*Brian pov*
Me lo ricordo benissimo, Matt.
Mi ricordo il cielo grigio, pieno di
nuvole, che minacciava
un acquazzone da un momento all’altro. Mi ricordo che lo
guardai solo perché tu
non potessi fissare i tuoi occhi nei miei e vedere tutto il dolore che
avevo
dentro, perché non avrei mai lasciato che tu sapessi di
avere vinto, di avermi distrutto.
-Mi spiace, Bri…ma
credo di amare un altro.
Così avevi detto, sono
queste le parole che mi sono scolpito
in testa solo per non dimenticarle, solo per ripromettermi che se fossi
tornato
te le avrei risputate in faccia, e che non avrei ceduto se tu avessi
cercato di
riprendermi con te.
Perché la tentazione
c’è, sono sempre stato sul punto di
pensare che ti avrei perdonato, che forse avrei messo una pietra sopra
a quelle
parole…
Io ti amo ancora, Matt, so che sembra
che non l’abbia mai
fatto, ma tu non sai quanto mi fossi impegnato per tenere in piedi
quello che
c’era fra di noi, spesso mi sono ribellato alla mia natura,
ho calpestato il
mio amor proprio, per te.
Ma ora non succederà
più, adesso ascolterò solo quello che
dice il mio istinto, quello che mi suggerisce il mio egoismo.
Sì, so che sono
un fottuto egoista, ma adesso ne vado fiero, fanculo!
E agirò di conseguenza.
Anche se ti amo.
Mi spiace, Matty…ma
dovevi pensarci prima.
********
Brian ghignò.
-Oh, davvero?-, chiese poi in tono
soave, accompagnandolo
con un passo verso il cantante intimidito davanti a lui.
Matt non fiatò,
perché nel movimento Brian era passato sotto
la luce di un riflettore.
Ed era bellissimo, la pelle bianca
del viso aveva riflettuto
quel bagliore rendendola candida, i capelli neri luccicavano imperlati
leggermente dal sudore, le labbra si schiarirono e un sadico gioco di
ombre
fece risaltare la loro linea morbida. E gli occhi verdi assunsero dei
toni più
chiari, sottolineati dal trucco civettuolo solo leggermente sbavato.
Una
calamita su un chiodo, ecco una similitudine per spiegare
l’effetto di quegli
occhi su quelli di Matt.
Matt rimase rintronato a quella
visione, aveva dimenticato
quanto bello fosse quell’uomo, quante ore avesse passato a
guardarlo di mattina
mentre la luce entrava timidamente dalla finestra e quasi con timore
reverenziale si posava sulle braccia lisce e pallide, quanto si era
meravigliato in passato di piacere ad una creatura dalle fattezze
così
delicate, così affascinante e sicura di sé mentre
lui era semplicemente un
ragazzino inglese timido, impacciato e magrolino.
Il frontman dei Placebo
l’aveva previsto, sapeva
perfettamente quale sarebbe stata la reazione, e le labbra delicate si
piegarono aggraziatamente in un altro lieve sorriso.
-Mi fa piacere-, continuò
mellifluo, avvicinandosi sempre più.
Matt era impietrito, si era aspettato
di tutto, per esempio
strilli nevrotici…e invece l’aria non aveva ancora
tremato di rabbia.
-…Sai, potrei ripensarci,
Matty…potrei anche darti un’altra
possibilità…
-Tu…davvero?!-, chiese il
cantante dei Muse, spiazzato.
-Sì, in fondo mi hai fatto
le tue scuse, potrei chiudere un
occhio sul passato…
Matt era incredulo.
-Beh…beh,
non…non immagineresti nemmeno quanto mi farebbe
felice-, rispose poi abbassando lo sguardo e arrossendo di vergogna.
E poi sentì due dita
leggere e delicate sollevargli il
mento.
-Lo so, Matt…posso
immaginarlo perfettamente.
Si guardarono negli occhi per qualche
secondo, Matt cercava
di trovare qualche bagliore inquietante dentro alle iridi meravigliose
dell’uomo davanti a sé, che lo spaventassero e lo
convincessero a non lasciarsi
ammaliare, ma non ci riuscì.
Brian prese il suo volto fra le mani,
tenendolo solo con i
polpastrelli.
Matt rabbrividì, e
sentì poi tutto il suo corpo rilassarsi
automaticamente.
Vide quegli occhi cangianti passare
dal verde all’azzurro solo
col cambio della luce che riflettevano, e pensò a quanto gli
erano mancati,
bellissimi e indecifrabili.
