BEAUTIFUL

di Ae Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE ***
Capitolo 2: *** 1. One ***
Capitolo 3: *** 1. Two ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***



Capitolo 1
*** INTRODUZIONE ***


INTRODUZIONE
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La storia di Oh Sehun e di Lu Han ha inizio durante una normalissima giornata di sole. Il loro primo incontro avviene con sottofondo la canzone dei BigBang, Blue. Entrambi non si conoscono, eppure sembrano uniti da una strana forza a loro sconosciuta.
Da una parte abbiamo Lu Han, ragazzo dolce, timido ed estremamente sensibile; dall’altra invece abbiamo Oh Sehun, un bulletto dal pessimo carattere e dalla strana mania per il buble tea. Totalmente diversi l’uno dall’altro, eppure così uguali.
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- Mi piaci –
 
Sehun sospirò, anzi sbuffò, mentre l’ennesima ragazza del primo anno gli confessava il “amore”. Gli bastarono tre semplici parole per liberarsi della fastidiosa ragazzina:
- Levati dalle palle! – le aveva sussurrato all’orecchio con disprezzo, facendola scappare via in lacrime.
Oh Sehun non era malvagio, era semplicemente uno stronzo di prima categoria e non si vergognava minimamente di esserlo, anzi, se fosse per lui lo urlerebbe ai quattro venti ogni giorno. Non gli importava se la maggior parte degli studenti all’interno nella scuola lo odiavano o se la maggior parte dei professori speravano in una sua possibile espulsione… lui era Oh Sehun e questo significava menefreghismo verso tutti almeno quasi tutti.
Purtroppo era fatto così; un bulletto che amava prendersela con il primo che gli capita tra i piedi, senza fare distinzione di sesso o di età. Amava prendersela con i più deboli e odiava chi gli metteva i bastoni tra le ruote. Odiava coloro che si proclamavano in un certo senso il “Paladino della giustizia”, “l’Eroe del momento”, “il Difensore degli sfigati”. Si, lui odiava tutti quelli che fingevano d’interessarsi alla massa di iellati.
Odiava quelli che fingevano di essere qualcun altro. In parole povere odiava le persone false e la falsità in generale.
Sehun non ce l’aveva col mondo intero, ma solo con un piccola parte.
All’interno della Asian Pacific International School, lui era il re, il sovrano, il comandante e tutti dovevano sottostare alle sue regole.
Questo in poche parole è Oh Sehun e se non vi sta bene il suo modo di agire, allora arrangiatevi poiché di certamente non sarà lui a cambiare per voi fecce dell’umanità. [SCUSATE PER IL TERMINE CATTIVO] Lui non si piegherà mai al vostro volere, mettetevelo ora in testa. Non lamentatevi se vi offenderà, se vi sbatterà dolorosamente contro un armadietto o se vi rovescerà semplicemente del cibo addosso, tanto nessuno muoverà un dito per darvi una mano. Inoltre ricordatevi che mai nessuno tra gli studenti all’interno di quella scuola rischierà mai di mettersi contro Sehun, anche perché sarebbe fuori di testa a farlo.
Adesso in gradi linee sapete chi è Oh Sehun.
Vi sentite spaventati, agitati?
Fate bene ad esserlo con lui nei paragi.

 
ANGOLO AUTRICE O.o
---->_<----
Ciao a tutti, questa è la mia prima Fanfiction lunga e sono estremamente agitata.
Generalmente quando provo a scriverne una, finisco sempre per eliminarla perché mi fanno veramente schifo... spero che quest FF non sia una di queste T.T
Allora... fino a pochi secondi fa avevo un'infinità di cose da dirvi, ma ora mi sono letteralmente dimentica!
Bho, anche se mi piacerebbe ricevere qualche recensione, so per certo che nessuno di voi lo farà, vi limiterete semplicemente a leggerla, ma vi capisco, come introduzione purtroppo non è un granché, è venuta decisamente diversa da quello che mi aspettavo, ma sicuramente niente viene mai come speriamo.
Come avrete intuito è una HUNHAN, la mia coppia preferita, ma ci saranno altre coppie altri personaggio di altre gruppi, ma non vi sto a dire quali ^^
Purtroppo non è molto lungo, ma spero va bene comunque :)
Ora smetto di parlare a vanvera...
Grazie per averla letta!
Vi augurò una buona giornata e vi mando un abbraccio abbraccioso
Ae Chan
(_/)
(='-'=)
(")_(")

