Lessons with Frank

di ElfoMikey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro- parte prima ***
Capitolo 5: *** capitolo quattro-parte seconda ***
Capitolo 6: *** capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** capitolo sei ***
Capitolo 8: *** capitolo sette parte prima ***
Capitolo 9: *** Capitolo sette parte seconda ***
Capitolo 10: *** capitolo otto ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


abc

I my chemical romance, soprattutto Frank Iero e signora, non sono di mia proprietà(beh magari…), questa fic non è scritta per scopi di lucro!!!!!

Questa fan fic, è dedicata a Jess, tesoro per te, guarisci presto! Ti voglio bene<3

E per la mia LòLò, non vedo l’ora di vederti!... come l’infinito e più…<3

Buona lettura=)

“ ma non ti piace proprio nessuno?” il ragazzo strabuzzò gli occhi, incredulo.

“si!! Nessuno!!! Quale parte della parola “nessuno’ non ti è chiara?!?” una bella ragazza dai profondi occhi scuri, si portò le mani nei capelli, spazientita.

Per fortuna il ragazzo di fianco a lei aveva ritenuto saggio chiudere la bocca.

La giovane si beò di quel meritato silenzio.

“ma… dico, sei proprio sicura? No perché è impossibile che non ci sia neanche una band che ti piaccia!!!” la ragazza, lasciò che la sua testa si posasse violentemente sul tavolo di legno.

“Iero, chiudi quella dannata bocca!” si, proprio lui.

Frank Iero.

Un pazzo.

Forse il ragazzo più fuori di testa che Jamia avesse mai incontrato.

Ma fra tanti posti, fra tanti giorni, proprio lì.

Nell’aula destinata ai ragazzi in punizione.

Si era avvicinato alla ragazza furtivo, regalandole prima un’occhiata, poi un sorriso bambinesco carico di aspettative.

Jamia non se ne curò molto, era già nervosa per i fatti suoi e in più era lì, a scontare una punizione non meritata.

Frank aveva cominciato a parlare dopo neanche due secondi, portandosi più volte, le mani in quella sua zazzera rossa fuoco.

“certo che sei strana!” Frank arrivò a questa conclusione, scuotendo la testa.

Jamia strabuzzò gli occhi, alzando la testa dolente dal tavolo.

“ah, io sarei strana?” esclamò, con una nota di nervosismo nella voce.

Il ragazzo annuì

si. È così. Una persona che non ascolta musica non può essere considerata normale!” i suoi occhioni nocciola, la osservarono, leggermente compassionevoli.

“ma chiudi quella ciabatta!” ringhiò Jamia.

si, decisamente.” Ribatté. “ forse un po’ di musica riuscirebbe ad addolcirti!” sul suo viso, spuntò un sorriso sarcastico.

La ragazza spalancò la bocca, oltraggiata.

“ per tua informazione, la sottoscritta, è a conoscenza di buona musica!” Jamia, si mise dritta, in un chiaro segno di superiorità.

Frank Iero rise in faccia a Jamia Nestor.

Era troppo spavaldo per i gusti della brunetta.

“ah si?” disse, incrociando le braccia al petto.

“già e che tu ci creda o no so più di quanto pensi!”

Le parole della Nestor rimasero sospese nell’aria, carica di tensione.

Iero non la smetteva di fissarla, con quel suo cipiglio di ragione che la faceva imbestialire.

“uff.. si può sapere che vuoi?!” sbottò, fissandolo negli occhi.

Frank scosse le spalle.

“tu hai bisogno di una seria lezione.” Le sue parole furono accompagnate dalla campanella di fine corsi.

Il ragazzo lasciò Jamia con un sorriso e un saluto di mano

“ma tu guarda questo!” si ritrovò a pensare, raccogliendo le sue scartoffie e prima di uscire lanciare uno sguardo omicida al professore di sorveglianza.

Dopo essersi imbattuta in una miriade di studenti imbufaliti, la ragazza riuscì ad uscire dalla High school di Belleville.

Gina, la sua grande amica, l’aspettava alla fermata dell’autobus, con una sigaretta mezza consumata fra le labbra carnose.

“Jam!! Pensavo ti avessero rapito!” l’accolse con un sorriso ironico.

Jamia ringhiò qualche parola contro i bufali della scuola, per poi guardare Gina negli occhi con un’espressione accusatrice.

“tu! È solo colpa tua!!” le puntò un dito contro. Gina sogghignava, colpevole.

“la prossima volta che tu e quel cazzone di Neil progettate uno scherzo a quella sottospecie di vacca, fatelo come si deve!” urlò, rossa in viso dalla rabbia.

“perché solo due idioti come voi possono pensare di mettere una fetta di salame nel registro!”

Si proprio così.

Era questo il motivo per cui Jamia era nervosa.

“tu ridi? Ma tanto quella vacca non vi a messo in punizione! Perché avete pensato bene di mettere una fetta di salame del MIO panino!” detto questo, girò i tacchi e salì sull’autobus.

La professoressa di latino, chiamata comunemente “la vacca” aveva girato fra i banchi, fino a fiutare l’odore del panino che Jamia aveva lasciato in cartella.

Era per questo motivo che si era ritrovata fra i piedi quel bambolotto di Frank Iero.

Gina entrò qualche secondo più tardi e dopo aver obliterato il biglietto, con fare furtivo si sedette vicino alla sua amica.

“Jamy?” la bruna si girò verso Gina che sbatteva le palpebre cercando di risultare innocente.

“smettila. Lo sai che odio quando usi quel nomignolo. Disse tornando a guardare fuori dal finestrino.

Gina non proseguii oltre.

Sapeva che Jamia l’aveva già perdonata.

Lei era così, si arrabbiava, ma non torceva un capello a nessuno.

Come diceva il proverbio “can che abbaia non morde” e la sua amica era esattamente così.

Il giorno dopo la brunetta aveva ripreso il buon umore.

Ovviamente con Jamia il termine “buon umore” era lasciare increspare le sue labbra di un piccolo sorrisino appena percettibile.

Pochi conoscevano questa sua caratteristica.

E pochi sapevano che niente e nessuno avrebbe potuto rovinarle la giornata.

Appena entrata nella sua classe, la 4^D, salutò Gina e Neil, per poi mettersi comoda sul suo adorato banco, nella sua adorata prima fila.

Tirò fuori dalla tracolla un tomo e cominciò a leggere tranquillamente e indisturbata.

Un’altra caratteristica di Jamia era la sua passione sfegatata per i romanzi.

Ogni volta che tirava fuori un libro e cominciava a leggere si perdeva fra le righe senza calcolare nessuno attorno a lei.

“WAAA!” urlò quando qualcuno, non identificato sbatte un oggetto sul banco verde sbiadito.

Frank Iero era davanti a lei, sorridente.

“Che. Cosa. Ci. Fai. Tu. Qui?” chiese imitando un telegramma.

“ta-dan!!

Fra le dita, Frank teneva un cd.

Dove un uomo o donna, Jamia non capii bene, regnava sulla copertina a sfondo azzurro cielo.

Era osceno.

“scusa ma temo di non aver capito!” disse, sperando con tutto il cuore di essersi sbagliata.

Frank alzò gli occhi al cielo.

“prima lezione: saper riconoscere una buona band.” afferma con un cipiglio serio che si tramonta subito in un bel sorriso.

Jamia deve ammetterlo, è davvero un bel sorriso.

“questi sono i ‘Black Flag’ grande band punk degli anni ottanta.” Disse, indicando il cd.

“bene per la prima lezione ti consiglio ‘My War’ nonché titolo dell’album, ma anche una strepitosa canzone.” Jamia aveva lentamente alzato un sopraciglio.

“scherzi, vero?” il ragazzo, mosse come il suo solito la capigliatura rossa, negando.

No Frank Iero non scherzava affatto.

“bene, domani voglio un verdetto preciso.” Lasciò il cd sul banco e prima di allontanarsi disse:

“ah, attenta, è prezioso.” Detto questo uscì dalla classe.

Lasciando la brunetta a bocca aperta.

Jamia si girò verso i suoi due amici, che la osservavano confusi.

“carino!” ne uscì Gina, con un sorriso malizioso.

“è matto quel ragazzo!” ribattè Jamia.

Si rimise composta, prendendo fra le mani il cd.

La custodia era tutta scassata e rotta.

Ma le venne da sorridere.

Finite quelle estenuanti ore di scuola, Jamia tornò a casa.

Lanciò la tracolla nell’ingresso e corse in camera, dove si richiuse la porta alle spalle.

Si sedette pesantemente sul suo letto a una piazza a mezza e osservò con curiosità e sfida uno stereo posto davanti a lei.

Gliel’avevano regalato i suoi genitori qualche anno prima, ma da esso non era mai uscito un suono.

Si guardò intorno come se quello che stesse facendo fosse un reato. Dalla tasca della sua felpa tirò fuori il cd che Iero le aveva dato qualche ora prima.

“okay, io e te non andiamo d’accordo, quindi vediamo di fare una cosa veloce.” Disse rivolta allo stereo.

Dopo estenuanti minuti di imprecazioni e di dita schiacciate, Jamia riuscì a far partire il cd.

“My War” era esattamente la prima canzone.

“My war you’re one of them
You say that you’re my friend
But you’re one of them
You don’t want to see me live
You don’t want me to give
Cuz you’re one of them…”

Jamia strabuzzò gli occhi basita.

La canzone andò avanti, lasciandola con uno strano cipiglio divertito e sconcertato.

“ have a prediction, it lives in my brain
Its with me every day, it drives me insane
I feel it in my heart, that if I has a gun
I feel it in my heart, Id wanna kill some
I feel it in my heart, the end will come
Come on!!”

poco dopo il cantante prese ad urlare.

“e questa sarebbe buona musica?” esclamò a se stessa, scioccata.

Ma per lei era veramente così?

“My war!!

Rimase in silenzio.

Forse non lo avrebbe ammesso nemmeno a se stessa, che Frank Iero stava cominciando a cambiarle la vita.



Eccomi, pronta per ricevere secchiate di pomodori marci…!!!! Ehm!!! Idea nata in un momento di follia pura e spero che piaccia!

Penso che in ogni capitolo metterò una canzone diversa e questa di adesso è “My War” dei “Black Flag

Quindici, fatemi sapere che ne pensate!!!!! Aspetto tantiiiiii commentini!!!!<3

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


framia


“mamma mia che faccia da morto Jam!” Neil l’accolse così e il ragazzo non si meravigliò della brutta occhiata ricevuta da Jamia, che con uno sbuffo si sedette sul sedile consunto dell’autobus.

“allora?” Gina si girò verso di lei, guardandola come se fosse un interessante animale da zoo.
“ho fatto un sogno tremendo.” Disse, nascondendo con una mano un grosso sbadiglio.
“tutta colpa di quel brutto…” la brunetta si trattenne per pudore.
“intendi dire quello bassino, con i capelli che sembrano un semaforo allo stop e un viso davvero carino?” Jamia annuì anche se riluttante.
“ho sognato solo un tipo che mi rincorreva e mi urlava dietro frasi senza senso…” si prese la testa fra le mani e esclamò:
“dite che mi danno alla sedia elettrica se uccido Iero?” Neil e Gina annuirono, con una piccola nota apprensiva.
“cazzo! Il mondo è così ingiusto!” disse in tono teatrale.
“su, su!” sussurrò Gina, facendole “pat-pat” sulla testa.
Scesero dall’autobus e visto che mancava più di dieci minuti al suono della campanella, i tre decisero di stare fuori e godersi il tiepido sole mattutino, accompagnati da una sigaretta.
“non capisco perché devo subirmi il vostro fumo?” sbottò Jamia, con espressione ironica.
“perché ci vuoi bene!” disse Neil, con una alzata di spalle, facendo intuire all’amica che la stava ascoltando solo con metà del cervello.
Jamia riuscii a regalare ai suoi amici un sorriso, prima di poggiarsi alla parete dell’edificio e tirare fuori un tomo.
Sospirò prima di mettersi a leggere.
“ma tu non fai altro che leggere?” alzò lo sguardo di scatto, pronta a fucilare Neil.
Ma si accorse che non era stato il suo amico ad aprire bocca.
“se non ti dispiace Iero, sono affari miei.” Rispose secca. Lo vide sorridere e sentì il suo cuore perdere un battito, per poi ricominciare a correre come se fosse impazzito.
“dannato Iero!” pensò mordicchiandosi il labbro inferiore.
“allora che mi dici?” chiese Frank cordiale.
“come scusa?” disse la bruna, un po’ frastornata.
“il cd!” Jamia aprì la bocca, facendo intuire di aver capito.
“certo il cd!” buttò senza tante cerimonie il libro in mano a Frank che preso alla sprovvista quasi cadde a terra.
Jamia cominciò a cercare nella sua tracolla, fino a infilarci la testa dentro.
“ma dove l’ho messo…ah!” tirò fuori la testa e consegnò con un sorriso soddisfatto il cd a Frank.
“trovato!” esclamò trionfante.
“ma cos’è? La borsa di Mary Poppins?” chiese sarcastico.
In aiuto venne Gina che fumava la sua terza sigaretta.
oooh ci puoi giurare bello! Se cerchi bene puoi trovare un libro più grosso di quello che hai in mano!” esclamò ridendo.
Il rosso si morse le labbra per non scoppiarle a ridere in faccia.
“grazie Gin!” disse sarcastica la brunetta. “comunque sia Iero quella roba fa schifo!” Frank spalancò la bocca indignato.
“come puoi dire questo dei mitici Black Flag?!” strillò, lasciando che il tomo cadesse a terra.
“mitici? mitici?” esclamò, indignata quando il ragazzo.
“si mitici! E che tu ci creda o no sono nella storia!” disse Frank gustandosi l’espressione infuriata della Nestor.
“non sono nella storia! Oscar Wilde e Topolino fanno parte della storia! Non quella roba!” Frank fece per ribattere, aprendo la bocca e chiudendola un paio di volte.
“lezione numero due: assicurarsi che il Punk duro sia negli standard dell’allievo.” Disse, guardando Jamia con occhi vispi.
La ragazza si lasciò scappare un sorriso, rimosso subito da un’espressione dura.
“okay Nestor, ecco a te.” Disse Frank, dopo aver frugato nel suo zaino lasciò cadere fra le piccole mani della ragazza un altro cd.
“Queen, 1982. l’ho fregato dallo scaffale di mio padre.” Jamia osservava a bocca aperta il ragazzo davanti a lei.
Pensa che era tutto uno scherzo, invece Iero faceva sul serio.
“ultima traccia. Penso che ti piacerà.” Disse, prima di sorriderle.
“niente urla assatanate?” chiese preoccupata.
“no,ma ti garantisco è meraviglioso!” annuì lentamente a quelle parole.
Non sapeva se fidarsi di lui.
La prima volta che lo aveva fatto si era ritrovata a fare incubi dove la gente urlava e la rincorreva in circolo.
La campanella riscosse nuovamente Jamia dai suoi pensieri e ragionamenti.
Vide Iero salutarla in tutta fretta e correre dentro la scuola.
“almeno per una volta ai messo da parte la razionalità Jam.” Disse Gina appoggiandole un braccio sulle spalle.
Forse era così.
O forse Jamia si stava stancando della sua eterna freddezza e si lasciava andare, anche se a piccoli passi.



Frank Iero tornò a casa dopo un’ ora infernale di matematica, tre di fisica dove era riuscito a far scoppiare tre fialette consecutive, due ore di educazione fisica dove ci stava per rimettere il cuore e due ore di latino con la vacca, che a quanto pare prima di iniziare una lezione controllava circospetta il registro, fiutandolo come in cerca di qualcosa. In quelle due ore Frank si era divertito con Jackie a inventare nuovi soprannomi per la professoressa di latino, trovando alla fine opportuno il nome: “la vacca segugio”
“ ti piace proprio eh?” Jackie era un grande amico di Frank.
Lo conosceva della elementari e di lui conosceva ogni cosa, anche i suoi modi strettamente femminili.
“chi scusa?”
Jackie stava assumendo la solita aria di chi capisce sempre tutto.
E Jackie Sullivan non si era mai sbagliato.
la Nestor.”
“no che dici… è solo strana…” sussurrò, arrossendo sulle gote.
“e tu ai una passione per le ragazze strane.” Gli fece notare il ragazzo.
Frank sbottò qualcosa, prima di alzarsi dal letto e impugnare la sua chitarra.
“perché mi conosci così maledettamente bene?” si arrese Frank qualche minuto dopo.
Sullivan gli regalò solo un sorriso sornione prima di cambiar di discorso.
Accavallò le gambe guardando Frank negli occhi.
“allora con la band?” Jackie sapeva di aver toccato un tasto dolente e infatti Frank si lasciò andare a un sospiro esasperato, lasciando la chitarra.
“ancora nessuno disposto a prendere il ruolo di chitarrista.” Disse mesto. “ va a finire che i Pencey Prep finiscono ancor prima di aver iniziato.” Concluse, facendo un gesto teatrale con le braccia.
“ma Frankie! Non puoi arrenderti! Ai scritto tantissimi testi!” disse Jackie con enfasi, facendo spuntare un sorriso sulle labbra del suo migliore amico.
“hai ragione! Mai arrendersi!”



“Sei tornata…” il fratello di Jamia l’accolse con un sorriso, ma non uno di quei sorrisi allegri che ti danno calore.
Era triste.
“dov’è lei?” chiese serrando la presa sulla sua giacca di jeans.
“è di là.” Suo fratello le indicò la sala da pranzo, la porta era chiusa.
“Jamia, no. Non ora.” Suo fratello David la fermò per un braccio, appena lei tentò di varcare la porta.
Si scambiarono uno sguardo.
Uno sguardo così infelice che se fosse stato per un pittore avrebbe potuto mettere a nudo quella infelicità in un batter d’occhio, solo con qualche spennellata.
“vai in camera ti chiamo io quando è pronta la cena.” Le disse, dopo un interminabile minuto di silenzio.
La sorella annuì, cominciando a salire le scale che la portavano dritta in camera.
“Jam?” l’interpellata si voltò e guardò David che le rivolgeva un sorriso sincero.
“finirà presto vedrai.” Jamia ricambiò il sorriso, ma non rispose.

Una volta in camera Nestor si lasciò cadere sul letto con uno sbuffo esasperato.
Si strinse il labbro inferiore fra i denti, cercando una via di fuga.
No, non doveva piangere.
Piangere era per i deboli.
Piangere era per le persone che non sapevano affrontare le cose con serietà.
Ma quanto si sbagliava e rimaneva dietro a una sua convinzione del tutto sbagliata.
Cercando di non pensare, mise un nuovo cd nello stereo e si ricordò delle parole di Frank, quindi andò all’ultima traccia, tendendo le orecchie con attenzione.

“Pressure pushing down on me, pressing down on you no man ask for
Under pressure, that burns a building down…”


“La pressione mi sta schiacciando. La pressione ti comprime come nessuno si augurerebbe. Sotto una pressione che distruggere un palazzo

Jamia si ritrova a sorridere, senza veramente sapere il perché,muovendo la testa a tempo delle note.

“…Splits a family in two. Puts people on streets. It's the terror of knowing. What this world is about. Watching some good friends. Screaming let me out pray tomorrow, gets me higher…”
“…spezza in due una famiglia. sbatte la gente in strada. È il terrore di sapere. Cos’è davvero questo mondo. Guardi qualche buon amico, che grida "fatemi uscire". Implorare che domani, possa stare meglio…

Rimase colpita e la sua sorpresa non è dovuta solo alla canzone e al suo ritmo. Le parole che colpirono come lame ancora calde di fuoco e fecero lacrimare quei occhi scuri anche senza volerlo. Jamia fece di tutto per ricacciarle indietro, ma si scoprì sconfitta e debole.

“…And love dares you to care for the people on the edge of the night. And love dares you to change our way of caring about ourselves. This is our last dance, this is our last dance. This is ourselves. Under pressure. Under pressurePressure…”

“E l’amore ti sfida a prenderti cura della gente sull’orlo del baratro. E l’amore ti sfida a cambiare il modo di avere cura di noi stessi. Questo è il nostro ultimo ballo, questo è il nostro ultimo ballo. Questi siamo noi. Sotto pressione, sotto pressione…Pressione…”

“sfidare l’amore… sembra facile!” rispose seccante al cd che ormai aveva smesso la riproduzione.
Forse come sempre era meglio non pensare.
Si mise supina sul letto e sospirò chiudendo gli occhi, ma non prima di aver schiacciato il tasto “play” dello stereo.


