I'm walking around with just one shoe

di kanejvibes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Solo un bel ricordo ***
Capitolo 3: *** Le tue labbra tremano quando vuoi che ti baci ***
Capitolo 4: *** Sono egoista e voglio esserlo ***
Capitolo 5: *** Non lo meriti ***
Capitolo 6: *** Resta con me, resta con me stanotte ***
Capitolo 7: *** Forse no ***
Capitolo 8: *** Un Natale diverso dal solito ***
Capitolo 9: *** Non posso ***
Capitolo 10: *** Promesse ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

"Mettimele sulla scrivania", dissi alla mia segretaria, armeggiando col computer.
"Certo", ribatté lei.
"Ti dispiace portarmi un caffé, Grace?", chiesi io, senza spostare gli occhi dallo schermo.
Lei mi sorrise, ma prima che se ne andasse, Harry entrò nel mio ufficio con due caffé in mano.
"A questo ci ho già pensato io", commentò, sorridendo.
Spalancai gli occhi, sorpresa di rivederlo per la seconda volta in una mattinata.
Grace mi guardò e io cercai di non farmi vedere sconvolta.
"Vai pure, il caffè non serve", le dissi, prima che lei sparisse, confusa.
Mi alzai dalla scrivania e chiusi la porta, fulminando Harry.
"Che ci fai qui?".
Lui alzò i cartoncini con il caffé e mi sorrise.
"Come sapevi che lavoravo qui?", continuai, leggermente scocciata.
"Ti ho seguita, stamattina, e ho aspettato che finissi la riunione per passare a salutarti".
"Mi avevi già salutato", gli ricordai, tornando al computer.
"Come mai non sembri molto felice di rivedermi?", chiese, sedendosi sulla scrivania.
Evitai di incrociare i suoi occhi.
"Devo lavorare e sono molto impegnata".
"No, non è per questo", sussurrò lui, sfiorandomi un braccio con un dito.
Sentii un brivido accarezzarmi la schiena e la pelle mi diventò bollente: così allontanai il braccio.
"Cosa vuoi?", gli chiesi, irritata.
"Non ci vediamo da molto tempo, volevo fare una chiacchierata", disse, sorridendo.
Quel sorriso mi riportò a quando stavamo insieme, a quanto lo amavo.
"Beh...non adesso", dissi, deglutendo a fatica.
"Oh, andiamo...qual è il problema?", bofonchiò, lamentandosi come un bambino capriccioso.
"Te l'ho detto: devo lavorare". 
E sono sposata, con un figlio di quattro anni e vederti seduto sulla mia scrivania con quell'espressione così sensuale sul volto non aiuta per niente, pensai, mordendomi il labbro inferiore.
Poi, scossi la testa, tornando in me.
Mi alzai e lo afferrai per un braccio.
"Devi andartene".
"E dai, un caffè me lo devi", si lamentò, facendo il labbruccio.
Sospirai e lo lasciai andare.
"Ok, ok, ma soltanto un caffé, poi mi lascerai in pace, intesi?", sbottai, guardandolo negli occhi.
Lui annuì con la testa e fece un sorriso che non mi convinse per niente.
"Siediti", dissi bruscamente, sbuffando.
"Redattrice di un giornale, eh?", fece lui, sorseggiando il caffé, mentre passava gli occhi sul mio ufficio.
Annuii con la testa.
"Mio marito è...".
"Il tuo capo, Michael Princeton, come se non lo sapesse tutto il mondo", mi interruppe lui, facendo un mezzo sorriso in cui percepii il suo disprezzo.
Corrugai la fronte e lui roteò gli occhi.
"Il tuo matrimonio era su tutti i giornali".
"Quindi, lo sapevi già...", sussurrai, imbarazzata.
"Sì, quello che non capisco è perché tu sia tornata in Inghilterra, invece di restare a New York e vivere la tua vita perfetta con il tuo perfetto marito", disse, lanciandomi una frecciatina.
"Pensi che sia tornata...per te?", esclamai, scuotendo la testa.
Lui si alzò e apoggiò le mani sulla scrivania e si avvicinò pericolosamente al mio viso.
"Non lo so, ma sono certo di una cosa...", sussurrò, soffiando sulle mie labbra.
Lo guardai intensamente negli occhi, con il respiro irregolare.
"Non ho intenzione di perderti di nuovo", disse, avvicinandosi di più.
Poi, quando fui sicura che mi avrebbe baciata, spostò le labbra sulla mia guancia e vi lasciò un piccolo bacio.
"Buon lavoro, Jo. Ricordati che mi devi un caffé", fece, a voce più alta, facendomi l'occhiolino.
Fece per andarsene, ma io lo fermai, cercando di tornare in me.
"Ehi, abbiamo già preso un caffé insieme!", esclamai, ancora scossa.
"Oh, sì, ma quello l'ho offerto io", concluse lui, andandosene.
Schiusi le labbra e mi lasciai cadere sulla sedia, sconvolta.
Le sue parole continuavano a rimbombarmi in testa.
Non ho intenzione di perderti di nuovo.
Mi sarei dovuta preoccupare?



 
Bene, bene, bene: innanzitutto premetto che questo sequel non era stato programmato. Non avevo idea di cosa scrivere dato che Harry e Jo sono cresciuti, però mi è dispiaciuto il fatto che l'epilogo di 'My life with you' non sia piaciuto a tutti, quindi mi avete convinta ed eccomi qua.
So che è passata un'eternità da quando l'ho conclusa, ma spero comunque che la leggerete.
Non so quando aggiornerò perché devo ancora finire l'altra.
Buon Natale.
Al prossimo.
Baci,
Vale. :)

P.S. per chi non l'avesse letta, lascio il link di 'My life with you'. 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1929237&i=1

Poi vi lascio anche quello delle altre mie storie:
What's wrong with you-
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2173788&i=1
E By hook or by crook- http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1798584&i=1



 


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Capitolo 2
*** Solo un bel ricordo ***


Solo un bel ricordo

Quando tornai a casa, Angie stava leggendo una rivista, comodamente seduta sul divano.
Mi avvicinai, stanca, e mi lasciai cadere accanto a lei.
"Ma ciao!", mi salutò, voltando pagina, rivolgendomi un sorriso decisamente malizioso.
"Che c'è?", sbottai, confusa.
"Uhm...vediamo...fammi pensare...ah, qualcuno qui ha rivisto un seducente, ricco, sensuale, vecchio amore", cinguettò, mordendosi il labbro per evitare di fare un altro sorrisetto.
Sospirai e mi passai una mano sul viso, mugolando.
"Ti prego, non aggiungere altro", dissi, facendo una smorfia.
"Qual è il problema? Cavolo, ma hai visto com'è diventato Harry? E' ancora più sexy di prima!".
Roteai gli occhi, scuotendo la testa.
"Angie, devo ricordarti che sono sposata?", esclamai, alzando un sopracciglio.
"E allora? Esiste il divorzio", mi sorrise, chiudendo la rivista.
"Il div...il divorzio? Ma sei impazzita? Non lascerò di certo Mike perché Harry è più sexy di lui!", mi lamentai, scuotendo la testa.
"Ah, allora lo pensi anche tu...".
Mi sentii avvampare e voltai la testa, chiudendo gli occhi.
"E comunque, non è l'unica caratteristica migliore", puntualizzò, tirandomi una gomitata.
Improvvisamente, mio figlio entrò in salotto.
"Mamma, mamma!", esclamò, allegramente, saltandomi addosso.
Lo strinsi forte a me.
"Ciao, piccolino", sussurrai, scompigliandogli i capelli.
"Non sono piccolo!", si lamentò, mettendo il broncio.
Piegai la testa di lato e sorrisi.
"Hai ragione, sei il mio ometto", commentai, pizzicandogli la guancia.
Lui tornò allegro e mi porse un foglio.
"Guarda cosa ho fatto!", disse, orgoglioso, indicandomi un disegno.
"Oh, che bello", ribattei, baciandogli i capelli.
"Siamo io, Angie...e Harry", trillò il bambino, indicando i personaggi.
"Harry?", esclamai, diventando improvvisamente pallida.
"L'altro Harry, sai, quello grande", bofonchiò mia sorella, abbozzando un sorriso, che sparì appena notò la mia espressione.
"E' stato qui?".
"Beh...potrebbe essere passato a salutare e...beh, sì...potrebbe anche essere rimasto un po' a giocare con noi", mormorò Angie, mordendosi il labbro.
Feci schioccare la lingua e presi un lungo respiro.
"Perché non vai in camera tua, Har? Io e la zia dobbiamo dirci tante belle cose", sussurrai, digrignando i denti verso Angie.
Harry obbedì e se ne andò, saltellando.
"Si può sapere che ti è venuto in mente?", esclamai, furiosa.
"Ma non l'ho invitato io! E' venuto da solo e comunque Harry, quello piccolo, si è divertito molto con Harry...l'altro Harry", borbottò, corrugando la fronte.
Tirai un gridolino e mi alzai in piedi.
"Non voglio che passi del tempo con lui! Non voglio che inizi a far parte della sua vita", sbottai, facendo avanti e indietro per il salotto.
"Perché? Di cosa hai paura? Se sei tanto innamorata di Mike, perché non vuoi che Harry sia tuo amico?", mi provocò, incrociando le braccia.
Schiusi le labbra.
"I-io...non...".
"Forse credi di poter riprovare i sentimenti che provavi una volta per lui?", continuò, alzando un sopracciglio.
Sospirai e mi sedetti di nuovo.
"Ho paura che possa rovinare la mia famiglia...", ammisi, tristemente.
"Sarebbe più facile nascondere quello che provo per lui se non me lo ritrovassi in giro per casa con mio figlio, no?".
Angie mi guardò con pietà e mi abbracciò.
"Pensavo che l'avessi superata da un pezzo...", commentò, stringendomi di più a sé.
"E' quello che volevo far credere a tutti...è quello che voglio far credere a tutti. Quindi, ti prego, Angie...smetti di parlare di lui", sussurrai, fissando il tappeto.
La sentii sospirare.
"Pensi che lui potrebbe rovinare la tua famiglia, quando lo fa continuamente Mike?".
La guardai, dura.
"Questo non è vero".
"Ah, no? Se ne sta quasi sempre a lavoro e quando è a casa parla unicamente di lavoro. Quand'è stata l'ultima volta che ha passato un po' di tempo con Harry? Quand'è stata l'ultima volta che ha passato un po' di tempo con te?", esclamò, con tono più duro del mio.
Deglutii a fatica e scossi la testa.
"Ha una carriera meravigliosa e invidiabile, ma richiede molto impegno. E' un uomo d'affari, è ciò che desidero da tutta la vita", dissi, cercando di giustificarlo.
Angie sbuffò, roteando gli occhi.
"E' normale che tu desideri avere un lavoro appagante, un bambino come Harry e un marito ricco, con un'ottima carriera. Ma non vorresti anche un po' più di attenzioni?".
"Non si può avere tutto", commentai, alzandomi e stringendomi tra le braccia.
"Beh...Harry ti darebbe quelle attenzioni, lo sai bene", riprese lei.
Chiusi gli occhi, spazientita.
"Non ha neanche un lavoro, vive sulle spalle del padre!", esclamai.
Lei alzò un sopracciglio.
"Ti sei documentata, vedo", commentò.
Schiusi le labbra, sbuffando.
"Io ho bisogno di un uomo come Mike, non di un ragazzino troppo cresciuto, che ancora si diverte a corteggiare e a sfornare sorrisetti seducenti", sbottai, scuotendo la testa.
Angie si alzò, facendo una smorfia sprezzante.
"Un ragazzino che però in un pomeriggio ha passato più tempo con tuo figlio di quanto Mike ne abbia passato con lui in questi anni!", esclamò, puntandomi un dito contro.
"Sai, devo dirtelo, il tuo caro maritino non mi è mai piaciuto, ma, conoscendoti, ho sempre pensato che l'avresti mollato appena ti fossi accorta di che cretino sia. E, invece, credo che tu sia cambiata, credo di non riconoscerti più. Forse quello che vuoi adesso è essere triste. Bene, allora. Fai un po' come ti pare, ma non biasimarmi se preferisco Harry a quel coglione", sbottò, afferrando la sua giacca e andandosene, sbattendo la porta.
Sospirai e mi lasciai cadere sul divano.
Quella giornata era stata fin troppo stressante.

