Summer Time!

di MagikaMemy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: grandi notizie, prospettive interessanti e la Chocolate Dance ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: bravi cugini, gals innamorate e autisti sfortunati ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: un villaggio lussuoso, un cameriere sfigato e una folata di vento ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: surfisti vanitosi, bagnini un pò tonti e cuochi giganti ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: dichiarazioni segrete, attrazione fisica e una cucina di matti ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: richieste a sorpresa, momenti imbarazzanti e concorsi di bellezza ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: orgoglio maschile, sigle romantiche e sorprese sulla spiaggia ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: baci rubati, distanze colmate e incomprensioni amorose ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: accappatoi scomparsi, docce movimentate e cuffie da donna ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: strani flashback, chiacchiere tra ragazze e scommesse 'pericolose' ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: scherzi banali, lacrime improvvise e macchie d'erba ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: gite inaspettate, gelati alla fragola e fermate sbagliate ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: succhi alla papaya, baci notturni e vendette d'amore ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: gelosie inaspettate, viaggi nel passato e baci al sapore di pioggia ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: piscine deserte, onde perfette e lattine svuotate ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: phon bruciati, falò sulla spiaggia e sussurri eccitanti ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: sogni inaspettati, magliette ridicole e biscotti di riso ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: goodbye. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: grandi notizie, prospettive interessanti e la Chocolate Dance ***


Nota dell’autrice:

Ciao a tutti! E’ da parecchio che non inizio una nuova storia a capitoli, anche perché ero totalmente presa da ‘New Kingdom Heroes’…fanfiction che attualmente non ho molta voglia di continuare XD Oh, ma la finirò, credetemi, solo che per il momento non ho in programma nessun nuovo capitolo.

Ok, ora spiego brevemente come mi è venuta in mente questa storia: prima di tutto perché avevo voglia di scrivere qualcosa di estivo e pieno di energia; poi perché stavo facendo i piatti e, visto che avevo esaurito il mio repertorio di canzoncine da cantare in queste situazioni (lavaggio dei piatti, passaggio della scopa, pulizia con lo straccio del salotto etc etc) mi sono messa a pensare a una bella storia nuova e divertente, e mi è venuta in mente questa roba.

Spero vi piacerà, comunque non penso sarà molto lunga, dipende se avrà successo o meno.

Come al solito, vi invito a recensire o a lasciarmi una critica, almeno saprò se è il caso di continuarla.

Grazie a tutti dell’attenzione, buona lettura e buon divertimento con ‘Summer time’!

p.s. Questo primo capitolo è lunghissimo, ma non penso saranno tutti così, tranquilli ^___-

NOTA: ringrazio l’autrice CaskaLangley per avermi fatto notare alcuni errori riguardanti Tokyo e la moda giapponese. Mi spiace, non era mia intenzione offenderti, avrei dovuto informarmi meglio prima di scrivere di Gals e Gotich Lolita e di Ikebukuro. Spero di aver chiarito la situazione. Ciao ciao

SUMMER TIME!

Capitolo 1: Grandi notizie, prospettive interessanti e la Chocolate Dance

Sora svoltò a sinistra, correndo, e oltretutto rischiando di inciampare sul pavimento bianco del corridoio.

Ma porca miseria, perché la sua aula doveva essere proprio l’ultima dell’ultimo corridoio dell’ultimo piano?

Sperava vivamente che il prossimo anno gli avrebbero assegnato una classe migliore.

E poi certo, sperava anche che i compagni rimanessero gli stessi, o che almeno restasse con Roxas e Kairi.

La sua bellissima, perfetta, stupenda, ma irraggiungibile Kairi.

Sbuffò, tenendo il cellulare stretto in mano.

Perché, perché lei aveva una cotta per Riku da qualcosa come cento anni?

Cos’aveva Riku più di lui?

Non che avesse qualcosa contro di lui, intendiamoci: Riku, insieme a Roxas, era il suo migliore amico dai tempi delle medie.

Ma nono sopportava l’idea che tutte le ragazze della scuola, compresa ovviamente Kairi, trovassero difficile resistere al suo fascino.

Oh, ma quell’estate sarebbe stato diverso.

Quell’estate, finalmente, avrebbe dichiarato i suoi sentimenti a Kairi.

Le avrebbe detto tutto quello che sentiva, e lei…bè, lei probabilmente o l’avrebbe mandato a quel paese oppure si sarebbe suicidata, sconvolta dalla rivelazione di quello che credeva essere il suo più grande amico.

Finalmente raggiunse la sua classe.

Da fuori si sentiva tutto il baccano che Roxas e gli altri stavano facendo.

Bè, era l’ultimo giorno di scuola, il migliore per darsi alla pazza gioia.

Quando entrò, Sora vide Roxas e Kairi al centro di un cerchio creato dagli altri compagni.

Entrambi ballavano a ritmo della musica che Wakka aveva messo in sottofondo.

Kairi sapeva la canzone a memoria, e sussurrava le parole, concentrandosi sui movimenti delle braccia che lei e Roxas facevano in simbiosi.

Oh, no!

Tutto, ma la Chocolate Dance no!

Sora si fece largo tra i suoi compagni, posizionandosi in prima fila.

Trovò Naminè e nella confusione, la prese per un braccio.

“Nami! Nami! Ho una notizia bomba!”

“Cosa?” le urlò Naminè, che non riusciva a sentire a causa della musica.

“Devo dirvi una cosa! A te e agli altri!”gridò lui, in risposta.

Naminè lo guardava.

Ok, non aveva capito niente, ma era comprensibile, in mezzo a quel casino.

Proprio in quel momento Wakka, che era l’addetto allo stereo, spense la musica per cambiare cd.

Sora guardò Kairi e Roxas, che si allontanavano dal cerchio.

Cercò di avvicinarsi, mentre Tidus e Yuna si affrettavano a prendere il posto dei suoi due amici e gli altri ragazzi e ragazze gridavano impazziti, in preda all’euforia dell’ultima ora di scuola.

“Kairi! Rox! Ma che cavolo avete combinato?” chiese quando li ebbe raggiunti., sconvolto.

Kairi si mise a ridere.

“Eddai, So, la tua danza è piaciuta a tutti! Non è vero Rox?”

“Puoi dirlo forte, cuginetta. Ha lasciato tutti a bocca aperta” rispose Roxas, scuotendo i capelli biondi, un grande sorriso che gli illuminava il viso.

Sora era terrorizzato da quei due, a volta.

Insieme erano seriamente pericolosi.

A prima vista era impossibile pensare che fossero cugini, ma in momenti come quello era facilmente comprensibile che avessero gli stessi geni.

“Sapete benissimo che quello stupido ballo l’ho inventato per la figlia dei signori Tendugii! Quella specie di strega non si addormentava, se non gliela facevoquando i suoi non c’erano! Fare da baysitter a quella specie di mostro è peggio che prendersi cura di un macaco in una stanza frigorifera con la luce spenta!”

“Bè, è risultata utile!” esclamò Kairi, entusiasta.

Roxas gli fece l’occhilino, divertito.

“Tranquillo, abbiamo sottolineato che era di tua invenzione. Non mi stupirei se, all’uscita, ti chiedessero l’autografo.”

“Vi odio.” Disse Sora con sincerità.

Kairi stava per rispondergli, ma il suono della campanella la interruppe, e l’unica cosa che sentirono tutti e tre fu l’urlo liberatorio degli studenti.

Sora sorrise, tappandosi le orecchie con le mani.

Era finita, finalmente.

Da ora era ufficialmente in vacanza.

Non vedeva l’ora di godersi l’estate.

La sua estate.

**

Il pomeriggio, Sora andò, come sempre, a Shibuya, verso la statuta di Hachiko.

Era lì che, ogni giorno, dopo le cinque, lui e gli altri si incontravano per passare un po’ di tempo insieme.

Quando arrivò, ancora col fiatone per la corsa fatta affinché prendesse la metropolitana in tempo,erano già tutti lì: Riku, Roxas, Naminè, Selphie, Tidus, Wakka, Yuna, Rikku, Paine, Wakka e, ovviamente, Kairi.

Sora, non appena riuscì a intravederla da lontano, ebbe un tuffo al cuore.

Eccola là, appoggiata alla statua, l’aria fresca del tardo pomeriggio che le accarezzava il viso e le scompigliava leggermente i capelli scuri e splendenti, dello stesso colore delle more in estate.

Dio, come poteva essere così…terribilmente perfetta??

Scosse la testa e corse verso di loro.

Riku, che era intento a leggere uno dei suoi ‘preziosissimi’ libri, alzò lo sguardo e sorrise beffardo.

“Chi non muore si rivede, So.”

Sora, riprendendo fiato, lo mandò a quel paese.

Rikku lo osservò, preoccupata: “Sora, siediti un attimo, riprendi fiato.” Propose, affabile.

Sora gli fece l’occhiolino.

“Tranquilla, Ri-chan, sto bene.”

“Allora, Sora “ cominciò Paine, con la sua solita impazienza, la voce un po’ tetra “ cos’è questa grande notizia che dovevi darci?”

Sora sorrise raggiante, come se non vedesse l’ora che qualcuno glielo chiedesse.

Si mise in una posa assurda, degna del miglior anime demenziale in circolazione, e gridò con tutto il fiato che gli era rimasto: “HO TROVATO LAVOOOOOORO!”

Silenzio.

Kairi inarcò un sopracciglio.

“E questa sarebbe una grande notizia perché…?”

Sora, che evidentemente si aspettava una simile reazione, si grattò la punta del naso, euforico.

“Perché, con le mie incredibili capacità orali, e mettendo a frutto la mia ineguagliabile conoscenza della psicologia, ho convinto il mio datore di lavoro ad assumere anche voi!”

Gridò l’ultima parola più forte che potè, sicuramente per esaltarne l’effetto.

Che, però, fu molto deludente, visto che Riku si tolse gli occhiali che usava per leggere con tono scocciato e lo guardò come fosse impazzito.

“Cosa ti è saltato in mente?? Guarda che nessuno ti aveva chiesto una cosadel genere!”

Sora sussultò.

Non aveva assolutamente previsto una reazione simile!
Che razza di ingratitudine!

“Ehi, dico, abbiamo passato tutto l’inverno a lamentarci perché non avevamo un soldo! Ho cercato per mesi un lavoro, e quando mi hanno chiamato mi è sembrata un’occasione da non perdere…”

Riku stava per ribattere, ma Roxas gli mise un braccio davanti.

“Dài, Riku, ora calmati. E tu, So” Sora lo guardò, con un’espressione simile a quella di un cagnolino a cui il padrone ha appena schiacciato la coda per gioco “perché non ci hai chiesto niente di questa storia? Voglio dire, noi siamo in dodici, non sarà facile disdire prima ancora di esserci presentati!”

“Cosa?! Volete licenziarvi?? Ma come? IO l’ho fatto perché sapevo che voi tutti avevate bisogno di soldi!”

“E questo è vero, Sora” disse Naminè, paziente “ma è anche vero che qui si parla di lavoro. Non è uno scherzo. E inoltre, nessuno di noi aveva preso seriamente in considerazione l’idea di mettersi a lavorare. Non quest’estate, almeno.”

Yuffie fece un cenno di assenso con il capo, agitando lo strano caschetto tinto con ciocche arancioni.

Kairi sembrava pensierosa, poi si alzò e andò al fianco di Sora.

“Bè, ragazzi, dài…in fondo potrebbe essere divertente!” esclamò, positiva.

Sora la guardava, senza parole.

Dio…possibile che lo appoggiasse anche in queste cavolate?!

Non avrebbe osato chiedere di più, in una persona.

Lui non si meritava una come lei, sul serio.

“Cosa?! Ka-chan, starai scherzando, spero!” pregò Wakka, seriamente confuso.

Kairi si mise a ridere: “Oh, dààài, che un po’ di lavoro non ha mai fatto male a nessuno! Riku, tu non hai bisogno di soldi, per l’università? Durante l’anno dovrai concentrarti solo sullo studio per superare gli esami, non penso avrai tempo di lavorare…”

Riku sbuffò.

Ok, forse aveva ragione.

Con aria infelice, mise gli occhiali in tasca e, acchiappando il libro, raggiunse Kairi e Sora davanti agli altri senza dire una parola.

Kairi rivolse uno sguardo d’incitamento a Roxas e Naminè, che si guardarono.

“Cosa vuoi fare?” chiese Roxas, titubante.

Naminè arrossì, e si guardò i piedi, intimidita.

“Bè…a dire il vero, ora che ci penso…il materiale per la pittura è diventato davvero costoso…”

Roxas si girò verso Kairi e le fece l’occhiolino.

“D’accordo, cuginetta.” Prese Naminè per un braccio e la portò accanto a Riku “Veniamo anche noi.”

Kairi lo osservò, scettico: “Da quando hai bisogno di soldi, tu? Lo zio è fin troppo generoso, con te!”

Roxas sghignazzò, con un’aria un po’ preoccupante.

“Oh, ma non posso certo lasciare sola la mia cuginetta, no?”

Kairi alzò gli occhi al cielo.

Bene, ci mancava solo un Roxas nella fase iper-protettiva.

Grandioso.

Un ottimo modo per iniziare le vacanze.

Yuffie emise una leggera risata, divertita dalla faccia di Sora, che sembrava essere in paradiso, ad avere tutto quell’appoggio.

Però, era davvero carino.

“D’accordo, ci sono anch’io.” Si alzò e prese per mano Rikku e Paine “Ragazze, voi venite vero?”

Paine sembrava parecchio combattuta, ma Rikku era tutta emozionata come una bambina che sta per andare al parco divertimenti.

“Bè, Yucchan, noi gals abbiamo bisogno di soldi per comprare i vestiti migliori, no?!” E, con un gesto rapidissimo, lei e Yuffie acchiapparono Paine per le braccia.

La ragazza, senza essere minimamente scossa, si fece portare tranquilla dagli altri.

Yuffie e Rikku si scambiarono un’occhiata d’intesa e, all’improvviso, lasciarono la presa.

Paine cadde per terra con un tonfo, mentre gli altri assistevano alla scena, divertiti.

Inizialmente sembrava che stesse per infuriarsi, come suo solito, ma poi scoppiò in una delle sue rare, rarissime risate.

“E va bene, e va bene, Anche noi gotich lolita abbiamo un cuore. E poi non voglio restare da sola mentre voi ve la spassate tutti quanti insieme.”

Sora sorrise, al settimo cielo, e insieme agli altri guardò Selphie, Tidu e Wakka.

I tre erano ancora lì, seduti a terra, Selphie a gambe incrociate, lo sguardo un po’ perso.

Tidu e Wakka si alzarono praticamente contemporaneamente, e sorridenti si avvicinarono a Sora e gli diedero il cinque.

Tidus gli colpì una spalla, amichevole.

Sora sentì la sua autostima risalire tutta d’un colpo.

Kairi fece qualche passo avanti a Selphie e le tese una mano.

L’altra la guardò un po’ frastornata.

“Non lo so, Kacchan. Io non…”

Kairi inarcò un sopracciglio.

Sfoderò la sua ultima risorsa.

Le schioccò uno sguardo complice.

“Sai, d’estate ci sono un sacco di ragazzi carini che lavorano.”

Selphie balzò in piedi alla velocità della luce e iniziò ad agitare il braccio verso gli altri.

“ECCOMI, SONO QUI! NON SCORDATEVI CHE CI SONO ANCHE IOOO!”

Tutti scoppiarono a ridere, elettrizzati dalla novità.

L’aspettativa di passare anche tutta l’estate insieme schiacciava ogni timore della fatica che avrebbero dovuto fare.

Qualsiasi lavoro fosse stato, ne sarebbe sicuramente valsa la pena.

Riku, nonostante tutto, era abbastanza contento, mai però come Sora, che distribuiva sorrisi e pacche sulle spalle come volantini.

Roxas gli salì sulla schiena esuberante.

“Allora, impiastro, dov’è che lavoreremo?”

Sora sorrise ancora una volta, col cuore che gli stava per scoppiare.

“All’Issho Ni Natsu Club. A Osaka. E’ un villaggio turistico, e cercavano con urgenza dei ragazzi dai quindici ai ventitrè anni. Non so bene quali mansioni dovremo svolgere, ma…”

“Qualsiasi cosa sia, l’affronteremo insieme!!” gridò Rikku con grinta, lanciando un pugno verso il cielo.

Sora socchiuse gli occhi, guardando le nuvole confondersi con i grattacieli della città.

“Già” disse, quasi tra sé “sento che sarà un estate davvero grandiosa.”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: bravi cugini, gals innamorate e autisti sfortunati ***


Piccola nota: lo so che le vacanze estive in Giappone durano poco più di un mese, ma… non penso che la storia si ambienterà in un arco di tempo così corto, quindi…fingete che la realtà sia un’altra ovvero…che anche lì le vacanze durino tre mesi o giù di lì ^^ °°. Eheh, ok ho finito, buona lettura XD

CAPITOLO 2: bravi cugini, gals innamorate e autisti sfortunati

Roxas sbadigliò, esausto.

Oddio, non avrebbe mai dovuto andare a letto così tardi.

Eppure sapeva di dover partire la matina dopo, cosa gli era saltato in mente?!

“Cuginetto! Ehi, Roku-chan! Sei sveglio?”

Una Kairi piena di vita gli agitò una mano davanti agli occhi, facendolo tornare alla realtà.

Kairi si sedette sul marciapiede accanto a lui, con la sua valigia enorme accanto.

Roxas le sorrise, gli occhi un po’ gonfi: “Scusa, Kacchan. Non ho dormito molto, stanotte.”

“Anche tu sei eccitato?!” chiese la cugina, felice che qualcuno avesse provato le sue stesse emozioni.

A dire il vero, Roxas non era minimamente turbato al pensiero di passare tre mesi lontano da casa, notti e week-end compresi; ma non se la sentiva di deludere sua cugina, quindi decise di fare buon viso a cattivo gioco.

“Già,” mentì, “sono un po’ emozionato.”

Lo disse più che altro per far sfogare Kairi, che infatti inizio subito a parlare.

“Anche io…cioè, lo ammetto, mi sento un po’ spaventata. Non sono mai stata lontana da casa per tutto questo tempo…da sola, poi…”

Roxas studiò il viso di Kairi.

Era un po’ arrossata all’altezza delle gote, e le erano anche comparse delle macchioline rosse sulla fronte, cosa che accadeva soltanto quando era davvero agitata.

Roxas le cinse le spalle con il braccio, rassicurandola.

“Ma non sarai sola. Ci sono io con te. E poi saremo tutti insieme! Vedrai che ci divertiremo come matti!”

Kairi lo guardò, un po’ più tranquilla.