Il giorno seguente Jamia decise di dormire di più, considerando che era una bella giornata di un noioso sabato.
Non aveva niente di meglio da fare se non poltrire, quindi sospirando lasciò che il sonno tornasse su di lei, avvolgendola.
Ma Jamia Nestor non può stare tranquilla neanche di sabato.
Infatti Gina, la sua adorata migliore amica, aveva deciso di svegliarla alle otto entrando nella camera della ragazza aprendo violentemente la porta e gridando un “buon giorno” talmente forte che Napoleone, il grosso terranova che dormiva ai piedi del letto, fece un grande balzo, finendo direttamente fra le braccia della sua padrona sveglia e furibonda.
“sveglia!! Che il sole è sorto e l’amore fa suonare le campane!” esclamò, saltellando fino al letto dell’amica.
“Gina sicura di stare bene?” chiese la ragazza, guardandola stranita mentre accarezzava il morbido pelo di Napoleone.
“che nottata Jam!” cominciò Gina, ma venne subito interrotta da Jamia.
“alt! Qualunque cosa tu e mio fratello avete fatto sta notte non è affar mio!” disse. Gina mise il muso.
“David è fantastico! Non aggiungo altro!! Così ti evito sogni orripilanti!” concluse Gina, ridendo subito dopo. Jamia scosse il capo, ma non fece a meno di ridere.
Gina e suo fratello stavano insieme da mesi, si erano innamorati dopo anni e anni che si conoscevano.
Jamia era felice.
Erano una bella coppia e in più l’allegria di Gina faceva spuntare sempre il sorriso a David e la sorella non poteva che essere grata di questo.
“hai dormito qui allora?” disse Jamia alzandosi dal letto, cominciando a frugare nell’armadio in cerca di qualcosa di comodo da mettersi.
“si! Sono arrivata alle dieci, volevo salutarti, ma tu dormivi beata e non ho voluto svegliarti. Jamia le regalò un sorriso grato.
“usciamo a fare colazione?” chiese poi e Gina annuì vigorosamente.
“voglio riempirmi la pancia di ciambelle!” esclamò la brunetta, stranamente allegra.



le otto di sera arrivarono presto quel giorno e Jamia se ne meravigliò.
Di solito le giornate passavano lente e inesorabilmente noiose.
I fratelli Nestor e Napoleone stavano per mettersi comodi sul grande divano, pronti per gustarsi un film, quando il campanello di casa suonò.
Il grande terranova cominciò ad abbaiare e a correre verso la porta.
Jamia guardò il fratello, supplicandolo con lo sguardo di andare ad aprire. Dopo qualche secondi di lotta di sguardi, il ragazzo sbuffò alzandosi di mala voglia sperando solamente che fosse Gina.
“ehm…Jamia? C’è un tipo strano che chiede di te!” urlò David a sua sorella.
dagli un dollaro e mandalo via!” esclamò affondando le mani nella ciotola piena di patatine.
“no non vuole un dollaro, a bisogno di te!” ribattè il fratello. Jamia si alzò dal divano, sistemandosi la grande maglietta grigia che le arrivava quasi al ginocchio e mentre imprecava su tutti i santi del mondo si diresse alla porta, dove un Frank Iero l’aspettava, giocando con un gioioso Napoleone.
David tornò in salotto, lasciando i due da soli.
“Iero, che ci fai qui?” Frank si alzò, lasciando scorrere lo sguardo su Jamia, un sorriso malizioso gli increspava le labbra.
“ciao!” agitò la mano “bel cane.” Jamia si grattò i capelli, legati in una alta coda.
“ehm…grazie…” rimasero in silenzio per qualche secondo mentre Napoleone si era messo comodo e fissava i due con aria curiosa.
“che-che ci fai qui?” chiese leggermente nervosa.
“sono passato a prendere il cd! Papà mi ha fatto una testa tanta sul fatto che quel cd è prezioso che costa una fortuna e bla, bla, bla…” disse, il tutto accompagnato da un altro sorriso, il più dolce che Jamia avesse mai visto.
“si!! Ecco, l’ho messo nell’ingresso così lunedì me lo sarei ricordata facilmente. Rientrò un attimo in casa e rispuntò subito dopo con il cd fra le mani.
Gra-“ Jamia venne interrotta dal rumore di un piatto mandato in frantumi, seguito da un piccolo grido. La ragazza, chiuse per un attimo gli occhi, quando li riaprì Frank la osservava curioso.
“ehm…vieni andiamo un attimo in veranda…” la ragazza accostò la porta e si sedette sui gradini di legno, seguita subito da Frank, che per gioia di Jamia non fece domande.
“quindi come l’hai trovato?” disse, rivolto al cd dei Queen. Jamia ci pensò su.
A parte il fatto che l’aveva ascoltato per tutto il giorno, non riusciva a dare un giudizio.
Si picchiettò il dito sulle labbra.
“beh, carino…” disse, vaga. Frank le sorrise ma non ribattè.
“beh, è già un inizio.” Annuì e si stiracchiò le braccia.
“come fai a sapere dove abito?” chiese la ragazza. Frank sorrise e poggiò i gomiti sul gradino più alto, guardando la tettoia.
“mio padre ha un negozio di strumenti e qualche volta lo aiuto insieme a mio nonno, oggi ero di turno e ho incontrato il tuo amico, mi pare si chiamasse Nigel, Nibel.. non mi ricordo bene e mi ha dato lui l’indirizzo.” Spiegò, arrossendo sulle gote.
“ te l’ha dato Neil?” chiese ancora Jamia. Frank si voltò a guardarla.
“si ecco come si chiamava!” esultò, facendo l’ennesimo sorriso da batticuore
Il silenzio accompagnò un altro rumore che proveniva all’interno della casa. Jamia sbuffò, mordendosi come al solito il labbro inferiore. Frank la trovò bellissima, talmente bella da fargli venire il fiatone.
“forse è meglio che vada…” disse, alzandosi in piedi. Jamia parve addolorata.
Frank non seppe se era per la voglia di stare con lui oppure per avere un pretesto per starsene fuori casa.
“ci si vede a scuola! Preparati per la prossima lezione!” esclamò, prima di uscire dal cortile.
“come vuole professore!” esclamò sarcastica. Frank rise, per poi andarsene girando l’angolo.
Jamia resto a guardare finchè non vide più la sua ombra e con un sospiro entrò in casa.
“vieni Nappy entriamo dentro…”


Frank lasciò vibrare qualche nota dalla sua chitarra, guadagnata con tanto fatica.
Accanto a lui un foglio pentagrammato,dove qua e là segnava delle note.
Sospirò, poggiando il mento sul bordo della chitarra, lasciandosi pervadere da un sorrisino ebete.
“lezione numero tre: mai innamorarsi dell’allieva.” Ma Frank sapeva che era troppo tardi.









Ciao a tutti!! Sono tornata con un capitolo questa volta un pochino più lungo!! Spero di avervi incuriosito almeno un pochetto e se gradite lasciate un commentinoooo =)
Pian piano anche qui succederanno un po’ di cose tutt’altro che piacevoli… insomma mica non potevo fare la sadica! Eh!!! La canzone scelta è “under pressure” dei favolosi Queen e David Bowie. L’ho scelta perché è stata la prima canzone rock che ho ascoltato quindi ci tengo particolarmente! Comunque…
Grazie a chi ha letto, chi ha messo la storia fra i preferiti e chi ha commentato!
Quindi ringrazio particolarmente:



Chemical Lady: baby!!!! Ti piace sul serio? Lo speravo tantoooooo!!1 oddio meraviglia non credo!!! Ecco Jamia è molto dura ma come ti h detto capirai più a vanti il perché!!! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!(a me sinceramente non tanto) okay liebe, a sta sera!!!!!!!! Ti amo di bene!<3


simmyListing: simmy! Entrambe sappiamo della mia disavventura che mi è capitata con il libro e che ci vuoi fare la sfiga mi segue!!! Spero che troverai carino anche questo capitolo, lo so che non è un gran che come storia…!!!! Okay, mille baci e dimmi che cosa ne pensi!!!!!!


mcr_girl: sugar!!! Eeh si volevo farti una sorpresuccia!!!!!!!!!!!!!!! Sono contenta che ti piaccia! Ovvio che l’ho dedicata anche a te! Domani dolcezza è mercoledì.. e io non vedo l’ora di vederti e abbracciarti! Come l’infinito e più<3 bacioniiiiiiii


ioamolacocacola: si Frè, è assolutamente un dettaglio la tua pazzia! Come la mia del resto! A me jamia non piace! Io la amo la venero!!! Waaaaaaaaaa!!!okay…. ehm…. Ti è servito il consiglio di Frank alias Grè? Eheheh!!!! Dimmi che ne pensi anche ti questo, sono contenta che mi segui!!! Baci<3

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


hhhhh

Solita ora, nel solito autobus, con le solite persone.
Jamia era un po’ stufa della normalità che si era creata in quei quattro anni di scuola.
“non pensi che tutto questo sia fottutamente noioso?” disse Jamia ad un annoiato Neil, anzi più che annoiato, addormentato.
In risposta ottenne solo un grugnito che non seppe se era di assenso o meno.
“è tutto fiato sprecato Jam, Neil non ti ascolterà mai!” esclamò Gina sporgendosi verso la bruna.
Jamia annuì rassegnata, voltandosi verso l’amica per un debole sorriso.
Jamia di certo l’avrebbe capito se fossero state le sette del mattino, ma alle tre e mezza di un soleggiato pomeriggio di fine scuola era impossibile essere assonnati.
“penso che solo la sua dolce e amata chitarra può risollevarlo.” Disse Gina, annuendo alle sue stesse parole.
“a proposito di chitarre… è venuto il tuo ‘amico’ a trovarti di recente?” chiese Neil che pareva rinsanito.
“quale ami-“ le labbra di Jamia si aprirono come per formare una “O” e Neil seppe che la sua migliore amica aveva capito il concetto.
“oh” disse ancora Jamia, cercando di trovare l’inizio di un discorso. “beh, si…” disse a mezza voce. Il ragazzo scambiò un sorrisino malizioso con Gina, che fortunatamente la loro amica non notò.
“ah e nell’eventualità gli ho dato il numero di telefono di casa tua…sai se non ti trovava…”
fu un attimo.
Neil si ritrovò sbalzato giù dal seggiolino consunto dell’autobus e Jamia in piedi lo guardava truce.
“e se si riscopre un maniaco senza pietà?!” sbraitò, i capelli che si gonfiavano pericolosamente.
“ma Jam! Non credi di esagerare?!” esclamò Neil, massaggiandosi il sedere dolorante.
“e se sotto quei occhi da Winnie the Pooh si nascondesse un pregiudicato che taglia le teste alle sue vittime per poi appendere in garage come stendardo?!” Neil si alzò a fatica, con un coro di risate che provenivano dietro di lui al quale Jamia non aveva fatto caso e continuava con le sue ridicole supposizioni di un Frank Iero pazzo omicida e per giunta maniaco.
“tesoro, ascoltami, stai dicendo un mucchio di stronzate, credi a me.” Disse Gina, posandole una mano sulle spalle. Jamia non disse nulla e si limitò a sedersi.
“mi hai rotto il coccige!” si lamentò Neil, sedendosi malamente sul seggiolino.
“aah, ma Neil sta un po’ zitto!” ribattè Jamia. Voltando il capo verso il finestrino sporco.
Le abitazioni correvano veloci sotto lo sguardo attento della ragazza che senza un motivo preciso era diventata di una leggera sfumatura rossastra.
“ non mi sembri così contrariata…” constatò Gina, notando quel piccolissimo sorrisino al lato sinistro delle labbra di Jamia.
“ti sbagli! Lo sono eccome!” rimase a fissare il finestrino, senza impedire al suo sorrisino di diventare un grande e largo ghigno.



“allora Jamia, che mi racconti?” chiese David impegnato a lottare un una fetta di carne piuttosto dura da tagliare.
“che sei abominevole!” rispose disgustata, addentando subito dopo la sua insalata.
“perché?” chiede con la bocca piena e lo spirito orgoglioso per aver battuto un pezzetto di carne.
“è un povero animale indifeso quello che stai divorando lo sai?!” ribatte indignata.
Nestor era vegetariana.
Lo era da quando aveva sei anni.
Quando suo zio, un allevatore, la portò a vedere i conigli.
Dopo averci giocato per tutto il giorno, suo zio ne uccise uno davanti ai suoi occhi di bambina.
Ne rimase sconvolta.
Durante i pranzi e le cene ognuno preparava ciò che voleva, per evitare carne di troppo o pezzi di carote bolliti non digeribili nei piatti di entrambi.
“pensa se la carne che stai divorando con tanta foga fosse quella di Napoleone!” esclamò, guardando il cane, che preso in causa alzò il muso, indagatore.
David preferì non aggiungere altro e continuò a divorare tutto ciò che aveva nel piatto.
C’era un silenzio surreale in quella stanza, rotto dopo qualche minuto dal suono fastidioso del telefono.
I due fratelli si guardarono.
“E’ PER ME!” urlò Jamia alzandosi di scatto e facendo cadere la sedia di legno a terra.
David la seguì subito dopo, correndo all’impazzata.
“INVECE E’ PER ME!” urlò di rimando, superandola, finchè la sorella non lo spintonò, facendolo cadere sul divano, proprio dietro al telefono.
La brunetta prese la cornetta in mano trafelata.
“PRONTO?!” strillò, con un grande fiatone che le bruciava la gola.
“ehi Jam!”
“…Gina… ciao…” rispose mesta.
“ehi, ehi! Frena l’entusiasmo potrebbe venirti un infarto!” esclamò sarcastica.
“si, si starò attenta…” rispose, osservando il fratello che dal divano interpretava una brutta versione della danza della vittoria.
“c’è David?” chiese Gina, con un tono talmente mieloso che Jamia ne restò disgustata.
“si è qui che fa il coglione, te lo passo.” Rispose. La sua migliore amica sospirò un “Grazie…” appena accennato.
Jamia lanciò in grembo al fratello il telefono di un orribile bianco.
“te l’avevo detto che era per me…” disse facendole la linguaccia. Jamia alzò gli occhi al cielo e si precipitò in cucina, dopo aver sentito un :”amore mio della mia vita…”
Si chiuse la porta alle spalle e guardò il tavolo sconsolata.
Ci aveva sperato.
Si l’aveva fatto e non sapeva la ragione per cui doveva sperare in una chiamata di Frank Iero.
Forse perché voleva ascoltare della musica.
No, scusa patetica.
Forse perché voleva sapere i compiti per domani.
Ma se lei e Iero non stavano neanche in classe insieme!
O forse perché voleva rivedere quella strana capigliatura rossa che la faceva ridere e quei maledetti occhi da bimbo che non riusciva a togliesi dalla testa.
Sospirò aggiustandosi la coda alta, deglutì un po’ di saliva e marciò verso il piano cottura e prese un piatto pieno di cibarie.
Prima di uscire dalla stanza accarezzò il pelo beige di Napoleone che alzò il muso umido, in segno di benessere.
“speriamo bene almeno sta volta.” Sussurrò e il cane strofinò dolcemente il naso contro la guancia fresca della padrona.
Jamia sorrise e si incamminò per le scale.
Superò la sua camera, il bagno e la camera di David. Fino ad arrivare davanti a quella porta.
Sospirò prima di bussare.
Jamia entrò dopo che le fu concesso con un debole “avanti.”
“ti ho portato la cena mamma.” Disse, guardando la donna che stava seduta scomposta sul letto, con le ginocchia raccolte al petto e le occhiaie su gli occhi scuri.
“non ho fame.” Disse, tracannando da una bottiglia del liquido marroncino.
“non fare la bambina mamma, sono giorni che non tocchi cibo.” Esclamò la ragazza, posando sul comodino affianco alla madre il piatto pieno di cibarie.
Jane Nestor beveva.
E lo faceva tutte le volte che suo marito, Edward Nestor, lasciava il paese per affari di lavoro, il che capitava spesso in quei tre anni.
Jane credeva fermamente che il marito la tradisse.
Non c’era alcun modo per farle capire che si sbagliava.
Tutti gli sforzi di Jamia, di David e di Edward stesso, erano falliti davanti all’ostinazione della donna.
La madre di Jamia aveva abbandonato il lavoro e viveva per la metà del tempo rinchiusa in camera sua a guardare vecchie foto e a bere fino a vomitare.
Jamia non lo sopportava.
Non riusciva a vivere pienamente la sua vita sapendo che sua madre si stava rovinando e a poco a poco rovinava la sua stessa famiglia.
La giovane aveva paura che un domani sarebbe diventata come lei.
Aveva una paura immensa del futuro e di ciò che l’aspettava.
Aveva paura di perdere ogni cosa e di rinchiudersi anche lei in una camera che puzza di chiuso.
“ti prego, almeno un po’…” tentò ancora Jamia, guardandola supplichevole.
“HO DETTO CHE NON HO FAME!” la donna si alzò dal letto e butto a terra il piatto, mandandolo in frantumi davanti agli occhi delusi della figlia.
David entrò nella stanza, ancora con il telefono in mano e prese sua sorella per la mano e l’accompagnò fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
Un singhiozzo fece si che David abbracciasse sua sorella con calore.
“dobbiamo farci forza.” Sussurrò, baciandole la testa.
“ io non ho tutta questa forza…” singhiozzo Jamia, stringendo i pugni sulla maglietta di David, che continuò a cullarla dolcemente.
“si che ce l’hai…” le sue parole rimase sospese nell’aria, mentre anche l’ultimo singhiozzo abbandonava le labbra della brunetta.
“vado a fare una passeggiata… torno presto.” Disse, staccandosi dal fratello.
“va bene, ma portati Nappy.” Jamia annuì e dopo qualche minuto si ritrovò a passeggiare per le strade di Belleville, con accanto un fedele cane che si guardava intorno guardingo.
Non era ancora buio.
Il sole stava calando lentamente alle sue spalle, ma a Belleville bisognava avere sempre molti occhi per riguardarsi dai pregiudicati, che nell’intero New Jersey ce ne erano a palate.
“andiamo al parco, che dici?” chiese a Napoleone, che rispose un abbaio energetico.
Corsero fino al piccolo parco del paese, dove ancora una decina di bambini con le proprie madri giocavano indisturbati su altalene e scivoli, poco più in là, un gruppo di amici rideva e scherzava.
La ragazza si accomodò su una fredda panchina e Napoleone si sdraiò sull’erbetta del prato.
Lasciò scorrere lo sguardo su una piccola bambina che in braccio a suo padre rideva come una matta ed era felice.
Jamia sorrise, bagnando le sue labbra di calde e salate lacrime.
Voleva la normalità .
Voleva essere libera di ridere come quella bambina.
Sospirò, abbandonandosi a un’altra lacrima.
Napoleone si agitò accanto a lei, ma la ragazza non ci fece molto caso.
Sussultò, quando qualcosa toccò le sue orecchie.
“shhht…ascolta…” una voce calda la fece sorridere, mentre un paio di cuffiette sparavano della musica dentro le sue orecchie.



“…You could be my unintended
Choice to live my life extended
You could be the one I'll always love…”


“…Potresti essere la mia scelta
Involontaria di vivere la mia vita offerta
Potresti essere colei che amerò sempre…”


Jamia sorrise, chiudendo gli occhi. Non sapeva il perché di quella canzone, l’unica cosa che sapeva era che era bella da morire.


“…I'll be there as soon as I can
But i'm busy mending broken
Pieces of the life I had before…”


“…Ci sarò il più presto possibile
Ma sono occupato a riaggiustare i pezzi
I pezzi della vita che avevo prima…”



E si lasciò sfuggire un lieve singhiozzo a quelle parole, mentre una mano gentile le accarezzava la spalla.


“…First there was the one who challenged
All my dreams and all my balance
She could never be as good as you …”


“…Primo c’era quella che sfidò
Tutti i miei sogni e il mio intero equilibrio
Non ha mai potuto essere buona come te…”



una volta sua madre le disse che le persone buone vivono di sogni e si nutrono solo di essi, per non essere egoisti e cercare di vivere qualcosa di meravigliosamente perfetto nella realtà.
E Jamia si sentiva egoista.



“…I'll be there as soon as I can
But I'm busy mending broken
Pieces of the life I had before…”


“…Ma sono occupato a riaggiustare
I pezzi della vita che avevo prima
Prima di te…”



la canzone si spense, lasciando spazio ai gridolini dei bambini e alle loro risate.
Una testa piena di capelli rosso fuoco si parò davanti a Jamia.
“piangi?” chiese debolmente, la sua mano ancora sulla spalla.
“no, no, deve essermi entrata qualche cosa nell’occhio…” cercò di giustificarsi.
Frank non ci credé, ma rimase in silenzio, sedendosi accanto alla ragazza, mentre un gioioso Napoleone chiedeva le coccole.
Frank non ci pensò un attimo, cominciando ad accarezzare il pelo morbido dell’animale.
“gli piaci.” Disse Jamia sorridendo, rivolto al cane.
“penso sia una cosa reciproca!” esclamò il rosso, ridendo contento.
“come mai questo?” chiese Jam, indicando il lettore cd che Frank le aveva messo fra le mani.
“lezione numero quattro: pescare nuovi talenti emergenti che possano piacerti!” disse, guardandola negli occhi.
Jamia rise, portando lievemente la testa all’indietro, cosa che provocò un lieve brivido a Frank che non riusciva a smettere di guardarla.
“chi sono loro?” chiese la ragazza, rivolgendosi al cd.
“oh, Muse. Un nuovo gruppo. Questa volta sono più che sicuro che ti piaceranno!” la ragazza sorrise senza dire altro. Poi si girò verso il ragazzo, dubbiosa.
“coma mai la lezione è la numero quattro?” chiese,sorpresa. “ e la tre? Cos’è Iero non sai contare e perdi dei numeri?!” Frank sorrise e non rispose alla provocazione.
Strano. Pensò Jamia.
“la tre è la più complicata di tutte.” Sospirò, diventando triste per un attimo. Jamia annuì, ma non aveva capito molto il perché proprio la tre fosse la più complicata.
“FRANK! Ti vuoi muovere invece di provarci?!” un ragazzo di quel gruppo di amici, urlò nella loro direzione.
“Tim vai a farti fottere!” urlò di rimando, Frank. “devo andare, il lettore puoi tenerlo, è tuo.” Disse alzandosi e regalando un bacio sul muso di Napoleone.
“mio? Ma sei sicuro?” Frank annuì.
“lezione numero cinque, procurare del materiale per ascoltare buona musica.” Disse, prima di correre verso i suoi amici.
Jamia sorrise, scuotendo la testa. Trovò velocemente il tasto play e lo schiacciò, leggermente eccitata per ciò che l’aspettava.
“vieni Nappy, torniamo a casa…” e mentre si dirigevano a casa, Jamia riascoltò la stessa canzone che quello strano ragazzo le aveva fatto ascoltare prima, procurandole gli stessi identici brividi.


