Choices And Charges

di Mistress Lay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jinchuuriki ***
Capitolo 2: *** Morte di un Kazekage ***
Capitolo 3: *** Ciò che lenisce le ferite + Capitolo Extra ***



Capitolo 1
*** Jinchuuriki ***


Choices And ChargesML

CHOICES AND CHARGES

 

*

 

 

This is me for forever
One without a name
These lines the last endeavor
To find the missing lifeline

- Nightwish

 

 

*

 

 

Capitolo Primo: Jinchuuriki

 

 

 

Sabbia.

Granelli sferici e irregolari, immensa spirale che lambisce le dune, si snodano come un serpentone infinito, mutevoli al soffio del vento, lieve sentire, e quell'odore che invade le narici.

Gaara è nato lì, tra la sabbia di Suna, attorno a lui ha sempre visto la sabbia di casa, le immense pendici di monti scarmigliati e la sabbia che copiosa invade sempre il suo orizzonte.

Ama la sabbia, è sterile, come il suo cuore, e la comanda lui, per ogni suo capriccio e desiderio.

La sua mente viaggia, ricorda, con sgomento, un respiro forte e rasposo di una presenza ingombrante, piena d'ira e desiderio di vendetta. Porta le dita candide alla tempia destra, lì dove era stato battezzato dal kanji.

Shukaku è dentro di lui, ora è una presenza sopita, acquattata dentro di lui, in attesa di essere risvegliata e poter scatenare tutta la sua forza mostruosa.

 

Siamo uguali, tu ed io...

 

Quelle parole, così marchiate a fondo nella sua memoria, bruciano ogniqualvolta il suo pensiero vi si sofferma.

 

Uguali.

 

Vorrebbe dire che sono uguali in quanto mostri?

Shukaku sibila, irritato, dentro di lui, la sabbia, lentamente, comincia ad alzarsi dal terreno in piccole volute circolari. A Gaara basterebbe uno schiocco di dita per rendere quei mulinelli dei veri e propri tornadi che possano spazzare via il villaggio di Suna.

O forse Konoha, dove la persona che gli aveva detto quelle parole vive.

O forse ovunque quella persona fosse andata, assente da anni dal suo villaggio natale.

Gaara controlla Shukaku, con una carezza mentale raggiunge il tasso e lo acquieta, e la sabbia torna ad essere in balia del vento, senza essere sottoposta al suo controllo.

 

Uguali.

Mostri.

 

Immediatamente quella spiacevole parole solleva la sabbia con la quale Gaara aveva seppellito i tristi ricordi della sua infanzia.

 

Mostro.

 

Quel sussurro terrorizzato, un filo di voce appena accennato e pronto a spezzarsi, quelle grida atterrite di bambini e ragazzi, lo scalpiccio di gambe fuggenti, singulti, lacrime di terrore.

E poi un viso moribondo, smorfia di dolore e una richiesta.

 

Per favore muori.

Un'esplosione.

 

Gaara spalanca gli occhi che nemmeno si era accorto di aver chiuso, raddrizzandosi e fronteggiando a viso aperto il vento che lo stava sfidando.

Siamo uguali

Gaara rivede con gli occhi della memoria un corpo strisciare verso di lui, capelli biondi devastati dal disordine, un viso segnano da cicatrici di sofferenza, un rivolo di sangue a percorrerglielo verticalmente, occhi azzurri, incredibilmente cristallini, segno di una fiamma pura che vi arde all'interno.

Uguali.

Le braccia conserte al petto di Gaara si contraggono e le dita premono con maggiore pressione sulla stoffa del suo elegante completo. Uguale... a chi?

Ad un ragazzo dall'infanzia ricca di ombre e dolore? Ad un ragazzo che porta un marchio stampato sulla sua pancia, simbolo di qual spaventosa e mostruosa creatura cela dentro di sè?

Uguali.

Forse è vero.

 

- Naruto Uzumaki - pronuncia il suo nome in un sussurro ghermito immediatamente dal vento.

 

Da quando Sasuke Uchiha aveva abbandonato il Villaggio della Foglia, Naruto stesso se n'era andato con uno dei tre ninja leggendari, Jiraya, per allenarsi per conto proprio. Quanti mari e monti ha percorso? Quante ferite hanno deturpato il suo corpo nell'allenamento? Ancora la fiamma pura arde nel suo petto e nei suoi occhi? Ancora il desiderio di diventare hokage anima il suo cuore?

E' ancora il Naruto di sempre? O è cambiato, lasciandosi segnare da cicatrici indelebili spirituali?

- Dove sei? - quella domanda sibilata il vento la lascia sonora, vuole che Gaara si renda conto della domanda apparentemente insignificante che ha posto a voce sussurrata.

E se ne accorge, eccome.

Socchiude gli occhi di giada frustrato, ignora la domanda, cerca di concentrarsi su altro.

- Kazekage-sama... -

Non vi riesce.

Si gira con lentezza verso il ninja che lo ha chiamato e il fratello Kankuro. Sono dietro di lui, in attesa, Kankuro sembra guardarlo con aria canzonatoria, quasi fosse a conoscenza di un segreto divertente.

Il ninja è un jonin, ha il caratteristico coprifronte del villaggio della Foglia. Viene da Konoha. Evidentemente porta un messaggio di quella pazza del quinto hokage.

- Che c'è? - domanda sbrigativo Gaara.

Il ninja gli tende rispettosamente un rotolo: - Da godaime-sama -

Infatti.

Gaara prende il rotolo senza premurarsi di aprirlo, il jonin china un secondo il capo e poi se ne va, veloce come il vento e in un attimo scompare. Rimane solo Kankuro a fissarlo.

- Viene da Konoha - esordisce il ragazzo. Non aggiunge altro, Gaara gli rivolge uno sguardo annoiato. L'affermazione è superflua. E Kankuro continua - Mi ha dato una bella notizia -

- Sarebbe? -

- Naruto Uzumaki è tornato a Konoha -

 

Sabbia.

 

Sconvolta dal vento, si alza, si posa poi, leggera, posa i suoi granelli sui vestiti neri e rossi delle due persone che sono lì, si posano sui capelli rossi di Gaara, poi scivolano via. Shukaku grugnisce. E' arrabbiata? Sì, lo è.

 

Siamo uguali, tu ed io

 

Shukaku dovrà aspettare ancora molto prima di poter tornare in vita.

 

Perchè Gaara adesso volge gli occhi verso un orizzonte immaginario, verso una sua precisa visione onirica artefatta, Kankuro nota, con una scintilla di malizia, che lo sguardo del fratello è rivolto verso Konoha. E' lontana, ma Gaara con la mente vi è vicino. E con il cuore.

 

 

 

*

 

 

 

Il dovere di ogni kazekage è proteggere il villaggio della sabbia, e per questo Gaara è dentro il suo ufficio, a vergare con il pennino nero i fogli bianchi che ha di fronte. Intinge e scrive, il cappello da kazekage è appoggiato in un angolo, dimenticato, ma sembra osservarlo severo, controllare il suo operato, assicurarsi che colui che sta a capo del Sunagakure sia all'altezza dei suoi predecessori.

Anche la giara è abbandonata in un angolo, a riposo.

L'albeggiare del pomeriggio con la consueta aria soffocata dalla calura entra dalla finestra alle sue spalle, sfiora la sua pelle fredda, scivola giocosa lungo i suoi vestiti, passa una mano tra i suoi capelli, dispettosa, si prende gioco dei suoi fogli.

Gaara solleva il capo, distratto.

Per un istante pensa ancora ad un viso, quello paffuto di un ragazzino della sua età.

Perchè il suo pensiero vola sempre a Naruto?

- Naruto Uzumaki - si ritrovò di nuovo a sibilare a se stesso. Questa volta lo fa a voce più alta, pensierosa.

- PRESENTE! -

Quella risposta, totalmente inaspettata, arriva e Gaara si ritrova ad essere sprovvisto di qualsiasi forma di autocontrollo.

Volta il collo, poichè sente la voce provenire da dietro le spalle, i sensi sono pronti, la sabbia ruggisce silenziosamente, desiderando solo di essere sollevata per abbattersi contro il motivo del suo disagio interiore, il pennino che tiene in mano è calcato sul foglio e una macchia di inchiostro si allarga sulla carta bianca.

Poi la penna gli cade di mano, si imbratta nello stesso inchiostro, rotola ad un lato, lungo il foglio e Gaara tiene a controllo la sabbia, anche se continua ad essere sconvolto.

Lì, nell'antro della finestra alle sue spalle, gli occhi sconvolti del kazekage osservano Naruto Uzumaki accovacciato con un enorme sorriso stampato sul volto.

La sua presenza porta sul viso di Gaara una vampata di calore inaspettata e le sue gote ne risentono, tinteggiate da una lieve sfumatura rosata, si lascia scappare un singulto mentre balza in piedi, spostando rumorosamente la sedia.

 

Siamo uguali, tu ed io.

 

Naruto ha per lui il solito allegro sorriso, è cresciuto, il corpo è cambiato, come i tratti del viso, ma il sorriso è sempre lo stesso: - Cercavi di me? – domanda giocoso.

Sì. Sì. Sì. Sì.

Il fruscio delle vesti di Gaara lo accompagnano mentre, con austerità e compostezza, raggiunge Naruto: - Come hai fatto ad arrivare qui? Nessuno mi aveva avvertito... nessuno ti aveva notato... -

Discorso lungo. Il ragazzo dai capelli rossi si impone il silenzio, sorpreso dalla sua stessa loquacità.

Perchè nessuno lo aveva avvertito della sua venuta? Gli avrebbe dato quantomeno il tempo per prepararsi all'inevitabile incontro...

Naruto si sfrega orizzontalmente il naso con l'indice, come se fosse in imbarazzo o solamente cercasse di sminuire la sua impresa. Strano.

- Eheheh... sono stato bravo eh? - ecco il Naruto di sempre. Lo sbruffone.

Mette i piedi sul pavimento, si tira in piedi.

