How love can be born on ice

di Maiko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1. ***
Capitolo 2: *** #2. ***
Capitolo 3: *** #3. ***
Capitolo 4: *** #4. ***
Capitolo 5: *** #5. ***
Capitolo 6: *** #6. ***



Capitolo 1
*** #1. ***


Winter – How love can be born on ice




 
Tuu.. Tuu…
Qui è la segreteria telefonica di Sakura Haruno, al momento non sono in casa quindi, se avete bisogno di me, lasciate un messaggio dopo il bip. SHANNARO!
Biiip

«Sakura-chan! Sakura-chan ti prego rispondi, sono Naruto! È un'emergenza, lascia perdere il teme e rispondi! Tu sai come si fa ad accendere il fornello della cucina… vero?»
……
«Ti prego Sakura-chan, sono disperato!»
 

#1.

 

Naruto non era mai stato una persona paziente.

Poteva confermarlo chiunque avesse avuto a che fare con lui e la sua infima pazienza. Era un ragazzo agitato, distratto e terribilmente sbadato. Un mix di aggettivi a cui bisognava sempre aggiungere troppo, perché Naruto non era la classica persona allegra con cui uno può conversare tranquillamente.

No. Assolutamente no.

Le uniche persone che, più o meno, riuscivano a convivere con quel ciclone biondo erano davvero poche. Sakura diceva spesso che se continuava così avrebbe fatto esaurire lei, Sasuke e il suo padrino Jiraiya.

Come se loro fossero dei santi” pensava spesso Naruto, stizzito dai loro continui rimproveri. Forse era stato questo che lo aveva spronato a trasferirsi. Non troppo lontano s’intende, solo dall’altra parte della città. E questo per lui era stato un gran traguardo.

Se non avesse quasi incendiato la casa. Tre volte.

Perché si sa, Naruto non era affatto una persona paziente, quindi non poteva sapere che il fornello aveva bisogno di tempo per accendersi. E che cercare di cucinare dando fuoco a qualche rotolo di cartone, non era una grande idea. Ma questo, lui mica poteva saperlo.

Tralasciando questo piccolo inconveniente, la sua permanenza in quel quartiere stava procedendo abbastanza bene.

Non aveva ricevuto nessuna denuncia per disturbo della quiete pubblica. Era già un passo avanti.  

 
***
 
Naruto si strinse nel suo cappotto arancione, cercando di smorzare il gelo che lo attanagliava.

Odiava l’inverno. Non riusciva proprio a tollerarlo e delle quattro stagioni era quella che sopportava di meno.

Il freddo gli intorpidiva le membra, le dita si congelavano e, se i Kami volevano divertirsi un po’ con lui, si aggiungeva al complesso anche il raffreddore. Starnutì forte come a rafforzare le sue congetture. Si toccò la fronte. Scottava.

Fantastico.

Ci mancava solo la febbre.

Sbuffò, alzando gli occhi verso cielo. Almeno quel giorno non pioveva. Scrutò per qualche secondo la distesa bianco-azzurra sopra di sé, cercando qualche segnale di pioggia. Forse per una volta sarebbe potuto tornare a casa tranquillo. E asciutto, una volta tanto. Dimenticarsi sempre l’ombrello poteva diventare fastidioso, soprattutto se si tornava a casa senza neanche un vestito asciutto. Nemmeno le mutande.

Accelerò il passo, avvertendo la testa girare pericolosamente. Si costrinse a continuare, pensando quasi sognate al calduccio che l’aspettava a casa. Spinto da una forza quasi divina, camminò barcollando fino ad arrivare alla pista di pattinaggio del parco che stava attraversando. Non passava spesso da lì, forse quella era la seconda volta che ci andava. Aveva sempre trovato divertente avventurarsi nei parchi delle città ma con l’arrivo dell’inverno tutta la voglia di uscire era vertiginosamente calata. In questo periodo usciva solo ed esclusivamente per andare a lavorare, rinchiudendosi nel bar dove era stato assunto come cameriere. Almeno così riusciva a pagare l’affitto del suo monolocale.

Assottigliò gli occhi, colto alla sprovvista da uno spostamento improvviso di vento. Si guardò attorno senza però notare alcun movimento dagli alberi vicino a lui. Perplesso, spostò lo sguardo verso la pista di pattinaggio costruita sul laghetto ghiacciato, non notando però nulla di particolare. Scrollò le spalle e riprese a camminare, barcollando, deciso a tornare il più in fretta possibile alla sua abitazione.

Non notò la leggiadra figura che scivolava silenziosa sul ghiaccio, come una fata che volava sulla sua superficie. Non notò i capelli color notte che svolazzavano sulle sue esili spalle, accarezzando il viso di porcellana che si intravedeva appena un raggio di sole faceva capolino dalle nere nubi del cielo. Non notò nulla di tutto ciò, continuando a camminare incurante di ciò che gli succedeva intorno.

Perché no, Naruto non era neanche un gran osservatore.

 
***
 
Arrivò, miracolosamente integro, di fronte alla palazzina dove risiedeva da poco. Un delizioso color lilla ne adornava la pareti ma a lui non piaceva quel colore. Troppo chiaro. Almeno secondo i suoi standard.

Borbottò qualcosa di incomprensibile persino alle sue orecchie ed estrasse le chiavi dalla tasca dei pantaloni, rigirandosele tra le dita. Si portò di fronte al citofono, suonando e aspettando che la padrona di casa -la vecchia Tsunade- rispondesse. Un rumore metallico giunse alle sue orecchie, ma non ci fece caso continuando imperterrito a osservare con aria truce il citofono dal quale ancora non proveniva alcun rumore. Sbuffò, spazientito, battendo nervosamente un piede sul terreno. Stava congelando.

Tirò fuori l’altra mano dalla tasca e l’allungò verso il citofono, pronto a suonare ancora, ma si interruppe, lasciando la mano sospesa a mezz’aria, udendo l’apparecchio gracchiare. Con uno scatto, il grosso portone si aprì dandogli la possibilità di entrare. Varcata la soglia, un dolce tepore lo investì ma, al contrario dalle sue aspettative, non si sentì affatto meglio. La testa riprese a girare, facendolo sbilanciare in avanti. Si appoggiò alla parete con tutta la spalla e, tremando, appoggiò una mano sulla fronte. Bruciava. Strizzò gli occhi, digrignando i denti. La testa gli pulsava e i suoi occhi diventavano sempre più vacui.

Si costrinse a resistere, borbottando ogni genere d’insulto contro il maledetto inverno. Ondeggiando, raggiunse l’ascensore e pigiò il bottone con inciso un campanello. Aspettò il suo arrivo appoggiandosi al muro, troppo intontito per spazientirsi.