“allora Frankie, è la tua nuova ragazza quella?” chiese Tim, sorridendo malizioso.
“non so da dove ti escono queste cazzate!” esclamò Frank, scambiandosi un ‘occhiata significativa con Jackie, che capì subito lo stato del suo migliore amico.
Jackie conosceva bene quello sguardo.
Lo stesso che riservava per Julia, quella troia che aveva spezzato il cuore a Frankie, prima che lui potesse donaglielo pienamente.
Lo prese da parte e chiese spiegazioni.
“Jackie lei non è come Julia.” Ribattè, sicuro.
“ma sei non la conosci!” esclamò, seriamente preoccupato.
“ti assicuro che non è come lei.” Rimasero in silenzio, finchè Jackie sospirò rumorosamente, in segno di resa.
“okay, fai come vuoi.” Disse, con una punta di gelosia che Frank non riuscì a cogliere.
Se solo sapessi Frankie. Pensò Jackie, rassegnato.
Il ragazzo rosso intanto osservava con accanimento la panchina dove aveva visto Jamia piangere malinconica.
Senza sapere il motivo.
Prima di dare le spalle alla panchina pensò:

“…You could be the one I'll always love…”









Eccomi qua! Nuovo capitolo di questa storia! Su questa devo dire ho un mucchio di idee! E procede un po’ più veloce delle altre! Direi che fortuna visto che sono un bradipo anche nell’aggiornare! Vi ringrazio per avere letto il capitolo precedente e per aver letto anche questo! Spero di avervi messo un po’ di curiosità…insomma a me piace molto, spero anche a voiiiiiiiiiiiiii!!!<3
Ringrazio 4 angeli che recensiscono!( ce ne sono un pochettino di piùùùùùùù? Eheh)


Chemical Lady: baby! Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto, come la canzone del resto! ( e a chi non piace Under Pressure?????) dimmi che ne pensi di questo, per favoreeeeeeeeeeeee!! Ti amo di bene! A sta seraaaaaaaaaaaaa!!! Bacioni dal tuo nicolino!


simmyListing: ho tre motivi per ucciderti ora! Stai attenta simona che sono dietro di te!!anche se fumiiiiiiiiiiiiiii!!! Frankie non è perfidooo è Jamia che è un pochetto scontrosa! E da qui un po’ si capisce il why…. Dimmi che ne pensi, eh? Baciotto!


Ioamolacocacola: hai degli arretrati frè! Ehehe… spero che questo capitolo ti piaccia e anche la song! Sono una brava insegnante eh????? Muahahahahahahahahahaha! Ti ho lasciato un po’ di curiosità? Baci<3


mcr_girl: mogliettina mia adorata! Eccoti il seguito tanto sperato!! Spero che ti piaccia come l’inizio che avevi già letto!!!! Dimmi che ne pensi eh?????????? Ti voglio tantoooooooo ma tanto bene!!!( lui chi è! Come mai l’hai portato con te? Io volevo incontrarti da sola semmai!... il triangolo no!!! Non l’avevo considerato!) bacioooooooooooooooo, tua Grè<3



recensite in tanti eh? =) vi voglio bene!
Grè<3

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Capitolo 4
*** capitolo quattro- parte prima ***


framia2

Questo capitolo è interamente dedicato a Chemical Lady perché grazie a lei sono riuscita a trovare l’ispirazione per questa stramba vicenda.
E anche perché è l’unica apprezza, come me, il nome Vircingetorige!





Parte prima




“…e secondo voi, io avrei la voglia e la pazienza di partecipare a questa festa?” Jamia, spezzò il suo pezzo di pane, osservando i suoi amici, ovvero Gina e Neil che speranzosi la osservavano al di sopra dei loro piatti.
“si, perché ci vuoi bene.” Ribattè Neil.
“ancora con questa storia Neil? Le scuse posso diventare assai patetiche se passano dalla tua bocca!” lo rimproverò Gina, accompagnata da un scappellotto.
“chiedo perdono se non mi impegno abbastanza!” si inferocì Neil.
“sei un idiota con il cervello di una mangusta!” strillò Gina.
Neil gonfiò il petto e le guancie.
“ah si? Ha parlato la gallina frigida!” Jamia non sapeva come farli smettere.
Sapeva solo che quando quei due davano inizio a una litigata, iniziava anche il mal di testa della brunetta che non sarebbe finito facilmente.
“okay, basta!” esclamò Jamia, rossa in viso, mentre tutta la scolaresca presente a pranzo li osservava, divertiti.
Jamia prese più aria possibile per sputare fuori parole che mai e poi mai avrebbe voluto sentire.
“okay, ragazzi...vengo a questa stramaledettissima festa!” esclamò, allargando le braccia, per raccogliere l’attenzione dei suoi migliori amici. Quest’ultimi si guardarono, prima di abbracciarsi ed esultare.
“come siamo contenti!” strillarono felici. Jamia si accasciò sul tavolo, ricoperto da un’ odiosa tovaglia a quadretti bianchi e rossi.
“ditemi un po’ di questa festa.” Sussurrò Jamia, racchiusa ancora nella sua disperazione.
“beh, io e Neil abbiamo trovato gli inviti nei nostri armadietti. È una festa…. clandestina e ci sarà la piscina e un casino di birra!” Jamia fu quasi sicura di vedere gli occhi di Gina brillare, mentre emozionata raccontava di questa “spettacolare” festa.
“Clandestina?” sbotto Jamia. “ sentite, l’anno scolastico è appena iniziato e-“
“-ci sarà anche Iero a quanto ho sentito dire!” le sussurra Gina, ammiccando verso il rosso che con una faccia disgustata toglieva dal suo piatto un pezzetto di carne.
“e con questo?” chiese la brunetta, arrossendo un po’ sulle gote. “e poi non sono stata invitata! E non fare quello sguardo di chi la sa lunga!” ribattè puntando il dito su Gina.
“okay, okay, ma tu ci vieni. Niente storie.” Tagliò corto la ragazza, per poi riprendere a pranzare, con un sorriso a mille denti stampato sulla bella faccia.
“ e poi, ci saranno un sacco di infiltrati! Non sarai l’unica sta tranquilla!” cercò di rimediare Neil, accarezzandole la guancia. Jamia sbuffò, oramai del tutto rassegnata.

“Jamia ad una festa clandestina?!” ululò David, qualche ora dopo, guardando la sua fidanzata con occhi sbarrati.
“si pare impensabile che la tua adorata sorellina ci vada, non è vero fratellone caro?” disse, Jamia sfoderando i suoi occhini da cerbiatto a David.
“ooh David si tratta solo di qualche ora! Ti prego falla venire con noi!” ricalcò Gina, abbracciando stretto il suo ragazzo e strusciandosi addosso a lui.
“ehi non vale! Non ce la stiamo giocando ad armi pari!” si infuriò la brunetta, ricambiata da Gina con una linguaccia.
“ehi non ho detto di no è stata solo la notizia che mi ha sconvolto!” David sospirò. Da quando la loro madre era finita in quello stato, toccava a lui decidere le che spettavano a lei.
“si, puoi andare, almeno esci un po’! comincio a pensare che tu sia allergica a qualsiasi forma di vita all’infuori di questa casa!” sentenziò, prima di alzarsi. “ questa è la mia decisione e ora scusatemi, ma il cesso mi chiama.” Detto questo,sparì su per le scale.
Sono fottuta, pensò Jamia, portandosi le mani nei capelli.
“non fare quella faccia da idiota, ci divertiremo vedrai!” esclamò Gina saltellando sul divano.
“come sono contenta…” sussurrò sarcastica.
“bene! La festa è domani sera quindi abbiamo tutto il tempo per decidere che costume farti indossare.” Gina si battè un dito sulle labbra, pensierosa. “ ce l’hai vero un costume?” l’amica annuì, sconsolata.
“bene! Andiamo a vedere come ti sta!” Gina prese Jamia per un braccio e la trascinò di peso nella camera di quest’ ultima.
Appena entrate Gina cominciò a frugare nei cassetti e negli armadi mentre la proprietaria di essi cominciò ad armeggiare con lo stereo.
Jamia si stese sul letto, rilassandosi a quelle prime note.
“questo deve essere un miraggio.”farfugliava Gina, osservandola a bocca aperta. “ si lo deve essere per forza! Non è possibile! Tu che ascolti musica? Jamy cara, sicura di star bene?”
“benissimo!” esclamò, con un lieve sorriso. “sono i Muse,me li ha fatti conoscere Iero…”
“ah-ah! Ecco perché tutto questo cambiamento!” esclamò Gina, facendo una specie di ahola.
“finiscila o ti riduco a un piccolo ammasso di cenere!” minaccio Jamia. Gina scosse la testa.
“si ti serve proprio un ragazzo…” sussurrò, senza però che l’amica sentisse.


****


“ti ho specificato il numero dell’armadietto, angolazione, il posto e tu che fai?” un ragazzo rosso alquanto agitato dimenava le mani davanti a un povero John, che pur di non farsi vedere si era ridotto alle dimensioni di una mosca, all’angolo del muro.
“che-che faccio io?” chiese dubbioso, con gli occhi che roteavano da una parte all’altra.
“me lo metti in quello a fianco! E non in uno qualunque! Quello di Penny Scott quella sottospecie di lattuga gigante stratificata!” urlò, furibondo.
“beh, Frankie guarda il lato positivo della cosa…” disse Tim, che divertito osservava la scena seduto sul divano. “con Penny Scott non puoi preoccuparti di fare scorte di cibo...”
“ah. Ah. Ah. Sei davvero spiritoso. Cosa vuoi, un applauso?” esclamò Frank, sarcastico.
“su Frankie - Candy non mi dirai che sei diventato permaloso!” Shaun fece la sua trionfale entrata, sedendosi al fianco di Tim con un pesante tonfo.
Ecco, quella era la band di Frank.
Erano un normale(si fa per dire) gruppo di ragazzi con il sogno di New York e delle sue grosse aspettative musicali.
Il loro unico problema era il non riuscire a trovare un chitarrista degno.
Ne avevano provati molti, nel corso di pochi mesi e tutti con pessimi risultati.
A quanto sentito dire, però, esisteva a Belleville un chitarrista eccezionale degno di essere chiamato in quel modo. La sfortuna ha però voluto che il chitarrista, un tale Ray Toro, rifiutasse l’offerta perché già impegnato con un'altra band.
Frank era caduto realmente in un perenne stato di autocommiserazione per il grande fallimento che aveva ottenuto creando quella bramata band e nonostante le rassicurazioni di Jackie e dei suoi genitori, lui non riusciva più a crederci.
“fidati di me amico, io ho esperienza.” Disse Tim, con una mano posata sul petto. “ la Nestor non ti si fila!”
“ hai esperienza nelle fregature?” ribattè Shaun, con un ghigno sarcastico.
“zitto tu!” lo ammonì. “Iero è da due anni che ci stai dietro, ancora prima di conoscere quella puttana di July, ma Nestor non ti ha mai considerato.” Continuò Tim, rivolto al rosso.
“beh, adesso si parlano a quanto abbiamo visto.” Ribattè John, ancora schiacciato contro il muro, timoroso di un attacco improvviso.
“sentite.” Disse Frank “a me quella ragazza piace davvero e lo sapete e sapete anche che farò di tutto perché lei possa ricambiare.” Finì risoluto per poi bere un lungo sorso di cola.
“oooh, sentite com’è dolce il nostro Frankie!” esclamò Shaun, sbattendo le lunghe ciglia.
“già proprio un amore…” ricalcò Tim, sospirando.
“fottetevi.” Disse. “io vado al lavoro.” Prese il cappellino appeso all’attaccapanni e uscì di casa salutando gli amici, dicendo che si sarebbe rivisti la sera stessa per un film.


*****


La sera successiva arrivò in fretta secondo gli standard di Jamia. Non era per niente sicura di volere partecipare a quella “straordinaria “ festa. Gina non la finiva di fantasticare sui fiumi di birra che quella sera sarebbe scorsi davanti a loro e Neil annuiva alle sue parole, contento.
“Jamia sei pronta? La birra non aspetta noi per essere bevuta!” esclamò Gina. La brunetta dalla sua camera, imprecò, spegnendo lo stereo e decidendosi a scendere.
“eccomi! Vedi che cosa si fa per avere un po’ di birra gratis!” sussurrò a se stessa.
“non mi dire che ti sei messa il costume intero!” disse la fidanzata di David, portandosi le mani ai capelli.
“che rompi scatole che sei Gina! Questo ho e questo mi metto!” ribattè seccata.
“uhm, beh almeno i tuoi capelli sono sciolti.” Si accontentò Gina. Che cosa avevano che non andavano i capelli di Jamia? Erano dei normali capelli, costretti notti e giorno in una coda. Neil le ascoltò battibeccare, anche mentre uscivano da casa Nestor.

Intanto, nel luogo prefissato per la festa, un gruppo di ragazzi era in attesa di entrare.
“fallo tu!” sussurrò Shaun.
“perché io? Lo farà John!” ribattè Tim.
“ragazzi lo sapete che soffro di vertigini!” esclamò il ragazzo.
“qui ci serve qualcuno che sappia gestire questa situazione…” rifletté Jackie. Frank stava in disparte mangiucchiandosi le unghie e si accorse dopo qualche minuto di avere gli occhi degli amici puntati addosso.
“no, ragazzi.” Frank portò le mani avanti. “ i vicini sono i vostri, sbrigatevela voi.”
“ma Frankie boy… tu ci sai fare con i cani!” ribattè Tim, congiungendo le mani, in una muta preghiera.
“ non è colpa mia se i Backer hanno lasciato il loro cane inferocito a casa, dovevate pensarci prima.” Ribattè osservando il “piccolo” cane che li osservava, ringhiando e mostrando I denti affilati.
Ma tutti sapevano che Frank non avrebbe resistito e che pur di farli contenti sarebbe stato disposto a farlo. Infatti poco dopo sospirò, avvicinandosi al cancello lentamente, fino a scavalcarlo, sotto lo sguardo delle sua band e di Jackie. Si schiaccio contro il cancelletto in ferro battuto, mentre il cane lo osservava rabbioso. Senza farsi notare fece scattare la sicura che teneva il cancello chiuso, per poi staccarsi e dirigersi a passo felpato verso il cane.
“a cuccia bello…” la voce incrinata dal panico gli uscì leggermente stridula e fu in quel momento che l’animale cominciò ad abbaiare, sputacchiando bava da tutte le parti. Frank colto dal panico cominciò a correre con il cane al seguito.
“bene, ora siamo tranquilli, se ne occuperà lui.” Disse Tim, soddisfatto.
“non gli servirà una mano?” chiese John, preoccupato, guardando il rosso mentre correva in circolo sul bordo della piscina.
“il nostro Frank è forte! Shaun passami il barile!” ribattè, cominciando a occuparsi della festa.
Passata un’ora tutto era pronto e Vircingetorige, il cane dei Backer si era buttato in acqua dopo una ventina di giri, seguendo il povero Frankie che non sapendo più che fare si era catapultato in piscina.
A quanto sembrava Vircingetorige si era affezionato a Frank e ora era occupato a leccargli la faccia mentre il ragazzo cercava di asciugarsi i vestiti con una stuoia presa in prestito da Jackie.
“ma perché cazzo ho accettato di partecipare a questa festa insulsa?!” era nervoso Frank e torturava con insistenza il povero panno.
“aaah, Vircingetorige basta, mi stai riempiendo di bava!” esclamò poi, schifato. Il cane, si mise seduto e scodinzolando guardava il suo nuovo amico con fare devoto.
“non tutti i mali vengo per nuocere.” Esclamò John contento. “ora ai un nuovo amico!” Frank ribattè qualcosa, imbronciato.
“su ragazzi, sorridete che la festa inizia!” disse Tim rivolto a un gruppo di ragazzi che era appena entrato chiacchierando.
“se ci fosse lei tutto sarebbe migliore…” sospirò rassegnato Frank, mentre Vircingetorige gli saltava in grembo, capendo il suo stato d’animo.
“ehi Frank, ma quella non è la ragazza che sta sempre con Nestor?” Frank alzò lo sguardo, seguendo le indicazioni di John.
Si era lei.
Era Gina.
Allora forse una piccola speranza ancora c’era.











Eccoci quaaaaaaaaa!!!! Capitolo che ho deciso di dividere in due parti, solo per il gusto di farvi morire di curiosità!! No scherzo! Perché mi veniva più comodo! Okay nello scorso capitolo mi ero dimenticata di specificare di chi era la canzone(anche se l’avete capito tutti!) è Unintended dei Muse. Bene, allora visto che questo è un capitolo diviso la canzone la metterò nel prossimo, vi dico solo che sarà dei Ramones e che ci sarà un piccolo colpo di scena.
Non dico altro!!=P


Passo ai ringraziare 5 angioletti che hanno recensito:


ioamolacocacola: Frè!!!!! Okay in questo capitolo non c’è una lezione mi sono presa un periodo di ferie dai miei doveri!=P no scherzo come ho detto prima, la metto nella senconda parte! Per Jackie..mha..chi lo sa……… un bacione e dimmi che ne pensi!!!!


Chemical Lady: si quel pezzo mi è venuto in mente mentre giocavo con Asia e le sue Barbie. Visto come sono attenta mentre gioco con lei!! Eheheheh!!!! Mi serviva una frase ad effetto e spero di averla trovata! Ecco grazie a te io non avrei mai avuto l’ispirazione per questo capitolo!!! Grazieeeeeeeeeeeeeeee ti voglio bene baby! A sta sera! Un bacio!


mcr_girl: sugar! Ecco ho aggiornato! Che ne pensi????? Ieri sera ho avuto un improvvisa voglia di sdoppiare il capitolo!!!!!!!!!! E lo so che ti farò penare ma io ti voglio tanto bene lo saiiii!!!!! Come l’infinito e oltre, tu a Grè<3


simmyListing: ma no che non è poi tanto sfigata Jamia! Eh!!!!!!! Aspetta e vedrai muahahahahahahahahahahah! Tesora mia tu stai meglio!!!!! Dimmi che ne pensi di questo capitolo eh? Sweets ti voglio bene!


FrankieLou: si quella canzone fa venire i brividi anche a me… aah!!! E ci calzava proprio a pennello e il mìbello è che me ne solo accorta a capitolo concluso! Eheh! Mi fa tanto piacere che ti piaccia e che continuerai a leggerla! Fammi sapere cosa ne pensi nuova lettrice!!!!!!!! Un kiss chimicoso!!!!





A voi la parola,
grazie!=)
Grè<3

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Capitolo 5
*** capitolo quattro-parte seconda ***


framia42


 

 
Parte seconda
 
 
 

Jamia si era lasciata cadere sulla prima sedia comoda a sua disposizione. Erano entrati da neanche mezzo minuto e la ragazza voleva già uscire. Gina sospirò contenta, puntellandosi sui talloni con un sorriso di conquista sul volto. Neil invece… beh Neil era allo stesso modo.
“Gin, eccolo!” esclamò puntando il dito verso un grosso barile scuro.
“cosa?” chiese Jamia sbilanciandosi un poco.
“il  sacro Graal! La nostra fortuna!” a Gina brillarono gli occhi e prendendosi il moro sottobraccio andarono verso il barile che conteneva della semplice birra.
Jamia scosse il capo, decisa a non ribattere. Tirò fuori dalla sua enorme borsa rossa un tomo letto per metà, sospirò mettendosi comoda e cominciò a leggere, isolandosi da tutti i rumori che quei ragazzi presi da una crisi ormonale producevano intorno a lei, senza curarsi più di nessuno.
 