 

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Capitolo 2
*** 1. One ***


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A volte penso di essere nato troppo tardi. Avrei voluto vivere negli anni Sessanta, quelli della contestazione, quando la gente scendeva in strada per gridare la propria rabbia.
[Boris Becker]

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** E SE… VENISSE SOSPESO? **
 
Quel lunedì mattina Sehun si era svegliato dalla parte sbagliata dal letto. Forse era colpa della matrigna che aveva passato tutto il tempo ad urlare contro la loro gentilissima vicina di casa o del mal di testa che lo tormentava ormai da parecchi giorni rendendolo alquanto violento… bho, non sapeva esattamente il motivo del suo malumore, sapeva solo che era incazzato e che era meglio non farlo arrabbiare ancora di più.
Si era alzato dal letto, ignorando il senso di nausea e i giramenti di testa, fiondandosi immediatamente nel bagno che si trovava esattamente in camera sua. Si era tuffato nella doccia, lasciandosi avvolgere dal dolce tempore dell’acqua, ma sapeva benissimo che anche lì la tranquillità sarebbe finita presto, infatti:
- Datti una mossa Sehun, guarda che se arrivi tardi un'altra volta e quel coglione del preside mi chiama un’altra volta a casa, sappi che non la passerai liscia – lo aveva minacciato con vce stridula la nuova moglie di suo padre.
Il moro strinse i pugni e con rabbia uscì dalla doccia.
Si legò un asciugamano in vita ed uscì dal bagno.
Si avviò con fare annoiato verso l’enorme armadio, dove giaceva la sua divisa perfettamente stirata. Dopo essersi messo i boxer, indossò la divisa.
Scese al piano di sotto dove si trovava bellamente la sua matrigna. La moglie di suo padre era sdraiata sul divano, il telecomando tra le mano e una ciotola di popcorn tra le gambe snelle.
Ignorandola si avviò verso la porta, si mise le scarpe, ma quando fece per aprire la porta e andarsene, fu nuovamente fermato dalla voce squillante e fastidiosa della strega cattiva di Biancaneve che con superiorità disse:
- Moccioso, vedi di ritornare presto per preparare la cena eh –
Sehun digrignò i denti ed uscì sbattendo la porta.
Odiava quella donna, odiava quella sottospecie di maiale vestita con lustrini, abitini striminziti e capelli di paglia.
Si calmò quando un’arietta fresca lo investì in pieno volto, facendogli anche scomparire un po’ del mal di testa. Si diresse verso la fermata che lo avrebbe condotto alla sua solita scuola.
Quando Sehun arrivò davanti al cancello della Asian Pacific International School, non fu sorpreso di trovarvi appoggiato il suo migliore amico Jong In che fissava con estremo interesse lo schermo del suo cellulare.
- Spero che non siano una delle tante che chiedono nuovamente di scopare con te? – chiese con divertimento Sehun.
Al suono della sua voce, Jong In sembrò riscuotersi, mise velocemente il telefono nella borsa e sorrise al suo migliore amico.
- Ti vedo stanco Sehunnie
Il moro guardò storto il suo migliore amico.
- Sai benissimo che odio essere chiamato così – si lamentò Sehun.
Jong In rise, mentre gli tirava una forte pacca sulla spalla sinistra.
I due entrarono a scuola, sotto gli sguardo indagatori ed invidiosi degli studenti.
Sehun compiaciuto sorrise, mentre si scompigliava sensualmente i capelli.
Una ragazza dalle grandi tette rifatte gli si parò davanti, attaccandosi successivamente al suo braccio.
- Non mi hai nemmeno chiamata ieri sera – si lamentò la bionda.
- Senti Danbi, solo perché abbiamo scopato un paio di volte non vuol dire che stiamo insieme. Smettila di starmi incollata tutti i giorni e lavati dai coglioni – gli aveva detto con cattiveria il moro.
La ragazza sconvolta se ne andò.
- Sehun! – lo ammonì Jong In.
- La odio quella ragazza sappilo – rispose per giustificarsi il moro.
