The thread of destiny

di AlexRae00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cicatrici ***
Capitolo 3: *** Legati ***
Capitolo 4: *** Maschere ***
Capitolo 5: *** His perfection ***
Capitolo 6: *** I'm here ***
Capitolo 7: *** Marked by memories ***
Capitolo 8: *** Stand by me ***
Capitolo 9: *** Durante la notte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti !!! So che speravate di esservi liberati di me ! Ma non è così !! Questa sarà l'ultima tappa dell'avventura che la mia mente malata ha ideato. Preparatevi a soffrire mooooolto muahahhaha ! Si perchè non si può avere il lieto fine senza aver sofferto ! Sempre se il lieto fine arriverà alla conclusione.  
 Per chi non ricordasse nella precedente storia cosa è successo ecco un riassunto. Dopodichè buona lttura !

I nuovi Teen Titans, figli dei primi titani, si trovano ad affrontare un vecchio nemico dei Titans e due nuovi arrivati. L'amore si mischia al dovere e Jake (figlio di BiBi e Rae) si innamora della persona sbagliata, o forse no. 
Shadow (fratello di Raven) si scopre un traditore, anche se per una buona causa e alla fine, dopo aver svelato la verità sulle proprie azione viene ucciso.
I titans passano il testimone, decidendo di lasciare il campo ai ragazzi non più Teen, che vanno a sconfiggere Slado per salvare Alex (sua figlia e ragazza di jake) e evitare catastrofici eventi. Così scoprono la verità sulla vita della ragazza e del suo amico, discepolo di Slado, e del suddetto cattivo.
Alla fine a causa della lotta finale un crollo blocca la strada ad Alex e Ethan (amico e discepolo del padre che ha perso la ragione anni addiettro)  così Jake è costretto a portare all'esterno Slado lasciando indietro il suo amore, che a causa del successivo crollo perde la vita.
I figli sono Asia e Jake Logan (Anim e Darkus), Drake e Denise Grayson (Astras e Rain)  e Michael Stone (Cyber). 

********
Si dice che ogni persona quando nasce, porta un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra.
Seguendo questo filo, si potrà trovare la persona che ne porta l'altra estremità legata al proprio mignolo:
essa è la persona cui siamo destinati, il nostro unico e vero amore, la nostra anima gemella.

Le due persone così unite, prima o poi, nel corso della loro vita, saranno destinate ad incontrarsi,
e non importa il tempo che dovrà trascorrere prima che ciò avvenga,
o la distanza che le separa, perché quel filo che le unisce non si spezzerà mai,
e nessun evento o azione o persona potrà impedire loro di trovarsi, conoscersi e in fine.. innamorarsi.


 
 
 
C’è stato un tempo, in cui Jake credeva che il sole sarebbe sempre tornato a splendere. Un tempo, in cui per quanto le difficoltà gli impedissero di proseguire il cammino si sarebbe sempre rialzato.
C’è stato un tempo, in cui Jake sorrideva e adempiva al suo dovere di leader con gioia, perché nulla avrebbe potuto distruggere ciò in cui credeva.
Ma un giorno qualcuno gli strappò il cuore a metà, e lui rimase fermo mentre il mondo intorno a lui andava avanti, come se nulla fosse successo.
E per quanto cercasse di credere che il suo sole sarebbe tornato a splendere nel cielo, non ci riuscì, e decise di chiudere il suo cuore sanguinante in una stanza dentro di sè.  Ignorando i sentimenti che ribollivano e cercavano invano di uscire allo scoperto. Anche se lui non immaginava minimamente, che a breve si sarebbe trovato faccia a faccia con il suo più grande sogno, o forse incubo.
 
 
 
 
L’unico rumore udibile era il ticchettio insistente della pioggia, che cadeva all’esterno bagnando la finestra.
Il ragazzo guardò il cielo con occhi vacui e accarezzò il vetro freddo con la mano, per poi poggiarvi la fronte, chiudendo intanto gli occhi che lentamente si facevano lucidi.
Si portò una mano al viso sfregandosi con forza le guance umide a causa delle lacrime, e quando quelle piccole gocce salate smisero di cadere, il giovane abbassò il capo sedendosi sul davanzale.
Un brivido percorse la schiena del giovane uomo, con la fronte posata contro il vetro freddo della finestra.
Un espressione seria e cupa a coronarne ora il volto, intento a perdersi nei ricordi legati a quel giorno tanto odiato.
Il ticchettio delle gocce di pioggia era l’unica cosa che gli impediva di perdersi completamente tra le proprie memorie.
Lentamente si portò una mano alla testa, chiudendo intanto gli occhi smeraldo, pieni della tristezza che aveva deciso di chiudere dentro di sé.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta, entrando poco dopo nella camera del Titans dai capelli viola.
Sulla soglia si stagliò la figura slanciata di Denise, vestita con abiti nero pece, come i suoi capelli lunghi fino alle spalle. Il volto lasciato libero dalla maschera che solitamente portava, gli occhi verde brillante pieni di tristezza e la pelle chiara come quella del padre.
- Dobbiamo andare…
 
Il ragazzo alzò il capo  incrociando gli occhi di lei, e dopo alcuni secondi si alzò senza emettere alcun rumore. Seguì la corvina che con lo sguardo fisso sul terreno scese fino alla base della torre, raggiungendo un folto gruppo di persone, che alla vista del giovane si incupì.
- Ehi Denny…Vieni…- un ragazzo più alto degli altri invitò la giovane a raggiungerlo e quest’ultima, dopo aver dato una fugace occhiata all’altro, si avvicinò al castano rifugiandosi tra le sue braccia.
 
Con la pioggia che gli bagnava il volto, il ragazzo varcò il cancello in ferro battuto, dinnanzi a lui, e con passo leggero raggiunse il resto del gruppo, fermo davanti ad una tomba color perla che riportava la foto di un uomo dall’espressione sorridente.
Chinata su quella lapide, una donna piangeva silenziosamente, accarezzando l’immagine e le scritte sotto incise con delicatezza e dolcezza, come se la persona in essa raffigurata potesse avvertire quel tocco leggero anche dopo la sua scomparsa.
Il giovane voltò il capo chiudendo gli occhi con forza, mentre le gocce di pioggia scorrevano sulle sue ciglia segnandogli il volto.
Si portò una mano al petto e dopo alcuni attimi di completa immobilità chinò il capo allontanandosi dal gruppo, per fermarsi di fronte ad una tomba bianca senza nessuna foto, con solo una scritta, un nome, inciso sulla superficie.
 
La pioggia si intensificò costringendo il folto gruppo a tornare indietro, ma il ragazzo rimase e si inginocchiò sulla terra bagnata non emettendo alcun suono, ignorando le voci delle altre persone e lo scrosciare dell’acqua che lo aveva ormai completamente inzuppato, facendolo  rabbrividire per il freddo che gli aveva congelato le ossa.
- Cinque anni….
 
Socchiuse ancora le labbra cercando di dire altro ma le parole non uscirono, e il ragazzo richiuse la bocca con forza, per poi colpire con insistenza il terreno fino a graffiarsi la pelle perlacea delle mani e a sporcarla di terra.
Con rabbia si rialzò e stringendo i pugni fino a graffiarsi i palmi si voltò, raggiungendo il resto del gruppo che in silenzio lo attendeva, conscio del dolore che il ragazzo provava e che con tutte le sue forza tentava di nascondere e rinchiudere dentro di sé.
 
Una ragazza dagli occhi di un singolare viola si avvicinò a lui e gli sfiorò la spalla, ritraendosi subito dopo come se si fosse scottata.
Aprì la bocca cercando delle parole per consolarlo ma non sapendo cosa dire la richiuse, e l’unica cosa che fece fu raggiungerlo e stringergli la mano con forza, stretta che però non fu ricambiata.
- Mi dispiace…- il ragazzo la guardò con la coda dell’occhio e dopo aver abbassato il capo le strinse leggermente la mano per poi allontanarsi, diretto verso la torre.
 
La pioggia cadeva ancora, e come quella stessa mattina il giovane dagli occhi di giada continuava ad osservare il paesaggio.
Ad un tratto il ragazzo avvertì la presenza di qualcuno dietro alla sua porta, e sospirando mosse la mano destra; la porta venne avvolta da un fascio di magia nera e si aprì, mostrando così la persona da essa celata che con sguardo stanco addolorato osservava il ragazzo ora in piedi dinnanzi a lei.
- Come stai… Jake ?
 
Il mago voltò appena il capo per poter guardare la donna che con delicatezza si sedette al suo fianco e gli posò una mano sui capelli, accarezzando amorevolmente quei crini viola scuro, quasi nero, tanto simili ai suoi.
- Jake… Mi dispiace tanto…
 
Il Titans si alzò di scatto voltandosi verso l’azarathiana che sorpresa rimase con la mano a mezz’aria per alcuni secondi, mano che lentamente arrivò a posarsi sulla pietra fredda del davanzale, nel punto in cui poco prima sedeva il figlio.
Jake strinse per l’ennesima volta i pugni mentre ancora una volta le lacrime cadevano dai suoi occhi, degli occhi spenti e vuoti.
- SMETTETELA ! Dovete piantarla di dire che vi dispiace ! Il vostro dispiacere non cambierà le cose !!
 
Raven abbassò la testa non riuscendo a guardare il ragazzo negli occhi, e rimase in silenzio, non sapendo come aiutare quel figlio che tanto soffriva.
- SONO PASSATI 5 ANNI ! 5 ANNI DALLA LORO… DALLA LORO MORTE ! E IO NON RIESCO A SMETTERE DI PENSARE CHE SIA COLPA MIA !
 
A quelle parole l’ex Titans drizzò di scatto il capo e si alzò in piedi anche lei, fronteggiando il giovane eroe che spaventato indietreggiò, mentre gli occhi della madre si accendevano di sofferenza, brillando come pietre preziose.
- Non dirlo mai più… Jacob Mark Logan guardami negli occhi e promettimi di non pensare mai più una cosa simile… Quel giorno di 5 anni fa abbiamo perso delle persone importanti a causa del piano folle di un pazzo ! Ok !? – La voce modulata e dura di Rachel portò il ragazzo a chinare il volto, ma appena Raven perse il contatto con gli occhi del figlio, delicatamente lo costrinse a rialzare lo sguardo.
 
- Jake… Io so quanto tu amavi…No… Io so quanto tu AMI quella ragazza… Quel giorno non hai potuto fare altrimenti, non avevi forze e lei lo sapeva… E’ stata lei stessa a dirtelo…
 
***
- Vai…
- Mi dispiace…
- Non hai colpa…e adesso vai…
- Io tornerò…
- Sarebbe inutile…
- NO ! Farò in tempo…vedrai…
- Jaky…ti amo…
- Anche io Alex…
- Ti prego vai…

 
***
 
Il mago serrò le palpebre, ricordando quando era stato costretto a dirle addio e inevitabilmente le lacrime aumentarono, venendo seguite poco dopo dai singhiozzi disperati e dalle urla di dolore che il giovane, per molto tempo, aveva trattenuto dentro di sé.
Raven sorrise mentre anche dai suoi occhi color ametista scendevano alcune piccole gocce salate, e accarezzando il volto del figlio lo strinse forte, cercando di fargli capire che lei... Anzi che loro, tutta la famiglia, erano a lui vicini.
- Tranquillo piccolo mio…
 
 
****
Non dirò molto solo.. che ne pensate ? Attendo recensioni ! 
Baci AlexRae00  

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Capitolo 2
*** Cicatrici ***


 
Il buio pesto della stanza fu annullato in un attimo, quando le finestre vennero spalancate, svegliando bruscamente la ventiduenne stesa nel letto.
Un lamento di protesta si levò dalle lenzuola, che furono tirate fino a coprire il capo della giovane.
Il giovane uomo sbuffò divertito, afferrando le coperte e tirandole con forza, scoprendo la sorella che si portò le mani sul viso.
- Pau nooooo..
- Oh si invece ! Alzati pigrona ! Devi andare al bar oggi, a lavorare.
- Ma ho sonno !
 
Paolo scosse il capo moro, sollevando con facilità la ragazza, che spaventandosi si agganciò al fratello. Imbronciata sferrò alcuni pugni sulla schiena di lui, intento a trascinarla giù per le scale, verso la cucina.
Non appena i due apparvero sull’uscio i genitori sorrisero e augurarono il buongiorno, mentre il fratello minore alzava il capo dalla propria colazione per guardarli.
Una risatina sorse spontanea, vedendo Paolo che cercava di mettere a terra quella furia scatenata di sua sorella, intenta a colpirlo ripetutamente sul capo.
E quelle risate fecero ondeggiare i ricci castani del diciottenne, ora occupato a rispondere all’abbraccio affettuoso della maggiore.
-Giorno Mat.
- Giorno sorellona !
- Ehi ! Come mai sei così dolce con lui ? A me non mi hai neanche salutato !
 
In risposta la ragazza tirò fuori la lingua e tornò a coccolare il fratello più piccolo, mentre il povero ragazzo assumeva un broncio bambinesco e si sedeva a tavola.
Dopo poco però un sorriso nacque spontaneo, come ogni volta che osservava la sorella, e ripensando al giorno in cui era piombata nella sua vita, sgranocchiò la sua colazione.
 
 
Il sole illuminava la città, facendo scintillare le finestre dei tanti grattacieli che incombevano nel centro.
Abituata a quella vista chiuse gli occhi e si strinse maggiormente al fratello, che con una sgommata cambiò strada, facendo ridacchiare la minore.
- Sei un pazzo ! Dovrebbero toglierti la patente !
 
La risata cristallina di Paolo venne attutita dal casco nero, mentre con l’ennesima sgommata si fermava dinnanzi ad un bar dalla grande insegna, che recitava “ Titans Bar”.  Accanto alla scritta, il simbolo degli eroi che da anni proteggevano quella città.
La mora scese con un salto dalla moto nera, togliendosi il casco e porgendolo al ragazzo.
Dopodichè afferrò la propria borsa e dopo essersi sistemata i capelli, guardò l’altro negli occhi.
- Grazie Pau ! Ci vediamo !
- Ciao peste !
 
E dopo averli baciato una guancia, si voltò ed entrò nel bar dove lavorava da ormai tre anni.
 
Il locale abbastanza grande ospitava alcuni tavolini e un bancone in legno, mentre su una delle pareti erano appese le foto delle persone a cui quel luogo era stato dedicato.
Le prime cinque vedevano come protagonisti i Teen Titans originali, fondatori del gruppo di eroi mascherati.
Robin, StarFire, Cyborg, BeastBoy e Raven.
All’epoca delle foto poco più che diciottenni, guardavano l’obiettivo con orgoglio.
La sesta, posta al centro e in seconda fila li ritraeva tutti e cinque insieme.
Sui vetri spiccavano inoltre le firme dei cinque membri del gruppo.
Le immagini che attiravano però ogni volta il suo sguardo occupavano la terza fila.
Cinque ragazzi dai tratti simili a quelli dei Titani originari. I neo vigilanti che da alcuni anni sostituivano i primi.
Rain e Astras, figli di Robin e StarFire.
Cyber, unigenito di Cyborg e Bumblebee, ex membro dei Titans East.
E i gemelli. Anim e Darkus, figli di BeastBoy e Raven.
 
I suoi occhi indugiarono sulla foto di quest’ultimo, soffermandosi sui penetranti occhi verde smeraldo appena visibili da sotto il cappuccio nero.
Una cicatrice bianca, più chiara della pelle perlacea del giovane, gli incideva la guancia sinistra, non rovinando però il volto serio del ragazzo.
Un tremito le percorse il corpo, prima che scuotendo il capo riportasse la propria attenzione sui i clienti in attesa della propria ordinazione.
E ignorando il leggero bruciare che avvertiva alla nuca, si rivolse alla clientela.
 
 
 
I colpi echeggiavano all’interno della palestra, dove il giovane uomo si allenava, distraendo la propria mente dai ricordi.
Con uno scatto il mago cambiò però direzione, sferrando un calcio alle proprie spalle, dove, nel punto poco prima occupato solo dal vuoto, sostava una ragazza dai tratti felini.
Afferrata la gamba dell’altro lo tirò verso di sé, colpendolo poco dopo sul petto.
Jake ghignò, prendendo i polsi della gemella e cercando di bloccarle le braccia.
Rapida lei sgusciò via dalla sua presa e arrivata alle spalle del ragazzo, gli afferrò la gola come a soffocarlo.
- Hai vinto..
 
Un sorrisetto di vittoria affiorò sulle labbra di lei, che liberandolo si portò davanti a suo campo visivo.
Il fiato a malapena intaccato da un leggero affanno, sparito poco dopo il cambio di posizione.
- Stai perdendo colpi Darkus ?
- Mi hai colto di sorpresa...
- Sono felice di avere questo primato ! – il tono ironico non scalfì minimamente il fratello, ora intento ad asciugarsi il sudore con un asciugamano.
 
Asia si stiracchiò come un gatto, mostrando i canini affilati, che insieme alle orecchie a punta e agli occhi color ametista, le davano un aspetto selvaggio e affascinante.
Lo sguardo del Logan fu però attirato dalla spalla destra, lasciata scoperta dalla canotta, dove la pelle presentava la cicatrice causata dal fuoco anni or sono.
Una smorfia venne spontanea sul volto del maggiore, che tornando a fissare lo sguardo di lei, assunse la sua solita espressione apatica.
- Guarda che l’ho notato…Non puoi fare una smorfia ogni volta che guardi la mia schiena.. Sono passati cinque anni..
 
Ignorando le sue parole il leader dei Titans si voltò e si diresse verso la porta, respirando con lentezza a causa dei ricordi tornatigli alla mente.
Asia sbuffò infastidita, ringhiando leggermente per la stupidità del fratello, e rapida lo raggiunse, affiancandolo.
- Odio la tua stupida espressione Jacob !
- Non chiamarmi Jacob, Asia.
- Ok… Ma tu cambia espressione ! Non puoi avere sempre quella faccia da idiota !
 
Fermandosi di botto il ragazzo assottigliò gli occhi,fissandoli nello sguardo della sorella.
Lo stesso fece lei, assumendo un’espressione totalmente uguale a quella del gemello.
Come dinnanzi ad uno specchio i due si misero di fronte all’altro, continuando a guardarsi negli occhi, mentre con la mente cercavano di battere l’altro.
Ad un tratto però il contatto venne interrotto dall’arrivo di Astras. I capelli rossi scompigliati e lo sguardo color zaffiro preoccupato.
 
Asia spostò la sua attenzione sul nuovo arrivato e subito gli si avvicinò, stringendogli la mano con forza.
Il mezzo tamaraniano sollevò un sopracciglio, osservando in silenzio l’amico che chiudendo gli occhi si voltò e sollevò il cappuccio.
- Continuerai a comportarti così per sempre..Leader ?
 
La durezza con cui lo apostrofò gli causò un leggero tremito, mascherato dal pesante mantello nero.
Incassando il colpo, il mago non rispose e superandoli arrivò alla fine del corridoio ma prima di svoltare Drake attirò nuovamente la sua attenzione.
- Il passato non lo cancelli.. Le cicatrici restano.. Ma sotto tutta questa freddezza si trova ancora il Jake che conosco… Non vivere nel passato. Guarda il futuro.
 
Asia sorrise dolcemente, stringendo la mano del fidanzato e poggiandosi a lui, mentre il fratello voltava l’angolo trattenendo i ricordi e le emozioni.
La mutaforma sollevò il capo, per perdersi nello sguardo del ragazzo, intento ad osservare ancora il corridoio.
- Non riesce ancora ad andare avanti..
- Lo so…Ma ce la farà… E’ sempre stato il più forte…
 
E così dicendo baciò il capo della ragazza con infinita dolcezza, facendola sorridere.
 
 
Uno scampanellio segnò l’arrivo dell’ennesimo cliente della giornata.
La giovane sbuffò stancamente, prima di avvicinarsi nuovamente al bancone con un sorriso brillante.
- Salve come posso… Mat !
- Ciao sorellona !
 
Davanti a lei il diciottenne sorrideva allegro, irradiando allegria da tutti i pori.
Con una mano la giovane scompigliò i riccioli neri del piccolo di casa Leoni, salutandolo poi con un bacio sulla guancia.
- Come mai qui ?
- Paolo non torna per pranzo oggi. Deve prepararsi per la prossima corsa ! Quindi torniamo a casa insieme..
- Perfetto ! Tra una mezzoretta stacco e andiamo !
 
La discussione fu però interrotta dalla voce squillante della proprietaria, che più allegra del solito si avvicinò ai due fratelli.
- Vai a casa ragazza ! Ti sei data da fare oggi !
- Grazie Miss Carry.. A domani !
 
Presa la borsa e toltasi il grembiule, la giovane salutò i presenti e affiancata da Matteo uscì dal “Titans Bar”, lanciando un’ultima occhiata alla parete occupate dalle foto.
- Allora, com’è andata a scuola ?
 
Guardando la strada, il ragazzo si aggiustò lo zaino sulla spalla, incominciando a raccontare alcuni dettagli della sua giornata.
Il volto sempre luminoso, circondato da riccioli d’ebano, occhi grandi e grigio azzurro, accompagnati da un sorriso brillante e dalle fossette.
I tratti del viso delicati e ancora infantili lo rendevano un ragazzo dal viso angelico.
Perfetti per il carattere dolce e timido che lo contraddistingueva.
- Paolo si sta proprio impegnando, vero ?
- Beh ovvio ! Se vince questa potrà sicuramente partecipare alle nazionali !
- E diventerà un famoso motociclista di prima classe !
 
Entrambi risero, immaginando il fratello intento a comportarsi da vip, dopo aver raggiunto il tanto agognato obiettivo. Diventare motociclista.
 
Chiacchierando i due arrivarono a casa, ed entrati si fiondarono in cucina a causa della fame.
Matteo predispose subito l’occorrente per preparare la pasta, mentre la sorella iniziava a scaldare l’acqua.
Quel giorno sarebbero stati soli, quindi appena fu pronto mangiarono gli spaghetti, guardando alcuni servizi speciali sui vigilanti mascherati di jump-City.
 
Il giornalista parlava dei tempi d’oro in cui vivevano grazie ai giovani eroi, accennando ad alcune vecchie battaglie che avevano messo in difficoltà i giovani e i Titani originari.
Furono mostrate molte foto della prima squadra e altrettante della nuova, lasciando molto spazio per l’intervista finale ai neo Titani, svoltasi pochi giorni prima.
I cinque eroi spiccavano tra la folla di fan e giornalisti, con indosso i loro costumi ormai famosi.
Al centro il leader della squadra restava impassibile, quasi estraneo a tutta la confusione che lo circondava.
Un giornalista prese la parola e da quel momento inziarono le domande.
 
Matteo guardava ammirato gli eroi, bevendosi ogni loro parola, mentre la giovane si concentrava come al solito sul mago dai capelli viola scuro.
La familiarità che provava ogni volta le riscaldò il cuore, mentre nella sua mente apparivano due occhi smeraldo pieni di gioia e amore.
Come erano arrivati, quegli occhi sparirono, lasciandola con un senso di nostalgia mai provato e una grande voglia di piangere.
Alzandosi dalla tavola, si scusò con il fratello e salì in camera sua, sedendosi sul letto ancora sfatto.
 
 
 
Azarath. Metrion. Zinthos.
 Una crepa si formò sul pavimento sotto di lui, mentre con uno sbuffo il mago chiudeva nuovamente gli occhi.
 
Azarath. Metrion. Zinthos.
L’ennesima crepa, accompagnata da un ringhio di frustrazione.
 
Stufo il giovane rimise i piedi per terra, avvicinandosi alla balaustra del balcone, per osservare il sole morente.
Il rosso e l’arancio ad illuminargli il volto e a colorare le acque del mare, ricordandogli il Suo sguardo.
La pelle olivastra e i capelli castano scuro, quasi nero. Il sorriso dolce e triste al tempo stesso. Le labbra rosse e morbide, così perfette assieme alle sue.
Quei ricordi furono però interrotti da altri.
Il rumore assordante di un crollo. La durezza delle pietre che lo dividevano da Lei.
Le sue mani sanguinanti nel tentativo di liberarla. La disperazione e il dolore.
La Sua voce mentre gli diceva di andare via. Mentre gli diceva per l’ultima volta “Ti amo”.
 
Un dolore sordo gli mozzò il fiato, facendolo tornare con violenza alla realtà e costringendolo a spalancare gli occhi.
Le lacrime scesero senza preavviso, bruciandogli il volto come fuoco.
 
Poi una mano gli strinse la spalla e si ritrovò tra le braccia di Asia, a singhiozzare come un bambino, senza trattenersi.  Insultandosi per essersi dimostrato nuovamente vulnerabile.
- Ti sei trattenuto per troppo tempo..
 
Con un singulto anche la ragazza avvertì il dolore del fratello e lo strinse maggiormente, piangendo assieme a lui.
- Scusami…
- Perché ? Per essere stato uno stronzo apatico ? E per avermi allontanata ogni volta che avvertivo il tuo dolore ?
 
Jake affondò il viso nel collo della gemella, cercando quel contato tanto allontanato.
- Per tutto…Ma non riesco ad essere come ero prima…
- Ti manca ancora…E ti mancherà sempre..
 
I due Logan si sedettero sul pavimento, poggiando la schiena contro il muretto, l’uno affianco all’altro.
Le menti in contatto, senza il bisogno di dirsi qualcosa.
Ogni pensiero veniva reso visibile all’altro, senza alcun muro a bloccarlo.
E fu per questo che Asia avvertì con forza un ricordo in particolare, che la colpì per la sua nitidezza.
 
***
Distratto Jake finì contro una ragazza, facendola perdere il gelato e spingendola a terra.
Preoccupato le chiese se andasse tutto bene, per poi presentarsi e porgerle le proprie scuse.
I suoi occhi lo attiravano come calamite, azzurri come il cielo o forse di più.
Ma quel colore sembrava non essere abbastanza per il suo sguardo.
Lo guardava con occhi così profondi da stordirlo. Dietro la dolcezza e l’allegria sembravano celarsi molte più cose, cose che lui voleva scoprire.
 
***
 
Asia visse tutte le sensazione provate dal gemello in quel momento, per poi trovarsi davanti un altro ricordo, più forte del primo.
 
***
 
Il mago fissò Alexandra intensamente, accusando il colpo della ragazza, senza muovere un passo.
La diciassettenne sembrò avvertire più di lui il suo stesso colpo, e tremante strinse i pugni.
- VUOI MORIRE !?
- Senza di te morirei comunque…
- NON E’ VERO ! TU HAI UNA VITA D’AVANTI !
- Non senza di te !
- TU SEI UN TITANS ! DEVI SALVARE GLI UOMINI ! NON GLI ASSASSINI !
- Tu non sei un’assassina…
- Chi te lo dice ?
- Il mio cuore…



Il cuore accelerò i propri battiti, facendo temere al mago che lei potesse udirli.
Il desiderio di correre verso di lei e stringerla tra le braccia superò ogni cosa, ma facendosi forza si avvicinò lentamente.
Occhi negli occhi. Rosso nel verde. Jake non potè che perdersi in quello sguardo rubino, più incandescente del fuoco stesso.
Nessun colore sarebbe mai riuscito a rendere perfettamente la sua essenza come quello.
Nessuna tonalità al di fuori di quella avrebbe potuto appartenerle.
Paragonandolo all’azzurro, sfruttato per mascherare quegli occhi, avvertì chiaramente la differenza.
Alexandra era il rosso. Incarnava il fuoco. Ed era tutto ciò che desiderava.
E quando le loro labbra si unirono Jake avvertì quanto tutto fosse perfetto con lei.
 
***
 
Con un sospiro posò il capo sulla spalla del fratello, ormai libera dai ricordi e dalle sensazioni passate dell’altro.
Non sarebbe mai riuscita a dimenticare l’amore profondo che aveva avvertito.
Così come lui non avrebbe mai smesso di viverlo.
- Credo che nulla riuscirà ad eguagliare…Questo.
- Lei… E’ stata l’unica che sia riuscita a leggermi dentro senza bisogno di incantesimi o poteri… Alexandra è stata la prima ed unica..
- E lo sarà sempre..Vero ?
- Si.
 
Con un sospiro Jake spostò il proprio sguardo verso il cielo ormai scuro, perdendosi nell’osservare le profondità dello spazio.
Alla ricerca di quegli occhi che tanto lo tormentavano e che sapeva non avrebbe più visto.
 
 
 
Quando Paolo tornò a casa trovò solo Matteo e dargli il bentornato e leggermente sorpreso salì le scale, diretto verso la camera della sorella.
Dolcemente aprì la porta, entrando silenziosamente nella stanza da letto.
Subito avvistò la ragazza sul balcone, intenta ad osservare il cielo con sguardo pensieroso, quasi malinconico.
A passo felpato la raggiunse, poggiandosi sulla ringhiera al suo fianco.
- Tutto ok ?
- Oh..Certo. Ero solo stanca..
 
Il maggiore di casa Leoni sollevò un sopracciglio scettico, fissandola con sguardo inquisitorio.
In risposta la mora sorrise e tornò a fissare il cielo stellato.
- Si avvicina..
 
Colto alla sprovvista il ragazzo rimase un attimo in silenzio, per poi voltarsi anche lui a guardare la volta celeste.
Gli occhi blu intenti a fissare gli astri, mentre con la mente tornava alla data a cui la sorella alludeva.
Delicatamente afferrò la mano della ventiduenne, riportando lo sguardo su di lei.
- Sai, a volte avverto una profonda nostalgia…In alcuni momenti desidero davvero poter ricordare…
- E’ normale…Che tu voglia riavere i tuoi ricordi… Forse però è meglio che non ricordi come li hai persi..
 
La mora si voltò, osservandolo con i suoi occhi rossi come il fuoco, mentre la nuca le bruciava leggermente dove si trovava una delle cicatrici più evidenti.
Involontariamente si portò una mano sul segno bianco, nascosto dai lunghi capelli castano scuro.
Paolo sospirò, abbracciando la sorella con dolcezza e ricordando ancora il giorno in cui l’avevano trovata, ferita gravemente, in una radura vicina alla strada.
- Paolo, io non so chi sono..
- Si invece…Sei una Leoni..Sei mia sorella..
 