 
***


"Non ha fatto altro che elogiare Harry e bla bla bla. Mio figlio era nella stanza accanto. E se avesse sentito? E poi, cavolo, ha definito suo padre cretino e coglione! Come dovrei sentirmi a riguardo? E' mia sorella e invece di venirmi incontro, sembra quasi che voglia annientarmi!", esclamai, tutto d'un fiato, stringendo con forza il cellulare.
Liam, dall'altra parte del telefono, sospirò.
"Ok, Jo, prendi un bel respiro e calmati. Dimmi dove sei. Sei quasi arrivata?", chiese, preoccupato.
Mugolai qualcosa, guardandomi intorno.
Il bar dove solitamente ci incontravamo, quando non dovevo andare a lavoro prima, era lì vicino.
"Sì, arrivo. Dimmi che sei già lì...", sussurrai, distrutta.
"Ti sto aspettando ad un tavolino", ribattè.
Poi lo vidi smanaccarmi da lontano e staccai la chiamata, raggiungendolo.
"Ciao", lo salutai, senza molto entusiasmo.
"Ehi, tutto bene?", chiese, aggrottando le sopracciglia.
"Sto bene, sono stressata, ma sto bene".
"Ok, perché devo dirti una cosa che forse non ti piacerà...".
Puntai gli occhi nei suoi, preoccupandomi, e lui si morse il labbro.
"Beh...potrei aver visto Harry in queste settimane...", mormorò, abbassando la testa sul suo cappuccino.
"Vuoi scherzare, vero? Perchè cavolo non me l'hai detto prima?", esclamai, sbattendo le mani sul tavolo.
"Perchè sapevo come avresti reagito e volevo essere sicuro che non fossi in mezzo alla strada".
Strinsi con forza i denti e iniziai a muovermi nervosamente, per scacciare l'infinità di parolacce che avrei potuto scagliargli contro.
Quando tornai calma, presi un lungo respiro e lo guardai.
"Hai visto Harry...avete parlato?", chiesi, cercando di moderare il tono della voce, anche se avrei voluto urlare.
"Ehm...sì...voleva che...voleva sapere come stavi...e...beh...ha ammesso di essere ancora innamorato di te...".
Sospirai, prendendomi la testa fra le mani.
"Già, me ne sono accorta".
"Che devo fare, Liam? Non ha intenzione di lasciarmi in pace", dissi, disperata.
"Segui il tuo cuore, Jo. E' l'unico modo per essere certi di fare ciò che si vuole".

 
***


Arrivai a lavoro pensierosa.
Le parole di Liam non mi avevano aiutato per niente. Anzi, ero ancora più confusa di prima.
Sospirai, salutando con un sorriso la mia segretaria ed entrai nel mio ufficio, trovando Harry intento a fissare fuori dalla finestra.
Spalancai gli occhi, chiudendo in fretta la porta.
Lui si voltò, sorridendo.
"C'è un panorama pazzesco da quassù", commentò, sedendosi alla mia scrivania, roteando più volte sulla sedia.
"Come sei entrato?", bofonchiai, guardandolo male.
"Oh, la ragazza...Grace. E' davvero molto simpatica, a proposito. L'hai scelta tu?", chiese, curiosando nei cassetti della scrivania.
Sbuffai, avvicinandomi per chiuderli.
"Devi andartene subito".
"Oh, perché?", fece lui, corrugando la fronte.
Presi un lungo respiro e incrociai le braccia.
"Sai benissimo perché. Io devo lavorare e tu non puoi stare qui", sbottai acida, afferrandolo per la giacca per cercare di alzarlo.
Purtroppo, fu tutto inutile perché lui non si spostò di un centimetro.
Sospirai, voltandomi, e mi portai una mano alla fronte.
"Hai intenzione di continuare questa cosa da stalker per molto?", chiesi, senza guardarlo.
"Stalker? Quando mai? Faccio soltanto visita ad una vecchia amica", rispose lui, tranquillamente.
Presi un altro respiro profondo e mi voltai verso di lui, che mi rivolse uno dei suoi sorrisi mozzafiato, incorniciato da quelle adorabili fossette che lo facevano sembrare ancora di più un bambino.
Mi massaggiai le tempie, scuotendo la testa.
"Non sono una tua vecchia amica, sono la tua ex ragazza...è un po' diverso".
Lui continuò a sorridermi come se non avessi detto niente e fece fare un altro giro alla sedia, dandomi le spalle per un secondo.
Portai gli occhi al cielo, spazientita.
"Vuoi smetterla di fare il bambino?", commentai, sospirando.
Harry fece scrocchiare il collo e, finalmente, si alzò.
Fece qualche passo intorno alla scrivania e vi si appoggiò elegantemente, incrociando le braccia.
Poi, di nuovo, sorrise.
"Harry, tuo figlio, è adorabile", disse, cambiando argomento, calcando con forza il nome.
Mi passai una mano sul viso, ormai arresa all'idea che non se ne sarebbe andato molto facilmente.
"Ma perché non riesci a capire la situazione in cui mi stai cacciando?", esclamai, disperata, smanaccando.
Lo vidi assottigliare gli occhi e schiudere le labbra.
"Chiamami egoista, ma non ho intenzione di lasciarti andare", disse, serio, avvicinandosi.
Deglutii a fatica e indietreggiai contro il muro.
"Harry...ho una famiglia...", mormorai, quando le sue braccia mi bloccarono ogni via di fuga.
"Una volta ero io la tua famiglia", ribatté, avvicinando il viso al mio.
Chiusi gli occhi, scuotendo la testa.
"E' diverso ora...".
"Si dice che il primo amore non si scordi mai", sussurrò, baciandomi il naso.
Sentii le gambe molli e tremolanti e per un attimo boccheggiai, alla ricerca d'aria.
"Infatti...m-ma adesso sei soltanto un bel ricordo, nient'altro", balbettai, poggiando le mani sul suo petto per allontanarlo.
Sorrise e, per tutta risposta, si avvicinò ancora di più, incastrandomi tra il suo corpo e il muro. Il suo profumo mi invase le narici e se solo Harry si fosse spostato, sarei caduta a terra come un peso morto.
Mi lasciò un piccolo, veloce bacio sul collo e risalì lentamente fino al mio orecchio.
"Non lo sarò ancora per molto", concluse, lasciandomi sola.


 
Aaw, sono emozionata di aver ripreso questa storia! 
Lo so, è un po' strana perché non sono ragazzi, però devo dire che almeno per ora mi convince.
Spero che piaccia anche a voi.
Baci,
Vale. :)


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Capitolo 3
*** Le tue labbra tremano quando vuoi che ti baci ***


 Le tue labbra tremano quando vuoi che ti baci

Bussai forte alla porta dell'ufficio di Mike, ancora nervosa.
Harry iniziava a diventare un bel problema.
Insomma, ero stata felice di rivederlo, la prima volta, ma poi...sì, beh, anche la seconda e forse anche la terza, ma era sbagliato. Troppo sbagliato e non dovevo assolutamente perdere il controllo, cosa che stava per succedere.
Appena sentii la voce vellutata di Mike dall'altra parte della porta, mi fiondai nel suo ufficio.
"Oh, ciao, tesoro. Che ci fai qui?", chiese, corrugando la fronte.
Mi avvicinai, sorridendo e mi appoggiai sulla sua scrivania, baciandolo.
"Volevo vederti", sussurrai, sensualmente, distanziandomi appena per guardarlo in quei suoi fieri occhi azzurri.
Lui mi sorrise e mi lasciò un bacio a stampo.
"Sono felice che tu l'abbia fatto", ribatté, per poi tornare al suo lavoro.
Il mio sorriso si spense e aggrottai le sopracciglia.
"Sei impegnato?".
"Lo sono sempre, tesoro", rispose, sorridendomi, per poi tornare con gli occhi sulle infinite scartoffie sulla sua scrivania.
Mi alzai, osservandolo.
"Tu no?", continuò, guardandomi come per liquidarmi.
Schiusi le labbra, confusa.
"Ehm...beh...sì, ma...".
"Allora torna a lavoro. E' importante che tutti si concentrino", disse, sorridendomi.
Annuii appena, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
"C-certo", balbettai, andandomene.
Ripensai a tutte le volte in cui ero andata nel suo ufficio per salutarlo, per passare un po' di tempo con lui: mi aveva sempre cacciata in quel modo. E non me ne ero resa conto perché mi ero dimenticata di cosa volesse dire ricevere vere attenzioni. Attenzioni di cui Harry, in appena due giorni, mi aveva inondata.
Improvvisamente, mi sentii vuota, bisognosa di averlo vicino.
Dopotutto, voler essere amata non è così sbagliato.
Scossi la testa, tornando in me. Mike mi amava, ma cosa pensavo?
Che cretina.
Presi un lungo respiro e tornai nel mio ufficio.
Mike mi amava, era soltanto serio sul lavoro. Ogni uomo rispettabile dovrebbe essere come lui.
Sorrisi, orgogliosa, e ripresi il mio lavoro.

 
***


"Sai che non si arrenderà facilmente, no?", canticchiò mia sorella, dopo che le ebbi detto che Harry era passato, quella mattina.
"Non mi importa. Io ho la mia famiglia, i miei doveri. Non c'è più spazio per lui nella mia vita", commentai, osservando mio figlio giocare sul pavimento.
"Sono cresciuta, sono cambiata...".
"Ma lo ami ancora. Sai che non credo a quelle stronzate sul destino e il principe Azzurro e cavolate varie, ma questo è vero amore, Jo. Harry è il tuo principe Azzurro, beh, più o meno. E sconfiggerà il cattivo che ti tiene prigioniera", disse lei, sorridendo.
Alzai un sopracciglio.
"Il cattivo sarebbe Mike?", bofonchiai, roteando gli occhi.
Lei annuì, soddisfatta, poi si alzò dal divano e andò a baciare Harry sul nasino.
"Ci vediamo domani, piccoletto".
"Ciao, zia Angie!", la salutò lui, sorridendole.
Mia sorella fece per andarsene, afferrando la giacca.
"Ricorda, Jo: il vero amore vince sempre", sussurrò, divertita.
La guardai male e le tirai un cuscino, ma lei fu veloce e uscì dalla porta, ridendo.
Il vero amore, pff.
Avevo già trovato il mio vero amore, ed era Mike.
Sospirai, pensierosa, afflosciandomi sul divano.
O, perlomeno, era mio figlio.

 
***


"Scherzi, vero, Lauren?", commentai, disgustata, osservando una foto che sarebbe dovuta andare sulla copertina del giornale.
"Ma...avevi chiesto qualcosa di diverso...", mormorò, mordendosi il labbro.
"Oddio", sussurrai, passandomi una mano sul viso.
"Non va bene. Sai che c'è? Chiama delle modelle e fai alcuni scatti, poi ne riparliamo", dissi, spazientita.
Lei annuì e uscì dal mio ufficio, mentre io mi sedevo, sospirando.
"Lo stress non ti fa per niente bene", commentò la voce di Harry.
Chiusi gli occhi e feci una smorfia prima di voltarmi e trovarlo appoggiato alla porta con fare sensuale, come suo solito.
"Tu non mi fai bene", commentai, sospirando.
Lui sorrise, tremendamente divertito.
"C'è una mostra di quadri a casa di mio padre, stasera. Ti va di venire?", chiese, sedendosi davanti a me.
"No", sibilai, controllando al computer le ultime spese per la rivista.
"Dai, sarà divertente e ci saranno un sacco di artisti famosi!", esclamò, appoggiando le braccia sulla scrivania.
"No, Harry, non verrò con te da nessuna parte", sbottai, sbuffando.
Lo vidi roteare gli occhi, poi tornò a sorridere.
"Sai a cosa ho pensato?", chiese, cambiando completamente discorso.
Roteai gli occhi senza rispondergli.
"Ho pensato che forse tu non vuoi vedermi perchè è passato tanto tempo e ti sei fatta una nuova vita", disse, avvicinandosi.
Annuii.
"Questa è la prima cosa sensata che ti sento dire".
"Sì...poi però mi è venuta in mente un'altra cosa: che magari ti saresti lasciata andare se ti avessi ricordato i vecchi tempi", sussurrò, tirando fuori di tasca un vecchio foglio tutto stropicciato.
Sospirai.
"Perciò...ho deciso di ricostruire la nostra storia", disse, mentre mi mostrava il foglio, che scoprii essere una foto, la foto di mio padre e mia madre da ragazzi. La foto che lui mi aveva regalato prima che conoscessi mio padre.
"Te la ricordi?", chiese, sorridendo appena.
Schiusi le labbra, fissandola, e mi avvicinai per prenderla.
"E' quella che mi hai dato quel giorno in cui siamo andati da tuo padre", dissi, persa nei miei pensieri.
"Già, quando ancora non ci sopportavamo", aggiunse lui, mettendo le mani sopra le mie.
Lo guardai, sospirando.
"Cosa vuoi fare, eh? Vuoi riconquistarmi? Vuoi che lasci Mike, che perda il lavoro e molto probabilmente anche mio figlio, per te?", sbottai, accartocciando inconsciamente la foto che avevo in mano.
Improvvisamente, lui si incupì.
"Con me non avresti bisogno di un lavoro e comunque non sarebbe un problema trovarne un altro per te e non potrei mai permettere che ti portino via Harry", disse, serio, avvicinandomi a sé.
Allontanai lo sguardo e indietreggiai, senza che lui opponesse resistenza.
"Sono felice, Harry, perché non puoi essere felice per me?", esclamai, tremolante.
"Non è vero! Eri felice con me, non con questo idiota".
Schiusi le labbra, scuotendo la testa.
"Che razza di arrogante, presuntuoso, sfacciato cretino può dire così?", ringhiai, acida.
Lui sorrise, abbassando gli occhi, poi si avvicinò.
"Oh, Jo, se pensi che urlarmi contro sia la soluzione, beh, ti sbagli di grosso", sussurrò, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
"Adoro vederti nervosa per me", continuò, accarezzandomi la guancia.
Mi irrigidii, incapace di smettere di guardarlo.
"Che poi, ammettiamolo, potrei averti in qualsiasi momento, potrei baciarti in qualsiasi momento", disse, sensualmente, contro il mio orecchio.
Risi nervosamente, scuotendo la testa.
"Ma sentiti!", esclamai, tremolante.
Lui sorrise, tornando a guardarmi e si avvicinò pericolosamente al mio viso, fissando intensamente le mie labbra.
Quando poi fu vicinissimo, quando sentii che mancava soltanto un attimo al bacio, mi tirai indietro e lo colpii con uno schiaffo indignato.
Lui indietreggiò appena, toccandosi la guancia, e sorrise, piacevolmente sorpreso.
"Vattene", ringhiai, con il cuore che mi rimbalzava nel petto e il respiro ancora irregolare.
Harry allargò il sorriso e si passò lentamente la lingua sulle labbra, camminando verso la porta. Poi, mentre stava per uscire, si fermò, voltandosi un attimo a guardarmi.
"Ah, e, per la cronaca, le tue labbra tremano quando vuoi che ti baci", concluse, facendomi l'occhiolino e andandosene.
Strinsi con forza le labbra, cercando di fermare il tremolio.

