Summer Time! di MagikaMemy (/viewuser.php?uid=33840)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: grandi notizie, prospettive interessanti e la Chocolate Dance ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: bravi cugini, gals innamorate e autisti sfortunati ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: un villaggio lussuoso, un cameriere sfigato e una folata di vento ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: surfisti vanitosi, bagnini un pò tonti e cuochi giganti ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: dichiarazioni segrete, attrazione fisica e una cucina di matti ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: richieste a sorpresa, momenti imbarazzanti e concorsi di bellezza ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: orgoglio maschile, sigle romantiche e sorprese sulla spiaggia ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: baci rubati, distanze colmate e incomprensioni amorose ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: accappatoi scomparsi, docce movimentate e cuffie da donna ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: strani flashback, chiacchiere tra ragazze e scommesse 'pericolose' ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: scherzi banali, lacrime improvvise e macchie d'erba ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: gite inaspettate, gelati alla fragola e fermate sbagliate ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: succhi alla papaya, baci notturni e vendette d'amore ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: gelosie inaspettate, viaggi nel passato e baci al sapore di pioggia ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: piscine deserte, onde perfette e lattine svuotate ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: phon bruciati, falò sulla spiaggia e sussurri eccitanti ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: sogni inaspettati, magliette ridicole e biscotti di riso ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: goodbye. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: grandi notizie, prospettive interessanti e la Chocolate Dance ***
Nota dell’autrice:
Ciao a tutti! E’ da parecchio che non inizio una
nuova
storia a capitoli, anche perché ero totalmente presa da ‘New Kingdom
Heroes’…fanfiction che attualmente non ho molta voglia di continuare XD
Oh, ma
la finirò, credetemi, solo che per il momento non ho in programma
nessun nuovo
capitolo.
Ok, ora spiego brevemente come mi è venuta in
mente questa
storia: prima di tutto perché avevo voglia di scrivere qualcosa di
estivo e
pieno di energia; poi perché stavo facendo i piatti e, visto che avevo
esaurito
il mio repertorio di canzoncine da cantare in queste situazioni
(lavaggio dei
piatti, passaggio della scopa, pulizia con lo straccio del salotto etc etc) mi sono messa a pensare a una bella
storia nuova e divertente, e mi è venuta in mente questa roba.
Spero vi piacerà, comunque non penso sarà molto
lunga,
dipende se avrà successo o meno.
Come al solito, vi invito a recensire o a
lasciarmi una
critica, almeno saprò se è il caso di continuarla.
Grazie a tutti dell’attenzione, buona lettura e
buon
divertimento con ‘Summer time’!
p.s. Questo primo capitolo è lunghissimo, ma non
penso
saranno tutti così, tranquilli ^___-
NOTA: ringrazio l’autrice CaskaLangley per
avermi fatto
notare alcuni errori riguardanti Tokyo e la moda giapponese. Mi spiace,
non era
mia intenzione offenderti, avrei dovuto informarmi meglio prima di
scrivere di
Gals e Gotich Lolita e di Ikebukuro. Spero di aver chiarito la
situazione. Ciao
ciao
SUMMER
TIME!
Capitolo 1: Grandi
notizie,
prospettive interessanti e la Chocolate Dance
Sora svoltò a sinistra, correndo, e oltretutto
rischiando di
inciampare sul pavimento bianco del corridoio.
Ma porca miseria, perché la sua aula doveva essere
proprio
l’ultima dell’ultimo corridoio dell’ultimo piano?
Sperava vivamente che il prossimo anno gli
avrebbero
assegnato una classe migliore.
E poi certo, sperava anche che i compagni
rimanessero gli
stessi, o che almeno restasse con Roxas e Kairi.
La sua bellissima, perfetta,
stupenda, ma irraggiungibile Kairi.
Sbuffò, tenendo il cellulare stretto in mano.
Perché, perché lei aveva una cotta per Riku da
qualcosa come
cento anni?
Cos’aveva Riku più di lui?
Non che avesse qualcosa contro di lui,
intendiamoci: Riku,
insieme a Roxas, era il suo migliore amico dai tempi delle medie.
Ma nono sopportava l’idea che tutte le ragazze
della scuola,
compresa ovviamente Kairi, trovassero difficile resistere al suo
fascino.
Oh, ma quell’estate sarebbe stato diverso.
Quell’estate, finalmente, avrebbe dichiarato i
suoi
sentimenti a Kairi.
Le avrebbe detto tutto quello che sentiva, e
lei…bè, lei
probabilmente o l’avrebbe mandato a quel
paese oppure si sarebbe suicidata, sconvolta dalla rivelazione di
quello che
credeva essere il suo più grande amico.
Finalmente raggiunse la sua classe.
Da fuori si sentiva tutto il baccano che Roxas e
gli altri
stavano facendo.
Bè, era l’ultimo giorno di scuola, il migliore per
darsi
alla pazza gioia.
Quando entrò, Sora vide Roxas e Kairi al centro di
un
cerchio creato dagli altri compagni.
Entrambi ballavano a ritmo della musica che Wakka
aveva
messo in sottofondo.
Kairi sapeva la canzone a memoria, e sussurrava le
parole,
concentrandosi sui movimenti delle braccia che lei e Roxas facevano in
simbiosi.
Oh, no!
Tutto, ma la Chocolate Dance no!
Sora si fece largo tra i suoi compagni,
posizionandosi in
prima fila.
Trovò Naminè e nella confusione, la prese per un
braccio.
“Nami! Nami! Ho una notizia bomba!”
“Cosa?” le urlò Naminè, che non riusciva a sentire
a causa
della musica.
“Devo dirvi una cosa! A te e agli altri!”gridò
lui, in
risposta.
Naminè lo guardava.
Ok, non aveva capito niente, ma era comprensibile,
in mezzo
a quel casino.
Proprio in quel momento Wakka, che era l’addetto
allo
stereo, spense la musica per cambiare cd.
Sora guardò Kairi e Roxas, che si allontanavano
dal cerchio.
Cercò di avvicinarsi, mentre Tidus e Yuna si
affrettavano a
prendere il posto dei suoi due amici e gli altri ragazzi e ragazze
gridavano impazziti,
in preda all’euforia dell’ultima ora di scuola.
“Kairi! Rox! Ma che cavolo avete combinato?”
chiese quando
li ebbe raggiunti., sconvolto.
Kairi si mise a
ridere.
“Eddai, So, la tua danza è piaciuta a tutti! Non è
vero
Rox?”
“Puoi dirlo forte, cuginetta. Ha lasciato tutti a
bocca
aperta” rispose Roxas, scuotendo i capelli biondi, un grande sorriso
che gli
illuminava il viso.
Sora era terrorizzato da quei due, a volta.
Insieme erano seriamente pericolosi.
A prima vista era impossibile pensare che fossero
cugini, ma
in momenti come quello era facilmente comprensibile che avessero gli
stessi
geni.
“Sapete benissimo che quello stupido ballo l’ho
inventato
per la figlia dei signori Tendugii! Quella specie di strega non si
addormentava, se non gliela facevoquando i suoi non c’erano! Fare da
baysitter
a quella specie di mostro è peggio che prendersi cura di un macaco in
una
stanza frigorifera con la luce spenta!”
“Bè, è risultata utile!” esclamò Kairi, entusiasta.
Roxas gli fece l’occhilino, divertito.
“Tranquillo, abbiamo sottolineato che era di tua
invenzione.
Non mi stupirei se, all’uscita, ti chiedessero l’autografo.”
“Vi odio.” Disse Sora con sincerità.
Kairi stava per rispondergli, ma il suono della
campanella
la interruppe, e l’unica cosa che sentirono tutti e tre fu l’urlo
liberatorio
degli studenti.
Sora sorrise, tappandosi le orecchie con le mani.
Era finita, finalmente.
Da ora era ufficialmente in vacanza.
Non vedeva l’ora di godersi l’estate.
La sua estate.
**
Il pomeriggio, Sora andò, come sempre, a Shibuya,
verso la
statuta di Hachiko.
Era lì che, ogni giorno, dopo le cinque, lui e gli
altri si
incontravano per passare un po’ di tempo insieme.
Quando arrivò, ancora col fiatone per la corsa
fatta affinché
prendesse la metropolitana in tempo,erano già tutti lì: Riku, Roxas,
Naminè,
Selphie, Tidus, Wakka, Yuna, Rikku, Paine, Wakka e, ovviamente, Kairi.
Sora, non appena riuscì a intravederla da lontano,
ebbe un tuffo
al cuore.
Eccola là, appoggiata alla statua, l’aria fresca
del tardo
pomeriggio che le accarezzava il viso e le scompigliava leggermente i
capelli
scuri e splendenti, dello stesso colore delle more in estate.
Dio, come poteva essere così…terribilmente
perfetta??
Scosse la testa e
corse verso di loro.
Riku, che era intento a leggere uno dei suoi
‘preziosissimi’
libri, alzò lo sguardo e sorrise beffardo.
“Chi non muore si rivede, So.”
Sora, riprendendo fiato, lo mandò a quel paese.
Rikku lo osservò, preoccupata: “Sora, siediti un
attimo,
riprendi fiato.” Propose, affabile.
Sora gli fece l’occhiolino.
“Tranquilla, Ri-chan, sto bene.”
“Allora, Sora “ cominciò Paine, con la sua solita
impazienza, la voce un po’ tetra “ cos’è questa grande notizia che
dovevi
darci?”
Sora sorrise raggiante, come se non vedesse l’ora
che
qualcuno glielo chiedesse.
Si mise in una posa assurda, degna del miglior
anime
demenziale in circolazione, e gridò con tutto il fiato che gli era
rimasto: “HO
TROVATO LAVOOOOOORO!”
Silenzio.
Kairi inarcò un sopracciglio.
“E questa sarebbe una grande notizia perché…?”
Sora, che evidentemente si aspettava una simile
reazione, si
grattò la punta del naso, euforico.
“Perché, con le mie incredibili capacità orali, e
mettendo a
frutto la mia ineguagliabile conoscenza della psicologia, ho convinto
il mio
datore di lavoro ad assumere anche voi!”
Gridò l’ultima parola più forte che potè,
sicuramente per
esaltarne l’effetto.
Che, però, fu molto deludente, visto che Riku si
tolse gli
occhiali che usava per leggere con tono scocciato e lo guardò come
fosse
impazzito.
“Cosa ti è saltato in mente?? Guarda che nessuno
ti aveva
chiesto una cosadel genere!”
Sora sussultò.
Non aveva assolutamente previsto una reazione
simile!
Che razza di ingratitudine!
“Ehi, dico, abbiamo passato tutto l’inverno a
lamentarci
perché non avevamo un soldo! Ho cercato per mesi un lavoro, e quando mi
hanno
chiamato mi è sembrata un’occasione da non perdere…”
Riku stava per ribattere, ma Roxas gli mise un
braccio
davanti.
“Dài, Riku, ora calmati. E tu, So” Sora lo guardò,
con
un’espressione simile a quella di un cagnolino a cui il padrone ha
appena schiacciato
la coda per gioco “perché non ci hai chiesto niente di questa storia?
Voglio
dire, noi siamo in dodici, non sarà facile disdire prima ancora di
esserci
presentati!”
“Cosa?! Volete licenziarvi?? Ma come? IO l’ho
fatto perché
sapevo che voi tutti avevate bisogno di soldi!”
“E questo è vero, Sora” disse Naminè, paziente “ma
è anche
vero che qui si parla di lavoro. Non è uno scherzo. E inoltre, nessuno
di noi
aveva preso seriamente in considerazione l’idea di mettersi a lavorare.
Non
quest’estate, almeno.”
Yuffie fece un cenno di assenso con il capo,
agitando lo
strano caschetto tinto con ciocche arancioni.
Kairi sembrava pensierosa, poi si alzò e andò al
fianco di
Sora.
“Bè, ragazzi, dài…in fondo potrebbe essere
divertente!”
esclamò, positiva.
Sora la guardava, senza parole.
Dio…possibile che lo appoggiasse anche in queste
cavolate?!
Non avrebbe osato chiedere di più, in una persona.
Lui non si meritava una come lei, sul serio.
“Cosa?! Ka-chan, starai scherzando, spero!” pregò
Wakka,
seriamente confuso.
Kairi si mise a ridere: “Oh, dààài, che un po’ di
lavoro non
ha mai fatto male a nessuno! Riku, tu non hai bisogno di soldi, per
l’università? Durante l’anno dovrai
concentrarti solo sullo
studio per superare gli esami, non penso avrai tempo di lavorare…”
Riku sbuffò.
Ok, forse aveva ragione.
Con aria infelice, mise gli occhiali in tasca e,
acchiappando il libro, raggiunse Kairi e Sora davanti agli altri senza
dire una
parola.
Kairi rivolse uno sguardo d’incitamento a Roxas e
Naminè,
che si guardarono.
“Cosa vuoi fare?” chiese Roxas, titubante.
Naminè arrossì, e si guardò i piedi, intimidita.
“Bè…a dire il vero, ora che ci penso…il materiale
per la
pittura è diventato davvero costoso…”
Roxas si girò verso Kairi e le fece l’occhiolino.
“D’accordo, cuginetta.” Prese Naminè per un
braccio e la
portò accanto a Riku “Veniamo anche noi.”
Kairi lo osservò, scettico: “Da quando hai bisogno
di soldi,
tu? Lo zio è fin troppo generoso, con te!”
Roxas sghignazzò, con un’aria un po’ preoccupante.
“Oh, ma non posso certo lasciare sola la mia
cuginetta, no?”
Kairi alzò gli occhi al cielo.
Bene, ci mancava solo un Roxas nella fase
iper-protettiva.
Grandioso.
Un ottimo modo per iniziare le vacanze.
Yuffie emise una leggera risata, divertita dalla
faccia di
Sora, che sembrava essere in paradiso, ad avere tutto quell’appoggio.
Però, era davvero carino.
“D’accordo, ci sono anch’io.” Si alzò e prese per
mano Rikku
e Paine “Ragazze, voi venite vero?”
Paine sembrava parecchio combattuta, ma Rikku era
tutta
emozionata come una bambina che sta per andare al parco divertimenti.
“Bè, Yucchan, noi gals abbiamo bisogno di soldi
per comprare
i vestiti migliori, no?!” E, con un gesto rapidissimo, lei e Yuffie
acchiapparono Paine per le braccia.
La ragazza, senza essere minimamente scossa, si
fece portare
tranquilla dagli altri.
Yuffie e Rikku si scambiarono un’occhiata d’intesa
e,
all’improvviso, lasciarono la presa.
Paine cadde per terra con un tonfo, mentre gli
altri
assistevano alla scena, divertiti.
Inizialmente sembrava che stesse per infuriarsi,
come suo
solito, ma poi scoppiò in una delle sue rare, rarissime risate.
“E va bene, e va bene, Anche noi gotich lolita
abbiamo un
cuore. E poi non voglio restare da sola mentre voi ve la spassate tutti
quanti
insieme.”
Sora sorrise, al settimo cielo, e insieme agli
altri guardò
Selphie, Tidu e Wakka.
I tre erano ancora lì, seduti a terra, Selphie a
gambe
incrociate, lo sguardo un po’ perso.
Tidu e Wakka si alzarono praticamente
contemporaneamente, e
sorridenti si avvicinarono a Sora e gli diedero il cinque.
Tidus gli colpì una spalla, amichevole.
Sora sentì la sua autostima risalire tutta d’un
colpo.
Kairi fece qualche passo
avanti a Selphie e le tese una mano.
L’altra la guardò un po’ frastornata.
“Non lo so, Kacchan. Io non…”
Kairi inarcò un sopracciglio.
Sfoderò la sua ultima risorsa.
Le schioccò uno sguardo complice.
“Sai, d’estate ci sono un sacco di ragazzi carini
che lavorano.”
Selphie balzò in
piedi alla velocità della luce e iniziò
ad agitare il braccio verso gli altri.
“ECCOMI, SONO QUI! NON SCORDATEVI CHE CI SONO
ANCHE IOOO!”
Tutti scoppiarono a ridere, elettrizzati dalla
novità.
L’aspettativa di passare anche tutta l’estate
insieme schiacciava
ogni timore della fatica che avrebbero dovuto fare.
Qualsiasi lavoro fosse stato, ne sarebbe
sicuramente valsa
la pena.
Riku, nonostante tutto, era abbastanza contento,
mai però
come Sora, che distribuiva sorrisi e pacche sulle spalle come volantini.
Roxas gli salì sulla schiena esuberante.
“Allora, impiastro, dov’è che lavoreremo?”
Sora sorrise ancora una volta, col cuore che gli
stava per
scoppiare.
“All’Issho Ni Natsu Club. A Osaka. E’ un villaggio
turistico,
e cercavano con urgenza dei ragazzi dai quindici ai ventitrè anni. Non
so bene
quali mansioni dovremo svolgere, ma…”
“Qualsiasi cosa sia, l’affronteremo insieme!!”
gridò Rikku
con grinta, lanciando un pugno verso il cielo.
Sora socchiuse gli occhi, guardando le nuvole
confondersi
con i grattacieli della città.
“Già” disse, quasi tra sé “sento che sarà un
estate davvero
grandiosa.” |
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Capitolo 2 *** Capitolo 2: bravi cugini, gals innamorate e autisti sfortunati ***
Piccola
nota: lo so che le vacanze estive in Giappone
durano poco più di un mese, ma… non penso che la storia si ambienterà
in un
arco di tempo così corto, quindi…fingete che la realtà sia un’altra
ovvero…che
anche lì le vacanze durino tre mesi o giù di lì ^^ °°. Eheh, ok ho
finito,
buona lettura XD
CAPITOLO
2:
bravi cugini, gals innamorate e autisti sfortunati
Roxas sbadigliò, esausto.
Oddio, non avrebbe mai dovuto andare a letto così
tardi.
Eppure sapeva di dover partire la matina dopo,
cosa gli era
saltato in mente?!
“Cuginetto! Ehi, Roku-chan! Sei sveglio?”
Una Kairi piena di vita gli agitò una mano davanti
agli
occhi, facendolo tornare alla realtà.
Kairi si sedette sul marciapiede accanto a lui,
con la sua
valigia enorme accanto.
Roxas le sorrise, gli occhi un po’ gonfi: “Scusa, Kacchan. Non ho dormito molto,
stanotte.”
“Anche tu sei eccitato?!” chiese la cugina, felice
che
qualcuno avesse provato le sue stesse emozioni.
A dire il vero, Roxas non era minimamente turbato
al
pensiero di passare tre mesi lontano da casa, notti e week-end
compresi; ma non
se la sentiva di deludere sua cugina, quindi decise di fare buon viso a
cattivo
gioco.
“Già,” mentì, “sono un po’ emozionato.”
Lo disse più che altro per far sfogare Kairi, che
infatti
inizio subito a parlare.
“Anche io…cioè, lo ammetto, mi sento un po’
spaventata. Non
sono mai stata lontana da casa per tutto questo tempo…da sola, poi…”
Roxas studiò il viso di Kairi.
Era un po’ arrossata all’altezza delle gote, e le
erano
anche comparse delle macchioline rosse sulla fronte, cosa che accadeva
soltanto
quando era davvero agitata.
Roxas le cinse le spalle con il braccio,
rassicurandola.
“Ma non sarai sola. Ci sono io con te. E poi
saremo tutti
insieme! Vedrai che ci divertiremo come matti!”
Kairi lo guardò, un po’ più tranquilla.
Roxas era davvero il miglior cugino del mondo.
“RAGAZZIIIIIIIIIIII!!! STA ARRIVANDO IL
PULLMAAAAAN!!”
“Dio, Sora, non c’è bisogno di urlare così!” gridò
Wakka,
con le mani sulle orecchie.
Sora mise il broncio, che durò poco più di
quindici secondi,
poi tornò al suo solito sorriso dall’aspetto un po’ infantile.
Si voltò verso Kairi e Roxas, che erano distanti
dagli
altri.
“Roku, Kacchan, venite si o no?!”
Roxas aiutò la cugina ad alzarsi dalla panchina,
poi
entrambi presero le loro valigie e si avviarono verso il parcheggio del
centro
commerciale dove si erano dati appuntamento con gli autisti dello staff
del
villaggio.
Sora, alla notizia che quel posto avesse
addirittura un pulmino,
aveva subìto una specie di shock, e per un minuto buono era rimasto a
bocca
aperta con il telefono in mano, cosa che l’altro interlocutore, il
vice-direttore del villaggio, aveva preso come un atto degna del più
grande
cafone di tutta l’Asia.
Fortunatamente, Sora aveva raccontato, era
riuscito a
riprendere il controllo della situazione…almeno fino al momento in cui
l’altro
non se ne era uscito con la frase ‘per quanto riguarda la divisione dei
dormitori, vi informeremo una volta arrivati’.
Qui Sora aveva rischiato un collasso per la
seconda volta.
Punto uno: quanto cavolo era lussuoso quel cacchio di club o villaggio o qualsiasi altra
cosa fosse per avere un PULLMINO??
Ma soprattutto…punto due: COSA INTENDEVA DIRE CON
‘DORMITORI’????
Il povero Sora aveva chiesto spiegazioni e…bè, non
era stato
facile informare gli altri che il contratto prevedeva anche che loro
dormissero
là, mangiassero là…VIVESSERO LA’!
E per tutta l’estate!
Dopo aver appreso la STRAZIANTE VERITA’, Riku
aveva lanciato
uno dei suoi libri ( più pesante degli altri, oltretutto) verso Sora,
che, dal
canto suo, era riuscito ad evitarlo per un soffio.
Nonostante questo piccolo inconveniente, però,
Riku e Sora
sembravano gli unici ad avere qualcosa in contrario; gli altri,
infatti, si
erano dimostrati più che entusiasti.
Il pullman del villaggio non era molto grande, ma
per il
loro piccolo gruppetto sarebbe stato più che sufficiente, osservò Kairi.
Con l’aiuto dell’autista, i ragazzi misero le loro
valigie
nel porta bagagli (ci volle un’INFINITA’ per far entrare il set di
borse rosa
confetto di Yuna, perché lei continuava a gridare di stare attenti, che
c’era
roba fragile, là dentro. Ma porca miseria, pensava Roxas, andavano là
per
lavorare, mica per la settimana della moda a Parigi!), poi presero
tutti posto
all’interno della vettura e partirono.
IL viaggio non era molto lungo, ma, fosse durato
anche venti
giorni, nessuno ci avrebbe fatto caso, tutti eccitati com’erano.
Dopo circa una mezz’oretta di cammino, Sora si era
avvicinato all’autista, mentre gli altri continuavano a parlare
indisturbati.
“Ehi, amico, posso usare il microfono?” chiese
improvvisamente all’uomo che era alla guida.
Doveva avere una trentina d’anni o giù di lì, ed
aveva n bel
pizzetto che gli troneggiava sul mento.
“Come ti pare, basta che non fate troppo casino!”
“Ooooh, ma come, fare casino? IO?!”
domandò Sora, indicandosi con le mani aperte
sul petto, il tono di voce fin troppo innocente.
L’autista continuava a guardare la strada,
concentrato, ma
con la punta dell’occhio vide Sora girarsi verso i sedili con il
microfono in
mano.
“EHYYYY, RAGAZZI!! Facciamo un ripasso delle cose
che abbiamo
portato, ok?” chiese, gridando nell’apparecchio.
Kairi fece un sorriso un po’ imbarazzato, mentre
Riku, come
al solito, cercò di andare contro a Sora.
“Sora, potresti, per favore, per favore, lasciarci
in pace
almeno durante il viaggio?!” gli chiese, con un tono però più irritato
che
supplichevole.
Yuna e Rikku, che fino ad un attimo prima erano
intente a
cantare a squarciagola una canzone di Namie Amuro, si tolsero le
cuffiete
dell’I-pod e raggiunsero Sora.
Roxas si girò verso Naminè, confuso: “Cosa
vogliono fare??!”
Naminè rise delicatamente, divertita un po’ per la
situazione, un po’ per la faccia dell’amico.
“Oooh, tranquillo, Roku-chan. Non daranno fuoco al
pullimno,
stai tranquillo.”
Ma Roxas non era affatto, affatto…tranquillo.
Sapeva benissimo cosa erano capaci di fare quei
tre insieme.
Sora criticava tanto gli atteggiamenti che Kairi e
Roxas
avevano quando erano insieme, ma non si rendeva conto che quando stava
con
Rikku e Yuna era anche peggio.
Oooh, molto peggio.
Sperò per qualche minuto che, per una volta, quel
trio
d’inferno li avrebbe lasciati in pace…ma il suo sogno andò in frantumi
quando
Yuna diede una pacca così forte alla spalla del conducente che a
momenti gli
faceva uscire l’osso.
“Ehi, dico, signorina! Qui io sto cercando di
lavorare!”
“Yo, amico, non agitarti! Non hai nulla da temere!
Dimmi
solo dov’è lo stereo e poi ti lascio in pace, giurooo!”
L’autista inarcò un sopracciglio, e un po’
spazientito le
indicò la posizione della radio e del lettore CD.
In quel momento intervenne Rikku, uno strano
bagliore negli
occhi.
“Un lettore CD? Ancora meglio! Ricchan, passami il
mio zaino
di Prada, please!”
Riku la guardò, sconvolto.
“NON-CHIAMARMI-RICCHAN! Sai che non lo sopporto!!!”
“Oooh, ma tesoro, è l’unico modo per far capire
agli altri
quello che c’è tra noi due!” disse Rikku con semplicità, convintissima
delle
sue affermazioni.
Riku era arrossito come un peperone, e ora stava
quasi in
piedi sul sedile.
“Ma non c’è niente, tra noi due!! Quante volte
devo
ripetertelo??” chiese, sfinito.
Rikku gli mandò un bacio, fingendo di non aver
sentito la
sua risposta, e Riku, arrendendosi, le lanciò la borsa.
Nel frastuono generale, Sora era un po’ sperduto,
e
continuava a guardare prima Yuna, poi Rikku, poi il microfono, poi
ancora Yuna,
girando la testa come se stesse partecipando a uno scontro di ping-pong
a tre.
“Ragazze, ma cosa…”
“SHHHH, tranquillo,
Socchan! Lascia fare a noi!” esclamò Yuna, tappandogli le labbra con un
dito.
Nessuno ci fece caso, tra tutto quel caos, ma Yuna
ne
aproffittò per guardare Sora dritto negli occhi.
Il ragazzo era ammutolito, e ricambiò lo sguardo,
un po’ a
disagio.
Yuna continuava a fissarlo, con i suoi due occhi
di colori
differenti.
Poi, improvvisamente, gli fece l’occhiolino e,
come se nulla
fosse successo, si voltò verso Rikku.
“Allora, Ri-pyon, che CD vuoi mettere?”
Sora, senza smentire la sua ingenuità, che
evidentemente gli
si era installata nel DNA al momento della nascita, alzò le spalle e si
preparò
a parlare nel microfono di nuovo, ma Rikku glielo tolse di mano prima
che
potesse dire qualcosa.
“ALLORA, MY FRIENDS, COME STA ANDANDO IL VIAGGIO?”
Gli altri guardavano quello strano spettacolo,
parecchio
scossi.
Rikku non sembrò scoraggiarsi: “Lo so, lo so,
Socchan non è
un gran dj…fortunatamente, però, le
vostre Ri-pyon e Yucchan sono qui apposta per questo!!”
La musica che avevano messo in sottofondo dava un
grande
senso di allegria, e così le due ragazze, assieme a Sora, iniziarono a
fare un
elenco delle cose che avevano portato.
“Ricchan, amore mio, spero che tu abbia portato il
costume
da bagno!” disse dopo circa venti minuti Rikku, e a Kairi per un attimo
sembrò
che avesse gli occhi a forma di cuore.
Riku sollevò lo sguardo dal suo I-pod nero.
“E anche se fosse?” chiese, un po’ spaventato da
quel tono
minaccioso.
Rikku era tutta un sorriso, come sempre.
“Non vedo l’ora di vedertelo addosso!! Spero che
sia blu, si
intonerebbe ai tuoi meravigliosi occhi!”
Riku alzò i famigerati occhi verso il cielo, poi
tornò a
cercare qualche canzone decente sull’I-pod.
Ma tra tutte le ragazze di Tokyo, proprio una gal
doveva provare
a rimorchiarlo??
Lui odiava le gals.
O meglio, non erano tra i suoi soggetti preferiti.
Involontariamente, gettò uno sguardo verso Sora,
che stava chiedendo
al microfono se qualcuno si era ricordato di portare i marshmellow
ripieni di
gelatina.
Ecco.
Quello sì che era un soggetto che gli piaceva.
Note del’autrice:
Ma come ho aggiornato in fretta XDXD! Me lo dico
da sola,
che tristezza -____-…allora, spero che anche questo secondo capitolo vi
sia
piaciuto!
E’ leggermente più corto dell’altro, in efffetti,
e
nell’idea originale questo chappy doveva comprendere anche l’arrivo al
club, ma
poi ho pensato che era più d’effetto finirlo così, con una frase
parecchio
strana riguardo Riku.
Vi starete chiedendo: quindi la storia è yaoi??!
Io vi rispondo: aspettate, aspettate e vedrete, che di capitoli ce ne
saranno
parecchi, e di casini e incomprensioni e incontri ne avverrano fin
troppi…
Spero vivamente che andrete avanti con la lettura!
E ora, le risposte alle recensioni!
SoraRoxas: io e te ormai siamo amiche! Grazie
mille per aver
recensito anche quetsa mia storia! Per quanto riguarda Xaldin e Xigbar
che
fanno i bagnini…spiacente, per loro ho altri lavori in mente ^__^ ma tranquilla, anche il bagnino che ho scelto
è molto dotato e capace XD! Diciamo che con l’acqua ha un certo
feeling, e con
questo ho detto tutto! Ok, basta che ho già fatto anche un piccolo
spoiler, e
non è assolutamene da me XD! Spero continuerai a seguirmi! Un bacione
Yunie the Black Angel: grazie mille per tutti i
tuoi
complimenti, e….mi spiace, ma per i pairing rimango in assoluto
silenzio!!! Comunque, per alcune coppie ci hai
azzeccato,
per altre…ohohohoho *risata malefica*. Sapete come sono fatta, con me
lo yaoi è
sempre in agguato! Potrei decidere di inserirlo e poi toglierlo, oppure
lasciarlo, ma solo per alcune coppie, o magari non inserirlo
affatto…eeeeeh, io
sono complicata da capire! Spero di averti incuriosita abbastanza! Un
bacio
anche a te
Ringrazio voi e Goddes of Water per aver inserito
questa
storia tra i preferiti! Grazie, veramente!
Infine, un ‘grazie’ anche a coloro che leggono
senza
recensire! Grazie, vedere tante letture mi rende felice! Mi raccomando,
però,
ogni tanto fatevi anche sentire con un commento! Anche una critica o un
consiglio per migliorare il mio stile! Un bacio a tutti, aggiornerò il
prima
possibile.
GRAZIE PER AVER LETTO QUESTO CHAPPY ^__^
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3: un villaggio lussuoso, un cameriere sfigato e una folata di vento ***
CAPITOLO
3: un villaggio lussuoso, un cameriere
sfigato e una folata di vento
Il resto del viaggio fu ancora più stressante
della
partenza, ma fortunatamente Osaka non era molto lontana da Tokyo, così
verso
mezzogiorno il pullmino, finalmente, giunse a destinazione.
La vettura, una volta sorpassato un enorme
cancello azzurro,
aveva proseguito per tutto il vialetto che conduceva alla spiaggia
privata del villaggio.
Sora, guardando dal finestrino, cercava già dei
punti di
riferimento per sapersi muovere con più sicurezza.
I villaggi turistici gli erano sempre piaciuti, li
trovava
estremamente divertenti.
Insomma, era un po’ come un paese, no?
Potevi spostarti quando ti pareva, andare dove
volevi, con
CHI volevi…
Il ragazzo, mentre il pullmino raggiungeva
l’anfiteatro,
accanto alla piscina, osservò Kairi con finta noncuranza.
Per il viaggio aveva indossato dei jeans lunghi
fino alle
ginocchia e una canottiera rosa che si allargava sul fondo intonato al
nastro
con cui aveva i capelli legati in una piccola coda alta.
Perché, perché era così splendida?
Come osava anche solo SPERARE che una come lei
potesse
ricambiare…sì, insomma…un essere inutile come lui?
D’accordo, forse aveva troppa poca autostima…ma
avrebbe
scommesso miliardi di yen che, se Riku le avesse chiesto di uscire,
Kairi
avrebbe accettato in un batti baleno.
Era sicurissimo che lei fosse innamorata di Riku,
ma
nonostante questo non riusciva proprio a togliersela dalla testa.
Roxas, l’unico a cui Sora aveva raccontato del suo
amore non
corrisposto, gli aveva fornito due soluzioni: trovare qualcun’altra o
diventare
gay.
Ora, non che Sora avesse qualcosa contro gli
omosessuali,
anche perché era chiaro come il sole che anche a Roxas piacevano gli
uomini
(cosa che, però, aveva sempre negato con decisione), ma lui era sicuro,
sicurissimo di essere etero.
Altrimenti si sarebbe innamorato, chessò, di Riku!
Gli vennero i brividi al solo pensarci.
“Emh, Socchan…non per interrompere il primo e
ultimo momento
di riflessione della tua vita, ma siamo arrivati!”
Sora si accorse solo allora che Rikku gli aveva
gettato lo
zaino addosso, mentre tutti gli altri scendevano dal pullmino.
Frettolosamente,
raccolse tutta la sua roba e si avviò verso l’uscita.
Prima di uscire, fece in tempo a veder Yuna che
parlava
all’autista, il quale aveva una faccia parecchio sfinita.
“Oh, my love, mi mancheranno tanto le tue urla!”
disse la
ragazza, agitando i capelli tinti e sbattendo gli occhi imitando un
atteggiamento civettuolo.
Il conducente la squadrò, contrariato.
“E’ stato il peggior viaggio della mia vita. Grazie a voi penso che chiederò la pensione con
parecchio anticipo.”
Yuna gli fece l’occhiolino e, divertita, abbandonò
il campo,
lasciando l’uomo da solo, stravaccato sul volante ed esausto per il
viaggio
stancante.
Ah, gli adolescenti…
***
L’anfiteatro era davvero enorme, con gli scalini
dipinti di
bianco e blu, e il palco al centro sarebbe stato capace anche di
ospitare la
più grande delle scenografie, spazioso com’era.
Solo allora Riku si accorse che un uomo era in
piedi sul
palco, e li guardava da lontano.
“Prego, venite pure avanti, ragazzi. Voi siete il
gruppo di
Tokyo, giusto?”
“Esatto, signore. E io sono Mayumi Sora, quello
con cui
avete parlato al telefono.” Si presentò Sora in fretta, riprendendo
fiato per
aver trascinato da solo la valigia sua e di Selphie, che era dovuta
correre
d’urgenza in bagno.
L’uomo, che indossava un completo grigio e una
cravatta
rosso cremisi, studiò Sora e il resto del gruppo con occhi di falco.
Aveva gli occhi
gialli, giallissimi, come quelli dei gatti, e uno strano segno sulla
fronte,
che si intravedeva tra i capelli lunghi
fino oltre le spalle, di un colore così chiaro da sembrare quasi
azzurro.
Kairi rabbrividì un poco.
Odiava i tipi eccentrici, e questo sembrava il
rappresentante massimo della categoria.
Sora, che era rimasto con la mano sospesa in aria
come un
emerito idiota, definizione in cui si riconosceva a pennello, in
situazione
come queste, giustificò il gesto grattandosi il capo e cercando di
sfoderare un
mezzo sorriso.
“Emh…eheh, siamo arrivati il prima possibile, come
mi aveva
chie…”
“Sì, molto bene. Io sono Yokoyama Saix, vice
direttore del
villaggio, e vostro tutore in assenza del mio capo.” Rispose
meccanicamente,
guardando il blocco di appunti che teneva in mano.
Sora si voltò per vedere gli altri, che
ricambiarono con
un’alzata di spalle, della serie ‘non chiederci niente, ne sappiamo
meno di
te’.
Sora, che, come sempre, era rimasto da solo coi
problemi di
tutti, cercava qualcosa di intelligente
da dire per rompere quel silenzio, ma fortunatamente il signor Yokoyama
riprese
la parola.
“I dormitori sono laggiù, accanto alla cupola che,
per la
cronaca, funge da sala da pranzo. Al suo interno ci sono anche le
cucine. Nella
piscina qui accanto, che potete tutti vedere da qui” ci fu un’alzata di
occhi
generale nella direzione indicata dalla penna di Yokoyama “ è presente
anche un
bar, dove vengono serviti regolarmente gli aperitivi, i cocktail per il
dopo-colazione, il dopo-pranzo, il dopo-cena e, ovviamente, lo spuntino
pomeridiano.”
Kairi e Paine si scambiarono uno sguardo
preoccupato, mentre
Naminè cercava di memorizzare più informazioni possibili.
Sora sperava che avesse finito, ma presto si
accorse che
Yokoyama si era fermato solo per riprendere fiato, perché poi riprese
il suo
discorso, con lo stesso tono robotico di prima.
“A dieci metri da qui ci sono poi i campi
sportivi, dove si
svolgeranno le varie attività dei club, quali basket, baseball,
minigolf,
tennis, calcio e pallavolo più, ovviamente, una palestra fornita dei
più
moderni attrezzi ginnici in circolazione.”
“Ovviamente” si fece scappare Selphie, tappandosi
poi subito
la bocca con ambedue le mani.
Yokoyama le lanciò un’occhiata che, Selphie ne era
sicura,
le avrebbe tolto il sonno per molte notti, poi continuò a mitraglietta.
“Oltre la piscina c’è la spiaggia privata del
villaggio,
dove naturalmente è presente un chiosco per le granite e per l’affitto
di
gommoni, pedalò, cannotti, materiale per le immersioni e tavole da
surf. Infine
“ Sora trasse un sospiro di sollievo, che però gli morì in gola non
appena il
vice direttore lo notò “ la reception è all’ingresso, appena dopo il
cancello.
I bungalow dei clienti sono sparsi per tutta l’area turistica, ad
eccezione
della zona ristorante e dei campi sportivi. Spero di essere stato
chiaro.”
Roxas alzò gli occhi cielo.
“Come un cristallo, direi.”
Yokoyama evitò di commentare il tono sfacciato con
cui il
ragazzo aveva risposto.
“Ora vi informerò circa le vostre mansioni.
Mayumi, Songoku,
Sakura, Tachibana. Voi sarete i camerieri.”
Sora avrebbe voluto mettersi a piangere.
Gli sarebbe andato bene tutto, avrebbe fatto
qualsiasi cosa,
ma NON il cameriere.
Lui ODIAVA servire ai tavoli.
Per fortuna, Roxas Wakka e Tidus gli avrebbero
fatto
compagnia.
Sospirò, agitato.
Almeno non c’era il rischio che Kairi avrebbe
lavorato con
un ragazzo.
Poi rifletté un attimo, ansioso.
Un momento…ma…lui era sicuro che fossero cinque
ragazzi…
…
NOOOOOOO!!
Non era possibile!!!
Perché, perché, perché, perché??
Cosa aveva fatto di male per meritarsi una simile
ingiustizia?
Forse era stato un serial-killer nella sua vita
precedente.
O uno spacciatore.
Sì, era l’unica spiegazione possibile.
“Signore, dammi la forza…” pensò, disperato,
abbracciando la
valigia e praticamente in lacrime.
Roxas lo notò, scioccato.
Certo, Sora era proprio sfigato…l’unico ragazzo
che non
avrebbe fatto il cameriere era Riku,
che, casualmente, era anche il ragazzo che piaceva a Kairi, di cui però
era
innamorato Sora…non male, come triangolo.
Se non altro, sarebbe stato sicuramente divertente
veder
quei tre e i loro casini.
Per fortuna, lui non era così sciocco da
innamorarsi.
Ne era sempre stato più che convinto: lui non era
proprio il
tipo da perdere la testa per qualcuno.
Non era mai successo, e non sarebbe avvenuto
neanche in
futuro, ne era convintissimo.
Il signor Yokama si voltò verso le ragazze.
“La signorina Kobayashi e il signor Yamamoto
lavoreranno al
chiosco sulla spiaggia.”
Kairi sorrise a Riku, il quale aveva una delle
solite espressioni
apatiche stampate sul volto; nel frattempo, Sora era rimasto come
paralizzato, con tanto di sguardo spento
e avvoltoi che gli svolazzavano intorno credendolo un cadavere.
Roxas, vedendo l’amico ridotto in quello stato,
pensò bene
di fare qualcosa.
Anche perché non gli andava a genio che la sua
adorata e
piccola cuginetta stesse ventiquattr’ore su ventiquattro con uno che
aveva tipo
metà della popolazione femminile Giapponese ai suoi piedi.
Mentre cercava di trovare una soluzione per
evitare che sua
cugina cominciasse una relazione con
Riku, e, quindi, che Sora si suicidasse a quindici anni legandosi a un
masso e
gettandosi in piscina, Yokoyama stava spiegando a Rikku e Naminè che
loro avrebbero
lavorato al bar della piscina, mentre Paine e Yuna sarebbero state le
lavapiatti
al ristorante.
Yuna, non appena sentì quale sarebbe stato il suo
compito,
guardò prima le sue unghie, poi Rikku, con un’espressione disperata.
“No, dico, è uno scherzo per caso? Honey, sai
quanto le ho
pagate queste unghie?” chiese, mostrando le dita a Yokoyama, il quale
indietreggiò col capo, come schifato.
“Signorina…”
“Katagiri. Katagiri Yuna.” DISSE Yuna,
frettolosa.
Yokoyama sospirò, paziente.
“Signorina Katagiri, mi creda, quando comincerete
a lavorare,
si accorgerà che le unghie saranno l’ultimo dei suoi problemi. E’ già
una
fortuna che abbiamo accettato di dare lavoro a delle gals.”
Kairi trattenne il fiato.
Oh, no.
Tutto, ma questo no.
Yuna era una ragazza un po’ impulsiva, poco
tollerante, ma sapeva
sempre controllare la sua rabbia.
L’unica cosa per cui perdeva davvero le staffe
erano le
critiche verso le gals; quando qualcuno diceva una frase contro di
loro, come
‘sono la vergogna del Giappone’,, Yuna era capace di spaccare il setto
nasale
dell’infortunato senza nemmeno avvertirlo.
Era un pericolo pubblico, in quei casi.
Guardò preoccupata Yuna, insieme agli altri, anche
loro a
conoscenza di questa sua ‘debolezza’.
La ragazza era diventata rossa dalla rabbia, e
guardava Yokoyama
con una faccia da film horror.
“Prego?! Cosa vorrebbe insinuare??”
Yokoyama, sorpreso
dalla risposta della giovane, stava per rispondere, ma fortunatamente
Sora si
intromise nella conversazione, tappando la bocca di Yuna, che intanto
agitava
le braccia e borbottava delle parole che, sicuramente, non si sarebbero
rivelate molto educate.
Sora sorrideva, imbarazzato.
“Eheh, ha sempre voglia di scherzare, la nostra
Yucchan!
Vero, Roku?”
“Come no? E’ una simpaticona!” mentì Roxas,
chiedendosi
perché, come al solito, Sora lo avesse messo in mezzo.
Yokoyama non sembrava affatto convinto, ma
evidentemente
decise di sorvolare.
“…d’accordo, fingerò di non aver assistito a
questa scena.
Meglio sorvolare. Ecco, Mayumi, queste sono le chiavi dei vostri
dormitori. E
poi, dovresti distribuire questi
ai tuoi compagni e…alla signorina Katagiri.”
Sora, con la mano libera, prese il mucchio di
fogli che il
vice direttore gli aveva consegnato, mentre con l’altra stava ancora
tappando
la bocca di Yuna.
Vedendolo in difficoltà, Roxas si avvicinò e
afferrò i due
mazzi di chiavi.
Yokoyama gettò un
ultimo sguardo al gruppetto e, dopo aver
fatto un breve inchino, si allontanò.
Stava per uscire dall’anfiteatro, quando però si voltò di nuovo.
“Spero passerete una bella estate. Buon lavoro, e
buon
divertimento.”
E, detto questo,
abbandonò la zona, per poi dirigersi verso la piscina.
Tutti erano ammutoliti, ma il silenzio si spezzò
quando Yuna
morse la mano di Sora.
“Ahia! Ma porca miseria, Yucchan, potevi anche
essere
delicata!” si lamentò il ragazzo, studiando la mano arrossata e il
segno dei
denti dell’amica.
Yuna gli fece la
linguaccia, poi guardò i fogli che Sora aveva in mano, mentre gli altri
si
avvicinavano.
“Sora, che roba è?” chiese Roxas, e il gruppo si
era
accerchiato accanto e dietro Sora per poter veder meglio.
Sora diede una rapida letta.
“E’ il regolamento. Ci sono scritti tutti gli
orari e cose
così.”
“Che intendi con ‘cose così’?” chiese Kairi, che
sentiva un
cerchio alla testa.
Sora arrossì quando i loro sguardi si
incrociarono, cosa a
cui Kairi sembrò non fare nemmeno caso.
“Quello che ho detto. Come dobbiamo comportarci
coi clienti
e sul posto di lavoro, i vari numeri della reception eccetera eccetera.”
Roxas era ancora parecchio scosso.
“Ma scusa, fami capire, quand’è che dovremmo
cominciare a
lavorare?”
“Domani. Yokoyama me l’aveva detto anche al
telefono, che il
giorno del nostro arrivo ci saremmo dovuti sistemare.” Spiegò Sora,
porgendo
alcuni fogli a Kairi, e insieme cominciarono a distribuirli tra loro.
Selphie osservò per
un attimo il sole ancora alto nel cielo.
“Bè, che ne dite? Andiamo a sistemare i bagagli?”
Rikku saltò in
schiena a Riku, il quale l’afferrò soltanto per non farla cadere, anche
se
controvoglia.
“Sììììì, dài, così ci facciamo un giro! Che ne
dici,
Ricchan?”
“NON-CHIAMARMI-RICCHAN!” disse Riku per la
millesima volta,
mentre Rikku gli circondava il collo con le braccia, visibilmente
felice come
una pasqua.
Naminè prese il manico del suo trolley bianco
latte e
sorrise, timida come sempre.
“Ragazzi, i dormitori sono laggiù. Forse ci
conviene andare
ora, così dopo possiamo visitare bene il villaggio.”
“Nacchan ha ragione. Intanto posiamo soltanto i
bagagli, poi
li disferemo con calma.” Propose Kairi, che, presi i suoi bagagli,
iniziò a
camminare verso i dormitori con Naminè al fianco.
Tutti si affrettarono a raccogliere le loro
valigie sparse
per l’anfiteatro, poi insieme passarono davanti alla cupola dove i
clienti
avrebbero mangiato.
L’edificio era trasparente, e dall’esterno si
vedevano decine
e decine di tavoli rotondi, alcuni più grandi di altri, circondati da
sedie bianche e ricoperti con tovaglie
ricamate.
Wakka emise un fischio di apprezzamento, mentre
Sora e Kairi
erano un po’ più avanti.
Tutti gli altri si erano fermati davanti alla
cupola, a
fissare il suo interno, imbambolati.
Kairi sospirò e vide dei piccoli bungalow in
lontananza.
“Ehi, Sora, devono essere quelli!”
Sora, che era rimasto a fissarla imbambolato, come
sempre,
sussultò e guardò dove indicato.
“Ah, sì! Sicuramente! Uuuuaaaah, guarda quanti
sono! Chissà
se possiamo dormire tutti insieme!”
Sora, preso com’era a contemplare i bungalow, non
notò che,
per una volta, Kairi lo stava fissando.
La ragazza vide un’improvvisa folata di vento
agitare i
capelli castani dell’amico, mentre la camicia a quadri azzurri e verde
chiaro
svolazzava, mostrando a tratti il
pancino piatto e dalla carnagione un po’ scura.
Ok, doveva ammetterlo, Sora in quei momenti era
figo da
morire.
Un momento…ma…cosa, come…come poteva pensare certe
cose??!
Lui era Sora, accidenti! SORA! Il suo migliore
amico,quello
che aveva sempre visto come un fratello, che chiamava anche tre volte
al
giorno, di cui conosceva a memoria la casa e la camera da letto!
Fissò il ragazzo ancora una volta, senza nemmeno
accorgersene.
Aveva il solito sorriso dai tratti infantili
stampato sul
volto, e gli occhi azzurri erano illuminati dall’entusiasmo.
Arrossita, scosse la testa strizzando gli occhi,
cercando di
pensare a qualcos’altro.
Fortunatamente non ci volle molto, visto che Rikku
corse
avanti a loro, portandosi dietro il trolley verde mela.
“RAGAZZI! Guardate, sono lì!”
Kairi, felicissima di aver trovato una scusa per
non dover
restare ancora lì da sola con Sora, la raggiunse con fin troppo
entusiasmo,
tanto che per poco non cadde con la faccia sul sentiero di terra
battuta.
Riuscì a recuperare l’equilibrio per un soffio, ma
fece
finta di nulla e continuò, assieme a Rikku, a correre verso i loro
dormitori.
***
“Oh cavolo, sono enormi!”
“Bè, mi sembra ovvio, dobbiamo dormirci in
parecchi…”
“Oh mio Dio, ragazzi, questo posto è…è gigantesco!
Voi siete
solo in sei!”osservò Paine, chiedendosi il perché ci fosse uno spazio
così
grande.
Tutti si erano fermati sulla soglia.
Il bungalow era diviso in tre stanze da letto,
ognuna delle
quali ospitava a sua volta un letto a castello e uno singolo, con tanto
di
armadio.
Tra due camere da letto c’era un bagno enorme, e
la porta si
affacciava su un salottino che avrebbe potuto ospitare facilmente anche
una
dozzina di persone, con un divanetto, qualche sedia e una poltrona
davanti a un
piccolo mobile con una tv sopra e un angolo cottura.
Su un lato, infine, un tavolo rotondo in plastica
e delle
altre sedie.
Il tutto aveva un’aspetto un po’ country, ma
decisamente
elegante.
Le ragazze si guardarono per un attimo, poi
Selphie gridò:
“IO MI PRENDO UN LETTO SINGOLO!” e corse verso il dormitorio accanto a
quello
dei ragazzi, rubando le chiavi a Kairi, che,insieme alle altre, le andò
dietro,
speranzosa di trovare un letto decente.
Sora uscì sul portico in legno del loro bungalow,
dove Kairi
rideva come una matta alla vista di Selphie che, per la fretta, non
riusciva a
infilare le chiavi nella serratura.
La guardò intensamente, e Kairi, per caso, si voltò verso di lui e gli sorrise.
Sora sentì un tuffo al cuore.
La cosa buffa era che, senza saperlo, Kairi stava
provando
la stessa emozione che sentiva lui.
Note dell’autrice:
Oh mio Dio ragazzi, ma quanto mi diverto a
scrivere questa
storia! E penso si veda, visto che non faccio che aggiornare XD!
Allora, alla fine abbiamo scoperto la verità: a
Kairi sta
iniziando a piacere Sora! Bè, sì, una
bella notizia…peccato che io sarò moooolto sadica…chissà perché, ma
penso
proprio che quei due dovranno affrontare
parecchi problemi, prima di dichiararsi! OHOHOHO *risata
malefica* ^O^!
Ok, adesso risponderò alle vostre recensioni!
^___^ Dio,
quanto amo questa parte!
Piccola_Stella_Senza_Cielo: ti ringrazio
tantissimo per i
tuoi complimenti ^__^ A quanto ho capito non vuoi che Riku si metta in
mezzo a
Sora e Kairi…mi spiace, allora, ma nei prossimi capitoli penso che lo
odierai
ancora di più! Comunque per ora i
personaggi sono ancora pochi…ma dal prossimo capitolo aumenteranno
^____-
SoraRoxas: adoro le tue recensioni, mi fanno
sempre morire
dal ridere XDXD! Comunque di pairing, come ho già detto, ce ne saranno
sia yaoi
che normali…ma…molti personaggi fingeranno di essere quello che non
sono, qui…ecco
perché non c’è ancora nessun pairing ufficiale…e per quanto rigurda
QUEL
pairing…MWAHAHAHAH! Tu mi conosci troppo bene! Ma credimi, solo perché
sono la
mia coppia preferita non vuol dire che sarò buona, al contrario, ne
vedranno di
cotte e di crude! Eheh! Anche a me fanno
paura Xaldin e Xiggi-chan in costume…quindi per loro ho trovato un
ruolo più
che appropriato, che scoprirete tra breve!
Goddes of Water: a me invece, pensa, i marshmellow
con la
gelatina dentro non piacciono affatto XD ma ho pensato che Sora fosse
il tipo
da mangiare queste cose, quindi li ho inseriti per dargli un’immagine
ancora
più bambinesca (poverino, come se non l’avesse già d per sé… nda)
(…perché, perché
te mi descrivi sempre come un pidocchio di sei anni? Nd Sora) (perché
io ti
immagino così! Ma tranquillo, è il tuo fascino! Nda) (-____- e ciò dovrebbe consolarmi perché??? Nd Sora)
(perché penso che anche a Kairi piaccia questo lato del tuo
carattere…alcune
ragazze adorano i maschietti un po’ ingenui nda) (…continua a
descrivermi in
tutta la mia infantilità, mi raccomando! ^^ nd Sora ) (eheh…che
capacità di
persuasione nda). Per il RiSo…oh, tranquilla, che qui ci sarà spazio
per
pairing di tutti i tipi, anche due o tre per un solo personaggio! Non
sto
scherzando, ve l’avevo detto che la ficcy sarebbe stata piena di casini
e
intrecci sentimentali…perciò tranquilla, anche te sarai accontentata! E
poi…il
nostro Sora è il più richiesto, diciamocelo! Per ora, nella storia ha
già tre
pretendenti! Chi lo sa, faccio sempre in tempo ad inserirne un
quarto…ahaha
Riguardo all’idea di Rikku innamorata di Riku…non
ho la più
pallida idea di come mi sia saltata in mente, te lo giuro, ma l’ho
trovata
abbastanza originale, perciò l’ho messa. Mi diverto molto a scrivere di
Rikku,
è il mio personaggio preferito, in questa ficcy..e nei prossimi
capitoli
verrano svelati dei lati del suo carattere parecchio inaspettati…
Yunie the Black Angel: che bello vederti così
curiosa XDXD
per i paring…come sempre, non mi sbottono! Aspetta e vedrai! Chissà,
magari
verrai accontentata, o magari no… ma quanto sono crudele! MWAHAHAH!
Grazie
mille per i tuoi complimenti ^//^
INFINE, RINGRAZIO COLORO CHE LEGGONO SENZA
RECENSIRE! UN
ABBRACCIO ENORME, GRAZIE GRAZIE GRAZIE! AL PROSSIMO CHAPPYYYY
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4: surfisti vanitosi, bagnini un pò tonti e cuochi giganti ***
Capitolo
4: surfisti vanitosi, bagnini un po’ tonti e
cuochi giganti
“Non è giusto! Kacchan, diglielo anche tu, che
questa è
un’ingiustizia bella e buona!”
Rikku era in piedi sul letto e puntava Selphie con
l’indice,
le guanciotte gonfie come fosse un criceto.
Selphie, che stava già svuotando la sua valigia,
le mostrò
la lingua, con fare bambinesco.
“Spiacente, Ri-pyon, ma IO sono entrata per prima
e IO mi
scelgo per prima il letto. Non ci vedo proprio niente di ingiusto!”
Kairi e le altre ragazze erano affacciate alla
camera da
letto, tutte un po’ scocciate.
“Sì, certo, come no. Ti sei catapultata in casa
senza
nemmeno lasciarci il tempo di accordarci. E poi scusa, se ci hanno dato
delle
stanze così grandi ci sarà un motivo! Magari deve ancora arrivare
qualcuno!”
osservò Kairi, mentre Rikku faceva degli strani cenni col capo.
“Sì, infatti! E poi perché tu devi prenderti una
camera
intera? Ci sono altri tre letti, qui, se non te ne sei accorta!”
Selphie, che aveva svuotato i suoi bagagli fino
all’ultima
maglietta, sistemò beatamente i pantaloni nell’armadio aperto, mentre
le altre
la guardavano, furiose.
“Perché io ho bisogno di spazio per godermi al
massimo il
soggiorno.”
”Qui non siamo alle terme, Selphie. E, se non l’hai dimenticato, non ci
siamo
fatte mezza giornata di viaggio per riposarci, ma per lavorare!” le
ricordò Paine,
le braccia incrociate sul petto.
Selphie stava per ribattere, ma inaspettatamente
prese la parola
Naminè, che era rimasta in silenzio fino ad allora.
“Adesso basta, Secchan! Ti dò cinque minuti per
fare spazio
nell’armadio e liberare gli altri letti della tua roba, altrimenti
appicco un
falò sui tuoi capelli, chiaro?!”
Selphie la scrutò, sorpresa, come del resto fecero
anche le
altre.
Naminè che alzava la voce era…un avvenimento che
accadeva
più o meno una volta ogni tre anni!
Selphie, saggiamente, decise di lasciar perdere la
battaglia
e fece come le era stato richiesto; poi si sedette sul suo letto, diede
le
spalle alle altre e disse secca: “Questo letto però me lo prendo io.”
Rikku, esaltata dalla vittoria, acchiappò il suo
bagaglio e iniziò
a svuotarlo, canticchiando la jingle di uno spot pubblicitario sui
marshmellow
ripieni di gelatina che piacevano tanto a Sora.
Kairi e Naminè si scambiarono uno sguardo
d’intesa, poi insieme
si diressero verso l’altra camera da letto, che ospitava tre letti.
Mentre Kairi poneva il suo paio di jeans preferiti
nel primo
cassetto, Naminè riemerse dai suoi vestiti.
“Kairi, ma come mai le stanze sono così grandi?”
“Chissà, magari deve ancora arrivare qualcuno.
Insomma, dai
ragazzi avanzavano parecchi posti letto.”
Kairi alzò le spalle, e in silenzio lei e l’amica
continuarono a svuotare le valigie, mentre dall’altra stanza si
sentivano le
voci squillanti di Yuna e Rikku che, sovreccitate, stavano parlando di
scambiarsi gli abiti.
Verso le due del pomeriggio, Yuna si affacciò poi
sulla loro
stanza.
“Ehi, ragazze, andiamo dai maschi? Dààài, sono
curiosa di
vedere il villaggio!”
Rikku appoggiò il mento sulla testa dell’amica,
alzandosi in
punta di piedi.
“Oh, sì, sì , anche io voglio veder il villaggio,
anche
io!”gridò, con un sorriso larghissimo.
Si udì un rumore di chiavi e la voce pacata di Paine: “Se interessa a qualcuno, io sto di là
dai raga…”
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che
Yuna e
Rikku, stavolta seguite da Selphie e da due decisamente meno energiche
Naminè e
Kairi, le erano già accanto, pronte per uscire.
Una volta fuori dal bungalow, le due gals e
Selphie si
fiondarono letteralmente sul portico di quello degli altri, e Rikku
bussò
minimo cinque volte, con insistenza.
“Riiiiicchaaaaaan! Tesooooro, dài, vieni, andiamo
a farci un
giro!”
Yuna sorrideva maliziosa.
“Socchan, veini fuori anche tu, dài!”
All’interno del dormitorio, i ragazzi, non appena
udirono
quelle ‘vocine leggiadre’, aprirono la porta, se non altro per evitare
che
Rikku la frantumasse.
Sora uscì sul portico, con l’aria un po’ assonnata
e i
capelli arruffati.
Kairi notò, con grande, grandissima rabbia, che
Yuna lo
guardava con fin troppo interesse.
Da quando provava qualcosa per Sora?!
Aveva tanti bei ragazzi ai suoi piedi, perché
doveva proprio
scegliere lui, cavolo?!
Wakka chiuse il bungalow, e tutti assieme si
diressero verso
l’anfiteatro.
.
**
La spiaggia del villaggio lasciò tutti a bocca
aperta…ad
eccezione, ovviamente, di Rikku, Yuna e Sora, che vedendo quella specie
di
paradiso tropicale non poterono fare a meno di gridare come matti e
correre
verso la riva.
Ma stavolta nessuno aveva osato lamentarsi…come
avrebbero
potuto farlo?
Avevano ragione, quei tre, a farsela praticamente
addosso.
Quella non era una spiaggia…era più…una specie di
fotografia
da cartolina!
I fiori di hibiscus rosa e gialli coloravano cespugli dal fogliame ti
tante
sfumature diverse, la sabbia brillava
sotto i raggi del sole…e poi le palme, l’acqua cristallina e
trasparente, il
profumo di sale che pervadeva l’aria.
Roxas sentiva quell’aroma entrargli nelle ossa.
Adorava il mare, lo faceva sentire…lontano da
tutto e da
tutti.
A pochi metri di distanza vide il bar e il gazebo
dove
avrebbero dovuto lavorare Riku e Kairi.
Stava per mostrarlo a sua cugina, quando sentì
Yuna gridare
qualcosa.
“EHI, RAGAZZI! GUARDATE LA’! IN ACQUA!”
Tutti, Roxas compreso, si voltarono a veder il
motivo di
tanta confusione.
Tra le onde altissime, in lontananza, vide un
ragazzo su una
tavola da surf.
Era un tizio un po’ strano, con dei capelli rossi
pettinati
un pò all’indietro, stile Goku di Dragon Ball.
Roxas sbuffò vedendolo muoversi sicuro di sé tra
la schiuma
delle onde.
Bah, si vedeva a tre chilometri di distanza, che
era un
cretino che sapeva solo vantarsi della sua bravura.
Odiava i tipi così, credevano di poter governare
il mondo.
E poi chissà da quanti anni faceva surf, era ovvio
che fosse
un esperto, di quelli fissatissimi che vanno al mare anche in pieno
inverno per
esercitarsi.
Sora, come gli altri del resto, continuava a
studiare i suoi
movimenti con tanto di commenti.
“Uuuaaaaooo, guarda come cavalca le onde! Hai
visto, Riku?”
“Già, devo ammettere che è in gamba” accordò Riku
stranamente.
Sora, senza accorgersene, mise una mano sulla sua
spalla.
Riku fortunatamente non era il tipo da arrossire,
cosa che
lo rendeva alquanto felice, visto che con la sua carnagione sarebbe
stato
subito evidente, ma non riuscì a trattenere un mezzo sorrisetto mentre
Sora lo
guardava, speranzoso.
“Riku, anche tu sai surfare! Mi insegni? Eh? Eh?”
chiese,
con l’insistenza e la voce di un bambino di tre anni.
Riku sbuffò e gli gettò un’occhiataccia.
“Neanche morto! Non riusciresti a restare in
equilibrio
sulla tavola per più di cinque secondi!”
“Uffaaa, ma se non mi fai provare è normale che
non imparerò
mai! Eddàààài per favooore!”
“T’ho detto di no, Sora…”
Proprio in quel momento, il surfista, che nel
frattempo si
era avvicinato alla riva, uscì dall’acqua, la tavola con sopra
disgenate delle
fiamme stretta sotto il braccio.
Rikku diede una gomitata a Yuna, che represse per
miracolo
l’istinto di fare un fischio d’apprezzamento.
Il giovane, vedendo un gruppetto così numeroso, si
avvicinò
correndo.
Quando li ebbe raggiunti, facendo calare il più
profondo
silenzio, sorrise accogliente.
“Ciao, ragazzi! Cosa ci fate qui? Oggi è Domenica,
la
spiaggia è chiusa. Non potete starerestare, mi spiace” disse
gentilmente.
Roxas lo studiò per qualche istante.
I capelli rossi ora erano resi ancora più scuri
dalla luce
del sole, ma quello che notò di più fu ill colore degli occhi.
…non era normale…cioè..non potevano esistere degli
occhi
così verdi…non li aveva mai visti tanto luminosi!
Controvoglia, dovette ammettere che era abbastanza
carino.
…oddio…no! Un momento!
Aveva appena pensato che un RAGAZZO fosse carino?
Non…non…non poteva crederci!
Cavolo, cavolo, cavolo!
Forse, a forza di sentirsi dire che era gay, lo
era
diventato per davvero!
Accidenti a Sora, Kairi e tutti gli altri quando
gli davano
dell’omosessuale!
Solo perché non aveva
mai avuto una ragazza! Oltretutto, non era stata colpa sua se
Natsumi
Fukoji lo aveva rifiutato l’anno prima!
Sospirò per cercare di calmarsi, gli occhi
socchiusi.
Kairi lo notò, ma decise di fingere indifferenza e
di
chiedergli spiegazioni più tardi.
La ragazza tornò a guardare lo sconosciuto.
Cavolo, quello sì che era un palestrato.
Sembrava appena uscito da Baywatch, porca miseria.
Sora, nel frattempo, aveva preso a parlare a
mitraglietta.
ADORAVA conoscere nuove persone.
“Scusaci, non volevamo rompere! Stavamo solo dando
un’occhiata in giro…sai, siamo venuti qui per lavorare…”
Il ragazzo sussultò, con un largo sorriso.
“Oh, voi dovete essere il gruppo da Tokyo! Bè,
benvenuti
al’Issho Ni Natsu Club! Mi chiamo Kozumi
Axel.” Porse una mano a Sora, che tutto contento gliela strinse
calorosamente.
“Piacere, Mayumi Sora! Ma puoi chiamarmi Socchan!”
Axel gli fece l’occhiolino ed esibì un piccolo
ghigno.
“D’accordo, Socchan! Non vedo l’ora di conoscerti
meglio!”
Tutti gli altri, cogliendo una nota parecchio
preoccupante
nella voce di Axel, sorrisero imbarazzati, al contrario di Sora che,
ovviamente
(e con grande esapserazione di Kairi) non aveva assolutamente
immaginato che
potesse esserci un doppio senso.
Sora sentì qualcosa afferrarlo per una spalla, e
un attimo
dopo Riku gli si era parato davanti, tra lui e Axel, costringendoli a
mollare la
stretta.
Roxas e Kairi si scambiarono un’occhiata un po’
preoccupata.
Riku, acontrario, sembrava tranquillo come non mai.
Lui e Axel rimasero a osservarsi per un attimo,
come due
lupi pronti a combattere per un pezzo di carne.
Poi il più grande si mise a ridere, cogliendo
tutti alla
sprovvista.
“Ahah! Mi sa che tu sei un tipo tosto, eh? Come ti
chiami?”
Riku non rispose, e Sora capì che stava per
perdere le
staffe.
Gettò uno sguardo disperato a Roxas che, tanto per
cambiare,
dovette intervenire.
Si aggrappò al braccio dell’amico e fece una bozza
di
sorriso.
“Yamamoto Riku. Scusalo, non è un tipo di molte
parole.”
Axel, che fino ad allora non aveva fatto caso agli
altri,
tanto meno a lui, si chinò come se avesse a che fare con un bambino
piccolo,
ritrovandosi dritto davanti al suo volto.
“…toh, guarda…ma i nani non erano personaggi delle
fiabe?”
disse, malignamente.
Yuna, Selphie e Tidus sogghignarono, il resto del
gruppo si
limitò a pregare che Roxas resistesse.
Kairi specialmente era preoccupata.
Suo cugino era particolarmente sensibile sulla
questione
dell’altezza.
Cioè, in realtà era solo pochi centimetri più
piccolo della
media, ma lui vedeva questo dettaglio come la vergogna più grande che
un uomo
potesse subire.
E il fatto che fosse amico di Riku, alto e
slanciato stile
giraffa, non aiutava di certo Roxas a sentirsi a suo agio.
Certo, anche Sora non era particolarmente alto, ma
Roxas non
si arrendeva, affermando che più bassi di lui c’erano solo i neonati.
Kairi, ogni volta che il cugino inziava uno dei
suoi
monologhi sull’ altezza, si dileguava con una scusa per non prenderlo a
sassate, istinto che riusciva a remprimere per un miracolo.
Roxas sentì la vergogna invadergli la testa e
confonderlo,
di conseguenza decise di passare alla difensiva.
“Scusa, ma come cavolo ti permetti?!” esclamò con
parecchia
frustrazione.
Axel gli scompigliò i capelli, cosa che lo irritò
ancora di
più.
“Era solo un american joke. Be quiet!”
“’Be quiet’ un corno! E poi scusa, ti sei mai
visto allo
specchio? Non credere di essere perfetto!”
Axel, stupito dalla tenacia di quella specie di
gnomo
biondo, rise beffardo.
“Oh, ma vedi, la perfezione è solo questione di
punti di
vista. Prendi il surf, ad esempio” e con la mano accarezzò la tavola su
cui,
Roxas notò per la prima volta, erano disegnate delle fiamme rossissime,
contraddizione alquanto bizzarra, in effetti “durante le competizioni,
per
alcuni giudici sei il peggior surfista del mondo…per altri, invece, usi
delle
tecniche perfette’, appunto. Non c’è una regola fissa al riguardo.
Quello che
per te è perfetto per altri può essere la cosa più sbagliata del mondo.”
Roxas rimase un attimo spiazzato da quel
ragionamento, che
in fondo era giusto, ma pur di non perdere la faccia si
sarebbe arrampicato sugli specchi
fino alla fine.
Stava per ribattere, quando Sora con voce
angelica, disse:
“Scusa una cosa, Kuzumi” ma Axel lo interruppe bruscamente “Oh, niente
Kuzumi.
Chiamami Axel.”
“D’accordo, Axel. Axel, scusa, se oggi non si può
stare qui
in spiaggia…tu che ci facevi in acqua?”
Axel sembrò essere contento di sentirsi fare
questa domanda,
e rispose prontamente e con la voce carica di orgoglio: “Oh, la
domenica la spisggia
è per lo staff. Io vengo a quest’ora solo perché è deserto, ma verso le
quattro
tutti i ragazzi che lavorano al club vengono qui.”
“Quindi tu lavori al club?” chiese Kairi, che a
questo punto
non ci capiva più niente.
Axel diede un’altra carezza alla tavola e la
guardò con uno
sguardo come innamorato.
“Esatto. Sono l’insegnante di surf.”
Yuna e Rikku, con gran disgusto di Paine (la
quale, insieme
a Kairi e Naminè, sembrava essere l’unica dotata di buon senso) emisero
qualche
gridolino eccitato, rendendo Axel ancora più orgoglioso e, secondo
Roxas,
vanesio.
Questi non riuscì a remprimere uno “tsk”, che
richiamò
l’attenzione di Axel, il quale lo guardò tutto fuorchè offeso.
“Sento una nota di disappunto nella tua voce,
gnomo.”
Roxas sentì le viscere contorcersi.
Basta, non ne poteva più di essere trattato così!
“Io ho un nome, porca miseria! Mi chiamo
Tachibana! Roxas
Tachibana!” disse, furoi di sé per la rabbia.
Axel gli fece l’occhiolino, divertito.
“Bè, Roxas, forse se mi pregherai in
ginocchio ti darò qualche lezione.” Esclamò tranquillo e sicuro di sé.
Roxas incrociò le braccia sul petto e voltò il
capo,
mostrando (falsa) indifferenza da quelle parola.
“Per favore! Io non ho alcuna voglia di imparare a
surfare,
tanto meno se a insegnarmelo c’è uno come te.”
Axel aprì la bocca per ribattere, ma
fortunatamente quel
bisticcio fu interrotto da una voce sconosciuta provenire da lontano.
“AKUCHAAAAAAAAAAAN!”
Tutti si voltarono verso il chiosco.
Un ragazzo poco meno alto di Axel, biondissimo,
con
un’acconciautra sparata stile aculeo, correva verso di loro, agitando
le
braccia con fare frenetico.
Riku notò una raccapricciante somiglianza con
Sora, paura
che si rivelò fondata quando il giovane arrivò e si
buttò tra le braccia di Axel, proprio come Sora
faceva semrpe con lui.
Il nuovo arrivato stringeva fortissimo Axel, il
quale lo
abbracciava amichevolmente.
“Demmy!! Cosa ti è successo? Ti sei perso delle
onde
stratosferiche!”
Demyx continuava a cingere il collo di Axel con le
braccia,
scena che Roxas evitò di guardare con la scusa di allacciarsi una
scarpa.
“Scusa Akuchan! Saix-sama mi voleva vedere! Doveva
darmi la
nuova divisa!” e mostrò una busta che teneva stretta in mano.
Axel gli accarezzò una spalla e, raggiante, lo
voltò verso i
ragazzi.
“Questo è Demyx, ragazzi! E’ il bagnino della
spiaggia!”
Il biondino sorrise
euforico.
“Ciao a tutti! Potete chiamarmi Demmy, se volete!”
disse esuberante.
Sora, evidentemente esaltato per aver trovato un
suo simile,
si fiondò a presentarsi.
“Piacere Demmy! Io sono Mayumi Sora, ma tutti mi
chiamano
Socchan! E lui” prese Riku per un braccio muscoloso “ E’ Riku!”
Demyx lo salutò con un ‘come va?” ma il ragazzo
più giovane
si limitò a restare in silenzio, cosa che lo fece restare un po’ male.
Rikku, decisa a sdrammatizzare la situazione, si
fece
avanti.
“Oh, non farci caso, è sempre di malumore!
Comunque,” e le
si affiancarono, come sempre, Yuna e Paine “noi siame Rikku, Paine e Yuna!”
“E io sono Selphie!” si aggiunse Selphie
sorridente.
Tidus e Wakka, felici di fare amiczia, soprattutto
se i
ragazzi in questione erano patiti di sport, non esitarono a stringere
le mani
di Axel e Demyx.
“Wakka, piacere!”
“Sakura Tidus! Non vedo l’ora di lavorare con voi!”
Demyx e Axel ricambiarono le strette, poi Axel si accorse dell’espressione imbronciata di
Roxas.
“Demmy, il nano che vedi si chiama Tachibana.
Tachibana…Roxas, giusto?”
Quest’ultimo, sentendosi chiamare, si voltò e disse meccanico.
“Piacere Demyx. Io sono Roxas.” Gettò uno sguaro
di fuoco ad
Axel “ e smettila di dirmi ‘gnomo’. O almeno, se proprio vuoi fare il
simpatico, vedi di cambaire il tuo repertorio, visto che usi sempre gli
stessi
insulti.”
“Cercherò di ricordarmelo.”
Senza dire nulla, e senza evidentmente notare che
intorno a
loro c’erano più o meno dodici persone, abassò la schiena in modo da
trovarsi
faccia a faccia col più piccolo.
Roxas, sentendo le punte dei nasi che si
sfioravano, ebbe un
brivido di disagio.
Un momento…era davvero disagio?
…sì, sì, certo..insomma, cos’altro sarebbe potuto
essere?
“Sei interessante, cucciolo. Ma attento, te sei
solo un
cangolino domestico scappato di casa…e i randagi del mondo esterno
sanno essere
pericolosi. Got it memorized?”
Roxas si sentì avvampare, e con un gesto rapido si
allontanò,
per niente spaventato.
“Se credi che mi farò insultare da te, ti sbagli
di grosso.
Te lo assicuro. Non sono tanto dolce come sembro. Spiacente, stavolta
hai
proprio sbagliato bersagli!.”
E, detto questo, si allontanò verso il club sotto
lo sguardo
stupito di Axel e quelli imbarazzati di Demyx, Sora e gli altri.
***
Sora correva per la
spiaggia come un pazzo.
Ok, forse Axel non aveva tutti i torti, riguardo alla bassezza di Roxas…però in
effetti non era stato tanto carino a farglielo presente…
“Rox! Roxaaaas, aspetta un po’!”
Roxas sentendosi chiamare, si voltò verso il mare,
vedendo
un Sora ansimante frenare bruscamente a pochi centimetri da lui.
