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Maschere
La notte era stata tutt'altro che piacevole. Kath non aveva fatto altro che sognare artigli fatti di ombre che cercavano di afferrarla e trascinarla verso di loro. Come se questo non fosse stato sufficiente, urla silenziose avevano accompagnato la sua fuga nell’oscurità; vedeva volti deformi che la seguivano, urlando orride ma silenziose maledizioni, senza che lei riuscisse a scacciali in alcun modo.
Si era svegliata in un bagno di sudore tutt'altro che riposata. Fu costretta a rimanere a letto per un paio di giorni, senza mai riprendersi del tutto, riuscendo ad alzarsi a fatica solo per consumare i pasti e andare in bagno.
Elea, la proprietaria della casa in cui si era trasferita, la seconda sera le portò una teiera con una tazza e la appoggiò sul comodino.
«Sono andata alla bottega di Imure nel pomeriggio, le ho chiesto qualcosa per farti stare meglio e mi ha dato uno dei suoi infusi miracolosi». Kath la conosceva da sempre, era stata una delle cameriere della sua famiglia, si era allontanata solo pochi anni prima dopo essersi sposata, ma aveva sempre mantenuto i contatti con i Ver Motry. Quando Kath era tornata a Emonsy, dopo aver saputo ciò che era accaduto alla sua famiglia, aveva trovato Elea ad aspettarla alla stazione, offrendosi subito di ospitarla in casa sua. «Non dovresti uscire di notte, senza mantello e con questo freddo» la rimproverò la donna.
«Mi dispiace Elea, credo di averlo dimenticato da qualche parte» cercò di allontanare il ricordo di quello strano essere che sembrava essersi dissolto nel nulla, come se facesse parte delle stesse tenebre. «Quanto ti devo per l'infuso?» Elea la guardò offesa poi versò il liquido nella tazza.
«Non dire stupidaggini, non mi devi niente. È solo una manciata d'erbe»
«Sto approfittando fin troppo della tua ospitalità»
«Sciocchezze!» le pose la tazza sul piattino e Kath la accettò dopo essersi sistemata meglio sul letto, appoggiando la schiena alla testata di legno. «Sei stata male in questi giorni e non volevo disturbarti, ma adesso devo proprio dirtelo: hanno attaccato villa Ver Zenshor. L'hanno rasa al suolo»
La ragazza appoggiò il piattino sulle sue gambe e si voltò verso Elea «Attaccata?»
«Sì, intorno a mezzanotte» prese una sedia dal piccolo tavolo che si trovava nella stanza e l'avvicinò al letto «La villa è stata bruciata, tutti morti».
Per un momento le mani di Kath fremettero, ma non poteva essere stata colpa sua «Chi è stato?»
«Nessuno lo sa, ma da quel che ho sentito al mercato, sembra si sia trattato di una vendetta. È stato ritrovato uno strano simbolo sulla parete est, dicono che sia il marchio di qualcuno». La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo fissando il liquido fumante.
«Nella villa dei miei non sono stati ritrovati simboli, vero?»
Elea scosse la testa «No. Agoth è stato ucciso da una lama, poi scoppiato l’incendio. Anche se si è propagato per tutto l’edificio e molte parti del tetto sono crollate, non ha fatto in tempo a distruggere ogni cosa. È bastato il fumo per uccidere gli abitanti. Per villa Zenshor è stato diverso, i suoi inquilini sono arsi vivi. Pensa che non sono riusciti in alcun modo a spegnere le fiamme, solo con l'arrivo dell'alba si sono estinte» fece una pausa osservando la città dalla finestra «Dicono che le urla degli abitanti abbiano risuonato per l'intera notte, come se non riuscissero a morire». Kath sentì il sangue gelarsi nelle vene.
«Credi che possa c'entrare Imure?» Elea scrollò le spalle, non lo sapeva «Cosa le faranno?»
