Trovate un titolo voi, perché io mi annoio.

di tagliarsi_con_gli_origami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontrare Harry Styles non è divertente. E' inutile che sbavate. ***
Capitolo 2: *** Non è per niente fico nemmeno portarlo all'ospedale, Harry Styles. ***
Capitolo 3: *** Quando Louis Tomlinson si pone delle domande, solitamente la risposta non esiste. O non gli piace. ***
Capitolo 4: *** Quando trovare arrapante Harry Styles con una maglietta leopardata diventa un problema. ***



Capitolo 1
*** Incontrare Harry Styles non è divertente. E' inutile che sbavate. ***


Ai Beta Readers che non sanno nemmeno di cosa si parla, ma leggono tutto lo stesso.
Ai 5SOS che crescono troppo bene ma non abbastanza in fretta per essere legali.
Ai cuccioli, dispersi per il mondo, che mancano sempre.




 
Trovate un titolo voi, perchè io mi annoio.

 

 



Prologo: Incontrare Harry Styles non è divertente. E' inutile che sbavate.


 
 
Harry Styles amava le olive nere, il vino rosso, le rose blu, le macchine viola e le camicie rosa.
Le casette a schiera di Paddington con i giardini interni e i muri di cinta alti nemmeno due metri, l'odore del cibo da asporto delle bancarelle di Camden, e il rumore dell'ago dei tatuaggi, la consistenza dei marshmallow che non poteva mangiare, e il gusto di menta delle gomme da masticare.
Louis Tomlinson odiava i noccioli delle olive, preferiva la birra, i girasoli, le auto di lusso rigorosamente nere e le divise da calcio di un mascolino rosso, al massimo a righe.
Voleva il traffico di Piccadilly, la metropolitana di notte e le ambulanze sotto casa, i ristoranti al buio e i dolci veri, caldi, da pasticceria.
Harry Styles scriveva ogni cosa che amava su un quaderno di pelle sgualcito e pieno di citazioni da adolescente dai gusti musicali variopinti, anche se adolescente non lo era più.
Louis Tomlinson aveva Liam Payne, che ricordava a memoria ogni cosa, ed evitava accuratamente i locali in cui Lou non voleva andare, le persone che non voleva frequentare, e le caffetterie senza English Breakfast.
Harry Styles aveva una terribile allergia ai marshmallow, e solo Niall Horan riusciva a non incazzarsi a morte quando dovevano uscire dai locali ad orari improbabili perché dimenticava il suo antistaminico e cominciava a diventare viola.
Louis Tomlinson non si sarebbe lasciato trascinare via da una festa per un rischio appena accennato di soffocamento.
Ma Liam Payne voleva fare il pompiere da piccolo, e non aveva mai perso l'istinto fastidioso ed irritante di essere gentile con le persone. Anche quando Louis voleva finire la sua birra prima che diventasse della temperatura dell'urina di gatto.
Anche quando quel tale, Harry Styles, biascicava con un chewingum alla menta in bocca e la lingua gonfia, e Liam doveva fargli strada nel retro fino all'uscita di sicurezza per assicurarsi che non morisse.
Tutto questo quando Louis Tomlinson era già con un piede sotto il bancone e l'altro sullo sgabello di un tipo con un arrapante accento del Galles che parlava a bassa voce e faceva un gioco strano con gli stuzzicadenti.
Abitualmente i sabato sera di Louis Tomlinson avevano a che fare con una lingua, ma abitualmente impegnata in altro, e quel “altro” non comprendeva shock anafilattici e ragazzini giganti e scoordinati con bandane in testa dalle dubbie decorazioni.
Quella sera, mentre Camden comincia a riempirsi del genere di fauna maschile sconcia e sboccata che a lui fa raggrinzire lo stomaco di anticipazione, a Louis Tomlinson non resta che sbuffare e seguire Liam con le mani in tasca fino sul marciapiede, Harry Styles che respira rantolando, e il suo amichetto irlandese iperattivo che ride a due passi da lui.
“Non poteva portarsi l'antistaminico?” quando è davvero incazzato, Louis Tomlinson non parla con le persone. Si lamenta in modo generico, verso un'entità invisibile e assente che alcuni potrebbero chiamare Dio, ma Louis Tomlinson non chiama affatto. Si limita a parlargli.
E vorrebbe davvero fumare, perché la sua scorta d'erba è nella tasca interna della giacca che ha prestato a Zayn, e Louis non è uno che avvicina i ragazzini con le collane di oro falso per un tiro di canna.
“Sci, perché è coscì figo l'antishtaminico nella taschca dei jeansh!” 
Harry Styles ha la lingua gonfia e gli occhi lucidi, ma guarda proprio lui, fra le spalle considerevoli di Liam e le gambette rachitiche dell'altro. 
Proprio lui.
Sbuffa, indispettito e indisponente, come nelle sue migliori pose da intollerabile finocchio represso.
“Perché cazzo la sua lingua è così gonfia?” lo dice di nuovo senza guardarlo, perché uno che riesce ad essere così sfigato da morire strozzato da un marshmallow non merita nemmeno che Louis si vesta di nero per far finta di andare al suo funerale.
“Schono i marshmallow. Shono allerschico. Mi schi gonshia tutta la fassha she non-” 
Perché continua a parlare con lui? Non ha il suo amico? Liam? Gente a caso alla fermata del 24?
Ma la sua faccia diventa davvero troppo viola per non avere, da qualche parte, un minimo, microscopico, moto di partecipazione per il suo destino.
“Dobbiamo portarlo in ospedale”
Liam e il melodramma. L'Uomo del Melodramma.
“Chiama l'ambulanza! Il tizio ha mangiato un marshmallow e morirà soffocato!” nel momento in cui lo dice gli sembra fin troppo realistica come possibilità.
Deglutisce.
Povero tizio; in fondo, a parte essere troppo alto, con la bocca troppo grande e una goffaggine imbarazzante per qualcuno che dovrebbe aver superato ormai da almeno un anno la pubertà, non ha poi niente che non vada.
A parte che la sua lingua ha impedito a Louis un incontro ravvicinato del terzo tipo con la lingua del gallese amante degli stuzzicadenti.
Il suo amico, che Louis ricorda vagamente chiamarsi Nello, Miall o qualcosa di orrendamente irlandese nelle vicinanze, arriccia il naso.
“Non sei carino come vorresti Harry. Sembri la torta di prugne di mio padre quando gli veniva male”
Louis Tomlinson ha sempre provato una curiosità da ricercatore errante per le persone cresciute in ambienti socioeconomici disagiati. Doncaster non è Londra, ma ha una squadra di calcio, uno stadio, più di due stazioni di servizio e quattro incroci.
Mello, o coso, come si chiama, deve aver visto le torte di prugne andate a male di suo padre come momenti imprescindibili della sua formazione. Un allenamento al fallimento casereccio.
Lo pensa tristemente, perché crescere nella tundra erbosa dell'Irlanda non civilizzata deve essere stato frustrante per lui. Forse è quello che ha reso la sua espressione una mescolanza inquietante fra l'ebete e l'inconsapevole.
O forse è solo lento. Viste le vette di bassezza del quoziente intellettivo del suo amico dei marshmallow, probabilmente si sono incontrati in un centro di recupero per ritardati mentali.
“Lou” Liam ha sempre il tono di voce di qualcuno che deve dare una cattiva notizia quando lo guarda così. Perché non ha la patente, perché lui è l'unico che guida, perché la sua macchina a Trifoglio Irlandese non la lascerebbe guidare nemmeno se gli avessero appena tranciato di netto una gamba alla fermata dell'autobus, e perché quell'idiota di Harry Styles è davvero del colore delle prugne precotte e bruciate di un fattore irlandese che non sa cucinare.
Lou.
Liam lo chiama sempre Lou quando sa che sta per chiedergli qualcosa che non vuole chiedergli.
E Louis Tomlinson odia praticamente tutto nella vita, tranne la birra, il risvolto dei suoi pantaloni, le magliette a righe, e i suoi capelli, ma comunque Harry Styles si sta davvero soffocando con la lingua, e inutili mesi di analisi per combattere il senso di colpa da omissione di soccorso non rientrano nella calendarizzazione dei suoi appuntamenti. 
Quindi sbuffa, si sistema il ciuffo troppo lungo nel riflesso del finestrino di una macchina parcheggiata, e fa schioccare la lingua, ben attento a inondare quel gesto di tutto il disappunto, il fastidio e lo sfacciato snobismo che riesce a mettere insieme.
“Non sbavarmi sui sedili Torta alle Prugne.”
Torta alle Prugne ha un bel sorriso, anche così, viola e gonfio. Pieno di fossette e denti.
Un sorriso meno inetto di tutto il resto di lui, bandana improbabile compresa, comunque.









