Non sono anoressica.

di SheDontLikeTheLights
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Capitolo Uno.



Mi chiamo Summer. Odio il mio nome, odio l'estate, odio il mare. Odio dover indossare uno stupido costume ed essere circondata da ragazze con dei fisici stupendi.
Odio il mio fisico.
Una volta mi piaceva, quando c'era mio padre. Mi comprava dei vestiti bellissimi e mi diceva sempre che ero stupenda e che avrei presto trovato il mio principe. Beh credo che il mio principe si sia perso per strada, considerato che lo aspetto da diciassette anni.
Da quando mio papà non c'è più vivo sola con mia madre, lei però non è molto presente, anzi. È come in trance, non mi parla, non mi ascolta, non mi guarda, non si muove, se non le dessi dà mangiare sarebbe morta da parecchio.
Lei amava davvero tanto mio padre, anch'io lo amavo, ma è andata così, bisogna farsene una ragione e passare oltre.
Lei però è come ferma in una sorta di limbo e ho paura, perché i soldi di mio padre stanno finendo e lei non sembra pronta a lavorare.

Io vado ancora a scuola e nel pomeriggio lavoro a un bar qui accanto, non prendo molto ma con quei pochi soldi riesco a comprare cibo e qualche vestito.
In effetti il cibo è più per mia madre perché io sono in una sorta di digiuno per dimagrire.
Ovviamente ogni tanto mangio ma finisco quasi sempre col rimettere tutto.

Ho qualche amico, o meglio amiche, si chiamano Anne e Brigitte. Loro mi riempiono la testa con le solite frasi 'sei magra' 'smettila, devi mangiare!' 'diventerai anoressica' ma non è vero.

Io non sono anoressica.

È lunedì, sono appena tornata da scuola, saluto mia madre nella speranza che si giri anche solo verso di me ma non succede nulla. Mangio uno yogurt e mi vesto per il lavoro, indosso la solita divisa, una gonna nera che mi copre a malapena il sedere e una camicetta bianca parecchio trasparente. Che schifo, devo convincere John a cambiare la divisa.
John è il mio capo, ha circa 35 anni ed è un uomo abbastanza affascinante, è gentile ma testardo e non credo abbia intenzione di cambiarmi la divisa, dice sempre che così sono sexy e attiro clienti. Beh se lo dice lui, comunque proverò a chiederglielo ancora, prendo il cellulare, chiudo la porta di casa e attraverso la strada per entrare nel bar.

Non mi stupirò mai di quanto sia squallido questo posto, un'insegna luminosa dice 'Bar da John' anche se di illuminate ci sono solo tre lettere, non credo che qualcuno entrerebbe volentieri passandoci davanti, infatti i clienti sono sempre i soliti cinquantenni ubriachi che cercano solo qualche ragazza a cui mettere le mani addosso.
Devo trovare al più presto un altro lavoro ma non è molto facile. Entro, saluto John e vado nello sgabuzzino a prendere il mio grembiule rosa, faccio un respiro profondo e torno nella sala col blocchetto delle ordinazioni.
John mi lancia un'occhiata per indicarmi dove devo andare mentre prepara un drink per un uomo al bancone.
Mi dirigo verso il tavolo che mi è stato assegnato con un sorriso in volto e inizio a prendere le ordinazioni
'Salve sono Summer, cosa desiderate?' I quattro uomini al tavolo si scambiano delle occhiate e uno che potrebbe essere mio nonno mi fa l'occhiolino. Cerco di mantenere il sorriso e uno di loro mi risponde
'Quattro birre dolcezza, e fai in fretta.' mi giro diretta al bancone prendo le birre e gliele porto. Dopo di che saluto con un sorriso e torno da John ma un braccio mi ferma e in pochi secondi mi trovo seduta sulle gambe di uno degli uomini del tavolo.
'Dove vai così in fretta dolcezza? Non mi saluti per bene?' mi sussurra con uno sguardo ammiccante
'I-Io devo servire altri tavoli.' rispondo cercando di alzarmi ma la sua presa è parecchio forte, inizia ad accarezzarmi le gambe, salendo verso la gonna, in questo schifo di posto è sempre la stessa storia, cerco John con lo sguardo ma non lo vedo, probabilmente è nello sgabuzzino, così metto assieme tutta la mia forza e mi impegno per alzarmi.

Lo sforzo è inutile, anzi ora mi trovo faccia a faccia con l'uomo. Lui si avvicina a me ma prima che possa baciarmi due braccia mi strappano da lui e mi spingono un po' indietro.
Riesco a vedere un ragazzo di spalle e il suo pugno entra in collisione col viso dell'uomo.
Il ragazzo dice qualcosa all'uomo che non riesco a capire e John interviene portando fuori quei quattro ubriachi. Cerco di allontanarmi ma il ragazzo misterioso si gira verso di me
'Tutto bene bambolina?' mi chiede con un sorriso
'S-Si, ehm io.. grazie.' rispondo perdendomi nei suoi occhi color caramello
'Bene, fa attenzione, mi raccomando.' mi dice allontanandosi con un gruppo di amici.
John richiama la mia attenzione indicandomi un altro tavolo da servire e mi da una pacca sulla spalla per assicurarsi che vada tutto bene.
Mi conosce anche troppo e sa che non amo le dimostrazioni d’affetto quindi mi lascia stare e torna a pulire il bancone. Prendo le ordinazioni a qualche tavolo e quando ormai non c’è piu nessuno torno a casa.

Sono le sette e mezza, mentre attraverso la strada incontro Cristine, lei fa i turni di notte al bar, incrociamo lo sguardo, le faccio un cenno con la mano e lei entra salutando John calorosamente.
Non mi è mai piaciuta, è cosi superficiale, ma provo pena per lei, insomma ha le ore peggiori al bar, di notte è pieno di ubriaconi, anche se a lei non sembra dare fastidio.
Entro in casa, appoggio la borsa sul tavolo e vado a farmi una doccia. Mi tolgo quella stupida divisa e lascio che l’acqua calda mi lavi via lo schifo di oggi.
Ripenso alla giornata appena trascorsa, alla scuola, al bar, a quel ragazzo. È stato cosi carino, com’è che mi aveva chiamata? Ah si bambolina, che dolce, non devo pensarci.
Concentrati su qualcos’altro Sum.
Esco dalla doccia, mi asciugo i capelli neri e li lascio cadere sulla schiena, forse dovrei tagliarli, ormai raggiungono quasi il fondoschiena. Ci penserò, intanto metto il pigiama azzurro, do un bacio a mia madre, rileggo gli appunti di storia e mi metto a dormire.
 

Ciao a tutte, mi chiamo Lucrezia, non è molto che scrivo fanfiction quindi siate buone, mi farebbe piacere ricevere qualche recensione per sapere se la storia interessa, d'altronde se a nessuno piace quello che scrivo, cosa scrivo a fare? Non mi serve un numero preciso di recensioni, solo qualcuna per vedere se vi piace c:
Bacioni

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




Capitolo
Due.

“Non è una giornata molto calda” penso mentre mi alzo, mi lavo il viso e cerco qualcosa da mettere. Scelgo dei jeans chiari e una felpa viola con la scritta Happiness sul davanti, mi pettino i capelli in una lunga treccia e metto le mie converse bianche. Prendo la mia borsa, saluto inutilmente mia madre e mi dirigo verso la fermata dell’autobus più vicina. Aspetto qualche minuto e quando arriva l’autobus mi siedo al mio solito posto e tiro fuori il cellulare, collego le cuffiette e faccio partire Sweet Child O’Mine.

In una quarantina di minuti sono a scuola, vedo in lontananza i capelli biondi di Anne e quelli rossi di Brigitte cosi mi avvicino
'Ciao ragazze.’ dico quando le ho quasi raggiunte, Anne si gira in fretta e mi prende per un braccio
‘Ti prego dimmi che verrai, per favore, non posso andare da sola, ti prego Sum.’ mi supplica facendo gli occhi dolci. Sono un po’ spaesata e Brigitte se ne accorge cosi mi spiega
‘Stasera c’è una festa da Damon e Anne è stata invitata ma deve portare qualcuno, ha chiesto a me ma ho un altro impegno, quindi-’
‘Ho capito, vorrebbe che andassi io, okay a che ora è? Perché lavoro fino alle otto oggi’
‘Ti passo a prendere alle otto e mezza, devi esserci.’
‘Okay Anne ci sarò.’ dico abbozzando un sorriso, non amo le feste, non è il genere di posto in cui mi trovo più a mio agio ma se ci tiene tanto la devo accompagnare, e in più la festa è da Ben Damon, Dio mio credo sia il ragazzo più popolare di tutta la scuola, ciò significa che ci saranno tutti.

La mattinata passa tranquilla, a pranzo mangio mezzo sandwich e torno a casa. Ho circa un’ora prima di dover andare a lavoro cosi studio scienze per un po’ e poi inizio a pensare alla festa. Apro l’armadio e cerco qualcosa di carino da mettere, probabilmente le ragazze saranno tutte tirate in dei vestitini cortissimi ma non ho intenzione di attirare l’attenzione anche se non voglio nemmeno trovarmi fuori luogo. Scelgo una gonna lilla che arriva a metà coscia e una camicetta bianca smanicata. Appoggio tutto sul letto e indosso l’odiosa “divisa” del bar. Esco di casa, entro al Bar, saluto John e indosso il grembiule. Servo alcuni tavoli e anche se ricevo qualche sguardo e commento indiscreto non va a finire come ieri.

Tornata a casa mi faccio una doccia veloce e indosso i vestiti che avevo preparato, non tiro i capelli, li lascio cadere sulla schiena in dei boccoli neri, indosso le solite converse e decido di truccarmi un pochino. Metto solo un po’ di mascara e sono pronta, dopo qualche minuto suona il campanello, do un bacio a mia madre ed esco
‘Ehi Sum.’ mi sorride Anne dalla macchina, apro la portiera e salgo
‘Ciao.’ rispondo sorridendo
‘Allora vediamo un po come ti sei vestita.’ inizia Anne, è tipico di lei squadrare le persone e soprattutto l’abbigliamento ma non lo fa con cattiveria
‘Wow, Summer Jane Stuart con una gonna, era un secolo che non ne mettevi una!’ in effetti è vero, se non si considera l’abbigliamento del bar, non metto molto le gonne ma comunque non le detesto ‘sai dovresti metterle piu spesso, stai benissimo.’
‘Grazie Ans anche tu sei bellissima con quel vestito.’ rispondo
‘Spero proprio che Gordon la pensi nello stesso modo.’ dice ridendo. E’ pazza di Gordon da circa due anni, all’inizio lui non la calcolava ma circa un mese fa avevano iniziato a uscire assieme e ora lei aspetta che lui le chieda di fidanzarsi. Secondo circa tutta la scuola non durerà fra loro, lui si è portato a letto quasi tutte a scuola e anche secondo me se Anne si rifiuterà di farlo non si farà problemi a scaricarla e in questo modo a spezzarle il cuore. Lei sembra convinta del contrario e spero sul serio che abbia ragione.

In una quindicina di minuti arriviamo a casa di Damon, mi giro verso Anne e le sussurro
‘Spero che non si girino a fissarci, sarebbe imbarazzante.’
‘Vedrai che non si accorgeranno nemmeno che ci siamo.’ mi risponde aprendo la porta e devo ammettere che ha ragione, c’è chi beve, chi fuma, chi si bacia e chi va oltre il bacio ma nessuno sembra accorgersi di noi.

Ci togliamo le giacche e le riponiamo assieme alle borse del guardaroba bianco. Ha davvero una casa enorme, ci saranno circa duecento persone, mi giro verso Anne ma non la trovo
‘Ehi Ans’ mi faccio spazio tra i ragazzi che bevono e la vedo assieme a Gordon ‘fantastico’ sospiro tra me e me ‘sarà una serata fantastica’ dico ironicamente mentre mi dirigo verso il tavolo del buffet, come sempre non ho fame, cosi mi verso un bicchiere di coca cercando di non macchiare la camicia, appoggio il bicchiere sul tavolo e mentre sto chiudendo la bottiglia qualcuno si avvicina
‘Aspetta non chiuderla.’ mi dice il ragazzo alle mie spalle, mi giro e incrocio i suoi occhi caramello. Lui mi fissa un secondo e poi inizia a parlare
‘Ehi bambolina’ inizia sorridendomi ‘mi passi la coca o hai intenzione di stare qui a fissarmi tutta la sera?’ mi fa un occhiolino e io mi mordo distrattamente il labbro, poi realizzo ciò che ha detto e gli porgo la bottiglia
‘Grazie, comunque io sono Justin.’ mi risponde versandosi un bicchiere, intanto io recupero la mia coca e ne bevo un sorso
‘Io sono Summer.’ dico con un sorriso
‘Allora come mai qui? Sei un’amica di Ben?’ mi chiede quando ha finito di bere
‘Ehm..no io sono con una mia amica.’ rispondo balbettando
‘Sei sempre cosi loquace o sono io che ti metto ansia?’ mi strizza l’occhio ridacchiando, penso sia il ragazzo più superbo che conosco ma per questo non è irritante
‘No-Io-insomma volevo ancora ringraziarti per ieri.’ dico prendendo sicurezza
‘Figurati bambolina.’ risponde sottolineando il nomignolo, di sicuro non è modesto ma è davvero dolce e devo ammettere che è parecchio bello, indossa una canotta nera, una camicia di jeans con le maniche arrotolate per mettere in mostra le braccia muscolose, dei jeans neri a vita bassa e delle supra color oro.
‘Mi stai controllando per caso?’mi chiede con sguardo confuso, in effetti lo sto fissando dalla testa ai piedi da un po ormai
‘No, non-’
‘Vuoi venire a ballare?’ mi interrompe e si stampa un sorriso in viso mostrandomi i suoi denti bianchissimi
‘Si ma non so ballare, è da tanto che non ballo.’ dico cercando di giustificare il fatto che non so muovermi a tempo di musica
‘Ballo io, tu seguimi.’ mi prende la mano e mi trascina in mezzo alle coppiette e alle ragazze che ballano ondeggiando i fianchi, quando si ferma mi prende i fianchi e inizia a muoversi a ritmo di una canzone di Chris Brown che al momento non riconosco, io cerco di seguire i suoi movimenti ma sono davvero impedita
‘Quando è stata l’ultima volta che hai ballato, bambolina?’ chiede ridendo ai miei movimenti malriusciti.

Quando è stata l’ultima volta? Sono passati degli anni ormai, ero con mio padre, ne sono sicura, ballavo sempre con lui. Mi portava alle feste dei suoi colleghi e li ballava un po con mia madre e un po con me, oppure a casa, lui era un ballerino bravissimo, e cercava di insegnare anche a me. Mi manca mio padre, davvero tantissimo, una lacrima mi scende sul viso e sento che sto per scoppiare a piangere. Odio piangere, mi fa sentire debole, e soprattutto non sopporto piangere davanti agli altri cosi mi allontano sotto lo sguardo spaesato di Justin.

JUSTIN POV.

Il dj fa partire Turn up the music, adoro questa canzone, non posso non andare a ballare cosi interrompo Summer qualunque cosa mi stia dicendo e la invito a ballare, la trascino sulla pista e le prendo i fianchi. Credo sia la ragazza piu magra che conosco, quando le prendo i fianchi le mie mani quasi si uniscono, non sembrava cosi magra con la camicia, ho quasi paura di farle male, cosi le sfioro solo i fianchi e inizio a ballare, devo ammettere che è davvero negata, anche se si muove in modo sexy non ha un minimo di senso del ritmo cosi scherzando le chiedo
‘Quando è stata l’ultima volta che hai ballato, bambolina?’ lei abbassa lo sguardo e si allontana un po, credo di aver detto qualcosa di sbagliato ma era solo una battuta, stavo scherzando, lei si gira e si allontana. Resto qualche secondo fermo a fissare davanti a me cercando di capire dove ho sbagliato, e la vedo sparire tra la gente. Provo a seguirla e la vedo uscire, cosi apro la porta e mi siedo accanto a lei sugli scalini dell’entrata
‘Ehi Summer è tutto okay?’ le dico, ha la testa nascosta tra le ginocchia e le braccia sulle orecchie, sembra una bambina che non vuole ascoltare i rimproveri della madre
‘Vai via Justin.’ dice singhiozzando
‘Scusami bambolina, non volevo offenderti, stavo solo scherzando, non prendertela.’ cerco di scusarmi anche se non trovo niente di tremendo in quello che ho detto e sono quindi convinto che ci sia qualcos’altro
‘No-non è colpa tua..lascia stare n-non è nulla.’ non so cosa fare, non capisco se vuole aiuto o se vuole restare sola, non posso lasciarla qua da sola al freddo a piangere, mi tolgo la camicia e gliela metto sulle spalle e finalmente lei alza lo sguardo mormorando
‘non hai freddo?’
‘è tutto okay, serve di piu a te, ora calmati.’ le dico asciugandole le lacrime e abbozzando un sorriso
‘grazie.’ sussurra pulendosi il viso dal trucco colato
‘Vuoi rientrare?’ le chiedo dopo un po ‘O preferisci parlarne?’
‘Preferirei rientrare, grazie Justin.’ mi sorride.

Si alza, mi ridà la camicia e entra. Che cosa ho appena fatto? Ero partito da casa convinto di ubriacarmi e portarmi qualcuna a letto e invece sono qui a consolare questa ragazza e non so nemmeno per che cosa. Wow. Non me l’aspettavo proprio. Entro dietro di lei, chiudo la porta e la vedo avvicinarsi ad una ragazza, si scambiano qualche parola e si avvicinano a me
‘Io vado a casa, grazie.’ mi dice cercando di sorridere
‘Mi ringrazi un po troppo spesso bambolina.’
‘È che hai fatto tanto per me stasera.’
‘Si ti ho fatta piangere.’ dico passandomi una mano tra i capelli
‘Non dire cosi.’ mi risponde legandosi i capelli neri in una coda, le stampo un bacio sulla guancia e la guardo allontanarsi con la sua amica.
 

Ciaoo, grazie mille per le recensioni, ho apprezzato molto e spero ne lascerete qualcuna anche a questo capitolo c: Vorrei presentarvi un attimo i personaggi, cliccate sul nome per vedere le immagini:
Justin

Summer
Anne
Brigitte
Gordon
Spero vi piaccia il capitolo, un bacio
Lucrezia

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***




Capitolo
Tre.