«A Imure?» Kath annuì «Nulla. Molti sono caduti nel corso degli anni ma non è lei l'artefice dei massacri. Condanneresti un armaiolo solo perché la sua spada ha ucciso una persona? Ovviamente no, lo stesso vale per lei. Comunque non credo sia opera sua, Imure non ha mai usato mezzi così… appariscenti. In ogni caso tutti in città sono stati da lei per chiederle aiuto almeno una volta, non c'è famiglia che non l'abbia ingaggiata per qualcosa» rifletté per qualche istante, come se si fosse resa conto di aver detto qualcosa di inesatto «Forse solo i Ver Zenshor ora che ci penso»
«Non l'hanno mai interpellata?»
«Credo di no. Ricordo i discorsi che facevamo con i servitori nelle cucine durante le feste: gli appartenenti al casato Ver Zenshor non apprezzavano parlare di Imure, una di loro disse che solo chi non l'aveva mai contattata poteva lavorare per quel casato e nel contratto vietavano di recarsi nella sua bottega anche solo per acquistare delle erbe. Una cosa ridicola, tutti i servitori degli altri casati si burlavano di loro».
«Strano. Perché non andare da lei per chiedere aiuto se se ne ha la possibilità?»
Elea la fissò per qualche istante in silenzio «Le hai chiesto di aiutarti contro gli assassini della tua famiglia?» le mani di Kath tremarono quando udì quelle parole e per Elea fu una risposta sufficiente «Hai fatto bene. Avevo pensato di consigliartelo io non appena ti fossi ripresa dal lutto. Sai chi è stato?»
Kath annuì «Ho indagato da quando sono tornata a Emonsy, è stato Bazkel Ver Kaynn». Gli occhi di Elea scintillarono pieni di odio, tanto che la ragazza sentì l’impulso di allontanarsi da lei.
«Dovevo immaginarmelo. Quell'uomo detestava i Ver Motry. Se hai bisogno di soldi per pagare Imure sappi che puoi contare su di me, non so quanto potrò darti ma farò il possibile»
«Mi sono già accordata con lei, non vuole i miei soldi. Mi ha chiesto solo un paio di cose» Kath la guardò con attenzione e decise che poteva fidarsi, sapeva che quella donna non l’avrebbe mai tradita «Un cammeo e il cuore di Bazkel»
«Un pagamento strano ma, da quello che ho sentito dire in giro, ha chiesto cose peggiori. Dicono che una volta abbia chiesto una testa e non so bene quale osso; o era la lingua e del sangue di vergine?» scosse la testa e sorrise, alzandosi in piedi «Certe volte è inquietante quella ragazzina» Elea rimise la sedia a posto e si diresse verso l'uscita. «Rimettiti in forze, devi stare meglio se vuoi uccidere quel bastardo».
Kath fissò la porta chiusa per qualche tempo, non si aspettava un comportamento simile da Elea, l'aveva sempre vista come una persona pacifica, credeva non avrebbe mai apprezzato quello che aveva intenzione di fare. Non pensava neppure che fosse tanto morbosa nel elargire dettagli raccapriccianti. Si era sbagliata.
Passò qualche altro giorno a letto, ma l'infuso di Imure l'aveva fatta stare quasi subito meglio; gli incubi erano spariti, o meglio non li rammentava; ciò che restava era solo una vaga inquietudine e la sete do sangue. Dopo una settimana di inattività finemente uscì di casa, dirigendosi verso l'emporio.
Il negozio era pieno di gente, erano rari i giorni così affollati. Rimase in disparte per un po', osservando con finto interesse i barattoli di erbe e gli oggetti sparsi qua e là. Poco alla volta tutti i clienti furono serviti e uscirono soddisfatti con il loro sacchetto d'erbe o bacche o chissà cos'altro; Kath aveva prestato ben poca attenzione a ciò che era stato detto tra i clienti e Imure.
«Direi che ti sei rimessa» disse armeggiando con alcuni contenitori, dando le spalle alla ragazza.
«Penso che ci sia ancora qualcosa che non va, ma sto molto meglio. Quell'infuso è stato miracoloso» Imure sorrise, in uno dei barattoli di vetro si intravide un tenue bagliore rossastro, ma Kath era troppo impegnata a guardare un mazzolino di erbe essiccate appoggiato sul bancone per notarlo.
