Temple of Love di Sweetie616 (/viewuser.php?uid=33327)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Your Sweet 666 ***
Capitolo 3: *** Lose you tonight ***
Capitolo 4: *** Poison Girl ***
Capitolo 5: *** Salt in our wounds ***
Capitolo 6: *** Again ***
Capitolo 7: *** Please don't let it go ***
Capitolo 8: *** Bury me deep inside your Heart ***
Capitolo 9: *** Our diabolikal rapture ***
Capitolo 10: *** Serpent Ride ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
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Temple of Love
Prologo
L’ho amato da
lontano. Da sempre. Da quando frequentavamo entrambi il Conservatorio di
Helsinki. Nonostante fossi di qualche anno più piccola di lui, eravamo amici.
Beh, forse un pò più che amici...se solo non avessimo avuto una paura folle di
ammetterlo. Ma alla fine, tra noi non aveva funzionato, perché lui amava solo
una cosa: la musica. Era stata la musica a farci incontrare e poi a farci
perdere di vista, una volta che la sua band aveva sfondato a livello
internazionale.
E così,
anch’io avevo deciso di seguire la mia strada. Ero diventata una famosa cantante
lirica, sempre in giro per il mondo. Non l’ha mai saputo nessuno, ma ho sempre
pianificato le mie tournee in modo da farle coincidere con le sue. Ero sempre
lì, ai suoi concerti, confusa tra le ragazzine che impazzivano per lui senza
nemmeno sapere cosa si nascondeva dietro alle parole delle sue canzoni. Ero lì,
ma senza mai avere il coraggio di farglielo sapere.
E odiavo con
tutta me stessa i giornali di gossip, che spifferavano ai quattro venti le sue
storie finite male. Un’altra cosa che ci accomunava: avevo avuto diverse storie,
senza mai trovare l’uomo giusto per me. Perché io, l’uomo della mia vita l’avevo
già scelto a 14 anni. Si chiama Ville Valo, ed è il cantante degli HIM.
Helsinki, settembre 1994
Ora di ricreazione, finalmente. Il momento in cui ero
libera di isolarmi dal mondo, con il mio lettore cd nelle orecchie, e musica
metal sparata a tutto volume. E come al solito, iniziai a canticchiare, finchè....
“Ma non è un po’ strano che una futura cantante lirica
ascolti questa musica?”
Mi voltai, pronta ad aggredire verbalmente il tizio che
aveva osato togliermi le cuffie. Ma mi bloccai, ipnotizzata dagli occhi e dal
sorriso più belli che io avessi mai visto.
“Mi chiamo Ville” si presentò “scusa se ti interrompo
così, ma stavi canticchiando la mia canzone preferita dei Sabbath, non potevo
fare altrimenti!”
“Io...io sono Asja”
E’ così che iniziò tutto, in una mattina di settembre
particolarmente calda, per essere in Finlandia. Passammo l’intera ricreazione a
chiacchierare e a ridere, scoprendo di avere una marea di cose in comune e di
essere quasi vicini di casa. Da quel momento, diventammo amici per la pelle,
inseparabili. Beh, quasi inseparabili.
Ecco il prologo del mio ennesimo
delirio Himmico... spero vi piaccia!! (Il concerto ha decisamente peggiorato la
mia dipendenza dal Valo... ahimè!! ç___ç )
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Capitolo 2 *** Your Sweet 666 ***
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1. Your sweet 666
Stoccolma, febbraio 2008
“Asja? Asja...
sto parlando con te, mi ascolti?”
Meggie, la
mia manager. Siamo in macchina, dirette ad un odioso ricevimento...proprio la
stessa sera del concerto degli HIM. E vorrei tanto poter indossare i miei amati
jeans e le converse e correre lì, a sentir cantare il mio Ville, invece
di trovarmi in una limousine nera tirata a lucido, con un abito da sera di raso
e delle scarpe con un tacco altissimo, rassegnata a sopportare le chiacchiere
insulse di gente di cui non mi importa nulla.
“Sì, Meggie...”
rispondo, abbastanza scocciata.
“Ecco, brava.
Ti stavo dicendo che domani Niko deve proporti un lavoro. Mi raccomando,
puntuale. Alle 10 agli Stockholm Studios. Tanto stasera non faremo tardi.”
“Agli ordini,
capo” mormoro, prima di perdermi nei miei pensieri.
Helsinki,
gennaio 1995
“Asja!” Ville mi corse incontro, eravamo entrambi in
ritardo per la prima lezione. “Leggi questa, l’ho scritta ieri sera!”
Mi fermai, sorrisi guardandolo in quegli occhi verdi
che mi mandavano completamente fuori di testa. Era così buffo... un ragazzino
alto e magrissimo, con i capelli lunghi a coprirgli il viso... era bello da
impazzire, anche se lui sembrava non rendersene minimamente conto.
Presi il foglio dalla mano di Ville e iniziai a
leggere.
“I'm killing myself for your love
and again all is lost
In 777 ways I love you
'til my death do us part ”
“Bella, Ville ma…qualcosa di più allegro no?”
Mi mise il broncio. Quel broncio a cui non sono
proprio mai riuscita a resistere. “Uff Asja... non ti sta mai bene niente!”
protestò.
“E allora perché continui a farmi leggere le tue
canzoni?” lo presi in giro.
“Lo sai, il perché!” rise, stringendomi a sé e
stampandomi un bacio sulla guancia.
Ecco, è
successo di nuovo. Puntualmente, quando sono costretta a fare qualcosa che non
mi va, io mi isolo nel mio mondo. E inevitabilmente mi ritrovo a pensare a lui.
“Ma si può
sapere che diavolo hai stasera?” chiede Meggie, raggiungendomi nell’angolino che
mi sono scelta per starmene tranquilla.
“Niente...
sono solo stanca.” E’ solo che vorrei essere da tutt’altra parte...tutto qui.
“Ma che lavoro deve propormi Niko? Ne sai qualcosa?”
Mi guarda con
l’espressione di chi la sa lunga. “Non so niente. Saprai tutto domani” sorride.
Ce ne andiamo
dal ricevimento abbastanza presto. Forse ce la faccio, se corro riesco a vedere
l’ultimo pezzo del concerto. Ma l’orologio mi riporta alla realtà: arriverei
solo per vederli andar via...di nuovo.
“Allora, si
può sapere perché mi hai fatto svegliare all’alba?” dico a Niko, che stamattina
è particolarmente impaziente. “E poi, tutto questo mistero? Meggie non ha voluto
dirmi nulla del nuovo lavoro! Che sta succedendo?”
Niko è’ il
mio secondo papà, praticamente...e mi vizia a più non posso.
“Eh, vedrai
tesoro... scommetto che non la finirai più di ringraziarmi quando saprai...
diciamo che ti ho procurato un lavoro diverso dal solito, niente opere
stavolta!”
Lo guardo,
perplessa. Ma nel frattempo, gli suona il cellulare.
“ Ah,
ecco...sono arrivati”
Sì ma....di
chi sta parlando?
“Allora Migè,
si può sapere perché mi hai fatto svegliare all’alba?”
Spalanco gli
occhi. Quella voce la riconoscerei ovunque. Senza contare che ha proprio detto
Migè e...ha detto esattamente le stesse parole che io ho detto a Niko. Guardo
Niko, smarrita.
“Che cos’è
quella faccia? So che li adori... ora hai la possibilità di fare un duetto con
loro!”
“Con V... con
gli HIM?” spalanco gli occhi. Nessuno, a parte Klaire,la mia migliore amica dai
tempi della scuola, è a conoscenza di ciò che c’è stato (o forse dovrei dire
non c’è stato) tra me e Ville. Credo di non sentirmi tanto bene....
Ma Niko non
fa in tempo a rispondere, né io a svenire, perché Migè e Ville sono già sulla
porta.
“Asja...?”
esclama entrando, inchiodandomi con quei fantastici occhi verdi che più di una
volta mi hanno stregato.
“ V- Ville!”
riesco a mormorare.
Beh, non mi
aspettavo certo che mi corresse incontro a braccia aperte, ma un’ accoglienza
più calorosa...
“Complimenti
piccoletta, so che hai fatto carriera!” mi dice Migè, ridendo e abbracciandomi.
Mentre Ville rimane sulla porta, impassibile.
“Prego
ragazzi, accomodatevi!” Per fortuna che è Niko a fare gli onori di casa, perché
io sono completamente imbambolata e fuori di me, e continuo a fissare Ville come
se avessi paura di vederlo sparire da un momento all’altro, come accade
puntualmente ogni notte, nei miei sogni.
“Seppo mi ha
detto che volete riarrangiare “Don’t fear the reaper” , così pensavo: perché non
farla cantare ad Asja?” dice Niko.
“Don’t fear
the reaper?” ripeto, guardando con gli occhi spalancati prima Niko e poi Ville.
Amo quella canzone, amo la voce di Ville quando la canta...quante volte ho
sognato di poterla cantare con lui? E ora...
“Non so se
la voce di Asja è adatta per interpretare quella canzone...” dice Ville, freddo.
“Ma se hai
sempre detto...” prova ad interromperlo Migè, prontamente fulminato con lo
sguardo dal cantante.
“Ville, non
importa” lo interrompo “Se pensi che io non sia in grado...”
Che strana
sensazione...ci stiamo comportando come due perfetti estranei, come due persone
che non si sono mai viste e si stanno studiando per capire se possono fidarsi o
meno.
Ville mi
ignora completamente.
“Ne
riparliamo ad Helsinki, Niko... tra una settimana saremo lì” dice Ville,
alzandosi dal divano e uscendo.
Migè mi
guarda, sul viso la stessa espressione perplessa di Niko. “Asja, scusa... io non
so cosa gli sia preso...”
“Non
preoccuparti, Migè, davvero! Sai meglio di me che Ville ha i suoi momenti no...Raggiungilo
e... ne riparliamo ad Helsinki. Non so quanto possa valere ma. sarei davvero
felice di cantare con voi!”
Lo sto
giustificando di nuovo. Come facevo da ragazzina quando lui, nei suoi momenti
no, si allontanava da tutto e da tutti senza motivo.
Migè sorrise.
“Di cantare di nuovo con noi, vorrai dire” disse, prima di raggiungere
Ville.
“Qual è il
problema tra te e Ville? C’è qualcosa che io non so?” chiede Niko, una volta
soli.
Mi butto sul divano. “E’ una storia lunga...”
“Abbiamo
tempo, il volo è stasera. Non pensavo di creare problemi, sapevo della tua
passione per gli HIM e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere cantare con
loro..”
“Per me è
un piacere...forse non si può dire la stessa cosa per Ville e...non posso
biasimarlo, in fondo..” sospiro, mentre Niko mi guarda con aria interrogativa.
“Ville era il
mio migliore amico, ai tempi della scuola...” inizio a raccontare “No, forse non
era solo un amico....”
How
long we have to wait
For
love is fading so slowly
I know
it's too late
Oh my
god you're so lonely
Your
sweet 666
Kiitos!!!!
AnAngelFallenFromGrace: eeh vorrei
tanto seguirli anch'io in tour!! La nostalgia non mi passa più...C'è sempre
l'idea dei calzini, però... andiamo?? XD
ForgottenTears: grazie^^ stavolta il
capitolo è un pò più lungo...spero ti piaccia!!
linkinpark: ormai il Valo è la mia
principale fonte di ispirazione!! (chissà come mai!)XD
PamPam: grazie *___*
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Capitolo 3 *** Lose you tonight ***
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2. Lose you tonight
Stoccolma, 2008
Per tutto il
pomeriggio, davanti ad una cioccolata calda, racconto a Niko quel pezzo della
mia vita che ho sempre tenuto nascosto, per proteggerlo dallo sguardo indiscreto
della stampa e per proteggere me stessa dal dolore che mi provocava rivangare
certi ricordi.
