Diabolicamente noi

di shimichan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Istinto ***
Capitolo 2: *** Mani ***
Capitolo 3: *** Dipendenza ***
Capitolo 4: *** Obbligo ***
Capitolo 5: *** Gioco ***
Capitolo 6: *** Amore ***
Capitolo 7: *** "Dimmelo!" ***
Capitolo 8: *** Brivido ***
Capitolo 9: *** Scommessa ***
Capitolo 10: *** Mai ***
Capitolo 11: *** Diritto ***
Capitolo 12: *** Nudità ***
Capitolo 13: *** "Scusa" ***
Capitolo 14: *** Serenità ***
Capitolo 15: *** Insieme ***
Capitolo 16: *** Capolavoro ***
Capitolo 17: *** "Non farlo!" ***
Capitolo 18: *** Domani ***
Capitolo 19: *** Orgoglio ***
Capitolo 20: *** Magico ***
Capitolo 21: *** "No" ***
Capitolo 22: *** Sempre ***
Capitolo 23: *** Mio ***
Capitolo 24: *** Rumore ***
Capitolo 25: *** Lettere ***
Capitolo 26: *** Forse ***
Capitolo 27: *** Delusione ***
Capitolo 28: *** Occhi ***
Capitolo 29: *** Storia ***
Capitolo 30: *** Nuvole ***
Capitolo 31: *** Pianto ***
Capitolo 32: *** Sciocco ***
Capitolo 33: *** Cielo ***
Capitolo 34: *** Cadere ***
Capitolo 35: *** Precario ***
Capitolo 36: *** Sì ***
Capitolo 37: *** Letto ***
Capitolo 38: *** Labbra ***



Capitolo 1
*** Istinto ***


36. Istinto

La sua schiena viene sbattuta contro la parete con troppa violenza, ma le sue labbra non riescono a riversare nell’aria il lamento, che muore nella bocca di lui.
Robin sente il respiro estinguersi, bruciare a contatto col rum di cui la sua lingua serba solo il sapore.
È colpa dell’ultima bottiglia se il corpo dello spadaccino è tanto pesante da non poterlo spostare, dell’alcol se la sua vista è annebbiata e non scorge la perentorietà di quello sguardo di ghiaccio.
Zoro sa che è sbagliato rispondere all’impellenza di certi bisogni sul retro di una locanda, ma non cerca facili scusanti nell’ebbrezza.
A guidarlo è l’istinto più basso dell’uomo. L’unica accusa che può muovere al liquore è di averlo risvegliato.
Si maledice, però no, non riesce proprio a pentirsi perché Robin, finalmente, si rilassa, allenta la presa dalle sue spalle, ricambia il bacio.
E lei non ha toccato nemmeno un bicchiere.
[150 parole]

 





Angolo Autrice
Holaaaaaaa!!!! Sono tornataaaaaaaa!!!!! XD
Si, di nuovo con una Zorobin!
No, questo non vuol dire che lascio perdere some pieces : ho un paio di nuove storie iniziate devo solo trovare il tempo di finirle! Mannaggia a me!
Il mio è un esperimento: cercare di descrivere a parole la sensualità di questa coppia ^\^...ci riuscirò? Bah, vedremo!
Intanto godetevi questa e fatemi sapere!!!

bye bye

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Capitolo 2
*** Mani ***


19. Mani
 
Gli piacciono le sue mani.
Sono sottili, delicate, regalano carezze, ma sanno anche come ripagare il dolore.
Adora quando le intreccia sulla nuca, impedendogli di scappare e rompere così le trame dei loro respiri, quando scivolano con calcolata lentezza lungo la sua schiena, quando si stringono ai suoi fianchi, lasciando solchi che nemmeno la sua pelle abbronzata riesce a coprire, quando non sono timide e gli graffiano l’addome, che contrae puntualmente, d’impulso, avvertendole, smaniose, scendere più in basso, quando gli premono le labbra, soffocando ogni parola, ogni intenzione diversa da quella che ha lei in mente.
Si, gli piacciono le sue mani, gentili e prepotenti, perché riescono a fare tutto questo.
E nello stesso momento.
[115 parole]
















 

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Capitolo 3
*** Dipendenza ***


25. Dipendenza
 
A separarli c’è solo un sottile strato di sudore.
Si condensa tra i loro bacini, bagna i fianchi e le lenzuola, lubrifica gli ingranaggi in cui si sono ormai trasformati i loro corpi. Eppure Robin non demorde.
“Ammettilo, spadaccino…”.
La sua voce è ancorata ad una lucidità che Zoro fatica a concepire, mentre spinge e la bacia, sperando di placare in lei quel non so che in grado di farlo vacillare anche ora, nella spirale di piacere in cui si sono trascinati a vicenda.
“Ammettilo…” ripete, con la stessa cadenzevole insistenza.
La guarda. Guarda i suoi occhi, seminascosti dalle palpebre, e si chiede come faccia ad arrossire così vistosamente, ad accendersi in quel modo senza però perdere l'uso della ragione se lui quasi non ricorda di respirare tra un affondo e l'altro.
“Ammettilo…”.
Increspa le labbra nel sorriso tipico di chi sa ottenere ciò che vuole e Zoro capisce che non riuscirà a resisterle a lungo.
L’arrendevolezza che prova davanti a lei è paragonabile solo a quella che lo fa cedere alla bottiglia.
Come l’alcool, infatti, Robin crea una dipendenza da cui è difficile uscire.
Gli ha annebbiato la mente, intorpidito le membra, incendiato lo spirito, ma non è disposto a spogliarsi anche di quella piccola verità che serba in fondo a se stesso.
“Sta zitta” ansima contro la sua bocca, facendola contorcere sotto di sé quando l’apice è lì, ad un passo che basta solo aver coraggio di compiere.
Un altro affondo, un ultimo gemito. Robin tace.
Tanto, se davvero è come l’alcool, riuscirà a farlo parlare. Un giorno.
[260 parole]





Angolo Autrice
Salve a tutti gente!
Non ho nulla da dire in realtà sulla flash....perciò vi lascio solo la tabella dei prompt...così...per vedere cosa vi aspetta!

 
01. Amore 02. Cielo 03. Letto 04. Orgoglio 05. Lettere
06. Nuvole 07. Sciocco 08. Forse 09. Pericolo 10. Amicizia
11. Gioco 12. Delusione 13. Domani 14. Magico 15. Storia
16. Petto 17. Labbra 18. Occhi 19. Mani              20. Seduzione
21. Indifferenza 22. Risate 23. Pianto 24. Cadere 25. Dipendenza
26. Obbligo 27. Diritto 28. Mai 29. Sempre 30. Mio
31. Insieme 32. Nudità 33. Brivido 34. Notte 35. Giorno
36. Istinto 37. Promesse 38. Rumore 39. Memoria 40. Sognatore
41. Precario 42. Capolavoro 43. Scommessa 44. Tristezza 45. Serenità
46. "Non farlo!” 47. "Sì” 48. "Dimmelo” 49. "No” 50. "Scusa”

Alla prossima!

bye bye

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Capitolo 4
*** Obbligo ***


26. Obbligo
 
Rovescia la testa all’indietro e sbuffa.
“Questa vasca è troppo stretta”.
A volerne dare conferma, sfrega la gamba contro il bordo, creando piccole increspature sotto la schiuma che schizzano le piastrelle e il collo di Robin.
“Ti avevo detto che volevo fare un bagno. Il mio non era un invito”.
“Devo aver frainteso…”.
Il tono sembra aprire la strada a delle scuse, ma il ghigno incuneatosi su un angolo della sua bocca è di quelli che non si abbassano a chiedere perdono.
Robin lo sa, per questo gli rivolge uno sguardo che si lascia intendere meglio delle parole e riprende a strofinarsi il braccio, dal polso al gomito.
“…però mi hai lasciato entrare” continua, divertito dalla piega raggrinzita delle sue labbra, immergendo nell’acqua tiepida prima tre dita, poi l’intera mano.
“È stato un obbligo, non una scelta” precisa, scocciata. “Stavi per sfondare la porta”.
I capelli umidi, raccolti in una crocchia disordinata, si sono lievemente arricciati sulle punte e centellano gocce sulla pelle già bagnata.
Zoro ne osserva una che scivola lenta oltre la spalla, s’inarca sopra la curva del seno e scompare tra le bolle. Schiocca la lingua contro il palato. 
“Beh, ormai sono qui”.
“Quindi?”.
La linea distesa delle sopracciglia s’increspa nel mezzo alla vista del suo malaugurante sorriso, mentre lui sonda il fondo, finché non trova la sua caviglia. Gliel’afferra con forza, e, nonostante Robin tenti di sottrarsi alla stretta, la blocca al proprio fianco, salendo ad accarezzarle la gamba.
“Quindi…” sussurra, trascinandola verso di sé e avanzando a sua volta. “…tanto vale farmi un po’ spazio”.

 
[260 parole]
 










 

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Capitolo 5
*** Gioco ***


11. Gioco

Gioca, Robin.
Con gli occhi e coi silenzi, calcolando le pause, centellinando le parole.
Lo fa avvicinare, sorride complice al ghigno che gli piega la bocca, si finge accondiscendente quando le abbassa la lampo del giubbino, ma, nell’istante in cui Zoro cerca di catturarle le labbra, si scosta e lui si ritrova a mordere l’aria.
Soffia, allora, a mascelle contratte, mentre Robin socchiude le palpebre, rendendo il suo sguardo, se possibile, ancor più seducente.
Stregato, viene, però, illuso, perché lei si ritrae nuovamente, nonostante i suoi fianchi siano chiusi in un abbraccio che non sembra dispiacerle, e gli offre una perfetta visuale del proprio mento, su cui Zoro lascia comunque un solco di denti.
È stanco, impaziente, confuso. È ciò che lei vuole che sia.
Con decisione la costringe a sedersi sul divano, bloccandole i polsi e obbligandola a reclinare la testa.
La guarda.
I suoi occhi brillano di una luce intensa, sinistra, soddisfatta. E il sospetto di essere stato abilmente raggirato gli accarezza la mente, ma non la invade del tutto. In fondo, pensa, Robin è lì, sotto di lui, alla sua mercé.
“Basta giocare…” l’ammonisce, liberando un respiro pesante che non arriva nemmeno a scalfirle il viso perché in un attimo le posizioni s’invertono.
Ora è lei a stringersi, cavalcioni, contro il suo bacino, a fissarlo graffiante, a impartire le regole.
Si china, gli sfiora le labbra con le proprie senza impossessarsene e ghigna, avvertendo il corpo di Zoro offrirle accondiscendenza prima ancora di parlare. “Abbiamo appena cominciato, spadaccino…”.
 [250 parole]








 

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Capitolo 6
*** Amore ***


01. Amore 

L’odore che intride l’aria è acre, ma non sono né i mozziconi schiacciati a terra né il misto di alcool e salsedine a renderla tale.
È un profumo di donna - tanto forte da essere nauseante, a bruciare le narici di clienti che, altrimenti, non si accorgerebbero di loro.
Sono giovani e belle, forse; appariscenti dietro lo strato di trucco che dovrebbe esaltarne i pregi e soprattutto disponibili. Scivolano sinuose tra i tavoli, strizzate in rigidi corpetti, accentuando il movimento delle anche per attirare gli sguardi. Alcuni sono schivi, altri brillano eccitati pronti ad accettare quanto gli viene offerto.
Quello di Sanji ribalza su ognuna di loro con un certo interesse, ma torna a posarsi sempre sul pugno stretto al suo ginocchio. È convinto che le donne debbano essere conquistate, non comprate e la vista di quegli uomini intenti a raschiare il fondo delle proprie tasche in cerca di divertimento lo disgusta a tal punto da serrargli la gola. E in fondo è un bene.
Nami-san di certo non approverebbe mai una scenata in posto simile.
Nah…non potrei mai scoparmi una donna che non amo!”.
Già, pensa il cuoco sconsolato, facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non intervenire, quando l’ennesimo farabutto scocca due monete sul tavolo per richiamare l’attenzione delle ragazze. Solo in un secondo momento associa quelle parole alla voce che le ha pronunciate, e quella voce al suo proprietario.
Si volta, notando il suo stesso sconcertante stupore anche negli occhi dei suoi compagni.
Perché sentire Zoro accennare all’Amore faceva parte di quegli eventi classificabili tranquillamente come impossibili e vederlo ora tracannare il liquore dalla bottiglia senza indugi, come se quella confessione fosse sfuggita inconsciamente alle sue corde vocali, suscita un filo d’apprensione.
L’unica a mostrare una reazione meno traumatica è Robin, seduta in disparte, che nasconde il riso tra dita.
Di sicuro quella è la più rude, sfacciata ed appassionata dichiarazione d’amore che si aspettasse
.
[320 parole]





Angolo Autrice
Salve a tutti! Vi dico subito che questa flash non mi convince molto, ma non riesco proprio ad immaginarmi Zoro in ginocchio che confessa il proprio amore a Robin....quindi ho optato per una cosa più velata e dai termini, come dire....aperti!
Alla prossima!

bye bye

 

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Capitolo 7
*** "Dimmelo!" ***


48. “Dimmelo!”
 