Allontanandosi delicatamente dall’uomo,  gli sorrise con dolcezza.
- Ma non lo sono sempre stata…Vorrei sapere chi ero prima..
- Sono passati cinque anni e non hai ricordato praticamente nulla della tua vita.. Potresti non ricordare mai..
- Lo so.. Però.. Vorrei davvero sapere chi ero..
“E vorrei sapere cosa significano quegli occhi..Se quel verde smeraldo è lo stesso del leader dei Titani di Jump-city.. Se ho un legame con lui..”
 
Un flash improvviso occupò la mente della ragazza, facendola tornare ad un momento vissuto anni prima.
Un tocco dolce e delicato. Un senso di protezione. La perfezione raggiunta con un bacio. Il calore. Due occhi verde smeraldo. Un sorriso luminoso.
Un nome. Jake.
 
La ragazza afferrò la ringhiera osservando scioccata il vuoto. In pochi attimi aveva vissuto delle sensazioni precedenti. Aveva avvertito il suo passato.
In silenzio riportò lo sguardo al cielo, mentre le sue labbra si incurvavano leggermente verso l’alto.
Avrebbe ricordato.
Sarebbe riuscita a capire chi era.
E intanto che arrivava a questa conclusione Paolo afferrò la sua mano e con dolcezza la condusse a letto.
Stanchissima e ancora scossa affondò il volto nel cuscino e sorridendo ancora si addormentò.
 
Il fratello le sorrise e dopo averle baciato la fronte, le carezzò il capo e si voltò, fermandosi poco prima di uscire, a guardarla.
- Buonanotte Alexandra…
 
Dopodichè si chiuse la porta alle spalle, lasciandola riposare.
 

Scusate il ritardo nell'aggiornamento ma sono in anno di esame e devo studiare ^-^" 
Questo capitolo è di quasi dieci pagine di word quindi mi sento soddisfatta !! Alcune scene dovevano esserci nel capitolo successivo mapreferisco accorciare i tempi.
Ho cercato di essere più realistica possibile e di far comprendere le emozioni dei personaggi alla perfezione, ma non so se ci sono riuscita.
Jake in questi 5 anni è stato per molto uno stronzo apatico e ha allontanato gli altri, soffendo in silenzio e piangendo solo il giorno della morte dello zio e di Alex. Che non è morta !!!!!! Ovvio il Mio personaggio non muore XD Anche se in questa FF ne moriranno un bel po' di persone (muahahahahaha).
Spero vi sia piaciuto ! Appuntamento al prossimo capitolo ! +
Baci AlexRae00 !

Per favore....Recensiteeeeeeeeee !!!!!!

 

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Capitolo 3
*** Legati ***


Ehi ! Non scannatemi ^-^" Lo so che sono mesi che non scrivo nulla ma ho dovuto dedicarmi alla scuola ! Domani inizia l'ultima settimana di esami per me DX Sono riuscita a buttare giù questo capitolo tra ieri e oggi. Ma sono abbastanza orgogliosa di queste 12 pagine !
Vi lascio alla lettura !




Quando quella mattina Paolo aprì gli occhi, scattò in piedi all’istante, dirigendosi in fretta verso il bagno per lavarsi il volto.
Quel giorno sarebbe stato molto particolare. Aveva aspettato che arrivasse con ansia. Bramando il momento in cui con la sua moto avrebbe corso sull’asfalto, in cui avrebbe gareggiato e vinto contro il vento.
Immaginava già il momento in cui avrebbe sollevato il trofeo, sorridendo verso i suoi fratelli.
Allegro corse giù per le scale, afferrando la bottiglia del latte e bevendone qualche sorso.
- Ehi calma ! Come mai tutta questa agitazione ?
 
Con il volto ancora stravolto dal sonno e i capelli scompigliati, Alexandra lo osservava sbadigliando sulla soglia della cucina.
Paolo sorrise divertito, abbracciando con forza la sorella che in risposta ridacchiò stringendosi a lui.
- Come perché ?! Sai benissimo cosa c’è oggi !
- Non credo proprio..- un sorrisino spuntò sul volto della giovane, intenta a liberarsi dalla presa del maggiore.
- Beh oggi ho la corsa indetta per la raccolta fondi ! E non appena avrò vinto, gli eroi della città avranno l’Onore di consegnarmi il trofeo che attesterà la vittoria !
- Quanta modestia !
- Certamente ! E tu e Matteo verrete a vedermi. Niente scuse !
 
Lasciando la presa sulla ragazza, il moro prese la sua giacca di pelle e indossando gli occhiali da sole si scompigliò i lunghi capelli lisci.
L’altra sbuffò, divertita dai comportamenti narcisisti del fratello, per poi sedersi al tavolo, con l’intenzione di fare colazione.
- Ci vediamo dopo Alex. Sveglia Matteo mi raccomando !
- Va bene ! Ricordati di chiamare mamma e papà ! Volevano sentirti prima della corsa, siccome non torneranno prima di qualche giorno.
- Ok. Ciao peste !
- Ciao Narciso !
 
 
Un gatto dal pelo grigio entrò zampettando nel salotto, stiracchiandosi tranquillamente, per poi saltare sul divano, dove un uomo dalla pelle verde sedeva sonnecchiando.
Il miagolio dell’animale richiamò però l’attenzione del verde, che con un sorriso luminoso sollevò la gatta, posandola sulle proprie ginocchia.
- Giorno piccolina. Hai visto per caso mia figlia ?
- Miao.
- Aspetta un attimo.- Detto questo in un battito di ciglia l’uomo scomparve, lasciando spazio ad un grande gatto dal pelo verde chiaro.
Dopo poco entrambi i felini sparirono, sostituiti dall’uomo e da una ragazza dalla pelle perlacea e gli occhi viola. I capelli tagliati corti le lasciavano scoperte le orecchie dalla forma appuntita, simili a quelle dell’uomo verde.
- Oh ! Ti ho trovata !
- Dai smettila papi !
 
Entrambi sorrisero divertiti, mentre nella stanza entrava il maggiore dei gemelli Logan. La tuta bianca dalle rifiniture verdi a evidenziare la muscolatura perfetta. Frutto di anni di allenamento e combattimenti. I capelli corti, senza nessun ciuffo a coprire la gemma sulla fronte, che brillò sotto la luce del sole.
- Buongiorno.
- Giorno fratello.
- Buongiorno figliolo.
 
Gli occhi di Garfield assunsero ad un tratto una sorta di tristezza, nascosta dal sorriso brillante e dalla voce allegra.
Jake, avvertito il cambiamento d’umore del genitore, si morse involontariamente il labbro, spostando la propria attenzione sulla ragazza.
- Asia dovresti prepararti. Ti ricordo che oggi dobbiamo assistere alla corsa di beneficenza.
- Giusto ! Corro a svegliare Draky e poi mi preparo subito ! Ci vediamo papi !
 
Rimasti soli i due uomini si osservarono per alcuni secondi. Ma prima che uno dei due potesse parlare, un uomo dal portamento fiero e gli occhi blu entrò, seguito da una ragazza molto simile a lui.
- Buongiorno. Garfield, Rae ti cercava.
- Giorno Rick, Denise. Vado subito.
- Giorno zio, Jake.
- Ah, ragazzo dopo l’evento di oggi vorrei discutere con te di alcune questioni. Probabilmente a breve occorrerà una visita al carcere della città.
- Certo zio Richard, non ci sono problemi.
 
La mora salutò con un bacio il padre, che seguì poco dopo la strada presa dall’ex titano dalla pelle verde. Immobile poi osservò il compagno di squadra, cercando di cogliere qualche emozione sul suo volto impassibile.
- Cosa c’è che non va Denny ? Non credo di avere qualcosa in faccia.
 
Sbuffando di fronte all’apatia dell’amico la giovane si sedette al bancone, afferrando la bottiglia di latte e iniziando a sorseggiarne il contenuto.
In silenzio la Grayson continuò ad osservare i comportamenti dell’altro, concentrandosi sui lineamenti statuari del leader dei Titans.
Indubbiamente Darkus meritava l’appellativo di affascinante e tenebroso che molte ragazze della città gli affibbiavano. Come la madre presentava quel fascino misterioso che lo portava ad essere tanto desiderato. Il tutto veniva ovviamente accentuato dall’evidente tormento che viveva e dalla cicatrice che gli solcava il volto.
- Fissare è maleducazione Denny.
-Piantala con questo tono idiota !
 
Il mago sollevò un sopracciglio, voltando le spalle verso la ragazza per raggiungere il corridoio.
In risposta lei si alzò e, lasciando la bottiglia sul tavolo, afferrò il tappo in plastica, lanciandolo contro il compagno.
Nel momento in cui l’oggetto arrivò a colpire la testa del Titans, un’espressione stupita si delineò sul volto della ragazza, sorpresa dall’inutilizzo della magia da parte del Logan.
- Bella mira Denny.
-Perché ti ho colpito ?
- Non mi ero accorto del lancio.
- Si..Certo
- Beh è meglio se ti sbrighi. Ti ricordo che oggi dobbiamo presenziare alla gara.
 
Denise annuì soltanto, seguendo con lo sguardo i movimenti del mago. Sorridendo quando anche se impercettibilmente, la sua espressione fu intaccata da un piccolo sorriso, quasi invisibile.
Era impossibile che non si fosse accorto del colpo. Era invece certo che pensasse di meritarlo, e per questo non avesse reagito.
Forse quella maschera che da anni portava, alla fine sarebbe finalmente crollata.
 
 
Delicatamente accarezzò il vetro della foto che reggeva tra le mani, sorridendo alla vista di sé stesso e Denise più giovani. I capelli di lei a quel tempo più corti ma sempre lisci e perfetti. Gli stessi occhi verde brillante pieni di amore e un sorriso ad abbellirle il viso.
Ad un tratto i suoi pensieri furono però interrotti dall’abbraccio della sua ragazza.
Rain circondò il collo dell’uomo, posando la fronte sulla sua spalla, mentre  lui si voltava per baciarle la fronte.
- Che stavi facendo ?
- Niente di che. Mi perdevo un po’ tra i ricordi.
 
Lentamente la corvina aggirò il letto su cui era seduto e con delicatezza si accomodò sulle gambe dell’altro. Le braccia abbronzate del titano avvolsero la vita della ventiduenne, intenta a giocare con i riccioli scuri del suo compagno.
- Sai che dovremmo andare alla corsa tra poco ?
- Si, ma siamo pronti, no ? E poi arriveremo lì in un attimo.
 
Lo Stone sorrise alle parole di lei, allacciando le proprie braccia attorno ai suoi fianchi e avvicinandola a sé.
Denise colse il luccichio negli occhi miele del suo ragazzo e divertita cominciò a baciarli la mascella, fermandosi a pochi centimetri dalle sue labbra.
Michael sospirò prima di colmare quella distanza, baciando con dolcezza la ragazza.
Quanto però entrambi persero la cognizione di ciò che li circondava, lasciandosi trasportare dal momento, la porta venne spalancata.
- Ehi ! Noi avremmo un impegno.
 
Interrompendo il bacio la corvina portò la sua attenzione sul fratello, che divertito e un po’ imbarazzato attendeva sulla soglia.
Ridacchiando si rimise in piedi, tenendo la mano dell’uomo  che l’affiancò in breve tempo e raggiunse il minore.
Sbuffò quando dovette sollevarsi sulle punte per scompigliargli i capelli e poi tirando Michael andò verso l’ascensore.
- Andiamo dai ! Non vedo l’ora di vedere la corsa !
- Ehi Denny ! Non correre.
 
Drake si poggiò al muro, seguendo con lo sguardo l’amico e la sorella, finchè la sua visuale non fu coperta dalle porte dell’ascensore.
Con una mano si sfiorò inconsciamente la spalla lesa anni prima durante lo scontro con Ice, rabbrividendo al ricordo di Asia, la Sua Asia, ferita.
Gli occhi zaffiro brillarono, messi in risalto dalla pelle bronzea e i capelli rosso fuoco, sistemati in un modo che richiamava quelli del padre da ragazzo.
Rimase per qualche attimo immobile, vagando tra vari pensieri, prima di dirigersi verso la stanza della sua ragazza.
 
 
Inspirò profondamente avvertendo il ruggito del motore, fremendo nello sfiorare i freni della sua moto. Gli occhi blu rilucevano, mostrando tutta la passione che il ragazzo covava. La tuta blu notte da motociclista richiamava perfettamente lo sguardo del giovane, mentre le due L  gialle intrecciate ricordavano il nome della sua famiglia, Leoni.
Sul casco l’immagine di un leone rampante, disegnato sotto il numero 15.
- Ehi ! Non è un po’ presto per salire sulle moto ??
 
Paolo preso alla sprovvista, voltò di scatto il capo, levandosi il casco per vedere meglio il suo interlocutore.
Un ragazzo alto dalla pelle scura, gli occhi miele e i ricci neri, l’osservava sorridendo.
Un luccichio famigliare negli occhi nel guardare la moto che il motociclista reggeva.
-Sei un intenditore di moto ?
- Beh, ho passato la mia vita tra la tecnologia e i motori.
- Davvero ?
- Si, mio padre ha sempre amato queste cose.
 
Il Leoni sorrise, poggiandosi con delicatezza sul proprio motore e lasciando il casco su di esso.
Quel tipo aveva un aria famigliare, anche se nonostante tutto non riuscì a ricordare per quale motivo.
-  Ci conosciamo per caso ? Mi sembra di averti già visto.
 
Lo sconosciuto ridacchiò divertito, stupendo Paolo che sollevò un sopracciglio dubbioso. Prima che potesse rispondere però, un uomo dai capelli viola scuro e la pelle perlacea li raggiunse. Il motociclista spalancò gli occhi mentre fissava la figura del leader dei Titans fermarsi accanto all’altro.
- Cyber non dovresti girare tra i motociclisti e soprattutto, dovresti indossare la divisa.
- Ok leader.
 
Detto questo il Titans premette la superficie della collana a forma di C che portava al collo accendendola di un luminoso azzurro metallizzato.
Dal pendente iniziarono a formarsi varie linee che circondarono il corpo del moro, dando forma alla divisa di Cyber.
Ultimo ritrovato tecnologico realizzato dal giovane assieme al padre.
La tuta aderì perfettamente al corpo muscoloso dello Stone, mentre linee luminose collegavano la C apparsa sul petto a gambe e braccia.
Paolo basito quasi perse l’equilibrio, rimanendo immobile a guardare un tale livello di tecnologia.
- Devi sempre dare così nell’occhio ?
- Dai Darkus ! Voi avete i poteri e io ho questo ! Ah, spero di non averti scioccato troppo amico.
- No..Cioè io..
 
Jake si voltò vero il motociclista, sollevando un sopracciglio dinnanzi all’espressione di sorpresa che ancora permaneva sul suo volto.
Sentendosi osservato l’uomo riprese il proprio contegno, volgendo una fugace occhiata agli occhi glaciali del leader dei Titani.
Un brivido gli percorse la schiena quando incrociò i propri occhi con quelli dell’altro, portandolo a rivolgersi a Michael.
- Quindi tu sei Cyber. Ecco perché mi sembravi famigliare.
- Esatto. Beh è stato un piacere, tu sei ?
- Paolo. Paolo Leoni. Il vincitore di questa corsa !
 
Cyber rise divertito dalla sicurezza di quel corridore e dopo avergli stretto la mano, seguì il viola per raggiungere la squadra.
 
 
Rimasto solo il Leoni afferrò il casco e fece per indossarlo, ma poco prima di poterlo fare il suo sguardo incontrò quella della sorella e felice lo posò.
- ALEX !
 
La ragazza sorridendo corse verso il maggiore, seguita da Matteo a poca distanza.
Troppo concentrata sul fratello però, non si accorse del comportamento del Titano che osservava sempre.
Sentito pronunciare quel nome, Jake si voltò inconsciamente cercando con lo sguardo chiunque possedesse quel nome.
Vedendo però un ragazzino abbracciare il motociclista si diede dello stupido e riportò la propria attenzione sul compagno, ignorando a chi appartenesse davvero quel nome.
 Allo stesso tempo Alexandra guardò i propri fratelli salutarsi e per un attimo avvertì un pizzicare fastidioso alla nuca, dove si trovava la cicatrice.
 
 
Appena il semaforo divenne verde e la bandiera a scacchi fu calata, tutte le moto partirono sotto lo sguardo della città, venuta ad assistere alla corsa.
Seduti accanto ai telecronisti i cinque eroi assistevano alla gara.
Jake sbuffò annoiato, non provando la minima attrazione verso quei veicoli a due ruote che correvano, e si alzò.
Senza fretta si avvicinò ad uno degli organizzatori, iniziando a discutere su alcuni particolari dell’evento di quella mattina.
 
Asia distolse la propria attenzione dalla gara, voltandosi a guardare il fratello, ora solo vicino ad un tavolo su cui erano posate delle bottiglie d’acqua.
In silenzio aggirò la sedia del fidanzato, raggiungendo il gemello intento a versarsi dell’acqua.
- Ti stai annoiando ?
- Queste cose non mi sono mai piaciute molto, lo sai. Sei tu quella che ama i motori.
 
Il mago osservò senza interesse il fondo del bicchiere, cercando di non incontrare lo sguardo della sorella, impegnata ad osservare il suo comportamento.
Sbuffando Anim si portò una mano tra i capelli, scuotendo il ciuffo viola nero, per poi sfiorarsi il capo, dove i corti ciuffi verde e viola si intrecciavano.
- Perché adesso non mi guardi in faccia ?
 
Chiudendo gli occhi il leader sfiorò la propria cicatrice, mentre con l’altra mano posava il bicchiere ormai vuoto.
- Non..Non lo so.
- Darkus..Sono tua sorella gemella, riesco a leggerti la mente e percepisco le tue emozioni, quando me lo permetti.. Credevo che dopo quella sera almeno tra noi le cose fossero migliorate.
- Non credo di riuscire a cambiare. Non adesso. Hai visto quello che sento. Anim ho bisogno di tempo. Sono crollato è vero ma non del tutto.
- Va bene.. Ma ricordati che io ci sono. E aspetto. Se vuoi questo lo farò.
 
Un sorriso dolce amaro comparve sulle labbra della giovane che sfiorata la spalla dell’altro, si voltò e tornò al proprio posto.
Rimasto solo un sospiro sfuggì dalle sue labbra, mentre il bicchiere che aveva poco prima usato si accartocciava dopo essere stato avvolto da un alone nero.
 
 
Una fiamma calda illuminò la fredda stanza all’ingresso dell’uomo. Gli abiti bianchi di alta sartoria quasi del colore della sua pelle. Camminando a passo lento lo straniero si sbottonò la giacca, posandola sull’appendiabiti posto in un angolo.
Con lentezza si sfilò anche la cravatta azzurra, carezzandosi poi i capelli biondo chiaro.
Un sorriso spuntò sulle labbra dell’uomo, nascosto dalla maschera bicolore che gli copriva il volto. L’unico occhio visibile, di un azzurro glaciale, spiccava sulla parte di maschera bianca. L’occhio destro era invece coperto dalla parte azzurra della maschera, che non presentava nessuna fessura.
 Quando la sua mano sfiorò la parete di quella stanza sotterranea, una leggera brina coprì le rocce. Un sospiro soddisfatto gli sfuggì dalle labbra quando la brina venne sostituita dal ghiaccio.
Lo sguardo dell’albino venne però catturato da una teca di vetro, dove la tuta realizzata qualche tempo prima veniva illuminata da alcuni fari.
Ogni particolare ricordava la divisa di uno dei criminali più conosciuti di Jump-City.
Dal tessuto alle parti di armatura. Accanto in una teca più piccola spiccava la maschera. Tutto riportava ad un unico nome, anche se la divisa si differenziava per un unico particolare, il colore.
Al posto del nero e dell’acciaio infatti la divisa presentava un bianco accecante e parti azzurro ghiaccio, così come la maschera, simile a quella già indossata dall’uomo.
- È arrivato il momento finalmente.
 
Non appena lo sconosciuto toccò il vetro questo si aprì e quando ebbe afferrato divisa e maschera li posò su un tavolo vicino.
Con impazienza ben celata si svestì degli ultimi indumenti, immune al freddo che sembrava provenire dal corpo stesso dell’albino.
Alla luce della torcia il corpo dell’uomo sembrò brillare a causa delle tante cicatrici che come fili d’argento lo segnavano.
Quando ebbe però indossato l’indumenti e si tolse la maschera, la luce si spense a causa della temperatura sempre più bassa.
L’ennesimo ghigno comparve sul suo volto, dove una cicatrice percorreva il lato destro, segnando l’occhio e rendendolo inutilizzabile.
Il segno costringeva le sue labbra ad una costante smorfia tirata, che rendeva grottesco il sogghigno apparso poco prima.
Nel momento in cui si portò la nuova maschera al volto, la sua espressione tornò impassibile.
- Ci rivedremo… Miei cari..
 
 
La moto ruggì, seguendo i comandi esperti di Paolo che superò l’ennesimo avversario, raggiungendo il primo posto.
Il vento sferzò il corpo, protetto dalla tuta, facendolo sentire libero.
Il sole illuminava con i suoi raggi la pista e tutte le persone che gridavano e gioivano.
L’ultima curva si delineò dinnanzi ai suoi occhi ma quando riuscì a superarla si accorse troppo tardi della pista, ormai coperta di ghiaccio.
Frenando si trovò ben presto a scivolare sul terreno, cadendo dalla moto.
La folla esplose in un boato mentre il panico iniziò a raggiungere chi aveva assistito al formarsi di quella lastra e aveva visto il motociclista cadere.
L’ultima cosa che Paolo riuscì a vedere prima di perdere i sensi fu un uomo con una divisa bianca e azzurra comparire sulla pista.
 
 
Matteo emozionato osservò il fratello compiere l’ultimo sorpasso e dirigersi verso l’ultima curva. Felice saltò, incitando il famigliare e abbracciando la sorella.
Alex sorrise ma ad un tratto un brivido gelido le attraversò la schiena.
Voltandosi cercò qualcosa o qualcuno tra la folla, non sapendo neanche lei per quale ragione.
Fu per questo che riuscì a vedere una figura estranea all’evento comparire a bordo pista e congelarla poggiandovi semplicemente una mano.
Spalancò gli occhi spaventata quando vide il fratello frenare inutilmente per poi cadere sul ghiaccio, rimanendo immobile ai piedi dell’individuo.
Il diciottenne al suo fianco rimase paralizzato mentre le persone incominciavano ad urlare e ad indietreggiare.
 
 
L’urlo della folla sembrò risvegliare l’eroe con il mantello che scattando in piedi corse verso la ringhiera. I compagni immediatamente lo affiancarono, cercando di comprendere cosa fosse accaduto.
Asia fu la prima a comprendere con sgomento chi fosse o perlomeno rappresentasse lo sconosciuto.
- Non è possibile.
- Slado..Cosa ? – le parole vennero pronunciate quasi come un ringhio, accompagnate dall’improvviso scurirsi degli occhi del mago.
- Titans ! GO !
 
I vigilanti mascherati non attesero altro e si lanciarono verso il luogo dove la figura bianca si trovava.
Le mani di Astras si illuminarono d’azzurro, mentre incanalava l’energia del sole per creare i suoi raggi.
Al suo fianco Anim assunse sembianze semi feline, restando per metà non mutata, tecnica imparata alcuni anni prima.
Cyber creò invece una sfera elettrica attraverso i circuiti della tuta, indossando degli speciali occhiali tecnologici.
Con uno balzo Rain si fermò accanto ai compagni, stringendo tra le mani il proprio bastone spada.
- Salve ragazzi..
 
Darkus assottigliò lo sguardo, coprendosi il capo con il cappuccio nero, permettendo agli occhi divenuti bianco lucenti, di spiccare attraverso l’ombra creata sul viso.
Le mani spalancate e attorniate da scariche di magia nera e bianca.
- Tu. Non sei Slado, ma a quanto pare ti ispiri a lui.
 
Una risata roca e glaciale venne attutita dalla maschera. Sollevando una mano, l’uomo fece calare ulteriormente la temperatura, ricoprendo di brina l’asfalto non congelato.
- Hai ragione. Lo Slade originale è stato imprigionato anni fa. Io sono il suo successore. Potete chiamarmi Wight-Slado.
- Successore ? – Anim corrucciò lo sguardo, fissando l’occhio azzurro di quel pazzo.
 
Nell’istante in cui il criminale incontrò gli occhi ametista della Titans non potè trattenersi dal sogghignare, per poi osservare il resto del suo corpo.
La Logan avvertì un brivido di freddo terrore avvertendo quell’occhio azzurro guardarla. Il ricordo di uno sguardo simile la travolse, costringendola a rabbrividire al pensiero di quel ragazzo ormai morto.
- Si. Sono il suo successore…Micetta.
 
Un nodo allo stomaco costrinse Asia a serrare i denti mentre assieme agli altri collegava quell’individuo allo stesso ragazzo che anni prima si faceva chiamare Ice.
Il gemello avvertì immediatamente i pensieri della sorella e incanalando la rabbia nelle proprie mani la mutò in energia.
Sollevatosi da terra assalì immediatamente il nemico, colpendolo con violenza al petto.
- TU !! NON PUOI ESSERE LUI ! BASTARDO !
- Ahahahah… A quanto pare non mi avete dimenticato.
 
Liberandosi della presa del Titano, Wight-Slado colpì con il proprio bastone Astras, giunto alle sue spalle poco prima.
Una mano si serrò attorno al polso di Rain che con un calcio riuscì ad allontanarsi, prima di venire congelata.
Il cuore del leader perse un colpo quando la possibilità che Lei fosse in vita si insinuò dentro di lui. Paralizzato fermò il proprio attacco e si voltò verso il nemico.
- Se tu sei vivo…
 
L’albino rise del comportamento dell’avversario, afferrandolo per la parte anteriore del mantello e sbattendolo a terra.
Jake serrò la presa attorno al braccio dell’uomo, ricoprendola di energia e bloccando il criminale con la magia.
- Vuoi sapere se è viva ?
 
La mano dell’uomo vestito di bianco si serrò attorno al tessuto del mantello e  il freddo raggiunse anche la pelle dell’eroe.
Jake ringhiò e stringendo il braccio dell’altro, lo ricoprì di magia nera, costringendolo a mollare la presa.
Con uno scatto gli afferrò stavolta il collo, innervosendosi al suono della risata del’uomo.
- Dimmelo.
- No. È morta. L’hai lasciata morire.
- Non è vero. Non l’ho uccisa io.
- Io non l’ho detto. – l’ennesima risata invase l’aria, portando il leader a stringere la presa sul suo collo.
 
Il Wride sferrò un calcio al mago, liberandosi e allontanandosi dalla squadra di eroi che aveva pensato ad allontanare lo svenuto motociclista.
- Lei è morta. Tu, Darkus, non l’hai salvata ! Hai permesso che morisse.
 
Il corpo del giovane venne percorso da un violento tremore. Gli occhi spalancati e il respiro affannoso. La sorella gemette quando avvertì il dolore che lo aveva invaso.
Correndo lo raggiunse, affiancandolo dinnanzi al nemico.
- Ehi.. Jake. Jake non è colpa tua !
- …No…
- Lo sai benissimo anche tu. L’amavi e non l’hai salvata. Alexandra è morta perché non sei tornato indietro !
- NO ! Io ho salvato suo padre. Lei..Lei era bloccata..Mi ha detto lei di andare.
 
Wight-Slado si voltò incominciando ad andarsene mentre rideva delle parole del Titano, ora in ginocchio.
- Questo non cambia il fatto che sia morta. E anche tu lo sai di chi è la colpa. Mio caro Darkus, potrai fare qualsiasi cosa, ma questo rimpianto non scomparirà.
 
Sparito il nemico Anim si inginocchiò accanto al gemello, completamente perso nel proprio dolore. Con una mano gli sfiorò delicatamente il capo, riprendendo la sua forma umana. Dolcemente strinse il fratello tra le braccia, aiutandolo a sollevarsi.
- Non è stata colpa tua.
- Forse..Ma Ethan ha ragione. Qualsiasi cosa farò, la sua morte non riuscirò mai a cancellarla.
 
 
Il breve combattimento aveva congelato Alexandra sul posto, accanto a Matteo che guardava terrorizzato il corpo del fratello.
Solo quando Astras e Cyber sollevarono il corpo esanime dell’uomo e lo lasciarono oltre l’inferriata che divideva il pubblico dalla pista, entrambi sospirarono e corsero nella sua direzione.
Il minore si gettò a terra, scuotendo il corpo del fratello mentre la sorella chiamava i soccorsi.
Chiusa la chiamata la mora assistette assieme a poche altre persone, ancora nelle vicinanze, alla discussione tra Darkus e il nuovo criminale.
Il dolore dell’eroe con il mantello la faceva sentire male, quasi riuscisse a percepirlo.
Nel momento in cui però nominarono una ragazza sua omonima avvertì un nodo allo stomaco.
Rimase immobile, a guardare lo scontro tra il leader dei Titani e Wight-Slado, finchè Matteo non la chiamò per raggiungere i soccorsi che avrebbero aiutato Paolo.
Seguendo i due fratelli, si voltò un ultima volta, assistendo al crollo di Darkus.
Quella vista la fece per un momento fermare. Ad un tratto non vide più quello che la circondava e non sentì più nulla.
Alcune immagini sfilarono davanti ai suoi occhi.
Gli stessi occhi di giada pieni di lacrime. Il tremore del suo corpo mentre la guardava.
La sensazione di dolore che la pervadeva. Un dolore psicologico causato dal vederlo soffrire a causa sua.
Poi altre sensazioni. La famigliarità di due occhi azzurro ghiaccio. Un ragazzo i cui capelli si confondevano con la neve. Gli stessi occhi freddi e gelidi. Un dolore fisico e interno. Il tradimento di un fratello.
 
Le immagini sparirono, lasciando il posto allo sguardo preoccupato e spaventato di Matteo che l’abbracciò di scatto.
I riccioli scuri a nascondergli il volto angelico.
- Mat.
- Alex. Ti ho vista barcollare e mi sono spaventato.
- Si..Io..Tutto apposto.
- Menomale..Adesso andiamo, hanno detto che Paolo sta bene. Sembra abbia solo sbattuto la testa, ma aveva il casco quindi è solamente svenuto.
 
