanno vista morta, seppellita. Come potrebbero sapere che sono io in questo corpo di Pokemon? >
< Doveva andare diversamente, se avessi avuto le tue sembianze sarebbe stato tutto più facile. Ma credimi chi ti ama realmente non stenterà a riconoscerti >
< Come farò a trovare Ash? Potrebbe essere ovunque >
< Sarà il destino a farvi incontrare >
< Le tue sono solo belle parole, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Non posso comunicare con gli umani. Non ho idea di dove sia. >
< Un giorno mi dicesti che saresti stata disposta a qualsiasi cosa per lui, è arrivato il momento di dimostrarlo >
Lei era davvero disposta a tutto pur di rivederlo. La donna aveva perfettamente ragione, ma aveva paura. Troppa paura.
 
 
Arrivò l’alba di un nuovo giorno. I tre ragazzi avevano già lasciato le loro camere e si erano rimessi in viaggio. Ash aveva ancora gli occhi arrossati, la nottata non era stata una delle migliori e il suo amico Brock ne sapeva qualcosa.
Serena parve accorgersi di ogni cosa e ancora una volta tentò di essere gentile.
< Ash so che per te è come se ci conoscessimo solo da qualche giorno, ma in cuor mio io mi sento legata a te da anni, volevo solo farti sapere che per qualsiasi cosa tu puoi contare su di me > gli mostrò il sorriso migliore che potesse sfoggiare.
Il ragazzo apprezzò il gesto di quella ragazzina.
< Ti ringrazio Serena > le sorrise sinceramente.
< Non devi ringraziarmi è semplicemente quello che penso > arrossì leggermente.
Camminarono per diverse ore, Brock aveva previsto l’arrivo verso sera.
Sostarono giusto il tempo per mettere qualcosa sotto i denti, per poi riprendere a camminare verso la prossima palestra.
Come aveva previsto Brock giunsero ad Altoripoli in tempo per la cena, alloggiarono nuovamente in una piccola pensione. La mattina seguente si sarebbero recati alla palestra.
 
Anche Misty quella mattina si svegliò all’alba. Aveva deciso di intraprendere il suo viaggio alla ricerca di Ash. L’avrebbe cercato anche in capo al mondo e sapeva che una volta incrociato i suoi occhi lui l’avrebbe subito riconosciuta.
La vecchia signora le augurò buona fortuna e lasciò quella piccola casa.
Provò una fitta al cuore nel passare accanto alla sua palestra. Si chiese come stessero le sue sorelle, come stesse Tracey e come stessero i suoi adorati Pokemon d’acqua.
La tentazione di recarsi lì era forte, ma sarebbe stato inutile. Nessuno l’avrebbe riconosciuta. Lei era solo un pikachu.
Solo Ash sapeva chi lei fosse realmente, gli sarebbe bastato guardarla negli occhi.
Ma da dove poteva cominciare a cercarlo.
Decise di recarsi dal punto di partenza.
Corse a passo svelto verso Pallet.
 
Anche quella sera Serena non riusciva a dormire, si recò nella sala d’attesa della pensione e prese a leggere una rivista. Fu sorpresa nel notare che anche Brock era lì.
< Anche tu non riesci a dormire Brock? >
< Al dire il vero sono particolarmente stanco, solo che avevo delle commissioni da fare, sono appena rientrato >
< Ash è nella sua camera? > arrossì leggermente in volto.
Il ragazzo notò il suo imbarazzo.
< Vedo che ti interessi molto al nostro Ash >
< Cosa? Non è così solo che > divenne paonazza.
< L’ho capito dal primo momento in cui l’hai guardato. Si vede lontano un miglio che ne sei cotta >
< Vuoi dire che si nota. Non dirmi che l’ha capito anche lui? Sarebbe troppo imbarazzante >
< Ash fatica un po’ a notare determinate cose e poi credo che questo non sia il momento più opportuno >
< Ha già un’altra ragazza? >
< Le cose stanno un po’ diversamente, però diciamo che ha una ragazza nel cuore >
Come una stupida i suoi occhi vennero invasi da lacrime. Non riusciva a contenerle. Non aveva messo in conto il fatto che lui in tutti questi anni avesse potuto provare qualcosa per un’altra ragazza.
< Ho dato le cose un po’ troppo per scontate >
Brock fu sorpreso dalla sua reazione.
< Non piangere. Non ho detto che ha una ragazza, ma solo che porta nel cuore già qualcuno. Questo non significa che non potrai entrarci anche tu nel suo cuore. >
< Perché sei così vago? >
< Non è una situazione semplice Serena. Ma credo che determinate cose debba raccontartele lui >
< Credi che debba rivelargli ciò che provo? >
< Ogni cosa a suo tempo, del resto vi siete ritrovati solo ora > sorrise a quella ragazzina tanto fragile.
Serena capì l’antifona. Avrebbe aspettato il momento giusto e poi gli avrebbe aperto il suo cuore.
 
Anche Ash non riusciva a dormire, nonostante avesse passato la notte precedente a versare lacrime per lei. Ripensò alle sue ultime parole.
< Ash credi che ci rivedremo? >
Non era riuscito a proteggerla.
Lei era semplicemente il suo tutto. E niente sarebbe stato capace di riempire il vuoto che lei aveva lasciato.
Lui non era riuscito a proteggerla.



Angolo dell'autrice:
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, volevo fare un ringraziamento speciale ad alcuni lettori tra cui:  Hailstorms;  Jack_Skeletron_4ever; Miamibeach e kasumiXsatoshi  che hanno sempre una parola carina per me! Grazie di vero Cuore... a presto

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Capitolo 4
*** Chiedere troppo ***


Angolo dell'autrice:
Ecco postato il mio nuovo capitolo... la storia si complica sempre più, a volte mi sembra essere ripetitiva, ma mi piace evidenziare il concettodel dolore di Ash per la scomparsa di Misty. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, non mi resta che augurarvi Buona Lettura!


Quando si ama si deve rischiare. Essere disposti a qualunque cosa pur di ricongiungersi alla persona che si ama.
Doveva ritrovarlo.
A qualunque costo.
Sono infinite le paure che l’amore risveglia in noi, ma le stesse paure non possono frenare la voglia di amare.
Per lui avrebbe provato a fare l’impossibile.
Misty era immersa nel verde della foresta di Viridian. Quel luogo faceva emergere in lei troppe emozioni contrastanti.
Il suo viaggio con Ash.
Il veleno del Bidrill.
In quel luogo lo aveva incontrato e perso. Quel luogo l’aveva letteralmente trascinata in un mondo irreale.
Pallet non era tanto distante. Sperò con tutte le sue forze che lui fosse ancora da sua madre.
Macinò diversi chilometri senza fermarsi, neanche per prendere fiato. Fino a quando riuscì a scorgere da lontano la città di Pallet.
 
Qualcun altro era in viaggio verso Pallet. La ragazza dai lunghi capelli blu era quasi giunta a destinazione. Erano trascorse diverse settimane da quando l’aveva visto, ma era come fossero passati anni. La lontananza da lui era tremendamente insopportabile.
Insostenibile.
 
 
Lino il capo palestra era stato sconfitto clamorosamente, quel ragazzo di Kanto aveva davvero doti eccellenti, non per nulla si era classificato primo alla lega della sua regione.
< Ti faccio davvero i miei compimenti Ash, eccoti la tua medaglia roccia >
< Grazie mille Lino >
 I ragazzi salutarono il capo palestra e si avviarono verso la nuova tappa. Ash, nonostante la straordinaria vittoria, aveva lo sguardo cupo. Serena ancora una volta provò a tirargli su il morale.
< Caspita Ash sei stato fantastico e pensare che Lino è uno dei migliori allenatori qui a Kalos >
< Un giorno anche tu sarai in grado di affrontare incontri del genere >
< Non sarò mai alla tua altezza >
< Hai bisogno solo di esperienza. Hai appena intrapreso il tuo viaggio, io ho iniziato quando avevo dieci anni, ne ho maturato di esperienza >
< Anche io avrei tanto voluto iniziare il mio viaggio a dieci anni, come fanno quasi tutti, ma mia madre, apprensiva come al solito, non ha voluto >
< Non è mai troppo tardi > le sorrise e lei come una stupida avvampò.
< Tu e Brock vi siete conosciuti durante il tuo viaggio? >
< Devi sapere che Brock era il capo palestra dove ho disputato il mio primo incontro >
< Davvero? Brock non sapevo che fossi un capo palestra >
< Già lo sono stato per un bel periodo, poi ho deciso di seguire Ash per tentare di realizzare il mio sogno diventare il migliore allenatore di Pokemon al mondo > disse in tono fiero.
< Caspita. E avete sempre viaggiato assieme da soli? >
A quella domanda piombò un silenzio surreale.
Loro avevano viaggiato con lei. Misty era stata con loro durante quel viaggio.
< Vedi Serena abbiamo incontrato molti amici durante il nostro viaggio > cercò di sviare il discorso il ragazzo più grande, notando l’espressione sul volto di Ash.
Serena notò che qualcosa lo avesse turbato.
< Ash ti senti poco bene? Ho forse detto qualcosa che ti ha infastidito >
< Scusa Serena, ma ora non ne ho voglia di parlare. Anzi scusatemi entrambi, ma avrei bisogno di stare un po’ da solo. Alloggeremo qui per la notte. Ci vediamo più tardi >
La ragazza rimase senza parole.
Fu Brock a tentare di schiarirle le idee.
< Non è colpa tua, non stare in pensiero per Ash. Non è un bel periodo per lui. >
< Posso sapere cosa gli è accaduto? >
< Ti ripeto che il compito di ciò spetta a lui. Deve essere lui a desiderare di parlartene, non prenderla a male, ma non posso violare la sua sfera privata >
La ragazza capì anche se non condivideva quel pensiero. Si limitò a seguire in silenzio Brock all’interno di un piccolo hotel.
 
 
< Caspita. E avete sempre viaggiato assieme da soli? >
Quella frase continuava a rimbombargli nella testa. Lei era stata la prima persona che aveva incontrato durante il suo viaggio. Lei c’era sempre stata.
Quando catturò il suo primo Pokemon.
Quando perse il suo primo incontro.
Quando vinse la sua prima medaglia.
Alla partecipazione della prima lega.
Lei c’era sempre stata.
< Caspita. E avete sempre viaggiato assieme da soli? >
Perché mai Serena gli aveva fatto quella stupida domanda non riuscì a capirlo. L’unica cosa certa era che quella domanda lo aveva falciato letteralmente.
< Maledizione! Perché? Perché? Perché te ne sei andata? Perché mi hai lasciato solo? Io non ci riesco, non ce la faccio. Non riesco a vivere senza te > le lacrime cominciarono a fluire abbondanti sul suo volto.
 
 
Misty era giunta finalmente a Pallet. Quel posto faceva emergere in lei mille sensazioni.
Quanti giorni aveva passato a casa di Ash in attesa del suo ritorno o di un suo messaggio. E quante volte Delia le aveva detto di non essere triste asciugando le sue lacrime.
Quella era la città di Ash.
Riusciva a percepirne l’odore nell’aria.
Si trovò dinanzi la sua casa, ma era vuota. Non vi era traccia di nessuno. Anche la giovane donna sembrava non esserci.
Il primo tentativo era fallito.
Ash non si trovava a Pallet e lei si trovò come una persona che tenta di cercare un ago in un pagliaio.
Ma non si perse d’animo, lei era disposta a qualunque cosa pur di rivederlo.
Le venne in mente un’altra idea.
Molto probabilmente si trovava da Brock.
 
 
Qualcun altro constatò che casa Ketchum era completamente deserta. Lucinda si domandò se non fosse ancora ospite a Cerulian dalle sorelle di Misty.
Tornare in quel luogo non era semplice, ma la voglia di rivederlo era tremendamente forte.
Si diresse in direzione di Cerulian, quando notò un piccolo Pikachu dinanzi a lei diretto verso la foresta di Viridian.
< Un Pikachu? da queste parti? > parve incredula.
Misty fu colpita appieno da quella voce.
Era la sua.
Si voltò lentamente e nel vederla impallidì.
Non fu l’unica a sbiancare.
Lucinda incrociò i suoi occhi.
Quegli occhi verdi.
Conosceva una sola persona che avesse quegli occhi e allo stesso tempo un solo pikachu con occhi di quel colore.
Deglutì nervosamente.
< Non può essere vero > riuscì a pronunciare con un filo di voce, per poi accasciarsi in terra.
 
 
Serena era intenta a guardare dalla finestra. Molto probabilmente era solo in attesa di Ash.
Il ragazzo più grande notò il suo stato d’animo e tentò di rubarle un sorriso.
< Vedrai che tornerà presto >
< Come? >
< Mi riferisco ad Ash >
< Io non stavo aspettando lui > cominciò a balbettare e ad arrossire.
< Non sei brava a mentire, il tuo viso parla da sé >
< ero solo preoccupata per lui, l’ho visto così turbato oggi, non vorrei che gli fosse accaduto qualcosa >
< Aveva bisogno di starsene un po’ da solo. Vedrai che farà rientro presto. Perché non vai in camera tua e ti riposi >
< Preferirei aspettare Ash > nel suo tono vi era un velo di protezione, quella ragazzina teneva tantissimo all’allenatore.
< Sai cosa penso? Che Ash abbia proprio bisogno di una ragazza come te al suo fianco >
< Come me? Lo credi davvero? Voglio dire > prese nuovamente a balbettare e ad arrossire.
< Non puoi arrossire ogni volta che si parla di lui > prese a ridere.
Lei parve mortificata.
< Non riesco a controllarlo >
< Sei così dolce Serena, mi raccomando stagli vicino, lui ne ha bisogno >
< Io farò del mio meglio per farlo stare bene >
< Sii semplicemente te stessa, lui non ha bisogno di invadenza e oppressione, ma solo di un amore puro e incondizionato. Forse così tornerà a sorridere come una volta > gli occhi del ragazzo si colmarono di lacrime.
Serena ancora una volta ebbe la delicatezza di non insistere su quell’argomento e tornò a guardare dalla finestra.
 
Cominciò a fare fresco e Ash decise di rientrare. Non sapeva come affrontare la cosa con Serena. Quella ragazzina non c’entrava nulla, lei era ignara di ogni cose e tentava solo di stargli accanto.
Ma le ferite erano ancora troppo fresche. Non riusciva a sorvolare sulla cosa, il ricordo di lei era ancora troppo vivo nella sua mente.
Fu sorpreso di trovarla ancora in piedi nella sala comune, molto probabilmente lo stava aspettando.
< Sei ancora sveglia? >
< Si >
< Domani dovremo alzarci presto >
< Lo so, ma volevo aspettare che tornassi >
< Non devi preoccuparti per me, avevo solo bisogno di schiarirmi le idee su una faccenda personale >
La ragazza non disse nulla. Si limitò ad andargli incontro per poi stringerlo tra le sue braccia.
Ash fu impietrito da tale gesto.
Si era ritrovato tra le sue braccia senza poter far nulla.
Lei prese a stringerlo sempre più forte e lui per la prima volta si lasciò andare ad un abbraccio diverso.
< Non posso non preoccuparmi per te Ash, mi viene naturale. La tua reazione oggi mi ha spiazzata. È vero non conosco nulla di te, non so cosa ti affligge, non conosco i tuoi problemi, ma sappi che io sono disposta ad ascoltarti. Voglio condividere con te le tue paure. Voglio esserci per te >
In maniera inconscia le lacrime presero nuovamente a scendergli lungo il volto.
Quelle lacrime spiazzarono la ragazza.
< Tu non puoi aiutarmi Serena. Nessuno è in grado di farlo. Non potrai capire ciò che provo. Nessuno ne sarebbe in grado >
< Ti prego non piangere Ash. > non fu in grado di ascoltare il suo stesso consiglio che prese a piangere anche lei.
Questa volta fu lui a spiazzarsi. Vederla piangere non rese le cose più facili.
Tentò di calmarsi e fece un respiro profondo.
< Credimi che mi fa piacere sapere che possa contare su di te, ma per ora non me la sento di raccontarti quello che ho dentro. Ho bisogno di più tempo >
La voce gli tremava e la ragazza non se la sentì di insistere.
< Va bene Ash, io saprò aspettare. Del resto ti ho aspettato per otto anni >
Nuovamente quella ragazza lo spiazzò. Si limitò a sorriderle per poi recarsi nelle loro rispettive camere.
 
 
La ragazza non riuscì  a dormire. Sentiva ancora il calore del suo corpo sulla sua pelle. E le sue lacrime le avevano dato il colpo di grazia. Non riusciva a capire cosa potesse turbarlo tanto, ma lei avrebbe fatto di tutto pur di aiutarlo.
Lo amava terribilmente.
 
 
Lo sguardo dell’una era fisso su quello dell’altra. Nessuno muoveva un muscolo, avevano smesso anche di respirare come per paura di rompere quel momento.
Lucinda, cadaverica in volto, tremava nervosamente. Non riusciva a credere ai suoi occhi.
< Non puoi essere tu? Devo essere impazzita, tu non puoi essere Misty? > riuscì a far uscire fuori la voce.
Ovviamente la ragazza non poteva capire ciò che il Pokemon diceva.
Decise di avvicinarsi cautamente, senza levarle gli occhi di dosso.
Quegli occhi verdi.
< Ma come può essere accaduto? Io ti ho visto quel pomeriggio in quel letto. Tu eri morta. Il veleno del bidrill era stato letale. Ho assistito al funerale e alla sepoltura e ho visto la tua lapide. Non mi resta che credere che sono impazzita >
Misty scosse il capo come per dirle che non era impazzita.
< Tu sei tornata in vita? Ma come? Come hai fatto? Sei venuta qui per cercare Ash? Lui non sa ancora nulla? Caspita mi sta scoppiando la testa >
Misty realizzò che quella ragazzina era sconvolta, del resto chi non lo sarebbe nel ritrovarsi dinanzi una persona defunta. Il solo pensare che lei era morta la fece rabbrividire.
Improvvisamente ebbe un lampo di genio. Lei non riusciva a comunicare con lei verbalmente, ma se le avesse scritto ci sarebbe riuscita.
Prese a scavare nello zaino della ragazza che non riusciva a capire.
< Cosa stai cercando nel mio zaino? >
Misty prese un pezzo di carta e impugnò tra le labbra una penna a sfera. Non era semplice tenerla ferma, ma tentò di scrivere qualcosa.
 
< Ora non so come spiegarlo, ma sono realmente io.
Misty.
Devi aiutarmi a trovare Ash >
Lasciò cadere la penna in terra.
 Lucinda prese il pezzo di carta tra le mani e deglutì.
< Tu vuoi che io ti aiuti a cercare Ash? Perché dovrei aiutarti, Ash mi ha spezzato il cuore a causa tua. Ti ho odiata con tutta me stessa e ora chiedi il mio aiuto >
Misty la guardò negli occhi.
Per la prima volta ebbe paura.
Quella ragazzina provava ancora rancore nei suoi confronti.
Ad un tratto le sue speranze furono infrante.
< Mi spiace ma non posso aiutarti. > la lasciò lì impalata e si recò a passo svelto verso la foresta di Viridian.
 
Misty rimase lì a fissarla. Anche lei aveva odiato quella ragazzina dai capelli blu, ma ora lei era l’unica possibilità che aveva per ritrovare Ash.
Non poteva lasciarla andare.
 
 
Anche Ash non riusciva a chiudere occhio quella notte. Ripensava all’abbraccio con Serena, era riuscita a dar libero sfogo alle sue lacrime.
Era da molto che non provava sensazioni simili, anche se non riusciva a dare un nome a quel tipo di emozioni. Anche perché da quel giorno era stato privato di ogni emozione.
Provò un brivido lungo la schiena nel ripensare a quel giorno.
La ricordava ancora dannatamente bella, stesa su quel letto, con le sue labbra vogliose di quelle di lui.
Che buon sapore avevano i suoi baci.
< Ash credi che ci rivedremo? >
Quelle parole andarono dritte al suo cuore.
Quelle parole.
La loro promessa.

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Capitolo 5
*** Lacrime e brividi ***


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti cari lettori... vorrei potervi ringraziare ognuno di voi singolarmente, ma non credo basterebbe un capitolo. Il vostro affetto mi lusinga e a volte mi imbarazzano simili complimenti, anche perchè non credo di essere tanto brava, sono alle prime armi, e queste sono le prime fic che scrivo. Non mi era mai capitato prima. Ribadisco che sono molto impegnata in questo periodo, quindi non riesco a pubblicare tanto spesso, questo capitolo che sto per postare l'ho scritto in un trenta minuti, quindi scusate se non sarà all'altezza. Non mi resta che augurarvi Buona lettura! Giapponesina.


Come ci si può abituare al dolore? Riuscire a convivere con la sofferenza che ci logora da dentro.
Troppo lontana per capire.
Troppo distante per realizzarla.
Non avere più la possibilità di carezzare la sua pelle.
Sfiorare le sue labbra.
Inspirare il suo respiro.
Notti passate a soffocare lacrime nel cuscino al suo dolce ricordo.
I suoi occhi.
Quegli occhi che tanto avrebbe voluto veder posarsi su di lui.
Ancora una volta il ragazzo sognò lei. Appariva ogni volta dannatamente bella.
Bella da levar il fiato.
< Credi che anche le persone si evolvono con un bacio? >
< Credo che lo scopriremo da soli >
E lui le guardava le labbra ascoltando distratto. Avrebbe preferito baciarla.
Quelle dannate labbra.
Si destò dal sonno ancora una volta con la fronte imperlata di sudore. Si guardò intorno, vi era un silenzio surreale.
< Stavo solo sognando > sospirò.
Non era ancora spuntato il sole, ma non riuscì più a riaddormentarsi. Si fece una doccia rapida e prese a vestirsi. Pikachu lo guardava incuriosito.
Una volta pronto uscì per andare a prendere una boccata d’aria.
 
A chilometri di distanza, nella foresta di Viridian, Misty era all’inseguimento della ragazzina dai capelli blu, era decisa a seguirla fino a quando lei non si sarebbe convinta ad aiutarla.
Lucinda parve irritata dalla cosa.
< Smettila di seguirmi. >
Misty parve non ascoltarla.
< Credimi è inutile, neanche io so dove si trovi Ash > sospirò.
Quella rivelazione la spiazzò.
Anche lei non aveva idea di dove si trovasse, per un attimo pensò di ripercorrere la sua idea di recarsi da Brock, ma se avesse avuto nuovamente torto non avrebbe avuto alternative.
Prese a correre per superarla e le sbarrò la strada.
< Levati. Fammi passare. Non abbiamo nulla da dirci. Io non posso aiutarti. Non posso. Hai capito? > prese a piangere come una stupida per poi portarsi le mani in volto.
Misty non riusciva a capire perché mai quella ragazza avesse avuto una simile reazione. Provò un’immensa tenerezza, del resto anche lei stava soffrendo d’amore. Le si avvicinò e prese a guardarla con occhi carichi di dolcezza.
Lei venne fulminata da quegli occhi.
< Non guardarmi così. Non voglio la tua compassione. >
Misty capì le sue ragioni. Quella ragazza non era in grado di aiutarla. Riserbava troppo rancore. La fissò per un’ultima volta per poi voltarsi e allontanarsi.
Qualcosa scattò in Lucinda.
Forse si sarebbe pentita a vita di quella cosa. Ma l’impulso fu più forte della ragione.
< Aspetta non andartene >
 
Quella mattina il cielo di Kalos era ricoperto da nuvole. Serena si alzò molto presto e fu sorpresa nel vedere che Ash era già all’aperto a quell’ora della mattina. Prese a prepararsi in fretta e furia per poi raggiungerlo.
L’aria fresca la fece rabbrividire, ma le bastò incrociare il suo sguardo per prendere calore in ogni punto del suo corpo.
< Bu… buongiorno Ash >
< Serena? Sei già sveglia? >
< Di solito sono molto più pigra, ma da quando ho intrapreso questa nuova avventura sono cambiate molte cose >
< Sei davvero buffa > prese a ridere.
< Buffa? Io? Forse hai ragione > lo imitò.
Quella spensieratezza mancava al ragazzo da tempo ormai, forse anche troppo.
< Che ne diresti di fare una passeggiata, qui vicino c’è un lago davvero bello >
< Certo > arrossì.
Presero a camminare, l’uno accanto all’altra, in un silenzio sereno e rassicurante.
Brock dalla finestra aveva assistito alla scena e in cuor suo sperò che lei sarebbe riuscita ad aiutarlo.
 
 
Anche a Cerulian il clima non era dei migliori. Era una giornata alquanto uggiosa. Tracey era uscito alla buon’ora per recarsi alla sua lapide. Ci andava puntualmente ogni fine settimana e le portava un gesto floreale.
Ogni tanto lucidava anche la medaglia d’oro che Ash aveva riposto accanto alla lapide. Prese a fissare la foto  e delle lacrime gli scesero lungo il volto.
< Cara amica mia è così difficile cercare di andare avanti. I giorni sembrano interminabili e la tua assenza diviene ogni giorno più forte. Perché te ne sei andata così in fretta? > posò i fiori in terra e innalzò una preghiera agli dei. Il sole era ormai alto quando decise di fare rientro a casa.
Sbiancò nel trovarsi dinanzi quell’anziana signora.
< Sei davvero un caro ragazzo. Misty era circondata da gente splendida >
< Lei? Cosa ci fa qui? >
< ero passata a dare un saluto a questa graziosa ragazza > sorrise.
Il che fece andare Tracey su tutte le furie.
< Lei non ha il diritto di stare qui. Se ne vada >
< Questa reazione è più che lecita >
< Appunto quindi l’ascolti alla lettera > il ragazzo si allontanò non lasciandole possibilità di replica.
La donna sorrise sorniona. Lei sapeva che sotto quel cumulo di terra, vi era una bara vuota e che la ragazza era in cerca del suo amore.
 
