I will love you unconditionally..

di yoo_bro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo..-1- ***
Capitolo 2: *** -2- ***
Capitolo 3: *** -3- ***
Capitolo 4: *** -4- ***
Capitolo 5: *** -5- ***
Capitolo 6: *** -6- ***
Capitolo 7: *** -7- ***
Capitolo 8: *** -8- ***
Capitolo 9: *** -9- ***
Capitolo 10: *** -10- ***
Capitolo 11: *** -11- ***
Capitolo 12: *** -12- ***
Capitolo 13: *** -13- ***
Capitolo 14: *** -14- ***
Capitolo 15: *** -15- ***
Capitolo 16: *** -16- ***
Capitolo 17: *** -17- ***
Capitolo 18: *** -18- ***
Capitolo 19: *** -19- (parte 1) ***
Capitolo 20: *** -19- (parte 2) ***
Capitolo 21: *** VI CHIEDO SOLO UN ISTANTE!! ***



Capitolo 1
*** Prologo..-1- ***



Cap.1

 




Los Angeles,7.30 a.m.


-Non se ne parla papà: è fuori discussione!.- le urla di Annabeth Chase si persero nel grande atrio del salone, mentre con un diavolo per capello lo attraversava a grandi falcate,lanciando di tanto in tanto qualche statuetta per terra nel tentativo di seminare suo padre.

-Tesoroti prego,ne abbiamo già parlato.- Frederick Chase,con voce stanca,seguì la figlia rialzando di tanto in tanto le statuette omicida.

-No papà tu ne hai parlato,così come hai fatto tutto il resto.Sai benissimo che di questa storia non ne voglio sapere nulla..- urlò la ragazza,scuotendo categoricamente la testa ricca di boccoli biondi e poggiando le mani sul tavolo della cucina.

-E' per il tuo bene tesoro,lo faccio per te.- sussurrò Frederick,cercando di far ragionare la ragazza. Annabeth grugnì infastidita.

-Per il mio bene..- sussurrò tra se. Alzò il capo e fulminò il padre con lo sguardo,fregandosene delle conseguenze e della colossale punizione che avrebbe avuto poi.

-Che ne sai tu del mio bene?!- urlò mente con un tonfo sordo si accasciava sulla sedia.Addentò arrabbiata la prima cosa che gli capitò d'avanti, una ciambella al cioccolato, giusto per eliminare quel sapore di amaro che aveva in bocca della sera scorsa.

-Bimba mia,ti prego non rendermi le cose difficili.-  Frederick si sedette di fronte a lei,guardando la figlia,con i suoi occhi nocciola colmi di tristezza.

Annabeth sbuffò.
-Io?Sarei io a renderti le cose difficili?Prova a capire me.Per una cavolo di volta, prova a capire me.- sbottò,puntanto lo sguardo in un punto impreciso fuori dalla finestra.

Il padre la guardò ancora e ancora,mentre i sensi di colpa,si facevano sentire.

-Ti prego Annabeth,è il meglio per te..-

Annabeth si voltò,guardando suo padre famelica. -Il meglio eh? E' il meglio per me andare a New York,in casa di uno sconosciuto,cambiare scuola,lasciare i miei amici,lasciare tutto e solo perchè tu e quella non mi volete più tra i piedi?-

 Frederick guardò la figlia e scosse la testa.
-Pensi questo?.-

Annabeth rise falsamente.
-Non sono sciocca papà,so benissimo che qui non mi volete,ne tu e ne quella specie di donna che hai al tuo fianco e che dici di amare.-sputò amaramente. Gli occhi le si fecero lucidi,ma si impose di guardare suo padre e di mantenere quello sguardo ferito,almeno, per fargli provare quello che stava povando lei in quel momento.

Si sentiva ferita,delusa,umiliata e tremendamente sola.

-No,no e poi no..- sussurrò suo padre,cercando di convincere se stesso e poi sua figlia. Annabeth però sembrò restare impassibile e continuò ad urlare contro suo padre.

-E qual'è modo migliore per togliermi di mezzo? All'improvviso spunta un amico di mamma pronto ad accogliermi in casa con se,ad offrirmi un tetto sulla testa e tu senza scrupoli mi mandi lì. Sono stanca papà,stranca di tutto ma soprattutto di te e delle tue bugie.-

Annabeth si alzò stancamente,una lacrima solitaria che le solcò il viso pallido. Non voleva ascoltare più una sola parola da sua padre,non voleva più nemmeno guardarlo e così,a passo svelto se ne tornò in camera sua,mentre con la faccia sotterrata tra i cuscini sfogava in lacrime tutto il suo dolore.









*L'angolo di YOO*
La mia amata mente contorta,mi ha suggerito di pubblicare questa specie di prologo che avevo scritto da tempo.
Non so,da dove mi è uscita questa nuova storia,non so come si evolverà ma, so solo che l'idea mi è piaciuta un mondo e che la porterò avanti. Il capitolo è breve,molto breve,ma non preoccupatevi,il prossimo non sarà così.
Spero questo capitolo vi piaccia,e che seguirete la storia un bacio Yoo .<3




 
 

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Capitolo 2
*** -2- ***








Cap.2


 
New York,6:30 a.m



Il paesaggio scorreva veloce dietro il vetro scuoro della limousine, che indisturbata sfrecciava veloce e stranamente sola tra le strade di una New York addormentata.
La piaggia batteva forte,bagnando i tetti dei grattaceli e alcuni passanti che con i piccoli ombrelli camminavano a passo svelto per non bagnarsi.

Annabeth Chase se ne stava seduta sul comodo sedile,la guancia premuta contro il vetro freddo,gli occhi che saettavano da un parte all'altra sulle gocce che piccole e veloci scendevano su di esso e le prime note di "Diamons" intonate da Rihanna che l'accompagnavano verso l'ultimo tratto di strada.

Lanciò  con un sospiro mozzato, un rapido sgardo all'uomo accanto a lei. Frederick Chase,aveva lo sguardo perso chissà dove,gli occhi cupi e tristi.Le mani che torturava in grembo,erano il segno evidente di quanto fosse nervoso.

Annabeth ritornò a guardare fuori dall'auto,trovando interessante la pioggia che scendeva e il cielo,che proprio come i suoi occhi,era diventato grigio.

Codardo. Era questo che pensava Annabeth di quell'uomo,che ancora ostinava a chiamare "papà".

Codardo,perchè non aveva il coraggio nemmeno di guardala più in faccia,forse perchè avrebbe letto l'immensa delusione e tristezza che albergavano negli occhi grigi della sua bambina.
Codardo,perchè aveva preferito spediarla a New York.
Codardo,perchè aveva preferito una donna ricca e senza scrupoili,piuttosto che la sua piccola Annabeth.

Era solo un codardo e Annabeth,non lo avrebbe mai perdonato.

L'auto si fermò d'un tratto di scatto,nello stesso momento in cui la perfetta voce di Rihanna smise di cantaree dal fremito che ebbe suo padre accantò a lei,Annabeth capì di essere arrivata a destinazione.

Con fare svogliato,la ragazza,aprì la portiera dell'auto,non prima di aver lanciato un breve sorriso all'autista che ricambiò. Si ritrovò d'avanti suo padre che l'attendeva con un grosso ombrello rosso.

Annabeth suffò ma non disse nulla. Sfilò le cuffiette dall' orecchio,e seguì suo padre mentre le arrotolava attorno all'affezzionato e amato MP3. Camminarono per un lungo e stretto vialetto,contornato di rose rosse e erba rampicante.

Annabeth,tenne lo sguardo basso per tutto il tragitto,fin quando,non si ritrovò davanti un enorme villa bianca.
Una piscina appariva nel mezzo di un grandissimo giardino,gli scivoli davano colore al tutto così la recinzione ricca di fiori e alberi fioriti.La ragazza, emise un verso di sorpresa.

Si girò letamente verso suo padre, forse per constatare di non essere l'unica ad avere in viso quell'espressione cosi sbalordita,ma lo sguardo di suo padre,era quello che ormai aveva su da due giorni:cupo e triste.

Annabeth,si disse,che se non ci fosse stata tutta quella pioggia,quella casa sarebbe stata ancora più splendida ai suoi occhi.
Seguì suo padre fin sotto il portico d'ingresso.Lo vide bussare e il suo cuore perse un battito.

In quel momento, realizzò di essere arrivata a New York per davvero.Che non era tutto un brutto sogno.
Era arrivata per davvero e ora sarebbe cambiato tutto.

Fece un passo indietro appena la porta si aprì.
Un uomo,sulla quarantina d'anni si presentò alla porta.Una zazzera di capelli castano scuro gli spuntava sulla testa,il viso contornato da piccole rughe segno dell'eta apparivano sotto gli occhi e agli angoli della bocca sorridente,un paio di occhi verdi e dolci contornavano il tutto.

-Frederick,amico mio !.- esclamò l'uomo lanciandosi verso il padre di Annabeth per abbracciarlo.
Il signor Chase,per la prima volta sorrise,come se per un attimo fosse tornato a vivere.

-Sono quasi due anni che non ci vediamo e tu,resti sempre lo stesso Poseidone..- Frederick rise piano,e diede dei colpi affettuosi sulla spalla dell'uomo.

Poseidone?Che razza di nome era?
Annabeth ci rimurginò sopra,ricordando poi,che Poseidone era il dio dei mari nella mitologia greca.
Sentì poi lo sguardo dolce dell'uomo su di lei.

-E così tu saresti la piccola Annabeth Chase non è cosi?.-Poseidone le posò una mano sul capo,scompigliandole poi,i capelli biondi.

Annabeth grugnì infastidita.Odiava essere chiamata piccola.Aveva diciassette anni,era tutto tranne che  piccola.
Un sorriso appena accenato le spuntò piano sul volto e annuì.

Poseidone li invitò ad entrare e Annabeth,come se stesse andando incontro ad una morte certa, entrò in quella che sarebbe stata la sua nuova casa.
Chiuse gli occhi,i nervi tesi sotto la sua pelle e il cuore che batteva forte,ma quando entrò tutte quelle sciocche paure scomparvero.

Un odore di biscotti al cioccolo e amore le invase le narici,lasciando che si rilassasse.
Era quello l'odore che si aveva quando avevi un famiglia?

Annabeth dentro di se annuì.Non erano stati gli arredamenti costosi o gli eletrodomestici di prima marca ad andarle all'occhio.
Era stato quell'odore così nuovo,così dolce a farle capire che forse avere una famiglia,qualcuno che ti amava poteva avere il sopore dei biscotti al cioccolato.
Che cosa strana..

Seguì Poseidone e suo padre,restando qualche passo più indietro,verso un enorme cucina.

-Sally tesoro,guarda qui chi è appena arrivato?.- Poseidone,con un sorriso a trentadue denti,chiamò,quella che Annabeth pensò ,dovesse essere sua moglie.

Sally Jackson,alzò gli occhi dall'impasto blu che stava lavorando.
Era una donna bassina,con lunghi capelli castani e occhi del medesimo colori.Aveva un sorriso dolce e rassicurante stampato sul viso e quando vide Annabeth,con le mani ancora sporche
d 'impasto le corse incotro strigendola a se.

Annabeth rimase ferma,nelle braccia della donna.
Sally lasciò la presa e la guardò sorridendo ancora dolcemente.

-Oh piccola,quanto sei cresciuta!.- esclamò la donna dopo che ebbe salutato affettuosamente anche Frederick.

-E' identica ad Atena,non trovi Poseidone?.- continuò poi.
Annabeth,a quelle parole sorrise istintivamente.
Una,delle poche cosa,che adorava nella sua vita,era sua madre.

Atana,era la donna migliore del mondo e Annabeth,amava essere paragonata a lei.

-Ora dov'è?.- Sally si rivolse a suo padre,che aveva ripreso lo sguardo cupo di prima.

-Cina,è li per uno progetto..- mormorò pronta Annabeth con una punta di fierezza nella voce.
Infondo,suo padre e sua madre,quella vera,non si parlavano molto ma lei,era costantemente attaccata al cellulare per poter parlare ,anche solo due minuti con lei.

-Allora,Frederick,che ne dici di restare per cena?.- propose Sally,mentre con un strofinaccio si ripuliva le mani.
Il signor Chase,chiamato in causa sussultò lievemete.

-No,mi dispiace non posso,Jonlene mi aspetta e..-

-E lui non può mica far aspettare la sua amata mogliettina?.- Annabeth loninterruppe con astio,lasciandosi scivolare di dosso il buon umore.

Guardò con gli occhi lucidi suo padre,che per l'ennesima volta aveva saputo rovinarle quel briciolo di felicità che aveva acquistato.

-Annie, ti prego non fare così..- sussurrò suo padre con tristezza.
La ragazza rise in falsetto.

-E come dovrei fare papà?Mi stai abbandonando te ne rendi conto?Hai preferito quella specie di donna accanto a te,e non me.Io sono tua figlia,una volta ero al tua piccola Annie mentre ora..- lasciò la frase in sospeso,mentre sentì la mano di Sally posarsi sulla spalla.

-Lo sei anche ora piccola,lo sei o lo sarai sempre..- suo padre rispose con voce rotta,come,se da un momento all'altro potesse crollare anche lui.

-E allora perchè mi stai facendo questo?.- sbottò velenosamente Annabeth.
Suo padre non le rispose e un lascrima solitaria le solcò il volto.

Sally fece per abbracciarla ma Annabeth la fermò,ostinando a mettere sul volto un lieve sorriso.

-Dov'è la mia stanza Sally?.- chiese con gentilezza.
-Secondo piano,prima porta a destra..- mormorò Sally leggermente scombussolata.

Annabeth sorrise piano a Poseidone e si voltò verso suo padre.
Lui non la guardò,tenne lo sguardo basso,mentre continuava a torturarsi le mani.

La ragazza sorrise amaramente e poi uscì dalla cucina,correndo verso le scale.
Trovò con facilità quella che sarebbe stata la sua nuova camera e si lasciò cadere sul letto,lasciando che per la seconda sera affogasse il suo dolore sotterrando il viso tra i cuscini mentre le lacrime che sapevano di delusione scendevano senza freno.



*********

New York,stanza di Annabeth,9:15 a.m


-Credi sia ancora viva?Sono due giorni che se ne sta chiusa li dentro..-

-Talia,insomma anche tu con questa stupida storia?..-

Annabeth sbuffò dopo l'ennesima frase che avesse come protagonista lei.
Lasciò scivolare le gambe toniche fuori dal letto,mentre dei lievi spiragli di sole entravano dalla finetra coperta da una spessa tenda color vaniglia.

Il suono del traffico di New York,quella mattina,era più acuto e amplificato del solito o forse era solo lei più sveglia di quanto non lo fosse stata le altre mattine.
Guardò verso la porta chiusa mentre sentiva la voce preoccupata di Sally e quella della fantomatica "Talia" che come ogni mattina,litigavano fuori dalla sua porta.

Sally le chiedeva di portarle la colazione preoccupata per fatto che non uscisse mai da quella camera.
Talia faceva domande strane sul perchè si fosse rintanata lì sparando stronzate e idee folli a più non posso.
La moglie di Poseidone sbuffava e alla fine,dopo una lunga e ardua conversazione entrava di persona e le lasciava la colazione sul piccolo comò accanto al suo letto,mentre Annabeth,se ne stava buona sotto strati di coperte e cuscini facendo finta di dormire.

Era questa la scena che si ripeteva da due giorni a questa parte e lei,ne era davvero stanca.

-E' solo disorientata e sola.Prova a capirla Tals,anche per te è stata la stessa cosa..- Annabeth sentì la voce di una Sally più preoccupata del solito.

-Si ma,ecco io..Sally non la conosco nemmeno.Che diavolo le dico?.- sbottò l'altra ragazza.
Dovette accadere qualcosa,poichè le voci smisero di parlare,si sentì un tonfo e dopo svariati minuti la porta della sua camera si aprì.

Una ragazza dai lunghi capelli corvinì le si presentò d'avanti.
Era bassa,con occhi blu elettrici che sprizzavano energia,labbra carnose e rosse.Il viso era contornato da un spruzzata di lentiggini e sul viso pallido,all'altezza dell guace un lieve rossore appariva stonato.
Annabeth notò i grandi occhi marcati di mascara e contornati da una lieve riga di matita sotto gli occhi mettendo in risalto il suo sguardo tagliente e malandrino.
Indossava un pantaloncino nero ad alta vita,una maglia bianca corta che lasciava intravedere l'ombellico e delle Vans dello stesso colore ai piedi.
Un polsino pieno di borchie le appariva sul polso sinistro.

Sorrise piano ad Annabeth e pogiò il vassoio ricco di leccornie che sicuramente Sally aveva preparato ,sul piccolo comò.
Si sedette poi,con un tono ful letto e la guardò,con quegli occhi,quasi a cavarle le parole di bocca, a voler scovare ogni minimo particolare della sua anima.

-Mi spiegheresti il motivo del tuo rintanamento in questa cavolo di camera?.-sorrise malandrina,guardando  ancora la ragazza bionda di fronte a se.

-Ti interessa davvero saperlo?.-Annabeth rispose a tono,alzandosi del letto e squotendo la testa ricca di boccoli biondi.

-In realtà no,ma ecco,se non me lo dirai,subirò la furia di Sally e credimi bionda,quella donna così dolce se si arrabbia diventa un Pitbull affamato..- sghignazzò Talia.

Annabeth,per la prima volta in due giorni si lasciò sfuggire una risata.

-E poi,mica vorrai portarti sulla coscenza la mia perdita?.
La bianda rise poù forte e scosse la testa.

-Io sono Annabeth..- tese la mano pallida verso la ragazza.
Talia la guardò negli occhi e sul suo viso fece spuntare un espressione buffa ma allo stesso tempo dolce .

-Io invece sono Talia.- strinse la mano della ragazza sorridendosi entrambi complici di qualcosa che non esisteva.
Era una semplice stretta di mano,un sorriso dolce e amichevole,ma nessuna delle due sapava ancora che quella stretta sigillava l'inizio di una nuova e grande amicizia.










*L'angolo di YOO*
Sciuuu a tutti.
Rieccomi qui,con il secondo capitolo della mia nuova e folle idea che è questa nuova FF.
Allora,vi ho lasciato con un minuscolo prologo che conteneva mille e mille punti interrogativi.
Mi dispiace,non era mia intenzione,ma dovete sapere che questa non sarà una delle tante storie amorese e sdolcinate.Non sono per me e credo che chi mi segue lo sa bene.
In questa storia ci saranno tanti,ma tanti problemi che molti adolescenti affrontano.
Scopriremo pian piano perchè Annabeth si triva lì e i personaggi che ci faranno compagnai in questa storia.
In questo,per esempio che la nostra (soprattutto la mia) amata Talia Grace.
Un consiglio soltanto,non vi fermate alla apparenze..più in la capirete questo consiglio ;)
Spero vivemente che siate sempre di più  a recensire e ringrazio quei dolci raggi di sole che la seguono,che hanno la storia tra i preferiti o che la recensiscono.Grazie mille davvero.
Ci vediamo alla prossima (spero presto) un bacio la vostra Yoo<3 



 
                      
                                                   Talia Grace!





                     
                         Annabeth dovrebbeesserebiondaporcaAfrodite Chase!




 

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Capitolo 3
*** -3- ***





 
   Cap.3
 


New York,1° Settembre;
Camera di Annabeth,10:45 a.m.





Se c'era una cosa che Annabeth Chase aveva imparato nei suoi diciassette anni di vita ,era il non fermarsi alle apparenze.Andare sempre oltre uno stupido sorriso,una finta risata e una maschera ben costruita.
Annabeth,aveva imparato a leggere gli occhi delle persone che gli stavano accanto,a scovare il più piccolo brandello di trisezza che albergava in essi.
Ma nonostate avesse trascorso tutti quegli anni ad imparare,di fronte agli occhi di Talia era rimasta spiazzata.

Erano di un azzurro strano,con delle sfumature blu notte dentro, carichi di elettricità,intensi come non mai.Erano belli,una di quelle bellezze rare,ma dietro quei due paia di occhi azzurri , si nascondeva un pozzo buio e senza fondo.
Si,perchè Annabeth lo aveva capito dal primo momento in cui avava guardato Talia,scovando in quegli occhi la storia di una ragazza che forse nessuno avrebbe mai conosciuto.
La storia di una ragazza che si ostinava con forza di mostrarsi forte,decisa e determinata.

Sdraiata sul letto della sua camera,puntò lo sguardo al soffitto bianco trovandolo interessante.Aveva bisogno di un po di pace,ma in quella casa era praticamente impossibile.
La pace lì,era qualcosa che di raro si aveva ed Annabeth,era quel tipo di ragazza che la pace se l'andava cercando,come se fosse ossiggeno per respirare.
La porta si aprì con un tonfo ed Annabeth non voltò il capo per vedere chi fosse.

-Bionda,è davvero così interessante il soffitto?.- Talia si sdraiò,o meglio tuffò con la grazia di un ippopotamo, accanto a lei spargendo i lungi capelli covini qua e la.
Annabeth si lasciò sfuggire un live sorriso.

Era passato una settimana da quando suo padre l'aveva spedita lì,lontano dalla sua vecchia e monotana vita.
Era passata un settimana da quando si era "trasferita" a New York e Annabeth aveva legato subito con Talia.
Sentiva,che seppure così diverse all'apparenza,avevano qualcosa in comune.Qualcosa che nessuna delle due avrebbe mai rivelato all'altro,ma le andava bene così.

Talia,seppur la consceva da una misera settimana aveva portato il caos nella sua vita con le sue stupide battute,la sua voce squillante e la risata cristallina che contagiava anche Annabeth.

Si voltò su un fianco,lasciando che delle ciocche bionde le ricadessero sul viso pallido.
-Tals,spiegami perchè Sally sta cucinando per un esercito più del solito?-Annabeth,guardò l'amica perplessa.

Talia rise per un momento per poi bloccarsi e sbuffare di malavoglia.
Annabeth pensò,che l'umore di Talia cambiava troppo troppo velocemente.

-Oggi ritorna suo figlio e Castellan..- quandò pronunciò il nome dell'ultimo sul suo volto si dipinse una smorfia di disgusto e Annabeth capiì che forse non tirava una buon' aria tra loro.

-Oh,giusto il famoso Perseus..- Annabeth pronunciò con una nota di curiosità in più del dovuto.
Aveva sentito parlare così tanto del ragazzo che gli sembrasse conoscerlo da sempre.

-Che chiamiamo Percy..odia essere chiamato Perseus infatti,io lo chiamo così.- ridacchiò malignaTalia.

-Ritornano da un lungo viaggio fatto di sesso,droga e alcool in America ma non dirlo a Sally..è convinta che quei due siano andati lì per studiare.Pff,tutte stronzate.- sbuffò continuando mentre si rialzava leggermente sui gomiti.

-E tu ?Non sei andata con loro?.- chiese Annabeth curiosa.
Vide Talia grugnire.

-Ero riuscita a convincere Sally a farmi partire con loro e con una serie di ricatti avevo convinto  perfino Percy ma quell'idiota di Luke ha detto che "Talia era troppo piccola per intraprendere un viggio del genere" e Sally alla fine si è lasciata abbindolare..quanto lo odio!- esclamò infine,dopo aver citato le parole del ragazzo.

-E chi sarebbe questo Luke ora?.- appena ebbe pronunciato quelle parole,Talia ricadde sul letto sotterrando il viso tra i cuscini.
Si,tra loro non tirava una buona aria e Annabeth ne ebbe la conferma.

-Luke Castellan,se proprio vogliamo essere chiari.E' soltanto un idiota,pallone gonfiato,farfallone,sbruffone,senza un minimo di senso civico,perveritio,migliore amico di Percy, che si diverte a torturarmi da quand'è in questa casa..- ringiò piano stringendo in un pugno le lenzuola quel giorno rosse.

Annabeth rise forte e Talia le lanciò una delle sue occhiataccie omicida.
-Da come parli di lui,dovrei dedurre che ti piaccia Luke eh?.- 

Talia produsse un ringhiò che però fermo in gola,puntando lo sguardo sul soffitto molto più interessante di quella strana conversazione.

-No!No che non mi piace quell'idiota Annabeth,anzi,se fosse rimasto in America mi avrebbe fatto un gran piacere!.- mai parole più false di quelle erano arrivate alle orecchie della bionda che vi colse una nota di non so che dentro facendole capire che forse tutto quell'odio che Talia provava per quel ragazzo non era poi così vero.

-Oh andiamo Tals,mentire ti riesce male..- sbuffò divertita Annabeth.
Il silenzio che ricevette da Talia fu la prova che forse l'aveva detta grossa.

E fu così.Si ritrovò colpita in pieno viso da un cuscino viola e sentì,dopo pochi sencondi la risata cristallina di Talia.

-Non osare dirlo mai più Annie!.- esclamò divertita.
Annabeth sbuffò diverita e cercò di colpirla ma il cuscino rischiò di volare fuori dalla finestra se quella non fosse stata chiusa.

-Sei una schiappa!.- rise ancora più forte ma dopo una decina di minuti,si ritrovò Annabeth sopra che senza freno le faceva il sollettico dappertutto.

Risero e scherzarono per tutto,dimenticando i problemi e volendosi sempre più bene,facendo nascere tra loro un legame che sarebbe stato indistruttibile.




 ******





New York,1°Settembre;
Piscina Jackson,6:00 p.m



Il sole quel giorno ancora non si apprestava a tramontare,rimaneva lì in cielo illumininado con i suoi raggi,seppur lievemente, tutto ciò che incontrava.
Un leggero venticello estivo soffiava piano,muovendo quel poco che bastava le chiome degli alberi.Il traffico scorreva veloce e di tanto in tanto il rumore dei clacson spezzava quella quiete creatasi attorno a lei.

Talia,si disse che quella quiete non portava mai nulla di buono.
Lei la odiava,odia tutto ciò che fosse calmo e pacato,odiava la tranquillità,la compostezza,l'ordine.Lei era l'opposto.
Era il caos,il disordine,la pazzia era tutto fuorchè quello.
Ma se c'era una cosa che Talia odiava ancora di più,era l'essere sola quando la quiete si impossessava di lei.

Sapeva cosa significava.Ricordi,ferite ancora aperte e lacrime che non avrebbe dovuto versare.Lo sapeva bene e nonostante facesse di tutto per evitarla,quella si ripresentava, prorpio come quel pomeriggio.

Seduta su una delle tante sdraio poste sul bordo della piscina,Talia volse gli occhi al cielo lasciando che dopo un po si chiudessero da soli,lasciandosi trasportare tra qui ricordi che tanto avrebbe voluto cancellare,dimenticare,gettare via.

Mai aveva desiderato come in quel momento la presenza petulante di Castellan,o Sally che le sbraitava contro per l'ennesima notte passata fuori casa a bere.Desiderava spezzare quella quiete che ormai albergava in lei prima che fosse troppo tardi,ma nessuno lo fece e Talia affogò nei ricordi.

Affogò nei ricordi della sua vita tormenta e distrutta,affogò nella tristezza,nei rimpianti,nelle delusioni,in tutto il male che le avevano fatto,nella sua anima ormai nera e senza fondo.Affogò e Talia sapeva,che nessuno l'avrebbe salvata.

Aprì gli occhi di scatto,il petto che si alzava e bassava ad un ritmo veloce,il fiato corto.
Cercò di calmarsi e sapeva che rimedio non c'era se non uno.
Si guardò intorno,con la speranza di non incotrare lo sguardo severo e allo stesso tempo deluso di Sally come ogni volta che la beccava.

Si alzò,incrociando le gambe e estraendo dalla tasca posteriore del pantaloncino nero un pacchetto di sigarette.Ne estrasse una insieme all'accendino e si guardò ancora intorno con la speranza che Sally o nessun altro la vedesse.

L'accese e quando pogiò le labbra carnose su di essa,Talia,tornò a respirare.Lasciò che il fumo le entrasse nei polmoni sentendo un lieve piacere invaderla.Trovò interessante guardare il suo riflesso nella piscina limpida rendendosi contro che ciò che vi mostrava non era lei.

No,quella non era decisamente lei,ma si disse che quando si aveva una vita come la sua,essere così era il minimo per sopravvivere.
Perchè Talia,ne aveva passate tante,troppo per avere solo diciannove anni.

Era fredda,meschina,vizziata,subdola,manipolatrice,egoista e quanto altro ma a lei,non era mia importato il parere della gente.
Aveva sempre pensato a tenersi lontana dal dolere,lontano dalle delusioni e dalla tristezza,ma soprattutto lontana dai ricordi.
Quei dannati ricordi che l'ancoravano al passato,che non la lasciavano in pace,che non la lasciavano vivere.

Aspirò ancora una volta,prima di rendersi conto di essere arrivata al filtro.
Con dispiacere guardò la sigaretta che aveva in mano bruciare lentamente per poi spegnersi e Talia,pensò che infondo non era così diversa da lei.
Perchè anche lei si stava spegnendo,ogni giorno sempre di più,sempre più in fretta e con il suo stesso aiuto.
Voleva solo mettere fine a quella sofferenza che ormai da diciannove anni albervaga in lei.

Lanciò il resto della sigaretta lontano,tuffandosi poi sulla sdraio.
Si rese conto che il Sole stava tramontando e che forse Percy era tornato ma la voglia di andare dentro,correre da lui per stringelo  non c'era e poi,Talia aveva intenzione di portare quel broncio con cui lo aveva salutato alla partenza ancora per poco.

-Grace,ti ho lasciato che eri uno scricciolo e ti ritrovo come prima..!.-
Un urlò di terrore si levò dalla sua bocca e saltò dalla sdraio.

Si ritrovò d'avanti Luke Castellan e il suo sorriso malizioso che la squadrava da capo a piedi.
Talia non potè non notare quanto fosse diventare alto e muscolso dall'ultima volta che lo aveva visto all'areoporto.
Erano passati poco più di otto mesi ma l'effetto del cambiamento su lui si vedeva eccome.

Cercò ti attingere a tutto l'autocontrollo possibile che avesse in corpo ma quando si trattava di quel ragazzo,Talia,l'autocontrollo non sapeva nemmeno cosa fosse.

-Castellan,ti ho lasciato che eri un coglione e ti ritrovo come prima,se non peggio!..- esclamò la ragazza portandosi teatralmente una mano sulla fronte.
Vide Luke sorridere malandrino e avvicinarsi a Talia.La ragazza fece un passo indietro.

-Come è andato il viaggio in America?Soddisfatto i tuoi bisogni?.- il tono velenoso con cui Talia gli rivolse quelle parole lo fece sorridere ancora di più.

-Certo che si Grace,potrei dirti che mi sei mancata,giusto per sembrare carino, ma non è stato affatto così..- ridacchiò il ragazzo.
Talia strinse i pugni lungo i fianchi.

-Potrei dire lo stesso di te Castellan,sono stata una meraviglia senza la tua presenza.Una meraviglia!.- ribattè a tono la ragazza.
Luke sorrise ancora,ravvivandosi con una mano i capelli biondo cenere con un movimente che avrebbe fatto sospirare qualsiasi ragazza tranne Talia.La ragazza,lo guardò schifata,facendo l'ennesimo passo indietro e non rendendosi conto di essere arrivata sul bordo della piscina.

-Oh ma davvero?Significa che dovremo recuperare tutto il tempo perso no?.- il tono malizioso con cui lo disse,provocò Talia una serie di brividi lungo la spina dorsale.

Scosse la testa più e più volte ma quando sentì le mani di Luke afferrarle i fianchi e tirarla verso se, sappe che la tortuta era appena iniziata e contro lui non aveva armi.
Perchè lei era debole.

Sotto il suo tocco,i suoi occhi tremendamenti azzurri da sembrare due cristalli Talia era debole.Non riusciva ad imporsi come la forte e tenace Talia ,spariva  tutta quella sicurezza che si ostinava a mostrare,lasciando che Luke scovasse ogni minimo brandello della sua nera anima.

Scontrò contro il petto del ragazzo che la costrinse ad alzare gli occhi e ad incontrare il suo sguardo.
Luke pogiò le sue labbra sull'orecchio di Talia,sospirando e ispirando il suo odore.
Talia era un mix di vaniglia e fumo,un mix che per Luke era letale.

-Allora,non vuoi proprio darmi il bentornato eh?.- chiese maliziosamente mentre stringeva piano un fianco di Talia.
La ragazza ringhiò per la proposta sconcia e pogiò le mani sul petto del ragazzo come per mettere una distanza tra loro impossibile ed inesistente.

-Piuttosto mi butto in piscina!- sbottò piano e seppe di aver detto una madonnala stronzata, quando vide spuntare sul viso di Luke un sorriso strafottente e malandrino.

-Mmm,mi piacerebbe un bel po vederti tutta bagnata..- e prima che Talia potesse dire o fare qualcosa se la caricò in spalla,facendosi il giro della piscina.

Non furono le urla di Talia a fermarlo,ne le imprecazioni.Luke arrivò verso il punto più profondo e senza e senza ma la lanciò in piscina.

Talia urlò forte quando la sua pelle entrò a contatto con l'acqua fredda e impecò più e più volte contro Luke.
Il ragazzo,dal bordo della piscina rise divertito,gustandosi la scena. Pensò poi, che quello scricciolo di Talia gli era mancato più di quando volesse ammettere.

La ragazza invece,si disse,che forse,tutto sommato Luke,era sempre stato l'unico a saper spezzare quella quiete e Talia in silenzio gliene fu grata.






*L'angolo di YOO*
Salve semidei!
Come va?A me una schifezza lol 
Allora,che ne dite del capitolo che avete appena letto?
C'è un po di tutto:l'amicizia di Tals e Annie che si rafforza sempre di più,umorismo,stronzate e battute a più non posso. E poi *rullo di tamburi* c'è la mia THALUKE *balla la conga cantando una canzoncina senza senso* 
Giuro,ho amato scrivere la scena della piscina e come voi sapete,loro sono la mia coppia preferita.Nulla da togliere alle altre eh.
Emerge anche il passato di Talia e qualcosa che l'ha torturata per un bel po e come vi dico sempre non fermatevi alle apparenze.
Anche il nostro bel Castellan ha un grosso passato alle aspelle quindi..vabbè,non posso dirvi altro.
Conoscerete pure Percy,prima o poi (più prima che poi).
Eh beh,Annie è la dolcezza punto.
Vorrei ringraziare quelle dolcezze che hanno recensito il capitolo.Ve ne sono immensamente grata.


Potranno essere piccoli risultati,ma per me è gia tanto.Ringrazio tutti,ve ne seno grata.
Un bacio,ci vediamo presto,la vostra Yoo <3 





 

Talia Grace!





Annabeth finalmentebionda Chase!




Luke  èunfigodiAfrodite Castellan!


 

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Capitolo 4
*** -4- ***





 

Cap.4



New York,1° Settembre;
Casa Jackson,6:45 p.m




Quando Annabeth vide entrare in cucina una Talia completamente zuppa  dalla testa ai piedi , e dallo sguardo adirato non potè che ridere forte.
Cercò più e più volte di smetterla,soffocando le risate come accanto a lei faceva Poseidone ma era praticamente impossibile.

I capelli lunghi e corvini erano attaccati sul viso e il mascare assieme all'eyeliner rigorosamente neri erano colati tanto da farla sembrare la ragazza di "The Ring", sguardo compreso.Il pantaloncino nero gocciolava acqua sul pavimento,gli anfibi anche provocando un rumore stridulo ad ogni passo che faceva e la maglia bianca era attaccata al petto lasciando spazio all'immaginazione .

Talia lanciò uno sguardo furioso ai due e pregò gli dei che Sally non la vedesse.Cosa praticamente impossibile.

-TALIA!.- la ragazza deglutì e lentamente si girò.Mise in volte un sorriso angelico,sorriso che per Talia fu praticamente inutile.
Anche perchè di angelico,quella ragazza non aveva nulla.
Sapeva che Sally l'avrebbe scuaiata viva ,ossa e vestiti compresi.

-Sally,oggi sei così radiosa,splendida,magnifica!..- sorrise Talia mentre piano si girava cercando di sgattaiolare fuori il prima possibile ma fu inutile.

-Torna qua signorinella!Non ho finito la ramanzina per essere tornata ieri sbronza e per di più alle due di mattina ma sta sicura che finirò questa.- lo sguardo severo della donna incontrò quello dispiaciuto e al tempo stesso strafottente di Talia.
Odiava le ramanzine di Sally,odiava che lei la guardasse negli occhi,con quel misto di tristezza e delusione .

-Oh Grace,ma che mi combini?Ubriaca e per di più alle due di mattina,no no piccola,così non si fa..- quando Annabeth vide entrare un ragazzo sul metro ottanta,muscoloso,capelli biondo cenere e occhi tremendamente azzurri ebbe l'impressione che quello fosse il famoso Luke Castellan.

Vide Talia ringhiare al suo tono scherzono e canzonatorio e le si avvicinò.

-Fottiti Castellan,è colpa tua se sono bagnata dalla testa ai piedi!.- sbottò cercando di controllarsi,cosa raramente imrobabile.Quel ragazzo le faceva saltare i nervi.
Sally le lanciò un occhiataccia furente,forse per via del termine poco scurrile che aveva usato ma sabeva bene,che Talia,con Luke ci andava sempre pesante.

-Oh Luke,tesoro come sono felice che tu sia tornato..- Sally si lanciò contro il ragazzo rimpiendolo di piccoli baci affettuosi sulla guancia.
Luke rise dolcemente al gesto affettuoso della donna e alzò gli occhi alla faccia disgustata e al grugnito di Talia.
Le fece l'occhiolino e le sorrise maliziosamente e Talia sentì le gance accaldarsi.

Scattò in avanti ma Annabeth le afferrò un polso e la constrinse a rimanere ferma.
Talia si girò verso la bionda che le sorrise.

-Ritorniamo a noi..- Sally lasciò andare Luke dalle sue torture e si girò verso Talia,lo stesso sguardo deluso in volto.

Voleva bene quella ragazza con tutta se stessa,era la figlia che mai aveva avuto ma vederla distruggersi da sola le faceva male.

-Tu,non uscirai per un mese..- dichiarò,una nota di dispiacere nella voce.
Vide Talia sgranare gli occhi e afferrare la mano di Annabeth stringendola forte.

-Ma non ho fatto nulla.Lui mi ha lanciato in piscina..- urlò puntando il dito accusatore contro Luke.
Sally si voltò verso il ragazzo lanciandogli un sguado da "facciamo i conti dopo io e te".

Luke sorrise maligno alzando poi le mani al cielo.
-Le ho solo dato il mio amorevole benvenuto..- sbuffò divertito scoccando un occhiata divertita a Talia.

-Amorevole un corno Castellan!.-ringhiò la ragazza.Lo avrebbe ucciso.Non ora,non domani ma prima o poi Talia lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.

-Non è per Luke che sei in punizione Talia..- il tono di Sally era diventato stanco e al tempo stesso preoccupato.

-Sei un punizione perchè sono stanca del tuo comportamento.Non puoi tornare tutte le sere alle due e tutta ubriaca.Hai idea di quanto stia in pena per te?.- Talia abbassò lo sguardo colpevolo e Luke,dall'altro capo della stanza gardò la ragazza furioso come se gli avesse fatto qualcosa che non doveva.

-Non posso venirti a recuperare in uno dei tanti locali di New York,ne io,ne Poseidone ne nessun altro.I problemi Talia,non si dimenticano con l'alcool,ne facendo la sciocca o cercando di cancellarli e tu lo sai bene..- Talia alzò di poco lo sguardo,incontrando lo sguardo deluso di Sally.

Quegli occhi castani che la guardavano così,le facevano male ma Talia sapeva bene,quando male avesse fatto lei a Sally con le sue bravate e forse,meritava di leggere quella costante delusione in essi.

Luke fece un passo avanti posando lievemente una mano sulla spalla di Sally.

-Non hai idea di come sono stata male ieri sera,come sono tata male tutte le sere Talia.Non voglio che ti accada qualcosa di male e non andrai al "The Riz" per tutto il mese,fin quando non inizierà la scuola..- Sally voltò le spalle alla ragazza imponendosi per un volta di fare la dura e imporre il suo volere ma sapeva che per Talia,non adare al "Riz" era una vera e prorpio tortura.

Talia sgranò gli occhi, ma non disse nulla quando vide Sally andare via con Poseidone che fino a quel momento era stato in disparte silenzioso.
Alzò gli occhi elettrici in quelli di Luke e se gli sguardi avessero potuto uccidere quel ragazzo davanti a lei avrebbe già fatto una brutta fine.

Con due grosse falcate arrivò danvanti a lui,alzò il capo e si maledì per essere così nana.
Luke la guardò con i suoi penetranti occhi azzurri severi e freddi,tanto da far dimenticare a Talia perchè fosse lì davanti a lui.

-Ti giuro Castellan,che questa,te la farò pagare..- sussurò velenosamente.
Si voltò e senza degnare nessuno di uno sguardo risalì le scale,furiosa più che mai e arrabbiata con il mondo intero.





*******





New York,2 Settembre;
Cucina Jackson,8:30 a.m




-Illuminami!.- l'esclamazione improvvisa e senza senso di Annabeth Chase fece sobbalzare un Luke che mezzo addormentato con la testa piegata di lato sulla spalla destra,gli occhi socchiusi e ancora impastati dal sonno, la bocca a mo di broncio, se ne stava seduto davanti una tazza fumante di latte che non aveva la minima intenzione di bere.

-Oh ti prego bionda abbassa la voce,ho ancora bisogno di recuperare il sonno perso..- mugugnò Luke stendendo le braccia sul tavolo di marmo e pogiando la testa su di esse.

-Forza Luke,è da ieri pomeriggio che non fai alto che dormire..- sbuffò divertita la ragazza andandogli incontro.Lo scrollò per le spalle ma Luke restava lì,inerme mentre il petto si abbassava e alzava lentamente.

Si sarà mica riaddormentato?

Annabeth sbuffò stavolta spazientita e la sua sete di sapere e di curiosa non la faceva stare ferma un secondo.
Guardò Luke dormire beatamente e si disse che l'unico modo per svegliarlo era lanciargli un secchio d'acqua gelata ma l'entrata di Talia bloccò i suoi piani.

Talia entrò in cucina a passo felfato,salutando con un cenno del capo Annabeth.
La bionda non disse nulla,anzi,le sorrise dolcemente perchè sapeva che Talia aveva bisogno dei suoi spazi e aveva bisogno di restare sola per sbollire la rabbia che aveva dentro.

La vide allungarsi per prendere un tazza mentre l'enorme e sformata maglia bianca risaliva e lasciava vedere la culottes di pizzo nero che indossava.
Un fischio di ammirazione si levò ed Annabeth non ebbe nemmeno la voglia di girarsi per vedere Luke completamente sveglio alla contemplazione del sedere della sua amica.
Si battè una mano sulla fronte e scosse la testa aspettando la reazione di Talia.

Si sarebbe aspettata una serie di imprecazioni contro il ragazzo,magari piatti e bicchieri che sarebbero volati contro di lui,pugni,calci e una serie di schiaffi ma Talia si limitò a lanciargli un occhiata di fuoco facendo sparire dal viso di Luke quel sorriso malizioso che aveva accompagnato la sua entrata.

Annabeth vide Talia varcare la soglia per uscire e sentì il lamento di Luke che si riaccasciava posando la testa sempre sulla spalla.

-Vedo che ora sei completamente sveglio, eh Luke?!.-il tono sprezzante della bionda lo fece sorridere lievemente.

-Direi di si, ma se Grace riportasse qui quel sederino con i fiocchi che si.. AH!.- Luke gemette di dolore quando Annabeth lo zitti con un calcio ben assestato negli stinchi.

-Luke!.- tuonò Annbeth gli occhi grigi infuocati.

-Che c'è?.- chiese il ragazzo in tono pacato e falsamente angelico.

-Dovresti chiedere scusa a Talia, parlare con Sally e cercarla di fare andare a questo " The Riz"..- spiegò diplomaticamente ma quando vide Luke irrigidirsi e scattare dalla sedia seppe di aver detto qualcosa che non doveva assolutamente dire.

Gli occhi azzurri del ragazzo si erano oscurati,facendosi duri e freddi e Annabeth temette per la prima volta in vita sua per la sua incolumità.

-Sono tante le cose che non sai Chase,ti conviene smetterla di fare la saputella del cazzo.Non chiederò scusa a lei,ne parlerò con Sally e quanto meno la farò andare al The Riz,puoi scordartelo..- Luke sussurrò velenosamente quelle parole prima di lanciarle un ultimo sguardo carico di odio alla ragazza di fronte a se.

Varcò la porta a grandi falcate e sparì girando l'angolo lasciando lì Annabeth, che ancora confusa assaporava il senso di quelle velenose parole.



*******


New York,2 Settembre;
Salone,11:00 p.m.




Quando il familiare odore di biscotti al cioccolato gli invase le narici,Percy Jackson sorrise ricordandosi di essere tornato finalmente a casa.
Era tornato in quella che era stata la sua dimora per quasi tutta la sua vita.
Quella casa fatta di caos,liti e tanto amore.

Posò con cautela l'enorme valigia nera in un angolo,guardandola poi con un po di rammarico. Infodo,vagare per gli Stati dell' America,tra ragazze mezze nude,alcool e tanto fumo gli sarebbe mancato.

Si guardò intorno,osservando quella strana quiete che nella sua casa non c'era mai stata.
Si disse però,che alle undici di sera era normale,ameno fino a quel momento.

-Fottiti Castellan!.- Percy sorrise tra se quando il ringhio di una Talia furiosa, gli arrivò alle orecchie.

Vide l'amica scendere dalle scale come una furia,seguita da un Luke altamente divertito.
Scosse la testa.Erano sempre gli stessi.

Percy notò quanto Talia fosse cambiata,quanto fosse diventata donna dopo tutto quello che aveva passato e che solo lui sapeva,dopo tutta la sofferenza.

Non era più la bambina da capelli corti e dallo sguardo impaurito che aveva visto la prima volta quando aveva varcato l'ingresso di quella casa,ora era una guerriera e la cosa lo fece sorridere dolcemente.

-Oh ci sto seriamente pensando Grace,magari hai intenzione di farmi compagnia..- Percy vide Luke sbuffare malizioso mentre le afferava il polso per bloccarla.
Vide come Talia abbassò le difese contro lo sguardo azzurro del ragazzo.
Come,uno di fronte all'altro,ad un distanza tra loro praticamente impossibile,si guardavano,con quel qualcosa di diverso in più.

-Non cambierete mai voi due eh?!- quella domanda,che sapeva d'affermazione fece voltare i suoi amici.

Luke sorride fintamente sorpreso di vederlo lì ,mentre Talia gli corse incontro,buttandogli le braccia al collo.

Percy la sollevò e la strinse forte. Otto mesi senza Talia potevano essere paragonati ad otto mesi senza vivere per davvero.
Talia era tutto per lui:la sua migliore amica,la sua confidente,la sua sorellina.

La ragazza invece,tra le braccia di Percy,dimenticò i buoni propositi di tenergli il broncio,dimentiòo il "The Riz" e quell'idiota di Catellan.
Dimenticò tutto e si sentì protetta e amata come non mai.
Percy,era per lei,un punto di riferimento.Quello a cui Talia si aggrappava prima di crollare.

-Perce sei tornato!.- esclamò mentre quel guizzo di dolcezza che aveva ogni volta che lui era nei paraggi si riaccendeva.

Percy storse il naso a quel nomignolo a cui era abituato sin da piccolo e sorrise dolcemente a Talia scompigliandole i lunghi capelli corvini.
Quanto le era mancata quella ragazza.

-Mmm amico,devo ammettere che ti trovo in splendida forma.Ti sei diverito in America?.- il tono scherzoso e complice di Luke lo fece sbuffare diverito.
Come se in America c'ero solo io..

-Dov'é mamma?.- chiese ad un tratto quando la presenza asfissiante e tremendamente dolce non era il suo fianco.

-Perce,sono le undici di sera.Cosa ti asp..- ma Talia non potè terminare la frase che Sally Jackson apparì sulle scale. Con le lacrime agli occhi corse da suo figlio,seguito da un Poseidone divertito e mezzo assonnato.

-Oh il mio bambino è tornato!.- esclamò con dolcezza infinita. Percy sentì Talia e Luke ridere come matti e sbuffò.

-Mamma,ti prego..- si lamentò anche se sotto sotto,non era mai stato così felici di riebbracciare sua madre.

-Oh tesoro mio quanto mi sei mancato!.- esclamò ancora sua madre mentre lo riempiva di baci. Percy sorrise dolcemente a sua madre e la strinse forte.

-Sally,per gli dei,lascialo respirare..- la voce diverita di suo padre lo fece voltare.
Poseidone gli sorrise e Percy ricambiò lo sguardo carico di dolcezza.
Erano sempre stati così lui e suo padre.Non avevano bisogno di parole.

Sorrise ancora e si guardò intorno.Talia e Luke erano intenti a litigare per l'ennesima volta su qualcosa di frivolo ma che per loro aveva di sicuro importanza,sua madre saltellava di gioia mentre riempiva la testa a suo padre con i preparativi per una festa in suo onere,insomma,era tutto normale.

Poi,attratto come da una forza invisibile si voltò puntando lo sguardo sulla cima scale.
Fu lì che la vide.
Slanciata,alta,capelli biondi,labbra pallide e occhi tremendamente grigi.
Percy la guardò fisso prima di vederla sparire lungo il corridoio e si disse che forse,non aveva mia visto nulla di così bello.







*L'angolo di YOO*
Hola dolcezze,come state?Oh,io benissimo e sapete il perchè?
Certo che non lo sapete lol
Allora,innanzitutto,perchè vagabondando alla ricerca di una storia su PJ da leggere ho scoperto che *rullo di tamburi* la mia prima FF,ovvero "Un anno(quasi) normale" è la seconda TRA LE PIU' POPOLARI.*saltella come una pazza*
C'è davvero,non ci posso credere.Una mia storia,scritta da me stessa medesima nelle più popolari.E' un sogno *---*
Oraaa,ritorniamo al capitolo appena postato.
E' il quarto,c'è la Thaluke *YHEEEEE* ,c'è Percy *doppio YHEEE*,un piccolo litigio tra Annie e Luke *BUUUU* e l'amicizia sconfinata tra Percy e Tals *YHEEE*
Finalmente,Perce è entrato in scena,spero per la vostra gioia eh.
Tals e Luke si odiano,o meglio Talia odia Luke e questo si è capito lol
Annie bhe è Annie quindi amatela.
Se vi state chiedendo cosa sia questo famoso "The Riz" continuate a leggere, e come sempre,non fidatevi mai delle apparenze.
Ringrazio infinitamente quelle 5,e dico ben 5,dolcezze che hanno recensito il capitolo,lo stesso vale anche per i lettori silenziosi e chi ha schiacciato quel pulsantino per metterla tra le preferite/ricordate.
Vi amo,giuro sullo Stinge *tuono* che vi amo con tutta me stessa.
Un bacio e un abbraccio stritola costole un bacio la vostra Yoo <3 




 
   
Talia Grace!


Percy Jackson!


Annabeth Chase!


Luke Castellan!

 

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Capitolo 5
*** -5- ***


Cap.5




New York,3 Settembre;
Cucina/camera di Annabeth, 9:30 a.m



-Percy tesoro,invece di ingozzarti come un maiale,perché noi vai a chiamare Annabeth per la colazione ?.-

Il figlio di Sally e Posedidone,intento ad ingozzarsi con dei pezzi di bacon e delle uova strapazzate,si voltò con la bocca ancora piena verso sua madre che con voce dolce ma allo stesso tempo minacciosa gli aveva parlato sorridendogli.

-Ma sto facenfo colafione..- si lamentó ,sputacchiando pezzetti di cibo mentre mandava giù l'ennesimo pezzo di pancetta extra-large.

Sua madre alzò gli occhi al cielo e si chiese come facesse suo figlio ad ingozzarsi così tanto.Voltò lo sguardo su Poseidone,che silenziosamete divorava il secondo piatto di uova.
Scosse la testa.
Tale padre,tale figlio;era questa la sua unica spegazione.

Talia,balzò dalla sedia e sorrise angelicamente a Sally.
Quei sorrisi,non promettevano mai nulla di buono e la donna lo aveva imparato a sue spese.

-Sally,non disturbare Percy.Ci vado io e se vuoi posso anche lavare e stirare per tutta la giornata.Tu non affaticartì,devi riposare, sai alla tua età..- trillò la ragazza felice sussurrano l'ultima parte così che Sally non la sentisse.
Dietro di lei, Poseidone rise.

-Siediti signorinella,non andrai da nessuna parte.Ne a svegliare Annabeth ne al "Thi Riz" sia chiaro e per quanto riguarda il lavare e lo stirare per tutta la giornata ,la tua porposta è bene accetta tesoro.- Sally ghignò maligna e dietro di lei Luke rise forte.

Talia si ridesette con un tonfo sulla sedia,fulminando prima Sally e poi Luke con la sguardo.

-E poi sono sicura piccola,che Luke sarà ben accetto ad aiutarti.Vero Luke?.- Sally si voltò verso il ragazzo che spalancò la bocca ancora piena di uova.

Stavolta fu il turno di Percy ridere e si alzò lasciando la cucina mentre Talia imprevaca contro sua madre e Luke che protestava contro Talia senza alcun motivo.

Salì le scale volecemente ,con una certa euforia.

Svoltò appena il corridoio e trovò la porta della sua camera spalancata.
Si appoggiò contro lo stipide della porta,incrociando le braccia non prima di essersi ravvivato con un mano i capelli corvini.Mise su un volto un sorrisetto strafottente che diventò poi malizioso quando la ragazza uscì dal bagno.

Annabeth era avvolta in una grossa asciugamano bianca,i capelli biondi gli ricadevano sulle spalle ancora bagnati e gocciolanti d'acqua,le guance arrossate in netto contrasto con la sua pelle pallida così come le labbra.

Percy,non potè nemmeno quella volta non ricordarsi quanto quella ragazza fosse bella.
Una bellezza completamente diversa.

La ragazza non lo notò minimamente,indaffarata com'era a rispondere al cellulare e Percy,si concesse un paio di mimuti per osservarla meglio.
Constatò che quell'asciugamano,era davvero troppo piccolo.Annabeth lo aveva stretto al petto e quello ricadeva fino a metà coscia lasciando scoperta troppa pelle nuda agli occhi del ragazzo.

Si inumidì le labbra e decise che quell'asciugamano era davvero di troppo.

Annabeth in quel momento si voltò per afferrare l'enorme maglia bianca di Talia lasciata lì sul suo letto, e un urlò le morì in gola.
Non rispose a Piper che dall'altro capo del telefono le ripeteva l'ennesima uscita andata male con Jason me guardò il ragazzo davanti a se.

-Pips,si lo so.Jason è un idiota,è un dato di fatto ormai ma che ne dici se mi racconti tutto più tardi eh?Ho avuto un imprevisto e devo staccare..- i suoi occhi indugiarono sul ragazzo e dalla somiglianza con Poseidone capì chi fosse.

Occhi verdi,sorriso luminoso,zazzera nera in testa,alto e muscoloso.
La descrizione che gli aveva fornito Talia era esatta e Annabeth seppe di aver davanti a se Percy Jackson.

Percy capì che la ragazza le aveva riposto poichè Annabeth rigganciò senza nemmeno salutarla.
Si staccò dalla porta,rimanendo li fermo.Mise le mani in tasca e contìnuò a guardare la ragazza.

-E tu chi saresti?.- Annabeth finse di non sapere chi fosse e fece un passo indietro lanciando il telefono sul letto.

-Il tuo imprevisto a quanto vedo..- mormorò diverito il ragazzo.I suoi occhi incontrarono quelli grigi della ragazza e tutta quella sicurezza gli sembrò vacillare.

Era grigi,tremendamente grigi e tempestosi.

-Sono seria.Chi sei tu?.- ripeté impassibile.

Percy alzò gli occhi al cielo e fece dei piccolo passetti in avanti fino ad arrivare di fronte alla ragazza.

Le prese la mano e si chinó portandola alla bocca.Le fece il baciamano e per poco Annabeth non gli tirò un ceffone.
Fece un passo indietro,le guance in fiamme,gli occhi adirati.

-Percy Jackson,al suo servizio madame..- Percy le sorrise radioso ma ricevette come risposta lo sguardo confuso e al tempo stesso divertito di Annbeth.

-Oh no.So benissimo cosa stai cercando di fare.!- esclamó poi la ragazza sorridendo e scuotendo la testa.

Percy la guardò confuso per un attimo.

-Fare cosa?.- chiese perplesso.

Annabeth rise forte e per un attimo quella risata invase il silenzio della stanza e il cuore di Percy.
Quella risata era qualcosa di unico,di raro.

-Questo!.- del esclamò facendo l'imitazione del baciamano fatto dal ragazzo pochi istanti prima.

Il ragazzo la guardò e rise anche lui.
-Qui a New York si chiama" flertare"..-

-Guarda che lo so e smettila di flertare con me.- sbottó divertita.

-Ma io non sto flertando con te..
 -Percy si avvicinó alla ragazza e stavolta la bionda non fece nessun passo indietro.
Annabeth roteó gli occhi e non rispose.

-Anche se,scommetto che ti piacerebbe.- dichiarò malizioso il ragazzo a pochi centimetri dal suo viso.

-Nei tuoi sogni Jackson!- Annabeth lo guardò a lungo,lasciando che un imbarazzante silenzio li circondasse.

Solo quando vide gli occhi del ragazzo soffermarsi sul suo corpo,coperto ancora da un asciugamano arrossì fino alla punta dei capelli biondi.
Portò d'istinto le mani al petto e guardò Percy furiosa.

-Potresti,ehm,sparire?Sai com'è,sono mezza nuda..- aveva parlato con una voce più acuta e nervosa del solito.
Sentiva le guance andare in fiamme.

-Oh ma a me non dispiace per niente..- l'affermzione di Percy suscitò il basso ringhiò di Annabeth e il ragazzo diverito le voltò le spalle.

Con due grosse falcate arrivò alla porta.Si voltò,i suoi occhi incontrarono quelli della ragazza.
Non disse nulla,semplicemente la guardò con i suoi occhi color mare e prima che potesse scendere gli ultimi gradini delle scale sentì la voce di Annabeth rimbombare dal corridoio.

-E comunque io sono Annabeth,Annabeth Chase..- il ragazzo sorrise tra se dolcemente mormorando un "lo so".

Quando entrò in cucina,lo sguardo dolce di sua madre lo squadrò da capo a piedi.

-Hai detto ad Annabeth di scendere per la colazione?.

Merda!




******



 

New York,3 Settembre;
Lavanderia(sottoscala),4:16 p.m




Vivere in casa Jackson,per lei non era mai stato un problema.
Ricordava bene il primo giorno che aveva varcato la soglia di quella casa affiancata dall'assistente sociale dai capelli biondo platino tremendamente tinti,il taglier di seconda mano ,la cartellina stretta al petto.Ricordava di come Sally,con le mani sporche di impasto blu avesse aperto la porta accogliendola con un caldo abbraccio ed un sorriso dolce.Di come un bambino dalla zazzera nera in testa si fosse presentato con un sorriso luminoso chiedendole di giocare in giardino con lui anche se non la conosceva affatto ,ricordava di Poseidone che seduto in un angolo del salone sistemava e impilava scartoffie innervosito.Ricordava l'odore dei biscotti,le dolci parole.Ricordava tutto e non gli era sembrato poi tutto così male.

Per Talia non era mai stato un problema,almeno fino a quel momento.

Seduta a gambe incrociate,se ne stava nella lavanderia intenta ad osservare il cestello della lavatrice carico di capi colorati che girava velocemente.