E' cresciuto dall'ultima volta che Gaara lo aveva visto, tre anni prima: erano cambiati tutti, se ne rendeva conto guardandosi lui per primo allo specchio e osservando i due fratelli, così Naruto è cresciuto in altezza, dimenticandosi la paffutezza della sua infanzia, e buttandosi a capofitto nel fior della sua adolescenza. Ha i capelli biondi più lunghi,  e a Gaara ricorda molto le foto che aveva visto in precedenza del Quarto Hokage, quasi fosse la sua copia ringiovanita. Se solo non fosse per i tre segni paralleli su entrambe le guance...

La tuta inoltre è diversa, non più del solito color arancio sgargiante, ma arancio e nera, in combinazione perfetta.

Quanti anni erano passati dal suo ultimo incontro?

- Che ci fai qui? -

Naruto alza le spalle: - Volevo vederti - confessa candidamente.

Shukaku rabbrividisce mentre Gaara sente qualcosa accendersi nel profondo del suo cuore, come una fiammella tremolante che lo rischiara completamente dall'interno.

Il respiro si mozza, sbatte più volte le palpebre, quasi non credesse a quello che Naruto avesse detto o se davvero Naruto fosse di fronte a lui.

 

Un demone ama solo se stesso.

 

Sorride, infine, lusingato, e la maschera del suo viso si distende, Gaara sembra meno glaciale, meno impenetrabile.

Naruto rimane sorpreso da quel cambiamento di espressione del giovane kazekage, un viso che è... felice?

Era stata la sua affermazione?

Ma no, non poteva essere!

- SCHERZO! - Naruto scoppia a ridere, le mani sui fianchi - Sono qui perchè il vecchio pervertito maestro di rane mi ha sfidato! Se fossi entrato senza farmi vedere nel tuo ufficio mi avrebbe offerto ramen per tutta la settimana! - continua a ridere di gusto, mentre Gaara si sente pietrificare poco a poco.

 

Un demone ama solo se stesso.

 

Il suo viso torna ad essere una maschera di freddezza, sente un respiro profondo, che a malapena trattiene una risata canzonatoria, di Shukaku e l'improvviso desiderio di comandare alla sabbia di cancellare la sua delusione e colui che gliel'ha inflitta inconsapevolmente.

Non lo fa.

Trattenendosi, stringe i pugni: - Capisco -

Naruto smette all'istante di ridere, il suo viso torna ad essere serio. Un barlume di dubbio lo colpisce.

Allora...

 

Volevo vederti...

 

- Jiraya è da qualche parte al villaggio, sicuramente a bere e a provarci con tutte le belle donne che incontra! - Naruto cerca, con le sue chiacchiere, di alleggerire l'atmosfera.

Gaara, comunque, non ha reazioni: - Devo farvi preparare una stanza? -

Non sono deluso, non sono deluso.

Naruto ridacchia, imbarazzato: - Ehmmm... in realtà il maestro delle rane mi aveva mandato avanti apposta! - Naruto è sempre lo stesso, pensa con sollievo Gaara, ridente e allegro. Ma... loro due come possono essere uguali?

Come si può esserlo se si è diametralmente opposti?

Gaara esce dalla stanza, Naruto lo segue mentre questi da’ qualche disposizione e accoglie con uno sbuffo i singulti di sorpresa di altri ninja della sabbia alla presenza di Naruto. In quel momento arriva Kankuro: - Naruto! -

Il biondo gli rivolge un sorriso: - Kankuro! Quanto tempo! -

- Già - Kankuro lancia un'occhiata al fratello, ricca di sottintesi, poi la sua attenzione torna a Naruto - Come mai da queste parti? -

- Jiraya è qui a fare baldoria! Mi ha sfidato! Sono entrato nella stanza di Gaara senza farmi vedere da nessuno! - Naruto fa segno della vittoria - E ci sono riuscito! -

Kankuro sghignazza, i tratti viola che fregiano le sue guance si distendono: - Nella stanza, eh? -

Gaara gli scocca istantaneamente un'occhiata intimidatoria mentre il ninja della foglia arrossisce: - No! Non nella stanza! Nel suo ufficio! - sembra desideroso di smentire l'idea di Kankuro. Oltre ad essere imbarazzato.

Kankuro ghigna: - Certo, certo... -

- Vuoi qualcosa, Kankuro? - domanda Gaara calcando pericolosamente il tono sul nome del fratello.

Il ninja fa segno di diniego: - Ti fermi, qui, vero Naruto? Assieme al sannin? Ma certo che rimani qui! Vado a dare qualche disposizione! Tu... rimani con Gaara? -

- Ho da fare - sbotta il kazekage di malumore.

Anche Naruto scuote la testa: - Devo andare a cercare quel pervertito di Ero-sannin! - aggiunge funereo.

- Che peccato... -

- Kankuro...  Accompagna Naruto all'uscita, temo che possa perdersi - Gaara volta le spalle ad entrambi e prende la via per il suo ufficio.

 

Non sono deluso.

 

In fondo è felice che Naruto sia lì, anche se per altri motivi.

Da quando non lo vedeva? Anni.

Eppure è sempre lo stesso.

Hanno avuto una storia molto simile ma se Naruto ha sempre voluto amare, Gaara si era ritirato nel suo desiderio di vendetta. Il primo aveva insegnato al secondo valori come amicizia e famiglia. Non l'avrebbe mai ripagato per tutto quello che gli aveva trasmesso.

Ed ora, il kazekage desidera la presenza di Naruto.

Sembra ironico. Forse lo è.

Ora vuole solo tornare nel suo ufficio e prepararsi a quella presenza.

Quanto si sarebbe fermato?

Quanto avrebbe goduto della sua compagnia?

Quanto del suo sorriso?

- Gaara! - lo chiama la voce di Naruto.

Gaara si gira e Naruto gli sorride: - Sono felice di averti rivisto - e con un Kankuro ghignante si allontana verso l'uscita, lasciando Gaara immobile, sorpreso ed emozionato.

Con un sorriso che aleggia sulle sue labbra, Gaara torna nel suo ufficio, con il cuore più leggero.

L'emozione trattenuta, quel singulto appena celato, il kazekage lo chiama amicizia.

Sbagliando.

 

 

*

 

 

Jiraya e Naruto hanno reso la cena una baldoria, ed un certo orario il primo è crollato e Kankuro ha dovuto accompagnarlo nella sua stanza, decretando la fine dell'allegra serata, almeno per loro.

Gaara si alza per accompagnare Naruto nella sua stanza, notando l'espressione persa nel viso del biondo all'accenno di tornare in camera per la notte. Attraversano un corridoio le cui vetrate sono attraversate da pallidi raggi di luna, Naruto esce, Gaara è dietro di lui.

Lo guarda osservare la luna, lo vede sorridere.

Sabbia.

Quieta al dolce frullare al dispettoso vento, culla i sogni con il suo sciabordio leggero, lieve e frusciante, è stata la ninna nanna di Gaara da bambino, quando era solo sotto lo sguardo della luna. Non aveva mai dormito, ma quel dolce rumore lo rassicurava.

Ora capisce che ci sono certe cose che Naruto e lui avranno sempre in comune, qualsiasi strada essi dovessero mai imboccare, qualsiasi decisione dovessero mai prendere.

L'infanzia rubata da pregiudizi e sofferenze, tra l'indifferenza della gente e la solitudine dell'essere additati come mostri.

Quando ancora la luna era loro unica compagna nelle notti.

Naruto guarda verso di lui: - Sei kazekage - mormora.

Gaara lo guarda, curioso, colpito da quella constatazione ovvia e strana.

- Io non sono nemmeno chunin - continua Naruto con amarezza.

Che cosa lo spinge ad affermazioni di quel genere?

Perchè quelle confessioni a Gaara?

Già... perchè proprio a Gaara?

Non le aveva mai rivelate a nessuno, neppure agli amici di Konoha. Perchè avrebbe dovuto, poi? Loro sono qualcuno, ora, mentre Naruto è lo stesso di tre anni prima, solo cresciuto con l'età e con qualche contatto in più con Kyuubi.

In fondo... se non avesse Kyuubi... non avrebbe davvero niente.

Gaara ascolta quella confessione, guarda il viso pallido di luna di Naruto, illuminato dalla luna, vi scorge delusione verso se stesso e quella parte profonda dell'anima di Naruto, quella celata da strati di egocentrismo ed eroismo.

 

Vorrei consolarlo.

Vorrei abbracciarlo. Tenerlo stretto a me.

 

Strano che proprio lui abbia certi desideri. Lui, il mostro.

Non aveva mai avuto simili desideri.

Anche se è cambiato e non prova più desideri omicidi e odio verso tutti e tutto, sente che, nonostante tutto, ha ancora molto da imparare sulla parola ‘amore’.

Molto da imparare anche sulle persone.

 

- In questi anni ti sei allenato duramente con un sannin. Anche se sulla carta sei rimasto un genin, sei forte quanto e più degli altri chunin, solo, lo dovrai dimostrare ai prossimi esami - commenta Gaara.

Naruto volge lo sguardo a colui che un tempo fu suo nemico.

Il suo viso rispecchia quella notte a Suna: calmo, sereno.

Kankuro gli aveva detto, quel pomeriggio, che Gaara era cambiato grazie a Naruto stesso, alle sue parole, alle sue azioni. Naruto era rimasto sorpreso a quella confessione ma poi aveva sorriso, sollevato.

E’ cambiato.

Sì, è davvero cambiato, riflette Naruto.

Gaara è una persona nuova, diversa, con il vivo desiderio di aiutare gli altri, di prendersi cura degli abitanti di Suna, che prima aveva odiato. Kankuro aveva persino accennato a Naruto che adesso parlava con lui e Temari. Nessuna confessione personale, ma almeno il suo viso non era più distorta in una smorfia di rabbia… era disteso, come se davvero avesse cominciato a fidarsi dei suoi fratelli, sangue del suo sangue.

Kankuro ne era felice, glielo si leggeva in viso.