«Il potere di Biancheossa influisce molto sullo stato di chi la possiede, quando l'avrai usata ti sentirai molto meglio; ha sete, assecondala». Kath osservò quella strana ragazzina prendere le erbe essiccate e metterle in un contenitore pieno di uno strano liquido bruno, sigillarlo e poi portarlo nella sala posteriore.
«Hai sentito cos'è successo ai Ver Zenshor?» chiese non appena Imure tornò dietro al bancone.
«È un po' difficile non averlo sentito»
«È opera tua?»
«Non è mia abitudine dire di ciò che potrei aver fatto per dei clienti ad altri clienti. I miei contratti richiedono la massima discrezione» Kath arrossì e mormorò alcune scuse, abbassando la testa. «Sentiamo, sai già come muoverti per portare a termine il tuo piano?» la ragazza scosse la testa, era andata lì solo per ringraziarla, Imure aveva già portato a termine il suo incarico con lei, ora a Kath non restava che pagare “l’ultima rata”.
«Devo riflettere e soprattutto devo documentarmi meglio sui suoi movimenti»
«Tra un paio di giorni ci sarà una festa, la faranno anche se due casati sono stati annientati in tempi recenti; è un modo come un altro per cercare di mantenere una parvenza di normalità e tranquillità. Sarà un ballo in maschera se non sbaglio, avrai la possibilità di insinuarti a villa Ver Ivase in modo anonimo e incontrarti con Bazkel senza difficoltà». In un primo momento gli occhi di Kath si illuminarono entusiasti per quell’idea, poi si rese conto che una simile impresa non era possibile, a meno di non interpellare Imure per un nuovo contratto.
«Non ho un invito e confesso che non ho molta voglia di riprovare l'esperienza della foschia, in più devo ancora finire di pagarti» l’erborista sorrise e si abbassò sotto il bancone, sparendo alla vista. La la sentì armeggiare con dei contenitori, poi appoggiò una scatola di legno al tavolo.
«Ho io un invito, Fidess Ver Ivase me lo ha dato la settimana scorsa. Gliel'ho chiesto come pagamento. È rimasta molto sorpresa ma ha accettato con entusiasmo, quasi facendo i salti di gioia» Imure guardò la ragazza sventolandole davanti l'invito «Sarai la mia accompagnatrice. Ovviamente faremo in modo che nessuno possa riconoscerti, ma ad un ballo in maschera sarà piuttosto facile» Kath la fissò a bocca aperta.
«Progetti sempre tutto in modo così accurato?»
«È un mio vezzo, amo fare progetti a lunga scadenza; come in una partita a scacchi. Molto utile per il mio lavoro». Rimise l'invito nella scatola spostandola da una parte «Torna da me tra due giorni alle otto. Il ballo inizierà proprio a quell’ora, ma nessuno ci impone di arrivare puntuali; avremo tutto il tempo per prepararci»
«E con Biancheossa come faccio?»
«Nessuno a parte noi due e il casato Ver Zenshor sa della sua esistenza o quale sia la sua forma, la considereranno solo una strana spada esotica. Lasciale la lama coperta».
«Potrebbero averla mostrata a qualcuno...»
Imure scosse la testa «Non avrebbero mai fatto una cosa tanto stupida».
«E per quest’aiuto cosa ti devo?»
«Il cuore di Bazkel» Kath annuì, ringraziandola un'altra volta e dopo poco uscì dal negozio, lasciando l'erborista da sola.
«Hai parlato troppo» sibilò una voce stridente che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque tranne che a Imure.
«Me ne sono accorta. Deve essere l'entusiasmo, ho aspettato così tanto… do per scontato che sia già mia» sfiorò il cammeo nascosto sotto il farsetto, ricevendo in cambio un sibilo soddisfatto.
«Non sembra aver capito molto, quindi non ci saranno problemi; però cerca di non darle altre indizi» Imure sbuffò e allontanò la mano dal gioiello.
«Non ti ricordavo così apprensivo»
«Perdonami se sono preoccupato, gradirei non farmi sigillare di nuovo e in più vorrei un corpo nuovo, sono stufo di stare dentro ad un gioiello! Io non sono come Biancheossa»
«Tranquillo, lo so bene. A breve sarai libero, devi pazientare solo qualche giorno ancora» era bello poterlo sentire di nuovo dopo tutti quegli anni.