Odiava l’inverno. 
***
 




Salve a tutti!
Ancora non riesco a crederci. Non posso crederci. Questa storia si è piazzata Terza al Winter Conest {NaruHina}, il primo contest a cui ho mai partecipato. *^*
É un sogno che si avvera. E vincitrice di ben due premi aggiuntivi! *___* 
La storia è interamente basata sul rapporto tra Naruto e Hinata in un nuovo contesto, difatti questa è un'AU. Ci saranno accenni ad altre coppie come ho già fatto presente e quindi l'apparizione di alcuni di loro. Sinceramente spero che vi piaccia. :3 Aggiornerò ogni Venerdì! ;)
Un bacione a tutti coloro che hanno letto questo "primo capitolo" e tanti, tantissimi, complimenti a Tomoko-chan e Ayumi Yoshida rispettivamente vincitrici del primo e secondo posto. Un abbraccio anche a tutte le partecipanti! <3

Spero tanto che questa storia vi piaccia, ci tengo molto.

Al prossimo capitolo, gente! Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! ^////^ XD

 

Naruhinafra

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Capitolo 2
*** #2. ***


Winter – How love can be born on ice


«Sei sicura di voler abitare in questo appartamento, Hinata?»
Suo padre sapeva sempre come metterla in difficoltà.
«I-Io…»
“Ce la puoi fare Hinata, prendi un bel respiro”
«Sì padre, sono sicura.»
Le aveva rivolto un mezzo sorriso. Incredibile.

 
#2.
 
 
Hinata era sempre stata una ragazza ubbidiente. Fin troppo. E lei lo sapeva. 

Non aveva mai dissentito suo padre o suo cugino -Neji-niisan- e nemmeno sua sorella minore -Hanabi-chan-. Non aveva mai detto il famigerato“No, non voglio” a nessuno, neanche a persone che non conosceva o con cui aveva a malapena scambiato due parole. Fin da bambina aveva chinato il capo di fronte agli ordini -perché lei sapeva che non avrebbe mai potuto scegliere- di suo padre. Non aveva mai avuto la determinazione necessaria o il coraggio di dissentire ad una sua qualsiasi richiesta. Perché lei non aveva carattere.

La sua vita era costellata da rimpianti.

Non era mai andata ad una scuola pubblica come invece aveva fatto sua sorella minore, che era riuscita a imporsi sul loro austero padre.
Non aveva mai primeggiato in nulla come invece aveva fatto suo cugino, il genio Hyuga. L’orgoglio della sua famiglia.

Lei non si sentiva una Hyuga.

Lei era una persona timida, introversa e silenziosa. 
Gli Hyuga erano forti, determinati, austeri e silenziosi.

Si era da sempre illusa di appartenere a quella famiglia per via degli interminabili silenzi che li accumunavano ma poi, alla giovane età di undici anni, aveva assistito ad una riunione degli anziani del clan. Suo padre aveva insistito nell'avere sia lei che Neji ad assistere e Hinata, come sempre, non aveva protestato. Aveva abbassato il capo, nascondendo un groppo alla gola causato dall’ansia, rifugiandosi poi nella sua camera. La sera, era scesa dalla sua camera, vestita con un kimono color lilla -come i suoi occhi-, e aveva aspettato assieme a Neji-niisan che suo padre li chiamasse per farli accomodare nella stanza predestinata alle riunioni. Si era seduta in un angolo della stanza con suo cugino, come richiesto da suo padre, e aveva pazientato aspettando di assistere alla riunione.
 
“Una riunione fatta di silenzi.”

Questo era stata la sua prima impressione, appena l’assemblea era stata sciolta e suo padre aveva dato loro il permesso di andare. Le aveva rivolto una mezza occhiata preoccupata appena aveva scorto i suoi occhi lucidi ma lei, accortasi di ciò, gli aveva sorriso e si era congedata con un veloce inchino lasciando sia suo cugino che suo padre perplessi. Poi, nella sua camera, aveva dato sfogo a quelle lacrime che premevano sui suoi occhi. Chiunque avesse saputo il motivo di quelle lacrime le avrebbe dato della stupida ma per lei, ciò per cui stava versando quelle lacrime, era stata l’unica speranza a cui si era aggrappata in quegli anni.

Si era attaccata a quel pretesto per sentirsi un membro del prestigioso clan degli Hyuga. Si era aggrappata al silenzio. Ma in quel momento aveva capito che, in realtà, niente l’accumunava a coloro che lei vedeva come la sua famiglia.

Perché i silenzi di Hinata erano silenzi pieni d’imbarazzo e di parole non dette, mentre quelli di un vero Hyuga erano taglienti e mettevano soggezione anche al più spavaldo.

Alla fine era arrivata alla conclusione che lei fosse solo un squallida imitazione di uno Hyuga, che fosse solo una fallita
Da quel momento in poi si era rinchiusa sempre di più in se stessa, dedicando anima e corpo in tutto ciò che le veniva chiesto.

Impegnandosi per rendere orgoglioso un padre, un cugino, una sorellina.

E un clan.

 
***

 
Ma poi… Poi qualcosa era cambiato.

Era successo per caso, l’ennesimo tentativo per rendere orgoglioso il padre.

Aveva conosciuto una ragazza -Ino-chan, l’erede del prestigioso clan Yamanaka- che aveva mostrato per lei una sorta di amicizia. Era stato suo padre a farle incontrare, sicuro che l’amicizia che sarebbe potuta nascere fra le due avrebbe semplificato gli scambi commerciali tra i due clan. Hinata non aveva detto nulla, limitandosi ad annuire e ad accennare un sorriso triste.

Un giorno però, dopo l’ennesima uscita, Ino aveva insistito perché l’accompagnasse ad una lezione di pattinaggio artistico, lo sport che praticava. Succube dell’esplosivo carattere dell’amica aveva sorriso, venendo poi trascinata davanti ad una pista.

Aveva osservato quelle ragazze scivolare leggere sul marmo della pista, incantata dai loro movimenti, dai salti, dalle piroette. Ino l’aveva trovata imbambolata con gli occhi sgranati ed era scoppiata a ridere. Aveva iniziato a ridere anche lei, sincera e spensierata come non lo era mai stata, fino ad arrivare a piangere di gioia. Lei che aveva passato metà della sua vita con il volto rigato da lacrime amare, adesso piangeva dolci lacrime di felicità.

Ancora non lo sapeva ma il pattinaggio l’avrebbe salvata.

Adesso si ritrovava a diciotto anni, con un carattere ancora da formare, un appartamento condiviso con Ino e un paio di pattini. Ma, al contrario dell’amica -sì, adesso potevano definirsi così-, lei non praticava lo stesso sport. Ino, ridendo, diceva spesso che aveva creato una star ma lei dissentiva ogni volta, imbarazzata.

“La star del pattinaggio sul ghiaccio” così le si appellava spesso la giovane, ridendo e stringendola poi in un abbraccio caloroso.

Hinata avrebbe potuto dire che la sua vita stava finalmente prendendo la giusta piega ma, anche se i rapporti con il clan erano migliorati, ancora non riusciva ad essere felice.

Sentiva spesso una dolorosa morsa al petto, all’altezza del cuore, come per ricordarle -tutte le volte- che nella sua vita mancava qualcosa.
Ancora lei non riusciva ad opporsi completamente a suo padre, ancora cercava disperatamente di renderlo orgoglioso.