I due entrarono in classe e fu a quel punto che Sehun vide quello che gli fece scattare un qualcosa nel cervello. Il moro si avvicinò minacciosamente a Ji Yong, che aveva osato occupare il SUO posto vicino alla finestra.
- Ti conviene alzarti dal MIO posto prima che sia io a farti alzare – lo minacciò Sehun.
Ji Yong scoppiò a ridergli in faccia, rimanendo seduto.
- Costringimi “principessa” –
Sehun chiuse per qualche secondo gli occhi e contò fino a dieci per calmarsi, ma era tutto inutile. Aprì di scatto gli occhi  e con un pugno colpì in pieno viso il povero Ji Yong che con violenza cadde al suolo.
Secondo voi Sehun si fermò qui?
No, lo afferrò per giacca colpendolo nuovamente, ma questa volta dritta sul naso.
Tutti i presenti sentirono un inquietante crack e successivamente del liquido rosso prese a gocciale per terra.
Jong In provò a fermare il suo amico prima che fosse troppo tardi, ma Sehun lo spinse via.
- Che cazzo credevi fare Ji Yong eh? Questa è il MIO posto vedi ricordatelo perché non ho intenzione di ripetertelo un’altra volta – urlò, mentre continuava a colpirlo con violenza.
- Dannazione Sehun, così lo manderai all’ospedale! – aveva urlato Jong In.
Il moro fece segno al suo migliore amico di stare zitto.
- Non provare mai più a chiamarmi “principessa” stronzetto dei miei stivali –
Sehun stava per dargli il colpo di grazia, quando fu fermato da qualcuno.
Il moro si voltò, pronto ad insultare chiunque avesse osato fermarlo mentre stava punendo il suo compagno di classe; ma rimase in silenzio, poiché davanti a lui si stagliava la figura autorevole di Jung Ji Hoon, il vicepreside.
- Si può sapere che sta succedendo qui? – disse, mentre puntava i suoi occhi su Sehun.
- Ancora tu? Ji Yong! Dio santo! – urlò.
Il vicepreside staccò con forza Sehun dallo svenuto Ji Yong.
- Vai immediatamente in presidenza, se sta volta non ti sospende il preside se la vedrà con me.
Ne abbiamo piene le scatole di persone come te Sehun! – aveva detto con rabbia il vicepreside.
Sehun prima di andare si rivolse al vicepreside Jung:
- Non si libererà tanto facilmente di me... e comunque per una volta non è assolutamente colpa mia, lo chieda a quel pezzo di merda che sta a terra –
Il moro percorse con fare annoiato il lungo corridoio che lo avrebbe portato davanti ad una porta bianca. Bussò e quando il preside gli diede il permesso entrò.
Si sedette davanti all’uomo dai pochi capelli bianchi e lo guardò con superiorità.
- Sehun, ti rendi conto di quello che hai appena fatto? – gli aveva domandato.
Il moro non rispose, si limitò a guardarlo.
- I genitori di Ji Yong potrebbero farti causa eh –
- Non me ne frega niente – rispose con tono freddo Sehun.
Il preside sospirò pesantemente.
- Non potrò salvarti a vita Sehun cerca di capire che… - fu interrotto immediatamente dal biondo.
- Senta, non sono qui per farmi fave il solito discorso che ormai so a memoria.
Io non sarò mai un bravo ragazzo, di certo non cambierò per far felice voi sia chiaro. In questa scuola siete tutti fuori di testa se sperate chi io possa pensare a prossimo addirittura che io possa semplicemente aiutarli. La maggior parte degli studenti in questa sono dei falliti ed io non mi mischio alla gentaglia. Mi vuole sospendere?
Lo faccia pure, sai a me che m’interessa di tutto ciò – disse.
Il presi guardò con rassegnazione il giovane seduto di fronte a se e prese finalmente la temuta decisione.
- Oh Sehun mi dispiace ma sei sospeso per le prossime tre settimane e questo influirà sul tuo voto finale. Chiameremo tuo padre, non serve a niente tanto informare la tua matrigna; lo convocheremo insieme ai genitori di Ji Yong e parleremo di quello che è avvenuto oggi.
Scusami ma non mi dai altra scelta, adesso per piace torna a casa che è meglio – gli ordinò.
Sehun, con un grande sorriso sulle labbra se ne andò, dopo tutto l’essere sospeso rientrava sia nei suoi piani che in quelli dei professori e degli studenti.
Finalmente tutti erano felici.

