Aiutami Santana

di Quinny El FW
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Per un’amica pure io, Santana, farei di tutto. ***
Capitolo 3: *** Parole sincere e ritorno. ***
Capitolo 4: *** Bentornata al McKinley Quinn! ***
Capitolo 5: *** Tu ed io ***
Capitolo 6: *** Non è obbligatorio che tu stia lì ***
Capitolo 7: *** A casa nostra ***
Capitolo 8: *** Coccole e schiuma ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


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Capitolo I
 
In una giornata cupa e nella quale non era possibile scorgere nemmeno un po' di luce Quinn Fabray è seduta, come sempre, sulla sua sedia a rotelle a fissare la pioggia cadere al suolo e creare uno stato di melma e fango fuori dalla grande finestra della sua nuova camera grande al piano terra della casa.
Da quando Quinn ha fatto l'incidente la sua vita è inevitabilmente cambiata, non può più fare le cose che faceva prima ed anche le cose più semplici per lei oramai sono diventate una vera e propria impresa. Eppure Quinn sa di dover comunque ringraziare ed essere felice essendo ben cosciente che sarebbe potuta decisamente andarle peggio, ora lei potrebbe non essere nemmeno qui in attesa che qualcuno si ricordi di lei e la vada a cercare per aiutarla a vestirsi.
I medici dicono che non si sa se le sarà possibile riacquistare l'uso delle gambe o no, lei sa solo che oggi è un grande giorno od almeno dovrebbe esserlo.
Quinn deve, infatti, tornare a scuola oggi e ripercorrere quei corridoi del McKinley in un modo che non aveva mai fatto seriamente prima nemmeno quando due anni fa il professor Schuester fece mettere tutti i tredici ragazzi sulla sedia a rotelle per capire come ci si sentisse ad essere Artie.
Continuando a fissare il panorama oltre il vetro Quinn si ritrova in balia di una serie ininterrotta di pensieri e riflessioni che le navigano nella mente quasi offuscando il suo ragionare in maniera razionale. Per la primissima volta nella sua vita Quinn è agitata per una cosa semplice come tornare a scuola, non ricorda se qualcuno la sia mai andata a trovare quando era in ospedale e non ricorda nemmeno quanto ci sia stato in quel posto così asettico. La mente continua ininterrottamente a riproporle pensieri tristi e felici, ricordi di quando le sue gambe funzionavano, ma la cosa che la stupisce di più è il fatto che davanti ai suoi occhi le si stia creando quasi una patina sottilissima, come nebbia che le proietta uno dopo l'altro i visi dei suoi amici. Come se dovesse richiamarli alla memoria per ricordarsi di loro e dei loro nomi Quinn vede comparire i loro volti e ricorda che loro sono l'unica motivazione per la quale lei oggi non rifiuterà, come avrebbe voluto, di andare al vecchio liceo.

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Cercai di allontanare per un momento quei pensieri, non arrivava nessuno e sarei potuta pure andare al in pigiama al McKinley per loro. Mia madre era sempre troppo occupata nel vedersi con quelle antipatiche delle sue amiche che trasudavano falsità, non riuscivo proprio a capire cosa ci trovasse di bello in loro ne come potesse non accorgersi che esse non facevano altro che prendersi gioco di lei ed usarla solo quando conveniva loro. La morale di tutto questo? Semplice Judy, mia madre, era uscita ieri sera per andare a casa di una di queste “signore” per prendere parte ai loro consueti incontri di burraco e nonostante fossero già le otto e mezza circa di lei non c’era alcuna traccia. Odiavo quando faceva così sembrava sempre che fossi io a dovermi prendere cura di lei e non l’inverso come sarebbe naturale e, come se non bastasse, l’incidente non aveva per nulla migliorato questa situazione. Mia madre non sarebbe mai cambiata e lo sapevo benissimo, avrebbe sempre bevuto superalcolici dalle sei del pomeriggio in poi e sarebbe sempre corsa dietro alle signore di questo quartiere così falsamente pretenzioso ed appariscente di Lima chiamato Dudley nel quale la gente che ci vive è esattamente come lei convinta di essere chissà quanto importante solo per la loro condizione sociale che gli permette di considerarsi borghesi benestanti.

Cercai di chiamare la cameriera, Luisa, che doveva essere in cucina come sempre, ma non ottenni nessun risultato positivo e così mi preparai psicologicamente al fatto che, anche in un giorno come questo nel quale per me sarebbe successa una cosa molto importante, mi sarei dovuta arrangiare da me.
Misi le mani sulle ruote della sedia ed iniziai a muoverle cercando, non so come di dirigermi verso l’armadio nella speranza che qualcuno così anche per caso si fosse ricordato di sistemarmi i vestiti per oggi in un posto basso in modo che ci potessi arrivare.
Non sono però ancora molto brava a muovermi su quella cosa, non è facile come sembra non lo è per nulla, e la prima cosa che feci fu urtare contro alla scrivania rossa. Fortunatamente non mi feci male e non feci alcun danno se non quello di rovesciare a terra tutte le matite e le penne che erano contenute in un astuccio nero, sarebbe stato inutile anche solamente pensare di poterle raccogliere e probabilmente l’unico risultato sarebbe stato quello che mi sarei dovuta far comprare delle nuove matite dato che le mine all’interno di queste che giacevano sul pavimento era logico che si fossero rotte.
Girai ancora le mie ruote cercando disperatamente di migliorarmi stavolta e fiduciosa che non avrei fatto altri macelli, ma si sa la fiducia serve a ben poco in occasioni del genere. Come prevedibile urtai contro un altro mobile, una libreria per l’esattezza,  e stavolta l’esito fu peggiore di quello precedente, mi caddero in testa molti libri ed alcuni oggettini che avevano messo alle mensole più alte. Bestemmiai  borbottando mentre con le mani lasciavo cadere i libri a terra per poi massaggiarmi la testa :- “ Ora ci manca solo che mi esce un bernoccolo e la giornata è davvero perfetta” – dissi a me stessa mentre continuavo a cercare di alleviare il dolore della botta e, quando mi sembrò di esserci alla meno peggio riuscita riposai le mani sulle ruote della carrozzina e feci il terzo tentativo. Non capivo proprio come nessuna delle cameriere potesse non sentire tutti i rumori che stavo creando, secondo me avevano le cuffiette con la musica al massimo come loro solito, girai ancora un po’ le ruote sul parquet lucido della camera che mi era stata data e quasi riciclata come nuova camera e, proprio mentre stavo finalmente per arrivare al tanto desiderato armadio che era situato di fronte al letto urtai non so nemmeno più io contro cosa e mi cadde un vaso in testa, cercai di parare il colpo con le mani e bene o male ci riuscì, ma la cosa peggiore venne dopo che mentre tranquilla continuavo ad avvicinarmi alla meta rimase una delle due ruote incastrata in un cordoncino bianco. Cercai con le mani di liberarmi, ma i miei movimenti erano molto impacciati e più mi muovevo più mi incastravo fino a che non mi cadde la tenda di un’altra finestra vicino l’armadio addosso avvolgendomi come se mi stessi travestendo da fantasma. Cercai disperata di liberarmi ancora una volta, ma stavolta a sancire la mia prigione ed il mio fallimento fu il cordino che mi si arrotolò tutto intorno stringendomi in maniera strettissima ed incastrandosi al fermo della sedia a rotelle come se esso facesse il nodo. Ancora una volta cercai non so nemmeno come di liberarmi od almeno di muovermi un po’,ma mi cadde qualcosa addosso e non riuscivo a fare nulla, continuai testarda ed impacciata a muovermi a più non posso bofonchiando dato che tanto era stretta la stoffa a me che non riuscivo a parlare ed ad un tratto accadde quello che non volevo succedesse perché com’è che dice il detto? C’è sempre di peggio.
Muovendomi feci in modo tale che la sedia a rotelle si accasciasse al suolo cadendo in avanti e facendomi così ritrovare spiaccicata seduta e legata su di essa chiusa in una tenda in modo strettissimo da sembrare un insaccato, bene ora certamente non mi sarei mai riuscita a liberare.
Sbuffai e scoppiai a piangere come una bambina, era tutto così frustante e non potevo far nulla per liberarmi, non potevo mai più fare nulla ormai ero solo una ragazza paralitica imbranata che non sarebbe più riuscita a fare nulla e nessuno si importava davvero di me, non che il loro atteggiamento non fosse comprensibile insomma chi potrebbe mai importarsi di una come me non credo che io mi importerei di una come me, una conciata come me non lo vuole nessuno.
Ad un tratto, mentre la vista mi si era offuscata e gli occhi si erano riempiti di lacrime, la mia mente mi ripropose compare il volto indimenticabile della mia storica amica Santana, non so per quale strano motivo stessi pensando a lei in questo preciso momento così devastante e tragico per me nel quale i miei occhi altro non sembravano che un fiume in piena che scorre senza fine oltre qualsiasi argine.
Santana era particolare, aveva  un carattere tutto suo era stronza forse più per difendere la sua reputazione che non perché lo fosse realmente eppure in quella situazione mentre ero ancora prigioniera della tenda e della mia sedia la pura e semplice immagine del suo volto che stavo sognando davanti ai miei occhi rappresentava l’unico punto di salvezza, l’unica speranza per un disastro totale come me.
Piangendo senza interruzione e con tanto di singhiozzi trascorrevo i minuti uno dopo l’altro aspettando che qualcuno si ricordasse di me e venisse a prendermi, ad aiutarmi. Non so quanti minuti trascorsero quando sentì finalmente dei rumori che non erano provocati dal mio dolore, dalla mia frustazione e dal mio pianto, erano semplici rumori di passi nella mia stanza, li riconoscevo: provenivano dalla porta e si avvicinavano a me. Qualcuno si era ricordato di me.
-“ mmmmmmmfmfmmmmmmmbommmmmkmjskmkskndjnnxdkn” – bofonchiai inutilmente cercando di parlare, ma il risultato fu pessimo, per segnalarmi anche se penso che non sarebbe sicuramente potuta passare inosservata una ragazza avvolta come una salsiccia con tutta la sedia a rotelle. Sentì la voce, sentì la voce che mi rispondeva, la voce del mio salvatore che si rilevò una salvatrice del tutto inaspettata. Timbro forte e facilmente riconoscibile, era lei la mia salvatrice: Santana.
-“ Oh mio Dio Quinn hai deciso di travestirti oggi? Sono arrivata a tempo per la festa?” -  mi domandò con quel suo solito tono sarcastico ed al contempo naturale, mi mossi ovviamente non riuscendo a far nulla.
-“ Non ti muovere Fabray che sembri solo un pesce fuori dall’acqua” – aggiunse poi lei ridendo e la sentì fermarsi, vidi attraverso la tenda e vidi anche se sfocato la sua sagoma
-“ mmnnhndn AIUTAMI SANTANA jmkjmhk ” – dissi continuando ad agitarmi so che probabilmente l’avrebbe raccontato a tutti e mi avrebbe preso in giro per quello, ma oltre che continuare ad agitarmi ed a piangere con i singhiozzi talmente tanto da non sentirmi più il petto ne lo stomaco non potevo fare. Singhiozzavo e non riuscivo a smettere stavo male come mai.
-“ Smettila di muoverti su, faccio io… ti aiuto io”- disse poi lei con uno strano tono dolce ed io aspettai che lei si mettesse all’ opera continuando a piangere.

- continua... - 
 

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Capitolo 2
*** Per un’amica pure io, Santana, farei di tutto. ***


           Per un’amica pure io, Santana, farei di tutto.


Santana Lopez , per tutti sono solo una stronza insensibile senza cuore e forse non hanno tutti i torti eppure da qualche giorno sento che qualcosa dentro di me è cambiato, qualcosa che non so come chiamare.
Circa due settimane fa Quinn , la mia migliore amica, ha fatto un incidente d’ auto che le è costato l’uso delle gambe costringendola quindi su una sedia a rotelle per non si sa quanto tempo.
Probabilmente non lo ammetterò mai in vita mia però sento di doverle dare una mano, insomma la conosco da anni ormai e so come deve essere duro per lei stare così lo sarebbe per tutti in realtà eppure sento che per lei sia ancora più difficile tenendo conto anche del suo carattere.
Dopo l’ incidente Quinn è stata circa quattro giorni, una settimana al massimo, in ospedale ed io sono andata a trovarla anche se lei dormiva sempre e probabilmente nemmeno sa che ero io la persona che le lasciava sempre fiori sul mobile accanto al suo letto. Si, ora che ci penso bene credo che lo facessi apposta ad arrivare nella sua stanza, 329 , sempre quando dormiva in modo tale da non farmi mai vedere ne da lei ne da quell’ idiota di sua madre che era occupata sempre a fare il giro dell’ ospedale quasi come se fosse a Disneyland.
L’ unica cosa che sarebbe rimasta a Quinn delle mie visite all’ ospedale di Lima erano i fiori ed i petali secchi di rose o di altri fiori dai colori chiari dei quali non ricordo nemmeno il nome.
Avevo un orgoglio io non potevo mica farmi vedere fare cose così dolci nei confronti di un’amica?  Credo nessuno sapesse che i fiori e le saltuarie scatole di cioccolatini provenissero da me e non l’ avrei di certo mai confessato anche se qualcuno avesse improvvisamente tirato fuori delle prove.
Oggi, sapevo che Quinn sarebbe tornata a scuola al Glee le avevamo preparato una sorpresa ed ero un po’ nervosa non perché lei era sulla sedia a rotelle,  ma semplicemente perché temevo nelle reazioni che avrebbero potuto avere gli altri studenti del McKinley e non volevo che lei si abbattesse di più di quanto non potesse già esserlo. Volevo difenderla,  volevo starle vicino sperando di non diventare una rammollita sentimentalista ne una colla come Rachel che non faceva altro che sentirsi in colpa per l’incidente.