Roxas era davvero il miglior cugino del mondo.

“RAGAZZIIIIIIIIIIII!!! STA ARRIVANDO IL PULLMAAAAAN!!”

“Dio, Sora, non c’è bisogno di urlare così!” gridò Wakka, con le mani sulle orecchie.

Sora mise il broncio, che durò poco più di quindici secondi, poi tornò al suo solito sorriso dall’aspetto un po’ infantile.

Si voltò verso Kairi e Roxas, che erano distanti dagli altri.

“Roku, Kacchan, venite si o no?!”

Roxas aiutò la cugina ad alzarsi dalla panchina, poi entrambi presero le loro valigie e si avviarono verso il parcheggio del centro commerciale dove si erano dati appuntamento con gli autisti dello staff del villaggio.

Sora, alla notizia che quel posto avesse addirittura un pulmino, aveva subìto una specie di shock, e per un minuto buono era rimasto a bocca aperta con il telefono in mano, cosa che l’altro interlocutore, il vice-direttore del villaggio, aveva preso come un atto degna del più grande cafone di tutta l’Asia.

Fortunatamente, Sora aveva raccontato, era riuscito a riprendere il controllo della situazione…almeno fino al momento in cui l’altro non se ne era uscito con la frase ‘per quanto riguarda la divisione dei dormitori, vi informeremo una volta arrivati’.

Qui Sora aveva rischiato un collasso per la seconda volta.

Punto uno: quanto cavolo era lussuoso quel cacchio di club o villaggio o qualsiasi altra cosa fosse per avere un PULLMINO??

Ma soprattutto…punto due: COSA INTENDEVA DIRE CON ‘DORMITORI’????

Il povero Sora aveva chiesto spiegazioni e…bè, non era stato facile informare gli altri che il contratto prevedeva anche che loro dormissero là, mangiassero là…VIVESSERO LA’!

E per tutta l’estate!

Dopo aver appreso la STRAZIANTE VERITA’, Riku aveva lanciato uno dei suoi libri ( più pesante degli altri, oltretutto) verso Sora, che, dal canto suo, era riuscito ad evitarlo per un soffio.

Nonostante questo piccolo inconveniente, però, Riku e Sora sembravano gli unici ad avere qualcosa in contrario; gli altri, infatti, si erano dimostrati più che entusiasti.

Il pullman del villaggio non era molto grande, ma per il loro piccolo gruppetto sarebbe stato più che sufficiente, osservò Kairi.

Con l’aiuto dell’autista, i ragazzi misero le loro valigie nel porta bagagli (ci volle un’INFINITA’ per far entrare il set di borse rosa confetto di Yuna, perché lei continuava a gridare di stare attenti, che c’era roba fragile, là dentro. Ma porca miseria, pensava Roxas, andavano là per lavorare, mica per la settimana della moda a Parigi!), poi presero tutti posto all’interno della vettura e partirono.

IL viaggio non era molto lungo, ma, fosse durato anche venti giorni, nessuno ci avrebbe fatto caso, tutti eccitati com’erano.

Dopo circa una mezz’oretta di cammino, Sora si era avvicinato all’autista, mentre gli altri continuavano a parlare indisturbati.

“Ehi, amico, posso usare il microfono?” chiese improvvisamente all’uomo che era alla guida.

Doveva avere una trentina d’anni o giù di lì, ed aveva n bel pizzetto che gli troneggiava sul mento.

“Come ti pare, basta che non fate troppo casino!”

“Ooooh, ma come, fare casino? IO?!” domandò Sora, indicandosi con le mani aperte sul petto, il tono di voce fin troppo innocente.

L’autista continuava a guardare la strada, concentrato, ma con la punta dell’occhio vide Sora girarsi verso i sedili con il microfono in mano.

“EHYYYY, RAGAZZI!! Facciamo un ripasso delle cose che abbiamo portato, ok?” chiese, gridando nell’apparecchio.

Kairi fece un sorriso un po’ imbarazzato, mentre Riku, come al solito, cercò di andare contro a Sora.

“Sora, potresti, per favore, per favore, lasciarci in pace almeno durante il viaggio?!” gli chiese, con un tono però più irritato che supplichevole.

Yuna e Rikku, che fino ad un attimo prima erano intente a cantare a squarciagola una canzone di Namie Amuro, si tolsero le cuffiete dell’I-pod e raggiunsero Sora.

Roxas si girò verso Naminè, confuso: “Cosa vogliono fare??!”

Naminè rise delicatamente, divertita un po’ per la situazione, un po’ per la faccia dell’amico.

“Oooh, tranquillo, Roku-chan. Non daranno fuoco al pullimno, stai tranquillo.”

Ma Roxas non era affatto, affatto…tranquillo.

Sapeva benissimo cosa erano capaci di fare quei tre insieme.

Sora criticava tanto gli atteggiamenti che Kairi e Roxas avevano quando erano insieme, ma non si rendeva conto che quando stava con Rikku e Yuna era anche peggio.

Oooh, molto peggio.

Sperò per qualche minuto che, per una volta, quel trio d’inferno li avrebbe lasciati in pace…ma il suo sogno andò in frantumi quando Yuna diede una pacca così forte alla spalla del conducente che a momenti gli faceva uscire l’osso.

“Ehi, dico, signorina! Qui io sto cercando di lavorare!”

“Yo, amico, non agitarti! Non hai nulla da temere! Dimmi solo dov’è lo stereo e poi ti lascio in pace, giurooo!”

L’autista inarcò un sopracciglio, e un po’ spazientito le indicò la posizione della radio e del lettore CD.

In quel momento intervenne Rikku, uno strano bagliore negli occhi.

“Un lettore CD? Ancora meglio! Ricchan, passami il mio zaino di Prada, please!”

Riku la guardò, sconvolto.

“NON-CHIAMARMI-RICCHAN! Sai che non lo sopporto!!!”

“Oooh, ma tesoro, è l’unico modo per far capire agli altri quello che c’è tra noi due!” disse Rikku con semplicità, convintissima delle sue affermazioni.

Riku era arrossito come un peperone, e ora stava quasi in piedi sul sedile.

“Ma non c’è niente, tra noi due!! Quante volte devo ripetertelo??” chiese, sfinito.

Rikku gli mandò un bacio, fingendo di non aver sentito la sua risposta, e Riku, arrendendosi, le lanciò la borsa.

Nel frastuono generale, Sora era un po’ sperduto, e continuava a guardare prima Yuna, poi Rikku, poi il microfono, poi ancora Yuna, girando la testa come se stesse partecipando a uno scontro di ping-pong a tre.

“Ragazze, ma cosa…”

“SHHHH, tranquillo, Socchan! Lascia fare a noi!” esclamò Yuna, tappandogli le labbra con un dito.

Nessuno ci fece caso, tra tutto quel caos, ma Yuna ne aproffittò per guardare Sora dritto negli occhi.

Il ragazzo era ammutolito, e ricambiò lo sguardo, un po’ a disagio.

Yuna continuava a fissarlo, con i suoi due occhi di colori differenti.

Poi, improvvisamente, gli fece l’occhiolino e, come se nulla fosse successo, si voltò verso Rikku.

“Allora, Ri-pyon, che CD vuoi mettere?”

Sora, senza smentire la sua ingenuità, che evidentemente gli si era installata nel DNA al momento della nascita, alzò le spalle e si preparò a parlare nel microfono di nuovo, ma Rikku glielo tolse di mano prima che potesse dire qualcosa.

“ALLORA, MY FRIENDS, COME STA ANDANDO IL VIAGGIO?”

Gli altri guardavano quello strano spettacolo, parecchio scossi.

Rikku non sembrò scoraggiarsi: “Lo so, lo so, Socchan non è un gran dj…fortunatamente, però, le vostre Ri-pyon e Yucchan sono qui apposta per questo!!”

La musica che avevano messo in sottofondo dava un grande senso di allegria, e così le due ragazze, assieme a Sora, iniziarono a fare un elenco delle cose che avevano portato.

“Ricchan, amore mio, spero che tu abbia portato il costume da bagno!” disse dopo circa venti minuti Rikku, e a Kairi per un attimo sembrò che avesse gli occhi a forma di cuore.

Riku sollevò lo sguardo dal suo I-pod nero.

“E anche se fosse?” chiese, un po’ spaventato da quel tono minaccioso.

Rikku era tutta un sorriso, come sempre.

“Non vedo l’ora di vedertelo addosso!! Spero che sia blu, si intonerebbe ai tuoi meravigliosi occhi!”

Riku alzò i famigerati occhi verso il cielo, poi tornò a cercare qualche canzone decente sull’I-pod.

Ma tra tutte le ragazze di Tokyo, proprio una gal doveva provare a rimorchiarlo??

Lui odiava le gals.

O meglio, non erano tra i suoi soggetti preferiti.

Involontariamente, gettò uno sguardo verso Sora, che stava chiedendo al microfono se qualcuno si era ricordato di portare i marshmellow ripieni di gelatina.

Ecco.

Quello sì che era un soggetto che gli piaceva.

Note del’autrice:

Ma come ho aggiornato in fretta XDXD! Me lo dico da sola, che tristezza -____-…allora, spero che anche questo secondo capitolo vi sia piaciuto!

E’ leggermente più corto dell’altro, in efffetti, e nell’idea originale questo chappy doveva comprendere anche l’arrivo al club, ma poi ho pensato che era più d’effetto finirlo così, con una frase parecchio strana riguardo Riku.

Vi starete chiedendo: quindi la storia è yaoi??!
Io vi rispondo: aspettate, aspettate e vedrete, che di capitoli ce ne saranno parecchi, e di casini e incomprensioni e incontri ne avverrano fin troppi…

Spero vivamente che andrete avanti con la lettura!

E ora, le risposte alle recensioni!

SoraRoxas: io e te ormai siamo amiche! Grazie mille per aver recensito anche quetsa mia storia! Per quanto riguarda Xaldin e Xigbar che fanno i bagnini…spiacente, per loro ho altri lavori in mente ^__^ ma tranquilla, anche il bagnino che ho scelto è molto dotato e capace XD! Diciamo che con l’acqua ha un certo feeling, e con questo ho detto tutto! Ok, basta che ho già fatto anche un piccolo spoiler, e non è assolutamene da me XD! Spero continuerai a seguirmi! Un bacione

Yunie the Black Angel: grazie mille per tutti i tuoi complimenti, e….mi spiace, ma per i pairing rimango in assoluto silenzio!!! Comunque, per alcune coppie ci hai azzeccato, per altre…ohohohoho *risata malefica*. Sapete come sono fatta, con me lo yaoi è sempre in agguato! Potrei decidere di inserirlo e poi toglierlo, oppure lasciarlo, ma solo per alcune coppie, o magari non inserirlo affatto…eeeeeh, io sono complicata da capire! Spero di averti incuriosita abbastanza! Un bacio anche a te

Ringrazio voi e Goddes of Water per aver inserito questa storia tra i preferiti! Grazie, veramente!

Infine, un ‘grazie’ anche a coloro che leggono senza recensire! Grazie, vedere tante letture mi rende felice! Mi raccomando, però, ogni tanto fatevi anche sentire con un commento! Anche una critica o un consiglio per migliorare il mio stile! Un bacio a tutti, aggiornerò il prima possibile.

GRAZIE PER AVER LETTO QUESTO CHAPPY ^__^

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: un villaggio lussuoso, un cameriere sfigato e una folata di vento ***


CAPITOLO 3: un villaggio lussuoso, un cameriere sfigato e una folata di vento

Il resto del viaggio fu ancora più stressante della partenza, ma fortunatamente Osaka non era molto lontana da Tokyo, così verso mezzogiorno il pullmino, finalmente, giunse a destinazione.

La vettura, una volta sorpassato un enorme cancello azzurro, aveva proseguito per tutto il vialetto che conduceva alla spiaggia privata del villaggio.

Sora, guardando dal finestrino, cercava già dei punti di riferimento per sapersi muovere con più sicurezza.

I villaggi turistici gli erano sempre piaciuti, li trovava estremamente divertenti.

Insomma, era un po’ come un paese, no?

Potevi spostarti quando ti pareva, andare dove volevi, con CHI volevi…

Il ragazzo, mentre il pullmino raggiungeva l’anfiteatro, accanto alla piscina, osservò Kairi con finta noncuranza.

Per il viaggio aveva indossato dei jeans lunghi fino alle ginocchia e una canottiera rosa che si allargava sul fondo intonato al nastro con cui aveva i capelli legati in una piccola coda alta.

Perché, perché era così splendida?

Come osava anche solo SPERARE che una come lei potesse ricambiare…sì, insomma…un essere inutile come lui?

D’accordo, forse aveva troppa poca autostima…ma avrebbe scommesso miliardi di yen che, se Riku le avesse chiesto di uscire, Kairi avrebbe accettato in un batti baleno.

Era sicurissimo che lei fosse innamorata di Riku, ma nonostante questo non riusciva proprio a togliersela dalla testa.

Roxas, l’unico a cui Sora aveva raccontato del suo amore non corrisposto, gli aveva fornito due soluzioni: trovare qualcun’altra o diventare gay.

Ora, non che Sora avesse qualcosa contro gli omosessuali, anche perché era chiaro come il sole che anche a Roxas piacevano gli uomini (cosa che, però, aveva sempre negato con decisione), ma lui era sicuro, sicurissimo di essere etero.

Altrimenti si sarebbe innamorato, chessò, di Riku!

Gli vennero i brividi al solo pensarci.

“Emh, Socchan…non per interrompere il primo e ultimo momento di riflessione della tua vita, ma siamo arrivati!”

Sora si accorse solo allora che Rikku gli aveva gettato lo zaino addosso, mentre tutti gli altri scendevano dal pullmino.

Frettolosamente, raccolse tutta la sua roba e si avviò verso l’uscita.

Prima di uscire, fece in tempo a veder Yuna che parlava all’autista, il quale aveva una faccia parecchio sfinita.

“Oh, my love, mi mancheranno tanto le tue urla!” disse la ragazza, agitando i capelli tinti e sbattendo gli occhi imitando un atteggiamento civettuolo.

Il conducente la squadrò, contrariato.

“E’ stato il peggior viaggio della mia vita. Grazie a voi penso che chiederò la pensione con parecchio anticipo.”

Yuna gli fece l’occhiolino e, divertita, abbandonò il campo, lasciando l’uomo da solo, stravaccato sul volante ed esausto per il viaggio stancante.

Ah, gli adolescenti…

***

L’anfiteatro era davvero enorme, con gli scalini dipinti di bianco e blu, e il palco al centro sarebbe stato capace anche di ospitare la più grande delle scenografie, spazioso com’era.

Solo allora Riku si accorse che un uomo era in piedi sul palco, e li guardava da lontano.

“Prego, venite pure avanti, ragazzi. Voi siete il gruppo di Tokyo, giusto?”

“Esatto, signore. E io sono Mayumi Sora, quello con cui avete parlato al telefono.” Si presentò Sora in fretta, riprendendo fiato per aver trascinato da solo la valigia sua e di Selphie, che era dovuta correre d’urgenza in bagno.

L’uomo, che indossava un completo grigio e una cravatta rosso cremisi, studiò Sora e il resto del gruppo con occhi di falco.

Aveva gli occhi gialli, giallissimi, come quelli dei gatti, e uno strano segno sulla fronte, che si intravedeva tra i capelli lunghi fino oltre le spalle, di un colore così chiaro da sembrare quasi azzurro.

Kairi rabbrividì un poco.

Odiava i tipi eccentrici, e questo sembrava il rappresentante massimo della categoria.

Sora, che era rimasto con la mano sospesa in aria come un emerito idiota, definizione in cui si riconosceva a pennello, in situazione come queste, giustificò il gesto grattandosi il capo e cercando di sfoderare un mezzo sorriso.

“Emh…eheh, siamo arrivati il prima possibile, come mi aveva chie…”

“Sì, molto bene. Io sono Yokoyama Saix, vice direttore del villaggio, e vostro tutore in assenza del mio capo.” Rispose meccanicamente, guardando il blocco di appunti che teneva in mano.

Sora si voltò per vedere gli altri, che ricambiarono con un’alzata di spalle, della serie ‘non chiederci niente, ne sappiamo meno di te’.

Sora, che, come sempre, era rimasto da solo coi problemi di tutti, cercava qualcosa di intelligente da dire per rompere quel silenzio, ma fortunatamente il signor Yokoyama riprese la parola.

“I dormitori sono laggiù, accanto alla cupola che, per la cronaca, funge da sala da pranzo. Al suo interno ci sono anche le cucine. Nella piscina qui accanto, che potete tutti vedere da qui” ci fu un’alzata di occhi generale nella direzione indicata dalla penna di Yokoyama “ è presente anche un bar, dove vengono serviti regolarmente gli aperitivi, i cocktail per il dopo-colazione, il dopo-pranzo, il dopo-cena e, ovviamente, lo spuntino pomeridiano.”

Kairi e Paine si scambiarono uno sguardo preoccupato, mentre Naminè cercava di memorizzare più informazioni possibili.

Sora sperava che avesse finito, ma presto si accorse che Yokoyama si era fermato solo per riprendere fiato, perché poi riprese il suo discorso, con lo stesso tono robotico di prima.

“A dieci metri da qui ci sono poi i campi sportivi, dove si svolgeranno le varie attività dei club, quali basket, baseball, minigolf, tennis, calcio e pallavolo più, ovviamente, una palestra fornita dei più moderni attrezzi ginnici in circolazione.”

“Ovviamente” si fece scappare Selphie, tappandosi poi subito la bocca con ambedue le mani.

Yokoyama le lanciò un’occhiata che, Selphie ne era sicura, le avrebbe tolto il sonno per molte notti, poi continuò a mitraglietta.

“Oltre la piscina c’è la spiaggia privata del villaggio, dove naturalmente è presente un chiosco per le granite e per l’affitto di gommoni, pedalò, cannotti, materiale per le immersioni e tavole da surf. Infine “ Sora trasse un sospiro di sollievo, che però gli morì in gola non appena il vice direttore lo notò “ la reception è all’ingresso, appena dopo il cancello. I bungalow dei clienti sono sparsi per tutta l’area turistica, ad eccezione della zona ristorante e dei campi sportivi. Spero di essere stato chiaro.”

Roxas alzò gli occhi cielo.

“Come un cristallo, direi.”

Yokoyama evitò di commentare il tono sfacciato con cui il ragazzo aveva risposto.

“Ora vi informerò circa le vostre mansioni. Mayumi, Songoku, Sakura, Tachibana. Voi sarete i camerieri.”

Sora avrebbe voluto mettersi a piangere.

