Carys non poteva ricordare

di Cohava
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Everything changes ***
Capitolo 2: *** Incontro a Starbucks ***



Capitolo 1
*** Everything changes ***


Carys non poteva ricordare, ma qualcosa dentro di lei era cambiato, per sempre. Non aveva idea del perché, e come avrebbe potuto averla? Sapeva solo che una mattina si era svegliata con un mal di testa fortissimo, senza poter ricordare quasi nulla dei due giorni precedenti, e aveva saputo che una fuga di gas alla clinica in cui lavorava aveva ucciso tutti gli astanti.
Buffo, neanche suo padre aveva idea di cosa fosse successo esattamente, anche lui obnubilato da una strana amnesia.
E dopo, la sua vita non fu più la stessa. C’erano i sogni, lunghi, tormentosi sogni che scivolavano via dalla sua mente al risveglio lasciandola lì nel letto con il fiato corto, la pelle bollente, le lenzuola aggrovigliate intorno e il cuore a mille. E i muscoli indolenziti, come se tutto il suo corpo tendesse verso qualcosa di irraggiungibile. Forse fare sesso avrebbe aiutato, ma Carys non era mai stata brava ad approcciare i ragazzi così, casualmente, in discoteca; in un momento di disperazione aveva persino provato a chiamare il suo ex ragazzo, Eddie, ma lui era irraggiungibile, sembrava sparito dalla faccia del pianeta.
Intanto la vita continuava, priva di significato; confusamente, qualcosa in lei le diceva che doveva esserci di più, nell’ universo, più della solita routine quotidiana che le appariva sempre più sfiancante, e futile. Neppure il rapporto con suo padre era più lo stesso: era come se fosse successo qualcosa, fra loro, qualcosa che nessuno dei due poteva ricordare ma che li allontanava tuttavia.
Tutto era confusione, e stranezza, e caos interiore.
Usciva dalla piscina. Gettò indietro la testa, sentendo la lunga coda di capelli bagnati appiccicarlesi alla schiena. Il costume umido le aderiva come una seconda pelle al torace. Sentendo su di sé uno sguardo, si voltò per incontrare i grandi occhi scuri di una ragazza che la fissava, e rabbrividì… ma non erano brividi di ansia o disagio, proprio no; per un lungo istante rimasero a guardarsi, lei e la sconosciuta, e qualcosa passò tra loro, come una comunicazione silenziosa. Carys fece per muovere un passo verso di lei, incerta, ma l’altra venne distratta da un uomo -il fidanzato?- che, passandole le mani lungo i fianchi, la baciò sul collo.
Qualche minuto dopo la rivide, nello spogliatoio. Stava cambiandosi e Carys non potè impedirsi di osservarla, di osservare il suo corpo nudo con un’insistenza forse indecente, ma era più forte di lei. Avvertiva l’esigenza di avvicinarla, di parlarle, ma cosa avrebbe potuto dire? Si limitò a mangiarsi con gli occhi ogni suo movimento, mentre si frizionava i capelli, si agganciava il reggiseno, si rivestiva lentamente e se ne andava, lasciandola con il respiro accelerato e il viso in fiamme, appoggiata al suo armadietto. Una signora di mezza età le lanciò un’occhiataccia, ma Carys era oh, troppo sconvolta per badarci minimamente.
In seguito successe di nuovo, due volte: si trovava al mercatino per fare spese quando vide un uomo con un lungo cappotto militare farsi largo tra la folla; alto, bello, mai visto prima e ancora, le bastò incrociare il suo sguardo per un attimo e si sentì spinta verso di lui, come da una calamita. Doveva, doveva raggiungerlo, toccarlo, baciarlo. Ma rimase impietrita, e subito lui scomparve. La terza volta avvenne in un locale, dove era stata trascinata da alcune amiche con la scusa che negli ultimi tempi era strana, assente –aveva bisogno di svagarsi un po’; stava chiacchierando del più e del meno quando Sarah le disse “Ehi, quell’uomo ti sta fissando”, si voltò ed era lì, un altro perfetto sconosciuto, seduto a due tavoli di distanza, che la guardava. Carys era sicura di non averlo mai incontrato in vita sua, ma sentì un’attrazione potente, istintiva, correrle nelle vene insieme al sangue, e lui sogghignò apertamente, come se avessero appena condiviso uno scherzo, come se fossero vecchi amici. Un secondo dopo si alzò ed andò via, e la ragazza non potè che seguirlo con lo sguardo, impotente, combattendo contro il desiderio di fermarlo. “Era carino, però” Sarah richiamò la sua attenzione “Ma lo conosci?” “…Mai visto prima”.
Nelle settimane successive fece qualche tentativo di riprendere in mano la sua vita: cercò nuovi interessi, si iscrisse a un corso di autodifesa e a uno di francese, uscì più spesso, ma niente sembrava appassionarla più di tanto. Continuava a pensare a quegli incontri misteriosi che non sapeva perché, ma in qualche modo dovevano essere collegati alla sua amnesia, al modo diverso che aveva di considerare il mondo, ora; in particolare, era rimasta sconcertata dalla donna bruna della piscina, non le era mai capitato di sentirsi attratta da un corpo femminile prima di allora, ma dopo quell’episodio aveva cominciato a guardarsi più intorno, a interrogare sé stessa e i propri desideri. Scoprì, con sorpresa, che poteva passare ore in contemplazione di una ragazza, dei seni che si intravedevano sotto le magliette, di quei fisici snelli, e morbidi, e profumati. Così familiari e allo stesso tempo così diversi. Questa scoperta non fece che renderla più introversa, più apparentemente quieta, ma dentro di sé bruciava, Carys, voleva esplorare i nuovi aspetti di sé che stavano venendo alla luce ma allo stesso tempo sentiva di aver perso il contatto con il mondo, la sua chiave di lettura sulla realtà.
Finchè, una sera, la sua vita cambiò di nuovo, completamente. Stava navigando in Internet, quando, quasi per caso, entrò in un forum chiamato “I punti di domanda: community ufficiale dei freak di Cardiff”. Incuriosita, ciccò sulla presentazone.

