Dreams are wishes?

di _8Happily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My new life. ***
Capitolo 2: *** Hope. ***
Capitolo 3: *** Rain,Axel and Louis. ***
Capitolo 4: *** New School. ***
Capitolo 5: *** Harry. ***



Capitolo 1
*** My new life. ***


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Eravamo in macchina da circa quattro ore, avevo perso la sensibilità al sedere e alle gambe -che non stendevo dalle nove di questa mattina- non ce la facevo davvero più, avrei preferito scendere da quella macchina e proseguire il viaggio a piedi, ma purtroppo sapevo che non era possibile.

Ma oltre allo strazio dello stare seduta, c'era anche mia sorella che aveva alzato lo stereo quasi al massimo, facendomi venire un mal di testa insopportabile.

Ma la cosa davvero insopportabile era lei :Cindy.

Continuavo a chiedere di abbassare il volume, visto che cercavo di leggere un libro, ma sapevo che era una battaglia persa in partenza -visto che i miei genitori danno sempre ragione a lei-

Quanto manca?”-Chiese Cindy “devo assolutamente sgranchirmi le gambe”

Per una volta davo ragione a lei, anche io volevo scendere per stendermi un attimo.

>>>>

Sveglia ragazze”-Fece mio padre con un tono abbastanza soddisfatto. “Benvenute a Holms Champel”

Non ero riuscita a leggere, ma almeno avevo fatto un sonnellino, non chiedetemi come, visto il volume -ancora altro- dello stereo.

E noi ci siamo trasferiti da Baverly Hills per venire in questo postaccio?”-Disse mia sorella scrutando il paesaggio dal finestrino.

Come fai a definirlo 'postaccio' se non hai visto ancora niente?”-Dissi io ammirando ciò che vedevo.

La cittadina di Holmes Chapel non era niente di che, ma mi piaceva nella sua seplicità.

Sin da bambine, io e mia sorella, avevamo vissuto in grandi città, come New York e Baverly Hills, quindi -si può dire- eravamo abituate a vedere delle città caotiche, colme di gente che non si preoccupava di venirti addosso per la troppa fretta.

Io sono una ragazza semplice, totalmente il contrario di Cindy, e per stare bene non ho bisogno di vivere in città così 'importanti' o che godono di grande fama, per i troppi vip che ci sono.

Quindi ero contenta, che per una volta, avrei vissuto in una cittadina quasi sconosciuta alla maggior parte della gente.

Non ho bisogno di vedere questo posto per definirlo postaccio. Qualunque città, paragonata a Beverly Hills è insulsa.”-Disse Cindy.

Bhe, come avrete capito mia sorella ama lo sfarzo, le cose maestose e che non passano in osservato alla gente.

Lei era la classica ragazza che sosteneva che i diamanti sono i migliori amici di una donna, e non capiva che nella vita c'è ben altro che diamanti e vestiti di alta moda.

Quando usciva di casa, brillava come una stella, ma nel vero senso della parola; metteva talmente tanti gioielli o abiti impreziositi da paiette e brillantini, che per guardarla bisognava mettersi gli occhiali da sole.

Insomma, l'andare a scuola per lei rappresentava andare ad una sfilata sul red carpet.

Possibile che non capiva che il troppo storpia?

Ma quando avevo bisogno sapevo che lei c'era e che per me ci sarebbe sempre stata.

>>>>

Quella è la nostra nuova casa.”-Disse mio padre, indicando una villetta arancione con un ampio giardino contornato da alte siepi e un albero sempre verde, di quelli che non perdono le loro foglie durante l'inverno.

Almeno la casa è accettabile, certo la vista non è niente di che ma posso farmela piacere.”-Disse mia sorella, parlando come un architetto professionista.

Allora fattela piacere, perché questa sarà la nostra casa definitiva.”-Disse mamma scendendo dalla macchina.

Purtroppo io e la mia famiglia, cambiavamo spesso casa a causa del lavoro di mio padre.

Mamma non era molto d'accordo sul fatto di cambiare casa sosteneva che non era molto d'aiuto per la nostra adolescenza, visto che a ogni cambiamento dovevamo lasciare i nostri amici e cercarne dei nuovi -cosa non facile per me visto che sono abbastanza timida-

Forza, scendete e andate a scegliere le vostre camere, portando anche qualche scatolone, se è pesante lasciatelo pure qui, ci penseranno gli addetti al trasloco.”-Disse con tono autoritario mamma.