Indossai la divisa dei Cheerios e legai i capelli nella mia consueta coda alta, misi le scarpe, salutai mia madre  ed uscì di casa dirigendomi verso la scuola. Non ero in grande ritardo erano le 7.30.
Una volta arrivata mi diressi rapidamente verso l’aula dove avrei dovuto seguire la prima lezione e mi sedetti al mio solito posto in ultima fila, però qualcosa mi saltò subito all’occhio in quell’orrenda aula dalle pareti gialline: Quinn mancava.
Pensai che sarebbe venuta con un po’ di ritardo con un permesso speciale, ma alle 8.30 di lei non c’era ancora traccia. Non era da lei questa cosa. La prof era così idiota che le avrei facilmente potuto far credere di star male in modo tale che mi facesse dare un’ora o due di permesso per uscire per riprendermi ed infatti fu proprio quello che feci.
Mia madre venne a prendermi guardandomi perplessa senza riuscire a capire cosa potessi avere di così grave, poco contava però in questo momento il suo pensiero,  da farmi uscire solo per delle ore.
Uscita dalla scuola la guardai e le dissi semplicemente che dovevo passare a prendere Quinn a casa, lei non obbiettò e mi firmò un pezzo di carta che mi sarebbe servito come permesso per rientrare a scuola, come se ne morissi dalla voglia,  la salutai rapidamente e mi diressi a passo svelto verso Dudley Road.
Arrivata alla grande casa Fabray , che ormai conoscevo a memoria, attraversai il vialetto principale ed arrivata alla porta suonai il campanello e dopo svariati minuti capì che nessuno l’aveva sentito o mi sarebbe venuta ad aprire e così mi ricordai di quando Quinn mi aveva detto che c’era sempre un mazzo di chiavi nascosto dietro una pianta particolare e l’andai a prendere. Aprì ed entrai richiudendo a chiave e, mentre mi dirigevo verso quella che immaginavo potesse essere la nuova camera di Quinn al piano terra accanto alle scale, spaventai una cameriera che sculettava come una pazza indecente nel salotto spolverando con la musica nelle orecchie.
Aprì la porta della stanza e lo scenario che mi si presentò davanti fu del tutto impensabile e sconcertante ma al contempo talmente tanto divertente che non riuscì a trattenermi dal ridere a crepapelle in modo molto rumoroso sentendo poi cosa disse, o meglio cosa bofonchiò Quinn intrappolata in una tenda stretta a lei come fosse una salsiccia e stesa a terra con tanto di sedia a rotelle attaccata al sedere.  Data la posizione e la vicinanza con l’armadio nero immaginai che si volesse vestire e che la madre era scomparsa come sempre.
Mi avvicinai a lei e, dopo averle detto due cose divertenti e sarcastiche la guardai meglio. Credo che sarebbe anche potuta soffocare in quel coso tanto che era stretto. Basta dovevo aiutarla, specialmente dopo il suo chiaro urlo “AIUTAMI SANTANA”.
Mi abbassai inginocchiandomi e le dissi, per tranquillizzarla sentendola piangere a singhiozzi: -“Non piangere Quinn, non devi preoccuparti ora ti libero io…almeno sono arrivata in tempo no?” -
Ovviamente lei non rispose,  ma non c’era bisogno sarebbe stato solo fiato sprecato.
Tolsi il cordino dal fermo della sedia a rotelle al quale si era incastrato e lo tolsi delicatamente almeno così liberandola dello stritolamento.
-“Ecco vedi? Ora stai già meglio”-  dissi mentre le toglievo piano la tenda di dosso non volendole fare in alcun modo del male e non sapendo dove fossero i vari agganci della sedia.
Dopo una ventina di minuti l’avevo completamente liberata e potevo vedere che era stravolta, sembrava fosse reduce di una guerra e la sua camera ne era la conferma,  doveva esserle caduto tutto addosso ed ad ogni oggetto che cadeva potevo facilmente immaginare che fosse stato accompagnato un senso di fallimento sconfitta e tristezza infinita.
Presi la sedia e la rimisi dritta mentre lei era ancora a terra stesa sul pavimento,  poi mi abbassai e le misi le mani intorno al mio collo prendendola in braccio posandole le gambe insensibili sulle mie braccia, non era pesante.
-“Grazie Santana” – mi disse semplice ed io le accennai un timido sorriso come per dirle che non doveva preoccuparsi di questo e la guardai
-“hai i capelli tutti in disordine e poi si vede che hai pianto molto, hai il viso rosso e rigato, dobbiamo davvero darci una sistemata Fabray non puoi mica venire così a scuola?”- domandai nel tentativo disperato per lo meno di vedere sul suo viso accennarsi un sorriso,  ma nulla.
Sembrava muta, non parlava mi guardava e non faceva altro che guardarmi e tenersi sempre più stretta a me come se temesse che la potessi lasciar cadere.
“Andiamo al bagno, ti do una mano a lavarti il viso poi ti aiuto a vestirti ed andiamo a scuola, c’è molta gente che non vede l’ora di rivederti.”  Aggiunsi semplice dirigendomi poi verso il bagno in camera che aveva e, mentre andavo verso di esso che fortunatamente aveva la porta aperta, vidi una scatola trasparente con tutti i petali dei miei fiori lo seppi con certezza quando lei disse: - “Quelli sono tutti i fiori che mi sono arrivati in ospedale,  non so chi me li ha mandati, non c’era nemmeno un biglietto ne su quelli ne sulle scatole di cioccolatini”-.
Sorrisi e la guardai nei suoi bellissimi occhi verde smeraldo: - “Non c’è bisogno di saperlo, conta il pensiero, ora sai che qualcuno è venuto da te. Qualcuno che è più vicino di quanto tu stessa possa immaginare.” – Dissi semplicemente sapendo di starle così mettendo curiosità e la cosa devo ammettere che mi eccitava.
Entrai nel bagno e la posai su una sedia facendola reggere forte ad un mobile mentre rendevo tiepida l’acqua nel lavandino dove avevo messo il tappo di gomma in modo tale da poter creare una specie di pozzetta per facilitarle il lavarsi.
Tornai in camera e portai la sedia a rotelle nel bagno e lo misi di fronte al lavandino, andai da lei e la presi in braccio come prima posandola sulla sedia, ma mi accorsi che non sarebbe mai potuta riuscire a lavarsi da sola, quel dannato lavabo bianco era troppo alto per la sua nuova altezza, ma era mai possibile che quell’idiota della sua madre fosse così stupida da non riuscire a capire che doveva mettere tutto alla nuova portata della figlia? A quanto pare si. Sbuffai e vidi nel volto di Quinn un amarezza infinita e quasi una vergogna per quella situazione e le sorrisi incrociando le braccia al petto sotto la maglia della mia bella divisa: -“ Ascolta non devi essere così triste Q. So che non è facile però ci sono io ora quindi ti do una mano a lavarti e giuro che non ti farò le foto senza maglia.” – aggiunsi poi ridendo per quest’ultima frase e mi tolsi la giacca della divisa buttandola a caso su una panca e le tolsi la maglia.
Non avrei mai e poi mai pensato in vita mia di ritrovarmi a vedere il seno di Quinn eppure era inevitabile del resto era facilmente immaginabile che sotto la maglia del pigiama non avesse il reggiseno. Riempì i palmi delle mani di acqua con poco sapone e le avvicinai al suo corpo ed al suo viso quando all’improvviso lei mi parlò.
-“ Non voglio che tu lo faccia Santana, non voglio che tu mi veda così, ti prego esci. Non voglio, sono troppo in imbarazzo e non voglio stare senza maglia davanti a te. Lascia stare.”- disse guardandomi negli occhi ed io mi persi nei suoi vedendoli lucidi non so se perché voleva continuare a piangere o se era solo ancora scossa da prima, ma sapevo che non avrei mai potuto lasciarla così non me lo sarei perdonata e poi si sa che io, Santana Lopez, quando mi fisso una cosa in testa costi quel che costi la porto a termine.
-“ Non preoccuparti Fabray non ho intenzione di violentarti e poi è inutile che insisti tanto lo sai benissimo che non me ne vado fino a che non ti ho aiutata e fino a che non siamo usciti da questa dannatissima casa. Insomma tutti abbiamo bisogno di qualcuno e per quanto assurdo possa sembrare io sono qui per questo, c’è qualcosa a scuola che tu devi vedere. Ricordi? Iniziamo insieme e finiamo insieme…” – dissI semplice e cercando di essere il più convincente possibile guardandola negli occhi e sapendo che le ultime cinque parole del mio breve discorso rappresentavano per noi una certezza, ce l’eravamo dette insieme e con Brittany due anni fa circa quando entrammo nel Glee e  ce lo continuiamo a dire sempre per farci forza, aspettai la sua risposta guardandola fissa nei suoi occhi e vedendo nelle sue pupille quasi in maniera chiara il riflesso del mio volto. Ero curiosa di sentire cosa mi avrebbe risposto, ma avrei aspettato che sospirasse e che prendesse tutto il tempo necessario per parlare.



 

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Capitolo 3
*** Parole sincere e ritorno. ***


Capitolo III
Parole sincere, parole e ritorno.

- “Non posso farti toccare il mio seno senza sentirmi così dannatamente inutile, così giù, Santana ”- dissi
semplicemente abbassando lo sguardo e guardandomi le immobili gambe avvolte nel pantalone rosso del pigiama, vidi Santana svuotare le mani dall’acqua insaponata ed asciugarsele con un’asciugamani rosa e sentì le sue mani, Santana mi si avvicino e mi scansò una ciocca di capelli dal viso portandogliela dietro l’orecchio sinistro, sorrisi.

Io, Santana Lopez non l’avrei mai lasciata in quello stato di questo posso essere più che certa, mi sedetti sulle sue gambe mettendo lo stesso poco peso non volevo rischiare di essere di impiccio. Da quell’altezza sentivo di esserle più vicino e le accarezzai la guancia sinistra: - “ Non devi preoccuparti ne porti tutti questi problemi Q. noi siamo amiche, molto amiche ed io non ci vedo assolutamente nulla di male in questo… “- dissi e mi bloccai solo un attimo per sospirare, prendere fiato e ridacchiare per poi aggiungere a completare la mia frase :-“ … e credimi non c’è nulla che non vada nelle tue tette. Certo le mie sono più grandi e tonde, ma le tue non sono male…”- dissi scoppiando a ridere guardandola e vidi sul suo viso stamparsi un timido sorriso e le sue guance diventare rosse e quello mi riempì il cuore di gioia, non perché l’avessi messa in imbarazzo, ma perché ero riuscita a strapparle un piccolo sorriso chissà cosa stava pensando  :- “ Sei un’idiota Santana, insomma sono solo delle tette e poi insomma potrebbero chiederti di descriverle… gli uomini sono maiali.” – disse lei ed io risi guardandola e le guardai il seno, non credo lo stessi facendo apposta ma in una situazione del genere era quasi impossibile che lo sguardo non andasse a finire lì. Aveva i capezzoli duri come quando si sente freddo e le sorrisi nuovamente per poi risponderle: - “Sarò pure un’idiota, si può darsi, ma almeno io non ti lascerò mai sola.”- dissi sincera come mai riportando alla mente il suo “Aiutami Santana” e poi sospirai per dirle ancora: - “ Ascolta non sono brava con le parole ma fa si che provi ad esserci per te. E se mi chiederanno di descriverle io desisterò alla tentazione non voglio che altri abbiano la mia stessa fortuna” – dissi ridendo anche se forse davvero non volevo che altri la vedessero così, non so cosa mi fosse preso, ma ora che ero certa della mia sessualità ed ero single vedevo Quinn con occhi diversi, ma per il momento scacciai quei pensieri. Eravamo solo buone amiche.  
-“ Ora lasciati aiutare su da brava che dopo ti vado a prendere i vestiti e ci vestiamo, le mutande le hai già messe?” – domandai ricaricando le mani di acqua leggermente insaponata al ciliegio e le sciacquai il viso e poi le passai delicatamente una spugna ben impregnata di acqua e sapone profumatissimo posandola con la dolcezza di una carezza sul suo busto ed anche sui seni  così piccoli, ma belli, non li guardai troppo per non rischiare di invadere ulteriormente la sua privacy rimanendole seduta sulle gambe.

:-“Santana non riusciresti nemmeno ad immaginare lontanamente che sensazione piacevole mi stai dando solamente passando questa spugna su…su…su…”- dissi guardando Santana ed arrossendo di botto, era così imbarazzante per me parlare di quelle cose…di seni, insomma era la prima volta che stavo con le tette da fuori davanti a qualcuno.
:-“ …sulle tue tette.”- disse infine lei ridendo e mi guardò continuando leggera per poi asciugarmi con la calda asciugamano di spugna verde.


Quando ebbi finito guardai Quinn e le sorrisi, mi alzai e le aprì uno specchio su un mobiletto perfettamente alla sua altezza e le posai sulle gambe il suo contenitore di trucci: -“ fatti bella mentre io vado a prenderti i vestiti ed a togliere un po’ di disordine”- dissi tornando di là ed iniziando a posare.