----->_<-----
ANGOLO AUTRICE
Eccomi tornata con con il primo capitolo...
Sono felicissima a cause della bellissime recenzioni che ho ricevuto e per questo voglio ringraziare:

just_someone
Antonietta Horan
JayKim
Grazie per le bellissime recenzioni ^^
Allora, sicuramente non vi ho detto che, a parte oggi, pubblicherò sempre di domenica.
Non ho ancora deciso quanti capitoli scriverò, ma spero tanto ^^
Come sempre, spero di non avervi deluso con questo capitolo, vi auguro un bel pomeriggio :)
Un abbraccio abbraccioso
Ae Chan 
(\_/)
(='_'=)
(")_(")

 

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Capitolo 3
*** 1. Two ***


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“Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l’imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile.”

[Woody Allen]
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E SE… VI RACONTASSI QUALCOSA SU LU HAN?
 
Lunedì mattina. Era caldo e Lu Han si era svegliato con un grande sorriso sulle labbra.
Lui amava il caldo, non gli piaceva per niente il freddo.
Era felice, molto felice da quando la sua folle vita era cambiata. Ormai vedeva i modo da un angolazione diversa. Lui era un tipo gioioso, uno che riusciva a notare la bellezza in tutto, perfino l’acqua sporca dopo aver lavato il pavimento aveva un suo perché per Lu Han.
Era fatto così e non sarebbe mai cambiato, lui si piaceva così com’era.
Si era alzato lentamente dal suo morbido e confortevole giaciglio e si era avviato verso la cucina per prepararsi la colazione; oramai era diventato un esperto nella cucinare. Grazie al suo nuovo lavoro poteva dare sfogo alla sua passione “segreta”: la cucina.
Aveva indossato sopra il suo buffo grembiule rosa con su scritto il suo nome e si era messo all’opera.
In poco tempo si era preparato la sua colazione e con altrettanta velocità l’aveva divorata.
Aveva lavato accuratamente tutto quello che aveva sporcato dopo di ché si era avviato in bagno.
Il suo bagno era piccolino, ma gli piaceva così com’era:
ordinato, pulito e profumato.
Si, Lu Han era uno di quei ragazzi fissati con la pulizia e non tollerava per nessuna ragione il disordine, era più forte di lui, appena vedeva qualcosa fuori posto, doveva assolutamente risistemarla.
Si fece con calma la doccia, tanto aveva tempo. Si lavò i capelli biondi, si passò il bagno schiuma alla vaniglia su tutto il corpo e si era infine sciacquato.
Rimase sotto il getto dell’acqua calda della doccia ancora qualche minuto, poi si decise ad uscire e a tornare in camera per preparasi.
Aveva spalancato con delicatezza le ante del suo armadio e si bloccato; cosa si sarebbe messo oggi?
Fuori c’era il sole e faceva anche caldo quindi niente maglioni o robe simili. Niente jeans pesanti, ma non poteva ne anche mettersi pantaloncini e canotta perciò… bho, non sapeva cosa mettersi.
Alla fine, dopo aver riempiti totalmente il suo letto a una piazza e mezza di vestiti, optò per un paio di semplici jeans neri primaverili e la solita t-shirt bianca con su scritto il nome della caffetteria.
Si era guardato più volte allo specchio per vedere se stava realmente bene.
Sorrise a trentadue denti, dopo di ché afferrò il portafogli ed uscì da casa.
Era primavera e nell’aria poteva sentire i profumi dei fiori appena sbocciati. L’inverno era finalmente finito, le persone si sentivano più allegre e vogliose di fare qualcosa.
Lu Han aveva preso l’autobus e si era seduto al suo solito posto, quello in mezzo vicino al finestrino e accanto a lui si era accomodata un’anziana signora che conosceva benissimo.
- Buon giorno Signora Lee, come si sente oggi? – gli chiese con dolcezza.
- Molto meglio caro, sei sempre così carino – si era complimentata l’anziana signora Lee.
Il biondo sorrise e quando dovette scendere poiché era arrivato alla sua formata, salutò affettuosamente l’anziana signora Lee e si avviò verso la caffetteria.
Era in anticipo di mezz’ora, come sempre del resto. Il proprietario, il signor Choi aveva già iniziato a sistemare i vari dolci nelle vetrine.
- Buon giorno – aveva salutato Lu Han, ricevendo semplicemente un cenno da parte del suo capo.
A volte il signor Choi si chiedeva come facesse Lu Han ad essere sempre così sereno e solare allo stesso tempo; quel ragazzo era proprio il mistero.
Comunque il biondo si diresse gli spogliatoi, depositò il suo portafoglio nel suo armadietto, indossò il suo grembiule e le sue scarpe.
Si guardò nuovamente allo specchio, compiaciuto della propria immagine. Si, era pronto per cominciare una fantastica giornata di lavoro con un enorme sorriso sulle labbra.
Quando uscì dagli spogliatoio si accorse che erano già arrivate alcune persone.
- Cosa faccio? – domandò al suo capo.
Il signor Choi gli passò un vassoio.
- Vedi quel ragazzo seduto vicino alla vetrata? Prendi la ordinazione –
Lu Han si girò per vedere il tavolo che gli aveva indicato il capo, rimanendo stranamente e piacevolmente sorpreso.