Iniziò a canticchiare allegra, mentre riordinava il negozio e poco dopo si unì a lei una seconda voce più stridula.
***
Fidess Ver Ivase adorava lo sfarzo e non solo per quanto riguardava il suo abbigliamento, le feste che si svolgevano nella sua villa erano da sempre le più maestose. Camminava tra gli invitati che si erano presentati tutti all'ora indicata dall'invito, tutti tranne una. Ma Fidess non ne era infastidita, tutt'altro, lei era stata la prima non solo a riuscire a invitare Imure, ma addirittura a farsi chiedere un invito! Aveva sperato che si facesse attendere per qualche tempo, in questo modo la sua entrata non sarebbe sfuggita a nessuno. Quando aveva sentito cosa desiderava in cambio della pozione per eliminare la cognata, aveva quasi saltato dalla gioia.
Non mi ha solo dato il mezzo per togliere dai piedi quell'irritante sgualdrina, ma farà in modo di rendere questa festa più indimenticabile delle altre con la sua presenza. A Shuan Ver Kaynn verrà la gastrite quando la vedrà entrare nella stanza.
Fidess si muoveva con eleganza nel suo abito da sera porpora; il corpetto metteva in risalto il seno generoso ed era adornato di ricami, mentre la gonna leggermente più chiara le scivolava morbida sui fianchi, per poi allargarsi appena alla base. I guanti di raso neri e la maschera di piume che le copriva la parte superiore del viso completava il tutto. Salutava entusiasta i suoi ospiti parlottando con tutti, beandosi dei complimenti per le decorazioni e gli arredi che aveva scelto. Globi di luce dai colori vivaci illuminavano l'ampio salone, creando bizzarri giochi di sfumature sui pavimenti, le pareti e i tendaggi. Anche gli invitati non erano esentati dalla strana cromia che quella luce creava, ritrovandosi con vestiti e capelli dalle sfumature più strane.
La torre dell'orologio stava battendo le nove, la musica del carillon si propagava per le vie di Emonsy, infiltrandosi anche nella villa dei Ver Ivase, seguita dai nove rintocchi della sera. Allo scoccare dell'ultimo rintocco un servitore aprì la porta del salone annunciando l'ultima ospite e il suo accompagnatore.
«Lady Imure» il vocio che aveva permeato la sala assieme alla musica si interruppe di colpo e tutti i presenti si voltarono verso l'ingresso. Videro la piccola erborista affiancata da quello che sembrava essere una guardia in alta uniforme; anche se era solo un costume, Fidess ammise che faceva la sua figura. L'accompagnatore aveva una maschera di ceramica che gli ricopriva per intero il volto e dalla cui sommità scendevano ciuffi di capelli dai colori vivaci che gli arrivavano poco sotto le spalle. La giacca antracite arrivava alla cintura nella parte anteriore, mentre scendeva fino a metà polpaccio sul retro; i pantaloni bianchi erano calzati negli stivali di pelle nera perfettamente allacciati. A completare il tutto vi era la strana spada che teneva assicurata al fianco; nessuno dei presenti aveva mai visto un'arma dall'elsa tanto particolare, per non parlare dello strano modo in cui era stata coperta la lama ricurva; nessun fodero, solo qualche strana benda di tessuto grigiastro dall'aspetto antico.
Imure invece indossava una lunga tunica nera che strisciava sul pavimento e che non mostrava neppure la punta delle sue scarpe. Sul petto era appuntato un cammeo bianco, unica macchia di colore sull'abito. Kath lo aveva osservato per un po' quando glielo aveva visto indosso; non si ricordava l’espressione con cui era stato rappresentato il teschio, lo aveva guardato solo di sfuggita, ma non le sembrava che ghignasse. Il volto di Imure era coperto da una maschera di pizzo nero, ma non era possibile che passasse inosservata; tutti a Emonsy l'avrebbero riconosciuta con quei capelli bianchi e gli occhi rossicci, anche se quella sera quello sguardo sembrava più penetrante del solito.