La vecchia
Asja, quella che studiava canto lirico ma passava i pomeriggi ad ascoltare
musica metal, insieme a quella che sarebbe diventata la band finlandese più
famosa al mondo, non esiste più ormai da molto tempo. E’ stata sostituita da una
donna sofisticata ed elegante, con un lieve accento francese. Buffo, però,
pensare come quella ragazzina pallida e un po’ teppista, con la maglietta dei
Black Sabbath e i lunghi capelli neri sia tornata a galla nel giro di un
secondo, appena lui ha varcato quella soglia.
“E perché vi
siete persi di vista?” mi chiede Niko, ad un certo punto.
Perché l’ho
voluto io, perché quella, al momento, mi sembrava la cosa meno dolorosa da fare,
l’unico modo per sopravvivere a un amore impossibile che mi stava distruggendo.
Helsinki, 1999
Quell’anno cambiò tutto... iniziammo a vederci meno
spesso, anche quando Ville era ad Helsinki era sempre impegnato tra interviste,
concerti, registrazioni e.... una certa Susanna. E la stessa persona che mi
aveva sempre detto di essere innamorato solo della musica, si ritrovò ad essere
la prima vittima dell’amore che cantava nelle sue canzoni. E io mi arresi al
fatto che la verità era ben diversa da quella che credevo: non era del tutto
vero che il suo unico amore era la musica.... semplicemente, non ero io. E la
conferma arrivò come un fulmine a ciel sereno, durante il Provinssirock, qualche
mese dopo. Per colpa degli esami di fine anno, non andai al concerto,
accontentandomi di vederlo a casa, con Klaire.
Era la prima volta che vedevo un concerto dei ‘miei’
HIM in tv, abituata com’ero a stare dietro le quinte...ma ero lo stesso
emozionatissima.
“E’ così bello...” mormorai, appena partirono le prime
note di ‘When Love and Death Embrace’. Ville, in jeans e maglietta nera, i
capelli legati, guardava il pubblico sorridendo, con l’aria di quello che si
sta chiedendo “Ma davvero questa gente è tutta qui per me?” Era davvero
adorabile... gli occhi smarriti di un bambino sul viso perfetto di un dio greco.
“Asja, perché ti complichi la vita in questo modo?”
chiese Klaire. “Sei innamorata di lui, se ne accorgerebbero perfino i
sassi...perchè non gliel’hai mai detto?”
“E’ una storia lunga....” sospirai “E ora, comunque, è
troppo tardi”.
Già, troppo tardi. E me ne resi conto quando Ville,
circa a metà concerto, si tolse la maglietta, scoprendo il suo nuovo tatuaggio.
Una S, sul cuore...dove avrei voluto che ci fosse una A, l’iniziale del mio
nome.
Rimasi come pietrificata davanti alla TV, con Klaire
che non sapeva più cosa dirmi,mentre due lacrime, contro la mia volontà,
scendevano a solcarmi il viso.
Feci un biglietto di sola andata per Parigi quella sera
stessa, decidendo di accettare la borsa di studio che mi era stata offerta
dall’Opera. Avevo deciso di rinunciarvi, per lui, per continuare a restargli
accanto, ma ormai non c’era più nulla a trattenermi.
Da quel momento, sparii dalla sua vita. Mi dedicai
anima e corpo al canto, diventando la prima soprano finlandese scritturata dal
Teatro dell’Opera di Parigi. Mi trasferii stabilmente in Francia, lontano da
Helsinki , da Ville e dai ricordi che mi legavano a lui. Non lo cercai più,
cambiai numero di telefono per evitare che fosse lui a cercarmi, e da quel
momento mi limitai ad ammirarlo da lontano, orgogliosa dei suoi successi, che
tanto aveva meritato e sognato, quei successi che ormai non poteva più dividere
con me.
Ma a quanto
pare, il destino, che aveva momentaneamente preso l’aspetto di Niko, aveva
deciso che tra noi doveva andare diversamente....
“Tesoro mio, mi dispiace.... se avessi saputo...” Niko scuote la testa. “Credevo
di renderti felice e invece…che casino!”
“Sono passati
9 anni, Niko…mi sembra di essere viva e vegeta…e a mio modo, felice anche senza
di lui. Non devi scusarti di niente...” abbozzo un sorriso.
“Vuoi che
annulli tutto? Posso dire che sei stata scritturata per uno spettacolo
importante e...”
“No!” lo
fermo. “Forse il destino ha deciso che io debba mettere davvero la parola fine a
tutta questa storia. Canterò insieme a lui, realizzerò uno dei sogni di quando
ero piccola.... e dopo chiuderò definitivamente questo capitolo.” Sospiro.
Helsinki, 2008
E dopo una
settimana quasi eterna, arriva il giorno stabilito per l’incontro con gli HIM,
al Finnvox.
“Tesoro mio,
che faccino...” commenta Niko, vedendomi arrivare.
“Hai dormito?”
Scuoto la testa.
“Niente. Nemmeno 10 minuti…meno male che
hanno inventato gli occhiali da sole!” E meno male che ero convinta che Ville
non mi facesse più effetti strani...
“Sono già arrivati?” chiedo.
“Non
ancora... c’è solo Seppo, il loro manager… è già arrabbiato, di solito Ville è
puntualissimo, sul lavoro!”
“Di
solito...” mormoro.
Niko mi
presenta Seppo, e dopo poco, ecco arrivare Migè. “Ciao Niko... Asja..”.
Mi guarda
imbarazzato “Ehm...Ville non ci sarà stamattina... un impegno improvviso…” Come
se non sapessi che il motivo per cui Ville non c’è...sono io!
“Impegno
improvviso?” sbotta Seppo. “Ora lo chiamo e mi sente, quello sciagurato!”
“No... Seppo aspetta.
Lascia stare, possiamo parlarne noi,
intanto, no?” lo fermo.
E’ brutto
dirlo, ma mi sento quasi sollevata, sapendo che non lo vedrò.
“E va bene,
tanto con o senza lo sciagurato, è lo stesso!” dice Seppo. “Asja, se sei
d’accordo tu e Ville comincerete a provare insieme dalla prossima settimana. Che
ne pensi?”
Annuisco, e
mi sento gli occhi di Niko e Migè puntati addosso. Ce la posso fare...forse.
I was
waiting for you
Waiting for all my life
I've
been crying
for you
Die for you
all this time
Lose you
tonight
Kiitos!!! Soprattutto alle mie colleghe lavanderine XD
Sore
telepatica: brava, brava, Villeggia in rete tu!! parlo io, invece... passo le
giornate in ufficio a scrivere ff e cercare foto di Ville (ehm spero che il mio
capo non passi da queste parti! :P) Quanto alla tua sensazione... te l'ho già
detto che mi fai paura, verooo?? XD Paint my soul.... sto aspettando di sognare
qualcosa che mi dia l'ispirazione per scrivere (insomma, se non aggiorno è colpa
del Valo, ecco...)
Collega di calzini
XD: Perchè Villuccio è freddo....eeeh chissà!! in questo capitolo si fa un pò
odiare.... ma ha i suoi buoni motivi (che la Lally ha capito benissimo!! Pauura!!!
XD)
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Capitolo 4 *** Poison Girl ***
Nuova pagina 1
3.
Poison girl
Un mese ad
Helsinki. Dovrei essere contenta, è pur sempre la città in cui sono nata, in cui
ho la famiglia, gli amici…i ricordi. Proprio i ricordi che troppe volte avrei
voluto cancellare. Scarto a priori l’idea di fermarmi a casa dei miei, li adoro
ma so bene di aver bisogno di molta tranquillità, in questo periodo. Così decido
di fermarmi da Klaire. In fondo vive da sola, casa sua è grande, e mi fa piacere
ritrovare la mia amica d’infanzia.
E arriva il
giorno stabilito per l’inizio delle prove...dopo un’altra notte insonne.
“Pronta?” mi
chiede Niko, appena arrivo al Finnvox, porgendomi il solito bicchiere d’acqua
calda e miele che bevo prima di iniziare a cantare.
“No...”
sussurro “Ma non lo sarei nemmeno se avessimo rimandato di un’altra settimana,
quindi...prima iniziamo e prima finiamo, no?”
Mi fa strada
verso la saletta di registrazione. “Ville è già arrivato” mi dice “Vi lascio da
soli, ok?”
Gli faccio
segno di sì con la testa. Dov’è finita la mia voce?
“Se tra
un’oretta non ci vedi uscire, significa che ci siamo fatti fuori a vicenda..”
cerco di scherzare.
Apro piano la
porta, tirando un bel respiro profondo. Ce la posso fare...anche se i miei piedi
mi implorano di cambiare direzione e correre via dal Finnvox il più velocemente
possibile.
E Ville è lì,
seduto sul divanetto, lo sguardo basso e la sigaretta in bocca. Accanto a lui,
un posacenere ormai stracolmo. Cominciamo bene... già la voce non esce per il
nervosismo, poi con la nube di fumo la situazione non può far altro che
peggiorare!
“Ciao...”
mormoro, la voce quasi inesistente.
“Ciao”
risponde, senza alzare lo sguardo. Sì, cominciamo davvero bene.
“Ehm...come
va?” ecco. Patetico tentativo di iniziare una conversazione civile...subito
stroncato, oltretutto.
“Asja, non
siamo qui per fare conversazione” dice freddo, alzandosi dal divano. “Questa è
la partitura, studiala e da domani inizi a provare” e di nuovo, non mi guarda in
faccia. Sto perdendo la pazienza... e sento che le lacrime stanno per uscire,
anche se non devono assolutamente farlo. Non ora.
“Credo di
conoscere la canzone piuttosto bene, Ville, grazie” rispondo, acida. Ma crede di
aver a che fare con una principiante?
“Va bene...se
la conosci, iniziamo.” Dice, posizionandosi vicino al microfono e facendo
partire la base, di nuovo con la sigaretta in bocca. Mi ferma dopo poco meno di
un minuto.
“Devi alzare
di un tono, fa schifo, così”.
E io perdo la
pazienza... “Ringrazia che ho ancora la voce, visto che sono costretta a cantare
avvolta da una nube di fumo!” sbotto.
Mi fa un
sorrisetto sprezzante. “E’ questo che ti hanno insegnato a Parigi?
A fare la primadonna e lamentarti di tutto?”
“Sì, hai ragione. Faccio la primadonna.
Io non riesco
a cantare, in queste condizioni! Alla mia voce ci tengo, io! se vuoi che
questa canzone sia registrata in modo decente, sarà il caso che te ne vada a
fumare fuori, d’ora in poi!
Ci vediamo domani”
E me ne vado, sbattendo la porta.
Ma come si
permette, chi si crede di essere e… dov’è finito il mio Ville? Quello che mi
chiamava Sweetie e riparava a tutte le mie cavolate?
Niko mi
guarda, sconvolto, ma non mi dice nulla. Di sicuro la mia espressione è più che
eloquente. “Ci vediamo domani” borbotto, prima di uscire di corsa dagli studi di
registrazione e tornare a casa di Klaire, dove, finalmente, posso scoppiare in
un pianto dirotto.
Helsinki, 1995
Uscii da scuola con il muso più lungo che la storia
ricordi, i lacrimoni trattenuti a malapena...e un occhio nero, e non per la
troppa matita. Ville come sempre mi stava aspettando per tornare a casa insieme.
Sospirai...mamma mia quant’era bello...appoggiato al muretto, con la giacca di
pelle nera e una sciarpa bordò e bianca intorno al collo, la sigaretta in mano,
il sorriso che gli si allargava suil viso vedendomi arrivare...sorriso che si
trasformò in un’espressione sconvolta appena fui abbastanza vicina.
“Ma che cazzo hai fatto?” disse, guardando il mio
occhio. “Aspetta, fai vedere”
“No, Ville...fermo, mi fa malissimo” dissi,
allontanando delicatamente la sua mano. “Sono stata sospesa...” mormorai.
Ville sorrise, tentando di farmi ridere “Beh, il
preside sarà stato contento di vedere una faccia nuova. Di solito le punizioni
toccano tutte a me!”
E risi, nonostante il dolore all’occhio.
“Che hai combinato?” mi chiese, serio.