 

Lalalalalalalalà
Jo sta impazzendo lol
Coomunque, volevo ringraziarvi per le recensioni che mi lasciate, vi amo tanto, davvero.
Me ne vado subito, perché ho da fare.
Baci,
Vale. :)



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Capitolo 4
*** Sono egoista e voglio esserlo ***


 Sono egoista e voglio esserlo

"Sai, stavo pensando che magari potremmo andare a cena fuori", proposi, chiudendo il libro che stavo leggendo poco prima che Mike entrasse in camera.
"La trovo una splendida idea", commentò, baciandomi e infilandosi sotto le coperte.
Sorrisi.
"Potremmo portare anche Harry, è un po' che noi tre non passiamo del tempo tutti insieme".
"Hai ragione", disse, stringendomi la mano.
Allargai il sorriso e mi accoccolai sul suo petto.
"Che ne dici di domani sera?", chiesi.
"Domani? Proprio domani? Ho un incontro con dei fotografi", sussurrò, accarezzandomi i capelli.
Alzai le spalle.
"Non importa, magari...venerdì?".
"Mi dispiace, tesoro, ma venerdì pensavo di recuperare un po' di quel lavoro che ho perso quando ho avuto l'influenza...e anche sabato, probabilmente anche domenica".
Alzai gli occhi verso di lui, che mi sorrise.
"Non pensi di stressarti troppo?", chiesi.
"Assolutamente no, amo il mio lavoro", rispose, fiero.
"Quindi quando credi che potremmo uscire?".
"Mmh, non lo so, in questo periodo sono molto impegnato, magari il mese prossimo", sussurrò, stringendomi a sé.
Schiusi le labbra, delusa, e annuii pazientemente.
"Ehi...ho un'idea! Perché non resti anche tu a darmi una mano, così passiamo più tempo insieme?".
"Sì...certo", risposi, atona, voltandomi dall'altra parte e stringendomi tra le coperte, sospirando silenziosamente.

 
***


"Buongiorno!", trillò Harry, affiancandomi mentre andavo a lavoro.
Roteai gli occhi, sbuffando, e continuai a camminare.
"Sai che potrei denunciarti per stalking, vero?", sbottai, sistemandomi il cappotto, quando una folata di vento mi fece congelare.
Lui rise, mettendo le mani in tasca.
"Come se ti dispiacesse vedermi", commentò, beffardo.
Mi fermai, spingendolo.
"Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara ieri. Ti ho tirato uno schiaffo, ricordi?".
Lui mi fissò, continuando a sorridere.
"Oh, sì, mi dà ancora fastidio in effetti", mormorò, massaggiandosi la guancia.
"Bene, spero te ne dia per molto", sibilai, riprendendo a camminare.
Harry rise di nuovo e mi raggiunse.
"Perché continui a fingere che io non ti piaccia quando è così palese il contrario?", chiese, curioso, osservandomi.
Scossi la testa.
"Harry devi smetterla, ok? Ho un marito e un figlio e se continui ad infastidirmi andrò davvero dalla polizia", dissi, dura, senza rispondergli.
Lui sospirò teatralmente.
"Ho un marito e un figlio, Harry. Lasciami in pace, Harry. Vattene via, Harry. Perché fai il bambino, Harry?", bofonchiò, imitando la mia voce.
Scossi la testa, guardandolo male.
"Sai cosa, Jo? Non mi fotte un cazzo del tuo maritino o delle tue minacce. Non mi importa se fino ad ora ti sei rifatta una vita senza di me. Adesso io sono qui e ne faccio di nuovo parte. E, sì, sono fottutamente egoista e voglio esserlo. Avrei dovuto essere egoista anche quindici anni fa, avrei dovuto impedirti di prendere quell'aereo. Invece, non l'ho fatto. E me ne sono pentito amaramente per tutto questo tempo e me ne pento ancora, cazzo! Hai idea di quanto tu mi sia mancata?", esclamò, arrabbiato, stringendomi con forza le braccia.
"Hai idea di quanto soffra a vederti con quel...", si interruppe e sospirò.
Lo fissai, incredula, poi scossi la testa.
"Mi manchi terribilmente e non mi interessa se adesso hai un altro al tuo fianco, ti riavrò indietro, ad ogni costo. Dovessi finire in prigione, dovessi perdere tutto, dovessi uccidere, ma ti riavrò".
Mi divincolai dalla sua presa, indietreggiando.
"Sei pazzo, sei impazzito, non...non ragioni più", mormorai, scuotendo la testa.
Harry fece un sorrisetto sghembo e alzò le spalle.
"Probabilmente sì, ma non mi sentivo così vivo dall'ultima volta che ti ho visto", rispose, ridendo.
Lo fissai, col fiato corto, poi abbassai gli occhi, massaggiandomi le tempie.
"Mi stai facendo fumare il cervello", commentai, sospirando.
"Lo so, lo so, troppa bellezza tutta insieme", ribatté lui.
Scossi la testa, ma sorrisi.
"Ah! Eccolo, un sorriso, aspetta che scatto una foto!", esclamò, mettendo le mani nella tasca della giacca, fingendo di cercare il cellulare.
"Smettila...smettila", lo ripresi, ridacchiando, dandogli una spinta amichevole.
Lui tornò serio e mi rivolse uno di quei suoi meravigliosi sorrisi, che avrei potuto fissare in eterno.
Sospirai, mordendomi il labbro.
"Cosa devo fare con te, mmh?", sussurrai, osservandolo.
"Dammi una possibilità", disse lui, mettendo le mani in tasca, mentre un leggero venticello gli muoveva i capelli.
I suoi occhi erano decisamente più scuri del normale e aveva lo sguardo più serio che gli avessi mai visto fare.
Presi un lungo respiro.
"Non posso...", dissi, scuotendo più volte la testa.
"Ma vorresti?", chiese, avvicinandosi.
Evitai il suo sguardo, muovendo nervosamente gli occhi alla ricerca di qualcosa almeno vagamente interessante quanto lui.
Mi sfiorò la guancia e scese con un dito fino al mio mento, sollevandolo.
"Vorresti?", ripetè, scrutandomi a fondo.
Conosceva già la risposta. L'aveva appena letta nei miei occhi, eppure continuava ad aspettarla, paziente.
Mugolai qualcosa di incomprensibile e mi sottrassi alla sua presa, indietreggiando.
"Devo andare a lavoro", dissi col poco fiato che avevo in corpo.
Mi voltai, ma lui mi bloccò per il polso e mi attirò a sè, inondandomi di un intenso profumo di vaniglia.
Socchiusi gli occhi, stringendo la sua maglietta e appoggiando la testa nell'incavo del suo collo.
Restai ferma per un po', lasciandomi coccolare dalle sue mani, che ogni volta che mi accarezzavano dolcemente la schiena, mi facevano venire i brividi, poi, controvoglia, mi allontanai.
"Devo davvero andare a lavoro, Harry", dissi, mordendomi il labbro.
Lui non rispose, annuì con la testa e rimase a fissarmi, seguendomi con lo sguardo mentre me ne andavo.

 
***


"Ho un colloquio di lavoro!". Mia sorella quasi mi stimpanò e dovetti allontanarmi per un attimo dal mio cellulare.
"E' fantastico! Quando?", ribattei, felice per lei.
Aveva cercato continuamente lavoro in quei mesi, ma riusciva sempre a farsi licenziare.
"Ehm...beh...fra mezz'ora...", mormorò lei, sicuramente mordendosi il labbro.
"Mezz'ora? E Harry a chi lo lasci?", borbottai, preoccupata.
Non che Angie fosse la miglior baby sitter sulla faccia della terra: era inaffidabile, continuamente in ritardo, volgare e inadeguata. Ma era comunque mia sorella e mi fidavo più di lei che di uno sconosciuto apparentemente perfetto.
"Harry", disse, piano.
"Sì, Harry. Non vorrai mica portarlo con te!".
"No, no. Harry, intendo l'altro Harry...", ribattè, titubante.
"Cosa?", esclamai, incredula.
"E, dai, lui è l'unico libero e poi tuo figlio lo adora!", ribatté Angie, dall'altra parte del telefono.
Chiusi gli occhi, prendendo un lungo respiro.
"Comunque ce l'ho già portato. Non uccidermi", continuò mia sorella.
Sospirai e mi sedetti.
"Vedrò di calmare i miei istinti omicidi".
Angie rise e mi lasciò l'indirizzo di Harry.

 
***


Quando arrivai a casa del riccio era già buio, anche se era soltanto tardo pomeriggio, forse a causa dei nuvoloni neri che annunciavano pioggia.
Bussai, ma non rispose nessuno.
Provai di nuovo, ma niente.
Così, dato che la porta era aperta, entrai.
L'appartamento era enorme e molto lussuoso, tipico di Harry.
"Harry?", feci, guardandomi intorno.
La televisione era accesa, ma me ne accorsi soltanto dopo un po', tanto il resto del salotto mi aveva incuriosita.
Mi avvicinai e trovai Harry e mio figlio addormentati sul divano.
Non potei non ridere per quella scena perché era davvero troppo dolce.
Mi avvicinai al riccio e lo scossi delicatamente.
"Harry?", sussurrai, svegliandolo.
Mugolò qualcosa e aprì gli occhi, sbadigliando.
Quando si rese conto di me, mi fissò.
"Sono in Paradiso?", chiese, assonnato.
Sorrisi, mordendomi il labbro, e scossi la testa.
"Temo di no", risposi, ridacchiando.
"Ti eri soltanto addormentato sul divano, con Harry", lo informai, indicando il piccolo, che ancora dormiva profondamente, appoggiato sul petto dell'altro.
"Oh, sì", mormorò il riccio, strofinandosi gli occhi e alzandosi, attento a non svegliare mio figlio.
"Vuoi...vuoi qualcosa da bere?", chiese, guardandosi intorno.
"No, grazie...ehm...sarà meglio che vada".
"Oh, ok...sei in auto?".
"No", risposi, prendendo in braccio Harry.
"Ti serve un passaggio?", continuò, guardandomi come se fosse l'ultima volta.
"Prenderò un taxi", dissi.
"Vuoi scherzare, vero? Guarda, le chiavi sono in cucina, ci metto un attimo", esclamò, speranzoso.
"Ok", mormorai, sorridendogli.
Lui ricambiò il sorriso e corse in cucina.