Imprecò un paio di volte quando il suo sguardo cadde sulla pila di vestiti sporchi e puzzolenti che avrebbe dovuto lavare,aiutata da Luke.
C'era solo un problema.Il ragazzo non c'era e Talia,la voglia di lavare tutti qui vestiti con o senza lui, non ce l'aveva prorio.

Ritornò ai suoi pensieri,a quello che era accaduto in quella settimana che stava quasi per finire.
L'arrivo della bionda,il ritorno di Percy e Luke,Sally e la punizione.

Talia si prese la testa tra le mani,posando delicatamente gli indici sulle tempie e massaggiandole.
Si sentiva scoppiare e non riusciva a comprendere il motivo.

Forse perchè il sabato si avvicinava e sapeva di non poter essere al "The Riz".
Forse perchè era stanca dello sguardo deluso e amareggiato di Sally,quello sguardo che la donna le riservava ogni singola volta che i suoi occhi blu incontravano i suoi.
Forse perchè Luke e le sue torture non facevano altro che stressarla sempre di più.

Si sentiva soffocare da quelle quattro mura che per anni l'avevano ospitata,si sentiva in gabbia.
Aveva voglia di scappare,fuggire da non sapeva cosa.

-Dimmi Grace,cos'è che affligge il tuo povero cuoricino?.-
Talia alzò gli occhi al cielo,soffocando l'ennesima imprecazione.Sbuffò e si girò verso l'entrata del sottoscala dove Luke Castellan,in jeans chiari e maglia bianca se ne stava appoggiato con il solito sorriso strafottente in viso.
Sorriso che Talia,avrebbe volentiri cancellato a suon di pugni.

-Sparisci Castellan.- fu la replica secca e senza enfasi di Talia.
Voglia di litigare con quell'idiota non ne aveva.

Luke si limitò a ghignare ed entrò nel piccolo stanzino che in casa Jackson faceva da lavanderia.
Guardò la pila di vestiti e storse il naso disguastato.

Talia si alzò,ignorando completamente il ragazzo come ormai faceva in quasi tutta la giornata.
Sapeva bene quanto Luke amasse torturarla,quanto amasse vederla imprecare a causa dell'ennesima lite dove lui era vincitore e Talia ormai,faceva di tutto per non cadere nelle sue trappole ma a volte,era praticamente impossibile.

-Qualcosa che non va nana?.- il tonò di Luke cambiò di scatto,il sorriso strafottente andò via,lasciando spazio ad un innaturale ed impossibile dolcezza.

Talia sgranò di poco gli occhi e si voltò per guardare Luke ma quando i suoi occhi incontrarono quelli del ragazzo,non riuscì a reggere lo sguardo.
Erano così dannatamente azzurri e belli i suoi occhi che Talia non riuscì ad averla vinta.

Odiava quei momenti in cui Luke volava entrare nella sua vita.Il loro rapporto si era sempre e solo limitato a liti su liti,imprecazioni su imprecazioni eppure,c'erano della volte in cui Luke sembrasse voler entrare nella sua vita come non mai.

-Se pure fosse,cosa ti fa credere che lo direi a te Castellan?.- sbottò poi,indossando la sua solita corazza.
Sentì Luke sbuffare.

-Perchè devi rendere tutto così difficile?.
-Perchè ad un tratto ti interessa cos'è che va o che non va nella mia vita?.-

Luke non replicò,fece un passo avanti posandosi d'avanti a lei.
Le afferrò un polso rudemente e costrinse gli occhi sfuggenti di Talia ad incastrarsi nei suoi.

-Sei così odiosa quando fai così Grace,tanto odiosa!.- esclamò mentre afferravò il viso di Talia e la costringeva a non distogliere lo sguardo

Talia grugnì infastidita e con un strattone si scostò da Luke.
Si avvicinò alla lavatrice che intanto continuava a girare velocemente e ad emettere qualche "bip" di tanto in tanto.

-A volte,darei di tutto pur di riuscirti a capire..-un mano le cinse la vita,la sua schiena si scontrò contro il petto di Luke,un mix di fumo e menta le invase le narici.

La mano libera di Luke si infilò nei suo capelli tirandoli lievemente.Talia si ritrovò con la testa pogiata sulla sua spalla mentre lunghe scariche elettriche le attraversavano ogni fibra del suo corpo.

-Perché.?- sussurró piano mentre Luke poggiava delicatamente le labbra sul suo collo.

Iniziò a lambirle piano ogni centimetro di carne libera,succhiado e mordendo di tanto in tanto mentre Talia gemeva silenziosamente.
Le baciava il collo dolcementre,con una dolcezza che tra loro non c'era mai stata.

Luke infilò la mano che prima era nei suoi capelli sotto la maglia corta che le fasciava il torace.
Le accarezzó il ventre,giocando a disegnare cerchi immaginari sulla sua pelle.

Talia stava impazzendo.Non riuscì a controllarsi e quando la mano di Luke,sfioró il seno coperto dal reggiseno di pizzo gemette forte.

Luke,perse tutta la calma dopo quel gemito che gli rimpì le orecchie.
Girò Talia,facendo scontrare i loro bacini e rudemente le afferró i glutei sollevandola di peso per poi farla sedere sulla lavatrice.

Si intrufolò tra le sue gambe e prese ad accarezzarle tutta quella pelle libera coperta da un misero pantaloncino.

Nessuno dei due pensava.Nessuno dei due aveva intenzione di smettere eppure,ad esntrambi sembrava così sbagliato.

Luke si avventó di nuovo sul suo collo e Talia si aggrappó alla sue spalle quando il ragazzo le morse il lobo.

-Sai Grace,ti preferisco nettamente quando tieni quella tua boccaccia chiusa..- le sussurró malizioso all' orecchio e Talia storse il naso.

In un altro momento,il solo pensiero di stare appiccicata a Luke Castellan le avrebbe fatto ribrezzo ma ora come ora,Talia era completamente presa.
Sentiva il bisogno di farsi stringere ancora di più da lui.

-Sei tu che mi provochi Castellan..- ribatté prima di gemere piano quando la mano di Luke le strinse un seno coperto.

-Lo faccio perché mi piace vederti arrabbiata stupida.-Luke rise piano e incontrò gli occhi di Talia.

Ad un tratto sembrerono rendersi conto della situazione.
Loro due,chiusi nel sotto scala che al posto di litigare facevano ben altro.

Fu come se qualcosa si fosse spezzato.

-Perché?.- ripeté la ragazza.
Luke la guardò e scrolló le spalle.

Talia lo guardò impassibile e con un balzó scese dalla lavatrice allontanandolo.
Pogiò le mani sul suo petto e gli diede una forte spinta che spostò Luke,solo di qualche centimetro.

-Sei sempre il solito idiota Castellan ed è per questo che devi stare lontano da me..- sbottó allo sguardo confuso del ragazzo.

-
Oh avanti Grace,non fare la santarellina,non stavamo facendo nulla di male.!- esclamò il ragazzo esasperato alzando le mani al cielo e facendo un passo avanti.

Sentiva il bisogno fisico di riavere Talia vicina,di stringerla e lambire quella pelle lattea ancora una volta.

-Non se lo stavo facendo con te però.Non sono una delle ragazze di turno che ti scopi ogni santo giorno Castellan quandi veri di sparire e non provare mai più ad azzarderti a toccarmi o giuro che non risponderó più di me.- Talia si voltò non prima di aver fulminato Luke con lo sguardo e si chiese lei stessa perché avesse detto quelle parole.

Lei e Luke non erano mai stati nulla,niente di niente.Si erano sempre odiati e disprezzati a vicenda eppure,essere "usata" così da Luke faceva un male cane dentro.

Lo lasciò lì solo,con la pila di vestiti sporchi,la lavatrice ancora funzionante e un uragano di pensieri che lo avrebbero torturato per un bel po.






*L'angolo di YOO*
Salve miei raggi di sole,come state?
Oh,io stranamente una favola.E sapete perchè?E' arrivata quasi Pasqua e quindi niente scuola per un po.
Giuro,non ce la faccio più.
Allora,che ne dite del capitolo?
Lo so,è un pochino piò corto del solito (credo) ma è ricco di cosuccie.
Percabeth e Thaluke.
Per chi mi aveva chiesto di Percy :eccolo qui!
Non è un figone di Afrodite?Si che lo è lol
Finalmente ha visto la nostra Annie e bhe,in una situazione alquanto insolita direi lol
E poi,ci sono loro.Credo che ormai si sarà capito lo smisurato amore che provo per i Thaluke.
Li amo troppo.Nulla da togliare a Percy e Annie,o alle altre coppie di PJ ma quei due,hanno saputo farmi versare lo Stringe intero dagli occhi.*serie di imprecazioni contro zio Rick*
Avevo pensato di aggiungerci un bacio però mi è sembrato affrettato.Dobbiamo scoprire ancora molto del passato di Talia quindi..
Il mistero del "The Riz" continua.Avete quache idea?Cosa potrebbe essere?Sparate dai e vediamo se riuscite ad indovinare :3
Credo di aver detto tutto lol
Ringrazio quelle dolcezze che hanno recensito lo scorso capitolo.Siete favolose,grazie del supporto che mi date,vi devo tutto.
Ringrazio anche i letteri silenziosi (che ogni tanto potrebbero lasciare una piccola recensione di 11 parole),ringrazio chi segue ha la storia tra le preferite.Ringrazio TUTTI.
Vi voglio un mondo di bene,la vostra Yoo <3 




 

Percy sialodatoPoseidoneeSallychehannosfornatounfigliocosì Jackson!




Luke ètroppofigo Castellan!


Talia Grace!



Annabeth Chase!

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Capitolo 6
*** -6- ***



Cap.6

 
Dedico l'intero capitolo a quella dolcezza di Ramosa12.
Grazie Ram,senza di te,senza le tue parole dolci e il tuo supporto non credo
avrei mai continuato.
Grazie di tutto.


 
New York,4/5 Settembre;
Giardino,11.56 p.m

(Consiglio di leggere il pezzo con sottofondo 
Beating Heart di Ellie Goulding .Buona lettura tesori :) )

 
Le dicevano spesso che la notte, con se, porta consiglio.

Che è utile per pensare, ragionare e magari trovare un soluzione, perché durante il sonno, il nostro cervello cataloga, riordina, rielabora e organizza tutte le informazioni raccolte durante il giorno. 
Che a volte, nei sogni, troviamo perfino una risposta ai nostri problemi eppure a lei non era mai successo.

Per lei, erano sempre state tutte stronzate.

Oltre che a caricarle il cellulare, la notte a Talia Grace non portava nulla,se non un mare di guai.

Pensieri su pensieri, frasi su frasi, parole su parole dette o non dette che vorticavano nella sua testa senza sosta.

Per lei, andare avanti era fondamentale.
Non poteva fermarsi, non voleva.

Sarebbe affogata: troppi ricordi, troppo dolore.

Ed era in una di quelle notti tranquille che a New York era quasi raro trovare che se ne stava sdraiata in giardino, il naso puntato verso il manto stellato, gli occhi chiusi, la solita sigaretta tra le labbra e una bottiglia di whisky stretta in una mano.

Aspirò lentamente dalla sigaretta, quel giorno alla menta, prima di rilassarsi del tutto contro lo schienale della sdraio a strisce bianche e blu su cui era seduta.

Si chiese per un attimo, che senso avesse vivere se poi si era destinati a soffrire sempre e comunque, perché per lei, era così.

Talia soffriva. Soffriva da sempre ormai e anche se i suoi sorrisi di plastica mascheravano quell’anima nera che albergava in lei, i suoi occhi non sapevano mentire.

Quell’azzurro elettrico era spento, sempre triste e malinconico, non più vivo come una volta.

Aveva bisogno di essere salvata da quel passato, da quei demoni che piano la divoravano dentro prosciugandole fino alla più piccola goccia di felicità.
Ma sapeva, che nessuno sarebbe corso in suo aiuto, anche se l’avrebbe voluto.

C’era un muro, qualcosa di invisibile, che non le permetteva di essere salvata da se stessa, dalla sua vecchia vita: il suo stesso orgoglio.

Era sempre stata indipendente e forte, con la convinzione di non aver bisogno di nessuno ma Talia stessa sapeva di sbagliarsi di grosso.

Aveva bisogno di qualcuno che le stravolgesse la vita, che la tenesse stretta nelle notti buie, che gli desse calore e amore. Tutte cose che Talia non aveva mai provato.

Strinse forte la bottiglia di whisky che aveva tra le mani, prima di berne un po’.

Lanciò la sigaretta ormai spenta da un pezzo lontano mentre la solita voragine gli si apriva nel petto.

Era tutto cosi sbagliato, lei era così sbagliata.

Avrebbe tanto voluto essere diversa, un'altra, oppure non essere semplicemente mai nata.

Un altro sorso e la vista le si annebbiò per un attimo.
Sentiva l’alcool scorrerle nelle vene, dandole quella sensazione di benessere che solo le sigarette e la musica le sapevano dare.

Iniziò a canticchiare un pezzo dei Green Day, forse "American Idiot" misto ad "Holiday" dondolando le gambe e il capo a tempo.

-Sapevo che ti avrei trovata qui... - Talia voltò il capo di scatto guardando di sottecchi la figura sinuosa di Annabeth che le si avvicinava.

Le lunghe gambe snelle e toniche erano fasciate da uno shorts di Jeans messo al rovescio, il torace era coperto da un stretto top rosso tutto stropicciato, i capelli legati in uno chignon fatto male e gli occhi ancora impastati dal sonno.

Talia si limitò a mormorare qualcosa che Annabeth non colse.

La vide sedersi, o meglio lanciarsi sulla sdraio accanto alla sua e sbadigliare rumorosamente.

-Cosa ci fai qui? - chiese Talia palesemente confusa.

-Mi ha mandato Sally. È venuta a controllare se eri in camera , ma non ti ha trovato. - Talia alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

Annabeth accanto a lei rise piano.

-Come facevi a sapere che ero qui? - chiese ancora mentre si apprestava a bere l’ennesimo sorso di whisky.
La bionda scollò le spalle e le sorrise.

-Intuito. - e le fece un occhiolino che fece sorridere Talia.

Annabeth era una delle poche persona capaci di strapparle un sorriso, di farla ridere e dimenticare tutto anche per un secondo solo.

-Tals, c’è qualcosa che non va? - la voce di Annabeth si addolcì lentamente.

Talia chiuse gli occhi e lasciò cadere la bottiglia mezza vuota di whisky per terra, lasciando poi che questa si svuotasse sull’erba.
Sentì uno spostamento d’aria e la sua sdraio appesantirsi.
Annabeth si era seduta al suo capezzale, gli occhi grigi tremendamente scrutatori.

-Perché dovrebbe esserci qualcosa che non va? - mormorò stropicciando gli occhi come fosse una bambina la corvina.

-I tuoi occhi Tals, non sanno mentire come la tua bocca. - Annabeth sorrise dolcemente a Talia per l'ennesima volta.

-Farò in modo allora ,che imparino anche loro. - sussurrò Talia stancamente facendosi leva con i gomiti per sollevarsi.

Annabeh sbuffò.

-O potresti semplicemente sfogarti, sai buttare fuori tutto quello che hai dentro .. - Annabeth si sporse verso di lei, offrendogli una mano per sollevarsi del tutto.
Talia si alzò con il suo aiuto, incrociando le gambe come un'indiana e scosse la testa.

-Non fa per me sfogarmi, preferisco... -
-Tenerti tutto dentro? Credimi Talia, non serve a nulla. -

Annabeth le prese una mano tra le sue e si disse che Talia era una vera e propria guerriera.

-Allora Grace, qual è la tua storia? - le chiese dopo svariati minuti di silenzio.
Talia sorrise malinconica, forse, persa in una dei tanti ricordi.

-E la tua Chase? A malapena conosco il tuo nome. - ridacchiò Talia, la voragine nel petto che man mano si chiudeva.

Annabeth annuì e sorrise tristemente.

-Ottima osservazione, ma vedi, la mia storia si rifà allo stereotipo della madre quasi sempre assente, al padre che si risposa con una matrigna cattiva che cerca in tutti i modo di spedirti in un collegio. Di solito lì , finisce con il padre che scopre tutto e la lascia la matrigna cattiva e perfida, ma nel non mio caso, credo proprio che abbia vinto lei.- la bionda le sorrise ancora e lesse sul viso di Talia un dispiacere immenso.

-Ha fatto in modo che lui mi odiasse, che disprezzasse il fatto che io fossi sua figlia. Mio padre voleva una famiglia perfetta, una moglie perfetta e dei figli perfetti ma io, non facevo parte del progetto. – deglutì amaramente mentre si svuotava completamente con Talia.

La corvina si avvicinò ad Annabeth e le accarezzò la guancia.

-Mi dispiace. - sussurrò tristemente.
Annabeth non meritava tutto questo, una persona come lei, non lo meritava affatto.

-Oh, a me per niente. Solo, sai che c’è fa male sapere che ha preferito quella megera a me. Io sono.. ero sua figlia. Sangue del suo sangue e ha creduto alle bugie di quella donna piuttosto che alla mie lacrime sincere. - una lacrima solitaria le scese lungo la guancia pallida.

-Non sa cosa si è perso allora. Annabeth, sei la figlia perfetta che tutti vorrebbero avere. Guardati! - esclamò con una punta di fierezza verso quella ragazza.

-Avrei voluto essere io come te, magari avrei saputo affrontare tutto e non scappare.- sussurrò poi sperando che la bionda non la sentisse.
Annabeth le accarezzò i lunghi capelli neri, un invito a continuare, a raccontare tutto quello che aveva dentro da tempo che Talia accolse.

-E’ successo tutto quando avevo dieci anni.. - sussurrò con un filo di voce.
Le lacrime iniziarono a scivolare senza freno al solo pensiero di raccontare quella storia mai detta e tenuta sempre segregata dentro.

-Mio padre, se n’era andato da un anno e mia madre è caduta in depressione. H-ha iniziato a bere,
ogni giorno tornava da lavoro ubriaca. Non avevamo nulla, vivevamo in una baracca e quel poco che mia madre prendeva lo spendeva tutto in liquori prelibati.
-

Annabeth la guardò, la pelle d’oca e il cuore in gola.
Talia si disse di farsi forza. Era arrivato il momento di sputare tutto fuori, di farsi aiutare.

-Ricordo che andavo a scuola con la maglie tutte bucherellate o addirittura con dei pezzi di stoffa mancanti, a volte, mettevo perfino gli stessi jeans per più di due giorni.. ma non mi importava poi un gran che. - sorrise malinconica tra se.

-Un giorno, dopo che l’avevano rispedita a casa perché troppo ubriaca sul posto di lavoro, l’ho trovata in bagno..- Annabeth le strinse forte la mano.

-E-era in una pozza di sangue, aveva una lametta in mano e nell’altra una bottiglia di whisky. E’ stato orribile Annabeth, orribile.- si lasciò sfuggire un singhiozzo e poi un altro ancora mentre le lacrime scendevano silenziose.

-Non un biglietto, non una sola parola. Nulla. Io le volevo bene ,glienen avevo voluto sempre nonostante tutto ,era mia madre..- sussurrò mentre il cuore le mancava di un battito.

Annabeth annuì piano e le asciugò una lacrima.

-Poi è arrivato lui. Avevo quasi dodici anni. Era la mia unica famiglia, la sola ed unica persona che avevo. Mio padre.. Zeus Grace,il proprietario del famoso strip club di New York.- Annabeth spalancò la bocca e capì.
Tutto le apperì nitido.

-Lo scandalo della minorenne...- sussurrò guardando Talia.

-Eri tu?.- continuò poi con gli occhi grigi dispiaciuti.

Talia annuì piano.

-Nei primi tempi, mi trattava come una principessa, la sua principessa ma poi.. mi ha detto che avrei dovuto lavorare e non perdere tempo con la scuola. Che con un talento da ballerina come il mio avrei potuto incantare tutti. Ero una bambina, un ingenua e nemmeno io sapevo quello che facevo. Ho iniziato a fare i primi spettacoli..- Talia si infilzò le unghia delle mani nelle gamba destra ,almeno avrebbe sentito tutto, fuorché quel dolore.

-Tutti mi acclamavano, mi volevano tutti bene poi, mio padre ha inizio a vedere che fruttavo bei soldi e così ha iniziato a vendermi. Ragazzini, anziani, uomini di mezza età.I-io..ho passato le pene dell’inferno Annabeth. Mi usavano a loro piacimento, facevano con me quello che con le loro mogli o compagne non potevano fare. Era orribile..

Annabeth la strinse a se in un abbraccio che sapeva di protezione.
La strinse e promise che per niente al mondo l’avrebbe lasciata andare.

-I-io vorrei solo dimenticare, dimenticare questo schifo di vita..- sussurrò tra i capelli biondi dell’amica.

-Ho avuto la forza a dodici anni di denunciare quelle violenze ma nessuno mi ha mai creduto. Per fino la polizia mi diceva che era praticamente  impossibile ma io non ce la facevo più. Sono scappata poco dopo il mio dodicesimo compleanno, ma non sono riuscita ad andare molto lontano.Mio padre mi trovò e mi riempì di botte.- Talia guardò l’amica e lentamente si alzò la maglia bianca che le faceva da pigiama.

All’altezza del seno destro, sopra, appariva una cicatrice ben visibile.

-Come..- Annabeth lasciò che la frase si perdesse nell’aria.

-Un coltellino svizzero. Sono dovuta ritornare in quel maledetto strip club ad esibirmi e a fare quello che facevo per un paio di mesi ancora, poi arrivò la polizia in un controllo a sorpresa e il resto lo sai..- stancamente rimise giù la maglia e respirò profondamente.
Si passò una mano tra i capelli già disordinati.

-Sono arriva da Sally grazie all’assistente sociale. Mi hanno detto che Sally era una vecchia amica di mia madre e che mio padre e Poseidone erano amici di vecchia data e che quando l’hanno saputo mi hanno preso a cuore. - sorrise dolcemente, grata a quella famiglia che l’aveva salvata da un orribile fine.

-Mio padre insieme ai suoi soci ha avuto dieci anni da scontare ai domiciliari. Avrebbe avuto di più se il resto dei clienti che se la spassava con me non fossero spariti come nulla fosse. Credo sia già uscito ma è meglio per lui che non si faccia vivo o so io dove glielo pianto il coltellino svizzero. - sbottò e Annabeth ebbe la forza di regalarle un sorriso.

-Chi lo sa?. - chiese le bionda.

-Sally,Poseidone,Percy ed ora tu..- mormorò l’altra.

-Percy?.- chiese stupita l’amica. 

-Si, quando arrivai qui me ne stavo spesso in camera mia ed un giorno entrò senza bussare. Forse voleva chiedermi di giocare con lui, non l’ho mai saputo. Stavo infilando la felpa e vide la cicatrice. Ricordo che corse come un pazzo per le scale e andò a chiedere spiegazioni al sua madre con le lacrime. E’ sempre stato protettivo come me da allora. Sai,a primo impatto Percy è il tipico ragazzo stronzo di New York ma non preoccuparti, è tutta apparenza. Tutta colpa di Catellan,la sua influenza gli fa male..- ridacchiò piano.

Annabeth sorrise e il volto del ragazzo dagli occhi verdi si insinuò nella sua testa.
Arrossì al ricordo di ciò che era successo in mattinata.

-E Luke? Lui lo sai?.

-Perché dovrebbe? Sarebbe per lui, l’ennesimo modo per torturarmi. Se sapesse che non sono più vergine da quand’ ho undici anni non farebbe altro che rompere ancora di più.- sbuffò alzando gli occhi al cielo.

-Io credo che capirebbe..- mormorò a favore del ragazzo.

-Luke Castellan non capisce un tubo a meno che non riguardi sesso, alcool e droga Annabeth.- sbottò duramente e il ricordo della dannata lavatrice gli fece mancare per un attimo il respiro.

Passarono pochi minuti prima che l’alba si innalzasse in cielo facendo la sua comparsa.
Donò un lieve bagliore a tutto ciò che incontrava mentre aspettava che la notte sparisse e le lasciasse spazio.

-Mi dispiace tanto Talia, dico davvero non pensavo potessi essere tu quella bambina.. - mormorò mentre si stendevano meglio sulla sdraio.

Talia poggiò il capo sul petto di Annabeth che intanto guardava rapita l’alba sopra di loro.

-Anche a me Annabeth, ma infondo si sa, la vita è molte volte ingiusta..- sussurrò mentre ascoltava il battito del cuore dell’amica lento e armonioso.

-Ti prometto Talia, che fin quando ci sarò io accanto a te, nulla potrà farti più del male.- Annabeth prese una sua mano tra la sua e la strinse forte.

-Sono felice che tu sia arrivata qui, in questa casa. Sei la mia salvezza Annie..-Talia le lasciò un bacio sulla fronte.

Entrambe, con un sorriso dolce stampato in volto si addormentarono abbracciate, strette l’una all’altra con la consapevolezza che quell’amicizia sigillata con una stretta di mano diventava ogni giorno più forte, ogni giorno più indistruttibile.



*****




-Oh avanti Jackson, non ti facevo così pappamolle. Hai perso la fiacca eh?.- Luke Castellan rise forte dopo l’ennesima sconfitta che l’amico aveva incassato con un gemito di frustrazione.

-E’ un gioco per bambini. - grugnì il figlio di Sally e Poseidone e Luke accanto a lui, rise ancora più forte facendo sembrare quella risata quasi un ululato.

-Non la pensavi così ieri sera quando mi hai battuto per quattro volte di fila. - ridacchiò il biondo lanciandosi sul letto dell’amico.

Lanciò il controller del X-box sul letto accanto al suo e sospirò piano.
Si perse a guardare il soffitto bianco chiudendosi in uno strano silenzio.

-Qualcosa che non va amico? - chiese Percy mentre si sedeva accanto a lui.

-Molly, devo vedere come scaricarla, è solo che non voglio..

La porta si aprì di scatto, lasciando entrare Talia e Annabeth.

La prima indossava un paio di shorts neri (molto corti agli occhi di Luke) e un top bianco che le fasciava il torace e accarezzava dolcemente le curve.
La seconda invece, un vestitino a fiori bianco e blu che arriva fino sopra il ginocchio.

Entrambe entrarono sorridenti e si sedettero sul letto di Luke.

Percy incontrò lo sguardò di Annabeth e la vide arrossire.

-Far soffrire? Oh avanti Castellan, sparagli la solita palla che racconti a tutte dopo che te le sei scopate. ”Non sei tu baby, ma sono io. Vedi non credo di essere adatto a te,tu sei così perfetta..”- Talia ridacchiò spalleggiando Annabeth e imitando con voce doppia Luke.

La bianda e Percy non trattenero le risate  e Luke le fece il verso.

-Zitta mocciosa. Lo sappiamo tutti che pagheresti pur di venire a letto con me. - ghignò vittorioso il ragazzo gonfiando poi il petto.

Talia si irrigidì e gli si avventò contro. Fu la bionda ad afferrarla per i fianchi e a rimetterla seduta mentre tratteneva a stento le risate.

-Possibile che tu e lui non sapete stare in un stanza civilmente senza scannarvi a vicenda?- sbuffò Percy e Annabeth, dall’altro capo del letto annuì.

-Giusto, provate almeno a non ammazzarvi. - ridacchiò la bionda e Percy le minimò con le labbra un “grazie per il supporto Annie bella” che la fece arrossire ancora di più.

-Questo è il mio spazio, è lei che è venuta ad invaderlo.- sbottò Luke indicando la stanza come un bambino a cui il fratello più grande ruba il giocattolo.

Annabeth e Talia si guardarono in torno e grugnirono schifate.
C’erano popcorn e patatine sparse sul tappeto, pile di vestiti sporchi, libri di scuola aperti e di sicuro mai usati sulla scrivania e tanto altro.

-Questa stanza è un porcile!- esclamò l’attimo dopo Annabeth.
Talia accanto a lei annuì con aria grave.

Luke sbuffò e roteò gli occhi al cielo.

-Si può sapere perché diavolo siete entrate qui dentro allora?.- sbottò mentre affondava la testa nei cuscini.
-Come ben sapete tra un paio di giorni inizierà la scuola e Belvy darà..-

-NO!.- sia Percy che Luke si alzarono di scatto dal letto del primo guardando furiose le ragazze.

Talia ringhiò come risposta e Annabeth offrì ai ragazzi il suo sguardo da cucciola ferita.

-M-ma ragazzi,io voglio andarci,conoscere quelli che saranno i miei prossimi amici..- mormorò la bionda tristemente.
Percy per un attimo pensò di portarla con se.

-Luke possiamo..- l'amico non gli lasciò continuare la prese,gli occhi di Luke erano infuocati.

-Devo ricordarti com'è finita l'hanno scorso?Belvy e le sue feste non sono per nulla affidabili!.- esclamò in tono grave.

-E allora perchè tu ci vai?.- sbottò Talia mettendo su il broncio.

-Perchè io sono io Grace.Tu,è sicuro che non andrai da nessuna parte o giuro che ti attacco al letto e sai bene che lo farò.- Talia ringhiò verso il ragazzo.

-Perchè diavolo devi sempre fare il protettivo del cazzo Castellan?Non voglio la tua fottuta protezione ok?.- si alzò di scatto,gli occhi azzurri più vivi del solito e adirati.

-Non me ne frega nulla di te Grace.Lo faccio per non far star male Sally,quella donna ne ha già passate tante ci mancavi solo tu ora..- Luke gelidamente la colpì al cuore.

Forse,perchè aveva pienamente ragione.
Non aveva fatto altro che creare problemi su problemi in quella casa.Ogni sera ne combinava una diversa,ogni sera un ennesimo dispiacere verso quella donna che ormai era una seconda madre per lei.

Talia,sapeva bene quanto Luke avesse fatto centro con quelle parole.

Annabeth si alzò di scattò guardando Percy in cerca di un sostegno.

-Smettila Luke,è solo una stupida festa non c'è bisogno di essere così stronzo.Hai detto che non ci andremo e non ci andremo ma lascia in pace Talia e non sparare più cazzate.- Annabeth afferrò la mano di una Talia immobile e se la trascinò dietro,mentre dietro di lei Percy rimproverava con lo sguardo Luke.

Si chiusero la porta alla spalle con un tonfo e appena furono fuori gli occhi di Talia incontrarono quella di Annabeth.

-Noi andremo a quella festa,io andrò a quella festa che a quell'idiota di Castellan piaccia o meno.!-

Annabeth la vide andare via mentre a passi falcati raggiungeva la porta della sua camera e se ra richiudeva alle spalle con un tonfo.
Si battè un mano sulla fronte.

C'era aria di grossi guai.





*L'angolo di Yoo*

Salva miei semidei e semidee pucciose.Come state?
Stranamente sono di buon umore e bhe avete visto?HO AGGIONATO!
Che ne dite del chapter ?
Lo so,è un pochino più lunghetto del mio standard ma hey,avete scoperto parecchie cosuccie.
Analizziamo punto per punto:Talia mette "a nudo" la sua anima.
Lo so che può sembrare un po forte come tematica ma se ho scritto di questo problema è perchè mi sta davvero a cuore.
Può sembrare pesante e molto triste ma non mi importa.Sentivo di dover scirverlo e sono fiera dell'operato.
Annie anche racconta tutto e bhe,sto pensando di organizzare una sommossa contoro la matrigna.Ci siete?
Luke e Percy sono i soliti idioti ma amateli,sono fighi e sotto sotto hanno un lato dolce.Si,anche Castellan.
Sono anche iper protettivi (poi scoprirete il perchè) ed è per questo che alla festa di Belvy non faranno mettere piede alla ragazze.O almeno così credono ;)
Il mistero del "The Riz" non è ancora svelato, e se volete continuare a saperne di più leggete questa storuccia.
Ho un appelo da fare ai lettori silenziosi prima di passare ai ringraziamenti:Cari lettori silenziosi,mi fareste davvero,ma davvero tanto felice se spendeste 11 parole per questa storia.Non sapreste quanto ne sarei felice.
Ringrazio quelle dolcezze che hanno recensito lo scorso capitolo:
red_teardrop
Francesca Jackson
perseusjackson
InsurgentRose
Ramosa12
Grazie mille raagzze,non so cosa farei senza di voi.Sono sempre più felice che la storia vi piaccia e se aggirono e continuo a scrivere è solo per voi.
Ora devo andare,credo di avervi rotto le balle per un po.
Alla prossima,un bacio la votra Yoo <3




 

Casa Jackson!




Luke Castellan!


 

Talia Grace!


 
 
 



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Capitolo 7
*** -7- ***



Cap.7


 
New York, 6 Settembre;
Cucina, 12:00 a.m.

 

 
Era una calda mattinata di settembre, quando Percy Jackson imprecò ad alta voce lasciando
che il suono di quest'ultima e le sue parole non poco consone arrivassero perfino ai vicini che non avevano.

Incastrato sa sua madre se ne stava con lo sguardo sofferente in cucina, alla ricerca di qualsiasi ricetta semplice da poter cucinare.
Non aveva mai preso una padella in mano, ne sapeva come si tagliassero le verdure o come si girasse un frittata. Lui,di cucina non sapeva un fico secco.

Il risultato?Una bella ferita sulla mano.

Si guardò il palmo e maledí chiunque gli capitasse a tiro.
Sanguinava parecchio e il taglio che gli scalfiva il palmo bruciava tanto ed era anche piuttosto lungo e profondo.

Con un gesto di rabbia scostò bruscamente il ricettario e imprecò ad alta voce quando il suo sguardo andò per caso sull' orologio.

Mancavano tre quarti d’ora e lui non aveva ancora cucinato un cavolo per di più avrebbe dovuto fare i conti con sua madre e subirsi la sua sfuriata per aver messo la cucina sotto sopra.

Sbuffò e afferrò il primo strofinaccio pulito che gli capitò a tiro per tamponare la ferita che sembrava bruciare ancora di più.

-Che cosa ti sei fatto?.
Percy alzò lo sguardo e incontrò quello lievemente preoccupato di Annabeth che se ne stava ferma all’entrata.

La vide mentre si avvicina lentamente a lui e gli osservava preoccupata la ferita che teneva premuta contro lo straccio.

-Nulla, uno stupido taglietto.- mormorò e prima che Annabeth potesse toccargli la mano, la ritrasse lasciando ricadere lo straccio sporco di sangue.

Annabeth lo guardò scettica.

-Forza fammi vedere.- dolcemente afferrò la mano di Percy e con espressione critica guardò la ferita.
L'attimo dopo lo stava fulminando il ragazzo con lo sguardo.

-E questo tu me lo chiami "stupido taglietto"?.- Percy sorrise dispiaciuto e si passò una mano tra i capelli mentre Annabeth lo trascinava verso il lavello.

Aprì il getto dell' acqua fredda al massimo e prima che Percy potesse fare altro gli infilò la sua mano sotto.

Il ragazzo sussultò all' impatto con l'acqua gelida ma pochi secondi dopo tirò un sospiro di sollievo. Il bruciare pian piano si stava alleviando e il tocco dolce di Annabeth che gli levava il sangue secco non poteva che fargli bene.

Percy puntò gli occhi sulla ragazza nella speranza di incontrare i suoi ma Annabeth, con le labbra arricciate come quelle di una bambina era occupata a lavargli delicatamente la mano.

Passarono pochi minuti in silenzio e Annabeth decise che poteva bastare.

-Come hai fatto?.- mormorò piano mentre Percy si sedeva ad uno dei tanti sgabelli della cucina.

-Stavo cercando di tagliare quei dannati pomodori. Sai com'è, oggi toccava a me cucinare..- sbottò mentre la vedeva svuotare ogni singolo cassetto alla ricerca forse,di un cerotto
Annabeth non fece domande.

Due secondi dopo, con un gridolino di gioia afferrò dall'ultimo cassetto rimasto del disinfettante e dei cerotti.

Gli si sedette di fronte, facendo lo sgabello più avanti di quanto avesse dovuto.

I suoi occhi incontrarono quelli del ragazzo e vi lesse ogni singola sfumatura.
Annabeth notò come i suoi occhi cambiassero colore al sole, notò la più piccola sfumatura al suo interno.

Arrossì senza un motivo e abbassò lo sguardo portandosi la mano di Percy sulle gambe lisce coperte dalla misera gonna sbarazzina che indossava quel giorno.

Un serie di brividi la percorsero lungo la spina dorsale ma Annabeth decise di ignorarli e di concentrarsi un attimo sulla mano del ragazzo.

Con un pezzo di tovagliolo gli disinfettò la ferita e con un cerotto la chiuse, il tutto molto silenziosamente e con gli occhi di Percy puntati addosso.

Il ragazzo le sorrise riconoscente.

La ragazza si alzò dallo sgabello e si guardò intorno constatando che quel disordine era il degno amico di quello che albergava in camera di Talia.

-Qui è un vero disastro!.- esclamò e scoppiò a ridete mentre Percy roteava gli occhi sbuffando divertito.

-Diciamo che non sono un asso in cucina Chase.- mormorò scompigliandosi di nuovo i capelli neri rendendoli ancora più disordinati.

-E dimmi un po’ Jackson, quali sono questi  tuoi “assi?".- e mimò delle finte virgolette cercando di sembrare il più seria possibile.

-Un giorno forse te lo dirò. Ora come vedi, sono impegnato a riordinare questo disastro e a cercare di ordinare qualcosa di vagamente commestibile da mangiare oppure sono davvero morto. - ridacchiò e le diede le spalle mentre raccoglieva i ricettari sparsi un po’ ovunque.

-Facciamo così. Io ti aiuto a cucinare e tu dopo me li sveli..- sorrise mentre si voltava anche lei e afferrava un grembiulino.

Percy le si avvicinò da dietro silenziosamente.

Le sue mani le accarezzano i fianchi alla ricerca di quei due pezzi di stoffa ed Annabeth senti il cuore battere forte anche, se un motivo non ve aveva.

-Sei davvero così curiosa Chase?.- chiese mentre con uno scatto stringeva i lembi del grembiule arancio e li chiudeva in un fiocco.

La schiena di Annabeth si scontrò con il suo petto muscoloso e la ragazza sentì un odore dolciastro invaderle le narici.

-Ricorda, che la curiosità uccide il gatto.- soffiò con un pizzico di malizia velata sul collo della ragazza che aveva inclinato piano il capo.

Percy sentì Annbeth ridere e con uno scatto la voltò.
I loro bacini si scontrarono e per un attimo il ragazzo dovette chiudere gli occhi e respirare profondamente.

Era solo uno sfiorarsi, mai successo tra loro eppure lo stava mandando fuori di testa.
Annabeth lo mandava fuori di testa.

La ragazza sorrise maligna e portó la sua mano dietro la nuca del ragazzo accarezzandogli per un attimo i soffici capelli neri.Con uno scatto poi, fece avvicinare pericolosamente i loro visi tanto che le loro labbra si sfiorarono in una manciata di secondi.

-Ma io non sono un gatto Percy..- sussurrò maliziosa per poi voltarsi.

Quando si staccò da Percy, quel calore che le era entrato dentro, fin sotto le ossa scomparì, lasciando spazio ad un freddo glaciale.

-E ora forza Jackson, su al lavoro. !- esclamò battendo le mani, un sorrido radioso che le contornata il volto.

Percy, anche quella volta, non poté non ripetersi quanto Annabeth fosse bella.
La conosceva da poco, pochi giorni eppure con quattro chiacchiere ed un primo incontro imbarazzante gli era saputa entrare dentro.

Decisero di cucinare all'italiana.

-Che cosa devo fare con questa cosa?.- chiese  dopo una decina di minuti  Percy verso la ragazza intenta a rompere le uova per la carbonara, sventolando un pezzo si pancetta a mezz'aria.
Annabeth rise e scosse la testa.

-Aspetta, ora vengo io lì.- mormorò divertita.
Percy, con un mezzo inchino le lasciò il posto mentre la risata cristallina di Annabeth riempiva la stanza.
-Credo seriamente che tu abbia bisogno di un corso di cucina.- divertita e con un sorriso che le illuminava il viso Annabeth si voltò verso Percy mentre affettava a cubetti la pancetta.
 
-Certo Annabeth, aspetta e spera.! - rise roteando gli occhi.

-Peccato,avrei tanto voluto farti da insegnante.- sorrise maligna la ragazza e gli occhi di Percy guizzarono attenti.

-Ora che mi ci fai pensare, sai credo davvero di dover imparare a cucinare. - e l’attimo dopo sia lui che Annabeth scoppiarono a ridere.

La ragazza affettò gli ultimi pezzetti di cibo e li sistemo accanto alle uova e sorrise soddisfatta.
Con le mani sui fianchi guardò Percy che la ringraziò con un sorriso radiso.

-Sei un genio,sei un genio Annabeth, un genio.- fece il giro del tavolo e quando le arrivò di fronte la sollevò di peso facendola girare.
Annabeth rise ancora e ancora come ormai faceva da quando mezz'ora prima aveva messo piene di cucina ma si disse che con Percy era così.
Risate, risate e solo risate.
 
-Lo so Jackson,però anche risparmirti gli elogi.- con un gesto non curante della mano fece sorridere Percy.
L’attimo dopo la serratura scattò e i ragazzi si guardarono complici.

Sally entrò in cucina vestita con la sua bellissima divisa di “Dolcezze d’Americaa” sorridente.
Abbracciò forte Annabeth,stringedola a se e lasciando che il suo profumo di dolciumi si sperdesse nella stanza.
Baciò Percy sulla guancia prima di regalargli un pacchetto che fece urlare il ragazzo dalla gioia.
 
Percy prese a saltellare come un bambino e Annabeth insieme a Sally scoppiarono in una sonora risata.
Lo videro mentre tirava fuori dal pacchetto un enorme liquirizia blu e l’ingurgitava l’attimo dopo come se nulla fosse.
 
Sally si guardò in torno e un dolce prufumo le invase le narici.

-Percy,hai odinato di nuovo al ristarante qui all’angolo?.- chiese la donna e Percy,sicuro di se gonfiò il petto.
 
-Assolutamente no mia dolce madre.Ho cucinato tutto io!.- esclamò fieramente mentre Annabeth dietro di lui cercava di soffocare le risate.
 
Sally lo guardò scettica e si avviò verso i fornelli sgranando gli occhi quando riconobbe gli ingredienti pronti per la carbonara.

-Non è chissà cosa ma Percy non è quello che si poò definiere un cuoco provetto quindi ho dovuto adattarmi.- Annabeth afferrò una ciocca di capelli biondi arrotonandola e giocandoci nervosamente.
 
Amava cucina,le piaceva tanto anche se nella sua vecchia casa era praticamente.
Tra caviale, tar-tar ,ostriche e altre prelibatezze ordinate dalla sua matrigna non aveva mai avuto la possibità di mettersi al fornelli e sperimentare.

Sul volto di Sally si aprì un sorriso radioso e dopo aver ringraziato i ragazzi corse di sorpa a cambairsi per l'imminente pranzo.

-Mi hai salvato Chase.- esclamò Percy pochi passi dietro di lei.

-Mi devi un favore Jackson.- ridacchiò mentre si apprestava a slacciarsi il grembiule e al ricordo di prima arrosì.

Percy le si avvicinò, poggiò le labbra sulla guancia pallida della ragazza scioccandole un sonoro bacio.
Si voltò a guardarla,solo per il gusto di vederla arrossire e con un sorriso varcò la soglia della cucina scomparendo l’attimo dopo.
 
Annabeth pogiò la mano nel punto in cui le labbra di Pecy avevano toccato la sua pelle osservando un punto impreciso da qualche parte della stanza con un sorriso dolce,appena accennato,che le incorniciava il volto.

Rimase così,persa in quel piccolo tocco mentre uno strano calore,qualcosa di sconosciuto alla bocca dello stomaco si faceva sentire.



******
 
 
 
New York,7 Settembre;
Piscina, 3:50 p.m

 


-Ti redi conti della pazzia che stiamo per fare?.- il tono asciutto e preoccupato di Annabeth fece ridere per l’ennesima volta in quella giornata Talia.

Annabeth, seduta sulla sdraio di plastica bianca, si agitò visibilmente.
Guardò l’amica accanto a se, un ghigno malefico appena accennato gli incorniciava il viso, gli occhi chiusi e il viso rivolto verso l’altro intenta tranquillamente a prendere il sole.

-Annabeth non essere paranoica. Non accadrà nulla, andrà tutto bene.- sicura di se e del suo infallibile piano Talia la rassicurò.

-E’ solo che..- Annabeth lasciò che la frase si perdesse nel vento.
Vide Talia accanto a lei sorridere rassicurante.

-E’ un piano infallibile Annie,praticamete infallibbe!.- esclamò dandosi metalmente del genio.
Annabeth scrollò le spalle e si alzò di poco, afferrando gli occhiali da sole.

Nonostante fossero i primi di Settmebre ,un sole cocente splendeva alto in cielo e le ragazze,sotto la spelndida idea di Sally,avevano afferrato i primi due costumi dall’armadio e si erano lanciate sui lettini,per prendere un po di sole.

-Sono sicura che non ci scopriranno,insomma è impossibile che con tutte quelle persone ci becchino alla festa.- continuò poi rassicurando l’amica e anche un po lei stessa.
 
-Quale festa?.-
Sia Annabeth che Talia urlarono per lo spavento.
Talia si lasciò sfuggire un imprecazione quando d’avanti a loro,in costume da bagno si presentarono Percy e Luke.

Un sorriso luminoso faceva capitolino sul viso dei due e Talia notò come per un secondo gli occhi di Percy guizzarono sul corpo di Annabeth osservandone le forme coperte da un misero due pezzi.
 
-Festa?Quale festa?Chi ha mai parlato di festa.- sbottò forse un po troppo Annabeth mentre con lo sguardo cercava aiuto da Talia.
 
-Non starete mica progettando una fuga per la festa di Belvy?.- mormorò Percy insospettito dall’irrequietezza di Annabeth che come un anguilla si dimenava sulla sdraio e guardava quasi come avesse un tic Talia.

-Calmati Percy,non stiamo proggettando nulla di contorto.- mororò Talia mentre portava le mani dietro la testa e voltava di capo per guardali meglio.
 
-Voi andrete a quella bella festa,vi divertirete,vi ubriachere..ah bevete un goccio anche per me..mentre io la bionda qui ce ne staremo tutta la serata sul divano, con tavolette di cioccolata e altre schifezze varie mentre voi vi divertirete da matti ma ahimè,così va la vita.- con fare melodramamtico Talia si portò una mano sulla fronte assumendo un espressione disperata che non convinse per nulla i ragazzi.

Luke infati,la guardò scetticamente.
Conosceva Talia bene e quando si trattava di feste ed alcool lei era la prima.

-Ma davvero Grace?.- chiese mentre di un passo si avvicinava alla sdraio.
Talia lo fulminò con lo sguardo e Luke ghignò,lasciando cadere l’argomento.

Percy scrutò Annabeth e l’attimo dopo con un sorriso si sedette ai piedi della sdraio e iniziarono a parlare come se nulla fosse.

Talia li guardò sorridente e un pizzico pure maliziosa e appena voltò il capo incontrò gli occhi di Luke indagatori.

-Fa davvero caldo,non credi Grace?.- chiese con voce bassa mentre faceva il giro della sdraio per guardare meglio Talia che aveva voltato il capo.

La ragazza capì che nulla nel tono di voce di Luke prospettava a quealcosa di buono e con uno scatto degno di un felino si alzò,gli occhi accesi di un bagliore intenso.

Iniziò ad arretrare mentre Luke la seguiva e la squadrava da capo a piedi,lambendo con gli occhi ogni centimentro di pelle libera non coperta da quello stupido due pezzi.

La preda e il cacciatore.Ecco come stava andando a finire.
Talia era la prenda e lui il cacciatore.

Quando Talia si ritrovò alla spalle la piscina,vide Luke sorridere furbo.

-Sai che c’è?Mi è venuto tanto vaglia di fare un bagno.- mormorò e l’attimo dopo si lanciò su di lei per spingerla in piscina.

Talia si scostò di scatto e prese a correre sull’erba sintetica del giardino scossa dalla risate che nemmeno lei sapeva a cosa fossero dovute.

Percy e Annabeth interruppero la loro conversazione, un sorrido dolce sui loro visi, mentre guardavano quei due ragazzi che si rincorrevano come bambini e ridevano come matti.

-Non puoi scapparmi ancora per molto Grace !.-esclamò Luke mentre correva dietro Talia.

Fu solo quando Talia inciampò nei suoi stessi piedi che si ritrovò a ruzzolare vicino la pisicna seguita dal ragazzo l’attimo dopo.

Luke la schiacciò con il suo peso ma la ragazza non ci badò molto.
Era ancora scossa da quelle risate e gli occhi blu erano vivi più che mai.

Per un attimo si guardarono negli occhi,non rendendosi conto di quella vicinanza che c’era tra loro.
Dimenticarono lo sguardo indagatore degli amici che a pochi mentri lontano li scrutavano maliziosi.

Per un attimo c’erano solo loro.

Non Grace e Castellan.Non “idiota” e “mocciosa”.
Solo Talia e Luke.

Due completi estranei perché infondo,nessuno sapeva nulla dell’altro.
Si erano sempre limitati ad odiarsi e a stuzzicarsi senza freno,erano sempre e solo stati “nemici” di una guerra che non aveva ne capo ne coda e ora,travarsi così vicini,faceva mancare il respiro a Luke e rimettevva in discurssione tutto quello che Talia pensava di lui.

Non vedeva un briciolo di ego smisurato, ne quel suo ghignò malizioso e strafottente.
Nulla.Il volto di Luke era privo di epressione se solo i suoi occhi azzurri non lo avessero tradito.

La guardavano dolcemente,come mai aveva fatto con nessuna,come mai aveva fatto con Talia.

-Sei bellissima..- sussurrò sulla sua bocca e l’attimo dopo sgranò gli occhi come se quel pensiero formulato nella sua testa sarebbe dovuto rimanere segreto.
Le guance pallide di Talia si colorarono di un rosa intenso e Luke,la trovò più adorabile di quanto già non fosse.

Perché per quanto volesse tenerlo nascosto agli altri e lui stesso,Talia era adorabile.
Dal primo giorno che l’aveva vista,vestita di tutto punto, gli occhi tristi puntanti verso il basso e la bocca imbronciata ,Luke l’aveva trovava adolabile in un modo tutto suo.

Era egoista,infida,manipolatrice,orgogliosa,testarda e tanto altro eppure lui la trovava adorabile.

Si alzò di scatto dalla ragazza come fulminato e aspettò che anche lei lo imitasse.
Talia aprì la bocca per dirgli forse qualcosa,mandarlo a quel paese come faceva di solito,come faceva ogni volta che lui provava ad entrare nella sua vita ma Luke la sollevò di peso, caricandosela in spalla.
 
Con un balzò si lanciò in piscina e Talia se avesse potuto avrebbe imprecato anche sott’acqua.

Il contatto con l’acqua gelida fu devastante e quando riemerse vide gli occhi furbi di Luke scrutarli maligna.

Lo odiava in un modo assurdo Talia,lo odiava così tanto da essergli grata di spezzare sempre quella quiete come solo lui sapeva fare.
Lo odiava perché era lui e lo odiava solo per il gusto di fallo,perché omai odiare Luke Castellan era diventato un gioco stuzzicante che a lei piaceva parecchio.
 
-Sei un idiota Castellan.Un fottuto idiota!.-





 
 
 
*L’angolo di Yoo*

Salve mie cari lettori/lettrici pucciosi (si,oggi sono di buon umore lol) come state?
Io benissimo e sapete perché?Grazie a voi!
C’è davvero,10 recensioni,10.
Ancora non riesco a crederci davvero.
E’ stato spettacolare e vi ringrazio di cuore davvero.
Spero davvero che nel prossimo ce ne siano di più, perché promesso,più sono,più aggiornerò presto.
Allora passiamo al capitolo.
Mi merito un appaluso no?Percabeth in quantità industriale e qualcosa che inizia a cambiare nella Thaluke.
Ho tipo riscritto le scene mille volte perché non ne ero sicura (come ora del resto) ma tutto sommato il capitolo (credo) non mi sia venuto male.
Sta a voi giudicare poi..
Ho adorato la scena del grenbile giuro.
Immagginavo la scena ed era ajkfbveruivb.. comprendete? lol
Luke e Talia “riflettono” sulla loro guerra e alla fine Talia rivela che le piace giocare con Luke e credo che anche voi lo abbiate capito.
Luke non conosce (non ancora) il suo passato ed è l’unico che la riesce a strappare da quella quiete inconsapevolmente.
Credo di aver detto tutto,spero solo che anche questo capitolo vi piaccia.
Ma prima di andarmi vorrei ringraziare quei raggi di sole che hanno recensito:
Kim_Pil_Suk
trangy99
Moony01
TerremotiAmbulantiWeasley
red_teardrop
Francesca Jackson
InsurgentRose
Perseusjackson
Ramosa12
Leonetta99
Grazie mille davvero,senza il vostro supporto non so se avrei continuato.
Ora,il solito annuncio ai lettor8 silenzioni:"Mie cari lettori che leggete questa storia,se anche solo vi piace un briciolo,vi prego,spendete undici parole a favore di questa storiella scritta da una pazza come me.E’ per il bene dell’umanita."
Ok,forse l’ho fatta sembrare più una questione di stato ma vabbe.
Crede che chiunque autrice avrebbe bisogno delle recensione per sapere se la sua storia piace o no.Credo sia normale e io faccio parte di quelle.
Ora scappo,per oggi credo di aver detto davvero troppo.
Un bacio,la vostra YOO <3
 
P.S Siete la mia forza <3 




 

Percy Jackson!



Talia quantosonobelliinsimedei e Luke!

 
 

Annabeth nonèbiondaporcaafrodite Chase!

 

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Capitolo 8
*** -8- ***



Cap.8


 
New York, 8 Settembre;
Cucina, 2:30 a.m

 
 

“Sei bellissima.”
 
Talia Grace guardò fisso il soffitto bianco della sua camera mentre per l’ennesima volta si rivoltava nel suo letto alla ricerca di una qualsiasi posizione che le avrebbe lasciato chiudere occhio, anche solo per un secondo quella notte.

Scalciò un paio di volte mentre cercava di liberarsi dal groviglio di coperte in cui si era andata ad infilarsi e quando si ritrovò con il sedere sul gelido pavimento imprecò a bassa voce.
Si alzò stancamente mentre si sfilava l’amata T-shirt di Batman a mezza manica e gli shorts di jeans che fino a quel momento le avevano fatto da pigiama, lanciandoli lontano.

Afferrò dal cassetto l’intimo che le capitò a tiro e con uno sbuffò si fiondò sotto la doccia, nella speranza che quella le avrebbe restituito un po’ di sonno.
Legò i lunghi capelli corvini in uno chignon senza capo né coda e si fiondò sotto l’acqua fredda che già scorreva indisturbata.

L’effetto desiderato però, non arrivò e Talia si sentì più sveglia che mai.

La voce di Luke calda e melodiosa risuonava nella sua testa come il suono di un martello pneumatico, senza freno da quanto ormai aveva poggiato il capo sul cuscino.
Non riusciva a dimenticare quelle due semplici parole e mentre l’acqua scendeva sul suo corpo Talia si ritrovò ad arrossire, senza un motivo valido per farlo davvero.

Chiuse gli occhi e il viso di Luke gli apparì più vicino di quanto lei volesse, riusciva a sentirne il suo profumo, a vedere come i suoi occhi azzurri la scrutavano senza tregua.

A Talia per un attimo mancò il respiro.

“Sei bellissima.”

E anche un battito.

Mai avrebbe pensato che quelle due parole sarebbero mai potute uscire dalla bocca di quell’idiota, mai e poi mai.
Era una cosa praticamente impossibile eppure Talia ancora non era riuscita a capacitarsi del perché il ragazzo le avesse dette e soprattutto perché le avesse dette proprio a lei.
Sua nemica dai tempi più remoti.

Talia scosse il capo e afferrò la prima bottiglia di bagno schiuma e versò il liquido nella mano libera spalmandoselo l’attimo dopo per tutto il corpo.
Aveva sperato che un doccia fredda le avrebbe fatto recuperare il sonno smarrito come di solito accadeva e non la lucidità per pensare ancora a Luke Castellan.

Si risciacquò velocemente, avvolgendosi in un enorme asciugamano bianco.
Sospirò.

Perché quel dannato ragazzo riusciva a rovinarle la vita anche solo con due semplici parole?
Perché era sempre lì ,presente nella sua testa anche quando non c’era?
Perché non la smetteva di cercare di penetrare quel muro che Talia aveva eretto con tanta fatica e sofferenza?

Talia, avrebbe tanto voluto avere una risposta ma si disse che quando si parlava di Castellan, era meglio non averle. Quel ragazzo, era imprevedibile.

Ritornò in camera e dopo aver indossato l’intimo velocemente afferrò l’enorme maglia bianca che Percy aveva lasciato lì una marea di giorni fa e se l’infilò.
Scese le scale quatta quatta mentre a piccoli passi, con la grazia di un moscerino si avviava verso la buia cucina.

Accese la luce e per poco non urlò quando davanti a lei gli si presento un Luke mezzo ubriaco.
 
-Ma guarda un po’ chi abbiamo qui. Il mio dolce e piccolo fiorellino. Talia Grace.!- la voce di Luke era impastata dall’alcool come ogni santo venerdì sera che andava al “The Riz, i capelli era disordinati e sulla guancia del ragazza appariva un bella chiazza di rossetto rosso.
 
-Si Castellan, sono proprio io per mia sfortuna.. e tu sei completamente ubriaco eh?.- Talia si ritrovò a sorridere mentre lo vedeva all’azione macinando del caffè.
 
-Credo proprio di si. - mormorò il ragazzo mentre si lasciava cadere su uno dei tanti sgabelli portandosi poi le mani alla tempie per massaggiarsele.

Talia fece il giro del tavolo tenendosi a debita distanza e guardò il ragazzo alla ricerca dei suoi occhi che però non trovò.

Si era ripromessa tante ma tante volte di lasciarlo perdere. Di ignorarlo e mandarlo semplicemente a quel paese eppure Talia non c’era mai riuscita.

Luke per Talia era quel pizzico di stramberia che entrava nella sua vita monotona e piena di ricordi che sembravano lame.

Orgogliosa com’era non lo avrebbe mai ammesso ma Talia, infondo, aveva bisogno di lui.

Aveva bisogno del loro battibeccarsi e stuzzicarsi a vicenda sempre e comunque, aveva bisogno della sua asfissiante e preoccupante gelosia che nemmeno sapesse da dove proveniva. Aveva semplicemente bisogno che Luke la strappasse per un attimo, anche solo senza saperlo dalla quiete che nella sua vita non doveva assolutamente esserci, da quella monotonia che l’avrebbe portata a pensare al passato, quel passato che faceva ancora male.

-Sai Grace, mi hanno chiesto di te..li al “The Riz” intendo..- si apprestò ad aggiungere all’occhiata confusa di Talia.

Sul volto della ragazza si aprì un sorriso luminoso, mai visto agli occhi di Luke e il cuore del ragazzo per un attimo sembrò fermarsi.

-D-davvero?- mormorò la ragazza incredula.
Luke annuì vigorosamente.

-Ti conoscono ormai tutti lì e poi, è da un po’ che non ti si vede in circolazione. - 
Talia gli lanciò un occhiata furente, lasciandogli intendere che non aveva ancora sbollito la rabbia contro di lui per averla fatta mettere in punizione senza un motivo.
 