“Andiamo a casa, prima? A casa tua, però...cavolo, mio
padre mi ammazza, stavolta!” sbuffai, mentre ci avviavamo verso casa di Ville,
nell’appartamento in cui si era trasferito da poco, un regalo dei suoi.
“Basta non farglielo sapere...” ridacchiò “Li chiami,
gli dici che dormi da Klaire, invece resti da me. Tanto domani io a scuola non
entro! Andiamo insieme in sala prove.”
Gli feci segno di sì con la testa. La prospettiva di
passare un’intera giornata con lui... e di dormire con lui.. mi faceva stare
subito meglio.
Arrivammo e chiamai subito mia madre, per avvertirla
che non sarei tornata a casa.
“Ma non studierete troppo, tu e Klaire?” mi chiese,
preoccupata. Se solo avesse saputo...
Appena chiusi la telefonata, vidi arrivare Ville con
del ghiaccio chiuso in un fazzoletto.
“Vieni qua” mi disse dolce, facendomi sdraiare sul
letto e mettendomi il ghiaccio sull’occhio “se funziona con Jesse quando prende
botte in palestra, funzionerà anche con te!” ridacchiò. “Ci vediamo un film
horror, stasera?”
“Sì, tanto ho solo un occhio sano, forse mi spavento di
meno!! Ahia però.. fa male...” protestai.
Mi fece uno dei suoi sorrisi dolcissimi “Tanto se hai
paura come al solito ti accoccoli addosso a me!”
Già...unico motivo per cui ho sempre adorato i film
horror...
“Mi dici che è successo?” mi chiese, ad un certo punto.
“Ehm... ho dato un pugno a Jenni e lei me l’ha
restituito, tutto qui.” Spiegai, brevemente, sorvolando sul motivo della rissa.
Motivo che ovviamente riguardava Ville. Jenni si era permessa di dire che non
sarei mai diventata una cantante lirica e che non ero altro che una metallara
satanista come il ragazzo che frequentavo. Non ci avevo visto più, e il mio
pugno era partito praticamente da solo, senza che potessi far niente per
fermarlo.
Ville scoppiò a ridere. “Hai fatto a botte? Tu? Oddio,
se continuo a ridere così mi prenderà un attacco d’asma!” esclamò, cercando,
inutilmente, di calmarsi. Per fortuna, finchè era impegnato a ridere non mi
avrebbe chiesto il motivo della lite.
Mi misi a sedere, guardandolo storto.... .per quanto
era possibile con un occhio solo e troppo vicina ai suoi, di occhi...
“Hai finito?” chiesi, cercando di fare uno sguardo
torvo.
“No!” e di nuovo scoppiò a ridere. Poi cercò di tornare
serio. “Ehm... Jenni come sta?”
Abbassai lo sguardo “Sospesa anche lei....e con il
setto nasale rotto...”
Mi guardò con gli occhi spalancati. “Tu... tu sembri
così dolce e indifesa, ma c’è da aver paura!” ridacchiò “Se ti impegni sei...velenosa!
Sei.. Sweet Poison... per gli amici Sweetie! Ecco, d’ora in poi ti chiamerò
così!” sorrise. E da quel momento, infatti, Ville mi chiamò sempre così. Mentre
per il resto del mondo ero Asja, per lui ero ‘la sua Sweetie’ .
A prey she was for the cruelty of love
While its serpent inside crawled straight towards her heart
The coldest kiss love ceased to exist
While we grew apart like never before
Poison Girl
Graaazie a tutte !!!!
Glo: grazie^^in questo capitolo Ville
è ancora più insopportabile (l'ho odiato perfino io scrivendo XD)...per i
motivi... si sapranno tra un pò!!
Sorellina telepatica: ebbene sì, sei
proprio inquietante!! :P come già sai, tutte le tue supposizioni sono giuste!!
prenotato il biglietto?? ufff ma quando arriva agosto? Voglio andarci pure io a
Hellsinki!!!!!!
Collega di calzini XD: sì dai, è un pò
cattivello Villuccio ...ma ha i suoi buoni motivi!! 'per chiarimenti sul
comportamento di Ville... chiedere a Lally' :P
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Capitolo 5 *** Salt in our wounds ***
Nuova pagina 1
4. Salt in our wounds
Nei giorni
successivi, non cambia nulla. Arrivo al Finnvox con il muso lungo, Ville fa lo
stesso; ci rinchiudiamo in saletta senza mai parlarci, ci urliamo dietro per la
minima cretinata, non riusciamo a cantare una strofa senza prenderci a parolacce
a vicenda. E puntualmente, io torno a casa e scoppio a piangere. Ormai è un
vizio.
È inutile.
Proviamo e riproviamo, ma non riusciamo proprio ad entrare in sintonia.
C’è qualcosa
che manca... qualcosa che invece, quando cantavamo da ragazzini, c’era
eccome... l’emozione. Devo fare l’ultimo tentativo, prima di dire a Seppo e a
Niko che io e Ville non possiamo proprio cantare insieme.
“Insomma
Ville, basta! Cosa c’è che non va?” gli chiedo a un certo punto, esasperata.
Resta un
attimo in silenzio, con un’espressione che conosco benissimo: è quella che usa
quando non sa se fidarsi ad essere sé stesso o sparare la prima cavolata che gli
viene in mente, per autodifesa.
“E me lo
chiedi?” sbotta, accendendosi l’ennesima sigaretta. “C’è che non ti permetto di
spezzarmi il cuore di nuovo! E se l’unico modo è comportarmi da stronzo, lo farò
fino alla fine della registrazione! E’ solo un mese, in fondo! Poi...di nuovo
ognuno per la sua strada. Così sarai contenta, no?”
“Ville, ma
cosa...?”
Butta la
sigaretta che stava fumando, per poi accenderne subito un’altra.
“Perché
diavolo sei sparita in quel modo, me lo spieghi?”
“Cosa? Io
sarei sparita? E tu che hai fatto, scusa?” non ho la minima intenzione di dirgli
il vero motivo, quindi faccio quello che mi riesce meglio quando sono nervosa:
divento acida. E gli affibbio colpe che in realtà non ha.
“Io? Sarei io
quello che ha anche cambiato numero di telefono, eh?” dice, alzando la voce.
“Ti sei mai
fatto vivo, quando eri ad Helsinki?” e ora alzo la voce anch’io. “Ah, no
scusa... eri troppo occupato a fare il figo e portarti a letto le tue fan!”
“Tu sei
scappata a Parigi, o te ne sei dimenticata? E tanto per la cronaca non sono mai
stato a letto con una delle mie fan!”
“Già, hai
ragione! Tu vai solo con le modelle!” Ops...questo magari potevo tenermelo per
me....
“Certo...ha
parlato quella che se la fa con i direttori d’orchestra! Potevi scegliertene
almeno uno più giovane e carino, invece di quel...quel...”
“Quel...?
Sentiamo, cosa hai da dire su Philippe?” A parte il fatto che ha 15 anni più di
me e si è rivelato un perfetto deficiente, ovvio.
Ville si fa
improvvisamente serio. “Niente! Non ho da dire proprio niente!”
“Ecco,
appunto, sei proprio la persona meno indicata per darmi consigli in campo
sentimentale!”
Esco dalla
saletta, sbattendo la porta come al solito, ma stavolta, pian piano sento la
rabbia svanire. Ville si è tenuto informato su di me tutto questo tempo, è
questo che sta tentando di dirmi? Per una volta so che devo mettere da parte
l’orgoglio...
Dio, quanto
mi è mancato! Ora sono sicura di non volerlo perdere mai più...
Riapro
timidamente la porta e Ville è lì, lo sguardo basso, i pugni stretti.
“Hai anche
solo una vaga idea di quanto mi sei mancata, Asja?” mi dice, a bassa voce,
avvicinandosi a me. Si avvicina troppo a me, per la precisione. So bene
quanto gli costa, in questo momento, dire una cosa del genere....essere
vulnerabile davanti alla persona che, inconsapevolmente, gli ha spezzato il
cuore per non permettere al proprio di spezzarsi. Se solo avessi saputo....
Scuoto la
testa. “ So quanto tu sei mancato a me, però...”mormoro. Siamo uno davanti
all’altra, la rabbia di poco prima solo un lontano ricordo. Ville mi solleva il
mento con un dito e per un secondo, solo per un secondo, mi stringe forte a sé,
senza dire nulla. Un nulla più eloquente di mille parole.
In quel
momento, la porta si apre ed entra Migè...tempismo perfetto, non è proprio
cambiato niente. Ci allontaniamo in un secondo l’uno dall’altra, ma le nostre
facce dicono tutto, credo...
“Oops.. Ho
interrotto qualcosa?” ridacchia Migè.
Ville fa una
faccia assurda, minacciando il bassista con il pugno alzato, mentre io scoppio a
ridere.
“Nooo! Non
hai interrotto niente, tranquillo...”
“Questa frase
l’ho già sentita...” ridacchia “Comunque, ormai sono qui... come procede?”
Ville se ne
sta in silenzio, la sigaretta tra le labbra, lo sguardo perso nel vuoto. E poi,
ad un certo punto, accade qualcosa di strano. Si avvicina al microfono, mi
guarda, e inizia a cantare con un sorrisetto malizioso, senza mai staccare lo
sguardo da me.
In the temple of love you hide together
Believing pain and fear outside
But someone near you rides the weather
And the tears he cried will rain on walls
As wide as lovers eyes
“Potremmo
registrare anche questa, che dici?” mi fa l’occhiolino.
Non posso
fare a meno di sorridere. Sorridere e ricordare.
“Solo se la
canta Migè al tuo posto!” rido, facendogli la linguaccia...
Bentornato
nella mia vita, Ville....
Helsinki, giugno 1995
“Sweetie! Hai da fare oggi pomeriggio?” chiese Ville,
mentre correvo in aula, come sempre in ritardo.
“No...non credo, perché?”
“Abbiamo prenotato la sala prove, ci sono anche Migè e
Linde... dobbiamo provare una cosa e ci serve una voce femminile.... e un
giudice! Che dici, ti va?”
Lo guardai, con gli occhi spalancati. “Certo che mi va!
Ma cosa...?”
“Conosci Temple of Love, vero?”
Annuii. Era una delle mie canzoni preferite. “Sì
ma...tu suoni il basso, Migè anche, Linde la chitarra, io faccio il coro... e
chi canta?”
“Io e Migè... ci alterniamo”
“”Cosa? E da quando?” ridacchiai.
“Da oggi pomeriggio! Ma tu non stavi facendo tardi a
lezione?”
“Cavolo, sì!” gli lanciai un bacio con la mano e corsi
via, seguita dalla sua buffa risata.
E il pomeriggio ci ritrovammo in saletta: io e...i
futuri HIM.
“Pronti?” chiese Ville, sistemandosi al basso, mentre
Migè preparò il microfono,accanto a me.
“Ville, ma...” cercai di obiettare.
“Asja, due bassisti in una band sono un po’ troppi!”
disse Migè “oggi cercheremo di decidere se come cantante sono meglio io o Ville”
“...O se è meglio cercarne un altro!” aggiunse Linde,
tra le risate generali.
“Cominciamo...” sussurrai, poco convinta. E la canzone
non arrivò nemmeno a metà, si interruppe prima tra le risate. No, decisamente
Migè come cantante non era proprio il massimo!
“Tocca a me!” esclamò Ville.
“ Sì, e dopo questa prova scriviamo l’annuncio per
cercare un cantante!”
La musica ripartì, iniziai a cantare la parte del
coro, poi fu il turno di Ville... e io mi incantai completamente ad ascoltare
la voce più calda e profonda che avessi mai sentito, finchè la musica non si
fermò di nuovo.
“Asja... ehi, sei tra noi? Toccava a te l’attacco”
“Eh? Ah, sì... scusa Linde... io...”
Guardai Ville, poi il mio sguardo si spostò su Migè,
che rideva come un pazzo.
“Io sarò un pessimo cantante, ma almeno non ti ho fatto
addormentare come ha fatto Ville! Avanti, scriviamo quest’annuncio!”
