Il nostro domani

di Eliessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Semplicemente noi ***
Capitolo 2: *** Ti prego, stammi vicino ***
Capitolo 3: *** Perdonami se sono una delusione per te ***
Capitolo 4: *** Papà, non posso stare senza te ***
Capitolo 5: *** Paure, inutili paure ***
Capitolo 6: *** Annuccia di nonno o Anna? ***
Capitolo 7: *** Così all'improvviso ***
Capitolo 8: *** Non c'è peggio cieco di chi non vuol vedere ***
Capitolo 9: *** Siamo una famiglia ***
Capitolo 10: *** Sei tu la mia guarigione ***
Capitolo 11: *** Due vite diverse. Una sola famiglia. ***
Capitolo 12: *** Grazie Bianca ***
Capitolo 13: *** Forse ho bisogno di te ***
Capitolo 14: *** Il mondo ti sorriderà ed io sorriderò con te ***
Capitolo 15: *** Paura di perderti ***
Capitolo 16: *** Tu sei l’unica cosa vera della mia vita ***
Capitolo 17: *** Pensare che senza di me avreste una vita felice mi aiuterà a starvi lontano ***
Capitolo 18: *** Io non ci riesco ad andare avanti così ***
Capitolo 19: *** Ti fidi di me? ***
Capitolo 20: *** Il futuro siamo io e te ***
Capitolo 21: *** Felici quando lo saremo? ***



Capitolo 1
*** Semplicemente noi ***


Semplicemente noi


Avere una relazioni da adolescenti non vuol dire che il compagno sia quello giusto.
Forse durerà un paio d’anni, o forse no; ma in qualunque caso i momenti belli non potranno mai essere dimenticati.
Anna di certo non aveva dimenticato quello che fino a qualche tempo fa era stato il suo Gianfi.
Si erano messi insieme da piccoli, avevano 13 anni e a quell’età non si capisce bene ciò che si vuole.
Infatti lei aveva capito che per quanto bene potesse volere a Colla, non ne era innamorata, o perlomeno il sentimento era cambiato.
Sentiva che non poteva che essere solo un’amica e che il bene che gli voleva non si avvicinava neanche lontanamente al significato della parola amore.
Anna ora amava Emiliano, il suo Emi, il suo Scricciolo.
Per lui avrebbe messo a rischio la sua vita, avrebbe litigato con il padre, come infatti le era successo, avrebbe fatto qualsiasi cosa, perché in amore tutto è concesso.
E dopo tanti ripensamenti, qualche litigata, e dubbi da parte di Lele, quest’ultimo aveva dato ai due giovani il consenso di stare insieme.
Anna aveva quasi 18 anni, stava per finire la scuola, le mancava solo l’ultimo anno, quella della maturità e poi sarebbe stata libera di stare con il suo Emiliano senza limiti di tempo e senza nessun impedimento.
Poteva dedicarsi di più al suo negozio di tatuaggi e poteva aiutarlo nel gestire gli appuntamenti con i clienti.
 
-Ehi Anna.- disse Marco entrando nella sua stanza. –Siccome sono tutti fuori ed io devo far un salto nella zona di Emiliano, mi chiedevo se volevi un passaggio. –
-Davvero? grazie, grazie, grazie.- rispose Anna andando ad abbracciare Marco. I due, dopo un po’ di tempo, erano riusciti a diventare amici e forse anche complici. Riuscivano a comprendersi e quando Maria era impegnata tra lavoro e bambini, Marco era sempre disposto ad ascoltare Anna con i suoi problemi, pensieri e preoccupazioni. Ormai era un’adolescente, stava crescendo ed alcune volte non riusciva più a confidarsi con il padre e questo non perché non voleva raccontargli la sua vita, ma alcune volte s’imbarazzava. Lei non era come Maria che da ragazzina per qualsiasi cosa correva dal padre. Anna era diversa, con il padre non riusciva ad aprirsi.
-Però mi raccomando, io devo girare un servizio e non ci metto molto, quindi…-
-Quindi appena sei pronto per andare via vengo con te, così se papà chiede qualcosa posso dire che ero con te, data l’ora tarda.-
-Come sei intelligente.- disse a sfottò Marco, ma nello stesso tempo si rese conto che Anna era diventata bianca. –Ehi, sicura di star bene?-
-Si. Beh, almeno credo.- rispose un po’ dolorante.
-Che hai?- chiese Marco, avvicinandosi al letto dove si era seduta in attesa che il dolore le passasse o che perlomeno diminuisse.
-Non so, una fitta… strana.-
-Non sarà per il…- disse un po’ imbarazzato Marco, ma subito interrotto da Anna.
-Ciclo vorrai dire?-
-Beh si.-
-Non lo so, può essere. Comunque sta passando, andiamo dai.- Marco annuì ed abbracciandola andarono fuori diretti alla macchina. Una volta entrati dentro fu lui che continuò a parlare.
-Che fai, non avverti Emiliano che stai andando da lui?-
-No, preferisco fargli una sorpresa, tanto se non è al negozio è a casa.-
-Come dici tu. Come va con la fitta?-
-Beh ora non fa male. Però non dire nulla né a Maria o a papà perché lo sai come sono.-
-Certo che non ti capisco, hai non uno, ma due medici in casa e invece di approfittarne…-
-Ma io ne approfitterei pure se non fossero così invadenti.-
-Beh, su questo hai ragione, non posso darti torto.- Dopo mezz’oretta di viaggio finalmente erano arrivati a destinazione. –Allora io ti lascio qui, appena finisco ti chiamo.-
-Ok, al massimo mi trovi a casa sua.-
-D’accordo. Dai, vai altrimenti faccio tardi.-
-A dopo Marco.- disse Anna scendendo dalla macchina senza dargli il tempo di ricambiare a voce il saluto, così le fece cenno con la mano, aspettò che Emiliano le aprisse e quando entrò dentro il negozio mise in moto e andò a girare il servizio per il giornale.
-Scricciolo mio, perché non mi hai detto che saresti venuta? – Chiese Emiliano riempiendola di baci mentre percorrevano la scala che portava a casa di Emi. -Ti avrei preparato qualcosa, e… avrei messo un po’ in ordine.-  Anna rise.
-Tranquillo, al disordine tuo ci sono abituata. E comunque volevo farti una sorpresa.-
-E infatti me l’hai fatta. Ma pensandoci bene, non è un po’ tardi?-
-Beh a casa mia non c’era nessuno, soprattutto mio padre che finisce il turno verso mezzanotte quindi tra un’oretta, così Marco che deve girare un servizio da queste parti si è offerto di portarmi da te, ma non abbiamo molto tempo per stare insieme.-
-E vorrà dire che quello che abbiamo ce lo faremo bastare.- affermò Emi continuando a baciarla. -Ti va un po’ di gelato?-
-Gusto?-
-Caffè e nocciola.-
-Si, può andare.- Anna vide che Emiliano era intento a prendere i bicchieri per mettere il gelato. –No, non prendere nulla, porta solo i cucchiaini che con la fame che mi ritrovo sono capace di finirlo tutto da sola.-
-Ok, ma lascia qualcosa anche a me, altrimenti niente.-
-Se ti comporti bene forse qualcosa ti lascio.-
-Ok, allora lo ripongo nel freezer.- rispose Emiliano aprendo il freezer.
-Dai, scherzavo. Ora portalo qui.- disse Anna, aspettando il gelato seduta sul divano.
-Però è stato carino Marco a portarti da me.-
-Guarda che è una brava persona, forse diffidente con chi non conosce, ma se lo sai scoprire, puoi capire che è una persona eccezionale. Sono proprio contenta che mia sorella l’abbia incontrato. Sai, dopo Guido pensavo che non avesse più la forza e la voglia di innamorarsi di nuovo.-
-Addirittura?- chiese sorpreso il ragazzo.
-Si. Guido è stato… beh non so neanche io cosa. Hanno lottato molto per stare insieme e quando si sono sposati pensavo che fosse per sempre, invece un pirata della strada ha messo fine alla sua vita. Così, come successe a mia madre… nostra madre.-
-Però è riuscita a trovare un’altra persona. Certo, non potrà mai prendere il posto di Guido, ma almeno è di nuovo felice.-
-Si, è anche tanto. Sai, per un po’ di tempo pensavo che lei non avesse la forza di vivere. Viveva solo per Palù e basta.-
-Dai, vieni qui.- disse Emiliano abbracciando Anna. –Perfetto, così stretta tra le tue braccia posso finirmi da sola il gelato.- continuò Anna mangiando il gelato.
-Brutta furbacchiona. Aspetta.- disse Emiliano staccandosi dall’abbraccio. –C’è qualcosa che vibra.-
-È il mio telefonino, è Marco, devo andare.-
-Ti accompagno.- Anna annuì. Appena Marco li vide esclamò: -E poi non dire che non lo vedi per colpa mia.-
-No, anzi grazie. Non sai quanto sia importante per me stare con Anna anche un solo minuto.- rispose Emiliano.
-Dai ora andiamo. Finite di darvi i millecinquecentrotrentadue baci e poi andiamo.- disse Marco sorridendo.
-A domani Scicciolo.- disse Emiliano quando Anna stava per salire in macchina.
-A domani Emi.- Una volta entra in macchina, Marco ripartì e quando Emiliano vide l’auto girare l’angolo tornò a casa.
-Ma che nome è Scricciolo?- chiese Marco.
-Non lo so, però a me piace, soprattutto quando lo dice lui.- risero insieme e nel mentre il display del telefonino di Anna s’illuminò. Era un messaggio da parte di Emi: “Vengo domani a casa tua verso le 18”.
-Scommetto che è lui.-
-Si, viene domani a casa nostra.- Dopo aver risposto l messaggio gli occhi di Anna finirono sulla data che riportava il suo cellulare: 26/05. Qualcosa non tornava, ma ancora non capiva cosa. Ci pensò per tutto il viaggio e poi quando era quasi vicino casa, le venne in mente. Aveva un ritardo di 3 settimane. Doveva dirlo a qualcuno? A Marco, Emiliano? Maria? Cosa doveva fare, si chiedeva, ma non riusciva a darsi una risposta.
-Ehi, che hai? Dopo quel messaggio sei cambiata.- disse Marco slacciandosi la cintura.
-Senti, prima di andare in camera tua, vieni da me? Dovrei parlarti.-
-Ora? Non possiamo fare domani?-
-Ti prego.-
-E va bene. Entriamo dal garage così non ci sente nessuno.- Una volta entrati Marco si accomodò sul letto, mentre Anna chiuse a chiave la porta della sua camera per evitare visite da parte di qualcuno.
-Marco, tu sai cos’è questo?-
-Beh, a occhio e croce sembra il tuo diario personale.-
-Esatto, ora vai al giorno 15 aprile e leggi cosa c’è scritto.-
-No, non posso è il tuo diario.-
-Per favore.- chiese Anna quasi con le lacrime agli occhi e così Marco sfogliò quel diario fino a trovare la pagina datata 15 aprile.
-C’è scritto  con la penna rossa “Oggi”. Che vuol dire?-
-Che anche se non sei un medico, saprai bene che il ciclo viene solo una volta al mese, e quello è stato l’ultimo giorno in cui l’ho avuto.-
-Mi stai dicendo che…-
-Io non sto dicendo niente. Ci stavo pensando prima in macchina.-
-Anna, 3 settimane sono molte.-
-Lo so. Per questo te ne sto parlando Non so con chi farlo e non so che fare.-
-Vuoi che ci leviamo ogni dubbio?-
-E in che modo?-
-Test di gravidanza, che dici?-
-Ora? Sei impazzito?-
-No, la farmacia qui vicino è aperta, vado e torno subito.- Anna non riuscì a fermarlo che Marco era già uscito.
Anna sentiva che stava cambiando e, come una sensitiva, si sentiva di aspettare un bambino.
Ed a starle accanto chi ci sarebbe stato? Emiliano, e poi?
In famiglia avrebbe trovato tutto l’appoggio di cui aveva bisogno?
Tante domande e poche rispose quelle di Anna.
Dopo una manciata di minuti, Marco fece ritorno.
-Ecco. Vai in bagno, io ti aspetto qui.- Anna annuì ed uscì da quella stanza per andare in bagno. Stando attenta a non fare il minimo rumore, entrò in bagno e fece il test, ma non guardò l’esito. Preferì scendere da Marco ed controllare con lui.
-Allora?- chiese Marco appena la vide.
-Non l’ho guardato.-
-Lo facciamo insieme?- Anna annuì. Si sedette sul letto e prese tra le mani il test. Insieme lo guardarono: era positivo.
-È positivo, ed ora?- chiese Anna preoccupata. –Perché devo mettermi nei casini con le mie stesse mani?-
-Ora troveremo una soluzione. Ti fidi di me?- Anna annuì e Marco l’abbracciò stretta a sé. -Io ora devo andare, mi prometti che se hai bisogno mi chiami?-
-Si. Ciao Marco.- disse Anna dandogli un bacio sulla guancia.
-Ciao Anna.-  E così, Marco andò in bagno a lavarsi ed a cambiarsi per la notte, mentre Anna trovava un posto per nascondere quell’oggetto che le ha rivelato il suo essere incinta. Una volta nascosto per bene si mise a letto “Dovrò dirlo ad Emiliano”, pensò, ma per telefono non era proprio il caso. Con lui ci avrebbe parlato il giorno dopo. Ma mille pensieri affollarono la mente della ragazza, così tanti da farla piangere in silenzio.
Marco invece, prima di mettersi a letto, decise di scendere da Anna per controllarla un’ultima volta. Entrato in camera la sentì piangere.
-Ma non ti avevo detto di chiamarmi se avevi bisogno?!- chiese Marco vedendo Anna voltata di spalle.
-Tu hai due figli ed una moglie di cui occuparti, non puoi badare anche a me.- Continuò Anna senza girarsi.

-Questo lascialo decidere a me. Dai, ti faccio compagnia questa notte?- le chiese Marco, ma Anna non rispose, così l’uomo prese l’iniziativa. –Dai, fammi spazio. Questa notte resto io a farti compagnia.-  E dopo qualche minuto entrambi, stremati dai pensieri e dalla giornata appena conclusa, caddero tra le braccia di Morfeo.

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Angolo autrice.
Buon lunedì a tutti :)
Non so perché ho deciso di pubblicare questa storia, visto che non ho tempo per aggiornare (causa maturità u.u).
Questa storia l’ho scritta tra una pausa ed un’altra dalla studio… e che dite, è il caso di continuarla?
Sta a voi decidere.
Un grazie a tutti coloro che la leggeranno e che (forse) lasceranno una recensione.
Eliessa ~

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Capitolo 2
*** Ti prego, stammi vicino ***


Ti prego, stammi vicino




 

La notte, nonostante tutto, era passata in modo tranquillo per Anna.
Evidentemente la presenza di Marco l’aveva rassicurata, facendole dimenticare il suo più grande pensiero in quel momento.
Il mattino seguente, quando la sveglia suonò Marco la spense senza alzarsi e così tornò ad addormentarsi; mentre Maria appena si svegliò, vide che la parte di letto di Marco era disfatta ed iniziò a preoccuparsi perché aveva capito che non aveva dormito lì la notte passata.
Comunque, senza pensarci più di tanto, si alzò ed iniziò a prepararsi. Dopo essersi vestita andò prima in camera di Palù e poi di Jonathan, ma anche lì il suo Marco non c’era.
“Forse sarà uscito presto per andare a comprare il giornale”, pensò la donna e una volta arrivata in cucina vide che non c’era ancora nessuno sveglio, così andò in camera della sorella per vedere se era già pronta per andare a scuola, ma quando entrò in camera vide Marco abbracciato alla sorella.
Maria dapprima si gustò la scena e poi cercò di svegliarli dolcemente, ma appena la ragazza aprì gli occhi saltò dal letto ed andò vicino a Maria per abbracciarla.
-Scusami, scusami se Marco ha dormito qui questa notte.-
-Ehi, guarda che non è successo niente.-
-Si, scusami.- tornò a ripetere.
-Anna, sei strana è successo qualcosa?- chiese Maria.
-No, no. Ora scusa ma, vado a lavarmi.- disse Anna andando via.
-Ancora con queste scuse?!- chiese Maria senza ottenere risposta perché Anna andò via.
-Comunque buongiorno.- disse Marco ancora assonnato.
-Buongiorno a te.- rispose Maria baciandolo. –Senti, mi spieghi tu cos’ha mia sorella?- Marco si tirò su, mettendosi seduto.
-Senti Maria, sarebbe un segreto ma da soli non possiamo fare niente e forse tu sei una delle poche persone che possa aiutarla.-
-Marco mi spaventi. Non farmi stare sulle spine, per favore.-
-Maria, Anna è incinta.-
-Come incinta? Ma di Emiliano. E ne siete sicuri?-
-Si, questa notte ha fatto un test di gravidanza che io stesso le ho comprato.-
-Che situazione!- esclamò Maria passandosi una mano sulla fronte.
-Non hai idea di come sta.-
-Me ne sono accorta. Prima non hai visto che non faceva altro che chiedermi scusa?-
-Sai, ieri sera prima di mettermi a letto sono tornata da lei, perché stava troppo male e l’ho trovata che piangeva nel letto, così sono rimasto con lei.-
-Ed hai fatto bene, perché sa che ha qualcuno su cui contare.- E mentre i due parlavano in camera ritornò Anna, con una mano sopra il ventre.
-Maria, visto che papà dorme mi dai tu il permesso di rimanere a casa? Non mi sento bene. E poi sono sicura che Marco ti abbia raccontato tutto quindi puoi immaginare come sto.-
-Si, certo tranquilla.- Rispose Maria abbracciandola. - Come ti senti?-
-Guarda non poteva iniziare meglio questa gravidanza, di già le nasuee mattutine.-
-Quelle passeranno. Di quanto credi potresti essere?-
-Non lo so Maria.-
-Vabbeh, più tardi passa in clinica da me, che ti faccio fare un prelievo da Oscar.-
-Non ci penso proprio, è un amico di papà.-
-Ma è anche un medico e c’è  il segreto professionale.-
-Allora neanche tu parlerai con lui perché, anche sei specializzata in neuropsichiatria infantile, sei pur sempre una dottoressa.-
-E infatti non ne parlo con papà, perché dovrai essere tu a dirglielo.-
-Ma non ora, per favore. Non me la sento.-
-D’accordo. Quando te la sentirai gli parlerai, ma spero sia prima che si noti la pancia.-
-Beh, magari aspetterò così tanto che poi invece di parlare, gli mostrerò solo la mia pancia.- rise.
-Meno male che la prendi a ridere.-
-È per non piangere.-
-Dai, senti io devo scappare in clinica, e se non te la senti oggi a scuola non vai ma se vuoi quando Marco accompagna i bambini all’asilo puoi farti portare da me, tanto non ho molti appuntamenti e non avresti neanche papà tra le scatole che ti fa domande.-
-D’accordo.-
-E un’ultima cosa: Emiliano lo sa?-
-No, glielo dico questo pomeriggio quando viene, non posso prendere il telefono e dirgli: sai, aspetto nostro figlio.-
-Hai ragione. Vabbeh, io vado a lavoro ti aspetto dopo.- continuò Maria dando un bacio sulla fronte alla sorella.
-D’accordo, ciao Marì.- disse Anna con un leggero sorriso sulle labbra.
-Vabbeh, a questo punto vado anche io, così sveglio i bambini.-
-Perfetto, io inizio a vestirmi, e poi ti raggiungo in cucina.-
-Ok, a dopo.- e così anche Marco andò via. Nel mentre Emiliano aveva inviato il solito messaggio del buongiorno ad Anna e lei rispose come sempre, ma gli aveva anche scritto che non sarebbe andata a scuola e fu molto brava a non destare sospetti.
Una volta preparata andò in cucina dove ad attenderla c’erano Marco ed i bambini ma prima che uscisse di casa il padre si alzò per fare colazione.
-E tu non dovresti essere già fuori per andare a scuola?- chiese molto gentilmente il padre.
-No, non mi sono sentita bene ed ora vado da Maria.-
-Se non ti senti bene è il caso che tu rimanga a casa.- A questo punto Marco intervenne a favore della ragazza perché aveva capito che Anna non riusciva a mentire.
-Si, voleva rimanere a casa, ma Maria deve parlarle così le ha chiesto di passare in clinica. Dopo la nottata che ha avuto ora sta meglio. Sono sempre stato con lei.-
-Va bene, come dite voi, ma non prenderci l’abitudine Anna.-
-No papà, tranquillo. A dopo.-
Una volta entrati in macchina, Anna ringraziò Marco per averla levata da quella situazione e dopo aver lasciati i bambini all’asilo andarono in clinica.
-Grazie del passaggio, ci vediamo a pranzo?-
-Se riesco a liberarmi si, ma non prometto nulla. Tu cerca di stare bene.-
-Vedrò quello che posso fare.- disse sorridendogli. –Ciao Marco.- Scesa dalla macchina entrò in clinica e la rima persona che vide alla reception fu Gloria.
-Ehi ciao Gloria, per caso sai se Maria è nel suo studio?-
-Ciao Anna, no l’ho vista due minuti fa e mi ha detto che andava da Oscar.-
-Perfetto, grazie.- e così Anna andò nello studio di Oscar.
-Permesso.- chiese Anna.
-Si, vieni pure.- rispose Oscar. –Allora, per quale piacere ho qui davanti a me le sorelle Martini?-
-Diglielo tu.- disse Anna rivolta a Maria.
-Diglielo tu, cosa?- chiese Oscar.
-Anna è incinta. Potresti farle un prelievo del sangue e farmi avere i risultati senza che papà ne sappia nulla?-
-Ah.- rispose Oscar meravigliato. –Va bene. E state tranquilli, a parte noi non lo saprà nessuno. E per quanto riguarda Lele stai tranquilla.- disse Oscar rivolto ad Anna. –C’è pur sempre il segreto professionale e non intendo infrangerlo. Sei pur sempre una mia paziente.-
-D’accordo.-
-Dai, allora siediti lì che facciamo questo prelievo.- Anna seguì le indicazioni di Oscar.
-Piano, per favore.- disse come al solito Anna.
-Quasi diciottenne e la fobia degli aghi non ti è passata.-
-Alcune cose restano a vita.-
-Se vuoi ci pensa tua sorella.- Max bussa alla porta di Oscar. –Ehi Oscar, potresti venire un momento?- chiese l’uomo. –Anna, ciao.-
-Ciao Max.- rispose la ragazza.
-Si vengo subito. Pensaci tu.- continuò Oscar rivolto a Maria per poi uscire con Max.
-Dai, ti faccio io questo prelievo, ti fidi?-
-Tanto se succede qualcosa siamo in una clinica, circondati da medici veri.- disse a sfottò Anna sorridendo alla sorella.
-Dai, scopri il braccio che iniziamo.- e così Maria fece questo prelievo.
-Ora aspettiamo Oscar e poi andiamo nel mio studio, ti va?-
-Si, però prima ho bisogno di mangiare qualcosa.-
-Ti porto al bar dietro la clinica e facciamo colazione. Ma Emiliano, l’hai sentito?-
-Si, per il buongiorno, come sempre.- entra Oscar.
-Allora, tutto a posto?-
-Si, ho fatto.- rispose Maria.
-Queste le porto io in laboratorio e vediamo se entro questo pomeriggio riusciamo ad avere i risultati.-
-Perfetto.- rispose Maria. –E ancora grazie Oscar.-
-Figurati, per voi questo ed altro. Comunque se passate da Federica, Anna potrebbe fare anche un’ecografia.-
-Dai, poi vediamo.- rispose la sorella maggiore, leggendo negli occhi di Anna un po’ di paura, tra l’altro comprensibile.
-Va bene. Fammi sapere così l’avverto.-
-Ok, a dopo.- rispose Maria.
-Ciao Oscar.- continuò Anna. Dopo di che andarono al bar a fare colazione e poi ritornarono nello studio di Maria fino a quando non si fece l’ora di pranzo ed insieme tornarono a casa.
Dopo pranzo, Anna si chiuse in camera e non uscì per niente. Cercò di studiare, per quel poco che riuscì, ma i suoi pensieri erano concentrati sulle parole giuste da trovare per dire ad Emiliano del bambino ma alla fine capì che le parole giuste per quanto lei possa cercarle, non esistono. Ma di una cosa era convinta:  se avesse avuto accanto a se qualcuno da farle da sostegno mentre parlava con il suo Emiliano, avrebbe di certo avuto il coraggio di confessare tutto. Così, per evitare di uscire dalla stanza ed incontrare il padre o qualche altro familiare, chiamò con il suo telefonino la sorella che però stava uscendo per andare a fare la spessa con i bambini. Ed a questo punto l’unica persona che rimaneva era Marco che si dimostrò subito disponibile nell’aiutarla.
Dopo la chiamata andò subito nella stanza della ragazza ed insieme aspettarono Emiliano che anticipò il suo arrivo di più di mezz’ora. Meglio.
-Ehi Scricciolo.- disse Emiliano appena entrò dalla porta esterna del garage, senza rendersi conto della presenza di Marco. –Ehm, ciao Marco.- continuò.
-Ciao Emiliano.- disse Marco sorridendogli e rimanendo seduto sul letto di Anna.
-Che hai? Ho scelto un brutto momento per venire?-
-No, ma devo parlarti.-
-Beh, sembra seria la situazione.-
-Un po’ lo è.- disse Anna mentre qualcuno bussò alla porta principale. Marco si alzò per andare ad aprire ma per fare rima uscì direttamente dal giardino. Quel qualcuno era Oscar con il risultato della analisi del sangue che confermavano la gravidanza di Anna. Una volta andato via Oscar, Marco rientrò in camera della ragazza e diete la busta ad Anna. Diede un’occhiata veloce al contenuto e poi si fece coraggio per dire la verità al ragazzo.
-Anna, non mi piace tutto questo silenzio.-
-Emiliano, sono incinta. Questi sono i risultati delle analisi che ho fatto questa mattina, e questo.- disse Anna pendendo dal suo beauty-case il test di gravidanza.- …e questo è il test che ho fatto questa notte.-
-Perché non mi hai detto nulla.-
-Perché… perché ci ho pensato mentre  ritornavo a casa ieri notte dopo essere stata da te. Allora? Non dici niente?-
-Non so che dire!-
-Dimmi che non vuoi il bambino, che vuoi lasciarmi, che non te ne frega niente di noi, dimmi una qualsiasi cosa, ma dimmela per favore.- disse Anna con le lacrime agli occhi.
-Io ti voglio e con te voglio anche nostro figlio. Su questo non ci sono dubbi. Un figlio, ci pensi? Saremo genitori.-
-Non gridare perché a parte Marco e Maria non lo sa nessuno in casa.-
-D’accordo, scusami.-
-Emi, ti prego, stammi vicino perché se non fosse per te, Marco e Maria mi sentirei sola e non saprei cosa fare.-
-Forse dovremo iniziare dicendo la verità agli altri.-
-E poi chi lo sente mio padre?!-
-Tanto questo non si può nascondere, lo sai, tanto vale…-
-Lo so, ma dammi un po’ di tempo per cercare di capire. Emi, in meno di 12 ore mi sono resa conto di aspettare nostro figlio.-
-D’accordo, faremo come vuoi, aspetteremo.-
-Grazie.- disse Anna prime che le prendesse un attacco di nausea improvvisa.
-Eh beh.- iniziò a dire Marco che era rimasto in silenzio ascoltando la chiacchierata tra i due. –Dovrai farci l’abitudine con le nausee e la voglia che avrà Anna di mangiare in continuazione.-
-Sai che c’è? Non m’importa.- rispose Emiliano con uno dei suoi migliori sorrisi. -Amo Anna e questo è l’importante. Tutto quello che succederà lo affronteremo insieme perché io e lei siamo una cosa sola.-
-Sono fiero di te.- rispose Marco dando una pacca sulla spalla ad Emiliano per poi dirigersi insieme in cucina ad aspettare Anna.

 
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Angolo autrice.
Buon giorno a tutti!
Beh, io veramente non so che dire e per ringraziarvi delle belle parole che mi avete scritto, ho deiso di buttare giù questo secondo capitolo.
Per il terzo ci sarà un po’ da aspettare perché… perché domani iniziano gli esami :P
Ma prometto di aggiornare presto! :D
Ancora grazie per avermi incoraggiato a continuare questa storia che neanche volevo pubblicare.
Un bacione a tutti voi.
Eliessa ~

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Capitolo 3
*** Perdonami se sono una delusione per te ***


Perdonami se sono una delusione per te



 

I giorni in casa Martini passavano, la pancia di Anna iniziava a farsi vedere ma ancora non aveva il coraggio di parlare con il padre.
Non voleva parlarci perché sapeva che in un qualche modo l’aveva delusa.
Ogni tanto pensava di essere un fallimento come figlia: a scuola i voti non brillavano come quelli di Maria, si era fidanzata con un tatuatore, anche se era una persona semplice e per bene, e per di più era rimasta anche incinta di lui.
A lei non importava di aspettare un bambino, le importava solo del giudizio delle persone… e del padre.
Maria e Marco cercavano di coprire Anna quando diceva di andare a studiare da Giulia mentre invece si trovava da Emiliano e rientrava la sera tardi, le stavano vicini, la sostenevano e le facevano capire che non sarebbe mai stata sola.
Ma una gravidanza a 17 anni è un casino. Spesso lo è per gli adulti, figuriamoci per una ragazza che ha frantumato per sempre quella parte di vita che collega l’adolescenza alla vita matura di donna.
-Allora, come va? Come ti senti?- chiese Maria entrando in camera della sorella per darle il buongiorno.
-Come una che ha appena finito di dare l’anima per vomitare. Ma quando passano ‘ste nausee?-
-Eh… devi avere un po’ di pazienza.- continuò Maria sedendosi sul letto accanto alla sorella.
-Ma io di pazienza ne ho anche molta, il fatto è che sto sempre con quell’ansia che papà mi senta e sono costretta a raccontargli tutto.-
-Dovresti trovare il coraggio di pararli perché la tua pancia inizia a crescere. Sei magra di costituzione e per quanto tempo ancora potrai dire che hai messo su qualche chilo perché in questo periodo mangi molto?-
-Uhm… e se indossassi una pancera? Nessuno si accorgerebbe di nulla e potrei tenere il segreto ancora per un po’-
-No Anna, perché a quel punto sarei io a raccontare tutta la verità. Tu lo vuoi questo bambino?- chiese Maria mentre Anna le fece di si con il capo passandosi le mani sul ventre. –E allora niente pancere perché sono pericolose. Potresti mettere a rischio la tua gravidanza.-
-D’accordo.- disse Anna abbassando lo sguardo.
-Ehi.- continuò la sorella alzandole il viso con una mano. –Io ci sono. Io e Marco ci siamo.-
-Lo so, ma non potete pensare anche a me. Voi avete una vita per questo stavo pensando…-
-Stavi pensando di fare cosa?-
-Di trasferirmi da Emiliano. Casa sua… casa, per meglio dire la stanza dove sta è a dieci minuti da qui.-
-Ma non se ne parla proprio!-
-E perché? Infondo la gravidanza è un periodo che deve vivere insieme la coppia ed io ho la fortuna di avere accanto a me un ragazzo meraviglioso come Emiliano che si preoccupa per me. Anzi, scommetti che tra cinque minuti arriva qui con la colazione?-
-Si vabbeh, non esageriamo.- rispose sorridendo Maria.
-Aspetta e vedrai.-
Intanto in cucina Marco era sceso con i bambini e ad attenderlo c’erano Lele, Bianca ed i loro figli.
-Maria ed Anna?- chiese Lele.
-In camera di Anna.- rispose Marco senza destare troppi sospetti.
-Ma che hanno quelle due ultimamente? Stanno sempre insieme.-
-Sono sorelle.- rispose Marco. –Ora sono cresciute entrambe e finalmente si sono ritrovate.-
-Perché, quando mai si erano perse?- chiese Lele sorridendo pensando di non aver detto nulla di male. –Ho detto per caso qualcosa di sbagliato?- continuò l’uomo vedendo l’espressione di Marco cambiare.
-No, lascia stare.-
-Marco, devo sapere qualcosa per caso?-
-No, perché?-
-Perché c’è qualcosa che non mi convince.-
-No, tutto apposto, davvero.- disse Marco quando si sentì il campanello.
-Vado io professò.- rispose Melina. –Ah, ciao Emliano.- disse la donna aprendo la porta. –Anna non è ancora arrivata per fare colazione.- continuò mentre entrambi si dirigevano in cucina.
-Ciao Emiliano.- disse Bianca.
-Buongiorno a tutti.-
-Siediti, vuoi fare colazione con noi?-
-No signor Lele, la ringrazio. Anzi, ho portato io la colazione per Anna.-
-Ancora ‘sto signor Lele, chiamami Lele e basta. Comunque Anna la trovi in camera con Maria.-
-Posso?- chiese spendo in una risposta affermativa.
-Si certo, vai.- E così Emiliano andò in camera di Anna.
-Visto, che ti avevo detto?- disse Anna rivolta a Maria appena vide il suo ragazzo con un sacchetto in mano.
-E c’hai proprio ragione. E’ un ragazzo speciale.-
-Come mai tutti questi complimenti di prima mattina?- chiese Emiliano sorridendo.
-Ma niente, si parlava così. E comunque scommetto che hai portato la colazione.-
-Si esatto. Prendetela, è vostra.-
-E tu?- chiese Maria.
-Non ti preoccupare, prendila tu.-
-No, dai io vado in cucina.-
-Credo che non sia rimasto molto con Bobò.- rispose il ragazzo.
-Dai, vieni qui.- disse Anna rivolta ad Emi. Prendi la brioches perché a me tutta non mi va e il cappuccino te lo lascio tutto, io solo l’assaggio.-
-Io le donne in gravidanza non le capirò mai: un giorno vorrebbero divorarsi un mondo e l’altro e il giorno seguente mangiano appena.-
-E che ci vuoi fare.- rispose Maria. –Comunque grazie per la colazione.-
-Figurati, per un cappuccino.- rispose il ragazzo.
-A proposito.- intervenne Anna. –Oggi con il lavoro come sei messo?-
-Due appuntamenti nel pomeriggio: un piercing  ed una stella, quindi vado per le tre.-
-Uhm, allora abbiamo la mattinata libera, bene! Ora però andiamo in cucina, non vorrei che papà sospettasse qualcosa.-
-Giusto.- rispose Maria. E così tutti e tre andarono in cucina.
-Buongiorno.- disse Lele appena vide la figlia.
-Buongiorno a te.-
-Amore, li porti tu i bambini a scuola? Io ne approfitto, vado in studio e anticipo gli appuntamenti di questo pomeriggio ad ora così poi possiamo andarcene in barca.-
-Perfetto.- rispose Marco.
-Si, andiamo in barca.- esultò Jonny.
-Evvai.- continuò Palù.
-Papà.- disse Anna. –Io invece resto a casa.-
-Si, tanto ora Inge e i gemelli vanno allo zoo con Gus e stanno fuori tutta la giornata con lui.-
-Amore, mi raccomando però non fate tardi che dovete studiare lo stesso.- ricordò Bianca ai bambini.-
-D’accordo.- rispose Inge.
-Allora noi andiamo a finire di preparare le borse.- disse Bobò.
-Vi aiuto io.- disse Melina. –Non si sa mai cosa aspettarsi con voi quando mettete le mani dentro l’armadio.-
-Beh, allora io torno in camera.- disse Anna.
-D’accordo, io vado in clinica ci vediamo a pranzo. Emiliano tu accetti l’invito a pranzo?-
-Beh si, molto volentieri. Grazie.-
-Allora a dopo- disse Lele. -Ciao amore.- continuò baciando Bianca.
-Anna, io devo passare un attimo in cioccolateria, avverti tu Melina?-
-Si si, ci penso io. A dopo. Ah, anzi aspetta… Mi porteresti quando ritorni qualche cubotto ripieno di cioccolato al latte?-
-Anche a te ogni tanto prendono questi momenti di attacco di cioccolato.- Anna annuì sorridendole. –Va bene, te li porto, a dopo.- Bianca uscì di casa e così finalmente Anna poté andare in camera sua con Emiliano.
-Allora, che vuoi fare oggi?- chiese Emi.
-Ti spiace se rimaniamo a casa? Non mi va proprio di uscire.-
-D’accordo, come vuoi.-
-Sicuro che non ti scoccia?-
-Sicuro.-
-Però mi cambio. Allora!- esclamò Anna mettendosi davanti l’armadio. –Iniziamo lo show per scegliere i vestiti. Questo no, con questo si vede la pancia, questo è stretto, questo non mi va, questo no… Rimane la tuta di Cucciolo. Ti piace?- chiese rivolgendosi ad Emiliano guardandolo dallo specchio mentre lui si alzò per abbracciarla da dietro. –Tu sei sempre stupenda, anche quando avrai la pancia grande, così grande che non passerai più da quella porta.-
-Dai, esagerato.-
-Comunque ti sta molto bene.-
-Perfetto, ora ci metto questa maglietta nera e larga soprattutto così non si vede nulla. Come sto?-
-Sei perfetta. Senti, almeno ti va di fare un giro intorno l’isolato. Così prendiamo un po’ d’aria.-
-D’accordo, ma non arriviamo al parco, non mi sento di incontrare nessuno.-
-Va bene.- rispose Emiliano e prendendola per la mano la portò fuori. Una volta usciti passeggiarono insieme, mano nella mano in quella calda ed inaspettata giornata di metà aprile e poi passarono il tempo seduti a parlare sulla loro panchina vicino casa.
-Sai, io ci starei tutta la vita così con te.- disse Anna poggiata con la testa sulle gambe di Emiliano ed il corpo sulla panchina, mentre le accarezzava i capelli.
-Ma se vuoi rimediamo subito: cerchiamo una casa per noi. Due stanze o tre stanze e un bagno. Sarà il nostro nido d’amore.-
-Veramente dici?- Emi annuì. -Allora appena trovo il coraggio di confessare a papà la gravidanza andremo a vivere insieme.- A quelle parole mi baciò la sua Anna.
Intanto a casa aveva fatto ritorno Bianca con i cubotti. Andò in camera di Anna per darglieli ma non la trovò così li lasciò sulla sua scrivania quando vide un foglio che attirò la sua attenzione: era un foglio che usciva da un quaderno di Anna con l’intestazione della clinica Aurora. Era ben visibile l’intestazione e la parola positivo. Bianca senza pensarci su due volte lo prese e rimase di pietra: Anna era incinta e nessuno lo sapeva, soprattutto Lele, così prese il foglio ed aspettò l’arrivo del marito per parlargli.
Quando rientrò verso l’ora di pranzo, lo trascinò in camera da letto.
-Bianca, amore, mi dici cos’è tutto questo segreto?-
-Tieni.- rispose lei dandogli la carta.
-Anna è incinta!-
-Forse non avrei dovuto dirtelo così, ma devi saperlo per…-
-Per darle due sberle.-
-No, ma per starle vicino.-
-Bianca per favore.-
-Ehi, Maria ci sei?!- disse Anna urlando appena rientrò dalla passeggiata con Emi.
-Ti prego, la chiami e la fai venire qui?- Bianca annuì con la testa e andò a chiamare Anna. Una volta anche arrivò lì con il ragazzo vide il padre che aveva un espressione mista tra l’arrabbiatura e lo sconforto.
-Cos’è questo?-
-Dove le hai prese?-
-Non ha importanza. Anna, io non ti riconosco più. Dov’è l’Anna che conosco io matura e responsabile?-
-A questo punto, forse, non è mai esistita.-
-Un figlio a 17 anni, io… come hai potuto?!-
-Papà, io non devo farti il resoconto della mia vita dicendoti se e quando vado a letto con Emiliano. Quando tu ci vai con Bianca te lo tieni per te.-
-Non parlarmi così perché io sono tuo padre!- disse alzando la voce e con gli occhi di fuori. –Mi hai deluso.- continuò abbassando lo sguardo.
-Papà io… da dove devo iniziare...-
-Lele, noi siamo sempre stati attenti, molto anche, ma se è successo…-
-Vuol dire che non siete stati abbastanza attenti.- affermò Lele. –Non avete usato nessun contraccettivo.- continuò dandogli le spalle.
-Papà?! Papà?! Papà mi guardi per favore?- disse Anna con le lacrime agli occhi. –Lo so, sono una delusione e come figlia una frana. Ma sai perché ho voluto aspettare prima di dirtelo? Perché io stessa mi considero una delusione, una perdente, una stronza!- esclamò Anna a voce alta.
-Anna… da quanto tempo lo sai?-
-Un po’-
-Un po’ quanto?-
-Una settimana, ma sono incinta di 7.-
-E quando ti sei resa conto di avere un ritardo non potevi venire a parlarmene? Sono pure sempre un medico.- urlò Lele quando nel mentre era rientrata a casa Maria con Marco e sentendo le urla andarono in camera dell’uomo.
-Ma è proprio questo il problema, tu anche a casa sei il dott. Lele e mai papà Lele.- disse Anna piangendo. –Come te lo devo dire che avevo paura di te?-
-Che succede qui?- chiese Maria.
-Succede che tua sorella è incinta.- Le due sorelle si scambiarono un’occhiata fulminante. –Ma… ma tu lo sapevi. Cioè l’unico a non sapere nulla qui ero io, bene, grazie.-
-Papà, questa cosa non potevamo dirtela né io, né Marco, ma solo Anna.-
-Sai cosa c’è Maria? È che io sono l’opposto di te. Tu sei uscita dalla maturità con 100, con 110 alla laurea, hai seguito l’esempio di papà, mentre l’unica cosa che sono riuscita a fare io è stata quella di farmi mettere incinta da Emiliano, ma sai cosa ti dico papà? Che questo bambino io…- disse guardando negli occhi Emiliano. –Noi lo vogliamo.-
-Ed io cosa dovrei fare?-
-Beh, se non mi vuoi più come figlia lo capirò perché hai perfettamente ragione, ma ti chiedo di non privare un giorno mio figlio dell’affetto di suo nonno perché ne avrà bisogno.-
-Vieni qua.- disse Lele abbracciando la figlia.
-Scusami papà.- disse Anna tra le lacrime.
-Scusami tu piccola mia, non volevo ma…-
-Dai, ora basta parlare, l’importante è che sia tutto chiarito e che non ci siano più segreti.- disse Maria.
-Lele.- iniziò a dire Emiliano.
-Emilià, scusami anche tu. Non sono così, ma quando si tratta dei miei figli reagisco sempre il contrario di come dovrei. Invece di ascoltare Anna l’ho aggredita. Perdonami pure tu.-
-Tutto a posto, tranquillo.-
-Allora papà, ora possiamo dirtelo: vogliamo andare a vivere insieme.-
-E se invece di andare a cercarvi casa, restate qui? Tanto la tua stanza ora è così grande da poterla dividere con Emiliano ed il bambino.-
-D’accordo, in fondo hai ragione papà.-
-E così quando io sarò al lavoro tu non sarai sola.- Anna annuì.
-Un’ultima cosa Anna, con la scuola come farai?-
-Beh, per quest’anno finisco di frequentare e poi a settembre si vedrà, magari potrei prendere l’ultimo anno da privatista, ma c’è tempo per pensarci. Per favore non facciamo un’altra lite ora per questo.-
-Si papà, Anna ha ragione. Ora andiamo in cucina a festeggiare per questa bella notizia?-
-Si, andiamo.- E così tutti quanti andarono verso la cucina  a festeggiare la nuova vita che presto sarebbe arrivata in casa Martini.