 
Poco distante da lì, Misty era intenta a fissare quella ragazzina dai capelli blu in lacrime. Nuovamente provò compassione per Lucinda.
< E va bene Misty, ti aiuterò. Ti aiuterò a cercare Ash >
Lei era incredula. Quella ragazza le aveva appena concesso il suo aiuto. Non riusciva a capire il perché avesse cambiato idea tanto in fretta, ma le fu grata. Le si avvicinò per tenderle la zampa.
Lucinda si asciugò gli occhi, ma non accettò quel gesto.
< Questo non starà a significare che siamo amiche, ti aiuto semplicemente perché so quanto abbia sofferto Ash per questa storia. Allora per prima cosa andremo a Cerulian, nella tua palestra, l’ultima volta lui era lì, è possibile che sia ancora a casa delle tue sorelle >
Misty provò una fitta allo stomaco.
Avrebbe rivisto le sue amate sorelle.
Lucinda prese a camminare a passo svelto nella foresta e lei la seguì.
 
 
La vista di quel  lago dava davvero un effetto rilassante. Tutto intorno era ancora così silenzioso. Si udivano solo i battiti dei loro cuori. Serena inspirò l’aria fresca della mattina a pieni polmoni per poi rivolgergli un sorriso.
< È davvero bello qui >
< Te l’avevo detto > nuovamente nei suoi occhi scese un velo di malinconia.
< Sai Ash mi sembra ancora incredibile averti incontrato proprio qui a Kalos. Forse per una volta il destino è stato clemente con me >
< Era davvero tanto importante per te rivedermi? >
Quella domanda la spiazzò. Ovviamente le fu impossibile non arrossire.
< Si. Direi davvero molto importante >
I suoi occhi erano terribilmente sinceri, privi di cattiveria e malizia. Occhi genuini, di un blu intenso.
Serena era una ragazza davvero carina. Aveva un aspetto filiforme, con linee morbide. Capelli lunghi biondi che facevano da contorno ad un viso angelico. Le sue labbra erano sottili e aveva un grazioso nasino all’insù.
Per la prima volta Ash la guardò con occhi diversi e la trovò bella.
Il fatto era che nessuna poteva essere bella come la sua Misty.
Tentò di gettare quel pensiero altrove e concentrarsi solo sulla ragazza.
< Il vero motivo per cui sono venuto qui a Kalos è ben diverso da quello che credi. Non è mia priorità vincere la lega. Sono venuto qui per scappare da una situazione invivibile > il suo sguardo si incupì e la voce gli tremava leggermente.
< Ash? > lei continuò ad ascoltarlo senza interrompere il suo sfogo.
< Sono sempre stato una frana in amore. Sempre distaccato da quel tipo di sentimento. Poi quando ho realizzato cosa fosse mi è stato strappato via. Per sempre. Lei non ci sarà più > le lacrime ormai erano  incontenibili.
La stessa Serena era incredula su quello che stava dicendo. Gli porse un fazzoletto e lui la ringraziò.
< Non devi raccontarmi il tuo passato se non te la senti. >
< Invece ne ho bisogno Serena. Io ho bisogno di te >
Nuovamente la ragazza fu spiazzata.
Lui la prese tra le sue braccia e la strinse.
Riusciva a sentire il calore del suo corpo e a inspirare il suo buon profumo. Lei ne era praticamente cotta. Sarebbe rimasta tra le sue braccia per il resto della sua vita.
 
 
La visione della sua palestra fece riaffiorare in lei mille ricordi. Le sembrava tutto così lontano. Troppo distante il tempo in cui lei disputava i suoi incontri di Pokemon con allenatori in erba.
Seguì con lo sguardo la ragazza dai capelli blu, che prese a bussare alla porta.
Ad aprire fu la ragazza dai capelli biondi e si sorprese nel trovarsi Lucinda dinanzi.
< Daisy? > ovviamente lei non poteva sentirla.
< Lucinda? Cosa ci fai da queste parti? >
< Scusa il disturbo, volevo sapere se Ash fosse ancora qui? >
< Mi spiace ma Ash non è qui >
Quelle parole spezzarono le speranze di entrambe le ragazze.
Fino a quando non apparve il giovane artista sull’uscio della porta. Misty chinò subito lo sguardo per paura di incrociare il suo sguardo.
< Lucinda che piacere vederti. Ovviamente sarai venuta per Ash. Lui è partito per Kalos >
< Kalos? >
< Esatto è partito con Brock >
La ragazza fu sorpresa da tale notizia. Come mai Ash aveva deciso di recarsi a kalos. Il ragazzo la invitò ad entrare, prestando attenzione a quel pikachu che portava sulle spalle e che continuava a nascondersi. Ma la ragazza rifiutò cortesemente. Si congedò e se ne andarono.
< Caspita Kalos. Non possiamo andare lì > sospirò.
Misty realizzò che la ragazza non volesse arrivare fino a Kalos e cercò di convincerla con tutte le forze.
< Ma come credi che potremmo trovarlo? Kalos è immensa potrebbe essere ovunque. Sarà meglio aspettare che lui faccia ritorno qui a kanto >
Misty non poteva aspettare tanto tempo. Lei doveva rivederlo. Aveva bisogno di lui.
Prese nuovamente un foglio dal suo zaino, questa volta Lucinda attese, sapeva che voleva comunicarle qualcosa.
Prese a scrivere a fatica.
< Dobbiamo raggiungerlo.
Solo tu puoi aiutarmi. Per favore.
Devo rivederlo >
Lucinda lesse quel biglietto più volte. Il messaggio era chiaro, ma sapeva che era una follia pura. Ancora una volta si fece intenerire dagli occhi verdi di quel Pokemon.
< Va bene Misty. Andremo a Kalos, anche se credo che sia inutile >
Misty, spinta dall’impulso si gettò tra le braccia della ragazza, la quale ne fu spiazzata.
Ma non appena la ragione prese a farsi valere si staccarono. Del resto loro non sarebbero mai potute essere amiche.
Si diressero verso l’aeroporto nazionale. Destinazione la regione di Kalos.
 
 
Il sole a quell’ora avrebbe dovuto essere già alto, ma le nuvole coprivano tutto il cielo.
Serena era ancora in silenzio. Rapita dalle sue parole. Ash si era calmato e aveva ripreso la sua storia.
< E pensare che abbiamo viaggiato assieme per tanto tempo e non mi sono mai accorto dei suoi sentimenti. Il destino è stato beffardo. Non appena ho capito quello che provavo, me l’ha portata via. Ma sai cosa mi fa più male in tutta questa storia? Che lei se n’è andata felice, solo perché è riuscita a confidarmi i suoi sentimenti. Che stupida. Mi ha frantumato il cuore. > nuovamente il viso del ragazzo venne bagnato da lacrime.
< Non credo che sia stata stupida. >
< Come? >
< Lei ti amava. E penso che venire a conoscenza che anche tu provavi lo stesso l’abbia resa tremendamente felice, anche se solo per pochi istanti > erano le stesse parole che gli aveva rivolto la vecchia donna.
Purtroppo solo belle parole, perché lei non era più con lui.
< Mi fa così male. Saperla lontana da me. Non riuscire più a sfiorarla. Come riuscirò a sopperire alla sua mancanza? >
< Lei non deve essere rimossa dal tuo cuore Ash, tu hai bisogno solo di tempo e di riscoprire l’amore. Il ricordo di lei sarà vivo in te sempre, e nessuno potrà cancellarlo >
Serena, nonostante la giovane età, era davvero matura.
< Serena? >
< Ascoltare la tua storia è stato come ricevere un pugno allo stomaco. Sapere che hai vissuto un amore tanto intenso mi rattrista. Ma non perché tu non lo meritavi, ma solo perché credevo che io e te fossimo legati da un filo invisibile da quando ci siamo incontrati la prima volta. Invece tu hai avuto una vita. Hai incontrato l’amore. E ti è stato strappato via. Non immagino nemmeno quanto hai potuto soffrire > questa volta fu lei a piangere.
Ash le prese il viso tra le mani per poi asciugarle le lacrime.
< Ora sono io che devo chiederti un favore Serena. >
< Ash? >
< Ho bisogno di te. Ho un tremendo bisogno di te per cercare di andare avanti > ancora una volta la strinse a sé.
Serena avvampò, ma non riusciva ancora a contenere le lacrime.
Lei ci sarebbe stata per lui.
Sempre.
 
Era ormai ora di lasciare le camere, ma Brock non parve preoccupato, sapeva benissimo cosa stesse accadendo. In Serena aveva visto qualcosa di diverso. I suoi occhi erano sinceri. Il suo legame con Ash lo era.
Nuovamente il ragazzo pensò che poteva essere quella giusta.
Finalmente li vide arrivare.
< Buongiorno ragazzi. Sapete che ore sono? La palestra di Yantaropoli accetta incontri solo fino al primo pomeriggio, dobbiamo sbrigarci >
< Colpa mia Brock, non ho badato al tempo che passava. Non è un problema nel caso in cui arrivassimo tardi, potremmo disputare l’incontro domani >
< Di solito eri molto più impaziente caro Ash >
< Col tempo cambiano molte cose > molto probabilmente ancora una volta si stava riferendo a lei.
Si recò in camera per recuperare zaini e oggetti personali. Serena l’osservava da lontano.
< E così avete fatto una bella passeggiata romantica questa mattina? Molto bene >
Lei avvampò.
< Romantica? Veramente noi. Ecco lui. >
< Non devi imbarazzarti Serena, non c’è nulla di male in quello che fai >
< Lui mi ha raccontato di Misty >
Il sentir pronunciare quel nome da lei provocò uno strano effetto al ragazzo. Non credeva che Ash si fosse spinto così in avanti.
< E così te ne ha parlato? >
< Si >
< Come l’hai presa? >
< Al dire il vero non molto bene. Non è stato facile essere investita appieno da un sentimento tanto profondo, provato per un’altra poi. Però ho apprezzato il fatto che lui abbia scelto me per questo sfogo. E poi mi ha detto che ha bisogno di me > nuovamente arrossì.
< Sapevo che tu eri la persona giusta. Credimi mi fa molto piacere. Ne ha bisogno >
< Spero solo di esserne all’altezza >
< Devi essere semplicemente te stessa. > le sorrise.
Finalmente riapparve Ash con in mano tutti gli zaini.
< Allora voi due, vi decidete a darmi una mano > rise.
Entrambi lo imitarono per poi prestargli soccorso.
 
 
Il ragazzo non si dava tregua. Quel pensiero continuava ad aleggiargli nella mente. Eppure quel pikachu aveva comportamenti così strani. Non capiva perché non l’avesse chiesto direttamente a Lucinda.
L’unica soluzione era trovare quella donna. Decise di andare dove lei era sepolta.
 
 
Lucinda si trovava dinanzi al check-in ancora tramortita. Stava davvero comprando un biglietto per Kalos. Andare in una terra così lontana, senza conoscere nessuno un po’ la spaventava e sapere che lo stava facendo per aiutare quella ragazzina dai capelli rossi la faceva letteralmente impazzire.
< Si devo essere davvero impazzita >
< Te lo ripeto da quando siamo piccoli >
< Ma io conosco questa voce > deglutì vistosamente.
< Ciao Lucinda >
< Kenny? Ma cosa ci fai tu qui? >
< Potrei chiederti la stessa cosa >
< Non credi di essere troppo lontano da Duefoglie? Del resto non sei abituato a stare così lontano da casa >
< Spiritosa. Ti sorprenderò dicendoti che ho deciso di partire per una nuova lega >
< Tu? Questa è bella > prese a ridere.
Il suo sorriso era maledettamente bello. E Kenny ogni volta che la vedeva ridere se ne innamorava sempre più.
< Già proprio io e tu cosa ci fai qui all’aeroporto di Kanto? >
< Sto partendo. Ho una cosa urgente da fare >
< E dove sei diretta? >
< Kalos >
< Cosa Kalos? Ma è dove sto andando io >
< Ma non mi dire > la ragazzina era incredula, ma anche piacevolmente colpita.
< Si è sparsa la voce che a Kalos c’è una delle leghe più competitive del Giappone.  E quindi ho deciso di andarci >
< Caspita è dire che da te non me lo sarei mai aspettato > gli sorrise nuovamente e lui si sciolse di nuovo.
< E tu invece? Come mai stai andando a Kalos? >
< Credimi è una storia lunga, il motivo è lei > indicò il piccolo Pokemon giallo.
Il ragazzo impallidì nell’incrociare quegli occhi verdi. Mai in vita sua aveva incontrato un Pokemon con simili occhi.
< Ma quello è un pikaachu. Caspita ha degli occhi bellissimi >
Lucinda non poteva raccontargli la verità. Almeno non per ora.
< Già > si limitò a sorridere.
< Ho un’idea. Visto che siamo diretti entrambi a Kalos potremmo fare il viaggio assieme. Credimi sono molte ore di volo, almeno scambieremo due chiacchiere >
< Per la prima volta in vita tua hai avuto una buona idea >
< Gentile come sempre >
Scoppiarono a ridere.
Era da molto che lei non rideva così spensierata, del resto lei e Kenny si conoscevano quasi da sempre è stare in sua compagnia era come stare a casa.
 
 
Misty aveva assistito  a tutta la scena. Quel ragazzino le era particolarmente simpatico e poi sarebbe stato di compagnia. Si recarono verso gli imbarchi, ancora qualche ora e si sarebbe trovata sotto il suo stesso cielo. Una lacrima le bagnò il musino giallo. Gli mancava terribilmente. Desiderava le sue labbra.
 
 
Come aveva previsto Brock la palestra di Omella era chiusa, decisero quindi di alloggiare in una pensione lì vicino, in maniera che la mattina seguente sarebbero arrivati in orario.
Serena decise di andare a fare un giro per negozi, in cerca di qualche cappello da poter portare con sé, i due ragazzi rimasero nei pressi dell’albergo.
Il ragazzo più grande approfittò del momento per parlare un po’.
< Allora? >
< Allora cosa? >
< Le hai parlato >
Lui capì a cosa si stava riferendo.
< Si >
< Mi fa piacere >
< Credi che debba lasciarmi andare? Si voglio dire lasciarmi trasportare dalla ragione >
< Di solito ci si lascia trasportare dalle emozioni, non dalla ragione >
< Quello non potrà mai accadere, il mio cuore mi trascinerebbe sempre da lei. >
Brock lo guardò intensamente. Ash era così cambiato in quell’ultimo periodo. E vederlo in quello stato lo rendeva triste.
< Ash sappi che se ti lasci andare non le stai facendo un torto. Lei non vorrebbe che la tua vita finisse, lei vorrebbe solo vederti felice >
< Se avesse voluto questo non se ne sarebbe andata > lacrime presero a scalciare con veemenza.
< Non è stata una sua scelta >
< Perché scappare nella foresta? Sapeva benissimo che sarebbe potuta imbattersi in qualche Pokemon selvaggio. Che stupida >
< Non possiamo cambiare ciò che è stato. Devi vivere nel presente Ash. >
Lacrime e brividi.
Il suo ricordo era questo. Tanti brividi lungo la schiena e troppe lacrime versate.
Si asciugò gli occhi, non voleva che Serena lo vedesse in quello stato.
< Vado in camera, ci vediamo dopo >
Brock lo lasciò andare senza dire nulla.
Ancora una volta lacrime e brividi.

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Capitolo 6
*** Ogni singolo battito ***


Angolo dell'autrice:
Sono riuscita a postare un nuovo capitolo, buona lettura a tutti.


Il silenzio può anche uccidere, ma il suo ricordo lo fa in continuazione. Non fare altro che ripetersi che si ha bisogno di tempo, tempo per metabolizzare. Mentire spudoratamente. Perché è proprio in quei momenti che si sente più bisogno di avere la persona che amiamo al proprio fianco.
Abituarsi alla sua assenza. Colmare quel vuoto profondo. Realizzare di non vedere più quel suo sorriso e di non sentire più il suo profumo.
Il ragazzo si ripeteva costantemente che sarebbe passato. Prima o poi. Ma tutto sarebbe passato, ma per il momento stava morendo dentro.
Ash non era sceso per la cena, anche l’appetito gli era passato. Aveva preferito starsene in camera coi suoi pensieri. Ancora una volta quelle lacrime bruciavano sulla pelle.
Venne riportato alla realtà da Serena che apparve sull’uscio della porta.
< Ti disturbo? >
< Serena? Ecco veramente preferirei starmene un po’ da solo >
Aveva pianto e molto. I suoi occhi lo raccontavano.
< Non credi di essere stato abbastanza da solo per oggi? >
< Il problema è che la mia testa non lo è mai, sempre in movimento a pensare a lei. Questa cosa mi sta distruggendo >
< Ash tu devi farti forza. Cercare di reagire. Io e Brock siamo qui con te > le sue parole erano così cariche d’amore. Quella ragazzina riusciva a rassicurarlo e a trasmettergli un gran senso di protezione. Ma sarebbe stato realmente giusto provare a stare con lei.
< Serena credi che saresti in grado di reggere il tutto? Starmi accanto in questo momento non è  la cosa più facile al mondo >
< Lo so Ash cosa credi. Ma le cose semplici non mi sono mai piaciute > gli sorrise per poi guardarlo dritto negli occhi.
Avrebbe ucciso per quegli occhi.
Erano così intensi.
Lo amava terribilmente.
Ash parve accorgersi dei suoi pensieri e arrossì leggermente in volto.
< Io dubito solo di me stesso. Non so se sarò in grado di ricominciare. Di innamorarmi >
< Ti aiuterò io. Sarò sempre al tuo fianco. Per sempre Ash >
Per la prima volta vedeva quella ragazzina veramente decisa.
Fino a quando fu troppo tardi per fermarla.
Le labbra di Serena erano sempre più vicine a quelle di lui.
Si congiunsero.
Intorno piombò il silenzio.
Nella sua mente il suo viso.
Nel suo cuore la rivoluzione.
 
 
L’aereo verso Kalos era in volo già da due ore. Misty aveva guardato il panorama dall’oblò per tutto il tempo. Poggiata sulle gambe di Lucinda, intenta a chiacchierare animatamente con quel ragazzino.
Sperò in cuor suo di ritrovarlo al più presto. Quella distanza la stava lacerando.
 
 
Kenny la fissava incantato. Ne era sempre stato innamorato, ma Lucinda non aveva mai ricambiato i suoi sentimenti. Per lei c’era solo un forte legame d’amicizia e lui lo sapeva.
Ma anche solo starle accanto lo rendeva terribilmente felice. Non vi era nulla che potesse valere il suo sorriso, o il suo modo di parlare o semplicemente un suo sguardo.
< Kenny ma mi stai ascoltando? >
< Come? >
< Siamo alle solite. Quando parlo con te è come parlare con un muro, hai sempre la testa tra le nuvole > sbuffò.
< Ma no stavo solo pensando ad una cosa >
< Cosa? > le chiese incuriosita.
< Nulla d’importante > arrossì.
< < Va bene, non insisto >
< Piuttosto non mi hai ancora detto il motivo per cui stai andando a Kalos >
< Certo che te l’ho detto. Il motivo è lei > indicò nuovamente il Pokemon
< Cosa significa è lei? Perché questo pikachu vorrebbe andare a Kalos. >
< Credimi sarebbe troppo complicato da spiegare. In poche parole devo trovare Ash >
< Ash? Cosa c’entra lui ora? > cominciò ad ingelosirsi notevolmente.
< Ecco diciamo che questo pikachu appartiene a lui >
A quelle parole Misty arrossì, tentò di mascherare l’imbarazzo.
< E come mai è con te? >
< Kenny mi stai facendo il terzo grado o cosa? Ti ho detto che è troppo complicato, te lo spiegherò prima o poi, ma questo non è il momento più opportuno >
< Certo che sei strana >
< Strana? >
< Ti trovo su un aereo verso Kalos, con un pikachu dagli occhi insolitamente verdi, in cerca di Ash, per ricongiungerlo a questo Pokemon. Direi che è estremamente complicato > le sorrise.
Ricambiò quel sorriso.
Lucinda sapeva che era veramente così. Con quel gesto stava praticamente mettendo fine al suo amore per Ash.
 
 
Non ci si abitua alle cose che non dovrebbero succedere, alle cose alle quali non si dovrebbe abituare.
Semplicemente quelle labbra non erano le sue.
Il sapore di quel bacio non era quello provato con lei.
Il ragazzo si distaccò lentamente, cercando di realizzare ciò che stava accadendo. Serena aveva ancora gli occhi socchiusi, come inebriata da quel momento magico.
Fu lei la prima a parlare, o meglio dire sospirare qualcosa.
< Ash, ecco io >
Lui capì il suo imbarazzo e la zittì con un dito.
Non aveva bisogno di futili parole in quel momento, il suo ricordo faceva già abbastanza rumore nella sua testa.
La ragazza capì che forse aveva accelerato un po’ i tempi e che molto probabilmente quel bacio lo aveva turbato. Ma non era riuscita a resistere alla tentazione, bramava le sue labbra da troppo tempo ormai.
Ash si portò una mano al petto e prese a stringere la maglia con tutta la sua forza, per poi rivolgerle uno sguardo.
< Serena, avrei bisogno di stare un po’ da solo. Per favore > gli occhi erano lucidi, in procinto di piangere.
La ragazza dai capelli biondi fu impietrita da quelle parole e acconsentì col capo. Uscì dalla stanza richiudendosi lentamente la porta alle spalle.
Non appena la porta fu chiusa diede libero sfogo alle sue lacrime pungenti.
 
 
Misty continuava a guardare dal finestrino. Ovviamente lo scenario era di quelli monotoni. Solo nuvole. Un ammasso immenso di nuvole. Ma la sua testa era ben distante da ciò che i suoi occhi guardavano.
Ripensò al bacio con Ash e ai brividi che aveva provato in tutto il corpo.
Il sapore di quel bacio aveva inebriato ogni senso, ogni parte del suo corpo. Avvampò leggermente al ricordo di quella scena.
< Misty io ti amo, ti amo troppo. Non puoi lasciarmi >
Lui le aveva confessato i suoi sentimenti. Anche lui l’amava.
 
Il ragazzo rimase solo in camera. Solo col suo tormento. Prese a battere i pugni sulla scrivania e le lacrime corrodevano le sue ferite.
Si sentiva terribilmente in colpa.
In colpa per quel bacio.
In colpa per Serena.
In colpa per Misty.
La sua Misty. Lui l’amava terribilmente, la desiderava.
Ma non avrebbe mai potuto rivederla.
Seguire il cuore o la ragione.
Serena meritava davvero una storia priva d’amore.
< Dannazione! Perché? Perché? Perché? > era disperato.
La sua testa gli diceva di provare con Serena, cercare di riprovarci.
Ma il suo cuore diceva ben altro. Ogni battito era per lei.
 
Serena era stremata. Non si sarebbe aspettato una simile reazione. Parve imbarazzata nel vedere che il ragazzo più grande la stava fissando.
< Brock? Non ti avevo sentito > prese ad asciugarsi gli occhi.
< Cosa è successo Serena? >
< Una cosa molto prevedibile, ma diciamo che non ero pronta a ciò > la sua voce era rotta e la voglia di piangere era sempre più forte.
< Non devi essere impaziente, lui ha bisogno di tempo >
< Lo so, ma non ho saputo resistere. L’ho baciato >
< Come? > quella rivelazione lo spiazzò.
< Credimi è stato fantastico. Mi sono sentita trasportata in un mondo surreale, però lui non ha reagito come speravo. >
< Credo sia anche normale >
< Mi ha chiesto di restare da solo, mentre io avrei tanto voluto stare tra le sue braccia > ormai non riuscì più a controllarsi, prese a piangere.
< Non piangere, questo non significa che lui non tenga a te. Forse non si aspettava un tuo bacio tanto in fretta >
< Ma Brock, Ash è solo un ragazzo di diciassette anni, cosa deve aspettare? Dovrebbe essere nel pieno della sua vita. Capisco il dolore per la perdita di una persona cara, ma deve trovare la forza di reagire, la vita continua > le sue parole erano dure, ma in fondo avevano un velo di verità.
< Parlarne da fuori è facile, ma nel viverle certe situazioni  non è certo semplice. Tu hai fatto bene a fare ciò che sentivi, però non essere dura con lui >
< Non potrei mai esserlo. >
Era in lacrime, Brock tentò di consolarla, ma era praticamente impossibile. Poi lo vide.
Apparve nella stanza e fece come gli aveva chiesto. Li lasciò soli.
 
Lucinda si era appisolata, il suo respiro era regolare e armonioso. Kenny non riusciva a levarle gli occhi di dosso. Notò che il pikachu lo stava fissando incuriosito. Ancora una volta quegli occhi lo fulminarono.
< Cosa hai da guardare? > parve imbarazzato.
Misty era divertita. Quel ragazzo era praticamente cotto di Lucinda e la cosa non l’infastidiva affatto, anzi.
< Sembra incredibile, non ho mai visto un pikachu con occhi verdi come i tuoi. Vorrei proprio sapere cosa si cela sotto tutta questa storia > la guardò incuriosito.
Misty quasi come per paura di essere scoperta si voltò a guardare dall’altra parte.
Lucinda si destò dal sonno.
< Siamo arrivati? > disse in tono assonnato.
< Quasi, puoi riposare ancora per un po’ >
La notizia la rincuorò e poggiò la testa sul petto del ragazzo.
Kenny avvampò notevolmente e il cuore prese a battergli all’impazzata, ancora una volta notò lo sguardo divertito del Pokemon giallo, ma non disse nulla. Si limitò a inspirare il buon profumo della ragazza.
 