Gli sarebbe andato bene tutto, avrebbe fatto qualsiasi cosa, ma NON il cameriere.

Lui ODIAVA servire ai tavoli.

Per fortuna, Roxas Wakka e Tidus gli avrebbero fatto compagnia.

Sospirò, agitato.

Almeno non c’era il rischio che Kairi avrebbe lavorato con un ragazzo.

Poi rifletté un attimo, ansioso.

Un momento…ma…lui era sicuro che fossero cinque ragazzi…

NOOOOOOO!!

Non era possibile!!!

Perché, perché, perché, perché??

Cosa aveva fatto di male per meritarsi una simile ingiustizia?

Forse era stato un serial-killer nella sua vita precedente. O uno spacciatore.

Sì, era l’unica spiegazione possibile.

“Signore, dammi la forza…” pensò, disperato, abbracciando la valigia e praticamente in lacrime.

Roxas lo notò, scioccato.

Certo, Sora era proprio sfigato…l’unico ragazzo che non avrebbe fatto il cameriere era Riku, che, casualmente, era anche il ragazzo che piaceva a Kairi, di cui però era innamorato Sora…non male, come triangolo.

Se non altro, sarebbe stato sicuramente divertente veder quei tre e i loro casini.

Per fortuna, lui non era così sciocco da innamorarsi.

Ne era sempre stato più che convinto: lui non era proprio il tipo da perdere la testa per qualcuno.

Non era mai successo, e non sarebbe avvenuto neanche in futuro, ne era convintissimo.

Il signor Yokama si voltò verso le ragazze.

“La signorina Kobayashi e il signor Yamamoto lavoreranno al chiosco sulla spiaggia.”

Kairi sorrise a Riku, il quale aveva una delle solite espressioni apatiche stampate sul volto; nel frattempo, Sora era rimasto come paralizzato, con tanto di sguardo spento e avvoltoi che gli svolazzavano intorno credendolo un cadavere.

Roxas, vedendo l’amico ridotto in quello stato, pensò bene di fare qualcosa.

Anche perché non gli andava a genio che la sua adorata e piccola cuginetta stesse ventiquattr’ore su ventiquattro con uno che aveva tipo metà della popolazione femminile Giapponese ai suoi piedi.

Mentre cercava di trovare una soluzione per evitare che sua cugina cominciasse una relazione con Riku, e, quindi, che Sora si suicidasse a quindici anni legandosi a un masso e gettandosi in piscina, Yokoyama stava spiegando a Rikku e Naminè che loro avrebbero lavorato al bar della piscina, mentre Paine e Yuna sarebbero state le lavapiatti al ristorante.

Yuna, non appena sentì quale sarebbe stato il suo compito, guardò prima le sue unghie, poi Rikku, con un’espressione disperata.

“No, dico, è uno scherzo per caso? Honey, sai quanto le ho pagate queste unghie?” chiese, mostrando le dita a Yokoyama, il quale indietreggiò col capo, come schifato.

“Signorina…”
“Katagiri. Katagiri Yuna.” DISSE Yuna, frettolosa.

Yokoyama sospirò, paziente.

“Signorina Katagiri, mi creda, quando comincerete a lavorare, si accorgerà che le unghie saranno l’ultimo dei suoi problemi. E’ già una fortuna che abbiamo accettato di dare lavoro a delle gals.”

Kairi trattenne il fiato.

Oh, no.

Tutto, ma questo no.

Yuna era una ragazza un po’ impulsiva, poco tollerante, ma sapeva sempre controllare la sua rabbia.

L’unica cosa per cui perdeva davvero le staffe erano le critiche verso le gals; quando qualcuno diceva una frase contro di loro, come ‘sono la vergogna del Giappone’,, Yuna era capace di spaccare il setto nasale dell’infortunato senza nemmeno avvertirlo.

Era un pericolo pubblico, in quei casi.

Guardò preoccupata Yuna, insieme agli altri, anche loro a conoscenza di questa sua ‘debolezza’.

La ragazza era diventata rossa dalla rabbia, e guardava Yokoyama con una faccia da film horror.

“Prego?! Cosa vorrebbe insinuare??”

Yokoyama, sorpreso dalla risposta della giovane, stava per rispondere, ma fortunatamente Sora si intromise nella conversazione, tappando la bocca di Yuna, che intanto agitava le braccia e borbottava delle parole che, sicuramente, non si sarebbero rivelate molto educate.

Sora sorrideva, imbarazzato.

“Eheh, ha sempre voglia di scherzare, la nostra Yucchan! Vero, Roku?”

“Come no? E’ una simpaticona!” mentì Roxas, chiedendosi perché, come al solito, Sora lo avesse messo in mezzo.

Yokoyama non sembrava affatto convinto, ma evidentemente decise di sorvolare.

“…d’accordo, fingerò di non aver assistito a questa scena. Meglio sorvolare. Ecco, Mayumi, queste sono le chiavi dei vostri dormitori. E poi, dovresti distribuire questi ai tuoi compagni e…alla signorina Katagiri.”

Sora, con la mano libera, prese il mucchio di fogli che il vice direttore gli aveva consegnato, mentre con l’altra stava ancora tappando la bocca di Yuna.

Vedendolo in difficoltà, Roxas si avvicinò e afferrò i due mazzi di chiavi.

Yokoyama gettò un ultimo sguardo al gruppetto e, dopo aver fatto un breve inchino, si allontanò.

Stava per uscire dall’anfiteatro, quando però si voltò di nuovo.

“Spero passerete una bella estate. Buon lavoro, e buon divertimento.”

E, detto questo, abbandonò la zona, per poi dirigersi verso la piscina.

Tutti erano ammutoliti, ma il silenzio si spezzò quando Yuna morse la mano di Sora.

“Ahia! Ma porca miseria, Yucchan, potevi anche essere delicata!” si lamentò il ragazzo, studiando la mano arrossata e il segno dei denti dell’amica.

Yuna gli fece la linguaccia, poi guardò i fogli che Sora aveva in mano, mentre gli altri si avvicinavano.

“Sora, che roba è?” chiese Roxas, e il gruppo si era accerchiato accanto e dietro Sora per poter veder meglio.

Sora diede una rapida letta.

“E’ il regolamento. Ci sono scritti tutti gli orari e cose così.”

“Che intendi con ‘cose così’?” chiese Kairi, che sentiva un cerchio alla testa.

Sora arrossì quando i loro sguardi si incrociarono, cosa a cui Kairi sembrò non fare nemmeno caso.

“Quello che ho detto. Come dobbiamo comportarci coi clienti e sul posto di lavoro, i vari numeri della reception eccetera eccetera.”

Roxas era ancora parecchio scosso.

“Ma scusa, fami capire, quand’è che dovremmo cominciare a lavorare?”

“Domani. Yokoyama me l’aveva detto anche al telefono, che il giorno del nostro arrivo ci saremmo dovuti sistemare.” Spiegò Sora, porgendo alcuni fogli a Kairi, e insieme cominciarono a distribuirli tra loro.

Selphie osservò per un attimo il sole ancora alto nel cielo.

“Bè, che ne dite? Andiamo a sistemare i bagagli?”

Rikku saltò in schiena a Riku, il quale l’afferrò soltanto per non farla cadere, anche se controvoglia.

“Sììììì, dài, così ci facciamo un giro! Che ne dici, Ricchan?”

“NON-CHIAMARMI-RICCHAN!” disse Riku per la millesima volta, mentre Rikku gli circondava il collo con le braccia, visibilmente felice come una pasqua.

Naminè prese il manico del suo trolley bianco latte e sorrise, timida come sempre.

“Ragazzi, i dormitori sono laggiù. Forse ci conviene andare ora, così dopo possiamo visitare bene il villaggio.”

“Nacchan ha ragione. Intanto posiamo soltanto i bagagli, poi li disferemo con calma.” Propose Kairi, che, presi i suoi bagagli, iniziò a camminare verso i dormitori con Naminè al fianco.

Tutti si affrettarono a raccogliere le loro valigie sparse per l’anfiteatro, poi insieme passarono davanti alla cupola dove i clienti avrebbero mangiato.

L’edificio era trasparente, e dall’esterno si vedevano decine e decine di tavoli rotondi, alcuni più grandi di altri, circondati da sedie bianche e ricoperti con tovaglie ricamate.

Wakka emise un fischio di apprezzamento, mentre Sora e Kairi erano un po’ più avanti.

Tutti gli altri si erano fermati davanti alla cupola, a fissare il suo interno, imbambolati.

Kairi sospirò e vide dei piccoli bungalow in lontananza.

“Ehi, Sora, devono essere quelli!”

Sora, che era rimasto a fissarla imbambolato, come sempre, sussultò e guardò dove indicato.

“Ah, sì! Sicuramente! Uuuuaaaah, guarda quanti sono! Chissà se possiamo dormire tutti insieme!”

Sora, preso com’era a contemplare i bungalow, non notò che, per una volta, Kairi lo stava fissando.

La ragazza vide un’improvvisa folata di vento agitare i capelli castani dell’amico, mentre la camicia a quadri azzurri e verde chiaro svolazzava, mostrando a tratti il pancino piatto e dalla carnagione un po’ scura.

Ok, doveva ammetterlo, Sora in quei momenti era figo da morire.

Un momento…ma…cosa, come…come poteva pensare certe cose??!

Lui era Sora, accidenti! SORA! Il suo migliore amico,quello che aveva sempre visto come un fratello, che chiamava anche tre volte al giorno, di cui conosceva a memoria la casa e la camera da letto!

Fissò il ragazzo ancora una volta, senza nemmeno accorgersene.

Aveva il solito sorriso dai tratti infantili stampato sul volto, e gli occhi azzurri erano illuminati dall’entusiasmo.

Arrossita, scosse la testa strizzando gli occhi, cercando di pensare a qualcos’altro.

Fortunatamente non ci volle molto, visto che Rikku corse avanti a loro, portandosi dietro il trolley verde mela.

“RAGAZZI! Guardate, sono lì!”

Kairi, felicissima di aver trovato una scusa per non dover restare ancora lì da sola con Sora, la raggiunse con fin troppo entusiasmo, tanto che per poco non cadde con la faccia sul sentiero di terra battuta.

Riuscì a recuperare l’equilibrio per un soffio, ma fece finta di nulla e continuò, assieme a Rikku, a correre verso i loro dormitori.

***

“Oh cavolo, sono enormi!”

“Bè, mi sembra ovvio, dobbiamo dormirci in parecchi…”

“Oh mio Dio, ragazzi, questo posto è…è gigantesco! Voi siete solo in sei!”osservò Paine, chiedendosi il perché ci fosse uno spazio così grande.

Tutti si erano fermati sulla soglia.

Il bungalow era diviso in tre stanze da letto, ognuna delle quali ospitava a sua volta un letto a castello e uno singolo, con tanto di armadio.

Tra due camere da letto c’era un bagno enorme, e la porta si affacciava su un salottino che avrebbe potuto ospitare facilmente anche una dozzina di persone, con un divanetto, qualche sedia e una poltrona davanti a un piccolo mobile con una tv sopra e un angolo cottura.

Su un lato, infine, un tavolo rotondo in plastica e delle altre sedie.

Il tutto aveva un’aspetto un po’ country, ma decisamente elegante.

Le ragazze si guardarono per un attimo, poi Selphie gridò: “IO MI PRENDO UN LETTO SINGOLO!” e corse verso il dormitorio accanto a quello dei ragazzi, rubando le chiavi a Kairi, che,insieme alle altre, le andò dietro, speranzosa di trovare un letto decente.

Sora uscì sul portico in legno del loro bungalow, dove Kairi rideva come una matta alla vista di Selphie che, per la fretta, non riusciva a infilare le chiavi nella serratura.

La guardò intensamente, e Kairi, per caso, si voltò verso di lui e gli sorrise.

Sora sentì un tuffo al cuore.

La cosa buffa era che, senza saperlo, Kairi stava provando la stessa emozione che sentiva lui.

Note dell’autrice:

Oh mio Dio ragazzi, ma quanto mi diverto a scrivere questa storia! E penso si veda, visto che non faccio che aggiornare XD!

Allora, alla fine abbiamo scoperto la verità: a Kairi sta iniziando a piacere Sora! Bè, sì, una bella notizia…peccato che io sarò moooolto sadica…chissà perché, ma penso proprio che quei due dovranno affrontare parecchi problemi, prima di dichiararsi! OHOHOHO *risata malefica* ^O^!

Ok, adesso risponderò alle vostre recensioni! ^___^ Dio, quanto amo questa parte!

Piccola_Stella_Senza_Cielo: ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti ^__^ A quanto ho capito non vuoi che Riku si metta in mezzo a Sora e Kairi…mi spiace, allora, ma nei prossimi capitoli penso che lo odierai ancora di più! Comunque per ora i personaggi sono ancora pochi…ma dal prossimo capitolo aumenteranno ^____-

SoraRoxas: adoro le tue recensioni, mi fanno sempre morire dal ridere XDXD! Comunque di pairing, come ho già detto, ce ne saranno sia yaoi che normali…ma…molti personaggi fingeranno di essere quello che non sono, qui…ecco perché non c’è ancora nessun pairing ufficiale…e per quanto rigurda QUEL pairing…MWAHAHAHAH! Tu mi conosci troppo bene! Ma credimi, solo perché sono la mia coppia preferita non vuol dire che sarò buona, al contrario, ne vedranno di cotte e di crude! Eheh! Anche a me fanno paura Xaldin e Xiggi-chan in costume…quindi per loro ho trovato un ruolo più che appropriato, che scoprirete tra breve!

Goddes of Water: a me invece, pensa, i marshmellow con la gelatina dentro non piacciono affatto XD ma ho pensato che Sora fosse il tipo da mangiare queste cose, quindi li ho inseriti per dargli un’immagine ancora più bambinesca (poverino, come se non l’avesse già d per sé… nda) (…perché, perché te mi descrivi sempre come un pidocchio di sei anni? Nd Sora) (perché io ti immagino così! Ma tranquillo, è il tuo fascino! Nda) (-____- e ciò dovrebbe consolarmi perché??? Nd Sora) (perché penso che anche a Kairi piaccia questo lato del tuo carattere…alcune ragazze adorano i maschietti un po’ ingenui nda) (…continua a descrivermi in tutta la mia infantilità, mi raccomando! ^^ nd Sora ) (eheh…che capacità di persuasione nda). Per il RiSo…oh, tranquilla, che qui ci sarà spazio per pairing di tutti i tipi, anche due o tre per un solo personaggio! Non sto scherzando, ve l’avevo detto che la ficcy sarebbe stata piena di casini e intrecci sentimentali…perciò tranquilla, anche te sarai accontentata! E poi…il nostro Sora è il più richiesto, diciamocelo! Per ora, nella storia ha già tre pretendenti! Chi lo sa, faccio sempre in tempo ad inserirne un quarto…ahaha

Riguardo all’idea di Rikku innamorata di Riku…non ho la più pallida idea di come mi sia saltata in mente, te lo giuro, ma l’ho trovata abbastanza originale, perciò l’ho messa. Mi diverto molto a scrivere di Rikku, è il mio personaggio preferito, in questa ficcy..e nei prossimi capitoli verrano svelati dei lati del suo carattere parecchio inaspettati…

Yunie the Black Angel: che bello vederti così curiosa XDXD per i paring…come sempre, non mi sbottono! Aspetta e vedrai! Chissà, magari verrai accontentata, o magari no… ma quanto sono crudele! MWAHAHAH! Grazie mille per i tuoi complimenti ^//^

INFINE, RINGRAZIO COLORO CHE LEGGONO SENZA RECENSIRE! UN ABBRACCIO ENORME, GRAZIE GRAZIE GRAZIE! AL PROSSIMO CHAPPYYYY

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: surfisti vanitosi, bagnini un pò tonti e cuochi giganti ***


Capitolo 4: surfisti vanitosi, bagnini un po’ tonti e cuochi giganti

“Non è giusto! Kacchan, diglielo anche tu, che questa è un’ingiustizia bella e buona!”

Rikku era in piedi sul letto e puntava Selphie con l’indice, le guanciotte gonfie come fosse un criceto.

Selphie, che stava già svuotando la sua valigia, le mostrò la lingua, con fare bambinesco.

“Spiacente, Ri-pyon, ma IO sono entrata per prima e IO mi scelgo per prima il letto. Non ci vedo proprio niente di ingiusto!”

Kairi e le altre ragazze erano affacciate alla camera da letto, tutte un po’ scocciate.

“Sì, certo, come no. Ti sei catapultata in casa senza nemmeno lasciarci il tempo di accordarci. E poi scusa, se ci hanno dato delle stanze così grandi ci sarà un motivo! Magari deve ancora arrivare qualcuno!” osservò Kairi, mentre Rikku faceva degli strani cenni col capo.

“Sì, infatti! E poi perché tu devi prenderti una camera intera? Ci sono altri tre letti, qui, se non te ne sei accorta!”

Selphie, che aveva svuotato i suoi bagagli fino all’ultima maglietta, sistemò beatamente i pantaloni nell’armadio aperto, mentre le altre la guardavano, furiose.

“Perché io ho bisogno di spazio per godermi al massimo il soggiorno.”
”Qui non siamo alle terme, Selphie. E, se non l’hai dimenticato, non ci siamo fatte mezza giornata di viaggio per riposarci, ma per lavorare!” le ricordò Paine, le braccia incrociate sul petto.

Selphie stava per ribattere, ma inaspettatamente prese la parola Naminè, che era rimasta in silenzio fino ad allora.

“Adesso basta, Secchan! Ti dò cinque minuti per fare spazio nell’armadio e liberare gli altri letti della tua roba, altrimenti appicco un falò sui tuoi capelli, chiaro?!”

Selphie la scrutò, sorpresa, come del resto fecero anche le altre.

Naminè che alzava la voce era…un avvenimento che accadeva più o meno una volta ogni tre anni!

Selphie, saggiamente, decise di lasciar perdere la battaglia e fece come le era stato richiesto; poi si sedette sul suo letto, diede le spalle alle altre e disse secca: “Questo letto però me lo prendo io.”

Rikku, esaltata dalla vittoria, acchiappò il suo bagaglio e iniziò a svuotarlo, canticchiando la jingle di uno spot pubblicitario sui marshmellow ripieni di gelatina che piacevano tanto a Sora.

Kairi e Naminè si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi insieme si diressero verso l’altra camera da letto, che ospitava tre letti.

Mentre Kairi poneva il suo paio di jeans preferiti nel primo cassetto, Naminè riemerse dai suoi vestiti.

“Kairi, ma come mai le stanze sono così grandi?”

“Chissà, magari deve ancora arrivare qualcuno. Insomma, dai ragazzi avanzavano parecchi posti letto.”