Stringe le dita sulla sua nuca con tanta foga che Robin può sentire i capelli aggrapparsi alla cute e gli occhi pizzicare, eppure non abbassa lo sguardo, fisso, nella pupilla contratta di lui.
“Dimmelo!”.
La rabbia nella voce è venata di sorpresa per quel sentimento che Zoro mai avrebbe creduto di provare e che aumenta quando lei sorride, anziché arrendersi.
Robin sospira e si rilassa, trasformando la presa in abbraccio, il livore in desiderio, una volta che le sue mani corrono a cingergli i fianchi.
Lo sente fremere, cercare di mantenere il controllo.
E sa quanto gli riesca difficile, specie mentre ricalca i muscoli tesi della sua schiena, specie al pensiero di quanti altri abbia adulato in quel modo.
Per un tipo come lui la gelosia è sinonimo di debolezza di spirito perché non vede il calore che riesce a dare, non coglie le similitudini con la passione che tanto ricerca nei loro incontri.
“Dimmelo!”.
Il tono è fievole, non rassegnato. Le sfiora il collo, scende a dedicarsi alle spalle. Chi hai amato così?
Sorride di nuovo, accettando il tocco invadente con cui le solleva la gonna, poi rompe il silenzio.
La verità, poco più di un soffio all’orecchio.
Nessuno”.
[200 parole]

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Capitolo 8
*** Brivido ***


33. Brivido
 
I movimenti dettati da Robin sono sinuosi, lenti, estranei alla frenesia che, di solito, lo divora.
Gli graffia l’addome, lascia scorrere le dita sul petto, guida le sue mani ai propri fianchi: il tutto con una lentezza che Zoro non riesce a contrastare.
Un respiro pesante gl’impasta la bocca nell’istante in cui i suoi polpastrelli incontrano la pelle liscia e tesa di lei. È un istante lunghissimo, che li vede sospesi fuori dal naturale scorrere del tempo.
Robin abbassa le palpebre, si ferma, lo guarda.
Nei suoi occhi languidi Zoro coglie uno strano bagliore, un invito a continuare con quelle carezze che le fanno inarcare la schiena. Così risale, premurandosi di affondare le dita dove la carne è più morbida e di stringere in prossimità delle ossa.
Lei sussulta, schiude le labbra in un pago sorriso. Lì, nella sua bocca, sembra concentrarsi l’aria che a lui manca e che prontamente va a reclamare.
Un bacio, un morso, un formicolio lungo tutto il corpo. E il tempo riprende l’abituale velocità.
Zoro capovolge le posizioni, l’abbraccia, le impedisce anche solo di rantolare distante dal suo viso.
Perché il brivido che l’ha scosso non è di quelli che saziano la fame. Semmai l’opposto
.
[200 parole]






 

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Capitolo 9
*** Scommessa ***


43. Scommessa

"Secondo me non resisteresti a lungo".
Le parole di Robin sono melliflue, insinuanti, scucite da labbra tese in un sorriso che ha il chiaro intento di essere provocante
.
Zoro, steso su un fianco, stacca lo sguardo dal corpo di lei, reo di fomentare troppe fantasie, e incrocia i suoi occhi. Tiene un sopracciglio inarcato e la bocca dischiusa, preparata a sputare qualcuna di quelle frasi che, sa, ne pungolano l'orgoglio.
"Non esserne tanto sicura" ribatte, mostrando il ghigno terrificante di quando è pronto a dar battaglia. E lo sembra davvero, visto la piega pericolosa che sta prendendo quel discorso.
Pericolosa e assolutamente interessante.
Robin emette un verso incuriosito e assume un'aria pensierosa. È una studiosa, perciò, testa sempre prima di giudicare, ma è anche una donna piuttosto passionale e gli riesce difficile credere che stia veramente prendendo in considerazione quell'idea.
Poi la porta della stanza si apre, le assi cigolano sotto il peso di un nuovo ospite, Zoro si volta di scatto.
Sotto lo stipite, la copia di Robin ricambia il suo malaugurate sorriso.
"Scommettiamo?".
[175 parole]



Angolo Autrice

Salve! È da un po' che non aggiorno, ma non mi veniva l'ispirazione giusta...oggi è arrivata!
Allora...non c'è molto da dire...solo avete capito quale idea ha in mente Robin e a che tipo di resistenza dev'essere sottoposto Zoro? Si, sono sicura di si...;)

Besos




 

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Capitolo 10
*** Mai ***


28. Mai
 
La porta è già dischiusa. Basta una leggera spinta e se lo ritrova davanti.
Gambe divaricate, braccia strette al petto, espressione perennemente corrucciata.
Zoro è seduto sul divano. La guarda sgusciare furtiva nella stanza e addossarsi alla parete, come se si fosse appena accorta di aver bisogno del suo permesso per entrare.
Poi un lampo illumina la notte e gli occhi di Robin, quello sguardo sfrontato che, al contrario, sembra pretendere tutto. Glielo concede, alzandosi.
Lei intanto finge indifferenza, studiando i pesi fissati all’altezza dei fianchi e il contrasto tra quelle mani sottili posate con grazia sui manubri abituati a ben altro trattamento provoca in lui un violento brivido d’eccitazione che lo spinge a dimezzare in fretta le distanze.
Robin si ritrova
in un istante il respiro mozzato dalle braccia che la inchiodano contro il muro con una forza tale che fatica a rimanere concentrata sulle assi del pavimento.
Ma l’imbarazzo non c’entra e lo stupore – di vedere maturata nello spadaccino una sorta di autocontrollo che lo trattenga dal spogliarla subito – neppure. Sono le parole.
Zoro intuisce che debba dire qualcosa dal modo in cui scherza con labbra: le raccoglie tra denti, le lascia, le accarezza appena con la punta della lingua, brava come sempre nel condurlo alla follia.
 “Due anni sono lunghi…” sussurra e lui non riesce a capire se la sua voglia essere una confessione o una domanda, riesce solo a sentire il peso di quel distacco schizzargli improvvisamente nelle vene quando gli occhi di Robin trafiggono il suo.
Fuori imperversano i fulmini, ma è l’atmosfera elettrica nata da quel gioco di sguardi a scatenare la vera tempesta.
Mai ”.
È l’istinto a guidare la sua voce fuori dalla bocca prima che questa si abbatta sul collo dell’archeologa senza ascoltare altro.
Ti sono mancata tanto da non cadere mai in tentazione
Sarebbe facile stuzzicarlo con una frase tagliente, ma, a questo punto, ha già ottenuto la risposta che cercava, perciò affonda le dita nei suoi capelli e lo invita a continuare abbassandogli il volto tra i seni.
Un ghigno, un gemito. La consapevolezza che, in fondo, quei due anni sono stati lunghi per entrambi.
[350 parole]







 

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Capitolo 11
*** Diritto ***


27. Diritto
 
La mano abbandonata sul materasso si muove convulsamente, sgualcendo il lenzuolo e stringendone un lembo, presto sostituito dalle sue dita.
Grandi e callose, le avverte scorrere sul palmo ed intrecciarsi alle proprie, forzarle ad affondare sotto i cuscini perché il resto del corpo possa tendersi a suo piacimento.
E succede. Inarca la schiena, getta la testa all’indietro, ride quando, con uno scatto irruento, riafferra la gamba che ha lasciato cadere.
“Continui…a non fidarti?”.
Zoro si scosta per fissarla negli occhi e cogliere l’ironia del suo sguardo, ma non risponde.
Si limita ad esalare un verso roco, sorpreso, che s’infrange contro bocca di lei cui un morso ruba il sorriso. Un bacio che scioglie prima che Robin possa approfittarne e renderlo troppo intenso perché lui voglia rinunciarvi.
“Come faccio a fidarmi di te?” ghigna sulle sue labbra gonfie, già increspate in un broncio deluso e passeggero.
Se c’è diffidenza in quelle parole, infatti, è la diffidenza avida dell’amante.
Perciò Robin solleva le sopracciglia e un’espressione incurante macchia il suo volto congestionato dal piacere interrotto. “È un tuo diritto. In fondo ho mentito a lungo”.
Eccola l’insinuazione, sottile, dissimulata, eppure così ingombrante da costringerlo a smettere di schiavizzare il suo collo per rivolgerle un’occhiata sospettosa, il sangue bloccato all’altezza dello stomaco pronto ad aizzare l’orgoglio. E nient’altro.
“Hai finto anche con me?”.
Tace, Robin, ma quel silenzio lascia intendere più cose di quante possa svelarne la voce, anche quella che poco più tardi esce spezzata in piccoli gemiti. Scoprirlo, spetta a lui.








Angolo Autrice
Brevissimo inciso: mi scuso per la lunga assenza, dovuta ad impegni universitari decisamente improrogabili. Appena saranno terminati, conto di tornare con più regolarità! : D
Intanto dovete accontentarvi di questa flash che, beh, non mi convince proprio...
Grazie

besos

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Capitolo 12
*** Nudità ***


32. Nudità
 
La pelle sfrega contro il tessuto ruvido dei suoi pantaloni, si arrossa, ma le dita non vedono. La sentono soltanto, la vampa che sprigiona e che si propaga mentre la scopre.
L’abito sfila sopra la testa, si affloscia a terra, produce un suono sottile: sembra quello delle sue labbra piegate in un sorriso di trepidazione.
Aspettano di conoscere anche loro quel calore e si promettono di saggiarlo dal suo ventre.
Robin, però, si ritrae, flette le braccia verso interno, perde un respiro tra i due movimenti.
Allora si fa prendere dai suoi occhi. Sfuggenti.
Guardano tutto fuorché lui e appena, vinte le resistenze, le scosta un polso capisce perché.
La bocca gli si storce attorno ai denti, poi torna a desiderarla come prima, più di prima.
E sembra che quel desiderio riesca ad attraversarla.
Lo costringe a sollevare lo sguardo, ma non riesce a catturarne i pensieri.
Sono rivolti all’incavo del suo seno, laddove un piccolo strato di pelle appare leggermente più chiaro, un fiore bianco con radici rese salde dagli anni.
I lembi della carne trafitta si sono riallineati, uniti, cicatrizzati, ma è ciò che c’è sotto ad aver ancora bisogno di cure e Zoro vuole essere certo di non infettarla perché un pezzo di carne in un pezzo di carne può far male quanto un pezzo di ferro. Può spezzare, rompere tanto in profondità da non permettere alcuna rimarginazione.
Lui non è un dottore. È uno spadaccino, abituato a togliere quella vita che l’altro cerca sempre di salvare. Però entrambi necessitano di un buon udito.
Il dottore per battere sulla cassa toracica e testare i bronchi, lo spadaccino per battere sulla lama e testarne la qualità.
Se la tira quindi più vicino, accosta l’orecchio, ascolta. E lo sente, l’eco di quel dolore che il tempo non cancella.
Solo l’abbraccio di Robin riesce a distrarlo, solo le dita incastonate tra i suoi capelli che gli inclinano la testa per trovare le sue labbra.
Zoro si abbandona sul divano, stringendola contro il suo grembo per prometterle un dolore bello e lei sorride.
Preme il corpo contro il suo. Petto su petto, cicatrici su cicatrice. E quella nudità piena di cose fragili, ora, fa meno paura.






