Maybe in another universe

di lilyhachi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I slept with Stiles Stilinski ***
Capitolo 2: *** I married Stiles Stilinski ***
Capitolo 3: *** My life with Stiles Stilinski ***
Capitolo 4: *** I didn't deserve Stiles Stilinski ***
Capitolo 5: *** I was jelous of Stiles Stilinski ***
Capitolo 6: *** Everything was Stiles Stilinski ***



Capitolo 1
*** I slept with Stiles Stilinski ***


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Maybe in another universe

 
I
 
I slept with Stiles Stilinski
 
“I know you, I walked with you once upon a dream.
I know you, the gleam in your eyes is so familiar a gleam”.
(Lana Del Rey – Once upon a dream)
 
“Sono ancora libera di dire che questa non mi sembra esattamente una buona idea?”.
Lydia si beccò la terza occhiataccia della serata da parte di Derek, mentre Scott si limitò a quel solito sguardo di apprensione da cucciolo bastonato che sfoggiava quando un membro del suo branco faceva o diceva qualcosa per nulla corretto secondo gli altri.
La ragazza si lasciò andare ad uno sbuffo e strinse maggiormente la presa sulla balestra che le era stata procurata da Allison, mentre quest’ultima avanzava con lentezza al suo fianco, impugnando il fucile, e Stiles teneva fra le mani la sua fidata mazza da baseball.
“Sicuri che fosse qui?”, domandò Isaac, osservando quella specie di casa abbandonata e dall’aria per nulla invitante che si ergeva nel più totale nulla della foresta.
Dire che fosse fatiscente e abbandonata era poco, quella casa non trasmetteva nulla di buono all’animo di Lydia che proprio non capiva perché si fossero recati lì, come fossero i Fantastici Quattro…anche se in quel caso erano almeno in otto.
Si voltò verso Derek: lui era decisamente la Cosa, l’aria burbera c’era e aveva praticamente la conformazione di un armadio in grado di provocarle un trauma cranico nel caso fosse andata a sbattere contro di lui. Soffocò un sorrisetto che poco si adattava alla situazione già troppo tesa e per nulla divertente, cosa che non sfuggì al licantropo che, tanto per cambiare la guardò in cagnesco, con la solita espressione da “ti strappo la gola a morsi”.
Isaac non era abbastanza aitante per essere la Torcia Umana, forse quel ruolo poteva essere meglio rivestito da Aiden, quindi convenne che Isaac era una semplice comparsa. Stiles Stilinski non poteva essere altro che Mister Fantastic anche se l’unica cosa che aveva in comune con lui era la mente geniale, ma forse avrebbe preferito avere anche i suoi poteri e, cosa non meno importante, la sua fidanzata. Forse lo stesso Stiles, nel suo universo dei Fantastici Quattro di Beacon Hills, l’avrebbe vista come una perfetta Susan Storm, meglio conosciuta come la Donna Invisibile, con urlo e udito supersonico come extra.
Prese un respiro profondo e continuò a camminare insieme al resto della gang verso la casa, alla ricerca di questo fantomatico esserino soprannaturale che aveva ben pensato di infestare Beacon Hills, come se i problemi non fossero già abbastanza.
“Lydia, tu vai insieme ad Allison, Isaac e Derek con me, Stiles insieme ai gemelli”.
Stiles alzò gli occhi al cielo e mostrò una smorfia di disappunto ma preferì non lamentarsi, mentre Lydia lo osservava con espressione divertita, notando come i gemelli non gli andassero minimamente a genio…o meglio, tollerava soltanto Ethan.
Nessuno si oppose agli ordini di Scott, così Lydia, ancora un po’ titubante e sentendo la totale mancanza del suo letto e della ciotola di pop corn che avrebbe preparato con tanto amore e devozione, seguì la cacciatrice verso l’ala est della casa.
“Cosa stiamo cercando di preciso?”, domandò la ragazza con una voce così bassa che forse Allison neanche l’aveva udita. “Spero non un altro kanima o Darach”.
Allison le rivolse un sorriso incerto, tornando a guardare dinanzi a sé, fin quando non si trovarono in quella che un tempo doveva essere una cucina ma ora non era altro che un ammasso di cianfrusaglie polveroso e con una puzza di chiuso insopportabile.
La cacciatrice si spostò verso la stanza adiacente mentre Lydia venne attirata da una porta che doveva condurre nello scantinato.
Deglutì pesantemente e strinse la balestra, per poi spingere la porta con una leggera pressione del piede.
Lydia strizzò gli occhi e impugnò meglio la balestra, aspettandosi di incappare in un mostro orribile con la faccia deturpata e senza denti ma non c’era niente, se non il buio. Sospirò con fare sollevato e non vedendo Allison dietro di lei, decise di andare in perlustrazione. Accese la torcia che aveva preso prima di entrare nella casa, nascosta da chissà quanto tempo sotto il sedile della jeep di Stiles, e cominciò a scendere le scale, osservando con attenzione l’ambiente circostante.
Sembrava che si trattasse di un semplice e innocuo seminterrato in cui non c’era traccia di individui soprannaturali, o almeno questo era quello che Lydia Martin credeva. La ragazza rabbrividì, mentre una strana sensazione di angoscia le percorreva lentamente la spina dorsale, costringendola a smuovere il collo e a voltarsi di scatto. Era appurato: quel posto non le piaceva e nemmeno quel sottoscala.
C’era qualcosa lì sotto e, per la precisione, proprio insieme a lei. Si voltò ancora di scatto, seguendo quelli che sembravano movimenti ma che riusciva a percepire soltanto attraverso dei leggeri fruscii per niente rassicuranti. Cercò con tutta sé stessa di far sparire il groppo che le si era creato in gola al pensiero che un altro Darach sarebbe sbucato fuori di lì a pochi secondi, usandola come sacrificio.
“Oh mio Dio, sto per morire”, sussurrò, prendendo la via delle scale.
Non appena Lydia voltò le spalle venne afferrato da qualcosa, o meglio, da qualcuno che la premette con forza contro il muro. La balestra cadde dalle sue mani insieme alla torcia, impedendole di vedere completamente il suo aggressore, e quando tentò di gridare, una mano si posò sulla sua bocca e l’altra sulla fronte, spingendola ancora di più. Lydia non riusciva a ragionare, poiché le forze le stavano stranamente venendo meno.
Una flebile luce che filtrava da una piccola finestra in alto illuminava il viso di colui che sembrava intenzionato a farle chissà cosa. Il volto era completamente umano ma ciò che non poteva assolutamente rientrare nella categoria “normale” erano una serie di tatuaggi che ricoprivano completamente il viso, cosa che stranì Lydia non poco. L’uomo, se così si poteva definire, strinse la sua mascella in una mano.
Cosa le stava facendo quel mostro? Tentò un’ultima volta di dibattersi ma non ci riuscì mentre quella specie di fenomeno da baraccone stringeva sempre di più la mano attorno al suo viso, facendola gemere di dolore.
Sembrava che le stesse perforando il volto e Lydia temette con un certo terrore che a breve glielo avrebbe frantumato, ma non andò esattamente in quel modo.
La mano libera venne sollevata ad una certa distanza dal suo volto, e una luminescenza blu cominciò a diramarsi dalle sue dita ossute, come se le stesse facendo una sorta di strano abracadabra. Perché doveva capitare proprio a lei poi? Quel coso non poteva aggredire Derek, Scott o Isaac? Almeno loro se lo sarebbero tolto di dosso in meno di un minuto…no, forse ad Isaac non sarebbe andata in quel modo, anzi, sarebbe capitolato subito.
Intanto, lei era costretta dalle sue “non” prestanze fisiche e dall’impossibilità di gridare a starsene lì inerme a guardare come fosse la spettatrice di uno stupido e scadente spettacolo di magia. Non fece neanche in tempo a formulare quell’ultimo frustante pensiero che poi, per Lydia, fu soltanto il buio più totale.
 
“Ma che diavolo?”.
Lydia allungò la mano verso il comodino, tenendo ancora una parte del viso nascosto nel cuscino, per spegnere quella maledetta sveglia che trasmetteva canzoni strane. Quando aveva impostato la musica come segnale di allarme? E soprattutto, quando aveva iniziato ad ascoltare quel genere di musica?
Lydia Martin aveva decisamente troppo sonno per porsi domande inutili ad orari sicuramente improponibili del mattino e così si beò ancora della morbidezza del cuscino, senza la minima intenzione di alzarsi. Era domenica e poteva godersi un po’ di meritato riposo. Uno strano calore alle sue spalle iniziò a stranirla ma probabilmente stava facendo soltanto fatica a distinguere il sonno dalla veglia…peccato che Lydia si fosse del tutto sbagliata. Sbadigliò sonoramente e si voltò, senza aprire gli occhi che non ne volevano proprio sapere di scontrarsi con quella luce dispettosa che entrava dalla finestra sulla parete di fronte al suo letto. Ma da quando aveva la finestra proprio lì? Qualcosa non andava. Lydia aprì gli occhi e si fece così indietro con il busto che quasi cadde dal letto.
“Lydia, ma che cavolo fai? Torna a dormire”.
La voce di Stiles Stilinski la lasciò di sasso, facendola tremare leggermente mentre la convinzione di trovarsi in uno strano sogno prendeva pieno possesso della sua mente.
“S-Stiles?”, domandò lei, come se non conoscesse già la risposta e coprendosi immediatamente con la coperta, nonostante indossasse una semplice maglietta.
Il ragazzo sbadigliò, portando le braccia verso l’alto e puntellando sui gomiti sul materasso per guardarla meglio in viso e Lydia dovette constatare che non c’era alcun dubbio. Stiles Stilinski era di fronte a lei. I capelli erano leggermente scompigliati, gli occhi ridotti a due fessure e la scrutavano con minuzia alla ricerca di un motivo per il suo comportamento. Perché la guardava come se fosse pazza?
Non c’era niente che non andasse in lei, o almeno sperava, eppure Stiles continuava a fissarla con un sorrisetto divertito.
“Ho capito”, esclamò, soffocando un altro sbadiglio e rimettendosi sotto le coperte.
“Allison ieri ti ha portato a bere con Erica, e ti sei presa una sbronza”.
“N-no”, tentò di giustificarsi lei con sdegno e senza nemmeno capirne il motivo. “Sono lucida e non sono affatto sbronza, sono perfettamente sveglia e consapevole…credo”.
“Torna a dormire”, continuò lui con gli occhi chiusi, battendo il palmo sul materasso.
In effetti, sembrava che si stesse giustificando più con sé stessa che con Stiles.
Da quando Lydia Martin giustificava ogni sua minima azione? La verità era che aveva bisogno di sapere ad ogni costo se tutto ciò fosse reale…anche se non poteva esserlo. Lydia stava sognando e la sua mente le stava facendo qualche scherzetto del cavolo.
Osservò la stanza in cui si trovava e notò con estrema sorpresa che non era la sua camera, cosa che aveva intuito ma sperava ancora di essersi completamente sbagliata. La stanza era abbastanza grande e molto luminosa; fu strano ammetterlo ma c’era qualcosa lì dentro in grado di trasmetterle calma e serenità, come se si trattasse di una perfetta oasi di felicità del tutto distaccata dal resto del mondo. Le pareti erano di color verde acqua, mentre il letto in cui si era risvegliata non aveva proprio nulla di quello in cui aveva dormito per ben diciassette anni…anzi, aveva soltanto il suo cuscino.
Il resto era tutto nuovo, a partire dalla persona con cui lo condivideva.
Lydia inspirò forte, osservando ancora quella figura accanto a lei che teneva gli occhi chiusi e respirava regolarmente, con il petto che si alzava e si abbassava calmo mentre il suo cuore sembrava volesse esploderle nel petto per tutta l’agitazione che stava sentendo.
La coperta blu copriva Stiles solo fino alla vita, permettendo a Lydia di osservare meglio il viso del ragazzo e il fisico sempre asciutto e ben delineato. Si riscosse quasi subito. Sì, stava decisamente sognando. Qualcuno doveva averla colpita molto forte in testa.
Quello era un sogno come un altro, indotto dalla sua mente perfida e burlona.
Allora perché sembrava tutto dannatamente reale?
Fece per avvicinare le dita al volto rilassato di Stiles come per accertarsi che fosse vero ma le ritrasse ancora prima che potessero arrivare a destinazione, per paura che la sua figura si potesse dissolvere o trasformare in qualcos’altro nel momento esatto in cui l’avrebbe sfiorata. A quel punto, decise che sarebbe stato meglio osservarlo in silenzio, fin quando gli occhi non avrebbero preso a bruciare per il troppo sforzo e nella speranza che potesse tornare alla realtà una volta per tutte…perché quello non poteva essere reale, per niente. Perché dormiva nello stesso letto di Stiles Stilinski? Perché sembrava una cosa normale?
Stiles si era mostrato calmo, come se la cosa non lo turbasse minimamente ma come se si trattasse di una scena spontanea e quasi naturale. Era lei ad essere sconvolta e non era assolutamente normale. Se la scena fosse stata reale, Stiles avrebbe indubbiamente dato di matto o si sarebbe mostrato in qualche modo nervoso, e invece no. Cosa diamine stava accadendo nella sua testa?
Stiles si voltò a guardarla, quasi scattando, e rischiando di farla cadere ancora una volta.
Le portò un braccio attorno alla vita, mentre Lydia sbarrava gli occhi per lo stupore.
“Stai bene? Mi fai preoccupare”, disse lui con la voce ancora assonnata e sfiorando il naso con il suo, lasciando Lydia completamente immobilizzata sul posto.
Lei voleva davvero rispondere ma era troppo provata per farlo, era stupita da quella scena e dal modo dolce e naturale con cui Stiles la stringeva a lui, senza alcun timore. Per un attimo, aveva anche trovato il tutto piacevole, poi la realtà e il ricordo della sua vita fino ad allora arrivò come una secchiata di acqua gelida, costringendola ad alzarsi. Lydia per poco non inciampò, tanto che era agitata, mentre Stiles la fissava sconcertato.
Fu solo allora che la ragazza si accorse che la maglia che indossava era decisamente troppo grande per lei e che sembrava proprio appartenere al ragazzo nella sua stessa stanza. Aveva dormito con Stiles Stilinski e non credeva che avrebbe mai detto una frase simile.
 
 
Angolo dell’autrice
 
Perfetto, l’ho fatto di nuovo. Dopo aver concluso la mia seconda long in Teen Wolf, pensavo che me ne sarei stata buona buona in un angolino a non dare fastidio a nessuno e a seguire la serie con scorta di biscotti e fazzoletti. Invece, la mia testa ha ben pensato di tirarmi un colpo basso…la colpa, tuttavia, è da attribuire anche a Supernatural. Qualche precisazione: la storia è ispirata alla puntata 2x20 di Supernatural, "Desideri nascosti", telefilm davvero grandioso che sto seguendo in questo periodo e che mi ha fatto sfornare questa cosa. In questa puntata appare il suddetto Djiin (http://it.wikipedia.org/wiki/Gin_(mitologia)), qui un link che ne parla. Chi ha visto la serie saprà che l'essere da cui Lydia è stata aggredita è un Djiin, ovvero un Genio, con cui Dean Winchester ha avuto a che fare nella 2x20 (e non solo perchè appare anche in altre puntate) e che realizza i desideri nascosti delle sue vittime (nella serie, Dean perlustra un edificio abbandonato e si imbatte in questo Genio, desiderando che sua madre sia ancora viva). Il titolo della storia proviene da una playlist sulla coppia Peter Pan/Wendy di Once upon a time trovata sul sito 8tracks, infatti, questo doveva essere il titolo di una storia riguardante loro che alla fine ha trovato un titolo più adatto, così ho pensato di riciclare questo per la storia Stydia.
Tranquilli, non sarà molto lunga (vorrei farla di circa tre o quattro capitoli) e i tempi di pubblicazione non saranno lunghi, salvo imprevisti.
Inizialmente, volevo scrivere dal punto di vista di Stiles ma ho pensato che vedere Lydia alle prese con una situazione simile sarebbe stato più divertente visto che è lei a doversi svegliare e a capire cosa prova per Stiles, quindi questo magari potrebbe essere un buon metodo per smuoverla, così ho deciso di tentare.
Nel prossimo capitolo, vedremo il resto del “sogno” in cui Lydia è stata catapultata.
Spero che questo capitolo vi piaccia e fatemi sapere cosa ve ne pare con un commento, anche piccino piccino, i pareri sia positivi che negativi sono sempre ben accetti ^^
Il banner è stato meravigliosamente realizzato dalla pagina 
Photoshop is the secret to my power ~ spero vi piaccia *-*
Alla prossima, un abbraccio :)

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Capitolo 2
*** I married Stiles Stilinski ***


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II
 
I married Stiles Stilinski

 
“So you see, this world doesn't matter to me.
I'll give up all I had just to breathe.
The same air as you till the day that I die.
I can't take my eyes off of you”.
 