Post Scriptum: questa storia, come ben vedete, è una farsa. E' ridicola e non so nemmeno se si possa dire che fa ridere, ma ci prova.
C'è troppo angst nella mia vita, troppi Larry drammatici e io non ce la faccio.
Scrivo sempre cose pesanti e tristi, e mi son rotto.
Quindi nulla, quindi questa storia sarà breve, concisa, stupida e spero simpatica.
L'ispirazione l'ho trovata su Tumblr, e anche se non mi atterrò esattamente ai canoni proposti, è da lì che viene l'idea, e le gif, in ordine sparso^^

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Capitolo 2
*** Non è per niente fico nemmeno portarlo all'ospedale, Harry Styles. ***


A Louis Tomlinson che è riuscito a non vomitare,
morire o venire umiliato pubblicamente.
A Louis Tomlinson che sembrava davvero, ma davvero, felice.
A Louis Tomlinson, che forse lo era.






 
Non è per niente fico nemmeno portarlo all'ospedale, Harry Styles.







Il biondo Trifoglio Irlandese si chiama Niall. Ha un fratello, un nipote appena nato e una casa minuscola a Mullingar, dove ancora il postino si ferma a bere un tè ogni tanto, anche se Louis sospetta che il tè sia in realtà una pinta e mezza di birra, e tutti hanno vasi di fiori sulla veranda.
A Louis Tomlinson viene da vomitare se pensa agli ospedali, ma Niall Horan è riuscito a rendere la sua gastrite cronica quasi piacevole se paragonata all'infanzia bucolica da piedi nel fango e capre che fanno la cacca a pallini che ha vissuto.
Almeno lo ha distratto dalle calze smagliate color carne delle infermiere, e le loro ciabatte ergonomiche. 
Le fantasie sessuali sulle infermiere hanno sempre sconcertato Louis in modo agghiacciante, ma sembra realizzare solo in quel momento quanto quelle divise istighino, effettivamente e a gran voce, all'omosessualità più becera.
In tutta onestà, a voler ben vedere, anche il peggior pompiere di Londra è più arrapante delle calze collant color carne da 456 denari.
La rivista di moda che Liam sta leggendo al contrario, facendo finta di distrarsi, vanta sulla copertina un tizio con una maglietta leopardata alla sfilata di Burberry, e un orrendo chewingum in bocca.
Se Harry Styles non stesse morendo sull'orlo del soffocamento, direbbe che potrebbe perfino essere lui.
Un gay così gay che solo ad una sfilata di moda spruzzata di arcobaleni e pride in ogni dove qualche cieca illusa potrebbe ancora lasciarlo precipitare nella nebulosa e ben poco nutrita schiera degli eterosessuali.
Alle persone fanno impressione gli ospedali. A Louis Tomlinson fanno schifo.
E non per la gente morente con ferite in cancrena, malattie veneree purulente e neonati paonazzi coperti di liquido amniotico, tutti nello stesso edificio, ma per il caffè dei distributori automatici.
Solo perché uno vive a Londra e non a San Paolo, cazzo, non è che deve bersi piscio di cane spruzzato di latte rancido che sembra l'eiaculazione precoce di un camaleonte indiano.
Harry Styles, con la sua lingua delle dimensioni del pneumatico di un trattore, riesce comunque ad affondare il colpo dove la cortese pacatezza di Liam ha fallito miseramente nelle ultime due ore: trovare un dottore in grado di sgonfiare quei canotti, e concedere all'idiota un afflusso di ossigeno al cervello, bisogno biologicamente comprovato dal suo sorriso ebete indirizzato al tizio del triage.  
Louis Tomlinson odia anche le checche con la sciarpetta e la faccia da cavallo, e il tipo in questione poteva vantare entrambe le qualità in dosi massicce.
Sbuffa, lascia cadere il caffè nel secchio dei rifiuti praticamente intoccato, e sbuffa di nuovo.
Il cellulare di Liam squilla, e Louis ha quella certezza matematica da unica amicizia veramente duratura della sua vita, che sta per lasciarlo in mezzo ai casini completamente da solo.
Ma Liam è Liam, e all'altro capo sicuramente è Zayn, quindi Louis, semplicemente, riavvolge il nastro del suo bisogno di fumare e sta zitto.
Davvero, cazzo, se Nello il Trifoglio si mette a cantare un'altra canzone dei 5 Seconds of Summer io lo eviscero e lo nascondo nello scivolo della lavanderia.
Harry Styles non deve essere un tipo sveglio, se non si preoccupa di andare in giro con lui. E anzi sembrano quel genere di amici che non si pongono domande sulla natura preoccupante delle problematiche psicoemotive l'uno dell'altro.
Probabilmente escono, si ubriacano, rimorchiano ragazzine con i capezzoli eretti sotto le canottiere bianche, e non si chiedono quanto la presenza dell'altro possa inficiare la buona riuscita di una scopata senza secondo round.
Louis Tomlinson vuole davvero bene a Liam, ma è un metro e ottanta di braccia e schiena e spalle e gambe, e non è proprio il compagno di sveltine migliore che si possa chiedere. 
Non se sei alto due mele e poco più e sei uno stronzo di razza pura incrociato con un'ex attrice di soap operas, primadonna ed esaurita.
E poi lui si innamora della gente, ad un certo punto.
E chiama le persone “babe” ogni quattro secondi.
E diventa melenso, scrive canzoni, e smette di ubriacarsi.
Che strazio.
Uno con 11 pollici di pitone nei pantaloni, che li butta via così.

A Harry Styles non sembra fregare niente, ma niente nemmeno del suo apparato respiratorio definitivamente compromesso, finché un'infermiera con il mollettone in testa e l'aria di una che sta finendo un turno di quaranta ore non si ferma di fronte a lui
“Shalve. Ho un problema con la mia linhgua. Non shi sghonshia e non rheshpiro molsho bene” 
Se Louis Tomlinson avesse preteso l'attenzione di una sottopagata e frustrata ex casalinga di mezza età, tornata a lavorare per colpa della crisi economica e incazzata come una bestia per i tagli al personale sanitario, probabilmente lo avrebbe mandato affanculo.
Con la cortese delicatezza degli inglesi, ma sonoramente affanculo.
Ma Harry Styles non si è lamentato, non ha sbuffato per le due ore in sala d'attesa con un canotto per trasportare clandestini ivoriani al posto della lingua, e non si è alzato.
Ha solo fatto la specie di sorriso imbarazzante tutto fossette, e basta.
E lei si è fermata. Lo ha guardato, gli ha puntato una lampadina in bocca e negli occhi, ed è tornata indietro.
Probabilmente non si può nemmeno fare, legalmente, questo cazzo di circo itinerante di antistaminici sottobanco a ragazzini ubriachi e strafatti di marshmallow. Ma non frega niente a nessuno qua intorno, mi sembra.
Forse era più facile trovare una farmacia di turno, a Londra, che sbattersi in una corsia d'ospedale a implorare un medico spacciatore del sabato sera.