 

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Angolo autrice.
Buonanotte a tutti!
Beh, ancora una volta vi ringrazio per le stupende recensioni!
Come sapete, a causa della maturità non dormo molto (ah, per chi volesse saperlo oggi la prova è andata bene ;) mi sono buttata sull’analisi del testo :D e domani invece… vabbeh meglio non pensarci :S ahahahah) così ho scritto questo terzo capitolo.
Finalmente Lele ha saputo della gravidanza di Anna, ma secondo voi ha davvero digerito questa notizia?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo che spero sarà presto ;)
Ancora grazie a tutti voi!
Un bacione a tutti.
Eliessa ~

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Capitolo 4
*** Papà, non posso stare senza te ***


Papà, non posso stare senza te




 

I giorni a casa Martini continuavano a passare. Emiliano si era trasferito a casa Martini ed Anna si sentiva più sollevata perché non doveva tenersi tutto per se quel segreto che prima o poi sarebbe venuto fuori in ogni caso.
Stare con Emiliano l’aiutava a sentirsi più sicura di se, ed ogni volta che aveva dei dubbi sul suo futuro, Emi era in grado di farle cambiare subito idea perché loro non erano soli. Nonostante in due fossero più forti che da soli, avevano l’intera famiglia Martini che si occupava di loro. E per Emiliano avere una famiglia, era la cosa più bella che potesse esistere.

-Ehi scricciolo, è ora di alzarsi.- disse Emiliano, accarezzando dolcemente il volto della sua ragazza.
-Ancora, cinque minuti, ti prego.-
-Dai, altrimenti ti riaddormenti e non ti alzi.
-Uffa come sei pensante.- rispose Anna stiracchiandosi prima di alzarsi. -Visto, mi sono alzata. Vado a vedere se il bagno è libero oppure bisogna prendere il numerino.-
-Vengo con te,dai.-
Una volta andati in bagno, Anna ed Emiliano scesero a fare colazione.
-Buongiorno a tutti.- dissero all’unisono i due ragazzi-
-Anna, come va?- chiese Maria appena la vide.
-Penso sia la prima notte che mi faccio tirata senza svegliarmi.-
-Bene.- rispose la sorella.
-Papà, e tu? Hai dormito male? Ti vedo strano.- chiese Anna vedendo il padre cambiare espressione appena la vide.
-No, tutto bene. Ragazzi, forza si va a scuola.-
-Ma amore, non è così tardi, potete aspettare ancora un po’.- disse Bianca.
-Si, ma voglio arrivare presto in clinica perché ho delle cose da sbrigare, quindi forza.- disse Lele alzandosi per mettersi la giacca.
-Prendo altri due biscotti, aspettami papà!- esclamò Bobò.
-Buona giornata.- disse Lele per poi uscire con Elena, Bobò ed Inge.
-Ma che ha papà? È stano.- chiese Anna.
-Ma niente.- rispose Bianca. –Sarà così per il lavoro.-
-Ma a te non ha detto niente?- chiese Maria.-
-No, con me non ha parlato. Anzi, a sentire lui va tutto bene.-
-Già, qui il problema sono io.- disse Anna abbassando lo sguardo.
-Ma non devi dire così.- rispose Marco. –Tuo padre non ha nulla contro di te.-
-E invece si. Scusate però mi è passata anche la fame. Emi andiamo?-
-Si, andiamo. Ci vediamo a pranzo, ciao a tutti.- E così, anche i due ragazzi uscirono insieme. Prima Emi accompagnò Anna a scuola e poi andò ad aprire il negozio.
-Beh, qui è evidente che dobbiamo trovare una soluzione.- continuò Bianca.
-Facciamo così, porto i bambini a scuola e poi passo in clinica e parlo con papà.-
-Maria, se vuoi li porto io così poi vado in redazione.-
-Si, meglio.- rispose la donna.
-Allora bambini? Pronti per questo viaggio insieme a me?-
-Siii.- risposero i bambini.
-Ciao amore.- disse Marco baciando Maria.
-Ciao Palù, ciao Jonny.-
-Ciao Maria.- rispose Jonathan, mentre Palù le dava un bacio.
-Fate i bravi, mi raccomando.- E così anche i bambini uscirono.
-E vediamo se adesso riesco a prendermi un bel caffè come si deve.-
-Lo rifaccio.- rispose Bianca. –Così ti faccio anche compagnia.-
-Bella idea.- rispose Maria.
Intanto la mattinata andava avanti, Anna a scuola nonostante qualche attacco di nausea riuscì a seguire la giornata scolastica, Marco accompagnò i bambini a scuola e poi andò al lavoro, mentre Maria andò a parlare con il padre in clinica. Aveva capito che qualcosa non andava e tutto questo aveva un nome: Anna, la figlia.
-Ehi papà, posso?- chiese Maria dopo aver bussato.
-Si, vieni entra. Come mai qui?- chiese Lele mentre Maria si accomodava di fronte a lui.
-Devo parlarti e ultimamente passi più tempo qui che a casa, così ne approfitto.-
-Ma io qui ci lavoro, non puoi aspettare questa sera?-
-Tranquillo, ho già parlato con Gloria, per i prossimi tre quarti d’ora sei mio, non hai scuse.-
-E va bene. Allora, cosa c'è di così importante da non poter essere rimandato a questa sera?-
-Dovresti dirmelo tu. Una volta se mio padre aveva un problema me ne avrebbe parlato, nonostante fossi la figlia. Ora invece questo padre non parla più, facendo stare male non solo me.-
-Beh, si vede che questo padre non ha ancora trovato le parole giuste per venirti a parlare.-
-Ma di cosa? Ora sono qui, dimmelo.-
-È per Anna.-
-E questo l’avevamo capito tutti, anche lei.- rispose Maria. –Ma c’è altro, vuoi dirmelo?-
-Io ho accettato la gravidanza di Anna, l’idea che lei non sia sola ad affrontare tutto questo mi fa stare bene, sono felice che abbia Emiliano accanto e che lui alla fine non si è rivelato, come temevo, uno di quei ragazzi “facili”. Ma…-
-Ma?- chiese Maria nella speranza che il padre continuasse a parlare.
-Anna ha solo 17 anni. Diciassette, capisci? Ha ancora la vita davanti, un figlio…-
-E che dovrebbe fare, abortire?-
-Assolutamente no.- rispose serio Lele.
-E allora?-
-Ma un figlio potrebbe levarle quello che è il suo futuro, non avrà l’opportunità di realizzarsi.-
-E chi te lo dice? Papà, lei è sicura della scelta che ha fatto, questo figlio lo vuole ed è molto importante per lei. Più importante della sua famiglia, di Emiliano. Questo figlio è tutto per lei.-
-Ma io non ci riesco.-
-E devi trovare un modo, perché lei ha capito che sei arrabbiato e che non accetti la sua gravidanza.-
-Ma io non sono arrabbiato con lei, sono arrabbiato con me. Forse avrei dovuto affrontare anche un altro tipo di discorso con lei e mentre con te ci sono riuscito, con lei no.-
-Beh papà, su questo puoi stare tranquillo perché con lei ne ho parlato io.- disse Maria con uno dei suoi sorrisi. -Anzi a dire la verità è lei che un giorno, qualche tempo fa, se ne è venuta e ne abbiamo parlato. Da quel punto di vista puoi stare tranquillo, ma se è successo è successo e basta. Vedrai che non se ne pentirà perché questa scelta di tenere il bambino l’ha presa lei da sola. Non è stata condizionata da nessuno.-
-Neanche da Emiliano?-
-Lui l’ha saputo dopo che fosse incinta. Il primo è stato Marco e già quando Anna ha parlato con lui, era intenzionata ad avere questo figlio. Emiliano quando l’ha saputo è rimasto senza parole, ed è difficile da capre chi è il più felice tra i due.-
-Stasera parlo da solo con Anna.-
-Uhm, forse è meglio.-
-Va bene.-
-Allora posso andare? Sto tranquilla?-
-Si, vai. Stasera come torno a casa prometto che le parlo.-
-D’accordo. Ciao papà.-
-Ciao figlia e grazie.-
-Di cosa?-
-Di avermi aperto gli occhi.- rispose Lele abbracciandola.
-Dai, ora vado, ciao papà.-
-Ciao Marì.- Appena Maria uscì dall’ufficio del padre uscì e andò verso la macchina. Dopo quella chiacchierata poteva dire di ritenersi soddisfatta. Lei conosceva bene la sorella, più del padre perché a differenza sua durante l’infanzia e l’adolescenza il padre non l’aveva, era in giro tra Australia e Francia tra ricerca e sperimentazioni. Maria invece, dopo aver perso la madre, Lele le faceva da entrambi i genitori e con lui si è sempre confidata, raccontandole della sua vita, dei suoi primi amori, delle sue speranza, dei suoi desideri, di tutto. Lei ed il padre, nonostante poi la lontananza li aveva portati a non vedersi, non avevano mai perso quel rapporto fantastico che avevano; ed ora che si ritrovava trentenne vedeva e risposata, con una figlia sua ed un figlio acquisito, ogni problema o insicurezza che aveva andava dal padre, il suo miglior amico.
Una volta entrata, andò a casa. Aveva ancora qualche ora prima di andare allo studio, così aggiornò alcune cartelle cliniche dei suoi piccoli pazienti fino all’ora di pranzo.
A pranzo c’era tutta la famiglia riunita a tavola, tranne Anna e Marco. La ragazza aveva inviato un messaggio ad Emiliano dicendogli di non preoccuparsi per lei perché andava a pranzo da Giulia e insieme avrebbero poi studiato, mentre non era la verità.
Anna sentiva il bisogno di parlare con qualcuno. Sapeva che la sorella quel pomeriggio avrebbe lavorato e che il negozio di Emiliano il martedì pomeriggio è chiuso così chiese a Marco di farle compagnia lì.
Anna arrivò lì verso le due, entrò dentro, con le chiavi che teneva nello stesso mazzo dove c’erano quelle di casa, ed aspettò l’arrivo di Marco.
Arrivò quasi mezz’ora dopo. Appena fu lì bussò alla porta, aspettò che Anna gli aprisse e poi si sedettero davanti una tavola piccola e rotonda al piano superiore dello studio, dove Emiliano abitava.
-Siccome ho l’impressione che tu non abbia mangiato, ed io sto morendo di fame, ho portato il pranzo: pollo con le patate, che te ne pare?-
-Che hai fatto bene, sto proprio morendo di fame.- Intanto, mentre Anna apparecchiava, Marco iniziò a parlare.
-Che facciamo? Andiamo subito al punto o facciamo un giro di parole per poi dirmi il perché siamo qui?-
-Marco, io non so che fare. Mio padre, dopo mia sorella è la persona più importante per me. Sarei capace anche di mettere Emiliano all’ultimo posto nella classifica, pur di sapere che mio padre a me ci tiene, che sono ancora in grado di essere sua figlia, invece mi sembra di capire che mio padre mi dice belle parole davanti, ma dietro le spalle…-
-Scusa se m’intrometto, ma tu hai provato a metterti nei panni di tuo padre?-
-Ovvero?- chiese Anna stupita.
-Se io avessi una figlia femmina e un giorno mi venisse a dire: papà sono incinta, non saprei se essere felice, arrabbiato o deluso.-
-Ecco, mio padre tutto è tranne che felice.-
-Lui si preoccupa per te.-
-Se si preoccupa per me potrebbe anche dirmi qualche parola carina, invece sono giorni che mi evita, che fa di tutto per non parlarmi e se lo fa è freddo, distante.-
-Dagli il tempo di capire cosa sta accadendo.-
-Quindi ora è lui ad aver bisogno di aiuto. Marco, sono io che tra poco avrò un figlio. Tu non hai idea di quanta paura abbia ma è pur vero che sono sicura di volere questo bambino. Per me non è un errore questo figlio e preferisco pensare che è la dimostrazione che io ed Emiliano ci amiamo davvero.-
-E perché non ne parli con tuo padre delle tue paure, piuttosto che farlo con me o con Maria?-
-Perché lui non mi capirebbe, è pur sempre mio padre che sa dirmi cos’è giusto, cos’è sbagliato, questo non si fa, questo si fa.-
-Anna tu capisci bene che se continui a non parlare con lui, questo problema non si risolverà mai.-
-Ma io non so se ci voglio parlare con lui, anzi a dir la verità non so se voglio continuare a vivere in quella casa, con papà è tutto così complicato.-
-Ma ricordati che è anche l’unico che ti sa voler bene e ti ama più di Emiliano, sempre se capisci cosa intento dire.-
-Si, ho capito. Un padre per la figlia farebbe di tutto.-
-Esatto. Io per Palù e Johnny fare l’impossibile. L’impossibile. E anche tuo padre per te, dagli solo il tempo di digerire tutta questa situazione e vedrai che tutto tornerà come prima.- Anna annuì semplicemente, credendo alle parole di Marco. –Ora mangiamo prima che finisce di freddarsi.-
-D’accordo.-
Anna e Marco, dopo aver mangiato continuarono a stare insieme fino a quando l’orologio non segnò le 15.30. Quella era l’ora che Marco doveva avviarsi per andare a prendere i bambini.
Anna invece rimase nel negozio, stare sola a pensare forse l’avrebbe aiutata.
Forse avrebbe trovato il coraggio di parlare con il padre.
Forse avrebbe trovato il coraggio di superare le sue paure.
Forse, troppi forse, troppe domande in quella testa e troppe poche risposte da darsi.
Dopo un pomeriggio fatto di pensieri, l’ora di cena arrivata ed a questo punto l’unica a mancare a tavola era proprio Anna.
-Ma Anna?- chiese Lele.
-Oggi sapevo che studiava da Giulia ma è dall’una che non la sento.- ripose Emiliano.
-Ma è tardi, di solito avverte se sta a cena fuori.-
-La chiamo.- continuò Emiliano, così prese il suo telefonino, la chiamò ma era staccato. –È spento.-
-Ma dove sarà andata a finire.- disse Lele.
-Forse lo so io. L’unico posto dove può essere è il mio negozio. Vado a prenderla.-
-No, ci vado io se non ti dispiace.-
-Si, forse è meglio Lele.- rispose Emi.
-Grazie della dritta. E vabbhé.- disse alzandosi. -Voi cenate che io vado a prendere Anna. A dopo.- E così Lele prese la giacca ed uscì per andare dalla figlia. Un viaggio veloce fu il suo, dato la vicinanza di casa Martini con il negozio.
Arrivato lì cercò di entrare ma la porta era chiusa. Tento di bussare più volte fino a quando la figlia andò ad aprirgli. Aperta la porta si guardarono fissi negli occhi per almeno un minuto, un minuto che sembrava un’eternità.
-Vogliamo entrare o continuiamo a fissarci qui fuori?- chiese Lele ed Anna senza rispondere tornò dentro facendo segno al padre di seguirla nel mini appartamento di Emiliano. –Anna, possiamo parlare?-
-Non aspetto altro.- rispose la figlia dandogli le spalle.
-Hai ragione, sono una frana come padre. Non ho saputo starti accanto quando ne avevi bisogno ed ora che hai bisogno di me mi sto allontanato di nuovo.-
-Beh, non ti lamentare poi se con te non riesco a creare un dialogo.-
-E dimmi tu cosa devo fare allora.-
-Non lo so.- disse Anna voltandosi. –Non lo so più. Mi sembrava che tu fossi contento per me, non mi aspettavo i salti di gioia, ma almeno una parola di conforto. Invece niente, mi hai saputo solo stare distante, mi eviti, non mi guardi negli occhi, a mala pena mi rivolgi la parola e sinceramente, da mio padre, non me l’aspettavo.-
-Anna, io sono preoccupato per te. Il fatto che tu aspetti un bambino mi fa pensare che tu un giorno, nonostante la tua convinzione, possa pentirti di non aver vissuto la tua vita. Ho paura che… forse la mia è una paura inutile.-
-Papà, la mia vita è con Emiliano ora ed insieme abbiamo un bambino. E’ successo, ma questo bambino non sarà mai un ostacolo per andare avanti e per realizzare tutti i miei progetti e sogni futuri. Papà, se tu non mi vieni incontro io non so cosa fare. Forse è meglio che io me ne vada da casa, tanto se tu non riesci neanche a guardami in faccia che senso ha rimanere in una casa dove tuo padre non ti accetta più? O forse è il caso che noi ci diciamo addio, ognuno per la propria strada e così vissero tutti felici e contenti.-
-Ma smettila.- disse Lele abbracciando la figlia.
-Sai, mentre ero sola qui, avevo pensato anche di farla finita. Non ha senso vivere se…-
-Ti prego, per favore, non dire più queste cose, non lo sopporterei.- ripose Lele piangendo.
-E allora aiutami, perché io ho una paura matta all’idea che tra qualche mese darò alla luce il mio primo figlio.-
-D’accordo, però promettimi che non combinerai sciocchezze.-
-Promesso.- rispose la figlia stringendo ancora di più il padre nell’abbraccio.
-Senti, dopodomani ho la mia prima ecografia, ti va di accompagnarmi?-
-In questi casi è il padre del bambino che dovrebbe essere privilegiato, non il nonno.-
-Ma il padre deve lavorare, altrimenti come ci mantiene? Te lo chiedo per la seconda volta: mi accompagni?-
-Si, ti accompagno amore mio.- Lele continuò ad abbracciare la figlia per poi chiudere il negozio e tornare a casa insieme come padre e figlia.
 
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Angolo autrice.
Buonanotte a tutti (è 00.30 e tra cinque ore dovrei anche alzarmi :P).
Scusate il ritardo, ma il motivo lo sapete oramai, suppongo.
In questo capitolo avete letto di Lele che ha paura per il futuro della figlia (e scusate se è venuto ‘na schifezza il capitolo!) e non ho dato molto spazio ad Emiliano ed Anna, ma questa volta volevo concentrare il capitolo tra il rapporto padre figlia (ci sarò riuscita? Boh, tocca a voi decidere).
Che dire di più? Niente ;) Me ne vado a dormire, nella speranza di riuscire ad alzarmi :P
Per quanto riguarda il prossimo capitolo, vediamo se riesco a fare un miracolo e spero di non farvi aspettare molto.
Grazie a tutte le persone che recensiscono e che hanno messo la storia tra le preferite/seguite.
Un bacione a tutti, Eliessa ~

 

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Capitolo 5
*** Paure, inutili paure ***


Paure, inutili paure



Lele ed Anna tornarono a casa. I problemi tra loro sembrano essere cessati e forse potevano tornare ad essere padre e figlia, senza più pensieri per la testa, senza più paure inutili da parte di Lele, senza più segreti.
-Ehi allora?- chiese Maria seduta sul divano del salone insieme a Marco, Emiliano ed Ave appena vide entrare il padre e la sorella. Nessuno rispose ma Lele la guardò fisso negli occhi facendole un cenno con la testa, come a dire che era tutto a posto e poi le sorrise.
-Scusatemi se ancora mi comporto come una bambina immatura.- disse dopo essersi seduta accanto al suo Emiliano. –Ma il forse il problema è che io piccola lo sono ancora. Mentre vorrei assumere un comportamento da persona adulta, divento una bambina che scappa e sa solo chiedere aiuto agli altri, scombinando la loro vita e non pensando che forse io sono l’ultimo dei loro problemi.- continuò a dire fissando Marco.
-Se non ci si da una mano tra cognati.- rispose lui con un sorriso a trentadue denti.
-Si, Marco ha ragione. È normale avere paura e non è da tutti avere la forza ed il coraggio di chiedere aiuto. Molti si sarebbero tenuti dentro le ansie, le paure, le preoccupazioni che hai tu e forse alla fine non avrebbero retto, ma io sono fiera di te, perché mi sorprendi sempre e riesci a prendere la decisione giusta.-
-Anche se combino qualche casino?-
-Soprattutto quando combini i casini.- continuò a dire Maria alzandosi per andare ad abbracciare la sorella.
-Almeno hai cenato?- chiese Emiliano. Quando Anna non era tornata a cena ed il suo telefono era spento non era di certo contento nel saperla da sola. Voleva qualche spiegazione da lei, ma sapeva anche che quello non era il momento giusto per parlare. Per farlo dovevano essere da soli perché nella loro intimità potevano confidarsi meglio, come facevano sempre d’altronde.
-No, ma non ho fame.- rispose Anna.
-Ma qualcosa dovrai pur buttare già, non puoi stare così.-
-Ed io che pensavo che due medici in casa mi bastassero.- rispose sorridendogli. -Comunque più tardi mangerò uno yogurt e della frutta, sento che quelli potrebbero andarmi ed anche il bambino li accetta molto volentieri.- continuò passandosi una mano sul ventre.
-E questi putei come crescono. Eri una bambina quando sono venuta qui ed ora diventerai madre.- disse Ave con gli occhi lucidi quasi sul punto di piangere.
-Dai Ave non piangere, pensa che avrai un altro nipote. Non sarò tua nuora, ma spero che vorrai bene come una nonna a questo bambino.-
-Ma scherzi ciò? Ma… ma io lo tratterò come la Palù e Jonathan. Sarò vecia ma sarò una nonna anche per il puteo in arrivo.- continuò Ave.
-E comunque Anna, le mie spalle dopo oggi pomeriggio sentono nostalgia di te.- disse come battuta. –Se vuoi parlare mi trovi di sopra perché ora vado in camera. Finisco di scrivere un articolo e vado a dormire.-
-Ma scusa, tu sapevi dov’era? E perché non me l’hai detto prima?- chiese Lele.
-Perché penso che Anna non sia una bambina e crescere vuol dire anche questo, prendersi le proprie responsabilità e se questo vuol dire passare una notte fuori casa per pensare a quello che sarà della sua vita tra qualche mese, deve farlo. A volte stare soli è l’unico modo per prendere decisioni. Buonanotte a tutti.-
-Buonanotte.- rispose Anna.
-A dopo amore.- rispose Maria.
-Che dici Emi? Andiamo anche noi?- il ragazzo fece cenno di si. –Allora papà anche io ti do la buonanotte. Vado a fare rifornimento in cucina e poi vado a nanna.-
-D’accordo. Emilià, pensaci tu a lei, te l’affido.-
-Farò del mio meglio.- rispose Emiliano guardando negli occhi Anna. –Buonanotte.-
-Notte putei.- rispose Ave.
-Ma Bianca?- chiese Lele.
-Ah si, è dovuta andare al casale perché Gus doveva riportare i gemelli ed Inge ma non gli parte la macchina, così è andata lei.-
-Ah, va bene. Allora l’aspetto in camera. Buonanotte.-
-Notte professore.- disse Ave.
-Ciao Papà.-
-Maria.- disse Ave quando Lele orami non c’era più. –Ma l’Anna, come sta? Hai visto che visino che aveva?-
-E che ti devo dire? Anche io quando ho saputo di aspettare Palù stavo male e non perché non volessi un figlio da… da Guido.- disse con un sorriso ricordando suo marito come una parte bella ed indelebile del suo passato. –Ma come Anna, mi sentivo ancora figlia e non madre. Le sue paure sono più che giuste.-
-Ma sta bene, si? Sta bene.-
-Si Ave, sotto il profilo medico posso assicurati che sta benone.-
-Meno male. Allora senti, sai che faccio? Se tu vuoi andare a dormire vai, che la Bianca con i putei l’aspetto io. Appena arrivano me ne vado in mansarda.-
-Stasera niente Armando? Avete litigato?-
-Macchè litigato. Come si fa a litigare con una persona del genere. È troppo buono. È solo che ha il turno di notte e non mi va di stare da sola a casa. In mansarda mi sento più vicina a voi e non mi sento sola.-
-Mi fa piacere vederti così: innamorata di nuovo.-
-E beh, alla mia età non so se è un bene. Orami sono una nonna e sono vecia.-
-Macchè vecchia Ave. E poi l’amore non ha età.-
-Non ha età, però alla mia fare i fidanzatini non è bello.-
-E allora sposatelo. Orami sono due anni che state insieme, il vostro rapporto è solido, me lo hai detto tu.-
-Sposami? Io e Armando?-
-Non so, con chi altrimenti?-
-Si, scusa bella mia, ma non lo so. Però prometto che ci penserò. Ora che le cose tra noi vanno bene, si può fare il grande passo.-
-Ed io voglio essere la prima a saperlo.-
-Te lo prometto.-
-Ora vado in camera.-
-Si, vai bella. Ci vediamo domani. Buonanotte.-
-Notte bella.- E così anche Maria si ritirò in camera. La casa si poteva dire fosse silenziosa, nonostante le persone fossero sveglie, a parte i bambini.
Nella stanza di Anna ad esempio, lei ed Emiliano stavano ancora discutendo.
-Anna, tu mi ami?-
-Emi, perché questa domanda?- chiese incredula la ragazza.
-Perché ho bisogno di capire. Oggi sei sparita, hai detto che andavi da Giulia invece ti sei vista con Marco. Non conto più niente per te? Se non ci parliamo vuol dire che non siamo una coppia.-
-Emi.- iniziò a dire Anna accarezzandogli il volto. –È vero, sono stata una cretina. Potevo dirti dove mi trovavo e invece di stare con Marco potevo chiedere a te di farmi compagnia.-
-Appunto.- continuò Emiliano.
-Aspetta, ti prego. Non interrompermi o non so se riuscirò a parlare di nuovo. Emi, io ho paura. Una paura che non ho ami provato. O forse non sapevo che cosa significasse fino a quando non ho fatto quel test di gravidanza. Sai, la notte quando andavo a letto, prima di addormentarmi pensavo al nostro futuro insieme ed immaginavo te con in braccio nostro figlio. Te e mai me. Io non so se sono pronta ad essere madre. Io non lo so cos’è che fa una madre. Non so se sono pronta né se sarò una buona madre. Non so se sarò un buon esempio per mio figlio. Nella mia testa c’è ancora la voglia di fare pazzie, di divertirmi, di uscire, di andare alle feste, di essere libera ma con te; ma con un bambino dentro di me le cose sono cambiate.-
-Ti sei pentita?-
-No, non mi sono pentita ma sono confusa, questo si. Quando Marco oggi è andato via sai cos’ho pensato?-
-Che sarebbe stato meglio non incontrarmi?-
-No, non dirlo. Io ti amo e farei di tutto per dimostrartelo. Anche avere 20 figli se questo ti faccia capire quanto io ti ami.-
-E allora cosa?-
-Che l’unico modo per mettere fine ai miei pensieri ed alle paure, sarebbe stato quello di farla finita.-
-Anna!- esclamò Emiliano con le lacrime agli occhi. –Tu... Dimmi che non lo pensi più.-
-No, non lo penso ma forse questo è il caso che tu lo veda.- Anna si scoprì il polso dove aveva il tatuaggio. -Non si vede, ma è un taglio che mi sono fatta oggi, lieve ma c’è.-
-Che razza di ragazzi sei se vuoi ammazzarti? Tu non sai cos’è la vita!-
-Emiliano, io prima ero terrorizzata. Lo capisci? Non mi sento ancora madre. Ad esempio, io ti vedo come il miglior padre del mondo, mentre io una pessima madre. Ma ci pensi come sarò imbranata?-
-Nessuno nasce genitore ma lo si diventa giorno dopo giorno.-
-Perdomani.- disse Anna quasi piangendo.
-Non piangere, potrebbe far male al bambino.- rispose Emiliano levandogli una lacrima caduta sulla guancia.
-Mi abbracci?- chiese la ragazza e subito Emiliano assecondò il suo desiderio.
-Mi giuri una cosa?-
-Cosa?-
-Che appena avrai dubbi, paure, insicurezze, incertezze tu me ne parlerai perché è insieme che risolveremo i tuoi problemi, i miei problemi.-
-I nostri, Emi. I nostri problemi.-
-Brava. Qualsiasi cosa sarà l’affronteremo insieme, ok?-
-Si.- rispose Anna dandogli un bacio.
-Senti, per dopodomani hai trovato qualcuno che ti accompagni? Altrimenti vedo di spostare gli appuntamenti, ma non posso prometterti nulla.-
-Io ho chiesto a papà, ma se vuoi gli dico di non venire e andiamo io e te, insieme.-
-Non hai idea di quanto mi piacerebbe. Insieme come una vera famiglia. Spero solo che non si arrabbi questo cliente perché è due volte che lo rimando.-
-Allora no, non voglio che a causa mia perdi clienti, perché poi come vivremo?- disse Anna sorridendo.
-Giuro che la prossima volta ci sarò. Ora dormiamo?!- Anna annuì ed insieme s’infilarono sotto le lenzuola.
-Emi?-
-Si.- rispose lui.
-Mi abbracci?- E così i due ragazzi sdraiati nel loro letto finirono per addormentarsi insieme.
Il giorno seguente a casa Martini passò come se nulla fosse accaduto.
Anna sembrava aver perso tutte quelle paure che fino a qualche ora prima l’avevano tormentata fino ad arrivare a compiere un gesto inconsulto.
Sembrava essere rinata e tutto è iniziato quando la sera prima Emiliano l’aveva stretta a sé. Le sue braccia erano il posto più bello dove addormentarsi, svegliarsi, rimanere tutta la vita.
Con lui, aveva capito finalmente, che la vita poteva essere meravigliosa e che i problemi si affrontano insieme.
-Buongiorno famiglia.- esclamò Anna appena arrivò in cucina e dando il bacio del buongiorno al padre che ricambiò.
-Uhm, oggi sei più allegra, bene.- disse Maria.
-Diciamo che ho capito che per quanto mi siete stati vicini, Emiliano è l’unico che può aiutarmi.- disse versandosi nella sua tazza il latte con i cereali.
-Finalmente l’hai capito. Beh, a questo punto mi sembra di capire che i problemi sono finiti in questa casa.- disse Marco quando Melina arrivò con il telefono di casa.
-Professò è per voi è il signor Libero.-
-Si, ma non c’è bisogno di urlare. Grazie. Ciao papà dimmi. Domani? Si ci vediamo a casa e saluta Enrica. Ciao.- Lele chiuse la chiamata.
-Allora, cos’ha detto nonno?- chiese Elena.
-Domani arrivano i nonni dalla Puglia.-
-Evvai.- ripose Bobò. -E quanto si fermano?-
-Non lo so. Domani glielo chiederai di persona.-
-Anna, mangia con calma, il mangiare di qua non scappa.-
-No, ma tranquillo Lele. Fa sempre così. Un giorno non ha fame, ed il giorno dopo è capace di divorare tutto quello che vede.-
-Dai, lasciala stare amore.- disse Bianca.
-Ma io la lascerei pure… vabbeh ieri sera non ha mangiato.-
-Se due yogurt, cinque fette biscottate con la marmellata ed una mele non è mangiare.-
-E meno male che avevi detto di non aver fame!- esclamò il padre senza rimproverarla.
-Eddai papà.-
-Si, però mi raccomando.-
-Ma è tardissimo Anna.- disse Emiliano guardandosi l’orologio al polso. –Tra 10 minuti arriva Tino, devo scappare.-
-Tranquillo vai, ci vediamo a pranzo?-
-Si, ci vediamo dopo. Buona giornata a tutti.- Emiliano andò via ed a ruota lo seguirono Marco e Maria con i bambini e Lele con i gemelli ed Inge. Bianca, Anna e Melina erano riamaste da sole.
-Bianca, ma se venissi in cioccolateria oggi così ti aiuto un po’?-
-Di più che altro che vorresti assaggiare qualche mia specialità.-
-No. Però dai, visto che ci sono non mi fai provare qualche tua nuova creazione?- chiese Anna con la faccia da angelo.
-E va bene, dai andiamo.- E così, a vita dei Martini, sempre movimenta ed incasinata, sembrava essere tornata alla normalità.
E questo era quello che mancava a tutti: la loro quotidianità, fare colazione tutti insieme, andare via di corsa e dividersi tra scuola e lavoro, tornare a pranzo e poi riuscire per andare al lavoro ed infine ritornare stremati per la cena, con la voglia di buttarsi a letto ma non potendolo fare perché prima bisognava dedicarsi alla famiglia e poi a se stessi.
Prima il bene degli altri e poi il proprio, in quella famiglia è sempre stato così.
Il giorno seguente invece, Anna non stava più nella pelle: aveva la sua prima ecografia e conseguentemente la prima visita. Era felice, avrebbe visto suo figlio su un monitor, ma aveva anche un po’ di paura.
Tutto nella norma alla fine.
Dopo aver salutato tutti, insieme al padre accompagnarono Emiliano al negozio e poi andarono in clinica dove Federica e Tea l’attendevano.
-Possiamo?- chiese Lele aprendo la porta dello studio di Federica.
-Si, venite.- Anna fece un respiro profondo.
-Mamma mia Lele, l’ho vista che aveva solamente due anni ed ora…-
-Tea, non iniziare così perché altrimenti piango lo sai bene.-
-Vabbeh,sto zitta.-
-Anna, se vuoi puoi sdraiarti sul lettino.- la ragazza eseguì gli ordini di Federica. –Però stai più rilassata.- le disse con un sorriso.
-No, ma sono rilassata, veramente.- rispose Anna.
-Vuoi che aspettiamo un po’?-
-No no.-                       
-Bene, allora inziamo.- Federica mise il gel addosso ad Anna e poi iniziò a farle l’ecografia. –E questo è il tuo bambino. Visto?-
-Si.- rispose con un sorriso. –Mio figlio!- esclamò quasi con le lacrime agli occhi. Lele invece, senza dire nulla, rimase a guardare la figlia che stupita guardava fisso quel monitor che le faceva vedere la prima immagine di suo figlio.  Dopo poco meno di cinque minuti Federica aveva già finito.
-Ora però per la visita il padre, nonché nonno del bambino dovrebbe uscire.- disse Tea dando una pacca sulla spalla a Lele.
-D’accordo. Anna, io sono fuori.-
-Papà, aspetta per me non c’è nessun problema, puoi rimanere. Veramente lo dico, se anche loro acconsentono…-
-No, forse è meglio che esca.-
-Noi uno strappo alla regola possiamo farlo, ma dovete decidervi voi.- affermò Federica.
-Come hai detto tu qualche giorno fa sei pur sempre un medico.- disse Anna. –Ed io ora sono una paziente e non tua figlia.-
-Rimango giusto perché sono il dott. Martini allora.-
E così dopo la visita, che ovviamente andò bene, Anna si fece accompagnare allo studio di Emiliano.
-Allora vai. Io ti aspetto qui.- disse Lele, dopo aver parcheggiato.
-Grazie papà.- rispose Anna prima di scendere dall’auto. –Emi, stai lavorando?- disse a voce alta per farsi sentire.
-No, sto sistemando gli strumenti. Allora, com’è andata?-
-Nostro figlio sta benissimo, guarda.- continuò Anna mostrandogli l’ecografia. –Tienila qui questa, così mentre lavori guardi nostro figlio e penserai anche a me che lo porto in grembo.-
-No, teniamola a casa, non ho bisogno di una carta per ricordarmi di voi.- rispose Emiliano toccandole delicatamente il ventre e baciandola.
-Ora scappo, c’è papà fuori. Ci vediamo dopo.-
-Va bene Scricciolo.- rispose baciandola Emi.
-Ciao Emi.- rispose Anna per poi andare in macchina dal padre. Insieme tornarono a casa ed appena aprirono la porta sentirono la voce di Libero.
-Papà.- disse Anna a bassa voce. –Non dire nulla della gravidanza, vorrei dirglielo insieme ad Emiliano.-
-Mi sembra giusto.- e così Lele, dopo averle dato un bacio sulla fronte, andò in cucina a salutare il padre.