Insieme al fratellino si diresse verso alcune tende dove i medici avevano portato le poche persone infortunate, tra cui alcuni motociclisti.
Si sedette al fianco di Paolo stringendogli una mano, anche se con la mente tornò ai ricordi di poco prima.
Ormai era certa che, in un modo o in un altro, lei e Darkus fosseri legati e avrebbe scoperto il motivo.
Chiuse gli occhi e per l’ennesima volta, due occhi di giada tornarono a brillare nella sua mente. Occhi che le fecero battere il cuore.
 
 
 
Beh ? Lo so che è assurdo ! Insomma ho fatto tornare tutti i personaggi che avevo ucciso :'D
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto e attendo con ansia di sapere cosa ne pensate !
Grazie a chi non perde le speranze e continua a leggere nonostante io sia così lenta :) E grazie a chi dopo aver letto e recensito le mie precedenti FF continua a seguirmi <3

Baci AlexRae00 Alla prossima !

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Maschere ***


Con sguardo vacuo continuò ad osservare il televisore, mentre le immagini del giorno precedente si susseguivano, accompagnate dalla voce del giornalista.
Nella mente della ragazza presero nuovamente forma gli ultimi flashback.
Ad un tratto però, la sua attenzione fu catturata dall’apparizione del leader dei Titans sullo schermo, affiancato da un giornalista.
In fretta afferrò il telecomando, alzando il volume dell’apparecchio.
 
“Qui con noi abbiamo il famoso leader dei Titans, gli eroi di Jump-city. Darkus, sai dirci qualcosa riguardo la nuova minaccia che ieri avete affrontato?”
“Per il momento, posso dire solo che si tratta di un nemico affrontato in passato. Quando combattevamo affianco dei primi Titani, Wight-Slado, ci ha affrontati assieme ad altri criminali.”
“Questo Wight-Slado quindi, si ispira al nemico più conosciuto dei primi Titans”
“Esatto. Oltre al costume e al nome, conosce tecniche e mentalità del primo Slado. Sappiamo con certezza che è stato un suo allievo, ma non dovete preoccuparvi.”
“Intendete che la situazione è quindi sottocontrollo?”
“Il primo attacco ci ha sorpresi. Non ci saremmo aspettati di rincontrare quel criminale. La prossima volta riusciremo a fare di più.”
“Bene! Grazie a voi Titans, che ci proteggete ormai da anni! Lascio la linea allo studio, Ted.”
 
Pensierosa spense il televisore, priva di interesse verso le altre notizie, stendendosi sul divano del soggiorno.
L’aria rigida e preoccupata di Darkus faceva supporre tutto, tranne il presunto controllo della situazione.
Sicuramente il nemico presentatosi alla corsa non era una persona qualunque. E il fatto che si ispirasse al più temuto criminale della città era molto preoccupante.
Ogni abitante poteva infatti affermare di conoscere il criminale che per anni aveva affrontato i vigilanti mascherati.
Slado era stato l’unico ad aver messo, più volte, in seria difficoltà, gli eroi che proteggevano la popolazione.
Un senso di vuoto si impossessò della mora, spingendola a calare le palpebre sul suo sguardo di fuoco.
Con una mano si sfiorò le braccia, coperte da numerose cicatrici, risalenti sicuramente a molto tempo prima e poco visibili ad occhio estraneo.
- Ehi. Sembri pensierosa. Va tutto bene?
 
Sorridendo leggermente rivolse i propri occhi al fratello più grande, stringendo la mano con cui lui l’aveva accarezzata poco prima sul capo.
Paolo si sedette al suo fianco, mentre rispondeva alla presa della sorella.
- Dovrei preoccuparmi io per te. Come va la spalla ?
- È a posto. Devo solo evitare movimenti troppo bruschi. Comunque torniamo alla mia domanda.
 
Alex sbuffò divertita, sollevandosi dal sofà e affiancandosi al maggiore. Lentamente sfiorò con le dita una cicatrice un po’ più lunga delle altre, situata sull’avambraccio, per poi rivolgere la propria attenzione verso l’altro.
- Nulla. Ho visto un servizio sullo scontro di ieri. Stavo solo pensando a questo nuovo nemico che sembra sia stato allievo di Slado.
- Davvero ?
 
Paolo assunse anche lui un aria pensierosa, riflettendo sulle parole della sorella, mentre sollevava il braccio sano per spostarsi i lisci capelli castani.
Gli occhi blu cobalto si scurirono per un attimo, facendo agitare leggermente la ragazza, alzatasi in piedi.
- Però Darkus ha detto che la prossima volta riusciranno a fare di più.
- Ovviamente. Non possono certo affermare di essere in difficoltà. Causerebbero il panico tra la gente.
- Lo so.. Però sono sicura che riusciranno a fermarlo. Ci sono riusciti sempre no ?
 
Un sorriso dolce illuminò il viso dell’uomo facendone brillare gli occhi, ora puntati sulla minore, ferma di fronte a lui.
Tranquilla Alex tirò un buffetto all’altro causandone una leggere risata, prima di dirigersi verso Matteo, appena arrivato a casa.
- Ciao Mat ! Com’è andata ??
- Tutto okay. Il bar era chiuso oggi ?
- Si. Miss Carry non c’era e ha dato la giornata libera a tutti.
 
Il ragazzino sorrise, dirigendosi poi verso la propria camera, per lasciare lo zaino e indossare degli abiti più comodi per stare in casa.
La mora allora decise di ignorare i pensieri e le sensazioni di poco prima, dirigendosi in cucina per preparare il pranzo.
 
 
La rabbia faceva scintillare gli occhi della ragazza, intenta a colpire con forza il sacco da box. I tonfi si ripetevano nell’aria, interrompendo il silenzio che regnava nella palestra.
Un tremito violento percuoteva il corpo agile e allenato della eroina, troppo scossa e irata per accorgersi della persona appena entrata nella stanza.
Con sguardo preoccupato l’uomo si soffermò ad osservare la figlia, ricordando quando tempo addietro anche lui sfogava così le proprie emozioni, cercando un modo per liberarsi del dolore.
Avvertì nuovamente la sensazione di profonda frustrazione che lo pervadeva e si rivide in lei. I canini visibili, la mascella contratta, lo sguardo perso mentre ripercorreva ciò che lo aveva portato a stare male.
Riavvertì il dolore alle nocche, scorticate per i troppi pugni, e i muscoli indolenziti per lo sforzo esagerato.
Dolcemente il verde circondò le spalle della giovane con le proprie braccia, fermandola da quell’allenamento massacrante e infruttuoso.
- Cucciola non starai esagerando ? Non dovresti farti del male così.
 
Dopo alcuni tentativi di fuga, Asia si voltò nella stretta del padre, stringendosi al petto muscoloso dell’uomo verde.
Con forza l’altro ricambiò l’abbraccio, posando un delicato bacio sulla fronte sudata della ragazza dagli occhi ametista.
Il tremito delle sue membra si quietò, lasciando il posto ad alcune lacrime dovute ai dolorosi ricordi di cinque anni prima, ancora vividi nella sua mente.
- Non ti farà del male.. Sei forte..Siete all’altezza della situazione.
- Ho paura..Mi sembra di rivivere ciò che è successo quella volta..Abbiamo perso abbastanza. Non so come farei se anche io perdessi Drake..
- Non succederà.
 
Allontanandosi leggermente dal genitore, Anim si asciugò le ultime lacrime, iniziando a tranquillizzarsi.
Garfield sospirò, scompigliando i corti capelli della giovane, ormai cresciuta, che in risposta gli donò un sorriso così simile al suo da farlo ridacchiare.
Con la mano carezzò quel volto tanto uguale a quello della madre, ricordandola come quando aveva l’età della figlia.
- Dovete andare per forza ?
- Si, cucciola. Io e tuo zio Dick raggiungeremo gli altri a breve. Dobbiamo discutere di cose importanti con alcuni vecchi amici di battaglia.
- Allora salutami lo zio Roy e gli altri.
- Certo.
 
Dopo un ultimo sorriso i due si divisero, mentre Garfield continuava a pensare alla sua bambina ormai diventata grande.
 
 
Si guardò intorno, trovando solo una profonda oscurità a circondarlo, assieme ad un assordante silenzio.
Voltandosi in tutte le direzioni, cercò un qualcosa che riuscisse a dirgli dove fosse, non riuscendo a vedere nulla attraverso quel buio profondo.
Lentamente fece un passo avanti, sbattendo contro un vetro trasparente che sembrava circondarlo, intrappolandolo senza vie d’uscita.
Con le mani sfiorò la superficie fredda, rendendosi conto di quanto quella trappola fosse resistente.
Mantenne la calma mentre, chiudendo gli occhi, cercava di richiamare il proprio potere, che però non prese forma come ogni volta, lasciandolo basito e preoccupato.
Tentò nuovamente per poi fallire, iniziando a provare un’ansia crescente.
Improvvisamente avvertì un rumore di passi dinnanzi a sé, e cercò invano di scorgere qualcosa nell’oscurità.
- C’è qualcuno ?
 
Il tono del Titans dagli occhi di giada rimase calmo, non venendo minimamente intaccato dall’agitazione che invece lo pervadeva completamente, diventando sempre più forte.
Un sospiro provenne dalla sconosciuta figura che avanza nella stanza, costringendo Jake a concentrarsi maggiormente per riuscire a percepire la nuova presenza che si avvicinava.
Un cono di luce illuminò la cassa di vetro in cui l’eroe era rinchiuso, bloccato senza possibilità di fuggire, costretto ad attendere che il mistero venisse svelato.
- Jake..
 
La voce della figura lo gelò all’istante, facendogli spalancare gli occhi e indietreggiare nel poco spazio disponibile.
I contorni della sconosciuta iniziarono a delinearsi all’avvicinarsi della giovane, illuminata sempre di più dal cono di luce.
Con un brivido il leader deglutì a vuoto, cercando con lo sguardo quegli occhi tanto conosciuti e amati.
Non appena il volto della mora fu però visibile, un rumore fin troppo famigliare lo portò a sollevare lo sguardo verso il soffitto, da dove piccoli frammenti di roccia iniziavano a cadere.
Il terrore si delineò sul viso dell’uomo, totalmente preda dell’emozioni che tentava da sempre di controllare.
- No..NO!
 
I suoi occhi di giada si scontrarono con quelli rubino di Lei, pieni di dolore e paura, che lo guardavano in cerca di aiuto.
Il vetro venne sostituito dalle rocce, che impedivano ai due ragazzi anche solo vedersi.
Darkus tentò inutilmente di usare i propri poteri, finendo solo per ottenere un respiro affannato.
Con le mani cercò di spostare i massi, urlando il nome dell’unica donna che avesse mai amato, celata da quel crollo improvviso.
Si sentì soffocare dal fumo e dalla polvere, mentre senza poter usare i propri poteri tentava invano di crearsi un varco verso Lei.
Vedendo nella sua mente i suoi occhi rubino, la chiamò senza sosta, ignorando il dolore alle mani e alla braccia, così come la luce che proveniva ora dalle sue spalle.
Quando però un masso crollo su di lui, non potè che chiudere gli occhi, oppresso dal dolore e dalla disperazione.
 
Senza fiato, Jake si sedette di scatto, serrando la presa sulle lenzuola che gli coprivano il corpo.
Cercando di riprendere il controllo di sé, scese dal letto, dirigendosi verso il bagno collegato alla sua stanza, per eliminare i postumi di quell’incubo ancora troppo vivido.
Rimase ad osservare il proprio volto allo specchio, ancora stravolto da quella situazione illusoria ma reale al tempo stesso.
Con una mano si portò i corti capelli indietro, chiudendo gli occhi stanchi e cerchiati da occhiaie profonde.
Le sue dita sfiorarono la cicatrice argentea, causandogli un brivido al ricordo di come se la fosse procurata.
Mentalmente sovrappose l’immagine di sé stesso, a quella di cinque anni prima, ritornando con la mente a quell’anno così doloroso e bello.
Avvertì nuovamente il ciuffo coprirgli la fronte, sfiorandogli l’occhio, e percepì una serenità che ormai non riusciva più a provare.
L’immagine fu però presto sostituita da quella presente, portandolo a serrare la prese sul lavandino e a chiudere, per l’ennesima volta, i suoi occhi di giada.
 
 
Lentamente sollevò una foto, posta in una cornice in legno rovinata dal tempo.
I suoi occhi si posarono sui due ragazzi raffigurati in essa, rigidi di fronte all’obiettivo. I pugni serrati, gli occhi senza una vera espressione ma pervasi da un evidente disagio.
Dopo aver posato nuovamente la foto, l’uomo ne sollevò una seconda, libera da qualsiasi cornice, spiegazzata e rovinata dall’incuria.
Gli stessi ragazzi occupavano la scena, anche se con un aspetto completamente diverso. Il ragazzo dai capelli chiari come la neve sorrideva tranquillo, stringendo la mano di una giovane dagli occhi di fuoco. Lei rideva felice. Libera per una volta, di essere se stessa, senza costrizioni. Il sole illuminava con chiarezza la scena, facendo brillare la rugiada nel prato dove i due si trovavano.
Un ricordo sembrò apparire nella mente dell’albino, che strinse con forza quella foto.
Una leggera brina ricoprì l’immagine, che poco dopo lasciò cadere sul pavimento.
 
 
Michael si stiracchiò pigramente, lasciandosi cadere sul divano del salotto, dinnanzi alla Tv spenta. Un espressione stanca a segnarli il bel volto, coperto da alcuni riccioli neri. Sospirando il titano chiuse gli occhi, coprendosi il viso con un braccio.
Nella Main Ops-Room, ormai silenziosa, fece il suo ingresso una ragazza dai capelli color pece, sorridendo e guardandosi intorno.
I suoi occhi, completamenti neri, si posarono sull’uomo steso sul divano, brillando maliziosamente.
Con passo leggero la sconosciuta si avvicinò al divano, posando poi le mani tra i ricci dello Stone, che aprì gli occhi sorpreso, richiudendoli alla vista di una chioma nera.
- Ehi Denny.. Sono partiti tuo padre e lo zio ?
 
La ragazza continuò a giocare con i capelli dell’altro, che non ricevendo risposta si lasciò andare al piacevole massaggio.
Silenziosamente lei si avvicinò all’orecchio di Cyber, lasciando andare i crini ricci dell’uomo dalla pelle scura.
- Sei teso ?
 
Udendo una voce estranea il Titans si sollevò di scatto, voltandosi verso la ragazza dagli occhi neri, che rise divertita dalla reazione dell’altro.
Michael sbattè più volte le palpebre, non credendo a ciò che vedeva, per poi sollevarsi e mettersi in posizione difensiva.
- Chi sei tu ?!
 
L’ennesima risata invase l’aria, mentre la sconosciuta si teneva lo stomaco a causa del troppo divertimento.
Un espressione scioccata comparve sul volto del moro, mentre nella Main Ops Room entrava il resto della squadra, attirata dalle voci.
I quattro vigilanti rimasero interdetti, osservando quella sconosciuta dall’aspetto familiare ridere tranquilla.
I capelli neri leggermente mossi, la pelle olivastra e due occhi neri, profondi e brillanti.
Calmatasi si voltò verso i nuovi arrivati, sorridendo e tendendo la mano verso Asia, fermatasi dinnanzi a lei.
- Ciao ! Tu sei Asia vero ?
 
Sorpresa la giovane rispose alla stretta di mano, sorridendo divertita da quel personaggio particolare.
Gli occhi dell’altra brillarono vedendo il sorriso della ragazza, mentre senza alcun imbarazzo tendeva la mano anche a Denise.
- Tu chi saresti ? – chiese la corvina rispondendo al saluto.
 
Ad un tratto la mutaforma spalancò gli occhi, puntando il dito verso la ragazza sconosciuta.
Un sorrisetto soddisfatto prese forma sul suo viso, mentre Jake, attraverso i pensieri della gemella, comprendeva finalmente chi fosse la ragazza comparsa nel loro salotto.
Tranquillizzatosi il giovane le strinse la mano, accennando un lieve sorriso in sua direzione.
- Sei Vàlery. La figlia di zio Garth.
 
Un broncio bambinesco si impossessò delle labbra di lei, mentre incrociando le braccia al petto corrugava lo sguardo.
Il resto della squadra, ancora all’oscuro della sua identità, riuscì finalmente a rilassarsi, assumendo delle espressioni incuriosite.
La ragazza fissò attentamente il Logan, spostandosi il ciuffo dagli occhi scuri.
- Veramente non è Vàlery..E’ Valèry! Comunque si, sono io.
 
Jake sollevò un sopracciglio, stupito dal comportamento  un po’ infantile della compagna, mentre con la mente ricollegava i suoi tratti a quelli dell’affascinante genitore. Rimase leggermente interdetto davanti ai suoi occhi, colpito dal particolare sguardo che sembrava possedere.
Senza alcun dubbio, la giovane, possedeva il fascino dell’ex eroe acquatico, come la personalità particolare della madre.
Attraverso i suoi poteri però, il leader percepì anche altro dietro al sorriso luminoso e al suo sguardo brillante. Quando però cercò di capire cosa fosse, Valèry incrociò i suoi occhi, distraendolo dai propri pensieri.
- Ti sei incantato ? Sei Jake vero ?
- Si, sono io. Come mai sei venuta qui Valèry?
- A quanto pare i nostri genitori dovevano fare una specie di riunione segreta o cose così. Hanno mandato via tutti noi ragazzi e io sono voluta venire qui! Mentre Cleo e Stephan sono andati a trovare dei loro amici in Messico.
- E’ da molto che non ci vedevamo..Ci avrebbe fatto piacere vedere anche tua sorella e Stephan.
 
Valèry sbuffò contrariata nell’udire il nome della maggiore, assumendo un espressione lievemente irritata.
Le ragazze sorrisero di fronte alla reazione della mora, ora impegnata a rispondere ad alcune domande di Drake riguardo i Titani dell’est.
Asia voltò il capo verso il fratello, percependo nuovamente uno strano interessa da parte del ragazzo verso la nuova arrivata.
Una lieve speranza si fece strada in lei, nel vedere Darkus osservare attentamente la figlia di Aqualad e BlackFire. Forse suo fratello avrebbe finalmente voltato pagina.
E quando quel pensiero le sfiorò la mente, un sorriso affiorò spontaneo, sul suo volto di porcellana.
 
 
Sbuffando Jake si fece strada verso una delle camere inutilizzate, seguito dalla loro ospite inaspettata. Mentalmente maledisse la gemella per averlo costretto ad accompagnare la ragazza, avvertendo una risatina fin troppo conosciuta in risposta.
Scuotendo il capo, chiuse la propria mente alla mutaforma, volgendo il proprio sguardo verso la ragazza al suo fianco, intenta a guardarsi intorno sorridendo.
Percorse attentamente la sua figura, soffermandosi sulla clavicola, dove spiccava un tatuaggio che prima non aveva notato. Una piccola margherita dai petali sottili.
Accortasi dello sguardo dell’altro, Valèry sorrise, mentre una lieve fossetta prendeva forma sulla guancia sinistra.
- Ti piace ? E’ un Leucanthemum vulgare.
- Come ?
- Una margherita! Leucanthemum vulgare è il nome scientifico!
 
Una risatina sorse spontanea dalle labbra della mora, intanto che il ragazzo si passava una mano tra i capelli, imbarazzato.
Il sorriso comparve improvviso anche sulle labbra del leader, che dopo un ultimo sguardo alla compagna riprese a camminare.
- Sai, la margherita rappresenta la spontaneità e la pazienza..Penso che sia un fiore meraviglioso…Tanto semplice quanto bello.
 
Il ragazzo dai crini viola la guardò di sottecchi, sorpreso da quella osservazione inaspettata. Nuovamente percepì una profondità nascosta in quell’ospite dalle tante sfumature, non riuscendo però a scoprire altro di lei, sbattè le palpebre e si fermò dinnanzi ad una porta.
- E’ davvero immensa questa torre! Oltre a voi potrebbero viverci chissà quante persone.
- Beh, in caso di pericolo potrebbe essere un rifugio sicuro per molti..
 
Con una mano aprì la porta alle sue spalle, accendendo la luce nella stanza, occupata da un letto matrimoniale, una scrivania e un armadio.
In silenzio il titano fece spazio alla ragazza, permettendole di entrare in quella che sarebbe stata la sua camera.
Guardandosi intorno, la mora si lasciò cadere sul grande letto, stendendosi sulle coperte e i cuscini.
- Ehi Mr Allegria ! Grazie per avermi accompagnato alla stanza, ma hai intenzione di rimanere impalato sulla porta ?
- Beh, se vuoi vado e ti lascio il tempo per sistemarti.- Rispose il giovane, irritato lievemente per le prese in giro.
-  E poi come farei a tornare indietro ? Finirei per perdermi e vagare senza meta!
- Allora cosa vorresti fare ?
 
Un sorrisetto divertito prese forma sulle labbra sottili della mora, seduta a gambe incrociate sul materasso.
Il vigilante sollevò un sopracciglio, attendendo una risposta che non tardò ad arrivare.
- Potresti andare a prendere le mie valigie ? Le ho lasciate vicino alla pista di atterraggio quando sono arrivata.
 
Basito il ragazzo chiuse più volte gli occhi, cercando di non far trapelare l’irritazione per essere usato come un facchino da quella strana ragazza con il sorriso sempre in volto.
- Va bene.. Tu aspettami e intanto mettiti a tuo agio..Anche se non sembri molto in difficoltà.
 
 
La matita tracciava le sue linee grigie su quel foglio un tempo bianco. Pian piano quei segni iniziarono a prendere forma, sotto lo sguardo di fuoco dell’artista, persa tra i suoi confusi pensieri.
Fermatasi lasciò andare la matita, perdendosi poi nell’osservare il volto che la guardava dal foglio.
All’improvviso avvertì una stretta allo stomaco, ripensando ancora agli occhi giada di quel ragazzo, sempre più vivido nei suoi ricordi.
La mano di suo fratello, posata sulla propria spalla, la fece sobbalzare, portandola a sollevare lo sguardo verso il volto di Paolo.
Subito la ragazza si accorse dell’espressione curiosa e preoccupata del maggiore, che aumentò quando incrociò gli occhi di fuoco di lei, persi tra stralci di memorie, dimenticate e sfocate.
- Alex… Cosa c’è ? E’ da oggi pomeriggio  che disegni la stessa persona..
 
Chiudendo gli occhi stanchi, la mora si alzò dalla sedia, lasciando sulla scrivania il quinto disegno di quel giorno sul leader titanico.
Sedutasi sul letto venne subito affiancata dal fratellastro, intento ad osservarla con sguardo inquisitorio.
- Alex…Hai ricordato qualcosa per caso ? Qualcosa che ha a che fare con lui ?
- Credo di si..Io..
 
Delicatamente il moro le prese una mano, sorridendole in modo rassicurante e invitandola a continuare.
Alexandra sospirò, per poi poggiare il capo sulla spalla del maggiore di casa Leoni, cercando le parole per spiegare i flash che in quei giorni l’avevano colta.
Come un lampo quegli occhi le apparvero nuovamente dinnanzi agli occhi, facendole stringere la presa sulla mano dell’altro.
- Ho avuto alcuni flash..
- Cosa vuoi dire ?
- Mi è capitato di avvertire sensazioni e immagini del passato..Non so cosa mi colleghi a lui..Però so per certo che Darkus ha avuto un ruolo importante per me.
- Pensi davvero  di aver conosciuto il leader dei Titans ?
 
Con uno sbuffo si sollevò dalla spalla di lui, stendendosi sul letto e mettendo il volto nel cuscino, in cerca di risposte che non riuscì ad avere.
Con dolcezza Paolo le accarezzò i capelli, chinandosi a baciarle il capo.
- Beh..Per essere sicuri dovresti incontrarlo, no ?
- Si, certo…E come dovrei fare ?
- Non lo so, ma troveremo il modo… Vuoi che lo dica a Matteo ?
- No..Per adesso non parlarne neanche con mamma e papà..
- Va bene..Ma prima o poi dovrai dirli che hai iniziato a ricordare.
 
La ventiduenne chiuse gli occhi, affondando nuovamente nel morbido cuscino, cercando di calmare tutti i pensieri che la stavano scuotendo con violenza.
L’uomo emise un sospiro rassegnato, per poi coprire il corpo della minore con le coperte, restando in silenzio.
Uscendo dalla camera lanciò un’ultima occhiata ai disegni fatti dalla sorella, corrucciando lo sguardo a causa dei pensieri.
In silenzio chiuse la porta, lasciando riposare la ragazza e scese le scale per raggiungere Matteo in cucina.
Con uno sbuffo si accorse del servizio che stavano mandando nuovamente in onda, dove Darkus rispondeva alle domande sul nuovo nemico.
Il fratellino sembrava ascoltare con grande attenzione ogni parole del giovane leader, mentre con occhi adoranti ammirava la figura dell’eroe.
Attraverso i pensieri tornò a cinque anni prima, quando assieme a suo padre, durante il viaggio verso Jump city, la loro futura città, scorse tra la boscaglia la figura esanime e ferita di una ragazza.
Spaventato si era subito avvicinato, assicurandosi con mani tremanti della presenza del battito cardiaco. Dopodichè, presa in braccio la diciassettenne, era corso in macchina per portarla in ospedale.
Quello fu il giorno in cui comprese quanto potesse essere malvagia la gente.
Per la prima volta si sentì spaesato e veramente spaventato, dinnanzi alle ferite sanguinanti di quella sconosciuta dalla chioma color ebano.
Allo stesso tempo, però, quando gli occhi di quella ragazza senza memoria si posarono su di lui, non potè che sorridere, promettendosi di proteggere quella giovane dalle iridi di fiamma.
 
 
Velocemente percorse con gli occhi tutta la stanza, confrontandola con la sua camera. Delicatamente poggiò la schiena contro la testata del letto, circondandosi le gambe con le braccia.
Con una mano sfiorò il delicato fiore rappresentato sulla clavicola, mentre chiudeva gli occhi diventati improvvisamente più cupi.
Dopo qualche momento di immobilità si alzò, avvicinandosi alla porta, al cui fianco troneggiava uno specchio, grande quasi quanto la parete su cui si trovava.
Sbuffò contrariata davanti al proprio riflesso, stringendo le labbra in un espressione infastidita. L’altre sé le rivolse la medesima mimica, causandole un ennesimo sbuffo.
Rimase qualche secondo così, a guardare la propria immagine con la fronte corrugata, prima di tornare sul letto con i pugni stretti.
L’immagine di sua sorella Cleo, apparsa improvvisamente nella sua mente, la irritò maggiormente.
Avevano entrambe i capelli petrolio e gli occhi nero pece, anche se il carattere restava opposto.
Si lasciò cadere di nuovo sul materasso, disfacendo maggiormente il letto prima ordinato, mentre la gamba destra iniziava a muoversi velocemente a causa del nervosismo.
 
Non appena la porta si aprì, la ragazza scattò a sedere, assumendo la solita espressione divertita all’entrata del mago dai capelli scuri con le sue valigie, seguito dalla gemella.
Il suo sorriso si allargò alla vista di Asia, venendo ampiamente ricambiato dall’espressione allegra della mutaforma.
- Grazie per le valigie Jake!
- Prego.
- Cosa c’è ?  La tua allegria mi acceca.
- Ah Ah.
 
La Logan si sedette al fianco dell’ultima arrivata, lanciando un occhiata scocciata al gemello, in risposta al suo tono sarcastico.
Sollevando lo sguardo invitò il fratello ad uscire, venendo subito accontenta dal mago, che in silenzio lasciò la camera.
- Allora ? Ti piace la stanza ?
- Molto. Comunque cos’ha Mr Allegria ? E’ sempre così depresso ?
 
Asia sorrise con tristezza, mentre un sospiro sfuggiva inconsciamente dalle sue labbra.
Gli occhi viola della ragazza incrociarono quelli della compagna, facendo sobbalzare l’altra per l’intensità dello sguardo.
Valèry si sentì in soggezione davanti alle iridi ametista della Titans, piene di tristezza ma anche dolcezza verso quel fratello sempre più ermetico.
- Ha perso qualcuno di molto importante cinque anni fa…Purtroppo non riesce ancora a superare la cosa…
- Oh.. Non credevo che..Mi dispiace per lui.
- Non preoccuparti. Forse tu riuscirai a farlo tornare in sé…
- Come ?
 
Un rossore improvviso imporporò le guance della figlia di Aqualad, che abbassò lo sguardo sulle proprie mani, afferrate poco dopo dall’altra.
La mora sollevò il capo, incrociando ancora gli occhi viola della compagna che sorrideva divertita dal suo imbarazzo.
- Sei una persona molto schietta e sei diretta. Forse se continui a stuzzicarlo si sveglierà.
- Beh, posso provare.
- Grazie. Se riuscissi a farlo tornare in sé farei qualsiasi cosa per ringraziarti.
 
Un sorrisetto nacque spontaneo sulle sue labbra sottili, dinnanzi alla preoccupazione di Asia verso il gemello. Valèry scosse il capo, sempre sorridendo, per poi portarsi una mano tra i capelli.
La giovane dalla pelle perlacea abbracciò improvvisamente la loro ospite, venendo subito ricambiata dall’altra con un enfasi anche maggiore.
- Ehi Asia, verresti con me in centro uno di questi giorni ?
- Certo, perché ?
- Volevo farmi un secondo tatuaggio! Perché non mi accompagni e semmai ne fai uno anche tu ?
 
Inclinando il capo pensierosa, la Logan valutò la prospettiva di fare una cosa del genere, per poi annuire convinta.
La ventiduenne dalla chioma scura assunse un espressione felice, mentre i suoi occhi neri brillavano per la soddisfazione.
 
Quando più tardi entrambe lasciarono la stanza, dirette verso la Main Ops-Room, Valèry, non potè evitare di incupirsi nel momento in cui alcuni pensieri le attraversarono la mente.
Entrata nel salotto però, assunse la solita espressione allegra, mentre senza nessun disagio instaurava una conversazione con Denise e Drake, i suoi cugini che non vedeva da alcuni anni.
 
Appena ambedue le giovani entrarono nella stanza, l’empatia di Jake colse il cambio improvviso di umore e, sollevato lo sguardo, fissò i propri occhi verde giada sulla strana ragazza che avevano conosciuto quella mattina.
Ancora una volta una strana sensazione lo pervase, spingendolo a credere che, il volto mostrato da Valèry, fosse solo una maschera.