Santana mi lasciò da sola con la trousse sulle gambe dicendomi di truccarmi, non sapevo perché lei fosse venuta qui, non ne avevo la minima idea, eppure in lei vedevo ora la mia salvatrice, la mia unica salvezza e speranza ed in maniera più semplice il mio tutto era racchiuso in un nome: Santana Lopez.
Mi guardai ancora le gambe non sapendo cosa dire o cosa fare, volevo parlarle, volevo davvero dirle qualcosa eppure ero lì a fissarmi allo specchio rettangolare che aveva riposto sul mobiletto e non sapevo davvero cosa dire, insomma era quasi come se le parole mi si fossero gelate in gola o più semplicemente come se ritenessi inutile dire qualsiasi cosa, superfluo.
Mi continuai a fissare impassibile non riuscendo nemmeno a mettermi il fondotinta, ero immobile costretta seduta su quella sedia a rotelle eppure nello specchio il riflesso non era molto diverso da quello di qualche settimana fa, ero più stanca e triste. Mi feci coraggio ed iniziai a truccarmi come facevo sempre sentendo dei rumori provenire dalla camera: - “ Tutto bene lì?” – domandai rimanendo ferma aspettando l’urlo di risposta di Santana che o urlava o parlava normale non ci sono vie di mezzo: -“ E’ tutto ok qui, quando hai finito chiama che vengo con i vestiti.” – mi rispose ed io accennai appena un piccolo sorriso finendo di truccarmi e mettendo le mani sulle ruote girandole:- “ Ho finito. Arrivo” – dissi cercando stavolta almeno di non fare macelli, ma ecco che dopo pochissimo arrivò lei: - “LASCIAMIIII! LASCIAMI FARE QUALCOSA! Mi sento una paralitica se non mi fai fare nulla!”- esclamai gesticolando molto cercando di allontanarla,non volevo trattarla male, ma mi sentivo davvero inutile e non era facile per me accettare che lei mi avesse lavato e che avessi sempre bisogno di aiuto. Non volevo se ne andasse davvero, però quella frase mi era uscita così naturale vedendola avvicinarsi e sentendo la sua mano sulla mia spalla, quella mano mi ricordò quando mia madre mi aveva rincuorato che sarebbe andato tutto bene e che sarebbe tornata per aiutarmi oggi ed invece non era così.
-“ Scusa Santana, non volevo urlare…mi dispiace…”- dissi semplice e sperando che mi avrebbe compresa, ma non mi sarei stupita se avesse fatto l’inverso.



Non ero mai stata brava a tenere in ordine, non era per nulla il mio forte, ma sentivo che per lei avrei davvero fatto di tutto e non mi scoraggiai riordinandole la camera. In un ambiente ordinato con un pavimento privo di ostacoli sarebbe stato più semplice per lei muoversi. Tornai da lei di corsa non appena mi disse che aveva finito e  la vidi, si era truccata in modo davvero carino, ma a lasciarmi senza parole ed a farmi quasi sentire un peso, una sciocca fu quello che Quinn mi disse. Aveva ragione, la stavo trattando come una paralitica e so che lei non lo poteva accettare però lei è una paralitica ed io lo stavo facendo solo per lei. Sentì le sue scuse e sorrisi appena per poi dirle : - “Non ti preoccupare, sono abituata a gente che urla. Ecco, metti la maglia io ti metto questi jeans.”-  ed iniziai a vestirla canticchiando le parole di una canzone della quale ignoro io stessa il titolo bloccandomi poi alla sua interruzione :- “ Non voglio essere una paralitica, San”- disse ed io le accarezzai il viso guardandola di nuovo nei suoi bellissimi occhi lucidi : - “ Non piangere che ti si rovina il trucco”- dissi e lei ripetette la stessa frase di prima io mi sedetti delicatamente sulle sue gambe finalmente avvolte nel jeans e le dissi accarezzandola :-“ Quinn, non puoi decidere cosa essere ora, mi conosci sai che dico sempre quello che penso: tu sei paralitica Q. Sei su una sedia a rotelle, speriamo non ci rimarrai a lungo, ma fino a che ci sei devi accettare di lasciarti aiutare e poi chissà magari non sono così male come dicono.” – dissi guardandola e vidi che abbassò la testa e non disse nulla mentre io le pettinavo i capelli facendole una piccola treccina da un lato che cadeva morbida sulla sua chioma bionda. Rispettai il suo silenzio, del resto non potevo far altro.
Sorrisi poi quando vidi che finalmente era pronta, le spruzzai un po’ di profumo e le dissi : -“ Fa freddo fuori, ma per lo meno ha smesso di piovere, ti metterai la giacca pesante ed il cappello, non voglio mi arrivi a scuola congelata anche perché rovineresti il trucco.”- tornando in camera spingendo la sedia, andammo verso la porta e le misi il cappotto, mi caricai il suo zaino sulle spalle ed aprì la porta uscendo con lei.
- “Andiamo a fare colazione dai, se vuoi andiamo in caffetteria stesso a scuola o in giro.”- dissi e la vidi sistemarsi il cappellino di lana sulla testa e risi : -“sei davvero buffa”- dissi e vidi di nuovo stamparsi sul suo viso un sorriso e sorrisi a mia volta dirigendomi lenta verso la scuola, certo più che una conversazione la mia era sembrato un monologo, ma in realtà pensandoci bene era una cosa ben prevedibile.

Santana mi aveva aiutata, davvero, e dentro di me sentivo come la certezza che sarebbe rimasta anche se io non avessi voluto lei sarebbe rimasta e mi avrebbe aiutata, eppure c’era una cosa che non riuscivo a capire. Continuavo a pensarci senza però riuscire a darmi una risposta e decisi che l’unico modo era fare almeno un tentativo e chiederglielo, tirai un profondo respiro per poi chiedere quasi in un sussurro: - “Santana perché mi sei venuta a prendere, a salvare e perché mi aiuti?”-  mentre percorrevamo le strade in silenzio ed lei non rispose non sapendo del resto cosa pensasse ed aggiunsi:-“ Non sei come pensano tutti Santana…”- anche stavolta Santana non mi rispose se non con un timido sorriso che potetti vedere alzando il mento e di conseguenza il viso.
Vidi il panorama susseguirsi  ed anche se le pozzanghere e le zolle di fango la facevano da padrona San era attentissima a non far finire le mie ruote in nessuna di essa, continuai a pensare a tutto quello che era successo prima a casa e specialmente a quando le avevo urlato contro sentendomi ancora in colpa,non avrei dovuto e forse lei non mi aveva risposto alle domande non perché ci stesse pensando, almeno non solo, ma perché si sentiva ancora aggredita in una delle poche volte credo che avesse fatto qualcosa di così dolce senza che le venisse chiesto nulla. Mi sentì molto triste all’idea di averla sgridata eppure non riuscivo a pensare a che se l’avevo detto ci doveva essere un motivo, tutta colpa di quell’idiota di mia madre. Eppure non si era arresa, mi aveva aiutata ed era stata sincera dicendomi che ero paralitica e sapevo che aveva ragione eppure non riuscivo a togliermi dalla mente quelle sue parole e quelle mie, tutta quella scena.


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Avevo sentito le sue domande e non avevo risposto non sapendo ancora quale fosse la verità, quali fossero i miei sentimenti e mentre la spingevo con attenzione continuai a ripensare a tutto quello che era successo questa mattina e pensai che forse ero davvero stata troppo sincera e diretta questa volta dicendole che lei non aveva scelta e che era paralitica anche se era vero. Sospirai e presi coraggio per dire poi una cosa che non avrei mai pensato di dire in vita mia: -“ Scusa per prima Quinn. Non volevo ferirti lo giuro, solo volevo farti capire che non c’è nulla di male a farti aiutare io lo farò con piacere.”- dissi ed abbassai il viso per vedere la sua reazione e le vidi un sorriso illuminarle il volto e sorrisi a mia volta poi continuando a spingere la sua sedia a rotelle fino a pochi metri dall’ingresso della scuola quando mi abbassai e le tolsi il cappellino da testa:- “ ecco il tuo grande ritorno Quinn Fabray”- dissi semplice guardandola prima di portarla dentro.


Santana mi portò fino a dentro la scuola dopo essersi scusata per la frase di prima, ma non ce n’era bisogno e le sorrisi per tranquillizzarla, salimmo la rampa laterale insieme e  lei mi smise di spingere appena varcata la soglia del corridoio. San si accovacciò a terra e mi guardò negli occhi per molti minuti, come se mi dovesse dire qualcosa di importante. Sospirai e misi le mani sulle ruote pronta a girarmele da sola il percorso era facile non avrei dovuto far macelli, ma prima di muovermi aspettai di sentire quello che voleva dirmi Santana.

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Capitolo 4
*** Bentornata al McKinley Quinn! ***


Capitolo IV
Bentornata al McKinley Quinn!


-“ Allora Fabray, ora tu sta tranquilla cerca di essere il più rilassata e naturale possibile e non ti curare di chi potrebbe darti fastidio. Se ti prendono in giro gli farò assaggiare Lima Heights.” – mi disse Santana stando accovacciata di fronte a me ed io sospirai guardandola nei suoi occhi neri che davvero sembravano entrarmi quasi dentro fino al toccarmi nel più profondo del cuore. Sorrisi e presi ancora un po’ fiato prima di risponderle mentre si rialzava :-“ Non preoccuparti, me la caverò in qualche modo e so che c’è un’amica che pensa a me anche se non si farà mai vedere mentre lo fa.” – dissi facendole l’occhiolino sapendo che era così. San non si sarebbe mai fatta vedere da tutti a scuola darmi una mano, aveva troppa paura di perdere la sua reputazione e di apparire una sentimentalista per poterlo fare, diciamo che lei era decisamente più una da fare le cose dolci di nascosto eppure io le volevo molto bene così com’è, del resto non è forse questo il significato dell’essere veri amici e forse anche qualcosina in più?
Misi per bene le mani sulle ruote e mettendo tutta la forza che riuscissi ad avere iniziai a girarle sul pavimento in linoleium della scuola a quadri grandi color panna con una striscia rossa dall’inizio alla fine.La mia nuova altezza era di circa un metro e venti e da un metro e venti scarso di altezza tutto era diverso: tutti erano più alti di me e gli studenti si alternavano tra coloro che camminavano lentamente rappresentando lo stile di vita del “dolce far niente” dello studente base ed altri poi che camminavano ad una velocità media giusto per tenersi occupati fino poi ad arrivare a coloro che correvano ignorando la regola del “non si corre in corridoio”. Le loro gambe funzionavano benissimo ed erano così sane che mi sentivo ancora di più una nullità, ero abituata a sentirmi così dalla gravidanza due anni fa, ma questo era decisamente peggio che avere il pancione per mesi.
Con mia grande meraviglia vidi davanti a me aprirsi la folla in due metà lasciandomi così grande spazio di passaggio, mi avrebbe dovuto far piacere ed in effetti era così almeno nessuno urtava la mia sedia, poi però guardai Santana, era ancora accanto a me e sospirai vedendola camminare lentamente. Quando tornai a guardare di fronte a me per stare il più possibile attenta a non fare guai continuai a vedere la gente aprirsi davanti ai miei occhi man-mano che percorrevo il lungo corridoio :-“ come Mosè davanti al Mar Rosso” – dissi molto sottovoce arrivando al mio armadietto e fermandomi e con la mia sedia mi si fermò pure la mia mente distaccandosi dal mondo attuale, dal presente, e riproponendomi una serie sconfinata di ricordi :- “Come Mosè davanti al Mar Rosso”- dissi di nuovo sottovoce e chiusi gli occhi ricordando:-“ Ero nei Cheerios all’epoca, il terzo anno, l’anno dopo Beth e quando camminavo io percorrendo questi stessi corridoi nella mia divisa ondeggiando con il sedere la gente mi si apriva davanti come il Mar Rosso davanti a Mosè”-  dissi sottovoce quasi dimenticandomi che ci fosse Santana lì con me e quasi parlando da sola.


Quinn stava andando alla grande, si spingeva la carrozzina da sola e non aveva ancora urtato nulla ero felice, certo se camminasse lo sarei di più, ma date le circostanze volevo davvero che fosse brava nel “gestire il mezzo”. Insieme andammo al suo armadietto ed io mi appoggiai a quello accanto osservandola, stava parlando. Aveva parlato anche prima, ma avevo come la netta sensazione che non stesse parlando tanto con me ma con se stessa. L’ascoltai con attenzione, era vero: tutte le sue parole erano vere e capivo come ci si potesse sentire conoscendola.
-“ Come vedi non è cambiato molto, ti rispettano Q. perché tu non crolli mai sei forte.” – dissi guardandola e le aprì l’armadietto buttando una combinazione a caso :- “ La mia data di nascita è la tua combinazione?”- domandai retorica ridacchiando e le presi dei libri e dei quaderni posandoglieli sulle gambe: - “questa si che è una sorpresa”- dissi e la guardai.