Sono le 6.25 e la mia sveglia non la smette di suonare.
“Ma perche diavolo non funziona?” penso mentre allungo il braccio a premere il bottone on/off senza risultati dato che continua a suonare.
Forse sarebbe meglio che mi alzassi, allontano il piumone bianco coi piedi e mi alzo cercando di capire come fare a spegnere quel maledetto affare.
Dopo alcuni minuti decido di togliere le pile e finalmente torna il silenzio, ora però è tardi per provare a dormire ancora, in fretta mi lavo il viso e mi pettino i capelli.
Merda.
Quelli che ieri erano dei boccoli ora sono un insieme intricato di nodi, che schifo, non posso uscire di casa conciata in questo modo, cosi inizio a tirarli col phon e poi li piastro. Direi che ora sono accettabili, devo solo vestirmi, indosso un paio di jeans scuri e un maglione beige. Prendo la borsa, metto le solite converse e mi fiondo fuori di casa.
Il mio cellulare segna le 7.33, ci ho messo davvero tanto a sistemarmi ed è tardi, molto tardi. Il mio autobus è sicuramente gia passato cosi mi incammino verso scuola, ci metterò una vita ad arrivare, perderò di sicuro la prima ora, ma non ho molte alternative.
Sono dieci minuti che cammino quando una macchina accosta vicino a me. È una Range Rover nera, i finestrini sono oscurati, quindi non riesco a vedere all’interno. Sto per allontanarmi quando il finestrino si abbassa e intravedo due occhi color caramello
‘Justin?’ dico sorpresa, che ci faceva lui qui a quest’ora?
‘Ehi bambolina’ mi risponde col suo solito sorriso
‘Mi stai per caso pedinando?’ era un po inquietante il fatto che lo vedevo in qualunque posto andassi
‘Ti piacerebbe’ mi ammiccò ‘Stavo andando a casa quando ti ho vista camminare e eccomi qua’
‘Oh capisco’ dico non molto convinta ‘beh ora devo andare a scuola, ciao Justin’ sventolo la mano in aria come saluto e inizio a camminare ma mi ferma subito
‘Ehi aspetta, vuoi un passaggio?’ in effetti mi farebbe molto comodo ma non sono tanto sicura di voler andare con lui, insomma ieri sera è stato carino e tutto ma non ci conosciamo molto e forse sarebbe meglio se gli stessi lontana, non mi sembra che noi due abbiamo molto in comune, cosi rifiuto l’offerta
‘Grazie ma posso andare a piedi’
‘Eddai Sum non mordo mica’ mi sfodera un sorriso per convincermi e, come ieri sera per il ballo, cedo, in fondo cosa potrebbe succedere?
Giro attorno alla macchina, apro la portiera del passeggero e salgo.
Justin inizia a guidare e i primi minuti passano in silenzio, poi lui interviene
‘Beh la tua scuola dove si trova?’ gli spiego velocemente dove deve andare e torna il silenzio. Non so bene di cosa parlare ma questo silenzio mi imbarazza cosi dico la prima cosa che mi viene in mente
‘Quanti anni hai?’ sembra sollevato del fatto che ho iniziato a parlare
‘Uhm venti tu?’ dice con non-chalance
‘Diciassette, quindi non vai più a scuola?’
‘No, ho..ho smesso finite le superiori, hai gia qualche idea per il college?’ non è molto preso dalla conversazione, continua a fissare la strada, beh è comprensibile, stiamo parlando di scuola ‘Non andrò al college’ ho a malapena i soldi per comprarmi l’essenziale, il college per ora resterà solo un sogno, spero non mi chieda il perche, non ho voglia di parlarne. Sembra capire e lascia cadere la conversazione concentrandosi sulla musica, alza un po’ il volume e inizia a canticchiare una canzone che sinceramente non conosco.
È abbastanza bravo, è intonato, mi soffermo a fissare il suo profilo e mi rendo conto che è vestito come ieri sera. Forse non è tornato a casa dopo la festa, sarà andato da qualche amico o amica, la seconda opzione mi sembra piu probabile.
È un bel ragazzo, ha dei capelli stupendi, tirati verso l’alto in un ciuffo con del gel, il viso ha dei bei lineamenti e dalla camicia spunta un tatuaggio.
Non me ne ero accorta ieri sera, forse ero un po troppo presa dai sentimenti, chissa cosa avrà pensato, insomma lui mi fa una battutina sulla mia scarsa bravura nel ballo e io entro in crisi. Come se mi stesse ascoltando interrompe i miei pensieri
‘Mi fisserai ancora per tanto?’ mi chiede girandosi verso di me
‘Oh ehm no scusa stavo..stavo pensando’ rispondo arrossendo
‘Mi piaci quando arrossisci, hai un bel sorriso’
‘Grazie’ arrossisco di nuovo ‘Anche tu’
‘Lo so’ risponde con un sorriso che mette in bella mostra i suoi denti perfettamente bianchi
‘Però, sei davvero modesto’
‘Sono solo realista, bambolina’
‘Oh si certo, l’importante e crederci Juss’ si gira di scatto verso di me
‘Come mi hai chiamato?’ chiede fissandomi
‘Ehm, Juss, è un problema?’ insomma lui usa i soprannomi con me e io non posso ‘è un soprannome carino’ continuo
‘Carino? Io non sono carino. Mi aspettavo piu qualcosa tipo Dio del sesso, che dici?’ mi dice scoppiando a ridere e facendo ridere anche me
‘Si ci avevo pensato ma era troppo lungo da dire e quindi ho scelto Juss che è piu corto’ dico continuando a ridere, mi piace stare qui con lui, è..piacevole. E’ come essere con un amico che conosci da sempre, vorrei restare ancora qui con lui ma intravedo la mia scuola in fondo alla via.
Justin parcheggia e poi si gira verso di me
‘Beh direi che siamo arrivati’ noto una punta di tristezza nelle sue parole
‘Eh gia’ dico slacciando la cintura e prendendo la mia borsa, poi scendo dalla macchina e mi giro a salutarlo ‘Ciao Juss, buona giornata’ gli sorrido
‘Promettimi che ci vedremo ancora’ risponde lui
‘Certo, mi farebbe piacere’
‘Dammi il tuo cellulare’, gli allungo il telefono, digita qualcosa che penso sia il suo numero e si allontana
‘Ciao bambolina’ mi sorride prima di alzare il finestrino e partire. Vedo in lontananza Brigitte e Anne che chiacchierano e mi avvicino, grazie al passaggio di Justin sono arrivata a scuola in tempo, addirittura con qualche minuto d’anticipo.
‘Ciao ragazze’ dico sventolando la mano per salutarle
‘Ehi Sum non sei venuta in autobus?’ mi chiede Brigitte
‘Eh no, Justin mi ha dato un passaggio’ Brigitte è un po’ spaesata, ora che ci penso non le avevo detto nulla di lui
‘Chi è Justin?’ mi chiede subito, cosi le racconto dell’episodio al bar e della festa mentre ci incamminiamo per entrare a scuola.

JUSTIN POV.
Mi allontano dalla scuola di Summer e mi dirigo a casa. Parcheggio nel garage e prendo le chiavi di casa dal cruscotto dell’auto, apro la porta e entro cercando di non far rumore, i miei probabilmente staranno ancora dormendo, o almeno spero.
‘Signorino, dove credi di andare?’ mia madre è seduta in divano con la sua vestaglia viola e mi fissa con uno sguardo arrabbiato
‘Dai mà sto andando in camera’
‘E dove sei stato tutta la notte?’
‘Ero ad una festa’ cerco di restare sul vago, non credo approverebbe
‘Una festa che dura tutta la notte? Strano. E da chi era questa festa?’
‘Uffa mà era da Damon e sono rimasto li a dormire, sei contenta adesso?’
‘Damon? Non dirmi che eri da lui.’
‘Te l’ho appena detto se non te ne sei resa conto!’
‘Senti Justin non dovresti frequentare quella gente, non sono brave persone.’ Ecco la sua solita predica sul fatto che non approvava che non volessi piu studiare, che mi stavo rovinando e cazzate del genere. Odiavo quando faceva cosi, per carità era una brava mamma, ma era abbastanza superficiale. Se la gente non era al suo livello non la considerava. E con al suo livello intendo ricca sfondata come noi.
‘Mamma faccio ciò che voglio. È la mia vita, non la tua, quindi decido io, e ora lasciami in pace’ rispondo sbattendo la porta di camera mia dietro di me. Mi tolgo velocemente i vestiti e li butto assieme al telefono sul mio enorme letto. Penso che un letto del genere sarebbe bastato per tutta la famiglia, e invece ne avevamo uno io, uno i miei, uno mia sorella Jazmyn e uno mio fratello Jaxon. Che spreco. Finito di spogliarmi entro in doccia. Ho ancora addosso l’odore dell’alcol che ho bevuto ieri sera cosi butto i vestiti a lavare, mi lego in vita un asciugamano bianco e mi asciugo i capelli. Poi mi butto sul letto e mi addormento.

Quando mi risveglio sono le due e mezza, prendo in mano il telefono e lo sblocco per trovare una decina di messaggi di Cristine. Cosa vuole adesso? Li lascio li ignorandoli e apro una nuova chat.
Le mie mani scrivono da sole fino a che non premo il tasto invio

A: Summer
Ehi bambolina cosa fai oggi pomeriggio?x

Qualche minuto dopo il mio telefono vibra e sullo schermo appare la notifica di un nuovo messaggio

Da: Summer
Dovrei lavorare fino 17.00 perche?

A: Summer
Cosi per chiedere ;)

Continuiamo a messaggiare per un po chiedendoci tutte le cose che stamattina in macchina non ci erano venute in mente, non cose troppo personali ovviamente, ma le solite cose. Sono le 16.45 quando saluto mia madre e salgo in macchina.
Ho bisogno di una boccata d’aria e so esattamente dove andare. Dopo circa mezz’ora di guida arrivo all’ apparentemente deludente destinazione.

Summer sta uscendo dal bar quando mi vede appoggiato alla fiancata della macchina. All’inizio si ferma a fissarmi ma poi si avvicina. Mentre cammina verso di me cerca di coprirsi, in effetti è praticamente nuda. La gonna nera la copre a malapena e la camicetta, beh lascia molto poco all’immaginazione.
‘Ora penso sul serio che tu sia uno stalker’ mi dice ancora prima di salutarmi
‘Mi stavo solo annoiando e ho pensato di venire a salutarti, cosi potevamo continuare la chiacchierata di stamattina’ dico senza dare troppo peso alle parole
‘Mi stai chiedendo un’appuntamento?’ un sorriso sul suo volto mentre me lo chiede
‘Vedilo come vuoi bambolina’ le rispondo mentre la faccio salire in macchina. Dopo qualche minuto che guido inizia a domandare
‘Juss, dove stiamo andando?’
‘Non lo so’ in realtà so dove stiamo andando ma mi piace farla innervosire
‘Come non lo sai? Dai ti prego dimmelo’ inizia a farmi gli occhi dolci
‘Non è niente di speciale Sum, andiamo solo a mangiare qualcosa cosi possiamo parlare’ ‘Ahn’ mi risponde guardandosi i piedi
‘Che c’è ti aspettavi qualcosa di piu..romantico?’
‘No, no non è niente’ non capisco quale sia il problema, insomma, non è mica la mia ragazza o cose del genere, voglio solo passare un po di tempo con lei da amico. Ma dai suoi occhi si capisce che non è delusa per il posto in cui la sto portando è solo come, in imbarazzo. Vabbe meglio cambiare argomento
‘Come è andata a scuola?’
‘Uhm..tutto ok’
‘E a lavoro?’
‘Anche li, le solite cose..’ okay ora voglio capire che succede. Fermo la macchina e mi giro verso di lei
‘Senti Sum che succede? Se non vuoi venire ti porto a casa’
‘Non è nulla’ questa ragazza mi farà impazzire ‘Non può non essere nulla, cazzo. Un attimo prima è tutto normale e poi non parli più. Dimmi che cazzo succede o giro la macchina e ti porto a casa.’
Ciao a tutte, eccomi qui, devo ammettere che mi è dispiaciuto un po non ricevere recensioni per l'altro capitolo ed ero un po combattuta se mettere il capitolo nuovo o aspettare, piu che altro per non metterlo per niente. Se avete tempo, se leggete la storia lasciate un piccolo commento, non me ne serve un gran numero, ne basta anche solo una, perche io abbia una persona per cui scrivere la storia:) Comunque detto questo che ne pensate del capitolo? Io lo trovo un po' strano, l'ho scritto di getto, e non l'ho riletto, ma mi convince abbastanza. Piu che altro sto cercando di fare in modo che la mia storia sia diversa da quelle che girano qui su efp, perche parecchie sono molto simili tra loro. Non ero molto convinta della figura di Pattie, insomma di solito è descritta come la mamma perfetta e mi sono un po stufata di vederla sempre uguale cosi l'ho cambiata un po'. Spero vi faccia piacere e che il capitolo vi incuriosisca
Un bacio
Lucrezia

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***




Capitolo
Quattro.

SUMMER POV.
I miei occhi sono fissi sul profilo di Justin, intento a chiamare una cameriera per ordinare, stranamente ha scelto proprio la più carina del locale. La biondina si avvicina e quando ha raggiunto il nostro tavolo dedica un sorriso a Justin, ignorandomi, prima di presentarsi
‘Sono Sue, cosa vi posso portare?’
‘Per me un hamburger e una coca.’ risponde lui spostando il suo sguardo dalle curve della cameriera su di me.
‘Oh e una coca anche per me.’ ordino evitando volutamente lo sguardo di Justin aspettandomi una domanda che non tarda ad arrivare
‘E da mangiare non prendi nulla? Hai lavorato tutto il pomeriggio.’
‘No grazie, non ho fame.’ cerco di far cadere il discorso porgendo i Menu alla cameriera che dopo aver salutato con un tantino troppa enfasi il mio accompagnatore se ne va ancheggiando.
Torno a guardare Justin che, malgrado i tentativi di approccio della biondina non sembra aver spostato il suo sguardo da me e incrociando i suoi occhi sento una strana sensazione nello stomaco. Come se fossi appena caduta da un grattacielo di trenta piani atterrando su un morbido materasso.

Dopo una manciata di secondi di silenzio in cui nessuno dei due sembra voler spostare lo sguardo dagli occhi dell’altro, la cameriera torna con le ordinazioni e Justin si avventa sul suo panino, mormorando un ‘grazie’ soffocato alla ragazza a causa della bocca già piena.
‘Ehi fai con calma, non te lo porto mica via.’ lo provoco sorseggiando la mia coca, non sembra curarsi delle mie parole perché soffoca una risata continuando a mangiare con foga.
Quando è arrivato ormai all’ultimo boccone si decide a proferire parola
‘Scusa bambolina ma se tu non hai fame non significa che io non debba averne’ mi ammicca
‘Dico solo che potresti mangiare con un po più di… eleganza, sembra che tu abbia appena corso una maratona!’ prende alla lettera le mie parole e solleva delicatamente il bicchiere di Coca, per poi portarselo alla bocca e sorseggiare lentamente sollevando il mignolo come fosse una di quelle vecchiette inglesi che si trovano al pomeriggio per il tè delle cinque.
Non riesco a trattenermi, scoppio a ridere e lui mi segue a ruota.
Ha una risata così piacevole, potrei restare ad ascoltarla per ore e i suoi occhi nocciola sono ora lucidi per le risa e brillano particolarmente.
Smettila Summer si impone il mio subconscio riportandomi alla mente ciò che è successo poco fa.

Che devo fare? Non so che dirgli. Non succede nulla, ma lui sospetta ci sia qualcosa, si è vero non è che non succeda proprio nulla ma non è quello che pensa. O almeno credo.
In realtà non so nemmeno io cosa stia succedendo nella mia stupida testa ma ho una morsa allo stomaco. Forse è stato il fatto che ha intenzione di andare a mangiare o forse semplicemente sono io che ho qualche problema, non lo so, ma non posso certo dirgli nessuna delle due “geniali” ipotesi, allora tento di evitare l’argomento
'Juss per favore lascia stare, non è niente di tremendo, sono contenta che tu mi voglia portare a.. mangiare' deglutisco 'ora per favore puoi riprendere a guidare? Ti prego.' inizialmente sembra annuire ma credo di aver capito male perché si volta interamente verso di me abbastanza innervosito
‘Senti Summer, io non so cosa mi stia succedendo ma non ci capisco niente. Ieri sera invece di spassarmela sono rimasto con te a consolarti e non hai nemmeno pensato di dirmi quale fosse il problema, hai lasciato che mi addossassi la colpa ignorandomi. Adesso, sono passato oltre tutto questo, sono venuto a prenderti per fare un giro assieme e mi pianti un’altra storia e cerchi nuovamente di evitare di discutere o di dirmi che cazzo ti passa per la testa facendomi passare per un idiota. Io ora sto veramente perdendo la pazienza.’ resto in silenzio e lo ascolto sfogarsi anche perché non so che dire, nel frattempo la pioggia inizia a scendere, evito di rispondere e mi concentro sulle gocce che piano piano bagnano il marciapiede cadendo sempre più forti.

‘CAZZO SUMMER DI QUALCOSA’ la sua voce mi risveglia non molto dolcemente dai miei pensieri ‘Non ignorarmi come fossi un fottuto idiota qualunque!’ recepisco le sue parole e prendo una decisione, al momento non so se sia quella giusta ma sento di non avere alternative, inzio a parlare e nel frattempo raccolgo borsa, cellulare e apro la portiera
‘Sai una cosa Justin? Forse io e te non dovremmo frequentarci, sono troppo complicata anche per me stessa, come posso pretendere che tu mi capisca? Grazie di tutto.’ detto questo scendo e mi incammino sotto la pioggia cercando di raggiungere il porticato di una casa per ripararmi e cercare di capire quale autobus mi può portare a casa.

Combatto contro la voglia di girarmi e vedere Justin allontanarsi ma sembra che il destino abbia deciso qualcos’altro per me perché passa appena qualche minuto che la sua Range Rover è di nuovo di fianco a me.
‘Cazzo Summer che fai? Sali, muoviti.’ il suo suona come un ordine ma non mi è mai piaciuto obbedire, scuoto la testa e resto ferma sotto la pioggia.
‘Sali cazzo, ti prenderai un raffreddore a stare lì sotto. Perché non vuoi salire?’
‘Te l’ho già detto Justin. Non stiamo bene insieme, nemmeno come amici.’
‘Non lo puoi sapere. Come fai a dirlo? Significa che non te ne frega nulla, perché anche se litighiamo non vuol dire che non possiamo essere amici, sali, ti prego.’
‘Lo dico perché lo sento. Sento che è sbagliato, che io ti porterò solo problemi e lo stesso tu a me.’
‘Smettila di mentirmi. Apri la portiera e sali. Sai anche tu che è quello che vogliamo entrambi. Non rovinare tutto subito.’ Sto iniziando a cedere, rivolgo un’ultima occhiata alla strada davanti a me, apro la portiera e mi siedo sul sedile in pelle. Lo vedo tirare un sospiro e ringraziare il cielo prima di riaccendere il motore e ripartire.

Passiamo qualche minuto in silenzio, concentrandoci su ciò che è appena successo, ma una frase esce dalla mia bocca prima che me ne renda conto
‘Non posso andare a mangiare conciata così, sono tutta bagnata.’ mormoro più a me stessa che a lui, ma mi sente e sembra rilassarsi, allenta un po la presa sul volante e allunga una mano alla ricerca di qualcosa sul sedile posteriore dell’auto, poi mi porge una felpa rossa
‘Tieni, metti questa, non è niente di che ma almeno eviterai di prendere ancora freddo.’lo ringrazio con lo sguardo e indosso la felpa, è abbastanza lunga, quindi si intravede solo una piccola parte della minigonna che indosso e se non si guardassero i capelli non si noterebbe che sono rimasta una decina di minuti nel bel mezzo di un acquazzone. Qualche altro minuto di silenzio e riprendiamo a parlare tranquillamente decidendo di ignorare quello che è successo poco prima.

Non so per quanto però riuscirò a evitare tutte le discussioni.

Le parole di Justin mi riportano alla realtà, ultimamente mi perdo un po’ troppo spesso a pensare
‘Devi andare in bagno?’ mi domanda
‘Si, dammi un minuto.’ rispondo togliendomi la felpa e alzandomi per attraversare il locale e raggiungere il bagno. Quando lo trovo entro e mi fermo immediatamente non appena mi accorgo di cosa c'è all'interno. Un'enorme specchio riflette la mia immagine all'interno del bagno, mi metto a fissare la mia figura nello specchio.

È più di sei mesi che non mi guardo allo specchio interamente, di solito guardo solo il viso per pettinarmi o truccarmi, ho "portato via" tutti gli specchi da casa mia, lasciandone solamente uno in bagno in cui però non posso vedere il mio corpo.
È una strana sensazione specchiarmi di nuovo, resto immobile qualche minuto ad analizzare la mia figura allo specchio. Sono vestita da far schifo, la divisa del Bar è oscena, sembro una puttana tirata su dalla strada e la gonna è anche un po’ macchiata di Cocacola, devo essermi sporcata servendo qualche tavolo. I capelli neri e crespi per la pioggia mi arrivano più o meno fino ai fianchi, sempre se si possono chiamare fianchi considerando che non hanno forma, sono una linea dritta. E infine data la gonna molto corta si ha una piena visuale delle mie gambe e non mi sembrano un bello spettacolo, sono grosse, davvero grosse.
Fatico a continuare a guardarmi ma da un lato sono incuriosita dall'immagine riflessa e vorrei fissarla ancora. Mi riprendo ed esco in fretta dal bagno chiudendomi violentemente la porta alle spalle.

Raggiungo il tavolo dove Justin ha finito di mangiare e sta giocando col telefono, prendo la mia borsa e mi rivolgo a Justin
'Per favore mi puoi portare a casa?' sembra notare che c'è qualcosa che non va ma capisce ancora prima che me ne renda conto io che non ne voglio parlare
'Certo, aspettami un secondo, pago e ti porto a casa.' mi sorride e si dirige verso la cassa.
Mi siedo e inizio a mordermi il labbro insistentemente, so già cosa fare appena arrivata a casa. Devo entrare in quella stanza, ne sono inspiegabilmente attratta, forse poi me ne pentirò ma ora sento che lo voglio fare.
Una mano mi risveglia dai miei pensieri, Justin mi aiuta a salire in macchina, mette in moto e inizia a guidare. Durante il viaggio canticchia qualche canzone alla radio ma io sono distante, fisso la strada con la testa appoggiata al finestrino pensando a come sarà rientrare in quella stanza.
La mia portiera si apre e Justin mi saluta con una bacio sulla fronte prima di vedermi mentre entro nel mio appartamento
'Buona serata bambolina.' mi grida prima di ripartire con l'auto ma le parole mi suonano confuse come se le avesse pronunciate da chilometri e chilometri di distanza e a me arrivasse solo un sussurro confuso.

