Serial Killer

di flawdelrey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Camminai per qualche ora senza meta per quella città quasi isolata, passava una macchina di tanto in tanto e quando succedeva, lasciava un odore soffocante, se odore si poteva definire..arrivai al parco dopo quindici minuti, il tempo di attraversare la strada. Si vedeva quache scoiattolo qua e là, guardando il cielo sentii un cane abbaiare, uno sharpey minuscolo, tutto sporco e rozzo. Non vidi nessuno che lo cercava, così ne approfittai e alzandomi dalla panchina lo presi in braccio per poi correre a casa.
A mia madre non piacevano i cani, nè i gatti, nè qualsiasi tipo di animale, era proprio negata per questo tipo di cose, non le piacevano, punto. Ma quando vide quel piccolo cane tutto d'un  tratto si addolcì e, fortunatamente, non lo mandò via. Andammo in bagno, io lei e il cane, dovevo trovargli un nome al più presto..Ed, mi piaceva tanto Ed, suonava bene. Dopo averlo lavato lo portai in camera mia e lui si accucciò sul letto. 
"Ed ed" lo chiamai, scese dal letto con un piccolo salto e iniziò a saltarmi addosso, era troppo dolce! Preferii non dirlo a Taylor e Tracy, andavano pazze per i cani ma non volevo.

Mi svegliò una leccatina, era sicuramente Ed, e mi alzai dal letto spostandolo con la mano. Corsi subito in bagno, ero già in ritardo! Mamma non c'era e quindi evitai di fare colazione, da quando era morto papà la mattina era in fissa ad andare al cimitero solo per un 'buongiorno' rivolto alla tomba, ma sapeva che papà era sempre con lei, sempre. Sfrecciai fuori dalla porta, il bus stava partendo ma con un urlo talmente forte lo fermai, me la diedi a gambe e salii. Vidi Tracy seduta vicino a Tay, come sempre ovviamente, loro erano più migliori amiche, io ero nel gruppo solo perchè me l'avevano chiesto loro, avevano bisogno di un'altra ragazza anche per il gruppo di cheerleaders della squadra di football della scuola, non che la cosa mi interessasse tanto, ma volevo farle felici, erano le uniche che mi parlavano in quella scuola. Dietro di loro c'era Juliette e le sue amichette, anche loro facevano parte delle cheerleaders e quindi dovevamo per forza lavorare insieme. Lei non mi sopportava dalla terza elementare e mi chiedevo il perchè, ma non sapevo darmi una risposta, così lasciai perdere. Iniziarono a fare battutine cretine sui miei capelli, erano solo un po' mossi, perchè tanta ostilità? Boh. Alla fine decisi, mi sedetti vicino ad una ragazza dai capelli biondi, "posso sedermi qui?" chiesi, aveva le cuffie alle orecchie e quindi non sentì la mia domanda, ma lo feci lo stesso. Poi mi vide, i suoi occhi erano di un verde smeraldo e aveva tante lentiggini, era buffa. Si tolse le cuffie e mi rivolse parola, "certo", mi sbagliavo, aveva sentito. Il viaggio in bus fu molto silenzioso, mi rivolse un sorriso e io facevo lo stesso, era carina. Arrivati a scuola la persi tra la folla, John e Michael mi si piombarono davanti con un sorrisino sfacciato. "le vostre ragazze sono ancora nel bus, stanno parlando con dei ragazz-" non feci nemmeno in tempo a finire la frase che li vidi scattare, risi. Entrai dentro molto velocemente quando qualcuno mi spinse contro gli armadietti, era Alexander, nonchè il mio ragazzo. Aveva i capelli rossi e anche lui tante lentiggini, i suoi occhi erano color ghiaccio, quasi bianchi. Mi baciò e io ricambiai, mi prese la mano e mi accompagnò fino alla mia classe, poi lo vidi scomparire, accompagnato da Jason, il suo migliore amico, il mio ex. 
Le prime tre ore passarono in fretta, Tracy e Tay mi presero a braccetto e mi trascinarono fino alla mensa. "Lizzy, ma come fai a stare con uno sfigato come Alexander?" mi chiese in modo scherzoso Tay, "è facile, lo amo" risposi io ridendo, quando i miei occhi caddero su quella ragazza con cui avevo condiviso il posto in bus, mi sorrise e io ricambiai. Non c'era nessuno vicino a lei, così mi alzai allontanandomi dal tavolo dove c'erano tutti, mi sedetti al suo tavolo e iniziai a mangiare guardando Tay e Tracy che mi guardavano confuse e Alexander un po' turbato, feci segno a Tracy di farlo calmare. Mi girai verso quella ragazza  e mi accorsi che mi stava fissando, "perchè mi guardi in questo modo?" chiesi accennando una risata, "è che nessuno si è mai seduto vicino a me da quando sono in questa scuola", "c'è sempre la prima volta, no?" le chiesi sorridendo. "certo", rispose. "qual è il tuo nome?" chiesi ancora, "mi chiamo Victoria, e tu?" mi sorrise, "io mi chiamo Elizabeth, ma puoi chiamarmi Lizzy" annuii, "okay Lizzy, sei buffa sai?".."ehm, grazie?" risi. "prego" rispose ironicamente, le sorrisi e dopo pochi minuti suonò la campanella, le lezioni stavano per ricominciare. La vidi sparire..e mi lasciò lì tutta sola.