Vai pure con calma Hope, la mia camera sarà quella più grande!.”-Disse mia sorella correndo, solo con la sua borsetta visto che aveva paura di rompersi un unghia nel prendere uno scatolone, verso la sua nuova stanza.

>>>>

Presi uno scatolone, che conteneva quasi sicuramente i miei peluche, visto che era abbastanza leggero.

Salì verso la mia camera, i mobili erano già dentro, dato che i miei genitori avevano pensato di farli arrivare prima che arrivassimo noi.

Volevo solo stendermi sul mio letto e godermi un po' di pace senza quella musica che mi trapanava il cervello e rompeva i timpani.

>>>>Narratore esterno<<<<

Hope era seduta sul parquette marroncino che ricopriva il pavimento della sua stanza, davanti a lei aveva uno dei tanti scatoloni che doveva svuotare.

Stava depositando le sue cose accanto a lei, dividendole in due pigne: quella delle cose da tenere, e quella delle cose 'inutili' da accatastare in cantina.

Tutto il lavoro procedeva abbastanza bene, fino a quando non si trovò per le mani un vecchio diario rosa, con qualche macchiolina gialla dovuta ai troppi anni di quest'ultimo.

Quello era il diario di sua mamma biologica, che l'aveva abbandonata quando aveva compiuto circa due anni.

Hope non si ricordava quasi niente della sua vera madre, e tutto quello che le rimaneva di lei era quel diario, che leggeva ogni volta che stava male o che aveva qualche problema, così poteva 'sentirla vicino' nonostante tutto.

Lei non riusciva ad odiarla per quello che aveva fatto, abbandonare una figlia è grave, e questo Hope lo sapeva bene, ma sosteneva che se lo aveva fatto un motivo infondo ci doveva essere.

Non ricordava come si chiamasse la madre, anche se l'ultima pagina del diario era firmata dalla donna, ma purtroppo il troppo tempo passato aveva reso illeggibile quella firma, si leggeva solo la lettera iniziale: 'A'.

 

Nulla nella vita di Hope è stato facile: dall'abbandono del padre -che era andato via prima della sua nascita- a quello vero e proprio di sua madre.

Ma dopo tutto quello che aveva passato, Hope era forte, o almeno cercava di esserlo, quando stava male diceva a tutti di stare bene per non dover raccontare il motivo del suo dolore.

Ma adesso cercava di voltare pagina, per quanto le fosse possibile, adesso sentiva che poteva essere felice, con una mamma e un papà nuovamente al suo fianco e una 'sorellastra' che amava, anche se delle volte la odiava con tutta se stessa.

Hope era combattuta sul dafarsi: Tenere quel diario e quindi rivivere tutti i 'ricordi' possibili, o accatastarlo in cantina e quindi voltare pagina?.

Ma improvvisamente qualcosa, anzi qualcuno la fece distrarre dai suoi pensieri.

>>>>Hope>>>>

Sono venuta a vedere se la tua camera ti piace, hei...ma va tutto bene?”-Disse mamma asciugandomi una piccola lacrima.

S..si è solo che...”

Ricordi?”-Disse Rose, era incredibile come finiva le frasi di Hope, cosa che accadeva spesso.

Hope annuì riponendo quel diario sul suo letto per abbracciare la donna.

Secondo te d..dovrei tenerlo o..oppure dimenticarmi d..di”-Anche questa volta Hope non fini la frase.

Tesoro mio, i ricordi non si cancellano, magari ti sembrerà di non pensarci più, ma non sarà così i ricordi ti rimangono sempre qui” -Disse indicando il mio cuore “e anche qui”-Disse Rose indicando la mia testa.

Ma non posso certo stabilire io se questo ricordo lo devi cancellare oppure no,ma qualunque sia la tua decisione io sarò con te amore mio”-Disse infine dandomi un bacio per poi lasciarmi nuovamente sola con i miei dubbi.

'I ricordi sono nel tuo cuore e nella tua mente'

Già, ma è proprio questo il problema, la mia mente e il mio cuore spesso non vanno d'accordo, hanno idee contrastanti, sempre!

Quindi cosa dovevo fare? Mente o cuore?

Forse è meglio non pensarci adesso.

Insomma questa è la mia nuova vita no? Avevo tanto a cui pensare, un problema alla volta Hope, una alla volta.