“No, fermi! Quale annuncio? Avete già un cantante!”
dissi, indicando Ville, che mi guardava con gli occhi spalancati.
“Facciamo una pausa, ho bisogno di una sigaretta!”
esclamò, trascinandomi per un braccio fuori dalla saletta.
“Eri seria, prima?” mi chiese, il terrore negli occhi.
Annuii. “Rassegnati ad abbandonare il basso, Ville. Tu
sei nato per cantare, la tua voce è...”
Sensuale? Ipnotica? Calda? Vellutata? Da svenimento
immediato e irreversibile? Alla fine optai per non essere proprio del tutto
sincera sugli effetti che la sua voce mi provocava “...è bellissima, perfetta
per interpretare le canzoni che scrivi.”
“Io me la faccio sotto” esclamò, camminando avanti e
indietro “Suonando il basso, me ne sto tranquillo nel mio angolino di palco,
nascosto... se canto devo stare davanti a tutti... io me la faccio sotto!”
Risi “Devi solo farci l’abitudine, poi passa”
“Sì, passa...dopo una ventina di birre!”
“Ecco, magari non esagerare...” ridacchiai,
appoggiandomi al muro accanto a lui.
“Quindi eri seria...” disse, guardandomi fisso negli
occhi.
“Ti fidi di me, per una volta?”
Ville sorrise, abbracciandomi “Io mi fido sempre di te,
Sweetie...” disse dolcemente, nascondendo il viso tra i miei capelli e
provocandomi un brivido.
“Avete finito di fare gli sdolcinati, voi due?” esclamò
Migè, aprendo la porta. Arrossii, allontanandomi da Ville. Come rovinare un
momento magico...
Here we are
Right back
where we began
Waiting for
sweet love
With open arms
Salt in our
wounds
Grazie!!!
@ sore telepatica: ihihih tanto sono
sicura che scriveresti esattamente quello che scriverei io!! uhm no...aspetta....tu
sei più sadica, però!!!! XD
@ PamPam: grazie^^ spero che questo
capitolino abbia chiarito qualcosa....
@ glo: povero Ville...però stavolta se
lo sarebbe meritato, sì!!!
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Capitolo 6 *** Again ***
Nuova pagina 1
5. Again
“Wow…c’è il sole stamattina!” esclamo entrando in
cucina, tutta pimpante.
“Ehm...veramente c’era anche ieri..” mi fa notare Klaire, ridacchiando. “Ti sei
semplicemente svegliata bene, stamattina!”
Eh sì,
decisamente è tutta un’altra storia. Vado a prepararmi, tirando fuori
dall’armadio un paio di jeans, le mie converse, un dolcevita nero e sopra....una
vecchia maglietta dei Black Sabbath. Da quanto non la mettevo? E sempre
canticchiando, arrivo al Finnvox.
“Buongiorno!”
saluto allegra Seppo e Niko, intenti a chiacchierare davanti a un caffè.
Si scambiano
un’occhiata perplessa. “Ma che è successo, oggi?” mormora Seppo, e Niko
risponde con un’alzata di spalle.
“Ville è già
in saletta?” chiedo.
Altra
occhiata perplessa. “Questa gentilezza è sospetta. Ville arriva tutto sorridente
e chiede di te, tu ti comporti nello stesso modo... è abbastanza inquietante,
visto il gelo che regnava tra voi fino a ieri” dice Seppo.
“Sì,
probabilmente stiamo entrambi architettando un piano diabolico per ucciderci a
vicenda...ne resterà solo uno!!” E faccio una risata diabolica. Beh, io e Ville
siamo cresciuti insieme, avrò preso un po’ del suo umorismo macabro, no?
“Comunque sì,
ti sta aspettando...” dice Niko “E...sei proprio vestita da cantante lirica
oggi, eh?” ridacchia.
Faccio un
sorrisone e corro in saletta. La ragazzina ribelle è tornata.
“Buongiorno!”
mi saluta con uno dei suoi sorrisi dolcissimi, di quelli che tolgono il fiato.
“Bella maglietta... sembra una di quelle che rubavi dal mio armadio!”
“Ehm...forse
lo è” arrossisco leggermente. “Credo di non riuscire più a distinguere le mie
dalle tue..”
Sorridiamo
entrambi, guardandoci negli occhi.
In quel
momento, la porta si apre di nuovo, ed entrano gli HIM al completo.
“Buongiorno
piccoletta!” Migè mi abbraccia, sbirciando la reazione di Ville.
“E’ bello
rivederti, Asja!” mi dice Linde, abbracciandomi anche lui.
“Avete finito
di abbracciarvi, voi tre?” chiede Ville. Migè mi guarda ridacchiando, la
gelosia di Ville nei miei confronti, a quanto pare, è rimasta la stessa!
Mi presento a
Gas e Burton. “Sono felice di conoscervi, ragazzi.”
“Appena li
conoscerai meglio, vedrai che cambierai idea!” esclama Migè, e scoppiano tutti
a ridere.
“Se sopporto
ancora voi tre...” faccio la linguaccia a Linde, Migè e Ville.
Mi sembra di
essere tornata indietro nel tempo, a quando passavamo i pomeriggi a provare
nella minuscola saletta dietro la scuola.
“Beh, oggi io
e Asja ci riposiamo!” esclama Ville “Tocca a Gas, oggi...ci delizierà tutto il
giorno con le tracce della batteria” mi spiega, mentre ci andiamo a sedere sul
divanetto.
La mattinata
passa tra una risata e l’altra e all’ora di pranzo, Ville mi prende per mano,
facendomi segno di uscire senza farmi notare.
“Vieni con
me” sussurra.
Usciamo dalla
saletta, prendiamo dei panini e saliamo in ascensore.
“Dove stiamo
andando?” chiedo.
“Ora vedrai”
sorride “Non sei mai stata al Finnvox, vero?”
Scuoto la
testa. L’ascensore ci lascia all’ultimo piano.
“Chiudi gli
occhi” mi dice, dolcemente. Ubbidisco, con aria perplessa. Sento una porta
aprirsi, dell’aria fresca sul viso.
“Ora puoi
aprirli..”
Apro gli
occhi, e davanti a me...Helsinki, in tutta la sua bellezza. I tetti rossi, le
navi in lontananza, i mille colori del porto, la cupola azzurra della
cattedrale, un pallido sole che spunta dalle nuvole. E’ un paesaggio quasi
magico.
“E’...è
bellissimo!” e per la prima volta, mi rendo conto di quanto mi sia mancata la
mia città.
“Questo è..il
mio rifugio quasi segreto!” ridacchia “Ho pensato che avevi bisogno di
riconciliarti con questa città in tutti i sensi...forse così non ti verrà più in
mente di andartene...”
Sorrido,
senza dire nulla. Saremo mai capaci di guarire quelle ferite che ci siamo fatti
a vicenda?
Pranziamo
seduti per terra sul terrazzino del Finnvox, godendoci quei pallidi raggi di
sole che illuminano Helsinki.
Ad un certo
punto Ville mi prende la mano, girandola per vedere il tatuaggio sul polso.
“Tu non l’hai
modificato, al contrario di me...” sorride.
“E’ una parte
di me, questo tatuaggio...” No, è una parte di noi, veramente...
“Asja, io ho
bisogno di tempo” mi dice, la mia mano ancora nella sua. Lo guardo, smarrita.
“Lo so,
Ville...” sorrido “per me è lo stesso...”
“Io.... io ho
paura di vederti andar via di nuovo e... stavolta non credo che lo sopporterei”
dice, guardando lontano.
Stringo forte
la sua mano “Ville, io non...”
Io non ho
nessuna intenzione di andarmene, stavo per dire...ma di nuovo arriva qualcuno ad
interromperci.
“Forza.. a
lavorare, voi due! Era quasi meglio quando non vi sopportavate!” protesta Seppo.
“Ormai
purtroppo lo sa che vengo a nascondermi qui!” sorride Ville, facendomi
l’occhiolino.
Helsinki, 1995
Un sabato pomeriggio come un altro, ero a casa di Ville
sdraiata sul suo letto, a tentare di concentrarmi sul libro di storia della
musica, mentre lui, seduto per terra, provava una nuova canzone alla chitarra.
Ad un certo punto mi guardò, con una luce strana negli
occhi.
“Ville, mi spaventi quando fai quella faccia...”
ridacchiai. “Significa che stai pensando a qualcosa di strano!”
Per tutta risposta, scoppiò a ridere. “Niente di
strano, Sweetie. Pensavo solo che voglio un tatuaggio...e anche tu ne vuoi uno!”
Lo guardai perplessa. “Ah, sì?...non mi sembra di aver
mai detto una cosa del genere, ma... mi dici cosa hai in mente, prima che io ti
segua nell’ennesima cosa folle?”
Mi guardò con un sorriso mozzafiato. “No...devi solo
dirmi che ti fidi di me... e dirmi quale polso preferisci!”
“Il destro e.... ho paura ma mi fido lo stesso!”
sorrisi.
Mi diede un bacio su una guancia e “Andiamo!” disse,
prendendomi per mano.
“Cosa? Ma...ora??”
E di nuovo scoppiò a ridere. Nel giro di mezz’ora
eravamo già nello studio di un amico di Ville.
“Sweetie, devi tenere gli occhi chiusi finchè non
abbiamo finito, ok?”
“Va bene...”
E una mezz’ora e qualche “Ahia” dopo, seguito dalle
risate di Ville , i nostri tatuaggi erano pronti.
“Posso guardare ora?” chiesi, mentre uscivamo. Ci
fermammo su una panchina poco lontano.
Sorrise. “Spero ti piaccia...”
Mi guardai il polso. C’era un cuore, con la punta
rivolta verso il palmo della mano. Lo stesso cuore che era anche sul polso
destro di Ville. Rimasi a bocca aperta.
“Ti piace?” sorrise.
Annuii. “E’... è bellissimo...” dissi, con gli occhi
lucidi.
“Un pezzo di cuore è della mia Sweetie” sorrise,
accarezzandomi delicatamente una guancia “il resto è della mia musica,
ovviamente” concluse, spettinandomi. Non dissi nulla... anche se avrei voluto
dirgli che per quanto mi riguardava, il mio cuore era già completamente suo,
praticamente dal giorno in cui mi aveva parlato per la prima volta. Ci
abbracciammo stretti.
“Io non... non voglio farti soffrire, mai.“ sussurrò.
“E io ti prometto che ci sarò sempre, per te, qualsiasi
cosa succeda.”
In quel momento non potevamo ancora saperlo, ma le
nostre promesse stavano per essere infrante.
Will you see
me cry behind
your back again
will you hear
my heart beats
slow and down again
Again
Grazie
a tutte!!!!!
Sore telepatica: dai resisti, che ti arriverà
presto un'anteprima!!! (MA....solo se diventi un pò meno sadica con i tuoi
personaggi!!! :P )
PamPam:
grazie!!!! Se Ville fosse proprio come lo immagino io...beh...scusate, faccio le
valigie e scappo ad Helsinki!!! XD
Angel: ma non
preoccuparti, collega lavanderina!!!! XD sarei proprio curiosa di sapere cos'è
avvenuto davvero quando Ville è passato da bassista a cantante!!
Glo: visto che aveva
i suoi buoni motivi?? Ma sì, perdoniamolo, per stavolta!!!! :P
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Capitolo 7 *** Please don't let it go ***
Nuova pagina 1
6. Please don’t let it go
Helsinki, maggio 2008
E’ già
l’ultimo giorno di registrazione, questo mese è volato. Oggi io e Ville
registreremo la nostra parte e poi.... e poi, dovrò decidere, di nuovo, cosa
fare della mia vita. In fondo ho una casa a Parigi...anche se in questo mese ho
scoperto che non è lì, la mia vera casa. “La tua casa è dov’è il tuo cuore”,
dice Ville, e il mio cuore è ad Helsinki, è con lui.
E mentre mi
sto avviando verso la solita saletta, con in mano due tazze di caffè bollente,
vengo bloccata da Seppo.