 
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Angolo autrice.
Buonanotte a tutti (Io pubblico sempre di notte, quando arriva l’ispirazione :P) :D
Innanzi tutto grazie per le stupende recensioni che mi lasciate ogni volta :) Mi rendete veramente felice.
In questo capitolo ho voluto far emergere le paure di Anna? Ci sarò riuscita?
Non lo so, voi siete i lettori, a voi le critiche :D
Anna e Lele sembrano essersi chiariti e non aver nessun problema, ma in casa Martini c’è un momento in cui si può stare tranquilli?
Beh, vedremo cosa succederà nel tempo.
E con questo vi saluto :D
Vi auguro una buona notte per chi legge ora, ed un buon risveglio per chi lo farà domani mattina.
Un bacione.
Eliessa ~

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Capitolo 6
*** Annuccia di nonno o Anna? ***


Annuccia di nonno o Anna?
 


 

Anna e Lele entrarono in casa e subito raggiunsero Libero ed Enrica in cucina intenti a parlare con Bianca e Melina.
-Nonno! Nonna!- esclamò la ragazza abbracciandoli.
-Amore mio.- rispose Enrica.
-Bella di nonno.- continuò Libero dopo averle dato un bacio. –Ma tu non dovresti essere a scuola?- Anna guardò negli occhi il padre.
-No, oggi è venuta in clinica con me così con la scusa le ho fatto delle analisi.-
-Ma stai male? Fatemi capire, perché se succede qualcosa, Lele tu lo sai, la mitralica qua scoppia.-
-Papà, sempre a pensare male. E comunque bentornato. Enrica.-
-Ciao caro.- rispose Enrica baciandolo.
-Ah Lele, prima che mi dimentichi, Gus mi ha chiesto se Elena e Bobò, insieme ad Inge possono passare il fine settimana al casale.-
-Si, per me non c’è nessun problema. Basta che lunedì poi li porti a scuola e che non gli venga in mente qualche strana idea.-
-No, speriamo di no.- rispose Bianca.
-Vabbeh, io vado un po’ in camera, non sto tanto bene e poi tra poco dovrebbe arrivare anche Emiliano.-
-Infatti sei un po’ pallida tesoro.- disse Bianca mentre Lele la guardò negli occhi per farle capire che comunque in clinica era andato tutto bene.
-Ah, ma Emiliano pranza con noi? Ormai è effettivo, stanno insieme.-
-Si, si vogliono bene e quindi… e comunque, pranza con noi.-
-Ma io no ho capito, tu non eri contro?-
-Ed ho cambiato idea, che non si può?- chiese Lele.
-No, però mi sembrava che non eri tanto propenso che lui e lei, si frequentassero insomma. Ma se tu dici di si, va bene.- continuò Libero.
-Tranquillo nonno, papà ha conosciuto Emiliano ed ha capito che non è una persona che ama le risse, anzi tutt’altro.-
-Si infatti, Anna ha ragione. Emiliano è un ragazzo maturo e responsabile.- disse Lele riferendosi al fatto che Anna stava per avere un bambino da lui e non è scappato dalle sue responsabilità come molti, forse, avrebbero fatto.
-Ora vado, ciao nonni.- disse Anna per poi andare in camera sua, mentre Melina si avvicinò alle spalle di Libero.
-Che vuoi?- chiese Liberò guardandola in faccia
-Dovrei apparecchiare signor Libero.-
-Dai, ti aiuto io tanto non ho nulla da fare.- E così Lele aiutò Melina ad apparecchiare, fin quando non sentì la porta della camera di Anna sbattere violentemente. Subito lasciò al padre i bicchieri che aveva in mano per metterli sul tavolo e seguì la figlia in bagno.
-C’è qualcosa che non va qui e nessuno mi dice niente. E poi mi dicono di stare calmo, ma io già me lo sento, questa è la volta buona che…-
-Libero stai calmo.- disse Enrica. –Dai pure queste cose a me. Tu siediti e rilassati. Vuoi qualcosa? Una camomilla?-
-Ma se sai che la odio!-
-E allora sta calmo.- Intanto Lele era arrivato in bagno e sentì la figlia che stava rigettando. Erano le nausee che ancora non erano passate. Quando si accorse che aveva finito, decise di entrare.
-Ehi.- disse Lele avvicinandosi a lei ed accarezzandole il viso.
-Papà, non c’è bisogno che tu mi stia dietro anche in questo momento. O forse si?!- si chiese perplessa. -Papà…-
-Dimmi!.-
-Mi sento strana. Non so qui.- disse toccandosi il ventre.
-Anna è normale. Come sono normali le nausee. Ricordati che il tuo corpo sta cambiando. Dentro di te c’è una nuova persona.-
-Papà, ma la mamma… si insomma, com’era con me? Con noi.-
-La mamma era fantastica. Sai, tu sei nata un po’ come il bambino che hai dentro. Non avevamo programmato di avere un altro figlio. È stato un po’ una sorpresa, ma ti abbiamo voluto da sempre e quando sei nata la mamma non faceva che stare con te.- disse Lele con gli occhi un po’ lucidi per aver ricordato Elena. In fondo gli faceva sempre quest’effetto ricordarla perché mentre il suo matrimonio con Alice era finito perché entrambi avevano ambizioni diversi, quello con Elena era finito per via di un incidente stradale. –Mamma ti adorava e quando tornava dal lavoro non faceva altro che coccolarti, stringerti, giocava con te, e l’ha fatto sempre, fino alla fine. Il giorno che è successo… insomma, quella mattina mamma ti aveva preso in braccio per darti il solito bacio prima di uscire e ti aveva promesso che tu saresti stata sempre con lei perché tu eri la sua gioia.- Lele iniziò a piangere e Bianca che era appena salita per chiamare padre e figlia per il pranzo, decise di non disturbarli in un momento così importante quanto delicato. Aveva sentito che stavano parlando di Elena e lei non ne era gelosa, anzi, aveva capito che era arrivato il momento che Anna e Lele affrontassero quell’argomento.
-Perché sono dovuta crescere senza una madre? Perché?-
-Io non lo so. Non credo ci sia una risposta a questo. E se c’è, non so darmela. Però devi sapere che tu per la mamma eri tutto e secondo me, lo sei ancora.-
-Secondo te l’ho delusa?-
-No, secondo me no. Sei riuscita a crescere anche quando involontariamente ti ho abbandonata, non rendendomi conto che un nonno per quanto sia importante nella vita di un nipote, non può mai sostituire un genitore, anche se non potranno avere mai un rapporto basato sulla sincerità al 100%.-
-Maria però fa eccezione.- rispose Anna.
-Ma vedi, con Maria… Quando Mamma è morta lei era grande ma nello stesso tempo una bambina. Zia Alice le ha fatto da zia e da madre, anzi io la chiamavo l’avvocato difensore, perché Alice era sempre lì pronta a difenderla, ed io come sempre, non riuscivo mai a dirle di no. Maria con me ha sempre parlato e se non lo faceva con me, c’era Alice. Ma la differenza fondamentale è che io Maria l’ho lasciata che era quasi una donna, tu invece eri una bambina che aveva bisogno di un padre che l’accompagnasse al parco, a prendere un gelato, o semplicemente aveva bisogno di guardare un cartone animato insieme o di sentirsi raccontare la favola della buonanotte. Non c’ero il giorno della tua Prima Comunione, non c’ero al tuo compleanno, ero assente. Sempre. E tutte le attenzioni che un padre o un meglio un genitore qualsiasi dovrebbe dare ai propri figli con te non l’ho fatto. Ho dato solo a 4 su 5 dei miei figli tutte le attenzioni che meritavano.-
-Papà, ti voglio bene.- disse Anna stringendolo forte a te.
-Anche io Anna, anche io. Dai, ora scendiamo a pranzo.-
-Prima però laviamoci la faccia, non vorrai che ci vedessero così, soprattutto Bianca.-
-Si, hai ragione.- E così Bianca aspettò che i due finissero di lavarsi e poi bussò come se nulla fosse per dire di scendere a pranzo anche se, quella conversazione padre-figlia le aveva fatto capire quanto Anna avesse bisogno di affetto, soprattutto da parte del padre. Affetto che le è stato negato quando ne aveva bisogno.
-Lele, Anna sotto è pronto, scendete?-
-Si, arriviamo.- rispose Lele. E così tutti e tre scesero a pranzo, dove la famiglia al completo li stava aspettando per pranzare.
-Tutto bene?- chiese Libero.
-Si papà, tutto alla perfezione.- rispose Lele sedendosi accanto a lui, mentre Anna raggiunse Emiliano.
-Ma dove’eri finita?- chiese Emiliano a bassa voce per non farti sentire.
-Piccolo attacco di nausea, ma tutto nella norma. Ora mangiamo, dai.-  E così il pranzo era passato. Tutti raccontavano la propria giornata: i bambini raccontavano dei giochi fatti all’asilo, Inge, Bobò ed Elena parlavano delle interrogazioni che avevano avuto, Libero ed Enrica parlavano della Puglia e della dedizione del nonno che aveva nel prendersi cura delle sue olive, Marco raccontava di quanto gli fosse piaciuto l’articolo in redazione e gli avevano proposto una rubrica e Maria parlava dei suoi piccoli pazienti e di quanta devozione metteva nel suo lavoro. Anche Emiliano si unì alla conversazione dicendo che in negozio quella mattina era andata una cliente nuova che voleva farsi tatuare una scritta in un posto un po’ strano e Anna fece finta di fare la gelosa.
-E ma sai, il mio lavoro fruttifera bene, ma anche degli inconvenienti.- disse Emiliano rivolto ad Anna. –È un po’ come il lavoro di tuo padre.-
-Si, ma aspetta. Io guardo però…-
-Martini.- disse Bianca, facendo anche finta di essere gelosa. –Da te questo proprio non me lo aspettavo.-
-Si, ma fatemi finire. Io guardo, ma per lavoro.-
-E il bello è quando ti capitano degli uomini…- disse Maria.
-D’accordo, basta, basta. Abbiamo capito.- disse Marco e tutti scoppiarono in una risata.
-Ma allora, ‘sta tipa dove lo vuole fatto ‘sto tatuaggio? Non l’hai ancora detto.-
-No, meglio che non te lo dica. E poi ci sono dei bambini e non mi sembra il caso.-
-Palù, Jonnyh, vi tappate le orecchie?- chiese Anna ed i bambini divertiti l’ascoltarono. –Allora?-
-Interno coscia, quasi lì, insomma ci siamo capiti.-
-Brutto.- iniziò a dire Anna tirandogli un lievissimo pungo e ridendogli.
-Emiliano, posso venire con te? Sai, ho questa passione per i tatuaggi e voglio imparare a farli.- disse Marco.
-Dove vorresti andare tu, eh?- chiese maria.
-Da te.- ripose l’uomo baciandola.
-Possiamo togliere le mani dalle orecchie?- chiese Palù.
-Si amore di zia.- rispose Anna.
-Sentite, perché non andiamo tutti in salone? Così diamo ai nonni la bella notizia. Perché è bella per tutti vero?-
-Ma certo.- rispose Maria.
-Si.- rispose convinto il padre. –È una bella notizia.-
-E di cosa si tratta?- chiese Enrica.
-Andiamo di là.- rispose Lele. –Melì lo porti in salone il caffè per favore?-
-Si si, non vi preoccupate, mo ve lo porto.- ripose Melina. Intanto Anna ed Emiliano andarono in salone sedendosi sul divano bianco aspettando tutti gli altri.
-Sei sicura di volerglielo dire?- chiese Emiliano.
-Si. Non ho nulla di cui vergognarmi, né di cui pentirmi.- Emiliano prese il volto della ragazza e si fiondò su di lei in un bacio passionale e travolgente.
-Ehhh, ragazzi, andateci piano.- disse Libero mentre si accomodava sull’altro divano insieme ad Enrica, Lele e Bianca, mentre accanto ad Anna c’erano Maria e Marco. –Che da un bacio poi c’è altro, ed io non faccio in tempo ad essere bisnonno perché mi ritrovo trisnonno.-
-Peccato che io ho anche aperto…- sussurrò Anna.
-Anna, dai.- le sussurrò Maria.
-Scusami.- le ripose ridendo.
-Allora, qual è questa novità?- chiese Libero guardando Lele.
-Guarda che Anna che deve parlare non io.-
-Pensavo mi accennassi qualcosa.-
-E vabbeh nonno, io giri di parole non ne faccio per cui ti dico che io Emiliano stiamo insieme ed aspettiamo un bambino.-
-Cosa?- disse libero con gli occhi di fuori per la notizia ricevuta. -Quindi io sarò bisnonno di nuovo, ma... No, non ci credo.-
-Anna, ma cos’è questa storia?- chiese Enrica.
-Beh nonna, è successo che aspetto un figlio.-
-Allora non sta scherzando.- continuò Libero.
-Papà, dai.- disse Lele
-Ma cosa papà dai?! Annuccia è incinta e tu non dici niente?-
-Ora è Anna. Annuccia è cresciuta.-
-Si, ma non le dici niente? Oh, la bambina è incinta.-
-Se mi posso permettere signor Libero, Anna non è una bambina, già da tempo.-
-Per me sono tutti bambini, anche Maria è una bambina.-
-E comunque, papà.- continuò Lele. –Io non posso che starle vicino, ora che finalmente posso farlo ed aiutare lei ed Emiliano in questa nuova vita che li aspetta.-
-E ma Annuccia, cioè Anna voglio dire, dove andrà a stare? Da Emiliano?-
-No, è Emiliano che starà qui con noi.-
-Signor Libero, io amo Anna e questo bambino o bambina che sarà già lo amo più di lei. Se la preoccupa il fatto che io scappi dalle mie responsabilità e che lei rimanga sola ad affrontare tutto questo si sbaglia, perché io non ho intenzione di uscire dalla vita di Anna. Io la amo e anche se abbiamo iniziamo avendo qualche piccolo problema, ora posso dire che stiamo bene, vero?- chiese guardando Anna negli occhi e lei gli annuì.
-Problemi, che problemi?- chiese Enrica.
-Pensieri. Pensieri dei tipo: sarò una buona madre?- disse Maria.
-Ma con il nostro aiuto, con l’aiuto di tutti noi è riuscita a cambiare idea.- aggiunse Marco.
-Vedrai che andrà tutto bene.- disse Enrica avvicinandosi a lei. –E se ti serve un consiglio, spero che una vecchia nonna come me, possa ancora andare bene.- Anna si alzò e iniziò ad abbracciarla.
-Grazie nonna.- le sussurrò all’orecchio. –E tu nonno, non dici niente?-
-Sei riuscita a lasciarmi senza parole.-
-Però stai piangendo, come sempre.-
-E come faccio a non piangere, Lele. In fondo è un altro nipote che arriva e che porterà tanta gioia in questa casa, come lo è stato quando siete nati voi.- disse Libero indicando le sorelle Martini. –Vieni qua.- disse Libero piangendo ed abbracciando la nipote.
-Dai papà, non piangere.-
-Certo che la famiglia Martini…-
-È una famiglia di casini.- risposero tutti in coro.
-Orami è vecchia la battuta.- disse Maria.
-Si, perché qui un parola è troppa e due sono poche.- continuò Bianca imitando la voce di Libero.
-Ammazza, sei diventata proprio una Martini, brava.- risero insieme.
Dopo tutto i nonni la gravidanza di Anna l’aveva presa bene. Certo, anche loro erano spaventati a questa nuova situazione e non per la nuova gravidanza, ma perché a portare il bambino in grembo era una ragazza di soli 17 anni. A quell’età tutti i ragazzi vogliono essere considerati grandi? Ma siamo sicuri che vogliono avere anche tutte queste responsabilità? Beh, alcune volte le mezze misure non esistono, si deve volere o il tutto o il niente, o il bianco o il niente. A volte le sfumature che esistono non si possono avere e infatti Anna ed Emiliano non le volevano. Stavano bene così, in fondo. Cosa gli mancava? Erano innamorati, felici, potevano stare insieme abitando sotto lo stesso tetto e il figlio… beh, quale dimostrazione di amore più grande? Un figlio è sempre un dono speciale. Un figlio è un figlio e non i sono parole per descrivere cosa significhi averlo.
-Anna.- disse Emiliano sdraiato sul letto accanto alla ragazza. –Cosa si prova ad essere incinta?-
-Ed io come faccio a spiegartelo? È una stana sensazione ma bella. È speciale. E all’idea che dentro di te c’è un esserino che presto sarà un bimbo formato e che un giorno crescerà e diventerà come noi… beh mi fa un certo effetto.-
-A che pensi?- chiese Anna vedendo che Emiliano fissava il soffitto.
-A come sarà un giorno la nostra vita. Se saremo ancora qui, in casa Martini, oppure in una casa tuta nostra. Se saremo sposati o solo conviventi. Se avremo solo questo bambino o altri due o tre.-
-Beh, io credo che la tua mente stia esagerando. Diciamo che per il momento siamo due fidanzati e conviventi che presto avranno il loro primo bambino. E credo che per il momento stiamo bene così, poi tra un paio d’anni, potremo pensare seriamente al matrimonio.-
-E se ti facessi semplicemente la proposta? Oppure, sposiamoci ora. Prendiamo i miei anelli, e ci scambiamo questi. Un modo per dire che c’è qualcosa che ci lega.-
-Si, così mi piace, ci sto.- Emiliano pese i due anelli che aveva tra le dita che non levava mai neanche per andare a dormire. –Allora… Io accolgo te come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.- Finita di dire la frase Emiliano mise l’anello all’anulare sinistro di Anna.
-Io, accolto te Emiliano come mio sposo e prometterti di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella saluta e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.- Anna, dopo aver messo l’anello all’anulare di Emiliano lo baciò.
-Ora siamo marito e moglie.- disse Emiliano.
-Ed io ti amo.- E così, dopo questo finto matrimonio, ma vero per loro, s’infilarono nel letto e si abbracciarono fino a quando non si addormentarono entrambi.
 

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Angolo autrice.
Buonanotte a tutti (avevate dubbi che non pubblicassi di notte :P) :D
Come sempre, sarò ripetitiva, ma vi ringrazio per le recensioni :D
Finalmente anche i nonni sanno di questa gravidanza. Ovviamente manca Ciccio… e non solo lui.
Ci sono altre novità, ma che non vi anticipo, altrimenti dov’è la sorpresa? :)
Per il prossimo capitolo… beh, fino a mercoledì non credo proprio di riuscire a scrivere, ma dal 3 luglio in poi mi dedicherò alla storia a tempo pieno, promesso!
E con questo vi saluto :D
Vi auguro una buona notte o anche un buongiorno.
Un bacione, Eliessa ~

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Capitolo 7
*** Così all'improvviso ***


Così all’improvviso

 

 

Nonostante tutto, nonno Libero l’aveva presa bene la gravidanza di Anna.
Come ogni nonno, vedeva la nipote ancora come una bambina ma sapeva anche che era una ragazza con la testa sulle spalle che sapeva prendere la decisione giusta e in ogni caso non sarebbe mai stata sola, anche perché essere soli in casa Martini non esiste.
Casa Martini sembra tanto quel romanzo di Orwell 1984, dove tutto è controllato e non esiste libertà: quando mai nella famiglia Martini esiste un momento di pace e tranquillità e soprattutto un momento in cui è possibile tenere i propri pensieri per se?
Il giorno seguente, la famiglia Martini si trovò una bella sorpresa: appena tutti si riunirono per la colazione alle 7.20 come era solito fare, qualcuno era entrato in casa e silenziosamente aveva preparato la tavola.
 
-Ciccio mio!- esclamò Anna appena lo vide.
-Ehi Anna.- rispose il fratello.
-Trecy.- continuò la ragazza andandola ad abbracciare. –Allora, quanto manca?- chiese Anna accarezzandole il pancione.
-Beh, poco più di un mese.-
-Non vedo l’ora.-
-Anche noi.- rispose Ciccio. –E infatti siamo tornati perché volevamo che i nostri figli nascessero qui. E qui? C’è qualche novità?-
-Beh, una.- rispose Emiliano arrivando in cucina e sentendo l’ultima frase del cognato.
-Emiliano!- esclamò Ciccio andandolo ad abbracciare.
-Ciccio, finalmente. Ciao Tesy.- continuò andandola a baciare
-Allora, questa novità?-
-Beh, si tratta di me ed Emiliano.- disse Anna abbracciando il ragazzo.
-È stata una cosa del tutto inaspettata.- continuò Emiliano.
-Volete tenerci sulle spine o parlate?- chiese Trecy con uno dei suoi sorrisi.
-Beh, io ed Anna…- iniziò a dire Emiliano. –Si, insomma.-
-Io ed Emi aspettiamo un bambino.-
-Davvero?!- esclamò Trecy.
-Si, davvero.-
-Vieni qua sorellina.- continuò Ciccio abbracciandosela. –E qui come l’hanno presa?- continuò a chiedere il fratello mentre tutti e quattro si sedevano a tavola per iniziare a fare colazione.
-Beh, conosci papà. Sembrava l’avesse presa bene, anche se credo di averlo deluso. Come al solito abbiamo litigato ma è andato tutto per il meglio. Alla fine ha capito che… che sono solo incinta.-
-E nonno?-
-Non ti dico, prima ha fatto una delle sue scenate, però anche lui l’ha presa bene. In fondo è contento di avere un altro nipote.-
-Spero comunque che con papà ora vada davvero tutto bene, perchè con il tempo…-
-No Ciccio, puoi stare tranquillo.- continuò la sorella. –Ho parlato a lungo  più volte con lui. Tu sai che è sempre disposto a parlare con i suoi figli, ad aiutarli, ma come ben sai non sono mai riuscita ad aver un buon dialogo con lui. Da quando ha deciso di partire per l’Australia tutto è cambiato.- Mentre i due fratelli parlavano, in cucina stava per arrivare la famiglia Martini al completo, ma sentendoli parlare Lele decise di non interromperli e sentire la loro discussione che lo riguardava in prima persona. –In fondo sono stata l’unica del 5 fratelli a crescere senza madre e senza padre perché tu e Maria in ogni caso avete avuto papà accanto, io solo nonno, Cettina e… Maria.-
-Ma ora papà è qui, quindi potete recuperare il tempo perso.-
-Ma Ciccio, quel tempo orami è perso. In alcuni momenti tu non sai quanto desideravo averlo accanto a me, ma non c’era.-
-Mi prometti però che cercherai di avere quel bel rapporto che avevi con lui quando eri piccola?-
-Si, anche perché ho capito che un padre è importante.-
-Pensa se ci fosse ancora nostra madre, o zia Alice.-
-Anche a te mancano quei momenti in cui eravamo tutti insieme.-
-Si, in fondo zia Alice era come la mamma.-
-Senti, mi è venuta un’idea, perché non andiamo a trovarla noi 4?-
-Si, è una buona idea. Possiamo partire anche domani, ma senza dire nulla a papà, non vorrei che avesse problemi con Bianca.- Anna annuì.
-Se volete andare a trovare zia Alice, non ci sono problemi, potete parlarne anche con me. Sono sposato con Bianca ma questo non vi impedisce di parlarmi del fatto che voi volete andare a trovare vostra zia.- disse Lele scendendo i due scalini per arrivare in cucina.
-Papà! Nonno!- esclamò Ciccio appena lo vide.
-Vieni qua.- rispose il padre. –Trecy. Che bello rivedervi.-
-Ciao ragazzi.- disse Enrica baciandoli.
-Comunque ragazzi.- disse Bianca. –Io non ho nulla contro Alice, nonostante tutto è vostra zia e la madre di Elena e Bobò.-
-Allora papà, possiamo partire?.- chiese Anna.
-Si, potete partire.-
-Grazie papà- disse Anna andandolo ad abbracciare.
-Ciccio, Anna, potremo venire anche noi?- chiese Elena.
-Ma certo, se papà vuole andiamo tutti a Parigi. A questo punto manca solo Maria.-
-Ragazzi, vi ringrazio dell’invito, ma non posso proprio.-
-Eddai.- disse Bobò. –Ci pensi, tutti i fratelli da mamma. Sai come sarà contenta?-
-Lo so Bobò, magari sarà per la prossima volta.-
-Eddai Maria, non farti pregare.- continuò Elena. –Andiamo tutti quanti, non puoi mancare proprio tu che sei inseparabile da mamma. Sai, lei me lo raccontava sempre.-
-Mi sembra evidente che non puoi dire di no.- disse Marco rivolto a Maria.
-Ma io lavoro, non so se avete capito.-
-Neanche se partissimo venerdì sera e tornassimo domenica?- chiese Emiliano.
-Si Emilià c’hai ragione, così viene anche Marco con i bambini.-continuò Ciccio.
-No, un momento, questa è una rimpatriata tra fratelli, cosa centro io?- chiese Marco.
-E vabbeh, non mi dirai che non vuoi venire nella città più romantica di tutte. Quando ti ricapita di poter portare Maria?-
chiese Anna. -E va bene.- rispose Maria. –Partiamo tutti, contenti bambini?-
-Si.- risposero all’unisono Palù e Johnny.
-E poi a me piace volare.- continuò Johnny.
-Si, anche a me.- disse Palù.
-Insomma, questo week-end casa libera.- disse Inge.
-Ma tu amore, sei con papà. Ricordi, ha detto che ti portava in Umbria.-
-Ah giusto, l’avevo dimenticato.-
-Bene, ora si può fare colazione?-
-Noi veramente abbiamo finito.- disse Trecy.
-Allora andiamo in camera mia.- disse Anna rivolto a Ciccio e Trecy.
-Si, Maria ti unisci a noi?- chiese Ciccio.
-Ma voi la parola lavoro non la conoscete?- Rispose lei con un’altra domanda.
-E allora questa sera non prendere impegni.-
-D’accordo, ma ora fatemi andare. Bambini, avete finito di fare colazione?- E loro risposero annuendo. -Bene, allora andiamo, altrimenti faremo tardi. Tu vai a prenderli, va bene?- chiese rivolto a Marco.
-Si, me lo ricordo. Ciao amore.-
-Salutate tutti, così andiamo.-
-Ciao nonni, ciao  zii.- dissero i piccoli, per poi andare via con Maria, seguiti da Marco che portava a scuola i gemelli ed Inge e Libero ed Enrica che ne approfittarono per andare al centro commerciale.
In cucina erano rimasti solo Bianca e Lele.
-Amore, ora che siamo soli volevo chiederti: secondo te, io non vado bene ai ragazzi?-
-Ma che dici, ti adorano.- ripose Lele.
-Eppure prima li hai sentiti, non volevano dirti nulla sul loro viaggio a Parigi.-
-Non vogliono farti un torto, tutto qui.-
-Ma io non sono contraria all’idea che loro passino un po’ di tempo con Alice, anzi sono felice. Forse ancora sperano che tu e Alice torniate insieme.-
-Ma finiscila. Lo sai, quella con Alice è una storia chiusa da tempo. Ora è solo la zia dei ragazzi, la madre dei miei figli e forse, ancora, mia cognata. Bianca, tu non devi preoccuparti di nulla e se ti fa stare più tranquilla oggi parlo con i ragazzi.-
-No, non c’è bisogno.- rispose con uno dei suoi sorrisi.
 
Intanto nel garage di Anna, i quattro erano intenti a parlare. Dopo 6 mesi senza vedersi, ne avevano di cose da dirsi.
-Senti Anna, che dici di fare da madrina alla bambina quando sarà il moment di Battezzarla?- chiese Trecy.
-Beh, ne sarei veramente felicissima.-
-Però tu Emilià, dovrai essere il padrino dei bambino.- continuò Ciccio.
-Sarà un onore per me.-
-E comunque, quando nasceranno i bambini come farete con il maneggio?- chiese Anna.
-Abbiamo persone valide e di fiducia che possono occuparsi del maneggio, quindi su questo siamo tranquilli e poi appena i bambini impareranno a camminare, stai tranquilla che la prima cosa che farà Trecy è metterli sui cavalli.- disse ridendo.
-Ci puoi scommettere.-
-Ma tu non lavori?- chiese Ciccio ad Emiliano.
-Si, ma più tardi. Ho solo un cliente e spero di potermi sbrigare in un paio d’ore. La prossima settimana invece sono pieno fino alla gola, faccio prima a dormire in negozio.- disse con una risatina.
 
Intanto il tempo passava. Parlando dei problemi di Anna con Emiliano e della vacanza in Andalusia di Ciccio e Trecy, neanche si erano accorti che erano chiusi in quel garage da ore.
Quando fu l’ora di pranzo però accadde qualcosa.
La famiglia Martini era seduta a tavola quando qualcuno suonò il campanello.
 
-Chi sarà a quest’ora?- chiese Maria.
-Vado ad aprire.- disse Lele. Quando andò ad aprire la porta si ritrovò davanti una bella sorpresa. –Ehi, non ti aspettavamo. Vieni, entra.-
-Si, scusa la mia improvvisata e scusami per non averti avvertito.- Disse la donna arrivando in cucina. –È permesso?- chiese quando si ritrovò davanti tutta la famiglia Martini.
-Mamma!- esclamarono Elena e Bobò.
-Tesori miei.- rispose Alice, mentre veniva assalita dai figli e dai nipoti.
-Zia Alice.- disse Maria abbracciandosela forte.
-Maria, tesoro.- ripose lei. –Anna, Ciccio, fatevi baciare.-
-Vieni mamma, siediti qui al mio posto.- disse Elena prendendola dalla mano.
-Mi fate salutare i nonni?- disse Alice con un sorriso. –Ciao mamma. Libero.- disse Alice baciandoli.
-Ma tesoro mio perché non hai avvertito, saremo venuti all’aeroporto a prenderti.- disse Enrica.
-Volevo fare una sorpresa ai ragazzi.-
-E l’hai fatta e come.- disse Maria.
-Ciao Bianca.- disse Alice dopo aver sorriso a Maria.
-Ciao Alice.- rispose lei. –Inge.-
-Ciao Alice.- rispose la ragazza.
-Scusate ancora l’improvvisata.- continuò a dire Alice.
-Figurati.- rispose Bianca. –Ti prendo un piatto.-
-No, ci penso io.- rispose Anna. –Comunque zia, lui è Emiliano.-
-Piacere signora.- disse Emiliano stringendole la mano.
-No, niente signora per favore, Alice può bastare.-
-D’accordo.-
-Beh, però carino Emiliano.- disse Alice all’orecchio di Anna mentre si dirigeva a prenderle il piatto.
-Vero?- continuò a bassa voce. –Ah, ma tu non sai la novità.-
-Quale? Dovete aggiornarmi su tutto.-
-Si zia, infatti non sai quante cose ho da dirti.- rispose subito Maria.
-E quando mai tu non hai qualcosa da dirmi. Dopo ci facciamo una bella chiacchierata.-
-Si, ma prima stai con noi.- disse Bobò.
-Sto con tutti.- rispose Alice. –Però ora voglio sapere da Anna questa novità.-
-Aspetto un bambino.-
-Come un bambino Anna?-
-Eh già, aspetto, anzi aspettiamo un figlio.-
-E tu Lele, sei contento?-
-Si, sono contento perché Anna è una ragazza con la testa sulle spalle ed anche Emiliano.-
-Allora auguri, ragazzi.- disse Alice.
-Ma quanto ti fermi?- chiese Elena.
-Beh, dipende, una settimana o forse due.-
-Ma questa notte rimani a dormire qui, vero?-
-No, ma se volete venite in albergo da me così stiamo insieme.-
-Eddai mamma, rimaniamo qui, per favore. Inge può dormire in camera con Jonathan e Bobò in camera con me, mettiamo un materasso e dormiamo tutti e tre insieme.- Alice guardò Lele negli occhi sperando che fosse d’accordo con le parole della figlia fino a quando non rispose con un –Si.-
-Evvai.- dissero insieme i gemelli battendo il cinque.
-Così poi arriva papà e rimane con noi.- continuò a dire Bobò senza neanche farci caso alla frase appena pronunciata. Appena si rese conto di quello che aveva detto si rattristò un po’. –Scusami Bianca, ma la gioia di essere con mamma mi fa dimenticare che… che alcune cose non le possiamo più fare. Mi perdoni?-
-Ma Bobò, non è successo niente. Stai tranquillo.-
-Allora Alice, che ci racconti? Come va a Parigi?-
-Uhm, bene. La redazione si sta occupando di un caso di finte truffe, fatti da due persone di Roma a danno dei francesi e così ne ho approfittato e mi sono resa disponibile. Due piccioni con una fava, posso stare con voi e nel frattempo posso lavorare.-
-Ma sai che anche noi stiamo seguendo questo caso? È un po’ che ci stiamo dietro.-disse Marco.
-Ah, allora poi farei due chiacchiere e potremmo collaborare. Chissà, magari se riusciamo a venire a capo di questa truffa potremmo avere una promozione.-
-Capo redattore, magari potessi diventarlo. Comunque questo pomeriggio ho un altro servizio, magari domani possiamo discuterne.-
-Perfetto, anche perché oggi non ho voglia di lavorare.-
-Infatti mi sa che sei troppo impegnata tra figli e nipoti vari.- disse Libero.
-Si, infatti non toccatemi zia perché è mia, devo dirle tante cose.- disse Maria.
-E scusa, guarda che è anche mia zia.- disse Anna
-Ma è anche nostra madre.- disse Elena.
-Ma anche mia zia, se permettete.- continuò Ciccio.
-Si, ma ci siamo prima noi.- disse Bobò.
-Ma io questa sera non ci sono, ho un paziente.-
-Si, ma anche io...- stava per dire Anna quando Alice vendendo che la discussione si stava animando decise di interromperli.
-Facciamo così, ora pensiamo a mangiare, e poi facciamo i turni: Elena e Bobò, Maria, Ciccio ed Anna. Mamma, tu devi parlarmi anche?-
-Si, ma io posso aspettare. Alice, mia cara, con te farò una lunga chiacchierata.-
-D’accordo.- rispose Alice.
Intanto, dopo aver pranzato Lele e Bianca andarono in camera loro, mentre Alice, Bobo ed Elena si erano chiusi in camera di quest’ultima.
-Amore, sicura che non ti scoccia la presenza di Alice?- chiese Lele.
-Anche a te dava fastidio la presenza di Gus, ma hai sopportato. E poi non posso privare i ragazzi della loro madre, di loro zia. Hai visto prima in cucina? Per poco non si scannavano per chi dovesse avere la precedenza.-
-Dì la verità, ti da un po’ fastidio.-
-No, ma ho solo paura che i ragazzi mi vedano ancora come un’estranea, nonostante siamo affiatati.-
-Alice li ha cresciuti quando Elena… è morta. La differenza è solo questa, ma tu non sei un’estranea per loro.-
-Lele, tutto bene? Sei strano.-
-Si scusa, ora mi passa. Anzi vado un po’ in giardino.- disse dandogli le spalle.
-Lele?!- lo richiamò Bianca, ma non si girò, così fu lei che gli si avvicinò e lo girò.
-Non mi va che tu mi veda piangere ancora per Elena. Scusami.- e così Lele uscì dalla sua stanza per andare in giardino, dove c’era Libero che si stava prendendo cura delle sue piante.
-Lele, tutto bene?- chiese il padre vedendolo con le lacrime agli occhi.
-Si si, tutto bene.-
-Quelle non mi sembrano lacrime di raffreddore, vero?-
-No, infatti. Sono lacrime di ricordi.-
-Ricordi del tipo… Alice?-
-No, ricordi del tipo Elena.-
-Ah.- riuscì a dire Libero. Lele non piangeva mai, ma questa volta Libero era preoccupato per il figlio. Se stava piangendo c’era qualcosa che non andava. –E vuoi parlarne con questo vecchio di come ti senti?-
-È come se il ritorno di Alice mi avesse riportato in mente tutti i ricordi di Elena. Papà… ancora mi manca.-
-Perché, tu credi che a me non manchi tua madre? Ma è così e non possiamo farci niente.-
-Ma secondo me, c’è altro e tu non vuoi dirmelo, forse perché neanche tu l’hai capito.-
-Invece di fare tutti questi giri di parole, perchè non parli chiaro?-
-Facciamo che quando avrai le idee più chiare, te lo chiederò direttamente se è questo che vuoi. Ora levati quelle lacrime perché stanno arrivando i gemelli.-
-Papà, mamma ha detto se questa sera possiamo andare fuori a cena con lei.- disse Elena.
-Si, certo che potete andare. Ora però andate a fare i compiti.-
-Va bene.- rispose Bobò dandogli un bacio. –Però io devo fare matematica, mi aiuti?-
-E andiamo a fare questa matematica.- rispose Lele. Intanto Alice stava parlando con Maria.
-Allora, ti vedo più felice. Anche le ultime mail che mi hai inviato mi hanno fatto capire che sei tornata te stessa.-
-Si zia. Guido vivrà sempre in una parte di me, ma ora c’è Marco che è riuscito a farmi rinascere.-
-E si vede. Sono contenta per te, Maria.-
-E tu? Sei felice?-
-Diciamo che devo ancora capirlo.-
-Con Pier è finita, vero?-
-Si vede tanto?-
-Per chi ti conosce si. Ma perché è finita?-
-Perché ha capito che non lo amavo veramente. E forse è stato meglio così, la mia vita ora è un casino che sto cercando di rimettere a posto e per farlo devo essere sola.-
-Uhm, questo significa che c’è un nuovo amore nell’aria.-
-O forse c’è sempre stato.-
-Zia, che stai cercando di dirmi?-
-Quello che hai capito. Ma tranquilla, non ho intenzione di rovinargli la sua nuova vita.-
-Zia!- esclamò Maria.
-Davvero, puoi stare tranquilla Maria.-
-Cavolo, è tardi!- esclamò Maria guardando l’orologio. –Sta per arrivare un paziente allo studio. Ne continuiamo a parlare in questi giorni, ok?-
-Va bene.- rispose Alice.
-Ciao zia.- disse Maria dandole un bacio per poi uscire. Intanto Anna che era uscita dal bagno, vide la zia in camera di Maria da sola, così decise di entrare.
-Uuh, ora posso averti per me, finalmente.- disse Anna.
-Ma non doveva esserci Ciccio?-
-È dovuto tornare al maneggio con Trecy.-
-Allora entra, dai.- Anna entrò e chiuse la porta. –Come va questa gravidanza?-
-Va bene, benissimo. Con Emiliano accanto e l’appoggio di Maria e Marco ora sto finalmente bene.-
-Perché, c’è stato un momento in cui stavi male?-
-Si, quando ho scoperto di aspettare il bambino. Non… non mi sentivo pronta, nonostante lo volessi. Avevo paura di non essere una buona madre, perché non so cosa fa una madre e quindi ho passato un momento un po’ così.-
-Ora stai meglio, ti vedo sorridere.-
-Si, te l’ho detto. Ora sto molto meglio. E poi con Emiliano accanto a me è tutto così facile, così bello.-
-Sei proprio cotta.-
-Si. Sono innamorata davvero di lui. Zia.- disse Anna dopo un breve attimo di silenzio. -Cos’è che fa una madre?-
-La cosa più belle di tutte: mette al mondo un figlio. Poi dovrà aiutarlo a crescere, dargli qualche consiglio, e tirarlo su come può, come crede sia giusto. E tu sarai una buona madre, perché lo era la tua e sono sicura che per quel poco che siete state insieme, ti abbia trasmesso tutto l’amore possibile.-
-E se fallirò?-
-Tu non fallirai, perché hai tutti noi accanto a te e non sarai mai sola.-
-Ma quanto ti voglio bene, zia?!-
-Anche io tesoro mio.- rispose abbracciandola.
-Vado in camera, vieni così te la faccio vedere? Ora sto in quello che una volta era il nostro garage.-
-Nel garage?-
-Si, dai. Vieni a vederlo.-
E così Anna portò la zia in camera sua, dove continuarono a parlare, aspettando l’arrivo di Emiliano.
Quando lui arrivò, Alice si rese conto che era l’ora in cui doveva uscire con i gemelli, così andò a cambiarsi e poi uscì con i figli. Ma quella non era l’unica uscita che era prevista in quella casa, perché Libero ed Enrica andarono a teatro, Inge era con suo padre e Lele e Bianca decisero di andare a magiare da soli.
Marco, invece, fu chiamato per un servizio speciale ed appena uscì Maria dovette ritornare allo studio.
Non c’era nessuno che potesse tenerle i bambini, neanche Ave, perché aveva deciso di passare due giorni fuori con Armando, così l’unica che rimaneva era la sorella.
-Ehi Anna, posso?- chiese Maria entrando in camera sua con i bambini dopo aver bussato.
-Si, certo. Che succede?-
-Lo so che forse volevate passare un po’ di tempo insieme, ma in casa non c’è più nessuno ed io devo andare in studio. Non è che potreste guardarli voi, per favore.-
-Ma certo, figurati. Anzi, ci fa piacere.-
-Si, dai tutti addosso a zia.- disse Palù.
-No, amore. Lo sai che adesso dentro il pancino di zia c’è un bambino, dovete fare piano.-
-Allora tutti addosso a zio Emiliano.-
-Si Jonathan, questa è una bella idea, fategli il solletico.- Palù e Johnny avevano iniziato a giocare con lo zio, senza rendersi conto che la madre stava andando via.
-Grazie Anna.-
-Ma figurati, e poi guarda come si divertono.-
-Ah, loro hanno già cenato, se hanno sonno li mettete a letto voi.-
-Si, stai tranquilla. Anche se non sembra, sono in buone mani.-
-Mi raccomando però, tu non sforzarti.-
-Promesso, ora vai o farai tardi.-
-Si, ciao Anna.- disse Maria dandole un bacio.
-Ciao sorellona.- e così Maria andò via mentre Anna tornò da Emi ed i bambini.
-Allora ti diverti, eh. Ragazzi più forte il solletico.-
-Anna, ma cosa dici?-
-Dai, in fondo ti stai divertendo anche tu.- Ad un tratto Emiliano riuscì a liberarsi dai bambini e li prese in braccio. –Facciamo che vi racconto una storia e voi andate a dormire?-
-Si- rispose Johnny. –Però vogliamo andare in camera di papà.-
-E andiamo.- rispose Anna. Una volta arrivati lì, i bambini s’infilarono nel letto mentre Anna ed Emiliano sedevano sui lati.
-E la storia zio?- disse Palù.
-Allora, c’era una volta un orso tutto blu perché aveva bevuto tanto acqua che gli fece cambaire colore.-
-Ma che storia è?- chiese Jonnhy.
-Una nuova storia, la volete sentire?- I bambini annuirono. –Allora, dicevo, questo orso era tutto blu e tutti avevano paura di lui anche se era buono e soprattutto era amico dei bambini. Quando incontrava un bambino in difficoltà lui lo aiutava ma i gradi non lo guardavano perché pensavano che fosse un orso cattivo, fino a quando l’orso non incontrò Jerry,  un cane bassotto e il suo padrone Sergio, un bambino di 12 anni che vivevano in una casa fatata, dove i desideri diventavano realtà e non esistevano gli adulti. La casa di Sergio era una casa per soli bambini, provenienti da ogni parte del mondo, che volevano divertirsi.-
-Ehi Emi, si sono addormentati.- disse Anna.
-Si, ma restiamo qui, fino a quando non torno o Marco o Maria.-
-Si, tranquillo. Però, non te la cavi male con le storie. Almeno abbiamo il modo per far addormentare il piccolo quando farà i capricci.
-Ed io già ti vedo mentre tieni questo pargolo in mano, mentre ci giochi o lo farai mangiare e quando accadrà sarà il momento più bello di tutta la mia vita.-
-Ma ci pensi a quando ci siamo incontrati? Quasi mi odiavi.-
-Per fortuna che hai la testa dura e se decidi di fare una cosa non molli mai.-
-Volevo te, ed ho fatto tutto per averti.-
-Sai, non smetto mai di ringraziare il cielo per esserti persa quel pomeriggio. Se tu non ci fossi stata, la mia vita sarebbe continuato in uno schifo. Invece, un angelo sceso dal cielo mi ha fatto ritrovare la voglia e la speranza di ritornare a vivere. Scricciolo, ti amo.- disse Emiliano dopo un attimo di silenzio facendo rimanere Anna sorpresa.
-Non me l’avevi mai detto, così all’improvviso, da soli.-
-Forse è arrivato il caso di non aver più paura delle parole e dei sentimenti. Ti amo, ed ora so di poterlo gridare al mondo intero.-
-Perché, prima non ne eri sicuro?-
-Anche io avevo paura. Paura di diventare padre, ma non te l’ho ami detto, perché ne avevi più tu e tu vieni prima di me e di ogni altra cosa.-
-Ma amore.- disse Anna alzandosi dal letto per andare dal suo Emi. –Avevamo giurato di non nasconderci nulla.-
-E infatti questo è il mio ultimo segreto nei tuoi confronti, per questo te l’ho detto. Ora non c’è ne sono più.- Anna baciò appassionatamente Emiliano, fino a quando entrambi caddero sul letto ed abbracciati finirono per addormentarsi.
Quando Marco e Maria tornarono, video i quattro dormire così bene che gli dispiaceva svegliarli, così andarono a dormire in camera di Anna.
Il resto della famiglia, quando tornò, non si accorse di nulla, ma d’altronde non si erano accorti di altro, perché accorgersi di un piccolo cambiamento?