Angolo Autrice
Ma ciao!!!! Da quanto non ci si vede! Colpa mia, chiaro. La produzione di idee sempre influenzata dalla crisi e scarseggia, ahimè! D:
Comunque qualcosa sono riuscita a tirarla fuori...stile un pò diverso dal solito, più vicino ad altre mie storie, spero d'impatto (specie se vi aspettavate un altro tipo di nudità ehehehe...).
A presto...e che "lo zorobin sia con voi!"

bye bye

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Capitolo 13
*** "Scusa" ***


50. “Scusa”
 
Annaspa, ma l’aria ormai non riesce saziarne il respiro; inquinata dal suo profumo può solo amplificare il desiderio che ha di lei.
Perciò Zoro continua a muoversi, quasi volesse morirci tra quelle lenzuola. Morde, ansima, affonda maggiormente in quel corpo che si modella sulle esigenze delle sue braccia.
Poi un gemito di dolore, perso tra mille di appagamento, cattura la sua attenzione, rompendo un ritmo che fino a quel momento non aveva conosciuto tregua.
Robin ha gli occhi chiusi, i denti sporti, il volto segnato dalla sua irruenza.
Deglutisce, fermandosi e allentando la presa dalle sue cosce, il petto pesante di frenesia e rammarico: a volte dimentica quanto la carne di una donna possa essere fragile.
Una carezza rassicurante sul ventre teso, un bacio casto sulla tempia, un “scusa” sincero tra le labbra: spera possano mitigare gli spasimi cui l’ha costretta.
Ma quando cerca di sollevarsi, le gambe di Robin, avvinghiate alla sua schiena, glielo impediscono, così come le dita che scorrono ai lati del suo viso per scostarlo e rivelargli il ghigno di chi sa trarre piacere anche dagli eccessi.
Sorride di rimando.
È pur sempre la Bambina Demoniaca quella stesa sotto di lui: a volte dimentica anche questo.
[200 parole]









 

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Capitolo 14
*** Serenità ***


45. Serenità
 
Sembra che la calma della notte si sia appoggiata sulla nave, invitando ogni cosa a bisbigliare.
I cuori si sono placati, i respiri colano dalle labbra, le membra si sono piegate al sonno.
Almeno quelle di Zoro.
Il suo profilo, nella penombra, appare più dolce e Robin può riservarsene il merito, mentre una goccia di sudore, lenta come una lacrima, scende sul suo collo, ricordandole che lei quella serenità non l’ha ancora raggiunta e che il desiderio giace ancora latente, sotto le braci del suo corpo.
“Mi stai fissando?”.
 “No”.
Non ha nemmeno bisogno di aprire gli occhi per capire che sta mentendo.
Il suo sguardo, infatti, pesa quanto la mano che gli stuzzica il petto. “Bugiarda”.
La sente ridere, silenziosa, ed immagina i lineamenti delicati del suo volto contratti in un’espressione divertita alla vista del solco che si è scavato sulla fronte aggrottando le sopracciglia: disturbare il sonno altrui è decisamente una cosa che le riesce bene e che lui non sopporta.
“Robin…”.
Intanto la mano è scesa a cercare la pelle tesa dell’addome, ma è solo quando scivola oltre la linea dell’inguine che Zoro spalanca la palpebra, impattando contro il sorriso suscitato dal suo gemito trattenuto.
“…avrei voluto riposare” l’ammonisce, faticando a mantenere un tono di voce adeguato.
“Mi dispiace”. E stringe di nuovo, sostenendo il suo sguardo perché sa che il sangue è altamente infiammabile.
Un attimo dopo,
lui sospira, serrandole i fianchi in una morsa implacabile.
“Non ti dispiace per niente, vero?”.
“Perché? A te si?”.
 
[250 parole]

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Capitolo 15
*** Insieme ***


31. Insieme
 
Zoro la guarda. Tiene la testa leggermente inclinata perché la sua vista è dimezzata e deve trovare la giusta angolazione per farcela stare dentro tutta.
Ma poi Robin sorride e quando uno dei suoi sorrisi riesce a raggiungerle lo sguardo, quegli occhi si riempiono di qualcosa capace di rubargli il fiato.
Per recuperarlo deve concentrarsi su altro, sulle sue mani ad esempio.
Non sono nate per accarezzare, eppure scivolano su di lei, lente e inesorabili.
Levigano la coscia, ricalcano le sinuosità dei fianchi, si aprono sopra il ventre, cercando un invito e trovando forse un rifiuto. Robin, infatti, lo ritrae un istante, timorosa e intimorita. Non è nato per essere ospitale, ma lo accoglierà comunque. Per questo respira e la pelle torna a tendersi sotto il palmo di Zoro, che continua ad esplorare quella terra non più vergine e sempre nuova, perché ogni sussulto è una scoperta. Anche quello che gli scalda le dita, premute sulla sua bocca per modellarne la piega e renderla più simile alla propria.
Non è nato per baciare, tuttavia sostituire l’indice con le labbra gli viene semplice e naturale, quanto aderire le spigolosità del proprio corpo alle concavità di lei, che soffoca un gemito contro la sua spalla.
Si muovono piano, assaporando ogni contraddizione dell’altro, perché non sono nati per l’Amore, eppure lo fanno.
Insieme sanno dare un diverso significato alle loro esistenze.
[220 parole]






 

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Capitolo 16
*** Capolavoro ***


42. Capolavoro
 
La vista torbida gli permette appena di scorgere il suo sguardo prima che il piacere s’intensifichi a tal punto da diventare straziante.
Zoro getta la testa all’indietro, inarca il bacino, storce la bocca, mentre il suo corpo in tensione inizia a tremare, ormai al limite, costringendo le sue mani a trovare appiglio nei cuscini.
Tenta di chiamarla, ma un gemito e qualche imprecazione spezzano quel nome dopo la sillaba iniziale, trasformandolo in un sommesso e gratificante rantolio quando i muscoli raggiungono la compiutezza dello sforzo. È una sensazione violenta e dolce, indescrivibile.
Gli percuote le membra tanto in profondità che un semplice bacio sull’addome indolenzito vince ogni resistenza, anche la più debole, facendolo crollare.
Robin alza gli occhi, sorride al suo volto contratto e, nonostante lo veda ansante, nonostante conservi ancora sulle labbra il suo sapore, spietata, sale a rubargli il sospiro dell’orgasmo.
Gli accarezza il palato e stringe un poco i denti attorno alla sua lingua, movimenti che Zoro riconosce come gli stessi che l’hanno appagato, regalandogli un piacere travolgente, appena estinto e tuttavia così breve da sembragli remoto.
La solleva, allora, esercitando una leggera pressione tra le sue spalle per averla più vicina e affondare nella sua bocca.
Un abbraccio che colma le distanze, ma non la nostalgia, capolavoro dell’amore che, nell’istante in cui raggiunge l’estasi, è già passato.
Quando i loro sguardi tornano ad allacciarsi, seri, carichi di un’intensità mai scemata, Robin scorge una scintilla nel suo viso, una nota triste, forse delusa perché quella mancanza è divenuta dolorosa e un bacio non basta a riempirla.
Fortunatamente è un’archeologa. Far rivivere la storia è la sua passione.
[270 parole]










Angolo Autrice
Salve a tutti! Qualche giorno fa avevo aggiornato con un drabble che non mi conviceva, così l'ho cancellata e sostituita con questa che si, mi piace già di più :D
A me non piace molto descrivere certe scene in maniera esplicita...preferisco girarci attorno e lasciare al lettore l'onere d'interpretare...che dite, si capisce cosa ha fatto Robin? 0///0
Mah, Zoro sembra soddisfatto...l'importante è quello!
Alla prossima!

besos

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Capitolo 17
*** "Non farlo!" ***


46. “Non farlo!”
 
Le braccia sollevate sopra la testa, i polsi bloccati, il respiro incastrato nei polmoni.
Robin cerca di farlo uscire, ma il ripiano della libreria conficcato sul diaframma glielo impedisce. E poi c’è la sua mano.
Quella che l’ha spinta contro lo scaffale e di cui ora avverte il tocco deciso attraverso la stoffa.
“Lasciami” sibila con la voce sporcata da una rabbia che lui ha atteso a lungo di sentire.
Prova una gratificazione sinistra e incommensurabile nell’essere oggetto della sua collera e, soprattutto, nell’averne pieno controllo, motivo che lo spinge a continuare.
Aderisce il petto alla sua schiena e le morde il lobo, facendo scivolare intanto le dita dall’orlo del vestito all’inguine, che si tende sotto il pizzo degli slip.
A quel punto dalle palpebre di lei emerge uno sguardo astioso, mentre tenta di divincolarsi. Zoro, quindi, inasprisce la presa e sciocca ripetutamente la lingua contro il palato, le labbra deformate da un ghigno soddisfatto. Il rancore è un sentimento forte, passionale ed è perciò piuttosto semplice tramutarlo in piacere.
Basta solo una leggera pressione
, infatti, e il “non farlo!” di Robin, nato come grido quasi stridulo, si esaurisce in un gemito soffocato, seguito da altri molto meno mascherati.
Ancora, ancora e ancora, finché Zoro non ritiene che il rossore delle sue guance sia un premio sufficiente a fermarsi.
Le bacia la tempia, il collo e, infine, punta il mento sulla sua spalla in attesa di una qualche reazione. Robin, però, si limita ad abbassare gli occhi e a sorridere.
Un sorriso così morbido, tenero, diabolico, da fargli presto intuire che dietro quella soavità sia annidato un inganno.
Tuttavia, quando realizza cosa lei sta guardando, è già troppo tardi.
Cluch!”.











Angolo Autrice
Rieccomi qui con l'ennesimo tentativo di descrivere il rapporto di questi due.
Dunque parto col dire che questa flash non doveva terminare così , però poi mi son detta: Robin non è il tipo da accettare facilmente che le sue richieste (in questo caso ordine) siano eluse, sebbene gli effetti possano rivelarsi piacevoli...Così ho immaginato una sua verosimile reazione (se le ultime righe non sono chiare, vi consiglio di ripensare all'arruolamento di Franky nella ciurma...)...che dite, Zoro imparerà la lezione del 'quando è no, è no' ?
Come sempre GRAZIE a tutti coloro che leggono/recensiscono e alla prossima!
besos

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Capitolo 18
*** Domani ***


13. Domani
 
“Secondo te funzioneremmo anche fuori?”.
Ha il coraggio di chiederlo, Zoro, ma non di guardarla negli occhi, che si aprono lentamente, sotto l’aggrottamento delle sopracciglia, diffidenti e sorpresi.
“Si, insomma…” aggiunge, lo sguardo perso a fissare un punto con tale intensità che lei si ritrova a pensare cosa mai ci veda nel vuoto, “…non mi offenderei mica se tu, un domani, ti stancassi…se…se volessi qualcun altro!”.
L’ultima parola è quasi un urlo di rabbia, ma a sconcertarla di più è come possano sorgere certi dubbi ad una persona che fino a pochi istanti prima la stringeva quasi il domani non esistesse. E poi nota la mano che Zoro sfrega sul lenzuolo e quel suo modo di serrare la bocca attorno ai denti, è nervoso. Il silenzio che lo circonda, infatti, solitamente ricercato ed ora estraneo, non lo lascia tranquillo.
Rimangiarsi tutto è forse l’unico rimedio contro il senso di soffocamento che gli asserraglia la gola, ma, mentre tenta di voltarsi, qualcosa lo sospinge verso di lei. Ha appena il tempo di vedere gli arti scomparire che Robin piega il ginocchio verso l’esterno, permettendo al suo bacino di scivolarle lungo le cosce per ricongiungerli in un abbraccio umido e inatteso.
Lì la voce si estingue, muore sotto i baci che ripassano la linea tesa del collo, risorge in un verso roco quando un morso si chiude sul mento.
Robin mugugna, s’inarca felina. Sembra un gatto in cerca d’attenzione e quando la ottiene, le sue labbra assumono una piega strana, indecifrabile che può essere la promessa di un sorriso o di ghigno, del piacere più torbido o dello strazio più acuto.
“Chi dice che sarò io a stancarmi?”. È un soffio sulla bocca.
Zoro la osserva e sa che non sta mentendo, perché il corpo di Robin lo sta supplicando e le suppliche sono sempre sincere.
Le passa, quindi, una mano dietro la schiena per avvicinarla, lo sguardo fisso all’orizzonte dove una linea di luce annuncia il nascere di un nuovo giorno.
È già domani, ma a nessuno dei due sembra importare.
[340 parole]

