L'infermiera torna con una siringa tappata e l'espressione tesa di chi ha sonno, ha bisogno di una doccia e delle repliche di Desperate Housewives in tv per non pensare.
Ma comunque disinfetta il braccio di Harry Styles, e comunque gli spara in vena quello che gli deve sparare in vena.
E solo per qualche fossetta da dodicenne sparsa in faccia.
“Andatevene a casa va'. E ringrazia tua madre per il regalo. Lo so che non l'ha scelto Robin, ma almeno quest'anno si è ricordato che ha una sorella”
“Glhielho dicho. Grasshie Shindi”
Non riesce a restare incazzata nemmeno lei. Probabilmente non ci riesce nessuno con Harry Styles.
In tutto questo il suo cellulare ha vibrato tre volte, tutte e tre le volte perché Liam si scusava per essere sparito, il Leprecauno dal Pentolone Magico si è addormentato su una panca di plastica, e la lingua di Harry Styles, udite udite, sta tornando ad uno stato accettabile, seppur esageratamente sviluppata per appartenere ad un essere umano.
“Niall, Niall” ha dita lunghe e anelli di metallo, polsi piccoli, non quanto quelli di Louis, che di tutta quell'ossatura da ragazzina delle medie vorrebbe fare un rogo e darsi fuoco, ma sembra delicato.
Ovviamente non quando barcolla come una comparsa truccata male di The Walking Dead, perché è goffo, iper sviluppato ed enorme, ma comunque meno di quanto sembrasse con la lingua grande come quella di un San Bernardo.
L'irlandese si sveglia biascicando, sempre sorridendo, come se la sola rotazione degli astri fosse una gran cosa per cui pisciarsi sotto.
Louis vorrebbe ucciderlo, e poi mangiarlo, o essere più simpatico di lui.
Deve ancora decidere come consumargli la gioia di vivere.
“Cazzo amico, sembri di nuovo umano” e ridono tutti e due.
Chissà poi perché.
Dubbi sulla loro sanità mentale che lentamente si srotolano in certezze.
Ma la sua dubbia educazione contadina almeno gli ha insegnato ad arrangiarsi.
“Ma che sei fatto pure tu che mi riporti fino a Croydon? Mollami a St.Pancras che mi prendo un treno...”
Dopo aver valutato attentamente le probabilità statistiche che qualcuno possa veramente voler aggredire sessualmente Niall Horan (che comunque appaiono, paradossalmente, a suo favore), parcheggia di fronte alla stazione e lo lascia correre dentro, la bava da antistaminici di Harry Styles come una catastrofe nucleare a incombere sui suoi sedili.
“Te lo ricordi dove abiti, o devo cercare su Google “Harry+Styles+indirizzo”?”
“Spaniards Road” 
Louis Tomlinson, prima di conoscere Harry Styles, avrebbe inchiodato con un piede sul freno, caricando le sue povere scarpe di tela di una pressione insostenibile, pur sottolineare la straniata sorpresa.
“Scusami. Devo essermi perso qualcosa Principe Harry, perché non puoi davvero vivere a Disneyland e non andare in giro con un antistaminico da qualche parte”
“Non è casa mia. Sto da un amico che ha una figlia, e gli do' una mano”
Un amico che ha una figlia.
Suona così fottutamente equivoco.

Louis Tomlinson non è abituato a tenere le mani sul volante alle dieci e dieci, ma si concentra sulla guida per abortire la sua risposta.
La storia più patetica del mondo, scopare con il babysitter.
Oddio, patetica da porno di basso livello.
Anzi, meglio, un cross over fra il porno con i pompieri e il porno con i babysitter.

Quasi si schianta, perché pensare a Liam e quell'Harry Styles impegnati in un qualsiasi genere di attività sessuale gli fa scarpinare i brividi anche dove non credeva di avere nervi.
Harry Styles è stato pressochè nudo, nella sua testa, negli ultimi tre secondi.
E non è che si caverebbe gli occhi ad immaginarlo, comunque.
Ma Hampstead Heat non è così lontano come sembra. 
Purtroppo?
Harry Styles non si regge bene sulle gambe, lunghe dannatissime gambe goffe, e mentre esce dalla macchina inciampa.
Non è che Louis sia il genere di persona che lascerebbe il giubbotto di salvataggio a Rose sul Titanic per morire assiderato, ma comunque se Harry Styles gli sbatte contro la portiera la sfregia sicuramente, con quei cinquecento anelli e braccialetti e inutili gingilli che ha appesi addosso come le campane di Notre Dame.
Quindi esce, si avvicina e aspetta.
E l'altro ride, fatto come un riccio ad un rave party nel bosco dei funghetti allucinogeni.
Ride e lo abbraccia, sempre goffo, enorme, pieno di anelli, collane, Gesù Cristo crocefisso che lo punge da una parte, e la stella di David che lo pizzica sul collo.
L'abbraccio imbarazzato e cordiale di un enorme orso bruno e balbettante.
Louis tossisce, si muove, si allontana, dedica chilogrammi superflui di attenzione ad una lieve ammaccatura del parafango.
Harry Styles si gratta la testa, ricci incasinati e bandane che urlano “Grease” e “Musical Froci di Broadway” a tutte le latitudini.
Ma ha effettivamente un buon odore per essere stato sul punto di soffocarsi con la sua stessa lingua per colpa di un fottutissimo marshmallow.
Mela, menta, un cocktail alla ciliegia forse, bagnoschiuma. 
Non dopobarba, perché probabilmente si rade una volta l'anno, e solo a “Movember”.
“Scusa, mi sballa l'antistaminico. Divento fisico” le S sibilano solo un po' adesso, quel tanto che basta per spruzzargli in faccia fiato alla menta.
Fisico.
Interessante scelta di parole.
Louis direbbe di sé che diventa un po' arrapato quando è fatto. Anche un po' egocentrico, e più disinvolto. Fisico, sì, ma non nel modo goffo e ciondolante di Harry Styles. Più come un attoraccio di film porno gay di quarta categoria nella scena iniziale, quando sculetta e si muove lentamente in attesa che il Viagra faccia effetto.
Non che a lui serva, ovviamente, ma per amor di chiarezza l'immagine che ha di sé in quel genere di sballo somiglia pericolosamente alla scena iniziale di un filmino erotico. Una pessima scena iniziale.
Louis odia i preamboli nei porno. Se la gente deve scopare che scopi. Chissenefrega se uno dei due è l'idraulico che deve riparare il lavandino.
Che scopi, per Dio, e basta.
Stare nella stessa macchina con Harry Styles gli ha fatto pensare ai film porno tre volte in dieci minuti. Non sempre a film porno che vorrebbe vedere, ma comunque a peni di dimensioni considerevoli che si agitano nell'atmosfera terrestre.
Comunque a uomini nudi impegnati in attività inequivocabili.
E non è solo perché i suoi capelli, stranamente, profumano.
È perché esiste a caso, con jeans strappati e camicie a cui il sarto deve aver dimenticato di cucire la metà dei bottoni, bandane improbabili e una cintura di pelle così vecchia da essere probabilmente di mammut.
Harry Styles è in qualche controverso modo anche arrapante, se non si considera il perenne ruminare e quel lieve ritardo mentale. 
Si spera lieve.
Ma d'altra parte aveva la bocca piena di lingua la prima volta che si sono parlati, e nemmeno Einstein, probabilmente, sarebbe stato brillante e affascinante con la propria lingua incastrata sul palato.
Forse non è proprio, davvero, ritardato.
Forse era solo l'afflusso di ossigeno al cervello che era insufficiente.
Forse non sa scegliersi gli amici, e a forza di ridere per il palesarsi dell'idiozia pezzente e campagnola di Niall Horan si finisce per diventare coglioni.
Louis probabilmente riuscirebbe ad evitarlo, ma Louis ha sviluppato una resistenza ai soggetti da psicoanalisi freudiana con anni di training autogeno e terapia, e tutto per emanciparsi dall'influenza nefasta di una vita vissuta circondato da donne con le mestruazioni.
Il tizio che deve essere “l'amico con la figlia” accende la luce ed esce sul portico con un maglione slabbrato e i capelli arruffati.
“Stavo per chiamare i pompieri”
I pompieri, che gioia! 
Citazione porno numero 345 della serata?