Frank osservava Gina e Neil da lontano, mentre con accanimento bevevano un bicchiere di birra. Lentamente decise di avvicinarsi ai due e quando fu di fianco a loro, si versò per se un bicchiere di birra, guardandoli di traverso.
Aspettò che si accorgessero di lui. Iero era sicuro al cento per cento che Gina gli avrebbe rivolto la parola da li a poco, pochissimo tempo.
“ehi! Ma tu non sei Iero?” detto, fatto. Gina lo osservava da dietro il suo secondo bicchiere di birra.
“che coincidenza!” esclamò, abbracciandogli le spalle con il braccio sinistro. “ non l’avrei mai detto!” continuò urlandogli nell’orecchio. Frank sorrise nervosamente grattandosi la guancia.
“tieni amico fatti una birra!” gioì Neil mettendo in mano al rosso un bicchiere rosso di cartone.
“grazie…” sussurrò, affondando il viso del bicchiere a aspettando il momento giusto per affrontare al meglio il discorso “Nestor”.
“ma che strano cane!” esclamò la ragazza, indicando Vercingetorige che zampettava allegro verso Frank. Il cane gli strofinò il muso sulle gambe abbaiando contento.
Stupido Pitbull, pensò Iero, vicino a una crisi nervosa.
“ehi perché non porti a vedere  questo cane a Jamia, lei li adora i cani.” Propose Neil guardando impaurito Vercingetorige.
“Jamia chi?” chiese Frank stralunato. Chi era quella Jamia?
“come chi?” Gina lo guardò dall’alto in basso. “quella ragazza bassina, i capelli lunghi e la passione per i libri, quella che non sa un’akka di musica.” Gina descrisse Jamia talmente bene che Frank arrossì un poco, mentre pensava alla ragazza.
“oh.” Rispose, scarlatto in viso. Non aveva mai conosciuto il nome della ragazza, insomma per Frank lei era solo Nestor.
“già, guarda è seduta su una di quelle sedie a bordo piscina.” Neil gli indicò un punto preciso che Frank seguì con lo sguardo nocciola, finchè l’immagine stupenda di Jamia intenta a leggere un libro non gli fece nascere un largo sorriso sulle belle labbra.
“penso proprio che lo farò.” Disse, guardando gli amici di Nestor. Gina annuì.
 “ah, Iero un consiglio.” Esclamò, mentre il ragazzo si stava allontanando. “ falla ridere.” Concluse con un sorriso dolce. Frank si allontanò, con Vercingetorige al seguito, con un po’ di coraggio nel cuore.
 
La “Ritirata di Russia” non era certo un libro leggero per quel giorno, la ragazza non riusciva a concentrarsi a modo e distoglieva più volte lo sguardo buttandolo sulla gente che si tuffava in piscina fra risate e qualche scherzo.
“vuoi tuffarti?” la bruna sussultò leggermente, portandosi la mano al cuore.
“mi ai fatto paura!” esclamò, con lo sguardo scherzoso, osservando dalla sua posizione un Frank Iero più bello del solito, si torturava con i denti il piccolo piercing al labbro, con lentezza studiata.
“ciao!” Iero fece segno con la mano, il sorriso imbarazzato grande e luminoso.
“ciao a te.” Rispose, riponendo il libro nella grande borsa. “sei tu l’organizzatore di questa grande follia?” Frank rise.
“no, i miei amici.” Rispose. “io ho solo aiutato a liberare il passaggio.” Concluse, grattandosi la testa.
Rimasero in silenzio per un lungo tempo, mentre Jamia si lasciava osservare da Frank, che la trovava bella anche quando non sorrideva. Il rosso non era esattamente certo di che cosa in realtà provava. Era strano perché a volte era sicuro di amarla, ma altre tentennava e si immergeva in un lungo e profondo punto interrogativo.
“se ai il costume possiamo fare un tuffo.” Propose Frank con innocenza, le mani intrecciate dietro la schiena. Jamia voltò lo sguardo e con un leggero sorriso reclinò l’offerta.
“… se vuoi però si potrebbe provare…” propose ancora qualche minuto dopo, quando il silenzio era nuovamente calato su di loro.
Jamia alzò gli occhi verso il cielo stellato.
“sei insistente sai?” chiese ironica e Frank annuì.
“si, anche logorroico.” Jamia rise, buttando i capelli all’indietro.
“cos’è un avvertimento?” Frank fece una smorfia divertita, annuendo. “la verità è che non amo fare il bagno in piscina.” Frank sospirò sconsolato e volse il capo verso i suoi amici che poco lontano da lui ammiccavano maliziosi verso Nestor che faceva le feste a un contentissimo Pitbull.
“è tuo?” chiese la bruna, mentre Vercingetorige le leccava la mano affettuoso.
“deve essere dei padroni di casa…” rispose vago. Si immersero ancora in uno stupido silenzio fatto di sospiri, finchè Frank non lo ruppe tossendo un poco e mettendosi a bordo piscina cominciò a levarsi le All Star rosse e i calzini,passo poi alla felpa grigia, rivelando una strana maglia nera e il cuore di Jamia batteva e batteva, sentendo caldo e una grossa morsa aveva attaccato il suo stomaco. Frank continuava a spogliarsi, ignaro della lotta che  la ragazza stava portando avanti da sola e con poche forze, passò i jeans larghi  che si sfilò velocemente. Represse un brivido di freddo e si tolse la maglia , lasciando a Jamia la visuale di una schiena bianca e liscia.
“sicura di non voler cambiare idea?” sorrise girandosi verso la ragazza che arrossì, sentendosi in colpa nel voler osservare Iero dalla testa ai piedi. Nestor scoprì che Frank aveva un tatuaggio sul petto, poco al di sopra del cuore. Una piccola fiamma uniforme con la parola “Hope” scritta in maiuscolo. Chissà che significato aveva, se era per sé oppure era il nome di qualche ragazza, la sua ragazza. La bruna rimase con il dubbio e fu troppo vergognosa per chiedere.
“la vera verità è che non so nuotare.” Le parole le uscirono di bocca quasi senza accorgersene e arrossì ancora di più, torturando la mano destra con quella sinistra.
“è solo questo il problema?!”   esclamò “ti reggo io!” rispose ovvio. Jamia alzò un sopraciglio , scettica.
“e io dovrei fidarmi di te?” chiese.
“e di chi  ti vuoi fidare Nestor?”Jamia si guardò intorno ed effettivamente non c’erano molte persone su cui contare. Potevano esserci Neil e Gina, ma in quel momento erano abbracciati ad altri ragazzi cantando canzoni degne di un scaricatore di porto.
Restò in silenzio pensosa per qualche minuto prima di alzarsi risoluta dalla comoda sedia.
“okay Iero, proverò a fidarmi.” Poi gli puntò il dito contro. “niente scherzi o te lo mozzo.” Sentenziò indicando le parti basse del ragazzo.  Frank rabbrividì al solo pensiero.
“sarò un angioletto.” Jamia annuì convinta.
“ora girati.” Ordinò.
“come scusa?” Jamia sbuffò, portandosi entrambe le mani sui fianchi.
“girà il tuo bel faccino dell’altra parte.” Spiegò e quasi sembrava una macchina.
“ma tanto ti devo vedere lo stesso…” brontolò, girandosi verso i suoi amici che facevano gesti osceni riferendosi a lui. Frank se la rise, mentre la ragazza si spogliava velocemente e senza farsi notare si legò stretto al petto un lungo canovaccio di cotone, vergognosa.
“bene.” Disse la bruna e Frank si girò verso di lei,trovandola ancora più bella, con le guancie rosse e gli occhi lucidi.
“che ai da sorridere così?” chiese brusca, guardandolo male. Frank scosse il capo mordendosi il labbro. Jamia si sorprese che il ragazzo non avesse nulla da dire sul suo comportamento.
“ vieni, dammi la mano.” Frank allungò la mano verso Jamia che la strinse forte, facendo qualche passo a piedi nudi dietro di lui.
Girarono un po’ per trovare il posto giusto e il più isolato di tutti, fortunatamente vicino alle scalette di metallo.
“vuoi levartelo in acqua?” chiese gentilmente, riferendosi al telo. Jamia si morse il labbro, indecisa, poi con lenti movimenti se lo tolse per piegarlo accuratamente e metterlo a bordo piscina.
“e ora che devo fare?” chiese timorosa. Frank non disse nulla, limitandosi a scendere le scalette.
“prendi la mia mano e non lasciarla.” Ordinò e Jamia così fece, rabbrividendo quando i suoi piedi entrarono in contatto con il freddo dell’acqua.
Arrivata a terzo gradino, si fermò, cercando di guardare quando era profonda l’acqua.
“non preoccuparti ti tengo io.” Disse sicuro.
Arrivata al quinto gradino, si bloccò tenendo stretta la mano di Frank e la balaustra.
“bene, ora aggrappati alle mie spalle.” Jamia circondò fortemente le spalle di Frank con le braccia e quasi non si accorse che il ragazzo l’aveva staccata dalla scaletta.
“è freddissima…” sussurrò imbarazzata. Frank rise, stringendole le braccia sulla schiena.
“cosa ti aspettavi, la piscina riscaldata?” chiese.
“da dei pregiudicati come voi?!” esclamò altezzosa. “mai.”
Frank rise ancora più avvicinandosi di più, quasi senza accorgersene.
“devo essere davvero pazza per aver accettato di fare il bagno con uno come te.” disse, scherzosa. Frank non disse nulla e si limitò ad affondarle la testa nel collo, respirando silenzioso il suo profumo.
Rimasero in silenzio e a quanto pare a loro piaceva così, senza nessuna pretesa. Jamia provò a muovere le gambe e sentendosi cascare, si aggrappò ancora più stretta, prendendolo come pretesto per abbracciarlo ancora un poco.
“vuoi aggrapparti al bordo?” chiese Frank, a voce bassa. Jamia sospirò tristemente, ma annuì per non sembrare troppo pretenziosa.
“Okay, ora tieniti ci siamo un po’ allontanati.” Disse e con un movimento veloce portò la ragazza al bordo e lasciò che si afferrasse al bordo di marmo bagnato e un po’ scivoloso, Frank le si accomodò affianco e rimase un attimo fermo ad osservare le punte dei capelli di Jamia espandersi nell’acqua.
 
When I'm lyin' in my bed at night
I don't wanna grow up
Nothing ever seems to turn out right
I don't wanna grow up

 
 
“ah!” esclamò Frank alzando di scatto la testa verso la consol  che il suo amico Jackie gestiva.
“cosa c’è Iero?” chiese con ironia.
“ascolta!” esclamò. “questi sono i Ramones.”disse e si sentiva un bambino mentre muoveva la testa a tempo di musica.
 

How do you move in a world of fog that's
always changing things
Makes wish that I could be a dog

When I see the price that you pay
I don't wanna grow up
I don't ever want to be that way
I don't wanna grow up


“lezione anche ad una festa?” chiese Jamia e Frank annuì divertito.
“lezione numero sei: non tutte le canzoni Punk hanno delle urla come contorno.” Disse, imitando la professoressa di latino e Jamia rise, rise e rise e lo fece forte ed era così bello sentirla ridere.
Jamia smise di ridere quando il rosso cominciò a cantare, muovendo leggermente la testa.
 
  Seems that folks turn into things
that they never want
The only thing to live for is today...

I'm gonna put a hole in my T.V. set
I don't wanna grow up
Open up the medicine chest
I don't wanna grow up

 
Aveva una bella voce.
Non era una di quelle voci dure e scure, no la sua era limpida e chiara.
 
  I don't wanna have to shout it out
I don't want my hair to fall out
I don't wanna be filled with doubt
I don't wanna be a good boy scout
I don't wanna have to learn to count
I don't wanna have the biggest amount
I don't wanna grow up

Well when I see my parents fight
I don't wanna grow up
They all go out and drinkin' all night
I don't wanna grow up

 
 “cosa c’è?” chiese Frank poco dopo. Jamia aveva cominciato a fissarlo con un leggero sorriso
“eh?” chiese arrossendo. “oh, ehm…”
 
I'd rather stay here in my room
Nothin' out there but sad and gloom
I don't wanna live in a big old tomb on
grand street
When I see the 5 o'clock news
I don't wanna grow up
Comb their hair and shine their shoes
I don't wanna grow up

Stay around in my old hometown
I don't wanna put no money down
I don't wanna get a big old loan
Work them fingers to the bone
I don't wanna float on a broom
Fall in love, get married then boom

How the hell did it get here so soon
 
I don't wanna grow up
 
Frank rise scuotendo la testa,poi fece una cosa inaspettata, ora vi potete aspettare un bacio o una carezza o ancora un abbraccio, ma niente di tutto questo passò per la testa di Frank Iero. Prese la ragazza dalla vita, facendola staccare dal bordo piscina, se la caricò sulle spalle a peso morto e cominciò ad allontanarsi, facendo lo spericolato con un’urlante Jamia sulle spalle.
“brutto figlio di una larva morta, mettimi giù!” urlò mentre Frank rideva a più non posso, schizzando acqua da tutte le parti.
“idiota, deficiente, imbecille e ancora idiota!”  strillava, ma presto dovette chiudere la bocca perché Frank la trasportò sotto acqua e la baciò.
Si lo fece.
Jamia non fu neppure sicura che fosse successo, era stato talmente rapido che tutto poteva sembrare benissimo un’utopia.
Riemersero e Jamia si aggrappò a un sghignazzante Frank che la tenne stretta.
“piaciuto lo scherzetto?” chiese perfido.  Jamia, al limite della sua femminilità gli sputò direttamente su una guancia.
“a quanto pare no.” Rispose, ripulendosi. La trasportò nuovamente a bordo vasca.
“ti avevo detto niente scherzi…” sussurrò, abbassando il capo. Frank si addolorò. Ecco l’aveva fatta piangere.
“io… scusa mi dispiace da morire non-“ forse Frank non aveva ancora capito con chi aveva a che fare, perché Jamia notando la debolezza del “nemico” ne approfittò per spingere entrambe le mani su capo rosso di Frank finchè non sparì sotto acqua. Rise malignamente quando dopo qualche secondo lasciò che Frank riemergesse, sputacchiando acqua e tossendo energicamente.
“stronza…”  disse guardando un sorriso a trentadue denti spuntare sul viso limpido e bagnato della brunetta, che si era aggrappata saldamente al margine.
“vittoria equa. “ disse semplicemente.
“chiamala come vuoi tu, ma sei stronza comunque.” Rispose, mettendosi al suo fianco.
“abbiamo molte cose in comune allora.” Sentenziò la ragazza e Frank le scompigliò i capelli annuendo.
“forse è meglio che torni a casa” aggiunse poco dopo e Frank annuì ancora, sconsolato.
Raggiunsero gli scalini che salirono velocemente, battendo i denti infreddoliti. Jamia si avvolse veloce il telo strofinandoselo addosso, guardando poi Frank  che si scaldava con le mani.
Quel deficiente di Tim ha preso il mio cazzo di telo, pensò furioso.
“ecco, è abbastanza grande per due…”  la voce di Jamia lo raggiunse, mentre il suo telo azzurro gli copriva le spalle.
“grazie, stavo assiderando.” Jamia gli sorrise scuotendo le spalle.
“dai che ce la fai Frankie-boy!” una voce arrivò alle sue orecchie,fastidiosa.
Shaun.
“si cazzone innamorato baciala!” ricalcò la dose Tim e uno scroscio di risate fece si che i due si allontanassero.
Jamia diventò rossa e distolse lo sguardo sconvolto, concentrandosi sulle sue unghie mangiucchiate. 
“appena vi prendo il culo ve lo faccio diventare a strisce!!” urlò infuriato, poi si rivolse a Jamia. “ scusali sono solo degli imbecilli.”  Jamia annuì e sorrise.
“tranquillo, penso che se Neil e Gina fossero abbastanza sobri da accorgersi della situazione avrebbero continuato all’infinito.” Disse, rivolgendosi ai due che senza aver dato segno di aver capito nulla di ciò che succedeva, continuavano a cantare.
“siamo messi bene.” Sussurrò, ridacchiando e grattandosi energicamente una tempia. “ vuoi che ti accompagni a casa?”  propose.
“no, non ti disturbare…” Frank fece un gesto con la mano.
“quale disturbo? Sono in auto!” esclamò, saltellando cercando di mettersi il jeans. “allora ci stai?” Jamia annuì, imbarazzata.
Uscirono da casa Becker, mentre un piagnucolante Vercingetorige veniva consolato da un dolcissimo John e guardava il suo amico sparire dietro il cancello affianco a Jamia.
In macchina non dissero molte parole e Jamia si limitò a chiedere se poteva accendere la radio. Per coincidenza, una stazione radio programmò la stessa canzone che i ragazzi avevano ascoltato prima in piscina e Frank poté parlarle per qualche minuto di quel tipo di musica, ma poi tornò il silenzio.
Guidava bene Frank.
Era sicuro mentre lo faceva e si teneva sempre la testa con una mano.
“eccoci.” Disse voltandosi a guardare la casa buia di Jamia. “sono già tutti a letto.” La ragazza annuì scendendo dall’auto.
“aspetta ti accompagno.” Frank spense il motore raggiungendo la bruna.
“ehm.. grazie per sta sera.” Disse.
“grazie a te.”
 Silenzio.
 Frank sbuffò.
“non capisco perché ci sono sempre questi silenzi imbarazzanti!” Jamia aggrottò le sopraciglia, poi annuì e infine rise, talmente tanto che si chinò leggermente trattenendosi la pancia, Frank la raggiunse sedendosi poi sui gradini della veranda.
“ certe volte le persone si creano momenti imbarazzanti senza un reale motivo.” Disse Jamia, sedendosi un gradino sopra quello di Frank, che non disse nulla limitandosi a guardarla e sorridere.
Si rendeva conto di averla baciata e anche se non era stato altro che un lieve scontrarsi di labbra per meno di tre secondi, si animava una festa dentro di lui ogni volta che ci pensava.
Jamia rabbrividì e con inaspettata lentezza si ritrovò la felpa di Frank posata sulle spalle.
“Jamia?!” la porta di casa Nestor si era aperta violentemente rivelando un uomo dal bel volto brusco, vestito in giacca e cravatta.
“papà?” chiese la ragazza, sorpresa e spaventata.
“ in casa, subito.” Disse rude, quasi senza cuore e Frank poté osservare l’espressione di Jamia cambiare e diventare triste.
La porta si richiuse alle spalle del uomo, furiosamente.
“anche io sono felice di vederti papà…” sussurrò, mordendosi il labbro e abbassando il capo. “ sarà meglio che vada…” sussurrò sorridendo a un Frank dubbioso.
“o-kay…” Jamia fece per togliersi la felpa, ma Frank la bloccò carezzandole la testa.
“tienila.” Sorrise dolce. “ ci vediamo.”
“si…” lo guardò,come la prima volta che era passato a casa sua e quando la sua Mercedes sgangherata e di seconda, se non terza, mano sparì dietro al viale,entrò in casa infilandosi la felpa, cercandosi di infondersi un po’ di coraggio.
In salotto trovò Edward Nestor intento a fumare e Jane Nestor con le mani sul volto seduta malamente sul divano. David non era lì.
“dov’è David?” la domanda le uscì spontanea, ma non ottenne risposta e suo padre le strattonò un braccio.
“dove sei stata?” ringhiò. “ ci mancava solo una figlia puttana.” Rabbioso guardò la figlia con i capelli bagnati e il viso sconvolto.
“vai in camera tua.” La spinse fino alle scale e a fatica la ragazza si arrampicò  salendo lentamente, con il viso bagnato di lacrime.
Si asciugò le lacrime con una mano e sospirando entrò nella sua stanza.
Era stata una serata stupenda, ma tutto era andato in frantumi con le minacce e le parole furiose di suo padre.
In camera vide il fratello che si affaccendava nei suoi cassetti tirando fuori più roba possibile e metterla in un grosso borsone nero.
“David?” piangeva il fratello e Jamia lo sapeva che lo faceva per lei.
Abbracciò la sorella appena lei gli fu vicina.
“mi dispiace Jamia, sta andando tutto a rotoli…” singhiozzò. “ ti ho messo in testa false speranze, non volevo distruggere il sogno di una famiglia felice…” Jamia lo strinse forte ascoltando il suo delirio.
“la nostra famiglia è finita Jam. Se resti qui finirai per rovinarti.” Disse, prendendole il viso fra le mani.
“cosa vuoi dire?” chiese, gli occhi rossi di pianto.
“devi andartene da qui.” Disse sicuro, abbassando la voce.
“ma tu? Tu che farai?”  sconvolta gli strinse il tessuto del maglione.
“ho un amico a New York.” Cominciò. “ mi aiuterà lui, ma ora non è importante. Dimmi che ai qualcuno di cui fidarti.” E Jamia annuì convinta.
“ricominceremo vedrai.”
 
 
 



 
 
 
Non va mai tutto rosa e fiori se c’è di mezzo la Grè XD….
Capitolo con ben due colpi di scena! Avete visto come sono stata brava?!?!eh?!  come promesso la canzone è dei “Ramones” “I don’t want to grow up..”  a me questa canzone
mette una carica incredibile!!!!! E poi mi sa da piscina…. E poi è stramaledettamente simile a Iero! Non trovate?????
Si scusate, è colpa del sole, del mare e della mia solitudine durata tre e dico tre settimane!
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia fatto ridere e un po’ commuovere!
 
Ringrazio gli angeli che hanno recensito:
 
mcr_girl: scusaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!! Giuro che la prossima volta te lo dico!!!! Ti adoroo infinitamente sai?????? Okay, dimmi che ne pensi, perché l’ho scritto senza la tua opinione e mi viene l’ansia!! Va beneeeeeeeee(aaaaah sono tornataaaaaaaaaa)  ti voglio tanto bene Sugar! Sempre!!!!!!!!!!!!!!!!!! Tuo cipollino strafatto!
 
 
Chemical Lady: tesorooooooooo!!! Sono tornata a casaaaaaaaaa!!!! E tu mi devi raccontare un sacco di cose!(il concerto e il tuo povero ginocchio..) dimmi che ne pensi tesora mia e se va bene come sto procedendo! Certo che te l’ho dedicato! Mi hai fatto venire tu questa idea!!!! A presto ti amo di bene!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
 
ioamolacocacola: perdonata?!?!? Ecco a te la tua lezione!!! E per le prossime ho in mente delle canzoni favolose!!sisissisisi!!!okayyyyyyyyy ora divento rossa e comincio a saltellare, grazie del complimento…(me saltella come una pazza fatta.) Vercingetorige è un nome stupendooooooooooooo!!!!! Sisi! E presto aggiungerò..Endimione.(preso da un vecchio film) lo adoro!!!!! Bacioniiiiiiii!!!
 