 

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Capitolo 19
*** Orgoglio ***


04. Orgoglio
 

Il corpo di Zoro è un’ombra della notte che risponde alle sue voglie con una facilità imbarazzante per una come lei, rimasta mistero troppo a lungo.
Eppure le piace sentirsi svelata, le infonde una strana tranquillità appartenere alle sue mani ruvide, per nulla gentili, e abbandonarsi a quel languore quasi doloroso.
Robin geme, un lamento breve. La sua bocca, infatti, la costringe al silenzio, in quel suo modo prevaricatore di fare l’amore, con un morso sulle labbra e lo sguardo vorace di chi non accetta alcuna obiezione in proposito. Vorrebbe chiamarlo, forse rimproverarlo, ma la voce è raggiunta e coperta da ansimi irrefrenabili mentre lui rafforza le spinte. E qualcosa, dentro Robin, si spezza.
Al piacere subentra il meno ricercato possesso, opprimente, minaccioso, letale.
Nessun mistero vuole, in fondo, privarsi del tutto dei propri segreti perché è da questi che dipende la sua sopravvivenza.
Fortunatamente le basta un colpo al fianco per invertire la tendenza e ritrovarsi su di lui.
Scivola lenta verso il basso, le dita uncinate al solco che gli attraversa il petto come gli artigli di una bestia riottosa. Zoro l’asseconda, sfiorandole le cosce, strette ai lati dell’addome, le anche e l’arco morbido tra le braccia e il seno.
È una resa fallace che rivela tutta la sua inconsistenza quando, con uno scatto, va a riappropriarsi della sua bocca, cosicché lei possa respirare il sudore mischiato delle loro pelli. “Il tuo problema…” grugnisce “…è che sei troppo orgogliosa”.
Robin trattiene un verso contrariato e lo graffia lungo la schiena, abbastanza forte da lasciare segni che non scompariranno al primo sole.
Lo intuisce anche lui e la sua espressione diventa truce davanti al suo sorriso. “Senti chi parla”.















 

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Capitolo 20
*** Magico ***


14. Magico
 
Nella classifica delle cose che odia di più al mondo, essere disturbato mentre riposa viene immediatamente dopo ‘sconfitte’ e ‘cuocastro’, perciò, quando sente Chopper ciarlare riguardo la sua salute, lo sguardo di Zoro passa dall’assonato al furente.
“Che diavolo stai fascendo?!”.
Il suo tono vorrebbe essere perentorio, ma le zampe della renna premute sulle sue guance, al fine di aprirgli la bocca, rendono nullo il rimprovero e conferiscono una verve comica alla sua espressione imbronciata.
“Stai fermo!” l’ammonisce il piccolo dottore, estraendo lo stetoscopio dalla borsa. Se si tratta di curare un paziente, niente può distrarlo, nemmeno l’aura minacciosa e irritata dello spadaccino, che si vede posare il disco sul petto. “Sto bene!”.
“Non da quello che ho visto stanotte…”.
Il mistero s’infittisce.
Corruga la fronte come se rincorresse un pensiero lontano, troppo forse per afferrarlo. “Stanotte?”.
“Si, stavi male, malissimo! Eri in cucina, tutto sudato e ansimante. Sembravi avere anche la febbre e…”. Si blocca, tastandogli il basso ventre. “Che strano…”.
“Cosa?”.
“Il bozzo non c’è più”.
A Zoro scappa un verso sorpreso. “Bozzo? Quale bozzo?”.
“C’era un bozzo qui!” esala, quasi amareggiato a dispetto del compagno che, ignaro, sospira un “allora non era nulla di grave”, giusto per tranquillizzarlo e convincerlo ad andarsene.
“Già. Lo ha detto anche Robin”.
Ecco. Basta quel nome e nella sua mente riaffiora un ricordo sbiadito.
Lei, la cucina, le sue mani, un rumore, lei che scompare e poi…Zoro trattiene il respiro.
Non gli serve essere un medico per capire che l’improvvisa vampata di caldo da cui si sente investito è il primo sintomo della vergogna. Tenta di controllarsi prima che il sangue completi l’opera, concentrandosi tutto sul viso, ma Chopper interviene, mettendolo in seria difficoltà. “Ora che ci penso è rimasta con te. Forse ha fatto qualcosa per quel bozzo!”. 
L’impatto con i suoi occhi alla ricerca di conferme per poco non gli causa un arresto cardiaco.
“S-si…p-può darsi…”.
“E cioè?”.
È il culmine dell’imbarazzo. Lo intuisce perché un fastidioso formicolio gli si propaga per la schiena, afferrandogli le tempie e le orecchie, che iniziano, infatti, a fischiare. “Oh…si, lei…dunque…beh, ha un…un…t-tocco magico…”.
Lo sguardo di Chopper si riempie di ammirazione. “Sul serio?”.
Non può rispondergli. La voce è finita chissà dove, tra gola e polmoni.
Si limita così a stringere le labbra e annuire meccanicamente, allargando le narici per recuperare più aria possibile.
L’occhio sano chiuso conferisce una tale solennità alle sue parole che Chopper non le mette in dubbio, anzi. Corre subito a complimentarsi con l’archeologa, la quale, dopo un attimo di smarrimento dovuto alla sua parlata concitata, comprende e sorride in direzione di Zoro, che avverte di nuovo quel tocco magico. Stavolta sulla guancia. 







 

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Capitolo 21
*** "No" ***


49. “No”
 
Gli occhi di Robin si soffermano sul suo sguardo, giudicandolo ardito.
Non è da Zoro, infatti, esporsi così, in quel modo dolorosamente autentico che gli legge addosso.
Eppure una risposta era ciò che cercava, mentre le parole le fluivano dalle labbra.Lei, che parla poco, ma ha il pregio di centrare subito il punto senza infierire oltre. Per questo, d’altronde, bastano i suoi occhi, azzurri, freddi e distanti, come solitamente si mostra nei confronti di sconosciuti.
Zoro tace, vittima di pensieri non facili da abitare, che gli fanno abbassare il capo e controllare quanto alcool ha ancora a disposizione. Per sua sfortuna, non è abbastanza da sperare sortisca l’effetto sperato. Non dimenticherà che la ama per averlo compreso così in profondità, per averlo fatto sentire meno sbagliato o forse, semplicemente, più umano di quanto ricordasse.
E per lo stesso motivo la odia, ora che ha perso la certezza di poter dire «basta» in qualsiasi momento, al contrario di lei.
Robin avanza con il suo incedere elegante in un silenzio tale da irritarlo. Dev’essere pesante rifiutare dopo essere stati a lungo rifiutati, ma Zoro vuole sentirselo gridare in faccia come ultimo favore, crede di meritarselo dopotutto.
Invece Robin temporeggia, stringe le labbra, le contrae in una smorfia che tradisce incredulità verso ciò che sta per dire.
«Io…non posso».
La voce trema appena, sintomo inequivocabile di una sconfitta che brucia maggiormente perché è lei stessa ad essersela inflitta.
A quella frase, Zoro torna a guardarla, così sorpreso che per un solo attimo la sua maschera dall’espressione imperturbabile va in frantumi e sorride. Un ghigno al quale Robin non sa rispondere se non con un sospiro affranto.
«Richiami sempre la parte peggiore di me».
«O forse quella che vale la pena conoscere» replica, mantenendosi saldo davanti ai suoi occhi.
Sono duri e caldi, nonostante l’aggrottamento delle sopracciglia suggerisca un rimprovero.
Trova inaccettabile scoprirsi così debole da non riuscire ad opporre alcun «no» quando si tratta di lui, ma è proprio quella vulnerabilità ad impedirle di allontanarsi non appena Zoro si avvicina di un passo, convinto che cambiare discorso sia il modo migliore per alleggerire la tensione.
«Vuoi lasciarmi ai miei allenamenti, ora?» chiede, seccamente, lasciando intendere che per lui il discorso è concluso.
Robin si volta e osserva il proprio riflesso sul vetro. Essere nakama, in fondo, significa accettare le inclinazioni degli altri e le proprie, anche se portano a orizzonti che non ci si augurava di varcare. Ora lo sa e le viene naturale sorridere in un modo che Zoro interpreta facilmente.
«Lo prendo per un no».
[425 parole]








Angolo Autrice
Ta-dah!!! Rieccomi gente, dopo non so nemmeno quanto tempo!
Torno con una flash che boh...non so bene come definirla. Forse dovrei contestualizzarla un pochino per renderla più comprensibile, dunque: ho immaginato come reagirebbero 'sti due se un giorno decidessero di dire "basta" e....beh, visto che mi mancano ancora più di venti drabble/flash, mica potevevo finire con "okay. amici come prima", vi pare? ^^
Quindi eccola, la mia personale versione. Spero vi sia piaciuta e, come al solito, ci sentiamo alla prossima!



 

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Capitolo 22
*** Sempre ***


29. Sempre
 
«Sarà sempre così».
Tra un respiro e l’altro, Zoro si concede una pausa, ma accade raramente che la sprechi in parole, perciò merita attenzione.
Robin scosta lo sguardo e, sotto le ciglia, oltre le nebbie ormai tiepide del piacere, lo vede sorridere. Le sta mostrando l’avambraccio.
O meglio, un cerchio rosso e frastagliato.
Capita, a volte, che, dietro una spinta troppo intensa, si lasci travolgere dalla passione e non riesca a trattenersi. E, quelle volte, è costretta ad addentare qualcosa di diverso dalle sue labbra per impedire ai gemiti di esplodere nella stanza. Stavolta pare sia toccato a lui.
«Non credo».
«Io si» e ghigna in un modo spaventoso ed irritante.
Non si può amare una persona così senza odiarla un po’.
E Robin lo odia con gentilezza, la stessa che crede di essersi guadagnata, ma che ancora sta aspettando.
«Cosa ti rende tanto sicuro, spadaccino?» chiede, inarcando il sopracciglio.
Zoro alza le spalle e rotola su lei, che lo accoglie con naturalezza, come se fosse quello il suo posto. A Robin basta il suo sguardo per tremare. D’eccitazione. Di rabbia. Forse anche di paura, perché per amare una persona così la si deve temere un po’.
«Il fatto che, nonostante tutto, sei qui».
Gira il volto fino ad aderire la guancia al cuscino non tanto per il fiato caldo e, per inciso, mai gradevolissimo di lui, quanto per il movimento sussultante del bacino che le ha dirottato il sangue verso il viso, ignorando la sua risata soffocata.
È vero. E ci tornerà domani, ed anche il giorno dopo, perché il suo corpo ha patito troppo per illudersi che una carezza qualsiasi possa scuoterlo come riesce a Zoro. Perciò, sebbene sempre sia un periodo molto molto lungo, non importa.
Robin ha denti a sufficienza per viverlo fino alla fine.
[300 parole]