 

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Capitolo 2
*** Hope. ***


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Capitolo Due:

>>>>Narratore esterno<<<<

Che cosa aveva imparato Hope nella sua vita?

Hope aveva imparato a non fidarsi troppo delle persone, di quelle che ti promettono di esserci sempre, non sapendo però che quel 'sempre' corrispondesse ai suoi primi due anni di vita.

Aveva imparato a perdonare, perché sapeva benissimo che i rimorsi e il dolore non portano altro che rimorsi e dolore.

Infatti, chi la conosceva, non riusciva a capacitarsi del fatto che quella ragazza avesse perdonato 'A' così facilmente, e mentre chi sapeva la sua storia definiva 'A' un mostro di donna, Hope la definiva semplicemente 'mamma', come se niente fosse successo, perché lei sapeva che infondo 'A' lo aveva fatto per il suo bene, per permettergli di vivere una vita migliore che magari lei non sarebbe riuscita a regalargli.

Queste sono le cose principali che Hope aveva appreso sin da bambina.

Hope sembrava davvero una ragazza decisa, che sapeva quello che voleva, ma dentro di lei c'era una tale confusione che non gli permetteva più di sapere che cosa voleva ancora, che cosa avrebbe fatto in futuro e chi era davvero.

Sì, Lei stessa non sapeva chi fosse.

Hope è una ragazza insicura, una di quelle ragazze che per prendere una qualsiasi decisione ci deve pensare su almeno tre volte, pensando sempre che la scelta che fa, all'apparenza sia quella giusta, ma in realtà è quella sbagliata.

E' una ragazza che ha mille paura, la paura di essere giudicata dagli altri, la paura di crescere, di vivere la vita nel vero senso della parola.

Cindy le ripete in continuazione che per leggere avrà tempo, che quella era una cosa che poteva fare benissimo a trenta anni, magari quando avrebbe avuto un bambino oppure una volta diventata vecchia, non sapendo cosa fare poteva mettersi a leggere.

Le ripete spesso che l'adolescenza è un periodo che non durerà in eterno, e che quindi doveva goderselo in pieno, senza pensare a quale errore poteva commettere, perché anche quelli ti aiutano a crescere.

Anche Hope la pensa come Cindy, ma proprio non riesce a staccarsi dai suoi libri, Perché dice che la fanno viaggiare, la fanno stare bene sognando.

Alle persone normali sarebbe bastato prendere un aereo per viaggiare in posti lontani, ma a lei no; a lei basta un libro ed il gioco era fatto.

Ma forse è proprio quello che lei è, lei è 'anormale' in senso buono.

Ma questa teoria la teneva per sé altrimenti per gli altri quel senso di 'anormalità' che provava in senso buono sarebbe diventata una 'anormalità' detta in senso cattivo.

Perché persone 'diverse' automaticamente vengono escluse da tutti.

Proprio come era successo a Hope nella sua vecchia scuola di Beverly Hills.

Lei non era una ragazza con la 'puzza sotto il naso' -come le definiva lei- e quindi, anche volendo, non si sarebbe mai integrata pienamente con le sue compagne di classe; perché lei era 'diversa' ma la cosa buffa era che a lei piaceva non essere considerata come una 'caprona' che seguiva la moda come quelle persone presuntuose ed eccentriche che la circondavano ogni giorno.

Hope è quella classica ragazza bellissima che però non sa di esserlo.

E' una ragazza alta, magra con delle gambe lunghe e snelle, con i capelli lunghi di un color rosso-mogano naturale e due occhi verdi come l'erba del nuovo giardino.

Lei è una ragazza che non sa di essere bellissima.

Ma se solo si vedesse con gli occhi con cui la vedono gli altri magari cambierebbe idea.

C'era una cosa che però amava di lei: il suo nome.

Hope significava speranza, e non c'era più cosa vera di quella.

Lei era una ragazza speranzosa e quel nome, che tra l'altro aveva scelto 'A', le rendeva proprio giustizia.

Hope sostiene, come molti, che la speranza è l'ultima a morire, infatti sperava tanto di incontrare nuovamente la donna che l'aveva messa al mondo, ma non per 'sgridarla' per quello che aveva fatto la donna, ma per riabbracciarla, per ricevere ancora quelle carezze che tanto le mancavano, per essere cullata dalla sua voce e sentire quella canzoncina che tanto amava.