 
---->_<----
ANGOLO AUTRICE
Oddio scusate, sono in ritardissimo!
Non ho scuse, anche perché non riesco a trovarne una -_-'
Allora, questo è semplicemente un capitolo di passaggio, tanto per presentarvi il personaggio di LU HAN (guarda che loro già conoscono Lu Han)
Comunque, spero di riuscire a finire di scrivere il terzo capitolo... purtroppo sono già senza idee O.O
Vi auguro una buona lettura e ringrazie tutti quelli che hanno recensito (è una sola), quelli che hanno semplicemente letto, quelli che l'hanno messa tra i preferiti, tra i ricordati e i seguiti.
Buona notte a tutto!
Ae Chan <3
(\_/)
(='-'=)
(")_(")

 

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***


*** Quarto capitolo ***
 
Era stato sospeso. Adesso come avrebbe fatto a dirlo a suo padre?
Che scusa sarebbe inventato davanti all’uomo che tanto lo spaventava?
Suo padre lo odiava e naturalmente lui odiava suo padre. Odiava tutto di quell’uomo.
Odiava la sua voce, i suoi occhi freddi, il modo in cui lo guardava costantemente ed il fatto che ogni cosa che faceva, non andava mai bene.
Quando quel lunedì mattina Sehun entrò nel bar davanti a scuola, fu immediatamente colpito dal forte odore di caffè e cioccolata calda. L’unica cosa che riusciva a vedere, erano “grandi” piatti con su spettacolari dolci, brioche alla nutella da far invidia e numerosi biscotti appena sfornati. Si sedette vicino alla finestra, lontano da tutto e da tutti. Guardava con curiosità quello che avveniva fuori, ignorando totalmente gli sguardi languidi che gli lanciavano alcune ragazze sedute a pochi metri di distanza da lui. Sospirò, tanto ormai era rassegnato a tutto ciò. Era abituato alle richieste mute del sesso opposto. Ragazze che si mordevano sensualmente le labbra o che semplicemente le accarezzavano con lussuria. Era abituato alla loro finta sbadataggine quando si scontravano con lui solo per poterlo toccare o sentire il suo profumo.
Odiava tutte quelle donne che lo guardavano come a volerlo spogliare.
Odiava i commenti pervertiti delle sue compagne di scuole ogni volta che durante l’ora di ginnastica si metteva in pantaloncini e maglietta a maniche corte lasciando i muscoli delle gambe e delle braccia in bella mostra.
Lui odiava tutto e tutti.
Sehun fu distolto dai suoi pensieri quando sentì qualcuno toccargli con estrema delicatezza la spalla; voltò la testa verso “l’Essere” che aveva osato disturbarlo.
Rimase sbalordito per qualche secondo; davanti a lui si era presentato uno dei nuovi camerieri del bar. Era bello, decisamente troppo bello per essere reale.
Fu quando partì Blue dei BigBang che Sehun si rese conto che, la persona che si trovava davanti, aveva decisamente qualcosa di speciale.
Lo osservò attentamente, accorgendosi di quanto fosse diverso da tutti i ragazzi che aveva mai incontrato in tutta la sua vita. Il giovane cameriere possedeva un corporatura abbastanza esile, quasi fragile. Il viso era incorniciato da una folta capigliatura castano color miele che nascondeva un pochino gli occhi.
Rimase sorpreso dalla dolcezza di quei occhi.
Sembrava un tenero “cervo”.
Le labbra piene e rosee sembravano alquanto invitante, ma tolse velocemente lo sguardo da esse.
Indossava dei semplici jeans neri, nascosti da un grembiule bianco lungo fino al ginocchio e una maglietta beige con il nome della caffetteria.
Era la prima volta che vedeva quel ragazzo e ne era affascinato.
I due si guardarono per qualche minuto, finché il cameriere non si schiarì la voce e domandò:
- Cosa vi porto? –
Sehun afferrò malamente il menù e lesse velocemente quello che vi era scritto. Lo chiuse con altrettanta violenza e decise di ordinare il solito.
- Un bubble tea alla fragola e una cheesecake – rispose con tono freddo.
Il cameriere scrisse velocemente l’ordine e con un sorriso si allontanò, procedendo verso il bancone.
Sehun lo osservò attentamente, mentre il cameriere metteva in modo preciso la sua ordinazione sul vassoio rotondo.
Osservava le sue mosse, la sua camminata leggermente goffa e la mano tremante che teneva il vassoio; più volete Sehun aveva giurato che da un momento all’altro sarebbe finito tutto per terra, ma dovette ricredersi quando il ragazzo mise sul tavolo sana e salva la sua ordinazione.
Il cameriere si ritirò, sorridendo nuovamente, ma Sehun non ricambiò.
Sospirò, prima di portarsi alla bocca il primo cucchiaio di torta.
Era buona, forse una delle più buone che avesse mai mangiato, più buona di quella che sua madre è solita preparagli il giorno del suo compleanno.
Si ritrovò a sorridere.
Un leggero increspare della labbra, ma comunque anche quello si poteva chiamare sorriso.
Alzò la testa dal piatto vuoto e incontrò nuovamente gli occhi da cerbiatto del cameriere, che arrossì immediatamente. Stranamente Sehun lo trovò tenero.
Sempre tendo lo sguardo fisso su quello del cameriere, Sehun bevve tutto d’un sorso il Bubble tea.
Successivamente si alzò e andò a pagare, ma prima di uscire, Sehun sentì una voce:
- Come ti chiami? –
Oh Sehun si voltò verso il cameriere dagli occhi da cervo e sorpreso chiese:
- Io? –
Il cameriere annuì.
- Sehun – rispose con il solito tono di ghiaccio
Il “gufo” sorrise.
- Io sono Lu Han – si presentò, prima di tornare al suo lavoro.
Sehun confuso dal gesto del ragazzo, se ne andò.