Naruto lo aveva osservato durante tutta la giornata: conoscendolo meglio si poteva vedere quanto si divertisse a stuzzicare Gaara con le sue battute.

Non aveva mai conosciuto quel lato di Kankuro, ma era felice che questo fosse emerso. Quando tutto cambiava per il meglio…

Naruto abbozza un sorriso, mette una mano sul braccio di Gaara, le sue dita affondano di poco contro la stoffa ruvida, in un gesto di ringraziamento, di affetto forse: - Grazie -

Gaara deve concedersi qualche istante di silenzio e imporsi la calma, benchè il suo cuore ha sussultato per due brevi secondi, momentaneamente sconvolto da quel contatto.

Una mano posata con gentilezza sul suo braccio.

Un calore improvviso a quel contatto.

- Lo penso davvero Naruto - Gaara accenna ad un sorriso, non può farne a meno, un sentimento strano gli preme per la gola, costringendolo ad assumere quell'aria lieta.

La sua naturale compostezza è frantumata, cade con quel sorriso, perchè il semplice gesto di Naruto ha fatto nascere qualche strana alchimia.

- Dopotutto sei entrato nel mio ufficio senza farti notare da nessuno, kazekage in persona - si azzarda persino a fare una battuta. Sta bene, è come ricevere una boccata d'aria fresca.

Naruto ridacchia.

Aria fresca.

La sua mano è ancora sul suo braccio, non stringe più, è semplicemente posata, leggera e innocente.

- Qualche notizia di Sasuke Uchiha? -

La domanda avrebbe dovuto continuare l'atmosfera iniziata, ma Gaara si rende subito conto di aver fatto un errore, ponendo l'argomento della conversazione sbagliato.

La mano di Naruto si contrae e poi si ritrae, il volto disteso si rabbuia bruscamente, il sorriso svanisce in un'espressione tutt'altro che allegra.

 

Uguali, tu ed io.

 

L'aria fresca che Gaara sentiva viene meno, e il rimorso di una domanda così sciocca lo prende. ODIA vedere la malinconia sul viso del biondo che ingloba la scintilla di vivacità nei suoi occhi.

 

Sasuke.

 

Basta quel nome perchè Naruto si rabbui in quella maniera?

Quale potere ha per lui la persona di Sasuke Uchiha?

 

- Scusa - gli sfugge dalle labbra.

Naruto guarda verso di lui di nuovo, sono vicinissimi, le loro spalle si sfiorano: - Non preoccuparti - lo rassicura. Sorride, ma manca qualcosa sul suo viso.

Gaara vorrebbe allungare il braccio e passarglielo lungo le spalle, vorrebbe cancellare quell'espressione.

Non lo fa, non è ancora pronto ad un contatto del genere, non ancora pronto a donare un sostegno inossidabile, ad aprire il suo cuore così. Però non si trattiene e chiede in tono basso, confidenziale: - Vuoi parlarmene? -

 

Strana situazione.

 

Due jinchuuriki affiancati nella notte di Suna, sotto la luna pallida, in quell'aria tiepida.

Un lento, progressivo avvicinamento, il biondo ninja della foglia se ne accorge in quel momento. Ricorda le parole che aveva sibilato a Gaara tre anni or sono.

 

Siamo uguali, tu ed io.

... E' quella la loro forza?

 

Improvvisamente, quel blocco che aveva stretto il suo stomaco si affievolisce, quel vuoto si riempie di rinnovata speranza e fiducia.

 

- Sì -

 

Jinchuuriki.

 

Una natura insidiosa, lunghe dita di ingiustizie stringono loro la gola, li soffocano con l'odio sopito e la rabbia feroce. Sono persone, e spesso la gente lo dimentica. Dietro un sigillo c'è un'anima umana.

 

Siamo uguali, tu ed io.

 

Gaara sorride lievemente. Un disegno di labbra così sottile da risultare inconsistente alla vista. Ma quel sorriso c’è, nascosto, accennato debolmente, difficilmente osservabile e ammirabile, ma c’è.

È solo un bagliore lontano, ma Naruto lo coglie solo perché gli è così vicino.

 

- Naruto...? -

- Uh? -

- Mi sei mancato -

 

E quella notte la passano all'esterno, sotto la luna di Suna, a parlare.

Naruto parla di Sasuke, ne parla con fiducia e speranza, senza alcuna traccia di rabbia. Parla di una persona speciale che lo ha abbandonato, di quel desiderio di riaverlo con sè.

Gaara all'inizio è ascoltatore passivo poi, improvvisamente, la lingua gli si scioglie e parla. Gaara parla di un'infanzia infelice, di un'adolescenza solitaria, di un presente illuminato dalla quieta speranza che la sua situazione sia cambiata.

Le parole che per lui sono sempre state difficili da tirar fuori ora escono con l'impeto di un torrente.

 

Chi sono stato, chi sono...

Chi siamo…

 

E il sorriso del sole, quando il villaggio di anima, li trova così, seduti vicini, raccolti in un silenzio colmo di densi significati, sono l'uno appoggiato all'altro, quasi si sostenessero a vicenda, le spalle combaciano, Naruto ha le gambe incrociate, Gaara le lascia penzolare.

 

Siamo uguali, tu ed io.

 

Hanno colto, in quella notte, un frutto del tutto inaspettato.

Jinchuuriki non è solo uno status, è anche una qualità che li accomuna, non è sinonimo di odio, è il contrario di separazione, un denominatore comune che li unisce, loro malgrado.

 

Siamo uguali.

 

Kankuro e Jiraya li osservano con occhio malizioso, sono sorpresi di vederli lì, ma il loro sguardo affettuoso è felice di quello spettacolino.

Ma Gaara e Naruto sono ancora lì, ignari dello sguardo che attirano, con quel legame appena nato tra di loro.

Sabbia che deforma e cancella, Gaara aveva sempre avuto di fronte agli occhi dune e terra arida, la sua unica compagna. La sentiva come facente parte di sé, e davvero il suo cuore era stato arido e deserto fino a poco prima.

Ora, in mezzo a quel terreno sterile qualcosa si era definitivamente spezzato.

- Sai... - inizia Gaara - una volta ho trovato un fiore nato in mezzo al deserto -

Naruto lo guarda, aspetta invano che continui, ma Gaara ora tace, la sua spalla preme ancora di più contro quella di Naruto.

Naruto abbassa lo sguardo, spinge il suo braccio contro quello del kazekage, gli va incontro, ridacchia, si finge curioso: - E che ne hai fatto? -

Il rosso ninja gli rivolge lo sguardo, con semplicità risponde: - L'ho protetto -

- Sai, Gaara... io... avrei fatto la stessa cosa -

Gaara sorride.

 

Un fiore.

Naruto. E la loro amicizia.

 

 

Siamo uguali in destino. Insieme saremo uniti.

 

 

Continua…

 

 

Notes: Doveva essere una GaaNaru semplice semplice, doveva essere una shottina innocente, scritta per puro gusto di scrivere ma poi, come al solito, mi sono lasciata prendere la mano: è diventata una shot chilometrica che, in realtà, non va a frangere da nessuna parte.

Il desiderio di continuarla è troppo forte. XD Tuttavia mi controllerò… sì, mi controllerò.

 

No. Non ci riesco.

Dai, vi prometto che sarà corta! U.U

 

Volevo inoltre ringraziare tutti coloro che hanno letto e commentato il mio precedente lavoro ‘Tu mi piaci, Sasuke’, soprattutto coloro che l’hanno messa tra i loro preferiti! *.*

Ah, a proposito, sto lavorando su una nuova SasuNaru… eheh… a vostro rischio e pericolo… XD

 

Miss

 

 

Disclaimer: i personaggi appartengono a Masashi Kishimoto e a chi ne detiene i diritti. Non guadagno nulla da questa fic, se non il piacere intrinseco di scriverla

 

 

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Capitolo 2
*** Morte di un Kazekage ***


Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a Masashi Kishimoto e chi ne detiene i diritti

Disclaimer: i personaggi appartengono a Masashi Kishimoto e a chi ne detiene i diritti. Non guadagno nulla da questa fic, se non il piacere intrinseco di scriverla.

 

Attenzione: per chi non avesse letto il manga della serie Shippuden – si parla dei volumi dal 29 al 32 – il capitolo presenta forti spoiler!!! (in realtà ne presentava anche il primo capitolo, ma mi sono dimenticata di dirlo! U.U)

 

 

 

CHOICES AND CHARGES

 

*

 

This is my church of choice

Love's strenght standeth in love's sacrifice

- Nightwish

 

*

 

 

Capitolo Secondo: Morte di un Kazekage

 

L’aria afosa di Suna soffia con delicata eleganza all’interno dell’ufficio, scompigliando i numerosi fogli disposti in pile ordinate e causando al kazekage l’ennesima distrazione nel giro dell’ultima ora.

Concede alla mente di divagare in spazi lontani, oltre montagne e pianure, e di catalizza la sua attenzione nel villaggio di Konoha che ora ospita Naruto.

Già, perché Naruto e Jiraya erano ritornati al villaggio natio da una decina di giorni e già Gaara sente l’oscura sensazione che qualcosa abbia drasticamente cambiato l’aspetto esteriore di Suna.

Da qualche giorno a quella parte Kankuro non ha fatto altro che fissarlo con lo sguardo di uno che la sa lunga, Gaara l’ha sempre ignorato, ringrazia e maledice l’assenza di Temari: ringrazia perché così lontana non può fissarlo con lo stesso sguardo di Kankuro, la maledice perché lei è dove lui stesso vorrebbe essere.

E invece è bloccato lì, in quell’ufficio ad arroventarsi sotto l’influsso del calore cocente, con la sua tunica bianca che pesa il doppio e le responsabilità del suo incarico che si pongono tra lui e la sua libertà come un ingombrante ostacolo.

Come nel delicato e cristallino gioco degli specchi rifrangenti, Gaara osserva le immagini mentali prodotte dai suoi ricordi: la presenza di Naruto, così metodicamente disturbatrice di quiete, manca e con essa viene meno a quel delicato tran tran quotidiano che aveva sconvolto le abitudini del rosso abitante di Suna.