Il pattinaggio l’aveva salvata, sì, ma non l’aveva resa libera.
 
Ma, forse, il momento era giunto.
 
***


 
Hinata passeggiava per le strade di Konoha, il quartiere dove alloggiava con Ino, con un’enorme borsa sulle spalle contenente i suoi pattini. Si stringeva nel suo cappottino color panna, accusando le ventate gelide dell’inverno. Osservava di soppiatto i passanti, cercando di rendersi invisibile per osservare tutte le sfumature del loro volto. Avrebbero potuto definirla strana per quel suo comportamento, ma lei non riusciva a farne a meno.

Imboccò un vicolo, affrettandosi a raggiungere il luogo che amava di più in quel quartiere. Camminò per alcuni minuti, finché non arrivò davanti ad un grande cancello color avorio completamente spalancato. Come sempre si fermò a contemplarlo, imprimendosi nella mente tutti i particolari. Era imponente, quasi regale, e sfoggiava dei bellissimi motivi floreali, di un leggero color perla. Lei aveva sempre avuto una sorta di passione per l’arte ed ogni volta che si trovava davanti a un'opera non riusciva a non soffermarsi a osservarla, incantata.

Varcò quella soglia con una leggera incertezza, pensando che, forse, non dovesse recarsi lì ogni giorno. Ma ormai era lì, si disse mentre passeggiava per le vie di quel meraviglioso parco. Imboccò la via principale, osservando curiosa le fronde degli alberi spogli spostarsi in armonia con il vento.

Per lei l’inverno era questo, armonia.

Si fermò davanti ad una panchina, rivolgendo il suo sguardo verso la sua destra mentre un sorriso si faceva largo sulle sue labbra.

Il laghetto quel giorno sembrava ancora più bello del solito.

Con questo pensiero nella mente, appoggiò delicatamente il suo borsone sulla panchina sedendosi su di essa, accingendosi a cambiarsi gli stivaletti blu che portava. Non si accorse della persona che le si stava avvicinando, seccata da quel tempo del cavolo. La figura si fermò davanti  a lei, che però non si accorse dell’ombra che si era formata, troppo presa dal sistemare la sua borsa. Lui non si preoccupò dell’eventuale fastidio che avrebbe potuto creare né si soffermò troppo nell’osservare la minuta figura davanti a sé.

«Ehm … Non è che puoi dirmi che ore sono?» Domandò a bruciapelo, come era solito fare.

Hinata ci mise un po’ per accorgersi del cambiamento di luce e a capire che, sì, si stavano rivolgendo proprio a lei. Alzò il capo con lentezza disarmante puntando poi i suoi occhi color glicine sul ragazzo davanti a sé, che la vide arrossire all’inverosimile.

«Oh … S-sì, c-certo.» Trillò dopo istanti di incertezza la giovane, frugando nella sua borsa per estrarre un delizioso orologio.

«S-sono le c-cinque.»

Il ragazzo sospirò, quasi sollevato, per poi donarle il sorriso più bello che lei avesse mai visto. La scrutò con i suoi occhi cerulei, provocando in lei un grande imbarazzo che la costrinse ad abbassare lo sguardo.

«Ti ringrazio, ti restituirò il favore!» Promise, prima di correre via lasciandola lì, imbambolata a guardare la sua schiena.

Riportò la sua attenzione sulla sua borsa e, con mani tremati, riprese ciò che aveva interrotto. Nella sua mente, il ricordo di quegli occhi.

 
***




 
Salve a tutti!
Eccomi qua, con il secondo capitolo della mai storia. ;D 
Spero tanto che vi piaccia e che la mia Hinata vi sembri... Hinata ecco. ^^
E se volete farmi felice lasciate una recensione! :3 

Ringrazio infinitamente le 10 -*me piange* la vostra bontà mi commuove!- persone che hanno recensito il mio primo capitolo, inutile a dirsi ma vi sono molto riconoscente. Spero di ritrovarvi anche in questo *^* 
Ringrazio anche coloro che hanno aggiunto la mia storia alle preferite/seguite/ricordate. Vi adoro, ragazzi! <3

Un bacione grande grande, a Venerdì! :3

 

Naruhinafra <3 


 

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Capitolo 3
*** #3. ***


Winter – How love can be born on ice


 

#3. 

 
Quel giorno il tempo è ancora peggio del solito e Naruto si chiede come la folla che assedia le strade di Tokyo non lo noti. Il cielo è cupo, di un colore tendente al grigio e lui lo odia. Non sa cosa fare mentre si trascina mollemente per le strade, non molto entusiasta al pensiero di tornare a casa visto che la settimana prima era rimasto rinchiuso in quell’angusto appartamento per via della febbre. É una persona molto attiva e rimanere rinchiuso in casa non è mai stato uno dei suoi hobby preferiti. L’inverno gli toglie libertà di movimento e questo lui non lo tollera.

Cammina annoiato per quel parco che ha da poco scoperto, unico divertimento che quella stagione può offrirgli. Sbuffa, seccato, finché non scorge la panchina dove sostava la strana ragazza a cui aveva chiesto l’ora un paio di giorni prima. In un primo momento non riconosce la piccola figura seduta sulla panchina, i capelli color ebano riposti ordinatamente sulle spalle. Quasi inconsapevolmente, imbocca una viuzza in mezzo alla vegetazione, schiacciando le foglie sotto i suoi piedi, provocando un suono che lui sa definire solo come fastidioso. Si accosta alla panchina, osservando la ragazza frugare nella grande borsa come la prima volta che l’ha vista.

«Ehi, ciao!» Esordisce, entusiasta di aver trovato una persona conosciuta.

La ragazza stavolta sobbalza, voltandosi repentinamente verso di lui, che le sorride raggiante. Due deliziose chiazze rosate si formano sulle sue guance e Naruto non può fare a meno di pensare a quanto gli donino.

«C-ciao …»

Sussurra imbarazzata e lui si sorprende di nuovo di come la sua voce sia così delicata e trasparente. É abituato a parlare con la gente -anche se per la maggior parte del tempo è lui sommergerli con il suo fiume di parole- ma in tutta la sua vita non ha mai sentito un suono tanto leggero uscire dalle labbra di una persona. Ancora una volta rimane quasi a bocca aperta, trasognato da quel sussurro.
La ragazza, dal canto suo, rimane a contemplare le sue mani e Naruto capisce che forse dovrebbe dire qualcosa. Ma, per la prima volta in tutta la sua vita, rimane a corto di argomenti.

«Io … ehm …»

Incespica tra le parole, cercando disperatamente un argomento di conversazione, mentre vede il volto della ragazza tingersi di un colore simile al violetto.

«P-posso sedermi?» Chiede alla fine, senza neanche accorgersi di aver aperto bocca.

La ragazza giocherella nervosa con le dita e annuisce, incerta, spostando la borsa per fargli spazio. Incoraggiato dal quel movimento quasi impercettibile, Naruto si butta a peso morto sullo spazio rimasto, allargando le gambe e appoggiando un braccio sullo schienale della panchina. Alza lo sguardo verso il cielo, incerto sul da farsi.