“Che c’è?” chiese un po’scocciato, nonostante
sapesse che era
ingiusto prendersela con Sora.
Quetsi però non fece caso al tono dell’amico,
anche perché
stava ancora tentando di prendere fiato.
“Uff…andiamo, non essere offeso!”
“Io non sono offeso!” esclamò Roxas, rendendosi
conto di
quanto fosse patetico negare l’evidenza.
Sora sorrise poco convinto.
Ok, forse non era molto sveglio per certe cose, ma non al punto da non riconoscere una
menzogna così visibile..
Inarcò un sopracciglio, così, tanto per dimostrare
che il
suo quoziente intellettivo, nonostante il resto del mondo pensasse il
contrario, non era ancora arrivato a zero.
Roxas, già frastornato di per sé, si chiese
perché, perché
Sora doveva scoprire di avere ancora un cervello in un momento nel
quale già
lui era abbstanza in crisi senza il bisogno di sentire le perle di
saggezza
dell’amico.
“Senti Rox, non devi prendertela. Axel stava solo
scherzando.” Sora fece un minuto di pausa “…devi ammettere però che
sembra
proprio uno che riscuote succeso. Le ragazze stavano praticamente tutte
sbavando…” gli si illuminarono gli occhi per un breve istante “tranne tua cugina, ovviamente. Lei è troppo
intelligente per prendersi la tipica cottarella del bagnino del club vacanze.”
“Lei è troppo intelligente per TE” aggiunse e
puntualizzò
Roxas.
Sora sentì praticamente due mani che gli
SVUOTAVANO il
petto, togliendogli il cuore e i polmoni.
“Grazie, Rox. E’ bello vedere che tifi per me!”
Roxas, intuendo che Sora ormai pensava ad altro,
decise di
stare al gioco e dargli corda.
“Senti So, io sono il tuo consulente amoroso, e in
quanto tale
devo essere sincero con te!” gli circondò le spalle con un braccio, con
fare
apprensivo “…non hai spreanze con mia cugina” terminò, secco.
Sora avrebbe voluto spaccargli la testa come se
fosse una
pignatta, ma si limitò a reprimere l’istinto di sputargli in un occhio
e
allontanarsi.
“Grazie eh! Che amico! Anche un pezzo di legno
mostrerebbe
più tatto di te!”
Roxas si mise a ridere, e per dare fastidio a Sora
gli
strofinò un pugno sulla testa, agitandogli i capelli.
“Ma nooooo, sceemooooo! Sai quanto gel ci ho messo
stamattina per sistemarli?”
“Non te ne basterebbe
un furgone intero per dare un senso a quella specie di criniera!”
Sora sorrise, nonostante avrebbe voluto mettergli
il
broncio.
“Brutto….” Si avvicinò a Roxas cercando di
acchiapparlo per
fargli il solletico, consapevole del fatto che l’amico ODIASSE quando
lo
faceva, ma la voce di Rikku lo costrinse a demordere.
“SOCCHAAAAAN! ROKUCHAAAAAN! VENITE? AXEL E DEMYX
SI SONO
OFFERTI DI FARCI DA GUIDE!” gridò la ragazza da lontano, agitando il
braccio.
Sora, le mani sulle ginocchia piegate, guardò
Roxas serio.
“…davvero vuoi dare ad Axel la soddisfazione di
mostrarti
offeso?”
Roxas arrossì di botto nuovamente, poi si grattò
una guancia
timido e si voltò dall’altra parte.
“…ti odio quando ti comporti da migliore amico.”
Sora sorrise raggiante e, dopo aver dato un
pugnetto sulla
spalla di Roxas, corse verso il resto del gruppo.
Non ebbe bisogno di voltarsi.
Sapeva che Roxas anche stava correndo dietro di
lui.
**
“E, ultimo ma non meno importante, il ristorante!”
esclamò
Demyx con tono trionfante, mostrando la cupola in tutta la sua…bè, la
sua
trasparenza.
Wakka gli rivolse una smorfia intollerante.
Sarà stato anche simpatico, ma il fatto che
Selphie non
facesse che guardarlo lo irritava parecchio, dovette ammetterlo.
“E noi anche mangeremo qui?” chiese Tidus,
curioso, che in
momenti come questi si dimostrava molto, molto simile a Sora.
L’unica differenza tra i due era che Tidus sapeva
mantenere
il suo tono di vita in modo abbastanza tranquillo, e, soprattutto, non
si
metteva in mostra come Sora, che, al contrario, faceva
dell’esibizionismo la
sua unica ragione di vita.
Kairi sospirò.
Possibile che quel ragazzo non avesse ancora
imparato che il
mondo non era come quello descritto nei manga?
Cioè, Sora era quel tipo di persona che, se alle
dieci del
mattino gli dicevi così, per scherzo, che c’era un mondo popolato solo
da
fatine e centauri dall’altra parte del muro accanto a casa sua, restava
fino
alle sette di sera a cercare di creare una bomba energetica come quella
di Goku
di Dragon Ball per aprirsi un passaggio ed andare a vederlo.
Definirlo ‘ingenuo’ era un complimento, e Riku
amava
stuzzicarlo con insulti vari.
Il più famoso?
Quella volta che gli aveva detto: “Quando la
natura farà lo
sbaglio di creare un essere peggiore di te, vorrà dire che ci riporterà
tutti
allo stato di primati.”
Ovviamente la frase si era dimostrata troppo
complicata per
Sora, che nonostante tutto però aveva capito che Riku gli aveva dato
praticamente della scimmia, cosa che non aveva gradito molto e aveva
causato a
tutti un forte dolore alle orecchie per gli insulti che il più piccolo
era
riuscito a tirare fuori, mentre il diretto inetressatosi era reinfilato
gli
occhiali e aveva ripreso a leggere come se niente fosse, così,
ignorando quel
matto che, accanto, saltava sul posto perdendo le staffe.
Kairi sospirò ricordando quell’esperienza, che fu
comunque
molto comica, e di nuovo lo sguardo gli cadde su Sora, che parlava
all’orecchio
di Roxas mentre Demyx spiegava dove avrebbero mangiato loro dello staff.
Non sapeva spiegarsi perché, ma aveva sempre
trovato questo
aspetto di Sora…come dire? Affacsinante.
Certo, si rendeva conto da sola di quanto la cosa
fosse
assurda, e non prese nemmeno in lontana considerazione di parlarne alle
altre.
L’unica che sicuramente l’avrebbe ascoltata senza
giudicare era Naminè, sempre pronta ad
aiutarla.
Sì, forse la codsa migliore era parlarne con lei.
Ma prima, capì, avrebbe dovuto chiarirsi un po’ le
idee.
Solo allora avrebbe deciso come reagire.
“Forza, venite!”
“Ma, ma Demyx! Qui c’è scritto che la mensa a
quest’ora è
chiusa…” fece Yuna.
Axel le mise una mano sulla spalla, cosa che
provocò
reazione sia da parte di Tidus che, e neanche lui stesso ne capì il
motivo, di
Roxas.
“Oh, ma noi abbiamo un permesso speciale! Vero
Dem?”
“Come no, Akuchan! Venite.” E aprì la porta
d’ingresso
verniciata in bianco.
Il gruppetto ormai numeroso entrò piano piano, e
Paine
guardando fuori vide i bungalow in lontananza e la vegetazione che
circondava
la cupola.
Cacchio, quel posto era talmente lussuoso da far
paura.
Demyx e Axel, mentre gli altri si guardavano
attorno,
stupiti ed incuriositi, si avviarono verso una porta sulla quale era
scritto:
“Cucina. Vietato entrare”.
“Da questa parte!” li chiamò Demyx energico, e
spalancò
l’uscio.
I ragazzi furono accolti da un’insieme di profumi
e aromi
totalmente estranei, ma invitanti e particolari.
C’era parecchio calore là dentro, e quando
riuscirono a
veder tra gli sbuffi di fumo osservarono i tavoli e i fornelli
disordinati e pieni
di roba che li copriva.
Demyx si guardava intorno, quasi sembrasse stesse
cercando
qualcosa.
“Xaldichaaan! Xaldichaaaaan!” chiamò d’un tratto,
avanzando
per il corriodio tra due file di tavole.
Una voce un po’ cavernosa penetrò nella stanza.
“Demyx! Quante cavolo di volte devo dirtelo di non
chiamarmi
così??”
“Non so chi è, ma questo mi sta simpatico” fece
Riku, guadagnandosi
una gomitata da Rikku, che lo guardò torva.
“Sbaglio o era una subdola allusione?” chiese,
sospettosa.
Riku finse di non aver sentito e si allontanò
mesto, riuscendo
a raggiungere Sora e Roxas in fondo al gruppo.
Sora gli mostrò uno dei suoi tremila sorrisi.
“Ehilà, Ri! Che ne pensi? E’ fico qui, no?” chiese
sottovoce.
Riku rispose altrettanto piano, ma per non farsi
sentire
dagli altri, tutti presi comunque a guardarsi attorno per cercare il
proprietario della voce, dovette chinarsi vicinissmo all’amico per
farsi
sentire.
Bè, lo ammise a sé stesso,
avrebbe mentito dicendo che era stata una cosa
del tutto
casuale.
Cioè, l’idea di poter sentire il fiato di Sora
così vicino a
lui non è che gli facesse proprio schifo, ecco.
“Punto uno: non dire MAI PIU’ ‘fico’, e te lo
chiedo a nome
della popoplazione mondiale. Sembri un vecchio imprenditore statale che
ha
bevuto troppo sakè alla festa di natale della ditta. Punto due: questo
posto è
troppo lussuoso, e non appena si accorgeranno di aver assunto un gruppo
di ragazzini”
guardò Sora divertito “capitanati oltretutto da un minorato mentale, ci
sbatteranno subito fuori.”
Sora gonfiò le guanciotte e gli mostrò la lingua,
profondamente offeso.
“Uffaaa, quanto sei antipatico, Riku! Se non
volevi venire
potevi restartene a casa!” e detto questo, gli diede le spalle e
incrociò le
braccia.
Riku si lasciò scappare una piccola risatina e
avvicinò le
sue labbra all’orecchio del’altro.
“…dài, scusami. Però anche tu sei permaloso forte,
eh!”
“Permaloso? Chi, IO?” chiese Sora, senza voltarsi.
Riku sorrise.
“Va bene, fa come vuoi.” E senza aggiungere altro
si
allontanò e tornò verso Rikku e gli altri.
Sora, aprendo un occhio, diede un rapido sguardo
di lato, ma
vide che Riku era andato via.
Aaah, ma in fondo a chi importava di quel caprone
con i
capelli bianchi?
Era insopportabile, alle volte!
Roxas in quel momento lo raggiunse, divertito.
“So, se ti vedesse un regista di film horror
adesso ti
chiederebbe subito di fare da comparsa in un suo film. Che ti è
successo?”
Sora, nervoso, si girò di scatto.
“A me? Mpf! Proprio niente!!”
Roxa inarcò un sopracciglio, sorridendo.
In quel momento, si udirono dei passi e finalmente
l’uomo
che aveva gridato prima venne fuori.
Era un tizio sulla quarantina o giù di lì, e Roxas
giurò di
non aver mai visto in vita sua una persona con un corpo così imponente.
Era altissimo, le braccia grandi e muscolose messe
in mostra
dalla maglietta a mezze maniche bianca.
Sotto indossava dei pantaloni a scacchi bianchi e
neri e un
grembiulo sporco, e aveva i capelli divisi a grandi ciocche, raccolti a
loro
volta in una lunga coda di cavallo ondeggiante.
Sulle guance, infine, troneggiavano due lunghe,
lunghissime
basette.
Demyx, vedendolo, gli saltò addosso come con Axel,
simile ad
un cagnolino.
“Xaaaldin, chebellochebellochebello che sei già
tornato!”
Il gigante lo acchiappò brusco per le spalle e lo
mise a
terra, impassibile a tutte quelle feste.
“Oh, sì certo, al giorno d’oggi è talmente
rischioso per
quelli come me andare a fare la spesa al supermercato lontano meno di
un
chilometro da qui.”
Demyx sembrò offeso.
“Certo che lo è! Non si sa mai cosa può capitare!”
Xaldin alzò gli occhi al cielo, e solo allora si
accorse di
tutta quella gente che gli occupava la cucina.
“E questi moccioso chi sono?”
“La simpatia dev’essere di casa qui, eh?” fece
Roxas a bassa
voce, guadagnandosi un’occhiataccia di Axel.
Gli altri, semplicemente terrorizzati alla vista
di quell
essere mastodontico, erano rimasti immobili e non osavano fiatare.
“Ma i mammut non si erano estinti?” sussurrò Rikku
a Yuna,
che scosse la testa scioccata.
Sora, intanto, sembrava essere di nuovo con la
testa fra le
nuvole, del tutto disinteressato a quello che stava succedendo, troppo
preso
dal torto appena subito da Riku.
Come al solito, a rompere l’imbarazzo fu Demyx,
che intanto
saltellava attorno a Xaldin come una ballerina in tutù.
“Xaldichaaan, loro sono i ragazzi da Tokyo! Alcuni
lavoreranno
con te! Ti ricordi, Saix te ne aveva parlato…”
“Ah già già…beh,io avevo chiesto dei camerieri,
non gli
ultimi nati del popolo lillipuzziano, ma suppongo che dovrò
accontentarmi!”
Roxas guardò il soffitto, pregando il signore che,
porca
miseria, desse un taglio a quella storia dell’altezza.
Ormai era diventato il suo incubo!
Mentre Xaldin parlava allo sfortunato gruppo delle
varie
mansioni ‘del perfetto cameriere’,Axel ebbe finalmente l’occasione di
studiare
Roxas con calma, troppo preso dai suoi monologhi interiori per rendersi
conto
che qualcuno lo stava fissando.
Però.
Certo, era insopportabile, permaloso, e fin troppo
sveglio
per i suoi gusti.
Ma cavolo, che occhi che aveva.
Note dell’autrice:
Eccolo qui, è arrivato Axel, finalmente XDXD E con
lui anche
tutto il divertimento *__*! Ho deciso di creare tra lui e Roxas un
rapporto
tipico dei personaggi di alcuni manga, ovvero…quando due litigano ma in realtà si piacciono a morte! Certo,
entrambi ci metteranno parecchio ad ammetterlo…chissà come finirà?
Mi spiace s eho pubblicato in ritardo, ma spero
sia valsa la
pena aspettare!
Piccola nota: Riku sta diventando sempre più
pericolosamente
esplicito XD ma non mi preoccuperei se
fossi in Kairi, anche perché diciamocelo, Sora non è motlo sveglio per
queste
cose ^___^’ ma è adorabile lo stesso, nonostante sià scemottoXD.
Bene, ora rispondo
alle recensioni!
SoraRoxas: anche iu mi sono sempre chiesta come
cavolo Saix
se la sia procurata, quella cicatrice! Mmh…magari ‘giocando’ con Xemnas
XDXD! Sì,
è vero, Kairi diventa sempre più consapevole di ciò che prova per
Sora…ma sai
com’è, i capitoli sono tanti ancora, e io ho parecchia crudeltà nelle
vene,
quindi…aspetto un tuo commento! ^^
Yunie The Black Angel: per gli intreci amorosi ver
e prorpi
dovrai aspettare il prossimo capitolo, mi spiace…intanto, però io
terrei il
conto dei corteggiatori e corteggiatrici di Sora…in fondo…anche Axel
sembra
aver avuto un mezzo colpo di fulmine per il nostro scemetto
prefertio…mah, chi
lo sa? Spero di averti incuriosita ! Grazie mille per i complimenti
Piccola_Stella_Senza_Cielo: oh, non saprei,
dovrsti
preoccuparti di tutti e due, in effetti! Ricorda che Riku sarà anche un
batsard
(grazie eh! Nd Riku) ma sono io che lo faccio apparire così…in questo
capitolo
poi è veramente esplicito XD mi fa ridere se penso che non ho mai
scritto nulla
di RiSo prima d’ora, e ogni volta che scrivo di quei due rido come una
cretina…SPERO
CHE IL CHAPPY TI SIA PIACIUTO!
Un bacione a tutti, al prossimo capitolo! Grazie
per aver
letto
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5: dichiarazioni segrete, attrazione fisica e una cucina di matti ***
Capitolo 5:
dichiarazioni segrete, attrazione fisica e una cucina di matti
Roxas ebbe una strana sensazione, come se qualcuno
lo stesso
fissando.
Si voltò con rapidità verso Axel, scoprendo con
rabbia che
non era stata solo un’impressione.
“Scusa, che hai da guardare? Vuoi una foto?”
chiese, burbero,
mentre Demyx e il resto del gruppo si era praticamente addormentato al
suolo a
forza di ascoltare le ciance del cuoco muscoloso.
Axel fece un ghigno, le braccia conserte e la
schiena
appoggiata al muro.
“Oh, ti assicuro, dal vivo rendi molta più
giustizia.”
Roxas avvampò, imbarazzato, ma per nulla al mondo
avrebbe
mostrato di dare importanza a ciò che quel deficiente gli diceva,
quindi ancora
una volta ribattè acido.
“Hai finito di dire cavolate?!” e, senza lasciare
ad Axel il
tempo di rispondere, si avviò verso Kairi, che intanto cercava di non
morire
per la noia.
“Ti giuro, Kacchan, quella specie di istrice
palestrata è
proprio insopportabile!” si sfogò con la cugina, sussurrando.
Kairi fece una piccola risatina, poi rispose
bisbigliando:
“…invece è simpatico. E poi sembra proprio avere un debole per te, non
credi?”
disse, tanto per stuzzicarlo un po’.
E ovviamente riuscì nel suo intento, perché Roxas,
di nuovo
rossissimo, agitò le braccia freneticamente e inconsapevole gridò:
“COSA? NON
E’ VERO! NON E’ ASSOLUTAMENTE VERO!!”
Solo quando sentì la sua voce esplodere nella
cucina il
povero ragazzo capì il suo errore, ma ormai era troppo tardi: tutti, ma
proprio
tutti (compresa l’istrice palestrata) lo stavano fissando con la
medesima
espressione scioccata.
Roxas piegò le labbra all’ingiù, e quando vide
Xaldin
MARCIARE verso di lui provò il forte impeto di prendere il coltello sul
tavolo
accanto a lui e conficcarselo nel petto.
Il cuoco gli si fermò davanti, sotto lo sguardo un
po’
confuso e spauritò dei presenti, e inarcò le folte sopracciglia nere.
“Regola numero trentadue: nella mia cucina
non.si.URLA!!!
Chiaro, sottospecie di elfo? Solo IO, qui, posso gridare! Mi sono
spiegato?”
Roxas cercò di sorridere, nonostante provasse
l’impellente
bisogno di cambiarsi le mutande “emh…ehehe!” rise isterico, per poi
sgattaiolare
un po’ indietro e rinchiudersi in un religioso silenzio.
Kairi alzò gli occhi al cielo: a forza di
frequentare Sora,
anche Roxas era diventato un campione delle figure del cavolo.
Dopo un’altra mezz’ora passata a sorbirsi le
chiacchiere di
Xaldin, Axel gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spallona.
“Ok, vecchio, hanno capito. Da domani potrai
strapazzarli
per bene. E ora, ragazzi, chi di voi ha fame?”
Si alzò un brusio di voci confuse, e ad Axel
sembrò di
essere uno di quegli animatori alle feste di bambini.
Sora sopratuttto aveva i lucciconi agli occhi.
“Axel…io ho fameeee…”
“Tranquillo piccolo! Xaldin preparerà subito
qualcosa! Vero
Xal?”
“Come no, vi va bene il latte coi biscotti?”
chiese l’uomo
divertito.
Axel lo guardò scettico.
“Non sono bambini di cinque anni che stanno
andando a dormire,
cretino.”
Xaldin sentì qualcosa tirargli il grembiule, e
vide Sora e
Demyx che, aggrappati a lui, lo guardavano con dei visi talmente
pucciosi da
essere inquietanti.
“Io i biscotti li voglio al cioccolato!”
“Xalchan, mi ci metti il miele nel latte? Eh? Eh?”
Roxas si battè una mano sulla fronte.
Uno poteva anche sopportarlo…ma ben DUE Sora erano
troppi
anche per uno con la sua infinita pazienza.
Perché era andato fin laggiù, perchè?!
**
Il villaggio era veramente enorme, ma Axel e Demyx erano delle guide perfette e,
soprattutto, divertenti, così il pomeriggio passò molto rapidamente,
nonostante
per Roxas fu insopportabile dover ascoltare le battutine acide di
quell’istrice
per tutto il tempo.
Axel non aveva fatto altro che stuzzicarlo con
piccoli
insulti o frasi dal doppio senso, per poi guardare nella sua direzione
e fargli
la linguaccia.
Ma porco cavolo, perché sembrava che tutti i matti
fossero
intorno a lui?? Cos’era, una specie di legge naturale???
Per fortuna, nessuno si era accorto degli sguardi
da killer
che si erano scambiati, tutti presi a cercare di memorizzare le
posizioni dei
vari luoghi eccetera.
Bah, meglio così.
Ci mancava solo che qualcuno (tipo Sora, tanto per
fare un
esempio) cominciasse a rompergli sul fatto che Axel gli stava prestando
attenzione, cosa che, per la cronaca, lo infastidiva a dir poco.
Verso le sette e trenta, Demyx guardò il gruppo di
amici,
con cui era già entrato in confidenza.
“Bene, sciogliete le righe! Vi ricordo che noi
dello staff
ceniamo alle nove e mezza, perciò ci
vediamo dopo!” disse tutto contento, facendo l’occhiolino.
Sora alzò il pollice convinto: “Ricevuto, Demmy! “
Il sorriso di Demyx si illuminò, e insieme lui e
Sora
cominciarono a ridere come matti, sotto lo sguardo preoccupato degli
altri, che
guardavano la scena parecchio scandalizzati.
“Temo proprio…che Sora…abbia trovato un compagno
di
demenza…” disse Yuna, un sorriso un po’ isterico sul visino abbronzato.
Rikku e Paine annuirono, Kairi portò
una mano sul viso per nascondere una
smorfia.
“…Sora…sei sicuro di avere sedici anni??” chiese,
mentre
Naminè sorrideva imbarazzata.
Axel era piuttosto tranquillo, e come se niente
fosse prese
un Demyx tutto sorridente per la parte posteriore del colletto.
“Ok, Demyx, hai finito di fare il cretino. Ci
vediamo dopo,
ragazzi.” Esclamò, salutando tranquillo e trascinandosi dietro Demyx,
che
intanto gesticolava come il personaggio di un cartone animato.
“A dopo, Socchaaaaaan!!!”
“Ciao Demmyyyyy!!!” gridò Sora, sbracciandosi.
Riku, che aveva assistito alla scena, si avvicinò
a Sora
disgustato.
“Vedi di non farti contagiare dalla stupidità di
quel
tizio…anche se credo che la tua sia una
causa persa in partenza…”
“Nh?” Sora lo guardò per un secondo, poi non
appena associò
ciò che vedeva al nome di Riku si voltò di scatto, col broncio.
“Sbaglio o io con te non ci parlo?”
“A dire il vero MI STAI parlando. Quanti neuroni
hai, in
quella zucca?” chiese Riku, che senza pensarci gli diede un pugnetto
leggero
sul capo.
Si udì un piccolo ma nitido ‘toc’, e Sora con le
lacrime
agli occhi come un cucciolo si mise le mani poco sopra le orecchie,
esagerando
come sempre.
“Rikuuuu, quando la smetterai di trattarmi come un
bambino??”
“Tu SEI un bambino!”
“Non è vero!”
“Oh, sì che lo è.”
“Bugiardooo!”
“Che bimbo kawaii che sei, Socchan! Ooooooh sei
proprio
kawaiiiiiiiii”
“Rikuuuu, falla finita!”
“La smettete o avete
intenzione di continuare fino a domattina?” li interruppe Kairi secca.
Sora la guardò praticamente in lacrime.
“Kacchaaaan, ha cominciato lui!”
“Eddai, stavo solo scherzando! Quanto sei
permaloso!”
“Permaloso? IO??? Sei tu che sei insopportabile!”
Kairi sospirò pesantemente, e Naminè, sorridente
come
sempre, congiunse le mani delicatamente.
“Sarà un estate molto lunga, temo.” Sussurrò a sé
stessa,
con un sorriso smaliante.
**
“Ahahahahahahah, oh mio Dio Socchan, ma che razza
di pigiama
hai?”
“Perché, Ticchan? E’ un semplice pigiama estivo!”
“Sì, ma…oh mio Dio..ahahah…è di un
colore…eheheh…un po’
strano, no?”
“Wakka ha ragione, So. E poi, scusa la franchezza, ma il rosa stona con i tupi
capelli.”
“Siete tutti cattiviii! E non ti ci mettere anche
tu, Rox!
Oltretutto, hai fatto un commento super effemminato!”
“Tanto mi date tutti del gay ormai, mi sto calando
nel
personaggio.”
Wakka e Tidus sbottarono a ridere di nuovo quando
Sora si
sedette sul letto della loro camera e si tamponò i capelli gocciolanti
con un
asciugamano colorato e un ‘espressione impagabile sul volto.
“Basta, vi odio! Tutti quanti!!”
Roxas, seduto sul pavimento con una confezione di
pokkie tra
le gambe e un bastoncino tra i denti, sorrise e gli offrì la
scatoletta, che
Sora afferrò infuriato.
“Ce l’avete tutti con me!”
“E smettila di fare la vittima! Poi scusa eh
Socchan, ma
anche tu te le cerchi…voglio dire…ma dài, un pigiama rosa? Che ti
aspettavi,
che ti facessimo i complimenti e ti chiedessimo quanto lo avevi
pagato?” chiese
Tidus, buttando una carta sul letto suo e di Wakka e battendo così
l’amico alla
seconda partita a Seven’s up della serata. (Un
famoso gioco di carte giapponese, nda).
Sora gli lanciò un’occhiataccia, masticando
lentamente un
bastoncino di cioccolato.
Wakka osservò le carte per un istante, poi azò lo
sguardo
verso Tidus, che aveva l’aria tutta soddisfatta.
“Basta, io ci rinuncio. Non si può giocare a carte
con te, è
impossibile vincere. Devi dirmi come fai.”
“Tutto talento, caro Wakka. Tutto talento” fece
Tidus,
irritante, poggiando la testa sul materasso mentre l’amico,
borbottando,
mischiava le carte per una terza partita.
Roxas si sdraiò completamente sul legno del
pavimento e
lanciò una rivista a Sora.
“Tòh, fatti due risate.”
Sora guardò il tankobon che Roxas gli aveva
lanciato e
trasalì.
“No, Rox, sei incorregibile. Questi cosi te li
porti pure in
vacanza?”
“Lo sai che sono shonen-dipendente.”
“Ma porca miseria, così è troppo!! Almeno ti
leggessi roba
decente, potrei anche capirti…però senti, Gensomaden Saiyuki è proprio
da
donna! Poi dicono che sei gay…ti credo, cioè guarda che porcherie ti
leggi!”
“Ma sì, continuate pure a darmi del frocio, tanto
se non mi
ci chiamate almeno una volta al giorno tutti quanti non siete contenti,
vero?”
rispose Roxas noncurante, prendendo un altro bastoncino dalla scatola
accanto a
lui.
Riku si affacciò alla porta, con indosso solo un
paio di
pantaloni lunghi di un verde scuro.
Sora lo studiò per un breve minuto.
Perché non poteva essere anche lui così? Se avesse
avuto
almeno la metà dei muscoli di Riku, Kairi sicuramente si sarebbe messa
con lui,
con tanto di occhi a cuoricino e sguardo da fangirl.
E invece no.
Sora, il piccolo, lo stupido Sora, nonostante
facesse
tremila sport diversi con regolarità, aveva gli stessi muscoli di
Pisellino di
Braccio di Ferro, anzi no, di Olivia, quella tizia tutta magra e con
delle
gambe che avevano lo stesso spessore di un foglio visto di profilo.
Era una specie di maledizione, ormai.
Tutti lo paragonavano sempre a Riku, solo perché
loro
andavano sempre in giro insieme.
Per una volta, avrebbe voluto che qualcuno gli
facesse un
complimento.
Uno solo.
Chiedeva molto?
Evidentemente sì, visto che in cinque anni di
amicizia con
Riku ancora nessuno gli aveva concesso questa specie di grazia divina.
Desiderava tanto essere il figo della situazione,
almeno una
volta.
Ma lui non era il figo della situazione.
Lui non era quello che dormiva a petto nudo, no:
lui era
quello col pigiama rosa.
Cavolo.
Giurò che avrebbe buttato quella roba la stessa
mattina
dopo; poco male se, tornato a casa,
avrebbe dovuto inventare un racconto su come il suo adorabile pigiamino
era
andato scomparso nei meandri del bungalow.
Riku si sedette accanto a lui senza espressione, e
nel
silenzio generale (Wakka e Tidus non
fiatavno mai quando giocavano a carte e Roxas…bè, Roxas non era già
molto
loquace di per sé, figurarsi quando si metteva
a leggere quei cavolo di manga) nessuno sembrò fare caso al
fatto che il
più grande avesse praticamente i pantaloni che lasciavano vedere tutte
le
mutande.
Tutte.
“Se il cavallo di quei cosi fosse stato un po’ più
basso,
avresti fatto prima a metterti un tanga,
Riku” osservò Sora onesto.
Riku fece una smorfia.
“Carino il pigiamino. Te l’ha prestato Kairi?”
Sora sentì le orecchie infuocarsi, e saltò
praticamente sul letto,
puntando un dito contro quel..quel..quella specie di…di…
Impiegò qualche secondo per trovare un insulto
che, gridato,
potesse mostrarsi abbastanza figo, ma per sua grandissima sfiga, prima
che
potesse dire qualcosa, Riku lo prese per un braccio e lo costrinse ad
abbassarsi.
“Oook, la smetto, adesso però vieni che è tardi e
i bravi
bambini a quest’ora dormono.”
“Io non sono stanco! E non sono un bambino!” si
lamentò Sora
cercando di liberarsi dalla presa, senza ovviamente riuscirci.
Rieccoli, quei muscoli del cacchio.
Quanto lo odiava.
Riku, senza fare il minimo sforzo, alzandosi prese
Sora per
la vita e se lo mise sottobraccio con fare annoiato, come se fosse la
cosa più
normale del mondo.
“Ah! Riku, mettimi giù! Cacchio Riku, un giorno io
ti…ti..:”
“Mi ucciderai con la puzza dei tuoi calzini?”
“Sì! Cioè, voglio dire, NO! NO!”
“Sì, ok, come vuoi tu” si arrese il più grande
senza mollare
la presa e ridendo divertito.
“Io porto il bambino a letto, ragazzi. Domattina
sveglia
alle sette. Non fate tardi.”
Gli altri tre, in tutta risposta, mormorarono
qualcosa senza
distogliersi dalle loro attività.
Sora, a pancia in giù e col braccio di Riku
sull’ombelico,
sporse una mano verso Roxas.
“Roooooxaaaas” cominciò quas piangendo “aiutamiii!
Siamo
compagni di stanza!”
“Guarda che io dormo sul divano.” Rispose Roxas,
annoiato,
senza alzare gli occhi dal suo stupidissimo tankobon.
Sora sentì una pietra di tremila chili colpirlo in
piena
testa.
“Coooosa? Non dormi con me nel letto a castello??”
“In salotto si sta più freschi. Riku, ti prego,
mandalo a
nanna.” Esclamò Roxas spazientito, girando pagina.
Riku fece un cenno col capo e obbedì, uscendo
dalla stanza
mentre Sora dava del traditore a Roxas.
Arrivati nella loro camera, Riku mise Sora sul
letto a
castello, nella parte bassa.
“Io voglio stare in alto!!!” si lamentò Sora,
quasi con tono
capriccioso.
Riku rise.
“Ma stai zitto, tempo quindici secondi e cadresti
giù come
uno scemo. No, non se ne parla, tu dormi di sotto.”
Senza accettare altre lamentele, Riku, un po’ come
una
mamma, sollevò le lenzuola e lasciò che Sora si accucciasse sul letto,
dopodichè lo coprì un poco.
Sora lo lasciò fare, perché in effetti era vero,
si sentiva
un po’ stanco.
Solo un po’ però, eh!
Riku si sedette sul pavimento e rimase a fissarlo.
“Bè, che c’è? Adesso mi lasci in pace?”
Riku sbuffò.
“Scemo, come se non lo sapessi che se ti lascio
qui da solo
hai paura. Dài, rimango un pochino, tanto ci metti un minuto ad
addormentarti.”
Sora aveva le guance un po’ arrossate, con le mani
congiunte
davanti alle labbra.
Cavolo, quel cuscino era proprio comodo…però non
voleva dare
soddisfazione a Riku e fargli vedere che
era stanco davvero…
Riku poggiò il mento sul materasso e sorrise
lievemente,
illuminato un poco dalla luce della luna che si intravedeva dalla
finestra.
“…dài, tanto lo so che vuoi dormire.”
Uffaaaa, quanto era antipatico…
Mmmh…
Ok, forse poteva chiudere gli occhi…solo un
momentino
però…solo…un…momentino…
“Mmmmh…”
Riku sorrise di nuovo.
Lo sapeva.
Sora era crollato come un sasso.
Era proprio un bambino.
Rimase a guardarlo dormire per un po’.
Non sapeva quando gli sarebbe ricapitata
l’occasione di
restare a spiarlo così tranquillamente.
Per la prima volta, pensò a quella frase, così,
semplicemente guardandolo.
Ormai erano due anni che si era accorto di provare
qualcosa
per quella specie di scoiattolino formato gigante, ma non avrebbe mai
pensato
che un giorno avrebbe sussurrato una cosa del genere.
Eppure vederlo lì, di fronte a lui, con la luce
della luna
in faccia, le guanciotte un po’ rosse e i capelli scompigliati sparsi
sul
cuscino, si arrese alla verità.
Lo disse con un bisbiglio.
Sapeva che Sora non poteva sentirlo, non si
sarebbe certo
svegliato per un brusio così leggero.
Ma lo disse comunque.
Nonostante fosse inutile, sussurrò quella frase
con tutta la
semplicità che possedeva.
“…Dio, quanto ti amo.”
**
“Buongiorno, cagnolino. Dormito bene nella cuccia?”
Roxas sussultò, facendo cadere la fetta di pane
tostato che
stava per prendere dal buffet.
Si voltò torvo.
Ci mancava anche questa, di primo mattino.
“Noto con gioia che sei ancora vivo, Axel” disse
sarcastico,
riacchiappando il pane e avvicinandosi alla macchinetta delle bevande.
Vi mise sotto una tazza con sopra il logo del club
e
premette il bottone per la cioccolata.
Axel sorrise sadico.
“Simpatico e allegro fin dal primo mattino, non
c’è che
dire. Sei sempre così tetro?”
“No, oggi mi gira bene.”
“Oh, certo.”
Roxas aspettò la cioccolata, mentre Axel si
versava del
succo di frutta al pompelmo e lo fissava di sbieco.
Il più piccolo, accorgendosene, gli si rivolse
acido.
“Bèh, buona colazione. Spero che ti strozzerai coi
cereali”
e si avviò rapido verso uno dei tavoli occupato già da Riku, Tidus,
Kairi e
Rikku.
“Rox, dov’è Socchan?” chiese Rikku quando l’amico
si sedette,
sorseggiando il suo latte freddo.
Tidus fece spallucce: “Non è riuscito ad alzarsi,
l’idiota.
Eppure è andato a dormire prestissimo, ieri sera.”
Kairi addentò il suo cornetto, pensierosa.
Doveva ammetterlo, il pensiero che da quel giorno
lei e Sora
si sarebbero incontrati solo durante le pause la faceva sentire un po’
triste.
Bè, almeno con lei c’era Riku, e poi in spiaggia
lavoravano
anche Demyx e Axel.
In fondo, sarebbe anche potuto rivelarsi
divertente.
Demyx sbucò dal nulla, uno strano cappello di
paglia che gli
copriva i capelli disordinati..
“BUONGIORNOOOOO!!! Allora ragazzi,dormito bene??”
gridò,
entusiasta come sempre.
Il ragazzo si sedette sul tavolo accanto al loro,
ma mentre
Tidus stava per rispondere Axel si era seduto accanto a Demyx, la sedia
che
sfiorava la schiena di quella di Roxas, che si girò nervoso.
Axel portò alla bocca
il suo succo rosso.
“Per carità, Demmy, non
glielo chiedere. Dalla faccia di questo cagnolino, si direbbe
proprio
che abbiano dormito su un letto di spine.”
“Buongiorno, Axelchan.” Disse Kairi tutta
sorridente, mentre
Roxas alzava un pugno, super tentato di conficcarglielo dritto nel
cervello.
“Tu…brutto…”
Axel portò un dito
sotto l’occhio e gli fece la linguaccia, con grande divertimento, e si
voltò di
nuovo per tornare a concentrarsi sul succo di frutta.
Demyx ad un tratto si alzò e iniziò a sbracciare,
guardando
verso l’ingresso della cupola.
“Akuchan, guarda chi c’è!! Sono Marluchan e
Larchan!
MARLUCHAAAAAN!! Siamo quiii!”
Tutto il gruppetto (compreso il tavolo di Naminè,
Paine e
Wakka) si voltò ad osservare i nuovi arrivati.
Erano una coppia di ragazzi, il maschio doveva avere più o meno l’età di Demyx, ma la
ragazza sembrava leggermente più piccola.
Roxas rabbrividì vedendo i capelli di entrambi…ok,
la
femmina aveva un taglio di capelli un po’ strano, quasi da sembrare un
cospaly….però poteva anche passare, ma…il maschio aveva la chioma
completamente
ROSA!
Rosa, come il pigiama di Sora della sera prima!
Mio Dio, e poi dicevano che il gay era lui.
Il suddetto ragazzo sorrise e corse verso Demyx,
stringendogli caldamente la mano.
“Demmy, che bello rivederti! Non sei cambiato per
niente,
sei sempre il solito stupidotto.” Disse, ma amichevolmente.
La ragazza dietro di lui aveva un po’ l’aria
imbronciata, ma
si avvicinò lo stesso, nonostante
sembrasse più interessata ad Axel che a Demyx.
“Ciao Larxene” fece il ragazzo, tranquillo “ti sei
fatta più
carina dell’estate scorsa.”
“Ci hai ripensato, Axel? Ora ti interesso?”
Axel fece un sorrisino alquanto irritante.
“Sbagliato. Stavo solo facendo una piccola
considerazione.”
Larxene rimase impassibile, e Axel si voltò verso
il
ragazzo.
“Marluxia, ti trovo in forma!” esclamò, vivace.
Marluxia agitò un po’ i capelli, gesto che suscitò
in Roxas
una cosa simile al disgusto, per poi sfoggiare un sorriso
ineguagliabile.
“Grazie, Axel. Anche tu non stai messo tanto male.”
Demyx, che evidentemente si sentiva escluso visto
che non
era al centro dell’attenzione da ben cinque secondi, voltò Marluxia
verso i due
tavoli dei ragazzi.
“Marlu, loro sono il gruppetto di Tokyo. Ragazzi,
lui è
Ataaru Marluxia, gestore della botique del Club.”
Marluxia, nonostante fosse un tipo un po’
eccentrico,
sembrava molto cortese, e strizzò un occhio al gruppetto.
“Benvenuti qui al Club, ragazzi. Per qualsiasi
cosa, potete
trovare me e la mia collega nel negozio. A proposito,” acchiappò la
bionda per
un braccio, costringendola ad andare davanti a tutti “lei si chiama
Larxene. E’
ovvio che anche lei sarà disponibile ventiquatt’ore su ventiquattro,
vero
Larxychan?”
“Se, continua a sognare” fece Larxene, lasciando
di sasso il
gruppo di amici.
Kairi guardò l’orologio giallo e arancione
che aveva al polso, regalo di
compleanno da parte di sua madre.
“Ma proca miseria, Sora ha proprio deciso di non
svegliarsi?!”
“Anche Yucchan è rimasta a letto, stamattina.
Speriamo che
quei due ghiri vengano entro mezz’ora, sennò addio colazione.” Osservò
Rikku.
Riku osservò il thè che galleggiava nella sua
tazza, il capo
poggiato su una mano.
“Quei due stanno fuori come balconi.”
“Io gleilo avevo detto, a Sora, che lavorare non
era uno
scherzo né un gioco…ma lui mi ha dato retta?! No, figurarsi!!” sbottò
Roxas,
incrociando le braccia, quasi offeso.
Nessuno se lo filava mai, mai!
Prima o poi avrebbe dovuto tarci un taglio, a
questo vizio
di regalare consigli a persone che non se li meritavano.
Accidenti a lui e alla sua prematura saggezza!!
Axel appoggiò il mento su una spalla del ragazzo,
che
trasalì.
“Ti spiace scansarti? Non tutti abbiamo le spalle
larghe
come un armadio, sai?”
“Era un complimento o cosa?” chiese l’altro,
apparentemente
senza alcuna intenzione di muoversi.
Roxas cercò di non arrossire, ma ormai era troppo
tardi, e
la sua unica speranza era che Axel non se ne accorgesse.
“Tsk, figurati se mi metto a fare complimenti a
uno come te.
Perché ti sei fissato con me? Perché non vai a rovinare la vita di
qualcun
altro?”
Axel sorrise soddisfatto.
“Perché mi piaci tu. Altre domande?”
Tutti gli altri, che erano rimasti a guardare la
scena,
trattennero il fiato, così come Roxas, che impiegò un minuto per
tradurre la
frase del ragazzo.
…ma porca miseria!
Cos’era quel dolore allo stomaco?
E soprattutto…perché quel cavolo di cuore gli
batteva così
forte???!!!!
**
Definire il primo giorno di lavoro ‘estenuante’ sarebbe stato un complimento.
Fare il cameriere era davvero uno schifo,
calcolando
che tra le mansioni era anche prevista
la pulizia della sala dopo i pasti, il lavaggio dei piatti, il
mantenimento
dell’ordine nella cucina eccetera.
Sora e gli altri avevano scoperto inoltre, e a
malincuore,
che Xaldin era solo il capo-chef, e che in cucina c’erano anche altri
cuochi,
tutti matti come cavalli.
C’erano due tipi che giravano sempre insieme, tali
Zexion e
Lexaeus, e sia lui che Roxas che Tidus e Wakka giuravano di non averli
mai
sentiti avere una conversazione.
Poi c’era Luxord, un tipo biondastro che, a quanto
pareva,
era stato cacciato di casa dalla moglie perché aveva il vizio di
giocare
d’azzardo, sospetto che si era rivelato fondato quando, ogni sera, dopo
cena
(che veniva consumata con tutto lo staff all’aperto, dietro la cupola,
accanto
ad un secondo ingresso alle cucine) lui e Tidus si sfidavano a carte e
lui,
puntualmente, batteva il più piccolo, che si metteva le mani tra i
capelli,
tutto ciò ovviamente sotto lo sguardo soddisfatto di Wakka, che dopo
tante
sconfitte adorava vedere il suo rivale (nonché migliore amico, ma
evidentemente
questo era un particolare che non sempre ricordava) venire’annientato’.
E poi c’era Xigbar.
Dunque, lui era un discorso a parte.
Sora e gli altri ormai erano quasi abituati alla
presenza di
Xaldin, che in fondo non si era rivelato poi così teremendo come era
sembrato
la prima volta che lo avevano incontrato, nonostante fosse comunque
molto
severo.
Ma c’erano delle
volte in cui era gentile, senza contare che era lui ogni sera a
preparare la
cena per tutti quelli dello staff, motivo che, secondo lui, lo
giustificava a bere
almeno una bottiglia di birra e
ubriacarsi, di conseguenza, come una cucuzza.
Insomma, suo compagno di bevute era Xigbar.
Xigbar era un tipo che incuteva dieci volte più
paura di
Xaldin, e non perché fosse più brutto (cosa che comunque sicuramente
influiva)
ma perché era sempre pornto ad insultare, gridare e fare casino.
Insomma, era un po’ sul tipo di Demyx, solo più
rozzo e meno
infantile e carino.
Nonostante la presenza di questi tipi che
sembravano appena
usciti dal peggior manga horror della storia, però, e nonostante il
lavoro
fosse più difficile di quanto si fosse aspettato, Sora si stava
divertendo come
un matto.
Girare per i tavoli e sorridere ai clienti con
Roxas, Tidus
e Wakka che litigavano con una vecchia signora o ci provavano con le
ragazze era
uno spasso terribilmente divertente, e a quanto aveva sentito anche Kairi e le altre e Riku si trovavano molto
bene.
Certo, forse era solo l’euforia della seconda
settimana, e
chissà, magari tra un mesetto si sarebbero stufati, ma l’importante era
che in
quel momento stavano tutti bene.
A dire il vero, però, Roxas lo preoccupava un po’.
Cioè, gli avevano raccontato che era successo
qualcosa con
Axel durante la colazione del primo giorno, ma questa cosa ancora
nesusno
gliel’aveva spiegata bene.
Avrebbe vluto chiedere direttamente a lui, ma
perfino uno
con la sua ottusità avrebbe capito che non era proprio il caso, se non
voleva
che Roxas lo mordesse tipo mastino, così si limitò ad aspettare che
fosse lui a
parlargliene, ben sapendo che sicuramente non sarebbe successo tanto
presto.
Sora vide l’amico lasciare mezza okonomyaki nel
piatto e alzarsi
dalla grande tavola dove tutti stavano chiacchierando e parlando della
giornata
di lavoro appena conclusa.
Decise di non seguirlo, nonostante ne avesse
voglia.
Lo conosceva fin troppo bene, e sapeva che gli
avrebbe solo
dato fastidio, quindi restò seduto a fissare la sua tazza di ramen,
sovrappensiero.
Roxas, nel frattempo, aveva approfittato di tutto
quel
casino per allontanarsi e sedersi su una panchina un pò distante.
Si strinse nella felpa azzurra, e alzò lo sguardo
verso il
cielo con l’intenzione di osservare le stelle e, magari, riuscire a
capire
qualcosa di quella situazione.
Dunque, ricapitolando: Axel era gay.
Ok, un po’ lo aveva immaginato, sarebbe stato
inutile
mentire a sé stesso, e la mattina del Lunedì passato aveva confermato i
suoi
dubbi.
La cosa interessante era che sia Kairi che gli
altri non
erano sembrati minimamente scossi dal fatto che un ragazzo di ventitrè
anni
cercasse in tutti i modi di attaccare bottone con uno di quindici, che,
oltretutto, era anche loro amico.
Bè, certo, chi se ne fregava di Roxas, tanto lui
anche era
gay, no?!
Già se le immaginava, quella matta di sua cugina,
Rikku e
Yuna scrivere una fanfiction yaoi a tre mani dove quella specie di
istrice lo
sodomizzava o uno schifo del genere.
Rabbrividì solo al pensarci.
Però in fondo questo poteva anche sopportarlo…la
cosa che lo
faceva veramente, ma veramente uscire di testa era l’atteggiamento di
quella
specie di maniaco.
Ma porca miseria, perché non poteva limitarsi a
provarci in
modo normale, come tutti?
Che ne so, chiedendogli una sigaretta (per la
cronaca, lui
non fumava, perciò anche se fosse stato, non avrebbe avuto niente da
dargli e
lo avrebbe mandato a quel paese, dicendogli che fumare fa male),
domandandogli
se voleva uscie con lui, robe del genere!
Cioè, non è che lui avrebbe detto di sì…,ma
sicuramente
sarebe stato meglio un corteggiamento ‘tradizionale’, piuttosto che uno
alla
Axel, che prevedeva invece tenativi di baciarlo improvvisi, battutine
irritanti
e sorrisini che gli facevano solo venir voglia di prenderlo a schiaffi.
Oooh, certo, perché Axel era un figo, era un
maestro di
surf, nessuno, NESSUNO poteva resistere al suo fascino.
Le persone con quella mentalità gli facevano
venire voglia
di vomitare.
Ma allora perché ogni volta che lo vedeva, ogni
volta che
quel cretino avvicinava il viso al suo,
lui rischiava di svenirgli davanti?
Cercò di giustificare questa specie di attrazione
fisica con
il fatto che l’adolescenza, la pubertà e tuttte quelle cavolate di cui
parlavano sempre gli psicologi dei film causassero in lui una specie di
curiosità, come se fosse in uno stato di prova o qualcosa del genere, in cui stava studiando la sua sessualità e
cose simili.
Era solo curiosità.
SOLTANTO cuirosità.
…
Che cazzata, perché continuava a farsi queste
menate quando
lo sapeva BENISSIMO che la realtà era un’altra??!
Doveva arrendersi, Axel gli piaceva.
Alemno fisicamente.
Non voleva dire che fosse innamorato né altro,
semplicemente, fisicamente non lo travav poi così ripugnante.
Cioè, bisognava essere oggettivi, in fondo, e
dando un
giudizio paraziale sì, finalmente lo ammise, trovava che Axel fosse un
bel
ragazzo.
Ma restava il fatto
che avesse il carattere peggiore del mondo, perciò no, non
avrebbe mai ceduto a quell’istrice
palestrata, MAI!
Da quel momento cominciava la lotta per tenere
lontano Axel,
lotta che avrebbe vinto ad ogni costo!
Fiero della sua genialità si voltò verso il
tavolo, pensando
di tornare a sedersi e finire l’okonomyaki, ma il suo sguardo si posò
involontariamente su Naminè, che stava ridendo con Paine e Yuna per una
battuta
di Marluxia.
...gli era appena venuta l’idea più geniale che il
suo
cervello potesse elaborare!!
**
Axel rise, vedendo quel cagnolino super kawaii
seduto sulla
panchina con lo sguardo fisso in avanti e uno strano bagliore degli
occhi.
Stava architettando qualcosa, non era difficile
capirlo.
E pensò che ci fossero il 95% delle probabilità
che la cosa
lo riguardasse.
Mostrò un ghignò particolarmente soddisfatto.
…finalmente, la cosa inziava a movimentarsi un po’.
Note dell’autrice:
Penso che se dicessi
che sono sei ore consecutive che scrivo mi prendereste matta (cosa che
effettivamente sono, mi sa), ma è la pura verità! Perciò non ci fate
caso se ci
sono errori di battitura, ho controllato ma ho il cervello in pappa e
quindi la
vista mi si è un po’ appannata!
Allora, anche se in ritardo mostruoso, ho
aggiornato,
finalmente…che dire? Questo capitolo mi piace proprio, e finalmente la
storia
sta inziando a prendere un ritmo diverso e ad entrare nel vivo! Ora che
abbiamo
tutti i personaggi principali, e ora che si è formato questa specie di
super
gruppo (in cui ci sono anche i miei bellissimi nobody, finalmente *w*)
penso
che il terreno sia pronto per piantarci fiorellini, cespugli e anche
qualche
carciofo XD Traduzione: potremo dire che dal prossimo capitolo
arriveranno i
casini, e non vedo l’ora di iniziare a scriverlo! Ma penso che stasera,
invece
di mettermi a scrivere, mi riposerò un po’ cazzeggiando su internet,
cosa che
oggi non ho fatto, visto che ho anche scritto Good Morning (one-shot
Akuroku,
se volete date un ‘occhiata) sono leggermente distrutta XD ma mi
diverto troppo
a scrivere questa storia, perciò mentre scrivo non mi rendo conto del
tempo che
passa, e quando finisco mi sento distrutta, ma soddisfatta!
Bene, ora la mia parte preferita: le risposte ai
commenti!!
Pronti, viaaaaaaa >___<
Piccola_Stella_Senza_Cielo: sono felicissima che
tu e gli
altri vi divertiate con la mia storia, mi sento appagata, anche perché
io punto
moltissimo sul lato comico! Sapere che una cosa che mi fa faticare vi
rende
felici e vi fa ridere mi rende la ragazza più felice del mondo!!
Veramente! E
ovviamente sono contenta che ti piaccia l’atteggiamento di Axel…anche
io lo
adoro, ed è per questo che ho voluto caratterizzarlo in modo
particolare ma
restando abbastanza fedele all’originale, col suo carattere un po’
strafottente
ma, diciamocelo, super sexy *___*! E Riku…eeeeeh, scommetto che dopo
questo
capitolo la confusione aumenterà…cos’ha in mente? Avrà il coraggio di
provarci
con Sora, quel povero deficiente per il quale metà dei personaggi hanno
una
cotta? ---> piccola nota: quest’idea di ‘tutti pazzi per Sora’ no so
come mi
è venuta, ma ho pensato che sarebbe stato divertente che ci fossero
tanti
ammiratori per un personaggio stupidotto e poco sveglio come lui, che
non
capisce mai quando qualcuno ci sta provando e simili… infine, come
sempre, ti
ringrazio dei complimenti! Adoro scrivere, è la cosa più divertente del
mondo,
e gaudagnarsi i complimenti per un lavoro divertente mi fa pensare: ‘tu
non te
li meriti’ XD Ma in fondo, perché dovrei fare la finta modesta? Grazie infinite, un bacione gigante, anche da parte
di Riku (ma veramente se proprio dovessi scegliere io lo darei a
qualcun altro,
il bacio…ndRiku) (silenzio è___é nd me) (Davvero Riku? Ma allora c’è
qualcuno
che ti piace? E chi è? Eh? Eh? ndSora) (…quanto sei ottuso…nd me+Riku)
(eh? Perché???
O___o nd Sora) (Niente, lascia stare…ndRiku+me)
SoraRoxas: tranquilla, l’importante è che mi hai
fatto
sapere che ne pensi, anche se in ritardo, e che ti sia piaciuto anche
questo
chappy…eeeh, non so se potrò accontearti per quanto riguarda Riku, sai
com’è, a
lui Sora piace sul serio…ma tranquilla, tanto qello scemo non lo
capisce he ci
sta provando, quindi…credo proprio che questo triangolo (pe rora, ma
chissà che
non diventi un quadrato…muahahahahah) ci metterà parecchio, a
sciogliersi…ohohohoho,
la storia è ancora moooolto lunga XD! Per quanto riguarda gli altri
mebri…bè,
ecccoti accontentata! Mi sembra di aver messo tutti, se non
sbaglio…mmmh…*corre
a fare due cacoli* ah, bè, manca Xemnsa, ma c’è un mtovio se non l’ho
messo…eheh…lui
ha una parte piccola, e apparirà solo nel penultimo capitolo…perciò
dovrete
aspettare ancora, per vederlo, I’m sorry! Ma non penso che l’assenza di
personaggi sia un problema, in questa ficcy…anzi, mi chiedo come farò a
gestirli tutti *___* non è che usciranno fuori dal mio controllo? *si
preoccupa* oh bè, cercherò di fare del mio meglio, anche per voi che mi
sostenete con tanto affetto! Come al solito, sono felicissima che il
chappy
vecchio ti sia piaciuto, e spero questo non sia stato da meno! Kissone
PER CONCLUDERE, RINGRAZIO ANCHE VOI CHE LEGGETE
SOLTANTO E
CHI HA INSERITO LA STORIA TRA I PREFERITI. UN BACIO A TUTTI, AL
PROSSIMO CHAPPY
^___^
*MagikaMemy*
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Capitolo 6 *** Capitolo 6: richieste a sorpresa, momenti imbarazzanti e concorsi di bellezza ***
Capitolo 6:
richieste a sorpresa, momenti imbarazzanti e concorsi di bellezza
“NO!”
La voce stranamente alterata di Naminè trafisse il
petto di
Roxas come una lancia.
Il ragazzo congiunse le mani, supplice.
“Ti prego, Namichan! Non te lo chiederei, se non
fosse
davvero importante!”
Naminè gli mostrò il solito sorriso tranquillo, ma
il tono
che usò spaventò non poco l’amico, che era pronto a scommettere che,
dietro
quelle parole, fosse nascosta una specie di minaccia.
“Spiacente, Roku-chan. Ti voglio tutto il bene del
mondo, e
lo sai, ma io non faccio queste cose.”
Si alzò dallo scalino dell’anfiteatro, ma Roxas
riuscì ad
acchiapparla per una manica del giacchetto e diede del suo meglio per
imitare
gli occhi da cucciolo di Sora: “Ma Namichan,
io mi fido di te! Sei la mia migliore amica!”
“Ed è proprio per questo che non posso farlo,
Roku-chan. Bè,
io torno al bar, tra poco è l’ora dell’aperitivo.” Fece Naminè con una
mezza
risatina, abbandonando Roxas al suo triste e solitario destino.
Il ragazzo la vide recarsi dietro al bancone e
sorridere a
un cliente, in tutta tranquillità.
Perfetto, ora perfino la sua migliore amica lo
aveva
abbandonato!
A forza di frequentare Sora, anche lui era
diventato uno
sfigato.
Cioè, non gli sembrava di aver chiesto la luna.
L’idea di fingere che Naminè fosse la sua ragazza
per
allontanare quell’istrice palestrata gli era sembrata a dir poco
geniale, la
sera prima.
Era andato da Naminè tutto contento, convinto che
l’amica
avrebbe accettato, e invece?!
E invece niente, era rimasto fregato.
Ed adesso era solo, abbandonato a sé stesso,
lontano da casa,
tradito dagli amici e con un un ragazzzo di ventitrè anni che non
perdeva
occasione di fargli capire le sue alquanto censurabili intenzioni.
Avvertì un piccolo dolore su una guancia e se la
sfiorò con
un dito.
…perfetto, ora all’elenco stava anche per
aggiungersi un
brufolo.
Va bene, chi è che gli aveva lanciato contro una
maledizione?
Si immaginò per un attimo un Axel ghignante che
punzecchiava
con degli spilli una bambola wodoo, continuando a bisbigliare ‘Roxas,
Roxas’ e
per poco non si mise a piangere.
Doveva trovare una soluzione, assolutamente,
altrimenti
rischiava davvero di impazzire ed essere…essere stuprato
da quel maniaco!
Cercò di calmarsi, respirando lentamente.
Oh mio Dio, stava davvero diventando un esaurito
come Sora.
Eppure lui era sempre stato calmissimo…cioè, non
gli era mai
successo di sentirsi così stressato!
Tutta colpa di quel…quel…quell’insopportabile
istrice!
Si alzò, deciso a tornare al ristorante e
distrarsi, quando
in lontananza vide Sora e Tidus sbracciarsi verso di lui.”
“Roooooox!!! Che ci fai qui?” chiese Sora,
saltandogli in
braccio.
Roxas cercò di allontanare l’amico con una leggera
spinta,
ma ovviamente Sora rimase incollato a lui.
Sembrava proprio un animale, specie in momenti
come quello.
Tidus mostrò il costume blu e azzurro chiaro che
indossava,
i capelli biondi sparati in tutte le direzioni grazie al gel di Sora
(che era
quasi terminato, visto l’uso spropositato che ne facevano i ragazzi, e
Sora si
era lamentato chiedendosi perché tutti dovevano usare proprio il suo).
“Noi stiamo andando in spiaggia, ti va di venire?”
Roxas, che finalmente riuscì a staccarsi da Sora,
che lo
guardava speranzoso, inarcò un sopracciglio.
“Vi ricordo che tra due ore dobbiamo servire il
pranzo!”
“Ma non ci metteremo moltissimo! Solo il tempo di
salutare
Kairi e Riku!” Il tono di voce di Sora cambiò, cercando di essere
(senza
riuscirci) persuasivo: “..e poi…c’è anche Axel…”
Roxas, sentendo quel nome, sussultò per la rabbia.
Anche solo udirlo pronunciare gli faceva venire
l’orticaria
su tutto il corpo!
“Tsk, ora che me lo hai ricordato non ci vengo
sicuro. Non
ho voglia di vedere quel cretino e rovinarmi la giornata.” S’inventò,
rapidissimo, portando una gamba avati per allontanarsi.
Sora però gli saltò sulla schiena (rischiando di
soffocarlo,
oltre tutto, ma ovviamente sembrava che questo non importasse a nessuno
come al
solito) e gli tirò le orecchie, come
avrebbe fatto uno di quei ragazzini di strada che a Mark Twain piaceva
tanto
descrivere.
Roxas cercò di divincolarsi, ma Sora (che intanto
rideva
come un matto) continuò a stringergli i lobi.
“Sooo, lasciami subito! Lo sai che sono sensibile
in quel
punto! Non vale!”
Sora sorrise, sfregando la guancia con quella
dell’amico.
“Eheh! Facciamo così Rox: io scendo solo se mi
porti in
spiaggia!”
“Scordatelo! Tidus, dammi una mano, no?!”
Tidus si scambiò un’occhiata d’intesa con Sora e
mostrò un
ghigno degno di Axel.
“…credo proprio che dovresti venire con noi, sai
Rokuchan?”
Roxas gli lanciò un’occhiata di fuoco, sentendo
l’impellente
desiderio di fare del male ad entrambi.
“E va bene! Come vi pare! Ma sia chiaro, vi mollo
lì davanti
e poi mi lasciate in pace, intesi?!” cedette, iniziando a camminare con
quella
scimmia di Sora sulla schiena, che sorrideva come un bambino allo zoo.
Il percorso per raggiungere la spiaggia si
dimostrò più
stancante di come era sembrato.
Non solo Sora continuava a fare battutine su Axel,
ma
stavolta anche Tidus aveva deciso di partecipare al gioco ‘roviniamo la
vita di
Roxas’, apparentemente il preferito di quei traditori dei suoi amici.
Giunti a destinazione, e prima che Roxas potesse
lasciarlo
cadere a terra, Sora agitò un braccio e, guardando verso il mare, gridò
con
tutto il fiato che aveva: “Demmychaaaan! Akuchaaaan!”
Roxas, sentendo il secondo nome, lasciò
indelicatamente che
Sora stramazzasse al suolo e iniziò a tremare.
Sora lo mandò a quel paese, massaggiandosi il
sedere, ma
Roxas era troppo occupato ad organizzare la sua fuga per dargli retta.
Vide un po’ lontano Axel uscire dall’acqua e
trascinarsi
dietro la tavola, e correndo come un pazzo raggiunse il bar, dove, da
dietro il
banco, Kairi e Riku chiacchieravano su un libro appena letto.
“Kacchan! Presto, fingi di parlare con me!”
Kairi sussultò vedendo il cugino e gli sorrise,
divertita ma
con evidente cattiveria.
“E perché, cuginetto?”
Riku si avvicinò e, senza che Roxas glielo avesse
chiesto,
gli versò del succo di frutta in un bicchiere, mentre Roxas annaspava
come non
mai.
“Te lo spiego dopo, ma ti prego, salvami!”
Kairi fece una breve risatina, e lei e Riku
indicarono in
silenzio qualcuno alle sue spalle.
Roxas, vedendoli così divertiti, si voltò con
cautela e vide
Sora e Tidus che, tutti sorridenti, giravano intorno a Demyx e Axel.
Quest’ultimo, con suo grande terrore, gli mostrò
una delle
sue solite smorfie.
“Ehi, cagnolino! Come mai non stai scavando buche
da qualche
parte?”
“Noto con piacere che non sei affogato, Axel.”
Fece di tutta
risposta Roxas sarcastico, fiero di aver trovato una battuta così
sprezzante in
un arco di tempo inferiore ai cinque secondi.
Demyx gli batté una mano sulla spalla, euforico.
“Rokuchan, stasera vieni a vedere lo spettacolo
dell’animazione? Ci sarà da divertirsi, è un concorso di bellezza per
ragazze!”
Roxas trattenne a stento una conata di vomito
dovuta allo
stress.
Incrociò per un attimo lo sguardo di Axel e
rifiutò,
tranquillo.
“Immagino. Però stasera devo lavorare, mi spiace.
Io e Sora dobbiamo
pulire il ristorante.”
La risposta fece mettere il broncio a Demyx, Sora
e Tidus.
A Kairi per un attimo sembrò di vedere negli occhi
verdi di
Axel un velo di dispiacere, che però scomparve subito dopo.
Senza pensarci due volte diede una gomitata a Riku
e, con
gli occhi, cercò di dirgli di stare al gioco.
“Ho un’idea! Riku, perché non ci pensi tu a pulire il ristorante con Sora?”
La proposta suscitò parecchio scalpore: da una
parte c’era
Sora che, poggiato sulla spalla di Tidus praticamente in lacrime, si
chiedeva
praticamente urlando perché ‘doveva
sempre lavorare quando c’erano gli spettacoli più divertenti’, da
un’altra
Roxas che vide frantumarsi in un colpo secco l’illusione di poter
passare una
serata lontano da quel surfista da strapazzo e da un’altra ancora Axel
che
ghignava, divertito e allettato, visibilmente felicissimo all’idea di
avere
un’intera serata a disposizione per rompere i suddetti alla sua vittima
preferita.
Il tutto, visto con gli occhi di Riku, era
soltanto una
scusa per farlo lavorare qualche ora in
più.
Ma in fondo non era così male l’idea di restare da
solo con
Sora...e oltretutto, sicuramente sarebbe stata anche un’occasione d’oro
per
organizzare un incontro tra Axel e Roxas, ma a questo non diede molta
considerazione, ben consapevole che a dare l’atmosfera perfetta alla
serata ci
avrebbero pensato Kairi, Yuna e Rikku, impiccione com’erano.
Guardò Kairi interrogativo, e lei gli fece
l’occhiolino e,
senza farsi vedere, con il dito indicò Axel e Roxas, il primo immerso
nella
beatitudine, il secondo in procinto di buttarsi in acqua e non tornare
più a
galla volontariamente.
Riku sospirò e decise di dare un taglio a quella
situazione.
Come al solito, alla fine si era fatto trascinare
dagli
eventi.
“Per me non c’è problema, Rox. Tu vai pure. Tanto
sono
abituato a stare con quello scoiattolo iperattivo.”
Sora, alzandosi di colpo dalla spalla di Tidus,
gli mostrò
la lingua, offeso.
Roxas avrebbe voluto rifiutare, gridare che,
cavolo, poteva
andarci lui a lavorare, e che non vedeva il motivo per cui non dovesse
farlo,
ma sapeva benissimo che qualsiasi opposizione sarebbe stata inutile,
così si
limitò a chiedere al signore un minimo di pietà, almeno per le prossime
ventiquattr’ore.
***
“Questa maglietta va bene? Che dici, Ri-pyon?”
“Yucchan, per favore, lo sai che quest’anno il
giallo è da
bocciare! Secondo me ti sta meglio la canottiera comprata a Shibuya.”
“Ma quale, quella con le fragole?”
“Sì, quella. Ti sta troppo bene.”
Kairi, Naminè e Paine si scambiarono un’occhiata
poco
paziente.
Erano due ore che quelle due parlavano di vestiti.
Ebbene sì, sia Yuna che Rikku avevano deciso di
partecipare
al concorso di bellezza, ed erano visibilmente su di giri (cioè, più
del
solito).
Naminè afferrò con delicatezza il polso di Kairi e
guardò
l’ora direttamente dal suo orologio (che, per altro, era giallo, ma
Kairi non
aveva la minima intenzione di cambiarlo solo perché due gals sciroccate
consideravano il colore fuori moda) e corrugò la fronte, accigliata.
“Ragazze, lo spettacolo inizia tra un’ora e mezza.
Se vi
sbrigate, possiamo passare a salutare Socchan e Riku.”
Rikku, sentendo quest’ultimo nome, spiccò un balzo
e afferrò
la prima cosa che le capitò, una canottiera bianca con sopra delle mele
verdi
disegnate e dei jeans chiari cortissimi, e raggiunse il bagno a gran
velocità,
gridando qualcosa a proposito ‘del suo stupendo Ricchan’.
Yuna le urlò dietro un: “TRADITRICE! Che razza di
gal sei?
Preferire un uomo alla moda! Dovresti vergognarti!”
Rikku si affacciò dal bagno, sorridente.
“Se non sbaglio anche a te batte forte il cuore
quando pensi
a…”
“ZITTA!” la interruppe Yuna, balzando in piedi e
facendo
sussultare Kairi, Naminè e Paine.
Rikku si mise un dito davanti alle labbra e le
fece
l’occhiolino, sotto lo sguardo curioso e confuso delle altre.
“Oh, tranquilla, non dirò niente, per ora.”
Yuna studiò il viso dell’amica, senza essere del
tutto
sicura di potersi fidare completamente.
Rikku era grandiosa, ma anche terribilmente
dispettosa.
C’erano un sacco di possibilità che se ne uscisse
con
qualcuno, che a lei piaceva Sora.
Non che avesse paura delle chiacchiere degli
altri, sia
chiaro: solo che voleva dirlo per primo a lui.
Aveva già deciso da giorni di confessargli i suoi
sentimenti, anche perché era sempre stata una ragazza parecchio diretta
e che
si imbarazzava molto, ma molto raramente.
Non sapeva ancora quando, ma era sicura che presto
ci
sarebbe stata un’occasione.
Nel frattempo, però, il fatto che tutti lo
sapessero non era
proprio in cima alla lista dei suoi desideri, ecco.
Kairi continuava a spostare lo sguardo tra le due,
sperduta.
..allora a Yuna piaceva qualcuno?
Mmh…chissà come mai non gliene aveva parlato, non
si era mai
fatta problemi a dire agli altri quando era innamorata.
Sperò vivamente che fosse Tidus il ragazzo in
questione.
Erano SECOLI che voleva bene a Yuna, e tutti nel
gruppo ne
erano consapevoli.
In mille occasioni, il povero Ticchan aveva
provato ad
avvicinarla, ma senza alcun successo, anche perché, nonostante
all’esterno
sembrasse il contrario, Yucchan era parecchio stupidotta nelle
questioni di
cuore…oddio, non che raggiungesse i livelli di ottusità di Sora (pari,
forse, a
quelli di un bambino di cinque anni) ma era sicuramente meno esperta di
come
voleva apparire.
Tidus era un bravissimo ragazzo, magari a volte un
po’
sbruffone, ma sicuramente dolcissimo e perennemente pronto a dare il
meglio di
sé per far sorridere chi gli era intorno.
In effetti, ora che ci pensava, lui e Sora erano
molto
simili, di carattere e non.
Per esempio, e questo pensiero le fece tremare le
mani per
la rabbia, entrambi riscuotevano un grandissimo successo con le ragazze
a
scuola.
Soltanto durante il primo trimestre avevano
ricevuto una
decina di dichiarazioni fatte a voce, o via lettere, sms e altre
cavolate
simili che le ricordavano tanto uno shojo manga triste e dal poco
successo.
Sora soprattutto sembrava essere una specie di
calamità per
i componenti di entrambi i sessi (sì, esatto: entrambi),
e qui la domanda sorgeva spontanea: con mezza scuola che
ti sbava ai piedi, le dottoresse dell’infermeria che ti fanno gli occhi
dolci
alla Candy Candy ogni volta che le vai a trovare perché sei caduto e ti
sei
sbucciato un ginocchio durante ginnastica e le ragazze che quando ti
incontrano
per strada sbottano a ridacchiare come scimmie in calore e mandando una
di loro
a chiederti il numero…come si può essere così terribilmente ottusi
quando si
parla di sentimenti?!
Era…era semplicemente pazzo, a questo punto Kairi
non
trovava altra spiegazione.
Assistendo alla nuova lite tra Yuna e Rikku,
sbuffò e guardò
fuori dalla finestra la luna piena, già circondata di stelle,
nonostante fosse
appena scesa la sera.
Pensò che le sarebbe piaciuto un sacco…guardare il
cielo con
Sora.
***
“SORA!! Possibile che tu non riesca nemmeno a fare
una cosa
elementare come spazzare un pavimento?”
Sora piegò le labbra e sbattè gli occhioni
azzurri, mentre
Riku cercava di resistere alla tentazione di prenderlo a schiaffi.
Ci mancava solo questa.
Sora, in uno dei suoi momenti di pura e genuina
demenza, che
tanto con lui erano all’ordine del giorno, aveva iniziato a ballare la
sua
terribile, quasi letale per chi la vedeva, Chocolate Dance, così, tanto
per
fare un po’ di casino, con tanto di musichetta idiota intonata (anzi,
stonata)
da lui stesso.
Peccato che la suddetta danza comprendeva anche
muovere i
fianchi stile Lamù, cosa che fatta da Sora sembrava raccapricciante.
Così, per risparmiarsi quello spettacolo a dir
poco pietoso
(e che, soprattutto, rischiava di fermargli la crescita) Riku lo aveva
prima
pregato, poi minacciato, dicendogli che se non avesse smesso avrebbe
chiesto a
Paine, fissata con le fanfiction, di scrivere una one-shot yaoi in cui
lui e
Marluxia lo facevano urlanti sulla lavatrice della lavanderia a gettoni
del
villaggio.
Ma secondo voi Sora gli aveva dato retta, come
avrebbe fatto
un qualsiasi essere umano?
Ovviamente no, aveva continuato a sculettare,
quel maledetto!
Così, con la sua delicatezza, aveva
accidentalmente colpito
col fianco destro il secchio dell’acqua sporca, annaffiando l’intera
sala.
Sora, seduto sul pavimento, lo straccio sporco e
fradicio
tra le mani, si asciugò la fronte, esausto.
Era quasi un’ora che cercava di rimediare al disastro che aveva combinato, e Riku ogni
dieci minuti lo insultava, per poi tornare in silenzio e, dieci minuti
dopo
ancora, lanciargli un'altra parolaccia, nero come l’inchiostro.
Adesso, però, il più grande aveva gli occhi fissi
sul suo
straccio, e asciugava il pavimento lentamente.
Sora aprì la bocca, deciso a dire qualcosa, ma
quella
traditrice della sua voce non emise alcun suono.
Bastarda!!
Quando c’era da dire cavolate era sempre pronta ad
uscire, e
invece per cose serie come questa fingeva di non esistere!
Prese fiato, cercando di sopportare quel silenzio,
ma poi
smise di strofinare la stoffa sul pavimento e si avvicinò carponi a
Riku.
Gli arrivò vicinissimo, quasi riusciva a far
toccare i loro
nasi.
Riku lo guardò, un po’ sorpreso, ma Sora non ci
aveva fatto
caso, e lo fissava mortificato.
“Scusa, Riku. Non l’ho fatto apposta.”
Riku avrebbe voluto reagire da vero duro, magari
dicendo
qualcosa come ‘tsk, se sei tanto dispiaciuto, asciugalo te questo
schifo di
pavimento’, ma naturalmente non ci riuscì e nascose a stento un sorriso.
Sora abbassò un po’ lo sguardo, come un bambino
che ha
appena rotto un vaso e sta confessando la sua marachella.
Riku sentì una stretta allo stomaco e, lentamente,
alzò il
mento di Sora con la mano.
Sora sussultò per il contatto diretto e arrossì
lievemente,
in imbarazzo per la situazione.
“Riku…perché…” si zittì immediatamente quando Riku
gli si
avvicinò di qualche millimetro.
Ormai erano davvero, davvero vicini.
Sora provò come primo impulso quello di scappare a
gambe
levate, ma qualcosa lo tratteneva e le sue ginocchia sembravano
incollate al
pavimento.
Era come se avesse perso il controllo del suo
corpo, e la
cosa lo innervosiva un po’, anche perché la situazione si stava
facendo…pericolosa…
Riku si avvicinò ancora, sentendo il mento di Sora
fra le
dita in modo delicato.
Pensava che l’altro sarebbe volato via di corsa,
eppure non
si muoveva.
Il cuore di Sora, con sua enorme sorpresa, iniziò
a battere
senza preavviso.
Lo stesso battito che sentiva ogni volta che
vedeva Kairi.
Kairi…
Chiuse gli occhi d’istinto, quasi spaventato,
mentre
l’immagine di Kairi che lo salutava in divisa scolastica con la
cartella tra le
mani prendeva forma nella sua testa.