Salve a tutti! Spero davvero che qualcuno segua ancora questa storia, anche se i miei aggiornamenti sono così lenti. 
Il nuovo personaggio è un po' strano, anche se io lo adoro particolarmente, in quanto caratterialmente ispirato a qualcuno che conosco.
Grazie a chi legge e a chi ha recensito il precedente capitolo!
Al prossimo aggiornamento! Che avverà quanto prima ! (spero)

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Capitolo 5
*** His perfection ***


Con uno sbadiglio, Asia si mise seduta, coprendosi grazie al lenzuolo azzurro e rabbrividendo per il pavimento freddo.
Un mugolio provenne dal ragazzo semi addormentato che la osservava, con gli occhi azzurri impastati dal sonno.
La giovane sorrise, per poi chinarsi a lasciare un lieve bacio sulle labbra schiuse del suo compagno, che rispose con dolcezza al contatto imprevisto.
Una mano di lei sfiorò i capelli rosso fuoco, completamente in disordine, affondando in quei crini tanto conosciuti.
- Buongiorno.
- Giorno.
 
L’ennesimo sorriso spuntò sul volto dell’eroina, intenta ad assaporare quel dolce momento di quotidianità assieme al giovane.
Drake si stiracchiò, seguendo con lo sguardo la Logan, mentre indossava una sua maglietta bianca sui pantaloncini.
Scompigliandosi i corti capelli scuri, la mutaforma lasciò la camera, diretta verso la stanza dello loro ospite, per assicurarsi che le cose andassero bene.
 
 
Le tende impedivano alla luce del sole di entrare nella stanza, dove la giovane dalla chioma corvina osservava il soffitto.
Il ricordo del sogno appena concluso la lasciava scombussolata e innervosita, a causa delle immagini che l’avevano riportata indietro.
Il volto disperato di sua sorella le tornò in mente, intanto che con i denti continuava a mordere le corte unghie prive di smalto.
Con dolore, rivide nella sua mente la sé stessa di alcuni anni prima, durante il periodo più brutto della sua vita.
Rabbrividì e mise i piedi a terra, dirigendosi verso le finestre per spostare i tendaggi, in modo da far entrare i raggi del sole.
Con occhi stanchi osservò l’immensa palla di fuoco splendere, facendo brillare la vasta distesa di mare che circondava l’isola su cui si trovava la torre.
All’improvviso un immagine si accavallò a ciò che stava guardando, riportandola nuovamente indietro, a quegli orribili giorni.
 
***
Con ancora lo stomaco sotto sopra e la bocca piena di quel sapore amaro, si sciacquò il viso, per poi fermarsi ad osservare il mare, reso splendente dai raggi di sole.
Si portò una mano alla fronte, madida di sudore, cercando di calmare i propri battiti e di riprendere il controllo di sé stessa.
Ad un tratto bussarono alla porta e Cleo entrò, guardando in silenzio la sorella, seduta sul pavimento con la schiena contro il muro.
L’espressione della ragazza divenne improvvisamente preoccupata, alla vista delle occhiaie e del pallore sul volto della sorella.
- Cosa è successo ? Val, stai bene ? Sei malata?
 
Irritata, Valéry allontanò la sorella, andandosi a sedere sul letto e ignorando le richieste della maggiore.
Dopo qualche tentativo, l’altra la osservò in silenzio, attendendo che le parlasse di cosa le stava accadendo.
- Cleo sparisci. Sto bene.
- A me non sembra. Sono tua sorella..Puoi fidarti e lo sai !
 
La minore serrò gli occhi, alzandosi in piedi di scatto e facendo indietreggiare l’altra ragazza, sorpresa dal comportamento della corvina.
Per un secondo,Valéry pensò di rivelare la verità alla sorella, permettendole di aiutarla. Quel pensiero venne però immediatamente accantonato.
- Sparisci dalla mia stanza ! Ti ho detto che va tutto bene! Non insistere!
- Devi smetterla di chiudermi la porta in faccia! Perché per una volta non ti fidi di me?
- Cleo va via!  Non devo dirti tutto ciò che mi succede!
 
Cleo emise un urlo di rabbia, serrando i denti per trattenere il secondo urlo che le salì alla gola. Strinse con forza i pugni, affondando le unghie nei palmi, per sfogare la rabbia che la stava assalendo.
Cercò di trattenersi ma l’eccesiva ira portò i suoi poteri ad attivarsi, facendole brillare gli occhi della tipica luce violetta. Prima che le sfere di energia potessero però comparire, Stephan fece il suo ingresso, fronteggiando la fidanzata.
- Ehi Cleo ! Calmati. Val cosa hai fatto per farla arrivare a questo punto?
- Non ho fatto niente Stephan ! E uscite dalla mia camera !
 
I due ragazzi uscirono dalla stanza della compagna, lasciandola da sola, a trattenere quelle lacrime che non avrebbe mai versato davanti ad altri.
 
***
 
 
Con il fiato corto per la corsa, Matteo raggiunse il parco vicino alla scuola, fermandosi per riprendere un po’ di fiato.
Annaspando posò le mani sulle ginocchia, chiudendo gli occhi e attendendo che il battito si calmasse.
Quando rialzò  lo sguardo per riprendere la corsa, improvvisamente finì contro un povero malcapitato di passaggio, cadendo addosso alla persona.
Imbarazzato si spostò i capelli dagli occhi, incrociando lo sguardo particolare della sconosciuta, intenta ad osservarlo.
Le iridi bicolore della giovane lo fecero rimanere per qualche attimo immobile, come paralizzato da quei caratteristici occhi.
- Oddio scusa! Mi dispiace tantissimo! – Alzandosi, il Leoni porse una mano alla ragazza, aiutandola a rialzarsi.
- Non preoccuparti, non ti ho visto neanche io.
 
Il sorriso timido, apparso sul viso dell’altra, fece arrossire il ragazzo, impegnato a raccogliere i libri caduti dalle mani di lei.
I capelli biondo cenere, lunghi e lisci, erano coperti da un capello di lana, forse troppo pesante per quell’inizio autunno, come la sciarpa che le avvolgeva il collo.
- Beh io sono Matteo Leoni.
- Io sono Janisse Sanders.
- E’ un bel nome. Non ti ho mai vista, sei nuova ?
- Si, oggi iniziavo il mio ultimo anno nel liceo della città.
- Beh anche io vado lì! Possiamo andarci insieme.
- Grazie! Non ricordavo la strada! Sarei rimasta a vagare se non fossi arrivato tu!
 
Le guancie di Matteo si colorarono di un leggero rossore alle parole della compagna, intenta a sorridergli grata per la proposta.
La solita fossetta comparve sulla guancia del diciottenne, mentre porgeva i libri caduti alla proprietaria e si incamminava verso l’edificio scolastico, dimentico del ritardo.
 
Janisse affiancò il giovane, assumendo un’espressione tranquilla, intanto che raggiungevano il viale che portava alla scuola.
Gli occhi della studentessa seguivano tutti i movimenti del minore di casa Leoni, che in risposta la osservava di sottecchi, scompigliandosi i ricci capelli scuri.
- Sai in che classe sei ?
- Nella C. Però posso trovarla da sola. Stai facendo già fin troppo ritardo per colpa mia.
 
L’espressione dolce che apparve sul viso del giovane costrinse la ragazza a sorridere, mentre con una mano si toglieva il capello grigio e lo posava nella sacca, sistemandosi la lunga e liscia chioma.
Matteo fece segno con il capo e ripresero a camminare, raggiungendo ben presto la sezione della nuova ragazza.
- Grazie..
- Prego. Io sono nella classe poco più avanti, la A. Potremmo vederci durante la pausa.
- Certo.. Ti aspetterò alla porta.
 
Con un cenno della mano salutò il nuovo amico, bussando alla porta della classe, prima di entrare nella stanza, per conoscere il resto dei ragazzi.
Matteo rimase ad osservare per un po’ dalla finestrella sulla porta, prima di raggiungere la sua sezione, dove il professore già stava spiegando il nuovo argomento.
Rendendosi conto del ritardo, deglutì a vuoto per poi bussare, attendendo che la voce dell’insegnante gli desse il permesso di varcare la soglia, prima di sgridarlo.
 
 
Senza scomporsi colpì con forza il sacco, creando tra le dita la brina leggera, prima di dar vita al ghiaccio che congelò il tessuto e la catena, immobilizzandolo.
Voltandosi realizzò una lama, sfruttando i propri poteri, per poi lanciarla verso la parete opposta, centrando il bersaglio.
Il freddo calò pian piano sulla stanza, formando una leggera ragnatela sulle pareti e sugli oggetti.
Le dita dell’uomo divennero azzurre, e i suoi occhi sembrarono trasformarsi nello stesso materiale che lui poteva realizzare.
Un volto famigliare gli apparve dinnanzi agli occhi, costringendolo a fermare quanto stava creando, e permettendo ad un ricordo di tornare a galla, prima di essere nuovamente soppresso.
Nella mente del criminale però, rimase impressa la scena poco prima immaginata.
 
Il freddo creato dalle sue mani, tornò per un attimo a fondersi con il fuoco di lei, rendendogli una cosa sola.
Il suo gelo venne avvolto dal suo calore, reso prima innocuo e poi potenziato, grazie al controllo che entrambi avevano sui loro poteri.
Quel connubio di forza però, sparì com’era apparso, tornando ad essere solo il ghiaccio gelido e distruttore che Ethan era in grado di realizzare.
 
 
Una folata di vento le scompigliò i lunghi capelli scuri, intanto che i suoi occhi si chiudevano e le sue braccia si sollevavano, come due ali.
Il sole, ora oscurato da alcune nuvole, non illuminava più il mare come se fosse di diamante e lasciava che il vento raffreddasse ciò che lui riscaldava.
Valèry inspirò l’aria fresca, posando le mani sul cornicione della terrazza.
Sulle sue palpebre chiuse però, apparve il volto disperato di Cleo, affiancato dall’espressione addolorata di sua madre, vulnerabile come mai l’aveva vista.
Si morse violentemente un labbro, intanto che la sua gamba iniziava a muoversi, guidata dal nervosismo, facendo battere il tallone sul pavimento ripetutamente.
Con le mani si massaggiò gli occhi, tentando di cancellare il sapore acido che sembrava pervaderle la bocca.
- Ehi Val ! Sei qui allora ! Credevo che ti fossi persa nella torre.
 
Il suo volto, poco prima corrucciato e irritato, si rilassò, mentre un sorriso allegro prendeva forma sulle labbra sottili.
Asia sembrò cogliere il rapido cambiamento di espressione, ma non lo diede a vedere, e con passo felpato raggiunse il fianco della compagna, sedendosi sul bordo.
- Non è rischioso stare lì ?
- Nah. Io posso volare.
- Davvero ?
- Certo!
 
Chiudendo gli occhi, la Titans si lasciò cadere nel vuoto, iniziando a mutare il proprio corpo, adeguandolo alla situazione.
In un attimo le braccia divennero ali e con pochi movimenti, l’aquila raggiunse il tetto della T-Tower, lasciando stupita la figlia di Aqualad.
Dopo qualche secondo Anim annullò la trasformazione, atterrando sul cornicione con eleganza felina, prima di sedersi al fianco della compagna.
Una risata sorse spontanea sulle labbra della vigilante alla vista del viso dell’amica, intenta a fissarla con gli occhi spalancati.
La corvina ricambiò il sorriso, osservando la Logan con interesse, attirata da quel carattere così spontaneo.
- Sapevo che potevi cambiare forma, ma non credevo che potessi farlo così rapidamente.
- Beh, dipende da alcuni fattori. Se volessi diventare qualcosa di più grande ci metterei qualche attimo in più. Inoltre se ho già compiuto altre trasformazioni potrei anche non riuscire.
- Dipende da quanto può fare il tuo organismo ?
- Esatto. Non devo strafare.
 
La venticinquenne rimase per qualche attimo in silenzio, pensando a quanto potesse essere difficile e faticoso, mutare sé stessi in qualcos’altro.
Quando però aprì la bocca per complimentarsi con la ragazza per le sue capacità, lei le sorrise e la ringraziò.
- Come ?
- Ho detto grazie per il complimento, mi fa piacere che noti le difficoltà dei miei poteri.
- Ma..Come ?
- Sono telepatica e empatica. Anche se la mia potenza mentale è molto minore rispetto a quella di Jake. I suoi poteri sono uguali a quelli di mia madre, anche se più facili da controllare grazie alla minore influenza demoniaca.
 
Valèry sbattè le palpebre confusa, cercando di assimilare le parole di Asia, intenta a guardarla con un sorriso luminoso e i grandi occhi viola socchiusi.
Con una mano si carezzò il tatuaggio a forma di margherita, scuotendo il capo sconfitta, prima di chiedere spiegazioni.
- Mia madre è per metà demone, mentre mio fratello ed io lo siamo in piccola parte. Jake ha ottenuto più sangue di demone però, e così possiede tutti i poteri di mia madre. Io ho invece ottenuto la possibilità di mutare grazie a mio padre.
- Okay. Ora credo di aver capito.
- Tu invece ? Cosa puoi fare ?
 
Per qualche secondo la giovane rimase in silenzio, valutando la possibilità di sviare la domanda e cambiare argomento. Quando però, incontrò lo sguardo preoccupato della ragazza, decise di dire semplicemente la verità.
Sospirando si poggiò al muretto, godendosi la brezza marina e la frescura sul volto.
- Io non ho praticamente nessun potere.
- In che senso ?
- Può sembrare assurdo, ma io non ho né i poteri alieni di mia madre, né le capacità di mio padre. A dirla tutta non riesco neanche a nuotare in modo decente e preferisco tenermi lontana dalla maggior parte della fauna marina e terrestre.
 
Anim sollevò le sopracciglia scure, osservando la ragazza con occhi sorpresi, prima di sorriderle e afferrarle le mani, come il giorno prima.
Valèry avvertì nuovamente il lieve imbarazzo, subito sostituito dall’affetto e dalla tranquillità, presenti nelle iride violette dell’altra.
- Non importa. Il fatto che tu non abbia poteri non vuol dire che tu sia meno dei tuoi famigliari. Anche tua cugina Denise non ha ricevuto i poteri della madre in eredità. Te la cavi nel combattimento ?
- Beh, si. In mancanza di qualsiasi capacità super, mio padre mi ha insegnato a combattere e mi ha dato una mano anche lo zio Roy. Riesco a maneggiare la maggior parte delle armi. Ovviamente lo zio mi ha insegnato soprattutto ad usare l’arco.
- Visto ? Tutti sappiamo fare qualcosa meglio degli altri.
- Il mio talento non sta in quello però. Sono i veleni il mio forte. Conosco la botanica e riesco ad utilizzare al meglio le caratteristiche delle piante.
 
La vigilante abbracciò di slancio la compagna, ridendo allegra assieme all’altra che ricambiò la stretta in pieno.
L’odore degli iris pervase le narici della Titan dell’est, intenta a ridacchiare contro la spalla della ragazza.
I corti capelli le solleticarono la guancia, mentre i suoi occhi neri si chiudevano permettendo alla corvina di rilassarsi, cancellando tutti i tristi ricordi che la perseguitavano da quella mattina.
 
 
Jake si prese la testa tra le mani, mentre con gli occhi stanchi cercava di trovare altre informazioni sul nemico, tornato ad attaccarli dopo cinque anni di silenzio.
Con i propri poteri mise a posto il fascicolo preso poco prima, dedicandosi all’ultimo mucchio di fogli sul loro avversario.
Scorse rapidamente le parole, cercando qualcosa che potesse aiutarlo ad affrontarlo in maniera meno disastrosa.
Sfogliò le varie pagine, soffermandosi sulle abilità del criminale, descritte tempo addietro da lui stesso assieme alla sorella.
Sbuffando rimise a posto i documenti, poggiandosi allo schienale della sedia e chiudendo gli occhi verdi.
La frustrazione sembrava sommergerlo mentre il mal di testa, presente fin da quella mattina, tornava a disturbare quegli attimi di riposo.
- Ehi capo. Hai intenzione di mangiare qualcosa? Oppure rimarrai chiuso qui dentro?
- Drake.. Ora arrivo.
 
Prima di andarsene, il ragazzo si fermò sulla soglia, osservando il volto stanco del suo migliore amico, oscurato dai capelli viola scuro.
Sospirando si avvicinò al leader, afferrandolo per le spalle e costringendolo ad alzarsi.
Darkus protestò per qualche attimo, prima di lasciarsi trascinare dal compagno verso la sala da pranzo.
Quando entrambi entrarono, il titano dagli occhi di giada osservò per un attimo Valèry, chiedendosi cosa l’avesse turbata tanto quel mattino.
Sedutosi però, lasciò che la propria mente divagasse, concentrandosi sul cibo e sul calore che i suoi amici e compagni trasmettevano, anche dopo quanto successo negli ultimi giorni.
Un lieve sorriso spuntò sulle labbra di Jake, intento a mordere un panino e ad osservare gli altri ragazzi.
Lo sguardo ametista di Asia blocco il suo, costringendolo a fissare la gemella, sorridente al fianco della Titans dell’est.
Il piccolo sorriso però, venne bruscamente sostituito da un espressione corrucciata, quando l’allarme interruppe quel momento di quotidianità, costringendo i ragazzi ad alzarsi.
- Rain controlla chi ci attacca ! Voialtri andate a cambiarvi. Ora!
- E’ Wight-Slado.
- Lo immaginavo. Rain cambiati in fretta. E tu..
 
Valèry si voltò verso il leader, ancora stupita per il rapido cambio di atmosfera avvenuto poco prima.
Il vigilante la guardò per qualche attimo, indeciso su cosa fare, prima che la sorella
giungesse al suo fianco con indosso la divisa e il mantello di Darkus in mano.
- Lei viene con noi. E’ una Titans e sa cavarsela. Sbrigati Val.
- Certo.
 
Presto la giovane sparì nel corridoio, diretta verso la sua camera, mentre i due gemelli si osservavano in silenzio, comunicando senza parole.
Alla muta richiesta di Jake, Asia rispose con un cenno affermativo, pienamente fiduciosa verso quella ragazza dal carattere particolare.
 
Rapidamente la ragazza indossò la sua divisa verde scuro, afferrando la faretra piena di frecce e l’arco, regalatole dallo zio Speedy al compleanno.
Lanciò uno sguardo alla sua immagine riflessa nello specchio, mentre con movimenti veloci intrecciava i capelli in una treccia.
Correndo nel corridoio, prese la sua maschera da una delle tante tasche del suo costume, indossandola senza battere ciglio, poco prima di affiancarsi ad Anim, in attesa nell’atrio.
Scendendo verso il garage della T-Tower, Valéry non potè che stupirsi dell’espressione cupa dell’altra ragazza, che in pochi secondi assunse una forma ibrida, simile alla creatura in cui si trasformò il padre anni addietro.
 
 
Con un movimento fluido, il criminale congelò una macchina parcheggiata, causando l’ennesimo urlo di panico tra i cittadini.
Compì qualche passo prima di voltarsi verso la squadra dei vigilanti mascherati, appena giunti sulla scena.
Un ghigno nacque spontaneo sul suo volto sfigurato, coperto però dalla maschera di ghiaccio e acciaio.
L’uomo osservò gli eroi, soffermandosi sulla nuova figura vestita di verde, intenta ad impugnare un arco con sicurezza, che ricambiò il suo sguardo con un occhiata gelida.
Wight-Slado sollevò un sopracciglio, attendendo il momento in cui i suoi avversari avrebbero cominciato ad attaccarlo.
Aspettando il momento in cui avrebbe eliminato quelli stupidi ragazzetti dalla faccia della Terra.
 
 
Dando un occhiata all’orologio, Alexandra corrucciò lo sguardo, battendo nervosamente il piede sul pavimento sotto gli occhi stufi di Paolo, seduto accanto a lei.
Il maggiore scosse il capo, prima di afferrare le posate per dedicarsi al suo patto di pasta, ormai freddo per l’attesa a cui la ragazza l’aveva costretto.
La mora gli lanciò un occhiata fulminante, vedendolo intento ad iniziare il pranzo, per poi accasciarsi preoccupata sul tavolo.
- Dovresti stare più tranquilla Alex. Matteo sa cavarsela e anche se è in ritardo non vuol dire che sia successo qualcosa.
- Lo so, ma… E’ pur sempre mio dovere di sorella maggiore occuparmi di lui..E poi non ha mai ritardato di mezz’ora.
- Perché non riprovi a chiamarlo ?
- Va bene..
 
La Leoni afferrò il cellulare, digitando il numero del piccolo di casa, mentre il più grande accendeva la televisione e cercava qualcosa di interessante da guardare.
Prima che la sorella potesse però riattaccare frustrata, la voce del giornalista la costrinse a rivolgere la sua attenzione al servizio speciale, dedicato allo scontro tra i Titans e Wight-Slado.
 
“Siamo ad una distanza di sicurezza dal luogo dove sta avvenendo il secondo scontro, tra i nostri beniamini e il nuovo criminale, Wight-Slado.
Alla squadra dei nostri protettori, si è aggiunto un nuovo personaggio sconosciuto che sembra però all’altezza della situazione e sta dando dimostrazione di grandi capacità.
Molti degli ostacoli che si sono frapposti sulla strada del criminale sono stati precedentementi congelati, mentre i nostri vigilanti allontano i civili rimasti e attaccano l’avversario.
Speriamo in uno scontro che conduca i Titani alla vittoria!”
 
Le immagini del combattimento, confuse e sfuocate, vedevano il bianco Slade al centro della scena, intento ad affrontare tre degli eroi di Jump-city, in evidente stato di tensione.
Alexandra lasciò cadere il cellulare sul tavolo, sperando che tra i pochi civili rimasti non vi fosse anche il suo fratellino, e desiderando che si trovasse lontano da quel luogo.
Si voltò agitata verso il fratello e quando incontrò il suo sguardo blu scuro, vi scorse la stessa identica paura, assieme alla speranza che il diciottenne si trovasse da tutt’altra parte.
 
 
Quando la campanella suonò la fine dell’intervallo, Matteo cercò di contenere la soddisfazione, dirigendosi in fretta verso l’uscita dell’istituto per cercare Janisse.
La chioma biondo cenere venne subito scorta dallo studente, felice di poter finalmente rivedere quella ragazza dai particolari occhi bicolore.
La diciottenne si voltò a guardarlo, sollevando la mano in segno di saluto, prima di affiancarlo verso i cancelli.
- Allora ? Com’è andato il primo giorno?
- Tutto bene. I compagni non sono male e i professori non sembrano così spaventosi.
- Sono felice per te!
 
Le solite fossette spuntarono sulle guance del ragazzo, intento a scompigliarsi i ricci scuri con la mano destra.
I suoi occhi grigio azzurro cercavano con timidezza lo sguardo della compagna, intenta a ridacchiare per l’allegria che quel ragazzi irradiava.
Raggiunto il punto in cui, quella stessa mattina, avevano avuto il loro primo incontro, Matteo si fermò imbarazzato prima di fermare la ragazza, già dirette verso la strada da cui era venuta quella mattina.
- Tutto bene?
-Si certo. Volevo chiederti se..Insomma..Se volevi essere accompagnata..
- Ma tu non abiti dall’altra parte?
- Beh si, ma non voglio rischiare che tu perda la strada come questa mattina.
 
Un sorriso sincerò illuminò il viso della Sanders, che delicatamente afferrò la mano del giovane, incantato ad osservarla, in attesa di una risposta.
- Grazie Mat..
 
Senza parlare il Leoni strinse la sua mano, iniziando a camminare verso la strada che portava nel centro, affiancato dalla nuova studentessa per cui, era sicuro, aveva preso un infatuazione, o forse qualcosa di più.
 
 
Ethan parò il colpo di Cyber, allontanando l’uomo in modo da occuparsi di Anim, completamente preda dell’odio che provava per lui.
Una risata cupa ruppe il silenzio,aumentando l’ira della mutaforma, intenta a cercare di colpirlo.
La scena però, irritò anche Valèry, che incoccando l’ennesima freccia, la scagliò verso il nemico, ancora impegnato nello scontro con la Logan.
Il dardo colpì in pieno il braccio dell’uomo, che colto di sorpresa, voltò il capo verso la ragazza, occupata a preparare un secondo dardo.
L’albino sferrò un colpo con il braccio sano ad Anim, prima di liberarsi della freccia conficcata nel suo braccio e dirigersi verso la nuova eroina.
- Devo dire che mi hai colto di sorpresa. Posso sapere chi sei ??
- Puoi chiamarmi Wit Blom.
- Piacere, Wit Blom.
 
Con un colpo preciso, il criminale congelò l’arco della ragazza, che rapidamente lo lasciò cadere e colpì l’uomo sul petto con un pugno, ferendolo grazie ai rinforzi in acciaio sulle nocche.
Il Wride rise ancora, prima di afferrare il polso della giovane e torcerlo, in modo da farla finire in ginocchio.
L’eroina tentò di liberarsi invano, per poi seguire i movimenti a cui la costringeva l’uomo, in cerca dell’attimo giusto per liberarsi.
Il criminale la fece finire distesa sull’asfalto ghiacciato ma, prima che potesse colpirla con i propri poteri, avvertì un dolore bruciante alla schiena, dove Anim, con gli artigli sfoderati, ringhiava.
Trattenne per un attimo il respiro, tramortendo la Titans sotto di lui per poter fronteggiare l’altra ragazza.
- Hai uscito gli artigli gattina ?
 
Un ghigno strafottente stese le labbra coperte dell’albino, che però non ricevette alcuna risposta dalla mutaforma.
Gli occhi viola pieni di rancore, la mascella serrata e i canini evidenti.
Anim compì un balzo verso il nemico, deviando all’ultimo per colpirlo da una diversa direzione, sorprendendolo.
Una seconda artigliata squarciò la tuta di Wight-Slado, costringendolo a riparare il punto scoperto con il ghiaccio.
- Per me rimarrai sempre un idiota, bianchetto.
 
 
Il leader dei Titani si guardò per un’ultima volta intorno, alla ricerca di altri cittadini troppo vicini allo scontro.
Sospirò quando nessuno apparve nel suo campo visivo e, sollevandosi il cappuccio, ricoprì le proprie mani di pura energia, facendo brillare di bianco i suoi occhi.
Individuò in fretta la sorella, impegnata nella lotta, mentre Cyber veniva soccorso da Rain, e Astras rimaneva privo di sensi.
Sperò che non fossero feriti gravemente e, notando la nuova compagna svegliarsi, si diresse verso il nemico.
Appena giunse abbastanza vicino, con un movimento della mano, intrappolò il corpo del criminale in un fascio di magia, consentendo alla gemella di infierirgli un terzo squarcio al petto.
- Stavolta le cose non andranno come vuoi tu.
 
 
Matteo sorrise per l’ennesima volta, mentre percorreva una delle strade del centro, il volto di Janisse ancora vivido e la mente leggera.
Lentamente afferrò il telefono, tenuto nello zaino fino a quel momento, prima di sgranare gli occhi alle chiamate della sorella e ai vari messaggi.
Resosi conto dell’orario richiamò il numero di Alexandra, leggermente in imbarazzo per la preoccupazione arrecata ai due fratelli.
Dopo il primo squillo, la voce terrorizzata di Alex lo costrinse ad allontanare il cellulare dall’orecchio.
* Si può sapere dov’eri?! *
* Mi dispiace tantissimo Alex, ho dovuto fare una cosa importante e non ho visto l’ora *
* Potevi avvisare! Io e Paolo siamo rimasti ad aspettare per quasi un’ora! *
 
Il ragazzo sbuffò leggermente, spostando il telefono all’altro orecchio, cambiando strada in modo distratto.
* Scusa va bene.. Ma non capisco tutta questa preoccupazione. E’ successo qualcosa di grave? *
* E’ in corso uno scontro tra i Titans e Wight-Slado. Avevamo paura che fossi capitato sul luogo dell’attacco..*
 
Il Leoni spalancò gli occhi, prima di venire investito da un onda d’urto, causata dal criminale appena nominato.
Senza poter far nulla, si scontrò violentemente contro il muro appena superato, rimanendo senza fiato per il dolore.
La voce di Alexandra continuava a chiamare il ragazzo, mentre lui tentava di riprendere a respirare e cercava di calmare il fastidioso fischiare, provocato dall’impatto.
Si accovacciò sul marciapiede, non potendo muoversi in alcun modo, sotto lo sguardo spaventato di Wit Blom, accortasi del giovane.
La vigilante cercò di avvertire Darkus, troppo concentrato ad affrontare il Wride, prima di scattare verso il diciottenne.
 
 
Non appena sentì il telefono squillare, afferrò il cellulare e rispose alla chiamata, sotto gli occhi seri di Paolo.
La voce del minore la fece sorridere, mentre con un cenno comunicava al più grande l’assenza di problemi.
Alle domande del ragazzo però, non riuscì a mantenere un tono calmo e, ancora agitata, lo avvertì dello scontro.
 Attese per qualche momento una risposta, finche un boato le risuonò nell’orecchio, assieme all’urlo strozzato del giovane.
Il terrore la invase, mentre con voce spezzata urlava il nome del fratellino, che non emise alcuna parola.
- Alex cosa è successo?!
- Non lo so !! Ho sentito un boato e ora non risponde più!
 
L’uomo afferrò il telefono, chiamando il nome del ragazzo con tono sempre più spaventato.
Alex si mise la mani tra i capelli, serrando le palpebre sugli occhi rosso scuro, incupitisi a causa della paura.
Una fitta alla testa però, la costrinse ad aggrapparsi al muro, intanto che un ricordo compariva improvvisamente, vivido come mai.
 
Un terrore più forte di quello che stava vivendo. Le pietre a graffiarle i palmi e la sensazione di soffocante oppressione. Polvere e rocce ovunque. Il respiro che cessava, lasciandola annaspare.
Sangue caldo che colava dalla nuca, assieme a quello delle altre ferite.
Tutto svaniva però, se comparato alla consapevolezza che Lui, non lo avrebbe mai più visto.
L’ultima sensazione che avvertì, furono le lacrime salate sulle labbra, mischiate al ferroso sapore di quel liquido vermiglio.
 
Paolo la sorresse, abbracciandola con forza, pensando che quel mancamento fosse dovuto alla situazione ancora ignota di Matteo.
Alexandra si lasciò cullare dalla stretta del Leoni, tentando invano di fermare il suo cuore impazzito.
 