È il momento.
Apro la porta in legno della Stanza e mi ritrovo faccia a faccia con tantissime Me che mi fissano impaurite. Prendo il primo dei tanti specchi ovvero la più vicina delle tante Me e lo porto in camera mia. Non credo di aver chiuso la porta di casa ma non ho nessuna intenzione di andare a controllare, sono troppo impegnata a sostenere lo sguardo dell'altra me.
L'immagine è identica a quella che vedevo al ristorante, mi soffermo sulle gambe, più le fisso più sembrano grosse. Sento che sta tornando quell'impulso, quello che mi ha costretta a togliere tutti gli specchi alcuni mesi fa, vorrei impedire che succeda ancora ma non credo di farcela, ora non ho John con me.
Sono da sola, sono spaventata, sta tornando e non posso fare niente per evitarlo, inizio a piangere.
Inizialmente è un pianto sommesso, nascosto, poi si fa più forte e mi getto addosso all'altra Me per finirla.

JUSTIN POV.
Arrivo a casa, entro in garage e parcheggio. Sto per scendere dall'auto quando noto qualcosa sul sedile del passeggero, è un cellulare, deve averlo lasciato qui Summer. Devo riportarglielo, salgo in macchina e riparto verso casa sua.
Dopo una quindicina di minuti sono davanti alla porta dell'appartamento, cerco di ricordare quale sia la porta da cui è entrata per non suonare a casa di qualcun'altro, trovo la sua porta e suono il campanello.
Nessuna risposta.
Lo risuono.
Una, due, tre volte, ma non risponde nessuno.
Provo a bussare ma mi accorgo che la porta è aperta, entro un po titubante per scoprire che non c'è nessuno. Continuo per il piccolo corridoio, supero cucina e salotto e mi trovo davanti a tre porte. Da quella di sinistra sento provenire dei singhiozzi, così la apro lentamente e lei è lì.
'Oddio Summer che hai fatto?' mi avvicino preoccupato al suo corpo, è raggomitolata su se stessa, le braccia circondano le ginocchia in cui ha nascosto la testa mentre piange e, cazzo, quello è sangue.
Ciao a tutte, sì, sono io, non è un miraggio e non sono morta, è un secolo che non aggiorno e scusatemi tantissimo *simetteinginocchio* vi prego perdonatemi ma oltre a problemi scolastici, come materie da recuperare ecc, ho avuto seri problemi con la connessione internet, praticamente funzionava solo il cellulare.
Vi assicuro che ho provato ad aggiornare dal cellulare ma mi è risultato impossibile così mentre aspettavo di poter postare un altro capitolo ho deciso di modificare il font degli altri e ho creato un banner che spero vi piaccia (è il mio primo banner, quindi ne sono molto orgogliosa lol).
Scusatemi ancora e sperando che la connessione funzioni meglio cercherò di aggiornare a breve. Comunque grazie mille per le meravigliose recensioni che mi avete lasciato e grazie anche a quelli che seguono la storia o che l'hanno messa tra le preferite e ai lettori silenziosi c:

Ma veniamo al capitolo..allora qui succedono un po di cose interessanti e si delinea abbastanza il carattere insicuro e alquanto debole di Summer, ho una voglia incredibile di spoilerare quello che succederà ma mi tratterrò. Vi dico solo che nel prossimo capitolo si chiariranno un po di cose (soprattutto su Justin) e che sarà quasi tutto incentrato sul suo punto di vista e su quello che pensa.

Scusate ancora per il ritardo clamoroso e se vi va lasciatemi qualche commento, che fa sempre piacere. Il prossimo capitolo è quasi completamente pronto, devo finire di scriverlo ma ho le idee abbastanza chiare, diciamo che in linea di massima, continuo a un paio di recensioni.
Mi sono dilungata un po' troppo, come sempre e finirò con lo scrivere più in questo spazietto che nel capitolo, lasciatemi una vostra opinione (magari anche sul banner), un bacione
Lucrezia.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




Capitolo
Cinque.

‘Che è successo? Summer, piccola, calmati.’ Continuo a ripetere la stessa frase da minuti interminabili che sembrano ore, ma lei non sembra ascoltarmi, non riesco nemmeno a capire se si sia accorta che sono qui con lei, è completamente chiusa in se stessa e non solo per la posizione rannicchiata, non riesce, o forse non vuole percepire quello che le sto sussurrando. Mi allontano leggermente e mi guardo attorno cercando qualche indizio che mi faccia capire cosa sia accaduto per portarla in questa situazione.

Inizio a camminare per la stanza, i miei passi sono accompagnati dal suono dei suoi singhiozzi che non sembrano smettere, al centro c’è un piccolo letto, sarà lungo un metro e mezzo non di più e anche se lei non è molto alta non credo sia molto comodo, alla sua sinistra una scrivania in legno colorata di bianco è ricoperta di fogli, quaderni e libri ed è affiancata da un armadio lilla grande meno di un quarto del mio. Fin’ora non trovo nulla che mi possa aiutare a capire, sposto rapidamente lo sguardo a destra del letto e vedo una cornice sui toni dell’oro e dell’avorio su di un piedistallo in ferro. Non ho idea di come ho fatto a non accorgermene subito, è abbastanza appariscente, doveva probabilmente appartenere a uno specchio, mi avvicino un po’ e vedo che ci sono ancora delle parti dello specchio attaccate ad essa ma il centro è completamente distrutto, come se gli ci fosse stato lanciato qualcosa addosso

Il pavimento è ricoperto di frammenti di specchio, alcuni sporchi di una sostanza rossastra che mi ricorda un po’ troppo il sangue addosso a Summer. Mi riprendo dai miei pensieri e sento che i singhiozzi sono cessati, per essere sostituiti dal respiro affannoso tipico di chi ha appena pianto.
Mi volto verso Summer, è nella stessa posizione di prima e il suo corpo è scosso da piccoli brividi, sento di aver capito cosa sia successo anche se non me ne spiego il motivo, mi avvicino nuovamente a lei e mi inginocchio accanto al suo corpo.

Lei alza lo sguardo intimorita, forse rendendosi conto solo ora della mia presenza e senza aprire bocca mi fa intendere che vuole alzarsi. Le prendo la vita con una mano e la aiuto a sollevarsi, adagiandola poi sul letto. Si siede al centro del piccolo letto e raccoglie le ginocchia in un abbraccio, gesto che le ho visto compiere già parecchie volte, il silenzio ci avvolge e lascio passare i minuti in attesa di una sua parola. Mi fissa negli occhi, si inumidisce le labbra e inizia a parlare
‘Co-cosa ci fai qui?’ la voce le esce in un sussurro soffocato mentre attende una mia risposta
‘Avevi lasciato il cellulare in macchina, cosi ho pensato di portartelo, anche se non mi aspettavo tutto questo.’ rispondo sottolineando l’ultima parte indicando con il mento la stanza. Mi aspetto che mi dica qualcosa e sembra aprire la bocca per parlare ma poi cambia idea e si limita a concentrarsi a fissare il pavimento.
‘Puoi dirmi cosa è successo?’ la risveglio dal suo silenzio, determinato a capirne qualcosa di più, puntando lo sguardo sulla ferita del suo braccio destro, non sembra molto profonda ma è comunque un taglio abbastanza lungo. I suoi occhi vagano sul braccio per poi tornare nei miei.
‘Non-non è niente di grave, mi sono tagliata con..lo specchio.’
‘Dovresti fasciarlo, o continuerà a uscire sangue.’ annuisce e riprende a parlare indicandomi una cassettiera alle mie spalle
‘Potresti farlo tu, Justin? Non ho mai sopportato molto il sangue. Li ci sono le garze.’ Mi alzo, prendo una piccola valigetta rossa e ne tiro fuori delle garze e del disinfettante, poi mi risiedo accanto a lei
‘Brucierà un po.’ mormoro mentre le passo il cotone col disinfettante sul braccio cercando di essere il più delicato possibile, lei si morde il labbro per il bruciore e segue i miei movimenti con lo sguardo mentre le avvolgo le garze attorno al braccio.

‘Dovresti dormire, è tardi.’ le consiglio, lei annuisce, si alza e sparisce dietro una porta tornando dopo una manciata di minuti struccata e con addosso una maglia grigia che le arriva circa a metà coscia. Si siede e mi mormora un grazie, vorrei restare qui per controllare che stia bene ma non penso che lei sarebbe d’accordo, cosi mi alzo e mi avvicino alla porta, ma la sua voce mi ferma
‘Justin, potresti restare? Per favore.’ annuisco, mando un messaggio a mia madre per avvisarla che non sarei tornato e mi riavvicino a lei
‘Stenditi qui.’ mi sussurra facendomi un po’ di posto sul letto, non ho idea di come faremo a starci, è piccolo anche solo per lei, ma provo a stendermi senza schiacciarla. Lei mi da le spalle e le piccole dimensioni del letto la costringono ad appoggiare la schiena sul mio petto, le avvolgo il fianco con un braccio e con l’altro le accarezzo i capelli e dopo qualche minuto la sento dormire.
Cerco di addormentarmi anchio ma non so se a impedirmelo siano le ridotte dimensioni del letto o i pensieri che continuano ad affollarmi la mente.

L’idea più sensata che mi è venuta finora è che sia caduta addosso allo specchio, ma la mia mente non si arrende a questo pensiero, quando sono arrivato era a terra che piangeva e ci potrei giurare che la causa delle sue lacrime non era il dolore del taglio, ma era qualcos’altro. Vorrei solo capire cosa. Cosa l’ha spinta a farsi male in quel modo e soprattutto, come ha fatto a farsi male. Un pensiero continua a tormentarmi, il buco sullo specchio dava l’idea che lei ci si fosse buttata addosso, ma che senso avrebbe?
Nessuno.

Mi soffermo a fissarla mentre dorme, i lunghi capelli neri incorniciano il suo piccolo viso, le guance sono particolarmente rosee e le labbra arricciate in un debole sorriso, muovo leggermente il braccio che avvolge il suo fianco per sistemarmi in una posizione più comoda ma lei riesce a percepire il mio piccolo movimento e apre gli occhi.
Si gira verso di me cercando di non spingermi giù e mi fissa negli occhi. La distanza che ci divide è minima, posso sentire il suo respiro sulla mia pelle, uno sbadiglio la coglie d’improvviso e mi affretto a dire qualcosa
‘Scusa se ti ho svegliata, bambolina.’ mormoro sul suo viso.
‘Forse se il mio letto fosse più grande..- si interrompe per un altro sbadiglio -non devi essere molto comodo.’ mi risponde con la voce ancora impastata dal sonno, poi cala il silenzio, smorzato solo dai nostri sbadigli, il mio sguardo non si sposta dal suo viso, ora ha gli occhi chiusi mentre cerca di riaddormentarsi. Dopo qualche minuto si arrende e riapre gli occhi incrociando i miei e sussultando per la vicinanza.
‘Io non riesco a dormire.’ mi sussurra
‘Non dirlo a me.’ rispondo allungando la mano fino alla tasca dei jeans e ripescando il mio Iphone
‘Le quattro e mezza.’ mormoro più a me stesso che a lei, per poi provare a riporre il telefono nuovamente nella tasca ma una vibrazione mi fa sussultare e per poco non mi cade dalle mani, osservo la schermata dove è comparsa una chiamata in arrivo da Cristine. Che diavolo vuole a quest’ora?

Mi alzo velocemente dal letto, se cosi lo si può chiamare, scorro il dito sullo schermo e porto il telefono all’orecchio
‘Che vuoi a quest’ora?’ esordisco con voce seccata
‘Io sto bene amore, grazie per avermelo chiesto.’ mi risponde lei ironica
‘Ha ha ha. Davvero spiritosa. Ti rendi conto di che ore sono? Dovresti dormire, e comunque non chiamarmi amore, sai che lo odio.’
‘E credi che io non odi il fatto che ti mando messaggi e non mi rispondi nemmeno? Che stai ogni sera con una ragazza diversa e che ora probabilmente ti avrò interrotto mentre ansimavi addosso ad una puttana? Sono la tua ragazza, cazzo.’ mi dice tutto d’un fiato
‘Come cazzo te lo devo dire? Non sei la mia ragazza, ok? Mi sembrava di averti già spiegato come stanno le cose, e adesso non è il momento adatto per parlarne, vai a dormire.’ rispondo posando lo sguardo su Summer che si è sollevata a sedere, cercando di capire che succede.
‘Buonanotte amore.’ Mormora di rimando sottolineando l’odioso nomignolo prima che le chiuda la telefonata in faccia. Passo infastidito una mano tra i capelli e ne tiro le punte prima di rimettere il cellulare in tasca, mi volto verso Summer che mi rivolge uno sguardo confuso, mi avvicino al piccolo letto e mi siedo sul bordo.

Lei si sposta un po’ verso l’altro lato del letto per farmi spazio, io mi stendo mantenendomi in equilibrio sui gomiti e appoggiando il capo alla testiera. Poi alzo lo sguardo verso di lei, che si morde le labbra per rimangiarsi una domanda che poco dopo mi pone comunque
‘Chi era?’
‘Una ragazza.’ Rispondo restando sul vago, non ho voglia di parlarne.
‘Mh..e come si chiama?’
‘Cristine, ma non è importante.’ Cerco di far cadere la conversazione e mi stendo completamente avvolgendo la sua vita con un braccio, lei si rannicchia contro il mio petto e la sento annuire. Il suo viso è nascosto nell’incavo tra il mio collo e la spalla e dopo qualche minuto si addormenta, poco prima di me.
Eccomi di nuovo, stavolta sono stata brava ma dovevo farmi perdonare, ho aggiornato in due giorni *clap clap*
Comunque, a parte gli scherzi, siete fantastiche, davvero! Mi avete lasciato delle recensioni stupendissimissime, non finirò mai di ringraziarvi, avrei aspettato un altro po' per vedere se arrivava qualche altra recensione e perchè mi piace lasciarvi sulle spine, ma per vostra fortuna non sono cosi malefica e come promesso, dato che mi avete regalato ben quattro fantastici commenti ho aggiornato.

Ma veniamo alla storia, personalmente amo questo capitolo dal punto di vista di Justin perchè si capisce un po di piu com'è lui, tranquille ci saranno chiarimenti anche sulla presunta fidanzata Cristine, credo già dal prossimo capitolo, so già che probabilmente non vi starà molto simpatica lol. Torneranno in scena anche Anne e Brigitte molto presto ma ora la smetto di spoilerare c:

Mi farebbe mooooolto piacere riceve tre o quattro recensioni anche in questo capitolo che a me piace parecchio, e diciamo che tengo questo numero come soglia per aggiornare, comunque cercherò di preparare il capitolo nel minor tempo possibile.

Grazie a chi recensisce e ai lettori silenziosi, un bacio a tutti xx
Lucrezia

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




Capitolo
Sei.

Mi sveglio di soprassalto, la fronte madida di sudore e il respiro affannato, a causa del sogno non molto piacevole appena fatto. Cerco di alzarmi dal letto ma qualcosa mi blocca, alzo lo sguardo e mi accorgo che un braccio mi cinge la vita. Justin. Come avevo fatto a dimenticarmene?
Sposto delicatamente il suo braccio da me e dopo qualche tentativo riesco finalmente a liberarmi dalla sua presa e ad alzarmi.
La cosa migliore adesso sarebbe una doccia, mi dirigo verso il bagno ma prima di varcare la porta mi volto a guardare Justin che dorme beatamente sul mio letto, poco alla volta mi torna alla mente il motivo che l’ha spinto a restare ed entro in panico. Prima o poi dovrò dirgli cosa è successo ieri sera e non sono pronta a farlo, non voglio addossargli tutti i miei problemi e non voglio nemmeno compassione, ma non posso nemmeno tenergli nascosto tutto o rischio di perderlo e sento di avere in qualche modo bisogno di lui.

Chiudo la porta del bagno dietro di me, cercando di essere silenziosa per non svegliarlo, mi libero della maglia e dell’intimo e mi infilo sotto la doccia sperando che l’acqua lavi via tutte le mie angosce, ma come sempre non è cosi semplice e una situazione già vissuta si fa sempre più vivida nella mia mente.

‘Ehi piccola ti ho portato la cena.’ mi urla dall’ingresso una voce più che familiare, chiudo la telefonata con Ans e mi avvicino a John che mi aspetta sulla porta con un sacchetto di pollo al curry.
‘Dovresti smetterla John, lo sai che sprechi solo soldi. Io quella roba non la mangio.’ rispondo facendolo entrare e sedendomi sul piccolo divano beige.
‘Oh invece la mangerai, a costo di legarti le mani e fartela mangiare con la forza.’ Esorta mentre prende un piatto e ci appoggia un po’ del pollo del sacchetto. Poi si siede accanto a me e mi porge il piatto. Mi piaceva la determinazione di John, quando non si rivoltava contro di me.
‘Che ci dovrei fare?’lo provoco afferrando il piatto e guardandolo come se fosse a miei occhi qualcosa di sconosciuto.
‘Seriamente piccola, smettila, ti stai rovinando da sola. E adesso mangia quel pollo, non farti pregare.’ Titubante ne afferro un pezzettino e lo porto alla bocca, il sapore è buono, la mia bocca e il mio stomaco lo accettano volentieri, è il mio cervello a non accettarlo. La mia mente lo respinge, perché sa già a cosa porterà mangiare.

Il getto d’acqua fredda mi risveglia dai miei pensieri, qualcuno deve aver aperto il rubinetto della cucina, perché ora l’acqua scende a scatti e molto più fredda di prima. Mi insapono corpo e capelli, mi risciacquo e rapidamente esco dalla doccia e mi infilo l’accappatoio blu.
Torno in camera, dove, come mi aspettavo trovo il letto vuoto, prendo la prima felpa che trovo e la indosso sopra all’intimo pulito, assieme a dei pantaloncini neri della tuta. Mi lego i capelli ancora bagnati in una crocchia scomposta e mi fiondo in cucina, dove vedo Justin di spalle, appoggiato al lavello.
Quando mi sente arrivare si gira e mi sorride per poi giustificarsi
‘Avevo sete, cosi sono venuto a versarmi un bicchiere d’acqua’ mormora mostrandomi il bicchiere che regge in mano. Annuisco e mi avvicino a lui, quando ci dividono poco più di due passi mi fermo, senza smettere di concentrarmi sui suoi occhi nocciola.
‘Grazie per essere rimasto con me, e grazie per non aver insistito per sapere quello che era successo.’ mormoro tutto d’un fiato, parlare mi viene facile con lui, bastano i suoi occhi ad annebbiarmi la mente e a lasciare che la mia bocca parli e capisco che forse la cosa migliore è parlargli di quello che è successo, magari non troppo dettagliatamente ma per lo meno dirgli qualcosa.
‘Figurati bambolina. Non potevo lasciarti qui da sola dopo che avevi combinato chissà che cosa.’ Mi risponde e decido che gliene devo parlare, lui si volta e ripone il bicchiere nel lavello.
‘Justin?’ lo faccio voltare verso di me e mi sento pronta a dirgli tutto ‘a proposito di-di ieri sera, io vorrei dirti cosa è successo.’ Il suo sguardo si illumina non appena finisco di pronunciare queste parole
‘Bambolina se non te la senti non devi parlarmene. Non sei obbligata, dopotutto sono anche affari tuoi.’ Mi sussurra, ma io mi mantengo della mia idea.
‘No Justin, io devo parlartene, è il momento giusto e te lo meriti dopo tutto quello che hai fatto per me. Vieni.’ allungo la mano e afferro la sua, trascinandolo verso il divano e sedendomi accanto a lui.

‘Sei sicura di volerlo fare?’mi chiede lui, un po’ stupito dalla situazione.
‘Si.’mi concentro nei suoi occhi, ma improvvisamente non so cosa dire, mi mancano le parole e non so come iniziare, da dove partire. Justin nota che non ho idea di come cominciare e mi sussurra una domanda per spronarmi a iniziare.
‘Cosa è successo ieri? Dopo che ti ho lasciata a casa intendo.’mi sorride per darmi sicurezza e mano a mano un discorso si forma nella mia testa e inizio a raccontare.
‘È un po’ più complicato, è meglio se ti racconto dall’inizio. Non so se lo hai notato mentre eri qui ma, ecco, io non ho specchi in giro per la casa. È successo qualche mese fa, io ho avuto una specie di crisi. Non mangiavo, non è che digiunassi propriamente, solo mangiavo davvero poco e passavo le giornate davanti allo specchio, cercando di capire perché meno mangiavo più ingrassavo, ero arrivata ad un punto davvero critico. Avevo deciso di-di farla finita, ecco.’