Poi qualcosa di tiepido, liscio e
delicato premette sulle
sue labbra, si accorse di aver chiuso gli occhi. La bocca di Brian si
aprì
leggermente forzando anche la sue a fare altrettanto, così
sentì la lingua
calda e umida insinuarsi nella propria bocca cercando la sua.
Appena le due gemelle si trovarono,
Matt si sciolse dal
ghiaccio che lo aveva fatto irrigidire, e portò una mano
alla nuca di Brian,
solleticandolo e provocando così un gemito che subito
morì sulle loro labbra.
Poi le due bocche si separarono e il
cantante dei Placebo
mormorò:
-Matthew, ho un concerto da finire.
Tu aspettami qui, non
scappare.
Fece l’occhiolino, si
girò per tornare sotto i riflettori, e
Matt fu di nuovo colto dalla meraviglia. Sembrava un essere fiabesco, o
un
alieno, comunque non poteva essere di questa terra.
Si sedette su una cassa e rimase ad
osservare il cantante,
registrando ogni cambio di espressione, ogni gesto inconsueto, sperando
di
coglierlo in fallo a pensare a quello che era appena accaduto, ma
invece Brian
fece il suo show come sempre, senza tradire la minima incertezza. Con
vitalità,
gioia, eccitazione per essere al centro dell’attenzione, la
sua voce che
rimbombava nelle orecchie di tutti lasciando solo sensazioni positive.
Alla fine si congedò con
qualcuno dei suoi sorrisi magnetici
alle prime file e con un gesto di saluto della mano, poi
scivolò nel buio delle
quinte, dritto verso Matt.
Prima che quest’ultimo
potesse dire qualsiasi cosa, circondò
le sue spalle con le braccia, intrecciando le dita dietro la sua nuca,
e spinse
di nuovo contro di lui la bocca, gli occhi, il corpo, adattandosi a
quello di
Matt.
L’ultima
possibilità
di tornare indietro.
Aveva immaginato tanto di farlo, di
buttare via paura ed
egoismo, di tornare nell’abbraccio di Matt, così,
con semplicità, genuinamente,
come faceva in quel momento.
L’ultima
possibilità
di togliersi la maschera.
La sua mano scivolò sul
petto del cantante dei Muse,
sentendo il calore della pelle sotto la stoffa, e poi risalì
sfiorandogli il
viso e affondando le dita fra i capelli morbidi e neri.
L’ultima
possibilità
di perdere la battaglia.
Stava decidendo cosa fare di quel
ragazzo: farlo tornare con
sé e cedere o chiudere da vittorioso con tutto quel tira e
molla di litigi,
riappacificazioni, separazioni e trabocchetti che c’era
sempre stato fra loro?
Si sciolse dal lungo abbraccio e lo
prese per il polso.
-Vieni-, disse piano.
Matt esitò, poi si fece
guidare da lui. Si trovarono davanti
a casa Molko, il portone in legno d’ebano, la maniglia in
ottone. Deglutì, indeciso.
-Vieni!-, ripeté Brian
esortandolo, gli prese la mano e
accarezzò la guancia pallida e liscia del frontman dei Muse,
e sentì dei
brividi percorrergli la schiena. Tentennò, poi si decise e
tolse il cappotto,
buttandolo sul divano. Brian sapeva perfettamente cosa fare, e spinse
Matt per
le spalle verso la camera da letto, riprendendo a baciarlo con foga.
-Brian-, mormorò Matt in
una pausa, senza la minima idea del
perché.
-Matthew-, ghignò
l’altro maliziosamente.
Presto finirono entrambi sdraiati di
lato, scambiandosi dei
baci affamati a causa della lunga astinenza che le loro labbra avevano
dovuto
sopportare.
Brian poi si posizionò con
delicatezza sul bacino di Matt,
si tolse la maglietta e lasciò che lo sguardo del partner lo
passasse in
rassegna.
Aveva quasi dimenticato come quel
corpo asciutto e chiaro
fosse una dipendenza per lui, e gli accarezzò il petto
timidamente, come se
fosse ancora titubante. La sensazione della pelle calda e dei muscoli
tesi fu
il colpo di grazia, e sospirò di desiderio.
Brian afferrò
l’orlo della sua, di maglietta, e prese ad
accarezzare il busto di Matt, che sentì immediatamente
l’eccitazione salire, il
corpo muoversi da sé, il rossore tingergli lievemente le
guance, il sudore
cominciare a formarsi sulla fronte e i brividi percorrerlo come una
scossa
elettrica. Si trovò anche lui a petto nudo, respirando
irregolarmente, fuori
controllo.
Brian, divertito e impaziente,
nascose il viso sotto il suo
mento e torturò con sapiente dolcezza e
sensualità il collo del moro, con le
labbra e la lingua.