_____________________________________________________________________________________
Angolo autrice.
Buonanotte a tutti (come sempre pubblico di notte :P) :D
Vi ringrazio per le recensioni prima di tutto :D e scusate se sono stata assente, ma sapete ho avuto gli esami di maturità (voi mi direte ora: ma basta con questa maturità, ci hai rotto abbastanza xD. Ecco, finalmente ho finito, quindi non vi romperò più con questa storia, ma da domani sarò senza pc per qualche giorno, purtroppo. Ma non temete. Appena mi arriverà pubblicherò ancora! Non vi libererete di me :D) e quindi non ho avuto molto tempo per scrivere.
In questo capitolo, dove Anna ed Emiliano hanno più spazio solo alla fine, torna Alice.
Vedete, sono molto indecisa su alcune cose per il continuo della storia, quindi il seguito dipenderà molto dalle vostre recensioni, perché io voglio scrivere un storia che piaccia, non il contrario.
Per il prossimo capitolo… beh, come vi ho detto dovrete aspettare un po’, ma tranquilli che non mi dimentico di voi e se ci sarà qualche messaggio e/o recensione cercherò di rispondervi tramite cellulare :P
E con questo vi saluto :D
Vi auguro una buona notte o anche un buongiorno.
Un bacione, Eliessa ~

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Capitolo 8
*** Non c'è peggio cieco di chi non vuol vedere ***


Non c’è peggio cieco di chi non vuol vedere
 

 
 
Il mattino seguente quando Lele si alzò, dopo essere andato in bagno, fece attenzione alla porta della camera della figlia maggiore: era aperta, cosa alquanto strana così si avvicinò e vide che non c’erano Marco e Maria in quel letto, ma Anna ed Emiliano con i bambini.
Quella scena gli fece tenerezza: Palù abbracciata ad Emiliano e Jonnhy abbracciato ad Anna. Erano così carini.
A sorprendere Lele furono Marco e Maria che andarono a svegliare i bambini per prepararli ad una nuova giornata.
 
-Però, come sono carini.- disse Lele quando Maria poggiò la sua mano sulla spalla del padre per fargli capire la sua presenza.
-Eh già, mi dispiace svegliarli, stanno così bene.- affermò Maria.
-Com’è cambiata Anna. Ora che la guardo sembra una donna.- continuò Lele.
-Ma lei già lo è papà e vedrai che sarà anche un’ottima madre e poi non sarà mai sola.- finì di dire Maria quando dalla camera delle ragazze uscì Alice.
-C’è qualche riunione in particolare?- chiese Alice con il suo solito sorriso.
-Guarda un po’.- disse Maria indicando con lo sguardo i ragazzi che ancora dormivano beatamente.
-Che teneri. Eppure mi fa strano sapere che Anna è cresciuta così in fretta, era solo una bambina quando siamo andati a Parigi ed ora è una madre.-
-Forse è ora di svegliarli.- disse Lele.
-Papà, ti dispiace se lo facessimo io e Marco?-
-No, certo che no. Vi lascio soli.- continuò Lele.
-Si, vi lascio anche io così vado in bagno a preparami.-
-Ah, Alice io vorrei parlare con te appena puoi.-
-Quando vuoi Lele. Durante la pausa caffè in clinica? Perché sono sicura che a quella non rinunci.-
-Andata, alle 11 in clinica.- concluse Lele, così mentre Alice entrò in bagno, Lele scese in cucina e Marco e Maria entrano nella loro camera ed entrambi si avvicinarono ai ragazzi.
 
-Anna, Emiliano, svegliatevi.- disse dolcemente Marco accarezzando Emiliano. I due sentendo delle voci iniziarono a muoversi e ad aprire paino gli occhi.
-Anna.- disse Maria. –È ora di alzarsi. Sveglia.- Anna si stiracchiò prima di aprire completamente gli occhi.
-Ma che ora è?- chiese la ragazza insonnolita.
-Sono le sette e dieci, è ora di alzarsi.-
-Ma che succede?- chiese Emiliano svegliandosi completamente. Portatosi una mano alla testa ricordò cosa era successo la sera prima. –Ci siamo addormentati qui.-
-Si, dormivate così bene che ci dispiaceva svegliarvi.-
-E voi dove avete dormito?- chiese Anna portandosi seduta sul letto.
-Ah, noi ci siamo arrangiati benissimo in camera vostra.- rispose Marco.
-Ma potevate svegliarci!- esclamò Anna.
-No, eravate troppo stanchi. E comunque i piccoli hanno fatto casino?-
-Casino?- chiese Emilano. –Dopo aver giocato un po’ erano così stanchi che non hanno fatto storie per andare a dormire e si sono addormentati subito.-
-Davvero?!- esclamò Marco. –Con noi fanno sempre storie. Ma Maria, siamo sicuri che stanno parlando dei nostri figli?- continuò Marco ridendo.
-Non so cosa avete di speciale, ma almeno sappiamo chi chiamare la prossima volta per farli addormentare.- disse Maria.
-Vabbeh, noi andiamo. Ci pensate voi a svegliarli?- chiese Anna.
-Certo.- ripose Maria. Ma prima che Emiliano ed Anna varcassero la porta, Maria si avvicinò alla sorella e l’abbracciò sussurrandole all’orecchio –Grazie-.
-Io ci sono.- continuò Anna. –Sempre.-
-Anche io.- ripose Maria. E così le due sorelle si staccarono dall’abbraccio e i due fidanzati uscirono per andare i garage a prendere i vestiti da indossare per poi tornare su in bagno.
Mentre i due ragazzi erano in bagno iniziarono a parlare.
-Emi, che fai questo pomeriggio?- chiese Anna mentre stava per infilarsi una maglietta.
-Ho il pomeriggio pieno, perché Scricciolo?-
-Perché pensavo che potevamo fare qualcosa insieme.-
-Ad esempio?-
-Non lo so, ma volevo stare da sola con te.-
-Mi spiace cucciola.- disse Emiliano cingendola dai fianchi. –Ma oggi non è proprio possibile. Finché c’è lavoro meglio approfittarne. Altrimenti che futuro offrirò a nostro figlio?-
-Si, hai ragione. Scusami.-
-Rimandiamo di qualche giorno. Domenica prometto che sarò tutto per te, scegli cosa vuoi fare, organizza tutto. Per me qualsiasi cosa sceglierai andrà bene.-
-Sicuro?-
-Ma certo. Invece tu puoi approfittarne per stare con tuo padre o con tua zia.-
-Zia Alice… chissà come mai è venuta qui.-
-Forse le mancavano i figli.- rispose Emiliano sedendosi sul bordo della vasca da bagno dopo essersi vestito.
-No, non mi convince, ma proprio per nulla e credo di sapere perché  sia voluta venire.-
-Vuoi rendere partecipe anche me dei tuoi pensieri?-
-Per papà. Lei è qui per lui, ne sono più che convita.-
-Ma come? Alice e tuo… No, dai avrai fatto correre la fantasia forse perché in fondo ci speri che possa succedere di nuovo.-
-Si, io ci spero, ma fidati che c’è qualcosa sotto. Questo pomeriggio vado da Maria allo studio e le parlo. Mi sembra che oggi abbia solo due o tre pazienti, vado lì e aspetto finchè non si libera.-
-D’accordo. Ora usciamo altrimenti ci danno per dispersi.- e dopo essersi sorrisi, mano nella mano uscirono dal bagno per andare a fare colazione.
 
Alle undici, come da accordo Alice andò in clinica a trovare Lele.
All’ingresso vide Oscar.
-Ehi Oscar!- esclamò Alice.
-Alice! Quanto tempo.-
-Si, ne è passato un bel po’. Ti trovo bene.-
-Si, sto bene. Tu invece? Sei qui per lavoro o divertimento?-
-Volevo ritornare un po’ in famiglia e con la scusa seguo un caso per il giornale. Ma dimmi un po’, Lele?-
-È in studio, vieni che ti accompagno.-
-Grazie.- insieme camminarono fino ad arrivare davanti la porta dello studio di Lele.
-È questo. Io scappo che ho delle visite. Passa ogni tanto ora che sei qui.-
-D’accordo, ciao Oscar.- oscar andò via ed Alice, con mano tremante, per paura del suo incontro con Lele, bussò.
 
*FLASHBACK* -TRE GIORNI PRIMA-
-Alice ora basta mentire. Sono tre anni che stiamo insieme ma lo vedo dai tuoi occhi: tu non mi ami.- disse Pier.
-Io… non lo so cosa mi sta succedendo.-
-Lo so io, tu sei ancora innamorata di Lele, ma lui ora ha una famiglia lo vuoi capire? È inutile andare avanti così.-
-Allora se non posso tornare ad essere felice con lui, accanto a me non vorrò più nessun uomo.-
-Questo l’avevo capito. La nostra storia finisce qui, anzi è già finita da tempo, ma ora ti va di vedermi almeno come un amico con cui parlare?- Alice fece cenno di si con il capo mentre Pier le indicava con la mano di sedersi sulla sedia che circondava il tavolo di vetro del loro soggiorno. –Alice, perché vuoi farti del male?-
-Pier io quella sera in cui ho scelto di partire per stare un anno fuori ho sbagliato. Ho anteposto il lavoro alla famiglia. Le cose tra me e Lele stavano andando in pezzi ed io ho contribuito per far si che ciò accadesse. Gli ho concesso il divorzio perché pensavo che fosse l’unica soluzione possibile, ma ora capisco di aver sbagliato. Ero così felice con lui ed ora non sono più nulla.-
-E cosa vorresti fare, andare da lui e digli: ti prego dammi un’altra possibilità? Non mi hai detto che si è risposato?-
-Non lo so, ma qualcosa devo fare. Pier devo vederlo, assolutamente.-
-Sai già di aver perso in partenza, vero?-
-Si lo so, ma io devo andare a Roma, devo.-
-Allora buona fortuna.-
-Grazie Pier e scusami non volevo ingannarti.-
-L’avevo capito subito che tu eri ancora innamorata del tuo ex, ma non volevo crederci. In fondo la colpa è anche mia per essermi buttato in questa relazione che aveva già per iscritto la data di scadenza.- detto questo Alice andò in camera da letto, preparò due valigie grandi con tutte le sue così e uscì per dirigersi all’aeroporto. Destinazione Roma. Addio Parigi. Addio a tutta la vita passata lì, da sola.
 
 
*PRESENTE*
-Lele, posso?- chiese Alice.
-Certo, ti stavo aspettando.- continuò Lele.
-Allora, perché questa urgenza di parlarmi?-
-No, è che magari qui possiamo parlare meglio, in casa con la presenza dei ragazzi e di…-
-Bianca.- continuò Alice.
-Già, con loro è difficile portare aventi un discorso, lo sai meglio di me.-
-Si, hai ragione.-
-Allora, come va?-
-Bene. Avevo voglia di stare con i ragazzi e spero non sia un problema per te che io rimanga in casa tua.-
-Lo sai che sei sempre la benvenuta, ai ragazzi piace quando tu sei con noi e non mi riferisco solo ad Elena e Bobò.-
-Ti riferisci a Maria con la sua gioia di vivere di nuovo, a Ciccio e la sua felicità di diventare padre e di essersi realizzato in ciò che gli piace di più: andare a cavallo e poi ad Anna, con le sue paure e le sue preoccupazioni da donna e da ragazza.-
-Esatto, mi riferivo a questo. Gli manchi, non c’è niente da fare. Come vedi, fanno anche a gara per parlare con te.-
-Mi aspettavo che Maria mi volesse parlare, d’altronde l’ha sempre fatto con me, però non mi aspettavo che lo volesse fare anche Anna. Lei non è mai stata aperta come Maria. A volte preferisce tenerli per se i sentimenti.-
-Ti ha detto qualcosa per cui devo preoccuparmi?-
-No, tranquillo. Anna ora è una donna e con la testa sulle spalle, proprio come i suoi fratelli. È molto matura e responsabile.
-Questa situazione mi ricorda quella che ho vissuto con Elena quando aspettava Anna, sai? Anche lei è arrivata così, all’improvviso. Non l’avevamo programmata.-
-È stato l’ultimo regalo di Elena, il più bello.-
-Ma a che è servito se ora non c’è più?- chiese Lele con un velo di tristezza nelle parole.
-Non dirmi che la vita che hai vissuto dopo non la rifaresti.-
-Se deve andare così, beh oggi non ne sarei più così tanto sicuro. Ma ora siamo qui e la vita è andata avanti, nel bene e nel male.-
-Lele, non capisco se stai cercando di dirmi che vorresti ancora Elena con te o che la tua vita dopo la morte di Elena non ha mai avuto senso, perché se è così…-
-Alice, io Elena la vorrei anche ora accanto a me. Elena è stato davvero il mio primo grande amore…-
-Ed io…- disse Alice sussurrando, ma Lele sentì.
-E tu il secondo. Io ancora non dimentico le parole che ho pronunciato a Roccalta: Elena è stata il mio primo grande amore e tu il secondo. Io in te non cerco Elena, io voglio Alice. Ed è stato così, in te ho cercato sempre e solo Alice, ma ad un tratto questa Alice è sparita, è diventata un’altra e non capisco perché.-
-Tu eri un medico affermato, io invece non ero nessuno e quell’offerta di lavoro in giro per il mondo per un anno era il modo per farti capire che anche io potevo essere qualcuno, che anche io ero brava, che anche io potevo diventare una giornalista.-
-E quel viaggio invece è servito solo a mettere fine al nostro matrimonio, purtroppo.-
-Ma sono venuta qui per piangere?- chiese Alice mentre qualche lacrima le scendeva sul volto.
-No, scusami.-
-Vabbeh, torno a casa, forse è meglio. Aspetto i bambini lì.-
-D’accordo.-
-Ti scoccia se li porto fuori?-
-Alice, tu sei la loro madre, gli stessi diritti e doveri che ho io li hai tu, quindi non devi chiedermi alcun permesso.-
-Lo sai che tu sei un padre eccezionale e sono contenta che i miei figli… e quelli di Elena abbiano un padre come te accanto. Ciao Lele.-
Detto questo Alice andò via. Lele era confuso. Rivedere Alice fu come un fulmine a ciel sereno. 
Il desiderio di riaverla, forse, si stava risvegliando ma ora era sposato e doveva tenere a bada i suoi ormoni da 15enne in piena euforia. 
Si, appunto, era solo una tentazione quella di riaverla, in fondo lei stava con Pier. 
Una cosa però era certa, Lele doveva cercare di mettere i suoi pensieri in ordine perché dopo il divorzio la questione Alice non cercò mai di sistemarla. Era rimasta lì, nella sua testa archiviata con la parola divorzio. 
 
Nel pomeriggio Anna decise di andare da Maria.
Appena finì con il primo piccolo paziente, uscì dal suo studio per riaccompagnare il bambino dalla madre e prendere il secondo per la terapia, ma vide Anna.
-Che ci fai qui Anna?-
-Volevo parlarti.- rispose lei.
-Ma ho dei pazienti.-
-Lo so. Infatti aspetto per tutto il tempo necessario. Io starò buona qui.-
-Va bene.- rispose Maria, per poi prendere per mano il piccolo Jacopo ed entrare nel suo studio. 
Dopo aver finito con Jacopo, era il turno di Martina.
Due ore piene aspettò Anna prima di entrare nella stanza della sorella, ma tanto non aveva niente di meglio da fare.
-Anna, ma è successo qualcosa?- chiese Maria sedendosi dietro la sua scrivania.
-Secondo te, zia Alice perché è qui?- chiese Anna senza giri di parole.
-Per Elena e Bobò.- rispose la sorella.
-E non ti  è venuto in mente che magari potrebbe essere qui per papà? Ci pensavo questa mattina in bagno, è strano che sia arrivata così senza dire nulla solo per stare con i figli. Dai Maria, in fondo chi conosce zia Alice meglio di noi… di te.-
-Effettivamente non hai tutti i torti. Anna, zia si è confidata con me e quello che sto per dirti non deve uscire da questa stanza.-
-D’accordo.- rispose Anna.
-Zia non sta più più con Pierre perché ama ancora papà. Quando me l’ha detto non volevo crederci e per evitare di fare qualche brutta figura e di dire qualcosa di cui sarei potuta pentirmi, ho inventato una balla e l’ho lasciata.-
-E tu saresti d’accordo sul fatto che tornassero insieme.-
-Ma noi qui centriamo ben poco. La scelta tocca a loro.-
-Si Maria, ma ci pensi di nuovo insieme come un tempo. Noi, papà, zia, i gemelli, i nonni e gli amici che entrano ed escono da casa nostra come se nulla fosse.-
-Manca solo Guido.- disse Maria rattristandosi.
-Maria, Guido non c’è più, lo so che ti manca ma vivi di nuovo accanto a Marco.-
-Tu non sai quanto son felice con lui, però ogni tanto Guido mi torna in mente e sai una cosa? Marco non è geloso, anzi.-
-Maria sarà così per sempre ma accanto hai un uomo che ti sa aiutare anche in questi momenti… Momenti che lui forse non vorrebbe neanche sentire perché in fondo cosa potrebbe importagliene a lui di Guido? Eppure è sempre lì pronto ad aiutarti ed a parlare insieme di lui. Maria, non lasciartelo scappare.-
-E infatti non me lo lascio scappare.- disse sorridendo Maria. –Sono le sette, andiamo a casa.-
-Senti, ti spiace se mi accompagni in pizzeria prima? Emiliano sarà ancora al negozio e magari ne approfitto per portargli una pizza e mangiare con lui.-
-Va bene.- disse Maria prendendo il giubbino.
-Anzi, perché non rimani con noi.-
-No, sarei di troppo.-
-Dai, è solo una pizza. Per favore. Una pizza.- continuò Anna facendo il broncio.
-E va bene. Dai andiamo, così avverto anche Marco.-  E così le due sorelle andarono prima in pizzeria e poi al negozio di Emiliano ed entrando si scontarono con l’ultimo cliente che stava uscendo.
-Emi, amore, dove sei?-
-Sono in studio.- rispose una voce in lontananza.
-Ho portato le pizze, saliamo così le mangiamo prima che si freddano?- chiese Anna.
-Ciao Maria.- disse Emiliano e la donna rispose con un semplice gesto di mano ed un sorriso.
-Devo mettere a posto gli strumenti.-
-Ah vabbeh, iniziamo a salire noi così prepariamo.-
-Si, tanto è aperto. Arrivo subito.- finì di dire Emiliano.
-Dai andiamo Maria.- Le due sorelle salirono e preparano la tavola: una tovaglia per non macchiare il tavolo di olio, tre bicchieri di carta ed una bottiglia di acqua minerale. –Ti piace qui? È piccolo ma con Emi ci stavamo così bene.
-Perché, a casa non state bene?-
-Si, stiamo bene ma ogni tanto un po’ di intimità non guasta.-
-A chi lo dici.- disse Maria. -Ma da qui c’è una vista fantastica.- continuò Maria avvicinandosi al balconcino.
-Ora capisci perché stavo sempre qui.-
-Si, non dirmi che venivi qui solo per la vista della città.-
-No vabbhe, stavamo anche insieme in quel letto, vedi?- continuò Anna indicandole il letto. –Però sai che c’è? Che qui è tutto fantastico. Questo posto in due anni mi ha visto crescere più di quanto non sia cresciuta in 18 anni. Qui c’è una parte di me. Qui c’è l’inizio della mia vita… da madre.-
-Sorellina mia.- disse Maria abbracciandosela forte a se.
-Allora queste pizze?- chiese Emiliano arrivando alle spalle delle sorelle Martini
-Ancora un po’ e si freddavano.- disse Maria.
-Allora mangiamo.- disse Emiliano
I tre si sedettero a tavola per mangiare. Era una serata tranquilla, così tanto per stare insieme, mentre in casa Martini Alice cercava di avvicinarsi a Lele.
Bianca a quel punto aveva capito le sue intenzioni, mentre Lele faceva finta di non vedere.
La sera, una volta che tutti erano a letto, compresi Lele e Bianca, quest’ultima esclamò: -Lele, ti devo parlare!-

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Buona sera a tutti :D
Pensavate di liberarvi di me, invece sono ancora qui! u.u Contenti? ^^
Allora (tanto per cambiare è notte, avevate dubbi? xD), questo capitolo è concentrato un po’ meno su Anna ed Emiliano e come più volte mi è stato detto nelle varie recensioni, siccome piace quando tutti i personaggi interagiscono nella storia, ho incentrato questo capitolo su altri personaggi. 
Anche se questo capitolo lo definisco personalmente di passaggio (perché tra Anna ed Emiliano non ci sono momenti così decisivi ed importanti), spero che vi sia piaciuto lo stesso, perché come sempre io ci metto il cuore.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va.
E che dire? Ci sentiamo al prossimo capitolo. 
Un bacione, Eliessa.
<3

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Capitolo 9
*** Siamo una famiglia ***


Siamo una famiglia   



Lele era rimasto sorpreso dal tono di voce di Bianca, triste e serio nello stesso istante. In quel momento aveva capito che qualcosa non andava e lui, ingenuamente, non riusciva a capire cosa.
-Bianca, cos’hai?-
-Lele, tu sai che io sono paziente e tutto quello che vuoi, ma…-
-Ma?- chiese Lele.
-Insomma, io sono convinta che dietro questa improvvisata di Alice ci sia ben altro.-
-Amore, ne abbiamo parlato così tante volte, lei è solo la madre di Elena e Bobò e la zia di Maria, Ciccio ed Anna.-
-Io non lo so più Lele, credimi. A volte penso che lei sia qui per te.-
-Ti fidi di me?- chiese Lele senza ricevere alcuna risposta. –Ti fidi o no? Perché se non ti fidi di me allora la domanda che dovrò farti sarà un’altra.-
-Quale?-
-Perché ti sei sposata con me se non riesci a fidarti?-
-Lele, io mi fido ma ho paura, tutto qui.-
-Dai, vieni qui.- ripose Lele facendo accomodare Bianca tra le sue braccia. –Le tue sono paure inutile. Ora ci sei tu. La storia con Alice è finita molto tempo fa.-
-Si, hai ragione, perdonami. Ogni tanto mi faccio prendere dalla fantasia. Dormiamo ora?-
-Si, dormiamo. Buonanotte.-
-Notte amore.-
E così, mentre Bianca dopo qualche minuto stava già dormendo, Lele era rimasto a fissare il soffitto.
Si sentiva così confuso pur sapendo che la scelta giusta era quella di rimanere con Bianca perché lei ora era sua moglie. Alice era un capitolo chiuso, e non poteva più tornare indietro, anche se da quando l’aveva rivista era l’unica cosa che voleva fare davvero: tornare indietro nel tempo al giorno in cui lei gli aveva detto che sarebbe stata un anno fuori e invece di dirle che voleva il divorzio, voleva dirle che l’avrebbe aspettata, per tutto il tempo necessario.
Il giorno seguente fu molto tranquillo. Come sempre la mattina in casa Martini era un casino tra persone che scappano per andare a scuola o al lavoro.
-Marco, porti tu i bambini a scuola? Io sono in ritardo e perdo l’aereo.- disse Maria.
-Tranquilla, ci penso io.-
-Perfetto, allora scappo. Ciao famiglia. Ciao piccoli.- disse Maria prendendo un biscotto al volo per poi uscire di casa e recarsi all’aeroporto.
-Allora bambini, pronti per la scuola?- chiese Marco
-Prontissimi.- risposero i bambini insieme.
-Allora salutate i nonni e prendete gli zaini.- continuò l’uomo.
-No Marco. Dobbiamo salutare anche gli zii.- rispose Palù andando ad abbracciare forte Anna, mentre Jonathan fece lo steso con Emiliano.
-Bella di zia!- esclamò Anna baciando Palù.
-Zio, questa sera ci racconti un’altra storia buffa?- chiese Jonathan.
-D’accordo, però voi fate i bravi e andate a scuola adesso.-
-Subito.- risposero entrambi, come sempre. Sembrano essere telepatici i due bambini, rispondevano sempre con la stessa frase e nello stesso momento. Anche loro si meravigliano di quanto erano capaci di fare.
-Elena, Bobò, Inge, voi venite anche?-
-No, io no.- rispose Inge. –Sta venendo papà a prendermi per andare non so dove con lui e Guenda, quindi oggi non vado a scuola.-
-Noi però siamo pronti.- continuò Elena.
-Allora andiamo. Buona giornata a tutti.- disse Marco, e mentre si recava nel soggiorno si scontrò con Alice che stava per arrivare in cucina.
-Buon giorno a tutti!- esclamò Alice.
-Ciao zia.- ripose Anna.
-Figlia mia.- continuò Enrica.
-Mamma, quando inizi dicendo figlia mia qualcosa non va.- continuò Alice versandosi in un bicchiere del succo d’arancia.-
-Ma no, volevo solo invitarti a fare un giro con me.-
-Va bene, finisco di fare colazione e usciamo mamma.-
-Vabbeh, vado anche io.- disse Emiliano. -Anna, mi raccomando.-  continuò quasi sussurrando, ma richiamando l’attenzione di Lele.
-È successo qualcosa per caso?-
-Si.- rispose Emiliano.
-No.- rispose subito Anna.
-Si o no ragazzi?- chiese Libero.
-Sta zitto.- disse Anna a bassa voce rivolto ad Emiliano.
-Questa notte è stata un po’ male.-
-Che ti avevo detto io? Esattamente questo, vero?-
-Anna, non prendertela con lui. Ora stai meglio?- chiese Lele.
-Si papà, sto bene.- rispose la figlia.
-Se tu mi dici che stai bene, io ti credo.- disse Lele alzandosi dal suo posto per andare a baciare la figlia sulla fronte.
-Grazie papà.- continuò la figlia.
-Allora io vado, ci vediamo a pranzo.- disse Emiliano
-Perfetto.- rispose Anna baciandolo dolcemente.
-Eh ragazzi!- esclamò Libero. -Cioè voglio dire, siamo a tavola tutti quanti, non esagerate.- Anna rispose al nonno con un sorriso, mentre Emiliano prima di andare via si inginocchiò accanto la sua Anna e posò una mano sul ventre della sua fidanzata e lei mise la sua mano di sopra.
-Ciao piccolino. Tesoro mio.- Emiliano parlava con il piccolino mentre Anna lo guardava dolcemente, era così felice. E mentre Emiliano continuava a dire dolci parole a quell’esserino che era dentro Anna, lei si scambiò uno sguardo con il padre come a dire “Che ci vuoi fare, è così… innamorato si suo figlio”.
-Emilià, ma non dovevi andare?- chiese Libero.
-Si, giusto, vado. Buona giornata.- disse Emiliano prima di uscire e di dare un ultimo bacio alla sua Anna.
-Ma è sempre così?- chiese Lele.
-Sempre papà.- rispose Anna con un sorriso a 32 denti.
-Come si vede che ti ama.-
-E come si vede che hai cambiato idea su di lui.-
-Vabbeh, l’importante è rendersi conto dei propri errori e saper rimediare, no?-
-Si, è quello che ci hai sempre insegnato e sei rimasto fedele alle tue stesse parole.- Anna si alzò e andò verso il padre per abbracciarlo.
-Ti propongo una mattinata di shopping insieme, accetti?-
-Papà, sicuro di essere veramente tu? Sicuro che dentro di te non ci sia una qualche persona…-
-Anna, se non ti va dillo, non mi offendo, eh.-
-Ma certo che mi va, corro subito a prepararmi.- rispose Anna.
-E così io rimango da solo a casa.- disse Libero.
-Dai Libero, non fare così.- rispose Enrica. –Pensa che non hai nessuno che ti disturba mentre ti prendi cura delle tue piante nel giardino.-
-Sai che… Enrica, per una volta c’ha ragione, finalmente un po’ di tempo per me e le mie piante.-
-E se ti venisse fame, puoi sempre venire in cioccolateria.- continuò Bianca.
-Attenta alle proposte che fai Bianca, lo sai che poi papà se inizia a mangiare non si ferma.-
-Esagerato, per due cioccolatini.- continuò Bianca che però venne interrotta dall’arrivo di Gus.
-Papà!- esclamò Inge andandogli incontro.
-Tesoro mio, sei pronta?-
-Si, ho qui lo zaino, possiamo andare.-
-Va bene, andiamo. Bianca, la riporto qui domani dopo la scuola.-
-D’accordo.- rispose Bianca mentre Inge le si avvicinò. –Ciao tesoro.-
-Ciao mamma, ciao a tutti.-
-A domani.- disse Gus, per poi uscire con Inge.
-Allora mamma, andiamo?- Disse Alice.
-Si, prendo la borsa e andiamo.-
-Ti accompagno. A dopo.- disse Alice.
-Ciao.- disse Lele.
-A dopo.- continuò Libero.
-Ciao Alice.- disse Bianca. –Vabbeh, anche io vado in cioccolateria.-
-D’accordo. Io aspetto Anna e poi esco con lei visto che ho il turno di pomeriggio. Passo dopo in cioccolateria.-
-Ti aspetto.- continuò Bianca. –Ciao Libero.- disse per poi andare via.
-Lele, ora che siamo soli, visto che anche Enrica ed Alice sono andate via, devo dirtelo: hai una faccia che non mi piace.-
-Papà, questa faccia c’ho, che devo fare?-
-Con Bianca tutto bene?-
-Si papà, tutto bene, perché?-
-Perché con l’arrivo di Alice…-
-Tutti a parlarmi di Alice, con lei ho chiuso, siamo divorziati. Ci manca solo che tirate fuori Irene.-
-Sarà, ma tu sai che io mi sono invecchiato, mi sono ingrassato ma non mi sono rincoglio…-
-Lo so, papà, lo so.-
-E sempre lo so rispondete. Comunque Lele, sai dove trovarmi.-
-Eccomi papà.- disse Anna, arrivando alle spalle del padre. –Che per caso ho interrotto qualcosa?-
-No, andiamo.- disse Lele. –Ciao papà.-
-Ciao nonno.- disse Anna dandogli un bacio.
-Ciao, ciao.- ripose Libero.
 
Intanto, mentre Lele ed Anna si avviavano verso il centro commerciale, Enrica ed Alice stavano passeggiando, quando si fermarono al parco e si sedettero su una panchina.
 