 
***


"Grazie per il passaggio e per aver guardato Harry", iniziai, appena arrivammo a casa mia.
"Figurati...io l'ho fatto volentieri", ribatté lui, sorridendomi.
Annuii e strinsi di più a me mio figlio, baciandogli i capelli.
"Vuoi entrare?", chiesi, poi, tornando a incrociare gli occhi di Harry.
"Certo", rispose, continuando a sorridere.
Misi mio figlio a letto e tornai in salotto da Harry, che, seduto sul divano, mi stava scrutando attentamente.
"Adesso posso offrirti quel caffé che ti devo?", chiesi, un po' per far sparire l'imbarazzo che si era creato.
"Mi sembra un'ottima idea", commentò lui, sorridendo.
"Allora...tuo...marito...non c'è?", disse, come se la parola marito gli fosse difficile da pronunciare, appena tornai con il caffé.
"No, resta sempre a lavoro fino a tardi", sussurrai, porgendogli la tazza fumante.
Lui annuì, afferrandola.
"E...non è...insomma...brutto?", chiese, corrugando la fronte e soffiando sul caffé bollente.
Mi sedetti, alzando le spalle.
"Che vuoi dire?".
"Non vederlo mai...", sussurrò, guardandomi.
Schiusi le labbra e sospirai.
"Non è vero che non lo vedo mai", dissi, sorseggiando il caffé.
"Harry lo vede?", continuò lui, assottigliando gli occhi.
Corrugai la fronte e mi appoggiai allo schienale del divano.
"Che te ne importa?".
"Mi importa perché un bambino non dovrebbe mai crescere senza padre. Credo che tu lo sappia molto bene", sbottò, irritato dalla mia domanda.
Abbassai gli occhi sul caffè e mi morsi l'interno guancia.
"Pensi di essere migliore di lui, non è vero?", sibilai, lanciandogli un'occhiataccia.
Lui alzò le sopracciglia.
"Credi che saresti un padre migliore per Harry, giusto?", continuai, poggiando la tazza sul tavolino di vetro alzandomi.
Dapprima, mi guardò dal basso, poi si alzò.
"Sì, lo penso", disse, avvicinandosi troppo a me.
Scossi la testa, sbuffando.
"Perché devi fare così? Stava andando tutto bene...".
"Tutto bene? Tu non sei più mia...cosa stava andando bene?", sbottò, smanaccando.
Feci una smorfia, guardandolo male.
"Speravo che saresti potuto essere mio amico", dissi, delusa.
"Amico...", mormorò lui, quasi disgustato da quella parola.
"Se è questo che speri...beh...sei un'illusa. Grazie per il caffé", sbottò, distaccato, andandosene, sbattendo la porta.

                                     



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Capitolo 5
*** Non lo meriti ***


 Non lo meriti

Angie continuava a fissarmi da almeno quaranta minuti, assottigliando gli occhi ogni volta che la guardavo e gustandosi una di quelle enormi confezioni di gelato formato famiglia.
"Che c'è?", sbuffai, spazientita, battendomi sulle gambe alcuni fogli che stavo controllando per il lavoro.
"Niente, sto mangiando il mio gelato in pace...", mormorò, alzando un sopracciglio.
Scossi la testa e tornai al mio lavoro. Angie si schiarì la voce, più volte e sempre più forte, cominciando a battere il cucchiaio sul fondo del contenitore del gelato.
Sospirai, passandomi la lingua sulle labbra e la guardai: ovviamente, non aveva allontanato gli occhi da me nemmeno per un secondo.
"Hai finito con quel gelato? Che ne dici adesso di tornare a casa tua?", borbottai, fulminandola con lo sguardo.
"Oh, e come potrei farlo? Come potrei lasciare la mia sorellina pazza tutta sola a casa sua?", chiese, sbattendo velocemente le palpebre.
Mi alzai dal divano e incrociai le braccia.
"Vuoi dirmi che cavolo ti prende?".
"A me? A te, semmai!", sbottò, acida, sbattendo il cucchiaio sul bancone.
"Avevo organizzato tutto alla perfezione e sei riuscita a rovinare il mio piano meravigliosamente perfetto...complimenti, Joan, complimenti davvero".
Storsi le labbra: non mi chiamava mai col mio nome completo, e quando lo faceva era davvero arrabbiata.
"Si può sapere che cavolo stai dicendo?".
"Con Harry!", esclamò, venendomi incontro.
"Jo, era la tua occasione, la vostra occasione per...volare alti", disse con più calma, corrugando la fronte sulle ultime parole.
"Volare alti?", ripetei io, alzando le sopracciglia.
Lei roteò gli occhi e si voltò, dandomi le spalle.
"Perché non riesci a capire quanto Harry sia perfetto?", sbottò, smanaccando.
"Se lo trovi così perfetto, allora perché non ti ci metti e la smetti di intrometterti nella mia relazione con Mike?", ribattei, acida.
Angie si voltò, scuotendo la testa.
"Sei impossibile, Jo, davvero. Credi che io potrei m-".
"Forse dovresti trovarti qualcuno perché questo tuo stare da sola ti sta facendo credere di poter essere il Cupido della situazione. Stai giocando, Angie. Il problema è che non è più divertente. Qui non siamo al liceo, dove se lasci un ragazzo per un altro, lui ti chiama stronza per una settimana e poi amici come prima! Io sono sposata e ho un figlio e un lavoro e ho fatto le mie scelte da sola e voglio continuare a farle da sola", dissi, tutto d'un fiato.
Angie s'incupì e abbassò la testa, mordendosi con forza il labbro.
"Bene, ok. Hai ragione. Credi di aver trovato la tua anima gemella, sì. Beh, sai che ti dico? Spero che anche Harry la trovi e spero che si dimentichi di te e smetta di soffrire per una tale stronza, che non lo merita!", sbottò, acida, andandosene.
Sospirai, passandomi una mano sul viso e mi lasciai cadere sul divano come un peso morto.
"Grandioso, sono pure una stronza, adesso", commentai, appoggiando la testa allo schienale.
Sospirai di nuovo.
Harry stava soffrendo, era vero, me l'aveva detto anche lui e ogni volta glielo leggevo negli occhi, ma cosa voleva che facessi?
Ero confusa e combattuta: di certo, una nuova vita con lui mi avrebbe resa felice, ma come avrei potuto vivere con il rimorso di aver lasciato Mike e mio figlio?
Mi abbandonai ad un pianto lungo e silenzioso, mordendomi il labbro per soffocare i singhiozzi e i lamenti.
Qualunque scelta avessi fatto, avrebbe procurato dolore e odio a qualcuno.
"Mamma?", la vocettina di Harry interruppe i miei pensieri turbati e mi fece spalancare gli occhi.
In fretta, mi asciugai le lacrime, sperando che lui non mi avesse visto piangere.
"Ehi, tesoro", esclamai, sorridendogli dolcemente.
Lui mi squadrò per qualche secondo, poi si avvicinò titubante e mi abbracciò, stringendomi forte.
Schiusi le labbra e ricambiai l'abbracciò, baciandogli la guancia.
"Che hai?", mi chiese, distanziandosi e sedendosi sulle mie gambe.
"Niente, amore, sto bene", mentii, pizzicandogli la guancia.
"Stavi piangendo...", sussurrò, dispiaciuto, come se la mia tristezza si fosse automaticamente trasmessa anche a lui, che era sempre allegro e sorridente.
Sospirai, scuotendo la testa.
"E' colpa mia?", chiese, ingenuamente.
"No, no, ma che ti viene in mente?", esclamai, stringendolo di nuovo a me.
"Tu mi rendi felice, soltanto felice", continuai, guardandolo.
"Vedi questo? Questo è merito tuo", commentai, indicando le mie labbra arricciate in un sorriso sincero.
Lui ricambiò il sorriso e rise, iniziando a saltellare da tutte le parti, urlandomi di guardarlo.
Sorrisi di nuovo e mi concentrai su di lui per tutta la sera, senza lasciare spazio ai miei pensieri.
Poi, quando ormai avevo l'avevo messo a letto e me ero andata in salotto a leggere tranquillamente un libro, la porta si spalancò, mostrando la figura dispiaciuta di Angie.
Sospirò e corse ad abbracciarmi.
"Scusa, scusa, scusa. Non avrei dovuto dirti...io...scusa", mormorò, stringendomi.
Sorrisi appena e mi allontanai.
"Allora non sei arrabbiata con me?", chiesi, osservandola.
"Nah, no, non credo. Ma soltanto perché è quasi Natale, eh. E a Natale siamo tutti più dolci, no? Ah, e poi perché voglio troppo quella borsa che abbiamo visto domenica in quel negozio e tu mi hai promesso che me l'avresti regalata per il nostro compleanno", bofonchiò, ridacchiando.
Risi anch'io, scuotendo la testa.
"Tu quanti anni compi? Cinque?", la beffeggiai, divertita.
"Ah-ah. E tu quanti? Novanta?", sbottò, alzandosi.
Roteai gli occhi e la osservai mentre sculettava verso la porta.
"Ci vediamo domani!", esclamò, uscendo.

 
***


Non avevo più visto Harry da giorni e una parte di me ne era felice, perché almeno non mi sarei più dovuta preoccupare, ma l'altra parte desiderava ardentemente rivederlo. La mia vita era così monotona senza di lui.
Feci schioccare il collo per togliermi quei pensieri dalla testa: era il mio compleanno, volevo essere rilassata e tranquilla per tutto il giorno.
Mi rigirai nel letto, stringendomi tra le coperte, poi sentii un rumore e spalancai gli occhi. Mike aveva sbattuto un piede contro l'armadio e si stava mordendo violentemente le labbra per non urlare, certo che stessi ancora dormendo.
Lo osservai, accorgendomi che aveva in mano una tazza di caffé.
Che carino, mi aveva portato la colazione a letto!
Sorrisi dolcemente, tirandomi seduta.
"Buongiorno", sussurrai.
Lui si voltò verso di me e fece una smorfia.
"Oh, scusa, amore, ti ho svegliata?", chiese, appoggiando la tazza sul comodino per lasciarmi un bacio umido sulle labbra.
"No, ero già sveglia", commentai, osservandolo mentre sceglieva degli abiti dall'armadio.
"Che fai?", chiesi, afferrando la tazza dal comodino per sorseggiare un po' di caffé.
"Uhm...mi preparo per andare a lavoro?", ribatté, alzando un sopracciglio e rivolgendomi una piccola occhiata, ovvia.
Strinsi le mani fredde sulla tazza, beandomi del calore che il caffé bollente emanava.
"Oh, no, tesoro, quello è il mio caffè. Scusa ma sono di fretta", disse, infilandosi dei pantaloni.
"Oh", mi uscì soltanto, mentre realizzavo le sue parole.
Andava a lavoro il giorno del mio compleanno. E il caffé non era affatto per me. Ah, neanche si era ricordato del mio compleanno.
Feci una smorfia e poggiai la tazza sul comodino.
"Io non vengo a lavoro", dichiarai, offesa e ferita, tornando sotto le coperte.
"Lo so, mi avevi detto che ti prendevi le ferie più lunghe per Natale", sussurrò lui, indeciso fra due camicie.
Poi, si vestì e in un attimo fu sparito, così velocemente che si dimenticò perfino di salutare.

 
***


Passai tutta la mattina in casa a giocare con Harry, che mi aveva regalato una cornice con la nostra foto, e nonostante avesse ammesso di essersi fatto aiutare da Angie, trovai che fosse stato davvero dolcissimo.
Mia sorella passò per mezz'ora, ritirò il suo regalo e mi consegnò il mio, poi se ne andò di fretta, dicendo che voleva viziarsi con un viaggio a Glasgow e insistette per portare Harry con sé.
Quando uscii fuori per prendere una boccata d'aria, trovai davanti alla porta un enorme mazzo di fiori colorati.
Spalancai la bocca e mi chinai per raccoglierli.
Allora Mike non si era dimenticato del mio compleanno!
Rimasi per non so quanto tempo ferma come una cretina con i fiori in mano, stringendoli al petto e ridacchiando di tanto in tanto, godendomi quel delicato profumo.
Poi decisi di chiamare Michael per ringraziarlo, dopotutto, quella mattina ero stata troppo fredda con lui.
"Pronto?", lo sentii rispondere dall'altra parte.
"Ciao, tesoro, sono io", iniziai, attorcigliando una ciocca di capelli intorno al dito.
"Oh, ciao, Jo. Che c'è? Sono un po' occupato", mormorò, mentre sussurrava qualcosa a qualcuno.
"Ehm...niente, volevo soltanto ringraziarti per i fiori", sussurrai, sorridendo.
"I fiori?".
"Sì, quelli che mi hai regalato per...", la mia frase si interruppe e il mio sorriso andò via via svanendo.
Mi sentii improvvisamente vuota.
Lui non aveva idea che avessi ricevuto dei fiori.
"Non importa, ciao", sbottai, interrompendo la chiamata.
Mi morsi violentemente il labbro e scoppiai in lacrime.
Potevo davvero sperare che gli importasse qualcosa di me se non si ricordava nemmeno del mio compleanno?
In quel momento, qualcosa dentro di me cambiò.
Una sensazione si impossessò del mio corpo e della mia mente: improvvisamente mi resi conto di essere bisognosa. Bisognosa di qualcosa che non meritavo. Bisognosa di qualcuno che non meritavo.
Non mi cambiai o mi sistemai, uscii di casa troppo velocemente perfino per pensare a come fossi ridotta: a quanto i miei capelli potessero essere spettinati, a quanto la tuta fosse vecchia e larga, a quanto le infradito che indossavo fossero inadatte alla pioggia che ticchettava sul marciapiede.
Presi un pezzo di torta che Angie mi aveva portato la mattina e mi incamminai, anzi, corsi a casa di Harry.
Camminai, titubante, lungo tutto il vialetto e quando arrivai alla sua porta dovetti prendere un lungo respiro incoraggiante per non scappare via.
Quando bussai, chiusi gli occhi, strizzando le palpebre.
Avevo paura di incrociare i suoi occhi e leggervi dentro la rabbia che vi avevo letto l'ultima volta che l'avevo visto.
Purtroppo o per fortuna, lui non era in casa.
Sospirai e mi lasciai cadere lungo la porta, stesi le gambe e mi misi a mangiare la torta che avevo portato per lui.