Lui è impulsivo, dannazione, perché ora sembra quasi uno stoccafisso?

Si chiede indispettito, sbuffando, stando però ben attento a non farlo notare alla ragazza che non ha alzato lo sguardo.

«Tu sei di qui?»

“Questa ragazza mi fa uno strano effetto” pensa mentre lei alza timidamente lo sguardo e sobbalza quando incontra i suoi occhi. La vede prendere una ciocca di capelli fra le dita, attorcigliandola e raggiungendo una colorazione così accesa che potrebbe far invidia a un semaforo.

«S-sì, mi s-sono trasferita da p-poco» balbetta lei, annullando il contatto visivo per riportarlo sulle sue gambe.

«Oh, davvero? Anch’io mi sono trasferito da poco! Penso che non sia un brutto quartiere, Konoha, non trovi? Cioè, io non l’ho visitato tutto ma non mi sembra male, ecco. In realtà, non mi piace molto la palazzina in cui vivo, ma credo che questo sia dovuto al cambiamento. Il cambio di casa, intendo. Sì sì, deve essere così.»

La giovane viene investita da questo fiume di parole e ne rimane incantata, quasi in una trance. Percepisce un insolito calore diffondersi nel suo petto, ma sa che non è dovuto alle vampate d’imbarazzo che le colorano le guance. Viene trascinata dalle sue parole, ma non perde mai il filo del discorso. Lo vede, quel ragazzo si gira spesso verso di lei quasi per accertarsi che sia lì e non fosse una proiezione della sua mente. Sorride impercettibilmente quando lo vede rilassarsi -molto probabilmente ha capito che lei esiste- e annuisce un paio di volte, titubante.

Naruto sorride, abbagliandola, gesticolando per dare maggior enfasi allo strampalato discorso che ha messo in piedi sentendosi però soddisfatto di se stesso e della ritrovata loquacità. Non capisce come, se qualche secondo prima era completamente nel pallone, adesso si ritrovi a parlare con una perfetta sconosciuta -anche se poi questo non è così strano: è sempre stato un tipo socievole-, sentendosi così a suo agio da scambiarla con una chiacchierata con Sasuke. Inarca leggermente le labbra a quello strampalato pensiero, perché parlare con quella ragazza è piacevole, sì, ma è completamente diverso dal chiacchierare con il suo migliore amico. Non ha un aggettivo per spiegarlo, l’unico vocabolo che gli viene in mente è speciale.  

«Q-quindi tu lavori in un b-bar?»

Sussurra la ragazza, cogliendolo alla sprovvista -ancora non è mentalmente pronto a sentire la sua voce-. Boccheggia un paio di volte, passandosi una mano dietro al collo.“Bravo idiota” pensa mentre ridacchia imbarazzato per la figuraccia. E anche questo è insolito -o almeno è ciò che gli urla una parte del suo cervello ma lui lo ignora, liquidando i suoi pensieri-, mai si è imbarazzato in quel modo.

«Sì, lavoro in un bar come cameriere. Anche se ancora mi chiedo come mai non mi abbiano già licenziato: avrò rovesciato così tanti cappuccini che ormai ne ho perso il conto. È strano perché non è male come bar, anche se credo che da quando mi hanno assunto i clienti siano diminuiti»

Ride, Naruto, spensierato, senza pensare che probabilmente sta facendo la figura dell’imbranato. Dopotutto non gli è mai importato il pensiero altrui, perché dovrebbe iniziare adesso?

Ma poi un suono proveniente dalla sua destra lo desta dai suoi pensieri ingarbugliati, portandolo a girasi verso la ragazza che è seduta accanto a lui. Smette di ridere mentre la vede accennare un sorrisetto che sfocia in un risata. Non è una risata ostentata, la sua è femminile, dolce, sembra musica tanto è soave. Si copre le labbra con una mano e lui nota quanto bianca e minuta sia.

Una bambola di porcellana, ecco cosa gli ricorda.

La ragazza però interrompe bruscamente le sue risa, lasciandolo inebetito mentre cerca di riprodurre la sua risata nella sua mente. La osserva come non ha mai fatto con nessuno, eppure non la vede davvero. Questo la giovane lo sa, mentre abbassa il capo e arrossisce furiosamente, e si ripete che anche se è con lei che quel ragazzo sta conversando, non si deve illudere. Perché lei non ha nulla fuori dal comune, di conseguenza può essere solo una comparsa nella vita di quel giovane così diverso da lei.

Sospira, rassegnata, mentre lo guarda di sottecchi. Lui non dice nulla e lei rimpiange quando, fino a pochi minuti prima, la sommergeva di parole. Ripone con cura i suoi pattini nella borsa e chiude la zip, tutto sotto gli occhi curiosi di colui che le sta accanto. Lo sente, i suoi occhi azzurri sono puntati su di sé, e questo la rende nervosa. Si alza lentamente e fa per prendere la borsa quando una goccia gelata le si posa sul naso. Porta una mano verso il volto e si sfiora il naso, lasciando sulle sue dita una goccia d’acqua gelata. Lui la sta ancora osservando, così, incerta, alza gli occhi e incontra il suo sguardo. Sobbalza interiormente mentre sente le guance imporporarsi ancora e il suo cuore che, stranamente, fa una capriola. Si guardano per un tempo a loro indefinito, finché il ragazzo non sposta il suo sguardo verso il cielo.

Naruto sgrana gli occhi quando vede dei fiocchi bianchi scendere silenziosi dal cielo plumbeo. Si alza di scatto, impaurendo la ragazza accanto a sé, ma non ci fa caso. Anche lei, incuriosita, alza lo sguardo verso il cielo e anche lei osserva incantata le gocce nivee che cadono, lente, in una danza tutta loro.

Rimangono lì, assorti nella contemplazione del cielo, senza dire una parola. La neve scende su di loro, innevando il terreno di quel parco. Naruto ha gli occhi che brillano, la bocca socchiusa, e non riesce a credere ai suoi occhi. Lo spettacolo che ha davanti è troppo bello per essere vero eppure, dopo l’ennesimo pizzicotto, capisce che ciò che vede è vero, non frutto della sua immaginazione. Ritorna bambino osservando i fiocchi di neve che ricoprono tutto e si riscopre a voler correre come un matto per quel parco.

Posa il suo sguardo sulla ragazza, che rimane accanto a lui, e la scopre ad osservare assorta il cielo. In quel momento nota il particolare colore dei suoi occhi -bianchi, spettrali, miti, bellissimi- e non può fare ameno di associarli alla neve che vede adagiarsi sui suoi capelli, facendo risplendere la sua chioma corvina. Sorride impercettibilmente mentre si accorge di non aver mai fatto dei pensieri tanto melensi su una ragazza e il ricordo di tutte le volte che aveva preso in giro il suo migliore amico per lo stesso motivo prende il sopravvento -anche se Sasuke non è esattamente il tipo che fa questi pensieri-. Riporta lo sguardo verso il cielo, scrutando attento i giochi di luce che la neve provoca. Le labbra si incurvano all’insù, percependo dentro di se una pace che, in tutta la sua vita, non ha mai provato.