“Asja, quando
tu e Ville avete finito, ti aspetto nel mio ufficio, devo parlarti”
“Ok...” che
ho combinato stavolta? Io e Ville siamo fin troppo tranquilli, la registrazione
sta andando bene, cosa c’è che non va? Ma mi dimentico di qualsiasi pensiero
appena apro la porta della saletta, e mi trovo davanti il sorriso luminoso di
Ville.
“Pronta? Tra
due minuti al massimo ce li troveremo tutti tra i piedi mentre registriamo!”
ridacchia.
“Pronta...più
o meno!” sorrido.
E come Ville
aveva previsto, eccoli apparire tutti al di là del vetro, appena cominciamo a
cantare, stavolta sì...come cantavamo da ragazzini: guardandoci negli occhi,
sorridendoci...facendo nostre le parole della canzone. Ci abbracciamo stretti,
appena finito di cantare. “Semplicemente perfetta” mi sussurra all’orecchio,
dandomi un bacio leggero su una guancia. “Ho sempre voluto cantarla con te,
questa canzone...” dice, ad occhi bassi.
Ed ecco
entrare Linde, Migè, Gas e Burton. “Siete stati fantastici, ragazzi! Evviva!
Abbiamo finito!” e si buttano chi sul divano, chi sugli sgabelli. E dovrebbero
avere più di 30 anni a testa? Sorrido, scuotendo la testa.
“E io? Dove
mi siedo?” protesto imbronciata, con le mani sui fianchi.
Per tutta
risposta, Ville mi prende per un braccio “Qui...” sussurra, facendomi sedere
sulle sue ginocchia. Ha deciso di farmi morire, oggi, lo so...non ho fatto in
tempo a riprendermi dall’abbraccio che già il cuore sembra volermi uscire di
nuovo dal petto.
“Hai già
pensato al titolo dell’album, Ville?” chiede Linde, ad un certo punto. Album?
Quale album?
Mi volto a
guardare Ville, con aria interrogativa. Lui fa un’espressione strana, da quello
che sta nascondendo qualcosa, poi sorride, mi guarda di sottecchi “Sweet
Poison... che ne dite?”
Sorrido. Sì,
non so di quale album stia parlando, ma Sweet Poison mi è sempre piaciuto...
“Cavolo,
dovevo passare in ufficio da Seppo!” mi ricordo, ad un certo punto. “Mi avrà
dato per dispersa!”
“Figurati,
ormai è abituato!” ridacchia Migè.
“Torni,
dopo?” mi chiede Ville, trattenendomi per la mano. Gli faccio cenno di sì con la
testa, e vado da Seppo.
“Posso?”
chiedo, entrando.
“Asja, vieni,
accomodati” c’è anche Niko, con lui.
Mi siedo,
curiosa.
“Abbiamo due
proposte per te...sempre che tu non voglia tornare a Parigi...” inizia Niko,
facendomi l’occhiolino. “La prima, arriva dal teatro dell’Opera di Helsinki. Ti
vorrebbero per Romeo e Giulietta, che andrà in scena la prossima
stagione. Prima però...” e lascia la parola a Seppo.
“...prima
però ci sarebbe un album con gli HIM e un piccolo tour promozionale di un paio
di mesi....insomma, a quanto pare dovrai passare un bel po’ di tempo con quei
disgraziati, d’ora in poi!” sorride.
“Eh?”
spalanco gli occhi, guardando prima Niko, poi Seppo. Ecco svelato il mistero
dell’album... e il mio sesto senso mi dice che questa non è affatto un’idea di
Seppo.
“Un album e
un tour... e questa ovviamente è una tua idea, vero Seppo?” chiedo.
“Certo!” si
affretta a rispondermi. Si affretta un po’ troppo, a dir la verità.
“Asja, non
devi decidere subito, prenditi un po’ di tempo per pensarci,se vuoi..” dice
Niko.
Lo guardo
peplessa. Pensarci? Io non devo pensarci! Stavo per dire SI anche prima che
Seppo finisse di parlare!
“Accetto!”
esclamo “Il tempo di andare a Parigi, disdire l’affitto e portare qui tutte le
mie cose. Voglio tornare a vivere ad Helsinki...” sorrido. E non voglio più
andarmene, stavolta.
“Cominciamo a
registrare ai primi di settembre, prima i ragazzi dovranno partecipare ai
festival estivi, si prenderanno una piccola pausa, poi si inizia.” dice Seppo
“Vil... ehm, io pensavo di rifare, oltre a don’t fear, anche For You, e
aggiungere qualche cover...”
“Temple of
Love...” mormoro.
“Sì, perché
no?” sorride “per il tour, invece, se ne parlerà da marzo in poi...e dopo ti
aspetta Romeo e Giulietta, giusto?”
Annuisco, mi
alzo. “Seppo, posso chiederti un favore?” sorrido, mentre sono già sulla porta.
“Certo,
dimmi!”
“Visto che
l’idea dell’album e del tour è tua e di nessun altro... “ sorrido maliziosa
“potresti evitare, per il momento, di dire a Ville che ho accettato?”
Voglio
divertirmi un pochino, ora....
“Ciao...”
mormoro, entrando di nuovo in saletta e cercando di rimanere seria.
“Sei andata
da Seppo? Che voleva?” mi chiede Ville , un’espressione indecifrabile sul viso.
“Sì
sì....niente di importante”.
Ville mi
guarda con aria interrogativa, rimane per un po’ in silenzio.
“Che farai,
ora? Te ne andrai di nuovo?” chiede, brusco.
“Sì, parto
dopodomani per Parigi, Ville...” non devo ridere, non devo ridere....
Cambia
completamente espressione. So bene che ora sta per avere la meglio il suo lato
insopportabile, meglio finire qui lo scherzo!
“....ma solo
per il tempo necessario ad impacchettare le mie cose e portarle qui! Ho un
contratto con l’Opera di Helsinki per Romeo e Giulietta...su, avanti, dillo!”
Sorride, poi
mi guarda con un’espressione perplessa “Cosa dovrei dirti?”
“Romeo e
Giulietta...che palle!” gli faccio il verso.
Ville scoppia
a ridere. “Quanto sei scema! Mi piace Romeo e Giulietta...” torna serio, abbassa
gli occhi “La verità è che mi piace qualsiasi cosa ti faccia rimanere qui...”
“Però prima
ho un altro impegno...” sorrido.
A Ville si
illuminano gli occhi. “Quale?”
“Un disco e
un tour con il mio gruppo preferito...” sorrido.
“Hai
accettato!!! Partirai con noi!” esclama, con un sorriso che farebbe sciogliere
persino la persona più insensibile sulla faccia della Terra.
“Voi? Ma
figuriamoci! Sai, mi hai chiamata Ozzy in persona per dirmi che vuole
assolutamente duettare con me!” gli faccio la linguaccia.
“Ah, e così
sarebbero ancora i Sabbath il tuo gruppo preferito, eh?” ridacchia, mentre mi si
avvicina minaccioso.
“Certo!”
altra linguaccia, poi lo guardo con aria terrorizzata “Ville, non ci provare! Il
solletico no!!”
E iniziamo a
rincorrerci per tutta la saletta. Ma perché ogni volta che stiamo insieme
regrediamo all’età di 15 anni a testa?
“Tanto non mi
scappi!”
E
infatti...tempo 5 minuti finiamo tutti e due sul divano, con Ville a farmi il
solletico, bloccandomi entrambi i polsi con una mano, sopra alla testa.
“Allora, qual
è il tuo gruppo preferito?”
“I Black
Sabbath!” rido, con le lacrime agli occhi.
“Sei
migliorata, qualche anno fa avresti ceduto subito!” ride, smettendo di farmi il
solletico e intrecciando le mie mani alle sue.
Mi guarda
intensamente... fin troppo intensamente, i suoi occhi a meno di cinque
centimetri dai miei... poi mi lascia di colpo le mani, allontanandosi da me.
“Meglio se ci
ricomponiamo...se entra qualcuno chissà che pensa!” ridacchia.
Helsinki, 1996
“Posso?”
“Che faccino, Ville! Che è successo?” chiesi,
stampandogli un bacio sulla guancia.
“Siediti. Anzi no...sediamoci, ne ho bisogno anch’io!!”
disse, buttandosi sul mio letto e trascinandomi con sè. “Se ti dicessi HIM e
Provinssirock.... tu cosa diresti?” mi chiese con un sorriso enorme, tenendomi
abbracciata.
Lo guardai con gli occhi spalancati.
“Ville! Il Provinssirock...è fantastico!” gli dissi,
accarezzandogli i capelli.
Mi guardò, preoccupato. “ E se le mie canzoni non
piacessero a nessuno?”
“Impossibile” sorrisi. “Sono stupende e lo sai anche
tu...”
“Ci sarai, vero?” chiese.
“Secondo te? Potrei perdermi il primo concerto dei miei
migliori amici davanti a un mare di persone? Potrei mai perdermi...te?”
“No...te lo rinfaccerei a vita!” sorrise,
abbracciandomi stretta.
“Ville...” mormorai.
“Che c’è, Sweetie?” sorrise, guardandomi dritta negli
occhi.
“No, niente..” C’è che sono innamorata di te e l’idea
di perderti mi terrorizza, ecco che c’è. Ma non dissi nulla.
Ovviamente, come tutti sanno, dal Provinssirock in poi,
per gli Him fu un crescendo di concerti e di successi. E Ville, il mio Ville, si
apprestava a diventare l’idolo di milioni di fans. E arrivò anche il momento
della prima tournee fuori dalla Finlandia. Dentro di me temevo che sarebbe stata
la fine della nostra amicizia, la fine di tutto.
Passammo il giorno della partenza insieme, preparando
le valigie per quei quattro mesi che lo avrebbero portato in giro per mezza
Europa, tenendolo lontano da Helsinki...lontano da me. Le valigie ormai pronte,
ce ne stavamo abbracciati sul suo letto, in silenzio. Perfino parlare era troppo
doloroso.
E arrivò anche il momento dei saluti.
“Mi mancherai da morire, Sweetie...” sussurrò,
stringendomi a sè.
“Anche tu...” mi abbandonai tra le sue braccia,
pensando se non avrei dovuto digli ora quello che provavo, prima di perderlo
definitivamente. Ma Ville aveva già fatto la sua scelta... il suo unico amore
non ero io, ma la musica. E non avevo alcun diritto di privarlo del suo sogno.
Decisi quindi di lasciar fare al destino.
Mi sollevò leggermente il viso, con un dito “A che
pensi?” chiese dolcemente.
Scossi la testa. “Niente di importante” mi sforzai di
sorridere.
In quel momento, si chinò verso di me e le sue labbra
sfiorarono leggermente le mie. E proprio in quel momento, arrivò Migè.
“Ville, dobbiamo andare! Oops, scusate...ho interrotto
qualcosa?”
Ville lo fulminò con lo sguardo.
“No... non hai interrotto niente, Migè, non
preoccuparti!” dissi. E quello,fu l’inizio della fine.
We're drifting
apart
But I want you
to know
Wherever you
are I belong
Love's singing
our song
But we fail to
sing along
Please don’t
let it go
Glo: grazie!!! questo è l'ultimo
capitolo in cui ci sono i loro ricordi...i prossimi si svolgeranno solo nel
presente^^
T-sore: ma diciamo che siamo malvagie
nello stesso modo!!! anzi, no...sei più malvagia tu che mi fai diventare
addicted alle canzoni di Tarja! aiuto, non me ne libero più!!
Angel: sìììì tatuaggino con Ville
*___* tanto per lui non fa differenza averne uno in più!! ci vuole qualcosa che
gli ricordi le sue tre lavanderine!! XD
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Capitolo 8 *** Bury me deep inside your Heart ***
Nuova pagina 1
7. Bury me deep inside your heart
Helsinki, 2008
E dopo
qualche giorno a Parigi per il trasloco, riprendo la mia vita ad Helsinki,
riscoprendo la mia famiglia, i miei vecchi amici, i posti che ho sempre amato...e
ritrovando l’amicizia con Ville che credevo perduta. Ma so perfettamente che
tra noi ci sono ancora tante, troppe cose non dette.