Kairi alzò le spalle, e in silenzio lei e l’amica continuarono a svuotare le valigie, mentre dall’altra stanza si sentivano le voci squillanti di Yuna e Rikku che, sovreccitate, stavano parlando di scambiarsi gli abiti.

Verso le due del pomeriggio, Yuna si affacciò poi sulla loro stanza.

“Ehi, ragazze, andiamo dai maschi? Dààài, sono curiosa di vedere il villaggio!”

Rikku appoggiò il mento sulla testa dell’amica, alzandosi in punta di piedi.

“Oh, sì, sì , anche io voglio veder il villaggio, anche io!”gridò, con un sorriso larghissimo.

Si udì un rumore di chiavi e la voce pacata di Paine: “Se interessa a qualcuno, io sto di là dai raga…”

Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Yuna e Rikku, stavolta seguite da Selphie e da due decisamente meno energiche Naminè e Kairi, le erano già accanto, pronte per uscire.

Una volta fuori dal bungalow, le due gals e Selphie si fiondarono letteralmente sul portico di quello degli altri, e Rikku bussò minimo cinque volte, con insistenza.

“Riiiiicchaaaaaan! Tesooooro, dài, vieni, andiamo a farci un giro!”

Yuna sorrideva maliziosa.

“Socchan, veini fuori anche tu, dài!”

All’interno del dormitorio, i ragazzi, non appena udirono quelle ‘vocine leggiadre’, aprirono la porta, se non altro per evitare che Rikku la frantumasse.

Sora uscì sul portico, con l’aria un po’ assonnata e i capelli arruffati.

Kairi notò, con grande, grandissima rabbia, che Yuna lo guardava con fin troppo interesse.

Da quando provava qualcosa per Sora?!

Aveva tanti bei ragazzi ai suoi piedi, perché doveva proprio scegliere lui, cavolo?!

Wakka chiuse il bungalow, e tutti assieme si diressero verso l’anfiteatro.

.

**

La spiaggia del villaggio lasciò tutti a bocca aperta…ad eccezione, ovviamente, di Rikku, Yuna e Sora, che vedendo quella specie di paradiso tropicale non poterono fare a meno di gridare come matti e correre verso la riva.

Ma stavolta nessuno aveva osato lamentarsi…come avrebbero potuto farlo?

Avevano ragione, quei tre, a farsela praticamente addosso.

Quella non era una spiaggia…era più…una specie di fotografia da cartolina!
I fiori di hibiscus rosa e gialli coloravano cespugli dal fogliame ti tante sfumature diverse, la sabbia brillava sotto i raggi del sole…e poi le palme, l’acqua cristallina e trasparente, il profumo di sale che pervadeva l’aria.

Roxas sentiva quell’aroma entrargli nelle ossa.

Adorava il mare, lo faceva sentire…lontano da tutto e da tutti.

A pochi metri di distanza vide il bar e il gazebo dove avrebbero dovuto lavorare Riku e Kairi.

Stava per mostrarlo a sua cugina, quando sentì Yuna gridare qualcosa.

“EHI, RAGAZZI! GUARDATE LA’! IN ACQUA!”

Tutti, Roxas compreso, si voltarono a veder il motivo di tanta confusione.

Tra le onde altissime, in lontananza, vide un ragazzo su una tavola da surf.

Era un tizio un po’ strano, con dei capelli rossi pettinati un pò all’indietro, stile Goku di Dragon Ball.

Roxas sbuffò vedendolo muoversi sicuro di sé tra la schiuma delle onde.

Bah, si vedeva a tre chilometri di distanza, che era un cretino che sapeva solo vantarsi della sua bravura.

Odiava i tipi così, credevano di poter governare il mondo.

E poi chissà da quanti anni faceva surf, era ovvio che fosse un esperto, di quelli fissatissimi che vanno al mare anche in pieno inverno per esercitarsi.

Sora, come gli altri del resto, continuava a studiare i suoi movimenti con tanto di commenti.

“Uuuaaaaooo, guarda come cavalca le onde! Hai visto, Riku?”

“Già, devo ammettere che è in gamba” accordò Riku stranamente.

Sora, senza accorgersene, mise una mano sulla sua spalla.

Riku fortunatamente non era il tipo da arrossire, cosa che lo rendeva alquanto felice, visto che con la sua carnagione sarebbe stato subito evidente, ma non riuscì a trattenere un mezzo sorrisetto mentre Sora lo guardava, speranzoso.

“Riku, anche tu sai surfare! Mi insegni? Eh? Eh?” chiese, con l’insistenza e la voce di un bambino di tre anni.

Riku sbuffò e gli gettò un’occhiataccia.

“Neanche morto! Non riusciresti a restare in equilibrio sulla tavola per più di cinque secondi!”

“Uffaaa, ma se non mi fai provare è normale che non imparerò mai! Eddàààài per favooore!”

“T’ho detto di no, Sora…”

Proprio in quel momento, il surfista, che nel frattempo si era avvicinato alla riva, uscì dall’acqua, la tavola con sopra disgenate delle fiamme stretta sotto il braccio.

Rikku diede una gomitata a Yuna, che represse per miracolo l’istinto di fare un fischio d’apprezzamento.

Il giovane, vedendo un gruppetto così numeroso, si avvicinò correndo.

Quando li ebbe raggiunti, facendo calare il più profondo silenzio, sorrise accogliente.

“Ciao, ragazzi! Cosa ci fate qui? Oggi è Domenica, la spiaggia è chiusa. Non potete starerestare, mi spiace” disse gentilmente.

Roxas lo studiò per qualche istante.

I capelli rossi ora erano resi ancora più scuri dalla luce del sole, ma quello che notò di più fu ill colore degli occhi.

…non era normale…cioè..non potevano esistere degli occhi così verdi…non li aveva mai visti tanto luminosi!

Controvoglia, dovette ammettere che era abbastanza carino.

…oddio…no! Un momento!

Aveva appena pensato che un RAGAZZO fosse carino?

Non…non…non poteva crederci!

Cavolo, cavolo, cavolo!

Forse, a forza di sentirsi dire che era gay, lo era diventato per davvero!

Accidenti a Sora, Kairi e tutti gli altri quando gli davano dell’omosessuale!

Solo perché non aveva mai avuto una ragazza! Oltretutto, non era stata colpa sua se Natsumi Fukoji lo aveva rifiutato l’anno prima!

Sospirò per cercare di calmarsi, gli occhi socchiusi.

Kairi lo notò, ma decise di fingere indifferenza e di chiedergli spiegazioni più tardi.

La ragazza tornò a guardare lo sconosciuto.

Cavolo, quello sì che era un palestrato.

Sembrava appena uscito da Baywatch, porca miseria.

Sora, nel frattempo, aveva preso a parlare a mitraglietta.

ADORAVA conoscere nuove persone.

“Scusaci, non volevamo rompere! Stavamo solo dando un’occhiata in giro…sai, siamo venuti qui per lavorare…”

Il ragazzo sussultò, con un largo sorriso.

“Oh, voi dovete essere il gruppo da Tokyo! Bè, benvenuti al’Issho Ni Natsu Club! Mi chiamo Kozumi Axel.” Porse una mano a Sora, che tutto contento gliela strinse calorosamente.

“Piacere, Mayumi Sora! Ma puoi chiamarmi Socchan!”

Axel gli fece l’occhiolino ed esibì un piccolo ghigno.

“D’accordo, Socchan! Non vedo l’ora di conoscerti meglio!”

Tutti gli altri, cogliendo una nota parecchio preoccupante nella voce di Axel, sorrisero imbarazzati, al contrario di Sora che, ovviamente (e con grande esapserazione di Kairi) non aveva assolutamente immaginato che potesse esserci un doppio senso.

Sora sentì qualcosa afferrarlo per una spalla, e un attimo dopo Riku gli si era parato davanti, tra lui e Axel, costringendoli a mollare la stretta.

Roxas e Kairi si scambiarono un’occhiata un po’ preoccupata.

Riku, acontrario, sembrava tranquillo come non mai.

Lui e Axel rimasero a osservarsi per un attimo, come due lupi pronti a combattere per un pezzo di carne.

Poi il più grande si mise a ridere, cogliendo tutti alla sprovvista.

“Ahah! Mi sa che tu sei un tipo tosto, eh? Come ti chiami?”

Riku non rispose, e Sora capì che stava per perdere le staffe.

Gettò uno sguardo disperato a Roxas che, tanto per cambiare, dovette intervenire.

Si aggrappò al braccio dell’amico e fece una bozza di sorriso.

“Yamamoto Riku. Scusalo, non è un tipo di molte parole.”

Axel, che fino ad allora non aveva fatto caso agli altri, tanto meno a lui, si chinò come se avesse a che fare con un bambino piccolo, ritrovandosi dritto davanti al suo volto.

“…toh, guarda…ma i nani non erano personaggi delle fiabe?” disse, malignamente.

Yuna, Selphie e Tidus sogghignarono, il resto del gruppo si limitò a pregare che Roxas resistesse.

Kairi specialmente era preoccupata.

Suo cugino era particolarmente sensibile sulla questione dell’altezza.

Cioè, in realtà era solo pochi centimetri più piccolo della media, ma lui vedeva questo dettaglio come la vergogna più grande che un uomo potesse subire.

E il fatto che fosse amico di Riku, alto e slanciato stile giraffa, non aiutava di certo Roxas a sentirsi a suo agio.

Certo, anche Sora non era particolarmente alto, ma Roxas non si arrendeva, affermando che più bassi di lui c’erano solo i neonati.

Kairi, ogni volta che il cugino inziava uno dei suoi monologhi sull’ altezza, si dileguava con una scusa per non prenderlo a sassate, istinto che riusciva a remprimere per un miracolo.

Roxas sentì la vergogna invadergli la testa e confonderlo, di conseguenza decise di passare alla difensiva.

“Scusa, ma come cavolo ti permetti?!” esclamò con parecchia frustrazione.

Axel gli scompigliò i capelli, cosa che lo irritò ancora di più.

“Era solo un american joke. Be quiet!”

“’Be quiet’ un corno! E poi scusa, ti sei mai visto allo specchio? Non credere di essere perfetto!”

Axel, stupito dalla tenacia di quella specie di gnomo biondo, rise beffardo.

“Oh, ma vedi, la perfezione è solo questione di punti di vista. Prendi il surf, ad esempio” e con la mano accarezzò la tavola su cui, Roxas notò per la prima volta, erano disegnate delle fiamme rossissime, contraddizione alquanto bizzarra, in effetti “durante le competizioni, per alcuni giudici sei il peggior surfista del mondo…per altri, invece, usi delle tecniche perfette’, appunto. Non c’è una regola fissa al riguardo. Quello che per te è perfetto per altri può essere la cosa più sbagliata del mondo.”

Roxas rimase un attimo spiazzato da quel ragionamento, che in fondo era giusto, ma pur di non perdere la faccia si sarebbe arrampicato sugli specchi fino alla fine.

Stava per ribattere, quando Sora con voce angelica, disse: “Scusa una cosa, Kuzumi” ma Axel lo interruppe bruscamente “Oh, niente Kuzumi. Chiamami Axel.”

“D’accordo, Axel. Axel, scusa, se oggi non si può stare qui in spiaggia…tu che ci facevi in acqua?”

Axel sembrò essere contento di sentirsi fare questa domanda, e rispose prontamente e con la voce carica di orgoglio: “Oh, la domenica la spisggia è per lo staff. Io vengo a quest’ora solo perché è deserto, ma verso le quattro tutti i ragazzi che lavorano al club vengono qui.”

“Quindi tu lavori al club?” chiese Kairi, che a questo punto non ci capiva più niente.

Axel diede un’altra carezza alla tavola e la guardò con uno sguardo come innamorato.

“Esatto. Sono l’insegnante di surf.”

Yuna e Rikku, con gran disgusto di Paine (la quale, insieme a Kairi e Naminè, sembrava essere l’unica dotata di buon senso) emisero qualche gridolino eccitato, rendendo Axel ancora più orgoglioso e, secondo Roxas, vanesio.

Questi non riuscì a remprimere uno “tsk”, che richiamò l’attenzione di Axel, il quale lo guardò tutto fuorchè offeso.

“Sento una nota di disappunto nella tua voce, gnomo.”

Roxas sentì le viscere contorcersi.

Basta, non ne poteva più di essere trattato così!

“Io ho un nome, porca miseria! Mi chiamo Tachibana! Roxas Tachibana!” disse, furoi di sé per la rabbia.

Axel gli fece l’occhiolino, divertito.
“Bè, Roxas, forse se mi pregherai in ginocchio ti darò qualche lezione.” Esclamò tranquillo e sicuro di sé.

Roxas incrociò le braccia sul petto e voltò il capo, mostrando (falsa) indifferenza da quelle parola.

“Per favore! Io non ho alcuna voglia di imparare a surfare, tanto meno se a insegnarmelo c’è uno come te.”

Axel aprì la bocca per ribattere, ma fortunatamente quel bisticcio fu interrotto da una voce sconosciuta provenire da lontano.

“AKUCHAAAAAAAAAAAN!”

Tutti si voltarono verso il chiosco.

Un ragazzo poco meno alto di Axel, biondissimo, con un’acconciautra sparata stile aculeo, correva verso di loro, agitando le braccia con fare frenetico.

Riku notò una raccapricciante somiglianza con Sora, paura che si rivelò fondata quando il giovane arrivò e si buttò tra le braccia di Axel, proprio come Sora faceva semrpe con lui.

Il nuovo arrivato stringeva fortissimo Axel, il quale lo abbracciava amichevolmente.

“Demmy!! Cosa ti è successo? Ti sei perso delle onde stratosferiche!”

Demyx continuava a cingere il collo di Axel con le braccia, scena che Roxas evitò di guardare con la scusa di allacciarsi una scarpa.

“Scusa Akuchan! Saix-sama mi voleva vedere! Doveva darmi la nuova divisa!” e mostrò una busta che teneva stretta in mano.

Axel gli accarezzò una spalla e, raggiante, lo voltò verso i ragazzi.

“Questo è Demyx, ragazzi! E’ il bagnino della spiaggia!”

Il biondino sorrise euforico.

“Ciao a tutti! Potete chiamarmi Demmy, se volete!” disse esuberante.

Sora, evidentemente esaltato per aver trovato un suo simile, si fiondò a presentarsi.

“Piacere Demmy! Io sono Mayumi Sora, ma tutti mi chiamano Socchan! E lui” prese Riku per un braccio muscoloso “ E’ Riku!”

Demyx lo salutò con un ‘come va?” ma il ragazzo più giovane si limitò a restare in silenzio, cosa che lo fece restare un po’ male.

Rikku, decisa a sdrammatizzare la situazione, si fece avanti.

“Oh, non farci caso, è sempre di malumore! Comunque,” e le si affiancarono, come sempre, Yuna e Paine “noi siame Rikku, Paine e Yuna!”

“E io sono Selphie!” si aggiunse Selphie sorridente.

Tidus e Wakka, felici di fare amiczia, soprattutto se i ragazzi in questione erano patiti di sport, non esitarono a stringere le mani di Axel e Demyx.

“Wakka, piacere!”

“Sakura Tidus! Non vedo l’ora di lavorare con voi!”

Demyx e Axel ricambiarono le strette, poi Axel si accorse dell’espressione imbronciata di Roxas.

“Demmy, il nano che vedi si chiama Tachibana. Tachibana…Roxas, giusto?”

Quest’ultimo, sentendosi chiamare, si voltò e disse meccanico.

“Piacere Demyx. Io sono Roxas.” Gettò uno sguaro di fuoco ad Axel “ e smettila di dirmi ‘gnomo’. O almeno, se proprio vuoi fare il simpatico, vedi di cambaire il tuo repertorio, visto che usi sempre gli stessi insulti.”

“Cercherò di ricordarmelo.”

Senza dire nulla, e senza evidentmente notare che intorno a loro c’erano più o meno dodici persone, abassò la schiena in modo da trovarsi faccia a faccia col più piccolo.

Roxas, sentendo le punte dei nasi che si sfioravano, ebbe un brivido di disagio.

Un momento…era davvero disagio?

…sì, sì, certo..insomma, cos’altro sarebbe potuto essere?

“Sei interessante, cucciolo. Ma attento, te sei solo un cangolino domestico scappato di casa…e i randagi del mondo esterno sanno essere pericolosi. Got it memorized?”

Roxas si sentì avvampare, e con un gesto rapido si allontanò, per niente spaventato.

“Se credi che mi farò insultare da te, ti sbagli di grosso. Te lo assicuro. Non sono tanto dolce come sembro. Spiacente, stavolta hai proprio sbagliato bersagli!.”

E, detto questo, si allontanò verso il club sotto lo sguardo stupito di Axel e quelli imbarazzati di Demyx, Sora e gli altri.

***

Sora correva per la spiaggia come un pazzo.

Ok, forse Axel non aveva tutti i torti, riguardo alla bassezza di Roxas…però in effetti non era stato tanto carino a farglielo presente…

“Rox! Roxaaaas, aspetta un po’!”

Roxas sentendosi chiamare, si voltò verso il mare, vedendo un Sora ansimante frenare bruscamente a pochi centimetri da lui.

“Che c’è?” chiese un po’scocciato, nonostante sapesse che era ingiusto prendersela con Sora.

Quetsi però non fece caso al tono dell’amico, anche perché stava ancora tentando di prendere fiato.

“Uff…andiamo, non essere offeso!”

“Io non sono offeso!” esclamò Roxas, rendendosi conto di quanto fosse patetico negare l’evidenza.

Sora sorrise poco convinto.

Ok, forse non era molto sveglio per certe cose, ma non al punto da non riconoscere una menzogna così visibile..

Inarcò un sopracciglio, così, tanto per dimostrare che il suo quoziente intellettivo, nonostante il resto del mondo pensasse il contrario, non era ancora arrivato a zero.

Roxas, già frastornato di per sé, si chiese perché, perché Sora doveva scoprire di avere ancora un cervello in un momento nel quale già lui era abbstanza in crisi senza il bisogno di sentire le perle di saggezza dell’amico.

“Senti Rox, non devi prendertela. Axel stava solo scherzando.” Sora fece un minuto di pausa “…devi ammettere però che sembra proprio uno che riscuote succeso. Le ragazze stavano praticamente tutte sbavando…” gli si illuminarono gli occhi per un breve istante “tranne tua cugina, ovviamente. Lei è troppo intelligente per prendersi la tipica cottarella del bagnino del club vacanze.”

“Lei è troppo intelligente per TE” aggiunse e puntualizzò Roxas.