 
***
 
«Hey»
Sussurra per non spezzare il momento magico che si è creato.
La ragazza volge la sua attenzione su di lui, osservandolo imbarazzata e
le sue guance si tingono di rosso.
Lui, ormai, l’ha già associato a lei.
«Non mi sono presentato. Il mio nome è Naruto Uzumaki»
Non aggiunge altro mentre aspetta impaziente che lei parli e
riporta lo sguardo al cielo, osservando la neve che cade su di loro.
La ragazza freme mentre ripete mentalmente il suo nome. Naruto.
«H-Hinata. Hinata Hyuga»
 
***


 

Salve a tutti!
Eccomi qua, con il terzo capitolo della mia storia. *^* Sono davvero molto felice del successo che sta avendo la  mia fic, ve ne sono davvero molto grata! <3
Spero che questo capitolo vi piaccia come i precedenti, è troppo chiedervi il vostro parere? Sarei davvero molto curiosa di saperlo. :3
E per quelli che attendono il prossimo capitolo della mia long, dico di pazientare. Tendo sempre a scrivere capitoli abbastanza lunghi e finchè non sarò soddisfatta del risultato non posterò nulla. Vi basti sapere che ci sto lavorando nonostante sia sommersa di impegni. Pazientate, ve ne prego! 
Lascio qui il link della mia long, se a qualcuno può interessare. É una NaruHina ;D  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2001776
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato il capitolo precedente e chi ha inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate.

Un bacione, a Venerdì! <3

Naruhinafra

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Capitolo 4
*** #4. ***


Winter – How love can be born on ice


 

#4.

 
 
«… Per questo penso che Sai sia fantastico, Hinata. È proprio il ragazzo che fa per me, non trovi?»

Ino continua a parlare del suo nuovo ragazzo da settimane ma, nonostante tutta la buona volontà che Hinata ci mette, non riesce proprio a mantenere la sua attenzione su ciò che dice la sua amica. Per vari motivi, anche se in cuor suo sa bene che è per colpa un paio di occhi azzurri che le tengono occupata la sua mente. Starnazza come un’oca, Ino, mentre pronuncia l’ennesimo “fantastico”-sempre con maggior enfasi- riferito a Sai e Hinata non capisce come possa piacerle quel ragazzo. Ogni volta che ha parlato con lui, ha avvertito un sensazione di gelo che ancora non riesce dimenticare.

«Non trovi che sia così, Hinata?»

La ragazza sposta lentamente lo sguardo sull’amica, arrossendo colpevole, e Ino capisce che lei non ha ascoltato una singola parola di ciò che ha detto. Scuote sensualmente il lunghi capelli biondi, tenuti in una strettissima coda di cavallo, mentre sbuffa indispettita.

«Tesoro, non è che tu mi stai nascondendo qualcosa?»

Ino sorride diabolica quando vede il colorito di Hinata farsi più acceso, mentre adula se stessa per l’ennesima volta. Sa sempre quando la sua cara Hina-chan le nasconde qualcosa, lo nota dai suoi occhi.

Balbetta qualcosa di incomprensibile, presa alla sprovvista, e sa già che Ino non la lascerà più in pace finché non le avrà detto tutto. E, purtroppo, Ino sa sempre come fare. Consapevole di ciò -e anche conscia che Hinata le bugie non le sa proprio dire- la giovane le sorride angelica mentre sorseggia il suo tè, aspettando pazientemente che Hinata inizi a parlare.

«I-Io…»

Hinata prende un bel respiro, mentre si ripete che quella con cui sta parlando è la sua amica da oltre cinque anni. Dalla sua bocca, seppur balbettando, esce finalmente la verità: parla, parla del ragazzo del parco, Naruto. Freme ogni volta che pronuncia il suo nome e questo Ino lo nota. Sorride impercettibilmente, continuando a sorseggiare il suo tè, guardando la sua amica serena e sorridente mentre le parla di quel bizzarro ragazzo.

Appena finisce di parlare Hinata inizia a torturarsi una ciocca di capelli, aspettando che Ino parli -anche se sa che nel giro di qualche secondo la stritolerà in uno dei suoi abbracci-. Infatti è proprio ciò che accade, Ino si alza come un fulmine e la abbraccia calorosamente mentre emette gridolini entusiastici.

«Hina-chan ma questo è meraviglioso!» Trilla quando finalmente si stacca dalla ragazza che le rivolge un sorriso impacciato.

Passano il pomeriggio davanti al camino del loro appartamento, Ino sommergendo di gridolini Hinata che le sorride e si chiede come farebbe senza di lei.

 
***
 
Naruto ormai sa che non è più la noia che lo spinge a recarsi tutti i giorni al parco del suo quartiere dove trova sempre lei, Hinata, che l’aspetta seduta sulla loro panchina con le gote arrossate. Non sa definire il sentimento che lo spinge a uscire, nonostante il freddo che lo congela. Non ci fa nemmeno caso, perfino l’inverno è diventato sopportabile da quando è arrivata. C’è ancora un piccolo particolare che gli sfugge su di lei, ma la sua mente non riesce a metterlo a fuoco.

Serve l’ennesimo cappuccino della giornata e sbuffa guardando seccato il paesaggio che si estende dalle vetrate del bar. Ha nevicato ancora in quelle settimane e tutta la città è ricoperta da un grosso strato di neve. A lui, però, non dispiace più di tanto, anzi: la neve gli ricorda il particolare pigmento degli occhi di Hinata. Arrossisce appena mentre si riprende mentalmente, ricordandosi che è sul lavoro e non si può distrarre. Il suo capo l’ha avvertito, se fa cascare anche una sola tazzina lo licenzia in tronco e lui non se lo può proprio permettere.

«Ragazzo!»

L’urlo del suo capo lo fa trasalire e mentalmente decide che deve decisamente smetterla di distrarsi.

«Sì, capo?»

L’uomo lo trafigge con lo sguardo mentre indica, con un cenno della mano, l’ora segnata sull’orologio appeso alla parete dietro di lui.

«Dico, ma sei cieco? Non c’è più nessuno nel bar e siamo prossimi all’orario di chiusura!»

Naruto lo guarda come si potrebbe guardare un alieno e l’uomo non può fare a meno di pensare cosa avesse bevuto quando lo ha assunto. “Gioventù rovinata” pensa mentre guarda quel ragazzo che ancora lo osserva con uno sguardo da ebete.

«Significa che puoi andare, ragazzo. Puntuale domani, mi raccomando.»