Mi sta già sul cazzo il tizio, comunque. Un senso dell'umorismo che farebbe tentare il suicidio a Pollyanna, e due occhi azzurri troppo belli e troppo grandi.
L'altro ridacchia da scemo, il ritardo mentale che si fa strada a bracciate continue nei suoi movimenti autistici, e solleva una mano.
“Sono vivo”
Sia lode al Signore...
“Muoviti, ho messo in pausa Love Actually”
E' un porno gay davvero questo.










Hi!: Louis Tomlinson è sempre più sassy e Harry Styles sempre più cucciolo.
Il Best Villain del 2o13, che strazio.
Quanto la gente sta male.
Comunque that's it, un nuovo capitolo, nuovi disagi, nuove idiozieXD Ditemi voi se hanno senso ahahah

 

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Capitolo 3
*** Quando Louis Tomlinson si pone delle domande, solitamente la risposta non esiste. O non gli piace. ***



 
A Louis Tomlinson, Sassy da amare.
 



Quando Louis Tomlinson si pone delle domande, solitamente la risposta non esiste.
O non gli piace.









​I problemi di Louis Tomlinson con l'emotività sono cominciati in seconda media, quando il suo compagno di banco ha avuto un'erezione spontanea nell'ora di storia, mentre Cesare veniva brutalmente accoltellato da amici, parenti e affini.
Il suo alzarsi per andare in bagno a verificare che non avesse deciso di suicidarsi per l'umiliazione era stato erroneamente interpretato come un'avance, un vago tentativo di approccio sessuale fra omosessuali in erba, e semplice perversione maniacale a sfondo ossessivo, dettagli che avevano colorato il suo curriculum accademico di un pericoloso allarme rosso.
I problemi di Louis Tomlinson con il sesso sono cominciati quando tutti i suoi amici hanno iniziato ad iniettarsi l'ormone della crescita come il doping alle corse dei cavalli. Finché Liam era un tenero orsetto sorridente con orribili capelli tinti, e Zayn un rospetto dagli occhi grandi e la testa a uovo, avere degli amici era facile. GTA, patatine e calzini puzzolenti usati e riusati, non capire mai quale film porno guardare per accontentare tutti, e non farsi la doccia per una settimana intera per non dover fare la lavatrice.
Poi Liam è stato rapito dagli alieni, tornando dallo spazio con quindici chili di braccia, pettorali e addominali, e Zayn è diventato, beh, Zayn, ciglia lunghe fino a Tahiti, e la barba.
La fottutissima cazzo di barba a ricrescita rapida dei pakistani.
E un sacco di cugini altrettanto mascolini con cui mangiare la pizza italiana, fare selfies con l'aspetto di sceicchi ingioiellati peggio di 50 cent in libera uscita dai loro castelli dorati, e il broncio.
Il broncio strappamutande di Zayn Malik.
E Louis Tomlinson ha sempre pensato di essere carino, anche più di carino, quando giocherellava con la pubertà, un taglio di capelli improbabile e la voce che non sembrava voler cambiare da quando aveva dieci anni.
Le ragazze impazzivano per quell'aria da effeminata regina dei ghiacci buffona (alla fine hanno dimenticato, più o meno, l'incidente di Cesare, Bruto e l'erezione) e aveva anche preteso da se stesso una millantata eterosessualità per tutti gli anni delle superiori, ma alla fine c'era stato Liam Payne, e un paio di anni dopo anche Zayn Malik, e davvero, davvero non si può pretendere di amare le tette di nessuno, se nudo nel tuo bagno c'è Liam Payne, e in mutande sul tuo divano Zayn Malik.
E in tutta questa Guerra di Secessione fra i suoi ormoni impiegati in rocambolesche avventure con il mondo esterno, e la lotta senza fine fra il lato oscuro della Forza del suo essere essenzialmente alto una manciata di pollici più della media statura di una ragazza, e il lato buono di avere pollici a sufficienza per rendere felice più o meno ogni tipo di ragazza, Louis Tomlinson ha smesso definitivamente di pensare anche solo lontanamente di portarsi a letto le ragazze.
E loro lui, senza tanti complimenti.
C'è ancora qualche speranzosa creatura che decide di ignorare l'effeminata sfacciataggine dei suoi movimenti, le tonalità criticamente acute della sua voce, e quello sfrontato atteggiamento da reginetta di bellezza in decadenza come un'armatura a coprire gli occhi e le risate, ma le loro prospettive di successo raggiungono quelle della sobrietà eterna di un villaggio irlandese con la birra gratis.
Più o meno come un'intera conversazione sensata con Niall Horan, che comunque non si sprecherebbe ad attendere con le palpitazioni e i sudori freddi.
Ma la verità è che quella mattina non voleva essere lì, a quel fottuto McDonald's a fare colazione, ma nella pasticceria-panetteria-tavola calda a Westminster, vicino all'acquario, al London Eye, al Big Ben.
Voleva strisciare le sue Vans nella folla senza nome, ma piena di occhiali da sole di tutte le dimensioni marcati Primark, e intromettersi nelle fotografie dei turisti facendo finta di niente.
Un ciuffo di capelli, una spalla, una figura sfumata di rosa fra i sorrisi delle ragazze cinesi e il Tamigi.
Giusto per far incazzare il cattivo gusto sempre troppo sfigato di quegli scatti con l'indice sulla punta dell'orologio e la facce da ebeti.
Donare il brivido dell'imprecazione, e poi sorridere, scusarsi, sgattaiolare via a dipingere strane smorfie nelle foto di gruppo delle scolaresche turche che si tirano dietro trolley che costano più di loro e dell'affitto di casa di Louis.
Ma no, perché Zayn deve riprendersi da una sbronza epocale che puzza di vino italiano e birra, malamente mescolati insieme, in piena tradizione da cattivo bevitore marcata Malik.
Cugini, amici, parenti. Lo sceicco del Baharein e le sue centoventicinque mogli. Tutte e centoventicinque a fissare la bocca di Zayn che si muove da sotto i loro impermeabili politici con lo spazio sufficiente al massimo per battere le palpebre. Ma abbastanza per mangiarselo vivo.
Centoventicinque mogli e Gucci, Prada, Manolo sotto il tendone da circo del falso contegno.
In realtà sono Louis, Liam e Zayn da McDonald's, un orrido milkshake troppo freddo e insipido, quindici ragazzine (che si fanno le foto in mutande su Instagram lamentandosi che sono grasse) in coda per il loro quarto di bue delle quattro del pomeriggio, e Harry Styles.
Se Louis non avesse riconosciuto l'odore malconcio dei suoi capelli, probabilmente non...
Non è vero.
Se Louis non avesse riconosciuto la fantasia agghiacciante della sua bandana, la cintura confezionata da un Homo-non-troppo-Habilis nel Neolitico, gli strappi sui jeans, i rumorosi anelli contro il bicchiere di vetro e, anche, alla fine, come un perfetto sniffatore compulsivo di odori altrui, la mela della sua cera per capelli, probabilmente non lo avrebbe nemmeno visto.
Se Louis non avesse riconosciuto praticamente ogni cucitura cedevole della sua giacca di jeans imbottita dell'intero gregge di capre del nonno di Heidi, non si sarebbero nemmeno guardati.
Louis non l'ha guardato, almeno, sforzandosi di ignorare le pale da mulino a vento dell'altro che roteavano nell'aria in una pallida e quantomeno scoordinata imitazione di saluto.
Ma non è che si possa dire che non l'ho notato.
E non è stato facile come si sarebbe aspettato continuare a bere quel milkshake, preparato in ospedale assieme al brodo di pollo e la purea di patate anziché una maledetta catena di ristorazione multimilionaria di fama mondiale che fa della soddisfazione del cliente il suo marchio di fabbrica.
Lancia il milkshake mezzo pieno nel cestino dei rifiuti. 
Sbuffa con tutta l'aria che riesce a soffiare via.
Colpisce Zayn che si rovescia addosso mezza Coca Cola.
“Hei! Guarda che l'ho pagata!”
“Evviva. Dammi una sigaretta”
Zayn ha l'espressione da post sbronza più sexy del pianeta, probabilmente, ma è comunque una faccia da ebete, e comunque è in hangover senza ritorno, e comunque è Zayn, e quindi semplicemente gli allunga il pacchetto e basta, senza commentare il fatto che la doccia di Coca Cola non sia un rimedio ai postumi, né a nient'altro.
Liam li osserva senza parlare, perché anche Liam è Liam, e Louis ha l'espressione da gatta in calore irritata che mette su due o tre volte l'anno.
E tutti loro sanno che non si punta l'estintore addosso a Louis quando ha quella faccia. Si spera semplicemente che la detonazione avvenga lontano e lasci dei superstiti.
Louis esce, quasi inciampa nei suoi stessi piedi, nelle Vans consumate, sporche, disegnate con smile stupidi da stadio decadente dell'ubriacatura del martedì, non quelle divertenti di cui fa quasi piacere non ricordare nulla, ma di quelle sfigate, finite seduti su un muretto senza sapere come scendere, o come si è saliti.
Harry Styles non lo guarda, anche se il suo amico giallo canarino biascica qualcosa con il suo accento retrogrado da zappaterra irlandese, e ride.
È confortante per Louis immaginare le sadiche torture da sottoporgli, prima o poi, per cancellare quell'allegria di ebete amante dell'universo e trasformarlo in un solitario emo depresso che si fa i video mentre si taglia in diretta su Tumblr.