-Alice tesoro, per una volta mi dici come stanno le cose? Perché quella faccia?-
-Mi sono lasciata con Pierre.-
-Come vi siete lasciati?-
-Non ci amavamo più.-
-Quindi non sei qui per lavoro.-
-Diciamo che ho preferito cambiare aria e quando al giornale ho sentito che c’era la possibilità di venire a Roma ho accettato subito. Così potevo stare con i ragazzi e lavorare.-
-Si, va bene. Poi però, con calma e quando vorrai, mi spieghi perché questa tua comparsa così senza avvisare non mi convince per niente.-
-A me deve convincere, non te.-
-Si si, certo.- disse Enrica.
-Ma insomma mamma, basta.- disse Alice innervosita e fuori controllo. –Se ancora amo Lele non ci posso fare niente.-
-Visto, basta farti saltare i nervi per dire la verità.-
-Spero che non dirai nulla almeno.-
-Ma tu ti rendi conto che arrivare così di punto in bianco nella vita di Lele potrebbe essere un problema? Lo sai bene che ora lui sta con Bianca. Se l’amavi ci dovevi pensare prima.-
-Ma tu da che parte stai?-
-Da nessuna parte. Queste sono cose vostre ed io non voglio mettermi tra i piedi.-
-La mia vita è stata sempre un casino.-
-Quando stavi con Lele però, non era così incasinata.-
-Sai perché ci siamo lasciati? Perché io con quel viaggio di un anno volevo dimostrargli che potevo essere qualcuno, potevo essere anche io una giornalista conosciuta ed affermata. Anche io potevo essere una persona importante.-
-E secondo te Lele in te ha cercato una persona di successo o la semplice Alice, la sua complice, la sua migliore amica, fidanzata e poi moglie?-
-Lo so, ho sbagliato.-
-Forse è un pò troppo tardi.-
-Almeno fammi provare, per favore, dopodiché lo lascerò in pace, per sempre.- Enrica annuì anche se non molto convinta. –Continuiamo a camminare?-
-Si, andiamo.- e mentre le due donne continuarono a passeggiare, Anna e Lele giravano tra i negozi del centro commerciale.
-Ehi Anna, guarda qui, ti piace questo vestito?-
-Perché, me lo faresti indossare?- chiese ridendo. –E poi quanto lo potrei mettere, tra poco devo rifare tutto il guardaroba. Anzi, i vestiti iniziano a non andarmi più.-
-E allora perché non entriamo e compriamo qualcosa di più largo?-
-D’accordo.- rispose Anna.
Da quel negozio uscirono dopo una buona ora, dopo aver comprato magliette e pantaloni per Anna e con la scusa anche Lele, su suggerimento di Anna, comprò una maglia ed un paio di jeans.
-Sai, mi è piaciuta questa mattinata insieme. Mi è mancato stare con te.-
-E infatti adesso sono qui.- continuò Lele, ma ad Anna cadde l’occhio su una vetrina dove c’era esposto un bracciale, uno di quelli per cui Emiliano ne va matto ma che non indossa facilmente, forse perché è diverso dal suo stile di tatuatore. Si trattava di un bracciale con un laccio in cuoio e di sopra su un pezzo d’argento il simbolo dell’infinito.
-Guarda lì.- disse Anna avvicinandosi alla vetrina. -Quel bracciale. È uno dei preferiti di Emiliano.-
-Perché non glielo regali.-
-Guarda che non voglio svuotarlo il tuo bancomat. Ho già fatto abbastanza acquisti.-
-Dai, entriamo.-
-Davvero?-
-Si, davvero. Entriamo.-
 
E così i due entrarono in gioielleria e comprarono il bracciale. Una volta usciti, andarono in macchina: destinazione casa.
Appena arrivati Anna andò in garage accompagnata dal padre, tolsero il cartellino a tutti i capi che aveva acquistato e li portarono a Melina per metterli in lavatrice.
 
-Professò, oggi shopping, eh?-
-Ogni tanto Melì bisogna pur uscire.-
-E c’avete ragione. Almeno voi uscite, Dante mio manco esce più con me. Fa il papà a tempo pieno e quando non lo fa, lavora.-
-Senti Melì e se questa sera mi lasci Aurora così tu esci con Dante tuo?-
-State scherzando Professò?-
-No, sono serio.
-Melì, approfittante, perché oggi è un altro Lele.- disse Anna.
-Grazie professò. Mo sapete che faccio? Metto questi subito in lavatrice e appena si asciugano li stiro per bene. Tanto oggi fuori c’è pure il sole e si asciugano presto i panni.-
-Non c’è fretta.-
-E invece si.- disse Melina avvicinandosi alla lavatrice.
-C’è fretta!- disse a bassa voce Lele rivolto alla figlia ridendo.
 
Intanto casa Martini si riempì di nuovo per il pranzo, come sempre. C’erano tutti, tranne Maria che sarebbe rientrata la sera dal convegno.
Dopo il pranzo, Emiliano ed Anna andarono in garage a riposarsi un po’.
Entrambi erano sdraiati sul letto, l’uno accanto all’altro.
 
-Allora oggi ti sei divertita, eh? Chissà quanti ragazzi avrai visto.-
-Dai, scemo. E poi lo sai, l’unico ragazzo che mi piace è già impegnato.- disse Anna seria.
-E chi sarebbe questo?- chiese Emiliano.
-Tu, cretino!- esclamò Anna prima di baciarlo in modo molto appassionato.
-Che fa il nostro tesorino?- chiese Emiliano staccandosi dal bacio.
-Aspetta che il suo papà gli parli.-
-Ci pensi, questo esserino sarà nostro figlio.-
-Praticamente sempre.-
-Non potevi farmi regalo più bello Anna.-
-Mi hai chiamato Anna.- lei rimase perplessa. –Non mi chiami mai così.-
-Se non ti piace, non ti chiamerò più così.-
-Tu puoi fare quello che vuoi.-
-Questo figlio è troppo importante per me… per noi.-
-Insieme saremo dei genitori fantastici. Chissà se sarà un maschio o una femmina.-
-A me non importa. Mi basta sapere che stia bene.-
-Se è maschio, come lo chiamiamo?-
-Ma c’è ancora così tanto tempo per pensare ai nomi.-
-Eddai, a te che nome piacerebbe?-
-Uhm, vediamo… Mi piacerebbe chiamarlo Michele, Francesco, Alessandro, Giulio.-
-Si, tutto l’alfabeto.-
-Ma scusa, prima tu mi chiedi che nome mi piace.- disse Emiliano per poi farle il solletico.
-No, ti prego.- disse Anna tra le lacrime. –Basta, per favore. Pensa al bambino.-
-Giusto perché c’è il bambino.-
-Senti, perché per scegliere il nome del bambino non facciamo un sorteggio? Scriviamo dei nomi maschili e femminili e poi li estraiamo. Io estraggo il nome femminile e tu quello maschile.-
-Caso mai, facciamo l’inverso.-
-D’accordo, allora prendo carta e penna.- E così Anna ed Emiliano iniziarono a scrivere i nomi. Quando finirono Emiliano estrasse il primo bigliettino ed uscì il nome di Giulia, mentre Anna estrasse il nome maschile, Alessandro.
-E se fossero gemelli?- chiese Emiliano.
-Due gemelli? E come faremo?! Meglio non pensarci.-
-Però, Alessandro Lupi e Giulia Lupi, non suonano male, vero?-
-Ed anche se fosse, non importa.- disse Anna per poi avvicinarsi sempre di più ad Emiliano e baciarlo sul letto. Quel bacio sembrò non finire più, tanto che Marco prima di entrare nella loro stanza bussò ma loro non sentirono e quando li vide baciarsi, cercò di tornare indietro senza fare rumore, ma non ci riuscì.
-Scusate, non volevo interrompere questo momento così sdolcinato.- iniziò a dire Marco.
-Vabbeh, almeno sei tu e non il nonno. Immagini cosa avrebbe detto? Avrebbe iniziato ad urlare.- disse Anna per poi ridere.
-Si infatti, comunque volevo dirvi che sono usciti tutti e tra poco vado via anche io, per cui sarete soli.-
-D’accordo.- rispose Emiliano, mentre Anna si alzò dal letto, ma un improvviso capo giro la fece cadere a terra, senza più svegliarsi.
-Anna! Anna!- le gridò Emiliano sollevandola.
-Vieni, la portiamo in clinica. Ti aiuto ad alzarla.- Emiliano la prese in braccio. –Andiamo.-
Tutti e tre entrarono nella macchina di Marco che sfrecciò fino alla clinica. Appena arrivarono Lele li accompagno a fare gli esami, ma ancora Anna era incosciente.
Mentre Anna era in mano ai suoi colleghi, Lele si fece raccontare da Emiliano e Marco quanto era successo.
Ora bisognava solo aspettare.

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Buonasera a tutti.
Eccomi qui a pubblicare un nuovo capitolo (e non è notte, devo aggiungere :D).
Scusate per l’attesa, ma non sono stata per niente bene, purtroppo.
Allora, io vi lascio con questo capitolo e aspetto di sentire i vostri pareri, che mi danno sempre una amrcia in più per continuare questa storia.
Vi adoro!
Ci sentiamo al prossimo capitolo.
Un bacione, Eliessa.
<3

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Capitolo 10
*** Sei tu la mia guarigione ***


Sei tu la mia guarigione

 
 
 Anna era ancora sotto le mani dei medici e nulla si sapeva sulle condizioni di salute di lei e del bambino.
-È tutta colpa mia.- iniziò a dire Emiliano, seduto su quella sedia della sala d’attesa e con la faccia tra le mani. Lele, anche lui sconvolto per quanto successo, gli si avvicinò e l’abbracciò, nonostante avesse bisogno di sostegno, forse più di Emiliano.
-Non dire così, dai.- disse Lele.
-No Lele, è colpa mia se Anna sta così. Non so neanche proteggere le persone che amo, ma che razza di uomo sono?-
-Ma calmati, magari non è nulla di grave.-
-No, scusami, non ci riesco a stare qui mentre…- E così Emiliano, senza neanche finire la frase, si alzò per andare via.
-Dove vai?- cercò di fermalo Lele, ma senza ricevere alcuna risposta.
-Lele!- esclamò Tea nello stesso istante uscendo dalla stanza nella quale si trovava Anna.
-Si Tea, un attimo. Marco per favore, corrigli dietro e cerca di farlo ragionare.-
-D’accordo.- rispose Marco correndo nella direzione verso la quale era scappato Emiliano.
-Allora Tea, come sta?- chiese Lele preoccupato.
-Un piccolo calo di pressione.-
-Dovuto a…?-
-Lele, sei anche tu medico e sai che ci possono essere vari cause. Comunque Anna deve solo ricordarsi di essere incinta, non può fare sforzi più del dovuto o rischia di perdere il bambino. C’è il rischio del distacco della placenta.-
-Lei mi… Emiliano mi aveva detto che era stata un po’ male, ma non pensavo che fosse così grave. Poi tu la conosci Anna, minimizza tutto.-
-Lele, mi raccomando, più sta a riposo e meglio è per lei ed il bambino.-
-Lei lo sa?- chiese Lele.
-No, volevo parlarne prima con te ed Emiliano, anzi lui dov’è? Come padre del bambino deve essere informato.-
-È scappato e Marco gli è andato dietro.-
-Comunque se vuoi ora puoi andare da lei. La teniamo qui per questa notte e domani mattina può tornare a casa. Se vuoi puoi rimanere.-
-Dovrebbe esserci il suo fidanzato con lei, non io. Invece Emiliano scappa, si crede il colpevole di tutto, mentre anche io ho delle colpe, più gravi delle sue.- Ad un tratto esce Federica dalla stessa stanza da cui era uscita Tea.
-Lele, Anna chiede se può andare qualcuno.- disse Federica.
-Si, ci vado subito.- rispose Lele.
-E comunque dire è colpa mia o è colpa sua non aiuterà Anna in questo momento. Ora va da lei.- continuò Tea.
-Grazie di tutto.- disse Lele per poi entrare dalla figlia. –Ehi Anna!- esclamò Lele appena la vide.
-Papà!- esclamò Anna tendendo le braccia verso di lui con le lacrime agli occhi in attesa che l’abbracciasse.
-È tutto a posto adesso.- la rassicurò il padre.
-Che cosa è successo? Cosa ti hanno detto Tea e Federica?-
-Dovrai passare la notte qui.-
-Questo lo so, tu sai a cosa mi riferisco.-
-Devi riguardarti, ora sei incinta e…- disse Lele con gli occhi un po’ lucidi.
-Ho perso il bambino?- chiese Anna sul punto di avere una crisi di pianto.
-No, ma potrebbe succedere. C’è il possibile distacco della placenta e per questo devi stare almeno un mese a letto, in assoluto riposo.-
-Si sistemerà tutto, me lo prometti?-
-Certo tesoro mio.- disse Lele abbracciando la figlia. 
-Emiliano, dov’è?-
-È uscito un po’, non riusciva a stare fuori, ma tranquilla che c’è Marco con lui. Senti, per questa notte chi vuoi che rimanga: Bianca, Maria…-
-Se non ti dispiace papà, preferisco Maria.-
-Allora l’avverto e ti faccio compagnia fino a quando non arriva.-
-Va bene.-
 
Intanto, quando Marco era uscito correndo dalla clinica per seguire Emiliano, insieme arrivarono fino a casa Martini. Nella sua stanza il ragazzo si lasciò andare tra calci e pugni ad oggetti vari per la rabbia che aveva dentro nel sapere che le persone più care a lui erano in pericolo, e ad un pianto liberatorio fatto di sfogo e di dolore.
Si credeva il responsabile di quello che era successo ad Anna e non poteva perdonarsi se a lei o al suo Scricciolo fosse successo qualcosa. 
Per una volta che nella sua vita aveva costruito qualcosa di buono, poteva perderla a causa sua.
Ma non era così. Non era di certo lui la causa del problema di Anna. Anzi, lui poteva essere la sua guarigione e non se ne rendeva conto.
 
-Emiliano, vuoi ascoltarmi un attimo?- chiese Marco quasi urlando e cercando di bloccarlo con un abbraccio dalla schiena per immobilizzarlo. –Ascoltami. Anna è fuori pericolo, deve stare a riposo un mese, ma sta bene.-
-Sono stato io.- continuò a dire Emiliano. 
-Non sei stato tu. Anna da giorni stava male, ma ha minimizzato.-
-Ed io lo sapevo, ma le credevo pensando davvero che non fosse nulla.-
-Ora basta. Mentre tu stai qui, Anna è su un lettino che aspetta che il suo fidanzato in questo momento così brutto le stia accanto.-
-Mi dispiace, ma non ci riesco. No.-
-Emiliano, si tratta di tuo figlio!-
-Mi sento come l’uomo che ha commesso il crimine più brutto della storia.-
-Facciamo così, tu adesso rimani qui e ti schiarisci un po’ le idee, però mi prometti che non combini casini e che non te ne vai in giro. Nessuno verrà a disturbarti e se non fai rumore lanciando altri oggetti per aria, nessuno si accorgerà che sei qui, ed io non dirò nulla.-
-Va bene.-
-Se hai bisogno di me, chiamami  e se ti fa stare bene, questa notte Anna non sarà da sola. Rimane Maria a farle compagnia.-
-Grazie.-
-Non devi ringraziare me, comunque io vado. Emilià non fare stronzate, intesi?-
-Si, tranquillo. Ciao Marco.-
-Ciao Emilià.-
 
Intanto, Maria aveva fatto ritorno a casa con i bambini e vide Marco uscire dalla camera di Anna ed arrivare in cucina.
-Non è che tu niente niente mi tradisci con mia sorella, eh?- chiese con voce ironica Maria.
-Sai che non mi permetterei mai con tua sorella.- disse Marco con voce seria.
-Marco, guarda che scherzavo.-
-Io no. Devo dirti una cosa.-
-Mi preoccupi, che è successo?-
-Anna ha rischiato di perdere il bambino.-
-Come? Ha rischiato ed ora, come sta? Dov’è?-
-È in clinica con tuo padre, ed ha chiesto di te per la notte.-
-Si, certo.- rispose incerta Maria, ma non perché non volesse farle la notte in clinica, ma per quello che aveva appena sentito. –Mi faccio una doccia e vado. Ed Emiliano?-
-Eh… lui crede che sia colpa sua se Anna ha rischiato di perdere il bambino e si da la colpa. Ora è in garage, ma non deve saperlo nessuno, è troppo confuso.- E nel mentre Marco parlava con Maria, in casa arrivarono i nonni. –Sta a pezzi.-
-Chi è che sta a pezzi ragazzi?- chiese Enrica.
-Nonni.- disse Maria.
-Ahia!- esclamò Libero. –Quando inizi così seria una frase, dicendo Nonni e scandendo bene tutte le N che ci sono vuol dire che è successo qualcosa.-
-Zia sta male.- disse Palù.
-Come sta male? Annu… Anna?! Dove sta? Che ha?- disse Libero in preda all’agitazione.
-È in clinica.- disse Marco.
-Allora è seria la cosa.- disse Enrica.
-Ha rischiato di perdere il bambino.- disse decisa Maria.
-Come? No, ecco che parte. La mitraglia, la mitralica, lo sento.- disse Libero.
-Nonno, siediti. Marco prendi un bicchiere d’acqua.-
-Ecco, beva signor Libero.- disse Marco tornando con il bicchiere d’acqua.
-Maria, aiutami.- disse Libero a stento.
-Nonno, respira lentamente. Non è nulla, respira piano.-
-Maria!- continuò a dire Libero.
-Nonno, sono qui, non ti lascio.- continuò lei tenendogli la mano. –Respiriamo insieme, uhm? Dai.- Dopo qualche istante il respiro di Libero tornò quasi regolare. –Io vado a farmi una doccia e poi faccio venire subito papà. Posso lasciarti?-
-Si, ora sto meglio.-
-Amore, ci pensi tu ai bambini? Io vado a farmi una doccia e scappo da Anna.- disse Maria un po’ più appartata rispetto a dov’erano i nonni.
-Si certo, ci penso io. Tu però fammi sapere.-
-Anche tu, se ci sono problemi con…- disse Maria indicando la stanza di Anna, per non dire il nome di Emiliano, in modo che i nonni non sentissero. –Mi chiami subito.-
-Palù, Johnny io vado da zia, devo dirle qualcosa?-
-Si.- rispose subito Palù. –Devi darle un bacio e dirle che io l’aspetto perché ancora non abbiamo finito di cucire i vestiti per l’orsacchiotto.-
-Va bene amore.- rispose Maria.
-E poi devi dirle anche che non ha finito di giocare con me alla Wii e non sapremo mai chi è il più forte se non giochiamo.-
-D’accordo, mi ricordo tutto. Ora vado. A domani bambini.- Finì di dire Maria, dando un bacio ai piccoli. –Ciao amore.- continuò baciando Marco. 
Maria salì in camera sua, prese i vestiti che avrebbe dovuto indossare e andò a farsi la doccia. In poco meno di mezz’ora era già pronta. Dopo qualche minuto che uscì di casa, vi fecero ritorno Bianca, Gus, Inge, i gemelli ed Elena. Marco li riunì tutti in salone e spiegò loro la situazione che aveva visto coinvolta in prima persona Anna. 
Tutti rimasero senza parole, ma volevano fare anche qualcosa per aiutarla.
-Io vado da lei.- disse Bianca.
-No Bianca, meglio di no. Con lei c’è Maria. Quello che possiamo fare per lei è stare qui a casa, trattarla come abbiamo sempre fatto e niente, fare finta che nulla è successo.-
-Come fare finta che nulla è successo Marco?!- esclamò Libero. –Anna… insomma, sarà anche una ragazzina ancora, ma ha rischiato di perdere un figlio e non si scherza.-
-Lo so signor Libero, ma se vogliamo aiutarla, iniziamo a trattarla da adulta e non da ragazzina.-
-A proposito, Emiliano dov’è?- chiese Bianca.
-Eh… È dovuto scappare al negozio per rinviare tutti gli appuntamenti che aveva per stare con Anna.-
-Ecco, perchè lui può stare accanto ad Anna e noi noi?- chiese Enrica.
-Enrica, non dimentichiamoci che loro stanno insieme. Io non ho detto di non stare con lei, sono non assillatela, ecco.-
-Credo che Marco abbia ragione.- iniziò a dire Alice. 
-Ma se starà a riposo rischierà lo stesso di perdere il bambino?- chiese Bobò.
-Ci sono meno possibilità.- rispose Marco. – Comunque, io vi ho messo al corrente di tutto, ora torniamo a fare quello che ci riesce meglio.-
-Sarebbe?- chiese Bianca.
-Casino.- e così scoppiarono tutti a ridere, richiamando quell’armonia che aveva solo la famiglia Martini. Anche nel dolore erano uniti, ma quello che gli riusciva di più, era nascondere il dolore in una risata e questo è un grande gesto, perché quando Anna sarebbe tornata a casa non avrebbe trovato persone in pena per lei, ma persone felici di rivederla ancora tra loro.
-Papà, puoi andare, ci resto io ora.- disse Maria a Lele quando arrivò nella degenza di Anna. –Anzi, se vieni fuori ti faccio vedere una cosa di cui mi ha parlato Oscar.-
-Va bene. Allora Anna, io vado. Ti chiamo più tardi. Ciao amore mio.-
-Ciao papà.- e così, Lele abbracciò la figlia e poi andò fuori con Maria.
-No, era una balla. La verità è che non volevo dirti davanti ad Anna che il nonno ha avuto una crisi di tachicardia piuttosto forte.-
-Come sta ora?-
-Meglio, per fortuna non è stata una crisi seria.-
-Vabbeh, vado a casa. Ciao Marì.-
-Ciao papà.- Salutato il padre, Maria ritornò dalla sorella.
-Allora, come ti senti?-
-Peggio di una macedonia.- rispose Anna sorridendole.
-Passerà, tranquilla.-
-Io voglio solo che quest’essere che ho dentro di me stia bene. Di me non m’importa.-
-Ma quest’essere dipende da te. Se tu non sei in forze non lo è neanche lui.-
-Infatti sto cercando di stare bene per lui. Ma cambiamo discorso. Ti scoccia essere qui?-
-No, al contrario mi fa piacere così passiamo un po’ di tempo insieme. Da quant’è che non restavamo sole?!-
-Beh, non lo so, ma a proposito di tempo oggi ho fatto shopping con papà, abbiamo passato la mattinata insieme.-
-E com’è stato?-
-È bello sapere di avere ancora un padre. Maria…-
-Dimmi Anna.-
-Sono stanca, sento che ho bisogno di dormire.-
-E dormi, io sto qui accanto a te. Notte.-
-Notte.- E così Anna nel giro di qualche minuti si addormentò, mentre Maria, seduta sulla sedia, poggiò la test sul lettino e dopo una mezz’oretta dormì anche lei.
Nel garage di casa Martini invece, Emiliano faceva avanti e indietro. 
Non faceva altro che darsi la colpa di quanto successo fino a quando capì che Anna ed il bambino era salvi, ed in questo momento era l’unica cosa che contava veramente, così scrisse un messaggio a Marco “Sono un ragazzo fortunato, grazie” e poi uscì dalla porta che dava all’esterno facendo attenzione a non essere visto o sentito, prese il motorino e andò in clinica. Erano le 22, non era di certo l’orario di visite ma alla reception c’era Gloria e fece uno strappo alla regola. 
Emiliano arrivò fino alla degenza di Anna, appoggiò la parte sinistra del corpo alla porta e guardava dormire la sua ragazza, con la sorella sorridenti e belle anche nel sonno.
Eh già, Emiliano era proprio un ragazzo fortunato.
 
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Buona sera a tutti :D
Eccomi ancora qui, con questa storia, con la mia storia :)
Ho fatto ritardo nel’aggiornare perché ho temuto, anche se per pochissimo, che questa storia non piaccia più, ma invece eccomi di nuovo qui ad aggiornare ed a Scrivere degli Scriccioli <3
Che dirvi? Niente. Come sempre ci metto il cuore, perché credo che per la prima volta, una storia mi stia uscendo bene e… aspetto i vostri pareri :D
Un bacione a tutti e Ci sentiamo al prossimo capitolo. 
Eliessa.  <3

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Capitolo 11
*** Due vite diverse. Una sola famiglia. ***


Due vite diverse. Una sola famiglia.



Emiliano guardava Anna, e più la guardava, più capiva di quanto potesse essere fortunato. Era rinato.
Aveva una ragazza che amava, stava per avere un figlio, non era più il ragazzo che era stato in passato, quello dalle amicizie sbagliate, no.
Ora era un nuovo Emiliano e tutto questo grazie ad Anna. A lei doveva la vita e forse anche di più.
Appoggiato alla porta, continuava a guardare le due sorelle dormire, fino a quando decise di entrare e si avvicinò alla sinistra di Anna, la parte in cui dalla mano partiva un ago che le iniettava una flebo di medicinali.
-Scricciolo mio, perdonami.- iniziò a dire Emiliano con gli occhi lucidi quasi sul punto di lacrimare e tenendole la mano. –Perdonami se non ti sono stato accanto quando ne avevi bisogno, però vedi, io ti devo molto e sapere di essere il colpevole del tuo malessere mi fa stare male. Tu sei l’unica che ha saputo amare la vera persona che in me, e non le maschere che in tanti anni mi sono costruito per apparire più forte e duro, anche se non lo sono. - Maria inizia a svegliarsi, ma riconoscendo la voce di Emiliano continua a fingere di dormire. Non voleva interrompere quel momento di confessione. –Ti giuro che appena esci da qui farò tutto ciò che desideri, perché renderti felice è il mio compito, la mia missione. E ti prego, non farmi più scherzi del genere, non sopporterei l’idea di perdere te, o il nostro bambino.- Emiliano le accarezza il ventre. –Qui c’è l’insieme delle nostre vite, l’insieme del nostro amore, perché solo un amore forte come il nostro può generare una nuova vita e insieme formeremo una famiglia e cresceremo nostro figlio, circondato dal nostro amore e quello della tua famiglia, e ti confido un segreto anche se mi vergogno un po’ a dirlo, per me la tua famiglia è anche la mia. Ho sempre voluto una famiglia così… calda ed accogliente, piena di persone, invece ho solo conosciuto il silenzio, la paura, il rumore degli schiaffi che mio padre dava a me e mia madre quando era ubriaco, praticamente sempre.- disse con un sorriso nervoso, un nodo in gola e le lacrime che scorrevano lungo il suo viso. -E poi la solitudine dopo la morte di mia madre. Per fortuna mio padre è andato via, mi ha lasciato nei casini, ma ero felice all’idea di non vederlo più. E poi un giorno sei arrivata tu e mi hai salvato da tutto. Nelle favole è il principe che salva la principessa, invece qui sei stata tu a salvare il principe. Anna, io ti amo, ed anche se per me non è facile dimostrare quello che provo, promettimi che del mio amore non dubiterai mai perché è una certezza. Ti amo.- Emiliano continuava a stringerle la mano così esile, ma anche bagnata per via delle sue lacrime. Ora stava in silenzio, e per la prima volta quel silenzio non gli fece paura. Maria invece, decise di parlargli.
-Sai, mi spiace che Anna stia dormendo.- iniziò a dire Maria.
-Perché, hai sentito tutto?-
-Da quando hai detto che vuoi esaudire tutti i suoi desideri, fino alla fine.-
-Che vergogna!-
-Ti va un caffè alla macchinetta?-
-Se Anna si sveglia non trova nessuno.-
-È sedata, per questo si è addormentata presto. Prima di altre 8-10 ore non si sveglia.-
-E allora va bene.- rispose Emiliano, incamminandosi con Maria verso la macchinetta.
-Mi spiace per quello che hai… insomma, non dev’essere stato facile crescere.-
-Si. Ma sai cos’è che non mi ha mai fatto mollare? Mia madre, ed anche se volevo aiutarla non potevo fare nulla e questo mi faceva rabbia.-
-Eri tu ad aver bisogno di aiuto. Ti prendi sempre le colpe che non hai, non farlo. Non sei il responsabile di tutto.-
-Maria, io sono stato sul punto… no, lasciamo stare.-
-Se hai bisogno di parlare, con me puoi farlo.- disse Maria. Emiliano era indeciso se farlo. Teneva quel segreto dentro di se da troppo tempo, non l’aveva detto mai a nessuno, neanche ad Anna. Era troppo grande per condividere un segreto del genere da solo, ma era anche doloroso condividerlo in due. –Vieni, siediamoci.- continuò Maria avvicinandosi alle sedie del corridoio.
-Non posso dirlo, non ci riesco.-
-E allora parlo io e tu mi ascolti, ti va?- Emiliano annuì.–Quando ero ancora una studentessa di medicina, insieme a Guido avevamo deciso di partire per la Nigeria. Era una missione umanitaria. Sono partita perché ero convinta che quella povertà che c’era poteva sparire, che le malattie che noi consideriamo ormai superate potessero esserlo anche lì, invece no. Un giorno, mentre ero da sola, mi sono trovata con una madre ed in braccio due bambini, i suoi figli. Tutti e due avevano la malaria ma io non potevo guarirli entrambi, così ho praticato quello che loro mi hanno insegnato: curare il più forte. Involontariamente, anche se non era colpa mia, ho ucciso un bambino. Per mesi sono stata male, avevo deciso di lasciare medicina e quel segreto l’ho portato dentro con me, fino a quando un giorno un’amica mi ha fatto capire che dovevo condividerlo con qualcuno perché se l’avessi tenuto ancora dentro di me… non ne sarei più uscita.-
-I bambini non dovrebbero soffire.- continuò Emiliano guardandola negli occhi.
-No, non dovrebbero soffrire, ma ognuno soffre, a modo suo, ma soffre.-
-Quando avevo 8 anni, papà era tornato ubriaco, come ogni sera.- Iniziò a dire Emiliano fissando un punto del pavimento e senza distogliere lo sguardo. –Aveva iniziato a picchiare mia madre. Ormai succedeva ogni sera, così mentre ero in cucina, presi un coltello simile a quello con cui si taglia il pane, con la differenza che questo era ben appuntito e lo avvicinai alla schiena di mio padre gridando di lasciare in pace me e mia madre. Lui non mi diede ascolto, ma continuò a picchiare mia madre, così avvicinai il coltello al suo braccio e lo ferì. Prima di andar via per sempre mi diede uno schiaffo che al sol pensiero fa ancora male, e poi medicai mia madre per l’ennesima volta. Due giorni dopo, l’impensabile. Avevo trovato un biglietto sul tavolo con scritto “Sarai il mio unico amore. Ragazzo mio ti amo. Mamma.” e poi in bagno l’avevo vista con una corda legata al collo.- A quel punto Emiliano iniziò a piangere, come un bambino. –Adesso capisci Maria?- continuò a dire piangendo e voltandosi verso la donna. –Io non voglio che succeda niente di male ad Anna, perché lei è la mia seconda vita.- Maria, istintivamente, prese ad abbracciarlo e lui ricambiò subito quella stretta così forte, così vera, così unica.
-Emiliano, la vita va avanti, sempre. Questo devi ricordarlo.- disse Maria ancora coinvolta nell’abbraccio.
-Ora Anna è la mia famiglia. I Martini sono la mia famiglia.-
-Se hai bisogno di una sorella, io ci sono.-
-Grazie Maria.- disse Emiliano dopo aver fatto un sospiro di sollievo.
-Da quanto tempo è che non tiravi questo sospiro?-
-Anni.- rispose lui. –Avevi ragione tu, dovevo solo parlarne, ma per favore, non dire nulla ad Anna, sta già così e non vorrei creargli altro dolore.-
-Manterrò il segreto. Senti, visto che ora sei qui vuoi che ti faccia compagnia o rimani da solo con Anna?-
-Tranquilla, vai. Hai già fatto molto di più di quanto avresti dovuto per noi.-
-Mi raccomando, ciao Emi.-
-Ciao Maria.- E così Emiliano tornò dalla sua Anna, addormentandosi accanto a lei dopo pochi minuti, mentre Maria tornò  casa. Quando arrivò nella sua camera, Marco era ancora sveglio.
-Che ci fai qui?- chiese Marco.
-Con Anna c’è Emiliano.-
-Ecco perché non rispondeva. Ero andato a portargli la cena, ma non c’era e mi stavo preoccupando.-
-E’ con lei, tranquillo.- ripose lei svestendosi per mettersi la vestaglia da notte.
-Però sei strana, che hai?-
-Sai cosa? Dobbiamo ricordare ai nostri figli quanto siano fortunati ad avere una famiglia.-
-Questo loro lo sanno, ma perché lo dici proprio ora?-
-Emiliano mi ha raccontato la sua storia. È un ragazzo… particolare.-
-Particolare in che senso?-
-Ti dico solo che il padre era violento con lui e la madre.-
-Ah!- riuscì a dire Marco. –Se la metti così, i nostri figli sono molto fortunati.-
-Ora dormiamo, sono stanca.-
-Notte amore.- disse Marco baciando Maria.
-Notte amore.- rispose la donna.
 
Il mattino seguente, in clinica quando Anna si svegliò accanto a sé vide Emiliano. Rimase meravigliata, ma decide di non svegliarlo. Preferiva vederlo dormire, anche se dopo 10 minuti si sveglio da solo.
 
-Scricciolo, ti sei svegliata da molto?- chiese ancora assonnato Emiliano.
-No, pochi minuti fa. E Maria?-
-Ci siamo dati il cambio ieri sera.-
-Dove sei stato ieri? Pensavo che non saresti più venuto.-
-In garage. Avevo bisogno di pensare molto.-
-A cosa?-
- A me, a noi due, a noi tre.-
-Devo preoccuparmi?-
-No.- rispose lui con uno dei suoi migliori sorrisi.
-Ti credo.- ripose Anna mentre Emiliano si avvicinò per baciarla.
-Ehm Ehm.- Disse Tea entrando nella stanza insieme a Federica. –Scusate se interrompiamo questo momento, ma Anna deve venire con noi.-
-Giusto perché siete voi la lascio andare.- disse scherzando Emiliano.
-La portiamo a fare l’ecografia.- disse Federica. –Vuoi assistere?-
-Si.- rispose emozionato.
-Allora cambiati Anna e ti aspettiamo nel mio studio.- disse Federica. Appena le due donne andarono via, Emiliano aiutò la sua ragazza a vestirsi e quando fu pronta andarono  nello studio di Federica. Quando arrivarono nella stanza dell’ecografia l’emozione per Emiliano era sempre più forte. Avrebbe sentito il piccolo cuoricino di suo figlio battere per la prima volta e l’avrebbe visto su un monitor. Mentre Tea faceva l’ecografia, il ragazzo stringeva forte la mano di Anna e fissava il monitor dove si vedeva quello che un giorno sarebbe stato suo figlio, l’essere più importante al mondo. L’essere a cui non avrebbe mai fatto mancare nulla sentimentalmente. In senso materiale si può avere tutto, ma in fatto di sentimenti no. Solo chi ti ama davvero sa trasmetterti qualcosa.
Dopo una decina di minuti Anna aveva finito.
-Per noi puoi andare.- disse Federica. –Non ci sono state complicazioni questa notte, quindi puoi tornare a casa. Mi raccomando, un mese a letto e poi ci rivediamo.
-Perfetto.- rispose Anna.
-Tieni, questa è tua.- disse Tea dandole l’ecografia. –Ciao Anna.-
-Ciao Tea, Federica.- Disse Anna.
-Ciao.- rispose Emiliano. Una volta andati via da quella stanza si diressero verso l’uscita. –Io sono con il motorino, ma tu non ci sali.-
-Infatti la porto io a casa.- disse Lele dal finestrino arrivando in macchina.
-Bene ed io vi seguo.- rispose Emiliano. E così Anna, dopo aver dato un bacio ad Emiliano salì in macchina e insieme al padre andò a casa. Arrivata lì trovò tutta la famiglia riunita in cucina che le diedero un caldo ben tornata.
Emiliano invece, si appartò in cucina con Maria.
-Grazie Maria.-
-E di cosa?- chiese lei.
-Di avermi salvato dal mio incubo peggiore.-
-È quello che fanno le sorelle maggiori, no?-
-Forse, in fondo non so bene cosa facciano.-
-Ci sono quando il fratello minore ha bisogno di aiuto. Tutto qui.-
-Emi.- disse Anna. –Io vado in camera. Preferisco stare un po’ a letto.-
-Andiamo insieme.- rispose Emiliano.
-Mi raccomando, amore di nonno, stai a riposo perché se succede di nuovo tuo nonno non sa se regge. La mitralica lo sai che non funziona.-
-Tranquillo nonno, non ho voglia di stare male di nuovo. E poi se non ci sei tu, chi racconterà a questo esserino.- disse Anna prendendo la mano del nonno e portandola al su ventre. –La storia degli ebrei, del povero Carmine.-
-Bella di nonno.- disse Libero commosso.
-In fondo, questa storia degli ebrei non la so bene neanche io. TI va di raccontarmela più tardi?- Libero si alzò dal suo posto dove stava facendo colazione e abbracciò la nipote. –Certo Anna.-
-Anna.- rispose lei. –Ora anche per te sono Anna, grazie nonno.- per lei era importante essere chiamata con il suo nome di Battesimo, perché voleva dire essere più grande, crescere, ed in pochi mesi di sarebbe ritrovata ad essere da ragazza a madre. Da un estremo all’altro, ma lei ne andava fiera.
-Zia, possiamo venire con te?- chiese Jonnhy.
-No, Jonnhy, la zia deve riposare.- ripose Marco.
-Eddai, noi facciamo i bravi.- continuò Palù.
-Ma si tesori di zia, venite con noi.- rispose Anna.
-Vengo a prenderli tra poco.- continuò Maria quando Anna ed Emiliano erano quasi entrati nella loro camera.
-Mi sembra che stia meglio.- disse Enrica.
-Si.- rispose Lele. –Basterà solo un po’ di riposo.-
-Per fortuna è andato tutto bene.- disse Bianca. –Magari dopo vado da lei.- continuò a dire quando in cucina arrivò Alice.
-Buongiorno a tutti.-
-Ciao mamma.- riposero all’unisono i gemelli.
-Anna è tornata?- chiese Alice.
-Si, è in camera sua con Emiliano ed i bambini. Comunque.- continuò Lele guardando Bianca. –Mi fa piacere se le parli. E poi voglio chiederti scusa, con la gravidanza di Anna, la tua è passata in secondo piano e non vorrei che…-
-Lele, avevi una priorità: tua figlia. Anna aveva bisogno di te.-.
-Però l’ecografia di domani non me la sono dimenticata.-
-Vedi? Sai essere un padre ed un marito perfetto. E per questo ti amo ancora di più.-
-Perfetto, di casini ne ho fatti anche io.- rispose Lele. -Non so come fai a sopportarmi.-
-Eh… neanche io lo so.- disse ridendo. Binca.
-Ora però, Bobò, Elena ed Inge con me, si va a scuola. Buona giornata a tutti.- disse Lele uscendo con i ragazzi.-
-Alice, tesoro.- disse Enrica. –Ti va di accompagnarmi in camera mia.-
-Si, certo mamma. Andiamo.-
Intanto in garage, Anna si era messa a letto, al suo fianco aveva Emiliano ed in centro i piccoli e tutti e 4 insieme guadavano un cartone “La bella e la bestia” e quel momento per Emiliano era uno dei pochi che non purtroppo non aveva mai vissuto, ma a suo figlio non sarebbe mai mancato, né guardare un cartone insieme, nè passare un pomeriggio a giocare a pallone fuori.
Invece, in camera di Enrica, madre e figlia stavano discutendo.
-Tesoro, lo sai che io sono stata sempre dalla tua parte, ma…-
-So quello che vuoi dirmi mamma, ma ne abbiamo già parlato: lasciami provare.-
-C’è un figlio di mezzo.-
-Io e Lele ne abbiamo due.-
-Cos’è? Una gara a chi ha più figli? Alice, io non voglio vederti soffrire per l’ennesima volta. Se hai bisogno di qualcosa sai che Lele è il primo ad aiutarti, ma sai che non potrai averlo, non farti troppe illusioni.-
-Lasciami solo provare, solo questo.- e senza dire più nulla Alice uscì dalla stanza della madre per andare nella sua e rimettere un po’ in ordine.
Anche se più che mettere ordine nella sua stanza, doveva mettere ordine nei suoi pensieri.