Sora sentì praticamente due mani che gli SVUOTAVANO il petto, togliendogli il cuore e i polmoni.

“Grazie, Rox. E’ bello vedere che tifi per me!”

Roxas, intuendo che Sora ormai pensava ad altro, decise di stare al gioco e dargli corda.

“Senti So, io sono il tuo consulente amoroso, e in quanto tale devo essere sincero con te!” gli circondò le spalle con un braccio, con fare apprensivo “…non hai spreanze con mia cugina” terminò, secco.

Sora avrebbe voluto spaccargli la testa come se fosse una pignatta, ma si limitò a reprimere l’istinto di sputargli in un occhio e allontanarsi.

“Grazie eh! Che amico! Anche un pezzo di legno mostrerebbe più tatto di te!”

Roxas si mise a ridere, e per dare fastidio a Sora gli strofinò un pugno sulla testa, agitandogli i capelli.

“Ma nooooo, sceemooooo! Sai quanto gel ci ho messo stamattina per sistemarli?”

“Non te ne basterebbe un furgone intero per dare un senso a quella specie di criniera!”

Sora sorrise, nonostante avrebbe voluto mettergli il broncio.

“Brutto….” Si avvicinò a Roxas cercando di acchiapparlo per fargli il solletico, consapevole del fatto che l’amico ODIASSE quando lo faceva, ma la voce di Rikku lo costrinse a demordere.

“SOCCHAAAAAN! ROKUCHAAAAAN! VENITE? AXEL E DEMYX SI SONO OFFERTI DI FARCI DA GUIDE!” gridò la ragazza da lontano, agitando il braccio.

Sora, le mani sulle ginocchia piegate, guardò Roxas serio.

“…davvero vuoi dare ad Axel la soddisfazione di mostrarti offeso?”

Roxas arrossì di botto nuovamente, poi si grattò una guancia timido e si voltò dall’altra parte.

“…ti odio quando ti comporti da migliore amico.”

Sora sorrise raggiante e, dopo aver dato un pugnetto sulla spalla di Roxas, corse verso il resto del gruppo.

Non ebbe bisogno di voltarsi.

Sapeva che Roxas anche stava correndo dietro di lui.

**

“E, ultimo ma non meno importante, il ristorante!” esclamò Demyx con tono trionfante, mostrando la cupola in tutta la sua…bè, la sua trasparenza.

Wakka gli rivolse una smorfia intollerante.

Sarà stato anche simpatico, ma il fatto che Selphie non facesse che guardarlo lo irritava parecchio, dovette ammetterlo.

“E noi anche mangeremo qui?” chiese Tidus, curioso, che in momenti come questi si dimostrava molto, molto simile a Sora.

L’unica differenza tra i due era che Tidus sapeva mantenere il suo tono di vita in modo abbastanza tranquillo, e, soprattutto, non si metteva in mostra come Sora, che, al contrario, faceva dell’esibizionismo la sua unica ragione di vita.

Kairi sospirò.

Possibile che quel ragazzo non avesse ancora imparato che il mondo non era come quello descritto nei manga?

Cioè, Sora era quel tipo di persona che, se alle dieci del mattino gli dicevi così, per scherzo, che c’era un mondo popolato solo da fatine e centauri dall’altra parte del muro accanto a casa sua, restava fino alle sette di sera a cercare di creare una bomba energetica come quella di Goku di Dragon Ball per aprirsi un passaggio ed andare a vederlo.

Definirlo ‘ingenuo’ era un complimento, e Riku amava stuzzicarlo con insulti vari.

Il più famoso?

Quella volta che gli aveva detto: “Quando la natura farà lo sbaglio di creare un essere peggiore di te, vorrà dire che ci riporterà tutti allo stato di primati.”

Ovviamente la frase si era dimostrata troppo complicata per Sora, che nonostante tutto però aveva capito che Riku gli aveva dato praticamente della scimmia, cosa che non aveva gradito molto e aveva causato a tutti un forte dolore alle orecchie per gli insulti che il più piccolo era riuscito a tirare fuori, mentre il diretto inetressatosi era reinfilato gli occhiali e aveva ripreso a leggere come se niente fosse, così, ignorando quel matto che, accanto, saltava sul posto perdendo le staffe.

Kairi sospirò ricordando quell’esperienza, che fu comunque molto comica, e di nuovo lo sguardo gli cadde su Sora, che parlava all’orecchio di Roxas mentre Demyx spiegava dove avrebbero mangiato loro dello staff.

Non sapeva spiegarsi perché, ma aveva sempre trovato questo aspetto di Sora…come dire? Affacsinante.

Certo, si rendeva conto da sola di quanto la cosa fosse assurda, e non prese nemmeno in lontana considerazione di parlarne alle altre.

L’unica che sicuramente l’avrebbe ascoltata senza giudicare era Naminè, sempre pronta ad aiutarla.

Sì, forse la codsa migliore era parlarne con lei.

Ma prima, capì, avrebbe dovuto chiarirsi un po’ le idee.

Solo allora avrebbe deciso come reagire.

“Forza, venite!”

“Ma, ma Demyx! Qui c’è scritto che la mensa a quest’ora è chiusa…” fece Yuna.

Axel le mise una mano sulla spalla, cosa che provocò reazione sia da parte di Tidus che, e neanche lui stesso ne capì il motivo, di Roxas.

“Oh, ma noi abbiamo un permesso speciale! Vero Dem?”

“Come no, Akuchan! Venite.” E aprì la porta d’ingresso verniciata in bianco.

Il gruppetto ormai numeroso entrò piano piano, e Paine guardando fuori vide i bungalow in lontananza e la vegetazione che circondava la cupola.

Cacchio, quel posto era talmente lussuoso da far paura.

Demyx e Axel, mentre gli altri si guardavano attorno, stupiti ed incuriositi, si avviarono verso una porta sulla quale era scritto: “Cucina. Vietato entrare”.

“Da questa parte!” li chiamò Demyx energico, e spalancò l’uscio.

I ragazzi furono accolti da un’insieme di profumi e aromi totalmente estranei, ma invitanti e particolari.

C’era parecchio calore là dentro, e quando riuscirono a veder tra gli sbuffi di fumo osservarono i tavoli e i fornelli disordinati e pieni di roba che li copriva.

Demyx si guardava intorno, quasi sembrasse stesse cercando qualcosa.

“Xaldichaaan! Xaldichaaaaan!” chiamò d’un tratto, avanzando per il corriodio tra due file di tavole.

Una voce un po’ cavernosa penetrò nella stanza.

“Demyx! Quante cavolo di volte devo dirtelo di non chiamarmi così??”

“Non so chi è, ma questo mi sta simpatico” fece Riku, guadagnandosi una gomitata da Rikku, che lo guardò torva.

“Sbaglio o era una subdola allusione?” chiese, sospettosa.

Riku finse di non aver sentito e si allontanò mesto, riuscendo a raggiungere Sora e Roxas in fondo al gruppo.

Sora gli mostrò uno dei suoi tremila sorrisi.

“Ehilà, Ri! Che ne pensi? E’ fico qui, no?” chiese sottovoce.

Riku rispose altrettanto piano, ma per non farsi sentire dagli altri, tutti presi comunque a guardarsi attorno per cercare il proprietario della voce, dovette chinarsi vicinissmo all’amico per farsi sentire.

Bè, lo ammise a sé stesso, avrebbe mentito dicendo che era stata una cosa del tutto casuale.

Cioè, l’idea di poter sentire il fiato di Sora così vicino a lui non è che gli facesse proprio schifo, ecco.

“Punto uno: non dire MAI PIU’ ‘fico’, e te lo chiedo a nome della popoplazione mondiale. Sembri un vecchio imprenditore statale che ha bevuto troppo sakè alla festa di natale della ditta. Punto due: questo posto è troppo lussuoso, e non appena si accorgeranno di aver assunto un gruppo di ragazzini” guardò Sora divertito “capitanati oltretutto da un minorato mentale, ci sbatteranno subito fuori.”

Sora gonfiò le guanciotte e gli mostrò la lingua, profondamente offeso.

“Uffaaa, quanto sei antipatico, Riku! Se non volevi venire potevi restartene a casa!” e detto questo, gli diede le spalle e incrociò le braccia.

Riku si lasciò scappare una piccola risatina e avvicinò le sue labbra all’orecchio del’altro.

“…dài, scusami. Però anche tu sei permaloso forte, eh!”

“Permaloso? Chi, IO?” chiese Sora, senza voltarsi.

Riku sorrise.

“Va bene, fa come vuoi.” E senza aggiungere altro si allontanò e tornò verso Rikku e gli altri.

Sora, aprendo un occhio, diede un rapido sguardo di lato, ma vide che Riku era andato via.

Aaah, ma in fondo a chi importava di quel caprone con i capelli bianchi?

Era insopportabile, alle volte!

Roxas in quel momento lo raggiunse, divertito.

“So, se ti vedesse un regista di film horror adesso ti chiederebbe subito di fare da comparsa in un suo film. Che ti è successo?”

Sora, nervoso, si girò di scatto.

“A me? Mpf! Proprio niente!!”

Roxa inarcò un sopracciglio, sorridendo.

In quel momento, si udirono dei passi e finalmente l’uomo che aveva gridato prima venne fuori.

Era un tizio sulla quarantina o giù di lì, e Roxas giurò di non aver mai visto in vita sua una persona con un corpo così imponente.

Era altissimo, le braccia grandi e muscolose messe in mostra dalla maglietta a mezze maniche bianca.

Sotto indossava dei pantaloni a scacchi bianchi e neri e un grembiulo sporco, e aveva i capelli divisi a grandi ciocche, raccolti a loro volta in una lunga coda di cavallo ondeggiante.

Sulle guance, infine, troneggiavano due lunghe, lunghissime basette.

Demyx, vedendolo, gli saltò addosso come con Axel, simile ad un cagnolino.

“Xaaaldin, chebellochebellochebello che sei già tornato!”

Il gigante lo acchiappò brusco per le spalle e lo mise a terra, impassibile a tutte quelle feste.

“Oh, sì certo, al giorno d’oggi è talmente rischioso per quelli come me andare a fare la spesa al supermercato lontano meno di un chilometro da qui.”

Demyx sembrò offeso.

“Certo che lo è! Non si sa mai cosa può capitare!”

Xaldin alzò gli occhi al cielo, e solo allora si accorse di tutta quella gente che gli occupava la cucina.

“E questi moccioso chi sono?”

“La simpatia dev’essere di casa qui, eh?” fece Roxas a bassa voce, guadagnandosi un’occhiataccia di Axel.

Gli altri, semplicemente terrorizzati alla vista di quell essere mastodontico, erano rimasti immobili e non osavano fiatare.

“Ma i mammut non si erano estinti?” sussurrò Rikku a Yuna, che scosse la testa scioccata.

Sora, intanto, sembrava essere di nuovo con la testa fra le nuvole, del tutto disinteressato a quello che stava succedendo, troppo preso dal torto appena subito da Riku.

Come al solito, a rompere l’imbarazzo fu Demyx, che intanto saltellava attorno a Xaldin come una ballerina in tutù.

“Xaldichaaan, loro sono i ragazzi da Tokyo! Alcuni lavoreranno con te! Ti ricordi, Saix te ne aveva parlato…”

“Ah già già…beh,io avevo chiesto dei camerieri, non gli ultimi nati del popolo lillipuzziano, ma suppongo che dovrò accontentarmi!”

Roxas guardò il soffitto, pregando il signore che, porca miseria, desse un taglio a quella storia dell’altezza.

Ormai era diventato il suo incubo!

Mentre Xaldin parlava allo sfortunato gruppo delle varie mansioni ‘del perfetto cameriere’,Axel ebbe finalmente l’occasione di studiare Roxas con calma, troppo preso dai suoi monologhi interiori per rendersi conto che qualcuno lo stava fissando.

Però.

Certo, era insopportabile, permaloso, e fin troppo sveglio per i suoi gusti.

Ma cavolo, che occhi che aveva.

Note dell’autrice:

Eccolo qui, è arrivato Axel, finalmente XDXD E con lui anche tutto il divertimento *__*! Ho deciso di creare tra lui e Roxas un rapporto tipico dei personaggi di alcuni manga, ovvero…quando due litigano ma in realtà si piacciono a morte! Certo, entrambi ci metteranno parecchio ad ammetterlo…chissà come finirà?

Mi spiace s eho pubblicato in ritardo, ma spero sia valsa la pena aspettare!

Piccola nota: Riku sta diventando sempre più pericolosamente esplicito XD ma non mi preoccuperei se fossi in Kairi, anche perché diciamocelo, Sora non è motlo sveglio per queste cose ^___^’ ma è adorabile lo stesso, nonostante sià scemottoXD.

Bene, ora rispondo alle recensioni!

SoraRoxas: anche iu mi sono sempre chiesta come cavolo Saix se la sia procurata, quella cicatrice! Mmh…magari ‘giocando’ con Xemnas XDXD! Sì, è vero, Kairi diventa sempre più consapevole di ciò che prova per Sora…ma sai com’è, i capitoli sono tanti ancora, e io ho parecchia crudeltà nelle vene, quindi…aspetto un tuo commento! ^^

Yunie The Black Angel: per gli intreci amorosi ver e prorpi dovrai aspettare il prossimo capitolo, mi spiace…intanto, però io terrei il conto dei corteggiatori e corteggiatrici di Sora…in fondo…anche Axel sembra aver avuto un mezzo colpo di fulmine per il nostro scemetto prefertio…mah, chi lo sa? Spero di averti incuriosita ! Grazie mille per i complimenti

Piccola_Stella_Senza_Cielo: oh, non saprei, dovrsti preoccuparti di tutti e due, in effetti! Ricorda che Riku sarà anche un batsard (grazie eh! Nd Riku) ma sono io che lo faccio apparire così…in questo capitolo poi è veramente esplicito XD mi fa ridere se penso che non ho mai scritto nulla di RiSo prima d’ora, e ogni volta che scrivo di quei due rido come una cretina…SPERO CHE IL CHAPPY TI SIA PIACIUTO!

Un bacione a tutti, al prossimo capitolo! Grazie per aver letto

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: dichiarazioni segrete, attrazione fisica e una cucina di matti ***


Capitolo 5: dichiarazioni segrete, attrazione fisica e una cucina di matti

Roxas ebbe una strana sensazione, come se qualcuno lo stesso fissando.

Si voltò con rapidità verso Axel, scoprendo con rabbia che non era stata solo un’impressione.

“Scusa, che hai da guardare? Vuoi una foto?” chiese, burbero, mentre Demyx e il resto del gruppo si era praticamente addormentato al suolo a forza di ascoltare le ciance del cuoco muscoloso.

Axel fece un ghigno, le braccia conserte e la schiena appoggiata al muro.

“Oh, ti assicuro, dal vivo rendi molta più giustizia.”

Roxas avvampò, imbarazzato, ma per nulla al mondo avrebbe mostrato di dare importanza a ciò che quel deficiente gli diceva, quindi ancora una volta ribattè acido.

“Hai finito di dire cavolate?!” e, senza lasciare ad Axel il tempo di rispondere, si avviò verso Kairi, che intanto cercava di non morire per la noia.

“Ti giuro, Kacchan, quella specie di istrice palestrata è proprio insopportabile!” si sfogò con la cugina, sussurrando.

Kairi fece una piccola risatina, poi rispose bisbigliando: “…invece è simpatico. E poi sembra proprio avere un debole per te, non credi?” disse, tanto per stuzzicarlo un po’.

E ovviamente riuscì nel suo intento, perché Roxas, di nuovo rossissimo, agitò le braccia freneticamente e inconsapevole gridò: “COSA? NON E’ VERO! NON E’ ASSOLUTAMENTE VERO!!”

Solo quando sentì la sua voce esplodere nella cucina il povero ragazzo capì il suo errore, ma ormai era troppo tardi: tutti, ma proprio tutti (compresa l’istrice palestrata) lo stavano fissando con la medesima espressione scioccata.

Roxas piegò le labbra all’ingiù, e quando vide Xaldin MARCIARE verso di lui provò il forte impeto di prendere il coltello sul tavolo accanto a lui e conficcarselo nel petto.

Il cuoco gli si fermò davanti, sotto lo sguardo un po’ confuso e spauritò dei presenti, e inarcò le folte sopracciglia nere.

“Regola numero trentadue: nella mia cucina non.si.URLA!!! Chiaro, sottospecie di elfo? Solo IO, qui, posso gridare! Mi sono spiegato?”

Roxas cercò di sorridere, nonostante provasse l’impellente bisogno di cambiarsi le mutande “emh…ehehe!” rise isterico, per poi sgattaiolare un po’ indietro e rinchiudersi in un religioso silenzio.

Kairi alzò gli occhi al cielo: a forza di frequentare Sora, anche Roxas era diventato un campione delle figure del cavolo.

Dopo un’altra mezz’ora passata a sorbirsi le chiacchiere di Xaldin, Axel gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spallona.

“Ok, vecchio, hanno capito. Da domani potrai strapazzarli per bene. E ora, ragazzi, chi di voi ha fame?”

Si alzò un brusio di voci confuse, e ad Axel sembrò di essere uno di quegli animatori alle feste di bambini.

Sora sopratuttto aveva i lucciconi agli occhi.

“Axel…io ho fameeee…”

“Tranquillo piccolo! Xaldin preparerà subito qualcosa! Vero Xal?”

“Come no, vi va bene il latte coi biscotti?” chiese l’uomo divertito.

Axel lo guardò scettico.

“Non sono bambini di cinque anni che stanno andando a dormire, cretino.”

Xaldin sentì qualcosa tirargli il grembiule, e vide Sora e Demyx che, aggrappati a lui, lo guardavano con dei visi talmente pucciosi da essere inquietanti.

“Io i biscotti li voglio al cioccolato!”

“Xalchan, mi ci metti il miele nel latte? Eh? Eh?”

Roxas si battè una mano sulla fronte.

Uno poteva anche sopportarlo…ma ben DUE Sora erano troppi anche per uno con la sua infinita pazienza.

Perché era andato fin laggiù, perchè?!

**

Il villaggio era veramente enorme, ma Axel e Demyx erano delle guide perfette e, soprattutto, divertenti, così il pomeriggio passò molto rapidamente, nonostante per Roxas fu insopportabile dover ascoltare le battutine acide di quell’istrice per tutto il tempo.

Axel non aveva fatto altro che stuzzicarlo con piccoli insulti o frasi dal doppio senso, per poi guardare nella sua direzione e fargli la linguaccia.

Ma porco cavolo, perché sembrava che tutti i matti fossero intorno a lui?? Cos’era, una specie di legge naturale???