-Già, chissà perché?!.- sbottò verso Luke e il ragazzo prima di bere un sorso del caffè appena pronto le sorrise angelicamente.
Talia alzò gli occhi al cielo. Se solo avesse potuto, lo avrebbe preso a schiaffi.
 
Si chiese l’attimo dopo perché fosse ancora lì e non lo aveva già piantato in asso tornandosene in camera sua nella vana speranza di chiudere occhio ma Talia, l’intenzione di muoversi da lì non ce l’aveva proprio.

C’era qualcosa, come una calamita che la obbligava a stare lì. A due semplici metri di distanza dal ragazzo.

Luke iniziò a bere indisturbato il suo caffè, forse nella speranza di far passare l’ennesima colossale sbronza di cui era stato il protagonista indiscusso. Ignorò completamente Talia che attenta lo osservava senza però emettere un solo verso.

Quando ebbe finito di bere il suo caffè, Luke decise di porre fine a quello straziante silenzio.
Decisamente, essere silenziosi non era da loro.
 
-Perché sei ancora sveglia Grace? Le bambine come te, a quest’ora dovrebbero già dormire. -  le chiese il ragazzo ghignando l’attimo dopo.
Talia lo guardo truce.

Sono sveglia a causa tua idiota. A causa della tue fottuttissime parole..

-Non riuscivo a dormire. - gli rispose invece atona e vide il ragazzi alzarsi per raggiungerla dall’altra parte del bancone
Solo in quel momento, gli occhi di Luke saettarono su quello che doveva essere il pigiama di Talia: un enorme maglia banca che le arrivava a metà coscia.
Il ragazzo deglutì.

-E quindi aspettavi me perché ti dessi la buonanotte eh?.- sorrise sornione il ragazzo mentre riacquistava man mano un po’ di lucidità.
Talia, arricciò il naso ma stranamente sorrise decidendo poi di stare al gioco.

-Si, mi sentivo tanto ma tanto sola senza te..- mormorò con voce da bambina e Luke rise.
Si guardarono un attimo e il ragazzo si portò ancora più vicino a lei, i loro visi che ora si toccavano.

Talia, alta un metro e qualche tappo, alzò il capo e vide sul viso di Luke apparire quel ghignò malizioso che non prospettava mai nulla di buono.

-Se è così Grace, allora provvediamo subito. - sussurrò sulle sue labbra.

Afferrò Talia per i fianchi rudemente facendo scontrare i loro bacini, la strinse forte a se mentre le sue labbra delicatamente si posavano sul collo di lei.
La ragazza mantenne il respiro per un attimo restando ferma mentre le mani di lui le accarezzavano i fianchi con passione.

Iniziò a lambirle ogni singolo centimetro di pelle con una dolcezza del tutto sconosciuta.
Mordeva, succhiava e baciava: una dolce tortura che aveva mandato completamente in tilt in cervello della ragazza.

All’ennesimo morso di Luke, Talia si ritrovò a gettare la testa all’indietro e a sospirare pesantemente.
Le mani di lui iniziarono a vagare sotto l’enorme maglia mentre le accarezzava il ventre piatto.

Talia affondò le mani nel capelli del ragazzo mentre quella stupida e sconosciuta sensazione alla bocca dello stomaco si faceva sentire, come ogni volta che Luke le era vicino.
Le posò una mano dietro la schiena e la spinse contro di se ancora di più.

Per sbaglio, le loro labbra si sfiorarono e Talia, così come Luke, desiderò tanto assaggiarle l’uno quelle dell’altro.
Luke la guardò e per un attimo Talia ringraziò gli dei che lui la stesse ancora sostenendo anche se solo con una mano.

Quel occhi, visti da vicini, era azzurri, tremendamente azzurri.

Luke arrivò alla guancia della ragazza e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia facendo arrossire Talia.
Non era mai successo tra loro.
Si erano sempre limitati a stuzzicarsi ma sia l’uno che l’altro lo sapevano.

Stava inevitabilmente cambiano qualcosa.

-Contenta Grace?.- chiese lui in un sussurrò mentre la sua mano si divertiva a disegnare cerchi immaginari sul fondoschiena della ragazza.
Talia arricciò il naso in segno di disapprovazione e scrollò le spalle.

-Mi aspettavo di meglio Castellan..- lo provocò lei e Luke le strinse un fianco.
La ragazza, l’attimo dopo gli mollò un pugno sul braccio.

-Non sfidarmi Grace, sai bene che te ne pentiresti. - le sorrise strafottente lui e Talia, scrollò le spalle facendolo innervosire ancora di più.
Luke,a quel punto, ghignò.

Spinse Talia contrò il muro dalla parte opposta della cucina e con quella scintilla maligna negli occhi fece scendere le mani fin sul sedere della ragazza che prima strinse lasciando sfuggire a Talia un gemito non proprio di disapprovazione.

La spinse ancora di più contro il muro,il suo petto aderì a quello della ragazza schiacciandole i seni.
Le morse il lobo e le sorrise, anche se lei non lo vide. Aveva gli occhi chiusi, inebriata dall’odore di fumo del ragazzo.

-Ti è bastato Grace, o devo continuare con il mio lavoro? - chiese malizioso lui Luke capì, di aver vinto anche stavolta quando Talia si lasciò sfuggire un grugnito di protesta. Sorrise vittorioso e alzò con due dita il viso della ragazza.

I loro occhi si vollero scontrare ancora una volta, mentre era Luke stavolta a perdersi in quelli della ragazza.
Bruciavano, gli occhi di Talia bruciavano di un calore inteso,strano,mai provato in vita sua.

Le sue labbra mosse da una forza immaginaria si posarono su quelle della ragazza , senza però andare oltre.
La ragazza prima sgranò gli occhi e poi li chiuse di nuovo, con una strana sensazione che le attorcigliava le viscere.

Luke, anche lui ad occhi chiusi si allontanò da lentamente, il cuore che stranamente batteva ad un velocita pazzesca.
Si passò una mano tra i capelli e come se nulla fosse si avviò verso la porta della cucina.

Si girò solo un attimo, lasciando per l’ennesima volta che i suoi occhi si impiantassero in quelli di lei.
Talia, con la schiena schiacciata ancora contro il muro dimenticò per un attimo come respirare.

-Buonanotte fiorellino. - ed uscì, non prima di averle fatto un occhiolino.
Talia guardò il punto in cui Luke era uscito per i successivi dieci minuti.

Si lasciò scivolare contro il muro e cadde quasi sul pavimento mentre si prendeva la testa tra le mani.
Di sicuro, quella notte, non avrebbe chiuso occhio.
 
 

 
********



 
New York,9 Settembre;
Centro commerciale, 10:00 a.m

 
 

Quando Annabeth e Talia gli erano corsero in contro ,la prima con un sorriso angelico, la seconda con un ghignò stampato sul viso e che non prospettava mai nulla di buono, Percy Jackson capì di essere davvero fottuto.
 
-Perce abbiamo bisogno di te subito, questione di vita o di morte.!- aveva esclamato Talia agitando falsamente le mani in aria in un gesto di pura preoccupazione nonostante il ghignò malefico non accennava a scomparire dal suo bel visino.
 
Il ragazzo allarmato dalla loro entrata nella sua camera come veri e proprio cicloni in azione aveva fatto segno di continuare anche se un po’ restio.
 
Aveva notato poi a quel punto il sorriso malandrino sbucato sul viso di Talia che aveva sostituito il ghigno e aveva imprecato l'attimo dopo per averle dato corda.
 
E ora si ritrova lí,in uno dei più grandi centri commerciali di New York che seguiva due pazze amanti dello shopping sfrenato.
Si ritrovò a rimpiangere la compagnia del caro e vecchio Luke, impegnato in una delle sue solite uscite pomeridiane con la nuova preda.
 
-Oh andiamo Tals, guarda quella felpa. Deve essere mia!.- Annabeth si lanciò contro una vetrina alla sua destra sbavando su quella che era un enorme felpa invernale di Spiderman.
 
Percy fu costretto a virare bruscamente e nel farlo rischiò di cadere, lui e le trenta buste di acquisti della ragazze che portava appesa ai bracci.
 
Maledí sua madre e la dannata carta di credito per le "emergenze shopping" che poi tanto emergenze non erano.
 
Aveva ceduto come un idiota al sorriso dolce di Annabeth e ai subdoli ricatti di Talia credendo, vanamente, che si trattasse di una misera e innocua passeggiata al centro commerciale.
 
Quando Talia uscì dall' ennesimo negozio e aveva comprato l'ennesimo shorts strappato fu costretto con un gemito di dolore a chiedere una tregua.
 
-Vi prego ragazze, ho le braccia a pezzi abbiate pietà di me!.-
Sia Annabeth che Talia risero forte.
 
-Mi dispiace per te Jackson ma sapevi benissimo a cosa stavi andando in contro quando hai accettato. - ridacchiò Annabeth mentre un sorriso luminoso le incorniciava il viso.Talia,a pochi metri da loro ghignò maligna.
 
-Punto uno: avevate detto che dovevate comprare qualcosa per l’inverno e non l'intero centro come state facendo, punto due : io non ho accettato  solo perché mi avete minacciato con  forza e citando le dolci parole di Talia "Sei avvisato Perseus Jackosn, tu rifiuti e io racconterò a tua madre tutti i retroscena della tua emozionante vita e poi vedremo se sarai ancora il suo piccolo bambino innocente."- e storse il naso in un’espressione buffa.
 
Annabeth gli batté una mano sulla spalla come a volerlo rassicurare della furia omicida di Talia che mormorò un “fifone” mascherato da un finto colpo di tosse.
 
-Su idiota e non lamentarti, poteva capitarti si peggio e ora muoviti. Ho fame!.- sbottò divertita poi e insieme agli amici che complici parlottavano dietro di lei si arrivarono al primo Starbucks che trovarono.
 
Le ragazze vi si fondarono dentro senza aspettare il povero Percy che tra un imprecazione e l'altra, ora reggeva ben trentacinque pacchetti.
 
Le trovò seduto ad un tavolo lontano dagli occhi indiscreti, mentre chiacchierava sull' ultimo CD musicale che Talia aveva comprato e si lasciò cadere stancamente accanto ad Annabeth scivolando sul divanetto di pelle.
 
Si scollò di dosso tutti i pacchetti ammassandoli sotto il tavolo e con un gesto della mani chiamò una giovane cameriera.
 
La ragazza dai lunghi capelli biondi, ovviamente tinti, gli occhi di un castano acceso e le labbra di un rosso scarlatto si avvicinò ai ragazzi e rivolse tutta l'attenzione a Percy il quale la fissava con un sorriso malizioso sulla labbra.
 
-Allora, cosa posso fare per voi?.- chiese la ragazza mentre anche lei ricambiava il sorriso.
 
-Vorremmo ordinare dolcezza..- mormorò il ragazzo e Talia dal lato opposto del tavolo borbottò un " Ma va?" che fece scoppiare a ridere Annabeth.
 
La cameriera e Percy decisero di ignorarle ,la prima infastidita, il secondo vagamente divertito mentre ordinava quasi tutto il menù.
Dopo svariati minuti si allontanò per poi andare verso la cassa non prima di aver ricevuto un occhiolino di Percy.
 
Quando il ragazzo si voltò verso le amiche le trovò ancora a ridere mentre lo fissavano divertite.
 
-Sei davvero un essere immondo Percy Jackosn!.- esclamò Annabeth con le lacrime agli occhi.
 
-Concordo con te qui. Castellan ha avuto la meglio su di te.- rise l' altra.
 
-Come hai potuto filtrare con la cameriera proprio qui? Davanti a queste due fighe spaziali che tu non hai degnato nemmeno di uno sguardo!.- sbuffò seria Talia mentre poggiava le mani sui fianchi e l'attimo dopo rise al "poco modeste eh" borbottato da Percy.
 
-Non stavamo filtrando Tals.- sbuffò scocciato e al tempo stesso divertito.
 
-E poi, il termine" figa spaziale" io lo affiderei solo alla bionda qui accanto a me. - mormoró il ragazzo sotto voce così che solo Annabeth potesse sentirlo.
 
E così fu. La ragazza arrossì furiosamente e colpì Percy con un pugno ben assestato sul braccio.
Talia, che non aveva ascoltato l'ultima parte della conversazione rise al pugno inaspettato congratulandosi con la bionda per  le sue doti nascoste nel picchiare duro.
 
L'attimo dopo, quando le porte mobili dello Starbucks si spalancano facendo entrare un gruppetto affollato di persone smise tornando tremendamente seria.
 
Guardò il soffitto e alzò le mani al cielo imprecando ad alta voce.
 
-Spigami un po’, cosa ho fatto di male per ritrovarmelo anche qui?- urlò la ragazza al soffitto e Percy e Annabeth con un occhiata complice capirò subito a casa era dovuto il suo amorevole commento.
 
Luke Castellan era entrato con il solito sorriso strafottente stampato sul viso e una bella mora stratta al petto mentre con fare divertito si avvicinava al tavolo degli amici appena adocchiati.
 
Il suo sguardo saettò subito su Talia che rispose con un grugnito schifato e quando vi si avvicinò ancora di più la vide mormorare qualcosa che non riuscì ad afferrare.
Era sicuro però, che fosse una delle tante maledizioni che gli lanciava di solito.
 
-Luke,amico mio!.- esclamò Percy con gioia innata, stanco di essere l'unico torturato lì mezzo.
Il ragazzo salutò tutti con il capo e strinse la ragazza accanto a se più forte.
 
Era alta, tremendamente alta con lunghi capelli castani che le rimanevano sulle spalle,le labbra erano dipinte di un rosa scarlatto che Talia definì effetto Barbie così come lo straccio rosa acceso che indossava a mo vestitino e le scarpe dello stesso colore.
Talia la squadrò da capo a piedi mentre una strana sensazione le attorcigliava le viscere e se avesse potuto l’avrebbe fatta evaporare in un nanosecondo.
 
Luke si sedette accanto a lei, schiacciandola poi contro il muro per lasciare spazio alla Barbie di sedersi accanto a lui e lei ne fu bene felice mentre gli si accoccolava contro.
 
-Allora Luke,che ci fai qui?.- chiese Annabeth curiosa mentre pogiava i gomiti sul tavolo interessata.
 
-Percy, mi ha mandato un messaggio degno di un disperato con un’imminente voglia di farla finita e sono corso in suo aiuto..- ridacchiò e la ragazza accanto a lui con  voce più stridula che mai rise anche lei.
 
Percy senza un motivo valido,o almeno per lui,si ritrovò addosso lo sguardo di una furiosa Talia e scrollò le spalle alzando le mani in segno di reso per la ragazza.
 
-Lulu , non me li presenti i tuoi amici?.- chiese la ragazza agitando il capo con fare sensuale.
 
Percy e Annabeth scoppiarono a ridere contemporaneamente mente Talia reprimeva l’inpulso si colpire il muro con la sua testa vuota.
 
-Oh si Lulu , perché non ci presenti?.- chiese scoppiando a ridere il figlio di Sally mentre Annabeth accanto a se scossa dalla seguenti risate fu costretta ad aggrapparsi a lei quasi come se stesse per cadere.
 
-Cos’hanno da ridere Lulu?.- chiese ingenuamente la ragazza e un'altra ondata di risate invase il locale.
Luke fulminò gli amici con lo sguardo mentre di sottecchi osservava un impassibile e palesemente annoiata Talia.
 
-Lidia, loro sono Percy sono un idiota Jackson, Annabeth Chase e la piccoletta lì è Grace, Talia Grace.- e nel pronunciare il suo nome Talia e anche gli altri non poterono non notare quella stonata nota di dolcezza.
 
Storse il naso all’appellativo “picccoleta” ma abituata com’era non disse nulla.
 
-Lulu, quante volte te lo devo dire. Io non mi chiamo Lidia ma Livia!.- esclamò e senza un motivo prese a ridere da sola battendosi le mani sulle gambe.
 
Smise solo quando la cameriera sorridente come non mai arrivò al tavolo con un vassoio pieno di frullati di ogni tipo, ciambelle glassate e dolci vari.
Percy le sorrise  divertito e le lanciò un occhiolino quando la ragazza dovette lasciare il tavolo per consegnare un altro odinazione.
 
-Devo ammettere che ti ho insegnato davvero bene Jacskon.Bel colpo davvero complimenti amico!.- e come se nulla fosse si diedero il cinque mentre Talia e Annabeth cercavano di soffocarsi con le ciambelle.
 
Nonostante fossero seduti tutti e cinque ad un misero e stretto tavolo iniziarono a farsi ognuno i fatti loro.
Percy infatti si intromise nell’interessante e avvincente conversazione di Livia e Luke che narravano le imprese del secondo al “The Riz” venerdì sera.
Annabeth e Talia invece si erano schiacciate ancora contro il muro mentre si perdevano in chiacchere futili come l’inizio della scuola da qua a una settimana.
 
Furono interrotti solo quando un’assordante e squillante suoneria interruppe quella instabile pace e la voce stridula di Livia risuonava come un aplificatore per tutto il locale.
Per un motivo a loro sconosciuto la videro afferrare la borsa argentata e salutare Luke con un sonoro bacio sulla guancia mentre con la grazia di un T-rex si affrettava zampettando sui tacchi ad uscire dal locale.
 
Annabeth e Percy risero ancora una volta e Luke alzò li occhi al cielo divertito.
Talia,cercò di mettere fine a quella tortura mentre con l’ennesima cimbella glassava cercava di affogarsi.
 
-Stai perdendo colpi davvero Luke!.- esclamò Percy  mentre circondava senza rendersene conto con un braccio le spalle di Annabeth.
 
La ragazza arrossì e quando incontrò lo sguardo malizioso di Talia si limitò a farle una linguaccia.Si accoccolò contro il suo petto con fare naturale mentre afferrava un enorme frullato con gusti a lei sconosciuti e se lo portava alle labbra assaporandolo l'attimo dopo.
 
-In mia discolpa posso dire che quando l’ho conosciuta non era poi così.. ehm come dire?.-
 
-Oca?.- suggerrì con uno sbuffò Talia e i ragazzi risero.
 
La corvina si rilassò sul divanetto libera ora di non essere più schiacciata contro il muro e con un gesto fulmine estresse dalla corta giacca di pelle il suo fidato e amato pacchetto di sigarette.
 
Restarono per parecchio tempo lì,seduti in quel miniscolo angolo di locale mentre chiacchieravano amabilmente  nel caso di Annabeth e Percy e litigavano come furie nel caso di Luke e Talia.

La ragazza infatti aveva cercato di affogarlo con una cimbella e aveva minacciato di rovesciargli l'intero frullato alla fragola addosso ma non era servito a nulla.
Luke infatti, aveva cantinuato a punzecchiarla facendo arrossire.

Risero tanto e risero di cuore.
 
Quando era ormai ora di pranzo,Percy si alzò e mollò metà dei pacchetti delle ragazzi tra le braccia di Luke che alzò gli occhi al cielo borbottanto quando le donne fossero maniache dello shopping.

-Che si fa ora?.- chiesero i ragazzi in coro metre raggiungevano la piazza principale e le ragazze si sorrisero malandrine.
 
Si avviarono come bambine verso la grande pista di Go-Kart che imponente e dai colori scarlatti si esibiva nella grande piazza del centro commerciale.
 
Luke rise e scosse il capo ma fu il primo ad abbandonare i pacchetti per terra,in un angolo e a correre con le ragazze.
 
-Io voglio andare con Percy.!- trillò Annabeth mentre correva verso il ragazzo e lo trascinava con se verso il primo Go-Kart libero di un azzurro acceso.
 
Talia la fulminò con lo sguardo ritrovandosi sola con un Luke silenzioso. Senza dire nulla lo vide saltare sull’altro Go-Kart libero e stringere il manubrio con forza.

Te la farò pagare bionda,giuro che te la farò pagare..
 
-Allora Grace, ti decidi a saltare su oppure aspetti un invito ufficiale?.- le chiese divertito e Talia senza pensarci minimante afferrò il casco acconto a se e lo infilò in testa.
Con un balzo salì e si rese conto solo dopo quando i loro corpi fossero vicini.
 
Vide da lontano Annabeth e Percy che stretti l’uno all’altra ridevano come matti mentre il ragazzo come un pazzo faceva girare il Go-Kart.
 
Luke le afferrò le afferrò i polsi saldamente e la costrinse ad allacciare le braccia intorno alla sua vita tenendola stretta per bene,come se da un momento all’altro Talia sarebbe potuta scappare via.
 
La ragazza riluttante lo strinse piano e poggiò il capo sul petto di Luke beandosi del suo odore come sempre intrinseco di fumo.Luke si ritrovò a sorridere mentre uno strano calore gli si irradiava fin dentro e con una spinta decisa accelerò partendo come un razzo.
 
Talia rise forte mentre il ragazzo svoltava la prima curva e correva dritto verso Annabeth e Percy che erano ormai al loro terzo giro.
Il vento le sferzava i capelli e anche attraverso il casco lo sentiva pungerle il viso.

Luke svoltò una curva in un modo innaturare e un urlò le morì in gola.
 
-Tu sei completamente pazzo Castellan!.- urlò forte per farsi sentire da sopra tutti qui strigliare e rombare di motori.
 
La risata cristallina di Luke le arrivò l’attimo dopo, chiara come non mai.

Si sentiva viva Talia,viva come non mai da tanto tempo nella sua vita ed era tutto merito suo.








 
 


*L'angolo di YOO.*

Sciauu mie dolcezze dolciose.Come state?Io un amore e si,ultimamente sono troppo di buon umore ed è tutto grazie a voi.
14 dico ben 14 recensioni e io ancora non ci credo.Dico davvero,non so se meritarmele e tutte voi siete state così dolci con me che se potrei vi prenderei una ad una e vi strapazzerei di baci giuro!
Allora,prima di partire con le solite spiegazioni volevo dire due cose.
La prima è che mi dispiace se trovate errori di battitura o di distrazione ma dovete sapere che il mio compiuter (e per questo sia dannato Efesto) ha preso un virus e bhe tutti i miei amati capitoli sono andati a farsi fottere come sempre quindi mi sono ripremessa di non scrivere più capitoli in anticipo perchè poi puntualmente si cancellano e io sono stanca di riscriverli mentre maledico di tutto e di più.
La seconda è che non so cosa farei senza di voi.Davvero,diventate ogni giorno più importanti e sono così contenta che seguiata la mia storia che se potrei vi manderei un vido dove ballo ad ogni recensione che ricevo.
Ringrazio quindi i raggi di sole che mi sostengono sempre e comunque,anche con solo undici semplici parole:
Kim_Pil_Suk
trangy99
TerremotiAmbulantiWeasley
InsurgentRose
Dandelion to dream
rebeccaforever
Moony01
red_teardrop
Francesca Jackson
Ramosa12
Leonetta99
angel death
AnnabethJackson22
perseusjackson
Grazie mille per tutto davvero.
Ma ora,torniamo al capitolo.
Allora, c'è molta ma molta Thaluke per la mia e spero la vostra gioia ma anche la Percabeth dolciosa.
Parliamo dei primi:qualcosa sta cambiando e sia l'uno che l'altra se ne stanno accorgendo piano piano e poi il loro rapporto è così.Sempre passionale,malizioso e provocatorio.
Annie e Percy bello invece sono amici *coro di buu!* ma qualcosa cambierò a partire dalla festa di cui si parlerà nel prossimo capito.
Questo è infatti un capitolo di passaggio,nulla di speciale.
Il mistero del "The Riz" continua e a me piace tremendamente tenervi sulle spine. *risata malvagia*
Okey,ora devo scappare.La nota si sta facendo lunga e  non voglio rompervi.
Un bacio e grazie ancora di tutto,un bacio YOO <3.



 

Talia laperfezione Grace!




Luke Castellan!


Annabeth  guardatequantosonopucciosi  e Percy!

 



 

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Capitolo 9
*** -9- ***



Cap.9





 
New Yrok,10 Settembre;
Festa, 11:00 p.m.




-Morte viventi che camminano,ecco come siamo noi,delle morti viventi Talia ed è solo questione di poche ore prima che la nostra fine arrivi!- Annabeth Chase si lasció andare dopo l'ennesima esclamazione poco positiva, contro il sedile del pick-up sospirando pesantemente.

Guardò la strada deserta davanti a se mentre una strana sensazione gli attorcigliava le viscere.
Stavano andando praticamente tra le braccia della morte.

-Diventi ogni secondo di più paranoica Annabeth.- sbuffó Talia accanto a se che attenta,guidava un pick-up di un ancora rosso scarlatto anche se lievemente sbiadito.

Lo avevano preso in "prestito" dal garage di casa Jackson e Talia stessa sapeva che se Percy le avrebbe per caso beccate al volante, le avrebbe uccise.E non perché si erano recate alla festa di Belvy disobbendendo ai suoi  severi ordini o perché nessuna delle due era ancora patentata per davvero.

Quel rottame era il suo gioiellino e guai a chi glielo avrebbe toccato.Lei poi,ne sapeva qualcosa.

-Non è paranoia la mia Tasl.É preoccupazione,pura e semplice preoccupazione.- mormoró saccente la ragazza mentre distrattamente si lasciava un boccolo biondo.

Talia alzò gli occhi al cielo esasperata.
Stava per avere un imminente crisi di nervi.

-Cosa di "andrà tutto bene fidati di me" non riesci a comprendere?.- chiese la corvina mentre si apprestava a svoltava a destra in un vialetto ricoperto di villette identiche l'una con l'altra.

-É che ho una strana sensazione.Nulla di buono aggiungerei..

-Ignorala,affogata,falla sparire ma ti prego,smettila.- mormoró e Annabeth accanto a lei,sul sedile passeggero si agitó notevolmente borbottando strane teorie su come Luke e Percy le avrebbero torturate per avergli disubbidito.

-Dovrebbero eleggerti reginetta del melodramma bionda,te lo hanno mai detto?.- divertita si sistemó meglio sul sedile mentre con una certa difficoltà continuava a guidare.
Di certo il vestitino stretto e i tacchi alti non l'aiutavano nella guida.

-Diciamo che non sei la prima.- rise Annabeth liberandosi per un attimo di quell' angoscia che come un macigno non la lasciava più respirare.
Talia la imitó l'attimo dopo.

-Andrà tutto bene Annabeth,nessuno ci beccherá,ci divertiremo,balleremo,bevremo e torneremo a casa come se nulla fosse.-Talia le sorrise,gli occhi azzurri stranamente elettrici.

Continuarono a percorrere tratti di strada e svoltare in vicoli e vicoletti fin quando non arrivarono davanti ad un imponenti villa a tre piani.

Non appena Talia accostó e saltarono giú da quel pick-up, Annabeth capì subito il perché del no categorico dei ragazzi.

Erano solo le undici eppure a regnare era il caos più totale.

Una musica assordante invadeva l'intero quartiere e un odore intenso di tabacco aleggiava nell' aria.
Gruppi di ragazzette se ne stavano stese sul prato ubriache mentre tra loro parlottavano cose senza senso e pettegolezzi senza formanta,ragazzi  ubriachi  si esibivano in uno spogliarello osceno nel mezzo del giardino,una coppietta incosciente degli sguardi curiosi di tutti pomiciava dietro un albero.

Annabeth voltò lentamente il capo verso Talia che come se nulla fosse guardava il giardino d'avanti a se.

Annuì con aria gravè ma l'attimo dopo sorrise.Era quella la vita di un tipico adolescente Newyorkese, era quella la vita in cui affogava ogni sera sperando di scordare il passato,era quella la sua vita e infondo non le dispiaceva.

Si sorressero a vicenda mentre si avvicinavano all' imponente villa,i tacchi che affondavano nell' erba umida rischiando di farle ritrovate con il sedere per terra e Talia che malediva chiunque le capitasse a tiro.

Fu solo pochi minuti dopo che si ritrovarono davanti la porta bianca ed entrambe svuotano la testa.
Ormai erano lì e nulla le avrebbe fatte tornare indietro.
Ne l'ira di Sally,ne la sfuriata dei ragazzi se l'avessero beccate.

Talia sospiró e Annabeth affondò la sua mano in quella dell' amica.

-Vada come vada,ora siamo qui.- sussurró la bionda con un certo nervosismo che cercò di mascherare in vano.
L'amica le sorrise lentamente e strinse forte la sua mano.

Senza nemmeno bussare spalancó la porta e con un enorme ghignó si voltò ,guardando Annabeth di traverso.

-Forza,andiamo a divertirci.!-




*****




Intrugli di corpi ballavano vicini senza mai staccarsi da ormai ore,alcool che scorreva a fiumi,musica a palla e tante risate.

La festa procedeva più bene che mai e da lontano un ragazzo tozzo e basso sorrise.
Sammy Belvy ghignó,la festa era stata un successo come ogni anno.

Non era un caso che fosse famoso in tutta New York per una festicciola data prima dell' inizio della scuola,no.
Quelle feste erano tutt'altro.

Nella pista da ballo,insieme ad una marea di ragazzi e ragazze, se ne stavano anche Talia Grace e Annabeth Chase,diverite più che mai.

La prima si muoveva con grazia nel suo corto vestitino nero di pizzo mentre ondeggiava i fianchi e squoteva i capelli con fare molto sensuale.La seconda invece,la guardava con dolcezza mista ad un pizzico di invdia: avrebbe tanto voluto saperlo fare anche lui.

Risero divertite quando dietro di loro una coppietta nata appena pochi minuti prima litigava animatamente e Annabeth dovette reggersi a Talia per le troppe risate.

Rideva,ridevano ormai da ore,senza un freno,senza una regola.

Talia teneva stretta in una mano una bottiglia di tequila che stranamente ,non aveva ancora toccato.

-Allora Chase,voi di Los Angeles vi divertire così?.- la beffeggió dolcemente Talia e Annabeth accanto a lei sbuffó divertita.

-Diciamo che siamo più,come dire..tranquilli ecco.- e scoppiò a ridere. 

-Oh questo lo so.Basta vedere te.!- esclamò Talia per farsi sentire da sopra la musica ora più alta.

Annabeth la guardò di traverso mentre con le mani sui fianchi e i piedi puntati per terra guardava fintamente offesa l'amica.

-Stai per caso dicendo che non sono capace di divertirmi.?- chiese mentre altezzosa le si avvicinava.
Talia sorrise malandrina.

-Basta guardarti da lontano.Sempre rigida,col naso incollato sui libri.Paranoica,saccente.Avanti Annie bella,sciogliti un po!.-

Risero entrambe prima di cimentarsi in un tango improvvisato che tanta pena poi non faceva.

Più passava i minuti e più Annabeth si sentiva tranquilla,leggera.

A lei poi, non erano mai piaciute le feste.
Odiava quel caos,quell'odore di alcool e fumo in cui Talia sembrava starci a pennello.
Lei era diversa.Diversa da tutto quello che in due settimane quella ragazza le aveva fatto provare,eppure le piaceva.

Lanciò uno sguardo a Talia e la vide sorridere spensierata.

Talia era il caos,era un ciclone in piena azione.

Continuarono a ballare ancora è ancora fin quando i piedi non chiesero pietà ad entrambe.

Trovarono un divanetto nell'angolo più isolato e vi si sedettero,o meglio Annabeth si sedette poiché Talia vi si lanciò sopra senza ritegno.

Presero a chiacchierare della nuova scuola che da lì a poco di due giorni avrebbe preso a frequentare la prima come terrorizzata dal fatto che avrebbe dovuto metterci piede,la seconda emozionata per la ripresa degli sutdi.

-Preticamante frequenteremo tutti i corsi insieme a Percy e Castellan.E si,se te lo stai chiedendo l'idiota è stato bocciato due anni fa per questo frequentarà l'ultimo anno con noi.- le stava dicendo Talia ma dopo metà frase Annabeth aveva preso già a non prestarle attenzione.

Teneva lo sguardo fisso su un punto impreciso della pista da ballo,lo sguardo curricato e le labbra strette in una linea sottile.
Trattenne per un attimo il respiro e poi con gli occhi colmi di disperazione si voltò verso Talia.

-Scappiamo!.- esclamò in un sussurró.

Talia la guardò spaesata e non si mosse minimamente mentre Ananbeth era già saltata in piedi come una molla,gli occhi grigi accesi di paura.

Tirò l'amica per un braccio ma quella non si mosse e le mormoró uno "rilassati bionda" che la fece innervosire ancora di più.

-Talia ti prego,alza quel fottuto culo da quel fottuto divano.-

-Ma Annie,così mi deludi.Una Sapientona come te,non dovrebbe usare un linguaggio così poco scurrile.

Talia si limitò a scherzare ignara del pericolo che da lì a pochi metri li stava raggiungendo con una furia omicida degna del più pazzo serial killer.
Furono inutili gli schiamazzi di Annabeth,così come le sue lamentele e le sue preghiere.

-CHE DIAVOLO CI FATE QUI?!- le due prese a battibeccare com'erano sussultarono un bel po.

Fu solo quando si ritrovarono davanti un Percy Jackosn livido di rabbia che Talia afferró le suppliche di Annabeth.

La bionda si lasciò cadere sul divano mentre il ragazzo non staccava gli occhi dal suo corpo fasciato da un semplice vestitino nero interamente richiamato e trasparente.

-Ora si che siamo fottute!- mormoró Talia a nessuno in particolare mentre guardava Percy davanti a se furioso come mai l'aveva visto.

-Non voglio ripetermi.Che diavolo ci fate qui?.- sbottó mentre si avvicinava a Talia smettendo di pensare per un attimo ad Annabeth.

La ragazza sorrise innocentemente e si alzò per contrastare Percy anche se lo maledí l' attimo dopo.Persino con i tacchi, era più bassa di lui di qualche centimetro.

-Oh avanti Perce,che vuoi che stiamo facendo?Siamo ad una festa,hai presente le feste?Quelle dove tutti ballano,cantano, si ubriacano..- sorrise angelicmanete e Annabeh anche si alzò irrecuieta dal divanetto.

-So cos'é una festa Talia e non provare e fare la furba con me.Non la passerei liscia,non stavolta.- sbottó duramente il ragazzo mentre si guardava attorno nervoso.

Annabeth gli afferró il polso e lo costrinse ad incrociare il suo sguardo.

-Ormai siamo qui Percy,non puoi fare nulla.- mormoró piano sperando di farlo calmare ma di sicuro quelle non erano le parole giuste.
Il ragazzo la fulminò con lo sguardo.

-E così come siete arrivate vi rispedisco a casa.Non voglio che stiate qui un minuto di più quindi raccattate le vostre cose e.. aspettate un attimo.Come siete arrivate qui?.- Annabeth alzò gli occhi cielo disperata e Talia accanto a lei soffocò un'imprecazione a mezza voce.

Gli occhi verdi di Percy sembrarono scurisi ancora di più.
-L-la mia Mary Jane..- sussurrò ora visiblemente sconvolto mentre con fare melodrammatico si portava una mano al cuore.

Talia pensò solo in quel momento,che se Annabeth fosse stata la regina del melodramma,Percy ne era di sicuro il re indiscusso.

-M-mary Jane?Vuoi dire quel rottame rosso con cui siamo venute?.- chiese Annabeth ad un tratto divertita.

Talia le tirò un pizzicotto per farla zittire.Le cose si stavano mettendo davvero male.

-Mary Jane.Non.E'. Un.Rottame.!- eslcamò idignato Percy mentre guardava le amiche colpevoli.

Annabeth scoppiò in una fragorosa risata,quasi liberatoria.

-Si Percy, tanto lo sappiamo tutti ormai che hai una tresca con quel fottuto pick-up.- sbottò Talia e il ragazzo mise su in volto un broncio che Annabeth definì mentalmente "adorabile".

Si guardarono per un attimo,il volto di Percy senza la minima traccia di ira o rabbia contro di loro e le ragazze tirarono un sospiro di sollievo.

-E festa sia!.- sbuffò poi l'attimo dopo mentre le ragazze si levarono in un urlo di gioia abbracciandosi.

Spostò la sua attenzione su Talia che ora tranquilla si era seduta scomposta sul divanetto, una sigaretta accesa tra le labbra rosse e un sorriso malandrino stampato in volto.

-Non fatevi beccare da Luke o sono cavoli amari.E Talia mi riferisco a te.E' parecchio nervoso stasera e non credo che il vederti a questa festa lo aiuterebbe.- dichiarò con leggerezza mentre pendeva posto sul divanetto assieme alle amiche.

Talia roteò gli occhi al cielo e annuì con riluttanza, di sicuro, non lo avrebbe fatto.



******




Musica lenta,luci basse e coppiette appicicate servirono a far sparire Talia da quell' atomosfera a suo parere terrificante.Si alzò velocemente dal divanetto di pelle mentre si risistemava l'abito e si guardò intorno.

Lanciò una breve occhiata alla pista da ballo dove Percy e Annabeth ballavano il lento stretti e vicini più che mai.
Un dolce sorriso gli spuntò sul viso.Di certo,non gli sarebbe dispiaciuto affatto se quei due fossero finiti insieme.

Continuò a camminare a passo svelto,alla ricerca di una qualsiasi via d'uscita da quell'atomosfera così raccapricciante.
La trovò poco dopo e senza pensarci un attimo si findò fuori,ritrovandosi sul retro della casa,nel giardino buio e abbandonato.

Una piccola altalena spuntava nell'angolo del giardino e Talia dopo essersi sfilata i tacchi, vi si sedette sopra.

Come una bambina prese a dondolarsi lentamente mentre i piedi nudi sfioravano l'erba umida.
Si sentiva stranamente libera,come non mai accadeva da un po nella sua monotona vita.

Lei,abituata a quei macigni del passato che le bloccavano il respiro,per una sera, quella sera,si sentiva libera.

Sfilò dal pacchettò l'ultima sigaretta alla menta e se la portò tra le rabbra rosse giocherellandoci un po.

-Scusa,hai da accendere?.- una voce maschile la fece voltare lentamente e l'attimo dopo Talia si ritrovò con il sedere sull'erba umida.

Luke Castellan la guardò,gli occhi illeggibili e il volto contorto dalla rabbia.

Talia rimase lì,ferma a guardare il ragazzo che davanti a lei sembrava come pietrificato.
Non sapeva che fare,se alzarsi e scappare,se cercare di spiegarsi.. qualsiasi cosa anche se in quel momento,non avrebbe sabuto neanche cosa dire o fare.

Il ragazzo fece un passo in avanti e Talia per un attimo temette il peggio.Lui invece,le offrì la mano e silenziosamente la tirò su.
Si rimise impiedi tirandosi giù il vestitino già di per se corto.

-Credo tu mi debba della spiegaziono,non credi Grace?.- il tono calmo e pacato con cui mormorò quelle parole fece rabbrividire Talia.

Leggeva nei suoi occhi una rabbia incontrollava,ira,delusione.
Non curante,solo per il gusto di farlo innervosire,Talia ritornò a sedere nervosamente sull'altalena mentre dietro di lei Luke la aspettava impaziente.

-Io non ti devo niente Castellan.- chiarì cristallina mentre sentiva dietro di se il ragazzo avvicinarsi.

-Tu dici?Forse hai ragione.. a me non devi nulla, ma a Sally e a Poseidone credo proprio di si.- malignò la guardò di traverso e Talia balzò dall'altalena per fronteggiarlo.

Gli fu a due centimentri dal viso mentre si alzava sulle punte furiosa.

-Osa fare le spia e io ti ammazzo Castellan.- ringhiò mentre sul viso del ragazzo un sorrisetto strafottente appariva nitido.
Talia avrebbe tanto voluto cancellarlo a suon di pugni.

-Aggiornati piccoletta,le tue minaccie sono ormai passate di moda.- la beffeggiò e lei imprecò a bassa voce.

-Non sono cavoli tuoi se io sono venuta a questa festa.-sbottò infine ancora più infuriata mentre stringeva i pugni lungo i fianchi.

-Si che lo sono date che hai disobbidito ai miei ordini.- duramente la squadrò da capo a piedi.

-Ai tuoi ordini?E chi saresti tu di grazia?.- Luke non rispose e Talia ghignò.

Gli si allontanò di un passo, gli occhi blu che sprizzavano elettricità.

-Avevi promesso che non saresti venuta.- urlò quasi Luke poco dopo mentre la vedeva allontanarsi sempre di più.

-Perchè tanta preoccupazione.Sono grande e grossa,so badare a me stessa e so cosa accade qui,forse lo so meglio di chiunque.- lo guardò per un attimo mentre i suoi occhi blu si fondevano nei suoi.

Sentì Luke farsi avanti a ancora e ancora fin quanto il suo respiro non si posò sul suo collo,solleticandola con il suo alito caldo di fumo e alcool.

-Smettila di fare la bambina capricciosa Grace,qui, non è come nei film.- sputò lentamente mentre una sua mano si posava sul fianco di Talia.

-So badare a me stessa, quante volte ancora dorvò ripetertelo?.- sussurò sensa enfasi e anche l'altra mano di Luke le si posò sulla schiena attirandola a se.

-Altre mille e non sono sicuro ci crederei.- mormorò il ragazzo mentre il profumo alla fragola che Talia indossava quella sera gli invadeva le narici.

Si ritrovarono contro un albero nemmeno loro seppero come e quanto Talia per prima si rese conto della vicinanza che c'era tra loro seppe di non aver più scampo.

Quel briciolo di lucidità che Luke aveva lo perse in un lampo nel momente i cui i suoi occhi saettarono sul corto abito nero di Talia e si avventò su di lei lasciando scappare alla ragazza un gemito.

Le sue labbra si posarono sul collo caldo di lei e Luke lentamente prese a baciare ogni singolo centimentro di pelle.Le sue mani tenevano ben strette la vita di Talia e ogni tanto se la spingeva contro,forse, per rendersi conto che tutto quello non era uno dei suoi sogni proibiti.

Talia lasciò che le sue mani affondassero nei morbidi capelli di lui che strinse forte quando Luke le morse piano il collo.

Restarono per attimi infiniti così.
Stretti l'uno all'altro,persi in quel calore che si era creato attorno a loro.

Lei persa in quei piccoli e umidi baci che Luke le dava ormia dappertutto.Lui stetto a lei come se il mondo stesse per finire.

Le mani di Luke presero ad accarezzarle con una lentazza estenuante la schiena nuda mentre vi disegnava sopra figure immaginare.

Lentamente una mano di  di Luke  che pochi attimi prima tenava ben stretto un fianco prese a sfiorarle il petto dolcemente e quando senza saperlo sfiorò all'altezza del seno destro la cicatrice, Talia scattò.

Una fitta al cuore la colpì e pogiando le mani sul petto di Luke lo spinse con tutta la forza che aveva in corpo,ma non servì a molto.
Luke la guardò confuso chiedendosi per la millesima volta se non di più perchè Talia reagisse così.

Era sempra stato il loro modo di stuzzicarsi,sin da piccoli eppure in quel periodo,anche se erano andati un po oltre non riusciva a capire i suoi sbalzi d'umore.

In reltà,non riusciva a capire per niente Talia.

Aveva il respiro spezzato e le gambe molli come gelatina,davanti a lei le immaggini di quell'inferno le apparivano nitide.

Nessuno doveva toccarla,nessuno doveva andare oltre con lei.
Gaurdò per un attimo il suo petto coperto ancora dalla stoffa dal vestito e tirò un piccolo ed impercettibile sospiro di sollivo.

Luke non aveva visto la cicatrice,non avrebbe mai dovuto vederla.

-Stammi lontano Castellan,sono stanca di ripetertelo.- afferrò i tacchi con forza e senza nemmeno guardarlo come una furia attraverò il giardino.

Luke la guardo allontanarsi e non ebbe nemmeno la forza di fermala per chiederle spigazione.
Di una cosa era sicuro però:Talia,lo avrebbe mandato fuori di testa.



******





-"But even if the stars and moon collide, I never want you back into my life.." oh avanti Perce,canta con me?.

Un Annabeth Chase completamente andata sedeva scomposta su uno dei tanti divanetti di pelle mentre a squarciagola cantava un singolo di Demi Lovato con non pochi sguardi confusi e diveriti puntati su di lei.

Percy Jackson accanto a lei scosso da risa incontrollate dovette aggrapparsi al braccialo della poltrona pur di non ritrovarsi con il sedere sul freddo pavimento.

-Non è che non ti piace Demi?Percy ti piace Demi vero?Dimmi che ti piace o giuro che ti ritroverai con un arto in meno.- l'espressione seria della ragazza lo fece annuire anche perchè,conosceva Demi Lovato e la sua musica era davvero qualcosa di eccezzionale.

-Si che mi piace Demi sapientona e poi l'hai vista?Dico,è di una tale figaggine..- mormorò diverito e Annabeth accanto a lui annuì seria.

Si ritrovarono l'attimo dopo a ridere entrambi e chiedersi come diavolo fossero finiti a parlare di Demi ma lasciarono perdere quando davanti a loro una Talia furiosa e pallida fece la sua entrata.

Si lanciò su Annabeth a peso morto lasciando sfuggire alla ragazza un gemito di dolore.

-Oh ma guarda un po chi c'è qui?Talia Grace la mia grandissima amica!.- Annabeth le accarezzò una guancia mentre stentava a stare ad occhi aperti.

Percy dietro di lei scosse il capo e sorrise mentre Talia annusò l'amica quasi fosse un cane.
Puzzava tremendamente d'alcool.

-E' completamente andata Percy,perchè diavolo non l'hai fermata?.- sbottò Talia tra il diverito e il preoccupato.

Il ragazzo scollò le spalle.Aveva pensato di farlo ma la visione di un Annabeth così divertita e rilassata gli aveva fatto scordare i buoni propositi.

Pochi minuti dopo Annabeth come se nulla fosse si alzò dal divano e lentamente si sedette su Percy.Con un sorriso malizioso che gli incespicava le labbra accavallò le gambe lasciando che il pizzo trasparente che la compriva salisse ancora di più.

Percy deglutì.Sapeva che era solo colpa delle quantità industriali di alcool che la ragazza aveva bevuto eppure non riusciva a reristerle.

L'alito caldo di lei le solleticò il viso e solo in quel momento capì quanto le fosse vicina.I capelli biondi gli solleticarono il vise e Percy non riuscì a resistere.

Sotto lo sguardo scioccato di Talia posò una mano sulla coscia della ragazza e con colpa l'accarezzo lentamente.

Annabeth si lasciò andare in un sospiro mentre i suoi occhi incrociavano quelli di Percy.

Affondò le mani nei suoi capelli corvini accarezzandoli e massaggiandogli la nuca.
Sorrise malandrina l'attimo dopo.

-Sai Jackson..- si avvicinò ancora di più a lui fin quando le loro bocche non si sfiorarono.

-E' da un po che mi chiedo come sarebbe baciarti,mi sa che è ora di provare.- e senza dare tempo di ribattere si findò sulle labbra del ragazzo.









*L'angolo di Yoo*

Prima di ricevere una sfilza di commenti per quanto questo capitolo faccia schifo e per quanto tardi io abbia aggiornato ho bisogno di chiedervi scusa.
Mi dispiace davvero tanto,non era mi intenzione ma il tempo passava e io non riuscivo a buttare giù uno straccio di riga leggibile.
Poi mi si è aggiunta la punizione e peggio ancora non ho potuto usare il cellulare per scrivere e vabbè,non ho giustificazioni.
Non sono uno stinco di santo e dopo aver combinato l'ennesimo guaio a scuola i miei mi hanno praticamente sequestrato tutto,persino i miei libri.Vi rendete conto.I mie amati libri.!
Okey,basta con lo sclero.
RIBADISCO che mi dispiace davvero tanto,ora che stranamente la storia stava fruttando pubblico sto coso che fa più schifo di qualsiasi coso quindi..
Santo Salzar aiutami tu.(Si,amo Harry Potter e sono una Serpeverde coi fiocchi mhahahah.)
Passiamo al capitolo:FIESTAAA! *balla la macarena*
Allora,le ragazze si presentano alla festa e tra imprecazioni e melodrammi ce la fanno.Percy le becca vabby,lui è cucciolo,non è mica come Luke.
Le comprende e le capisce ma poi arriva quell'idiota gran figo di Afrodite e rovina tutto.
Tals non capisce più una mazza ormai,nemmeno Luke.Sanno solo che devono stare vicino,il più vicino possibile e se ve lo state chiedendo si,tra loro che moooolta attrazione fisica.Si è visto.
La parte finale poi:Annie bella sbronza e la incontrastata voglia di baciare testa d'alghe.
Ah e non dimentichiamoci lo sclero su Dami.Aww quanto amo quella ragazza. *--*
Come andrà a finite?Al prossimo capitolo.
Prima di andare devo ringraziare quelle dolcezze che nello scorso capitolo mi hanno riempito di complimenti:
TerremotiAmbulantiWeasley
red_teardrop
InsurgentRose
AnnabethJackson22
clalenz2000
Moony01
Ramosa12
Francesca Jackson
perseusjackson
rebeccaforever
Kim_Pil_Suk
 
Grazie mille ragazze,davvero.So che dopo questo capitolo la maggior parte di voi mi odierà ma vabbene,sono felice che gli altri vi siano piaciuti.
Un bacio,siete la mia forza, grazie mille Yoo <3


P.S: questi sono i vestiti che hanno indossato le ragazze(mi dispiace non averli descritti ma per tempo non ce l'ho fatta,scusatemi.) ; http://i62.tinypic.com/334ohtc.jpg ; http://i62.tinypic.com/nlbor9.jpg.





 

Talia Grace.!


 
Luke Castellan!

 
 

Annabeth Chase e Percy Jackson!
 

 

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Capitolo 10
*** -10- ***



Cap.10
 

New york,11 Settembre;
Camera di Talia, 11:30 a.m.

 
 
 
I primo raggi di una splendida alba, si abbatterono nella stanza buia spezzando come se nulla fosse quell'oscurità che albergava in essa da ormai lunghe ore.
 
Una figura dai lunghi capelli biondi si rigirò tra le lenzuola blu notte mentre inconsapevole vi si aggrovigliava, ed un lieve raggio di luce le sfiorò il viso, posandosi sugli occhi rigidamente chiusi. Vi posò sopra una mano come nella vana speranza di scacciarlo via ma fu tutto inutile.
 
Costretta ormai a non poter più dormire sospirò ancora nel sonno scocciata.
Con una certa fatica riuscì a sollevarsi di poco , gli occhi grigi ancora chiusi che aprì l'attimo dopo.
Mai fu così grata al buio che la circondava.
 
Si guardò lentamente intorno, convinta di essere nella propria calda e accogliente camera dai colori chiari, dai mille libri sparsi ovunque e dal perenne odore familiare di lavanda ma si rese conto che non era così.
 
Un suono rauco si levò dal basso del suo letto e Annabeth Chase per poco non urlò.Vi si sporse lievemente per poi sorridere l'attimo dopo mentre divertita scuoteva la testa.
 
Talia dormiva beatamente sul freddo pavimento rannicchiata come una bambina ed un peluche stretto al petto.Di tanto in tanto russava ma sul suo viso un’espressione serena ne faceva da protagonista.
 Annabeth si disse di non averla mai vista così da quando aveva messo piede in quella casa e il cuore le si riempì di quella strana ma piacevole sensazione di benessere come ogni volta che la vedeva felice.
 
La osservò a lungo, dolcemente e con tanto amore.

Era arrivata in quella casa poche settimane addietro eppure Talia, in un modo tutto suo era saputa entrargli dentro.Una semplice stretta di mano, un sorriso complice e il gioco era fatto.
 
Erano così diverse loro, i poli opposti del mondo ed Annabeth non riusciva a spiegarsi come fossero diventate così unite.
 
Il caos e la quiete. Ecco cosa erano Annabeth Chase e Talia Grace.
 
La ragazza afferrò uno dei tanti cuscini accanto a se e sorrise prima di gustarsi il viso di Talia contorto dalla rabbia per averla svegliata. Glielo lanciò colpendola in pieno.
 
-Porca Afrodite e i suoi stramaledetti tanga!.- urlò con tutta la sua grazia possibile la corvina mentre apriva di scatto gli occhi.Allontanò con dolcezza il peluche e si alzò stiracchiandosi per bene.
 
-Annabeth Chase sei una fottuttissima stronza.- sbottò poi mentre incrociava le braccia sotto il petto e sul viso le compariva il solito broncio infastidito.
 
-Buongiorno anche a te Tals.- le sorrise e scosse la testa.
 La bionda le mandò un bacio al volo accompagnato da un occhiolino complice che l’altra afferrò con finta riluttanza.
 
-Allora bella bionda, visto che festa memorabile?.-con la voce ancora impastata dal sonno e un mal di testa degno delle più colossali sbronze, Talia si lanciò sull' amica mentre le si accoccolava al petto, il peluche stretto ancora in una mano.
 
-A dirti la verità Tals, ricordo davvero poco e niente.- si passò una mano tra i capelli biondi mentre le guance pallide le si colorarono di un rosa appena visibile.
 
Talia sorrise malandrina cosa che non piacque per nulla all’amica che della serata trascorsa per davvero non ricordava un tubo.
 
-Oh questo lo so tesoro!.- esclamò la corvina e fu il sorriso malizioso appena accennato sulle sue labbra a farla preoccupare ancora di più.
 Annabeth le si tuffò addosso mentre con uno sguardo da degno serial killer minacciava l’amica divertita di raccontarle tutto, per filo e per segno.
 
-Davvero non ricordi nulla Annie?- chiese ancora anche se sicura della risposta.
 
-No, no e no Tals. Non ricordo un tubo, l’ultima cosa è il lento con Percy.- arrossì a quel ricordo ed abbassò lo sguardo sfuggendo a quello scrutatrice di Talia.
 
-Ecco, proprio lui. Mi sa che non ti piacerà quello che sto per raccontarti.- ghignò mentre l’altra irrequieta balzava sul letto come una pazza.
 
Talia afferrò il peluche che aveva stretto in mano e degna delle più grandi attrici imitò ciò che era successo la sera precedente.
 
Frasi,gesti,sguardi.Tutto.
Per filo e per segno Annabeth seguì la scena con la bocca spalancata e le guance in fiamme.
 
Quando Talia si avventò sul leoncino che fungeva da Percy per baciarlo appassionatamente, Annabeth si sbilanciò un po troppo e il tonfo che ne seguì fu il segno esatto della sua caduta del letto.
 
Talia, impegnata in una pomiciata epica con il leoncino si fermò di scatto guardando seria e preoccupata l’amica.
 
Poi, come suo solito scoppiò in una delle sue risate cristalline rare da sentire mentre si accasciava tra i cuscini.
 Annabeth invece rimase lì, ferma sul pavimento mentre la sua mente cercava di elaborare il tutto.
 
Ho baciato Percy,ho baciato Percy,ho baciato Percy Jackosn!

Il silenzio si impossessò della stanza spezzato solo dalla risata rumorosa della corvina.
 Dopo svariati minuti in cui Talia non aveva per niente smesso di ridere Annabeth decise con fatica di alzarsi e di lasciarsi cadere con un tonfo sul letto.
 
-Dannazione Talia, non mi sei per niente d’aiuto!.- esclamò dura mentre prendeva a lisciarsi i boccoli biondi nervosamente.
 
Sembrava sotto shock, gli occhi erano sgranati e la bocca quasi spalancata.
 Talia smise di ridere a fatica.L’aveva fatta grossa.
 
-Annie, ecco forse dovresti..- ma Talia non riuscii a continuare poiché Annabeth era esplosa nelle sue solite paranoie.
 
-Percy..il bacio.. la mano.. io..TALIA TI PREGO DIMMI CHE NON E’ COME SEMBRA!.-
 
Talia alzò gli occhi al cielo e si ristese comodamente sul letto mentre Annabeth a pochi metri da lei blaterava e continuava ad urlare in preda ad una vera e propria crisi isterica.
 
Era così Annabeth e la cosa la fece sorridere dolcemente.
Adorava ogni cosa di quella ragazza, dalla più piccola sfumatura dei suoi occhi grigi alle sue infinite paranoie e Talia, come non mai era grata a quella ragazza.
 
L’unica in grado di farla sorridere, di farle stare bene anche solo per un istante era lei, quella bionda che le stava vicino ormai ogni santo giorno.
 Conosceva la vera lei, conosceva ogni singolo retroscena della sua misera vita, del suo tormentato passato eppure eccola lì, sempre e comunque accanto a lei.
 
-Okey bionda, adesso basta.- sbuffò divertita dopo svariati minuti mentre Annabeth aveva preso a camminare nervosamente per la camera.
 La ragazza chiamata in causa di voltò, le guance in fiamme e lo sguardo perso, al tempo stesso imbarazzato più che mai.
 
-Smettila di maciullarti quel cervello da Sapientona che hai..non hai baciato Percy quindi puoi tornare a respirare.- sorrise mentre  leggeva negli occhi dell’amica la confusione più totale.
 
Annabeth le guardò a lungo mentre.
 
-Quindi io e lui..la mano ed il bacio..niente?.- chiese piano.
 
-Diciamo che ho aggiunto una serie di cose.- disse imitando il bacio con il leoncino e quello che ne seguì fu il ringhio furioso di Annabeth.
 Prese a lanciarle contro tutto quello che le capitò a tiro e nemmeno le suppliche di Talia riuscirono a fermarla per i successivi dieci minuti.
 
-Sei una cogliona Grace, una grandissima cogliona. Stavo per morire di crepacuore!.- esclamò mentre le lanciava un ultima occhiata assassina.
 Talia ghignò e scrollò le spalle angelicamente.
 
-Dei santi, credevo che per davvero di aver baciato Percy.- si portò una mano al petto e sospirò.
 
-In realtà ti sei letteralmente lanciata su di lui per baciarlo ma il mio caro Perce è stato troppo idiota per approfittarsene. Il solito coglione..- Talia sorrise e scosse la testa mentre Annabeth arrossiva di nuovo.
 
-Non posso crederci. Devo aver bevuto davvero tanto per non ricordare niente, Tals avresti potuto fermar.. ehi ma tu dov’eri?-
 Talia non rispose e fu il turno di Annabeth sorridere maliziosa.
 
-No Chase,non è come pensi e fai sparire subito quel fottuto sorrisetto dal tuo bel visino angelico o te lo tolgo io.- le regalò un mezzo sorriso che ad Annabeth però non bastò.
 
-Oh avanti Tals, non puoi non raccontarmelo!- come una bambina si sedette sul letto mentre batteva i pugni sulle ginocchia.Talia sbuffò, per un attimo lasciò che il buon’umore le scivolasse di dosso e si perse tra i ricordi della sera precedente.
 
Luke e la cicatrice. Era l’unica cosa a cui non riusciva a smettere di pensare.
 
-Ero in giardino impregnata a sbraitare una serie di maledizioni contro quell’idiota di Castellan.- sbottò con poca enfasi infine come se parlare della sera precedente le facesse un male incontrollabile.

Annabeth diventò d’un tratto seria mentre cercava dolcemente lo sguardo fuggente dell’amica.
 
-Ed è successo altro?.- chiese piano mentre afferrava la sua mano e la stringeva forte.
 
Talia annuì lentamente.
 
-Lo sai come va a finire quando io e siamo vicini. Iniziamo a stuzzicarci e.. mi ha sfiorato per sbaglio la cicatrice e io sono esplosa. Gliene ho detto tante e infondo, se l’è anche meritate.- sembrava quasi dispiaciuta Talia ed Annabeth lo capì quasi subito.
 
Prese a torturarsi con l’altra mano libera i lunghi capelli neri mentre ad intervalli quasi regolari spostava lo sguardo da un punto all’altro della stanza.
 
-La cicatrice..Tals, non credi che sia il momento di..-
 
-NO.!-
 
Annabeth alzò gli occhi al cielo. Far ragionare Talia era un’impresa praticamente impossibile, soprattutto se si trattava del suo passato ed insieme ad esso Luke.
 