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Capitolo 23
*** Mio ***


30. Mio
 
La schiena curvata di Zoro: è tutto ciò che riesce a mettere a fuoco quando gli occhi si riabituano alla luce.
Ed è segno dell’inevitabilmente prossimo abbandono.
Robin infila la mano sotto il cuscino e si preme il gomito sulla bocca, studiando con apatia gli scatti dei muscoli. Ne servono più di quanto potesse pensare per compiere un gesto semplice come allacciarsi gli anfibi. O forse è solo il fatto che siano così definiti a farglieli sembrare tali.
Zoro sposta il peso sulla gamba sinistra, il dorso si tende, l’incavo della colonna fa una breve comparsa. E le dita di Robin, che tanto ama quel solco, si ritrovano a toccare solo vertebre esposte in un misto di rammarico e mortificazione. Non vuole trattenerlo, e non può.
Il calore della sua pelle, tuttavia, le impedisce di staccarsene subito. Lascia sempre a lei le coperte, eppure il suo corpo è immancabilmente caldo, tanto caldo che senza volerlo quel fugace contatto si trasforma in carezza.
«Che fai?».
«Testo…».
Il sobbalzo del suo sopracciglio testimonia l’insufficienza della risposta, ma torna a distendersi nell’avvertire il movimento di quella mano, che, aggraziata, cinge il suo braccio depositandosi al centro del petto, il pollice sulla cicatrice, le altre dita appena sotto.
«…i frutti dei tuoi allenamenti».
«Non mi alleno per vanità» l’ammonisce, bloccando la peritura discesa delle sue dita all’altezza del proprio ombelico.
È duro, Zoro. Conosce la geografia del suo corpo anche meglio di lui e sa che non c’è spazio
per la tenerezza tra i reticoli dei suoi muscoli, quasi la carne si fosse rattrappita per effetto degli sforzi e del dolore.
«Lo so» sibila al suo orecchio, le labbra tanto vicine che Zoro sente l’esatto istante in cui la sua lingua si separa dal palato.
«Ma a beneficiarne non sono solo i combattimenti».
Sfrontata, maliziosa, ambigua.
Robin sa che a quel punto un gesto troppo esplicito può essere pericoloso, eppure, nell’avvertire il modo in cui respira di pancia, segno che la tentazione è abbastanza forte da farlo vacillare, si libera dalla sua presa, arrivando a sfiorargli il bordo dei pantaloni.
«Ah. Questo non è merito dell’allenamento…».
«Già. Questo è merito mio».






Angolo Autrice

...e non si poteva iniziare l'anno senza loro due!
Capitolo abbastanza velato, ma spero comprensibile...si? ^^
Che dire, lentamente mi sto avvicinando al primo giro di boa di questa raccolta...perciò non devo demordere!!
Intanto ringrazio chiunque segua/recensisca/legga/aprapersbaglioquestafanfic e faccio a tutti i miei migliori auguri di trascorrere un Anno fantastico e naturalmente...all'insegna dello ZoRobin!!!
BUON 2016!!

Alla prossima!!!



 

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Capitolo 24
*** Rumore ***


38. Rumore
 
La punta del piede deliziosamente arricciata è il primo sintomo. Zoro tenta di distenderla, quasi a voler prendere tempo, ma una mano gli artiglia la nuca, trascinando con sé pelle e capelli. Non ne ha più da concedere, Robin, che inarca la schiena e reclina il capo all’indietro, come a cercare qualcosa nel buio, forse l’ultimo contatto con la realtà.
Trova la sua spalla, il suo respiro, le sue dita che le percorrono il collo, il mento, fino all’orecchio per coprire una porzione di volto abbastanza ampia da permettergli di voltarlo, regalandole così una fugace visione del loro corpo bicefalo, riflesso sul vetro.
Zoro si protende sulla sua bocca, un bacio che cade male e non le centra le labbra.
È maldestro in amore quando tutte le battaglie sono vinte, quando stringendola tra le braccia ogni rumore si è spento e l’unico a rimanere vivo è quello della sua carne che scivola dentro di lei.
«Cosa ci vedi di buono in me?».
La sua voce proviene dal luogo in cui piacere e silenzio s’incontrano, eppure è greve e rigata da un livore che si arrotola fiero intorno ad ogni parola. È una domanda improvvisa, posta in un momento solo in apparenza sbagliato perché Robin è troppo vulnerabile ed esposta per potergli mentire.
«Niente» sibila, a fatica, dentro un sorriso. «Ma lo sento». Batte al centro del tuo petto.











Angolo Autrice
Beh, che dire? Approfitto di questo momento particolarmente ispirato e vi caccio una flash con lieve fluff nel finale...a volte ci sta ^^
Alla prossima!




 

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Capitolo 25
*** Lettere ***


05. Lettere 

Dorme ancora, Robin. Ha trovato un sonno tranquillo in un angolo del divano dove il chiarore che preannuncia l’alba non arriva.
Zoro la spia a distanza, seguendo la linea delle gambe fino al ventre, alla canotta dalla trama sottile che lascia indovinare troppe cose. Deglutisce.
È il momento. Non l’ha atteso, ma è quello giusto. Deve dirglielo.
Si avvicina, le allunga una mano sopra le labbra e sente appiccicarsi alle dita il ricamo del suo respiro, un frusciare profondo e calmo come quello del mare dietro le finestre.
Ne prende uno anche lui. Vuole dirglielo.
«Io».
Il primo passo è fatto. Ora occorre un verbo, altrimenti la frase non sta in piedi.
«Io ti a-».
Si blocca. La voce gli ha giocato un brutto scherzo, aggrovigliando le parole sulla lingua e distorcendone il suono.
Riprova.
Il tono è più cupo, più sicuro, ma non riesce comunque ad andare oltre la prima vocale e quell’«a» prolungata si disperde senza senso nell’aria. «Cazzo!».
Robin emette un mugolio che gli fa credere di averla svegliata con il suo scarso autocontrollo, invece la vede muovere i piedi per liberarsi delle coperte e rasserenarsi quando ci riesce.
Sospira.
I muscoli tornano a rilassarsi tanto rapidamente da far male, però non si arrende.
Allarga le narici, inspira a fondo e «Io ti…io…io…ecco...io...perchédiavoloècosìdifficileparlareconte?!?».
La guarda come se attendesse una risposta, ma lei dorme e l’unica cosa che Zoro riesce a constatare è di sentirsi un perfetto idiota.
Sono solo tre lettere, diamine!
«Io. Ti. Am-».
«Buongiorno».
Si allontana, fulmineo, prima che Robin possa metterlo a fuoco e scorgere il suo volto in fiamme. Ignora, in via precauzionale, anche il suo saluto. «Sta per sorgere il sole».
«Zoro, tu…» e si ferma subito. Una pausa che basta a suscitare in lui il sospetto che abbia sentito, che voglia delle spiegazioni o, al contrario, che non lo ricambi. Questo pensiero gli attraversa la mente un istante, eppure tanto basta per trasformare l’aria nei suoi polmoni in piombo e annichilire ogni altra sensazione, compreso l’imbarazzo.
«…stai guardando l’ovest».



Angolo Autrice
Hola!!! Sono tornata, dopo un sacchissssimo! XD E....s
iamo a 25!!!
Metà percorso è fatto....vedo la luce in fondo al tunnel, ma mi sa che è solo un treno in arrivo...;P
Alla prossima!

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Capitolo 26
*** Forse ***


08. Forse
 
«È tardi».
E lui non si muove, rimane fermo nella stessa posizione in cui si è addormentato poche ore prima, con il braccio cinto al suo fianco e il volto affondato nel cuscino.
«È davvero tardi» ritenta, stavolta imprimendo alla voce un tono più autorevole, che attecchisce solo in parte. Perché Zoro accenna una reazione, ma solo per allungare le dita sul suo seno e inchiodarla al letto.
Robin non si scompone. È abituata ai suoi modi e, pur ritenendoli un vero e proprio attentato alla sua calma, gli scosta la mano, ritrovandosela, poi, stretta al polso.
Si gira e i suoi occhi si piantano sul viso imperturbato di lui, che ancora dorme.
«Zoro, è…».
«…tardi? Ti avevo sentito già la prima voltaaawn».
Aggrotta la fronte, indispettita dalla sua apatia.
«Se non vuoi alzarti, lascia almeno che lo faccia io. Oggi si salpa».
Non ottiene risposta se non il borbottio con cui la trascina a sé, facendo aderire petto e schiena in un contatto che le procura un fremito nervoso. «Zoro…!».
«Ti si è inceppata la lingua sul mio nome per caso?».
Muove le labbra per formulare una frase, lui però la distrae con un bacio ruvido, sull’angolo della bocca, e quando Robin comprende le sue intenzioni è tardi. La mano di Zoro è già scesa tra le sue gambe.
Vorrebbe rimproverarlo, ma cercando un monito, trova solo un sospiro. «Hai avuto tutta la notte».
«Ti ho avuta tutta la notte».
«Ed è tardi».
«Gli altri ci aspettano».
Finge di assecondarla, Robin questo lo sa, eppure non riesce a reagire. La sua mente, infatti, si perde in pensieri disarticolati.
È il giorno della partenza. La lingua. I loro compagni si sveglieranno presto. Il respiro. Potrebbero entrare. Le dita. Vederli. Si muovono. Devono alzarsi. E bruciano. Però…
«Forse abbiamo ancora tempo».








 

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Capitolo 27
*** Delusione ***


12. Delusione
 
Il labbro è agitato da un lieve tremito nonostante lo tenga stretto tra i denti, ma è quando rompe il silenzio che Robin si rende conto di quanto il momento sia veramente imbarazzante. La voce, infatti, esita attorno ad ogni parola e si spegne del tutto in un «…può capitare a tutti» che le fa aggrottare le sopracciglia. Non è mai stata brava a consolare le persone e lo sguardo di Zoro, emerso dalle dita con cui si sostiene, o forse nasconde, il volto, gliene dà conferma.
«Non a me».
Robin sbuffa dal naso, si abbraccia i gomiti, rotea gli occhi: una sequenza di piccole manifestazioni di disagio per una situazione che reputa ridicola e che le regala comunque un senso d’impotenza. Non sa come affrontare la virilità ferita né come fargli capire che un singolo episodio non può compromettere il suo essere uomo. Che lui lo è e lo è stato molto più di tutti quelli che ha conosciuto.
Ed ecco, l’idea.
Zoro ha appena il tempo di vederla muovere una mano nel vuoto, quasi volesse stringere il nulla, che alcune braccia lo immobilizzano.
«Che cazz…!».
L’imprecazione muore alla vista delle mani che gli slacciano i pantaloni, mentre la rabbia muta in sorpresa. Cambierà ancora, lo sanno entrambi. Robin più di lui, perciò sorride, sollevando la botola.
«Consideralo un premio di consolazione».
 
Sul prato, Nami l’avvicina, agitando una bottiglia.
«Dov’è Zoro? Hic» chiede strascicando le lettere, visibilmente su di giri. «Voglio sfidarlo ancora! Hic».
«In palestra, ma non credi di aver bevuto abbastanza?».
«Cos…? No!».
Robin riesce malapena a fermarla, prima che afferri la scaletta e rischi di scivolare a terra.
«Su andiamo a letto».
L’altra oppone una debole resistenza, ma alla fine cede, accettando il braccio dell’amica.
«È stato divertente hic vederlo perdere hic una gara di bevute, vero? hic» e ghigna in una maniera resa meno inquietante dai pomelli rossi che le illuminano le guance.
«Certo» l’asseconda «ma conoscendo Zoro ha già trovato il modo per riprendersi dalla delusione».
«Tu dici?».
Stringe appena le dita, puntando la lingua sugli incisivi. «Oh, si».
 