 
ANGOLO AUTRICE
Scusate il riatardo! Avevo questo capitolo pronto da mesi solo che non ho mai avuto tempo di pubblicarlo; tutta colpa della scuola TT.TT
Comunque eccomi tornata!
Il capitolo non lungo, anzi e non so ne anche  se è venuto bene.
Spero che vi piaccia.
Un bacione
Ae Chan

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***


Ciao a tutti, questa forse è l’unica storia seria che abbia mai scritto in tutta la mia vita, ma non credo che riuscirò nell’intento, ma proverò ugualmente.
Sono poche le cose che vi chiederò ma spero che non siano troppe:
  1. vi chiedo perdono per gli errori ortografici, ma per quanto io tenti di non farli, essi mi perseguitano (anche in queste poche righe sicuramente ci saranno), se ci dovessero essere voi ditemelo.
  2. I personaggi di questa FF non sono famosi.
  3. Il titolo sarà provvisorio, poi quando me ne verrà in mente uno più bello lo cambierò.
  4. Spero di non avervi annoiato, ma mi sembrava giusto scrivere tutto questo.
Buona lettura ragazze e ragazzi (se ci siete anche voi), un bacione
 
*** Quinto capitolo ***
 
Sono le 20.30
Ha paura, non vuole assolutamente tornare in quella casa ed affrontare quello stronzo di suo padre. Non vuole sentire nuovamente le sue mani sul suo corpo. Non vuole sentire mentre urla dalla rabbia e lo pesta a sangue, proprio come era successo qualche mese prima. Non vuole rimare a casa, a causa delle contusioni e dei forti dolori, con quella troietta rifatta della sua matrigna.
Sehun vuole semplicemente essere lasciato in pace, vuole cambiare vita e lasciarsi tutto alle spalle. Desidera scappare, trovare una nuova sistemazione e qualcuno che in qualche modo lo apprezzi e che lo ami per quello che è; ma questo è semplicemente impossibile, quelli come lui non hanno il diritto di essere felice, di avere un po’ di pace e di tranquillità. Quelli come lui devono solo pensare alla loro sopravvivenza e a nient’altro.
Il moro si sentì mancare l’aria, quando intravide la strada invasa da ciliegi che portava irreparabilmente a casa sua. Tremò quando a soli sette metri notò il cancello di casa sua in ferro nero. Tremò quando notò porche rossa fiammante di suo padre parcheggiata sul vialetto.
Era tornato a casa e questa decisamente non era una buona notizia per il povero Sehun, che ancora non era del tutto guarito dall’ultimo incontro con l’uomo che da anni terrorizzata la sua vita.
Era arrivato il momento dei conti e per quanto sentisse il bisogno di scappare, purtroppo non lo poteva fare, perché così facendo avrebbe semplicemente peggiorato la situazione. Facendo arrabbiare ancora di più il padre che lo avrebbe, con altrettanta furia, rimandato all’ospedale.
Sehun non avrebbe voluto citofonare a quella casa, più volte gli era passata la malsana idea di fuggire, cambiare città, anzi prendere un aereo e magari trasferirsi in Italia, a Milano e rimanere lì fino alla fine dei suoi giorni. Ma non lo poteva assolutamente fare, non poteva permettersi una cosa del genere. Era minorenne, come avrebbe fatto a sopravvivere senza un lavoro e una casa?
Sospirò pesantemente una.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque.
Sei.
Sette volte.