-Ragiona per un attimo Talia, prima o poi Luke dovrà saperlo.-
 
-E perché Annabeth? Cosa dovrebbe interessargli i retroscena oscuri del mio passato?.- scattò dal letto come una molla e lasciò la mano dell’amica come scottata.
 
-E’ un tuo amico Talia.- spiegò ragionevole ma la corvina scosse il capo furiosa.
 
-Io e Luke non siamo amici!.- sputò con disprezzo ed Annabetth per la prima volta  sentì pronunciarle il nome del ragazzo.
 C’era odio, rancore, rabbia e non riusciva a capire il perché.
 
-Si che lo siete Talia. Vi siete ostinati a farvi questa fottuta guerra da non so quanto ma qualcosa è cambiato e lo sai anche tu.-
 Gli occhi elettrici di Talia erano accessi di rabbia.
 
-No,no e poi no. Non è cambiato nulla.-
 
-Perché ti ostini ad indossare ancora quella maschera? Perchè proprio con lui?.- sbottò Annabeth mentre si alzava anche lei irrequieta.
 
Talia arrivò alla porta e le diede le spalle.
 
-Perché sono sicura che non capirebbe, sono sicura che mi ritorcerebbe quel maledetto passato contro. Perchè è di Luke Castellan che stiamo parlando Annabeth, uno come lui, non potrebbe mai capire.- e senza darle altro tempo di ribattere si richiuse la polta alle spalle.
 
Talia non vide il disappunto sul volto di Annabeth come però immaginava, così come la bionda non vide quella lacrima solitaria che solcò indisturbata e senza una valido motivo il viso dell’amica.



*****



 
New York, 11 Settembre;
Giardino, 7:10 p.m.


(Consiglio di leggere il pezzo con sottofondo questa canzone.. http://www.youtube.com/watch?v=QB0ordd2nOI :) )


Codarda.

L’unica cosa a cui non riusciva a smettere di pensare da ormai lunghe ed interminabili ore, era a quanto quell’aggettivo ultimamente le calzasse decisamente a pennello.

Lei,tanto forte,tanto dura,tanto fredda ed inespugnabile che non faceva altro che scappare da una vita.

Si,scappare,scappare e ancora scappare.Non fermarsi, nemmeno per un secondo o la maschera sarebbe caduta e con lei, lei stessa.
Quella maschera costruita con tanta sofferenza, con tante delusioni che piano piano la stava abbandonando, rendendola vulnerabile più che mai. 

Stava cadendo, così come quei muri altissimi che aveva innalzato per proteggersi da quel male che sapeva, da un momento all’altro sarebbe tornato e lei,sola ed indifesa non avrebbe potuto di certo fermarlo.

Lei stava candendo ,eppure non riusciva a fare altro che scappare.

Aveva paura, paura che nel fermarsi sarebbe stata sommersi dai ricordi, come accadeva di notte quando nel buio della sua camera ritornavano vivi e nitidi dentro di lei.
Aveva paura di essere ritrascinata sul quel baratro nero da cui con tanta fatica era uscita.
Aveva paura Talia, tanta paura.

Volse un rapido sguardo al cielo grigio mentre si lasciava andare contro lo schienale della sedia,quasi come se l'energia vitale la stesse abbandonando sempre di più.

Perché non poteva vivere la vita di un normale adolescente?
I ragazzi, i vestiti alla moda, il cellulare costoso, le feste con gli amici, la popolarità, i primi viaggi, le cazzate fatte insieme.
Perché a lei non era toccato?

Sofferenza, nient’altro che sofferenza e Talia, era stanca.

Stanca di piangere ogni notte, di urlare per gli incubi, stanca di rivivere quel passato che tanto faceva male.

Era stanca di vivere, anzi di sopravvivere.Perché in realtà lei non stava vivendo. Stava cercando di far sopravvivere quel poco di lei che nessuno avrebbe mai salvato solo perché nero e marcio come non mai.

Una lacrima solitaria le solcò la guancia rosea e Talia si ritrovò a sorridere malinconicamente quando il suo sguardo cadde sul leoncino posato sulle gambe.
Accarezzò il dorso del peluche e chiuse gli occhi, abbandonando la testa all’indietro.

-Non ti facevo" una tipa da pupazzi" Grace.-

Annabeth Chase le si presentò davanti sorridendo dolcemente,i capelli biondi raccolti in un coda bassa,le guance arrossate e gli occhi grigi tremendamente dispiaciuti.

-A dire la verità nemmeno io Chase..non lo sono mai stata ma Coco,Coco è un eccezione.- le sorrise lievemente mentre carezzare il folto capo del peluche che da ormai anni la accompagnava nelle notti buie.

-Coco?Oh ti prego Tals,non prendermi in giro.- sbuffó divertita.

-É un regalo di mia madre,me lo regalò pochi giorni prima di morire.- le sfuggì in un sussurro mentre Annabeth le si sedeva accanto letamente.
Sospiró Talia passandosi una mano tra lunghi capelli neri e sorrise malinconica.

-Me lo regalò dopo l'ennesima nostra litigata.Ricordo che dopo averle sbattuto in faccia come al solito quanto schifo abbia fatto come madre se ne uscì sbattendo la porta.- prese a raccontare quell' anetodo sotto lo sguardo attento di Annabeth,un lieve sorriso stampato in viso.

-Ero convinta che fosse andata a bere in uno di quei tanti locali squallidi che frequentava così,anche se le due del pomeriggio mi addormentati sul divano piangendo.Mi svegliò lei ore dopo,aveva un pacco in mano incartato con del giornale.Mi disse che era per me con un sorriso che mai le avevo visto prima.Lo aprì con riluttanza e quando tirai fuori dalla scatola quel piccolo leoncino la guardai seriamente.- accarezzó la testa del peluche e sorrise ancora una volta.

Quel piccolo pupazzo forse,era l'unico pezzo di passato che teneva ancora con se.L'unico che davvero aveva bisogno di tenere con se perchè male, non faceva.

-Non le dissi un "grazie mamma" o un "è bellissimo", semplicemente la guardai e sbuffai un "sono troppo grande per giocare con i pupazzi" che la fece ridere.- la mano si Annabeth si fermó sulla sua e come a chiedere il permesso la strinse forte mentre gli occhi le si facevano lucidi.

-Mi abbracció l'attimo dopo,così,senza un vero motivo o forse,ce n'erano davvero tanti ma ricordo quanto quell'abbraccio mi fece bene.Era andata a piedi dall' altro capo della città solo per comprarmi un pupazzo di quattro soldi eppure ero felice capisci?- Annabeth annuì e le asciugó una lacrima che indisturbata era scesa silenziosamente.

-Disse che le ricordavo tanto quel leoncino e non solo perché fosse così grasso."Sei forte piccola mia,devi essere forte,per te..soltanto per te proprio come un leone".- altre lacrime presero a bagnarle il viso mentre stringeva al petto il piccolo pupazzo.

-Tre giorni dopo si è uccisa e io,non ho fatto nulla per salvarla.Continuavo a rinfacciarle sempre e comunque quanto poco presente fosse nella mia vita,quanto adoravo le madri delle mie compagne,quanto sempre ubriaca fosse e mai,mai quanto bene le volevo.Lei non lo sa,è morta e non sa quanto sua figlia le abbia voluto bene perché ero impegnata a criticarla in tutti i modi possibile.- singhiozzava ora,mentre le lacrime ormai scendevano senza freno.Annabeth le strinse ancora di più la mano,il cuore a pezzi nel vederla così.

-Lei lo sapeva Talia,lo ha sempre saputo e lo sa ancora ora.- sussurró con il cuore in gola.

-Avrei potuto salvarla capisci?Starle vicino come lei avrebbe fatto con me,come una qualsiasi figlia farebbe con la madre ma io non c'ero ed è colpa mia se lei ora non c'é più.- si coprì il viso con te mani,abbandonandosi a quelle lacrime che troppo spesso scendevano senza sosta.

-Mi odio,mi odio ogni giorno sempre di più e mi chiedo perché lei si e io no.Perché io sto vivendo'Meritava più di me questa vita,la meritava di sicuro.

L'amica scosse il capo e a quel punto crollò anche lei mentre le lacrime scendevano.
Faceva male,vederla così.Vederla soffrire quando ormai Talia non meritava di farlo ancora.

L'abbracció,tirandola a se come mai aveva fatto prima di allora.La strinse forte come a darle tutta quella forza che a volte le veniva meno,come a darle quel poco di vita che le era rimasta.

-Era la mia mamma Annabeth,la mia mamma e mi manca non sai quanto.- singhiozzó tremando mentre un uragano la devastata dentro.
Annabeth annuì comprensiva e la strinse ancora di più a se.

-Mi dispiace così tanto Talia.Tu,lei..non meritavate tutto questo.- sussurró addolorata.

-La vita è ingiusta Annabeth ,soprattutto per quelle come me.- tirò sul col naso stropicisndi gli occhi ora rossi e gonfi.

-Avresti dovuto conoscerla.Prima che mio padre ci abbandonasse.. era sempre allegra,sorridente.Sempre tutta in tiro,il rossetto rosso e un odore di vaniglia che la distingueva da tutte.A volte,mi piace ricorda così e non come quella donna distrutta dal dolore.- sciolsero quell'abbraccio per poi guardarsi.

-Mi sarebbe tanto piaciuto Tasl.Mi sarebbe piaciuto davvero tanto credimi.- le.sorrise piano.
Talia annuí e le sorrise anche lei.

-Mi dispiace per oggi..credo di aver esagerato.- sussurró pio l'attimo dopo sotto lo sguardo confuso di Annabeth.

-È che non sono pronta.Raccontarlo a Castellan sarebbe come rivivere tutto e io non voglio.Non ancora.- sospiró mentre allacciava le ginocchia al petto. Ananbeth annuì.

-Talia io ti capisco è solo che..è Luke.Per quanto stronzo posso essere,ha pur sempre un cuore.Infodo,non è così male come sembra.-

Talia tirò un lungo respiro per poi lasciarsi andare ancora di più contro la piccola sedia di legno.
Annuì e non seppe nemmeno il perché.

"Non è così male come sembra"



*****



 
New York,13 Settembre;
Camera dei ragazzi, 5:02 p.m

 
 
 
Testa affondata tra i morbidi cuscini, gambe a penzoloni ai lati del comodo letto, sbuffi sonori ad intervalli quasi regolari ed imprecazioni e maledizioni a portata di mano.
 
Luke Castellan se ne stava così, in quel silenzio assurdo che da ore invadeva la sua camera.
 
Pensieri, frasi, sguardi e gesti che gli invadevano la testa senza sosta mentre rassegnato si ritrovò a guardare il bianco soffitto trovandolo ad un tratto davvero interessante.
 
Sperava in un attimo di pace Luke, un attimo in qui la sua mentre avrebbe potuto svuotarsi dai ricordi di quella maledetta festa e di ciò che ne era susseguito.
Erano passati poco più di quattro giorni eppure non riusciva a smettere di pensare a ciò che era successo, quel qualcosa che da giorni lo inchiodava lì, in quella maledetta stanza a contemplare il soffitto.
 
Per la millesima volta imprecò e sbuffò mentre ritornava a maledire mentalmente chiunque gli capitasse a tiro.
 
-Cosa o meglio chi tormenta la tua povera ed inutile testa vuota?.-
 
Luke non si scompose, né si voltò a quella voce che ormai conosceva fin troppo bene.
Afferrò uno dei tanti cuscini che aveva dietro la testa e senza nemmeno guardare lo lanciò colpendo in pieno l’amico.
 
Percy non riuscì ad afferrarlo e fu costretto a gemere per il dolore quando una potente cuscinata gli arrivò in pieno viso.
 Borbottò un “grazie” ironico e mentre rivolgeva tutte le sue attenzione ad un Luke estremamente silenzioso, con la grazia di un ippopotamo marino si lanciò sul suo letto.
 
Era raro vederlo così. Silenzioso e pensante, soprattutto pensante.
Era difficile immaginarlo senza il suo sorrisetto strafottente o malizioso, senza i suoi occhi azzurri divertiti e accesi di vita.
 
-Qualcosa mi suggerisce che qualsiasi cosa sia, centri Talia..non è così?.- il tono rilassato e per nulla preoccupato di Percy se possibile lo fece sobbalzare ancora di più.
 
Luke non rispose mentre si risistemava con un certo disagio sul letto. Sentiva gli occhi scrutatori di Percy addosso e alla fine con una sbuffò gli diede le spalle voltandosi su un fianco.
 
Bingo!
 
-E scommetto sul cofano di Mary Jane che riguarda la bellissima festa data da Belvy.- Luke sbuffò ancora e Percy sorrise.
 
-Sono un fottuto genio Castellan, non c’è che dire.- prese a blaterare poi come un idiota una serie di elogi per se stesso mentre l’amico gli dava ancora le spalle stanco.
 
-Vola basso piccolo Einstein..cosa ti fa credere che c’entri proprio lei?.Insomma per voi c’entra sempre la Grace.- si voltò lentamente mentre i suoi occhi azzurri incontravano quelli divertiti dell’amico.
 
-Oh avanti Luke, davvero fai finta di non saperlo?- il ragazzo alzò gli occhi al cielo scocciato e incurante scrollò le spalle.
 
-Perché quella piccoletta, è l’unica in grado di ridurti così.- continuò poi Percy sempre sorridente.
 
Luke rimase fermo,il respiro che per un attimo si fermó.
 
Avrebbe potuto contestarlo, negare fino alla morte o peggio ancora pestare il migliore amico per la sciocchezza appena detta ma non fece nulla.
 Con grande sorpresa di Percy, annuì lentamente e sospirò.
 
Come sempre,quell’idiota dalla zazzera nera in testa aveva ragione e mai come in quel momento a Luke doleva ammeterlo.
Forse, e anche lui infondo lo sapeva, perché l’argomento in questione era proprio lei.
 
Talia Grace,solo e soltanto Talia Grace.
 
L’unica in grado di mandargli in tilt il cervello se solo a due centimetri di distanza, l’unica che lo rifiutava ormai da anni, l’unica a cui Luke era indifferente, l’unica che non riusciva a capire, a comprendere.
 
Luke la odiava, odiava quella piccoletta con tutto se stesso ma per sua sfortuna non riusciva mai a starle lontano.
 
Talia era per lui quello che il miele era per le api.
Indispensabile.
 

Era indispensabile non stare vicino, non stuzzicarla, non accarezzarla.
 
Ed era allora che Luke che si chiedeva se quello che provava per Talia, per quella mocciosetta così petulante e misteriosa era odio,solo e soltanto puro odio.
 
Perché se si odiava veramente un persona, non si poteva sognarla di notte in situazioni poco caste, perché se si odiava non si poteva di certo sperare di baciare quelle sue labbra rosse e carnone, di accarezzare quel corpicino appena sbocciato ma che lo faceva impazzire.
Perché se si odiava una persona non si poteva, eppure a Luke succedeva ogni volta che le era vicino.
 
-Ma stavolta ti sbagli..- mentì e non seppe il perché.
Percy sbuffò divertito. Quel ragazzo era davvero cocciuto.
 
-Ti è sempre riuscito male mentire a me Castellan.-
 
-Ti prego Percy,lasciami in pace.- sospiró rassegnato.
 
Percy ghignó e silemziosamente si resistemó tra i cuscini.Conosceva bene Luke da una vita ormai e sapeva che spronarlo significava solo fargli tenere tutto dentro.
 
-Hai saputo l'ultima?Gira voce che quest'anno a scuola inizieranno i campionati di nuoto..penso di iscrivermi sai sono un..-
 
-É che io non riesco a capirla okey?.-
 
Percy si diede per la seconda volta in quella giornata del fottuto genio.
 
-Chi?.- chiese con fare ingenuo.
Luke ringhió infastidito imprecando l'attimo dopo.
 
-Grace,chi se no? È sempre su quella fottuta difensiva,sempre sull' attenti come se qualcuno potesse farle del male.- sbottó e accanto a lui Percy si irrigidí.
 
Luke era l'unico in quella casa a non conoscere il suo passato,l'unico a non conoscere quei retroscena amari della vita di Talia.
Tante volte Percy aveva provato a farla ragionare ma era stato unitile,tutto inutile.
 
-Un secondo prima stiamo avendo una conversazione stranamente in modo civile e l'attimo dopo mi sta urlando contro quanto schifo io faccia.Ma cos'ha?.- ormai Luke era partito sputando fuori quello che in quelle settimane aveva passato.
 
-Luke, sai com'é Talia lei..- cercò le parole giuste da dire ma mai come in quel momento Luke aveva ragione.
 
Ma non poteva rivelare tutto,non lui,non altri.Sarebbe toccato a Talia,solo e solamente a lei.
 
-Lei un corno Percy.Non ce la faccio più.Sono stanco di questo stupido gioco che abbiamo iniziata quando eravamo solo bambini.Io mi tiro fuori.- agitó le mani in aria come segno di resa,gli occhi furiosi.
 
-Sono molte le cose che non sai di lei Luke,tante,troppe e credimi hai ragione ma..- non seppe come continuare.
Abbassò lo sguardo imbarazzato e sospiró.
 
-Vorrei solo capirla Percy,capire che le passa per la testa perché io ti giuro che sto impazzendo ed è tutta colpa sua.- sospiró affranto mentre di alzava lentamente facendosi leva con i gomiti.
 
-L'ho incontrata per caso nel giardino di Belvy alla festa.Abbiamo iniziato ad urlarci contro come solito e non so nemmeno io come ci siamo finiti contro quell fottuto albero.So solo che una cosa tira l'altro per sbaglio le ho toccato il petto ed è esplosa.Capisci?- prese a lanciare contro il muro i cuscini mentre Percy accanto a lui restava in silenzio ed ascoltata il suo racconto.
 
-L'ho solo sfiorata,la parte destra.. qui sopra credo ed è esploda gettandomi come al solito tutta merda su di me .- si toccò il punto il cui aveva per sbaglio sfiorato Talia quello che ne segui furono gli occhi sgrabati di Percy.
 
Troppo impegnato com'era Luke non li vide e Percy in quel momento capì tutto.
 
La cicatrice,quella stessa cicatrice che a pochi giorni dall' entrata di Talia in quella casa aveva visto anche lui.
 
Sapeva quanto Talia odiasse il suo passato e quella cicatrice,era il ricordo più vivo,quello che non sarebbe andato mai via,quello, che le crebbe fatto ricordare per sempre quel passato tanto amaro e doloroso.
 
-Luke io..- ancora una volta non riuscí a continuare e l'amico accanto a se sospiró.
 
Restarono in silenzio per minuti e minuti fin quando la voce stanca di Luke fece eco nelle grande stanza.
 
-Ragazze..sono capaci di mandare chiunque fuori di testa.-
 
E Percy non poté fare a meno che annuire mentre la sua mente ritornava su quella ragazza bionda che da giorni non faceva altro che invadere i suoi pensieri.

 





 
*L'angolo di Yoo*
Hey ragazze, oggi sarò più breve del solito.
Mi dispiace aver  aggiornato con un pochetto di ritarda ma ieri era il mio coply e non ho potuto, il giorno prima non ho potuto a causa dei miei e bhe, il capitolo non era nemmeno finito quindi mi dispace.
Passiamo al cap.
E' uno di passaggio, giusto per renderci conto a che punto sono i personaggi.Abbiamo Annie e Talia e la loro amicizia.Un litigio e poi un pezzo del passato di Talia che ne esce fuori.Ce ne saranno altri di così poichè dovremmo approfondire di più il suo passato.BABAMM! Non si sono baciati.
Voi credevate di si ed ivece no.Un innoquo bacio a stampo e non la spudorata imitazione di Talia. Poi abbiamo dei punti di vista diversa da perte della Thaluke, così come abbiamo una Talia codarda e un Luke in fase "donnicciola isterica".
Mi dispace per la poca Percabeth ma avevo bisogno di chiarire questi punto.
Prima di andarmene però devo ringraziare quelle dolcezze che hanno recensito lo scorso capitolo.Ragazze davvero,grazie di tutto.Non so cosa farei senz di voi, senza le vostre parole incoraggianti.
Un bacio, la vostra Yoo <3

P.S mi dispiace nel caso troviate eventuali errori.Non ho avuto molto tempo per controllare il capitolo :(

P.SS (?) http://i59.tinypic.com/qzgqrb.jpg Ecco a voi Coco, l'amato leoncino di Talia.Non è fhughghtyot ? *--*




 

Percy quantoècucciolodei Jackson!



Luke Castellan!

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Capitolo 11
*** -11- ***


Cap.11
 
 


 
New York; 14 Settembre;
7:50 a.m.
 

 
-“Scuola”.. un giorno ti giuro ,troverò quel pazzo che ha inventato quella gabbia di matti e lo ucciderò con le mie stesse mani puoi starne certa!.-
 
In quella soleggiata mattina di metà Settembre, nel vecchio ma scarlatto pick-up rosso Mary Jane, l’aria che si respirava non poteva che essere un misto tra rabbia, disperazione e sonnolenza assoluta.
 
-Davvero Tals, mi dispiace sventare i tuoi piani omicidi contro il povero Carlo Magno ma credo che tu non sappia che è morto qualcosa come milioni di anni fa.- la pronta risposta di una pimpante Annabeth Chase non tardò ad arrivare mentre la corvina si apprestò ad alzare gli occhi al cielo esasperata.
 
-Vuol dire che lo farò resuscitare e poi lo ammazzerò per bene non prima di aver dato fuoco a tutte le scuole del mondo.- sbottò sicura mentre lanciava una breve occhiata scocciata all’amica al volante.

Sbuffò poi, quando Luke si rigirò comodo sul sedile posteriore e come se nulla fosse si sdraiò su di lei, poggiando il capo sulle gambe scoperte dalla gonna della divisa e sbadigliando sonoramente.Percy invece, seduto d’avanti, sul sedile passeggiero non dava segni di vita.
 
Erano seduti tutti e quattro lì, sui sedili di pelle della vecchia Mary Jane mentre come dei condannati a morte si apprestavano ad arrivare a scuola.
 
Percy giaceva sul sedile accanto ad Annabeth profondamente addormentato, un rivolto di bava che gli colava dall’angolo destro della bocca, la testa piegata sulla spalla e i capelli neri che gli ricadevano sul viso. La bionda guidava felice come non mai per l’imminente giorno di scuola, ignorando le palesi imprecazioni di Talia e le sue lamentele. Anche Luke, se ne stava spaparanzato sul sedile posteriore perso ormai nel mondo dei sogni, le mani affondate nelle tasche della divisa e il capo posato sulle lisce gambe di Talia che assonnata anch’egli sbadigliava e malediva chiunque da quanto si era svegliata.
 
-Oh avanti ragazzi! Sta per iniziare il nostro ultimo anno scolastico, un po’ di vita su.- dichiarò sorridente Annabeth e l’unica cosa che ricevette fu un grugnito di Percy e un ringhio infastidito di Talia.
 
-Davvero bionda..che diavolo di problemi hai?.- sbuffò ancora la corvina mentre con un gesto naturale prese ad accarezzare i biondi capelli di Luke.
 
Annabeth grugnì seguita a ruta dalla risata di Percy, segno che si fosse svegliato.
La ragazza si voltò di poco e gli sorrise mentre Talia da dietro gli urlava con la solita eleganza e finezza solita della sua persona di asciugarsi la bava.
 
Arrossì senza un motivo quando lo sguardo di Percy si allacciò al suo e lo distolse poco dopo incapace di sostenere quelle iridi color mare.
Fu allora che lo osservò di sottecchi senza un motivo e si disse che cavolo, Percy, era davvero bello.
 Erano settimane ormai che ci viveva a stretto contatto eppure Annabeth non si era concessa mai due minuti per osservarlo per davvero.
 
Credo che lo farò più spesso.
 
Sorrise e arrossì. Quella zazzera nera che gli ricadeva sulla fronte e non in un ciuffo alto come solito portarlo, gli occhi assonnati e ancora non del tutto aperti, le labbra messe a mo’ di broncio..caspita se non era bello.
 
-Ad avere dei problemi qui siete voi..davvero non c’è cosa più bella dell’andare a scuola. Conoscere gente nuova, apprendere tante cose, scoprire nuove realtà.- parlò con aria sognante e vide Talia dallo specchietto retrovisore sbuffare sonoramente.Percy, la guardò direttamente come se fosse un aliena proveniente da chissà quale pianeta sperduto nell’universo.
 
-Concordo con Talia..Chase tu hai dei davvero seri problemi.- e scoppiò a ridere mentre la bionda metteva il broncio.
 
Un gemito strozzato poi si levò in aria spezzando quel battibecco senza senso.
 
-Vi prego, ditemi dove sono.- Talia scoppiò a ridere allontanando quasi subito la mano dai morbidi capelli del ragazzo per paura che lui stesso potesse accorgersene.
Luke aprì piano gli occhi ritrovando davanti il viso di una Talia sorridente e si disse che miglior risveglio di quello non c’era mai stato.
 
Si alzò a fatica e si guardò intorno.
 
-Oh no, stiamo andando a scuola non è così?.- si riaccasciò su Talia delicatamente mentre si allentava il nodo della cravatta della divisa e sbuffò rassegnato.
 
Talia e Annabeth si unirono in coro di risa mentre Percy si voltò verso l’amico annuendo comprensivo.

Luke alzò lo sguardo su Talia per poi richiudere gli occhi di nuovo non prima di aver afferrato una ciocca di suoi lunghi capelli neri per
giocherellarci dolcemente.
La ragazza lo lasciò fare sotto lo sguardo sbalordito di Percy e quello malizioso di Annabeth.
 
L’auto continuò a camminare per una decina di metri e quando si fermò di scatto davanti all’enorme edificio di mattoni rossi seppero di essere arrivati alla Yenk.
 
-Siamo arrivati!.- annunciò Annabeth mentre osservava distrattamente un gruppo di ragazzi che parlottavano tra loro con pile di libri stretti al petto.
 
Si chiese per un attimo come fesse arrivata lì e realizzò solo in quel momento quanto la sua vita era cambiata velocemente.
Da Los Angeles a New york. Nuovi amici, nuova scuola, nuova vita.
Sorrise tra se.Tutte quelle schiocche paure che l’avevano tenuta inchiodata per giorni era state spazzate via come le foglie secche dal pimo vento autunnale.
 
-Comode le mie gambe eh Castellan ?- a bloccare i suoi pensieri fu la voce maliziosa di Talia che con un balzo era scesa dal pick-up risitemandosi poi, sotto lo sguardo curioso ed indagatore di Luke la gonna della divisa.
 
Il ragazzo annuì e Annabeth con un sorriso scese anch’egli dall’auto.
 
-Oh, non sai quanto Grace.- Luke la spintonò piano e Talia sia allungò sulle punte per tirargli un pizzicotto sulla guancia.
 
Quei due erano così. Un giorno prima guerra, quello dopo tregua.
 
Annabeth li osservò camminare d’avanti a se mentre prendevano a litigare come al solito per qualcosa di futile e sorrise.Ad un tratto però, la sua mano incontrò quella di Percy per sbaglio e il ragazzo senza darle tempo le passò un braccio attorno alle spalle stringendola affettuosamente a se.
 Si ritrovò spiazzata da quel gesto e arrossì pochi secondi dopo sotto lo sguardo divertito di Percy.
 
-Su Annie bella, affrontiamo quest’inferno insieme.-
 
 


*****
 

 
New York, 20 Settembre;
5:10 p.m.

 



L'enorme schermo al plasma, che imponente sostava al centro del salone, proprio davanti al comodo divano, illuminava da ormai un ora la stanza semi buia riproducendo senza pause uno dei più grandi film d'amore di tutti i tempi.
 
Spaparanzati sul divano Annabeth Chase e Percy Jackson guardavano attenti Titanic.La prima sul punto di scoppiare a piangere mentre con le ginocchia strette al petto ripeteva ogni singola frase del film, il secondo con un grassa ciotola di popcorn poggiata sulle gambe mentre pregava con tutto se stesso che quella tortura finisse il più presto possibile.
 
Avrebbe preferito di gran lunga guardare di tutto, ma non quel film strappalacrime.
 
Lo aveva odiata dal primo giorno e non perché fosse un film banale o altro, lo odiava perché era quella classica storia d'amore strappalacrime e struggente. La tipica storia d'amore che lui odiava.
 
Sbuffò affondando per l'ennesima volta la mano nei popcorn mentre di sottecchi osservava Annabeth guardare il film con attenzione.
 
Come ci fosse finiti a guardare il Titanic con lei nemmeno lo sapeva eppure, nonostante quel film lo stava portando all' esasperazione totale Percy, era felice.
 
Lanciò un breve occhiata al film e solo in quel momento si rese conto dei titoli di coda.
Un gridolino di gioia gli sfuggì involontariamente.
 
-Siano lodato gli dei!.- esclamò tirando un sospiro di sollievo. Annabeth accanto a lui tirò su col naso, gli occhi grigi lucidi e i capelli biondi appiccicati al viso.
 
-Per quante volte io guardi questo film, non riesco mai a farmene una ragione. Jack non doveva morire, non lo meritava.- sbottò piano mentre affondava una mano nei popcorn stile ragazza appena mollata nei film.
 
-Oh avanti Annabeth, è solo uno stupito film d'amore.- sbuffò il ragazzo e l'attimo dopo se ne pentì, non solo per il pugno ben assestato che Annabeth gli aveva tirato bensì anche per l'occhiata assina che la ragazza gli aveva rivolto.
 
-Non.è.solo.uno.stupido.film.d'amore.Jackson!.- scandì furiosa e Percy alzò subito le mani in segno di resa.
 Le ragazze: un universo completamente sconosciuto.
 
-Titanic è il film d'amore per eccellenza capisci? Tutte le ragazze sognano di avere una storia d'amore come quella.- sospirò sognate mentre giocherellava distratta con un ciocca dei suoi capelli.
 
- Ma non noi ragazzi..oh avanti bionda chi ragazzo ci terrebbe a fare quella fine? Con le chiappe congelate nell'oceano per ore pur di salvare una ragazza che nemmeno te l'ha data. Io di sicuro no.- sorrise angelicamente mentre Annabeth lo fulminava ancora una volta con lo sguardo.
 
-Solo perché tu sei un cafone ignorante Jackson, non significa che anche gli altri lo siano. Prendi Luke..lui lo farebbe di sicuro.- Percy scoppiò a ridere e Ananbeth gli tirò l'ennesimo pugno.
 
-Luke? Quel Luke? Oh avanti Annabeth,Luke non sa nemmeno lontanamente cosa sia l'amore e pretendi che si sacrifichi Jack.?.- rise ancora e Annabeth sbuffó.
 
-Perché tu si mister sono-un-asso-con-le-ragazze?- offesa girò il capo velocemente tanto da colpirgli il viso con suoi lunghi capelli biondi.
 
-So quello che c'è bisogno di sapere.- mormorò divertito mentre scostava i capelli della ragazza dal viso.
Annabeth si voltò curiosa.
 
-Cioé?.- sussurrò piano.
 
Percy le sorrise dolcemente per la prima volta.
Afferrò una ciocca dei suoi capelli e se la portò tra le dita giochellandoci distrattamente.
 
-So che può far male,che spesso ci distrugge dentro ed anche fuori..so che fa uscire  il peggio di noi stessi, quella parte nascosta che nessuno mostra per paura di mandare via gli altri perché l'amore, spesso ci fa fare cose che mai avremmo immaginato di fare. Ma so anche che l'amore è indispensabile. Fa male,tanto male ma è al tempo stesso la cura a tutti gli altri mali.L'amore è gioia, passione, felicità, dolore, autodistruzione. L'amore è tutto piccola Chase..- le sorrise ancora, scompigliandole i capelli in modo affettuoso.
 
La bocca di Annabeth si spalancò piano, forse troppo sorpresa per dire o fare qualcosa.
 
Non aveva mai sentito Percy parlare così, con quella punta di dolcezza nella voce ma al tempo stesso con quella nota amara, come se tutto quello lui lo avesse provato per davvero.
 
-Talia mi ripete in continuazione che prima o poi l'amore ci farà a pezzi.- si ritrovò a sussurrare pochi minuti dopo mentre non seppe come il suo viso era a pochi centimetri di quello del ragazzo.
 
-Talia ha una strana visione dell'amore.- rise piano seguito a ruota da Annabeth.
 
Le accarezzò dolcemente una guancia mentre le ragazza si portava ancora più vicino a lui.Pesca, Annabeth adorava di pesca e quell'odore sembrò mandare in tilt Percy.
 
Voleva baciarla. Desiderava con tutto se stesso poter assaporare quella sottili labbra pallide, lambirle per un secondo solo.
 
-E tu, piccola Chase..qual'é la tua visione sull'amore?.- chiese in sussurro mentre continuava ad accarezzarle la guancia.
 
Annabeth deglutì e scosse il capo.
-Non lo so, non l'ho mai provato per davvero cosa significhi amare qualcuno.-
 
Percy annuì piano chiedendosi mentalmente da dove avesse prego piega quel discorso all' apparenza inutile.Per sbaglio i suoi occhi si posarono sulle labbra di lei e decise di non perdere un secondo di più.
 
Si fiondò su di lei, afferendole il viso tra le mani, lasciando che le loro bocche si incontrassero in un bacio che di casto non aveva nulla.
Annabeth rimase spiazzata e per un attimo restò ferma, gli occhi aperti e le labbra carnose di Percy sulle sue.
 
Poi dischiuse piano la bocca lasciò che la lingua del ragazzo giocasse con la sua.
 
Affondò le mani nei suoi capelli neri e Percy non fece altro che strattonarsela contro forse, per sentirla più vicina.
 
I cuori battevano forte, quasi in simbiosi, le farfalle nello stomaci sembrava ora una banda di ippopotami impazziti e le loro bocche continuarono a sfiorarsi per molto ancora.




*****



 
 
New York, 24 Settembre;
2:00 a.m.

 
 
 
Luci basse, voci roche ed urla, tante urla.
Alcool a fiumi, musica a palla e fumo.
Ballava la bambina, sul palcoscenico allestito solo per lei ballava.
Guardava quegli uomini davanti a se poi, che le lanciavano soldi e urlavano parole che lei, troppo piccola non avrebbe potuto capire.
Ballava, ballava e non si fermava mai.
Muoveva il suo piccolo corpicino con sensualità, proprio come gli avevano insegnato.
Mani indiscrete la toccavano forte, la strattonavano a destra e a sinistra toccando quel fisico ancora acerbo urlando ancora e ancora.

 
 
Si rigirò nel suo grosso letto Talia, gli occhi serrati, la fronte meticcia di sudore e le mani che stringevano in un pugno le candide lenzuola.
Eccolo, l’ennesimo incubo notturno. L’ennesimo straccio di passato venuto a trovarle come ormai accadeva ogni sera.
 

Urla, ancora urla.
Un uomo ed una donna litigano, continuano ad urlarsi contro mentre una piccola bambina osserva tutto da dietro lo spigolo della porta.
Trema la piccola e si copre le orecchie sperando di fermare quelle urla che tanto fanno male.
Poi uno schiaffo.
L'uomo che colpisce la donna tanto da farla cadere per terra.
Urla ancora e ancora mentre afferra un pesante giacca e dei soldi dal piccolo comò.
La donna piange, si alza a fatica e ferma l'uomo.
Lui però non ne vuole sapere e con un tonfo si richiude la porta alla spalle.

 

Continuava a rigirarsi senza sosta mentre un urlo le si mozzava in gola. Qualcuno la stava scuotendo con forza chiamandola ma era impossibile svegliarsi, aprire gli occhi e scappare da lì.
 

La bambina correva, correva lontano lungo un vialetto abbandonato.
Lacrime pungenti le sfiorano il viso pallido, le labbra rosse erano gonfie e sulla guancia il segno di uno schiaffo appena datole compare visibile.
Urla, urla e maledice se stessa e tutti gli altri.
Inciampa, cade e piange ancora di più ora scossa da singhiozzi. Non fa in tempo ad alzarsi.
L'uomo la prende, con forza la solleva e poi la lascia cadere proprio come si fa con un sacco di patate.
Ride, una salita cruda, malvagia e la bambina piange ancora di più.
Non ha pietà per lei e questo, lo sa bene. Non ne ha mai avuta.
Le parla con cattiveria, gli occhi azzurri come i suoi accesi di malvagità.
La bambina urla, scuote la testa e chiede scusa per qualcosa che nemmeno lei sapesse avesse fatto.
Piange, si dimena e l'ennesimo schiaffo non tarda ad arrivare.
L'uomo rude le alza la piccola maglia rossa, lanciandola lontano e ride fuori di se.
Estrae un cartellino e guarda la bambina urlare spaventata ma nemmeno quella lo ferma.
La ferma con un piede, bloccandole quasi la respirazione e senza pietà le conficca il coltellino sopra il piccolo seno destro.
 


Talia si alzò di scatto da quella pozza di sudore che era ora il sui letto urlando fuori di se.
Portò una mano al cuore che ormai batteva senza sosta e urlò ancora e ancora.
 
-Grace va tutto bene?.- Talia si voltò spaventata ma smise di urlare.
 Luke era lì, inginocchiato accanto al suo letto, una sua mano intrappolata tra le sue, lo sguardo spaventato e al tempo stesso impaurito.
 
Merda!
 
-Hey..va tutto bene?.- ripeté stavolta dolcemente guardandola mentre Talia scuoteva il capo.
 
Si sporse dal letto piano e in un secondo si lanciò su di lui che la strinse forte senza dire una parole.Rimase fermo sul freddo pavimento, con Talia stretta al petto che singhiozzava bagnandogli la t-shorts.Gli si spezzò il cuore come non mai e non fece altro che stringerla ancora di più a se.
 
-So che non avrei dovuto entrare ma ti ho sentito urlare forte. Mi dispiace, non avrei dovuto..- le accarezzò piano i capelli mentre lei tremava e singhiozzava come ormai faceva ogni notte ma lui questo, non lo sapeva.
 
Talia si fece ancora più vicino a Luke, stringendo la sua t-shirt in un pugno.
 
-É stato s-solo un fottuto incubo.- sussurro piano e Luke annuì lasciandole un dolce bacio sulla fronte.
 
Prese ad accarezzarle dolcemente la schiena, nella speranza forse di farla calmare. Vi disegnava sopra cerchi immaginari e quando Talia smise di tremare si sentì più leggero, come se farla stare bene fosse il suo lavoro.
 
Le asciugò una lacrima solitaria e le accarezzò una guancia mentre Talia fissava ormai i suoi occhi come a volersi perdere dentro.
 
Erano azzurri, in tutto quel buio, in quella scomoda posizione, Talia riuscì a vedere quanto azzurri fossero e di quanta vita brillassero, quella vita che lei non aveva da tempo anzi, che non aveva mai avuto.
 
-Va un po’ meglio?.- le sussurrò pochi minuti dopo sperando si farle alzare da quel freddo e comodo pavimento su cui erano sdraiati da minuti.
 
Lei annuì con riluttanza e fece per alzarsi ma Luke l'anticipò afferrandola saldamente tra le sue forti braccia. Talia, come al solito si lasciò sfuggire un gemito di protesto che fece sorridere il ragazzo.
 
Era tornata già in se.
 
La posò con delicatezza sul letto, lasciandole tutto lo spazio e la calma per stendersi.
 
Talia si passò una mano tra i capelli sospirando pesantemente e gli sorride debolmente ma trasmettendogli tutto quel calore e quel grazie mille che lei nonni sarebbe stata capace nemmeno di sussurrare.
 
Luke ricambiò passandosi anch'egli una mano tra i capelli biondi e si voltò per andarsene. La mano di Talia però si mosse in automatico e scattò verso il polso del ragazzo per bloccarlo.
 
Lui si voltò confuso.
 
-Non voglio dormire da sola..ti va di farmi compagnia?.- sussurrò abbassando li sguardo poiché arrostita visibilmente.
 
Luke la guardò a lungo e annuì dopo un po’ mentre lentamente faceva il giro del letto.
Il cuore di Talia  prese a battere all' impazzata e lei stessa non sappe il perché.
 
Luke si lanciò con la sua solita grazie sul letto muovendo tutto il materasso e facendo ridacchiare Talia.
 
-Sempre così leggiadro eh Castellan?.- rise dandogli le spalle mentre lui si infilava sotto le sue coperte.
 
Lui rise e non seppe perché sentì il bisogno di avere Talia accanto a te, di tenersela stretta come aveva fatto esattamente pochi minuti prima.
 
Allungò un mano verso la ragazza e le afferrò la vita mentre l'attimo dopo la tirava verso di se con un piccolo dolce sorriso che gli incespicava le labbra. La schiena di lei si ritrovò appicciata al petto di lui, la sua mano restava ferma e ben salda attorno alla sua vita segno che almeno per quella notte non l'avrebbe lasciata.
 
-Se questo era tutto un tuo subdolo stratagemma per dormire con me sconfessa Grace perché ti ho scoperta.- le sussurrò divertito all' orecchio mentre lei si lasciava sfuggire una piccola risata.
 
Luke non la vide ma Talia alzò gli occhi al cielo e sbuffó divertita e al tempo stesso falsamente scocciata
 
-Fottiti Castellan!-



 




 
 
*L’angolo di YOO*
Hola ragazze, come state?
Io male, no davvero , mi sento uno schifo. Sto pubblicando capitoli orrendi e davvero non so perché. Non che i miei lavori fossero chissà che ma ora, mi sento davvero in colpa.
Mi dispiace..
Allora, passiamo a questa schifezza di cap. che ho postato.
La prima parte ho voluto dedicarla alla scuola, pensavo fosse importante..e no, non la scuola ma il punto di vista dei ragazzi.
Voi a chi assomigliate di più? Io di sicuro a Luke HAHAHAHAH
E poi.. *rullo di tamburi* l’attesissimo, bacio DELLA PERCABETH! Yheeee.
Allora, che ve ne pare? Abbiamo visto Annie e i suoi scleri post Titanic di cui io sono affetta da anni e bhe, i pensieri dei due riguardo l’amore.
Io, mi schiero dalla parte di Talia, sono d’accordissimo con lei : l’amore ci farà a pezzi e credetemi, ve lo dico per esperienza.Voi invece?Come la pensate, sono curiosa di sapere eh..
Poi, infine ma per me (e voi lo sapete) i più importanti. La mia amata Thaluke.
No ragà davvero, io ciò na fissazione con sti due che non ha paragoni e per l’appunto, giustò per informarvi, pubbricggerò una nuova storia su di loro.
Tals e i suoi incubi del passato e Luke che magicamente le si ritrova accanto.Ah quanto li amo. *occhi a cuoricino*
Vorrei ringraziare quelle dolcezze che hanno recensito lo scorso capitolo anche perché è grazie a loro se ho aggiornato.
InsurgentRose
Kim_Pil_Suk
books_love
rebeccaforever
Ramosa12
Grazie di tutto ancora, un bacio vi amo, la vostra Yoo. <3







 

Percy Jackson e Annnabeth Chase!





Talia Grace!



Luke Castellan!

 






 

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Capitolo 12
*** -12- ***



Cap.12




 
New York, 24 Settembre;
Camera di Talia,10:30 a.m.

 
 
Quando i primi e luminosi raggi di sole invasero la stanza buia, Luke fu costretto con un gemito di protesta ad aprire gli occhi.
 
La testa gli pulsava un bel po’, gli occhi facevano fatica a restare aperti e non sentiva da ore ormai il suo braccio destro. Sbuffò quando si rese conto di non essere nella sua camera ma in un attimo i ricordi della nottata trascorsa gli riaffiorarono alla mente limpidi.
 
Voltò il capo lentamente e la trovò li, accucciata contro il suo petto, profondamente addormentata, un’espressione serena stampata in volto. Sorrise con dolcezza a quella ragazza che aveva affianco e piano le scostò i capelli corvini dalla guancia, scoprendole quel viso tanto bello quanto perfetto.
 
Luke la guardò a lungo e si disse, che sarebbe stato capace di restare così per ore.
 
Era bellissima Talia, talmente bella da non saperlo nemmeno lei stessa, talmente bella da farlo rimanere senza parole ogni volta che si soffermava a guardarla.
 
Quegli occhi elettrici che tanto adorava veder brillare di rabbia, quella bocca carnosa e rossa che tante volte aveva desiderato in segreto provare, quella spruzzata di lentiggini bene visibili sul viso candido che avrebbe baciato una ad una se solo fosse stato possibile, quelle guance rose che avrebbe accarezzato con tutta la dolcezza del mondo se solo, non fosse stato così difficile.
 
Sospirò quasi rassegnato e le accarezzò con dolcezza la guancia che prima aveva scoperto.
 
Avrebbe tanto voluto conoscere la vera Talia, scoprirla e magari proteggerla da nemmeno lui sapesse cosa.
 
La vedeva così indifesa, così piccola ai suoi occhi da desiderare tanto di stringerla a se con tutto se stesso.
 
Voleva conoscere quel lato oscuro che lei si ostinata a nasconderne perché Luke infondo lo aveva sempre saputo. Quella di Talia, quell'egoismo, quella durezza, era solo una stupida maschera che si ostinava a portare da ormai anni.
 
Si ritrovò ad accarezzarle la fronte fino a sfiorare con un pollice la labbra rosse e carnose.
 
-Perché devi essere così bella piccola peste?.- si ritrovò a sussurrarle a due centimetri dalla sue labbra mentre lei ancora dormiva profondamente.
 
Il suo braccio era ancora ben saldato alla vita della ragazza e Luke lentamente la tirò ancora di più a se; voleva sentirla più vicina, almeno per una volta.
 
-Perché ti ostini a tenermi fuori dalla tua vita, a nascondermi una parte di te che in pochi sanno?.- sarebbe diventato pazzo ne era sicuro. Talia, lo avrebbe mandato fuori di testa.
 
La ragazza grugnì nel sonno e Luke ridacchiò. Chiuse per un attimo gli occhi e lasciò cadere il capo sul cuscino sospirando senza un motivo.
 
-Un giorno o l'altro diventerò pazzo per causa tua..lo sai vero?.- sospirò ancora mentre si abbandonava ancora di più sul cuscino.
 
-Oh certo che lo so, ed è proprio quello il mio obbiettivo Castellan.- la risata cristallina di Talia gli arrivò dritta e limpida alle orecchie e Luke con ancora gli occhi chiusi sorrise.
 
Li aprì poco dopo trovandosela troppo vicina tanto, da riuscire a scorgere ogni singola sfumatura dei suoi occhi blu elettrici.
 
-Ci stai riuscendo proprio bene Grace ma non credere che ti lascerò vincere. Cercherò sempre di resisterti.- ghignò divertito e con un pizzico di malizia tanto che  Talia sorrise angelicamente l'attimo dopo.
 
Si guardarono intensamente, azzurro cielo contro blu elettrico ed entrambi si persero negli occhi dell'altro. Fu Luke a distogliere lo sguardo per primo lo sguardo mentre Talia con un mezzo sospiro si alzava lentamente.
 
Poco dopo, appena le lenzuola che l'avevano fasciata per l'intera nottata caddero sul letto ,Talia arrossì sotto lo sguardo insistente di Luke.
 
Un culottes nera ed un enorme maglia di Batman le facevano da pigiama lasciando scoperta agli occhi del ragazzo il fisico asciutto ma formoso di Talia.
 
La ragazza cercò di apparire disinvolta ma per poco non inciampo nei suoi stessi piedi. Imprecò l'attimo dopo.
 
Un silenzio imbarazzante cadde tra loro e mille domande sembrarono vorticare nella mentre di Luke.
 
-Ti capita spesso..avere gli incubi intendo.- mormorò piano come per paura di spezzare quella strana pace creatasi tra lori.
 
Talia si ritrovò ad annuire mentre distratta percorreva con mille pensieri per la testa il capo opposto della camera.
 
-Ogni notte?.- chiese ancora Luke mentre lentamente le si avvicinava.
 
Lei annuì ancora una volta senza farci caso.
 
-Ed è sempre lo stesso incubo? Non cambia mai?.- Talia dopo minuti interminabili lo guardo.
 
Lo stava rifacendo Luke, stava cercando di entrare nulla sua vita come se nulla fosse. Stava cercando di capirla, di scoprire e lei come al solito non glieli avrebbe lasciato fare.
 
O almeno così credette.
 
-Sono più di uno. Mi sembra di riviverli ogni sera in modo diverso, magari un piccolo dettaglio che mi era scappato nel sogno precedente appare nitido e chiaro..è così tutte le sere.- sospirò piano  e con un gesto quasi stizzito della mano si tirò ancora più giù l'enorme maglia nera.
 
Luke la guardò quasi con compassione, il ricordo delle sue urla ancora impresse nella mente.
 
-Non saresti dovuto entrare..- proferì poi Talia sotto lo sguardo ora sconvolto di Luke.
 
-Urlavi come una pazza, cosa avrei dovuto fare? Lasciarti in quella pozza di sudore mentre ti rigiravi ed urlavi nel tuo letto?- sbottò con durezza inchiodando gli occhi su Talia.
 
La ragazza però non ricambio lo sguardo e annuì decisa.
 
Si incamminò piano verso lui, gli occhi elettrici accesi, il cuore che batteva e un groppo in gola che di andarsene non ne voleva sapere proprio niente.
 
-Avresti dovuto farti gli affari tuoi.- scandì con freddezza ad un palmo dal suo viso mentre si alzava sulle punte.
 
Luke alzò gli occhi al cielo e mise su un sorrisetto falso.
 
-Oh giusto..rieccola qua. Sai mi chiedevi che fine avessi fatto fare alla stronza che è in te ma a quanto pare anche oggi è venuta a trovarmi.- sorrise falsamente ancora una volta e Talia incassò il colpo abbassando lo sguardo.
 
Non poteva e non voleva mostrarsi a Luke.
 
-Sai che c'è Talia, io sono stanco. STANCO!- urlò fuori di se agitando le mani in aria e scandendo ogni singola parola.
 
Talia sussultò visibilmente nell' udire il suo nome uscire dalla labbra di Luke forse per la prima volta ma rimase immobile, a due centimetri dal suo viso con quella maschera di indifferenza e freddezza che ben teneva saldata al viso.
 
-Non so più che fare con te e nemmeno con me stesso perché dovrei smetterla di venirti dietro, cercare di capirti, proteggerti mentre tu non fai altro che innalzare ancora di più quei muri. Sembra che qui tutti conoscano la vera Talia tranne io e solo perché tu, hai voluto iniziare questa fottuta guerra anni fa.- era scoppiato, gli occhi azzurri ridotti a due fessure e le labbra strette in una linea sottile.
 
Aveva sputato tutto fuori, tutti quei pensieri che da quando era tornato, gli avevano invaso la testa rendendogli impossibile dormire la notte.
 
Talia non lo guardò, aveva gli occhi lucidi e le mani strette in un pugno.
 
-Non c'è nessuna vera me Castellan, sono sempre la stessa.- ancora una volta mentì e Luke stesso lo capì dal tremolio della sua voce.
 
-Ho provato così tante volte a venirti incontro, a cercare di trovare una tregua che andasse bene per entrambi ma tu no, non ne hai mai voluto sapere niente. Hai sempre voluto continuare a giocare perché per te Talia, questo non è altro che un gioco.- scosse il capo guardandola tristemente.
 
Si sentiva stanco, vuoto, senza forze, come se buttare fuori tutti quei pensieri nascosti facesse male ed era così.
 
-V-vattene..- sussurrò lei con un filo di voce rotta mentre guardava fisso i suoi piedi da ormai minuti.
 
Luke rimase lì, davanti a lei, gli occhi che speravano vanamente di incontrare i suoi.
Rimasero così per pochi minuti fin quando Talia non si lasciò sfuggire un singhiozzo.
 
-Ho detto vattene Luke!.- urlò portandosi le mani sul viso e il ragazzo con il cuore che gli si spezzava in mille pezzi percorse la stanza con due grosse falcate.
 
Guardò Talia per l'ultima volta mentre la vedeva tremare rannicchiata su se stessa.
Sarebbe voluto correre lì, stringerla a se e dirle quanto bene le voleva perché alla fine, lui gliene voleva davvero.
 
Appena la porta si richiuse con un tonfo alla sue spalle Talia si lanciò sul letto, lasciando affondare il viso nei cuscini e con loro anche lei.
 
Continuava a ripetersi che Luke non avrebbe capito, che lui era solo il nemico ma ora, non ci credeva più.
 
Il suo nemico era lei stessa.

 
Lacrime calde e amare scesero senza freno e quando la porta si riaprì di nuovi Talia urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo.
 
-Tals, dio mio che succede?.- Annabeth le fu subito accanto mentre dolcemente le accarezzava la schiena.
 
Talia non disse nulla ma si aggrappò a lei quasi ne dipendesse la sua vita singhiozzando mentre con il cuore in mille pezzi desiderò per la prima volta di sparire.
 
 
 
 
****
 

 
New York, 29 Settembre;
Giardino, 6:45 p.m.

 
-Avanti Tals, regalami un sorrisino piccino piccino..- Annabeth saltò giù dal muretto del giardino con grazia, atterrando dritta sulle gambe proprio come un gatto.
Guardò seria l'amica d'avanti e sbuffò.
 
Erano giorni ormai che Talia se ne stava così, col broncio e con gli occhi spenti e persi chissà dove e lei, non ne poteva d’avvero più.
 
-Su Tals, fallo per il tuo Perce.- Percy anche lui seduto sul muretto da dove poco prima Annabeth era saltata guardò l'amica supplichevole  mentre metteva in mostra il suo miglior faccino da cucciolo ferito.
 
Talia scosse il capo e soffocò un imprecazione contro i due amici.
 
-Perché invece di pomiciare venite a rompere le palle a me?.- sbottò di cattivo umore poi mentre sotto il lieve sole di fine settembre se ne stava sdraiata su una delle tante sdraio del giardino di casa.
 
Annabeth divenne di un colore vicinissimo al viola e Percy rischiò quasi di soffocarsi con la sua stessa saliva mentre entrambi lanciavano occhiate omicide alla corvina.
 
-Io ci rinuncio.- sbuffò Annabeth fintamente offesa, le guance che andavano ancora a fuoco.
 
-Sembra una vipera, dispensa veleno ovunque.- continuò Percy e sul viso di Talia spunto un piccolo sorriso.
 
-Ragazzi davvero, sto bene e la lavanderia di casa è libera..un po’ di sano sesso non ha mai fatto male a nessuno.- scherzò maligna e l'attimo dopo con un tonfo Percy atterò col sedere per terra, segno del fatto che fosse caduto dal muretto.
 
Annabeth lanciò un occhiataccia tra il divertito e l’esasperato a Talia mentre quest'ultima scoppiò a ridere per la caduta dell’amico.
 
La sua risata invase il giardino silenzioso mentre come una matta si rotolava sulla sdraio in preda ad un forte attacco di risa.
 
La bionda anche la seguì a ruota mente il povero Percy a fatica si rialzava massaggiandosi il punto dolente.
 
-Rettifico: non sembra una vipera, questa nana qui lo è.- e rise anche lui mentre si avvicinava di più alle ragazze.
 
Si sedette, o meglio lanciò su una delle tante sdraio e sorrise dolcemente ad Annabeth.
Quel sorriso a Talia, di certo non sfuggì.
 
-Cazzo!- esclamò poi mentre si alzava di scatto dalla sedia guardando Annabeth come se fosse la sua unica fonte di salvezza.
 
-Ho dimenticato di fare il tema di biologia..- spiegò e la bionda con un sorriso colse ciò che voleva dire.
 
-È nel secondo cassetto della scrivania..non copiarlo tutto o mi beccherò una A- solo perché sono uguali.- Talia emise un gridolino di gioia e le corse incontro scoccandole un bacio sulla guancia.
 
Annabeth la vide rientrare in casa di corsa e non appena fu sparita dalla visuale la mano di Percy la tirò giù verso di lui.
 
Con un sorriso dolce Annabeth si ritrovò seduta sulla sdraio accanto al ragazzo mentre dolcemente lui la stringeva a se.
 
Il capo pigiato sul suo petto e l'orecchio che attento ascoltava il battito del suo cuore.
 
-Vorrei tanto poterla vedere felice per una volta, sai come quand'eravamo bambini. Era così spensierata allora..- sospirò il ragazzo mentre disegnava cerchi immaginari sulla schiena della bionda facendola rabbrividire e non per il vento fresco che aveva preso a soffiare.
 
-Passerà. Talia è una tosta, sa cavarsela..- mormorò la ragazza cercandolo di rassicurare.
 
-É solo che..Annabeth quei due hanno bisogno uno dell'altro e non riescono a rendersene conto. Talia ha bisogno di Luke e Luke ha bisogno di Talia ma sono così orgogliosi e cocciuti da non rendersene conto.- sospirò lentamente mentre Annabeth lo guardava dal basso dolcemente ed annuì.
 
-Sono giorni che quell'idiota si ostina a mettere in volto quel fottuto sorrisetto strafottente che solo Dio sa ho voglia di cancellare a suon di pugni ma io lo so, gli manca Talia come non mai.-
 
Annabeth annuì ancora una volta ascoltando quelle parole che traboccavano di verità.
 
-L'amore spesso è cieco..- si ritrovò a dire con un sospirò e Percy dolcemente le accarezzo i capelli biondi.
 
-Ricordo che nemmeno i miei sono andati mai d'accordo eppure io lo so Percy, sono sicura che c’è stato un tempo in cui si sino amati come se non ci fosse un domani..- sputò fuori i suoi pensieri così, come se nulla forse mentre incontrava le iridi verdi del ragazzo.
 
Lui iniziò a lasciarle tanti baci sulla guancia producendo un schiocco ad ogni piccolo bacio tanto da far ridacchiare Annabeth.
 
Cosa stesse accadendo tra loro nemmeno lui lo sapesse eppure non riusciva a smettere di starle lontano.
 
Annabeth, stava diventando importante.
 
Lentamente la labbra di lei si posarono sulle sue e il resto fu soltanto passato.
 Non si sarebbe mai stancato di baciarla, di accarezzare quel corpo che avrebbe voluto avere solo per se.
 
Si baciarono a lungo e senza mai fermarsi, facendo crescere quel sentimento che nessuno dei due poteva immaginare, avrebbe fatto così male.
 


 
****


 
New York,10 Ottobre;
1:20 a.m.


 
Sally Jackson camminava distratta per l’intero salone, percorrendo con fare nervoso l’ampio spazio che divideva il divano dalla grossa tv al palsma, torturandosi con le dita affusolate il lembo della vestaglia di seta e con gli occhi attenti puntati su suo marito.
 
Poseidone invece, stava pochi mentre lontani da lei, nell’angolo più buio della stanza con la cornetta incollata all' orecchio e la voce bassa nella speranza di nascondere quella indesiderata chiamata alla moglie già preoccupata.
 
Sally continuò a guardalo a lungo mentre ascoltava quello straccio di conversazione che sapeva non avrebbe portato nulla di buono.
 
-Si ma.. non è possibile la pena.. siamo ragionevoli avvocato, è una cosa da matti!.- esclamò Poseidone allontanando la cornetta dall’orecchio per poi alzare pochi minuti dopo.
 
-Non può, è una cosa impossibile. Quando l’abbiamo presa con noi ci hanno assicurato che.. no, deve pur ‘esserci una soluzione.- mormorò ancora ,stavolta con un filo di voce che Sally però colse bene.
 
L’uomo dall’altro capo della cornetta prese ad urlare forte, tanto che Sally da dov’ era riuscì ad ascoltare tutto senza difficolta.
 