 
FrankieLou: waaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!! Ma stata così sognante in vita mia! Ti ringrazio e mi metto in ginocchio!!! Waaaaaaaaaaaaaa! Che ne pensi della seconda parte?!?XD baci<3
 
 
Elyrock: prima di tutto, grazie mille per le belle parole, me commossa sul serio!!! Sono contenta che ti piaccia anche perché detto da una che scrive bene come te è una lusinga (me tua fan) poi si, condivido appieno le tue teorie! Insomma Gina è fuori di Testa!!!!!!!!!! La scena di frank e john mi piace da matti anche perché è successa una cosa simile con due mie amiche!eheh!! dimmi cosa ne pensi, okay?<3 grazie mille.
 
 
Blinka: aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!! Autrice della mitica “Your Lucky Day In Hell” che amo!!!!! Si penso che siamo le uniche a scrivere su queste due belle personcine che si amano!  Mi fa tanto piacere che ti piaccia e spero mi seguirai ancora! Spero di non aver tardato col seguito!!!!XD
 
SimmyListing: ehi!!!!! Scusa il tremendo ritardoooooooooo, anche se non la puoi leggere ora, io ti ringrazio lo stesso! E stai tranquilla che tra un poco tutto finisce! Ti voglio bene<3
 
 
 


Grazie di cuore a todos,
vostra, Grè<3

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Capitolo 6
*** capitolo cinque ***


framia5

 
 
 
 
 
 
“ora dove pensi di andare?” chiese Gina, guardando Jamia che sospirava, addolorata.
“non ne ho la più schifosa e pallida idea.” Rispose, buttandosi a peso morto sul grande e morbido giaciglio di Gina, affondando il viso nel cuscino.
“lo sai che ti farei restare, ma ho per genitori due amanti della giustizia, quindi andrebbero sicuramente a dirlo a tuo padre e questa è l’ultima cosa che deve accadere.” Disse risoluta, passando la sua coca cola a un pensieroso Neil. Dopo l’ allucinante sbronza della sera precedente i due erano diventati miracolosamente astemi.
“e ora cosa gli dico a David?”  sbuffò.
“potresti dirgli che ti sei sistemata da un’ amica, ma in realtà non è vero e te ne vai a zonzo per la città, come un barbone, reclamando cibo a ogni passante.” Propose Neil, sorseggiando serio la sua cola.
“dimmi che questi sono ancora i postumi da sbornia!” esclamò Jamia, guardandolo truce e Neil si limitò a scuotere le spalle.
“Neil! A casa tua Jam può stare per un po’ di giorni!” esclamò Gina battendosi la mano sulla fronte, come se la cosa fosse ovvia.
“ah! Ragazze spiacente, ma non posso.” Disse, portando le mani avanti. “come spiegherei ai miei cinque fratelli maschi, in piena pubertà, la presenza di Jamia in casa? Senza parlare di mia madre! Lo troverebbe scandaloso e chiamerebbe FBI per analizzarti.” Disse risoluto. Jamia rabbrividì al solo pensiero.
“l’unico modo è andare da David.” Ci pensò su Jamia, mentre i due annuivano.
“bene, mi conviene andare subito.” Disse alzandosi di mala voglia dal letto. Neil e Gina la seguirono fino alla porta di casa.
“mi raccomando chiama appena arrivi.” Disse Gina, abbracciandola. “dai questo abbraccio anche a David, ti prego.” Le sussurrò all’orecchio, in modo che solo lei potesse sentire. Jamia le sorrise, accarezzandole una guancia.
“si e se devi morire, per favore avvertici in anticipo.” Concluse Neil abbracciandola a sua volta.
“vi spedisco una cartolina dall’aldilà.” Disse Jamia, in tono sarcastico, non stupendosi del fatto che Neil annuì serio.
“fai attenzione baby.” Le disse, prima di baciarle una guancia e lo stesso fece Gina e la lasciarono sparire, con il suo borsone scuro alla mano.
 
 
La stazione di Belleville si trovava a poche miglia da casa di Gina, ma prese comunque l’autobus.
Il borsone pesava decisamente troppo.
Arrivata in stazione diede una veloce occhiata alle partenze e notò che prima delle sei nessuno treno passava direttamente per New York.
Guardò il suo orologio che malamente teneva al polso, segnava le quattro meno venti.
Perfetto, la solita sfiga della famiglia Nestor che mi perseguita, pensò, irritata.
Va beh, vorrà dire che ne approfitterò per fare un giro qua intorno, si convinse guardandosi intorno, stupendosi di tanti negozi aperti a quell’ora.
Trovò per caso un negozio di musica, dove delle belle chitarre se ne stavano in vetrina, lucide di pulizia. Entrò facendo un baccano tremendo, mentre con energia un piccolo campanello si scontrava con la parte superiore della porta.
“buon pomeriggio!” un bel signore riccioluto la salutò cordialmente, sorridendole affabile.
“salve…” disse, arrossendo.
Non sapeva perché era entrata lì dentro.
Non sapeva suonare nessun strumento e per di più si sentiva fuori luogo.
“le serve aiuto signorina?” Jamia sussultò, arrossendo.
“ehm.. per caso avete qualche cd?” era la prima cosa che le era capitata per la testa e la trovò piuttosto scema come domanda visto che si trovava in un negozio di musica.
“ purtroppo no. Vediamo maggiormente strumenti musicali” Rispose il proprietario. “ma se guarda di fianco a lei ci sono alcuni vinili.”  Jamia, girò il capo e affondò la testa in una grossa pila di vinili.
Sentì i passi del signore sparire dietro a una porta e sospirò.
Si sentiva meno a disagio senza gli occhi di quell’uomo che la scrutavano indagatore.
Smise di cercare dopo nemmeno un minuto, stanca di quel posto che stava visitando da sola.
Se solo ci fosse stato Frank, le avrebbe potuto dare un dritta su tutta quella roba che divulgava nel negozio.
Il signore, ritornò poco dopo, Jamia se ne accorse dall’ odore acre di una sigaretta mezza consumata.
“scusi.” Si rivolse al signore rossa in viso. Non era da lei fare pubbliche relazioni. “qua intorno c’è per caso un telefono a gettoni?” chiese, intimidita.
“ce ne è uno nel bar di fronte, ma è ancora chiuso.” Le spiegò, sorridendole. “ se è importante può telefonare da qui.”  Jamia gli sorrise e lo ringraziò.
“è sicuro che non sono di disturbo?”chiese ancora.
“ si figuri. Tanto la bolletta del telefono la paga mio padre.” Esclamò, ridendo, per poi sparire e lasciarle la dovuta privacy.
“che taccagno…” sussurrò, prima di comporre il numero in un antico telefono verde bottiglia.
“David?” la voce roca e addormentata del fratello l’accolse con un dolcissimo: “che cazzo vuoi?” Jamia sospirò, irritata.
“senti zuccone abominevole sto arrivando a New York!” sbottò, arrabbiata. Sentendo la risposta di suo fratello arrivare al suo orecchio acuta e negativa.
“senti razza di idiota se devo raggiungerti un motivo preciso ci sarà, no?!” strillò e la sua voce rimbombò in tutto il locale vuoto.
“prendo il treno delle sei.” Spiegò, senza possibilità di replica. “ quando arrivo in stazione ti chiamo. Okay?” David sospirò, ma non aggiunse altro. “bene. A dopo allora.” Agganciò il telefono e inasprirò per un attimo, rassegnata.
Era dura la vita da fuggitiva.
Non sapeva nemmeno come si faceva ad essere fuggitivi, ma doveva ammettere che sentiva la libertà così vicina, che quasi poteva toccarla.
Si riscosse dai suoi pensieri quando alcune note distorte e di prova cominciarono a volare nell’aria.
“ ha già finito?” sussultò, sorridendo in fine all’uomo, mentre una vera melodia si spargeva fra le pieghe di quella discussione.
“si, la ringrazio infinitamente.”  Prese il borsone che aveva accuratamente appoggiato vicino al bancone.
“è in partenza?” Jamia si fermò e osservò la sua città dalla finestra e con un sorrisino triste annuì.
“si, mi trasferisco a New York.”  Sopirò e si caricò la sua valigia in spalla.
“buon viaggio e-“ il proprietario taccagno fu interrotto da un urlo catastrofico.
“questa chitarra è magnifica papà! Non capisco come uno sfigato come te è riuscita ad averla!” un ragazzo, piuttosto basso, teneva fra le braccia una Les Paul di un accecante colore bianco.
“Frank Anthony Thomas junior Iero! Per tutti i cd di Freddie Mercury,  questo è un negozio serio, non siamo dal pescivendolo!” l’aria gentile e il sorriso affabile del proprietario, svanirono, appena suo figlio, quasi diciottenne, fece la sua apparsa.
“Iero?!” la voce acuta di Jamia aveva interrotto il conflitto fra padre e figlio.
“Nestor?!” n quel momento Frank credeva di vivere in uno strano sogno, dove all’improvviso, in una normale giornata, la sua amata spunta fuori, con il suo bellissimo faccino pulito, la sua bella quarta di reggiseno e un borsone gigantesco alla mano.
“cosa ci fai tu qui?” chiese Jamia, lasciandosi andare allo stupore.
“io ci lavoro! Tu cosa ci fai qui?” ripeté, sconvolto, mentre il suo cuore correva all’impazzata e le mani sudate si artigliavano sempre di più sul manico della chitarra.
“io…” Jamia abbassò lo sguardo, senza sapere che dire.
Stava partendo e non gli aveva detto niente.
Frank capì cosa realmente stava succedendo da quello sguardo triste e perso. Era in qualche modo sicuro che centrasse il padre di lei, che ieri l’aveva trattata come se fosse un’ estranea, dopo così tanto tempo di lontananza.
“te ne vai?” chiese, nervoso, con la voce che tremava a ogni parola sussurrata. “perché? Ieri…” si bloccò, incontrando gli occhi di quella ragazza che pur non conoscendola bene, amava così tanto.
“sono stata bene ieri, ma le cose non vanno sempre come le vogliamo noi.” Sussurrò.  “ raggiungo mio fratello David a New York.”  Dichiarò, mentre osservava Frank, che con lentezza disarmante poggiava la chitarra fra le mani di suo padre che con un cipiglio stranito osservava entrambi. Capiva di essere di troppo, così, lentamente si dileguò, ascoltando le loro parole dietro alla porta dell’ufficio, mentre i due stavano fermi a guardarsi davanti all’entrata.
Frank considerò quel momento l’unico adatto per dichiararsi, perché poi non l’avrebbe più potuto fare.
“quando hai il treno?” chiese osservandosi le all star, mogio.
“è quello delle sei.” Sussurrò. “ti va di farmi compagnia mentre aspetto?” chiese, con un timido sorriso e Frank non poté non accettare, sorridendole.
“ti va della cioccolata calda?” propose, prendendo dalle mani della ragazza il pesante borsone scuro.
Non era il momento adatto per essere tristi.
Frank lo sapeva. Avevano tutto il tempo per ridursi  in un pianto vergognoso più tardi, proprio come delle quattordicenni innamorate.
“si certo.” Fu la risposta di Jamia che con lentezza si lasciò scivolare fuori dal negozio, seguita dal rosso, che con un sorrisino triste osservava i capelli chiari di Jamia mossi dal fresco vento.
“oh no!” esclamò Frank appena furono davanti al bar, ancora chiuso.
Una grande foglio era appiccicato malamente con del nastro adesivo e sopra c’era scritto a caratteri cubitali la frase: “chiuso per lutto.”
Frank sbuffò ancora e si appoggiò al muro, mentre lascia a Jamia il tempo di capire la situazione.
“ ma proprio oggi ci dovevano essere i funerali di quel vecchio decrepito?!” esclamò stizzito, mettendo su un adorabile muso triste.  Jamia rise, anche se ciò che aveva detto non era tanto da ridere, quello che la metteva di buon umore era il completo menefreghismo di Frank, accompagnato dalla sua stupenda allegria.
“ quel vecchiaccio non se lo meritava un funerale.” Disse, con una tenera voce da bambino. “ogni volta che io e miei amici entravamo nel suo bar, ci cacciava con il bastone.” Raccontò, suscitando le acute risate della ragazza, che per il troppo dolore si era portata un braccio a circondarle la pancia dolorante.
“dovevi essere un bambino alquanto bastardo!” disse Jamia. Osservando l’espressione fintamente offesa di Iero.
“comunque, ora dove la prendiamo questa cioccolata?” chiese Jamia, che pur essendo di Belleville , quella zona del paese non la conosceva affatto bene.
Frankie ci pensò su, arrivando alla conclusione con un sorriso timido.
“se ti va possiamo andare a casa mia. Li il cioccolato in polvere non manca mai!” propose, torturando le mani. “ non è molto lontano da qui. Ci arriviamo benissimo a piedi.” Arrossì, fino alle punte dei capelli, sentendosi uno sciocco. Poi la risposta di Jamia arrivò chiara e limpida.
“si okay!” Frank le sorrise, uno di quei soliti sorrisi di Gratitudine, mista a sorpresa.
 
 
La casa di Frank era un appartamento al terzo piano di una grande palazzina grigia e malandata.
Condusse Jamia fino alla porta numerata e mentre era intento a fare scattare il chiavistello, la ragazza si guardò intorno, sentendo la puzza di umidità entrarle fastidiosamente nelle narici.
“ecco, scusa il disordine.” I due entrarono e Nestor si stupì di quanto quell’appartamento fosse diverso dall’effetto che la palazzina malandata aveva scatenato in lei.
Era un bell’appartamento, piccolo forse, ma veramente grazioso.
 Il salotto piccolo e accogliente dava su una collina illuminata dal sole e Jamia si perse nel guardare i diversi giochi di ombra che esso produceva.
C’erano una cucina di fronte al salotto, un piccolo corridoio che portava a tre stanze differenti. E basta.
“tua madre non c’è?” chiese, sedendosi sul divano rosso, mentre Frank si affaccendava su un grande stereo.
“no.” Disse. Poi si girò verso Jamia e le sorrise. “ in realtà io abito da solo.” Rivelò e Jamia si stupì molto.
“i miei genitori sono separati e l’anno scorso sono entrati in una tremenda lotta per avere il mio affidamento.” Raccontò, sedendosi al fianco della ragazza, che ascoltava interessata. “ ma il giudice alla fine aveva deciso che per la mia salute psicologica era meglio che andassi ad abitare da solo.” Sospirò “ così abbiamo affittato uno di quei appartamenti sequestrati e rivenduti all’asta, ma ovviamente l’affitto era troppo alto, così ora lo divido con un coinquilino universitario.” Finì di raccontare, sorridendo dello stupore della ragazza.
“non me lo sarei mai aspettato.” Disse Jamia. “ deve essere stata dura.” Frank fece spallucce.
“no, non più di tanto.” Disse. “ è bello essere indipendenti, ma ovviamente non conto sui soldi dei miei, ecco perché lavoro da mio padre e in più lavoro al benzinaio qua di fronte la sera. Facendo così, vivo bene.” Concluse.
“io non riuscirei mai ad essere così lavoratrice e indipendente come te.” Lo guardò con ammirazione e Frank rise imbarazzato.
“si, ma fra poco accadrà pure a te.” Si alzò dal divano, facendo perno sulle braccia. “allora questa cioccolata?!” Jamia annuì e svelta lo seguì in una piccola cucina, con un solo tavolo vicino al muro, un piano cottura, qualche dispensa e una piccola televisione su un arancione frigo degli anni cinquanta. Si avvicinò a Frank, osservando i suoi movimenti studiati, mentre lento versava del latte in un pentolino.
“per favore, potresti prendere le tazze che sono nella dispensa sulla tua destra?” Chiese Frank intento a cercare un mestolo di legno, in mezzo a tutte le posate. Jamia obbedì e dopo aver preso due grosse tazze colorate, il suo occhio cadde su uno oggetto posto sotto la dispensa.
“ehm, Iero?” lo chiamò incerta.
“si?” rispose, osservando prima lei poi l’oggetto che stava indicando.
“cosa sarebbe questo?” chiese stranita.
“una forchetta.” Rispose ovvio Iero.
“si, l’avevo capito, ma quello che mi chiedevo io era..” guardò Frank in faccia. “Cosa ci fa una forchetta incastrata in un tostapane?!”  Frank rise divertito.
“quella è opera del mio coinquilino.” Spiegò. “quando non sa che fare molesta gli elettrodomestici.”
“ed è una cosa normale?” chiese ancora Jamia, osservando Frank, che rigirava l’oramai fatta cioccolata.
“no, non penso.” Ripose, ridacchiando. “su passami le tazze, è pronto.” Jamia obbedì ancora e dopo aver riempito le tazze tornarono in salotto, dove Frank accese lo stereo.
“pensavo di andare avanti con le mie lezioni.”  Propose e Jamia annuì, contenta di non pensare a quello che le aspettava. “ bene, professore penderò dalle sue labbra.” Ironizzò e Frank ridacchiò divertito.
“Questi sono gli Smashing Pumpkins.” Incominciò. “ quest’album è del novantatre. Qui c’è una delle mie canzoni preferite.” Jamia annuì. “lezione numero sette: imprimere nella tua testa ignorante di musica, un po’ di sano Rock.” Jamia rise, per quel tono fintamente professionale che il ragazzo aveva assunto.
Quando la canzone partì,  qualcosa dentro di lei si sciolse, il suono di quella chitarra la uccise dentro.
 

“Disarm you with a smile
And cut you like you want me to
Cut that little child
Inside of me and such a part of you”

 

Frank la guardò di sottecchi e capì che Jamia non voleva partire e si aggrappava a qualsiasi cosa pur di non cadere in un pianto.
 
 
“Ooh, the years burn
I used to be a little boy
So old in my shoes
And what I choose is my choice
What's a boy supposed to do?
The killer in me is the killer in you
My love”

 

Frank si alzò in piedi e prese le mani di Jamia, facendola alzare insieme a lui.
Le cinse i fianchi, con le braccia e lasciò che Jamia lo abbracciasse, per sentire vicino a se, quel calore che da un po’ non aveva accanto a se.
 

“I send this smile over to you
Disarm you with a smile”

 

Frank le sorrise, accarezzandole i capelli, movendosi lentamente a piccolo passi, in una impacciata danza che distrattamente riprendeva il ritmo pacato della canzone.
 

“And leave you like they left me here
To wither in denial
The bitterness of one who's left alone”

 

Jamia si lasciò sfuggire qualche lacrima, stringendo le spalle di Frank in una stretta morsa, mentre lui la cullava, lento e dolce, come nessuno faceva da tempo.
 

“The killer in me is the killer in you”

  Sentiva che la canzone stava finendo, ma si sentiva orribilmente egoista. Per il semplice motivo che non voleva staccarsi da quell’abbraccio caldo e sincero.
 
 
“Send this smile over to you”
 

Frank si staccò un attimo da lei, per regalarle proprio quel sorriso di un amico, asciugandole le lacrime con le dita callose, per poi stringerla ancora a se.
“è ora che vada, manca poco alle sei.” Sussurrò al suo orecchio e Frank annuì, mordendosi il labbro. Si staccarono entrambi, come se qualcosa fra loro bruciasse.
Jamia bevve un lungo sorso di cioccolata, prima di prendere il borsone vicino alla porta e aprirla.
“Grazie ancora.” Disse, voltandosi.
Poi Frank la bloccò per un braccio, prima che essa potesse scendere le scale. Sentì le parole di Frank sussurrate, ma così vicine che sembravano urlate.
“resta.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E ora?? Che accade??? Jamia se ne va o resta dal suo nuovo amico? Boh! Chi lo sa! Muahahah! Vi tengo sulle spine ancora per un po’! non tanto promesso, nel prossimo si saprà ogni cosa e apparirà anche il coinquilino di Frank…. Ma chissà chi sarà eh? Ihih spero tanto che vi sia piaciuto, anche perché a me non ispira tanto. Su questo capitolo ho cambiato idea una decina di volte!XD proprio non voleva uscire fuori! Ah, la canzone degli Smashing è Disarm, che è stupendaaaaaaaa!
 
 
Ringrazio gli angeli che hanno recensito( siete tantissimiiiiiiiiiiiiiiiiii waaaaaaaa che bello ç_ç) :
 
 

 


 
Chemical Lady: baby!!! Si sei stata la prima!!eheh! mi ha fatto tantissimo piacere la tua recensione! Ed ecco a te il capitoletto! Dimmi che ne pensi! Non si sa ancora bene di chi si fiderà Jamia, ma dal prossimo si capirà todos! A più tardi tesoro!! ! ti amo di bene!<3
 
 


Blinka: okay, ecco a te il capitolo! Spero che non farai nessun attacco o attentato anche perché dopo non puoi sapere se resta o meno=P si me perfida! Per il capitolo precedente, GRAZIE INFINITE per i complimenti!! E poi che gusto c’è se il bacione se lo davano subito?? Aspetta e vedrai!!! Bacioni!!!(aggiorna la tua fic ti pregooooooooooooooooooo *sguardo supplichevole*)
 


 
teddy bear punk: nooooo hai pianto? ç_ç  grazie per i complimenti!!!
 