Si concentrò su quell’immagine e sul suo cuore per
qualche
secondo, e quando cadde sul pavimento
col mento tornò alla realtà.
Sentì una lieve fitta e alzò lo sguardo, vedendo
un Riku
scocciato, che quando incrociò il suo sguardo si voltò dall’altra parte.
“Sbrighiamoci. Questo schifo non si pulisce certo
da solo.”
E, detto questo, prese il secchio in cui avevano strizzato gli stracci,
ormai
pieno, e uscì dalla porta di servizio per buttare il liquido sporco
fuori.
Rimasto solo, ancora rosso in faccia e intontito
per quello
che era appena successo, Sora si coprì le labbra con il dorso della
mano,
sentendo la pelle del suo viso calda come non mai.
…per un attimo…aveva creduto…che…
***
“La terza concorrente si chiama Rikku Shizumasa,
ha quindici
anni e mezzo e viene da Tokyo!”
L’animatrice che annunciava le concorrenti, le
luci del
palco che le illuminavano il viso, indicò una Rikku saltellante e a suo
agio,
nonostante ci fossero un centinaio o forse anche più persone che la
stavano
studiando (tra le quali erano nascosti sicuramente dei maniaci, pensò
Kairi,
che però non rivelò la sua paura a nessuno per evitare di sentirsi dire
frasi
come ‘Così mi metti ansia’ e simili da parte di Wakka).
Rikku fece un giro su sé stessa, sorridendo
vivace, e intanto
Yuffie, l’animatrice –che, tra le altre cose, si occupava anche di
acqua gym e
ginnastica…non stava mai ferma un minuto, quella lì- strillò nel
microfono con
tutta la sua energia: “Allora, Rikku, parlaci un po’ di te!”
Rikku, con decisione, acchiappò il microfono
strappandolo
letteralmente dalle mani dell’altra e, facendo l’occhiolino, si presentò con voce pimpante e gaurdando in faccia il
pubblico senza alcun timore: “Mi chiamo Rikku Shizumasa e sono la gal
number
one di Tokyo! Lavoro qui come barista assieme ai miei friends! I miei
hobby
sono comprare abiti da spo-gal, cantare al karaoke e divertirmi come
una pazza
a Shibuya!”
Tutto il gruppo, dagli spalti dell’anfiteatro,
cadde al
suolo come nelle scene di alcuni anime, compresi Demyx, Axel e gli
altri.
Ormai erano un gruppo parecchio affiatato,
nonostante ci
fossero un bel po’ di anni di differenza.
Naminè, quando si ricompose, ancora un po’
incredula ma
divertita per il comportamento di Rikku, studiò con attenzione la fila
di posti
che occupavano.
Tutti ridevano e scherzavano fra loro, divertiti
dalle
risposte di Rikku e commentandole.
Era bello vedere che erano riusciti a fare
amicizia con
tutte quelle persone, e nonostante lei sembrasse sempre così
impassibile di
fronte ad eventi di qualsiasi tipo, ultimamente sorrideva più del
solito.
Quell’atmosfera di complicità e di comprensione
(dovuta al
fatto che tutti lavoravano) reciproca stavano rendendo l’estate davvero
bella,
proprio come aveva promesso Sora.
Peccato che in quel momento non fosse stato lì per
assistere
a quel duplice spettacolo (Rikku che lodava le gals di Tokyo davanti
allo
suardo sorpreso dei clienti del villaggio era qualcosa di imperdibile,
pensò
divertita).
Rimase sovrappensiero a fissare Rikku, mentre
Kairi rideva
alle battute dell’amica sul palco.
Chissà come stava andando la serata di Riku e Sora?
Sicuramente era successo qualcosa di imbarazzante,
ne era
convinta.
Non sapeva perché…ma aveva sempre avuto questa
specie di
talento nel capire i pensieri della gente, leggergli nella mente, e, di
conseguenza,
riusciva a prevedere alcune situazioni prima ancora che avvenissero
realmente.
Ed era certa, certissima che tra quei due c’era
qualcosa di
particolare.
Un’intesa che non avevano con nessun altro.
Certo, capire i sentimenti di Riku per lei era fin
troppo
facile.
Ma Sora era più complicato di quello che sembrava;
nonostante la sua apparente leggerezza, era ovvio che nella sua testa
c’era
molta confusione.
Abbassò lo sguardo per un attimo.
“..per favore…” pensò, sentendo un bruciore alla
gola “…cerca
almeno di prendere la decsione che ti
renderà felice.”
Note dell’autrice:
Ebbene sì, sono in ritardo con l’aggiornamento di
ben tre
giorni! Non uccidetemi, please! Il fatto è che una lunghissima parte
del
capitolo mi si era cancellata e ho dovuto riscrivere tutto da capo! Ma
spero
che la lugnehzza del chappy abbia compensato questo mio ritardo…allora,
vedo
che le recensioncine diminuiscono con l’andare avanti di capitoli.
Sia chiaro, non ho alcuna intenzione di minacciare
di
smettere di pubblicare la storia come ho fatto a New Kingdom Heroes, ma
cercate
di capirmi anche voi, scrivere per giorni per poi trovare una sola
recensione è
un po’ frustrante, ecco, comunque non mi lamento, sempre meglio di
niente
(soprattutto se a farla è una ragazza simpatica come Piccola Stella).
Note riguardanti il capitolo…mmmh, in realtà non
ce ne sono
molte XD La scena tra Riku e Sora mi ha richiesto mooolto impegno,
perchè quel
giorno non ero ispirata per il RiSo ma per l’AkuRoku (tanto per
cambiare XD
Dio, come sono monotematica), così per trovare la vena artistica ho
cercato
delle immy su internet e sono incappata in una doujinshii (si scrive
così? Boh
XD) su questo pairing che finiva con un bacio tenerissimo e…ho inziato
a
scrivere come un treno.
Ora rispondo a Piccola_stella_senza_cielo!
Piccola_stella_senza_cielo: sono felicissima che
la mia
storia ti metta allegria ^^ e ogni volta che leggo una tua recensione
mi fa un
piacere immenso! Insomma, tu fino adesso hai recensito TUTTI i
capitoli, il che
mi sconvolge! Cioè, sei l’unica che è sopravvissuta!! Però mi dispiace,
ma
stavolta non ho scritto né 6 ne 10 ore XD ma circa una o due orette al
giorno.
Spero che il risultato però non ti abbia deluso!! Hai ragione, il
quinto
capitolo è anche il mio preferito, insieme al due che, nonostante sia,
con l’uno,
il più breve, adoro perché ricordo di essermi divertita tantissimo
mentre lo
scrivevo! Ne ho proprio un bel ricordo! In questo capitolo, Riku e Sora
hanno
avuto un momento di intmità…chissà ora il già piccolo cervellino di
Sora cosa
riuscirà a tirare fuori! Insomma, perché gli batteva forte il cuore?
Perché era
con Riku, o perché pensava a Kairi? Passando ad altro…
?: Dammi il microfono, adesso parlo io!
Me: …ma Roxy, io…
Ro: dammi il microfono, ti dico!!
Me: ok…^^ fai in fretta però che devo pubblicare
la ficcy
anche sul forum
Ro: ok ok. Piccola Stella, se vuoi te lo regalo,
quel porcospino
palestrato!! IO NON HO ALCUNA INTENZIONE DI SALTARGLI ADDOSSO, CHIARO?!
Ax: con mio grande disappunto…
Ro: ARGH! Che ci fai tu qui? Torna nella storia!
Ax: no, voglio esserci almeno nelle note
dell’autrice…Memy
non mi ha fatto apparire per nada in questo chappy ç___ç
Me: questo perché ho scritto un sacco di te, nei
capitoli
precedenti! Ma sta traqnuillo, nel prossimo capitolo te e Roxy farete
un passo
avanti!
Axel + Roxas: COSA?! *toni completamente diversi,
uno tutto
contento l’altro scandalizzato*
Me: ^_____^ aspettate e vedrete!
Ro: ma io ti..ti…
Me: oook, basta così!!
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto…se
volete,
lasciate una traccia del vostro passaggio, mi piacrebbe molto sentire
nuovi
pareri! Un bacio a tutti, grazie per aver letto! Al prossimo chappy!
*MagikaMemy*
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Capitolo 7 *** Capitolo 7: orgoglio maschile, sigle romantiche e sorprese sulla spiaggia ***
Capitolo 7:
orgoglio maschile, sigle romantiche e sorprese sulla spiaggia
Roxas fingeva di assistere allo spettacolo, ma la
sua mente
era presa da tutt’altro.
Il suo piano per allontanare l’istrice palestrata
stava
uscendo fuori dal suo controllo, ne era consapevole, e questo lo
rendeva ancora
più isterico e irascibile di quanto già non fosse.
Sora aveva ragione, a dirgli che era troppo
nervoso.
Ma cosa poteva farci?!
Axel era così…dannatamente…irritante!!
Strinse i denti con forza per evitare di lanciare
un grido
di rabbia, e si guardò intorno per vedere se qualcuno si era accorto
che stava serrandoi
pugni, ma per fortuna tutto il resto del gruppetto era preso dallo
spettacolo.
Kairi, sentendo il braccio del cugino rabbrividire
contro il
suo fianco, si voltò e lo vide in una specie di fase di decomposizione
psichica, al chè si rese conto che,
forse, era il momento di fare la brava parente, cosa che accadeva un
po’ troppo
spesso ultimamente, sicuramente a causa delle reazioni che Axel
suscitava in
Roxas.
Suo cugino era diventato sul serio scemo come
Sora…non si
rendeva nemmeno conto dei suoi sentimenti.
Paziente, un po’ come una mamma che incita suo
figlio a
rivelargli qualche guaio, gli accarezzò il braccio e sorrise dolcemente.
“Rokuchan, perché non
me ne parli?”
Roxas, ascoltando le parole di sua cugina, sentì
la terribile
sensazione di quando qualcuno ti ha appena colto in fallo, ma era più
che
deciso a negare tutte le accuse che lei gli avrebbe eventualmente
sputato
contro, sicurissimo che sarebbe riuscito a cavarsela.
Stava per rispondere, ma una voce sconosciuta fece
voltare
lui e Kairi.
“Ehi, ragazze, è libero qui?”
Erano tre ragazzi sui sedici o diciassette anni.
Quello che aveva parlato aveva i capelli
visibilmente tinti di
biondo e gli occhi molto chiari, e indicava il posto vuoto verso
l’estremità
della fila accanto a Selphie, che lo osservava un po’ sorpresa, mentre
gli
altri due, alle spalle dell’amico, guardavano con interesse Naminè,
Paine e
Kairi.
Selphie studiò il viso del ragazzo, che la
scrutava
sogghignante, e, la voce spezzata, disse senza troppa decisione: “A
dire il
vero sì, mi spiace.”
Il ragazzo fece una breve risatina, senza perdere
il ghigno,
e le fece l’occhiolino.
“Allora che ne dite dici di andarcene un po’ in
spiaggia?
Puoi portare anche le tue amiche.” Fece, accennando a Naminè Kairi e
Paine.
La seconda, totalmente dimentica della
conversazione col
cugino, assisteva alla scena preoccupata, mentre gli amici dello
sconosciuto le
lanciavano occhiate furtive.
Selphie, capendo la pericolosità della situazione,
avrebbe
voluto voltarsi verso gli altri, ma temeva la reazione dell’estraneo, e
decise
che era meglio insistere fino a che qualcuno dei ragazzi non sarebbe
intervenuto.
“Mi spiace, ma vogliamo assistere allo spettacolo.
Magari
un’altra volta, d’accordo?” e si voltò verso il palco.
Il ragazzo, uno strano bagliore negli occhi, le
afferrò un
braccio con violenza.
Selphie non fece in tempo a gridare che Roxas
aveva dato una
spinta allo sconosciuto, che cadde a terra di schiena.
La ragazza emise un gridolino, pensando che
sarebbe servito
per attirare l’attenzione, e per una
volta scoprì di averci visto giusto, perché tutti gli altri del gruppo
e alcuni
degli spettatori si voltarono verso di lei, vedendo così la scena.
Gli altri due ragazzi, fosse stato per loro, se la
sarebbero
data a gambe prima di subito, ma quello a terra si rialzò e si avvicinò pericolosamente a Roxas.
“Cosa cavolo vuoi, frocetto?”
“Complimenti per l’insulto, è molto originale.
Perché non
usi questa tua genialità per trovare frasi più carine con cui attaccare
bottone, così magari la smetti di spaventare le ragazze a questo modo.”
Lo sconosciuto strinse gli occhi a due fessure,
evidentemente irritato, e lasciando perdere del tutto Selphie concentrò
tutta
la rabbia su Roxas, che, dal canto suo, cercava solo di mostrarsi meno
spaventato di quanto non fosse in realtà.
Il ragazzo strinse un pugno e lo portò accanto al
fianco,
caricando la forza, ma una mano dalla carnagione scura lo prese da
dietro sul
gomito e gli alzò il braccio, sforzandolo e causandogli un dolore
lancinante.
Kairi, Roxas e gli altri alzarono lo sguardo;
dietro al
ragazzoc’era un Axel serissimo, un’espressione indecifrabile sul viso.
“Ehy, Demmy, puoi ricordarmi la cosa che trovo più
insopportabile in assoluto, che al momento non riesco proprio a
rammendare per
chissà quale motivo?” chiese, pacato.
Demyx, in piedi davanti al suo posto e col
cellulare in
mano, sorrise in tutta tranquillità, come se stesse assistendo alla
proiezione del suo film preferito.
“Se non sbaglio, Akuchan, sono le persone
maleducate, vero?”
Axel sorrise a sua volta, mentre Roxas e il resto
del gruppo
studiava la scena, ammutolito.
“Già. Ecco cos’era. Dimmi un po’…come ti chiami?”
Il ragazzo stava per insultarlo, ma Axel strinse
il polso
più forte, e quello, provando un dolore lancinante, rispose, la faccia contratta dal dolore.
“Tsu…Tsugame.”
“Ecco, Tsuchan. Vedi…” e Axel strinse la presa
ancora di
più, noncurante dell’espressione di Tsugame “visto che la tua povera
mamma non
sembra averti informato a riguardo, ci penserò io: le persone, e
soprattutto le
ragazze, vanno trattate con delicatezza, in particolar modo se le si
incontra
per la prima volta. Ora rispondi alla mia domanda: non ti sembra di
essere
stato poco cortese con le mie amiche?”
Tsugame gettò un rapido sguardo prima a Selphie,
Naminè e
Kairi, per poi spostarlo verso i suoi due compagni, che avevano preso
la debita
distanza senza preoccuparsi di venire in aiuto del loro amico, e rimase
in
assoluto silenzio, nonostante la faccia di Axel dicesse che gli
conveniva fare
il contrario.
Axel si rivolse di nuovo a Demyx, intento a
lanciare su è
giù sulla mano il telefono portatile, quasi divertito dalla situazione.
Tsugame cercò di divincolarsi dalla presa, ma Axel
era
terribilmente forte.
“…come vuoi. Se non ti va di chiedere scusa a
queste signorine,
vorrà dire che Demmy telefonerà al nostro vice direttore preferito. Eh,
Demmychan?”
“Come no, Aku! Chiamo subito Saix-sama!” fece
Demyx allegro,
digitando il numero.
Tsugame si arrese, finalmente, e guardando negli
occhi
Selphie bisbigliò: “Mi dispiace.”
Improvvisamente, senza che nessuno se lo
aspettase, Axel
compreso (che però, un po’ per non mostrarsi sorpeso, un po’ perché
voleva
rimanere lui al centro dell’attenzione di Roxas, nascose la sorpresa)
Wakka si
alzò e si mise davanti a Selphie, che lo guardava accigliata.
Kairi non ricordava di averlo mai visto
così…arrabbiato?
Wakka scrutava
Tsugame silenzioso, poi finalmente disse, con tutta la calma del mondo:
“Riprova anche solo a guardarla da lontano e, quando avrò finito con
te, non
ricorderai neanche come ti chiami.”
Selphie sentì il battito accellerare.
…forse…anche Wakka…
No, era impossibile…fino a qualche mese prima era
sicurissima che a lui piacesse Yuna…
Le si illuminarono gli occhi, che studiavano la schiena
del ragazzo, furioso.
Wakka le piaceva da parecchio, ormai, ma non aveva
mai trovato
il coraggio di parlarne apertamente; per questo fingeva di essere
interessata
ad altri ragazzi, da mesi e mesi.
Aveva pensato che, forse, vedendola con degli
sconosciuti,
Wakka avrebbe cominciato a provare
qualcosa di più nei suoi confronti.
Ma col tempo si era rassegnata, e aveva capito che
era
meglio lasciare perdere, perché Wakka sembrava interessato a lei meno
che allo
studio degli organi interni dei fenicotteri.
In quel momento, Wakka si voltò e, senza tanti
complimenti,
la prese con decisione per mano e l’aiutò ad alzarsi, sotto lo sguardo
confuso
dei presenti.
Selphie arrossì, avvenimento più unico che raro, e
continuava a guardarlo spaesata.
“Wakka, ma co…”
“Vieni-” le ordinò Wakka, trascinandosela dietro e
stringendole
la mano senza girarsi, guardando dritto davanti a sé.
Selphie cercò lo sguardo di Kairi, indecisa, ma
l’amica le
rivolse un sorriso e le disse labiale: “Coraggio, vai!”
Selphie deglutì e, muovendo la testa su è giù,
poco certa,
seguì Wakka in silenzio, che la condusse lontano dall’anfiteatro.
Axel li guardò allontanarsi, poi tornò a
concentrarsi su
Tsugame.
“Ok, adesso che ti sei scusato con le
ragazze…fallo anche
con lui” e, senza aggiungere altro, lo prese con forza per le spalle e
lo voltò
verso Roxas, che sussultò per la svolta inaspettata che la serata stava
prendendo.
Tsugame lo osservava, un po’ infuriato, ma anche
leggermente
spaventato, ma Roxas non sapeva cosa fare.
Provò l’irrefrenabile desiderio di essere
rassicurato, e
senza rendersene conto (e un po’ a malincuore) i suoi occhi
incrociarono quelli
di Axel, che da dietro Tsugame lo scrutava, senza espressione.
Tsugame borbottò
qualcosa, che poi ripetè ad alta voce: “Scusarmi per cosa? Non gli ho
fatto
niente!” protestò.
Axel strinse le spalle ancora più forte,
facendogli un male
pazzesco.
“Ah, no?” sussurrò nell’orecchio del ragazzino
“…mmh…eppure prima
mi pare che tu gli abbia dato un nomignolo un po’volgare..’frocetto’,
dico bene?”
Tsugame deglutì, ma Roxas era troppo sorpreso per
accorgersi
della reazione di quel microcefalo troppo cresciuto con un pitone vivo
tra le
gambe.
Un momento…Axel lo stava difendendo?!
Che scherzo era questo??
No, Axel non poteva difenderlo..non poteva
ssolutamente!
Lui odiava Axel, lo detestava, lo rifiutava, lo
teneva
lontano come la peste bubbonica, come gli alveari, come Sora quando
faceva i
capricci perché voleva le caramelle quando andavano al centro
commerciale!
Perché, perché doveva difenderlo?
Perché doveva…confondere così i suoi sentimenti?
Cos’era, una trappola? Stava cercando di fare
l’eroe davanti
agli altri??
Neanche Tusgame sembrava capirci più niente, ma
fissò Roxas
dritto negli occhi, con grande, anzi, enorme terrore del diretto
interessato.
Ok, evidentemente Axel voleva che lui morisse.
Sicuramente stava per lasciare la presa, così
quello Tsugame
lo avrebbe gonfiato di botte lì, davanti a tutti, e lui sarebbe potuto
morire
in pace, senza essere più costretto a sopportare le occhiate e il
ghigno di
quell’istrice palestrata (quansto sei banale, usi sempre lo stesso
insulto
>< nd autrice) (non per mia scelta =___= nd roxas), ma Tsugame
interruppe
quelli che credeva sarebbero stati i suoi ultimi pensieri con una frase
detta
rapidamente.
“Scusami se ti ho insultato.”
Axel sorrise soddisfatto e, finalmente, lo lasciò
andare.
Tsugame, senza distogliere lo sguardo dal suo
viso, si
massaggiò una spalla dolorante.
Demyx si avvicinò e gli fece l’occhiolino, in
tutta
contettezza.
“Non ti spiace, vero Tsuchan, se domattina il vice
direttore
passa per la tua stanza? Vedrai, ci metterà pochissimo a trovare il
numero del
tuo bungalow. Scommetto che lui e i tuoi genitori diventeranno un sacco
amici,
non credi anche tu?”
Tsugame non rispose, e in silenzio raggiunse gli
altri due
ragazzi, verso i quali iniziò a gridare i peggiori insulti, allontanandosi dall’aera.
Kairi emise un
sospiro di sollievo, e Naminè sorrise a Demyx gioviale.
Axel mostrò a tutte due uno sguardo rassicurante,
mentre Paine
riprese ad assistere allo spettacolo come non fosse successo nulla.
Roxas, ancora in piedi, fissava Axel cercando di
dare un
senso a quello che era appena successo.
Il più grande, accorgendosi di essere osservato
dal
cagnolino più carino della cucciolata, ricambiò lo sguardo attento.
Improvvisamente, Roxas si voltò verso il palco,
senza
sedersi e con la stessa faccia di uno che ha appena visto
un procione
investito da un camion.
“Tsk. Non c’era bisogno di intervenire. Potevo
farcela
benissimo da solo, per quell’idiota io bastavo e avanzavo.”
“Non mi è sembrato che te la stessi cavando tanto
bene.”
osservò Axel, mettendosi le mani in tasca e aspettando una reazione
tempestosa
del piccoletto, che infatti non tardò ad arrivare.
“Ma figurati! E comunque quello non era poi così
pericoloso,
faceva solo scena.”
“Ah, che divertente, e io che mi aspettavo un
semplice
‘grazie’”.
“Beh, spiacente di deluderti, ma non vedo il
motivo per cui
dovrei dirti una cosa del genere.”
Kairi lanciò uno sguardo infuocato al cugino.
Accidentiiii, stava sbagliando del tutto!!!
Se voleva fare colpo su Axel (cosa che non aveva
nemmeno
provato a chiedergli, primo perché lui avrebbe negato fino alla morte,
secondo
perché tanto sapeva che in realtà era così perciò sarebbe stato solo
uno spreco
di fiato) doveva usare un’altra tattica!
Kairi si girò verso Axel, convinta che stesse per
rispondere
con una delle sue battutine, ma rimase sorpresa quando vide il ragazzo
più
grande senza alcun ghigno sul volto.
“…sai che ti dico? La prossima volta lascerò che
tu venga
picchiato a sangue così forse sarai contento, va bene?!” gridò,
arrabbiato, e
senza dire altro voltò le spalle a Roxas e gli altri per uscire a passi
pesanti
dall’anfiteatro.
Roxas rimase imbambolato, ancora alzato, e in
silenzio vide
la sua schiena allontanarsi.
…forse aveva esagerato.
***
“Kidzudeba istudemo soba ni iru keredo…” * (da ora
in poi,
quando apparirà questo simbolo, vorrà dire che dovrete guardare a fine
capitolo
per avere spiegazioni ^^ grazie della pazienza nd autrice)
ODDIO! NOOO!
Perché stava cantando proprio quella strofa??
Sora strizzò gli occhi esasperato dalla sua stessa
stupidità.
Roxas aveva ragione,
era veramente cretino!!!
Riku, dall’altra parte del salone, strizzò il
pezzo di
stoffa che aveva in mano, faendo uscire l’acqua in eccesso, poi lo
ripose a
terra e riprese a pulire.
Sora gli gettò uno suardo rapido, contento di non
essere più
rosso in viso.
Avrebbe dovuto cantare la sigla di Doraemon, o Gokinjo
monogatari **, quello che piaceva tanto a Kairi…insomma, qualsiasi cosa
sarebbe
stata meglio di KouKou Ouran Host Club.
Riku odiava quell’anime.
L’aveva sempre trovato
‘insopportabilmente irritante’, citando le sue esatte parole.
Peccato, perché a
Sora piaceva proprio tanto, e l’opening era un sacco allegra, anche se
cantata
da lui perdeva molto del suo fascino, doveva ammetterlo.
Comunque sia, ormai
era tardi per tornare indietro.
Meglio fare finta di
nulla e continuare come se niente fosse, altrimenti Riku avrebbe
pensato che si
stava facendo problemi sull’incidente di poco prima o roba simile.
Cioè, ok, non che
non ci stesse pensando, solo che doveva fingere indifferenza, se non
voleva
perdere quel poco di dignità che gli era rimasta.
“Honto wa? Kirai
suki…”
“Mousou na no…”
Sora si girò di
nuovo e vide Riku in uno dei suoi rari sorrisi, divertito come non mai.
Riku che cantava la
sigla di Host Club era una specie di evento unico nel suo genere, e
Sora
afferrò al volo l’occasione per cercare di rompere l’imbarazzo.
“Jibun no kimochi
ga…kuria ni mietara!” cantò a voce più alta, inziando a
ridere.
Per un attimo credette
che Riku non gli avrebbe dato corda, ma con
grande sorpresa il più grande fece una breve
risata e continuò la strofa, ricordando quando, ogni pomeriggio di
quell’inverno, Sora lo aveva costretto a guardare quell’anime odioso:
“Redii
demo hosuto demo kamawanai yo…”
Sora prese la scopa
abbandonata sul pavimento per il manico e lo avvicinò alla bocca come
un
microfono, chiudendo gli occhi e praticamente urlando: “Siku ni
natteku, ryuu
wa minna!”
Riku ormai rideva
foritssimo, scuotendo la testa e arrendendosi al fatto che ormai non
c’era più
niente da fare per il cervello di Sora.
“Chigau yo ne kedo…”
“MAYBE YOU’RE MY
LOVE!” urlò Sora, senza pensarci per poi sbarrare gli occhi e fermarsi
di
colpo.
Riku smise di ridere
e lo guardò, tornando serio.
Sora, a quel punto,
provò il fortissimo desiderio di conficcarsi quella stupida scopa giù
per la
gola e portarla fino al cuore, provocandosi un arrestocardiaco.
Maybe you’re my
love.
Traduzione:
probabilmente sei il mio amore.
PROBABILMENTE SEI IL
MIO AMORE!!!
COSA.GLI.ERA.SALTATO.IN.MENTE?????
Gridare cantando
quella frase così, tutto spensierato, mentre guardava Riku, dopo quello
che era
appena successo!!!
Dio, ormai era
veramente ufficiale: ERA UN DEMENTE!!
Riku, in silenzio,
si voltò come se non fosse successo nulla e ricominciò a pulire a terra, dando la schiena all’altro.
Sora lo fissò triste
per qualche secondo.
….da quando tra loro
c’era tutto questo imbarazzo?
Sospirò, supplicando
il suo minuscolo cervello di concentrarsi per un paio di minuti sul
problema,
di modo da cercare di capirci qualcosa.
Riku non era il solo
a comportarsi in modo strano, anche lui non era il solito.
C’era un’atmosfera
strana, in quel ristorante, e per un attimo Sora si pentì di non essere
scappato, quando si erano ritrovati vicini.
Per un attimo aveva
creduto che si sarebbero…
Arrossì violentemente
al solo pensiero, scuotendo la testa a destra e sinistra per cercare di
allontanare quelle elocubrazioni mentali inutili.
Né Riku né lui
provavano interesse per i maschi, ne era certissimo!
Loro due erano
sempre stati ottimi amici, e tali sarebbero rimasti.
Solo perché c’era stato
un momento un po’ imbarazzante, il loro rapporto non sarebbe cambiato.
…vero?
***
Roxas correva come
un matto, e aveva anche un po’ di fiatone, a dirla proprio tutta.
Cercava di guardarsi
intorno, temendo oltretutto un attacco di Tsugame e quei due mastini
che si
portava dietro, ma per fortuna il villaggio era completamente deserto.
Erano tutti ad
assistere allo spettacolo, a quanto pareva; la gente era sempre pronta
ad
accorrere, quando c’era l’occasione di vedere ragazze carine mettersi
in
mostra, compresi quelli che insultavano sempre i concorsi di bellezza e
simili.
Le persone così lo
disgustavano e basta.
Raggiunse la
spiaggia e si concesse un momento di riposo per riprendere fiato, poi
si guardò
attorno.
Quel posto di notte
era coì diverso da fare quasi impressione, ma era stupendo.
La luna piena si
rifletteva nell’acqua, e al tempo stesso illuminava placidamente quella
stessa
sabbia che era abituato a vedere dorata e splendente sotto i raggi del
sole.
Faceva parecchio
fresco, forse a causa della corrente marina, e fu costretto a
slacciarsi la
felpa dalla vita per rifugiarcisi dentro, trovando un po’ di calore,
poi da
lontano vide una sagoma sdraiata sulla sabbia, di fronte al mare.
Roxas riconobbe la
pettinatura alta e retta all’indietro grazie a chissà quale marca di
gel, e per
un attimo fu indeciso se avvicinarsi o tornarsene dagli
altri.
Sapeva benissimo
che, se avesse scelto la seconda, sua cugina gli avrebbe messo il
broncio,
visto che era stata lei a convincerlo ad andarlo a cercare.
Però avrebbe mentito
se avesse detto che non voleva trovarlo e parlarci: Axel forse si era
comportato in modo un po’ esibizionista, ma era anche vero che, senza
di lui,
probabilmente quello Tsugame avrebbe avuto la meglio, anche tenendo
conto che
la sua forza era pari a quella di un criceto incinto con un
indigestione di
carote.
Rimase ancora
qualche istante a guardarlo da lontano.
Vederlo così, da
solo, tranquillo e silenzioso a guardare il mare gli faceva venire un
nodo allo
stomaco.
Forse, in fondo non
era un cattivo ragazzo.
Prese coraggio e si
avvicinò lentamente, mentre quel traditore del suo cuore batteva a una
velocità
sorprendente.
Teneva lo sguardo
basso, osservando le imrponte che le scarpe lasciavano sui granelli
chiari, e
quando fu dietro al ragazzo decise di mettere da parte l’orgoglio.
Non sapeva perché,
ma sentiva di voler fare pace.
“…mi dispiace.”
Bisbigliò.
Axel, sentendo una
voce familiare, si voltò e vide un Roxas imbarazzato guardarsi i piedi,
chiuso
in una felpa un po’ lunga sulle maniche e coi capelli più scompigliati
del
solito.
Non credeva ai suoi
occhi, e impiegò qualche secondo per rendersi conto della situazione.
Roxas che gli
chiedeva scusa, tutto rosso in viso, al chiaro di luna?
No, doveva essere
uno scherzo, oppure un sogno.
Magari si era
ddormentato sulla spiaggia, gli succedeva spesso anche dopo una
surfata, non ci
sarebbe stato nulla di strano.
Ebbe la certezza di
essere sveglio quando Roxas si sedette accanto a lui e si mise a
fissare le
onde senza preoccuparsi di chiedergli se gli dava fastidio o robe
simili.
“…scusa se ti ho
risposto così. In fondo…volevi solo aiutare Selphie e le ragazze. Mi
sono
comportato come un bambino.”
Axel, nonostante
avrebbe voluto alzarsi e andarsene per farsi desiderare, anzi, come
avrebbe
detto Marluxia, ‘fare il difficile’, rimase incantato alla vista di
Roxas che
scrutava il mare, il volto illuminato dalla luna.
Cercò di dire
qualcosa, ma come al solito quello che uscì dalla sua bocca non si
rivelò moto
intelligente.
Doveva essere il
risultato di ventitrè anni di vita passati con Demyx.
“...che onore, sei
venuto anche a cercarmi.”
Stupido, stupido,
stupido!!
Perché non poteva
smetterla di essere un coglione, almeno una volta?!
Si odiava quando se
ne usciva con cazzate come quella, ma Roxas lo fulminò con gli occhi,
distogliendo l’attenzione dal mare.
“E io che ero venuto
per fare pace! Sapevo che non ne valeva la pena!”
Fece per alzarsi, ma
Axel lo prese per un braccio, fissando la luna e senza il coraggio di
guardarlo
negli occhi.
“…non l’ho fatto
solo per Kairi e le altre. Non mi piace che gli altri ti insultino in
un modo
così da imbecilli. Mi urta il sistema nervoso.”
Roxas avrebbe voluto
spalancare la bocca per la sorpresa, ma il suo corpo sembrava
paralizzato e
riuscì solo a risedersi.
Inutile dire che
ormai semrbava sul punto di avere un attacco di cuore, tanto gli
batteva, ma
era decisissimo a fingere indifferenza.
Nonostante questo,
però, e nonostante sapesse che, forse, Axel stava solo dicendo così per
prenderlo in giro, non riuscì a nascondere una nota di emozione nella
voce.
“… e perché?”
Axel allontanò gli
occhi dala luna e li concetrò su quelli azzurri dell’altro.
“Solo io posso
prenderti in giro. E’ l’unico modo che ho per distinguermi dagli altri,
quando
sono con te.”
Roxas, sentendo
quelle parole, pensò di essere svenuto per qualche istante, ma rirpese
rapidamente il controllo di sé stesso, fisico e mentale, e, forse per
la troppa
tensione, o forse perché era un totale imbecille, si mise a ridere.
Axel lo vide
sbellicarsi per qualche istante, poi Roxas, lentamente, cercò di
calmarsi,
restando però con un sorrisone stamapto sul viso.
“Eheh…bè, di sicuro
tu ti distngui dagli altri…per la tua stupidità, la tua antipatia e la
tua
terribile mancanza di…”
L’ultima parola gli
morì in gola quando sentì qualcosa posarsi sulle sue labbra.
Deglutì, senza
capire, e il cuore si fermò di colpo quando, finalmente, si rese conto
di ciò
che stava succedendo.
Axel, con gli occhi
chiusi, i capelli più rossi del fuoco che gli coprivano le orecchie, lo
stava
baciando.
Note dell’autrice:
ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Finalmenteeeeeee XDXDDXD evvivaaa, si sono baciati! O meglio, è Axel
che ha baciato
Roxas…che maleducato, poteva almeno aspettare che finisse di parlare
XD!
Alloooora, ero mooolto indecisa se farli kissare o meno ma…ragazzi,
stavo
morendo, non ce la facevo più! Eheh! Chissà come reagirà…
Roxas:
AAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!! COSA HAI FATTO?? COSA HAI FATTO???!!!!
Memy: ^^° parli del
diavolo…
Roxas: io ti
uccidoooooo!!!!
Axel: Memy, ti
adoro! *commosso*
Roxas: siete tutt
pazzi! Tu per prima! *indica Memy*
Memy: … *chiude Axel
e Roxas nello sgabuzzino*
Ok, cosa stavo
dicendo? Ah, sì, riguardo l’ultima scena…eh bè, chissà come l’ha presa
Roxas…poi, vediamo cos’altro posso dire…ah, sì, Selphie e Wakka! Bè, io
li ho sempre
visti benissimo assieme, non so voi *___*
anche se la scena in cui lui la difende non mi è venuta granchè
bene
ç____ç…poi ci sono Riku e Sora…bè, matti come sempre XD
Ora…ecco a voi le
spiegazioni ai punti dove ho inserito l’asterisco!
* :la
canzone che qui cantano Sora e Riku è la sigla iniziale
dell’anime Ouran Host Club, della quale
sono una fan sfegatata XD se non lo conoscete, andate a vederlo su
youtube che
è stupendo (pubblicità occulta XDXD). La opening che cantano Sora e
Riku è
ovviamente quella giapponese, ma ecco a voi la traduzione (che non ho
fatto io,
ma l’ho presa dalle puntate fansubbate, sia chiaro XD non so
assolutamente
parlare giapponese ihih)
TRADUZIONE:
Sora: Ho notato che
ti sono sempre intorno.
Ma
è odio? Amore?
Riku: O solo
paranoia?
Sora: Qaundo
possiamo vedere i sentimenti chiaramente
Riku: Donna o uomo,
non ha importanza
Sora: la ragione per
la quale le persone si innamorano
Riku: è differente
per ognuno ma…
Sora. Probabilmente
sei il mio amore!
Fine traduzione XDXD
Cioè, no, ora ditemi se non è adattaissima alla situazione e a loro due
in
generale! In fondo a Riku piace questa canzone, anche se non lo
ammetterebbe
mai! E infatti la canta anche lui! Mentre la scrivevo ridevo come una
demente!
La song è stupenda, a proposito…se volete, ascoltatela su youtube! Si
intitola:
Sakura Kiss…vedrete, vi piacerà ^^ Ripeto ancora, per evitare problemi
di
plagio: LA TRADUZIONE E’ STATA PRESA DAI VIDEO DELLE PUNTATE FANSUBBATE
SU
YOUTUBE, E NON E’ ASSOLUTAMENTE STATA FATTA DA ME!
**: titolo originale
di ‘Curiosando nei Cortili del Cuore’, anime e manga di Ai Yazawa,
celebre sia
qui da noi che in madre patria ^^
Ooook, ora rispondo
alle recensioncine! Yattaaaaa!
SoraRoxas: kyyya,
sono felicissima di risentirti! Tranquilla, avevo immaginato che fossi
partita
o cose simili ^^ Sono felicissima che i due capitoli precedenti ti
siano
piaciuti…eheheh, Riku e Sora in questo capitolo non fanno passi in
avanti, ma
per quanto riguarda Axel e Roxy…bè, hai letto no? Insomma, tu mi
conosci, l’hai
detto sin dal primo capitolo che sapevi come sarebbe andata a finire
tra
loro…eeeh, ma la ficcy è ancora lunga, e non penso che a Roxy questo
bacio sia
piaciuto granchè…o forse sì? Bhè, vedremo nel prossimo capitolo!
Tanquilla, non
mi hai esaurita per nulla, anzi, capirai, anche io sono una matta
quando
recensisco! Un bacione! Ti auguro buone vacanze ^//^
Piccola_stella_senza_cielo:
Ma ciau, mia recensitrice dal profondo sud XD! Anchestavolta, Roxas
avrebbe
qualcosa da ridire sulla tua recensio…
Ro: IO?! UN
MASSAGGIO DA QUEL PEDOFILO??! SIETE TUTTE MATTE! TUTTE QUANTE!
M: su Roku calmati
^^
Ro: NON DIRMI DI
STARE CALMO! MI HAI FATTO BACIARE DA QUELLO!
Ax: Piccola stella,
lo sai che mi piace la tua idea di massaggire Roxy?
Ro: Yap! STAMMI
LONTANO TU! ASPETTATI DELLE REAZIONI, NEL PROSSIMO CAPITOLO!!!
M: Emh… *li chiude
di nuovo nello sgabuzzino*
Dove eravamo rimaste
cara? Ah sì, Axel e Roxas…bè, come puoi vedere, a Roxas stai
antipatica, mentre
Axel ti adora… Per quanto riguarda Sora…XDXD poverino, non si rende
conto che
Riku è innamorato di lui? Aaaah, beata innocenza (ci era mancato
poco…ndriku
che piange) (su su tranquillo ricchan…ndme) (…nd riku che guarda male
l’autrice)
Emh, sì, ecco, anche tra loro le cose si stanno facendo un po’
complicate…come
finirà? Grazie per i complimenti, sei
carinissima ^//^
UN GRAZIE ANCHE A
CHI LEGGE SENZA RECENSIRE! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Al
prossimo
chappy! Grazie per aver letto
*MagikaMemy*
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8: baci rubati, distanze colmate e incomprensioni amorose ***
Capitolo 8: baci rubati, distanze colmate e
incomprensioni amorose
Roxas rimase
paralizzato per qualche secondo.
Le labbra di Axel?!
SULLE SUE?!
Oh…Mio…DIO!!!
Si staccò
letteralmente dal viso di Axel, sicuro di essere rosso come i suoi
…assurdi
capelli, e si alzò veloce, alzando qualche granello di sabbia,
coprendosi
d’istinto la bocca con un polso.
“TU SEI PAZZO!! SEI
UN PEDOFILO PERVERTITO!”
Axel, per nulla
scosso o sorpreso, si limitò a sogghignare con aria soddisfatta.
Roxas era a dir poco
incredulo
IL SUO PRIMO BACIO!
E GLIELO AVEVA
RUBATO QUELLA DANNATA ISTRICE!!
La testa gli pulsava
così tanto che, per un attimo, credette che gli ci fosse caduta sopra
una
cassaforte.
Immaginò la scena e
raggiunse la conclusione che sarebbe stato molto meglio farsi UCCIDERE
da una
scatola di metallo di 300 chilogrammi piuttosto che baciare di nuovo
quell’essere immondo!
Ripensò di nuovo al
fatto che quello era stato il PRIMO bacio della sua vita, quello che,
si
diceva, non si scordava mai, quello che uno, teoricamente, avrebbe
dovuto
sorridere mentre lo raccontava a un figlio adolscente, curioso di
sapere le
prime esprienze del proprio genitore…oddio, un momento!
Lui non avrebbe mai avuto figli!!
Aveva baciato un ragazzo! Era..era gay!!!
Durante il secondo
successivo ipotizzò che fosse tutto un sogno, anzi, un incubo, il
peggior
incubo di tutti i tempi, quello che auguri soltanto al tuo peggior
nemico.
ERA GAY!
G-A-Y!
Ok, era ufficiale:
si sarebbe suicidato.
Adesso l’unica cosa
che restava da fare era decidere il metodo più veloce e indolore
possibile, e
poi la sua unica preoccupazione sarebbe stata quella di lasciare
testamento.
A Sora avrebbe
regalato tutti i suoi manga, compresi Sayiuki (che Sora odiava, ma la
cosa gli
era indifferente, al momento) e Bleach, che ogni volta si faceva
prestare con
le lacrime agli occhi perché ‘i tankobon costavano troppo’ ; a Kairi
avrebbe
lasciato la collezione dei dvd dei film di Neo Genesis Evangelion e
Card Captor
Sakura, e il suo art-book* di Full Metal Panic, che adorava, e la
collezione di
foto che ritraeva loro due sulla spiaggia durante le vacanze estive
della loro
infanzia; a Namichan invece sarebbe
rimasta la sua scatoletta da pittore, piena di pastelli e matite e roba
del
genere, regalo di una vecchia zia, e la sua macchinetta fotografica.
La sua lista sarebbe
continuata all’infinito, se Axel non si fosse messo a ridere,
distogliendolo
dai suoi pensieri e riportandolo alla realtà.
“Ehi, cagnolino,
come siamo agitati! Mmmh…ah, forse ho capito…per caso non avevi mai
baciato
nessuno, prima d’ora?”
Roxas arrossì ancora
di più, chiedendosi come fosse possibile che la sua pelle cambiasse
tonalità
con una rapidità così sconvolgente, e in tutta risposta gli puntò un
dito
contro, esasperato da tutte quelle terribili sensazioni.
“NON-NON SONO AFFARI
TUOI, BAKA**! Mio Dio, tu sei…sei…così…”
Axel avrebbe voluto
alzarsi e dargli altri cento o mille baci, molto meno casti di quello,
ad essere
sinceri, ma pensò che sarebbe stato troppo prevedibile alzarsi e
tappargli di
nuovo quella (dannatissima) bocca, perciò si limitò a mostrargli la
lingua e
fargli l’occhiolino.
“…così come?
Irritante?”
“ESATTO!” gridò
Roxas, fuori di sé, e gli diede le spalle, cercando di strapparsi i
capelli con
le mani.
Oddio, oddio, oddio!
Che cosa gli stava
succedendo?!
Stava perdendo
completamente il controllo di sé!
Doveva darsi una
calmata…doveva..doveva calmarsi!
Ma come poteva…come
poteva resistere alla tentazione di voltarsi e…prenderlo a pugni,
fargli uscire
il sangue dalle labbra, quelle stesse labbra che gli avevano rubato una
cosa
così importante, una cosa che avrebbe ricordato per sempre?!
Axel, da dietro,
fissava la camicia a quadri sopra la maglietta a maniche lunghe del
ragazzo e
sorrise, mentre quello, inconsapevole di essere osservato, batteva i
piedi a
terra per cercare di sfogare l’ira.
Approfittò del fatto
che Roxas non lo guardrsse per passarsi rapidamente la lingua sulle
labbra.
Sapeva che era un
gesto inutile, che erano stati uniti troppo poco perché il sapore di
Roxas gli
si fosse impresso sulla bocca, ma voleva tentare lo stesso, per poi
scoprire
che come previsto, le sue labbra erano quelle di sempre, solo un po’
più calde
del solito.
Il pensiero, anzi,
la consapevolezza di aver rubato il primo bacio di quel cucciolo lo
faceva
impazzire di divertimento, ma al tempo stesso sentiva la strana,
stranissima
sensazione di aver fatto qualcosa di troppo importante.
Roxas si girò per
guardarlo.
“NON TI AVVICINARE
MAI PIU A ME! MAI PIU’, INTESI?!”
Axel non cambiò
espressione, consapevole che, così facendo, il più piccolo si sarebbe
arrabbiato ancora di più.
“Sei sicuro? In
fondo, a tutti piacciono i baci, no?”
Roxas sussultò,
semplicemente paralizzato, e ricominciò a gridare, isterico e saltando
sul
posto: “SEI MALATO! SEI L’ESSERE PIU’ MALEDETTAMENTE BACATO DELL’INTERO
UNIVERSO! PROVA A RIAVVICINARTI A ME E SEI MORTO, CHIARO?!”!
Detto questo, e
prima che Axel potesse aggiungere qualcosa, fece dietro front e si
allontanò
correndo, con il polso ancora davanti alle labbra, come a proteggerle
da
qualcosa.
Aveva le lacrime
agli occhi, era tutto accaldato e le scarpe gli facevano un male
pazzesco.
E poi, soprattutto,
c’era quel dannato, dannatissimo cuore.
Che non aveva smesso
di battere forte neanche per un istante.
**
“Che facce che
avete, ragazzi…chi è morto?” chiese una Rikku scherzosa e sorridente,
con un
mazzo di fiori in mano e una fascia che testimoniava la sua vittoria al
concorso di bellezza.
Sora e Riku le
lanciarono un’occhiataccia quasi mortale, della serie ‘non provare a
fare
battute’.
Kairi studiò i volti
inaciditi e un po’ esausti dei due amici, comprensiva.
“Riku, Sochan…siete
sicuri di stare bene? E’ successo qualcosa per caso?”
Sora e Riku
sobbalzarono, sentendosi colti in fallo, e Sora portò le mani davanti
al volto,
come per creare una barriera invisibile, reazione che fece capire a
Kairi che
ci aveva azzeccato in pieno.
“MA NO, FIGURATI, E’
TUTTO A POSTO! EHEH!” quasi gridò Sora, imbarazzato e per nulla
convincente.
Kairi inarcò un
sopracciglio, assolutamente convinta che quei due stessero nascondendo
qualcosa, ma Rikku spezzò quell’atmosfera pesante facendo ondeggiare il
nastro
del concorso sulla faccia di Riku, strusciandogliela
addosso…letteralmente.
“Ricchaaaaaa-aaaan!
Guarda, guarda! Sono la più bella di tutto il villaggio! Ho vinto il
concorso!”
spiegò, come se già non fosse stata
abbastanza chiara “mi dài un bacino per congratularti?”
Riku, che stava
quasi per soffocare sotto quella stoffa colorata di rosa,
si tolse la fascia di dosso e riprese fiato,
guardandosi intorno e cercando una via di fuga.
“Non pensarci nemmeno”
rispose secco, mentre la respirazione tornava normale.
Non avrebbe mai
baciato né lei né qualsiasi altra ragazza, poteva scommetterci!
Nonostante tutti,
Sora per primo, fossero convinti che lui avesse già baciato, Riku non
aveva
ancora fatto nulla del genere con nessuno.
Ebbene sì, doveva
ammetterlo: voleva dare il suo primo bacio a Sora.
C’era forse qualcosa
di sbagliato?!
Tutti avevano dei
sogni nascosti, e questo era il suo.
Solo perché lo
definivano un gran figo o chissà che altro –cosa con il quale lui non
era poi
così d’accordo, perché ognuno ha una visione diversa, dela bellezza…per
esempio, a lui Sora sembrava bellissimo, mentre quando si guardava allo
specchio non si piaceva granchè- credevano che fosse un dio dei baci,
del sesso
e del kamasutra, pensiero
che lo faceva alterare non poco.
Insomma, aveva
sedici anni compiuti e tutti credevano che avesse una carriera da
attore di
film porno alle spalle.
Diamine.
“Riku? Cosa
fai lì impalato? Non vieni ai bungalow?”
Riku si accorse solo
allora che Kairi e gli altri gli davano le spalle, pronti per andare a
dormire.
Il ragazzo mostrò
una smorfia imbarazzata, rendendosi conto di essere rimasto così
intrappolato
nei suoi stupidi pensieri da non aver nemmeno visto i suoi amici
lasciarlo
indietro.
“No, io..arrivo tra
un minuto. Chiudo il ristorante, porto le chiavi a Xaldin e vi
raggiungo.”
“Ti accompagno.”
Sora gli corse
incontro con una faccia stranissima e gli occhi bassi, e sembrò non
vedere che
Kairi lo osservava contrariata.
“…voi due mi nascondete qualcosa.” Fece,
sospettosa.
“Oh, andiamo,
lasciali perdere, Kacchan. Lo sai come sono fatti” fece Tidus, dandole
una
pacchetta amichevole sulla spalla “fanno tanto i santarellini, ma hanno
un
sacco di segreti. Buonanotte, ragazzi.” Esclamò il biondino, e prese
con
sicurezza Kairi per un braccio, trascinandola in avanti e senza
lasciarle tempo
di aggiungere altro.
Riku e Sora, fermi
come alberi, videro i compagni allontanarsi, con Kairi che si voltava a
guardarli un po’ arrabbiata ogni tre secondi, e quando furono
abbastanza
distanti Riku, restando in silenzio, si voltò ed estrasse un grande
mazzo di
chiavi dalla tasca dei jeans.
Sora rimase a
fissarlo mentre infilava una chiave nella serratura in ottone come se
fosse
l’operazione più importante del mondo, e intanto pensava a cosa dire.
Non sapeva neanche
lui perché era rimasto.
Sapeva soltanto che
si sentiva …lontano da Riku, e quetso lo faceva diventare ancora più
matto di
quanto già non fosse.
Riku impiegò un
minuto per chiudere quella stramaledettissima porta, senza aspettarsi
che Sora
dicesse qualcosa.
Sora era sempre
logorroico ma, chissà perché, quando doveva scusarsi o si sentiva a
disagio non
sapeva mai cosa dire, manco si trovasse davanti a un parroco e fosse
costretto
a raccontare che la sera prima era andato su un forum a tema shonen-ai
o cavolate
del genere.
Sora si succhiò una
guancia, ancora in cerca di quelle parole che però proprio non gli
venivano in
mente, e che invece sarebbero state utilisime
per giustificare il fatto che fosse rimasto là con lui invece di
andare
con gli altri…invece di andare con Kairi.
Aveva agito
d’istinto, e non aveva considerato l’idea di poter restare da solo con
lei.
Aveva preferito
tornare da Riku, forse per scusarsi, o forse perché lo sentiva distante.
Sora aveva sempre
avuto paura che le loro strade si dividessero…che, con gli anni, la
loro
amicizia sarebbe diventata sempre più sottile, fino a scomparire come
una scia
di fumo.
Non che pensasse che
il loro legame fosse debole…solo, sapeva che la vita richiede sempre
qualche
allontanamento da chi ci è caro.
E Sora aveva bisogno
di Riku, della sua compagnia, dei suoi silenzi quando gli raccontava
dei
problemi con la scuola e coi prof.
Aveva bisogno del
suo sguardo taciturno quando lui andava a casa sua, il pomeriggio,
senza essere
stato invitato, e gli piombava in camera dicendo ‘mi devi aiutare’ e
gli
spiegava il casino del giorno, parlando a mitraglietta e aspettando una
risposta che, puntualmente, non arrivava; eppure, quando tornava a
casa,
ripensando agli occhi di Riku, capiva che, dietro a quello sguardo,
c’era un
consiglio, un tentativo di aiuto, o anche solo un velo di tristezza,
quando
magari non sapeva cosa potergli dire.
Sora, mentre Riku si
alzava e teneva le chiavi con cui aveva appena sigillato la porta in
mano,
ripensò a tutto questo, a tutte le volte in cui Riku lo aveva aiutato
fingendo
di non farlo, facendogli credere di essere riuscito da solo a risolvere
i suoi
problemi.
Il più piccolo alzò
gli occhi verso le stelle, poco luminose in confronto alla notte
precedente, e
si rese conto di quanto Riku gli volesse bene, anche se in modo
silenzioso e
nascosto.
Non come lui, che lo
abbracciava e gli diceva ‘grazie’ o lo chiamava ‘my friend’ appena si
presentava l’occasione: Riku gli voleva bene semplicemente guardandolo.
Riku si voltò verso
Sora, temendo quello che sarebbe successo, ma quando lo vide guardare
le stelle
con gli occhietti un po’ tristi sentì un dolore terribile allo stomaco.
Era in momenti come
questi che la sua autostima diventava inesistente.
Lo stava facendo
star male, Riku lo aveva capito, conosceva Sora fin troppo bene per non
sapere
cosa volesse dire quello sguardo.
Sora si accorse che
l’amico lo stava guardando.
Avrebbe voluto
girarsi, togliere gli occhi da quello stupido cielo e dirgli che gli
dispiaceva, che prima era stato uno stupido ad imbarazzarsi, e che non
voleva
perdere la sua amicizia; avrebbe voluto dirgli che se c’era
un problema poteva parlargliene, perché
non era uno stupido, e perché teneva troppo al suo affetto nascosto per
poter
rimanere senza.
Avrebbe voluto
dirgli questo e molto di più, ma per una volta non riuscì a parlare, e
finse di
continuare ad ammirare le stelle.
Sapeva che Riku non
avrebbe mai rotto il silenzio, perché quello era sempre stato il suo
ruolo, e
infatti il più grande si limitò ad alzare anche lui gli occhi al cielo,
tacendo.
Sora provò a dire
qualcosa, ma la gola gli faceva troppo male, e anche il collo iniziava
ad
indolensirsi.
Decise comunque di
provare a parlare, anche per dire un’assurdità vergognosa.
“A te non piace
guardare le stelle.”
Non aveva usato un
tono antipatico.
Era stata solo
un’osservazione, e Riku lo sapeva, ma rimase felice che
Sora avesse rotto il silenzio.
“Non mi piace
nemmeno la notte, se è per questo.”
“Ma la notte è
bella!” fece Sora, sentendo che, piano piano, stava tornando lo stesso
di sempre,
che piano piano stava riuscendo a scrollarsi di dosso quei bruttissimi
pensieri.
Riku lo guardò,
finalmente, e sorrise.
“A me piace più il
giorno.”
“Perché?” fece Sora,
quasi offeso che il suo amico non gli desse ragione.
Riku non gli dava mai
ragione, e perciò si arrabbiava
spesso con lui.
M stavolta l’aveva
fatto quasi per scherzo, capendo che, forse, Riku stava cercando di
dirgli
qualcosa, e lui, per una volta, voleva riuscire a capirlo.
Riku fece una breve
risata.
Per un istante pensò
di dirglielo davvero.
Di dirgli che a lui
il giorno piaceva perché il cielo, quando c’era il sole, aveva lo
stesso colore
dei suoi occhi; perché, sotto i raggi, la sabbia diventava chiara come
i suoi
capelli quando non erano impantanati dal gel; perché il giorno era come
lui.
Il giorno era un
tempo perfetto, erano delle ore sempre uguali, ma che non lo stancavano
mai.
Il giorno, anche
quando lui si sentiva triste, gli riservava sempre un momento di
allegria, un momento in cui…dimenticava tutto
il resto
del mondo.
Ma si limitò a
sorridere guardando il terreno e a voltarsi, dandogli le spalle.
Sora gli lanciò un
piccolo insulto, che aveva cercato di rendere volgare con un tono di
voce da
adulto, senza ovviamente riuscire a concludere niente, e aspetttò che
Riku si
fermasse e lo chiamasse, gli dicesse qualcosa come ‘che fai, resti lì
come un
demente? Sbrigati’, e lui lo avrebbe raggiunto.
Eppure Riku non si
girò, continuò a camminare, guardando dritto avanti a sé.
Sora non si mosse
per qualche istante, poi si arrese al fatto di essersi sbagliato.
Iniziò a cammminare,
dietro di lui, con le mani in tasca, chiedendosi se Riku stesse davvero
bene,
se non se la fosse presa con lui per qualche motivo.
“Ehi, pulce, che
fai, rimani indietro come i bambini?”
La voce del più
grande gli fece alzare lo sguardo.
Riku si era fermato,
e lo guardava.
E sorrideva.
Sora, senza
aggiungere niente, corse e lo raggiunse, e accanto ripresero a
percorrere la
strada per il bungalow di Xaldin.
Sora, senza
pensarci, prese la mano di Riku e la strinse con forza.
Riku sussultò a quel
contatto inaspettato, e senza capire guardò l’amico, che osservava il
cielo,
stavolta con il suo bellissimo sorriso di sempre.
Capì che non aveva
niente da spiegare, che Sora lo aveva fatto d’istinto, per cercare di
colmare
quel vuoto tra i loro corpi, quel vuoto inaspettato che a volte si
creava tra
loro.
Riku rimase nel
panico per qualche minuto, ma poi scosse la testa leggermente, quel
poco che
bastava perché Sora non lo vedesse.
Decise che non era
il momento di farsi problemi, non era il momento di pensare a niente.
Per una volta,
voleva soltanto allontanare tutti i problemi e tutte le preoccupazioni.
Per una volta, capì
che l’unica cosa da fare era ascoltare il silenzio e stringere anche
lui la
mano di Sora, piano, ma forte allo stesso tempo, come se quella presa
potesse
saldare il loro legame.
Come se potesse
unirli per sempre.
**
Quel depravato
schifoso!!
Quello
schifossissimo insetto gigante!!!
Quel..quel
ninfomane!!
Roxas non sapeva più
come altro chiamare quell’essere immondo che, la sera prima, gli aveva
fregato
il primo bacio come se fosse la cosa più inutile del mondo.
Smembrò il pollo fritto*** con cui stava facendo colazione, e
masticò così forte
da farsi male alla mascella, sfogando la sua rabbia sul boccone.
Pensava e ripensava
a quel dannatissimo bacio senza sosta, e nella sua mente vedeva la
stessa scena
come fosse stato al cinema, nonostante il suo unico desiderio fosse
quello di
scordare l’accaduto il prima possibile.
Ma, per sua
grandissima sfiga, avev sempre avuto una memoria infallibile.
Si ricordava ancora
di quando Sora, due anni prima, in classe, gli aveva mandato un
bigliettino di
nascosto dal prof, il primo di una lunghiiiiissima serie, e le parole
scritte
sulla carta gli tornarono in mente con orrore: “Roku, stavo pensando…ma
non è
che sei gay?”
Addentò un'altra
porzione di pollo, ripensando alla spiegazione che Sora gli aveva
fornito
durante l’intervallo: secondo quel decerebrato, solo perché non era mai
stato
con una ragazza si sentiva in dovere di chiamarlo omosessuale.
Roxas ricordò di aver
risparmiato a Sora la delusione di ricordargli che anche lui non era
mai stato
con nessuna, e si pentì amaramente di non averglielo fatto presente
allora.
Ormai era troppo
tardi, e ripensare a quell’avvenimento o ad altri mille perfettamente
inutile: di
certo tormentarsi di ricordi ridicoli come quello non avrebbe cambiato
le cose.
Roxas capì che
poteva prendere due strade: o andare avanti come se non fose accaduto
nulla
(ciò significava non dire assolutamente niente a nessuno, né a Kairi né
tantomeno a quel menomato di Sora), oppure costruire una macchina del
tempo
nell’arco di ventiquattr’ore e tornare alla sera prima, e sarebbe stato
attento
a non ridere, altrimenti Axel lo avrebbe colto alla sprovvista e lo
avrebbe
baciato ancora, e lui avrebbe dovuto rifare di nuovo tutto da capo e…
Scuotendo la testa,
optò per la prima ipotesi, anche perché sarebbe dovuto essere un genio
per
avverare la seconda, e il massimo che lui poteva vantare era un otto in
storia.
Amareggiato,
sparecchiò il suo posto, evitando di rispondere alla scomoda voce di
Sora che,
sporco di latte come un bambino, gli chiedeva “Ha già finito,
Rokuchan?”, e,
ben attento a non incrociare lo sguardo di Axel, che chiacchierava con
Demyx e
Xigbar in un angolo del tavolo lì accanto, lasciò il salone ristorante
con la
colazione sullo stomaco.
Kairi vide
suo cugino uscire da lì con la
stessa faccia di uno che ha ricevuto un pessimo regalo per Natale, e arrabbiata si alzò per prendere dell’altro
caffè.
Insomma, cosa
avevano tutti quanti?
Riku e Sora che si
comportavano come due amichetti di dieci anni che condividono un
segreto che
non riveleranno a nessun altro, Roxas che non le aveva raccontato di
come era
andata con Axel, Selphie e Wakka che, da quando si erano incontrati, si
erano
isolati dal resto del cosmo per scambiarsi bacetti e imboccarsi tra
loro…cos’era, il mondo stava impazzendo e nessuno le aveva fatto la cortesia di avvertirla?!
**
“Le porto subito il
suo takoyaki****, signora Tatewakii” esclamò Sora, pimpante, facendo
sorridere
la cliente e tornando nelle cucine a passo svelto.
“Xal-san, è pronto
il takoyaki per il tavolo trenta?” chiese, affacciandosi ai fornelli e
acchiappando rapido un menù, facendosi largo tra il fumo e gli odori
che
riempivano la stanza.
C’era un via vai
pazzesco, tra cuoci, camerieri e lavapiatti, ma la voce di Xaldin gli
arrivò
così forte da far sembrare il caos proveniente dalla clientela il
cinguettio di
un uccellino contro il rombo di una sega elettrica.
“Sora, ti sembra che
mi stia divertendo qui dietro?! Ho solo due mani, porca miseria!”
“E allora usale alla
svelta, al tavolo nove aspettano ancora l’Agedashi Tofu*****!” disse
Roxas,
facendo irruzione rapido nella cucina e dando una pacca sulla spalla a
Sora.
“So-chan,
sbrighiamoci a portare quei menu ai signori Haminabe”
Sora fece un cenno
serio col capo, meravigliandosi di quanto zelo riuscisse a mettere nel
lavoro,
proprio lui, che era sempre stato di una pigrizia vergognosa, e con una
strana
acrobazia acchiappò atri menù che porse a Roxas, e assieme tornarono in
sala,
quasi correndo.
Yuna, che aveva
assistito alla scena, le ginocchia doloranti piegate sul pavimento e un
piatto
gocciolante in mano, si asciugò un attimo il sudore sulla fronte, e
riprese
piano a togliere il grasso dalla superficie del piatto con una spugna
maleodorante.
Odiava quel lavoro,
ma in fondo non era male avere così tante occasioni di guardare Sora,
perciò
non se la sentiva di lamentarsi.
Però era anche vero
che non aveva un minuto libero, e non riusciva mai neanche a chiamarlo
con una
scusa, giusto per vedere il suo volto sorriderle senza un motivo
preciso.
Sospirò
pesantemente, gesto che richiamò l’attenzione di Paine, che distolse lo
sguardo
dalla pentola che stava sgrassando e le dedicò un’occhiata gelida.
“Problemi, Yucchan?”
chiese, secca.
Paine non era mai
stata una tipa di molte parole, ma Yuna sapeva che la sua amicizia nei
confronti suoi e di Rikku era sincera, e sorrise lievemente per non
preoccuparla in modo inutile.
“No, va tutto bene.”
Paine studiò l’amica
che, indispettita, riprese a pulire il piatto.
Una voce squillante
ruppe il piccolo silenzio che si era creato
tra loro, facendole ussultare entrambe, e dalla spalla di Yuna
comparve
un Tidus esuberante.
“Ehy, ragazze, cosa
sono quei musi lunghi? Coraggio, manca poco alla fine del turno! Poi
andiamo
tutti in spiaggia!”
“In spiaggia ci vai
tu, Ticchan. Io ho bisogno di sfogarmi, vale a dire che me ne andrò in piscina a sfottere Rikku che lavora mentre
io mi riposo con una bibita e il mio bikini preferito” fece Yuna,
scherzosa.
Tidus avrebbe voluto
risponderle che non era un cosa molto carina, ma la visione di Yuna in
costume
bastò ad ammutolirlo e a convincerloa
tornare ai tavoli.
Paine lo vide
allontanarsi, poi osservò Yuna che, non essendosi accorta di nulla,
approfittava
del caos generale per mandare un
messaggio col suo cellulare fucsia.
Doveva fare
qualcosa, non ce la faceva più a vedere
Tidus in quello stato patetico!
Decise di agire, di
farli andare incontro, e non per buonismo o affetto.
Semplicemente, non
sopportava tutti questi casini amorosi.
Insomma, era
talmente ovvio che a Tidus piaceva Yuna, perfino quello scemo di Sochan
ne era
al corrente!
Cercò di pensare a
un piano, ma sul momento non le venne in mente niente di così geniale
da essere
segnato.
Decisamente,, non
era proprio il tipo da fare da consulente matrimoniale, e presa dalla
rabbia di
sentirsi inutile sfregò così forte la spugna nella padella che quelle
croste
schifose si stacarono con un suono altrettanto disgustoso.
Che razza di
vacanza!!
Note dell’autrice:
Mi scuso se ho
aggiornato in ritardo, ma ero in vacanza e non ho avuto possibilità di
scrivere.
Allora, inizio col
dire che ODIO questo capitolo con tutto il cuore, perché mi sembra
assolutamente inutile sotto tutti i punti di vista, ma è anche vero che
senza
questi capitoli intermediari la storia non finirebbe più, quindi sono
necessari
e, allo stesso tempo, terribilmente irritanti, ma tant’è ^^.
Spero comunque che
almeno voi lo gradiate; per quanto mi riguarda, non penso che lo
rileggerò mai
XD mi è venuto spaventosamente mieloso in certi punti e totalmente
merdoso in
altri!
L’unica parte che mi
ha DAVVERO soddisfatta è stata quella di Riku e Sora 0w0 ma loro
renderebbero
dolce anche una torta al carciofo, quindi non conta *_*.
Adesso spiegherò le
parti con gli asterischi, che sono davvero tante XD forse sto
esagerando, con
questi asterischi o__O
* : gli
art-book sono praticamente dei libri che raccolgno immagini
inedite, a colori e non, di anime, manga, videogiochi etc. Sono dei
veri e propri
volumi che raccolgono appunto disegni fatti dai creatori del suddetto
prodotto
a scopo pubblicitario e non, e sono una vera e propria chicca per ogni
fan che
si rispetti (piccola nota: io non ne ho neanche uno XD ma mi considero
lo
stesso una brava fangirl u__u). Sono facilmente reperibili anche qui in
Italy.
** : la parola baka
in giapponese significa “idoita” o
“stupido”, a seconda delle occasioni. So che vi state chiedendo: perché
ho
inserito un insulto giapponese se scrivo in italiano? La verità è che
non so
cosa rispondere XD morivo semplicemente dalla voglia di mettere questa parola in una mia storia, prima o poi XD
chiamatemi pazza se volete ma la trovo divina ^^
*** : ebbene sì,
avete letto bene: pollo fritto, e Roxy lo mangia (anzi, lo sbrana) per
colazione ^^. I Giapponesi mangiano cose strane, di prima mattina. Poco
importa
se dopo due righe dico che Sora si beve il latte XD cosa che è molto
raro
avvenga u___u. Aggiungo anche che in
Giappone la colazione è salata, non dolce come da noi. Ciò
nonostante, a volte mangiano anche
cappuccini e brioches, ecco perché in un capitolo precente (non ricordo
quale
XD) Roxas (sempre lui) mangiava invece un cornetto e non roba salata ^^.
**** : i takoyaki
sono praticamente degli spiedini di polpo. Dico
sul serio! Il polpo si fa a polpettine, si cucina e poi lo si
infilza
nel bastoncino. Ecco a voi i takoyakiii!! *ride*
***** : l’Agedashi
Tofu è il Tofu fritto. Il tofu è conosciuto da noi come ‘formaggio di
soia’
(non l’ho ami assaggiato, chissà com’è? Voi lo assaggiareste? XD) Il
tofu può
essere cucinato in tantissimi modi. Uno di questi è appunto friggerlo
^^.
Spero di esservi
stata d’aiuto, con tutte queste note! Anzi, mi spiace se vi ho
annoiati, ma
vorrei cercare di rnedere la fanfiction il più fedele possibile a
tradizioni e
culura giappnese. Inoltre, lo ammetto, mi piace citare cibi, manga e
altre cose
simili, fa sentire un po’ orientale anche me!
Ma bando alle
ciance, rispondiamo alle recensioni!!! YATTAAAAA!!!
Nancy92: è la prima
volta che recensisci la mia storia, vero? Felicissima di conoscerti,
Nancy, e
grazie di apprezzare tanto la mia storia! Axel ci ha messo sette
capitoli per
dare un bacetto mini a Roxas, spero non impieghi tanto anche per il
secondo!
Ahah *ride* (come speri?! GUARDA CHE L’AUTRICE SEI TU! Nd tutti i
personaggi)
(ma voi sfuggite al mio controllo, quando scrivo u.u. Non fate mai
quello che
vorrei ordinarvi nd me) (Eh ci credo, te scriveresti porctae yaoi da
mattina a
sera >////< nd tutti) (bugiardi, non è vero! Non riesco a
scrivere cose
erotcihe, e voi lo sapete! Nd me) (è perché mai? Nd tutti) (…perché
ogni volta
che provo a descrivere una situazione spinta sbotto a ridere XD nd me)
(tu non
sei normale =___= nd tutti *se ne vanno e la lasciano sola*)
Spero continuerai a
seguirmi ^^
Piccola_Stella (ho
abberviato, tanto ormai siamo amiche ^^):
anche stavolta la tua recensione è lungaaaa!! ADORO i commenti
sostanziosi com il tuo, sono divertentissimi!!
Roxas: RIECCOTI! SEI
TU!
Me: che ci fai qui?
Torna nel capitolo!!
R: non ci penso
neanche! A Piccola Stella rispondo io!
Me: cosa vorresti
fare tu?
R: hai capito bene!
M: ma io…
*Memy viene
improvvisamente rinchiusa nello stesso sgabuzzino dove l’altra volta
aveva
lasciato Axel e Roxas*
R: Piccola
Stella, io non ho cercato conforto
proprio da nessuno, chiaro?! Ho guardato quel beota solo per caso!!
Me: se se come no
R: ARGH! Ma come hai
fatto ad uscire?
M: ho la copia delle
chiavi *___*
R: =___= *Memy lo
chiude di nuovo nello sgabuzzino*
Stavamo dicendo? Ah,
sì, Roxy e Axel! Pucciosi, vero? Già già, anche io credo che la
spiaggia sia
stata un’ottima ambientazione ^^ E’ molto romantica, soprattutto al
chairo di
lunaaaa! Sono stra felice che la scena della song ti sia piaciuta, ne
vado
particolarmente fiera!! E’ bellissimo sapere che una storia che diverte
voi a
leggere fa morire dalle risate me mentre la scrivo! Oddio aspetta, la
frase mi
è uscita male..vabbè fa niente, spero sia arrivato il concetto XD.
Aspetto una
tua recensione dal profondo sud anche per questo chappy, mi raccomando
Stellina
*___*
Coco Bandicoot:
grazie mille per avermi inserita tra i preferiti!! Davvero, ne sono
super
contenta! E’ bello vedere che la storia sta piacendo a molti! In
effetti sta
riscuotendo successo un po’ ovunque, e sinceramente non me lo aspettavo
XD
voglio dire, avevo cominciato a scriverla più che altro perché mi
annoiavo,
però ora sta diventando parecchio importante anche per me! Spero mi
dirai cosa
ne pensi di questo capitolo!!! Grazie mille ancoraaaaa
INFINE, UN ABBRACCIO
FORTE FORTE ANCHE A CHI MI SEGUE SENZA RECENSIRE E A
CHI HA AGGIUNTO LA STORIA TRA I PREFERITI !
UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI^^
Spero vi sia
piaciuto il capitolo! Al prossimo chappy ^
*MagikaMemy*
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Capitolo 9 *** Capitolo 9: accappatoi scomparsi, docce movimentate e cuffie da donna ***
Capitolo 9: accappatoi scomparsi, docce
movimentate e
cuffie da donna
Demyx studiò il viso
di Axel, intento a cercare l’asciugamano nella sua borsa rosso fuoco e
spargere
i vestiti che vi erano stati gettati dentro con disattenzione sul
pavimento
della camera.
Si conoscevano da ventitré
anni, avevano passato l’intera vita assieme, e fino a qualche mese fa
Demyx
avrebbe giurato di conoscere tutto di lui, anche quelle cose che Axel
credeva
fossero segrete.
Era sempre stato
convinto che niente, assolutamente niente li avrebbe separati.
C’erano stati
incidenti stradali, c’erano state morti, c’erano state bocciature,
c’erano
state donne, ma nessuna di queste cose era riuscita a dividerli.
Ma ora, mentre Axel
cercava quel dannatissimo accappatoio, con un’espressione che lasciava
trasparire tutta la sua paura di averlo dimenticato a casa, Demyx capì che la loro amicizia non sarebbe
potuta durare per sempre.
Che un giorno,
lontano o vicino che fosse, uno dei due avrebbe compiuto un errore
irreparabile, qualcosa di pericoloso.
Uno di loro due avrebbe
svoltato un vicolo, lasciando l’altro indietro, senza guardarsi le
spalle.
“E che cazzo, a che
me la sono portata a fare ‘sta roba se poi i vestiti me li perdo lo
stesso per
la stanza?” fece Axel, alzandosi da terra e dando un calcio alla
valigia, che
finì accanto alla parete.
Demyx pizzicò le
corde della chitarra che aveva in
grembo, senza troppa attenzione alla melodia che emanavano, e sorrise
incerto:
“Akuchan, non mi sembra il caso di dare la colpa alla valigia se hai
scordato
l’accappatoio a casa.”
“Io non ho scordato
proprio un bel niente! Piuttosto, prestami un asciugamano dei tuoi và.”
“Cooosa?! Non se ne
parla!” sbottò Demyx, lasciando da parte i pensieri seri di qualche
istante
prima “ L’ultima volta a momenti se lo mangiava il pitbull del
guardiano, per
colpa tua!”
Axel sbottò a ridere
ricordando l’episodio, ma smise non appena vide la faccia di Demyx che
tutto
sembrava fuorché intenzionata a sghignazzare sull’accaduto.
“E’ stato un
incidente, e lo sai. Dài, che sennò non mi posso fare la doccia.”
“Da quando sei un
fan dell’igiene?”
Axel, che gli stava
dando le spalle per prendere un flacone di shampoo ai mirtilli, si
voltò e fece
uno dei suoi sorrisi che sembravano quelli che gli attori usavano nei
film
porno.
“Da quando in questa
giungla selvaggia sono arrivati tanti bei cuccioli di città, ecco da
quando. E,
se non sbaglio, la doccia in camera loro è rotta, giusto?”
Demyx arrossì,
imbarazzato, anche se in parte si aspettava una motivazione del genere.
Che razza di maniaco
pervertito! Era un caso senza speranza.
Axel aveva sempre
avuto un debole per i ragazzi più piccoli, meglio ancora se del liceo.