Con questo non voglio dire che Hope non amasse la sua 'nuova' famiglia, perché infondo erano stati Rose e Dilan a crescerla, ma le sarebbe tanto piaciuto ricevere tutto quell'amore che le davano i suoi genitori adottivi, da i suoi genitori biologici.

E finché rimaneva una piccola lucina accesa nel suo cuore, la speranza non sarebbe morta.

 

Hope era tutto questo, ma era anche una ragazza sbadata, terribilmente sbadata, tanto da andare addosso alla gente anche durante il suo primo giorno di scuola senza nemmeno rendersene conto.

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Capitolo 3
*** Rain,Axel and Louis. ***


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Capitolo Tre:

Mancavano ormai pochi giorni all'inizio della scuola, Cindy stava già pensando a quello che avrebbe dovuto indossare per farsi riconoscere subito da tutti, doveva far vedere che la “stella” della situazione era lei; Mentre Hope voleva andare a fare un giro turistico della città, per ambientarsi ancora di più.

 

Hope aveva deciso di indossare una canottiera celeste, con una gonna a vita alta bianca con delle roselline stampate sopra.

Decise di raccogliere i suoi lunghi capelli mogano, in una coda di cavallo, e per il trucco niente di complicato: matita nera sulla palpebra mobile, e mascara.

Inoltre decise di prendere un vecchio quaderno nero, e un astuccio con dentro delle matite colorate, e una volta presa anche la guida turistica, Hope era pronta per uscire.

 

-Ehi, ma dove vai?-Chiese Cindy spuntando dalla sua stanza, che era completamente sommersa da vestiti, che probabilmente stava selezionando per il primo giorno di scuola.

-Vado a fare un giro per la città, vuoi venire anche tu?-

-Stai scherzando? Non ho ancora scelto nulla di ciò che dovrò indossare il...-Hope non la fece finire perché sapeva già che sua sorella da una semplice domanda, passava a raccontare la storia della sua vita.

Così senza perdere tempo, Hope afferrò la maniglia della porta di ingresso e usci.

>>>>

Il sole tramontava dietro ai tetti delle case, inondando di un opaco color arancione l'intera città che si estendeva a perdita d'occhio.

Gli uccellini cinguettavano, svolazzando da un albero all'altro , e la vegetazione aveva uno splendido verde.

Era una tipica giornata estiva li a Holmes Chapel.

 

Hope ammirava ogni singola sfumatura di quella città, dalle vie più piccine e nascoste a quelle grandi e grosse proprio difronte a lei.

Ammirava tutto con occhi nuovi, come se vedesse il mondo per la prima volta.

 

Improvvisamente mentre camminava, Hope si trovò proprio davanti ad un parco davvero indescrivibile.

Era un parco con alberi molto alti, con una folta chioma di un colore verde brillante, proprio come l'erba.

Al centro del parco c'era un piccolo stagno con dei pesciolini rossi che sguazzavano allegramente nell'acqua.

 

La ragazza decise di sedersi su una panchina la vicino, e una volta seduta tirò fuori dalla borsa il suo quaderno con le varie matite, e cominciò a disegnare ciò che vedeva in quel posto 'magico'.

 

>>>>Narratore esterno<<<<

Una delle tanti passioni di Hope era il disegno.

Lei amava rappresentare ogni cosa sin da bambina, disegnare la faceva stare bene, perché quando disegni non pensi a niente, e tutti i tuoi problemi svaniscono con un semplice gesto compiuto da una matita su un pezzo di carta.

Le persone si esprimono in vario modo, c'è chi cerca di comunicare le sue emozioni con delle canzoni, chi con delle poesie e chi ancora scrivendo.

Hope lo faceva disegnando.

Quando era triste rappresentava dei personaggi con tutte le sfumature del blue, oppure dei paesaggi invernali, perché per Hope l'inverno era sinonimo di tristezza.

Perché?” vi sarete chiedendo

Perché la sua mamma l'aveva abbandonata proprio in quella stagione, e poi anche perché preferiva vedere il mondo a colori, con i colori brillanti che ha l'estate e non con quelli spenti che ha l'inverno.

>>>>

Hope era immersa ancora nel suo mondo, e non si era ancora accorta che il tempo era cambiato: Il sole non spendeva più come prima, adesso c'era un cielo grigio, colmo di nuvole che minacciava la città.

Gli uccellini non cinguettavano più, e probabilmente si erano rifugiati nei loro nidi o nei comignoli di qualche casa.