Il consumare assieme i pasti, lo stare – inconfessabile azione – ad aspettarlo quando questi e Jiraya tornavano dall’allenamento, le serate votate all’insegna di pace e un minimo di serenità.

Naruto e Gaara avevano deciso tacitamente di incontrarsi dopo cena da soli all’esterno per ripetere l’esperienza del tutto nuova della prima serata. Gaara non era una persona di molte parole, quindi era Naruto che compensava i suoi silenzi, che li riempiva di scherzi e battute, ma non importava. La loro reciproca compagnia, con i loro pregi e difetti, era perfetta e li faceva sentire in un’armonia inappuntabile.

Konoha era lontana, almeno quanto Suna, nella mente di entrambi. I problemi si facevano piccoli piccoli, e persino Sasuke e il suo tradimento erano relegati in un angolo della mente di Naruto.

 

Fammi una promessa, gli aveva detto Naruto una settimana prima.

 

Gaara lo aveva osservato con sorpresa ma poi aveva annuito.

Lui, Naruto, il suo primo amico senza riserve, colui che gli ha fatto capire, per la prima volta, il valore della vita. colui che, nonostante tutto, condivide il suo destino.

È bellissimo, con lo sguardo color zaffiro rivolto al cielo, e vorrebbe ordinare al vento di continuare a scompigliargli i capelli, visto che lui, con la sua mano, non può farlo. Anche se vorrebbe.

La sabbia leggermente si alza, piccoli granelli che si infilano tra i fili biondi dei capelli di Naruto, una mano invisibile che ne accarezza la morbidezza e sposta leggermente, con l’ausilio del soffio della brezza calda, le due estremità della fascia che Naruto ha a coprifronte.

Gaara stringe impercettibilmente le labbra, invidioso della sua stessa sabbia.

 

Se una cosa ti preoccupa, parlamene. Io farò lo stesso.

 

In silenzio, sotto il cielo stellato di Suna, con quell’arietta freddina a lambire la loro pelle, Gaara aveva abbassato il capo. Aveva annuito, sempre in silenzio.

Naruto aveva alzato il pollice, sorridendo apertamente.

Per un attimo gli era venuto in mente Yashamaru, le sue parole e i suoi gesti, la falsità che in parte li permeava.

 

Ma l’immagine di un Yashamaru morente e coperto di sangue si era sostituita a quella di un ragazzino dal viso sporco che lo osservava con i suoi occhi cristallini.

 

Nel profondo del mio cuore, vi ho sempre odiato.

Voi non siete mai stato amato.

 

Quanto avrebbe voluto, adesso, Gaara, mostrare quello che aveva costruito con il sudore della sua fronte, andando contro pregiudizi e residui di un passato mortalmente votato a non essere mai cancellato, a Yashamaru!

Ora aveva un dialogo con i suoi fratelli, in loro presenza non si sentiva odiato e additato, si sentiva parte di una strana famiglia che, faticosamente, stava cercando di risorgere dalle sue ceneri. Aveva un villaggio, lo stesso che lui e sua madre avevano maledetto, da proteggere. Aveva la fiducia di molte persone. Il suo potere era temuto con terrore, ma altri lo rispettavano. Nelle fiabe per i bambini non era un mostro, ma un kazekage, un’entità retta a proteggere gli abitanti del Sunagakure.

E, incredibile a dirsi, ora aveva anche l’amicizia più insperata.

 

Naruto.

Un jinchuuriki. Come lui.

 

La solitudine… io la conosco.

Ma ora ho persone che mi vogliono bene. Sono loro la mia forza.

 

Gaara avrebbe sperato che Naruto lenisse la sua solitudine ancora un poco, rimanendo con lui per un tempo più lungo, ma doveva tornare a Konoha assieme al suo sensei.

Quel giorno, come gli altri precedenti per Gaara fu particolarmente complicato svolgere le sue normali funzioni di kazekage: la sua attenzione volava oltre i documenti che aveva di fronte, oltre la divisa da capo del villaggio, oltre i suoi doveri.

Perché Suna doveva essere così lontana da Konoha?

Perché doveva distare tre giorni?

Il ricordo delle notte piene di confessioni, di scherzi e silenzi per nulla pesanti, della prima mattina, era così stampato nella sua mente da occupargliela nella sua completezza, bandendo ogni altra riflessione.

Lui non dormiva, per questo il peso del sonno non gravava mai sul suo capo, spesso si era ritrovato Naruto appoggiato alla sua spalla a sonnecchiare. Non l’aveva mai scacciato, sebbene le prime volte ne aveva provato imbarazzo e disagio.

Lentamente, poi anche quel piccolo intermezzo divenne parte integrante di quelle lunghe notti.

Naruto, al suo risveglio, si scusava con gli occhi che osservavano il viso del kazekage ancora assonnato. Gaara scuoteva il capo, per niente indispettito. Lui non aveva bisogno di dormire, gli diceva, era normale che Naruto invece dovesse adempiere a quella richiesta del corpo.

E poi Naruto aveva un’espressione del tutto particolare sul viso mentre si abbandonava al sonno: sembrava così innocente, così puro… forse era la luce della luna, forse era Gaara che non riusciva a staccare il suo sguardo dal viso di Naruto e lo identificava con una qualche specie di spirito della luce, ad ingannare la sua vista.

E ora Naruto è ritornato a Konoha solo da qualche giorno che già Suna sembrava essere già meno luminosa agli occhi del suo giovane kazekage.

Svogliatamente si rese conto che tutto attorno a lui era diverso, come se mancasse qualcosa, a volte quasi riesce ad immaginarsi Naruto, a ridere e prenderlo in giro.

Gaara cercò invano di concentrarsi sui documenti che stavano richiedendo prepotentemente la sua attenzione, era distratto, e spesso Kankuro glielo faceva notare con commenti velatamente maliziosi. Fortunatamente Temari era a Konoha per gli imminenti esami dei chunin, altrimenti la sorella gli avrebbe dato man forte.

Naruto e Jiraya erano rimasti a Suna una settimana, per poi dirigersi verso la loro casa nel villaggio segreto della Foglia. L'amicizia tra i due ragazzi jinchuuriki si era consolidata e si erano scambiati la promessa di rivedersi il più presto possibile. O meglio, Naruto l'aveva promesso, Gaara aveva semplicemente assentito con il capo.

Al momento dei saluti Naruto gli aveva sorriso, alzando il pugno verso di lui e Gaara avrebbe voluto trattenerlo. Shukaku, ruggendo, gli aveva sussurrato maligna all'orecchio di bloccarlo lì a Suna.

Non l'aveva fatto ma... maledizione, ora ne era pentito!

Ricordava fin troppo bene il momento del saluto.

 

Gaara aveva sperato, nel profondo del cuore, di aver alleviato il peso che Naruto si ostinava a portare sulle spalle, ovvero l'assenza e il tradimento di Sasuke, ma in quei giorni si era reso dolorosamente conto che il legame che legava il biondo al suo ex compagno di squadra non era semplice. Troppo affetto, troppe speranze infrante, troppo fiducioso Naruto.

 

‘Perché?

Non riesco a comprendere il tuo dolore. Non adesso.’

 

Gaara posa il pennino sul tavolo, lo sguardo si volge verso la finestra, ad osservare il panorama di case bianche, e poi su, fino al cielo azzurro come gli occhi Naruto. Si alza in piedi, socchiude gli occhi, costringendosi ad aguzzare la vista.

No, non si è sbagliato: quello che compieva alcuni cerchi regolari era un uccello particolare, che mai si era visto a Suna.

Shukaku comincia a ruggire la sua approvazione, mentre il flusso di coscienza di Gaara si arresta su Naruto e afferra la giara riposta ai suoi piedi. La fretta gli mette le ali ai piedi ed esce dal suo ufficio, correndo fino al tetto dell’edificio, lì, a braccia conserte, osserva il volo dell’uccello misterioso finchè questi non si avvicina e gli occhi del kazekage vedono un ninja sul dorso di questi.

 

Deidara sembra sorridere mentre, canzonatorio, lo saluta: - Oh, Kazekage -

 

 

*

 

 

La notizia del rapimento colpì Naruto dritto al cuore, mozzandogli il pensiero, tramortendogli per qualche istante la coscienza.

Gaara, Gaara rapito dall'Akatsuki...

Nello stesso istante in cui era venuto a conoscenza di quell’informazione aveva sentito distintamente un sonoro ‘crack’ al cuore, come se questo stesso si fosse spezzato nel petto e si fosse reso conto solo in quel momento di quanto fosse necessario Gaara.

Era una sensazione che non aveva mai provato con nessun altro, nemmeno con Sasuke, perché c’era un legame ulteriore che lo legava a Gaara, qualcosa di più profondo ed intimo della semplice amicizia o dell’amore fraterno che sentiva verso Sasuke-kun… non era mai riuscito a spiegarselo, ma c’era e solo ora si rendeva conto di quanto fosse importante.

 

Gli ritornò in mente una delle molte conversazione che aveva avuto con Gaara durante il suo soggiorno a Suna: come era loro abitudine, Naruto e il rosso si erano seduti all’aria aperta dopocena per godere della reciproca compagnia e chiacchierare, oppure semplicemente per passare un po’ di tempo insieme, anche nel più perfetto e religioso silenzio.

Quel giorno Naruto non si era trattenuto e aveva parlato all’amico di Sasuke.

 

Non è facile parlarne, aveva confessato Naruto un poco imbarazzato.

 

Gaara non aveva risposto, ma lo aveva guardato, in attesa di una qualsiasi sua replica, che fosse una semplice confessione oppure un cambiamento di discorso: quella sua disponibilità ad ascoltarlo aveva messo Naruto nella posizione giusta per poter parlare di quello che lo assillava.

Era in piedi, lo ricordava bene, appoggiato ad uno dei pilastri lignei del porticato, con le braccia incrociate e aspettava.