Angolo Autrice

...e rieccomi! Scusate l'attesa, tempo di magra ispirazione e grassi impegni purtroppo T__T
Ma veniamo a noi...quanti hanno pensato che Zoro avesse toppato??? No, non sono così cattiva, perciò gli ho solo (!) fatto perdere una gara di bevute, tanto c'è Robin che pensa a risollevarlo (in tutti i sensi)! Santa donna! XD
In attesa della prossima ondata d'idee, della ripresa di Nami (che si sveglierà con un enorme mal di testa) e di Zoro (cui pure verrà il mal di testa, ma per ben altri motivi), vi saluto e vi ringrazio per seguire la raccolta! 
bye bye

ps: vi lascio un piccolo resoconto dei prompt già pubblicati (in grassetto) e di quelli che mancano, così. Visto che l'ultima volta mi son scordata -.-'

 
01. Amore 02. Cielo 03. Letto 04. Orgoglio 05. Lettere
06. Nuvole 07. Sciocco 08. Forse 09. Pericolo 10. Amicizia
11. Gioco 12. Delusione 13. Domani 14. Magico 15. Storia
16. Petto 17. Labbra 18. Occhi 19. Mani 20. Seduzione
21. Indifferenza 22. Risate 23. Pianto 24. Cadere 25. Dipendenza
26. Obbligo 27. Diritto 28. Mai 29. Sempre 30. Mio
31. Insieme 32. Nudità 33. Brivido 34. Notte 35. Giorno
36. Istinto 37. Promesse 38. Rumore 39. Memoria 40. Sognatore
41. Precario 42. Capolavoro 43. Scommessa 44. Tristezza 45. Serenità
46. "Non farlo!” 47. "Sì” 48. "Dimmelo” 49. "No” 50. "Scusa”

 

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Capitolo 28
*** Occhi ***


18. Occhi
 
Koala ha atteso a lungo il loro incontro, complice una nostalgia che aveva scoperto di provare non appena la nave aveva preso il largo. Era stato un distacco inevitabile e doloroso a causa della complicità maturata durante la permanenza di Robin a Baltigo, che aveva permesso a Koala di apprezzare dell’archeologa, oltre l’intelligenza, anche la discrezione e la disponibilità all’ascolto.
E Robin ascoltava qualsiasi cosa, dalle sciocchezze ai problemi, alle paure, fino al giorno in cui la giovane rivoluzionaria le aveva confessato una cotta.
A ripensarci le si arrovella lo stomaco, ma allora un bicchiere di troppo le aveva infuso il coraggio di chiederle un consiglio e Robin aveva risposto che per far capire ad un ragazzo il proprio interesse «il segreto sta nello sguardo».
Purtroppo né questo né i chiarimenti successivi – qualcosa sull’anima e su uno specchio – avevano aiutato Koala a dipanare i suoi dubbi. Tantomeno le era tornata utile la rassicurazione che per capire certe cose più che le parole, serviva il tempo.
Ora che di tempo ne è trascorso parecchio, Koala sarebbe pronta a riprendere il discorso, peccato solo che, in rifugio segretissimo (!), ci siano fin troppe persone. A decine, infatti, sono accorsi per ringraziare gli “eroi di Dressrosa”, creando un trambusto tale da permetterle a malapena di scorgerla tra la folla. Koala, però, non demorde e sgomita, cercando di non perderla di vista, mentre Robin fissa l’altro capo della stanza.
Quando la vede piegare leggermente gli angoli della bocca, Koala capisce di stare assistendo alla messa in pratica di quanto le era stato spiegato e inizia a prestare maggior attenzione ai dettagli. Un’accattivante flessione delle sopracciglia, un languido movimento degli occhi.  
Rimane quasi delusa nel constatare come un messaggio possa ridursi in termini così minimi, ma il fatto che Robin si allontani all’improvviso è una prova sufficiente: a chiunque fosse rivolto, il suo sguardo ha compiuto il proprio dovere.
Adesso, perciò, tocca a lei. «Sabo-kun!».
Sabo si gira e c’impiega qualche secondo a individuarla, poi, però, sorride.
E Koala sente il proprio cuore piroettare. Ora o mai più.
Stringe appena le palpebre, fa vibrare le ciglia, socchiude le labbra e, incredibilmente, Sabo la raggiunge.
«Koala…».
È vicino, troppo vicino, e serio, troppo serio. «S-si…?».
«Hai qualcosa nell’occhio per caso? Una scheggia? Posso bruciarla se vuoi».
E stupido, troppo stupido!
 
«Aghrrr! Robin! Questa cosa degli occhi non funziona!».
L’urlo collerico di Koala turba la quiete della città, ormai ridotta a cumoli di macerie, e di Zoro che, protetto dai resti di un vicolo, la osserva allontanarsi tra sbraiti e imprecazioni.
«Chi è quella mocciosa? E cosa hanno i tuoi occhi?».
Robin ridacchia.
«Niente. I miei occhi funzionano benissimo» e gli tira un lembo della giacca per avvicinarlo. «Sei qui, dopotutto».
«Eh?».




Angolo Autrice
Salve a tutti!!!! Ce ne ho messo di tempo, ma alla fine sono riuscita a farmi venire un'idea! W me!!! ^^
Lo so. Il capitolo è più un Sabo/Koala che uno ZoRobin, ma volevo tanto tanto riuscire ad ambientare una flash nella saga di Dressrosa senza cadere nel banale, tipo: Zoro è geloso di Law ecc...Inoltre devo ammettere che trovo proprio teneri questi due (SaKo, o KoSa...mah, avete capito); ad ogni modo giuro solennemente che il prossimo capitolo sarà più che mai acceso (eheheh) e più che mai ZoRobin!!! 
Alla prossima!

ps. A chi segue la raccolta (grazie, a proposito) consiglio di tenere a mente questo capitolo perchè ho intenzione di riprenderlo per un altro prompt! ;)

 

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Capitolo 29
*** Storia ***


15. Storia
 
«Me la rileggi?»
«Domani. Ora è tardi».
Chopper s’imbroncia deluso, ma consapevole di non avere abbastanza argomentazioni per replicare, visto che le sue palpebre si sono fatte tanto pesanti da spingere Robin a chiedersi se sia il caso di accompagnarlo mentre lo osserva infilarsi strascicante nella botola.
«E cosa succede dopo?».
La domanda, giunta alle sue spalle, la lascia perplessa un secondo, un po’ perché non si era accorta della sua presenza, un po’ perché le riesce difficile credere che Zoro sia davvero interessato alla risposta. Nel dubbio gliene concede una di cortesia.
«Bisogna usare l’immaginazione».
«Allora cosa succede secondo te?».
«Beh…» sospira, interrompendosi subito. Non sa ancora, infatti, quale piega prenderà il discorso, ma ha la sensazione che sia solo un pretesto. E a Robin i pretesti piacciono poco. «Di solito il principe sposa la principessa».
«Ma lei non bada molto a queste cose. E poi è in debito con il principe che l’ha salvata».
Di nuovo l’incredulità s’impossessa dei suoi occhi: ha veramente ascoltato tutta la storia!
L’eccezionalità del momento passa, tuttavia, in secondo piano rispetto al fatto che si sia alzato. Brutto, bruttissimo segnale.
«L’ha baciato».
«Lui ha ucciso un drago. Si merita più di un semplice bacio».
La prontezza della replica ha il pregio di aiutarla, finalmente, a comprendere: quella di Zoro non è curiosità, è strategia.
Le corde vocali le s’irrigidiscono, all’improvviso.
Il discorso è divantato allusivo e Robin non ama quel genere di premeditazione quando non ne è l’artefice, perciò non vuole dargli adito oltre. Se ne fa un punto d’orgoglio. «La rispetta, pertanto non osa chiedere di più».
Il ghigno che gli ingombra le labbra è inatteso, la spinge a mordersi le proprie, a mascherare la sorpresa con qualcosa di pratico – risistemare i libri ad esempio, a credere che l’indifferenza lo convinca a desistere. Invece no.
L’ombra di Zoro scivola sugli scaffali, rimpicciolisce fino a scomparire. Ora è dietro di lei, le cola un sorriso liquido nell’ansa dell’orecchio. «Forse non serve chiedere».
Si volta di scatto, frastornata, ma abbastanza lucida da restituirgli un’occhiata indignata che rende più onorevole la sua sconfitta.
Perché lì, a ridosso della libreria, aggiustano i conti: una lotta spietata, con gemiti appropriati al momento opportuno, qualche imprecazione tra i denti, le unghie conficcate nei reni, il vestito arrotolato sui fianchi, i ganci del reggicalze che gli si piantano sull’inguine, la carne che trema prima di consacrarsi all’immobilità.
Robin rovescia la testa, annaspando senza fiato, le sopracciglia aggrottate. «Sai che non sei principe, vero?».
Ride contro il suo seno. Vi ha avuto accesso poco e, mentre solleva la guancia, spia quella pelle arrossata, umida di saliva, dove persistono gli ultimi palpiti di piacere. «Beh, non mi sembra tu sia una principessa».


 
[450 parole]





Angolo Autrice

...e rieccomi!!!! In ritardo, mantengo la promessa fatta l'ultima volta, ovvero posto un capitoletto...come definirlo acceso? combattivo? lievemente hot? Fate voi. Di certo c'è che non ho da aggiugere molto, questi due parlano (poco) da soli, forse merita giusto una spiegazione la parte centrale. Se non fosse chiaro "il principe che uccide il drago" è un'allusione, di cui mi sono accorta mentre scrivevo, al fatto che anche Zoro ha ucciso un drago.
...beh le favole terminano con "E vissero felice e contenti", ma qui è il caso di dire "E vissero diabolici e contenti", no?;)
Ringraziando sempre coloro che mi seguono, recensiscono, leggono e quant'altro, vi do appuntamento al prossimo aggiornamento....quando? Boh XD
Alla prossima!!!

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Capitolo 30
*** Nuvole ***


06. Nuvole
 

È stata una pessima idea.
Robin si ritrova amaramente ad ammetterlo, mordicchiandosi il labbro: un vizio che credeva di aver estirpato da bambina e che torna utile ora, mentre la sua voce si sofferma sulle vocali molto più del dovuto, infischiandosene delle virgole, dei punti.
Errori banali e inaccettabili quanto quella smorfia così poco aggraziata di cui si vergogna.
Fortuna che c’è un accapo e può permettersi la pausa di un respiro. I polmoni trattengono l’aria – salina, fresca, calda –, la mente i profumi – di agrumi, di pelle, di ferro, di...
«L’abbiamo già letta questa».
Chopper capisce che Robin deve aver perso il filo della lettura dal modo in cui inarca le sopracciglia, perciò le posiziona il dito sulla riga corretta e attende di scoprire come faranno i bucanieri a fuggire dai nemici. Ma il racconto non prosegue.
«Non fermarti».
«Come?».
«Ho chiesto se ti senti bene».
Confusa, annuisce a quegli occhi ingenui nei quali, per un attimo, ha l’impressione di scorgere un altro sguardo, scuro, quasi ostile. «Ro-robin».
«Si?».
«Non ho detto nulla» si difende, ormai allarmato dall’inconsueta distrazione della compagna.
Vorrebbe rassicurarlo con quelle parole che tiene pronte sulla lingua, ma il fiato, troppo misurato, le consente di esprimersi solo con il sorriso. Non assomiglia a nessuno di quelli che gli rivolge di solito, tuttavia l’improvviso annuncio Sanji impedisce a Chopper di indagare oltre, il richiamo della fame fa il resto.
«Oggi» commenta, chiudendo il libro «sembri proprio avere la testa tra le nuvole».
Robin, a quel punto, fissa il cielo. La sua testa non ha raggiunto certe altezze, si è fermata molto prima.
All’osservatorio.
Dove una sua copia era andata ad avvisare Zoro che la cena era quasi pronta.
Decisamente una pessima idea.
«Non fare quella faccia. Potevi rilasciare il potere del frutto fior fior, no?».
Forse.






Angolo Autrice
Ehilà....c'è nessuno...? Sono io, quella scrive ogni tanto di questi due monellacci...vi ricordate di me??
Scherzi a parte. Imploro umilmente perdono per questo lungo periodo di assenza, ma all'ispirazione non si comanda e la mia se n'è andata in vacanza...con largo anticipo -.-" Ora però sembra tornata. Ebbene. Credo sia abbastanza chiaro cosa accade nella shot ("povera" Robin ^///^), tuttavia mi sembra giusto specificare (per maggior chiarezza) che le parole in corsivo e tra «» sono di Zoro, e precisamente sono le parole che Zoro rivolge alla copia di Robin. Mi ha sempre parecchio incurisito questo aspetto del frutto Fior fior (il fatto che Robin possa sentire ciò che i suoi arti fantasma sentono) e ho sempre desiderato sfruttarlo in una fic, beh ci sono riuscita!!!! XD
Bene, è tutto. 
Alla prossima!!!


ps: BUON 2017 A TODOS!!!