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti! so che come primo capitolo è un po' piccolo, ma accontentatevi pls
-la vostra giuls

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Passarono 3 giorni, ma di Alexander nessuna traccia. Nessuna chiamata, nessun messaggio, niente di niente.

Erano le cinque del pomeriggio quando sentii la porta bussare, era lui, ne ero più che sicura. Scattai dal divano dove ero stesa e aprii la porta. Delusa, feci entrare Juliette e il gruppo di cheerleaders: Tracy e Tay saltellarono dentro, seguite da Celeste e Halina, che subito presero il mio posto sul divano. Poi Juliette che, per fortuna, mi rivolse parola. "Muoviti, perdente!" si ma se ero una perdente perchè era venuta a casa mia, la casa della perdente? E cosa più assurda, perchè mi aveva messa nel gruppo con le sue amichette? Chi la capiva era un genio, o una gallina come lei. La ignorai, "avete mica visto Alexander? Non si è fatto ancora vedere" chiesi, "secondo me si è chiuso in un manicomio, dopo essere stato con te solo lì poteva andare" rispose Halina, ignorai anche lei. Salii subito di sopra, quando mio fratello mi chiamò, "dimmi Jeremy", "dove stai andando?" mi chiese. "In camera" gli risposi ridendo. "L'avevo capito, ma chi c'è giù?", "le ragaz-" non mi fece finire la frase che lo vidi scendere le scale di scatto. Corsi in camera per cambiarmi, misi la tenuta da cheerleader, quanto la odiavo. Mi stringeva i fianchi e la pancia, e non poco. Infilai i piedi nelle scarpe e scesi subito giù. "Eccomi" dissi, poi vidi mio fratello che ci stava provando con una delle mie 'amiche', guarda caso con Juliette. Lei era fidanzata con il tipo più figo della scuola, voleva anche mio fratello adesso? Eh no. Li interruppi, "sono pronta". Tutte corsero fuori lasciando mio fratello incantato, come poteva incantarsi con delle papere del genere? Bah.
Indossai, poi, il maglione di papà. L'avevo nascosta per bene. Saltai in macchina e partimmo. In meno di dieci minuti eravamo alla palestra della scuola, non avevo proprio voglia di provare per la gara. Ero stanca, lo facevamo di mattina, di pomeriggio e adesso anche di sera? 
E poi, io lì ero di troppo, loro potevano stare benissimo senza di me, tanto davo solo impiccio. Ero arrabbiata, ma non sapevo il perchè. Le lasciai da sole, loro avevano più entusiasmo di me!
Tornando a casa passai per il cimitero, avevo voglia di andare a trovare papà, era una cosa carina. Ma il cielo si stava facendo scuro, quasi nero. Lo ammetto, avevo un po' di paura. Entrando vidi una figura muoversi velocemente, forse stava scappando da qualcosa..o da qualcuno. Mi nascosi dietro uno degli alberi, poi arrivò un'altra figura, un po' più grande della prima. Sembrava che stesse inseguendo quella che avevo visto qualche minuto prima. Le figure avanzavano verso di me, e iniziai a correre in direzione opposta. Entrai, sana e salva nel cimitero, certo che avevo sempre ottime idee! Proseguii fino alla tomba e mi sfilai un filo del ponpon delle cheerleader e lo posai vicino, mandai un bacio e proseguii per l'uscita e vidi di nuovo quelle figure, ero troppo curiosa, ma adesso avevo paura. Uscii di corsa dal cimitero e avrei giurato di aver visto una vespa come quella di Alexander, ma non ci feci molto caso. Volevo sapere chi erano quelle ombre ma era troppo tardi..