Matt iniziò a gemere piano
e Brian giocherellò con la
cerniera dei suoi pantaloni, massaggiando sensualmente il rigonfiamento
in
mezzo alle gambe del ragazzo.
Eccitato, Matt chiuse gli occhi e
mormorò:
-Fallo, Brian…fallo...
Sentendolo, quest’ultimo lo
accontentò volentieri,
sfilandogli i jeans lentamente.
La vista dell’erezione di
Matt lo deliziò, e per un momento
si ricordò delle volte in cui l’aveva succhiata,
presa delicatamente fra le
mani, delle volte in cui se ne era impossessato. E non sapeva ancora se
quella
sarebbe stata l’ultima volta, stava ancora soppesando le
possibilità, convinto
che tutto dipendesse da lui.
Con le mani gli accarezzò
i fianchi e gli baciò il petto e
poi il ventre, lasciando dietro di sé una scia calda e umida.
-Dimmi che ti sono mancato-,
sussurrò poi risalendo
all’orecchio.
-Brian, perdonami,
io…adesso capisco quanto ho sbagliato…
Una fitta allo stomaco, di rabbia.
Solo ora capiva? Solo ora
era arrivato il pentimento? O lo diceva solo per esortarlo
a…concludere?
Se aveva esitato sull’esito
della serata, questo fu il
momento in cui decise di continuare senza dubbi la via che aveva scelto.
Lo fece voltare di schiena e lo
baciò sulla nuca premendo
forte le labbra. Ascoltando i sospiri di Matt, si liberò
freneticamente di
pantaloni e slip, poi si aggrappò al bordo di quelli del
compagno, mentre
quello stringeva le dita al cuscino e si metteva a carponi, la schiena
inarcata
e le gambe aperte, aspettando di accoglierlo.
Brian lo osservò
ghignando, lo prese lentamente per i
fianchi e si avvicinò attirandolo verso di sé.
Poi insinuò una mano fra
le sue gambe, passando per il
fianco, e prese l’erezione calda e dura fra le dita,
cominciando a farle
scivolare avanti e indietro dalla base fino alla punta, e sapeva qual
era il
modo di farlo per compiacerlo di più, lentamente e
delicatamente.
-B-Brian-, gemette Matt al suo tocco
lascivo.
Sentendosi chiamare, si
posizionò fra le gambe del compagno,
poi con lentezza diede la prima spinta, baciandogli e spalle e il collo.
Matt gemette di piacere ma anche di
dolore, avendo perso
l’abitudine alle sue incursioni.
Brian gli baciò la schiena
e poi diede un’altra spinta e
un’altra ancora, sentendo il proprio organo pulsare sempre
più, la mano
aumentare gradualmente la velocità con cui stimolava Matt, e
l’eccitazione
aumentare guardando la sua schiena muoversi come un’onda e
seguire il proprio
movimento.
Dopo qualche altra spinta, Matt
contrasse le dita, chinò la
testa chiudendo gli occhi e urlò:
-Brian…Brian, ti amo!!
Erano queste le parole che voleva
sentire. Capì che Matt
stava raggiungendo l’orgasmo, e durante una spinta raggiunse
il suo orecchio:
-Davvero, Matt?
-Sì! Si, Brian!-,
gridò ancora quest’ ultimo, sentendo che
stava per venire, che di lì a poco sarebbe esploso.
Proprio un attimo prima che
succedesse, Brian si fermò,
lasciandolo andare e uscendo dal suo corpo.
Matt, confuso e stordito,
spalancò gli occhi, si concesse
qualche secondo per riprendere fiato e poi balbettò
flebilmente, con un
presentimento che cominciava a farsi largo in lui:
-Bri…Bri, che succede?
Brian sogghignò,
passò un dito sulla sua fessura facendolo
rabbrividire, poi rispose:
-Allora tu mi ami? Che peccato, dato
che per me non è lo
stesso.
Matt si irrigidì, poi si
voltò di scatto.
-E allora perché sei
tornato qui?
Brian sorrise, improvvisamente lo
inchiodò al materasso per
i polsi e lo baciò di nuovo, esplorandolo a fondo con la
lingua, lussurioso e
violento, come se quella fosse solo un’altra beffa.
-Perché in
realtà volevo solo una scopata, come tutte quelle
che mi sono fatto in questi mesi. Cose come “ti
amo” non fanno parte della mia
vita, Matty.
Matt sbiancò, e
sentì le budella protestare assieme al moto
che gli faceva tuonare il petto.
Una lacrima luccicante
spuntò incontrollata dall’angolo
dell’occhio azzurro che fissava quelli grigi
dell’uomo sopra di sé, che sorrise
di nuovo, trionfante.