 
I ragazzi si ritrovarono l’uno dinanzi all’altra. Lei ancora con le lacrime agli occhi. Lui con occhi evidentemente arrossati.
< Volevo scusarmi per prima. Non credo di essere stato molto carino. >
Lei lo fissava.
< Non devi scusarti. Ho sbagliato io, dovevo avere più tatto per la tua situazione. Aspettare i tuoi tempi >
< Tu hai fatto quello che sentivi >
< Lo stesso hai fatto tu >
Pura verità.
< Ti ho già detto che ho bisogno di te per venirne fuori. Ma starmi accanto non sarà facile. Te la senti Serena? >
Lei sapeva benissimo a cosa sarebbe andata incontro. Avrebbe lottato perennemente con i fantasmi del suo passato. Con il dolce ricordo di lei.
< Sono pronta a tutto, pur di starti accanto >
Ancora una volta la maturità di quella ragazzina lo spiazzò.
Ora toccava a lui fare il primo passo.
I suoi occhi erano così vividi nella sua testa.
Le sue labbra a dargli il tormento.
Lui non l’avrebbe mai dimenticata.
Strinse la ragazza tra le sue braccia, lasciandola perplessa.
Per poi baciarla.
Quel bacio aveva il sapore di un addio.
Metteva la parola fine.
Era allo stesso tempo un inizio.
Quel bacio.
Ancora una volta non erano le sue labbra.
 
 
Finalmente lo scenario dall’oblò cambiò. Le nuvole erano state sorpassate e delle piccole case si vedevano in lontananza. L’aereo stava per atterrare. Sarebbe stata nuovamente sotto il suo stesso cielo.
 
Kenny avrebbe voluto restare lì a fissarla, ma era arrivato il momento di svegliarla.
< Lucinda siamo arrivati >
La ragazza riaprì gli occhi a fatica.
Mise a fuoco il viso del ragazzo, un po’ troppo vicino al suo e arrossì.
< Finalmente siamo arrivati >
Non avevano molti bagagli con loro. Presero gli zaini e scesero dall’aereo.
Per Misty il contatto col suolo fu come una fitta allo stomaco. Finalmente era a Kalos.
< Ora che programmi hai? >
< Non ho nessun programma. So solo che Ash è venuto qui per vincere la lega. Sarà dovuto partire da qualche parte. >
< La palestra più vicina è quella di Violetta >
< Credi che dovrei andare lì? >
< Credo che dovremmo andarci > puntualizzò.
< Vuoi venire con noi? >
< Credo che abbiate bisogno di una presenza maschile. Del resto siete in una terra sconosciuta >
< Piuttosto ammetti che vuoi stare in mia compagnia > lo stuzzicò.
Lui arrossì. < Non è affatto così >
Lei prese a ridere e lui lo imitò.
Misty li osservava divertiti. Gli ricordavano tanto lei e Ash agli inizi del loro viaggio, quando non facevano altro che litigare e stuzzicarsi. Un velo di malinconia apparve nei suoi occhi. Ash le mancava terribilmente. Doveva trovarlo a qualunque costo.
 
Nel cuore di Cerulian il ragazzo era sul luogo della sepoltura da quasi tre ore. Sperava che la donna sarebbe apparsa da un momento all’altro.
Fu tentato di scavare nella terra per verificare il suo pensiero, ma se poi si fosse sbagliato come avrebbe giustificato la cosa a Daisy e alle sue sorelle.
Nel frattempo proprio la ragazza bionda lo aveva raggiunto.
< Tracey è quasi ora di cena, sei qui da oggi pomeriggio >
< Hai ragione, non mi sono accorto del tempo che passava >
La ragazza poggiò sulla lapide una candela profumata, si inginocchiò per poi invocare una preghiera. Tracey l’osservava con l’occhio lucido.
Perché alla fine, quando perdi qualcuno, ogni candela, ogni preghiera, non rimedierà al fatto che
l'unica cosa che ti resta è un vuoto dove una volta c'era quel qualcuno a cui tenevi.
La ragazza si rialzò.
< Torniamo a casa assieme? Ti va? >
Lui acconsentì. La cinse col braccio e si incamminarono verso casa.
 
 
Lei ancora tra le sue braccia. Il posto migliore al mondo. Riusciva a sentire il battito del suo cuore confondersi col suo. Avrebbe voluto restare in quella posizione ancora per molto.
Fu Ash il primo a staccarsene.
< Serena? Ecco vedi io >
Questa volta fu lei a zittirlo. Ma con un bacio.
Lui si lasciò invadere dal suo calore. Si abbandonò completamente a quel momento. Cercando di trattenere le lacrime.
< Non parliamone. Andiamo a dormire. Domani sarà un nuovo giorno. Un nuovo giorno per entrambi > il suo rossore era così vivo sulle sue guancia.
Ash acconsentì a quella richiesta e si incamminarono, in perfetto silenzio, nelle loro camere.
 
Serena ovviamente non riuscì a chiudere occhio. Il cuore le batteva troppo forte. Non avrebbe mai rimosso quel bacio dalla sua mente e dai suoi sensi. Finalmente si erano congiunti.
 
 
Anche Ash non riuscì a dormire, per motivi palesemente diversi. Il suo cuore batteva all’impazzata, per quello che aveva fatto, e si sentì nuovamente in colpa.
Ogni singolo battito del suo cuore era per lei.
< Domani sarà un nuovo giorno. Un nuovo giorno per entrambi >
Sperò con tutte le sue forze che Serena avesse ragione.
Poi ancora una volta il suo cuore batté all’impazzata e nuovamente ogni suo singolo battito fu per lei.
 
Il sole era calato da un pezzo quando i ragazzi raggiunsero le porte di Novartopoli, la palestra di Violetta era completamente immersa nel verde. Lucinda si chiese se fosse il caso di suonare alla porta  a quell’ora di sera.
Ma Misty non attese un minuto di più che si precipitò dinanzi all’ingresso.
< No aspetta, non possiamo bussare a quest’ora > ma era tardi.
Sull’uscio della porta apparve una ragazza molto carina, portava i capelli legati in una coda di cavallo con indosso una tuta blu. Parve incredula di trovarsi quei ragazzi dinanzi.
< Desiderate qualcosa? >
< Ecco veramente noi > Lucinda parve imbarazzata, del resto non sapeva neanche lei il perché fossero lì.
< Tu sei Violetta? La capo palestra vero? > s’intromise nel discorso il ragazzino.
< si sono io, non ditemi che siete qui per un incontro? Avete per caso visto che ore sono > sorrise.
< No veramente noi eravamo qui per chiederti una cosa > Lucinda ricuperò la sua determinazione.
Violetta parve stranita, poi la sua attenzione cadde su quel Pokemon giallo. Aveva occhi stupendi.
< Questo pikachu è tuo? Caspita ha degli occhi stupendi >
Prese a carezzare il pelo di Misty, ma lei avrebbe voluto andare subito al dunque. >
< Ecco vedi Violetta, noi siamo venuti qui a Novartopoli perché volevamo chiederti se hai incontrato un allenatore proveniente da Kanto? >
Violetta si sarebbe aspettata di tutto tranne quella domanda.
< Un allenatore da Kanto? >
< So che disputi tantissimi incontri al giorno e che forse non ti informi sulla loro provenienza, ma vedi noi siamo venuti qui a Kalos per trovare questo ragazzo >
< Ti sorprenderò. È vero che non m’informo di solito sulla provenienza degli allenatori, ma ho conosciuto un allenatore di Kanto. Stai parlando di Ash? >
A sentir pronunciare quel nome Misty avvampò. Finalmente avevano trovato una traccia da seguire, erano sulla strada giusta.
< Quindi Ash è stato qui. Finalmente una notizia buona. >
< Come mai state cercando Ash? >
< È una storia lunga, ma vedi devo far incontrare questo pikachu con lui >
Violetta guardò nuovamente quel Pokemon dagli occhi verdi. Ad un tratto impallidì. Ricordò la storia che Brock le aveva raccontato.
La ragazza si era tramutata in un pikachu e un attacco velenoso di un Beedrill l’aveva ucciso. Ash era innamorato di quella ragazza e l’aculeo velenoso gli aveva portato alla mente quelle immagini.
Quel pikachu non poteva trattarsi dello stesso Pokemon a cui si riferiva Brock.
< Non può essere vero. >
Misty rabbrividì a quelle parole.
< Qualcosa non va? > Lucinda parve preoccupata.
< Ditemi che quel pikachu è solo un pikachu. >
Violetta sapeva.
Come fosse possibile non era chiaro, ma evidentemente Ash le aveva raccontato qualcosa.
Questo stava a significare che lui non l’aveva dimenticata e che era viva ancora nei suoi ricordi.
< Tu sai quella storia? >
Kenny rimase in silenzio. Non riusciva a seguirne il filo logico di quell’assurdo discorso.
Violetta acconsentì col capo e invitò i ragazzi ad entrare.

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Capitolo 7
*** Un nuovo giorno ***


Angolo dell'autrice:
Ecco postato il mio nuovo capitolo, che dire, credo che mi sto complicando la vita, non vedo l'ora di far incontrare Ash e Misty, ma l'attesa alimenta il piacere, sperando che poi non si atroppo tardi. Buona lettura! Giapponesina.

 Lasciarsi scivolare il senso di colpa addosso. Nulla può far più male di quel senso di colpa. Averla amata oltre ogni logica del pensiero, desiderata più di ogni altra cosa al mondo. Lei non sarà mai un ricordo. Non potrà mai rimuoverla dalle pareti del suo cuore. Troppo difficile dirle addio, sarebbe come dire addio alla propria vita.
Alle prime luci dell’alba il ragazzo aprì gli occhi. Aveva passato l’intera notte a ripensare al bacio con Serena e a paragonarlo a quello scambiato con Misty.
Quel bacio con Misty.
Era tremendamente vivo il sapore di quel bacio nella sua bocca.
Avvampò al pensiero delle sue labbra posate delicatamente sulle sue.
Decise di alzarsi.
Fece una doccia fredda, per tentar di lavar via quel senso di colpa che si sentiva sulla pelle.
Quando uscì dalla camere si ritrovò Brock dinanzi.
< Brock? >
< Caspita Ash, stavo venendo giusto da te >
< Qualcosa non va? >
< Veramente volevo farti la stessa domanda >
< Ti riferisci a Serena? A Misty? O ad entrambe? > disse in tono sarcastico.
< Mi riferisco a te. Sei convinto di fare la cosa giusta? >
< Se ne fossi stato convinto non avrei passato la notte in bianco. >
< Serena non merita di soffrire >
< Lo so cosa credi. È l’ultima cosa che vorrei al momento. >
< Le vuoi bene? >
Quella domanda lo spiazzò. Del resto lui le voleva bene, ma era così lontano da quello che provava per Misty, ma del resto nulla sarebbe mai stato paragonabile a quello.
< Certo che le voglio bene, ma credi che basti questo? >
< È un buon inizio > gli sorrise.
< Tu sei convinto che debba provarci con lei giusto? >
< Sono convinto che lei è la persona più adatta a te in questo momento >
< Ieri ci siamo baciati > ammise il suo senso di colpa.
< Bene >
< Bene? Come bene? >
< Anche questo è un buon inizio, significa che non ti è del tutto indifferente. Lasciati andare Ash. >
Le parole di Brock erano sempre tanto concrete, ma difficili da mettere in atto.
Non rispose.
Si diresse verso la camera della ragazza.
 
 
La ragazza dormiva teneramente nel suo letto. La sua espressione era beata, molto probabilmente stava rivivendo nei suoi sogni il bacio avuto con lui.
Quei suoi lunghi capelli biondi erano una cornice perfetta al suo incantevole viso.
La ragazza aprì gli occhi e quando lo vide accanto al suo letto arrossì.
< Buongiorno Serena >
< Bu… Buongiorno Ash. Qualcosa non va? >
< Perché credi sempre che ci sia qualcosa che non vada. Sono semplicemente venuto a vedere se eri sveglia >
Lei arrossì nuovamente.
< Mi preparo subito >
< Non c’è fretta. >
< Tu hai dormito bene? Ecco volevo dire >
< Non è stata una delle mie notti migliori, però ho pensato molto >
< Hai pensato al nostro bacio? >
< Si. Ho pensato anche a quello. >
Il cuore della ragazza cominciò a battere all’impazzata.
< Hai preso una decisione in merito >
< Oggi è un nuovo giorno. Un nuovo giorno per entrambi >
La baciò.
Serena venne trasportata nuovamente in un posto surreale.
Le farfalle presero a svolazzarle nello stomaco. Le sue labbra erano dannatamente belle.
Se ne distaccò lentamente per poi guardarla dritto negli occhi, quegli intensi occhi blu.
< Ash? Ecco io >
Lui parve divertito dal suo imbarazzo.
< Sei così carina quando t’imbarazzi >
Lei arrossì nuovamente.
< Ecco io, proprio non riesco a controllarlo >
< Imparerai col tempo, non potrai arrossire ogni volta che ti bacio > rise.
Lei di nuovo divenne paonazza. Ci sarebbero stati altri baci. Lo aveva appena detto.
< Ash? >
< Vai a prepararti, ti aspettiamo giù per la colazione >
La lasciò lì. Col suo imbarazzo. Col suo amore. Con le sue svolazzanti farfalle nello stomaco.
 
I ragazzi erano ancora stonati dal jet lag, Violetta li aveva invitati a sistemarsi nelle camere per gli ospiti e affrontare il discorso la mattina seguente.
La prima a svegliarsi fu Lucinda, aveva un cerchio alla testa, il fuso orario si faceva sentire.
I suoi lamenti svegliarono anche Misty che prese a seguirla giù per le scale.
Violetta le stava attendendo per un’abbondante colazione.
< Ben svegliata Lucinda, dormito bene? >
< Devo ancora abituarmi al fuso orario, quante buone cose >
< Allora vuoi raccontarmi cosa sta succedendo? >
< Se non ti dispiace vorrei prima sapere quello che sai >
< Stavo disputando il mio incontro con Ash, quando il mio Vivillon ha sferrato un attacco di tipo veleno, precisamente un aculeo velenoso >
Misty rabbrividì a quelle parole.
Il ricordo del veleno scorrerle nelle vene era ancora vivo sotto la sua pelle.
< Un aculeo velenoso? > anche Lucinda parve capire subito.
< Credimi che la reazione di quel ragazzo mi ha letteralmente spiazzato. Era assente, con la testa chissà dove, mettendo in pericolo il suo Pokemon. Ovviamente non riuscivo a capire cosa gli fosse successo, poi ho capito. > il suo tono era pacato.
Quelle parole fecero ribollire il sangue di Misty. Sapere che Ash stesse soffrendo tanto la faceva impazzire.
< È stato lui a raccontarti quello che era accaduto? >
< No. Lui era a pezzi, gli ho permesso di riprendersi in una delle mie camere. È stato il ragazzo più grande che era con lui, Brock, a raccontarmi cosa fosse successo. Mi ha detto che per una sorta di magia assurda, la ragazza di cui era innamorato, era stata tramutata in un Pikachu, ma che lui non lo sapeva. E quando lo ha scoperto era troppo tardi. Il piccolo Pokemon era stato attaccato da un Beedril che gli ha sferrato un aculeo velenoso contro. Non essendo un vero Pokemon, quell’attacco è stato letale per il Pikachu, o meglio per la ragazza. Credimi questa storia mi ha lasciata senza parole >
Piombò il silenzio in quella camera. Il ricordo di quei momenti erano ben nitidi nella mente di Lucinda. Riusciva a palpare ancora il dolore del suo Ash.
< È esattamente così che sono andate le cose, ma c’è qualcosa che tu non sai e che neanche Ash ne è ancora al corrente > la ragazza chinò lo sguardo sul Pokemon giallo dagli occhi verdi.
Quel pensiero che aleggiava nella testa di Violetta era vero.
< Vuoi dirmi che quel Pikachu in realtà è? >
< Si Violetta. Si tratta di lei. Ti presento Misty >
Misty avanzò verso la capo palestra e prese a guardarla negli occhi.
Violetta capì al volo il motivo per cui il ragazzo se ne fosse innamorato. Occhi così belli non li aveva mai visti.
< Questa storia è incredibile >
< Ti chiedo solo un piacere. Kenny, il ragazzo che è con noi, non è ancora a conoscenza della storia, non vorrei turbarlo, preferirei trovare prima Ash per poi raccontargli il tutto >
< Devi essere molto legata a quel ragazzino >
Lucinda arrossì.
< Cosa? No ti sbagli. Io e Kenny siamo solo ottimi amici. >
Violetta sorrise.
Poi rivolse nuovamente la sua attenzione a quel Pokemon.
< E così sei alla ricerca del tuo amore. Sono sicura che lo ritroverai. Quando due persone sono destinate a stare assieme nulla al mondo riuscirà a tenerle separate >
Misty sorrise a quella ragazza. E in cuor suo sperò che avesse ragione.
 
 
Il ragazzo più grande era intento a bere una buona tazza di tea, Ash aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
< Qualcosa non va? >
< No nulla >
< Le hai parlato? >
< Si. Ho deciso di provarci Brock. Voglio provare a prendere di nuovo in mano le redini della mia vita >
< Mi fa piacere sentirtelo dire. Sono sicuro che Serena saprà starti accanto >
< Lo credo anch’io >
Ovviamente le sue parole non coincidevano con quello che il cuore sussurrava. Lui sapeva che sarebbe stato impossibile ricominciare senza lei.
Serena si presentò ai due ragazzi. Indossava un vestitino color amaranto che le calzava a pennello. Portava i capelli sciolti e sul capo un nuovo cappello.
< L’ho comperato l’altro giorno, non credete sia adorabile >
< Perché hai questa fissa per i cappelli? > Brock pareva davvero incuriosito da quella sua strana abitudine.
< Penso che diano un tocco di personalità al tutto > sorrise.
< Stai veramente bene Serena >
Le parole di Ash la fecero arrossire notevolmente, poi ricordò le sue parole, doveva tentare di controllare il suo imbarazzo.
< Ti ringrazio Ash >
< Allora ragazzi, direi di recarci in palestra >
Sorseggiarono l’ultimo tea per poi recarsi alla palestra. Quel giorno sarebbe stato diverso.
Era un nuovo inizio.
 
Kenny fu sorpreso di vedere che erano già tutte sveglie, parve imbarazzato.
< Potevate svegliarmi >
< Eri così adorabile, mentre dormivi >
< Io adorabile? > arrossì.
La ragazza dai capelli lunghi rise.
< Cosa avete intenzione di fare ora? >
< Credo che seguiremo le sue tracce. Andremo alla prossima palestra, cercando qualche indizio in più. Prima o poi lo raggiungeremo >
Kenny aveva accantonato il suo obiettivo per il momento la sua priorità era aiutare Lucinda.
Presero i loro zaini e ringraziarono Violetta per la sua ospitalità.
Lei li salutò calorosamente per poi vederli scomparire all’orizzonte. Nel rientrare trovò un biglietto, non era scritto in una grafia chiara, poi arrossì.
< Grazie per quello che hai fatto.
Mi riferisco ad Ash.
Spero tanto che tu abbia ragione
e che il destino riesca ad unirci.
A presto.
Misty >
Provò un’immensa ammirazione per quella ragazza e una punta di gelosia per quell’amore tanto intenso.
< Buona fortuna > sospirò.
 
 
 
Ornella aveva appena mandato in campo il suo Mienfoo, l’incontro era nel pieno dello svolgimento. Ash aveva risposto con Froakie.
< Bene Ash, questo è l’incontro decisivo >
< Sono pronto >
< Caspita Ornella è bellissima >
< Brock? Noi siamo qui per sostenere Ash >
Ovviamente Serena non era ancora a conoscenza delle abitudini di Brock.
Mienfoo aveva appena sferrato un attacco calcinvolo, ma il piccolo Froakie lo scansò.
< Froakie usa attacco rapido >
< Mienfoo usa doppia sberla >
Il Pokemon colpì in pieno il piccolo Froakie, ma quest’ultimo era determinato, rispecchiando appieno il suo nuovo allenatore.
< Bravissimo e ora finiscilo con idropulsar >
Fu l’attacco finale, Ash vinse l’incontro e Ornella dovette riconoscere le sue ottime qualità.
< Complimenti Ash, questa è per te. Te la sei meritata >
< Grazie mille Ornella >
< Bravissimo Ash > Serena gli si gettò tra le braccia. Quel gesto lo spiazzò. Poi si lasciò intenerire da quella ragazzina e la strinse forte.
Si incamminarono verso la loro prossima meta.
 
Lucinda, Kenny e Misty erano in viaggio verso Altoripoli, il cielo era ricoperto di nubi e minacciava pioggia da un momento all’altro.
< Eppure ero convinto che questa fosse la strada giusta >
< Cosa c’è che non va Kenny? >
< Credo che ci siamo persi >
< Persi? Ma come persi? >
< Stiamo girando in tondo, dovremmo chiedere indicazioni a qualcuno >
< Guardati un po’ in giro. Chiediamo informazioni ai sassi? Qui non c’è anima viva. E poi è quasi buio > parve preoccupata.
< Tranquilla questi posti sono molto sicuri, non potrà accaderci nulla > cercò di rassicurarla.
Misty sorrise, il che irritò la ragazza dai capelli blu.
< Cos’hai da ridere? Ti diverte il fatto che ci siamo persi o che altro? >
< Non prendertela con lei. >
< Infatti dovrei prendermela con te >
< Ragazzina calmati >
< Chi sarebbe la ragazzina >
Misty tentò di riportare la calma. La cosa le apparve così strana, di solito era sempre stato Brock a mettere la tregua tra lei e Ash. Quegli stupidi litigi non celavano altro che un amore incondizionato.
Continuarono a proseguire in direzione est, sperando di trovare qualcuno sul loro percorso.
 
Ash era intento a guardare un programma alla tv, nella sala dell’albergo non vi era quasi più nessuno. Serena lo raggiunse per poi accomodarsi accanto a lui e gli poggiò la testa sulla spalla. Ash avvampò a quel contatto.
< Cosa stai guardando? >
< Nulla di preciso, era per passare un po’ il tempo >
< Hai visto che brutto tempo >
< Già >
< Di solito la stagione delle piogge arriva a fine autunno, quest’anno si è anticipata di molto >
< La stagione delle piogge? >
< Si non ne sapevi nulla? >
< No >
< Non fa altro che piovere dalla mattina a sera e credimi che non si tratta di una pioggerella leggera, anzi. Credo che per il momento dovremmo interrompere il nostro viaggio. >
< È veramente così seria la cosa? >
< Tutta Kalos si ferma nella stagione delle piogge, però fortunatamente dura solo una settimana >
< Quindi consigli di sostare qui per questa settimana? >
< Credo che riusciremo ad arrivare a Temperepoli, per poi sostare lì >
< Ok domani ne parleremo anche con Brock >
La ragazza si strinse a lui.
Ash prese a passarle le dita tra i capelli.
Emanavano un buon profumo, ma non erano morbidi come quelli di lei. Tentò di cancellare subito quel pensiero dalla sua testa e si concentrò su Serena.
< Sai Ash sono così felice >
< Perché? >
< È così bello amare qualcuno >
Lo spiazzò di nuovo. Gli aveva appena dichiarato i suoi sentimenti. Deglutì vistosamente, non sapeva come reagire. Le tornarono alla mente le sue parole.
< Ti ho sempre amato, dal momento in cui ho incrociato i tuoi occhi la prima volta. Ho sempre saputo che non avrei mai smesso d’amarti, e non lo farò mai.  >
Gli si umidificarono gli occhi.
Non rispose alla ragazzina, si limitò a carezzarle i capelli.
 
 
Finalmente i ragazzi riuscirono a trovare un posto dove passare la notte. Erano ancora molto distanti da Altoripoli, ma avevano preferito rincasare per il troppo freddo.
Sostarono in una piccola pensione a conduzione familiare, prendendo una camera con due letti singoli. Si sistemarono dinanzi ad un camino per prendere un po’ di calore.
< Caspita fa freddissimo qui > la ragazzina era infreddolita fino alla punta dei piedi.
< Diciamo che le temperature sono molto differenti da quelle di Sinnoh >
< Speriamo di ritrovare Ash al più presto e tornare a casa >
< Sembra che sei più trepidante tu nel ritrovarlo > una punta di gelosia emerse dal suo tono.
< Sono venuta qui a Kalos per quello >
< Sicura che lo stai facendo solo per quel Pikachu? >
< Dove vuoi arrivare Kenny? >
< a volte ho come la sensazione che anche tu muori dalla voglia di rivederlo >
Lei arrossì leggermente in volto.
 < Ash è un mio caro amico, è normale che mi faccia piacere rivederlo >
< Io davvero non ti capisco >
< Cosa c’è da capire? >
< Perché non provi a guardarti attorno e dare importanza a chi ti è vicino, invece di >
< Invece di? >
< Nulla. Che senso ha parlarne. Buona notte >
< Kenny? Aspetta > non riuscì a fermarlo.
In quegli ultimi giorni Kenny era così strano con lei. Decise di non pensarci più di tanto e di recarsi anche lei in camera.
 
Misty notò il comportamento burbero del ragazzino, evidentemente avevano litigato. Kenny non aveva il coraggio di confidare i suoi sentimenti, per un attimo si rivide in lui, quando al suo tempo lei era paralizzata dalla paura di confessare il suo amore ad Ash. Paura di rovinare la loro amicizia. Una paura infondata. Se solo lo avesse fatto le cose ora sarebbero ben diverse. Guardò nuovamente il cielo ricoperto da nubi e ripensò a lui. Si trovavano sotto lo stesso cielo, ma erano ancora così distanti.
 
 
Quella notte Ash la sognò per tutta la notte.
Il suo dolce viso pallido in quel letto.
Il suo dolore a causa di quel veleno.
Quel dannato attacco aculeo velenoso.
Le sue labbra.
Le sue dolci parole.
La loro promessa.
< Ash credi che ci rivedremo? >
Cominciò ad agitarsi nel sonno. Quella promessa gli dava il tormento.
Il suo volto fu inghiottito da un buio assoluto. Lui non l’avrebbe mai rivista. Mai più.
Si destò dal sonno ansimante.
< Un altro incubo > prese a respirare normalmente. Si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra, cercando di non fare rumore per non svegliare Brock.
Osservò quel cielo ricoperto di nuvole. Sperò che dietro quell’ammasso di nuvole i suoi occhi vegliassero su di lui.
Lacrime gli fuoriuscirono con violenza
Si portò la mano al petto.
< Si certo, te lo prometto >
 
Il ragazzo più grande aveva sentito ogni cosa. Il dolore del suo amico era ancora così palpabile. Ancora una volta si chiese il perché. Perché dovevano andare così le cose. Ripensò a Serena e nuovamente sperò che quella ragazzina riuscisse a salvarlo.
 