E vorrebbe fumarsi uno spinello con venti grammi d'erba, in quel momento, e non una patetica sigaretta troppo costosa per le sue tasche, triste, solitaria e sfigata.
E magari fare una strage di obesi al McDonald's, prima che i depositi di grasso nelle loro vene facciano scoppiare qualche arteria mentre stanno guidando, andando a sbattere contro qualche salutista hippy che mangia solo verdure e frutta caduta dagli alberi.
Ok no, che vadano pure nel mondo ad uccidere salutisti vegani fruttariani. O che li portino qui, tutti insieme, così posso fare una strage con i controcazzi.
Pensa di uccidere, come sempre gli capita, Louis Tomlinson, e non ha nemmeno acceso la sua sigaretta prestata, che sembra sempre così arrapante in bocca a Zayn, e così mortale fra le sue, piccole, disadattate labbra da nano rachitico con i capelli troppo lunghi.
Se fosse una storia felice e piena di romantiche coincidenze Harry Styles uscirebbe dalla porta di quel luogo omicida, friggitore di topi e animali domestici, e sfruttatore di lavoratori sottopagati, che usa in un inquietante pagliaccio che assomiglia a IT come logo mondiale, e gli sorriderebbe, senza la lingua che gli si arrampica fino nel naso e un principio di soffocamento.
E Louis potrebbe capire se quell'irritante rimescolanza di organi interni che gli capita ripensando alle sue ridicole fossette e la sua bocca larga ha una causa endogena, o semplicemente dipende dall'inclinazione degli astri, i suoi ormoni, o la vorticosa caduta della sua media di masturbazione quotidiana.
Ma ovviamente Niall Horan, che notoriamente è l'ultima persona sulla faccia della terra con cui Louis vorrebbe condividere anche un solo sprazzo di vita in questo misero mondo, e non fuma,  e sicuramente non ha l'asma o strane allergie ai marshmallow, si stiracchia accanto a lui sul gradino arancione fosforescente.
“Quindi...”
Quindi cosa? Non è un po' prestino per andare a sbronzarsi in qualche pub di irsuti ometti con il monociglio e la nostalgia dei bei tempi in cui l'IRA faceva saltare tutto?
“Harry...”
Harry un paio di palle, non siamo da Ophra, tante grazie.
La sigaretta si accende per miracolo, l'accendino di Zayn che lancia un ultimo afflato di vita e muore.
L'altro che sghignazza come un maledetto delfino sotto metanfetamina, Louis che cinciscia con poche once di tabacco e cancro ai polmoni e nicotina.
E Harry Styles, che alla fine deve comparire nell'allegra scenetta, perché altrimenti non sarebbe un episodio da raccontare.
Che cosa sfigata da dire.
L'ineguagliabile talento per le uscite di scena di Niall Horan, comparabile solo a quello dello Sinn Féin quando c'è davvero da prendere una decisione in Parlamento, non fallisce, e, mentre i suoi capelli tagliati come la Miley Cyrus pre-masturbazione in mondovisione spariscono dietro le porte scorrevoli del McDonald's, Harry Styles parla.
Senza la lingua gigante fra i denti o l'antistaminico ad inebetire la già lenta circolazione sanguigna, e probabilmente senza premere sui suoi centri dell'apprendimento, già provati da chissà quale cocktail mortale di latte, biscotti e miele da piccolo.
“Ciao” lo dice come se fosse “Ciaaaèèèaao” ed è la parola con poche lettere più lunga che Louis abbia mai sentito pronunciare dal mondo.
Un cenno è il massimo che il suo di cervello ritardato, riesca ad articolare prima di concentrarsi sulla brace della sigaretta che brucia ignorata e fumata dal vento.
Alla fine gli offre innervosito quello che resta, un mozzicone di tre o quattro tiri smozzicati e aspri 
“Nope. Asma. Potrei morire” lo dice sempre come se gli costasse una fatica immane pronunciare le lettere. Le allunga, le stira a puntino, inamidate e pronte all'uso. Lunghe e tossicchianti, a bassa voce.
“Che disgrazia”
“Che sfigato”
“Che novità”
La restante parte di quella conversazione non esiste, o forse Louis l'ha rimossa con una lobotomia mirata alla memoria a breve termine, perché non saprebbe descriverla.
Forse perché pare che Harry Styles abbia sorriso, forse un tasso si è introdotto nel McDonald's e ha azzannato la caviglia di un'obesa a caso con i calzini sotto i sandali aperti.
O forse IT il pagliaccio assassino è davvero arrivato a rivendicare la sua immagine contro Donald, o come cazzo si chiama quell'altro con la faccia da molestatore di bambini e l'aria da idiota.
Qualche tragedia cosmica dev'essere successa, perché Louis Tomlinson non rimane mai senza parole. Forse non sono sempre il genere di discorsi da appuntarsi e tatuarsi addosso, fosse non sono aforismi sagaci da scarabocchiare sul diario di scuola, o esternazioni di sentimenti umani, ma sono parole, riempiono il vuoto e lo spazio, i silenzi.
Invece, pare che ci sia stato silenzio. Un lungo momento.
Un momento che Harry avrebbe definito per lo meno “divertente”, e Louis quantomeno “autolesionista” e “tedioso”, ma comunque un momento che Louis Tomlinson non saprebbe riempire di parole e rumori.
Che forse non ricorda.
Ma che c'è stato.
La sigaretta è finita, ed è stata spiaccicata con violenza nel cestino dei rifiuti, con l'energia repressa e la stizza che solo Louis Tomlinson sarebbe riuscito a conferire ad un gesto così semplice mentre, probabilmente, Harry Styles ridacchiava da scemo alle sue spalle.
Enorme, goffo e disagiato Harry Styles, senza lingua gonfia ma con una bandana colorata, milleduecento anelli e ciondoli, e l'aria da grosso scimmione decerebrato.
Irritante ominide affetto dalla recente scoperta del pollice opponibile.
Zayn e Liam gli concedono la grazia di palesarsi, in un imprecisato momento, alle spalle dell'altro, restituendogli seppur solo in parte la dimensione della vera virilità, o per lo meno un canone di bellezza elevato.
“Ce ne andiamo? Una tizia ha infilato il suo numero di telefono nel mio muffin, e per poco non mi strozzo” 
Zayn storce quelle sue agghiaccianti ciglia strappamutande in un'espressione inorridita. Liam sorride, perché sicuramente ha ripiegato il foglietto attentamente prima di affondarlo nel cestino. Perché sicuramente lui prova una strana partecipazione a cui non vuole dare alcun nome per quella ragazza ingenua alla cassa, o nel reparto dolci, o chissà cosa.
Louis no, perché se davvero qualcuno è capace di appallottolare della carta nel dolce di qualcuno  uno speranzoso tentativo di rimorchio, merita quelle sopracciglia, e quella stizza, e quell'annoiato scetticismo.
Ma Louis Tomlinson osserva Zayn Malik far scivolare la sigaretta fuori dal pacchetto, cercare l'accendino nelle tasche, fregarlo dalla sua, accenderla e affondare il fiato nel primo tiro, e pensa che, nonostante tutto, quella ragazza l'ha rischiata, che non è così male se si pensa che il premio in palio, anche se duecentomila a uno, resta sempre Zayn Malik.
Brava ragazza.
“Hei, va meglio?” Liam non finge di essere interessato. Probabilmente Liam ha annotato sul diario segreto che sicuramente tiene nascosto sotto il cuscino con la federa di Batman ogni tormento emotivo che l'allergia di Harry Styles gli ha provocato negli ultimi giorni.
Era davvero preoccupato, per dire.
“Mi sento ancora come se stessi masticando batuffoli di cotone, ma è ok...” 
Tu mastichi sempre batuffoli di cotone Styles, e se non ne hai li inventi.
Liam sorride, gli tocca la spalla, gli da' il suo numero di cellulare, lo invita a chissà quale serata al Funky Buddha che ama tanto.
Liam se ne frega se Harry Styles è l'ominide scoordinato, goffo e pieno di allergie più resistente dell'universo, e che probabilmente è anche il più socievole, e lui e il suo amico rifugiato politico logorroico si aggregheranno senza troppe cerimonie al loro disagiato ma ormai rodato trio.
Liam non capisce che Louis Tomlinson odia, usualmente, le persone, e ancora di più quei due esemplari difettosi di essere umano mai davvero cresciuto.
Lui non sa nemmeno che gli antistaminici lo fanno diventare fisico, e che probabilmente il suo fidanzato quarantenne con figlia gli ha offerto una colossale superficie corporea dove recuperare le forze l'altra notte.
Quell'amico con spalle enormi e affascinanti occhi da uomo vissuto che sa come maneggiare un enorme ragazzino alto due metri che non sa come poggiare i piedi a terra.
Ci sono un sacco di dettagli di Harry Styles con cui Louis potrebbe arricchire le piangenti melanconie di Liam e del suo diario segreto.
Biascichii, strani movimenti delle mani quando parla, e il tono di voce che rasenta il do basso quando è stanco, o fatto di antistaminici, pare.
Ma Louis Tomlinson scrolla solo le spalle, e spera che Harry Styles sia così stupido da dimenticare di segnare il numero, confondere due cifre, aggiungerne una, essere Harry Styles, e non incontrare mai più la sua accidentata strada emotiva.
Mai più.