Sono a casa
di Klaire, in attesa di trovare un nuovo appartamento, e Ville mi sta aiutando a
sistemare gli scatoloni.
“Che fai
domani sera?” mi chiede, a bruciapelo.
Lo guardo e
sorrido. Gli HIM suonano al Tavastia, domani sera, pensa forse che io non lo
sappia?
“Tarja mi ha
invitata ad una festa, ci sarà praticamente tutto il mondo della lirica
finlandese e...” Non è vero, ovviamente ho già il mio pass per il concerto, ma
non voglio certo dargli questa soddisfazione!
“Bene, chiama
Tarja e dille che non vai” mi dice, fin troppo sicuro di sé.
“Scusa..?”
Mi porge il
suo cellulare. “Il numero di Tarja è in rubrica, se non lo fai tu lo faccio io,
quindi...”
“E...cosa mi
aspetterebbe invece della festa da Tarja?” chiedo, sorridendo.
Mi guarda,
con la tipica espressione a cui non ho mai saputo dire di no, abbassa lo
sguardo.
“Rivoglio la
mia Sweetie ad aspettarmi dietro le quinte del Tavastia” mormora.
Da quanto non
mi chiamava così? Asja, devi respirare, te lo ricordi?
E ‘la sua
Sweetie’ ovviamente assiste all’intero concerto, quasi con le lacrime agli
occhi, fino all’ultima canzone, quando i ragazzi tornano nel backstage.
“Qui dentro
si muore di caldo, come al solito!” protesta Ville, togliendosi la maglietta e
lasciandomi semplicemente senza fiato.
“L’encore lo
fai vestito...ehm, svestito così??” Lo guardo, divertita. “E poi ti lamenti se
le fan vogliono saltarti addosso!”
Sono passati
almeno quindici anni, e ancora non si rende conto degli effetti che fa...
Ville mi si
avvicina e sorride, malizioso. “Perché, che cos’ho che non va?”
No,
rettifico. Se ne rende conto e se ne approfitta, anche!
“Niente...
Prova ad andare sul palco così, poi mi dirai cosa succede!”
Mi guarda con
aria di sfida, mi dà un bacetto sulla guancia e si allontana, verso il palco.
“A tra poco,
Sweetie!”
Mi affaccio
dalle quinte, per spiare la reazione della platea. Appena le luci si accendono
di nuovo, nel locale scende il più assoluto silenzio. Scoppio a ridere. Posso
immaginare perfettamente l’espressione sui visi delle ragazze in prima fila.
Ville si volta verso di me per un secondo, viene da ridere anche a lui e si vede
a chilometri. Gli rispondo con un’alzata di spalle, a volergli dire “vedi che
avevo ragione?” e lui mi fa segno con la mano di aspettare.
I ragazzi
ridacchiano e...partono le prime note di “The Reaper”, mentre Ville guarda verso
di me e mi fa segno di raggiungerlo. Seppo mi si avvicina: “Allora, ti decidi a
raggiungerlo sul palco?”
“Coosa? No,
non ci penso nemmeno, io...”
Ma per tutta
risposta Seppo mi dà una spinta...ora non posso più tornare indietro.
“Questa me la
paghi” sussurro a un sorridente Ville, prima di iniziare a cantare.
All our times have come
Here but now they're gone
Seasons don't fear the reaper
Nor do the wind, the sun or the rain
We can be like they are
Ci teniamo
per mano, e Ville non stacca i suoi occhi dai miei per tutta la durata della
canzone.
“Asja Hietala
” mi presenta alla fine della canzone, baciandomi la mano che teneva ancora
stretta nella sua. “Sentirete molto parlare di lei!” ridacchia.
“Sentiranno
sì parlare di lei! Domani i giornali si scateneranno, ma vi siete visti?”
scherza Seppo, dietro le quinte.
Lo guardo con
aria interrogativa. “Perché??” chiedo, ingenua.
Migè
ridacchia. “Seppo ha ragione, avevate gli occhi a cuoricino!”
Occhi a
cuoricino? Io? “Sono una cantante lirica, Migè! La prima cosa che ci insegnano è
recitare ed interpretare al meglio ciò che cantiamo” dico, brusca.
“Ville però
non è un cantante lirico..” obietta Seppo.
“No, ma Asja
mi ha dato lezioni!” ridacchia.
“Quando vi
sveglierete, voi due, non sarà mai troppo tardi!” dice Linde, scuotendo la
testa.
Resto a
chiacchierare nel backstage con Migè, quando Ville arriva alle mie spalle.
“Andiamo?” mi
sussurra all’orecchio.
Mi volto, i
suoi occhi a meno di dieci centimetri dai miei... e rischio di andare in
iperventilazione.
“Andiamo
dove?” chiedo, perplessa.
“Niente
domande...” sorride “.. stasera sei solo mia”.
Salutiamo gli
altri, mentre Linde e Migè ridacchiano, e saliamo su una macchina nera, che ci
lascia davanti casa di Ville. E’ stato stranamente silenzioso per tutto il
tragitto, non è da lui.
“Allora è
vero che vivi in una torre!” sorrido, scendendo dalla macchina “Pensavo che
fosse una leggenda... il poeta misterioso che vive da solo in una bellissima
torre vicino al mare...”
“Sempre a
prendere in giro, eh?” mi prende per mano.
Apre la
porta, e sempre in silenzio si butta sul divano.
“Vieni qui,
Sweetie?” e apre le braccia.
Mi accoccolo
accanto a lui, tra le sue braccia, come quando da ragazzini guardavamo insieme i
film dell’orrore, e mi rendo conto di quanto mi era mancato un suo abbraccio, di
come l’avevo cercato in altre persone, senza però mai trovarne uno paragonabile
al suo.
“Qualcosa non
va, Ville? Sei strano...” mormoro, guardandolo dolcemente negli occhi.
Scuote la
testa, senza dire niente. Mi limito a fare la stessa cosa che facevo da
ragazzina, quando lui era immerso nei suoi pensieri. Resto abbracciata a lui,
senza dir niente, sfiorandogli un braccio a tracciare disegni invisibili con le
punte delle dita.
“Ho...ho
bisogno di sapere una cosa, Asja...” dice, ad un certo punto. “Sono diventato
matto per cercare di capirlo e... voglio concludere questo discorso una volta
per tutte, ora che non c’è Migè a rovinare tutto come sempre . Ho bisogno di
sapere perché sei sparita in quel modo.”
Abbasso lo
sguardo. Ora sì, ora posso dirgli la verità una volta per tutte. Ora che so che
la mia casa è tra le sue braccia, e non fuggirei da lui per nessun motivo al
mondo.
“Per...questo” mormoro, seguendo con un dito, sopra la maglietta di Ville, il
contorno di quella S tatuata, ormai da tempo coperta da un heartagram.
Mi guarda con
aria interrogativa. “Per cosa?”
“Io... io ero
innamorata di te, Ville.” dico, abbassando lo sguardo. “Quando nella tua vita è
arrivata Susanna sono stata malissimo, e quando poi ho visto quel tatuaggio....
ho pensato che l’unico modo per non soffrire più di quanto già non stessi
facendo,era sparire, lasciarmi tutto alle spalle....cercare di dimenticarmi di
te, anche se non ci sono mai riuscita...”
Spalanca gli
occhi, si allontana da me. Resta per un minuto lunghissimo in silenzio, la testa
tra le mani.
“Ville....”
mormoro.
“Tu.... tu
sei sparita per questo?” mormora “Perché non me ne hai parlato? Perché te ne sei
andata prima di renderti conto che avevi frainteso tutto?”
Stavolta sono
io a guardarlo con aria interrogativa. “Cosa...?”
Mi prende il
viso tra le mani, guardandomi intensamente. “Asja... qual è il soprannome che ti
ho dato, e con cui ti ho chiamato praticamente da sempre?”
“Sweetie...”
mormoro, e mi si accende una lampadina “No, non dirmelo...la S era...” Mi sta
dicendo che per colpa di uno stupido equivoco sono fuggita dall’unica persona
che io abbia mai amato? “Ma quanto sono tonta?” mormoro.
“La S è
l’iniziale di Sweetie...” sorride “l’unica persona che ha sempre avuto un posto
speciale nel mio cuore. Non ho fatto tatuare una A perché non volevo che i
giornalisti arrivassero a te...volevo proteggerti, volevo che...continuassi ad
essere il mio angolo di tranquillità e di normalità, nonostante tutto.”
“Io....io...”
e inizio a piangere.
Mi asciuga le
lacrime con le dita, scuote la testa, mentre sul viso gli si dipinge quel
sorriso che amo.
“Io ti amo
Sweetie.... anche se in effetti, un po’ tonta lo sei!” ridacchia.
Il mio cuore
comincia a battere all’impazzata, e le mie facoltà intellettive si annullano
drammaticamente nel momento stesso in cui Ville appoggia le sue labbra sulle
mie, in un bacio prima dolce e prudente, poi... tutto fuorchè da amici, e tutto
fuorchè casto.
Beh, è un
record...ci sono voluti solo 15 anni! Ma diciamo che l’attesa valeva...valeva
eccome.
“Era ora, eh?
Ce l’abbiamo fatta a capirlo!” ridacchia, come se mi avesse letto nel pensiero.
Sì, ma io ho il cuore a mille e non capisco più niente...
“Parla per
te, io l’avevo capito da un pezzo.... andiamoci piano, però...” dico, confusa.
Ma cosa cavolo dico? E poi io non voglio parlare, ora! Voglio continuare a
baciarlo! Ho aspettato questo momento per una vita e cosa dico..? ‘andiamoci
piano?’
Ville ride
“Sì tranquilla...in fondo ci conosciamo solo da 15 anni...più piano di così!”
Ecco,
appunto. Gli tiro uno schiaffetto sulla guancia.
“La smetti di
fare l’idiota?”
Per tutta
risposta, Ville scoppia a ridere di nuovo. “Ma se è la cosa che ti piace di più
di me! E dai...ammettilo!”
“Uff...sei
proprio identico a quando avevi 18 anni! Uguale uguale!”
“Andiamo di
sopra, Sweetie? Fa freddo, qui...” mi dice dolcemente, prendendomi per mano e
conducendomi al piano di sopra.
“E’ un po’
diversa dalla stanza che avevi nell’altra casa...i CD per terra ci sono sempre,
però” ridacchio, entrando. Davanti a me, una stanza bellissima: pareti bianche
con attaccati molti quadri, un letto con una trapunta di velluto bordeaux, un
grande armadio nero. Semplice ma d’effetto, senza dubbio...ben diversa
dall’accampamento in cui viveva a 18 anni!
“Sì, vero?
Sembra anche ordinata...” ridacchia. “Per dormire puoi prendere una maglietta
dal mio armadio...attenta però, potrebbe crollarti tutto addosso, quando apri!”
Rido “Chissà
perché, non avevo dubbi!” e apro l’armadio con cautela, guardando Ville con
un’espressione terrorizzata. “Posso rubarti l’ennesima maglietta nera dei
Sabbath?” chiedo, facendogli gli occhioni.
“Se me lo
chiedi così, come faccio a dirti di no?” sorride, e mi dà un bacino sul collo.
Il tempo di
cambiarmi e torno in camera... ritrovando Ville sdraiato sul letto con addosso
solo un paio di pantaloni della tuta neri. Mi guarda, un’espressione tra il
tenero e il malizioso.
Faccio un
finto broncio, poi sorrido e.. “Secondo te, a me piace il tuo lato idiota....E a
te cosa piace di me, sentiamo?”
Mi siedo sul
letto, le braccia incrociate, ad aspettare la sua risposta, che, ci scommetto,
sarà una serie di cavolate assurde intervallate da qualche congiunzione.
E invece....