Justin mi guarda attonito, sposta lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra cercando probabilmente di capire se si sta solo immaginando tutto o se è vero quello che sta sentendo, io continuo a parlare, senza spostare lo sguardo dai suoi occhi
‘Non avevo ancora deciso né come, né quando, ero semplicemente stufa di tutto questo. Una sera, mentre mi stavo, come al solito, specchiando, ho capito che era il momento di farla finita, qualcosa ha preso il sopravvento sulla mia mente e mi sono scaraventata di peso contro uno specchio. Mi sono fatta abbastanza male, ho slogato una caviglia e alcuni frammenti di specchio mi si sono conficcati nella pelle. Fortunatamente, come tutte le sere, John, il capo del bar dove lavoro era venuto a portarmi qualcosa da mangiare. Solo lui capiva come mi sentivo, non le mie amiche, loro sapevano che mangiavo poco, ma non si preoccupavano più di tanto o per lo meno a me non dicevano nulla, lui invece cercava in tutti i modi di aiutarmi e in quel caso mi ha davvero salvato la vita. Ha sentito il rumore dello specchio che andava in frantumi e si è precipitato in camera per portarmi in ospedale. Sono rimasta lì alcuni giorni, non so quanti ma credo circa tre o quattro.
Poi John mi ha riportata a casa e mi ha convinta a togliere tutti gli specchi da casa, assieme li abbiamo portati in una specie di piccolo sgabuzzino e ne abbiamo lasciato solamente uno nel bagno per truccarmi o pettinarmi.
Ha funzionato per sei mesi ma ieri sera, dopo che nel bagno del ristorante mi sono imbattuta in un enorme specchio, ho ceduto e ho riaperto la stanzetta recuperando uno specchio per poi portarlo in camera. All’inizio volevo solo specchiarmi, ero solo curiosa, ma poi la sensazione di qualche mese fa ha ripreso il controllo e ci sono ricaduta. Stavolta fortunatamente non mi sono fatta tanto male e sei arrivato tu.’ Concludo il racconto riprendendo fiato e sviando velocemente gli occhi di Justin che ora mi bruciano la pelle.

Nemmeno lui sa cosa dire ora e restiamo in silenzio per minuti e minuti fino a che lui non trova le parole giuste
‘Scusa.’ è tutto ciò che riesce a dirmi, devo averlo scioccato abbastanza, muovo impercettibilmente il capo per dimostrare che ho recepito le sue parole e il silenzio ci avvolge di nuovo. L’atmosfera si è fatta pesante e c’era da immaginarselo, dopo una confessione del genere chi resterebbe? Probabilmente qualcun altro sarebbe già scappato a gambe levate da tutti i miei problemi per non finirci in mezzo, ma lui non muove un muscolo, continua solamente a fissarmi e a inumidirsi le labbra per iniziare un discorso che nessuno dei due ha il coraggio di sostenere.

‘Io fatico a crederci.’mormora e io riporto uno sguardo confuso su di lui.
‘In che senso?’chiedo riconcentrandomi sui suoi occhi.
‘È una situazione così irreale. È difficile da gestire e non so cosa fare. Io-io sono sempre stato in grado di gestire ciò che mi succedeva attorno ma tutto questo è-è troppo grande anche per me e non so cosa fare.’ Conclude e per la prima volta lo vedo impaurito, non è più il ragazzo spavaldo che aveva dato un pugno all’uomo al bar o quello che mi provocava alla festa, è solo un ragazzino che si è trovato in qualcosa di più grande di lui.
‘Quindi hai intenzione di andartene?’sussurro impercettibilmente.
‘No. Non me ne voglio andare. Io-Noi dobbiamo affrontare tutto questo assieme e non ho nessuna intenzione di lasciarti da sola con tutto questo alle spalle, solamente non so come fare.’ Mi soffia addosso i suoi pensieri e io non posso che sentirmi sollevata, il mio corpo agisce senza il controllo della mente e mi ritrovo tra le sue braccia mentre lo stringo e ascolto il suo respiro sulla mia pelle.
 
Eccomii:) sono un po' in ritardo, come sempre, ma sto cercando di recuperare un po' di materie ed è un'impresa! Ora in teoria dovrei studiare Arte ma avevo il capitolo pronto e non potevo tenerlo lì ancora per tanto, cosi ho ceduto c:

Ma veniamo al capitolo, ho avuto una sottospecie di blocco dello scrittore, o meglio, sapevo cosa scrivere ma non sapevo come scriverlo, comunque spero che sia venuto un lavoro carino.
Finalmente Justin inizia a capirci qualcosa in più sul conto della piccola Summer, la sua prima reazione è stata abbastanza buona, ma resterà di questo parere? Poi si chiarirà meglio la figura di John e di quello che ha fatto per Summer e, tranquille, tra poco si scoprirà chi è Cristine, avrei voluto metterla già in questo capitolo ma mi sembrava "completo" così quindi l'ho concluso qui.

Come sempre mi farebbe piacere ricevere qualche recensione e ringrazio moltissimo chi ha recensito, i lettori silenziosi e chi ha messo la storia nelle preferite o nelle seguite c:

Per qualunque cosa, domande, spoiler o per sapere quando aggiorno sono @Bieberrrpromise su twittah.
Un bacio,
Lucrezia.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




Capitolo Sette.


‘Ehi amico che succede?’ Gordon si fa spazio all’interno della mia stanza rivolgendomi il nostro saluto con le mani.
‘Io ho bisogno di una mano. È per una ragazza.’ inizio io, lanciandogli una pallina blu in gomma che lui afferra prontamente per poi rilanciarmi rispondendo
‘Spara.’ afferma incitandomi con lo sguardo nel momento in cui riprendo la pallina. È più forte di noi, ci conosciamo da una vita e ogni volta che dobbiamo parlare di qualcosa di importante quella maledetta pallina passa da uno all’altro, accompagnata da domande e consigli, credo sia una sorta di antistress per noi.

Ho chiamato Gordon non appena sono tornato a casa dopo la confessione di Summer, deve aver capito subito che qualcosa non andava, effettivamente ero e sono tuttora alquanto scosso, così si è precipitato a casa mia e ora è qui ma non so esattamente se devo dirgli tutto o rimanere sul vago.
‘Hai presente la ragazza della festa? Quella da Damon?’ gli chiedo lanciando la pallina un po’ troppo in alto e costringendolo a impegnarsi di più nella recezione del tiro che nella domanda.
‘Intendi l’amica di Anne? Non dirmi che te la sei portato a letto, se lo sa Anne mi uccide.’ ribatte tutto d’un fiato.
‘Si si lei, non è successo niente tra noi, è tutto parecchio più complicato.’
‘Dai spiega, non farmi stare sulle spine.’ ricevo la pallina e la lancio in un angolo prima di gettarmi non troppo delicatamente sul letto alle mie spalle.

Gordon mi segue a ruota stendendosi dall’altro lato del letto, che però è talmente grande da mantenerci ad una distanza enorme.
‘Lei ha, diciamo che ha qualche problema. Non nel senso di problema mentale, solo ha una vita un po’ incasinata, ecco.’ Gordon mi sprona a continuare con un cenno del mento ‘L’hai vista, è sexy e insomma, alla festa, mi sono “avvicinato” a lei con un certo intento, volevo solo portarmela a letto, non so nemmeno io come ho fatto ma sono finito in mezzo ad un casino assurdo.’
‘Un casino in che senso? Se non riesci a portartela a letto c’è sempre Cristine, non è l’unica ragazza nel mondo.’ mi fa notare cercando di capire dove voglio arrivare.
‘Si ma il problema è che ci sono uscito assieme e ha avuto una sottospecie di crisi, si è fatta male con uno specchio e mi ha chiesto di restare da lei e sono rimasto ma abbiamo solo dormito, non è successo niente e poi mi ha raccontato che non mangiava ma era grassa, che si era già fatta male o qualcosa del genere e che odia gli specchi e-’
‘Frena Justin, non sto capendo un cazzo.’ mi interrompe Gordon.

‘Datti una calmata e cerca di parlare come Dio comanda o non ho idea di come aiutarti.’ Devo essermi incasinato un po’ con le parole, forse è meglio se ricomincio da capo, gli racconto ogni cosa, dal primo incontro al bar, alla festa, al nostro “appuntamento”, se così si può chiamare, a quando l’ho trovata a terra che piangeva e a tutto quello che mi ha raccontato stamattina.

Gordon ora è scioccato quasi quanto me, si alza dal letto e seguo i suoi movimenti mentre recupera la pallina e inizia a giocarci per scaricare lo stress.
‘Bel casino amico, ti sei fottuto per bene.’ non posso che dargli ragione, non mi sembra nemmeno reale tutto questo casino.
‘Che hai intenzione di fare? Te ne tiri fuori?’ mi chiede e istintivamente gli rispondo di no, ma mi correggo quasi subito.

‘In realtà non lo so, inizialmente le ho detto che l’avrei aiutata ma non ne sono poi così sicuro, insomma mi conosci, mi interessa solo divertirmi e non mi sembra la ragazza più adatta ad una botta e via. Tu che mi consigli?’
‘Io penso che non dovresti lasciarla da sola, insomma mi sembra che ne abbia passate anche troppe e da come ne parlavi mentre mi raccontavi di lei credo che non ti sia del tutto indifferente.
Devi scegliere tu comunque, pensaci però perché comunque non potrai continuare per sempre a fare il coglione con tutte, forse potrebbe aiutarti a mettere la testa a posto.’ mi stupisco un po’ di questo discorso uscito dalla bocca di Gordon
‘Cazzo amico mi sembri mia madre’ ridacchio per allentare la tensione dentro di me.
‘Mi sento una fottuta ragazza, non ci credo che ho detto quelle robe, ti conviene ricordartele bene perché non credo che la donna dentro di me prenderà ancora il soppravvento, almeno per un po.’ conclude e non posso fare a meno di sorridere, perché so che Gordon ha parlato col cuore e mi ha detto quello che pensava davvero.

Ora sono io a dover decidere. È lei che ha bisogno di me, o sono io che ho bisogno di lei?

SUMMER POV.

La ferita sul braccio si sta rimarginando, ormai sono passati cinque giorni esatti da quando me la sono procurata e non ho più rivisto Justin, penso che sia meglio così, si sarà preso un po’ di tempo per riflettere e mi sembra la cosa migliore per lui, anche se non credo che sia la cosa migliore di me.

Restare da sola non mi aiuta per niente a stare meglio e sento la mancanza di John e delle sue braccia, sempre pronte a darmi conforto. Ma John non è qui e anche se vorrei che lo fosse non ho nessuna intenzione di chiedergli di venire da me, non voglio fare l’egoista, di nuovo.

In questi giorni, mi capita un po’ troppo spesso di perdermi a pensare, non sono più uscita di casa, ho marinato la scuola e pure il lavoro e ne ho approfittato per dedicarmi un po’ a mia madre. Credo che stia migliorando, ora si muove, o per lo meno fa qualcosa e non devo darle da mangiare, accompagnarla in bagno o prendermi particolarmente cura di lei.

Ogni tanto mi guarda, mi fissa negli occhi, forse per capire cosa stia succedendo, o forse solo perché non sa dove altro posare lo sguardo, ma mi fa comunque piacere poter incontrare i suoi occhi e vederli normali, non persi nel vuoto o intenti a fissare il muro in uno sguardo che di spontaneo ha davvero poco.

Il dottore aveva detto che ci sarebbe voluto un po’ ma che poi sarebbe tornato tutto alla normalità quando gli avevo mostrato mia madre qualche settimana dopo la scomparsa di papà. Non ho più visto quel dottore e non penso lo vedrò ancora, è troppo costoso e non potrei permetterlo nemmeno se lavorassi giorno e notte al bar. Comunque sono passati quasi due anni, un anno e sette mesi per l’esattezza, in cui mia madre non mi ha rivolto nemmeno una parola e penso che si stia lentamente riprendendo da tutto ciò. Sono fiduciosa che tra un po’ ricomincerà a parlare, ho talmente tante cose da dirle, da chiederle, vorrei sapere se si rende conto di quello che le succede attorno ma non può agire, se non vuole agire oppure ancora se non sa nemmeno di essere viva.

Mi riprendo dai miei pensieri e distolgo lo sguardo dagli occhi azzurri di mia madre, decido di smetterla di restare chiusa qui dentro, prendo la borsa, il cellulare e mi chiudo la porta alle spalle.

Mentre scendo le scale dell’appartamento, scorro la rubrica fino a trovare il numero di Anne e la chiamo.
-Pronto?- risponde la voce acuta di Anne resa metallica e quasi fastidiosa dal telefono
-Ehi Ans, sono Summer, ti va di uscire? Vorrei parlarti.-
-Sum? Sei ancora viva? Sei sparita dalla faccia della terra per quasi una settimana. Troviamoci da Starbucks tra dieci minuti!- non mi lascia nemmeno il tempo di replicare e mi chiude la telefonata in faccia, è tipico di Anne, mi sembra di vederla mentre corre per la casa a cercare qualcosa da mettere per correre fuori e raggiungermi da Starbucks.

Ripongo il cellulare in borsa e salgo sul primo autobus che passa per raggiungere il centro. Dopo circa tre fermate un ragazzo sale in autobus e si siede pochi posti più avanti a me, mi soffermo a fissarlo e la mia mente riconduce la sua figura ad una ben più precisa nella mia mente, Justin.

Cerco di vedere meglio il volto del ragazzo, forse sperando che sia Justin ma quando riesco finalmente a scorgerlo noto che non è poi così somigliante come sembrava. Porta i capelli come Justin ma guardando meglio mi accorgo che sono più scuri, più tendenti al castano scuro e al posto dei luminosi occhi di Justin si trovano due occhi quasi neri, alquanto insignificanti.

Continuo a fissarlo e trovo sempre più differenze, forse non sono più molto lucida e qualcosa ha preso il sopravvento sulla mia mente, o forse semplicemente ho voglia di rivedere Justin, il ragazzo misterioso si alza, mi rivolge un sorriso, probabilmente avendo notato il mio interesse e scende dall’autobus.

Mi guardo attorno, l’autobus è quasi vuoto, solamente una coppia di anziani discutono animatamente qualche posto più lontano da me, rivolgo lo sguardo all’esterno, cercando di capire dove mi trovo e mi rendo conto di aver perso la fermata già da parecchio. Scendo appena possibile e attraverso la strada, giusto in tempo per salire sull’autobus diretto verso il centro. Stavolta sto più attenta e, raggiunta la meta, scendo e mi incammino verso Starbucks.

La porta si apre con un tintinnio che precede il mio ingresso, il locale è pieno, come al solito e in un tavolo un po’ appartato Anne si mangia nervosamente le unghie, rovinando nuovamente lo smalto rosso. Quando raggiungo il tavolo, solleva lo sguardo e mi saluta con un cenno del capo. Non appena mi siedo, una pacca mi colpisce la spalla e il suo sguardo mi incendia.

‘Stranamente in ritardo, Sum.’ afferma sarcastica ‘Sono 40 minuti che ti aspetto, stavo per perdere le speranze, e non voglio sentire scuse, tanto sei costantemente in ritardo. Piuttosto, che hai fatto in questi giorni? Perché sei sparita così? E soprattutto, chi cazzo ti ha fatto quel taglio?’ mi tempesta di domande, alludendo al taglio sul mio braccio destro, non del tutto rimarginato.
‘Una cosa per volta.’ comincio io ‘Intanto, io avrei sete.’ attiro l’attenzione di un cameriere su di me e ordino due cappuccini, uno per me, e uno per la mia amica. Poi riprendo a parlare
‘Veramente non so bene da dove cominciare.’ Ammetto un po’ titubante, con sempre meno entusiasmo all’idea di dover raccontarle della mia crisi, ma prima o poi lo dovrei fare quindi faccio un respiro profondo e inizio a raccontare.

‘Hai presente la mia..crisi?’ lo sguardo di Anne si fa subito preoccupato e abbandona il suo fare sarcastico per annuire velocemente incoraggiandomi a continuare ‘L’ho riavuta, più o meno, insomma non esattamente come l’altra volta ma qualcosa del genere. Ma stavolta al posto di John c’era Justin.’ Mi correggo, prima non poteva essere preoccupata o adesso sarebbe già morta dato lo sguardo che mi rivolge.

‘Justin? E che è successo? Come ha reagito? Non gli hai raccontato del tuo passato, immagino.’ mormora tutto d’un fiato come se avesse inspiegabilmente perso la voce nel giro di qualche secondo.
‘In realtà si. Gli ho detto tutto.’
‘Summer stai scherzando, spero.’ mi interrompe non appena registra ciò che ho detto.

‘Sono seria. Lui non l’ha presa tanto male, ecco, era scioccato, ma ha detto di voler restarmi vicino nonostante tutto.’ Mormoro di rimando.
‘E ora dov’è?’ mi chiede lei sottolineando che lui non è qui con noi.
‘Io non lo so, lui si è preso una pausa. Non una pausa vera e propria, non stiamo assieme, solamente vuole riflettere un po, credo.’

‘Senti Sum, mi conosci e sai che sono una persona abbastanza schietta per cui non starò qui a fare giri di parole o ad aiutarti a costruire castelli in aria, vorrei davvero che lui tornasse da te il prima possibile ma se fosse una persona sana di mente scapperebbe a gambe levate da te.’ Le sue parole mi feriscono, cosa intende dire? Non merito uno come Justin? O non merito nessuno? O forse sono solo una pazza e nessuno starà mai con me. Qual è il mio problema? Una serie di domande affollano la mia mente e mi stordiscono e anche se forse non è la scelta migliore le copro con la mia voce e rispondo a tono a quella che in questo momento non riesco a considerare la mia migliore amica.
‘Tu una persona schietta? Ma ti ascolti? Cerca di essere coerente, perché forse Justin non tornerà più e tu potrai venire a dirmi te l’avevo detto, ma io dirò lo stesso a te, quando quel coglione di Gordon ti pianterà per un’altra che non si fa problemi ad aprire le gambe quando lui lo vuole.’ Lascio qualche soldo sul tavolo per pagarmi il cappuccino e corro fuori da quel locale, con le mille domande che mi stordiscono e le lacrime che minacciano di scendere nuovamente.

Perché la verità fa male più di qualunque altra cosa e la verità è che Justin non tornerà.
Eccomi di nuovo in un ritardo clamoroso. Chiedo umilmente perdono ma penso che ormai abbiate capito che non sono molto puntuale lol

Anyway cercherò di impegnarmi di più ed essere più veloce ora che siamo quasi in vacanza e di aggiornare velocemente prima di partire per il mare.

Riguardo al capitolo, l'ho scritto di getto e so che è un po' deprimente ma questa ff è fatta così. Comunque ci saranno anche capitoli più "felici" tranquille, cosa deciderà Justin? Restare o non restare?

Grazie millissimo per le recensioni anche se mi piacerebbe ricevere qualche opinione in più, per cui se siete arrivate fin qua lasciatemi un piccolo commentino please, mi aiuta a scrivere in fretta sapere che c'è tanta gente a cui interessa la storia. Grazie anche
ai lettori silenziosi, a chi ha inserito la storia nei preferiti o a chi la segue.

Un' ultima cosa prima di dileguarmi, mi piacerebbe tantissimo avere un trailer della storia ma sono parecchio impedita e non ho idea di come farlo per cui se ci fosse qualche anima pia che se la cava meglio di me, mi contatti per favore!
Ora mi dileguo sul serio, a presto, per spoiler, domande, chiarimenti, consigli
o qualunque altra cosa vi passi per la testa sono @Bieberrrpromise su Twittah.

Un bacio,
Lucrezia. xxx

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***




Capitolo Otto.

Esco dall’aula di Storia e mi dirigo a passo spedito verso il mio armadietto per recuperare il libro di Algebra, ma qualcosa, o meglio qualcuno, decide di fermarsi esattamente davanti a me, urtandomi e facendomi cadere il quaderno degli appunti.
Mi chino a raccogliere il quaderno evitando lo sguardo della ragazza che si affretta a mormorare uno ‘Scusa’ confuso con una voce alquanto familiare. Brigitte.

‘Se sei venuta qui per chiedermi di tornare da Anne e farci la pace sappi che non ho nessuna intenzione di farlo.’ dichiaro prima di richiudere l’anta del mio armadietto non troppo delicatamente.
‘Ans mi ha raccontato quello che è successo tra voi, non voglio fare la moralista ma ve la siete presa così tanto solo perché sapete che entrambe avete ragione.’ eccolo il problema, io cerco di evitarlo ma si ripresenta davanti ad ogni momento, vorrei che Anne si fosse sbagliata ma ormai sono dieci giorni che non ho notizie di Justin.