Lydia Martin aveva semplicemente dimenticato come respirare.
Osservava il suo riflesso nello specchio di quel bagno che non riconosceva e che non aveva nulla di familiare. Osservava quelle piastrelle verdi e quella piccola finestra coperta da una tendina della stessa tonalità per poi tornare sul suo volto decisamente sconvolto.
Il suo viso era leggermente mutato, sembrava quasi più maturo…più adulto.
Percorse con le dita quella maglia larga di color grigio chiaro che l’avvolgeva fin sopra le cosce e arrossì al solo pensiero che appartenesse a Stiles e non a lei.
Perché si era risvegliata insieme a lui che la trattava come fosse la sua fidanzata?
Lydia sapeva che qualcosa non andava esattamente come avrebbe dovuto, lo sentiva nelle viscere, tuttavia, quel tepore confortante che l’aveva invasa nel sentire Stiles accanto a lei, non riusciva a lasciarla del tutto indifferente. Quell’ambiente, quei gesti, tutta quella realtà probabilmente fittizia che la circondava, riusciva a rassicurarla, come fosse una bolla di sapone che la teneva rinchiusa e protetta dalle insidie del mondo reale.
Era così che Stiles l’aveva sempre fatta sentire: al sicuro. Anche nei momenti più oscuri e senza alcuna via d’uscita, Stiles Stilinski era stato accanto a lei, pronto a ricordarle che tutto sarebbe andato per il meglio e non aveva mentito.
Lydia tentò di fare mente locale, per ricordare cosa fosse successo la sera prima e come aveva fatto a ritrovarsi all’improvviso e senza un motivo sensato fra le braccia di Stiles. Ricordò una casa abbandonata nel bosco, la balestra che aveva fra le mani, la mazza di Stiles, delle scale che davano su una stanza più buia e poi nulla di più. Black out. Tabula rasa. Niente di niente.
Nella sua mente non c’era nessun dettaglio che le permettesse di capire cosa, o anche chi, avesse mutato gli eventi in quel modo. Lydia si passò i capelli dietro l’orecchio con fare annoiato e quasi sbiancò, notando un particolare che prima le era sfuggito. Un anello. Lei, Lydia Martin, portava un anello o più precisamente…una fede, affiancato da un altro anello che aveva proprio l’aspetto di un anello di fidanzamento, identico a quelli che aveva visto donare tante volte in quelle stupide commedie romantiche. Rimase impalata per chissà quanto tempo a osservare quel luccichio che adornava il suo anulare, circondandolo alla perfezione, come se fosse stato fatto apposta per essere lì. Si lasciò cadere sul bordo della vasca, incapace di emettere alcun suono o di dire qualsiasi cosa che avesse la benché minima somiglianza con una frase di senso compiuto. Lydia si accorse troppo tardi di aver urtato il flacone di shampoo che cadde rovinosamente a terra, producendo un tonfo sordo che probabilmente non era sfuggito a Stiles.
“Lydia, tutto bene?”, la sua voce le giunse dall’altro lato della porta, come l’aveva sempre ricordata e per lei fu strano avvicinarsi cautamente al legno che li separava, senza aprire.
“T-tutto ok”, riuscì a rispondere la ragazza, cercando di controllare il leggero tremolio nella sua voce che ancora non aveva metabolizzato l’idea di aver sposato Stiles Stilinski.
“Vado di sotto a preparare il caffè”, aggiunse Stiles con voce pacata. “E magari ci aggiungo anche il mio intruglio magico per il dopo sbornia”.
Lydia cercò di immaginare la scena di lei e Stiles che facevano colazione, seduti allo stesso tavolo e scambiandosi sorrisi complici, mentre uno passava la marmellata all’altro, come nelle pubblicità delle merendine o del caffè. Quella scena le risultò decisamente strana, poiché si rese conto di non aver mai provato a vedere Stiles sotto quella luce. Il leggero brontolio allo stomaco la convinse, intanto, a dover decisamente mangiare qualcosa prima di finire a terra e far ulteriormente preoccupare Stiles. Aveva come se la sensazione che non mangiasse da settimane. Forse era finita in coma e si era risvegliata dopo anni o forse stava semplicemente sognando una specie di universo parallelo. Ad ogni modo, era tutto troppo reale per sembrare illusorio.
Aprì la porta con lentezza, assicurandosi che Stiles fosse davvero sceso al piano inferiore e camminò per la stanza, osservandola meglio senza occhi curiosi che la scrutavano. Era davvero grande, ovviamente più della stanza che aveva a casa, la sua casa, e molto accogliente. Se lei e Stiles erano davvero sposati, quella stanza era stata certamente opera sua mentre Stiles non aveva mosso un dito, su quello non c’erano dubbi.
Aprì l’armadio per indossare qualcosa e per poco non le venne un colpo, notando con un leggero sorriso che il suo look era sempre impeccabile.
Tirò un sospiro di sollievo…almeno in quello non sembrava affatto cambiata.
Quando Lydia scese al piano di sotto, vestita di tutto punto ma con ancora la testa piena di pensieri e dubbi che vorticavano fastidiosamente mentre osservava ogni minimo angolo di quella casa nuova e totalmente sconosciuta, trovò Stiles ai fornelli.
Non indossava il pigiama ma una semplice maglietta blu abbastanza aderente che metteva in evidenza il suo fisico sempre esile ma più cresciuto e scolpito di come era al liceo. Le spalle erano più larghe e la sua figura molto più slanciata, il tutto rendeva la visione d’insieme di Stiles Stilinski molto più che gradevole e quando Lydia si accorse di aver fatto quel pensiero, per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
Non si era mai fermata a dare un giudizio estetico su Stiles. Inizialmente lo aveva etichettato come il classico ragazzo mingherlino che aveva un serio bisogno di rivedere il suo guardaroba, poi c’erano state così tante tragedie che non aveva avuto certo tempo per pensarci. Eppure, guardandolo in quel momento, Lydia riuscì a pensare a come fosse effettivamente cresciuto nel corso del tempo e a come gli allenamenti di lacrosse avevano sempre avuto i loro effetti, anche se in modo non troppo eccessivo e andava bene, in fin dei conti. Rimase in piedi, persa così tanto in quei pensieri che non si accorse neanche del suono del campanello, continuando a squadrare Stiles che le lanciò un’occhiata stranita.
Stiles corse alla porta, facendo cenno a Lydia di sedersi, e la ragazza decise di obbedire, mettendosi comoda sulla penisola, al di sopra della quale c’era una colazione in grado di sfamare un esercito. Lydia aveva una scelta molto vasta fra pancake, caffè, succo di frutta, cereali, biscotti, marmellata e guardava da un alimento all’altro senza riuscire a scegliere.
Aveva sempre sospettato che Stiles fosse bravo in cucina e quel banchetto ne era la prova.
Fece per prendere la marmellata quando una voce familiare la costrinse a voltarsi.
“Ehi, Stiles!”, Lydia conosceva bene quella voce e rizzò la schiena.
Scott McCall era sul ciglio della porta di casa, affiancato da Derek Hale.
Per Lydia non poteva esserci scena più strana: insomma, Scott e Derek a casa di Stiles che era addirittura sposato con lei.
Cosa altro poteva esserci di più assurdo? La risposta alla domanda che Lydia si era posta arrivò quando una trottola non ben distinta sgusciò da dietro le figure dei due licantropi e si precipitò in casa, precisamente addosso a Lydia, buttandole le braccia attorno alla vita, mentre Stiles borbottava qualcosa.
“Ciao Claudia (1), anche tu mi sei mancata”, esclamò il ragazzo con finto tono risentito, sotto il ghigno divertito di Scott. “I bambini di oggi…ti ha dato problemi?”.
“Per niente”, rispose Scott, stiracchiandosi. “Lei e Sam (2) hanno strapazzato così tanto Derek e Isaac che poi sono crollati, e noi non ce ne siamo neanche accorti”.
“Forse perché tu hai dormito sul divano tutto il tempo”, lo rimproverò Derek, guardandolo torvo. “Persino Allison era sveglia e tu ronfavi come non mai”.
“E’ così che passi la tua prima nottata da neo-padre?”, domandò Stiles, riservando all’amico un’occhiata accigliata. “Dovresti vergognarti…povera Allison. Dean (2) è nato soltanto due giorni fa e tu hai riposato più di lei, scansafatiche che non sei altro”.
“Mi sono addormentato, giuro che non volevo”, si giustificò Scott, mentre Derek si trattenne dallo scoppiare a ridere quando Stiles gli lanciò uno sguardo complice.
Scott sbuffò e a quel punto Stiles proprio non riuscì ad evitare di ridere.
“Amico”, cominciò Scott, facendosi stranamente serio. “Comunque quella bambina ha qualcosa che non va…per quale barbaro motivo stravede per Derek molto più che per me? Mi sento indignato, insomma, stiamo parlando di Derek Hale…senza offesa”.
“Sei solo geloso, McCall”, lo punzecchiò Derek, incrociando le braccia.
“Mi dispiace, Scott”, intervenne Stiles, scrollando le spalle. “Tutti amano il sourwolf”.
Intanto, la bambina continuava a stringere Lydia in una morsa, senza dire nulla e senza alzare la testa per farsi vedere, fin quando una vocina dolce e vellutata le arrivò alle orecchie, facendola sussultare. Lydia aveva un vago sospetto su chi potesse essere quella bambina, considerando il nome e la massa di capelli rossi, solo che non volle pensarci.
“Ciao mamma”, sussurrò la bambina, alzando la testa e mostrando a Lydia due bellissimi occhi ambrati identici a quelli di Stiles che la fissavano con tenerezza.
Lydia dovette sedersi per non rovinare a terra, mentre una mano correva alla fronte, e il suo respiro cominciò a farsi leggermente più pesante. Quella bambina l’aveva chiamata “mamma” e il suo sospetto prese decisamente forma: Claudia, capelli rossi o biondo fragola come avrebbe detto Stiles e occhi ambrati come quello che sembrava essere suo marito.
“Mamma, stai bene?”, domandò la bambina, inclinando il capo da un lato, mentre Stiles si voltò verso di loro, notando che Lydia non aveva una bella cera.
Si avvicinò subito e cominciò a carezzarle dolcemente il braccio. Risalì lungo il viso, blandendolo con una dolcezza che Lydia non aveva mai sentito da parte sua, o meglio non in quel modo, visto che Stiles Stilinski era sempre stato incredibilmente dolce, solo mai attraverso quelle carezze che le stava riservando in quel preciso istante di chissà quale assurdo arco temporale o universo sconosciuto.
“Ti senti bene?”, chiese lui, facendosi più vicino e guardandola fisso negli occhi che lo fissavano sempre più increduli e sorpresi da ciò che stava vedendo.
“S-sì”, disse Lydia, sforzandosi di sembrare convincente. “Solo un capogiro”.
Stiles fece un segno di assenso con la testa e si voltò verso la bambina, Claudia, che li aveva osservati con la boccuccia dischiusa per tutto il tempo.
Stiles la sollevò in braccio all’improvviso. “Tutto ok. La mamma ha solo mal di testa”.
Claudia osservò prima lei e poi il suo papà, regalandogli un sorriso così bello che per poco Lydia non si sciolse a quella vista così dolce e calda…come una coperta nella quale avvolgersi durante i giorni più freddi e più bui.
“Mi ha fatto preoccupare”, esclamò la bambina, artigliando la maglietta di Stiles con le sue manine mentre Lydia la guardava rapita, pensando a cosa avrebbe potuto dire.
“Ti capisco”, disse Stiles con un sorriso divertito. “Oggi la mamma non è molto in forma, ma un po’ di tempo con noi e si rimetterà subito in sesto, vedrai”.
Stiles mise giù la piccola che si sistemò il maglioncino blu sul quale erano disegnati tanti piccoli cagnolini e la gonnellina perfettamente abbinata.
“Ragazzi allora noi andiamo”, esclamò Scott, avviandosi verso la porta di casa. “Ci vediamo stasera da noi, ok? Lydia, ti voglio raggiante”.
Lydia si limitò a fare un cenno con il capo, senza avere la più pallida idea di cosa stesse dicendo Scott, le sembrava addirittura che parlasse un’altra lingua.
Non poteva certo rimanere indifferente a tante notizie tutte insieme: lei e Stiles erano sposati ed avevano una figlia, mentre Scott e Allison erano addirittura ad un secondo bambino. Lydia aveva bisogno di un sorso di acqua…o forse una vodka sarebbe stata meglio, ma forse non sarebbe stato molto appropriato, soprattutto in quel contesto. Stiles portò le mani sui fianchi e si voltò di nuovo verso la piccola Claudia.
“Prima non mi hai salutato come si deve, sarà meglio rimediare”, esclamò Stiles, tirando un sospiro rassegnato per poi fiondarsi sulla bambina e prenderla nuovamente in braccio.
La risata di Claudia era come una dolce melodia, quella bambina era troppo perfetta…possibile che la combinazione fra i geni Martin e Stilinski potesse dare vita ad una creatura così splendida da non sembrare umana? Riusciva a vedere qualcosa di sé in quella bambina, ma provò un dolore indescrivibile al pensiero di non sapere nulla di lei e di non ricordare i momenti passati insieme. Non ricordava il giorno in cui l’aveva tenuta fra le braccia la prima volta, non ricordava le volte in cui l’aveva probabilmente svegliata nel bel mezzo della notte, non ricordava i suoi primi passi o la sua prima parola…perché quella bambina non era realmente sua, quella non era la sua vita, era uno stupido scherzo.
Stiles continuò a giocare con la bambina, mettendosela sulle spalle e mostrandosi così felice che Lydia stentò a riconoscerlo…quando era stata l’ultima volta che aveva visto Stiles Stilinski così spensierato? Forse prima che gliene capitassero di tutti i colori. Lydia scosse la testa, abbandonandosi ad un debole sorriso che proprio non poté evitare di fronte a quella buffa scenetta, e quando Stiles mise giù la piccola, si voltò per sorriderle.
“Ok, pulce”, esclamò rivolto a Claudia. “Fila di sopra a sistemare le tue cose, forza”.
“E dopo vedremo Harry Potter?”, domandò Claudia, sfoggiando un’espressione che le ricordava tanto quella del Gatto con gli stivali che faceva gli occhioni dolci.
“Sì, lo vedremo”, le rispose Stiles con tono rassegnato. “Te l’avevo promesso, ora vai”.
La bambina non se lo fece ripetere due volte e fece per salire le scale ma tornò indietro dopo aver superato i primi due gradini, solo per scoccare un bacio a Lydia.
Claudia l’aveva avvolta di nuovo con le sue braccine esili e l’aveva travolta con il suo profumo che sapeva di fragola, per poi lasciarle un bacio sulla guancia e per Lydia stringere quella bambina fu la cosa più naturale del mondo. L’avrebbe tenuta avvinghiata a sé solo per prendere maggiore familiarità con lei e con quel dolce profumo che le invadeva le narici, facendole capire quanto la piccola Claudia Stilinski fosse reale e non frutto della sua mente.
“Lydia! Lydia! Lydia!”. (3)
Dopo aver lasciato correre la bambina in camera sua, Lydia sentì una specie di eco lontano che la chiamava e voltò la testa verso la finestra, convinta che venisse da lì, ma sembrava essersi sbagliata. La voce era svanita…c’era solo Stiles, che si fece più vicino. Quando il ragazzo intrecciò le dita con le sue, Lydia ebbe un leggero brivido lungo la schiena e non aveva idea di come reagire, riusciva solo a guardarlo come paralizzata.
“Ci tocca guardare Harry Potter e la Pietra Filosofale per l’ennesima volta”, esalò Stiles, continuando a stringere Lydia in una presa dolce e quasi protettiva, come per confermare anche tramite semplici gesti che fra loro c’era qualcosa di profondo e stabile.
“Non mi è mai dispiaciuto quel film”, riuscì a dire lei, senza la forza di staccarsi da Stiles.
Non era una scena normale o alla quale poteva essere abituata, ma stare fra le sue braccia sembrava la cosa più naturale e giusta del mondo.
“Sei sempre stata una nerd nel profondo”, sussurrò Stiles, con il respiro che si infrangeva contro il suo viso…era una sensazione piacevole e nuova per Lydia.
Quando Stiles la baciò senza preavviso, Lydia rimase con gli occhi spalancati per qualche secondo, osservando ciò che stava accadendo.
Le labbra di Stiles erano morbide e consistenti sulle sue. Erano vere e sapevano di caffè zuccherato fino alla nausea e biscotti al gusto di limone. Non si accorse di aver chiuso gli occhi e di essersi abbandonata a quel bacio che per lei era il secondo che si stavano scambiando.
Stiles Stilinski la stava baciando e lei lo stava ricambiando. Non c’era nessun attacco di panico, nessuna brutta notizia che aveva portato lei o Stiles sull’orlo di un crollo. C’erano solo le loro labbra, i loro respiri e sapori che si mischiavano con una naturalezza che Lydia non avrebbe mai creduto possibile in vita sua.
Avrebbe dovuto allontanarlo, dirgli che non doveva e chiedergli cosa diamine stesse facendo ma Lydia Martin era troppo sopraffatta da quel bacio per mettervi fine. Baciare Stiles era bello, rilassante e dolce. Ogni cosa di Stiles era dolce.
Era dolce il modo in cui le dita lunghe e affusolate erano corse tra i suoi capelli sciolti per poi fermarsi sulla nuca. Era dolce il modo in cui teneva la fronte poggiata sulla sua quando allontanava le sue labbra per riprendere un attimo di respiro. Era dolce il modo in cui riprendeva a baciarla, schiudendo quelle labbra in attesa di tanti altri baci, come se non ne avesse mai abbastanza, come se avesse aspettato tanto per baciarla. Era dolce il modo in cui sfiorava il naso con il suo. Era dolce il modo in cui intrecciava le loro dita, gettando uno sguardo a quegli anelli che simboleggiavano l’ennesima conferma del loro legame.
Aveva sposato Stiles Stilinski e non credeva che avrebbe mai detto una frase simile.
 