Era una delle sue
perversioni, e lui lo sapeva bene.
Fece una breve
risata, abbandonando la chitarra sul letto e prendendo due asciugamani
dall’armadio
lì accanto.
“Eheh…è inutile che
ci provi, non sono così scemi da farsi sodomizzare da uno come te,
Akuchan.
Tantomeno Roxas.” Marcò la voce sull’ultimo nome, per rendere ancora
più
evidente il suo tono ironico ma allo stesso tempo convinto.
Axel si avviò verso
la porta, con Demyx che lo seguiva, e prima di aprirla lo
guardò negli occhi con un’espressione
tanto sensuale quanto pericolosa.
“Intanto io sono
riuscito a strappargli un bacio. Scommetto che tu non ci
riesci.”
Demyx deglutì.
Cavolooooo, la
discussione stava prendendo una piega a dir poco pessima.
Però…però…non poteva
farsi dare del codardo a quel modo!
Axel lo stava
sfidando, come faceva sempre, anche nelle situazioni più stupide.
Erano ventitrè anni
che gareggiavano, scommettevano, lottavano per qualsiasi sciocchezza.
A sedici anni
avevano scommesso su chi sarebbe collassato per ultimo dopo essersi
fatti canne
per tutta la notte.
Vinse Axel,
ovviamente.
Axel vinceva sempre.
Aveva vinto anche
quando, a quattordici anni, era passato per maggiorenne e lo avevano
fatto
entrare al cinema per vedere un film vietato ai minori.
Quella volta avevano
scommesso, e Demyx per penitenza, oltre a non essersi visto quel film
fantasmagorico, aveva dovuto aggiustare la tazza del water dei nonni di
Zexion.
Che crudeltà.
Ricordando
quest’ultimo episodio ebbe un brivido lungo la schiena.
Lui adorava Socchan
e gli altri, ma..ma…per una volta, sentì che voleva riuscire a vincere
contro
il suo migliore amico.
Almeno una volta.
“Non sono così
codardo, Akuchan!” fece offeso, assumendo la posa di un bimbo di sei
anni.
“Posso baciare Roxas
quando mi pare!”
Axel diventò serio
all’improvviso.
Non capiva mai
niente, quello stupido biondino!
Sentì una strana
morsa al petto mentre s’immaginava Demyx che rubava un bacio a Roxas, e
si
chinò su di lui minaccioso senza sapere
bene neanche lui stesso cosa stava facendo ma, soprattutto, a
cosa era
dovuta quella reazione.
“Se proprio vuoi
farlo, scegliti qualcun altro, chiaro? Quel cagnolino me lo sono preso
io!”
Demyx rimase in silenzio
per qualche istante, stupito per
l’atteggiamento tempestivo di Axel, ma sapeva che farglielo notare
sarebbe equivalso
a morire, perciò si limitò a sorridere.
“Roxas sta
cominciando a piacerci sul serio, eh Akuchan?” fece, ironico e con un
sorriso a
trentadue denti.
Axel, come Demyx
aveva previsto, allargò gli occhi e si affrettò a girarsi verso la
porta,
aprendola.
“Non sono affari
tuoi.” Esclamò convinto, e prese a camminare.
Demyx chiuse la
porta alle sue spalle e lo raggiunse, ancora sorridente.
…chi l’avrebbe mai
detto che anche Axel, un giorno, avrebbe trovato un punto debole?
**
“Io non capisco cosa
ci trovi in Selphie, Wakka. Non sta mai zitta, quella là.”
“Da qual pulpito”
osservò Riku, passandosi la spugna sulla schiena.
Sora, nella doccia accanto,
riconoscendo la voce di Riku sbuffò.
“Uffaaaa, Rikuuu!
Basta con questa storia che sono logorroico!”
“Ma è la verità,
cosa ci posso fare io se parli in continuazione?”
“Ha ragione Riku,
Socchan” si intromise Tidus dalla sua doccia, togliendosi lo shampoo
dagli
occhi con un gesto fastidioso della mano “non sei proprio il tipo che
può
permettersi di dire agli altri che
parlano troppo.”
“Tsk, ti ci
metti anche tu ora?!” protestò Sora,
sentendosi circondato da traditori “Rox, dì qualcosa a questi due! Lo
vedi come
sono cattiiiiviiii??” fece, con voce lamentosa.
Roxas, che per la
testa aveva tutt’altro (e questo tutt’altro era, ovviamente, Axel e
quel
bacio), troncò la discussione con un “So, non farmi parlare che sennò
ingoio lo
shampoo”.
Sora, fortunatamente,
non si accorse che quella dell’amico era una scusa (piuttosto patetica,
oltretutto) e riprese il suo alquanto discutibile discorso sul fatto
che,
citando le sue esatte parole, ‘era diventato la vittima di turno’, con
una
conseguente alzata di occhi al cielo da parte dei presenti.
Wakka aprì la porta
della sua doccia, un asciugamano da spiaggia che copriva tutta la sua
figura
alta e muscolosa.
“So-chan, Selphie è
una ragazza fantastica! E poi a me piace, non posso farci niente! Anche
a te
piace Kairi, no?!”
La scena che seguì
se la sarebbero ricordata tutti per il resto delle loro vite: Sora,
ovviamente
del tutto nudo, aprì la porta della sua doccia, con il bagnoschiuma per
bambini
sul pancino piatto e su una spalla e, soprattutto…una cuffia che gli
copriva i
capelli.
Una cuffia.
Da donna.
“ODDIO!!” Fecero
Wakka e Tidus, che era uscito in quel momento, ed entrambi si coprirono
gli
occhi con le mani.
“Che succede, che
succede?!” chiese Riku, affacciandosi preoccupato, e con lui Roxas, che
si era
destato dal suo sonno ad occhi aperti solo grazie alle urla
di quei due.
Riku e Roxas
rimasero un secondo a fissare Sora nudo con quella cuffietta stile
Barbie,
poi guardarono Tidus e Wakka che,
sconvolti, continuavano a gridare con le mani sugli occhi, poi di nuovo
si
voltarono verso Sora.
Un secondo dopo,
ovviamente, anche loro reagirono come Wakka e Tidus, e Roxas pregò il
Signore
che, un giorno, gli avrebbe fatto dimenticare quella visione
terrificante.
“Sora, e che cazzo!
Evitaci certe scene, no?!”
“Chi…chi te l’ha
detto che mi piace Kairi? Non è affatto vero!!!” riuscì solo a dire Sora, che evidentemente ancora non aveva
capito di aver scandalizzato i suoi amici per sempre.
Wakka, che al
momento non riusciva a pensare ad altro che allo spettacolo indecente a
cui
aveva appena assistito, rispose con un mezzo grugnito e, prendendo il
suo
shampoo, si buttò a capofitto fuori dalla stanza, seguito a ruota da
Tidus.
“Ehy, dove andate,
traditori? Tornate indietro!! Non è vero che mi piace Kairiiiii!!” fece Sora, uscendo completamente dalla doccia e in
procinto di raggiungerli fuori.
Fortunatamente, fece
in tempo ad ascoltare la voce di un Riku un po’ sconvolto che, con un asciugamano attorno alla vita, era intento,
dandogli le spalle ovviamente, a prendere le sue ciabatte.
“Sora…prima di
uscire da qui, non pensi che sarebbe il caso di metterti qualcosa
addosso?”
chiese, ricordando per un attimo la
vista del corpo nudo di Sora.
Non aveva fatto
nemmeno in tempo a guardare in basso,
perciò era particolarmente nervoso, nonostante si rendesse conto che
voler
guardare le parti intime di quel menomato era una perversione da
maniaci.
Sora si fermò di
botto sulla porta, e lentamente gettò un rapido sguardo all’ombelico,
per poi
scendere più giù e…
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!
ODDIO, SONO NUDO! SONO NUDOOOO!!!!”
Roxas, che era
rientrato in doccia per evitarsi quello spettacolo, che lo aveva già
scioccato
abbastanza, sbottò a ridere sentendo quelle grida spaccatimpani.
Mio Dio, tra lui,
Axel, Demyx e Marluxia si sentiva circondato da un branco di deficienti.
Sora, nel frattempo,
aveva cominciato a correre qua e là per la stanza delle docce, le mani
tra le
gambe, senza preoccuparsi di coprire anche il suo didietro.
“ODDIO! ODDIO! SONO
NUDO!”
“Ti sbagli, So.
Indossi la cuffia di tua madre” gli ricordò finalmente Riku.
Per un attimo regnò
il silenzio più assoluto, con Sora che si era pietrificato
al centro della stanza, Riku che, con tutta
la noncuranza del mondo, stava radunando i suoi flaconi e Roxas che, da
dentro
la sua doccia, era intento a farsi un’altra passata di shampoo, perché
l’aria
di mare gli rendeva quei capelli uno schifo.
“…NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”
Sora, accorgendosi
solo allora che, per tutto questo tempo, era rimasto con la cuffia in testa, se la strappò con un unico
gesto e iniziò a saltarci sopra con rabbia, maledicendo lei e quel suo
colore
assolutamente da frocio, e a Roxas sembrò strano che non avesse fatto
alcuna
battuta a riguardo.
Riku bussò alla
porta della doccia di Roxas, evitando accuratamente di guardare in
direzione di
Sora –cosa che sarebbe stata impossibile comunque, visto che questi
continuava
a girare come una trottola urlante per tutta la stanza-
e disse secco: “Rox, io e questo Caso Umano
andiamo in stanza, prima che lo scemo faccia accorrere qui mezzo
villaggio con
le sue urla isteriche. Ci vediamo lì”
“D’accordo” fece
Roxas, prendendo del bagnoschiuma nella mano e spargendolo sulle spalle
un po’
abbronzate.
Senza aggiungere
altro, Riku lanciò un asciugamano a Sora
e, preso per un polso, lo trascinò fuori di lì.
Roxas si assaporò il
silenzio, rotto solo dal suono dell’acqua che sgusciava sulle mattonelle del pavimento.
Finalmente aveva un
po’ di pace!
Forse adesso poteva
concentrarsi sul problema di Axel.
Doveva assolutamente
trovare un modo per tenersi alla larga da quello stupratore.
Prese in
considerazione le varie opzioni, tra le quali spiccava per prima il
fidanzarsi
con una ragazza per convincere il mondo (ma soprattutto quella istrice)
che lui
NON era gay.
Già, una genialata, peccato
che avesse già tentato di chiederlo a Namichan, che naturalmente era
stata
colta dall’unico momento di cattiveria
della sua vita e si era rifiutata di
aiutarlo, cosa mai avvenuta prima d’ora.
Naminè era una di
quelle persone che per qualsiasi cosa, anche la più stupida, era
prontissima a
darti una mano.
Certo, conquistare
la sua fiducia non era molto facile, ma una volta che le diventavi
amico capivi
che era veramente una ragazza d’oro.
Non aveva mai avuto
molti amici prima di conoscere lui e gli altri verso la seconda media,
e questa
solitudine era causata da una incomprensibile, quasi innaturale
timidezza, che
spariva solo quando si trovava davvero a suo agio (ad esempio, quando
era con i
suoi genitori).
Loro due erano
diventati amici quasi da subito.
Non sapeva perché,
ma si sentivano quasi in simbiosi a volte, forse perché, anche se
all’apparenza
non era molto evidente, di carattere si assomigliavano parecchio.
Entrambi si
sentivano spesso soli, ma allo stesso tempo cicrondati da sorrisi
sinceri e
persone amichevoli.
Entrambi, talvolta,
quando erano spaventati, o preoccupati, tendevano a crearsi una
barriera
invisibile, a costruire un muro che, nonostante fosse pronto
a crollare con una parola, credevano
invalicabile.
Entrambi,
semplicemente…erano troppo stanchi di essere delusi per sentirsi
abbastanza
forti, abbastanza…felici per lasciarsi andare e fidarsi veramente di
qualcuno.
Certo, lui aveva
Sora, e Namichan poi aveva instaurato un bellissimo rapporto con Kairi,
così
diversa da lei ma, al tempo stesso, curiosa di avvicinarsi a lei, di
esserle
amica.
Ma, nonostante
questo, né lui nè lei, lo sapeva, sarebbero mai riusciti a vivere …in
maniera
soddisfatta.
Non sarebbero mai
riusciti a vivere…completamente sereni.
Per un attimo, la sua
mente rievocò quella mattina di Ottobre.
…per quanti anni
sarebbero passati, il dolore sarebbe rimasto sempre lo stesso.
Troppo, per poterlo
dimenticare.
Anche se avesse
incontrato altri mille amici come Sora, o altre cento persone
comprensive
e dolci come Naminè…nessuno lo avrebbe
mai fatto sentire a casa.
Nessuna voce lo
avrebbe mai accolto… come faceva lei.
**
“E basta con questa
storia, Demyx!”
Roxas sussultò da
sotto l’asciugamano quando sentì quella voce provenire dall’esterno.
No.
No.
NONONONONONONONONONONONONO!!!
Tutti, tutti, ma NON
Axel!
Rimase fermo
immobile quando ascoltò altri passi seguire quelli di Axel, con
un’andatura più
rapida, quasi saltellante, e immediatamente riconobbe la voce
squillante di
Demyx.
“Oh, andiamo,
Akuchan! Ammettilo! Non c’è niente di male
se ti piace sul serio, sai?”
Roxas, che aveva la
mano sulla maniglia della porta per aprirla e uscire di lì, si arrestò
di
colpo.
Pensò per un secondo
a cosa fare.
Se fosse uscito di
lì in quel momento, entrambi quei due criceti troppo cresciuti lo
avrebbero
visto, e Axel avrebbe fatto una delle sue facce da maniaco notando che
aveva
solo un asciugamano legato in vita, e sinceramente non se la sentiva di
essere
di nuovo vittima di frecciatine a doppio senso, così decise
semplicemente di
tenere la bocca chiusa e fingere di non esserci.
Prima o poi, pensò,
quei due sarebbero entrati nelle docce, chiudendo le rispettive porte,
e il
rumore dell’acqua avrebe coperto quello delle sue ciabatte.
Era un piano di fuga
perfetto.
Perciò, come se
nulla fosse, anzi, come se non ci
fosse, e sperando che nessuno dei due notasse i suoi piedi da sotto la
porta,
scostò lentamente la mano dalla maniglia e aspettò che entrassero.
“Te lo ripeto”
esordì Axel d’un tratto, e Roxas sentì un fruscìo che doveva essere il
suo
asciugamano “non mi piace affatto quel ragazzino! Mi sto solo
divertendo”
“Tu scherzi col
fuoco, Axel” osservò Demyx, la voce un po’ divertita “ So che ti
piacciono le
storielle estive, ma io ti conosco da una vita e posso giurare che ci
stai
proprio uscendo di testa, per Roxas.”
Sentendo il suo
nome, e riallacciando così il senso delle frasi che entrambi avevano
appena
pronunciato, Roxas ebbe la certezza che non se l’era immaginato, che
stavano
veramente parlando di lui e non di un altro ragazzino vittima di quel
surfista
pazzo.
Un momento…Demyx
aveva appena detto che…che…
No, non era
possibile, era fuori discussione.
Axel non poteva
innamorarsi di lui.
Uno con quel
carattere era scientificamente negato per le relazioni serie.
Non che lui
volesse avere una relazione con Axel,
eh!!
Assolutamente no!!!
…assolutamente…no…
Oddio!!
Oddio, oddio, oddio!
Perché si era
sentito arrossire?
Stava..stava
arrossendo? MENTRE PENSAVA AD AXEL?
Roxas rimase così
scioccato da quella reazione inaspettata del suo corpo che restò inerme
come
una di quelle statue che piacciono tanto ai piccioni, incapace di
reagire.
Era arrossito.
A-r-r-o-s-s-i-t-o.
Arrossito.
Quell’aggettivo gli
riempì la testa per quasi un minuto, fino a quando la voce di Axel non
lo fece
sussultare e tornare alla realtà.
“…e va bene, visto
che ci tieni tanto lo ammetto, così magari la smetti di rompermi le
palle. Sì,
Roxas mi piace. Ora la pianti con questa rottura?!”
Roxas, dal suo
piccolo nascondiglio, si arrese all’idea di avere ormai lo stesso
colore di peperoni
che cucinava Xaldin, e, istintivamente, si sfiorò le labbra con le dita.
…cosa gli stava
succedendo?
“No che non la
pianto! Devi dirmi come te ne sei accorto! Dimmelo, altrimenti dico a
Marluxia
e Larxen di non venderti più le sigarette!” fece Demyx, che aveva
l’aria di
divertirsi come un pazzo, come un bambino che gioca al suo videogame
preferito.
“Cosa?! Non puoi
farlo! Ma che cavolo ti dice la testa?” si lamentò Axel, aprendo la
porta della
doccia accanto a quella dove Roxas era nascosto.
Demyx aveva un tono
di voce squillante, ma Roxas sentì una nota di serietà nella sua voce,
e se
avesse potuto vedere la sua espressione avrebbe capito che, in effetti,
tutt’un
tratto non sembrava più che volesse scherzare.
“Sai che posso
farlo. Marluchan non mi dice mai di no.” Rimase un attimo in silenzio,
indugiando sul corpo nudo dell’amico, che aveva visto già un sacco di
volte
quando, dopo le partite di calcio della squadra di cui erano parte a
diciotto
anni, tutti si cambiavano i vestiti “…Roxas ti piace…seriamente,
vero?”
Roxas trattenne il
fiato.
Non voleva ascoltare
la risposta di Axel, ma al tempo stesso provò il fortissimo desiderio
di
sentire una risposta diversa da quella che si aspettava.
Era vero, non
conosceva Axel da molto, ma lo aveva inquadrato sin dal loro primo
incontro:
era uno di quei tipi tutti arroganti e pieni di sé, che adoravano
divertirsi ed
illudere la gente.
E lui non voleva
cascarci.
Non voleva illudersi
come tutti gli altri.
“…non lo so neanche
io”.
Il più piccolo sentì
il battito cardiaco femarsi.
Che voleva dire con
quella frase?
…perché aveva usato quel tono?
Sentì Demyx
sospirare, ma si capiva che non era ancora soddisfatto.
Ciononostante, e
prima che Roxas potesse coprirsi le orecchie per non ascoltare altro,
Axel
rirpese a parlare, stavolta, sembrava, più a sé stesso che a Demyx.
“…quello stupido
ragazzino..è irritante, e parla poco. E’ l’esatto opposto di me.”fece
una
pausa, che Demyx non osò interrompere con alcuna stupida battuta, e
Roxas
dovette tapparsì la bocca con le mani per non
far sentire il proprio respiro, orami pesantissimo.
Aveva…una voce…così…
“…ma…” Axel guardò
il pavimento, la mano ancora sulla maniglia “…quando guarda il cielo, o
sta in
silenzio…o quando sta da solo ad ascoltare quel suo i-pod
inguardabile…ha uno
sguardo pazzesco”. E, senza agiungere altro, Roxas lo sentì entrare lì
accanto,
chiudersi la porta alle spalle e aprire l’acqua della doccia.
Demyx rimase
imbabolato davanti alla porta chiusa, poi fece un breve sorriso e anche
lui
entrò, abbandonando il corridoio.
Roxas, ora, sarebbe
potuto uscire tranquillamente, andarsene da lì, lasciare quella doccia
piena di
vapore e di profumi di shampoo sconosciuti.
Ma le sue gambe non
riuscivano a muoversi, né le sue mani, ancora sulla bocca, né il suo
cuore,
rimasto immobile.
Impiegò qualche
minuto a dare un nome a quell’emozione che aveva provato mentre Axel
parlava,
con quella voce così diversa, così seria, così…sincera.
E, quando
riuscì a farlo, sì
abbandonò contro il muro, privo di forze,
la testa che gli girava come mai in vita sua.
Dopo qualche minuto,
finalmente il suo cervello sembrò riaccendersi e, capendo finalmente
che ora
poteva andarsene tranquillamente, si alzò con debolezza e, piano, uscì
dalla
sua doccia e lasciò la stanza, reggendosi la testa dolorante e
dimenticando
il bagnoschiuma sul pavimento.
…no…
…non poteva essere…
Note dell’autrice:
Io con questi
capitoli inutili ci sto prendendo gusto, mi sa XD! Ok, piccola
parentesi:
questa volta nin ci sono state ragazze XDXD Questa fanfiction sta
diventando
tutta al maschile, piano piano! Evviva i ragazzi, soprattutto se sono
così
carini! Ok basta con gli scleri…come al solito, spero tantissimo che il
capitolo vi sia piaciuto! Informazione: io lo odio più di quello
precedente, ma
questa scena della doccia…Dio, lapensavo da almeo un mese e DVEVO
inserirla
altrimenti n avrei trovao pace, temo.
Un’altra cosa che
tenevo molto di scrivere er il rapporto tra Demyx e Axel. La loro è
un’amicizia
molto particolare, che non si basa su un qualcosa di stabile, ma è
proprio
questa paura di smarrirsi che ha Demyx che mi piace, e credo anche che,
nonostante il suo carattere sempre allegro, come Sora nasonda molte
paure che,
spero, nei prosssimi capitoli riuscirò ad analizzare.
Bene, ho
finito di accollarmi XD Oh, un’ultima
informazione (non richiesta, ma vabbè): nonostante le vacanze siano
ormai agli
sgoccioli, e con esse l’estate, non crediate che mollerò questa ficcy
facilmente XD Perciò non vi libererete di me tanto presto, mi sa O___o.
Bene,
ora rispondo alle recensioniiii!!!Yatta!
Faby (ti chiamo così
da ora in poi ok? ^^): sìsì, quello era davvero il primo bacio di Roxy,
e
pensare che l’abbia dato prima lui di Riku mi fa uno strano effetto,
non so perché
XD
Roxas: Eccoti qui,
Piccola Stella Cadente!
M: non insultare i
miei lettorucci, soprattutto se sono affezzionati come lei è____é
Ro: e tu taci!!!
Siete due pazze! E poi non è vero che sono contento di aver dato il mio
first
kiss a quello là!
Quello là: uhuhuhuhuhuh *senza un motivo, gioca con un accendino*
M: …*li chiude, come
sempre, nello sgabuzzino*
Emh…perdona l’intrusione
di quei due casi umani…torniamo a noi! Riku e Sora non è che sono
timidi…è che,
anche se non si direbbe, hanno molto in comune. Se
si baceranno o no non posso dirtelo XDXD Ma
ti assicuro che Sora, presto, si ritroverà parecchio confuso…ok, basta
basta
con gli spoiler! Un abbraccione fortisimo, spero recensirai anche
questo
capitolo ^^ kiss kiss
Coco Bandicoot:
felice che il capitolo vechio ti sia piaciuto ^____^ spero che a
soddisfarti
non sia solo la storia, ma anche la grammatica e…cose del genere XDXD e
TU PER
CHE COPPIA TIFI? Dimmi dimmi che sono curiosa! Ancora un enorme grazie
per la
recensione! Bacini
E INFINE UN ‘GRAZIE’
IMMENSO ANCHE A CHI LEGGE LA STORIA
SENZA RECENSIRE O LA AGGIUNGE TRA I PREFERITI! SE VI VA, DITEMI COSA NE
PENSATE!
SPERO IL CAPITOLO VI
SIA PIACIUTO! Al prossimo ^^
*MagikaMemy* |
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Capitolo 10 *** Capitolo 10: strani flashback, chiacchiere tra ragazze e scommesse 'pericolose' ***
Capitolo 10:
strani flashback, chiacchiere tra ragazze e scommesse pericolose
“Ro, tutto ok?”
“A meraviglia.”
“Sei sicuro? Dalla
faccia che hai sembra tu abbia appena investito un cervo con un
carrattrezzi”
Roxas inarcò un
sopracciglio, soffiando sul suo ramen
per farlo raffreddare.
“Sto bene, So. Ora
mi lasci finire la mia cena in pace?”
Sora, offeso, piegò
all’ingiù le labbra e, con un bagliore un po’ triste negli occhi,
sorseggiò il
suo succo di castagna* senza aggiungere altro.
Mamma mia, quando
Roxas era nervoso non potevi neanche
dirgli ‘ciao’ senza il timore di ritrovarti con un braccio rotto!
Lanciò un’altra
occhiatina veloce all’amico, ma Roxas era sovrappensiero e, preso dalle
sue
preoccupazioni, ingoiò una portata di spaghetti con una verocità degna
di uno
sciacallo a digiuno da mesi.
Sospirò, sentendosi
uno stupido, e lentamente riprese a mangiare la sua fetta di carne, un
po’
controvoglia.
Roxas, nel
frattempo, cercava di dare un senso alla conversazione che aveva
ascoltato.
Accidenti, se solo
se ne fosse andato via prima da quella stupida doccia!!
Non avrebbe assitito
a quel dialogo assurdo, che lo aveva confuso più di prima.
Erano passati
già due giorni, eppure non riusciva
davvero a togliersi dalla testa le parole di Axel …e soprattutto, quel
suo tono
di voce…così…così…strano…
Si sentì arrossire,
e non appena capì che quel colorito sulle guance era causato da Axel,
come
accadeva sempre più spesso, si alzò di scatto, senza fare caso a Sora e
Kairi
che gli avevano chiesto dove andava, e si recò in bagno, dove si bagnò
il viso
con dell’acqua fredda.
Guardò il riflesso
del suo volto gocciolante allo specchio.
Stava uscendo di
testa.
Non era normale,
avere quella reazione.
Eppure, non poteva
succedere!
Non a lui!
Nn poteva essersi…essersi…
“Ehi, Roxas! Anche
tu fai una pausa toilette?”
Roxas vide dallo
specchio un Demyx più pimpante del solito, con indosso una felpa verde
sulla
quale era disegnato Doraemon tutto sorridente e la
frangia dei capelli trattenuta da due
forcine.
“No, è che…non mi
sentivo molto bene. Ultimamente sto un po’ uno schifo”rispose,
asciugandosi
alla meglio il volto con la maglietta.
Demyx aveva lo
sguardo di un bambino che muore dalla voglia di spifferare un segreto
appena
confidatogli, ma rimase in silenzio e, come se nulla fosse, si lavò le
mani,
insaponandole con una calma infinita.
Roxas vide il sapone
bianco copririgli le mani, e per un attimo desiderò che anche le sue
pene, le
sue seghe mentali potessero andare via con un colpo di saponetta, per
poi
essere portate via dall’acqua e allontanarsi, sparire, così, senza la
minima
fatica.
Demyx non si sentì
infastidito, nonostante sentisse lo sguardo di Roxas indugiare su di
lui.
Axel aveva ragione,
quel ragazzino aveva degli occhi stupendi, diamine.
“Senti un po’,
Rokuchan. Per quanto hai intenzione di tenere il muso ad Axel?”
Roxas, sentendo quel
nome, che ormai credeva gli portasse sfiga, sussultò, distogliendo la
sua mente
dalle mani di Demyx e arrossendo di botto.
E che cazzo, da
quando gli bastava sentir pronunciare un nome (che faceva schifo, tra
l’altro)
per ridursi così…inerme?
“Non so di cosa tu
stia parlando, Dem. Io non sto tenendo il muso proprio a nessuno. Non
sono mica
Sora” mentì istintivamente, sulla difensiva.
Ma, purtroppo,
nonostante lui e Sora fossero come due
gocce d’acqua, Demyx non era così tardo,
e Roxas comprese subito che l’altro non gli credeva neanche un po’.
“Credimi, Axel non è
superficiale come sembra.” Esclamò Demyx, tirandosi dietro un capello
che gli
cadeva ribelle sull’occhio destro infastidendolo “ …può sembrare fuori
come una
terrazza, ma ti assicuro…che è un bravo ragazzo. E poi” disse, cercando
di far
stare Roxas sulle spine, cosa in cui riuscì, visto che il più piccolo
alzò gli
occhi per guardarlo in faccia “mi sembra parecchio preso, da te.”
“Tsk, come no” non
riuscì a trattenersi Roxas, che si appoggiò al lavabo, guardandosi le
scarpe
“uno come lui si diverte a prendere in giro le persone e basta.”
Preso da una rabbia
improvvisa, ma con un po’ di rosso sulle guance, guardò Demyx dritto
negli
occhi, sena il minimo timore.
“Non mi innamorerò
mai di lui. Io non mi innamorerò mai di nessuno. L’amore è un
sentimento
inutile”
“Questo è il tipico
atteggiamento di chi ha subìto una delusione. Scommetto che ci sarà
stata
almeno una ragazza che ti ha voluto bene, no?” Azzardò Demyx.
Roxas sentì una
stretta allo stomaco, e come un lampo la sua mente tornò indietro….a
quel
giorno…
Scosse la testa,
cercando di tornare alla realtà, ma la sua voce gli invase la mente
come se lo
stesse ipnotizzando, come fosse vittima di una maledizione del tempo…
“…Roxas…”
…no….non
lei…non…lei…
“Mamma, mamma! Ho fatto
un sogno super
pauroso!”
Basta!
“Roxas, ma cosa…stai
bene?!” fece Demyx, allarmato.
Ma Roxas non gli
rispose, e, con la gola bruciante, si portò le mani tra i capelli.
Basta…
“Che
cos’hai sognato?”
No…no…
“Roxas! Roxas! Che
cosa ti prende?” gridò Demyx, cercando di scuoterlo per una spalla, ma
Roxas
non si mosse, non accennò a risvegliarsi da quella specie di trance nel
quale
sembrava essere finito.
“Che tu te ne andavi!
Ci lasciavi da soli! A
me e a papà!”
Roxas iniziò a
piangere all’improvviso, ricordando il suo volto, la sua voce…il suo
rosssetto
scuro…
“Roxas! Roxas!
Oddio…aspetta qui, vado…vado a cercare qualcuno…io…”
Demyx uscì dal
bagno, praticamente sul’orlo di una crisi di nervi, terrorizzato
dall’atteggiamento così improvviso dell’amico, ma Roxas sembrava non lo
avesse
neanche sentito.
“Ma questo non
succederà mai…lo sai…Roxas…”
BUGIARDA!
BUGIARDA!
“Roxas…la mamma ti ama…ti vuole davvero
tanto bene.”
BUGIARDA!
Basta!
Quei ricordi…erano
anni che non ci pensava…basta…basta…
“Mamma…mamma…”
Crollò al suolo, le
mani ancora avvolte dalle ciocche bionde, e iniziò a singhiozzare come
mai
aveva fatto in vita sua.
Ssentì dei passi
veloci provenire dal corridoio, ma ogni suono attorno a lui sembrava
ovattato,
quasi si trattasse di un incubo.
“Mamma…non
mi lascerai mai, vero?”
No…no…
“BASTA! BASTAAAA”
gridò, con tutto il fiato che aveva in gola.
Le palpebre si
chiusero all’improvviso, oscurandogli la vista…ma ora le immagini nella
sua
mente erano più nitide.
“Certo che no, Roxas. La mamma ti ama.”
…basta…
..per favore…basta…
“…ti amo davvero tanto, Roxas. Ti voglio un sacco di
bene.”
***
La luce fioca
della prima mattina illuminava la stanza
bianca, arredata in modo spartano e, a dirla tutta, non molto
accogliente.
Roxas aprì gli occhi
piano, infastidito dai raggi del sole che filtravano attraverso le
tende
dell’infermeria.
Sbadigliò e, dopo
essersi ripreso un attimo, si guardò attorno.
Un momento…cosa ci
faceva lì?
Come ci era
arrivato?
Cercò di ricordare
quello che era successo, ma un mal di testa fortissimo glielo impedì.
E va bene, tanto
valeva restare là e non pensarci..
Qualcuno prima o poi
sarebbe venuto, no?
A meno che non si
trattasse di un incubo in cui era l’ultimo sopravvissuta sulla Terra
dopo un
attacco alieno o cose simili, chiaramente.
Ma in questo caso,
dedusse, sarebbe bastato svegliarsi, e anche per questo ci sarebbe
stato
bisogno che qualcuno gli desse un pizzicotto o simili.
Ok, stava delirando,
se ne rese conto perfettamente, e, arrendevole, si ributtò a capofitto
con la
testa sul cuscino.
Non ricordava
assolutamente niente,, come se si fosse ubriacato.
Un momento…da quando
ci si ubriacava col ramen??
“…sei sveglio?”
Roxas allungò
il collo per vedere chi si era
affacciato alla porta, anzi, per avere una conferma di chi
pensava si fosse affacciato alla porta, e sentì il battito
cardiaco accellerare quando una chioma di capelli rossi entrò nellla
stanza
così bianca.
Perfetto, ci mancava
anche lui per aumentare la confusione.
Grandioso.
Cominciava a
sentirsi una di quelle prootagoniste di shojo** scolastici, con tanto
di
loose-socks***, che spesso e volentieri finivano in infermeria dove,
casualmente, incontravano il figone per cui avevano perso la testa.
…ok, stava di nuovo
vaneggiando.
Axel si guardò
attorno, come se fosse la prima volta che entrava lì dentro, e senza
che glielo
avesse chiesto si sedette sul letto.
“Ma che…” provò a
lamentarsi Roxas, ma la testa gli provocò una fitta terribile, e capì
che, per
una volta, sarebbe stato meglio ridurre al minimo gli insulti.
Axel gli
sorrise divertito, come se avesse a che
fare con un cucciolo che cerca di mordersi la coda.
“Frena i bollenti
spiriti, piccoletto. Forse è meglio se rimani tranquillo, almeno per un
po’.”
“Cosa mi è successo?
Che diamine ci faccio qui?!” chiese, sgarbatamente, troppo preso dalla
situazione per rendersi conto del tono pateticamente sulle difensive
che stava
usando.
Axel diede
pigramente un’occhiata al display del suo cellulare, per verificare
l’ora.
Accidenti, erano le
sette e lui alle nove aveva lezione.
Quel lavoro
cominciava davvero ad annoiarlo.
“Ieri, a cena, stavi
con Demyx in bagno e all’improvviso sei svenuto. Il medico ha detto che
è stato
il troppo stress…si può sapere perché dovresti essere stressato durante
le
vacanze?”
Perché?
PERCHE’?
Oh, cavolo, se
avesse potuto glielo avrebbe detto eccome, il perché, brutto…
Basta, Roxas, basta.
Selfcontrol.
Usa il tuo
selfcontrol.
“…oh, ti assicuro
che i motivi sono validi.”
Non aggiunse altro,
ma il modo in cui i suoi occhi si
concentrarono su quelli verdi di Axel lasciò trasparire che la causa di
tutto,
o almeno di una buona parte dei suoi problemi, era quel bacio.
Axel divenne un po’
più serio, ma non riusciva proprio a toglierselo, quel ghignetto
irritante
dalla faccia.
“…ehi, guarda che
non sono scemo come Demyx. Lo so che ce l’hai con me per quella
faccenda”
“Ma no, perché dovrei
avercela con te?!”
“Ti ha fatto così
schifo?”
Roxas ammutolì di
colpo alla domanda diretta e, soprattutto, inaspettata.
Menti.
Menti, Roxas.
Mentire sempre.
Mentire sempre e
comunque.
Mentire sempre e
comu…
“…non ho mica
detto questo.”
Solo guardando l’espressione
di Axel si rese effettivamente conto della sua frase.
Ma bravo.
Complimenti.
Promemoria: appena
esci di qui, ucciditi.
Fai questo favore
alla comunità.
E alla tua dignità.
Soprattutto alla tua dignità.
“Cioè…non volevo
dire che mi è…piaciuto o…cazzate simili...” provò a dire, ma ormai il
danno era
fatto e, prima che potesse anche respirare, Axel si era chinato su di
lui,
avvicinandosi.
Molto.
Troppo.
Roxas cercò di
divincolarsi, ma la testa gli pesava come un macigno.
Axel assunse
una strana espressione.
Aveva un sorriso
diverso dal solito, e anche la sua voce….era quella che aveva usato
quel giorno
alle docce…
“…mi piaci proprio
tanto.”
Roxas smise di
agitarsi, mentre gli occhi di Axel puntavano i suoi.
Capì che stava per
sucedere qualcosa.
Un terribile
‘qualcosa’.
Ma la sua mente era
paralizzata, così come il suo corpo.
Axel si abbassò
ancora, e Roxas chiuse istintivamente gli occhi.
Inizialmente sentì
qualcosa sulla sua guancia, che poi capì essere la mano dell’altro.
Poi, lentamente, le
labbra di Axel si posarono sulle sue.
Sentì il viso
prendergli fuoco, e volendo avrebbe anche avuto la forza di voltarsi e
farlo
finire lì, quel bacio rubato.
Ma non lo fece.
Rimase sotto il peso
di Axel, in silenzio, senza lamentarsi, mentre il più grande
approfondiva il
bacio.
Roxas inizialmente
oppose una debole resistenza, ma si arrese poco dopo.
Stava baciando Axel.
E volete saperla una
cosa?
Lo odiava.
Odiava i suoi
capelli pettinati in quel modo ridicolo.
Odiava i tatuaggi
assurdi sulle guance che si era fatto fare da chissà che hippy del
cavolo che
lo facevano sembrare uno del circo.
Odiava i suoi occhi
verdissimi, come l’erba del prato a casa dei suoi nonni, che lo
guardavano
incessanti, senza il minimo pudore.
Ma la sua bocca…oh,
quella non la odiava.
Non la odiava
proprio per niente.
Mentre Axel rimaneva
su di lui, Roxas chiuse gli occhi in modo più rilassato.
“Ti odio” pensò tra
sé e sé “Ti odio in un modo pazzesco. Ti odio dell’odio più profondo
che si può
provare verso qualcuno.”
Sospirò nella bocca
di Axel, che subito si allontanò.
Oddio!
E se il bacio non
gli era paciuto?
Oh cacchio…eppure
era sempre stato bravo, a baciare…
Ma quando vide il
volto di Roxas, completamente rosso, capì che il problema non era il
bacio.
“…scusa.”
“Di cosa?” chiese Roxas,
senza malizia, un po’ debole e ancora confuso.
“…non lo so. Scusa”
“Tanto…uno o due
baci…non cambia niente. Sei un ladro, punto.” Sussurrò Roxas, con
pochissima
voce, la testa che sembrava appena uscita da un frullatore, tanto li
girava.
Axel sogghignò.
“…ti stai
innamorando di me?”
Roxas rimase a
studiare il suo viso per qualche istante.
“ No. E non lo farò,
te lo assicuro” fece una breve pausa, guardando distrattamente fuori
dalla
finestra.
Era proprio una
bella giornata.
“Io non mi
innamorerò mai. Né di te né di nessun altro.”
Axel arrestò di
blocco il sorriso, restando serio per qualche secondo, poi sbottò a
ridere come
se stesse leggendo una fanfiction demenziale, tipo quelle che scriveva
sempre
Rikku.
“Scommettiamo?”
Roxas lo guardò
perplesso.
Porca miseria, che
occhi.
Decise di non
pensarci, cercando di concentrarsi sulla conversazione.
“Vogliamo
scommettere sì o no?” ripetè Axel, alzando la voce di poco.
Roxas, rendendosi
conto di quanto fosse patetica quella scena, inarcò un sopracciglio.
La sua testa pulsava
come se fosse sotto le casse a un concerto degli Alice Nine ****, ma al
momento
la cosa non aveva la minima importanza.
O almeno, non per
Axel.
“Scommettere cosa?”
la sua voce era quasi ironica ora, come se stesse parlando ad un
bambino che
insisteva per andare nel Paese delle Meraviglie, nonostante il padre
gli avesse
ripetuto mille volte che era impossibile, perché non esisteva, era solo
una
fiaba.
Axel aveva l’aria di
divertirsi come mai in vita sua, atteggiamento che mandava il più
piccolo su
tutte le furie….più del solito, intendo.
“Scommettiamo che
entro la fine dell’estate ti sarai innamorato di me.” Fece, serio.
Roxas,
fortunatamente, o sfortuntamente, dipende da come si vede la cosa, era
già al
massimo del rossore, ragion per cui era impossibile per Axel vedere la
reazione
che quella frase aveva scatenato in lui.
Oddio…lo aveva già
detto che lo odiava più di qualsiasi altra pidocchiosa persona al
mondo???
“Io non scommetto
proprio un bel niente, tanto meno una cosa così idiota.”
“Tu hai solo paura
di perdere.” Axel indugiò per un attimo sulle sue labbra, abbassandosi
e quasi
sfiorandole “…lo sai che tanto ti innamorerai. Non potrai
più vivere, senza di me.”
Roxas sentì un’ira e
un odio mai provati prima per nessuno salirgli su, fino alla gola, e
sbottò con
rabbia, quasi gridando, sollevandosi e allontanando Axel con una spinta.
“E va bene, allora
scommettiamo! Se vinco io, però, dovrai lasciarmi in pace!”
Axel gli fece
l’occhiolino, divertito al massimo.
“E va bene, allora
affare fatto.” E gli tese la mano.
Roxas, senza pensarci,
la strinse, ma non appena le loro mani si sfiorarono Axel forzò la
presa e gli
stampò un altro bacio sulle labbra, come quello di qualche sera prima.
Roxas rimase a occhi
spalancati, rifiutandosi di chiuderli, perché sarebbe equivalso a
cedere di
nuovo, e non poteva permetterselo! Poprio no!
Si staccò dall’altro
con rabbia, e con la manica del pigiama che gli aveva messo chissà chi
la sera
prima si asciugò le labbra, indignato.
“La pianti sì o no,
brutto maniaco?! E’ la terza volta che mi freghi!”
“Non mi pare che il
bacio di prima ti abbia fatto tanto schifo. Cominci a prenderci gusto,
eh?”
disse Axel, ridendo.
Roxas, sentendosi
colto in fallo, si sollevò col busto e gli piantò un dito contro,
gridando come
un gatto a cui hanno appena pestato la coda.
“FUORI!!! ESCI
SUBITO DA QUESTA STANZA!! ORA!”
Axel continuava a
ridere come un deficiente, ma tra una risata e un’altra si alzò,
capendo che
per quel giorno poteva bastare.
Quando raggiunse la
porta si voltò verso il letto, un sorriso smaliante che mostrava i
denti un po’
appuntiti.
“Ho ancora due mesi
per farti perdere la testa. Questa scommessa l’ho già vinta.”
“Che cosa te lo fa
credere?!” ribattè Roxas, acido, ma allo stesso tempo così preoccupato
da farlo
tremare un poco lungo la schiena.
C’era da aspettarsi
di tutto, da quello là.
Axel sembrò contento
che Roxas gli avesse posto la domanda, e questi si sentì ancora una
volta il
più grande sfigato mai apparso sulla terra.
Dopo Sora,
ovviamente.
“…alla fine dell’estate,
sarai talmente innamorato di me che mi chiederai di seguirti anche a
Tokyo.”
“Se devi sognare,
fallo quando dormi, per cortesia, ed evitami certe cazzate, grazie.”
Axel non si fece
assolutamente toccare dalla risposta secca e decisa di quel piccoletto,
e senza
salutarlo uscì dall’infermeria.
Roxas, rimasto solo,
guardò attraverso la finestra il sole che continuava ad alzarsi,
irradiando una
luce sempre più accecante.
…ok, lo ammetteva:
quel bacio gli era piaciuto.
Non gli era piaciuto
chi glielo aveva dato, sia chiaro.
Ma l’atto in sé non
era stato affatto male, e considerando che Axel aveva insinuato la
lingua nella
sua bocca, costringendole a scontrarsi, capì che era stato quello, il
suo primo
bacio ufficiale.
Voglio dire…il bacetto
dato sulla spiaggia era niente, a
confronto di quello di poco fa.
Come aveva fatto
nella doccia quel giorno sentendo le parole di Axel di nascosto, si
sfiòrò le
labbra con le dita, per poi scoprire che non erano affatto diverse,
forse un
po’ arrossate, ma apparte questo era impossibile intuire che, qualche
minuto
prima, era stato lì che Axel aveva impresso il suo marchio invisibile
su di
lui.
Sospirò, deciso più
che mai a sfruttare quel silenzio per provare
a fare chiarezza nel suo già abbastanza
incasinato cervello, ma la testa gli provocò di nuoo una fitta
di dolore
e, arrendevole, si lasciò cadere sul cuscino, la camicia del pigiama
che,
slacciatasi in basso, gli lasciava scoperto l’ombelico.
Si stava facendo
prendere troppo, lo sapeva.
Ma non voleva
cedere, e non l’avrebbe fatto per nulla al mondo.
Axel con lui ci
giocava.
Lo trattava come i
bambini trattano il nuovo giocattolo che mamma e papà gli hanno
comprato; ci si
divertono e poi, appena sono stanchi, o appena vedono la pubblicità di
un nuovo
prodotto in tv, lasciano il gioco nella scatola dei peluche, tra
bambole rotte
e orsetti di pezza.
Non avrebbe commesso
lo stesso errore una seconda volta.
Se l’era giurato
allora, e avrebbe mantenuto la promessa fatta al sé stesso di tanti
anni prima.
Era riuscito a non infrangerla
per tutti quegli anni….e non sarebbe di certo stato un pervertito di
ventitrè
anni a fargli cambiare idea.
***
“…tu credi…che Roxas
ieri sera sia svenuto…perché si è ricordato?”
Kairi si voltò verso
Naminè, che con le guance arrossate guardava Sora, Riku e Wakka prendere in giro Tidus
sulla spiaggia deserta, e comprese che
non era l’unica, ad averlo capito.
Che la sua, forse,
non era stata solo un’impressione sbagliata.
“Io penso di sì,
Nami. Mio cugino…è raro che ci pensi, ma…ogni volta che qualcuno
comincia a
stargli a cuore, gli torna in
mente quell’episodio.” Fece Kairi con voce triste, mentre
sovrappensiero
giocava con i granelli di sabbia, prima prendendone un po’, poi
lasciando che
gli sfuggissero dalle mani.
Naminè spostò lo
sguardo verso il tramonto, che si ripsecchiava nell’acqua, splendido
come non
mai, e provò un’infinita tristezza.
“Vorrei tanto che
lui si aprisse un po’ di più con gli altri.”
Kairi sorrise,
osservando il mucchietto di sabbia che giaceva sul palmo della sua mano.
“Mio cugino è fatto
così. Ma, anche se non sembra…lui è molto forte. E ci tiene tanto, a
tutto
questo. A noi.”
Naminè la guardò,
senza sorridere, ma dai suoi occhi traspariva un appena visibile velo
di
sollievo, e Kairi non potè fare a meno di esserne felice.
“Sai,
Namichan…secondo me, adesso è molto in crisi,e il suo cuore è in uno
stato di
grande confusione.”
“A causa di Axel?”
domandò Naminè, ma Kairi capiva che il suo tono non era curioso, quanto
in
cerca di una conferma.
In fondo, loro due
capivano Roxas alla stessa maniera.
Forse erano davvero
le uniche che riuscivano a comprendere i suoi sentimenti a quel modo.
E il fatto che Roxas
spesso si confidasse con Naminè invece che con lei non l’aveva mai
infastidita:
piuttosto, la prendeva come…una distanza che Roxas cercava di prendere
da lei,
per non diventare troppo dipendente dal suo affetto.
Roxas era fatto
così, non sopportava l’idea di affezzionarsi a qualcuno, di volere
bene a qualcuno, ma
inconsciamente continuava a creare legami tra lui e chi gli era attorno.
Roxas, con gli
altri, senza acorgersene, continuava a costruire ponti invisibili, un
po’
vacillanti, ma pronti per essere attraversati al momento giusto.
Era stato così con
Naminè, con Sora, con Riku.
E adesso, stava
accadendo la stessa cosa con Axel.
Anche se lui ne era
totalmente inconscio.
“Già. Secondo me,
a lui Axel piace parecchio. Ma se prima
non riesce a fidarsi di sé stesso, a trovare la forza di
dimenticare…non capirà
mai l’importanza che gli altri hanno per lui.”
Naminè sorrise verso
il mare.
….lo aveva sempre
saputo, che le cose tra Roxas e Axel stavano a quel modo.
Beh, non che si
aspettasse di ricevere qualcosa, da quella storia.
Lei non aveva mai
avuto niente, in cambio, nonostante fossero anni che aiutava Roxas, lo
consigliava, gli restava accanto.
Ma in fondo andava
bene così.
Le bastava che Roxas
sapesse che lei era empre lì, ad aspettare che lui le chiedesse aiuto.
Sarebbe sempre stato
così.
Perciò non era
delusa.
Sapeva benissimo
come sarebbe andata a finire quella storia, così come sapeva che
sarebbe finita
in un certo modo tra Sora e Kairi, e tra Tidus e Yuna.
E non perché fosse
ovvio.
Perché lei sapeva
guardare dentro alle persone.
Sapeva guardare
dentro tutti.
Tranne che dentro sé
stessa.
***
“Ehy, Socchan!
Aku-senpai***** ha avuto una mega idea per stanotte! La vuoi sentire?”
chiese
Tidus, sussurando in un orecchio di Sora.
Ma tanto nessuno
avrebbe fatto caso a quelle parole, visto che ognuno mangiava e
chiacchierava
coi vicini di posto.
La cena era sempre
il momento di ritrovo del gruppo, e col tempo era diventato, almeno per
Sora,
l’unica occasione di stare davvero tutti insieme.
Spesso e volentieri
giravano anche degli scoop sui clienti del villaggio, sui flirt della
compagnia
dell’animazione e sulla presunta relazione tra il direttore (che non si
faceva
mai vedere, e da quando erano arrivati infatti non l’avevano mai
incontrato) e
Saix, il suo vice, quel simpaticone che li aveva ‘calorosamente
accolti’ quando
erano giunti lì per la prima volta.
Sora tolse lo
sguardo dalla sua soba****** e sorrise, emozionato dalla
novità.
“Davvero??? Uaaaah
che figata! Di che si tratta?”
“Uno scherzo alle
ragazze! Mentre dormono! Che ne pensi?” Tidus aveva un sorriso
larghissimo,e il cerotto che gli copriva
il taglio dovuto a una strage di piatti
sua e di Roxas, gli dava un aspetto ancora più birichino.
Sora, dimentico del
tutto della sua soba, e del fatto che la mattina la sveglia,
teoricamente, era
alle sei e trenta, si guardò attorno,
sovreccitato, e diede una breve occhiata all’orologio da polso di Tidus.
“Sìsìsìsìsìsìsìsìììì!
Scherzo, scherzo!!! A che ora? Eh? EH?” chiese, isterico e scalciando
sulla
sedia per l’impazienza.
Sentì una mano
posarsi sulla sua spalla, em si ritrovò alle spalle un Axel che,
tranquillo,
giocava con l’accendino che qualche giorno prima gli aveva comprato
Demyx.
“Appuntamento alle
11 davanti ai nostri dormitori. Sarà una serata indimenticabile” fece,
e gettò
un rapido sguardo verso Roxas, che, uscito da poco dall’infermeria,
osservaav
la scena da lontano, fingendo di mangiare.
…cosa stava facendo
quel maniaco, adesso?!
Ci stava provando
anche con Sora?!
Dio…era…era senza
parole!
Ma Roxas non era il
solo che sentiva una stretta allo stomaco.
Riku infatti si era
già alzato e avvicinato ad Axel che, sghignazzante, stava sussurrando
qualcosa
in un orecchio a Sora, in modo però ben diverso da come lo aveva fatto
Tidus
qualche minuto prima.
Riku posò una mano
sull’altra spalla di Sora, che, ovviamente, non rendendosi conto
dell’aurea
inquietante che aleggiava intorno a quei due, continuava a sorridere
come un
ebete, spostando lo sguardo da Riku ad Axel.
“Riku, Riku! Axel ha
organizzato uno scherzo per le ragazze! Dài, vieni anche tu stanotte!”
Riku fece una
smorfia, già pornot a dire che cose del egenre lo interessavano meno
dell’apparato
digerente delle mosche, ma Axel gli lanciò un’occhiata assolutamente
pericolosa, e con lo sguardo indicò Sora, come per dire ‘se non vieni e
lo
lasci solo, poi me lo porto in stanza’, così, nonostante l’idea di
restare
sveglio fino a tardi non lo allettase per nulla, dopo un giorno di
lavoro,
restando serio ricambiò la squadrata di Axel.
“Certo che ci vengo.”
Axel sembrava
soddisfatto, e, dopo aver dato un buffetto sulla guancia di Sora, che
era
tornato a concentrarsi sulla sua soba, e, quindi, non aveva asssitito
alle loro
occhiate di fuoco, si incamminò verso l’altra parte del tavolo.
Anzi, per la
precisione, verso Roxas.
Il biondino, quando
capì che quel pervertito stava venendo
verso di lui, provò una fitta allo stomaco.
Per un breve attimo
gli tornò alla mente quel bacio, lo stesso a cui lui, inconsciamente,
non si
era sottratto, e pe rpoco non si strozzò con gli spaghetti di soia che
stava
masticando.
Tossì un paio di
volte e ingurgitò veloce dell’acqua, mentre Naminè sorrideva
tranquilla, intuendo
che quella reazione era dovuta alla presenza ormai imminente del
ragazzo più
grande.
Axel si fermò alle
sue spalle, e Roxas, fingendo di non essersene accorto, cercò appoggio
nello
suardo di Naminè, ma lei si era già voltata dall’altra parte per
parlare con
Kairi, e l’unica cosa che gli venne in mente fu desiderare di essere
morto e
sepolto, già nella bara.
Meglio dentro una
cassa di legno senza buchi per l’aria che con quell’istrice
imprevedibile vittima
dei suoi stessi ormoni.
“Stasera sei dei
nostri, vero cucciolo?” sussurrò Axel, e, senza farsi vedre dagli
altri, e
facendolo sembrare un gesto casuale, gli sifiorò il lobo delle orecchie
con le
labbra.
Roxas arrossì, preso
alla sprovvista, e capì all’istante che era impossibile fingere di non
accorgersi di lui.
Restando immobile,
senza voltarsi, sussurrò a sua volta: “…se ci vengono tutti, allora
sono dei
vostri.”
Si girò per
guardarlo in faccia, spreando che la’ltro non si accorgesse del rossore
che gli
imporporava le guance.
“Ma se non tieni le
mani a posto, ti denuncio per molestie sessuali, mi sono spiegato?!”
Axel gli accarezzò i
capelli, cosa che Roxas odiava, e strizzò un occhio, compiaciuto.
“Vedremo, cucciolo.
La notte è imprevedibile, non credi?”
“Cosa?!” esclamò
Roxas, facendo voltare Naminè e Kairi, e guardando Axel con il terrore
stampato
sul volto.
Ma Axel se n’era già
andato da Marluxia e Zexyon, con quell’insopportabile ghigno sulla
faccia.
Note dell’autrice:
Oddio, ci ho messo
un’infinità ad aggiornare! Beh, spero di non avervi delusi…allora,
questo
capitolo è stato faticoso, ma sono soddisfatta del risultato finale,
anche se
credo di aver fatto un po’ confusione nella parte in cui Kairi e Naminè
discutono dei sentimenti di Roxas, ma vabbè xD.
Per quanto riguarda
Roxas…in questo capitolo comincia ad intuirsi qualcosa di ciò che è
avvenuto
nel suo passato, ma ci vorrà un po’ prima che se ne parli chiaramente.
Ora metto le note
per le spiegazioni!
*: sì
sì, avete letto bene, Sora beve del succo di castagna xDxD A dire
il vero non sapevo che esistessero bibite simili lì, ma in un numero di
Host
Club e comprano delle lattine, e mi è piaciuta abbastanza come cosa,
perché era
un gusto particolare, così l’ho messo. Evviva il succo di castagna!
Yeah!
** : Roxas qui si
riferisce agli shojo-manga, ovvero ai manga per ragazze ^___^. Il perché lui li legga, visto che è un
maschietto, è un mistero xDxD forse glieli presta Kairi! Ahah
***: loose-sock:
sono una specie di scaldamuscoli che coprono anche il piede e ricadono
lungo
tutto il polpaccio, arrotolati sopra le scarpe. Le studentesse
giapponesi li
usano spessissimo sotto la divisa scolastica.
**** : gli Alice
Nine sono un gruppo rock giapponese molto famoso in madre patria,
composto da
ragazzi giovani ^___^
***** : Tidus qui
chiama Axel Aku-senpai. Il suffisso ‘senpai’ viene spesso rivolto a chi
è più
grande in ambiente sia scolastico che lavorativo. Ad esempio, gli
studenti del
secondo anno chiamano ‘senpai’ quelli del terzo, come forma di rispetto
e
ammirazione. Tidus poi invece di Axel dice Aku, che è un diminutivo,
per
mostrare che, nonostante provi rispetto per lui, ha anche una certa
confidenza.
****** : la soba è
un tipico piatto giapponese, composto principalemten da tagliatelle di
grano cotte
e servite in vari modi. In questo caso non ho specificato gli altri
guarnimenti, quindi si deduce che Sora stia mangiando il tipo di soba
più
generico e semplice, ovvero in brodo.
Spero di esservi
stata d’aiuto! Queste note sono utili, vero?
Adesso rispondo alle
recensioni…7!!! ODDIO RAGAZZI POTREI MORIRE DALLA FELICITA’ ç___ç sniff
*me si
commuove*
honeysenpai: sono
felice che tu abbia letto la mia storia! Io adoro
By The Way! Già, anche io ogni
volta che vedo che il pairing è il SoKai mi tengo alla larga, ma mi fa
piacere
che la storia ti piaccia! E ovviamente sono contenta di essere riuscita
ad
esprimere il rapporto delicato tra Axel e Demyx…e anche per quanto
riguarad il
carattere di Roxas, anche a me piace molto! E’ particolare, e anche un
po’ complicato,
ma ce la metterò tutta per cercare di caprilo fino in fondo! …EEEEH, le
tifose
di Riku aumentano a vista d’occhio, eheh xD!
SoraRoxas: ma
figurati, le recensioni lunghe non mi infastidiscono, al contrario!
Eheh,
felicissima di averti fatta ridere! In effetti ho puntato molto sulla
comicità,
in quella parte del capitolo (quella della doccia di Sora)…embè, perché
Sora è
mooooolto mascolino XDXDXD! Uaaaah, incredibile, la scena di Axel che
si
confessa ha riscosso un successone, non me lìaspettavo! Speroi che
continuerai
a seguirmi con tutta la tua simpatia…e spero davvero di non deludere né
te né nessun
altro!! P.s. la sigla di Host Club è stupenda, io la amo! Quell’anime
conquisterà il mondo, un giorno u__u
Piccola_Stella: no
no nessuna esperienza, il rapporto tra Demyx e Axel l’ho inventato di
sana
pianta XD Anche perché il tipo di amicizia che io instauro di solito è
completamente diverso da quello tra loro due…riguardo a Sora…chi gli ha
fatto
la valigia? La sua adorata mamma xDxD E meno male che non era un
bambino! Eheh!
Riku, mentre Sora si disperava, stava con gli occhi di fuori XDXD! Anche se poi non ha visto niente e ci è
rimasto male ^__- (ma non è vero 0__0 nd Riku) (…taci tu! Nd autrice
*lo chiude
nel solito sgabuzzino…che ormai è super affollato ahahah) …a proposito
del
punto in sospeso…EEEEEEEh, in questo capitolo è chiaro che prima non mi
ero
dimenticata di scrivere niente…semplicemente, Roxas ha
vissuto una brutta esperienza con una
donna…e ormai è evidente…ma nei prossimi capitoli approfondierò, non è
ancora
il momento! Continua a seguirmi caVa ^____- bacioni
CrAzYtTeN: ahahahah,
la tua recensione è caotica ma super simpatica! Già già, Axel e Roxas dentro quello sgabuzzino sono
pericolosi…più che altro Axel…Rokuchan mi sa che è una vittima e basta
XD! Roxas, anche se non lo ammette, comincia a
perderci la testa, per quell’istrice…chissà come finirà? Glassie mille
per il
commento, spero continuerai a lasciarmi una traccia del tuo passaggio!
^____-
Coco Bandicoot: felicissima
che anche questo capitolo ti sia
paiucto e ti abbia divertita! Bè, anche
se non sei fan dello yaoi, spero che continuerai a leggere la mia
storia…per
quanto riguarda lo yuri puoo stare tranquilla, è un genere che mi è
indifferente, perciò non lo uso. Grazie milole per i complimenti! P.s.
sai che
quando giocavo a Crash usavo sempre Coco? Leggere il tuo nick mi fa
ricordare
interi pomeriggi davanti alla playstation uno…ahahahah bei tempi XD!
Nancy92: figurati,
anche io spessissimo non riesco a commentare le mie fanfiction
preferite XD! Ma
sono super happy di risentirti! Sono contenta che il mio modo di
scrivere ti
piaccia ^^ faccio del mio meglio, e quindi sentire i vostri complimenti
mi dà
una grandissima soddisfazione! GIà, Sora
e Riku che si stringono la mano sono pucciosi, vero? *___* Anche se
chissà,
magari non era un gesto malizioso…in fondo Sora è molto infantile,
perciò
potrebbe averla presa come una dimostrazione d’affetto e
nient’altro…spero che
questo nuovo capitolo ti sia piaciuto, anche perché parla molto di Axel
e Roxas…ahahahah
che pervertita che sono! Un abbraccio
Sapphire93:
addirittura geniale? Grazieeeeee! Anche se io mi sento più pazza che
geniale,
ma i complimenti li accetto sempre e comunque XD! Uah, un’altra fan
dello yaoi?
Ma benvenutissima, cara! Con me troverai pane per i tuoi denti,, te lo
assicuro!! Se ti piacciono le AkuRoku, ho scritto diverse one-shot!
Magari non
sono il massimo, ma sicuramente sazieranno almeno in parte la tua sete
yaoiosa!
Infine…benvenutissima qui su EFP!
E INFINE, UN
ABBRACCIO ANCHE A CHI LEGGE SENZA RECENSIRE E A CHI HA INSERITO LA
STORIA TRA I
PREFERITI!
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto! AL prossimo! Grazie per aver lettooooooo
*inchino*
MagikaMemy
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Capitolo 11 *** Capitolo 11: scherzi banali, lacrime improvvise e macchie d'erba ***
Capitolo 11: scherzi banali, lacrime
improvvise e
macchie d’erba
…d’accordo…come
diavolo ci era finito in quella gabbia di matti?!
Riku guardava
quell’ammasso di ritardati mentali (traduzione: Axel, Demyx, Marluxia,
Wakka,
Tidus e, naturalmente, il re dei deficienti…Sora) che, tutti riuniti in
circolo
e con le facce serie, manco fossero soldati in missione nella giungla
di
un’isola sconosciuta, tenevano le torce strette in mano e aspettavano
in
silenzio, ben nascosti dai cespugli.
Roxas, accanto a
lui, sembrava essere stato trascinato lì con la forza, ma Riku era
convinto che
in fondo non gli facesse tanto schifo.
Si vedeva lontano un
miglio,che era successo qualcosa tra lui e Axel.
Roxas,
un’espressione torva sul volto, non faceva che guardarlo.
Certo, gli lanciava
occhiate di fuoco, ben diverse da quelle che lui rivolgeva, chessò, a
Sora…però
in fondo, se avesse davvero odiato Axel come diceva, avrebbe dovuto
semplicemente
ignorarlo, no?
Era ovvio che quel
tipo non gli era del tutto indifferente.
Comunque, non erano
affari suoi.
Roxas era
liberissimo di fare come voleva, l’importante era che si divertisse.
Tornò a concentrarsi
sulla situazione assurda in cui era stato catapultato dal suo istinto.
Ok, forse lo sapeva
perché era lì.
Però, voglio
dire….mica poteva lasciare Sora nelle grinfie di quel pedofilo!!
Anche perché quello
stupido, ingenuo com’era, non avrebbe capito le intenzioni del più
grande
nemmeno se questi gli avesse tirato giù le mutande fischiettando.
Insomma, là ci era
dovuto andare per forza.
E adesso era
costretto a nascondersi come Happosai di Ranma, quel vecchietto
schifoso e alto
quanto un puffo che rubava sempre biancheria intima negli spogliatoi
femminili.
Era davvero stufo di
farsi sballottolare qua e là, manco fosse un pupazzo!
Sora notò che
l’amico non era nel suo umore migliore (ok, era anche vero che Riku non
era MAI
nel suo umore migliore, ma stavolta era nell’umore peggiore di quello
peggiore
in cui si trovava sempre…oddio, gli girava la testa!), e, mentre Axel
spiegava
sussurrando ‘il piano d’azione’ al resto del gruppo, approfittò del
fatto che
nessuno facesse caso a lui per gattonargli incontro.
Riku se ne accorse,
anche perché sarebbe stato impossibile non farlo, visto che Sora
riusciva a
fare casino anche quando strusiava sull’erba, ma non appena il
piccoletto
avvicinò (pericolosamente, aggiungerei) il viso al suo,
non potè fare a meno di sentire un piccolo
batticuore.
Ormai era completamente
leso, per quel gattino troppo cresciuto.
Che rabbia!
“…pssssssst…Riku…che
cos’hai? Non ti diverti?” chiese bisbigliando, sbattendo gli occhioni
fin
troppo luminosi e avvampando un po’ per il caldo.
Riku scosse la
testa, cercando di non pensare a quanto fosse carino, ma, più che
altro, per
reprimere l’istinto di saltargli addosso, e ribattè, col solito tono di
voce un
pò brusco: “Me la sarei risparmiata volentieri, ‘sta cavolata stile
film
americano sui campeggi estivi’.
“Ma che razza di
film vedi?” riuscì solo a dire Sora, e
Riku gli avrebbe anche rispoto se non fosse stato per quel maniaco di
Axel, che
si era introdotto in mezzo a loro senza pensarci due volte.
Demyx notò che Roxas
teneva gli occhi fissi sulla scena, senza perdere neanche un movimento
di Axel,
e sorrise tra sé e sé.
Chissà, forse, in
fondo, Axel aveva qualche possiblità di
vincere la scommessa (del quale, oviamente, era al corrente).
Anche Axel sembrava
essersi accorto dello sguardodi Roxas posato di lui, e decise che era
meglio non
premere troppo su quel tasto, perciò capì che non era il caso di fare
stupidaggini con Sora.
Peccato, sarebbe
stato divertente, sicuramente.
Beh, e va bene,
voleva dire che l’avrebbe lasciato a quel figone coi capelli mezzi
bianchi.
In fondo, l’aveva
visto prima di lui, no?
“Insomma, dobiamo
fare questo dannato scherzo sì o no?” sbottò all’improvviso Roxas,
accendendo
la sua torcia e illuminando all’improvviso il trio.
Riku e Sora si
limitarono a socchiudere gli occhi, infastiditi.
Axel, naturalmente,
no.
Si alzò di scatto e,
per una volta, senza secondi fini, sdraiato sull’erba, con una mano
tappò la
bocca di Roxas, mentre con l’altra
spense la luce della torcia, spostando le dita dell’atro.
Roxas arrossì di
botto sentendo la pelle di Axel contro le sue labbra, ma il più grande era troppo preso dalla situazione per
accorgersene.
“Dico, dove hai la
testa?! Vuoi farci scoprire?!”
“Meglio essere
beccati che continuare con questa pagliacciata!”
“Che c’è di male nel divertirsi un po’,
ogni tanto?”
“Non tutti siamo
come te, che devono cazzeggiare ad ogni
costo! Io domattina devo alzarmi presto! Sono qui per lavorare!”
“Anche io,
piccolo-bambino-sfruttato!”
“E allora non
perdere tempo a organizzare stupidi scherzi!”
“Se non volevi
venire cosa ci fai qui?!”
Roxas, finalmente,
ammutolì, sotto lo sguardo sorpreso e imbarazzato degli altri e quello
tra
l’offeso e l’irritato di Axel.
…già, perché era
andato?
In fondo a lui
queste cose non erano mai piaciute…
…oddio…forse lo
sapeva, il perché…ma non sarebbe mai riuscito ad ammetterlo, nemmeno a
sé
stesso! Cosa poteva dire?
Cavolooooo, era
senza speranza!
Mentre Roxas si
faceva le sue deliziose seghe mentali, Axel lo fissava, chiedendosi che
scusa
avrebbe inventato stavolta.
Ma lo
sapeva.
Sapeva che aveva
accettato perché era stato lui a chiederglielo.
E, mentre lo
pensava, non si sentiva né soddisfatto, né divertito.
Soltanto…felice.
Forse ci avrebbe messo
un po’…ma piano piano Roxas avrebbe capito di provare qualcosa per lui.
E allora, solo
allora, avrebbe potuto smetterla di comportarsi da ‘genio delle
molestie’ ed
ammetterlo con tranquillità.
Roxas lo faceva
andare fuori controllo.
Era sbagliato, era
da pervertiti e tutto quello che vi pare.
Ma lo voleva.
Voleva
stringerlo, voleva attirarlo a sé,
voleva che le loro labbra si incontrassero ancora, cento, mille,
miliardi di
volte.
Voleva dirgli che
gli piaceva da matti, quel suo assiduo silenzio, quella ‘resistenza’
che
ostentava a dimostrare, quella barriera che sembrava sempre crearsi con il mondo.
Si stava innamorando
come un ragazzino.
No, peggio.
Si stava innamorando
DI un ragazzino.
A dirla proprio
tutta, la scommessa la stava vincendo Roxas.
Lui stava perdendo.
Non era Roxas che
stava cominciando ad amarlo sul serio.
Era lui che lo stava
facendo.
I ruoli si stavano
invertedo lentamente, e Axel lo sapeva.
Lo sapeva, e in
qualche modo DOVEVA nasconderlo, perché, diamine, non poteva perdere il
suo
orgoglio così, accidenti.
Non poteva
mostrarsi cotto a puntino di
un biondino di quindici anni e mezzo.
“Axel! Axel, qual è
il piano?”
La domana di Tidus
lo destò dai suoi pensieri, e tornando a sedersi compostamente indicò
l’orologio da polso.
“Dunque, miei
prodi!”
“Patetico…”
Axel lanciò
un’occhiataccia a Roxas, ma continuò a parlare, alzando la voce di un
poco per
fare un dispetto a quel nano.
“…di-ce-vo. Sono le
undici e quarantacinque. Adesso ci dividiamo in coppie e ci nascondiamo
in
punti diversi.” Fece una breve pausa, tanto per fare un po’ di scena
“…a
mezzanotte precisa qualcuno di noi urlerà, quello con la voce più
effemminata”
“Buon lavoro, Sora.
Mi raccomando, non sgolarti.”
“RIKU!”
“Beh, che c’è? Sei
tu quello più femminile tra noi!”
“Riku, la smetti di
insultarmi?”
Demyx tappò le
bocche di entrambi con le mani e sorrise.
“Tranquilli, al
gridolino da donna ci pensa Marlu-chan! Vero?”
“Che cosa
vorresti insinuare, Dem?” chiese
Marluxia, il tono un po’ alterato, ma tutti tacquero, evitando
accuratamente di
rispondere e, quindi, di rivelargli che si vedeva lontano un miglio,
che era un
mezzo travestito.
“Vabbè, comunque…”
Axel cercò di riprendere il filo del discorso, sentendosi un animatore
di feste
per bambini “…le ragazze, allarmate, usciranno fuori…e noi, sbucando
dai nostri
nascondigli, le lanceremo questi!” e, con fare vittorioso, indicò degli
oggetti
poco lontani da lì, non molto grandi e di un blu tanto scuro da
confondersi
nella notte.
Roxas, apatico come
sempre, inarcò di nuovo un sopracciglio.
“…secchi
dell’acqua?”
“Esatto!!” il tono
di Axel era raggiante.
“…tu…vorresti
bagnare le ragazze?”
“Sì! Non è super?”
“…non ho mai
sentito nulla di più banale in tutta la
mia vita.” Osservò Roxas secco, ma Axel, senza essere minimamente
toccato,
cercò appoggio nell’unico che avrebbe potuto darglielo, per una cosa
così
scema…
“So-chan, che ne
pensi?”
“Uao, fantastico
Axel!!!! Forza, andiamo a nasconderci!”
Gli altri, stavolta
compreso Demyx, erano rimasti piuttosto sconvolti alla notizia che
stessero
sprecando ore di sonno prezioso per una scemata del genere.
Si aspettavano un
qualcosa di più…come dire…lavorato, ecco.
Demyx balzò in piedi
e puntò la torcia accesa contro il viso, dandosi un aspetto ancora più
terribile di quello di Sora appena alzato (terribile solo per la
maggior parte
di chi aveva avuto la sventura di vederlo…tra questi c’era anche Riku,
ma,
invece di trattenere il vomito, era stato costretto a reprimere
l’impulso di
sbatterlo sul letto e…bè, il resto alla vostra fantasia).
“Bene, allora
dividamoci! Aku-chan e Roxy vanno insieme!” si affrettò a dire, come se
non
aspettasse altro.
Axel sorrise raggiante,
Roxas sussultò, gli occhi larghi come fari.
“COSA?! No, no!
Questa…questa…è un’alleanza! Una cospirazione ai miei danni!”
Axel sussurrò un labiale
‘grazie’ a Demyx, che ricambiò con
un’alzata di pollice, poi, senza dire niente, prese prima un
secchio,
poi Roxas per mano e lo aiutò ad alzarsi.
Roxas lo lasciò
fare, sotto lo sguardo sorpreso ma
complice degli altri (erano tutti dei traditori! TUTTI! Dal
primo
all’ultimo!) e l’unica cosa che riuscì a vedere fu la schiena di Axel.
Il più grande iniziò
a camminare, portandolo con sé, e a Roxas non
restò che seguirlo.
Si allontanarono a
grandi passi dalla zona dove erano gli altri, sempre accanto al
bungalow delle
ragazze, ma Axel non si voltò fino a quando non raggiunsero
destinazione.
Arrivati dall’altra
parte del cortile pieno di alberi, proprio dietro il dormitorio, si
sedette tra
due gruppi di cespugli strettissimi e fece cenno a Roxas di sedersi,
separando
le loro mani, rimaste unite fino a quel momento.
Roxas rimase in
piedi come un emerito ebete.
“Emh…io resto qui,
grazie.”
Axel non era
sorpreso, e tranquillo tirò fuori il suo pacchetto di sigarette e
l’accendino
e, in silenzio, iniziò a fumare, le cicale che cantavano in sottofondo
e davano
un senso di quiete alla serata.
Roxas studiò per
qualche istante i movimenti delle labbra di Axel, che si chiudevano
attorno
alla sigaretta, per poi dischiudersi un poco, lasciando uscire una
piccola scia
di fumo.
Ancora non riusciva
a credere di averlo baciato.
Nonostante fossero
passate ore dal loro incontro in infermeria,
ogni tanto si toccava le labbra con le dita, incredulo.
Axel lo vide
pensieroso e di nuovo gli fece cenno di sedersi.
“Tranquillo, non ti
mangio. Qaundo fumo ho zero voglia di stuprare i ragazzini.”
“Che educato” fece
Roxas sarcastico, ma, lentamente, prese posto
accanto a lui, rendendosi conto di quanto fosse stretto lì.
C’entravano a malapena
tutti raggomitolati.
Un motivo in più per
decidere che quello sarebbe stato l’ultimo scherzo della sua vita.
“Cosa stiamo
aspettando, esattamente?”
“Che Marluxia si
metta a gridare. Ma, conoscendo le doti organizzative di Demyx,
resteremo
qui per tutta la vita.”
“Vi conoscete da
molto, tu e lui..?”
Axel, incredulo,
distolse l’attenzione dalla sua sigaretta e si voltò verso Roxas, che,
aspettando una risposta, lo scrutava senza alcuna paura.
…..gli stava
chiedendo di raccontargli qualcosa di lui?
Roxas?