Vi è mai successo qualcosa di strano? Qualcosa che non sapete spiegare? Avete visto accadere cose inspiegabili e nessuno vi crede, avete strani flashback che non sapete come spiegare? Sembra che accada più spesso di quanto non pensiamo, nella nostra città. Adesso avete qualcuno con cui condividerlo.
Raccontateci le vostre esperienze, formulate ipotesi: forse, tutti insieme, riusciremo a venirne a capo.

Mio dio, era incredibile. Passò l’intera notte a leggere decine di discussioni, racconti l’uno più incredibile dell’altro ma tutti innegabilmente collegati. Visioni. Sogni e reminiscenze. Deja-vu.
Tantissima gente parlava di vuoti di memoria o allucinazioni, cicatrici che non si sapeva quando fossero comparse, incubi. Mentre la luce grigia dell’alba filtrava dalle persiane socchiuse nella camera, Carys completò l’elenco di dati personali e creò il suo account.
Nickname: Purple_Cloud
Password: Fletcher13 (tanto, a chi interessava?)
Create a free account now. Click.
Sezione Presentazioni. Nuova discussione. Titolo: Non sono sola!
 
Ciao, ho appena trovato questo forum e non so dirvi quanto sono sollevata, pensavo che sarei impazzita. E’ capitato anche a me!! Qualche mese fa è successo un incidente dove lavoro, delle persone sono morte, io non c’ero ma non riesco a ricordarmi niente di quel giorno, neanche mio padre!!! E adesso mi sento stranissima, a volte vedo persone che non ho mai incontrato prima ma mi sembra di conoscerle, sono anche attratta da loro in modo assurdo- lo so sembro pazza ma vi giuro che non so che pensare, credo di essere cambiata ma non  so perché…
 
Postata la discussione, si accorse di un’altra sezione, cripticamente chiamata “avvistamenti”. Le bastò leggere pochi post per capire di avere in mano un’altra tessera del puzzle.
 
Sezione: Avvistamenti. Nuova discussione, by Purple_Cloud. Titolo: L’ho visto anch’io!
 
E’ uno di quelli di cui parlavo nella mia presentazione, non ho idea di chi sia ma lo giuro, è lui!!! Ho letto le vostre descrizioni, sono certissima: l’uomo alto, con gli occhi azzurri, assurdamente bello XD e con il cappotto militare vecchio stile, si, l’ho incontrato anch’io. Ero al mercatino, qualche tempo fa, l’ho visto solo per un secondo ma –come hanno detto molti di voi- sono stata SICURA di conoscerlo, solo che non riesco a ricordarmi dove posso averlo visto prima! Ho letto in parecchi commenti che si chiama Jack Harkness, siete sicuri?! Perché non facciamo una ricerca in rete allora, se qualcuno l’ha già fatta per favore può darmi qualche notizia in più, sto impazzendo a cercare di capirci qualcosa!!!
 