 
Angolo dell’autrice

- (1) 
Claudia Stilinski, il nome della figlia di Lydia e Stiles è ovviamente preso dalla madre di quest’ultimo;
- (2) 
Sam e Dean McCall sono i nomi dei figli di Allison e Scott e sono ispirati ai due personaggi principali di Supernatural;
- (3) la voce che Lydia sente è di Allison, nella puntata 2x20 di Supernatural, Dean ha tipo delle visioni (della ragazza tenuta prigioniera insieme a lui e di scheletri tenuti con le braccia legate verso l'alto) che lo ricollegano, in qualche modo, al mondo reale.

Eccomi con il secondo capitolo. Allora cosa ve ne pare?
Qui ho pensato di permettere a Lydia di fare conoscenza con la sua “famiglia” e come avrete notato, non soltanto è sposata con Stiles ma hanno anche una bambina di nome Claudia, mentre Scott ha due figli, di cui uno nato da poco. Nel prossimo capitolo, Lydia interagirà anche con gli altri personaggi, per ora mi sono limitata a Stiles e alla piccola Claudia. Spero di non essere uscita fuori personaggio. Non sapevo se far andare Lydia fuori di testa nel vedere questo strano universo ma ho pensato che alla fine questa realtà potrebbe avere solo un effetto positivo su di lei, visto che in fin dei conti, non sembra dispiacerle. Lo scopo è quello di farle prendere familiarità con ciò che sente per Stiles, un passo alla volta, e dato che non ha idea di dove si trovi, può soltanto esplorare e rendersi conto. Nel prossimo capitolo, riuscirà ad avere maggiori informazioni. Ovviamente, l’idillio non è destinato a durare poiché l’eco che Lydia ha sentito non è un buon segno.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmi sapere cosa ve ne pare con un commento, se vi va!
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia fra le seguite/preferite/ricordate <3
Alla prossima, un abbraccio :)

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Capitolo 3
*** My life with Stiles Stilinski ***


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III
 
My life with Stiles Stilinski

 
“Lead me on, lead me on.
Right now I just need something.
You could be that one thing.
So lead me on”.
 
“Lydia!”.
Era tutto buio intorno a lei, si voltava a scatti, cercando di capire da dove provenisse quella voce lontana che la richiamava insistentemente, in attesa di una risposta.
Eppure, Lydia non riusciva a fare altro se non girare il capo e tendere le orecchie nella speranza di udire un suono diverso dal suo nome, ma era tutto sfuggente attorno a lei. Quella voce era sfuggente, così come la vista del luogo in cui si trovava. Non riusciva a vedere nulla, quasi come se la sua vista fosse appannata…le immagini erano confuse e fosche, come avvolte da una nebbia perenne che le impediva di vedere realmente.
A quella sensazione di cecità si aggiunse ben presto un freddo che sembrò grattare fastidiosamente lungo le sue braccia fino ad arrivare alle spalle e alla schiena.
Lydia si voltò ancora una volta, cercando di mettere fine a tutto ciò ma quello che ottenne fu soltanto un incremento di quella sensazione strana e molesta. La testa prese a girarle vorticosamente e percepì un leggero calore a livello del labbro superiore.
Allungò le dita e non ci fu bisogno di una vista perfettamente chiara per capire: sangue.
Lydia riusciva a sentirne l’odore pungente e metallico mentre colava dal suo naso imbrattandole sia le labbra che il mento. Le mani cominciarono a tremare.
A quel punto, Lydia gridò con tutta la forza che aveva in corpo.
 
“Sembro un damerino!”.
La voce di Stiles riuscì a riportarla indietro, allontanandola il più possibile da quello stato di torpore in cui era caduta all’improvviso e che le era sembrato durare un’eternità. Tuttavia, quelli che a lei erano sembrati anni per Stiles dovevano essere stati una manciata di secondi, poiché si ritrovò di nuovo sulla soglia della camera da letto con indosso un vestito color petrolio mentre Stiles era davanti allo specchio ad abbottonarsi la camicia bianca.
Lydia si prese qualche minuto per realizzare che aveva avuto una specie di allucinazione, per poi tornare violentemente alla realtà senza la possibilità di capire cosa fosse appena successo, e nel frattempo Stiles continuava a prepararsi, con lei alle spalle.
La ragazza si riscosse, notando che Stiles, o meglio suo marito, stava agganciando i bottoni in maniera completamente storta, dettaglio che la fece sorridere.
Stiles Stilinski poteva anche essere cresciuto, ma rimaneva sempre lo stesso.
Si avvicinò a lui, quasi in automatico, come se le sue gambe si stessero muovendo da sole, e gli si mise davanti, bloccando le sue mani e lanciandogli un sorriso di scherno. Stiles non disse nulla e la lasciò fare, permettendole di slacciare i bottoni per rifare il tutto.
Lydia cercò di non fare caso al leggero tremore delle sue dita nel trovarsi ancora una volta a distanza ravvicinata con Stiles, i cui occhi la fissavano costantemente come a volerla mettere volontariamente in soggezione. Una volta riagganciati correttamente tutti i bottoni, lasciando aperti i primi tre che facevano capo al colletto della camicia bianca, Lydia fissò gli occhi nei suoi che continuavano a guardarla luminosi come non li aveva mai visti.
Stiles le sorrise, e Lydia, guidata da qualcosa che non riusciva bene a definire, portò le mani sulle sue spalle, percorrendole fino ad arrivare al collo dove rimasero ferme. In quel momento, Lydia Martin riusciva a percepire tutto.
Non era come in quello strano incubo ad occhi aperti, dove a stento riusciva a sentire gli odori mentre la vista era quasi del tutto oscurata. In quella stanza luminosa che sapeva di casa e di caffè caldo di prima mattina, Lydia era capace di udire il battito regolare del ragazzo che aveva di fronte, il suo respiro calmo, la morbidezza della sua pelle e il petto che si abbassava e si alzava lentamente, come per permetterle di carpire ogni cosa e farle comprendere quanto tutto ciò fosse reale. Forse non si sarebbe mai svegliata, semplicemente perché ciò che stava vivendo non era frutto della sua immaginazione.
“Mamma! Papà! Vogliamo andare?”.
La piccola Claudia li richiamò dal corridoio e fu solo allora che Stiles si allontanò, non prima di averle rubato un dolce bacio e dirigersi al piano di sotto.
Lydia portò le dita sulle labbra, assaporando ancora quel contatto e il lieve calore che la pressione del bacio di Stiles aveva generato.
Non era un calore dovuto al sangue, che aveva sentito prima nel suo incubo, ma un calore completamente differente, di cui iniziava a diventare dipendente.
La vita con Stiles non era per nulla come sospettava.
Era semplice, confortante…e bellissima.
 
Quando arrivarono a casa di Scott e Allison, Lydia sentì le gambe farsi di gelatina.
Le sembrava di trovarsi in un film, dove tutti si riunivano felici e non c’erano pericoli a rincorrerli e a cercare di ucciderli ogni singolo giorno. Poteva essere possibile? Derek, Scott, Isaac, Boyd, Erica e Allison erano tutti lì, in quel soggiorno grande e accogliente a festeggiare la nascita di un secondo bambino per i suoi due migliori amici, e Lydia davvero non avrebbe mai immaginato una scena simile. Mentre Stiles correva verso un punto indefinito della stanza con Claudia in braccio, Lydia si perse in un attimo nella scia di quei ricordi, tracciata dalle foto messe in bella vista su una mensola della libreria.
Lì c’era la testimonianza di tutto il loro viaggio, che avevano compiuto fin dalle superiori ed ebbe modo di ammirare diverse foto insieme. Vide lei ed Allison che si guardavano sorridenti, loro quattro ad un ballo che evidentemente non era ancora avvenuto, almeno per quello che ricordava, ma la foto che la lasciò più esterrefatta fu quella del matrimonio dei padroni di casa, dove lei era accanto ad Allison avvolta in un bellissimo vestito bianco in stile impero, e Stiles le stringeva la vita con le braccia. Lei e Stiles erano presenti nella maggior parte delle foto, nelle quali o era Stiles a tenerla stretta a lui in qualche modo oppure era lei ad ancorare le sue mani per tenerlo più vicino a sé, come se proprio non fosse in grado di farne a meno.
Buttò uno sguardo alle sue spalle, pensando che fosse il caso di raggiungere la sua migliore amica che probabilmente si stava chiedendo dove fosse finita.
Quando Lydia individuò Allison seduta sul divano con un fagotto ben visibile stretto fra le braccia, una strana morsa allo stomaco si fece sentire ma non era di tristezza, tutt’altro. Era semplicemente surreale assistere ad una scena del genere, con Allison che sorrideva felice, come non la vedeva da troppo tempo, precisamente dai primi tempi in cui si era trasferita a Beacon Hills…prima che la loro esistenza venisse stravolta, quando vivevano ancora come due adolescenti completamente ignare di ciò che accadeva sotto i loro nasi.
Si avvicinò, senza riuscire a trattenere un sorriso, mentre Allison si illuminò non appena gli occhi castani incontrarono i suoi completamente meravigliati.
Lydia si sedette accanto a lei sul divano e accostò il viso al suo per dare una sbirciata a ciò che si nascondeva in quella coperta blu ricamata. Un bambino con gli occhi decisamente assonnati e la bocca dischiusa la fissava confuso mentre una manina chiusa a pugno si allungava in cerca di contatto. Lydia sorrise ancora più dolcemente, mentre una mano si posò sulla spalle della sua migliore amica, per poi poggiare il capo sulla sua spalla.
Era contenta di vedere Allison così felice e spensierata, e per un attimo non le importò se ciò che stava vivendo fosse vero o meno. Era semplicemente perfetto, forse anche troppo, ma loro meritavano una vita simile, fatta di sorrisi e gioie. Gli erano toccate le urla, il sangue, e tutto ciò che poteva esserci di doloroso, quando una vita leggermente diversa non avrebbe guastato nessuno. Alle volte, Lydia credeva fermamente che vivere, ignorando tutti i fenomeni soprannaturali che avevano sconvolto Beacon Hills fino ad allora, non sarebbe stato poi tanto male…almeno sarebbero stati felici.
Lydia osservò il piccolo Dean insieme alla sua migliore amica, fin quando non vennero raggiunte anche da Claudia che si sporse verso sua madre per osservare.
A quel punto, Lydia la fece accomodare sulle sue ginocchia, stringendole la vita per tenerla in una presa abbastanza salda e permettendo anche a lei di osservare il piccolo che iniziava a mostrare i primi segni di stanchezza, mediante le palpebre che si socchiudevano pian piano.
Lydia Martin non sapeva nulla di quella vita in cui era stata catapultata, non aveva alcun ricordo di come ci fosse arrivata ma per qualche strano motivo non voleva separarsene. Non sapeva come fosse finita con Stiles, non sapeva quasi nulla di Claudia o di come Allison e Scott fossero arrivati ad avere due bambini ma non le importava. Volse gli occhi in cerca di Stiles. Dopo aver individuato Isaac che rideva felice mentre parlava con Erica, stretta a Boyd, trovò Stiles che la stava osservando mentre se ne stava accanto a Scott e Derek con un bicchiere fra le mani, e aveva quel sorriso contagioso che proprio non ne voleva sapere di sparire.
Stiles semplicemente sorrideva e ogni cosa sembrava naturalmente al suo posto. Non c’era niente che non andasse in quel preciso istante.
 