Per fortuna, nessuno si era accorto degli sguardi da killer che si erano scambiati, tutti presi a cercare di memorizzare le posizioni dei vari luoghi eccetera.

Bah, meglio così.

Ci mancava solo che qualcuno (tipo Sora, tanto per fare un esempio) cominciasse a rompergli sul fatto che Axel gli stava prestando attenzione, cosa che, per la cronaca, lo infastidiva a dir poco.

Verso le sette e trenta, Demyx guardò il gruppo di amici, con cui era già entrato in confidenza.

“Bene, sciogliete le righe! Vi ricordo che noi dello staff ceniamo alle nove e mezza, perciò ci vediamo dopo!” disse tutto contento, facendo l’occhiolino.

Sora alzò il pollice convinto: “Ricevuto, Demmy! “

Il sorriso di Demyx si illuminò, e insieme lui e Sora cominciarono a ridere come matti, sotto lo sguardo preoccupato degli altri, che guardavano la scena parecchio scandalizzati.

“Temo proprio…che Sora…abbia trovato un compagno di demenza…” disse Yuna, un sorriso un po’ isterico sul visino abbronzato.

Rikku e Paine annuirono, Kairi portò una mano sul viso per nascondere una smorfia.

“…Sora…sei sicuro di avere sedici anni??” chiese, mentre Naminè sorrideva imbarazzata.

Axel era piuttosto tranquillo, e come se niente fosse prese un Demyx tutto sorridente per la parte posteriore del colletto.

“Ok, Demyx, hai finito di fare il cretino. Ci vediamo dopo, ragazzi.” Esclamò, salutando tranquillo e trascinandosi dietro Demyx, che intanto gesticolava come il personaggio di un cartone animato.

“A dopo, Socchaaaaaan!!!”

“Ciao Demmyyyyy!!!” gridò Sora, sbracciandosi.

Riku, che aveva assistito alla scena, si avvicinò a Sora disgustato.

“Vedi di non farti contagiare dalla stupidità di quel tizio…anche se credo che la tua sia una causa persa in partenza…”

“Nh?” Sora lo guardò per un secondo, poi non appena associò ciò che vedeva al nome di Riku si voltò di scatto, col broncio.

“Sbaglio o io con te non ci parlo?”

“A dire il vero MI STAI parlando. Quanti neuroni hai, in quella zucca?” chiese Riku, che senza pensarci gli diede un pugnetto leggero sul capo.

Si udì un piccolo ma nitido ‘toc’, e Sora con le lacrime agli occhi come un cucciolo si mise le mani poco sopra le orecchie, esagerando come sempre.

“Rikuuuu, quando la smetterai di trattarmi come un bambino??”

“Tu SEI un bambino!”

“Non è vero!”

“Oh, sì che lo è.”

“Bugiardooo!”

“Che bimbo kawaii che sei, Socchan! Ooooooh sei proprio kawaiiiiiiiii”

“Rikuuuu, falla finita!”

“La smettete o avete intenzione di continuare fino a domattina?” li interruppe Kairi secca.

Sora la guardò praticamente in lacrime.

“Kacchaaaan, ha cominciato lui!”

“Eddai, stavo solo scherzando! Quanto sei permaloso!”

“Permaloso? IO??? Sei tu che sei insopportabile!”

Kairi sospirò pesantemente, e Naminè, sorridente come sempre, congiunse le mani delicatamente.

“Sarà un estate molto lunga, temo.” Sussurrò a sé stessa, con un sorriso smaliante.

**

“Ahahahahahahah, oh mio Dio Socchan, ma che razza di pigiama hai?”

“Perché, Ticchan? E’ un semplice pigiama estivo!”

“Sì, ma…oh mio Dio..ahahah…è di un colore…eheheh…un po’ strano, no?”

“Wakka ha ragione, So. E poi, scusa la franchezza, ma il rosa stona con i tupi capelli.”

“Siete tutti cattiviii! E non ti ci mettere anche tu, Rox! Oltretutto, hai fatto un commento super effemminato!”

“Tanto mi date tutti del gay ormai, mi sto calando nel personaggio.”

Wakka e Tidus sbottarono a ridere di nuovo quando Sora si sedette sul letto della loro camera e si tamponò i capelli gocciolanti con un asciugamano colorato e un ‘espressione impagabile sul volto.

“Basta, vi odio! Tutti quanti!!”

Roxas, seduto sul pavimento con una confezione di pokkie tra le gambe e un bastoncino tra i denti, sorrise e gli offrì la scatoletta, che Sora afferrò infuriato.

“Ce l’avete tutti con me!”

“E smettila di fare la vittima! Poi scusa eh Socchan, ma anche tu te le cerchi…voglio dire…ma dài, un pigiama rosa? Che ti aspettavi, che ti facessimo i complimenti e ti chiedessimo quanto lo avevi pagato?” chiese Tidus, buttando una carta sul letto suo e di Wakka e battendo così l’amico alla seconda partita a Seven’s up della serata. (Un famoso gioco di carte giapponese, nda).

Sora gli lanciò un’occhiataccia, masticando lentamente un bastoncino di cioccolato.

Wakka osservò le carte per un istante, poi azò lo sguardo verso Tidus, che aveva l’aria tutta soddisfatta.

“Basta, io ci rinuncio. Non si può giocare a carte con te, è impossibile vincere. Devi dirmi come fai.”

“Tutto talento, caro Wakka. Tutto talento” fece Tidus, irritante, poggiando la testa sul materasso mentre l’amico, borbottando, mischiava le carte per una terza partita.

Roxas si sdraiò completamente sul legno del pavimento e lanciò una rivista a Sora.

“Tòh, fatti due risate.”

Sora guardò il tankobon che Roxas gli aveva lanciato e trasalì.

“No, Rox, sei incorregibile. Questi cosi te li porti pure in vacanza?”

“Lo sai che sono shonen-dipendente.”

“Ma porca miseria, così è troppo!! Almeno ti leggessi roba decente, potrei anche capirti…però senti, Gensomaden Saiyuki è proprio da donna! Poi dicono che sei gay…ti credo, cioè guarda che porcherie ti leggi!”

“Ma sì, continuate pure a darmi del frocio, tanto se non mi ci chiamate almeno una volta al giorno tutti quanti non siete contenti, vero?” rispose Roxas noncurante, prendendo un altro bastoncino dalla scatola accanto a lui.

Riku si affacciò alla porta, con indosso solo un paio di pantaloni lunghi di un verde scuro.

Sora lo studiò per un breve minuto.

Perché non poteva essere anche lui così? Se avesse avuto almeno la metà dei muscoli di Riku, Kairi sicuramente si sarebbe messa con lui, con tanto di occhi a cuoricino e sguardo da fangirl.

E invece no.

Sora, il piccolo, lo stupido Sora, nonostante facesse tremila sport diversi con regolarità, aveva gli stessi muscoli di Pisellino di Braccio di Ferro, anzi no, di Olivia, quella tizia tutta magra e con delle gambe che avevano lo stesso spessore di un foglio visto di profilo.

Era una specie di maledizione, ormai.

Tutti lo paragonavano sempre a Riku, solo perché loro andavano sempre in giro insieme.

Per una volta, avrebbe voluto che qualcuno gli facesse un complimento.

Uno solo.

Chiedeva molto?

Evidentemente sì, visto che in cinque anni di amicizia con Riku ancora nessuno gli aveva concesso questa specie di grazia divina.

Desiderava tanto essere il figo della situazione, almeno una volta.

Ma lui non era il figo della situazione.

Lui non era quello che dormiva a petto nudo, no: lui era quello col pigiama rosa.

Cavolo.

Giurò che avrebbe buttato quella roba la stessa mattina dopo; poco male se, tornato a casa, avrebbe dovuto inventare un racconto su come il suo adorabile pigiamino era andato scomparso nei meandri del bungalow.

Riku si sedette accanto a lui senza espressione, e nel silenzio generale (Wakka e Tidus non fiatavno mai quando giocavano a carte e Roxas…bè, Roxas non era già molto loquace di per sé, figurarsi quando si metteva a leggere quei cavolo di manga) nessuno sembrò fare caso al fatto che il più grande avesse praticamente i pantaloni che lasciavano vedere tutte le mutande.

Tutte.

“Se il cavallo di quei cosi fosse stato un po’ più basso, avresti fatto prima a metterti un tanga, Riku” osservò Sora onesto.

Riku fece una smorfia.

“Carino il pigiamino. Te l’ha prestato Kairi?”

Sora sentì le orecchie infuocarsi, e saltò praticamente sul letto, puntando un dito contro quel..quel..quella specie di…di…

Impiegò qualche secondo per trovare un insulto che, gridato, potesse mostrarsi abbastanza figo, ma per sua grandissima sfiga, prima che potesse dire qualcosa, Riku lo prese per un braccio e lo costrinse ad abbassarsi.

“Oook, la smetto, adesso però vieni che è tardi e i bravi bambini a quest’ora dormono.”

“Io non sono stanco! E non sono un bambino!” si lamentò Sora cercando di liberarsi dalla presa, senza ovviamente riuscirci.

Rieccoli, quei muscoli del cacchio.

Quanto lo odiava.

Riku, senza fare il minimo sforzo, alzandosi prese Sora per la vita e se lo mise sottobraccio con fare annoiato, come se fosse la cosa più normale del mondo.

“Ah! Riku, mettimi giù! Cacchio Riku, un giorno io ti…ti..:”

“Mi ucciderai con la puzza dei tuoi calzini?”

“Sì! Cioè, voglio dire, NO! NO!”

“Sì, ok, come vuoi tu” si arrese il più grande senza mollare la presa e ridendo divertito.

“Io porto il bambino a letto, ragazzi. Domattina sveglia alle sette. Non fate tardi.”

Gli altri tre, in tutta risposta, mormorarono qualcosa senza distogliersi dalle loro attività.

Sora, a pancia in giù e col braccio di Riku sull’ombelico, sporse una mano verso Roxas.

“Roooooxaaaas” cominciò quas piangendo “aiutamiii! Siamo compagni di stanza!”

“Guarda che io dormo sul divano.” Rispose Roxas, annoiato, senza alzare gli occhi dal suo stupidissimo tankobon.

Sora sentì una pietra di tremila chili colpirlo in piena testa.

“Coooosa? Non dormi con me nel letto a castello??”

“In salotto si sta più freschi. Riku, ti prego, mandalo a nanna.” Esclamò Roxas spazientito, girando pagina.

Riku fece un cenno col capo e obbedì, uscendo dalla stanza mentre Sora dava del traditore a Roxas.

Arrivati nella loro camera, Riku mise Sora sul letto a castello, nella parte bassa.

“Io voglio stare in alto!!!” si lamentò Sora, quasi con tono capriccioso.

Riku rise.

“Ma stai zitto, tempo quindici secondi e cadresti giù come uno scemo. No, non se ne parla, tu dormi di sotto.”

Senza accettare altre lamentele, Riku, un po’ come una mamma, sollevò le lenzuola e lasciò che Sora si accucciasse sul letto, dopodichè lo coprì un poco.

Sora lo lasciò fare, perché in effetti era vero, si sentiva un po’ stanco.

Solo un po’ però, eh!

Riku si sedette sul pavimento e rimase a fissarlo.

“Bè, che c’è? Adesso mi lasci in pace?”

Riku sbuffò.

“Scemo, come se non lo sapessi che se ti lascio qui da solo hai paura. Dài, rimango un pochino, tanto ci metti un minuto ad addormentarti.”

Sora aveva le guance un po’ arrossate, con le mani congiunte davanti alle labbra.

Cavolo, quel cuscino era proprio comodo…però non voleva dare soddisfazione a Riku e fargli vedere che era stanco davvero…

Riku poggiò il mento sul materasso e sorrise lievemente, illuminato un poco dalla luce della luna che si intravedeva dalla finestra.

“…dài, tanto lo so che vuoi dormire.”

Uffaaaa, quanto era antipatico…

Mmmh…

Ok, forse poteva chiudere gli occhi…solo un momentino però…solo…un…momentino…

“Mmmmh…”

Riku sorrise di nuovo.

Lo sapeva.

Sora era crollato come un sasso.

Era proprio un bambino.

Rimase a guardarlo dormire per un po’.

Non sapeva quando gli sarebbe ricapitata l’occasione di restare a spiarlo così tranquillamente.

Per la prima volta, pensò a quella frase, così, semplicemente guardandolo.

Ormai erano due anni che si era accorto di provare qualcosa per quella specie di scoiattolino formato gigante, ma non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe sussurrato una cosa del genere.

Eppure vederlo lì, di fronte a lui, con la luce della luna in faccia, le guanciotte un po’ rosse e i capelli scompigliati sparsi sul cuscino, si arrese alla verità.

Lo disse con un bisbiglio.

Sapeva che Sora non poteva sentirlo, non si sarebbe certo svegliato per un brusio così leggero.

Ma lo disse comunque.

Nonostante fosse inutile, sussurrò quella frase con tutta la semplicità che possedeva.

“…Dio, quanto ti amo.”

**

“Buongiorno, cagnolino. Dormito bene nella cuccia?”

Roxas sussultò, facendo cadere la fetta di pane tostato che stava per prendere dal buffet.

Si voltò torvo.

Ci mancava anche questa, di primo mattino.

“Noto con gioia che sei ancora vivo, Axel” disse sarcastico, riacchiappando il pane e avvicinandosi alla macchinetta delle bevande.

Vi mise sotto una tazza con sopra il logo del club e premette il bottone per la cioccolata.

Axel sorrise sadico.

“Simpatico e allegro fin dal primo mattino, non c’è che dire. Sei sempre così tetro?”

“No, oggi mi gira bene.”

“Oh, certo.”

Roxas aspettò la cioccolata, mentre Axel si versava del succo di frutta al pompelmo e lo fissava di sbieco.

Il più piccolo, accorgendosene, gli si rivolse acido.

“Bèh, buona colazione. Spero che ti strozzerai coi cereali” e si avviò rapido verso uno dei tavoli occupato già da Riku, Tidus, Kairi e Rikku.

“Rox, dov’è Socchan?” chiese Rikku quando l’amico si sedette, sorseggiando il suo latte freddo.

Tidus fece spallucce: “Non è riuscito ad alzarsi, l’idiota. Eppure è andato a dormire prestissimo, ieri sera.”

Kairi addentò il suo cornetto, pensierosa.

Doveva ammetterlo, il pensiero che da quel giorno lei e Sora si sarebbero incontrati solo durante le pause la faceva sentire un po’ triste.

Bè, almeno con lei c’era Riku, e poi in spiaggia lavoravano anche Demyx e Axel.

In fondo, sarebbe anche potuto rivelarsi divertente.

Demyx sbucò dal nulla, uno strano cappello di paglia che gli copriva i capelli disordinati..

“BUONGIORNOOOOO!!! Allora ragazzi,dormito bene??” gridò, entusiasta come sempre.

Il ragazzo si sedette sul tavolo accanto al loro, ma mentre Tidus stava per rispondere Axel si era seduto accanto a Demyx, la sedia che sfiorava la schiena di quella di Roxas, che si girò nervoso.

Axel portò alla bocca il suo succo rosso.

“Per carità, Demmy, non glielo chiedere. Dalla faccia di questo cagnolino, si direbbe proprio che abbiano dormito su un letto di spine.”

“Buongiorno, Axelchan.” Disse Kairi tutta sorridente, mentre Roxas alzava un pugno, super tentato di conficcarglielo dritto nel cervello.

“Tu…brutto…”

Axel portò un dito sotto l’occhio e gli fece la linguaccia, con grande divertimento, e si voltò di nuovo per tornare a concentrarsi sul succo di frutta.

Demyx ad un tratto si alzò e iniziò a sbracciare, guardando verso l’ingresso della cupola.

“Akuchan, guarda chi c’è!! Sono Marluchan e Larchan! MARLUCHAAAAAN!! Siamo quiii!”

Tutto il gruppetto (compreso il tavolo di Naminè, Paine e Wakka) si voltò ad osservare i nuovi arrivati.

Erano una coppia di ragazzi, il maschio doveva avere più o meno l’età di Demyx, ma la ragazza sembrava leggermente più piccola.

Roxas rabbrividì vedendo i capelli di entrambi…ok, la femmina aveva un taglio di capelli un po’ strano, quasi da sembrare un cospaly….però poteva anche passare, ma…il maschio aveva la chioma completamente ROSA!

Rosa, come il pigiama di Sora della sera prima!

Mio Dio, e poi dicevano che il gay era lui.

Il suddetto ragazzo sorrise e corse verso Demyx, stringendogli caldamente la mano.

“Demmy, che bello rivederti! Non sei cambiato per niente, sei sempre il solito stupidotto.” Disse, ma amichevolmente.

La ragazza dietro di lui aveva un po’ l’aria imbronciata, ma si avvicinò lo stesso, nonostante sembrasse più interessata ad Axel che a Demyx.

“Ciao Larxene” fece il ragazzo, tranquillo “ti sei fatta più carina dell’estate scorsa.”

“Ci hai ripensato, Axel? Ora ti interesso?”

Axel fece un sorrisino alquanto irritante.

“Sbagliato. Stavo solo facendo una piccola considerazione.”

Larxene rimase impassibile, e Axel si voltò verso il ragazzo.

“Marluxia, ti trovo in forma!” esclamò, vivace.

Marluxia agitò un po’ i capelli, gesto che suscitò in Roxas una cosa simile al disgusto, per poi sfoggiare un sorriso ineguagliabile.

“Grazie, Axel. Anche tu non stai messo tanto male.”

Demyx, che evidentemente si sentiva escluso visto che non era al centro dell’attenzione da ben cinque secondi, voltò Marluxia verso i due tavoli dei ragazzi.

“Marlu, loro sono il gruppetto di Tokyo. Ragazzi, lui è Ataaru Marluxia, gestore della botique del Club.”

Marluxia, nonostante fosse un tipo un po’ eccentrico, sembrava molto cortese, e strizzò un occhio al gruppetto.

“Benvenuti qui al Club, ragazzi. Per qualsiasi cosa, potete trovare me e la mia collega nel negozio. A proposito,” acchiappò la bionda per un braccio, costringendola ad andare davanti a tutti “lei si chiama Larxene. E’ ovvio che anche lei sarà disponibile ventiquatt’ore su ventiquattro, vero Larxychan?”

“Se, continua a sognare” fece Larxene, lasciando di sasso il gruppo di amici.

Kairi guardò l’orologio giallo e arancione che aveva al polso, regalo di compleanno da parte di sua madre.

“Ma proca miseria, Sora ha proprio deciso di non svegliarsi?!”

“Anche Yucchan è rimasta a letto, stamattina. Speriamo che quei due ghiri vengano entro mezz’ora, sennò addio colazione.” Osservò Rikku.