Fecero alcuni passi all'interno del salone, accompagnate dal brusio degli invitati che erano rimasti come intontiti per qualche secondo ma, appena si furono ripresi, iniziarono a rivolgere la loro attenzione alternativamente prima a Shuan - la moglie di Bazkel - poi a Imure e al suo cavaliere.
Kath osservava la sala addobbata, le luci variopinte le stavano facendo tornare la nausea - che non se ne era mai andata via del tutto - impedendole di apprezzare appieno lo spettacolo. Le chiazze rosse che i globi luminosi producevano le ricordavano pozze di sangue ancora caldo che fluiva copioso da un corpo. Cercò di non scuotere la testa per scacciare l'immagine, o la maschera avrebbe potuto spostarsi; invece si concentrò su una macchia di luce azzurro-verde e ripensò al mare che aveva visto una sola volta alcuni anni prima. Riportò alla mente il suono della risacca e il vento salmastro che soffiava dal mare, le sembrò quasi di risentirne gli aromi.
Appena Imure s’incamminò verso Ver Ivase, Kath le andò dietro come fosse una vera guardia del corpo.
«Grazie per aver accettato la mia richiesta Fidess»
«È un vero piacere per me averti come mia ospite Imure, sono così felice che tu sia arrivata» la voce di Fidess sembrava melassa tanto era felice di vederla.
«Ti chiedo scusa per il ritardo, ma avevo alcune cose da finire» Ver Ivase la rassicurò poi volse lo sguardo dove sapeva avrebbe trovato Shuan Ver Kaynn; la nobildonna teneva un calice stretto tra le dita e il liquido dorato al suo interno vibrava, stava tremando.
Spero le vengano le convulsioni. Ridacchiò tra sé, poi invitò la sua ospite al tavolo dei rinfreschi.
«Posso sapere chi è il vostro accompagnatore?»
«Nessuno di importante, mi doveva un favore e le ho chiesto di farmi da cavaliere». Fidess sembrò drizzare le orecchie, quel "le" le fece osservare con più attenzione il cavaliere in questione. Notò in effetti che aveva un accenno di seno, ma doveva essere stato volutamente occultato.
«Un travestimento interessante. Dev'essere un grande onore per te accompagnare Imure» non era una domanda e Kath si limitò a risponderle con un mezzo inchino. Fidess iniziò a chiacchierare con voce squillante, udibile dai più vicini, con Imure, mentre Kath riuscì a dare un’occhiata alla folla, alla ricerca di Bazkel. Appena lo vide ricordò il discordo che aveva avuto poco prima con l'erborista.
«Come posso riuscire ad attaccarlo durante un ballo affollato? È impossibile!» Imure non la guardava neppure, si limitava a fissare il suo riflesso nel tè rosso che stava sorseggiando.
«L'importante è che non gli corri incontro con la spada sguainata. Non avere fretta, prima della fine della festa riuscirai ad avvicinarti abbastanza».
«Anche se dovessi riuscirci, poi cosa accadrebbe? Mi cattureranno e mi giustizieranno! Non voglio martirizzarmi. Preferirei aspettarlo in un vicolo buio, poi eliminarlo»
«Nessuno ti torcerà un capello, fidati di me».
Kath non era riuscita a ribattere a quelle ultime parole e adesso era nella grande sala da ballo, ad aspettare il momento più adatto per compiere la sua vendetta.
Osservava i nobili avvicinarsi a Imure per porgerle i suoi saluti senza dire una sola parola. Fu sorpresa da sé stessa, non aveva mai avuto questo tipo di comportamento e sapeva che lei non correva alcun pericolo tra i nobili, data l'adorazione quasi morbosa che nutrivano per lei. Eppure restava lì, in allerta, immaginando le loro teste che rotolavano sul pavimento e la stanza ardere di un fuoco nero che non lasciava sopravvissuti. Quelle visioni di morte diventavano sempre più frequenti, come se qualcuno inserisse nella sua mente immagini sempre più dettagliate che, un po' alla volta, iniziavano a farle meno ribrezzo. Si rese conto che se non si opponeva e non cercava di scacciare quelle immagini, il mal di testa e la nausea diminuivano; proprio come le aveva detto Imure qualche giorno prima. Cercò per la seconda volta Bazkel nella sala - lui era tra i pochi che non si erano ancora avvicinati a Imure - e lasciò vagare la mente su quella scia di sangue; vide il suo torace aperto e stringeva tra le mani il cuore ancora pulsante e grondante di sangue. Chiuse gli occhi e assaporò quella sensazione accarezzando l'elsa della spada assicurata al suo fianco; ormai la sua mano era sempre a contatto con quello strano materiale simile al metallo, eppure caldo. Iniziava a dare sicurezza, come se fosse qualcosa di suo, come una parte del suo corpo.