Forse dovrei scrivergli o forse dovrei solamente togliermi dai piedi, se solo sapessi che cosa ha deciso, se solo sapessi se vuole tornare, se solo sapessi cosa sta facendo ora.

L’attesa mi logora e non posso distrarmi nuovamente in questi pensieri, devo cambiare aria, concentrarmi su qualcos’altro, liquido Brigitte con una scusa e mi precipito nell’aula di algebra, appena in tempo perché la voce della Smith e le sue disequazioni fratte mi occupino la mente.

JUSTIN POV.

Mi sono preso una pausa, una pausa da tutto, Gordon si è praticamente trasferito da me in questa settimana per aiutarmi a distrarmi dai problemi di Summer, siamo andati in giro quasi costantemente, per avere sempre la mente impegnata ma ora che lui è fuori con la sua ragazza i problemi mi si sono riversati addosso insieme ad un’altra sensazione sovrastante.

Mi manca Summer, mi manca nonostante i suoi problemi e nonostante abbia passato la maggior parte del tempo in sua compagnia a consolarla, mi manca comunque e mi rendo conto, finalmente, che io ho bisogno di lei tanto quanto lei ha bisogno di me.

Recupero il mio cellulare dal letto e cerco il suo numero nella rubrica, una volta selezionato avvio una chiamata con lei. Dopo il primo squillo però un’idea migliore mi balena in testa, chiudo la telefonata, ripongo il telefono in tasca e vado verso l’ingresso, avviso mia madre che sto per uscire e salgo in macchina.

Il display della macchina segna le 13.07 quindi tra circa venti minuti Summer dovrebbe uscire da scuola, schiaccio l’acceleratore e mi dirigo verso la sua scuola.

Parcheggio la mia Range Rover nel cortile della scuola, mantenendomi in una posizione centrale cosi che non appena uscita mi possa vedere. Spengo il motore e scendo dalla macchina, appoggiandomi poi alla fiancata, mantenendo un piede appoggiato alla portiera e indosso gli occhiali da sole neri.

Ho ancora poco più di cinque minuti prima che la campana suoni e i ragazzi si riversino nel cortile, così pesco dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette appena iniziato. Ne recupero una e la porto alla bocca per poi accenderla e rimettere il pacchetto in tasca.
Inspiro una buona quantità di fumo, e la rilascio per placare la tensione che inizia a salire dato l’imminente arrivo di Summer.
Non ho idea di cosa dirle, vorrei bastasse uno sguardo a farle capire ogni cosa, ma dovrò sforzarmi.

Il tintinnio metallico della campanella mi risveglia dai miei pensieri e mi sembra di essere ritornato a scuola, quando ancora mia madre apprezzava quello che facevo e non criticava la gente che frequentavo o le scelte che facevo.

Una moltitudine di studenti escono dall’edificio ridacchiando e salutandosi, prima di dirigersi verso casa. Tolgo gli occhiali da sole e li appoggio sulla testa per vedere più chiaramente le ragazze che escono e riconoscere Summer.

In mezzo ad una moltitudine di ragazze bionde tinte noto i capelli neri di Summer raccolti in una coda alta. Cammina da sola e non sembra avermi visto, mi sporgo un po’ in avanti per farmi vedere e lei si ferma a guardare nella mia direzione.

Si avvicina con passo indeciso cercando di capire se sto salutando lei con un cenno della mano e quando mi riconosce accelera e si fionda tra le mie braccia.
‘Ciao bambolina.’ le mormoro sui capelli inebriandomi del suo profumo alla vaniglia.
‘Mi sei mancato, Juss.’ risponde lei in un sussurro con la testa appoggiata al mio petto e con le braccia che circondano il mio collo.

Restiamo in questa posizione per qualche minuto, le mie mani sui suoi fianchi percepiscono le ossa sporgenti e tutto questo mi fa star male, ma il tempo sembra essersi fermato per noi due e, quando lentamente si allontana dal mio petto, mi rendo conto che ormai non è rimasto quasi nessuno nel piazzale antistante alla scuola.
Le apro la portiera e la aiuto a salire, per poi seguirla accomodandomi al posto del guidatore. Avvio la macchina e mi immetto in strada, aspettando che mi dica qualcosa.

‘Non pensavo saresti tornato.’ si decide a mormorare, sovrastando di poco la musica della radio.
‘Mi piace stupirti.’ rispondo per allentare un po’ la tensione, ma non sembra molto convinta.
‘Come mai sei tornato?’ chiede mentre allunga la mano a spegnere la radio. Il silenzio ci avvolge e l’imbarazzo è palpabile nell’aria.
‘Te l’avevo detto che sarei rimasto, che non andavo da nessuna parte. Avevo solo bisogno di riordinarmi le idee, insomma,è stato uno shock.’ le rispondo e sembra convincersi perché mi accenna un sorriso.

‘Dove stiamo andando?’ mi chiede per spezzare il silenzio.
‘È una sorpresa ma vedrai che ti piacerà.’ le ammicco spostando per un attimo il mio sguardo dalla strada ai suoi bellissimi occhi verdi, annuisce mentre cerca una stazione radio decente.

SUMMER POV.

Il clima che si respira nell’abitacolo è carico di imbarazzo e non è molto piacevole.
Vorrei solo trovare l’argomento giusto per allentare la tensione, ma ho paura che Justin non riuscirà a superare davvero la mia rivelazione e che dovrò abituarmi a convivere con questo imbarazzo.

Devo ammettere che averlo trovato fuori da scuola mi ha davvero stupita e forse Justin è una persona migliore di quello che credo. Forse.
In caso contrario non devo illudermi troppo, alla fine, come diceva sempre papà, tutto andrà bene e se non va bene vuol dire che non è la fine.
Devo smetterla di farmi tutti questi filmini mentali e agire d’istinto, andrà come andrà.
‘Cosa hai fatto in questi giorni?’ chiedo a Justin che sembra essere sollevato dal fatto che abbia deciso di interrompere questo silenzio imbarazzante.
‘Uh, niente di importante, sono stato con amici, le solite cose. E tu?’ credo che a questo punto la cosa migliore da fare sia dirgli la verità, se è qui con me significa che ci tiene e quindi mi conviene dimostrargli che ci tengo pure io.

‘Sono stata a casa con mia mamma.’ rispondo restando sul vago e concentrandomi sulla strada che stiamo percorrendo.
‘Non sei andata a scuola?’ chiede quasi subito.
‘No.’
‘E perché?’ rimarca cercando di capirci qualcosa.
‘Non me la sentivo di uscire, dopo quella sera.’ rispondo evitando di menzionare il fatto che centrasse anche lui con tutto questo.
‘Il braccio come va?’ mi chiede lui cambiando argomento, probabilmente intuendo quello che non ho detto.
‘Abbastanza bene.’ accenno un sorriso mentre sollevo la manica destra per mostrargli la cicatrice che sta piano piano sparendo.

Si ferma ad un semaforo rosso e si gira verso di me per esaminare il mio braccio, accarezza la cicatrice col pollice e milioni di brividi mi invadono costringendomi a distogliere lo sguardo dai suoi gesti.
Appoggia le sue labbra sul mio braccio e lascia una scia di baci su tutta la lunghezza del taglio, arrossisco violentemente a questo gesto dolce e inaspettato e riporto lo sguardo su di lui che mi sorride dolcemente riportando poi le mani sul volante e ripartendo verso la nostra destinazione.

Mi guardo fuori per capire dove siamo ma credo di non essere mai passata per questa zona, quando la sua voce calda interrompe i miei pensieri.
‘Chiudi gli occhi e non sbirciare.’ mi ordina con voce tranquilla, io annuisco e chiudo gli occhi. Continua a guidare per un tempo che a me sembra interminabile, fino a che non parcheggia e spegne l’auto.
‘Posso aprirli adesso?’ gli chiedo divertita dalla situazione.
‘Resisti ancora un attimo, ne vale la pena.’ mi chiede e sento la mia portiera aprirsi e la sua mano stringere la mia mentre mi aiuta a uscire dalla macchina.

Stringo forte la sua mano per paura di cadere mentre camminiamo per la strada e delle voci confuse di bambini e della musica felice invadono la mia mente, riportandomi alla mia infanzia.
‘Ora puoi guardare, bambolina.’ mormora Justin al mio orecchio, stringendo maggiormente la mia mano.

Apro gli occhi e mi abituo alla luce del sole mettendo a fuoco ciò che mi circonda. Gruppi di bambini corrono ridendo da un posto all’altro, altri si dividono dello zucchero filato, altri supplicano i genitori di portarli su una giostra piuttosto che su un’altra.
‘Oddio Juss un Luna Park, sono anni che non ci vado!’ mi specchio nei suoi occhi pronunciandomi in un ampio sorriso.
‘Te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto.’ mi sorride lui, trascinandomi verso un baracchino giallo acceso.

Ci mettiamo in fila dietro ad alcuni bambini con i loro genitori e ne approfitto per fare una domanda a Justin:
‘Come mai hai scelto di portarmi in un Luna Park?’ gli chiedo mentre gioco con le sue dita strette nella mia mano.
‘Volevo farti divertire e vederti ridere.’ gli sorrido apertamente e lui si affretta a continuare ‘e credo di esserci riuscito pienamente.’ sorride soddisfatto ammiccandomi.

Dopo qualche minuto in coda finalmente è il nostro turno e Justin compra due biglietti per la ruota panoramica. Abbiamo ancora una decina di minuti prima che il giro sulla ruota cominci, così mi accompagna a comprare dello zucchero filato, poi diamo i biglietti al giostraio e ci sediamo su un sedile doppio della ruota.

Anche gli altri prendono posto e dopo qualche minuto il primo giro comincia. Lo zucchero filato mi si appiccica alle dita e senza pensarci le porto istintivamente alla bocca per pulirle. Justin osserva il mio gesto e mi lancia uno sguardo malizioso, facendomi arrossire violentemente.
Mi perdo nei suoi occhi e non mi rendo nemmeno conto che la distanza tra i nostri visi sta diminuendo sempre di più, fino a che il suo naso non si scontra delicatamente col mio.

‘Sei bellissima quando arrossisci.’ soffia Justin sulle mie labbra, provocandomi una moltitudine di brividi per tutta la schiena. Mi mordo distrattamente il labbro e in pochi attimi le sue labbra poggiano dolcemente sulle mie. La sua mano lascia ora la mia e percorre la mia guancia accarezzandola, fino ad arrivare ai capelli, la sua lingua picchietta sulle mie labbra chiedendomi la possibilità di approfondire quel bacio e io non esito a dischiuderle appoggiando una mano sulla sua nuca e accarezzandogli i capelli biondi.

Le nostre labbra si muovono in sincronia e si completano tra loro, fino a che non ci separiamo per riprendere aria. Justin posa la sua fronte sulla mia e mi sorride mormorandomi
‘Sai di zucchero filato.’ arrossisco nuovamente al suo commento e mi allontano di poco dal suo viso per concentrarmi sui suoi occhi. Sono più luminosi del solito e brillano particolarmente, sposto la mano dal suo capo per riprendere la sua e lui abbandona la mia guancia per ravvivare i capelli tirando le punte del ciuffo.
HOLAAAA
Come va ragazze? Finalmente siamo in vacanza, sono felicissima asgjsagdj
Ho cercato di aggiornare in fr
etta perchè tra poco parto per il mare ma prometto che appena torno aggiorno, parola di giovane marmotta, hahahah no vabbe capitemi, è appena finita la scuola!


Per prima cosa vi chiedo ancora se c'è qualche anima pia che sa fare un trailer perchè io sono alquanto impedita lol

Quindi se sapete come fare non esitate a contattarmi qui o su twitter c:

Anyway venendo al capitolo asdjfgskkd si sono baciatiii
Spero che vi piaccia come è avvenuto il loro primo bacio e vi prego se siete arrivate fino a qua lasciate una piccola recensione, non serve un commento lunghissimo mi basta sapere che c'è qualcuno interessato alla storia.

Grazie grazie e grazie a chi recensice, avete tutto il mio amore, ma ugualmente grazie anche a chi contribuisce mettendo la storia tra i preferiti o nelle seguite e anche ai lettori silenziosi.

Un bacione a tutte bellissime e se volete contattarmi per qualunque cosa (spoiler/chiedermi quando aggiorno/un eventuale aiuto col trailer) scrivetemi qui oppure sono @Bieberrrpromise su twittah.

Lucrezia xxx

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




Capitolo Nove.


Scendiamo dalla ruota panoramica mano nella mano e io mi lascio trascinare da lui ovunque voglia andare. La sensazione delle sue labbra sulle mie non abbandona la mia mente e uno stormo di farfalle invade il mio stomaco.
Fatico a rendermi conto di quello che sta succedendo attorno a me, sono come rinchiusa in una bolla che mi allontana da tutto e da tutti.


Cerco di risvegliarmi dai miei pensieri con fatica e mi soffermo con lo sguardo sulla mia mano stretta a quella di Justin. Percorro con lo sguardo tutto il suo braccio, la sua spalla, il suo profilo e raggiungo infine i suoi occhi. Li scruto insistentemente soffermandomi a fissare i piccoli bagliori e luccichii che attraversano ogni tanto il suo sguardo accendendo particolarmente le sue iridi nocciola e una domanda mi balena nella mente.

Avrà sentito le stesse sensazioni che ho provato io? O per lui è un bacio come un altro, magari neanche particolarmente bello?

Non posso ignorare ciò che so su di lui, insomma, le voci corrono e non ci è voluto molto perché sapessi che ha avuto un numero talmente grande di ragazze che io non lo posso nemmeno immaginare, e che persone con cui avevo parlato anche solo una o due volte venissero da me a consigliarmi di evitarlo.

Non sono il tipo di persona che da voce a questi pettegolezzi o che ci crede particolarmente ma non posso nemmeno evitare di ascoltare quello che mi viene detto, perché anche se quasi sempre la verità è distorta, una punta di vero è comunque presente.

La cosa migliore da fare è lasciare che le cose avvengano e non farsi troppe seghe mentali o lasciarsi condizionare da quello che la gente dice, ma comunque devo essere pronta a qualunque cosa e non lasciarmi trascinare troppo in qualcosa che magari per lui non è speciale quanto lo è per me.

‘Summer? Summer, ci sei?’ Justin schiocca ripetutamente le dita davanti al mio viso per attirare la mia attenzione. Devo essermi persa un po’ troppo profondamente nei meandri della mia mente.
Riporto lo sguardo sui suoi occhi e gli lascio un sorriso sincero, che viene subito corrisposto da lui.

‘Io avrei fame, ti va se andiamo lì a prendere qualcosa?’ mi chiede indicando un piccolo FastFood all’angolo decorato con festoni per bambini. Annuisco con la testa e lo seguo all’interno, raggiungiamo al bancone dove ordina un Hamburger e una Coca per se ed una Fanta per me.

Ci sediamo ad un tavolo e mi stupisco un po’ del fatto che non mi abbia nemmeno chiesto se volevo qualcosa da mangiare, così gliene chiedo il motivo. Lui sembra un po’ spaesato dalla mia domanda ma si affretta a rispondermi.
‘Beh, ho dato per scontato che non avessi fame e ho pensato che se l’avessi avuta avresti chiesto qualcosa, non volevo farti pressione o impormi un po’ troppo. Avrei insistito perché trovo completamente sbagliato il tuo digiuno ma sono già riuscito a farti mangiare lo zucchero filato, quindi è già un piccolo traguardo. Faremo le cose con calma, se ti fidi di me.’ mi dice tutto d’un fiato per poi concludere con uno dei suoi splendidi sorrisi. In effetti mi ero lasciata trasportare e avevo mangiato lo zucchero filato senza quasi rendermene conto, forse lui poteva davvero aiutarmi.
‘Grazie Juss.’ è tutto quello che riesco a dire prima che il cameriere ci interrompa per portarci le bibite ed il panino. Justin paga il conto e inizia a mangiare mentre io sorseggio la mia Fanta.
‘Di questo passo, nel giro di un mese ti avrò prosciugato il conto in banca.’ mormoro, alludendo alle continue spese che compie quando è con me.
‘Considerando che sei tu il motivo delle mie spese ne vale la pena.’ risponde cercando di non soffocarsi con l’hamburger, facendomi arrossire.

Cos’era tutta questa dolcezza?
In poco più di una decina di minuti Justin finisce di mangiare, si alza e mi prende nuovamente la mano per portarmi su altre giostre.

Dopo che abbiamo fatto un giro su all’incirca ogni attrazione del Luna Park, sfilo il cellulare dalla tasca per controllare l’ora. Le 20:37. Ripongo il telefono nella tasca dei jeans e mi rivolgo a Justin.
‘Juss, forse sarebbe meglio andare, si è fatto tardi.’ lui annuisce e ritorniamo verso la macchina.

Mi apre la portiera e mi aiuta a salire, sono un po’ impacciata nei movimenti a causa dell’enorme coniglio azzurro che ha vinto Justin per me al gioco delle lattine. Gliel’avrei impedito ma ha insistito talmente tanto che l’ho lasciato giocare fino a che non mi ha vinto questo morbidissimo peluche.

Justin fa il giro della macchina per poi accomodarsi al posto del guidatore e avviare la macchina.
Non abbiamo più parlato del bacio e non ho nemmeno intenzione di farlo, sarebbe a dir poco, imbarazzante.
Mi tiene la mano perfino mentre guida, forse ha paura che scappi? Fatto sta che la mia mano è rimasta allacciata alla sua per l’intera giornata, senza interruzioni.

Mi perdo a pensare e la voce di Birdy alla radio che riempie l’abitacolo mi aiuta a rilassarmi, fino a che non mi addormento.

JUSTIN POV.

È circa mezz’ora che Summer dorme e sono quasi arrivato a casa sua. Ad ogni occasione, come un semaforo rosso o una strada rettilinea con poche auto in circolazione, mi giro a guardarla dormire.

Amo il modo in cui inarca le sopracciglia quando accelero un po’ o rallento davanti ad un dosso e come poi le rilassa quando il sonno la abbraccia di nuovo. Amo come arriccia il naso o storce la bocca se le sposto i capelli dietro le orecchie o se le accarezzo la guancia.

Amo quando è sveglia e cerca di nascondere i brividi se le mormoro qualcosa vicino alla pelle. Amo come le sue guance si tingono di rosso ogniqualvolta le dico qualcosa di dolce.

E infine ho amato quel bacio. Ovviamente non è stato il mio primo bacio o cose del genere, ma sono abituato a baciare le ragazze solo quando sono svestite nel mio letto. Invece questa volta era più spontaneo, più genuino, le sue labbra erano dolci, sapevano di zucchero filato e lei, così innocente le ha posate sulle mie in un modo indescrivibile.

Non so dire che sensazione ho provato, posso solo dire che mi sentivo completo. E quando ci siamo separati, non ne volevo ancora solo per cercare di andare più a fondo e magari di fare qualcosa di più oltre al bacio, ma ne volevo ancora perché le sue labbra hanno portato con loro una parte di me.

Il clacson dell’auto dietro di me mi risveglia dai miei pensieri e mi rendo conto che ora il semaforo è verde. Riparto velocemente e cerco di concentrarmi sulla strada ma un mormorio alla mia destra attira la mia attenzione.
Giro il capo verso la direzione da cui proviene e trovo Summer che si strofina gli occhi cercando di svegliarsi e che con la voce ancora impastata dal sonno mormora
‘Juss, che ore sono?’
‘Bensvegliata principessa.’ rispondo prima di volgere lo sguardo verso il display dell’auto che riporta l’orario e la temperatura ‘Sono le nove e quaranta, circa.’ annuisce col capo e sposta lo sguardo fuori dal finestrino osservando le macchine che passano.

Io mi concentro sulla strada che ho davanti e sulle note della canzone trasmessa dalla radio.
‘Juss?’ richiama nuovamente la mia attenzione.
‘Mmh’ mormoro senza distogliere lo sguardo dalla strada.
‘Tra quanto arriviamo a casa?’
‘Ci siamo quasi, cerca di stare sveglia.’ annuisce e ritorna a guardare fuori dal finestrino.

Dopo circa dieci minuti parcheggio davanti a casa sua, scendo dall’auto e aiuto anche lei a scendere. La accompagno fino all’entrata, ripesca le chiavi nella borsa e apre la porta in legno. Poi si volta verso di me per salutarmi.
‘Grazie Juss, è stata una giornata pazzesca.’ mi sussurra per non fare troppo rumore data l’ora e mi sorride. Uno di quei sorrisi che ti si stampano nella mente e sai già che per le prossime ventiquattro ore ti resteranno impressi in testa.
‘Grazie a te.’ ricambio il sorriso e le lascio un bacio casto ad un angolo della bocca.
‘Buonanotte Juss.’ mormora entrando in casa e chiudendo la porta.
‘Buonanotte bambolina.’ le rispondo prima che la porta si chiuda del tutto.