 
Eccomi qua! Eh, già.
Jo ha capito che è Harry quello che vuole?
Il prossimo capitolo sarà molto importante per la storia.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito! Grazie mille!
Baci,
Vale. :)






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Capitolo 6
*** Resta con me, resta con me stanotte ***


 Resta con me, resta con me stanotte

"Jo?", sussurrò Harry, facendo qualche passo incerto nel suo vialetto.
Alzai gli occhi e improvvisamente il mio respiro si fece irregolare.
Oddio, Harry era lì, davanti a me. Cosa dovevo fare?
Ero nel panico più totale, completamente fuori di me, che poi non aveva neanche molto senso, dato che ero stata io ad andare da lui.
"Che succede? Che ci fai qui?", chiese, avvicinandosi.
"Io...io volevo solo...io...oh, scusami è che fa tutto davvero schifo...io mi sento uno schifo...volevo solo vederti", mormorai, sentendo la prima lacrima solcarmi la guancia.
"Ehi...", sussurrò lui, sedendosi vicino a me.
"Ehi, no. No, non piangere", continuò, abbracciandomi.
Mi strinsi a lui, calmandomi leggermente a contatto col suo corpo.
"Vuoi davvero essere triste per il tuo compleanno?", disse, lasciandomi un bacio tra i capelli.
Mi allontanai e lo guardai sorpresa.
"T-te lo ricordi ancora?", chiesi, asciugandomi le lacrime.
Lui mi sorrise.
"Del tuo compleanno? Scherzi, vero? Ovvio che me lo ricordo!", esclamò, sfiorandomi le guance ancora bagnate dalle lacrime.
Ricambiai il sorriso, abbassando la testa per un attimo.
"Ma certo che te lo ricordi", sussurrai, lasciandomi andare ad una risatina isterica.
"Ti sono piaciuti i fiori?", chiese, sorridendo.
"Sei stato tu? Dovevo immaginarlo", mormorai, appoggiandomi a lui.
Poi, sospirai, chiudendo gli occhi.
"E io avrei dovuto immaginare che non ti avrebbe fatto piacere riceverli...non da me", sussurrò, con una lieve nota di tristezza nella voce.
Lo guardai negli occhi, scuotendo la testa.
Non l'avevo mai visto così giù: aveva sempre cercato di farsi vedere felice e scherzoso in ogni situazione, perfino quando ci eravamo separati.
Era coraggioso, era forte.
E allora perché in quel momento mi sembrava così fragile?
Quella situazione mi faceva paura, mi spaventava a morte l'idea di vedere lui, quello forte tra di noi, così debole.
Allungai una mano, titubante, verso il suo viso e gli sfiorai la guancia con un dito: era fredda a contatto con la mia pelle.
"Erano bellissimi", sussurrai, così piano che per un attimo temetti che non avesse sentito.
Poi, però lui sorrise con gli occhi bassi, fissi su un punto indefinito del giardino.
Quando mi guardò, le sue iridi erano profonde e più luminose del normale e non sorrideva più. Deglutì e si passò la lingua sulle labbra, pensieroso.
Spostai lo sguardo e sospirai di nuovo.
"Ho sempre pensato che non ti avrei più rivisto e, devo essere sincera, una parte di me lo sperava".
Tornammo a guardarci e lui annuì debolmente.
"Io...quando ho conosciuto Mike ero innamorata di lui, davvero. Ma ogni cosa che facevamo, ogni uscita, ogni giornata che passavamo insieme, la paragonavo a quelle con te", mi fermai, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Il mio respiro si fece sempre più pesante e sentii nuove lacrime combattere per uscire.
"Poi è nato Harry...e...Harry è tutto per me, capisci? C-come...come faccio a...? Cosa devo fare? Io...", singhiozzai, stringendo con forza le palpebre.
Lui continuò a non dire niente, restò immobile, con uno sguardo impassibile sul viso.
"E poi...come faccio a fare l'egoista con te, mmh?", mormorai, guardandolo negli occhi. 
Harry schiuse le labbra.
"Come faccio a...?", mi interruppi, passandomi una mano tra i capelli, mentre una lacrima mi solcava il volto.
"Ti amo ancora, Harry, ok?", sbottai, arrabbiata con il mondo e soprattutto con me stessa.
"Ti amo e ti ho sempre amato allo stesso modo per tutti questi anni...", continuai, prendendogli il viso tra le mani.
Mi avvicinai, le mie labbra bramavano le sue, così rosse, così perfette.
Le sfiorai appena, poi mi bloccai, appoggiando la fronte alla sua.
"Angie ha ragione: io non ti merito, Har", sussurrai, in lacrime.
Sentii la sua mano fare pressione sulla mia schiena per stringermi di più a sé, facendo incontrare i nostri corpi.
Soffiò delicatamente sulle mie labbra, prima di lasciarmi un piccolo bacio agli angoli della bocca.
"Questo lascialo decidere a me", sussurrò, baciandomi.
Rimasi immobile in un primo momento, mai poi mi lasciai andare e gli cinsi il collo con le braccia, per stringerlo ancora di più di quanto non stessi già facendo.
"Resta con me", riprese, appena si distanziò.
"Resta con me, stanotte".

 
***


La leggera luce che filtrava dalle vetrate, il fuoco scoppiettante del camino, il cuscino morbido e le lenzuola che profumavano di fresco, il braccio di Harry dolcemente posato sul mio fianco in una stretta delicata, ma possessiva...non mi ero sentita così bene da...da troppo.
Mi abbandonai ad un sorriso spensierato e mi voltai piano verso di lui.
La notte appena trascorsa era stata fantastica, ma vederlo lì così, saperlo mio, quella era la parte migliore.
Mi accoccolai sul suo petto, svegliandolo.
"Jo?", mormorò, con la voce impastata, sbadigliando, senza aprire gli occhi.
"Sono qui", sussurrai, stringendomi di più a lui.
Lo vidi sorridere.
"Pensavo di essermi sognato tutto", continuò, mostrandomi le sue meravigliose iridi verdi.
Gli strinsi una mano e con l'altra iniziai a disegnare cerchi immaginari sul suo petto.
"Avresti dovuto avere una grande immaginazione", commentai, divertita, al ricordo della sera precedente.
Harry alzò le sopracciglia, ridacchiando.
"Oh, non è stato poi così diverso da ciò che sogno ogni notte".
Schiusi le labbra e gli tirai un colpetto, facendolo ridere più forte.
"Che scemo", borbottai, roteando gli occhi.
Lui mi pizzicò la guancia e si mise a cavalcioni su di me, fissandomi attentamente.
"Vorresti farmi credere di non avermi sognato nemmeno una volta?", mi provocò, passandosi sensualmente la lingua sulle labbra.
Scossi la testa, trattenendo a forza una risata.
"Ah, sì?", continuò, poggiando le labbra morbide sul mio collo.
Schiusi gli occhi, lasciandomi andare ad un sospiro.
"Non hai mai fatto un pensierino su di me?", provò di nuovo, lasciando un altro bacio, ottenendo lo stesso risultato di un attimo prima.
"Dovrei far finta di crederti?", mormorò, sfiorando la mia pelle con le labbra, risalendo fino alla mia bocca.
"Mmh?".
Sorrisi, quando incrociai i suoi occhi.
"Mi fai sentire una ragazzina, Harry", commentai, cambiando discorso.
"Ai miei occhi sei ancora la ragazzina di una volta", sussurrò, baciandomi.
"Soffri sempre il solletico?", continuò, iniziando a sfiorare i miei fianchi nudi.
"No! Non ci provare!", esclamai, scoppiando a ridere.
Lui rise con me e tornò sdraiato.
Tornammo seri e per un attimo, la camera diventò parecchio silenziosa.
Deglutii prima di tornare a guardarlo: lui aveva ancora lo sguardo puntato sul soffitto, pensieroso.
"E' sbagliato, lo sai, vero? Quello che è successo ieri notte...è completamente sbagliato", sussurrai, sospirando.
Harry voltò la testa verso di me.
"Se potessi tornare indietro lo rifaresti?", mi chiese, accarezzandomi la guancia. Socchiusi gli occhi al suo tocco.
"Non cambierei un singolo particolare", ammisi, mordendomi il labbro.
Lui sorrise e mi baciò.
"Hai fame?", chiese, cambiando completamente discorso, mentre si alzava dal letto e si vestiva.
"Da morire", risposi, ridacchiando.
"Allora sarà meglio che vada a preparare qualcosa, no?", commentò, facendomi l'occhiolino.
Mi mandò un bacio e sparì dalla camera.
Rimasi un attimo immobile, poi soffocai un urlo nel cuscino.
Ero felice, tremavo e non riuscivo a smettere di ridere.
Qualcosa si era azionato dentro di me, mi sentivo più viva che mai.
Mi alzai anch'io e mi vestii, poi scesi in cucina, dove Harry stava preparando il caffé.
Mi appoggiai alla porta e lo osservai silenziosamente, mentre era tutto concentrato nel suo lavoro.
Quando si voltò, mi sorrise.
"Ehi, non ti avevo sentita".
Ricambiai il sorriso e mi avvicinai, sedendomi.
Harry posò due tazze di caffé bollente in tavola e mi imitò.
Tenni gli occhi bassi per un po', giocherellando con un biscotto al cioccolato dall'aspetto davvero delizioso.
"Tutto bene?", mi chiese, premuroso, mescolando lentamente il caffé.
Annuii debolmente con la testa e mi lasciai scappare un sospiro.
Lui allungò la mano e sfiorò delicatamente la mia, facendomi alzare gli occhi per guardarlo.
"Sicura di non esserti pentita?".
Scossi la testa.
"E' solo che...non...non so cosa fare. Tu mi rendi felice, Har, mi hai sempre reso felice. Ti importa di me, anche troppo, forse...", mi interruppi per sorridere e lui ridacchiò, alzandosi per venire ad abbracciarmi da dietro.
"Però c'è Mike...", continuai, voltandomi a guardarlo.
"Credimi, io...vorrei stare con te, vorrei lasciarlo e stare con te", aggiunsi, singhiozzando.
"Ehi".
Harry mi tirò su e mi strinse tra le sue braccia.
"Io non voglio far soffrire nessuno per me", sussurrai, stringendo il suo maglione.
"Lo so, piccola", mormorò, accarezzandomi i capelli per poi scendere con una mano lungo la schiena.
Si allontanò giusto per guardarmi negli occhi e mi prese il viso tra le mani.
"E' me che vuoi?", chiese, ansioso della risposta.
Alternai per un attimo lo sguardo tra i suoi occhi e le sue labbra ed annuii con la testa.
Lo vidi sorridere dolcemente e mi lasciò andare, pizzicandomi la guancia.
"Prenditi tutto il tempo che ti serve per lasciarlo. Io aspetterò, ti aspetterò sempre".
Una lacrima mi solcò la guancia e gli detti le spalle, sorridendo.
Poi mi voltai di nuovo e lo abbracciai.
"Grazie, Har", sussurrai, lasciandogli un bacio a fior di labbra.
Lui sorrise.
"Non hai idea di quanto tutto ciò mi sia mancato", commentò, baciandomi di nuovo.