Riku osservò il thè che galleggiava nella sua tazza, il capo poggiato su una mano.

“Quei due stanno fuori come balconi.”

“Io gleilo avevo detto, a Sora, che lavorare non era uno scherzo né un gioco…ma lui mi ha dato retta?! No, figurarsi!!” sbottò Roxas, incrociando le braccia, quasi offeso.

Nessuno se lo filava mai, mai!

Prima o poi avrebbe dovuto tarci un taglio, a questo vizio di regalare consigli a persone che non se li meritavano.

Accidenti a lui e alla sua prematura saggezza!!

Axel appoggiò il mento su una spalla del ragazzo, che trasalì.

“Ti spiace scansarti? Non tutti abbiamo le spalle larghe come un armadio, sai?”

“Era un complimento o cosa?” chiese l’altro, apparentemente senza alcuna intenzione di muoversi.

Roxas cercò di non arrossire, ma ormai era troppo tardi, e la sua unica speranza era che Axel non se ne accorgesse.

“Tsk, figurati se mi metto a fare complimenti a uno come te. Perché ti sei fissato con me? Perché non vai a rovinare la vita di qualcun altro?”

Axel sorrise soddisfatto.

“Perché mi piaci tu. Altre domande?”

Tutti gli altri, che erano rimasti a guardare la scena, trattennero il fiato, così come Roxas, che impiegò un minuto per tradurre la frase del ragazzo.

…ma porca miseria!

Cos’era quel dolore allo stomaco?

E soprattutto…perché quel cavolo di cuore gli batteva così forte???!!!!

**

Definire il primo giorno di lavoro ‘estenuante’ sarebbe stato un complimento.

Fare il cameriere era davvero uno schifo, calcolando che tra le mansioni era anche prevista la pulizia della sala dopo i pasti, il lavaggio dei piatti, il mantenimento dell’ordine nella cucina eccetera.

Sora e gli altri avevano scoperto inoltre, e a malincuore, che Xaldin era solo il capo-chef, e che in cucina c’erano anche altri cuochi, tutti matti come cavalli.

C’erano due tipi che giravano sempre insieme, tali Zexion e Lexaeus, e sia lui che Roxas che Tidus e Wakka giuravano di non averli mai sentiti avere una conversazione.

Poi c’era Luxord, un tipo biondastro che, a quanto pareva, era stato cacciato di casa dalla moglie perché aveva il vizio di giocare d’azzardo, sospetto che si era rivelato fondato quando, ogni sera, dopo cena (che veniva consumata con tutto lo staff all’aperto, dietro la cupola, accanto ad un secondo ingresso alle cucine) lui e Tidus si sfidavano a carte e lui, puntualmente, batteva il più piccolo, che si metteva le mani tra i capelli, tutto ciò ovviamente sotto lo sguardo soddisfatto di Wakka, che dopo tante sconfitte adorava vedere il suo rivale (nonché migliore amico, ma evidentemente questo era un particolare che non sempre ricordava) venire’annientato’.

E poi c’era Xigbar.

Dunque, lui era un discorso a parte.

Sora e gli altri ormai erano quasi abituati alla presenza di Xaldin, che in fondo non si era rivelato poi così teremendo come era sembrato la prima volta che lo avevano incontrato, nonostante fosse comunque molto severo.

Ma c’erano delle volte in cui era gentile, senza contare che era lui ogni sera a preparare la cena per tutti quelli dello staff, motivo che, secondo lui, lo giustificava a bere almeno una bottiglia di birra e ubriacarsi, di conseguenza, come una cucuzza.

Insomma, suo compagno di bevute era Xigbar.

Xigbar era un tipo che incuteva dieci volte più paura di Xaldin, e non perché fosse più brutto (cosa che comunque sicuramente influiva) ma perché era sempre pornto ad insultare, gridare e fare casino.

Insomma, era un po’ sul tipo di Demyx, solo più rozzo e meno infantile e carino.

Nonostante la presenza di questi tipi che sembravano appena usciti dal peggior manga horror della storia, però, e nonostante il lavoro fosse più difficile di quanto si fosse aspettato, Sora si stava divertendo come un matto.

Girare per i tavoli e sorridere ai clienti con Roxas, Tidus e Wakka che litigavano con una vecchia signora o ci provavano con le ragazze era uno spasso terribilmente divertente, e a quanto aveva sentito anche Kairi e le altre e Riku si trovavano molto bene.

Certo, forse era solo l’euforia della seconda settimana, e chissà, magari tra un mesetto si sarebbero stufati, ma l’importante era che in quel momento stavano tutti bene.

A dire il vero, però, Roxas lo preoccupava un po’.

Cioè, gli avevano raccontato che era successo qualcosa con Axel durante la colazione del primo giorno, ma questa cosa ancora nesusno gliel’aveva spiegata bene.

Avrebbe vluto chiedere direttamente a lui, ma perfino uno con la sua ottusità avrebbe capito che non era proprio il caso, se non voleva che Roxas lo mordesse tipo mastino, così si limitò ad aspettare che fosse lui a parlargliene, ben sapendo che sicuramente non sarebbe successo tanto presto.

Sora vide l’amico lasciare mezza okonomyaki nel piatto e alzarsi dalla grande tavola dove tutti stavano chiacchierando e parlando della giornata di lavoro appena conclusa.

Decise di non seguirlo, nonostante ne avesse voglia.

Lo conosceva fin troppo bene, e sapeva che gli avrebbe solo dato fastidio, quindi restò seduto a fissare la sua tazza di ramen, sovrappensiero.

Roxas, nel frattempo, aveva approfittato di tutto quel casino per allontanarsi e sedersi su una panchina un pò distante.

Si strinse nella felpa azzurra, e alzò lo sguardo verso il cielo con l’intenzione di osservare le stelle e, magari, riuscire a capire qualcosa di quella situazione.

Dunque, ricapitolando: Axel era gay.

Ok, un po’ lo aveva immaginato, sarebbe stato inutile mentire a sé stesso, e la mattina del Lunedì passato aveva confermato i suoi dubbi.

La cosa interessante era che sia Kairi che gli altri non erano sembrati minimamente scossi dal fatto che un ragazzo di ventitrè anni cercasse in tutti i modi di attaccare bottone con uno di quindici, che, oltretutto, era anche loro amico.

Bè, certo, chi se ne fregava di Roxas, tanto lui anche era gay, no?!

Già se le immaginava, quella matta di sua cugina, Rikku e Yuna scrivere una fanfiction yaoi a tre mani dove quella specie di istrice lo sodomizzava o uno schifo del genere.

Rabbrividì solo al pensarci.

Però in fondo questo poteva anche sopportarlo…la cosa che lo faceva veramente, ma veramente uscire di testa era l’atteggiamento di quella specie di maniaco.

Ma porca miseria, perché non poteva limitarsi a provarci in modo normale, come tutti?

Che ne so, chiedendogli una sigaretta (per la cronaca, lui non fumava, perciò anche se fosse stato, non avrebbe avuto niente da dargli e lo avrebbe mandato a quel paese, dicendogli che fumare fa male), domandandogli se voleva uscie con lui, robe del genere!

Cioè, non è che lui avrebbe detto di sì…,ma sicuramente sarebe stato meglio un corteggiamento ‘tradizionale’, piuttosto che uno alla Axel, che prevedeva invece tenativi di baciarlo improvvisi, battutine irritanti e sorrisini che gli facevano solo venir voglia di prenderlo a schiaffi.

Oooh, certo, perché Axel era un figo, era un maestro di surf, nessuno, NESSUNO poteva resistere al suo fascino.

Le persone con quella mentalità gli facevano venire voglia di vomitare.

Ma allora perché ogni volta che lo vedeva, ogni volta che quel cretino avvicinava il viso al suo, lui rischiava di svenirgli davanti?

Cercò di giustificare questa specie di attrazione fisica con il fatto che l’adolescenza, la pubertà e tuttte quelle cavolate di cui parlavano sempre gli psicologi dei film causassero in lui una specie di curiosità, come se fosse in uno stato di prova o qualcosa del genere, in cui stava studiando la sua sessualità e cose simili.

Era solo curiosità.

SOLTANTO cuirosità.

Che cazzata, perché continuava a farsi queste menate quando lo sapeva BENISSIMO che la realtà era un’altra??!

Doveva arrendersi, Axel gli piaceva.

Alemno fisicamente.

Non voleva dire che fosse innamorato né altro, semplicemente, fisicamente non lo travav poi così ripugnante.

Cioè, bisognava essere oggettivi, in fondo, e dando un giudizio paraziale sì, finalmente lo ammise, trovava che Axel fosse un bel ragazzo.

Ma restava il fatto che avesse il carattere peggiore del mondo, perciò no, non avrebbe mai ceduto a quell’istrice palestrata, MAI!

Da quel momento cominciava la lotta per tenere lontano Axel, lotta che avrebbe vinto ad ogni costo!

Fiero della sua genialità si voltò verso il tavolo, pensando di tornare a sedersi e finire l’okonomyaki, ma il suo sguardo si posò involontariamente su Naminè, che stava ridendo con Paine e Yuna per una battuta di Marluxia.

...gli era appena venuta l’idea più geniale che il suo cervello potesse elaborare!!

**

Axel rise, vedendo quel cagnolino super kawaii seduto sulla panchina con lo sguardo fisso in avanti e uno strano bagliore degli occhi.

Stava architettando qualcosa, non era difficile capirlo.

E pensò che ci fossero il 95% delle probabilità che la cosa lo riguardasse.

Mostrò un ghignò particolarmente soddisfatto.

…finalmente, la cosa inziava a movimentarsi un po’.

Note dell’autrice:

Penso che se dicessi che sono sei ore consecutive che scrivo mi prendereste matta (cosa che effettivamente sono, mi sa), ma è la pura verità! Perciò non ci fate caso se ci sono errori di battitura, ho controllato ma ho il cervello in pappa e quindi la vista mi si è un po’ appannata!

Allora, anche se in ritardo mostruoso, ho aggiornato, finalmente…che dire? Questo capitolo mi piace proprio, e finalmente la storia sta inziando a prendere un ritmo diverso e ad entrare nel vivo! Ora che abbiamo tutti i personaggi principali, e ora che si è formato questa specie di super gruppo (in cui ci sono anche i miei bellissimi nobody, finalmente *w*) penso che il terreno sia pronto per piantarci fiorellini, cespugli e anche qualche carciofo XD Traduzione: potremo dire che dal prossimo capitolo arriveranno i casini, e non vedo l’ora di iniziare a scriverlo! Ma penso che stasera, invece di mettermi a scrivere, mi riposerò un po’ cazzeggiando su internet, cosa che oggi non ho fatto, visto che ho anche scritto Good Morning (one-shot Akuroku, se volete date un ‘occhiata) sono leggermente distrutta XD ma mi diverto troppo a scrivere questa storia, perciò mentre scrivo non mi rendo conto del tempo che passa, e quando finisco mi sento distrutta, ma soddisfatta!

Bene, ora la mia parte preferita: le risposte ai commenti!! Pronti, viaaaaaaa >___<

Piccola_Stella_Senza_Cielo: sono felicissima che tu e gli altri vi divertiate con la mia storia, mi sento appagata, anche perché io punto moltissimo sul lato comico! Sapere che una cosa che mi fa faticare vi rende felici e vi fa ridere mi rende la ragazza più felice del mondo!! Veramente! E ovviamente sono contenta che ti piaccia l’atteggiamento di Axel…anche io lo adoro, ed è per questo che ho voluto caratterizzarlo in modo particolare ma restando abbastanza fedele all’originale, col suo carattere un po’ strafottente ma, diciamocelo, super sexy *___*! E Riku…eeeeeh, scommetto che dopo questo capitolo la confusione aumenterà…cos’ha in mente? Avrà il coraggio di provarci con Sora, quel povero deficiente per il quale metà dei personaggi hanno una cotta? ---> piccola nota: quest’idea di ‘tutti pazzi per Sora’ no so come mi è venuta, ma ho pensato che sarebbe stato divertente che ci fossero tanti ammiratori per un personaggio stupidotto e poco sveglio come lui, che non capisce mai quando qualcuno ci sta provando e simili… infine, come sempre, ti ringrazio dei complimenti! Adoro scrivere, è la cosa più divertente del mondo, e gaudagnarsi i complimenti per un lavoro divertente mi fa pensare: ‘tu non te li meriti’ XD Ma in fondo, perché dovrei fare la finta modesta? Grazie infinite, un bacione gigante, anche da parte di Riku (ma veramente se proprio dovessi scegliere io lo darei a qualcun altro, il bacio…ndRiku) (silenzio è___é nd me) (Davvero Riku? Ma allora c’è qualcuno che ti piace? E chi è? Eh? Eh? ndSora) (…quanto sei ottuso…nd me+Riku) (eh? Perché??? O___o nd Sora) (Niente, lascia stare…ndRiku+me)

SoraRoxas: tranquilla, l’importante è che mi hai fatto sapere che ne pensi, anche se in ritardo, e che ti sia piaciuto anche questo chappy…eeeh, non so se potrò accontearti per quanto riguarda Riku, sai com’è, a lui Sora piace sul serio…ma tranquilla, tanto qello scemo non lo capisce he ci sta provando, quindi…credo proprio che questo triangolo (pe rora, ma chissà che non diventi un quadrato…muahahahahah) ci metterà parecchio, a sciogliersi…ohohohoho, la storia è ancora moooolto lunga XD! Per quanto riguarda gli altri mebri…bè, ecccoti accontentata! Mi sembra di aver messo tutti, se non sbaglio…mmmh…*corre a fare due cacoli* ah, bè, manca Xemnsa, ma c’è un mtovio se non l’ho messo…eheh…lui ha una parte piccola, e apparirà solo nel penultimo capitolo…perciò dovrete aspettare ancora, per vederlo, I’m sorry! Ma non penso che l’assenza di personaggi sia un problema, in questa ficcy…anzi, mi chiedo come farò a gestirli tutti *___* non è che usciranno fuori dal mio controllo? *si preoccupa* oh bè, cercherò di fare del mio meglio, anche per voi che mi sostenete con tanto affetto! Come al solito, sono felicissima che il chappy vecchio ti sia piaciuto, e spero questo non sia stato da meno! Kissone

PER CONCLUDERE, RINGRAZIO ANCHE VOI CHE LEGGETE SOLTANTO E CHI HA INSERITO LA STORIA TRA I PREFERITI. UN BACIO A TUTTI, AL PROSSIMO CHAPPY ^___^

*MagikaMemy*

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: richieste a sorpresa, momenti imbarazzanti e concorsi di bellezza ***


Capitolo 6: richieste a sorpresa, momenti imbarazzanti e concorsi di bellezza

“NO!”

La voce stranamente alterata di Naminè trafisse il petto di Roxas come una lancia.

Il ragazzo congiunse le mani, supplice.

“Ti prego, Namichan! Non te lo chiederei, se non fosse davvero importante!”

Naminè gli mostrò il solito sorriso tranquillo, ma il tono che usò spaventò non poco l’amico, che era pronto a scommettere che, dietro quelle parole, fosse nascosta una specie di minaccia.

“Spiacente, Roku-chan. Ti voglio tutto il bene del mondo, e lo sai, ma io non faccio queste cose.”

Si alzò dallo scalino dell’anfiteatro, ma Roxas riuscì ad acchiapparla per una manica del giacchetto e diede del suo meglio per imitare gli occhi da cucciolo di Sora: “Ma Namichan, io mi fido di te! Sei la mia migliore amica!”

“Ed è proprio per questo che non posso farlo, Roku-chan. Bè, io torno al bar, tra poco è l’ora dell’aperitivo.” Fece Naminè con una mezza risatina, abbandonando Roxas al suo triste e solitario destino.

Il ragazzo la vide recarsi dietro al bancone e sorridere a un cliente, in tutta tranquillità.

Perfetto, ora perfino la sua migliore amica lo aveva abbandonato!

A forza di frequentare Sora, anche lui era diventato uno sfigato.

Cioè, non gli sembrava di aver chiesto la luna.

L’idea di fingere che Naminè fosse la sua ragazza per allontanare quell’istrice palestrata gli era sembrata a dir poco geniale, la sera prima.

Era andato da Naminè tutto contento, convinto che l’amica avrebbe accettato, e invece?!

E invece niente, era rimasto fregato.

Ed adesso era solo, abbandonato a sé stesso, lontano da casa, tradito dagli amici e con un un ragazzzo di ventitrè anni che non perdeva occasione di fargli capire le sue alquanto censurabili intenzioni.

Avvertì un piccolo dolore su una guancia e se la sfiorò con un dito.

…perfetto, ora all’elenco stava anche per aggiungersi un brufolo.

Va bene, chi è che gli aveva lanciato contro una maledizione?

Si immaginò per un attimo un Axel ghignante che punzecchiava con degli spilli una bambola wodoo, continuando a bisbigliare ‘Roxas, Roxas’ e per poco non si mise a piangere.

Doveva trovare una soluzione, assolutamente, altrimenti rischiava davvero di impazzire ed essere…essere stuprato da quel maniaco!

Cercò di calmarsi, respirando lentamente.

Oh mio Dio, stava davvero diventando un esaurito come Sora.

Eppure lui era sempre stato calmissimo…cioè, non gli era mai successo di sentirsi così stressato!

Tutta colpa di quel…quel…quell’insopportabile istrice!

Si alzò, deciso a tornare al ristorante e distrarsi, quando in lontananza vide Sora e Tidus sbracciarsi verso di lui.”

“Roooooox!!! Che ci fai qui?” chiese Sora, saltandogli in braccio.

Roxas cercò di allontanare l’amico con una leggera spinta, ma ovviamente Sora rimase incollato a lui.

Sembrava proprio un animale, specie in momenti come quello.

Tidus mostrò il costume blu e azzurro chiaro che indossava, i capelli biondi sparati in tutte le direzioni grazie al gel di Sora (che era quasi terminato, visto l’uso spropositato che ne facevano i ragazzi, e Sora si era lamentato chiedendosi perché tutti dovevano usare proprio il suo).

“Noi stiamo andando in spiaggia, ti va di venire?”

Roxas, che finalmente riuscì a staccarsi da Sora, che lo guardava speranzoso, inarcò un sopracciglio.

“Vi ricordo che tra due ore dobbiamo servire il pranzo!”

“Ma non ci metteremo moltissimo! Solo il tempo di salutare Kairi e Riku!” Il tono di voce di Sora cambiò, cercando di essere (senza riuscirci) persuasivo: “..e poi…c’è anche Axel…”

Roxas, sentendo quel nome, sussultò per la rabbia.