Lo stesso ragazzino
che diceva sempre di odiarlo, di infischiarsene di qualsiasi cosa lo
riguardasse?
Ok, non era il momento
di farsi tanti problemi.
Decise di prenderla
come una conversazione identica a
qualsiasi altra che avrebbe avuto con chiunque altro.
“Beh, i nostri
genitori si conoscono fin dal tempo del liceo. Siamo cresciuti insieme,
vedendoci ogni giorno.”
“…capisco.”
Axel vide che
abbassava lo sguardo, perso nei suoi pensieri.
Ma come, avevano già
finito di parlare?
E pensare che lu
voleva sapere tante cose di lui…della sua famiglia…
“…dev’essere bello…”
“…nh?”
Roxas stava
strappando dei ciuffetti d’erba, visibilmente nervoso.
“..no, voglio dire…avere
accanto qualcuno del genere…”
“Perché, tu non hai
avuto nessuno?”
Roxas scosse il
capo, energico, senza alzare lo sguardo dall’erba.
“Mio padre è un
cuoco, ed ha sempre viaggiato molto. Non lo vedevo tanto spesso. Più
che
altro…”una lacrima gli scese all’improvviso dall’occhietto destro,
metnre le
labbra cominciavano a tremare un poco.
Chiuse gli occhi per
qualche istante.
…non era mai
riuscito a parlarne con nessuno…ma, per la prima volta, ora, ne sentiva
il
bisogno.
Il cuore gli
scoppiava, vittima dei ricordi che gli tornavano in testa come un
vortice, ma
non riusciva più a trattenersi.
Axel si accorse che
qualcosa non andava e, abbandonando la sigaretta ancora a metà a terra,
spegnendola frettolosamente con un piede, si chinò su di lui allarmato.
”Roxas…?”
Il più piccolo si
voltò verso di lui, mostrando il volto ormai umido.
Sorrideva.
Lo stesso sorriso di
qualcuno che ha perso tutta la fiducia verso il mondo intero.
Aveva la vista
appannata dalle lacrime, ma cercava di mantenere il sorriso.
“…più che
altro…stavo molto con mia madre.”
“Roxas…cosa
succede?” chiese Axel, dolcemente, circondandogli le spalle con un
braccio.
Roxas non rispose e
, in silenzio, e con un gesto rapido, come se non avesse mai voluto
nient’altro, come se nemmeno se ne accorgesse, nascose il viso
affondandolo
debolmente sul petto di Axel.
Axel sentiva il ragazzino
singhiozzare e tremare.
Non capiva a cosa
fosse dovuta quella reazione.
Chissà, forse non
l’avrebbe mai saputo.
L’unica cosa che
fece fu stringerlo.
Roxa sussultò quando
sentì le braccia di Axel circondarlo, ma non volle pensarci troppo.
Si lasciò
semplicemente andare a quell’abbraccio, che, per quanto
inaspettatamente,
cominciava a calmarlo.
Ma pianse tanto.
Pianse tutte le
lacrime che in quegli anni aveva trattenuto.
Pianse come non
aveva mai fatto in tutta la sua fottutissima vita.
Axel non
riusciva parlare.
Stava troppo male.
Non avrebbe mai
immaginato che Roxas avrebbe pianto mai in un modo simile, stringendosi
a lui,
per giunta.
Capì che non c’era
bisogno di parole inutili.
Si preoccupò
soltanto di abbracciarlo il più stretto possibile, e lo lasciò piangere
e
singhiozzare.
***
“Uffaaaaaa, ma
quanto ci mette Marluxia a gridare? E’ mezz’ora che aspettiamo qui!” si
lamentò
Sora, dando un calcio ad un sasso, le braccia conserte.
Lui e Riku erano
completamente sdraiati a terra, sotto un albero, anche loro riparati da
un
cespuglio fittissimo.
Sora si sollevò un
poco, mettendosi a sedere, e lanciò un’occhiata a Riku.
Aveva gli occhiu
chiusi e respirava lentamente.
A Riku era sempre
paicuta l’estate, lo sapeva bene, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Con lui era così:
potevi solo…supporre.
Ma la conferma non
l’avevi mai.
Non sapevi mai se le
tue teorie erano giuste o completamente infondate.
Riku si sentì
osservato e aprì un occhio, beccando in pieno Sora.
“Che fai?” chiese,
anche se, diamine, era OVVIO quello che stava facendo.
Sora saltò sul posto
e arrossì di botto, agitando le mani qui
e là senza sosta.
“N-niente! Stavo
solo pensando!!”
“Non sforzarti
troppo.” Fece Riku, sorridendo, e Sora gli mostrò la lingua,
leggermente
offeso.
“Che pizzaaaa, mi
sto annoiando qui! DEEEEEEEEMYYYYYYYYX!”
“ZITTO!” Riku gli
saltò addosso, facendo rotolare entrambi sul terreno e macchiandosi i
pantaloni
d’erba.
Sora adesso era
disteso sotto di lui, un sorriso divertito sul
faccino pieno d’energia, noostante l’ora ormai tarda.
“Vuoi che quel
maniaco ci uccida perché il suo dannato scherzo non è riuscito? Se urli
così,
le ragazze si svegliano!” bisbigliò Riku che, per una volta, era
seriamente
spaventato da Axel.
Sora gli fece ancora
la linguaccia.
“Ma io mi sto
rompendo! DEEEEEMYYYYX!”
“Smettilaaaaa,
altrimenti ti faccio stare zitto io!”
“E come faresti, sentiamo?!” chiese
Sora, lieto di aver trovato una scusa per passare il tempo.
Riku non gli lasciò
neanche il tempo di sorridere.
Senza dire nulla,
perché forse non ce n’era bisogno, fece qualcosa a cui aveva sempre
evitato di
pensare.
Qualcosa di
irreparabile, ne era consapevole, ma di necessario, perché ormai non
resisteva
più.
Si chinò di poco e
lo baciò.
Sora sussultò,
spalancando gli occhi azzurri come mai in vita sua.
…Riku…?
Riku lo
st…stava..ba…baciando?
C..co…cosa…cosa…
…ma perché?
….perché lo stava
facendo?
Ma non ebbe il tempo
di chiedersi altro, perché Riku già si era alzato di un poco,
dividendosi da
lui e ponendo fine a quel contatto improvviso, e lo guardava serio.
“Così.”
Sora sentiva il
corpo infiammarsi.
Un bacio.
Il suo PRIMO bacio.
Riku.
Lo aveva dato a
Riku.
Oh mio Dio….RIKU!!
Lo spinse prendendolo
per le spalle, scatenando nell’altro una piccola risata, e rosso come
non
mai mise entrambi le mani sulla bocca.
“…Riku…ti…ti odio!”
“Sei tu che mi hai
istigato. Te lo avevo detto, che dovevi stare zitto.”
Sora trovò la forza
di ribattere, nonostante il corpo sembrasse ormai in procinto di cedere
da un
momento all’altro.
“Ma che c’entra,
mica lo immaginavo che facevi così!!!!” esclamò, agitandosi come un
anguilla.
Riku si sdraiò
nuovamente a terra e chiuse gli occhi, senza reagire alle provocazioni
di Sora.
Questi, quando vide
l’amico così tranquillo, si arrese, tornand in sielnzio all’istante e
ancora
rosso in volto.
…si erano baciati.
Riku lo aveva
baciato.
Beh, forse non
valeva come primo bacio…cioè, sicuramente il gesto di Riku era stato
solo uno
scherzo…
Ma certo!
Ora era tutto
chiaro!
Riku lo aveva preso
in giro!
Che antipatico, fare
una cosa simile solo per farlo arrabbiare!
Era ovvio,
aveva aprofittato dell’incidente del
ristorante per giocargli uno scherzo così…così…stupido!
“Riku, sei…sei
cattivo!” sbottò, consapevole di essere più patetico del solito.
Riku si limitò a
sorridere, senza però aprire gli occhi.
Non era necessario
guardare Sora, per immaginare la sua faccia, in quel momento.
Sentì l’aria fresca
della sera sfiorargli le labbra ancora un po’ umide.
Era riuscito a
prendergli un bacio.
Uno solo.
Il primo, per
entrambi.
E, nonostante fosse
durato solo un attimo ….nonostante sapesse che per Sora non era contato
assolutamente niente…non poteva fare a meno di
voler sorridere.
Restò a respirare
piano, senza aprire gli occhi e sentendosi un poco felice.
Era riuscito a
prendere quelle labbra per un attimo.
Le stesse labbra che
sognava da anni.
Le stesse labbra che
aveva visto piangere, sorridere, chiudersi attorno a un boccone di cibo.
Le stesse labbra che
non era mai riuscito a sfiorare.
Per vergogna.
Per pudore.
O forse perché
temeva che, una votla toccate, non avrebbe più potuto farne a meno.
E infatti, anche
ora…già sentiva la loro mancanza.
***
“Sei un idiota!”
“Eddài, Ax, ti ho
già chiesto scusa!”
“No, sul serio,
batti pure Demyx!!!!! Sei veramente un cretino!”
Axel a momenti gli
tirò addosso il pacchetto di patatine
ancora pieno, e Marluxia fece in tempo a schivarne qualcuna ad una
velocità
impressionante.
Demyx fece
l’occhiolino ad un Axel parecchio irratato che, annoiato, stava a gambe
conserte sul letto, una lattina di birra accanto.
“Beh, in fondo non è
andata tanto male…hai passato un po’ di tempo con Roxas, giusto?”
“Ah…” Axel cambiò
imrpvvosiamente espressione, ricordando i sussulti del ragazzo la sera
prima.
Roxas non si era
lamentato, quando lo aveva abbracciato.
Si era lasciato
consolare da lui, si era lasciato stringere.
…oddio, quanto era
carino, quando piangeva.
“…Axel,
sei tra noi comuni mortali o stai di nuovo facendo i tuoi soliti
pensieri da pervertito?”
La
voce di Demyx
lo raggiunse, facendogli fischiare le orecchie, e
furioso sbottò in piedi, alzandosi dal letto e impugnando
l’accendino come fosse l’oggetto più pericoloso del mondo (e, ve lo
assicuro,
poteva esserlo, nelle sue mani).
Demyx
tornò
serio all’istante, già vedendosi più abbrustolito degli spiedini di Xaldin,
ma Marluxia,
naturalmente, era stato
talmente stupido da non capire la pericolosità della situazione.
“Oh,
andiamo, Ax!
In fondo, non hai tutti i torti…”
“Eh?”
Axel
abbassò un po’ la guardia, inarcando un sopracciglio, e Marluxia
continuò, imperterrito e divertito
“…beh,
nessuno può darti torto! Roxas
è un bel bocconcino…forse il più appetitoso, assieme a Sora…”
“RAZZA
DI SCHIFOSO MANIACO!” ulularono Axel
e Demyx
assieme, per poi
balzargli addosso e bloccarlo sul letto.
Marluxia
tentava
di dileguarsi, un po’ ridendo, un po’ piangendo, ma Demyx
e Axel
non sembravano
intenzionati a lasciarlo andare.
“Tieni
le tue manacce lontane da Roxas,
mi sono spiegato?!” esclamò Axel,
furioso, tradendo con il tono della voce una gelosia insolita.
Demyx
se ne
accorse un poco, ma al momento
era concentrato unicamente a stringere i polsi di quel travestito più
forte che
poteva.
“E
non
provare ad avvicinarti a Sora!
Sia chiaro!”
A
quell’affermazione,
sia Axel che Marluxia
spalancarono gli occhi e
restarono immobili (non che Marluxia
potesse fare altrimenti, calcolando che aveva entrambi sulla schiena),
spostando immediata,mente i
loro sguardi su di lui.
“E
questo
cosa
cavolo vuol dire??!” chiese Axel,
anche se sapeva che la risposta era ovvia.
Marluxia,
pentendosi all’istante della sua stupida linguaccia lunga, fece un
cenno col
capo per mostrare il suo interesse, mentre Demyx
prendeva unoi
strano colorito sulle guance.
Il
biondino si sedette sulle ginocchia, lasciando perdere il
bloccaggio del compagno di stanza, e Axel
e Marluxia
si scambiarono uno
sguardo incredulo.
“…ok,
io
ve lo dico, però giurate di non prendermi in giro.”
“Dirci
cosa, Dem?!”
quasi urlò Axel,
così stupito dallo scoop che non riusciva a controllare la voce.
Demyx
abbassò
lo sguardo,. Stringendo le nocche, e disse tutto d’un fiato: “…credo
che mi
piaccia Sora.”
Note
dell’autrice:
PERDONATE
IL RITARDO CON CUI HO AGGIORNATO!!!
Ora vi spiego brevemente il motivo: durante la settimana io non sono a
casa, ma
nel dormitorio della mia scuola, dove non posso usare il pc…quindi
posso scrivere solo il week-end. E
questo è il primo motivo. Il secondo…MI HANNO BLOCCATO L’ACCOUNT QUI
SUL SITO
PER TANTISSIMO TEMPO! XDXD Il fato è che avevao
dichiarato di essere
maggiorenne sul mio profilo personale quando invece non era vero XD ma
non
sapevo di andare contro le regole! Fortunatamente, ora
sembra essere tutto a posto. Ringrazio Ancora lo staff per avermi
sbloccata!
Riguardo
al capitolo…spero
che sia valsa la pena
per voi,
aspettare così tanto…d’ora in poi cercherò di aggiornare più in fretta,
perché
mi rendo conto che non leggere il seguito di qualcosa che ci piace può
essere
estenuante…ancora, perdonoperdonoperdono!
Ora
rispondo
alle
recensioni…oh dio, ce ne sono un sacco! Yeah!
Grazie per seguire la mia storia con così tanto ardore! FIGHT!
Evachan:
ç__ç ottiu, che bei
complimenti! Sono
troppo felice che, oltre alla storia, ti piaccia la mia scrittura. Io
metto
tutta me stessa nel trovare uno stile frizzante e sempre originalre,
ma soprattutto che rispecchi il pensiero dei protagonisti. Ah,
dimenticavo…piacere di conoscerti ^^
SoRifan:
grazie
per i tuoi complimenti, ma per quanto riguarda gli aggiornamenti…
credimi, io
mi sforzo un sacco TvT ma
purtroppo con questa cosa che durante la settimana non posso
scrivere ci sarà da
aspettare un po’, da ora in poi…però guarda il lato positivo: i
capitoli che
scrivo, solitamente sono molto lunghi (anche se mi rendo conto che
preferireste
capitoli corti ma più frequenti…mi spiace!). Comunque
hai ragione, il mio sgabuzzino è sempre piuttosto affollato O___o forse
anche
un po’ troppo, ma non importa (ahahah).
Riguardo ai capitoli… per il momento penso
proprio che saranno 18, ma ho anche un’idea riguardo a un possibile
seguito
ambientato in inverno… ma per ora è tutto molto incerto. Spero che
continuerai
a seguirmi, anche se con un po’ (troppa) pazienza…un abbracciane
Coco
Bandicot:
ogni volta che mi dite
che vi piace come scrivo mi metto a ballare sulla sedia XD complimenti
del
genere fanno sempre un sacco di piacere. Lo scherzo alla fine non è
riuscito…povero Axy…c’è
rimasto così male…ma in fondo si è spupazzato
Roxas,
quindi la serata è
stata lo stesso molto produttiva,
secondo
me ^___-
CrAzYtTeN:
sei una
pervertita quasi quanto me, e
la cosa mi fa divertire un mondo XD Axel
come al solito ha un pensiero fisso T____T che tipo…
honeysenpai:
per il
passato di Roxas
bisogna aspettare ancora un po’, ma nel frattempo, come hai potuto
vedere, i
colpi di scena non sembrano mancare affatto… sono contentissima che hai
deciso
di seguire la mia storia ^/////^
Sapphire93:
come avrai visto,
lo scherzo non era un gran che…. Aku
non ha molta fantasia…però a lui Roxas
sembra piacere proprio tanto…o chissà, forse lo sta prendendo in giro…?
Ohohohoh,
come sono misteriosa…comunque posso
dirti…che Roxas dovrà
soffrire ancora, per
trovare la felicità… poverino, così sembra che mi sta antipatico XD ma
ti
assicuro che è uno dei miei pg
preferiti…a livello di caratterizzazione credo sia quello che mi
intriga di
più, e vorrei riuscire a cogliere più a fondo i suoi sentimenti…spero
tanto di
riuscirci >___< grazie per il tuo entusiasmo ^^
Il_Trio_Infernale:
piacere ^___^! Uaaaah,
un’altra fan dello yaoi….un
giorno conquisterà il mondo, se continua così XD! Se
ti piacciono quei pairing,
allora ti conviene continuare a leggere, perché il bello arriva dal
prossimo
capitolo in poi...kyah, ma
che carina che sei! Grazie per tutti i tuoi complimenti
Piccola_Stella_Senza_Cielo:
Fabyyyyy
*____* ma ciau! Ti
è piaciuto questo capitolo? Comunque
non dare la colpa a me se ti fai male XDXDXDXDXD Altrimenti poi mi
offendo…
??:
che
scema…guarda questa qui che ride davanti a fanfiticon
idiote…
Autrice:
…Rox,
puoi anche farti vedere, tanto lo sanno tutti che sei tu…
Rox:
ma io… *Memy….indovinato
XD lo chiude
nello sgabuzzino*
Voci nello sgabuzzino: FACCI USCIREEEEEEEEEEEEEE
Autrice *giocando con le chiavi*: SIMPLE
AND CLEAN IS THE
WAY THAT YOU MAKE ME FEELLLLLLLL TOOONIIIIIGHT
V.n.s.: aaaaaaaaah!
NOOOOO NON CANTAREEEEEEE
Nancy92:
le scene con Axel
e Roxy
riscuotono
sempre tantissimo successo, molto di più delle RiSo…sarà la coppia XD
Comunque
sapere che piacciono mi rende contenta, perché ogni volta che scrivo
scene così
mielate ho sempre il timore di non essere molto brava, a creare scene
romantiche… ma forse mi sbaglio, altrimenti avreste già smesso di
leggere
da un pezzo XD E questo mi fa gasare XD
GRAZIE
A TUTTI/E VOI PER I COMPLIMENTI E LE RECENSIONI…E
OVVIAMENTE UN ‘GRAZIE’
INFINITO ANCHE A CHI LEGGE
SENZA RECENSIRE E AGGIUNGE LA STORIA TRA LE PREFERITE…UN ABBRACICO A
TUTTIII
Grazie
per aver letto! Al prossimo capitolo (spero che questo vi
sia piaciuto ^^)
*MagikaMemy*
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Capitolo 12 *** Capitolo 12: gite inaspettate, gelati alla fragola e fermate sbagliate ***
Capitolo 12: gite inaspettate, gelati alla
fragola e
fermate sbagliate
Rikku sistemò le
casse di birra a terra, facendo attenzione a non gettare le bottiglie
in vetro
verde scuro.
Naminè, sorridente,
la vide asciugarsi la fronte imperlata di sudore con
un fazzoletto leopardato e riprendere
fiato.
Rikku era fatta per
questo lavoro, non c’era niente da fare.
Le piaceva stare a
contatto con la gente, chiacchierare coi clienti mentre serviva i
cocktail,
osservare i bambini che giocavano in piscina e poi, gocciolanti,
correvano da
loro a chiedere un gelato.
Glielo aveva
confessato qualche giorno prima, durante l’ora ci chiusura,e Naminè non
ne era
rimasta sorpresa.
E come avrebbe
potuto? Sapeva che Rikku amava conoscere persone nuove.
Quella ragazza,
anche se sembrava superficiale, in realtà era molto più profonda di
quanto
potesse apparire.
“Ok, per stamattina
abbiamo finito. Che ne dici di mangiare un boccone al volo? Così poi
passiamo a
rompere un po’ le scatole a Sora e agli altri al ristorante!” esclamò
la
ragazza, esuberante.
“D’accordo, ma non
esagerare con le prese in giro, mi raccomando.” Fece Naminè, lasciando
stare il
bicchiere che stava pulendo e togliendosi al volo il grembiule.
Rikku fece lo
stesso, poi afferrò le chiavi e le
lanciò a Naminè, che con gesto rapido le acchiappò e chiuse il
passaggio per
andare dietro al bancone.
Ormai facevano così
tutti i giorni, e quelli che prima sembravano movimenti buffi e
sciocchi ora si
erano trasformati in qualcosa di quotidiano e familiare, tanto da
compierli
meccanicamente, senza pensarci troppo su.
Entrambe gettarono
un ultimo sguardo al bar, poi si avviarono verso il ristorante.
“Hai l’aria stanca,
Nami-chan. Sicura che vada tutto bene?” chiese Rikku, giocando col
portachiavi
del cellulare che teneva in tasca.
Naminè sorrise
incerta, pronta a mentire.
Era abituata a
nascondere i suoi sentimenti agli altri.
Sapeva fingere
davvero bene.
Cominciava
seriamente a pensare di fare l’attrice, da grande.
Chissà se a Tokyo
c’era qualche scuola specifica…
“Sì, sto bene. Sono
solo un po’ pensierosa.”
Rikku sembrò non
crederle molto, ma decise saggiamente di non interferire oltre.
Al contrario d Yuna,
sapeva sempre quando era il caso di porsi dei limiti.
Naminè, vedendola
meno loquace del solito, cercò di farla pensare a qualcos’altro.
“Ehi,
Rikku-chan…Riku ti piace ancora?” domandò, sapendo che l’altra,
sicuramente, si
sarebbe risollevata.
E infatti balzò su
sé stessa, gli occhi colti dal suo solito bagliore di allegria:
“Assolutamente
sì! Hai visto quant’è figo in costume?”
“Non faccio
caso a certe cose” replicò Naminè, come
se per una quindicenne non guardare i ragazzi fosse la cosa più normale
del
mondo.
Rikku la guardò,
contrariata.
“Cosa?! Vuoi dirmi
che a te non piace nessuno?” chiese, tra il curioso e l’incredulo.
Naminè abbassò un
poco lo sguardo.
…era un po’ più
complicato di così…
…per un attimo,
sentì il fortissimo impulso di parlare
con Rikku, raccontarle della sua indecisione, sfogarsi.
Ma rinunciò ancora
prima di tentare.
Sapeva che non ci
sarebbe riuscita.
Lei era fatta così:
nella sua testa era tutto limpido e ordinato come gli schemi che si
faceva
Kairi per studiare storia; ma poi, quando si trattava di esprimersi a
voce, la
gola le si seccava e non trovava mai le parole adatte, sentendosi una
perfetta
cretina.
“Mettiamola così:
l’amore non rientra tra i miei interessi” concluse, sperando che il
discorso si
chiudesse lì.
Rikku aprì la bocca,
e per un istante sembrò voler dire qualcosa, forse chiederle una
spiegazione
della sua frase esauriente.
Ma, vedendo gli
occhi dell’amica che, incerti, si abbassavano verso terra, decise di
lasciar
perdere, meritandosi la silenziosa gratitudine dell’altra.
Arrivarono al
ristorante senza dire nulla, e Rikku finalmente si rilassò quando Sora
le salutò
dall’interno, rendendo l’atmosfera più leggera.
Una volta entrate,
Sora le raggiunse, un vassoio sul quale era rimasta un po’ di insalata
in mano,
pronto per essere lavato da una Yuna alqauanto isterica.
“Ragazze! Pausa
pranzo?” chiese, contento di vederle.
Naminè sorrise
timidamente: Sora era peggio dei cani, ti faceva le feste anche se non
ti vedeva
da solo cinque minuti.
…doveva ammettere
che era proprio carino, con la divisa da cameriere.
Sora indicò alle
amiche il tavolo del buffet, dove Roxas, tutto concentrato, stava
sistemando un
piatto di fritti misti (sentendosi quasi male, oltretutto, visto che a
lui il
fritto dava la nausea).
Naminè gli lanciò
uno sguardo contrariato, mentre Rikku si osservava intorno, agitando
frenetica
il capo e facendo ondeggiare i capelli biondi legati in due codini alti.
“Il mio Ricchan non
è ancora arrivato?” domandò, super emozionata.
Sora, sentendo il
nomignolo della gal, sentì una fitta allo stomaco e inarcò un
sopracciglio,
nervoso.
Che strano…si
sentiva quasi…non so…arrabbiato…
A cos’era dovuta
quella sensazione?...eppure, fino a un attimo fa stava bene…
Non fece in tempo a
rispondersi che sentì una mano posarglisi sulla spalla.
Sussultò e a momenti
gli prese un infarto quando si ritrovò davanti la faccia bruttissima di
Xaldin,
che lo guardava come se fosse un piccione spiaccicato sul parabrezza
d’un
camion.
“Ehy,
capelli-ad-asparago!” lo chiamò, e Sora per un attimo si chiese come,
esattamente, la sua chioma potesse assomigliare a degli asparagi.
Ok, forse la sua acconciatura
era un po’…come dire…’ribelle’…ma insomma, quel soprannome non era molto carino…
Sbuffò sonoramente,
ricordando le prese in giro dei compagni delle medie.
I ragazzini, nella
pubertà, sapevano essere davvero crudeli.
Un momento…anche lui
era nella fase della pubertà…quindi…oh Dio!
Forse anche lui era
crudele e non se n’era mai accorto!
Xaldin, vedendo
quella specie di marmotta fuori misura immersa nel suo mondo di pensieri senza senso,
gli diede un colpo alla testa (molto
poco delicatamente, aggiungerei) con lo straccio sporco da cucina,
facendolo
saltare su sé stesso come fosse un petardo.
“Ma dico, sei
impazzito boss?!” chiese Sora, la mano nel punto dolorante e le lacrime
agli
occhi.
Xaldin, in tutta
risposta, mostrò lo straccio con fare minaccioso.
“Ascoltami,
accidenti! Ehy, Roxas, vieni anche tu per favore!”
Roxas, sentendosi
chiamare, abbandonò con gioia la sua occupazione e si avvicinò, mentre
Sora chiedeva
a Xaldin ‘perche trattava Roxas come una principessa’ (citando le sue
esatte
parole).
Naminè studiò per un
istante il volto di Roxas.
…ok, doveva essere
successo qualcosa con Axel.
C’erano stati
sicuramente degli sviluppi, aveva un’espressione troppo strana…anzi, a
dirla
tutta, sembrava quasi felice…
Per lei era una cosa
insolita, perché solitamente non amava impicciarsi degli affari altrui,
ma era
troppo curiosa di scoprire le novità della sua (tormentatissima) vita
sentimentale.
Si sentiva anche un
po’ autolesionista, a dirla tutta…
“Che succede,
Xaldi-chan? Problemi?” domandò Roxas, sistemando il colletto della
camicia.
Xaldin, tenendo Sora
per i capelli per cercare di farlo star zitto,
impresa quanto mai impossibile, con la mano libera tirò fuori dalla
tasca del
grembiule macchiato di sugo un pezzo di carta piegato su sé stesso e
sgualcito.
“Dovete farmi un
favore. Andate in città, dal mio fornitore di fiducia, e consegnateli
questa
lista.”
Sora, che non aveva
sentito una parola, tutto preso com’era nel
cercare di liberarsi dalla stretta di quella specie di incrocio
tra King
Kong e un pokèmon gigante, riuscì finalmente a dileguarsi, per poi
guardare
Xaldin dritto negli occhi.
“…emh…non ho
capito.” Disse, con la voce d’un bimbo di appena sette anni.
“Non sforzarti, So.”
Si limitò a dire Roxas, mentre sia Xaldin che Rikku e Naminè alzavano
gli occhi
al cielo, per nulla stupiti.
Certo, doveva essere
una cosa tropo complicata, per un cervello di pulce come lui.
Xaldin, saggiamente,
decise di ingorarlo e rivolgersi più che altro a Roxas, il quale lo
osservava
un po’ preoccupato.
“Ok, ma…chi diavolo
è questo? E come ci arriviamo, in città? E’ la prima volta che veniamo
da
queste parti!” disse tutto d’un fiato, ma mentre Xaldin stava per
rispondere il
rumore dell’ingresso della sala che si apriva fece girare il gruppetto
all’istante.
Sulla porta c’erano
Demyx e, con sommo terrore di Roxas,
Axel, che li salutarono con due sorrisi stampati sui volti abbronzati.
“Ehilà, vecchia
capra! Ogni anno la stessa storia, eh?” fece Axel, rivolgendosi a
Xaldin.
Roxas temette per un
attimo che il più grande, come suo solito, avrebbe fatto qualcosa di
imbarazzante,
come abbracciarlo o provare a strappargli un bacio.
Invece, per la prima
volta, Axel si limitò a lanciargli uno guardo rapido, per poi tornare a
concentrarsi
su Xaldin, come se fosse stato un gesto senza signficato.
Mnetre Xaldin e Axel
iniziavano la dodicesima lite della settimana (secondo il conto che
stava
tenendo Sora, almeno, ma vista la sua scarsa conoscenza dei numeri non
si
sarebbe stupito se il calcolo fosse stato sbagliato), avvertì una
strana
sensazione…come…se si sentisse…
…triste?
No, un momento,
non…non poteva essere!!!!
Axel gli stava
lontano…non era quello che voleva?
Non era ciò per cui
aveva lottato per settimane?
Certo che lo era,
diamine!
…ma allora perché si
sentiva…così…dannatamente messo da parte?!
***
“Axel, sei sicuro di
ricordare la strada?”
“Certo che me la
ricordo, non sono mica scemo! E comunque non ci vuole chissà che genio,
l’autobus ci porta dritti dritti là davanti..”
Sora, Riku, Roxas e
Axel erano seduti agli ultimi posti del mezzo di trasporto pubblico,
preso poco
lontano dal villaggio.
Il secondo si era
unito al gruppetto per una pura coincidenza: visto che Kairi si era
offerta di
fare al suo posto il turno di pomeriggio, lui aveva deciso di
approfittare
delle ore di libertà inaspettate per comprare una speciale maschera del
viso
che, secondo quella scellerata della madre, facevano solo da quelle
parti, e
rendeva la pelle ‘più liscia di un sedere di un bambino’.
Ora, tralasciando il
paragone alquanto vomitevole…la sua genitrice schizzofrenica non
poteva, per una
volta, fare a meno di uno dei suoi capricci da ragazzina viziata di
alta aristocrazia?
Certo che no! Lo
aveva chiamato minimo sette volte, negli ultimi due giorni, per
ricordargli di
quella stramaledetta crema!!!
Lo aveva tormentato,
sul serio.
Insomma, Riku aveva
preso la decisione di togliersi quel peso dallo stomaco e andarci
direttamente
quel giorno, almeno non ci avrebbe più pensato.
Ma quando aveva
incrociato, all’uscita del club, Sora e quegli altri due matti, a
momenti non
collassava sull’asfalto del parcheggio.
E così eccoli qua,
tutti e quattro zitti come se stessero andando al patibolo.
Anche Sora era
stranamente silenzioso, e guardava distrattamente fuori dal finestrino
con una
cuffietta dell’I-pod di Roxas.
Il castano lanciava
di tanto in tanto delle occhiatine nervose a Riku, ma questi, più
deciso che
mai a non guardare nella sua direzione, fingeva di essere
sovrappensiero.
Axel, seduto tra
Riku e Roxas, parlava al cellulare a bassa voce senza degnare Roxas di
alcuna
attenzione, cosa terribilmente insolita.
Il più piccolo lo
vide chiudere la conversazione come se avesse appena fatto a pugni con
qualcuno, e per un attimo si pentì di aver tenuto le cuffie di quel
maledetto
I-pod così alte.
Axel, sentendosi
osservato, si girò inconsciamente verso Roxas, e appena i loro occhi si
incrociarono Roxas, con finta indifferenza, finse di guardare il
soffito del
bus.
Axel, rassegnato,
rimase in silenzio.
Fortuna che non
mancava molto, all’arrivo.
Certo, non era abituato
a un Sora così taciturno.
Sembrava la copia
più scema di Riku.
Chissà, forse anche
a loro era successo qualcosa.
Beh, comunque sia,
non erano affari suoi.
Aveva già abbastanza
problemi per sé, non era proprio il caso di pensare anche a quelli
degli altri,
non era mica un cazzo di psicologo o roba simile.
Nervoso, si torturò
la pellicina del pollice destro sovrappensiero, mentre, con la luce
che, dal
finestrino, gli arrivava dritta in viso, cercava di non guardare Roxas.
**
“Ci abbiamo messo
meno di quanto pensassi” ammise Riku, sedendosi sul marciapiede.
Axel, con la stessa
faccia di uno appena uscito da un cimitero a mezzanotte la sera di
Halloween,
si accese la sigaretta che teneva in equilibrio tra le labbra, poi
inspirò
piano, risistemando in tasca l’accendino su cui erano disegnati dei
coniglietti, un regalo di quel cretino di Demix.
Roxas lo vide sedere
accanto a Riku e fumare in silenzio, e per un istante sentì la voglia
di
parlargli, di litigare con lui, di gridargli addosso che era un
pervertito,
come faceva sempre.
Quel rapporto così
innaturale tra loro stava cominciando a stargli più stretto del maglione che sua nonna gli regalava ogni Natale,
sbagliando puntualmente le misure.
La verità è…che si
era pentito di essersi lasciato andare, la sera prima.
Aveva fatto un
errore madornale, a sfogarsi in quel modo con uno come Axel.
Eppure una parte di
lui, in quel momento…lo aveva fatto piangere senza riuscire a
controllarsi.
Axel, dal canto suo,
voleva solo cercare di allontanare i suoi stupidi atteggiamenti da
pedofilo e
riuscire a parlare con Roxas.
Perché era chiaro
che quel ragazzo aveva avuto un passato segnato da qualcosa, qualcosa
che
ancora non era riuscito a capire, ma che avrebbe scoperto.
Voleva saperlo.
Voleva sapere tutto,
di lui: lo shampoo che usava, il suo film preferito, se
era bravo o no ad educazione fisica.
Roxas era, per lui,
un continuo porsi domande, un grande punto interrogativo che, a sua
volta,
nascondeva tanti piccoli segreti.
Non riusciva a
spiegarsi perché, ma ormai si era rassegnato.
Pensare a Roxas,
guardare Roxas, sognare Roxas era diventata una droga.
Un qualcosa da cui
era ormai totalmente dipendente, come le sigarette.
Era una cosa
anormale, e lo sapeva.
Ne era
dannatissimamente consapevole.
Ma non poteva più rinunciarci.
Con un gesto deciso,
buttò la sigaretta a terra e alzò il viso.
“Roxas.”
Il ragazzo, che era
appoggiato al muro del negozio del fornitore da cui erano appena
usciti,
sollevò lo sguardo dalle sue scarpe, senza riuscire a parlare.
Vide Axel sorreggere
il suo sguardo, e i suoi piedi, prima che lui potesse controllarne i
movimenti,
si avvicinarono con passo incerto.
Riku e Sora,
entrambi in stato catatonico per il sonno (Sora soprattutto, visto che
era come
i bambini e il pomeriggio doveva dormire, sennò diventava
intrattabile),
studiavano la scena senza osare rompere il silenzio per primi.
Roxas si fermò
davanti al surfista senza il coraggio di guardarlo in faccia, e Axel,
dopo
essersi alzato, gli prese la mano, incredibilmente teso.
“Noi ci facciamo un
giro. Ci vediamo al club.” Disse a Riku, come se gli stesse dando un
ordine.
Riku tacque, ccome
sempre, e fece un breve cenno col capo, per poi alzarsi anche lui.
Sora vide Roxas e
Axel allontanarsi, le loro dita intrecciate in modo un po’ impacciato.
Percepì un
sentimento del tutto estraneo, che non aveva mai provato prima d’allora.
Qualcosa
di…pericolosamente nuovo.
Riku notò che li
seguiva con lo sguardo, gli occhi e la mente assorti in chissà quali
pensieri.
“…oggi sei strano.”
Sora, tornando alla realtà,
sussultò per la sorpresa.
…oh, merda…
Che cosa gli stava
succedendo?
Non riusciva più
nemmeno a guardare Riku in faccia…
Si girò verso il
muro, e a momenti non prese in faccia un passante, che, borbottando,
svoltò
appena in tempo per evitare lo scontro.
“..Ah! Mi
scusi!”gridò scusandosi, e per tutta risposta quello gli disse di
andare a
farsi un viaggetto a…beh, non specifichiamo.
Erano di nuovo soli,
a quella stupida fermata di quello stupido autobus.
Sora sentiva le
gambe dolergli, ma non voleva sedersi accanto a Riku, quindi decise di
resistere e non cedere alla sua (ormai celeberrima) pigrizia cronica.
Riku non lo degnava
di uno sguardo, e Sora, ancra una volta, sentì il desiderio di leggerli
nellamente,
sapere a cosa stava pensando, vedere le stesse immagini che vedeva lui
nella
sua testa.
Aspettarono altri
dieci minuti, più o meno, durante i quali si sentì solo il brusìo della
folla venire
dal centro, poco distante da lì.
Poi arrivò il
pullman, in ritardo di almeno un quarto d’ora, e Sora sospirò di
sollievo non
appena lo vide avvicinarsi, un po’ sbarellante.
Mentre timbrava il
biglietto, Riku lo sorpassò e andò a sedersi in un posto da due,
lasciando
libero il sedile accanto al suo.
Sora lo vide accavallare
le gambe, imbronciato, e poggiare il mento su una mano, guardando fuori.
La macchinetta fece
uscire il ticket e lui, una volta recuperatolo, andò a mettersi accanto
all’amico.
Il bus era già
ripartito, e loro erano da ben ventiquattro minuti che non riuscivano a
scambiarsi nemmeno una parola.
Sora provò un
irrefrenabile odio verso sé stesso.
Era patetico!
Si stava comportando
in modo assolutamente patetico…insomma, diamine, era stato uno scherzo!
SOLO uno scherzo!
Quel bacio non era
significato niente!
…e allora perché
continuava a pensarci? Perché rivedeva quella scena ripetersi dentro di
lui
all’infinito?
Gli sembrava di
sentire ancora le labbra di Riku sulle sue, come fossero un marchio
invisibile
che aveva lasciato su di lui per sempre.
Impulsivamente, si
alzò di scatto non appena l’autobus iniziò a fermarsi.
“Io scendo qui!”
quasi gridò, senza nemmeno vedere quale fermata fosse, e praticamente
correndo
si avviò verso la porta.
Riku scattò in
piedi.
“Sora, ma dove
cavolo vai?! Non dobbiamo scendere!” urlò, infuriato.
Sora sembrò non
averlo nemmeno ascoltato, e non appena le porte si aprirono
balzò fuori.
Riku fece appena in
tempo a lasciare il pullman, col fiatone, che quelli era già ripartito,
lasciandoli in una via di quella stupida città.
Sora, vedendoselo
davanti, fu preso dal panico, e provò a scappare.
Riku lo prese per un
polso e lo sbattè contro il muro.
“Ahia! Cazzo, Ri, mi
fai male!”
“COSA DIAMINE TI E’
SALTATO IN MENTE?! SI Può SAPERE?!”
Sora ammutolì di
botto vedendolo tanto arrabbiato.
Erano di nuovo soli.
E che cassiopea,
tutte le strade deserte di quel buco di città dovevano prenderle loro?!
Riku, vedendo che
Sora non rispondeva, sentì la rabbia salirgli ancora di più in corpo.
“CHE COS’HAI, EH?!
PERCHE’ NON MI PARLI PIU’?!” gridò, come se fosse impazzito.
Sora sentiva la
schiena dolergli, ma non gli importava.
Gli occhi di Riku
che fissavano i suoi occupavano tutti i suoi pensieri.
“Io…io…non…”
Riku si spostò,
allontandosi un poco, come se fosse spaventato dalle sue stesse
reazioni.
Nascose la bocca con
un polso, un gesto che, Sora lo sapeva, faceva per controllare la
rabbia, per
evitare di sputargli addosso qualche altro insulto.
“…la verità è che
quel bacio ti ha scombussolato.”
Sora arrossì
di botto, mentre il suo cuore sembrò
fare una capriola come l’acrobata del circo dove lo aveva portato sua
madre a
sette anni, a Shinjuku*.
Riku sembrava non
volere una risposta: la sua era stata un’affermazione, come se fosse
trato di
nascosto nella sua testa e avesse letto nei suoi (incasinatissimi)
pensieri.
Lo guardava, senza
osare avvicinarsi, forse perché temeva le sue stesse reazioni.
Che cosa
buffa…proprio Riku, che riusciva sempre a mantenere il controllo anche
nelle
situazioni più ingarbugliate e critiche…ora, senza un motivo ben
preciso (o
forse era lui a non capirlo) sembrava più nervoso di un insetto a cui
un
bambino ha strappato le ali per gioco.
Sora cercò di
studiare il suo viso per qualche attimo, e non potè non notare che, con
la luce
del sole che glielo illuminava, era
terribilmente affascinante.
Gli sembrò quasi di
vederlo per la prima volta.
Come se, fino ad
allora, lo avesse guardato ad occhi chiusi.
“…io non…” provò a
dire, ma le parole gli morirono in gola prima che potesse finire la
frase.
Diamine, gli girava
la testa!
Riku, senza
aspettare che Sora facesse ordine nei suoi pensieri, si avvicinò
rapidamente e
appoggiò un braccio sopra la sua testa, contro il muro dove era tesa la
schiena
dell’altro.
Sora, da qualche
centimetro sotto, vide gli occhi del ragazzo tuffarsi nei suoi senza
paura, e
qualcosa in lui, per la prima volta, si sbloccò.
Provò a pensare a
Kairi, a concentrarsi sull’immagine dei suoi capelli rossi e lisci,
alle sue
labbra sempre piegate in un sorriso, alle sue orecchie su cui,
talvolta,
appuntava degli orecchini a forma di fragola.
Ma tutto questo non
gli impedì di continuare a reggere lo sguardo di Riku su di lui.
Non voleva mostrarsi
debole.
Non aveva paura di
lui.
Non aveva paura di
quei sentimenti che, da quel giorno a ristorante, piano piano si erano
affacciati nel suo cuore.
Eppure non riusciva ad
ammetterlo.
Forse perché non era
pronto per..una cosa del genere.
Forse perché si era
reso conto che…quelle emozioni…non erano le stesse che provava quando
vedeva
Kairi.
Erano più forti.
Erano più grandi.
***
Incredibile quanto
potesse sudargli la mano in un momento del genere.
Roxas avrebbe tanto
voluto asciugarsela contro la maglietta e rimetterla nella
tasca dei jeans, ma non osava cercare di
ribellarsi.
Axel lo aveva
afferrato con una tale sicurezza…ma, al tempo stesso, la sua presa era
stata
morbida e dolce, come le scuse che si rivolgono a qualcuno dopo un
litigio
feroce.
Avevano lasciato
Riku e Sora da almeno un’ora, e ancora il suo cuore non era tornato a
battere
regolarmente.
“…ehy, ti si
scioglie il gelato.”
Roxas si risvegliò
dalla specie di trance in cui era caduto, e rapidamente leccò il suo
cono,
senza però troppa voracità.
Axel cercò di non
guardare la lingua dell’altro, ma i suoi occhi andarono a finire lì da
soli
senza che lui riuscisse a controllarli, e ancora una volta si sentì un
pervertito
e mezzo pedofilo.
Deciso più che mai a
distrarsi, assaporò con la paletta un po’ della sua coppetta alla
fragola, ma
ad un tratto Roxas lo guardò con quei suoi occhioni fin troppo grandi e
azzurri
come il mare, e lui ancora una volta non ci capì più niente.
“…perché ci siamo
allontanati?” chiese il più piccolo, il tono di voce che tradiva un po’
di
nervosa ingenuità.
Axel lasciò
definitivamente perdere il gelato per concentrarsi su di lui.
Ok, era il momento
giusto per dirgli la verità.
“Ecco…volevo parlare
di ieri.”
Aveva usato una voce
pacata, cercando di non spaventarlo, ma Roxas si sentiva intimorito lo
stesso.
…quel gelato
cominciava a stargli sullo stomaco.
“Non ho niente da
dire” ribattè acido, spostando il viso dall’altra parte, come a voler
dire che,
per quanto lo riguardava, la conversazione poteva anche finire lì.
Non sarebbe stato un
problema, per lui: era abituato a restare in silenzio.
Era molto meglio che
parlare ininterrottamente come quel cretino di Sora.
Il silenzio aiuta ad
ascoltare ciò che non si sente quasi mai.
Axel cercò di capire
quello che gli stava passando per la testa, ma come sempre la mente di
Roxas
era più difficile da comprendere di un messaggio criptico scritto in
cinese.
Ancora una volta, lo
vide leccare frenetico il gelato che continuava imperterrito a colare
lungo il
cono, e provò uno straziante senso di vuoto.
Non ne poteva più,
quel ragazzino lo stava facendo diventare matto.
“Senti,” cominciò,
sforzandosi di non spaventarlo “non voglio costringerti a parlarne, se
non
vuoi. Farò finta che non sia successo nulla. Per me non è un problema.
E’ solo
che…”fece una pausa, cercando un qualcosa di dannatamente giusto da
dire, ma la
gola sembrava essersi seccata tutto d’un botto.
Roxas lo interruppe
prima che potesse riprendere quella sottospecie di discorso, roteando
impaziente gli occhi come un bambino che ascolta controvoglia la
ramanzina del
padre, uguale a tutte le altre.
“Non è che non
voglio parlarne…cioè, non perché sei tu, comunque. Non l’ho mai detto a
nessuno. E’ successo tanto tempo fa.”
Vedendo Axel che lo osservava per nulla convinto gli venne spontaneo
abbassare
lo sguardo e riprendere ad assaggiare il gelato di malavoglia.
Axel si rese conto
che se ne sarebbe potuto andare in qualsiasi momento.
Se si fosse trattato
di qualcun altro, lo avrebbe già fatto: l’avrebbe mollato là, lui e il
suo
stupido gelato, andandosene per la sua strada senza stare troppo ad
arrovvellarsi
il cervello per uno che non vuole neanche spiegargli del perché la sera
prima
gli si è gettato addosso a piangere sul suo giubbotto.
Ma sapeva di non
avere il coraggio.
Perché si trattava
di Roxas.
Sospirò e si alzò in
piedi, guardando davanti a sé.
Roxas lo vide incamminarsi
verso un secchio dall’altra parte della piazzetta gremita di gente e si
chiese
perché, perché non riusciva a parlargli.
Eppure, sentiva di
volerlo.
Sul serio.
Ma forse, la ferita
non era ancora chiusa del tutto.
Forse, riaprirla gli
faceva ancora troppo male.
Axel tornò da lui,
facendosi largo tra i bambini che affollavano alcune giostre poco
lontane, ma
si fermò davanti alla panchina senza sedersi, a fissarlo come fosse
stato un quadro
o un poster affissi alla parete della sua camera.
Roxas si sentì
abbrustolire peggio di un marshmellow, con quegli occhi verdi e
taciturni che
si buttavano nei suoi, ma riuscì a trovare la forza di parlare.
“…mi dispiace…so che
ho sbagliato, ieri sera…non…non avrei dovuto metterti in mezzo.”
Sbiascicò,
incerto e con poca voce.
Sentì le lacrime
arivargli agli occhi, e più velocemente possibile si alzò e provò a
correre
via, a scappare ancora una volta, a non guardarlo.
Ma Axel, per sua
grandissima sfortuna, era più veloce di lui, e in men che non si dica
lo aveva
già afferrato per una spalla, bloccandolo.
“...sto male da
morire quando piangi…però…” si avvicinò alle sue labbra, cauto, e Roxas
sentì
un brivido percorrergli tutta la schiena “…sei bellissimo, con gli
occhi
arrossati.”
Roxas capì di aver
perso completamente il controllo di sé stesso.
Il suo istinto gli
diceva di andarsene via, prima che succedesse l’irreparabile.
Ma era il resto di
sé che non accennava a volersi spostare di un centimetro.
Dannato cuore!!
Odiava sentirserlo martellare dentro così forte!
“...posso baciarti?”
Incredulo, sentì il
fiato mancargli per un attimo, e subito alzò lo sguardo per vedere Axel
in
viso.
…aveva usato la sua
seconda voce, quella che quel giorno gli aveva sentito sotto le docce…
…gli stava
chiedendo, per la prima volta, il permesso per qualcosa che non si era
mai
fatto problemi a rubarsi…
Ok, ora avrebbe
dovuto rispondergli di no.
Avrebbe dovuto
girare i tacchi e andarsene, buttando il gelato che aveva ancora in
mano in
terra e bestemmiando dalla rabbia, mandando lui e quella sua mania dei
baci a
quel paese.
E invece socchiuse
gli occhi.
Axel ora lo copriva
quasi del tutto, oscurandogli la luce del sole del tardo pomeriggio.
Le labbra del più
grande indugiarono un attimo sulle sue, come se fossero di cristallo e
Axel
avesse paura di romperle con un movimento troppo brusco.
Poi, con un unico,
breve movimento, si ritrovarono a baciarsi di nuovo.
Ma stavolta c’era
qualcosa di diverso, di completamente estraneo.
Il gelato di Roxas,
a testa in giù, cominciò a gocciolare sull’asfalto.
A lui, però,
non importava assolutamente
nulla: l’unica cosa che contava era il braccio di Axel che gli cingeva
la
schiena, mentre con l’altra mano gli alzava il mento di un poco, per
evitare di
abbassarsi troppo.
Sentì la lingua di
Axel combattere contro la sua, e non riuscì ad opporsi in nessuno modo.
Come se non fosse
più sé stesso, come se il suo corpo non aspettasse altro da chissà
quanto
tempo, con un gesto infastidito gettò il gelato rimanente a terra e
mise le
braccia attorno al collo dell’altro.
Axel, quando si rese
conto di ciò che aveva fatto Roxas, non seppe quale santo ringraziare,
e
sinceramente se ne infischiava altamente.
Roxas lo stava
baciando.
Roxas stava
ricambiando tutto: le sue attenzioni, i suoi gesti, i suoi sentimenti.
E quella frase gli
balenò nella testa come un fulmine, strappandogli unq sorta di
eccitante paura.
Non l’aveva mai
detta a nessuno, ma ora, per la prima volta, la stava pensando.
Dentro di lui,
mentre sentiva quell’esserino così piccolo e basso contro la sua pelle,
solo
poche parole gli innvadevano il cervello, oscurando tutti gli altri
pensieri.
“Roxas…ti amo.”
Note dell’autrice:
Della serie ‘chi non
muore si rivede’ XD!!
Perdonate il ritardo con cui ho aggiornato!!!!!!! Mi dispiace
infinitamente, ma
ho avuto tantisimo da fare!! Però dài,m il capitolo è stato
soddisfacente, no?
Voglio dire…è super romantico! E poi penso che, a livello di trama, sia
stato
il più rilevante di tutta la fanfiction…che, mi dispiace dirvelo, ma
sta
lentamente giungendo al termine! Difatti, ho definitavemtne deciso che
i
capitoli saranno 18! Ma tranquilli, il rpogetto di farne un seguit
ambientato
in inverno credo proprio che si realizzerà, se tutto va secondo i miei
piani…
GRAZIE MILLE PER LA
PAZIENZA, LE RECENSIONI E
I COMPLIMENTI CHE MI FATE!! PURTROPPO, PER PROBLEMI DI TEMPO, NON
RIESCO A
RISPONDERE AI VOSTRI COMMENTI…SPERO SOLO CHE POSSIATE PERDONARMI!
DAVVERO, VI
RINGRAZIO DI CUORE PER LA PASSIONE CHE METTETE NEL LEGGERE LA MIA
STORIA!
CONTINUATE A SEGUIRMI, PER FAVORE ♥♥
Lasciatemi un
commentino, se mi va ^___-
Grazie per aver letto! Al prossimo chappy
*MagikaMemy*
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Capitolo 13 *** Capitolo 13: succhi alla papaya, baci notturni e vendette d'amore ***
Capitolo 13: succhi alla papaya, baci
notturni e
vendette d’amore
“Sora…ehy, Socchan!”
Sora sussultò su sé
stesso, risvegliandosi dal suo sonno ad occhi aperti, e si ritrovò
davanti agli
occhioni azzurri una mano svolazzante, cone le unghie tutte curate.
...conosceva quello
smalto.
Lo avrebbe
riconosciuto tra mille, Dio Santo, se
fosse stato necessario.
E, non appena
ricollegò quella manicure alla proprietaria, fece un sospiro pieno di
compassione verso sé stesso.
Che vita del
cacchio.
“Ciao, Selphie.”
Cantilenò, cercando di far trasparire che sì, era scocciato, e sì, a
volte
succedeva anche a lui, che potessero girargli le scatole.
Ma tentare di far
recepire un messaggio a Selphie senza
dirglielo chiaramente era come chiedere a un criceto di
indossare un
mantello e buttarsi giù dalla Tower Records imitando Batman.
La ragazza gli
piazzò davanti un brick di succo di frutta preso al distributore, e
sosrseggiando il suo sorrise: “Spero ti piaccia la papaya. Ah,
tranquillo,
offro io.”
Sora, non appena
sentì le ultime due parole, si svegliò definitivamente.
“Tu COSA?!”
Selhpei fece una
mezza risata, sputacchiando qua e là del succo, ma l’espressione
sembrava un
po’ offesa.
“Ehy, solo perché
non ho mai soldi non vuol dire che non sono generosa! Di tanto in
tanto, mi
piace offrire.”
Sora studiò con
attenzione il brick, quasi avesse paura che potesse scoppiare, poi,
senza
indagare oltre o porsi altre domande da deficiente, lo bucò con la
cannuccia e
iniziò a bere lentamente.
“Socchan…senti…”
“Nh?” Sora distolse
lo sguardo da Axele Demyx che surfavano per osservare Selphie.
SAPEVA che c’era
qualcosa sotto!
Avrebbe dovuto
immaginarlo…Selphie che paga per qualcun altro è una cosa da Apocalisse!
Sgranò gli occhi al
cielo, chiedendosi perché, dannazione, quando gli altri avevano un
qualche
favore da chiedere andavanoi tutti da lui.
Come se non ne
avesse già abbastanza da solo, di guai da risolvere.
“…Wakka e Tidus mi
hanno detto che…sono un paio di giorni che ti comporti…non so…in modo
diverso.”
Sora restò in
silenzio, tentando di fare marcia indietro con quel cervello di
batterio che si
ritrovava.
Un paio di
giorni…quindi due…dunquedunquedunque…cosa era successo due giorni fa?
…
Oh, merda!!!
“N-non so di cosa tu
stia parlando!!!!” si affrettò a dire, facendo oscillare il brick di
succo di
frutta e riacchiappandolo in tempo, prima che si rovesciasse tutto
sulla
sabbia.
Selphie gli lanciò
uno sguardo contrariato, poi scosse la testa, per nulla convinta.
“Oh, andiamo, Sora.
Ieri pomeriggio, mentre giocavamo a carte, avrai detto sì e no due
parole. Tu,
che di solito sei logorroico!”
Sora cercò di
riflettere un attimo, pensando che, in realtà, neanche sapeva cosa
voleva dire,
logorroico: cioè, glielo dicevano spesso, in particolare Riku, ma non
aveva mai
indagato sul reale significato di questa
specie di insulto.
Doveva controllare,
prima o poi.
Chissà se avrebbe
trovato un dizionario.
Forse avrebbe potuto
chiedere a Zexion; quello era fissato, coi libri.
“Sora…Sora, ma mi
stai ascoltando?!”
“Ah..sì, scusa.”
Borbottò distratto, sorseggiando un altrto po’ di qello schifo di succo.
…ma che razza di
gusto era, papaya?!
“Socchan…se hai un
problema, perché non ne parli con qualcuno? Che ne so, con Rox…oppure
con Riku!
E’ il tuo migliore amico, no?”
Sora saltò in piedi,
abbandonando il brick sull’asciugamano che ritraeva Genma* in versione
panda
che gli aveva regalato Kairi un anno prima, e guardò Selphie torvo, con
un’espressione di autentico terrore stampato sul viso da bambino.
Perché aveva tirato
in ballo proprio Riku?
Aveva forse scoperto
qualcosa?
Ma come era
possibile…nessuno li aveva visti, quando si erano baciati fuori dal
bungalow…
né quando, due giorni prima, avevano parlato alla fermata del bus…
“Non voglio mettere
in mezzo nessuno, tanto meno Riku!” sbottò, in tono quasi capriccioso.
Selphie inarcò un
sopracciglio, colpita da una reazione così tempestiva e strana.
Sora non si arrabbiava
quasi mai…non sul serio, almeno.
..cos’aveva detto di
sbagliato?
“...scusa,
non…volevo impicciarmi…lo so, sono affari tuoi…ma anche Kairi sta tanto
male, a
vederti così…”
Sora non trovò la
forza per rispondere.
La verità era che
lui stava una merda.
Si sentiva uno
schifo, e non sapeva il perché.
…ACCIDENTI, CHE
BUGIARDO!
Certo che sapeva il
perché…era a causa di Riku.
Non riusciva più a
capire cosa stesse succedendo dentro di lui: una parte di sé avrebbe
voluto
vedere Kairi, tornare a pensare costantemente a lei, al suo profumo
buonissimo…ma l’altra parte si ribellava, era come se gli dicesse che,
ehy, non
poteva farci niente, Kairi era ormai lontana anni luce dai suoi
pensieri.
Adesso c’era qualcun
altro.
Qualcuno che si era
fatto prepotentemente largo nella sua testa, invadendo la sua vita, i
suoi
pensieri in maniera quasi morbosa.
…e quel quaqlcunoi
era Riku.
Lo stesso Riku che
conosceva da una vita.
Lo stesso Riku che
aveva sempre visto come un fratello, senza immaginare che, un giorno,
si
sarebbe ridotto in questo stato a dir poco pietoso.
…accidenti, che
casino di merda!
“…ti prego…parla con
Kairi, So. Avete bisogno di stare un po’ da soli. “ Selphie restò in
silenzio
per un breve istante, poi buttò lì timrosa: “…dovete parlare di voi
due. Dei vostri
sentimenti.”
Sora la guardò, senza capire fino in fondo quello che stava dicendo.
…sentimenti?!
“Che diamine vuoi
dire?! Quali sentimenti?”
Selphie sbuffò,
un’aria un po’ spazientita che le animava il visetto ben truccato: “I
vostri,
So! Sora, tutti sanno quello che tu provi per Kairi…”
Sora stava per
ribattere, ma qualcosa dentro di lui lo
fermò e lasciò che l’amica continuasse a parlare.
“….anche tu piaci a
lei, So! Vuoi capirlo sì o no?! Lei ricambia i tuoi sentimenti!
Cacchio, sei
l’unico a non averlo capito!”
Sora si bloccò come
se qualcuno avesse tagliato il filo che legava un pianoforte,
facendoglielo
finire in testa.
…la situazione stava
decisamente andando fuori dal suo controllo.
…Ok, cosa stava
succedendo?!
Insomma, lui era
sempre stato innamorato di Kairi…erano quattro anni, ormai, che il suo
unico
desiderio era baciarla, toccarla, stringerla a sé senza dover avere
paura delle
conseguenze…e proprio quando lei stava scomparendo dalla sua testa
scopriva che
quella specie di creatura eterea ricambiava?!
…non poteva farcela,
questo era davvero troppo!!!
“…Kairi è innamorata
di me?!” cheise quasi urlando, e Selphie sospirò come se stesse
cercando di far
imparare l’abc ad un bambino dell’asilo.
“Certo che lo è, So!
Sveglia!! L’hanno capito tutti! Cazzo, sapevo che eri ritardato, ma non
credevo
che la tua situazione fosse tanto grave!”
“Di me?!” ripetè
Sora, alzandosi di nuovo e, stavolta, facendo cadere il brick senza
neanche
accorgersene.
Selphie tacque per
un istante, scostandosi un poco, poi inarcò un soppracciglio,
tranquilla.
“A te serve un
neurologo. Dico davvero.”
“Gwah!” riuscì solo
a dire lui, iniziando a saltellare per lo stress e tentando di
strapparsi i
capelli con le mani.
Perche, perché,
perché????!
Oh merda, che
casino…merda, che grande, grandissimo casino…
Un triangolo!
Era riuscito a
infilarsi in uno stressantissimo triangolo!
Aspetta un momento…forse era tutto uno
scherzo…uno di quelli che si fanno con le telecamere!
Magari era il
protagonista di uno di quei programmi che
ti rirpendono mentre credi di vivere la tua vita normale…forse era il
protagonista di una di quelle soap-opera che Naminè vedeva sempre il
Sabato
mattina…
Oppure un incubo…sì,
era sicuramente un incubo…gli sarebbe bastato ferirsi per svegliarsi…
Convintissimo della
sua teoria, si gettò un mucchiett di sabbia negli occhi, vittima di un
momento
di pura follia, ma l’unica conseguenza fu che cominciò a gridare e
orrere in
circolo chiedendo aiuto a tutti i clienti del club rimasti sulla
spiaggia, che
lo guardavano come se fosse un toro nell’arena.
In tutto questo,
Selphie era riuscita solo a spalancare la bocca, senza riuscire neanche
a
commentare.
…Riku aveva ragione,
accidenti.
Sora era davvero, davvero
un pazzo.
***
Era stato un
pomeriggio pieno di avvenimenti, e questa cosa doveva ammetterla.
Da quando si erano
baciati due giorni prima, Roxas non faceva altro che pensare ad Axel.
Più cercava di darsi
una spiegazione del suo atteggiamento impulisvo, e più sentivala voglia
di
pentirsene,
Ma il problema era
proprio questo.
Lui non era pentito.
Un po’ scioccato,
forse, e leggermente a disagio, e quasi spaventato da sé stesso.
Ma pentito no.
Gli ultimi due
giorni erano stati terribilmente tranquilli: lui e Axel si comportavano
in modo
quasi normale, davanti agli altri.
E bisticciavano di
continuo, più di quanto non avessero mai fatto in quasi tre mesi che si
conoscevano.
Ma quando la mattina
del giorno prima Axel si era fatto trovare davanti al suo bungalow e
l’aveva
baciato, sussurandogli ‘buongiorno, cagnolino…dormito bene nella
cuccia?’, lui
non era riuscito a fare altro che restare in silenzio, tentando di non
cedere
più dui tanto.
Ma ormai era
impossibile.
Perché adesso non
poteva più negarlo: Asxel gli piaceva.
Dio, Axel gli
piacvea da impazzire.
Gli piaceva quando
lo baciava senza chiedergli il permesso, gli piaceva sentire la sua
voce bassa
sussurrargli frasi vietate ai minori nell’orecchio, gli piaceva che lui
lo
guardasse spudoratamente e senza paura di essere scoperto.
Odiava ammetterlo,
ma era così,m non poteva farci niente.
“Roxas, per stasera
può bastare. Và a riposarti un po’, tra mezz’ora ceniamo.”
Roxas lasciò perdere
i pensieri nei quali si era buttato e i piatti che stava finendo di
sistemare
nella dispensa, poi mostrò a Xaldin un larghissimo sorriso colmo di
gratitudine.
“Grazie, boss!”
Fece appena in tempo
a levarsi la divisa e sentire Sora gridare da lontano “Ehy, Xaldy-chan,
perché
io non posso andare via?! Ce l’avete tutti con meeeee!” in modo
isterico che si
erea già fiondato fuori dalla sala.
Appoggiato al muro,
accanto alla prota di servizio, c’era Axel che, seduto a terra, si era
appena
accesso quella che doveva essere la cinquantunesima sigaretta del
pomeriggio.
Non del giorno.
Del pomeriggio.
Mio Dio, quanto
fumava.
Al posto dei polmoni
doveva avere due accendini.
“Sei uscito prima.”
Osservò Axel quando lo vide, aspirando e gettandogli il fumo sul viso.
Roxas rimase in
piedi e tossicchiò un poco.
Odiava il fumo.
“Xaldin mi ha dato
cinque minuti di anticipo. E buttalo dall’altra parte, sto schifo! Mi
fa venire
voglia di vomitare.” Si lamentò, sedendosi vicino a lui.
Axel sghignazzò un
poco, il viso illuminato dalla luce fioca delle stelle, poi ripetè il
dispetto
emettendo una piccola risata.
“Cazzo, Axel, basta!
Sei insopportabile quando fai così!” esclamò Roxas, agitando feenetico
le
braccia per cercare di allontanare le nuvolette.
“Ok ok, ho capito,
non ti arrabbiare.”
“Piuttosto…come mai
sei qui? Da quando vieni in anticipo, per la cena? Tu ci sei nato, in
ritardo.”
“Diciamo che avevo
una voglia matta di restare da solo con te.” Disse tranquillo, per poi
aspirare
un altro po’.
Roxas arrossì un
poco, accorgendosi solo allora che erano soli.
…ormai, la voglia di
resistere gli era passata.
Vide le labbra di
Axel chiudersi intorno alla sigaretta, e quando il fumo uscì dalla sua
bocca sentì
un’improvviso desiderio di provare.
“Senti…mi fai fare
un tiro?”
Axel, incredulo, si
ovltò verso di lui sopprimendo a stento una risata.
“…TU vorresti
provare a fumare?”
Roxas gonfiò un po’
le guanciotte, assumendo un’espressione simile a quella di un criceto,
e drizò
le spalle per sembrare più alto.
“Beh, che c’è?
Guarda che non ho mica due anni!”
”Ne hai quindici, sei solo un marmocchio. Ora stai a cuccia, e fammi
finire la
mia Chesterfield**in santa pace.”
“Sedici!” lo
corresse Roxas, che, per quella che forse era la prima volta in tutta
la sua
vita, stava assumendo lo stesso atteggiamento infantile di Sora.
Il fatto era che non
lo sopportava, a quel pedofilo, quando si comportava così!
Si credeva tanto grande e saggio solo perché aveva ventidue anni…tsk,
sai
quanto gliene importava.
Avrebbe potuto anche
averne cinquanta, di anni, ma lo sostanza della cosa non sarebbe
affatto
cambiata.
Axel lo guardò per
un secondo.
“Sicuro di voler
provare? Guarda che ti fa schifo, alla prima botta. E ti verrà da
tossire.
Sicuro a palla.”
“Fammi provare.”
Ripetè Roxas, piegando in giù il labbro inferiore.
Axel allora, senza
dire niente, gli mise la mano libera sulla testa e, chinandosi, lo
baciò.
Roxas percepì il
sapore diverso dal solito della sua bocca, e sentì la nausea salirgli
su per la
gola.
Ma non ci mise molto
a capire che aveva fatto la cazzata del mese, a dare un pretesto così
stupido
ad Axel per baciarlo.
Accidenti a lui e
alla sua stupida curiosità!
Non era mai stato curioso
in sedici anni di vita, e quandè
che lo era diventato?
Davanti a
quell’istrice!
Ormai era ufficiale:
stava diventando terribilmente cretino.
Non ai livelli di
Sora, ma comunque abbastanza da capire che la sua vita lentamente si
stava
tramutando in qualcosa di patetico.
Axel
continuava a giocare con la sua lingua,
senza badare alla sigaretta che, nell’altra mano, si stava spegnendo da
sola.
Roxas seguiva i suoi
movimenti, assaporando quell’odore nuovo e particolare sulle sue
labbra, e sentendo
il cuore aumentare il battito si sollevò sulle ginocchia, tendendo la
schiena.
Axel, ora, stava
leggermente più comodo, e lasciò una volta per tutte la cicca al suo
destino,
per circondare la vita piccola e stretta di quell’esserino così
adorabile.
Più scorrevano i
secondi, più Roxas partecipava, rendendosi conto che, per la prima
volta, nella
sua testa stavano facendosi sempre più vive immagini non proprio caste.
Si staccò tutto d’un
botto, rendendosi conto di quello che stava succedendo al suo corpo, e
Axel lo
guardò come se fosse impazzito.
“Tutto ok?” chiese,
tra lo scocciato e il premuroso.
Doveva avere una
buona scusa, diamine, per aver interrotto la pomiciata del secolo.
Roxas socchiuse gli
occhi azzurri, senza però muoversi di un millimetro.
“Sì, tutto ok…è solo
che stiamo facendo tardi per la cena..” si affrettò a dire, nascondendo
la
verità.
Cosa avrebbe dovuto
dirgli? Che si era allontanato perché, per un istante, aveva immaginato
di
farlo con lui?!
Era fuori
discussione, assolutamente!
Mica era come Riku,
che riusciva ad essere freddo in qualsiasi situazione.
Axel rimase in
silenzio per alcuni secondi.
Sembrava stesse sul
punto di sbottare a piangere o mettersi a ridere: difficile dirlo.
Roxas avrebbe voluto
dire qualcosa, ma riuscì solo a tornare come prima, seduto al suo
fianco, una
mano che gli reggeva la fronte.
Aveva in mente tante
di quelle domande che voleva porgli…ma non poteva certo chiedergli cose
come
“ma noi due stiamo insieme?” o roba simile.
Però non riusciva ad
andare avanti così…non poteva!
…Axel…
Chissà cosa pensava,
di lui…chissà cosa rappresentava, lui, nella sua vita…
Stavano insieme?
Si frequentavano?
Erano colleghi,
amici, compagni di scopate, insomma, COSA DIAMINE ERANO?!
“…senti, Axel…”
provò a dire, ma il resto della frase sembrava bloccato nei meandri
della sua
gola come se lo trattensse un enorme tappo.
Axel si alzò
dall’erba, pulendosi distrattamente le macchie rimaste sui jeans, e
guardò
l’ora sul display del cellulare.
Sembrava non essersi
neanche minimamente accorot che il suo cucciolo preferito stava
praticamente
collassando sotto i suoi occhi.
Capendolo, Roxas non
sapeva se esserne grato o sentirsi incazzato.
Insomma…che dimaine
di considerazione aveva, per lui?!
“Ehy, sto cercando
di parlarti!! Potresti almeno guardarmi negli occhi!”
Axel si mise a
ridere, senza distogliere lo sguardo dal cellulare.
“Non credo che ti
riusciresti a parlare, se ti guardassi. Non pensi che ti sentiresti
ancora più
nervoso? Dimmi quello che devi dirmi, così poi andiamo a cena.”
Roxas fece un balzo,
stavolta sentendosi infuriato davvero, e senza pensarci due volte gli
puntò il
dito contro, tremando di rabbia.
“VEDI?! E’ questo
lato di te che non sopporto! Te prendi sempre tutto sotto gamba, vivi
come se
tutto fosse scontato, nella vita!! Crerdi di avere sempre e comunque
ragione,
in qualsiasi occasione…”
“E allora perché ti
sei messo con me, scusa?!” sbottò all’improvviso Axel, e finalmente
Roxas
riuscì a zittirsi.
…un momento…
…cosa voleva dire
quella frase?
Axel si mise una
mano sulla bocca, come se si fosse appena pentito di aver buttao lì per
lì
parole tanto azzardate, ma ormai non poteva più tornare indietro.
Roxas, immobile, lo
osservava con gli occhi spalancati, e quando Axel lo vide non potè fare
a meno
di chinarsi e baciarlo.
Sentì Roxas opporre
una resistenza tanto minima da sembrare patetica, giusto per fingere di
non
volerlo e poi, lentamente, lasciarsi andare.
Il profumo del più
piccolo gli invase la bocca, dandogli completamente alla testa.
…accidenti.
Davvero non riuscva
a trovarlo, un difetto, in Roxas.
Eppure, doveva
esserci.
Voglio dire…aveva
sempre creduto che la perfezione non esistesse.
…forse, però, aveva
ragione Zexyon, quel giorno quando avevano appena finito di vedere quel
film
super romantico sotto Natale dell’anno
prima.
Forse, la perfezione
era davvero…solo una questione di punti di vista.
***
Naminè tirò su con
il naso, sentendo l’aria gerlide soffiarle lieve sul collo nudo.
Il giorno dopo si
sarebbe alzata con un cazzo di mal di gola, e soiciramente la voce
sarebbe
sembrata quella di un trans.
Ma in quel momento
le sembrava la cosa più stupida a cui pensare.
Nascosta dietro
quell’albero, di fronte all’ingress secondario, continuava a studiare
in
silenzio Axel e Roxas baciarsi, toccarsi, sfiorarsi senza il minimo
rumore.
Una leggera folata
di vento le scostò di un poco la frangetta, oscurandole la vista
all’occhio
destro, ma poteva ancora vederle, le sagome di quei due.
Persi nel loro
piccolo mondo di gioia e finto pudore.
Pensò per un attimo,
con insolita cattiveria, a quanto entrambi erano bugiardi: così
desiderosi di
continuare, di andare oltre a semplice bacio, eppure, allo stesso
tempo,
attenti a non mostrare all’altro segni di cedimento.
Si voltò verso la
luna, poggiando la schiena lasciata nuda dal vestito sul tronco, e,
cedendo
sulle ginocchia, mise il volto lievemente truccato tra le mani.
…non ne era neanche
valsa la pena.
Aveva rinunciato a
lui, e per cosa?
…per dargli un
amorwe finto, un amore ingannevole.
Un amore che lo
avrebbe fatto soffrire.
Per lui, aveva fatto
di tutto.
Aveva mentito ai
suoi genitori, aglòi altri loro amici, a sé stessa.
….si era macchiata
di colpe che, se non fosse stato per lui, non avrebbe mai commesso.
Si era finta un
angelo, quando dentro in realtà il male le si insidiava in ogni vena, in ogni cellula, in ogni stramaledetto vaso
sanguigno.
E ora, più che mai,
se ne rendeva conto.
La gelosia poteva
rendere terribile anche la persona più dolce del mondo.
Era come un veleno,
una puzza che raggiungeva ogni minima parte del suo cuore, per poi
invaderlo,
bloccarglielo, quasi sembrasse stesse per uscirgli dal petto.
…ma non era ancora
finita.
Avrebbe lottato.
Perché aveva lottato
troppo, troppo, per vederlo felice.
Se non poteva essere
suo, sarebbe stato di qualcuno che davvero meritava il suo sorriso, i
suopi
occhi azzurri, i suoi capelli spettinati ad arte dal gel del negozio
sotto
casa.
“Axel…non te lo
cederò tanto facilmente.”
***
…non sapeva più cosa
fare.
Sora guardava le
onde illuminate dalla luna infrangersi a riva, sfiorandogli le punta
delle dite
dei piedi, e provò il forte desiderio di sparire.
Non di morire.
Sparire.
Schioccare le dita e
svanire nel nulla, senza lasciare alcuna traccia di sé, come quelle
stupide
majokko*** che stavano sui manga di Kairi.
Sentì il cellulare
vibrargli in tasca, e sveltò lo tirò fuori prima i perdere la
telefonata, cosa
del quale non si sarebbe stupito, dato che acadeva tutte le sante volte.
“Pronto?!” rispose,
palesemente scocciato, e quando sentì la voce dell’interlocutore maledì
sé
stesso e il suo brutto vizio di non guardare mai il nome di chi
chiamava sul
display.
“Ehy, perché ti
rode? Stavi al cesso?”
Si sbattè una mano
sulla fronte.
Che delicatezza.
“Riku, sei proprio
un aspirante principe.”
“Modestia a parte,
so di avere un vocabolario molto ricco.”
“Certo, se per te
‘cesso’ è una parola elegante, non voglio neancxhe immaginare quale sia
la tua
definizione di ‘parola volgare’.”
Udì Riku sbuffare
dall’altra parte della cornetta.
“Lasciamo perdere.
Senti, qui c’è Axel che rompe altamente le palle perché stiamo giocando
al
gioco del re**** e tu non ci sei. Sbrigati a venire che non lo soporto
più.”
A Sora si
illuminarono gli occhi di colpo, e in un attimo dimenticò tutti i suoi
crucci.
Lui adorava quel
gioco!