 
Elyrock: Waaa O_O che bella recensione!!!grazieeeeee ç_ç me commossa, davvero!!! Qui Jamia si è lasciata molto andare e soprattutto con Frankito!XD dimmi che ti è piaciuto questo cap!!!! GRAZIEE!! Davvero! E visto? Gina E Neil sono momentaneamente astemi! E infine, ho pensato che in questa storia Frank avesse il ruolo da “principe azzurro”. Ma non un principe azzurro normale, uno che riesce a cambiarla e farle vivere la vita come si deve!!! Non pensi pure tu?? Bacione!<3
 
 


Pansygun: Waaa!!! Ti ringrazio tantissimo per la recensione! <3 eeh si, Frank dovrebbe essere il maestro di tutte…magari!! Ehehe! Grazie dei complimenti e poi.. si pure io trovo questa coppia favolosa, forse una delle più belle!! Sisisi!
 


 
frezzy_mcr: grazie della recensione, che ho apprezzato davvero tanto!!! Mi fa piacere sapere che ti  piace!!!!
 
 


mcr_girl: si il padre è spuntato per portare casini…e ti avverto sugar che non sarà l’ultimo questo!!! Muahahaah! Grazie per le belle parole, che come sai mi aiutano ad andare avanti!!! Ti voglio tanto bene, come l’inifnito e oltreeeee<3 FORZA Lòòòòòòòòòò!!!
 
 
 
simmyListing: MONAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!! NON PIANGEREEEEEEE!!! Sono troppo contenta che sei tornata e che stai meglio di prima. Ti voglio bene, Grazie dei complimentiiiiiiiiiiiiiiiiii MONAAAAAAAAAAAAAAAAA<3
 
 
 
 
a voi la parolina,
vostra, Grè<3

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Capitolo 7
*** capitolo sei ***


framia6

 

 

 


Questo capitolo è dedicato a Blinka, a Chemical Lady, mcr_girl e simmyListing per i loro esami di recupero, anche se con un po’ di ritardo ecco a voi il capitolo!
Baci<3
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
Frank era steso da dieci minuti sul divano e ascoltava il veloce scrosciare dell’acqua della doccia, rosso in viso. Il cuore gli batteva forte e a poco sarebbe esploso, si se lo sentiva.
Non avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione. Neanche i suoi sogni avevano sfiorato vette così piacevoli.
Jamia Nestor aveva acconsentito a restare.
Jamia Nestor aveva chiesto in tono imbarazzo se poteva farsi una doccia.
Jamia Nestor aveva preso degli abiti puliti da sua valigia e si era dileguata.
E ora Jamia Nestor era in bagno, dentro quella doccia che Frank Iero utilizzava tutte le sere.
 Si pizzicò per la decima volta la guancia, ma per quanto faceva male per lui era ancora come una allucinazione.
Si riscosse velocemente dai suoi pensieri quando l’acqua cessò di scrosciare e arrossì ancora di più.
Il silenzio fu sostituito da il lugubre cigolio della porta di ingresso che veniva aperta lentamente.
“dio che giornata del cazzo!” un ragazzo alto fece la sua entrata scaraventando un paio di libri sul pavimento e fiondandosi in cucina per bere un sorso d’acqua. Frank aveva osservato il suo coinquilino per tutto il tempo, senza dire una parola.
“ah! Ma sei a casa!” proruppe il ragazzo sistemandosi i grossi e spessi occhiali sul naso.
“thò, non l’avrei mai detto!” rispose Frank, sarcastico. “giornata schifosa?” chiese poi, evitando per l’ora l’argomento: “ehi, c’è una ragazza che fa la doccia nel nostro bagno.”
schifosa Frank? Direi da vomito, da diarrea, da convulsioni!” esclamò agitando le braccia.
Lui faceva sempre così, ingigantiva ogni cosa, ma d’altra parte era per questo che Frank lo trovava divertente. Punto primo, mio fratello è un emerito idiota: sta mattina si è scordato di fare benzina e siamo rimasti a piedi e l’università a dieci chilometri da noi. Punto secondo: la mia tesi ha fatto schifo, tanto che il professore oramai si metteva a vomitare. Punto terzo:sono dovuto andare a lavoro sempre a piedi e arrivato il capo mi ha messo davanti alla faccia otto scatoloni pieni zeppi di libri. E infine punto quarto: torno a casa in autobus e una tipa comincia a farmi il piedino, mi sarebbe anche andata bene se la tipa non fosse stata una donna abbastanza matura.” Raccontò.
“quanto matura?” chiese Frank, divertito.
“hai presente mia nonna?” e Frank annuì. “bene, aggiungi una quindicina di anni in più.” Frank rise, per poi consolarlo con due energetiche pacche sulla testa.
Il ragazzo alto sospirò frustrato, per poi concentrare i suoi occhi scuri sul borsone che Jamia aveva abbandonato sul pavimento.
vai da tua madre questo week end?”chiese il ragazzo e Frank negò con il capo.
no vedi questo è-“ la porta del bagno venne aperta e i due seduti sul divano si spaventarono.
“-sai per caso dirmi dove si trova il phon?”  Frank arrossì, mentre una dolce Jamia dai capelli bagnati faceva la sua apparsa dal bagno.
“nel quarto cassetto sotto il lavandino.” Rispose il coinquilino di Frank, che stava osservando la Nestor con leggero interesse e curiosità,
la ragazza arrossì e ringraziando sparì dietro la spessa porta di legno.
“bene, bene Frankie-Candy…” il ragazzo vicino a Iero incrociò le braccia al petto e cominciò a fissarlo insistente, lasciando che Frank si imbarazzasse ancora di più.
“cosa avevamo deciso?” chiese l’occhialuto, ma Frank non rispose, troppo impegnato a morire di vergogna. “ te lo dico io: mai portare a casa una donna senza consenso dell’altro!” disse, dividendo con cura ogni singola sillaba.
“c’è stato un imprevisto Michael.” Raccontò il rosso. “non ha dove andare.” Concluse.
“si okay.” Sbuffò consenziente. “ma non chiamarmi Michael che mi vengo i brividi.” Esclamò, sparendo in cucina, dietro a un altro bicchiere d’acqua.
Frank rimase qualche minuto fermo, osservando la porta del bagno con un  sorriso inebetito sul bel volto.
“e smettila che mi sembri un quattordicenne alla prima cotta!” gridò Michael dalla cucina, facendo sussultare il rosso.
“ma sta zitto deficiente!”  Frank mostrò in tutta la sua eleganza il dito medio, facendo una boccaccia poco carina al suo coinquilino.
“Iero…” Frank si spaventò e si ricompose in un nano secondo mostrando un lieve sorriso a Jamia che se ne stava in mezzo al corridoio con un espressione divertita dipinta sulla faccia pulita.
“ehm, si.. tutto okay?” chiese Grattandosi la testa e alzandosi dal divano.
Quello che però non calcolò furono le sue All star lanciate disordinatamente sul tappeto. Infatti rovinò a terra con un salame, borbottando qualche imprecazione e sentendo la risata trattenuta di Jamia alle sue spalle.
“ a volte penso che tu sia stato progettato per fare figure di merda.” Fu il commento di Michael che guardava il suo amico, appoggiato allo stipite della porta, mentre fra le mani reggeva il tostapane.
E Jamia rise.
Una di quelle risate liberatorie, che ti fanno venire i crampi allo stomaco, quelle che ti rigano il viso di lacrime. Una di quelle risate che non credeva più di possedere e invece gli era bastato Frank, una caduta e il suo coinquilino con un tostapane in mano.
“tu!” disse Frank alzandosi di scatto, puntando il dito verso Michael. “finiscila TopoGigio!” sbraitò rosso in viso. “e tu…” rimase un attimo interdetto. Vedere quel sorriso era per lui qualcosa di meraviglioso, sarebbe caduto a terra altre migliaia di volte, pur di vederla ridere così. “tu smettila se no ti faccio provare l’ebbrezza di una doccia ghiacciata!” Jamia si portò la mano alla bocca, soffocando le risa. Frank annuì soddisfatto, portandosi le mani sui fianchi.
“scusa non mi sono presentata…” esclamò Jamia facendo qualche passo verso Michael, riprendendosi dall’attacco di ridarella. “sono Jamia, se per te non è un problema,resterò qui per qualche giorno.” Si presentò la ragazza e TopoGigio, ehm…cioè Michael le sorrise.
“si è okay, anche se il nano non rispetta i patti è sempre magnifico avere una ragazza così bella per casa.” Disse, sorridendole. Frank spalancò la bocca, indignato. Quel topo ci stava provando! Osservò le guancie di Jamia prendere colore e sorridere.
“sono Mikey comunque e non Michael.” Concluse per poi dileguarsi in camera sua.
“simpatico il tuo amico!” esclamò Jamia sedendosi con un leggero “poff” sul divano.
 “è un adulatore del cazzo…” ringhiò Frank, incrociando le braccia al petto.
“cosa c’è Iero?” domandò Jamia ridendo sarcastica. “geloso?”
“puoi giurarci!” esclamò, distogliendo lo sguardo per evitare quello leggermente sorpreso di Jamia. Non era riuscito a trattenersi e come un deficiente aveva esclamato quelle parole.
“come scusa?” chiese Nestor,cercando di estorcere qualche risposta in più.
“ho una fame tremenda.” Disse Iero spostando lo sguardo da tutte le parti. “ ti va il cinese?” chiese e dopo aver ottenuto una risposta affermati, afferrò il cellulare di Mikey e ordinò velocemente la cena.
 
 
 
ma perché voi vegetariani, siete così silenziosi?” chiese Mikey addentando un pezzetto di pollo alle mandorle. “ho capito. State pregando.” Concluse, bevendo un lungo sorso di birra fresca.
ma ti senti quando parli?” esclamò Frank, posando il suo involtino primavera. “ sei sicuro che non prendi pillole strane, amico?” chiese. “ le tue pillole per l’asma sono alquanto sospette.” Mikey non rispose alle provocazione, lanciando qualche imprecazione verso Frank che sghignazzava perfido e si girò a guardare Jamia che con un sorriso triste, teneva il capo basso, persa nei pensieri e Frank capì.
Voleva tornare a casa Jamia e voleva farlo anche se in quella dimora niente aveva senso, perché ogni cosa creata era stata distrutta violentemente, il desiderio di riprendere una vita normale era forte e le faceva male.
“sono stanca, vado a letto.” Disse, alzandosi dalla sedia. “grazie.”
 Frank e Mikey annuirono, per poi guardarsi preoccupati.
Jamia si chiuse la porta alle spalle e sospirando osservò la camera di Frank che quest’ultimo aveva insistito che usasse.
C’era un bel letto al centro e un piccolo armadio accanto alla porta, una televisione, un comodino e due belle chitarre facevano la loro mostra di fronte al letto. Si avvicinò ad esse e prese ad osservarle, ricordandosi della melodia che poche ore prima aveva sentito in quel negozio di musica.
Era più che convinta che fosse stata opera di Iero. Sorrise triste e accarezzò il manico della chitarra acustica, pizzicando leggera le corde.
Si chiese, curiosa che cosa stesse facendo David. Si chiese se anche lui, come lei era triste e sentiva un irrimediabile senso di vuoto.
Pensò per un attimo a suo padre, che sicuramente in preda alla rabbia più cieca, era sparito per l’ennesima volta in chissà quale posto, lasciando sua madre sola a consolarsi con qualche stupida bottiglia di Gin o Vodka.
Sospirò per la milionesima volta, sentendosi stufa di scappare. Fuggire, vivere ibera non faceva per lei. Era troppo abituata a sentirsi chiusa in una casa vuota, con solo il fastidioso rumore di oggetti infranti e urla disperate.
“ti ho portato il borsone…” Frank spuntò dalla porta semi aperta, guardando Jamia staccarsi dalla chitarra, spaventata.
“ti ringrazio…”  gli sorrise, per poi distogliere lo sguardo e sedendosi sul letto lasciò che le parole di Frank la invasero.
“se hai bisogno di qualcuno con qui parlare, anche solo una spalla su qui piangere, non farti scrupoli a venire da me.” Disse, avvicinandosi per accarezzarle dolcemente i capelli.
“perché lo fai?” chiese Jamia, senza alzare lo sguardo. Frank scosse le spalle.
“non lo so di preciso.” Mentì, sorridendo malinconico. Jamia sorrise, ora un po’ più sollevata.
“sai suonare?” chiese e Frank annuì prendendo per il manico la chitarra elettrica, che stava affianco a quella acustica.
“vuoi sentire?” chiese con un sorriso sbarazzino, Jamia annuì contenta, mettendosi a gambe incrociate sul letto. Guardò Frank che sedendosi sul letto aveva acceso un piccolo amplificatore e con gesti semplici ed esperti, accarezzò le corde, per qualche secondo, accordandole.
“è una cosa che ho composto un po’ di giorni fa…” spiegò, arrossendo sotto lo sguardo sorpreso della ragazza.
“tu componi?” chiese Jamia.
si e scrivo le canzoni.” Spiegò accordando l’ultima corda. “ lo faccio per la mia band.”
si schiarì la voce e disse solenne prima di iniziare: “ altra lezione, la numero otto.”  Si schiarì nuovamente la voce, prima di incominciare a pizzicare insistente le corde della sua bella chitarra.
 
 
“I wear myself too thin,
Can't help myself this time.
I'm on the outside looking in,
Can't see myself this time.”

 
 
Jamia sorrise, lasciando che I suoi occhi si dipingessero di lacrime. Non era triste, erano lacrime emozionate che le salivano direttamente dal cuore.
 
 
 
“Don't wanna go, don't wanna go, don't wanna drive back home.
There's nothing there for me.
It's 1am, it's 2am, it's 4 in the morning.”

 
 
 
Frank era realmente bravo. Non solo a suonare, a cantare, ma anche a far sparire quella brutta e fastidiosa nota di dolore perenne.
Jamia lo fissava, pendeva da quelle labbra che cantavano parole meravigliose, con gli occhi nocciola coperti dalle palpebre che vibravano concentrate e commosse.
 
 
 
“Did I think she'd be here?
Did I fool myself again?
I think I did.
I think I fooled myself again.
Again, again, again.
I fooled myself again.

 
 
Frank sorrise, immaginandosi nella testa le lacrime e il sorriso candido di quella ragazza che voleva aiutare e fare felice. E lo desiderava con tutte le sue forze e mentre la canzone e le parole andavano avanti, Frankie si concedette di aprire gli occhi e di buttarli in quelli umidi della ragazza che sorrise.
 
 
but no one hears a sound.
I take my life with lack of sleep.
I believe the things I feel,
The things I see are fooling only me…”

 
 
 
Le parole sfumarono, così come le note delle chitarra che Frank appoggiò delicatamente a terra.
Jamia applaudì, sinceramente colpita ed emozionata.
“sei davvero bravo…” sussurrò, per poi sporgersi e abbracciarlo, lasciando di stucco entrambi.
Iero aspirò il profumo intossicante e dolce di Jamia, deciso a compiere ciò che la sera precedente aveva iniziato.
Voleva baciarla.
Tenerla stretta e baciarla fino a perdere il respiro.
Quando si è innamorati, sono questi i pensieri che ti affollano la mente?
Frank non lo sapeva.
Non era mai stato innamorato fino a quel momento.
Aveva avuto solo delle cotte di poco conto e mal vissute.
Si staccò leggermente dalla ragazza, solo per posarle un live bacio al lato della bocca.
Era mai stato così dolce?
Ci pensò un attimo.
In realtà no.
In passato amava fare sesso con persone che lo conoscevano poco e niente, o baciarsi solo perché glielo dettava il desiderio, era questo che Frank faceva, ovviamente prima di vedere quella bella ragazza, in un freddo giorno di scuola.
“vedi io…” Frank cercò di spiccicare una qualche frase di senso compiuto, ma Jamia lo fermò sul nascere, posandogli un dito sulle labbra e riscoprendosi piuttosto intraprendente sussurrò: “va bene così, Frank…”
Il cuore del ragazzo prese a fare buffe e strane capriole.
Era la prima volta da quando la conosceva che Jamia si permetteva di chiamarlo per nome e lui si sentiva così bene che non gli importò più di nulla, nemmeno del campanello che aveva preso a suonare con insistenza.
“FRANK! Vai tu ad aprire!” urlò Mikey, in un punto remoto della casa. “mi sto facendo la doccia!” Frank sbuffò.
ma porca puttana…” sussurrò Jamia e Frank ridacchiò nel sentirla così contrariata.
“vado e torno.” Le sussurrò per poi uscire dalla camera, lasciando unimbronciata Jamia a inveire contro uno: “stupito TopoGigio…”
Frank sospirò e passando vicino al bagno urlò: “stai lontano dalla stufetta! Non raccoglierò il tuo corpo carbonizzato dentro la doccia!” minacciò e  Mikey rispose un si al quanto scocciato.
Intanto il campanello continuava a suonare insistente, accompagnato da forti botti alla porta.
“arrivo, arrivo…” esclamò il rosso aprendo di scatto la porta.
Un ragazzo con il capo basso, si torturava le mani.
“Jackie?”  esclamò Frankie, sorridendo.
“ciao…” il migliore amico di Frank alzò il capo, rivelando un bruttissimo segno violaceo intorno all’occhio e il labbro inferiore spaccato.
“che ti è successo?”  disse, facendolo entrare in casa. Jackie sostò sulle porta, mentre qualche lacrima gli infastidiva la vista.
“mamma e papà l’hanno scoperto…” raccontò. “ mio padre non è riuscito a trattenersi.” Frank restò in ascolto, così come Jamia, nascosta dell’ombra della porta. Poteva vedere Frank esitare e Jackie piangere disperato.
“è così imbarazzante avere un figlio omosessuale?” chiese, singhiozzando, mentre il suo migliore amico gli accarezzava la spalla, in segno di conforto.
“mi dispiace Jackie…” sussurrò.
“secondo te lo è Frankie?” chiese il moro, rivolgendosi alla domanda di prima.
“no non lo è…” rispose serio. Gli dispiaceva così tanto vedere Jackie in quello stato.
Non glielo aveva mai confessato di essere Gay e Frank l’aveva capito da solo e senza fare domande gli era stato vicino, perché Jackie aveva bisogno di sostegno.
“e sai qual è la cosa più strana Frankie?” disse, tirando su con il naso e guardando l’amico negli occhi.
“quale?” chiese Frank stupidamente.
“che mi sono innamorato di te…” dichiarò.
Frank non disse nulla, non una parola uscì dalle sue labbra.
Si permise solo di abbracciarlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

*******
 
Eccomi tornata! Questa volta ci ho messo un po’ di più! In realtà questo cavolo di capitolo non veniva fuoriii!!!e devo ringraziare la mia Jess che oggi al telefono mi ha regalato un po’ di ispirazione per concludere!
Spero vi sia piaciuto! Non mi uccidete però… dovevo finirlo per forza così il capitolo!!!
Allora, la canzone è dei Pencey Prep “Nineteen”. All’inizio ero molto indecisa soprattutto fra “Yesterday” e “Home” , ma oggi mentre scrivevo ho ascoltato “Nineteen” e per uno strano motivo(che nemmeno io so) mi è sembrata perfetta.
 
 
Bene, TANTI AUGURI A MIKEY WAY, mio idolo da esattamente 4 anni e qualche mese!
Comunque, tanti auguri a teeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!
 
 
 
Infine, ringrazio i sette angioletti che recensiscono ovvero:
 
 
 
Blinka: ehi! Spero che i tuoi esami siano andati bene!!!!! Ecco a te il capitolo anche se con un ritardo immenso ç_ç perdonooooooooooo!!! Ora la tristezza raddoppia, anche se Michele è li apposta per risollevare il morale!!!=P dimmi che ne pensi, pleaseeeeeeeee<3
(sono arrivata alla conclusione che dannazione si scrive con una “Z” . quando me l’hai chiesto, ci ho pensato tutto il sacrosanto giorno. Poi alla fine ho preso il dizionario=P) bacioni!
 
 
Chemical Lady: ti picchierei e lo sai. Quando ci penso mi viene il nervosooooooooo pessimista che non sei altro!!!! Comunque tesoro ecco a te il capitolo, anche se te l’ho bellamente illustrato oggi, dimmi che ne pensi!!! Ti amo di bene Jess<3
 

 
FrankieLou: TAD TAN! Piccola sorpresa finale! Spero ti piaccia e poi, hai visto? Resta!!! Bacioni! Dimmi che ne pensiiiiiiiiii!!!!
 

 
Elyrock: io adoro Frank i questi panni. Lo adoro perché secondo me li veste benissimo. Essere così disposto e gentile, ma pazzo e deficiente è da lui, no? Jamia ha seguito il tuo consiglio ed è rimasta(soprattutto io l’ho seguito, non volevo attentati=P) si, Mikey è un artista di arte moderna! E qui l’ho voluto vestire con i panni di un sarcastico e calmo universitario! Dimmi che ne pensi! Baci!
 
 

simmyListing:lei è solo lei (non facciamo nomi se no mi uccide) resterà il genio della lampada! Grazie del commento Baby! Apprezzato infinitamente!!!! Ti volgio troppoooooooooooo bene pazzoiede!!!! Bacioni!
 