-No che non è per interesse economico. Ha la minima idea di che ha passato quella povera ragazza? Un suo ritorno potrebbe.. sono solo altri due mesi di reclusione, poi è libero di fare quello gli pare e venire a cercare sua figlia sarà la prima cosa che farà glielo assicuro.- sbottò con rabbia Poseidone e Sally capì dall’occhiata rammaricata che ne seguì che l’uomo dall’altro capo non volle sapere nient’altro.
 
Il marito salutò l’uomo con uno stanco “Buona notte anche a lei” e lasciò cadere sul vecchio telefono d’epoca seguito da un sospiro rassegnato.
 
Sally lo guardò e smise di camminare per guardare suo marito.
 
In quel occhi vi lesse tutto e con un singhiozzo si accasciò sul divano mentre le mani si posavano sulle gambe ancora tremanti.
 
-Non ci posso credere Sally..- sussurrò l'uomo senza dire altre mentre raggiungeva la moglie ora abbattuta come non mai.
 
Sally si lasciò sfuggire un ‘altro singhiozzo mentre il marito, con dolcezza la stringeva a se.
 
-La mia b-bambina, oh Poseidone io non posso permettere che le accada qualcosa. Quella ragazza ne ha già passate così tante io..non posso..- si accasciò tristemente contro il petto del marito mentre tristi lacrime calde le scorrevano sul viso candido e lievemente segnato dall’avanzata dell’età.
 
Poseidone annuì anche lui con aria triste e sconfitta mentre stanco si passava distrattamente una mano tra i capelli castani.
 
-Scontata la pena per buona condotta..quel farabutto dovrebbe marcirci a vita in quella prigione e non uscire.- strinse forse la mano in un pugno, colpendo l`attimo dopo con forza il divano.
 
-È meglio per lui che non si avvicini.. non voglio che si avvicini a questa casa, non voglio che si avvicini a lei.- sussurrò Sally duramente ma suo marito scosse il capo.
 
-Tesoro è un suo diritto purtroppo. Lui può vederla quando e dove vuole, per la legge è ancora sua padre.- sconsolato accarezzò il capo della moglie.
 
-Padre..padre è davvero una parola troppo grossa per quell'uomo. È un animale, un mostro..lo lascerei marcire in prigione  solo potessimo.- l'uomo annuì alle parole della donna e scoprirò pesantemente.
 
-Lei non dovrà sapere nulla Poseidone, non può sapere nulla, non riuscirebbe a sopportarlo.. è così fragile la mia piccola.- scosse il capo e il marito annuì ancora tristemente.
 
-Promettimi che faremo di tutto pur di non farlo avvicinare a noi e a lei.. promettimelo ti prego.- Sally tirò su col naso e guardò quasi con urgenza Poseidone.
 
L'uomo con dolcezza le depositò un bacio sulla fronte e annuì.
 
Lo avrebbe fatto per Sally e per quella che da ormai anni era diventata la sua piccolina.
 
-Te lo prometto tesoro, farò di tutto.-
 
 








 
*L’angolo di YOO*

Salve mie dolci raggi di sole, eccomi qui, ho aggiornato prestino prestino visto? Aveva il capitolo pronto e dato che quello schifo precedente vi era piaciuto davvero tanto per ringraziarvi ho postato questo prima. Allora mie amori, passiamo al capitolo.
La Thaluke si spezza poiché le fondamente non ci sono. O meglio, quelle di Luke si (amate il povero e dolce cucciolo) ma quella della nostra Tals no (amate lo stesso la cucciola stronza e cinica) ma non preoccupatevi, todo si risolverà.
Percabeth beh, che dire. Un altro,o meglio altro baci ma non montatevi la testa. Niente è come sembra lol
Ed infine Sally e Posy..
Che ne dite?Avete capito qualcosa?Io credo prorpio di no ma vabby, presto scoprirete tutto.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ora ho due annunci da fare: il primo è che
NON Smetterò mai di dirmi quanto vi sono grata.
Ragazze davvero, tutte quelle recensioni io non credo di meritarle per niente ma vi ringrazio con tutto il cuore perché credete in me.
Ramosa12, rebeccaforever, red_teardrop ,InsurgentRose, Kim_Pil_Suk,  always_togheter_ , Moony01, Francesca Jackson, Darck_Angel, books_love, clalenz2000, kaliko, 
GRAZIE DAVVERO.
Il secondo annuncio che vi voglio fare è tipo “pubblicitario” lol
No okey, ho scritto una nuova storia, una a cui sono molto cara perché interamente Thaluke. Mi piacerebbe tanto, che andaste a dare un occhiata. Ovviamente non siete obbligate ma è solo per sapere se vi gusta oppure è uno schifo come al solito.
Questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2652605&i=1
 Un bacio, a presto vi amo Yoo <3









 

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Capitolo 13
*** -13- ***



Cap.13




 
New York, 27 Ottobre;
Cucina, 10:56 a.m.

 
 
 
Le cose in casa Jackson, non erano mai state così complicate come in quel periodo.
 
Ormai anche il mese d'Ottobre era quasi volato via, portando con se non solo il lieve sole che aveva continuato a splendere nei primi giorni, bensì anche la gioia e la vitalità che sempre aveva albergato in quella casa.
 
Non più una risata, né una battuta o un innocente sorriso. Urla, musi lunghi e silenzi asfissianti che di terminare non ne avevano di sicuro intenzione.
 
Tutti sulla difensiva, tutti a puntarsi il dito contro mentre a malapena riuscivano a rivolgersi uno sguardo sincero. Nessuno sembrava passarsela bene lì dentro, nemmeno chi all'apparenza cercava o meglio si ostinava ad essere forte proprio come cercava di fare Sally.
 
Non erano bastate le promesse del suo amato marito a regalarle un sospiro di sollievo, né il giuramento di poche ore dopo o le notizie rassicuranti dell'avvocato. Aveva paura, costantemente paura che la sua bambina potesse andare via da lei e quel magone allo stomaco le bloccava il respiro da ormai una settimana.
 
Si aggirava sempre nervosa per casa, gli occhi lucidi e una tazza di camomilla stretta in una mano nella speranza che nessuno apparate suo marito varcasse quella porta. Perfino il suo matrimonio sembrava risentirne con tutte quelle inutili discussioni con Poseidone che, disperato passava quasi tutti il suo tempo libero in ufficio con la scusa di risistemare i vecchi archivi per faccende importanti.
 
Ma Sally e Poseidone, lì dentro erano soltanto il problema minore.
 
Talia e Luke, per esempio, si stavano distruggendo con le loro mani e nessuno in quella casa riusciva a capire il perché.
Era ormai raro vederli girare in casa, ancor più raro vederli rivolgersi un breve sguardo, un occhiata sfuggente ed innocente. Era come se l'altro non esistesse per nessuno dei due.
 
La ragazza, restava giornate chiuse in camera sua, i Green Day e i Beatles che suonavano a tutto volume, la porta rigorosamente chiusa a chiave e il viso sprofondato nei cuscini forse, nella vana speranza di bloccare quelle stupide lacrime che di fermarsi non avevano intenzione. Saltava spesso i pasti ed aveva tagliato i ponti con chiunque, limitandosi ad urlare uno "sto bene"  finto e soffocato quando Sally, Annabeth o Percy bussavano alla sua porta.
 
Luke invece, era sparito dalla circolazione e dalla vista di tutti. Usciva ormai tutti ti giorni, restando fuori tutta la giornata e tornando a casa a notte fonda completamente sobrio; cosa alquanto rara.
 
Non erano bastate le minacce di Percy e le urla di Annabeth a farli rinvenire, quei due, ormai avevano deciso di ignorarsi, a loro rischio e pericolo.
 
Si mancavano come quando per troppo tempo sottacqua trattenevi il respiro e avevi assolutamente bisogno d’aria, si mancavano proprio così, ma nessuno dei due avrebbe fatto il primo passo poiché quel maledetto orgoglio fermava entrambi.
 
Tutti però erano stanchi di quella situazione, di quello scomodo modo di andare avanti ma più di tutti lo era Percy Jackons che di andare avanti così non ne poteva più.
 
-Non mi importa, a costo di chiuderli nel sottoscala devo risolvere questo schifo.- aveva urlato furente ad Annabeth un giorno mentre la ragazza cercava vanamente di rassicurarlo, ed ora era lì, appollaiato sulla soglia della cucina mentre osservava distratto sua madre lavorare nervosa l'impasto dei suoi famosi biscotti blu.
 
Non ne poteva più di quelle liti inutili, di quel silenzio asfissiante, dell’assenza di Talia e Luke o della distanza da Annabeth poiché troppo occupata a cercare di far ragionare l'amica; non ne poteva più di tutto e se nessuno aveva avuto il coraggio o la forza di farlo, sarebbe stato lui a mettere un punto fermo a quella maledetta storia.
 
-Oh tesoro sei tu..mi hai fatto spaventare.- Sally alzò il capo dall'impasto e guardò suo figlio dolcemente con gli occhi nocciola però che trasmettevano nervosismo.
 
-E' da un po’ che non fai altro che spaventarti mamma.- mormorò il ragazzo sedendosi scomposto su uno dei tanto sgabelli della cucina mentre sua madre a disagio lavorava ancora l'impasto.
 
-Hai bisogno di qualcosa tesoro?.- cambiò subito discorso la donna ingoiando un groppo di saliva amara. Percy annuì e si sporse verso la madre serio più che mai.
 
-Vorrei parlare con te..- il suo tono si addolcì di poco mentre lo sguardo della madre vagava per la stanza.
 
Sally annuì piano e continuò ad impastare frenetica mentre si ostinava a sorridere.
 
-Sono tutte orecchie piccolo.. su spara.- gli sorrise ancora falsamente e Percy storne il naso scuotendo il capo letamente.
 
-Mamma, sono io. Smettila di fingere, almeno con me..- sussurrò  e sua madre, per la prima volta alzò lo sguardo incontrando gli occhi di suo figlio. Tolse le mani dall'impasto e si voltò verso il piano cucina dando le spalle al figlio.
 
Percy la vide sfregare forte le mani sotto il getto freddo dell'acqua per poi smettere pochi minuti dopo. Si voltò e col sguardo basso si avvisò verso il suo bambino sedendosi proprio di fonte.
 
-Ho bisogno di parlare con te, sul serio. Sta succedendo un casino qui.- dichiarò sincero mentre madre lo guardava seria.
 
-Un casino?Oh avanti tesoro che vuoi che..- ma Sally non riuscì a continuare quando incrociò di nuovo lo sguardo di suo figlio.
 
-Non mentirmi ancora mamma, tu e papà non siete mai stati così nemmeno quando credevi che avesse una tresca con la segretaria e credimi, non avete fatto altro litigare per settimane ed essere sempre sulla difensiva proprio come adesso quindi ti prego...- le sorrise piano e sua madre abbassò lo sguardo imbarazzata e al tempo stesso colpevole.
 
-Non posso piccolo mio, non posso davvero dirtelo.- sussurrò Sally dispiaciuta e Percy la guardò comprensivo. Non aveva mai visto sua madre così giù.
 
-É qualcosa di grave? Tu o papa per caso avete qualcosa che..-
 
-Non riguarda noi tesoro. Stiamo bene, è solo un brutto periodo..passerà. Amo così tanto tuo padre che mai potrei sbarazzarmene, significherebbe scomparire con lui.- sorriso  al figlio scostandogli dolcemente qualche ciuffo ribelle dal viso
 
-É solo che..insomma sono settimane che in questa casa c’è il caos più assoluto.- sbuffò stanco il ragazzo.
 
-Si,lo so. Mi sembra di aver notato che tra Talia e Luke le cose non vadano tanto bene.- mormorò la donna guardando dispiaciuta Percy che a sua volta annuì.
 
-Ho una viglia matta di pestare a sangue entrambi. Sono così ottusi quei due, cosí idioti e orgogliosi da non rendersi conto che stanno morendo lentamente senza l'altro.-
 
-Spesso l'amore è ceco figlio mio, ricordalo..- Percy annuì ricordandosi quelle parole che Annabeth stessa aveva pronunciato settimane prima.
 
Annabeth: il suo più grosso punto interrogativo.
 
Era cambiato qualcosa tra loro, quel qualcosa che non l'avrebbe lasciati tornare indietro eppure Percy e nemmeno la ragazza stessa riuscivano a dare una definizione a quello che erano.
 
Baci,carezze,sorrisi dolci..come poteva definirsi tutto quello? Amore? Infatuazione? Cotta adolescenziale?
Percy di sicuro non aveva la risposta.
 
-Vorrei soltanto che si rendessero conto di quanto bene si vogliano. Sono sempre stati impegnanti a farsi guerra da non accorgersi quello che c'è tra loro.- Sally annuì a accarezzo una guancia al figlio.
 
-Forse Annabeth ha ragione, riusciranno a rendersene conto solo quando sarà troppo tardi per tornare indietro, quando ormai non potranno più fare a meno l'uno dell'altro.- Sally sorrise.
 
-Annabeth..cosa faremo senza quella ragazza ah, é un angelo.- e con quelle parole appena pronunciate non le scappò il lieve rossore sulle guance del foglio.
 
Percy annuì stavolta sorridente mentre il viso della bionda sorridente e felice gli appariva d'avanti.
 
-E' solo un vero peccato che resti con noi per così poco tempo..- sospirò dispiaciuta la donna e Percy alzò di scatto il capo.
 
Aveva capito bene?
 

-Che cosa?.- chiese con voce strozzata mentre guardava fisso la madre.
 
-Oh tesoro non lo sapevi? Annabeth resterà qui solo per altri pochi mesi, poi partirà per il college..-ma Percy, non la stava ascoltando più.
 
"Resterà qui solo per altri mesi, poi partirà".
 
Fu come riceve un secchio d'acqua gelata all'improvviso, come se all’improvviso gli fosse mancata la terra da sotto i piedi.
Partita, Annabeth sarebbe partita da ì a pochi mesi e lui questo non lo sapeva.
 
Lei glielo aveva tenuto nascosto e lui, come uno sciocco si stava affezionando ad una ragazza che forse non avrebbe rivisto mai più.
 
Tutto quello, prima o poi sarebbe finito.
 
-Tesoro, va tutto bene?.- la voce di sua madre lo riportò alla realtà e Percy automaticamente annuì.
 
Doveva mettere fine a tutto quello, non poteva andare avanti, non voleva.
 
-Promettimi che cercherai di aggiustare le cose con papà.- si alzò dallo sgabello di slancio e abbraccio sua madre mentre la donna ricambiava la stretta dolcemente.
 
-Te lo prometto tesoro, andrà tutto bene fidati.- il ragazzo annuì, la mente ancora proiettata su quelle poche parole che sua madre aveva mormorato poco prima.
 
Annuì e uscii dalla cucina con due grossi falcate svoltando l'angolo salendo le scale come una furia. Con un calcio aprì la porta della sua camera ora vuota e si lanciò sul letto di Luke osservando il soffito.
 
Annabeth. Pochi mesi. Partire.
 
Scosse il capo come per cancellare tutto quello che era successo, tutto quello che aveva vissuto con quella ragazza ma non ci riuscì.
 
Rimaneva lì, il viso sorridente di Annabeth rimaneva lì e non aveva intenzione di muoversi.
 
Come avrebbe fatto a cancellare tutto si chiese mentre sconsolato sospirava rassegnato. Come avrebbe fatto a mandare al diavolo quella ragazza a cui si era affezionato tanto?
 
-Ti starai mica innamorato idiota di un Jackson?.- sussurrò a se stesso e l'attimo dopo scosse il capo deciso.

No, non ne era innamorato si disse, era solo e semplicemente stupida attrazione fisica e lui, avrebbe messo di sicuro un punto a quella storia prima che ad andarci di mezzo, sarebbe stato il suo povero cuore già spezzato.
 
 
 
 
****
 


New York, 28 Ottobre;
Camera di Talia, 3:56 p.m.

 
 
 
-Talia Grace aprì questa fottuta porta o ti giuro che ne pagherai le conseguenze! - le urla di un ormai esasperata Annabeth echeggiarono nel silenzioso corridoio dove da ormai ore stava seduta, con la schiena poggiata contro la porta della camera dell’amica nella speranza che quest'ultima l'aprisse.
 
-Aprimi questa porta!.- urlò ancora una volta stizzita colpendo con la testa la superfice di legno e gemendo dolorosamente l'attimo dopo.
 
Nessuna risposta. La porta non si aprì né tanto meno Talia le rispose e con un sospiro affranto si lasciò andare ancora di più.
 
Erano settimane che non parlava con Talia e di quella storia, come tutti del resto, lei non ne poteva più.
 
-Ti prego Tals, fammi entrare. Ho bisogno di parlare con te, anche solo due minuti, giuro poi vado via.- piagnucolò disperata ma dall'amica non ricevette nulla se non un imprecazione forse a voce troppo alta.
 
La porta continuò a restare chiusa e Annabeth disperata iniziò a frugare tra i capelli o nelle tasche dei spessi jeans nella speranza di trovare un semplice forcina.
 
Con un urletto di gioia si avventò sulla porta, la forcina stretta in una mano e il sorriso malandrino nell'altra. Gli insegnamenti di Luke nelle prime settimane erano serviti a qualcosa.
 
Lo benedì mentalmente appuntandosi di fargli un bel regalo se solo fosse riuscita ad entrare.
 
Riuscì a sbloccare la porta in pochi secondi e con un calcio ben assestato la spalancò entrando di soppiatto nella stanza.
 
Talia, che rannicchiata tra i cuscini sparsi per terra osservava attenta il soffitto, sobbalzò di scatto sgranando gli occhi elettrici spenti ed imprecando l'attimo dopo.
 
-Mai mettersi contro Annabeth Chase.!- esclamò la bionda fiera di se mentre con nonchalance si lanciava sul letto disfatto dell'amica.
 
La corvina continuò ad ignorarla osservano nervosa i poster che tappezzavano qua e là le pareti della camera mentre Annabeth dietro di lei sbuffava.
 
-Allora, ti deciderai a parlare solo con un comunicato stampa ufficiale?- sbottò la bionda roteando gli occhi al cielo al sospiro di Talia.
 
-Vattene Annabeth, non ho voglia di discutere anche con te.- mormorò con voce bucata quella mentre si accasciava quasi senza vita contro la testata del letto.
 
-Sono settimane che va avanti questa storia Talia quindi no che non me ne vado okey? Voglio delle fottute spiegazioni, voglio parlare con te e non muoverò un solo muscolo da questo letto non prima che tu abbia parlato.- decisa  incrociò le braccia sotto il seno scrutando una Talia alquanto silenziosa.
 
Sapeva bene Annabeth cosa le avrebbe risposto, "non è niente passerà" ma non fu così. L’amica come un fulmine si alzò dal freddo pavimento e si lanciò sul letto tra le braccia della bionda che l'accolse senza spiegazioni.
 
La strinse a se mentre i singhiozzi sordi di Talia scuotevano anche lei e per l'ennesima volta, vederla in quello stato le fece un male cane al cuore.
 
-Va tutto bene Tals, ci sono io. Ora ci sono io con te e non me ne andrò.- le sussurrò dolcemente mentre le accarezzava i lunghi capelli corvina ma Talia, di tremare e singhiozzare non aveva intenzione di smettere.
 
Non aveva più un briciolo di forza per versare una lacrima eppure ogni volta che ripensava a ciò che era successo, si sentiva sempre tremendamente peggio di prima.
 
-Lui..io ho cercato di tenerlo lontano ma non ci sono riuscita. Voleva sapere troppo e così..non posso dirglielo capisci? Non a lui. Ho rovinato tutto, ho rovinato lui e perfino me stessa.- singhiozzò a bassa voce mentre stringeva in un pugno le lenzuola.
 
Annabeth scosse il capo ma Talia non la vide.
 
-Nulla è perduto se corri da lui. Gli manchi Talia, glielo si legge negl'occhi come lui manchi a te e per quanto tu possa negarlo è così. Luke ti vuole un bene dell'anima, si sistemerà tuto vedrai.- le accarezzò i capelli mentre l'amica a sua volta scuoteva il capo.
 
-Avresti dovuto vederlo Annabeth. Mi parlava con così tanto odio, con così tanto rancore che.. non vuole più saperne di me ed ha fottutamente ragione. Infondo sono io che ho rovinato quel poco che avevamo, era un gioco e chi ha perso tutto alla fine sono stata io. E’ finita -
 
-Si sistemerà tutto Talia e infondo lo sai anche tu.- le ripeté ancora e l'amica per la prima volta incontrò il suo sguardo rassicurante.
 
Tirò su col naso e si allontanò lentamente da lei asciugandoli poi gli occhi col dorso del soffice maglioncino che indossava.
 
-Non voglio che si sistemi tutto.- dichiarò poi sotto lo sguardo confuso dell'amica che ora per davvero, non ci capiva più niente.
 
-Se le cose si risistemassero significherebbe dirgli la verità e io non voglio. Non a lui..- con un sospirò si lasciò cadere sul letto sul letto posando il capo sulle gambe dell'amica.
 
-Non voglio che Castellan lo venga a sapere, voglio che mi stia lontano il più possibile ma..- si bloccò chiudendo gli occhi e premendo gli indici sulle tempie massaggiandole lentamente.
 
-Ma ti manca come non mai.- proseguì per le Annabeth e l'attimo dopo la vide annuire lentamente.
 
-Tals, hai un casino in quella testa. Piangi perché ti manca ma vuoi che ti stia lontano, ti chiudi da settimane in camera per non vederlo quando infondo speri che venga a bussare a questa porta. Sei davvero incasinata amica.- le sorrise lievemente e Talia ricambiò.
 
Quel sorriso per Annabeth fu la risposta tutti i silenzi dell'amica.
 
-Lo sono sempre stata Chase, credo che l'essere incasinata faccia parte della mia vita da ormai sempre.- ridacchiò e scosse il capo divertita.
 
Risero e parlarono ancora ed ancora, come per recuperare tutto quel tempo perso mentre l'una tra le braccia dell'altra si sentivano ora più sicure.

 

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Capitolo 14
*** -14- ***


 
Vi prego di leggere per intero  alla fine del capitolo 'l'angolo di yoo' :)



Cap.14



 
New York, 31 Ottobre;


 
-Moriremo.Questa volta moriremo sul serio!-

-Smettila bionda, tu e le tue fottute paranoie mi state uccidendo..-

-Facile per te Grace:sei un asso nell' infragere le regole.-

Un lieve ed impercettibile sorriso nacque appena sulle labbra carnose quel giorno scarlatte più del solito di Talia mentre l'amica, preoccupata e paranoica come suo solito in quelle situazioni, blaterava possibili morti certe da ormai ore cercando di restare ben ancorata al braccio destro della corvina mentre idisturbate sfrecciavano tra le strade affollate di passanti di una notturna ma illuminata New York.

-Giusto Chase.E' questo il punto: sono un asso ed è proprio per questo che non ci scopriranno.- ghignò maligna Talia ravvivandosi la chioma corvina e Annabeth accanto a lei sospirò nervosa.
 
Talia l'avrebbe messa nei guai quella sera, ne era più che sicura.

-E poi abbiamo a nostro favore la festicciola "per soli uomini" organizzata da Nico..alcool, fumo e ragazze in quantità.Nè Percy nè quell'altro sognerebbero mai di venire qui e per quanto rigurda Sally, sarà troppo impegnata con Poseidone e la sua cenetta romantica per accogersi della nostra assenza - stavolta le sorrise, sorriso che però sparì l'attimo dopo aver visto gli occhi grigi di Annabeth abbassarsi tristemente.

-Smetti di pensare a quell'idiota e ringrazia gli dei che io non gli abbia ancora spaccato la faccia.- si abbassò stizzita il corto maglione crema e soffocò un ringhio quando il solo pensiero di quell'idiota ovvero Percy gli sfiorò la mente.
 
Se Talia prima avesse sempre avuto il vago dubbio, ora di sicuro ne aveva ricevuto la definitiva conferma.Percy Jackoson, era un completo idiota e a quella forma di idiozia non c'era rimedio. Erano giorni che Annabeth era giù di morale e a Talia erano servite una buona dose di autocontrollo mista a preghiere e suppliche dell'amica per evitare di spaccare quel bel facciano che il ragazzo per sua fortuna si ritrovava, magari nella vana speranza che una serie di botte in testa lo avrebbero riportato in se.
 
Non sopportava vederla stare male, nemmeno per un idiota, soprattutto se l'idiota in questione poi fosse Percy e nonostante avesse promesso ad Annabeth di non farlo Talia, in un angolo della sua mente, bene esposto e scritto in maiuscolo si era appuntata di fargliela pagare.Nel peggiore dei modi.

-Si ma..non capisco io.. oh lasciamo perdere!- proferì alla fine Annabeth scuotendo i lunghi boccoli biondi mentre Talia l'afferrava per un braccio.
 
Svoltarono silenziosamente l'angolo sulla sessantaduesima continuando a cammianre per un altra manciata di minuti prima di svoltare a desta ed addentrarsi in un vicolo cieco stretto, quasi senza fine e buio che all'apparenza non portava nulla di buono.
 
Talia silenziosamente, sotto lo sguardo attento e nervoso dell'amica comiciò a tastare il freddo muro nella speranza di trovare l'entrata.La bionda nel buio alzò gli occhi al cielo in una muta preghiera.
 
Si chiese l'attimo dopo come facesse l'amica con tutto quel buio ad orientarsi ma si ricordò stesso pochi secondi dopo che il soggetto della conversazione fosse Talia e che oltre ad infrangere le regole, nel fare cose strane lei era per davvero un asso.

-Una porta principale ti fa schifo?- chiese in un sussurrò la bionda mentre Talia a tentoni cercava nel buio la piccola porta di metallo, l'entrata del famoso locale.
 
-Piacerebbe anche a me bionda ma no, qui non c'è nessuna porta principale principessina.- non la guardò ma le rispose lentamente tastando il freddo muro nel buio.
 
-Nessuna porta principale?- confusa Annabeth affondò una mano tra i lunghi ricci biondi.

-Quante cosa non sai Annie bella.. il The Riz, è un locale clandestino.- lo disse con tutta l'ovvietà del mondo Talia, mentre l'altra sgranava gli occhi e si portava contemporaneamente una mano d'avanti la bocca rosa.

-C-clandestino?Ho sentito bene?.- Annabeth aveva in viso un espressione talmente esterefatta e scovolta che Talia dovette distogliere lo sguardo da lei  per non scoppiarle a ridere in faccia.
 
-Vuoi dire che stiamo infrangendo la legge?- continuò mentre si portava le mani alle tempi massaggiandole.Talia sospirò ma non rispose.
C'era aria di ramanzina nell'aria e se c'era una cosa che odiava più di tutto erano proprio quelle, soprattuto se provenivano dalla bocca di Annabeth.
 
-TALIA GRACE TI SEI COMPLETAMENTE BEVUTA IL CERVELLO?.
L'urlò eccheggiò in tutto il vicolo buio e silenzioso seguita l'attimo dopo dallo sbuffò di Talia. Annabeth stava per perdere le staffe per davvero.

-Veramente credo di non avercelo mai avuto ma se mi lasci continuare.. il The Riz è gestito da noi ragazzi, ecco il perchè del clandestino.- Talia guardò l'amica a lungo nella vana speranza di vederla rilassarsi ma le sue parole non servirono a nulla se non a peggiorare la situazione.
 
-Noi ragazzi?Vuoi dirmi che questo enorme stabilimento è la sede del più famoso e scandaloso locale di New York?.- Talia annuì.
 
-Ho bisogno di sedermi.- 
 
 
-Oh avanti Annabeth non è così male come sembra.Non tutte le voci sul The Riz sono vere..è soltanto un semplice locale dove si balla e ci si diverte .- Talia le battè una delicata pacca sulla spalle e le sorrise incorggiante.
 
-Si, se non fosse gestito da adolescenti in calore!.- esclamò sconvolta mentre fulminava l'amica con lo sguardo. 
 
Talia alzò gli occhi a cielo e sbuffò.
-Annabeth credimi, tutto quello che raccontano su questo posto è sbagliato. Vengo qui da anni e non è mai accaduto nulla di grave che non andasse oltre una semplice scazzottata.Ci riuniamo qui da sempre, generazione dopo generazione. Organizzano una festa, ci arriva un messaggio anonimo settimane prima e puff, ci materializziamo tutti qui nel giorno stabilito.Il The Riz non ha nulla che non va.- proferì ogni parola con orgoglio, come se fosse legata quel posto senza un limite e forse così era.
 
-Messaggio anonimo?Vuoi dire che questo posto per davvero non ha proprietari?
 
-Certo che lì ha ma rimangono anonimi da tutta la vita.Finanziano per le bollette e per pagare il Dj con i baristi ma questo posto è come se fosse nostro, solo di noi ragazzi.E poi non è sempre aperto perciò riceviamo tutti un messaggio quando c'è una festa.- Annabeth la scrutò con calma, la sfuriata era finita e Talia dentro di se tirò un sospiro di sollievo.
 
-..Perciò Chase, fai un bel respiro, rilassati e goditi questa fottuta festa di Halloween.- le sorrise.Pochi minuti dopo con un urletto eccitato trovò la porta e Annabeth la sentì mormorare qualcosa che non colse.

Bussò in codice per più di tre volte spostando le nocche velocemente in punti che ad Annabeth fu difficile cogliere.
 La porta scattò pochi minuti dopo e si aprì con vari scricchi lasciando uscire fuori un forte odore di chiuso misto al tabacco e la musica a volume praticamente altissimo.Un cumolo di voci sovrapposte e di risate generali si fecero sentire pochi secondi dopo.

Talia sorrise radiosa come non mai e afferrò Annabeth per una mano stringendogliela rassicurante.

-Non è niente di che Annie, questo posto non è poi così male come dicono.



*******



Le luci soffuse illuminavano l'enorme sala dove più di mille ragazzi e ragazze appiccicati ed ubriachi tra di loro ballavano spensierati, tra l'insistente odore di fumo, le risa e le urla assordanti.

Zucche sbiadite di carta pesta erano appese al soffitto quasi come se fluttuassero, pipistrelli di carta stagnola erano inchiodati con del nastro adesivo ben visibile alle quattro pareti, la pista da ballo era stata addobbata con degli scheletri e il lungo ed imponente bancone del bar era stato dipinto di una arancione scarlatto.

Talia si ritrovò a sorridere spensierata come ogni volta che si trovava lì.

Avrebbe tanto voluto che tutte quelle voci che circolassero su quel magnifico posto non fossero vere. Certo, alcool che scorreva a fiumi e ragazzi un po' troppo ubriachi c'erano in ogni locale eppure non riusciva a capire perchè il The Riz fosse così sulla bocca di tutti. Era stranamente legata a quel posto, era lì che fuggiva dai primi anni in casa Jackson solo e soltanto per il brividio di una ballata notturna.

Guardò  Annabeth d'avanti a se rise mentre la vide muoversi come un robot nella speranza forse di apparire sensuale ed aggraziata.Continuò a ridere come una matta muovendo i fianchi con delicatezza senza nemmeno accorgersene e la bionda, con un ringhiò soffocato le lanciò un occhiata omicida.

-Solo perchè sei fottutamente brava a ballare Tals, sei pregata di non sbattermelo in faccia in continuazione.- sbuffò mentre si fermava d'avanti a lei nel bel mezzo della pista e incrociava le mani sotto il seno. Talia ghignò divertira.

-Annie bella, lo sai vero che ti voglio bene?- sorrise malandrina e Annabeth sbuffò abbracciandola forte.
Odiava Talia e quei suoi "ti voglio bene" sparati all'improvviso.Non riusciva più ad essere arrabbiata con lei.

Talia le afferrò un mano e le sorrise.
-Vieni qui Chase e concedimi questo tango.- la biondà la guardo confusà ma divertita.

-Tals, cos'hai fumato?
-Nulla Annie, almeno per il momento.- e sotto lo sguardo di tutti presero a ballare in perfetta sincronia un tango improvvisato.Tra le risate generali la musica cambiò e tutti le imitarono. 

Stava andando tutto per il versto giustò si ricordò Talia e guardò ancora una volta l'amica mentre sorridente canticchiava la canzone di sottofondo. Nulla poteva rovinargli la serata.

-Ho sete Grace, andiamo a prenderci un bel Jack Daniel's- Annabeth afferrò Talia per un polso e mise su il sorriso più malandrio del suo repertorio trascindandosela di peso verso il bancone del bar.

-Chi sei tu? Che ne hai fatto di Annabeth Chase?.- urlò la corvina ridendo e spintonando un po di gente per arrivare al bancone dove il giovane barista sorrise ammaliante. Annabeth e Talia si guardarono complici scambiandosi un messaggio in codice che solo loro capirono. 

Aveva corti capelli castani il ragaczzo e occhi dello stesso colore che trasmettevano dolcezza e serenità.Muscoloso e con un divino sorriso stamapato sulla faccia continuò a guardare maliziosamente le ragazze.

-Allora dolcezze, cosa vi offro da bere?.-  sorrise ancora stavolta però rivolgendosi soltanto a Talia.Non le staccava gli occhi di dosso.

-Due Jack Daniel's.- momorò Annabeth e con tutta la comodità del mondo si appoggiò al bancone lanciando di tanto in tanto uno sguardo alla piena zeppa pista da ballo.

Restarono lì per un tempo che sembrò loro un infinità mentre il barista tra un cliente e l'altro si pogiava nel mezzo e chiacchierava amichevolmente con loro. Scoprirono si chiamava Mike, che viveva a New York da pochi mesi e che non era fidanzato.L'ultima frase arrivò a Talia come un sospiro di sollievo.

Quel Mike, l'attirava parecchio.

-Tra due minuti esatti smonto..posso chiedervi un ballo?- le ragazze annuirono sorridenti e tre minuti dopo ridevano a crepapelle in pista con lui.

Ondeggiavano a ritmo di musica mentre l'alcool le annebbiava quel poco che bastava la vista. Tutto intorno a loro era tranquillo o almeno, così gli era sembrato. Fu solo quando le mani di Mike si posarono volontariamente sul sedere di Talia palpandolo spudoratamente che scoppiò il finimondo.

Mike si staccò da lei quasi terrorizzato e Talia capì il motivo l'attimo dopo:Percy Jackson. 

Si intromise furioso tra loro guardando prima  l'amica e poi il barista.Sembrava volerlo uccidere con lo sguardo e quello arretrò spaventato.

-Si può sapere cosa ci facevano le tue fottute sul suo sedere?- un righiò strozzato uscì dalla bocca di Percy e il ragazzo strinse le mani in un pugno sbiacando le nocche.

-Non stavamo facendo niente.- ribattè poco convinto Mike mentre si nascondeva quasi dietro Annabeth.

-Io non lo chiamo fare niente quello!- scattò in avanti ma Talia gli afferrò un polso affondandogli le unghia nella carne.

-Jackson smettila di fare l'idiota.- sbottò la corvina con un sospiro esasperato cercando di calmarlo.

-E tu di fare la puttana Grace!.- esclamò lui sotto lo sguardo sbalordito di tutti.
Quelle parole erano uscite fuori senza volerlo ma non poterono non fare male.

Talia arretrò con gli occhi lucidi e sgranati mentre Annabeth si portava una mano alla bocca.I suoi occhi incontrarono quelli di Talia che mimò un no con le labbra ma la bionda non l'ascoltò comunque.

La testa di Talia prese a girare, la vista si annebbiò e il cuore sembrò fermarsi in petto.Stava per sentirsi male.

-Rimangiati quelle fottute parole Percy!- Annabeth si portò d'avanti a lui con gli occhi grigi tempesrtosi più del solito ma Percy continò ad ignorare il suo sguardo.

Con poca delicatezza posò una mano sul suo fianco e la scostò di lato continuando a guardare furioso Mike. La rabbia aveva preso possesso nel suo corpo e non riuscva a pensare ad niente, se non a spaccare la faccia a quel farabutto.

-Allora? Ti decidi a darmi una spiegazione oppure vuoi che ti spacchi quella faccia da coglione che ti ritrovi?.- sorrise strafottente facendo un passo avanti. Mike arretrò ancora.

-Percy, smettila..non ne vale la pena.- nessuno di loro se n'era accorto troppo impegnati com'erano a fermare la furia omicida del corvino ma Luke era stato lì tutto il tempo.

Il cuore di Talia prese a martellare forte ed alzò quel poco che bastava per osservare il ragazzo. Aveva gli occhi che iradiavano odio puro verso di lei eppure non la guardava, non osava nemmeno sfiorare il suo campo visivo e Talia si sentì andare in frantumi.

-Si amico, facciamo finta di tutto okey?Il tuo amico qui ha davvero ragione,non ne vale la pena..- Luke lo guardò e un lieve sorrisetto arricciò le labbra carnose.

-Siamo in un locale, pieno zeppo di gente..ecco perchè non ne vale la pena ma ti assicuro che ti avrei già spaccato il tuo bel faccino se non fosse stato per questo.- quello annuì e come un ratto si intrufolò tra la folla scomparando dalla visuale dei quattro ragazzi.

Lo sguardo di tutti cadde poi su Talia e perfino gli occhi di Luke si posarono per svariati secondi su di lei.

-Stai bene Tals?- Annabeth le posò una mano sulla spalla da sopra il giacchetto di pelle e le sorrise piano sperando in una risposta dell'amica. Talia però aveva gli occhi lucidi, persi nel vuoto e continuava a mordersi il labbro inferiore quasi come a volerlo farlo sanguinare.

Percy guardo Annabeth per un attimo e una fitta allo stomaco lo colpì forte.Era così bella quella sera, con i lunghi boccoli biondi che gli ricadevano delicati sulle spalle e quel perfetto vestitino a fiori.Le labbra pallide colorare di un rosa scarlatto e gli occhi illuminati con me non mai.

Un dolce desiderio di baciarla si impossò di lui ma decise di accantonare l'idea il prima possibile.

Talia proprio in quel momento alzò il capo e incontrò gli occhi azzurri di Luke, gli occhi erano lucidi segno che sarebbe scoppiata presto in lacrime e non faceva altro che torturare il lembo sfilacciato dei pantaloncini.Scosse il capo e si voltò spintondando un po di gente per pi correre via.

-Talia cazzo, mi dispace..-

Annabeth e Percy si precipitarono subito verso di lei ma Luke li fermò.

C'era qualcosa, qualcosa nemmno lui sapesse cosa fosse che gli imponeva di andarle dietro, di correre da lei e stringerla a se.I suoi occhi lucidi poi, non riusciva a non cancellare quell'immagine dalla sua povera testa.

I due si guardarono confusi ma Luke li rassicurò con un sorriso e senza pensare alle conseguenze corse da Talia.



*****



Dopo tante sofferenze e castighi l'unica cosa che sperasse arrivasse nella sua misera vita fosse un pizzico di pace. Quella pace che ti infondeva tranquillità, che ti dava speranza e forza di lottare, tutto ciò che lei non aveva mai avuto.

Intorno a lei, tutto stava crollando lentamente ma senza tregua.Lei, la sua famiglia, la sua vita, le sue false certezze. La sua maschera stava crollando. Tutta quella sfacciataggine, quella ostinata forza, tutta quella ribellione erano solo uno stupido scudo che a tutto era servito tranne che a proteggerla.

Se l'era ripromessa sin da piccola e suo padre non faceva altro che rammendarglielo sempre con quell'infido tono mieloso. Niente debolezze.

Avere delle debolezze comportava a sua volta ad avere dei punti e ad essere deboli e per questo Talia cercasse di ignoralo, lei ne era piena zeppa.

Si lascio cadere una una vecchia e logora cassa di legno, sfilandosi i tacchi neri e lanciandoli lontano. Il suo respiro era lento, quasi come se faticasse a respirare, la fronte tutta meticcia di sudore, i capelli corvini attaccati al viso.

-Fanculo tutti!- urlò  mentre quelle due parole eccheggivano in tutto il vicolo buio. Avrebbe voluto che tutti l'avessero sentita, che l'avrebbero temuta e poi lasciata in pace.

Avrebbe voluto un po, di pace Talia, vivere la vita di una qualsiasi adolescente ma per quanto si sforzasse, i ricordi del passato la trascinavano giù di nuovo.

Alzò lo sguardo e gli occhi lucidi presero ad osservare il cielo stellato. Lo faceva sempre, ogni volta che era triste come esattamente le aveva detto sua madre.

"Quando sarai triste bimba mia, quando non troverai via d'uscita a tutti i tuoi dolori tu alza il capo e guarda il cielo.Guardalo e ti sentirai più tranquilla, più sicura..più vicino a me.Fidati."

Si chiedeva spesso sua madre cosa volesse dire, a volte pensava addirittura che quella, fosse una delle sue tante frasi da ubriaca ma Talia da anni, quando non trovava un rimedio a tutto quello schifo che la circondava guardava il cielo come se non ci fosse un domani.

Mille domande avrebbe voluto urlare, ma sapeva bene che nessuno le avrebbe risposto.

Perchè?

Era sempre la stessa da anni, l'unica domanda a cui ne susseguivano altre mille.

Perchè sua madre era morta?
Perchè suo padre le aveva fatto quello?
Perchè si era ritrovata a casa Jackson?
Perchè era nata se il suo destino ero solo e soltanto quello di soffrire?

Si sentiva scoppiare, come da sempre e sapeva che da un momento all'altro avrebbe distrutto tutto e con quel tutto anche se stessa.

-Voglio sparire, voglio andare via.- sussurrò mentre una lacrima solitaria le rigava il volto facendole colare anche il mascara nero sul viso.

Era una supplica quella, una muta preghiera a chiunque l'avrebbe ascoltata. Voleva la sua mamma, voleva poter tornare a stare con lei, voleva provare cosa significasse essere felice, voleva provare a vivere..come non faceva da tempo.

Scosse il capo e represse un signhiozzo.Non poteva e non voleva scoppiare in lacrime, se l'era ripromesso non avrebbe più pianto.

"Le vere guerriere non piangono, le vere guerriere stringono i denti e tirano avanti piccola o si finisce in quel baratro buio senza ritorno..proprio come è successo a me."

-Lo vorrei mamma ma sono diventata una fottuta frignora.- sbottò Talia mentre afferrava un sasso e lo scagliava nel buio colpendo il muro di fonte a lei. 

Dietro di lei una risata sommossa si fece sentire e la ragazza nemmeno sobbalzò. Non era il buio e le persone che apparivano all'improvviso a farle paura ormai.

-Sai che odio darti ragione ma stavolta direi proprio che si, sei diventata una frignona.- Luke le apparì d'avanti, i capelli biondo cenere spettinati e l'accenno di un dolce sorriso sulle labbra carnose.

Talia non lo guardò, non c'e l'avrebbe fatta ed il suo cuore prese a battere forte non appena sentì la mano fredda di Luke alzarle il viso.Le asciugò il risvolto di mascara colato insieme ad una lacrima mentre la ragazza continuava a spostare lo sguardo ovunque, tranne che su di lui.

-Ora si che sei perfetta!- esclamò poi fiero dell'operato e Talia per un attimo smise di respirare.

Perfetta?

Lo ringraziò con un debole sorriso mentre quello le si inginoscchiava d'avanti portandosi alla sua altezza.

Un altra cosa che Talia si chiedeva in continuazione era perchè quel dannato ragazzo si ostinasse a voler entrare così tanto nella sua misera vita.
Non erano bastate urla, pianti isterici, imprecazioni e litigi colossali. 

Per quanto Talia tenesse Luke lontano da lei, lui, in un modo o nell'altro era sempre lì, accanto a lei pronto a starle vicino nel momento del bisogno.

Aveva un potere su di lei quel ragazzo che la spaventava a morte. L'attimo prima era calma e quasi dolce con lui, quello dopo gli urlava contro quanto stronzo e idiota fosse.

Non riusciva a controllare le sue emozioni con Luke al suo fianco, nemmeno il suo cuore che batteva forte, le ga,be che diventavano molle gelatina o il suo respiro che si bloccava.
Luke le confondeva i sensi, la mandava in tilt e a Talia, molte volte odiava quel ragazzo per il "controllo" che aveva su di lei.

-P-perchè sei qui?.- con un filo di voce e di coraggio alzò gli occhi incontrando come una boccata d'acqua fresca gli occhi cielo di Luke.
Erano sempre gli stessi, nonostate non li incrociava da settimane erano sempre azzurri come li ricordava.

Il ragazzo sorrise piano e scosse il capo.
-A dire il vero nemmeno io lo so ma avevo.. sentivo il bisogno di correrti dietro.

-Per dirmi anche tu quanto puttana sia?- il viso di Talia si indurò e sputò fuori quella parole velenose che Percy le aveva rivolto nonostante sapesse del suo passato. Il suo cuore per la seconda volta in quella giornata andò in frantumi. Non lo avrebbe perdonato.

Luke arricciò in naso. -Percy è solo furioso, non lo pensava davvero.- lo difese l'amico ma il viso di Talia rimase lo stesso di prima, freddo e distante.

-La vita è mia quindi faccio quello che diavolo mi pare.- ribattè la ragazza con un ringhio silenzioso e Luke rise falsamente ravvivandosi i biondi capelli.

-Non credi di fare gia abbasta per distruggerltela da sola eh Grace?- la sua voce cambiò e quel tono duro che assunte fece capire a Talia una sola cosa: l'ennesimo ed imminente colossale litigio.

-Sparisci Castellan, non ho ne il tempo ne la voglia di litigare con te.- distolse lo sguardo e posò le mani sul suo petto distanziandolo da se.

Si alzò poi e con gli occhi blu che mandavano scintille si mise alla ricerca dei tacchi  maledicendosi l'attimo dopo per averli lanciati chissà dove.

-Io invece si e non ho la minima intenzione di muovermi di qui fin quando non mi avrai sbraitato contro quanto mi odi..- sorrise e si appogiò al muro sorridente mentre osservava i profilo di Talia aggirarsi nell'oscurità.

-Non ti sono bastate le altre mille volte in cui te l'ho detto a quanto vedo.- storse il naso e sorrisenel buio senza un motivo ma il ragazzo non la vide.

-No Grace, ho bisogno che tu me lo ripeta e subito.- sfacciato come sempre le lanciò l'ennesima sfida ma Talia quella volta, per il loro bene non la colse.

-Tu sei pazzo.

-E' colpa tua se lo sono diventato.-

Talia si ritrovò istantaneamente a sorridere di nuovo. Quanto diavolo gli era mancato.

Trovò i suoi tacchi lontano una decina di mentri da Luke.Li indossò con tutta la calma del mondo, ignorando lo sguardo perforante del biondo. L'attimo dopo si sentì spinta contro il freddo muro di mattoni e soffocò un imprecazione.

Incontrò quasi subito gli occhi di Luke e il teso sorriso che aveva stampato sulle labbra.

-Non credere che io abbia dimenticato quello che è accaduto settimane fa..- mormorò mentre la sua mano scese sulla schiena della ragazza.Prese ad accarezzarla letamente provocando a Talia una serie di indescrvibili brividi.

-Non ne avevo dubbi Castellan.- lei gli sorrise sfacciata e lui per dispetto con l'altra mano le strinse un fianco frose un po' troppo forte.

Talia si lasciò scappare un mugolio di protesta, cosa che fece ridere Luke.

Che fosse tornato tutto come prima?No, lei sperava di no eppure lì, vicino a lui e con due centimentri d'aria buona che li separava per Talia fu come tornare a respirare.

Il cuore martellava così forte un petto che Talia stessa sperò che Luke non se ne accorgesse.

-So che non ritornerà nulla come prima, io non lo voglio anche perchè sei soltanto una stronza egoista e cinica ma mi sei mancata Talia,mi sei mancata un casino.- si ritrovò a sorridere quando gli occhi della ragazza si spalancarono così come la bocca.

-Come..come mi hai chiamata?- Luke ignoroò la sua domanda.

-Almeno per questa sera ti prego..facciamo finta di nulla.Ho bisogno di stare con te.- Talia nnuì meccanicamente mentre si chiedeva se quello fosse un sogno o altro.

Talia; Il suo nome, pronunciato da Luke le sembrava alle sue orecchie davvero bello.

-Fare finta di nulla?Mi riesce quasi sempre bene..- parlò senza pensarci appogiando il capo al petto di Luke.La corvina sentì il suo cuore battere forte e soffocò una risata.

Restrarono così, nel cuore della notte e nel silenzio più totale sretti l'una all'altro, le parole che gli si bloccavano in gola e i respiri mozzati. Fu come un ritrovarsi amaro, poichè entrambi sapevano che tutto sarebbe tornato come prima ma a loro bastava o almeno così pensavano.

Nessuno dei due però poteva immaginare che da lì, tutto sarebbe cambiato..a partire da loro stessi.




****




-Voglio sedermi..Annie ti prego andiamo a sederci.- la bionda ascoltò in silenzio l'ennesima lamentela di Talia mentre distratta ballava nella pista ancora più affollata.

Dovevano essere circa le due di notte e la gente in quel locale non faceva altro che aumentare sempre di più, ma da dove diavolo spuntassero Annabeth non ne aveva proprio idea.

Talia le si aggrappò come un bambina al cardigan rosa che portava sopra quel delizioso vestino a fiori regalatole da Sally e annuì esasperata esaudendo la richiesta dell'amica che contenta battè le mani. Era insopportabile quando faceva così!

A tentoni si spinsero tra la folla di gente mentre di tanto in tanto si fermavano salutando un po' di compagni di scuola. Arrivarono dopo dieci minuti buoni ai comodi salottini posti infondo alla sala nella speranza di potersi rilassarsi un pò.

Le dolevano i piedi e l'aria aveva cominciato ad essere troppo viziata per i suoi gusti. Aveva bevuto anche un bel po' e nonostante fosse ancora lucida, forse più di Talia ma ormai era diventata un abitudie, i primi sintomi di un colosale mal di testa iniziavano a farsi sentire.

Vi trovarono seduto nell'angolo ben in mostra Luke intento a fumare forse l'ennesima sigaretta e Annabeth sentì Talia dietro di lei irrigidirsi.Le strinse la mano e vi si sedettero di fronte.

Il ragazzo continuò a fumare quasi come se non si fosse accorto di loro due ed Annabeth lo ringraziò mentalmente.Non voleva assistere ad una loro litigata, non ne aveva proprio la voglia.

Continuava a pensare invece al modo in cui Percy l'aveva praticamente ignorata scaricandola di lato come qualcosa di inutile.

Cosa diavolo aveva fatto di sbagliato per meritarsi tutta quell'ndifferenza?Annabeth non lo sapeva.

Erano giorni che Percy le stava lontano, la snobbava o addirittura le lanciava occhate fulminati ma il perchè di tutto quello Annabeth non lo sapeva.

Eppure stava andando tutto bene.

Ricordò a se stessa tutti i baci e le carezze che da un po' le riservava e anche se non sapeva come ben definirsi ad Annabeth mancava tremendamente tutto quello.

Non aveva porvato a negarlo a se stessa nemmeno una volta quando quella consapevolezza le aveva sfiorato la mane perchè si, Percy infodno le piaceva.

-Smettila di pensare a lui, non ne vale assolutamente la pena.- le parole di Talia sembrarono svegliare non solo lei dalla trance ma anche Luke.

Il ragazzo spense la sigaretta nel posacerenere e si riavvivò i capelli squadrando Annabeth ed ignorando completamente Talia.

-Percy è soltanto un idiota e quando ritornerà in se provedderò io stessa a prenderlo a calci nel sedere.- la bionda le ragolò un sorriso sincero ad annuì anche se poco convinta.

Gli mancava e aveva tanta voglia di stringerlo a se ma nonostante tuttò non riuscva a perdonare quei suoi comportamenti. Avrebbe dovuto restare ancora parecchi mesi in quella casa e come sarebbe sopravvissuta a tutta quell'indifferenza lei di sicuro non lo sapeva.

Non aveva le armi giuste per quella battaglia Annabeth e a dire le varità nemmeno tanta voglia di combatterla se il suo avversario fosse stato il ragazzo dagli occhi color mare.

Poi successo tutto in fretta che Annabeth avrebbe tanto voluto non essere mai andata a quella festa. Aveva alzato di poco gli occhi tanto per vedere Luke avvertire Talia con un breve ma inteso sguardo.

-Andiamo via,sono stanca.!- Talia era balzata dalla poltroncina tirando subito Annabeth dietro di se.
-Tals smettila di rompere e fammi godere la serata.Tu stessa lo hai detto no..quindi restiamo qui.

La bionda però vide l'amica cercare Luke con lo sguardo, una muta richiesta d'aiuto. Luke si alzò dal salotto con una finta calma e afferrò Annabeth sotto braccio dolcemente.

-Annie ascoltami, è meglio se ce ne andiamo.- ma quella non si mosse e quando un coro di  'ohh' si levò nel bel mezzo della pista da ballo si mosse come una calamita verso di essa.

Talia e Luke si guardarono allarmati ma non fecero in tempo a fermarla ed Annabeth si ritrovò d'avanti quella scena orrenda. Fu li che li vide e qualcosa dentro di lei si spezzò.

Annabeth pensò che si sicuro doveva essere il suo povero cuore.









*L'angolo di YOO*

Salve ragazze mie.Eccomi quà, ho aggiornato.
Chiedo scusa per aver aggiornato davvero tardi, non era mia intenzione ma sapete, sto cercando di godermi a pieno quest'estate. Ho iniziato anche a leggere Eroi dell'Olimpo (per la terza volta) e sapete come funziona, capitolo dopo capitolo non riesco più a smettere. Mi dispiace anche per non aver saltato le nda nello scorso capitolo e per le fantaschiche recensioni a cui non ho potuto rispondere ma avevo poco tempo e ho preferito aggiornare.
Prima di passare al capitolo qui, vorrei ringraziare quei dolci raggi di solo che mi danno la forza di continuare. Grazie mille ragazze, senza di voi e le vostre recesioni non credo sarei qua a scrivere ancora.
Oraaaa, passiamo al cap.
*rullo di tamburi* ECCO A VOI SVELATO IL MISTERO DEL THE RIZ!
Vi è piaciuto? Insomma un locale clandestino dove i ragazzi ballano e si divertono. Cavolo credo che ne aprirò uno nella mia città lol.
Annie e Percy bhe..ve lo avevo detto di non cantare vittoria troppo in fretta *risata malvagia*. 
Percy è un grandissimo stronzo e si, scoprirete nel prossimo capitolo ciò che Annie ha visto. Le due parole che ha rivolto a Talia sono state soltanto dettate dalla rabbia ma vi assicuro che la bella figlia di Zeus gliele farà pagare a modo suo.
Che Ares sia con voi (non so perchè diavolo l'ho detto) e che la Thaluke faccia passi avanti. Non cantate vittoria nemmeno con loro.Il fatto è che, tra quei due, le cose si evolveranno si ma beh..non dico nulla. *si tappa la bocca*
Ho anche una cosa da dirvi, se non vi fa troppo schifo e avete la voglia di sostenermi per ancora un altro po', passate all'altra mia storia.Mi farebbe davvero tanto piacere ricevere un vostro parere.
Questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2652605
Prima di andare, ecco a voi i vesiti delle ragazze per la festa. Talia:http://i62.tinypic.com/30mqvds.jpg Annabeth:http://i57.tinypic.com/synm1i.jpg
Ve gustano lol?
Ci rivedremo presto promesso, un bacio la vostra Yoo che vi ama ormai infinitamente! <3





 









 




 

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Capitolo 15
*** -15- ***



Cap.15




 
New York, 1° Novembre;
2:35 a.m.


La schiena poggiata contro il freddo muro di mattoni, il respiro mozzato, i boccoli biondi appiccicati al viso, le mani premute su di esso come per bloccare quelle lacrime che non avrebbe dovuto versare: Annabeth Chase se ne stava così, con le gambe ormai fatte interamente di molle gelatina, gli occhi chiusi, il cuore che sembrava avesse smesso di battere e la scena vissuta poco prima che si ripeteva a rallentatore nella sua testa.

Sembrava essere impressa col fuoco e per quanto ci provasse, Annabeth non smetteva di riviverla, secondo dopo secondo mentre il dolore al petto aumentava sempre di più.

Quando per l’ennesima volta in quei silenziosi minuti la rivisse non poté non lasciarsi sfuggire un rumoroso singhiozzo lasciandosi andare senza il minimo timore contro i freddi mattoni.La mano calda di Talia gli fu subito dolcemente sulla spalla e la bionda in silenzio, gliene fu immensamente grata.
Nonostante avesse corso come una matta spintonandoli di tanto in tanto e aveva urlato loro di andare via sia lei che Luke l’avevano seguita e in quel momento, aveva bisogno di loro più che mai.

Non avrebbe dovuto piangere si ripeteva ogni volta che una lacrima salata le rigava il viso e le scioglieva il trucco ma non riusciva a smettere, faceva troppo male. Si sentiva ferita nel profondo.

-Va tutto bene Annabeth?-  la dolce e calda voce di Luke le fece allontanare la mani dal viso e quando l’aria fredda di inizio Novembre la investì in pieno pensò di sentirsi un po’ meglio.Annuì titubante e guardò nella direzione di Talia che la bionda intuì avesse qualche piccolo problema.

L'amica infatti,continuava a camminare nervosa come un robot borbottando cose ad Annabeth incomprensibili e qualche maledizione a destra e manca,tutte dirette solo e soltanto a Luke. 

-Si credo di si..- mormorò ma quelle maledette immagini presero a ripresentarsi più nitide che mai.
Le mani di Percy sul sedere della rossa, le loro bocche che si divoravano senza un minimo di pudore..no , doveva decisamente smetterla e cancellare tutto, cancellare Percy Jackson e tutto ciò che per poco aveva vissuto con lui.

Ma come poteva?

Come poteva mandare a farsi fottere una persona che fino a pochi giorni prima le aveva regalato una ragione in più per sorridere?
Come poteva cancellare tutte quelle carezze, quei baci, quelle lunghe chiacchierate mentre annoiati guardavano una banale commedia sul divano, tutte quelle risate fatte insieme, quei pomeriggi trascorsi sulle sdraio in giardino anche solo in silenzio a godersi il lieve sole d’ottobre. Come poteva?

Si lasciò sfuggire un altro singhiozzò senza volerlo e l’espressione apparentemente calma di Luke sembrò sparire velocemente dal suo viso lasciando spazio a compassione e delusione. Fece pochi passi in avanti e mentre Talia pensierosa si scostava il ragazzo l’attirò a se la strinse forte. Annabeth si lasciò andare per la seconda volta stavolta contro il petto di Luke e tornò a piangere senza freno.

-Va tutto bene, tra un po’ passa.- sussurrò bagnando senza rendersene conto la T-shirt dell’amico. Luke le accarezzò con dolcezza i capelli mentre la corvina pochi metri lontano da loro, continuava a borbottare cose tra se. Si muoveva nervosa ma ogni suo movimento era puramente distratto,

-Io..io credo di conoscere quella ragazza. Quel viso, quei capelli, il suo modo di vestirsi io sono sicura di conoscerla.- parlò ad un tratto Talia sbuffando poi per la frustrazione. Conosceva bene quella ragazza, ne era sicura.

Gli occhi grigi e tempestosi di Annabeth guizzarono verso di lei alla velocità della luce e Luke quasi come se preso in pieno da un filmine si allontanò dalla bionda velocemente, arretrando a fatica. 

-Si è così. Sono sicura sia così.- continuò Talia mentre non curante faceva avanti ed indietro con una mano dietro la schiena, una poggiata sul mento e lo sguardo cruciato. 

Più Annabeth l’osservava, più un ampio sorriso le si dipingeva sul volto facendole dimenticare per un attimo tutto quello che era successo. Talia lì, non poteva che assomigliare ad un copia femminile bassa e buffa del più famoso detective del mondo ad eccezione della pipa tra le labbra, del cappello sulla testa e del lungo cappotto.