“Ok, arrivo!”
esclamò entusiasta, e senza perdere altro tempo infilò le cxiabatte e
abbandonò
la spiaggia, facendola tornare deserta.
Iniziò a corrrere,
superando la zona della piscina e l’anfiteatro, da dove il suono dei
balli di
gruppi si espandeva fino alla fine diei campi sportivi, ma la sua
personalissima
e discutibile maratona privata non durò molto, visto che colpì in pieno
la
schiena di qualcuno.
Sora cadde di sedere
come un perfetto deficiente, e davanti agli occhi si ritrovò un Demyx
quasi
divertito.
“Senti, Socchan, so
di assomigliare a un palo della luce, ma…”
“Scusascusascusascusa!
Non ti avevo proprio visto!!” si affrettò a dire, massaggiandosi le
natiche e aggrappandosi
alla maglietta dell’amico per alzarsi.
Demyx gli mostrò un
sorriso tanto largo da fare quasi paura, mostrado i denti perfettamente
bianchi
che masticavano una gomma.
“Tranquillo, mi hai
solo diviso la schiena in due. La prossima volta, se vuoi iccidermi,
vieni
armato di spranga! Oppure una mazza da baseball…mia nonna una volta
l’ha usata
per cacciare un ladro di casa!”
Sora ringraziò
mentalmente Dio per quella stupenda figura di merda, dopodichè pose le
mani
come se stesse pregando.
“Mi dispiace! Ti ho
colpito proprio dove sei caduto ieri! Ti ho fatto tanto male?”
“Eeeeh…stavo meglio
prima” buttò lì Demyx, al quale sembrava che un SanBernando lo stesse
morsicando proprio sul livido.
“Sai, i rischi sono
sempre tanti, quando si fa surf…”
“Mi dispiace così
tanto! Che posso fare?!” Sora cominciò ad agitarsi, dimentico degli
altri che
lo stavano aspettando, troppo preso dai sensi di colpa, e frenetico
cominciò a
guardarsi intorno.
Demyx smise di
sorridere di botto, e Sora non fec nemmeneo in tempo ad accorgersene
che sentì
qualcosa prenderlo per il mento…
***
Aaaaah, quella
stupida scimmia!
Non riusciva neanche
a tornare al ristorante da solo!
Cosa gli serviva, la baby-sitter ventiquattr’ore su ventiquattro?
Con quello scemo,
non ne sarebbero bastate quindici, di Mary Poppins.
Riku lanciò un
calcio a un sasso che gli ostacolava il passaggio, e avvicinandosi ai
pressi
dell’anfiteatro sentiva la musica dei lenti dell’animazione sempre più
forte.
….lui odiava i
lenti.
Era uno di quei tipi
che, come dire, non erta proprio il re della pista da ballo, ecco.
In realtà, non ne
era assolutamente capace.
Insomma, come fai a
muoveerti con la stessa agilità di una barretta di kit-kat davanti a cento persone e definirti un figo (cosa che
Wakka ostentava a fare, e ogni volta che succedeva, in discoteca, lui,
Sora e
gli altri cercavano di scappare, fingendo di non conoscerlo)?
A direil vero, il
suo odio verso il ballo era fortemente causato da una brutta esperienza
avuta
da piccolo.
Non ci teneva a
ricordarla, comunque: vi dico solo che tale incidente era collegato ad
una
rampa di scale, dell’acqua per terra e un paio di scarpe da tip-tap.
Comunque.
…ma insomma, dove
diavolo s’era cacciato, quella specie di cavalluccio marino amante dei
Pokèmon?
“Sora, dove sei?! Ti
avverto, se non esci subito fuori ti do un pugno la dove non batte il
so…”
Riku non finì la
frase e si fermò di colpo, spalancando gli occhi come mai in vita sua.
Davanti a lui,
accanto alla rete del campo da tennis, c’era Sora.
E, sopra di lui, che
gli teneva fermo il mento, Demyx.
Che aveva le labbra
premute sulle sue.
Le stesse labbra che
nessuno, apparte lui, aveva mai toccato.
Note dell’autrice:
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!
BANZAIIII! Lo so, lo so, alcuni di voi mi credevano morta XD A dire il
vero, a
essere defunto era il mio pc…fortunatamente, come avrete visto, ora
l’ho
aggiustato! Yeah!
Allora…Demyx ha
baciato Sora! O___O Oh my god!! Aspettate…mi sembra di sentire qualcuno
che
ringhia XD! Tana per Riku! Ahahahah!
E Axel e
Roxas…uaaah, cominciano a fare gli sporcaccioni! ^////^ Tanto se io non
vado a
parare lì non sono contenta….ma non so ancora se riusciranno a
combinare
qualcosa XD! Insomma, sono ancora ingenua, io *w*
Ok, passiamo alle
note ^^
*Genma= avete
presente Ranma? Ecco, vi ricordate che il padre di lui si trasformava
in un
panda, a contatto con l’acqua fredda? Sora ha un asciugamano con lui
disegnato
sopra…lo voglio anche iooo! Chissà dove l’ha comprato Kairi??
** Chesterfiled= una
marca di sigarette! A dire il vero, inizialmente Axel doveva fumare
Malboro, ma
poi mi sono detta che forse erano una marca troppo banale…allora ho
scelto
queste, che sono quelle che fuma il mio migliore amico! Mi raccomando,
ragazzi,
non dovete seguire l’esempio di questo scemo! Non si fuma, chiaro?!
***majokko= termine
che si riferisce alle protagoniste dei manga che si trasformano in
maghette o
ragazze più grandi…tipici esempi di
majokko sono: Doremì, Creamy, Magica Emi…
E ora si risponde
alle recensioni! Yatta! (ormai sta frase è sempre la staessa…la
banalità regna
sovrana XD)
SoRifan:
davvero sono una delle tue autrici preferite? Grazie infinite! Come al
solito,
sapere che il mio modo di scrivere mi piace mi rende davvero felice…e
pensare
che io ho sempre la sensazione che potrei fare meglio….spero che col
tempo
riuscirò a migliorare sempre di più! A proposito di Riku….come vedi,
ancora non
si è dichiarato XD vabbè, lo sai com’è fatto…è così
orgoglioso…però…chissà,
forse ora che ha visto Demyx e Sora baciarsi si darà una svegliata..
CrAzYtEn: la
tua recensione è davvero bellissima! Sei stata deliziosa! ...certo,
non mi sarei mai permessa di paragonarmi a Dante o a Manzoni…io scrivo
perché mi
piace, perché mi diverto, perché sento il bisogno di scappare via da
questa
realtà tanto stressa e buttarmi, di tanto in tanto, in un mondo di
sogni e
fantasticherie. Sarà una cosa da bambini, ma a volte è l’unico modo che
ho per
non pensare ai problemi. E sapere che voi vi sostenete e che, a mia
volta, io
sostengo te e altri mi fa sentire a un palmo da terra. Grazie davvero.
KairiChanRules: accidenti, incredibile quante persone mi dicano “tu mi hai
convertita all’Akuroku”!
Devo avere una specie di potere ipnotizzante XD Sarà che questa coppia
mi piace
infinitamente…perché il loro rapporto è delicato ma, al contempo,
solido e
sicuro…grazieeeee per i complimenti e per la passione con cui mi leggi!
Te ne
sono grata ^^
kiaaxel18:
come vedi, impiego parecchio ad aggiornare…spero mi perdonerai! E spero
anche che il capitolo ti sia piaciuto! Eheh,
siete tutte super in fermento riguardo a Riku….però, se lui non
si dà
una mossa, mi sa che Sora cadrà nelle braccia di qualcun altro….*tutti
guardano
Demyx*
Nancy92: già
già, Roxy direi che ormai ce lo siamo bello che giocato xD mi sembra
abbastanza comodo, tra le braccia di Axel…anzi, comincia anhe a fare lo
sporcaccione XD Spero che ti sia
piaciuto anche questo capitolo
Il_Trio_Infernale: felicissima che la scena tra Axy e Roku ti sia
piaciuta! Quando scrivo di loro tengo
molto a dare la giusta impressione…grazie infinite per aver aggiunto la
storia
tra i preferiti ^^
sakura182blast: oddio, una decina di volte?! Ma come fai XD? Beata te, io
riesco a
rileggerli sì e no due, soprattutto se si tratta di miei lavori vecchi,
che
sono obrobriosi (mi riferisco alle prime one-shot shonen-ai che ho
pubblicato…stanno
anche qui, ma non le rileggo quasi mai, anche se dovrei)….chebello,
vedo che il
bacio è piaciuto a tutte! Meno male! Grazie mille per i complimenti
psyduck64:
sapere che leggi la mia storia shone-ai anche se ti piace un raiting
diverso non può che farmi un enorme piacere! Riguardo agli sviluppi
Riku/Sora/Kairi…mi spiace, ma per il momento non mi sbottono…sappi solo
che,
dopo questa fiction, ci sarà anche il seguito ambientato in inverno,
quindi
quello che succederà alla fine di questa fanfiction non è detto che non
potrà
cambiare nel continuo…mi raccomando, continua a difendere i tuoi gusti!
E’
bello sapere che vai avanti con la lettura di questa storia, nonostante
il RiSo
non ti piaccia…grazie per i complimenti ^^
INFINE, UN ‘GRAZIE’
ENORME A TUTTI COLORO CHE RECENSISCONO, CHE MI LEGGONO, MI AGGIUNGONO
TRA I
PREFERITI O CHE COMUNQUE MI SEGUONO E MI SOSTENGONO!!
APPROFITTO DELL’OCCASIONE
PER AUGURARVI UN NATALE E UN CAPODANNO STUPENDI, A VOI E ALLE VOSTRE
FAMIGLIE!!
BUON NATALE E UN
GRANDIOSO INIZIO DI 2009!!
MagikaMemy
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Capitolo 14 *** Capitolo 14: gelosie inaspettate, viaggi nel passato e baci al sapore di pioggia ***
Capitolo 14: gelosie inaspettate, viaggi nel
passato e
baci al sapore di pioggia
Riku non si prese
neanche un secondo per pensare e si buttò in mezzo a Sora e Demyx, la
rabbia
che ribolliva come fosse acqua sul fuoco.
Le labbra di Demyx
lasciarono quelle dell’altro con uno schiocco leggero, e Sora,
avvampato per
l’improvvisata, vide Riku con una mano sul suo
petto e l’altra su quello di Demyx.
…ok, aspetta un
attimo…doveva…doveva fare un riepilogo mentale!
Dunque…pochi minuti
prima si era scontrato con Demyx…e lui…
….merda!
Meccanicamente,
guardò Riku negli occhi, ma il ragazzo abbassò subito lo sguardo per girarsi verso il bagnino, che lo studiava con
gli occhi ridotti a fessure come quelli dei cani addormentati.
“Che c’è, Riku?”
chiese, super divertito e imitando un tono ingenuo.
A Riku sembrò che
per un attimo gli stesse andando a fuoco il cervello, ma provò a
mantenere la
calma.
Diamine, non…non
poteva farsi vedere infastidito…altrimenti Sora avrebbe capito
tutto…insomma,
anche un procione formato famiglia come lui sapeva che cos’era la
gelosia e le
sue cause, no?!
Voglio dire, non ci
voleva certo un diploma, per tradurre un gesto come il suo…
Va bene va bene,
doveva darsi un contegno.
Stava quasi
sbavando, cazzo!
“ Perché non ti
metti a pomiciare con qualcuno della tua età, Demyx? E che magari sia
consenziente.” Rispose, secco, ma anche un moscone intento a mangiare
un pezzo
di cacca avrebbe potuto sentire la punta di rabbia che aveva nella voce.
Sora allargò gli
occhioni azzurro mare, e non sapeva se guardare Riku o Demyx, così la
sua testa
faceva avanti e indietro tra i due come uno di quei cani che vanno sui
cruscotti delle auto.
Demyx percepì che
Riku stava perdendo il suo famoso autocontrollo, e un po’ doveva
ammettere di
esserne dispiaciuto.
Cioè, lui non era
come Axel…non riusciva a fare dispetti alle persone…
Ma, e avrebbe potuto
giurarlo sul suo DS*verde, non aveva baciato Sora per far incavolare
Riku..era
stata una cosa fatta lì per lì, senza pensarci…come si diceva…spontanea, ecco!
Una cosa positiva
ricavata da quel casino era che, finalmente, ne aveva la certezza: a
Riku
piaceva Sora.
Beh, ok, non
bisognava essere un genio, per capirlo…però ora ne era
sicurosicurosciruo.
Sorrise e scompigliò
i capelli di Riku, che rispose con un qualcosa di molto simile a un
ringhio.
“Riku…forse dovresti
prendertela con te stesso, e non con me.”
Sora, che ormai si
sentiva come Sakura Haruno in una fanfiction yaoi NarutoxSasuke
(traduzione:
totalmente estraneo), cercava di capirci qualcosa, anche se il bacio di
Demyx
lo faceva sentire ancora un po’ scosso.
Riku avrebbe voluto
ribattere, o almeno simulare un attacco di stupidità simile a quelli di
Sora e
fingere di non aver capito ciò che Demyx aveva detto, ma si limitò ad
ammutolire di botto, abbassando lo sguardo.
Demyx si sporse un
po’ sopra Riku e lanciò una strizzata d’occhio a Sora.
“Io vado, Socchan.
Grazie per le labbra.”
“Eh?!” fu tutto
quello che Sora riuscì a dire, ma quello
si era già allontanato, lasciandoli da soli come due emeriti idioti,
impanicati
e senza sapere cosa dovessero dirsi.
Sora, nel frattempo,
cercava ancora di tradurre il comportamento di Riku.
…perché aveva
reagito così?
“Emh…” cominciò,
provando a dire qualcosa e pregando il Signore che, per una maledetta,
maledettissima volta riuscisse a tirare fuori da quella merda di bocca
una
frase di senso compiuto.
“…Riku.. come mai
sei arrabbiato?”
“Io non sono
arrabbiato!!” sbottò quello di rimando, saltando su sé stesso e
scostandosi
all’indietro i capelli argentei, per poi iniziare a girare in cerchio
mostrando
un nervosismo paragonabile a una sedicenne a cui la migliore amica ha
appena
fregato il ragazzo.
Sora lo osservava
senza trovare il coraggio di rispondere.
Oh, certo, non era
arrabbiato.
Aveva solo una
faccia che assomigliava a quella di Ryuk**, con gli occhi di fuori e
una specie
di aura nera che gli aleggiava intorno al corpo, ma apparte questo
sembrava
essere del tutto tranquillo.
“A me sembra il
contrario” osservò sincero, ricevendo una pugnalata di occhi da parte
dell’altro.
“…sei uno stupido,
Sora! Come hai fatto a non accorgerti che stava per baciarti?!” esclamò
Riku,
agitato e collerico, avvicinandosi a lui.
Sora avrebbe voluto
tagliarsi la gola o diventare invisibile, ma poi si ricordò che queste
cose
succedevano solo nei manga.
Quella era la
realtà.
L’atroce,
terrificante, super incasinata realtà.
“Beh, purtroppo non
siamo tutti dei cervelloni come te! Sono stato uno scemo, ok?! Lo
ammetto!
Tanto per cambiare…io sono l’idiota del gruppo!” le parole cominciarono
a uscirgli
fuori da sole, e sentiva le orecchie fischiare, ma non riuscì a
fermarsi e
proseguì, mentre Riku lo guardava contrariato.
“E’ dall’inizio
dell’estate, che va avanti questa storia! Mi credete tutti troppo scemo
per
capire le cose! Guarda Kairi, ad esempio…mi sta trattando come il
Pinocchio
della situazione!!! Prima dice di non provare niente per me, poi..poi
ci
ripensa tutto d’un botto!!”
Riku provò a
interromperlo, ma Sora continuò il suo sfogo prima che potesse dargli
possibilità di parlare.
“Oppure Wakka e
Tidus, che non fanno che prendermi in giro perché non sono figo come
te, non
sono…perfetto come te! Tu e la
tua…dannata perfezione mi fate uscire di testa!”
Finalmente si fermò,
e cauto tentò di riprendere fiato.
Senza accorgersene,
però, il fiato lo aveva tolto a Riku, che era rimasto immobile.
Si limitava a
fissarlo con gli occhi pallidi e vuoti come quelli di una bambola, e
quando
Sora se ne accorse capì l’errore commesso.
“…oh mio
Dio…Riku…Riku mi dispia…”
“Lascia stare.”
Sussurrò, il tono di voce privo di ogni qualsivoglia emozione.
Si voltò serrando i
pugni e sentendo la rabbia salire, salire, salire tanto da invadergli
il
cervello.
“…secondo te…io
sarei perfetto..?”
Sora avrebbe detto
di tutto pur di farsi perdonare, così buttò lì la prima cosa che gli
sembrò più
giusta.
“…sì.”
Riku si voltò
nuovamente e lo guardò negli occhi, poi velocemnte lo abbracciò stretto.
Sentì Sora
sussultare sotto il tocco delle sue braccia, poi rilassarsi lentamente,
come se
fosse…sollevato.
“…Sora…sei tu quello
perfetto, tra noi due.”
Sora, appena sentì
quella frase, sobbalzò e percepì un rossore improvviso sulle guance, ma
non gli
importava più di tanto.
…quello…era un
complimento o cosa?
Da parte di…Riku?
”Perfetto io?! Accidenti, Ri, non sapevo avessi iniziato con le
canne…sapevo
che Xaldin spacciava, ma non credevo che…”
“Sono serio.”
Sora ammutolì di
colpo, senza spostarsi di un milllimetro.
Erano ancora
abbracciati, e poteva sentire il profumo dei capelli di Riku dargli
alla testa.
“…lo sei…per me.”
Il più piccolo
trattenne il respiro, e contemporaneamente il cuore sembrò fermarsi.
Per un attimo,
credette di essere morto.
Anche Riku se n’era
accorto, ma finse il contrario.
Non voleva interrompere
un momento…così…così.
“Sora…non te ne sei
mai accorto?”
Riku sciolse
l’abbraccio, e ora lo guardava negli occhi.
Ma Sora era confuso
e completamente perso in quelle iridi chiare…
…cosa stava
succedendo?
Da quando tra loro
due…tutto era diventato così..intimo?
E in un attimo, come
un’illuminazione, capì ciò che, per tutti quegli anni, non era riuscito
a
comprendere: aprì gli occhi per osservare tutto quello che, fino ad
allora, non
era mai riuscito a vedere…
Riku…
Riku…
Riku che non si era
mai fidanzato, nonostante fosse bello e popolare…Riku che non lo aveva
mai
accompagnato sotto le docce dopo l’attività del club, inventandosi
mille scuse
diverse…Riku che lo andava a trovare sempre, quando stava male,
casualmente
dopo cinque minuti che gli altri erano andati via…Riku che, quando lui
parlava
di Kairi, diventava nervoso, e irritabile…Riku che lo stringeva a sé
quando lui
piangeva…Riku che lo accompagnava ovunque con il motorino, anche se
pioveva e
aveva la febbre…
…accidenti…
Come…come poteva
essere stato così STUPIDO?!
Per tutti quegli
anni…lui…non se n’era mai accorto…
Riku lo allontanò,
privo di qualsiasi espressione, e abbassò lo sguardo; poi, senza
aggiungere
altro, lasciando quella specie di dichiarazione sospesa a metà, si
voltò e
iniziò a camminare verso la spiaggia.
Più si allontanava,
più sentiva qualcosa infastidirgli gli occhi…
Se li strofinò,
noncurante del bruciore, e qualcosa gli scivolò lungo la guancia
sinistra…
…una lacrima?
**
“No, non posso
crederci!! Ancora non posso crederci!”
“Ti dico di sì!”
“Oh mio Dio! OH MIO
DIO!”
“Avete finito di
schiamazzare, voi due?!” esclamò Kairi, facendo cadere la camicia da
notte
sulle spalle e lanciando uno sguardo di fuoco a Rikku e Yuna, entrambe
in
pigiama.
Sullo sfondo, Paine
che, più apatica del solito, tentava di mettersi lo smalto nero sulle
unghie
dei piedi, mentre Naminè e Selphie tentavano (inutilmente) di guardare
il dvd
del movie di Nana*** alla tv, fregata dal bungalow dei ragazzi e,
tecnicamente,
di proprietà di Roxas.
“Kacchaaaaaaaaaaan!”
urlò Rikku, balzando in piedi sul divano e rischiando di rompere i
vetri delle
finestre.
Kairi sentì
rizzarglisi i capelli e la guardò disperata.
“Rikkuuuu, potresti
non urlare alle due e mezza di notte?!
Piuttosto, cos’è tutto questo macello? E’ morto qualcuno?”
“Peggio!” avvampò
Yuna, mettendosi a sedere sulle ginocchia e lasciando che il
lecca-lecca alla
fragola che stava succhiando le cadesse per terra “…dicono che Axel si
sia
fidanzato!”
Kairi, che aveva
cominciato a lavarsi i denti ancor prima di far parlare quelle due
matte,
strabuzzò gli occhi e allargò la bocca, mostrando tutto il dentifricio
verde
che ribolliva all’interno e aggrappandosi alla porta come fosse pazza.
“Nuo! No po’
esscieve vevo!” eslcamò, cercando di
parlare e di non sputare dentifricio per tutto il corridoio.
“Kacchan, per
favore! Sto ancora cercando di digerire l’Unagyu**** che Xaldin ci ha
dato a
cena…non complicarmi la cosa con certe visioni!” la pregò secca Paine,
senza
alzare lo sguardo dallo smalto.
Kairi, ignorandola,
corse verso Rikku e Paine e le guardò piena di preoccupazione.
“COCCHI?”
“Eh?” riuscì solo a
dire Rikku, ancora in piedi sui cuscini e assumendo una posa delle mani
insensata,
Kairi alzò gli occhi
al cielo, corse in bagno e sputò il tutto nel lavandino, poi si
affacciò di
nuovo, praticamente ansimando.
“CON CHI SI E’
MESSO?”
“…non lo sappiamo.”
Ammise Yuna, a malincuore.
“Ma dài?!” le fece
eco Paine, ridendo soto i baffi.
Yuna le fece una
linguacca, poi sorrise un po’ amareggiata a Rikku.
“Porca miseria, era
così figo…”
“Mai come il mio
Ricchan!” si affrettò a ricordarle Rikku, lanciandole un cuscino.
Yuna stava per
ribattere, già pronta con una ciabatta in mano, ma Kairi le fermò prima
che
potessero cominciare uno dei loro sciocchi battibecchi degni di due
bambine che
litigano su chi sia meglio tra il cane e il gatto.
“Ma a voi chi l’ha
detto?!” chiese, esasperata.
Avere risposte da
quelle due era più difficile che chiedere udienza a uno Shinigami! *****
Yuna sembrò
rifletterci un attimo, e al suo posto rispose Rikku, saltellando come
una
matta.
“Ticchan! E’ stato
Ticchan! Lui e Wakka-san stavano tornando dal campetto di tennis, e
hanno visto
Axel-senpai che baciava qualcuno! Però la ragazza era bassa, e non sono
riuscita a vederla perché stava sotto al portico del bar, dov’è buio
pesto…”
“Ok ok, afferrato.
Ti prego, non cominciare coi tuoi discorsi da logorroica! Sembri Sora,
quando
fai così.”
Rikku sbottò a
ridere, e al nome di Sora Yunatacque per un istante, abbassando lo
sguardo..
“…Kacchan…a
proposito…potrei parlarti un nano secondo?” chiese, un insolito tono di
voce.
Kairi piegò le
labbra, curiosa e sorpresa.
Yuna che le chiedeva
di parlare in privato?!?
…ok, era ufficiale:
il mondo stava impazzendo.
O perlomeno il
Giappone.
Forse nell’aria
c’era una specie di virus alieno che entrava nei cervelli della
gente…questo
avrebbe spiegato anche perché Sora purtroppo, sembrava non essere
cambiato
affatto…voglio dire, lui non aveva un cervello, quindi era rimasto
immune…
“Kacchan, scendi
dalla nuvoletta dei sogni e vieni con me, dài!” la incoraggiò la gal,
prendendola per mano e portandola nella stanza sua, di Rikku, Paine e
Selphie.
Kairi si sedette sul
letto, mentre la ragazza chiudeva la porta.
Poi, senza alcun
timore, Yuna si girò verso di lei e fece uno strano sorriso.
“Kacchan…a me piace
Sora.”
Kairi la guardò
senza mostrare segno di stupore.
Se n’era accorta da
tempo.
Non era scema.
Per chi l’aveva
presa, per il peluche che usava quella bambina nella pubblicità del
negozio di
giocattoli a Shibuya*******?!
Yuna, che
evidentemente si aspettava una qualche reazione da parte dell’amica,
tacque per
un attimo, ma quasi subito riprese a parlare.
“Tu sei mia amica,
Kacchan. E’ per questo che te l’ho detto. So che tra te e Sora le cose
non sono
mai state facili…”
“Neanche tra te e
Tidus, se non sbaglio.”
“Cosa c’entra ora
Tidus?!”
“Oh, sai benissimo
che c’entra eccome, Yucchan! Smettila di fare questa ridicola
sceneggiata! Non
siamo in un telefilm!”
Yuna la guardò
sperduta, e Kairi per la prima volta capì che lei e Sora erano davvero
sullo
stesso piano di idiozia.
Insomma…non era
possibile!
Come aveva fatto a
non capire quello che Tidus provava per lei?!
Voglio dire…era…era
palese, no?!
“Yucchan..” cominciò
paziente, dicendo a sé stessa di calmarsi, di stare tranquilla…Yuna non
era una
rivale pericolosa…o almeno, lo sperava.
E poi, faceva
davvero il tifo per Tidus…Sora non c’entrava!
…ok, forse un po’.
“Yucchan” ripetè, la
voce decisa e ferma “ Ticchan è innamorato perso di te.Da sempre.”
Yuna la fissò, gli
occhi di due colori differenti sbarrati.
…Tidus?
Il suo migliore
amico?
Ma come…cosa…
No, era impossibile…
“…chi..chi te lo ha
detto?”riuscì solo a dire,sentendo la testa che le girava come
l’uragano che
aveva condotto Dorothy nel mondo di Oz.
“Tutti lo sanno,
Yucchan…Tidus è innamorato di te…ti ha sempre amata, e protetta, e
guardata da
lontano.”
“Non è vero! Lui…lui
non mi ha mai detto nulla del genere!”
“Credi davvero che
uno come lui, così timido riguardo all’amore, lo avrebbe fatto?! Pensi
davvero
che avrebbe buttato una vita di amicizia con te perché si era
innamorato?! No!
Si è limitato a vegliare su di te, come un angelo custode! E tu non te
ne sei
accorta…tu non lo hai mai, mai capito!”
Yuna la guardava piena
di incredulità.
Era così
confusa…così…stupita…
…aveva sempre
pensato solo a sé stessa…si era comportata da egoista…
E Tidus..
Tidus, il suo
migliore amico…l’aveva sempre…
…protetta…
In ogni singolo
giorno di ogni mese…da quando si erano conosciuti...
…oh no!
Doveva…doveva
vederlo!
Voleva vederlo!
Ora!
Senza dare
spiegazioni all’amica, aprì la porta e corse verso l’ingresso.
Arrivata al
salottino, con Kairi che le stava alle calcagna senza sapere cosa le
stesse
passando per la testa, superò in tutta fretta le altre ragazze.
“Ehy, dove vai?! Sei
in pigiama Yucchan! E fuori piove! YUCCHAN!” la chiamò Rikku, sedendosi
sul
pavimento e afferrando una caramella dal pacchetto sul tavolo.
Yuna non le diede
retta, neanche la guardò, e in fretta e furia aprì la porta e uscì dal
bungalow.
Un freddo insolito
per la stagione le raggiunse ogni centimetro di pelle sotto la
cannottiera e i
pantaloncini cortissimi del pigiama.
Ma non gliene
fregava assolutamente niente.
Doveva…doveva
vederlo…
Dovea chiederlo a
lui…doveva averne una certezza…
Perché per la prima
volta…
Si era resa conto
che…
Scese gli scalini
del portico, senza accorgersi che le altre ragazze, con i nasi
incollati ai
vetri delle finestre, la guardavano sconvolte: solo Kairi, in silenzio,
sorrideva.
Attraversò il
sentierino di sassi e terra battuta, sporcando le ciabattine pelose e
celesti
con disegnate delle nuvolette ovattate, e bussò
alla porta dei ragazzi come fosse
pazza.
“Chi cazzo è che
rompe i coglioni a quest’ora?!” gridò una voce da dentro dopo cinque
minuti, e
la porta fu aperta da un Riku a torso nudo, spettinato come non mai e
con gli
occhi socchiusi.
Rikku, che dal
bungalow delle ragazze stava assistendo alla scena, ebbe un immediato
attacco
di sangue dal naso*******, cosa che costrinse Paine a perdersi il
continuo per
soccorrerla e rimproverarla che, diamine, i suoi sogni zozzi doveva
tenerseli
per la notte!
“Yucchan! Sei
fradicia! Cos’è successo?” chiese Riku, ignaro del macello che aveva
appena
causato e trovandosi davanti l’amica zuppa come un biscotto caduto nel
latte.
“Riku, ti prego,
devo parlare con Tidus!” disse solo Yuna, restando sulla soglia.
Riku, che ormai
aveva perso il sonno, aprì completamente l’uscio, facendo entrare
qualche
goccia d’acqua.
“Vieni, intanto
entra..oh merda, sei tutta bagnata! Dài, vieni, mentre ti asciughi lo
chiamo..”
“NO! Ti prego, Ri,
devo vederlo! Subito!”
All’improvviso, una
mano comparve sulla spalla di Riku, scostandolo di un poco.
Yuna sentì il cuore
accellerare il suo battito, e Riku sorrise, facendo passare Tidus.
“…ci vediamo domani,
ragazzi.” Disse solo, ed entrò, spegnendo la luce del salotto.
Nel frattempo, Roxas
e Wakka, che si erano svegliati pensando che ci fosse un dinosauro alla
porta,
erano affacciati uno da un bracciolo del divano, nascosto ben bene nel
buio, e
l’altro dallo stipite della porta del bagno, colto in un attacco di
pipì
notturna appena concluso.
“Scema, domani
starai uno schifo!” esclamò Tidus, rimproverando l’amica col sorriso.
Ma Yuna non rispose,
si limitò a guardarlo restando in silenzio.
Tidus, capendo che
qualcosa non andava, si grattò dietro al collo nervoso.
“Yucchan, ma cosa…”
Un lampo illuminò la
ragazza per un attimo; poi, senza che Tidus potesse accorgersene, lei
fece un
piccolo salto e lo baciò.
**
“E così si sono
messi insieme, eh?”
Roxas sorrise
raggiante, dando un’altra leccata al ghiacciolo al limone.
“Già…Tidus è
felicissimo…è sempre stato innamorato di Yucchan..”
Axel lo vide alzarsi
e stiracchiarsi, e per un attimo gli si alzò la maglietta, mettendo in
mostra
il petto magrolino e l’ombelico tanto piccolo da sembrare ridicolo.
…ormai la cosa stava
andando fuori controllo.
Ne aveva parlato
anche con quel decerebrato di Xaldin, tanto era disperato.
Certo, non che il
commento di quel vecchiaccio gli fosse stato molto d’aiuto…cioè, lui
gli aveva
semplicemente chiesto un consiglio…ultimamente stare con Roxas,
baciarlo,
accarezzarlo, o anche solo guardarlo era diventato…pericoloso, ecco.
Per questo era
andato da quella specie di Polifemo per avere un aiuto…ma in tutta
risposta
Xaldin lo aveva guardato e, mentre DISTRUGGEVA una coscia di prosciutto
con un
coltello più grosso della sua faccia, lo aveva guardato di sbieco e se
n’era uscito
con un “Portatelo nella cella frigorifera e
fatti fare un…” (il resto Axel aveva preferito censurarlo a sé
stesso).
Roxas gettò
distrattamente lo stecco del gelato nel cestino accanto, poi,
distrattamente,
si girò, guardando Axel negli occhi e dando le spalle al sole.
“…cosa farai
quest’inverno?”
Voleva farla
sembrare una frase buttata lì per lì, ma non bisognava certo essersi
laureati a
Oxford per capire che c’era un interesse misto a preoccupazione non
indifferente, dietro a quelle parole.
Axel ovviamente
l’aveva capito.
Ovvio.
Lui capiva sempre tutto.
Era uno di quei tipi
che sapeva leggere nella mente degli altri, e Roxas lo aveva imparato
col
tempo, scoprendo una paurosa quanto inaspettata somiglianza tra lui e
Naminè.
Aspettò una
risposta, scrutandolo con cipiglio, quasi si aspettasse una sberla in
faccia.
“Niente di che. Di
solito durante l’anno lavoro a Okkaido. Faccio il barista.”
“Uao” riuscì solo a
dire Roxas, immaginandosi quel cretino dietro a un bancone a servire
birra e
ammiccare alle clienti…ai clienti.
Ebbe un brivido, che
dalla schiena continuò fino alle gambe, come quelli che aveva in
inverno, quano
suo padre gli chiedeva di andare a comprare le sigarette e lui,
nonostante si
mettesse mezzo armadio addosso, si moriva dal freddo, immaginando
trichechi
giocare a calcio coi pinguini sotto al suo naso.
Un momento…quella
era…gelosia?!
No era…era
assolutamente impossibile!
La gelosia era un
sentimento per i deboli…per quelli che avevano sempre paura di perdere
qualcosa…ecco, Sora era il tipo da ingelosirsi…ma lui no!
Axel lo vide assorto
nei suoi misteriosi e imperscrutabili pensieri, e per un attimo sentì
il
fortissimo desiderio di scoprire cos’è
che gli faceva tanto arrovellare il cervello.
“….ma stavo
cominciando a pensare di trasferirmi a
Tokyo.”
Roxas bloccò il
flusso di seghe mentali che era intento a farsi per girarsi di scatto e
guardarlo.
Axel sorrideva
spensierato, e mentre cercava gli occhi da sole nella tasca dei jeans
lo guardò
per un momento.
“Beh, sai…ci sono
tanti bar, a Shibuya.”
Roxas, nonostante
avrebbe voluto non farlo con tutto sé stesso, si ritrovò ad arrossire e
in
silenzio si risedette, un po’ perché si era stufato di stare in piedi,
un po’
perché il pensiero che Axel si trasferisse per lui gli faceva uno
strano effetto.
“Già. Tanti bar.”
Puntualizzò, avvampando e alzando gl occhi verso la piscina, dove da
lontano si
vedevano un gruppo di bambini giocare in acqua, intenti a schizzarsi
tra loro.
Intravide una
bambina biondisima accerchiata da una ciambella grAnde il triplo di lei
e con
dei disegni sopra raffiguranti Paperino, e per un attimo desiderò
tornare a
quell’età…quando ancora c’era l’innocenza, l’ingenuità, la famiglia.
Quando c’era ancora
sua madre…
La stessa madre
che aveva abbandonato suo figlio di sei
anni quando il marito era in viaggio di lavoro…la stessa madre che, per
una
vita, aveva giurato protezione al suo bambino, per poi lasciarlo all’improviso, senza lasciare traccia di sé o
oggetto che la riguardasse.…
L’unica cosa che gli
era rimasta di lei era stata una scarpa col tacco azzurra, sfuggita ai
bagagli
fatti in fretta e furia…una trentotto…
Già…aveva i piedi
piccoli, sua madre.
Aveva raccolto
quella dannata scarpa la mattina che, svegliandosi, si era ritrovato da
solo….era lì, sulle scale, da sola, senza
la sua gemella, e la prima cosa che Roxas aveva capito, una volta
cresciuto,
era che, se sua madre si fosse girata almeno un’ultima volta per
guardare la
sua casa, l’avrebbe raccolta e portata con sé.
Ma Ran Matsuiiko non
si era voltata: era andata dritta verso la porta, uscendo, senza tenere
conto
che in quel momento, alle sue spalle, c’erano il suo salotto, le sue
scale, la
camera del suo bambino.
E Roxas, per la
prima volta, aveva capito la verità.
Aveva capito che a
Cenerentola, in fondo, sarebbe bastato davvero poco per non perdere la
scarpetta….le sarebbe bastato voltarsi un attimo, rimetterla e guardare
il
principe un’ultima volta…farsi vedere mentre tornava una fanciulla
povera…mostrarsi a lui per com’era davvero.
“E tu?”
Roxas sussultò per
quel brusco ritorno alla realtà, ma aveva ancora lo sguardo perso nel
vuoto.
“ Io cosa?” domandò,
senza capire del tutto la domanda del ragazzo.
Axel, che ora aveva
un paio di Rey-Ban sulle tonalità del grigio che gli coprivano gli
occhi, si
accese l’ultima sigaretta del pacchetto e fece una breve tirata.
“Che farai quando
l’estate sarà finita?”
Roxas sospirò, dando
la risposta più scontaat del mondo….ma evidentemente, Axel aveva
rimosso tutti
i ricordi che aveva al riguardo.
“Andrò a scuola,
Axel” esclamò paziente “Come tutti i ragazzi normali.”
Axel, sentendo la
parola ‘scuola’ fece un altro tiro, con un’espressione che lasciava
intravedere
tutto fuorchè nostalgia.
“Già, la scuola.
Bella merda. Credimi, Rox, quel posto non ti serve a niente. Nella
vita, a contare
sono quelli con una cultura. Sono quelli con i soldi. Ecco, loro sì che
se la
spassano. Comandano su tutto e tutti, licenziando, dando ferie,
assumendo nuovi
lavoratori. Credimi, quando sei ricco passi tutta la tua vita a non
fare un
cazzo e ottenere il mondo.”
“Lo so.” Affermò
Roxas, e guardò seriamente Axel negli occhi.
Era vero.
Sapeva di apparire
ingenuo, ma non era uno stupido: aveva imparato a conoscere il mondo, a
guardarsi atorno, a studiare le situazioni.
Sapeva come andavano
queste cose.
Sapeva com’era la
vita.
Axel sorresse il suo
sguardo per qualche istante, poi sorrise.
“…non ne avevo
dubbi. Ne esistono pochi, di ragazzini col tuo cervello.” Fece una
breve pausa,
tenendo la sigaretta tra le dita e impuzzolendosi le mani di fumo, poi
si avvicinò
a Roxas e gli bisbigliò sulle labbra: “…forse è proprio questo, che mi
piace di
te.”
Roxas sentì il fumo
entrargli negli occhi, ma più Axel restava fermo sulle sue labbra,
senza
decidersi a baciarle, più l’ansia saliva.
Allora, raccogliendo
tutto il coraggio che sentiva di avere (e mai avrebbe creduto che fosse
così
tanto), lo baciò di sua iniziativa.
Axel sentì la lingua
del sedicenne bussare sulle sue labbra, e subito la fece entrare,
pensando che
si sarebbe svegliato da un momento all’altro da quello splendido sogno.
Poterono restare
così per poco, visto che si trovavano dove chiunque avrebbe potuto
vederli, e
si separarono con un sospiro, restando però vicinissimi, le punte dei
loro nasi
che si sfioravano.
“Sai…” cominciò
Axel, in un sussurro “…oggi sono dieci settimane esatte che ti conosco.
E sono
dieci settimane che…” prese una mano di Roxas e la mise sul petto,
dalla parte
del cuore “…ogni volta che ti vedo...lui impazzisce.”
Roxas rimase senza
parole.
…per la frase
stupenda…e perché, per la prima volta, gli sembrò che Axel
arrossisse.
Note
dell’autrice:
Come sono sdolcinata XDXD
Allora, piaciuto il
nuovo capitolo?
E’ stato il più
romantico che ho scritto fin’ora, non trovate?
Forse anche
troppo…però che volete farci, l’esteta sta finendo, e tutti i miei
sciocchi ma
adorabili pg sembrano aver capito che è l’ora di darsi una mossa.
Vedete Riku?
Ha trovato il
coraggio e si è confessato! Che bravo, senza fare una piega XD Anche se
poi ha
pianto O.O
Bene bene bene,
passiamo alle recensioni.
CrAzYtEn
: Eheh, la geometria mi è sempre
piaciuta XD Anche se sono totalmente negata ;__; come in metà delle
materie
scolastiche, d’altrone…ma lasciamo perdere, non siamo qui per parlare
della mia
Lpenosa) vita scolastica! *dà un calcio al libro di cucina…poi lo
raccoglie,
ricoedandosi che è l’unica materia che le piace* Eeeeeeeeeeeeh,
Namichan in
questo capitolo è stata buona buona….ma nel prossimo farà abbastanza la
stronza
^O^ Diciamo che darò fondo a tutta la crudeltà del mio animo e gliela
presterò
per un capitolo xD AMO far del male ai miei poveri pg….ma li amo, dico
davvero
KairiChanRules:
con me la curiosità, stai
tranquilla, non potrà che aumentare u____u sono famosa per il mio
sadismo, la
mia crudeltà e la mia quatrupla personalità, causa di scleri e deliri
yaoi. In
conclusione: spero che il capitolo ti sia piaicuto ^___^
kiaaxel18:
Riku non ha smembrato Demyx
per il semplice fatto
che io lgli ho dolcemente ricordato, con tanto di mannaia sanguinante
in mostra
dietro le spalle, che questa è una ficcina per ragazze ingenue e
innocenti (o
almeno, questo è quello che gli ho fatto credere xD). Naminè non è
angelica
come sembra, dammi retta, ma dal prossimo capitolo lo capirai anche da
te,
perché faarà una cattiveria allucinante T_____T Si soffrirà
taaaaaaaaaaaaantoooooo! Povero Roxy, ha ancora taaanta strada davanti,
per
essere felice con Aku *gli lancia occhiate compasionevoli*
Riguardo Riku….si è dato una mossa, ma poi è
scappato via prima che Sora potesse parlare….basta, questi due non li
gestisco
più! Stanno rovinando il lato puccioso della storia >____
Nancy92: grazie per i complimenti, Na-chan…ma ti
assicuro che non sono poi tanto brava ^_^°….se leggi altre fanfiction,
credimi,
scoprirai il talento e l’impressionante bravura che hanno tanti,
tantissimi
altri autori…io scrivo per puro diletto personale, ma il mio stile è
ancora
acerbo, alle volte…ma io sono una persona ottimista, e sono convinta
che,
continuando a scrivere con passione e in modo diligente, migliorerò
sempre di
più fino a potermi considerare ‘soddisfatta’, cosa che, credimi,
raramente
accade XD Ma per il momento, sono felicissima che la storia stia
riscuotendo
tale successo…non me lo sarei mai aspettato *___*
Xemnas89:
Figurati, l’importante è che, anche
senza recensire, vai avanti con la lettura…torna a salutarmi presto ^^
SoRifan:
Al momento, non ho msn XD Ho avuto
problemi al pc e ora devo installarlo di nuovo...però solitamente non
aggiungo
molte persone ^^ devi scusarmi, ma con internet ho sempre paura…ma non
minaciarmi che non mi recensisci più la storia, dài XD Voglio dire, mi
sembra
un po’ esagerata come cosa XD Poi a te la scelta, fai come vuoi insomma
^___^
Devi scusarmi davvero…ma anche se avessi ancora msn, te lo dico con
sincerità,
avrei timore ad aggiungerti…in molti mi chiedono il contatto di msn, ma
non lo
dò mai a nessuno…chiamatemi ‘fissata’, se volete, ma sono fatta così.
Il_Trio_Infernale:
Eh sì, l’Akuroka sta diventado
davvero porcellosa…guarda Axel come si è ridotto XD Chiedere consigli a
quel
matto di Xaldin è segno di disperazione totale…evviva il sangue dal
naso,
dunque! Ti piace il SoDem? Oddio xD E pensare che a me non fa
impazzire…cioè,
lo tollero se necessario, ma niente di più XD
SoraRoxas: Non potrei mai ucciderti per un pairing XD
Soprattutto se si tratta di te*___* Mi sei mancata sai?! Sora on ha
avuto
questa gran reazione, in realtà…ma conoscendolo, non ci avrà neanche
capito
molto, voglio dire, sai com’è fatto T___T povero Riku….dovrà passare le
pene
dell’inferno, prima di fare un passo avanti con lui…sono troppo sadica
Xd
Adesso pensiamo alle
note…oh merda, sono un botto in questo capitolo! Me vuole andare in
Giappone
*-*
* = ebbene sì, Demyx
ha il Nintendo DS XD Ero indecisa tra questo e la PSP, ma visto che io
VOGLIO
codesto oggetto con tutte le mie piccole forze, ma a quanto pare il
destino mi
è avverso TvT, ho deciso di farlo avere almeno a lui
** = Ryuk di Death
Note…quel mostro brutto che vola ed è drogato di mele, per farvi capire
***= Avete presente
Nana, il manga della Yazawa? Beh, ci hanno fatto anche un movie, ovvero
un film
con attori in carne ed ossa…e Naminè e
Selphie, essendo fan di questa mangaka, lo stano guardando…io l’ho
visto in
italiano, ma è stato perché mi annoiavo e non avevo nulla da fare…io
ODIO Nana
è___é trama, ambientazione e personaggi! Sono più tipa da Host
Club….evviva la
roba demente XD
****= L’Unagyu
sarebbe praticamente l’anguilla tritata. Solitamente si mangia con una
speciale
salsa agrodolce e riso bianco.
*****= Gli Shinigami
sarebbero gli dèi della morte…non chiedetemi cosa c’entrino qui, non ne
ho idea
XD Leggere Death Note fa male, ricordatelo u____u
******= Shibuyia,
ragazzi…il centro dei divertimenti di Tokyo! Locali, vita notturna
e…club per
adulti XD Taaaanti club per adulti! Non fraintendetemi, la conosco
perché leggo
i manga >____<
*******=
solitamente, nei manga e negli anime quando a un personagio esce il
sangue dal
naso è perché sta facendo dei pensieri da sporcaccione XD
OOOOk, ora vado perché
stanno facendo Principe Azzurro Cercarsi, e io AMO questo film *____*
*le piacciono le
commedie romantiche*
Ciau a tuttiiiii, al
prossimmo capitolo! Grazie per avermi letta anche questa volta.
*MagikaMemy* |
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Capitolo 15 *** Capitolo 15: piscine deserte, onde perfette e lattine svuotate ***
Capitolo 15: piscine deserte, onde perfette
e
lattine svuotate
Si strofinò il
bagnoschiuma sulle braccia prive di peli, simili a quelle di un
ragazzino
dell’asilo e per nulla abbronzate.
Sora sbuffò:
incredibile, ogni estate la stessa storia!
Era più bianco di
Riku!
Aveva provato a
mettersi seriamente al sole per abbronzarsi, un paio di giorni prima,
con tanto
di occhiali e tankobon, pronto per passare l’intero pomeriggio in
catalessi
sotto i raggi.
Ma dopo dieci minuti
su tutta la pelle aveva avvertito un pizzicore tremendo, come se fossde
stato
punto da mille granchi invisibili, ed era stato costretto a ripararsi
sotto
l’ombrello da Gotich Lolita* di Paine, che lo aveva guardato malamente,
mentre
Tidus gli gridava dietro che ‘non reggeva neanche un po’ di sole’.
Oh, certo, mica
erano tutti come lui, che bastava stesse un secondo sotto quella
lampadina
gigante per diventare più scuro della cioccolata che piaceva tanto a
Demyx!!
Posò la confezione
di bangoschiuma profumato sul pavimento, e in silenzio iniziò a
sciacquarsi,
mentre lo shampoo iniziava a colargli e gli finiva un po’ negli
occhietti
azzurri.
“Ahi! Porco
Shinji !”
“Socchan, solo
perché odi Neo Genesis Evangelion** non vuol dire che devi insultare i
protagonisti! Ti ricordo che io ho la collezione di tutti i tankobon e
degli
OAV***!”
Sora si fermò
immediatamente, alzandosi sulla punta dei piedi e affacciandosi alla
doccia
accanto, dove un Roxas più contento del solito era intento a chiudere
l’acqua e
infilarsi le infradito.
“E’ solo un manga,
Rox!”
“Come il tuo stupido
Ranma, Socchan?”
Tidus si mise a
ridere quando sentì Sora urlare qualcosa come “Non toccare il MIO
Genma-san!”
“Avete finito di
fare macello?! Sbrigatevi a lavarvi, stiamo aspettando da mezz’ora!”
puntualizzò dall’esterno Xaldin, mentre, accanto a lui, fuori dalla
porta,
Marluxia cercava di guardare dentro, Demyx gli tirava le orecchie e
Axel, tanto
per fare qualcosa di diverso dal solito, si stava fumando una sigaretta.
Roxas aprì la porta
della sua doccia, lasciando libera una quantità preoccupante di vapore,
e
ciabattando uscì all’esterno, coperto dall’accappatoio.
Demyx, senza
preoccuparsi di non farsi vedere, diede una gomitata rumorosa ad Axel,
che si
voltò e per poco non collassò sull’erba.
“Com’è oggi l’acqua,
Roxy?” chiese Marluxia, avvicinandosi un po’…beh, un po’ troppo.
Axel scattò in
avanti e prese Marluxia per una spalla , con la stessa espressione di
un
bambino a cui hanno appena rubato una caramella appena comprata.
“Marlu-chan…vuoi che
ti mandi sotto l’acqua fredda a calci
oppure ci vai coi tuoi bei piedoni da Yeti?”
Marluxia, che si
aspettava una reazione del genere, si
mise a ridere.
“Va bene, va bene,
ti lascio il tuo cucciolo” fece, divertito, e si fiondò nella doccia
appena
liberata da Roxas.
Il ragazzino guardò
Axel, asciugandosi i capelli con un secondo asciugamano e sentendo
delle
goccioline d’acqua che gli colavano ancora dalla punta del naso.
Axel gli gettò
un’altra occhiata vorace, poi si affrettò ad allontanare gli occhi.
“Emh...vatti a
cambiare, sennò poi prendi freddo.”
Roxas, per la prima
volta, si ricordò che sotto quel dannato accappatoio non aveva
assolutamente
niente, neanche l’intimo, e arrossì visibilmente.
“Già, è…è meglio che
vada.” Balbettò, imabarazzato, per poi correre verso il bungalow.
Axel lo guardò
andare via, sperando che gli si alzasse un po’ il lembo
dell’accappatoio, anche
se sapeva benisimo che era una cosa da pedofili.
Xaldin e Demyx, alle
sue spalle, sbottarono a ridere.
“Ehy, Ax, mi sa che
ti serve un bagno…vuoi che ti libero una doccia?” chiese Xaldin,
divertito come
un matto.
Axel si girò di
scatto, mentre Demyx e quel brutto vecchiaccio sembravano sul punto di
chiedere
un pannolino per non sporcarsi le mutande, tante erano le risa.
“AHAHAHAH! Ax, non
per dire eh…ma tra le gambe sei un po’….”
Axel gettò subito
un’occhiata alle parti basse e…
CAZZO!
Si voltò verso la
direzione in cui era andato Roxas, ora deserta, e per la seconda volta
in tutta
la sua vita la pelle del viso divenne tutt’uno con i capelli.
“Bastardi!!! Come se
a voi non fosse mai successo! E poi…mica è così per Roxas…devo…devo
solo fare
pipì!”
“Sì, e i bambini
nascono sotto i cavoli!” fece Demyx, asciugandosi le lacrime dagli
occhi
azzurri. “Axel, davvero…devi trovare una soluzione a questo problema!
Roxas ha
solo sedici anni…non puoi farci le porcate come con uno di venti!”
“LO SO BENISSIMO!”
tuonò Axel, più in imbarazzo che mai, nascondendo il viso fra le mani e
ancora
girato.
Oh merda…
Perché non poteva
sparire?!
Desiderò con tutto
sé stesso che in quel momento precipitasse un aereo e lo colpisse in
pieno,
ammazzandolo sul colpo.
“…la doccia me la
faccio oggi pomeriggio!” esclamò, contrariato.
Poi, senza aspettare
risposta da quei due idioti, si allontanò in una direzione a caso.
Anche una necropoli
sarebbe stata meglio di quelle stupide doccie pubbliche!
Correndo, andò a
sbattere contro qualcosa, e si ritrovò davanti una Kairi perplessa.
“Aku-senpai!”
esclamò la ragazza, sorpresa di ritrovarsi davanti proprio il ragazzo a
cui
stava pensando.
Axel la salutò
flebile, ancora sovrapppensiero.
Basta, non…non ce la
faceva più!
Lui voleva bene, a
Roxas…sul serio…
Gli piaceva tenergli
la mano, guardarlo ridere, o lavorare, o giocare a
calcio…però…non poteva farci niente…il suo
istinto sembrava non accontentarsi di cose del genere…
Però lo sapeva,
accidenti…sapeva che Roxas era qualcosa di troppo delicato…qualcosa di
troppo
importante…non voleva trattarlo come uno di quelli da “una botta e
via”…Roxas
era diverso…
“Axel-san?! Ci sei?”
domandò Kairi, vispa, schioccando le dita davanti agli occhi verdi di
Axel, che
subito sobbalzò.
“Ah, scusa, ero…ero
distratto. Ti ho fatto male?”
Kairi sorrise,
sbattendo leggermente le piccole ciglia colorate con una punta di
mascara.
“No, tranquillo.
Piuttosto…senpai, sei sicuro che vada tutto bene? Mi sembri pensieroso.”
Axel, senza pensarci
due volte, prese la sigaretta che teneva dietro l’orecchio e se
l’accese,
nonostante ne avesse appena finita una.
Forse doveva davvero
comprarselo, quel libro per smettere di fumare.
Avrebbe potuto
chiederlo a Zexion per compleanno; era l’unico a cui potevi chiedere
dei libri
per regalo senza avere timore di farti ridere in faccia.
Kairi continuava a
fissarlo, manco fosse stato il pupazzo del Tottoro nel Museo dello
Studio
Ghibli****.
Prese una boccata di
fumo e si afflosciò a terra, appogiato al muretto.
“Beh, il fatto è…che
ho un po’ di problemi.”
“Con mio cugino?”
Axel rischiò di
strozzarsi con la sua stessa saliva, e si voltò verso Kairi con gli
occhi
spalancati: la ragazza, dal canto suo, si limitò a ridacchiare e a
sedersi
accanto a lui, sistemando accanto la borsa a tracolla dove aveva
l’asciugamano
per la spiaggia.
“Sai, Aku-senpai”
cominciò, godendosi l’espressione esterrefatta di Axel per qualche
breve
istante “Roxas…è un ragazzo diverso dagli altri. E’ pieno di rabbia
verso il
mondo, e non ha fiducia in niente. Sua madre…lo ha abbandonato quando
aveva sei
anni o giù di lì.”
Axel lasciò che la
sigaretta cadese a terra, stavolta davvero, davvero stupito.
…allora era questo
ciò che Roxas gli aveva sempre tenuto nascosto?
Ma perché?
Perché…perché non
glielo aveva mai raccontato?
“Dici sul serio?”
chiese, senza urlare né agitarsi, ma alterando leggermente la voce,
cosa di cui
Kairi si accorse.
Si fissò i piedi,
sovrappensiero, e Axel, se non fosse stato completamente preso da ciò
che lei
stava dicendo, si sarebbe chiesto se non avessero qualcosa che non
andava.
La ragazza fece un
piccolo cenno del capo, agitando lievemente le ciocche rossicce che le
cadevano
sulle spalle e spegnendo di un poco lo sguardo.
“Mia zia…se n’è
andata di casa una mattina presto, durante uno dei viaggi di lavoro di
mio zio.
Ha lasciato Roxas da solo.” Spiegò, rapida e secca, come se anche il
semplice
ricordare le facesse troppo male.
Axel, che aveva
raccolto la sigaretta, fece un lunghissimo tiro, mentre dentro lo
stomaco gli
si apriva una specie di voragine grande quanto il Monte Fuji.
Roxas...il suo
Roxas…
Era per questo che
non si fidava mai di nessuno…?
Quella donna…lo
aveva abbandonato a un’età del genere…mentre il padre non c’era…
…chi potrebbe mai
fare una cosa del genere al proprio bambino?
“E’ una cosa….disgustosa.”
riuscì solo a mormorare, ignorando gli occhi che, lenti, iniziavano ad
appannarsi.
Kairi tacque per un
breve istante, poi, con una mossa secca, si alzò, portano la borsa con
sé e
rimettendosi il capellino da baseball che aveva tolto poco prima.
“Aku-san…”
Axel incrociò gli
occhi con quelli azzurri di lei, e non potè fare ameno
di notare che erano di un colore
similissimo a quelli di Roxas.
“…ti prego…non
fargli del male.”
Il ragazzo, senza
aspettare che aggiungesse altro, assunse un’espressione severa.
D assoluta
convinzione esincerità, come se non
avesse dubbi a riguardo.
“Io amo tuo cugino,
Kairi.” Disse semplicemente.”Lo amo come…come non ho mai amato nessuno.”
Kairi lo vide
sorridere, e ricambiò il gesto.
Suo cugino aveva
ragione.
Axel sapeva davvero
farci, con le parole.
***
“Sonounidiotasonounidiotasonounidiotasonounidiota…”
Rikku continuava a
ripetersi la stessa frase ad alta voce da circa mezz’ora, ovvero da
quando si
era alzata.
Stava facendo tardi,
accidenti!!!
Ma a che ora era andata
a dormire, la sera prima?!
Svoltò a destra
correndo, infilando una manica del giacchetto azzurro e con una fetta
di pane
tostato stretto tra i denti.
Cercò di fare mente
locale.
…erano tornati dal
ristorante verso le dieci…poi si era infilata il pigiama, quello che
Selphie le
invidiava tantissimo…poipoipoi…h, sì, aveva iniziato a
giocare a Tekken con Yucchan…avevano fatto
una ventina di incontri, poi lei si era stufata e aveva mangiato un
pacchetto
di patatine al formaggio, di quelle che Kairi diceva sempre che
puzzavano…
Accidenti…si ricordò
tutto u tratto che l’ultima volta ch aveva visto l’orologio era l’una
passata…
Beh, quando uno è
deficiente…
“Merda!” esclamò,
rivolgendosi a se stessa e fermandosi un nano secondo, quel poco che
bastava
per riprendere fiato.
Stava già per
ripartire, con tanto di posa da centometrista delle braccia e delle
gambe,
quando in lontananza vide Riku su una panchina accanto al campo da
calio,
intento a parlare al telefono.
Oh, beh..tanto ormai
era in ritardo…
Sorrise, sentendosi
una perfetta cretina, e senza pensarci due volte si avvicinò al ragazzo.
Quando lo raggiunse,
gli si piazzò davanti, mantenendo un sorrisone largo tre metri che gli
occupava
da solo mezza faccia.
Riku sospirò,
chiedendosi cosa aveva fatto di male nella vita per meritarsi una
punizione
simile.
Al telefono con quel
tirannosauro di sua madre e davanti agli occhi la sclerata dell’anno.
Fantastico.
Ok, ora potevano
dirglielo…dov’erano le telecamere?
“Sì….d’accordo.
Ciao.”
Non fece in tempo a
chiudere la conversazione che Rikku gli era praticamente già saltata
addosso,
sedendoglisi sulle ginocchia.
“Good morning,
Ricchan!” esclamò la ragazza, piegando le labbra truccate di lipgloss
in un
sorriso.
Riku riuscì a
malapena a rificcare il cellulare nella tasca dei jeans, poi le lanciò
uno
sguardo non troppo benevolo.
“Non dovresti essere
a lavoro? E poi ti ho già detto mille volte di non chiamarmi Ricchan!”
Rikku assunse un’espressione crucciata, che mal si addiceva ai suoi
lineamenti
appuntiti.
“Come siamo scorbutici
oggi, Ricchan.” Osservò, inserendo una nota d’ingenuità nella voce, per
darsi
un’aria infantile e sperare che Riku si addolcisse.
Ovvio, sapeva che
non sarebbe successo.
Eppure ogni volta ci
provava, a fare gli occhi dolci: insomma, sua madre le aveva sempre
detto che
un battito di ciglia può sconvolgere un uomo più di una vitoria della
sua
squadra preferita di calcio.
Ma Riku non era
proprio il tipo, da fare caso a certe cose.
Non che fosse
insesibile, oh, no.
Non avrebbe mai
potuto pensare una cosa del genere.
Preferiva credere
che il suo fosse solo un atteggiamento per far scena.
Evidentemente, non
riusciva proprio ad accettare che quel comportamento fossse dovuto al
fatto che
lui, semplicemente, voleva solo farsi gli affari suoi e stare da solo,
alle
volte.
Riku alzò gli occhi
al cielo, e le fece spazio sulla panchina, tanto per far pace con la
coscienza.
Naturalmente, Rikku
non esitò a fiondarsi lì accanto e sedersi a gambe incrociate,
fissandolo.
“Stamattina mi sono
alzata tardi. Ma scommetto che Namichan se la caverà alla grande.” Fece
una
pausa, come a sperare che lui si mostrasse interessato alla cosa.
Quando capì che al
ragazzo non poteva fregare di meno, riprese a parlare come se nulla
fosse.
“…Ricchan…posso
farti una domanda?”
Riku, ormai amareggiato
e arreso all’idea di essere chiamato in quel modo ridicolo per tutta la
vita,
si limitò a fare un piccolo cenno con il capo, scuotendo un poco la
frangetta
chiara che gli ricadeva sugli occhi.
Rikku aveva sempre
pensato che sarebbe stato molto meglio senza quei capelli sul viso, ma
al
momento il pensiero non la tangeva minimamente.
“…ti piace qualcuna,
Ricchan?”
Riku non mostrò
alcuna reazione, nonostante il suo primo impulso fosse stato quello di
scavare
nell’asfalto o farsi investire dalla prima macchina di passaggio.
Ma mantenne il
controllo.
Come sempre, del
resto.
“Rikku…non sei il
mio tipo, te l’ho detto cenntinaia di volte.”
“Ma perché no?!
Voglio dire…cos’ho che non va?” chiese lei, saltando in piedi sulla
panchina.
Riku la guardò negli
occhi, disperato.
“Non…sei tu, il
problema…è…una cosa complicata”
“E non puoi
spiegarmela?!” sbottò la ragazza, iniziando ad arrabbiarsi.
Riku le lanciò uno
sguardo carico di rammarico.
Cosa doveva dirle,
diamine?!
Perché non riusciva
a farsene una ragione?!
Eppure, l’aveva
rifiutata tante di quelle volte…una ragazza normle si sarebbe
rassegnata già da
tempo.
“Rikku…mi dispiace.
Dico davvero.”
Rikku arrossì com
non aveva mai fatto, gli occhi pieni di lacrime.
Il ragazzo avrebbe
voluto agiungere qualcos’ altro, ma il timore che la situazione potesse
peggiorare gli fece tenere la bocca ben chiusa.
Rikku tornò a
sedersi, stavolta sulle ginocchia, verso Riku: prese il volto del
ragazzo tra
le mani e lo baciò.
Non in modo volgare,
no…con una tristezza infinita.
Le guance di Riku
erano immobili sotto il suo tocco, quasi come se lui fose diventato
all’improvviso di ghiaccio.
Si allontanò, mentre
ormai piangeva come una bambina a cui hanno appena rubato il giocattolo
appena
comprato.
“Eppure…tu…mi piaci
così tanto…”
***
Fece cadere la
lattina a terra, e quella si aprì contro un sasso.
Sora percepì il
cuore fermare i suoi battiti, ma non fece in tempo a riprendere fiato
che fu
costretto a nascondersi dietro al primo cespuglio nelle vicinanze,
perché
Rikku, seduta laggiù sulla panchina, si guardava attorno ancora
frastornata.
Il ragazzo spostò lo
sguardo verso Riku, che guardava in basso senza espressione.
…Riku…
Gli aveva dato
appuntamento là la mattina presto, prima del lavoro…gli aveva detto che
aveva
bisogno di parlargli...e lui aveva anche comprato delle lattine al
distributore, di quella bibita schifosa che sembrava piacesse solo a
lui…
…cos’era
quel…terribile senso di vuoto che gli stava invadendo il petto?
Non lo
sapeva…l’uncia cosa di cui era certo era che voleva vedere Rikku
andarsene e
dimenticare quella scena al più presto…
Certo…Rikku era
sempre stata innamorata persa, di Riku…ma lui, la sera prima…
Oh, accidenti…
Si alzò di scatto,
ben attento a non farsi vedere, poi sgattaiolò per la strada battuta
che
portava alla spiaggia.
Iniziò a correre,
correre più forte che poteva, sperando che la mente gli si svuotasse.
Merda…merda!
Non…non era
normale!!
La sua reazione non era normale!!
Si stava comportando
da pazzo!
Raggiunse lo
stabilimento con un’espressione di vuoto totale, come se qualcuno gli
avesse
appena soffiato via l’anima.Si fermò in piedi, le scarpe piene di
sabbia, a
fissare le onde azzurre e tanto perfette da essere irritanti.
Alcune ragazze
stavano giocando con un grande pallone a stelle rosa, lanciandoselo e
gettandosi in acqua per tentare di acchiapparlo, con i capelli lunghi e
gocciolanti che ricadevano sulle spalle e i costumi a fantasie assurde.
“Socchan, che ci fai
qui?”
Sora riconobbe
all’istante la voce di Kairi, e si voltò per mostrarle un sorriso falso.
Il primo della sua
vita.
Non aveva mai avuto
bisogno di fingere…era sempre stato davvero felice, spensierato, uno
che quando
aveva visto Il Re Leone la prima volta aveva subito adottato le parole
Hakuna
Matata rendendole il suo motto.
Kairi non ricambiò
il gesto, al contrario assunse
un’espressione crucciata.
Aveva capito che
stava fingendo.
E per un istante gli
tornarono alla mente le parole di Selphie…che Kairi era innamorata di
lui…
…in fondo…non era
quello che aveva sempre voluto?
Non era ciò che
aspettava da anni? Le parole che voleva sentire da quando erano alle
medie?
Preso da quei
pensieri istintivi, si avvicinò a Kairi e le sfiorò una guancia con le
dita.
….no…non lo stava
facendo perché aveva visto Riku e Rikku che si baciavano…lo stava
facendo
perché…
Bèh…perché Kairi gli
era sempre piaciuta…no?
“Kacchan.”
Kairi sembrava aver
capito che la situazione stava avendo una svolta imprevista, e le
guance chiare
le si colorarono di un delizioso e leggerissimo rossore.
Sora finse di non
notarlo: la sua mente era come una finestra appannata, e neanche lui
riusciva a
rendersi bene conto di cosa stesse facendo.
Una parte del suo
cervello era lì sulla spiaggia…ma l’altra, quella più piccola, sembrava
ancora
addormenatata, e continuava a sognare la stessa scena…continuava a
vedere le
labbra di Riku che incontravano quelle di Rikku…
“…Socchan..?”
bisbigliò Kairi, mentre il rumore del mare e le risate dei bagnanti si
facevano, alle sue orecchie, sempre più piccole.
Doveva tornare a
lavoro…al chiosco non c’era nesuno..chissà perché, Riku non era ancora
arrivato..Oh, ma a che diamine stava pensando?!
Sora era lì, davanti
a lei, vicinissimo, tanto che avrebbe potuto contare le ciglia dei suoi
occhi
stupendi…e lei pensava a cose simili?!
Sora non la stava
neanche a sentire…abbassò lo sguardo per un attimo, e la luce nei suoi
occhi,
Kairi lo vide, si spense per un istante.
Poi, come se stesse
scacciando un brutto pensiero, scosse lievemente la testa, credendo di
non
essere visto: rialzò gli occhi, un velo di serietà che glieli riempiva.
“…vuoi metterti con
me?”
**
Andiamo in moto,
aveva detto.
Sara divertente,
aveva detto.
….ma la colpa non
era stata di Axel, oh no.
La colpa era stata
sua, che gli aveva creduto e aveva avuto la masochista idea di seguirlo
davvero!
E adesso, con il
casco che gli stava distruggendo i capelli che aveva impiegato mezz’ora
a
sistemare, la maglia che, controvento, sul davanti si attaccava alla
pancia
come fosse fatta di scotch e il vento negli occhi, riusciva a rendersi
conto
che sarebbe stato meno autolesionista se avesse fatto bangee jumping
senza
corda.
Si, sicuramente i
rischi sarebbero stati minori.
Chissà, magari
mentre cadeva sarebbe riuscito ad aggrapparsi a qualcosa…chessò, uno di
quei
rami secchi che stavano in tutti, tutti
i film di avventura e che, puntualmente, salvavano quello sfigato del
protagonista, che, non si sa come, ogni volta riusciva magicamente ad
aggrapparcisi senza finire schiantato al suolo.
Oh, ma a che diamine
stava pensando?!
La sua vita era
seriamente in pericolo.
“AXEL, IO TI
AMMAZZOOOOOOOOOOOOOO….” Gridò d’un tratto, sperando che l’altro lo
sentisse.
E così fu, o almeno
lo intuì, perché lo sentì ridacchiare da sotto il casco rosso.
Il ragazzo, in tutta
risposta, impennò, aumentando la velocità, e Roxas fu costretto a
saldare la
presa intorno alla vita di Axel
….dannato!
Lo stava facendo
apposta, perché voleva essere abbracciato più forte!!
Che razza di malato
poteva divertirsi a flippare su una moto rossa fuoco sull’autostrada di
una
giornata di fine estate?!
Non voleva morire,
era…era troppo giovane!
Aveva appena
imparato a baciare, cavolo, Dio non poteva fare qualcosa di tanto
crudele da
ammazzarlo proprio ora che la vita cominciava ad avere un senso!
Axel rallentò di pochissimo, quel poco che bastava per permettergli di
aprirsi
un attimo il vetro del casco e lasciare che l’aria d’estate gli
arrivasse in
volto.
Quando finalmente
Axel frenò buscamente, Roxas riaprì gli occhi, dopo che li aveva tenuti
sigillati (non chiusi: sigillati. Ermeticamente, quasi) per più di
dieci
minuti, e si guardò attorno, psicologicamente distrutto.
“Prima o poi dovrai
spiegarmi perché abbiamo preso l’autostrada. Potevamo venire in
autobus,
saremmo arrivati da un pezzo.”
Axel si mise a
ridere, mettendo la catena alla moto e togliendosi il casco, liberando
i
capelli sparati da tutte le parti.
“Cavolo, quanto ti
lamenti! Volevo farti fare un giro…perché, non ti sei divertito?”
domandò,
immaginando la risposta.
Roxas fece una
smorfia come se qualcuno gli avesse appena dato una spinta sulle
costole.
”Oh sì, come a una riunione di satanisti.”
Axel fece una
piccola risata, alzando gli occhi al cielo.
“Dio, sei così
romantico da farmi venire i brividi” esclamò, ianrcando un sopracciglio.
Il più piccolo
incrociò le braccia al petto.
“Wow, hai appena
fatto la prima battuta sarcastica della tua vita. Stasera riso con
fagioli
rossi.*****”
“Ehy, già di cattivo
umore? E io che ti avevo invitato perché volevo stare un po’ con te. In
quel dannato villaggio non riusciamo
quasi mai a vederci.”
Lasciò la frase in sospeso,
e Roxas fu colto da un indecifrabile
senso di colpa.
Accidenti…Axel non
aveva tutti i torti.
Era lui, che li
stava costringendo a tenere nascosto tutto questo.
E pensare che non ci
sarebbe stato nulla di cui vergognarsi…eppure…
“….non mi sento
ancora pronto per dirlo agli altri, Ax. Mi dispiace…io…”
Axel gli si
avvicinò, il casco ancora tra le mani, e si chinò per guardarlo dritto
in viso.
“Ehy” bisbigliò,
incurante dei passanti che, di tanto in tanto, lanciavano a entrambi
sguardi
incuriositi “stavo scherzando. Non me ne frega niente… se stiamo
insieme di
nascosto.” Abbracciò gli occhi di Roxas, ed ebbe un brivido nel vederli
così
chiari. “…per me possiamo andare avanti così per sempre. E’ molto
romantico,
non trovi?” e sorrise.
Roxas capì che stava
dicendo così per consolarlo, per togliergli ogni responsabilità….
Lo baciò appena,
alzandosi in punta di piedi per stare più comodo.
Axel mollò una mano
dal casco per stringerla con la sua, e rimasero così per qualche
istante.
“Emh…Ax…non per dire
niente…”
Axel aprì
gli occhi, e si accorse di essere
rimasto imbambolato come un perfetto idiota per qualche secondo buono.
Davanti a lui, Roxas
che sogghignava sotto i baffi.
“I film,
tecnicamente, vanno visti dall’inizio, non dal secondo intervallo.”
Axel sbottò
a ridere, ma quando vide l’ora sul
display del cellulare assunse un’espressione impagabile.
“Cavolo! Comincia
tra mezzo minuto!”
Prese Roxas per mano
e inizarono a correre insieme verso il cinema, facendosi largo tra la
folla.
Roxas, col fiatone,
alzò gli occhi al cielo, amareggiato.
Nota mentale: mai
più cinema con Axel.
A meno che non sia
un film che hai già visto.
**
Axel camminava con
le mani in tasca, la sigaretta spenta in bilico tra le labbra e l’aria
più
distratta del mondo.
Non si sarebbe
stupito se avesse preso in pieno un palo, ma al momento la
preoccupazione era
minima.
Il pomeriggio del
giorno prima era stato grandioso.
Peccato per il
film…tra quaranta persone, l’unico uscito sorridente dalla sala era
stato
Roxas, con un sorrisone sulle labbra e le guance sporche del burro dei
pop-corn.
Aveva detto che il
film era stato fantastico, e quando se n’era uscito con questa frase:
“il
fratello del protagonista era proprio carino” lui aveva provato
l’impulso di
lanciargli addosso una delle colonne del multisala.
Svoltò l’angolo del
bar e si ritrovò davanti alla piscina vuota.
Per forza, erano
andati tutti via.
Chissà perché gli
aveva detto di vedersi così tardi.
Naminè lo aveva
raggiunto al lavoro la matina dicendo che aveva un problema, e l’unica
persona
con cui se la sentiva di parlarne era lui.
Mah.
Certo che quella
ragazza era strana.
Per carità, una
bravissima persona…ma alle volte gli
sembrava un po’ distante, come se avesse sempre la testa fra le nuvole.
E poi loro due non
avevano mai avuto chissa quale rapporto…cioè, parlavano spesso, ma non
più di
quanto lui chiacchierasse con Kairi o, che ne so, quella ragazzina
bionda,
quella innamorata di Riku.
Ecco, lui era una di
quelle tipiche persone che socializzava un po’ con tutti.
Però aveva accettato
di incontrarla perché…beh, perché era la migliore amica di Roxas, e
quindi non
poteva essere tanto male.
A proposito..ora che
ci pensava, non aveva ancora visto Roxas, oggi.
Certo, lo aveva
beccato dieci secondi a colazione, ma avevano fatto a mala pena in
tempo a
salutarsi un attimo, perché entrambi dovevano lavorare.
Sospirò, sedendosi
su una sdraio vuota e ripercorrendo mentalmente le dodici lezioni della
giornata.
Era distrutto.
Non vedeva l’ora di
mettersi a letto, cosa insolita per uno che, come lui, era abituato ad
andare a
dormire come minimo alle due di notte (anche a causa delle ispirazioni
notturne
di Demyx, che quando inizava a suonare la sua maledetta chitarra non la
smetteva più, con la scusa che ‘aveva avuto un’illuminazione’.)
“Scusa il ritardo.”
La voce di Naminè lo
fece alzare di scatto dalla ridicola posizione in cui era seduto, e la
ragazza
gli si avvicinò sorridente.
Indossava una
salopette bianco latte con i pantaloni cortissimi, e i capelli erano
raccolti
in due trecce spettinate.