Poi lentamente aveva alzato il dito, premendo il minuscolo bottone che gli avrebbe permesso di entrare nell’inferno. In poche parole: citofonò.
Non dovette aspettare nemmeno cinque minuti poiché il cancello si aprì cigolando, facendo un rumore estremamente inquietante, spaventoso.
Prese a camminare lentamente, percorrendo il lungo vialetto che portava alla porta principale di quell’imponente villa.
Quando si avvicinò alla porta, non fece in tempo ad aprirla che si spalancò e una grassa mano lo afferrò per giacca con violenza, trascinandolo dentro.
Era arrivata la sua ora.
In un breve lasso di tempo si ritrovò letteralmente sul pavimento, con un labbro spaccato e con del sangue che aveva preso a bagnarli la camicia della divisa scolastica, macchiandola di rosso.
- Pezzo di merda! – urlò suo padre con rabbia.
- È così che ti comporti dopo tutto quello che ho fatto per te?
Mi sono rotto i coglioni Sehun di tirati fuori dalla merda in cui ti cacci ogni volta. No mio caro, questa volta non la passerai liscia; hai bisogno di una bella lezione, hai bisogno di imparare come funzionano le cose in questa casa coglione – aggiunse, prima di prenderlo a calci nello stomaco, facendolo gemere dal dolore.
Sehun rivolse lo sguardo dolorante verso la matrigna, che guardava la scena dal divano con i soliti popcorn tra le gambe e un sorriso di puro divertimento sul volto.
Odiava quella troia, la odiava con tutto il suo cuore. Lei non sarebbe mai stata sua madre, non avrebbe mai preso il suo posto, di questo non era certo.
- Sei un debole. Sei esattamente come tua madre: inutile!
Ti odio coglione che non sei altro, sei esattamente il figlio che non volevo avere.
Sei una delusione, una merda – continuò a riempirlo di insulti il padre.
Sehun rimase lì, sul freddo pavimento a subire le violenze del padre, finché sollevato da chissà quale forza, afferrò il padre per le gambe facendolo cadere, dopo di che scappò via.
Corse più che poté, ignorando le urla disumane di quel folle di suo padre.
Aveva preso a piovere quella sera.
L’acqua era fredda e gli dava un tale sollievo sulla pelle ferita.
Stanco, si fermò alla fermata di un pullman che non aveva mai preso prima d’ora. Non gli importava dove andava, l’unica cosa che contava il quel momento era scappare il più lontano possibile da quello stronzo di suo padre.
Sospirò di sollievo quando il pullman arrivò, aveva troppa paura che quell’uomo potesse raggiungerlo da un memento all’altro, riportandolo in quella casa e continuando ciò che aveva bruscamente  interrotto. Salì velocemente e con altrettanta velocità occupò il posto più lontano possibile, quello che dava meno nell’occhio, quello più isolato e poco illuminato.
Pioveva a diritto.
Dove sarebbe andato ora che era scappato di casa?
Se fosse tornato indietro, sicuramente suo padre lo avrebbe massacrato di botte, rendendolo in fin di vita. Sehun rabbrividì al solo pensiero delle suo mani sul suo corpo.
Il pullman si fermò, le sue porte si aprirono lasciando entrare uno ragazzo che stringeva tra le mani un ombrello di un colore irriconoscibile. Magari era un grigio sporco oppure un giallo scolorito, bho, non sapeva cosa pensare.
Sehun spalancò gli occhi, quando notò che si trattava esattamente del cameriere del bar vicino a scuola, il ragazzo che gli aveva chiesto gentilmente il nome e che gli aveva sorriso dolcemente.