 
Wit Blom afferrò il corpo del diciottenne, trascinandolo lontano dal muro, in un luogo più riparato.
Il respiro ancora lieve dello sconosciuto la preoccupò, spingendola ad aiutarlo con la respirazione artificiale.
Senza batter ciglio, aprì le labbra del ragazzo, passando l’aria inspirata nella sua bocca.
Ripeté le stesse mosse finché non avvertì alcuni movimenti dal civile, sorpreso dalla situazione ma ancora scioccato.
Con cautela lo aiutò a sollevarsi, permettendogli di reggersi a lei per riprendere un ritmo di inspirazione ed espirazione regolare.
- G..Grazie..
- Non preoccuparti, è mio dovere.
 
Gli occhi chiari del Leoni percorsero la figura della vigilante, impegnata ad osservare la situazione dei compagni, ancora intenti a lottare.
Rimase fermo a guardarla, fino a che non comprese chi si trovasse davanti a lui.
Un piccolo sorriso gli increspò le labbra, mentre cercava di parlare con un tono abbastanza normale.
Tentò di muoversi ma il dolore, ancora troppo forte, lo spinse ad abbandonarsi contro la parete.
- Ehi ragazzino stai giù.
- T..Tu sei Wit Blom vero?
- Come ? Ah, si..
- Sei una Titans East , vero ?
- Si ma adesso taci. Aspetta...Non riesci a muoverti ?
 
Matteo tentò nuovamente di sollevarsi, prima di ricadere, bloccato dal dolore.
Gli occhi di Valéry assunsero un cipiglio turbato, mentre si rendeva conto del numero di costole rotte o incrinate.
- Diamine è più grave del previsto.. Senti ragazzino, ora devo dare una mano ai miei compagni, appena posso torno da te e ti portiamo subito in ospedale.
- C..Certo.. Chi si muove..
 
 
Darkus sferrò il quinto raggio verso il criminale, combinando un colpo con Astras, ripresosi da poco.
La situazione sembrava ormai sotto controllo, fino a che un improvviso luccichio non lo distrasse.
Un grido lo costrinse a fermare l’attacco, notando Rain a terra, ferita da un coltello d’argento, con una luna incisa sul manico.
Ethan rise, congelando le gambe di Jake, immobilizzandolo sul posto all’istante.
Rapida come la prima, la seconda lama si mosse in direzione di Asia, intenta a raggiungere il gemello.
Con precisione magistrale, una freccia nera deviò il dardo, salvando la Logan da una ferita sicura.
Wit Blom percorse gli ultimi metri, bagnando la punta di una freccia in una boccetta, contenente un liquido scuro.
- Sono IO, il cecchino.
 
Voltandosi verso un tetto scagliò il dardo avvelenato, sicura di colpire il nuovo nemico invisibile.
Quel momento però permise allo Slade bianco, di creare un diversivo, concedendogli la momentanea vittoria.
 
Anim ignorò la sparizione dell’avversario, aiutando il fratello a liberarsi dalla morsa gelida che gli impediva di muoversi.
Con lo sguardo ringraziò l’amica per l’aiuto precedente e, liberato il ragazzo, andò incontro al fidanzato, intento ad aiutare la sorella insieme a Michael.
Valéry sospirò sollevata e in parte sconfitta, prima di avvicinarsi a Jake.
- Abbiamo un problema.
- Come ?
- Un civile si è ferito nello scontro. Penso si tratti solo di alcune costole rotte ma è meglio condurlo in ospedale.
- Andiamo.
 
La ragazza annuì stancamente, incamminandosi verso il luogo dove si trovava Matteo, fermo contro il muro, senza possibilità di movimento.
Il leader dei Titani lo guardò per analizzarne le condizioni, e quando gli si avvicinò per aiutarlo, avvertì una strana sensazione.
Sensazione che ignorò, troppo concentrato ad evitare ulteriori danni al ragazzo di cui ancora non sapeva nulla.
Non immaginando che, quello stesso ragazzo, potesse riportarlo a ciò che da anni ormai aveva perduto. La sua perfezione.



Ringrazio chi mi segue ancora e non perde la speranza, nonostante il lasso di tempo tra gli aggiornamenti! Speravo di riuscire ad aggiornare molto prima, ma l'ispirazione mancava e solo ora sono riuscita a concludere il capitolo.
Non sono soddisfatta del finale ma adesso ho già delle idee su come andrà il capitolo successivo!
Vi ringrazio ancora ! E spero che vi sia piaciuto!

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Capitolo 6
*** I'm here ***


 
Il corridoio dell’ospedale era così bianco da costringerla a chiudere gli occhi, a causa di quella falsa luminosità.
La ragazza si voltò verso la porta della stanza con fare impaziente, attendendo una qualche notizia da parte del dottore.
Stanca di tutto quel silenzio e dei sussurri della gente, si voltò verso il corridoio, incontrando lo sguardo tranquillo di Valèry, sparita poco prima per prenderle un caffè.
Sorrise con dolcezza alla compagna e afferrò la propria bevanda, storcendo le labbra a causa del sapore orribile che aveva.
- Sei sicura di voler rimanere qui ?
- Si, voglio aspettare che arrivino i suoi famigliari. Non possiamo lasciarlo qui da solo senza spiegare ai parenti cosa è successo.
 
L’espressione di velata ammirazione che si dipinse sul volto della sua amica la fece sorridere lievemente, prima che una voce cupa e arrochita a causa del fumo non la richiamasse.
Si voltò rapidamente, incrociando lo sguardo dell’insopportabile medico che si era occupato del giovane civile, da loro portato in ospedale.
Incrociò le braccia al petto, buttando il bicchiere con all’interno i resti dell’orribile caffè,  e sollevò le sopracciglia in segno di impazienza.
Il dottor Carson rimase impassibile e, osservando con aria critica la divisa da Titans che indossava, si schiarì la voce.
- Il ragazzo sta bene, ha qualche costola rotta e un polso slogato. Fortunatamente i timpani non hanno subito danni al seguito dell’esplosione.
- Grazie per questa notizia. Ora potrei parlare con lui ? Vorrei poter contattare la famiglia.
- Il ragazzo ha già fornito le proprie informazioni ad un infermiera quindi non vi è alcun bisogno di discutere di tale argomento.
 
Asia corrucciò lo sguardo, irritata dal tono petulante di quel dottore da quattro soldi che l’aveva trattata con sufficienza fin dal primo momento in cui gli aveva affidato il diciottenne semi cosciente.
Avvertì la mano della Titans dell’est sul suo braccio e inspirò con calma, tentando di rilassare i suoi nervi già abbastanza a fior di pelle.
- Nonostante tutto voglio parlargli. Quindi la prego di spostarsi e lasciarci entrare, dottor Carson.
- La farò passare ma resterete solo per pochi minuti. Non voglio che il paziente si stanchi troppo.
- Certamente.
 
Il tono sibilato della giovane eroina costrinse il medico a fare un passo indietro, spaventato dall’espressione quasi selvaggia della mutaforma,  ora intenta a sogghignare.
La mora scosse il capo, in parte divertita dalla situazione, prima di spingere Asia verso la porta della camera 104.
Non appena la porta si chiuse alle loro spalle, le ragazze emisero un sospiro di sollievo e si diressero verso il diciottenne ferito.
Il Leoni, costretto all’immobilità a causa del dolore, sollevò a stento il capo, cercando di sorridere alle vigilanti mascherate.
Entrambe ricambiarono il sorriso, per poi sedersi in silenzio sulle due sedie in plastica poste ai lati del letto.
- Allora, tu sei..Matteo.. Giusto ??
- Si..Matteo Leoni. È un onore.. conoscervi.
- Non ti affaticare. Io sono Anim e lei Wit Blom, volevamo assicurarci che stessi bene prima di parlare con la tua famiglia.
- Oh, certo. I miei fratelli sono stati chiamati..poco fa.
- E i tuoi genitori ? –chiese la Logan. Osservando il giovane con occhi dubbiosi.
- Sono in Italia. Sono andati..a visitare dei parenti.
 
Il sorriso sincero che increspò le labbra del ragazzo, costrinse le due a ricambiare l’espressione.
I tre rimasero per un attimo in silenzio, prima che la porta venisse spalancata con forza da una giovane di quasi 22 anni, che con sguardo terrorizzato corse ad abbracciare Matteo.
Al seguito, un uomo dal fisico atletico che sospirò di sollievo alla vista del fratellino.
Gli occhi di Asia si spalancarono in modo innaturale dinnanzi alla vista della scena, mentre si sollevava in piedi di scatto e guardava la ventiduenne mora sciogliere l’abbraccio.
Rimase immobile, suscitando la preoccupazione di Valèry che l’affiancò in silenzio, afferrandole un braccio per sostenerla.
Il maggiore dei tre fratelli si rivolse poco dopo ad entrambe, grato per il soccorso che avevano dato al ragazzo.
- Vi ringrazio davvero. Non cosa avremmo fatto se Matteo.. Grazie davvero.
- Non c’è nulla per cui ringraziare. È il nostro dovere..
- Tutto bene ? La tua compagna sembra che stia per svenire, falla sedere.
 
Asia non avvertì nulla di ciò che i due si dissero in quel momento, troppo impegnata a guardare con gli occhi vacui la figura che adesso la osservava in silenzio, assieme ai fratelli e a Valèry.
I capelli neri, più lunghi di cinque anni prima, la pelle olivastra, quasi bronzea, e gli occhi di quel rosso fuoco che sfumava nell’oro e nell’arancio.
Avvertì un’inquietudine incontrollata e tentò di parlare, emettendo solo sussurri impercettibili.
Si chiese cosa stesse accadendo e assumendo un’espressione disperata si aggrappò al braccio della Titans dell’est, chiedendole di portarla fuori di lì.
La figlia di Garth eseguì la richiesta, scusandosi con i tre Leoni per poter uscire in fretta dall’ospedale.
Mentre percorreva il corridoio bianco con passo svelto, strinse a sé l’amica, troppo confusa dal suo comportamento per poter dire alcunché.
 
 
Alexandra si sedette sulla sedia in plastica, occupata poco prima dalla Titans, domandandosi cosa fosse accaduto per ridurla in quello stato.
Paolo parlava a Matteo, tentando di sapere cosa fosse accaduto quella mattina per farlo finire in quella stanza d’ospedale.
La ragazza rabbrividì ricordando gli occhi viola intenso di quella giovane che non avevano smesso di fissarla un attimo,quasi le stessero sondando l’animo.
Un lieve prurito la colse là dove si trovava la più pericolosa delle sue ferite, ormai rimarginate.
Scuotendo il capo si portò una mano alla nuca e, dopo aver percorso la bianca cicatrice che la segnava indelebilmente, si costrinse a volgere la propria attenzione verso i fratelli.
 
 
Valèry si fermò nel giardino della struttura, afferrando la compagna per le spalle, in modo da guardarla in quegli occhi tanto profondi quanto misteriosi.
Lentamente Asia riprese il controllo di sé stessa, incominciando a tremare quasi impercettibilmente, come se un gelo improvviso l’avesse colta.
Si liberò dalla presa della ragazza e si sedette sul prato, sdraiandosi in quel manto verde che si confondeva tra i ciuffi corti della ragazza, unendosi a quelli viola e a quelli ugualmente verdi.
La giovane si sedette al suo fianco, attendendo una spiegazione che sapeva sarebbe giunta.
- È viva.
- Come ?- Wit Blom sollevò un sopracciglio, confusa dall’affermazione dell’altra.
- Ricordi la ragazza di cui ti ho parlato ? La ragazza che mio fratello ama dal primo momento in cui la vide ?
- Si, hai accennato a questa ragazza.
 
Anim si sollevò di scatto, incrociando le gambe e voltandosi verso il cielo, alla ricerca di una qualche risposta divina dinnanzi a tutta quella confusione.
Afferrò con violenza alcuni steli d’erba, strappandoli dalla terra per sfogare il caos di sentimenti che avvertiva crescere dentro di sé.
- La sorella di quel ragazzo.. Lei è la stessa ragazza che ora dovrebbe essere morta.
 
I rumori della città furono gli unici udibili in quel momento.
Le parole sembrarono bloccarsi nella gola della compagna, assieme all’aria che non riusciva più ad espirare.
Rifletté il più rapidamente possibile, tentando di realizzare quell’assurda situazione, prima di decidersi ad emettere un fiato.
- Ma… Ne sei sicura ?
- Si.. No… Io.. È lei ! Ma non può essere!
- Immagino quanto possa essere scioccante una situazione del genere, ma potrebbe essere una ragazza molto simile a lei. Anche se occhi come i suoi non li ho mai visti prima.
- Quella ragazza ha la stessa età, lo stesso volto e la stessa voce di Alexandra.
- Aspetta, si chiamava così ? Forse è tutta un’assurda coincidenza ma anche la sorella del ragazzo porta lo stesso nome.
 
Anim serrò le labbra, portandosi la testa fra le ginocchia, in modo da trattenere l’impulso di correre via che la stava pervadendo.
La sicurezza che avvertiva sull’identità di quella giovane la lasciò basita, in quanto unica roccia in un mare di argilla.
Non si rese conto di starsi mordendo le labbra finchè il sapore ferroso del sangue non le invase la bocca, risvegliandola da quel flusso di pensieri senza fine.
In quell’istante realizzò cosa sarebbe accaduto se il fratello, che mai aveva superato quella perdita, fosse venuto a conoscenza della situazione in cui si trovava.
Spaventata dalla reazione che il suo gemello poteva avere, se tutta la faccenda si fosse rivelata solo un’amara coincidenza, si riscosse e scattò in piedi.
- Dobbiamo impedire assolutamente che mio fratello la veda.
- Cosa ?
- Se tutto questo..Questo assurdo casino, fosse una crudele coincidenza, lui non si riprenderebbe più! Sono cinque anni che vaga in cerca di sé stesso. Non  permetterò che crolli ancora quando ha iniziato a trovare la strada.
- Ma se fosse vero..
- Se fosse reale..L’unica possibilità sarebbe quella di una perdita di memoria.. Memoria che potrebbe non tornare mai più.
 
Non parlarono per alcuni minuti, ancora intente ad elaborare tutta quella matassa sconfinata in cui erano finite.
Attesero immobili un qualche segno o richiamo ma l’unico richiamo fu quello del comunicatore dei Titani che segnalava una chiamata.
Asia afferrò il piccolo marchingegno, migliorato da Cyber alcuni mesi prima, per rispondere alla chiamata del suo ragazzo.
Un ologramma del titano dai capelli rossi apparve sulla superficie circolare dell’oggetto, che rivolse un dolce sorriso alla mutaforma.
- Tutto apposto ? Jake ed io siamo appena tornati alla torre e non vi abbiamo trovate.
- Tranquillo, è tutto okay. Siamo uscite ora dall’ospedale. – Il tono della Logan, prima tremulo, divenne immediatamente tranquillo, così come la sua espressione.
- Bene. Mike e Denny stanno bene. La ferita di Denise non ha causato troppi danni e Michael è riuscito a sistemarla come poteva.
- Voi come state ?
- Solo contusioni o ferite superficiali stavolta. Jake si è curato da solo con la magia e ora sta cercando di contattare i nostri genitori. Venite ?
- Certo, arriviamo subito.
 
Non appena la chiamata fu terminata, il piccolo ologramma svanì, permettendo ad Asia di rilassare i muscoli in tensione a causa della recita poco prima svolta.
Dopo aver riposto il comunicatore si voltò verso Valèry e attese qualche attimo prima di parlare.
- Ti prego non parlare a nessuno di ciò che è successo.
- Non preoccuparti. Non l’avrei fatto.
- Grazie Val. Adesso è meglio se torniamo.
- Certo.
 
Anim ruotò lievemente le spalle, rilassando i muscoli delle braccia, trasformandosi in un secondo in uno pterodattilo, in modo da poter trasporta più facilmente la compagna.
Wit Blom assunse un aria stupita, elettrizzata per l’esperienza che stava per compiere. Quando però, il volatile preistorico prese il volo, afferrandola per le braccia, non riuscì a trattenere l’urlo che nacque spontaneo dal suo petto.
 
 
Osservò con sguardo critico lo schermo della Main-Ops Room, intanto che lo Stone, tecnico del gruppo come lo era il padre anni prima, si occupava della connessione.
Stanco si lasciò cadere sul divano, affiancando Drake, impegnato a creare e distruggere le sue sfere di energia, perso nei suoi pensieri.
Chiuse gli occhi per un po’, cercando di riposarsi dopo lo scontro e tutte le solite discussioni ed interviste.
In quanto leader dei Titans, la responsabilità  dei giornalisti e dei vari danni, da discutere con la polizia e il sindaco, ricadevano solitamente su di lui, che veniva accompagnato solitamente dal rosso, suo secondo in linea di comando.
Ad un tratto avvertì una sorta di agitazione invaderlo, subito mascherata, che lo convinse ad aprire gli occhi.
Poco dopo, sua sorella e la loro ospite raggiunsero la sala, salutando i membri della squadra.
- Allora ? Il collegamento ?
- Sto..Cercando..Di..Fatto!
 
L’attenzione di tutti i vigilanti venne subito canalizzata dallo schermo, ora acceso, dove troneggiava la figura di Victor Stone, impegnato a discutere con Rachel Roth.
Il cyborg sbuffò dinnanzi all’espressione scettica della mezzo demone, immobile nella sua tipica posizione a braccia incrociate.
- Mamma, zio Victor.
 
I due ex vigilanti si voltarono all’istante, salutando con affetto la squadra di giovani eroi composta dai loro figli.
In quel momento li raggiunse Garfield Logan, il solito sorriso bambinesco in volto e l’immancabile criniera di arruffati capelli verdi ad incorniciargli il viso, del medesimo colore.
- Ciao papà.
“Ehi ragazzi! Ho saputo cosa è successo.. Come state ??”
- Le cose vanno meglio. Abbiamo avuto poco fa un altro scontro con Wight Slado.
 
L’espressione dell’uomo divenne corrucciata, così come quella degli altri membri della squadra, giunti per assistere alla discussione.
Richard si rivolse al leader della squadra, osservandolo con i suoi intensi occhi blu, scoperti da qualsiasi impedimento.
“Avete riportato gravi ferite ?”
-No, la più grave consiste in un taglio alla gamba causato da un coltello ed è di questo che vorrei parlarti.
“Parla pure”
- Qualcuno aiuta il nostro vecchio “amico”. Qualcuno che fino a che Ethan non si è trovato in pericolo non è intervenuto.
“Parli di una specie di aiutante fantasma ?”
- Esattamente. A causa sua lo abbiamo perso, ma molto probabilmente è stato ferito.
“Come fai a dirlo ??”
 
Jake si voltò in direzione di Valèry, invitandola a raggiungerlo davanti allo schermo, in modo da risultare visibile ai membri della prima squadra di Titani.
La ragazza, ora senza maschera e con i capelli sciolti, affiancò il giovane Logan, trattenendo l’agitazione che la stava pervadendo.
Osservò il volto serio di Richard, stupendosi a causa della profonda somiglianza con i tratti della figlia maggiore, Denise.
Il bel volto, che da sempre ammaliava chiunque, ora più serio e gli occhi, di solito coperti dalla maschera, liberi di mostrarsi in tutta la loro intensità.
Nonostante l’evidente passare degli anni, a causa della lieve sfumatura grigia sui suoi capelli, non potè che ammettere quanto il famoso Robin fosse affascinante.
- Lei è la figlia di zio Garth. Ci ha dato una mano durante l’ultimo scontro e, dopo aver evitato che un secondo colpo andasse a segno, ha colpito l’aiutante fantasma.
“Ne siete sicuri ?”
 
Sentendosi ferita nell’orgoglio, la ragazza assottigliò lo sguardo, assumendo un’espressione molto simile a quella della madre.
L’uomo all’altro lato dello schermo trattenne a stento la sorpresa, mentre osservava il volto della giovane venir illuminato da un ghigno quasi strafottente.
- Io non sbaglio. Zio Roy conosce le mie capacità e potrà dirvi cosa riesco a fare.
“Non ce ne sarà bisogno. Devo dire che sei cresciuta moltissimo dall’ultima volta che ti ho vista”
- Io posso dire che tu sei invecchiato invece, zio.
 
Un sorriso quasi malizioso comparse sul viso della Titan, intenta ad accarezzarsi il tatuaggio a forma di margherita come faceva abitualmente.
Garfield, dall’altra parte, si lasciò andare ad una risata, trattenendo a stento le lacrime di fronte alla sfrontatezza della ragazza.
Il Grayson scosse il capo,  concedendosi un sorriso di apprezzamento per l’animo orgoglioso che la ragazza ovviamente possedeva.
Nella mente riapparve nitida l’immagine della madre quando, anni prima, arrivò sulla Terra per incastrare la sorella.
Mai avrebbe dimenticato il sorriso ammaliatore e i suoi occhi, pieni di sentimenti repressi per troppo tempo.
Sullo schermo, in quel momento, apparve la figura slanciata di Roy.
I capelli castano ramato e lo sguardo nocciola, che si illuminò nel riconoscere la figura della nipote.
“Ehi piccola Val! Ho sentito bene ? Hai fatto qualcosa di utile!”
-  Piantala zio Roy. Sono certamente più utile di te!
 
L’ennesime parole taglianti della figlia di Garth suscitarono una seconda ondata di ilarità, calmata poco dopo dall’urgenza della discussione intrapresa.
Lo sguardo di Valèry percorse ogni millimetro della stanza, alla ricerca della figura di uno dei suoi genitori, quando però non riuscì a scorgerli, abbandonò l’idea di cercarli.
La voce calma e posata di Jake rispose alle ultime domande del suo predecessore, che dopo alcuni minuti concluse la discussione.
Attese fino all’ultimo secondo di vederli ma, incontrando gli occhi seri di suo zio, si arrese definitivamente.
Con lo sguardo l’uomo le comunicò un unico messaggio e allora abbassò lo sguardo, cercando di sfuggire agli ennesimi ricordi asfissianti.
 
 
Il volto di Ethan, coperto dalla solita maschera bianca, si voltò in direzione della figura che, alle sue spalle, armeggiava con le fasciature.
Rimase impassibile durante tutto il tempo in cui la persona si occupò delle proprie lesioni, finchè non potè liberarsi dalla sua presa.
Concesse un unico sguardo al suo “aiutante fantasma”, ora occupato a controllare la ferita inferta da Wit Blom.
Sicuramente la ragazza aveva imbevuto la freccia di veleno, in modo da ottenere un buon risultato anche in caso di un lieve graffio.
- Fai in modo che non procuri troppi danni. Non vorrei che alla fine tu risultassi inutile.
 
La persona rimase in silenzio, continuando a sistemare la propria fasciatura, realizzata con gli strumenti a sua disposizione sul tetto del palazzo da dove aveva attaccato.
Trattenne a stento l’ira, inveendo mentalmente contro la vigilante dai capelli nero pece che aveva inferto quel colpo, proclamandosi cecchino della squadra.
- Non mi aspettavo che si portassero appresso qualcun altro. Questa..eroina..non era prevista, ma non sarà un problema.. Vero ? Oppure non sei all’altezza?
 
L’aiutante sollevò di scatto il capo, incrociando i suoi occhi neri come la notte con quelli azzurro ghiaccio del suo maestro, intento a riflettere sulle possibili variazioni che quella ragazza sconosciuta avrebbe potuto portare ai loro piani.
Serrò la presa sul coltello argenteo dal manico decorato con la luna insanguinata, concentrando la propria rabbia sulla stretta.
Guardò con occhi desiderosi il sangue cremisi colare dalle proprie ferite e immaginò che fosse il sangue della sgualdrina mascherata a colare.
Il liquido vermiglio bagnò la poltrona in velluto bianco, creando un contrasto tra i due colori che portò la persona a sorridere.
Ethan osservò tutta la scena e, senza alcuna reazione, si voltò per raggiungere il proprio studio, mentre i suoi polpastrelli si ricoprivano della solita brina leggera.
 
 
Era ormai sera quando, costretta da Paolo, fece ritorno a casa, per poter riposare dopo quella stressante giornata.
Si chiuse la porta alle spalle, lasciando cappotto e chiavi nel salotto per potersi stendere sul divano.
Lo sguardo fissava il soffitto bianco, come alla ricerca di una qualche risposta.
Entrambi i suoi fratelli erano finiti coinvolti in un attacco da parte di Wight Slado, casualità alquanto preoccupante.
Si chiese se fosse il caso di temere per la propria vita, ma dinnanzi alla prospettiva di finire invischiata in un terzo scontro, chiuse gli occhi, cercando di fuggire ad una tale possibilità.
Con svogliatezza afferrò il telecomando, dedicandosi allo zapping per divagare con la mente su cose più futili.
Quando stava per arrendersi e spegnere però, un servizio particolare attirò la sua attenzione.
Le immagini della vecchia villa, crollata anni addietro a causa di un esplosione, scorrevano sulla TV, mostrando le poche zone accessibili dell’edificio.
Un brivido le percorse la schiena, spingendola ad afferrare una coperta dal mucchio piegato, posto sulla poltrona.
Incuriosita alzò il volume, domandandosi come avesse fatto a non guardare, in quei cinque anni, quel servizio annuale che veniva girato in onore di quello che era stato uno degli scontri più misteriosi e pericolosi dei Titans.
“Come potete vedere, l’edificio ha subito numerosi crolli e, nonostante le insistenze di alcuni soggetti, non si è mai accennato ad una possibile ristrutturazione.”
 
Uno strano dolore la costrinse a mordersi le labbra per trattenere le lacrime, che le appannavano gli occhi senza apparente ragione.
Percorse i ruderi di quella meravigliosa villa, abbandonata da tutti, lasciata a sé stessa per cinque interi anni.
“La possibilità di ristrutturare villa Shephard, stroncata sul nascere dal leader dei Titans, Darkus, avrebbe portato alla realizzazione di un edificio pubblico.
Ma, lo stesso Darkus, proibì qualsivoglia tipo di intervento umano sull’edificio, proclamando la villa stessa come un memoriale per ricordare la lotta contro il criminale Slado, morto poco tempo dopo il suo arresto.”
 
Dopo quelle parole, l’immagine del Titano apparve accanto alla ripresa della villa, sostituendo poco dopo le immagini con il video stesso della soprannominata intervista.
L’allora diciassettenne, inquadrato in primo piano dalla telecamera, portava in volto i segni dello scontro avvenuto poco prima.
I suoi occhi, di quel verde smeraldo pieno di vita, erano vacui e colmi di un’atroce dolore che sembrava trasudare da tutta la sua essenza.
I capelli più lunghi coprivano in parte quello sguardo pieno di straziante malessere, assieme alla gemma lucente che brillava sotto la chioma.
La ferita sulla guancia, ancora fresca, aveva il tipico colore rosato, misto al rosso del sangue.
Alex avvertì una profonda stilettata al cuore vedendolo in quello stato.
Così giovane e pure così distrutto.
“Lo scontro che si è appena concluso vi ha visti vincitori! Finalmente Saldo, più antico tra i nemici di voi vigilanti, è assicurato alla giustizia. Cosa farete questa villa ? Avete intenzione di ristrutturarla e trasformarla in un museo ?”
“No. Questa villa non verrà toccata da nessuno e rimarrà a ricordare quello che Slado ha portato via a molti di noi.”
“Cosa volete dire con questo ?”
“Durante tutti gli anni in cui i miei genitori prima di me ed io stesso, abbiamo combattuto questo mostro, molte sono state le perdite causate dagli scontri. Questo edificio sarà un memoriale per quelli che nonostante tutto, rimarranno spezzati per tutta la vita.”
 
Quelle parole lasciarono un vuoto immenso nel cuore della ragazza, che non potè non percepire l’immenso trasporto che lo pervadeva nel parlare di tale argomento.
Per un attimo le sembrò di avvertire quello stesso sguardo su di sé, colmo di una pari disperazione.
Lo percepì con chiarezza, nonostante quelle fossero solo riprese vecchie di 5 anni e per l’ennesima volta, si sentì anche lei, irrimediabilmente spezzata.
 
 
***
Il fumo era ancora troppo denso per poter scorgere con chiarezza la villa, ormai distrutta, come lo era lui.
Avrebbe voluto correre via, lasciandosi alle spalle tutto e tutti, per abbandonare quell’immenso peso che sentiva diventare sempre più asfissiante.
La polvere sui vestiti, sulla pelle, sul viso, ovunque, sembrava essergli entrata anche dentro,tanto da costringerlo a tossire per cacciarla via.
La guancia continuava a bruciargli così come le labbra, come se in questo modo potessero trattenere la sensazione che quelle di lei gli procurava.
Ignorò i richiami di sua sorella, stretta tra le braccia del suo ragazzo, e continuò a camminare verso il sentiero che portava al bosco vicino.
Avvertiva tutta quella confusione come un infimo ronzio di sottofondo, troppo insignificante se confrontato con lo straziante dolore che lo stava distruggendo.
I suoi poteri sembravano farsi beffe di lui, rimanendo troppo deboli per essere utilizzati a causa della su condizione mentale e fisica.
Per un momento desiderò tornare indietro per poter abbandonare l’essere immondo che era stato Slade, ora ridottosi ad un insignificante omuncolo fuori di testa.
Voleva dormire per sempre, per non sentire niente, per allontanare tutto ciò che era successo e non tornare mai più in quell’orribile realtà.
Serrò gli occhi e rivide il volto esanime di suo zio, frappostosi fra lui e la lama di ghiaccio lanciata da Ice.
L’ombra di un sorriso ancora sulle labbra, felice per essere riuscito a salvarlo, anche se a costo della sua vita.
Urlò al cielo, alla terra e a tutto il mondo, rimanendo però in silenzio, sgretolandosi in quel mutismo pieno di grida.
Quando però, all’immagine di suo zio si sostituì quella di Alexandra, non riuscì a reggere e crollò per l’ennesima volta in ginocchio. Troppo spezzato per poter reagire dinnanzi a quella vita che vita non poteva essere. Non senza lei.
 
***
 
Si sollevò di scatto dalla scrivania su cui si era addormentato, tentando di eliminare quelle sensazioni fin troppo vivide che quel ricordo avevano portato a galla.
Si massaggiò le tempie, assumendo una maschera di impassibilità per celare i suoi sentimenti in subbuglio.
- Jake..
 