-No che non la conosci!- ribatté Luke con voce tesa e stridula mentre afferrava Annabeth non poco delicatamente per un polso.

-Forza torniamo a casa..- ma la bionda non si mosse di lì e con uno strattone fece sì che Luke mollasse la presa. Il ragazzo agitato rivolse un occhiata furente a Talia.

-Ovvio che no Luke. Voglio sapere di cosa sta parlando.- mentì  Annabeth poiché in realtà tanto sicura di volerlo sapere non ne era. 

-Ma Annie..-

-Fa silenzio idiota..oh avanti Talia pensa, pensa.- esclamò la corvina passandosi una mano distratta tra i lunghi capelli neri.

Posò poi una mano sulle tempie e strizzò gli occhi più volte come se in preda ad un tic nervoso. I successivi dieci minuti dopo furono intensi quanto quelli e dopo aver emesso un mugolio di gola con un sorriso beffardo Talia guardò Luke.

Annabeth sbuffò cominciando ad essere stufa dei segreti che quei due le nascondevano.

-Oh si, sapevo fosse lei. Anche tu lo sapevi, non è vero Castellan?- Talia ghignò maligna e il ragazzo con un gemito di protesta abbassò lo sguardo.

-Smettila Grace. Azzarda a dire solo quel nome ed io..-

-Rachel Elizabeth Dare.- sputò con sfida verso il ragazzo che scattò verso di lei come una furia.

Annabeth si intromise tra i due prima che le cose peggiorassero ma gli occhi azzurri di Luke si erano scuriti di parecchio mentre le sue occhiate omicide subivano l’effetto opposto sulla ragazza. Avrebbero dovuta intimorirla come sempre ma quella volta Talia a stento riusciva a reggersi in piedi per le troppe risate.

La bionda si voltò verso di lei confusa.  -Rachel chi?.- le chiese a voce bassa ma quella non l’ascoltò minimamente.

-Oh si, solo e soltanto lei poteva essere la ragazza perfetta per gli sporchi giochi di Percy. E’ soltanto una grandissima put..-

-TALIA!.- il ringhio furioso di Luke la bloccò in un attimo e tutto quello che avrebbe voluto dire su quella maledetta ragazza sembrò sparire dalla sua mente. Luke aveva appena urlato il suo nome e anche se in quel modo così carico d’odio e d’ira non poteva che essere la cosa più bella che avesse mai ascoltato.

Il ragazzo piantò gli occhi color cielo ora confusi in quelli della ragazza che con desidero ricambiò quello sguardo.

Cosa diavolo le stava succedendo?

Talia fece un passo indietro riprendendosi da tutte quelle confuse sensazioni e guadò Annabeth prima di far comparire sul suo volto un grandissimo ghigno.

-Allora Annie bella, pronta per un emozionante storiella?- la corvina la guardo malandrina mentre con dolce fare afferrava il suo braccio e se lo portava sulle spalle. Annabeth in quel momento si sentì più confusa del solito.

-No, no e ancora no. Chiudi quella fottuta bocca Grace o giuro che ne pagherai le conseguenze.- Luke guardò in cagnesco la ragazza mentre distratto si passava una mano tra i capelli biondo cenere.

-Paura Castellan?- lo beffeggiò allora quella. Luke mentalmente maledì il giorno in cui aveva incontrato quella ragazza e se l’era messa contro. La vide mentre faceva passi piccola verso l’amica solo, per il gusto di infastidirlo ancora di più.

Fu in quel momento che perse la pazienza e per impedire una catastrofe di dimensioni cosmiche scattò verso Talia afferrandogli non poco delicatamente la vita e caricandosela in spalla come un vero e proprio sacco di patate.

La corvina prese ad urlargli contro, scalciando ed imprecando a tutta forza e mentre Annabeth si gustava la scena vagamente divertita Luke prese a sbuffare.

Sarebbe stato di sicuro il viaggio di ritorno più faticoso della sua vita.




*******





New York,1° Novembre;
4:56 a.m.



Un asfissiante silenzio scalfiva indisturbato le deserte strade di New York in quella notte che di finire non aveva intenzione.
 
Talia, Annabeth e Luke, ognuno persi nei propri pensieri restava in silenzio, lo sguardo basso e perso chissà dove mentre mille preoccupazioni scalfivano le loro menti e non solo. Cuori e menti in quella notte erano stati messi sotto sopra ed un miscuglio di senzasioni strane e mai provate li ivadeva senza freno.
 
Annabeth continuava ad essere tristemente catapultata su quelle immagini vissute ore prima e nonostante i litigi dei due amici riuscissero a stapparle un sorriso e farle dimentica anche solo per due secondi ciò che era accaduto non riusciva a non pensare a quel ragazzo dagli occhi color male e a ciò che aveva fatto, le aveva fatto.
 

Talia invece sembrava passarsela addirittura peggio dell’amica anche se, in quelle ore era stata brava a non darlo a vedere. Luke era diventato il suo pensiero fisso e le sue braccia calde e accogliente che le cingevano la vita non le rendevano di sicuro le cose facili. Non riusciva a smettere di pensare al modo in cui, nel vicolo buio del The Riz l’aveva trattata con estrema dolcezza, come se sapesse che una singola parola sbagliata l’avrebbe spazzata del tutto. I suoi occhi, il suo sorriso caldo e rassicurante, la dolcezza con cui l’aveva stretta a se.. Talia non sapeva davvero cosa le stesse prendendo.
 
Scosse il capo mentre Luke la teneva ancora ben salda sulla sua spalla e si voltò verso Annabeth che accanto a lei camminava col capo basso.Luke fece lo stesso regalando all’amica un sorriso dolce e una strana sensazione attorcigliò le viscere alla corvina.
 
-Mi dispiace..avervi rovinato la serata ragazzi.- sussurrò la bionda con la voce rotta dalla tristezza. Talia soffocò un imprecazione a fatica. Si sentiva impotente come non mai le era successo.
 
-Non è mica colpa tua Annabeth se Percy Jackson è un completo idiota, davvero, non dovresti stare così per lui.- provò ad accarezzarle un braccio ma nel farlo si sbilanciò un po’ troppo. Luke l’afferrò di nuovo e se la rimise in spalla stavolta delicatamente come se la ragazza non pesasse nulla.
 
-Gli uomini sono tutti i uguali bionda. Cercano e vogliono soltanto una cosa e fidati sarebbero disposti a tutto pur di averla.- il tono di Talia era divenuto distante e d’un tratto amaro. Annabeth capì subito cosa le fosse successo.
 
-Mi dispiace smontare le tue geniali convinzioni Grace ma per tua grandissima sfortuna, non tutti sono così.- Luke sollevò lo sguardo verso Talia cercando nella vana speranza di incontrare il suo ma non ci riuscì. Gli occhi della corvina erano puntati sulla fine della strada che portava alla loro casa, persa in chissà che cosa. Il ragazzo allora guardo l’altra amica con confusione mentre quella gli abbozzava un sorriso di scuse.
 
Luke, non riuscì a non innervosirsi. Era sempre la stessa storia.
Un forte desiderio di aprire bocca e chiedere cosa fosse successo si impadronì di lui ma si impose di restare zitto, per il suo bene e per il bene di quella serata già disastrosa di per se.
 
L’attimo dopo il suo pensiero venne rivolto a Percy e a dove si fosse cacciato perché nonostante tutto, nonostante Rachel e nonostante il male che aveva procurato ad Annabeth, quell’idiota restava pur sempre il suo migliore amico, suo fratello.
 
Svoltarono l’ultima stradina a destra e quanto si ritrovarono di fronte la villetta dei Jackson non fecero altro che tirare un sospiro di sollievo. Non uno spiraglio di luce proveniva dalle finestre della casa avvolta nel silenzio più totale e il pensiero dei ragazzi fu per un attimo quello di congratularsi con loro stessi per avercela fatta di nuovo.
 
-Siamo arrivati Castellan, ora puoi mettermi giù.- il tono impaziente di Talia fece sorridere il ragazzo che le pizzicò la schiena ghignando.
 
-Non appena saremo dentro Grace. Devo assicurarmi tu sia tornata a casa sana e salva..bambine piccole come te non dovrebbero andare in giro a quest’ora sai?.- Annabeth rise con lui e Talia sbuffò, non protestando però come prima. Era così stanca che aveva perso perfino la voglia di ribattere a quelle stupide provocazioni da quattro soldi che Luke le rivolgeva ormai quasi sempre.
 
Luke allora si voltò verso la bionda e le sorrise ancora una volta dolcemente sollevato dell’averla almeno fatta distrarre da quegli orrendi pensieri mentre Talia si ‘gustava’ la scena con le viscere sotto sopra.
 
Sapeva bene, che un sorriso del genere, Luke non lo avrebbe mai rivolto a lei e quella consapevolezza, prima ignorata o indifferente, ora sembrava far davvero male.
 
-Su Annabeth, fa un bel sorriso..passerà tutto.- le accarezzò una guancia e le sorrise ancora. La bionda annuì incerta e ricambiò anche lei con un lieve sorriso.
 
Subito dopo infilò le mani nella piccola borsa rosa che aveva con se e ne estrasse una piccola chiave, quella di riserva che l’avrebbe lasciata entrare in casa assieme ai suo amici. La infilò tremante nella toppa e guardò Luke incerta ma il ragazzo con un gesto impaziente del capo annuì. Talia, iniziava a pesare.
 
Quando la chiave scattò con un gridolino Annabeth scattò all’indietro mentre Talia scoppiava a ridere di gusto.
 
-Dio mio Annie, sei una tale fifona!- esclamò con le lacrime agli occhi e mentre il biondo infastidito gli tappava la bocca Annabeth prese a fulminare l’amica con lo sguardo.
 
-Vorrei tanto vedere te Miss. nonhopauradinulla Grace.- la bionda scosse i ricci biondi e incrociò le braccia al petto mettendo il broncio all’amica ancora intenta a soffocare le risate.
 
-L’ho fatto così tante volte prima che Sally mi beccasse che ormai ne sono diventata un esperta.- ghignò e picchiettò Luke sulla spalla.
 
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo ma non proferì nulla poiché troppo impegnato a perdersi nei suoi pensieri.
Con un lieve calciò spalancò la porta e guardò Annabeth.
 
-Vuoi dirmi che Sally ti ha beccato? Oh Dei miei siamo spacciati!- varcò la soglia con gli occhi grigi in allerta e così fecero Luke con Talia sulle spalle.
 
-Calma bionda e respira. Sally non ci beccherà.- ma non appena la porta alle loro spalle si fu richiusa e le luci si accesero il volto di Sally Jackson contorto dalla rabbia fece la sua apparizione.
 
Luke alzò lo sguardo verso Talia e la guardò ironico.
 
-Avete due secondi per spiegarmi perché non dovrei rinchiudervi in casa per il resto dei vostri giorni e tu Luke, metti subito Talia giù.- la voce gelida e dura di Sally fece accapponare loro la pelle mentre Poseidone, poco dietro sua moglie guardava i ragazzi tra il divertito e il severo.
 
-E’ un dolce peso eh figliolo?.- mormorò l’uomo ridacchiando dopo che Luke ebbe fatto scivolare rovinosamente Talia dalla sue spalle. La ragazza si accasciò col sedere per terra e troppo intenta a soffocare un gemito di dolore ed un imprecazione verso il biondo perse l’occhiata raggelante di Sally verso il povero marito che si zittì all’istante.
 
Poseidone scrollò le spalle e puntò lo sguardo sulla porta come se sapesse che da un momento all’altro qualcun altro l’avrebbe varcata.
 
-Sconsiderati, ecco cosa siete!- prese ad urlare Sally mentre Talia con uno sbuffò si alzava dal gelido pavimento.
 
Annabeth cercò di articolare un qualsiasi cosa che suonasse plausibile a delle scuse ma fu costretta a restare in silenzio e ad abbassare il capo dopo l’ennesima occhiata raggelante della donna. Il mestolo poi che reggeva in mano, non aiutava per nulla.
 
-Talia e Luke , sempre i soliti ma tu Annabeth, non me lo sarei davvero aspettata da una ragazza come te.- la bionda abbassò ancora di più lo sguardo sperando come non mai di scomparire. Dietro di lei Talia si sbuffò e si appoggiò contro la grossa libreria incrociando le gambe e in seguito le braccia sotto il seno.
 
-Non osare Talia Grace, non osarci nemmeno. Tu più di tutto sai bene quanto odio le bugie.- Sally puntò il suo sguardo severo (e il mestolo) in quello della ragazza che però non ricambiò.
 
-Siamo solo usciti Sally, nulla di più, nulla di meno. Ormai siamo grandi, grossi e vaccinati dovresti averlo capito..- la voce della corvina era poco più di un sussurro stanco, come se quelle parole le aveva ripetute ormai troppe volte.
 
Sally batté stizzita un piede sul pavimento e dimenò il mestolo in aria mentre scuoteva il capo castano. Poseidone fece qualche passo in avanti posando dolcemente le mani sulle spalle di sua moglie.
 
-Forse hai ragione Talia ma avreste dovuto come minimo avvisarci e non tornare per lo meno alle cinque del mattino..ci siamo preoccupati da morire quando ci siamo accorti che eravate ovunque fuorché nelle vostre camere.- spiegò diplomaticamente l’uomo con calma e dolcezza e Talia gli sorrise riconoscente.
 
Poseidone era sempre lì quando si cacciava nei guai e spesso la corvina si chiedeva se fargli una statua o meno. Se non fosse stato per tutte le volte in cui era intervenuto e le aveva salvato da una colossale punizione ora, sarebbe dovuta essere per davvero ai domiciliari.
 
-Non che non ha ragione Poseidone!- ribatté  Sally, la voce che tremava leggermente e gli occhi ora dannatamente preoccupati.
 
-Sally davvero ci dispiace, non avremmo dovuto farlo e ti chiediamo scusa ma sono d’accordo con Tali..ehm Grace. Siamo grandi ormai, prova a fidati di noi.- Luke fece un passo in avanti, il suo sorriso più dolce sfoderato sul viso.
 
Sally sembrò barcollare e la durezza nei suoi occhi si sciole, ma fu solo un attimo.
 
-No! Avete infarto le mie regole e ne pagherete le conseguenze.- dichiarò con durezza mentre Poseidone alzava gli occhi al cielo e tratteneva uno sbuffo.
 
-Davvero amore mio, credo tu sia un po’ troppo..-
 
-No, ho deciso e così sarà.- Poseidone alzò le mani in segno di resa e annuì verso sua moglie. Quella donna, di tanto in tanto gli faceva dannatamente paura.

Sally prese ancora una volta a dimare il mestolo in aria rischiando più volte di colpire in testa il povero marito.
-Ancora non riesco a crederci? Come avete potuto solo fare una cosa del genere? Menomale che il mio bambino non è stato così sconsiderato quanto voi.-  ma nemmeno il tempo di pronunciare quelle quattro fiere parole verso l’amato figlio che la serratura scattò per la seconda volta in quella notte e la porta si spalancò con un leggero tonfo.
 
Poseidone imprecò incapace di dire altro mentre Talia e Luke si guardarono allarmati. Annabeth invece con un gemito di dolore si accasciò sul divano incapace di reggere la vista.
 
Quando poi la porta si spalancò del tutto ed d’un tratto un mezzo ubriaco Percy Jackson aveva fatto la sua entrata cantando una canzoncina di Natale tutti e tre i ragazzi seppero di essere nei guai ancora di più.
 
-Cosa dicevi a proposito del tuo bambino Sally cara?- Talia soffocò una risata grazie a Luke che incapace di dire o fare altro l’aveva trascinata verso di se tappandole la bocca.
 
Annabeth non aveva ancora avuto il coraggio di alzare lo sguardo, trovando ad un tratto le sue scarpe interessanti. Poseidone invece aveva in volto uno sguardo allarmato e Sally restava ancora tra le sue braccia paralizzata.
 
-Siamo fottuti vero?- la voce impastata e lontana del ragazzo echeggiò in tutto quel silenzio e il ringhiò di Sally suggerì ad un tratto la risposta.
 
-Perseus Jackson, sei in grossi ma grossi guai. Siete tutti in grossi guai!- e come una furia risalì le scale incapace di dire o fare altro, non prima però di aver fulminati i ragazzi con un ultimo sguardo carico d’ira e rabbia.
 
Poseidone dispiaciuto seguì sua moglie richiamandola dolcemente e quando una porta del piano di sopra si sentì sbattere e le urla di Sally si placarono l’uomo, armato di cuscino e coperta riscese le scale.
 
-Stasera mi toccherà provare il divano..- proferì sconsolato guardando suo figlio e i ragazzi mentre sul viso gli appariva un accenno di sorriso. Silenziosamente si diresse in cucina lasciando solo i quattro che incapaci di dire nulla si guardarono silenziosamente.
 
Annabeth provò ad alzare lo sguardo ed i suoi occhi grigi incontrarono come una calamita quelli di Percy.
 Lo scrutò da capo a piedi ed un fitta al petto le impedì di respirare.
 
Segni di rossetto rosso gli comparivano sul pallido viso e sul collo. La t-shirt nera completamente stropicciata e i capelli corvini erano completamente fuori posto, arruffati e disordinati come se avesse appena fatto sesso.
 
Si alzò di scatto interrompendo quel lieve contatto visivo e corse da Talia afferrandola per un braccio.L'amica prese a lamentarsi per la poca delicatezza ma con un occhiata omicida la bionda la zittì quasi subito.
 
Con gli occhi grigi che emanavano dolore guardò Luke e gli sorrise lievemente mentre con un verso di disgusto passava accanto a Percy, lo sguardo del ragazzo che le entrava fin sotto la pelle.

Il corvino aprì la bocca lasciando uscire fuori qualcosa simile ad un lamento che Annabeth però non udì, troppo impegnata com'era a scappare al più presto da quella stanza diventata ad un tratto troppo stretta per i suoi gusti.










*L'angolo di Yoo.*

Per chi per caso si fosse chieso che fine io abbia fatto, si, sono ancora viva. HAHAAHAH
Sciau ragazze mie, dopo un mese e qualche settimana d'assenza eccomi qui con un bellissimo (e bellissimo si fa per dire) capitolo.
Mi scuso umilmente per il ritardo ma sapete, le mie vacanze sono state assolutamente piene e in tutti i sensi.
Passando al capitolo, che ve ne pare?Si, è abbastanza corto ma è quasi fondamentale per ciò che accadrà dopo.
Abbiamo visto la reazione di Annie e la quasi gelosia di Talia che sale a galla.Sentimenti confusi da tutti e sensazioni mai provate.Il mistero di una certa rossa che non vi deluderà di sicuro e dolcezza infinita.
Poi abbiamo Sally e il suo favoloso mestolo che beccano i ragazzi e beh avete qualche idea per la punizione che dovranno scontare?Sono aperta a qualsiasi idea.
Ringrazio prima di andare via le dolcezze che anno speso due secondi per buttare giù una dolce recensione per me.Grazie mille davvero.Come sempre,siete sempre lì a sostenermi.
Un bacio, a presto spero la vostra viva più che mai Yoo <3



 




 

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Capitolo 16
*** -16- ***


 
Cap.16



 
New York,10 Novembre.
Camera di Annabeth,7:35 a.m.
 

 
 
Se il buongiorno, come si dice si vede dal mattino, Annabeth Chase era fermamente convinta che quella sarebbe stata di gran lunga una grandissima giornata di merda. Non perché fosse caduta dal letto grazie ad un calcio di Talia ben assestato più di due volte, non perché l'amica aveva preso a russare verso l'alba non facendole chiudere occhio, no.
 
Quella giornata sarebbe stata un disastro e se ne rese conto quasi subito quando la voce squillante di Sally Jackson oltrepassò le spessi pareti annunciando dolcemente (e si fa per dire) di alzarsi in fretta dai comodi letti.
 
Annabeth lo sapeva, quella domenica mattina sarebbe stata la resa dei conti in tutto e per tutto.
 
Con un grosso sbadiglio si voltò di lato, ritrovandosi d'avanti il viso di una serena a pacata Talia, intenta a russare come se non ci fosse stato un domani e alla bionda, non poté non scappare che una breve e silenziosa risata.
 
Con i domiciliari che Sally aveva dato loro, quella, era stata una settimana davvero difficile.
 
Non era stato facile infatti per Annabeth evitare del tutto il ragazzo dagli occhi color mare, per niente. Se lo ritrovava ormai ovunque e spesso aveva preso in considerazione l’idea di rintanarsi in camera sua come un piccolo topolino, pur di non incontrare quello sguardo dannatamente sfacciato e al tempo stesso colpevole.
 
Gli ci voleva tutto l'autocontrollo possibile per non scoppiare in un pianto disperato d'avanti ai suoi occhi o per evitarlo di prenderlo a schiaffi perché Annabeth più lo guardava più si convinceva di detestarlo.
 
Gli occhi blu dell'amica si spalancarono per un attimo ma un secondo dopo, Talia con un grosso sbadiglio si era già voltata dando le spalle alla bionda mentre pacata si riappisolava di nuovo.
 
Annabeth si ritrovò a sorridere dolcemente come faceva quasi sempre quando si trattava di quella testa di calda della Grace.
 
Nemmeno per lei era stata una settimana facile e la bionda, avrebbe tanto voluto poterla aiutare. Lei e Luke avevano preso ad ignorarsi completamente senza un motivo preciso e Talia si sentiva quasi soffocare.
 
Avevano smesso di lanciarsi occhiate e frecciatine, di litigare in ogni angolo della casa, di stuzzicarsi come sempre o addirittura di farsi i dispetti e ne Annabeth ne Talia stessa avevano capito bene il perché.
 
Le urla di Sally diventarono d’un tratto sempre più forti e mentre il rumore di due coperchi che sbattevano si udì da sotto, Annabeth scosse il capo cercando di scacciare via i proprio pensieri.
 
-Tals..su Tals svegliati o Sally ci spellerà vive.- la bionda prese a scuoterla dolcemente ricevendo però come segno di vita un unico gemito strozzato.
 
-No mamma, un altro po’. Giuro che poi mi alzo..- mormorò la corvina rigirandosi ancora una volta e aggrovigliandosi inconsapevolmente nelle coperte. Annabeth ridacchiò lentamente.
 
La voce di Sally si era d'un tratto spenta e tirando un sospiro di sollievo, Annabeth si alzò dal calore delle sue coperte. Tirò giù la calda felpa con cui aveva dormito e lanciò uno breve sguardo a Talia che continuava a rigirarsi tra le candide lenzuola.
 
-Talia ti prego, alza quel maledetto sedere dal mio letto.- sbuffò divertita mentre legava i boccoli biondi in una coda disordinata. La corvina mugugnò e aprì gli occhi.
 
-È così comodo..- furono le sue prime parole cariche d'amore per il letto dell'amica e Annabeth divertita inarcarcò un sopracciglio.
 
-Sai Tals, io davvero non lo capisco perché nel cuore della notte tu debba intrufolarti nella mia camera. Prima o poi mi farai morire d'infarto.- mormorò soffocando una risata mentre d'un tratto Talia diventava seria sotto il suo sguardo.
 
-Sono gli incubi. Mi sveglio nel cuore della notte e beh, non riesco ad addormentarmi di nuovo. Ho bisogno di andarmene da quella camera..mi sento soffocare ogni volta che accade.- arrossì dispiaciuta abbassando lo sguardo e Annabeth si morse il labbro inferiore dandosi della stupida.
 
-Dei Tals! Scusa, non volevo. Spesso dimentico tutta quella storia..- gli occhi grigi incontrano quelli dell'amica dispiaciuti e Talia dolcemente abbozzò un sorriso.
 
-Vorrei tanto poterlo fare anche io.-  incrociando le gambe sul letto dell'amica Talia ruppe il contatto visivo, guardando fuori dalla finestra la pioggia battere.
 
Annabeth pochi secondi dopo la imitò, piazzandosi dolcemente di fronte a lei, afferrando la mano dell'amica mentre la stringeva forte.
 
-Ci riuscirai Talia. Prima o poi tutto passerà.- la sua stretta si fece più leggera e mentre la corvina ricambiava Annabeth si ritrovò a pensare a tutto quello che le era capitato.
 
Talia era forte, più forte di quanto lei stessa in primis non credesse e Annabeth l'aveva sempre saputo. Fin dal primo giorno, aveva letto negli occhi di Talia quella forza che la contraddistingueva, quella forza che inconsapevolmente la faceva andare avanti. Nonostante tutto, la sua piccola nana, era una grande guerriera.
 
-'Prima o poi..' vado avanti con questa frase da anni ma sono solo un illusa. Non ce la farò mai Annabeth, fa tutto così dannatamente male.- scosse il capo, gli occhi che diventavano lucidi e le mani che si chiudevano in pugni serrati.
 
-Posso solo immaginarlo Tals ma tu, ce la puoi fare. Sei arrivata fin qui dopo tutto quello che hai passato e guardati.- gli occhi dell'amica la scrutarono con fierezza facendo nascere un piccolo dolce sorriso sulle sue labbra pallide.
 
-Stammi vicino okey?.- dichiarò con schiettezza alla bionda.
 
Annabeth annuì subito sorridendo dolcemente e mentre l'attirava a se la porta alle loro spalle si spalancò di scatto facendole sobbalzare.
 
Sally fece le sue entrata con un sorriso maligno stampato sul dolce viso, i capelli castani legati in una cosa ben ordinata e nelle mani tute da imbianchini e pennelli.
 
Dietro di lei Luke e Percy dormivano beatamente contro lo stipite della porta.
 
-Mi dispiace rovinare il dolce momento ragazze ma su è, ora di lavorare!-
 
 
 
 
*****
 


 
-Sta per caso scherzando?!.-
 
-No Talia,credo proprio di no.-
 
-Dovremmo denunciarla al telefono azzurro, questo qui è sfruttamento minorile.Quella donna è matta.-
 
-Hei, quella donna è mia madre.!-
 
-Condordo.Con tutti i soldi che buttiamo in questa casa avrebbe potuto chiamare un imbianchino non credi? Queste due non sanno nemmeno come si impugna un pennello, figurati se sono capaci di imbiancare l’intera casa da cima a fondo..-
 
-HEI!-
 
Gli occhi dei ragazzi di casa Jackson erano ormai fissi da dieci minuti buoni sui secchi pieni di pittura dai colori sgargianti e sui vari tipi di pennelli posti ordinatamente sul pavimento del salone.
 
Di punizioni creative Sally Jackson ne aveva sempre date ma con quella, si era superata di gran lungo.
 
Imbiancare casa, quella volta sarebbe stata di sicuro la punizione ideale si era detta: col duro lavoro gli avrebbe fatto passare la voglia di scappatele notturne, o almeno ci sperava.
 
-Dovremmo metterci al lavoro, e subito. Non voglio saperne di restare sveglia fino a tardi..notti da sveglia ne ho fatte già troppe per i miei gusti.- gli occhi di Talia si alzarono al cielo accompagnati rigorosamente da uno sbuffo mente afferrava a caso uno dei tanti pennelli.
 
Una taciturna Annabeth la seguì poco dopo, lanciando però prima un occhiata a Percy sicura di non dover incontrare il suo sguardo. Così però non fu.
 
Le due tempeste grigie incontrarono il mare dei suoi occhi e le gambe di Annabeth iniziarono tremare violentemente mentre le viscere gli si attorcigliavano.
 
Seguì Talia come un lampo nella stanza accanto, dove la trovò intenta ad imballare con dei grossi teli trasparenti tutto ciò che c’era nella cucina.
 
-Dico davvero, Sally stavolta si è superata. Quella donna sa essere tanto buona e dolce quanto spietata e malvagia.- la bionda scoppiò in una piccola risata aiutando l’amica che distratta aveva preso a canticchiare una canzone che intuì fosse dei The Script.
 
Dieci minuti dopo, tutte e due erano già sotto il duro lavoro.. o almeno Annabeth lo ero.
 
-Solo tu Tals, puoi essere tanto incapace da non saper impugnare nemmeno un dannato pennello.Luke aveva ragione.- la beffeggiò dolcemente l’amica scompigliandole il capo corvino mentre Talia sbuffava sonoramente.
 
-Annabeth zitta e lavora e non nominare più quell’essere o ti ritroverai con qualche ciocca in meno dei tuoi preziosissimi capelli biondi.- Annabeth scoppiò a ridere annuendo a fatica.
 
Ripresero ad imbiancare attente mentre si perdevano in futili chiacchere di passaggio. Talia sembrasse aver scordato per un attimo la pesante settimana quasi giunta al termine ed Annabeth sorrise tra se.
 
La bionda però, non poteva dire lo stesso di se. Troppe domande albergavano nella sua mente da giorni, non lasciandole tregua e togliendole addirittura preziose ore di sonno.
 
Era rimasta spesso alzata, il capo rivolto verso il cielo tempestoso come i suoi occhi mentre la sua testa era altrove e lei con essa ma ora, era giunto il momento di chiedere e di scogliere quei nodi che tanto l’opprimevano.
 
Doveva sapere la verità su quella storia.
 
-Tasl..-
 
-Si Annie?-
 
-Chi è Rachel?-
 
Il piccolo pennello che Talia reggeva mezzo storto tra le mani sembrò diventare incandescenti e con un gemito strozzato la corvina lo lasciò cadere fulminata. Gli occhi blu guizzarono attenti e pieni di elettricità incontrando quelli dell'amica che confusa abbassò il capo lievemente imbarazzata.
 
-Non credo ti farebbe piace saperlo..-distratta Talia prese a torturarsi una ciocca di capelli, lo sguardo ancora fisso sull’amica che come lei aveva preso ad intrecciare le lunghe ciocche bionde in una piccola treccia.
 
-Lo so, lo sento ma voglio saperlo. Devo saperlo..Tals,ti prego.- il sospirò della corvina suggerì che le avrebbe raccontato tutto. L’amica, trattene il respiro alzando gli occhi verso di lei.
 
-Un anno fa, Rachel è stata la ragazza di Luke.- mormorò Talia con un filo di voce, piena zeppa di amarezza e rimpianti.
 
Ad Annabeth bastò osservare il suo viso per capire, che dietro quella storia si nascondeva un piccolo pezzo di Talia e Luke, un piccolo frammento di ciò che avevano passato insieme. Lo capì quasi subito, che tutta quella storia ancora sconosciuta, aveva segnato irrimediabilmente il loro già incasinato rapporto.
 
-Credevo che a Luke piacessero quelle come te come. Io non riesco a creder..- ma l'occhiata furente di Talia la fece zittire all’istante. Annabeth soffocò una risata.
 
-Vuoi sapere questa dannata storia o vuoi continuare a sparare idiozie su me e Luke Castellan?.- con un sbuffò infuriato lanciò un ennesima occhiata infastidita alla bionda che ancora intenta a trattenere le risate annuì, le labbra unite in una linea dritta che tremava di tanto in tanto a causa delle risate soppresse.
 
-Stavo dicendo? Ah si. Fino ad un anno fa, la rossa non ha mai ricambiato. Troppo impegnata a fare la troia con tutti non si sarebbe mai accorta di lui ma non appena Luke ebbe acquisito tutta la popolarità possibile assieme all’idiota di Percy, Rachel sembrò essere misteriosamente innamorata di lui. Si sono messi insieme in un batter d’occhio: lui felice di potersela portare al letto ogni volta che voleva, lei emozionata di essere diventata d’un tratto così popolare.- sul viso di Talia comparve un sorriso amaro e nel modo in cui pronunciò il nome del ragazzo Annabeth non poté fare a meno di maledire l’amico.
 
Anche ad un anno di distanza, la bionda non riusciva a comprendere come Luke non fosse riuscito a capire i sentimenti di Talia nei suoi confronti. Erano solo semplici parole quelle, parole di un racconto passato eppure, Annabeth riusciva a scorgere tutte quelle piccole sfumature di emozioni che Talia forse aveva provato un tempo. Riusciva a capire i sentimenti della Talia di una volta attraverso quelle banali parole.
 
-Ancora oggi mi è sconosciuto il motivo, ma ho cervato i tutti i modi di aprirgli gli occhi. Luke prima non era mai stato il pallone gonfiato di adesso. Era un idiota si, ma passabile. - Annebeth lesse nei suoi occhi blu notte una vaga malinconia e si chiese se Talia avesse mai ammesso a se stessa di provar qualcosa per quel ragazzo tanto odiato. Si morse la lingua reprimendo l’impulso di chiederglielo dolcemente.
 
Lei, a differenza di Talia lo aveva capito. Aveva capito quanto quei due amici si volessero bene e quanto quel bene non fosse superficiale.
 
Si ritrovò a sperare ardentemente che i due aprissero gli occhi, che mettessero da per un attimo quella stupida guerra confessandosi tutto, cuore in una mano e promesse nell’altra.
 
-Litigavamo tutti i giorni e non i litigi di adesso. Dopo un po’ però, la situazione è diventata strana ed infine insostenibile. Rachel aveva smesso di stare appiccicata al braccio del dolce fidanzato ventiquattro ore su ventiquattro, di dargliela anche e la si vedeva poco in giro. Luke invece era diventato d'un tratto intrattabile ed irascibile, sempre di cattivo umore e Percy allontanandosi da lui non aveva aiutato di certo le cose.- Talia sospirò pesantemente mentre si chinava con grazia per intingere il pennello nell’enorme secchio di pittura, lo sguardo ansioso dell’amica puntato su di lei.
 
-Dopo settimane poi è accaduto quello che io temevo. Rachel era soltanto una schifosa sanguisuga. Sfruttava chiunque avesse un minimo di popolarità in quella scuola di matti e dopo Luke, Percy era l'altra sua preda.- le ultime parole della corvina sembrarono perdersi nella silenziosa stanza seguite dal rumore del pennello di Annabeth che le cadeva dalle mani.
 
La bionda fece due passi indietro, il viso pallido. La testa preso a girare così tanto che dovette aggrapparsi al braccio dell'amica mentre a stento riusciva a credere alle sue parole.
 
-Annabeth stai bene?.- la bionda annuì piano mormorando un 'continua' a bassa voce che però Talia colse.
 
Non riusciva a crederci, o meglio, non voleva.
 
Percy, il suo Percy non aveva tradito il suo migliore amico per una sgualdrina dai capelli rossi. Non poteva aver fatto quello, non poteva.
 
-Non c'è altro da dire Annie che tu non abbia già capito. Dopo un mese esatto Rachel mollò Percy e fece lo stesso con James Lucen, il brufoloso vincitore delle Olimpiadi di Matematica della nostra scuola. Alla fine, i due idioti hanno messo una pietra sopra dichiarando l'argomento tabù ed io sono passata per Luke la cattiva della situazione.. come sempre del resto.- sbuffò la corvina afferrando un nuovo pennello e porgendolo dolcemente all’amica.
 
Annabeth scosse il capo incredula ma riuscii a formulare comunque qualcosa. -La cattiva della situazione?-
 
-E certo cara. Non sapendo a chi dare la colpa per essere stato mollato da una rossa tutte curve e niente cervello, Luke Castellan doveva pur prendersela con qualcuno no? E indovina, con chi se non con quella povera pazza di Talia Grace che stranamente cercava di aiutarlo?- un sorriso sarcastico le dispense le labbra ed Annabeth si ritrovò a dare dell'idiota ancora una volta all’amico.
 
Talia teneva a lui più di quanto dimostrasse e idiota e cieco c'era Luke non se n'era mai accorto.
 
-Non riesco a crederci.-  mormorò la bionda passandosi distratta una mano tra i boccoli biondi, una grossa voragine nel petto che si apriva sempre di più.
 
-Ed invece dovesti Annabeth. Non mi stupisco che Percy abbia usato Rachel per farti ingelosire.- il tono di Talia divenne più alto e non più i piccoli sussurri tristi di prima, mentre con ovvietà guardava l'amica.
 
Annabeth ricambiò lo sguardo ora confusa.
 
-Ingelosire? Me? Perché diavolo avrebbe dovuto fare mai una cosa del genere e perché tra tutte proprio lei?!- la bionda stizzita da tutte quelle domande senza né capo né coda a cui non aveva la minima risposta prese a battere freneticamente un piede per terra.
 
-Percy non è poi così tanto idiota quanto sembra Annie cara. Innanzitutto si è portato Rachel a letto e gli dei solo sanno come ha fatto a 'ritornare' con una che l'ha mollato per un diciassettene pieno d'acne e ciccia..- Annabeth storse il naso e alzò gli occhi al cielo irritata al solo pensiero, le viscere sotto sopra.
 
-E poi Rachel era, per quanto strano suoni, quella giusta. Sapeva che ti avrei raccontato tutto vista la reazione che Luke avrebbe avuto e viste le mie immancabili battutine per irritarlo ancora di più. Devo ammettere che Jackson ha giocato bene, si, glielo concedo.- e prese come se nulla fosse a disegnare linee sul muro col pennello pieno di pittura ignorando lo sguardo tempestoso dell'amica su di lei.
 
Annabeth d'altra parte smise di fare domande, anche avendone a bizzeffe. Gli occhi era divenuti distanti e fissi distrattamente sulla mano di Talia che si muoveva in malo modo.
 
Non riusciva a ancora a crederci, le riusciva davvero difficile. Si trovò a chiedersi irrimediabilmente quanti segreti ancora avrebbe dovuto sapere che riguardavano Percy Jackson, quel ragazzo che conosceva o almeno credeva di conoscere da un paio di mesi.
 
Tutto le appariva confuso, distante ed inspiegabile e seppure sapeva di dover odiare quel ragazzo dagli occhi color mare dopo quello su cui era venuto a conoscenza non ci riusciva.
 
Quella strana sensazione di calore che gli attorcigliava dolcemente le viscere ogni volta che pensava ai momenti passati con lui rimaneva lì, e di andare via non ne aveva l'intenzione.
 
Con un gemito di dolore si rimise a lavoro, la mente catapultata a poche settimane prima e uno strano sapore d'amare che le invadeva la bocca.
 
 
 
 
****
 
 
 
 
Un passo.
Due.
Tre.
Cosa diavolo stesse facendo nemmeno lui ne aveva la più pallida idea.
 
Gli occhi verdi, attenti saettarono a destra e manca ispezionando il corridoio silenziosamente, mentre tratteneva il fiato e si mordeva dolorosamente l’interno della guancia.
 
Quando però non trovò la figura bassa di Talia, Percy Jackson si lasciò andare in sospiro di gioia e in un ringraziamento alle misteriose forze divine. Non ne sarebbe uscito vivo da quella misera stanza se solo gli occhi vispi dell’amica lo avrebbero beccato lì e non solo per il commento offensivo e dannatamente sbagliato di poche settimane prima per cui non si era ancora scusato, bensì perché Talia si era autoproclamata guardia del corpo di Annabeth.

Annabeth.. quella ragazza, lo stava mandando fuori di testa come nessun altra aveva mai fatto prima.
 
Non sapeva nemmeno il perché fosse lì ne cosa avrebbe detto una volta d’avanti a lei, ma un orribile sensazione gli attorcigliava le viscere dalla sera in cui, tornato dalla disastrosa serata al The Riz gli occhi della bionda aveva incontrato i suoi. Ne aveva letto rabbia, dolore e delusione e non riusciva a smettere di pensare a ciò che aveva fatto, a ciò che le aveva fatto. Lei per prima e gli altri non lo meritavano e lui ne era ben consapevole.
 
Luke infatti a stento gli rivolgeva la parola mentre Talia si limitava a ringhiargli contro o a lanciargli occhiate omicide che avrebbero potuto uccidere se solo ne fossero state in grado.
 
Non riusciva più a smettere di pensare a quanto coglione fosse stato, a quanto avesse sbagliato.
 
Annabeth lo faceva stare bene, si sentiva bene e nonostante tutto, nonostante il fatto che un giorno non molto lontano sarebbe partita, Percy , si impose quel giorno di riparare a ciò che aveva fatto.
 
I suoi occhi verdi puntarono subito il bersaglio che di spalle imbiancava il muro della sua camera canticchiando una canzone degli Imagine Dragons.
 
-Welcome to the new age, to the new age.Whoa, oh, oh, oh, oh, whoa, oh, oh, oh, I'm radioactive, radioactive..!-  Percy si ritrovò a sorridere dolcemente, uno strano calore alla bocca dello stomaco prese ad irradiarsi ovunque.
 
-Annabeth..- chiamò dolcemente a pochi passi da lei con un filo di voce.
 
La ragazza si irrigidì sul posto per un attimo, quello dopo riprese a cantare più forte, riempiendo di echi la stanza vuota. Percy sbuffò piano e fece paziente un passo avanti.
 
-Annabeth io..-ma la ragazza non lo lasciò continuare poiché la sua voce divenne ancora più alta mentre intonava le prime parole di una nuova canzone.
 
-Devo parlarti Annabeth,io..- la voce della bionda si alzò ancora di più e fu in quel momento che il ragazzo perse la pazienza.
 
Con un movimento fulmineo le afferrò il polso rudemente facendola voltare in un secondo. La ragazza urlò dallo spavento lasciando cadere il pennello per terra in un tonfo sordo.
 
I loro occhi si incontrarono famelici quasi subito e Percy, poté giurare a se stesso di aver visto del fuoco ardere in quelli grigio tempesta della ragazza.
 
-Non osare toccarmi Jackson!- esclamò con disprezzo liberandosi con uno strattone dalla già debole presa del ragazzo.
 
-Jackson?- sul viso di Percy comparve un finto sorrisetto beffardo. Annabeth avrebbe tanto voluto prenderlo a schiaffi.
 
-E da quando sono solo ‘Jackson’ per te?-
 
-Lo sei sempre stato.- gli rispose dura e la falsa risata del corvino echeggiò nella camera.
 
Annabeth cercò di ignorarlo nel miglior modo possibile e con un mezzo sbuffò afferrò il pennello caduto già centocinquanta volte in quella giornata tornando ad intingerlo nella pittura verde.
 
-Peccato, settimane fa non la pensavì così. Non te l'hanno insegnato che non si dicono le bugie Annabeth?- un ennesimo passo avanti e Percy sorrise già vittorioso quando la ragazza furiosa si voltò verso di lui.
 
I suoi occhi grigi si incastrarono alla perfezione nei suoi, come se non avessero fatto altro per una vita intera.
 
-Sparisci Percy, non è giornata.- sputò amaramente a due centimetri del suo viso la bionda mentre stringeva forte il manico del pennello tanto da far sbiancarle le nocche.
 
Percy sorrise strafottente e scosse il capo.
-Mi dispiace Annabeth ,ma devo parlarti e da qui non andrò via fin quando non mi avrai ascoltato.-
 
-Alla mettiti comodo, perché di ascoltarti non ne ho l'intenzione.-
 
Gli diede ancora una volta le spalle e prese a dipingere distratta ignorando o meglio cercando di ignorare lo sguardo perforante del ragazzo.
 
Pochi minuti passarono in silenzio, Percy che guardava fisso nel bel mezzo della stanza la figura di spalle della bionda ed Annabeth che muoveva la mano ormai meccanicamente, apparentemente tranquilla e disinvolta ma con la mente però persa chissà dove.
 
-Mi dispiace. - proferì ad un tratto il ragazzo cercando disperatamente un contatto visivo con la ragazza. Aveva bisogno di incontrare il suo sguardo, ne aveva davvero bisogno.
 
Annabeth emise una breve risata ironica ancora di spalle.
 
-E per cosa Percy?- chiese con finta innocenza ed il ragazzo ingoiò un groppo amaro restando però in silenzio.
 
-Non lo sai ?Oh che peccato però, perché io si quindi vediamo di rinfrescarti un po’ la memoria..ti dispiace per avermi trattato una merda ed ignorato senza una spiegazione ad un tratto quando tutto stava andando bene? Ti dispiace per aver dato a Talia, la ragazza più buona e amorevole che possa esistere in questo mondo della puttana? Ti dispiace esserti fatto beccare con un’altra senza un minimo di pudore d'avanti agli occhi di tutti e ai miei? O ti dispiace per esserti scopato l'ex ragazza del tuo migliore amico?.- aveva sputato tutto fuori con cattiveria, mista a rabbia e dolore.
 
-Scegli tu Percy Jackson, le opzioni sono davvero tante.- Annabeth si voltò verso di lui, le braccia incrociate sotto il seno e gli occhi grigi in vera tempesta.
 
Il ragazzo fece un passo indietro con gli occhi sgratanti, la terra che sembrava essergli sparita da sotto i piedi. Gli occhi color mare iniziarono a scurirsi e tutti i buoni propositi che aveva avuto fino a quel momento sparirono senza ombra di dubbio.
 
-Tu, non sei nessuno per parlare di me in questo modo.!- sibilò furioso stingendo le mani in due pugni, gli occhi erano scuri e le labbra strette in una linea sottile. Annabeth si morse il labbro inferiore dalla rabbia.
 
-Tu nemmeno Jackson. Non hai il minimo diritto di venire qui con questa tua fottuta faccia da schiaffi e un misero 'mi dispiace'.- urlò di rimando la bionda mentre puntava un dito accusatorio verso di lui. Avrebbe tanto voluto strangolarlo con le sue mani.
 
-Ero venuto qui per chiederti scusa, per riparare le cose.-
 
-Ficcatele lì dove non batte il sole le tue misere scuse Percy. Non ti serviranno ad un bel niente se credi di riparare a tutto con quattro parole dette a caso.-
 
-Ho detto che mi dispiace okey? Cos'altro dovrei fare?!-
 
La urla erano diventate alte sempre di più ed i due ragazzi si parlavano ora a pochi centimetri, l’uno dall’altro.
 
-Come puoi solo pensare di uscirtene con una semplice scusa? Come? Hai dato a Talia, la nostra Talia, la mia Talia della puttana. Lei, che ne ha passate così tante in vita sua..come hai solo potuto pronunciare quella maledetta parole sapendo del suo passato?.- urlò ancora fuori di se la bionda. Percy abbassò lo sguardo dispiaciuto facendo infuriare ancora di più la ragazza.
 
-Non avrei mai voluto. Non lo pensavo per davvero e tutti lo sapete ma ero furioso con lei.- mormorò con un filo di voce. Annabeth alzò gli occhi al cielo soffocando un imprecazione.
 
-Ma questo non ti dava il diritto di darle della troia!- esclamò  passandosi una distratta una mano tra i capelli.
 
-Non avrei mai voluto okey? Mi dispiace per Talia e per quello che ho fatto a Luke ma non è di loro che mi importa ora Annabeth. Ho fatto anche a te del male ed è per questo che sono qui.- sussurrò avvicinandosi ancora di più a lei. Una sua mano si posò dolcemente e come un soffio di vento sulla guancia pallida della ragazza accarezzandola piano.
 
Annabeth si scostò quasi subito come scottata.
 
-Smettila cazzo smettila! Non voglio ascoltarti e non mi importa di ciò che ti importa oppure no. E’ finita, qualsiasi maledettissima cosa ci fosse è finita. Non voglio più vederti e non provare mai più a toccarmi.- una voragine nel petto si aprì ad entrambi.
 
Perché stava facendo così dannatamente male?

 
-Annabeth per favore..-
 
-Vattene Percy. Ti prego va via.- si voltò di nuovo verso la parete mezza dipenta, gli occhi ora lucidi mentre mordeva frenetica il labbro inferiore. Non voleva piangere, almeno non d’avanti a lui.
 
Il ragazzo la guardò per i successivi cinque minuti in silenzio mentre Annabeth ancora impegnata a fissare la parete di spalle cercava di soffocare i singhiozzi e le lacrime che già minacciavano di scendere.
 
Con un ringhiò Percy le diede anch'egli le spalle, una nuova sensazione che gli attorcigliava le viscere.
 
I sensi si colpi avevano preso di nuovo il sopravvento e la freddezza e l'odio con cui quella ragazza l'aveva trattato non migliorava di certo le cose. Aveva sbagliato di grosso e nel cercare di aggiustarle, le aveva peggiorate ancora di più. Almeno con Annabeth.
 
Varcò la porta della camera e se la richiuse alla spalle con un tonfo appoggiandosi col capo vicino.
 
Un rumore di vetro rotto si infranse contro di essa pochi minuti dopo e un rumoroso singhiozzo si fece sentire.
 
Si impose di non sbirciare dalle serratura mai singhiozzi di Annabeth non aiutavano di certo.
 
Si chinò lentamente verso il piccolo buco e quando vi ci vide dentro qualcosa dentro di lui sembrò spezzarsi.
 
Annabeth era lì, seduta dove l'aveva lasciata poco prima, le mani premute sul viso e attorno a lei pezzi di un bicchiere frantumato. I suoi singhiozzi che riempivano la stanza, insieme al pugno che batteva sul pavimento sussurrando quei ‘ti odio’ che tanto facevano male.
 
Percy, in quel preciso momento, intuì che quello che aveva sentito spezzarsi poco prima, fosse stato di sicuro il suo cuore.
 
 








*L'angolo di Yoo.*

Salve cichite (??) mie, come state?
Si lo so, aveva promesso che avrei aggiornato presto but, non ci sono riuscita. Avevo il capitolo pronto da un po', ma non riuscivo a correggerlo o addirittura a pubblicarlo a causa della causa 'inizio scuola'. Mi dispiace ma spero di essermi fata perdonare con questo capitolo un pochettino più lungio rispetto al solito.
Allora,nella prima parte abbiamo le ragazza di casa, i soliti problemi e Sally la matta. Chiariamo che io quella donna la amo e che in quel ruolo io ce la vedo davvero bene hahaha. 
Nella seconda invece c'è ciò che credo non vi sareste mai aspettate. Non lo so da dove mi è uscita fuori davvero, non ne ho la minima idea ma non mi sembra infondo così tanto male e mi piace pensare che Talia in quel periodo provasse qualcosa per Luke che non era mai riuscita a capire. Il personaggio della rossa ( da me odiatissimo) e la storia tra i ragazzi non è da sottovalutare per niente.
L'ultima parte del capitolo beh, è davvero un BOOM! Davvero, non sto nemmeno qui a spiegare il perchè anche perchè sono convinta che la metà di voi mi stia mandando al Tartaro con tanto affetto.
Ora dolcezze, prima di sparire vorrei dedicare altre due righe a quelle dolci ragazza che spendono ad ogni mia aggiornamento cinque minuti per buttare giù delle belle parole per me. Grazie mille ragazze davvero. Può sembrare banale ma credetemi non ha prezzo vedere che qualcuno, che non conosci, che non vedi, apprezza ciò che scrivi.Se potessi vi abbraccerei una ad una,siete fantastiche. 
Un bacio e a presto,la vostra Yoo. <3





 




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Capitolo 17
*** -17- ***



Cap.17



A te che mi hai sempre sostenuto.
A te che mi hai sempre dato la forza di continuare per andare avanti.
A te che dopo tutto questo tempo ci sei ancora, sempre più vicina di prima.
A te che voglio ormai un mondo di bene.
Questo capitolo è dedicato a te Ram, solo e soltanto a te.
Grazie di esserci sempre!.






 
New York, 29 Novembre.


In quel giorno nuvoloso di fine Novembre, Talia Grace decise di odiare definitivamente la sua vita.

Con un sospiro malinconico e triste si lasciò cadere stancamente sui gradini del grande portico della villa, un grosso plaid rosso le cingeva le spalle e una tazza fumante di cioccolata calda le teneva compagnia stratta tra le mani come un piccolo tesoro prezioso. Un freddo vento tirava quel poco che bastava per farle svolazzare i capelli corvini sul viso ed il cielo si era tinto di un grigio intenso che preannunciava da lì a poco l'arrivo di una grande tempesta.

Talia alzò il capo verso di esso e un lieve e pigro sorriso arricciò le labbra rosee. Il cielo, quel giorno, sembrava rispecchiare a pieno il suo umore come mai aveva fatto prima e si sentiva, in un modo contorto capita e compatita per quanto bastasse.

Sorseggiò la sua cioccolata senza voglia, lasciando che il liquido denso e caldo scendesse lungo la gola ed arrivasse fin dentro le ossa riscaldandola e morse l'interno della guancia forte quando gli stessi pensieri che la tormentavano dall’intera mattinata tornarono ad occupargli la mente. Vari flashback le passarono vivi come non mai d’avanti agli occhi appesantendo il masso che già da anni la ragazza portava con fatica e dolore sul cuore.

Quel giorno, pensò Talia, sembrava non volesse finire mai.

Un altro sospiro e un’altra alzata di capo verso il cielo tempestoso e senza che lei lo volesse, una lacrima solitaria le scese indisturbata lungo la guancia pallida. Non l'asciugò Talia, non provò nemmeno a nasconderla come di solito faceva quando per pochi minuti si lasciava andare. 

Almeno quel giorno non l’avrebbe fatto, e lasciò che altre ne seguissero lasciandosi andare in un pianto silenzioso e che sapeva di disperazione.

Non riusciva ancora a credere che fossero passati più di otto anni dalla morte di sua madre, che fossero passati otto maledettissimi anni da quando l'aveva trovata senza vita, inerme e in una pozza di sangue nel bagno di quella, che una volta era stata la sua casa. 

Era solo un bambina allora, eppure Talia aveva sentito un dolore lancinante al petto, come se il cuore gli si fosse spezzato in due, lo stesso dolore che sentiva ancora ora e che sapeva non sarebbe andato via già come lo sapeva allora.

Avrebbe tanto voluto esserci lei al posto di sua madre si era sempre ripetuta tante volte, perché a differenza sua, sua madre era sempre stata troppo dolce e troppo buona per quel mondo che l'aveva sovrastata. Troppo gentile e troppo pura per restare in terra, tanto da diventare un angelo.

Spesso, preferiva pensarla così. Si ripeteva che forse, una volta che se ne sarebbe convinta, avrebbe fatto meno male.

Un singhiozzò rumoroso le scappò dalle labbra e la ragazza tremante lasciò cadere la tazza senza volerlo che si frantumò sui gradini, pur di portare le mani al viso e coprire quel poco che bastava quelle lacrime che la rendevano così debole e vulnerabile ora, agli occhi di chiunque l’avrebbe vista.

Il dolore al petto era acuto ed un enorme voragine sembrava aprirsi sempre di più. Si sentiva morire.

Si fletté lentamente in avanti ed il plaid le scivolò dalle piccole spalle mentre tremava e singhiozzava, portò una mano alla bocca mentre cercava di soffocare le grida.

Voleva sparire, sparire per davvero. Andare via, lontano dove tutto le fosse parso estranio, dove magari, avrebbe potuto raggiungere la sua mamma.

Si sentiva troppo in colpa per restare ancora lì, per vivere giorno dopo giorno con il sorriso stampato sulla faccia. Era stata tutta colpa sua se sua madre era andata via, se non era riuscita a salvarla, portandola lei stessa a quella fina.

Ogni giorno, viveva con il rimorso di non essere stata una buona figlia per lei, di non averla aiutata abbastanza oppure, di non averla aiutata nemmeno quel poco che bastava per risollevarla dal pozzo nero e profondo in cui era caduta, lo stesso in cui stava cadendo lei.
 
La veranda dietro di se si aprì ad un tratto con uno scrocchio rumoroso e la voce preoccupata di Annabeth la fece sobbalzare lievemente.

-Oh dio mio, Talia!-  urlò la ragazza mentre le si accovacciava accanto e la stringeva con dolcezza ma l’amica non smise di piangere, anzi. 

Quella mancanza, non sarebbe stata colmata, né ora né mai e sarebbe stato sempre così e lei, di anno in anno, giorno dopo giorno si rifiutava sempre di più di accettarlo.

Per quanto avesse urlato a sua madre di odiarla nei momenti in cui ubriaca tornava a casa o quando nervosa dell'ennesimo licenziamento la lasciava sola per andare in uno dei tanti squallidi bar, per Talia, quelle parole non avevano mai avuto valore.

Ad anni di distanza riusciva a capire il dolore di quella donna, a capire quanto facile fosse ignorare tutto ciò affogando i problemi nell'alcool, riusciva a capire il perché del suo gesto disperato, forse coraggioso. Quel coraggio che lei invece non aveva mai avuto.

Le aveva sempre puntato il dito contro, rinfacciandole quanto un orribile madre fosse stata, facendo in modo che quel macigno sul cuore che sua madre portava, diventasse ancora più pestante, contribuendolo a schiacciarla. Tutto quel dolore ora, forse lo meritava anche lei.

Avrebbe tanto voluto stringerla a se, sentire il calore delle sue braccia, i suoi capelli biondi che le solleticavano il viso, sempre profumati di cocco o menta. Avrebbe voluto chiacchierare con lei, come in quelle poche volte era capitato mentre sedute a guardare una vecchia cassetta sul divano chiacchieravano come nulla fosse. Avrebbe voluto ridere senza freno, ascoltare la sua risata, risentire la sua voce, rivedere il suo dolce sorriso. Avrebbe tanto voluto dirle quanto bene le aveva voluto anche quando si urlavano contro, e quanto gliene volesse ancora adesso che lei non c'era.

Il plaid le venne messo di nuovo sulle spalle e la mano forte di Percy le strinse una spalla. Era quello il loro gesto da ormai anni.

Gli chiedeva di farsi forza, di andare avanti senza lacrime e Talia, in quel giorno, infrangeva sempre “quella promessa”. In quel giorno, una volta l'anno, si era permessa di crollare, di urlare senza sosta e sfogare tutto quel dolore che soffocava dentro di se ogni giorno.

-Talia, ti prego..- ad Annabeth le parole morirono in gola mentre gli occhi le diventavano lucidi alla vista dell'amica in quello stato. Non riusciva a sopportare la vista di Talia così distrutta, così indifesa e disperata. Avrebbe voluto fare tanto, ma in quel momento qualsiasi cosa le sembrava solo una sciocchezza. 

La corvina invece, continuò a piangere e a singhiozzare e girò il capo quel poco che bastava per guardare di sottecchi Percy con i suoi grandi occhi blu. 

L'attimo dopo si lanciò tra le sue braccia in un gesto già ripetuto tante altre volte, le mani che stringevano la t-shirt rossa in un pugno e le lacrime che la bagnavano.

Percy le accarezzò la schiena in silenzio e la strinse forte, non una parola di più, non una di meno. Annabeth, con dolcezza osservò i due.

-Ti prometto scricciolo, che starai meglio. Prima o poi, tutto questo non farà più male.- le sussurrò all'orecchio, la voce che gli si bloccava in gola e gli occhi color mare tremendamente tristi. Talia tra le sue braccia scosse il capo e continuò a piangere senza fermarsi un secondo. La testa le pulsava e le mancava il respiro per le troppe lacrime e per i singhiozzi ma non le importava, voleva solo restare lì e piangere fino a non sentire più niente.

-Mi avevi promesso che saresti stata forte ricordi? Ti prego Talia..- la strinse ancora di più a se Percy, mentre pregava chiunque lo stesse ascoltando di fermare tutto quel dolore che affliggeva l’amica.

Annabeth si avvicinò di poco e accarezzò il braccio dell'amica lanciando uno sguardo preoccupato al ragazzo.

-N-non è g-giusto.- singhiozzò urlandolo forte al cielo in tempesta, proprio come lei. 

-Dovrei esserci io al suo posto. Io o lui, non lei!- urlò ancora e Percy scosse il capo velocemente e con ardore seguito da Annabeth.

-Dovrebbe esserci solo lui e basta Talia, tu non hai colpe.- dolcemente l'amica le accarezzò i capelli mentre la corvina scosse il capo tremante.

-Non merito questa vita né tanto meno voglio viverla se è questo che mi spetta. N-non ce la faccio più, sono così stanca.- la mano di Percy scivolò nella sua e la strinse forte ma con delicatezza.