Hope era seduta sulla panchina difronte allo stagno, quando una gocciolina cadde sulla punta del suo nasino a patata, e qualche goccia cadde anche sul foglio nelle mani della ragazza, ma quando se ne accorse era troppo tardi.

 

>>>>Nuovo personaggio<<<<

Stavo camminando tranquillamente per il centro di Holmes Chapel quando una goccia mi cadde dritta dritta sulla fronte, ma fortunatamente avevo l'ombrello.

Qui le giornate sono così, un attimo prima c'è il sole e quello dopo piove.

-Axel, penso proprio che oggi la tua passeggiata durerà meno del previsto-

Axel è il mio cane, è un pastore tedesco di circa un anno.

Mentre ci dirigevamo verso casa, Axel si era fermato a fissare qualche cosa, e proprio non aveva intenzione di andarsene da li.

-Dai bello, guarda come piove, andiamo a casa-Dissi andandogli incontro.

Notai che guardava interessato un punto fisso davanti a lui in un parco, così decisi di guardare anche io, pensando di trovare una cognolina passeggiare.

Scrutai attentamente il paesaggio difronte a me, quando improvvisamente notai una testolina rossa sotto ad una panchina...

Cosi decisi di avvicinarmi a quel puntino rosso.

 

>>>>Hope<<<<

“Cavolo, ma possibile che quando sto facendo qualche cosa che amo succede sempre un imprevisto?!”

Aveva appena cominciato a piovere, e io mi ero dovuta riparare sotto alla panchina dove pochi minuti prima ero seduta.

I miei capelli erano completamente bagnati, così come i vestiti e il trucco ( sempre se c'era ancora) era colato.

Almeno il mio disegno era salvo.

Bene Hope, prima giornata andata alla grande!”

 

Hope stava aspettando che smettesse di piovere, quando improvvisamente vide un cagnolino avvicinarsi a lei.

 

-Ciao bello-Disse accarezzandolo.-Cosa ci fai in giro da solo?.

Hope continuava ad accarezzare il pastore tedesco che ricambiava le carezze di Hope leccandogli tutta la faccia e provocando le sue risatine.

-Ahaha come sei affettuoso, piccolino-

-Già, non lo è con tutti, sembra che gli piaci, ah e comunque non è da solo.-Disse una voce che fece spaventare Hope, facendole picchiare la testa sulla panchina.

-Ahaha non intendevo spaventarti, ti sei fatta male?-

-Un pochino-Disse Hope massaggiandosi la testa.

-Ma che ci fai sotto ad una panchina?-Chiese il ragazzo.

-Ecco, sono uscita senza l'ombrello, insomma c'era un sole così bello e non mi sembra il caso di portarlo...comunque tu chi sei?-Chiese la ragazza.

-Piacere, io sono Louis, e tu sei...?-

-Io sono nuova, scusami ma devo andare o mi perderò-Disse Hope alzandosi, ma venne fermata subito dal ragazzo.

-Dove pensi di andare senza ombrello? Ti bagnerai tutta.-

Hope si guardò i vestiti per poi alzare lo sguardo su Louis.

-Lo sono già-

Louis si mise a ridere, trovava Hope davvero simpatica, soprattutto quando arrossiva, ma decise di non dirglielo.

-Dai vieni, ti accompagno io, forza Axel muoviti-

Hope accettò l'invito del ragazzo, gli sembrava simpatico, e adorava Axel.

>>>>

-Mi piace tanto il tuo cagnolino, mi piacerebbe averne uno-

Disse la ragazza sulla soglia di casa salutando Axel con delle carezze.

-Non è il mio cane, è di un mio amico, lo porto fuori perché lui non può farlo-Disse Louis.

-Ho capito, allora di al tuo amico che adoro il suo cane.Disse Hope -Grazie per avermi accompagnata, ciao Louis e ciao anche a te Axel.

 

-Ciao 'io sono nuova' è stato un piacere-Disse il ragazzo che stava rimettendo il guinzaglio al cane.

Sul viso di Hope comparve un sorrisino perché si ricordò di non essersi ancora presentata.

-Hope-Louis alzò lo sguardo verso la ragazza.-Chiamami Hope.

-Allora ciao Hope- Disse dandogli un bacio sulla guancia.-ci si vede in giro-

La ragazza stava per rientrare in casa quando si senti chiamare.

-Ah Hope, sei carina quando diventi rossa- Disse in fine Louis attraversando l'altro lato della strada.