Torno in macchina e riparto verso casa. La strada è abbastanza deserta, ogni tanto passa qualche macchina, ma comunque c’è davvero poca gente in giro.
Il sorriso di Summer è ancora stampato nella mia mente, cerco di togliermelo dalla testa o farò fatica a dormire stanotte, e per farlo accendo la radio.

Una canzone di Usher riempie la macchina e fatico a trattenermi dal ballare. Cerco di concentrarmi sulla strada ma la musica si pianta nella mia testa e non ne vuole uscire. Inizio a canticchiare e mi distraggo dalla strada, un clacson improvviso riporta la mia attenzione davanti a me.

Cerco di frenare il più velocemente possibile ma ormai sono già addosso al camion e non posso fare altro che proteggermi la testa con le braccia attutendo lo schianto.

 
Odiatemi. Un incidente, odiatemi pure, me lo merito.
So che il capitolo è corto ma dovevo interromperlo qui.

La cosa positiva è che ho aggiornato prima di partire per il mare e per questo amatemi perchè tra poco più di sei ore parto per la Croazia ma non potevo lasciarvi senza capitolo. La cosa negativa è che dovrete aspettare almeno dieci giorni prima del prossimo capitolo.

Anyway grazie mille per le recensioni, grazie a chi legge e a chi aggiunge la storia alle seguite o alle preferite, grazie davvero, non so cosa farei senza di voi.
Mi piacerebbe ricevere qualche commento anche a questo capitolo e come vi chiedo sempre se qualcuno sa fare un trailer si faccia avanti, non mordo lol.

Per contattarmi fate pure qui o sul mio twittah, sono @Bieberrrpromise, un bacio
Lucrezia xxx

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***




Capitolo Dieci.


Fisso il mio riflesso assonnato allo specchio del bagno mentre cerco di districare tutti i nodi con la spazzola. Una volta raggiunto il mio obiettivo, prendo il primo elastico che trovo e li raccolgo in una coda alta, per poi sciacquarmi il viso e uscire dal bagno.

Mi dirigo in un cucina, dove una visione alquanto strana si precipita davanti ai miei occhi. Fatico a credere a ciò che sto vedendo, mi pizzico più volte la guancia per risvegliarmi da questo sogno inaspettato ma mi rendo conto che tutto questo è reale.

La figura che si presenta ai miei occhi mi da le spalle, mentre è intenta a cucinare qualcosa, presumo del caffè. Mi siedo cercando di non far rumore sulla sedia più vicina mentre osservo la scena estasiata.

Il vestito a fiori le sta a pennello e i capelli neri le scivolano giù dalle spalle, spostandosi con lei ad ogni suo movimento. È più alta di come ricordavo, o forse sono solo io che ricordo male, avendola vista seduta per così tanto tempo, mi muovo di poco sulla sedia per scrutare il suo viso, provocando però un rumore stridulo, tipico della sedia che striscia sul pavimento.

Lei si volta, un po’ sorpresa, e mi rivolge un sorriso prima di aprire bocca.
‘Bensvegliata amore.’ mi sussurra con la voce un po’ roca dato il tempo infinito per cui non aveva parlato. La mandibola mi scende e le mie labbra formano una O dallo stupore.

‘Mamma?’ riesco a mormorare prima che la mia vista venga annebbiata dalle lacrime. Mi alzo di scatto e le corro incontro abbracciandola, lei ricambia l’abbraccio accarezzandomi i capelli, ‘Va tutto bene, shh.’ continua a sussurrare contro la mia testa.

Restiamo in questa posizione per alcuni minuti, beandoci dell’abbraccio dell’altra, fino a che non mi sposto un po’ spostando lo sguardo verso i suoi occhi verdi.
‘Mi sei mancata così tanto.’ riesco a dire, mentre mi asciugo le guance dal pianto.
‘Io pensavo di averti persa.’ Continuo, aspettando una sua risposta.

‘Sono tornata.’ è tutto ciò che mi riesce a dire e, sinceramente, in questo momento, non c’è niente che vorrei sentire di più.
‘Ho così tante cose da chiederti, da dirti..’ inizio prima di essere interrotta dalla sua voce candida
‘Abbiamo tutto il tempo del mondo, Summer. Adesso facciamo colazione.’ mi sorride, dopo tanto tempo e non posso fare altro se non ricambiare e sedermi a tavola.

‘Cosa mangi?’ mi chiede mentre versa il caffè in due tazzine azzurre.
‘Nulla.’ Rispondo con nonchalance, mescolando lo zucchero nella tazza.
‘Come nulla?’ mi chiede nuovamente.
‘Sono a dieta.’
‘A dieta? E perché?’ sto per risponderle quando la suoneria del mio cellulare riempie la stanza. Lo prendo in mano e lo sblocco per vedere un numero sconosciuto lampeggiare sullo schermo.

Sono un po’ indecisa ma alla fine decido di rispondere, mi alzo dal tavolo, faccio scorrere il pollice sullo schermo e mi porto il telefono all’orecchio.
‘Sei Summer, vero?’ domanda una voce familiare dall’altro capo della linea.
‘Si, e tu sei?’
‘Gordon, non so se hai presente, ci siamo visti una o due volte.’
‘Oh si, sei il ragazzo di Anne, giusto?’ chiedo un po’ confusa dalla situazione. Ci saremo parlati per al massimo cinque minuti in tutta la vita, che cosa vuole da me?
‘Si sono io, ma non ti chiamo per lei.’

‘Ah e allora per chi?’
‘Per Justin.’ Noto un po’ di preoccupazione nella sua voce e alla menzione del suo nome il mio cuore fa una capriola nel petto.
‘Che è successo?’ chiedo, visibilmente agitata, mentre mi allontano, sotto lo sguardo incessante di mia mamma.
‘Lui ha avuto un incidente.’ Mormora Gordon, quasi nella speranza che io non abbia sentito.

‘Lui cosa?’ chiedo sperando di aver capito male.
‘Ha avuto un incidente, ora è qui in ospedale, non sembra nulla di grave ma ho pensato che fosse meglio dirtelo, anche se lui non vuole.’


‘Arrivo subito, sai se passa qualche autobus per di lì?’
‘Ti vengo a prendere io, tranquilla. Vestiti e aspettami lì fuori, dammi dieci minuti e arrivo.’ Dice prima di chiudere la telefonata, lasciandomi dall’altro capo, alquanto spaesata.

Forse Gordon non era così male come veniva descritto, forse conoscendolo meglio era una brava persona. Insomma, non ci conosciamo quasi nemmeno, eppure ha deciso di aiutarmi. Forse ho sbagliato ad essere così dura con Anne.

Ma questo non è il momento per i ripensamenti. Justin è in ospedale e solo Dio sa che diavolo si sia fatto.
Lascio il telefono sul divanetto e torno in cucina da mia madre che mi osserva un po’ preoccupata.
‘Mamma, io vorrei stare qui con te a parlare ma c’è il mio-‘ un attimo, Justin non è il mio ragazzo, ci siamo baciati, sì , ma non vuol dire che stiamo assieme, mi correggo subito ‘c’è un mio amico in ospedale e devo andare a vedere come sta.’ le dico mentre vado in camera a cercare dei vestiti da mettere. Indosso la prima maglia che trovo e un paio di jeans, prendo la borsa e torno da mia madre.

‘Vuoi che venga con te?’ mi chiede, scrutandomi coi suoi grandi occhi verdi. Ci penso un attimo e poi rispondo
‘Credo di no, insomma, avrai un sacco di cose da fare qui a casa, cercherò di tornare il prima possibile.’ Le lascio un bacio sulla guancia e mi chiudo la porta di casa alle spalle per poi uscire e aspettare l’arrivo di Gordon.

Dopo appena qualche minuto, una macchina accosta e intravedo il mio accompagnatore all’interno, entro e lo saluto, prima che riparta, sgommando sulla strada.
‘Che gli è successo?’ chiedo dopo qualche minuto di silenzio.
‘Ieri sera, tornando a casa, ha detto che era sovrappensiero e si è schiantato contro un camion. Non si è fatto molto male, credo che l’airbag abbia aiutato parecchio ad attutire lo schianto ma ha sbattuto col braccio sul finestrino e se l’è rotto e in più alcune schegge di vetro si sono conficcate sulla guancia.’ Annuisco spostando lo sguardo fuori dal finestrino.

L’unica cosa che desidero ora è arrivare lì e vedere che sta bene e che non devo preoccuparmi di nulla. Ho paura, paura che finisca come con mio padre, le immagini del suo incidente mi tornano in mente e strizzo gli occhi per trattenere le lacrime.

Il viaggio continua in silenzio, nessuno dei due osa proferire parola ma è un silenzio piacevole, non imbarazzante. Gordon accosta davanti all’ospedale e ancora prima che abbia spento la macchina, apro la portiera e mi precipito all’interno, alla ricerca di Justin.

Mi fermo in accettazione, dove una signora coi capelli grigi raccolti in una coda mi sorride dolcemente.
‘Sto cercando Justin Bieber, può dirmi dov’è la sua stanza?’
‘Non so se può ricevere visite in questo momento.’ Mi risponde lei mentre consulta il monitor del computer.
‘La prego, è importante.’ Supplico e lei sembra impietosirsi perché mi indica la stanza e mi concede di entrare.

Spingo la porta verde ed entro nella piccola stanza 306.
Al centro c’è un letto circondato da alcuni macchinari e su di esso, Justin dorme. Mi avvicino un po’ senza nemmeno accorgermi di non essere sola nella stanza, fino a che non sento Gordon sussurrare qualcosa ad una donna che presumo sia la madre di Justin.

Dorme come un bambino, i capelli sono ancora tirati su con il gel, ma sono più scombinati del solito, indossa la stessa maglietta di ieri ma una fascia gli ricopre il braccio sinistro, dal polso alla spalla. Sulla guancia ha una garza che gli copre quasi tutta la parte sinistra del viso, dalla tempia al mento.

Gli accarezzo l’altra guancia che malgrado qualche graffio sembra intatta e lo vedo sussultare. Nel frattempo la stanza si è svuotata lasciando solo noi due all’interno.
Apre gli occhi e non appena mi vede accenna un sorriso, con un po’ di fatica data la guancia fasciata.
‘Come stai?’ gli chiedo continuando ad accarezzargli la guancia, sollevata dal fatto che Gordon avesse ragione e che non si fosse fatto nulla di grave.

‘Bene, ora che sei qui.’ Mormora con la voce impastata dal sonno. Non posso fare a meno di sorridere, mentre lui si sposta un po’ sul letto per farmi un po’ di posto.
‘Siediti.’ Mi dice poi indicando con lo sguardo il bordo del letto, annuisco e mi siedo accanto a lui, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi nocciola.

JUSTIN POV.

‘Hanno detto che dopo che mi avranno ingessato il braccio potrò uscire, quindi probabilmente domani sarò già fuori.’ le sussurro mentre osservo la sua mano muoversi sulla mia guancia.
Mi spaventa il modo in cui riesce ad essere bellissima in ogni momento, anche ora, anche struccata, con addosso dei semplici jeans, riesce comunque ad attirare i miei occhi su di lei.

Mi spaventa perché non avevo mai provato una sensazione simile prima d’ora, come quella che mi fa provare quando mi sorride o le sue mani si posano su di me, come adesso.

Cerco di sollevarmi a sedere facendo leva sul braccio sano e con un po’ di fatica riesco a portare il mio viso di fronte al suo per poi avvicinarmi e far scontrare dolcemente le nostre labbra.

Picchietto con la lingua sul suo labbro inferiore e lei mi concede di approfondire il bacio, portando una mano tra i miei capelli e giocandoci con le dita.

Separo le nostre labbra, solo per un attimo, per riprendere fiato e non posso non rendermi conto di quanto bisogno ho di lei ora, la vorrei ora, in questo momento, anche se mia mamma è li fuori con i miei fratelli, vorrei eliminare i vestiti di troppo e annullare la distanza tra i nostri corpi, ma il mio buonsenso riprende il controllo di me e mi allontano dal suo viso, lasciando un sorriso aleggiare sui nostri volti.
Eccomi di nuovo!
Sono tornata e come promesso ho postato subito il nuovo capitolo, che spero non vi abbia deluse. Direi che di colpi di scena ce ne sono parecchi, a partire dalla madre, chi se lo aspettava? Nessuno, credo soprattutto Summer, che dire ha avuto una giornata movimentata.

Justin non si è fatto nulla di grave, ma inizia a capire sempre di più cosa prova per Summer, fino al prossimo capitolo in cui.. no, non spoilero nulla, ci sarà solo una bella sorpresa, credo.

Come sempre grazie per le splendide recensioni ma grazie anche ai lettori silenziosi.
Se qualcuno sapesse come si fa una trailer mi contatti, grazie prego.

Per qualunque cosa scrivetemi qui o su Twitter, sono Bieberrrpromise.
Vi lascio il link di una nuova fanfiction che ho appena iniziato con quello strafigo di Jamie Campbell Bower, se vi va potete passare a dare un'occhiata, si chiama
Condemned.
Un bacio e alla prossima,
Lucrezia xxx

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***




Capitolo Undici.


Una voce alquanto familiare mi risveglia e, quando apro gli occhi, trovo mia madre che mi sorride.
Cerco di rialzarmi sul letto, sopportando il dolore al braccio e sfilando l’altro dal fianco di Summer, che dorme tranquilla accanto a me.
‘Va un po’ meglio?’ mi chiede, accomodandosi sulla poltroncina accanto al letto, allontanando un po’ gli altri macchinari.

Annuisco, lei sembra sollevata, fino a che non posa lo sguardo sulla ragazza al mio fianco.
‘Lei chi è?’ mi chiede in un sussurro, non volendo svegliarla.
‘Si chiama Summer, è una mia amica.’ rispondo, per poi vederla annuire.
‘Solo un’amica?’ insiste lei.
‘Per ora sì, poi si vedrà.’ Mormoro e non posso fare a meno di sorridere. Nella stanza cala il silenzio, intervallato solo dai sospiri di Summer che dorme.

Mia mamma si alza e si allontana, raggiungendo la porta, per poi voltarsi verso di me e sussurrare.
‘Non fartela scappare.’ annuisco e la osservo uscire dalla stanza, per poi dirigersi, probabilmente, al piccolo bar dell’ospedale.

Se la conoscesse, forse cambierebbe idea su di lei. Non per il carattere, ovviamente, ma per altre ragioni. Ad esempio per il quartiere in cui vive, o per la disponibilità economica non molto elevata della sua famiglia.

O ancora per la serie di, mi dispiace moltissimo dirlo, problemi che ha. Ma è a me che deve piacere e non a lei, giusto?

Mi ridistendo accanto a lei, sussultando quando colpisco la testiera in ferro con il braccio dolente.
Probabilmente il rumore improvviso la risveglia, perché, dopo qualche secondo, apre dolcemente gli occhi.

‘Hai dormito bene?’ le sorrido, mentre si stropiccia gli occhi e si guarda intorno.
‘Oddio, non pensavo di essermi addormentata, scusa.’ risponde freneticamente mentre si solleva a sedere, per farmi più posto.
‘Ehi bambolina, non mi sembra di averti chiesto di alzarti.’ arrossisce al nomignolo e cerca di coprirsi le guance con i capelli, spostando lo sguardo da un’altra parte.

‘Non farlo.’ sussurro, portando il viso alla sua altezza.
‘Fare cosa?’ mi chiede ingenuamente.
‘Coprirti il viso, sei bellissima quando arrossisci.’ avvampa nuovamente al complimento, ma questa volta non si copre con i capelli, punta solamente i suoi occhi verdi nei miei, mordendosi l’interno della guancia.

Vorrei stare con te, in ogni momento penso, specchiandomi nei suoi occhi.
‘Cosa?’ mormora lei in domanda, facendomi accorgere di aver parlato ad alta voce.
‘Nulla.’ rispondo, evitando volutamente l’argomento.
‘Ti ho sentito, sai.’ si avvicina di più a me, posando le sue labbra ad un angolo della mia bocca.
‘Ripetilo ancora Juss, fallo per me.’ sussurra, muovendo dolcemente le labbra sulla mia bocca e passando la lingua sul mio labbro inferiore, cerco di approfondire il bacio, ma lei si allontana, facendo scontrare i nostri nasi ‘Dillo, ancora.’ mormora di nuovo e mi sciolgo alla sua richiesta, desiderando solo le mie labbra contro le sue.

‘Ho detto Vorrei stare con te in ogni momento. poso le mie labbra sulle sue e, finalmente, mi concede il bacio, scaricando tutta la tensione che si era formata.
Le nostre labbra si muovono in sincronia e, quando ci separiamo per riprendere fiato, lei porta le sue al mio orecchio, dove sussurra ‘Anchio.’.

SUMMER POV.

Mi serve un calmante, o qualcosa del genere, perché credo di stare impazzendo. Vuole stare con me, ma in che senso?

Come amica o vuole qualcosa di più?

Sono tentata di chiederglielo, quando la sua mano sfiora la mia e sento qualcosa di freddo poggiarsi sul mio pollice.
Poso lo sguardo su di esso e il mio cuore fa una capriola, balzando fuori dal petto, non appena mi accorgo che mi ha dato il suo anello.

Porto la mano vicino al viso, esaminandolo meglio e un gridolino di eccitazione si fa spazio sulle mie labbra. È un anello maschile, ovviamente, con alcune incisioni, riesco a riconoscere una J e una data di nascita, che presumo sia la sua. Lui lo portava sull’anulare ma a me starebbe sicuramente largo lì, dato che mi calza a pennello sul pollice.

‘Chi se lo aspettava, ho trovato una ragazza.’ lo sento mormorare e gli sorrido apertamente, per poi buttarmi addosso al suo petto.
‘Grazie’ sussurro sulla sua spalla, senza riuscire a contenere la felicità ‘Grazie, grazie, grazie.’continuo stringendolo a me.

‘Sono contento che ti piaccia ma non uccidermi, per favore.’ lo sento ridacchiare e mollo subito la presa sul suo braccio, lasciando che un ‘Ops’ fuoriesca dalle mie labbra.

Alcuni passi riportano la mia attenzione alla saletta, distogliendomi per un attimo da Justin.
Un’infermiera con un camice azzurro ha appena varcato la porta e si sta avvicinando al letto.
‘Mi dispiace interrompere ma il dottore è pronto per preparare il gesso, quindi dovresti abbandonare la stanza.’ Si rivolge a me e annuisco.

Mi volto verso Justin e faccio toccare un’ultima volta le nostre labbra per poi raccogliere la borsa e uscire.
In corridoio, su alcuni divanetti trovo Gordon, mi avvicino e mi siedo accanto a lui.
‘Come sta?’ mi chiede, non appena si accorge del mio arrivo.
‘Tutto bene, ora gli devono mettere il gesso e poi dovrebbe poter uscire.’ rispondo mentre gioco con l’anello di Justin, infilato al mio pollice. Che giornata assurda, se la raccontassi a qualcuno probabilmente non mi crederebbe.

Prima mia mamma che si risveglia dal suo stato di trance, come se nulla fosse.
Poi un ragazzo che conosco a malapena, mi porta all’ospedale, perché il ragazzo con cui ho passato tutta ieri ha avuto un incidente.
E infine, mi fidanzo con quest’ultimo.

E non è ancora finita, perché scorgo da lontano una ragazza che si avvicina a me a Gordon, mentre sorseggia un cappuccino, e non è esattamente la persona che vorrei vedere ora.

Gordon si alza e si avvicina ad Anne, per poi far scontrare le loro labbra mormorandole un ‘Ciao, piccola.’ Lei ricambia il bacio, per poi avvicinarsi ai divanetti e sedersi accanto a me.
Sussurra qualcosa all’orecchio di Gordon, che si allontana da noi, per poi riportare lo sguardo nei miei occhi.

Cos’è che avevo pensato stamattina? Ah si, che Gordon non era così male come pensavo e che molto probabilmente mi ero lasciata trascinare dai pettegolezzi, ignorando che lui, a quanto pareva, fosse realmente interessato ad Anne.
Le dovevo delle scuse, per quello che le avevo detto.

Riporto lo sguardo sui suoi occhi e mi lecco le labbra per iniziare a parlare.
‘Scusa.’ Mormoriamo all’unisono, per poi ridacchiare ‘Vai prima tu.’ le dico, annuendo nella sua direzione.