Nella lontana Cerulian, la donna stava consultando un libro. Non riusciva ancora a capire il perché quella ragazzina fosse rinata sottoforma di pikachu. Continuò a leggere per tutta la notte. Poi impallidì.
< No. Non può essere vero? >


Il nuovo giorno arrivò. Il cielo era ancora ricoperto di nuvole, il primo ad aprire gli occhi fu Kenny, era ancora arrabbiato per la discussione avuta con Lucinda. Nel vederla arrossì in volto.
Era davvero bella.
< Buongiorno Kenny. Spero che ti sia calmato. >
< Forse ieri ho esagerato un po’. Ti chiedo scusa. >
< Scuse accettate. Coraggio prepariamoci, abbiamo tanto da camminare oggi >
Le voci dei due svegliarono Misty, che si precipitò giù dal letto. Si prepararono in fretta e furia per poi lasciare la pensione.
La temperatura era calata notevolmente.
Kenny notò che Lucinda tremava dal freddo e le porse il suo pullover.
< Indossa questo >
< Ma sentirai freddo >
< Non preoccuparti, preferisco che lo tenga tu > arrossì.
La ragazza rimase spiazzata dalla sua gentilezza.
< Grazie Kenny > lo indossò. Provò una strana sensazione. Riuscì a sentire il suo odore impregnato nel tessuto.
Macinarono molti chilometri, fino a quando raggiunsero Altoripoli.
< Non ci resta che trovare la palestra >
< Ha idea di dove possa trovarsi? >
< Basta domandare >
< Sempre il solito >
Si allontanò per chiedere ad un ragazzo di passaggio.
< Ciao, senti noi stavamo cercando la palestra di Altoripoli, sapresti indicarmi dov’è? >
< Volete un incontro di Pokemon? >
< No veramente volevamo incontrare il capo palestra >
Il ragazzo parve confuso.
< Sono Lino il capo palestra >
Lucinda e Misty sgranarono gli occhi, finalmente lo avevano trovato.
< Ciao Lino, mi presento sono Lucinda vengo da Sinnoh >
< Sinnoh? Caspita avrete fatto un bel viaggetto > sorrise.
< In effetti si. Volevamo chiederti se per caso hai incontrato un giovane allenatore proveniente da Kanto. >
< Lasciami pensare. Forse ti riferisci a quel ragazzo che era in compagnia di un allevatore e una graziosa ragazzina dai capelli biondi. >
Misty provò subito una punta di gelosia. Si chiese chi potesse essere la ragazzina di cui stava parlando e come mai fosse assieme ad Ash.
< Ecco vedi noi lo stiamo cercando, potresti dirmi quando è passato di qui? >
< Qualche giorno fa, abbiamo avuto un incontro è davvero in gamba. Se lo state cercando credo che dovrete andare altrove, a quest’ora sarà già a Temperopoli >
< Temperopoli? > la ragazza parve confusa.
< Caspita Temperopoli è così lontana, dovremmo camminare per giorni per raggiungerla >
Misty cominciò a protestare, ma ovviamente loro non potevano capirla, ma solo intuire quello che volesse.
< Cosa ne pensi Kenny? >
< Direi di sostare qui per la notte e riprendere domani mattina all’alba >
< Spero stiate scherzando? Sapete in che periodo ci troviamo? >
< Cosa intendi dire > la ragazza parve perplessa.
< Stiamo per entrare nella stagione delle piogge, è praticamente impossibile viaggiare col quel tempo. Dei forti temporali si abbatteranno ben presto sulla regione. Vi consiglio di trovarvi un posto dove stare. Ed ora scusate, ma ho delle cose importanti da sbrigare. Buona fortuna ragazzi > salutò i ragazzi e si diresse alla sua palestra.
I due ragazzi si guardarono negli occhi, ovviamente loro non erano a conoscenza della stagione delle piogge.
< Questa proprio non ci voleva > sospirò Lucinda.
Misty intuì le sue intenzioni e le si scagliò contro.
< Ma cosa le prende? >
< Ma non hai sentito quello che ha detto Lino? Potrebbe essere pericoloso. Per ora cerchiamo un posto dove alloggiare, più tardi penseremo al da farsi >
Misty si lasciò convincere e si avviarono verso un piccolo albergo.

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Capitolo 8
*** dietro le nuvole c'è sempre il sole. ***


Angolo dell'autrice:
Oggi mi sono stupita di me stessa, ho scritto un latro capitolo in un tempo brevissimo. Ormai la storia è quasi agli sgoccioli, spero di non deludervi. A presto.


Idee si rincorrono velocemente, i pensieri si insinuano delicatamente nella mente. Anelare amore, respirarlo, a tal punto di sentire il petto ardere tra le fiamme. Quanto costa respirare, quando si è privi d’amore. Lei era stata strappata letteralmente dal suo amore. Il sangue non refluisce più nelle sue vene. Non pulsa. Lei non può esserci senza lui.
Misty era intenta a guardare dalla finestra. Aveva cominciato a piovere, la stagione delle piogge era arrivata.
Ma lei non poteva perdere tempo. Non poteva fermarsi. Doveva ritrovarlo a qualunque costo
Lucinda la fissava da lontano, aveva capito le sue intenzioni.
< Credimi è inutile. Non possiamo uscire con questo tempo, sarebbe pericoloso >
Ma Misty non parve accorgersi delle sue parole. Era intenzionata a trovarlo. A qualunque costo.
I loro pensieri vennero interrotti dall’arrivo del ragazzo.
< Ho parlato con la signora alla reception, davvero molto cortese, ci farebbe un buon prezzo per l’intera durata di questa stagione delle piogge >
< Credo che dovremmo accettare, del resto guarda qui che tempo > anche lei prese a guardare dalla finestra.
< Allora vado a confermare? >
< Va bene >
Misty parve rinsanire e ostacolò la via d’uscita.
< Ma cosa le prende? > Kenny parve confuso.
< Non darle retta, ha solo la folle idea di mettersi in viaggio con questo tempo >
Misty guardò negli occhi la ragazzina, erano così determinati.
< Piccolina, ora non è proprio il caso > prese a carezzarla, ma Misty schivò la sua mano.
< Kenny vai pure a prenotare la camera >
< Ok > il ragazzo fece come le aveva detto Lucinda, ignorando il Pokemon.
Misty si precipitò verso Lucinda.
< Cosa credi Misty che io non voglia ritrovarlo? È una pazzia mettersi in viaggio con questo tempo, dovremmo solo aspettare che passi >
Misty pareva non accettare ragioni. Non potevano sostare lì per un’intera settimana, non erano venuti a Kalos per una vacanza, ma solo per ritrovarlo.
Ma anche Lucinda non ascoltò ragioni. Una volta che Kenny fu in camera chiuse la porta e andarono a dormire.
Misty aspettò che entrambi fossero nel pieno del sonno e prese a scrivere un biglietto. Lo lasciò accanto al letto della ragazza dai capelli blu. Si diresse verso la finestra, diede un ultimo sguardo ai ragazzi,  per poi calarsi giù.
< Mi spiace, ma io non posso aspettare tanto.
Ho bisogno di ritrovarlo.
Grazie per quello che hai fatto per  me.
Ma ora posso continuare anche da sola.
Misty >
 
 
Anche a Temperopoli non voleva smettere di piovere. Ash era nel vivo del suo incontro, Amur, il capo palestra, era specializzato nel tipo erba. Aveva appena schierato in campo il suo ultimo Pokemon.
< Gogoat scelgo te >
< Caspita non avevo mai visto un Gogoat da vicino. Hey Ash fai attenzione, questo tipo di Pokemon è molto forte >
< Grazie per il consiglio Brock, ma noi non saremo di meno. Pikachu amico mio te la senti di affrontarlo? >
Il topino elettrico scese in campo mostrando una determinazione degna del suo allenatore.
< Il legame di amicizia con i Pokémon si forma col tempo. Inutile  affannarsi, mio caro! Vai Gogoat laccio erboso subito >
< Pikachu schivalo, bravissimo e ora vai col colpo coda >
< Forte il tuo Pikachu, ma non basterà. Gogoat finiscilo con un attacco Battiterra >
< Prevedibile, Pikachu replica con un super assalto. Bravo e ora finiscilo con un super fulmine. >
L’attacco elettrico ebbe il suo effetto, sfinendo completamente il Pokemon di tipo erba.
< La tua squadra ha fiducia in te, e tu credi nella tua squadra. Questa lotta mi ha rincuorato. Come premio per la tua vittoria, ecco a te la Medaglia Pianta! >
< Grazie mille Amur >
< Ne farai di strada ragazzo mio >
La pioggia divenne sempre più forte, rincasarono in una pensione vicino alla palestra.
< Caspita sono fradicia dalla testa ai piedi > sbuffò serena.
< Caspita questo tempo non scherza > anche Brock era praticamente zuppo.
< Faremo come ha detto Serena, rimarremo qui fino a quando questa stagione non sarà passata > sorrise.
I due acconsentirono per poi recarsi in camera e asciugarsi.
 
La donna a Cerulian era incredula a quello che i suoi occhi leggevano. Non capiva come quel piccolo passaggio le fosse sfuggito.
< La persona che si riporta in vita riprenderà le sembianze che aveva nel momento in cui ha subito la causa della sua morte. Ecco spiegato il motivo del perché sia rinata nel corpo di un Pikachu. Poi la persona ritornata in vita continuerà a vivere solo se nell’arco di 250 ore rivedrà l’ultima persona che i suoi occhi hanno visto prima di morire. Ma come ho fatto a non notare questa cosa. La ragazzina dai capelli rossi è nei guai, se non dovesse trovare Ash sarebbe stato tutto inutile. Devo fare qualcosa >
La donna uscì di casa e si diresse alla palestra di Cerulian.
 
Sulla regione di Kalos si era abbattuto un vero e proprio uragano.
Pioggia torrenziale.
Vento.
E fulmini.
 Misty prese a correre lungo un sentiero, in direzione della prossima città decise di ascoltare il consiglio di Lino. Si sarebbe recata direttamente a Temperopoli. Le temperature erano calate notevolmente. Ma nulla le avrebbe ostacolato la strada. Doveva trovarlo.
 
Ash era intento a fissare la pioggia cadere dal cielo. Anche quando lei se ne andò era un giorno di pioggia.
< Tu credi che ci rivedremo? > nuovamente quella domanda prese a scomporre i suoi pensieri e a dargli tormento.
< Diamine. Basta. Basta. >sbatté i pugni sulla scrivania.
In quel preciso momento Serena entrò nella sua camera.
< qualcosa non va Ash? > era impaurita.
< Serena? No nulla. Avevi bisogno di qualcosa? >
< Stare semplicemente un po’ col ragazzo che amo >
Ash venne spiazzato dalla sincerità di cui era dotata quella ragazzina.
< Hai ragione oggi sono stato un po’ distante. Vieni qui > l’attirò a sé. Stringendola con forza.
Finalmente era tra le sue braccia. Serena riusciva a sentirne il calore sulla sua pelle.
< Forse sono io che sono un po’ troppo oppressiva, dovrei darmi una regolata >
< Tu sei perfetta così come sei >
Serena arrossì leggermente in volto.
< Ash? >
< Smettila di arrossire ogni volta. >
< Ti prometto che riuscirò a controllarlo > sorrise.
Lui la baciò.
Fu un bacio carico di passione.
La fugace passione di un momento, ma che non avrebbe mai colmato il vuoto nel suo cuore.
 
Il temporale si abbatté con tutta la sua forza sulla città di Altoripoli. I tuoni destarono dal sonno la ragazza. Decise di alzarsi per bere un sorso d’acqua. Notò che accanto al suo letto vi era un biglietto, scritto in una grafia quasi illeggibile. Poi d’un tratto realizzò il contenuto.
< Diamine. Ma cosa le è saltato in mente? >
Ovviamente le sue grida svegliarono anche il ragazzo.
< Lucinda cosa è accaduto? >
< Misty è scappata. Deve essersi calata giù dalla finestra. Dobbiamo trovarla >
< Ma hai visto cosa sta accadendo lì fuori? Non possiamo uscire. Se la caverà del resto è un Pokemon in gamba >
< Non può farcela da sola. È in una città sconosciuta, con  questo tempo poi. Devo andare a cercarla. >
< Lucinda sii ragionevole. È dotata d’istinto di Pokemon. I pikachu sono nel loro habitat naturale durante i temporali. >
< Lei non è un pikachu. È una ragazza > urlò con tutte le sue forze.
Kenny parve non capire lo stesso.
La guardò stranito.
< Cosa hai detto? >
< Ti avevo detto che era una storia complicata. Misty in realtà è una ragazza in un corpo di Pokemon. >
< Ora mi spiegherai ogni cosa, senza tralasciare nulla >
Ora era il tono di Kenny ad essere alterato. Lucinda gli raccontò ogni cosa.
Del suo viaggio con Ash.
Del rientro a Kanto.
Della visita a Cerulian.
Di Tana.
Del suo bacio con Ash.
Del Beedril.
Della scoperta che quel Pikachu non era altro che Misty.
Dell’amore di Ash per Misty.
Della sua morte.
E di come improvvisamente se l’era ritrovata dinanzi. Viva.
 
 
La pioggia battente continuava a venir giù dal cielo. Misty cercò riparo sotto un albero. Nel cielo si stagliavano miriadi di fulmini.
Quelle gocce di pioggia non facevano altro che scandire la sua tristezza. A sussurrare al mondo quanto lei soffrisse la sua distanza. Erano sotto lo stesso cielo, ma ancora così distanti.
Guardò nuovamente quell’ammasso di nuvole scure, sapeva che dietro quelle nuvole c’era comunque il sole.
Non doveva abbattersi proprio ora.
Doveva trovarlo.
 
La donna corse con tutte le sue forze. Arrivò stremata alla porta della palestra di Cerulian. Bussò con vigore.
Le apparve dinanzi la ragazza dai capelli biondi, che nel vederla fece una smorfia evidente.
< Lei? Cosa ci fa qui? >
< Avrei bisogno di parlare con quel ragazzo che vive qui > ovviamente lei sapeva che Tracey era molto più arguto delle ragazze nella palestra. Avrebbe saputo affrontare meglio la cosa.
< Si riferisce a Tracey? >
< Esatto >
< Cosa vuole da lui? >
< Non ho tempo per spiegare, potresti dirgli che sono qui. Del resto lui mi stava già cercando >
La presunzione della donna irritò terribilmente Daisy. Non rispose e andò a cercare Tracey.
< Tracey >
< Dimmi? >
< C’è qui quella strana donna. Dice che tu la stavi cercando. È vero? >
< Lei è qui? >
< Perché la cercavi? Non ci ha causato già abbastanza danni? >
< Te lo spiegherò con calma, ora però ho bisogno di vederla >
< aspetta >
Non fece in tempo che il ragazzo era già corso via.
 
 
La sua bocca.
Le sue mani.
Non bastavano per saziare la voglia che lei aveva di lui. Avrebbe voluto nutrirsi della sua anima e del suo cuore. ma sapeva che per il momento quel posto era occupato ancora da lei.
< Ash. Ti amo tanto >
Nuovamente venne spiazzato.
< Serena sai che io ho bisogno di tempo, non riesco a >
Lo zittì.
< Non ho bisogno di sentirti dire che mi ami. Mi basta sapere che sei al mio fianco. Assieme riusciremo a ricominciare. >
Quella ragazza era così matura o forse solo terribilmente innamorata.
Questa volta fu lei a baciarlo.
 
Tracey impallidì nel vederla. Finalmente l’aveva trovata, o meglio lei aveva trovato lui.
< L’ho cercata per giorni. >
< Lo so >
< Ora perché è stata lei a cercarmi? >
< Sei un tipo sveglio Tracey, il motivo lo conosci già >
< Per favore dimmi che mi sbaglio. Dimmi che il corpo di Misty si trova ancora sotto quel cumulo di terra? >
< Dovresti essere felice nel sapere che non è così >
Il ragazzo si sentì venir meno la terra sotto i piedi.
< Cosa diamine sta accadendo? >
< Preferirei parlarne da me. Non vorrei turbare le ragazze della casa >
< Ma sono le sorelle di Misty. Hanno il diritto di sapere la verità >
< Ogni cosa a suo tempo. Ora seguimi >
Tracey venne travolto appieno da quella rivelazione. Come riceve un pugno allo stomaco. Ora doveva sapere. La seguì senza dir nulla.
 
Brock era nella sua camera intento a  leggere un buon libro, sull’allevamento dei Pokemon di tipo fuoco, quando Ash entrò in camera.
< Ti disturbo? >
< Ash? Ma certo che no. Credevo fossi con Serena >
< Siamo stati assieme fino ad un attimo fa. Poi è andata a letto >
< Le cose vanno bene tra voi due? >
< Sono così confuso Brock, non faccio altro che pensare a questa storia. Sto davvero facendo la cosa giusta? >
< Ash nessuno può sapere quale sia la cosa giusta. >
< Non vorrei causarle una delusione, lei è così buona non lo meriterebbe >
< Oltre ad essere buona è anche tremendamente carina, perché allora non ti lasci andare. >
< Questo può bastare? >
< Ma Ash? È dolce, tremendamente carina, ti ama, ma cosa vuoi di più? >
< Io non ne sono innamorato. Vorrei provare per lei quello che lei stessa prova per me, ma non ci riesco >
< Ma la colpa non è sua, sei solo ancora troppo legato al passato. Devi solo realizzare che Misty non ci sarà più, mentre tu sei ancora su questo mondo > le sue parole furono molto dure.
< Mi fanno male le tue parole >
< Ash non voglio farti male, ma solo aprirti gli occhi. Io voglio che tu torni ad essere felice. Se credi che con Serena non possa funzionare lascia perdere, ma non lasciar perdere  l’amore. >
Non lasciar perdere l’amore. Come avrebbe potuto farlo. L’amore gli era stato strappato via in quel maledetto giorno.
< Io… io. Io la amo ancora Brock. Lei vive dentro me. I suoi occhi. Le sue labbra. Il suo profumo. Tutto è impregnato nella mia testa, nei miei sensi. La sento sulla pelle e sotto. La sento scorrere nelle vene. Lei da un senso alla mia vita. Nulla sarà mai come prima. Mai. Senza lei nulla ha più senso. > prese a piangere.
Brock lo guardò impietrito. Realizzò che il suo amico era ancora troppo coinvolto in quella storia. Gli porse una mano sulla spalla.
< Coraggio Ash. Vedrai che riuscirai a >
< A scordarla? È questo che intendi? Come posso dimenticarmi di lei? > prese ad inveirgli contro, non notando che Serena era entrata nella stanza.
Piombò il silenzio.
 
 
La donna e il ragazzo si trovavano finalmente l’uno dinanzi all’altra.  
< Ora devi ascoltarmi con attenzione >
< lo farò >
< Quello che sto per dirti non è facile da capire, ho bisogno che non mi interrompa. >
< Va bene. >
La donna vide negli occhi del ragazzo una luce diversa. Lui era riuscito a cogliere subito quello che era successo. Prese a raccontargli della magia. Di come era riuscita a riportarla in vita. Del perché fosse ancora in un corpo di un Pikachu e di come aveva scoperto che avesse solo pochi giorni per cercare di rimanere in quella vita. Lui l’ascoltò senza dire nulla, come le aveva promesso. Ma gli occhi si colmarono di lacrime.
< E questo è tutto >
< È assurdo. >
< In effetti lo è. Ma ora dobbiamo cercare di rimediare al tutto >
< Mi sta chiedendo di andare a Kalos? >
< Si >
< Potrebbe essere ovunque. Come farò a trovarla in >
< Tre giorni. Ti restano solo 72 ore >
< È una pazzia >
< Non puoi metterti in contatto con Ash? >
< No. Non ho nessun recapito, non ho modo di sapere dove sia. >
< Devi provarci Tracey. Lo farei io stessa, ma come vedi sono troppo anziana, impiegherei il triplo del tempo nel fare quello che a te riesce normale. Devi farlo per Misty >
< Come farò a dire alle sue sorelle quello che è accaduto? >
< Per il momento loro non dovranno saperlo. Dobbiamo prima riuscire a far ricongiungere Misty ad Ash, altrimenti le daremmo delle false speranze. >
< Lei m,i sta dicendo che, ora che ho saputo che è viva, potrei non rivederla più >
< Esatto. So che sei un ragazzo puro e forte, per questo ho scelto te. >
Tracey si lasciò scappar via qualche lacrima. Si alzò di scatto.
< Va bene. Partirò oggi stesso >
 
In quella camera d’albergo vi erano solo i tuoni a fare da sottofondo. Kenny era sconvolto per quell’assurda storia.
< Questo è tutto quello che dovevi sapere >
< Mi sembra tutto così irreale. >
< te l’avevo detto che era una questione complicata >
< Avresti dovuto dirmelo prima >
< Come avrei potuto? >
< Ma non capisci Lucinda? Una cosa tanto importante non potevi tenermela nascosta. >
Lucinda non riusciva a capire se si riferiva alla storia di Misty o al suo amore per Ash.
< Ma Kenny >
< Dovevo capire che il tuo cuore apparteneva ad un altro. Che stupido sono stato > lacrime.
< Ma cosa stai farneticando? >
< Ma non hai capito quello che provo per te? Sei così presa da lui che non noti quello che ti circonda >
< Cosa vuoi dirmi? >
< Ti amo Lucinda. Ti ho sempre amato. E sapere che nel tuo cuore per me non c’è posto mi strazia l’animo. Ma non importa, saprò farmene una ragione, ora andiamo a cercare Misty e poi troveremo Ash >
Il suo tono era disperato.
Quelle parole rimbombarono nella testa della ragazza. Lui l’amava. L’aveva sempre amata.
Ma come una stupida non disse nulla.
Perché non gli aveva risposto.
Kenny uscì dalla camera e lei lo seguì.
Perché non gli aveva risposto.

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Capitolo 9
*** lontano dagli occhi, ma al centro del cuore ***


Angolo dell'autrice:
Eccomi qui a postare un nuovo capitolo. Mi sono arrivati molti messaggi chiedendomi dell'aggiornamento, ma davvero in questo periodo sono ultra impegnata. Questo capitolo non è moltolungo, anche perchè non ho davvero tempo materiale per scrivere, spero non vi deluda. Buona lettura.



Chiunque abbia detto la frase lontano dagli occhi lontano dal cuore probabilmente non ha mai amato abbastanza.  Il cuore è in grado di tenere vivo dentro te tutte quelle emozioni che agli occhi non sono più visibili. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Lei impazziva per la sua lontananza e più lontano fosse dai suoi occhi più presente era al centro del suo cuore. Il suo cuore era in grado di vederlo e sentirlo anche nella lontananza più assoluta.
La pioggia incessante cadeva dal cielo. Misty era inzuppata fino al midollo, ma non demorse. Corse fino allo stremo delle forze. Doveva ritrovarlo a qualunque costo.
Lontano dagli occhi lontano dal cuore.
Non vi era frase più assurda al mondo.
 
 
L’atmosfera era talmente tesa da riuscire a tagliarla a fette. Nessuno dei presenti parlava. Solo i loro respiri facevano da sottofondo e le lacrime di lei da contorno a quell’assurda situazione.
Serena aveva lo sguardo fisso su di lui, ma molto probabilmente non lo stava guardando realmente, era assente.
Quelle parole le rimbombavano nella testa, scalpitavano con violenza e le lacrime incombevano sul suo dolce viso.
Il ragazzo, resosi conto di quello che aveva appena detto si fece avanti.
< Serena? Ecco io non volevo > cercò di attirarla a sé, ma lei lo respinse.
Brock, il ragazzo più grande, capì che quello era il momento giusto per lasciarli da soli. Si richiuse la porta alle spalle e sperò che il tutto si sistemasse.
Ma lei era ancora immobile e in completo silenzio. Questa volta anche Ash l’osservava, ma senza dire nulla.
Lui amava ancora quella ragazza.
Le si annebbiarono gli occhi e prese a singhiozzare.
< Lei non c’è più > sospirò tra i singhiozzi.
< Come? > lui parve non capire.
< Lei non c’è più. Come fai ad amare una persone che se n’è andata per sempre. Smettila di vivere nel passato. Sei legato al suo ricordo. Lei è morta > urlò con tutta la voce che aveva in gola.
Quelle parole lo scaraventarono alla realtà.
< Ecco io >
< Non puoi continuare ad amarla. Devi lasciarla andare via. >
< Serena? >
< Lasciala andare via Ash, non è giusto che lei occupi un posto tanto importante nel tuo cuore. dammi una possibilità > era inconsolabile, ma tremendamente dura e sincera.
Ancora una volta lui fu spiazzato dalla sincerità di cui era dotata.
< Io non posso. Non ci riesco >
< Devi riuscirci Ash! >
Quella ragazzina era completamente a pezzi, ma nonostante tutto non smetteva di guardarlo con quello sguardo carico d’amore.
< Lei è, lei è troppo importante per me. Non riuscirò mai a farla andare via dal mio cuore. l’amo. L’amo da impazzire. > si accasciò in terra portandosi le mani al volto.
Prese a piangere.
Serena era sconvolta.
Lacerata.
Col cuore in frantumi.
Gli si accovacciò accanto e lo strinse a sé.
Quel ragazzo stava tanto soffrendo.
< Devi riuscirci Ash. Ti aiuterò io. Prima o poi la dimenticherai >
Quelle parole gelide arrivarono dritto al suo cuore. si lasciò cullare dal suo abbraccio, aveva bisogno di lei.
 