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Buon giorno a tutti :D
Eccomi qui con un nuovo capitolo (pubblicato di giorno u.u Ogni tanto faccio qualche miracolo :D)
Come sempre vi ringrazio per le recensioni che mi lasciate. GRAZIE.
Senza di voi non saprei come fare :D
Questo capitolo si concentra di più sulla vita di Emiliano e non voletemene se alcune cose non vengono confidate ad Anna, ma vorrei che lui si trovasse bene con i componenti della famiglia Martini, per questo ho scelto Maria come confidente ;)
Che dire? Niente, ci sentiamo presto con un nuovo capitolo (molto probabilmente aggiornerò ogni settimana, quindi ogni mercoledì :D).
Un bacione, Eliessa <3

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Capitolo 12
*** Grazie Bianca ***


Grazie Bianca.  


 

Anna, Emiliano ed i bambini erano ancora in camera intenti a guardare il cartone animato.
Maria e Marco dopo un’abbondante mezz’ora decisero di andare a controllarli e li videro tutti e quattro sul letto matrimoniale attenti alla visione del cartone.
-Volevamo vedere se è tutto a posto, però forse siamo di troppo.- disse Maria.
-Zitta mamma, non vedi che Belle sta parlando con la Bestia?- rispose a sua volta con una domanda Palù, un po’ infastidita per aver parlato durante la visione del cartone.
-No, scusateci. Avete ragione.-
-Papà, non parlare anche tu.- rispose Jonnyh.
-Andiamo via, volevamo solo chiedervi se volete venire con noi.- disse Maria.
-Dove andate?- chiese Palù.
-Al centro commerciale a fare la spesa.- rispose Marco.
-Io vengo.- rispose Jonnyh dirigendosi verso il padre.
-E tu amore di mamma? Rimani con gli zii o vieni con noi?-
-Non possono venire anche gi zii con noi?- disse la piccola.
-Amore mio.- disse Emiliano. –Zia deve stare a riposo.-
-Allora vado con mamma.- continuò Palù. –Ma quando torno voglio continuare a vedere il cartone con voi.-
-Va bene.- rispose Anna baciandola. –A dopo.-
-Ciao ragazzi.- disse Maria per poi uscire dalla stanza con Marco ed i bambini.
-Anna senti, io so che tu hai bisogno di me, ma io ho un negozio, un lavoro e…-
-Tranquillo Emi, lo so. Ci siamo trasferiti qui proprio perché io non sia sola quando tu sei al negozio.- rispose Anna.
-Quindi sei sicura che possa lasciarti? Peperoncina come sei, non vorrei che facessi sciocchezze.- disse Emiliano sorridendo e accarezzandole il naso.
-Tranquillo e poi in casa ci sono Bianca e zia Alice.-
-Ah, giusto le due donne che non dovrebbero stare sotto lo stesso tetto.- Anna scoppiò a ridere.
-Ok, rido però mi fa anche rabbia. Alla fine zia deve rendersi conto che le cose sono cambiate. Ora c’è Bianca nella vita di papà.- Bianca, ovviamente, scelse il momento migliore per andare a parlare con Anna, e sentendo la discussione che stava per prendere forma, decise di ascoltare in silenzio. –Zia rimarrà per sempre mia zia, la persona che mi ha cresciuto, che adoro, le voglio bene, sarà sempre importante per me e soprattutto sarà per sempre la madre di gemelli, ma non può tornare ad essere la moglie di papà.-
-Sembri così convinta!- esclamò Emiliano.
-Si, ne sono convinta e spero che questa situazione possa finire presto. Bianca ormai è una Martini e non vorrei che litigasse con papà come qualche mese fa per colpa di Virginia.-
-E chi è questa ora?- chiese curioso Emiliano.
-Dai, poi ti racconterò tutto, ora vai. Ci stiamo perdendo in chiacchiere e tu devi lavorare.-
-Cerco di tornare presto. Ciao Scricciolo.- disse Emiliano dandole un bacio. –Ciao tesoro mio.- continuò  dire accarezzando il ventre di Anna. –Mi raccomando, non fare scherzi a mamma e se la senti muovere come una pazza ricordagli che deve stare calma.-
-Vattene va, altrimenti chissà quali altre stupidate dici al bambino.-
-D’accordo, me ne vado. Ciao.-
-Ciao Emi.- appena il ragazzo uscì dalla porta del garage che dà sul giardino, Bianca entrò da Anna.
-Tu davvero mi consideri una Martini?- chiese Bianca entrando e sedendosi sul letto.
-Certo. Ma scusa, non è che per caso tu hai sentito qualcosa mentre parlavo con Emiliano?-
-Si, ho sentito tutto e sai cosa? Non pensavo che tu fossi dalla mia parte, almeno così mi è sembrato di capire.-
-Ed hai capito bene, io sono dalla tua parte. Zia Alice e papà avranno sempre qualcosa che li legherà per sempre, in fondo hanno due figli insieme e se non sono più marito e moglie sono pur sempre cognati, ma non credo che possa esserci amore tra loro.-
-Eppure sai che io ho paura Anna?! Ho paura di perderlo e non lo dico perché magari voglio che tu vada contro tuo zia, ma per me è così.-
-Lo so Bianca, lo so, ma papà non lo perderai di nuovo. Ne sono sicura.-
-Ma com’è che sei diventata più sicura? Non ti riconosco.-
-Bah, sarà la gravidanza.- rispose Anna.
-E come ti trovi nei panni di madre?-
-Nei panni di madre? Eh, ho paura Bianca, ma per fortuna Emiliano mi sta accanto. E poi non so neanche se ci arrivo a diventare madre.-
-Vedrai che non succederà nulla al tuo bambino.-
-No, non lo dico per questo, e che penso a quando dovrò partorire e ti confesso che ho paura.-
-Ti confesso un segreto: anche io ho paura! Grande come sono ho ancora paura.-
-E se sarò sola?-
-Sola? Mi sembra che nella famiglia Martini questa parola non esiste.- Anna rise.
-Si, in effetti hai ragione.-
-Andrà tutto bene.- disse Bianca abbracciando Anna.
-Bianca, secondo te, riuscirò ad essere una buona madre? Insomma, io… è così difficile da spiegare. Emiliano dice che non si nasce genitori, ma si impara giorno per giorno, però…-
-Ha ragione Anna, ha perfettamente ragione. Quando avrai il bambino e magari lo sentirai piangere di notte e non è per la fame, ma per le colichette e non riuscirai a calmarlo, forse, vorresti gridare più di lui, potresti sentirti una cattiva madre perché non riuscirai nel tuo intento, ci saranno tanti momenti no, in fondo essere madri o comunque in generale genitori non è per niente facile, ma tutto passa, e sono sicura che in tutti quei momenti in cui tu ti sentirai persa, stanca, infelice e quant’altro Emiliano sarà lì, accanto a te e farà di tutto perché tu stia bene. Per te è disposto a tutto. A tutto.-
-Non ho dubbi su Emiliano o sul nostro amore, ma…-
-Tutti hanno passato questi stessi momenti tuoi, io, Maria, tua zia, tutti. Per quanto si desideri un figlio si ha paura di diventare genitori. Non esiste un corso o un manuale per diventare il genitore perfetto, però esistono la pazienza di una madre e, le scelte fatte con il cuore. E mal che vada, ci sono anche i nonni, gli zii, i cugini, i fratelli che faranno da baby-sitter a questo nuovo arrivato, o arrivata, chi lo sa.-
-Grazie Bianca.- disse Anna.
-Grazie a te Anna. Non abbiamo mai avuto una conversazione seria, o perlomeno non abbiamo mai parlato da sole, né abbiamo legato molto.-
-Beh, questo è il momento di iniziare.- continuò Anna. –Senti, ma non è che ti ha dato fastidio che ieri io sia uscita con papà? Si, insomma, non vorrei che pensassi che il mio è un capriccio.-
-Quando Lele è stato in Australia tu sei stata quella che ha sentito di più la sua mancanza, perché tu crescevi, diventavi un’adolescente e lui non ti ha vista crescere. In un modo o nell’altro tutti ti hanno lasciato per un po’ di tempo e i tuoi punti di riferimento erano solo i nonni che per quanto possano essere importanti, non possono sostituire il rapporto che tu hai con Maria, tua sorella e  tua migliore amica. Anche Lele vuole recuperare il tempo che ha perso con te, sa bene che quel tempo è perso per sempre, ma vuole esserci nel tuo futuro, se per te non è troppo tardi. Anche io sono un genitore, e se mi trovassi nella stessa situazione di tuo padre farei esattamente come lui. Se non mi sta vicino in ogni momento della giornata, non vuol dire che sarà un cattivo padre, che non ami suo figlio o me. Ha solo capito che in questo momento qualcun’altra aveva bisogno di più di lui. E poi sei pur sempre sua figlia e i figli vengono prima di tutto, anche delle mogli.-
-Si, ma tu aspetti un figlio da lui e l’unica differenza è che io sono qui, mentre l’altro lo porti ancora in grembo tu.- continuò Anna.
-Anna, basta.- rispose sorridendo Bianca. –Ricorda che io amo tuo padre e l’appoggerò sempre in ogni decisione.-
-Anche se dovesse lasciarti per tornare con zia?!- chiese Anna ridendo e prendendola in giro.
-Ma guada tu a questa.- rispose Bianca ridendo ed abbracciandola. –Ti voglio bene.-
-Anche io.- ripose Anna. –Senti, io ho una gran voglia di cioccolata Bianca, e non è una battuta.- disse quasi ridendo. –E se rimango a fissare ancora queste quattro mura ti giuro che scoppio, per cui che dici se andiamo in cioccolateria?-
-Ah ragazzina, guarda che quando hanno detto gravidanza a letto, vuol dire che non puoi alzarti.-
-Eddai, ti prego.-
-Facciamo così, chiamo Ave che è in cioccolateria, ci facciamo portare qualche scorta e andiamo in salone a guardarci Psych*.-
-Oh, con il mio Spencer!- esclamò Anna.
-Il mio vorrai dire.- rispose Bianca.
-Ma tu sei sposata.-
-E tu invece sei fidanzata, siamo pari.-
-Ok, uno pari palla al centro?!-
-No, certo che tu sei proprio forte.- risero entrambe. –Dai andiamo.- continuò Bianca. –così chiamo Ave.-
E così Bianca chiamò Ave che in cinque minuti portò qualche cioccolata alle due donne in salone intente a guadare Psych. Dopo un paio d’ore fecero rientro i nonni.
-Ah, qui facciamo la bella vita.- disse Libero appena entrò in casa.
-Nonni, vi aiuto.- disse Anna quando vide Libero ed Enrica con delle buste in mano ed anche un po’ pesanti.
-No, amore, tu non ti devi assolutamente stancare.- rispose Enrica.
-Mi sa che questo sarà un mese lungo, molto lungo!- esclamò Anna
-Ricordati che dentro di te c’è un esserino che va protetto.- continuò Libero.
-Lo so nonno, me lo ricordo, puoi stare tranquillo.-
-Noi andiamo di là e conserviamo tutte queste cose.- ribatté Libero.
-Ma cosa avete comperato?- chiese Bianca.
-Vorrei saperlo anche io.- intervenne subito Enrica. –Ho capito solo che hanno a che fare con il giardinaggio.-
-Ma io dico, ma per una volta sono pur padrone di comprare qualcosa per me, non dico sempre, ma ogni tanto.-
-Si si.- ripose Enrica per zittirlo.
-Si sente che sono tornati.- sussurrò Anna a Bianca.
-Si, infatti. Ma ora guardiamo, altrimenti ci perderemo la parte migliore.- continuò Bianca.
Verso l’ora di pranzo invece fecero ritorno Maria e Marco con i bambini ed Emiliano. Quest’ultimo però, per entrare in casa non usò l’ingresso principale della casa, ma la porta del garage per andare direttamente da Anna. Con ancora il casco in mano aprì la porta ma non c’era. Un colpo al cuore fu per lui e, ovviamente, pensò subito al peggio. Scappò quindi in salone e la riconobbe dai capelli biondo cenere raccolti in una coda da cavallo. Ma non solo la riconobbe fisicamente, quanto anche dal pianto. Che stava succedendo? Non riusciva a capire. Anna era accanto a Bianca, ma non sembrava stare male, così si avvicinò a lei.
-Ehi scricciolo, tutto bene?- chiese Emiliano con i battiti cardiaci accelerati-
-Amore, si, tutto bene.- ripose Anna con le lacrime e con una voce tranquilla e rilassata.
-E perché piangi?-
-Perché Juliet ha scoperto la verità su Spencer.- Emiliano tirò un sospiro di sollievo ma rimase anche un po’ stranito da quella reazione.
-Mi sa che io, te e i tuoi ormoni passeremo dei mesi indimenticabili.- continuò Emiliano.
-Ma tranquillo che questo è solo l’inizio.-
-Ah, e me lo dici pure Bianca, che bell’incoraggiamento.- Marco che stava scendendo e scale per andare in cucina aveva sentito tutto ed esclamò: -Ma non eri tu quello che dicevi che amavi Anna sempre, in ogni momento e qualsiasi cosa sarebbe successa? Ti arrendi un po’ troppo facilmente.-
-Ma cos’è questa? Una congiura contro di me?- Disse serio Emiliano, pensando veramente che tutti fossero seri in quel momento, mentre lo stavano semplicemente prendendo in giro, infatti nel giro di pochi secondi sia Bianca che Marco scoppiarono a ridere. –Giuro che mi avete fatto prendere un colpo.-
-È solo per scherzare.- continuò Marco e subito dopo una voce risuonò dalla cucina al salone: era Melina che avvertiva tutti di andare a pranzare.
E così, dopo un pranzo di pennette al pomodoro ed insalata verde, Anna ed Emiliano andarono in camera loro. Quando furono sul letto Emiliano prese il pc di Anna e iniziò a cercare una canzone su youtube.
-Questa l’ho sentita oggi in radio [http://www.youtube.com/watch?v=K7K7rojOSzk], ed ho pensato subito a te, a noi due, anzi a noi tre!- esclamò Emiliano. Dopo aver ascoltato la canzone, Emiliano provò a ricanticchiarla. – Io, te e quel nostro bene, tutti e tre ci teniamo insieme […] Io, te e quel nostro bene, tutti e tre che ridiamo insieme […], e sarai passione, affeto e strada che non finirà!- Emiliano ed Anna si guardarono negli occhi e poi Emiliano decise di cercare su internet un concerto di questo cantante che era riuscito  conquistarli e quando lo trovarono si appoggiarono l’uno su l’altro e si lasciarono cullare da quelle note e dalle parole delle canzoni di Claudio Baglioni.

 
 
 
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Buonanotte a tutti gli Scriccioli <3
È notte, e cosa succede di notte? Escono i vampiri… No, esce la mia storia ahahaha
Vi pubblico un nuovo capitolo :D e scusatemi se lo faccio con un giorno di ritardo! Ma non sono riuscita a fare di meglio.
Come sempre, spero ch questo capitolo vi piaccia :)
Lo so, sono di  “passaggio” quelli che sto mettendo, ma non temete, ci saranno anche altri apitolo un po’ più importanti.
Che dire? Vi ringrazio di cuore per aver letto in silenzio la storia/averla recensita.
Vi auguro una buona notte, ed un buongiorno per chi la leggerà domani mattina.
Notte a tutti, Eliessa <3

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Capitolo 13
*** Forse ho bisogno di te ***


 Forse ho bisogno di te. 
  





A casa Martini i giorni passavano ed ogni giorno era simile a quello che i Martini si lasciavano alle spalle.
Colazione, lavoro, scuola, pomeriggio passato tra compiti e lavoro, la sera cena e poi una bella dormita.
Ma a rendere speciale ogni giorno erano anche i momenti che condizionavano esso.
Momenti unici ed irripetibili, anche nelle cose più banali e futili.
Erano passate ben due settimane.
A breve ci sarebbero stati nuovi pargoli in giro per casa Martini e non solo.
Bianca con il suo bambino, Tresy con i gemelli e dopo qualche mese ci sarebbe stata Anna con il suo bambino o bambina.
Ma una settimana dopo qualcuno arrivò a turbare la tranquilla ma movimenta vita della famiglia Martini.
Erano le sette e trenta quando una donna alta, slanciata, bionda ed occhi verdi suonò al campanello. Per mano aveva una bambina di 5 anni, graziosa nel suo vestitino color panna ed anche lei come la madre era bionda ma con gli occhi castani.
Qualche attimo dopo ad aprire la porta fu Lele.
-Buongiorno!- esclamò Lele.
-Buongiorno.- rispose la donna. –Sto cercando Emiliano Lupi, so che abita qui.-
-Si, chi devo dire…?-
-Monica.- rispose la donna.
-Vuole entrare?-
-No, non voglio disturbare più di quanto già non stia facendo. Aspettiamo fuori non si preoccupi.-
-No, si figuri, prego entri.-
-Davvero, non faccio complimenti.
-Come vuole. Le chiamo Emiliano.- Così mentre Lele chiuse la porta la donna insieme alla figlia fece due passi per il vialetto di casa Martini in attesa che Emiliano arrivasse.
-Emilià, c’è una donna fuori che ti cerca.- Disse Lele appena arrivò in cucina.
-Chi è?- ripose lui.
-Monica, ha detto di chiamarsi così.-
-Monica!- esclamò Emiliano sorpreso. –E’ sola?-
-Con una bambina.-
-Torno subito.- disse Emiliano per poi scappare fuori. –Monica!- esclamò appena la vide.
-Per fortuna ti ho trovato. Kate vai a giocare lì, ma prima dai un bacio a questo ragazzo.-
-E’ Emi, vero?-
-Si tesoro, è lui.-
-Lo sai che la mamma mi parla sempre di te?-
-Davvero?- chiese Emiliano abbassandosi alla sua altezza mostrandogli uno dei suoi bei sorrisi.-
-Si.- rispose la bambina.
-E cosa ti dice?-
-Che sei bellissimo e che ti vuole bene.- Kate si avvicina per dargli un bacio e per abbracciarlo. –Vado a giocare.- disse la bambina per poi allontanarsi mentre Emiliano si rialzava.
-Tua figlia?- chiese deluso Emiliano.
-Si.- rispose Monica.
-Potevi dirmelo. Perché sei qui? Non ci eravamo già detto tutto 6 anni fa?-
-Beh se la metti così vado via, ma ricorda che se hai un negozio è anche merito mio.-
-Ti ho giurato che un giorno te li avrei ridati i soldi.-
-Non sono qui per questo.-
-Ah no?-
-No. Ascolta, tuo padre è tornato.-
-Io non ho più un padre Monica.-
-E’ venuto a minacciarmi e come ha trovato me a Londra, troverà anche te qui. Sono solo venuta ad avvisarti. Sto partendo, né l’Inghilterra né l’Italia sono posti dove io mi posso rifugiare e Kate ha bisogno di un futuro… futuro che io qui non posso darle.-
-Dove andrai?-
-Non so, New York o Los Angeles…-
-Vieni un attimo, sediamoci qui.- disse Emiliano invitandola a sedersi sulle poltroncine di paglia. –Perché non mi hai detto nulla?-
-E perché avrei dovuto? Ci siamo lasciati 6 anni fa e da allora non ci siamo più sentiti.-
-Sei fuggita via perché eri già incinta?-
-Si. Poi a Londra ho trovato un altro mondo, ho aperto un pub e le cose vanno bene, ma io lì non posso più restarci.-
-E allora resta qui. Possiamo iniziare di nuovo a volerci bene. Fallo per la bambina, lei non deve nascondersi.-
-No, ora scusami ma vado. Ho il taxi che aspetta.-
-Dove vai?-
-A fare i biglietti aerei in agenzia e poi parto. Addio Emi.- disse Monica per poi alzarsi quando Emiliano le bloccò il braccio. –Aspetta qui.- Emiliano corse a pagare il taxi, prese le sue valige e ritornò da Monica. –Insieme siamo più forti di uno. Ricordi?-
-Si, ma sono passati anche degli anni.-
-Dai, non fare storie, entra. Dai.-
-Kate, vieni.- la richiamò la madre. Appena Emiliano entrò con Monica e Kate tutta la famiglia martini si girò per guardarli.
-Emi, sai che non faccio mai storie però mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?-
-Loro sono Monica e Kate.- rispose Emiliano.
-Emilià.- iniziò a dire Lele quando non fece neanche in tempo a finire la frase che Anna aveva buttato le braccia al collo alla donna. -Monica!- esclamò.
-Già ti adora, visto?- disse Emiliano. –Loro sono mia sorella e mia nipote.- disse rivolto al resto della famiglia.
-Anna, ma tu lo sapevi?- chiese Maria.
-Della sorella? Si, lo so da tempo. Non sapevo della figlia però.-
-Tranquilla, neanche Emi sapeva niente.
-Vabbeh, sedetevi a fare colazione.- continuò Lele.
-No grazie, l’abbiamo fatta poco fa.-
-E allora andiamo in camera perché dobbiamo parlare.- disse Emiliano. –Kate tu vuoi andare a giocare con questi bei bambini?- la bambina annuì. –Allora andate in salone, noi invece andiamo di là.- Lele, Bianca, Libero, Enrica, Maria, Marco, Gus e i ragazzi rimasero senza parole vendendo i ragazzi chiudersi i camera.
-Ma che sta succedendo Lele?- chiese Libero.
-Non lo so papà, non lo so.-
-Perché fai tutto questo Emi?- chiese Monica appena arrivarono in camera di Anna.
-Perché sei pur sempre mia sorella.-
-Anche dopo averti abbandonato sono tua sorella?-
-Se fosse come dici tu io non avrei mai aperto il mio negozio.-
-Ma che succede?- chiese Anna.
-Nostro padre è tornato.- disse Emiliano
-Cosa?- chiese Anna incredula. –Ed ora?-
-Ed ora niente. Non so se è ancora a Londra, se sta già cercando Emiliano o se già sa dove abita, so solo che ho paura.-
-I posti letto in questa casa mi sa che sono finiti.- disse Anna con un sorriso. –Però puoi trasferirti nella casa di Emiliano e il giorno comunque potresti stare qui con noi.-
-No Anna, non è una buona idea. Se mio padre viene a scoprire dove sto o comunque viene a conoscenza del negozio è meglio che trovi me e non lei, quindi torno a stare io lì la notte e lei prende qui il mio posto.-
-No, io troverò una sistemazione, vi sto già creando troppi casini.-
-Ah, ma tranquilla, la famiglia Martini è una famiglia di casini.- Si misero a ridere.
-Non preoccuparti Monica, tanto è una sistemazione provvisoria.-
-Giusto, perché questo piccolino vuole anche il padre accanto.- disse Anna passandosi una mano sul ventre.
-Non dirmi che diventerai padre?!-
-Ti sembra strano? Eppure sarò padre di questa creaturina.- continuò Emiliano accarezzando il ventre di Anna.
-Ecco che ci siamo, ed ora chi lo allontana più!-
-Ragazzi, io vi ringrazio ma non mi va che Emiliano dorma al negozio. So cosa vuol dire passare una gravidanza da sola e non mi va che succeda anche a te.-
-Ma tu lo capisci che se quello trova te e la bambina al negozio sarete in pericolo?-
-E che faccio? Lascio la bambina fuori e me dentro?-
-Forse… forse c’è una soluzione.- disse Anna.
-Quale?- chiesero Monica ed Emiliano all’unisono.
-Gus, possiamo chiedere a lui se la ospita per qualche notte.- Lele bussa alla porta.
-Anna posso?-
-Si, entra papà.-
-Tutto a posto qui?-
-Veramente no.- disse Anna. –Riunisci tutti in salone. Dobbiamo parlarvi.- E senza aggiungere nulla Lele riunì tutti in salone aspettando che i ragazzi andassero da loro.
-Ci spiegate che succede Anna? Bella di nonno, lo sai che la mitralica scoppia, c’è poco da fare.-
-No nonno, non fartela scoppiare perché abbiamo bisogno di tutti voi.-
-Allora è una questione seria!- esclamò Bianca.
-Si.- rispose secco Emiliano. –Come vi ho detto prima lei è mia sorella. Non ve l’ho tenuta  nascosta, solo che è da anni che non abbiamo più un rapporto, esattamente 6, ma non è questo il punto.-
-E quale sarebbe il punto?- chiese Marco.
-Maria, tu ricordi quello che ti ho detto in clinca?- Maria annuì.
-L’ultimo ricordo di mio padre è un suo schiaffo e poi è sparito nel nulla. Beh, ora dal nulla è ricomparso minacciando lei e sicuramente verrà anche da me. Io non sono preoccupato per me, ma per Monica e soprattutto per la piccola.-
-Cosa possiamo fare per voi?- chiese Enrica.
-Innanzi tutto volevamo chiedere a Gus se può ospitare Monica al casale per qualche notte.- disse Anna. –Non è una buona idea farla andare al negozio di Emiliano perché il padre conosce bene quella zona e se decide di tornare sarebbe la fine per loro.-
-Ma certo, per me non ci sono problemi.- rispose Gus.
-Neanche per Guenda?- continuò Anna.
-No, neanche per lei, tranquilli.-
-E voi invece? Cioè tu ed Emiliano.- chiese Lele.
-Io lavorerò come ho sempre fatto e tranquillo che Anna non rischierà mai nulla, anzi se dovessi notare movimenti strani rimarrò direttamente a dormire a casa al negozio così mio padre non verrà mai qui.-
-Ma tu sei pazzo!- esclamò Anna. –Tu non resterai da solo. A costo di non farti lavorare ti giuro che ti tengo rinchiuso qui in casa.-
-Se non lavoro a nostro figlio non posso garantire nulla.-
-Ma al diavolo il lavoro, io ho bisogno di te vivo, non morto.-
-Ma io me la so cavare.-
-Perfetto, allora se si presenterà l’occasione dove tu resterai a dormire al negozio io sarò con te.-
-No!- esclamò Anna.
-E invece si, perché io non ti lascio.-
-Anna ti stai comportando come una bambina.-
-Forse non ti sei reso conto che se tuo padre è davvero lo stronzo che mi hai sempre descritto ti ucciderà senza pensarci due volte.- urlò Anna per poi cadere fra le braccia di Marco che era dietro di lei.
-Presto fatela stendere.- disse Lele.
-Non statele di sopra.- disse Maria.
-Sto bene, sto bene.- Disse Anna mentre stava per alzarsi.
-No, rimani ancora un po’ qui. Ma te lo vuoi ricordare che sei incita?-
-Si, tranquillo papà, me lo ricordo.-
-Scusate.- disse Monica. –Voi state litigando e tutto per colpa mia. E’ meglio che vada.-
-No.- disse Anna cercando di tirarsi su mentre il padre tornò a stenderla. –Tu non vai da nessuna parte. Ora che vi siete ritrovati non permetterò che vostro padre vi separi di nuovo. Emi, mi porti in camera?-
-Si.- e così Emiliano prese Anna in braccio, la portò in camera e la stese sul letto.-Certo che si proprio cocciuta.-
-Se non lo fossi stata io non ti avrei mai avuto.-
-Dai, ora riposati, rimango qui con te.- e mentre e accarezzava il viso Anna tornò a dormire accanto il suo uomo.
In salone invece, dopo aver salutato tutti, Gus accompagno Monica e Kate al casale dove, forse sarebbero state al sicuro.
Ma quel giorno, quello non era l’unico arrivo.
Un’altra donna con un bambino aveva appena varcato il cancello di casa Martini…
 
 
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Buon pomeriggio a tutti.
Lo so, sono pessima. Due lunghi mesi sono passati dall’ultima volta che ho aggiornato, ma ho avuto tanto da fare. Mi perdonate? Spero di si.
In questo capitolo come avete letto c’è una nuova arrivata, e chissà chi è questa donna con il bambino.
Insomma, a casa Martini ci sono sempre arrivi! u.u
Che dirvi, spero che il capitolo vi piaccia.
Vi mando un grande bacio.
Eliessa <3

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Capitolo 14
*** Il mondo ti sorriderà ed io sorriderò con te ***


Il mondo ti sorriderà 
Ed io sorriderò con te

 



La ragazza che stava varcando il viale di casa Martini era incerta se ritornare di nuovo in quella famiglia. Solo qualche mese fa aveva creato un po’ di problemi, ma ora era cambiata. Era diventata madre, era più responsabile e matura. Era cambiata.
Era cambiata e non aveva mai ringraziato i Martini, in fondo era stato soprattutto merito loro se la Sonia di adesso era più responsabile.
Senza più ripensamenti, con il passeggino tra le mani, decise di suonare il campanello.
Ad accoglierla fu Lele, una delle persone che in fondo le era stato vicino come un padre, quello che aveva perso e sempre grazie a lui aveva ritrovato.
-Lele, non mi riconosci più?- chiese Sonia appena l’uomo aprì la porta.
-Sonia?!- lei annuì.
-Beh, senza tutti quei rasta sei decisamente diversa e soprattutto più bella.-
-Dai, non esagerare.-
-Fammi vedere questo piccoletto. Posso prenderlo?-
-Certo.- rispose Sonia.
-Vieni, entriamo.- disse Lele incamminandosi verso il salone, mentre Sonia chiuse la porta e raggiunse Lele. -Allora, come mai qui?-
-Perché volevo ringraziare te, Emi, Anna… Vi ho causato qualche problema, ma non vi ho mai ringraziato. Avete fatto molto per me.-
-Lo avrebbero fatto tutti.-
-No, sono stata egoista, soprattutto nei confronti di tua figlia.-
-Eri sola e hai fatto quello che credevi giusto, però sono contento che tu sia qui.-
-Si, credevo fosse giusto, ma ora sono cambiata.-
-E si vede!- esclamò Lele riferendosi ai rasta che non c’erano più. Intanto in camera, Anna si era appena svegliata.
-Allora, stai meglio ora scricciolo?- chiese Emiliano.
-Se ci sei tu, sto sempre bene.- rispose Anna con un sorriso.
-Dai, parlo sul serio, come ti senti?-
-Bene, tranquillo. Sto bene. Però voglio alzarmi.-
-Ma tu ti ricordi che devi stare a letto?-
-Dai, fino al divano non mi farà male.- rispose Anna facendo il broncio.
-Niente da fare, hai la testa dura come tuo padre.-
-Da qualcuno dovevo pur prendere.-
-Dai, andiamo.- concluse Emiliano. Appena uscirono dalla stanza, udirono delle voci e quando arrivano in salone video Sonia
-Sonia!- esclamò l’uomo appena la vide.
-Emi!- rispose Sonia abbracciandolo forte a se per poi andare a salutare Anna.
-Che ci fai qui?- chiese sorpreso Emiliano.
-Forse è tardi, ma sono venuta a chiedervi scusa per tutti i casini che vi ho combinato, sono stata davvero insopportabile.-
-Dai, ora è passato.- disse Anna. –Siamo contenti che tu sia qui.-
-E come sta il piccolo Alessio?-
-Meglio della madre sicuro. La notte non mi fa dormire, ma sono felice di essere madre di questo bel bambino. E invece tu, con la tua gravidanza come va?-
-Potrebbe andare meglio, ma sono ancora viva.- rispose Anna.
-Allora, che ci racconti i bello?- chiese Emiliano.
-Mah, niente di che. Sai com’è la mia vita. Anzi, una novità c’è: ho rotto con tutti quelli del nostro ex gruppetto. Voglio davvero cambiare, la vita che facevamo, anzi che facevo perché tu sei riuscito ad  allontanarti, non è la vita che voglio dare a mio figlio.-
-Ecco, questo mi fa davvero piacere.- rispose Emiliano.
-Ricorda che qui sei sempre la benvenuta.- disse Anna.
-Questa l’ho già sentita.- rispose Sonia.
-E da chi?- chiese Emiliano.
-Da Fabio.-
-E chi è questo?-
-Mah, un ragazzo che ho conosciuto al parco. Va a correre tutti i pomeriggi e fa una sosta di un quarto d’ora alla panchina dove sto sempre con Alessio e una parola tira l’altra…-
-Allora dovrò aspettarmi l’invito ad un matrimonio?!-
-Non esageriamo Emi. Per il momento ci vediamo e poi come si dice: se son rose fioriranno.-
-E ricordati che prima di qualsiasi matrimonio, deve passare sotto il nostro giudizio.- disse Lele. –Se resiste ad una famiglia come la nostra allora ti diamo il consenso di stare con lui.- si misero tutti a ridere.
-Ma che davvero pensate che non ve lo farò conoscere? Anzi, sono qui per un’altra cosa: il 27 giugno battezzo il piccolo, ovviamente siete tutti invitati ma volevo chiedere a te ed Anna di fare da padrini al bambino. Credo che nessuno più di voi due sia il più adatto a ricoprire questo ruolo.-
-Io accetto con immenso piacere.- rispose Anna.
-Anche io.- continuò Emi.
-Vabbeh, ora meglio che mi levi dalle scatole.-
-Ma no, dai.- rispose Lele. –Il piccolo sta dormendo, non vorrai svegliarlo ora.-
-Si, dai resta, altrimenti quando ti rivediamo?- chiese Anna.
-Anzi, fermati a pranzo, ho una grande novità da darti.-
-Quell’espressione non mi piace per niente.- rispose Sonia.
-E’ tornata Monica!- esclamò Emiliano.
-Cosa?- rispose incredula Sonia. –E dov’è ora?-
-Non è la domanda giusta questa. Comunque è tornata con sua figlia Kate. Quando è partita per Londra era già incinta, ma non è l’unico ritorno.-
-Ecco, ora si che inizio a preoccuparmi seriamente.-
-E’ tornato anche nostro… padre.-
-No, non ci credo!- esclamò Sonia. –Ma Giampiero non si era rifatto una vita all’estero?-
-E si vede che non gli è andata bene ed è tornato.-
-Ed ora dove sta?-
-E’ stato a Londra da Monica e poi subito dopo è venuta per avvertirmi, ma di lui non sappiamo nulla.-
-C’è qualcosa che posso fare per te? Per voi?-
-Si, se lo vedi avvisami che lo ammazzo con le mie mani.- rispose Emiliano con un sorriso nervoso.
-Sul serio Emi, cosa posso fare?-
-Niente, anche perché per noi è tutta un’incognita. Non sappiamo neanche se lui è in Italia ora.-
-E Monica ora dov’è?-
-Abbiamo chiesto a Gus di ospitarla. Se mio padre viene qui, stai tranquilla che sa dove beccarci, quindi ho preferito che andasse in tutt’altro posto.-
-E voi?-
-Io continuerò a lavorare come sempre, e spero che non si rifaccia vivo. Questa volta non esisterò ad ammazzarlo.-
-Emilià…- iniziò a dire Lele. –Perché hai detto questa volta?-
-Non… non è facile ricordalo ma… quando ero piccolo dopo aver visto per l’ennesima volta mio padre picchiare mia madre non c’ho visto più e… e si stavo per… avete capito.- Emiliano nel ricordare l’accaduto divenne triste perché da lì a poco aveva perso la madre e questo per lui era il dolore più grande. Neanche Sonia, la sua migliore amica sapeva nulla.
-Perché non me ne hai mai parlato?- chiese Sonia accarezzandogli la mano.
-Cosa ti dovevo dire? Sapevi la situazione che c’era in casa mia, non me la sono sentito.-
-E tu ti sei portato questo segreto dentro per tutti questi anni?-
-Già, la prima persona a cui l’ho detto.- Emiliano guardò negli occhi Anna. -E’ stata Maria quando hai passato la notte in clinica.-
-Non dev’essere stato facile per te.- continuò Lele.
-Non è quella la parte peggiore.- rispose Emiliano. -A trovare mia madre con una corda legata al collo sono stato io. E quella si, è stata la parte peggiore. Ero felice all’idea che quel… non so neanche come definirlo fosse andato via per sempre, ma trovare mia madre in quel modo, vederla con quella corda è una ferita ancora aperta.-
-E quella ferita non si chiuderà mai, Emi.- rispose Anna. –Ho 17 anni e mi madre è morta da 15. Non l’ho vista morire ma so che mi manca.-
-Ma sono venuta qui per piangere?!- disse Sonia con le lacrime agli occhi.
-No, hai ragione.- rispose Emiliano. –Anche tu hai avuto tanti casini e non è giusto che ora io ora ti addossi i miei.-
-Devi. Servono a questo gli amici, no? E poi ricordati che ho fatto di peggio.- rispose Sonia accennando un sorriso.
-Infatti, quanto ho potuto odiarti.- rispose Anna ridendo.
-Però senza di voi non avrei mai avuto il mio bambino e non avrei mai fatto pace con mio padre. Magari avessi avuto fin da subito un padre come te Lele.- continuò Sonia rivolto all’uomo.
-No, non guardarmi come un mito, sono un normale essere umano e di errori ne ho fatti anche io, soprattutto con Anna. Solo adesso stiamo imparando a volerci di nuovo bene a fidarci di nuovo di noi, anzi io dei miei figli mi sono sempre fidato, anche quando ho scelto di essere egoista nei suoi confronti.- continuò Lele riferendosi ad Anna.
-Ma sono sicuro che le decisioni che hai preso le hai fatte con le migliori intenzioni. Non voglio sapere cosa sia successo perché non sono affari miei, ma io penso che Anna sia stata fortunata a nascere in questa famiglia dove se una persona ha un problema diventa il problema di tutti e si fa di tutto purché si risolva.-
-Guarda che a te i tuoi genitori ti adorano.- disse Emiliano.
-Si, a modo loro si.-
-Professò!- esclamò Melina arrivando dalla cucina.
-Che succede?-
-Vi vuole il signor Libero, è in giardino e dice che ha bisogno di lei.-
-Arrivo. Ecco, ti restituisco il bambino.- continuò Lele per poi andare in giardino.
-Bello della mamma.-
-Si sta svegliando, guarda com’è bello Emi!- il piccolo inizia a piangere.
-Questa è proprio fame, sentite come piange.-
-Vabbeh, io allora mi levo dalle scatole e vi lascio sole, è una questione tra donne.-
-Certo che sei proprio forte, con tutte le volte che avete fatto l’amore adesso che deve allattare il bambino ti imbarazzi?- chiese Anna.
-In effetti c’ha ragione Anna. Dai, resta. Mi spieghi una cosa Anna?-  chiese Sonia mente si metteva comoda per allattare il bambino. -Come fai a non essere gelosa?-
-Perché so che di lui posso fidarmi e so che i sentimenti che prova per me sono la cosa più sicura al mondo. Quel che è stato in passato della sua vita è passato. E poi so che la vostra non è stata una vera e propria storia.-
-Effettivamente.- risero tutti e tre.
A distanza di un paio d’ore fecero rientro in casa i gemelli, Inge, Marco e Maria.
L’unica a non essere presente era Alice, impegnata in redazione con un servizio televisivo.
Erano tutti così felici, sembravano una famiglia senza problemi eppure ognuno di loro, anche se non lo dava a vedere, era preoccupato per Emiliano.
Non volevano stargli addosso, d’altronde era grande abbastanza per risolvere i problemi della sua vita, o forse no, ma non potevano non essere preoccupati per lui, per la sua ragazza, la loro Anna.
Il problema è che Gianpiero era ancora un’incognita e finché non si sarebbe fatto vivo nessuno avrebbe potuto fare sogni tranquilli.
 