Il sole era quasi completamente sorto.
Lo stomaco di Carys brontolò, e lei andò in cucina con l’intenzione di fare colazione, magari preparare qualcosa per suo padre, ma sentì che non poteva perdere nemmeno cinque minuti del suo tempo, non adesso che era così vicina a capire, a trovare una risposta ai suoi dubbi; afferrò un pacco di biscotti e si precipitò di nuovo in camera, per scoprire che qualcuno aveva risposto al suo secondo messaggio. Un certo (una certa?) AGunAndARedCap.
 
Si, si chiama Jack Harkness, Capitano Jack Harkness, per la precisione. Credimi, cercare sul web è una perdita di tempo, puoi farlo ma credo che le tue domande aumenterebbero e basta. Però forse esistono altri modi per scoprire la verità…
 




Angolo Autrice: Ehm, che dire. E' il mio secondo tentativo di scrivere una fanfiction su Torchwood e ho deciso di esplorare il personaggio di Carys Fletcher che compare nell'episodio Day One (ma dai?) e la possibilità di reminescenze da parte di quelli che sono stati Retconizzati, cosa che personalmente ritengo molto plausibile. Come al solito, ho visto la serie in inglese quindi se mi sono persa qualche dettaglio importante beh... fatemi sapere :)
 

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Capitolo 2
*** Incontro a Starbucks ***


 
                                                     2. Incontro a Starbucks
 
 
 
 
“Sono a casa!” Urlò Carys, posando le chiavi sul mobile accanto alla porta. La risposta di suo padre giunse attutita e lei si affrettò ad andare nella sua stanza; ormai non potevano fare a meno di essere ombrosi l’uno con l’altra, come se tra loro ci fosse una ferita che non poteva essere ricucita.  E faceva male. Ma non aveva tempo per questo adesso, doveva controllare il forum. Si sfilò le scarpe gettandole in un angolo e si sedette, tamburellando nervosamente le dita sulla scrivania mentre aspettava che il computer si connettesse.
Da quando aveva scoperto I punti di domanda non passava giorno senza che verificasse lo stato di aggiornamento delle discussioni e scambiasse messaggi con qualche altro utente; aveva subito condiviso con la community tutto quel che era riuscita a trovare in rete sul fantomatico Jack Harkness –certo, l’unico risultato lo dava morto nel 1941, ma non si poteva mai sapere, magari saltava fuori un collegamento. Per quanto vana fosse quella ricerca, era comunque un conforto parlare con altre persone nella sua stessa situazione, gente che aveva vissuto esperienze inspiegabili o che da un giorno all’altro, senza apparente motivo, aveva cominciato a guardare il mondo con occhi diversi (letteralmente! Uno degli admin, Neverlie, aveva scoperto per caso due anni prima, tramite una visita medica, di aver subito un’operazione all’occhio di cui non si ricordava affatto. Stava ancora cercando di metabolizzare l’accaduto, ma si sentiva comunque grato per il supporto che aveva ricevuto da tutti i membri del forum). Era impressionante il modo in cui tutti si sentivano vicini e partecipi, riconoscendosi gli uni nelle storie degli altri.
Carys, in particolar modo, aveva fatto rapidamente amicizia con AGunAndARedCap, che aveva scoperto essere una ragazza poco più grande di lei di nome Yvonne Blake. Era una dei pochissimi frequentatori non gallesi de I punti di domanda –infatti viveva a Londra- ma era entrata in contatto con il misterioso team di Jack Harkness tramite il suo lavoro, sul quale era sempre molto vaga; una specie di incarico presso le Nazioni Unite, o qualcosa del genere. Le due ragazze si erano scambiate quasi subito indirizzi e-mail e contatti facebook, seguiti poi dai numeri di cellulare, e avevano preso l’abitudine di sentirsi quasi quotidianamente. Era semplice parlare con lei, confidarsi veniva istintivo: addirittura, era stata l’unica persona a cui Carys era riuscita a confessare il suo neonato interesse per le donne, anche se era così imbarazzata da cambiare argomento quasi subito.
Stava lasciando un post all’ultima discussione, originata da un intervento di Who3 che chiedeva se fosse fattibile incaricare un investigatore privato di rintracciare Harkness&co e proseguita da un interminabile elenco di pro e contro, quando il suo cellulare vibrò. Un SMS da Yvonne, che l’avvertiva di controllare la posta elettronica.
Per un istante, il suo cuore battè più velocemente: dovevano essere informazioni! Forse l’amica aveva scoperto qualcosa. Cercando di non sperare troppo, Carys aprì il suo account –dovette fare il log in tre volte, perché il nervosismo continuava a farle sbagliare password.
E finalmente…
 