 

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Capitolo 31
*** Pianto ***


23. Pianto
 

«Se dovessi partire per un viaggio, dove ti piacerebbe andare?».
L’eco di quell’interrogativo si trascina nella realtà e accompagna il suo risveglio in un mondo che scopre tremante dentro i suoi contorni. Ma a tremare non è il mondo, è lui.
Gli viene da ridere nel constatarlo, il genere di risata che ti regala la vita quando si scampa ad un pericolo. Sospira un «cazzo», giusto per dimostrare a se stesso quanto sia idiota temere un sogno, e non gli è d’aiuto, perché, dopo, prova sollievo. È al sicuro, sono tutti al sicuro.
«Sei sveglio» dice una voce che lo costringe a voltarsi.
Robin è in piedi, accanto alla botola. La sua figura ritagliata nel buio gli fa credere per un attimo di stare ancora sognando.
«Già. Il caldo…».
Lei annuisce, ma è certo di non averla convinta. Per questo, nel sentirla avvicinarsi, pianta lo sguardo a terra. Una precauzione inutile, dal momento che Robin gli prende il volto tra le mani. Segue il profilo della fronte, del naso e delle labbra. Sembra capace di leggere anche con le dita, di scovare ogni piccolo segno di dolore tra le pieghe della pelle.
«Zoro, una vita che non attraversa la paura non esiste».
Dette da lei simili parole suonano tristemente autentiche. Così la stringe, si aggrappa al suo calore, al suo grembo, capace di riparare ogni cosa. Anche i sogni sbagliati.
Osservandolo, pensa a quanta gentilezza è mancata nella sua vita e si stupisce di potergliene dare, lei che ne ha ricevuta così poca. Non è lì che può trovarne altra e quella consapevolezza la fa arretrare di un passo, ma Zoro la trattiene. «Perché sei venuta?».
Robin non ha una risposta e mentre si stringe le spalle sembra tanto la bambina che non è mai stata e di cui conserva solo lo sguardo. Lo rivolge alle finestre ed è subito costretta a ritrarlo: le stelle sono troppo aggressive e i suoi occhi hanno già visto abbastanza luce infiammarle il sonno.
Occhi di cenere. Zoro sa che baciandoglieli non avvertirebbe il gusto del sale, perché, anche se sono bruciati dalle lacrime, Robin ha pianto solo in sogno.
«Perché sei venuta?» ripete, sfiorandole le gambe nude, facendola tremare e sciogliere insieme.
Brividi e calore, come nei suoi incubi. Forse Zoro riuscirà anche a farla piangere. Ma saranno lacrime dolcissime.
Quindi, guidandogli le mani sotto la veste, le esce un sospiro. «Per questo».











Angolo Autrice

YEAHHHHHHHHHHHHHHH!!!!! XD
Dopo non so neanche quanto, torno ad aggiornare. Che soddisfazione!!!!
Purtroppo sono stati mesi un pò frenetici e non sono riuscita a dare continuità alla fic, ma voglio essere chiara: non intendo abbandonarla (anche se con ogni probabilità la finirò nel 2030).
Perciò, ringraziando chiunque abbia la pazienza di sopportare i miei ritardi, vi saluto.
Alla prossima!!!

ps: ultima cosa, nella fic non lo esplicito, ma è chiaro che nei suoi incubi Robin vede Ohara bruciare, si?

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Capitolo 32
*** Sciocco ***


07. Sciocco
 

«La prima volta che ti ho visto, ho pensato fossi interessante e sciocco».
Zoro si rigira nel suo abbraccio per guardarla. Non capirà mai come le escano certe cose di bocca, ma sa che si sentirebbe offeso se l’appagamento non le avesse smosso una resina dolce negli occhi che smorza il divertito luccichio acceso dalla sua espressione esterrefatta.
Sbuffa. «E io che tu fossi un problema».
Robin ride, lui torna a fingere di dormire. Non vuole complicarsi quel momento di abbandono e le chiacchiere, pensa, complicano sempre tutto. Lei, però, non demorde.
«Hai mostrato un borsello pieno di monete e hai ordinato tutto il rum che potevi permetterti».
A quel punto aggrotta la fronte. Il discorso non quadra e alla fine cede. Rotola su un fianco e Robin l’asseconda stendendosi.
Ora ha tutta la sua attenzione.
«Come vicepresidente avevo l’obbligo di valutare possibili reclute».
«Perché non ti sei fatta avanti allora?».
«Tu eri un cacciatore di taglie. Io ne avevo una che mi pendeva sulla testa. La nostra sarebbe stata una conversazione di breve durata».
Vorrebbe suggerirle altri modi in cui avrebbero potuto passare il tempo, ma non ne è capace.
«Chissà. Forse mi avresti convinto» dice, tuttavia, a causa del ghigno che gli gonfia le mascelle, Robin non può prenderlo sul serio. 
«Mi sopravvaluti. Riesco a malapena a non permetterti di dormire».
«Sono sveglio, no?».
La resina dentro i suoi occhi si fa più spessa, mentre lui le allontana il lenzuolo dal corpo.
«Credi ancora che sia uno sciocco?»

 

[250 parole]
 




Angolo Autrice

...cioè è più di un anno che non aggiorno!?!?!!? O.M.G!!!!
Chiedo umilmente perdono a coloro che seguono (seguivano?) la fic. Non la abbandonerò, dovessi terminarla nel 2048! Quindi pazientate.
Per quanto riguarda il capitolo era un'idea che mi era venuta per una OS su un ipotetico incontro tra Zoro "Il cacciatore di Pirati" e Robin alias Miss All Sunday e visto che non ho mai nemmeno aperto un nuovo file per scrivere l'ho riciclata qui...eheheheh. Comunque ci tengo a precisare una cosa che non sono sono riuscita ad inserire nel testo....Robin pensa che Zoro fosse sciocco perchè, insomma, non si entra in un locale sbandierando ai quattro venti la saccoccia piena...eh! Detto questo, mi defilo.
Come sempre, grazie a chi legge/recensisce/aprepersbagliolaraccolta!!!
Alla prossima!!

 

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Capitolo 33
*** Cielo ***


02. Cielo


Forse c’era preoccupazione, forse addirittura ansia, raggomitolata in quelle due ultime sillabe.
Zoro, però, non è riuscito a cogliere nulla, distratto dal suo movimento repentino, inaspettato e dal conseguente peso che ora gli grava sullo stomaco.
Sarebbe comunque difficile credere all’onestà del suo interesse, perché Robin lo osserva con le palpebre socchiuse in uno sguardo affilato e il principio di un sorriso incastrato sull’angolo della bocca. Zoro ci preme le dita sopra, mentre beve un sorso veloce, non voluto, quasi di sfida. Trova la promessa di carne delle sue labbra, i denti, la fessura che gli permette di toccare il calore pastoso della sua lingua. Lei lo lascia fare. Lascia che le sue dita le scivolino sul mento, sulla gola, sull’incavo alla base del collo e giù, tra seni, fino ad arrivare alla curvatura delle costole. La sente allargarsi sotto i polpastrelli quando raccoglie un respiro che riaffiora più rumoroso, corrotto. A questo punto è Zoro a sorridere.
«Di qualcosa bisogna pur morire». E via un altro sorso.
«Un giorno, la bottiglia ti ucciderà».
Robin lo ripete di nuovo, aggiungendo un «davvero» per conferire a quelle parole l’autenticità di una profezia.
Il suo viso, tuttavia, tradisce un certo divertimento con l’unico risultato d’indisporlo e costringerlo a volgere il proprio lontano, verso il cielo. Se solo ci abitasse un dio da maledire!
«Ci vuole ben altro, lo sai».
Si, lo sa, ma non le importa perché l’astiosità dei suoi modi è contradetta dalla mano che tenta di far collimare i loro bacini.
Lo asseconda, oscilla, si piega in avanti, si ributta indietro senza perdere la presa delle gambe attorno ai suoi fianchi.
Zoro sussulta, deglutisce. Ha la gola secca, ma accetta il suo invito e si solleva, stringendola in grembo. «Robin…».
«Molla la bottiglia».
Vorrebbe dirle che non può, che ha sete, invece riesce solo a pensare a come sfilarle gli slip. Prova a tirarli verso il basso inutilmente. C’è poco da fare, seduti così, con lei in braccio, la bottiglia in mano, lo spazio troppo stretto per accontentarla con le dita e sperare in risultati ragionevoli. E allora un altro gulp a spezzargli il respiro, un altro tentativo con quel dannato elastico, un’altra risata sottile, mai piena perché ciò che ritiene volgare nella quotidianità, Robin nel sesso lo trova osceno.
«Mollala» ribadisce dentro un sorriso, reso impreciso dal labbro trattenuto tra i denti, senza interrompere il contatto visivo dal momento che l’unico cielo ad interessarlo, ora, è quello dei suoi occhi. Troppo vigili, troppo attenti mentre lui vuole solo vederla sciogliersi, diventare liquida, fusa, miele.
«Mollala». Ancora, e ancora. Finché non cede.
La bottiglia rotola a terra come l’ammissione dalla sua bocca.
«Se continui così, sarai tu ad uccidermi prima».


 
[450 parole]







Angolo Autrice

Non ho niente da aggiungere in realtà. Volevo fare un capitolo tendente al rosso-arancio perchè mancava da un pò e l'ho fatto ^^'.
Quindi ci vediamo.
Alla prossima!!!

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Capitolo 34
*** Cadere ***


24. Cadere
 

L’idea di andarsene non lo sfiora nemmeno.
Anche se Robin dorme e l’intenzione di svegliarla è rimasta tale, s’inginocchia a guardarla.
Spia i palpiti lievi del suo collo, i capelli sparsi sulle spalle, i seni addossati l’uno sull’altro con morbidezza, sorridendo al pensiero che, in fondo, non è tempo sprecato.
«Vedi qualcosa di tuo gradimento?».
A parlare, per dovere di cronaca, non è la Robin stesa sul divano, ma un’altra che emerge dall’ombra con le braccia incrociate e l’espressione di chi accetterà ironicamente qualsiasi risposta. E la risposta di Zoro è un suono disarticolato, un maldestro tentativo di apparire calmo dopo che la sorpresa gli ha svuotato i polmoni e fatto aumentare la temperatura di almeno un paio di gradi.
«N-non è come credi…».
«Fufufu. E cosa credo?» infierisce, vedendolo incassare la testa tra le scapole.
Ha già esaurito il coraggio della voce. Gli restano sguardo e mani per seguire l’invito della prudenza e andarsene.
Ma Zoro prudente non lo è mai stato. Le gambe di Robin, poi, sono lì, a pochi centimetri.
Perciò le tocca lo spazio tra le cosce, strette, bianchissime, e coglie il sussulto nei suoi occhi prima ancora che le salga alle labbra.
Quel verso gli restituisce l’audacia.
«Credi di avermi fatto cadere in trappola». E forza l’affondo, muovendo il medio contro l’inguine per uncinare il bordo degli slip, trovando, invece, solo carne e calore. Soprattutto calore. Gli attraversa le dita e va concentrarsi tutto sulle guance. Adesso ha il volto in fiamme.
«Direi più in tentazione…».
A parlare, sempre per dovere di cronaca, non è la Robin in piedi, ma quella che sembra raggomitolarsi come un gatto contro la sua mano e gli soffia felina dentro la bocca: «…ed è ben più di un'impressione».