Sembrava molto più
piccola della sua età, eppure il suo viso aveva qualcosa di strano.
Axel,
all’improvviso, si sentì a disagio senza un’apparente ragione.
…aveva…una brutta
sensazione.
Cercò l’accendino
nella tasca e, una volta trovato, accese la sigaretta, provando a non
pensarci.
“Figurati, erano
appena arrivato” esclamò, sorridendo. “Allora, cosa succede?”
Naminè smise
improvvisamente di sorridere, e iniziò a camminare a bordo piscina, le
mani
dietro alla schiena.
“...sai,
Aku-senpai…sono…innamorata di un ragazzo.”
Axel la guardò
accigliato.
“Beh, alla tua età
mi sembra normale. Per caso lo conosco?” chiese, senza reale
interesse…più che
altro, gli sembrava scortese mostrarsi menefreghista.
Naminè smise di
camminare e guardò il pelo dell’acqua illuminata dalle luci artificiali
sul
fondo.
“Oh, direi di sì.”
Cominciò, senza mostrare segni di imbarazzo. “...ma non penso di avere
possibilità. Sai, non credo mi abbia notata poi molto.”
Axel diede un tiro,
agitato.
La sensazione di
prima non accennava a sparire… al contrario, si sentiva sempre più
nervoso.
Accidenti!
“Beh…ma lui sa che
ti piace?”
Naminè lo guardò
fisso negli occhi.
“Adesso sì.”
Axel rimase
sbigottito per un attimo, poi realizzò ciò che la ragazza voleva dire e
arrossì
di botto, imbarazzato.
…oh, no…
Naminè gli si
avvicinò e, in silenzio, si sedette su di lui.
Axel era
visibilmente agitato, e non badò al rumore di passi che si avvicinavano.
Naminè guardo alle
spalle di Axel senza che lui ci facesse caso.
Dietro di loro,
trovò Roxas che avanzava nella loro direzione, incuriosito.
Lei fece una smorfia
di eccitazione, poi, facendo finta di nulla, di nuovo puntò i suoi
occhi di
ghiaccio verso Axel.
“Senpai…”
Axel non ebbe
neanche il tempo di rendersi conto della situazione: Naminè posò
delicatamente
le labbra sulle sue.
Il ragazzo era
talmente confuso da non riuscire neanche a ribellarsi, e lei approfittò
della
situazione per rendere il bacio più profondo.
Axel, quando
finalmente realizzò cosa stava accadendo, prese le spalle della ragazza
e la
allontanò con un movimento brusco.
Naminè aveva ancora
le labbra umide, ma sembrava soddisfatta.
Guardò dietro ad
Axel, e il visetto le si illuminò in un sorrisone.
“Oh, ciao Roku-chan.”
Axel, sentendo quel
nome, si voltò di scatto: davanti a lui, Roxas lo fissava senza parole.
Riusciva a vedere le
lacrime già appese alle sue ciglia, e il viso gli era diventato
paonazzo.
Si alzò
immediatamente, lasciando che Naminè cadesse a terra, e cercò di
prendere Roxas
per una mano.
“Rox! Posso…posso
spiegarti!” riuscì solo a balbettare.
Roxas abbassò il
capo, nascondendo gli occhi sotto la frangetta, e con uno schiaffo
allontanò la
mano di Axel.
Il ragazzo sentiva
un nodo all’altezza della gola, ma Roxas…sembrava semplicemente senza
espressione.
“…scusate se vi ho
interrotti.” Sussurrò, e poi corse via.
Sentiva Axel
chiamarlo da dietro, ma non sarebbe mai voltato indietro.
Continuò a correre,
le gambe che sembravano in procinto di cedere da un momento all’altro e
piangendo come quando sua madre se n’era andata.
Singhiozzava così
forte che avrebbe potuto scuotere una montagna, e senza neanche
accorgrsene
arrivò alla spiaggia deserta.
Non si fermò neanche
un istante per guardare il sole che
tramontava contro il mare: gettò le scarpe da qualche parte sulla
sabbia
ericominciò a correre a piedi nudi, continuando a piangere e urlare.
…era stato uno
stupido…era stato uno stupido…
…l’amore non
esisteva…nessuno al mondo riusciva ad amare senza poi tradire…
…era stato così con
sua madre…e ora ci era cascato di nuovo…
No….no…NO!
Basta…basta…
Non ce la faceva
più….basta…
“UCCIDIMI!” gridò ad
un tratto, senza smettere di correre e lasciando che le lacrime li
appannassero
la vista.
“Uccidimi e
basta…non voglio più…soffrire…”
Finalmente si fermò,
portando un polso sulla mano e sentendo il cuore battere come un
tamburo di
guerra.
Era sudato, stanco,
distrutto.
Voleva solo morire.
Lasciare quel mondo
di merda e andarsene.
Volare via come i
gabbiani…
“….avevo giurato…che
non avrei più voluto bene a nessuno…”
disse a sé stesso,stringendo i pugni e con gli occhi chiusi per la
rabbia.
“….uccidimi…qui…”
Si sedette sulla
sabbia, nonostante sapesse di essere lontano almeno un’ora dallo
stabilimento
privato del villaggio.
Rivolse lo sguardo
verso il cielo colorato dal crepuscolo, senza riuscire a fermare le
lacrime.
…per la prima volta
in tutta la sua vita…desiderò davvero la morte.
Una morte veloce,
meno dolorosa dell’amore.
Una morte che
risolvesse ogni cosa.
Una morte che lo
lasciasse libero.
Una morte che lo
facesse volare via.
Come i gabbiani.
Note dell’autrice:
Vi prego di ignorare
la vena emo di quest’ultima parte del capitolo ;___; me depressa dopo
un
pomeriggio passato a studiare e a sentire canzoni assolutamente
depressive.
Comunque sia…avete
visto, i capitoli arrivano sempre, alla fine XD in ritardo, ma ogni
tanto
rispuntano come i funghi.
L’avevo detto, che
questa storia l’avrei portata avanti nel bene o nel male U.U Non voglio
più
ripetere lo sbaglio di New Kingdom heroes (mia fanfiction famosa per
essere
rimasta incompiuta).
Oltretutto, questa
storia per me è importante, e ormai la mando avanti da quest’estate.
Sta
davvero diventando lunga.
E pensare che
inizialmente era un’idea breve….però ha avuto un successo inaspettato,
quindi è
arrivata dove è oggi. Grazie a voi tutti per il vostro sostegno ^^.
Come avrete notato,
Naminè è una bastarda dentro, e in effetti prima mentre rileggevo mi
sono
chiesta: “non l’avrò fatta troppo stronza?”
La risposta me la
sono data da sola: è talmente crudele da essere anche spaventosamente
OOC, ma
che volete farci, la trama aveva bisogno di un risvolto drammatico.
E poi quante volte
le persone migliori fanno delle cattiverie quando meno te l’aspetti?
Voglio dire, Naminè
è umana XD
Un’altra cosa che
tenevo a dire: Sora è un c**one, stavolta ne avete la ceretzza. Voglio
dire,
adesso si è messo con Kairi, illudendosi di essere innamorato di lei.
E Roxas e Axel?
Vogliamo parlare di
questi due adorabili deficienti??
Eeeeeeh, l’amour…speriamo
che questi riusciranno a risolvere tutti’sti casini, sennò dovrò andare
avanti
all’infinito XD
*= stile molto in
voga in Giappone tra le giovani. E’ una moda che fa largo uso di pizzi,
merletti, vestiti, cerchietti…le ragazze che vestono così assomigliano
spesso a
delle bamboline ^^ Sono davvero deliziose
**=Shinji è il
protagonista di Neon Genesis Evangelion…manga che dovete conoscere per
forza xD
***= OAV sono i film
che si basano su delle serie di animazione giapponese. Ammetto di non
essere
una grande esperta del settoere, però, quindi se ho sbagliato non
trattenetevi
e fatemelo notare ^___^° *sorride imbarazzata*
****= Il Museo dello
Studio Ghibli è un museo dedicato a questi studi di animazione, gestiti
dal
grande Hayao Myiazaki (regista, tra gli altri, di ‘La Città Incantata’,
‘Nausicaa
e la Valle del Vento’, ‘Il mio amico Totoro’, ‘ Il Castello Errante di
Howl’, ‘Porco
Rosso’ e tanti altri magnifici capolavori, la maggior parte
praticamente
sconosciuti qui in Italia).
*****= qui Roxas si
riferisce ad un’usanza tipica del Giappone: quando accade qualcosa per
la prima
volta ( ad esemmpio, il primo ciclo mestruale delle ragazze) è
tradizione
mangiare per cena, appunto, riso accompagnato da fagioli rossi, in
segno di
augurio.
Note finite….ho
cercato di limitarmi, in questo capitolo.
Neanche stavolta
risponderò alle recensioni, mi dispiace…ma ho passato il pomeriggio a
scrivere,
quindi ora ho mille cose da fare T___T spero mi perdonerete.
Al prossimo capitolo
^^ Con la speranza che questo vi sia piaciuto.
Grazie infinite a
tutti voi che mi leggete, recensite, aggiungete ai preferiti o anche
che
semplicemente mi sostenete con il vostro affetto e il vostro interesse.
Senza di voi,
ricordatelo, questa storia non sarebbe mai arrivata fin qui.
Spero di riuscire ad
aggiornare prima, la prossima volta ^____^!
Un abbraccio grande
grande to everybody
*MagikaMemy* |
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Capitolo 16 *** Capitolo 16: phon bruciati, falò sulla spiaggia e sussurri eccitanti ***
Capitolo 16: phon bruciati, falò sulla
spiaggia e
sussurri eccitanti
Kairi pettinava i
capelli rossi e liscissimi guardandosi allo specchio, tanto euforica da
sembrare una bambina che ha appena trovato la bambola che aveva chiesto
accanto
al cuscino, nuova di zecca.
Lasciò che il vapore
emanato dall’acqua appena chiusa appannasse un po’ il vetro, poi uscì
dal bagno
con un asciugamano annodato sul seno e che la copriva fin sotto al
ginocchio.
Attraversò il
corridoietto e raggiunse la stanza sua e di Naminè, poi si sedette sul
letto e
tamponò appena i capelli con un secondo asciugamano.
Fuori dalla
finestre, il cielo limpidissimo d’estate rifletteva la luce chiara dei
raggi
sulla stanza.
Fece un piccolo
sospiro, sentendosi improvvisamente sperduta in quel piccolo spazio
pieno di
vestiti spiegazzati e calzini gettati a terra.
Ancora non riusciva
a crederci.
Ce l’aveva fatta.
Si era messa con
Sora, il suo Sora.
Era talmente felice
da non trovare neanche le parole, delle quali, purtroppo, Rikku e Yuna
erano
parecchio provviste.
Quando erano
rientrate al bungalow, prima di andare a
cena la sera prima, non si era trattenuta, nonostante per tutto il
pomeriggio
si fosse promessa il contrario, e aveva raccontato tutto alle ragazze.
Naminè,
naturalmente, si era dimostrata tranquilla come al solito, ma le si era
avvicinata e l’aveva abbracciata calorosamente, sussurandole in un
orecchio un
“ne ero sicura, Kacchan.”
Paine, dal canto
suo, si era limitata ad alzare gli occhi al cielo e dire tra sé e sé un
qualcosa
di simile a “ecco un’altra vittima. Tutto questo amore mi fa allergia.”
Selphie si era
dimostrata insolitamente poco propensa a fare casino, ma le aveva
subito fatto
l’occhiolino, felice per lei.
Ovviamente, la
reazione di Rikku e Yuna era stata ben diversa: quelle due matte,
elettrizzate
dallo scoop, le erano letteralmente saltate in groppa e in braccio,
rischiando
di farla schiantare al suolo come se avesse inciampato sul suo stesso
imbarazzo.
Erano sempre le
solite, non c’era niente da fare, e stava seriamente iniziando a
preoccuparsi
che non sarebbero mai cambiate.
“Kacchan, sbrigati!
Abbiamo appuntamento tra venti minuti!”
Kairi sussultò e
guardò rapidamente l’orologio da polso.
…oh, no!
“Accidenti!” gridò,
in preda al panico, alzandosi in piedi e guardandosi attorno.
Diamine, dove lo
aveva cacciato?!
Guardò verso la
porta con un’espressione impagabile sul volto.
“Namichaaaaan…”
vagheggiò, e l’altra sospirò.
“Oh, Kacchan, ma
dove hai la testa?! Sarà la nona volta in due mesi che perdi il phon
per la
stanza.
Dovresti davvero
mettere un po’ in ordine, sai? Lo avrei fatto io, ma la tua valigia è
strapiena”
Naminè lanciò uno sguardo vacuo al bagaglio aperto dell’amica in un
angolo
della stanza “e, sinceramente, non so dove altro buttare la tua roba
sparpagliata.”
“Scusascusascusascusa!
Hai super ragione!! Sono troppo disordinata!” esclamò Kairi,
abbassandosi a
guardare sotto il letto.
“Oh, non userei
proprio la parola ‘disordinata’, sai Kacchan?” fece l’altra, con la
voce
colorita dal solito tocco di dolcezza “io dire piuttosto…che sei una
persona
dotata di molta creatività.”
Kairi le avrebbe
risposto, se non fosse stata completamente concentrata sul problema
dell’ora,
ovvero: dove diavolo era finito, quello stramaledetto phon?
Cercò di fare mente
locale, tentando di ripercorrere l’ultima volta che lo aveva usato, ma
l’unica
immagine che le venne alla mente fu quella di Sora che, sorridente, le
veniva
incontro.
Sentì una morsa
improvvisa allo stomaco, una sorta di ansia mista a incomparabile
felicità, ma
ache tanta agitazione.
Non sapeva neanche
come comportarsi, appena lo avrebbe rivisto.
Per la prima volta,
le venne in mente che, quando si sarebbero visti…
Oh, merda!
Si sarebbero
sicuramente…sicuramente…
Tentò di scacciare il
pensiero con una scossa del capo, ma era del tutto inutile: cominciava
a
sentire la pura del primo bacio.
Primo. Bacio.
Quelle due dannate
parole iniziarono a viaggiarle da una parte all’altra del cervello, e
lei
avrebbe solo voluto aprirsi la testa e buttarle fuori da lì.
Naminè, accortasi
che Kairi era salita sulla nuvoletta rosa dei pensieri romantici, tentò
di
richiamare la sua attenzione con un colpo di tosse, sorridendo; ma
l’altra
sembrava essere entrata in una specie di trance psicosomatico, tanto
che aveva
la stessa espressione di una che ha appena assistito all’accoppiamento
del suo
cane.
La ragazza alzò gli
occhi al cielo, sospirando di stanchezza, poi si limitò a voltare le
spalle e
ad uscire dalla stanza.
“Kacchan…” gridò,
una volta che tornò in salotto.
Kairi, dalla stanza
da letto, ebbe un brivido e finalmente tornò in sé.
“Cosa?”
La voce di Naminè
sembrava tranquilla, e Kairi non riusciva davvero a capire come facesse
a
mantenere il controllo in qualsiasi situazione.
“…il phon è andato a
fuoco ieri sera.”
**
Roxas sentiva ancora
quella sensazione di nausea, nonostante fossero passate già parecchie
ore.
Era stata la nottata
peggiore di tutta la sua vita.
Non aveva dormito,
ovviamente: il russare di Sora si sentiva fino in salotto, Wakka era
rimasto
ore e ore al telefono con Selphie, nonostante lei fosse a due passi da
loro, e
Tidus…oh beh, Tidus era rimasto attaccato alla tv fino alle quattro di
mattina,
lottando contro il canale digitale per cercare il codice per la
visualizzazione
di Porno Channel.
Riku, invece, non si
era visto affatto…a dire il vero, ora che ci pensava, non si era fatto
vivo
neanche a cena.
Ma sinceramente,
quello era l’ultimo dei suoi pensieri.
“Rokuchan…hai..umh…hai
visto Riku, per caso?”
Roxas alzò lo
sguardo dal sassolino che stava prendendo a calci da almeno quindici
minuti, e
fissò Sora che, accanto a lui, guardava in basso, gli occhi del colore
fin
troppo simile a quello dei suoi spenti e velati di una quasi
impercettibile
tristezza.
“No.” Disse
soltanto, senza smettere di camminare.
Sora lasciò che
l’amico lo superasse, poi riprese ad avanzare, senza riuscire a fare
chiarezza
col cervello.
Dunque,
ricapitolando.
Il giorno prima
aveva visto Riku baciare quella scema di Rikku – mai, ripeto, mai le
era
sembrata così…così…insopportabile! – poi era andato in spiaggia…là
c’era Kairi,
e…insomma, lui…lui spaeva che piaceva a lei, quindi…in fondo…beh,
voglio dire,
non…non cera niente di male, no?!
Cioè, a lei piaceva
lui, e anche a lui…insomma, Kairi era…Kairi.
La ragazza di cui
era innamorato da più o meno una vita…quindi, aveva fatto bene, no?!
Sì, sì, aveva fatto
benissimo.
E’ così che funziona
l’amore, giusto?
…ma allora perché si
sentiva come se un aereo lo avesse appena stirato sull’asfalto come
fosse stato
una camicia?!
Il battito del cuore
non gli tornava regolare da qualcosa come ventisette ore, e questo
perché gli
sembrava di vedere Riku ovunque.
Sul divano della
camera, appoggiato alla ringhiera del campo da calcio, seduto sul cesso
di quel
bagno puzzolente….era diventato un incubo.
Era così che
dovevano sentirsi quelli che vedevano i fantasmi; seguiti ovunque da un
ombra
incosistente, vaga, ma che nella mente è talmente lucida da riflettersi
anche
nel mondo reale, davanti ai nostri occhi.
Aaaaaah, insommma,
ma a cosa stava pensando in un momento simile?!
Si stava facendo
prendere dall’ansia, e neanche sapeva perché.
“…emh…”
Quella voce gli fece
ribaltare lo stomaco come un barman fa con lo shaker per i cocktail, e
qando
Sora si rese conto di essere già arrivato al bar della piscina ormai
era troppo
tardi per prepararsi psicologicamente: Kairi era lì, davanti a lui,
sorridente
e con il sole alle spalle, i capelli legati in una piccola e
artisticamente
spettinata treccia da un lato e gli occhi verdi lampeggianti di ansia e
di
felicità.
…ok, Sora, sta
calmo.
Respira.
Respira.
E’ una ragazza…anzi,
è Kairi.
Solo Kairi.
La conosci da
quindici anni, porco cane!
“Ah..umh…ciao,
Kachan.”
Kairi arrossì un
poco, mentre, nonostante i vestiti leggeri, una raffica di caldo le
invadeva il
corpo e la gola, tanto da farla star male.
…da quanto Sora le
faceva un effetto tanto devastante?
“Allora, ci siamo
tutti? Possiamo andare?”
La voce di Demyx
scosse tutti i presenti come se avesse usato un altoparlante,
situazione che
Xigbar sfruttò alla grande per lanciare una –inutile- bestemmia da
Guinnes dei
primati.
Sora vide il
gruppetto spostarsi verso la spiaggia come un branco di turisti che
seguono la
guida, timorosi di potersi perdere nella città sconosciuta.
Il ragazzo ebbe un
tuffo al cuore quando incrociò con gli occhi azzurri la figura
saltellante di
Rikku, già in costume e visibilmente su di giri per il falò notturno, e
per un
attimo provò l’impulso di andare là e romperle una racchetta da tennis
in
testa.
Kairi lo guardava,
cercando di non farsi vedere nervosa, e spinta da insolito coraggio
provò ad
avvicinarsi per prendergli la mano.
Ma Sora neanche se
n’era accorto, continuava a guardare attorno a sé come se fosse
capitato lì per
caso, simile a un cucciolo di cerbiatto quando perde la mamma nel bosco
e non riesce
più a muoversi, se accanto non c’è lei.
“Socchan…ma
cos’hai?”
“…nh?” Sora,
finalmente, tornò con i piedi a terra, e il visino un po’ scocciato di
Kairi lo
fece tornare in sé.
“Oh, scusa.
Stavo…stavo cercando Axel. Devo chiedergli una cosa.” Inventò,
grattandosi
nervosamente l’attaccatura dei capelli e raggiungendo gli altri.
Kairi rimase
indietro per un istante, la mano ancora testa un poco in avanti.
Studiò la schiena di
Sora per qualche istante, i muscoli che si muovevano sotto la maglietta
bianca
e blu, le scarpe da ginnastica praticamente slacciate, i capelli
assolutamente
disastrosi.
Sospirò: poi, senza
più aggiungere o pensare altro, si avvicinò a Sora e gli camminò fianco
a
fianco.
***
“…come mai non sei
andato al falò, Axel?”
Axel diede un altro
sorso alla lattina di birra appena comprata al distributore e già mezza
vuota,
e sollevando il naso verso l’alto iniziò a guardare il cielo del
tramonto,
mentre il fumo usciva tra la fessura delle sue labbra e si sperdeva
nell’aria.
“…ho avuto…un
problema con Roxas.”
Accanto a lui,
seduta sulla panchina davanti alla botique sua e di Marluxia, Larxene assunse un’espressione tenacemente divertita.
“…ah, già. Il
piccolo giocattolino per cui il grande Axel ha perso la testa.”
Si aspettava che
Axel si alzasse in piedi, gettasse a terra la sigaretta e facesse una
delle sue
solite scenate; pensava che avrebbe iniziato a gridare che non era
vero, che a
lui di quel tappetto non importava niente, e che era troppo
intelligente,
troppo furbo, troppo….’Axel’ per innamorarsi davvero di qualcuno.
…forse, però, quella
in realtà era stata solo una sua fioca speranza.
Forse, voleva
sentirlo dire quelle cose.
Ma non fu così.
Axel si limitò a
guardarla negli occhi, mostrandole senza vergogna il
rossore che gli invadeva entrambe le
guance.
“…quel ragazzino mi
ha fatto un incantesimo, mi sa. Anzi, una maledizione. Io..non…non
riesco a
pensare a nient’altro. Neppure mangio, ora come ora. Sapere…sapere che
ce l’ha
con me, che forse l’ho perso per sempre…mi fa sentire privo di anima.”
Larxene inarcò un
sopracciglio, per nulla colpita da tanto romanticismo.
In fondo, lei era la
Regina di Ghiaccio.
Niente,
assolutamente niente poteva colpire il suo cuore di marmo.
Tantomeno un tipo di
vent’anni col cervello di un undicenne, i polmoni praticamente in
fiamme per il
troppo fumo e i capelli che lo facevano assomigliare ad una rockstar
fallita
degli anni 80.
“…le persone a volte
fanno cose davvero stupide.” Esclamò lei, senza un minimo cenno di
qualsivoglia
emozione. “E dopo, si distruggono dal dolore, pensando a quanto si sono
sbagliate, ad agire in un determinato modo. Vanno avanti col pentirsi
all’infinito, fino a quando non si decidono a risolvere la situazione.”
Continuando
imperterrita il suo discorso, con gli occhi di un giallo ghiacciato e i
capelli
biondi legati in una coda alta, guardò Axel dritto negli occhi,
buttandoci
dentro i suoi senza alcun segno di timore.
“…tu sei il più
garnde, tra voi. Cosa aspetti a riprendertelo?! Un invito scritto?!”
Axel sentì di stare
per cadere dalla sedia, sorpreso dal fatto che Larxene, QUELLA Larxene,
lo
stesse indirettamente aiutando.
Sbuffò, studiando il
cielo che li sovrastava, così pieno di nuvole da fargli quasi rabbia:
poi, con
una mossa decisa,neanche fosse stato un leone che attacca una povera
lince indifesa
nel bel mezzo della savana, si alzò in piedi e fece qualche passo in
avanti,
con fermezza.
Stava per andarsene,
quando un pensiero gli attraversò quel poco di cervello rimastogli e lo
fece
voltare indietro, per guardare Larxene neglio occhi.
Sorrise con una
sincerità disarmante, una sincerità che, lo sapevano bene entrambi, non
era da
lui.
“Grazie, Larxene.”
La ragazza non
reagì: si limitò a guardarlo di sbieco, senza proferire parola, e gli
mostrò il
dito medio facendogli la linguaccia, in tutta risposta.
Axel si mise a
ridere e se ne andò, mentre alle sue spalle anche Larxene, rimasta
sola,
contraeva le labbra in un minuscolo, quasi invisibile sorriso.
**
Naminè osservava il
viso di Roxas, il nasino a punta rivolto verso il cielo già colmo di
stelle,
nonostante l’ora, e rimase a studiare i sentimenti nascosti dietro a
queglli
occhi limpidi come fossero pagine di un libro riportato alla luce dopo
anni di
ricerca.
…sapeva di aver
sbagliato.
I suoi sentimenti verso
Roxas l’avevano portata ad agire in maniera disumana, e senza neanche
rendersi
conto di ciò che aveva fatto lui ora stava soffrendo da morire a causa
sua.
Non avrebbe mai
voluto che finisse così, che finisse…in quel modo pietoso.
Addentò di
malavoglia il wurstel che Demyx aveva appena cotto, ma quando deglutì
lo sentì
fermarsi all’altezza dello stomaco, intrappolarsi tra la fitta rete dei
sensi
di colpa.
Oh, diavolo…
Che cosa aveva
combinato?!
Ok, adesso si
sarebbe alzata, andando da Roxas, e senza peli sulla lingua gli avrebbe
raccontato tutta la verità.
Gli avrebbe rivelato
che aveva agito seguendo la strada della gelosia, una gelosia dovuta al
suo
amore pere lui, che mai, mai era riuscita a rivelare a nessuno, neanche
a sé
stessa.
Raccogliendo tutto
il suo coraggio, si alzò in piedi, lasciando cadere il wurstel sulla
sabbia e
rendendolo immangiabile.
Ok, Roxas era lì, a
pochi passi: raggiungerlo sarebbe stata una cavolata.
Forza, Namichan.
Devi solo camminare.
E’ un movimento
naturale!
Su, un passo alla
volta.
Dài!
Dài….dannati piedi,
muovetevi!!!!!
“Namichan…”
“EH?!” Naminè
assunse una posa delle mani insensata, gli occhi allargati e spaventati
come
avessero appena visto Sadako* in persona, e non tornò a rilassarsi
neanche
quando vide che era semplicemente quella svampita di Selphie.
La ragazza, che
indossava solo un bikini e un paio di pantaloncini in stile porno diva
(per la
gioia di Wakka), la guardava come fosse stata una scimmia che guida una
Vespa.
“Namichan,
emh…sei…sicura di stare bene?” chiese, un po’ intimorita.
Naminè inarcò le
sopracciglia e sorrise imbarazzata, mentre la sua voce di solito calma
era notevolmente
alterata da una noticina d’isteria.
“Eheheheheheheheh…ma…ma
certo, Secchan! Io stavo…mh…stavo andando a fare un tuffo, sì! Eh già,
io
adoooooooooro il mare di notte!”
Selphie la studiò
secca.
“Ma se sono le
otto.” Osservò, visibilmente scettica.
Naminè unì le mani
ad x davanti al viso, creando una sorta di barriera spirituale che
sperava
sarebbe bastata ad allontanare Selphie, ma quella non demorse; si
limitò a
sospirare e lanciarle un’occhiata truce.
“Namichan, ti hanno
mai detto che le canne fanno male?”
“…eh?”
Selphie, davanti
alla faccia scioccata dell’amica, non potè fare a meno di scoppiare a
ridere.
“Oh, mio….e va bene,
Namichan, mi arrendo! Ti lascio in pace!” fece, tra le risa e con gli
occhi
pieni di lacrime.
Naminè rimase
immobile, senza più sapere cosa fare: doveva andare a parlare con
Roxas, ma
Seplphie era in preda ad un attacco isterico e si rotolava tra i
granelli ai
suoi piedi, ridendo come una iena.
Alzò gli occhi al
cielo.
….ok, forse era una
punizione giusta.
Voglio dire, in
fondo si era comportata una merda, se la meritava, una roba simile.
“Secchan, ma
cos’hai?!” Kairi, che fino ad un attimo prima era intenta ad
abbrustolire un
marshmallow sul fuoco seduta accanto a un Sora stranamente silenzioso,
corse
verso di loro ad una velocità disarmante, visibilmente preoccupata e ,
eventualmente, pronta a chiamare il manicomio più vicino.
Naminè abbozzò un
sorriso imbarazzato.
“Emh…temo che abbia
un attacco isterico.”
“Questa ci è nata,
con l’attacco isterico” osservò Wakka, che si limitò a caricarsi
Selphie –ancora
in preda a una crisi di risate- su una delle spalle muscolose e ad
allontanarsi, vergognandosi come un matto.
Naminè e Kairi
sospirarono, con un mezzo sorriso stampato in faccia.
Poi Kairi guardò
l’amica, un velo di curiosità che le colorava gli occhi chiari.
“Che stavi facendo
qui da sola prima, Namichan?”
“Io? O, figurati,
io…non stavo facendo proprio niente.” Notò immediatamente che Kairi non
le
credeva neanche un po’, e subito approfittò del fatto che Sora fosse
lontano
per cambiare argomento.
“E tu, invece? Non
mi sembra abbiate fatto molti progressi”esclamò, indicando con lo
sguardo Sora
che, accanto al fuoco, osservava le fiamme scontrarsi tra di loro, gli
occhi
vuoti e la boccuccia da bambino piegata in una smorfia quasi sofferente.
Kairi lo osservò per
qualche istante, prima di sospirare e di rivolgersi all’amica con tono
impaziente.
“Non so, Nami. Cioè,
sai come è fatto…di solito scherza, ride, fa casino…però stasera avrà
sbiascicato sì e no tre parole.”
“E come mai?”
“Non ne ho idea, ti
giuro.” Lanciò un’altra occhiata compassionevole a Sora “Voglio dire, in fondo è lui il ragazzo, tra noi. Certo, in
un’altra occasione non avrei avuto problemi a fare il primo passo,
ma…guardalo,
Namichan! Come..come posso sperare di baciarlo se sembra appena uscito
dal set
di Vampire Knight**?”
“Cos’hai contro
Vampire Knight, scusa? Zero** è un gran figo.”
“Era per farti
capire il concetto, Nacchan” esordì Kairi, gettandole uno sguardo truce.
Naminè rise un po’,
ma Kairi non sembrò offesa.
…sinceramente, aveva
altro per la testa.
In fondo, era stato
Sora a chiederle di mettersi insieme.
Lei era stata talmente
felice che non aveva neanche avuto il tempo di prendere in
considerazione la
cosa, di pensare alle conseguenze.
Aveva fatto tanti di
quei progetti, per tutto il pomeriggio…sperava che, finalmente, il suo
maledetto Primo Bacio sarebbe arrivato, e che a darglielo sarebbe stato
proprio
lui, proprio Sora…la persona a cui voleva più bene in assoluto.
Ma ora, nell’attuale
situazione, riusciva solo a guardarsi in uno specchio immaginario e non
poteva
fare a meno di sentirsi un’emerita cretina, una bambina che aveva
sognato la
sua favola preferita, per poi risvegliarsi e scoprire che, nella
realtà, certe
cose non possono succedere.
Una morsa improvvisa
le attanagliò lo stomaco, e sorrise lievemente a Naminè.
“…vado a parlargli!”
disse, un po’ nervosa ed agitata, e sorridendo isterica avanzò verso il
gruppetto.
Naminè la guardò
allontanarsi, poi di nuovo osservò Roxas per qualche istante.
…appena avrebbe
trovato il coragggio, gli avrebbe parlato.
Non poteva più
vederlo così.
…il fatto è…che
rinunciare alla persona che si ama…
“…fa davvero male…”
bisbigliò tra sé e sé.
Voltò gli occhi
limpidi verso il cielo, mentre la brezza leggera e pre serale le
agitava i
capelli lisci e fini.
...Roxas…
Lo avrebbe restituito
ad Axel.
Perché Roxas aveva
scelto lui, alla fine.
Non lei.
Axel.
…e per quanto
potesse soffrirne…lei poteva solo accettarlo.
***
Axel arrivò alla
spiaggia affannato, con i capelli ridotti uno schifo e l’odore di fumo
addosso.
Uao, bel modo di
presentarsi al ragazzo di cui sei innamorato perso per chiedergli scusa
dopo
che hai baciato la sua migliore amica…
Comunque sia, per la
precisione…era stata Naminè a baciare lui, non il contrario!
Apparte il fatto che
lui non era etero…ma poi, anche se fosse stato…come avrebbe potuto
essere tanto
stupido da rischiare di perdere Roxas per un bacio fregato?!
Ok, magari era stato
un po’ scemo…cioè, non si era neanche accorto delle intenzioni di
quella…come
avrebbe potuto definirla?
Ok, un termine c’era, ma forse era meglio evitare…non era un titolo
molto
lusinghiero, troppo volgare anche per quella ragazzina…
Si guardò attorno
dopo aver ripreso fiato.
Avvistò da lontano
il falò degli altri; vide un Demyx che strimpellava la sua fidatisima
chitarra,
e riuscì anche a sentire qualche nota.
Poco lontano, due
figure camminavano fianco a fianco…notò un cespuglio di capelli
appuntiti in
cima alla sagomina più alta, e subito identificò Sora, e Kairi accanto
a lui.
Poi, finalmente,
dall’altra parte della spiaggia, vicino agli scogli…
Sì, era lui!
Iniziò a correre
come un pazzo verso Roxas, e quando gli fu alle spalle si avvicinò in
silenzio,
ringraziando il cielo che i piedi sulla sabbia non facessero rumore.
Roxas guardava il
mare dritto davanti a sé, in silenzio, le braccia che circondavano le
gambe, il
mento appoggiato sulle ginocchia.
…gli occhi erano
rossi, diavolo.
Axel sospirò.
…odiava ammetterlo,
ma Roxas aveva visibilmente pianto fino a poco prima, evidentemente.
Porca vacca.
Vedere quel faccino
arrossato e con gli occhi gonfi gli fece vibrare il cuore.
Come poteva essere
stato così stupido?
”Roxas…”
Il ragazzo sussultò,
rischiando per un pelo di non scivolare dallo scoglio e
cadere in acqua.
Avrebbe riconosciuto
quella voce tra mille, oviamente.
E come avrebbe
potuto sbagliarsi?
Solo Axel poteva
parlare in modo così…da Axel.
Richiamò tutta la
sua forza di volontà per non girarsi, anche se naturalmente fu quello
il primo
impulso.
Però non lo fece:
restò lì, immobile, senza scomporsi, continuando a guardare le onde che
si
inseguivano lentamente, riflettendo il cielo di quello strano colore
tra il
rosso e il blu.
Axel, vedendolo così
silenzioso, tentennò prima di proferire altre parole.
Aveva paura, una
paura folle di dire, fare qualcosa di ancora più sbagliato.
Qualcosa che avrebbe
allontanato Roxas da lui per sempre.
“…voglio parlarti”
esclamò, con una decisione i cui non riuscì ad individuare la
provenienza.
“Ma io non voglio
ascoltarti” ribattè seccamente Roxas, senza cambiare posizione.
Axel sentì un’ansia
irritante salirgli su per il petto, ma tentò di non badarci.
“E invece dovresti.
Perché quello che è successo non è stata colpa mia.”
“Non è stata colpa
tua se non ti sei ribellato quando Naminè si è incollata alle tue
labbra come
biadesivo? Uao, certo che hai davvero un ottimo controllo della tua
vita.”
Osservò Roxas, e Axel notò cheil tono di voce si faceva un po’ più
rauco.
…perché, perché
doveva fare così?
“Roxas, ti prego,
devi credermi! Io non volevo baciarla…ok, ammetto di essere stato
stupido, e
ottuso da non accorgermi delle sue intenzioni, ma…”
“Oh, certo, adesso
vorresti dirmi che è stata lei a baciare te.”
Axel si bloccò di
colpo come se gli avessero appena affondato un coltello nelle viscere.
Un momento…aveva
anche dei dubbi?!
Si fidava talmente
poco di lui al punto di incolparlo senza alcun ripensamento?
…come…come poteva
essere possibile?
Davvero lo aveva preso per uno che mente a tutti e su tutto?
“…credi davvero che avrei baciato
un’altra persona anche se stavo con te? Roxas, tu..tu non puoi averlo
pensato
sul serio!”
“Certo che lo penso
sul serio, Ax!” gridò Roxas, alzandosi tutto d’un colpo e
voltandosi verso di lui.
Gli occhi più
azzurri del mare dietro di loro erano cerchiati di rosso, mentre i
capelli
avevano tutta l’aria di non essere stati neanche sfiorati dalla
spazzola
nell’arco delle ultime ventiquattr’ore, ma ad Axel non importava.
Gli piaceva tutto di
lui, anche quando aveva appena smesso di piangere.
“…tu sapevi che
stavo facendo uno sforzo, Axel! Sapevi…meglio di chiunque altro, quanto
per me
fosse difficile fidarmi degli altri!” abbassò lo sguardo, triste come
un
insetto minuscolo a cui un bambino antipatico ha appena strappato le
ali “ …e
invece…tu…” furente,, in un attimo solo, cambiò totalmente espressione,
infilzandolo
con quegli occhi ghiacciati.
“Non voglio vederti
mai più! MAI PIU’!”
Axel stava per
ribattere,e gridare qualcosa per fermarlo, per ostacolare quell’assurda
risoluzione: avrebbe voluto urlare a Roxas quelle due parole che
sentiva in
gola da mesi, e che non aveva mai, mai detto a nessuno.
Voleva farlo.
Voleva farlo
davvero, diavolo.
Ma Roxas non gli
lasciò il tempo di aggiungere nulla; si voltò e corse via, alzando la
sabbia
con la suola delle scarpe da ginnastica.
Axel lo osservò
andarsene, le gambe che correvano a velocità inimmaginabile, e sentì lo
stomaco
svuotarsi di ogni emozioni, i pensieri sgusciare via dalla testa.
Si sedette, senza
preoccuparsi di macchiare di sabbia i jeans, e si mise a guardare il
mare.
Dei sentimenti
completamente nuovi sembravano essersi affacciati nel suo petto per la
prima
volta, e lui sapeva solo di essere
confuso, arrabbiato, desideroso di affogare in quel mare blu come gli
occhi di
Roxas.
Il cellulare
vibrante nella tasca lo colse di sorpresa, e con la stessa apaticità di
un
minuto prima negli occhi rispose flebilmente.
“Pronto?”
“…sono io.”
Axel sussultò,
stavolta davvero colto in fallo.
…perché lo stava
chiamando?
“Senti, ora sono
impegnato.”
“ Non ti ho chiesto
se eri libero.”
Il ragazzo, il
cellulare appoggiato tra l’orecchio e la spalla, estrasse una sigaretta
dalla
tasca e se l’accese con una fiammata di accendino, poi alzò gli occhi
al cielo,
esasperato.
“…dimmi cosa vuoi.”
La voce all’altro
capo era pacata e rilassata, anzi,
sembrava fosse colorata da un tono divertito.
“Prima di tutto che
ti dài una calmata. Secondo: è arrivata un’altra lettera da Tokyo.”
Axel rimase di
sasso, senza sapere se essere contento o mettersi a piangere.
Il futuro sembrava
un fantasma sempre più vicino, e quella telefonata, lo capì al volo,
avrebbe
potuto cambiare il suo.
Restò in silenzio,
assolutamente privo di qualsiasi espressione.
…che cosa doveva
fare?
“Axel. Dovresti
prendere la cosa in considerazione, dico davvero.”
Axel non rispose:
chiuse la conversazione senza minimamente preoccuparsi
dell’interlocutore, e
come se niente fosse successo riprese a fumarsi la sigaretta, mentre i
gabbiani
flettevano le zampe sulle onde e parlavano tra loro tramite versi acuti
e
vibranti.
***
Sora stava prendendo
a calci quel sassolino da venti minuti buoni, ormai.
Eppure non
si sera sfogato per niente.
Accidenti a lui,
aveva fatto un pasticcio!
Ripensò al discorso
che Kairi gli aveva fatto mezz’ora prima alla spiaggia, con i capelli
scompigliati ad arte e gli occhi guizzanti di insicurezza e rabbia.
Gli aveva fatto
tante di quelle domande che ora sentiva la testa girargli, vorticare
come una
monetina caduta sul pavimento.
Perché si era messo
con lei, perché non parlava più con Riku, perché era diventato
nell’arco di una
giornata più silenzioso di un muto e robe simili.
Lui aveva detto sì e
no mezza parola, un po’ perché non riusciva a trovare scuse che lo
giustificassero, un po’ perché Kairi che parlava a mitraglietta lo
spaventava,
doveva ammetterlo.
E poi era stato
costretto a baciarla –ok, non che lei glielo avesse chiesto
chiaramente…ma,
dài, era palese che lo volesse, quindi si era sentito un po’ in gabbia.
Ed era stato prorpio
quel bacio, a farlo scappare via o una scusa.
Quel bacio durante
il quale lui non pensava a Kairi.
Oh, no.
Assolutamente no.
In quei pochi
secondi, l’immagine di Riku che premeva con forza le labbra contro le
sue
sdraiato sull’erba lo aveva costretto a non lasciarsi trasportare
emotivamente,
e si era staccato da Kairi come una ventosa.
Ed ora eccolo là, in
tutta la sua pateticità; sedici anni non dimostrati, quoziente
intellettivo paragonabile
a quello di un allodola, incastrato in un triangolo amoroso di cui
tutto
avrebbe voluto essere meno che la punta.
Insomma, aveva
sempre pensato che certe cose succedessero solo nei manga, non…nella
vita
reale!
Stava per prendere
l’i-pod dalla tasca dei jeans, perchè non sopportava più la musica
lontana
proveniente dalla spiaggia (Demyx si stava sbizzarrendo, con quella
dannata
chitarra), ma una voce fin troppo conosciuta alle sue spalle pronunciò
piano il
suo nome, e lui si rigirò veloce come un lampo che squarcia il cielo
pieno di
pioggia.
Davanti a lui, ora,
Riku lo guardava fisso, senza muoversi.
I suoi capelli,
illuminati dalla luna, sembravano ancora più chiari.
“…perché…perché non
sei al falò?” chiese Sora, improvvisamente in agitazione.
Riku avrebbe voluto
mettersi a ridere, tanto la situazione era patetica.
Ma sapeva che, se lo
avesse fatto, Sora sarebbe scappato a gambe levate.
Lo conosceva fin
troppo bene.
“In realtà dovrei
esere io a chiedertelo.” Disse solo, avvicinandosi.
Sora rimase fermo
dov’era.
Mai come in quel
momento sapeva di non dover fuggire.
Per una volta,
pensò, doveva riuscire a mantenere il controllo, qualunque cosa fosse
successa.
Non reagì neanche
quando Riku gli si parò davanti, a pochi centimetri di distanza.
Per un attimo
credette di essere in preda ad un attacco cardiaco, ma non riusciva a
distogliere
lo sguardo da Riku.
Il più grande non
disse niente; socchiuse gli occhi e con la mano alzò il mento di Sora,
per
avvicinarlo.
Sora chiuse gli
occhi, invaso dal profumo di Riku,
pronto per farsi baciare.
Perché lo voleva.
Sapeva che era
strano, e bizzarro, e anormale, e stupido, ma voleva che Riku lo
baciasse.
Riku sembrò non
accorgersi della battaglia nella testa di Sora, e con un dito gli
allargò la
bocca.
…aveva gli ormoni a
tremila, dannazione..
Sora era pronto, e
tentava di calmarsi e di non saltargli addosso…ma improvvisamente gli
balenò un
qualcosa in mente.
Si ricordò di quando
aveva visto Riku baciare Rikku…lei con le guance arrossate, lui gli
occhi
chiusi e impassibile…
“NO!”
Lo spinse via con
una forza inusuale, e Riku a momenti cadde per terra.
Si appoggiò
istintivamente a un palo della luce, e una volta resosi conto della
situazione
si voltò verso Sora pieno di rabbia.
“Si può sapere che
ti prende?!” urlò, in preda al panico.
Porca miseria, stava
andando tutto così bene….e Sora era…MIO DIO!
Cercò di non fare
caso a ciò che stava succedendo all’interno dei suoi boxer, nonostante
fosse
parecchio complicato.
Fino a un secondo
prima era sicuro che quella sera sarebbe riuscito finalmente a fare
qualcosa
con quello scemo (ovviamente, che magari fosse stato oltre i semplici
baci), e
ora si ritrovava completamente in bianco.
Dio, che sfiga del
cazzo!
Sora aveva
un’espressione severa, anche se le guance erano ancora rosse per
l’imbarazzo, e
teneva le braccia in una strana posa, come se fosse pornto a prenderlo
a
schiaffi da un momento all’altro.
“…io…tu…non
possiamo. Io…” stava per dire qualcosa riguardo al bacio che aveva
visto tra
lui e Rikku, ma qualcosa lo trattenne.
….non voleva che
Riku sapesse che lo aveva spiato…non si sarebbe più fidato di lui…e poi
non gli
andava di fare la figura di quello che soffre o che è rimasto deluso!
No, doveva essere
uomo!
…bella pensata.
Ma ora che poteva
inventarsi?
Riku lo guardava con
una faccia contrariata, come se non aspettasse altro che dargli una
scarpa in
fronte.
“…io sto con Kairi, ora.”
Riuscì a dire, prima che potesse collegare il cervello alla bocca.
Ecco fatto.
Ti sei fregato da
solo, Sora.
Sei proprio un
coglione, non c’è che dire.
Riku ammutolì di
botto, e rimase un momento in silenzio.
Sora credette di
stare per morire, e pensò a un ultimo desiderio.
Vediamo…avrebbe
potuto chiedere l’assoluzione di tutti i peccati della sua vita.
Un momento…essere
amato da due persone poteva definirsi un peccato?
La risata di Riku
arrestò i suoi pensieri, e lui fu costretto a voltarsi verso il ragazzo
per
assicurarsi che fosse vero.
Riku, davanti a lui,
rideva con leggerezza, senza fare baccano o altro, con uan compostezza
che gli
si addiceva eccessivamente.
Poi si avvicinò
ancora a Sora, guardandolo dritto negli occhi.
Sora fu costretto ad
indietreggiare, e Riku sembrò non aspettare altro; ne aprofittò per
continuare
ad avanzare in silenzio, fino a quando Sora non si appoggiò al muro di
un
bungalow senza neanche accorgersene.
…ora l’agnellino era
in trappola.
E lui non vedeva
l’ora di mettersi il vestito da lupo cattivo.
“…sai, Sora…esiste
una cosa chiamata ‘tradimento’. Ne eri al corrente?”
“Smettila” sibillò
Sora, incerto sul da farsi.
Riku divenne serio
in un attimo, e lentamente si avvicinò ancora una volta.
Sora ora sentiva i
loro respiri vicinissimi, ma non ancora uniti, ed ebbe un tuffo al
cuore quando
Riku gli leccò leggermente il lobo dell’orecchio destro.
Sentì un brivido che
gli percorse tutto il corpo, e per un attimo gli sembrò di essere
diventato un
enorme peluche gigante, di quelli che se tiri la cordicella tremano.
La lignua di Riku
continuava a torturargli l’orecchio, e quello aveva l’aria di
divertirsi un
mondo.
“…che c’è, Socchan?
Non ti opponi più?”
Sora sentì qualcosa
gonfiarsi nella parte bassa dei pantaloni, e quando si rese conto di
quello che
gli stava succedendo arrossì come era sicuro
di non aver mai fatto in tutta la sua vita.
“…nh…io…sto con
Kairi…” tentò di opporre resistenza, ma nonostante cercasse di essere
convincente era palese che in realtà avrebbe voluto che continuasse
all’infinito.
Era…così piacevole….
Riku non disse
altro, e dall’orecchio passò a guardarlo in viso, restando a distanza
minima
con la bocca dell’altro.
Sora aspettò che lo
baciasse, ma Riku non si mosse; continuò a guardarlo per quelli che
sembrarono
minuti interi, indugiando su quelle labbra come se fossero di cristallo.
“…sono stanco di
resistere, Sora.”
Il ragazzo stava per
ribattere, ma la lingua di Riku glielo impedì, e iniziò con la sua una
lotta di
scontri e incontri che lo fece sospirare nella bocca dell’altro.
Continuarono a
baciarsi così per…beh, a dirla tutta nessuno dei due avrebbe potuto
dirlo con
certezza.
L’unica cosa che
Sora sapeva era che, nonostante la testa gli dicesse di respingerlo,
lui
continuava, imperterrito e coinvolto, rendendosi conto da solo di
quanto Riku
potesse essere così dannatamente provocante.
Si sentì uno scemo,
per non essersene mai accorto.
Quando finalmente si
staccarono, Riku si allontanò di un poco, riprendendo fiato.
Cominciava a fare
freddo, ma entrambi i ragazzi erano bollenti e rossi in viso.
Continuavano a
sfidarsi con gli occhi, senza che nessuno dei due riuscisse a
distogliere lo
sguardo dall’altro.
Sora pensò che il
cuore, ormai, gli si era fuso del tutto, e annotò mentalmente di farsi
una
visita cardiaca appena tornato a Tokyo.
…già, Tokyo.
Mancava una
settimana, al loro ritorno.
Ma quell’estate
aveva cambiato troppe cose.
E Sora, mentre
studiava gli occhi gelidi di Riku, capì che, forse, non tutto sarebbe
tornato
come prima.
…dannata estate.
***
Note
dell’autrice:
Molti di voi saranno
infuriati/pronti a prendere un’accetta/disgustati a causa del mio
ritardo di
ben tre mesi.
Il 50% di voi avrà
pensato che io fossi stata investita da un carro attrezzi, il 30% che
avevo
deciso di abbandonare la storia, il 15% che cucinando mi fossi tagliata
le dita
e il restante 5% che avevo problemi di altro tipo.
Din-don, l’ultima è
la risposta esatta!!!
Comunque, oltre a
scusarmi, no so davvero cosa fare.
Ma prima di tutto,
pensiamo al capitolo!
E’ di passaggio, ma
ci sono tanti punti che sono necessari per continuare, anche se
all’apparenza
può sembrare il classico capitolo inutile.
Riku e Sora
cominciano davvero a fare gli zozzoni
U.U ma è anche vero che sono pur sempre ragazzi, e anche loro
hanno dei
problemi ormonali, voglio dire, è una cosa naturale!
Axel e Roxa sono
sempre più in crisi, Naminè non è riuscita a concludere niente di buono
neanche
in questo capitolo e Kairi…vabbè, Kairi a questo punto la considero
davvero
scema XD
Però è innamorata di
Sora (come metà dei personaggi della storia, del resto), quindi è
normale che
cerchi di autoconvincersi che tra loro non ci sia alcun problema,
perché questo
vorrebbe dire mettere in dubbio la loro relazione.
Che altro posso
aggiungere?
Amo tutti questi
impicci sentimentali, perché anche nella realtà (e lo so per
esperienza)
accadono cose come queste; chissà come finirà questa fan-fiction?
Per saperlo, dovrete
aspettare i prossimi due capitoli, che sarano anche gli ultimi.
Riguardo al seguito…ho
deciso che ci sarà, ma dovrete aspettare parecchio per averlo, temo.
Ho già abbastanza
storie in corso, e aggiungerne un’altra sarebbe troppo impegnativo,
anche perché
sto iniziando a dedicarmi parecchio ai lavori originali.
Cedo di aver dato il
meglio di me nella sezione Kingdom Hearts, e così sto cominciando ad
allargare
un po’ i miei orrizonti, perché ormai ho scritto talmente tanto di Sora
&
Co. Che credo di conoscerli troppo bene, per continuare a scrivere di
loro.
Insomma, questa
storia e il suo seguito saranno, forse, le ultime storie che scriverò
su
Kingdom Hearts.
Comunque, godetevi
queste ultime fan-fiction…ad ogni modo, cotninuer a scrivere per
sempre, quindi
sicuramente qualche one-shot AkuRoku e RiSo la farò.
Per ora, sono
completamente presa da Summer Time, e mi sto impegnando davvero
tantisimo per
farvela amare fino all’ultimo capitolo.
* Sadako = nella
versione originale giapponese, la protagonista del film The Ring si
chiama
Sadako, non Samantha (che è, ovviamente, il nome della ragazza nel
remake
americano).
** Vampire Knight =
celebre manga e anime ambientato in una scuola divisa in due classi:
una studia
di giorno, l’altra di notte. Gli studenti notturni, si scopre con il
proseguire
della storia, sono tutti vampiri. Proprio per queste tematiche, il
manga a
volte è un po’ inquietante ( o comunque, lo sono le tematiche e
l’atmosfera).
***Zero=
protagonista maschile di Vampire Knight…e Naminè ha ragione, è davveor
un gran
pezzo di figo
Ora rispondo alle
recensioni…mi sembra il minimo, con tutto questo ritardo!
CrAzYtEn : già
gà, credo proprio che molte di voi avranno odiato Nami, dopo il
capitolo 15. Mi dispiace di averti fatta aspettare per l’aggiornamento,
ma come
vedi non sono morta ^^ (ringraziando il cielo) Tranquilla, non la
lascierò
incompiuta, non ne ho la minima intenzione. Nonostante sia lenta con
gli
aggiornamenti, i capitoli arrivano sempre, anche se tardi! Un abbraccio
kiaaxel18 :
sono contenta che la storia ti piaccia! Rikku non è così male come
sembra…è l’amore per Riku che la fa sembrare una poco di buono, ma
ricorda che
l’amore non ricambiato può essere qualcosa di terribilmente doloroso, e
lei
reagisce come può. Sora è davvero uno scemo, su questo ti do ragione…ma
a volte
la gelosia può aiutare, non credi? ;)
Simple Girl : è da
molto che non aggiorno sul forum per problemi al pc, ma ho
comunque postato il link di efp anche nella firma del mio account, di
modo che
tutti coloro che seguivano le mie storie potessero proseguire con la
lettura.
Grazie mille per tutti i tuoi complimenti!! Cerco sempre di descrivere
al
meglio le emozioni dei miei personaggi. Riku e Sora sono entrambi degli
sciocchi, ormai è chiaro come il sole…per quanto riguarda l’Akuroku, è
il mio
pairing preferito, e quindi quando scrivo di loro metto particolare
cura ed
attenzione! ^^
Il_Trio_Infernale :
ve l’avevo detto che ci
sarebbero stati
parecchi casini XD Però ammettilo, ci godi a vedere i personaggi
soffrire
(proprio come me, del resto)! Ciau ciau, grazie per il fatto che anche
tu mi
segui con tanto ardore
La_Lilin__ : per
il momento non è previsto che Naminè muoia, ma in caso decida il
contrario seguirò uno dei tuoi consigli XD
certe morti che hai scritto sono davvero allettanti!
Nancy92 : incredibile
come un capitolo possa far cambiare completamente idea su un
personaggio! Ora odiate tutte quante Naminè…oddio, è anche evro che la
cattiveria l’ha fatta, ma…insomma, è una ragazza innamorata, e in amore
tutto è
lecito, a quanto dicono…lei ha solo agito in modo sbagliato, senza
pensare alle
conseguenze del caso. In fondo, credo che sia da compatire. Grazie dei complimenti
KairiChanRules : se la
tua vita dipendess davvero dai miei aggiornamenti, ora saresti bela che
morta
XD e ne approfitto per scusarmi ancora una volta! Comunque, spero che
il
capitolo ti sia piaciuto, anche se non era un granchè.
SoraRoxas : siamo
in due ad amare Axel! E’ sciocco, idiota, beffardo e tutto quello
che ti pare, però…cavolo, se è sexy….emh, comunque! La dolcezza che
dimostra
con Roxas è qualcosa di nuovo anche per sé stesso, eppure non riesce a
comportarsi diversamente…grazieeeeee, mi fa piacere quando mi dicono
che sono
brava! *me arrossisce e gogngola* un abbraccione a un bacione forte
SoRifan : tranquilla,
io sono la prima che spesso, per problemi di tempo o pc, non
riesco a recensire le storie che leggo…ma questo non vuol dire che non
mi
piacciano, e so che è anche il tuo caso! Comunque…Kairi è un po’ idiota, ma non posso farci niente, mi piace troppo!
Concludo col dirti
che, inconsciamente, hai tirato in ballo un nome che, nel seguito, avrà
parecchia importanza…anche se in questa fanfiction ha avuto un ruolo un
po’ marginale…non
dico altro! Bacini
KH4EVER : Riku
è troppo buono per poter scacciare Rikku in malo modo…più che altro,
nonostante le apparenze, è uno che tende molto a mettersi nei panni
degli
altri. E’ questo suo lato de carattere che mi piace descrivere ^^
GRAZIE PER I VOSTRI
COMPLIMENTI (TROPPI…), LA PASISONE CON LA QUALE MI SEGUITE, IL VOSTRO
INCORAGGIAMENTO ED ENTUSIASMO…E SOPRATTUTTO PER LA VOSTRA INFINITA
PAZIENZA!!
UN ABBRACCIO A TUTTI
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto…un grazie a voi che recensite, che aggiungete
la mias
toria su ‘seguite’ o ‘preferiti’ e che mi leggete soltanto! A presto
*MagikaMemy*
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Capitolo 17 *** Capitolo 17: sogni inaspettati, magliette ridicole e biscotti di riso ***
CAPITOLO 17: sogni inaspettati, magliette
ridicole e
biscotti di riso
Roxas studiava il
soffitto del salotto, un poco illuminato dalla luce che filtrava dalle
finestre, e in sottofondo poteva sentire gli uccelli sugli alberi
vicini
gorgheggiare motivetti allegri e delicati.
Si ricordò di
quando, da bambino, gli bastava sentire il cinguettare dei canarini
della nonna
per ritrovare il sorriso, che puntuale ricompariva sul suo visino e lo
illuminava, dando una nuova luce ai suoi occhi già allora
esageratamente
azzurri, e per un istante trovò buffo quanto le cose, con l’avanzare
degli
anni, potessero cambiare.
Quanto crescere
poteva rendere tutto più complicato, strano e insopportabile.
Spostò lo sguardo
verso la sua destra; accanto alla tv e alla fila di dvd che si erano
portati da
Tokyo, le sue valigie, ben chiuse e una accatastata sull’altra,
sembravano
fissarlo accigliate, pronte per chiedergli ‘quando partiamo?’.
Emise un breve
sospiro, senza sapere neanche lui bene cosa fare: erano passati giorni,
eppure
l’immagine di Axel che baciava Naminè sembrava esserglisi incollata al
cervello
senza possibilità che si staccasse di là, e lui ormai continuava a fare
il
conto alla rovescia di quando se ne sarebbe tornato a casa.
Due giorni.
Due fottutissimi
giorni e sarebbe finito tutto.
Niente più caldo
asfissiante, niente più divisa da cameriere, niente più cene
disordinate e
rumorose con gli altri dello stuff…e niente più piscine, giorni di
sole,
risate, tentativi di fumare sigarette cominciate da altri.
Ma soprattutto,
niente più Axel.
Lo odiava, lo
detestava con tutto sé stesso, e di questo ne era sicuro…eppure, ogni
volta che
pensava al fatto che non lo avrebbe più
rivisto, sentiva allo stomaco una bomba atomica, dolorosa e
opprimente.
Sapeva di doverci
parlare, prima o poi….dovevano chiarire, dannazione.
Ma, ancora una
volta, il suo stupido orgoglio stava avendo la meglio.
Desiderò essere come
Sora, solo per dire in faccia a quello stupido quanto averlo visto
baciarsi con
Namichan gli avesse fatto male, ma sapeva che, meccanicamente, sarebbe
equivalso a dirgli che si era innamorato di lui, e questo non poteva
accettarlo.
Lui non si
era…innamorato di Axel.
O almeno, lo aveva
creduto prima che le cose andassero così maledettamente a rotoli.
“Rox, tutto a
posto?”
Riku che si sedeva
con lui sul divano, ancora in pigiama, lo risvegliò dai suoi pensieri,
e
mostrando un sorriso forzato gli fece largo, aderendo la schiena al
bracciolo.
Riku si accomodò,
stringendo tra le mani una tazza di quello che doveva essere il latte
che
avevano comprato il giorno prima, e
Roxas osservò per alcuni istanti l’amico appoggiare le labbra
sulla
tazza e bere tutto d’un sorso.
…certo che era
davvero un bel ragazzo.
Ora capiva che cosa
ci vedeva Sora di tanto interessante in un tipo come lui –perché Sora provava qualcosa per Riku, ed era
inutile che lo negasse, si vedeva lontano venti miglia.
“…diciamo di sì, Ri.
E tu? Ho visto che tra te e Sora le cose stanno andando in modo un po’
strano.”
Alluse improvvisamente, un tono di voce leggermente malizioso.
Riku lasciò perdere
il latte, posando la tazza sul bracciolo, e sorrise all’altro divertito.
“Oserei dire che va
una merda, Ro.”
Roxas non parlò,
sentendo di non avere realmente qualcosa da dire che fosse un minimo
interessante, e senza pensarci sorseggiò un po’ del latte che Riku
aveva
abbandonato.
Il più grande
osservò Roxas chiudere gli occhi e leccare il bordo della tazza, in
perfetto
silenzio.
Assomigliava davvero
tanto a Sora, ma poco dopo si rese conto che pensarci sarebbe potuto
rivelarsi
rischioso…cosa che in effetti avvenne, dato il rigonfiamento più che
visibile
nella parte sotto del pigiama.
Guardò l’altro,
imbarazzato, che ringraziando il cielo non sembrava neanche essersene
accorto:
continuava a sorseggiare il latte con una lentezza inverosimile,
leccandosi di
tanto in tanto le labbra, come se stesse gustando chissà che nettare
divino.
Riku si costrinse a
non guardarlo, perché, diamine, era identico a Sora, ora che ci
pensava, e
immaginare Sora che faceva determinati movimenti con la lingua e il
latte lo
stava rendendo…come dire, un po’ nervoso.
Roxas, finalmente,
la smise di bere quella dannata roba, e ripose la tazza sporca sul
tavolino
davanti a loro, sotto lo sguardo nervoso di Riku.
S voltò versò di
lui, gli occhi azzurri che sembravano più grandi del solito e due
lunghi baffi
bianchi che gli troneggiavano sulle labbra.
“Sono sporco,
Ri?”chiese tranquillo, tirandosi i capelli dietro le orecchie.
Bastò un attimo, un
battito innocente e involontario di ciglia, che Riku perse il
raziocinio: si
chinò su Roxas e lo baciò lentamente.
Roxas dapprima
rimase fermo, immobile, gli occhi fissi su quelli chiusi di Riku.
…un momento, stop,
fermi tutti: cosa. stava. succedendo???!!
Perché Riku lo stava
baciando? Lo aveva scambiato per Sora?
Ma non fece in tempo
a rispondersi che Riku si allontanò, leccando le labbra dell’altro
un’ultima
volta.
Vedendo
l’espressione di Roxas, si mise a ridere.
“Ora sei pulito.”
Roxas ammutolì,
mordendosi una guancia nervoso.
…questa situazione
stava diventando strana.
Davvero troppo, troppo
strana.
Mentre Riku lo guardava
in silenzio, Roxas si costrinse a stare calmo.
Ok, Riku lo aveva
baciato.
E allora?
Cioè…vabbè che erano
amici, ma insomma…non gli sembrava che quello fosse stato un bacio dato
per
scherzo.
Era anche vero che
Riku non era il ragazzo di Sora – non ufficialmente, almeno-, e
dopotutto anche
Axel aveva baciato Naminè, quindi…quindi non doveva sentirsi in colpa,
giusto?
…no, certo che no.
Era stato Riku a
baciare lui, non il contrario…e poi, era stato tutto troppo improvviso,
no?
Certo, quindi era
perfettamente normale che lui non avesse neanche fatto in tempo a
ribellarsi.
…già, peccato che,
quando Riku lo baciò di nuovo, lui non si oppose: si limitò a
dischiudere le
labbra e a far entrare la lingua dell’altro, che cercò la sua ad una
velocità
spaventosa.
Riku continuò a
baciare quella specie di gemello non riconosciuto di Sora per un po’,
prima di
rendersi conto che si stava comportando da stronzo del secolo.
“…cazzo, no…”
Abbandonò le labbra
di Roxas, riprendendo fiato e sentendosi tremendamente in colpa.
Roxas, che aveva
temporaneamente la vista annebbiata, studiava Riku tenere il volto fra
le mani,
visibilmente confuso.
“Riku…mi dispiace.”
“Non è colpa tua” si
affrettò a chiarire lui, senza cambiare posizione “ Sono io che…sto
facendo una
stronzata. La verità è…che sto male per Sora, e tu gli assomigli
tanto…quindi…”
Roxas non aggiunse nulla: da una parte si sentiva preso in giro,
dall’altra,
però, si mise nei panni di Riku.
…in fondo, anche lui
lo aveva fatto per dispetto ad Axel.
Era stato lui che lo
aveva tradito per primo…con la sua migliore amica, poi.
Roxas non aveva
fatto proprio niente di male.
Riku si gettò sullo
schienale del divano, psicologicamente sfinito, e i suoi occhi
incrociarono
quelli di Roxas per un attimo.
“Riku….anche io…non
l’ho fatto pensando a te. In mente avevo…un’altra persona.”
Riku sapeva che
stava parlando di Axel, ma decise di fingere ignoranza…accidenti, non
aveva mai
notato quanto Roxas fosse carino.
Mai quanto Sora,
certo…ma lo stesso, con l’aspetto ingenuo e innocente che lo rendeva
indescrivibilmente provocante.
Per non parlare di
come baciava.
Si complimentò
mentalmente con Axel per l’ottimo insegnamento che aveva dato al suo
allievo,
poi, soprappensiero, sfiorò il braccio di Roxas.
Il più piccolo, a
quel contatto inaspettato,
rabbrividì, senza però opporsi.
Gli piaceva sentire
le dita fredde di Riku contro la camicia di Axel che usava per dormire,
più
grande di lui e dal tessuto leggere e svolazzante.
Riku, che si era
aspettato un ripensamento da parte dell’altro, lo prese delicatamente
per una
spalla, portandolo verso di sé e facendo nuovamente incontrare le loro
labbra.
Roxas non pensò
minimamente ad opporsi; Riku gli stava facendo provare le stesse
sensazioni
che, talvolta, aveva sentito con Axel, senza avere il coraggio di
ammetterlo a
sé stesso.
Mentre lui e Riku si
baciavano, pensò che tutto questo non significava nulla: lo stavano
facendo
così, per un inghippo momentaneo, un attacco di ormoni che entrambi
volevano
placare.
Riku non era il suo
tipo, né lo sarebbe mai stato; ma sentire la sua lingua in bocca,
mentre là
fuori Axel se la stava sicuramente spassando con Naminè…lo fece sentire
bene.
Senza allontanarsi,
e continuando a baciare Riku, gli si sedette sulle ginocchia,
legandogli le
braccia attorno al collo.
Riku, che tutto si
aspettava tranne che Roxas fosse accondiscendente, sorrise sulle sue
labbra e
si allontanò di un poco.
“…non stiamo facendo
niente di male.” Disse, più a sé stesso che a Roxas.
Questi lo guardò,
assecondandolo con un cenno della testa.
“Assolutamente no.”
“Voglio dire..non stiamo insieme a
nessuno, siamo entrambi liberi e…” sentendo una scarica di brividi,
baciò
lentamente il collo di Roxas, che gli aveva circondato la vita con le
gambe per
stare più comodo.
La lingua di Riku
che indugiava sul suo collo nudo gli fece uno strano effetto, e senza
che
potesse evitarlo gemette lievemente, quel poco che bastò per rendere
Riku
ufficialmente eccitato.
“…e non è colpa mia
se sei così…” sospirò sul collo
dell’altro, iniziando con una mano a sbottonargli la camicia.
Roxas si sentiva
strano e un po’ spaventato…temeva che in futuro se ne sarebbe pentito,
ma…non
poteva farci niente…
“…così come?”
chiese, lasciando che l’altro continuasse.
Riku abbandonò il
collo per concentrarsi sull’orecchio, leccandoglielo piano come un
cagnolino.
“Così….drasticamente
eccitante…”
A quelle parole,
Roxas non ci capì più niente…con li occhi socchiusi, cercò
di nuovo le labbra di Riku, e lui si
sbrigò a fargliele trovare.
Con entrambe le
mani, Riku continuò ad aprire la camicia dell’altro, che sospirava
nella sua
bocca, iniziando a sentire tutta la sensualità del momento.
“Ri…ku…”
Riku gli palpò senza
pudore una natica, gesto che stordì Roxas, facendolo avvicinare ancora
di più
di modo che i loro bacini si sfiorassero.
“…dimmi”
Riku era
irriconoscibile; aveva perso tutta la calma e la tranquillità che lo
avevano
reso celebre per dar sfogo a una passionalità forse troppo a lungo
repressa.
Iniziò a muovere il
bacino verso quello di Roxas, simulando un amplesso, e Roxas prese a
sobbalzare
sopra di lui ritmicamente.
Con un filo di voce,
guardò Riku con un misto di severità e paura.
“…non andiamo fino
in fondo. Non voglio.”
Riku non ebbe nulla in contrario: si limitò a mordergli un orecchio e a
sussurrargli
piano una frase che, pensò, aveva voluto dire a Sora tante volte.
“Tranquillo, Ro.
Voglio solo che ci divertiamo per un po’.”
***
“Senpai, hai…hai
visto Riku, per caso?”
Axel, appoggiato
al muro del bar della piscina,
scrutò dall’alto il piccolo Sora, che lo guardava con gli occhi
spalancati,
manco fosse stato la versione umanizzata di Bambi.
Accanto a lui, Demyx
si era affrettato a voltare lo sguardo, rubando ad Axel la sigaretta
dalle
labbra e borbottando un qualcosa che Sora captò come “Fammi fare un
tiro, và.”
Axel sarebbe scoppiato
a ridere in faccia al suo migliore amico, ma la presenza di Sora lo
frenò e
decise di reprimere le risate per quando il piccoletto se ne sarebbe
andato.
“A dire il vero,
Socchan non lo vedo da un po’.” L’espressione si fece d’un tratto molto
dura,
gli occhi velati di una leggera tristezza “ E invece…emh…Roxas…non vi
vedo più
andare in giro assieme, da qualche giorno.”
“Oh” rispose solo
Sora, e Axel non seppe se valesse per la sua risposta oppure per la
domanda
“Io…non so cosa gli stia prendendo, Senpai. Forse è solo stanco. Sai,
non è un
amante della fatica.”
“Sì, questo lo avevo
capito” esordì, riprendendosi la sigaretta e lanciando un’occhiata a
dir poco
eloquente a Demyx.
Sora non sembrò
accorgersi che l’amico stava mangiandoselo con gli occhi;
evidentemente, pensò
Axel, era troppo concentrato a cercare una scusa che lo giustificasse
del fatto
che stesse chiedendo di Riku.
Già, in effetti ora
che ci pensava non gli sembrava di averlo più visto camminare per il
villaggio
con la sua aria perennemente incazzata.
Beh, se è per questo
non aveva visto praticamente nessuno, in quegli ultimi giorni, anche
perché alla partenza mancava davvero
poco, ormai.
Più ci pensava, più
si sentiva svenire.
…ancora due giorni,
e poi non avrebbe più visto Roxas, probabilmente perché sarebbe stato
lui a non
volerne più sapere di incontrarlo.
Fosse stato per lui
lo avrebbe seguito anche a Tokyo, ma
Roxas se lo sarebbe aspettato e sicuramente avrebbe premeditato un
discorso che
lo avrebbe tenuto lontano da lui per sempre.
Eppure doveva
trovare una soluzione, e lo avrebbe fatto.
Anche a costo di
maciullarsi l’ultima goccia rimastagli di orgoglio.
“Beh, io…umh…devo
andare. Aku-chan Senpai, se vedi Riku
digli di venire al ristorante” concluse Sora, imbarazzato come se d’un
tratto
fosse stato nudo davanti a una folla.
“D’accordo Socchan.”
Sora sorrise
riconoscente, e per un attimo il viso gli si illuminò di dolcezza; poi,
un po’
sollevato, girò i tacchi e corse verso l’anfiteatro.
Axel potè finalmente
sbottare a ridere, e si rivolse a Demyx come se questi fosse appena
inciampato
su una buccia di banana.
“Dem, attento che ti
esce il sangue dal naso*”. Esclamò semplicemente,e Demyx
sbuffò così forte che per un istante
temette di sradicare il bar.
Lanciò all’amico lo
sguardo più malevolo che potesse fare, poi, per tentare di nascondere
l’imbarazzo, guardò verso il cielo, con un rossore sulle gote non
indifferente.
“…Sora è proprio uno
scemo, se va dietro a quel tizio! Con quei capelli bianchi sembra
appena uscito
da uno shonen!” fu tutto quello che riuscì
a dire, nonostante sapesse quanto poteva essere una risposta
patetica.
Axel si morse il
labbro inferiore per non ridere ancora più forte, e quando il suo
cellulare
suonò non potè fare a meno di sentirsi
sollevato nel trovare una scusa per finire lì il discorso.
“Sì, pronto?”
“Axel. Ti voglio nel
mio ufficio tra meno di dieci minuti.”
Il ragazzo smise
all’istante di sorridere, assumendo un’espressione seria che, a parere
di
Demyx, non si addiceva affatto a un volto come il suo, un volto che
sembrava
essere fatto apposta per illuminarsi di risate.
Axel rispose, un
tono di voce fermo e con un punta di ostilità: “ Ho una lezione, tra
dieci
minuti. Non ho intenzione di tardare.”
L’interlocutore
sospirò così sonoramente che anche Demyx lo sentì, e si avvicinò
trotterellando
al telefono, avvicinando l’orecchio e chinandosi verso l’apparecchio.
Finse, tra l’altro,
di ignorare la faccia scocciata di Axel, che doveva equivalere ad un
“fatti gli
affari tuoi e non invadere la mia privacy”.
“Axel…le lezioni te
le sposto io. Tu vieni e basta.”
Malgrado la risposta
già pronta, Axel non fece in tempo a ribattere che il “tu-tu” del
cellulare gli
rimbombò nell’orecchio.
“Ha riattaccato!”
sbottò, agitato, e reprimendo l’impulso di buttare il telefono in mezzo
ai
cespugli lo rificcò in tasca con rabbia.
Demyx sbadigliò,
stiracchiando la schiena e con le braccia verso l’alto tese il più
possibile, e
gli gettò un’occhiata strafottente.
“Mi sa che stavolta
devi andarci davvero, Akuchan. Il Boss ti farà una testa grossa come
una
mongolfiera, se gli dài buca un’altra volta.”
Axel gli lanciò uno sguardo di sfida, ma capì da solo che non poteva
infuriarsi
con Demyx, non c’entrava niente.
Certo, l’idea di
dargli un paio di schiaffi per sfogarsi gli balenò in capo per alcuni
secondi,
ma gli basto fare di nuovo ricorso al suo autocontrollo
per non cedere.
“…ci vado.” Disse
solamente, e rimase in silenzio.
Si appoggiò al muro
e alzò lo sguardo verso il cielo, verso le nuvole e verso quello
stupidissimo
sole.
I raggi avevano lo
stesso colore dei capelli di Roxas.
Il cielo era azzurro
come i suoi occhi schifosamente perfetti.
Perfino le nuvole
gli ricordavano lui….lui e la sua bellissima…bellissima pelle chiara,
che non
poteva stare troppo esposta al sole sennò diventava rossa come i suoi
capelli.
Si sentiva sotto
l’effetto di un incantesimo, un sortilegio, una stregoneria di cui,
fino a quei
giorni, non era mai venuto a conoscenza di essere una vittima.