Buona domenica di Carnevale :)
Eccomi qui, di nuovo. Chiedo scusa a Niall, anche se in questo capitolo non è stato tanto vilipeso, ma soprattutto a Zayn, che povera stella si prende i peggiori insulti dal Prologo ahahah
Domani è il mio compleanno, e praticamente io l'ho scoperto da FB, ma comunque lo è, e niente, un po' di gioia Larry ci voleva ahahahh
Poi Louis, devo dire, mi rende le cose facili per quanto riguarda questa storia, perchè è così tanto sassy che non devo nemmeno sforzarmi ahahah
A presto!

 

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Capitolo 4
*** Quando trovare arrapante Harry Styles con una maglietta leopardata diventa un problema. ***


Ai Kodaline e Harry Styles, 
che hanno deciso che uccidere la gente
per avvalorare la teoria malthusiana 
della popolazione,
sia un bel modo di passare la giornata.








 
Quando trovare arrapante Harry Styles
con una maglietta leopardata diventa un problema.









Louis cerca la telecamera.
Deve essere nascosta da qualche parte, perché non può esserci niente di reale e di credibile in quel momento.
Qualcuno è nascosto da qualche parte, e lo sta filmando.
Ha la stessa sensazione di quando, da ragazzino, nei primi anni delle superiori, scopriva per la prima volta le magiche dita lunghe dell'autoerotismo aromatizzato al senso di colpa. Perché qualcosa non poteva essere così bello e appagante, se dietro la porta non si nascondevano Lottie o Fizzie, per spiarlo e calargli le braghe con sua madre e tutto il vicinato.
Non poteva esistere qualcosa che lo facesse stare così bene, e fosse completamente suo.
Nemmeno le seghe, per dire.
E a ventidue anni suonati, e suonati davvero, perché fare il compleanno più o meno lo stesso giorno di Gesù vuol dire che suona di tutto in qualsiasi momento per ricordarti che sei più vecchio, la sensazione è la stessa.
La masturbazione ha perso, almeno un po', le palpitazione del senso di colpa, ed è diventato quasi un noioso esercizio quotidiano per mantenere il corpo vigile e la mente sgombra.
Ma quel momento, quel momento è un bolo di senso di colpa trasportato per sette anni in Tibet da uno scarabeo stercorario con i super poteri e la sceneggiatura di un film sulla sua vita pronta per Bollywood.
Pensa brevemente che, se davvero qualcuno lo sta spiando, dovrebbe trattenere il respiro, gonfiarsi un po', irrigidire la schiena e sembrare più alto. 
Magari mettere su una mezza posa da figo, di quelle riflessive, profonde, occhi socchiusi e labbra arricciate. 
Probabilmente sul Vanity Fair stropicciato in bagno fra la tazza del water e il porta-spazzolone c'è un articolo che potrebbe aiutarlo a trovare una posa da macho per sembrare sexy. O anche non da macho, visti i quindici chili di ossicine da ragazzina che si ritrova.
Semplicemente da essere umano di sesso ben identificato, che non pieghi il polso come la tipa con la faccia da cavallo di Sex & The City...
E magari non camminare come quell'altra di Sex & The City, quella che, non so se posso dirlo in fascia protetta, comunque era il Sex della situazione, insomma.
In tutto ciò, mentre Liam e il suo nuovo taglio di capelli da pappone islandese con la zeppola si muovono davanti all'ingresso del locale come entità fuse in un unico sogno erotico sadomaso misto a cucciolo affettuoso, Harry Styles ha davvero una maglia dalla fantasia leopardata.
E non è a disagio.
Anzi, sembra stia urlando al mondo qualche scoordinata frase di cui mangiarsi dodici parole al secondo, ma che inequivocabilmente significa “gay”.
E non è che non lo sapesse prima, ma comunque strani eserciti di animali selvatici si stanno agitando nel suo stomaco. Così, per piacere.
Piacere.
Ha idea che sarebbe un vero piacere fare molte cose con quelle macchie di leopardo. Molte, moltissime. 
Se Louis fosse ebreo sicuramente un qualche avo si risolleverebbe dalla tomba per ricordargli quanto sporco, infimo e basso sia il suo istinto alla riproduzione, o semplicemente il suo istinto all'atto riproduttivo senza fini riproduttivi, e per questo ancora più sibillino e cruento, ma nella sua famiglia non è che la gente vada in chiesa così spesso, se non quando si sposa sua madre, che è comunque un avvenimento che risolleva la media di matrimoni pro capite di tutta la contea.
Pensandoci, a giudicare dai ninnoli sbatacchianti sul suo sterno, uno sterno che non passa inosservato sotto quelle camicie senza bottoni e tutti quei tatuaggi, va detto, Harry Styles è probabilmente ebreo, in qualche ironico ma sicuramente irritante bandolo della sua matassa genetica.
Assieme all'ominide, l'Homo-non-troppo-Sapiens, la scimmia, e il gene della masticazione lenta che contagia anche il linguaggio e probabilmente l'apprendimento, Harry Styles ha sicuramente qualche avo ebreo che si ridesta dalla tomba ogni tanto per ricordargli il destino crudele dei sodomiti e dei fornicatori.
Vista la fantasia inequivocabile della sua maglietta, a Harry Styles frega del destino dei sodomiti e dei fornicatori quando gli frega della caduta prematura della retina di Louis che cerca di non incrociare per sbaglio quella specie di pelliccia maculata da Sheena la Regina della Giungla.
A giudicare dalla sua maglietta, Harry Styles ci tiene particolarmente al destino dei sodomiti e dei fornicatori, destino che tenta in ogni modo di far collimare col suo, con tutto il suo...tutto.
Louis Tomlinson raramente deve strizzare gli occhi per scacciare dalla mente una qualsiasi immagine. La morte di Leonardo di Caprio in quasi tutti i film in cui muore Leonardo di Caprio, le mattanze delle foche, i film con Matthew McConaughey, la sua retina ha sempre resistito ad ogni scempio visivo del mondo conosciuto, ma c'è quest'immagine di Harry Styles e del suo...