Il volto del giovane si illumina quando capisce cosa intendeva il suo capo e si affretta a prendere il giubbotto che ha appeso all’attaccapanni, infilandoselo con foga. Fa un cenno all’uomo che ancora lo osserva, rassegnato, e spinge la porta, uscendo all’aria aperta. Guarda di sfuggita l’orologio che ha al polso, notando che è in anticipo per l’incontro con Hinata. Sorridendo, immagina l’espressione che potrebbe assumere trovandolo lì prima di lei. Ancora con il sorriso stampato sulle labbra si affretta a raggiungere il parco, schivando i passanti. Dopo il doloroso scontro con una nonnina a cui ha fatto cascare la borsa, fa molta più attenzione. Le sue borsettate se le ricorda bene.

Arriva in pochi minuti davanti al cancello, entrando e dirigendosi verso la loro panchina. Svolta verso sinistra e imbocca la solita viuzza, svelto e euforico all’idea della sorpresa che le farà. Ma, appena arriva di fronte alla panchina, il suo sorriso sbarazzino fa spazio ad una espressione delusa. Lei deve essere già arrivata, constata Naruto, imbronciandosi. La cerca con lo sguardo, mentre si siede accanto al suo borsone. Assottiglia gli occhi ma non riesce a scorgerla. Indispettito, si alza a inizia la sua ricerca.

 
***
 
“Eppure deve essere qui da qualche parte” pensa mentre perlustra il parco, soffermandosi di tanto in tanto a guardare le persone che passeggiano per le sue strade. Sono dieci minuti che la cerca ma non riesce a trovarla, in spalla ha il suo borsone.

Ritorna sui suoi passi, fino ad arrivare di nuovo alla panchina che è ancora vuota. Con la coda dell’occhio vede una figura che sfreccia veloce sul ghiaccio della pista costruita per l’inverno su un laghetto ghiacciato. Lì la neve non c’è mai, gli addetti passano lì ogni volta che nevica per toglierla. Si volta, assottiglia gli occhi per mettere a fuoco la figura femminile che sfreccia sul ghiaccio, volteggiando come una  farfalla. Si avvicina lentamente, stando attento a non fare rumore, mentre la osserva stupito.

Arriva in prossimità della pista e si appoggia alla recinzione che la delimita, osservando trasognato quella minuta figura che spicca un salto. Guarda i suoi capelli corvini che le accarezzano il volto, di un colore pallido -sembra porcellana, tanto è niveo-, e il corpo sinuoso fasciato da un maglione coprente ma abbastanza leggero da non farla sudare. Le gambe, magre e slanciate, guizzano ogni volta che lei sta per eseguire un salto. Nota anche un capotto color panna, appoggiato sulla recinzione, a pochi metri da lui. Sgrana gli occhi, arrivando ad una conclusione che lo fa rimanere di sasso.

Adesso sa qual è il piccolo particolare che gli sfuggiva.

Sorride, ridacchiando, mentre riporta lo sguardo su colei che ormai è diventata parte della sua vita. Si maledice mentalmente, dandosi dello stupido per non averlo capito prima. Ma ormai ci ha fatto l’abitudine, lui è sempre l’ultimo ad accorgersi di qualcosa.

Baka.

L’odiosa voce di Sasuke si fa spazio nella sua mente e, per una volta, non può che dargli ragione.

 
***
 
Hinata si ferma al centro della pista, dopo aver eseguito una trottola bassa, riprendendo il fiato. Si sistema una ciocca che le è finita davanti agli occhi e guarda di sfuggita l’ora: Naruto dovrebbe arrivare tra dieci minuti. Pensa distrattamente a quanto quel ragazzo abbia stravolto la sua vita e sorride tra sé e sé. Ma un rumore che non si sarebbe mai aspettata di sentire la fa sobbalzare.

Una persona sta applaudendo.

Si gira lentamente verso la fonte di quel suono e, appena la mette a fuoco, arrossisce fino alla punta dei capelli. Tremando come una foglia gli si avvicina e in pochi secondi è davanti ad un Naruto esultante che non accenna a smettere di applaudire.

Sa che, se non la smetterà, le sue gambe non reggeranno più il peso del suo corpo. Per questo si appoggia alla recinzione e sorride, imbarazzata.

«Hinata! Wow, perché non me lo hai detto?»

Il colorito della ragazza inizia a tendere al bordeaux ma Naruto non ci fa caso più di tanto, ormai è avvezzo ai repentini cambiamenti di colorazione di lei.

«I-Io… e-ecco, non credevo fosse così importante…» mormora, intimidita da tutta quella curiosità verso di lei.

Lei, lei che è così banale come può sortire interesse a un ragazzo come Naruto?Così solare, determinato come può lei interessargli?

Questo è ciò che Naruto legge nei suoi occhi. Ha imparato ad ascoltare i suoi silenzi, fatti di parole non dette ma espresse con un gesto, uno sguardo o con l’intonazione che prende la sua voce. Lui non è mai stato un gran ascoltatore ma lei è tutta un’altra storia. Non può non ascoltarla, non può. Lei gli ha mostrato tutte le sue paure, i suoi dubbi, i suoi sogni. Era una sconosciuta fino a tre settimane prima ma adesso lui non può più fare a meno di lei. È diventata essenziale, non può più vivere senza.

«Hinata…»

Lei alza lo sguardo, titubante, e senza che lo sappia gli ruba l’aria, con i suoi occhi perlati in cui lui si perde.

«Sei bravissima a pattinare.»

Occhi negli occhi, celeste nel glicine.

 
«Grazie, Naruto-kun.»

 
***



 
Salve a tutti! 
Prima di tutto chiedo umilmente perdono per non aver pubblicato il capitolo Venerdì, come avrei dovuto, ma purtroppo ho avuto dei problemi con la connessione e sono rimasta bloccata. Mi dispiace molto, moltissimo davvero. >.< 
Spero che questo capitolo possa farvi dimenticare i propositi di vendetta contro di me, che Dio me ne scampi. 
Vi ringrazio moltissimo per i complimenti e le critiche -costrutive- che avete avuto la bontà di scrivere nelle vostre recensioni, ve ne sono davvero molto grata. :3 
Ho notato con dispiacere però che le recensioni sono diminuite. Spero tanto che la storia possa appassionarvi di più nei prossimi capitoli e che magari qualche anima pia abbia la bontà di lasciarmi qualche recensione. Sono davvero molto curiosa di sapere anche i pareri dei miei lettori silenziosi, sarebbe davvero un onore per me poter leggere le vostre recensioni. <3
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e chi ha aggiunto la mia storia nelle preferite/seguite/ricordate. 


Un bacione, alla prossima! :3

Naruhinafra. 

 

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Capitolo 5
*** #5. ***


Winter – How love can be born on ice




#5.

 
 
«Hinataaaaa!!»

La ragazza sobbalza, spostando lo sguardo sulla figura che le corre incontro. È seduta sulla loro panchina, come sempre, e ha il suo solito borsone accanto. Sorride, mentre le guance si colorano per l’imbarazzo -e per la felicità-, osservando nei sottecchi l’ansante Naruto mentre cerca di regolare il suo respiro. Il ragazzo si butta a peso morto sulla panchina e appoggia le mani sulle sue ginocchia, affannato. Appena riprende fiato il giovane congiunge i palmi delle mani, chinando la testa.