Ville si siede accanto a me, mi prende la mano. “Mi piace il modo in cui mi
sento quando sei vicino a me, mi piace quando mi prendi in giro e fai quella
faccetta buffa, mi piace quando stai per scoppiare a ridere da un momento
all’altro e quando fai la seria....e mi piace da morire il modo in cui fai tutta
la sofisticata, ma in fondo in fondo sei sempre la ragazzina con le trecce che
sapeva a memoria tutte le canzoni dei Black Sabbath” mi bacia “ e ho appena
scoperto che mi piace un sacco baciarti...e mi sto anche dando dello scemo per
non aver iniziato a farlo moolto tempo fa” ridacchia, facendomi sdraiare sul
letto e continuando a baciarmi, semisdraiato su di me, una mano
‘pericolosamente’ sotto la mia maglietta.
“E poi ...No,
scusa... hai detto che dobbiamo andarci piano...” mi sorride, malizioso.
“L’ho detto?”
sorrido “Sì...l’ho detto... ” Ahimè, ho proprio detto un’assurdità del genere.
“Dormiamo?”
chiedo, poco convinta.
“Visto che
non mi lasci alternative...” ridacchia lui, stringendomi a sé. “Almeno posso
abbracciarti?”
“Veramente
hai sempre fatto la piovra quando dormivi con me!” ridacchio “A volte mi
svegliavo perché non riuscivo quasi a respirare per quanto mi stringevi!”
“Macchè! Non
riuscivi a respirare per l’emozione di essere abbracciata a me!” ride.
“Il solito
spaccone!” mi volto verso di lui per fargli la linguaccia, e per tutta risposta
mi bacia di nuovo.
“...E
comunque, per la cronaca anch’io lo avevo capito..sono innamorato di te
praticamente da sempre... da molto prima che mi facessi fare quel tatuaggio” mi
sussurra, all’orecchio, tenendomi stretta. Mi volto di nuovo, con un’espressione
interrogativa, senza dire niente.
“Devo farti
un elenco di tutte le canzoni che ho scritto pensando a te?”
Resto
impietrita. “...Scusa?”
“Quelle che
ti facevo leggere a scuola...a chi pensi che fossero dedicate? E tu, ragazzina
insensibile, mi dicevi solo che erano tristi! Cattiva!” E mi fa un adorabile
broncino “ E poi tante altre, quando sei sparita in quel modo... quando mi
ritrovavo a pensare a te... la maggior parte delle canzoni che ho scritto le hai
ispirate tu. Ecco, ora lo sai!”
“Tu....
io.... noi.. no, niente...” ecco. Sto facendo la figura della perfetta
deficiente. Ho quasi trent’anni e ogni volta che Ville mi sta accanto io divento
una ragazzina stupida. Uffa.
Ville scoppia
a ridere. “Sweetie, ma hai perso l’uso della parola? Fanno questi effetti i miei
baci?”
Ecco, la me
normale a questo punto gli avrebbe mollato un altro schiaffetto... peccato che
la me normale sia stata sostituita a tempo indeterminato dalla mia versione
sdolcinata.
“Fa questi
effetti un bacio che aspettavo da 15 anni...sì, Ville..” mormoro, e cerco di
nuovo le sue labbra. “Come vedi non mi hai mai perso, anche se tu pensavi il
contrario. Anch’io sono innamorata di te da una vita...siamo due cretini!”
“Visto che è
la serata delle confessioni... te ne faccio un’altra” sorride “Ho visto quasi
tutti i tuoi spettacoli... ogni volta che ero in tour e sapevo che cantavi in
qualche teatro, correvo a sentirti....anche se io e la lirica non andiamo tanto
d’accordo!”
“...Ma eri
troppo orgoglioso, o pensavi che io non avrei voluto vederti, quindi non me
l’hai mai fatto sapere” concludo, sorridendo.
Mi guarda, un
po’ sconvolto a dir la verità.
“Come fai a
saperlo?” chiede.
“Ti sei mai
chiesto perché spesso facevamo concerti nelle stesse città nello stesso periodo?
Pensi che sia stato solo un segno del destino?” sorrido.
“Tu...?”
“Hai detto tu
che è la serata delle confessioni... ho sempre pianificato spettacoli e tournèè
in modo che coincidessero con le tue. C’ero a quasi tutti i concerti...”
“E non hai
mai...?”
Scuoto la
testa. “C’è stato solo un periodo in cui avrei voluto farti sapere che c’ero...
ma che diritto avevo, io, di mettermi in mezzo? Ho chiamato i tuoi quasi tutti i
giorni per sapere come stavi e... Dio, Ville... stavo così male!”
“Piccolina
mia!” mi stringe forte, accarezzandomi i capelli “Siamo insieme, ora...
l’importante è questo, no?”
Annuisco,
stringendomi a lui. Ci addormentiamo una tra le braccia dell’altro, grati a quel
destino che ha voluto regalarci una seconda possibilità.... nonostante tutto.
That's the way
it's always been
My heart stops
beating only for you Baby
Only for you
Darling
Bury me deep
inside your heart
Angel: ihihi ci facciamo tatuare tutti
e quattro un calzino con un heartagram !! (a me non serve la febbre, come vedi
deliro anche normalmente XD). Che bello, venerdì si avvicina!! Non vedo l'ora
che arrivino le mie colleghe lavanderine!!! *___*
T-sore: eccolo qua, il tuo adorato
capitolo 7!!! ma avevi dubbi che anche quella canzone fosse di un gruppo del
Nord Europa?? Tanto lo diciamo sempre che siamo nate nel posto sbagliato!!! Maa
ovvio che andiamo all'Helldone! E la prima fila sarà nostra!!
PamPam: grazie^^ ti sei ripresa dalla
lettura di questo capitolo?? :P
Glo: ma no, perchè dici così?? io non
sono sadica con il mio Villuccio XD
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Capitolo 9 *** Our diabolikal rapture ***
Nuova pagina 1
8. Our diabolikal rapture
Mi sveglia il
suono familiare del cellulare di Ville....la colonna sonora di Halloween?
Ha ancora quella?
“Ville...”
mormoro.
“No,
Sweetie...non ci voglio andare, a scuola...” borbotta, per poi rigirarsi
dall’altra parte.
Scoppio a
ridere. “Ville, sei un po’ cresciuto per la scuola, non credi? Sta suonando il
tuo cellulare!”
Apre gli
occhi, un’adorabile espressione assonnata mentre guarda prima me, poi il
cellulare sul comodino. Finalmente si decide a rispondere.
“Mamma...no,
ti chiamo dopo...sonno!” e si ributta sul letto, abbracciandomi.
“Dove eravamo
rimasti?” chiede, nascondendo il viso tra i miei capelli.
“Al
buongiorno...” mi stiracchio, ancora tra le sue braccia.
Ville mi
stringe a sé, dandomi un leggero bacio sulla fronte. “Dormito bene, my Sweetie?”
mi chiede, la voce ancora insonnolita.
“E me lo
chiedi?” ridacchio.
“Mi ero
dimenticato di quanto fossi bella appena sveglia...” sussurra.
“Mi ero
dimenticata dell’effetto che mi fanno i tuoi complimenti” sorrido, rossissima,
nascondendomi tutta sotto le coperte.
E lui mi
raggiunge, sorridendo per poi darmi un bacio mozzafiato. “Ti amo...” sussurra,
sulle mie labbra.
.... E il mio
‘andiamoci piano’ diventa un lontano ricordo....
“Hai qualcosa
da fare, oggi?” chiede, mentre mi stringe a sè.
Faccio finta
di pensarci un attimo “Uhm, sì... stare tutto il giorno sotto le coperte con
te!” e gli sorrido maliziosa.
Mi stringe forte, ridacchiando.
“Va bene che
dobbiamo recuperare il tempo perduto, ma... mi hai preso per Superman, Sweetie?”
Spalanco gli
occhi “Ma quanto sei scemo?” sorrido, e sento il rossore salirmi alle guance...
“Più tardi ti
va di venire a salutare Kari e Anita? Ho promesso di passare da loro, ma...”
“Ma?”
“...Ma voglio
stare con te...” sussurra dolcemente.
Non sono mai
stata capace di dirgli di no, e ora più che mai.
Così, nel
giro di un’ora, siamo pronti e aspettiamo che il taxi ci venga a prendere.
“Come credi
che reagiranno?” chiedo, un po’ preoccupata.
Ville scoppia
a ridere “Esattamente come reagiranno Migè e Linde! ‘Meglio tardi che mai’”
dice, facendo il verso a Kari.
Entriamo in
casa tenendoci per mano, io seminascosta dietro a Ville.
“Vi ho
portato una sorpresa!” ridacchia, entrando in salotto.
Kari e Anita
mi guardano perplessi per un secondo, per poi correre ad abbracciarmi.
“Asja,
tesoro! Come stai?” chiede Anita, quasi con le lacrime agli occhi.
“Sta a vedere
che i giornali stavolta hanno ragione!!” esclama Kari mentre io e Ville ci
guardiamo perplessi.
Kari ci porge
il giornale, sulla prima pagina un articolo riguardante il concerto di ieri
sera...beh, riguardante me e Ville, per la precisione.
Si è tenuto ieri, al Tavastia Klubi di Helsinki, uno spettacolare concerto degli
HIM. Degno di nota il finale, quando Ville Valo è stato raggiunto sul palco da
Asja Hietala, nota soprano, per una fantastica interpretazione di
Don’t fear the reaper. E’ apparso subito evidente l’affiatamento tra Valo e
la Hietala, che fa supporre che tra loro ci sia ben più di un semplice rapporto
professionale....
All’articolo
si accompagna una foto di Ville e me che cantiamo per mano, (e forse Migè non
aveva tutti i torti sugli occhi a cuoricino...) e un elenco dei nostri
rispettivi fallimenti in campo sentimentale.
“Carini a
ricordarci certe cose, eh?” ridacchio.
“Sì, ma
insomma...è vero o no?” chiede curiosa Anita.
E non
facciamo in tempo a rispondere, che suonano i telefoni di entrambi. Seppo per
Ville e Niko per me....
“Ci vogliono
al Finnvox praticamente subito..”
dice Ville.
“Già… credo
che abbiano letto il giornale anche loro…” sorrido.
“Ma mi volete
dire se è vero o no?” incalza Anita.
“Cosa?
Che il concerto è stato spettacolare?” la
prende in giro Ville, con la solita faccia da schiaffi. “No...mamma, non volevi
sapere questo, vero? “ mi guarda, sorride “Sweetie, è vero o no?”
Come sempre
si diverte nel vedermi diventare di tutti i colori. Gli faccio una linguaccia.
“Questa me la
paghi!” sussurro, prima di rispondere ad Anita, a voce ancora più bassa e
imbarazzata “Ehm, sì è vero...”
Anita
spalanca gli occhi, ci guarda “Ma...ma....ma...era ora!!! Ce l’avete fatta
finalmente!!”
Ville
sorride, mi prende per mano “Ok..ciao mamma, noi andiamo!” e mi trascina fuori
dalla porta, facendomi appoggiare contro il muro.
“Che ti avevo
detto?” ridacchia, prima di darmi un bacio da togliere il fiato.
“Se continui
a baciarmi così, io non ci arrivo viva, al Finnvox....”
Your love is
the only thing I live for in this world
Oh how I wait
for the day your heart burns
In these
heavenly flames I've already scorched in
I just want
you to know
I'll always be
waiting
Our diabolikal
rapture
Chiedo perdono
per il ritardo!! Questo capitolo è pronto da un secolo, ma me ultimamente è più
pigra del solito!! XD
Glo: grazie^^
ultimamente sono straconvinta che ciò che scrivo sia un pò troppo
sdolcinato..infatti questo capitolo mi piace poco, fammi sapere che ne pensi!!
Mors: (si fa
prima, se devo scrivere tutto il tuo nick sto qui fino a domani XD) ma nooooo
nemmeno io avrei fatto la fan assassina...noooooo!!! XD sigh mi manca quel
bellissimo weekend di sclero himmico, bisogna rifarlo!!!