Destino.
Del suo destino.
Destino.

Proprio non riesce ad avere la meglio sul destino di Harry Styles.
Fortunatamente, ad un certo punto, Liam parla.
Liam Payne parla velocemente con un pesantissimo accento del Nord. Ha anche una zeppola che per il mondo potrebbe sembrare adorabile, e che a Lou quasi sfugge, malgrado la sfida vivente che è Liam per ogni stenografo del Regno Unito (tanto che probabilmente ne esiste solo uno in grado di battere abbastanza velocemente quello che dice, ed è stato impagliato, essiccato, o conservato in una capsula criogenica per estrapolare il suo DNA e clonarlo), ma aiuta, davvero tanto, la pioggia di parole, come le pallottole di Salvate il Soldato Ryan.
Louis ha pianto, per dire, guardandolo, perché tutto quel materiale da porno sprecato lo ha sempre trovato un insulto alla levatura mondiale del cinema erotico.
Porno gay, come ogni film di guerra a stelle e strisce mai prodotto.
Come ogni singolo centimetro di pellicola a stelle e strisce mai prodotta.
“Potresti anche smetterla di fare l'offeso e andare a parlarci”
Parlarci. 
Ah, sì, parlare con Harry Styles, una prodezza ginnica tale che verrà annoverata fra gli sport estremi nel 2015. 
Parlano anche di Olimpiadi.
Non vuole parlare con Harry Styles, Louis Tomlinson. 
Alla peggio vuole masticare la fantasia di leopardo della sua maglietta e vedere se gli ricorda Sheena la Regina della Giungla, o atti impuri anche peggiori consumati nella giungla.
Potrebbe ucciderlo, soffocarlo con una delle sue bandane da Gay Pride, una delle sue collanine buoniste in cui Gesù e gli ebrei sono tutti amici e non si vorrebbero sterminare a vicenda, dopo essersi sterminati lungamente in quarantamila pagine di Scritture o cazzi vari.
Vorrebbe prenderlo a calci nelle palle, se mai le sue gambette arrivassero a raggiungere le vertiginose altezze delle sue zampe da giraffa, vorrebbe anche consigliargli un bravo logopedista, un neuropsichiatra infantile, un bagno turco, anche, per schizzare fuori dai pori tutta la sua irritante ed invadente sessualità.
Magari chiedergli, boh, se è vero che lo stallone quasi quarantenne che lo aspettava con il dvd di una versione porno di Notting Hill è il suo amico con figlia e non il suo “amico con figlia”.
Devo smettere di associare Harry Styles ad animali della savana, a film porno e a uomini gay.
Non necessariamente in questo ordine e con questa frequenza. Magari posso smettere piano piano, magari a rate, ma devo smettere.
“Heiiiiiiiiiiiii” 
Ma Harry Styles non smetterà con me, pare.
Nello il Trovatello in una brughiera irlandese ha l'aria carina. Carina per uno che solitamente somiglia a strani incroci di esseri viventi e non viventi, e ride come Flipper appeso per le pinne e costretto a vedere tutte e quarantadue le stagioni di Settimo Cielo.
“Ce l'avete fatta!” Liam è davvero contento di vederli.
Contento che Harry Styles non abbia sbagliato a scrivere il numero, contento che l'abbia chiamato, contento che la Quota Tette della serata sia stata ampiamente superata da una Quota Culi di Vocazione pari a Castro Street il giorno dell'elezione di Milk a sindaco di San Francisco.
E Harry Styles ha l'aria, e Louis Tomlinson deve di nuovo strizzare gli occhi per ricacciare indietro, nell'ordine “arrapata”, “sfacciata”, “irritante”, “rilassata” e “eccitata”, per formulare un accettabile “felice”. 
Louis odia la parola felice. È inutile, è insulsa, usata, logora, vuota, stupida. Da vocabolario ridotto della lingua inglese. Da stupido protozoo dislessico in via d'estinzione.
Da biglietti d'auguri.
Da messaggi di compleanno.
Da buste piene di soldi alla Comunione con tutte le dediche del caso cercate su Internet prima di uscire di casa.
Odia la felicità, quella duratura sensazione ebete di essere in cima al mondo e poterci saltare sopra fino a scoppiare.
Odia anche Harry Styles, le sue fossette, i leopardi morti per confezionare la sua maglietta, e l'odore di mela dei suoi capelli.
E odia anche l'ingresso, il corridoio, le scale e il bagno di quel locale merdoso che Liam eleggerebbe a Capitale degli Universi Conosciuti solo perché ormai lo fanno entrare gratis e sanno qual è il suo profilo migliore da fotografare.
Odia anche Liam, e anche Zayn, che sta impalato come un ganster minorenne ad aspettare i suoi diciotto cugini, che probabilmente avranno affittato un pulmino con il palo da lap dance dentro, giusto per non avvallare gli stereotipi razzisti sul trash de vivre dei pakistani.
Nessuno è di sostegno. Nessuno è mai di sostegno.
E Louis Tomlinson ha un'erezione. Non delle dimensioni di un'Anaconda assassina sopravvissuta al disgelo che ha trovato rifugio in Australia (l'habitat dei serpenti è sempre il campo di Liam), ma come uno che dovrebbe davvero smettere di frequentare certa gente, evitare di incontrare certa gente, e riprendere a pieno ritmo le sopracitate tecniche masturbatorie quotidiane.
E raddoppiarle magari.
Magari evitando di pensare agli avi ebraici di Harry Styles che lo ammoniscono e bandiscono dal Paradiso per atti impuri.
Magari.
Ha un'erezione in un paio di pantaloni decisamente troppo attillati per poterla nascondere.
Lui che, diciamo, non ha mai dovuto esattamente elemosinare doti in quei meandri ormai sconosciuti.
Se qualcosa si risveglia per Harry Styles, qualcosa non va.
E' veramente la fine di un'Era, se non riesco nemmeno più a dialogare con il mio uccello.