La voce di Asia lo fece sobbalzare, a causa della situazione caotica in cui la sua mente si trovava.
Avvertì la presa delicata della gemella sulle sue spalle, mentre lei cercava di sollevarlo dalla sedia.
In silenzio si alzò, lasciandosi stringere dalla ragazza mutaforma, scombussolata a causa del legame che li legava indissolubilmente dalla nascita.
- Cosa è successo ?
- Ho..Sognato..
- Era un ricordo ?
 
L’espressione del fratello l’aiutò a comprendere la risposta alla sua domanda e le preoccupazioni della mattina la invasero.
Soppresse all’istante quei sentimenti, sperando che il fratello non si fosse reso conto della sua confusione in mezzo alla propria.
Lentamente iniziò a camminare verso la stanza da letto del ragazzo, tentando di sorreggerlo al meglio nonostante la differenza di altezza.
- Asia..
- Dimmi Jake.
- Non voglio che riaccada..Se perdessi te..Io..
- Jake.
 
Preoccupata si fermò, afferrando il volto del fratello tra le proprie dita affusolate, specchiandosi in quel viso così simile e al tempo stesso tanto diverso dal proprio.
Posò la propria fronte contro quella del leader dei Titans, carezzando i tratti delicati del giovane uomo che aveva di fronte.
Ricordò la sensazione di vuoto, avvertita da bambina quando aveva rischiato di perderlo, e affondò le dita tra i crini scuri del gemello.
Sotto le dita avvertì ogni imperfezione di quel volto così pieno di dolore e allo stesso tempo di forza.
- Sono qui.. Sono accanto a te..Io ci sono e ci sarò sempre..Guardami.
 
Il ventiduenne fisso i propri occhi, verde smeraldo, lucidi per la confusione e la paura, in quelli viola ametista di lei.
Si ritrovò in quelle iridi così piene di amore verso di lui, nonostante tutto il male che lui le aveva fatto i quegli anni di totale freddezza.
Allo stesso modo in cui lei aveva accarezzato lui, il ragazzo sfiorò il volto di Asia, avvertendo quanto quegli anni avessero portato via alla bambina che un tempo cercava disperatamente di superarlo.
Percepì la pelle calda e quando le lacrime scesero a bagnarle le guancia, tracciando una scia salata, anche lui pianse.
Le asciugò il volto, baciandole, infine, la fronte in segno di affetto e protezione.
- Scusa.. Scusami
 
Con dolcezza l’abbracciò stretta, udendo il battito rapido dei loro cuori che cantavano all’unisono.
Allora chiuse gli occhi e comprese che, nonostante tutto, tutte le perdite e tutto il dolore, qualcuno ci sarebbe sempre stato.
Perché l’amore che legava lui e Asia era diverso. Quell'amore che lega due fratelli fino alla fine delle loro vite.



Scusate per tutto il tempo che ho impiegato per l'aggiornamento e spero che ci sia ancora qualcuno che segua questa storia.
Questo capitolo è pieno di angst e sinceramente è totalmente diverso da quello che avevo intenzione di scrivere.
Ringrazio chi legge ancora ciò che scrivo e prometto di fare il possibile per aggiornare prima.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Attendo di sapere cosa ne pensate :)
AlexRae00


 

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Capitolo 7
*** Marked by memories ***


Sfiorò la fronte liscia del ragazzo ancora addormentato, scostando un ricciolo ribelle dal suo volto.
Il diciottenne continuò a riposare, ignaro della ragazza intenta ad osservarlo con dolcezza e una lieve preoccupazione.
Sobbalzò nel momento in cui il suo telefono vibrò e lo afferrò alla svelta, cercando di non svegliare il giovane.
“Ehi. Come va ? Si è svegliato ?”
“ No, sta dormendo. Il dottore mi ha detto che lo faranno restare solo per oggi e poi potrà tornare a casa, a patto che non compia sforzi.”
“Menomale. Beh, adesso ti devo lasciare. E’ arrivato Steve per discutere della mia moto. Sembra ci siano stati alcuni intoppi nelle riparazioni.”
“Va bene. Ci sentiamo dopo.”
 
Non appena ebbe chiuso la chiamata, rimase per qualche secondo ad osservare lo schermo del cellulare.
Il ricordo di quanto successo il giorno prima, con le due Titans, continuava a riaffiorare, come se stesse cercando di comprendere qualcosa dietro a quell’avvenimento.
Il volto completamente scioccato della vigilante, lo sguardo vitreo e il tremore che la scuotevano.
Avrebbe continuato a rimuginare su quei particolari per il resto della giornata se non fosse stata chiamata dalla voce lieve di Matteo.
- Alex.. Non dovresti essere a lavoro ?
 
La sorella addolcì la propria espressione dinanzi alla preoccupazione del diciottenne, che intanto cercava di mettersi a sedere, nonostante le numerose fitte dovute alle lesioni riportate.
- Non preoccuparti. Io e Paolo abbiamo deciso che stamattina sarei venuta io mentre lui risolveva alcune faccende.
- Si, ma..
- Niente ma. Oggi mi occupo di te!
 
Il moro sorrise lievemente e la solita fossetta comparve sulla guancia, anche se per poco a causa dell’ennesima fitta di dolore.
- Come ti senti oggi ? Il dottore mi ha detto che sei riuscito a dormire senza assumere alcun farmaco.
- Mi sento ammaccato ma sto bene. Anche se..
- Cosa ?
- Stavo ripensando a quello che è successo ieri.
 
Un espressione corrucciata prese posto sul suo volto angelico, incorniciato dai ricci scuri. Con una mano si sfiorò il costato, carezzando il punto leso da sopra le fasciature.
Alexandra si mordicchiò il labbro inferiore, mentre si sedeva sulla sedia di plastica bianca accanto al letto.
- Lo so.. Anche io ci ho pensato. Però non credo che sia qualcosa di cui dovremmo davvero preoccuparci.. Forse ha avuto un mancamento a causa della stanchezza.
So che è rimasta qui dopo lo scontro solo per poterci rassicurare sulla situazione.
- Forse hai ragione. Ho visto in parte ciò che è successo ed è stato… Non ho parole, sul serio. Ho sempre voluto assistere in modo ravvicinato ad uno scontro dei Titans! Anche se ne avrei preferito uno un po’ meno ravvicinato.
 
La risata cristallina, leggermente soffocata per la sua situazione, invase la stanza, trascinando anche la giovane in quel momento di allegria.
Lei l’osservò con il sorriso sulle labbra, afferrando la sua mano e stringendola, ricevendo una seconda stretta in risposta.
Rimasero così per alcuni secondi, apprezzando la tranquillità di quella situazione, interrotta dall’arrivo del dottor Carson con la solita espressione stizzita sul volto.
 
 
Uno sbuffo di fumo uscì dalle labbra della ragazza, intanto che allontanava la sigaretta dalla bocca. Il vento continuava a muoverle i capelli, spostandoli davanti al viso.
Chiuse gli occhi infastidita, voltandosi dalla parta opposta, e aspirò l’ennesima boccata di fumo.
Gli occhi nero pece si soffermarono sulle rocce, su cui le onde continuavano ad infrangersi, e avvertì una lieve vertigine a causa dell’elevata altezza della torre.
A quella vista però, l’ennesimo ricordo riaffiorò nella sua mente e lei tento di ricacciarlo, iniziando a battere ritmicamente il piede sul pavimento della terrazza.
La sigaretta finì senza che lei se ne rendesse conto, arrivando a scottarle le dita.
Inconsciamente la lasciò cadere, portandosi alle labbra la parte lesa, mentre con lo sguardo seguiva la caduta di quell’insignificante mozzicone.
- Sai che il fumo fa male ?
 
Un sorriso increspò le labbra sottili della ragazza che si voltò verso l’uomo dai ricci corvini e la pelle scura.
Michael rimase fermo per alcuni secondi prima di affiancarla, spostando lo sguardo verso ciò che poco prima lei guardava.
- Penso che questa frase sia la più inutile del mondo.. Di certo tutti sanno che è così.
- Ma alcuni scelgono di farlo comunque.
- A mia discolpa posso dire che non sono una fumatrice. Però ogni tanto mi lascio andare e commetto un tale increscioso peccato.
 
Lo Stone sorrise scuotendo il capo, per poi voltarsi, in modo da poggiare la schiena contro il muro del parapetto.
Valèry si portò una mano alla tasca dei jeans scuri, estraendo il pacchetto di sigarette per prenderne un’altra.
Afferrata, avvicinò la mano al ragazzo che, dopo un momento di esitazione, ne estrasse una.
- Come mai fumi ?
- Non c’è un vero e proprio motivo. Diciamo che per un periodo ho particolarmente apprezzato il sapore del fumo.
 
Le sue stesse parole la fecero sorridere ironicamente, intanto che un altro sapore, amaro e orribile, le invadeva la bocca.
Prese una boccata di fumo, trattenendolo maggiormente, come per liberarsi da quel gusto fantasma.
Lo sguardo di Michael si soffermò sul profilo della ragazza. Il naso sottile e le sopracciglia fini e lievemente arcuate. I capelli, lunghi e scuri come il petrolio,le cadevano sul viso, facendola apparire in disordine ma non in modo sgradevole.
Quando il suo sguardo color miele incontrò quello di lei, nero come l’onice, avvertì uno strano sentimento, quasi come se quegli occhi fossero un baratro troppo profondo per poter arrivare al fondo.
- Sei un ragazzo silenzioso, Mike.
- Anche tu non parli molto. Nonostante sembri il contrario.
- Stai provando a leggermi dentro ? Beh ti avviso che non è semplice.
- Nessuno è semplice.
- Bella risposta.
 
Rimasero sul tetto ancora un po’, finendo le sigarette che avevano iniziato insieme.
Non parlarono più e quando Valèry decise di rientrare lo salutò con un sorriso divertito, mentre Michael compì un cenno con il capo, lasciando cadere l’ennesimo mozzicone verso gli scogli.
 
 
Lo schermo del computer si illuminò, segnalando l’arrivo di un messaggio.
Il ragazzo si fermò dinnanzi alla porta della stanza, cercando con lo sguardo Jake per avvertirlo.
Quando non lo vide si avvicinò alla scrivania, aprendo la comunicazione, per poterne controllare il contenuto.
Lesse stranito il nome del mittente, chiedendosi cosa avesse spinto quella persona a contattare Jake.
Le prime frasi erano solo forme di cortesia ma, quando arrivo al vero motivo del messaggio, rimase interdetto.
 
“Jake, volevo chiederti di tenere sotto controllo mia sorella. Ho saputo dai miei genitori che vi sta aiutando durante li scontri e sono preoccupata.
Non dubito delle sue capacità ma Valèry ha un carattere molto particolare..
Oltretutto ha superato da poco una situazione particolarmente difficile e temo che commetta qualche sciocchezza.
Ti chiedo per favore di tenermi al corrente su ciò che le succede e di non riferirle nulla di questo messaggio.
Se ne venisse a conoscenza non sarebbe per niente d’accordo e si arrabbierebbe con entrambi.
Grazie comunque per la tua ospitalità nei suoi confronti.
Ti salutiamo, sia io che Stephan.
Cleo”
 
Continuò a riflettere per qualche secondo sulle parole di Cleo, cercando di capire cosa fosse accaduto per poter spingere la ragazza a preoccuparsi così tanto.
Nel momento in cui Jake tornò nello studio, Drake lasciò il posto all’amico e portò la sua attenzione sul messaggio.
Lo sguardo verde giada del giovane leader si corrucciò dinanzi alle parole contenute nella mail, mentre un sopracciglio scuro si sollevava.
Il rosso si poggiò alla scrivania, scompigliandosi la chioma color fuoco, in attesa  di un responso dal compagno.
- Questa cosa mi fa preoccupare.. Però non penso che Valèry possa davvero arrivare a compromettere uno scontro.
- Senza dubbio. Nonostante tutto penso sarebbe meglio parlarle. Forse ci chiarirà la situazione.
- Cleo mi ha chiesto di non metterla al corrente. Non posso dirle del messaggio.
 
Il Logan si alzò dalla sedia, incrociando le braccia sul petto muscoloso, fasciato dalla maglia nera che indossava in allenamento.
L’amico lo guardò per un po’, aspettando che dicesse ciò che in quel momento stava pensando.
- Non dire del messaggio a nessun’altro. Forse i timori di Cleo sono infondati.
- Sono d’accordo ma continuo a pensare che dovresti parlarle.
- Aspettiamo. Se succede qualcosa di preoccupante andremo direttamente da lei.
 
I due eroi lasciarono la stanza, percorrendo i corridoi della T-Tower fino alla palestra, intenzionati ad allenarsi.
Rimasero in silenzio per tutto il tempo, finchè non entrarono nella struttura adibita a stanza di allenamento.
Il mago raggiunse un lato della stanza, venendo prontamente fronteggiato dall’altro che si liberò della felpa, rimanendo con una maglia leggera di colore bianco.
Drake piegò lievemente le ginocchia, mentre attorno alle sue mani iniziava a formarsi il tipico alone luminoso, dovuto alle sfere di energia.
Gli occhi del ragazzo metà alieno brillarono di un azzurro intenso, una luce piena del potere del sole.
Jake sogghignò divertito prima di aprire i palmi, avvolti in fasci di energia nera,  da cui lievi scariche di materia si dipanavano.
Le sue iridi assunsero il tipico colore nero e la gemma smeraldina scintillò sulla fronte.
Entrambi avvertirono la forza che proveniva dall’avversario e sorrisero, prima di lanciarsi all’attacco verso l’altro.
 
 
I bambini giocavano a rincorrersi nel parco, ridendo e urlando tra di loro.
Il prato, di un verde brillante, ospitava numerose persone nonostante il vento particolarmente insistente.
Si lasciò andare con la schiena contro la grande quercia, ascoltando le tante voci e avvertendo i molteplici odori.
Il frusciare delle foglie l’aiutò a fermare i troppi pensieri che le stavano facendo scoppiare la testa.
Incrociò le gambe e socchiuse gli occhi, godendosi il lieve calore che il sole stava fornendo al suo volto pallido.
Con la lingua passò più volte sulle punte dei suoi canini, più appuntiti di una normale persona, e con le unghie scavò delicatamente il terreno.
Quella mattina aveva lasciato la torre appena svegliatasi, cercando una via di fuga dai suoi pensieri e un modo per allontanarsi dall’empatia del fratello.
Il giorno prima era riuscita miracolosamente ad evitare che il gemello percepisse i suoi turbamenti, grazie anche alla momentanea confusione che lo aveva colto.
Afferrò la borsa che si era portata assieme e ne estrasse un portatile, iniziando a cercare alcune informazioni sulla famiglia Leoni.
L’immagine che più spesso appariva era quella del fratello maggiore, in quanto motociclista talentuoso all’inizio di una carriera molto promettente.
Chiudendo l’ennesima pagina inutile, decise di usufruire dei vantaggi del suo ruolo di vigilante ed entrò in un server privato, dove venivano conservate la maggior parte delle informazioni sugli avvenimenti di Jump-city.
Selezionò l’archivio dell’ospedale e, dopo alcune notizie di poco conto, qualcosa attirò la sua attenzione, gelandole il sangue nelle vene.
Aprì in fretta la cartella, rimanendo interdetta davanti a ciò che era scritto al suo interno.
Alexandra. Trovata da una famiglia in gravi condizioni. Unici ricordi in suo possesso, il suo nome. Perdita di memoria provocata da una ferita quasi letale alla testa, causata da un colpo molto violento.
Numerose lesioni di vario genere sul corpo, le quali non comportano alcun rischio per la vita della paziente.
La situazione rimane stabile e la ragazza non sembra riporterà danni fisici permanenti.
Dottor Madison”
 
Attese qualche secondo prima di chiudere il fascicolo, rileggendo ciò che quel dottore aveva scritto ormai cinque anni prima.
Uscì dall’archivio medico, entrando in quello della polizia, per aprire una notizia in particolare di quello stesso anno.
Scorse la lista alcune volte prima di riuscire nel suo intento, selezionando l’articolo che cercava.
Oltre alle parole riferite durante la discussione con il commissario, erano allegati tre fascicoli che lei e gli altri avevano stilato insieme.
“Tre morti nel crollo causato dallo scontro dei vigilanti e dei criminali. Catturato il soggetto conosciuto come Slado. L’uomo è stato rinchiuso in una clinica psichiatrica, a causa dello stato in cui è stato rinvenuto.
Tra i tre deceduti, uno è identificato come criminale e alleato del precedentemente citato Slado, conosciuto con il nome di Ice.
La seconda vittima dello scontro corrisponde al nome di Shadow, vigilante caduto durante la missione.
La terza persona perita è identificata con i nome di Alexandra Shephard ed è riconosciuta come vigilante infiltrata nel covo nemico.”
 
Una stretta allo stomaco la colse leggendo quelle parole, scelte per preservare la memoria di quella ragazza che non aveva avuto una reale possibilità di redimersi.
Ricordò come se fosse ieri il momento in cui suo fratello aveva riferito alcuni dettagli sulla vita della ragazza, omettendo molte informazioni nel tentavo di lasciare di lei un ricordo migliore.
Asia non avrebbe mai dimenticato, gli occhi verde giada del gemello farsi lucidi e brillare a causa delle lacrime che non poteva lasciar cadere.
Il ragazzo aveva stretto i pugni per tutto il tempo, tentando di non intaccare la sua maschera di serietà, necessaria dinanzi alla gente.
Dopo quel momento, Jake aveva impedito a chiunque di avvicinarsi, nascondendosi sempre di più dietro alla stessa maschera di fredda severità.
Scosse il capo per tornare in sé, colta da un improvvisa sicurezza che fino a poco prima non la pervadeva.
Cliccò sul nome di Slado ed inserì il codice che la identificava come eroina, intenzionata ad assimilare più informazioni possibili.
Lesse le informazioni che lo riguardavano fino all’ultima, soffermandosi particolarmente sui dettagli psicologici, redatti dalle due generazioni di Titani che lo avevano affrontato.
Sia suo zio, NightWing, che suo fratello, Darkus, affermavano la grande capacità riflessiva del criminale, pari alla  versatilità nella lotta dell’uomo.
Le considerazioni finali lo ritraevano invece come un uomo la cui sanità mentale era ormai sparita, privo di tutte le abilità precedentemente citate.
Il fascicolo si concludeva con la data della sua morte, avvenuta solo pochi mesi prima.
Sospirò, distogliendo lo sguardo dallo schermo, e rimase alcuni secondi ad osservare la gente che si dedicava tranquillamente alle proprie vite, senza sapere cosa volesse dire dover lottare ogni giorno per proteggere qualcuno che, da solo, non ce la farebbe.
 
 
Un ghigno apparve sul volto dell’uomo mentre a passo deciso percorreva i corridoi della palazzina semi abbandonata.
L’abito di alta sartoria, bianco come la neve, a contrasto con i muri fatiscenti e le porte semi divelte.
Passò una mano tra i fini capelli chiari e lanciò uno sguardo gelido all’uomo che si trovava nell’ultima camera, steso su un divano in pessime condizioni con una birra in mano.
Lo sconosciuto quasi cadde sul pavimento lercio davanti alla vista di quell’uomo.
Un brivido lo colse a causa dell’occhio azzurro come il ghiaccio che lo fissava attraverso la sottile fessura della maschera.
- Non scomodarti. Sono venuto qui per proporti un affare. So che hai una certa esperienza nel campo delle rapine.
 
L’uomo si alzò in piedi, tentando di sistemare i vestiti consumati e i capelli neri, lunghi e non curati.
Con le unghie sporche si gratto la punta del suo grosso naso, sorridendo lievemente nonostante il timore che continuava a pervaderlo.
Fece un passo avanti e lanciò uno sguardo all’intera figura di quello sconosciuto che non aveva mai visto prima di allora.
Il suo amore per il denaro però lo aiutò ad affrontarlo, spingendolo ad assumere un espressione di soddisfazione, che non celava la cupidigia nei suoi occhi scuri.
- Sei ben informato allora. Alcuni anni fa ho messo in atto un colpo che nessuno sarebbe stato in grado di compiere.
- Nonostante questo però, ti trovi in questo infimo appartamento semi distrutto. Cosa è accaduto alla tua fortuna?
 
Le parole pungenti dell’uomo mascherato lo colpirono all’orgoglio, convincendolo a fronteggiare in modo più spavaldo l’inquietante straniero dai capelli color argento.
- Sfortunatamente fuori da questa città le cose sono diverse. Ho lasciato Jump-city subito dopo il colpo, così come i miei compagni, ma ho scelto una meta sbagliata.
Mi sono ritrovato in una situazione particolarmente spinosa e ho dovuto dare via tutto per salvarmi la pelle. Ma non intendo rimanere così per molto.
 
L’albino si sistemò la giacca dell’abito, osservando quell’insignificante ladro che aveva scelto come pedina dei suoi giochi.
Avvertì la brina formarsi sui polpastrelli mentre faceva un passo avanti e osservò la confusione apparire nello sguardo dell’altro, sostituita poi dal terrore.
Non appena le gambe del ladro furono congelate, assieme alle braccia, si dedicò ad osservare la stanza dove l’uomo si era stabilito.
Ignorò le parole del rapinatore terrorizzato e, dopo alcuni attimi di riflessione, riportò la sua attenzione su di lui.
- Ho intenzione di utilizzarti per un colpo. Assieme a te ci saranno altri del tuo.. “settore”.. Compirete questa piccola missione per me ed in cambio avrete tutto il denaro che ruberete.
- Come ?! T-Tu v-vuoi farci r-rubare dei soldi s-senza volerli ?
- Esattamente. Non ho bisogno di denaro, voglio solo che facciate questo lavoretto e affrontiate i Titans.
- I T-Titans ?
- Non preoccuparti. Farò in modo che siate..adeguatamente equipaggiati.
 
Con nonchalance tornò sulla soglia della porta, intenzionato ad uscire da quel palazzo abbandonato.
Poco prima di uscire però, si fermò e voltò lievemente il capo per guardare l’uomo le cui labbra stavano divenendo cianotiche, mentre il corpo veniva scosso da forti brividi incontrollati.
- N-Non mi l-lascerai così !?
- No.. Altrimenti saresti inutile. Nel caso che tu accetti ovviamente.
- S-si !
 - Bene..Sarò io a farmi vivo. Fino ad allora, tu non mi hai mai visto.
 
Senza dire altro lasciò la stanza, portandosi con sé il ghiaccio e il freddo che avevano invaso la camera dell’uomo, ora libero.
Ancora tremante l’uomo cadde in ginocchio, raggomitolandosi su sé stesso come un bambino, scosso da tremiti violenti per il gelo che gli era entrato nelle ossa.
 
 
Il telefono vibrò e il nome di sua sorella comparve sullo schermo per l’ennesima volta.
Senza dire niente lo afferrò e chiuse la chiamata, conscia della frustrazione che sicuramente l’altra stava provando in quel momento.
Strinse il cellulare, guardando un punto indefinito del pavimento, prima di lanciarlo al centro del letto e lasciarsi cadere sul materasso.
Si sfiorò nervosamente la clavicola, dove si trovava il tatuaggio che aveva fatto alcuni mesi prima, dopo aver superato un periodo particolarmente difficile.
Percorse con le dita sottili il contorno dei petali, perdendosi tra i molteplici pensieri che le stavano attraversando la mente.
Tra tutti spiccava un senso di rottura che non riusciva ad eliminare né ad ignorare.
Una sorta di vuoto nello stomaco che la costrinse ad affondare il viso nel cuscino, per fermare le lacrime che sentiva premere per uscire.
Artigliò con forza il guanciale, spostando il volto in modo da guardare con un occhio la finestra.
Nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio, il sole stava già tramontando e lei non riuscì a non provare una sorta di tristezza.
Rimase assorta nei propri pensieri, senza spostarsi di un millimetro, sentendosi priva della sua solita energia, finchè una voce familiare non la chiamò.
- Val, sono Asia. Sei sveglia ?
- Si, entra.
 
Rapidamente si sedette sul letto, tentando di sistemarsi i capelli con le dita, per poi darsi della stupida a causa di quell’azione.
La Logan entrò a passo felpato, gli occhi viola ancora pieni di preoccupazione, come il giorno precedente, e le sopracciglia scure corrucciate.
Si sedette al suo fianco, senza guardarla negli occhi se non per un attimo.
Valèry avvertì un groppo formarsi in gola a causa di quella vista e, per cercare di distrarla, pensò di convincerla ad uscire.
- Asia, perché non mi porti in città ? E’ ancora presto e possiamo andare a cercare un posto dove possa fare il tatuaggio.
 
Asia sollevò gli occhi, incontrando quelli neri come l’onice della compagna, intenta a sorriderle.
Capendo le sue intenzioni di distrarla asserì con il capo, ricambiando con affetto l’espressione di gioia che le aveva dedicato.
La mora si alzò di scatto, tirando la ragazza per sollevarla, e si avvicinò all’armadio spalancandolo.
Con una gioia che poco prima non provava, iniziò a cercare qualcosa da indossare, facendo del suo meglio per nascondere la crepa che dentro di lei sembra aprirsi sempre di più.
 
 
Quando ebbero raggiunto il centro, indossando una mise comune per non attirare l’attenzione, subito si recarono verso le vie di negozi che lo popolavano.
Asia si lasciò per un attimo alle spalle la sua seconda identità, i misteri e i problemi, fingendo di essere una comune ragazza, come tutte le altre.
Portò Valèry a visitare vari negozi di abbigliamento e simili, provando abiti che normalmente non avrebbero mai indossato, solo per divertirsi.
L’amica si dimostrò molto interessata e quando giunsero alla vetrina di un fotografo, rimase per alcuni minuti ad osservare le foto esposte.
La ragazza dai capelli corti sorrise dolcemente nel vederla così presa da quelle immagini. Scene di vita quotidiana, paesaggi e sogetti ignari di essere rappresentati.
Momenti catturati su pezzi di carta che non si sarebbero ripetuti più.
Trascorsero parecchio tempo a camminare senza meta tra le stradine poco illuminate, ridendo a battute senza senso.
Solo dopo un ora riuscirono a trovare un negozio di tatuaggi che riuscì a catturare lo sguardo della mora.
Varcarono la soglia in silenzio, rapite dai disegni affissi alle pareti e dall’aspetto del luogo, illuminato dalla luce artificiale generata dalle lampade.
- Scusi. Posso vedere qualche tatuaggio ?
 
Una donna sulla trentina con capelli rosso scuro e tatuaggi su entrambe le braccia le sorrise, emergendo da una porta dietro il bancone. Amichevolmente consegnò alle due ragazze un album su cui erano raffigurati alcuni disegni particolari.
Valèry sfogliò le pagine, cercando qualcosa che la colpisse, e quando lo trovò colpì la pagina con palmi, entusiasta per la scelta.
Volse lo sguardo verso Asia e le indicò il disegno, apparentemente infantile, che si trovava sul foglio.
Uno strano animale dalle lunghe orecchie e dagli immensi occhi scuri si trovava in cima, colorato di grigio e bianco. A seguire, sotto di lui, un secondo animaletto molto simile al primo, solo più piccolo e completamente bianco. Per ultimo un terzo strano coniglietto, più piccolo del precedente, sempre dal pelo bianco.
- Voglio questo. Può farmelo sull’avambraccio? Vorrei che partisse dall’incavo del gomito e finisse poco prima del polso.
- Certamente. La tua amica invece ??
 
Asia rimase interdetta per alcuni secondi, indecisa su cosa dire, finchè un disegno particolare tra quelli esposti non la colpì.
Senza pensare si sfiorò la spalla dove anni prima aveva subito una ferita da ustione, ormai cicatrizzata.
Convinta indicò il disegno che si trovava incorniciato alla parate affianco ad altri, anche se nessuno riusciva per lei ad eguagliarlo.
Un fiore di loto, dai colori rosso oro e nero, avvolto in parte dalle fiamme che sembrava parte stessa di quel fuoco.
I petali non ancora toccati dal furore di quell’elemento, pieno di distruzione e vita al tempo stesso, sfumavano delicatamente dal nero dei bordi al rosso, che caratterizzava il resto del disegno, man mano più vivido.
Al centro, il cuore del fiore, rappresentato  con il tipico colore giallo, quasi fuso con la sfumatura del fuoco.
- Ottima scelta. Ha già in mente il posto in cui farlo ??
- Si può tatuare su una cicatrice da ustione ?
- Beh, non è semplice ma si può.
 
La voce della ragazza non subì alcuna inclinazione, nonostante il ricordo di quello che il fuoco le aveva provocato a quel tempo.
Valèry sembrò avvertire il particolare sentimento che la stava pervadendo e le si avvicinò, per farle comprendere di essere lì, anche solo per starle accanto.
- Bene allora chi vuole iniziare ?
- Asia vai tu. É il tuo primo tatuaggio.
- Okay.
 
Entrarono in una stanza a parte, dove si trovava il lettino e la strumentazione per fare i tatuaggi.
La donna si avvicinò al tavolo e iniziò a preparare gli oggetti, mentre le ragazze raggiungevano il lettino e Asia si liberava della giacca scura.
Afferrò i lembi del maglione e lo sfilò con delicatezza, volgendo la schiena allo sguardo dell’amica.
Dalla spalla destra e per buona parte della schiena, una cicatrice spiccava sulla pelle perlacea della giovane, un marchiò originato dal fuoco.
Valèry osservò in silenzio ciò che le fiamme avevano fatto alla ragazza e con delicatezza, mentre la attuatrice usciva a recuperare l’immagine, sfiorò il braccio di Asia, spingendola a girarsi.
- È avvenuto durante uno scontro, cinque anni fa.  Se non fosse stato per mio fratello sarebbe stato molto più difficile. Mi ha curata senza dire nulla a nessuno su ciò che mi era successo, per rispettare una mia decisione.
- Perché..
- Perché non volevo che altri sapessero ? Beh non era un momento semplice, anzi era molto critico. Non volevo diventare un peso e costringere la squadra a preoccuparsi per me. Anche se con il senno di poi, penso di aver commesso un errore.
- Chi è stato ?
- La stessa persona che mio fratello ha amato più di ogni altra cosa..Anche se tutto ciò è avvenuto  prima che si conoscessero davvero..
 
La mora rimase in silenzio e la guardò negli occhi, trovandovi una malinconia che prima non le aveva mai visto dentro.
Non sapendo cosa fare, restò ferma e, quando la donna tornò per fare il tatuaggio, si sedette accanto al lettino, osservando l’ago marchiare quella pelle già segnata da innumerevoli scontri. Piena di testimonianze di ricordi che, nonostante tutto, sarebbero sempre rimasti impressi sulla sua pelle.