 
Tracey era ancora incredulo sul tutto. Si trovava su un aereo diretto verso Kalos, alla ricerca della su amica, che fino ad un attimo prima credeva morta.
Era praticamente pazzesco.
Ovviamente Daisy non aveva capito la sua decisione, avevano discusso e non poco, ma lui non poteva dirle la verità. Almeno non per ora.
Era, ormai, alto nel cielo, sotto di lui un ammasso di nuvole.
< Sto arrivando Misty >
 
Lucinda non riusciva a tenere il suo passo. Correva come un forsennato. La pioggia battente non si decideva a smettere di cader giù dal cielo. Le temperature erano calate e di molto e un vento freddo prese a soffiare con forza.
< Kenny aspettami > si chiese come mai non gli avesse dato una risposta.
< Muoviti. Potrebbe essere ovunque >
< Ma dove siamo diretti? >
< Credo che Misty abbia ascoltato il consiglio di Lino. Sarà diretta a Temperopoli ed è lì che stiamo andando >
< Vuoi aspettarmi >
< Lucinda se vuoi seguirmi devi starmi dietro, altrimenti fai ritorno alla pensione, ci penserò io a cercarla >
< Questa storia non ti riguarda. Sono stata io a portarla qui, quindi è mio dovere ritrovarla >
< Ovviamente tutte le questioni che riguardano te non posso riguardare anche me >
< Non fraintendere sempre quello che voglio dire >
< Fraintendere? >
< Si >
< Allora dimmi, cosa dovrei capire realmente > le si avvicinò.
Il suo viso era vicino al suo.
Troppo vicino.
Si sentì arrossire e non riusciva a capirne il motivo. Del resto Kenny era un suo carissimo amico d’infanzia. Almeno lo credeva fino a quella mattina.
< Nulla. Andiamo > si affrettò a dire.
E lui seccato prese a seguirla.
 
Lui era ancora tra le sue braccia. Aveva il cuore lacerato in due. Si sentiva vuoto. Privato della cosa che più d’importante aveva. Serena continuava a passargli le dita tra i capelli. Sapeva che aveva bisogno di lei e lei di sicuro non l’avrebbe abbandonato.
< Ho paura Serena. > ammise.
< È normale che sia così. Riusciremo assieme a superare le tue paure. >
< Sei sicura che riuscirai a starmi accanto? >
< Certo Ash. Ad ogni costo. Ti amo più della mia vita e ti aiuterò. >
Lui si abbandonò nuovamente alle sue braccia. Dopo tanto tempo si sentiva nuovamente al sicuro.
L’attirò a sé e la baciò
Un bacio dal sapore amaro.
Un bacio alle lacrime.
Un bacio che doveva mettere la parola fine al suo amore.
Si sarebbero rincontrati un giorno.
 
 
Finalmente intravide indicazioni per Temperopoli. Ancora pochi chilometri e sarebbe giunta a destinazione. Sperò in cuor suo che Lino avesse ragione e che lui si trovasse ancora lì.
 
 
Serena fece rientro in camera, era stata una serata movimentata per il suo cuore. Troppe emozioni contrastanti. Ripensò all’immagine di Ash affranto, accasciato in terra e con le mani in volto. Quell’immagine avrebbe faticato molto a rimuoverla. Si sistemò a letto, sentiva il rumore della pioggia, che batteva alla sua finestra. Quella pioggia avrebbe lavato via le sue paure e i suoi dubbi. Ora il suo cuore era solo per Ash.
 
Il ragazzo guardava la pioggia cader giù dal cielo. Per un attimo ipotizzò che fossero lacrime di Misty. Lui era riuscito a farla soffrire anche da lontano. Come quasi a leggergli nei pensieri Brock lo spiazzò.
< Non devi sentirti in colpa. Lei non vorrebbe questo. >
< Ora lo so. So cosa devo fare >
< Amico mio >
Lo abbracciò.
Nuovamente Ash venne travolto da un affetto incommensurabile. Una lacrima gli bagnò il volto.
Brock si distaccò e lo invitò a mettersi a letto.
Lui tornò a guardare dalla finestra.
< Te lo prometto Misty. Te lo prometto >
 
La ragazza era stremata e infreddolita, Kenny se ne accorse e decise che era arrivato il momento di fermarsi da qualche parte. Erano giunti a Yantaropoli in tempi record.
< Direi che potremmo sostare da queste parti. >
< Io direi di continuare >
< Lucinda sei sfinita >
< Non pensare a me >
< E a chi dovrei pensare? >
La ragazza stremata cadde in terra. Kenny si precipitò a soccorrerla.
< Sto bene >
< Lucinda continueremo le ricerche domani mattina. Ci sveglieremo all’alba, ma ora sosteremo in questo piccolo albergo >
Lei lo fissò negli occhi senza parlare. Ancora una volta non sapeva che dirgli.
Lui la prese tra le braccia e si incamminò verso la pensione.
Lei nuovamente arrossì.
Quel contato la fece rabbrividire.
Si abbandonò tra le sue braccia.
 
Era notte fonda quando Tracey atterrò sul suolo di Kalos. Ovviamente non sapeva dove dirigersi. Chiese informazioni per la città più vicina e un uomo sulla quarantina gli indicò la strada per Novartopoli. Lui, durante le ore di volo, aveva letto qualche informazione su Kalos e sulla lega. Sapeva che a Novartopoli vi era la palestra di Violetta. Decise di recarsi lì e sperare nella sua ospitalità per la notte.
Ovviamente Violetta si sorprese nel trovarsi dinanzi un ragazzo a quell’ora della notte.
< Hai bisogno di qualcosa? >
< So che ti sembrerà strano, ma avrei bisogno di chiederti alcune cose >
Lei sorrise.
< Non dirmi che vieni da Kanto anche tu >
< Come? Ma come fai a saperlo? >
< Per caso stai cercando un giovane allenatore di nome Ash? >
< Ecco io. Veramente. Si >
< Accomodati. Non mi sembra carino lasciarti sotto la pioggia >
Lui entrò, nonostante non capisse come Violetta faceva a sapere certe cose.
Gli porse una buona tazza di tea fumante.
< Grazie mille. >
< Sei capitato in un brutto periodo, qui a Kalos siamo nel pieno della stagione delle piogge >
< L’ho notato > rise.
< Come mai anche tu stai cercando Ash? >
< Veramente io sto cercando Misty. >
< Il Pikachu. O meglio voglio dire, la ragazza tramutata in un pikachu? >
< Come fai a saperlo? > era sbalordito.
< Diciamo che ho avuto il piacere di incontrare prima Ash e poi una ragazzina di Sinnoh con quel pikachu. Mi hanno raccontato tutto >
< Sapresti dirmi dove sono al momento? >
< Dovrebbero aver raggiunto la città di Temperopoli >
< Temperopoli? È molto distante da qui? >
< Abbastanza >
< Devo riuscire a trovare Misty entro 60 ore >
< 60 ore? Guarda non ti chiedo il motivo so già che sarebbe complicato. Potrei accompagnarti io >
< Dici sul serio? >
< In moto faremo prima. Del resto camminare con questo tempo è quasi impossibile. >
< Ti ringrazio. >
Lo invitò a sistemarsi in una delle sue camere, la mattina seguente sarebbero partiti all’alba.
 
Quella notte per Ash fu abbastanza tormentata. Sognò Misty tutto il tempo.
Il suo bel viso ricoperto di lacrime.
La loro promessa gli dava il tormento.
< Tu credi che ci rivedremo? >
Lei l’aveva fatta soffrire. Troppo.
Si destò dal sonno.
Quell’incubo lo aveva turbato. Si guardò intorno, aveva il respiro affannoso. Quegli occhi verdi erano così impressi nella sua testa.
Il ragazzo più grande avvertì i suoi movimenti.
< Qualcosa non va Ash? >
< Solo un incubo >
< Ti capita spesso vero? >
< Quasi ogni notte. >
< Fa male? >
< Tremendamente. Sognarla ogni notte per poi svegliarmi e realizzare che non è qui con me mi lacera l’animo. L’incubo vero comincia nel momento in cui mi sveglio e realizzo che lei non è qui con me e che non ci sarà mai più >
Nuovamente lui non rispose. Quel suo dolore lo spiazzava di continuo.
Ormai Ash aveva deciso di andare avanti. Serena doveva essere quella giusta.

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Capitolo 10
*** Sussurri e parole ***


Angolo dell'autrice:
Ecco qui postato il mio decimo capitolo, siamo davvero agli sgoccioli e devo ammettere che un po' mi spiace concludere questa storia. Spero che fino a qui vi sia piaciuta. Buona lettura!



Da quel giorno, quel maledetto giorno non faceva altro che anelare un suo sospirato bacio. Un bacio che l’avrebbe fatta respirare la sua anima. Viveva nella trepidante attesa di ricongiungersi a lui. Potersi ritrovare tra le sue braccia, inalare il suo buon odore e assaporare le sue labbra.
Quelle dannate labbra.
Che per tanti anni aveva desiderato e ora si ritrovava a desiderarle ancora e ancora.
Ora voleva abbattere quella tremenda distanza tra i suoi occhi e quelli di lui.
Misty cadde stremata in terra. Era finalmente giunta a Temperopoli, ma le forze le venivano a mancare. Si sentiva stanca, tremendamente stanca. Gli arti inferiori li sentiva appena e il petto le bruciava come in quel giorno. Rabbrividì al ricordo.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare. Doveva trovarlo.
 
 
Finalmente l’alba arrivò. Ash non era più riuscito a prendere sonno, aveva tenuto impressa nella mente l’immagine dei suoi occhi verdi. I suoi occhi finestre che davano sull’infinito, echi di un amore tanto desiderato. Quanto avrebbe voluto rispecchiarsi nei suoi occhi.
Brock si svegliò nel sentirlo camminare per la camera.
< Buongiorno Ash. Dimmi che ha smesso di piovere. >
< Mi spiace, ma la pioggia continua a cader giù. >
< Queste giornate grigie mi rattristano molto >
< Già. >
Anche Misty odiava la pioggia. Lei amava stare al sole. Era bella come il sole. Dannatamente bella.
Nelle pieghe dei suoi ricordi quel dolore non sarebbe mai svanito. Lui non l’avrebbe mai dimenticata.
< Cosa hai intenzione di fare? >
< Resteremo qui ancora qualche giorno, Serena ha detto che di solito dura solo pochi giorni questa pioggia >
< Va benissimo >
Il ragazzo uscì dalla camera in cerca della ragazzina, fu sorpreso di trovarla già in piedi.
< Buongiorno Serena >
< Buongiorno Ash >
Lui la baciò, spiazzandola.
< Hai progetti per oggi? >
< Veramente avrei intenzione di andare alla bottega qui vicino, ho saputo che fanno dei cappelli color avorio eccezionali. >
< La tua fissa per i cappelli non conosce limiti >
< Già > sorrise.
Il viso le si illuminava ogni volta che lo faceva. Era davvero carina.
< Potrei venire con te? >
< Credimi mi farebbe davvero piacere, ma ti annoieresti a morte. Te la evito >
< Guarda che davvero mi farebbe piacere. >
< Grazie Ash, ma credo che sia meglio che tu e Brock faceste un giro per comprare qualche pozione per Pokemon. Ne siamo sprovvisti >
Lui cedette alle sue richieste, molto probabilmente si imbarazzava nel farsi vedere mentre provava svariati cappellini. La prese tra le sue braccia e cominciò a baciarla lungo il collo.
Lei rabbrividì al contatto e cominciò ad arrossire.
< Sei così carina >
< Lo credi davvero? >
< Certo > la baciò nuovamente e lei si lasciò completamente andare alle sue labbra.
 
 
La luce penetrò dalla finestra irradiando il volto della ragazzina dai capelli blu. Kenny era intento a fissarla, ne era praticamente cotto.
Quasi come avesse avvertito il suo sguardo, Lucinda, aprì gli occhi.
< Buongiorno. > disse in tono assonnato.
< Buongiorno a te. Coraggio abbiamo un Pikachu da ritrovare >
Lei si mise a sedere e bevve il tea che il ragazzo le aveva porto. Lui era così premuroso nei suoi riguardi. Da quanto tempo aveva desiderato simili attenzioni, forse da un ragazzo troppo distante da lei.
< Sei così gentile con me, io invece sono una vera iena a volte. >
< Solo a volte però. Il restante delle volte sei decisamente adorabile >
Quelle parole la fecero arrossire.
< Adorabile? >
< Molto adorabile > rise.
< Vado a prepararmi > disse in completo imbarazzo.
Una vibrante emozione.
Lui la seguì con lo sguardo. L’amava terribilmente.
 
 
Anche Tracey e Violetta uscirono all’alba. Il ragazzo le aveva spiegato il motivo per cui dovevano trovarla e farla ricongiungere con Ash. Lei ovviamente aveva subito acconsentito di partire.
Montarono in sella, direzione, Temperopoli.


 
La ragazza raccolse i suoi lunghi capelli biondi in una treccia e indossò il suo cappello color pesca. Si affrettò ad uscire, la pioggia continuava a cadere incessante, ma neanche quella avrebbe rovinato il suo buon umore. Si incamminò verso la bottega dei cappelli nei pressi della palestra.
 
Misty cercò di recuperare le sue forze. Era ad un passo dalla palestra. Ancora un piccolo sforzo e l’avrebbe ritrovato. Almeno sperava. E se lui fosse già andato via da lì, tutto sarebbe stato vano. Non si perse d’animo e trascinandosi lungo il viale si avviò verso la palestra.
 
Ash si recò in camera per chiamare l’amico. Avevano deciso di uscire a comperare alcune pozioni medicinali.
< Ash io sono pronto >
< Possiamo pure andare >
L’erboristeria più vicina era quella alle porte della città. Brock l’aveva notata al loro arrivo, ovviamente aveva visto che era gestita da una ragazza particolarmente carina.
< Ci servono pozioni anti veleno, antiparalizzanti e qualche pozione alle erbe >
< Credevo che avessimo già fatto scorta nell’altra città >
< Ma hai visto la ragazza che ci lavora? È tremendamente carina >
< Siamo alle solite > sospirò.
A servirli apparve una ragazza da lunghi capelli castani, con occhi color argento e labbra carnose. La reazione di Brock fu palesemente la solita.
Ash sperò che si sarebbero sbrigati presto.
 
I due ragazzi avevano ripreso le ricerche. Ma di lei neanche l’ombra.
< Misty? Misty dove sei? Vieni fuori. È inutile Kenny non la troveremo mai. Potrebbe essere già arrivata a Temperopoli >
< Lo credo anch’io. Non ci resta che recarci direttamente lì >
< Questa pioggia poi è così irritante > venne percossa da un brivido di freddo.
< Hai freddo? >
< Un po’ >
< Indossa questo > nuovamente le porse la sua felpa.
< Ma avrai freddo anche tu >
< Non preoccuparti per me. Sto bene > le sorrise.
Quel sorriso la sciolse letteralmente. Poteva davvero essersi innamorata di Kenny.
< Grazie >
< Non devi ringraziarmi, lo faccio con piacere. Credo che ormai avrai capito i miei sentimenti. >
< Kenny? Ecco io >
< Non dire nulla. Ho capito l’antifona l’altra volta. Il tuo cuore appartiene ad un altro >
< Ma io > le parole le si spezzarono in gola. Nuovamente non era riuscita a rispondergli.
Continuarono a camminare l’uno accanto all’altra.
 
 
In poco tempo i ragazzi avevano già raggiunto Altoripoli.
< Ci fermiamo per qualche minuto. Devo fare rifornimento >
< Va benissimo > il ragazzo ringraziò gli dei per aver trovato Violetta sul suo cammino.
Guardò l’orologio, mancavano ancora 48 ore.
 
Serena aveva già provato una decina di modelli. Era così indecisa. Poi la sua attenzione cadde su un cappello dalla forma cilindrica, dal color avorio.
< Questo è bellissimo. > lo indossò
< Le sta davvero bene >
Lei arrossì al complimento.
< Lo compero >
< Ottima scelta.>
Ogni volta che ne comperava uno si sentiva felice, come se la terra le mancasse da sotto i piedi. Ormai non badava neanche più alla pioggia.
Non vedeva l’ora di mostrarlo al suo Ash, sicuramente anche lui le avrebbe fatto complimenti.
Mentre era assorta dai suoi pensieri il suo sguardo cadde su un Pokemon steso in terra.
Sembrava privo di conoscenza. Si avvicinò cautamente per poi sfiorarlo.
< Un Pikachu? >
 
 
La ragazza mise sul bancone almeno dieci pozioni.
< Brock non possiamo comprarle tutte >
< Perché no Ash, ne avremmo bisogno >
< Ti stai facendo solo condizionare troppo da quella ragazza >
La giovane donna lo fulminò con uno sguardo.
< Ash non essere scortese. Le prendiamo tutte >
Il ragazzo sbuffò, con Brock era sempre la stessa storia. Si affrettarono a fare rientro in albergo e Ash si sorprese che Serena non era ancora tornata.
< Serena deve essere ancora alla bottega >
< Non essere in pensiero, vedrai che farà ritorno molto presto >
Guardò nuovamente dalla finestra. La pioggia era incessante.
Anche in quel maledetto giorno la pioggia non cessava di cadere. Rimandò quel ricordo straziante all’indietro.
< Vado a cercarla > uscì in fretta e furia.
Brock lo vide allontanarsi. In cuor suo sapeva che quella pioggia gli ricordava quel maledetto giorno.
 
Violetta fu di parola, partirono non appena aveva finito di fare rifornimento per la sua moto.
< Quanto tempo ci vorrà ancora? >
< Almeno un quattro ore >
< Quattro ore? Spero solo che lei sia lì >
< Non preoccuparti li troveremo in tempo > gli sorrise.
Tracey cedette a quel sorriso e ricambiò.
 
 
Lucinda era praticamente zuppa. Starnutì.
< Caspita ci voleva solo il raffreddore > sbuffò.
< Non dovremo essere tanto lontani, ce la fai a continuare > la guardò dritto negli occhi.
< Dobbiamo trovarla. >
Lui la guardò con occhi carichi di dolcezza. Aveva un viso così grazioso e delle labbra così ben delineate. Avrebbe tanto voluto baciarla.
Lucinda come ad accorgersi dei suoi pensieri arrossì leggermente in volto.
Chinò il capo per non mostrare il suo imbarazzo.
Kenny come spinto da un impulso la prese tra le sue braccia.
L’abbracciò.
In quella stretta voleva farle sentire il suo calore, farle percepire le sue vibrazioni e trasmetterle il suo amore. Puro e candido.
Lei deglutì vistosamente, ma non disse nulla. Si lasciò cullare da quell’abbraccio, sotto la pioggia battente.
< Sei tanto bella quanto indifesa. Vorrei poterti proteggere da ogni cosa > quelle sue parole erano così sincere.
< Kenny? > ancora una volta non riuscì a dir nulla se non il suo nome.
< Lo so. Dobbiamo trovare Misty. > si distaccò da lei alzandosi a fatica.
Lucinda gli prese la mano.
Quel contatto fece rabbrividire entrambi.
< A me fa piacere essere protetta da te. Dico sul serio > gli sorrise.
Lui, leggermente arrossito, ricambiò col sorriso più bello che lei avesse mai visto.
 
Serena fissava quel piccolo Pokemon indifeso, ancora privo di conoscenza. L’aveva raccolto e portato al centro medico più vicino. L’infermiera Joy le aveva somministrato alcune vitamine, dicendole che avrebbe ripreso presto conoscenza. Serena notò che erano passate alcune ore da quando era uscita e con molta probabilità Ash sarebbe stato in pensiero.
Ma non se la sentiva di lasciar solo quel Pikachu.
 
 
Misty era stremata. Il bruciore al petto continuava a darle tormento. Aveva avvertito una sostanza rinfrescante scorrerle nelle vene. Stava riprendendo conoscenza.
Aprì gli occhi.
Notò subito che si trovava in un posto al chiuso, finalmente all’asciutto.
Non era sola nella camera, vi era una strana ragazzina dai lunghi capelli biondi e con occhi blu. La fissava preoccupata, forse era stata lei a soccorrerla.
Ma lei non poteva perdere tempo, doveva trovare Ash. Cercò di mettersi in piedi, ma ovviamente non ci riuscì.
< Fai attenzione. Sei ancora molto debole. Vedrai che con la medicina che ti ha dato l’infermiera ti sentirai meglio > incrociò quegli occhi.
Impallidì.
Non aveva mai visto un Pikachu con occhi del genere. Di un verde più unico che raro.
A pensarci bene era anche molto strano che un Pikachu si trovasse lì a Kalos, molto probabilmente apparteneva a qualcuno.
< Ti sei perso? Stai cercando il tuo allenatore? >
Lei stava cercando Ash.
< Vedrai che starai meglio e potrai andare alla ricerca del tuo allenatore. Ti lascio in buone mani, l’infermiera Joy saprà prenderti cura di te. Buona fortuna > le carezzò il capo.
Quella strana ragazza uscì dalla stanza, mostrandole ancora una volta un sorriso.
Provò una stretta allo stomaco, faceva male, tremendamente male. Perché quella ragazza le provocava quelle strane sensazioni.
Ora più che mai doveva trovarlo.
Riuscì a scivolar giù dal letto e senza farsi notare lasciò il centro medico.
Col cuore tremante si recò verso la palestra.
 
Ash fece rientro. Non era riuscita a trovarla. Cominciò a preoccuparsi, del resto era da molto che era uscita. Si recò in camera e prese a guardare dalla finestra. Ancora una volta quella pioggia gli ricordò quel giorno.
I pensieri cominciarono ad intrecciarsi.
Sussurri.
Parole.
Dannati ricordi.
< Ti ho sempre amato, dal momento in cui ho incrociato i tuoi occhi la prima volta. Ho sempre saputo che non avrei mai smesso d’amarti, e non lo farò mai.  >
< Non dovrai mai smettere di farlo. Appena ti sarai ripresa continueremo il nostro viaggio. Verrai con me in ogni luogo. Non ci lasceremo mai.  >
< Non credo di farcela  >
< Per favore Misty >
< Ash credi che ci rivedremo? >
La loro promessa.
Una promessa dal sapore di lacrime.
Finalmente la vide arrivare. Si precipitò giù nella sala accoglienza. Era praticamente zuppa, dalla testa ai piedi.
< Serena si può sapere dove sei stata? Ti ho cercato ovunque > il suo tono era davvero serio.
La ragazzina parve mortificata.
< Non ho fatto caso al tempo che passava, scusami >
< Sono venuto alla bottega dei cappelli e il commesso mi ha detto che eri andata via da un pezzo. Si può sapere dove sei stata? >
< Ho soccorso un Pokemon ferito. > si affrettò a dire.
< Un Pokemon? >
< Si. Era sfinito, privo di conoscenza. L’ho trovato vicino alla palestra, molto probabilmente qualche allenatore lo ha smarrito >
< Perché credi che sia di qualche allenatore? Molto probabilmente era un Pokemon selvaggio >
< Impossibile. Era un Pikachu >
< Un Pikachu? Qui a Kalos? > parve stranito.
< Ho avuto la tua stessa reazione. Qui a Kalos non ci sono Pikachu selvaggi >
< In effetti >
< E non ti ho detto la particolarità di quel Pokemon. Aveva occhi così belli, di un verde intenso. Credimi Ash non ho mai visto un Pikachu con occhi del genere >
Il ragazzo impallidì.
Smise di respirare e anche il cuore parve fermarsi per lunghi attimi.
Cominciò a tremare.
Gambe.
Braccia.
Cuore.
Era tutto un tremolio.
< Cosa hai detto? >
< So che sembra strano, ma era davvero un Pikachu grazioso, avrei tanto voluto tenerlo >
Lui la prese per le braccia e cominciò a stringerla con forza, provocandole un leggero dolore sulla presa.
< Di che colore aveva gli occhi? >
< Ash mi stai facendo male > venne fulminata dal suo sguardo.
Non lo aveva mai visto così.
< Serena per favore rispondimi >
< Te l’ho detto erano verdi. Ora lasciami >
< Dove l’hai portata? >
< Al centro medico per pokem… > non riuscì a finire la frase che lui prese a correre verso l’uscita.

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Capitolo 11
*** Un brivido lungo la schiena ***


Angolo dell'autrice:
La domenica sono un po' più libera per dedicarmi alla scrittura... e poi devo ammettere che la storia sta scorrendo abbastanza bene. Ho quasi timore nel concluderla. Buona lettura e Buona domenica!


La pioggia continuava a venir giù scivolando sul suo volto e mescolandosi con le lacrime. Un dolore lancinante che lentamente si insinua nelle pieghe dell’anima. Fa male. Il suo ricordo fa decisamente male.
Una corsa contro il tempo.
Una rivelazione sconvolgente.
Le parole di Serena continuavano a rimbombargli dentro.
< Aveva occhi così belli, di un verde intenso. Credimi Ash non ho mai visto un Pikachu con occhi del genere. >
La ragione aveva smesso di dettare comandi, tutto era stato annebbiato da quelle parole.
Il non poterla vedere.
Non poterla toccare.
Non poterla baciare. Sentire. Vivere.
Non poterla abbracciare.
Ne assaggiare il suo buon sapore.
Lo faceva impazzire. Lei era presente in tutti i suoi sensi. Mai l’avrebbe rimossa.
Di nuovo quelle parole tornarono a rimbombargli nella testa.
< Aveva occhi così belli, di un verde intenso. Credimi Ash non ho mai visto un Pikachu con occhi del genere. > quanto rumore facevano quelle parole.
Continuò a correre senza mai voltarsi. Senza prendere fiato. Possibile che si trattasse realmente di lei.
Ancora una volta ripensò alla loro promessa.
< Tu credi che ci rivedremo? >
Avrebbe mantenuto quella promessa ad ogni costo.
 