«Scusa il ritardo!» esordisce, sinceramente preoccupato che lei possa avercela con lui per averla fatta aspettare.

«N-non fa n-nulla, Naruto-kun.»  

Naruto alza lo sguardo e incatena il suo sguardo nei suoi occhi, sospirando sollevato. Ride, rassicurato dalla dolcezza che scorge nei suoi occhi, passandosi una mano fra i capelli.

«Per fortuna non ti sei arrabbiata, Hinata! Avevo una paura…»

Ridacchia imbarazzato mentre lei sgrana gli occhi e sorride, come una mamma potrebbe sorridere al suo bambino. Naruto è anche questo, un eterno bambino.

Il ragazzo però ferma le sue risa, assumendo un’espressione da cucciolo bastonato che potrebbe fare tenerezza a chiunque. A lei, fa collassare il cuore.

«Hina… »

La ragazza arrossisce, non l’ha mai chiamata in quel modo. “È positivo, giusto?” pensa, preoccupata. Serra gli occhi, impaurita, mentre la sua mente si riempie di dubbi. “Ecco adesso mi dirà che non vuole più vedermi, mi lascerà qui da sola e-“

«Oggi vengono i miei migliori amici a trovarmi. Vieni con me? Ti preeego. Ci divertiremo, prometto!»

Hinata riapre gli occhi, spalancandoli.

«C-come?» mormora, confusa, certa di aver sentito male.

Naruto si gratta la nuca, sorridendole comprensivo.

«Bé… oggi vengono a trovarmi i miei migliori amici e mi piacerebbe se tu li conoscessi. Non sono così malaccio.» Si interrompe un attimo, è a corto di parole. «Sì insomma, ti va?» chiede, speranzoso.

La ragazza arrossisce, nella sua mente il caos più totale. Incontra i suoi occhi e, senza rendersene conto, annuisce. A Naruto sembra che un grosso macigno sia scomparso dal suo cuore e le sorride, già dimentico della preoccupazione che l’aveva afflitto poco prima.

«Andiamo allora, tra mezz’ora saranno arrivati al mio appartamento!» le urla il giovane, afferrandole la mano -procurandole in questo modo un altro infarto- e prendendo al posto suo l’enorme borsone, iniziando a trascinarla per la strada.

Schivano un paio di passanti ma Hinata sente chiaramente i loro improperi contro di loro. Ridacchia divertita mentre la sua colorazione diventa tendente al rosso fuoco. Si fa trascinare da lui, fino ad arrivare davanti ad una graziosa palazzina color lilla. Naruto si ferma lì davanti e lei intuisce che è lì che lui vive. Aspettano per un paio di minuti finché Naruto non avvista due persone che si avvicinano e inizia a sbracciarsi. Vede i due ragazzi avvicinarsi a loro e per riflesso si nasconde dietro al ragazzo. Fare amicizia non è mai stato il suo forte.

«Ciao, Naruto!»

A parlare è una ragazza con dei buffi capelli rosa, che stringe Naruto in un abbraccio fraterno. Appena si stacca però gli da un pugno sulla nuca, facendolo piegare in due dal dolore.

«Sakura-chan -piagnucola il ragazzo- perché devi sempre picchiarmi?»

«Baka! È da due settimane che non ti fai sentire, questa è la tua punizione.» esordisce perentoria la ragazza, incrociando le braccia al petto.

Naruto però non ne è del tutto convinto e sfodera un sorrisetto malizioso che Hinata non ha mai visto sulle sue labbra.

«Sicura che sia per questo, Sakura-chan? Non è che hai litigato con il Teme?»

Sakura arrossisce appena, ridacchiando nervosa.

«Non dire cavolate, Baka!»

Il ragazzo ridacchia, sicuro di avere ragione. Poi però sposta lo sguardo sul ragazzo accanto alla ragazza dai capelli rosa, sorridendogli.

«Ehi, Sas’ke, non dici nulla?»

Il ragazzo moro, chiamato Sasuke, gli rivolge un occhiataccia gelida.

«Dobe.»

La sua voce è fredda, non fa trasparire nessuna emozione. Naruto lo guarda in cagnesco e ha l’intenzione di prenderlo a pugni, ma poi il ricordo di Hinata dietro di sé lo fa desistere dal suo intento. In un attimo gli ritorna il sorriso e ciò fa insospettire sia Sakura che Sasuke.

«Ragazzi, vi devo far conoscere un persona!» esclama, entusiasta come una bambino, mentre si sposta di lato scoprendo così la minuta figura di Hinata che arrossisce come un peperone.

«S-salve» mormora la ragazza, intimorita dallo sguardo inquisitorio della rosa, che si stringe al ragazzo moro.

Hinata non sa cosa fare e l’unica cosa sensata che gli viene in mente è cercare con lo sguardo Naruto, che appena percepisce il suo imbarazzo scatta come una molla. Sakura se ne accorge e il suo sguardo duro scompare facendo spazio ad un occhiata incuriosita. Ha notato lo sguardo della ragazza mora verso il suo migliore amico: è lo stesso di quando lei guarda Sasuke. Sorride rincuorata, lasciando al suo ragazzo il libero arbitrio del suo braccio.

«Ciao, io sono Sakura. Tu invece sei…?»

«H-Hinata.»

Sakura sorride intenerita per la timidezza della corvina, osservando in tralice Naruto che continua ad esibire un sorriso da ebete. La ragazza dai capelli rosa sorride, indicando il ragazzo alla sua destra.

«Questo musone invece è il mio ragazzo, Sasuke. Non preoccuparti lui fa sempre così»

Fulmina con lo sguardo il suo ragazzo, che capisce che se non si sbriga a dire qualcosa l’ira della sua fidanzata salirà alle stelle.

Rabbrividisce interiormente, ricordando i pugni che l’Haruno gli ha gentilmente offerto più volte.

«Piacere» esordisce alla fine, atono, e Sakura sa che da lui non può pretendere altro. Sospira, rassegnata.

«Allora ragazzi, andiamo. Forza Baka, mostraci il tuo nuovo quartiere.»

 
***
 
«Sas’ke-kun?»
Sakura guarda Naruto infervorarsi mentre cerca di far ridere Hinata, la quale arrossisce.
Sorride la ragazza dagli insoliti capelli rosa, mentre Sasuke emette un mugolio.
«Secondo te quanto ci metterà?»
Il giovane piega all’insù le labbra.
«Conoscendolo, quel Baka ce ne metterà di tempo.»
Sakura sbuffa, mentre scocca un occhiataccia al suo ragazzo.
«Scommetto che ci metterà poco invece.»
Sasuke la guarda di traverso, aprendosi poi in un ghigno divertito.
«Andata.»

***





 
Salve a tutti!
Eccomi qua con il nuovo capitolo, stavolta in perfetto orario. Mi meraviglio di me stessa. 
Fatemi sapere cosa ne pensate! :3
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e chi ha inserito questa storia nelle seguite/ricordate/preferite. 
Un bacione! <3

Naruhinafra. 