‘Scusa, io non volevo farti star male dicendoti che non sarebbe tornato. Solamente ero sconvolta, perché mi sembrava assurdo che tu avessi raccontato delle tue “crisi” ad un ragazzo che conoscevi appena, dicendoglielo prima che a me. C’ero rimasta male e, non volevo ferirti, solo ho parlato prima di pensare. Ci avrei dovuto riflettere.’

‘Avevi tutte le ragioni di dirmelo, me la sono presa tanto perché in fondo anchio ero convinta che non sarebbe tornato e faceva male sentirselo dire dalla propria migliore amica. Scusa, non avrei dovuto mettere in ballo Gordon, soprattutto basandomi sulle dicerie e senza conoscerlo davvero, io ho sbagliato, mi dispiace.’ Annuisce, recependo le mie parole e una domanda si fa strada nella mia mente, così non esito a porgergliela.

‘Amiche come prima?’
‘Amiche come prima.’ risponde senza esitazione.

Sono felice che tutto sia tornato alla normalità, questa giornata è un sogno, tutto si è finalmente stabilizzato nella mia vita e, per la prima volta, tutto sembra girare per il verso giusto.
Avevo recuperato mia mamma, mi ero fidanzata e avevo di nuovo la mia migliore amica.

‘E così, tu e Justin..’ Ans interrompe i miei pensieri, esitando e sono felice di poterle rispondere affermativamente.
‘Si. Stiamo assieme.’ Le sorrido rigirandomi l’anello fra le dita e il suo sguardo cade esattamente su di esso.

‘Oh mio Dio, te l’ha dato lui? Ma è stupendo.’ Esclama in un gridolino portando la mia mano più vicina al suo viso per vederlo meglio. Annuisco sorridendo.
‘Ans?’ mormoro mentre lei continua a studiare l’anello di Justin al mio dito.
‘Mmh?’ alza lo sguardo verso la mia direzione, lasciando la mia mano.
‘Sai, mi ero sbagliata riguardo a Gordon. Lui è okay, non è come lo descrivono in giro, avevi ragione tu.’ Mi sorride per poi rispondermi.

‘La gente parla troppo, sai. Vedrai, quando si saprà in giro che stai con Bieber, quante cazzate si inventeranno le persone. Si parte da un fatto stupido a volte, da un errore o qualcosa di cui ci si è pentiti e si crea una serie di bugie fino a stravolgere completamente la verità. Prendi Gordon, è successo qualche anno fa, ad una festa, era ubriaco e si è fatto alcune ragazze’ vedo Anne stringere i denti mentre racconta di queste ragazze ‘anche se stava con Susy Drey, e da quel momento è diventato per tutti un puttaniere. La gente stravolge la verità, Summer. Non fidarti di quello che dicono in giro, fidati solo di quello che hai visto con i tuoi occhi.’
‘Forse non voglio che si sappia che sto con lui.’ sussurro in risposta, dopo aver immagazzinato le parole di Anne.

‘Ti credevo più forte, Sum. Davvero vuoi tenere nascosto tutto per paura del parere degli altri? Fregatene. Sei felice di stare con lui?’ annuisco energicamente ‘è lui, quello che vuoi?’ annuisco di nuovo ‘E lui vuole te, giusto?’
‘Si’ la sprono a continuare.
‘E allora non c’è nessuna ragione di non mostrarlo agli altri. Basta solo imparare a non ascoltare.’ Annuisco nuovamente e la abbraccio.

‘Come ho fatto in questi giorni senza di te?’ chiedo sorridendole.
‘Ah non lo so proprio.’ mi risponde in una risata.
‘E ora è meglio se vado a cercare Gordon, prima che si perda.’ La vedo alzare gli occhi al cielo prima di sventolare la mano in segno di saluto e allontanarsi.
Ciao a tutte ragazze c:
Vi state divertendo in vacanza? Io moltissimo, forse qualcuna avrà gli esami in questo periodo, in bocca al lupo!

Anyway il capitolo...è tornata anche Anne, siete contente? Io tantissimo, adoro il suo personaggio, e sembra che tutto si stia sistemando per Summer, ma qualcosa di problematico arriverà presto, comunque non spoilero nulla, lascio a voi i commenti.

Siamo già all'undicesimo capitolo! Grazie mille a tutte, nel mio piccolo sono contentissima del successo che sta raggiungendo la fanfiction e grazie soprattutto a voi che recensite o che la aggiungete a preferiti/seguite/ricordate.
Se la fanfiction continua è per merito vostro, grazie ancora c:

Come sempre se ci sono domande o altro, sono Bieberrrpromise su Twitter.
Un'ultima cosa, se c'è qualcuna a cui piacciono Jamie Campbell Bower o Lily Collins, o entrambi, vi invito a passare dalla mia nuova fanfiction Condemned, vi lascio link e introduzione qui sotto. Se qualcuna volesse passare mi farebbe molto piacere perchè ci tengo molto e mi dispiace un po' che non stia avendo molto successo.
Vi avviso già che è particolarmente rossa come fanfiction, grazie se passerete e alla prossima, un bacio,
Lucrezia xxx

Condemned
"Quando eri dentro alla casa, c'eri dentro fino al collo, questo lo sapevano tutti nei dintorni, e io, in particolare, ne ero tristemente consapevole."
La casa era disseminata di segreti, alcuni piccoli, altri intrecciati fra loro e altri ancora irrivelabili, segreti di ogni tipo. Uno di questi segreti era Jasmine, segreta anche a se stessa, di proprietà della casa ma appartenente anche al mondo esterno.
Ma quando Jamie proverà ad entrare nella sua vita, facendosi strada tra le innumerevoli bugie e districando la sua vita un pezzetto per volta, lei come reagirà?
Perchè nessuno può essere salvato se si ostina a restare prigioniero.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***




Capitolo Dodici.


Il mio cellulare suona insistentemente da una decina di minuti ormai, ma non ho alcuna intenzione di rispondere.
Lo ripesco dalla tasca e non mi stupisco di ritrovare a lampeggiare nuovamente il nome di Cristine, scorro il dito sullo schermo per rifiutare la chiamata e lo ripongo nuovamente in tasca.

Conto i secondi, aspettandomi che suoni di nuovo, per la settima volta, ma sembra che si sia finalmente arresa.
‘Sai dovresti rispondere, è maleducazione ignorare le chiamate.’ mi fa notare Summer, uscendo dal bagno e tornando in camera mia.

‘Sai cos’altro è maleducato? Ignorare il proprio ragazzo, soprattutto se si è a casa sua.’ la provoco, alzandomi dal letto e afferrandola per i fianchi. La avvolgo tra le braccia e la trascino con me verso il letto, mentre la sua risata riempie la stanza e ci circonda.

Lei cerca di opporre resistenza e raggiunto il bordo del letto, mi spinge su di esso, cadendo con me. Il suo viso è pericolosamente vicino al mio, mentre i suoi capelli neri formano una tenda che ci isola dal resto del mondo.

Siamo solo io e lei.

E il campanello, che puntuale come al solito ci interrompe. Summer si alza, cercando di ricomporsi ‘Dovresti andare ad aprire.’ mi consiglia con una punta di delusione ‘di solito è così che ci si comporta quando qualcuno suona il campanello.’ mi ammicca.

‘Grazie per il consiglio, non so come avrei fatto senza di te’ rispondo lasciando trasparire più sarcasmo possibile dalle mie parole ‘ma penso che possano aspettare, tu mi devi ancora qualcosa.’ mi avvicino al suo viso facendo scontrare dolcemente le nostre labbra e portando le mie mani tra i suoi capelli ad incorniciare il suo volto.

‘JUSTIN APRIMI O GIURO CHE BUTTO GIÙ LA PORTA’ una voce femminile, anche troppo familiare si fa eco nella casa e a malincuore devo allontanarmi da Summer.
‘Forse è meglio se vado ad aprire, mia madre ci tiene alla nostra porta.’ Mi giustifico percorrendo il corridoio che porta all’ingresso.

‘JUSTIN GUARDA CHE NON STO SCHERZANDO’ continua la ragazza oltre la porta.
‘Si, si sto arrivando, stai calma.’

Giro la chiave nella serratura e mi si presenta davanti Cristine alquanto infuriata.
‘Sai non sei molto sexy quando urli.’ comincio a provocarla, mentre si fa strada verso il salotto.
‘Quando urlavo sotto di te però mi sembrava ti piacesse.’ continua lei, togliendosi la giacca e appoggiandola sul divano in pelle.

La afferro per un braccio, appena prima che possa accomodarsi in divano, e avvicino il suo corpo al mio. L’ultima cosa che voglio è che Summer la conosca, ma probabilmente non posso evitarlo, solo non voglio che succeda ora.

‘Che vuoi? Non mi sembra di averti invitata qui, per cui faresti meglio a sparire.’ la intimo ad andarsene ma lei mi ignora completamente, portando tutta la sua attenzione sulla figura che è appena entrata nella stanza.

SUMMER POV.

Decido di andare a vedere cosa sta facendo Justin, così mi alzo dal letto ed esco in corridoio. Spero di riuscire a raggiungere l’ingresso senza perdermi, la casa di Justin è enorme, mi sembra di ritrovarmi in un film o a casa di qualche star famosa. Quando è venuto a prendermi oggi, dopo lavoro, non pensavo mi avrebbe portata qui e quando siamo arrivati non pensavo fosse casa sua, ma una qualche villa o ristorante.

La sua camera è grande all’incirca quanto il mio salotto e la mia cucina messi assieme ed un enorme letto occupa l’intera stanza.
Chissà cosa avrà pensato Justin quando è rimasto a dormire da me?

Insomma, la mia casa è minuscola, il letto è piccolo perfino per me e non ci vorrebbe un genio a capire che ho parecchi problemi economici. All’inizio non mi ero posta questo problema ma ora non posso ignorarlo, non dopo che mi sono resa conto di quanto diversa sia la nostra situazione.

Accantono i miei pensieri quando sento la voce di Justin provenire da quello che sembra essere il salotto. Non riesco a riconoscere le parole, ma non sembra che stia parlando molto gentilmente.
Entro in salotto e vedo Justin parlare con una ragazza accanto al divano.

È alta quanto lui, magra, e davvero bella. I capelli biondi le scendono sulla schiena in dei boccoli ordinati, in contrasto con il rosso della camicetta e il nero della minigonna. Ai piedi indossa dei tacchi neri alti pressoché quindici centimetri e sul divano intravedo la sua giacca e una borsa firmata.

Si volta verso di me, mascherando uno sguardo di disgusto con un finto sorriso, mentre mi squadra dalla testa ai piedi, e non posso darle torto. Indosso dei jeans chiari, consumati sulle ginocchia e una maglia azzurra, che mi copre fino ai fianchi, non sono elegante, né affascinante, i capelli mi cadono sulla schiena in modo scomposto e non sono nemmeno truccata.

Non posso competere, né col suo corpo, né con i suoi vestiti e sicuramente nemmeno con i suoi soldi.
‘Lei è Cristine.’ Justin mi presenta la ragazza al suo fianco, dopo averle lasciato il braccio ed essersi allontanato da lei.

Cristine mi ignora, si accomoda in divano e si rivolge a Justin ‘È la donna delle pulizie o cosa?’ domanda controllando l’Iphone per poi rimetterlo in borsa.
Justin sembra sul punto di ucciderla, si avvicina pericolosamente al divano, attirando la sua attenzione interamente su di lui e la fa alzare tirandola da un braccio ‘Allora te lo dico chiaro e tondo. Nessuno ti ha invitata. Nessuno ti vuole qui e non ho idea di cosa tu sia venuta a fare, ma ti consiglio di alzare il culo dal mio divano e tornartene a casa. E se osi parlare così alla mia ragazza, di nuovo, non mi farò problemi a mandarti fuori di qui a calci.’

Cristine non sembra molto intimorita da Justin, o almeno non come mi aspettavo, ma annuisce e si alza dal divano recuperando la borsa e la giacca.
Io e Justin la seguiamo fino alla porta, dove, appena prima di uscire si volta verso di noi.
‘Quando ti renderai conto della ragazza che ti stai portando a letto, fammi uno squillo. E riguardo a te,’ continua indicandomi ‘non so che diavolo ci veda in te, ma non montarti troppo la testa. Una settimana e vi lascerete.’

Detto questo esce, chiudendosi la porta alle spalle ed allontanandosi.

‘Ignorala.’ Mi sussurra Justin, cercando di apparire calmo ma percepisco del nervoso nelle sue parole. Annuisco, non molto convinta. Devo ammettere che mi trovo d’accordo con Cristine. Insomma, lui che cosa ci vede in me?
Potrebbe avere molto di meglio e allora perché me?
Forse hristine ha ragione e non dureremo più di una settimana, forse si è messo con me solamente perché gli faccio pietà. La povera ragazzina complessata. E io che mi sono addirittura illusa di potergli piacere.

Come posso piacere a lui se non piaccio nemmeno a me stessa?

Justin indica il letto accanto a se, chiedendomi di stendermi vicino a lui ed annuisco. Mi stendo accanto a lui e il suo braccio destro mi avvolge portando i nostri corpi più vicini. Appoggio la testa sul suo petto e mi lascio cullare dai suoi respiri, mentre lui inizia ad accarezzarmi i capelli.

Io e lui siamo così diversi, ha ragione Cristine, non siamo fatti per stare assieme, ma mentre sono qui, accanto a lui, mi sento completa. È come se noi ci completassimo alla perfezione. O forse è solamente la sensazione che si prova quando si è innamorati di qualcuno, forse lui non sente lo stesso ed è solo un’ idea della mia mente.

‘Bambolina, è tutto okay?’ mi domanda Justin appoggiando le labbra sulla mia guancia e lasciando un bacio dolce. Annuisco, beandomi della sensazione che provocano le sue labbra sulla mia pelle. Mi lascia qualche altro bacio e poi posa le sue labbra sul mio orecchio.
‘Sei bellissima.’ mi sussurra sulla pelle e un fuoco si accende dentro di me, rispecchiandosi in un ampio sorriso sulle mie labbra.

JUSTIN POV.

Afferro Summer per i fianchi e la aiuto a scavalcare le mie gambe per poi portarsi tra di esse. La sento rabbrividire, quando le mie mani entrano in contatto con i suoi fianchi e rabbrividisco anchio. Devo controllare i miei movimenti perché sento che, se solo impiegassi poca forza in più rischierei di farle male. Questo pensiero mi infastidisce. Vorrei poterla aiutare, vorrei non dover prestare attenzione ad ogni mio movimento perché lei è così fragile.

Lei è troppo fragile. Sembra pronta a spezzarsi e ho paura che potrei essere io a spezzarla.
Non sono una persona violenta, questo lo so, ma sono comunque irascibile e un gesto che a chiunque altro potrebbe solo dare un po’ di fastidio, per lei potrebbe essere molto più doloroso.

Ho paura perfino di abbracciarla troppo forte, perché è così piccola che potrei farle del male.

Mentre mi perdo nei miei pensieri lei si solleva e si gira portando i suoi occhi nei miei.
‘Chi era quella ragazza? Cristine?’ mi chiede sostenendosi con le mani sul mio petto. Sento che la cosa migliore da fare è dirle la verità.
‘Ci uscivo assieme.’ le rispondo evitando il suo sguardo e concentrandomi su un punto indefinito della stanza.
‘Era la tua ragazza?’ mi chiede lei, nuovamente.
‘Più o meno. Senti Summer, lasciala perdere. Ce l’ha con me perché preferisco te a lei, è solo gelosa, perché vorrebbe essere te.’ riporto i miei occhi nei suoi e la vedo scuotere la testa in segno di disapprovazione.
‘È qui che sbagli. Lei non vorrebbe essere me.
Non avrebbe alcun senso. Insomma, lei è perfetta e io, non sono affascinante o bella o qualunque altra cosa. Lei non capisce perché tu hai scelto me e non lei. E, sinceramente, nemmeno io lo capisco.’
E dopo interminabili settimane..eccomi!
Sono tornata, non vi sto nemmeno ad elencare la serie di problemi che ho avuto nel cercare di pubblicare questo capitolo perchè non credo vi interessi ma alla fine ce l'ho fatta, ed è questo l'importante giusto?

Anyway, è arrivata Cristine a portare un po' di scompiglio alla nostra coppietta, provocando a Summer una serie di "complessi di inferiorità" e parecchio fastidio a Justin.
So già che mi odierete per come ho interrotto il capitolo ma non potevo fare altrimenti.
Grazie mille a tutti quelli che recensiscono, mettono la storia nei preferiti ecc.

Vi invito a passare dalla mia nuova fanfiction su Jamie Campbell Bower e Lily Collins, e, se vi va, lasciare un commento, che spero sia positivo.
Un bacio e a presto,
Lucrezia xxx


Condemned
"Quando eri dentro alla casa, c'eri dentro fino al collo, questo lo sapevano tutti nei dintorni, e io, in particolare, ne ero tristemente consapevole."
La casa era disseminata di segreti, alcuni piccoli, altri intrecciati fra loro e altri ancora irrivelabili, segreti di ogni tipo. Uno di questi segreti era Jasmine, segreta anche a se stessa, di proprietà della casa ma appartenente anche al mondo esterno.
Ma quando Jamie proverà ad entrare nella sua vita, facendosi strada tra le innumerevoli bugie e districando la sua vita un pezzetto per volta, lei come reagirà?
Perchè nessuno può essere salvato se si ostina a restare prigioniero.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***




Capitolo Tredici.


Io e Justin sembriamo una coppia normale, come tutte le altre.
E lo siamo, almeno apparentemente.
Facciamo tutto quello che le coppie normali fanno nel loro primo periodo insieme. Gli altri, probabilmente, ci considerano una di quelle coppiette sdolcinate per cui tutto è rose e fiori e così limitate da vedere solamente un futuro felice.

Ma la verità è che se solo entrassero nella nostra testa per qualche minuto, cambierebbero sicuramente opinione.
La mia mente è continuamente assalita da ogni genere di dubbio quando sono con lui, ho paura che sia tutta una finzione ma non riesco a capirne lo scopo.
Per quale motivo dovrebbe fingere di voler stare con me?

Rigiro la cannuccia nel mio frappè, cercando di ingannare il tempo, dato che non ho alcuna intenzione di berlo.
‘Allora Sum, com’ è stare con Bieber?’ mi chiede Anne, interrompendo lo scorrere dei miei pensieri.
‘Potresti chiamarlo Justin? E va tutto bene, lui è… è perfetto.’ Sottolineo l’ultima parte con un gesto involontario del capo.
‘E allora perché non mi sembri felice?’ insiste lei

‘Io sono felice Ans, davvero. Ma c’è sempre un problema in un qualunque tipo di relazione e, in questo caso, il problema sono io.
Amo il suo essere così perfetto ma mi fa innervosire altrettanto. Sa sempre come comportarsi, quando dire la cosa giusta, riesce a muoversi perfettamente anche con un braccio rotto’ rilascio un sospiro frustrato prima di ricominciare a parlare ‘io.. vorrei solo non essere così sbagliata rispetto a lui.’

‘Ma che diavolo Summer! Ti ascolti quando parli? Non capisco che cosa tu voglia. Hai il ragazzo perfetto, l’hai detto tu stessa, è davvero interessato a te, si comporta in modo dolce quando siete assieme, insomma, fa tutto ciò che un fidanzato modello farebbe e tu continui con queste convinzioni.
Non rovinare tutto perché sei convinta di non essere abbastanza, prendi ogni cosa che lui ti da e se lui ti da amore, tu restituisciglielo. So che sei convinta di avere qualcosa di sbagliato e, lo sappiamo entrambe che alcuni problemi ed alcune crisi le hai avute, ma se lui vuole chiudere un occhio e superare tutto questo, tu non puoi dirgli di no.’

Recepisco le parole di Anne e queste si bloccano nella mia mente, aggiungendosi ed accavallandosi ai ricordi della serata precedente.

‘Lei non vorrebbe essere me.
Non avrebbe alcun senso. Insomma, lei è perfetta e io, non sono affascinante o bella o qualunque altra cosa. Lei non capisce perché tu hai scelto me e non lei. E, sinceramente, nemmeno io lo capisco.’
‘Dio, bambolina, non posso credere che tu continui a convincerti di queste cose.’

Justin mi guarda a lungo e posso vedere nei suoi occhi che è distrutto, quasi quanto me. Forse sbaglio ad addossargli tutti i miei problemi, ma non riesco a comportarmi diversamente con lui.
Non posso mentirgli, mi è impossibile, vorrei che lui potesse scavarsi un posticino nella mia mente e osservare da lì quanto i miei pensieri siano davvero intricati.