Serena rimase lì immobile. Completamente priva di raziocinio. Il battito del cuore era accelerato e il respiro affannoso.
Non l’aveva mai visto con occhi così.
Fu brock a riportarla alla realtà
< Serena? Qualcosa non va? Mi ascolti? > parve preoccuparsi, la ragazzina aveva un aspetto orribile.
< Brock? > si limitò a dire.
< Cosa ti è accaduto? Ti senti poco bene? Per favore rispondimi >
Lei scosse il capo.
< Io sto bene. >
Brock immaginò che probabilmente aveva discusso con Ash.
< Allora cosa è successo? Hai discusso con Ash? > la fece accomodare su una poltrona e le porse una tazza di tea.
Lei osservò la tazza fumante e ne bevve un sorso.
Socchiuse gli occhi e inspirò.
< Non so cosa sia realmente accaduto. Lui ha avuto una reazione spropositata. E poi quegli occhi. Non ho mai visto Ash con occhi del genere > disse in uno stato ancora confusionario.
< Perché non mi spieghi cosa è accaduto >
< Era stato in pensiero per me, sono rientrata un po’ tardi, ma ho avuto un contrattempo. Ho soccorso un Pokemon ferito. >
< Un Pokemon ferito? >
< Si. Ti sembrerà strano ma si trattava di un Pikachu. >
< Un Pikachu? Qui a Kalos? >
< Anche io ho avuto lo stesso pensiero. Ho ipotizzato che potesse appartenere a qualche allenatore, l’ho consegnato alle cure dell’infermiera Joy, sono rimasta lì fino a quando non ha ripreso conoscenza >
< Un gesto nobile da parte tua, ma non riesco a capire come sia collegata la cosa ad Ash >
< Questo non l’ho capito nemmeno io. Gli ho semplicemente detto che un pikachu così bello non l’avevo mai visto. Aveva occhi di un verde intenso che mi hanno fatto raggelare. >
< Hai detto verdi? >
< Esatto >
< Quel Pikachu aveva occhi verdi? > questa volta fu Brock ad impallidire.
< So che è strano, ma sono sicura che fossero verdi. >
< Dov’è questo Pikachu ora Serena? > cominciò ad agitarsi. Serena provò nuovamente paura.
< Ma cosa succede Brock? Perché anche tu questa reazione? Mi state spaventando >
< Devo mantenere la calma. Sai forse Ash non ti ha raccontato tutto. >
< Ti riferisci a Misty? >
< Già. Lei aveva occhi verdi. Di un verde davvero intenso >
< E credi che la cosa abbia riaffiorato in lui altri ricordi? >
< Fammi concludere. Misty prima di morire era stata tramutata, per una magia assurda, in un Pokemon. Precisamente in un Pikachu >
Questa volta fu Serena ad impallidire.
< Non può essere? Vuoi dire che? >
< Io ho conosciuto solo un Pikachu con occhi verdi e credo che Ash abbia avuto lo stesso mio pensiero >
< Non può essere? Lei è morta >
< Dimmi dove l’hai lasciata? >
< Al centro medico per pokemon, ma non sono sicura che sia ancora lì >
< Devo andare subito, prima che Ash commetta qualche gesto irrazionale > uscì di corsa, lasciando nuovamente la ragazza sola.
Serena era praticamente sconvolta da quella storia.
Si lasciò andare in un pianto straziante.
Poi decise che doveva raggiungerlo. Ash aveva bisogno di lei.
 
 
I ragazzi arrivarono alle porte di Temperopoli completamente stremati. Lucinda si lasciò cadere in terra, praticamente sfinita dal freddo e dalla stanchezza.
< Lucinda? >
< Non preoccuparti Kenny, sono solo stanca. Finalmente siamo arrivati. Ora non ci resta che trovare la palestra > le parole le uscivano a fatica.
< Tu hai bisogno di riposare, cercherò io la palestra >
< Sono giunta fino a qui, non mi va di mollare proprio ora >
< Non si tratta di mollare, hai fatto del tuo meglio. Adesso lascia fare a me >
Nuovamente Lucinda arrossì alle sue parole.
Il cuore prese a batterle fortemente e per la prima volta desiderò le sue labbra.
Kenny, notando nuovamente il suo imbarazzo, le si avvicinò. La strinse a sé.
Lei riusciva a sentire il suo buon odore e i battiti accelerati del suo cuore. non vi era mai stata emozione più bella che sentire il suo cuore battere per lei.
E nel momento più tenero del suo rossore che compariva sulle sue guancia, la baciò.
 
 
Mancavano esattamente 40 ore. I due ragazzi ci avevano messo più tempo del previsto per arrivare a Temperopoli, le condizioni climatiche non avevano reso le cose facili. Violetta era stremata e anche il ragazzo sembrava a pezzi, ma non aveva tempo per riposarsi.
< Violetta hai fatto tanto per me, puoi andare a riposarti, ci penserò io a cercarla. >
< Non sono stanca, e poi credo che avrai bisogno di me per incontrare Amur, è un tipo un tantino burbero >
Cercò di mascherare la stanchezza con un abbozzo di sorriso.
< D’accordo. Metteremo qualcosa sotto i denti e andremo subito alla palestra. >
 
 
Misty riuscì ad uscire senza essere notata. Doveva trovare la palestra e cercare di scoprire se Ash avesse già disputato l’incontro lì.
La pioggia continuava a cader giù, non le rendeva certo le cose più facili. Era praticamente allo stremo delle forze. Si sentiva proprio come in quel giorno di fine estate. Quando il veleno le scorreva nelle vene. Cercò di cancellare quella scena dalla sua mente e prese a correre verso la palestra.
 
 
Capita spesso di trovarsi nello stesso luogo e non accorgersene.
Il ragazzo provò un leggero brivido lungo la schiena. Si voltò e prese a guardarsi intorno.
Quel tipo di brivido lo aveva provato solo una volta nella sua vita. Quando baciò Misty.
Era giunto al centro medico e prese a guardare in ogni camera. Ovviamente il suo comportamento attirò l’attenzione dell’infermiera Joy.
< Hai bisogno d’aiuto? >
< Infermiera Joy? Si sto cercando un Pikachu. L’ha portato qui una ragazzina dai capelli biondi. >
< Ti stai riferendo al Pikachu dagli occhi verdi. Vieni è da questa parte > gli indicò la stanza.
Lui prese a camminare a fatica, quasi come se la terra potesse sparire da un momento all’altro sotto i suoi piedi. Entrò nella stanza, ma era praticamente vuota.
< Qui non c’è nessuno >
< Come? Ma era qui fino ad un momento fa > l’infermiera era incredula e si affrettò a contattare gli altri inservienti per vedere se qualcuno avesse notato qualcosa.
Ash si avvicinò al letto e prese a sfiorare le lenzuola. Nell’aria vi era un profumo così familiare che dolcemente si insinuò dentro lui.
< Misty > sospirò con un filo di voce.
Quell’atmosfera surreale venne interrotta dall’ingresso dell’infermiera.
< Sono mortificata, ma nessuno l’ha visto uscire > era realmente dispiaciuta.
Lui non disse nulla e si limitò a ringraziarla col capo. Uscì dal centro medico.
Quel profumo.
Quel brivido lungo la schiena.
Ne era certo Misty si trovava lì a Temperopoli.
 
I due ragazzi si distaccarono lentamente l’uno dall’altra. Un rossore evidente aleggiava sui loro volti.
Lei era così bella.
< Lucinda ecco io >
< Non dire nulla. In certi momenti le parole non servono >
Lui prese a passarle le dita tra i capelli, erano così morbidi ed emanavano un così buon odore.
< Sei bellissima >
Lei arrossì ancora di più.
< Ora dobbiamo andare, Misty ha bisogno di noi >
Si alzarono all’unisono e si incamminarono verso la palestra, fianco a fianco. Mano nella mano.
 
 
Violetta era davvero stanca. Non dormiva da tempo e il viaggio in moto l’aveva sfinita. Tracey le era davvero grato.
Mangiarono un panino al volo per poi incamminarsi verso la palestra.
Amur nel vederla lì si stupì.
< Violetta? Cosa ci fai dalle mie parti? >
< Amur? Come stai? È un piacere rivederti >
< Qual buon vento ti porta qui a Temperopoli, nella stagione delle piogge poi >
< Sto cercando un giovane allenatore proveniente da Kanto. Si chiama Ash, per caso hai già avuto un incontro con lui? >
< Parli del ragazzino con quel Pikachu? >
< Si è proprio lui > si intromise Tracey con un filo di speranza nella voce.
< Chi è questo ragazzo? >
< Lui sta cercando Ash. Sapresti dirmi a quando risale il vostro incontro? >
< Sai che ho la memoria corta, ma se non sbaglio abbiamo lottato qualche giorno fa assieme. Mi ha colpito molto il suo modo di combattere >
< Qualche giorno fa? Non può essere più preciso? Caspita siamo arrivati tardi > Tracey era sconvolto.
Violetta ringraziò il suo vecchio amico e si congedarono.
< Tracey calmati. Era prevedibile che lui non fosse qui. Del resto quel ragazzo è davvero in gamba >
< Devo mettermi subito in viaggio per la prossima meta. Mi restano meno di 40 ore per trovarlo. E poi Misty? Dove sarà >
Si accasciò in terra portandosi le mani in volto. La ragazza gli si affiancò poggiandogli una mano sulla spalla.
< Abbiamo bisogno di riposo. Vieni conosco una piccola pensione qui vicino. Ci riposeremo un paio d’ore e ripartiremo subito >
Lui praticamente esausto acconsentì alle sue richieste.
 
Misty provò un lungo brivido lungo la schiena. Quel tipo di brivido l’aveva già provato. Quando le sue labbra si congiunsero a quelle di Ash. Era giunta alla palestra. Sperò in cuor suo che Ash non avesse già disputato il suo incontro e che quindi si trovasse ancora lì. Il problema stava nel comunicare col capo palestra.
Quando una voce familiare la fece sussultare.
< Misty. Finalmente ti abbiamo trovata >
La ragazzina dai capelli blu le corse incontro per poi gettarsi al suo fianco.
Lei era così stranita, mai si sarebbe aspettata un simile gesto da quella ragazza. Ma la cosa le fece davvero piacere.
< Piccolina ci hai fatto preoccupare un bel po’ > anche Kenny era particolarmente felice di rivederla.
Misty notò subito che tra i due era accaduto qualcosa. Nei loro occhi vi era un luccichio diverso.
Presero a ridere.
< Cos’è questo starnazzare? > disse in tono burbero l’uomo apparso sull’uscio della porta.
< lei deve essere il capo palestra di Temperopoli. > il ragazzino aveva visto una sua foto da qualche parte.
< Si sono io. Volete un incontro? >
< Veramente stiamo cercando una persona > si intromise la ragazzina.
< Anche voi? >
< In che senso anche noi? >
< Già una mia vecchia amica è venuta a chiedermi se avessi visto un giovane allenatore di Kanto >
I tre impallidirono. Non potevano credere alle loro orecchie. Misty prese ad agitarsi.
< Ash? Chi altro sta cercando il nostro amico>
L’uomo sbiancò nel vedere gli occhi di quel Pokemon.
< Non ho mai visto un Pikachu con occhi dal color dello smeraldo >
Ma Misty parve non ascoltarlo. Si chiese chi altri stesse cercando Ash.
< La prego ci dica se lei sa dove si trova Ash >
< Mi spiace deludervi. Ho combattuto con lui diversi giorni fa. Non ho idea di dove sia al momento >
Quelle parole spezzarono in frantumi le loro speranze.
Eppure Misty aveva provato quel brivido lungo la schiena. Lui doveva essere lì. Riuscì a sottrarsi dalle braccia di Lucinda e prese a correre.
< Misty? Misty aspetta? > non riuscì a raggiungerla.
< Lucinda? >
< Dove starà correndo ora? >

Lei si abbandonò al suo abbraccio. Ringraziarono l’uomo e si diressero in una piccola pensione lì vicino.
 
 
Brock finalmente raggiunse il centro medico. Si stranì nel trovare Ash seduto su dei gradini, sotto la pioggia.
Molto probabilmente l’idea che era venuta ad entrambi era sfumata. Del resto era pura follia.
< Amico mio >
< Brock? >
< Serena mi ha raccontato ogni cosa. >
< Lei è viva >
< Cosa? >
< Non senti nell’aria il suo profumo >
Brock ebbe paura. Era come impazzito. Quella cosa lo stava distruggendo.
< Forse si è trattata solo di una dannata coincidenza. Hai avuto modo di vedere quel pokemon? >
< No. È come scomparso. L’infermiera Joy non ha saputo darmi spiegazioni >
< Cosa credi che sia accaduto? >
< Non so darmi spiegazioni, non ho più risposte alle mie domande >
< Credi che era un segno dal cielo? Nel senso per farti capire che lei è sempre al tuo fianco? >
< E se si trattasse di lei? >
< Ash ragiona. È pura follia. Lei non può essere viva. Eravamo presenti entrambi in quel dannato giorno >
Le parole di Brock avevano certamente più senso delle sue. Ma lui aveva provato realmente quel brivido lungo la schiena.
< Forse sto solo sognando > lacrime presero a venirgli giù dagli occhi.
< Che ne diresti di rientrare > non fece in tempo a terminare la frase che notò la ragazzina.
Anche Serena li aveva finalmente raggiunti. Brock, li lasciò nuovamente soli.
Serena era ancora stranita da tutta quella storia. E veder Ash in quelle condizioni non rendeva le cose migliori.
< Ash? Ti prego guardami >
Lui le rivolse uno sguardo spento.
< Serena? >
< Cosa sta accadendo? Cosa credi che significhi tutto questo? >
< Non ne ho idea >
< Per favore torna in te. Non può essere veritiero ciò che ti passa per la testa. Lei è morta. Vuoi accettarlo una buona volta >
Quelle parole gli tuonarono nello stomaco. Lei era morta.
Quel brivido.
Il suo profumo.
Era tutto frutto del suo desiderio, quella voglia che aveva di rivederla.
< Devo essere letteralmente impazzito. Ma tu hai detto che aveva degli occhi così belli > nuovamente aveva le lacrime agli occhi.
< Si sarà trattata solo di una coincidenza. >
< Ma non esistono Pikachu con occhi di quel colore >
< Forse mi sarò sbagliata, può darsi che erano blu. Ma non puoi ridurti così per un colore d’occhi. Smettila di farti del male. E smettila di farne a me > la sua voce era rotta. Prese a piangere anche lei.
Nuovamente lui era la causa delle sue lacrime.
< Scusami Serena >
Lei l’abbracciò
Per poi posargli le labbra sulle sue.
 
 
Violetta e Tracey raggiunsero la piccola pensione. Erano zuppi dalla testa ai piedi. Prenotarono una stanza. Avevano deciso di riposarsi un paio d’ore per poi riprendere le sue ricerche.
Violetta salì su in camera, mentre Tracey decise di rimanere nella sala comune. Prese a guardare immagini alla tv, ma senza prestare attenzione.
Ad un tratto il fiato gli venne a mancare. I suoi occhi faticavano a mettere a fuoco quelle immagini. Non poteva essere vero.
< Lucinda? >
 
 
Misty raggiunse le sponde di un lago. Arrivò stremata e si accasciò in terra.
Quello che aveva affrontato in quei giorni non era poco. Avevano preso un aereo per Kalos. Avevano lottato contro le condizioni atmosferiche sfavorevoli e macinato tantissimi chilometri. Ed ora sembrava tutto inutile.
Lui non si trovava nemmeno a Temperopoli.
Poteva essere ovunque.
Forse avrebbe fatto meglio ad aspettarlo a Kanto. Si era ostinata a seguir il suo cuore, ma la voglia che aveva di rivederlo era troppa.
Ma non riusciva a capire perché si sentisse tanto debole. Il petto continuava a bruciarle. Si sentiva logorare dall’interno.
Ripensò a quel brivido.
Non poteva averlo provato per puro caso.
Solo lui era capace di farle provare simili sensazioni.
Poi lentamente si lasciò trasportare da quel dolore. Chiuse gli occhi per poi perdere conoscenza.
 
 

Nella lontana Cerulian l’anziana signora era intenta ad invocare una preghiera agli dei. Ormai mancava poco e sperò che quel ragazzo riuscisse nel suo intento. Maledisse il giorno in cui fece quell’incantesimo, aveva distrutto un amore così puro.
Diede uno sguardo all’orologio. Mancavano solo 38 ore.

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Capitolo 12
*** Essenza d'attimi ***


Angolo dell'autrice:
Ecco a voi il mio nuovissimo capitolo! Ringrazio chiunque ha avuto una parolina carina per me, anche se non credo di essere tanto brava, però fa piacere sapere che vi stia piacendo. Buona lettura.

Troppo dolore avevano assaporato le sue lacrime. Versare lacrime calde e soffocarle sul cuscino perché sognarla non era mai abbastanza. Ma ora doveva reagire, cercare di voltare pagina e ricominciare. Ma ricominciare per davvero. Ma anche se avesse voluto, mai sarebbe stato in grado di rimuoverla dal suo cuore.
Il suo viso.
I suoi occhi.
Le sue labbra.
Quelle dannate labbra che tanto desiderava.
Brividi che i suoi baci riuscivano a trasmettere, la passione di quei baci che avevano come ultimo confine il contatto con la sua pelle.
La sua pelle.
Quanto avrebbe voluta sfiorarla.
Attimi di loro due. Attimi in cui il cuore accelera i battiti, l’anima trova l’estasi e la ragione smette di funzionare. L’essenza di quegli attimi imprigionati nel suo cuore.
Brividi che solo lei era capace di fargli provare. Brividi che mai più avrebbe riprovato.
Ash era ancora frastornato da quella storia, si lasciò cullare dall’abbraccio amorevole della ragazzina, che ancora una volta consolò il suo dolore.
< Che ne diresti di fare rientro? >
< Preferirei rimanere qui ancora per un po’ >
La ragazza comprese. Nonostante fossero sotto la pioggia battente rimase lì in silenzio a consolare il suo dolore.
 
La ragazzina dai lunghi capelli blu non poteva credere ai suoi occhi. Quel ragazzo dinanzi a lei era proprio lui. Il giovane artista amico di Ash.
< Tracey? > il suo stupore era palpabile.
< Ti ho trovata finalmente > si precipitò verso la ragazza e prese a stringerla con tutta la forza che gli restava in corpo.
Kenny, annebbiato, dalla gelosia accorse verso i due.
< Lucinda cosa succede qui? Chi è questo ragazzo ? >
< Lui è Tracey, un caro amico di Ash e Misty. Ma non capisco cosa ci fai qui a Kalos? >
< Sono venuto per cercare te e Misty. Finalmente vi ho trovate >
< E perché mai? >
< Dov’è Misty? Ho bisogno di vederla subito >
Il ragazzino più giovane non riusciva a capire perché quello strano ragazzo era in cerca di Misty. Decise di non intromettersi e ascoltare ciò che aveva da dire.
< Ecco vedi, lei è scappata >
< Scappata? Come sarebbe a dire scappata? > cominciò ad agitarsi.
< Siamo stati alla palestra di Temperopoli e abbiamo scoperto che Ash ha disputato il suo incontro qualche giorno fa e che quindi non deve trovarsi qui. Ma un momento. Ecco a chi si riferiva Amur. Eri tu che stavi cercando Ash? >
< Esatto. E credimi appena ho scoperto la tua stessa cosa mi è crollato il mondo addosso. Ma ora occorre ritrovare Misty e ricongiungerla con Ash, non abbiamo più molto tempo >
< Non capisco perché tutta questa fretta? >
< Se Misty non incontrerà Ash entro 38 ore morirà >
< Cosa?>
I due ragazzi vennero freddati da quella rivelazione.
< Ora ti racconto tutto. Andiamo in camera, Violetta ci sta aspettando >
< Violetta? Ti riferisci alla capo palestra di Novartopoli? > il ragazzo era ancora più confuso.
< Esatto. È stata lei a condurmi fino a qui. >
I tre si recarono in camera. Lucinda era così confusa. A Misty restavano solo poche ore per ricongiungersi ad Ash.
 
 
Brock aveva già fatto rientro nella pensione. Il tutto lo aveva così stranito. Almeno che Serena non si fosse sbagliata sul colore degli occhi di quel Pokemon, non potevano esserci altre spiegazioni plausibili.
Finalmente i due rientrarono, erano praticamente zuppi. Serena andò subito a farsi un bagno caldo.
Ash prese a cambiarsi per poi gettarsi sul letto.
< Sono sfinito >
< Non è stata una passeggiata oggi >
< Sembra tutto così irreale. Possibile che Serena e l’infermiera Joy si siano sbagliate entrambe? >
< Ash non fossilizzarti sulla cosa. È impensabile che si trattasse di lei. >
Ripensò a quel brivido.
< Eppure ho avuto come la sensazione che lei fosse qui, ad un passo da me >
< Sei stato solo influenzato dal tutto >
< Forse hai ragione. >
< Che intenzioni hai adesso Ash? >
< Credo che dovremmo lasciare la città e dirigerci alla prossima palestra, stiamo fermi qui da troppo e comincio a farmi prendere dall’ansia >
< Credo anch’io che sia meglio lasciare Temperopoli. Hai già avvisato Serena? >
< Lo farò dopo >
Chiuse gli occhi quasi a meditare. Brock lo lasciò riposare e prese a leggere un piccolo opuscolo.
 
I tre ragazzi avevano raggiunto Violetta nella camera e Tracey aveva raccontato loro il tutto nei minimi dettagli.
< Ma è terribile. Dobbiamo trovare Misty subito > intervenne la ragazzina dai capelli blu.
< E non solo lei, dobbiamo trovare anche Ash > anche Kenny pareva seriamente preoccupato.
< Avevamo deciso di rimetterci subito in viaggio, ma se voi siete qui sarà più facile recuperare Misty. Appena trovata penseremo ad Ash > Tracey pareva rincuorato dal fatto di avere la certezza che Misty fosse lì a  Temperopoli.
Tutti acconsentirono all’idea di Tracey e si recarono alla ricerca di Misty. Lucinda fu l’unica a rimanere lì, era praticamente a pezzi. Scese nella sala d’accoglienza e prese a bere una tazza di tea. Si augurò che gli altri l’avrebbero trovata al più presto.
 
Serena finalmente si era ripresa. Quella giornata era stata ai limiti del reale. Praticamente devastante.
Decise di recarsi un po’ nella sala comune, avrebbe guardato un po’ di tv per poi andare direttamente a letto.
La sala era poco affollata. Vi era solo una coppia di anziani e una ragazzina intenta a bere del tea. Le si sedette accanto.
Prese a guardare le immagini allo schermo, ma nulla riusciva ad attirare la sua attenzione. Sbuffò.
< Serata noiosa? >
< Come? >
< Scusa non volevo essere invadente, ho notato che sbuffavi > disse Lucinda in tono amichevole.
< Credimi questo è il primo momento della giornata in cui i miei pensieri si fermano >
< Abbiamo avuto entrambe una giornata movimentata >
< Puoi dirlo forte. A proposito io sono Serena > le porse la mano.
< Piacere io mi chiamo Lucinda > gliela strinse con calore.
< Sei un’allenatrice di Pokemon? >
< Si, anche se sono qui a Kalos per altro >
< Quindi non vieni da Kalos >
< No, vengo da Sinnoh >
< Caspita è molto lontano da qui.>
< Lo so, ma avevo una cosa urgente da fare > lo sguardo le si incupì.
< Non volevo toccare qualche tasto dolente >
< Non preoccuparti, anzi mi fa piacere scambiare due chiacchiere con qualcuno. Tu sei di Kalos? >
< Si. Ho iniziato il mio viaggio da poco, anche se sono una frana come allenatrice. Però ho incontrato un ragazzo davvero in gamba che mi sta insegnando davvero tante cose >
< Anche io ho avuto più o meno la tua stessa storia. Vedrai che col tempo diventerai brava > le sorrise e lei ricambiò.
Si salutarono calorosamente e poi Serena rientrò in camera.
 
I ragazzi setacciarono l’intera città, ma di lei nemmeno l’ombra.
< Kenny l’hai trovata? >
< No Tracey. Nulla >
< Speriamo che Violetta abbia avuto più fortuna di noi >
Ma anche la ragazza spezzò le loro speranze. Di Misty non vi era traccia era come sparita.
Continuarono le ricerche nonostante la pioggia incessante.
 
 
Ash la vide entrare. Finalmente aveva un’aria più rilassata.
< Dov’eri? >
< Nella sala comune, sono andata a guardare un po’ di tv >
< Potevi chiamarmi sarei venuto con te >
< Non volevo disturbarti, ho pensato che volessi restare un po’ da solo >
< Serena tu non disturbi mai. >
Le si avvicinò tremendamente da poter ascoltarne il respiro. La baciò.
< Ash mi sono mancate tanto le tue labbra >
< Oggi è stata una giornata particolare, ma ora credo di aver esagerato. Del resto era pura follia quella cosa. Ho deciso che partiremo. Lasceremo Temperopoli domani stesso >
< Va bene. >
Si lasciò cullare dal suo abbraccio.
< Sei stanca? >
< Un pochino. >
< Vogliamo andare a vedere un po’ di tv assieme? >
< Mi farebbe molto piacere >
La cinse con un braccio e si incamminarono verso la sala comune.
Si accomodarono sul divano e lei si abbandonò nuovamente alle sue braccia. Si guardò intorno. ma della ragazzina dai capelli blu non vi era traccia.
< Qualcosa non va? >
< No nulla, solo che prima mentre ero qui, ho conosciuto una ragazza davvero simpatica, volevo presentartela >
< Sarà rientrata in camera >
< Può darsi. Mi ha fatto davvero bene scambiare qualche parola con lei, sai era di Sinnoh >
< Sinnoh? > la sua espressione mutò.
< Già. Chissà come mai sarà venuta fino a qui. Ma poi cosa importa >
< Com’era fatta questa ragazza? >
< Come mai t’interessa saperlo? >
< Ho conosciuto diverse persone di Sinnoh >
< Una ragazzina davvero a modo, portava lunghi capelli blu sciolti sulle spalle, aspetta mi ha detto che si chiamava Lucinda >
Ash balzò in piedi.
< Hai detto Lucinda? >
< Esatto. Non dirmi che la conosci? >
< Ti ha detto qual era la sua camera? >
< No non mi ha detto nulla del genere >
< Cosa ci farà Lucinda qui > ad un tratto collegò il tutto.
Un Pikachu dagli occhi verdi.
Lucinda era a kalos.
Quel brivido lungo la schiena.
Si diresse a passo svelto verso la reception facendosi dire  il numero della stanza della ragazza. Non ringraziò neanche che era già corso verso le scale.
Nuovamente Serena rimase spiazzata dalla sua reazione.
 