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Capitolo 6
*** #6. ***


#6.
 
 
Naruto cerca di mantenersi in equilibrio su quelle sottospecie di scarpe, dondolando da una parte all’altra. Ha rischiato di cadere già una decina di volte e per fortuna non è ancora finito col sedere per terra. Cerca di fare un passo avanti, sbilanciandosi in avanti. Hinata se ne accorge in tempo e -anche se abbastanza in imbarazzo per quel contatto- riesce a prenderlo, scongiurando una disastrosa caduta, aiutandolo a rimettersi in equilibrio. Naruto arrossisce appena, maledicendo al sua testa bacata per aver avuto quella strampalata idea.

 
Naruto sorride entusiasta al commesso di un negozio di articoli sportivi indicandogli un paio di pattini per pattinare sul ghiaccio. L’uomo lo guarda stranito, passandogli dei pattini arancioni.
Euforico, il ragazzo va a provarli. Farà una grandissima sorpresa a Hinata, se lo sente.
Tanto pattinare non può essere così difficile, no?

 
 
“Eccome se lo è!” pensa, mentre per l’ennesima volta si aggrappa alla recinzione, congelandosi le mani. Hinata lo guarda, comprensiva, e -raccogliendo tutto il coraggio che dispone- si avvicina al ragazzo.

«Naruto-kun?»

L’Uzumaki si volta verso di lei, guardandola con un misto di rassegnazione e curiosità. La ragazza sorride appena, mentre con cautela appoggia le sue mani su quella del giovane, staccandole dalla ringhiera. Naruto adesso non sa se credere ai suoi occhi.

Hinata, la sua timida Hinata, lo sta prendendo per mano?

La Hyuga però non accenna a tirarsi indietro, continuando a stringere tra le sue piccole mani quelle più grandi di lui. Hinata fa qualche passo, trascinando con se il ragazzo che ancora oscilla, malfermo sui pattini. Piano piano, Naruto inizia ad acquisire fiducia lasciandosi trasportare dalla ragazza. Hinata se ne accorge e questo fa sì che lei aumenti l’andatura, stando attenta a non farlo inciampare. Vanno avanti così per minuti, ore, nessuno dei due sa dirlo: l’importante è la persona che gli sta davanti.

Quando Hinata capisce che Naruto può farcela da solo, si allontana lentamente da lui, lasciandogli le mani. In un primo momento il ragazzo si sente perso senza di lei, senza la sua luce, ma lei è davanti a lui ad un paio di metri di distanza che gli sorride incoraggiante, non deve fare altro che raggiungerla. Titubante, inizia a muoversi, mantenendo però un equilibrio che gli permetta di non cadere. Si avvicina sempre di più a lei, sorridendole e guardandola negli occhi. Aumenta l’andatura, sentendosi abbastanza stabile, continuando a tenere come punto di riferimento la sua figura. Allunga le braccia verso di lei, ormai è quasi arrivato. Elettrizzato, va sempre più veloce arrivandole vicinissimo. Ma all’improvviso perde l’equilibrio, cascando e trascinando con sé la ragazza, che non è riuscita a frenare la sua caduta.

No, pattinare non è proprio il suo forte.

 
***

«Hey, Hina è tutto okay?»

Hinata riapre lentamente gli occhi non spiegandosi perché l’impatto con il ghiaccio non è avvenuto. Spalanca le iridi appena intravede il giubbotto arancione del ragazzo, alzando di poco la testa dal suo petto mentre avvampa, colorando le sue guance di uno scarlatto bordeaux. Naruto la guarda, sorridendole, massaggiandosi la testa. La ragazza annuisce piano, nascondendo gli occhi sotto la lunga frangetta mora.

È bella, Hinata, bellissima.

«Bene, ora sono tranquillo -e qui le sorride, abbagliandola- Non mi sarei mai perdonato di averti fatto del male» le sussurra, dolce, sorprendendo persino se stesso.

Hinata trema, Naruto lo sente sulla sua pelle, mentre i suoi occhi si fanno sempre più grandi. Naruto si immerge in essi mentre, audacemente, appoggia una sua mano sulla schiena si lei. Trema. Hinata cerca di sfuggire al suo sguardo, ma lui non glielo permette: risale con la mano il suo braccio, piano, arrivando poi al suo viso, accarezzandolo e portandola ad alzare la testa per poter incatenare i suoi occhi con quelli di lei.

Inclina un angolo della bocca e Hinata sa che se lui continuerà così le farà scoppiare il cuore. Naruto lo sente il suo cuore impazzito, ma anche il suo non si risparmia. Batte così forte che potrebbe uscire dal suo petto da un momento all’altro.

«Sei bellissima, Hinata» mormora, alitandole sulle labbra.

La giovane spalanca gli occhi, iniziando respirare affannosamente mentre con lo sguardo sembra volergli dire queste parole: Non è vero, non sono bella, sono insignificante.

Naruto piega leggermente le labbra in un sorriso, mentre si accosta alle sue labbra.

«Sei bellissima…» soffia, prima di appoggiare le labbra su quelle di lei, chiudendo gli occhi.

Hinata accoglie quel bacio con un sospiro, le guance che scottano sempre di più. Per un attimo pensa che sia un sogno -un bellissimo sogno-, ma si ricrede quando l’immagine di Naruto non sbiadisce rimanendo nitida ai suoi occhi. Sorride timidamente sulle sue labbra, chiudendo gli occhi e appoggiando le sue esili mani suoi pettorali del ragazzo che a quel tocco preme maggiormente sulle sue morbide labbra mordicchiandole dolcemente il labbro inferiore, facendole schiudere le labbra. Si baciano, innamorati, trasportandosi in un mondo tutto loro.

Il cielo festeggia la loro unione, nevica.

L’inverno è nel pieno delle sue forze ma ormai Naruto non ci fa più caso. Ha imparato ad amarlo negli occhi di Hinata.

La ragazza che non si è mai sentita libera, adesso vola, senza catene, in un cielo colorato dagli occhi cerulei di lui.

 
Naruto e Hinata, a loro basta solo quello.

***

Winter – How love can be born on ice



Salve a tutti! 
Scusate il mio ritardo, Internet fa le bizze in questo periodo -.-" 
Ebbene la storia finisce qua miei cari lettori. Spero tanto che non vi abbia deluso e che vi sia piaciuta, emozionandovi. Lo spero tanto. :3
Vorrei tanto riuscire a raggiun gere le 60 recensioni ma so che sarà impossibile perciò mi metterò il cuore in pace. Se invece volete farmi un bel regalo per la festa delle donne, bè questo sarebbe più che gradito. 
Ringrazio di tutto cuore chi ha recensito questa storie. <3 
Ringrazio le 28 persone che l'hanno aggiunta nelle seguite, le 9 nelle preferite e le 3 nelle ricordate. Grazie, davvero <3  
Alla prossima allora! :3 

Naruhinafra. 

 
Auguroni a tutte le Donne! <3 <3

 

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