-Allora potevi finire di scoparmi-,
ringhiò Matt, cercando
di controllare la voce.
-Ti importa di più della
scopata che di sentirti dire che non ti amo?-,
lo derise Brian.
-Sì…Perché
sotto sotto mi aspettavo una cosa del genere.
Come dici tu, dire “ti amo” non è da te.
Matt lo spinse via a fatica, come se
tutte le forze lo
avessero abbandonato di colpo, lasciandolo attonito mentre si rivestiva.
-Non capisco qual è il tuo
gioco, Matt-, borbottò Brian.
L’altro lo
guardò, e poi replicò:
-Beh…credi che prima non
avessi una vaga idea di cosa
cercavi di fare? Non sono stupido, so quanto sei vendicativo e una cosa
del
genere me l’aspettavo…solo che ho sempre avuto la
strana abitudine di fidarmi
di te e ho voluto credere che questa volta ti saresti comportato
diversamente,
ho sperato che riuscissi a sorprendermi…volevo
darti una possibilità di dimostrare che sei una persona
buona, Brian,
spingendoti a dimostrarmi che mi avevi perdonato e che mi
amavi…ma devo essermi
sbagliato, tutte le volte in cui mi guardavi lo facevi solo
perché ti attiravo
fisicamente, vero? Tutte le volte che abbiamo…scopato, erano
solo scopate fini
a sé stesse? Era solo sesso?
Respirò a fondo, cercando
di non urlare di dolore e resistendo
all’impulso, poi continuò.
-…Mi dispiace che sia
andata così, ma tu sei un…serpente, e
io non mi voglio avvelenare più, sono stanco di
te… Brian, spero di essere
l’ultimo a cui farai del male, e…e spero che prima
o poi sarai felice.
Dopotutto, è quello che ho sempre voluto, per te.
Gli scoccò
un’occhiata rimproverante, delusa.
Niente rabbia, niente umiliazione,
niente di quello che
Brian si aspettava di trovare, solo commiserazione e tristezza.
Pensò alle parole che gli
aveva inconsapevolmente dedicato
all’inizio della serata.
“One more thing
before we stun the final
face-off:
I will be the one to watch you
fall.”
Appena Matt scomparve fuori dalla
porta, sussurrando appena
un vago saluto, lui rimase sul letto, immobile, a fissare il punto in
cui
qualche secondo prima c’erano quei due occhi
straordinariamente azzurri,
bellissimi e glaciali, che lo avevano trapassato da parte a parte.
Cominciò ad avvertire il
malessere nascere nella pancia e
impossessarsi della gola con una stretta impietosa. Per la sorpresa,
per il
dolore, per la consapevolezza di non poter più riparare, per
il senso di colpa,
per il disgusto che iniziava a provare per sé
stesso…
L’orgoglio che aveva voluto
difendere a tutti i costi,
seppure appagato, era un lenitivo irrisorio.
Non era stato Matt, era stato lui a
cadere in pezzi, ed
aveva fatto tutto da solo, stavolta aveva perso, e non
c’erano premi di
consolazione, non più.
Si guardò allo specchio, a
destra, osservò una lacrima rovente
scendere sulla guancia e poi finire sull’angolo della bocca,
che si curvò in un
sorriso malinconico e amaro.
È
così che va
via un po' di noi…
È così che se ne va,
Senza tante parole, senza fare più rumore, quel po' di
noi…
E se ne va, e non lascia più l'odore,
E nemmeno le parole, quel po' di noi.
Ed è
così che
se ne va…
…È
così…
che non
tornerà.
[Ecco il finale! XD Allora, intanto
ringrazio chemical_kira che
ha aggiunto la mia storia fra le preferite *__________* …*me
commossa* …poi
ringrazio la mia socia Fede per l’idea di interromperli sul
più bello (siamo
due donnine sadiche XDDD), ma anche solo per il fatto di esistere
<3 ti
lovvo tata!
Quindi, la storia è finita
così. Mi spiace, ma fare un lieto
fine non era una conclusione logica per me u.u la prossima volta
vedrò di
metterci un happy ending XDD
La dedico a delle donnine speciali,
che fanno sempre il
sacrificio di leggere le minchiate che scrivo e con le quali passo
delle ore a
sparare demenzialità su *Zio MSN* e non
solo…ovvero Fede, Memy, Simo, Jole e
Roby…vi amo tutte, ragazze!!! E poi ringrazio tutti quelli
che leggono le mie
sciocchezze, specialmente chi si disturba a recensirmi *o* fa sempre un
sacco
di piacere! ^___________^ Ah, la frase finale è da
“E’ Così” dei Negramaro (un
piccolo tributo alla mia ex-band preferita mi andava di farlo XD)]
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