C'è da dire che Harry Styles ha un tono di voce quasi suburbano, ma comunque rimbomba, quasi quanto la risata di Liam, che è sempre veloce e gorgogliante come il suo dialetto Klingon spacciato per inglese.
Sono a loro agio, insieme, in un bagno, Liam e Harry, a discutere di qualcosa di normale, senza che Draco, il pitone di Liam, si risvegli dalla pubertà e cominci a fare le bizze.
È Louis quello che ha un problema con Harry.
Perché alla fine Zayn riesce anche a non avere il broncio quattordici ore su quindici che passano insieme, e non saprebbe davvero come spiegarsi perché, fra l'altro, visto che accanto a lui Nello il menestrello delle lande desolate sta enumerando con dovizia di particolari la formazione dell'Irlanda al Sei Nazioni, senza dimenticare di spiegare il perché, dannazione, hanno perso in quella maniera imbarazzante.
Sull'imbarazzante lui e Louis sono d'accordo.
C'è qualcosa di imbarazzante nel suo Compagno di Vita che si ridesta dal suo sonno invernale per Harry Styles. E, concentrandosi anche a dovere per scacciare il pensiero, Louis Tomlinson riesce solo a immaginare quanto caldo possa avere Harry Styles con quel cappotto pesante nei trecentosessantasei gradi centigradi di quel cesso minuscolo.
Lui ha caldo. 
Caldo.
E deve andare a casa.
Ma Liam Payne non asseconda mai le sue fughe, e Zayn Malik, anche volendo, non si è accorto di nulla, impegnato in quella risata un po' sfrigolante che riserva alle persone che gli piacciono davvero tanto.
E Nello il Cantastorie del Re probabilmente ha in serbo ancora un centinaio di poco edificanti aneddoti sulle sue polluzioni notturne, o sulle fasi della mungitura delle capre su a Mullingar, dove il padre, quasi certamente, ha una distilleria abusiva in cantina e un'orribile cicatrice da rissa che gli attraversa l'occhio destro.
E Louis riesce a recuperare un vago controllo solo perché Harry Styles gli ha appena voltato le spalle.
E perché Liam ha cominciato a discutere con Zayn sull'esercizio fisico, e sull'altro che è la vergogna delle persone in grado di deambulare, e Liam che è un fissato bulimico, e tutte le stupide scuse che trovano per toccarsi e spintonarsi da quando, probabilmente, si sono incontrati per sbaglio al McDonalds.
E perché quel Niall Horan se la ride comunque, con i suoi denti perfetti freschi di apparecchio, e riesce a spacchettare da quel dramma omoerotico represso qualcosa che lo diverta.
Lui cerca solo di concentrarsi sul rumore del getto che Harry Styles sta proiettando sulle piastrelle, sperando che l'irritante cadenza della sua urina lo scoraggi dall'attentare a qualcosa che non è certo la sua verginità, che è lontano anni luce dalla virilità, e che certo non assomiglia alla dignità.
Ha un nome, anatomico e colloquiale, quello a cui Louis vuole attentare, ma non verrà riportato in questi luoghi, perché in origine questa storia doveva far ridere, non essere segnalata all'Interpol per i contenuti ad alto tasso di pericolosità mondiale.
“Ma ti dico che è vero!” 
La vocina da folletto dei boschi lussureggianti (di una favola per bambini che fa venire gli incubi) di Niall Horan si allontana su per le scale, e con lui Liam e uno scazzato Zayn, che gli guarda le spalle in obliquo, senza dimenticare di lanciare la solita promessa sessuale a se stesso nello specchio prima di iniziare la serata, ma il panico di Louis assume tutte le tonalità del verde rancido in quei quattro secondi. 
Perché Harry Styles non ha ancora finito di riversare il dubbio contenuto liquido del suo organismo nello scolo dell'orinatoio, e Louis non è nemmeno ancora riuscito a slacciarsi i pantaloni, il panico di vedere l'amico di un tempo sgusciargli via dalle mani, letteralmente.
Non si può baciare qualcuno con le palle al vento in bilico su un orinatoio mezzo sbeccato.
Non è davvero né bello, né romantico, né edificante.

Ma la sua mano è rimasta comunque sospesa su quell'orinatoio, e il suo cervello ha pensato di fare ben di peggio, quindi Louis è tutto sommato felice di non aver spinto Harry Styles contro il ripiano dei lavandini, jeans calati e tutto il repertorio, per farselo a tradimento contro il rubinetto dell'acqua calda che non funziona mai.
È fiero di sé in qualche modo.
È riuscito anche ad aspettare che si lavasse le mani, e si voltasse, prima di abusare sessualmente della sua maglietta leopardata e tutto quello che c'era sotto.
E la bocca di Harry Styles è davvero enorme, ma non troppo, non come aveva pensato, non gli risucchia la faccia fino alle orecchie, non è umido e non somiglia ad un San Bernardo con la rabbia, e non è lontanamente simile alla spugna imbevuta di schiuma da barba scivolosa che aveva ipotizzato nelle serate in cui si sforzava di non pensare alla bocca di Harry Styles.
Ma la bocca di Harry Styles sa esattamente cosa fare, tutto il tempo, il che gli fa pensare, nella frazione di secondo in cui riesce a deviare la mente dai denti dell'altro attorno al suo labbro inferiore, che è forse l'unica parte di lui che risponde correttamente agli stimoli del mondo esterno.
Quello e un paio di altre cose, che a giudicare dall'impatto notevole fra parti anatomiche che nuovamente verranno omesse, si trovano piacevolmente a loro agio ad interagire.
Sarebbe anche un bacio decente, di quelli che fanno rizzare i peli sulle braccia a pensarci per un giorno o due dopo che sono avvenuti, se Harry Styles per poco non si fosse sfracellato sulle piastrelle per essere inciampato nei suoi stessi kilometrici piedi.
Ma il contatto è interrotto, la dilettantesca megalomania da arrapato sessuale di Louis sta passando dalla fase schizofrenia acuta ad un quieto seppur vago controllo, e quell'agitarsi spastico di arti ipersviluppati ha riportato apparentemente la situazione alla normalità.
E Louis è comunque riuscito a uscire da quel bagno, a salire le scale, in ogni caso a darsela prima che l'altro pronunciasse lente e cadenzate richieste spastiche di spiegazioni inutili, quindi la fuga è stata tutto sommato programmata a dovere.
Una fuga più simile a Billie Elliott che scappa dai bulli con le scarpette di danza in mano, piuttosto che una meta da macho al Super Bowl, ma comunque una fuga dal punto A al punto B senza tornare indietro a verificare di non aver lasciato brandelli di sé sul palato di Harry Styles.















Hello! Anche questo capitolo è un delirio senza capo nè coda. Io rido male, lo giuro, ormai da giorni a scrivere questa cosaXD Spero anche voi, diciamoXD
Niente, che vi devo dire? Harry sta scrivendo con i Kodaline e io ho perso un pezzo di cuore e autocontrollo alla notizia, ma sopravviveremo, forseXD
A presto, spero.


 

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