 

E’… una persona che conta moltissimo per me. ho sempre pensato che, malgrado i litigi, io, Sasuke, Sakura, Kakashi e Iruka fossimo un po’ come una famiglia… niente ci avrebbe separato, aveva ripreso a parlare, con un sorriso nostalgico sulle labbra, Mi sono proprio sbagliato. Sakura ha pianto quando ha saputo della scelta di Sasuke, ha cercato di non darlo a vedere, ma ha pianto. E io le avevo promesso che lo avrei riportato a Konoha!, si era dato un colpo in testa, Quanto sono idiota!

E’ idiota che tu ti rimproveri una cosa del genere, Naruto, aveva risposto con calma Gaara, hai fatto quello che potevi e cercato di fare quello che non potevi.

Naruto gli aveva sorriso tristemente.

Grazie per le belle parole…

Ormai mi conosci abbastanza per sapere che non dico ‘belle parole’, aveva ribattuto il kazekage, è la verità.

 

Mentre saltava sui rami degli alberi e provocava lievi fruscii al suo passaggio cercava con gli occhi e penava con il cuore, sentiva persino le sue vene invasate dalla forza del chakra della volpe da quanto era furibondo.

Gaara ora ha tutto.

Ne è passato di tempo da quando erano stati tredicenni: ora Gaara è apprezzato nel suo villaggio che lo conosce con il nome di ‘nobile kazekage’, ha una famiglia, amici… perché deve succedere a lui? Perché l’Akatsuki deve rovinare quel sogno? Il suo sogno?

 

Sai, una volta ho trovato un fiore in mezzo al deserto…

 

Gli ritornano in mente le sue parole mentre le pronunciava con voce sottile, come persa in contemplazione, come gli occhi lo sono del manto stellato.

Un fiore in mezzo al deserto.

Gaara non avrebbe impedito che fosse colpito, che ne fosse ferito.

 

L’ho protetto.

 

Naruto stringe gli occhi e aumenta l’andatura.

Non accadrà niente a Gaara.

 

‘Io lo proteggerò.’

 

 

*

 

 

Era sabbia quella? Quella che stava soffocando ogni sua scintilla di vita, ogni suo respiro?

Era sabbia?

Se era sabbia allora avrebbe potuto controllarla, avrebbe potuto domarla.

Doveva comandare alla sabbia di lasciarlo!

Ma no, non riusciva, in nessun modo i granelli di sabbia obbedivano al suo controllo, anzi, sembravano sferzargli la pelle, in una carezza dura e spietata. Un dolore si propagò dal cuore a tutti gli organi, interiormente ed esteriormente. La pelle si tese dolorosamente, il respiro mancò e lui... vide il buio.

 

Dov'era Shukaku?

Provò a chiamarlo ma nessuna risposta gli pervenne.

 

SHUKAKU?

Posso essere anche disposto a lasciarmi dominare da te... se solo mi aiuterai a ritornare da Naruto...

 

Grida.

Shukaku stava gridando di dolore e di sollievo assieme.

 

Dovrai cavartela da solo, da oggi in poi...

 

No!

 

NO!

 

Che cosa stava succedendo?

Perchè Shukaku si ribellava, perchè non lo aiutava?

Come mai non voleva tornare anche lui alla vita? Perché lo abbandonava? Perché con combatteva con lui per tornare alla vita?

I suoi occhi rossi lo fissarono con la solita ferocia, anche se con una traccia di amarezza.

 

Sarai libero, non è questo che vuoi?

 

NO! Se lui sarà libero... non sarà più come Naruto!

Non saranno due jinchuuriki, saranno due persone diverse, lontane, e quel legame comune si spezzerà!

Lui era sempre stato solo, solo Naruto lo poteva comprendere, solo Naruto poteva comprenderlo!

 

SHUKAKU!

 

La bestia monocoda continuava a dimenarsi con furia, con artigli e chakra, il cuore di Gaara batteva forte, troppo forte, mentre sentiva la vita scivolargli via, assieme alla sua maledizione, assieme a Shukaku.

Cercò di trattenerla.

 

Shukaku!

Che cosa dirò a Naruto...?

 

Perchè io... lo rivedrò?

... Vero?

 

Il cuore cominciò ad acquietarsi, sempre più lentamente, sempre di più fino a diventare un battito lieve, impercettibile e infine scomparire nel silenzio.

 

No... io... non voglio morire.

 

 

*

 

 

Aveva sentito un dolore immenso, uno strappo alla sua anima e Shukaku se n’era andato per sempre portandogli la libertà e la morte.

Poi, in fondo al tunnel oscuro un immenso calore colpisce la sua anima, un calore rovente di due temperature lo costringe a tornare indietro, e il cuore rincomincia a battere lentamente, poi con regolarità maggiore, mentre risalita alla vita diviene un veloce riacquisto di una strada già precedentemente percorsa consolidata dalle esperienze e dai ricordi dei suoi quindici anni di vita.

In un baleno tutto torna alla giusta collocazione, vita passata e presente, sofferenze infantili e desideri di vendetta, soddisfazione per indossare i vestiti bianchi e blu ufficiali del kazekage del Sunagakure.

Una serie di flash lo ragguaglia contro cosa è dovuto andare incontro dei momenti precedenti alla morte e lo rende consapevole della sperduta sensazione della mancanza di Shukaku.

E poi viene Naruto, i ricordi e le ridde di sensazioni che provava alla sua presenza e quelle farfalle allo stomaco si accavallano mentre il biondo ninja del Konohagakure lo strattona per la spalla, strappandolo definitivamente dal tunnel della non esistenza per donargli un sorriso e riportarlo alla luce.

 

- Gaara… -

 

I suoi occhi si spalancano, il mondo prende forma, luci e colori, il corpo prende un peso, la terra sulla quale è seduta prende una consistenza, la mano che Naruto ha sulla sua spalla prende calore.

Il cuore.

Il cuore sta battendo nel petto, gli occhi sono vivi, che guardano Naruto sorridergli con quel sorriso così felice che quasi gli vengono le lacrime agli occhi, la pelle è sensibile e si sente sfiorata dal lieve alito di vento che soffia sulla collina.

 

- Naruto… - la voce gli esce flebile ma perfettamente udibile.

 

Il sorriso di Naruto si fa meno pronunciato, ma non perde nemmeno un centesimo della sua felicità, gli occhi sprizzano una gioia e un affetto che avvolgono Gaara come una voluminosa coperta calda.

 

Per distogliere la vista e il cuore da Naruto, Gaara guarda attorno spaesato: è in una radura coperta da rada erba bassa, attorno a lui ci sono alcuni tra i coetanei del Konohagakure, tra cui due sensei e Chiyo-sama accasciata a terra.

Poi ci sono Kankuro e Temari, entrambi con un sorriso ben visibile stampato sul volto, e dietro a quel capannello di persone ci sono il suo precedente sensei e quasi tutti i ninja di Suna.

 

Però tra tutti loro – che Kankuro e Temari non se la prendano – la persona che più contava in quel momento era Naruto.

Con la mente ricercò il respiro rasposo di Shukaku e trovò solo il silenzio.

Nessuno, non c’era più il demone con cui aveva condiviso pensieri e corpo per anni: ora era solo, non più mostro, era solo, solo, solo…

Rivolse lo sguardo a Naruto, quasi timoroso.

 

- Naruto… Shukaku non… -

 

Si mangia le parole e tace.

 

- Sei vivo, Gaara. Non hai visto in quanti sono venuti qui ad aiutarti, kazekage? – scherza Naruto, sempre con quel sorriso stampato sul volto, con quella mano sulla sua spalla.

 

Gaara chiude gli occhi, cercando di resistere alla tentazione di abbracciarlo, perchè lì, in quel momento si accorge non solo di essere resuscitato, ma il suo cuore aveva compiuto il miracolo di innamorarsi di quello splendido ragazzo biondo.

 

E le parole gli escono fuori di getto.

 

- Mi basta solo che tu sia qui -

 

 

Continua…

 

 

Notes: perdonate il ritardo con cui aggiorno questa ficcyna! sono imperdonabile, lo so!

Il prossimo capitolo, comunque, arriverà la prossima settimana, è sarà, purtroppo, l’ultimo! (*me piange*)

 

Grazie a coloro che hanno letto questo cap e il precedente e soprattutto grazie immensamente a chi ha commentato! *.*

 

Nox, dai, alla fine ci sono riuscita! ^^ Bax bax

 

Kira, a volte, mia cara Sis di spirito, i miracoli accadono! Molto di rado, quando si tratta di tripli aggiornamenti, ma a volte mi piace sconvolgermi! U.U Ah, ADORABILE Gaachan in crisi con i commenti maliziosi di Temari! XD Bax bax tesoro!

 

Sonja, un po’ in ritardo, ma meglio tardi che mai, si dice, no? XD Bax bax!

 

krikka86, sì, a volte le frasi in corsivo sono pensieri, altre sono ricordi. Però in questo capitolo ho aggiunto le virgolette, così sono più comprensibili! XD Adoro le GaaNaru, peccato che nel fandom ce ne sono molto poche… ç_ç Bax bax!

 

James_Prongs, anche a me, anche a me! sono più o meno come me li immagino… XD Bax bax!

 

ragazza interrotta, ehm… anche per Itachi ho in mente qualcosina, sai? XD Bax bax!

 

Mokona89, oddio, la tua recensione mi ha fatto andare letteralmente in CRISI! Mi sono resa conto che ho dato per scontato che i lettori avessero già letto i manga della serie Shippuden! Ç_ç Scusa, avrei dovuto avvertire fin dall’inizio!

Ah, il mio paring preferito è assolutamente GaaNaru, ma al secondo abbiamo SasuNaru, seguito da ItaNaru XD (ti senti meglio dopo aver fatto questo inutile excursus? NdNeu) (Uhm… mica è completo ndMiss)

‘Jinchuuriki’ significa letteralmente ‘forza portante’, ovvero l’involucro di carne che contiene dentro di sé il ‘bijuu’, ovvero il ‘cercoterio’: nei nostri precisi casi, Shukaku monocoda e Kyuubi enneacoda. Per altre parole, chiedi pure! XD Bax bax!