 
Nuovo messaggio da: yvonneblake@unit.uk
Oggetto: Credo che tu sia pronta
Allegato: UNIT
Il testo era cortissimo:
 
 Carys, tesoro,
la prossima settimana sarò a Cardiff per questioni di lavoro, ti andrebbe di incontrarci? Scegli tu il posto. Ho una proposta molto importante da farti, ti ho già mandato del materiale ma preferisco spiegarti a voce… non è una faccenda semplice. Ma se cerchi risposte, credimi, io posso dartele.
 
Carys esitò solo un istante, prima di rispondere e darle appuntamento in uno Starbucks del centro, che sapeva essere sempre affollato. Sapeva che stava correndo un rischio, ma doveva sapere: sempre più impaziente, aprì il documento che l’altra aveva allegato.
Lo scorse velocemente.
L’intestazione era composta da un Pianeta Terra con un paio di ali stilizzate e dalla sigla U.N.I.T. che, scoprì, stava a significare Unified Intelligence Taskforce. Incuriosita, proseguì con la lettura…
 
 
                                                                       ***
 
 
La ragazza era già là, seduta a un tavolino d’angolo. Bella come promettevano le foto del suo profilo su Facebook, con i capelli corti, biondo chiaro, il naso dritto e dolci occhi castani; tutta questa grazia era tuttavia inguainata in una specie di divisa militare, completa di fondina al fianco –cosa che le causò qualche occhiata perplessa dagli altri avventori. Giocherellava distrattamente con un basco rosso che aveva appoggiato sulle ginocchia, e sembrava nervosa. Non aveva nemmeno toccato il bicchiere di cartone davanti a lei.
 
“Complimenti”
 
Yvonne alzò lo sguardo sulla ragazza che aveva appena parlato, e con un gesto le indicò la sedia davanti a lei. Carys la ignorò completamente.
 
“Addirittura la divisa, eh? E quella cos’è, una pistola di plastica?”
 
“Carys…”
 
“Bel coraggio che hai avuto, a mettere su questa pagliacciata. Ma quanto devo essere disperata per essermi fatta fregare così?”
 
“Carys, ascol…”
 
“Non ci provare!” La voce le si fece più stridula, come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime “Non dire una sola parola! Ti sei presa gioco di me –e di un sacco di altra gente, immagino- hai ascoltato quello che avevo da dire per poi rifilarmi quest’immensa serie di stronzate! E immagino che dovrei pure essere grata per non aver trovato ad aspettarmi qui un qualche vecchio porco maniaco, giusto?”
 
Con un gesto irato, sbattè sul tavolo una cartellina trasparente, facendo traballare il bicchiere di caffè.
 
“Alieni, eh? Potevi almeno pensarci cinque minuti e inventarti una balla più originale, no, ma magari ti ci è voluto troppo tempo solo a mettere in piedi questa farsa. Sai, quasi mi spaventi. Voglio dire, guardati! Finta divisa, finta organizzazione segreta, finta pistola, e tutto questo solo per farti due risate alle mie spalle, tu, pu…”
 
“Adesso basta!”
 
Con un movimento rapidissimo e improvviso, Yvonne scattò in piedi e afferrò l’altra per le spalle. La sua presa era salda. Carys fece un movimento per divincolarsi ma non potè dire altro né urlare, stava letteralmente soffocando di rabbia.
 
“Posso capire questa reazione, ma adesso devi calmarti e starmi a sentire. Credi davvero che avrei organizzato uno scherzo del genere, che avrei perso tutto questo tempo solo per prendermi gioco di una sconosciuta? L’hai detto, è ridicolo. Ma tu non sei venuta solo per gettarmi in faccia tutta la tua rabbia, vero?”
 
“Non...”
 
“Non saresti qui se non avessi il minimo dubbio che tutto quello che posso dirti sono bugie”
 
Il suo tono era definitivo. Carys aprì la bocca per ribattere ma non riuscì a tirar fuori una parola –e si odiò per questo. Doveva ammetterlo, per un istante aveva considerato la possibilità che fosse tutto vero.
 