Quando riaprì gli occhi incrociò lo sguardo cremisi di Imure che la osservava soddisfatta.
Sa sempre più cose di quello che dice. Una risata riecheggiò in lontananza nella sua mente, una risata stridente che sembrava collegata in qualche modo a Imure. Ho l'impressione che mi sia sfuggito qualcosa. La voce di Bazkel la riscosse dai suoi pensieri e si voltò verso di lui. Poco alla volta Ver Kaynn si era avvicinato sempre di più all'erborista e al gruppo che le si era formato attorno.
«Mai avrei pensato di vederti qui» nonostante superasse i cinquant'anni, Bazkel restava un uomo di bell'aspetto. I capelli, un tempo scuri, erano ormai completamente ingrigiti, ma questo sembrava solo renderlo in qualche modo più affascinante. Era un uomo alto dalla corporatura slanciata, che gli inverni trascorsi non avevano appesantito. Indossava un completo nero con alcune rifiniture scarlatte che riprendevano la cravatta e la maschera che gli celava il volto.
«Alla fine ho deciso anch'io di partecipare a una delle vostre famose feste» Imure aveva preso un calice di vino e lo stava sorseggiando con molta calma.
«Lo hai fatto per via del casato dei Ver Zenshor?» Imure aggrottò la fronte poi sorrise.
«Credi che un simile atto meriti festeggiamenti?»
L'uomo scrollò le spalle «Non mi sono mai piaciuti. Passavano il loro tempo a ritenersi superiori agli altri»
«Ma loro non erano superiori, vero? Non a te almeno» Bazkel scoppiò a ridere e la maggior parte dei presenti si allontanò di alcuni passi dai due. «Hai un cuore nero Bazkel Ver Kaynn»
«Ho sempre pensato che il nero sia un colore che mi si addica, un po' come il rosso» si fissarono a lungo negli occhi, Ver Kaynn fu il primo a distogliere lo sguardo. «Posso conferire con te in privato?»
«Certamente» Imure sorrise e si voltò verso Fidess «Possiamo andare da qualche parte per parlare?»
«La biblioteca. Uscite da quella porta - indicò un'uscita in fondo alla sala - poi entrate nella seconda a destra. Lì starete tranquilli» Imure ringraziò con inchino e fece un cenno a Kath prima di mettersi in cammino.
«Volevo parlare con te in privato» protestò il nobile.
«Non sono nel mio negozio, mi sento più al sicuro con una guardia del corpo. Starà a distanza d'orecchio, non preoccuparti» Bazkel non sembrava convinto ma non protestò oltre, era già stato fortunato a poter conferire con lei in privato.
Kath sentiva le mani che iniziavano a sudare, respirare sotto quella maschera diventava sempre più difficoltoso, ma si sforzò di mantenere un passo tranquillo senza mostrare ansia o fretta. Si rese conto che, se faceva vagare la mente verso immagini di morte e sangue, riusciva a respirare meglio, riusciva a calmarsi. E così fece.
Conosceva bene la biblioteca dei Ver Ivase, non era tra le più grandi e fornite della nobiltà di Emonsy, ma faceva la sua figura. Era una stanza quadrata piuttosto vasta, con le pareti tappezzate di librerie di legno chiaro. Al centro si trovavano un divano, un paio di poltrone e un tavolo con alcuni volumi aperti. Contrariamente alle altre stanze della villa, la biblioteca aveva un arredamento molto sobrio.
Sicuramente non è una delle stanze che interessa di più a Fidess, pensò Kath osservandosi attorno.
Imure si allontanò con il nobile, mentre la ragazza rimase in disparte osservando alcuni scaffali della libreria, leggendo i titoli dei volumi rilegati in pelle.