“Ma io non ho sonno!”.
Claudia si lamentò ancora una volta, anche dopo che Lydia le aveva infilato il pigiama rosa decorato con una serie di cagnolini color blu, e si mise a sedere sul letto.
Lydia sospirò con fare affranto, chiedendosi se quella bambina facesse così quasi tutte le sere, ma dopo una giornata come quella era strano che non si fosse stancata. In quello, le ricordò perfettamente Stiles, poiché era iperattiva almeno quanto lui.
Il ragazzo entrò nella stanza di Claudia, con indosso una maglietta grigia e i pantaloni larghi del pigiama, e sorrise ad entrambe, sedendosi sul letto accanto a Lydia.
“Ecco le mie donne!”, esclamò, stiracchiandosi. “Tu dovresti essere a letto”.
“La signorina qui non ha sonno”, ribatté prontamente Lydia.
“Ci vuole una favola”, disse Claudia, sgranando ancora di più gli occhi ambrati e spostando lo sguardo da Stiles alla sua mamma in modo speranzoso, come se non aspettasse altro.
“Ok”, si arrese Stiles, trattenendo uno sbuffo. “Sotto le coperte, forza”.
Claudia si infilò subito fra le coperte, coprendosi fino al collo, in attesa della fantomatica storia che Stiles stava per raccontarle, e tendendo una manina verso Lydia.
La ragazza si accoccolò al suo fianco, portandole un braccio attorno alle spalle, come se anche lei avesse un disperato bisogno della favola di Stiles per addormentarsi.
“Accidenti, stasera ho un vero pubblico”, intervenne lui con un sorriso imbarazzato.
“Quindi vedi di impegnarti”, lo rimbeccò Lydia, assottigliando lo sguardo.
“Pubblico esigente”, constatò Stiles, grattandosi il mento con fare pensieroso, per poi ricevere un richiamo da parte di Claudia che non sembrava poterne più.
Lydia rise, facendo caso alla presa di posizione della piccola e aspettò per la loro storia.
“Allora”, cominciò Stiles, sedendosi a gambe incrociate sul letto. “C’era una volta, una principessa con dei bellissimi capelli lunghi e color biondo fragola”.
“Stai parlando di me o della mamma?”.
“Niente interruzioni, per favore!”, la rimproverò Stiles, facendo una leggera pressione sul suo nasino con il dito, per poi riprendere. “La principessa viveva in un castello tutta sola e urlava in continuazione, per cercare di chiamare aiuto ma nessuno sentiva la sua voce a causa del potente incantesimo che aleggiava attorno al castello. Un perfido stregone con gli occhi color ghiaccio aveva lanciato una maledizione su di lei, e aveva allontanato tutti i suoi cari e gli abitanti del castello, cancellando il ricordo della principessa e intrappolandoli nel villaggio vicino. Tuttavia, c’era un ragazzo…”.
“Un principe?”, chiese Claudia con voce impaziente.
“No”, rispose Stiles, abbozzando un sorriso. “Non era un principe ma un semplice garzone del villaggio che, per qualche strano motivo udiva l’urlo disperato della principessa”.
Nel pronunciare quella frase, il ragazzo volse gli occhi, identici a quelli di Claudia, verso di lei, facendo sì che il suo battito diventasse improvvisamente più accelerato del normale.
Una principessa che urlava e un garzone che udiva il suo grido disperato. Quella favola era ber nota per Lydia, e sentì un lieve calore diramarsi lentamente dentro di lei, a partire dallo stomaco fino ad arrivare al petto, dove incontrò il suo cuore.
“Il garzone era l’unico che poteva sentire quello strano grido di aiuto, a differenza degli altri cittadini che continuavano a vivere ignari di ciò che accadeva a poca distanza da loro. In realtà, il garzone e la principessa erano legati da una magica connessione molto profonda, che permetteva loro di percepire le reciproche sensazioni. Fu così che il garzone decise di incamminarsi verso il castello per scoprire la fonte di quelle urla continue. Più si avvicinava e più le urla si facevano intense. Quando arrivò al castello, tuttavia, trovò il perfido stregone ad attenderlo ma il garzone nascondeva tante risorse che nessuno avrebbe immaginato e riuscì a sconfiggerlo, grazie anche al potente desiderio di salvare la fanciulla in pericolo. Giunto nella camera della principessa, il garzone incontrò quest’ultima e non appena la vide, capì che non avrebbe mai potuto incontrare una ragazza più bella. La principessa, dal canto suo, ricordava il garzone…aveva vissuto nel suo castello fin quando la maledizione non era stata scagliata, solo che lei non lo aveva mai notato davvero. Lui era sempre stato gentile con la principessa, guardandola da lontano, in attesa di un suo sorriso”.
Lydia, intanto, continuava a stringere la piccola Claudia, che sembrava dare segni di cedimento, e mostrava sempre più attenzione alla storia avvincente che Stiles stava raccontando. Quella non era una storia qualunque, ma era la loro storia.
“Quando i due si guardarono realmente negli occhi, l’incanto che teneva prigioniera la principessa e il castello si dissolse completamente, permettendo ad entrambi di realizzare cosa fosse appena successo. La semplice e innegabile potenza dell’amore umano li aveva condotti uno verso l’altra, permettendo loro di incontrarsi davvero…e di scambiarsi il primo bacio per suggellare la fine di quella maledizione e l’inizio di una nuova vita insieme”.
“Sicuro che non stai parlando di te e della mamma?”, chiese la bambina, cercando di non emettere un sonoro sbadiglio traditore che dimostrava il sonno che iniziava ad avvolgerla.
Stiles sorrise e si limitò a rimboccarle le coperte, mentre Claudia, senza fare altre storie, decise di arrendersi al sonno e chiudere gli occhi, per lasciarsi cullare da esso. Lydia si alzò, carezzando leggermente i capelli ricci della bambina, e uscendo dalla stanza insieme al ragazzo, mentre continuava a riflettere sulla storia appena udita. Ad ogni passo che Lydia compiva verso la camera da letto, era sempre più convinta di una cosa: qualunque fosse il motivo che l’aveva portata lì, non voleva svegliarsi…e sperava con tutto il cuore che quel sogno meraviglioso non sarebbe mai finito.
Lydia voleva arrendersi a quella realtà e continuare ad avere accanto a sé quella famiglia che non avrebbe mai immaginato di possedere. Per qualche secondo, rise di sé stessa, pensando che forse era semplicemente impazzita e che non era lei…ma come aveva fatto ad essere così cieca fino ad allora? Stiles la guardava come se fosse la creatura più preziosa sulla faccia della terra. Lo aveva sempre fatto e avrebbe continuato a farlo, ma quella volta Lydia voleva smettere di accantonare i suoi sguardi. Voleva tenerli ancorati a sé e ricambiarli, perché sapeva di poterlo fare…sapeva di poterlo amare, e rise all’idea che aveva bisogno di uno strano sogno per capire quanto volesse Stiles nella sua vita.
Una volta entrato in camera, Stiles tese le braccia per stiracchiarsi e si buttò a peso morto sul letto, rendendo ben evidente la stanchezza che quella giornata gli aveva procurato. Lydia si stese accanto a lui, osservandolo mentre aveva gli occhi chiusi e sorrideva beato, come se nulla potesse toccarlo o fargli del male. Quando Stiles aprì gli occhi, lei continuò a fissarlo così insistentemente da fargli alzare un sopracciglio in maniera confusa.
Prima che Stiles potesse chiederle cosa aveva, Lydia gli circondò il viso con le mani e lo attirò a sé, posando le labbra sulle sue e donandogli un bacio, diverso dal primo che si erano scambiati, diverso dal secondo che Stiles le aveva riservato quella mattina.
Lydia continuò ad accarezzare quelle labbra, mentre Stiles cominciava a riscuotersi, portando una mano fra i suoi capelli e sollevandosi sul gomito per approfondire quel bacio. Si baciavano senza sosta, e Lydia si aggrappava sempre di più a lui senza riuscire a farsi indietro, come un magnete inesorabilmente attratto da una calamita. Stiles la sovrastò, continuando a baciarla in un modo che Lydia non avrebbe mai immaginato, e più andava avanti, più lei si chiedeva quando Stiles avesse imparato a baciare a quel modo. Le sue labbra erano bollenti e non le davano tregua, trascinandola sempre più giù, sul fondo di un burrone che segnava la fine del suo contatto con la realtà nella quale era vissuta fino a due giorni fa, prima di risvegliarsi in quella nuova vita.
Quando Stiles si staccò da lei per riprendere aria, Lydia tenne le dita strette alla sua t-shirt senza la minima intenzione di lasciarlo andare e aspettando con trepidazione il momento in cui avrebbe sfiorato di nuovo le sue labbra.
Nella sua mente, iniziava a contare i secondi, nella speranza che quel conteggio venisse interrotto al più presto dalle labbra di lui.
Stiles si prese qualche momento per guardarla, carezzando la sua guancia con la mano, e Lydia fece lo stesso, percorrendo i suoi zigomi, la curva del naso per poi fermarsi sulla labbra dischiuse, esplorando il suo viso per imprimere maggiormente quel momento.
Stiles, approfittando delle dita di Lydia sulle sua labbra prese a baciarle una ad una, regalandole un sorriso dolce che la costrinse a sorridere a sua volta come una ragazzina innamorata. Solo che Lydia non riusciva a trattenere tutta quella gioia inespressa.
“Stiles”, cominciò Lydia con la voce roca, alla ricerca delle parole giuste da dire, mentre il ragazzo la guardava con il respiro più affannoso e le labbra dischiuse. “Io…”.
“Lydia!”.
Ancora quell’eco, più forte rispetto alle altre volte.
La voce riprendeva a chiamarla e a Lydia fece male la testa per l’intensità con cui il suo nome veniva ripetuto. Mentre prima era una voce lontana e ovattata, in quel momento sembrava più un urlo e Lydia sgranò gli occhi, perdendo contatto con Stiles.
Si sentiva strana, come se il materasso sotto di lei fosse sparito e stesse precipitando nell’oscurità, tendendo la mano per farsi afferrare da Stiles ma lui non c’era più. Ogni cosa era stata inghiottita da un buio improvviso e tenebroso: il letto, la stanza che condivideva con Stiles, e Stiles stesso che era sparito improvvisamente dalla sua visuale. Dov’era Stiles? Dov’era Claudia? Dov’era andata a finire quella vita perfetta che non credeva avrebbe mai desiderato tanto?
Lydia si sentiva persa e mentre cercava disperatamente di trovare una via d’uscita fra tutta quell’oscurità, sentì gli occhi bruciare e le prime lacrime rigarle il viso.
Voleva tornare indietro. Voleva di nuovo le braccia di Stiles attorno al suo corpo, voleva di nuovo gli occhi ancorati ai suoi e le labbra sulle sue.
Voleva Stiles…e la piccola Claudia.
“Lydia!”.
Lydia strizzò gli occhi e si portò le mani alle orecchie, tentando inutilmente di interrompere quella voce fastidiosa e quando li riaprì, pregò di potersi ritrovare di nuovo con Stiles. Tuttavia, la scena che le si presentò davanti non era per nulla paragonabile a ciò che aveva sperato: l’ambiente in cui si trovava era logoro e lei si sentiva come se il corpo avesse sopportato chissà quale sforzo, mentre le braccia le facevano malissimo per qualche strano motivo.
Lydia osservò meglio il luogo in cui si era risvegliata e notò che si trattava di una sorta di magazzino tenuto nel peggiore dei modi. Sentì una leggera pressione sui polsi e si accorse di essere legata con le braccia verso l’altro. Tentò inutilmente di slegarsi senza risultato e la voglia di piangere ancora cominciò a farsi sempre più forte di prima, mentre le immagini di ciò che aveva sognato scorrevano nella sua mente, come una pellicola perfetta ed immacolata.
“Lydia”, una voce, la stessa che aveva udito ad intermittenza nel suo sogno, la richiamò.
Allison era davanti a lei e aveva iniziato a slegarla. Quando la corda venne sciolta del tutto, Lydia si lasciò cadere, mentre l’amica tentava di reggerla.
“Sta perdendo i sensi”, disse Allison con tono agitato, e un’altra figura fu accanto a loro.
Stiles. Il suo Stiles era lì ma non era quello del sogno.
Stiles, quello che lei aveva ignorato per nove anni della sua vita, la tenne fra le braccia, mentre Lydia si perdeva nei lineamenti del suo viso, pensando a quanto Claudia gli somigliasse e a quanto quella bambina le mancasse da morire.
“Lydia, resta con me”, esclamò il ragazzo, portando una mano sulla sua fronte. “Lydia, forza. Ti portiamo fuori di qui, tu devi rimanere sveglia, ok?”.
In realtà, Lydia Martin aveva smesso completamente di ascoltarlo, perché non voleva restare lì…voleva tornare indietro da quella famiglia, a quella vita felice.
Amava quella vita con Stiles Stilinski e non credeva avrebbe mai detto una frase simile.
 
 
Angolo dell’autrice
 
Ecco il capitolo, con un po’ di anticipo. Allora cosa ve ne pare? :)
Prima di tutto, ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno letto/recensito/messo fra le seguite/preferite/ricordate…davvero grazie di vero cuore, mi rendete felicissima. Purtroppo, siamo al penultimo capitolo, poiché come avevo progettato, la storia sarà di quattro capitoli e per quale strano motivo sono riuscita a rimanere in questo numero. Qui abbiamo visto altri stralci della vita di Lydia insieme a Stiles, volevo farla interagire un po’ anche con gli altri (oltre Allison) ma non sarebbe stato utile alla trama, così ho evitato. Alla fine del capitolo, Lydia si risveglia dall’incantesimo fatto dal Djiin, quindi nel prossimo capitolo vedremo come Lydia si rapporterà a Stiles e a ciò che ha sognato. Spero tanto che la favola raccontata da Stiles non vi sia sembrata banale, mi è venuta praticamente all’improvviso quindi non ho idea di cosa ne sia uscito, chiedo venia xD
Intanto, spero che questo capitolo non faccia troppo pena…in alternativa, siete sempre liberi di lanciarmi ortaggi, pomodori, ciabatte e quant’altro. Ancora mille ringraziamenti a tutte le anime pie che stanno seguendo questa storia, siete gentilissimi <3
Alla prossima, un abbraccio!

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Capitolo 4
*** I didn't deserve Stiles Stilinski ***


Piccola noticina prima di iniziare: questo non sarà l'ultimo capitolo, come avevo deciso, dovrebbe essere il penultimo, a meno che non venga fulminata da un'altra idea improvvisa :)
 
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IV
 
I didn’t deserve Stiles Stilinski
 
“You can’t feel me, no, like I feel you.
I can’t steal you, no, like you stole me.
And I want you in my life. And I need you in my life”.
 
“Mi leggi una storia, mamma?”.
Lydia sorrise, carezzando dolcemente i capelli ricci di Claudia dello stesso colore dei suoi e prima che potesse accontentare la bambina, Stiles fece capolino nella camera.
“Sei qui per unirti a noi?”, domandò Lydia, mentre il ragazzo si avvicinava al letto.
“Sono venuto a dirti di andare”, rispose Stiles.
“Andare dove?”, chiese Lydia, stringendo istintivamente la bambina a sé.
“A casa”, esclamò lui, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e uno sguardo glaciale e completamente inespressivo, la bocca ridotta ad una linea dritta e dura.
Lydia si ritrovò in un corridoio buio senza fine e le sue gambe si mossero da sole.
Cominciò a correre a perdifiato, spalancando tutte le porte che la circondavano ma nessuna di esse si apriva sulla stanza da cui era stata catapultata fuori.
Aveva perso Stiles e Claudia, e non sapeva più come raggiungerli.
Quando tentò di aprire l’ennesima porta, a Lydia sembrò di cadere in una piscina riempita con acqua gelida, mentre tendeva le mani per trovare un appiglio ma nulla poteva riportarla in superficie. Lydia era destinata a cadere, sempre più giù.
 
Riaprire gli occhi e scontrarli con la luce del sole fu quasi doloroso per Lydia, soprattutto quando si rese conto del luogo in cui si trovava, ovvero la sua stanza, quella vera.
Si mise a sedere, facendo scattare la figura di Allison, fino a quel momento china sul suo letto con la balestra a non molta distanza, come se stesse vegliando su di lei.
“Lydia”, la chiamò la ragazza, senza nascondere un velo di preoccupazione nella voce.
“Ehi”, sussurrò lei, ancora frastornata, mentre si guardava intorno, alla ricerca di un segno qualsiasi che potesse dirle che stava sognando e che a breve si sarebbe svegliata in un letto matrimoniale insieme a Stiles e alla piccola Claudia stretta a loro.
“Stai bene?”, domandò Allison, stringendole la mano. “Hai dormito per un giorno intero e noi abbiamo fatto a turno per sorvegliarti e assicurarci che quel Djiin non tornasse”.
Lydia sobbalzò, voltandosi verso Allison. “Djiin?”, chiese.
“Sarebbe un Genio”, Scott era appena entrato nella stanza, con le mani nelle tasche dei jeans e l’espressione di chi non dormiva da diverse ore. “Quel Genio ti ha avvelenata e ti ha fatta cadere in un sonno profondo che stava per ucciderti, fortuna che ti abbiamo trovata”.
“Provoca delle allucinazioni alle sue vittime, realizzando i loro desideri più profondi”, continuò Allison, dopo aver rivolto un sorriso grato a Scott. “Solo che queste realtà alternative sono quasi tossiche, ti consumano fino ad ucciderti e tu non volevi proprio saperne di svegliarti. Dopo che ti abbiamo salvata, sei svenuta e abbiamo temuto il peggio”.
“Ora sto bene”, esclamò Lydia, ignorando completamente il modo in cui si era appena espressa che fece stranire sia Allison che Scott, il quale aveva intuito che qualcosa non andava, e si voltò verso la cacciatrice, rivolgendole un’espressione dubbiosa.
“Sei sicura?”, domandò ancora una volta Allison, scrutando il suo viso.
“Sì”, rispose Lydia, regalandole un sorriso. “Ho solo bisogno di sgranchirmi le gambe”.
Allison fece un segno di assenso con la testa e dopo aver stretto l’amica in un abbraccio, uscì dalla stanza insieme a Scott, pur sospettando che fosse capitato qualcosa di particolarmente profondo a Lydia, solo che non lo avrebbe mai detto apertamente.
Quando si ritrovò da sola, Lydia rimase seduta nel letto a gambe incrociate, senza dire una parole. La luce del sole illuminava i suoi capelli rossi o, come avrebbe detto qualcun altro, biondo fragola, che le ricadevano sulle spalle, e il suo viso spento. Lydia si sentiva esattamente in quel modo: spenta.
Tutta quella meraviglia che aveva vissuto in quel breve arco di tempo le era stata strappata via e rinchiusa a chiave in una stanza luminosa, mentre lei era rimasta fuori in quel corridoio buio e senza via di uscita. Correva disperatamente, tastando le mura e le maniglie, cercando di riconoscere quella porta dove Stiles e Claudia la stavano aspettando, solo che Lydia non riusciva a trovarla. Per quanto si sforzasse, quella porta non era più accessibile per lei, e la cosa più dolorosa era il ricordo di averla aperta e di aver vissuto a pieno ciò che vi era attraverso. Poteva vedere la linea sottile di luce che fuoriusciva da quella porta bloccata ma sapeva che quella luce non l’avrebbe mai investita, riscaldandola con il suo tepore. Intanto, la sua sensazione di vuoto aumentava, perché quel sogno aveva in qualche modo messo in evidenza quanto la sua vita fosse vana, senza Stiles al suo fianco.