 
Ehilà, splendori!
So che è corto, ma questo capitolo è il mio preferito! Beh, non c'è molto da commentare. Quei due si amano, era palese che sarebbero tornati insieme prima o poi.
Che altro dire? Che vi amo, altra cosa ovvia.
Vi amo davvero.
Grazie per tutte le recensioni che mi lasciate e le parole dolci che mi dite, spero che la storia continui a piacervi.
Grazie ancora!
Baci,
Vale. :)



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Capitolo 7
*** Forse no ***


Forse no

Tornai a casa poco dopo.
Quando aprii la porta, mio figlio mi si fiondò tra le braccia.
"Mamma!", esclamò, stringendomi.
"Jo! Oh, meno male!", gli fece eco Angie, alzandosi dal divano.
Mike mi fece un sorriso, quando gli lanciai uno sguardo confuso.
"Che succede? Che ci fate voi due qui? Vi credevo a Glasgow", mormorai, prendendo Harry in braccio.
"A Glasgow? Ci credeva a Glasgow...", bofonchiò mia sorella, furiosa.
"Ma dico sei impazzita?", aggiunse, smanaccando.
Aggrottai le sopracciglia e lei scosse la testa, sbuffando.
"Non c'eri più", sussurrò Harry, giocando con i miei capelli.
Improvvisamente capii e sospirai.
"Oh, io...sì...".
"Tu, cosa? Sei una cretina? Una stupida? Un'incosciente?", sbottò Angie, venendomi incontro furiosa.
"Quando Mike mi ha chiamato e mi ha detto che eri sparita mi è preso un infarto!", esclamò, abbracciandomi.
"Io...non ero sparita...", dissi, mordendomi il labbro.
"Ti conviene avere una bella giustificazione per quello che hai fatto perché mi hai rovinato la vacanza", mi interruppe lei, distaccandosi e guardandomi male.
Sospirai e poggiai Harry per terra.
"Non pensavo che vi sareste preoccupati...".
Angie scosse la testa, ridacchiando nervosamente.
"Ero soltanto arrabbiata, ok?", sbottai, alterandomi, voltandomi verso Mike, che teneva le mani in tasca e ci fissava attentamente.
"Tu...come..? Tu...hai dimenticato il mio compleanno...mi sono sentita...", sospirai, interrompendomi e abbassando la testa.
"Dimenticato? Cosa? No, no, ehi", fece lui, avvicinandosi per sollevarmi il viso.
"Ti stavo organizzando una sopresa a cena e non volevo che lo scoprissi...", disse.
Mi sentii una stupida, di nuovo.
Schiusi le labbra e tentai di dire qualcosa, ma mi si era seccata la gola.
"Tu...mi stavi...una cena?", mormorai.
Mike annuì, sorridendo appena.
Mi voltai e detti le spalle a tutti, mordendomi furiosamente il labbro.
Si poteva essere peggio di me?
"Ma stai bene? Dove sei stata?", continuò lui, poggiandomi una mano sulla spalla.
Mi voltai lentamente, deglutendo.
"Ehm...io...ehm...in hotel", sussurrai, vaga.
Michael sorrise e mi accarezzò la guancia.
Ovviamente, mi credeva, e questa cosa mi fece stare ancora peggio.
"Io...scusatemi sono un po' stanca, vado a...vado a riposare", dissi, andandomene in camera.
Mi sedetti sul letto, passandomi una mano sul viso: stavo sudando e sentivo le gambe tremare.
Mi sentivo in colpa, tantissimo.
Avevo tradito Mike, una persona che si fidava di me.
Qualcuno bussò alla porta e subito dopo, sbucò Angie.
"Ehi, posso?", chiese, sgattaiolando dentro.
Annuii, cercando di tranquillizarmi e voltai la testa verso la finestra, concentrandomi su un punto fuori.
Lei si sedette accanto a me, appoggiando la testa alla mia spalla.
"Non sei stata in un hotel, vero?", chiese, osservandomi.
Non mi mossi, sentii soltanto il battito del cuore aumentare all'impazzata.
"Era così ovvio?", sussurrai, chiudendo gli occhi per un attimo.
Angie si alzò e iniziò a girottolare per la camera.
"Uhm...per Mike? No. Ma io ti conosco abbastanza bene", commentò, appoggiandosi al muro.
"Allora? Devo indovinare anche dove sei stata o vuoi dirmelo tu?".
Mi voltai e la guardai, sospirando.
"Non credo sia così difficile da capire", dissi.
Angie sorrise e abbassò la testa, evidentemente compiaciuta.
"Harry bacia bene come una volta?", chiese, ridacchiando.
"Shh!", feci io, sgranando gli occhi.
Lei rise e arricciò le labbra, fingendo di baciare l'aria.
"Finiscila", bofonchiai, guardandola male, ma lei non fece altro che enfatizzare ancora di più la cosa.
"Angie!", eslamai, alzandomi per andarle incontro.
Poi, scoppiai a ridere.
Quando tornammo serie, mia sorella mi abbracciò.
"Finalmente", commentò al mio orecchio, per poi andarsene, dopo avermi fatto l'occhiolino.
Sospirai e mi lasciai cadere sul letto.

 
***


Avevo detto a Mike che sarei andata a comprare qualcosa per il pranzo, ma, in realtà, volevo soltanto stargli lontana per un po'.
Avevo un assoluto bisogno di pensare, di riordinare i pensieri.
Il rumore delle mie scarpe sul marciapiede era accompagnato dal suono, sempre più soave, della pioggia, che ormai era diventata un leggero nevischio soffice.
Mi strinsi nel cappotto e feci scattare gli occhi intorno a me, ammirando le vetrine colorate dei negozi, le decorazioni natalizie, le lucine.
Era tutto così allegro, quel giorno.
Per un attimo rallentai il passo e mi fermai ad osservare il traffico cittadino, facendomi scappare un sospiro.
Poi, qualcuno mi afferrò da dietro e mi trascinò in un vicolo lì vicino. 
Feci per urlare, ma una mano mi tappò la bocca, impedendomelo.
Mi ritrovai faccia a faccia con il mio assalitore subito dopo: due enormi occhi verdi mi fissarono dall'alto, mentre le labbra si arricciavano in un sorrisino divertito.
"Vuoi prenderti una polmonite?", trillò Harry, con un finto tono di rimprovero.
Gli tirai una spinta, mentre mi calmavo.
"Harry! Mi hai fatto prendere un colpo! Non farlo mai più", esclamai, guardandolo male.
"Cosa? Rapirti?", commentò, ridacchiando e avvicinandosi per sfiorare i miei fianchi con le mani.
Lo allontanai, sospirando.
"Mi stavi seguendo?", mormorai, aggrottando la fronte.
"Ehm...già", sussurrò lui, senza, comunque, smettere di sorridere.
"Volevo vederti", aggiunse, iniziando a baciarmi il collo.
Socchiusi gli occhi, ma poi mi costrinsi a spingerlo via.
"Ci siamo visti meno di un'ora fa".
Lui alzò le spalle.
"Qualcuno avrebbe potuto vederti!", esclamai, fulminandolo con lo sguardo.
"Sono stato attentissimo", disse, velocemente, per poi tornare con le labbra sul mio collo.
Di nuovo, lo allontanai.
"Ok, cosa c'è?", sbottò, aggrottando la fronte.
Abbassai la testa e mi morsi forte il labbro inferiore.
"Io...ho...scoperto che Mike non...in realtà si ricordava del mio compleanno", sussurrai, senza osare guardarlo negli occhi.
Lui rimase qualche secondo in silenzio, poi, riprese.
"Di che stai parlando?".
Dovetti prendere un respiro profondo per non scappare via.
"Quando sono venuta da te...", iniziai, giocherellando con la manica della sua giacca.
"Beh...ero arrabbiata con lui perché pensavo che se ne fosse dimenticato...e credevo che non gli importasse di me...", dissi con fatica.
"Saresti venuta comunque...", mormorò lui, con una leggera nota di insicurezza nella voce.
Alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi. Li vidi inumidirsi per un attimo, mentre la sua mascella si contraeva.
"Non lo so, Harry", sussurrai, deglutendo.
Accennò un sorrisino nervoso e si lasciò andare ad una breve risatina isterica.
"Quindi tu pensi che, giusto perché non si è dimenticato del tuo compleanno, gli importi qualcosa di te?", quasi ringhiò, schiudendo le labbra.
"Non ti scaldare", commentai.
"Non...non ti scaldare?!", riprese, spalancando gli occhi.
"Mi hai preso per il culo, Jo? No, anzi, mi stai prendendo per il culo? Mike è sempre via, ti trascura, trascura tuo figlio e tu...sinceramente non ho capito cosa tu voglia fare...vuoi mollarmi?", disse, acido, facendo schioccare la lingua più volte.
"Noi non stiamo insieme", gli ricordai, incrociando le braccia.
"Mi sembrava che ieri notte non fossi della stessa idea", commentò, guardandomi come se volesse leggermi dentro.
Abbassai lo sguardo, ma mi costrinse a guardarlo, poggiandomi due dita sotto il mento.
"Mi sento in colpa...ho tradito mio marito", sussurrai, stringendomi fra le braccia.
"Lui ha mai fatto qualcosa per impedire che questo accadesse?", domandò, avvicinandosi lentamente al mio viso.
"No", si rispose da solo, sfiorando le mie labbra.
Spostai la testa quando fece per baciarmi e il suo bacio finì sulla mia guancia.
Fece qualche passo indietro, senza guardarmi.
"Vuoi finirla così, allora?", sussurrò, tirando su col naso.
"Harry, io...".
Lo guardai, ma lui non mi restituì lo sguardo.
"Rispondi!", esclamò, duro.
Sussultai, spaventata dal suo tono, ma non accennai a parlare.
Lui si morse il labbro e sbatté violentemente un pugno contro il muro.
"Dannazione, Jo!", gridò, passandosi una mano tra i capelli, mentre mi dava le spalle.
Anche se non riuscivo a vederlo in faccia, sapevo di averlo deluso e ferito, nonostante cercasse di mostrarsi soltanto arrabbiato.
Alzai la mano per sfiorargli la spalla, ma poi ci ripensai.
Harry si voltò e mi guardò, impassibile.
Scosse la testa e fece schioccare la lingua.
"Ti avrei dato tutto me stesso, come ho sempre fatto. E lo sai", disse, duro, prima di voltarsi per andarsene.
"Harry, io...mi dispiace...Harry...", mormorai, allungando una mano verso di lui, come se avessi potuto fermarlo. Sentii gli occhi inumidirsi e mi chinai, scoppiando a piangere.

 
***


Quando tornai a casa, trovai Angie tranquillamente seduta sul divano del salotto a leggere una rivista.
"Ciao", disse, allegramente, senza staccare gli occhi dal giornale.
Roteai gli occhi.
"Se non fossi certa del contrario, direi che non hai una casa", sbottai, acida.
Stavolta, mia sorella alzò gli occhi verso di me, piegando leggermente la testa di lato.
Capii di avere esagerato e sospirai.
"Scusa", sussurrai, togliendomi la giacca.
"Hai visto Harry?".
La fulminai con lo sguardo, spalancando gli occhi.
"Tranquilla, Mike è andato in ufficio, perché doveva prendere dei documenti", disse, in fretta, alzando le spalle.
Poi, chiuse la rivista e mi fissò da capo a piedi.
Sospirai di nuovo e mi sedetti vicino a lei.
"L'ho chiamato poco fa e gli ho chiesto se gli andava di venire da noi per Natale, cioè...da te", mi informò, sfornando un sorriso a trentadue denti.
La guardai, confusa e sorpresa.
"C-cosa?".
"Beh, mi sembrava scortese non invitarlo", commentò, continuando a sorridere.
"Ma ha rifiutato, no?", trillai, corrugando la fronte.
"Certo che no!", esclamò Angie, allargando il sorriso.
Sbarrai gli occhi e mi persi nei miei pensieri.
Perché Harry aveva accettato l'invito di mia sorella, subito dopo il nostro litigio?
"Tranquilla, lo presenteremo come un amico di famiglia", riprese Angie, sfiorandomi il braccio.
Scossi la testa per tornare in me e mi passai una mano tra i capelli.
Forse, avevo sottovalutato la testardaggine di Harry.
Forse, non mi avrebbe lasciato andare così facilmente.
Forse no.



 
Pensavate che Harry si fosse arreso, eh? Eh, no, invece.
Invece Angie l'ha invitato da Jo per Natale. E finalmente lui e Mike si incontreranno. Come pensate che andrà a finire? 
Beh, ringrazio tutti quelli che recensiscono. Ormai sapete che vi amo e fine della storia, ok? Ok.
Via, vi lascio.
Baci,
Vale. :)


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Capitolo 8
*** Un Natale diverso dal solito ***


Un Natale diverso dal solito

Ero già sveglia da un po', accoccolata tra le coperte.
Pensavo al mio ultimo incontro con Harry, alla sua delusione nel volto, al suo tono frustrato, ai suoi occhi lucidi e spenti.
Avrei dato di tutto per cancellare quel momento dalla mia memoria, ma non riuscivo a non pensarci.
Stavo male. Dentro e fuori.
Improvvisamente, mia sorella entrò allegramente in camera mia, andando ad aprire le finestre.
"Buongiorno, raggio di sole! E' Natale, non piove e tra poco vedrai Harry!", esclamò, respirando l'aria fresca a pieni polmoni.
Mugolai qualcosa di incomprensibile e nascosi la testa sotto le coperte.
"Dai, alzati", continuò lei, sedendosi sul letto per scuotermi.
"Non mi sento bene, An", dissi, con voce attutita dalle coperte.
La sentii sospirare e mi scoprì completamente, afferrandomi per un braccio e tirandomi in piedi.
"Alzati subito e niente storie!", canticchiò, trascinandomi verso l'armadio.
Lo aprì di scatto, con una mano, mentre con l'altra mi teneva ancora stretto il braccio.
Sbuffai, stropicciandomi gli occhi.
"Ti voglio sexy oggi e credo di non essere l'unica", cinguettò, facendomi l'occhiolino prima di mettersi a cercare tra i miei abiti.
Sbuffai di nuovo, stavolta più forte, e lei mi guardò.
"Ma che hai?".
"Senti, abbiamo litigato e comunque non mi sento bene per davvero", sbottai, strattonando via il braccio dalla sua presa.
Angie roteò gli occhi e tirò fuori un abito dall'armadio.
"Mettiti questo e scendi giù, è quasi mezzogiorno. Harry arriverà tra mezz'ora".