 

Death_Master, ah, che onore la tua recensione! Sto leggendo la tua ItaNaru! *.* Bellissima!

Sasuke nel manga lo detesto anche io! >.< Grr, mi fa morir di rabbia! Bax Bax!

 

Moony9, lo so, era proprio l’effetto che volevo da Gaara! XD Bax bax!

 

Temari, adoro alla follia questo paring! *.* E adoro anche io i Nightwish, questa volta ho propeso per una delle loro ultime canzoni… XD Bax Bax!

 

Wichita Kid, cel’ho fatta, hai visto? XD Bax bax!

 

Captain, ehm… eccomi, sono qui, con mesi di ritardo ç___ç

 

 

Commentate!

Miss

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Capitolo 3
*** Ciò che lenisce le ferite + Capitolo Extra ***


Choices and Charges03eEpisodio extraML

Disclaimer: i personaggi appartengono a Masashi Kishimoto e a chi ne detiene i diritti. Non guadagno nulla da questa fic, se non il piacere intrinseco di scriverla.

 

 

 

CHOICES AND CHARGES

 

*

 

I Wish I had an Angel

For one moment of love

I Wish I had your Angel tonight

- Nightwish

 

*

 

 

Capitolo Terzo: Ciò che lenisce le ferite

 

 

Non è indolore scoprire che una donna ha sacrificato la vita per donarla a Gaara, che ora, con quell’espressione serena, riposa senza che il petto si sollevi per ritmarle il respiro.

Non è nemmeno indolore comprendere quanta oscura ironia permei quel momento: solo grazie al suo sacrificio ultimo Gaara è ancora vivo, solo grazie a Chiyo Naruto può osservare al suo fianco Gaara, può toccare l’incavo del suo braccio caldo e pulsante di vita.

Chiyo, proprio lei che aveva sigillato il demone Shukaku nel corpo di Gaara, proprio lei, che alla fine, gli ha donato quella vita normale che in precedenza gli aveva sottratto.

Non l’aveva conosciuta, se non in quelle ultime, drammatiche, caotiche ore, e probabilmente si era fatto un’idea sbagliata di lei, però, adesso, ogni suo giudizio maligno è caduto.

 

Gaara la conosceva meglio, per questo è maggiormente turbato, perché la vecchia Chiyo lo aveva sempre guardato storto, perché vedeva in lui un’arma di distruzione che aveva lei stessa impiantato nel corpo di un neonato.

Eppure, questa volta, senza fiatare, Chiyo ha sacrificato la sua esistenza per lui, per lui, che la vecchia considerava un mostro.

Gaara sa perfettamente perché.

 

Chiyo ha conosciuto Naruto.

E Naruto ha compiuto, come con me, un miracolo.

 

Assieme a Naruto, osserva, in piedi, di fronte alla vecchia, il suo volto sereno, le sue rughe e le palpebre dolcemente abbassate.

 

- Preghiamo tutti per la vecchia Chiyo – sussurra il kazekage. Si avvicina ulteriormente a Naruto e ora sono spalla contro spalla.

 

E ora, ora non sono più un mostro.

 

 

*

 

 

Tornare a casa dopo essere morto non è una semplice metafora, per Gaara è la realtà, e appoggia una mano sulla scrivania ingombra di fogli con un sospiro.

Shukaku non gli risponde, non cerca contatto con lui, non gli sussurra atti di violenza e forza: Gaara non è abituato a quell’incredibile quiete, a quel silente vuoto dentro di lui non ancora riempito dalla lenta e nuova quotidianità.

Pensa a Shukaku anche mentre si lava e si toglie di dosso i vestiti e li getta in un angolo, si infila nel bagno per una lunga abluzione rinvigorente, per togliersi i residui della spiacevole sensazione di  freddo nell’anima.

Quando riemerge nella sua stanza indossa abiti puliti, ne aspira il profumo: pulito e sole e quel retrogusto che assomiglia al clima secco del deserto.

Rientra nel suo ufficio e lì sobbalza, vedendo Naruto in piedi, appoggiato al muro. Anche il ninja della foglia sobbalza non appena si accorge della presenza di Gaara, arrossisce visibilmente mentre cerca di giustificarsi: - La porta era aperta… ho bussato, eh! –

A Gaara, comunque, non importa se Naruto abbia bussato o meno, se sia entrato o no con il suo consenso, importa solamente che è lì, con quel sorriso imbarazzato sul volto.

- Io… - inizia Naruto – Volevo… volevo solo… - si morde il labbro, in crisi, perché quello che vorrebbe dire potrebbe risultare alle orecchie di Gaara troppo schietto e forse opprimente.

 

‘Volevo solo vederti. Per assicurarmi che stai bene, che ci sei.’

 

- Ti lascio riposare – conclude in fretta – Ci vediamo più tardi -

- Aspetta – lo ferma Gaara.

Gli occhi zaffiro di Naruto corrono ad incontrare i suoi, in aspettativa.

- Non ti ho ringraziato -

Naruto sorride: - E per che cosa? –

- Per tutto quello che hai fatto – ‘Per Esserci’

- Sei mio amico, no? È normale – Naruto recupera la sua allegria, si passa una mano tra i capelli.

- Anche… - Gaara si morde il labbro, improvvisamente insicuro, distoglie lo sguardo, lo punta in un luogo indeterminato della stanza – Anche se ormai non sono più il portatore di Shukaku? -

Naruto spalanca gli occhi, sbatte più volte le palpebre, sorpreso da quella domanda.

Poi sorride dolcemente, quasi commosso dalla confessione di Gaara: rivela quella paura, invertita, che aveva avuto lo stesso Naruto.

Eppure, si rende conto, nell’esatto momento in cui sente sfuggire quella domanda dalle labbra strette del kazekage, che è del tutto superflua, che è insensata, perché ha una risposta semplice, trasparente.

- Che domande fai, Gaara-kun? – Naruto scoppia a ridere – Shukaku ti è stato estratto e in più sei qui, di fronte a me, vivo. Hai imparato a convivere con il demone, hai diviso il corpo e lo spirito con lui, ma ora sei libero di vivere tua vita senza costrizioni. Abbiamo condiviso un’esperienza particolare, ma di certo non siamo amici solamente perché siamo stati jinchuuriki, no? – Naruto si avvia verso la porta – Sono… sono veramente felice che tu sia qui, Gaara -

 

 

*

 

 

Dovrebbero ripartire il giorno stesso del funerale della vecchia Chiyo, ma Gaara non è ancora pronto a salutare Naruto, non è pronto a vederlo partire per Konoha, tornarsene nel suo villaggio e rimanere lì per chissà quanto tempo.

Come potergli dire di rimanere?

Deve dirglielo…

Tentenna ancora un poco poi si alza di scatto in piedi, la sedia raschia sul pavimento provocando un rumore stridulo per l’attrito, ma nemmeno riesce a sentirlo, concentrato com’era sul pensiero di rivedere Naruto e cercare di confessargli quello che prova per lui.

Per un istante si ferma, tendendo una specie di orecchio mentale alla ricerca di una possibile replica stizzita di Shukaku: si aspetta che lo esorti ad abbandonare il suo intento, a rinchiudersi in sé e lasciare che l’unica ragione che lo rende così ‘umano’ se ne vada per lasciarlo finalmente in pace con le fastidiose e complicate elucubrazioni mentali che gli provoca.

Ma Shukaku tace, perché non esiste più, e lascia Gaara confuso, perché ora che finalmente deve scendere a patti con la sua sola coscienza quel senso di libertà lo rende nervoso.

Non può di certo imputare a Shukaku le sue scelte presenti o future, d’ora in avanti dovrà rendere conto solamente a se stesso.

Infine, si decide, percorre a rapide falcate la distanza che lo separa dalla porta e la spalanca.

Lì, di fronte a lui, con la mano destra sollevata nell’atto di bussare, c’è Naruto.

 

 

 

*

 

 

Il momento di imbarazzo che segue si infrange con la risata nervosa di Naruto: si affretta ad abbassare la mano: - Ci-ciao Gaara –

Lo sguardo di Gaara si intenerisce, inutile, Naruto ha sempre le redini dei suoi sentimenti…

- Senti… - inizia Naruto - … mi chiedevo se andasse tutto bene… -

Gaara annuisce, nel silenzio cerca di raccogliere idee e parole per esprimere, anche solo in minima parte, quello che sente e che desidererebbe da Naruto.

- Perché non dovrebbe? – infine domanda.

Naruto pensa disperatamente a qualcosa che possa alleggerire la tensione che avverte, perché davvero non si aspettava che Gaara spalancasse la porta prima: era andato da lui per parlargli, ma non con l’intenzione di farlo subito. Voleva prima chiarire con se stesso: invece la mossa inaspettata del kazekage gli ha rovinato il meraviglioso piano.

Non era pronto a confrontarsi con lui, nonostante il corpo avesse deciso di buttarsi in quell’impresa e sollevare il pugno nell’atto di bussare.

- Non so… io domani parto -

- Lo so -

- Ah bene… - Naruto sembra deluso dalla risposta di Gaara, dalla maschera apparentemente fredda che gli mostra.

- Io… -

La replica di Naruto viene interrotta, Gaara allunga la mano, sfiora il dorso di quella del biondo, è una carezza dapprima, diventa una stretta dopo. Naruto lo guarda sorpreso.

Nemmeno Gaara sa il perché del suo gesto, semplicemente la sua mano si è mossa da sola, ha superato la distanza che li divideva per ricercare la gemella, per toccarla, sentire che era reale, per tenerla stretta, perché è di Naruto.

Non può fare a meno di pensare alla differenza di circostanze tra quella mattina quando Shukaku gli era scivolato via dall’anima, e adesso, con quella curiosa stretta all’altezza del cuore che non viene minimamente biasimata dalla bestia monocoda.

Senza accorgersene le sue stesse parole e una preghiera che doveva rimanere muta sfuggono dalla sua bocca e infrangono il silenzio.