 

“Tu mi stai nascondendo qualcosa”.
L’affermazione di Allison costrinse Lydia ad alzare gli occhi dal proprio vassoio, e così la ragazza deliziò l’amica con uno dei suoi soliti sguardi crucciati e fintamente dubbiosi. Per Allison, Lydia poteva fingere quanto voleva, ma lei sapeva che stava evitando di dire qualcosa, poiché da quando la faccenda del Djiin si era conclusa, qualcosa era cambiato. Lydia era diventata improvvisamente più silenziosa e chiusa, come se la sua mente fosse rivolta altrove, persa in chissà quale mondo che sembrava entusiasmarla più della realtà.
“Cosa dovrei nasconderti?”, domandò Lydia, arricciando una ciocca di capelli con le dita.
“Dimmelo tu”, insistette Allison con un sorriso nervoso. “Sei strana da quanto ti sei risvegliata e sono certa che ha qualcosa a che fare con quello che hai visto”.
“Come ben sai, non ho visto nulla”, rispose Lydia, mostrando una smorfia infastidita.
“Non è vero”, sbottò la cacciatrice, convinta delle sue parole. “La ragazza che era tenuta prigioniera insieme a te, ha detto di aver sognato i suoi genitori vivi e la loro felice vita insieme. Tu hai visto qualcosa, solo che non vuoi dirlo per qualche strano motivo. Ti imbarazza così tanto, visto che non vuoi dirlo nemmeno alla tua migliore amica?”.
Dire che la imbarazzava era poco, poiché Lydia non si sentiva tanto imbarazzata per aver sognato Stiles ma per il fatto che aveva amato quel sogno con tutta sé stessa. Lei, Lydia Martin, voleva trovarsi tra le braccia di Stiles Stilinski, il ragazzo sfigato che aveva una cotta per lei fin dalla terza elementare ma lei non aveva fatto altro che ignorarlo. Adesso si sentiva lei la sfigata di turno con una cotta, che di cotta aveva ben poco, per il ragazzo che occupava i suoi sonni più profondi da giorni, e che aveva sempre avuto un posto speciale nel suo cuore, solo che lei non lo sapeva. Dirlo ad Allison sarebbe stato come confessare il peggiore dei crimini e Lydia non sapeva se era pronta a parlarne con lei.
Erano passati due giorni da quando si era svegliata, e quello era il suo primo giorno dopo la convalescenza. Per sua fortuna, non aveva ancora incrociato Stiles.
Si era tenuta a debita distanza da tutti in quei due giorni, affermando di voler riposare perché ancora scossa.
Aveva ricevuto un paio di messaggi da Stiles, che aveva liquidato con risposte semplici e dirette, sperando di non dare nell’occhio.
Tuttavia, la verità era che Lydia in quei due giorni a casa, non aveva fatto altro che sedersi sul letto, volgendo lo sguardo alla finestra e rammentando quei giorni che aveva vissuto insieme alla sua famiglia “irreale”. Quando Scott le aveva chiesto cosa avesse visto, lei aveva mentito spudoratamente, fingendo di non ricordare nulla, perché come avrebbe potuto raccontare quel sogno? Probabilmente avevano creduto che avesse sognato Jackson, ed era meglio lasciar credere loro quello che volevano, almeno si sarebbe protetta dalla verità. Quando Lydia fece per aprire bocca, qualcuno si sedette al suo fianco in maniera frenetica e Lydia non ebbe bisogno neanche di voltarsi per capire di chi si trattava: Stiles.
Il suo battito accelerò immediatamente, e Lydia ringraziò il cielo che Scott non fosse insieme a loro, altrimenti si sarebbe già accorto che qualcosa non era nella norma. Eppure, qualcuno sembrava aver deciso di rendere a Lydia le cose più difficili del previsto, tant’è che Scott si sedette con loro, subito dopo, mettendo un braccio attorno alle spalle di Allison.
“Lydia!”, esclamò Stiles con un sorriso luminoso. “Bentornata, allora come ti senti?”.
“Per essere stata avvelenata da un mostro pieno di tatuaggi, direi che sto bene”, si sforzò di rispondere, mantenendosi il più naturale possibile.
“Ottimo!”, esclamò il ragazzo, grattandosi la nuca in modo nervoso, e sorridendo.
Isaac li raggiunse pochi minuti dopo, sedendosi accanto a Scott e guardando Lydia.
“Allora? Cosa ti ha fatto vedere il Djiin?”, domandò il ragazzo a bruciapelo.
Lydia per poco non si strozzò con l’acqua che stava bevendo e osservò Isaac con uno sguardo che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Infatti, il licantropo sgranò gli occhi e deglutì, osservando gli occhi di Lydia ridotti a due fessure che lo guardavano con un fastidio non indifferente.
“Perché sembrate tutti così ansiosi di saperlo?”, domandò Lydia con una punta di sarcasmo nella voce. “Non lo ricordo, ma sono viva, non vi basta questo?”.
“Lydia, noi non-“, Stiles non riuscì a finire la frase che la ragazza si era già alzata.
Allison fermò Stiles che si era alzato subito, con l’intenzione di correrle dietro.
“Per me ha sognato Jackson”, sentenziò Isaac, addentando il suo panino.
Stiles abbassò lo sguardo, come abbattuto e Allison avrebbe tanto voluto rispondere che Jackson non centrava proprio niente, anche solo per far sentire meglio Stiles. Il ragazzo aveva lo stesso sguardo di quella notte di tanti anni fa, quando aveva visto Lydia abbracciare Jackson come se ne valesse della sua stessa vita.
Eppure, Allison aveva capito che c’era qualcun altro in grado di far innervosire la sua migliore amica in quel modo, e non si trattava assolutamente di Jackson.
 
Lydia poggiò la schiena alla parete del bagno delle ragazze, alzando gli occhi verso il soffitto e facendo profondi respiri, con la speranza di calmarsi.
Quando sentì qualcuno entrare, sapeva già che si trattava di Allison, la quale le si avvicinò senza dire nulla, ma mettendosi semplicemente dinanzi a lei con le mani dietro la schiena. Lydia la guardò, scrollando le spalle, ed Allison sorrise genuinamente.
“Stai bene?”, chiese lei, inclinando il capo da un lato.
“Perché non dovrei?”, ribatté Lydia, facendo finta di nulla, mentre quella strana sensazione di disagio non ne voleva proprio sapere di sparire.
Sembrava che quel fastidio andasse di pari passo con la consapevolezza di ciò che provava per Stiles. Erano due emozioni che crescevano insieme, forse con l’unico scopo di far stare male Lydia, la quale cercava inutilmente di espellere entrambe, come fossero un veleno.
“Si tratta di Stiles”, quella di Allison non era affatto una domanda, e mentire sarebbe stato inutile, così Lydia si limitò a guardarla in silenzio. “Hai sognato lui?”.
La ragazza trovò le sue scarpe molto più interessanti dello sguardo indagatore e in qualche modo soddisfatto di Allison, e continuò a crogiolarsi in quel silenzio.
“Ascolta”, continuò la ragazza, avvicinandosi di più a Lydia. “Qualunque cosa tu abbia visto, ti conosco abbastanza da sapere che deve averti scossa parecchio perchè il tuo atteggiamento la dice lunga e-“.
“Eravamo sposati”, esclamò Lydia all’improvviso, lasciando Allison di sasso, e osservando un punto qualsiasi del muro alla sua destra. “Avevamo una bambina, si chiamava Claudia…e per qualche strano motivo, non volevo svegliarmi”.
Lydia si aspettava di sentire qualsiasi cosa da Allison ma non la sua risata cristallina.
La ragazza si voltò, osservandola mentre rideva leggermente e quasi si infastidì a quel gesto, chiedendosi se la stesse seriamente prendendo in giro ma Allison non rideva per quello.
“Ci voleva un mostro per farti arrivare a questa conclusione, eh?”, domandò Allison con una nota di ironia nella voce, facendo sorridere Lydia. “Ascolta, credo che tu debba andare da lui. Hai usato questi due giorni per nasconderti e non credere che lui non abbia sospettato qualcosa. E’ di Stiles che stiamo parlando…quindi, semplicemente parla con lui”.
Allison non si perse in altre chiacchiere e uscì, non prima di aver stretto leggermente la spalle di Lydia per darle almeno un po’ di conforto, sperando di aver smosso qualcosa.
Lydia sospirò un’ultima volta, preparandosi a fare qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile in tutta la sua vita…sarebbe andata a parlare con Stiles.
 
Quando Lydia trovò soltanto una porta a separarla da Stiles, si tirò indietro almeno due volte. Lo sceriffo l’aveva fatta entrare e con gentilezza le aveva ricordato come ormai sapesse perfettamente dove trovare la camera di suo figlio.
Prima di recuperare il coraggio per bussare, Lydia tornò indietro due volte per poi riposizionarsi nuovamente dinanzi alla porta in legno e fare due profondi respiri.
Batté le nocche sulla porta, sentendo il cuore che le saliva in gola e odiandosi a morte, perché lei aveva sempre avuto un controllo impeccabile sulle sue emozioni e non avrebbe mai creduto che proprio Stiles Stilinski potesse intaccare tanto le sue difese.
Stiles aprì la porta e la osservò confuso, arricciando le labbra in un sorriso sorpreso.
“Tuo padre mi ha fatta entrare”, esclamò Lydia prima che lui potesse parlare, rendendosi conto di quanto quella frase risultasse dannatamente familiare.
Stiles sorrise maggiormente. “Questa scena l’ho già vissuta”.
Lydia gli rivolse un sorriso timido, e poi si accorse di come Stiles fosse vestito di tutto punto. Era stata così agitata da non farci subito caso: il ragazzo indossava un jeans scuro e una camicia bianca, i cui risvolti erano sollevati fino ai gomiti. Pur essendo vestito in maniera semplice, sembrava proprio sul punto di uscire, cosa che la mortificò subito.
“Oh, tu…tu stai uscendo!”, disse Lydia, mostrando una leggera agitazione.
“Tranquilla”, la rassicurò subito Stiles, allungando le mani verso di lei per tranquillizzarla, come era solito fare. “Ho ancora tempo…cosa posso fare per te?”.
Il ragazzo si scostò di poco per farla entrare, perdendosi per un attimo nella scia del suo profumo, e forzando sé stesso per non smarrirsi maggiormente in essa.
Per lui, Lydia Martin era perfetta anche in quel momento, alle otto di sera, con i capelli raccolti in un’alta coda, il viso radioso senza un velo di trucco, una semplice maglietta viola, le gambe snelle avvolte in un paio di denim stretti e l’immancabile tacco che slanciava ancora di più la sua figura. La scena di Lydia che entrava nella sua stanza ad un certa ora, l’aveva già vista, ma una parte di lui sperò vivamente che il motivo non fosse simile a quello che l’aveva fatta entrare per la prima volta in casa Stilinski. Mentre Lydia osservava la sua stanza, sorridendo nel ritrovarla sempre in uno stato confusionario identico a quello del ragazzo, Stiles prese la giacca, infilandoci dentro il cellulare e il portafoglio.
Quel gesto distrasse Lydia da ciò per cui era venuta, portandola a fargli una domanda, alla quale avrebbe ricevuto una risposta per nulla piacevole.
“Dove te ne vai?”, domandò lei, squadrandolo con più attenzione.
“Ehm, io ho un appuntamento”, disse lui un po’ titubante, poggiando la mano alla base del collo e molleggiando sulle gambe con fare leggermente imbarazzato.
Quel suo modo di porsi era fin troppo imbarazzato per un’uscita normale.
“Oh”, esclamò Lydia, abbassando di colpo lo sguardo e sentendosi la persona più stupida, ingenua ed egoista sulla faccia della terra. “Non sarei dovuta venire, scusa”.
“Lydia, è tutto ok”, intervenne Stiles, chiedendosi il motivo della sua strana reazione.
La Lydia che conosceva gli avrebbe rivolto un sorriso sornione, chiedendogli di chi si trattava e dandogli qualche dritta, ma forse quella era la Lydia che lui credeva di conoscere, ovvero la Lydia fittizia, non quella che aveva davanti e che da giorni era più strana che mai.
“No, io devo andare”, lo interruppe Lydia, stringendo maggiormente la sua tracolla e rivolgendo a Stiles un sorriso che di naturale non aveva nulla.
Lydia voleva davvero rivolgergli un sorriso sincero, dirgli che meritava di uscire e divertirsi con una ragazza degna di lui, e non passare il suo tempo con lei che non lo meritava. Sì, perché Lydia Martin non meritava niente di Stiles Stilinski.
Tutto ciò che poteva avere, le era concesso solo in quei sogni che le rammentavano un futuro che forse non avrebbe mai visto realizzarsi perché aveva sprecato le sue occasioni. Stiles era cotto di lei fin dalla terza elementare e per tutti quegli anni, lei non aveva fatto altro che ignorarlo, scegliendo sempre i ragazzi sbagliati. Lo aveva baciato per un motivo preciso quella volta negli spogliatoi, e non solo per fermare il suo attacco di panico. Tra tanti modi, lei aveva pensato proprio di baciarlo…ma non aveva avuto abbastanza coraggio per mettere da parte Aiden e fare una scelta migliore. Continuava a scegliere i rospi peggiori, quando Stiles era sempre stato lì, in attesa di farsi notare. Tuttavia, lei non lo aveva notato e aveva continuato per la sua strada, mentre Stiles era rimasto fermo, per colpa sua, senza andare avanti, senza avere qualcuno meritevole di  ogni cosa che poteva donare.
Poteva dare una possibilità a Stiles molto tempo fa, come avrebbe fatto una ragazza normale e dotata di buon senso. Invece, lei aveva avuto bisogno di essere attaccata da un mostro per capire quanto volesse davvero Stiles insieme a lei…forse era quello il vero potere del Djiin.
Forse sopravvivere era la vera punizione, il vero veleno. Se fosse morta, almeno avrebbe avuto il ricordo di quella vita meravigliosa, ma lei era sopravvissuta con la consapevolezza di aver avuto l’assaggio di un futuro irrealizzabile. Era quello il suo veleno: la certezza di non avere più tempo, la realizzazione di non poter stare insieme a Stiles, la coscienza di non meritare più Stiles. Forse non lo aveva mai meritato, perché era stata così stupida che ora non avrebbe mai trovato qualcuno come lui, e quello sarebbe stato il suo rimpianto.
“Passa una bella serata”, disse, fingendosi felice. “La meriti davvero”.
Stiles non poté evitare di udire una nota di amarezza nella voce di Lydia, la quale corse via troppo velocemente per dargli il tempo di capire cosa stesse accadendo.
Lydia si precipitò fuori, entrando immediatamente in macchina e mettendo in modo, per fuggire da lì prima che Stiles potesse raggiungerla, chiedendole spiegazioni.
Non meritava Stiles Stilinski e non credeva avrebbe mai detto una frase simile.
 
 
Angolo dell’autrice
 
Salve e scusate per il ritardo, ma non ho avuto molto tempo per scrivere il nuovo capitolo. Oggi sono fortunatamente riuscita a terminarlo e pubblicarlo (se ci sono errori, vi invito a farmelo notare, come sempre). Spero sarete felici di sapere che, come ho già detto a inizio capitolo, questo non è l’ultimo capitolo, come avevo deciso. In pratica, mi era venuta quest’idea fulminante e ho deciso di fare cinque capitoli (forse sei), invece di quattro. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia portate ad odiarmi, forse vorrete la mia testa. Ad ogni modo, Stiles ha davvero un appuntamento con una ragazza (non ho specificato il nome, si tratta di una ragazza qualunque del loro liceo, della quale leggerete nel prossimo capitolo) e la cosa ha fatto realizzare a Lydia quanto Stiles le sia stato dietro così tanto tempo da non avere altri interessi amorosi. Si sente in qualche modo responsabile e quindi non degna di stare insieme a Stiles. Direi che questo è quanto, spero che vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ve ne pare con un commento anche piccolo piccolo. Questo dovrebbe essere il penultimo capitolo ma non so ancora dirvelo con sicurezza, dipende tutto dalla lunghezza del nuovo capitolo che comincerò a scrivere molto presto...potrebbero anche essere sei, si vedrà. Ringrazio immensamente tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate…siete dei tesori <3
Alla prossima settimana, un abbraccio!

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Capitolo 5
*** I was jelous of Stiles Stilinski ***


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V

 
I was jelous of Stiles Stilinski

 
“Keep my eyes open. My lips sealed. My heart closed and my eyes peeled.
Welcome to the inner workings of my mind, so dark and foul I can't disguise.
Nights like this I become afraid of the darkness in my heart”.
 