E ovviamente Hope a quella frase divenne rossa.

 

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Capitolo 4
*** New School. ***


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Capitolo 4

>>>>Narratore esterno<<<<

Hope e Cindy si trovavano in macchina, entrambe da li a pochi minuti sarebbero arrivate finalmente nella nuova scuola pubblica di Holmes Chapel.

Quella mattina Cindy si era alzata alle 5.20 del mattino per prepararsi, mentre Hope -come sempre- aveva deciso cosa indossare all'ultimo momento.

Hope era davvero agitata per il 'nuovo inizio' che l'attendeva, anche se sinceramente non le importava più di tanto.

Nella vecchia scuola quasi nessuno la considerava, ma a lei non le dispiaceva più di tanto rimanere nell'ombra, anzi preferiva diventare un fantasma, che una ragazza montata come sua sorella e quel gruppo di oche che la seguivano.

Ma la cosa che la ragazza odiava più di tutte erano le famose 'etichette' che si davano gli studenti: Atleti, alternativi, secchioni, api regine circondate dalle loro favorite e tipi popolari dell'ultima ora.

Quelle erano solo etichette, non dicevano chi erano davvero le persone, non dicevano chi era davvero Hope.

Una volta essere diversi era considerato una cosa bella, invece ora non facevano alto che dividere la gente.

Bisogna essere fieri della propria unicità e difenderla, perché ogni ragazza o ragazzo che sia, ha una cosa in più rispetto agli altri.

 

>>>>Hope<<<<

-Hai davvero una pagella impeccabile, sarai un bene per questa scuola, e noi non vediamo l'ora di accoglierti per farti sentire parte integrante della nostra prestigiosa scuola-

Hope si trovava nell'ufficio della preside insieme ai suoi genitori, mentre Cindy, probabilmente, stava ancora finendo di fare il giro della scuola insieme ad un ragazzo del quarto anno, che si era reso disponibile come 'guida turistica'.

 

Quelle parole Hope le aveva sentite almeno una ventina di volte, a causa delle molte scuole cambiate, ma in nessuna di quelle scuole si era sentita davvero parte della 'famiglia', anche se per questo anno si sentiva che tutto sarebbe andato per il verso giusto.

 

-Benissimo, mentre io mi fermo ancora un po' con i tuoi genitori, tu puoi cominciare pure il tuo giro turistico del nostro istituto. Disse la preside alzandosi dalla sedia. Ecco, quella ragazza con il giaccone verde è Milly e per oggi lei sarà la tua guida.

 

Hope salutò con un lieve cenno della mano i suoi genitori, e si diresse verso Milly accompagnate sempre della preside.

 

-Milly, questa è Hope, falle vedere tutta la scuola e poi accompagnala in classe, se non mi sbaglio i vostri orari dovrebbero essere abbastanza simili.

Bene, detto questo, buona giornata ad entrambe. Disse allontanandosi dalle ragazze.

 

>>>>Narratore esterno<<<<

La giornata era quasi finita, e Hope era davvero esausta, anche se contenta.

Doveva proprio ammetterlo, tutti nei suoi confronti si sono dimostrati molto cordiali e disponibili, proprio come quella Milly che l'aveva invitata a sedere con lei nell'ora di pranzo.

 

>>>>Hope<<<<

-Com'è andata la giornata? Tutto ok? Chiese Milly dando un morso al suo panino.

Hope gli raccontò di quanto tutti fossero gentili con lei e di come aveva passato la sua giornata...

-E tu? Chiese a Milly.

Non appena ebbe fatto quella domanda, Hope si maledì mentalmente, perché, anche se conosceva Milly da poco, aveva capito che era identica s sua sorella -sotto a quel punto di vista-

quando parla non la ferma più nessuno.

 

Mentre stava ascoltando 'l'amica', forse con un po' di disinteresse, si girò verso la sua bibita per darle un sorso, quando improvvisamente la porta della mensa, che distava qualche passo da lei, si aprì, andando a sbattere abbastanza forte contro al muro.

 

La ragazza era davvero curiosa di sapere chi era l'intelligente che aveva aperto la porta in una maniera così brusca, senza prestare caso alla ragazza che, se non fosse stato grazie alla signorina della mensa, si sarebbe fatta male.

 

Hope si alzò dal tavolo, dirigendosi verso la porta e lasciando per pochi secondi l'amica che aveva smesso di parlare.