Salve a tutti! Scusate per il ritardo e i miei ritmi lenti. Spero che qualcuno segua ancora questa storia e sia felice dell'aggiornamento.
Il capitolo è stato pubblicato oggi a causa di una modifica necessaria che sono riuscita a fare solo questa mattina.
Grazie per chi legge ancora ciò che scrivo e a chi aprirà questa storia anche solo per caso o per noia.
Mi impegnerò a pubblicare prima il prossimo.
Baci AlexRae00

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Capitolo 8
*** Stand by me ***


Entrata in casa, la ragazza accompagnò il fratello nel soggiorno, costringendolo a sedersi sul divano.
Matteo sbuffò divertito davanti all’ansia dell’altra, che continuava a camminare avanti e indietro, cercando di portargli altri cuscini per farlo stare comodo.
Il ragazzo sprofondò con un sospiro nel morbido sofà, chiudendo gli occhi chiari per rilassarsi. I ricci scuri si sparsero sul cuscino bianco, su cui stava posando la testa.
Alexandra l’osservò per alcuni secondi, rimanendo immobile dinanzi a quel viso angelico, ora tranquillo. Delicatamente gli carezzò il capo, come aveva fatto il giorno prima in ospedale, e il minore sollevò lievemente le palpebre, concedendole un affettuoso sorriso.
- Vado a preparare qualcosa per il pranzo. Tu non ti alzare e riposati. Intesi ?
- Certo comandante.
- Spiritoso!
 
La mora scosse la testa, dirigendosi verso la cucina per cucinare qualcosa a lei e ai fratelli. Sovrappensiero aprì il frigo, cercando distrattamente qualcosa di commestibile. Non appena ebbe notato le ultime uova rimaste, le prese e le posò sul tavolo,aprendo un mobile per prendere gli spaghetti.
Afferrò la scatola e la mise accanto alle uova, dopodiché mise i tegami sul fuoco e inizio a riscaldare l’acqua.
La voce di Paolo attirò la sua attenzione, convincendola a tornare in salotto per salutare il ragazzo,appena tornato dal lavoro.
- Ehi sorellina! Mat mi ha detto che ti comporti da mamma chioccia con lui!
- Non è vero! Mi preoccupo per lui!
 
Il maggiore si lasciò andare ad una risata divertita, portandosi una mano tra i lisci capelli castani. L’uomo incrociò le braccia, guardando la sorella con uno sguardo ironico. Gli occhi azzurri di lui si incatenarono in quelli carminio della ragazza, dando il via ad una gara di sguardi.
I volti concentrati dei due fratelli non emisero alcun movimento, mentre entrambi cercavano di trattenersi. Alexandra sollevò un sopracciglio color mogano, arricciando leggermente il labbro, in un semi broncio che spinse Paolo a crollare.
Il Leoni non resistette e la sua maschera di serietà venne subito sostituita da un espressione divertita, intanto che le sue labbra si aprivano in un meraviglioso sorriso, accompagnando la risata fragorosa che invase la stanza.
- Okay hai vinto!
- Ovviamente. Io vinco sempre.
- Ora se avete finito..Perchè non vai a controllare la pasta prima che diventi immangiabile ?
 
Alex assunse un espressione preoccupata e tornò di corsa in cucina, per dedicarsi alla pasta, lasciando i due fratelli a ridere nella sala per la sua reazione.
Rapidamente afferrò l’occorrente per scolare la pasta, quando però per la fretta una parte di acqua bollente le cadde sulla mano, di scatto lasciò andare il tegame e la pasta.
Paolo subito accorse, preoccupato dal frastuono creatosi nella caduta degli oggetti.
- Alex stai bene ? Che è successo ??
 
La ventiduenne si strinse la mano e osservando il punto toccato dall’acqua, rispose con voce stranita al fratello.
- Sto..Bene. Credevo mi fosse caduta dell’acqua bollente sulla mano ma..Forse è stata un impressione.
- Mi fai preoccupare inutilmente. Fai attenzione imbranata.
 
L’uomo lasciò la stanza, tornando dal minore per tranquillizzarlo, ma in quel momento, lei lasciò la presa sulla mano e osservò il punto in cui l’acqua bollente era caduta. La pelle non presentava alcun segno o arrossamento e lei, nonostante la temperatura del liquido, non provava alcun dolore.
 
 
Fece forza con le braccia e si sollevò per un ultima volta, cercando di rimanere più tempo possibile in equilibrio sulle mani.
Tese i muscoli per poi posare i piedi sul pavimento, rimettendosi in piedi.
I capelli sudati erano appiccicati alla fronte, perciò afferrò l’asciugamano e si massaggiò la cute, scrollando i crini rossi con forza.
Il suo respiro affannoso era l’unico rumore che aleggiava nella stanza, rimbombando nell’immensa palestra.
Si lasciò cadere sul pavimento, cercando di rilassare i muscoli ancora lievemente tremanti per lo sforzo a cui li aveva costretti.
- Perché devi sempre strafare ?
 
Sobbalzò nell’udire la voce della ragazza a pochi millimetri dal suo orecchio, chinata in avanti per riuscire a farsi sentire nonostante avesse usato un tono molto basso.
Un sorriso stanco si aprì sulle labbra sottili del Titans mentre si voltava e con dolcezza incontrava le labbra della sua ragazza, in un semplice sfioramento.
- Non ho esagerato stavolta.
- Anche stamattina sei rimasto tutto il tempo in palestra. Dovresti darti un attimo di respiro oppure non riuscirai neanche ad alzarti dal letto.
- Va bene mi fermo.
- Bravo, Draky.
 
Asia si sedette al suo fianco accarezzando con tenerezza i capelli sudati del ventunenne, intento ad osservarla con occhi attenti.
Le labbra della ragazza erano socchiuse, gli occhi color ametista invece continuavano ad incrociare i suoi, come se stesse cercando il coraggio di dirgli qualcosa.
Drake afferrò con una mano quella libera di lei e la costrinse a fermare quelle carezze amorevoli.
- Cosa c’è ?
 
La Grayson sospirò stanca, lasciandosi andare tra le braccia del fidanzato, che senza dire altro la strinse a sé.
Con delicatezza incominciò ad accarezzarle la schiena, coperta da una maglia scura, avvertendo i sentimenti contrastanti che la stavano attraversando.
Con la bocca lasciò dei lievi baci sui capelli corti della ragazza, tentando di tranquillizzarla per un motivo a lui sconosciuto.
- Riguarda Ice ? So che è difficile per te affrontarlo ma noi..
- No. Non è questo.
- Allora cosa succede ?
 
La mutaforma sciolse quell’abbraccio rassicurante mentre le immagini di ciò che aveva scoperto in quei giorni le attraversavano la mente.
Gli occhi di Alexandra continuavano a tornarle in mente. Uno sguardo diverso da quello che ricordava, pieno della tristezza e della malinconia che l’avevano accompagnata fin dall0infanzia. Quella ragazza era felice. Non era più la stessa persona di un tempo.
Strinse la mano dell’altro, raccogliendo il coraggio per parlare di ciò che solo Valèry sapeva e incatenò il suo sguardo a quello di lui.
- Drake..Alex..Lei è viva.
 
Un lampo di confusione attraversò il viso del giovane dai capelli rossi prima che quelle parole prendessero forma nella sua mente.
Un brivido gli attraversò la spina dorsale e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa.
Quando però si accorse dello sguardo tormentato della compagna fermò la felicità che pian piano si stava impossessando di lui.
- Perché questo ti turba ?
 
Distolse lo sguardo, incapace di sostenere ancora quegli occhi di un azzurro limpido, talmente sinceri da farle male.
Aveva percepito chiaramente la sua felicità nel sapere la notizia, sostituita dalla preoccupazione nei suoi confronti.
Si morse le labbra con i denti, affondando nella pelle con i canini troppo appuntiti, senza però lacerare la carne.
- Non possiamo dirglielo. Lei non ricorda. Non è la stessa.
- Asia..Deve sapere.
- No. Io voglio solo che lui stia meglio. Se si illudesse di poterla riavere accanto a sé e lei..non volesse tornare. Lo distruggerebbe.
- Dobbiamo tentare. Questa notizia fermerebbe parte dei suoi rimorsi. Potrebbe persino tornare ad essere quello di prima.
 
La Titans si alzò di scatto volgendo le spalle al ragazzo, stranito dal comportamento dell’altra. Affondò le proprie unghie nella pelle chiara delle braccia e si morse ancora le labbra, cercando di fermare le troppe emozioni contrastanti, appartenenti ad entrambi.
L’eroe si sollevò dal pavimento e posò una mano sulla sua spalla, convincendola a guardarlo.
- Non puoi scegliere per lui Asia.
- Drake..Lui è il mio gemello! Siamo connessi da sempre! Sai cosa hanno significato per me questi anni ? Lui mi ha tagliato fuori dalla sua vita e dalla sua mente. Ha chiuso le sue porte anche a me..
Ho cercato in ogni modo di aiutarlo..Ma solo ora lui sta provando a superare ciò che è accaduto. Dopo cinque anni in cui si è chiuso in sé stesso.
 
La sofferenza che riempiva la voce della giovane colpì profondamente il rosso, che la tirò a sé e la strinse come se potesse rompersi in un secondo.
In quel momento Drake avvertì la profonda fragilità che per anni aveva nascosto, mostrandola solo in piccola parte a lui.
Gli occhi viola ametista di lei si riempirono di lacrime. Lacrime che caddero a bagnarle il volto e finirono per toccare anche lui.
Con delicatezza e timore, il vigilante posò i palmi sulle guance della compagna e posò la propria fronte contro la sua.
- Scusa.. So che è inutile dirtelo ma mi dispiace. Non sono riuscito a capire quello che ti tenevi dentro. Perdonami.
- Sei un idiota.
- Lo so..
 
Asia sorrise tra quelle gocce salate e con il volto arrossato e gli occhi ancora lucidi baciò il ragazzo, stringendosi a lui con foga e passione.
Il ragazzo aprì le labbra per poter approfondire il bacio e incastrò la propria mano tra i suoi capelli scuri.
Lei gli morse il labbro, passandovi poi la lingua, mentre lui si fermava un attimo a riprendere fiato ed emetteva un flebile gemito.
- Drake…Ti amo.
- Anche io, cucciola.
 
 
La ragazza accelerò il passo, finchè non raggiunse la porta della stanza che divideva con Michael da alcuni anni.
Entrò senza parlare e ignorò le domande preoccupate del fidanzato, seduto alla scrivania con alcuni appunti tra le mani.
La corvina si sedette pesantemente sul materasso e rimase ad osservare il soffitto, tacendo ancora alle richieste del compagno.
- Denise cosa è successo? Mi stai facendo preoccupare.
- Mike io..
- Cosa c’è piccola ?
 
Lo Stone costrinse la fidanzata a sollevarsi e l’afferrò per le spalle, carezzandole con preoccupazione le braccia.
Denise afferrò la maglietta del ragazzo e affondò il volto nel suo petto, nascondendo la sua espressione confusa alla vista dell’altro.
Il ragazzo si preoccupò maggiormente e le sollevò il viso con delicatezza, incrociando i suoi verdi, resi lucidi per le lacrime.
- Denny cosa c’è ? Perché fai così? Piccola non piangere.
- Mike..Devo dirti una cosa importante.
 
Michael baciò la fronte della ragazza e le sorrise con dolcezza, cercando di rassicurarla, qualsiasi cosa volesse dirgli.
Lei avvertì chiaramente l’amore che il compagno cercava di trasmetterle e sorrise timidamente, afferrando la sua mano calda per portarla sul suo ventre.
Gli occhi dorati di lui si spalancarono lievemente, intimoriti dalla rivelazione che stava prendendo forma nella sua mente, nonostante lei non gli avesse ancora detto nulla.
- Io, sono incinta. Michael..Lo so che è un momento orribile ma io..io non voglio lasciare il bambino..
 
Un sorriso pieno di felicità prese forma sul volto scuro del giovane, mentre si gettava sulle labbra della fidanzata con passione e gioia, baciandola.
Denise rise sulle sue labbra, avvertendo la paura di un rifiuto e il timore di ciò che poteva accadere scivolare via, sostituiti dalla profonda felicità che aveva cercato di emergere fin dal momento in cui lo aveva scoperto.
- E’ una notizia meravigliosa.. Diventerò..Diventerò papà! Perché avevi così tanta paura?! Credevi davvero che non avrei voluto il nostro bambino?
- No..Io..Questa è una brutta situazione. Con il ritorno di Ice e la difficoltà sempre più elevata degli scontri..Pensavo che non fosse il momento per..
- Denise, tutto ciò non interferirà con la nostra felicità..Perchè questo bambino è la nostra felicità.
 
Il ragazzo la baciò ancora, abbracciandola con una profonda dolcezza e un entusiasmo sempre maggiore davanti alla consapevolezza di quello che sarebbe diventato tra un paio di mesi.
Con un timore reverenziale, quasi pensando di poter ferire il piccolo, l’uomo posò la mano sul ventre ancora piatto della ragazza dove stava già crescendo il loro bambino.
Denise posò la propria mano su quella del ragazzo e  incrociò le proprie dita in quelle chiare di lei, trasmettendole tutta la sicurezza possibile.
Senza esitazione si voltò verso di lei e guardandola negli occhi sfiorò nuovamente le sue labbra rosee.
- Ti amo Denise Grayson. E prometto che amerò questo piccolo con la stessa intensità.
- Ti amo anche io Michael.. E comunque, potrebbe essere una femmina.
- Hai ragione.. E se sarà una bimba la chiameremo Felicity. Perché tutti sappiano quanto lei rappresenti per noi.
- Mi piace.. Mike..Sono la persona più felice del mondo.
- Anche io piccola.
 
 
Strofinò i polpastrelli, avvertendo la brina che pian piano prendeva forma e li rendeva sempre più chiari.
Sfiorò il legno della scrivania e questa iniziò a ricoprirsi di una fitta rete di cristalli, finchè non congelò totalmente.
Con le dita tamburellò sulla superficie gelida che nascondeva il legno prezioso del tavolo.
Il freddo man mano aumentava d’intensità, divenendo sempre più insopportabile per chiunque, tranne che per lui.
Ethan si portò una mano al voltò e passò le dita sulla propria pelle, ricoperta da una leggera peluria color neve.
Dopodichè arrivò alla cicatrice e iniziò a percorrerla con fare quasi maniacale, chiudendo l’unico occhio sano per concentrarsi in quel suo rituale personale e malato.
Più passava sulla pelle segnata del suo volto, più l’odio s’impossessava di lui, spingendolo ad andare in quella torre per distruggere tutto e tutti.
Il pensiero, però, che in questo modo non avrebbero sofferto, lo convinse a rimanere fermo su quella sedia, in attesa.
- Maestro ?
- Cosa c’è ?
 
La figura sottile dell’aiutante si delineò sulla soglia della porta, fuori dalla portata della luce che illuminava anche in maniera lieve la stanza.
Ethan aprì l’occhio e lo fisso sull’altra persona, aspettando che dicesse quanto desiderava comunicargli.
- I soggetti che hai scelto hanno quasi completato il piano. A breve faranno quanto hai ordinato loro.
- Bene.
- Posso chiederle per quale motivo lo sta facendo ?
- Si tratta di un test. Voglio mettere alla prova i Titans e vedere cosa riescono a fare da soli.
- Da soli ?
- Quando avranno completato capirai.
- Va bene, maestro.
 
L’uomo si alzò dalla sedia e si diresse verso una porta alle sue spalle, entrando nella stanza dove conservava il proprio costume.
Sotto lo sguardo dell’altra persona si tolse la giacca e iniziò a sbottonarsi la camicia, ignorando quegli occhi che lo guardavano con insistenza.
Liberatosi degli indumenti afferrò la divisa e iniziò ad indossarla, godendosi la sensazione del suo tessuto sulla pelle.
Per ultima afferrò la maschera e la guardò per alcuni secondi, mentre alcuni ricordi tornavano a galla.
 
Ricordi di giornate trascorse ad allenarsi, sotto il sole cocente o con il freddo che ti entra nelle ossa. Lo stesso freddo che poi era finito per diventare lui stesso.
Ancora una volta un calore conosciuto iniziò a sfiorargli la pelle, nonostante la tuta e il suo freddo.
Un fuoco che nonostante tutto sarebbe sempre stato più forte di lui e lo avrebbe sempre battuto.
Con rabbia gettò la maschera contro il muro, perdendo per un momento quel controllo che in quegli anni si era autoimposto.
Quella persona si mosse in silenzio e raccolse la maschera, tornando poi dall’uomo per porgerglieli.
Ethan respirò a fondo e riprese l’oggetto. Quando però, notò una piccola crepa, in corrispondenza della sua cicatrice, un sorriso grottesco prese forma, rendendo il suo volto inumano sotto la luce lieve che illuminava la stanza.
- Vai alla torre e porgi i miei saluti.
- Subito, maestro.
 
 
 
Valèry fermò l’asciugamano con un nodo, afferrando una spazzola per sciogliere i nodi formatisi tra i suoi lunghi capelli color petrolio.
Il vapore ricopriva lo specchio, rendendole quasi impossibile specchiarsi.
Un fremito le attraversò la schiena spingendola ad afferrare i bordi del lavandino in porcellana.
Un improvviso conato la travolse, facendole spalancare gli occhi per la paura.
Strinse con violenza il lavabo, facendo sbiancare le nocche, mentre si costringeva a sollevare il capo, cercando di ignorare quell’orribile sensazione.
Avvertiva le lacrime pungerle gli occhi, ma riuscì a fermarle e respirò profondamente.
Quando abbassò lo sguardo incontrò il suo riflesso, ancora leggermente sfocato a causa del vapore che ricopriva la superficie dello specchio.
I suoi occhi color onice fissavano quelli della sua immagine riflessa, che sembravano nascosti dal fumo. Improvvisamente avvertì il bisogno di prendere una delle sue sigarette, per far sfumare anche la sua immagine in quel fumo grigio che poi si disperdeva nell’aria.
Scosse il capo e inspirò ancora, per poi portare una mano sulla superficie di vetro freddo, pulendola in modo tale che mostrasse l’immagine reale e non distorta di sé stessa.
Afferrò la spazzola e iniziò a passarsela nella chioma scura, chiudendo gli occhi per estraniarsi da tutto quanto, concentrandosi su quel movimento meccanico che stava compiendo.
 
Un bussare lieve la distrasse da quella trance in cui era caduta e, afferrando la maglia lunga del suo pigiama e l’intimo, si vestì, per poter aprire all’inaspettato visitatore.
Non appena ebbe aperto, dinanzi a lei si delineò la figura Asia, vestita con una maglia visibilmente non sua, più larga di alcune taglie e un paio di pantaloni di tuta.
- Ehi. Ti ho disturbato ?
- No tranquilla. Ero uscita dalla doccia e mi stavo spazzolando i capelli.
- Beh. Se non ti da fastidio posso farlo io. Trovo rilassante giocare con i capelli degli altri.
 
Un sorriso divertito apparve sul viso della ragazza che la lasciò entrare senza dire nient’altro,per poi andare a prendere la spazzola.
Valèry si sedette sul letto, venendo subito raggiunta dall’amica, la quale si posizionò alle sue spalle e prese la spazzola dalle sue mani.
- L’ho detto a Drake. La verità su Alex.
- Ah.
 
La Logan sospirò lievemente, continuando ad occuparsi della lunga chioma petrolio della ragazza, ancora bagnata per la doccia fatta poco prima.
Val la guardò con la coda dell’occhio, cercando di vedere la sua espressione, ma rinunciò quando avvertì di nuovo la sua voce.
- So che avevo detto che non avremmo dovuto parlarne ma… Io avevo bisogno di dirlo a lui. Drake c’era e sa cos’abbiamo passato.
- E cosa ti ha detto ?
- Pensa che dovremmo dirlo a Jake. Solo che io…
- Hai paura. Temi che possa andare male qualcosa, vero?
- Non voglio essere nuovamente esclusa dalla sua vita, ma voglio che sia felice.
 
Asia si fermò e dopo alcuni attimi di silenzio si lasciò cadere sul letto, affondando la faccia nel cuscino bianco.
La compagna la guardò con dolcezza e le accarezzò i capelli, ammirando la pelle perlacea della giovane illuminata dalla luce artificiale della sua camera.
- Che ne dici di prendere un po’ d’aria ? Possiamo andare sul tetto
- Mi farebbe bene… Val, grazie.
 
 
Si passò le mani sul voltò, tentando di far scivolare via la stanchezza che spingeva i suoi occhi a chiudersi.
Uno squillo inaspettato lo riscosse dal temporaneo torpore in cui era caduto, costringendolo ad alzarsi per accendere il grande schermo posto al centro dello studio.
L’immagine di suo zio fece subito la sua comparsa, accompagnata da quella di sua madre e suo padre.
NightWing era composto come al solito e lo guardava con uno sguardo serio e concentrato, mentre attendeva che l’immagine si schiarisse completamente.
D’altro canto, suo padre era impegnato a discutere con sua madre. Un espressione seria occupava i volti di entrambi, mentre si sussurravano parole che non riusciva ad udire.
“Jake. Riesci a sentirmi ?”
“Si. Cosa succede ?”
“Ho visto i notiziari e ho seguito l’intero scontro. Sembra che questo aiutante sia un problema ma penso che riuscirete a cavarvela”
“Sono d’accordo con te. Siamo rimasti sorpresi dalla presenza di un secondo nemico ma adesso non ci sarà più alcuna sorpresa.”
 
Il volto di Dick si rilassò leggermente, lasciano sparire alcune piccole rughe e ringiovanendo la sua figura.
Rachel ad un tratto chiuse gli occhi e si portò una mano alla tempia, massaggiandosela con le dita.
Accanto a lei, Garfield assunse un espressione preoccupata e le posò una mano sulla schiena, sorridendole con dolcezza, come faceva da anni e non aveva mai smesso di fare.
“Come stai Jake?”
“Mamma, sto bene. Tu come stai ?”
“Sono solo un po’ stanca. Ho visto di cosa è capace Valèry. Sono felice che vi stia aiutando.”
“Anche io. Però ho bisogno di chiedere una cosa allo zio Garth su di lei.”
 
Il volto dei tre adulti si incuriosì e si scambiarono degli sguardi incuriositi, prima che Garfield si rivolgesse al figlio.
“Jake, Garth non c’è. E’ andato a prendere Cleo e Stephen.”
“Non importa allora.”
“Posso chiamarti Komand’r però.”
“No, lascia stare, papà.”
 
Darkus si passò una mano tra i capelli viola scuro e si stiracchiò sulla sedia, cercando di far rilassare i muscoli irrigiditisi per la posizione a cui erano costretti.
Raven l’osservò mentre tentava di avvertire sollievo ai muscoli atrofizzati e scosse il capo con disappunto, incrociando le braccia sotto al seno.
“Dovresti riposarti.”
“Lo so. Oggi ho passato la giornata a cercare di organizzare alcuni file e non mi sono accorto del tempo che passava.”
“Allora è meglio che tu vada a dormire. Saluta tutti i ragazzi e avvertili che tra un paio di giorni torneremo.”
“Va bene, mamma. Ci sentiamo.”
 
Troppo stanco per raggiungere la sua camera, si teletrasportò all’interno di essa, e si lasciò cadere sul letto.
Chiuse gli occhi ma prima che potesse addormentarsi, una strana sensazione si fece spazio dentro di lui, mentre un’agitazione non sua iniziava a scuoterlo.
Di scatto si sollevò e corse fuori dalla camera, diretto verso la fonte di quell’ansia che, lo sapeva, apparteneva all’unica persona capace di scuoterlo in quel modo con le proprie emozioni.
Quando aprì la porta del tetto, una paura violenta lo travolse e assieme all’angoscia che stava provando si sommò quella di sua sorella.
 
 
L’aria fresca della notte le scompigliava i capelli, ancora umidi per la doccia.
Con aria malinconica sollevò lo sguardo e osservò il cielo trapunto di stelle, anche se molte erano coperte dall’inquinamento luminoso della città.
Asia, accanto a lei, era seduta sul muretto e la osservava con il volto inclinato, persa nei suoi pensieri.
Non parlavano da quando avevano lasciato la camera di Valèry, ma nonostante tutto quel silenzio rimaneva piacevole.
Quella tranquillità aiutava entrambe a rilassarsi e la presenza dell’altra impediva ai problemi di tornare a galla, calmando anche se per poco i loro timori.
La Logan dondolava la gamba nel vuoto, seguendo il ritmo che le onde del mare le stavano dettando.
- Dovevo chiederti una cosa l’altro giorno, quando siamo andate a fare il tatuaggio, ma l’ho ricordata adesso.
- Dimmi.
- Il tuo tatuaggio. Cosa significa ?
 
Valèry si portò una mano all’avambraccio, carezzando la pelle su cui troneggiava l’immagine di quei tre animali dalle lunghe orecchie.
Un sorriso dolce le apparve sul viso mentre con le dita tracciava i contorni di quelle immagini, senza sfiorare l’inchiostro.
Sollevò il capo per incrociare gli occhi della compagna e posò la schiena contro il muretto.
- E’ Totoro.
- Cos’è un Totoro?
- Quando ero piccola ho visto questo film. Parlava di due bambine che riuscivano a vedere lo spirito della foresta vicino alla loro casa. Questo era Totoro.
Le due bambine hanno creduto in questa creatura perché non erano ancora state contaminate dal mondo degli adulti, perciò erano libere di credere in quello che desideravano. Penso che questo sia un forte simbolo, perciò ho voluto tatuarmi questo mio personale protettore.
 
Asia sorrise e si voltò verso l’interno, volgendo le spalle al mare, molti metri più in basso.
Un sibilo improvviso spinse però la ragazza ad abbassarsi di scatto, cercando di evitare l’oggetto che stava arrivando nella sua direzione.
Evitato il primo coltello, non riuscì però a sfuggire al secondo, che si conficcò nella sua spalla, facendola gemere per il dolore.
Valèry scattò di lato, parandosi dinanzi all’amica ferita, ma quest’ultima si estrasse il coltello e, lasciatolo cadere sul pavimento, si maledì per aver lasciato il trasmettitore all’interno della torre.
- Esci fuori ! Non nasconderti codardo!
- Asia sei ferita! Non trasformarti.
 
La mutaforma strinse i denti e iniziò a cambiare. Le braccia si restrinsero e si coprirono di piume, mentre i piedi si munivano di artigli affilati e i suoi occhi si ingrandivano e diventano capaci di vedere al buio.
Rapidamente il gufo scrutò nell’oscurità e vide dove lo sconosciuto si stava nascondendo.
In un attimo tornò alla sua forma originale ma, quell’attimo fu troppo e con due lanci precisi, la persona riuscì a ferirla al fianco.
Il quarto venne però intercettato dal Valèry che interruppe la traiettoria della lama, mettendosi tra questa e l’amica.
La lama, penetrò nella carne e sfiorò l’osso, conficcandosi nella gamba della ragazza dai capelli neri.
- VAL!
 
E mentre Asia cadeva in ginocchio per il secondo colpo ricevuto, Valèry perse l’equilibrio e in attimo che sembro durare in eterno, cadde verso il vuoto.
Gli occhi neri della ragazza si riempirono di un terrore sordo, mentre l’altra si costringeva a sollevarsi e , nonostante il dolore che la lacerava, afferrava il braccio della compagna.
La ferita alla spalla  perdeva sempre più sangue a causa del peso che stava sostenendo, mentre l’altro braccio si agganciava al muro per evitare ad entrambe di cadere.
- T..Tieniti!
- Non lasciarmi..Ti prego..Ho..Ho paura..
- Dio! JAAAKE! AIUTATEMII!
 
Le unghie della Logan strinsero le crepe della pietra, mentre alcune si spezzavano per la pressione a cui le stava sottoponendo.
Asia cercò di mutare ma il dolore e la stanchezza, per il troppo sangue perso, le impedirono di mutare il proprio corpo.
Alcune lacrime iniziarono a formarsi negli occhi di entrambe, mentre il terrore diventava sempre più forte.
Valèry percepì la paura di morire che la inondava, annullando qualsiasi altri cosa.
Strinse con violenza il braccio dell’altra, facendole emettere un gemito di dolore a causa delle unghie che si insinuavano sotto la pelle e la graffiavano.
In pochi minuti si erano trovate in bilico tra la vita e la morte, senza avere la possibilità di difendersi.
Quando però Asia avvertì la porta sbattere e dei passi concitati iniziò ad urlare, in cerca di aiuto e con sollievo si rese conte della presenza rassicurante di suo fratello.
 
Jake corse verso di loro e dimentico di tutta la stanchezza attivò i propri poteri e riportò le due ragazze sul tetto, aiutato dall’adrenalina che lo aveva pervaso a causa della paura.
Si inginocchiò al fianco della sorella e con il respiro affannato per la corsa e il battito accelerato la strinse a sé.
Lei affondò il viso nel collo di lui e come un gatto spaventato, affondò le unghie nelle braccia del gemello, avvertendolo finalmente accanto a sé.
 
 
 

So di essere in madornale ritardo, ma ho avuto il blocco dello scrittore e inizio ad andare in confusione con le idee, che cambiano man mano che scrivo e si confondono. Alcune cose del capitolo non mi convincono ma voglio pubblicarlo lo stesso, sperando che riesca a piacervi.
Grazie a chi continua a seguirmi nonostante tutto!!
AlexRae00

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Capitolo 9
*** Durante la notte ***


Osservò la città illuminata dalle luci artificiali con tranquillità, sentendosi finalmente a casa. Si stiracchiò lentamente, cercando di non svegliare il ragazzo accanto a lei, crollato a causa della stanchezza.
Un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra mentre osservava il giovane addormentato.
 I capelli rossi, ereditati dal padre, ricadevano lievemente sulla fronte; gli occhi lievemente a mandorla, erano di un viola chiaro, come quelli della madre.
Senza far rumore, posò un bacio sulla pelle chiara della sua guancia, per poi rivolgere la propria attenzione all’uomo alla guida dell’auto.
- Sono felice di essere tornata. Come sono andate le cose da voi ?
- Richard e gli altri sono arrivati poco tempo fa e tua sorella è partita lo stesso giorno
 
Cleo sospirò rassegnata, nonostante la notizia dell’improvvisa partenza di sua sorella le fosse già arrivata un po’ di tempo prima.
Non appena era venuta a sapere della situazione, aveva inviato una mail a Jake, sperando che le cose andassero bene.
Sapeva benissimo che la sua preoccupazione aveva dei buoni motivi ma era anche conscia della reazione che sua sorella avrebbe avuto venendone a conoscenza.
I suoi pensieri vennero però interrotti dallo spegnersi del motore, che segnava il loro arrivo alla torre.
- Siamo arrivati ?
- Si. Voi iniziate a salire mentre io prendo i vostri bagagli.
- Ti do una mano Garth. Cleo tu inizia ad andare.
- Va bene.
 