Lydia non si era per nulla accorta del modo quasi barbaro in cui stava martoriando quei grissini, sbriciolandoli e facendosi forza per non alzare lo sguardo verso quella direzione a lei proibita. Non osava voltarsi, perché sapeva che se l’avesse fatto, probabilmente tutto il suo vassoio del pranzo sarebbe stato beatamente disintegrato davanti ad Allison e Isaac. Lydia si sentiva come una ragazzina di dodici anni che scopriva i sentimenti, e la gelosia non era mai rientrato fra i suoi preferiti. Erano ben poche le volte che aveva provato gelosia nei confronti di un ragazzo ma era stato in qualche modo sopportabile, pur essendo doloroso, come nel caso di Jackson e il suo avvicinamento ad Allison.
Quando frequentava le scuole medie, era stata gelosa di Aaron Haufmann, il ragazzo più popolare della scuola, con tante oche che gli ronzavano attorno.
Lydia aveva sentito le tipiche farfalle nello stomaco e il sangue ribollirle nelle vene, a causa del fastidio provocato da quella vista irritante ma non si era scomposta.
Perché Lydia Martin riusciva sempre a mantenere un comportamento impeccabile, pur essendo una ragazzina e mentre le sue compagne cercavano in tutti i modi di attirare l’attenzione di Aaron, lei faceva semplicemente finta che non esistesse.
Fu quella finta indifferenza che portò Aaron di fronte a lei una mattina come tante, con un sorriso dolce sulle labbra e un invito ad uscire durante il week-end.
La verità era che Lydia non aveva mai cacciato le unghie per conquistare qualcuno, le bastava fingere disinteresse e otteneva immediatamente ciò che voleva.
Ad un tratto, quel pensiero fu come un’illuminazione.
Nella lista dei vari motivi per cui non poteva stare insieme a Stiles, quest’ultimo superava indubbiamente tutti gli altri, occupando il primo posto.
Stiles Stilinski era diverso, non era un allocco come gli altri, pronto a trattarla come il prossimo trofeo da vincere e mettere in bella mostra con il resto dei suoi amici. Proprio per quel motivo, Lydia avrebbe dovuto fare qualcosa di più per averlo, alzarsi e prenderlo come aveva fatto quella ragazza che ora gli stava avvinghiata addosso. Solo che Lydia Martin non faceva il filo ai ragazzi, erano loro a farlo a lei, e pur ammettendo ciò a sé stessa, non sarebbe mai riuscita a comportarsi diversamente. Lei non meritava Stiles, perché non era capace di combattere per stare con lui.
Istintivamente alzò gli occhi verso di lui e dovette subito riportarli su quel pranzo che non aveva neanche sfiorato, poiché la sua fame era completamente scemata.
La ragazza in questione, sembrava si chiamasse Kristen, era di media altezza, con i capelli biondi che ricadevano in boccoli perfetti e ordinati lungo le spalle.
Era bella, su quello Lydia non poteva permettersi di dare giudizi, e soprattutto sembrava una ragazza molto allegra e dolce. Giocava con le dita di Stiles intrecciandole alle sue, e ogni tanto passava a scompigliargli i capelli, scoppiando a ridere. Quella mattina, dopo averli salutati frettolosamente per correre al tavolo con Allison, li aveva sentiti parlare di Guerre Stellari e forse quella era soltanto una delle tante cose che potevano avere in comune.
Scott era seduto insieme a loro e sembrava stesse facendo conoscenza con Kristen. Lei si era limitata a rivolgerle un sorriso tirato, presentandosi senza troppe cerimonie, per poi precipitarsi di Allison, fingendo di dover terminare gli esercizi di matematica. Quando Isaac si era unito al loro tavolo, Lydia aveva finto di non notare lo sguardo perplesso che il ragazzo aveva rivolto alla sua amica, come se sospettasse qualcosa.
“Kristen non sembra male”, esclamò ad un tratto Isaac, rivolgendosi ad Allison.
“Sì, sembra simpatica”, rispose Allison, senza scomporsi più di tanto.
“Già, anche Jennifer non sembrava male”, sbottò Lydia, alzando gli occhi per rivolgere un’occhiata sarcastica ad entrambi, che si guardarono spaesati.
Quando Scott, accompagnato da Stiles e Kristen, si avvicinò al tavolo, Lydia pregò di poter sprofondare nel pavimento o almeno diventare invisibile all’istante.
“Lydia, non dovevi fare matematica?”, domandò Stiles con un sopracciglio alzato, notando che la ragazza non stava svolgendo alcun compito.
“Ho già finito”, rispose subito lei, senza dare cenni di cedimento.
“Ah, giusto…”, esclamò lui con un sorriso. “Dimenticavo che sto parlando con il genio che un giorno vincerà la medaglia Fitz per la matematica”.
“Non sapevo si vincesse la medaglia Fitz per la matematica”, intervenne la nuova arrivata, voltandosi verso Stiles mentre gli stava così vicina da poterlo stringere.
“Io pensavo si vincesse il premio Nobel, invece no”, concluse Stiles, abbassando lo sguardo.
Lydia desiderò davvero sparire, mentre un vento gelido la colpiva in pieno viso, come se tanti piccoli aghi le stessero trapassando il petto, al ricordo che Stiles aveva portato con quella frase apparentemente normale. Rammentò quel ballo, il suo accompagnatore che all’inizio non voleva neanche avere davanti ai piedi e le parole che Stiles aveva pronunciato, permettendo a Lydia di guardarlo…forse per la prima volta in vita sua.
“Lydia, sono pazzo di te dalle elementari e so che da qualche parte dietro quella ruvida corteccia senza vita, c’è un’anima umana. E penso di essere l’unico a sapere che tu sei molto intelligente e che quando smetterai di fingerti un’oca, probabilmente scriverai un geniale teorema matematico e vincerai un bel premio Nobel”.
In quel momento, e udendo quelle parole cariche di un’ammirazione che mai avrebbe pensato di vedere da parte di qualcuno, Lydia notò Stiles per la prima volta.
Ricordò il sorriso che Stiles aveva fatto nascere sulle sue labbra rosse, e il senso di pienezza che aveva provato, per poi correggerlo con una nota maliziosa nella voce su come avrebbe vinto una bella medaglia Fitz, e non un premio Nobel.
Lydia non poteva proprio sopportare altro, e fu infinitamente grata alla sua migliore amica, quando si alzò, dicendo che dovevano fare una commissione.
Mentre procedeva a passo svelto verso l’uscita, Lydia tentò con forza di non voltarsi ma non ce la fece, e suoi occhi incrociarono quelli di Stiles per mezzo secondo, prima che quest’ultimo venisse distratto dalla ragazza accanto a lui.
 
“Amico, tutto ok?”, Stiles smise di guardare il vuoto, osservando Scott.
“Sì, tutto bene”, rispose, scrollando le spalle e rigirandosi la penna fra le dita.
Scott chiuse il libro di storia e incrociò le braccia sul tavolo, guardando il suo amico con più attenzione e rivolgendogli una delle sue espressioni tipiche.
Stiles sbuffò, maledicendo Scott e i suoi stupidi sensi da licantropo che gli permettevano di capire con una certa facilità quando Stiles gli stava raccontando una bugia vera e propria. Lo avrebbe pestato solo per quello, peccato che non se la sarebbe vista bene.
“Avanti, spara”, lo incitò Scott, in attesa che il suo amico si facesse coraggio.
“Si tratta di Lydia”, ammise il ragazzo, ricordando ancora quella sera in cui si era presentata alla sua porta con lo sguardo di chi stava per confessare il più grande dei segreti. “E’ strana da parecchio…da quando si è risvegliata, qualcosa non va in lei”.
“Cosa intendi?”, chiese Scott, fingendo di non aver notato nulla in Lydia e soprattutto di non sapere…perché Scott sapeva, semplicemente aveva origliato una conversazione privata fra lei ed Allison, e se Lydia lo avesse scoperto, lui sarebbe finito sulla forca.
“Non ne ho idea”, esclamò Stiles, abbandonandosi con la schiena sulla sedia girevole della sua camera. “Sento solo che c’è qualcosa che non torna. L’altra sera è venuta da me, poco prima che uscissi con Kristen…sembrava volesse dirmi qualcosa, ma non appena le ho detto che avevo un appuntamento è fuggita via, senza darmi spiegazioni”.
“Cosa poteva volere da te?”, domandò il ragazzo, continuando nel suo teatrino della finta ingenuità, sperando che Stiles non ci facesse caso.
“Non lo so”, confessò lui, massaggiandosi il collo con la mano. “Da allora è stranamente distante, mi evita, mi saluta appena…come se le avessi fatto qualcosa”.
“Stiles”, cominciò Scott, grattandosi il capo. “Esiste una soluzione a questo problema”.
Il figlio dello Sceriffo rizzò immediatamente le orecchie, pronto ad ascoltare la soluzione illuminante che Scott sembrava intenzionato a proporgli. Tuttavia, Stiles aveva completamente dimenticato con chi stava parlando e quando Scott parlò, si diede dell’idiota.
“Parla con lei!”, quasi urlò Scott, allargando le braccia e beccandosi uno sguardo truce.
“Cosa posso dirle?”, domandò Stiles, la cui attenzione venne attirata dal suo del cellulare, che afferrò immediatamente con la speranza che fosse Lydia.
“E’ Kristen?”,chiese Scott, sapendo che quella ragazza si scambiava messaggi con il suo migliore amico ormai da giorni…solo che il suo atteggiamento la diceva lunga. Era evidente quando Stiles stesse bene in sua compagnia, ma non come desiderava.
“Sì”, rispose Stiles con voce atona, ignorando il messaggio, troppo preso da altro.
“State insieme o no?”.
Stavano insieme o no? A dirla tutta, Stiles non aveva una risposta precisa a quella domanda. Kristen era bella, dolce, simpatica, intelligente: la ragazza perfetta e anche un po’ nerd proprio come lui. Erano amici e non gli dispiaceva passare il tempo insieme a lei.
C’era solo un piccolo difetto in quella ragazza che Stiles proprio non riusciva ad ignorare.
Era come un piccolo ronzio basso che poteva anche essere ignorato se non si prestava troppa attenzione.
Era come un leggero prurito alla guancia che poteva essere dissolto passandoci leggermente la mano sopra.
Era come un’ondata di freddo che ti portava a maledire l’inverno e le sue giornate.
Era un problema che poteva essere risolto tranquillamente da chiunque, ma non da Stiles: Kristen Grammes non era Lydia Martin.
Quello non era esattamente il pensiero adatto a qualcuno intenzionato a voltare pagina, dimenticando la ragazza che aveva considerato come l’amore della sua vita già dalla terza elementare. Tuttavia, ogni volta che guardava il volto niveo e dolce di Kristen, Stiles non poteva fare a meno di pensare a Lydia. Se la ragazza non fosse stata così strana con lui, forse sarebbe stato più facile ma non lo era…con Lydia non lo era mai, e Stiles sapeva perché.
Non era facile seppellire un sentimento, soprattutto quando quest’ultimo era vivo e pulsante dentro di lui, come se vivesse di vita propria…il suo amore per lei andava di pari passo con il battito del suo cuore, e Stiles non riusciva a farne a meno.
 
“Come hai fatto a conquistare la mamma?”.
La domanda di Claudia fece sorridere dolcemente il suo papà, che prima di rispondere rivolse uno sguardo complice a Lydia che stava poggiando i piatti sul tavolo, e non rispose, nascondendo un ghigno all’angolo delle labbra, mettendosi in ascolto.
“Non è stato per niente facile, sai”, rispose Stiles, prendendo la bambina per una mano e facendola accomodare sulla sedia, mentre anche lui prendeva posto accanto a lei.
“Scommetto che non le piacevi”, esclamò Claudia con una convinzione che fece ridere Lydia, mentre Stiles spostava lo sguardo fra entrambe, piuttosto infastidito.
“Per niente! Lei mi adorava, solo che faceva fatica ad ammettere la mia magnificenza”, rispose il ragazzo, assumendo una certa aria di superiorità.
“Cosa?”, domandò Lydia, lanciandogli uno straccio della cucina dritto in testa.
“Ammettilo, Lydia”, continuò lui, mentre Claudia scoppiava a ridere. “Claudia, tua madre non faceva che stare con degli imbecilli ed era troppo orgogliosa per ammettere a sé stessa quanto fosse praticamente pazza di me…come darle torto, ero il massimo”.
“Non ci credo proprio”, ribatté la bambina con lo sguardo crucciato e per nulla convinto.
“Fai bene, tesoro”, asserì Lydia, avvicinandosi e poggiando la mano sulla bocca di Stiles prima che potesse continuare. “Tuo padre era un imbranato colossale”.
“Non è assolutamente vero”, ribatté Stiles, liberandosi dalla presa di lei. “Ci sapevo fare benissimo. Infatti, la tua mamma aveva bisogno di vedermi con un’altra per tirare fuori le unghie. Non poteva sopportare il pensiero di sapermi fra le braccia di un’altra”.
 
“Lydia!”, Allison la chiamò, continuando a guidare.
La ragazza si riscosse subito, abbandonando quel sogno ad occhi aperti che aveva appena fatto. Non era la prima volta che capitava. Da quando si era risvegliata aveva sognato diverse volte stralci di quella vita che non aveva potuto scoprire a pieno, come fosse un film che si svolgeva davanti ai suoi occhi, una vita immaginaria nella quale rifugiarsi.
“Andrò dritta al punto”, continuò Allison, beccandosi un’occhiataccia. “Sei gelosa”.
Lydia rise, pensando stupidamente che la sua risata sarebbe risultata naturale; invece, lo sguardo di Allison stava ad indicare tutt’altro. Lydia era nervosa, ed era stata stupida a sperare che la sua migliore amica non ci facesse caso.
“Potresti smettere di comportarti come se la cosa non ti scalfisse?”, domandò Allison con voce esasperata, come se non ne potesse più del comportamento infantile di Lydia. “Ti ho vista, ok? La tua espressione non era per nulla indifferente, Lydia…e devi smettere di fingere con me. Sono io Allison, la tua migliore amica, quindi parla con me, ti prego”.
Lydia non incrociò lo sguardo di Allison, rimase immobile a fissare la strada davanti a loro con le labbra sigillate e il cuore altrettanto chiuso, mentre tentava di mettere insieme qualche parola adatta a descrivere lo stato d’animo in cui si trovava in quel momento.
Perché era così difficile per lei aprire il proprio cuore?
Forse perché non voleva che finisse come con Jackson, non voleva che anche Stiles andasse via a mille miglia lontano da lei…non l’avrebbe sopportato. Tanto valeva tutelarsi già da subito, per cercare in qualche modo di mediare quella sensazione paragonabile ad una piccola spina conficcata nel cuore. Poteva andare bene, poteva restare lì senza farle poi tanto male…Lydia era abbastanza forte da sopportare, a meno che quella spina non le avesse provocato infezione.
Fece un respiro profondo e prese a torturarsi le mani.
“Gelosa o meno, non c’è molto da dire”, esclamò lei, mantenendo la calma e respirando a pieni polmoni per non scoppiare. “Stiles ha trovato qualcuno, quindi va bene così”.
“Va bene così?”, ripeté Allison con un sorriso sardonico in viso. “Seriamente?”.
No, non andava bene per niente…e Lydia lo sapeva. Fu proprio con quella piccolissima spinta da parte della sua migliore amica che Lydia crollò in mille pezzi.
“Non va bene, ok?”, sbottò improvvisamente, alzando la voce come non aveva mai fatto, neanche stesse utilizzando il suo urlo da banshee. “Non va bene per niente, perché non poteva essere tutto più semplice? Non potevo perdere la testa per un altro palestrato, no. Dovevo perderla per Stiles e tutto per colpa di uno stupido mostro appartenente a qualche setta satanica e un sogno senza senso dove la mia vita era così dolce e perfetta insieme a Stiles da farmi venire le carie. Doveva essere tutto così complicato e perché? Perché io sono emozionalmente costipata e preferisco fare finta di niente, piuttosto che ammettere la mia gelosia nei confronti di Stiles…Stiles Stilinski, lo sfigato che avevo sempre odiato”.
Lydia chiuse gli occhi e respirò, mentre Allison alternava lo sguardo sconvolto fra lei e la strada, realizzando tutto ciò che aveva appena udito.
Dal canto suo, Allison non poteva credere che quel fiume di parole fosse uscito dalla bocca di Lydia. La sua amica non era mai stata un tipo da grandi chiacchierate e grandi sfoghi come quello, eppure era appena accaduto: Lydia aveva urlato tutto quello che pensava e se avesse potuto aggiungerci anche uno dei suoi urli tipici forse l’avrebbe fatto ma non voleva spaccarle i timpani.
Mentre Allison la osservava basita, Lydia continuava a respirare, realizzando ciò che aveva confessato…come se fosse davanti ad un tribunale e avesse appena ammesso davanti a tutti di aver commesso il più terribile dei crimini. Sgranò gli occhi e fissò Allison.
La ragazza le sorrise in risposta, come ad intimarle di stare calma.
“Va tutto bene, Lydia”, disse con voce dolce e apprensiva.
Ma non andava tutto bene, o almeno non per Lydia, che si portò una mano alla fronte, cercando di riprendersi in qualche modo. Era strano svuotarsi di certi pensieri. Era stato liberatorio, come tutte le volte che aveva urlato, ma in quel preciso istante, non c’era nessuna soluzione all’orizzonte da carpire. C’era soltanto lei, con tanti ronzii nella testa e un grandissimo vuoto nel cuore che forse non avrebbe mai colmato.
Era gelosa di Stiles Stilinski e non credeva avrebbe mai detto una frase simile.
 