Nemmeno lui seppe per quale motivo decise di farlo, ma si alzò immediatamente dal suo posto e si sedette vicino a Lu Han.
Il cameriere, quando sentì che qualcuno si era seduto al suo fianco sussultò poiché troppo distratto dal libro che pochi secondi prima aveva estratto dal proprio zaino beige.
Sehun tenne lo sguardo rivolto verso le proprie scarpe bagnate, non voleva che
Lu Han lo riconoscesse.
Chissà cos’avrebbe pensato di lui in quel momento?
Sospirò nuovamente.
Era proprio uno stupido, perché solo uno stupido si sarebbe seduto vicino ad uno conosciuto, aspettando con pazienza che gli rivolgesse la parola. Si, Sehun avrebbe voluto assolutamente che Lu Han gli rivolgesse almeno un…
- Ciao Sehun –
Alzò di scatto la testa, quando sentì improvvisamente la sua voce.
Stava parlando con lui?
Proprio con lui?
A quanto pare si!
- Ciao Lu Han – rispose con un filo di voce.
- Oddio! che è successo alla tua faccia? – domandò il più basso con voce all’armata.
- N… niente –
Certo, niente!
Come se essere picchiato dal proprio padre non fosse “NIENTE”!
- Come niente! Guarda com’è ridotta la tua faccia!
Ti sei per caso azzuffato con qualcuno?
Perché se è così guarda che non approvo la violenza Sehun, nulla si risolve con calci o pugni –
Sehun abbassò nuovamente la testa. Si sentiva così indifeso e… debole in quel momento. Lui odiava essere debole, non poteva farsi vedere così dalle persone, perché sicuramente essi ne approfitterebbero.
- Dimmi che ti è successo? – domandò nuovamente il più basso.
 - Perché confidarmi con uno sconosciuto?
Io e te non ci conosciamo!
Dimmi perché? –
Era frustrato ed arrabbiato!
Perché mai uno come Lu Han aveva così a cuore di sapere quello che gli era successo?
Lu Han gli sorrise dolcemente.
- Perché da quello che vedo, so che ne vuoi parlare con qualcuno e vuoi raccontarmi quello che ti è successo io sono qui, ti ascolto –
Sehun per la prima volta in tutta la sua vita, si lascò scappare un singhiozzo.
Si sentivo così tremendamente solo in quel momento. Desiderava semplicemente che sua madre fosse, insieme a lui e che lo stringesse tra le sue braccia cullandolo e dicendogli parole di conforto.
In realtà, quando sentì le braccia di Lu Han che lo circondavano, non si stupì per niente, poiché in qualche modo sapeva che lui avrebbe fatto quella mossa.
 
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Scusate se finisco i capitolo sempre in questo modo, ma proprio non riesco a finirli diversamente. Allora, in questo capitolo finalmente incontriamo il padre di Sehun!
Naturalmente lo incontreremo in altri capitolo, mica finisce qui la questione “botte”.
Sehun rincontra nuovamente Luhan, ma cosa succederà tra questi due?
Hunnie gli racconterà quello che gli è successo?
Non vi anticipo nulla del prossimo capitolo sia chiaro ;)
Spero che sia venuto abbastanza lungo, anche perche il prossimo non lo sarà per niente. Vi chiedo scusa per gli errori, ma più di così non posso fare, anche se rileggo e rileggo purtroppo non riesco a vedere tutti gli errori di distrazione ^^
Comunque, ora vi lascio.
Buona serata a tutti :3

 

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