-V-voglio solo andare via, lontano. Essere un’altra, magari con una storia diversa ed un passato che non debba fare ancora così m-male ad anni di distanza. Che non debba bloccarti con la paura di vivere o di amare, un passato che non mi abbia tolto una madre, negato l’infanzia, fatto passare le più terribili pene dell'inferno per poi distruggermi dentro irreparabilmente! - Percy la sollevò con se e la strinse ancora. Sulle punte Talia affondò il capo nel suo collo e spinse un braccio indietro alla ricerca della mano di Annabeth che fu subito trovata.

Se solo fosse stata in grado di salvare sua madre si ripeteva sempre, sarebbe stata tutta un'altra storia. 

Una storia dove magari suo padre non l’avrebbe mai sfruttava, dove uomini di ogni età non la usavano come un giocattolo usa e getta. Una storia dove avrebbe potuto amare qualcuno ed essere amata, senza la stupida paura di soffrire ancora una volta. Sarebbe stata una storia dove lei e sua madre né erano le protagoniste e avrebbero trovato quella felicità in cui tanto avevano sperato.

Setterò stretti l’uno all’altra per un tempo che sembrò infinito, ma nessuno dei tre disse più nulla.

Con gli occhi rossi e gonfi e il cuore ridotto in mille pezzi Talia continuò a piangere stretta agli amici, il pensiero di sua madre che non la lasciava andare così come quelle tremende immagini che di notte non riuscivano a farle chiudere occhio.

Sollevò ancora una volta uno sguardo verso il cielo nero e quando un lampò squarciò il manto capì che quell’incubo non era ancora finito, ma che, sarebbe iniziato ancora una volta.




*****



New York, 30 Novembre.


 
Dopo l'ennesimo sonoro sbuffo, con un lento e pigro movimento afferrò dalla tasca posteriori dei jeans scuri il mazzo di chiavi portandoselo velocemente d'avanti agli occhi. Distratto, scelse una qualunque chiave da inserire nella toppa e quando la provò sbuffò rumorosamente ancora una volta.
 
Era sempre la stessa storia: troppo stanco, ubriaco o semplicemente troppo idiota per vedere quale fosse quella giusta, sceglieva sempre la chiave sbagliata. Sarebbe rimasto fuori pensò imprecando mentalmente se non si fosse sbrigato, e di dormire sui gradini di casa con l’ennesimo temporale in arrivo non ne aveva l'intenzione.
 
Ne afferrò stancamente un’altra, le palpebre pesanti a causa della piccola quantità d’alcool ingerita che gli scorreva veloce nelle vene e delle due notti precedenti insonni, maledicendosi per non aver accettato l'invito della bella mora conosciuta poche ore prima, di trascorrere una movimentata notte nella suo bell'appartamento. 

Con il rimpianto stampato sulle labbra trovò quella giusta e grugnì vittorioso quando la porta scricchiolò lentamente aprendosi davanti a se.
 
Se la richiuse alla spalle leggero, facendo attenzione a non svegliare nessuno o meglio Sally. Erano le due di notte ed una ramanzina della donna a quell'ora non era di sicuro ben accetta soprattutto dopo l’ultima bravata che aveva commesso. In fondo, far saltare in aria la costosa lavatrice ed allagare l’intero sottoscala per un motivo a lui ancora sconosciuto era roba da poco!
completamente buio di casa Jackson.

Lo attraversò lentamente, i piedi che strusciavano contro la moquette silenziosi e fermandosi qualche minuto di troppo sulla porta della camera a lui ora interessata.
 
La porta di Talia infatti, spiccò come illuminata da mille neon ai suoi occhi azzurri che nel buio guizzarono come in allerta, attenti a mantenere lo sguardo fisso su quel pezzo di legno che lo separava dalla ragazza. Avrebbe tanto voluto farlo sparire, spezzarlo in due, cancellarlo o qualsiasi altra cosa pur di mettere fine a quella fisica distanza.

Fremette all'impulso di spalancarla con un calcio e correre da lei e con un sospiro mozzato si avvicinò ad essa.
 
Quella ragazza, si ripeté con l’accenno di un piccolo sorriso stampato sulle labbra, gli aveva completamente fuso il cervello. I suoi occhi indugiarono su di essa qualche secondo di troppo mentre cercava dentro di se il coraggio per aprirla. 
 
Cosa gli stava accadendo?
 
Una piccola e benevola imprecazione gli sfuggì dalle labbra e con un altro sospiro silenzioso poggiò la mano sulla maniglia della porta bianca e la fronte su di essa. Si sentiva un completo idiota.
 
Più cercava di non pensarla e di mandarla via dai suoi pensieri, più lei gli entrava dentro in un modo pazzesco. 


Con un gemito di protesta si staccò dalla porta mentre strisciava verso la sua piccola camera, lo sguardo stanco e le labbra strette in una linea sottile. La loro pensò, era una continua guerra che nonostante sapessero facesse male e procurasse perdite ad entrambi continuavano giocare per il semplice gusto di veder stare male l’altro e Luke, dopo anni ne era davvero stanco.

Voleva Talia lì, proprio in quel momento accanto a lui. Sapere cosa si provasse a tenerla stretta tra le braccia con dolcezza, ad accarezzarle il viso, a sfiorarla o meglio ancora sapere cosa si provasse baciando quelle carnose labbra rosse. Ma era tutto impossibile e lui, ne era ben consapevole.
 
Due secondi dopo Luke Castellan si colpì in pieno viso da solo mentre scuoteva il capo frenetico cercando di cancellare qui pensieri tremendamente sbagliati.

-Smettila Luke, smettila!- sussurrò spezzando il tranquillo silenzio che invadeva il corridoio di casa Jackson. 


Lanciò un rapido sguardo alla porta socchiusa di Annabeth e ancora una volta a quella della corvina. Doveva smetterla di pensarla, si riproverò mentalmente dopo la millesima volta e sbuffò imprecando di nuovo
 
Senza preoccuparsi poi, di svegliare Percy o di far rumore aprì incazzato la porta già socchiusa della sua camera con una rumorosa manata, mentre incurante accendeva la luce.
 
Un secondo dopo qualcuno imprecò ad alta voce soffocando quello che alle sue orecchie sembrò un singhiozzo.
 
Quando i suoi occhi azzurri poi, ebbero scrutato la stanza da cima a fondo e trovato la fonte di ciò, a Luke, sembrò mancare la terra sotto i piedi come mai era accaduto in vita sua.
 
Talia Grace se ne stava rannicchiata sul letto dell'amico, i capelli corvini raccolti in una disordinata coda, gli occhi rossi e gonfi così come le carnose labbra rosse. Lacrime salate le solcavano il candido viso e di tanto in tanto un singhiozzo rumoroso le scappava indisturbato mentre tentava di soffocarlo portando una mano alla bocca, tremava forte e non per il freddo che la grossa finestra spalancata della camera le aveva procurato.
 
Luke rimase lì fermo sulla soglia, il cuore che aveva smesso di battere alla vista di Talia in quello stato o semplicemente alla vista di Talia stessa.
 
La ragazza abbassò lo sguardo indifesa senza proferire parola mentre continuava silenziosamente a piangere, ignorando la presenza estranea appena entrata il più che poteva. Non riusciva a sopportare quegli occhi limpidi e azzurri, così accesi di vita, così diversi da suoi scrutarla a fondo, lo aveva sempre odiato.
 
La sapevano leggere dentro e fuori come pochi avevano mai fatto nella sua vita e lei odiava Luke per questo. Non voleva essere letta Talia, né da nessuno, né soprattutto da lui.
 
Il biondo mosse meccanicamente le gambe verso la finestra spalancata e dando le spalle alla corvina la chiuse sospirando silenziosamente poco dopo. Non sapeva cosa diavolo fare.
 
Vedere Talia in quelle condizioni, così distrutta e fragile lo aveva svuotato di ogni possibile emozione avesse mai potuto provare in quel preciso momento. Era come sentire il suo dolore sulla pelle, sentire ciò che sentiva lei e Luke, non riusciva a concepire come una persona sola, persino per una forte come Talia, potesse solo minimamente sopportare tutto ciò da sola.


Si voltò lentamente verso di lei che con il capo basso non incrociò gli occhi di lui. Luke affranto continuò a guardarla sperando in una alzata di capo, anche per solo pochi secondi. Desiderava così tanto affondare in quelle pozze scure ed oscure che sperò con tutto se stesso che Talia alzasse il capo e lo guardasse senza mai fermarsi.
 
Con altri due passi si portò più vicino a lei di quanto avesse pensato e si sporse lentamente verso le grosse ante del blu armadio afferrando un morbida coperta blu con sopra disegnate torte del medesimo colore.
 
Talia ridacchiò all'improvviso scuotendo il capo di poco. Il macigno sul cuore di Luke sembrò alleggerirsi al lieve suono della sua risata.


-Percy e la sua mania per il blu sono praticamente ovunque. - rise leggermente Talia, mentre le lacrime continuavano a scendere senza un freno sul suo viso arrossandole ancora di più gli occhi già gonfi. Un lieve sorriso triste e riconoscente le comparve sul volto quanto Luke con dolcezza l'avvolse nella coperta e le si sedette stanco di fronte.
 
Non riusciva a guardala in viso, non riusciva a non pensare a quelle lacrime ingiuste che le scalfivano il viso per un motivo ben preciso e non riusciva ancor di più a non pensare di essere così inutile in quel momento, tanto da non poterle asciugare.
 
-M-mi dispiace per essermi intrufolata qui alle due del mattino, so che non avrei dovuto.. - Luke scosse il capo, sorridendogli lievemente mentre si spostava più vicino a lei ancora una volta anche se inconsciamente.
 
-Annabeth dormiva ed io la sveglio quasi tutti le notti..credevo Percy fosse qui ma non l'ho trovato e n-non ce l'ho fatta a tornare in camera mia.- un singhiozzò muto le scappò dalle labbra e Talia abbassò ancora una volta lo sguardo imbarazzata, le guance pallide che si tingevano di rosa.
 
Luke, ancora una volta annuì incapace di parlare. Avrebbe tanto voluto abbracciarla.
 
Talia, con una smorfia dipinta sul viso che voleva essere forse un sorriso riconoscente si alzò lentamente dal letto, flettendo le braccia in avanti per darsi forza. Sorpassò lentamente il ragazzo, lo sguardo basso mentre si torturava il lembo dell'enorme felpa grigia.

 
Come preso da una scossa la mano di Luke saettò subito sul polso della ragazza afferrandola saldamente e bloccandola proprio pochi passi d'avanti a lui. Talia volto quel poco che bastava il capo, lasciando che la lunga coda corvina le scivolasse all'indietro rimando così il suo viso completamente scoperto.
 
Il cuore di Luke sembrò spezzarsi in più parti alla vista devastata della ragazza e puntò le sue iridi azzurre su di lei, nella vana speranza di incontrare il suo sguardo. Non ricevette nessuna risposta se non ancora un muto singhiozzo e lentamente fece scivolare la sua mano verso il basso mentre con dolcezza afferrava saldamente quella di Talia.
 
La ragazza non ricambiò la stretta, gli occhi ancora puntati verso la porta e Luke che continuava a stringergli la mano in cerca anche, di un piccolo segno.
 
A Talia invece, il respiro sembrò mancarle completamente per un tempo che sembrò infinito.
 
La mano calda di Luke che stringeva forte la sua non riusciva a farla pensare quel tanto che bastava per trovare una qualsiasi risposta da urlargli contro come sempre aveva fatto. Era tutto in quella stretta, sentiva tutto ciò che lui le avrebbe voluto dire lì dentro.
 
Poi, accadde tutto in un attimo.
 
Con uno strattone il ragazzo tirò la corvina dolcemente verso di se, quel poco che bastava per farle perdere l'equilibro e farla cadere dritta tra le sua braccia. Due secondi dopo infatti Talia era seduta scomposta sulle sue gambe, il capo poggiato nell'incavo del suo collo mentre le braccia forti di Luke la stringevano forte a se.
 
Non parlò, non disse nulla ma in quel momento Talia avrebbe voluto dire tanto.
 
Il profumo lieve di alcool misto a quello della menta la fece rilassare e si lasciò cullare da Luke, bagnando la sua felpa con le sue lacrime amare. 
Gliene asciugò una lui, incapace di emettere un qualsiasi suono umano mentre le accarezzava la schiena disegnandole cerchi immaginari nella vana speranza di calmarla.
 
-So che probabilmente non mi racconterai nulla, che non mi dirai perché sei ridotta in questo stato e so che anche che se te lo chiedessi mi manderesti via urlandomi contro ed è per questo che non lo farò, però ti prego, non..non andartene okey? – la voce di Luke uscì poco più di un sussurro, una dolce supplica che arrivò limpida alle orecchie di Talia. La corvina sussultò lievemente a quelle parole, così dolci ed inaspettate tanto da ritrovarsi ad annuire quasi subito.


-Da piccolo mia madre non faceva altro che ripetermi quanto questa sarebbe stata l'età più bella della mia vita, quanto libero ed indipendente sarei stato un giorno e quanto tutto avrebbe trovato lentamente un suo posto, compreso io. Sognavo di crescere da un momento all'altro Talia, sognavo di bruciare tutte le tappe e vivermi quella libertà tanto bramata di cui mia madre parlava con tanta passione, dolcezza e nostalgia. Diceva che gli adolescenti era spiriti liberi, ragazzi dall'animo indistruttibile ed impenetrabile, diceva che nulla ci avrebbe mai ferito tanto irreparabilmente da non poterci far andare avanti, che avremmo trovato sempre qualcosa per cui combattere, qualcosa per cui valeva la pena nonostante il dolore atroce. - iniziò Luke lentamente mentre puntava i suoi occhi nelle iridi scure e spente della ragazza che ora stringeva tra le braccia. Talia ricambiò lo sguardo e si ritrovò ad osservarlo attentamente, incapace di parlare o di emettere un qualsiasi suono.
 
Scelse di perdersi nei suoi occhi in silenzio mentre il cuore galoppava ad un ritmo incessante.
 
-Quando finalmente sono cresciuto è stato perché ho dovuto farlo. Avevo finalmente bruciato tutte le tappe, mi sentivo grande eppure non ero soddisfatto. Ero cresciuto perché ne ero stato costretto e non riuscivo a credere come mia madre potesse avermi mentito per una vita intera: ai miei occhi sembravano bugie, tante ed inutili bugie senza fondamenta. Intorno a me non c'era altro che buio e non riuscivo a trovare nemmeno un appiglio per poter combattere e non immagini quante volte io abbia maledetto quella donna per vermi fatto credere che una volta "grande" avrei potuto trovare me stesso, avrei potuto trovare un posto. - Talia guardò Luke dal basso e la sua mano si mosse con dolcezza vero il viso del ragazzo accarezzandogli una guancia lentamente e con delicatezza. Luke chiuse gli occhi beandosi del lieve tocco della ragazza. Sarebbe stato così anche per tutta la vita se solo fosse stato possibile.
 
-Ero solo, smarrito, chiuso in me stesso tanto da non trovare una misera via d’uscita. – Luke continuò a parlare con voce bassa intrinseca d’amarezza e dolore. Talia non smetteva di carezzargli lievemente la guancia mentre ascoltava rapita la sua storia, quella storia che aveva sempre creduto di sapere.
 
-Mio padre ha abbandonato mia madre e me quando avevo solo tredici anni e da allora la mia vita è stata soltanto un madornale casino. - la voce di Luke si abbassò d’un tratto, la gola arida e gli occhi ora lievemente lucidi. Talia spalancò la bocca incapace di parlare.
 
Quella storia a cui mai si era mostrata interessata, ora le sembrava quasi simile alla sua e negli occhi di Luke lesse quel dolore che lei provava ormai da una vita intera. Quel dolore di chi è stato abbandonato, ferito e distrutto dentro, quel dolore da cui non avrebbero mai avuto una via di fuga.
 
-Mia madre ha sempre e solo vissuto per me e mio padre, ci amava così tanto. Lui era il suo sorriso più bello, la sua gioia infinita e quando è andato via, non è riuscita ad andare avanti. Tutte le certezze sono crollate e da allora mia madre non è stata più la stessa. - Luke picchiettò una mano sulla gamba della ragazza distratto. Gli occhi azzurri ora erano vuoi, due pozze cristalline scure e senza vita che non guardavano più Talia.

-Ha iniziato a non magiare più, ad odiare se stessa per non essere stata una buona moglie ed una buona donna tanto da farlo andare via. Lo aspettava tutti giorni per il pranzo, per la cena ma mio padre non è mai tornato. Né per lei, né per me. Era andato via, con la sua bellissima modella russa lasciandoci alla deriva ed io ero solo un bambino, non potevo fare nulla.-  Gli strinse forte un braccio la ragazza ma Luke sembrava ormai andato. Con gli occhi azzurri puntati verso il basso fece scendere Talia velocemente dalle sue gambe.
 
-E poi, dopo i primi mesi senza lui, mia madre ha perso la testa. Completamente andata e senza che nessuno potesse fare nulla, senza che io potessi fare nulla. - Luke sospirò, lasciandosi trasportare dal ricordo mentre camminava distratto per la camera.
 
-Mio padre era sempre stato tutto per lei e con tutti gli anni passati insieme lei non aveva mai smesso di amarlo, nemmeno per un secondo, nemmeno per gioco. Era vero amore il suo, quell'amore che da piccolo mi ha fatto tanto credere in esso, da sperare di potermi innamorare anche io così. Speravo anche io di innamorarmi proprio come lei amava lui ma ero solo un bambino e crescendo mi sono ricreduto così come lei, che ha imparato ad accettare l'assenza di quell'amore che l'aveva tanto distrutta. - strinse forte il lembo della sua t-shirt bianca in un pugno inghiottendo un groppo amaro.
 
-E tua madre, ora dov’è? - parlò per la prima volta Talia in un sussurrò. Luke si voltò verso di lei non guardandola però.
 
-In un centro di cura appena fuori New York.- mormorò lentamente mentre sorrideva pensando al caldo abbraccio di sua madre.
 
-Non ti manca? - chiese ancora mentre pensava alla sua di madre con un groppo amaro bloccato in gola. Si sentiva quasi soffocare e la vista le si appannò di nuovo.
 
Perché a me la mia mamma manca Luke, non sai quanto. Come fai senza lei?
 
-Sempre, ma so che è un bene per lei stare lì, lontano da New York e da tutto quello che gli ricordava mio padre..- Talia annuì trovando le parole di Luke giuste.
 
Si ritrovò a pensare a quanto quel ‘sempre' combaciasse col suo. Sua madre le mancava sempre e comunque ma a differenza di Luke non c'era rimedio per colmare quella mancanza.
 
-Tra due settimane c'è la visita mensile.Ti va di accompagnarmi Grace?- le voce di Luke la ridestò dai suoi pensieri e mentre Talia sgrava gli occhi, lui le si era avvicinato sorridendole dolcemente.
 
-I-Io?- balbettò rossa in viso. Luke rise e annuì guardandola ancora una volta con dolcezza.
 
-Ne sarei onorata Luke. - e quando pronunciò con dolcezza il suo nome, niente più importò agli occhi o ai pensieri di Luke tanto quanto quello di afferrarla e di stringerla forte. Afferrò il polso di Talia e velocemente la tirò verso di se mentre la ragazza cadeva ancora una volta fra le sue braccia.
 
Si strinsero forte l'uno all'altro, mettendo da parte quella stupida guerra che tanto si ostinavano a portare avanti. Si cullarono con dolcezza, dimenticandosi per una attimo del dolore che li circondava da una vita intera e che ora tanto sembrasse legarli.
 
Talia appoggiò il capo contro il petto muscoloso del ragazzo e sorrise quasi involontariamente quando sentì il battito del suo cuore. Combaciava col proprio.




*******




 
 New York, 12 Dicembre.


 
-AHI!-
 
-Percy sei davvero una mammoletta! - la grossa risata di Talia Grace echeggiò rumorosa e cristallina nell'ampio salone vuoto di casa Jackson mentre scendeva a fatica gli ultimi gradini delle grandi scale.
 
Si aggrappò contro la parete schiacciandosi e sostenendosi ad essa, scossa da una risa irrefrenabile tanto da provocarle le lacrime agli occhi. Non riusciva a prendere fiato e guardando verso il basso mormorava parole sconnesse e senza senso. Posò una mano sulla bocca soffocando le risate ma non ci riuscì e continuò a ridere tanto farsi mancare per davvero il respiro.
 
Le sue guance erano tinte di un rosso accesso, gli occhi erano chiusi e lacrimanti mentre continuava a guardare verso la fine delle scale con un assoluto divertimento.
 
Percy Jackson invece, a differenza sua imprecò contro la ragazza.
 
Lanciando maledizione destra e manca, si lamentò massaggiandosi il punto dolente con una smorfia di dolore e grugnì fulminando la corvina con lo sguardo che non accennava a smetterla con le grosse risate.
 
Con un’altra sonora imprecazione si alzò dal freddo pavimento dove era caduto a seguito della "piccola” a detta di Talia spinta che aveva ricevuto con tanto amore quanto forza dall’amica e continuò a fulminare la corvina nella speranza di placare quelle rise che tanto lo irritavano.
 
Talia continuò a ridere senza freno mentre scendeva gli ultimi scalini e sbadata e distratta come suo solito inciampò con i suoi stessi piedi sui due ultima gradini.
 
Rischiò di cadere in avanti se Percy non l'avesse afferrata al volo mentre quella lo guardava con un sorrisetto scherzoso ed irritante in viso.
 
-Avrei dovuto lasciarti cadere, saremmo stati pari e tu avresti smesso di ridere come una fuori di se! - Percy alzò gli occhi infastidito lasciando irritato Talia e guardandola male nel vederla soffocare altre grosso risate.
 
La corvina sbuffò l'ultima risata mentre con un mano si asciugava le lacrime e il mascara colato per le troppe risa. Si alzò sulle punte lentamente e pizzicò con dolcezza la guancia al ragazzo.
 
-Sappiamo entrambi che non l'avresti fatto Perce. - gli sorrise sorniona ed il ragazzo alzò ancora una volta gli occhi al cielo facendo apparire sul viso un adorabile broncio.
 
Talia ghignò vittoriosa ad uno sua non risposta e danzate si avviò verso la grosso scrivania di mogano posta in un angolo del grande salone. Si sporse scocciata verso di essa, alla ricerca di alcuni appunti che sicuramente Sally aveva raccattato e messi su insieme a tutte quelle altre inutili scartoffie sbuffando dopo pochi minuti.
 
-Saranno più di duecento fogli..shgg perché tua madre non smette di frugare nelle mie cose?!- si voltò vero Percy, gli occhi adirati e la bocca imbronciata. Il ragazzo sul divano scrollò le spalle guardandola tra il divertito e il compatito.
 
Sapeva cosa si provasse ed infatti spesso paragonava sua madre ad una piovra giganti. Con quelle mani lunghe come tentacoli era d’ovunque fosse il disordine e lei con sua somma gioia si divertiva a risistemare le cosa tanto da non farle trovare a loro.
 
-E' una maniaca del controllo quella donna. Ha il convulsivo bisogno di sistemare e riordinare qualsiasi cosa sia per lei fuori posto. Pensa che a me e a Luke sistema perfino le mutande!- esclamò il corvino con naturalezza mentre incrociava le braccia dietro la testa e sorrideva verso Talia. La ragazza grugnì schifata al solo pensiero e si voltò con la stessa espressione in viso, dandogli le spalle e sezionando uno ad uno i fogli.
 
Dopo venti fogli e tre o più imprecazioni si voltò verso l’amico che spaparanzato se ne stava ancora stravaccato sul divano mentre la guardava divertito. Talia lo fulminò con lo sguardo.
 
-Sono troppi, non posso mica controllarli tutti?!- urlò innervosita verso Percy, la pila di fogli rimanenti stretti in una mano mentre sbuffava sonoramente.
 
-Non puoi chiederlo ad..Annabeth?- chiese il ragazzo pronunciando il nome della ragazza dopo svariati secondi di paura. Talia sapeva tutto, e sapeva anche quanto gli costasse solo pronunciare il suo nome.
 
-Ultimamente Annabeth è del tutto fuori uso, addirittura più di me il che è davvero grave per lei ed anche per me.- mormorò al ragazzo giocherellando con alcune ciocche sfuggite dalla piccola treccia che portava sulla spalla. Percy la guardò con aria grave e abbassò lo sguardo perdendosi nei suoi pensieri come fece Talia.
 
-Ultimamente siamo tutti un po’ fuori uso Talia.- sussurrò  dopo svariati minuti con voce dolente mentre l'amica lo guardava intensamente ed annuiva.
 
-E' solo un brutto periodo per tutti, vedrai che passerà. - Talia si rimise a lavoro con le varie scartoffie nella vana speranza di trovare i suoi maledetti appunti mentre Percy da dietro lo scrutava attentamente.
 
Era cresciuta la sua Talia, tanto e troppo per i suoi gusti. L'aveva vista indifesa, solo, nella disperazione più totale eppure ai suoi occhi non aveva mai smesso di apparire la più forte delle guerriere.
 
Aveva sofferto tanto, troppo per la sua età e non meritava altro dolore anche perché, l'avrebbe spezzata del tutto e lui ne era ben consapevole.
 
Sorrise nell'osservala mentre di spalle scartava i fogli a lei non interessati, sorrise perché inconsciamente Talia era diventata per lui la sorella che mai aveva avuto, sorrise perché Talia ormai faceva parte a pieno della sua vita e mai ne sarebbe uscita.
 
Lei era la gioia di quella casa, con le sue battute strambe, il suo senso dell’umorismo andato a male, con la sua acidità, con la sua dolcezza andata a male, con le sue giornate no..lei era la gioia di quella casa con tutto quello che facesse e Percy, non poteva che esserne più che contento.
 
La ragazza invece, ignara dei pensieri di Percy che sorrideva con dolcezza osservandola imprecò all'ennesimo foglio scartato.
 
Quando però un piccolo fascicolo color panna sbucò tra i fogli che stringeva tra le mani la curiosità ne ebbe la meglio. Unì in una pila i fogli inutili e mise da parte i restanti mentre estraeva dalla cartellina due fogli e li leggeva attenta.
 
Esattamente due secondi dopo, Talia si sentì morire.
 
Il respirò sembrò mancarle del tutto e il cuore prese a battere troppo forte e senza tregua. Soffocò un singhiozzò ma fu inutile. Lacrime dolorose come tanto spine conficcate nella carne iniziarono a solcarle le guance pallide e più Talia rileggeva quei due fogli più avrebbe voluto avere stretto tra le mani un piccolo coltello e farla finito.
 
Tutto ciò che l'aveva ridotta in quel modo, tutta la sofferenza e il dolore che aveva dovuto subito in quegli anni stava per tornare. Il suo incubo più grande era a piede libero stava per tornare, sicuramente da lei.
 
E con quella consapevolezza che sembrò arrivarle dritta al cuore con una lama ben conficcata nel petto la vista le si annebbiò del tutto e le gambe cedettero mentre affogava nel buio più totale, dove da lì non c'era più ritorno. Lei, lo sapeva.
 
Cadde e Percy, stavolta non poté prenderla.
Nessuno avrebbe potuto.
 
 
 
 

 
 

 
*Angolo di Yoo.*
 
Lo so, lo so. Dovrei semplicemente mandarmi al quel paese da sola per svariati motivi ma prima vorrei spiegarvi. So che non merito assolutamente che voi mi perdonate ma il mio vergognoso ritardo non è stato davvero programmato. Se vi dico che avevo il capitolo pronto da una vita, non mi credereste eppure è così. Appena due settimane dopo aver pubblicato quello precedente avevo già pronto questo, mi mancava soltanto la ricorrezione di qualche pezzo e la rilettura di tutto messo insieme ma una cosa tira l’altra ha fatto passare ben due mesi e credetemi mi dispiace un mondo. Non avrei mai voluto farvi aspettare, per niente.
Tornando a ciò che ho pubblicato oggi volevo dirvi un paio di cosette.
Allora, c’è un intero capitolo basato su Talia e sulla sua storia che via via si fa sempre più dolorosa. Mi dispiace dover rendere il suo personaggio così lacrimoso e smielato ma credo che la perdita di una madre sia una delle cosa più brutte che al mondo possa esserci e io da scrittrice mi sentivo di farle provare ciò che ha provato in questo intero capitolo. Abbiamo poi un Luke che si apre completamente e che ci svela la sua storia simile a quella di Talia per certi punti di vista. Ho voluto rifarmi alla storia del libro, ovvero Ermes che li abbandona ma mettendoci cose attuali che spesso si vedono.
Infine, la parte a mio parere più orrenda che io abbia mai pubblicato ci sono Talia e Percy. Risa, scherzi e pensieri e per ultimo la mega bomba.
Scoprirete in seguito perché ho deciso di farglielo sapere.
Ora, prima di andare vorrei ringraziare con tutto il cuore quelle persone che per due minuti hanno speso delle dolci parole per me e per questa storia. GRAZIE.
Un bacio e a presto spero, con affetto la vostra Yoo.
 
P.S Mi scuso tremendamente per non avervi risposto alle recensioni precedenti e vi chiedo di perdonarmi se non lo farò neanche con le future. Ho avuto pochissimo tempo, sia per aggiornare che per ricontrollare ciò e credo sarà sempre così per un po’. Perdonatemi.

 

 




 

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Capitolo 18
*** -18- ***




Cap.18






New York, 20 Dicembre.

 
-Quell'idiota ha intenzione di distruggere un'intera camera o cosa?!-
 
All'ennesima stancante lamentela mormorata da una Talia alquanto irritata e provata, Annabeth sospirò rumorosamente appoggiandosi di spalle e con poca grazia all'isola di marmo che da svariati minuti usava come tavolo da lavoro. Posò i gomiti sulla superfice fredda e lucida e scostò con uno sbuffo i capelli biondi appiccicatisi al viso roseo.

Si voltò poi verso Talia, inarcando un sopracciglio chiaro e scrutandola con i suoi grandi occhi grigio tempesta.
 
-Invece di continuare a lagnarti, perché non vai di sopra a controllare cosa sta succedendo? - dichiarò saggiamente alzando gli occhi al cielo tra l'esausto e l'esaperato. Talia scosse il capo con fermezza ed Annabeth soffocò un imprecazione contra l’amica e la sua stupida ed inutile testardaggine.
 
I capelli corvini di Talia, quel giorni lasciati mossi sulle spalle le incorniciavano un viso pallido, quasi cadaverico dove vi faceva capitolino tristezza ed irritazione.
 
Annabeth continuò a scrutarla senza avere una concreta risposta e soffocò un’ennesima imprecazione mordendosi le sottili labbra pallide. Si staccò dalla superficie fredda con un colpo di reni continuando ad osservare l’amica che ora accanto a lei si torturava il lembo della maglione blu notte che la fasciava il busto.
 
Talia borbottò a voce bassa qualcosa di incomprensibile quando sentì ancora su di se la presenza degli occhi indagatori dell’amica e si portò una ciocca corvina di capelli dietro l'orecchio mentre nervosa contemplava il parquet della cucina.
 
-Mi chiedo ancora perchè io mi ostini a darti consigli,qualsiasi  io ti dica è e sarà sempre inutile.- Annabeth sbuffò e la fulminò con lo sguardo sapendo però che non avrebbe funzionato. Non sarebbe per niente riuscita a fingersi furiosa o quanto meno arrabbiata con lei, solo costantemente preoccupata.
 
-Non mi va di andare di sopra e litigarci..- sussurròa quel punto Talia puntando i suoi occhi spenti in quelli dell’amica. Annabeth rabbrividì.
 
Erano vuoti, privi di una qualsiasi emozione e Annabeth si sentì, anche se per pochi secondi, un vuoto nel petto che immaginasse fosse simile a quello di Talia. Capì, in quella breve ed intensa occhiata, quanti conti in sospeso dovesse ancora fare quella ragazza col proprio passato e quanti pochi ne aveva risolti fino a quel momento.
 
-Non mi va di ascoltare tutte quelle cattiverie che mi urla contro ogni volta che siamo insieme e respiramio la stessa aria.- Talia si aggrappò al bancone, una fitta allo stomaco le fece quasi mancare il respiro.
 
Solo parlarne, le faceva male. Lui non faceva parte del suo passato doloroso, eppure ne era una nota dolente di quel presente che stava vivendo.

Quel ragazzo, l'avrebbe mandata fuori di testa se non lo era già.
 
-Sai bene che non le pensa. Le sue sono parole dettate dalla rabbia proprio come lo sono le tue.- Annabeth le andò incontro, asciugandosi le mani sul buffo grembiule natalizio che in quel freddo giorno le cingeva i fianchi.
 
Afferrò con delicatezza Talia per un polso e la tirò dolcemente a se.
 
-Mi considera una grandissima stronza.- sussurrò più a se stessa che all’amica, col capo corvino poggiato sul suo petto.
 
-Non che mi importi sia chiaro..-  Annabeth trovò la forza di ridacchiare e di scuotere il capo riccioluto guardando l’amica dall'alto. Talia arricciò il viso pallido in una smorfia quasi giocosa. Mentire, in quegli ultimi giorni gli riusciva davvero male.

-In effetti..Luke non ha proprio tutti i torni. Con lui ti comporti davvero da grandissima stronza.- la stuzzicò allora Annabeth serrando le labbra in una linea sottile per trattenere le risate.

Le iridi blu notte di Talia sembrarono guizzare furenti sul suo viso per un solo secondo ed Annabeth si concesse un sorriso quasi maligno. Sapeva toccare i tasti dolenti di quella ragazza che ormai conosceva come le sue tasche.
 
-Non è vero!- urlò poi Talia indignata staccandosi offesa dall'abbraccio caldo e rassicurante dell’amica.
 
-Oh si che lo è.- aveva ribattuto subito dopo una voce a loro non del tutto estranea. Le ragazze infatti interruppero il loro piccolo battibecco per osservare colui che aveva appena fatto il suo ingresso.
 
Percy Jackson, aveva infatti sfoggiato la sua entrata da divo di Hollywood nel suo maglione grigio aderente e nei suoi stretti e costosi jeans scuri. Il solito sorriso accattivante stampato sulle labbra.
 
Sorrise alle ragazze come se nulla fosse e le raggiunse spostato la sua attenzione poi su una chioma bionda che aveva abbassato il capo per nascondere il rossore sulle guance.
 
-In effetti Tals, quando ti ci metti sai essere davvero una grandissima stronza e non solo con Luke.- Percy le sorrise dolcemente, ma il commento non fu ben accetto dall'amica che con un ringhio lo colpì con un pugno ben assestato alla spalla.
 
Il ragazzo gemette dal dolore piagandosi in due ed imprecando a voce alta.Annabeth rise a quella scena seguita da una Talia ancora furiosa.
 
Percy alzò lo sguardo fulminando entrambe e quando si rimise in piedi puntò tutta la sua attenzione sulla ragazza bionda. Era bella Annabeth, con i suoi boccoli biondi appiccicati al viso, con i suoi occhi grigi tremendamente tempestosi.Con le sue guance arrossate e un piccolo sorriso incerto ad incorniciarle il viso.
 
Sarebbe stato lì a guardarla per ore senza mai staccarsi, senza mai stancarsi.

-Percy, credo proprio che quella che cola all'angolo della tua bocca sia bava.- il ghigno malandrino di Talia sembrò riscuoterlo da tutti quei pensieri mentre divertita gli sventolava davanti agli occhi color mare una mano.
 
-Spiritosa come un cactus nel sedere!-  il ragazzo, rosso in viso la fulminò con lo sguardo odiando quella piccola nana malefica con cui condivideva la sua vita da anni. Si sporse verso di lei e l'afferrò per i fianchi sollevandola come un sacco di patate per poi caricarsela in spalle.
 
-Dio Tals, meno barrette di cioccolato e più attività fisica! Pesi quanto un montacarichi.- Annabeth e Percy risero forte mentre l’amica grugniva indignata. Talia incrociò le braccia per quanto ci riuscisse e li guardò dall’alto con superiorità urlandogli contro che non c'era nulla che non andava nella sua dieta fatta di sole barrette al cioccolato ipercaloriche.
 
Per un attimo, tra le risa, tutto sembrò tornare al passato. Quel passato non ancora passato che non aveva fatto male a nessuno ma che era ancora vivo nei ricordi di ognuno e che tanto sperava di diventare ancora una volta presente.
 
Sembravano essere tornati alla normalità, a quando tutto sembrasse andare per il verso giusto.

L'ennesimo tonfo proveniente dal piano di sopra però, sembrò spezzare tutto in un' attimo facendo calare tra i ragazzi un'innaturale silenzio.
 
Talia si dimenò silenziosamente da sopra la spalla dell'amico, una uta richiesta a farsi rimettere giù. Percy lo fece e la guardò andare velocemente verso Annabeth che con dolcezza le strinse una mano. 
 
-Sono stanco di sentirlo spaccare oggetti..è tutta la mattinata che va avanti così.- sospirò il ragazzo lentamente alzando lo sguardo e puntandolo sul soffitto dove sopra di loro Luke stava dando sfogo alla sua rabbia spaccando qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
 
Ancora una volta, un tonfo abbastanza forte si fece sentire e Talia strinse i pugni. Si morse il labbro e guardò Annabeth, scrutandola intensamente in cerca di un aiuto. Poi si sporse verso di lei e la bionda l'abbracciò stringendola forte, senza dire una parola.
 
Talia chiuse gli occhi sospirando.
 
-Dovresti andare da lui Talia.- Percy si avvicinò loro titubante, parlando con dolcezza e osservando le amiche intensamente.
 
Annabeth , che aveva poggiato il mento sul capo della corvina annuì e per un attimo i suoi occhi incontrarono quelli di Percy. Tutti in quella stanza, sembravano conoscere il motivo della rabbia di Luke.Perfino Talia che sapeva infondo al suo cuore di esserne la causa.
 
-Sai che è la cosa migliore. Vederti lì, lo farà sbollire un pò.- Annabeth le scostò i capelli corvini dal viso e la guardò dolcemente ancora una volta.
 
-O ci scanneremo come sempre..
 
-Luke merita delle spiegazioni Talia. -
 
-Non posso Annabeth, non capisci?! - Annabeth sospirò affranta guardando prima l’amica e poi Percy in cerca di un muto aiuto. Talia si staccò da lei, lasciando quel caldo abbraccio che per pochi secondi l'aveva protetta da tutto e tutti.
 
Un altro schiantò però irruppe quel surreale silenzio e una lacrima solitaria solcò subito dopo il viso di Talia.
 
-Perché non si arrende? Perché non capisce?- un'altra lacrima le solcò il viso. Era un pianto di stizza e rabbia il suo, verso quel ragazzo dagli occhi color cielo che si ostinava ad entrare nella sua vita piena di dolore nonostante i campi minati e le trappole sparse ovunque.
 
-Ha bisogno di te Talia più di quanto lui lo voglia ammette e so che non vuoi crederci ma è così. Avanti va da lui.-  Percy gli si avvicinò lentamente, sovrastandola in tutto il suo metro e ottantadue e l’abbraccio forte tenendola stretta.
 
Talia sospirò tra le sue braccia stanca. Non riusciva più a sopportare quella situazione dove tutti sembrassero volere qualcosa da lei.
 
Da quando aveva scoperto che suo padre cercava di riprendersi la custodia a quando aveva sbattuto la porta in faccia a Luke urlandogli in malo modo di farsi gli affari suoi. 
In quei diciassette anni di vita passati, Talia non aveva provato altro che dolore e stanchezza. Non riusciva più a combattere contro nessuno e incassava i colpi  silenziosamente lasciandosi andare a quello che il futuro le avrebbe riservato.
 
Luke però, sembrava non pensarla allo stesso modo. 

Tra loro, qualcosa inevitabilmente era cambiato.
 
Respirò profondamente per pochi secondi staccandosi a malincuore da Percy. Guardò poi Annabeth e sospirò accennando un piccolo sorriso.

Quando Talia scomparì poco dopo dietro l'angolo il sospiro tremante di Annabeth spezzò quell'irreale silenzio che aveva invaso la cucina.

La ragazza si portò le mani tra i capelli giocando nervosamente con le ciocche bionde, lo sguardo puntato dopo poco prima l’amica era andata via.
 
-Spero solo che andrà tutto bene..- sussurrò a se stessa.


Sapeva quanto Luke e Talia avessero bisogno di un confronto definitivo e quanto, se le cose fossero andate male, avrebbe fatto male l’uno all’altro l’ennesimo litigio. Sospirò pesantemente mordendosi il labbro inferiore forte.
 
Percy, in silenzio, l’osservò ancora una volta da lontano. Era quello che faceva ormai, osservarla da lontano. Con l’amaro in bocca e il cuore a mille.
 
Notò quanto i suoi capelli biondi fossero cresciuti e quanti quel giorno fossero ricci. Notò il suo sorriso spento, quello che aveva da un paio di settimane, quello che nemmeno con l’aria Natalizia si ostinava a far andare via. Notò quanto le sue mani fossero nervose e tremanti, applicate a giocherellare con il lembo rosso del grembiule natalizio.
 
Si ritrovò a sorridere Percy, mentre guardava quella ragazza che lo odiava forse a morte ma che gli aveva fatto crescere nel petto un sentimento sconosciuto.
 
-Si urleranno contro e poi faranno pace. E’ questo quello che fanno sempre quei due.- mormorò poi appoggiandosi con finta non curanza e tranquillità al lavello della cucina.
 
Annabeth annuì a quelle parole distratta, cercando di ignorarlo il più possibile.Le solite farfalle pazze e metterle sotto sopra lo stomaco. 

Gli diede le spalle apparentemente tranquilla mentre si fingeva interessata ad osserva i biscotti natalizi appena decorati.
 
-Annabeth..-
 
-Ho da fare Percy!- sbottò con vemenza la ragazza interrompendo all’istante il ragazzo. Si portò con un gesto di stizza una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, i suoi occhi presero a vagare per la stanza.
 
-..volevo solo chiederti se ti servisse una mano.- la ragazza sospirò frustata mentre un biscotto che aveva appena afferrato per assaggiarne il sapore le cadeva da mano. Percy, l'avrebbe fatta impazzire.
 
Poco dopo annuì e lui le si affiancò, un ombra di un sorriso vittorioso stampato sul volto.
 
Annabeth gli mancava in un modo indicibile e le sue giornate, da quando non c’era lei ad accarezzarle i capelli o a riempirgli la testa con i libri di greco e latino era diventate vuote.
 
Di lei gli mancavano le piccole cose, come il suo sorriso malandrino quando aveva intenzione di fargli uno scherzo, la sua voce interessata quando magari gli leggeva un capitolo di storia per la scuola. Gli mancava il modo in cui sfregava le scarpe sul pavimento nervosa, oppure le sue battute per niente divertenti a cui lui invece si sforzava di ridere solo per renderla contenta.
 
Gli mancava in tutto e per tutto.
 
-Mi dispiace.- Annabeth chiuse gli occhi sospirando. Non si voltò ed ignorò il ragazzo mordendosi l'interno della guancia.
 
-Mi dispiace..- ripeté ancora il ragazzo posando la sua di sacca a posche e appoggiandosi al bancone con gli avambracci per osservarla meglio.
 
-Ti ho sentito.- mormorò la bionda flettendosi in avanti per afferrare la glassa rossa. I capelli biondi le scivolarono sul viso e le guance gli si tinsero di un rosa accesso.
 
-Ti ho detto che mi dispiace Annabeth, cos’ altro dovrei fare?- Percy si passò esausto una mano tra i folti capelli corvini rendendoli ancora più indomabili di quanto già non lo fossero.
 
Annabeth non gli rispose e strinse forte la sacca tra le mani. La glassa uscì completamente fuori inzuppando il piccolo biscotto a forma di cuore che la ragazza stava decorando pochi secondi prima. Con un ringhio di gola sbatté la sacca sul tavolo e si voltò furiosa verso il ragazzo che l’osservava ora timoroso.
 
-Se ho accettato di stare in una stanza con te al mio fianco è stato solo per l’aiuto che avevi intenzione di offrirmi Percy.- sbottò la ragazza incastrando i suoi occhi grigio in quelli verdi del ragazzo.
 
-E ora non sei per niente d’aiuto.- sussurrò continuando, facendo inconsciamente un passo verso il corvino.
 
-Voglio solo parlare con te e chiarire tutto questo casino Annabeth.- Percy le si avvicinò a sua volta velocemente, sfiorandogli con dolcezza una guancia.
 
-Io..sono un completo idiota lo so. Combino casini a destra e manca ma non lo faccio apposta, dico davvero. Tutto quello che è successo è stato un madornale errore.-afferrò poi le mani della ragazza stringendole forte tra le sue. La tirò a se, circondandole i fianchi e stingendola forte. Tenerla stretta così, gli era mancato un casino.
 
Annabeth sospirò, scuotendo il capo mentre con dolcezza si lasciava cullare tra le braccia del ragazzo. 

-Mamma mi ha raccontato che saresti partita per il college e sono andato completamente fuori di testa Annabeth. Ricordo che ho dato di matto con Luke.Mi sono sfogato con lui e poi con Talia, credevo che loro non lo sapessero, ma non era così. L'unico che non era a conoscenza di questa storia ero solo e soltanto io.- Annabeth, tra le sue braccia annuì osservandolo intensamente.
 
-Riuscivo solo a trattarti male in quel momento. Ogni volta che ti vedevo, mi faceva male pensare che te ne saresti andata. Era come un peso sullo stomaco. Asfissiante, sempre presente. Sono stato un coglione, mi dispiace tantissimo.- la ragazza lo guardò, i suoi occhi incatenati ai suoi.

-Decisamente.- mormorò poi sorridente ed il ragazzo sbuffò fintamente infastidito.
 
-Quindi, tra te e Rachel..non c’è stato nulla giusto?- Annabeth si morse il labbro e guardò il ragazzo. Fu in quel momento che Percy deglutì, dandosi mentalmente del grandissimo coglione. L’espressione serena e sorridente abbandonò il suo viso così come Annabeth che si staccò da lui come presa in pieno da un fulmine.
 
-Annabeth non è come pensi!- esclamò subito il ragazzo afferrandola saldamente per un polso impedendole di andare via.
 
-Ah no? E come sarebbe Percy? Sentiamo!- urlò furiosa dimenandosi con tutta la sua forza. Il ragazzo non le rispose ed un'unica lacrima solitaria le solcò una guancia rosea.

Ancora una volta, aveva sperato che tutto quello non era accaduto per davvero, che il suo Percy non le aveva fatto così male per davvero. Ma ancora una volta era rimasta di sasso, illusa e delusa.
 
-Non riesco ancora a crederci. Ti sei portato a letto l’ex ragazza del tuo migliore amico! Stiamo parlando di Luke, colui che si beccherebbe una pallottola in pieno petto per te.- Annabeth urlò ancora, gli occhi fuori dalle orbite ed accessi di odio verso il ragazzo.
 
-E per di più quella sgualdrina ti ha lasciato per un grassone brufoloso vincitore delle Olimpiadi di Matematica. Cazzo Jackson ma un cervello ce l’hai?!-  si liberò in un momento di distrazione dalla stretta del ragazzo ma Percy afferrò per l’ennesima volta la mano calda della ragazza quando la vide correre verso l’entrata della cucina.
 
-L’ho fatto perché..volevo far stare male quei due. Volevo che provassero quello che provavo io Annabeth. Loro sapevano, soprattutto Luke. Tutti sapevano tutto, tranne me ovviamente: Percy Jackson, l’idiota della situazione.- gli occhi di Annabeth se possibile, si accesero ancora di più. Se le occhiate avrebbero potuto uccidere, Percy in quel momento sarebbe stato già morto e sepolto.

Spalancò la bocca e lo guardò scuotendo il capo, completamente sconvolta e tremendamente delusa.
 
-Stai dicendo che ti sei scopato Rachel per far stare male Luke e Talia? Tu sei completamente fuori !- la ragazza si strattonò ancora una volta dalla sua presa e guardò schifata il ragazzo che aveva d’avanti a se.
 
-Volevi far soffrire i tuoi migliore amici solo perché loro erano a conoscenza della mia futura e nonché non sicura partenza? Talia e Luke, morirebbero per te mentre tu, volevi solo fargli assaporare altro dolore. Come..come hai potuto minimante farlo Percy, come?!- la voce le uscì in un sussurrò, strozzato dai singhiozzi e dalle lacrime che ora le invadevano il viso candido. Percy fece un passo avanti e Annabeth scattò subito all’indietro battendo entrambi le mani sul petto di Percy.
 
-Avevi calcolato tutto, tu..Talia e Luke! Cazzo Percy, come hai fatto? Sono le persone più buone che ci siano in questo lurido mondo e tu volevi farle soffrire per ripicca?! -  Percy abbassò il capo, gli occhi verdi lucidi e le mani di Annabeth che gli tempestavano il petto di piccoli pugni.
 
Non aveva scusanti e lui questo lo sapeva. Aveva agito dettato dalla rabbia e dall'odio, dal dolore e dall'amarezza, senza pensare alla conseguenze e a quanto dolore avrebbe provocato a se stesse e agli amici. In quei giorni, desiderava solo fargli assaporare il suo stesso dolore.
 
-Lo so Annabeth, lo so.- sussurrò trovando in se, nascosto in un angolo piccolo e buio un briciolo di forza per poter parlare.
 
-No Percy..- singhiozzò la ragazza alzando lo sguardo su di lui.
 
-Non lo sai e ti prego, ti supplico stammi lontano.- Annabeth fece un passo indietro, poi un altro ed un altro ancora. Voltò le spalle al ragazzo e si coprì il viso con le mani, sotterrandovi dentro tutte le lacrime che aveva promesso di non versare più.
 
Percy, dal suo canto, restò con lo sguardo fisso sul pavimento di legno e quando sentì i passi della ragazza lontani non si azzardò ad alzare lo sguardo per osservare la cucina ora vuota per l’assenza di Annabeth, proprio come lo era lui.
 
Afferrò il mestolo che giaceva accanto a se sul bancone e lo scagliò lontano con un grido, colpendo la parete opposta. Fece lo stesso con la tega di biscotti a forma di cuore e decoranti con un rosso acceso.
 
Una sola lacrima scivolò via dagli occhi color mare.
 
-Percy bambino mio, che cosa è successo?- la voce calda di sua madre e la sua piccola mano che stringeva la sua lo fecero crollare pochi minuti dopo.
 
Si gettò tra le braccia della donna appena entrata nella cucina e si fece stringere forte proprio come quando da bambino, con un ginocchio sbucciato correva da lei.
 
Pianse sulla sua spalla mentre le carezze della madre, per un secondo soltanto colmarono quel volto che aveva dentro. Quel vuoto doloroso che sapeva di Annabeth.
 
 


******




 

 
In tutta la sua vita, non si era mai sentito così.
 
Con rabbia afferrò l’ennesimo trofeo vinto in una delle tante stupide scuole che aveva cambiato e lo scagliò lontano e con forza contro il muro. Lo osservò andare in mille pezzi sotto i suoi occhi color cielo e ghignò. Spaccare roba inutile gli aveva sempre fatto bene.
 
Si guardò poi intorno, le labbra carnose arricciate e la fronte corrugata. Dopo cinque trofei, otto statuine vinte con la vecchia squadra di basket, una decina di delfini da collezioni di Percy e l’intera libreria mai utilizzata assieme ai libri di scuola, quella camera era ormai nel caos più totale.
 
Assomigliava, pensò con un sorriso fiero sul viso, a quanto più fosse possibile ad un porcile e a lui andava bene così.
 
Il disordine gli bloccava qualsiasi pensiero profondo, catturandolo ed impegnandolo a risistemare e così riusciva a non pensare, cosa che da giorni non riusciva a non fare.
 
Fece qualche passo in avanti, scavalcando i resti di quello che era stato una volta il suo libro mai utilizzato di letteratura e un paio di CD commerciali prima di afferrare l’ennesimo trofeo del campo estivo.
 
Se lo rigirò tra le mani, stringendolo forte e facendo scorrere i suoi occhi vispi su ogni più piccolo dettaglio.
 
Ricordava bene quel trofeo Luke, più di quanto volesse.
 
Era uno dei pochi oggetti che gli ricordasse quanto una volta fosse stato sereno e felice in vita sua, anche con una piccola ragazza che ora non faceva altro che dargli tormento e togliergli il sonno. Lui e Talia l’avevano vinto al loro prima campo estivo al tiro alla fune.
 
Un sorriso triste nacque lentamente sulle sue labbra e due secondi dopo Luke lo scagliò lontano osservando la statuita in argilla che ritraeva un ragazzo ed una ragazza che giocavano con una fune spessa andare in frantumi.
 
Si sporse poi, verso la piccola cassettiera in legno adagiata contro il muro e raccolse tutto tra le braccia tranne il piccolo quadretto che ne stava all’estremità.
 
Luke lanciò lontano tutto quello che gli capitò a tiro e sbuffò quando si accorse di aver mancato qualcosa. Imprecò a bassa voce ed alzò il capo al cielo.
 
Osservò la piccola cornice che stringeva tra le mani con amarezza e sospirò poco dopo rassegnato a ricordare quei bei tempi con l’amaro ad invadergli la bocca.
 
Chiuse gli occhi per un secondo aprendoli l’attimo dopo ed osservando quella piccola foto racchiusa.Ritraeva lui ed un Percy sorridente, assieme ad una Talia imbronciata.
 
Ricordava bene quanto un tempo avesse adorato quella foto, quando tutto non era così complicato e loro erano ancora dei bambini.
 
Puntò poi l’attenzione sulla figura bassa dietro di lui, che imbronciata osservava l’obbiettivo.
 
Aveva deciso di farsi una foto ma aveva tagliato fuori Talia per un motivo cui Luke non ricordava.
Era passato tanto tempo.
 
Luke sospirò ancora una volta e con rabbia sbatté la piccola cornice al suo posto, non rompendola come aveva fatto con qualsiasi altra cosa gli fosse capitata in precedenza a tiro.
 
-Peccato. Non mi è mai piaciuta quella foto.- Luke si voltò di scatto verso la porta, gli occhi azzurri che si scontrarono dopo tanto tempo con quelli blu notte di Talia.

La corvina aveva i capelli sciolti sulle spalle, un ghignò simile al suo stampato sulle labbra e con tranquillità se ne stava appoggiata allo stipide della porta, le braccia incrociate così come le gambe toniche.
 
Si guardarono a lungo e silenziosamente.
 
-Ad anni di distanza credo ancora di odiare quella foto e il vostro stupido maschilismo.- Talia fece dei piccoli passi in avanti, raggiungendo subito Luke senza mai rompere il contatto con i suoi occhi.
 
Allungo alla cieca un braccio, tastando la superfice fredda della cassettiera e trovando poco dopo la piccola cornice con all’interno la loro foto.
 
-“No Talia, non puoi fare la foto con noi. Sei una bambina e noi non vogliamo bambine nelle nostre foto da uomini”. Siete stati davvero spregevoli.- Luke ridacchiò scuotendo il capo e osservandola silenziosamente senza accennare una singola parola.
 
Quel giorno, Talia era davvero bella nella sua semplicità. Le gambe erano fasciate da uno stretto paio di jeans chiaro, senza toppe o strappi qua e là. Indossava un candido maglioncino di lana che le faceva risaltare i capelli corvini lasciati sciolti e mossi sulle spalle. Sulle labbra già rosse era stato messo del lucido e gli occhi erano lasciati liberi senza mascara o elayner ad intaccarli.
 
Non riusciva a non smetterla di fissarla e nonostante dovesse avercela a morte con lei non ci riusciva. Come sempre del resto.
 
-Allora Castellan, smesso di spaccare oggetti?- Talia si appoggiò allo stipite della porta ancora una volta, incrociando di nuovo le braccia al petto e ghignando anche se silenziosamente.
 
Aveva indossato la sua maschera migliore per affrontare Luke, fatta di menefreghismo e sarcasmo e sembrasse riuscire nel suo intento.
 
-Ti hanno mandando quei due non è vero?- Luke le diede le spalle mentre raggiungeva il suo letto, privo di una qualsiasi emozione. Talia, aveva sempre avuto quell’effetto su di lui.
 
-Forse si, forse no.- mormorò sorridendogli lievemente. Afferrò l’elastico azzurro che aveva al polso e si legò i capelli in una coda alta come faceva ogni volta che era nervosa per qualcosa che non riguardasse lei.
 
Luke continuava a non guardarla e con uno sbuffò Talia lo raggiunse, sdraiandosi con non curanza sul letto accanto al suo. Voltò quel poco che bastava il capo e osservò il ragazzo che accanto a lei contemplava il soffitto.
 
-Io non ci trovo nulla di interessante, tu invece?- Luke imprecò silenziosamente sospirando l’attimo dopo.
 
-Cosa vuoi Talia?- buttò poi fuori puntando i suoi occhi in quelli della ragazza che sedeva a pochi metri di stanza.
 
Le certezze di Talia sembrarono vacillare a quel tono stanco e al pronunciare soave del suo nome. Sembrasse fosse stato creato per essere pronunciato solo e soltanto da lui  e la ragazza, si disse che l’avrebbe ascoltato per ore come con i suoi amati CD dei Green Day.
 
Non rispose poi e silenziosa si alzò dal morbido materasso. I suoi occhi blu notte che non smettevano di scontrarsi con quelli del ragazzo.
 
Fu poi, tutto naturale.
 
Talia gli andò incontro e lui le fece spazio, lasciando che si stendesse accanto a lui senza il minimo sfiorarsi.
 
Nella stanza ora silenziosa, il respiro pesante di Luke si udì alla perfezione così come il cuore di Talia che aveva preso a battere all’impazzata.
 
-Perché?- sussurrò poi Luke, gli occhi di nuovo puntati sul soffitto mentre si passava nervoso ed esasperato una mano tra i capelli biondi.
 
-Cosa?- Talia si mosse a disagio, la sua mano che cercava a tentoni quella del ragazzo.
 
-Perché tutto questo, perché mi stai evitando, perché ti sei chiusa in camera per una settimana, perché tutti sembrano nascondermi qualcosa su di te, perché tu mi nascondi un parte di te. Sono troppi i ‘perché’ Talia..-  la ragazza sospirò, la mente completamente svuotata da qualsiasi altro pensiero che non fosse Luke.
 
-Perché non riuscì ad essere come me quello che sei con gli altri? Mi odi così tanto?- Luke si voltò dopo tanto tempo nell’istante in qui Talia trovò la sua mano e la strinse forte tra le sue.
 
-Non più, forse non l'ho mai fatto e se ti nascondo quella parte di me è perché ho paura Luke.- spigò con semplicità, quella semplicità che avrebbe dovuto accompagnarla sin dall’inizio e non solo quando adesso tutto sembrava essere allo sfascio completo.
 
-Paura di cosa? Di me? Sai bene che ci riuscirei, nemmeno se lo volessi, a farti del male.- la voce di Luke non era più un sussurrò triste e stanco, si era accesa.
 
-Non di te, no. Di quello che sarebbe accaduto dopo che tutto sarebbe salito a galla. Non posso mostrarti quella parte di me, è marcia, è dolorosa. Non capiresti e te ne andresti via, come hanno fatto in tanti.- strinse ancora più forte, in una presa salda la mano calda del ragazzo e chiuse gli occhi. Un morsa dolorosa le bloccò il respiro.
 
-Non lo farei mai. C’è troppo in gioco, ora come ora.- Luke le accarezzò una guancia, voltandosi su un fianco e volgendo tutta la sua attenzione a lei.
 
-I-io ho creduto con tutta me stessa di odiarti e credevo di esserci riuscita ma ora è tutto così diverso e non so cosa sta accadendo tra noi.- una lacrima solitaria le scese lungo la guancia rosea mentre serrava gli occhi blu notte per evitare che altre ne seguissero.
 