 

- Resta. Resta ancora un po’ -

 

Sta quasi per pentirsi della sua avventatezza, della sua impulsività, delle sue parole e dei suoi gesti quando vede spuntare sul viso di Naruto. Improvvisamente la sua mano è coinvolta nella stretta di Naruto.

 

- Speravo che me lo chiedessi… - confessa il biondo.

 

Gaara sente il suo essere illuminarsi, sente qualcosa muovergli il cuore ed è un sentimento folle di felicità, arricchito dal pathos del momento.

 

Avevi ragione, Yashamaru, pensa tra sé e sé Ciò che guarisce le ferite dell’anima è l’affetto.

 

Poi la stretta di Naruto si affievolisce, il sorriso si fa aperto, ma più imbarazzato: - Immagino che adesso tu ti debba occupare di tutte quelle cose da kazekage, no? – ma prima di riuscire a trattenersi aggiunge – Ci vediamo dopo, ok? –

La sua brusca ritirata viene bloccata da Gaara, lungi da rimanerne ferito, comprende, come Naruto, la assoluta novità della situazione. Lo tiene per un polso, frenandolo, tenendolo ancora vicino.

- Sono con te adesso. Tutto il resto può aspettare -

Rinuncia ad interminabili rapporti, rinuncia a pile di documenti, rinuncia a passare il tempo da solo, in quell’ufficio, senza il sole che porta con sé Naruto e che riesce sempre a rischiarare i suoi pensieri.

Il ricordo della morte è lontano, e Gaara rinuncia anche a riviverlo con la memoria, rinuncia a ripensarvici perché ora vuole vivere il presente, vuole realizzare quell’ultimo desiderio che aveva espresso muto a se stesso: rivedere Naruto. Non lasciarlo andare via senza aver saputo la vera forma dei suoi sentimenti.

Il tempo sembra fermarsi.

La vita fuori trascorre senza particolari alterazioni, forse la gente di Suna appare più allegra, ora che il nobile kazekage è tornato sano e salvo, forse per qualche ora si era temuto il peggio, ma ora la routine si riappropria delle loro vite. Forse qualche sguardo di rivolge verso la finestra del suo ufficio, quell’edificio bianco, dove abitualmente il kazekage svolge la sua mansione.

Forse da qualche parte della casa Sakura veglia un corpo di vecchia, forse Kakashi, ancora steso a letto, stila un frettoloso rapporto provvisorio da mandare a Konoha, forse Lee è da qualche parte a sconvolgere gli abitanti di Suna con qualcuna delle sue stravaganze.

Nel frattempo, in quella stanza, blandamente accarezzata dal caldo soffocante, Naruto e Gaara continuano a fissarsi.

Entrambi si rendono conto che, durante quella lunga giornata, l’ultima barriera che separava l’amicizia dal qualcosa in più era stata abbattuta.

L’ultimo ostacolo che divideva la semplice amicizia da… da che cosa?

La risposta, così diretta, quasi scontata, decisamente condivisa ma timidamente nascosta, è lì, tra i loro pensieri e sospiri silenziosi, in attesa di essere pronunciata ad alta voce ed acquistare un carattere di ‘ufficilità’.

- Sai… - comincia Naruto – quando ti ho visto in quella specie di giara di argilla io… - gli scocca una veloce occhiata, per poi indirizzare lo sguardo ai piedi, e poi di nuovo di Gaara - … mi sono sentito morire. Non volevo credere che tu fossi morto… non ci volevo credere… - il ninja di Konoha si lasciò sfuggire un lieve sospiro – Non avrei sopportato di perdere anche te… -

La mano libera di Gaara scioglie il pugno chiuso di Naruto, solleva il suo viso dal mento, con un unico dito deciso.

- Sai che cosa ho più rimpianto mentre mi veniva estratto Shukaku? -

Naruto lo ascolta attentamente, timoroso delle prossime parole del kazekage: il suo volto è un armonioso fascio di tratti dolcemente modellati da melanconia e un pizzico di durezza. Eppure per Naruto è il volto più bello che abbia mai visto.

Quegli occhi acquamarina, così limpidi, quella pelle alabastrina, quei capelli color amaranto…

Era bello.

Possiede quel tipo di bellezza tutta particolare che Naruto non aveva associato a nessuno prima di allora: è qualcosa che gli suscitava strane emozioni e gli faceva sentire lo stomaco pieno di farfalle svolazzanti.

- A cosa hai pensato? -

- A te -

- Eh? – le farfalle cominciarono la loro danza sfrenata.

- Non volevo morire prima di dirti che… - ultimo tentennamento che turba la fatal atmosfera. Gaara si dibatte alla ricerca di qualche perifrasi per evitare quelle due paroline troppo dirette, troppo precise, che mettevano completamente a nudo la sua anima.

Eppure quelle parole gli escono spontanee, lo costringono persino, sforzano le sue corde vocali e le sue labbra per essere formulate.

 

Tre sillabe.

 

- Io ti amo -

 

Naruto spalanca gli occhi cerulei, li richiude, li apre e li richiude di nuovo, continua a farlo mentre le gote cominciano a perdere il delicato colore incarnato per tingersi di un rosso sempre più acceso.

Alla fine di tutte quelle manovre alza lo sguardo, gli rivolge un sorriso splendente, senza preavviso gli butta le braccia al collo, sussurrando ad un centimetro dalle sue labbra: - Ti amo anche io – ridacchia, tutto contento, continuando a stringerlo e il suo viso sembra spaccarsi in due dalla felicità che Gaara vi legge.

Se fosse stata una persona non assoggettata dalla presenza invasiva e soffocante di un bijuu come Shukaku avrebbe esternato la sua felicità togliendo il respiro a Naruto con un abbraccio-piovra o lo avrebbe tempestato di baci mentre saltellava come un pazzo su e giù.

Ovviamente un demone come Shukaku aveva compromesso le sue esternazioni di gioia… non al punto da impedirgli, però, di abbracciare Naruto tenendolo stretto a sé e sciogliere l’espressione seriosa in un caldo sorriso, che scivola sulla pelle di Naruto come se fosse stato bollente, da quanta felicità trapela da quella singola espressione.

Le labbra del kazekage si posano di quelle del genin, stupendo quest’ultimo per la loro estrema morbidezza, soffocando un sorriso, ricambia il bacio: prima un lieve contatto, piccolo sfioramento, poi le labbra combaciano e il bacio diventa qualcosa di più profondo, travolgendoli entrambi in una spirale di sensazioni del tutto nuovo e ingestibili.

Divorarsi le labbra a vicenda li rende ebbri e solo a mancata riserva di ossigeno si separano, si respirano addosso, gote egualmente arrossate, fronte a fronte, zaffiro nell’acquamarina a guardarsi, a specchiare la propria felicità nell’altro.

Naruto è il primo ad infrangere quel momento di impasse, scoppia a ridere e la risata fa sussultare le sue spalle, tale è la vicinanza con Gaara che a quest’ultimo pare di sentire il battito accelerato del cuore del ninja di Konoha. Spera che la vicinanza possa far sentire a Naruto il suo battito accelerato.

- Gaara-kun… -

- Uhm? -

- Sei tutto rosso in viso! -

- Beh, anche tu lo sei -

Naruto scoppia di nuovo a ridere, felice, felice, felice. Si spinge contro Gaara, lo bacia di nuovo, e Gaara lo accoglie con tutto il trasporto di cui è capace.

Naruto aveva sempre donato tutto se stesso in ogni cosa, nelle amicizie come negli allenamenti, e ora sta donando tutto il suo cuore a Gaara con la sua impulsiva irruenza, e Gaara non è come uno se lo aspetta, algido e distaccato come sempre, ma ricambia l’irruenza di Naruto con una passione del tutto inaspettata.

 

Amore.

Amore che cancella anni di solitudine, di delusioni, di rabbia contro il mondo.

 

Amore.

Amore che gli riempie il cuore.

 

Amore.

Amore che cura le sue ferite, lenisce ogni suo dolore passato, lo culla nella sua ampolla di felicità cieca.

 

- Naruto… -

- Sì, Gaara-kun? -

- Rimarrai davvero ancora un po’ qui a Suna? -

Naruto si accoccola contro il suo petto, estasiato dal battito impazzito del cuore di Gaara ed inebriato dalla sua intossicante presenza, sente le labbra gonfie e si passa un dito su queste, prima di rispondere: - Sì, rimarrò ancora un po’ qui con te –

 

- Che cariniiiiiiii -

 

I due ragazzi sobbalzano al suono di quella voce chiaramente femminile, alzano la testa, rimanendo comunque ancora allacciati: sulla porta c’erano Temari, Kankuro e Sakura, le due ragazze con espressioni gongolanti, Kankuro più apertamente malizioso.

Naruto arrossisce di colpo, poi si riprende, notando la flemma con cui Gaara affronta la situazione, invidia la sua calma in ogni situazione: - Ehmm… che ci fate qui? -

Sakura gli fa cenno di guardare fuori dalla finestra, i due si voltano e vedono una tempesta di sabbia in piena regola vorticare: - Sta avvolgendo tutto il palazzo – confessa con un ghigno malizioso mentre Gaara arrossisce per l’imbarazzo e cerca di far calmare la sabbia.

- Ma come… - comincia Naruto. Poi comprende: l’agitazione di Gaara ha creato quella tempesta, evidentemente la sua felicità era stata così travolgente da alimentare una tormenta senza nemmeno che se ne accorgesse. Non aveva perso il suo potere sulla sabbia, rimaneva pur sempre un ninja di classe A, e quella dimostrazione di potere servì a Naruto per sentirsi decisamente orgoglioso dell’impatto che aveva avuto sull’autocontrollo di Gaara.

- Ora tutta Suna sa che qualcuno ha turbato all’inverosimile il kazekage! – esclama tutto soddisfatto Kankuro – E quando sapranno che cos’è successo, Naruto, aspettati le congratulazioni! Sei riuscito a scongelare quel ghiacciolo di Gaara! -

- Kankuro… -

Al sibilo di Gaara la risata di Kankuro si spegne immediatamente, sebbene sul viso truccato del fratello aleggi ancora un sorriso.