 
Angolo dell’autrice
 
Salve a tutti! Eccomi con il penultimo capitolo (questa volta per davvero!).
Sono riuscita a finirlo giusto in tempo per pubblicarlo, e spero tanto che vi piaccia. Come sapete la storia sta per giungere la termine e spero che sarete soddisfatti. Qui vediamo ancora un po’ i sentimenti sia di Lydia che di Stiles…forse Lydia è risultata un po’ OOC, soprattutto quando si sfoga con Allison. So che non è molto da lei e mi scuso in anticipo, ma credo che ogni personaggio (anche il più scontroso) può crollare ogni tanto, come ha fatto Lydia. E’ stato un po’ strano farla confrontare con la gelosia, ma resto convinta del fatto che Lydia gelosa nella serie sarebbe uno spettacolo…cioè io morirei dal ridere, perché per come è complessa e orgogliosa, sarebbe incredibile. Prima di salutarvi, voglio ringraziarvi di vero cuore per le aggiunte a seguite/preferite/ricordate e soprattutto per le meravigliose recensioni che ho ricevuto allo scorso capitolo (alle quale risponderò prestissimo!), sono davvero andata in brodo di giuggiole, ancora fatico a crederci, siete dei tesori <3
Direi che ho smesso di scocciarvi, fatemi sapere cosa ve pare con un commento anche piccino piccino oppure siete sempre liberi di lanciarmi ciabatte e quant’altro!
Al prossimo capitolo, un abbraccio :)

 

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Capitolo 6
*** Everything was Stiles Stilinski ***


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VI

 
Everything was Stiles Stilinski
 
 
“And I remember when I met him, it was so clear that he was the only one for me.
We both knew it, right away. And as the years went on, things got more difficult.
We were faced with more challenges”.
 
Fu strano per Stiles trovarsi fuori la casa di Lydia Martin con il petto pieno di angoscia e un’agitazione che lo portava a sfregare continuamente le mani e fare qualche passo avanti e indietro per cercare di infondersi coraggio. Ma, in fin dei conti, che motivo aveva per essere agitato? Stava solo per entrare in camera di Lydia e chiederle il motivo del suo atteggiamento strano…magari si sarebbe beccato anche uno schiaffo, non poteva saperlo. Eppure, una piccola parte di lui era fortemente aggrappata ad una flebile speranza che aveva iniziato a farsi strada nella sua mente, nel momento in cui Lydia era corsa via da scuola insieme ad Allison. Scosse la testa, sfoggiando un sorriso sarcastico: Lydia non poteva essere gelosa di Kristen…era praticamente impossibile.
Gelosia o meno, la verità era proprio davanti a lui: Stiles aveva tentato di colmare quel vuoto che gli si era formato a livello del petto, senza risultato.
La storia si era ripetuta ancora una volta e lui non ne voleva proprio sapere di imparare la lezione. Forse poteva davvero amare Lydia solo da lontano perché lei probabilmente non sarebbe mai stata in grado di ricambiarlo. Come poteva riporre ancora delle speranze in una cotta a senso unico che andava avanti praticamente da nove anni? Si sentiva patetico. Lui era Stiles Stilinski, non Jackson Whittemore e forse era lui che Lydia aveva visto a causa del Djiin. Gli piaceva essere sé stesso, ma avrebbe preferito essere giusto un po’ meno perdente, quel poco che permettesse a Lydia di vederlo davvero, anche se ormai il fattore “perdente” era decisamente sfumato. Stiles sapeva che sarebbe stato in grado di renderla felice, come aveva sempre fatto ma forse il suo posto non fosse accanto a lei, bensì fuori la sua porta in cerca di chissà cosa. Era soltanto uno stupido ragazzino con una mente pari a quella di un bambino che ancora non sembrava intenzionato a lasciarsi alle spalle le cose che non poteva avere. Era soltanto un bambino incapace di andare avanti.
Forse non era davvero innamorato di Lydia, forse era semplicemente ossessionato da lei e non riuscivo a staccarsi del tutto. Era destinato a rimanere solo, sospeso in un limbo, senza la forza di andare avanti e senza alcuna possibilità di tornare indietro. Quella era l’unica sorte che poteva ricevere.
Tutti quei pensieri negativi cominciarono ad occupare la sua mente già piena, con il solo intento di farlo vacillare al momento meno opportuno.
Poteva essere un semplice ragazzo capace di conoscere qualcuno di nuovo, qualcuno capace di dargli l’amore che desiderava, qualcuno come Kristen.
Il problema era che il suo cuore sembrava aver già fatto la sua scelta, qualche ora prima.
 
“Questa è davvero una sorpresa, stavo giusto pensando di chiederti di vederci”.
Kristen lo osservava con un sorriso gentile, la schiena poggiata sulla panchina in marmo del parco in cui avevano deciso di incontrarsi nel primo pomeriggio, con un sole benevolo che illuminava tutto il verde che li circondava. La luce illuminava i capelli biondi di Kristen, creando dei riflessi lucenti ed evidenziando maggiormente la sua delicatezza: la particolarità di Kristen era nel suo essere stranamente luminosa.
Ogni sua caratteristica combaciava perfettamente con la luce del sole: i suoi capelli color del grano, la sua pelle chiara e priva di imperfezioni, i suoi occhi grandi e scuri, il suo sorriso dolce e a tratti timido, che gli rivolgeva ogni volta che i loro sguardi si incontravano.

Kristen era praticamente perfetta: una combinazione perfetta che sarebbe stata in grado di aprire il cuore anche della persona più chiusa e scontrosa sulla faccia della terra. Tuttavia, quella combinazione non corrispondeva minimamente a quella giusta per Stiles.
Il cuore di Stiles era come una serratura invecchiata e arrugginita dal tempo che necessitava di una sola ed unica chiave per sbloccarsi.
Il cuore di Stiles era come un congegno perfetto di quegli impianti di sicurezza sofisticati, che si aprivano solo mediante riconoscimento vocale.
E la voce che il cuore di Stiles voleva udire non era quella di Kristen.
Probabilmente lei lo sapeva, poiché il suo sguardo celava una nota di malinconia, come se fosse consapevole di ciò che sarebbe successo. Lei e Stiles non stavano insieme, e non lo sarebbero mai stati…Kristen ci aveva sperato, e si era data anche della stupida, poiché come poteva un ragazzo come Stiles avere il cuore aperto a qualcun altro? Lei sapeva quanto fosse pazzo di Lydia, lo aveva capito dal modo in cui la guardava, da come i suoi occhi la cercassero continuamente, come se fosse al buio e si dimenasse continuamente per trovare l’interruttore. Stiles non aveva mai parlato di Lydia con lei, quelle rare volte in cui era stata nominata, il ragazzo non aveva fatto altro che deviare il discorso…e a quel punto, Kristen aveva capito ogni cosa.
Stiles Stilinski sarebbe sempre stato innamorato di Lydia Martin.
Fra loro c’era stato qualche bacio, ma lei sentiva quanto il cuore di Stiles fosse rivolto altrove, mentre la mente si sforzava di tenerlo lì, come fosse la cosa più giusta per lui. Poteva andare avanti con lei, ma sarebbe stata solo una bugia.
Stiles la fissò, cercando le parole da dire, ma non le trovava. Era come comporre un puzzle di grandi dimensioni senza nessun aiuto, e quando credeva di aver trovato due pezzi che combaciavano doveva ricredersi e ricominciare d’accapo.
Il ragazzo sospirò pesantemente e fece per parlare, ma Kristen lo bloccò.
“Non funzionerà tra noi”, disse lei tutto d’un fiato, lasciando Stiles sbalordito.
“Cosa?”, domandò il ragazzo, chiedendosi quando la situazione si fosse ribaltata.
“Volevo vederti per parlare”, continuò lei, guardandolo negli occhi e mostrandosi più convinta che mai. “Sei perfetto, Stiles e non lo dico tanto per dire, ma…sai, a volte è difficile lasciarsi qualcuno alle spalle. Pensi di poter andare avanti e semplicemente, capisci di non essere ancora in grado di farlo. Ed io non lo sono”.
“Oh”, Stiles non riuscì a dire altro, riflettendo su ciò che Kristen gli aveva detto.
Non avrebbe mai potuto immaginare che fosse innamorata di qualcun altro, e non gli ci volle molto per permettere all’idea che stesse mentendo di sfiorarlo. Stiles lo aveva intuito dalla sua espressione pacata e tranquilla, accompagnata da una lieve nota di dispiacere e fu allora che capì cosa stava facendo quella ragazza. Kristen lo stava semplicemente lasciando andare, gli stava permettendo di correre incontro ai sentimenti che provava per Lydia, per un motivo che non aveva compreso.
Stiles decise di non contraddirla, ma si limitò a porle una sola domanda.
“Perché?”, chiese, sapendo che lei avrebbe capito.
“Perché tutti meritano l’amore, no?”, rispose Kristen, scrollando le spalle con un sorriso amaro e osservando le fronde degli alberi che venivano mosse da un venticello leggero.
Stiles la strinse a sé, senza dire nulla. Sentiva di doverla abbracciare e non senza un motivo preciso: se fosse stato un po’ più sano di mente, quella ragazza lo avrebbe reso felice, ma sapeva con certezza che c’era qualcun altro là fuori che meritava il suo amore e quel qualcuno non era certamente lui. Kristen ricambiò il suo abbraccio e poi si staccarono.
Il ragazzo la guardò un’ultima volta, prima di correre verso la sua jeep e mettere in moto, per andare incontro a quell’amore che sperava di meritare.
 
La finestra aperta non ne voleva proprio sapere di smettere di fare rumore a causa di un venticello leggero che la scuoteva di tanto in tanto, mentre Lydia era sdraiata sul letto a pancia in giù, senza la più minima intenzione ad alzarsi dal suo giaciglio.
Era decisamente troppo stanca, nervosa e pigra per andare a chiudere la finestra.
Magari avrebbe smesso, prima o poi…intanto, Lydia continuava a crogiolarsi nella speranza che la sua mente elaborasse qualche pensiero sensato ma l’unica cosa che riusciva fare era rigirare una stupida pallina anti-stress fra le mani, senza risultato, ovviamente.
Sentì la stanchezza farle visita ancora di più, bussando leggermente alla sua mente spossata per fare capolino e avvolgerla completamente. Lydia decise di concederle di entrare, chiudendo piano gli occhi e ripetendo a sé stessa che un riposino le avrebbe fatto bene.
Almeno, avrebbe smesso di pensare alla sfuriata che aveva avuto con Allison, a ciò che aveva ammesso riguardo Stiles e all’immagine di lui avvinghiato a quella ragazza. Quello che Lydia non sapeva era che ormai la sua mente era come una casa, all’interno della quale viveva soltanto Stiles: ogni cosa le avrebbe ricordato lui, perché Stiles Stilinski abitava la mente di Lydia, dove ogni cosa che lo riguardava vi era impressa a fuoco.
Tutto di Stiles era lì: il suo odore, i suoi occhi, il suo sorriso, le sue battute sarcastiche, le sue frasi inopportune, i suoi movimenti frenetici. Tutto era Stiles.
Per quel motivo, Lydia non aveva ancora realizzato a pieno che, chiudendo gli occhi, non avrebbe smesso di pensare a Stiles, anzi, sarebbe stato sempre più vivo che mai.
 
“Ricordi la prima volta che ci siamo baciati?”.
Lydia aggrottò le sopracciglia e gli rivolse un’espressione contrita.
“Intendi quando hai avuto un attacco di panico?”, domandò, ripensando a quello strano ricordo doloroso, date le circostanze, ma alleggerito da quel lieve contatto di labbra,
“No”, ribatté Stiles, sorridendo. “Intendo proprio la prima volta in assoluto…quando ci siamo scambiati un vero e proprio bacio, senza attacchi di panico o altro”.
La ragazza assunse un’espressione dubbiosa, fingendo di non ricordare, mentre le immagini scorrevano già nella sua mente, come una vecchia pellicola in bianco e nero.
Avrebbe potuto classificare il loro primo bacio come un bacio disperato: in fin dei conti, non era la prima volta che si erano baciati, solo che quella volta era stato Stiles a prendere l’iniziativa. L’aveva fissata per quelle che a Lydia erano sembrate ore e poi aveva circondato il viso con le sue dita, come per assicurarsi che non scappasse via da lui.
Stiles non l’aveva baciata subito, aveva poggiato la fronte contro la sua, accertandosi che Lydia non rifiutasse quel contatto troppo intimo e forse azzardato. Quando Stiles si era spinto sulle sue labbra, il mondo di Lydia aveva preso a girare vorticosamente.
Non c’erano giustificazioni, orgoglio, sentimenti nascosti o qualunque altra cosa che potesse ostacolare ciò che stava finalmente accadendo fra loro.
C’erano solo quelle labbra morbide che la baciavano in maniera disperata e bisognosa, come se non avessero cercato altro per tutta la vita, come se Stiles avesse finalmente trovato ciò che ambiva da sempre: lei. Lydia non aveva avuto il tempo per sorprendersi di sé stessa quando, con lo stesso impeto e bisogno di Stiles, gli aveva gettato le braccia al collo, abbandonandosi al bacio e carezzandogli i capelli, mentre si spingeva di più verso di lui.
Stiles si era irrigidito giusto per un attimo, come se non si aspettasse quella reazione…perché in quale universo Lydia Martin avrebbe potuto ricambiare un suo bacio?
“No, non credo di ricordarlo”, esclamò la ragazza, mentre Stiles l’aveva fissata per tutto il tempo con un sorriso vittorioso sul volto. “Mi dispiace”.
Il ragazzo strinse Lydia maggiormente a sé, poggiando il mento sulla sua spalla.
“Non ti riempio di pizzichi, giusto perché nelle tue condizioni non sarebbe il caso”, le sussurrò Stiles direttamente nella conchiglia dell’orecchio e lasciando un bacio su quella porzione di pelle appena più in basso, facendola sussultare dolcemente.
Stiles fece scorrere le mani sul ventre di lei, guardando la pancia di Lydia piuttosto cresciuta. Sorrise al pensiero di ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.
Lydia intrecciò le mani alle sue e gli sorrise, scoccandogli un bacio.
“Sai…”, cominciò lei, tenendo la schiena contro il suo petto. “Stavo pensando al nome per la bambina. Credo che dovremmo chiamarla Claudia”.
Lydia sentì Stiles sussultare, non avevano ancora parlato del nome per la piccola ma lei sentiva nel suo cuore quanto quella scelta fosse maledettamente giusta per tutti e tre.
Sapeva quanto Stiles ne sarebbe stato felice e a lei quel nome non dispiaceva per nulla.
Si guardarono negli occhi, senza dire nulla, poiché le parole erano superflue in quel momento, ma a Lydia bastò notare il luccichio negli occhi ambrati di Stiles per capire.
Il ragazzo poggiò le labbra sulla fronte di lei, inspirando forte e stringendola ancora di più fra le sue braccia, mentre Lydia chiudeva gli occhi, beandosi della perfezione di quel momento che non sarebbe tornato mai più ma sarebbe stato sempre lì, perfettamente intatto e immacolato, nel suo cuore.
 