-Non è servito a niente Luke. L’urlarti contro, comportarmi da grandissima stronza, il cercare di tenerti lontano dalla mia vita. Mi convincevo che odiarti fosse la migliore delle scelte ma ho fallito, non ci sono riuscita.- Luke le accarezzò una guancia e posò il capo sulla sua spalla. Talia non lo vide ma sorrise.

-Posso esserne solo contento!- esclamò dolcemente mentre anche lui chiudeva gli occhi e si lasciava andare.
 
-Se non vuoi raccontarmi quella parte di te lo capisco e lo accetto Talia. La scelta è tua, se e quando la farai ma non voglio più segreti, ne liti o qualsiasi altra cosa possa esserci. Sono stanco. Voglio provare ad essere un tuo amico e voglio che tu sia mia amica, senza stupide guerre a metterci l’uno contro l’altro.- Talia aprì gli occhi di scatto, le guance che le si tingevano di rosso.
 
-Amici?
 
Luke, sulla sua spalla annuì e sorrise dolcemente. Poco dopo afferrò Talia per i fianchi e la portò alla sua altezza. La ragazza si sporse verso il suo petto e vi poggiò il capo sopra. Luke le circondò la vita e con dolcezza le diede un bacio sulla fronte
 
Amici.

Quella parola sembrò echeggiare forte nella stanza silenziosa e mentre Talia e Luke si addormentavano abbracciati, nessuno dei due poteva immaginare che il destino per loro aveva in serbo altro, che andasse di sicuro oltre l’amicizia.
 
 

********





New York, 22 Dicembre.


Scese le scale silenziosa, un piccolo sorriso dolce ad illuminarle il viso candido e gli occhi color della notte accesi di vita come lo erano stati un tempo. Fece scivolare le Vans nere sul pavimento, troppo pigra perfino per muovere pochi passi, provocando un rumore stridulo che la fece arricciare il naso.

Si guardò intorno lentamente, osservando i colorati addobbi natalizi e i loro minuziosi dettagli che invadevano l'intero salone e raccolse una piccola pallina rossa, che giaceva abbandonata ai piedi delle scale, appendendola poco dopo al grande albero ricco di luci e festoni dai colori sgargianti.

Sorrise e silenziosamente chiuse gli occhi assaporando quel silenzio e quella quiete che per una volta non avevano intenzione di farle del male. Una piacevole sensazione di calore la invase completamente,lasciandole la mente completamente svuotata da qualsiasi sensazione negativa.

Non gli era mai dispiaciuto festeggiare il Natale si disse,ma quella volta, tutto gli sembrava diverso. Sentiva a pieno lo spirito natalizio e lo comprendeva come mai aveva fatto prima. Sembrava non essere più una di quelle tante feste tirate fuori a caso per saltare due settimane di scuola, bensì qualcosa di più.

Si sentiva diversa, quasi come se fosse rinata dalle macerie che per troppo tempo l'avevano sommersa.

La solita angoscia e la solita tristezza erano completamente sparite, quell'orribile macigno sul cuore alleggerito e il perenne senso di dolore affievolito,messo all'angolo per un po'.

Si sentiva bene, stava bene.

Aveva lasciato da parte il passato e ciò che aveva scoperto settimane prima e nonostante sapesse fossero tornati entrambi, Talia lasciò che tutto le scivolasse semplicemente,per una volta, senza dargli troppa importanza. Almeno per il momento.

Portò una mano alla treccia corvina che quel giorno racchiudeva i lunghi e indisciplinati capelli e ci giocherellò distratta mentre afferrava l'album delle foto di famiglia e si lanciava sul divano con la sua innaturale grazia da elefante.

Le era sempre piaciuto farlo, osservare e ricordare quei momenti in cui era stata una piccola bambina felice ed innocente.

Una dolce e solita nostalgia l'assalì velocemente e aprì l'album, lievemente impolverato, dalla copertina rosso scarlatta.

Una foto di lei e Percy bambini le comparve  subito davanti.

Non ricordava quel momento poiché troppo piccola per farlo ma Sally, gli aveva raccontato che era stato prima che la sua vita si sfasciasse, in una delle abituali visite a casa Jackson.

Erano sempre state amiche, unite sin dai tempi del liceo: sua mamma, Sally e May,la madre di Luke, erano sempre state un trio inseparabile e nei pomeriggi soleggiati come quelli della foto, anche da sposate si incontravano per perdersi in quattro risate e pettegolezzi come se fossero tornate ai tempi del liceo.

Nella foto lei e l'amico erano seduti sull'erba del giardino di casa Jackson e sorridevano all'obbiettivo, Percy con i due denti davanti in meno e lei con una bambola di pezza dalla testa mozzata e penzolante insieme ad una gamba pallida.

Talia rise lievemente all'espressione buffa dell'amico e al ricordo del racconto di Sally di come insieme avevano torturato quella povera bambola di pezza dai capelli rossicci.

Sorridente andò avanti e non appena i suoi occhi blu scrutarono ciò che le comparve davanti, Talia arrossì. Erano lei, Luke e Percy in spiaggia quando avevano all'incirca tredici anni, Luke quattordici. 

Talia osservò la foto a lungo, curiosa e silenziosa.

Ritraeva lei e Luke,in costume, che le dava un lieve bacio sulla guancia appena accennato e dietro di loro un Percy completamente sotterrato nella sabbia, solo la testa corvina che sbucava fuori sorridente come sempre.

Talia puntò gli occhi su se stessa bambina e sorrise.

Aveva due treccine lasciate sulle spalle, un costume ad un pezzo per coprire la cicatrice procuratasi l'anno prima e le lentiggini più visibili e luminose di quanto non lo fossero adesso. Sorrideva insicura, il rossore sulle guance appena accennato mentre Luke accanto a lei aveva la solita espressione spavalda stampata in volto anche mentre le dave quell'innocente bacio.

Scosse il capo e si disse con un sorrisetto certe cose ,non sarebbero mai cambiate.

Voltò ancora una volta pagina.

-Dei odio quella foto! Sembro una pazza.- la voce divertita di Sally, ruppe dolcemente il silenzio creatosi nel salone e Talia cautamente si voltò verso di lei.

I capelli castani quel giorno erano racchiusi in una coda alta, e gli occhi del medesimo colore luminosi.Indossava una grazioso maglione rosa antico e le lunghe gambe erano fasciate da un paio di jeans scuri che la rendevano bella come sempre. 

Cauta e con un sorriso si sedette sul divano accanto a Talia, scrutandola intensamente.

-Oh non preoccuparti Sally, non lo sembri, lo sei.anche tutt'ora se la cosa può consolarti.- ghignó Talia osservando divertita la foto di una giovane Sally con un diavolo per capello.

Sally la guardò  dall'alto fintamente offesa,scoppiando a ridere però l'attimo dopo. Il suono dolce della proprio risata accompagnata da quella cristallina di Talia.

-Vorrei vedere te: badare ventiquattro ore su ventiquattro a tre marmocchi con una super calamita per i disastri e le cose pericolose.- Sally le arruffò i capelli e le sorrise facendole poi la linguaccia.

Un altro foto poi, catturò la loro attenzione, attaccata alla pagina accanto e contornata da piccoli cuoricini disegnati svogliatamente con una penna rossa. Ritraeva proprio loro due, due anni fa mentre se ne andavano a zonzo osservando le colorate vetrine di Los Angeles.

Talia indossava un jeans strappato e una canotta bianca. Una camicia a quadri le cingeva o fianchi e le braccia toniche sostenevano un'infinità di pacchetti. I capelli lasciati sciolti le arrivavano alle spalle e l'espressione spensierata faceva capitolino sul suo viso. Sally invece indossava uno dei suoi colorati vestiti a motivi floreali e aveva anch'egli i capelli castani sciolti sulla spalle.

Si tenevano per mano ed anche incoscienti di essere fotografate sorridevano spensierate, l'una all'altra.

-Ricordo quella gita!- esclamò Talia sorridendo e voltandosi verso la donna che le sedeva accanto.

-Oh si. È stato quando Percy ha litigato con il negoziante dello Starbuks perché non avevano ciambelle blu da vendergli.- risero entrambe rumorosamete al buffo ricordo.

-"È uno scempio! Ore di viaggio da New York fino a qui per poi non trovare una misera ciambella blu!E poi mi chiedono perché non mi sposto mai da lì.".- imitò Talia con voce roga lasciandosi andare alle grosse risate.

-È sempre un vero piacere sentirvi ridere si me.- urlò poi la voce lontana di Percy, sembrasse provenire dalla cucina.

-Scusa Perce.- urlò a sua volta Talia, la voce per niente dispiaciuta. Sedute sul divano, risero ancora e continuarono ad osservare quelle vecchie foto,fatte di ricordi, lacrime e risate.

Passarono svariati minuti silenziosi e mentre ognuna si perdeva nei suoi pensieri osservando quei piccoli pezzi di carta straccia ricche di emizioni passate, la stanza fu invasa dal silenzio.

-Come stai?

Talia si voltò di scatto verso Sally, osservandola intensamente con i suoi grandi occhi blu notte. 

-Sto bene Sally, non preoccuparti.- mormoró poi richiudendo lentamente l'album che teneva in grembo.

-Lo so ed è questo che mi preoccupa.- replicò la donna con voce sottile e quasi dispiaciuta.

-Ti preoccupa il fatto che io stia bene?Oh, grazie!-  rispose con sarcasmo Talia riducendo gli occhi a due fessure. Sally sospirò affranta e scosse il capo.

-Non è questo tesoro, sono solo preoccupata. Ogni volta che le cose si sistemano..-

-Arriva qualcosa che le distrugge di nuovo lo so. Ormai ci sono abituata Sally, dovresti saperlo.- Talia alzò gli angoli della bocca in un quasi inaccennato sorriso amaro e puntò il suo sguardo su un punto impreciso della stanza.

-Non avrei mai voluto che tu lo scoprissi.- sussurrò poi Sally di punto in bianco cercando la mano della ragazza accanto a se.

-Nemmeno io ma alla fine è successo.- Talia sosprirò, nessuna emozione che le scorreva nelle vene se non il solito dolore al petto.

-Sapevo sarebbe uscito di galera, ma speravo che quel giorno non sarebbe mai arrivato.- continuò senza far trasparire nessun dolore dal suo viso.

-Tutti lo speravamo bambina mia, ma ti prometto che non si avvicinerà mai a te. Non potrà guardarti nemmeno da lontano. Io e Poseidone non lo permetteremo!- Sally si voltò completamente verso di lei, gli occhi castani lucidi e Talia lasciò che afferrasse la sue fredde mani e le stringesse in quella morsa di calore che erano le sue.

-Ti preteggeremo noi perché non permetterò ne ora ne mai più a quel mostro di farti del male. Ha fatto già abbastanza.- Talia annuì, gli occhi lacrimanti e la gola secca.

Si sporse verso di lei e Sally la strinse forte a se, cullando quella che in fondo era la sua piccola bambina. Talia tra le sue braccia sentì che finalmente un altro tassello di quella vita fino a quel momento divisa in pezzi, era tornato al suo posto e sorrise.

Sapeva che prima o poi sarebbe crollato tutto ma non voleva pensarci. per una volta voleva provare a vivere quella vita che un tempo gli era stata negata. Voleva provare a vivere e non più a sopravvivere.

-Ti voglio bene tesoro.- Sally le baciò la fronte e le sorrise dolcemente, ancora stretto in quell'abbraccio forse un po' materno.

-Lo so ed è per questo che mi esonererai da quell'atroce punizione vero?

-Non se ne parla nemmeno signorinella!-
















 
 
*L’angolo di Yoo*.
Buonasera ragazze mie. Per vostra gioia o sfortuna (sta a voi decidere), sono ritornata. Prima di tutto, vorrei dirvi (per la millesima volta) che mi dispiace tantissimo. Due mesi è un tempo davvero lungo.
Non credo di avere scusanti, ne motivazioni. Semplicemente, non riuscivo a scrivere. Non un piccolo pezzo, non un rigo. Sono rimasta completamente bloccata nonostante avessi mille idee da sviluppare nella mia testa.
E mi dispiace anche aver pubblicato questo schifo. E’ il massimo che sono riuscita a buttare giù. La prossima volta prometto mi farò perdonare. Giuro sullo Stigie. Volevo inoltre dirvi altre due cose: primo, auguri di buon Natale e buon’anno anche in ritardo, spero abbiate passato buone feste e secondo, vorrei parlarvi della questione “recensioni”. Grazie a voi, aumentano sempre di più (che Ares sia lodato) e sono davvero mortificata quando non riesco a rispondervi. Non è che non ne ho voglia anzi, mi manca tantissimo fare quattro chiacchiere con voi ma non riesco a trovare uno straccio di tempo per rispondervi e ringraziarvi con tutto il cuore.
Adesso però, devo scappare. La fisica mi aspetta!
A voi il nuovo (e illeggibile) capitolo e un bacio zuccheroso (mi sa tanto di vrenzola eh? HAHAHAAH) a tutte voi. Siete e resterete la cosa più bella che ho. Giuro che un giorno vi verrò a trovare, in qualsiasi parte del mondo abitiate e vi abbraccerò una ad una per tutte le gioie che mi regalate.
A presto (spero), la vostra Yoo. <3





 






 

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Capitolo 19
*** -19- (parte 1) ***



Cap.19 (parte1)




 
Buona festa della donna a tutte le mie adorate lettrici!
Siete sempre il mio sorriso più grande e vero.


 
Un milione di volte grazie e quelle dolcezze che seguono questa storia,
aspettano con ansia ogni suo capitolo e recensiscono regalandomi un sorriso.
Siete degli amori e vi amo sempre di più. Grazie di tutto!


 

Ney York, 31 Dicembre.



Percy Jackson se ne stava tranquillamente steso sul proprio letto, intento ad osservare distratto il soffitto bianco, quando la piccola porta della sua camera si spalancò in un solo colpo.
 
Chiuse gli occhi per svariati minuti e sospirò intensamente. In quella casa, la pace, era di sicuro un optional.
 
Arricciò lievemente il viso al tonfo rumoroso che la porta sbattuta contro il muro aveva provocato e continuò per niente interessato ad osservare il soffitto mentre giocherellava con stizza il piccolo accendino rosso che stringeva tra le mani. Non si voltò verso colui o colei che aveva varco la soglia, troppo stanco per ascoltare una qualsiasi parola e continuò imperterrito a giocare con il piccolo oggetto sperando solo di essere ignorato.
 
In quel preciso istante desiderava soltanto restare steso su quel letto, in quel silenzio totale, con i pensieri e i sensi di colpa che gli attanagliavano lo stomaco.
 
Ma la sua preghiera non fu esaudita e quando la voce roca di Luke echeggiò nella stanza, Percy sbuffò.
 
-Hai un’espressione così afflitta e turbata da risvegliare i miei istinti animali Jackson!- esclamò infatti a voce alta l’amico, il solito sorriso scaltro ad arricciargli le labbra. Percy imprecò silenziosamente e l’ho osservò con la coda dell’occhio aggirarsi per la stanza senza una meta precisa ma con gli occhi azzurri vispi e attenti.
 
Si chiese cosa diavolo ci facesse lì l’amico e quando lo vide sedersi con tranquillità sulla scrivania perse le speranze. Luke non sarebbe andato via e per di più avrebbe dovuto subire il solito terzo grado, quello che gli riservava nelle situazione critiche. Percy odiava vederlo improvvisare i panni dello psicologo che cercava in tutti i modi di aiutare il paziente, quando in realtà 
 lui stesso avrebbe dovuto partecipare ad una seduta.
 
Strinse le labbra in una linea sottile e passò una mano tra i folti capelli corvini. Continuò poi ad ignorarlo accendendo ad intervallo di tempo regolari la fiammella del piccolo accendino.
Possibile mai, che non riusciva a stare da solo per più di una decina di minuti?
 
In quella giornata nuvolosa che portava con se la fine di un anno, steso sul quel letto e con la mente completamente altrove, Percy non desiderava altro che restare solo. Immerso nei ricordi, nel male che aveva causato alle persone che più amava al mondo mentre i sensi di colpa lo facevano sentire un verme viscido.
 
Voleva restare da solo, sentirsi male fino allo sfinimento e ripetersi fino a notte fonda quanto idiota fosse stato.
 
-Luke, ti prego sparisci.- mormorò poi, lo sguardo ancora incollato al soffitto. Sentì, dal lato opposto della stanza, l’amico schioccare la lingua sul palato e ridacchiare. Percy non lo vide ma Luke scosse lievemente il capo pochi secondi dopo, saltando agilmente dalla scrivania.
 
-E’ l’ultimo dell’anno Percy. Hai davvero intenzione di passare qui il resto della serata?- sentì sotto di se il morbido materasso piegarsi e quando fece segno di ‘si’ col capo Luke sospirare.
 
-Annabeth ha preparato i biscotti e Talia i giochi da tavolo. Avanti scendi.- tentò ancora il biondo, le labbra strette nel trattenere un ennesimo sospiro. Percy scosse ancora una volta il capo, senza emettere per l’ennesima volta un singolo suono umano.
 
-Amico, che ti prende?- il corvino alzò gli occhi al cielo ed imprecò mentalmente.
 
-Niente Luke. Ora saresti così gentile da lasciarmi solo?- chiese in tono sprezzante, gli occhi ancora ancorati al soffitto e non sull’amico. Luke ridacchiò e Percy si chiese perché quel ragazzo fosse così testardo.
 
Il biondo si chinò poi verso l’amico e con un solo fulmineo gesto gli sfilò in piccolo accendino che ancora stringeva tra le mani. Percy sbuffò e puntò il suo sguardo, ora infuriato su di lui.
 
Lo vide sorridere sfacciato, mentre guardava un punto fisso d’avanti a se. Si alzò lievemente, sfilando dalla tasca posteriore dei jeans un piccolo pacchetto di sigarette.Ne afferrò una e la strinse tra le labbra, accendendola subito dopo. Aspirò e lasciò che la nicotina gli scorresse nelle vene gettando il capo all’indietro.
 
Percy roteò gli occhi e tossì falsamente, sfilandogli a sua volta l’accendino dalle mani per poi tornarci a rigiocarci.
 
-Smettila di fare la donnicciola mestruata Jackson. Credi non lo sappia il motivo per cui sei ridotto così?- gli angoli delle labbra gli si sollevarono in un sorriso furbo e quando vide Percy irrigidirsi ghignò fiero.

-Capelli biondi, occhi grigi, sorriso smagliante e curve da far paura.- Percy sussultò e si sollevò di scatto, facendo leva sui gomiti. I suoi occhi color mare si accesero e fulminarono l’amico che in tutta risposta scoppiò a ridere.
 
-Sei davvero così prevedibile Perce.- Luke rise forte e l’amico imprecò mentre in un moto di rabbia, gli tirava una scappellotto. Poi sbuffò rumorosamente e si alzò del tutto, incrociando le gambe fasciate dai jeans e guardando intensamente l’amico.
 
-Avanti, spara.- Luke gli sorrise quasi ed aspirò ancora una volta dalla sigaretta quasi finita. Percy rimase in silenzio e Luke lo guardò, scuotendo il capo.
 
-E va bene. Non ti va di parlare? Nessun problema, parlo io.- quasi urlò, gli occhi azzurri che sprizzavano elettricità. Il corvino inarcò un sopracciglio scuro e lo guardò di sottecchi. Luke, sempre più spesso gli ricordava Talia nelle sue giornate no.
 
-Annabeth è venuta da me in lacrime.- gli occhi di Percy si illuminarono e scattarono su Luke.
 
-All’inizio non capivo cosa diavolo stesse accadendo. Si era fiondata in camera mia, senza bussare come faceva solitamente e per di più piangeva. Volevo cavarle qualche parola di bocca ma non ci sono riuscito quindi ho aspettato che si calmasse.- Percy affondò le unghia nei palmi delle proprie mani, conficcandole in profondità mentre i suoi occhi non erano più puntati su Luke.
 
Si sentiva mancare il respiro, al solo pensare quanto quella ragazza fosse stata male. E tutto per colpa sua.
 
Abbassò lo sguardo sulle proprie gambe e si morse un labbro forte. Non si era mai sentito così. In tutti i suoi miseri diciotto anni, non si era mai sentito così. Meschino, viscido, falso.
 
In quel momento desiderò sparire, perché sapeva che un lieto fine, quella storia che Luke stava per raccontagli non ce lo aveva.
 
-Ho dovuto chiamare Talia. Le abbiamo fatto una camomilla e ha smesso di piangere per un po’. Né io, né lei riuscivamo a capire perché diavolo Annabeth fosse ridotta in quello stato e siamo rimasti svegli tutta la notte quando si è addormentata. Il pianto l’aveva sfinita e non aveva smesso di singhiozzare per tutto il tempo.-  Luke deglutì ed osservò l’amico. Un moto di compassione gli attraversò il cuore.
 
Per tutti i guai che aveva combinato, Percy non meritava di stare male. Non in quel modo almeno. 

Era sempre stata la persona più buona al mondo, una di quelle che trovi sempre al tuo fianco sia nel bene che nel male. Di uno come Percy ti ci potevi fidare, senza però pentirtene ed era per questo che Luke lo sapeva, ciò che aveva fatto, non lo aveva fatto intenzionalmente.
 
Lui forse avrebbe fatto lo stesso se al posto di Annabeth ci fosse stata Talia.
 

-Quando si è svegliata siamo finalmente riusciti a cavargli qualcosa di bocca. Ed ecco perché io sono qui.- Luke lo guardò ancora e sospirò.
Percy finalmente lasciò la presa sulle sue mani e morse forte l’interno della guancia. Lo stomaco sotto sopra e la testa che girava forte.
 
-Dovresti essere da lei adesso, non qui da me.- trovò il coraggio di sussurrare, lo sguardo ancora fisso sulle sue gambe. Luke sospirò ancora una volta e gli si fece più vicino.
 
-Annabeth sta bene. Era solo furiosa con te e presto le passerà.- Percy non lo disse ad alta voce, ma sperò dentro di se che la cosa avvenisse presto. Non riusciva a sopportare l’idea di perdere Annabeth. Non ora che qualcosa di forte lo legava inconsapevolmente a lei.
 
-Luke, mi dispiace tanto.- Luke sorrise e guardò l’amico.
 
-Lo so Percy. Probabilmente avrei fatto lo stesso se al posto di Annabeth ci fosse stata Talia.- e Percy annuì, consapevole del fatto, che quando si trattava di Talia, Luke perdeva completamente il senno.
 
-Non avrei voluto fare nulla di tutto ciò. Dei, sono stato un’idiota completo!- esclamò a voce alta e Luke ridacchiò lievemente annuendo.
 
-Non più del solito.- Percy sorrise, grato a quel ragazzo che aveva di fronte a se.
 
-Talia mi ammezzerà.- sussurrò poi, tra il terrorizzato e il divertito.
 
Luke si alzò dal letto e si stiracchiò per bene ridendo. Tese una mano a Percy che afferrò subito.
 
-Niente che tu non abbia già provato.- e mentre Percy scendeva le scale sicuro che l’amica lo avrebbe come minimo spellato vivo sorrise.





*****



New York, 15 Gennaio.

 
Si morse forte l’interno della guancia quando in lontananza scorse l’enorme edificio di mattoni rossi e strinse forte il mal ridotto sedile di pelle su cui era seduta non appena il taxi svoltò l’angolo spegnendo il motore.
 
Il tassista si voltò verso di lei sporgendosi dal sedile, per quanto la sua stazza permettesse, e sorrise malizioso, mostrando i cariati denti gialli. Un forte odore di alcool e tabacco invase l’auto e arricciò il naso, la brutta sensazione alla bocca dello stomaco sempre più forte.
 
-Sono quanta dollari stellina.- l’uomo aprì ancora di più il suo sorriso e Talia con fretta afferrò i soldi dalla tasca posteriore dei suoi stretti jeans. Li tese all’uomo che con colma li prese lasciando però che la sua mano indugiasse su quella della ragazza. Talia rabbrividì e si strinse nella sua larga felpa.
 
Accennò un gelido sorrise all’uomo e si sporse velocemente per aprire la portiera mentre sentiva lo sguardo fisso del tassista su di se.
 
-Perché una bella stellina come te si trova da queste parti?- Talia si maledì ed insieme a lei maledì anche chi l’aveva trascinata lì.
 
Lancio uno sguardo veloce intorno a se e deglutì. Infondo il tassista aveva ragione. Era nel bel mezzo del nulla, ai confini di New York e non vi era l’ombra di un anima viva.
 
Deglutì ancora una volta e nervosa si portò una mano tra i capelli. Rivolse ancora una volta uno sguardo gelido all’uomo e aprì con forza la portiera arrugginita.
 
-Arrivederci.- mormorò poi, ignorando le parole dell’uomo. Si chiuse con un tonfo la portiera alle spalle e sospirò mentre veloce si avviava verso il grosso palazzo di mattoni rossi.
 
Una forte risata la raggiunse e una mano pochi secondi dopo le afferrò un polso. Talia si voltò di scatto e fulminò il tassista con lo sguardo.
 
-Dolcezza perché scappi?- l’uomo le sorrise lascivo e si avvicinò a lei. Talia indietreggiò squadrandolo con disgusto.
 
L’uomo che aveva d’avanti era più basso di lei, grasso e con folti e unti capelli castano scuro. Indossava dei jeans scuri larghi e cascanti, una polo rossa macchiata in varie parti ed un insulso cappellino giallo.
 
-Va a farti fottere!- Talia lo guardò con una delle sue migliori occhiate assassine ma l’uomo rise e rafforzò la presa sul suo polso mentre la ragazza si trattonava.
 
-Impara a portare rispetto mocciosa. Se sei qui è grazie a me!- esclamò l’uomo avvicinandosi a lei con aria minacciosa.Sorrise malizioso, mostrando i denti ingialliti e le afferrò una ciocca di capelli corvini. Talia si scostò bruscamente e lui rise.
 
-Ti ho pagato perché tu mi portassi qui, non ti devo un bel niente.- sentì la presa rafforzarsi ancora di più e gemette dolorosamente. Sarebbe comparso un bel livido su quel polso, ne era più che sicura.
 
-Invece io pagherei te per un paio di bei lavoretti.- l’uomo le accarezzò una guancia e Talia sussultò, sentendo il sangue gelarsi nelle vene.
 
Sgranò gli occhi quando una mano dell’uomo le si posò su un fianco ma non disse nulla. Non riusciva a muoversi e a malapena riusciva a respirare. Numerosi ricordi presero ad affiorare e a Talia un gemito gli si smorzò in gola.
 
Sentiva mani in ogni parte del suo corpo, occhi che la guardavano con lussuria e voci che le sussurravano orribili parole e quando una mano calda gli si posò su una spalla urlò forte.
 
-NO!- Talia urlò con quanto più fiato avesse in corpo e si voltò di scattò strattonandosi dalla presa del tassista.

I suoi occhi incontrarono il viso di Luke che aveva la mascella serrata, le labbra strette in una linea sottile e gli occhi puntanti sulla figura bassa dell’uomo.
 
Luke le afferrò con dolcezza un polso e la trascinò nascondendola dietro di se. Talia gli strinse forte il maglione appoggiando il capo sulla sua schiena e affondandovi il viso dentro. Inspirò forte quell’odore di menta misto a tabacco e il suo cuore riprese a battere.
 
-Io e stellina stavamo parlando di cose importanti ragazzino.- dichiarò con tranquillità l’uomo, ridacchiando e sporgendosi per osservare Talia che rimaneva ancora nascosta dietro Luke. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondo cenere e squadrò l’uomo.
 
-Hai esattamente due minuti per portare fuori dalla mia visuale quelle tue chiappe grasse e flaccide. - Luke sollevò gli angoli della bocca in un piccolo sorriso di sfida.
 
-Amico, non mi è mai dispiaciuto l’usato. Appena hai finito posso passare a riprendermela. - il tassista gli si avvicinò ma Luke gli rivolse un sorriso tremendamente inquietante.
 
-Non credo tu abbia capito bene, ma oggi mi sento particolarmente buono e quindi te lo ripeto. O sparisci entro due secondi o puoi considerarti un uomo morto.- Luke sentì Talia dietro di se stringere forte il suo maglione e ridacchiò quando l’uomo, con la coda tra le gambe corse verso il suo taxi malandato. Sospirò poi e si voltò verso la corvina ancora nascosta dietro di lui.
 
Talia lasciò andare velocemente il maglione del ragazzo ed imprecò a bassa voce mentre indietreggiava di qualche passo. Subito dopo, lo fulminò con lo sguardo.
 
-Sei un fottutissimo idiota Luke Castellan!- sbottò mordendosi forte il labbro e Luke la guardò. Borbottò un ‘ci risiamo’ e le diede le spalle, incamminandosi verso l’enorme palazzo di mattoni rossi.

Talia pestò un piede sull’asfalto e imprecò seguendolo, senza più dire una parola.
 











P.S. Il capitolo è realativamente corto poichè è stato diviso in due parti per favorirne meglio la lettura. 




 









 

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Capitolo 20
*** -19- (parte 2) ***



Cap.19 (seconda parte)

 
Ai nove dolci raggi di sole che hanno aspettato pazientemente
questo capitolo. Grazie di tutto.



 
New York, 15 Gennaio.
 
 
Quando Talia varcò la piccola soglia dell'appartamento un intenso profumo di fragola invase le sue narici e tesa come una corda di violino mosse piccoli passi verso l’interno, con un labbro ben stretto tra i denti e il cuore che galoppava ad un ritmo incessante.
 
-Luke, tesoro sei tu?- urlò poi la voce dolce e sottile di una donna da una delle piccole camere adiacenti alla parete dell’ingesso.
 
Luke che se ne stava fermo e tranquillo nel bel mezzo dell’ampia sala, si passò velocemente una mano tra i già spettinati capelli biondo cenere e sorrise dolcemente scuotendo poi il capo divertito. Talia invece, si guardò intorno nervosa osservando con attenzione tutti i minuziosi dettagli delle piccole foto inchiodate con ordine alla parete color rosa antico nell’intento di distrarsi. Tese poi una mano in avanti, nella vana speranza di incontrare quella calda di Luke tastando però il vuoto. Il suo povero cuore fece un paio di piccole capriole e le viscere le si contorsero a quella strana sensazione di vuoto che le invase il petto. Lo osservò attentamente di spalle, rilassato e tranquillo come mai lo era stato davanti ai suoi occhi e sbuffò, imprecando mentalmente contro di lui ma soprattutto contro se stessa per essersi fatta coinvolgere in quella situazione.
 
I suoi pensieri però, furono interrotti dallo sbattere di alcune porte e dall'apparizione di quella donna che poteva essere solo e soltanto May Castellan. Lunghi capelli biondi infatti cadevano sciolti ed ondulati sulle piccole spalle, labbra sottili erano arricciate in un dolce ed amorevole sorriso. Il viso candido, con i primi segni dell'età che la rendevano ancora bella e gli occhi azzurri come il cielo simili a quelli di suo figlio.

Il cuore di Talia per un istante smise di battere mentre un 'oh' di sorpresa le sfuggiva dalle labbra rosee. Guardò intensamente la donna che le stava sorridente di fronte.
 
-Allora Luke, perché te ne stai lì impalato e non vieni qui ad abbracciare la tua vecchia?- la voce di May era sottile e soave, proprio come quella che Talia aveva udito pochi minuti prima e quando Luke gli si precipitò incontro per stringerla in una forte abbraccio, il suo viso si illuminò ancora di più.
 
-Quante volte dovrò ancora ripetertelo? Non sei per niente vecchia mamma.- Luke con dolcezza accarezzò i capelli biondi della donna e dopo quelle che per Talia erano sembrate lunghe ed interminabili ore, si voltò verso di lei. I loro occhi si incontrarono quasi subito e con sorpresa della corvina Luke le sorrise, quasi dolcemente. Talia rimase senza fiato e fece un passo indietro, puntando lo sguardo sul pavimento e lasciando che alcune ciocche corvine cadutele in avanti sul viso le coprissero il rossore sulle guance.
 
-E tu dovresti essere la famosa Talia non è così?- May fece piccoli passi in avanti, sorpassando Luke ed osservando con dolcezza Talia. La corvina annuì arrossendo mentre la donna le sorrideva tranquilla ed allungò una mano per sfiorarle il viso, regalandogli una dolce carezza.
 
-E’ un piacere conoscerla signora Castellan.- Talia ricambiò il sorriso ed una calda sensazione prese a scaldargli petto.
 
-Oh tesoro chiamami May, soltanto May.- la donna le sorrise ancora una volta, per poi voltarsi verso suo figlio che guardava con dolcezza, a pochi metri da loro, sia sua madre che Talia.
 
-Non mi avevi detto che fosse così bella Luke!- lo ammonì bonariamente la donna. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo con un furbo sorrisetto sulle labbra e Talia arrossì per la millesima volta in quella giornata. May intanto rise divertita regalando un occhiolino malizioso a Luke. Afferrò poi dolcemente Talia per una braccio e facendo un cenno del capo al figlio li trascinò in cucina. Talia si sedette con imbarazzo sullo sgabello opposto a quello di Luke, che puntò ad un tratto i suoi occhi in quelli elettrici della corvina. Sembravano voler scovare la più piccola delle emozioni che in quel momento stesse provando e Talia tremò sotto quello sguardo così intenso.
 
-Luke tesoro mi stai ascoltando?- May richiamò con dolcezza il figlio, guardandolo attentamente. Luke scosse il capo e sua madre ridacchiò mormorando qualcosa a voce bassa.
 
-Ti ho chiesto come stanno Sally e Poseidone.- mormorò poi la donna mentre preparava indaffarata del caffè.
 
-Oh stanno bene, anche se Sally ultimamente è un po’ stressata considerando che stiamo per la maggior parte del tempo a gironzolare per la casa a causa della punizione. Direi però, che forse lo è più del solito. Inoltre, non siamo d’aiuto nel migliorarle la giornata.- Luke guardò sua madre tra il divertito ed il dispiaciuto, grattandosi la nuca e sorridendo angelicamente alla donna dai lunghi capelli biondi. May si voltò subito verso di lui, mani sui fianchi ed un vassoio di porcellana stretto in una mano. Luke deglutì saliva amara al solo pensiero di quel vassoio usato come arma contro di lui.
 
-Punizione, quale punizione Luke? E perché io non ne sapevo niente?- May guardò intensamente il figlio che si morse forte un labbro, sperando in un miracolo. Gli occhi della madre si scurirono, rimproverando con lo sguardo per l’ennesima volta un Luke già abbattuto.
 
-Io ed una mia compagna siamo scappate nel cuore della notte per andare ad una festa. Suo figlio e Percy sono venuti a recuperarci appeno lo hanno scoperto, ma quando siamo tornati tutti a casa Sally eri lì ci aspettava con un’amorevole mestolo ben stretto in mano.- si intromise Talia, le labbra carnose arricciate in una smorfia dispiaciuta e gli occhi che brillavano divertiti nel ricordare l’accaduto. May annuì, visibilmente rilassata di sapere che il suo unico figlio non aveva combinato nessun casino e Talia si voltò con finta aria angelica verso il ragazzo, lanciandogli uno sguardo da ‘dopo voglio la mia ricompensa per averti parato il culo’.
 
-E in cosa consiste questa punizione?- Luke gemette sconsolato addentando un biscotto al cioccolato.
 
-Consiste in tutto! E’ da un mese che lavo la biancheria di Percy, passo l’aspirapolvere e imbianco ogni singolo angolo della casa. Per non parlare di quando devo fare il bucato: adesso ho solo maglie rosa mamma, ed il rosa non è affatto un colore virile.- Talia cercò di soffocare le risate e Luke le fece la linguaccia come un bambino di cinque anni. Pochi secondi dopo si sporse verso sua madre con un adorabile broncio sul viso pregandole di chiamare Sally e di convincerla a lasciarli liberi.
 
-Beh l’avete fatta davvero grossa stavolta. Conosco Sally da una vita e non si comporterebbe in questo modo se non aveste combinato qualche guaio dei vostri.- Luke fece spallucce gemendo sconfitto e continuò ad ingozzarsi con i biscotti al cioccolato di sua madre, sotto lo sguardo sconsolato di quest’ultima.
 
-Allora da quand'è che state insieme?- chiese poi ad un tratto May mentre uno strano silenzio si calava su di loro. Luke, che mangiava affamato l’ennesimo biscotto per poco non si strozzò ed il caffè caldo che Talia stringeva tra le mani le cadde.
 
-Dio, May scusami!- esclamò arrossendo la ragazza, con voce dispiaciuta. May le sorrise tranquillamente e con un panno bagnato ripulì tutto velocemente mentre Luke se ne stava con la bocca aperta e il biscotto mezzo mangiucchiato sospeso in aria.
 
-Cos..cosa hai detto?- balbettò sotto lo sguardo divertito della madre. Si passò una mano tra i capelli biondo cenere e teso si appoggiò allo schienale dello sgabello.
 
-Vi ho chiesto da quanto tempo state insieme, ma dalle vostre reazioni devo dedurre che mi sono sbagliata.- May osservò intensamente suo figlio e poi Talia. Notò come lui fosse ad un tratto diventato teso e come lei avesse perso quel luccichio negli occhi che a May tanto era piaciuto, sin dall’inizio.
 
-Io e suo figlio siamo solo coinquilini.- spiegò a voce bassa Talia, gli occhi puntati sul tavolo di legno e le mani che stringevano ancora la tazzina vuota. Luke si voltò verso di lei, gli occhi azzurro cielo illeggibili aprì la bocca per parlare ma poi la richiuse, il suo umore d’un tratto cambiato.Guardò sua madre che dispiaciuta con lo sguardo gli chiese silenziosamente scusa. Luke fece spallucce alzandosi come a farle capire che con Talia era sempre così.
 
Un minuto prima andava bene, quello dopo si salvi chi può.Luke ci aveva fatto l’abitudine.
 
-E’ arrivato il momento d’andare. – dichiarò poi, schiarendosi la voce roca. La corvina, con gli occhi ancora puntati verso il basso si alzò e con un labbro ben stretto tra i denti chiese a voce bassa di poter usare il bagno ed uscì in tutta fretta dall’accogliente cucina.
 
-Ho detto qualcosa di sbagliato prima, non è vero?- May si avvicinò a Luke e con dolcezza carezzo una guancia del ragazzo visibilmente avvilito.
 
-Tranquilla, con Talia è così. Le cose tra noi sono abbastanza complicate, sempre se complicate è un termine adatto per descriverle. – Luke sull’orlo di un profondo crollo di nervi sospirò, stanco anche dalle sue stesse parole.
 
-C’è del bene tra voi tesoro, si vede a metri di distanza che siete legati.- May alzò il capo e puntò i suoi occhi in quelli del figlio, simili ai suoi. 
 
-Tra me e Talia non c’è niente e mai saremo niente mamma.- sussurrò, più a se stesso che a sua madre. Luke scosse il capo e sospirò profondamente chiudendo per svariati secondo gli occhi. May abbracciò forte il figlio.
 
-Datti tempo tesoro e dai tempo.Vedrai che prima o poi tutto ciò che più desideri accadrà. E’ solo questione di tempo Luke.-
 
Pochi secondi dopo, Talia rientrò in cucina e con un colpò di tosse silenzioso segnalò la sua presenza. May lasciò con dolcezza Luke dalla sua presa ed il ragazzo sospirò ancora una volta, stavolta affranto di non poter restare per sempre nelle braccia calde e familiari di sua madre. Lì, si sentiva ancora bambino. Si sentiva al sicuro da quel mondo e dai quei sentimenti che sempre più spesso sembrassero volerlo schiacciare.
 
May li riaccompagnò dispiaciuta alla porta, e dopo aver stretto in un altro lungo abbraccio il suo bambino e baciato più volte Talia sulla guancia si dileguò sparendo dietro la piccola porta dell’appartamento, non prima di essersi fatta promettere da Talia un pomeriggio insieme. I due ragazzi poi, presero a scendere le scale silenziosamente ognuno perso nei propri pensieri e quando l’aria fredda dello spiazzale la colpì in pieno viso, Talia si strinse nella sua felpa.
 
Luke si avviò silenzioso verso il vecchio pick-up di Percy ma quando sia accorse che Talia non lo stava seguendo, si voltò guardandola confuso ed irritato.
 
-Allora?- Talia incrociò le braccia sotto il seno e si morse un labbro nervosa e tremante a causa del vento quasi gelido.
 
-Non ci torno a casa con te.- mormorò in tono sommesso, puntando lo sguardo sull’asfalto. Sentì Luke imprecare da lontano.
 
-Come sarebbe a dire che non torni a casa con me?- Luke strinse forte le mani tanto far sbiancare subito le nocche, i nervi a fior di pelle.
 
-Sarebbe a dire quello che ho detto,ciò che non ci torno a casa con te. E’ così difficile da capire, oppure sei tu che sei così idiota da non arrivarci?- sbottò Talia. Luke, fermo ad una decina di metri da lei la raggiunse velocemente con quattro grosse falcate.
 
-Smetti per una volta di fare la bambina e sali su quella dannata auto Grace!- Luke la guardò in cagnesco, ma Talia scosse il capo decisa continuando a stringersi nella felpa.
 
-Spero che tu stia scherzando perché tutto questo non ha un fottuto senso! Hai quasi rischiato che un sudicio tassista ti mettesse le mani addosso per fare Dio sa chissà che cosa con te, ed ora non vuoi tornare a casa con me?- il ragazzo urlò afferrando la corvina per un polso ma la ragazza con uno strattone sfuggì alla sua presa.
 
-Non mi importa, non salirò su quella macchina con te.- Luke imprecò ancora, passandosi frustrato una mano tra i capelli.
 
-Si può sapere che diavolo di problemi hai Talia Grace? Prima o poi mi farai impazzire! - Talia alzò lo sguardo, fino ad allora costantemente puntano sul vecchio asfalto e fulminò Luke con gli occhi blu notte che sprizzavano elettricità.
 
-Dovresti farla a te stesso questa fottutissima domanda Luke e non a me.- alzò la voce la corvina, passandosi infuriata una mano tra i lunghi capelli scuri. Luke alzò gli occhi al cielo ed imprecò per la millesima volta in quei pochi minuti.
 
-Andava tutto bene fino a due secondi fa, cos’è successo Talia?- Luke fece un passo in avanti mentre il suo tono scendeva lentamente di qualche tonalità e si addolciva.
 
-Non mi è preso niente mister ‘non c’è niente e mai saremo niente’.- gli fece allora il verso Talia con rabbia. Luke sussultò e guardò la ragazza confuso. Pochi secondi dopo, la sua mente collegò tutti i pezzi del puzzle e sgranò gli occhi azzurri.
 
-Tu hai origliato la conversazione con mia madre?- chiese con un filo di voce e gli occhi quasi fuori dalle orbite. Talia abbassò il capo in risposta, rompendo il contato visivo con le iridi azzurre del ragazzo.
 
-Oh, tu si che sei davvero un’ipocrita Talia Grace.- Talia alle parole dure e sprezzanti del ragazzo, spalancò le labbra carnose e batté un per terra con stizza, avvicinandosi pericolosamente a Luke che intanto la guardava dall’alto del suo metro e ottantadue con un sorrisetto sardonico.
 
-Io? Credi davvero che tra i due l’ipocrita sia io?-  la ragazza rise falsamente ed annuì , i capelli scompigliati dal vento ed il viso arrossato a causa della rabbia.
 
-E vuoi sapere il perché? Fino a prova contraria, sei tu quella che ha detto a mia madre che siamo solo coinquilini appena venti minuti fa. Coinquilini? Avanti Talia dici sul serio? E poi vuoi affibbiarmi anche il titolo di ipocrita dell’anno?- Luke strinse le labbra in una linea sottile e scrollò le spalle con finta nonchalance sorridendo beffardo alla ragazza che gli stava a una manciata di centimetri distanti.
 
-Questo è diverso.- sussurrò Talia, torturandosi le mani in grembo.
 
-Perché sentiamo? Se siamo coinquilini, perché dovremmo essere altro? Io e te non siamo mai stati niente Talia e non capisco perché tu debba arrabbiarti su una cosa simile.- la ragazza, a quelle parole alzò gli occhi al cielo e grugnì.
 
-Perché credevo che tra noi le cose fossero cambiate idiota!- esclamò poi a voce alta adirata mentre con una mano colpiva forte il petto del ragazzo che però non si smosse. Luke imprecò a voce bassa.
 
-Dio Talia, sei tu che mi hai del semplice coinquilino!-
 
-L’ho fatto perché tua madre credeva che stessimo insieme, cosa avrei dovuto dirle?!- Talia portò le mani al cielo esasperata gesticolando come se presa in pieno da un filmine. Nemmeno lei sapeva il perché del suo comportamento ma al solo pensiero delle parole che Luke aveva sussurrato a sua madre, una forte fitta al cuore la colpiva velocemente, come quando le aveva ascoltate per la prima volta nascosta dietro la porta che dava alla cucina.
 
-Avresti dovuto dirle la verità Talia, la semplice e pure verità.- Luke scosse il capo e si morse un labbro affranto. Avrebbe tanto voluto urlare.
 
-Quale verità Luke quando nemmeno noi sappiamo cosa diavolo sta succedendo? Che nemmeno sappiamo perché un giorno litighiamo e l’altro cerchiamo di distruggere una casa intera solo per farci dispetti. Come gli avrei spiegato che un giorno mi viene voglia di strangolarti e quello dopo di stare con te per ore, che vorrei tanto cancellarti quel ghigno a suo di schiaffi ma che potessi dormirei ogni notte con te. Come avrei fatto Luke? - Talia sospirò esasperata stringendo le labbra in una linea sottile, gli occhi umidi e lucidi.
 
Luke non le rispose e Talia a quel punto sorrise, un sorriso che sapeva d’amaro e di dolore, un dolore diverso, che le attanagliava lo stomaco e le bloccava il respiro. Con Luke tutto era sempre stato come un treno in corsa e sin da subito, lei aveva odiato tutta quella velocità.
 
-Oppure avrei dovuto dirgli che davvero non siamo niente e che mai lo saremo perché infondo nemmeno sappiamo cos’è che vogliamo dall’altro, cos’è che vogliamo veramente. - la ragazza lo guardò per un’ultima volta, gli occhi lucidi e un dolore lancinante al petto che ancora una volta le bloccava il respiro. Luke distolse lo sguardo incapace di sostenere quelle pozze così intense e scure e con un sospiro vide Talia indietreggiare. Pochi minuti dopo la vide allontanarsi da lui a passo svelto, per poi salire nel vecchio pick-up. Non disse nulla, la raggiunse e si sedette al volante con un groppo amaro in bocca.
 
La osservò di sottecchi, rannicchiata contro il sedile e schiacciata contro il vetro come a voler mettere un’infinita distanza da lui. Luke aprì più volte la bocca per parlarle ma restò zitto e premendo l’acceleratore, partì alla volta di casa Jackson. 







*********






New York, 15 Gennaio.



Annabeth se ne stava tranquillamente stesa sul divano a poltrire come mai aveva fatto in vita sua, quando la porta di casa Jackson si aprì con un tonfo. Voltò di poco il capo, lasciando che i lunghi capelli biondi le cadessero disordinati sulle spalle mentre un radioso sorriso le illuminò il volto alla vista dell’amica.
 
 
-Tals, sei tornata! Allora, com’è stato conoscere la suocera?- Annabeth ghignò divertita ignara della situazione e come risposta ricevette solo un lungo silenzio, la porta della cucina che sbatteva con una forza inaudita e il suono del chiavistello scattare subito dopo.La ragazza, confusa si sollevò velocemente dal divano lasciando che alcune ciocche le cadessero sul viso ed inarcò un sopracciglio puntando i grandi occhi grigi sulla porta dove appena pochi secondi prima si era rintanata come una furia Talia.
 
La porta d’ingresso poi, si spalancò ancora una volta ed Annabeth spostò lo sguardo su Luke e Percy. Il primo teneva un vecchio straccio premuto sulle nocche della mano destra mentre il secondo gli sussurrava alterato qualcosa all’orecchio. Quando poi vide Luke gettare il vecchio straccio nella pattumiera, per poco non urlò.
 
-Che diavolo hai fatto a quella povera mano?- urlò preoccupata la bionda saltando con agilità dal divano. Luke non le rispose e con gli occhi azzurri tremendamente scuri e distanti, si morse un labbro. Continuò ad osservare un punto fisso nel vuoto mentre dalle sue nocche rosse continuava ad uscire sangue.

-Ha dato un cazzotto al muro qui fuori.- spiegò sottovoce Percy, la voce bassa e gli occhi anch’essi scuri. Annabeth lo guardò confusa ed il ragazzo, in tutta risposta gli mimò con le labbra il nome di Talia. Annabeth schiuse le labbra e scosse la testa, lasciando che un piccolo sbuffo le sfuggisse dalle labbra. Avrebbe dovuto dedurre dall’inizio che il comportamento strano di Talia dipendeva sicuramente da qualche ennesimo stupido litigio con Luke.
 
-Credo che questa volta sia stato diverso.- Percy osservò Annabeth dall’altro del suo metro e settantacinque, leggendola nel pensiero. La ragazza arricciò le labbra pallide e strinse le braccia al petto. Percy scortò Luke fino al divano, osservando l’amico silenziosamente.
 
-Credo siano arrivati agli sgoccioli Annabeth, la resa dei conti.- la ragazza sospirò ed annuì anche se incerta al sussurro del corvino. Per Talia e Luke, ogni litigio diventava sempre la resa dei conti.
 
-Watson e Sherlock, vorrei informarvi che io sono ancora qui.- solo in quel momento, gli occhi di Luke tornarono a brillare anche se lievemente e con un’alzata di capo segnalò la propria presenza agli amici che si voltarono verso di lui quasi stupiti.
 
-Si, sono ancora vivo e vegeto per vostra sfortuna.- Percy, rilassò le spalle e gli diede pochi minuti dopo un pugno sulla spalla. Luke gemette sconsolato fulminando con lo sguardo l'amico.
 
-Sei un’idiota Luke, credevo stessi in uno stato di trans o chissà che cosa. E poi perché mai devi prendere a pugni i muri?-lo ammonì bonariamente Annabeth con i capelli biondi scompigliati ed il ragazzo con un scrollata di spalle le sorrise, quasi con dolcezza liquidando così la faccenda. Percy sospirò tra l’esausto e lo stanco, alzando poi gli occhi al cielo. La ragazza lo imitò non appena vide l’amico stendersi, tanto da appisolarsi completamente pochi minuti dopo.
 
-Quel ragazzo è incredibile!- Percy rise piano e si passò una mano tra i folti capelli corvini. Annabeth, cercò di posare il meno possibile lo sguardo sul ragazzo dagli occhi color mare.
 
-Già.- sussurrò sbrigativa mentre raccattava i propri libri sparsi per la camera. Voleva sparire il più velocemente da lì, magari evaporizzando in un attimo perché restare in una camera per più di cinque minuti con Percy Jackson, gli noceva gravemente la sua salute mentale.
 

Non mi è ancora passata, si ritrovò a pensare mentre si allungava per recuperare dal tavolino uno dei suoi libri preferiti.
 
-Annabeth, possiamo parlare?- la ragazza si bloccò per un attimo con i libri stretti al petto mordendosi un labbro. Lei non lo vide, ma Percy le sia avvicinò cautamente e con dolcezza le posò una mano sulla spalla.
 
-Per favore.- le sussurrò ancora mentre uno strano silenzio aleggiava tra loro. Annabeth con grazia si voltò e sorrise, anche se freddamente, al ragazzo.
 
-Vorrei tanto Percy ma devo recuperare con lo studio, sono indietro di un paio di giorni.- Annabeth continuava a non guardarlo e quando quelle parole fuoriuscirono dalle sue labbra, Percy quasi stentava a credere fossero state pronunciate da lei. Erano prive di sarcasmo come all’apparenza poteva sembrare, prive di qualsiasi altra emozione se non l’apatia. Sembrasse aver provato quella frase tante volte come un attore prova le proprie battute prima dello spettacolo, con la sola differenza che le sua voce era prima di un qualsiasi sentimento.
 
-Ti ho visto studiare l’altro ieri in camera tua tutto il programma che dobbiamo svolgere il prossimo mese Annabeth, se nemmeno io e Luke siamo indietro con lo studio come puoi pretendermi di farmi credere che lo sia tu?- Percy le sorrise dolcemente e fece un passo in avanti verso la ragazza. Annabeth invece, ancorò il suo sguardo al pavimento e con fermezza abbozzò ad un finto sorriso.
 
-Io vorrei..vorrei continuare a portarmi avanti con il programma. E poi sto aspettando una chiamata importante di Piper e vorrei scrivere a mio padre. Inoltre ho una altra marea di cose da fare.- un lieve rossore le colorò le gote e sotto lo sguardo dolce di Percy, Annabeth si sentì minuscola. Nonostante sapesse quanto stesse mentendo spudoratamente, lui restava lì, fermo ad osservarla con dolcezza.
 
-Cinque miseri minuti e poi sarai libera di fare ciò che vuoi, non ti disturberò.- Percy le sorrise ancora con tranquillità.
 
-Percy..- Annabeth sospirò e con lentezza, puntò il suo sguardo in quello del ragazzo. Negli occhi chiari di Percy vi lesse un’immensa sincerità che la spiazzò, tanto da fargli distogliere lo sguardo pochi secondi dopo.
 
-Voglio solo dirti un paio di cose Annabeth, poi sparirò promesso.- la ragazza si morse un labbro forte e con cautezza annuì. Percy le sorrise riconoscente, o meglio ghignò lievemente emettendo un piccolo verso di gola gioioso e le si avvicinò con tranquillità spostandole dolcemente le ciocche bionde che arricciate le cadevano sul viso. Annabeth sussultò, ma qualcosa all’altezza dello stomaco le impedì di muoversi.
 
-So che sei ancora arrabbiata con me, perché anche io sono ancora arrabbiato con me stesso per i casini che ho combinato..- aveva poi preso a dirle Percy con voce roca e molto bassa.
 
-Non avrei dovuto e non avrei voluto, ma orami è successo e quindi sto cercando di riparare i danni. Tra le persone a cui ho fatto del male c’è Talia, Luke, me stesso ed infine tu.- Annabeth lasciò il suo labbro inferiore diventato violaceo e sospirò silenziosamente, scuotendo il capo.
 
-Odio i déjà-vu Percy e questo mi sembra uno di quelli. Ne abbiamo già parlato e so come andrà a finire. Io che ti sbraito contro e tu che te ne rimani in silenzio, ci sono già passata e non intendo farlo di nuovo.- sbottò atona la ragazza, mentre con grazia si apprestava ad andare via. Non appena mosse un passò però, Percy le afferrò saldamente un polso.
 
-Stavolta è diverso Annabeth, voglio davvero riparare le cose!- esclamò il corvino con voce alta. Si passò una mano tra i folti capelli scuri e si morse un labbro, imponendosi di continuare.
 
-Ho già chiesto scusa a Luke e farò lo stesso con Talia non appena le acque si calmeranno. Ho chieste scusa a me stesso l’attimo dopo essermi reso conto di quello che stavo facendo dandomi, si, del grande idiota. Ma adesso ho bisogno di chiedere scusa a te e ho bisogno di farmi perdonare, anche se questo vorrà dire accettare i tuoi rifiuti, le tue urla e le tue occhiate di disgusto. – Percy le si avvicinò pericolosamente e con un sospirò le afferrò dolcemente il mento, costringendo la ragazza ad inchiodare i suoi occhi grigi nei suoi. Il suo cuore perse un paio di battiti quando si rese conto solo allora, che dopo tanto tempo Annabeth aveva ripreso a guardarlo per davvero, come se nulla fosse mai cambiato.
 
-Sopporterò le tue occhiate assassine, le tue imprecazioni su di me e tutto quello che sarà necessario pur di riavere il tuo perdono, la tua amicizia.- ad Annabeth, per secondi interminabili mancò il respiro. Si morse con fermezza l’interno della guancia, tanto per provare qualcosa che non fosse quella strana sensazione di calore al cuore.
 
Percy, che ancora la guardava con quell’innaturale dolcezza si avvicinò alle sue labbra pallide tanto che pochi secondi dopo le sfiorò con delicatezza. Annabeth colse in quegli occhi che ancora la scrutavano tutte le sfumature del mare e l’attimo dopo cedette, chiedendo gli occhi e sporgendosi verso le labbra del ragazzo che tanto gli mancavano.
 
Le loro labbra si unirono per pochi secondi in un semplice bacio che sapeva di ritrovo ed Annabeth, con il cuore in gola si ritrovò a sparare nell’avere di più da quel contatto che per tanto tempo aveva desiderato riavere. Percy staccò però, di pochi millimetri le sue labbra da quelle di Annabeth e passò con delicatezza una mano sulla guancia arrossita della ragazza, carezzandola dolcemente.
 
-Farò di tutto e ti prometto che aspetterò, anche se questo consiste nell’aspettare giorni interi, settimane o mesi. Io ti aspetterò Annabeth e non andrò più via.- le sussurrò poi unendo di nuovo le loro labbra, in un bacio casto.
 
Annabeth annuì incapace di muoversi e quando Percy si staccò da lei, si perse ancora una volta in quei grandi occhi verdi. Nell'aria, colse qualcosa che sapeva dannatamente di ritrovo.














*L'angolo di Yoo*.

Dopo due mesi sono tornata per dirvi che si, non riuscirete a mai a liberarvi di me. Buon pomeriggio dolcezze mie, come state?
Io una favola se non cosideriamo lo studio matto e disperatissimo che mi aspetta, l'imminente crisi di nervi e l'istinto omicida nei confronti di molti esseri viventi. Vorrei potervi raccontare tutti i miei problemi esistenziali, ma no, non lo farò. 
Tornando a noi, ecco qui la seconda parte del capitolo 19.
Allora, tra Luke e Talia, si salvi chi può. I due sono sul piede di guerra per piccoli ed innocenti commenti, incapaci di capire che sono cotti l'uno dell'altra. Ma tranquille, nel prossimo capitolo ce ne saranno davvero delle belle. Annie e Percy invece, sembrano aver trovato finalmente la pace e si, c'è amore nell'aria.
Prima di sparire,per la gioia di molti, vorrei ringraziare le nove dolcezze che hanno recensito un capitolo. Dirvi che vi è amo è davvero troppo poco.
Un bacio, a presto spero, la vostra Yoo <3.



 










 


 
 

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Capitolo 21
*** VI CHIEDO SOLO UN ISTANTE!! ***


Buon pomeriggio ragazzi miei, come state? E' passato molto dall'ultima volta in cui mi sono fatta sentire e mi scuso, infinitamente perché ancora oggi sono numerosi i messaggi che mi invitano a non sparire e a continuare quella meravigliosa avventura che è "I will love you unconditionally.." . Quindi mi sento in dovere con voi di avvisarvi su due punti importanti che in questo periodo hanno invaso i miei pensieri. Subito dopo la fine dell'estate ho intenzione di riprendere la stesura di questa storia, apportando una revisione e forse pubblicandola anche su wattpad. Purtroppo non posso abbandonare questo mio pezzo di vita ma revisionarlo potrebbe aiutare le mie idee e magari far si che queste si concretizzino. Detto questo, ho appena pubblicato una nuova storia che vorrei potesse crescere proprio come questa. Vi invito quindi a dare anche solo un occhiata e magari a farmi sapere cosa ne pensate. Questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3498812&i=1 Spero di rivedervi in tanti, a prestissimo, un bacio, per sempre vostra Yoo! <3

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