 

-No dico! Ma sei scemo? Avresti potuto fare male a questa ragazza con la tua delicatezza. Hope aveva davanti agli occhi un ragazzo davvero molto bello, con dei capelli ribelli e due pozzi veri al posto degli occhi, ma in quel caso la bellezza di quel ragazzo passava in secondo piano.

 

-Io sareì che cosa? Domandò in un modo altrettanto brusco il ragazzo.

 

-Ho detto che sei... Hope non finì la frase perché ci pensò Milly arrivata appena in tempo.

-Sei un ragazzo davvero robusto e con dei muscoli fantastici.

Disse Milly sbrigativa.

 

-Ah, sarà meglio per la tua amica che abbia detto esattamente così!. Hope, non sapendo che fare annuì, e il ragazzo uscì dalla porta che poco prima aveva sbattutto.

 

-Ma sai chi era quello?

 

Hope abbassò lo sguardo, non ne aveva idea.

 

-Immaginavo, vieni ti racconto tutto io.

 

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Capitolo 5
*** Harry. ***


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Capitolo 5.

 

...Ero rimasta scioccata da quello che mi aveva appena raccontato Milly, non sarei mai arrivata ad immaginare che quel ragazzo potesse essere così pericoloso, che avesse a che fare con degli omicidi per via della droga e cose del genere.

 

-Quindi io, Hope Allen ho appena dato dello scemo ad un “criminale”?.

Ero ancora abbastanza turbata.

 

-In pratica si...ma non penso se la sia presa più di tanto, per fortuna c'ero io, e poi tu sei la ragazza “nuova” non potevi sapere chi fosse lui fino ad oggi...

 

-Già, ma ora lo so e ho davvero paura.

 

-Stai tranquilla, basta evitare lui e tutto il suo gruppo, vedrai andrà tutto bene.

>>>>

Finalmente il mio primo giorno di scuola era finito, non era stato molto pesante ma sicuramente è stato molto inteso.

 

Ero appena uscita da scuola, mi stavo incamminando verso casa quando improvvisamente mi senti chiamare.

 

-Hope aspettami.

Mi girai, e vidi subito una Milly corrermi incontro con un piccolo ombrellino nella mano destra.

 

-Ehm... Milly perché hai un ombrello?

 

-Sai come sono le giornate qui, un'ora prima c'è il sole e un'ora dopo piove.

Facciamo la strada insieme?

 

-Vorrei, ma volevo ecco...volevo pensare un po'... mi dispiace.

 

-Fa niente, sarà per un'altra volta.

Ora scappo prima che piova, a domani. Disse Milly stampandomi un bacio sulla guancia per poi correre verso l'altro lato della strada e scomparire definitivamente.

>>>>

Volevo fare la strada insieme a Milly, ma in quel momento avevo solo voglia di schiarirmi le idee e progettare un “piano” per cercare di evitare Harry per quanto mi fosse possibile.

Stavo appunto pensando a come fare quando una gocciolina mi arrivò dritta diritta sulla fornte.

 

“Oh andiamo, ma è possibile mai che ogni volta che esco deve sempre piovere?” Dissi tra me e me.

 

Mi fermai un secondo rovistando nello zaino, nella speranza di trovare per miracolo un ombrello, che ovviamente non c'era.

 

Alzai lo sguardo dallo zaino per rincominciare a camminare (dandomi anche una mossa) verso casa, quando solo in quel momento mi accorsi di una macchina nera che mi stava pedinando già da un paio di isolati, anche se inizialmente non ci feci caso.

 

Sarà per i troppi film polizieschi che vedevo con mio padre o per la mia semplice paura delle macchine che vanno a passo d'uomo quando per la strada non c'è nessuno, che cominciai a correre, o meglio pensai di cominciare a correre perché una mano mi afferrò immediatamente il polso costringendomi a girarmi, e quello che vidi avrei preferito evitarlo... Harry era difronte a me.

 

-Lasciami devo andare a casa.

Non so dove trovai il coraggio per dirlo ma lo feci.

 

-Ma ti sei vista? Sei completamente bagnata, non ti lascio andare.

 

-Ho detto di lasiarmi.

 

-E io di salire, e anche veloce.

E ora che faccio?Salgo in macchina con la persona che dovrei evitare oppure scappo via urlando? E se poi peggioro solo le cose?...

Non so cosa fare aiuto!

 


 

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