 
[290 parole]










Angolo Autrice

Hola! I miei ritardi non sono certo una novità, ma lentamente mi avvicino alla meta. Ecco infatti il punto della situazione:

 
01. Amore 02. Cielo 03. Letto 04. Orgoglio 05. Lettere
06. Nuvole 07. Sciocco 08. Forse 09. Pericolo 10. Amicizia
11. Gioco 12. Delusione 13. Domani 14. Magico 15. Storia
16. Petto 17. Labbra 18. Occhi 19. Mani 20. Seduzione
21. Indifferenza 22. Risate 23. Pianto 24. Cadere 25. Dipendenza
26. Obbligo 27. Diritto 28. Mai 29. Sempre 30. Mio
31. Insieme 32. Nudità 33. Brivido 34. Notte 35. Giorno
36. Istinto 37. Promesse 38. Rumore 39. Memoria 40. Sognatore
41. Precario 42. Capolavoro 43. Scommessa 44. Tristezza 45. Serenità
46. "Non farlo!” 47. "Sì” 48. "Dimmelo” 49. "No” 50. "Scusa”

...dai non me ne mancano molte, no? Portate pazienza...
Forse dovrei dire qualcosa sulla flash, ma son stanca =__= perciò risponderò ad eventuali dubbi dalle recesioni ;)
Come sempre, alla prossima!

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Capitolo 35
*** Precario ***


41. Precario

 
Zoro ha ventuno anni e sta per morire.
Finalmente scoprirà se ha un posto riservato all’inferno e non ha rimorsi. Giusto qualche rimpianto, perché non vedrà Rufy divenire Re e trarre consolazione dalla propria morte è impossibile.
Non c’è niente di glorioso nel morire per autocombustione.
Alla fine l’alcol ha reso il suo corpo infiammabile, ma lui non ha imparato a tenersi lontano dal fuoco. Anzi.
Le abbraccia i fianchi, si punta su mano e ginocchia, la solleva per il bacino. Vuole abitare nella profondità della sua carne e guarda il fondo dei suoi occhi sperando di essere il benvenuto.
Ci trova un nome dentro. È l’ultima istantanea della sua vita.
Sorride perché è il suo. Zoro.
Poi il buio.
 
 
Zoro ha ventuno anni e sta per morire. Di nuovo. Questa volta, però, è quella buona.
Il tempo a sua disposizione, già precario, si è accorciato ulteriormente.
Il sangue gli infiamma le orecchie rimbombandogli nel cervello. Non ci vorrà molto prima che lo consumi del tutto.
L’ha detto, gliel’ha detto.
Cazzotiamo.
Un unico, ultimo, gemito prima del buio.
Tutta la vergogna che ha provato nella sua vita e in quella precedente non reggono il confronto con quanto sta provando ora, davanti all’espressione inebetita di Robin.
La vede respirare dal naso, recuperare il fiato che l’orgasmo le ha tolto.
Sulle sue labbra si sta già formando un «io» quando Zoro spalanca le proprie.
Le parole escono senza funzione di continuità, insieme a un repertorio di coniugazioni verbali.
«Capisco. Capirei. Capirò! Capisci?!».
Potrebbe consumare tutta l’aria della stanza se Robin non facesse fiorire due mani a tappargli la bocca.
«Se mi avessi lasciato rispondere, te lo avrei detto». È impazzito, o è arrossita?
«Dotto coso?».
«Anch’io».
 
 
Zoro ha ventuno anni e qualche minuto. E non è morto.
Forse l’inferno è davvero pronto ad accoglierlo, ma non ha fretta di accettare l’invito.
Il paradiso che tutti dipingono, invece, l’ha già conosciuto. C’erano nuvole di panna, persone con le ali e un dio che Rufy ha preso a calci in culo. Dubita di essere ben accetto lassù.
Perciò si gode il suo tempo terreno. Al momento sembra quasi una fetta del paradiso vero, quello che nessuno ha mai visto. Quasi.
Manca solo una cosa.
«Posso dirlo a torciciglio?».

 
[375 parole]

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Capitolo 36
*** Sì ***


47. “Sì”

 
«Tu sei una donna, giusto?».
Robin si dedica un secondo per rispondere. Vuole valutare se prendere alla lettera la domanda e ne approfitta per allargare i gomiti oltre i bordi della vasca, assumendo una posizione più comoda che da sola basterebbe a fugare i dubbi di Zoro sulla sua sessualità.
Non è passato inosservato, infatti, il sonoro gulp emesso dallo spadaccino nel momento in cui il suo seno ha fatto capolino dall’acqua, così come non passano inosservati i suoi impacciati tentativi di mantenere lo sguardo al di sopra delle proprie spalle.
«Te ne sei accorto ora?».
Coglie in ritardo l’ironia, ma il tempo gli ha insegnato a reagire in maniera meno scomposta, perciò, dopo qualche borbottio di disappunto, riesce a riprendere il discorso.
«Voglio dire. Sai cucinare e quelle cose lì, no?».
«Non come Sanji».
«Io non so cuocere neanche un uovo» confessa, abbozzando un sorriso e cercando i suoi occhi.
L’ilarità che li animava si spegne nell’esatto istante in cui li trova, perché Robin è sempre stata puntuale a capire.
La risposta le galleggia sul fondo della gola, pronta da giorni, eppure quando schiude le labbra, riesce appena a sussurrarla.
«…in due sarebbe troppo pericoloso…».
Zoro non si scompone, sposta la mira, annuisce. Il suo sguardo è colla.
Con la complicità dei mesi arriverà a capire che ha ragione e, forse, accetterà la sua decisione, per ora si limita a ricorrere a una scusa qualsiasi e ad uscire dalla vasca. È evidente che abbia ricevuto un colpo.
A Robin, invece, bastano solo pochi secondi. Fissa la sua schiena e sente la propria determinazione sgretolarsi contro la sua pelle.
Il tempo delle scelte sagge non le appartiene più.
«Non so cacciare però».
Dal modo in cui si volta a guardarla è facile indovinare l’anarchia dei suoi pensieri. Si avvicina.
Trova due occhi vibranti dentro un luccichio.
«È un sì?».
La fretta istintiva di sorriderle si fa avvertire ancor prima conoscere la sua risposta.
«Torna dentro e scoprilo».
 

 
[327 parole] 
 

 
«Robin».
«Mh?».
«È un sì, vero?».
«Fufufufu. Si, Zoro, è un ».
«Lo immaginavo».






 
Angolo Autrice

So che qualcuno di voi aveva ormai perso la speranza di rivedermi da queste parti e, invece, sebbene con cadenza praticamente annuale, riesco ancora a bazzicare nel sito. Ebbene, io da dire non ho poi molto, solo: che ho poco, pochissimo tempo (una quantità davvero miserimma) da dedicare a questi due; che vorrei tanto (ma proprio tanto tanto tanto) scrivere una drabble ambientata a Wano e che, giusto per contestualizzarla, la flash si colloca in un ipotetico post-OP in cui Rufy ha deciso di sciogliere la ciurma (si, non si capisce, perché è tutto volutamente nella mia testa e lì rimane ^-^")....che altro c'è? Ah si! Voglio dedicare questo ritorno a una mia vecchia lettrice (chi ha occhi per intendere, intenda....si lo so, lo so...non è così il detto, ma mi prendo una licenza letteraria).

Beh, alla prossima! (leggete pure prossimo anno.........forse).


 

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Capitolo 37
*** Letto ***


03. Letto
 

Quando anche la forza dei suoi fianchi perde intensità, Robin rovescia il capo all’indietro in una posizione che mette in risalto l’elegante linea della gola. Zoro ne approfitta per poggiarci le labbra, sentire sotto la lingua gli ansiti che la tengono viva trasformarsi in affanno e risalire a cercarle la bocca.
Vi trova un gemito gentile, mentre i muscoli si stringono un’ultima volta per regalargli lo stesso sollievo.
«Anf. Anf. Quindi era a questo che miravi?».
 
 
[Un’ora prima]
 
«Altro giro?».
Robin soppesa l’offerta. Sarebbe il terzo. Due è un buon numero. Semplice, tondo, quasi una cortesia. In fondo non capita spesso che Zoro spartisca una bottiglia. È il tre ad essere problematico, specie se le parole del libro che ha davanti cominciano a perdere nitidezza e il sorrisetto sulle labbra dello spadaccino inizia a sembrarle accattivante.
«Sei stranamente propenso alla condivisione stasera, Zoro».
«Te l’ho detto. Non amo bere da solo e poi non sei tu che critichi sempre le mie maniere, Robin?».
Il modo in cui pronuncia il suo nome le si fissa sui sensi con troppa facilità. E pazienza se la sua è una scusa – bere da solo un problema? Quando mai? – e le maniere cui allude riguardano ben poco il rum e molto più la biancheria sdrucita nel suo armadio…
«L’ultimo» concede.
«Assolutamente».
 
 
Zoro si solleva e le afferra il tallone ancorato ai lombi, stupendosi di trovarci aggrovigliati gli slip. Nella fretta deve essersi dimenticato di sfilarglieli. Rimedia e li lancia lontano dove lo sguardo rassegnato di Robin non arriva.
Poi si prende qualche secondo per guardarla, cercare in quel volto accaldato la donna che solo un’ora prima piegava la testa verso un libro e non contro il pavimento.
«In verità volevo farti smettere di leggere». Vorrebbe aggiungere che il sesso è stato un piacevolissimo imprevisto, ma Robin si tende sulla sua bocca, imprimendoci un bacio e un principio di risata.
«Fufufu. Non serviva il rum. Quel libro l’ho già letto almeno un paio di volte».


 
[330 parole]
 
«Comunque sono onorata che tu abbia voluto condividere la tua ultima bottiglia con me».
«Ultima...ultima...che cosa?!?»









 
Angolo Autrice

...E rieccoci!
Si è passato talmente tanto tempo che è meglio non pensarci, ma sono viva e lo Zorobin con me!
Alla prossima!


 

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Capitolo 38
*** Labbra ***


17. Labbra
 
Siede sul letto, avvolta nella sua nudità. Il palmo aperto di lui le scivola sulla spalla sudata, lungo il profilo del corpo e giù, sui lombi, due coppe di pelle che poco prima custodivano i suoi pollici. Le adora.
«Non ne hai abbastanza della mia schiena per stanotte?».
Zoro sostituisce alla mano lo sguardo e segue quella sfilza costole fino alla curva del seno.
«No». Con uno scatto la trascina sopra di sé. «Ma anche questo lato non è male».
Robin si aggrappa al suo petto, colta di sorpresa. Quelle parole le hanno tolto il pretesto del rimprovero e la sua espressione si ammorbidisce di un sorriso. Allarga le dita. Sente i muscoli contrarsi al suo tocco, la carne tesa - più rigida attorno alla cicatrice - il fremito d’impazienza che la scuote.
«Lo preferisco anch’io».
Zoro coglie una provocazione nella luce furtiva dei suoi occhi e un attimo dopo si ritrova con le braccia bloccate da un numero imprecisato di arti.
«Questo tuo potere è irritante» sibila dentro un ghigno greve che gli gonfia le mascelle. «Te lo hanno mai detto?».
Lei china il capo, quasi a rincorrere una risposta che già possiede.
«Non ne hanno mai avuto il tempo» e gli cala un bacio sul torace.
Certo. È una promessa di morte, ma a Zoro turba di più quella di carne delle sue labbra. Che si schiudono sopra il cuore e lo trasformano in un organo di fuoco. Che sono un ossimoro di voracità ed eleganza. Che lavorano le asperità del suo corpo fino a renderle ipersensibili. Che accompagnano il desiderio al varco dell’estasi.
Che hanno il sapore di lei. E ora anche di lui.
 
[280 parole]
 








Angolo Autrice

Ebbene si! Non è un'allucinazione! Sono di nuovo qui...a tempi record. *__* Non ci credo manco io, ma a quanto pare questo 2021 mi ha portato un'ondata d'ispirazione, quindi ne approfitto!
Questa flash è stata un pò strana da scrivere, perché non sono partita dalla parola (come capita la maggior parte delle volte), bensì dalla situazione: me la sono immaginata, ho iniziato a scrivere e a metà ho deciso quale sarebbe stata la parola chiave. Il risultato non mi è dispiaciuto, e a voi? Si, lo so. Sembra "troncata"...ma se avessi continuato a descrivere certi dettagli avrei sfondato il confine dell'arancio e raggiunto il profondo rosso ehehehe! 
Bene. Come sempre vi ringrazio per il tempo che spendete dietro a me, alle mie idee e ai due pucci qui sopra!

Alla prossima!!!!

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