La madre di Lydia lo aveva fatto entrare, accogliendolo con un sorriso gentile, e lievemente imbarazzato, mentre osservava quello strano ragazzo logorroico e iperattivo che aveva una cotta colossale per la sua unica figlia. Ricordava Stiles fin da quando era un bambino con i capelli corti, la maglietta sempre sporca di polvere e un sorriso giocoso sul viso paffuto.
Non era la prima volta che Stiles entrava in quella casa, e la signora Martin ricordava come quel ragazzo adorabile avesse scortato spesso sua figlia, come fosse la sua guardia del corpo, nonostante il fisico potesse dimostrare esattamente il contrario.
Stiles Stilinski non era certamente simile ai soliti ragazzi che Lydia era solita frequentare ma c’era una strana alchimia fra loro due: il modo in cui i loro sguardi si incrociavano, restando incatenati per pochi secondi che permettevano a chiunque si soffermasse su di loro di chiedersi se ci fosse qualcosa. La donna sorrise a Stiles, senza indicargli le scale, perché Stiles sapeva perfettamente dove andare e come muoversi all’interno di quella casa.
Il campanello suonò di nuovo e la signora Martin si voltò verso Stiles.
“Io devo fare alcune commissioni con un’amica”, esclamò la donna. “Puoi dire tu a Lydia che tornerò per cena? Te ne sarei grata, Stiles”.
Il ragazzo fece un cenno di assenso con la testa e salutò la donna per poi dirigersi verso quella stanza che tanto lo spaventava. Quando Stiles arrivò dinanzi alla porta della camera di Lydia, la trovò socchiusa e la spinse leggermente, senza fare troppo rumore.
La camera era avvolta in uno strano silenzio, non c’era nessun rumore ad intaccare quella strana patina di pace e tranquillità che si riversava nella stanza, solo un venticello leggero che entrava dalla finestra aperta. Stiles si guardò intorno, in cerca di Lydia e la trovò distesa sul letto, le scarpe con il tacco abbandonate dall’altro lato della camera, come se le avesse scalciate via con disprezzo e la borsa poggiata sul pavimento.
Lydia aveva i capelli rossi sparsi sulla coperta color prugna, gli occhi serrati e la labbra rosee dischiuse. Per Stiles era una sorta di visione celestiale e sentì il bisogno di fare un profondo respiro e portare ossigeno al cervello per chiedersi se tutto fosse reale o meno.
Per lui, Lydia era sempre sembrata un angelo, fin da bambina, anche quando lo ignorava e anche quando parlava solo per sputare veleno, ma in quel momento, era più bella che mai. Trovando un po’ di coraggio, seppellito sotto cumoli di imbarazzo, Stiles si avvicinò senza far rumore per non svegliarla e la osservò con attenzione, senza nascondere un sorriso.
Lydia indossava una maglietta rossa e una gonna beige. Le mani erano abbandonate sul materasso e le sue unghie erano laccate dello stesso colore della maglietta.
Stiles sorrise e scosse la testa, pensando a come Lydia dovesse trovare sempre abbinamenti del genere, rendendosi ancora più perfetta di quanto non fosse già.
Aveva amato quella ragazza fin dalla terza elementare e avrebbe continuato a farlo, qualunque cosa fosse successa fra loro. Poteva fare un passo avanti ma poi ne avrebbe fatti sempre cento indietro, pur di tornare da lei. Era come se fosse legato a Lydia da un filo rosso invisibile che lo teneva ancorato a quella ragazza. (1)
Lei correva e lui faceva il suo stesso percorso, seppur a rilento, mentre quel filo invisibile rimaneva intatto, trascinandolo verso lei. Il filo che li univa non si sarebbe mai spezzato e lui lo sapeva. Ad ogni azione che compiva, ad ogni ragazza che baciava, avrebbe sentito una piccola pressione esercitata dal filo, pronto a ricordargli chi avrebbe amato per tutta la vita.
Perché Lydia non poteva provare i suoi stessi sentimenti?
Stiles si avvicinò con cautela, sedendosi accanto alla figura distesa della ragazza e non sapendo cosa fosse lì a guidarlo, allungò le dita verso il suo volto rilassato.
Sembrava stesse sognando, e doveva anche essere un bel sogno. Probabilmente stava sognando lei e Jackson insieme che vivevano come una coppia felice.
Non appena le sue dita vennero a contatto con la pelle calda di Lydia, la ragazza si riscosse e rimase a fissare Stiles per un tempo indefinito e con espressione confusa. Sembrava incerta e lo guardava come se non fosse del tutto reale. Ad un tratto, Lydia si alzò di scatto.
“Stiles”, disse, guardandolo dall’alto. “Cosa fai qui?”.
“Tua madre mi ha fatto entrare”, rispose lui, alzandosi dal letto. “Mi ha detto di dirti che usciva con un’amica e tornerà per cena. Sono venuto qui…per parlare con te”.
Lydia sentì l’agitazione montarle dentro e il cuore battere all’impazzata.
Stiles voleva parlare, ma di cosa? Per un attimo, il timore di essere stata in qualche modo scoperta la invase: forse Allison aveva parlato con Scott e quest’ultimo aveva fatto il resto.
Incrociò le braccia al petto con fare protettivo e aspettò che Stiles dicesse qualcosa.
“Lydia”, cominciò il ragazzo con tono incerto. “So che c’è qualcosa che non va. Da quando ti sei svegliata, sei strana…come se qualcosa ti turbasse in continuazione, e non hai voluto dire a nessuno cosa hai visto. Ascolta, so che il Djiin ci mostra ciò che desideriamo di più e credo tu abbia visto Jackson. Immagino che la cosa ti faccia stare male, immagino quanto lui ti manchi ma…smetterà di far male, prima o poi, dico davvero”.
Stiles aveva detto tutto d’un fiato, come al solito, e Lydia era rimasta immobile a fissarlo senza dire una parola, e chiedendosi se fosse serio. Credeva che avesse visto Jackson e se Lydia fosse stata una persona dotata di un buon istinto di autoconservazione gli avrebbe detto che aveva ragione, che si era solo sentita spiazzata e lo avrebbe ringraziato.
Ma non lo fece. Lydia non aveva alcun istinto di sopravvivenza in quel momento.
“Ho visto te”, disse lei con voce tremante. “Ho visto te, e nessun altro”.
Stiles strabuzzò gli occhi nocciola, inclinando la testa da un lato, come se non avesse sentito bene ma le parole di Lydia erano state chiare, come il battito forte del suo cuore.
Dopo quella rivelazione, le cose per Stiles cominciarono ad avere senso, eppure non disse nulla, aspettando che Lydia continuasse a parlare.
“Il Djiin mi ha mostrato un futuro dove eravamo tutti felici e salvi, dove io stavo insieme a te, e tutto era perfetto…un futuro del tutto inesistente, e non volevo lasciarlo andare. Mi piaceva stare lì, fra le tue braccia e…Dio, non so neanche cosa sto dicendo”, disse, quasi riscuotendosi. “E’ tutto assurdo e completamente fuori dalla norma, mi senti? Io-“.
Lydia non finì la frase, perché zittita da Stiles che si parò dinanzi a lei, senza dire una parola, solo per afferrare il suo volto con le dita. Poggiò la fronte contro quella di lei, respirando come per farsi coraggio, e poi semplicemente spinse con irruenza le labbra sulle sue per mettere fine a tutto ciò che stava per dire.
La ragazza sgranò un attimo gli occhi, rimanendo immobile con le braccia ferme lungo i fianchi, e poi mandò al diavolo tutti quei pensieri che volevano scuotere la sua mente, rispondendo al bacio di Stiles e gettandogli le braccia al collo, affondando le dita fra i suoi capelli. Stiles parve stupirsi del fatto che Lydia lo stesse ricambiando, ma era esattamente ciò che stava accadendo...ed era perfetto per entrambi.
Il bacio non era come quello dei sogni di Lydia, era molto meglio, perché stava baciando Stiles.
Era tra le braccia di Stiles, il ragazzo che l’aveva presa in braccio dopo averla trovata, quello che l’aveva fatta ingelosire perché affiancato da una ragazza che non era lei, quello che era corso a casa sua per parlarle, quello che era convinto che avesse sognato Jackson, e si era sbagliato di grosso.
Stava baciando Stiles Stilinski e mai in vita sua avrebbe potuto immaginarsi di volere sempre di più quelle labbra sulle sue,.
Le mani di Stiles corsero al suo viso, attirandola maggiormente a sé, con maggiore urgenza, come se non avesse desiderato altro per tutta la vita, come se quell’amore non corrisposto che provava per lei fosse scoppiato nell’arco di un secondo, riversando tutto ciò che aveva tentato inutilmente di sotterrare ma che era riemerso grazie a quelle parole. Sembrava che ogni singola parte dei loro corpi fosse fatta appositamente per combaciare con l’altra: una combinazione perfetta, come le loro labbra incollate, i loro petti  che aderivano, i loro cuori che battevano all’unisono e i loro respiri che si mischiavano.
Lydia aveva portato le mani al colletto della sua maglia, tirandolo leggermente per non farlo andare via da lei: non era un sogno, non sarebbe caduta in nessun baratro quella volta. Lo stava baciando con urgenza, perché ogni volta che le loro labbra si erano sfiorate, Lydia aveva riaperto gli occhi, constatando che era stato solo un sogno ma non quella volta. Il primo bacio che si erano scambiati sarebbe rimasto sempre quello nello spogliatoio, ma adesso ogni cosa era diversa, a partire dalla consapevolezza di entrambi, dal bisogno che sentivano di approfondire quel contatto ambito per tanto, forse troppo, tempo.
Quando si allontanarono per prendere fiato e realizzare cosa fosse appena successo, Stiles poggiò la fronte sulla sua, e le carezzò le labbra con le dita, fissandola.
Una parte di Lydia, tuttavia, temeva ancora che si trattasse di un’illusione e così cominciò ad esplorare con le mani il viso di Stiles, facendolo sorridere leggermente.
“Cosa hai visto?”, domandò lui, curioso di conoscere quel sogno.
Lydia esitò per un attimo, sentendosi imbarazzata ma ormai si era spinta decisamente troppo oltre per tornare indietro, così decise di parlare, una volta per tutte.
“Eravamo sposati”, disse lei, nascondendo il tremore nella voce. “Eravamo felici ed era tutto così strano, nuovo…avevamo anche una bambina, Claudia”.
Stiles trattenne un singulto a quelle parole: una bambina, o meglio la bambina, figlia di lui e Lydia che portava il nome di sua madre…il ragazzo sorrise a quell’immagine perfetta. Riportò lo sguardo sulla ragazza, notando come Lydia fosse fragile in quel momento davanti a lui. Certo, non era la prima volta che la vedeva indifesa ma quella volta era completamente diversa. Lydia era quasi in pezzi, davanti a lui, in attesa di essere ricomposta, come se solo lui potesse farlo. Era come creta fra le sue mani, in attesa di essere rimodellata…tutto dipendeva da Stiles, e nulla aveva più importanza, finalmente.
Lydia abbassò lo sguardo per non incontrare i suoi occhi: non si era mai esposta così tanto e quasi non si riconosceva. Tutta quella situazione sembrava gridare “assurdo” o “patetico” ad ogni gesto, perché mai si sarebbe aspettata di trovarsi lì, fra le braccia di Stiles, per davvero.
Presa da un moto di vergogna, Lydia cercò di districarsi dalla sua presa ma Stiles non glielo permise. Ora che finalmente era ad un passo dall’amore della sua vita, non avrebbe permesso a niente di spezzare quel momento, né a Lydia di autosabotarsi.
“Non fare così”, sussurrò lui, afferrandole gentilmente il mento per far sì che lo guardasse.
“Tu sei innamorato di me dalla terza elementare”, esclamò lei con voce talmente bassa che Stiles rischiò quasi di non sentirla. “Io non ho fatto altro che ignorarti, e stare con altre persone, con ragazzi cattivi, quando avrei potuto fare la scelta giusta fin da subito”.
Stiles la osservò con espressione mortificata: Lydia aveva pronunciato quelle parole con una voce così triste che Stiles non poté evitare di provare anche lui quella strana angoscia mischiata a senso di colpa che Lydia stava certamente provando.
“Io non ti merito”, disse la ragazza, scuotendo la testa. “Sarebbe più giusto se tu stessi con qualcuno che ti ha apprezzato fin dall’inizio. Qualcuno come Kristen”.
“Diciamo che Kristen non fa più parte delle mie giornate”, ribatté lui, arricciando le labbra.
“Cosa?”, chiese Lydia, incredula. “Perché?”.
Stiles prese la mano di Lydia e la portò sul cuore di lei, insieme alla sua.
“Perché non era te”, esclamò Stiles, senza staccare gli occhi dai suoi e cercando di trasmetterle quanta più sicurezza possibile.
Non gli importava nulla del fatto che Lydia lo avesse notato dopo anni o che pensasse di non meritarlo. Lui l’amava e lei ricambiava il suo sentimento, dettaglio che ancora non era riuscito ad assorbire del tutto, nient’altro importava. L’amore non era mai rose e fiori, questo Stiles lo sapeva: non sempre ci si innamorava al primo sguardo, come Scott e Allison che avevano percepito subito un’intesa. A volte c’era bisogno di scoprirsi poco alla volta, rivelando quel mistero che era l’amore giorno per giorno, imparando ad amare quella persona con il tempo, come aveva fatto Lydia.
Lui aveva capito fin da subito che quella era la ragazza per lui, mentre Lydia aveva avuto bisogno di stare con un ragazzo trasformato prima in kanima poi in licantropo, e con un ex alpha leggermente violento e psicopatico, per poi essere attaccata da un mostro. Almeno, ne era valsa la pena, perché ora Lydia lo guardava con la consapevolezza di provare qualcosa di puro per lui e le sue parole ne erano stata l’ulteriore prova. A Stiles ancora non sembrava vero: aveva baciato Lydia Martin e lei non lo aveva respinto, anzi, gli aveva confessato di provare qualcosa per lui. Quante volte ci aveva sperato?
“Lydia, sono innamorato di te dalla terza elementare, sì”, asserì Stiles, portando nuovamente i loro volti a pochi centimetri di distanza. “Non sempre certi sentimenti vengono fuori subito e dopo lacrime, omicidi, sacrifici, attacchi di panico, siamo a questo punto, grazie ad un mostro che ti ha quasi uccisa e ti ha fatto capire che provi qualcosa per me. Non suona in maniera molto allegra ma dopo tutto questo casino, tu avresti davvero intenzione di mandare ogni cosa all’aria? No, non esiste, non pensarci nemmeno...non lo permetterò”.
Lydia sorrise, perdendosi nel volto di Stiles che aveva assunto una nota di preoccupazione, al pensiero che tutto ciò potesse svanire, ma aveva ragione: non glielo avrebbe lasciato fare, e lei non ci avrebbe provato, perché non sarebbe stata così stupida da farlo.
Lei sfiorò il naso con il suo, carezzandogli il viso con le mani, e Stiles chiuse gli occhi, godendosi quel contatto e il tepore delle mani di Lydia su di lui.
“Avevi bisogno di un mostro per capirlo...ed eri anche gelosa, eh?”, chiese Stiles con voce sarcastica, e leggermente vittoriosa a quella constatazione, ricevendo una leggera spinta da parte di Lydia, che trattenne una risata.
“Meglio tardi che mai”, rispose lei con un sorriso malizioso, e abbandonandosi ancora tra le sue braccia, sapendo che non l'avrebbero lasciata.
Stiles riprese a baciarla, stringendole la vita e affondando il volto nei suoi capelli, per poi percorrere il suo collo fino ad arrivare a quelle labbra che tanto aveva desiderato. Probabilmente ci sarebbero state altre lacrime e tragedie greche, poiché avevano appena deciso di imboccare una strada decisamente tortuosa, ma Lydia sapeva che con Stiles al suo fianco ogni cosa sarebbe stata sempre più sopportabile, perché la rendeva una persona migliore.
Era tutto così strano, ma dannatamente meraviglioso.
Stiles la teneva tra le braccia, travolgendola con le sue labbra che esploravano le sue per conoscerle più a fondo, le sue mani che la stringevano come per recuperare tutto il tempo perduto, il suo odore intossicante che la investiva. Stiles era ovunque.
Ogni cosa che poteva percepire o respirare intorno a lei era Stiles Stilinski e non credeva avrebbe mai detto una frase simile.
 
“And I loved him…I loved him, I loved him, I loved him.
And I still love him. I love him”.
(Lana Del Rey – National Anthem)
 
 
Angolo dell’autrice
 
- (1) piccolo richiamo all'episodio 3x15 "Galvanized", dove Lydia attorciglia il filo rosso attorno alle dita in camera di Stiles.

E siamo giunti alla fine. Mi dispiace tantissimo terminare questa storia, lo dico davvero, e stavo quasi per dividere questo capitolo in due ma alla fine avrei fatto un errore quindi ho preferito lasciarlo così. Spero che il modo in cui l’ho terminata non vi faccia vomitare, ma credo che dopo tutti questi problemi, non me la sono sentita di complicare ulteriormente la cosa: insomma, il Djiin le ha mostrato questa vita con Stiles, gliel’ha fatta amare per poi strappargliela via; tornata alla realtà, Lydia si è trovata a fare i conti con i propri sentimenti, era sul punto di dirgli tutto ma poi ha capito che era troppo tardi e ha dovuto vedere Stiles con un’altra, soffrendo in silenzio.
Direi che gliene ho fatte passare abbastanza, no? Una piccola precisazione: il bacio che Stiles e Lydia si scambiano a fine capitolo corrisponde a quello del "sogno" che lei fa, ho pensato che sarebbe stato carino e spero di non aver fatto cilecca xD Ho pensato di lasciare questa specie di finale aperto, e non perdermi in troppi preamboli, permettendo di immaginarli semplicemente insieme (come li vorrei vedere nella serie ç_ç). Spero di aver reso bene i sentimenti che provano l'uno verso l'altra e di non avervi deluso...altrimenti siete sempre liberi di lanciare pomodori e quant'altro.
Ad ogni modo, spero che questo finale vi sia piaciuto e ringrazio di vero cuore tutte le persone che hanno seguito questa storia, che l’hanno messa fra seguite/preferite/ricordate e che mi hanno regalato delle recensioni meravigliosa che mi hanno resa felicissima!
Grazie mille a tutti quanti, siete stati dei tesori.
Alla prossima, un abbraccio!

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