 
 
mcr_girl: sapevo che Disarm ti piaceva e così ho pensato di metterla!! Che bello ci siamo rivisteeeeee me troppo contentaaaaaa!!!! Che ne dici di questo capitolo? Di mmi che ne pensi! Lo sai che è importante!!! Ti voglio tanto, tanto, tanto beneeeeee<3
 
 
 
ioamolacocacola: ben tornata!!!!! Mi mancava una tua recensione! E poi sei una mia alunna e le devi fare per forza!! MUAHAHAHAHAAHAHAHAHAH!! Contenta della canzone? Sono sempre una brava Prof? Dimmi che ne pensi del capitolo!!! Bacioni grandi!
 
 
 
 
Vi ringrazio,
vostra, Grè<3

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** capitolo sette parte prima ***


framia7

 

 

 

 

 
 
Scusate il terribile ritardoooooooooooo!!!!ç__çscusate,scusate,scusate!!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
PARTE PRIMA
 

 


 


 
 
Frank non seppe quanto durò quell’abbraccio, ma lo trovò così vero  e bello che faticò a staccarsi dalle braccia tremanti dell’amico, che singhiozzava sulla sua spalla.
Un sussurro riscosse Frank dal quel tepore e capì che non era giusto stare lì, con lui.
Jackie gli aveva detto di amarlo, stringendo poi le dita ai suoi capelli rosso fuoco.
Frank cominciò a sentire le prime lacrime calde che gli scaldavano il viso e Jackie, lo sentì e capì che quell’abbraccio così confortevole sarebbe stato l’ultimo e quindi ci mise tutto l’amore possibile prima di staccarsi leggermente e posare le labbra su quelle del suo migliore amico.
Le trovò calde e perfette, così vicine alle sue fantasie.
Frank si lasciò baciare, senza staccarsi.
Un bacio salato e disperato.
Sapeva di lacrime Jackie.
Quando il bacio finì, Frank abbasso il capo, colpevole di averlo illuso.
“mi dispiace…” sussurrò.
Rimase a testa bassa e quasi non sentì la porta di casa che veniva lentamente chiusa.
 
 
 
 
                                                                                                    ****
 
 
 
Jamia si buttò sul letto, il cuore che le batteva impazzito e il viso in fiamme.
Aveva rinunciato s vedere oltre dopo che Jackie Sullivan aveva posato le labbra su quelle di Frank Iero.
Si sentiva una spiona, ma allo stesso tempo presa in giro.
A dirla tutta Jamia non aveva mai avuto nessun rapporto con un ragazzo differente dall’amicizia.
Non aveva mai provato a baciare.
Non aveva mai sentito il bisogno di volare su una nuvoletta disgustosamente rosa e prima di allora non si era mai innamorata.
Sbuffò.
Aveva voglia di prendere il suo cuore e farlo smettere di battere per quell’idiota di Iero.
Ci doveva essere lo stop da qualche parte, no?
 
Erano passate le tre quando Jamia decise di smettere di agitarsi nel letto e alzarsi.
Sbadigliò trascinandosi in cucina con fare assonnato. Si accorse solo sulla soglia che la luce della stanza era già accesa e che Frank stava seduto scomposto, il ciuffo che gli copriva gli occhi e una birra fra le mani.
Era triste.
Jamia entrò e si avvicinò al frigo lentamente e lo aprì, tirando fuori la bottiglia del latte per versarlo in un pendolino di metallo e scaldarlo.
Non disse una parola, così come Frank che non sembrava averla notata e continuava a stringere la bottiglia di birra.
Jamia sospirò mettendosi in punta di piedi per recuperare due grosse tazze dalla credenza, le riempì di latte caldo poggiandole poi sul tavolo.
La ragazza fece un sorrisino triste, prima di togliere la birra che Iero stringeva mollemente fra le mani.
Frank alzò il viso verso Jamia con sguardo offeso.
“Ehi!” esclamò. “molla! L’alcool è l’unica cosa che mi serve ora!” Finì.
Jamia alzò un sopraciglio.
“quanto può esserti d’aiuto questa birra completamente sigillata?!” chiese osservando il tappo della bottiglia rigorosamente chiuso.
“uff..” sbuffò, contrariato. “mi dava un’aria da ragazzo vissuto…” sussurrò, colorando le sue gote di un bel rosso.
Jamia rise brevemente prima di porgergli la tazza calda. Frank la ringraziò con un piccolo sorrisino.
“come mai sveglia a quest’ora?” chiese Iero sorseggiando lentamente.
“non riuscivo a chiudere occhio…” rispose vaga, distogliendo lo sguardo. Non piangere Jamia, non farlo, pensò mordicchiandosi il labbro inferiore. “e tu?” la prima risposta di Frank fu una leggera smorfia sul viso triste.
“scusa se non sono tornato…” sussurrò colpevole, riferendosi a molte ore prima.
Jamia scosse il capo, senza fare domande, quando invece nella sua testa c’erano tante e tutte così imbarazzanti e dolorose da porre che non si preoccupò di farsi avanti.
“è venuto Jackie…” sussurrò il ragazzo. “Lui è il mio migliore amico…” la bruna non parlò ancora, lasciò che le parole sconnesse di Iero si perdessero in quella piccola cucina. “pensavo che mi volesse bene… che… eravamo come fratelli…” Frank si portò una mano dietro il collo. “ e invece…” si concesse un sorriso amaro. “.. mi ama, ma non so che pensare ora perché… ho lasciato che mi baciasse e che si sentisse per un attimo ricambiato…” il rosso sospirò angoscioso e Jamia continuava a guardarlo persa nella sua sconnessa rivelazione.
La domanda gli sorse spontanea. “ e perché gliel’hai lasciato credere?”  Frank scosse il capo sconsolato.
“non lo so…” sbuffò portandosi le mani fra i capelli. “ io non riuscivo a staccarmi da quell’abbraccio e avevo un’immensa paura di ferirlo, se l’avessi trattato male, ma mi rendo conto che dare false speranze è la cosa peggiore che potessi fare, soprattutto a lui…” sospirò, guardandosi le mani. “io amo una persona…e-e lui lo sapeva che…” non finì la frase lasciandosi andare a un singhiozzo.
“parlami di questa persona…” propose Jamia, sorridendogli dolcemente. Frank fece un tenero sorriso fra le lacrime.
“ è una ragazza così speciale…e se non ci fosse stata lei ogni cosa sarebbe stata più facile, ogni gesto mi sembra così banale quando sono con lei e mi sento uno stupido per la maggior parte del tempo, mi è entrata dentro e si è attaccata alle pareti del mio cuore con le unghie, io qualche volta ci provo a dimenticarla a pensare ad altro, ma non ci riesco e mi blocco sul da farsi.” Fece un sorrisino ironico e arrossì, tirando sul col naso. Jamia lo trovò adorabile. “è così strano pensare all’amore ed è altrettanto strano per me comportarmi come l’amore mi dice di fare.
La Nestor decise di non aggiungere nulla, non lo guardò nemmeno in faccia, si concentrò invece sul fumo caldo che fuoriusciva dalla tazza.
Aveva una voglia matta di urlare e di sbattere i piedi a terra come una bimba disgustosamente capricciosa.
Se solo fosse stata a casa sua, si sarebbe rinchiusa in camera, abbracciando il suo cuscino preferito e avendo la compagnia di Napoleone accanto a se.
Intanto Frank si grattava una guancia, imbarazzato e ancora triste e si sentiva pentito della sua rivelazione.
Aveva voglia di prendersi a schiaffi da solo! Ci mancava poco che s’inginocchiasse per chiederle la mano!
Quindi per non destare sospetti, non disse altro, lasciando in sospeso molte cose, finendo di bere il suo latte.

 


 
 
                                                                                               *****
 
 
 
Jamia si sveglio la mattina, con un leggero mal di testa e un dolore alla schiena non indifferente.
Aprì gli occhi stropicciandoli con i pugni chiusi, qualcosa si mosse al suo fianco e quando Jamia capì che ha pochi centimetri dal suo viso c’era un Frank Iero teneramente addormentato, lanciò un urlo, sbilanciandosi all’indietro per trovare la consistenza del pavimento sotto di se.
Era caduta dal divano.
Ringhiò per il dolore e rossa in viso si mise seduta.
Intanto il bell’addormentato, alias Frank continuava  a dormire sul fianco, ignaro di tutto, con un braccio a fargli da cuscino.
Jamia si ricordò avvampando delle ore precedenti, come in silenzio si erano messi sul divano, comprendoni con un plaid  colorato e sintonizzando un canale comico alla televisione.
Si ricordò di come i singhiozzi  trattenuta male di Frank sovrastavano le risa del pubblico
SI ricordò infine di averlo abbracciato, ascoltando il suo pianto e come in un istante si erano addormentati.
Lo guardò incantata per un po’, forse un po’ troppo perché non si accorse che Mikey si era avvicinato, ghignando.
“guarda che se continui così si consuma!”  esclamò, facendo sobbalzare la povera ragazza. Mikey rise scompigliandole i capelli in una dolce carezza fraterna.
“che ore sono?” chiese, rossastra in viso, mentre il ragazzo occhialuto controllava l’orologio al polso.
“i sette e mezzo…” rispose pensieroso. “ ti va di fare colazione?” chiese entrando in cucina. Jamia annuì seguendolo. “ purtroppo il tostapane è fuori uso…” disse grattandosi i capelli e la brunetta lo trovò buffissimo nei panni del ragazzo imbarazzato.
“latte e cereali?” Jamia annuì ridacchiando e si sedette allo stesso posto di quella notte, ripensando a quel viso, a quelle lacrime…
“basta è un’ossessione!” si sussurrò, picchiettandosi il pugno in testa e quando alzò lo sguardo, trovò quello di Mikey che la osservava preoccupato.
“è tutto okay?” chiese, trasformando il suo viso serio in una smorfia divertita.
Jamia annuì, arrossendo per la milionesima volta da quando aveva messo piede in quella casa. Mikey intanto, dopo aver appoggiato l’occorrente sul tavolo, si era affacciato alla finestra, stiracchiandosi.
“ se lo dici tu…” rimase in silenzio per un minuto buono, finchè Mikey non aggiunse: “Siete buffi voi due. Avete le stesse paure e gli stessi sentimenti. Ma state ancora qui, a trovare mille scuse e parole per non scontrarvi…
Non capì Jamia e non poté chiedere spiegazioni perché un assonnato Frank fece la sua apparsa, grattandosi poco finemente il sedere.
“mi sono perso qualcosa?” chiese, sbadigliando e sedendosi a peso morto vicino a Jamia.
si l’autobus!” rispose  il suo coinquilino, salutando con la manina l’autobus scolastico che proprio in quel momento svoltava l’angolo. Di allontanò dalla finestra per sedersi, come la sera prima, di fronte a due, alzando gli occhi a cielo quando li vide impegnati in una lotta di timidi sguardi.
“se ti sbrighi Gerard, potrebbe dare un passaggio anche a te!”
Frank fece spallucce annuendo.
“Gerard?” chiese Jamia incuriosita.
“è uno sfigato…” rispose Mikey nascondendo il viso nella sua enorme tazza.
“si quanto te!” finì Frank. “d’altro canto è tuo fratello.” Mikey gli regalò una pernacchia.
“perfido.”
“idiota.”
“imbecille.”
“nano del cazzo!” Jamia guardò Mikey accigliata, mentre la stima verso quel ragazzo universitario calava rapidamente.
“mi ritengo offeso.” Esclamò Frank sdegnoso.
“mi scusi se ho offeso il suo ego, sua maestà!” ribattè Mikey prostrandosi in un buffo inchino.
La cucina fu invasa da risa, mentre Frank metteva il muso, per poi scoppiare a ridere come un bimbo.
Tutto cessò quando qualcuno bussò alla porta in modo brusco.
“Mikey!Frank!” una voce stridula oltrepassò la porta. “ muovete quel culo flaccido se volete un passaggio!”
Mikey scosse il capo sbuffando divertito.
“quello la fuori è mio fratello.”
“allora?!?!” urlò ancora, poi inaspettatamente il rumore di un botto e ancora la voce di Gerard. “o-okay, penso che vi aspetterò in macchina…” un altro rumore sinistro e poi un piccolo stridulo. “no, signora Smith… metta giù il fucile… possiamo parlarne con calma davanti una tazza di thè? Che ne dice?! No!!! Che cosa fa?!?” altri rumori e la corsa disperata di Gerard fuori dagli edifici fece scoppiare ancora a ridere i ragazzi.
Mikey si chiuse in bagno, ancora ridendo, mentre Frank si spostò in camera sua, seguito da una curiosa Jamia.
“chi è la signora Smith?!” chiese, sedendosi sul letto.
Frank aprì l’armadio, tirando fuori una felpa rossa e un paio di Jeans larghi, con qualche strappo.
“è la vicina.” Spiegò, spogliandosi, rabbrividendo dal freddo. “ odia il rumore e soprattutto odia Gerard.” Si vestì velocemente.
“Perché?”
Frank ridacchiò, mentre con poca attenzione si sistemava la capigliatura rossa.
“ha investito il suo gatto di dieci chili.” Disse, trasportando la ragazza in una lieve risata.
“allora oggi rimani a casa?” Jamia annuì e senza dire una parola si ritrovò il profumo di Frank sulla pelle.
La stava abbracciando, accarezzandole i capelli e dondolandola dolcemente.
“sono contento che tu sia qui,” le sussurrò con il cuore in gola. “indipendentemente da tutto.” Jamia sorrise, nascondendo il viso nella sua felpa.
“anch’io…” e lo strinse a sé, forte.
“quando avete finito di tubare fatemi un fischio.”
Mikey, con il suo solito cipiglio sarcastico era appoggiato allo stipite, con i libri sotto braccio.
“sempre nei momenti più inopportuni, eh?!” lo rimproverò Frank, staccandosi dalla brunetta per recuperare il suo zaino dal sotto il letto.
“noi andiamo, a dopo!” la salutò.
“si Jam, a dopo!” concluse Mikey, prima che entrambi uscissero da casa, ridendo come due bambini.
 
 
 
                                                                                                      ****
 
 
 
Frank non aveva mai trovato così noiose e solitarie le ore di scuola. Di solito si risollevava il morale con qualche scherzo o con qualche battuta in compagnia del suo migliore amico, ma quel giorno lui non era lì e aveva lascio Frank a sperare, guardando quel banco di fianco al suo con insistenza, tanto che gli occhi gli luccicavano.
Neanche si accorse che la campanella era suonata e che una ragazza, piuttosto infervorata lo guardava battendo il piede a terra.
“Iero?!
Gina, lasciò che Frank la guardasse interrogativo per qualche secondo prima di afferrarlo per il colletto della felpa e avvicinandoselo pericolosamente a se.
“so che l’hai rapita.” Diceva e a Frank parse di sentirla ringhiare. “ per i tuoi loschi piani.” Concluse.
Il rosso continuava a non capire, sentendosi improvvisamente senza ossigeno e riuscendo a mormorare uno striminzito: “eh?!”
“cosa eh?! Hai rapito la mia migliore amica!” ringhio, scuotendolo pericolosamente. I compagni di classe del chitarrista, con sapevano se ridere o se preoccuparsi.
Tim infatti, non aveva il coraggio di alzarsi dal suo banco.
Ci volle Neil che con tutta la sua calma,scansò Gina da un povero e disorientato Frank.
“Gin rilassati.” Le disse, sorridendole amorevolmente. “ sono sicuro che Jamia sta benone.” E quando si girò verso il rosso per chiedere conferma, quest’ultimo fu sicuro di aver  visto un lampo omicida passare per le iridi nere di Neil. “non è vero?” chiese.
Frank annuì, in modo meccanico, spaventato a morte.
“e come la mettiamo con David?!la sta cercando da tutte le parti Neil!” sbottò Gina e sembrava preoccupata.
“come? Cosa c’entra David? Non è a New York?!”  si preoccupò Frank.
Neil negò col capo e Gina rispose per lui.
“no! È tornato sta mattina, Jamia non si è fatta più sentire e così si è preoccupato!” esclamò.
ma, Nestor sta bene, è a casa mia adesso e-“ Gina lo interruppe nuovamente.
“lo sapevo!” sbottò, battendosi il pugno sul palmo aperto. “ma ora il problema è un altro…” si avvicinò a Iero con circospezione.
“ David l’ha cercata a casa…” Gina fece una lunga pausa, e Frank fu sicuro di aver udito un singhiozzo trattenuto. “ il signor Nestor è ripartito…e… la signora Nestor…” Gina, si portò le mani alla bocca. Sembrava sconvolta ora e non riusciva a parlare.
“… è stata trovata in una pozza di sangue dai vicini.” Finì Neil.
Fu il rumore della sedia che cadde con un grosso frastuono sul pavimento a riscuotere Frank.
Non prese neanche fiato e si fiondò fuori dall’aula, seguito dagli amici di Jamia che lo raggiunsero a stento.
“Iero! Dove stai andando?!” gi urlò dietro Gina, con il fiatone, mentre uscivano velocemente dall’istituto.
“a casa!” gli urlò di rimando. “deve saperlo!” . in quel momento non gli importava niente.
Né di Jackie, né della scuola abbandonata alla terza ora, né di Gina e Neil che gli stavano dietro, facendogli delle domande alle quali non si preoccupò di rispondere.
Dimenticò la distanza che c’era fra la scuola e il suo appartamento e fu da Jamia in dieci minuti, annaspando, con la gola che chiedeva pietà e il cuore che gli batteva a mille.
I piedi che batterono incessantemente sul pavimento, mentre la ragazza ci metteva troppo per aprire quella dannata porta.
 “quanto cazzo ci mette!?!?” sussurrò Frank fra se e quando finalmente la porta si aprì, rivelando una Jamia confusa, lui la guardò solo per un attimo e la strinse a se, così forte da farle mancare il fiato. Non si preoccupò di nulla Frank, solo la tenne stretta accarezzandole quei capelli morbidi con la mano.
“cos’è successo?!” chiese la bruna, il cuore in subbuglio e le guancie rosse dall’emozione.
Frank non parlò.
Non sapeva che fare e rivelagli una cosa come quella stava diventando più difficile del previsto.
Che cosa avrebbe fatto Jamia?
Avrebbe pianto?
Urlato?
Frank non lo sapeva.
E quando Neil alle sue spalle parlò, sentì le mani della ragazza che gli stringevano la schiena e soffocando un urlo pianse, stringendo quella felpa rossa e lasciandosi cullare dalle braccia che prontamente la sorreggevano.
Erano ancora sull’uscio dell’appartamento, ma le uniche cose che si sentivano erano il pianto sfrenato di Jamia e le parole sussurrate di Frank che come una ninna nanna cercavano di calmarla.
“sono con te, qualunque cosa succeda, sono con te…” le baciò la tempia, le palpebre bagnate e la guancia, infondendole calore.
E solo Dio sapeva quanto Jamia aveva bisogno di quelle attenzioni.
Di quell’amore così grande, così puro e buono.
Così gentile e rispettoso.
Alzò lo sguardo verso i suoi amici e Gina le sorrise amorevolmente fra le lacrime e si convinse che tutto sarebbe andato per il meglio se loro fossero stati con lei.
 
 
 
 
                                                                                                                ****
 
 
 
Frank si sedette sulla scomoda sedia della sala d’aspetto, sbuffando.
Era sicuro che si sarebbe ricordato di quel giorno per sempre.
Oh certo, come scordarsi di quei momenti così intensi e dolorosi?
Adocchiò David che vicino a lui guardava il soffitto, rigirandosi fra le mani un caffè oramai troppo freddo.
Rivisse per un momento l’abbraccio sconvolto e disperato fra lui e sua sorella e di come si facevano forza l’uno con l’altra anche ora, mentre impazienti aspettavano di vedere la madre, chiusa in quella stanza da troppo tempo.
“vado a prendere una boccata d’aria…” li informò Jamia, passandosi per l’ennesima volte le mani fra i capelli scompigliati.
“aspetta!” Frank la raggiunse e con un timido sorriso disse: “Vengo con te.”
Lasciarono che l’aria fredda del pomeriggio ghiacciasse le loro guancie, senza dire nulla, ascoltando i loro pensieri.
“vieni, scaldiamoci in auto…” disse Frank prendendola gentilmente per il braccio.
Sapeva che il pretesto di lasciare quell’ospedale non era una semplice boccata d’aria.
Conosceva le sue paure.
E quando salirono Jamia chiese:
“come hai fatto a capirlo?” Frank si sistemò meglio sui sedili posteriori.
“capire cosa?!” sorrise un poco.
“di che cosa avevo realmente bisogno…”  il ragazzo la guardò.
“non lo so.” Rispose. “l’ho solo sentito.” Frank si fermò a guardare fuori dal finestrino con aria pensierosa.
La ragazza in tanto si affaccendava al suo fianco.
“lezione numero nove…” disse Jamia facendo partire dallo sgangherato stereo una vecchia canzone.
 
 
       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 
 
 
 
 
Ecco..sono in ritardo e vi divido pure il capitolo( la canzone sarà nella seconda parte)… sono bastarda!!!! Non tanto…=P
Vi dico che non sono tanto soddisfatta di questo capitolo, perché.. boh.. non so! Però ho sudato cinquantasettemila felpe per finirlo!! L’ho fatto soprattutto per ioamolacocacola, so che desiderava tanto che continuassi e la mia tata Jee e la mia sugar ! Sono stata brava eh?!?!?
Comunque… io mercoledì parto per Vienna e non so quando potrò aggiornare anche se metà del capitolo è tutto fatto.. starò via una settimana… quindi non uccidetemi! Cercherò di farlo il prima possibile!!!
 