- Era ora che vi decideste – afferma Temari, strizzando l’occhio a Naruto.

- Impiccioni! – Naruto fa loro la linguaccia, senza però prendersela realmente.

Gaara rivolge al fratello un’occhiata molto eloquente, Kankuro, a quell’avvertimento muto, alza le mani, giustificandosi: - Ehi, sono state queste due a trascinarmi qui! –

Si guadagna una sventagliata da Temari.

Naruto ridacchia e Gaara concede al suo pubblico un sorriso: - Li mando via, adesso – sussurra nell’orecchio, complice, a Naruto. Il ninja biondo ghigna quasi sadicamente: - Voglio proprio vedere come fai… -

Allora la sabbia entra nell’ufficio con l’impeto di una tempesta, corre come un cavallone sulle onde, chiudendo la porta con un rumore secco ed estromettendo fratelli ed amici fuori dal loro spazio personale, esce infine dalla finestra, disperdendosi nell’aria.

- Soddisfatto? -

Solo quando assapora il suo sapore di nuovo Naruto può dirsi soddisfatto.

E fuori, la sabbia rincomincia a vorticare.

 

 

End

 

 

*

 

Episodio Extra: Prima il dovere…

 

 

- Ogni anno questa storia, che seccatura -

Temari si trattiene dall’affibbiare una sventagliata a Shikamaru, che le cammina al fianco, si limita a sbuffare, incrociando le braccia al petto: - Sei sempre a lamentarti, piagnone –

Shikamaru sbuffa a sua volta e una piccola nuvoletta di fumo si forma di fronte al suo viso, non risponde, trovando saggio non contestare Temari. Donne, tutte tiranne. Sua madre, la sua migliore amica Ino, la sua fidanzata Temari.

- Che seccatura – borbotta.

- Che cos’hai detto? -

Shikamaru ignora la domanda, salutando con un cenno di capo Iruka, che sta cercando disperatamente di far allineare i bambini in modo ordinato. Povero Iruka, alle prese con i suoi doveri di sensei… qualcuno avrebbe detto che dopo i combinaguai della cricca di Konohamaru avesse trovato un po’ di serenità, e invece gli sono capitati soggetti ancora più rumorosi dei precedenti anni. Il mio sogno è diventare hokage, lo dicevano ancora, e si divertivano a rendere la vita impossibile a Iruka con le loro bravate. Perché il loro hokage è una persona onesta, gentile e fin troppo irruente, con un passato da combinaguai alle spalle.

A proposito di Konohamaru…

Shikamaru osserva il nipote del terzo hokage sedersi su una delle gradinate più basse dell’arena, parlando animatamente con i compagni di team, era riuscito a classificarsi per l’ultima prova di selezione chunin, il suo sarà il secondo incontro della mattinata.

Come ogni anno Konoha si era animata per la selezione che portava i genin a scontrarsi anche con altri ninja provenienti da altri villaggi, e quell’ultima prova é la più aspettata di tutte, non solo perché si assisteva ai duelli più appassionanti tra i ninja più dotati, ma anche perché era l’unica prova alla quale l’hokage avrebbe assistito: generalmente l’hokage voleva seguire da vicino tutti i giovani genin, cosa che lo rendeva particolarmente ammirato dai ragazzi, ma negli ultimi mesi c’erano stati dei problemi con l’organizzazione Akatsuki e l’hokage aveva dovuto, con suo sommo rammarico, occuparsi di altro che non di una prova tra genin.

È ovvio che fosse talmente atteso.

- Che hai da startene lì impalato? – Temari interrompe i pensieri di Shikamaru – Vai dall’hokage ad annunciare l’inizio della competizione, no? -

Shikamaru sospira, mentre la donna continua: - Vedrai, i miei ragazzi faranno mangiare la polvere a quelli di Konoha! – sorride soddisfatta. Shikamaru geme, immaginando che se quei ragazzi fossero stati allenati da Temari, avrebbero fatto più che far sollevare la polvere, avrebbero distrutto l’arena, altroché.

In ogni caso non discute gli ordini e sale le scalette per raggiungere il palchetto riservato alle autorità occupato: solo due sono vuote e Shikamaru può immaginare benissimo perché.

Devia il percorso, scostando la tenda ed entrando nello spazio angusto di una piccola saletta, trovandosi di fronte ad una scena a cui avrebbe dovuto, ormai, farci l’abitudine.

Si schiarisce la gola: - Rokudaime, kazekage, la vostra presenza è obbligatoriamente richiesta per l’inizio della competizione –

Il kazekage grugnisce il suo malumore mentre il sesto hokage ridacchia, divertito. Gaara solleva il capo, sciogliendo l’abbraccio e il bacio appassionato in cui aveva coinvolto l’hokage di Konoha, scocca a Shikamaru un’occhiata a dir poco omicida prima di afferrare il suo capello bianco e posizionarselo sui capelli rosso fuoco, con una mano si sistema i vestiti cerimoniali, sempre contrariato.

- Arriviamo subito, Shika – replica allegramente l’hokage, recuperando anche il suo di cappello, identico a quello del kazekage solo che attraversato al centro da una striscia azzurra con impresso in nero il simbolo del Konohagakure.

Il ninja annuisce e esce dalla piccola saletta, allo scostarsi della tenda si sentono le grida impazienti del pubblico. Gaara sbuffa: - Poteva venire un po’ più tardi a chiamarci… -

L’hokage sorride, schioccando un bacetto sulle labbra del compagno: - Se fosse arrivato qualche minuto dopo ci avrebbe trovato in una posizione ‘equivoca’ a far ben altro che ‘baciarci’ –

Il kazekage fa passare un braccio attorno alla vita dell’altro: - Non ci vedo nulla di male… dopotutto non ci vediamo da due settimane, Naruto… -

Naruto si stringe a Gaara, sospirando a malincuore: - Lo so, ma ultimamente l’Akatsuki… -

- Non dire niente – lo interrompe Gaara – lo so -

Erano passati cinque anni dallo spiacevole rapimento del quindicenne Gaara ad opera dell’Akatsuki e nel frattempo erano accadute molte cose, alcune positive ed altre negative: tra le negative era di primaria importante annoverare il crescente problema rappresentato dall’Akatsuki che con il trascorrere del tempo aveva cercato e neutralizzato altri jinchuuriki, tra le positive… beh, il fatto che Gaara e Naruto fossero fidanzati era una cosa ben più che positiva. Inoltre Naruto era stato fatto hokage, avverando finalmente il suo sogno.

Tsunade aveva lasciato il suo posto a Naruto dopo una serie di azioni condotte egregiamente, decidendo di rimettersi in viaggio per acquisire alcune informazioni come stava facendo lo stesso Jiraya. Il posto di ninja-medico era andato a Sakura.

- Dopo le selezioni sarò tutto tuo – promette Naruto.

Gaara sorride soddisfatto: - Oh, ne sono sicuro –

Ancora un bacio e poi i due escono dalla tenda, un’ovazione li accoglie, e, sedutisi, dopo il cerimoniale discorso di incoraggiamento di un sorridente hokage, in ninja arbitro da il via al primo combattimento.

Le mani del sesto hokage e del kazekage sono intrecciate per tutto il tempo.

 

 

The End

 

 

Notes: perdono per l’incredibile ritardo! Avevo promesso un aggiornamento ad un settimana di distanza dal secondo capitolo, invece vi ho fatto aspettare per più di due mesi! Oh my, sono imperdonabile! >.<

Comunque, per lenire di poco il mio ritardo, ho aggiunto al terzo capitolo anche un epilogo extra, spero abbiate apprezzato! XD (una precisazione: ho dato come data di distanza dalla dichiarazione di Naruto e Gaara cinque anni, attribuendo a Konohamaru l’età di tredici anni. Non so di preciso quanti anni avesse nella prima serie, quindi ho supposto che ne avesse sette, non avendo ancora abbandonato l’Accademia. Se ho sbagliato, prego, ditemelo e condonatemi l’errore! XD)

 

Grazie a tutti coloro che hanno messo questa fic tra i loro preferiti e coloro che si sono armati di pazienza da lasciarmi una recensione, che mi ha lasciata saltellante per minuti interi! XD

 

Grazie a:

 

Moony9, ti prego non farmi venire crisi di coscienza! Di idee ne ho anche troppe, solo che mi serve terminarla! XD

Redhat,

James_ Prongs,

Vampire_and_Witch (2),

_Mae_, ti ringrazio tantissimo per i complimenti! *///* Purtroppo non ho aggiornato presto, sigh, la scuola mi ha assorbito completamente, ma ora che sono tornata, beh, piomberanno aggiornamenti da tutte le parti! XD Colgo l’occasione per ringraziarti delle recensioni che mi hai lasciato a RdS! *///* Grazieee!

Sky_Shindou, adoro alla follia le GaaNaru, quindi non sai che soddisfazione scrivere qualcosa su loro due! XD Mi spiace ancora per il ritardo, mi cospargo il capo di cenere, ma ho avuto dei mesi molto impegnati! -.- Bax bax! Temari, quando ho saputo lo spoiler sulla morte di Gaara mi è venuto anche a me il magone!  Per fortuna Kishimoto ha salvato la situazione che stava per trasformarsi in tragedia! XD Bax bax!

Slice,

Nami_Phoenix,

Kira Hashashin,

Capitatapercaso, una versione GaaNaru alternativa a quella del manga ci stava troppo bene per non scriverla! XD Eheheh, il richiamo dello yaoi… Bax bax!

Astaroth,

Mokona89, tesoro mio, alla fine cel’ho fatta, hai visto? XD Sì, nel manga muore ma Kishimoto, come la sottoscritta, non avrebbe mai permesso che morisse davvero! XD Sono una sentimentalona a volta… eheh (molto raramente, a quanto mi dicono! XD) Bax bax!

 

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Miss

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