“Siediti, adesso” Ordinò Yvonne, seria “Ti spiegherò tutto, lo prometto, non sono qui per costringerti a fare nulla ma, per favore, ascoltami. In fondo non ci perdi niente, giusto?” Per un lungo istante si guardarono negli occhi, poi Carys cedette e prese una sedia “Bene: dimmi”chiese semplicemente.
 
“D’accordo…” non parlò subito; per un lungo momento rimase in silenzio, cercando le parole adatte nella sua testa ma, al diavolo, pensò, non esisteva un modo giusto di dirlo. Fece un respiro profondo e cominciò.
 
“Okay. Partiamo per un secondo dal presupposto che sia tutto vero e che io faccia parte della U.N.I.T., un’organizzazione sotto il controllo delle Nazioni Unite che si occupa di indagare ogni tipo di fenomeno apparentemente soprannaturale, inspiegabile… alieno. Ora, noi sappiamo che la città di Cardiff è attraversata da una, come definirla… da una fessura nello spazio e nel tempo, in pratica c’è una sorta di connessione intermittente con altri luoghi e altri momenti lungo la linea temporale; questo significa che molto spesso da questa fessura escono cose che, beh… cose che non dovrebbero trovarsi in queste particolari coordinate spazio-temporali.
Non è la U.N.I.T., però, che si occupa di gestire queste situazioni, è un’altra organizzazione chiamata Torchwood, che non risponde ad alcuna autorità governativa e militare e non permette a nessuno di interferire con tutto ciò che è connesso all’attività della fessura. Torchwood” esitò un istante prima di continuare “è un gruppo veramente molto piccolo ma estremamente influente, e il loro leader è l’uomo su cui tutti vi interrogate, il capitano Harkness” Carys, che fino a quel momento era rimasta immobile, con un’espressione assente –quasi non avesse sentito una parola- alzò la testa di scatto.
 
“Lui e la sua squadra si occupano non solo di impedire che gli esseri umani vengano attaccati da specie extraterrestri ostili, ma anche di inventare storie di copertura per tutte le prove  della propria esistenza che questi alieni si lasciano alle spalle –avvistamenti, tecnologia, tutto. E questo lavoro di occultamento” Le lanciò uno sguardo significativo ”include la cancellazione della memoria di tutti quelli che sono stati testimoni della loro presenza sulla Terra. Si” aggiunse con un piccolo sorriso, in risposta alla muta domanda negli occhi dell’altra “tutte le evidenze lasciano supporre che tu sia una di loro. Molto probabilmente sei rimasta coinvolta in un attacco da parte di una specie ostile –hai detto che ci sono stati dei morti dove lavori, giusto? Ma non puoi ricordare dove fossi quel giorno né cosa hai fatto: devono averti somministrato una sostanza per l’eliminazione selettiva dei ricordi, è la loro procedura standard”
 
Tacque per alcuni secondi, forse aspettandosi una reazione che però non venne: Carys sembrava impassibile.
 
“Ora, la U.N.I.T. non è d’accordo con il modo arbitrario in cui Torchwood gestisce le cose qui, ed io sono una degli agenti incaricati di tener d’occhio la situazione di Cardiff: il forum dei Punti di domanda sembrava il modo più conveniente, visto che la maggior parte dei membri sono chiaramente persone su cui, per qualche motivo, l’operazione di copertura di Torchwood non ha funzionato del tutto –persone che ricordano, e dubitano. Persone che potrebbero aiutarci” e, in tono definitivo, concluse “Mi dispiace di aver mentito sulla mia identità, all’inizio, ma era necessario. Il mio compito era sondare il terreno e individuare gli elementi adatti a diventare, possibilmente… nostre reclute”
 
Il silenzio si propagò tra loro.
Tutto intorno, la gente ignara andava e veniva, si sedeva ai tavoli più vicini e chiacchierava del più e del meno; ordinava, consumava e pagava. Un uomo si era versato il cappuccino sulla camicia a quadri ma la stava prendendo sul ridere, e faceva sbellicare anche il cameriere che si era affrettato a portargli un panno umido. Normalità.
E loro due ferme, zitte, tra loro un bicchiere che andava raffreddandosi e una cartella contenente quelle che potevano essere informazioni importantissime così come una colossale bufala.
Yvonne aspettava. Discretamente si passò una mano sul ginocchio, stringendo con forza la stoffa del pantalone tra le dita: non poteva permettersi altri gesti di nervosismo in quel momento, lo sapeva, gliel’avevano spiegato; doveva mantenere il controllo della situazione. Eppure fu lei che la tensione vinse per prima, fu lei che ruppe il silenzio.
 