Okay, capitolo dedicato a Frank Iero che oggi compie 27 anni!!! Si cresceeeee e non solo d’età come dice Jee!!=P auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii tanti tantiiiiiii!!!<3
 
Ringrazio tanto con tutto il cuore le dieci persone( cazzooooooooo quantiiiiiiiiiiiii!!! mia madre e il mio moroso mi hanno raccolto col cucchiaio quando l’ho  letto!!!!!!!!!XD) che hanno recensito e siete davvero tanti!! Vi ringrazio davvero, ma davvero tanto!!!
E siete:

 

 


Chemical Lady( visto ho postatoooooooooooooooo!! Ti lovvooooooo!<3)
 
Elyrock(sto complicando un po’ le cose?!?)
 
FrankieLou( io ridere come una matta con mikey!!!! Grazie mille cara!!)
 
Blinka(ritardo imperdonabile perdonoooooooooooooç__ç)
 
mcr_girl(sugar!!! Ti voglio beneXD)
 
frezzy_mcr(mille, mille grazie)
 
simmyListing( tessoroooooooooooooo)
 
ioamolacocacola(ecco a te!!!!!baci<3)
 
Greendayana94( grazieeeeeeeeee!! Ora sono io che chiedo perdono però!!!)
 
princes_of_the_univers(ecco… scusa per il ritardo e grazieeeeeeeeeee)
 
 
 
 
a presto…cioè…forse…!!!!
Baci,
Grè<3

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo sette parte seconda ***


frankjamia23

 

 

A te,

Perché la nostra canzone non ci abbandona mai!

Ti voglio bene

 

 

 

 

 

 

PARTE SECONDA

 

 

 

 

 

 

Quando la musica partì, Frank si lasciò andare con un sorriso, guardando gli occhi scuri di Jamia diventare lucidi.

Jamia sorrise, muovendo il capo a tempo di musica, un movimento lento, come se fosse la cosa più normale del mondo…

Continuò a guardarla mentre i singhiozzi presero a scuoterla.

Frank sapeva che non poteva fare nulla, sapeva che per quel dolore non c’era cura.

 

 

 

“…Talk to me softly
There's something in your eyes
don’t hang your head in sorrow
and please don't cry
…”

 

 

“…Parlami dolcemente
C’è qualcosa nei tuoi occhi
Non mettere la tua testa nel dolore
E per favore non piangere…”

 

 

Nestor ricalcò le parole della canzone con voce stonata e rotta dai piccoli singhiozzi che, affannati le uscivano dalle labbra.

Frank restò ad osservarla, come incantato, senza sapere realmente cosa fare, cosa dire.

 

 

 

“…I know how you feel inside I've
I've been there before
something’s changing inside you
and don't you know…”

 

“…So come ti senti dentro
Ci sono passato prima
Qualcosa sta cambiando dentro di te
E tu non capisci... ”

 

 

Jamia sorrise, quando la voce bella e calda di Frank prese il suo posto e il cuore gli morì in petto nel momento in cui il ragazzo l’abbracciò. Si sentì strana, come se fosse la prima volta che abbracciasse qualcuno. Si sentì goffa, perché con tutto l’amore possibile si aggrappava a quel petto caldo e vivo e si sentì egoista, perché non le importava di nulla, non le importava del tempo, del suo dolore, di quello di sua madre stesa in quel letto freddo e bianco.

 

“…Don't you cry tonight
I still love you baby
don’t you cry tonight
Don't you cry tonight
There's a heaven above you baby
And don't you cry tonight…”

 

“…Non piangere stanotte
Ti amo ancora baby
Non piangere stanotte
Non piangere stanotte
C’è un paradiso sopra di te baby
E non piangere stanotte…”

 

Se quello era il paradiso allora si stava così bene! Pensò Frank inconsciamente, mentre abbassava la testa per scrutare meglio le lacrime che cadevo sul viso della Nestor a fiumi. Non si sarebbe mai aspettato, però di vedere quello sguardo ricambiato. Jamia gli sorrise, continuando per lui la canzone che aveva interrotto, per poterla osservare meglio, senza preoccuparti di nient’altro.

Il loro primo bacio fu inaspettato, forse l’avevano sperato, agoniato, cercando di trovare il momento giusto, le parole più adatte, ma forse il momento perfetto non esisteva. Forse tutto quello che potevano fare era crearlo il momento perfetto, senza aspettarlo, senza reclamarlo.

 

“…Give me a whisper
And give me a sigh
Give me a kiss before you tell me goodbye
Don't you take it so hard now
And please don't take it so bad
I'll still be thinking' of you
And the times we had... baby…”

 

“…Fammi un bisbiglio
E fammi un sospiro
Dammi un bacio prima di dirmi arrivederci
Non farla così difficile adesso
E per favore non prenderla così male
Starò ancora pensando a te
E le cose che abbiamo avuto baby…”

 

Frank restò su quelle labbra per un tempo infinito e Jamia perdeva il respiro tutte le volte che quel bacio diventava più profondo e tornava lento come un battito di ali.

 

 

 

“…And please remember
How I felt inside now
honey
You gotta make it your own way
But you'll be alright now
sugar
You'll feel better tomorrow
Come the morning light now baby…”

 

 

“…E per favore ricorda
Come mi sono sentito dentro,  ora tesoro
Devi farlo a modo tuo
Ma starai bene ora dolcezza
Ti sentirai meglio domani
Arriva la luce della mattina adesso baby…

 

 

 

Sospirò Jamia e gli abbracciò il viso con le mani, accarezzando le guancie calde. Senza pensare al fiato che a poco a poco mancava. Si sentiva la febbre, le orecchie fischiavano e il petto rimbalzava impazzito.

 

Rise di se stessa, così buffa e inadatta a tutto quello che le si presentava davanti.

 

Frank si arrampicò con le dita e si tenne stretto alle sue guancie, staccando le labbra di poco per sorridere. E sentiva la magia scorrerli nelle vene e quel calore che le sue guancie emanavano lo lasciavano esterrefatto e su di giri.

 

“Io…”

 

Quante cose aveva da dirle, quante cose da confessare, quante cose da ascoltare e c’era tutto il tempo del mondo proprio lì in quella macchina…

 

“non vorrei essere un rompi maroni, ma  ho novità…”

Queste parole vennero precedute da un forte e fastidioso bussare al finestrino.

Michael.

Frank lo maledì e chiuse gli occhi irritato.

“ti prego, facciamo finta di non sentire…” sussurrò, cercando le labbra ridenti di Jamia.

“ehi! Guarda che leggo il labiale!”  esclamò il più piccolo dei Way.

Jamia sospirò, rassegnata e voltandosi aprì lo sportello.

“cosa c’è?!” sbottò, esasperata, ma infondo divertita.

“tua madre si è svegliata.” Disse. “ha chiesto di te.”

Jamia sussultò sorpresa e uscì in fretta dalla vettura, trascinando Frank che con un sorriso pensava che sì, avevano tutto il tempo del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sembrano secoli che non venivo qua! Cavolo ne è passato di tempo!

Ho pensato di finire il capitolo lasciato incompiuto e continuare la storia per arrivare a un degno(se ci riesco) finale. Perché infondo la mia cotta colossale per Jamia non è mai finita!!*_*

 

Spero di non deludere i vecchi lettori che aspettavano da un bel po’ il mio ritorno…(Frè, lo so meglio tardi che mai!!!XD) e di non deludere i nuovi, se ci saranno.

 

Il mio luuuuungo cammino di Prof continua e vi ho messo una chicca in questo capitolo che amo personalmente e che mi lega emotivamente a tanti momenti vissuti con una delle persone più importanti della mia vita. È “Don’t Cry” dei colossali GNR!!!!

 

Ringrazio tantissimissimo le stelle che hanno recensito quel lontano capitolo!!!! (Se leggo la data mi viene un mancamento… )

 

Vi adoro sempre! <3

 

Grè<3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** capitolo otto ***


capitolo otto

 

 

 

Capitolo otto

 

 

 

Jamia si chiuse la porta dalla stanza alle spalle, muovendo qualche passo verso la sala d’attesa dell’ospedale.

Si fermò solo per un attimo, sorridendo fra le lacrime che ancora le bagnavano il viso, dopo la lunga chiacchierata con la madre. Davanti a sé riusciva finalmente a vedere uno spiraglio di felicità, e lo capì anche quando guardò il viso sereno di David che le accarezzò i capelli prima di vederlo sparire oltre quella stanza, dove la madre ora riposava con un vago sorriso.

“Ehi…” Frank si staccò dalla parete appena la vide entrare nella sala d’aspetto e per la prima volta ammirò il sorriso di Jamia.

Era un sorriso caldo, armonico e vero.

“Ehi…” gli rispose lei, andandogli incontro con lievi passi affrettati.

“Tutto bene?” chiese allungando la mano per asciugare le lacrime sulle guancie colorite. Jamia annuì, trattenendo la mano calda di Frank nella sua.

Si guardarono negli occhi prima di socchiuderli e avvicinare i loro volti per continuare quello che avevano interrotto qualche ora prima.

“Jamia?!

Frank alzò gli occhi al cielo, trattenendo una bestemmia, mordendosi il labbro inferiore con forza e si accigliò leggermente quando vide la figura di Jamia raggelarsi.

“Tesoro?”

Nestor si girò lentamente, verso l’uomo che l’aveva chiamata con tanta agitazione.  “Cosa ci fai qui?”

Frank ci mise un po’ a riconoscerlo, ma appena lo guardò negli occhi, vide gli stessi di Jamia.

Edward Nestor aveva l’aspetto trasandato, come se non dormisse da giorni. Abbandonò l’uscio della sala d’aspetto e con passo svelto afferrò sua figlia, stringendola in un abbraccio violento.

“Oh tesoro, ero così preoccupato!” iniziò l’uomo. “a casa era tutto chiuso e quella pozza di sangue sul letto!”

Jamia non si mosse, non lo abbracciò e non aprì bocca.

“Jamia?” la chiamò suo padre.

“Ora che hai colmato la tua preoccupazione puoi anche tornare da dove sei venuto.” Mormorò Jamia, staccandosi da quell’abbraccio possente.

“Che cosa dici?!” esclamò Edward, indignato.

Frank tentò, fallendo miseramente, di farsi piccolo piccolo, per non poter assistere a quella discussione.

“Che te ne devi andare! Che devi sparire!” urlò Jamia, spintonando il padre verso l’uscita. “ dove cazzo eri quando mamma si è tagliata le vene, eh? Dove cazzo eri quando non voleva mangiare, dormire o uscire! Dov’eri Edward?!” sbraitò e sia Edward che Frank sussultarono alle parole di Jamia.

“Lo sai che sono molto impegnato!”

“Oh! Certo! Impegnato!” lo scimmiottò, gesticolando con le mani. “immagino quanto sei stato impegnato! Così tanto da non aver tempo per la mamma, per David, per me!

“Io voglio cambiare! Sono qui per questo!” esclamò, portandosi le mani sul cuore.

“Non ti credo. Non ti credo più! Oramai più nessuno lo fa! Perché sei ridicolo con le tue promesse del cazzo! Ridicolo!” Jamia continuò a urlare, senza accorgersi dei tentativi di Frank di farla calmare con lievi carezze sulla spalla.

“Jamia!” esclamò poi, attirandola a sé per stringergli la vita con le braccia. “calmati per favore…” mormorò.

La ragazza sospirò, tra quelle braccia e cercò di calmarsi.

Non era grazie a quelle carezze che si calmò, ma a quella voce, che per la prima volta l’aveva chiamata per nome.

Edward rimase a guardare sua figlia, che veniva calmata fra le braccia di quello stesso ragazzino che l’aveva riaccompagnata a casa quella sera.

“Papà?” David lo guardò duramente, con le braccia incrociate al petto, appoggiato allo stipite della porta. “dobbiamo parlare.”  Aggiunse, facendogli un cenno del capo. L’uomo annuì mesto nella sua direzione e lo seguì, senza degnare di uno sguardo la figlia, solo per la paura di vedere quei occhi così simili hai suoi pieni di disprezzo.

“Jam, vai a riposarti ora. Alla mamma ci penso io.” Le disse David, e non era un suggerimento.

“Tuo fratello ha ragione, vieni.” Le mormorò Frank, passandole un braccio sulle spalle.

“Ma la mamma…”

“… C’è David con lei.” La bloccò scoccandole un bacio sui capelli.

Jamia non sembrò convinta, ma si lasciò lo stesso trascinare fuori dall’ospedale.

 

Michael stava fumando la sua sesta sigaretta quando vide Frank e Jamia uscire dall’ospedale. Fece un cenno con il capo e pestò il mozzicone sotto gli anfibi.

Neil e Gina si catapultarono su Jamia sommergendola di domande a abbracci.

“Abbiamo visto tuo padre entrare come una furia!” disse Gina.

“Non ci ha neanche visto e aveva gli occhi che sembravano iniettati di sangue!” rincarò la dose Neil.

Jamia rise un po’, facendosi strada fra le braccia dei suoi due amici, guardando Frank con gratitudine.

“Dobbiamo muoverci Iero. A quest’ora mio fratello avrà scoperto della macchina rubata.  Gli disse Mikey, quando Frank gli andò incontro.

“Posso immaginare.” Rispose, storcendo le labbra per poi ridere. “quanto vorrei vederlo ora!” gemette, con gli occhi nocciola persi in subdole fantasticherie.

Mikey rise, dirigendosi verso l’auto, quasi saltellando.

Frank richiamò i ragazzi, ancora immersi nel racconto arrabbiato di Jamia. “In carrozza bellezze!” urlò, sorridendo dolcemente a Jamia, che con sguardo preoccupato guardava l’ospedale. “tranquilla, andrà tutto bene!” la ragazza, annuì leggermente ed entrò in auto.

Il tragitto fu breve e il silenzio di Jamia fu riempito delle canzoni stonate dei suoi compagni. Frank le accarezzò il dorso della mano tutto il tempo, diffondendogli un calore confortante.

Quando aprirono la porta dell’appartamento di Mikey e Frank, Nestor notò un ragazzo moro, venire verso di loro con un luccichio omicida negli occhi verdi.

“Voi!” sbraitò, afferrando Mikey per il colletto della camicia.

Neil, Gina e Jamia indietreggiarono verso l’uscita, mentre Michael e Frank sbuffarono, alzando gli occhi al soffitto. “sapevo che avevate preso voi la macchina! Ah!”

“Ovvio che lo sapevi Gee, ti ho lasciato un messaggio in cucina.” Ribatté il fratello, mentre veniva scosso. “Mi molli, per favore? Mi stai stropicciando la camicia.” Aggiunse, con tono piatto e distaccato.

Gerard Way gli ringhiò contro, ma lo lasciò andare. “Come sta la mia piccola?” chiese poi, il viso contorto in una smorfia preoccupata.

“Bene Gee, ha solo un quasi invisibile graffio sulla portiera!” gli rispose Frankie, con tono indifferente.

“UN GRAFFIO?!?” Jamia credette che il ragazzo stesse per avere un bruttissimo attacco epilettico, perché gli occhi si spalancarono e le vene del collo cominciavano ad ingrossarsi in modo molto pericoloso. “ io vi uccido! La mia meravigliosa macchina non può avere un graffio!

“Andiamo Gerard! La tua macchina è un catorcio presa da un rivenditore d’usato!” ribatté Mikey, piuttosto scocciato.

Nessuno seppe mai cosa Gerard stava per dire, probabilmente una bestemmia o chissà cos’altro, questo perché Frank ebbe la brillante idea di infilargli la lingua in bocca intraprendendo un lungo, quanto mozzafiato bacio. Gerard si afflosciò improvvisamente, emanando un lungo sospiro fra le labbra di Frank.

I tre ragazzi addossati alla porta si guardarono impietriti. L’unico che non si meravigliò fu Mikey, che ghignando si diresse in cucina.

“Va meglio ora?” disse, Frankie, allontanandosi di botto dalle labbra dell’amico, che con gli occhi annebbiati annuiva. “ora ti calmi e ordini della pizza, okay?” gli disse dolcemente, prima di lasciargli andare le guancie, strette ancora fra le sue mani.

“Ma è normale?” fu la prima cosa che chiese Neil, quando gli venne data una fredda lattina di birra.

“Chi? Gerard?” rispose Frank sedendosi accanto a una Jamia piuttosto stranita.

“No, il fatto che vi baciate in quel modo!” esclamò Gina, con le guancie rosse.

“Ah! Beh sì direi. Lo facciamo da sempre.” Ribatté, prendendo un piccolo sorso di birra.

“Sempre?”

“Cioè, è una nostra abitudine. È il nostro modo di salutarci o a volte è il mio modo per calmarlo!” chiarì Frank.

“Con tutta quella lingua?” riuscì ad esclamare Jamia.

“Beh no!” ridacchiò “ non sempre con tutta quella lingua!”

“Potresti limitarla, la lingua?” chiese Jamia, sospirando rassegnata. Frank rise e annuì energicamente.

“Agli ordini!” esclamò Frank prima di darle un veloce bacio sulle labbra. “Sentito Gee? Niente più lingua!”

Un lugubre lamento si levò dal salotto, procurando le risate di tutti.

In fin dei conti, bastava poco per stare bene.

 

Era passata mezzanotte quando Jamia si stese sul letto di Frank. Aveva chiamato David poche ore prima e il fratello l’aveva rassicurata, dicendole che Edward se ne era andato e che non sarebbe tornato tanto presto.

“Tutto bene?” le chiese Frank, chiudendosi la porta alle spalle.

“Sì, solo un po’ stanca.”

Frank le sorrise, un sorriso così meraviglioso che aveva il potere di farla sussultare dall’emozione.

“Buona notte allora…” sussurrò il ragazzo, prima di aprire di nuovo la porta della camera.

“Aspetta!” Jamia si sollevò sui gomiti e gli sorrise intimidita. “Perché non ti stendi qui?” gli mormorò.

“Oh, okay…”

Si stese al suo fianco e lentamente, la prese fra le braccia, sospirando insieme a lei.

“Non è che potresti darmi un’altra lezione?” disse Jamia, sorridendo, con il viso affondato nel collo profumato del ragazzo.

“Uhm… a che lezione eravamo arrivati?”

“Lezione numero dieci, professore.” Borbottò allegra. Frank rise e si liberò del suo abbraccio solo per scovare fra le pile di cd abbandonati per terra quello più adatto e inserirlo nello stereo.

“Okay, lezione numero dieci, ogni canzone ha un significato e questa, rappresenta quello che significhiamo noi, ora.”

La musica iniziò e le labbra di Frank la seguirono, mentre si risistemava sul letto.

 

 

 

“…Whenever I'm alone with you
You make me feel like I am home again
Whenever I'm alone with you
You make me feel like I am whole again
Whenever I'm alone with you
You make me feel like I am young again
Whenever I'm alone with  

You you make me feel like I am fun again…”

 

 

 

“…Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi a casa di nuovo
Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se io fossi completo di nuovo
Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi giovane di nuovo
Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi divertente di nuovo…

 

 

 

Frank la strinse a sé baciandole ripetutamente i capelli, mentre lei, con gli occhi pieni di lacrime, intrecciava le dita alle sue, in una perfetta unione.

 

 

 

“….However far away
I will always love you
However long I stay
I will always love you
Whatever words I say
I will always love you
I will always love you…”

 

 

 

“…Per quanto lontano sia
Io ti amerò sempre
Per quanto tempo mi fermi
Io ti amerò sempre
Qualunque parola io dica
Io ti amerò sempre
Io ti amerò sempre…”

 

 

 

Jamia si sentì mancare, e sentì il cuore esploderle nel petto come mille fuochi d’artificio, mentre Frank le sussurrava, cantando, quelle magnifiche parole.

Era come se fossero soli al mondo, chiusi in quella stanza senza nessuno a disturbare quel piccolo mondo che si stava lentamente formando.

 

 

 

“…Whenever I'm alone with you
You make me feel like I am free again

Whenever I'm alone with you

You make me feel like I am clean again…”

 

 

 

“…Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi libero di nuovo

Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi puro di nuovo…

 

 

Era meraviglioso sentirsi amati davvero per la prima volta.

 

 

 

“….However far away
I will always love you
However long I stay
I will always love you
Whatever words I say
I will always love you
I will always love you…”

 

 

 

“…Per quanto lontano sia
Io ti amerò sempre
Per quanto tempo mi fermi
Io ti amerò sempre
Qualunque parola io dica
Io ti amerò sempre
Io ti amerò sempre…”

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

No, non è un miraggio.. sono proprio io xD sono passati esattamente un anno e quasi cinque mesi… sono imperdonabile… come sempre xD però questa volta sono davvero da prendere a schiaffi! xD

 

Okay, dopo mille cose che mi sono accadute, mi sono detta, ehi Grè perché non continui questa storia?! Ed eccomi qui….!!! Spero di non deludere nessuno e che i vecchi lettori e lettrici non mi vogliano male per aver tardato così tanto!!!!!!!!

 

La dedico a , la mia adorata moglie e migliore amica

La dedico a Jee che ha tanto insistito che continuassi

E lo dedico e tutte quelle persone che hanno recensito fino ad ora!!!

 

Grasssssie <3

 

Grè

ps: la canzone è "Love Song" dei "The Cure" meravigliosa!

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