Tutto ad un tratto, mentre io continuavo a pensare a tutto quello che avevo vissuto in quei corridoi, sentì la voce di Santana ed ascoltando le sue parole sorrisi : - “ si non è cambiato molto in realtà” – dissi guardandola e sorrisi timidamente quando scoprì che la password del mio armadietto era la sua data di nascita: - “ così sono certa di non poterla mai dimenticare”- dissi guardandola e continuai a sorridere guardando poi le mie immobili gambe sulle quali ella aveva posato i libri ed i quaderni richiusi l’armadietto allungando il braccio e misi le mani sulle ruote: - “Ora devo ricordarmi dove devo andare…”- dissi borbottando, ma lei mi interruppe :- “Tra dieci minuti circa devi essere nell’aula del Glee quindi…”- non completò la frase il che mi incuriosì ancora di più, ma mai come quando la vidi camminare a passo svelto allontanandosi da me. Non capivo perché lo stesse facendo, insomma non le avevo detto nulla eppure quasi correva via e non riuscivo proprio a comprenderla, mi guardai intorno e dietro più che potevo per capire se magari fosse presente qualche pericolo però non vidi nessuno e sospirai non capendo. Misi le mani sulle ruote e spinta dalla bramosia di conoscere e di comprendere le girai più forte e veloce che potevo andando nella direzione nella quale era andata lei ed ecco che mi trovai dopo non so quanto tempo di fronte all’aula del Glee.
Sospirai e mi feci coraggio, da dentro non sentivo nemmeno un rumore e le luci erano spente eppure ero quasi sicura di avere visto Santana entrare proprio lì. Sono una persona abbastanza paurosa il che mi faceva essere abbastanza titubante sull’entrare in una stanza tutta buia specialmente data la mia sedia enorme e la mia poca dimestichezza con quest’ultima. Deglutii ed entrai girando le ruote lentamente per non far troppo rumore non si sa mai cosa può succedere, specialmente al buio. Ho paura del buio…
:- “S-S-Santana?!” – domandai titubante girando ancora le ruote della mia sedia verso  non so cosa fino a che non urtai qualcosa. Non sapevo cosa fosse, poteva essere tutto. Cercai di muovermi, ma urtai ancora : - “S-S-Santana dove sei?”- domandai cercando ancora di muovermi quando all’improvviso sentì un rumore fortissimo che mi spaventò talmente tanto che stavo per andarmene se solo avessi saputo gestire questa stupida carrozzina, poi venne un altro rumore stavolta era un rombo basso e prolungato che mi faceva davvero paura, sentivo la pioggia fuori dalla finestra che per la velocità con la quale scendeva sembrava più che altro essere grandine.
Girai le ruote e cercai di andarmene od almeno di trovare il muro con l’interruttore sperando fosse alla mia portata poi sentì degli altri rumori che non saprei mai descrivere e come delle cose che si rompevano susseguite da una porta che sbatteva. Mi voltai e vidi che era la porta di quest’aula ad essersi chiusa, stavo tremando come una foglia perseguitata da tutti quei rumori e se fossi stata libera sarei corsa via, ma quando decisi di uscire urtai ancora qualcosa che però stavolta mi rispose : - “Ahi!”-.
Cercai di vedere di chi si trattasse quando tutto d’un tratto si accese la luce, era lei San. La guardai di nuovo come se fosse comparsa la mia salvatrice ed il mio angelo custode:-“ Ti ho chiamato almeno tre volte e non hai mai risposto. Eri entrata qui, ne sono sicura.” – dissi guardandola.


“Si Quinn, lo so che mi hai chiamato, ero venuta però me n’ero anche andata ero nell’aula accanto. Stavo finendo un compito quando ho sentito il brutto tempo ed ho pensato che tu fossi venuta qui.
Non ti avrei mai fatto mettere paura spegnendo la luce, so che sei una fifona…”- dissi guardando Quinn e le accarezzai i capelli per calmarla poi andai dove sta il pianoforte e togliere con un semplice movimento del braccio un lenzuolo che stava a coprire lo striscione che le avevamo fatto con scritto “Bentornata Quinn” e mi voltai verso di lei per vedere che espressione avrebbe fatto :-“ visto ci siamo impegnati per il tuo ritorno”- le dissi guardandola. Devo ammettere che era davvero bella ora, aveva la tipica espressione di una persona meravigliata, anche se non ne capivo bene il motivo. Si okay le avevamo fatto uno striscione con la scritta rosa e circondato da fiorellini colorati o gattini disegnati da Brittany dei quali sinceramente mi sfuggiva il significato, ah c’era anche un unicorno…comunque sia non era venuto del tutto male ed indubbiamente le firme che ci avevamo messo erano sparse qui e lì per l’intera superficie del tessuto celeste.
-“ La mia firma è la più bella ammettiamolo…”- dissi ridacchiando indicando la mia firma accanto ad un fiorellino:- “i gattini non so cosa c’entrino li ha fatti Brittany, anche l’unicorno credo sia opera sua sai?” – dissi ridacchiando e sentì quello che mi rispose :-“l’avevo immaginato…certo una firma degna di un premio”- sorrisi e le andai vicino, estrassi dalla tasca un tovagliolo di stoffa e glielo misi davanti agli occhi facendone così una benda :-“ Ora però sta zitta e buona che non è finito”- dissi semplice per poi uscire fuori dall’aula rimanendo sulla soglia della porta, mi sarei sentita in colpa a lasciarla da sola anche bendata su quella sedia e poi per quello che dovevo fare non c’era bisogno di andare a spasso per la scuola bastava avere la “giusta leva”. Pensai e ripensai mentre lei mi domandava più volte cos’altro ci fosse ed io le ripetevo che era una sorpresa, poi ad un tratto: IDEA! Avrei fatto venire tutti quelli del Glee qui, sarebbero entrati le avrebbero detto due parole o si sarebbero stati zitti, come mi illudevo avrebbe fatto la Berry, e l’avrebbero abbracciata facendola sentire di nuovo a casa e parte di una famiglia.
Ora il problema era solo nel come far venire in quest’istante un po’ prima rispetto alle prove tutti tutti qui,di solito si arrivava in ritardo mai in orario. Dovetti pensarci solo pochi istanti, poi presi il cellulare e digitai rapidamente un messaggio e lo inviai.
Quinn, ovviamente, continuava a domandarmi di cosa si trattasse ed io tornai da lei, per quanto presto sarebbero potuti arrivare stimavo una decina di minuti di tempo per la Berry con la truppa quindi dovevo continuare a ricamarci sulla situazione ed a stimolare la curiosità di Q. :-“Sai, credo che sarà una sorpresa che ti piacerà e non poco… devi solo aver pazienza”- dissi andandomi poi ad adagiare sulle sue gambe, le misi le braccia attorno alle spalle e la guardai. Non so cosa mi prese, ma era più bella del solito, la luce che le si appoggiava sul viso la rendeva semplicemente meravigliosa ed a tratti se mi soffermavo a guardarla bene sembrava come se sul suo corpo ed in modo particolare sul collo le si formasse l’arcobaleno. Muta mi soffermai ad osservarla come se stessi contemplando un’opera d’arte d’ inestimabile valore e la guardai con occhi totalmente nuovi, lei era il mio capolavoro.
Non so cosa mi prese, ma mentre la vedevo sorridere curiosa della sua sorpresa sentì qualcosa di forte che forse non saprò mai spiegare ne raccontare, ma il bisogno era forte ed il cuore pulsava a più non posso.  Avvicinai il mio torace al suo e sentì i nostri seni toccarsi, sarà che i miei sono più grossi, avvicinai il viso al suo e sentì il suo respiro nel mio. Accennai un sorriso anche se sapevo che non poteva vedermi e le sentì mettermi una mano sulla pancia. Sospirai e le sfiorai le labbra con le mie chiudendo gli occhi.
Lei non rifiutò e questo mi sembrò strano, ma tutto era strano in quel momento. Continuai a baciarla dolcemente e delicatamente mentre la mia mente era confusa e si chiedeva cosa stesse pensando.


Santana mi aveva bendata per una seconda sorpresa e dopo un po’ capì che era seduta su di me perché sentivo la sua presenza ed il suo forte profumo Chanel Chance, accennai dei piccoli sorrisi prima di sentire il suo seno scontrarsi con il mio ed infine le sue labbra toccare le mie, non so bene cosa stesse succedendo ne perché stesse accadendo, ma sicuramente era lei, le labbra erano le sue ed anche il resto del corpo. Non rifiutai, nemmeno io cosciente del motivo semplicemente non sentì ribrezzo mentre si avvicinava ne quando iniziò il bacio ma provai qualcosa. Il mio cuore batteva veloce e dentro di me gli ormoni stavano impazzendo, non ero in imbarazzo e non mi era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che lei era una ragazza e la mia migliore amica, mi stava sembrando tutto così semplice e così naturale.
Lasciai che le nostre lingue si intrecciassero lentamente e che il mio battito del cuore accelerasse inciampando nel suo e le misi una mano sulla pancia spostandola poi alla schiena ed accarezzandole quest’ultima. Non vedevo, ma se questo faceva parte della sorpresa allora ero in paradiso.


Quinn mi continuava a baciare ed io continuavo a baciare lei e nella mia mente tutto sembrava un po’ più nitido nella confusione, ero andata tutti i giorni a trovarla in ospedale e mentre lei dormiva avevo sempre desiderato stendermi al suo fianco e darle un bacio quasi come fossi un principe che salva la principessa.
Sospirai e continuai a baciarla mentre sentivo la sua mano corrermi su e giù lungo la schiena. Non pensai a nessuno ero single e continuai a pensare a questo bacio, a vivermi il momento ed a ricomporre quasi i pezzi di un puzzle che non finiva però ora.
Ad un tratto però, abituata ad avere un udito sopraffino per non essere scoperta da mia madre le volte che limonavo con chiunque a casa, sentì un rumore. La porta, credo si stesse aprendo e cercai di staccarmi da Quinn rapidamente di una cosa ero certa: se c’era qualcuno in quella stanza oltre noi di certo non volevo che mi vedesse in questo momento, avevo paura dei giudizi della gente e questo sarebbe rimasto per un po’ il segreto tra me e la Fabray; il mio tentativo di interrompere quel bacio così meraviglioso si rilevò per essere solo un misero fallimento. Quinn non mi voleva lasciare ed io avrei continuato le ore e così continuai cercando di non pensare al rumore sottilissimo che avevo sentito prima.

Però ad un certo punto ne sentì un altro e stavolta ero sicura che fosse in questa stanza, cercai di staccarmi sussurrando a Quinn :-“ Deve venire la sorpresa ora…”- lei sorrise ed io la guardai sorridendo sentendo che stavo arrossendo, poi cercai di voltarmi per vedere chi stesse nella stanza, ma non vidi nulla. Mi alzai ed andai verso la porta, non c’era nessuno. Mia impressione? Forse sarà stato il vento a farla sbattere le finestre alte della stanza erano aperte.
Eppure ero sicura di aver sentito qualcuno, mi continuai a guardare intorno e nulla. Andai a chiudere bene la porta controllai se nel cellulare avessi nuovi messaggi, ma nulla.
:-“Tutto okay Santana?”- sentì Quinn domandarmi con un tono della voce quasi normale un po’ affaticato dal bacio e mi voltai verso di lei. Era una persona  paurosa ed era bendata su una carrozzina come avrei mai potuto dirle che stavano succedendo delle cose, bacio a parte, che non riuscivo a spiegarmi. L’avrei fatta morire di paura, dovevo darle sicurezza e così mentì :-“ è tutto okay, non preoccuparti…ci sono io…”- decisi di tornare da lei senza risolvere il mistero, mentre lei mi disse che se la sorpresa non era pronta non faceva nulla, durante il bacio avevo perso la cognizione del tempo e non sapevo quanto ne fosse trascorso. Ad un certo punto però trovai la traccia che cercavo: qualcuno era entrato in quella stanza mentre io e Q. ci baciavamo e sapevo pure di chi si trattava, mi chinai e raccolsi da terra la prova osservandola attentamente.
 

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Capitolo 5
*** Tu ed io ***


Tu ed io
 
Continuavo a tenere tra le mani quella traccia che avevo trovato sul pavimento mentre Quinn ed io eravamo ancora nell’aula del Glee con lei bendata in attesa di una sorpresa che a questo punto non so se sarebbe arrivata.
Guardai la prova e sospirai, proprio lei doveva venirlo a scoprire? Proprio lei doveva vedere che avevo baciato Quinn?
Mi andai a sedere sulle gambe di Quinn e le spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio in modo che potesse sentire la mia presenza e mi rigirai tra le dita quella piccolissima prova e la ispezionai per bene, tessuto morbido con cucite su a mano una per una delle paillettes per dare lucidità a quello strano oggettino che credo fosse su una maglia o qualcosa di simile: una stella.
-“Rachel Berry”- dissi involontariamente ad alta voce e notai un’aria perplessa da parte di Quinn che poverina era ancora bendata e piano mi chiese cosa c’entrasse ora Rachel. Non aveva tutti i torti, però temevo che dicendoglielo lei si sarebbe preoccupata, volevo prima parlare con la nasona e vedere di risolvere questa faccenda con una voglia tremenda però di riattaccarmi a quelle labbra così dolci e delicate di Quinn.
Mi alzai e sistemai per bene il blocco della sedia a rotelle di Quinn assicurandomi che non potesse muovere le ruote, so che era una cosa non molto buona però lo stavo per fare per il suo bene ed anche per darle tempo di riflettere su cosa potesse esserci tra noi due dopo quel bacio.
Mi inginocchiai davanti a lei e le sorrisi anche se non poteva vedermi, sembrava fidarsi ciecamente di me insomma io me la sarei tolta la benda eppure lei no. Si fidava:-“Ascolta Quinnie, io ora devo andare a fare un piccolo servizio, ti prometto che non tornerò tardi, tu intanto fa la brava e non sbirciare.”- dissi e le diedi un fugace sottilissimo bacio su quelle bellissime e morbide labbra uscendo poi dalla stanza e chiudendo la porta correndo verso l’auditorium posto nel quale avrei sicuramente trovato Rachel, volevo far presto non volevo far star Quinn in quello stato bloccata e bendata per molto tempo era stato un gesto poco carino e non volevo durasse in eterno.