E odiava questa
situazione, odiava il non poterlo vedere, né parlargli….e nonostante
questo lo
vedeva ovunque.
Ovunque.
Sulla spiaggia, tra
la gente all’anfiteatro, a volte se lo immaginava perfino chiuso nel
suo
armadio, e quando accadeva correva ad aprire le ante, per controllare.
Per verificare.
Ma rimaneva deluso, perché
Roxas non c’era.
Non c’era nel suo
armadio, né all’anfiteatro, né in spiaggia.
Non si faceva vedere
neanche a cena, e ogni volta che andava al ristorante per cercarlo non
lo
trovava.
Era diventato un
incubo, un incubo ossessivo da cui, temeva, non sarebbe più riuscito a
svegliarsi.
Mancavano due giorni
alla partenza dei ragazzi, e tutto quel casino era arrivato proprio nel
momento
più inopportuno.
Il momento
dell’addio.
***
….non riusciva a
capire come fosse successo.
Roxas continuava a
sfregarsi lo spazzolino sui denti, spalmandosi ovunque il dentifricio
verde
fluorescente, e osservava la sua immagine riflessa nello specchio del
bagno.
Studiò i capelli
spettinati ed elettrici, gli occhi ancora socchiusi e un po’ rossi per
il
sonno, e con un gesto della mano scacciò una mosca che, molesta, gli
stava
gironzolando intorno alla testa da due minuti buoni.
Non poteva
capacitarsi di quello che era appena successo.
Continuava a
ripetersi che non era stata colpa sua da quando si era svegliato, ma
ogni volta
che ci provava gli veniva solo voglia di vomitare.
Era stato il sogno
più imbarazzante della sua vita, e per giunta su Riku.
RIKU!
L’unico del gruppo con cui aveva parlato sì e no due volte…lo stesso
Riku per
cui Sora faceva pazzie!
Riku…Riku!
SI ERA SOGNATO DI ANDARE A LETTO CON RIKU!
E lui era pure ukè*,
per giunta!
Ok, non che ci
temesse ad essere seme, sia chiaro…ma si sarebbe sentito meno idiota, o
comunque più virile…ma ovviamente, anche nei sogni doveva essere il
tipico gay effeminato!
Non bastava Axel
nella vita reale, ora anche Riku, nei sogni, lo sodomizzava!
Visto?!
Visto cosa succedeva,
a forza di pensare a quell’idiota di Axel?!
Con rabbia, sputò il
dentifricio nel lavandino, quasi sperando che il suo imbarazzo se ne
andasse
nelle tubature assieme a quella sostanza verdognola.
Ma niente, il
rossore era lì, sulle sue guance, vivido e super visibile, e per un
attimo si
chiese se non fosse stato meglio restarsene in stanza tutto il giorno.
Faceva ancora in
tempo ad inventarsi una scusa e bigiare l’ultimo giorno di lavoro.
Che ne so, poteva
dire di stare male…uscirsene con una frase del tipo ‘Spiacente, Xaldin,
un
attacco violento di diarrea mi tiene inchiodato alla tazza del cesso’,
ma si rese
immediatamente conto di quanto fosse una scusa disgustosa.
No, doveva…doveva
farsi venire in mente qualcos’altro.
La sua mente iniziò
a vaneggiare riguardo a rapimenti alieni che, raccontati, sarebbero
potuti
sembrare credibili, ma lo squillo del cellulare lo fece trasalire,
riportandolo
alla vita reale.
Corse sul divano,
cominciando a tastare tra i cuscini in cerca di quel dannato aggeggio,
e quando
finalmente lo trovò non guardò neanche il nome sul display.
Era uno dei suoi
vizi peggiori: ogni volta che lo chiamavano, rispondeva e basta, senza
prima
controllare chi fosse.
Non ne sentiva il
bisogno, di solito: Roxas, per una ragione o per l’altra, sembrava
indovinare
sempre chi fosse ancor prima di rispondere.
“Pronto?”
Una vocina flebile e
singhiozzante balbettò il suo nome, a voce così bassa che Roxas fu
costretto a
ricorrere a tutto il suo udito per sentire.
“…pronto? Pronto?
Sei tu, Nami-chan?! Cosa è successo?”
Naminè, dall’altra
parte dell’apparecchio, continuava a piangere sommessamente, e lui
credette che
fosse ricorsa a tutta la forza che possedeva per rispondergli.
“Ro…Roku-chan…io…io…devo
par…” tirò su con il naso, sperando di non fare rumore, ma Roxas riuscì
a
sentirla comunque “…io…devo parlarti…”
Roxas tentò di non
mostrarsi spaventato per non farla agitare ancora di più; tenendo il
cellulare
tra la spalla e l’orecchio iniziò a cercare le scarpe per il salotto.
“Ora dove sei?”
“…vicino alla
botique di Marlu-chan e Larxene.”
Roxas sperò che la
sua voce non tradisse alcuna tensione.
“Aspettami” disse solo, “sto arrivando. Sto
arrivando,
Namichan.”
**
Da quanto se ne stava seduto là?
Un’ora? Due giorni? Venti secondi?
Axel non lo sapeva. Ogni volta, in quel corridoio,
perdeva
completamente la cognizione del tempo.
Gli sembrava di essere su quella sedia di plastica
scomoda
da una vita intera, e per un crudele scherzo del destino era anche una
zona
non-fumatori.
Ma il capo, al telefono, era stato abbastanza
chiaro: non
doveva muoversi di lì per nessuna ragione al mondo.
Sarebbe stata una…com’è che l’aveva definita, quel
vecchiaccio?
…oh, sì: mancanza di
rispetto.
Tsk, sì, come no.
Da quando quell’odioso vecchio veniva rispettato
da qualcuno
dei membri dello staff?
Forse l’unico che lo trattava bene era
Saix-sama**, uno dei
pochi, là dentro, che riusciva a sopportare venqiuattr’ore su
ventiquattro gli
scleri del Boss.
“Kozumi-san”
Axel si destò dal suo
sonnellino ad occhi aperti per alzarsi, sentendo le natiche indolenzite.
Affacciato alla porta dell’ufficio del Direttore,
un tipo
alto e con dei lunghi capelli argentei lo fissava serio.
Axel si avvicinò alla stanza, e Saix-sama lo fece
passare,
facendogli spazio e uscendo a sua volta dall’ufficio.
Il surfista fece in tempo a guardarlo per un
istante,
studiandone ancora una volta la famosa cicatrice a forma di X ben
visibile
sulla fronte, prima che questi facesse un inchino e si chiudesse la
porta alle spalle,
silenziosamente.
L’ufficio del direttore era più grande e luminoso
di quanto
ricordasse, ma anche molto più disordinato.
La libreria, che occupava un’intera parete, dando
un senso
di insostenibile pienezza, ospitava
libri di tutti i generi, vecchie enciclopedie ammuffite e foto
incorniciate di
ospiti illustri e membri dello staff originario del villaggio.
Sulla sinistra, due enormi vetrate
con tende beige ai lati illuminavano l’intero
spazio, e i raggi di sole invadevano
fastidiosi ogni centimetro di quella stanza.
Il condizionatore, pensò, doveva essere stato
acceso al
massimo della sua potenza, perché là dentro faceva quasi freddo.
Sotto una terza finestra, nella parete opposta a
quella che
ospitava la porta da cui Axel era entrato, si innalzava la scrivania
del
Direttore.
Un computer, dei fascicoli sparsi, qualche
depliant
pubblicitario, portapenne vari e ferma carte di tutti i tipi invadevano
il
mobile legnoso, accanto al quale si innalzava una pianta piccola e
ornamentale
che Axel non ricordava di aver mai visto.
“Axel, hai finito di radiografare il mio ufficio
oppure vuoi
stare lì in piedi come un mammalucco per un’altra ventina di minuti?”
Un brivido di nervosismo attraversò il corpo del
povero
Axel, che in tuta risposta guardò il Direttore negli occhi e sorrise,
mettendosi a sedere nella poltrona dall’altro lato della scrivania.
“Ciao, Xemny. Vedo che questo posto assomiglia
sempre più a
una stanza di ospizio, con l’andare degli anni.”
“All’ospizio ci finisci tu per costruire casette
per gli
uccelli con le novantenni, se non la smetti di fare lo sbruffone.”. Fu
la
risposta di Xemnas, che lo scrutò attraverso il giallo quasi accecante
dei suoi
occhi, in netto contrasto con la carnagione scura.
Axel notò che quel giorno i capelli argentati
erano legati
in una bassa coda di cavallo magistralmente curata, e non poté fare a
meno di
rallegrarsene.
Il Capo aveva dei gusti orribili, se si parlava di
acconciature.
“Ok, ricevuto. Dimmi tutto.”
Xemnas sospirò, alzandosi dalla sedia girevole;
camminò
lentamente verso la finestra, guardando i campi da calcio dove un
gruppo di
ospiti stava giocando un’amichevole.
Con le mani giunte dietro la schiena,
diligentemente, guardò
l’immagine di Axel riflessa nel vetro, e sospirò così forte che anche
l’altro
non potè non sentirlo.
“…ha di nuovo chiamato l’Università di Tokyo.
Stamattina.”
Aspettò che Axel reagisse, cambiasse espressione o
si
mostrasse un minimo interessato.
Ma il fatto che fosse rimasto immobile a fissarlo,
senza accigliarsi
né altro, lo spinse a guardarlo in faccia, un’espressione che voleva
mostrarsi
severa, quando tutto sembrava fuorché tale.
“Axel, hai ventitrè anni. Non puoi campare di surf
e birre
per tutta la vita. Te ne rendi conto, vero?”
“Perché non ci dài un taglio?! Tu e le tue stupide
aspettative!” fece il più giovane, adirandosi e alzandosi dalla sedia,
già
pronto ad andarsene.
Bastò uno sguardo del Direttore per fargli
cambiare idea, ma
non riprese posto sulla poltrona.
Rimase in piedi, là, con le mani poggiate allo
schienale e
gli occhi che sfidavano quelli del superiore.
Xemnas, tuttavia, non mostrò segni di
irrequietezza; al
contrario, sospirò di nuovo, come se avesse a che fare con i capricci
di un
bimbo viziato, e forse si trattava proprio di questo.
“Axel, è un’occasione importante. Una borsa di
studio non
capita tutti i giorni.”
“Sai bene quanto odiavo la scuola, Xem. E ora che
ne sono
uscito vuoi ricacciarmici?!” ora la rabbia saliva, era palpabile
nell’aria,
impregnata in quelle dannate tende coloro crema e impilata nei
documenti
disordinati della scrivania.
Xemnas provò di nuovo, ma anche lui iniziava a
perdere le
staffe, ed Axel lo comprese al volo quando parlò ancora.
“Si può sapere di cosa hai paura, Axel?! E’ la
Facoltà di
Scienze dell’Educazione! Alla Tobai***! Come fai a non renderti conto
del
privilegio che ti è stato concesso?!”
“Non è un privilegio, è una cazzata e basta. Ci
sono milioni
di persone che meritano quel posto molto più di me.” Fece Axel, e per
un attimo
sperò che il discorso si chiudesse là.
Ma Xemnas insistette ancora una volta.
Non poteva arrendersi…non poteva permettere che
Axel
continuasse a non fare un emerito niente per il resto della vita!
“Axel, hanno letto il tuo saggio di Pedagogia.
Quello
dell’esame del Liceo. Ne sono rimasti affascinati.” Fece una leggera
pausa, e
il tono cambiò bruscamente, facendosi basso e morbido. “…una volta
volevi fare
l’insegnante. Se ti chiedevano quali progetti avevi per il futuro,
rispondevi
cheti sarebbe piaciuto insegnare musica alle scuole elementari. Dov’è
finito
quel ragazzo che rispondeva così?”
Axel rimase fermo per un istante.
Poi si voltò verso la porta, posando la mano sulla
maniglia.
“Non se n’è mai andato, zio. E’ solo cresciuto.”
Xemnas aprì la bocca, forse per dire qualcosa, ma
la
richiuse senza pensarci.
Axel fece scattare la maniglia e se ne andò, già
pronto con
la sigaretta in mano.
**
La scarpa era slacciata.
Dannazione, aveva la sensazione di perdersela per
strada, ma
non poteva fermarsi e rifare il nodo.
Non poteva tardare.
Doveva correre e basta.
Senza prendere fiato.
Senza guardarsi le spalle.
Correre fino a non aver raggiunto la sua meta.
Passò per l’anfiteatro, i campi di calcio e la
zona degli
alloggi, per proseguire lungo il sentiero di terra battuta che
attraversava la boutique
di Marlu-chan; superò gli alloggi per lo staff, la cupola del
ristorante e
l’edificio all’ingresso.
Uscì dal cancello del villaggio con il cuore a
tremila, e
una volta che si fu trovato alle spalle anche il parcheggio potè
riprendere
fiato.
Come promesso, Riku era là, poggiato alla
ringhiera che
delimitava la zona del club, con una maglietta grigia su cui era
stampato una
specie di zombie pateticamente sorridente.
Gliel’aveva regalata lui, quella maglietta.
Quando aveva compiuto sedici anni, pochi mesi
prima.
Riku all’inizio gli aveva detto che non gli
piaceva, che non
era nel suo stile una roba del genere, e che non l’avrebbe indossata
neanche
sotto tortura.
Ma ormai Sora aveva perso il conto di quante volte
gliel’aveva vista indosso.
Riku, quando lo vide, percepì chiaramente la
perdita di un
battito o due, e senza aspettare che Sora dicesse qualcosa lo prese dal
collo e
lo strinse a sé.
Sora sentì un bruciore nel punto dove Riku lo
aveva
afferrato, ma con il suo profumo che gli entrava in testa era
impossibile
pensare che gli avesse fatto male.
Riku era caldo, bollente, e la sua pelle chiara
era in netto
contrasto con la sua abbronzatura.
Lo abbracciò a sua volta, sporofondando così tanto
nella sua
maglia leggera da pensare di sparire nel suo corpo da un momento
all’altro.
E forse era questo che davvero voleva, di cui
aveva sul
serio bisogno: entrare in Riku, diventare parte di lui, rimanere
intrappolato
nel suo corpo, pulsare nelle sue vene.
Riku poggiò il mento tra i suoi capelli spinosi, e
chiuse
gli occhi senza dire una parola.
Gli aveva mandato un messaggio con il luogo
dell’appuntamento solo dieci minuti prima, e quello scemo si era fatto
tutto il
villaggio in corsa pur di raggiungerlo subito.
Ti aspetto, gli
aveva scritto.
Ti aspetto da sempre.
Se ne rimasero in que3lla posizione, senza
spostarsi di un
millimetro.
Sentire il cuore dell’altro con il proprio torace
bastava ad
entrambi.
Sora, dopo qualche minuto, fu il primo a scostarsi
di un
poco, quel tanto che bastava per guardare Riku negli occhi.
“...dove ti eri cacciato?”
Non c’era rimprovero, nella sua voce; solo
estenuante
curiosità, la stessa curiosità che non lo abbandonava mai, fin da
quando aveva
messo piede in quel mondo.
Riku esibì un ghigno leggero, ma più visibile del
solito.
“Sono bravo a non farmi trovare, quando voglio:”
“Come hai fatto per
dormire?”
Riku stavolta rise sul serio, colto di sorpresa da
quell’inatteso
terzo grado.
“Ho dormito con Zexyon-sama, baka****. Non
preoccuparti, non
sono finito sotto i ponti.”
Sora rimase a guardarlo severamente per qualche
istante,
poi, all’improvviso, fece un rapido scatto con il capo e si studiò la
punta
delle scarpe.
“…non posso lasciare Kairi. Non ora. Lei…e anche
gli altri…sospetterebbero
di qualcosa.”
Riku sospiro, ma non protestò.
Lo sapeva.
Lo aveva immaginato fin dall’inizio, fin da quando
Sora si
era dimostrato consenziente, che quella storia sarebbe dovuta iniziare
nel più
assoluto segreto.
Per quanto fosse innamorato di Sora, Kairi era pur
sempre la
migliore amica di tutti e due.
Ed era perdutamente innamorata di Sora, il suo Sora.
Quest’ultimo pensiero gli diede una morsa allo
stomaco,
causandogli un leggero dolore nel basso ventre.
Kairi poteva baciare Sora in pubblico.
Poteva tenergli la mano, intrecciare le proprie
dita con le
sue e andare al cinema con lui da sola senza sentirsi preda di paranoie
e
pettegolezzi.
Kairi e Sora erano l’immagine della coppia
perfetta, il
simbolo dell’amore adolescente.
Lei, una ragazza timida e un po’ impacciata, ma
che sapeva
farsi valere; niente abilità particolari, ma quella sua naturalezza era
anche
il fascino che colpiva tutti i ragazzi che le giravano attorno.
La perfetta incarnazione di una fottutissima
Mary-Sue*****.
Non lo pensava con odio, oh no; non sarebbe mai
stato capace
di detestarla.
Tuttavia, il pensiero che lei e Sora potessero
andare dove
volevano senza essere malvisti dagli altri lo fece tremare di rabbia.
…per un istante immaginò di esserci lui, a tenere
Sora per
mano lungo le vie di Shibuya.
Già si immaginava; la gente che li additava
parlottando, le
gals che li guardavano scioccate, strette nei loro loose-shocks e con i
visi
truccati incorniciati da folte chiome bionde tinte, Otaku che,
muovendosi in
gruppo, li studiavano con un interesse misto a rispetto.
Un leone da circo si sarebbe sentito meno
osservato, pensò.
“Riku? Ci sei?”
La manina di Sora che si agitava davanti a lui lo
riportò
alla situazione attuale.
Sora, da basso, lo guardava un po’ incupito, e
capì che
doveva prendere in mano la situazione al più presto.
Non doveva mostrarsi debole o incerto.
Sora si stava affidando completamente a lui, alla
sua
protezione.
Come poteva rifiutargliela?!
“D’accordo, So. Se non vuoi dire nulla, a me sta
bene. Ma tu…sei
sicuro di quello che fai?”
Sora, inizialmente, non capì la domanda; ma quando
i suoi
occhi lampeggiarono di affetto, Riku non ebbe più alcun dubbio.
“…sì.”
Sora disse solo questo, così piano che non
sembrava neanche
un sussurro, ma qualcosa di ancora più fragile.
Riku non seppe più cosa dire; si chinò per
raggiungere l’altezza
di Sora e lo baciò.
Sora rimase per un attimo senza fiato, nervoso e
un po’ impaciato.
Era il loro primo bacio serio, in un contesto cioè
tutto
nuovo, e avventato, e pericoloso.
Ma non aveva scelta.
Riku riusciva a convincerlo a fargli fare cose
che, in un’altra
realtà, non avrebbe mai neanche sognato.
Era un mago, un incantatore.
E lui…beh, lui era il suo serpente, che si
lasciava
giostrare da quella dolce melodia della sua voce.
Già, la sua voce.
Riku parlava poco, al contrario di lui.
Ma quando lo faceva, era l’unico che sapeva farlo
restare
senza parole.
**
“AAAAAAAH!! Possibile che i miei vestiti si siano
quadruplicati da quando siamo arrivate qui?!”
Paine neanche alzò gli occhi dalla rivista di
Gotich Lolita
che stava leggendo; ridacchiò un poco e addentò un biscotto di riso a
forma di
fiore.
“Rikku, sei proprio una scema. Te l’avevo detto,
di non
comprare tutta quella roba alla buotique. Ma tu, naturalmente, non mi
hai
ascoltata.”
Rikku sbuffò così forte che anche Yuna riuscì a
sentirlo
dall’altra stanza, e lei e Kairi si lanciarono uno sguardo arrendevole.
“Beh, Ri-pyon, Paine-chan non ha tutti i torti,
sai?”
esclamò Selphie, affacciandosi alla camera da letto stracolma di abiti
in ogni
angolo.
Selphie si guardò attorno, tra la disperazione e
il terrore,
e si affrettò a voltare le spalle e portare il suo bagaglio accanto
alla porta.
Aveva lasciato fuori della valigia solo le cose
necessarie,
come il cambio e il beauty; il resto era tutto sparpagliato nella
valigia verde
mela.
Selphie non era una grande amante dell’ordine, o
comunque
non arrivava agli standard maniacali di Kairi e Paine.
Ma, ringraziando il cielo, non credeva che sarebbe
mai
riuscita a raggiungere il livello di Rikku.
Paine le offrì un biscotto con un gesto fluido
della mano, e
Selphie lo accettò di buon grado, prendendo posto accanto
a lei.
“Hai già preparato tutto, Paine-chan?”
“Mmh-mh.”
Ok, non si aspettava una vera e propria risposta.
Paine parlava solo quando non le veniva richiesto,
il tempo
restante si limitava a starsene zitta e guardarsi intorno cupa.
Era una persona piuttosto introversa, forse non
aveva mai
neanche conosciuto qualcuno che si tenesse tutto dentro come faceva lei.
Ma era fatta così, non le si poteva chiedere di
cambiare.
E poi a volte le piaceva stare con Paine proprio
per il
silenzio, per lo spazio vuoto.
Meglio tacere piuttosto che dire cose del tutto
inutili, no?
“…metto il reggiseno blu con le stelline o rosa
leopardato?”
…già, peccato che Rikku non la pensasse così.
Yuna le gridò una risposta non molto educata, e
Rikku si
lagnò che ‘nessuno la prendeva mai sul serio’.
Paine si alzò senza dire una parola.
Ignorò Selphie che le chiedeva timidamente dove
stesse andando
e si chiuse la porta del bungalow alle spalle.
Una volta fuori, sospirò a pieni polmoni e chiuse
gli occhi.
Un attimo ancora e le sarebbe mancata l’aria, lì
dentro.
Si beò del profumo dei fiori e del vento che le
sbuffava
dolcemente sulle guance pallide, ma
questo non bastò a renderla del tutto di buon umore.
Roxas e Kozumi, a quanto aveva capito, erano
ancora in lite
furiosa.
Probabilmente avrebbero fatto pace comunque, ora
stava solo
a chiedersi quando.
Credeva fortemente che sarebbe statoin una
situazione molto
romantica, magari davanti a tutti come nei film sentimentali che
piacevano
tanto a le fangirls.
In fondo, i maschi erano facili da capire.
A dire il vero, Paine aveva sempre pensato che
l’umanità in
generale fosse fastidiosamente prevedibile.
L’unica eccezione a questa regola sembrava essere lui.
Sospirò un poco, senza farlo sentire neanche a sé
stessa.
…eh, sì, Riku gli era piaciuto da subito.
Sin da quando lo aveva visto entrare in classe,
con la borsa
trascinata sul pavimento dell’aula e lo sguardo perso nel vuoto, un po’
come il
suo.
Erano rimasti in classe insieme per i primi due
anni, ma a
Settembre sarebbero stati in sezioni diverse (in Giappone, ogni anno,
gli
studenti cambiano classe, venendo inseriti in un’altra sezione con
altri
compagni, il più delle volte sconosciuti ^___^ ndA).
Ok, intendiamoci, lei non era il tipo da
innamorarsi di
qualcuno.
Ma se quel qualcuno
fosse dovuto esistere, sì, le sarebbe piaciuto che fssse Riku.
Ovviamente, era sempre stata consapevole dei
sentimenti del
compagno per Sora.
Forse era stata lei ad essere particolarmente
attenta, o
forse gli altri membri del loro gruppo erano troppo stupidi e innocenti
per
arrivarci.
Eppure l’attrazione per Sora da parte di Riku era
a dir poco
palese.
Bisognava essere
proprio tonti, per non arrivarci.
Ad ogni modo, quando aveva visto Sora
e Riku tornare dal campo di calcio qualche
sera prima si era sentita il petto più legggero, e basta.
Si vedeva che tra quei due era successo qualcosa,
che stava
cambiando qualcosa.
Ma decise che non si sarebbe impicciata.
Lei non era il tipo da farsi gli affari altrui.
Aveva già abbastanza grane a cui pensare senza che
ci si
mettessero i casini sentimentali di due gay.
…non era arrabbiata.
Non riusciva proprio ad esserlo.
Più che altro, uno stato di arrendevolezza si era
impossessato del suo corpo, e sembrava non volerla più abbandonare.
Ma sapeva che, prima o poi, sarebbe passato.
Sapeva che Sora e Riku avrebbero combinato
qualcosa,
qualcosa di irrecuperabile.
Che fosse già successo o che sarebbe accaduto tra
un anno,
non aveva importanza.
Sperava solo che se la sarebbero cavata.
Ma era sicura…era sicura di sì.
Perché Paine riusciva semrpe a prevederlo, come
andavano
queste cose.
**
“Allora, Nami-chan…di cosa dovevi parlarmi?”
Naminè aveva smesso di piangere da un bel po’, ma
gli occhi ancora
gonfiati e cerchiati da occhiaie scure tradivano un’angoscia strana e
di
disagio che Roxas non riusciva ad ignorare.
Giocherellò un altro paio di minuti con la
cannuccia della
sua granita, poi posò una mano sul tavolo e fissò Naminè dritta negli
occhi.
La adorava, le voleva bene e tutto quello che vi
pare, ma
stava cominciando a stufarsi.
Ormai era palese che Naminè doveva dirgli qualcosa
che, già
lo sapeva, non gli sarebbe piaciuto affatto.
Ora, però, era curioso di sapere di cosa si
trattava.
Naminè prese fiato, di nuovo.
Ma ancora una volta le parole le si sgonfiarono
all’altezza
delle tonsille, disperdendosi mute nell’aria.
Roxas non distolse gli occhi dai laghi ghiacciati delle sue iridi, e il tremolio della mano
mostrava il suo nervosismo crescente.
“Roku-chan…”
Roxas, quando sentì quel suono amichevole e dolce,
sembrò
svegliarsi da un sogno.
Guardandosi attorno, stupito dal suo comportamento
quasi
febbricitante, ritrasse svelto la mano e le bisbigliò ‘dài continua’
con il
tono più rilassato che riuscì ad usare.
Naminè guardava i suoi capelli biondi, la maglietta che indossava quel giorno, troppo
grande per due spalle piccole e minute
come le sue.
Pensò a quanto avrebbe voluto stringerlo a sé,
abbracciarlo
e sussurrargli piano che andava tutto bene, che lei lo avrebbe reso
felice.
Ma sapeva bene che non sarebbe mai successo, e
questo la
riportò alla sua intenzione iniziale.
Sentì una smania di dire la verità salirle fino in
gola,
attraversarle l’intero petto come fosse stato un fuoco d’artificio che
si
innalza verso il cielo stellato.
“…non è stato Axel a baciare me.”
Non spostò gli occhi di un millimetro; aveva lo
sguardo
fiero e spavaldo, ma la voce…la voce era disperata.
“Sono stata io a baciare lui.”
Note dell’Autrice:
3 mesi!!! Vi ho davvero fatto attendere tutto
questo
tempo???!!!!! Quando ho visto la data dell’ultimo aggiornamento, sono
corsa a
finrie questo capitolo. Mi dispiace, mi dispiace, ma sono rimasta
vittima di una
fase di blocco allucinante! Non riuscivo più ad andare avanti…ad ogni
modo,
questo era il penultimo capitolo.
Eh già, avete capito bene: IL PROSSIMO
CAPITOLO SARA’ ANCHE L’ULTIMO! Oddio,
non posso crederci…è passato più di un anno da qaundo ho iniziato a
pubblicare
questa ficcy, ed ora sta per essere completata. La mia prima fiction a
più
punatte completa.
Se tutto ciò è stato possibile, è grazie a voi.
Ma di questo parleremo dopo XD *si rotola sul
pavimento
senza un perché*
*seme / ukè= seme e ukè: visto che siete tutte fan
dello
yaoi (più o meno XD) dopvreste già sapere cosa significa, ma io lo
metto lo
stesso. Sono termini che si usano quando si racconta di situazione
erotiche tra
due personaggi maschili. Il ‘Seme’ è il dominnate della coppia (quello
un po’ più
mascolino, x intenderci…ma non sempre u_u) mentre ‘Ukè’ è il passivo
tra i due
(per capirci…quello che sta sotto xDxD).
**sama = è un suffisso che si usa per i colleghi
di lavoro o
persone più grandi per cui proviamo molto rispetto. Il fatto che Axel
chiami
così Saix è segno che prova un profondo rispetto per lui e he ne ha una
grande
stima come collega e persona in sé.
*** Tobai = forma abbreviata della sigla Tōkyō
Teikoku
Daigaku, l’università Impweriale
di Tokyo, nonché una delle più famose sedi universitarie al mondo (
celebre per
il suo prestigio e per i suoi sudenti, più volte premiati con il Nobel
dopo
esserersi diplomati lì).
**** baka= non so
se l’avevo già scritto nei capitoli precedenti XD Vuole semplicemente
dire ‘idiota’
in Giappo.
***** MarySue: chi
meglio di noi che giriamo nel sito conosce codesto termine? Le MARY Sue
sono il
terrore della maggior parte degli Autori di Fanfiction (in tutto il
mondo u_u è
un problema universale, temo). Sono quelle protagoniste femminili di
fanfiction, manga anime etc perfette in TUTTO. E quando dico così non
esagero.
A tal proposito, c’è un interessante discussione sul forum del sito che
potrebbe aiutarvi a comprender emeglio fenomeno –se già non lo
conoscete-. Vi
consiglio di darci un’occhiata ^___-
Le note si fanno
sempre più idiote, ma tant’è XD Anche la storia, se è per questo, è
diventata
spasticamente stupida e priva di senso.
La scena del sogno…non
so neanch’io perché l’ho messa, a dire il vero XD Mi andava di scrivere
una
robetta un po’ zozzaed holpà, detto fatto.
Ho pensato che
sarebbe stato uno spunto interessante per un tema che, nel seguito di
questa
storia, avrà molta importanza per Roxas: il sesso.
Non ci saranno
scene spinte, spiacenti *LE LETTRICI LA MANDANDO A QUEL PAESE* MA IL
NOSTRO Roxy
avrà qualche…come dire…problemino! Ohohohohoho! *risata malvagia*.
Dopo tanto tempo di
attesa, come minimo devo rispondere alle vostre recensioni…che sono
semre
troppo carine X////D Dovete smetterla di farmi questi complimenti,
sennò mmi
gaso! YEAH!
CrAzYtEn quanto
adoro i tuoi scleri??!! Uhiiii, la Torcia Umana! *-* *acchiappa
i fiammiferi e corre per la stanza
dando fuoco alla libreria* XD Yeah, vai con la PIROMANIA! Grazie per i
tuoi
complimenti, e grazie anche epr aver pubblicizzato l’aggiornamento sun
un forum
^___^ sei molto carina! Spero che ance
questo capitolo ti sia piaciuto, yatta!
KairiChanRules mi rendo conto che aspettare gli aggiornamenti di una ff che
ci ha
colpiti è straziante, e chiedo ancora perdono..ma è anche vero che
ormai mi
conoscete, sapete i miei tempi. Questo capitolo soprattutto era molto
delicato,
perché dovevo raccontare cose importanti per il finale stando attenta a
creare
la suspence per l’ultimo capitolo. Spero tanto che la tua pazienza sia
stata
premiata! Ad ogni modo, Axel e Roxas sono sempre più in crisi…ma forse
Axel ha
un asso nella manica… o forse no…e chi lo sa? Mi raccomando, leggi
anche il
prossimo capitolo ^___- almeno la tua curiosità avrà una fine XD
KH4EVER Dubbio
svelatoooo! Il nostro Axel ha delle doti nascoste, a quanto pare…se
ci pensi bene, ha detto a Roxas di non voler ricordare gli anni di
scuola, ma
non ha parlato del suo rendimento...ce lo vedi Axel al’Università?? XD
Comunque, per ora non c’è pericolo u_u non ci pensa minimamnete ad
andare. In
qaunto a Riku…sì, hai ragione, giusto uno come lui riesce a gestire
Sora…io non
ce l’avrei fatta, sarei morta prima a forza di ridere!
Nancy92 finalmente qualcuna dalla
parte di Namichan! O___O iniziavo a sospettare ch non ne avrei mai
trovate XD Eh
sì, la parte RiSo ha riscosso un successone...diciamocelo, le porcate
piacciono
taaaaanto a noi fangirl XD Lol
Simple Girl grazie
infinite per i comlimenti ^^! Come dico spesso, gli aggiornamenti sono
un mio
grande difetto. Ma io faccio tutto in stile tartaruga –parlando di
velocità-, e
a volte mi sembra che ne valga la pena, perché scrivere velocement e
male solo
per smania di aggiornare non è da me. Spero che anche questo capitolo
ti sia
piaciuto!
EdelSky Ma
nooo, povero Dem…cosa ti ha fatto? Ahahahahahah! Non sei la prima che
lo trova
odioso, in questa storia…e pensare che volevo ottenere l’effetto
contrario! Che
ironia…grazie per aver aggiunto la mia storia idiota tra le preferite
*si
inchina e lancia un bacetto* (ma povera Edel! Nd Riku) (ma tu che vuoi,
torna a
pastrugnarti con Sora e non scassare u.u Nd Memy) (O.O pastrugnare
CHI?! Nd
Kairi) (… *Memy e Riku scappano via*)
La_Lilin__ Kairi è baka, è vero…in effetti,
la sto rednendo davvero ridicola! Però ti giuro che la adoro! Cioè,
credo che
sia uno dei pg più completi del videogioco…in questa storia doveva
avere Spra
tutto per sé, ma proprio mentre scrivevo il secondo capitolo sono
entrata nella
fase yaoi, e questo ha dato alla storia lo sviluppo che ha preso…se
penso che
il raiting principale sarebbe dovuto essere Kairi/Sora, mi fa uno
strano
effetto XD A te no?
Crolex
RIKUUUUU!! Ma ciaoooo, come stai?! Ooooh, sapessi quanto mi mancano i
ragazzi del forum…ma non mi apre più la pagina! Non mi fa pubblicare
commenti né
altor, posso solo leggere enon rispondere, quindi non mi pubblica…appena ho avuto occasione ho postato il link di
questa stori e delle mie altre creazioni nella firma, e sn contenta che
tu l’abbia
trovata! Grazie per i complimenti caro, sei generoso come sempre ^////^
Mi
rimepi continuamente di complimenti, spesso anche immeritati…però ti
ringrazio
davvero. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Salutami tantissimo
i
ragazzi del forum e informali che la storia è anche qui, per favore! Ti
ringrazio in anticipo ^^
Shine Mizuki Ciao
Shine! Infatti, Sora ormai neanche ci prova più a resistere XD Ha
finalmente capito quello che si stava perdendo, a quanto pare…anche s
ea me
Riku non piace, né di carattere né di aspetto…eppure riscuote
tantissimo
successo! Anche se c’è da dire che a me piacciono semprei pg più
inutili (Sora,
per dire, è il mio Dio….semplicmeente, adoro il suo essere
schifosamente MANGA).
Grazie per la recensione, e lasciami
dire che è un onore che la tua ff
preferita sia la mia ^//^ Grazie davvero, mi rendi felicissima!
Kaifan91 Piacere
di conoscertiii!! Hai letto tutta la mia storia insieme?!
Madonna, ma come hai fatto?! Non ti sei stufata dopo i primi dieci
minuti? XD
Io avrei abbandonato al terzo capitolo, s enon direttamente al secondo
ahahah! Grazie per tutti i tuoi
complimneti…riguardo
agli errori di battitura, credimi, ogni volta faccio quello che posso,
ma
spessissimo non li vedo e mi rendo conto che ci sono solo DOPO la
pubblicazione
del capitolo, quindi li lascio lì dove sono. Lo so che sono
insopportabili,
però ti giuro che sono troppo bastardi XD Riescono sempre
a fregarmi. Felice di sapere che approvi
TUTTI i pairing
della storia credimi, è una cosa di cui andare fiere, visti quanti sono
u___u.
Riguardo Saix e Xemny… SORPRESA!! Come hai potuto pensare che li avrei
lasciati
in disparte? XD Avevo in mente i loro ruoli sin dall’inizio, e anche se
fanno
brevi comparsate credo sia giusto così. In una storia piena di intrecci
amorosi
e cotte adolescenziali non ci sarebbe stato molto posto per loro,
temo…avrebbero
reso il tutto troppo ‘maturo’, ed era una cosa che volevo ad ogni costo
evitare, perché quest’aggettivo ho intenzione di affibbiarlo al sequel
di cui
accennerò qualcosa nel prossimo capitolo.
DOPO LE RISPOSTE, VI
SALUTO (ANCHE EPRCHE’ E’ L’UNA DI NOTTE! GHGH). UN GRAZIE A TUTTI
COLORO
CHE LEGGONO LA MIA STORIA, LA
RECENSISCONO, O LA INSERISCONO TRA ‘SEGUITE’ E ‘PREFERITI’! Grazie per
il
vostro appoggio, il vostro ardore e la vostra pazienza!
Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto. Ora mi dedicherò con tutta mè stessa
all’ultimo,
sperando di non deludere le aspettative di nessuno. Ci metterò tutto il
mio
impegno, quindi rimanetemi accanto fino all’ultimo, per favore ^__^.
CIAO, AL PROSSIMO
CAPITOLO! Egrazie epr aver letto! Arigatou.
*MagikaMemy*
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Capitolo 18 *** Capitolo 18: goodbye. ***
Capitolo
18: goodbye.
Quella stupida chitarra.
Gli scoppiava la testa da ore, stava sdraiato su
quel cazzo
di letto da neanche sapeva più quanto –si sa, Axel era famoso per la
sua poca
pazienza-, si era imbottito di farmaci a tal punto che si sentiva un
drogato e
Demyx insisteva ancora a suonare quella stupida
chitarra.
Fece un respiro profondo, continuando a guardare
il soffitto,
pregando di riuscire a mantenere la pazienza, perché si dà il caso che
avesse
un po’ di rabbia da sfogare; nonostante questo, non voleva che fosse
Demyx la
vittima del suo stress.
Non perché non se lo meritasse, datesi che quello
scemo del
suo migliore amico era stato il primo a dargli spago con la faccenda di
Roxas,
ripetendogli continuamente che era carino e che, secondo lui, Axel
doveva
provarci, perché cazzo, quello ci cascava sicuro e…beh, insomma, perché
non doveva
essere niente male scopare con quel biondino.
Ora: tralasciando per un istante l’istinto omicida
che Axel
si era costretto a reprimere dopo che Demyx aveva così palesemente
dimostrato
che lo considerava un sadico stupratore di minorenni, cercò davvero di
non
saltargli addosso, perché altrimenti lo avrebbe picchiato fino a
cambiargli la
faccia e avrebbe dato fuoco alla chitarra, senza averle prima tolto le
corde
una ad una.
Demyx, nel frattempo, continuava a fissare
l’amico, con
prudenza, senza farsi beccare.
Odiava ammetterlo, ma questo nuovo Axel in
versione depressa
proprio non gli piaceva.
Insomma, Axel era sempre stato un tipo euforico,
di quelli
che se stanno seduti per più di un attimo sullo stesso punto poi
saltano in
piedi dicendo che si stanno annoiando, e corrono a cercare un qualcosa
da fare
– qualsiasi cosa.
Certo, non era la prima volta che lo vedeva giù di
morale.
In fondo si conoscevano da una vita, e Demyx gli era stato accanto in
parecchie
situazioni scomode. Era abituato a tirargli su il morale, offrirgli una
birra
davanti a un bel porno e a fare battute squallide sulle tette della
protagonista. E ogni volta Axel restava impassibile per i primi cinque
minuti:
poi, sena riuscire a resistere, scoppiava a ridere, beveva un goccio di
quella
birra schifosa –che solo Demyx aveva ancora il coraggio di comprare- e
cominciava a fare la lotta con lui, il suo migliore amico, dimenticando
il
problema che lo aveva afflitto fino a poco prima.
Axel era così, senza mezzi termini: passava da un
sentimento
all’altro senza un apparente motivazione, quasi sembrasse che avesse
posto per
una sola emozione alla volta.
Ma ora era diverso.
La sera in cui si era lasciato con il piccolo
Roku, Axel
aveva buttato la birra, spento la tv e se ne era andato a dormire in
silenzio,
senza dire una parola.
Demyx per un momento aveva sentito il desiderio di
parlargli, avvicinarsi, dargli una pacca sulla spalla e dirgli che,
ehy, si
sarebbe aggiustato tutto, Roxas lo avrebbe perdonato, avrebbe capito
ogni cosa
e sarebbero tornati insieme.
Avrebbe voluto dirgli che lui era lì accanto, che
lo avrebbe
aiutato, sostenuto, perché gli voleva bene anche se non glielo
dimostrava
mai-non in modo palese, almeno- e che avrebbe potuto contare sempre su
di lui,
Demy, quello a cui amava dare dello ‘stupidotto canterino’.
E Demyx gli avrebbe anche promesso di non suonare
più la
chitarra, se questo lo infastidiva; gli avrebbe giurato eterna fedeltà,
perché
per lui Axel non era un ‘migliore amico’.
Per Demyx, Axel era un fratello. Non di sangue,
certo…ma,
sin da bambini, aveva sempre sentito che…era destino, che lui ed Axel
si
incontrassero.
E ne era convinto tutt’ora.
Rifletteva su questo, adesso, sulla loro amicizia,
su quanto
avrebbe voluto trovare le parole giuste da dirgli.
Ma poi Axel, da sotto le coperte, bofonchiò un
“Smettila con
questa cazzo di chitarra, mi stai facendo scoppiare la testa!” e lui
non poté
più trattenersi.
Ok, era durata fin troppo.
Axel non voleva e non aveva bisogno di essere
compatito.
Axel, come tutti quelli della sua specie, cocciuti e orgogliosi, doveva
essere
preso per le corna.
Lasciando che le parole gli uscissero spontanee
dalle
labbra, Demyx gettò sul letto la sua amata Camille (ebbene sì, la sua
chitarra
aveva un nome) per andare verso quello di Axel e strappargli la coperta
di
dosso.
“E va bene, piccola principessina ferita, ora mi
hai
veramente rotto le palle!”
Axel, ritrovandosi davanti il suo migliore amico
con la
faccia scura e deformata dalla rabbia che gli aveva strappato via il
lenzuolo,
si alzò sui gomiti, contrariato.
“Ma che ti ha preso Dem, sei impazzito? E poi non
urlare, ti
ho già detto che ho mal di testa!”
“Oh, ma per favore! Quanto sei bugiardo!!” disse
l’altro,
senza accennare ad un abbassamento di voce, “Ti stai solo nascondendo
qui
dentro, a fare la vittima, mentre là fuori c’è Roxas che muore dalla
voglia di
fare pace con te!”
Axel, sentendo quel nome, cambiò improvvisamente
espressione. Si alzò del tutto a sedere sul letto, guardando Demyx
dritto negli
occhi, uno sguardo carico di tensione.
“Non parlare di cose che non sai, Demyx. Roxas non
mi vuole
più, chiaro? Quindi non vedo perché devo tornare da lui, implorando il
suo
perdono per una cosa che non ho fatto!”
Demyx sospirò, spazientito, senza il minimo timore
da quel
brusco cambio di atteggiamento.
Axel e i suoi sbalzi
d’umore gli erano abituali come i pugni di Narusegawa lo erano per
Keitaro*.
“Ascolta, baka** che non sei altro: Roku, Socchan
e gli
altri partono domani. Domani, comprendi?!”
Axel lo guardò perplesso, come se avesse un uovo
spiaccicato
sulla fronte.
“E allora? Cosa dovrei fare, chiedergli ancora di
ascoltarmi
stasera alla festa e poi seguirlo fino a Tokyo pur di riprendermelo?”
chiese,
ironico.
Ma il ghignetto sorridente di Demyx (che,tra
l’altro, era
abbastanza inquietante) gli mise addosso una strana sensazione.
“…tu sei pazzo.” Disse seccamente, diventando
paonazzo.
Stava per ributtarsi a letto, quando Demyx
sorrise,
divertito, e si alzò per tornare alla sua chitarra.
“Sì, scusami, hai ragione.” Esclamò, con uno
strano tono tra
il divertito e lo scherzoso, senza voltarsi a guardarlo “In fondo,
certe cose
si fanno solo se si è innamorati di qualcuno. E quindi, perché dovresti
farlo?
Roxas è solo uno dei tanti, per te. Lui tornerà a Tokyo, e ognuno di
voi
riprenderà la vita di sempre, lontani, senza vedervi mai più.”
Finalmente si voltò verso Axel, che lo stava
fissando
imbambolato e con la bocca semiaperta,
Sorrise, divertito davanti a quell’espressione.
“Un programmino fantastico per il futuro. Vero,
Akuchan?”
**
Il rumore della musica era assordante, e con tutta
quella
gente che gli girava intorno Roxas si sentiva un calzino vittima della
centrifuga della lavatrice.
Sorseggiò la sua bibita senza troppa voglia, più
che altro
per poi mordicchiare l’estremità della cannuccia, e
diede un’occhiata in giro.
Cavolo, c’era davvero
tutto il villaggio, proprio come aveva previsto Xaldin.
Non solo gli ospiti, ma anche tutti gli addetti ai
servizi.
C’era perfino Saix-sama, che di tanto in tanto
appariva
dietro qualche pianta, seminascosto, osservando i ragazzi che ballavano
sotto
le luci colorate o quelli che pomiciavano nascosti sotto il buio di
qualche
palma.
Roxas sorrise vedendo Demyx che scatenava tutta la
sua
grinta dietro al bancone da dj, agitando le braccia a ritmo di musica e
mixando
canzoni su canzoni, una più originale delle altre.
Gli invitati, più o meno duecento persone, erano
più
scalmanati che mai, e in mezzo a tutta quella confusione lui aveva
finito col perdere
gli altri di vista.
Rikku e Yuna erano, ovviamente, al centro della
pista,
intente a ballare con Tidus e un tipo che gli sembrava di non aver mai
visto, e
l’ultima volta che aveva visto Selphie si stava allontanando verso i
campi
sportivi mano nella mano con Wakka- cosa che non aveva stupito affatto
Roxas,
perché, diamine, era ora che succedesse, quel poveraccio le aveva
sbavato
dietro per anni.
Quanto agli altri, zero assoluto.
Certo, qualche minuto prima gli era sembrato di
scorgere una
chioma bionda tra la folla attorno al tavolo del buffet, ma si era ben
guardato
dall’idea di avvicinarsi.
Non poteva perdonare Naminè per una cosa del
genere.
Baciare Axel. Axel. Il suo Axel.
E lui, come un deficiente, che non gli aveva
creduto. Che
non lo aveva ascoltato.
Quando Naminchan gli aveva rivelato di essere
stata lei a
baciare Axel, il suo primo istinto era stato quello di correre da lui,
cercarlo, e trovarlo in qualsiasi modo, dicendogli che, diavolo, gli
dispiaceva, che avrebbe dovuto credergli.
Ma poi era rimasto lì dov’era, fermo, con Naminè
di fronte a
lui che riusciva solo a guardarsi i sandali, in lacrime, mentre a lui
veniva
voglia di gridare il nome di Axel.
Prima della festa aveva seriamente pensato di
cercarlo, ma
quando aveva chiesto a Larxene-san se per caso lo avesse visto da
qualche parte
lei gli aveva detto che, citando le esatte parole, “quel testa di
cazzo” era
sicuramente nel suo bungalow a dormire come un sasso, e che
probabilmente non
si sarebbe presentato neanche alla festa.
Teorie che, purtroppo, avevano trovato conferma.
Da quando era arrivato, Roxas non faceva che
cercarlo con lo
sguardo, e se avesse potuto si sarebbe messo a piangere lì, davanti a
tutti.
Cielo, era stato un idiota.
Axel gli aveva detto la verità, ma lui era così
arrabbiato,
così…spaventato dalla consapevolezza di essere stato ferito ancora una
volta da
qualcuno…da averlo allontanato.
E proprio ora che avrebbe voluto parlargli, Axel
non c’era,
non c’era.
Era arrabbiato, sicuramente, incazzato come una
bestia, e
non poteva dargli torto.
…con che faccia avrebbe potuto presentarglisi
davanti e dirgli
che era stato un coglione? Lui gli avrebbe riso in faccia, mostrando i
denti
perfettamente bianchi e mandandolo a quel paese, dicendogli “Ehy,
cagnolino dei
miei stivali, potevi pensarci prima.”
Si diede il palmo della mano in fronte, ormai al
limite
della sopportazione.
Avrebbe tanto voluto che ci fosse qualcuno lì,
seduto
accanto a lui.
Kairi, magari. Sì, Kairi avrebbe saputo cosa
dirgli, quale
consiglio dargli, e lui lo avrebbe seguito ciecamente, perché era così
disperato che si sarebbe aggrappato a qualsiasi cosa.
Ma Kairi non c’era,
aveva accompagnato Paine in infermeria dopo che un tizio le aveva fatto
cadere
un bicchiere di vetro addosso, facendola sanguinare.
Ora che ci pensava, Sora non era andato con lei.
Gli era sembrato di vederlo andare verso la
spiaggia con
Riku, ma…boh, quella sera stava talmente fuori che si sarebbe
immaginato anche
un tricheco che va in altalena.
Per un attimo desiderò con tutto sé stesso di
farsi un altro
giro per la festa, tra la gente in pista, per trovare Axel.
Ma poi scrollò le spalle, dandosi dell’idiota.
Certo, il malinteso del bacio era stato un cazzata.
Ma ormai, non c’era niente da recuperare.
Domani se ne sarebbe tornato a casa, avrebbe
dovuto comunque
dirgli addio, prima o poi.
…certo...gli sarebbe piaciuto almeno baciarlo
un’ultima
volta.
**
Da quanto stava
correndo, ormai?
La pesantezza sulle gambe gli suggeriva un tempo
abbastanza
lungo, calcolando anche il fiatone e i polmoni che sembrava gli fossero
usciti
dal corpo e ormai stessero girando per il villaggio, facendosi un
giretto a
parte.
Dannate sigarette del cazzo!
Si concesse un minuto di pausa, fermandosi e
riprendendo
fiato, e ne approfittò per fare mente locale.
Dunque, non era nel suo bungalow, né in quello
delle
ragazze; in cucina non lo avevano visto, e ai campi sportivi c’erano
solo
Selphie e Wakka intenti a pomiciare appoggiati alla rete del campo di
tennis.
La musica proveniente dalla festa gli ricordò che
c’era ancora
la speranza di trovarlo lì, o in spiaggia.
E se non lo avesse trovato neanche lì?
Per un attimo lo sconforto si impossessò di lui, accerchiandogli la
testa come
l’effetto di una droga.
Ma poi capì che perdersi d’animo non gli sarebbe
servito a
niente.
Lo avrebbe visto, abbracciato, gli avrebbe parlato.
A costo di cercarlo per tutta la notte, a costo di
chiedere
a ogni singola persona che si trovava in quello stupido villaggio, a
costo di
bussare a ogni singola porta dei clienti, anche quelli che dormivano da
un
pezzo.
Roxas. Il suo Roxas.
Roxas, che l’indomani se ne sarebbe andato.
…doveva dirglielo prima che se ne andasse.
**
“Cos’è questa faccia schifata?”
“Uh, niente, So, tranquillo.”
“Non è veroooo, Riku! Sembra che tu stia per
vomitare!”
Riku rise, mentre Sora, sdraiato accanto a lui
fino a un
istante prima, ora gli stava salendo letteralmente addoso, il musetto
imbronciato e dalla vaga aria offesa e le mani strette in pugni che lo
colpivano sul petto.
“Dài, So, stavo scherzando. Gnam gnam, che buono!”
lo
schernì lui, godendosi Sora che scalciava sopra di lui, alzando la
sabbia
tutt’intorno a borbottando come un matto, ripetendo che era uno scemo e
che non
lo sopportava, quando faceva così.
“Insomma, sei cattivoRiku!” ripetè per la
millesima volta, col
fiatone, bloccando per un attimo il suo potentissimo attacco di pugni
(quanto
amo sfottere questo ragazzo, ohoh XD ndA).
Riku, che continuava a sorridere, ingoiò un altro
pezzo di
torta, finendo la fetta che Sora gli aveva portato.
Sora studiava la sua espressione, cercando un
elemento che
potesse tradirlo.
“Sei un ingrato.” Biascicò, dandgoli le spalle,
senza
veergognarsi di mostrarsi offeso, “ci ho messo un’ora per preparare
quella
roba. Un’ora con Xaldin! Ti rendi
conto?!” esclamò, esasperato, come se stesse parlando di combattere un
giaguaro
a mani nude.
Riku si trattenne dallo scoppiare di nuovo a
ridere, mentre
Sora, arrabbiato e ancora seduto sopra di lui, continuava a dargli la
schiena.
Sorrise, restando in silenzio, e alzandosi sui
gomiti avvicinò
le labbra al suo orecchio destro, così piccolo, immerso tra i ciuffi
castani
dei suoi capelli che, cristo santo, erano così
profumati da dargli alla testa.
“Mmmh…ma che piccolo chef, che abbiamo tra noi.”
Bisbigliò,
e sntendo il suo fiato sul collo Sora fu scoso da un brivido.
Riku ovviamente lo notò, ma non disse nulla
comunque; per il
momento, doveva farsi perdonare dal signor Mi Offendo Per Qualsiasi
Cosa.
Però, era così carino quando faceva così,
dannazione.
Vedendo che Sora non reagiva, gli leccò il collo,
veloce.
Solo una volta, che bastò a far voltare Sora, il cui volto ora era a
minima
distanza dal suo, anche se aveva ancora il busto verso il mare.
“Ti odio quando fai così.” Riuscì a dire, ancora
visibilmente irritato.
Riku lo osservò, sorridendo: “Dài, stavo
scherzando,
davvero. Era buona. E poi lo sai che mi piace la panna montata.”
“Quella è stata difficile da mettere” ammise Sora,
cambiando
umore improvvisamente, un po’ in imbarazzo. “Sì, cioè, volevo
assolutamente
guarnirci il sopra, ma non ruscivo a farlo in manera decente, e alla
fine è
venuto fuori solo un gran pasticcio. Era davvero brutta, quella torta,
a
vedersi.”
Restò in silenzio per un attimo, poi guardò Riku
negli
occhi.
“Però…è venuta buona, vero?” domandò con vispa
curiostà.
Riku non potè farea meno di accarezzargli la
testa, come se
fosse il più dolce dei cagnolini.
“Sì.” Disse, senza esitazone, “buonissima.”
Sora non lo ringraziò; eliminò la distanza tra
loro
baciandolo improvvisamente.
Riku rimase fermo mentre Sora studiava la sua
bocca, di
nuovo, come faceva sempre.
Ormai lui se l’era imparata a memoria, la sua.
Ma Sora no, ogni volta assaporava la lingua di
Riku con
attenzione, come se fosse la prima volta.
Riku, lentamente e senza staccarsi dalle labbra di
Sora, lo
abbracciò da dietro laschiena, accarezzandogli il petto languidamente.
Sora rimase fermo così, lasciando che Riku gli
lambisse i
pettorali praticamente inesistenti, mentre continuavano a baciarsi,
senza
fretta.
Erano riusciti ad appartarsi circa un’oretta
prima, e tra poco
se ne sarebbero dovuti tornare alla festa per non destare troppi
sospetti.
Sora lo sapeva che si stava facendo tardi, e
ricordandosene
all’improvviso si separò da Riku strattonandogli la maglietta.
“Do…dobbiamo tornare, Riku, o Kairi si accorgerà
che…non
siamo alla festa…”
“Mmmh…” mugugnò Riku, che, Sora lo capì, non lo
stva neanche
ascoltando, troppo preso a stampargli piccoli baci lungo il collo.
Sora avvrebbe voluto lasciarsi andare alle sue
attenzioni, a
quei gesti che lo facevano letteralente impazzire; ma preso com’era
dalla
preoccupazione che Kairi intuisse qualcosa, si voltò di modo da
trovarsi
nuovamente di fronte a Riku.
“Dài, Ri, alziamoci, dobbiamo tornare.”
Riku inarcò un spopracciglio, e in tutta risposta
lo baciò
ancora, stavolta con foga, lasciando che Sora si rilasssse solo per un
istante;
quest, di malavoglia, chiuse gli occhi, mentre Riku gli passava la
lingua sulle
labbra, succhiandole d tanto in tanto.
Sora lasciò condurre a Riku quello strano gioco, e
quando
lui iniziò a giocare con la lampo del suo giachetto…beh, ammise di non
volersi
ribellare più di tanto.
Si separarono, entrambi con il fiatone; Riku
continuava a
fare su e giù con la zip del giacchetto di Sora, ma questi lo fermò
mettendo
una mano sulla sua e guardandolo negli occhi.
“Riku…io non…non sono…scusami, è solo…che…”
L’altro lo fissò immobile per qualche istante, poi
sorrise e
gli baciò la fronte.
Sora rimase a guardarlo per un istante, ma quando
capì che
Riku non era arrabbiato ne fu così contento che lo baciò sulla bocca
come un
bambino.
Aveva capito…sul serio?
Avrebbe aspettato che lui fosse pronto…come poteva
non
perdere completamente la testa, dopo aver capito una cosa del genere?
**
“:..Namichan…sei sveglia?”
Naminè, nel buio, aprì gli occhi, restando con la
testa
affondata nel cuscino.
Kairi continuava a chiamarla già da qualche
minuto, e
finalmentesi decise a rispondere.
“Dimmi” bisbigliò, un po’ spazientita, ma Kairi
sembrò non
notarlo e riprese la voce basissima per non svegliare le altre. “…stai
bene,
Namichan? Ti vedo strana. E’ per la partenza?”
Naminè trattenne il fito. Avrebbe voluto
raccontarle la
verità, dirle che era stata per colpa sua, solo sua, se ora suo cugino
e il
senpai Axel stavano soffrendo, e tutto perché siera comportata come una
ragazzina.
Perchè …perché non era semplicemente andata da
Roxas a
dirgli che era gelosa di Axel?
Ok, Roxas probabilmente le avrebbe detto che aveva
seri
problemi mentali, e lei allora si
sarebbe trovata costretta a rivelargli tutta la verità.
Quella verità che gli nascondeva da parecchio
tempo, e che,
dopo quello che aveva combinato, avrebbe continuato a celare fino alla
morte.
“Sì.” Esclamò, cercando di non mostrare titubanza
e
sforzandosi di sorridere, nonostante fosse buio e Kairi non potesse
vederla.
Ma chissà, forse quel sorriso sghembo era rivolto
più a sé
stessa che all’amica, che a quelle parole si tranquillizzò.
Per fortuna, si trattava solo di nervosismo
pre-partenza…e
lei che aveva pensato che potesse essere successo qualcosa di grave!
Beh, avrebbe dovuto immaginarlo, in fondo. Stiamo
parlando
di Naminè, e si sa, non era una tipa che attirava a sé i guai.
“Oh, andiamo, non rattristarti Nacchan. Scommetto che Aku-san e gli altri senpai
verranno a trovarci a Tokyo. Ne sono più che certa!” disse, raggiante.
Naimnè rispose con un poco convinto “Sì…beh,
speriamo.”,
dopodichè le diede la buonanotte e chiuse nuovamente gli occhi.
Pochi minuti dopo, Kairi già dormiva
profondamente, lì
accanto. Poteva sentire il suo sospiro leggero e delicato.
Si sforzò di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa
che potesse
conciliarle il sonno, ma ogni volta che cercava di distrarsi le
appariva nella
testa il volto di Roxas che la guardava severo.
Avrebbe voluto scoppiare in lacrime al pensiero
che nonle
avrebbe più parlato, non si sarebbe pù confidato con lei. Non l’avrebbe
abbracciata, né accompagnata al cinema con la bici, e lei non avrebbe
più
potuto offrirgli il taiyaki*** al parco dopo la scuola, mentre insieme
tornavano a casa.
Una lacrima le rigò la guancia di traverso,
posandosi poi
silenziosa sul cuscino; Naminè si dedicò qualche altra goccia salata,
giusto
per sfogars un po’, senza singhiozzare, perché Kairi aveva il sonno
leggero e
sicuramente si sarebbe subito svegliata.
Poi, senza neanche asciugarsi gli occhi arrossati,
si addormentò
profondamente.
**
“…davvero non c’è?”
Tidus, in pigiama e con lo spazzolino da denti in
mano, fece
spalluce, con un’espressione mortificata in volto.
“Mi spiace, senpai,
se n’è andato via durante la festa e non è ancora rientrato. Non so che dirti.”
Axel sorrise, amareggiato.
“Non…non importa. Ticchan. Se dovesse tornare…puoi
dirgli
che lo sto cercando?”
“Certamente” disse l’altro, agitando la testa in
un gesto
che per un attimo lo fece assomgliare in maniera impressionante a Sora.
Axel lo ringraziò, e con un cenno della mano si
avviò verso
il vialetto.
Non poteva crederci. Davvrero. Eppure, lo aveva
cercato
ovunque.
Insomma, aveva
controllato il villaggio da cima a fondo più volte, e non lo aveva
incontrato
neanche una volta…com’era possibile?
Roxas sembrava essersi volatilizzato. E lui…lui si sentiva
tremendamente solo.
**
“Allora, fanciulle: una mano con i bagagli?”
Kairi inarcò un sopracciglio, scettica, mentre
trascinava
giù dal portico del bungalow i suoi bagagli.
“Demy-san, con quelle braccine floscie non
riusciresti a
portare manco un cestino di vimini” osservò, provocando una risata
generale.
La ragazza sorrise di rimando, mentre il resto del
gruppo,
ognuno pronto per partire, aspettava lì davant l’ultima arrivata…che,
ovviamente, era Rikku.
“Ricchaaaaaan!” gridò Yuna, dall’esterno, mano
nella mano
con Tidus che sbadigliava senza il minimo contegno, “Ma quanto cazzo ci
metti?”
Tidus smise d’un botto di allargare la bocca per
lanciarle
un’occhiataccia infastidita.
“Te lo devi togliere, questo vizio delle
parolacce.”esclamò
soltanto, ricevendo in tutta risposta un bacio sulla guancia che lo
ammutolì
all’istante.
Finalmente, anche Rikku uscì dal bungalow, e dopo
aver
gettato ai propri appartamentini gli ultimi sguardi malinconici, la
comitiva
rumorosa si avviò verso l’ingresso del villagio.
Il pullmino, lo stesso che li aveva portati
all’andata, era
parcheggiato lì, in bella vista, con il motore spento.
Il conducente, notarono Rikku e Sora, era sempre
lo stesso,
e entrambi si diedero di gomito, capendosi all’istante.
Lentamente, di soppiatto, gli si avvicinarono
mentre era
ancora di spalle, accanto al pullman, intento a fumare, e con un sonoro
“Ehilààààààààààààààààààààààààà”
lo fecero sobbalzare a mezz’aria.
“…Oh, santo cielo, non è possibile…” disse il
pover’uomo,
disperato, riconoscendo all’istante quei due mocciosi. “Ditemi che è
uno
scherzo!”
Rikku gli si gettò letteralmente in braccio,
sbattendo le
ciglia “Ti sono mancata, my sweety loveeeeee??” chiese, con voce a
tremila
watt.
“Come uno spillo nell’occhio” disse quello, in
tutta
risposta, mollandola sul pavimento.
Poi, rivolgendosi al resto del gruppo, gridò: “Vi
concedo
cinque minuti per i saluti, chiaro? Dopodichè, tutti in sella. Ho un
orario da
rispettare, io.”
Recepito il emssaggio, e con l’aiuto di Xaldin,
Xigbar e
Marluxia, sistemarono le valigie nel retro del pullmino.
Mentre ognuno si concedeva agli ultimi saluti,
Roxas non
riusciva neanche a rendersi conto di ciò che stava accadendo.
Ma di una cosa era sicuro: Axel…Axel non era
venuto.
Non era venuto a salutarlo, e non lo avrebbe visto
mai più.
Mai più.
Le lacrime, lentamente, iniziarono a scorrergli
sul volto,
raggiundeo le labbra umide e tremanti.
Senza salutare nessuno, perché sinceramente non
gliene importava
proprio niente, di tutti gli altri, salì sul pullman, accanto ad un
finestrino
aperto, sperando che il vento che si stava alzando gli asciugasse gli
occhi.
**
“Vi prego di scusarlo…” aveva biascicato Kairi
davanti agli
amici, che alla vista di Roxas che scappava sul pullamn senza degnarli
neanche
di un saluto erano rimasti visibilmente offesi.
“Oh, non fa niente, piccola caramellina” esordì
Marluxia,
baciando le guance a tutti, “spero vi siate trovati bene qui, Verremo a
trovarvi a Tokyo il prima possibile, vero ragazzi?”
“Oh, ma sicuro” intervenne Xaldin, che, voltandosi
verso
Sora, gli diede una tanto amichevole quanto dolorsa pacca sulla spalla
che a
momenti gli fece sputare un polmone.
“Ehy, mi mancheranno le tue idiozie, pulce.”
Sora fece al cuoco l’occhiolino, sollevando il
pollice “Anche
a me mancheranno le litigate con te, capo.”
Larxene osservava la scena assieme a Zexyon,
profondamente
disgustata, ma quando Yuna, Rikku, e Selphie la salutarono, a Paine
sembrò
quasi di vederla sorridere.
Demyx era più silenzioso che mai: aveva un muso
lungo tre
metri, gli occhi un po’ opachi e i capelli insolitamente liberi dal gel.
Salutò Sora però con particolare entusiasmo,
mentre con Riku
si limitò ad una fredda stretta di mano.
“…trattalo bene, Capelli Bianchi”gli sussurrò,
senza
cattiveria.
Riku sorrise di rimando; non era una minaccia,
quanto una
promessa.
In fondo, Demyx non si era dimostrato così male.
“Ehy, ma…dov’è Aku-chan?” chiese all’improvviso
Sora,
guardandosi attorno.
Demyx si limitò a mentire, odiandosi: “Non è
riuscito a
venire, Socchan. Ma vi saluta tutti, uno ad uno, e ha detto che verrà
il prima
possibile.”
Gli altri gli lanciarono uno sguardo alquanto scettico: tutti ad
eccezione di
Sora, che ovviamente cretino com’era non aveva minimamente sospettato
che fosse
una menzogna.
Il conducente li chiamò all’improvviso,dicendogli
che era
ora di andare; mentre tutti correvano verso il pullman, fecero in tempo
a
voltarsi un’ultima volta verso il villaggio, verso i loro nuovi amici,
agitando
le mani in esuberanti cenni di saluto.
“A prestoooo!” gridò Sora, con tutto il fiato che
aveva in
gola.
E mentre Riku gli ripeteva di salire su quel
dannato
pullman, Sora sentì una morsa allo stomaco.
Quell’estate aveva cambiato ogni cosa.
E quel villaggio racchiudeva molti momenti che
lui, ne era
certo, non avrebbe mai dimenticato.
Sentiva che nessun altro luogo al mondo, neanche
il più
bello o elegante, gli avrebbe dato la stessa magia del Natsu Club.
Sospirò, capendo che, una volta salito, quel
pullman non lo
avrebbe portato più indietro.
Ormai, il mondo degli adulti lo aveva accolto
definitavemnte
tra le sue braccia.
E lui, anche se con qualche difficoltà…ne era
entrato a far
parte.
Certo, c’erano ancora parecchie cose in sospeso:
la scuola, la
relazione con Riku, il rapporto con Kairi…ma, pian piano, avrebbe
superato ogni
cosa.
Oh, sì.
Ogni cosa.
**
“Bene, ragazzi, non cominciate a far casino, per
favo..”
Ma l’autista non riuscì neanche a terminare la frase che Rikku, in
piedi con
Yuna e Selphie, si era già impossessata del microfono.
“Oh, coraggio, my love, non vuoi sentire come
canto bene l’opening
di Kodocha??****” chiese, con entusiasmo, e neanche quel poveraccio
potè
rispondere che la bionda, saltellando que là – e fregandosene
ampliamente del
cartello su cui era scritto ‘vietato stare in piedi’ accanto al
conducente-
iniziò a cantare a squarciagola.
Tutti, nonostante stessero tornando a casa,
sembravano aver
mantenuto un tono abbastanza allegro; il lavoro era finito, i soldi li
avevano
guadagnati e si erano divertiti come pazzi.
Perfino Riku non faceva che sorridere a tutti,
anche se in
quel caso la natura della sua allegria risideva in…come dire…altri
motivi.
Kairi era seduta accanto a Paine, e Sora, vicino a
lui,
rideva come un pazzo assieme agli altri davanti a Rikku e al suo
spettacolino.
E le loro mani…le loro mani erano intrecciate,
ancora una
volta.
**
Roxas piangeva.
Piangeva come non aveva mai fatto in tutta la sua
vita.
Senza il minimo pudore, ma al tempo stesso
nascosto tra gli
ultimi posti.
Sentire che gli altri attorno ridevano euforici,
mentre a
lui sembrava di avere un coltello conficcato nel petto, lo stava
rendendo
pazzo.
Osservò la strada che, fuori del finestrino,
cominciava a
correre, prima piano, poi semrpepiù veloce.
Basta, non ce la faceva più.
Voleva morire.
Anzi, non morire…sarebbe stato troppo.
Ma, sicuramente, voleva andarsene a casa.
Sì…a casa…
“Ehy, quello la fuorì non è Axel?!”
La voce di Yuna che guardava fuori dal finestrino
del
conducente gli fece sbarrare gli occhi di colpo.
Tutti si affiacciarono, guardandosi indetro.
Roxas portò fuori anche lui il capo, ad occhi
chiusi.
“Ti prego, Signore. Ti prego…fai che ci sia
davvero…”
Raccolto tutto il suo coraggio, finalmente aprì
gli occhi.
Dietro il pullman, in sella ad una patetica
bicicletta
arrugginita, con capelli rossi che
sfrecciavano contro il cielo limpido…c’era.
C’era davvero…
Mio Dio..c’era…Axel…
AXEL!
“Axeeeeeeeeeeel!” gridò, portandosi fuori dal
finestrino il
più possibile, mentre il vento gli batteva doloroso contro la schiena.
Il più grande, da sopra la bici, lo guardò per un
istante;
poi, sorridendo raggiante, un sorriso che non avrebbe motrato mai più a
nessuno, affrettò il movimento delle gambe.
Sentiva i muscoli dolergli, fargli un male cane,
ma non
avrebbe mai rallentato per nessuna ragione al mondo.
Con un ultimo sforzo, riuscì ad arrivare sotto il
finestrino
di Roxas, e finalmente…finalmente si guardarono negli occhi.
“Roxas…sono…qui, Roxas. Sono venuto per te.”
Disse,
affannato, cercando di mantenere quella distanza.
Roxas sorrise, e senza che potesse opporsi versò
altre
lacrime.
Ma stavolta…stavolta non erano lacrime di dolore.
Per la prima volta nella sua vita…quelle lacrime
non gli
bruciavano la pelle.
“Sì…” riuscì solo a dire, cercando di resistere
alla
tentazione di gettarglisi addosso. “Sì, lo so…”
Mentre tutti restavano ad osservare la scena (la
maggior
parte dei quali completamnete sconvolti), Kairi si alzò in piedi e
raggiunse il
conducente.
“Salve, emh…signor autista.”
Il tipo non la degnò neanche di un’occhiata,
limitandosi a
borbottare.
Ma Kairi, sorridendo imbarazzata, ci riprovò:
“Stavo
pensando…emh…potrebbe fermare l’autobus solo per un istante?”
Il conducente, stavolta, la guardò, con
un’espressione tutt’altro
che accomodante.
“Oh, certo, signorina, e magari ci facciamo pure
un bel
pic-nick nei boschi qui vicino, vero?”
A quel punto, non le bastò che una mossa: con
decisione, e
sotto gli occhi sconvolti dei presenti (tranne Roxas, troppo preso
dalla sua
scena da film per rendersi conto di cosa gli accadeva intorno), mise
con
decisione un piede sulle aprti basse del conducente, facendo pressione
un poco
che bastava per farlo impallidire.
In tutta risposta, mostrò uno dei suoi sorrisi più
sgargianti.
“Se non fermi subito questo ferrovecchio, ti
stritolo le
palle. E non sto scherzando.”
Il pullman frenò all’istante, facendo sbattere
tutti contro
il sedile davanti.
“Cuginetto…perché non prendi un po’ d’aria?”
Roxas rientrò completamente dentro, sentendo la voce di Kairi al
microfono.
Non se lo fece ripetere due volte; scese dal
sedile, e
correndo si diresse evrso l’uscita.
Ma un istante prima di scendere, fece marcia
indietro e
tornò davanti a Kairi, guardandola negli occhi.
“…ti voglio bene.” riuscì solo a dirle, per poi
abbracciarla.
Kairi si godette quel calore per un attimo, poi si
separò da
lui.
“Coraggio,” gli disse, strizzando un’occhio, “Axel
ti
aspetta.”
Roxas, finalmente, sceseda quel pullman, e si fermò.
Axel, davanti a lui, fermo immobile su quel
vialetto
ombrato, lo guardava.
Alle sue spalle, il villaggio abbastanza lontano,
ma ancora
visibile in collina.
“…ho perso la scommessa, Rox.”
Roxas si avvicinò, finendo a poca distanza dal suo
viso.
“Ma davvero? Non mi dire…” esclamò, ironico.
Axel inarcò un sopracciglio, spavaldo.
“Beh, mica è colpa mia se mi hai fatto perdere la
testa.” Fece
un istante di pausa “..ho perso. Alla fine sei stato tu,
conquistare me.”
”Già, beh, diciamo che è stata una parità.” Concesse Roxas,
avvicinandosi
ancora.
Axel si chinò di un poco, a ormai pochi millimetri
dalla sua
bocca.
“…sai, credo proprio che mi ci troverò benone, a
Tokyo.”
Roxas trattenne il fiato per un attimo, restando
completamente sconvolto e privo di qualsiasi parola.
Ma poi capì che non serviva una risposta: con un
salto gli
circondò il collo con le braccia e lo baciò.
Ancora una volta.
E, mentre tutti alle loro spalle fischiavano e
applaudivano,
entusiasti come se stessero guardando il finale felice del loro
telefilm
preferito, Roxas sorrise contro le labbra di Axel, il suo
Axel.
Quando si separarono, Axel gli sorrise ancora,
guardandolo
dritto negli occhi.
Roxas gli baciò il naso, mettendosi a ridere, e
poi lo
abbracciò, tuffandosi nella sua t-shirt di seconda mano, che sapeva di
fumo, di
mare e di cioccolato.
Che era pregna di Axel.
“…oh, sì, “concluse, sognante, “…il meglio deve
ancora
arrivare.”
Fine.
Note dell’autrice:
Ce l’ho fatta.
Mio Dio, non psso credere di avervi fatti
attendere un anno.
UN ANNO, cristo santo. Sono mortificata, ma ho avuto mille problemi, e
poi è
ricominciata la scuola e tra un impegno
e l’altro…beh, insomma, non ce la facevo proprio, a scrivere.
Ad ogni modo, sono qui.
Sono tornata, e Summer Time ha visto la conlusione.
Santo Cielo, questa storia è stata così importante
per me
che ora non so neanche dirvi come mi sento.
Ma in fondo c’è ancora Winter Time da scrivere, e
credetemi,
i guai arriveranno anche lì.
Sapete, avevo il terrore che non riuscissi a
scrivere un
finale decente, perché è stata una storia che ha riscosso parecchio
successo, e
per questo sono grata ad ognuno di voi.
Allora..che ne pensate della conclusione? Vi
aspettvate di
meglio? Fatemi sapere, mi raccomando, e ancora…perdonatemi, dico
davvero.
Un abbraccio a tutti, alla prossima ficcy ^__-
MagikaMemy
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