 
Misty era ancora priva di conoscenza alle porte della città. Era distesa ai piedi di un lago, completamente fradicia. Ripercosse con la mente il loro primo incontro.
< È solo un ragazzino, ma c’è anche un Pokemon, va tutto bene? >
< Si sto bene > i suoi occhi.
< Aspetta cosa stai facendo? >
< La prendo in prestito >
< Non puoi quella è la mia bici >
< Prima o poi te la riporterò >
Da quando aveva incrociato i suoi occhi aveva capito che l’avrebbe amato per il resto della vita.
Poi il giorno del loro addio.
< Il nostro incontro non è stato un caso, non posso credere che sia stato un caso incontrare proprio te tra tanta gente >
< Che cosa vuoi dire Ash? >
< Sono convinto che tutto quanto è successo solo perché era destino che ci incontrassimo e che diventassimo amici. >
< Abbi cura di te >
< Anche tu mi raccomando >
< Tu credi che ci rivedremo? >
< Si certo, te lo prometto >
ora avrebbe potuto mantenere la promessa. Doveva trovarlo a qualunque costo.
 
 
Lucinda era intenta a fissare dalla finestra. Ormai mancavano solo 31 ore. La pioggia continuava a venir giù e dei ragazzi neanche l’ombra.
Poi sussultò
Qualcuno stava battendo alla porta con violenza.
L’aprì con cautela, quasi come fosse spaventata da quell’individuo che stava per abbattere la porta a mo’ di pugni.
Nell’aprire la porta impallidì.
La terra le venne a mancare sotto i piedi e dovette reggersi alla maniglia per non cadere in terra.
< Ash? Sei davvero tu? >
 
Serena rimase lì impalata senza dire nulla. Nuovamente era scappato da lei per una frase che aveva detto. Come mai quella ragazzina dai capelli blu si trovava lì a Kalos, forse era venuta per Ash. Gli occhi le si umidificarono e prese a piangere. Questa volta non l’avrebbe raggiunto. Non poteva continuare a inseguire ogni capriccio della sua testa.
 
La ragazza era dinanzi ai suoi occhi. Era proprio lei in carne ed ossa e si trovava a kalos. Mille dubbi cominciarono ad affollare la sua mente. ripensò a quel brivido provato nel pomeriggio. Fu accecato dalla rabbia.
< Lucinda? Cosa ci fai tu qui? >
< Ash? Io ecco. Finalmente ti ho trovato >
Si gettò tra le braccia del ragazzo e prese a piangere.
< Non mi hai risposto, perché mi stavi cercando? Cosa ci fai qui a Kalos? Eri con qualcun altro? > ovviamente le domande erano tante e lei avrebbe dovuto rispondere ad ogni cosa.
< sono così tante le cose che devi sapere, non so nemmeno io dove cominciare. So che potrà sembrarti assurdo, ma devi ascoltarmi >
< Per favore Lucinda dimmi cosa ti porta qui e dimmi che Misty non c’entra nulla in questa storia? >
Lei impallidì.
< Vedi Ash, non posso accontentarti. Io sono qui proprio per questo motivo. Misty è viva >
Il ragazzo preso da un forte dolore al petto cadde in terra dolorante e perse conoscenza.
 
I ragazzi continuarono a cercarla per tutta la notte. Stremata Violetta cadde in terra.
< Violetta? Come ti senti? >
< Tracey sto bene, sono solo un po’ stanca. >
< Ti riaccompagno alla pensione continueremo io e Kenny le ricerche. >
< Ma io >
< Non insistere >
< D’accordo. Ma andrò da sola alla pensione, voi restate qui. Dovete trovarla. >
Il ragazzo acconsentì e la vide allontanarsi sempre più. Violetta era davvero stremata.
Finalmente tornò alla pensione, un luogo all’asciutto dopo tanta pioggia, si diresse in direzione della reception per ritirare le chiavi della camera quando il suo sguardo cadde su una ragazzina dai capelli biondi.
< Non può essere? Ma tu sei Serena? >
La ragazzina quasi non si accorse della sua presenza era ancora intontita per la scena di qualche attimo prima.
Lui l’aveva lasciata nuovamente sola.
Poi rinsanì. Al sentir pronunciare il suo nome si voltò e sgranò gli occhi.
< Ma tu sei Violetta, la capo palestra di Novartopoli >
< Non posso crederci, finalmente vi abbiamo trovati. Dimmi dov’è Ash? >
< Ash? Come mai stai cercando Ash? >
< È una lunga storia, dimmi semplicemente dove si trova > la ragazza si accasciò in terra ormai le gambe non la reggevano più. Serena l’aiutò a sistemarsi su una poltrona e le prese una tazza di tea.
Violetta provò nuovamente a rialzarsi, ma le forze l’avevano abbandonata. Cadde in un sonno profondo, sfinita da tutta quella storia assurda.
 
 
Tracey guardò l’orologio, il tempo scorreva troppo velocemente. Dovevano trovarla il prima possibile.
< Kenny qui abbiamo setacciato la zona, che ne diresti di dirigersi verso la foresta alle porte della città? >
< Credi si sia spinta così in là >
< Non ne ho idea, ma dobbiamo tentare ci restano solo 27 ore >
Il giovane ragazzo acconsentì e presero a correre verso la foresta.

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Capitolo 13
*** Alternativa a lei non c'è ***


Angolo dell'autrice:
Salve a voi tutti!!! ecco qui il mio nuovo capitolo, siamo veramente agli sgoccioli. Non mi resta che augurarvi buona lettura: Giapponesina!



Lui la voleva perché non vi era altra soluzione. La sua bocca aveva bisogno del suo respiro. I suoi occhi avevano bisogno di specchiarsi in quegli occhi verdi, semplicemente perché non vi era altra soluzione.
Due cuori legati per l’eternità
Perso nella profondità del suo sguardo. Smarrito alla vista del suo sorriso.
Lui l’amava. La sentiva in ogni singola particella del suo corpo. Sulla pelle e sotto la pelle.
Sentirsi nuovamente felice, un sospiro del cuore, un respiro dell’anima, per un amore tanto agognato e finalmente ritrovato.
Il ragazzo ancora stranito riaprì gli occhi.
Tutto era così confuso ai suoi occhi e alla sua mente. Forse aveva semplicemente sognato tutto, ma a riportarlo alla realtà furono gli occhi sinceri della sua amica.
< Lucinda? Ma cosa è accaduto? >
< Hai perso conoscenza, ma mi è parso anche normale dopo quello ce ti ho rivelato > gli sorrise teneramente.
Lui ad un tratto ricordò le sue parole.
< Misty è viva? Tu hai detto proprio queste parole. Cosa volevi dire in realtà? Non è possibile una simile cosa? >
< So che potrà sembrarti assurdo ma è così. Lei è tornata in vita sottoforma di Pikachu >
< Hai detto sottoforma di un Pikachu? > quel brivido lungo la schiena. Quel brivido era dovuto realmente alla sua presenza.
< Esatto ma non è tutto, sono molte le cose che devi sapere >
< Dov’è lei Lucinda? Dimmi dov’è? Devo assolutamente vederla > era completamente preso dall’agitazione.
< Non so dove sia. È scappata. Abbiamo saputo che avevi lottato con Amur qualche giorno fa e che molto probabilmente non eri più qui a Temperopoli >
< Non può essere, devo trovarla >
< Aspetta Ash. Ci sono già Tracey, Kenny e Violetta che sono sulle sue tracce. Ora tu hai bisogno di sapere come sono andate realmente le cose >
< Non posso perdere tempo ad ascoltare devo trovarla. Io ho bisogno di lei. >
< Le restano poche ore di vita > tirò fuori quelle parole con tutta la forza che avesse in corpo.
< Cosa? > quelle parole lo fulminarono.
< Ora ti racconterò tutto. Devi ascoltarmi con molta attenzione >
Il ragazzo parve non ascoltare il restante delle cose. Le mancavano poche ore di vita. Non poteva lasciarlo nuovamente ora che finalmente era ritornata da lui.
 
La ragazza riuscì a riprendersi. Notò che Serena era al suo fianco e aveva uno sguardo seriamente preoccupato.
< Finalmente ti sei ripresa. Ho avuto paura, non riuscivi neanche a parlare. >
< Non volevo spaventarti credimi sono solo stremata. Sono stati giorni davvero duri. >
< Hai detto che stavi cercando Ash? Posso sapere come mai? >
< Devo dirgli una cosa molto importante >
< Dimmi la verità a che fare con la storia del Pikachu dagli occhi verdi? >
Violetta fu stranita da quella domanda.
< Conosci già la storia? >
< Mi sono semplicemente imbattuta in quel Pokemon >
< Hai visto Misty? Dove si trova? >
< Misty? Non crederai anche tu che quel Pikachu sia lei? >
< Ti sembrerà assurdo ma è così. Per questo ho bisogno di vedere Ash >
< No! Non puoi >
< Come? >
< Non puoi tormentarlo con quella storia. Basta. Lei è un capitolo chiuso. Lui ora sta con me, io ho bisogno di lui come lui ne ha di me. Questa storia deve essere chiusa. Quel Pikachu non può essere la sua ex ragazza > le sue parole erano dure, ma furono accompagnate da lacrime.
< Serena? >
< Ash deve essere lasciato in pace. Da te. Da quel Pokemon e anche dalla ragazzina dai capelli blu >
< Lucinda ha incontrato Ash? >
< Si e ora lui è corso da lei, solo perché credete che quel Pikachu sia la ragazzina dai capelli rossi, ma è assurdo >
Ad un tratto apparve Brock. Il ragazzo fece cadere in terra l’opuscolo che teneva stretto tra le mani.
< Misty è viva? >
 
 
La notte stava giungendo al termine. Le ricerche dei ragazzi continuarono fino alle prime luci dell’alba, ma di lei nulla.
< Non capisco dove può essersi cacciata? >
< Tracey credi sia possibile che si sia diretta alla prossima palestra? >
< Potrebbe essere un’ipotesi, ma credi che sarebbe andata così senza dirvi nulla? >
< Del resto è già scappata una volta, però ci aveva lasciato un biglietto. >
< Infatti non credo che sia da lei andar via senza lasciar tracce > il ragazzo guardò l’orologio. Mancavano esattamente 24 ore.
 
 
Il suo dolore e le sue lacrime erano state sostituite da una speranza. Aveva un esasperato bisogno di lei.
Ma la paura prese a scorrergli nelle vene. Poteva essere già troppo tardi.
< Io ho sentito la sua presenza, ma non ho voluto credere che fosse lei. Ed ora potrebbe essere troppo tardi >  le lacrime presero a scendergli lungo il viso.
< Abbiamo ancora due giorni. Vedrai che la troveremo > cercò di rincuorarlo.
< Devo andare a cercarla. Non posso restare qui con le mani in mano >
Lei acconsentì col capo e lui uscì di corsa.
Nulla avviene per caso. Qualcuno aveva voluto dar loro un’altra possibilità lui l’avrebbe trovata a qualunque costo.
 
Lucinda rimase in camera, il silenzio era assordante. Il cuore le batteva forte. Non era ancora riuscita a cancellarlo completamente dal suo cuore.
 
Brock era incredulo a ciò che aveva sentito. Le due ragazze lo stavano fissando stranite. La prima a irrompere in quel silenzio fu la capo palestra.
< Brock? Che piacere rivederti > la ragazza lo abbracciò.
< Violetta dimmi che ho capito bene. Hai veramente detto che Misty è viva? >
< Si Brock. Lei è viva. Ma occorre ritrovarla il prima possibile. Tracey e Kenny la stanno ancora cercando >
< Anche Tracey e Kenny sono qui a Kalos? >
< Si è c’è anche Lucinda >
< Non capisco e lei dov’è? >
< Misty è tornata in vita nelle sembianze di un Pikachu, ma non sappiamo dove sia. L’ultima a vederla è stata Lucinda, ieri alla palestra di Temperopoli >
< Hai detto che è nuovamente un Pikachu. Questo vuol dire che > il ragazzo ripensò a quello che era accaduto il giorno prima. Ash aveva ragione si trattava realmente di lei.
Poi arrivò lui. Il ragazzo parve incredulo di trovarsi quel trio lì dinanzi.
< Brock, fortuna che sei qui. Misty è viva, si trova qui a Kalos >
< So già tutto Ash. >
< Dobbiamo trovarla, non abbiamo più molto tempo >
< In che senso? >
< Vieni con me ti racconterò tutto strada facendo >
< Ash > quella voce arrivò ai cuori dei presenti come un grido di disperazione.
< Serena? >
< Cosa sta succedendo. Cosa ne sarà di me, di noi? >
< Serena ora devo andare da lei. Perdonami > prese a correre senza lasciarle opportunità di replica. Il ragazzo più grande lo seguì istintivamente.
Lei rimase lì con le sue lacrime e il suo dolore.
 
 
Lei giaceva ancora priva di conoscenza sulle sponde del piccolo lago. Molto probabilmente Lucinda e Kenny la stavano cercando, se fosse rimasta lì non l’avrebbero mai trovata.  Nella sua mente sapeva di dover raggiungerli, ma il corpo non reagiva agli impulsi. Si sentiva tremendamente debole.
Una lacrima le rigò il volto.
Come se ad un certo punto realizzò che la fine era vicina. Non era riuscita a trovarlo. Non aveva rivisto i suoi dolci occhi.
 
 
I ragazzi perlustrarono ogni angolo della città chiesero ad ogni passante se avevano notato un Pikachu insolito, ma nessuno l’aveva notata.
Arrivarono le prime luci dell’alba e la pioggia continuava a venir giù incessante.
< Ash credo che dovremmo cercarla altrove. >
< Dove credi possa essere? >
Brock si guardò intorno, era impossibile dare una risposta ben precisa.
< Io direi di raggiungere la foresta >
< Spero solo non sia in pericolo non me lo perdonerei mai > prese a lacrimare.
< Tu non hai colpe non potevi saperlo >
< Io ho avvertito la sua presenza. Quel brivido lungo la schiena, solo lei era capace di tanto. E mi sono ostinato a credere che ero stato condizionato. Che stupido >
< Ora non abbiamo tempo per queste cose. Dobbiamo trovarla >
Brock aveva ragione, presero a correre verso la foresta. Mancavano solo 21 ore.
 
Kenny era stremato e si accasciò in terra.
< Kenny? Stai bene? >
< Tracey sono senza forze. Le gambe non mi reggono più >
< Anch’io sono sfiancato, ma non possiamo mollare proprio ora >
< Abbiamo cercato ovunque. Dove sarà? >
< Misty!? Misty!? Dove sei? Vieni fuori. Sono Tracey. Mi senti > si lasciò cadere in terra, completamente stremato.
Era stato tutto inutile, anche se l’avessero trovata non avrebbero fatto in tempo a ricongiungerla con Ash.
< Tracey non scoraggiarti. Vedrai che ce la faremo >
Il ragazzo, con gli occhi arrossati, gli sorrise. Sapeva benissimo che purtroppo le cose sarebbero andate diversamente.
 
 
La ragazzina dai capelli blu ancora frastornata dalle sue sensazioni lasciò la camera. Notò che Violetta era intenta a parlare con la ragazzina dai capelli biondi, che aveva conosciuto poco prima.
< Ancora nessuna notizia di Misty? >
< No Lucinda nulla >
Serena si limitava ad ascoltarle in silenzio.
< Ma dove diamine potrà mai essere? Non può essere andata lontano, mi avrebbe avvisata. >
Sembrava realmente preoccupata.
< Vedrai che i ragazzi la troveranno. Ora c’è anche Ash lì fuori, sono sicuro che lui ce la farà >
Lucinda sperò che lei avesse ragione. Notò che la ragazzina dai capelli biondi se ne stava in silenzio, aveva gli occhi gonfi, molto probabilmente aveva pianto.
< Qualcosa non va? >
< Come? > Serena non si aspettava una simile domanda.
< So che questa storia ha stravolto anche te, siamo tutti ridotti uno straccio, perché non vai a riposarti? >
< Io devo aspettare Ash >
< Come scusa? >
< Non mi muovo da qui senza Ash. Lui tornerà da me. Questa storia è completamente assurda. Io dovrò essere qui quando lui avrà bisogno di me. Avergli riaperto quelle ferite gli provocherà un dolore ancora più forte. Proprio ora che eravamo riusciti a superarlo. Perché? Perché siete venuti qui a Kalos >
Le sue parole vennero scaraventate con rabbia contro Lucinda. Rimase spiazzata dalla ragazza. Serena era innamorata di Ash.
Poi sorrise.
< Un’altra vittima di Ash. Non perde il suo fascino >
< Come? >
< Credimi è inutile che ti illuda di entrare nel suo cuore, quel posto è occupato da Misty >
< Tu non puoi saperlo >
< Ci sono passata anch’io. E credimi lui ha occhi e cuore solo per lei > una lacrima le bagnò il volto.
Serena fu colpita appieno da quella rivelazione. Quella ragazza dai lunghi capelli blu era stata innamorata di Ash in passato e molto probabilmente lo era ancora. Provò un velo di gelosia, non tanto per lei, ma per quella ragazza di nome Misty. Non riusciva a capire cosa avesse tanto di speciale da aver rapito il cuore di Ash.
< Io? Ecco io? Io lo amo terribilmente > si lasciò andare ad un pianto straziante, portandosi entrambe le mani in volto. Le ragazze la guardarono con infinita tenerezza e presero a consolarla.
 
Finalmente avevano raggiunto la foresta. La pioggia rendeva le cose ancora più difficili, rendendo impossibile la visibilità
Decisero di separarsi.
Avrebbero impiegato meno tempo, anche perché non ne restava molto. Solo 20 ore.
Ash si sorprese nel trovarsi dinanzi Tracey e Kenny.
< Tracey sei proprio tu? >
Entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi.
< Ash? Non può essere? Ti ho trovato. Che notizia fantastica > gli si gettò tra le braccia.
<  Il problema ora è trovare Misty? >
< Sai già tutto? >
< Si è stata Lucinda a raccontarmi tutto. Tracey dobbiamo trovarla assolutamente. Al costo di setacciare ogni angolo di questa città. >
< Abbiamo guardato ovunque, sembra essere sparita nel nulla >
Ash notò che Kenny aveva davvero una brutta cera.
< Kenny è un piacere rivederti, hai l’aria stremata, perché non rientri in pensione? >
< Non vorrei abbandonarvi proprio ora >
< Fa come ti ha detto Ash, saresti più d’intralcio ora >
Il ragazzo acconsentì e si diresse a passo lento verso la pensione.
Ash rivolse lo sguardo al cielo. Sapeva che finalmente si trovavano di nuovo sotto lo stesso cielo. Doveva trovarla a qualunque costo.
 
Anche Pikachu prese a cercarla. Lui aveva dalla sua parte il fattore fiuto. Avrebbe dovuto riconoscere il suo odore.
Quando avvertì qualcosa di familiare. Prese a correre lungo la foresta, in una zona molto fitta. Vi era un grandissimo lago e sulle sponde vi era un piccolo Pokemon giallo privo di conoscenza.
L’aveva trovata.
 
 
Lucinda ne approfittò per mandar giù un buon tea caldo. Quando vide entrare Kenny, era totalmente distrutto.
< Kenny > gli si avvicinò.
< Lucinda? Per favore mi porteresti una buona tazza di tea > le sorrise.
< Certo, te lo porto subito. >
Il ragazzo notò che lei non era sola, Violetta e una ragazza dai capelli biondi erano sedute nella stessa stanza.
La ragazzina gli porse il tea.
< Grazie mille. > si abbandonò sul divano. Finalmente un luogo caldo, comodo e all’asciutto.
< Dove sono Ash e gli altri? >
< Sono ancora nella foresta. Diamine Lucinda l’abbiamo cercata ovunque, sembra essere scomparsa. >
< Vedrai che Ash riuscirà a trovarla. >
Lei era così dannatamente carina. Le si avvicinò ad un passo dalle labbra per inspirare il suo buon odore.
Lei arrossì leggermente, per poi rubargli un bacio fugace.
 
 
Serena era completamente assente. Guardava le figure dinanzi a lei, ma non comprendevano ciò che dicevano. Il suo pensiero era fisso su Ash. Sperò con tutta se stessa che quella storia finisse al più presto.
 
 
Il topino elettrico tentò di rianimarla in ogni modo, ma non ci riuscì. Lei tremava ed era congelata. Ricordò quel maledetto giorno e sperò che non si trattasse di nuovo dello stesso effetto.
< Misty? Misty sono io Pikachu. Riprenditi per favore. Ash ti sta cercando >
Sembrava tutto inutile, lei non mostrava segni di reazione.
 
 
Quelle parole rimbombarono nella sua mente.
< Ash ti sta cercando >
< Ash ti sta cercando >
Lei doveva vederlo a qualunque costo.
< Ash ti sta cercando >
Riaprì gli occhi e vide il Pokemon giallo dinanzi a sé.
< Pi-ka-chu? > riuscì a dire con un filo di voce.
< Misty? Ti sei ripresa finalmente, coraggio dobbiamo andare da Ash >
< Non riesco a muovermi. Sto male. Aiutami Pikachu. Devi condurre Ash qui da me >
< Non posso lasciarti qui da sola. >
< Starò bene, ma ti prego. Conduci Ash qui da me > chiuse nuovamente gli occhi.
Il Pokemon prese a correre nella foresta alla ricerca di Ash.
 
Lo stomaco le faceva male tantissimo e il petto le bruciava. Le lacrime erano pungenti sulla pelle. Ora sapeva cosa fosse il mal d’amore. Serena stava malissimo. Non avrebbe mai creduto di trovarsi in una simile situazione. Lei doveva vederlo. Aveva bisogno di parlargli.
Si alzò di scatto attirando l’attenzione dei presenti.
< Dove stai andando? > violetta era davvero preoccupata per quella ragazzina.
< Devo trovare Ash >
< Non dire sciocchezze, lui è la fuori a cercare Misty >
< Non mi interessa. >
< Ti farai solo del male >
Ignorò le sue parole e uscì. Prese a correre sotto la pioggia. E per la prima voltò non odiò quel tempo. La pioggia riusciva a confondersi con le sue lacrime.
 
 
Tracey era davvero allo stremo. Notò che ormai mancavano solo 18 ore. Era da troppo che non riposava. Si sentì venir meno, fu Brock a reggerlo.
< Tracey? Hey come ti senti? >
< Brock? Nulla solo un capogiro. Non puoi continuare così. Vai a riposarti ci penseremo noi a cercarla. >
< Brock abbiamo setacciato questa parte della foresta. >
< Lo so, ma non dobbiamo perdere le speranze. Dobbiamo farlo per Misty e soprattutto per Ash. Non supererebbe mai un colpo del genere >
Tracey sapeva benissimo che l’amico avesse ragione.
Poi la loro attenzione fu rapita da Pikachu. Si comportava stranamente, come se volesse essere seguito.
< Cos’ha Pikachu? >
< Tracey credo che Pikachu ci stia dicendo di seguirlo >
< Si tratta di Misty? >
Il topino prese a correre nella direzione opposta.
< Tracey io seguirò Pikachu, trova Ash e digli di raggiungerci in direzione est della foresta >
< Va bene >
Brock partì all’inseguimento del Pokemon e sperò che si trattasse di lei.
 
 
Lucinda non disse nulla sul comportamento della ragazza. Del resto anche lei aveva fatto lo stesso in passato. Si avvinghiò a Kenny cercando di dimenticare tutto il dolore che aveva provato e di cancellare la stanchezza di quegl’ultimi giorni.
Kenny le passava delicatamente le dita tra i capelli. E sperò che anche Ash sarebbe riuscito a farlo con la donna che amava.
 
 
Il cuore della ragazza era in bilico. Cosa doveva fare.
Lasciarlo andare.
Ricongiungerlo a lei, accettando il suo dolore.
In entrambi i casi avrebbe sofferto maledettamente troppo.
Serena corse con tutte le sue forze. Raggiunse la foresta, era completamente fradicia. Finalmente lo vide. Bello. Dannatamente bello, da spezzarle completamente il respiro.
< Ash > le sue parole giunsero all’orecchio del ragazzo come un grido d’aiuto disperato.
< Serena?ma cosa ci fai qui? >lui era stranito, non capiva come mai l’avesse raggiunto lì nella foresta.
< Ti prego torna alla pensione con me, questa storia è assurda >
< Ma non capisci? Misty è viva. È venuta qui per cercarmi e ora sta a me trovare lei >
< Lei è morta. >
< Il destino ha voluto darmi un’altra possibilità. Io ho avvertito la sua presenza. Serena io l’amo >
< Ed io? Cosane sarà di me? Ho messo tutta me stessa in questa storia. Mi hai rapito mente e cuore, non puoi lasciarmi così > era disperata, il suo dolore era palpabile sul suo viso e nei suoi occhi colmi di lacrime.
< Mi spiace >
< Ti spiace? E vorresti risolvere il tutto con un mi spiace? Sappi che io non ci sarò di nuovo. Stai facendo la tua scelta e quando realizzerai che questa storia è assurda rimpiangerai di avermi fatto andar via >
< Io non potrei comunque amarti come amo lei. Non riusciresti a prendere il suo posto. Tu meriti ben altro >
< Io ti amo! Ti amo da impazzire. Ti ho amato da quel maledetto giorno a Viridian. >
Lui le si avvicinò e con un gesto asciugò le sue lacrime.
< Perdonami Serena, non avevo il diritto di causarti tanto dolore. Spero tanto che sarai in grado di perdonarmi > la strinse a sé.
Ancora una volta lei sentì il battito del suo cuore.
Il suo respiro.
Il suo calore.
L’ultima volta che avrebbe toccato la sua pelle.
L’ultima volta tra le sue braccia.
< Ash? >
< Devo andare da lei. >
Il ragazzo si allontanò lasciandola lì completamente a pezzi.
Sola con il suo dolore.
Sola sotto la pioggia.
Sola con le sue lacrime.
 