Santana era così silenziosa da far paura e pensai che stesse riflettendo sul bacio, però poi nominò Rachel e non capì cosa c’entrasse la Berry ora. Quando lo domandai lei si alzò e dopo un pochino mi disse che sarebbe tornata a momenti e di rimanere lì buona senza sbirciare, mi fidavo di lei e l’avrei fatto sperando che l’attesa in solitaria durasse poco.
Il tempo passava e San non tornava e nell’aula ero da sola. Sbuffai, non mi piaceva questa situazione anche se stavo pensando a quello che era accaduto prima tra me e San e mi toccavo le labbra come se ancora non riuscissi a credere a quello che avevamo fatto, non avevo mai baciato una donna prima di oggi eppure la cosa mi era piaciuta da morire che avevo quasi voglia di baciarla ancora ed ancora.
Feci passare un altro po’ di tempo, non so quanto rimanendo immobile e con la benda, ma poi decisi di andare almeno a vedere fuori la finestra o cosa stesse succedendo e mi alzai un po’ la benda. Nulla era diverso da prima. Non c’era nessun altra sorpresa oltre lo striscione; la porta era chiusa e proprio come pensavo l’aula era deserta.
Misi le mani sulle ruote e cercai di muovermi, ma le ruote non si muovevano nemmeno di un millimetro. Non capivo cosa stava succedendo e continuai con tutta la mia forza a cercare di muoverle senza alcun risultato e mi voltai per vedere se c’era qualcosa impigliato sul retro, e vidi che era stato inserito il blocco. Sbuffai pesantemente e dissi parlando da sola, o meglio borbottando:-“ Santana Lopez. Solo tu puoi pensare di impedirmi di muovermi in qualsiasi modo ed andartene.”-
Non mi piaceva per nulla quell’atteggiamento, perché me l’aveva fatto. Perché dopo esserci date quel bacio perfetto e meraviglioso se n’era andata di corsa nominando Rachel e mi aveva paralizzato con il blocco? Voleva farmi questo scherzo per prendersi gioco di me :-“ Non è per nulla divertente! Torna subito qui Santanaaaa!”- urlai nella speranza magari che stesse nel corridoio o nelle prossimità, ma nulla le mie grida rimasero inascoltate.
-“Giuro che quando ti riesco a prendere Santana te ne farò passare di tutti i colori! Non è per nulla carino quello che hai fatto! Ti approfitti che sono su questa stupida carrozzina eh? Complimenti!” – dissi borbottando rendendomi dopo conto praticamente di star parlando da sola.


Ero corsa da Rachel per parlarle e come prevedibile l’avevo trovata in auditorium, sapevo che quando Quinn avrebbe scoperto che l’avevo bloccata mi avrebbe mandato le peggiori ingiurie che conoscesse però speravo che, quando le avrei spiegato con calma l’accaduto mi avrebbe perdonata, magari con un altro bacio.

Mi avvicinai al palco e salì i tre piccoli gradini andando accanto a Rachel che continuava a sfogliare come se nulla fosse degli spartiti, sospirai e la guardai prima poi di chiuderle bruscamente il libro davanti:-“ Hai visto qualcosa che non voglio si sappia in giro eh?”- domandai retorica guardandola cercando di mantenere il mio solito sangue freddo anche se lei sfoderò una delle sue solite risposte vaghe ed interminabili con alla fine la morale che se avevo baciato Quinn perché provavo qualcosa nei suoi confronti non c’era nulla di cui vergognarsi. Questo lo sapevo già, ma lo stesso non avrei voluto mai che si sapesse,almeno non per ora…Quinn ed io non l’avremmo retto :-“Non continuare con la maternale Berry, sono affari nostri ed io non muoio dalla voglia che quello che è successo prima venga spettegolato a tutti quindi tienitelo per te se riesci e parla il meno possibile prima di farmi venire un’emicrania. “- dissi poi semplice cercando così di congedarmi da quella discussione su quanto bello fosse essere omosessuali e scesi dal palco allontanandomi da lei che mi guardò e disse:-“Stai tornando da lei vero Santana? Non potrai nasconderlo per sempre…non potrete…”-  sospirai sentendo le sue parole e mi asciuga frettolosamente con la manica della giacca dei Cheerios una piccola lacrima che mi era scesa sulla guancia, per fortuna ero di spalle rispetto a lei, non avrei mai tollerato che mi vedesse piangere:- “Sto tornando da una persona speciale ed in difficoltà, tutto qui Rachel… anche se la amo non verrò di certo a dirlo a tutti, non verremo e non faremo coming-out per il momento…- dissi poi facendo una lunga pausa per riprendermi ed allontanare solo un attimo i mille pensieri che fluttavano nella mia mente :- … tu pensa alla sorpresa da farle per il suo ritorno a scuola, si aspetta qualcosa da tutti voi del Glee, almeno un abbraccio se lo merita.”- dissi ed uscì dall’auditorium chiudendomi la porta alle spalle e tornando di corsa nell’aula del Glee.

-“ Finalmente ti sei decisa a tornare eh Santana?! Ti sembra divertente questo tuo scherzetto?”- domandai appena sentì aprire la porta dell’aula e vidi comparire Santana ed aspettai che mi desse una spiegazione del suo stupido atteggiamento.
-“Lo so Quinn, non avrei dovuto mettere il blocco ed andarmene così senza dirti nulla e specialmente senza darti una motivazione.  Mi dispiace.- “ disse Santana con un’espressione per me alquanto nuova da veder sul suo viso, sembrava sinceramente dispiaciuta ed al contempo pensierosa e non ne comprendevo il motivo :-“Cos’è successo San? E’ per il bacio? Insomma lo so anche io non mi aspettavo che sarebbe successo…insomma sei la prima ragazza che bacio eppure mi è... – feci una pausa per calibrare bene le parole decisa a far capire al meglio il mio pensiero:- … mi è uscito naturale, mi è piaciuto come se fosse la cosa più normale del mondo insomma… Santana io…- dissi esitando sulle ultime parole preparandomi, od almeno provando a farlo, alla confessione più grande che avessi mai fatto in tutta la mia vita però oltre alla mia paura fu Santana ad interrompermi :- “ Sono felice ti sia piaciuto e che anche a te sia sembrata la cosa più naturale del mondo perché vale lo stesso per me…però c’è una cosa che devo dirti…”- sorrisi timidamente e le feci un cenno con il capo per incoraggiarla ad andar avanti: -“ … quel nostro bacio è stato bellissimo e mi ha fatto capire così tante cose e mi ha fatto realizzare che i miei sentimenti verso di te sono più di una semplice amicizia…però…- disse ed io mi stavo per commuovere quando quell’innocente “però” mi preoccupò, ma decisi che non mi importava molto sapere di cosa avesse timore in questo momento Santana e le misi le mani sui fianchi approfittando del fatto che lei si era messa di fronte a me per parlarmi e la feci sedere sulle mie insensibili gambe ed avvicinai lentamente il mio viso al suo poi fermandomi solo per scansarle una ciocca di capelli e posargliela dolcemente dietro l’orecchio e feci in modo che le nostre labbra si incontrassero di nuovo e mi lasciai trasportare ancora in quel bacio con foga, molta più di quanta non ne avessi messa prima e le accarezzai la schiena ed i capelli continuandola a baciare sempre di più.
:-“Non mi importa che non sarà facile dirlo o se qualcuno ci arriverà San, io voglio stare con te…- dissi facendomi coraggio guardandola negli occhi e perdendomi in quei suoi pozzi neri che ti riescono a scrutare l’anima :-“…tu stai aiutando me, lascia che io aiuti te…”- aggiunsi riordinandole ancora i capelli e sistemandole la maglia dei Cheerios meglio e tirai un profondo respiro per farmi coraggio e finire finalmente il mio discorso, ma quando aprì la bocca per parlare la vidi far lo stesso e ci ritrovammo a parlare all’unisono: -“Ti amo.”- questo quello che dicemmo insieme guardandoci negli occhi.

La guardai con gli occhi spalancati incredula che davvero l’avesse detto anche lei, incredula al che in contemporanea ci eravamo dichiarate e la guardai poi stringendola in un abbraccio :-“ D-d-d-davvero mi ami Santana?”- le domandai lasciando uscire dai miei occhi delle lacrime di commozione perdendomi nei miei pensieri.


-“Si Quinn ti amo. L’ho sempre fatto solo che avevo troppa paura di dirlo e di ammetterlo sia a te che a me stessa…Ti amo.” – dissi stringendo Quinn e sentendo il suo calore su di me, era così strano che entrambe ci amassimo, ma eravamo state sempre troppo spaventate da dircelo e tirai un respiro profondo prima di staccarmi appena da lei e vedere dai suoi bellissimi occhi verdi uscire delle lacrime :- “Non piangere ora… ascolta, io non me ne vado. Promesso, non me ne vado più. Mai più senza di te.” – le dissi dolcemente pulendole le lacrime con il pollice della mia mano sinistra :- “ Ora tutto quello che volevo dirti prima è inutile, perché so che anche tu m ami ed insieme ce la faremo… devi sapere solo una cosa ancora…” – dissi poi prendendo ancora fiato e guardandola prima di lanciare la mia confessione :- “ I fiori che trovavi sempre ai tuoi risvegli all’ospedale te li portavo io…venivo sempre a trovarti e ti portavo i tuoi fiori preferiti, le rose, ed i cioccolatini…”- dissi sorridendo appena e vedendo i suoi occhi lucidi lasciai che quell’espressione parlasse da sola mentre lei non diceva una parola, sapendo che in queste circostanze non importano le parole perché ci comprendiamo perfettamente semplicemente osservandoci.
-“Ti amo Quinn…”- le dissi ancora una volta prima poi di alzarmi e di togliere il blocco alla sua carrozzina spingendola fuori dall’aula :-“ Ora andiamo a fare un giro, ci sono molti posti a cui sei mancata…” – dissi sorridente mentre uscivamo dalla stanza per iniziare il piccolo tour che avevo in mente per lei. 

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Capitolo 6
*** Non è obbligatorio che tu stia lì ***


Capitolo VI 
"Non è obbligatorio che tu stia lì"

 
Santana continuava a spingermi la carrozzina per farmi fare il “Tour” della scuola quasi come se non la conoscessi insomma. Era carino però e molto dolce da parte sua. 
-“San la conosco la scuola non c’è davvero bisogno che mi porti ovunque…”- dissi accennando un sorriso che non so se lei poteva vedere posando poi le mie mani sulle mie insensibili gambe ed improvvisando inutili massaggi a quest’ultime muovendo le mani su e giù sul pantalone. 
-“Non lamentarti sempre Fabray, ora andiamo in un bel posticino…”- mi rispose Santana e la vidi abbassare la testa in modo che i nostri sguardi si potessero incrociare perfettamente poi lo distolse per continuare a spingere la mia sedia verso l’uscita. Dove voleva portarmi? 
Nemmeno il tempo di fiatare che mi, o forse dovrei dire “ci” ritrovammo in cortile al di sotto delle scalinate. Non c’era quasi nessuno fatta la sola eccezione di pochi ragazzi che ripassavano seduti sui gradoni. San mosse la mia sedia fino a portarmi accanto all’ultimo gradino e si sedette di fronte a me, ovviamente sul secondo blocco di asfalto, e mi iniziò ad osservare ed osservare ancora e ancora e ancora e…. insomma si è capito. Non disse assolutamente nulla il che mi metteva ansia e non poca se devo essere sincera:-"Che c'è? Qualcosa non va?- domandai preoccupata, ma lei sorrise si alzò e mi prese in braccio come si fa con i bambini in modo delicato posando le mie insensibili gambe su una delle sue braccia e la mia schiena, tenendola dal basso, su l'altra. Misi le braccia attorno al suo collo reggendomi e la vidi iniziare a salire le scale e vidi la mia sedia lì ferma sotto allontanarsi sempre di più diventando sempre più piccola mano a mano che salivamo:-"Santana, ma che fai? La mia sedia...dove andiamo ora?"- domandai senza capire le sue ntenzioni. 

Per me, Santana Lopez, era strano anche solo immaginare che qualcuno si potesse fidare di me, figuriamoci fidarsi ciecamente come stava facendo Quinn. Continuai a reggerla forte tra le mie braccia ed a salire le scale fino ad arrivare in cima:-"La tua sedia non ti serve ora, ci sono io."- dissi semplice e le sorrisi lasciandole un leggero bacio sul naso approfittando che tutti erano a lezione e nessuno poteva vederci:-"Dimmi dove vuoi andare principessa e sarà fatto."- dissi dolce guardandola attendendo la sua risposta. 