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Capitolo 10 *** Serpent Ride ***
Nuova pagina 1
9. Serpent ride
Ma Ville
continua imperterrito, scendendo a baciarmi il collo.
“Ville...”
mormoro. “Siamo davanti casa dei tuoi....”
Fa una
risatina, continuando a percorrere il mio collo con una scia di piccoli baci.
“Sweetie,
basta chiedere...chiedimi di smettere, no? Non è difficile” lo sento sorridere.
Certo, è
facilissimo, infatti....uffa, è sempre il solito!
“Ehm...Ville...” inizio. Continua, continua pure, per me potremmo anche star qui
all’infinito, o meglio, finchè qualcuno non viene ad arrestarci per atti osceni
in luogo pubblico!
“Ehm...dicevo.... forse è il caso che continuiamo questo...ehm... discorso a
casa, più tardi, no?”
Ville
sorride, e mi prende per mano. “E va bene, per stavolta....” borbotta.
Ci
incamminiamo tenendoci per mano, e siamo quasi arrivati al Finnvox quando...
“Oh cazzo!”
esclama Ville, fermandosi di colpo.
“Cosa
diav....?” spalanco gli occhi, credendo quasi di avere le allucinazioni. “Oh
cazzo!”
Giornalisti.
Tanti giornalisti. Tutti i giornalisti della Finlandia, praticamente. E proprio
davanti al Finnvox, e proprio mentre io e Ville siamo mano nella mano. Lui sarà
anche abituato a cose del genere, ma io no, accidenti!! E ora?
“Che si fa?”
lo guardo terrorizzata.
“La porticina
laterale!” esclama come se fosse la cosa più naturale del mondo, iniziando a
correre.
Ville aveva
visto giusto. Il tempo di arrivare lì davanti e la porticina si apre. Chissà
quante altre volte è successa una cosa del genere.
“Grazie
Seppo!” ridacchia Ville, facendogli il saluto militare. “Asja è un po’
sconvolta!”
“... Ma solo
un po’!” dico, riprendendo fiato “è...è sempre così?”
“Ogni volta
che Ville viene beccato in atteggiamenti inequivocabili con una ragazza? Sì!”
ride Seppo.
“Eccovi,
finalmente” esordisce Niko, entrando. “Fose è il caso che ci spieghiate come
stanno le cose..”
Io e Ville ci
scambiamo un’occhiata perplessa. “Se ci spiegate il motivo di tutto
l’assembramento là fuori...” dice Ville, con il tipico tono di chi si sta
innervosendo non poco.
“Questo è il
giornale di oggi...” dice Seppo, mostrandoci l’articolo già visto a casa di Kari
e Anita.
Ville fa una
smorfia. “E quelli sono qui fuori perché ho preso per mano Swee... Asja durante
il concerto? Ma non hanno un cazzo da fare, eh?”
“No...”
sospira Seppo “A quanto pare qualcuno dell’Italehti vi ha visti uscire da
casa di Ville e baciarvi”
Ops. Beccati
in pieno. Complimenti ad entrambi.
“E da quando
devo rendere conto all’Italehti della mia vita privata?” il suo tono è
davvero acido, adesso. Gli prendo la mano.
“Ville,
calmati. Vorrei solo sapere come devo comportarmi per mandarli via! vuoi che
smentisco tutto? che non dico nulla? ... vuoi pensarci direttamente tu?” dice
Seppo.
“No, non sono
in vena di sparare cazzate, oggi!” sorride, di nuovo.
E forse il
resto del mondo non lo sopporta quando fa così, ma io riesco ad amare alla
follia anche il suo lato più lunatico. Sospiro.
“Asja, sei
tra noi?” ridacchia Niko. Con lui non ho certo bisogno di fingere, sa benissimo
la verità, sin da quando è entrato in quella stanza. Mi conosce troppo bene.
“Non voglio
che Asja diventi il bersaglio preferito della stampa” dice Ville, risoluto
“Cerchiamo di tenere nascosta la cosa, negate l’evidenza... anche se capiterà di
vederci spesso uscire da casa mia!” ridacchia.
Seppo
sorride. “Va bene, li lascerò a marcire lì fuori fino a stasera! Quanto a voi,
vi faccio accmpagnare da Kai... fuori di qui!! E non fatevi beccare di nuovo!”
Saliamo in
macchina, riuscendo ad uscire dal Finnvox indisturbati. Mi aspettavo di vedere
Ville pensieroso, invece non fa che ridere e fare lo scemo per tutto il
tragitto. Kai ci lascia al parco, quello in cui ci vedevamo sempre da
ragazzini... e quello in cui è stato girato il primo video di Wicked Game.
Questo non è mai passato alla storia, ma dietro quella telecamera c’ero io,
e ho fatto una discreta fatica a riprendere tutta la band senza soffermarmi per
tutta la canzone su Ville!
Ci sediamo su
una panchina vicino al laghetto, e Ville si sdraia appoggiando la testa sulle
mie gambe.
“Ormai non
vale più il discorso dell’andarci piano, vero Sweetie?” chiede, con il suo
miglior sorriso sghembo.
Dove vuole
arrivare? Non capisco...
“Perché?”
chiedo.
“Perché...forse quello che sto per chiederti non è esattamente andarci piano, ma
vorrei che venissi a vivere con me alla Torre... “
Asja,
riprenditi: inspira, espira. Coraggio, ce la puoi fare. Se ce la faccio anche
stavolta, giuro che scriverò un libro: ‘Stare con Ville Valo senza lasciarci
la pelle: manuale di sopravvivenza.’
“Io.... non
sarà andarci piano, ma chi se ne frega!” esclamo, e Ville scoppia a ridere.
Passiamo il
pomeriggio a casa di Klaire, a sistemare per l’ennesima e spero, ultima volta,
tutta la mia roba negli scatoloni.
“E questo??”
chiede Ville, tirando fuori dall’armadio...quello che un tempo doveva essere
stato un gatto di peluche.
“Ehm...”
abbasso lo sguardo “non ti ricordi di Mir. Meow?”
Mr.Meow...il
peluche che Ville mi aveva regalato per il mio sedicesimo compleanno...e che
avevo portato con me ovunque, dormendo tutte le notti abbracciata a lui. Sì,
obiettivamente non era più in splendida forma, poverino, ma...
“Sweetie,
ma.... fa schifo!!!” ride “E’ distrutto! Non vorrai mica continuare a tenerlo?”
Faccio sì con
la testa. “Certo che voglio continuare a tenerlo! Mr. Meow viene con me!”
Ville fa una
smorfia buffissima “Mi stai dicendo che preferisci dormire abbracciata a Mr.
Meow piuttosto che a me?”
Non riesco a
non sorridere davanti a quella sua espressione tenera. “Ti somiglia, in
effetti!” ridacchio “Preferisco te, ma Mr. Meow mi consolerà quando sarai in
tour...”
“Uhm...”
dice, poco convinto. “Ma non portartelo sul tourbus quando partiamo, se non vuoi
che Migè ti prenda in giro a vita!”
“Basti tu, a
prendermi in giro!” rispondo, facendogli una linguaccia.
One day we'll close our eyes, open them again
And discover each other
Serpent ride
Glo: graziee^^ spero che non andrai in
astinenza ma.... il prossimo capitolo sarà l'ultimo!
Mors: aah quanto vorrei vederlo, Ville
appena sveglio!!! XD basta, fermate i miei deliri che peggiorano di giorno in
giorno (e la Pam ne sa qualcosa!!)
|
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Capitolo 11 *** Epilogo ***
Nuova pagina 1
Epilogo
Helsinki, 2009
“Sweetie! Sei
pronta? Jesse è arrivato!”
Mi precipito
verso le scale. “Oh, no!! Un attimo e arrivo!”
“Uff...ma
perché ci metti sempre due ore a prepararti?” ridacchia.
Mi affaccio
di nuovo dalle scale, guardandolo con aria di disapprovazione. “Forse perché
qualcuno ha passato tre ore nella vasca da bagno?”
Ville scoppia
a ridere. “C’eri anche tu, ti ricordo! E’ colpa tua se non mi sono reso conto
del tempo che passava!” dice con un’espressione maliziosa. E va bene...ha vinto
di nuovo!
Gli faccio
una linguaccia.... tanto ormai ho rinunciato ad aver ragione su qualcosa.
Saliamo in
macchina. E’ la vigilia di Natale, e come è tradizione, Kari e Anita ci
aspettano per festeggiare.
“Pronti a
sopravvivere alla cena di Natale?” ridacchia Jesse.
Sapevamo bene
cosa ci aspettava: Anita aveva passato l’intero pomeriggio a cucinare ogni sorta
di delizie.
“Non
riusciremo nemmeno ad alzarci dalla sedia...” protesta Ville, sorridendo.
E le nostre
aspettative, ovviamente, non rimangono deluse. Ci alziamo dal tavolo attorno a
mezzanotte, per poi sederci di nuovo al pianoforte, su esplicita richiesta di
Anita.
Mi siedo al
pianoforte, con Ville accanto. Ad un certo punto, è come se ci si accendesse una
lampadina.
“No!” esclama
Jesse “Non vorrete farlo di nuovo, spero!!”
Io e Ville ci
scambiamo un’occhiata complice, entrambi con un sorrisetto diabolico stampato in
viso.
Helsinki, 1995
“E dai, Sweetie! Mi fa piacere se ci sei anche tu!”
“Ville, ma sei sicuro? Ma non è che i tuoi poi
pensano...”
“Che stiamo insieme?” ridacchiò. “Tanto già lo pensano,
non è certo il fatto che tu stia con noi a Natale che cambierà le cose!”
Arrossii fino alle orecchie, mormorando un ‘ok’.
Ci alzammo da tavola pieni come uova, sotto gli sguardi
attenti dell’intera famiglia Valo, che cercava di capire dai nostri
comportamenti cosa c’era realmente tra noi... peccato che fossimo i primi a non
saperlo!
“Asja, Ville dice che suoni benissimo il pianoforte! Ti
va di farci sentire qualcosa?” chiese Anita.
“Certo!” sorrisi, accomodandomi sullo sgabellino.
Dopo mezz’ora di musica classica, mi si stavano
letteralmente chiudendo gli occhi e, a giudicare dalle espressioni di Ville e
Jesse, non ero certo l’unica.
“Che ne dici di movimentare un po’ la situazione?” mi
sussurrò Ville, sedendosi accanto a me, con il basso in mano.
“Direi che è un’ottima idea, se non vuoi vedermi
addormentata sui tasti del pianoforte! Cosa hai in mente?” chiesi.
Ville mi fece il suo miglior sorrisetto diabolico “Cosa
canterebbe, ora, il nostro amico Ozzy?”
Scoppiai a ridere “No, Ville, quella no!”
“Sì, Sweetie! proprio quella!!” Altro sorrisetto
diabolico, mentre inizia a suonare (e a cantare a squarciagola) le prime note di
‘I am Santa Clause’...e senza farmelo ripetere due volte, gli vado dietro,
mentre ridiamo come due scemi, tra le facce sconvolte della famiglia Valo.
E’ inutile,
non cambieremo mai, nemmeno ora che abbiamo più di trent’anni.... e, di nuovo,
sotto gli sguardi rassegnati di Jesse, Kari e Anita, iniziamo a cantare a
squarciagola I am Santa Clause... dopo aver voltato gli sgabelli in
direzione di Birmingham, ovviamente!!!
Mors: me risponde al tuo commento
mentre tu sei nella terra del Valo (Ale aspetta con ansia agosto!) No no giusto,
i peluche non si toccano!! Ma lui dovrebbe saperlo visto che colleziona
giocattoli, no?? XD
Sore: ahahah Katso il Valo! da quando
ci siamo inventate sta cosa rido ogni volta che apro gli occhi la mattina e mi
trovo davanti quel poster!!
Glo: il manuale di sopravvivenza...mah,
io non so se lo scriverei!! certi segreti meglio tenerseli, no?? XD
Somma PamPam: grazie^^ ....non mi
minacci anche qui, veroooo? XD
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