Il giorno dopo a scuola non parlai con nessuno, nemmeno alle mie 'amiche', se così potevo definirle. Alexander non si trovava ancora e a pensarci bene, nemmeno quella ragazza di nome..sì, di nome Victoria. Quindi quel giorno mangiai da sola, non mi sedetti vicino a nessuno nel bus, rimanevo sola al banco, da sola nei bagni e ogni tanto sentivo un "poverina"..ero sola, e sola volevo rimanere. 

SPAZIO AUTRICE
si, lo so, è troppo piccolo! Ma non avevo molte idee, quindi..scusatemi. Prometto che il prossimo capitolo sarà più lungo. 
-giuls

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitò, un pomeriggio, che rimasi a scuola per il corso musicale di chitarra. Non ero molto brava e quindi volevo imparare. Canticchiai sotto voce quando il prof. uscì dalla porta, presi la chitarra appoggiata sul tavolo e con i polpastrelli iniziai a suonare una melodia composta dal professore Murphy, un pazzo irlandese che provava ad insegnare qualcosa a qualcuno, oltre a fare casino. In realtà lui non insegnava musisa o strumento..ma ginnastica e io lo odiavo ogni giorno di più. Era sempre lì, con un maglione azzurro di vecchia data, seduto vicino al bidello, chissà, forse gli piaceva pulire i bagni. Io me lo facevo bastare, era sempre meglio di quella pazza della Price, lei sì che insegnava musica, a me stava antipatica, era sempre pronta a farti la predica e se non facevi il compito non succedeva la terza guerra mondiale, ma la quarta. Poi c'era Bennett che insegnava il francese, avevo sempre odiato il francese ma il prof mi stava abbastanza simpatico, forse perchè era nuovo e dovevo conoscerlo meglio. La Shaw, invece, era la mia preferita. Una vecchietta della terza età con la solita sciarpa di lana, anche alla fine dell'anno l'aveva, quando faceva caldo. E poi Khan, Marshall, Simpson e Mason. Rientrò dopo un po', aveva da controllare i suoi "ragazzi", tra i quali Alexander, che ovviamente ancora non si sentiva, se giocavano bene a calcio.