Sorrisi al bacino di San ed a come mi chiamò ed arrossì:-" io...beh io non credo di voler andare in qualche posto particolare di questa scuola..."- dissi semplicemente sorridendo ancora timidamente ascoltando poi la sua pronta risposta:-" e chi ha detto che il posto deve essere a scuola?!" , stava sorridendo.Conoscevo i suoi sorrisi e quello era decisamente il suo sorriso dolce e birbantello :-" vuoi evadere dalla scuola con me in braccio senza nemmeno portare la carrozzina?"- domandai non riuscendo ad immaginare che questo coincidesse al suo piano :-"Esattamente Fabray, non ho intenzione di metterti su quella sedia, ti terrò io tutto il tempo.Dimmi solo dove andare."- mi rispose ed io sorrisi incredula ed innamorata:-"Mi sarebbe sempre piaciuto andare vicino quel laghetto al parco abbandonato ...i miei non mi ci portavano mai, mi picerebbe star lì con...con la persona che amo."- risposi sorridendole sincera,era un desiderio stupido ma davvero lo volevo e volevo dar da mangiare ai cigni ed alle papere. Lei mi sorrise, mi guardò e domandò:-"Sono io la persona che ami?"- non dovetti pensarci nemmeno un istante che le risposi di si dolcemente perdendomi per l'ennesima volta in quei suoi occhi magnifici... 
:-"Ti amo anche io... e ora andiamo al laghetto."- disse poi sorridendo e si incamminò con me addosso all'uscita, si guardò intorno e uscì evadendo :-"Santana,non potrai reggermi tutto il giorno, ti stancherai!"- dissi prepccupata davvero per lei :-"non preoccuparti Q. non sei pesante e per me è un onore...e poi siamo quasi arrivate."- rispose. Santana è testarda e se si era messa una cosa in  testa nulla le avrebbe fatto cambiare idea. Arrivammo al parco che non era molto distante da scuola almeno per uno che ha delle gambe funzionanti ed al laghetto, non c'era nessuno. Santana si chinò e mi posò sul prato delicatamente, io non riuscì subito a tenermi in equilibrio bene o male seduta facendo peso sulle braccia e sulle mani e mi ritrovai stesa sul prato :-"sono un disastro..." - dissi semplice piena di imbarazzo e di vergogna, ma lei poi si stese accanto a me e le sorrisi :-" No, invece, ce ne stiamo un po' stese e poi diamo il cibo alle papere che ne dici? Non devi aver timore ci sta una Lopez con te."- mi disse sorridendo dolcemente ed io mi voltai guardandola e contemplando a pieno la sua meraviglia e ancora non capendo come fosse possibile che non ci fossimo mai aperte l'un l'altra lasciando così voce ai nostri reali sentimenti :-"Ti amo"- dissi semplice guardandola e lei,Santana Lopez, si avvicinò a me rotolandosi sull'erba fresca e profumata di quel parco ben curato e pieno di margherite e tromboncini di ogni colore, mi mise una mano ad abbracciarmi sopra l'ombelico dove ancora avevo sensibilità e mi strinse.
La vidi chiudere gli occhi e sentì le sue labbra poggiarsi sulle mie, il bacio fu intenso e molto lungo non so quanto ma a me parve durare un'eternità e sentì le sue mani scendermi su e giù per la schiena e le sentì sotto la mia maglia andando verso il seno, la bloccai un momento :-" sei sicura di volerlo fare?Dall'ombelico in giù non sento nulla e siamo in un luogo pubblico anche se abbandonato..."- volevo farlo,volevo farla mia finalmente, ma volevo che anche lei fosse d'accordo e che quel posto magico diventasse da ora in avanti il nostro luogo. Lei sorrise un attimo prima poi di sussurrarmi:-"Nessuno viene in questo posto da anni, è pure recintato dai lati che conoscono tutti, non verrà nessuno...e si io voglio assolutamente farlo... ... ma tu? Te la senti?"- mi domandò.La sua domanda era sincera e la apprezzai capendo che anche lei ci teneva a che io fossi consensiente :-" ... si io lo voglio fare...mi fido di te, non verrà nessuno." dissi sorridendole e vedendola sorridere felice:-"il nostro non sarà un rapporto di solo sesso te lo prometto...ti amo Quinn."- mi disse dolcemente prima poi di tornare a baciarmi facendomi istintivamente chiudere gli occhi e le sentì la mano sotto la maglia e le sentì palpare il mio seno, feci un piccolo verso che cercai di soffocare non so nemmeno io come e le misi una mano a mia volta sotto la maglia passandola sul suo seno e toccandolo, sentendo poi i suoi baci corrermi dal collo all'ombelico, le accarezzai la schiena e scesi fino al suo sedere palpandoglielo mettendo una mano nella sua gonna dei Cheerios poi abbassai lo sguardo per vedere lei   che stesse facendo e la vidi con una mano nei miei pantaloni :-"li non sento nulla...è inutile...forse è tutto inutile..."- dissi sospirando triste :-" non è inutile... e stai andando alla grande... ti descrivo quello che faccio se vuoi e secondo me qualcosa la sentirai..."- mi rispose sorridendo ed io continuai a toccarle il sedere era semplicemente perfetto.
Ad un certo punto non so bene cosa stesse realmente facendo, ero troppo concentrata a baciarle il collo, sentì una forte emozione ed un brivido corrermi dentro.Ansimai più forte e ancora di più gemendo credo stesse arrivando al punto x:-"c-che stai facendo?"- domandai ingenua con il fiato corto baciandole il collo lasciandole dei piccoli succhiotti :-" sto arrivando al punto del piacere, sono dentro... senti qualcosa?" mi rispose domandando, ma io non sentivo e così le misi una mano rapidamente sul seno staccandola un po' da me per poi timidamente dire:-"Ora credo che possiamo pensare alle papere,non trovi?"- domandai sperando che la mia storica amica e forse fidanzata mi avrebbe compresa al volo ed avrebbe capito il mio enorme imbarazzo nel non sentire nulla, nel non sentir piacere ne nulla.
Non l'avrei digerito facilmente di aver nello stesso giorno baciato la mia migliore amica, d'esserci confessate amore e questo... 
Vedendola sorridere sorrisi anche io e cercai a mala pena posando le mani sulla fresca erba di tirarmi su, ma i risultati furono praticamente tutti vani e la frustazione che provai dentro fu talmente tanto grande che mille parole e mille ancora non basterebbero a descriverlo e così quasi a voler dimenticare la sua presenza o forse solo volendo non ricordare di essere lì con Santana e che era stata lei a scegliere di venirci senza la carrozzina scostai lo sguardo guardando dal lato opposto un punto vuoto qualsiasi mentre rimanevo stesa. 
Il silenzio che si respirava nell'aria in quest' istante era quasi più del vento che frusciava tra le foglie facendole muovere e facendo quasi inattentamente cadere al suolo quei piccoli boccioli e delicati fiori rosati e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai il corpo pieno di quei cosini e dei delicati fiorellini di pesco o di ciliegio.
Il ghiaccio si iniziò a sciogliere quando lei,Santana, vedendomi forse sorridere per la natura e lo scenario mi mise una mano sulla pancia ben sapendo che la sentivo e lasciandomi un leggero bacio sulla guancia sinistra dicendomi :- "Sei bellissima...non devi aver alcun imbarazzo"- io mi limitai a voltare di nuovo lo sguardo verso di lei potendoci così guardare nuovamente negli occhi e le dissi quasi in un sussurro :-"... se non mi imbarazzassi non sarei io.-" lei sorrise ed io chiusi gli occhi posando la mia testa sulla sua. 

Non so quanto dormì so solo che quando riaprì gli occhi la luce era diversa, il cielo era come rosato e le nuvole erano basse e così definite da poter sembrare ovatta, chinai lo sguardo e vidi che Santana stava lanciando del pane a dei passerotti stando posata sul mio seno, la mia testa era invece sulla mia spalla. Alzai una mano per accarezzarle la testa,ma fu proprio in quel momento che vidi una cosa che non potette non farmi ridere: un candido piccolo anatroccolo bianco era posato sulla testa di Santana e non sembrava aver alcuna intenzione di muoversi. 
-"Ti prego non ti muovere, devo farti una foto questa me la devo conservare."- dissi ridendo e sentendo il piccolo sbuffo di Santana il che mi faceva divertire ancora di più era logico che sapesse d'aver qualcosa in testa e di non poterci far nulla a quanto pare il piccolo non parlava lo spagnolo :-" Quanto devo star ferma, non voglio che questo coso mi spappoli la testa o mi lasci un ricordino tra i capelli ne le sue penne!"- disse Santana di tutta risposta ed io continuai a ridere quasi a soffocarmi, con lo stomaco che faceva male e con le lacrime agli occhi mentre allungando il braccio prendevo il cellulare di Santana dalla sua borsa per far la foto :-" Io non dicevo a te, Lopez, parlavo all'anatroccolo."- dissi semplice ridendo e preso il cellulare selezionai la macchina fotografica ed iniziai a scegliere l'inquadratura perfetta :-" fai un sorriso su Sannie"- dissi ridacchiando :-Oh non è per nulla divertente... muoviti. "- rispose sbuffando e smettendo per un momento di cibare i passerotti :-"Suvvia fammi un sorriso." insistetti e non appena ne fece uno,anche se solo accennato, scattai quel capolavoro di foto prima poi di sentire uno strano cip cip troppo vicino a me, decisamente troppo vicino. Tolsi il cellulare mettendolo nella manica della mia maglia e voltai lo sguardo per vedere di cosa si trattasse e vidi che avevo le spalle e tutto il corpo, dalla pancia in giù dato che sul seno avevo Sannie, pieno di passerotti che mi becchettavano mangiucchiando briciole di non si sa cosa poi realizzai che doveva essere Santana a starmi lanciando briciole addosso per farli venire :-"smettila di lanciarmi briciole addosso! Mi...mi stanno... oddio... mi stanno..."- dissi iniziando a ridere :- ...mi fanno il solletico con le loro zampette! Ti prego basta!"- dissi ridendo, soffrivo il solletico ed anche molto, ma Santana sembrava divertirsi moltissimo a questa visione :-" Se ti consola l'anatroccolo mi sta facendo uno strano massaggio alla testa."- disse ridendo e voltando il capo in modo da potermi guardare, amavo il suo sorriso ed amavo il modo nel quale rideva. Era semplicemente meraviglioso. 
"-Vuoi tornare a casa Fabray?"- mi domandò ed io scossi la testa per dire no... "voglio stare con te non muoio dalla voglia di tornare a star sola a casa mia con mia madre che o non c'è o è troppo occupata per star con me." dissi semplice cercando di non deprimermi e vidi San far volar via gli uccellini con le mani e liberandosi dell'anatroccolo in modo da alzarsi e mettersi stesa di nuovo, ma stavolta su di me e reggendosi su con i gomiti standomi così vicinissimo :-" Non è obbligatorio che tu stia lì sai?"- mi domandò palesemente non avendo terminato la frase eppure io non capivo, cosa mi voleva dire e perchè non lo diceva, perchè parlava a puntate. La guardai con aria interrogativa aspettando una spiegazione più chiara che però non sembrava voler arrivare. San mi baciò dolcemente e si alzò, mi prese in braccio e si avvicinò alla riva del laghetto posandomi sotto un albero e posandomi la schiena al tronco del secolare salice che era quasi così lungo da "annegare" nell'acqua cristallina del laghetto. Si sedette al mio fianco e mi diede del pane iniziando silenziosamente a lanciarlo nel lago alle papere. 
:-" Che mi vuoi dire Santana? Non so indovinare..."- dissi timidamente in un sussurro, ma lei non sembrava ancora intenzionata a dirmelo, non voleva o non ora ultimare la frase iniziata pochi attimi fa con quella domanda ed io ero dolcemente curiosa :-" In che senso non è obbligatorio che io stia lì? Finisci la frase te ne prego..."- dissi aspettando, ma nulla continuava a dar da mangiare alle papere e così iniziai a far anche io prendendo del pane, spezzandolo prima in mano e poi lanciandolo sperando che la spiegazione non avrebbe tardato ad arrivare. 

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Capitolo 7
*** A casa nostra ***


Capitolo VI
"A casa nostra."