P.S. il titolo del capitolo è una frase della canzone “Ciao Giu’” di Giulia Luzi!


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Salve :D
Eccomi qui con un nuovo capitolo. :D
Come sempre a me non convince, ma a giudicare siete voi quindi se volete dirmi cosa ne pensate io sono qui :D
Vi mando un bacio grande <3
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento.
Eliessa <3

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Capitolo 15
*** Paura di perderti ***


Paura di perderti.
 
 


Una volta seduti a tavola sembravano che i problemi di Emiliano e di Anna fossero svaniti, invece no.
Non lo davano a vedere ma erano più che preoccupati per il ritorno di Giampiero.
Potevano solo aspettare, e aspettare vuol dire avere non avere i nervi ben saldi e commettere pazzie.
Ma per il momento non si era fatto vivo, forse era un buon segno, forse no, non sapevano più cosa pensare, soprattutto Emiliano.
Se avrebbe rivisto quell’uomo, il padre, di certo non avrebbe esitato dal prenderlo a pugni, stampargli sul volto quel ricordo che non ha mai avuto la possibilità di fare, perché quando andò via di casa lui era troppo piccolo.
Ma poi l’illuminazione.
Anna ed Emiliano erano in camera loro insieme a Sonia, quando ad Emi caddero gli occhi sul un libro di geografia e subito pensò  a Gualdo Teverino.
Il padre conosceva bene quel luogo. Lì c’era suo padre, il nonno di Emiliano, la persona che per qualche tempo si era preso cura di lui e Giampiero non ha mai avuto un buon rapporto con il padre, tutt’altro.
Emiliano, invece, da piccolo stravedeva per il nonno. Quando i genitori, purtroppo, stavano ancora insieme il fine settimana lo passavano sempre lì, ed in quel posto Emi ci stava bene perché oltre a respirare aria pulita, non doveva vedere il padre alzare la mani alla madre.
Senza pensarci su due volte, si alzò dal letto, prese la sua giacchettina, il casco e mentre stava per aprire la porta del garage, Anna lo fermò.
 
-Mi vuoi dire almeno dove vai?- chiese Anna sorpresa.
-A Gualdo Teverino. Ho come l’impressione che mio padre possa essere lì. Non mi piace il fatto che non si sia fatto vivo con me. Tranquilla, torno in serata. Non preoccuparti.-
-Io mi preoccupo e come. Emi, tu non puoi andarci.-
-Devo Anna, devo. Mio nonno potrebbe essere in pericolo e non me lo perdonerei mai.-
-E se tuo padre non fosse lì che fai? Rimani ad aspettare giorni interi?-
-Devo andare.- rispose Emiliano accarezzandole il viso, quasi come se quella fosse l’ultima carezza della sua vita.
-Emi no!- esclamò Anna, ma Emiliano non le diede retta, la guardò nei suoi occhi e senza dire una parola uscì di casa, prese il motorino e partì per Gualdo Teverino.
-Emi, Emi!- urlò Anna inutilmente. –Quello è un pazzo, è tutto pazzo.-
-Adesso tu calmati però, uhm!- disse Sonia.
-Come posso calmarmi? E se c’avesse ragione lui? Se Giampiero fosse davvero a Gualdo Teverino, eh?-
-Sa come cavarsela, devi stare tranquilla.-
-Ma che… devo sapere qualcosa? Ho come l’impressione che mi stiate nascondendo qualcosa.-
-Io non so nulla, davvero.-
-Ecco, ora mi sento male.- disse Anna portandosi una mano alla testa ed una sul ventre.
-Vieni, ti aiuto a sdraiarti. Vuoi che chiami tuo padre?-
-No, ti prego. Meglio di no. Ora mi passa.-
-Rilassati, non pensare a nulla.-
-Sembra facile. Io non posso stare qui con le mani in mano mentre Emi sta andando lì…-
-E cosa vorresti fare?- chiese Sonia. –Anche se tu fossi con lui cosa potresti fare? Anna sei incinta.-
-Io non voglio che Emiliano corra dei rischi inutili. Io ho bisogno di lui, se gli succede qualcosa io…-
-Anna, non gli accadrà nulla, ora però calmati.-
-Tanto lo raggiungo. Appena sto mi sento meglio chiedo a Marco di accompagnarmi.-
-Non se ne parla, tu devi stare a letto.-
-Io devo stare dove sta Emiliano, solo così sto bene, ve lo mettete in testa?-
-Ma per il bambino non è così.-
-E lo sarà.- rispose Anna.
 
Intanto a casa aveva fatto il suo rientro Alice.
Era riuscita a convincere Lele ed i gemelli di passare una serata in pizzeria, nonostante Lele non era entusiasta.
Alice era sempre più decisa a riconquistare il suo Lele, pur sapendo che erano molte più elevate le possibilità di vincere che di perdere.
Ma voleva provarci, consapevole di prendere l’ennesima fregatura della sua vita. […]
Due ore dopo, verso le 17, il padre di Sonia si presentò a casa Marini per prendere la figlia con il suo nipotino e ritornare a casa. Nonostante le innumerevoli raccomandazioni che Sonia aveva fatto ad Anna, dicendole di stare tranquilla e che Emiliano stava bene non volle ascoltarla: appena andò via, Anna cercò Marco.
Era in camera sua a scrivere un articolo.
 
-Marco, posso  disturbarti?-
-Si, certo. Che succede?- chiese Marco
-Ho bisogno di te.-
-Per fare cosa?-
-Ho bisogno di un passaggio fino a Gualdo Teverino. Emiliano non mi ha mandato neanche un sms, sono troppo preoccupata.-
-Come Gualdo Teverino. Emiliano non era sotto con te e Sonia?-
-No è andato via subito dopo pranzo. Marco ho paura. Emiliano pensa che il padre possa esser lì ed io sono troppo preoccupata.-
-Hai provato a chiamarlo?-
-Certo che si, ma è spento. Allora, mi accompagni?-
-Nelle tue condizioni…-
-Marco ti ho chiesto solo un favore, se non vuoi mi arrangio da me.- disse Anna andando via, quando Marco a fermò.
-Dove vai  da sola? Dai, ti porto io.-
-Non deve sapere niente nessuno, solo io e te. Non posso di certo andare a parlarne con i nonni o con papà, t’immagini?-
-E Maria? Perché non lo dici a lei?-
-Beh, qualcuno dovrà pur badare ai bambini.- disse con un sorriso Anna.
-Dai andiamo.- disse Marco.
Insieme e da soli iniziarono questo viaggio. Due ore piene di viaggio ma alla fine arrivarono a destinazione.
Lasciarono la macchina in piazza e insieme fecero la salita fino a casa del nonno di Emiliano. Il motorino di Emi era lì, una buona notizia, forse.
 
-Quello è il motorino di Emiliano.-
-Si, speriamo sia tutto intero e non mi riferisco al motorino.-
-Dai Anna, coraggio.-
-Busso?!-
-Si, bussa.- rispose Marco.
Anna bussò, aveva il cuore a mille, non sapeva cosa aspettarsi. Voleva solo vedere Emiliano ma quando quella porta si aprì i suoi occhi non potevano credere a quanto stavano vedendo: Emiliano insanguinato, quasi svenuto e il nonno che cercava di impedire che l’emorragia alla gamba fosse più abbondante di quanto già non lo era.
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Buonasera a tutti :D
Eccomi qui. Eccomi con un nuoco capitolo.
Deludente?
Corto?
Beh, mi serviva un capitolo di passaggio per il dopo :D
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento.
Un bacione a tutti e un grazie a chi ancora mi segue <3
Eliessa <3

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Capitolo 16
*** Tu sei l’unica cosa vera della mia vita ***


Tu sei l’unica cosa vera della mia vita 

 

 
 
Appena il nonno di Emiliano aprì la porta Anna rimase imbambolata.
Vide Emiliano e una parte di lei voleva correre dal suo fidanzato per aiutarlo, in quel poco che poteva, mentre un’altra parte la teneva ancorata lì, davanti quella porta accanto a Marco.
Mentre lei era immobile, Marco corse da Emiliano cercando di aiutarlo a stringere forte il suo maglione bianco, ormai diventato rosso a causa dal sangue, attorno alla gamba.
 
-Anna, cosa ti avevo detto? Fai sempre il contrario di quello che ti dico.- disse Emiliano con quel poco di voce che riusciva a tirare fuori per il troppo dolore.
-Stai zitto! Vedi? Ho fatto bene ad insistere. Ora andiamo in ospedale, ma dopo tu mi racconti tutto.-  disse Anna.
-Anna, aiutami per favore.- disse Marco per alzare Emiliano da terra.
-No, ferma. Non puoi fare sforzi.- disse Emiliano.
-Finiscila. Appoggiati così a me.- continuò Anna. –Signor Lupi, viene anche lei?-
-No, in fondo io non ho niente, mi raccomando a mio nipote.-
-Stia tranquillo.- ripose Marco. –Senti, facciamo così, visto che ho la macchina in piazza cerco di arrivare fin qui. Tu puoi resistere?- disse Marco rivolto ad Emiliano.
-Si, ma fai in fretta per favore, non resisto.- finì di dire Emiliano. Intanto Marco si era messo a correre verso l’auto e  mentre aspettavano Anna guardava fisso Emiliano.
Perché non l’aveva ascoltata? Perché era voluto andare a forza lì? Aveva la sensazione che le stesse nascondendo qualcosa, ed iniziava ad avere veramente paura. Paura di rimanere da sola.
Emiliano, invece, continuava a fissare davanti a sé un punto vuoto, ma sentiva gli occhi di Anna che lo puntavano dritto.
-Ancora non ho il potere di leggerti nella mente, perché non mi dici quello che stai pensando? Anche se, credo di sapere che pensieri carini su di me non ne stai facendo ora.- disse Emiliano senza esitare.
-Vorrei sapere tante cose, eppure a volte mi sembra di non conoscerti. Scappi, mi lasci sola e ti ritrovo così. Ti è andata bene, ma se fosse andata in maniera diversa?-
-Non sarebbe andata diversamente perché…-
-No, per favore. La riposta me la darai dopo, quando ne avrai una decente, ora pensiamo ad andare in ospedale.-
Una volta entrati in macchina, ci vollero quasi 20 minuti per raggiungere l’ospedale. Nel frattempo squillò il cellulare di Marco: era Maria. Era uscito senza dirle niente.
-Maria senti non posso parlare. Sono a Gualdo Teverino con Anna ed Emiliano. Faremo tardi. Scusa ma devo chiudere, ciao.- disse tutto d’un fiato Marco per telefono.
-Tranquillo, se Maria dovesse lasciarti ci penso io.-
-Questa volta mi lascia davvero, ne sono sicuro.- ripose Marco accennando un sorriso. -Ecco, ci siamo.-
Erano arrivati al pronto soccorso, subito chiamarono una barella per Emiliano e insieme a due infermieri fu portato dentro per la medicazione.
Marco ed Anna intanto aspettavano in sala d’attesa. Secondi, minuti, ore.
-Ma perché ci mettono così tanto?- chiese Anna quasi arrabbiata, ma rabbia non era.
-E’ normale, dai siediti. Vuoi che ti porti qualcosa? Magari una camomilla.-
-No grazie Marco. Dai, vieni qui.- Marco le fece cenno di sedersi di nuovo accanto a lui. Anna seguì il consiglio e appena seduta, poggiò la sua testa alla spalla destra di Marco.
-Perché con Emiliano c’è sempre qualcosa che non va? Sembra sai cosa? Che i problemi ci rincorrono finché non ci prendono e più passa il tempo è più sono gradi. Ora ci mancava solo il padre e chissà dov’è a quest’ora. Se si rifà vivo cosa succederà? Io non riesco più a sopportare tutto questo.- disse Anna mentre qualche lacrima le rigava il viso.
Emiliano, che dopo 2 ore e mezzo era tornato da loro, sentì il discorso di Anna e decise di aspettare prima di intervenire.
-E’ vero, abbiamo avuto e continuiamo ad avere problemi ed il responsabile di tutto questo dolore sono solo io. Io stavo con Sonia, mia è la vita di schifo che ho avuto, nostro è i bambino che porti in grembo.- Disse Emiliano appena arrivò davanti ad Anna e lei dal canto suo alzò lo sguardo per guardare Emiliano negli occhi. –Però se c’è una cosa che non finirà mai è il mio amore per te, per voi. I problemi finiranno, te lo giuro, ma il mio amore per voi no. Ora non posso offrirti un futuro da principessa, ma posso offrirti il mio cuore.- Anna a quelle parole dimenticò tutto e baciò Emiliano. Marco, dopo qualche secondo che sembrava un’eternità decise di mettere fine al bacio, anche perché si sentiva un po’ in imbarazzo.
-Che dite? Possiamo tornare a casa, abbiamo un bel po’ di strada da fare.-
-Hai ragione.- disse Emiliano sorridendo. –Ma prima posso chiederti di portarmi da mio nonno? Vorrei assicurarmi che stia bene.-
-Certo, andiamo.- così si infilarono tutti in macchina e dopo altri 20 minuti tornarono a casa di nonno Emiliano.
-Nonno!- esclamò Emiliano appena lo vide.-
-Emiliano, come va la gamba?- chiese preoccupato il nonno.
-Sta bene, vedi? Sono qui da te. Sono passato per vedere se stavi bene, se hai bisogno di qualcosa prima che ritorni a casa.-
-No, non preoccuparti, sto bene io. E tu.- riferito ad Anna.- riguardati. So che aspettate un bambino e vorrei riuscire a vederlo questo pronipote.- Anna a quelle parole sorrise.
-Certo che lo vedrà. Anzi sa cosa le dico? Che verremo a trovarla più spesso. Appena Emiliano starà bene, ovvio.-
-Sei una ragazza tanto cara e so che sei quella giusta per mio nipote, trattalo bene, è un duro dal cuore tenero.-
-Lo so, altrimenti non sarebbe il padre di nostro figlio.- rispose Anna guardando Emiliano negli occhi felice.
-Allora noi andiamo nonno, e mia raccomando per qualsiasi cosa chiamami. Appena posso tornare a guidare torno a trovarti e con la scusa prendo anche il motorino.-
-D’accordo, ti aspetto allora.- ripose il nonno.
-Ciao nonno.- disse Emiliano.
-Arrivederci.- disse Anna.
-Arrivederci signor Lupi.- continuò Marco dandogli la mano, ma Emiliano nonno, lo trattenne.
-Gli stia dietro a questi ragazzi, in questo momento hanno bisogno d’aiuto.-
-Non si preoccupi.- Ripose Marco per poi andar via.
Durante il viaggio verso Poggiofiorito Emiliano s’addormentò.
-E’ stata una giornata lunga per lui, guarda come dorme.- disse Anna.
-Beh sì, ha anche un’aria… rilassata.- rispose Marco vedendo il volto di Emiliano dallo specchietto retrovisore.
-Anche io però mi farei un bel sonnellino ora.- disse Anna.
-Prova a chiudere gli occhi, anche per te non è stata una giornata semplice. Rilassati. Manca ancora mezz’oretta.
-No, preferisco star sveglia.-
-Sicura?-
-Sì, certo. Marco?-
-Dimmi.-
-Grazie! Grazie perché senza di te non so come sarebbe andata a finire. Mi aiuti sempre, senza mia chiedere spiegazioni. Grazie perché ci sei, sempre.-
-Io ti ho capita, orami un po’ ti conosco. Chiudi aiuto a modo tuo, ma poi spieghi anche il motivo, spieghi il perché, hai solo bisogno del tuo tempo. Quando mi hai chiesto di portarti a Gualdo Teverino non ho preteso una spiegazione. Ti ho portata e dopo è arrivata la spiegazione. Questo vuol dire fidarsi, avere fiducia in te e di conseguenza tu hai fiducia di me.-
-Lo vedi? Tu sei diverso. Diverso da papà che ancora non si fida di me del tutto anche se ci sta provando, diverso dai nonni che fanno duemila domande solo per controllarmi.-
-E Maria? Che ruolo ha lei nella tua vita?-
-Maria è più di una sorella e più di una madre. Lei è la ragazza che da piccola volevo imitare perché per me è un mito, ma non ci sono riuscita. Volevo essere una brava figlia, un’ottima studentessa e invece no, però lei sarà sempre la mia metà. Insieme a te.-
-Non credo che una persona si possa imitare, non si è più se stessi. E credimi, ti preferisco così come sei, piuttosto che una brutta copia di Maria. Di errori ne facciamo tutti, ma senza quelli non si potrebbe crescere e maturare.- Anna e Marco continuarono la conversazione fino a quando non si resero conto che arrivano all’angolo che li portava alla loro casa. Dopo aver parcheggiato entrambi scesero dalla macchina. Anna aprì lo sportello dell’auto ad Emiliano e cercò dapprima di svegliarlo e poi insieme a Marco lo aiutarono a scendere ed a stare in piedi.
-Da dove entriamo? Dal salone o dalla vostra stanza?- chiese Marco.
-Il comitato d’accoglienza ci sta aspettando in salone ne sono sicura, quindi perché non andare direttamente da loro?- e senza aggiungere altro attraversarono il viale di casa Martini, un giro di chiave da parte di Marco e poi tutti e tre cercarono di entrare, insieme.
-Anna, ma vuoi spiegarci…- iniziò a dire Lele senza rendersi conto delle condizioni di Emiliano.
-Pure tu sparire così…- continuò Maria, ma quando vide Emiliano si fermò subito.
-Ma che sta succedendo?- chiese Libero.
-Succede che non so se sono adatto per questa famiglia, vi sto causando troppi problemi.- disse Emiliano.
-Aspetta, spiegaci.- disse Lele. –Diciamo sempre di essere una famiglia proprio perché quando succede qualcosa…-
-Papà, facciamo che ne parliamo domani? E’ stata una serata molto lunga. E’ l’una passata, Emiliano è a pezzi ed effettivamente anche io sono stanca. Domani parliamo, uhm?-
-Va bene.- disse Lele annuendo.
-Ma come, non ci dite niente?- chiese subito Libero.
-Libero!- esclamò subito Enrica pizzicando il braccio a Libero.
-Papà, ha ragione Anna, è tardi, sono stanchi. Domani  parliamo.-
-Va bene, non m’intrometto, ho capito.- continuò Libero.  Intanto Anna ed Emiliano andarono in camera loro mentre Marco fu trattenuto in salone.
-Marco, tu non puoi dirci nulla?- chiese Lele.
-No, ne so quanto voi. Anzi due cose posso dirvele: una è che in tutta questa storia il responsabile è Giampiero e non Emiliano, e due… fidatevi di Anna, sa quello che fa. Io vado a dormire sono stanco, vieni come me?-  disse Marco riferito a Maria.
-Sì, andiamo.- rispose la donna.
-Un consiglio: andate tutti a dormire, restare svegli non serve a nulla. Buona notte.- E così Lele, Libero ed  Erica seguirono il suo consiglio anche se non era facile andare a dormire senza pensieri.
In camera Anna aiutava Emiliano a vestirsi per via della gamba che non poteva tanto muovere e una volta che furono a letto Emiliano iniziò a parlare senza che Anna gli chiedesse niente. Non sapeva niente.
-Appena sono arrivato a casa di mio nonno avevo capito che lì c’era… c’era mio padre. Era ubriaco, e chiedeva a nonno soldi. Non l’ho preso a pugni perché non sarebbe stata una lotta equa, d’altronde lui non era in se e non volevo approfittarmene, no. Io non sono come lui. Così l’abbiamo tenuto a casa finché non gli è passata la sbronza. A quel punto abbiamo iniziato a parlare da persone civili, mai avrei potuto pensare che sarebbe successa una cosa del genere, ma poi è tutto degenerato, ha iniziato a dire che non sono stato un bravo figlio e che se mia madre è morta è solo per colpa mia. Per colpa mia, capisci?! A quel punto non c’ho visto più e l’ho colpito. Un colpo dopo l’altro sotto gli occhi di mio nonno che ci guardava incredulo, finché non è venuto a separarci. Mio padre per toglierlo di mezzo voleva accoltellarlo e questa. –disse indicando la gamba.- è la coltellata che era diretta a lui, ne avrei prese anche 100 pur di difenderlo. D’altronde ancora non sa che razza di figlio ha.-
-Scusami.- disse Anna tra le lacrime. –Ogni tanto anche io se mi ci metto sono una rompiballe ma ho solo paura. L’idea che tu possa essere con tuo padre mi fa venire i brividi e subito partono i cattivi pensieri.-
-Io per te ci sarò, te lo giuro, tu sei l’unica cosa vera della mia vita.- Emiliano prese il viso di Anna e la baciò con tutto l’amore e la passione che aveva mentre in casa Martini qualcuno era ancora sveglio, preoccupato per la vita di Anna ed Emiliano.


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Buonasera a tutti :D
Eccomi qui. Eccomi con un nuovo capitolo.
Allora, cosa ne pensate? Secondo voi, Giampiero è sparito per sempre?
Quanto ancora dovranno soffrire Anna ed Emiliano?
Beh, lo scopriremo nel prossimo capitolo :D
Un bacione a tutti e un grazie a chi ancora mi segue <3
Eliessa <3

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Capitolo 17
*** Pensare che senza di me avreste una vita felice mi aiuterà a starvi lontano ***


Pensare che senza di me avreste una vita felice mi aiuterà a starvi lontano.








 
Il mattino era appena arrivato. In camera di Anna entrava qualche spiraglio di sole. Iniziavo ad arrivare le belle giornate, finalmente.
Pochi minuti dopo suonò la sveglia, erano le 7. La spense e poi svegliò Emiliano.
Entrambi non avevano voglia di alzarsi, sapevano bene che appena sarebbero arrivati in cucina avrebbero dovuto dare qualche spiegazione.
Avrebbero dovuto rispondere a domande a cui neanche loro avevano la risposta.
Non avevano la minima idea di come comportarsi in questa situazione, ma una cosa la sapevano: qualsiasi cosa sarebbe successa, qualsiasi, l’avrebbero affrontata insieme. Non volevano che qualcuno o qualcosa li separasse. Loro sarebbero stati più forti di tutto quello che forse, lentamente, stava distruggendo la loro felicità.
Ormai ogni giorno era diventata un’incognita per loro, ogni giorno una parte del passato di Emiliano arrivava nel loro presente per condizionare il futuro.
Ormai erano preparati a tutto, anche al peggio.
-Emi, è ora di alzarsi.- sussurrò Anna all’orecchio di Emiliano.
-Non possiamo rimanere ancora un po’ qui?- chiese Emiliano assonnato.
-In bagno ci sarà già la fila, e in più ci metti secoli a salire le scale con questa gamba. Dai, andiamo.- e senza replicare nulla Emiliano ascoltò Anna. Prima di alzarsi rimase seduto, in attesa che Anna l’aiutasse, e quando se la ritrovò davanti iniziò a parlarle.
-Anna, lo so che sei preoccupata, non è certo questa la situazione che volevamo entrambi e se tu non mi vorrai perché pensi che possa metterti in pericolo devi dirmelo, ed io mi farò da parte. Rinuncerei a te, nonostante il mio amore per te, per voi, e pensare che senza di me avreste una vita felice mi aiuterà a starvi lontano.-
-Tu una cosa del genere non devi neanche pensarla. Ora siamo in due, ora siamo noi e stiamo insieme. Dopo quello che ho fatto per averti io non mi arrendo così facilmente. Però potrei lasciarti.- disse seriamente Anna facendo preoccupare Emiliano. –Se ti permetti di ridire quello che ho appena sentito, io ti lascio.- continuò Anna sorridendo e baciando Emiliano.
-Ammetto che per un momento ci ero cascato.-
-Ancora non l’hai capito che non ti liberi così facilmente di me?-
-No, ma ora lo so.- rispose Emiliano sorridendole. –Dai, aiutami ad alzarmi. Sembro un vecchio, non riesco a fare nulla.-
E così Emiliano ed Anna andarono a lavarsi e come per miracolo il bagno era libero e fuori non c’era nessuna fila.
Appena finirono scesero in cucina. C’erano solo i nonni, Lele, Bianca, Marco e Maria.
A rompere quel silenzio freddo che si stava creando fu Marco.
-Eh, buongiorno. Vi vedo ben riposati, che avete fatto per essere così?- chiese Marco con la sua solita allegria per sdrammatizzare la situazione.
-Niente, ci siamo guardati negli occhi per capire che affronteremo tutto quello che sta succedendo insieme. E forse è ora che vi diamo qualche spiegazione.- disse Anna.
-Anna, io non voglio costringerti. Io mi fido dei miei figli.-
-La fiducia. La fiducia è tutto, vero? Ricordo quando sei tornato da Parigi, è stata la prima cosa che hai detto quando con i miei fratelli eravamo fuori il cancello.-
-Se non vuoi parlarne ti giuro che ne restiamo fuori, tutti quanti, ma credo che da soli non riuscite a gestire tutto.- disse Lele.
-E infatti non ci riusciamo.- continuò Anna. –Io mi sento una schifezza, come persona intendo, lui si sente il responsabile di tutto quello che sta accadendo e insieme…-
-Noi ora ci sediamo e ci raccontate tutto, d’accordo?- chiese Maria, e Anna ed Emiliano annuirono. Dopo essersi tutti seduti Emiliano iniziò a parlare.
-Premetto che sapete tutti che io non ho alle spalle un’infanzia e un’adolescenza come quella di Anna, dove nonostante tutto avete cercato di non farle mai mancare nulla, e non voglio usarla come scusante, ma…- Emiliano fece un respiro profondo. -Mio padre è tornato per i soldi. Chissà quale casino avrà combinato e ora cerca aiuto. Io di certo non voglio aiutarlo, sono cambiato. Mi è costato tanto chiudere con il passato e cercare di farmi una nuova vita. Quando per caso ho conosciuto Anna ho fatto di tutto per allontanarla dal mio mondo, ma non potevamo farci niente se l’amore ci ha uniti. Ho provato in tutti i modi a resistere, a trovare una qualsiasi scusa, ma non ci sono riuscito. Forse era destino che dovevamo stare insieme e siamo riusciti anche ad essere felici. Felici anche di questo bambino che è arrivato così, senza che lo programmassimo, almeno non ora, ma è arrivato. E poi l’arrivo di mio padre.- Emiliano non riesce più a parlare, ha un nodo in gola e sente che sta per piangere. Erano anni che non piangeva davanti a tante persone. Il suo essere forte gli impediva di farlo. Ad un tratto strinse forte sotto il tavolo la mano di Anna, e lei capì che non era più in grado di parlare, così fu lei a prendere la parola.
-Ieri dopo pranzo Emiliano è scappato a Gualdo Teverino, per una volta il suo sesto senso non ha sbagliato e lì trovò il padre, ubriaco. Insieme al nonno lo accudirono, riuscirono ad avere anche una conversione tra essere civili, cosa che non accadeva da anni, ma tutto è andato male quando il padre l’ha accusato della morte della madre.- Emiliano non riuscì più a trattenere le lacrime così sì alzo dalla tavola, si avvicinò al muro di fronte e dando le spalle agli altri iniziò a piangere. Anna gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro. –Tu hai bisogno di questo, di piangere. Non puoi tenerti tutto dentro, finirai per esplodere.-
Emiliano per la prima volta, fregandosene di tutto e di tutti, abbracciò Anna stretta a se e iniziò a piangere. Libero, avendo la lacrima facile, iniziò a piangere di rabbia, non era giusto che i ragazzi dovessero subire tutto questo. Non dovevano conoscere tutto questo dolore e soprattutto in questo modo.
A quel punto nessuno sapeva più cosa dire, ora si sentiva solo il rumore delle lacrime di Emiliano e degli altri, e anche se cercavano di nasconderle… erano inevitabili. Scendevano senza che nessuno potesse controllarle.
Emiliano continuava a stringere la sua Anna tra le braccia. Sembrava che da quell’abbraccio riuscisse a prendere tutta la forza di cui aveva bisogno per andare avanti, per affrontare tutti i problemi.
Quell’abbraccio lo faceva sentire forte, poteva diventare il re del mondo.
Dopo qualche minuto si staccò dall’abbraccio e si asciugò le lacrime.
-Alla gamba mi sono ferito per evitare che mio padre accoltellasse mio nonno. Stavo facendo a botte con… con quell’uomo e mio nonno voleva solo separarci. E poi come ultima cosa vorrei chiedere scusa a Maria. Marco è stato tutto il tempo con noi, non ti ha detto niente, ti ha lasciato sola e non è stato giusto.-
-Non importa, avevate bisogno d’aiuto e se Marco vi ha aiutato io sono contenta.- rispose Maria. Lele invece per cambiare discorso, visto che erano già tutti tristi, aprì l’argomento su cui era più preparato: quello medico.
-Emiliano, che ti hanno detto al pronto soccorso per la gamba?-
-L’unica cosa che ho capito è che fra 10 giorni devo togliere i punti, per il resto è tutto scritto nel referto che mi hanno dato, è in camera e se vieni te lo faccio leggere. Scusate ma la gamba fa male e vorrei andare a sdraiarmi.-
-Ma non hai mangiato nulla.- disse Bianca.
-No, non ho fame ora, magri dopo mangio qualcosa.-
-Io vado con Emiliano, anche io non è che mi senta proprio bene.-
-Amore mio, tu devi stare a riposo, lo sai.- disse Enrica. –Sei incinta.-
-Lo so, infatti ora vado nonna. Dai, andiamo. Papà, vieni?- lui annuì.
E mentre Anna aiutava Emiliano a mettersi a letto, Lele li guardava con dolcezza. In quel momento riuscirono a ridere, dimenticandosi di tutto. Dopodiché Anna prese il referto del pronto soccorso e lo diede al padre.
-Per fortuna è una ferita superficiale.- disse Lele.
-Con tutto il sangue che ho perso è una ferita superficiale? E’ se fosse stata profonda sarei morto praticamente.-
-Diciamo che ti è andata bene, ma domani voglio controllarti i punti, quindi ti porto in clinica.-
-D’accordo.-
-Ora vi lascio, vorrete stare da soli.-
-Papà, grazie. Per tutto.- Lele abbracciò la figlia.
-Dai, ora riposatevi, e non pensate a nulla.- Anna annuì. – Ci vediamo a pranzo.- detto questo Lele uscì dalla stanza e decise di andare in camera delle ragazze dove era sicuro di trovare Alice. Doveva parlarle.
 
-Alice, posso?- chiese Lele vedendo la porta aperta.
-Certo, entra. Ti serve qualcosa?-
-Sì, parlare con te.-
-Dimmi tutto.-
-Sediamoci. Alice, io sono contento che tu sia qui, i bambini, i ragazzi, insomma sono tutti contenti di vederti, ma tu non puoi pretendere che io lasci tutto quello che ho costruito dopo che ci siamo lasciati. Tu hai decido di mettere la carriera al primo posto e lo sapevi a cosa stavi andando incontro. Alice io non ti amo più. Ti ho amato e anche tanto, ma ora basta. Quindi se tu vuoi rimanere in questa casa come madre dei tuoi figli e zia dei tuoi nipoti allora a me sta bene e ne sono contento, ma se sei qui per cercare di metterti in mezzo tra me e Bianca allora no, non mi sta bene. Decidi tu quello che vuoi essere, ma fallo in fretta.- detto questo Lele si alzò dal letto e scese per andare in camera da letto a prendere la sua borsa da medico e la giacca per andare a lavoro.-
-Ehi Martini, tutto bene?- chiese Bianca vedendolo strano.
-Ho parlato con Alice. Le ho parlato chiaramente.-
-E lei?-
-Niente, l’ho lasciata di sopra. Le ho chiesto di farmi sapere il prima possibile se lei è qui come madre dei gemelli o altro, perché in tal caso prenderò provvedimenti.-
-Tanto lo sai, io mi fido di te. Non sono gelosa di Alice.-
-E non devi esserlo. Ora scappo al lavoro, ci vediamo dopo.-
-A dopo Martini.- rispose Bianca.
 
Verso le 10 la casa era tranquilla. Anna ed Emiliano erano in camera loro, i nonni erano nel salone, Melina puliva la casa, Bianca era in cucina a preparare un dolce.
Un’oretta dopo arrivarono a casa Martini insieme Monica, Kate e Sonia con il bambino. Felici di essersi ritrovati, appena Melina aprì la porta andarono direttamente dai ragazzi.
Loro non sapevano nulla di quello che era successo il giorno prima e così raccontarono di nuovo tutta la giornata.
 
-Anna, ricordami la prossima volta di darti retta prima.- disse Sonia sorridendole.
-Ma ora come va la gamba?- chiese Kate.
-Non me l’hanno amputata e sono vivo. Vi tocca sopportarmi ancora per un po’.-
-Smettila cretino.- disse Sonia.
-Sentite, vi va di rimanere a pranzo?- chiese Anna.
-Io accetto volentieri.- disse Kate.
-Beh, anche io.- rispose Sonia. –Come i vecchi tempi.-
-Si, ma con qualche arrivato in più.- aggiunse Emiliano.
-Ma ci pensate?- chiese Sonia. –Tutti e tre siamo riusciti a cambiare vita, chi l’avrebbe mai detto? Non riesco più a immaginarmi come la ragazza che ero prima.-
-Beh, forse è un bene.- continuò Emiliano.
-Ne avete combinati di casini, eh?- disse Kate.
-Tanti.- rispose Sonia.
-Ma chissà anche tu che combinavi a Londra.-
-Quello che voi state facendo adesso: ho cambiato vita. Mi sono dedicata alla mia attività ed a mia figlia.-
-Dev’essere stato difficile, senza nessuno.-
-Per fortuna sono sempre riuscita ad andare avanti.- Ad un tratto ad Emiliano squilla il telefonino. Numero anonimo. Risponde ma dall’altro lato sembra non esserci nessuno. Cinque lunghi ed interminabili secondi e cade la linea.
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Ma buonasera :D
Finalmente eccomi con un nuovo capitolo ;D
Come sempre vi ringrazio perché continuate a seguirmi nonostante non sia costante negli aggiornamenti.
Per chi volesse può seguirmi sulle mie pagine facebook :D
Ci sentiamo al prossimo capitolo <3
Eliessa <3
 

 

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Capitolo 18
*** Io non ci riesco ad andare avanti così ***


Io non ci riesco ad andare avanti così



 
Uno squillo di cellulare.
Una chiamata.
Numero anonimo.
Nessuno che dall’altro lato del telefono risponde.
Cinque secondi e poi… Chiamata terminata.
 