"Allora signorina Grant, a che punto siamo?" mi chiese con l'aria da sfacciato, dio quanto lo odiavo, dio se lo odiavo. "A un buon punto, ma devo bere." gli risposi con la stessa presunzione. "Beva, ha l'acqua, no?", iniziò a farmi ribbollire il sangue, ma rimasi calma. "Ehm..no, dovrei andare al bagno" risposi annuendo. "Bene, vada allora! Cosa aspetta?" Cosa aspettavo? Un treno su di te, ecco cosa. Scesi dal banco su cui ero seduta e misi le mani in tasca, dirigendomi verso il bagno. Mi sentivo osservata, così mi guardai intorno, il nulla. Feci spallucce ed entrai in bagno, presi i capelli con le mani, alzandomeli e inziai a sorseggiare, sentii un rumore. Sicuramente era quel pazzo. Misi la testa fuori dal bagno delle ragazze e mi accorsi che non c'era nessuno, nemmeno Murphy, forse era solo andato a prendersi un caffè, come il suo solito. Sentii, poi, una chiave girarsi in una serratura. Oh merda, corsi fuori dal bagno e mi guardai intorno, di nuovo. Camminai velocemente verso la mia classe, dove qualche minuto prima stavo suonando. La chitarra era sparita. Non mi davo una spiegazione, eppure le domande erano troppe. Sentii, ancora, un rumore, ma non era un rumore, erano dei lamenti. Eddai, nessuno si era mai permesso di fare sesso a scuola, tantomeno quell'anno. Quell'anno fu ribattezzato come "l'anno delle regole". Iniziai a scorrere lungo i muri, nascondendomi dietro ogni pilastro che il mio corpo incontrava, ero sola. Le mie orecchie sentivano, sentivano ancora. Conoscevo quella voce, era una voce calda. Arrivai davanti alla porta della palestra, arrivavano da lì le urla. Spiai dalla serratura, che sbadata, non c'era la serratura! Sinceramente? Avevo paura, ne avevo tanta. Forse qualcuno stava torturando qualcuno e forse non stavano facendo sesso. Forse mi ero sbagliata. Tutti i miei dubbi potevano risolversi se aprivo quella porta, ma era il coraggio che mancava. Io non ero una tipa coraggiosa, portai la mano vicino alla maniglia della porta e le urla si fermarono. Silenzio assoluto. Portai una mano alla bocca e rimasi quasi sconvolta, ma non sapevo il motivo. Mi girai e silenziosamente, tornai in classe, camminando molto rapidamente. Arrivai ad un'altra porta, quella dell'entrata della scuola però. Misi, di nuovo, la mano sulla maniglia e nulla, chiusa. Corsi velocemente verso l'entrata posteriore. Tutto chiuso. Il destino mi odiava, cominciai a pensare. Ero solo io e la o le due voci urlanti, che bella cosa. Poi mi ricordai che le ragazze dovevano venire da me per le prove, avevo io le basi per il saggio e per la partita di fine anno. Ero fottuta, anzi no, chiusa in una scuola con qualcuno di veramente pazzo. Forse l'unico pazzo era Murphy, che mi aveva chiusa dentro. Girai tutto l'istituto, e su e giù, e su e giù, per vedere se c'era qualcuno. Pessima idea, alla fine del quinto giro avevo i piedi a pezzi, appoggiandomi sui muri arrivai all'entrata, dove c'era la statua, iniziai a parlarci. Ero diventata matta per caso? Sì, ero diventata matta. Poteva andare peggio? Ovviamente. Avevo il cellulare scarico, doppia merda. "Mi si è scaricato il cellulare" dissi alla statua, che mi guardava immobile. Ehi, cosa potevo aspettarmi da una statua? Aspetta che te lo carico io? Sì, aspettavo questo, o meglio, aspettavo qualcuno che mi portasse fuori di lì. Qualcuno scese dalle scale, ero così rimbambita che non mi accorsi di chi era, ero troppo impegnata a giocare con i piedi della statua. Ok, adesso mi sentivo davvero osservata, mi girai subito e mi tranquillizzai, era la ragazza che non riuscivo a trovare, Victoria. Oddio, c'era qualcuno lì con me, non potevo crederci. "Sei rimasta sola?"..mi guardai intorno e ironicamente "no, c'è la statua qui con me", mi girai e ripresi a parlare con la statua. La sentii ridere, risi anch'io. "Perchè ridi?" chiesi. "Sei buffa", non so quante volte me l'aveva detto, ma mi piaceva sentirmelo dire, era troppo tenero il suono che usciva dalla sua bocca. Si spostò i capelli ricci portandoseli dietro a un orecchio. Era bella, ahi ahi ahi Elizabeth, eri fidanzata. E poi non eri..come dicevano tutti, lesbica. No, non lo ero. Ma lei mi piaceva, il suo carattere mi piaceva, no ok, mi piaceva. Infine, mi sorrise. "Se vuoi possiamo fare qualcosa" mi disse, "certo" risposi annuendo, ma io non avevo idea di cosa fare. E lei mi rispose come se avesse letto nel mio pensiero, "nemmeno io" rise di nuovo. Qualcuno la chiamò con un soprannome, Vic. Si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla guancia, poi si voltò e inziò a camminare verso la statua, passò oltre, ero sconvolta. E come sempre, sparì nel nulla. 

SPAZIO AUTRICE
Ehii, quanto tempo! Sì, è troppo piccolo, non ricordatemelo. Non ho proprio idee, questa volta non vi prometto niente ahah Volevo ringraziare chi sta perdendo tempo a leggere questa ff, beh..spero di non aver deluso le vostre aspettative. A presto, un bacio :)

 

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