-"La perspicacia non è il tuo punto di forza,eh Fabray?-" disse improvvisamente Santana interrompendo quel silenzio freddo che si era creato dopo quella sua frase interrotta a metà che aveva tutta la parvenza di una domanda retorica, o meglio lo era. 
Sospirai e mi presi del tempo prima di risponderle continuando a lanciare quei piccoli pezzi di pane alle papere che sembravano gradire a pieno. 
Mi voltai olo un momento per osservare Santana negli occhi e quasi specchiarmici dentro, erano scuri e profonfi ed alle volte sembravano letteralmente avere quello strano potere del penetrarti affondo nell'anima. 
-"La perspicacia non è mai stato il mio forte e poi, voglio certezze Lopez, non voglio buttar lì cosa penso rischiando magari poi d'essere in errore."- dissi poi tranquilla tornando con lo sguardo alle mie immobili ed insensibili gambe che giacevano supine sul prato tempestato d'erba fresca e margherite o di quei dolci e sottili fiori violacei dei quali non rammento mai il nome. 
Potevo sentire il frescore dell'erba sotto le mie mani che ogni tanto posavo sul quel manto verde,bianco e viola, portandone poi una sul viso, avendo così l'opportunità d'avere il quadro perfetto.Così potevo sentire tutto quello che mi circondava,sapere tutto e poter godere a pieno della meravigliosità della natura e di quel tratto di parco in particolare, quella specie di quadrato che che ormai era stato abbandonato da anni,ma per me e Santana aveva da sempre rivestito un ruolo importante e rappresetava ora che era iniziata la nostra relazione clandestina il nostro posto segreto.
-"Classico,Fabray, troppa paura di sbagliare...troppa addirittura per provare?"- mi domandò con quel suo solito tono di voce sicuro Santana. 
-"Si,troppa"- risposi semplice continuando a guardarmi le gambe e le paperelle che ci giravano intorno, poi sentì un rumore, voltai lo sguardo e mi ritrovai San a pochi centrimetri dal mio orecchio che aveva come stampato su quel suo viso perfetto un sorriso divertito, non sapevo cosa ci trovasse di divertente nella mia curiosità di sapere dalla sua bocca cosa voleva dire prima, volevo semplicemente essere certa del mio pensiero anche se mi sembrava assurdo quello che quello che pensavo potesse essere reale. 
-"Sai hai una faccia davvero profumata, cosa usi un fondotinta speciale o una crema idratante da urlo? O forse è il profumo... fammi un po' sentire...- disse poi Santana con tono scherzoso mentre io ero scettica non capendo minimamente cosa c'entrasse ora il mio profumo con il discorso :-" H-h-ho messo il profumo,si perchè? Il solito...Chanel Chance...che succede?"- domandai ancora molto incerta guardandola mentre si avvicinava sempre di più e mi sfregava il suo nasino mulatto sul mio collo e sulle mie braccia fino poi a sulla mia pancia; non mi aveva risposto alla domanda e così gliela riformulai sempre più perplessa da quel suo comportamento bislacco rimanendo, ovviamente, immobile seduta con la schiena poggiata al tronco dell'albero secolare con le gambe immobili davanti stese come mi aveva sistemato lei ormai non so più nemmeno più quanto tempo fa, -" Che succede Santana?"- domandai e poi ecco che lei all'improvviso mi rispose :-" Mmmh nulla... solo che davvero hai un bel profumo...e cerco di capire da dove proviene..."- disse ed io sorrisi per il complimento prima poi di sentire all'improvviso un'altra mini frase detta così misteriosamente da Sannie :-"...forse ho trovato!Viene da qu....qui?", la domanda non ebbe tempo di ricevere risposta dato che le mani di Santana iniziarono a correre veloci sulla mia pancia e sui miei fianchi, lì sopra l'ombelico dove ancora avevo sensibilità...troppa direi, ed a correre facendomi il solletico con le sue lunga dita ed unghie. Potendo mi sarei contorta dal solletico, ma sarei sembrata una trota e non credo mi sarei rimessa in piedi così iniziai semplicemente a ridere a crepapelle agitando la testa e muovendo il collo e le braccia per poi guardarla con le lacrime che mi uscivano a raffica come un fiume in piena dal ridere :-"S-s-smettila subito!"-dissi affannando- "S-s-smettila d-di farmi il solletico Santana!"- ripetetti ancora a fatica agitando la testa e le braccia-"per-per favore smettila! D-d-dimmi cosa volevi dirmi prima!"- esclamai ancora ridendo sentendo sempre le sue dita divertirsi sul mio ventre. Poi, d'un tratto tutto all'improvviso, si fermò. Mi guardò negli occhi e disse con tono molto disinvolto come se stesse dicendo la cosa più logica del mondo -" Quinn. Non è necessario che tu viva a Dudley Road, con tua madre che torna tardi o si dimentica di tornare e le cameriere che diciamocelo sono un po' strane...- annuì abbassando lo sguardo- "... non è necessario, non lo è per nulla, che tu stia lì. Puoi venire a stare da me. Mia madre sa già tutto e per lei va bene, staremo nella stessa stanza, piano terra. Insieme sistemeremo tutto alla tua altezza così sarai indipendente il più possibile, ma io ci sarò sempre. Ci prepareremo insieme e faremo tutto e poi...ti ho comprato delle cosine."- disse semplicemente ed io la guardai per tempo, tempo che non so dire... tempo che potrebbe essere tanto cinque minuti, tanto venti; il tempo necessario a realizzare che la sua proposta non fosse solo frutto della mia immaginazione, ma che l'aveva detto davvero . Non è che avevo paura di andare a stare da lei, anzi, è solo che semplicemente era come se una parte di me avesse paura di fare la figura della scema avendo bisogno sempre di chiedere aiuto e tutto il resto, vivere con me in questa situazione non era normale. 
:-"S-sei sicura Santana?-" domandai guardandola dritta negli occhi in quei suoi enormi pozzi neri. Volevo semplicemente capire il perchè di tutto questo. Perchè dell'incidente che mi aveva costretto qui su questa sedia a rotelle e che tutt'ora mi perseguitava ogni singola notte riproponendomi quell'immagine, quella rapida sequenza che aveva causato questa mia situazione attuale e che aveva così condizionato tutta la mia vita. 
Non so se mi sarei mai rialzata da questa sedia e non avevo nemmeno le forze per pensare a come potrebbe essere passare tutta la mia vita qui sopra, ora capisco come si sente Artie. 
Rapidamente,però, scacciai dalla mia mente questi pensieri tornando a focalizzare la mia attenzione sulla proposta di Santana.
 Odio quando la mia mente fa così... Insomma é la proposta più allettante, dolce e buona che abbia mai ricevuto eppure io continuo ad starmene qui in silenzio a guardarla. 
Andare a vivere da lei sarebbe bello ed la cosa che lo rende ancora più bello è che so che Santana lo fa con il cuore. È così strenuamente e maledettamente dolce.
E poi lei ha questi occhi così grandi e così belli, come posso star ancora a fissarla senza dire una sola parola.Io voglio andare a stare da lei, ma allora perchè non le dico semplicemente "Si,Santana, sarebbe bellissimo. Grazie." ? Perchè? 
Ad un certo punto però la situazione si sbloccò molto rapidamente. Santana allungò un braccio e poi si voltò e normale mi disse :-"Quinn, sta iniziando a piovere e noi abbiamo la sedia a rotelle a scuola, dobbiamo andare... se no ti ammalerai.Intanto pensa alla mia proposta.Le porte di casa mia sono aperte per te.Vuoi venire a vivere con me? "- si alzò e mi prese in braccio ed io rimasi lì ome un pesce lesso a guardarmela, le misi le braccia intorno al collo e dissi piano in un sussurro che alieggava nell'aria quasi frusciando tra le foglie :- "Si, Santana, sarebbe bellissimo.Grazie."- finalmente ce l'avevo fatta, dopo molte timidezze ce l'avevo fatta a dire quella frase così semplice che è proprio quello che pensavo. 

Santana sorrise e mi strinse posando poi la sua punta del naso sul mio :-" è una cosa meravigliosa." -disse e prima che io potessi dire qualcosa terminò quella frase ridacchiando- " e la cosa anche più bella è che non sta per nulla piovendo."-
La guardai dritta negli occhi con quel mio sguardo a fessura e mi tenni a lei che mi reggeva forte nelle sue braccia che mi sembravano, che erano, così possenti :-" Sei un'idiota!Mi hai fatto spaventare!"- esclamai poi dandole una leggera pacca sulla schiena usando una delle due mani che già erano dietro di lei per reggermi. 
:-"E' stato questo il punto più divertente della vicenda. Eri preoccupatissima ed hai un'espressione così da cucciola in quei momenti che adoro."- rispose lei dolcemente ed ecco che io mi ritrovai ad arrossire come mai per quel complimento del tutto inaspettato.
:-"Santana, sei...sei...sei così dannatamente perfetta."- dissi io a mia volta ribattendo quella paranormale conversazione che si stava creando tra noi due e le sorrisi ancora tenendomi a lei sentendo piano i nostri respiri accavallarsi poi lei mi scanzò una ciocca di capelli riponendola delicatamente dietro al mio orecchio e il suo naso si attaccò praticamente al mio, dire che il mio colorito del viso era diventato rosso come un pomodoro sarebbe riduttivo e non riuscirebbe nemmeno minimamente a descrivere come realmente io stessi, poi le nostre labbra si toccarono e lasciai che lei mi baciasse ancora una volta facendo intrecciare le nostre lingue. La guardai e le mormorai nell'orecchio sottile, come il vento che scivola tra le foglie, delicata :-" Ci stiamo prendendo gusto... sembra che le tue labbra siano la mia droga."- lei sorrise ed il mio cuore iniziò a battere forte mentre lei iniziava a rispondermi standomi sempre così vicina :-" E le tue labbra la mia."- 
Sorrisi e mi strinsi a lei :-" Santana..."-dissi per poi vederla annuire come a dirmi di andare avanti nella mia frase ed io non esitai continuando con il mio tono sottile,basso,dolce- " ... possiamo andare a casa adesso? A casa nostra intendo."- dissi piano e lei sorrise come mai e vidi scendere dai suoi bellissimi occhi una lacrima di commozione che rapidamente asciugai con il pollice sinistro. 
:-" Si, Quinn. Andiamo a casa nostra."- disse dolce e semplice posandomi un momento a terra, raccogliendo il suo zaino e riprendendomi tenendomi salda nelle sue braccia iniziando ad iccamminarci verso l'uscita laterale della scuola nella quale avevamo lasciato la mia carrozzina nascosta dietro un albero. 
Arrivammo in poco tempo, lei mi posò sulla mia sedia e si mise dietro iniziando a spingerla uscendo così definitivamente di scuola. 
Alzai la testa per guardarla ancora una volta e lei abbassò la sua incrociando ancora i nostri sguardi e ci ritrovammo a sorridere in contemporanea.
:-"Si,Quinn.Andiamo a casa nostra!"- disse sottile per poi continuare per la via di Lima Heights:-" A casa nostra, Quinn."- disse ancora dolce. 

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Capitolo 8
*** Coccole e schiuma ***