“Ti prego, dimmi cosa pensi” chiese, cercando lo sguardo dell’altra.
 
Carys distolse il proprio, si schiarì la gola un paio di volte, aprì la bocca come per dire qualcosa e poi la richiuse.
Infine esordì “A niente. Non sto pensando a niente” il suo tono all’inizio era piatto, poi lentamente divenne più accorato “Cosa dovrei pensare? Ancora non so se crederti sarebbe la cosa giusta da fare o la stupidaggine più grande del mondo. Io… “
 
“Ma devi riconoscere almeno questo, che per quello che ti è successo –a te e agli altri- ci sono poche spiegazioni credibili”
 
“E quindi dovrei fidarmi di quelle incredibili?”
 
“A volte è l’unica soluzione”
 
“E questa è una di quelle volte?
 
“Se ti dicessi che è così, mi crederesti?”
 
“No, non penso”
 
“Carys” sospirò Yvonne “Tu hai bisogno di prove, e lo capisco. Davvero. Ma pensaci un attimo, sono già sotto i tuoi occhi! Sono sotto gli occhi di tutto il mondo, ti dice niente Canary Wharf?”
 
“L’attentato dei terroristi?” L’altra la guardò in modo eloquente.
 
“Non vorrai dirmi che…”
 
“Erano alieni, Carys. Cybermen. E non sono gli unici! Quante volte noi umani ci siamo bevuti le stupidaggini della TV, un giorno ‘Oh mio Dio un’astronave è atterrata sulla Terra’ e il giorno dopo ‘Scusate, era tutto un malinteso’ per poi farci credere che era solo il prototipo di una qualche industria di robotica, un’allucinazione collettiva o Dio sa cosa? Avanti, pensaci!”
 
Benché infervorata, Yvonne badava molto attentamente all’effetto che le sue parole stavano avendo sull’interlocutrice: l’espressione di Carys, prima incredula, si stava via via facendo più dubbiosa, le sopracciglia aggrottate. Si poteva quasi vedere quel che succedeva nei suoi pensieri, come mano a mano una serie di cose cominciassero ad acquistare un senso.
 
“Io non lo so perché la nostra specie è così cieca, Carys. Io non lo so. So solo che un giorno mi sono svegliata e ho deciso che non volevo tenere ancora la testa sotto le coperte –e allora ho deciso di mettermi alla ricerca, proprio come te; ho trovato la U.N.I.T.
E tutto è diventato finalmente chiaro”
 
Fece un respiro profondo e si appoggiò allo schienale, attenta a mantenere il contatto visivo senza interromperlo neanche per un istante.
 
“Ora la scelta è tua: puoi decidere che sto raccontando un mucchio di balle e andartene, libera di farlo. Starà a te, poi, continuare a cercare inutilmente la verità o accettare di non sapere e andare avanti con la tua vita. Ma pensaci molto bene prima di farlo” soggiunse, guardandola negli occhi “Perché, se tu lo vuoi, io posso ottenerti un colloquio con i miei diretti superiori, a Londra, anche domani. Posso garantire per te, e darti una chance di scoprire una volta per tutte cosa ti è successo, cosa ti ha cambiata. Cosa sta succedendo nel mondo. Avrai la possibilità di intervenire negli eventi, per modificarli. Non suona male, giusto?” attese ancora un istante, poi, davanti al silenzio dell’altra, concluse.
 
“Come ho detto, la scelta è tua”
 

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Angolo Autrice: e la storia continua. Sono un po' più soddisfatta di questo capitolo che del precedente -ci ho lavorato di più e ho cercato di renderlo meno frenetico, dando un po' più di respiro al testo. Cionondimeno sto cercando un Beta Reader, perchè mi rendo conto che mi serve davvero un parere esterno, qualcuno che mi aiuti a dare la giusta impostazione alla storia: se qualcuno fosse interessato, beh... fatevi avanti!

 Penso di aver detto tutto... ah, no, una curiosità inutile: il titolo del capitolo è una specie di citazione da Star Trek- Next generation (riprende il titolo del primo episodio Incontro a Farpoint). Sciocco, lo so.

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