«Di cosa vuoi parlarmi?»
«Chi ti ha pagato per eliminare i Ver Zenshor? Cos'hai voluto in cambio?» Imure rimase in silenzio per alcuni secondi poi scoppiò a ridere.
«Oh, Bazkel! Non hai ancora capito che io non rivelo mai il lavoro e la persona che me lo ha richiesto? E poi cosa ti fa pensare che qualcuno mi abbia ingaggiato per distruggere il casato Ver Zenshor? Vorrei ricordarti che non ho mai incendiato una villa, io». Kath ascoltava in silenzio, allibita; erano lontani da lei e stavano parlando a voce molto bassa, eppure poteva sentirli distintamente, come se le stessero accanto.
«È stato un incidente» rispose Ver Kaynn cercando di sviare un argomento.
«Un incidente? Se fosse caduta, per caso, una lampada ad olio durante una lite, non si sarebbe incendiata tutta la villa dei Ver Motry in quel modo e tanto rapidamente. Senza contare le stanze sprangate che hanno impedito la fuga degli inquilini, soffocandoli o lasciandoli in balia dei crolli» Bazkel sembrò sussultare, colpito nel vivo.
«Non so cosa sia successo... Non era mia intenzione...» Il tempo per Kath sembrò rallentare, la sua mano destra scese dall'impugnatura di Biancheossa, sfiorando il nodo di tessuto che imprigionava la lama della spada. Quello strano bendaggio scivolò per terra senza difficoltà, come disgregato,e la lama bianca rivide la luce dopo secoli di prigionia. Kath la sfilò dalla cintura e ne ammirò la lama intarsiata e capì il motivo di quel nome: una strana creatura scheletrica la adornava per l’intera lunghezza, assecondandone la forma ricurva. La prima cosa che Kath pensò appena la vide fu “demone” e ricordò anche chi l'avesse pronunciata riferendosi a Imure; era stato Navor Ver Zenshor durante una festa. Poi non pensò più nulla.
Senza neppure togliersi la maschera corse verso Ver Kaynn; l'uomo fissava il pavimento - senza vedere la ragazza che stava arrivando come una furia - borbottando parole che non sarebbero mai arrivare alle orecchie di Kath, assordate dal rumore frenetico del suo cuore che batteva come impazzito.
Imure sorrideva, sia per l'uomo disperato davanti a lei che per la ragazza alle sue spalle. Si spostò di lato in modo fluido, per permettere a Kath di colpire senza intralciarla.
«Addio Bazkel Ver Kaynn, è stato un piacere averti conosciuto» Bazkel sollevò lo sguardo, perplesso e si trovò a fissare una lama bianca puntata dritta alla sua testa. Cercò di spostarsi ma qualcosa sembrava vincolarlo al suolo senza lasciargli via di fuga. Biancheossa attraversò il suo cranio come se fosse fatto di burro, lasciandogli un ultimo pensiero inespresso negli occhi spenti: perché non l'ho sentito arrivare?
Kath estrasse la lama, il corpo non fece in tempo a cadere che la testa di Bazkel rotolò sul pavimento, lanciando schizzi di sangue sulla libreria e sull'assalitrice. Kath gli si inginocchiò accanto e con la punta della spada sfondò lo sterno; la lama non incontrava alcuna resistenza, scorreva e tagliava come se fosse stata immersa nell'acqua. Poco dopo la ragazza stringeva tra le mani il cuore ancora caldo di Bazkel tendendolo a Imure.
L’erborista fissava l'organo con le labbra serrate, cercando di trattenersi, ma alla fine la sua risata esplose. Una risata che era tutt'altro che squillante e gentile. Si strappò la maschera dal volto buttandola sul corpo dell'uomo, continuando a ridere senza freni, mentre un rombo iniziava a riecheggiare dalle profondità della terra. Imure si inginocchiò accanto al corpo e appuntò il cammeo nel cranio di Bazkel, finalmente era libera.
Sulla città di Emonsy le stelle che punteggiavano il cielo notturno sparirono, non come se fossero state coperte dalle nuvole, ma inghiottite da un’oscurità che non lasciava alcuno spazio alla luce.
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