Lo baciò a fior di labbra, salutandolo nonostante sapesse che lo avrebbe rivisto poco dopo, e si chiese quando fosse diventata così sdolcinata.
Un sorriso lieve prese forma, ricordando quanto da ragazzina rimanesse disgustata davanti alle dimostrazioni di affetto.
Salì gli ultimi gradini e finalmente raggiunse il piano principale della loro casa, costruita alla stessa maniera della T-Tower originale.
Le voci degli eroi della generazione precedente le giunsero chiare, divenendo più forti man mano che si avvicinava al salotto.
Prima di entrare, si fermò silenziosamente sulla porta, osservando quegli adulti che avevano dato vita ai Giovani Titani.
 
 
L’uomo dalla pelle verde strinse a sé sua moglie, baciandole una guancia in segno di affetto. Raven lo guardò dolcemente, con li stessi occhi della loro giovinezza.
Garfield sorrise a trentadue denti, mostrando i canini appuntiti che sua figlia aveva ereditato.
Nonostante i loro ragazzi si trovassero in una situazione difficile, era conoscenza delle loro capacità, perciò non si preoccupava di questo nuovo Slado. Solo un mero imitatore del primo, orribile uomo mascherato, ormai morto in prigione.
Se lui era, però, abbastanza tranquillo, sapeva che sua moglie non poteva fare a meno di preoccuparsi per i ragazzi.
Percepiva chiaramente l’agitazione che la pervadeva, anche grazie ai suoi sensi per  metà animali, e cercava di calmarla come poteva.
- Cleo sei tornata!
- Ciao mamma.
 
Il mutaforma rimase lievemente stupito davanti al saluto poco affettuoso delle due, prima di capire quanto il loro rapporto fosse rimasto invariato negli anni.
Fin dal primo momento in cui aveva saputo dell’arrivo della figlia di Aqualad e BlackFire, aveva sempre pensato che la donna avrebbe avuto non poche difficoltà nel crescere la piccola.
Il carattere dell’aliena dai capelli scuri era infatti l’opposto rispetto a quello della sorella.
L’amico gli aveva spesso parlato delle numerose discussioni che avvenivano in casa, soprattutto durante i suoi periodi di assenza, causati dalla sua permanenza nel regno subacqueo.
La ragazza salutò tutti quanti prima di venir catturata dall’abbraccio della zia, con cui il rapporto era molto stretto, nonostante la lontananza.
- Come sei cresciuta Cleo! Tua madre mi tiene sempre aggiornata su di te e su tua sorella! Non vedevo l’ora di rivederti dopo tutto questo tempo!
- Grazie zia. Mi sei mancata anche tu.
- Avrei voluto salutare anche a piccola Val ma è andata via prima che potessi vederla!
- Beh ormai non è più così piccola.
- Per me rimarrete sempre le mie piccole nipotine!
 
Koriand’r lasciò finalmente libera la ragazza che si voltò verso la porta all’arrivo di Stephen West, l’unico figlio del velocista scarlatto e dell’ex H.I.V.E., Jinx.
Senza alcun dubbio si notava la somiglianza del giovane al genitore dalla straordinaria velocità.
L’unico dettaglio a differenziare i due erano gli occhi, della stessa forma e tonalità della madre.
- Buonasera a tutti. È un piacere rivedervi tutti quanti.
 
In un attimo al suo fianco apparve Wally che afferrò il figlio per le spalle e lo strinse in una stretta affettuosa, subito seguito dalla moglie.
Quando la madre lo baciò sulla fronte, Stephen sorrise e si lasciò coccolare da lei, per niente a disagio nel mostrarsi affettuoso davanti agli altri.
Quella scena gli fece tornare alla mente quando i suoi gemelli erano ancora bambini e cercavano in continuazione i suoi abbracci.
Asia era sempre stata molto vivace e si divertiva a fare scherzi a chiunque, mentre Jake era molto dolce e a volte fin troppo silenzioso.
Entrambi, però, avevano preso i tratti migliori dei genitori e si erano dimostrati strateghi molto capaci.
L’arrivo di Garth lo distolse da quei pensieri e con delicatezza posò un bacio sui capelli di Rachel, per sentirla vicina a sé.
 
 
L’orologio della sua stanza segnava le 4:00 A.M. quando decise di alzarsi dal letto per la mancanza di sonno. Si stupì di sentirsi completamente sveglia nonostante l’ora tarda e la sua rinomata pigrizia.
Del resto aveva riposato durante il viaggio in aereo perciò non si preoccupò troppo e decise di dirigersi in cucina.
Li stessi pensieri continuavano a vorticarle nella mente, impedendole di rimanere ferma per troppo tempo.
Sbuffando afferrò un pacco di cracker e salì le scale che portavano alla terrazza.
Giunta sul piazzale rimase immobile, sgranocchiando il cibo preso poco prima.
Il suo sguardo vagò per la terrazza mentre un ricordo di molti anni prima prendeva forma.
 
***
 
Una bambina dai cortissimi capelli neri si trovava seduta su una barca, intenta ad osservare il mare concentrata.
Ad un tratto un'altra bambina con lo stesso taglio di capelli si frappose tra la piccola e il mare, attirando la sua attenzione.
Gli occhioni chiari della prima si spalancarono stupiti nel vederla comparire dinanzi a sé all’improvviso.
Valèry assunse un broncio  indispettita dalla poca attenzione e afferrò con le manine le guance della sorella, strizzandole con forza.
Cleo cercò di liberarsi dalla presa della minore ma poco dopo lasciò perdere e strinse le manine della più piccola.
Si guardarono negli occhi per un attimo prima che Valèry lasciasse andare le guance dell’altra e decidesse di sedersi.
La maggiore aspettò qualche secondo, massaggiandosi il viso dolorante, prima di colpire con la mano il capo della seconda che assunse nuovamente il broncio.
Cleo si voltò ancora verso il mare ma, poco dopo, Valèry le si affiancò ancora e le diede un rapido bacio sulla guancia, tornando subito al suo posto.
Un sorriso increspò la piccola bocca della bambina che si voltò e accarezzò il capo della bambina, divenuta anch’essa sorridente.
 
***
 
Cleo scosse il capo, scacciando le ultime tracce di quel ricordo tanto felice quanto lontano.
Accartocciò la carta dei cracker e la gettò in un cestino vicino, per poi liberarsi delle briciole finite sulla maglietta.
SI sedette sul pavimento freddo, canticchiando un motivetto di una canzone ascoltata poco tempo prima, sollevando lo sguardo al cielo.
L’inquinamento luminoso le impediva di vedere con chiarezza le stelle e le fece tornare alla mente il luogo dove li zii avevano portato lei e Stephan.
Le mancavano l’aria che si respirava in Messico e i suoi adori zii gemelli, sempre pronti a farli divertire.
- Fammi indovinare. Non avevi sonno, sei preoccupata per Val e hai mangiato dei cracker.
 
Un sorrisetto sarcastico troneggiava sulle labbra del rosso, intento a scompigliarsi i capelli.
La corvina ridacchiò, nonostante continuasse a rimanere stupita ogni qualvolta lui si dimostrava così attento alle sue azioni.
Allungò una mano, invitandolo a sedersi al suo fianco, e lui l’afferrò senza esitazione.
Strinse la presa sulle dita fredde di lui, poggiando il capo sulla sua spalla, mentre il ragazzo le accarezza distrattamente i capelli con la mano libera.
- Ho ragione vero ?
- Si. Hai indovinato tutto.
- Beh, mia cara, sei diventata prevedibile per me!
- Ti dispiace la mia prevedibilità ?
- Certo che no! Per un periodo eri insopportabile! Sembravi un gatto a cui avevo pestato la coda.
- Simpatico.
- Appunto. Mettendo da parte i gatti. Cosa c’è?
 
Cleo nascose il viso nell’incavo del suo collo, lasciandosi andare a quegli atti di affetto che le erano sempre sembrati difficili. Tranne che con lui.
Erano cresciuti insieme e lui si era dimostrato prima un amico e poi un meraviglioso compagno.
Il carattere scherzoso e affettuoso del ragazzo era l’opposto rispetto a quello a primo impatto schivo e freddo della giovane.
Avevano passato gli anni dell’adolescenza a litigare a causa delle paure di lei che, alla fine, aveva scelto di dare una possibilità al ragazzino con cui aveva vissuto dalla nascita.
Quell’anno avrebbero festeggiato il loro quarto anniversario di fidanzamento e lei continuava a stupirsi nel provare li stessi sentimenti della prima volta in cui lo aveva guardato con occhi diversi.
- Voglio andare da Val. Ho paura che faccia qualche stupidaggine e non vuole rispondermi. Ho provato a chiamarla ogni giorno da quando ho saputo che se ne era andata ma continua a non rispondere.
- Cleo sai com’è fatta. Avete affrontato molti problemi in questi ultimi anni. Non pensi che se ti presentassi da lei potrebbe reagire male ?
- No Stephen. Lei reagirà male. Conosco mia sorella, nonostante non sembri, e so che potrebbe prendermi a calci solo per la mia preoccupazione.
- Ma vuoi andare comunque.
- Si.  Se non vuoi venire non preoccuparti. Posso affrontarla.
 
La ragazza si rimise in piedi e strinse i pugni, persa tra i mille dubbi che continuavano ad affollarle la mente in quel momento.
Abbassò il capo, concentrandosi sulle piastrelle quadrate del pavimento, e sobbalzò quando le dita sottili del figlio di Flash afferrarono una ciocca dei suoi capelli e la spostarono dietro il suo orecchio.
- Certo che puoi. Ma io non ce la farei a stare senza di te. Ergo, ti seguirò ovunque tu voglia andare! Dovevi aspettartelo quando hai accettato di stare con me. Ti seguirò per sempre Cleo.
- Oddio. Continuo a chiedermi quando tutto questo zucchero abbia smesso di andarmi di traverso.
 
La risata cristallina della corvina venne subito seguita da quella leggermente roca del ragazzo fulvo che l’afferrò e la strinse a sé, sollevandola dal pavimento per la differenza di altezza.
 
 
La Main Ops-Room ospitava tutti i Titans nonostante l’ora tarda.
Le ragazze che avevano subito l’attacco poche ore prima, ora si trovavano sedute sul divano, con le ferite fasciate dalle garze.
Michael aveva passato le ultime ore a cercare di capire cosa fosse andato storto negli allarmi della torre e, solo pochi minuti prima, era tornato con un espressione corrucciata.
Jake sembrava essere diventato iperattivo, poiché non smetteva di muoversi per la sala, sfogando l’ansia e la rabbia in un eterna camminata.
Asia osservava il gemello preoccupata ed innervosita per la sua fin troppo evidente agitazione e stringeva la mano di Drake con l’arto sano.
Seduta al fianco della ragazza, Valèry sembrava persa in altri pensieri e fissava il muro, battendo ritmicamente il piede sul pavimento.
Denise avvertì il nervoso farsi strada dentro di lei e afferrando il leader per le spalle lo costrinse a sedersi accanto a sua cugina, attirando l’attenzione degli altri.
- Se non la smetti subito giuro che ti faccio volare giù dalla T-Tower! Mike hai controllato o no quei dannati allarmi ? Sei tornato da quella stanza e non hai emesso un fiato!
 
L’uomo si passò una mano tra i ricci scuri e si lasciò andare ad un sospiro stanco mentre si sedeva su uno sgabello vicino.
- Si. Sembra tutto normale. Nessun intruso ha avuto accesso alla torre. Ogni dannato allarme o codice è rimasto intatto. Ho visionato tutti i video della sorveglianza e non ho trovato assolutamente nulla! Questa persona o è un fantasma o ha gli accessi della torre e conosce i sistemi di difesa come le sue tasche!
 
I presenti assunsero un aria preoccupata e rimasero in silenzio, cercando di arrivare ad una soluzione plausibile davanti a quel mistero.
Jake, calmatosi poco prima, si alzò nuovamente in piedi e attirò lo sguardo degli altri su di sé.
Indosso aveva ancora la divisa, senza il solito mantello, e le occhiaie dimostravano quanto la mancanza di sonno lo stesse intaccando.
- Michael, cambia ogni metodo difensivo della torre. Non intendo ripetere ciò che è avvenuto oggi o facilitare un secondo attacco. Questa situazione mi ha turbato molto ma non lascia spazio a dubbi riguardo le capacità dei nostri avversari. Ethan è entrato una volta nella nostra casa quando non sapevamo chi era. Inoltre, avevamo una spia tra noi durante la sua prima comparsa. In qualche modo ha avuto accesso ai miglioramenti che hai effettuato tu stesso ed è riuscito a superare le difese realizzate da tuo padre.
 
Lo Stone serrò i pugni davanti alla sua evidente sconfitta, dovuta a un mancato rinnovo delle tecniche difensive.
Si portò una mano al volto e si massaggiò gli occhi stanchi mentre Denise gli carezzava con dolcezza la schiena.
- Jake..mi dispiace. Non sono stato abbastanza accorto e non ho dato il giusto peso alla cosa.
- Michael lascia stare. L’importante è che sei capace di riparare all’errore. Stanotte penso che non riposeremo. Va nella sala controllo e migliora tutto ciò che puoi. Cambia codici, password e ripeti ogni tipo di controllo. Non vorrei farti stancare così ma è necessario. Denise tu ne capisci abbastanza da poterlo aiutare.
Drake tu verrai con me a controllare la torre personalmente. Non vorrei che durante questo attacco fosse stato rubato  qualcosa.
 
Asia sollevò il capo, perfettamente a conoscenza della mentalità del fratello che l’avrebbe costretta a rimanere a letto.
Trattenendo una smorfia a causa del dolore allo stomaco, si alzò e afferrò il ragazzo la spalla.
- Non penserai che noi riusciremo a dormire!
- Dovete riposare. Asia siete state appena attaccate da un nemico e avete rischiato di cadere dal palazzo più alto della città. Non permetterò che tu gironzoli per la torre con due ferite di quel genere.
- Sono solo dei graffi! Ti ricordo che le capacità auto curative di mamma le ho ereditate in parte anche io!
- In parte! Nessuno dei due riesce a curarsi del tutto e possiamo solo alleviare il dolore! Se avessi potuto ti avrei guarita io stesso ma al momento sono troppo stanco.
- Appunto! Sei stanco! Se qualcuno ci attaccasse verremmo spazzati via in un soffio! Io e Valèry possiamo aiutarvi e finiremo prima. A quel punto andremo a riposare.
 
Il mago assottigliò gli occhi fissando la gemella, irritato davanti alla sua testardaggine. Cercò un aiuto da parte di Drake che scuoteva la testa, sapendo di non poterla fermare.
- Sei una cosa impossibile! Ti darei una botta in testa solo per farti dormire!
- Certo. Intanto che ne dici di iniziare questi dannati controlli ? Io vado con Draky e Val viene con te. In questo modo potete aiutare noi ferite e tenere la situazione sotto controllo.
- Va bene. Io e Valèry ci occupiamo dei piani inferiori voi di quelli superiori. Finito il controllo vi voglio subito a letto !
- Certo comandante
 
 
L’acqua di mare le bagnava le gambe, schizzandole anche il resto del corpo quando le onde erano più alte.
Incrociò le braccia e si sedette sulla sabbia, permettendo così al mare di bagnarla maggiormente.
L’uomo alle sue spalle sorrise e la sollevò senza alcuna fatica, addentrandosi dove l’acqua era più profonda.
La bambina strillò spaventata e si aggrappò al corpo dell’adulto, affondando le unghiette nei muscoli dell’uomo.
Quando il liquido salato arrivò quasi al petto del moro, lui sorrise e lasciò cadere la bambina nell’acqua che serrò le palpebre e gridò.
Avvertiva la bocca riempirsi senza poter fare nulla e incominciò a sbattere con forza le braccia.
Le mani grandi del padre la sollevarono, salvandola dalla distesa salata che la stava risucchiando.
- Va tutto bene. Ci sono io qui. Finche rimango con te non succede nulla.
- Papà! Val non sa nuotare!
 
Sua sorella la guardò con gli occhioni spalancati mentre si sforzava di rimanere a galla con le sue forze.
La bambina strinse i denti e nascose il viso nel petto dell’uomo che la teneva in braccio.
 
La ragazza spalancò gli occhi e si sedette sul letto, calcando via il lenzuolo, incastrato tra le sue gambe.
Mise i piedi a terra, zoppicando per la stanza senza un reale obiettivo.
Avvertiva un caldo soffocante e riusciva a percepire le gocce di sudore che le bagnavano la fronte.
Lanciò un occhiata al comunicatore e gli occhi preoccupati di sua sorella tornarono a farsi vividi, meno infantili rispetti a quelli del sogno.
Sbuffò e uscì nel corridoio, guardando con indecisione le stanze vicine alla sua.
La più vicina era quella di Jake e, senza sapere il perché, decise di bussare.
Quando, però, il ragazzo le aprì, si pentì della scelta e cercò di sfuggire al suo sguardo sorpreso e preoccupato.
Erano riusciti a tornare in camera per riposare solo poche ore prima mentre sua cugina e Michael si trovavano, molto probabilmente, ancora nella sala di controllo.
I piani inferiori della torre rispecchiavano molto meno quelli della sua gemella dell’est. La cosa che, però, l’aveva lasciata più sorpresa era il piano dedicato ai cimeli degli scontri passati.
Ogni oggetto presenta aveva la sua storia e ognuno di essi apparteneva ad un nemico sconfitto. La prima ala era dedicata all’era dei primi Titani, la seconda agli in cui le due generazioni avevano collaborato e l’ultima apparteneva agli eroi con cui stava combattendo.
 
Le sue elucubrazione vennero alla fine interrotte dal ragazzo dinanzi a lei che, incuriosito e stanco, la osservava in attesa.
- Tutto bene ?
- Si. Io.
- Non riuscivi a dormire ?
- Si, scusa. Non volevo disturbarti. Sei quello che ha più bisogno di dormire.
- Non importa. Che ne dici di entrare e sederci ? Non voglio che ti stanchi rimanendo in piedi.
- Non voglio disturbarti ulteriormente.
- Non lo fai tranquilla. Vieni.
 
Valèry seguì il Logan nella stanza, guardandosi curiosa intorno, sorpresa nel vederla meno ordinata di come se l’aspettava.
Alcuni libri coprivano il pavimento e molti documenti occupavano la scrivania.
L’armadio era una delle poche cose in ordine, assieme alle foto che decoravano le pareti.
Alcuni scatti della vita del giovane leader che, a soli diciassette anni, aveva dovuto lottare per un amore che poi aveva perduto.
Ogni fotografia ritraeva il bambino che lui era stato un tempo con la sua famiglia e i suoi amici.
Il suo sguardo venne però attirato da una scena apparentemente come tante, dove un Jake di circa 17 anni dormiva abbracciato alla sorella.
Riusciva con chiarezza ad immaginare quel momento di pace vissuto dai due gemelli.
Forse avevano passato il pomeriggio ad allenarsi e si erano addormentati insieme, sul divano, abbracciati in cerca di quell’affetto fraterno che a lei mancava.
- Ti piacciono le foto?
- Molto.
- Attimi di vita racchiusi in un immagine. Tutti irripetibili ed unici.
- Piacciono anche a te.
- Molto.
 
La luce pallida del sole nascente aveva iniziato ad illuminare il cielo e la stessa distesa salata che lei non riusciva ad amare.
Nonostante non le dispiacesse trovarsi sulla spiaggia e stare su una barca, trovarsi nell’acqua era un dramma.
Solo il mare riusciva a farla sentire piccola e impotente, insignificante in un mare liquido che occupava la maggior parte del mondo.
Da piccola solo la presenza di suo padre, così a suo agio in quel posto, riusciva a farla stare tranquilla.
Erano passati anni da quei giorni ma continuava ad avvertire il medesimo disagio e evitava il più possibile di avvicinarsi ad esso.
-Non ti piace il mare vero ?
- Come ?
- Scusa ma i tuoi pensieri sono molto penetranti in questo momento. Non sono riuscito ad ignorarli del tutto.
- Ah giusto. Tu puoi leggere nel pensiero.
- Non proprio. Sono molto attento e avverto le sensazioni e i sentimenti degli altri. Alcuni pensieri, però, se sono forti, riesco a leggerli con chiarezza.
- Non penso mi piacerebbe. Intendo, sapere quello che passa per la testa degli altri. Non riuscirei a gestirlo.
- Beh non è una passeggiata.
 
Si sedette sul letto, resistendo alla tentazione di sdraiarsi e chiudere gli occhi.
Il sogno di poco prima era ancora troppo vivido, quindi non voleva rischiare di tornare a provare quelle sensazioni.
Di sottecchi osservò Jake, soffermandosi sulla figura di quel ragazzo pieno di emozioni represse a cui era stata strappata la giovinezza.
I muscoli era ben segnati ma non troppo marcati. Le spalle non erano molto larghe mentre le mani erano abbastanza delicate per essere quelle di un ragazzo.
Il volto era senza dubbio bello, con dei tratti particolari ereditati dalla madre, mentre gli occhi, verde smeraldo, spiccavano come fari.
La cicatrice sulla guancia era una lieve linea argentea sulla pelle color perla e i capelli, corti, erano di un viola scuro.
Sicuramente aveva un grande seguito di fan in città ma lei non provava alcuna attrazione nei suoi confronti.
L’unico sentimento che avvertiva era la curiosità e il dispiacere per quello che aveva passato, assieme ad una simpatia crescente.
- Pensavo fossi un tipo depresso che non vuole parlare con nessuno.
- Non lo pensi più ?
- No, lo penso ancora. Solo che adesso ti trovo un tipo depresso ma simpatico. Inoltre so perché sei depresso quindi vedo la situazione da un'altra prospettiva.
- Beh. Grazie.
- Anche se rimani poco loquace.
- E tu continui a fingerti una ragazza troppo loquace.
- Beh non è che non mi piaccia parlare. D’altra parte i silenzi sono utili a volte.
 
Un sorriso lieve increspò le labbra del ragazzo che si sedette al suo fianco, osservandola con occhi stanchi ma più tranquilli.
In quel momento si accorse della spiccata somiglianza tra lui e la sorella, somiglianza a cui non aveva prestato attenzione.
Avevano lo stesso viso ovale, la pelle color perla e le labbra carnose, oltre che il taglio particolare degli occhi.
Nonostante tutto a lui mancavano tutti i dettagli che rendevano Asia così fuori dagli schemi. I canini appuntiti che brillavano quando sorrideva, le orecchie simili a quelle di un elfo e quelle ciocche verde scuro che spiccavano tra quelle viola.
- Val. Penso di aver capito una cosa su di te che non sa nessuno.
- Davvero ?
- Si, ma aspetterò e osserverò ancora prima di affermarlo con certezza.
- Ci sto. Anche se con i tuoi poteri la cosa non è poi così difficile.
- Vedremo.
 
Inclinò il capo e sorrise maliziosamente, per niente preoccupata da quello che il ragazzo aveva detto. Sospettando cosa avesse intuito.
Sollevò una mano e portò un dito sulla fronte dell’altro, toccando la piccola gemma verde che spiccava sula sua fronte.
Jake sussultò, forse perché si trattava di un punto sensibile, e mosse lievemente il polpastrello, incuriosita da quel particolare di cui Asia era priva.
- Ero curiosa di sapere come fosse fatta la gemma. Non credevo fosse davvero una pietrina. Insomma hai una pietra in testa. Non è proprio comune come cosa.
- Parla la mezza aliena figlia dell’uomo pesce.
- Beh io non ho ereditato nulla di particolare dai miei. Altrimenti non combatterei con un arco e del veleno.
- Resta il fatto che sei per metà aliena e per metà pesce.
- Si, un pesce che ha paura di nuotare! Gran bel pesce.
- Mai dire mai. Hai mai pensato che la paura del mare stesse bloccando le capacità che hai ereditato ? Potresti saper parlare con i pesci senza saperlo.
- Teoria interessante. Comunque rimarrà teoria in quanto non riuscirei a rimanere in acqua a lungo per provarla.
- Potresti provarci. Del resto sei brava anche senza alcuna capacità sovrannaturale.
- Qualcosa dovevo pur imparare a farla. Inoltre non sono l’unica senza poteri che fa parte dei Titans.
- Giusto.
 
Il sole illuminò completamente la stanza, ormai sorto completamente e i due ragazzi smisero di parlare e guardarono lo spettacolo che si presentava davanti a loro.
Il cielo azzurro limpido, il sole accecante e il mare che brillava come se fosse fatto di mille oggetti preziosi.
Valèry si costrinse ad ammettere che, nonostante la sua paura, quella distesa di acqua salata restava una delle cose più belle del pianeta.
 
 
Erano partiti durante la notte, senza nemmeno disfare i bagagli del viaggio precedente. Avevano solo avvertito i genitori e gli altri per non farli preoccupare inutilmente.
Stephen aveva proposto di viaggiare con la sua supervelocità ma la ragazza lo aveva messo a tacere con un occhiataccia. Ricordando perfettamente come si era sentita l’ultima volta che il suo ragazzo le aveva proposto un viaggetto con l’aiuto dei suoi poteri.
Essendo distante solo alcune ore, avevano preso la macchina di lei e avevano lasciato la città in cui erano poco prima tornati.
Cleo cercava di nascondere l’agitazione ma, soprattutto sperava che la sorella non reagisse in una maniera troppo negativa.
Non voleva discutere inutilmente solo perché cercava giustamente di aiutarla e stare assieme a lei.
Stephen la avvisò non appena giunsero a destinazione e inviò un messaggio alla torre con il comunicatore, avvisando i loro colleghi di quell’improvviso arrivo.
I capelli neri erano raccolti in una corta codina e gli occhi erano lievemente segnati dalle occhiaie, causate dai due viaggi e dal poco riposo.
Il ragazzo dalla chioma fulva si chinò verso di lei e le baciò lo zigomo, cercando di rassicurarla con la sua presenza, prima di avviarsi verso l’entrata sotterranea che li avrebbe portati nella T-Tower originale.
 
Ad accoglierli due dei membri dei Titani. Denise, sua cugina, e Michael, il figlio dello zio Victor. Entrambi erano alquanto sorpresi della loro presenza ed evidentemente erano anche loro rimasti svegli fino a quel momento.
La coppia li accompagnò fino al piano principale, per poi condurli verso una delle camere libere per lasciare i bagagli.
- Beh. La stanza non è propriamente sistemata ma non ci aspettavamo il vostro arrivo.
- Scusa Denise. So che vi stiamo causando un po’ di confusione ma è stata una decisione presa all’ultimo momento.
- Tranquilla. In fondo la torre è abbastanza grande per tutti.
- Ora vi portiamo nella sala e avvisiamo gli altri. È stata una nottata molto stancante.
 
Camminarono per i corridoi in silenzio finchè non giunsero nella sala, già occupata da Valèry e da Jake, intenti a fare colazione.
Cleo non emise un suono ma avvertì una morsa di preoccupazione nel vedere la sua gamba fasciata mentre, Denise e Michael, avvertivano gli altri del loro arrivo.
La ragazza dai lunghi capelli petrolio s’irrigidì all’improvviso e incrociò gli occhi chiari della maggiore, tinti della stessa preoccupazione che aveva visto nel suo sogno.
La sorpresa però venne sostituita dall’irritazione e ben presto dalla rabbia, davanti alle evidenti intenzioni della sorella.
Ignorando la fitta di dolore, d sollevò in piedi e si mise di fronte all’altra ragazza, sotto li sguardi sorpresi dei Titans e quello agitato di Stephen.
- Vattene! Cosa sei venuta a fare qui ? Mi sembrava di essere stata chiara prima che partissi! So perché sei qui e non ho bisogno della tua preoccupazione!
- Valèry piantala di fare scenate. Sei più instabile di prima se continui ad urlare come una pazza.
- Non provare a fare quella tranquilla! Vuoi fare bella figura con gli altri e cerchi di nascondere il tuo carattere acido!
- Smettila subito di dire cazzate! Renditi conto che la brutta figura la fai solo tu, sorellina.
- Devi sempre rovinare tutto vero ? Non potevi lasciarmi in pace e farti gli affari tuoi con quell’idiota del tuo ragazzo?
- Non mettere in mezzo Stephen! Questa cosa deve finire! Sono giorni che ti chiamo e non rispondi! Non potevi per una volta ascoltare quello che dicevano i nostri genitori e restare a casa ? No! Dovevi per forza fare di testa tua ed andartene di punto in bianco!
- Smettila di accusarmi! Ho lo stesso tuo diritto di uscire da quel dannato posto!
- No sei hai ancora dei problemi da risolvere! Cazzo, Val! Non puoi agire d’impulso e scappare quando non sostieni una cosa! Ho cercato di aiutarti ma tu mi lasci fuori!
- Lo faccio perché non sono affari tuoi.
- Si invece e lo sai benissimo!
- Vai al diavolo Cleo!
 
Valèry superò la sorella e si diresse verso la sua stanza, trattenendo le lacrime che premevano più che mai per scendere. Nel corridoio incontrò Asia e Drake e senza riuscire a guardarli si chiuse in camera, soffocando un grido nel cuscino.
Allo stesso modo Cleo rimase immobile, prima di dirigersi verso la stanza che le era stata assegnata. Lasciando Stephen indietro, impotente davanti a quella tempesta emotiva che aveva bisogno di calmare da sola.
 
 
 
Scusate per il tempo trascorso tra i due aggiornamenti. Questo è un capitolo di passaggio che si sofferma sui vari personaggi e ne introduce nuovi.
Chiedo perdono e spero di potermi dedicare preso al prossimo capitolo. Grazie a chi legge ancora la storia !

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