 
Il ragazzo tentò di gettare le lacrime altrove. Non avrebbe mai voluto causare sofferenza a quella ragazzina che tanto gli era stato accanto. Del resto lei lo amava.
Ancora una volta era stato causa di dolore.
Ripensò a quel maledetto giorno di fine estate.
< Ti ho sempre amato, dal momento in cui ho incrociato i tuoi occhi la prima volta. Ho sempre saputo che non avrei mai smesso d’amarti, e non lo farò mai.  >
< Non dovrai mai smettere di farlo. Appena ti sarai ripresa continueremo il nostro viaggio. Verrai con me in ogni luogo. Non ci lasceremo mai.  >
< Non credo di farcela  >
< Per favore Misty >
< Ash credi che ci rivedremo? >
Rivolse uno sguardo al cielo. Lui l’avrebbe trovata a qualunque costo
< Te lo prometto Misty, a qualunque costo > continuò a correre.

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Capitolo 14
*** Promessa mantenuta ***


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, siamo giunti alla conclusione di questa storia, che tra pro e contro mi ha comunque rubato il cuore. Spero di non essere risultata banale, anche perchè dopo la prima parte con un finale tragico, qui ho ripreso le mie sembianze di romantica. Non mi resta che ringraziarvi per la passione che ci avete messo dei vostri commenti e nelle vostre recensioni. Grazie a tutti. Buona lettura! giapponesina!




Finalmente avrebbe tenuto il suo dolce viso tra le sue mani. Le sue labbra congiunte alle sue. Ci sarebbero stati quei meravigliosi sospiri tra un bacio e l’altro.
Tra la sua mente e il suo cuore vi era solo lei.  Quanto aveva sognato quel momento. Quanto aveva agognato quelle parole.
< Misty è viva >
Aveva versato fino all’ultima lacrima per lei. Invocato ogni tipo di preghiera, consumato il suo cuore.
Finalmente l’avrebbe stretta tra le sue braccia. Inebriarsi del suo buon odore. Assaporare le sue labbra. Fare l’amore con lei.
Prese a cercarla in ogni angolo della foresta, non avrebbe smesso fino a quando non l’avesse trovata. Poi si accorse che Tracey gli stava venendo incontro. Aveva davvero un aspetto trasandato, era stremato.
< Ash ti ho trovato. Devi ascoltarmi >
< Tracey? Hai un aspetto orribile, perché non fai rientro anche tu a >
< Pikachu l’ha trovata >
< Cosa? > quelle parole lo travolsero.
< Almeno credo. Brock l’ha seguito in direzione est. Devi raggiungerli subito. Ormai non ci resta più molto tempo >
Ash gli posò una mano sulla spalla e lo ringraziò per tutto quello che aveva fatto. Poi prese a correre nella direzione indicatogli dall’amico.
Finalmente l’avrebbe rivista.
 
 
Pikachu continuava a correre tra gli alberi. Brock a fatica riusciva a stargli dietro. Arrivarono in un posto fittissimo, dove vi era solo un lago a fare da contorno. Poi rabbrividì.
Vide un Pikachu disteso a terra, sotto la pioggia, privo di sensi.
Il Pokemon di Ash lo aveva congiunto fino a lì, e lì si era conclusa la corsa. Si avvicinò cautamente. Notò che quel Pikachu non era in ottime condizioni. Era congelato e sofferente. Respirava affannosamente quasi come se il respiro le mancasse.
< È lei vero Pikachu? >
Il topino elettrico acconsentì col musino.
La prese tra le sue braccia e prese a sospirarle tenere parole.
< Misty? Mi senti? Apri gli occhi. Diamine Pikachu, sta malissimo, dobbiamo fare qualcosa. >
Era realmente preoccupato, notò che rimanevano solo 12 ore.
 
Lucinda, Violetta e Kenny erano ancora lì in trepidante attesa. L’orologio scandiva i secondi che passavano, per diventare minuti e poi ore. Ormai non mancava molto. Avrebbero dovuto fare qualcosa.
< Credo che sia meglio che vada anch’io a cercarla >
< Violetta ci sono già gli altri lì fuori > la ragazza cercò di trattenerla.
< Mi sento inutile nel restare qui >
< Non possiamo fare altro. Attendiamo che gli altri facciano rientro >
Non finì neanche di parlare che apparve Tracey sull’uscio della porta. Si accasciò in terra era stremato.
< Tracey? Tracey cosa è successo >
< Violetta? Sono sfinito, per favore ho bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti e un letto morbido >
< Ma l’avete trovata? >
< Credo che Pikachu l’abbia trovata. Ora Ash e Brock dovrebbero averla raggiunta >
< Vieni con me, ti accompagno in camera >
Il ragazzo la seguì senza battere ciglio.
Lucinda rimase sola con Kenny.
< Perché non vai a riposarti anche tu? > la cinse con un braccio.
< Vorrei aspettare gli altri, e poi sono troppo nervosa non riuscirei a dormire > appoggiò la sua testa sul suo petto e chiuse gli occhi.
 
 
Serena era ancora nella foresta. Ora che lui se n’era andato nulla aveva più senso. La sua vita. Il suo cuore. nulla. Era come imprigionata in una vita che non fosse più sua. Tutta la felicità le era stata strappata via, troppo bruscamente.
Non riusciva a frenare le lacrime.
Il dolore che provava al petto era atroce.
si lasciò abbandonare ad un pianto straziante.
 
 
Ash corse fino allo stremo. Poi li vide. Brock teneva tra le braccia un piccolo Pokemon giallo. Il cuore smise di battere.
< Misty. Misty > urlò con tutta la voce che avesse in gola.
< Ash? Finalmente sei arrivato. Credo che stia male, non riprende conoscenza. Dobbiamo portarla in un luogo caldo >
Ash gliela strappò letteralmente dalle braccia. Prese a stringerla al suo petto e a piangere come un bambino. Si prostrò a terra. Lei era tra le sue braccia. ma non riusciva a riprendersi.
< Misty? Amore mio sono qui. Sono Ash. Apri gli occhi, ti scongiuro. Torna da me > il suo strazio era troppo anche per il ragazzo più grande. Vederlo nuovamente in quello stato gli lacerò il cuore.
< Ash coraggio, tirati su, dobbiamo portarla in pensione. Tenerla al caldo e cercare di rianimare >
< Perché non apre gli occhi Brock? Perché? Amore mio per favore. Mi stai facendo impazzire >
Gli posò una mano sulla spalla. Per poi guardarlo negli occhi. Quegli occhi colmi di lacrime e privi di speranze.
< andiamo >
Lui cercò di farsi forza e prese a seguirlo. Ormai la sua mente non aveva più controllo sulla situazione.
La teneva stretta a sé. Non l’avrebbe lasciata andare questa volta. A qualunque costo, avrebbe rivisto i suoi occhi.
 
Il ragazzo era crollato dalla stanchezza. Violetta gli era accanto, sorrise teneramente. Pensò che tutti quei ragazzi erano davvero legati tra loro. Avevano affrontato l’impossibile per ricongiungere i due. Sperò con tutta se stessa che quella storia si fosse conclusa nel migliore dei modi.
 
Lucinda e Kenny formavano un quadro idilliaco. Lei si era assopita sul suo petto e lui era praticamente crollato, cullandosi del suo profumo.
 
 
I due ragazzi erano intenti in una corsa contro il tempo. Poi Brock notò in lontananza la ragazzina dai capelli biondi accasciata in terra.
< Ma quella è Serena >
< Come? È ancora qui? >
< Non possiamo lasciarla lì. >
< Brock prenditi cura di lei, io comincio ad andare avanti. Raggiungimi presto >
< Amico mio vedrai che lei farà ritorno da te. Il vostro amore è troppo forte per essere spezzato nuovamente >
Ash lo ringraziò con lo sguardo, ancora una volta colmo di lacrime. E se ne andò
Brock si avvicinò alla ragazza, era a pezzi. Il suo sguardo era fisso nel vuoto e sulla sua pelle segni di dolore.
La sfiorò.
Lei fu stranita di trovarsi proprio lui dinanzi.
< Brock? Mi ha lasciata. Mi ha lasciata sola. Capisci? Come farò? >
< Serena? > la strinse a sé.
< Perché mi ha fatto questo? Meritavo davvero tanto dolore. Perché? Perché? > era inconsolabile.
< Mi spiace tanto Serena, ma non riesco a dargli torno. Lui ama Misty ed è giusto che sia andata così. Anch’io ho creduto che tu potessi essere quella giusta per lui, ma in assenza di lei >
< Quindi dovevo essere solo un rimpiazzo? >
< Non è quello che intendevo e sai benissimo a cosa mi riferisco. Serena lui è innamorato di Misty. Gli è stata portata via in un modo orribile, appena aveva capito i suoi sentimenti. Ora che ha avuto una possibilità di riaverla, anche se è una storia assurda, impossibile da comprendere, lui ha il diritto di viverla >
< Lui ha giocato con i miei sentimenti >
< Lui non ha mai giocato, ti vuole bene realmente >
< Cosa me ne faccio del suo bene? Dimmelo Brock? >
Lui sapeva che quelle parole erano vane per consolare il suo dolore e che solo il tempo sarebbe stato capace di aiutarla.
Prese a stringerla nuovamente e lei si abbandonò a quell’abbraccio.
 
Ash continuò a correre, ormai era quasi arrivato.
< Misty tranquilla, siamo quasi arrivati. Vedrai amore mio che starai subito meglio. Ti amo. Ti amo da impazzire. E ho voglia di te. Delle tue labbra. Dei tuoi occhi, delle tue mani tra i miei capelli. Ho un assoluto bisogno di te. >
Finalmente all’orizzonte apparve la pensione. Entrò cercando subito con lo sguardo i suoi amici.
< Lucinda? Kenny? >
La ragazza sobbalzò.
< Caspita mi ero appisolata. Ash? > deglutì vistosamente nel vedere il ragazzo con in braccio il piccolo Pokemon.
< Devi aiutarmi. >
< Ma cosa è accaduto? Perché non riprende conoscenza? >
< Ha bisogno di un bagno caldo per permetterle la circolazione nelle vene. E poi un letto. >
< Ok, me ne occuperò io. Coraggio seguimi >
Si recarono nella loro camera, dove vi era Tracey a riposare.
Violetta sorrise nel vederli.
< Finalmente siete tornati. Allora? >
< Allora ora abbiamo bisogno di farle riprendere conoscenza. Prepara una vasca d’acqua calda, Kenny tu vai a prendere una tazza di tea bollente e degli integratori >
Entrambi obbedirono agli ordini.
Ash fu spiazzato nel vedere con quanta determinazione Lucinda stesse aiutando Misty.
La immersero cautamente nell’acqua calda, massaggiandole le gote.
Lui la guardò negli occhi.
< Grazie Lucinda >
< Per cosa? >
< Per quello che stai facendo per noi. >
< Non devi ringraziarmi Ash. È normale che lo faccia >
< Sei maturata molto in questi ultimi tempi e pensare che non scorreva buon sangue tra voi >
< È storia passata Ash, e poi ora quello che conta è riuscire a portarla in vita da te > gli sorrise, omettendo il fatto che inizialmente lei non aveva alcuna intenzione di aiutare quella ragazzina dai capelli rossi.
La sistemarono sul letto e Lucinda le fece ingerire del tea con degli integratori.
< E ora? > anche Kenny era preoccupato.
< Ora non ci resta che aspettare. >
< Ma Lucinda mancano solo >
< Lo so Kenny. Ma vedrai che si riprenderà presto. >
Ash le si sistemò accanto e prese a massaggiarla delicatamente.
Violetta invitò i tre ragazzi a lasciarlo solo con lei. 
 
 
Pochi istanti più tardi anche Brock e serena fecero rientro. La ragazza andò a cambiarsi subito nella sua stanza per poi recarsi in quella dove stava Brock e assaporare del buon tea.
Quella storia l’aveva distrutta.
< Credo che sia meglio che tu riposa un po’ >
< Non sarà facile dormire. >
< Domani sarà un nuovo giorno e ricorda che il meglio per te deve ancora venire >
< Tu credi che amerò mai qualcuno come ho amato Ash? >
< Certo Serena, ne sono sicuro >
La ragazzina lo ringraziò e lui la lasciò sola.
Ma Serena non si mise a letto, prese a guardare dalla finestra. Ormai la stagione delle piogge era a termine e portava via con sé anche il suo amore incondizionato per Ash.
< Addio per sempre amore mio >
 
 
Il ragazzo continuò a starle accanto per ore. La stanchezza si faceva sempre più forte, ma non cedette. Non l’avrebbe lasciato sola nemmeno per un istante.
< Misty per favore, apri gli occhi, cancelliamo tutto e torna da me. Fammi tornare a sorridere, ho bisogno di tornare a vivere e posso farlo solo assieme a te. Ti amo >
Quelle parole rimbombarono nella sua testa e soprattutto nel suo cuore. lui era lì.
Poteva percepirlo sulla pelle e sotto.
Quel brivido lungo la schiena ne era la prova.
Ma perché non riuscisse a riaprire gli occhi proprio non lo capiva.
Lui era finalmente lì ad un palmo da lei, ma non riusciva ad incrociare il suo sguardo.
Cominciò a provare un forte dolore al petto. Ormai non sentiva più gli arti inferiori. Bruciava terribilmente.
Ebbe una fortissima crisi.
Il ragazzo impallidì.
< Misty? Cosa succede? Cos’hai? Tracey, Brock venite. Lei sta male. Per favore >
Il primo ad accorrere fu il giovane allevatore. Sbiancò nel vedere quella scena.
Stava avendo un fortissima crisi.
< Ash stai calmo, vedrai che è un attacco passeggero. > prese a piangere e ovviamente lui notò quelle lacrime.
< Brock per favore, salvala. >
< Non posso farlo. Non so cosa fare. È tutto inutile. >
Le loro grida attirarono anche gli altri.
Non riuscivano a capire cosa stesse accadendo, Violetta pensò che era meglio non stare tutti lì e Lucinda e Kenny la seguirono.
Tracey diede uno sguardo al suo orologio. Mancava meno di un’ora.
< Ragazzi dobbiamo farle riprendere conoscenza. Tra quaranta minuti lei sarà > venne raggelato da quel pensiero.
E i due impallidirono.
Brock si lasciò cadere su una sedia. Per la prima volta non sapeva come affrontare quella situazione.
< Non posso rivivere quel giorno. non riuscirei a sopportarlo. Misty, mi senti? Sono qui. Per favore apri gli occhi e torna da me. Ti amo piccola mia > posò delicatamente le sue labbra su quelle di lei.
 
 
Quel contatto fu fatale. Il calore delle sue labbra. Il paradiso all’improvviso. L’estasi più totale. L’amore.
Ecco cos’era l’amore.
Non cuori che battono all’unisono, ma cuori che smettono di battere per la forte emozione. Aliti  mischiati in un unico armonioso respiro.
Lui era il suo tutto.
Aprì gli occhi.
 
 
Le lancette conclusero l’ultimo giro di orologio. In quella piccola casa di Cerulian la donna era intenta a sperare. Il tempo era scaduto.
 
 
 Il silenzio piombò nella camera. Da sottofondo solo le sue lacrime.
Poi tutto accadde quasi per magia. Occhi verdi dentro occhi scuri.
Un incrocio indelebile.
< Misty? > rabbrividì.
Una luce fortissima invase la stanza.
Era accecante, devastante. I due faticarono per ripararsi.
Quando tutto sparì in pochi istanti.
Nel letto non più quel Pikachu dagli insoliti occhi verdi, ma una bellissima ragazza, avvolta da un lenzuolo di seta. Con lunghi capelli rosso da contorno a quel viso angelico. Eterea. Bella, dannatamente bella.
< Ash > sospirò con un filo di voce. Il suono più melodioso che aveva udito negli ultimi giorni.
Lui era impietrito da tanta bellezza. Ammutolito.
Prese a tremare come una foglia.
< Sei proprio tu? Amore mio > le si gettò addosso.
Non vi fu neanche il tempo di un respiro che le sue labbra si erano già congiunte alle sue.
Intrecci di mani.
Brividi sulla pelle.
Sapore di baci.
E ancora quei dannati brividi.
I due ragazzi li lasciarono soli.
Lei aveva paura di lasciare le sue labbra, aveva aspettato tanto per averle.
Lui era inebriato. Completamente fuso.
< Ash? Ho aspettato tanto > gli sospirò sulle labbra.
< Anch’io amore. Mi sembra un sogno. Sono stato tanto male. Siano ringraziati gli dei. > prese a baciarla nuovamente, per poi sconfinare e andare oltre.
Esplorò ogni singola parte del suo corpo, per poi spogliarsi e fare l’amore.
Non vi era più la stanchezza. Non vi era più la paura.
Esistevano solo loro due e il loro amore.
Sfiniti dalla passione si addormentarono l’uno tra le braccia dell’altra.
 
 
Lucinda era in trepidante attesa. Poi vide arrivare i due ragazzi.
< Brock? Tracey? >
Fu il ragazzo più grande a prendere parola.
< Ce l’abbiamo fatta ragazzi. Misty è tornata tra noi. >
Ci fu un’esplosione di gioia nella sala. Una felicità contagiosa.
< Possiamo vederla? > chiese la ragazzina dai capelli blu.
< penso che abbiano bisogno di un po’ di tempo per loro, lo faremo domani mattina con tranquillità ora tutti a dormire > violetta aveva ragione. Loro avevano bisogno di stare da soli.
 
 
Nel cuore della notte solo i sogni di Serena non erano tranquilli. Ebbe incubi per tutta la notte. Si svegliò alle prime luci dell’alba e pensò che il vero incubo sarebbe iniziato solo ora. Si fece una doccia rapida e prese a vestirsi.
 
Il ragazzo contemplava la sua bellezza. Le passava delicatamente le dita tra i capelli. Morbidi e setosi come li ricordava. La sua pelle candida, dal quel buon sapore, tutta da mordicchiare e baciare, centimetro per centimetro. Fare l’amore con lei era stata la cosa più bella che mai avesse fatto. Diventare un’unica anima in un unico corpo.
Lei quasi come si sentisse osservata aprì gli occhi.
Quegli occhi verdi.
Quegli occhi che tanto aveva desiderato su di lui.
< Buongiorno Ash >
< Buongiorno a te amore mio >  la baciò
< Mi fa uno strano effetto sentirmi chiamare amore mio >
< Dovrai farci l’abitudine >
< Non mi abituerò mai al tuo amore, mai ai tuoi baci e mai alle tue coccole. >
< Sei dannatamente bella >
< Ti amo Ash >
< Ti amo anch’io > nuovamente le loro labbra si ritrovarono. Desiderose l’una dell’altra.
< Mi sembra tutto così strano. >
< Non dirlo a me per favore. Mi sembra di vivere un sogno >
< Questa è la realtà e finalmente ti ho ritrovato > posò la sua testa sul suo petto.
Aveva un odore buonissimo.
Il suo respiro al contatto con la sua pelle lo fece rabbrividire.
Aveva ancora voglia di lei.
< Sei il dono più bello che la vita mi abbia fatto >
Lei lo guardò teneramente per poi baciarlo nuovamente, fino a quando la passione non li travolse nuovamente e fecero l’amore.
 
Il primo a svegliarsi fu Kenny, che subito destò Lucinda dal sonno con un bacio.
Lei si fece una doccia per levarsi la stanchezza di dosso. E scesero assieme a fare colazione. Tracey, Violetta e Brock erano già lì.
Furono sorpresi nel ritrovarsi, ben presto anche i due ragazzi.
Tracey quando la vide non trattenne l’entusiasmo.
< Misty? Per tutti gli dei, sei bellissima amica mia. Addirittura più bella di quanto ricordassi >
< Grazie Tracey > arrossì.
< Ben tornata tra noi Misty >
< Brock? Grazie e grazie a voi tutti per quello che avete fatto per me > Ash le era accanto e le teneva stretto la mano. Non l’avrebbe lasciata andare via mai più.
Presero a fare colazione. La più agitata era Lucinda, anche perché Misty non faceva altro che rivolgerle sorrisi.
< Mi fa piacere che ce l’hai fatta > disse velocemente.
< Lucinda se sono qui con voi ora, lo devo soprattutto a te >
< Non ho fatto nulla di eccezionale >
< Invece hai fatto tantissimo, non saprò mai come ringraziarti >
< Questo non significa che siamo amiche, non dimenticarlo >
Lei le sorrise buffamente e Lucinda, completamente contagiata da quel sorriso la imitò.
 
Brock prese da parte Ash per parlargli di Serena.
< Ma Brock cos’altro posso fare per lei? >
< Quella ragazza ha bisogno che tu le parli >
< Va bene lo farò > il ragazzo si scusò con Misty e si diresse nella sua camera. Laporta era socchiusa e la trovò intenta a preparare i bagagli.
< Hai deciso di partire? >
Quella voce.
La sua voce.
Sobbalzò e le lacrime presero a scalciare.
< Si. Partirò oggi stesso. Ho deciso di provare da sola a diventare allenatrice di Pokemon. E lo farò ripartendo da zero >
< Non mi guardi nemmeno negli occhi? >
< Non voglio che tu mi ricorda in questo stato. >
Lui capì.
< Buona fortuna Serena e grazie. Grazie per tutto >
Lei si limitò ad acconsentire col capo sempre col viso  nascosto per non mostrargli le sue lacrime. Lui la lasciò sola.
< Addio Ash > sospirò.
 
I ragazzi erano tutti nelle loro camere a riposare, Misty aveva deciso di restare ancora un po’ nella sala d’attesa, aveva faticato tanto per convincere Ash a lasciarla sola, ma alla fine ci era riuscita. Le aveva concesso cinque minuti.
Quando poi la vide.
Quella ragazza dai capelli biondi era la stessa che l’aveva tratta in salvo.
Le si avvicinò.
< Scusa, potrei parlarti un momento? >
Serena si voltò e nell’incrociare quegli occhi rabbrividì.
Quegli occhi verdi.
Era lei.
< Dimmi > prese ad avvampare.
< So che non ci conosciamo, e ti sembrerà assurdo quello che sto per dirti. Ma volevo solo augurarti buona fortuna. Diventerai un’ottima allenatrice di Pokemon >
< Gra… Grazie >
La lasciò sola.
Ad un tratto lei capì.
Capì il perché Ash ne fosse tanto innamorato.
Era talmente bella che chiunque se ne sarebbe innamorato.
Quella ragazza era stata la causa della rottura con lui, ma nonostante questo, non riuscì ad odiarla.
Si incamminò verso una nuova vita. Sperando in cuor suo che avrebbe trovato anche lei un amore puro come il loro.

I ragazzi erano in volo verso Kanto, finalmente Misty avrebbe riabbracciato le sue sorelle. Prese a guardare dal finestrino, al suo fianco, ovviamente Ash che non le lasciò la mano nemmeno per un attimo.
< Saremo di rientro a Kanto tra meno di un’ora >
< Non vedo l’ora. >
Lui era rapito dalla sua bellezza.
< Sei così bella Misty >
Lei arrossì.
< Posso chiederti una cosa? >
< Dimmi pure >
< Quella ragazzina dai capelli biondi, si ecco vedi. C’è stato qualcosa tra voi due? >
< Ti riferisci a Serena? >
< Quindi è così che si chiama. Già proprio lei >
< Non è mai stata mia intenzione sostituirti, anche perché sarebbe stato impossibile >
< Non devi giustificarti, tu avevi tutto il diritto di riprendere la tua vita in mano. Sarebbe stato del tutto normale. >
< Non puoi capire quanto ho sofferto. Mi sembrava di vivere perennemente in un incubo >
< Mi è bastata guardarla negli occhi per capire che era innamorata di te. Cosa farai mai a queste ragazze > sorrise.
< Io? Io non faccio proprio nulla >
< Anche perché ora sei solo mio > gli sospirò ad un centimetro dalle labbra.
< Lo sono sempre stato > lui cedette e la baciò.
 
Qualche fila più indietro Lucinda era seduta accanto a Kenny, anche lui le teneva stretto la mano.
Lei si era assopita con la testa sulla sua spalla e lui la fissava completamente inebriato.
Accanto a loro Tracey e Brock si scambiarono diverse battute su tutta quella storia.
 
Giunsero a Cerulian e ovviamente le reazioni delle sorelle furono incontenibili. Tracey spiegò loro quello che era accaduto e Daisy era praticamente euforica.
Misty nel pomeriggio si allontanò dalla palestra per recarsi sul luogo della sua sepoltura. Vedere la sua foto sulla lapide la fece rabbrividire.
Ci pensò Ash a levarla e riporla in tasca e riprese anche la sua medaglia d’oro.
Una lacrima rigò il volto della ragazza.
Lui la cinse con un braccio.
< È tutto finito Misty. Resterà solo un brutto ricordo >
< Alla fine hai mantenuto la tua promessa >
Lui la guardò dritta negli occhi.
Quegli occhi verdi.
Quegli occhi verdi finalmente posati su di lui.
La baciò con una passione travolgente.
Di quelle passioni che logorano l’animo.
< L’avrei mantenuta a qualunque costo. >

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