Capitolo VIII
 
Erano passati un po' di settimane da quando ero andata a stare con Santana e da quando...beh...ecco, da quando c'eravamo baciate la prima volta. Ovviamente nessuno,a parte Rachel "la spiona", sapeva di questa cosa. Santana era così insicura e così titubante sull'esternare i suoi sentimenti e dunque fare coming-out ammettendo davanti a tutti (od almeno al Glee Club) la sua omosessualità e non si può dire di certo il contrario di me che non ne accennavo nemmeno minimamente con nessuno.
Il problema non era che io stessi ancora qui confinata su questa sedia a rotelle e che lei mi dovesse accudire, anzi, il problema erano i commenti che avrebbero fatto le persone... qui a Lima meno cose si sanno meglio è e meno si dicono le cose meno le voci gireranno.
Lima non è una cittadina famosa per la sua mentalità aperta o tollerante verso le coppie dello stesso sesso quindi figuriamoci se si sapesse che non solo viviamo insieme e che lei mi deve aiutare a fare tutto compreso lavarmi, ma che stiamo pure assieme.
Oggi, in ogni caso, era un grande giorno. Maribel era fuori casa per il lavoro al ristorante e noi saremmo rimaste da sole a casa. Certo la mia situazione non ci permetteva di avere rapporti completi, ma avremmo lo stesso potuto avere un po' di libertà e poi oggi era il nostro anniversario.Un mese.
Ero in camera nostra a mettere in ordine le mie cose ed i miei vestiti che erano stati collocati ai ripiani più bassi dell'armadio in modo che fossi autonoma almeno in questo, Santana era sul letto a non so far bene cosa con un quaderno in mano ed era così bella.Perfetta, un angelo.
Finito di riordinare misi le mani sulle ruote della mia sedia a rotelle, la mia prigione, e mi diressi verso il letto al lato dov'era lei.Arrivata la guardai negli occhi cercando un modo di salire lì, ma i tentativi erano vani per quanta forza potessi mettere nelle braccia non ci riuscivo; le gambe erano si insensibili, ma non senza peso. Santana sembrava non vedermi nemmeno, o forse la sua lettura era troppo interessante per accorgersi di una povera in carrozzella che voleva farle due coccole quasi come un gatto che fa le fusa e così non potevo fare altro che continuare a provare e mettere tutta la forza che avevo nelle braccia senza però ottenere mai nulla fino a che dopo un tentativo più azzardato non mi ritrovai stesa a terra con la mia sedia a rotelle che era praticamente schizzata più in lì , mossa dal mio corpo in caduta libera, quasi come un razzo. A quel punto tutto quello che vedevo era il soffitto bianco sopra di me e solo allora sentì Santana alzarsi dal letto e venire da me ed in men che non si dica, mentre avevo la vista appannata e la mente confusa e stavo ancora digerendo la cosa dell'essere caduta ed essere impossibilitata a fare qualsiasi cosa come un sacco di patate, me la ritrovai davanti. La mia vista era troppo confusa e la mia mente era troppo in tilt per poter sentire cosa mi stesse dicendo con la mia solita lucidità e tutto quello che riuscivo a pensare era a come mi ero ridotta. Io, Quinn Fabray, una stupida paralitica. Le mie gambe ne avevano fatta di strada eppure tutto era solo passato e non sarebbe più tornato ed ora tutto quello che c'era erano le mie stupide gambe insensibili anche agli stimoli più forti. Probabilmente anche camminandomi adosso non avrei sentito nulla. Ora sono qui stesa a terra come un pesce lesso e non posso fare nulla, sono una sardina arenata- si arenano le sardine?- e davanti ai miei occhi l'immagine sfocata che forse sta lentamente diventando più nitida di quella ragazza mulatta che mi fa battere il cuore all'impazzata dappertutto. San sta parlando eppure credo che lo stia facendo troppo velocemente come suo solito perchè io possa capire quello che dice anche considerando che ogni tre parole c'è un rigo o anche tre di parole in spagnolo; tutto quello che capisco delle sue parole è quando mi chiede se mi sono fatta male :- " N-no no...non credo di avere nulla di rotto...tutto funzionante..."- dico fermandomi poi solo uno o due minuti prima di terminare la frase con un malinconico e sospirato :-"... almeno fino all'ombelico circa."- Sannie non si scompone molto limitandosi, si fa per dire, ad avvicinarsi a me e lasciarmi un leggero e delicato come il petalo di una rosa rossa bacio sulle mie fragili ed esili labbra e mentre me lo godo piano gustandomi il sapore dolcissimo delle sue labbra così dannatamente perfette e del suo lucidalabbra fruttato sento il suo braccio mettersi sotto la mia schiena ad altezza braccia e fine delle ossa delle scapole e quando le sue labbra si allontanano dalle mie mi sento sollevare ed apro piano gli occhi prima socchiusi per intensificare il piacere e vedo che ora sono al sicuro tra le sue braccia e che il suo possente altro braccio mi scorre sotto le ginocchia tenendomi così dolcemente posata su di lei quasi come una sirena. Mi limito a sorridere cingendo poi le mie braccia intono al suo collo senza volerle però fare in alcun modo del male :-"Non mi sono fatta male, non è grave solo mi fa un po' male la schiena"- dico semplice guardandola ed accenno un altro timido sorriso vedendo il mio riflesso in uno specchio lì vicino e notando che le mie guance si sono colorate di rosso come mai e quasi me ne vergogno.   
:-" Mmmm... non so se davvero ti fa male o se stai inventando una scusa per farti coccolare Fabray."- mi rispose semplice Santana con quel suo sorrisetto malizioso e scherzoso allo stesso tempo e concretamente abbastanza difficile da descrivere, io mi limitai ad accennare uno dei sorrisi più idioti che abbia mai fatto credo in vita mia e lo specchio alle spalle di S. mi condannava alla grande :-" Non sto mentendo! Dannazione! Non sto mentendo nemmeno un po'! Mi fa davvero male!"esclamai mettendo il broncio guardandola, le mie parole erano vere mi ero davvero fatta male la schiena cadendo prima era come se mi si fossero tutte incriccate le ossa, mi facevano male certo non da ospedale ma mi davano fastidio. Santana allora scoppiò a ridere e devo ammettere che non capivo perchè lei lo stesse facendo sinceramente non ci trovavo nulla di divertente in quello che mi era successo, non era stato per nulla bello cadere e così vedendola ridere iniziai a parlare con tono offeso per lo men all'inizio del mio discorso :-" ...Non c'è nulla di divertente Santana Lopez!Nulla! Nulla da ridere, puoi smetterla per favore? Non è stato per nulla bello cadere perchè...- ed eccomi fregata di nuovo imbrogliandomi io stessa nelle mie parole e con la mia mente che mi faceva pensare sempre alla mia situazione ed alle mie gambe insensibili.Così in men che non si dica in un tempo molto,troppo, breve come il tempo di uno starnuto di un bambino mi ritrovai a scoppiare in lacrime ed in un lamento singhiozzato continuai il mio discorso :-" n-n-non è b-b-ello, per nulla, n-nemmeno un p-po'... s-stavo s-s-solo cercando d-di salire su-sul letto p-per farti le c-c-coccole e sono caduta perchè ho queste fottutissime gambe che non funzionano... non servo a nulla. Sono un disastro.Una scema ragazza in carrozzella.Mi v-vedi? Non posso fare nulla!"- dissi mente lei mi fissava con un espressione perplessa credo che non si aspetasse una mia reazione così tragica ed improvvisa, ma quando finì di parlare calmandomi un po' se non altro per respirare lei mi iniziò ad accarezzare il viso e non disse nulla come spesso fa in situazioni del genere capendo alla perfezione che la maggior parte delle volte mille parole sono inutili e che i gesti contano di più.
La vidi avvicinarsi al letto e piano mi posò su di esso facendomi stendere sul morbido materasso matrimoniale che mi sembrava ora essere fatto di ovatta e poi la vidi sedersi accanto a me e posare le sue mani sui miei fianchi e poi sopra l'ombelico dove ancora avevo sensibilità ed iniziò a muovere lentamente le sue dita facendomi  un massaggio delicato e senza dire una parola semplicemente guardandomi e facendomi così calmare, rilassare e smettere definitivamente di piangere fino poi quando San all'improvviso decise di rompere il silenzio e smise di farmi quel massaggio per poi dire piano :-" Vado a prepararti un bagno caldo."
Stavo per dirle che non mi importava nulla del bagno caldo quando lei si alzò e si diresse verso l'altra stanza. Rimasi logicamente stesa come lei mi aveva messo non potendo fare a meno di sentire i rumori che provenivano dall'altra stanza cercando di capire cosa stesse facendo quella birbante oltre a star preparando la vasca, ma non riuscivo proprio a capire eppure dai rumori ero certa che stesse facendo qualcos'altro.
-"Cosa stai facendo lì dentro Santana?"- domandai semplice in un urlo continuando a sentire mille rumori oltre a quel suono semplice dello scorrere dell'acqua nella vasca :-" COSA STAI FACENDO LI' DENTRO SANTANA?"- domandai di nuovo alzando stavolta di più il tono della voce  per farmi sentire dato che prima non avevo ottenuto nessuna risposta, ma stavolta non fu molto diverso il risultato in realtà :-" Possibilmente non mi rispondere in spagnolo.Sai che non lo capisco bene"- dissi ridendo appena dopo aver sentito l'urlo di rimando di Sannie e voltai appena la faccia dall'altro lato rispetto alla porta del bagno fino a che non sentì dei rumori e poi dei passi avvicinarsi a me:-"Hai finito di fare confusione nel bagno?"- domandai senza nemmeno voltarmi e la sentì sedersi accanto a me:-"Si, ho finito curiosona"-disse lei poi prendendomi di nuovo tra le sue braccia e andando verso il bagno. Ero troppo curiosa di sapere cosa aveva combinato lì dentro una disordinata cronica come lei:-"la mia povera schiena ha bisogno di coccole..." - dissi mordendomi appena il labbro e facendo gli occhi da cucciolo che la mandavano in tilt fissandola nei suoi bellissimi occhi neri:-" La tua schiena è complice della tua mente..."-mi rispose ed io feci uno strano sorrisetto compiaciuto :-"...sei curiosa come una bambina Quinn"-aggiunse ancora poi guardandomi ed io tenni il mio sguardo da cucciolo per poi rispondere con un tono un po' provocatorio:-"e la cosa ti dispiace Santana?"- la risposta fu rapida e già nota:- " no, non mi dispiace affatto piccola Quinn"- disse ed io sorrisi per almeno un paio di minuti poi scossi la testa come a disincantarmi e dissi, pizzicandole il collo,scherzosamente e curiosa :-" E allora che aspetti? Vogliamo andare in questo bagno si o no? Diamoci una mossa su.Muovi quelle gambe su su!"- .
Sannie scoppiò a ridere dopo la mia frase e mi guardò negli occhi ancora ridendo:-"Vuoi fare un po' di corsetta eh Q?" mi domandò ridendo ed in meno tempo di quanto ce ne misi io a capire lei iniziò a correre per la stanza. Mi aggrappai a lei tenendomi forte impaurita :-"FRENAAA!FERMATI!NON ti ho detto di correreee!"- esclamai spaventata mantendendomi più che potevo a lei. Si fermò e sorrise:-"Non ti avrei mai lasciato cadere sciocchina, andiamo in bagno su curiosona"- disse poi lei mentre io cercavo ancora di riprendermi dalla corsa :-" Scommetto che avrai messo tutto in disordine"- dissi io  guardandola:-"secondo me invece ti stupirò"- disse lei con sicurezza dirigendosi al bagno ed aprendo la porta con un calcio.
Devo ammettere che lo scenario che mi si aprì davanti ricompensò al massimo l'attesa e,sì, mi stupì.
-"Allora che ne pensi?"- mi domandò lei dopo avermi messo poggiata su una panca il che rendeva il mio equilibrio molto precario :-" penso che...è bellissimo, molto romantico"- dissi rispondendole mentre continuavo a guardarmi intorno per catturare tutti i dettagli dell'arredamento e tutte le cose che aveva messo cercando al contempo di non slittare giù dalla panca e finirle in quel modo addosso.
C'erano candele ovunque e nell'aria un dolce e delicatissimo profumo di rosa che si diffondeva leggiadro nell'aria disperdendosi in ogni angolo ed anfratto della stanza. Mentre mi guardavo intorno successe proprio quello che non volevo che succedesse: caddi.
La cosa tragica del non avere sensibilità nel sedere e nelle gambe è che non ti rendi nemmeno conto di stare scivolando e stare cadendo e ti ritrovi all'improvviso a terra spiaccicato come un pesce che è stato trasportato da un onda a riva e che ora giace steso a terra sul bagno-asciuga. Mi è successo già altre volte di cadere in questo modo, di slittare, ma ogni volta è sempre la stessa storia e la stessa desolazione e le difficoltà poi relative all'alzarsi. E' come uno slittino che cade da solo dalla cima di una montagna facendosi tutta la pista da solo, non c'è modo di farlo risalire una volta sceso a valle;o almeno non puoi dirgli di rimettersi in sesto.
In quella frazione di attimi era successo un po' di tutto, io che mi guardavo intorno come se nulla fosse quasi dimenticando per un attimo la mia condizione e Santana inginocchiata davanti a me che mi sfilava i pantaloni ed ora ero scivolata e le ero precipitata addosso.
Devo dire che la prontezza di riflessi di Santana non è delle migliori alle volte, ma stavolta poteva andare peggio. La situazione attuale,riassumedo, quindi era questa: Santana era stesa a terra in tutta la sua lunghezza ed io le ero praticamente stesa addosso con le braccia chiuse attorno alla sua schiena il che voleva dire che il mio istinto aveva cercato in qualche modo di limitare la caduta non riuscendoci però. Ero mortificata, mortificata dalla situazione e diventai tutta rossa in viso per l'imbarazzo:-"M-m-mi dispiace, scusa..."- dissi piano con gli occhi lucidi guardandola negli occhi che ora logicamente distavano solo pochi centrimetri dai miei :-" Non preoccuparti,Quinnie, è tutto okay... "- disse lei accarezzandomi la schiena e poi continuò :-" ...non è successo nulla di male...è un abbraccio."- disse semplice, ma io non riunsicvo proprio a vederla in questo modo. Ero scivolata in quel modo perchè ero una stupida paralitica lo sapevamo bene, la guardai e non dissi nulla Sannie mi stava capendo senza bisogno di parole come sempre. Sentì la sua mano spostarsi dalla mia schiena alla mia nuca e poi al mio viso accarezzandolo dolcemente:-" è tutto okay Q. ci sono qui io con te,non devi preoccuparti di cadermi addosso.Ti amo..."- disse lei poi piano ed io mi limitai a sorridere con gli occhi ancora lucidi:-" oggi è un giorno speciale okay? Ed ho una sorpresa per te..."- disse ancora e non so bene come riuscì a metteresi le mani nella tasca dei pantaloni ed ad estrarne un piccolissimo scatolino:-" non è una cosa grossa, ma è un inizio...una piccola grande promessa."- disse mentre si posava quella piccola scatola sul seno ed io posavo la mia testa sulla sua spalla sinistra in modo da poter vedere quando l'avrebbe aperto.
-"Ti amo e anche se non lo diremo subito a tutti io so che voglio stare con te in qualsiasi modo. Per favore,Q. , vuoi essere la mia ragazza per sempre?"- mi domandò aprendo la scatolina dalla quale estrasse un piccolo anello d'argento con una piccola pietra al centro :-" non impressionarti non è chissà cosa, non mi è costato troppo e poi per te tutto amore mio. Buon anniversario."- aggiunse poi mentre io ero rimasta senza parole e guardavo quell'anellino che si era piccolo,ma aveva un grande significato specialmente se pensavo che era stato comprato per me con tutti i risparmi di Sannie :-" Oh Sannie!"- esclamai felice ed ancora stupita da quella sorpresa e dal fatto che si ricordasse del nostro anniversario:-" certo che voglio essere la tua ragazza, per sempre..."- dissi sorridendole e la vidi mettermi l'anello al dito e sorrisi guardando prima come mi stava e poi lei :-" Ora capisco tutti quel risparmiare e tutti i salvadanai che avevi."- dissi sorridendole ancora fino poi ad essere messa a zittire nel modo che preferisco ovvero con uno dei suoi baci passionali e che ti portano via l'anima e ti fanno battere il cuore in gola più veloce di un treno.

Quando finimmo di baciarci venne il problema di rialzarsi, ma prima lei mi tolse la maglia ed io glielo feci fare lasciando poi che rocambolescamente si alzasse tenendomi su di se ed andammo alla vasca dove lei mi fece entrare ed a ruota,dopo essersi completamente svestita entrò lei sedendosi dietro di me e mantenendomi tenendomi le mani sotto al seno come fosse la mia cintura di sicurezza.
-"Grazie di tutto quello che fai per me."- dissi guardando avanti a me ed iniziando a giocare con la schiuma nella vasca :-"Non devi ringraziarmi."- disse lei accarezzandomi il volto.

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