Emiliano, che per rispondere si era alzato dal letto, ritornò  dalle ragazze.
-Chi era?- chiese Anna per curiosità.
-Nessuno.- rispose Emiliano.
-Come nessuno? Dai chi era?- continuò a chiedere Anna.
-Chiunque fosse ha riattaccato senza dire nulla, era una chiamata anonima.-
-Chiamata anonima?!-
-Sì Anna.- La ragazza guardò negli occhi Emiliano come a cercare un po’ di conforto, come a dire: promettimi che andrà sempre tutto bene, che tu ci sarai ed io sarò tranquilla. –Dai, allora cosa stavamo dicendo?- chiese Emiliano per cercare di non mostrarsi ancora più preoccupato di quanto già non lo era.
-Ma niente.- rispose Monica. –Parlavamo di Londra. Un po’ mi manca.-
-Puoi sempre ritornarci.- disse Sonia.
-Ho detto addio a quella città per molto tempo. Ora che ho ritrovato mio fratello, la mia vecchia amica e… una cognata voglio stare qui. Credo che sia il luogo migliore per ricominciare per la seconda volta una nuova vita.- Intanto Anna, immersa nei suoi pensieri, decise di alzarsi.
-Dove vai?- chiese Emiliano.
-In bagno.- rispose Anna. –Vuoi che ti porti qualcosa tornando?-
-No, grazie.- Anna uscì da camera sua. Aveva inventato una balla, non doveva andare in bagno, voleva solo uscire da quella stanza. Non voleva che Emiliano la vedesse preoccupata, non voleva che vedesse nei suoi occhi la paura di perderlo e più cercava di stare calma e tranquilla e più non ci riusciva.
Finché tutto non sarebbe finito doveva impaperare a convivere con la paura che ormai si era impossessata di lei. Intanto, mentre era in cucina, dal salone arrivò Marco.
-Ehi, indecisa su cosa mangiare?-
-Marco!- esclamò Anna. –Eh… no. Pensavo.-
-A cosa?-
-Che ho paura Marco, tanta paura.-
-Il padre di Emiliano si è rifatto vivo?-
-Forse sì.-
-Che vuol dire forse si?-
-Prima Emiliano ha ricevuto una chiamata anonima, ed io scommetto che era lui. Io non ci riesco ad andare avanti così… mi sento…-
-Come?-                                                     
-Non lo so neanche io, so solo che ho paura e non posso dirlo ad Emiliano, va a finire che mi da della bambina ed è la volta buona che mi lascia.-
-Ora esageri un po’. Secondo me, dovresti semplicemente parlargli.-
-Ma ne abbiamo parlato Marco,ma è difficile lo stesso. Se questa situazione non finirà non sono tranquilla e serena.-
-E come pensi che finirà?-
-Non lo so, e questo mi fa ancora più paura. Emiliano lo conosci, è impulsivo, potrebbe fare di tutto.-
-Sono sicuro che andrà tutto bene.- cercò di rassicurarla Marco in un abbraccio.
-Grazie Marco. Ora torno da Emi e le altre, altrimenti mi danno per dispersa.- Continuò Anna asciugandosi una lacrima.
-Mi raccomando Anna, uhm!- A quelle parole Anna annuì e tornò in camera.
-E’ pronto il pranzo?- chiese Emiliano appena Anna entrò in camera.
-Ma solo a mangiare pensi?- Tutti si misero a ridere.
-Si, ma io sono malato, devo nutrirmi.- rispose Emiliano.
-Ed io sono incinta e devo mangiare per due.-
-Ok, basta.- s’intromise Sonia. -Altrimenti andiamo avanti così fino a domani mattina con voi due.- Dopo un’oretta da quella chiacchierata, il pranzo fu servito. Anna ed Emiliano passarono la durata del pasto in allegria, o meglio senza pensieri per un po’ di tempo, ma i pensieri vanno e vengono, basta un niente per far scaturire un pensiero che porti al peggio. Un telefonino che suona, qualcuno che suona il campanello, basta un niente.
Dopo pranzo, Sonia e Monica andarono via anche perché la prima aveva da fare per la serata: Fabio l’aveva invitata a cena e Monica decise di ritornare al casale per lasciare riposare il fratello che pur vedendolo ridere e
scherzare, stava male non solo moralmente ma anche fisicamente.
Intanto nella stanza delle ragazze Alice stava preparando le valige. Lele ch era appena uscito dalla camera di Maria la vide e decise di parlarle.
-Allora non mi sbagliavo quando pensavo che tu non eri qui solo come la madre dei gemelli.- iniziò Lele stando sul ciglio della porta.
-No, non ti sbagliavi. Ci ho provato ed ho fallito. Chissà, forse è il mio destino: trovare uomini sbagliati. Sbagliati per me.- Lele entrò in camera.
-L’uomo del master americano, Sergio, Pierre… Io.-
-No, tu no Lele. Tra i tanti tu non sei stato quello sbagliato, nella nostra relazione quella sbagliata ero io.-
-Alice…-
-No, non aggiungere altro Lele. Torno a Parigi, da qualche parte devo pur ricominciare e voglio farlo da lì.-
-Va bene, se è questo quello che vuoi, a me sta bene.-
-Non sarà facile per i bambini, ma spero che capiranno.-
-Tutta al più verremo a Parigi a trovarti oppure potresti scendere tu, magari per le feste.-
-Vedremo, per il momento ritorno a Parigi, poi si vedrà.- Bobò, Inge ed Elena salendo in camera di quest’ultima sentirono la frase della madre. I gemelli entrarono, mentre Inge decise di rimanere fuori ad aspettare.
-Come vai via?- chiese Elena.
-Vieni qua Elena.- disse Alice. –Io e vostro padre non possiamo più vivere nella stessa casa, non siamo più sposati quindi è giusto che io ritorni a Parigi, ma voi potete venire quando volete.-
-Anche se non siamo più marito e moglie lei è sempre vostra madre.-  Bianca che era salita per andare in bagno vide la figlia appoggiata al muro.
-Che ci fai qui da sola?- chiese Bianca.
-Bobò ed Elena sono dentro con Lele e Alice. Ha deciso di tornare a Parigi.-
-Ah!- Esclamò Bianca sorpresa.
-Voi siete liberi di vederla quando volete, basta solo chiederlo e vi porto da lei.-
-E Bianca?- chiese Bobò. –Non le da fastidio se ti chiediamo di vedere la mamma?-
-No, non le da fastidio. E’ un po’ come con Gus, a me non da fastidio che lui stia qui con noi. Qualsiasi siano i rapporti tra noi grandi, voi non dovete risentirne.-
-Forse siamo un po’ cresciuti per questi discorsi papà.- disse Elena.
-Hai ragione.- rispose Lele sorridendole.
-Però… papà possiamo accompagnare mamma insieme all’aeroporto?-
-Va bene. Ora esco voi se volete state qui ad aiutare mamma.-
-Si, ma chiamiamo Inge che ci aspetta fuori.- disse Bobò.
-Come fuori?- chiese Alice. Lele uscì dalla camera per controllare e infatti la vide, ma oltre a lei c’era anche Bianca.
-Inge, se vuoi puoi andare.- le disse Lele e sorridendogli entrò in camera e chiuse la porta. –E tu da quanto tempo sei qui?-
-Un po’.- ripose Bianca.
-Un po’ quanto?-
-Non importa.- ripose con uno dei suoi migliori sorrisi Bianca.
-Senti, io accompagnerei insieme ai gemelli Alice…-
-All’aeroporto. Tranquillo, so tutto.-
-Ho il tuo permesso?- chiese scherzando Lele.
-Per questa volta sì Martini.- Lele baciò Bianca e poi busso alla porta della camera di Maria.
-Maria, posso?-
-Sì, entra.- Maria era sul letto con marco ed i bambini a giocare. –Volevo dirti che Alice torna a Parigi, parte fra poco.-
-Come torna a Parigi?-
-Torna a Parigi, non c’è altro da dire.-
-Però io una cosa devo dirtela, magari quando sei libero.-
-Non mi piace quello sguardo.-
-E fa bene a non piacerti.-
-Vabbeh, ti aspetto dopo di sotto per salutarla.-
-D’accordo.- rispose Maria.
Dopo poco più di un’ora erano tutti riuniti in salone: Libero, Enrica, Lele, i gemelli, Inge, Bianca, Anna, Emiliano, Marco,  Maria e li avevano raggiunti anche Ciccio con Trecy.
-Guardate che non è un addio.- disse Alice quando vide l’esercito dei Martini al completo.
-Lo sappiamo, ma dovresti sapere che noi siamo sempre così… invadenti.- disse Anna.
-Mi raccomando Anna, stai a riposo e bada ad Emiliano.- disse facendole l’occhialino.
-Ci proverò.- ripose Anna.
-Bella mia.- iniziò Libero.
-No Libero, non iniziare a piangere altrimenti non ti saluto. Ma volete mettervi in testa che io sto solo tornando a casa?-
-Allora fai buon viaggio.- disse Libero.
-Ci chiami appena arrivi a Parigi?- chiese Elena.
-Certo che vi chiamo.-
-Ciao mamma.- disse Bobò mentre insieme ad Elena l’abbracciarono.
-Ciccio e Trecy, tenetemi informata sulla nascita dei bambini, eh.-
-Certo zia.- rispose Ciccio.
-Bianca, mi raccomando anche te, eh.- Bianca l’abbracciò.
-Zia… in una prossima vita impara a darmi retta quando sono piccola.-
-Lo terrò a mente.- disse Alice abbracciando la nipote. –Allora ciao famiglia.- e tutti le risposero con un ciao in coro. Ad accompagnarla fuori ci fu solo Enrica.
-Tesoro mio, sei sempre mia figlia ed io vorrei solo che tu sia felice.-
-Non sarà facile, ma ci proverò. Magari ti aspetto a Parigi, che dici, eh?-
-Promesso.- Enrica abbracciò la figlia.
-Allora, vogliamo andare? L’aereo parte.-
-Arrivo Lele. Ciao mamma.- E così, Lele, Alice ed i bambini s’infilarono in macchina per andare all’aeroporto.
In casa Martini invece tutti ritornarono nelle loro stanze, o alle loro faccende.
Anna ed Emiliano decisero di stare in salone a vedere un bel film e mentre lo guardavano Emiliano iniziò a parlare.
-Lo so Anna. Lo so che hai paura, anche io ne ho.-
-Perché non me lo dici guardandomi negli occhi?- chiese Anna e così Emiliano si girò e la guardò dritta negli occhi.
-Anna io ho paura, ma non posso permettermi di farti vedere il mio lato debole ora. Uno dei due deve essere più forte dell’altro. Conosco mio padre e so che tornerà a farsi vivo, non so quando ma so che accadrà. Ti chiedo solo di avere pazienza insieme a me e di starmi vicino.- Anna senza replicare una parola lo baciò davanti gli occhi del nonno che ancora non si era abituato all’idea che la sua Annuccia ora era Anna e stava crescendo

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Rieccomi tra voi :)
Buonasera <3
Finalmente vi posto un altro capitolo. Come sempre ringrazio tutte le persene che continuano a seguirmi e vi lascio i link delle mie pagine facebook, caso mai volete passare :D
Ci sentiamo al prosssimo capitolo, Eliessa <3


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Capitolo 19
*** Ti fidi di me? ***


TI FIDI DI ME?




 
Anna ed Emiliano erano ancora in salone a darsi un bacio sotto gli occhi di nonno Libero che ancora non si era abituato a vedere Anna sotto altri occhi. Per lui era ancora la sua Annuccia, non c’è niente da fare e non riusciva ancora a concepire l’idea che presto poteva anche lei prendere il volo e andare via un giorno da casa Martini, la casa che ha visto crescere generazioni intere.
-Annu… Anna eh eh.-
-Libero! Lasciali stare, non stanno facendo nulla.- disse subito Enrica. Emiliano subito si staccò dalle labbra di Anna per guardarla un attimo fisso negli occhi e subito dopo entrambi rivolsero lo sguardo verso i nonni.
-Dai nonno.- iniziò Anna –Era solo un bacio. Non è che ora per baciarlo ogni volta mi devo chiudere in camera.-
-Si, ma quello era più di un bacio.-
-No, era un bacio, e poi anche se fosse aspettiamo lo stesso un bambino… o una bambina chi lo sa?!-
Disse Anna passandosi una mano su ventre e subito sentì il calore della mano di Emiliano sopra la sua.
-Alla fine cosa importa? L’importante è essere tutti e tre insieme.- disse Emiliano.
-Certo che voi…- disse Libero andando a sedersi sul divano con Enrica. –Certo che voi mi fate emozionare. Io penso che voi siate ancora piccoli, soprattutto la mia Anna e poi vi sento parlare così e di colpo siete già grandi con una famiglia tutta vostra di cui prendervi cura.-
-Benvenuto in casa Martini.- disse Anna voltandosi verso Emiliano. -Sei sopravvissuto al caos della mia famiglia, al pianto di nonno, ora se sopravvivi anche alla storia del povero Carmine, e degli ebrei, puoi considerarti un vero Martini.-
-Ah già, perché tu non lo sai.- continuò Libero.
-No, ti prego!- esclamò Anna.
-E ma se lui non lo sa che…-
-Ecco che inizia.- disse Enrica.
-Ahhhh, ma  almeno a lui posso dire che ho salvato una famiglia di ebrei?-
-Davvero?!- chiese incredulo Emiliano.
-Si Emilià. Vieni che ti racconto e ti faccio vedere anche un pezzo della mia vita che sta in cucina, un ricordo che difenderei a costo della vita. Tu devi sapere che quando ero piccolo lavoravo presso un…- Libero prese Emiliano da un braccio e aiutandolo a camminare arrivarono in cucina.-
-Nonna, la prossima volta ricordami di contare fino a 10 prima di parlare.-
-Sono sicura che dopo questa spiegazione Emiliano non vorrà più sentir parlare di ebrei, Carmine, ferrovie e quanto altro.-
-Eh beh, lo credo anche io.-
-E tu?-
-Io cosa, nonna?-
-Tu come stai?-
-Come sto… potrei dirti di stare bene ma mentirei, e mentirei anche se dicessi di stare male.-
-E’ per Emiliano e tutto quello che è successo?-
-Sì. Io lo so, lo so che Emiliano non mi lascerà mai, che vuole me, nostro figlio, ma io ho paura di perderlo. Sto vivendo con l’ansia di perderlo e… devo anche fare finta che vada tutto bene con lui, ma lo so io la paura che ho quando squilla il telefono, quando bussano alla porta, quando la notte sento qualche rumore strano… ho sempre il terrore che il padre sia qui.-
-Questa è un ossessione Anna e non ti porterà a nulla.-
-Ma io ho paura. Emiliano mi ha raccontato della sua infanzia, del padre, quello che sapete voi è solo una parte della storia. Se Giampiero ha trovato Monica a Londra, potrebbe trovare anche Emiliano qui a Roma e se dovesse trovarlo credo sarebbe la fine.-
-La fine di cosa?-
-Di tutto nonna, di tutto. Il padre di sicuro ha combinato l’ennesimo casino e chi deve aiutarlo? Emiliano. Lui pensa ancora che sia un bambino a cui dice questo si fa e quello no. E intanto Monica e Kate stanno al casale, io ed Emiliano segregati in casa, bella famiglia divisa.
-E come pensate di risolvere questa situazione?-
-Io credo che in fondo non ci sarà mai una soluzione e se c’è facciamo fatica a trovarla.-
-A tutto c’è una soluzione, però ricordati che se hai bisogno tua nonna c’è, qui ci siamo tutti quanti.-
-Eh che non lo so? La famiglia Martini è una famiglia di casini proprio perché nessuno si fa mai i fatti propri.- risero entrambe.
-E il piccolino, o la piccolina invece, come sta?-
-Benone dire. Con mamma sua sta sempre bene.- Dall’angolo che da sulla camera da letto, arriva Lele.
-“Mamma”, solo questa parola sento ultimamente, non sarà che ci sono troppi figli in arrivo? Io inizio a sentirmi vecchio.-
-Perché lo sei.- rispose secca Anna, scherzando.
-Cioè io sarei vecchio?- chiese Lele alla figlia sedendosi accanto a lei.
-Sì. Qualcosa da ridire?-
-Certo, guada qui, dove la trovi un’altra persona come me, cinquantenne ma soprattutto giovane dentro?-
-Eh, per fortuna non se ne trovano in giro.-
-Vedo che hai una grande considerazione per tuo padre.-
-Dai, vieni qui.- disse Anna abbracciando suo padre e dandogli un bacio sulla guancia.
-Emiliano dove sta?-
-E’ in cucina con nonno, gli sta raccontando la storia degli ebrei!-
-A Emiliano?!- disse Lele.
-Eh già, prima o poi doveva succedere anche questo. Dovevo portarlo in clinica per un controllo, ma aspetto che si sorbisca tutta l’emozionante storia di papà.
-Senti Lele, che dici se porti anche Anna per un controllo? Dopo tutto quello che hanno passato, non vorrei che il mio nipotino ne risentisse.-
-Federica questo pomeriggio è di turno, se te la senti perché no… puoi venire anche tu. Anche a me un controllo farebbe stare più tranquillo. Non so se lo hai capito, ma devi stare a riposo.-
-Fosse facile, ma se non tengo a bada io Emiliano chi lo fa?-
-Ecco, di questo problema poi ne parliamo.-
-Anche tu papà? Non avete capito che non esiste il poi? Esiste ora, ora il padre è qui… qui insomma ancora non sappiamo dove sta.-
-Sento qualcosa che vibra.- disse Lele sentendo il cellulare di Anna vibrare sul divano.
-E’ il mio. E’ Sonia. Pronto Sonia dimmi. Cosa?! Come è lì? Ma sei sicura? No, ora avverto Emiliano ma non facciamo nulla e tu torna dentro casa, meno ti vede meglio è. Si lo so, scusa in questa situazione ci sono coinvolte anche persone che non dovrebbero. Si aspetto notizie, grazie bella, ciao.-
-Che succede?- chiesero all’unisono Lele ed Enrica.
-Un gran bel guaio: il padre di Emiliano pare sia da due ore fermo davanti il suo negozio. Lo sta aspettando.- Anna fece un respiro profondo e poi urlò il nome di Emiliano.
-Ehi che succede? Lo sai che non posso correre!-
-Tuo padre è da due ore fermo davanti il negozio, ha appena chiamato Sonia per dirmelo.- disse Anna tenendo ancora il cellulare tra le mani.
-Ora vado lì, lo ammazzo e torno così mettiamo la parola fine e basta.-
-No, tu ora stai qui e la parola fine la metto io a te.- disse Anna.
-Ao, la volete finire che qua mi fate preoccupare e la mitraglia… la mitralica, insomma il cuore scoppia!-
-E che facciamo Anna? Rimaniamo a guardarci in faccia e aspettiamo che vada via? Lo conosco non se ne andrà mai. Potrebbe aspettare anche per ore… per giorni. Io vado.-
-No, tu da solo non vai da nessuna parte hai capito?- disse Anna.
-Bene, allora ci vengo io con te!- esclamò Lele.
-Lele, figlio mio che volete fare?-
-No, non posso permetterlo.- disse Emiliano.-
-Ed io non ti lascio andare da solo.-
-Ok, mi accompagni a patto che rimani a casa di Sonia. Dovesse succedere qualcosa ci vediamo lì.-
-Sempre se avrai il tempo per arrivarci.- disse Anna.
-Ti fidi di me?- chiese Emiliano senza ricevere nessuna risposta. –Ti ho chiesto: ti fidi di me? Ho bisogno di saperlo.-
-Si, mi fido.- rispose Anna con quel poco di voce che aveva. –Mi fido e ti aspettiamo qui.- Disse Anna portando la sua mano e quella di Emiliano al ventre. Intanto dalla porta principale entrarono Marco e Maria con i bambini e subito notaro gli sguardi della famiglia impauriti e preoccupati.
-Che succede?- chiese Maria.
-Andiamo.- disse Lele rivolto ad Emiliano che dopo aver lasciato un bacio sulle labbra di Anna, si precipitò con Lele fuori per raggiungere il negozio.
-Ci dite cosa sta succedendo?- chiese Marco.
-Emiliano sta andando ad incontrare il padre.- disse Enrica.
-Cosa?!- rispose incredulo Marco.
-E noi, ora, possiamo solo aspettare.- disse Anna.
Dopo una decina di minuti Lele ed Emiliano erano arrivati a destinazione, ma si divisero: il primo andò a casa di Sonia, il secondo dal padre.
 
-Sono qui. Dimmi cosa da me e facciamola finita!-
 
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Ed eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo :D
Scusate il ritardo, ma ci sono state le feste :P
Aollra… vi paice? Che dite… faccio meglio a cancellarla la storia? :’)
Ah, voglio ringraziare una persona in particolare: Alaska Shine perché mi segue anche sulla mia pagina face book, dopo essersi assentata diversi mesi. GRAZIE! <3
 
E come sempre, se volete, vi ricordo di passare nelle mie due pagine facebook:
 

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Capitolo 20
*** Il futuro siamo io e te ***


Il futuro siamo io e te 



Emiliano e Giampiero erano l’uno di fronte all’altro. Sguardi fissi, occhi pieni di rabbia, soprattutto da parte di Emiliano. A guardarli c’era Lele;  ovviamente non aveva seguito il consiglio di Emiliano e quindi si ritrovava a pochi metri da loro.
Se la situazione avesse preso una brutta piega lui era lì pronto ad intervenire.
-Allora?- iniziò Emiliano. –Rimaniamo così a fissarci per ore o mi dici una volta per tutte cosa vuoi da me?-
-Il mio riscatto.-
-Sarebbe?-
-Soldi.-
-E te pareva, cosa potevi chiedermi tu, soldi, solo quello. Però mi spiace io non ne ho e se anche li avessi non te li darei. Ho una famiglia e tutto quello che ho devo usarlo per mandarla avanti. Presto avrò un figlio e se permetti nella lista delle precedenze c’è lui, tu sei all’ultimo posto.-
-Senza soldi sono costretto a scappare a continuare la vita che faccio da anni e non ci sarà mai una fine.-
-E cosa credi che importi a me?-
-Come? Io sono tuo padre, qualcosa dovrebbe importarti.-
-Mio padre? No tu non sei un padre. Un padre non abbandona i propri figli e non porta la moglie al suicidio. Nonno Emiliano è stato un nonno ed un padre, poi sono venuto a Roma ed ora sai chi è la mia famiglia? I Martini. I nonni di Anna mi trattano come se fossi loro nipote, suo padre mi tratta come un figlio, i suoi fratelli mi trattano…-
-Da fratello scommetto.-
-Si, da fratello. Avevo dimenticato cosa volesse dire visto che per colpa tua Monica è scappata a Londra. Tu per me non sei nessuno. Ed ora vattene, non ti voglio vedere mai più. Mai più.- ripeté Emiliano.
-Ed io che pensavo di poter ricominciare.-
-Ah, tu credevi di ricominciare? Ma ricominciare cosa? Non hai mai fatto il padre, mai!-
-Guarda che non è facile mantenere una famiglia.-
-E certo, tu infatti sei riuscito a distruggerla. Sai cosa mi auguro? Che io non diventi mai come te. Mio figlio non avrà mai un padre che si è comportato come tu hai fatto con me e Monica. Mio figlio avrà un padre come Lele, un padre che anche stando dall’altra parte del mondo era in qualche modo presente. Ecco, mio figlio avrà un padre sempre presente, sempre e con lui farò tutto quello che tu non hai mai fatto con me: gli insegnerò a camminare, lo porterò al parco a giocare a pallone, lo porterò al parco giochi per spingerlo sull’altalena e farlo arrivare al cielo facendolo sentire il bambino più forte, faremo colazione insieme tutte le mattine, lo porterò a scuola, lo aiuterò nei compiti, gli starò vicino quando crescerà e quando mi manderà al diavolo perché avrà un problema gli starò accanto anche solo per un abbraccio in modo tale da fargli capire che io ci sono. Ma alla fine sai quale sarà la sua vera fortuna? Sarà amato dai suoi genitori, io ed Anna lo ameremo più di quanto ci amiamo noi. Non vedrà mai i suoi genitori mettersi le mani addosso e se mai ci saranno liti o momenti difficili faremo di tutto perché nostro figlio ne rimanga fuori.- a quelle parole Giampiero si mise a piangere, ma le lacrime non riuscirono a commuovere il figlio. Aveva troppa rabbia dentro di se che se anche l’avesse perdonato era l’ultima persona che volesse vedere al mondo. –Le tue lacrime non riusciranno a farmi sciogliere questo macigno che da anni ho dentro e che con il passare del tempo si è fortificato. Vattene, per favore.-
-Io rivoglio solo i miei figli.-
-Avremmo anche lo steso sangue e lo stesso cognome, ma non sei più mio padre da quando hai causato la morte di mamma. Scordati di noi.-
-Almeno aiutami, ti prego ho bisogno di soldi e quella è gente che non scherza.-
-E tu dov’eri quando io ero in mezzo ad una strada ed avevo bisogno di soldi? Dov’eri tu quando ero io ad aver bisogno di aiuto? A divertirti con qualche bella cubana, vero? Arrangiati! Io torno dalla mia famiglia, quella vera.-
-Ti prego, non mi costringere ad usare le maniere forti.- continuò Giampiero quasi cambiando tono, diventando più freddo.
-Cosa vuoi fare? Uccidermi? Fai pure, così sulla coscienza avrà anche tuo figlio. Ma non ti bastano tutti i casini che hai fatto, quelli in cui mi hai lasciato… E comunque se vuoi uccidermi fai pure, ma fallo mentre sono di fronte a te, non vorrai colpirmi da dietro come un codardo!- Giampiero stava per prendere la pistola che aveva dietro ma qualcosa dentro di se lo bloccò.
-Vai via prima che ci ripenso. Scappa.- Emiliano si voltò per andare verso casa di Sonia ed a quel punto gli andò incontro Lele che da Sonia non ci era mai andato.
-Non ti avevo detto di salire?- disse Emiliano rivolto a Lele
-Se ti fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.-
-Tu si che sei un padre, Lele. Grazie!-
-Torniamo da Anna? Così non sta in pensiero.-  Emiliano annuì. Entrambi andarono in auto e iniziarono il viaggio verso casa. Appena partiti Emiliano prese il cellulare e chiamò Anna: aveva bisogno di sentirla.
Due squilli e poi dall’altro lato si sentì un leggero “Emi?!” da parte di Anna e lui rispose con voce sicura, ferma e decisa “Ti amo”.
Entrambi sorrisero senza dirsi niente e poi fu Emiliano a continuare: “Sto arrivando, aspettami”. E poi mise giù. Lele cercava di guardare Emiliano, e ogni volta capiva che era sempre più innamorato della sua bambina, della sua Anna, della futura madre di suo nipote e questo non poteva che renderlo felice perché sapeva che sua figlia era in buone mani con un futuro certo davanti.
-Lele, io non so se mio padre un giorno o l’altro ritornerà. Per il momento possiamo solo tirare un sospiro di sollievo, ma non griderei vittoria perché non so cosa mi riserva il domani con lui, ma voglio chiederti una cosa, un favore grande con Anna. Per Anna.-
-Cosa?-
-Facciamole capire che con mio padre è finita per sempre. Vorrei che questa gravidanza andasse bene ed io lo so che mi sta mentendo, la conosco bene e lo so che ha paura e le do ragione. La amo ma nello stesso tempo riesco, non volendo, a farla soffrire quindi vorrei che questi mesi passassero serenamente.-
-Certo e comunque lo so che a lei ci tieni. Non saresti qui se non amassi Anna e sai che ti dico? Sono contenta che si sia innamorata di un ragazzo come te. Di te. Certo, avete affrettato i tempi, però…-
-Non volevamo, ma è capitato. Se presto avremo un figlio vuol dire che il nostro è amore e ci ha uniti più di quanto già non lo fossimo.-
-Senti, questa sera pizza, patatine e gelato alla stracciatella come li vedi per me ed Anna?-
-E vada per pizza, patatine e gelato.-
-Bene, così per stasera non mi stressa con le sue voglie durante la notte.-
-Di già?-
-Inizio a farci l’abitudine.-
-E fai bene.- finì per dire Lele.
Dopo essersi fermati in pizzeria ed essere rimasti lì per una buona mezz’ora, finalmente tornarono a casa.
Appena Anna vide dalla finestra del salone la macchina del padre aprì la porta ed aspettò che i due entrassero a casa.
-Ma quanto ci avete messo? Una chiamata potevi farla per dire che avreste ritardato.-
-Se ti calmi ti dico perché abbiamo fatto tardi.- disse Emiliano. –Ho preso le pizze e il gelato. Io, te, e un po’ di pace in camera nostra.-
-Non sai quanto ne avevo voglia. Io direi di iniziare dal gelato.- disse Anna.
-Io direi di calmarti e di aiutarmi perché non riesco a portare tutto da solo.-
E mentre i due ragazzi cenarono da soli nella loro camera la famiglia era a cena in cucina e Lele ne approfittò per raccontare quello che era successo: Giampiero non sarebbe tornato, ma non era detto che i problemi erano finiti lì.
-Certo che questi due ragazzi hanno una forza di lottare, di andare avanti incredibile.- disse Libero.
-Anna di certo ha presto da te.- rispose Lele.
-Per la lotta si, ma la testa dura tua figlia, anzi i tuoi figli tutti e 5 e spero anche il 6 l’hanno presa da te.-
Intanto in camera Anna ed Emiliano erano da soli, tranquilli e rilassati. Era da un po’ di tempo che non si sentivano così in pace.
-Emi, devo dirti una cosa?-
-Mi vuoi lasciare?- rispose scherzoso Emiliano.
-E’ una cosa seria.-
-Anche la mia risposta.-
-Seria e mi ridi in faccia, dai.-
-Cosa devi dirmi?- chiese Emiliano questa volta serio.
-Ti amo. Ti amo e a volte non riesco a dimostrartelo. Dentro di me sento una cosa troppo grande che ogni gesto che faccio mi sembra una banalità in confronto a quello che sento per te. Ti amo e non so dimostrarlo.-
-Tu non hai bisogno di spiegarmi nulla, lo so che mi ami. Lo so e a me questo basta perché se ho il tuo amore ho tutto ciò che ho bisogno nella vita per andare avanti.-
Ed a queste parole Anna lo baciò appassionatamente.

 
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 Mi avevate dato per dispersa? E invece no eccomi qui!
Scusate il ritardo ma è stato un periodo pieno e la storia è passata in secondo piano.
Voglio però ringraziarvi perché nonostante io non sia puntuale negli aggiornamenti voi ci siete, mi seguite e questo mi riempie di gioia!
 
E come sempre, se volete, vi ricordo di passare nelle mie due pagine facebook:

   
Ci sentiamo alla prossima!
Eliessa <3

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Capitolo 21
*** Felici quando lo saremo? ***


Felici quando lo saremo?



 
Il mattino seguente, alle 7 e un quarto tutta la famiglia Martini era in cucina per la colazione.
In ritardo ad arrivare furono Anna ed Emiliano.
-Stamattina ve la siete presa comoda, eh?- chiese con tono scherzoso Lele.
-Non so perché, ma questa mattina mi sono svegliata con un senso di leggerezza e sono riuscita a dormire tutta la notte senza svegliarmi.- continuò Anna.
-Beh meglio così.-
-Permesso?!- chiese Gus entrando dalla porta-fienstra della cucina insieme a Monica e la figlia.
-Papà!- esclamò Inge andandolo a salutare mentre Kate si avvicino ai suoi zii per poi andare in salotto con Jonathan e Palù.
-Buongiorno a tut...- disse Monica, ma non fu in tempo a finire la frase che subito Emiliano la fermò.
-Ho visto… papà ieri!-
-Perché non mi hai detto nulla?-
-Perché non mi sembrava il caso, comunque vuoi sapere com’è andata?- Monica annuì ma aveva paura di quello che il fratello le stava per dire.
-Non tornerà, siamo liberi!-
-E’ uno scherzo?- rispose incredula.
-No, non è uno scherzo.-
-No, non ci credo. Uno come papà, insomma uno con il suo carattere, forte, determinato si è arreso? Non è possibile.-
-Le persone cambiamo. Per un attimo ieri ho creduto di aver fatto un viaggio di sola andata da lui, però mi sbagliavo.-
-Possiamo andare di la a parlare? Da soli.- Emiliano rimase sorpreso dalla richiesta della sorella, sapeva bene che non aveva segreti né con i Martini, né con Anna ma decise si accontentarla.
-Si, certo.- rispose Emiliano sorpreso. –Andiamo in camera.- Monica seguì il fratello il camera sotto lo sguardo sorpreso di Anna. Non capiva il perché di tanto mistero. Cosa doveva dirgli di così segreto? Riguardava il padre?
-Vabbeh io vado a portare i bambini a scuola e poi vado al lavoro.- disse Maria anche per rompere quel silenzio imbarazzante che si era creato.
-Io vado in redazione allora.- continuò Marco.
-Ragazzi preparatevi anche voi perché tra poco andiamo- disse Lele ai ragazzi.
-Si.- risposero in coro.
-Vado a prendere lo zaino e sono pronto.- continuò Bobò.
-Anna, tutto bene?- chiese il nonno.
-Si certo nonno.-
-Sei, strana, pensierosa e sai che non mi piace vederti così a nonno tuo.-
-Ma se non sai neanche a cosa stavo pensando nonno.-
-Pensavi a qualche branco di “Lupi” di nome Emiliano.-
-Nonno!- Anna si mise a ridere.
-Tuo nonno ha ragione Anna.- continuò Enrica.
-Vuoi vedere come vi faccio tornare il sorriso, soprattutto a te nonna?-
-Sentiamo!- rispose Lele.
-Nonna, conosci qualche locale esclusivo?-
-E che ci devi fare?-
-Mah, non so. Una festa. Una festa per i miei 18 anni.-
-Abbiamo poco tempo per trovarne uno, e poi la lista degli invitati? Ecco, dobbiamo farci sempre riconoscere, sempre all’ultimo minuto dobbiamo organizzare le cose. Che figura!-
-Ah, eccoti.- disse Anna andando ad abbracciare la nonna. –Eccola la mia nonna!-
-Ohh, Anna!- esclamò Enrica.
-Tu trova un locale nonna, al resto ci penso io.-
-Ma a tuo padre hai chiesto il permesso?-
-Lele, non hai capito che oramai i genitori non servono a niente. Vuole festeggiare e festeggia, azzo se non festeggia. Se poi ci si mette anche Enrica… chi le ferma più.-
-Ma tu Anna non eri per le piccole feste?-
-E’ la mia prima vera festa e vorrei che fosse indimenticabile.  Corro a dirlo ad Emiliano.-
-Aspetta è in camera con Moni…- Lele non finì la frase perché Anna era già davanti la porta della sua camera, dimenticandosi che era in camera con Monica. La porta era socchiusa e li sentiva parlare a bassa voca, ma nello stesso tempo alta da poter sentire per bene quello che stava succedendo.
-Papà non si è arreso Emi! Ritornerà, perché non vuoi capirlo?-
-E tu perché non pensi che finalmente può essere andato via per sempre?-        
-Ma se non credi neanche tu stesso alla bugia che mi stai raccontando! Le persone come lui si nascondono solamente e poi ritornano. Ritornano sempre, infatti si è visto. Emi, lascio Roma. Io non posso vivere qui, nella città dove abita lui. Non ci riesco. E se succedesse qualcosa a Kate? Io ho una figlia a cui pensare?-
-Perché io? Io ho una ragazza, un figlio e una famiglia. E li devo proteggere da una sola persona. Per il momento non ritornerà.-
-Appunto, per il momento. Io non posso vivere di momenti.-
-E dove vorresti andare?-
-Il più lontano possibile.-
-No, non puoi farlo.-
-Invece si, e dovresti farlo anche tu.-
-No, non farò mai questo, non farò quello che vuole nostro padre. Roma è la mia casa ed io resterò qui. A costo di affrontarlo io resterò qui e dovresti farlo anche tu. E poi se andrai via non ci rivedremo più.-
-Ma che dici?!-
-E’ così Monica! Come quando sei scappata a Londra, se tu non fossi tornata per papà non ci saremmo più rivisti. Una cosa ha fatto di buono, ci ha riunito, non separiamoci di nuovo ora.-
-Non ci riesco.-
-Ora ci sono io! C’è la mia famiglia, c’è Sonia, non sei sola.-
-I Martini ti hanno cambiato.-
-Mi hanno dato tutto quello che volevo: una famiglia. Sono duro e scontroso, ma chi mi conosce sa che non sono così.-
-No infatti, tu sei uno di quei ragazzi che nonostante tutto crede nell’amore vero e che regala ancora le rose alle ragazze.-
-Eh, ma non dirlo in giro, il mio lato romantico lasciamolo riservato.-
-Non dirmi che ad Anna non hai mai regalato una rosa?-
-No, ma volevo fare qualcosa di speciale per il suo compleanno e per questo ho bisogno dell’aiuto di qualche donna…-
-D’accordo, d’accordo.-
-Resti?-
-Sì, resto.- rispose Monica dopo qualche attimo di esitazione ed abbracciò il fratello. Intanto Anna era ancora fuori la porta e aveva capito che Emiliano le aveva mentito. Il padre non era andato via per sempre, non erano liberi. Ed ecco che ritornavano le ansie e le paure.  E la fiducia dov’era finita? La realtà? Ecco che iniziavano di nuovo le bugie ed i segreti. Dopo qualche attimo Anna entrò nella stanza.
-Ehi, scricciolo tutto bene? Sei pallida!-
-Si, tutto bene. Volevo diti che… che…-
-Che?- chiese Emiliano ma Anna non rispose, era come imbambolata, ripensava ancora a quello che aveva sentito. –Si può sapere che hai?-
-Niente Emi, non ho niente! Comunque ho chiesto a nonna di trovare un locale per festeggiare i miei 18 anni. Voglio fare una cosa in grande.-
-Sono contento. Sarà tutto perfetto.-
-Lo spero.- rispose Anna per poi andare via. Andando in cucina si scontrò con Marco.
-Anna, tutto bene?-
-E che palle, si sto bene.-
-Ok, ho capito è un momento no. Ti lascio stare. Il mio numero te lo ricordi, se hai bisogno…- Anna abbracciò Marco e all’orecchio gli sussurrò “Scusami” prima di iniziare a piangere.
-Hai litigato con Emi?-
-Come si fa a litigare con uno che non ti dice la verità?-
-Vuoi parlarne?- Anna fece di si con il capo. –Io devo andare in redazione a prendere del materiale per un servizio, vieni con me?-
-Si, ti prego. Vado a prendere la giacca, aspettami.- Anna ritornò in camera e prese la giacca.
-Esco con Marco torno tra qualche ora.-
-Ok, ma aspetta.- Anna lo guarda come a dire “perché”. –Mi raccomando, se la mamma si stanca tu ricordale di fermarsi.- Ad Anna scappò un sorriso. In quel momento, forse, aveva capito perché il suo Emi le aveva mentito, voleva proteggerla, ma lei non voleva essere protetta, voleva essere amata e amare vuol dire fidarsi e dirsi tutto.
-A dopo.- disse Anna baciando Emiliano. Ciao Monica.-
-Ciao Anna.- rispose la donna.
Intanto Marco ed Anna andarono in redazione e poi andarono a farsi un giro a Villa Borghese.
-Marco, tu per proteggere Maria saresti capace di dirle qualche bugia?- chiese Anna.
-Dopo quello che è successo tra me e Maria no, credo che non riuscirei più a mentirle, a dirle una bugia grande.-
-A me Emiliano ha detto che il padre era andato via, ma ho scoperto che non è così. Stavo entrando in camera dopo aver fatto colazione ed ho sentito Emiliano e Monica parlarne. Ho sentito che lui è ancora un problema per noi, tanto che Monica voleva ripartire.-
-Io giuro che non ne so niente. Ieri sera tua padre a cena ha detto che Giampiero era andato via.-
-Io so che mi ha mentito per proteggere me e questo bambino, ma se non mi dice la verità come posso aiutarlo? Non è riempiendomi di bugie che io starò meglio, la verità prima o poi si sa ed io la voglio sapere ora, non dopo quando ormai sarà troppo tardi.-
-Come sempre chiedi le risposte alle tue domande alle persone sbagliate. Solo Emiliano sa perché ti ha mentito, solo lui può darti alcune rispose.-
-Lo so, però se io vado adesso da lui, non gli darei neanche il tempo di rispondere perché lo aggredirei subito, mi conosco.-
-Ah beh, sei proprio una ragazza pacifica tu, eh!-
-Sai cosa? Io sono convita che amare vuol dire essere una persona sola. Alla fine se io ed Emiliano non ci confidiamo  e fidiamo di noi, di chi dovremo farlo?-
-Ed io ti do anche ragione. Io di Maria mi fido, eppure quando avevo deciso di girare i documentari in Africa ho preferito mentire. Se invece mi fossi fidato di lei e ne avremmo parlato molto più di quanto avevamo fatto forse non le avrei mentito, anzi sicuramente.-
-Che dici, andiamo a casa? Emiliano avrà fatto già i capelli bianchi non vedendomi tornare.- risero entrambi.
-Sì, andiamo Anna.-
 
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Ed eccomi qui con un nuovo capitolo! 
Scusate il ritardo nell'aggiornare ma a momenti non ho neanche il tempo di respirare ;)
Ma Anna ed Emiliano quand’è che saranno felici?
Chi lo sa :P
Come sempre vi ricordo le mie pagine facebook e… alla prossima!
 
 
 

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