Improvvisamente Justin scioglie il suo leggero abbraccio, compromesso dal gesso e si siede sul bordo del letto.
‘Che stai facendo?’ gli chiedo un po’ spaesata. Non vorrà mica lasciarmi?
Ma, prima ancora che possa iniziare a farmi filmini mentali depressi, Justin mi risponde ‘Mettiti le scarpe, ti faccio vedere una cosa.’

Mi allaccio le converse ai piedi e aiuto lui con le sue Supra, ricevendo uno sbuffo infastidito. Credo che l’avere un braccio infermo lo innervosisca parecchio, anche un po’ troppo.
Infilo un maglioncino blu e lo seguo fuori di casa.
Lo scorgo imprecare quando raggiunge il garage. Deve essersi reso conto che in queste condizioni non può guidare, ma non sembra accantonare i suoi propositi, perché mi prende la mano e iniziamo a passeggiare sul marciapiede.

‘Posso sapere dove stiamo andando?’ chiedo un po’ titubante.
‘A che ora hai il coprifuoco?’ mi domanda lui a sua volta.
‘In realtà non ho un corpifuoco’ ammetto ‘ma credo che per le undici mi convenga essere a casa.’ Non ricordo nemmeno come sia ricevere un rimprovero o una punizione dai genitori. Dall’ultima volta che ne ho ricevuta una deve essere passato parecchio tempo, dato che dopo la morte di papà non sono più finita in punizione.

Ritorno alla realtà e mi rendo conto di non sapere dove mi trovo. Justin disegna piccoli cerchi col pollice sulla mia mano, mentre varchiamo le porte scorrevoli dell’edificio che ci sta di fronte.
Deve essere un hotel, ma non ho fatto in tempo a leggerne il nome, anche se sembra di gran lusso.
La receptionist lascia un sorriso a Justin, che lui ricambia prontamente con un gesto del capo.

‘Juss’ richiamo la sua attenzione, mentre le porte dell’ascensore si chiudono dietro di noi ‘Perché mi hai portata in un hotel?’
Lui preme il pulsante dell’ultimo piano e poi porta il suo indice sulle mie labbra per zittirmi e poi mima uno Shh.

Raggiungiamo il centesimo piano e le porte dell’ascensore si aprono davanti a noi. La mano di Justin mi trascina attraverso il corridoio, facendomi superare una serie di porte, chiuse o socchiuse.
Mi fermo davanti ad una stanza aperta e sbircio all’interno. Sono sempre stata affascinata dagli hotel, amavo quando andavamo in viaggio, io dormivo sempre nel letto matrimoniale tra mamma e papà, sotto al piumone bianco e soffice. Ma ovviamente erano anni che non mettevo piede in un hotel.

‘È meglio di come ricordavo.’ mormoro a me stessa, ma Justin mi sente comunque.
‘Ti piacciono gli hotel?’ mi chiede mentre mi lascio trascinare nella stanza
‘Li adoro. I letti enormi, i piumini, avere qualcuno che si prende cura di me, amo tutto questo.’ ammetto, cercando di non pensare a mio padre e ai ricordi che questa stanza mi porta alla mente ‘Ma non credo che dovremmo stare qui.’

Justin ignora le mie preoccupazione e si tuffa sul letto matrimoniale, seguito a ruota da me.
Non riesco a spiegarmi questa uscita improvvisa, insomma, eravamo nel bel mezzo di una conversazione importante a casa sua e lui ha liquidato tutto con una frase e mi ha portata qui, a fare non so bene cosa.
Il braccio sano di Justin mi circonda le spalle, mentre osservo il resto della stanza, soffermandomi sui più piccoli particolari.

Dal bagno di fronte a noi esce una donna sulla cinquantina. La divisa da cameriera dell’hotel le aderisce nei punti sbagliati, facendola sembrare più vecchia di quello che è. Mentre spinge il carrello delle pulizie si accorge di noi, inizialmente ci guarda un po’ spaesata ma poi si rivolge a Justin ‘Signorino Bieber, che ci fa qui?’ chiede con uno sguardo inquisitore.

‘Ce ne andiamo subito, Clare, ma per favore, non dire nulla a mio padre.’ Risponde trascinandomi giù dal letto e tornando in corridoio.
‘Seriamente Justin, cosa stai cercando di fare?’ gli chiedo un po’ preoccupata, ma lui mi ignora e continua a camminare per il corridoio, finchè non raggiungiamo una scala in ferro.

Un cartello consente l’ingresso solo al personale addetto, ma ovviamente Justin lo supera e inizia a salire i gradini.
Mi lascia la mano per appoggiarsi al corrimano e quando raggiunge la fine della scala si volta per aiutarmi a salire.

Ci ritroviamo sul tetto.

È un enorme spiazzo di cemento bianco con, qua e là, alcune antenne o oggetti vari. Di fronte a noi, al limite del tetto si trova l’enorme insegna dell’edificio e posso leggere la scritta HOTEL GARDENS.
‘Juss, non possiamo stare qui, se ci beccano-’ mi interrompe con un sorriso ‘Ehy stai calma, non ci vedrà nessuno e se dovesse succedere, comunque non ci succederebbe niente. Mio padre è il capo di questo posto.’ Quindi suo padre gestisce la catena degli Hotel Gardens? WOW.

‘Ma perché mi hai portata qui?’ gli chiedo di nuovo, speranzosa di ricevere una risposta.
‘Devo mostrarti una cosa.’ mi risponde, senza che il sorriso abbandoni il suo volto nemmeno per un attimo. Sobbalzo quando l’insegna dell’hotel si illumina, unendo la sua luce a quella delle stelle che splendono nel cielo. Il sole è tramontato da poco, lasciando spazio alla sera.

Justin mi aiuta a sedermi accanto a lui vicino all’insegna, sul bordo del tetto dello stabile.
Fortunatamente non ho paura dell’altezza, oppure probabilmente starei già urlando, con le gambe penzoloni metri e metri sopra la strada.
Mi avvicino ulteriormente a Justin per sentirmi più sicura, appoggio la testa sul suo petto e lui inizia a parlare.

‘Guarda.’ Muove il capo verso la strada sotto di noi e io mi scosto dalla sua spalla per vedere meglio la strada ‘Guarda tutte quelle persone, sono così piccole da quassù, non è importante quello che stanno facendo o cosa pensano, perché noi, da qui, vediamo solamente dei puntini che si muovono.’ Fa una pausa, facendo combaciare le nostre spalle e intrecciando le nostre dita ‘Ti ho portata qui per questo. Io, ogni volta che vengo qui, mi sento importante, ed è così che voglio far sentire anche te. Perché, quando sono con te, tutto perde importanza, ogni cosa diventa delle dimensioni di quelle persone laggiù, perché ho tempo solo per te.
Ed è per questo che ho scelto te. E sceglierei te in ogni momento, tra mille e ancor più persone io sceglierei sempre te.
Diavolo Summer, tu non sei meno di Cristine, non sei meno di nessun altro, tu sei tu e se perfetta così.’

Torno alla realtà e, anche se mi sembra di essermi persa nei miei pensieri per ore, mi rendo conto che è tutto come prima, che Anne ha appena finito di parlarmi e che si aspetta una risposta.
‘Grazie’ mormoro distogliendo lo sguardo dal frullato per specchiarmi negli occhi della mia amica. ‘Ma io voglio solo la sua felicità. Non voglio essere un peso o che debba preoccuparsi per me e per i miei problemi.’
‘Ma lui vuole farlo! Lui vuole prendersi cura di te, aiutarti a superare i tuoi problemi! Lui vuole te, ma a quanto pare sei tu a non voler lasciarti aiutare e sbagli. Lascia che si prenda cura di te, fallo per me, fallo per lui, ti prego. Tu hai un immenso bisogno di lui e lui ha un immenso bisogno di te.’

Anne ha ragione, anche lui mi vuole e se finirà male me ne farò una ragione ma ora devo fare il possibile per essere felice con lui.

‘Sceglierei te in ogni momento, tu sei tu e sei perfetta così.’

Imprimo le parole di Justin nella mia mente e bevo quel frullato. Non per me, né per Anne che ha insistito perché prendessi qualcosa, né per mia madre che cerca ogni occasione per farmi mangiare, ma per lui, perché vuole stare con me e non con Cristine, né nessun’altra.

HEILÀ!
Stavolta sono stata più veloce a pubblicare e spero di continuare così c:
Questo è un capitolo abbastanza riflessivo e, giusto per chiarire se qualcuno non avesse capito, le parti in corsivo sono flashback. Sembra che, finalmente, Summer abbia capito che Justin è davvero interessato a lei (Allelujah!)

Anyway grazie mille a tutti quelli che recensiscono o seguono la storia e ai lettori silenziosi, mi fa sempre piacere leggere qualche commento.
Se vi va potete passare dalla mia altra fanfiction con Jamie Campbell Bower e Lily Collins, mi farebbe molto felice, alla prossima!
Un bacio,
Lucrezia xxx


Condemned
"Quando eri dentro alla casa, c'eri dentro fino al collo, questo lo sapevano tutti nei dintorni, e io, in particolare, ne ero tristemente consapevole."
La casa era disseminata di segreti, alcuni piccoli, altri intrecciati fra loro e altri ancora irrivelabili, segreti di ogni tipo. Uno di questi segreti era Jasmine, segreta anche a se stessa, di proprietà della casa ma appartenente anche al mondo esterno.
Ma quando Jamie proverà ad entrare nella sua vita, facendosi strada tra le innumerevoli bugie e districando la sua vita un pezzetto per volta, lei come reagirà?
Perchè nessuno può essere salvato se si ostina a restare prigioniero.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***




Capitolo Quattordici.

 
È passato qualche mese da quel frullato e da tutto quello che significava: Justin voleva me e io volevo lui, era arrivato il mio turno di impegnarmi sul serio.
E l’ho fatto, mi sono impegnata e mi sono fatta aiutare. Ogni giorno, dopo la scuola Justin mi ha accompagnata a prendere un frullato e, quelle volte che lui non ha potuto, ci sono andata da sola.
 
Mamma si è trovata un lavoro come commessa ai grandi magazzini e la sera frequenta dei corsi per poter tornare ad insegnare. Io ho finalmente lasciato il lavoro al bar e buttato quella stupida divisa che odiavo tanto.
Il mese scorso mamma mi ha accompagnata a comprare dei vestiti nuovi e adesso indosso una XS da adulti, sto guadagnando peso, un po’ alla volta e, secondo la dottoressa da cui mi porta mamma, tra qualche mese il mio peso tornerà ad essere nella norma.
 
Tutti dicono che sono un’eccezione alla regola, la mia dottoressa sostiene di non aver mai avuto una paziente che è riuscita a liberarsi così facilmente di questa malattia ma tutto questo mi motiva sempre di più.
La mia vita è felice adesso.
Ho ritrovato mamma e ho un ragazzo che mi ama. Io e Anne non siamo mai state così legate e sto migliorando anche a scuola.
 
Non appena sento suonare il campanello corro ad aprire. Justin vuole conoscere mia mamma e credo che sia il momento giusto per fare questo passo.
‘Non ti ho mai visto così elegante.’ scherzo, stampandogli un bacio sulle labbra.
‘Ho messo la mia camicia migliore’ risponde soddisfatto ‘credi che le piacerò?’
‘Non le piacerai, ti amerà. Lei ti adora già per tutto quello che hai fatto per me e vedrai che quando ti conoscerà sarà ancora meglio.’
 
 
JUSTIN POV.
Appoggio una mano sul fianco di Summer e sorrido, le ossa sono ancora lì, appena sotto la pelle ma non la vedo rabbrividire. Devo ancora controllarmi nei miei gesti ma tra qualche mese sarò libero di abbracciarla senza dovermi preoccupare di farle del male.
 
Sfilo velocemente la mano dal fianco di Summer, non appena vedo quella che dovrebbe essere sua mamma osservarci dal salotto asciugandosi le mani sul grembiule.
Ha gli stessi lineamenti dolci di Summer anche se non è così minuta e gracile. Si passa una mano tra i capelli neri mentre si avvicina.
‘Io sono Isabelle’ si presenta stringendomi energicamente la mano ‘tu devi essere Justin.’ continua sorridendomi.
 
‘È un piacere conoscerla’ rispondo porgendole una scatola di cioccolatini che avevo comprato poco prima.
‘Dammi pure del tu, tesoro, non farmi sentire così vecchia’ rilascia una piccola risatina e io cerco di tranquillizzarmi.
 
È completamente diversa dai miei genitori, sembra veramente interessata a conoscermi e non mi domanda le solite cose, come ‘Che lavoro fanno i tuoi?’ ‘Studi ancora?’ o cose del genere. Mi racconta della sua vita, di quando era giovane e di quando il padre di Summer aveva conosciuto i suoi genitori.
 
‘Era in ansia come te. Mi ricordo che mi faceva tenerezza, aveva portato un mazzo di fiori a mia madre e continuava a stringermi la mano da sotto il tavolo. Esattamente come stai facendo tu con Summer adesso.’ vedo con la coda dell’occhio Summer arrossire mentre le lascio la mano.
 
‘Mio padre gli faceva un sacco di domande sul suo lavoro, su cosa voleva farne della sua vita, sul futuro e mia madre ascoltava in silenzio. James era un tipo molto carismatico e mia mamma lo aveva adorato fin dall’inizio, da quando le aveva offerto i fiori ed era quasi inciampato nel tappeto dell’ ingresso per l’ansia.’ Isabelle ridacchia ricordando il passato, ma le dita di Summer stanno tremando. Non doveva essere stato facile affrontare la morte di suo padre e soprattutto affrontarla da sola e questa era l’unica cosa che non avrei mai perdonato ad Isabelle. Averla abbandonata quando ne aveva più bisogno.
 
Il resto del pranzo continua tranquillamente, scherziamo e ci rilassiamo e mi rendo conto di trovarmi più a mio agio con loro che con la mia vera famiglia. So che anche Summer vorrebbe conoscere i miei genitori ma cercherò di allontanare quel momento il più possibile. I miei riuscirebbero sicuramente a rovinare tutto e prima vorrei che Summer stesse davvero bene.
 
‘Grazie.’ Mi risveglia dai miei pensieri Isabelle non appena Summer si allontana dalla sala da pranzo per andare in bagno ‘Grazie per tutto quello che hai fatto per lei. Io non c’ero e non riuscirò mai a trovare un modo per farmi perdonare per la mia assenza ma tu ci sei stato quando lei ne aveva più bisogno e qualunque cosa tu voglia fare del tuo futuro, se le starai vicino avrai la mia benedizione.’
 
Sono felice, finalmente. Forse i miei non saranno mai orgogliosi di me, di Summer o di quello che ho scelto per la mia vita ma lei crede in me e ha capito quanto ci tengo a sua figlia.
Ora devo solo cercare di non deluderla e so già di cosa parlarle. Se quello che mi ha appena detto è vero non mi rifiuterà sicuramente questo desiderio.
 
____________________
 
Me ne sono andato da pochi minuti dalla casa di Summer e sto guidando verso casa. Mancano due settimane a Natale e ho intenzione di passare il Natale migliore di sempre quest’anno.
‘Ciao Justin’ mi accoglie sorridendo mia sorella Jazmyn.
‘Ciao principessa’ la abbraccio, stampandole un bacio sulla fronte.
‘La mamma ti sta cercando’ mi mormora andando a sedersi in divano.
 
Ci manca solo la predica di mia mamma, adesso. Riuscirà a rovinarmi anche questa giornata?
‘Ciao mamma’ la saluto, aprendomi una lattina di coca cola e sorseggiandola appoggiato al bancone della cucina.
‘Justin, dov’eri?’ mi chiede avvicinandosi a me per guardarmi meglio negli occhi.
‘Ero da amici’ mento ‘da Gordon.’
 
‘Sul serio? Da Gordon? Strano che sia passato circa un’ora fa a chiedermi se eri in casa.’ Merda.
‘Senti Justin, ti prego dimmi la verità, dov’eri? Non farmi preoccupare per favore.’ Si avvicina per annusarmi i vestiti e vedere meglio i miei occhi.
‘Non mi sembri drogato.’
 
‘Mamma! Io non mi drogo.’ Sospiro, devo dirle la verità o chissà cosa penserà.
‘E allora perché non sei mai a casa, non vedi più Gordon, che ti succede?’
È preoccupata e mi dispiace vederla così ma so che se le parlassi di Summer vorrebbe conoscerla e non approverebbe. Men che meno mio padre. Probabilmente mi impedirebbero di vederla e mi costringerebbero a uscire di nuovo con Cristine.
Devo rischiare, prima o poi dovrei comunque dirglielo e tanto vale che mi tolga subito il pensiero.
 
‘Ero a conoscere la madre della mia ragazza.’ mormoro velocemente fissandomi le scarpe.
‘Dimmi la verità Justin.’ mi risponde severamente.
‘È la verità, mamma. Sono fidanzato e oggi sono andato a conoscere sua mamma.’
 
Non faccio nemmeno in tempo a finire la frase che mi ritrovo soffocato nell’abbraccio di mia mamma.
‘Mi hai fatto preoccupare così tanto Justin, perché non me l’hai detto? Come si chiama? Dove l’hai conosciuta? È bella?’
‘Mamma, calmati.’ ridacchio sciogliendo l’abbraccio ‘Io non te ne ho parlato perché ho paura che tu e papà non la accetterete.’
‘Perché non dovremmo accettarla?’ mi domanda, iniziando a preoccuparsi.
 
‘Diciamo che non è esattamente la ragazza che voi vorreste per me. Non è ricca e.. insomma non vive la vita migliore di questo mondo.’
‘Non starai mica uscendo con una prostituta, Justin?’
‘No no no mamma, ma che dici?’ devo spiegare a mia mamma quali sono i “problemi” di Summer, ma perché le parole mi si bloccano in gola?
 
Justin, tira fuori le palle.
Continuo a ripetermelo, ma ho troppa paura che possa respingere Summer o impedirmi di vederla. Mi mordo l’interno della guancia e mi decido ad aprire bocca.
‘Quando l’ho conosciuta lei viveva da sola, diciamo. Cioè, viveva con sua mamma, ma gestiva ogni cosa lei in casa, lavorava in un bar per ubriaconi e guadagnava a malapena qualche soldo per pagare l’affitto.’ vedo lo sguardo di mia mamma rabbuiarsi mentre continuo a parlare, e non sa nemmeno che la parte peggiore deve ancora arrivare ‘..ed era ammalata, era anoressica.’
Mi zittisco per un attimo e l’imbarazzo è palpabile nell’aria mentre il silenzio più profondo ci avvolge. Decido di continuare a parlare.
 
‘Sua mamma ora sta meglio e lei ha smesso di lavorare al bar. Sta guarendo dall’anoressia e ha bisogno di me. Io lo so che non è la ragazza che hai sempre sognato per me ma io non posso lasciarla da so-’ le braccia di mia mamma mi avvolgono nuovamente e mi stringono ancora più forte di prima.
 
‘Justin, sono così fiera di te.’ Quelle parole mi attraversano la mente e per poco non mi soffoco con la saliva.
‘Cosa?’ era esattamente l’ultima cosa che mi aspettavo mi dicesse.
‘Hai messo la testa a posto finalmente. Ed io che avevo paura che ti drogassi o frequentassi chissà che gente. Sono così orgogliosa del mio bambino. Hai aiutato quella ragazza a superare i suoi problemi e non potrei desiderare di meglio per te, ti ha aiutato a seguire la strada giusta.’ Le mie braccia si muovono da sole e circondano i fianchi di mia mamma.
 
È felice di me e Summer, e anche se so che la parte peggiore sarà dirlo a mio padre so che avrò il suo appoggio.
Il resto della serata non faccio altro che raccontarle tutto quello che so su Summer, su sua madre e finalmente sento di avere l’appoggio della mia famiglia.
Mi sembra di essere tornato un bambino e, prima di andare dormire mando un messaggio a Summer.
 
Ho parlato di te a mia mamma.
Vuole conoscerti e domenica prossima sei
invitata a pranzo da noi :)
Buonanotte bambolina ;)

Heyyyy
Ciao a tutti e scusatemi se sono sparita dalla faccia della Terra per tutto questo tempo, aiuto ne è passato davvero tanto.
Spero che questo capitolo non vi abbia deluso e che ci sia ancora qualcuno che segue la storia, malgrado la mia assenza, scusate ancora.

Anyway mi è dispiaciuto un po' ricevere una sola recensione al capitolo scorso e spero di riceverne qualcuna in più a questo.
Grazie comunque a chi recensisce e ai lettori silenziosi, non so come farei senza di voi
Un bacio,
Lucrezia.

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