 
***


Obbedii all'ordine di Angie, tanto non avrei comunque avuto molta scelta.
Quando scesi nella sala da pranzo, erano tutti a tavola, ma di Harry non c'era alcuna traccia, almeno non di quello grande.
Infatti, mio figlio corse verso di me.
"Mamma!", esclamò, abbracciandomi.
Mi abbassai per scompigliargli i capelli e lui mi lasciò un bacio sulla guancia.
"Ciao, amore", ribattei, prendendolo per mano.
Poi salutai Mike con un bacio a stampo e mi sedetti, puntando gli occhi su Angie. Il mio sguardo non sarebbe potuto essere più eloquente. Chiedeva, urlava: Dove cavolo è Harry?
Angie alzò le spalle e si mise a mangiare.
Il pranzo fu silenzioso e fin troppo abbondante. La mia nausea aumentò a dismisura.
"Scusate, ho bisogno di un po' d'aria", dissi, ad un certo punto, alzandomi.
"Vado a fare due passi", aggiunsi, uscendo.
Il tempo era peggiorato e se appena mi ero svegliata c'era un briciolo di sole, in quel momento le nuvole dominavano interamente il cielo e minacciavano pioggia.
Mi strinsi nel cappotto e aumentai il passo.
Finalmente, dopo un bel po' che camminavo, raggiunsi la mia meta: la casa di Harry.
Volevo sapere perché non era venuto se prima aveva assicurato che ci sarebbe stato.
Bussai con insistenza alla sua porta per varie volte, impaziente.
Quando mi aprì, ci scambiammo delle occhiate arrabbiate.
"Che ci fai qui?", tuonò, come se la mia presenza gli fosse sgradita.
Poi si guardò intorno, evitando il mio sguardo per un po'.
"Perché non sei venuto?".
"Non pensavo che ti importasse, invece ti presenti addirittura alla mia porta, sono lusingato", sbottò, tra l'irritato e il sarcastico.
Roteai gli occhi, poi sospirai, incrociando le braccia al petto.
"Posso entrare?", chiesi, mordendomi il labbro.
"No", rispose, secco.
Nonostante cercassi di non darlo a vedere, quella sua risposta mi aveva spiazzato.
Schiusi appena le labbra e inarcai un sopracciglio.
Annuii con la testa, evidentemente ferita.
"Volevo dirti che mi dispiaceva per quello che è successo tra di noi, ma forse a te non importa più".
Harry abbassò la testa e si passò la lingua sulle labbra.
"Ho lottato per te, sono riuscito a riaverti e poi ti ho persa di nuovo. Come dovrei sentirmi?", ribatté, sospirando.
Avvicinai una mano al suo volto e gli sfiorai una guancia. Con mia grande sorpresa non si sottrasse al mio tocco.
Sorrisi appena e spostai la mia mano sul suo petto.
Harry mi guardò, mi guardò in modo strano, come se quella situazione lo rendesse felice, ma fosse esterna a lui.
"Non mi hai perso, Har. Sono tua e sarò sempre tua".
Strinsi la sua maglietta e allargai il sorriso.
"Io ti am-", mi interruppi, anzi, mi congelai, quando vidi una ragazza avvicinarsi alla porta con soltanto un asciugamano a coprirla.
Guardai prima lei, poi Harry e indietreggiai, spaesata.
Il cuore mi batteva all'impazzata e il respiro mi si era mozzato.
Chi era quella?
"Va tutto bene?", chiese la ragazza, corrugando la fronte.
Harry teneva la testa bassa e la mascella contratta.
Sentii, ben presto, le lacrime rigarmi la faccia.
No, non poteva essere.
Mi portai una mano sulle labbra e corsi via.
Harry mi seguì, raggiungendomi.
"Non è come pensi, Jo, aspetta!", esclamò, bloccandomi per un braccio.
"Aspetta, ti prego", disse, attirandomi a sé perché lo guardassi negli occhi.
"L'hai fatto perché sto ancora con Mike, mmh? Sei andato a letto con quella perché credi che io faccia sesso con Mike? Beh, non lo facciamo da quando ti ho rivisto, cazzo! Pensavo di contare qualcosa per te", urlai, tirandogli dei pugni sul petto.
"E' così, è così! Calmati!", ribatté, stringendomi a sé.
"Calmati, per favore", ripetè, lasciandomi un bacio tra i capelli.
Singhiozzai tra le sue braccia, chiudendo forte gli occhi.
"Mi dispiace, mi dispiace...ero...ero deluso e...so che non è una giustificazione valida, ma...sono un idiota, ok? Sono davvero un idiota. Ti prego, non odiarmi", disse, sciogliendo l'abbraccio.
"Oh, Harry...stiamo incasinando tutto", commentai, passandomi una mano tra i capelli.
"No, ho fatto tutto io. Probabilmente non avrei dovuto tormentarti per farti tornare insieme a me...".
Sorrisi appena e gli strinsi una mano.
"Ascolta, io ti amo e con te sto benissimo, dobbiamo soltanto stabilire alcune regole...", dissi, lanciandogli uno sguardo eloquente.
"Ho capito, ho capito...non andrò a letto con nessun'altra".
"E' confortante sentirtelo dire", bofonchiai, ridacchiando.
Lui sorrise e mi strinse di nuovo a sé, baciandomi con foga.
"Ti va di restare da me?", chiese, accarezzandomi la guancia.
"Mi piacerebbe, ma che dico a Mike?", risposi, alzando le spalle.
"Che hai avuto voglia di fare un viaggetto da tuo padre?", propose lui, sorridendo.
Ricambiai il sorriso e lo baciai.
"Mi sembra un'ottima idea".

 
***


"Hai fame?", mi chiese Harry, uscendo dalla cucina con due panini.
"No, veramente", risposi, senza staccare gli occhi dalla tv.
Come se non avessi parlato, dopo essersi seduto, mi porse uno dei due panini, sorridendomi.
"Non ho fame".
"Zitta e mangia, sei troppo magra", brontolò, obbligandomi a prendere il panino.
Alzai le sopracciglia.
"Ti va di scherzare?", ribattei, con una risatina ironica.
"Jo, non dirmi che pensi di essere grassa o mi costringerai a pensare che ti servano gli occhiali", commentò, ridendo.
Roteai gli occhi e mi appoggiai alla sua spalla, addentando controvoglia il panino.
Feci subito una smorfia e lo posai nel piatto.
"E' così orrendo?", chiese Harry, addentando il suo.
"No, sono io. Non mi sento molto bene", dissi, guardandolo.
"Hai freddo? Vuoi una coperta?", domandò, preoccupato.
"No, no, tranquillo", risposi, stringendomi a lui.
Harry annuì e mi circondò le spalle col suo braccio, baciandomi la fronte.
"Come sta Harry? E' un po' che non lo vedo", continuò, parlando sopra il suono della televisione.
Sorrisi, sentendoglielo nominare e alzai le spalle.
"Sta bene...tu come stai?".
Harry mi guardò, confuso.
"Uhm...bene", sussurrò, corrugando la fronte.
Annuii e appoggiai la testa nell'incavo del suo collo.
"Avevo solo bisogno di chiedertelo", dissi, dando risposta a quella domanda che, anche se non aveva fatto, sapevo che gli era venuta in mente.
"Sai, a volte penso a come sarebbe ora la mia vita se non me ne fossi andata, se fossi rimasta con te...", sussurrai, iniziando a giocherellare con le sue dita, come incantata.
"Non sei l'unica a pensarlo", disse lui.
Lo guardai e gli sorrisi.
"Harry, io...", mi interruppi per un improvviso conato di vomito e mi alzai dal divano.
"Ehi, tutto ok?", esclamò subito lui, alzandosi insieme a me e mettendomi le mani sui fianchi.
"Dimmi dov'è il bagno prima che ti rovini il divano!", dissi, tappandomi subito la bocca.

 
***


Mi guardai allo specchio: avevo un aspetto orribile.
Sospirai, passandomi una mano tra i capelli.
"Tutto bene? Sei lì dentro da venti minuti!", sentii Harry esclamare dall'altra parte della porta.
Non risposi, ma uscii dal bagno.
Harry mi passò una mano sul viso, guardandomi con fare preoccupato.
"Tranquillo, è soltanto un po' di malessere", commentai, cercando di tornare verso il divano, ma mi girò la testa e per poco non caddi perché Harry fu veloce e mi afferrò, sostenendomi.
"Ok, siediti", disse, sollevandomi per portarmi sul divano.
"Che succede?!", trillò mia sorella, spalancando la porta e catapultandosi davanti a me col suo solito fare da pazza.
Sgranai gli occhi e guardai Harry che si grattò la testa.
"Ehm...l'ho avvertita che stavi male...", sussurrò.
"E hai fatto bene!", esclamò Angie.
Roteai gli occhi, appoggiandomi allo schienale del divano.
"Non è niente di grave", commentai, sbadigliando.
"Ho soltanto mangiato troppo".
"Ah, sì?", fece mia sorella, sospettosa, poi si voltò verso Harry e lo scrutò per un attimo.
"Perché non le prendi un bicchiere d'acqua?", chiese, sfornando un sorrisetto nervoso.
Harry mi guardò, poi annuì e se ne andò in cucina.
Angie prese un respiro profondo e si sedette accanto a me.
Corrugai la fronte, osservandola.
"Che hai?".
"Oddio...", mormorò, passandosi una mano sul viso.
"Che c'è?", ripresi, confusa.
"Ci sei andata a letto, vero?", mormorò, anche se già sapeva la risposta.
Alzai le spalle, con fare ovvio.
"Jo, anche uno scarafaggio saprebbe fare due più due, a questo punto...", commentò, sospirando.
Schiusi le labbra, pensierosa.
Ero confusa, non capivo a cosa stesse alludendo.
Poi, realizzai, improvvisamente, velocemente e dolorosamente come un colpo alle spalle.
"Oh...", sussurrai, chiudendo gli occhi.
"Penso che sia inutile sperare che abbiate usato qualche protezione, mmh?", mormorò, accigliandosi.
In quel momento, tornò Harry con il bicchiere d'acqua e me lo porse, ma io ero troppo impegnata a pensare per reagire.
"Ok, noi dobbiamo andare!", esclamò Angie, tirandomi in piedi.
"Cosa? Pensavo che Jo...".
"No, non può restare, non sta bene, magari è contagioso, non vorrai mica prenderti un'influenza!", continuò mia sorella, più nervosa che mai.
"Ma...".
"Ciao, Harry", lo interruppe, di nuovo, trascinandomi fuori da casa sua.
L'ultima cosa che vidi prima che Angie chiudesse la porta, fu lo sguardo confuso e tremendamente dolce di Harry.
"E ora?", chiesi a Angie, preoccupata.
"E ora andiamo a prendere un test di gravidanza".

 
Buonaseraaa.
Mi scuso immensamente per il ritardo. Lo so, è imperdonabile. Scusate, davvero, ma sono stata molto impegnata e non sono riuscita ad aggiornare prima. Vi avverto che probabilmente anche per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po'.
Ma...comunque...Jo è incinta? Ehh, chi lo sa? Voi che ne pensate?
Adesso me ne vado, grazie per le recensioni.
Baci,
Vale. :)


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Capitolo 9
*** Non posso ***


Non posso

"Sai che non aprirò mai quella scatola, vero?", bofonchiai, lanciando un'occhiataccia verso di lei, che mi stava porgendo il test di gravidanza.
Eravamo andate a casa sua perché io ero troppo nervosa per vedere Mike.
"Vuoi scappare per sempre dalla realtà?", chiese, assottigliando gli occhi.
Sospirai.
"Magari è soltanto una normale nausea per qualcosa che ho mangiato", mi lamentai, assumendo il tono di un bambino capriccioso che non vuole andare a scuola.
"In questo caso non hai niente di cui preoccuparti, no?", continuò lei, porgendomi la scatola.
Di nuovo, evitai di prenderla.
"E...e se...se...invece...se fossi incinta?", chiesi, accartocciandomi su me stessa, mugolando.
"Beh, saresti incinta", commentò, ovvia.
Sorrise quando la guardai male.
"Di Harry", mi ricordò, assumendo uno sguardo incoraggiante.
"Ehi, sarebbe una bella notizia, no?", continuò, sedendosi vicino a me, abbracciandomi.
"Sì, certo, se lui fosse mio marito!", esclamai, coprendomi il viso con una mano, e mugolai di nuovo.
Cosa avrei fatto con Mike? Cosa gli avrei detto? 
Sospirai, alzandomi improvvisamente.
"Vai, ragazza!", mi incitò Angie, sorridendo incoraggiante, mentre correvo verso il bagno.

 
***


Quando uscii, avevo ancora tra le mani quel dannatissimo aggeggio, ma non riuscivo a guardarlo, non ne avevo nè la forza nè il coraggio.
"Allora?", chiese Angie, curiosa.
Presi un lungo respiro e glielo porsi.
Mia sorella sgranò gli occhi e schiuse le labbra, poi iniziò a saltellare per la stanza, gridando.
Tornò verso di me e mi strinse le mani, facendo un sorriso a trentadue denti.
"Sei incinta, Jo!", esclamò, abbracciandomi.
Mi irrigidii e sbarrai gli occhi, poi sciolsi l'abbraccio e iniziai a respirare velocemente. Dovetti sedermi sul divano per non cadere.
"Ok", mormorai, cercando di restare calma.
"Ok", ripetei, stringendo le mani a pugno.
"Ok, ok, ok, ok. Ok!".
"Ehi, calmati", disse Angie, sedendosi vicino a me.
"Ok, sono calma, sono calma", sussurrai, chiudendo gli occhi.
Poi la guardai e lei mi sorrise.
"Vuoi che chiami Harry così puoi dirglielo?", chiese, dolcemente, accarezzandomi una guancia.
"Dirglielo?", subito scattai, alzandomi in piedi.
"No, An, non posso".
"Che vuol dire che non puoi? Stai scherzando, spero", esclamò, alzandosi anche lei.
Sospirai, mordendomi il labbro inferiore.
"Lasciami un po' di tempo, va bene?".

 
***


Così, passò qualche giorno e io rimasi sempre chiusa in casa o, meglio, in camera mia. All'inizio perché pensavo che stare da sola mi avrebbe fatto riflettere un po', poi perché il pensiero di dire a tutti, ma soprattutto a Harry che ero incinta era angosciante e preferivo rimandare e rimandare e rimandare ancora.
Sospirai, chiudendo il libro che stavo leggendo. Per quanto sarei andata avanti così? 
Per quanto avrei nascosto la polvere sotto al tappeto?
Sospirai di nuovo, stavolta per calmare il battito cardiaco, e mi alzai dal letto per scendere in cucina e prepararmi un bel té caldo.
Rimasi una mezz'oretta davanti a quel tè, ormai sempre più freddo, poi qualcuno bussò alla porta e con molta fatica andai ad aprire, aspettandomi di trovare Angie. E invece trovai Harry.
Sobbalzai, sorpresa e leggermente spaventata dalla sua espressione contratta.
Senza dire niente, mi scansò di lato, neanche troppo delicatamente ed entrò in casa.
"Da Angie...", iniziò adirato, facendo avanti e indietro per il salotto.
"Da Angie ho dovuto saperlo!", sbottò, facendomi sussultare per il tono duro che aveva usato.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai, fissandolo con l'aria di un cucciolo ferito.
"Angie te l'ha detto?", chiesi, abbassando gli occhi.
"Certo! Certo che me l'ha detto!", gridò, smanaccando.
Poi si avvicinò a me e mi strinse le braccia con poca forza, per attirare la mia attenzione.
"Quello che non capisco è perché non me l'abbia detto tu", esclamò, strattonandomi appena.
Mugolai e strinsi il labbro inferiore.
Subito, Harry si rilassò e mi accarezzò le braccia, dove prima aveva stretto.
"Scusa. Scusa, è che...avrei voluto sentirlo dire da te. Non...non volevi dirmelo?", chiese, alzandomi il mento con due dita.
"Insomma...questa...questa è la più bella notizia che potessi darmi", continuò sorridendo.
Presi un lungo respiro e mi sottrassi alla sua presa per andare alla finestra.
"No, Har. Non lo è...", sussurrai, stringendomi tra le braccia.
Lui si avvicinò e mi abbracciò da dietro, lasciandomi un bacio sulla spalla.
"Che stai dicendo?", mormorò al mio orecchio.
"Non posso avere un bambino, Harry...io...voglio abortire".


 
Ehilà, buonasera.
Allora, il capitolo è cortissimo e fa schifo, lo so, scusate, ma non ho molto tempo ultimamente e poi le idee su questa ff stanno scarseggiando a tal punto che ho quasi pensato di sospenderla. :/
Ho idee per altre ff e quindi non so cosa fare...boh, consigliatemi.
Va be', me ne vado. Sparisco subito.
Baci,
Vale. :)



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Capitolo 10
*** Promesse ***


Promesse

"C-cosa?", balbettò, incapace di aggiungere altro.
Mi voltai, senza guardarlo, e gli accarezzai il petto.
"Non posso, mi dispiace".
"Ti prego, pensaci bene", continuò lui, assumendo un'espressione preoccupata.
Lo guardai. Volevo fare la dura, volevo mostrarmi risoluta, ma sentivo gli occhi pizzicare e sarei scoppiata da un momento all'altro.
"Ci...ci ho già riflettuto a lungo...non posso lasciare Mike perché sono incinta. Potevo dirgli che non lo amavo più o che non volevo stare con lui, ma non che sono incinta di un altro", mormorai, lasciando andare la prima lacrima.
"Sei sconvolta, Jo, ma non vuoi davvero questo", ritentò, prendendomi il viso tra le mani.
"Invece sì", dissi, con voce totalmente rotta dal pianto.
Harry fece schioccare la lingua, poi appoggiò la fronte alla mia.
"So che hai paura, ma non dovrai affrontarlo da sola. Io sono qui, sono qui con te", sussurrò, lasciandomi un veloce bacio a fior di labbra.
Sospirai leggermente, chiudendo gli occhi.
Harry era importante per me, lo amavo da morire, ma non mi avrebbe fatto cambiare idea.
Scossi la testa e lo abbracciai, bagnando il suo maglioncino di lacrime.
Quando sciolsi l'abbraccio, lui mi sorrise, ma io non cambiai espressione.
"Mi dispiace, Harry, ma ormai ho deciso. E non puoi fare niente per farmi cambiare idea", dissi, voltandomi per andarmene.
"Non mi arrenderò mai. Troverò un modo", disse alle mie spalle, facendomi sospirare.
Mi asciugai le lacrime e me ne andai fuori per fare una passeggiata.

 
***


Quando tornai a casa, Mike era già lì e stava giocando con Harry.
Mi chiusi la porta alle spalle, sorpresa di vederlo a casa così presto.
"Ciao, amore", mi salutò, sorridendomi, mentre stringeva Harry a sé.
"Ciao, mamma!", trillò il mio piccolino, salutandomi con la mano.
Ricambiai con un sorriso tremolante e mi avvicinai, sedendomi per terra con loro.
"Come mai sei già a casa?", chiesi, scompigliando i capelli di Harry.
"Beh, ho deciso di dare il cambio a Angie con questo supereroe", rispose Mike, indicando con la testa Harry, che mi mostrò fiero una spada di plastica.
"E poi non posso sempre stare a lavoro...".
Gli sorrisi e il suo cellulare squillò.
"O forse sì", mormorò, scocciato, alzandosi per rispondere.
"Puoi uccidere dopo il mostro cattivo, ora deve rispondere ad una chiamata di lavoro", continuò verso Harry, facendogli l'occhiolino.
"Tanto ho già salvato la principessa!", esclamò lui, abbracciandomi.
Risi e lo strinsi a me.
"Tesoro, tu mi salvi ogni giorno", risposi io, baciandogli la fronte.
"Allora, sei stato bene con papà?", chiesi, facendolo sedere sulle mie gambe.
Lui annuì con la testa.
"Abbiamo fatto tanti giochi, ma lui non è bravo a disegnare come Harry".
Alzai le sopracciglia al suono di quel nome.
"Quando torna Harry?", continuò, guardandomi con due enormi occhioni.
Schiusi le labbra, sorpresa e spiazzata dalla domanda.
"Ehm...non...".
"Come hai potuto?", sbraitò Mike, interrompendoci.
Mi alzai subito in piedi e Harry corse dietro di me, spaventato.
"Come hai potuto tradirmi con un altro?".
Mi guardò, infuriato, e strinse le mani a pugno.
"C-cosa?", mormorai, deglutendo.
"Mi hanno appena detto che sei incinta e non è mio", gridò, indicando il cellulare e digrignando i denti.
"Chi te l'ha detto?", chiesi, impaurita.
"Sei solo una puttana. Voglio che tu te ne vada, hai capito?", disse, duro.
"Ti prego, non davanti al bambino", sussurrai, in lacrime.
"Vattene!", gridò, fancendomi trasalire.
Chiusi gli occhi per un attimo, ma non mi mossi.
Harry mugolò e tremò appena.
Mike, perse la pazienza e sbuffò, venendomi velocemente incontro.
"Ora!", urlò, più forte che poteva, tirandomi un colpo in pieno viso, facendomi cadere per terra.
"Mamma!", esclamò Harry, terrorizzato e piangente.
Strinsi le labbra, incredula.
Non aveva mai alzato neanche un dito contro di me, e avevamo litigato tante volte.
"Harry, vai nella tua stanza", lo pregai, piangendo.
Lui non si mosse, ma quando lo guardai, obbedì e se ne andò.
Mi alzai dal pavimento e raccolsi tutto il coraggio che avevo per voltarmi verso Mike.
Era rimasto immobile, furioso, con i muscoli del viso contratti, uno sguardo spaventoso e i pugni delle mani stretti.
"Fai le valigie e vattene. E non provare neanche a portare Harry con te. Non lo rivedrai mai più. Oh, ti giuro che farò di tutto per fare in modo che sia affidato a me", disse, tagliente, assumendo un'aria di sfida, mentre se ne andava.
Sentii un dolore lancinante nel petto e tornai a piangere.

 
***


Qualche ora dopo, mi ritrovai davanti alla porta di Harry, con due enormi valigie tra le mani.
Bussai con insistenza e quando lui mi aprì, entrai subito dentro, spingendolo di lato.
"Jo? Ma che...?".
"Vengo a stare da te, mi sembra il minimo dopo quello che hai fatto", sbottai, voltandomi verso di lui.
Passò da uno sguardo confuso ad uno sbalordito.
"Ma che è successo?", esclamò, sfiorandomi la guancia, che ormai era ricoperta da un livido violaceo.
"Niente...", mormorai, scansando la sua mano.
"Niente?! E' stato lui, vero? Oh, giuro che...".
"Ma cosa ti aspettavi?", gridai, afferrandolo per il maglioncino.
"Cosa credevi che avresti guadagnato dicendogli tutto, eh?", sbottai, in lacrime.
Harry abbassò il viso, dispiaciuto.
"Non pensavo che ti avrebbe picchiata...", sussurrò, mordendosi l'interno guancia.
"Beh, ha fatto di peggio. Mi ha giurato che mi porterà via Harry e, credimi, lo farà. Lo farà perché so come è fatto e so che ottiene sempre quello che vuole!", gridai, in lacrime.
Il riccio scosse la testa e si passò la lingua sulle labbra.
"E io ti prometto che farò tutto il possibile per non permetterglielo", disse, abbracciandomi.
"Voglio bene anch'io a Harry, è come un fratellino piccolo per me...o...un figlio, forse. Senti, sono stato troppo impulsivo, ok? E mi dispiace, ma volevo soltanto salvare il nostro bambino", continuò, alzandomi la maglia per accarezzarmi la pancia.
Sentii un brivido lungo la schiena e lo guardai, sorridendo leggermente.
Annuii appena e mi asciugai le lacrime sul viso.
"Lo so. Scusa se ti ho aggredito, ma non posso e non voglio perdere Harry".
Lui sorrise e mi prese per mano, baciandomi.
"Non lo perderai, è una promessa".


 
Ciao a tutti, come va? Mi scuso per il ritardo, di nuovo, ma sono impegnatissima, ormai lo sapete...
Comunque, la storia è quasi finita, non so ancora quando, ma è quasi finita.
Grazie a tutti per le recensioni!
Baci,
​Vale. :)




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