Anche solo udirlo pronunciare gli faceva venire l’orticaria su tutto il corpo!

“Tsk, ora che me lo hai ricordato non ci vengo sicuro. Non ho voglia di vedere quel cretino e rovinarmi la giornata.” S’inventò, rapidissimo, portando una gamba avati per allontanarsi.

Sora però gli saltò sulla schiena (rischiando di soffocarlo, oltre tutto, ma ovviamente sembrava che questo non importasse a nessuno come al solito) e gli tirò le orecchie, come avrebbe fatto uno di quei ragazzini di strada che a Mark Twain piaceva tanto descrivere.

Roxas cercò di divincolarsi, ma Sora (che intanto rideva come un matto) continuò a stringergli i lobi.

“Sooo, lasciami subito! Lo sai che sono sensibile in quel punto! Non vale!”

Sora sorrise, sfregando la guancia con quella dell’amico.

“Eheh! Facciamo così Rox: io scendo solo se mi porti in spiaggia!”

“Scordatelo! Tidus, dammi una mano, no?!”

Tidus si scambiò un’occhiata d’intesa con Sora e mostrò un ghigno degno di Axel.

“…credo proprio che dovresti venire con noi, sai Rokuchan?”

Roxas gli lanciò un’occhiata di fuoco, sentendo l’impellente desiderio di fare del male ad entrambi.

“E va bene! Come vi pare! Ma sia chiaro, vi mollo lì davanti e poi mi lasciate in pace, intesi?!” cedette, iniziando a camminare con quella scimmia di Sora sulla schiena, che sorrideva come un bambino allo zoo.

Il percorso per raggiungere la spiaggia si dimostrò più stancante di come era sembrato.

Non solo Sora continuava a fare battutine su Axel, ma stavolta anche Tidus aveva deciso di partecipare al gioco ‘roviniamo la vita di Roxas’, apparentemente il preferito di quei traditori dei suoi amici.

Giunti a destinazione, e prima che Roxas potesse lasciarlo cadere a terra, Sora agitò un braccio e, guardando verso il mare, gridò con tutto il fiato che aveva: “Demmychaaaan! Akuchaaaan!”

Roxas, sentendo il secondo nome, lasciò indelicatamente che Sora stramazzasse al suolo e iniziò a tremare.

Sora lo mandò a quel paese, massaggiandosi il sedere, ma Roxas era troppo occupato ad organizzare la sua fuga per dargli retta.

Vide un po’ lontano Axel uscire dall’acqua e trascinarsi dietro la tavola, e correndo come un pazzo raggiunse il bar, dove, da dietro il banco, Kairi e Riku chiacchieravano su un libro appena letto.

“Kacchan! Presto, fingi di parlare con me!”

Kairi sussultò vedendo il cugino e gli sorrise, divertita ma con evidente cattiveria.

“E perché, cuginetto?”

Riku si avvicinò e, senza che Roxas glielo avesse chiesto, gli versò del succo di frutta in un bicchiere, mentre Roxas annaspava come non mai.

“Te lo spiego dopo, ma ti prego, salvami!”

Kairi fece una breve risatina, e lei e Riku indicarono in silenzio qualcuno alle sue spalle.

Roxas, vedendoli così divertiti, si voltò con cautela e vide Sora e Tidus che, tutti sorridenti, giravano intorno a Demyx e Axel.

Quest’ultimo, con suo grande terrore, gli mostrò una delle sue solite smorfie.

“Ehi, cagnolino! Come mai non stai scavando buche da qualche parte?”

“Noto con piacere che non sei affogato, Axel.” Fece di tutta risposta Roxas sarcastico, fiero di aver trovato una battuta così sprezzante in un arco di tempo inferiore ai cinque secondi.

Demyx gli batté una mano sulla spalla, euforico.

“Rokuchan, stasera vieni a vedere lo spettacolo dell’animazione? Ci sarà da divertirsi, è un concorso di bellezza per ragazze!”

Roxas trattenne a stento una conata di vomito dovuta allo stress.

Incrociò per un attimo lo sguardo di Axel e rifiutò, tranquillo.

“Immagino. Però stasera devo lavorare, mi spiace. Io e Sora dobbiamo pulire il ristorante.”

La risposta fece mettere il broncio a Demyx, Sora e Tidus.

A Kairi per un attimo sembrò di vedere negli occhi verdi di Axel un velo di dispiacere, che però scomparve subito dopo.

Senza pensarci due volte diede una gomitata a Riku e, con gli occhi, cercò di dirgli di stare al gioco.

“Ho un’idea! Riku, perché non ci pensi tu a pulire il ristorante con Sora?”

La proposta suscitò parecchio scalpore: da una parte c’era Sora che, poggiato sulla spalla di Tidus praticamente in lacrime, si chiedeva praticamente urlando perché ‘doveva sempre lavorare quando c’erano gli spettacoli più divertenti’, da un’altra Roxas che vide frantumarsi in un colpo secco l’illusione di poter passare una serata lontano da quel surfista da strapazzo e da un’altra ancora Axel che ghignava, divertito e allettato, visibilmente felicissimo all’idea di avere un’intera serata a disposizione per rompere i suddetti alla sua vittima preferita.

Il tutto, visto con gli occhi di Riku, era soltanto una scusa per farlo lavorare qualche ora in più.

Ma in fondo non era così male l’idea di restare da solo con Sora...e oltretutto, sicuramente sarebbe stata anche un’occasione d’oro per organizzare un incontro tra Axel e Roxas, ma a questo non diede molta considerazione, ben consapevole che a dare l’atmosfera perfetta alla serata ci avrebbero pensato Kairi, Yuna e Rikku, impiccione com’erano.

Guardò Kairi interrogativo, e lei gli fece l’occhiolino e, senza farsi vedere, con il dito indicò Axel e Roxas, il primo immerso nella beatitudine, il secondo in procinto di buttarsi in acqua e non tornare più a galla volontariamente.

Riku sospirò e decise di dare un taglio a quella situazione.

Come al solito, alla fine si era fatto trascinare dagli eventi.

“Per me non c’è problema, Rox. Tu vai pure. Tanto sono abituato a stare con quello scoiattolo iperattivo.”

Sora, alzandosi di colpo dalla spalla di Tidus, gli mostrò la lingua, offeso.

Roxas avrebbe voluto rifiutare, gridare che, cavolo, poteva andarci lui a lavorare, e che non vedeva il motivo per cui non dovesse farlo, ma sapeva benissimo che qualsiasi opposizione sarebbe stata inutile, così si limitò a chiedere al signore un minimo di pietà, almeno per le prossime ventiquattr’ore.

***

“Questa maglietta va bene? Che dici, Ri-pyon?”

“Yucchan, per favore, lo sai che quest’anno il giallo è da bocciare! Secondo me ti sta meglio la canottiera comprata a Shibuya.”

“Ma quale, quella con le fragole?”

“Sì, quella. Ti sta troppo bene.”

Kairi, Naminè e Paine si scambiarono un’occhiata poco paziente.

Erano due ore che quelle due parlavano di vestiti.

Ebbene sì, sia Yuna che Rikku avevano deciso di partecipare al concorso di bellezza, ed erano visibilmente su di giri (cioè, più del solito).

Naminè afferrò con delicatezza il polso di Kairi e guardò l’ora direttamente dal suo orologio (che, per altro, era giallo, ma Kairi non aveva la minima intenzione di cambiarlo solo perché due gals sciroccate consideravano il colore fuori moda) e corrugò la fronte, accigliata.

“Ragazze, lo spettacolo inizia tra un’ora e mezza. Se vi sbrigate, possiamo passare a salutare Socchan e Riku.”

Rikku, sentendo quest’ultimo nome, spiccò un balzo e afferrò la prima cosa che le capitò, una canottiera bianca con sopra delle mele verdi disegnate e dei jeans chiari cortissimi, e raggiunse il bagno a gran velocità, gridando qualcosa a proposito ‘del suo stupendo Ricchan’.

Yuna le urlò dietro un: “TRADITRICE! Che razza di gal sei? Preferire un uomo alla moda! Dovresti vergognarti!”

Rikku si affacciò dal bagno, sorridente.

“Se non sbaglio anche a te batte forte il cuore quando pensi a…”

“ZITTA!” la interruppe Yuna, balzando in piedi e facendo sussultare Kairi, Naminè e Paine.

Rikku si mise un dito davanti alle labbra e le fece l’occhiolino, sotto lo sguardo curioso e confuso delle altre.

“Oh, tranquilla, non dirò niente, per ora.”

Yuna studiò il viso dell’amica, senza essere del tutto sicura di potersi fidare completamente.

Rikku era grandiosa, ma anche terribilmente dispettosa.

C’erano un sacco di possibilità che se ne uscisse con qualcuno, che a lei piaceva Sora.

Non che avesse paura delle chiacchiere degli altri, sia chiaro: solo che voleva dirlo per primo a lui.

Aveva già deciso da giorni di confessargli i suoi sentimenti, anche perché era sempre stata una ragazza parecchio diretta e che si imbarazzava molto, ma molto raramente.

Non sapeva ancora quando, ma era sicura che presto ci sarebbe stata un’occasione.

Nel frattempo, però, il fatto che tutti lo sapessero non era proprio in cima alla lista dei suoi desideri, ecco.

Kairi continuava a spostare lo sguardo tra le due, sperduta.

..allora a Yuna piaceva qualcuno?

Mmh…chissà come mai non gliene aveva parlato, non si era mai fatta problemi a dire agli altri quando era innamorata.

Sperò vivamente che fosse Tidus il ragazzo in questione.

Erano SECOLI che voleva bene a Yuna, e tutti nel gruppo ne erano consapevoli.

In mille occasioni, il povero Ticchan aveva provato ad avvicinarla, ma senza alcun successo, anche perché, nonostante all’esterno sembrasse il contrario, Yucchan era parecchio stupidotta nelle questioni di cuore…oddio, non che raggiungesse i livelli di ottusità di Sora (pari, forse, a quelli di un bambino di cinque anni) ma era sicuramente meno esperta di come voleva apparire.

Tidus era un bravissimo ragazzo, magari a volte un po’ sbruffone, ma sicuramente dolcissimo e perennemente pronto a dare il meglio di sé per far sorridere chi gli era intorno.

In effetti, ora che ci pensava, lui e Sora erano molto simili, di carattere e non.

Per esempio, e questo pensiero le fece tremare le mani per la rabbia, entrambi riscuotevano un grandissimo successo con le ragazze a scuola.

Soltanto durante il primo trimestre avevano ricevuto una decina di dichiarazioni fatte a voce, o via lettere, sms e altre cavolate simili che le ricordavano tanto uno shojo manga triste e dal poco successo.

Sora soprattutto sembrava essere una specie di calamità per i componenti di entrambi i sessi (sì, esatto: entrambi), e qui la domanda sorgeva spontanea: con mezza scuola che ti sbava ai piedi, le dottoresse dell’infermeria che ti fanno gli occhi dolci alla Candy Candy ogni volta che le vai a trovare perché sei caduto e ti sei sbucciato un ginocchio durante ginnastica e le ragazze che quando ti incontrano per strada sbottano a ridacchiare come scimmie in calore e mandando una di loro a chiederti il numero…come si può essere così terribilmente ottusi quando si parla di sentimenti?!

Era…era semplicemente pazzo, a questo punto Kairi non trovava altra spiegazione.

Assistendo alla nuova lite tra Yuna e Rikku, sbuffò e guardò fuori dalla finestra la luna piena, già circondata di stelle, nonostante fosse appena scesa la sera.

Pensò che le sarebbe piaciuto un sacco…guardare il cielo con Sora.

***

“SORA!! Possibile che tu non riesca nemmeno a fare una cosa elementare come spazzare un pavimento?”

Sora piegò le labbra e sbattè gli occhioni azzurri, mentre Riku cercava di resistere alla tentazione di prenderlo a schiaffi.

Ci mancava solo questa.

Sora, in uno dei suoi momenti di pura e genuina demenza, che tanto con lui erano all’ordine del giorno, aveva iniziato a ballare la sua terribile, quasi letale per chi la vedeva, Chocolate Dance, così, tanto per fare un po’ di casino, con tanto di musichetta idiota intonata (anzi, stonata) da lui stesso.

Peccato che la suddetta danza comprendeva anche muovere i fianchi stile Lamù, cosa che fatta da Sora sembrava raccapricciante.

Così, per risparmiarsi quello spettacolo a dir poco pietoso (e che, soprattutto, rischiava di fermargli la crescita) Riku lo aveva prima pregato, poi minacciato, dicendogli che se non avesse smesso avrebbe chiesto a Paine, fissata con le fanfiction, di scrivere una one-shot yaoi in cui lui e Marluxia lo facevano urlanti sulla lavatrice della lavanderia a gettoni del villaggio.

Ma secondo voi Sora gli aveva dato retta, come avrebbe fatto un qualsiasi essere umano?

Ovviamente no, aveva continuato a sculettare, quel maledetto!

Così, con la sua delicatezza, aveva accidentalmente colpito col fianco destro il secchio dell’acqua sporca, annaffiando l’intera sala.

Sora, seduto sul pavimento, lo straccio sporco e fradicio tra le mani, si asciugò la fronte, esausto.

Era quasi un’ora che cercava di rimediare al disastro che aveva combinato, e Riku ogni dieci minuti lo insultava, per poi tornare in silenzio e, dieci minuti dopo ancora, lanciargli un'altra parolaccia, nero come l’inchiostro.

Adesso, però, il più grande aveva gli occhi fissi sul suo straccio, e asciugava il pavimento lentamente.

Sora aprì la bocca, deciso a dire qualcosa, ma quella traditrice della sua voce non emise alcun suono.

Bastarda!!

Quando c’era da dire cavolate era sempre pronta ad uscire, e invece per cose serie come questa fingeva di non esistere!

Prese fiato, cercando di sopportare quel silenzio, ma poi smise di strofinare la stoffa sul pavimento e si avvicinò carponi a Riku.

Gli arrivò vicinissimo, quasi riusciva a far toccare i loro nasi.

Riku lo guardò, un po’ sorpreso, ma Sora non ci aveva fatto caso, e lo fissava mortificato.

“Scusa, Riku. Non l’ho fatto apposta.”

Riku avrebbe voluto reagire da vero duro, magari dicendo qualcosa come ‘tsk, se sei tanto dispiaciuto, asciugalo te questo schifo di pavimento’, ma naturalmente non ci riuscì e nascose a stento un sorriso.

Sora abbassò un po’ lo sguardo, come un bambino che ha appena rotto un vaso e sta confessando la sua marachella.

Riku sentì una stretta allo stomaco e, lentamente, alzò il mento di Sora con la mano.

Sora sussultò per il contatto diretto e arrossì lievemente, in imbarazzo per la situazione.

“Riku…perché…” si zittì immediatamente quando Riku gli si avvicinò di qualche millimetro.

Ormai erano davvero, davvero vicini.

Sora provò come primo impulso quello di scappare a gambe levate, ma qualcosa lo tratteneva e le sue ginocchia sembravano incollate al pavimento.

Era come se avesse perso il controllo del suo corpo, e la cosa lo innervosiva un po’, anche perché la situazione si stava facendo…pericolosa…

Riku si avvicinò ancora, sentendo il mento di Sora fra le dita in modo delicato.

Pensava che l’altro sarebbe volato via di corsa, eppure non si muoveva.

Il cuore di Sora, con sua enorme sorpresa, iniziò a battere senza preavviso.

Lo stesso battito che sentiva ogni volta che vedeva Kairi.

Kairi…

Chiuse gli occhi d’istinto, quasi spaventato, mentre l’immagine di Kairi che lo salutava in divisa scolastica con la cartella tra le mani prendeva forma nella sua testa.

Si concentrò su quell’immagine e sul suo cuore per qualche secondo, e quando cadde sul pavimento col mento tornò alla realtà.

Sentì una lieve fitta e alzò lo sguardo, vedendo un Riku scocciato, che quando incrociò il suo sguardo si voltò dall’altra parte.

“Sbrighiamoci. Questo schifo non si pulisce certo da solo.” E, detto questo, prese il secchio in cui avevano strizzato gli stracci, ormai pieno, e uscì dalla porta di servizio per buttare il liquido sporco fuori.

Rimasto solo, ancora rosso in faccia e intontito per quello che era appena successo, Sora si coprì le labbra con il dorso della mano, sentendo la pelle del suo viso calda come non mai.

…per un attimo…aveva creduto…che…

***

“La terza concorrente si chiama Rikku Shizumasa, ha quindici anni e mezzo e viene da Tokyo!”

L’animatrice che annunciava le concorrenti, le luci del palco che le illuminavano il viso, indicò una Rikku saltellante e a suo agio, nonostante ci fossero un centinaio o forse anche più persone che la stavano studiando (tra le quali erano nascosti sicuramente dei maniaci, pensò Kairi, che però non rivelò la sua paura a nessuno per evitare di sentirsi dire frasi come ‘Così mi metti ansia’ e simili da parte di Wakka).

Rikku fece un giro su sé stessa, sorridendo vivace, e intanto Yuffie, l’animatrice –che, tra le altre cose, si occupava anche di acqua gym e ginnastica…non stava mai ferma un minuto, quella lì- strillò nel microfono con tutta la sua energia: “Allora, Rikku, parlaci un po’ di te!”

Rikku, con decisione, acchiappò il microfono strappandolo letteralmente dalle mani dell’altra e, facendo l’occhiolino, si presentò con voce pimpante e gaurdando in faccia il pubblico senza alcun timore: “Mi chiamo Rikku Shizumasa e sono la gal number one di Tokyo! Lavoro qui come barista assieme ai miei friends! I miei hobby sono comprare abiti da spo-gal, cantare al karaoke e divertirmi come una pazza a Shibuya!”

Tutto il gruppo, dagli spalti dell’anfiteatro, cadde al suolo come nelle scene di alcuni anime, compresi Demyx, Axel e gli altri.

Ormai erano un gruppo parecchio affiatato, nonostante ci fossero un bel po’ di anni di differenza.

Naminè, quando si ricompose, ancora un po’ incredula ma divertita per il comportamento di Rikku, studiò con attenzione la fila di posti che occupavano.

Tutti ridevano e scherzavano fra loro, divertiti dalle risposte di Rikku e commentandole.

Era bello vedere che erano riusciti a fare amicizia con tutte quelle persone, e nonostante lei sembrasse sempre così impassibile di fronte ad eventi di qualsiasi tipo, ultimamente sorrideva più del solito.

Quell’atmosfera di complicità e di comprensione (dovuta al fatto che tutti lavoravano) reciproca stavano rendendo l’estate davvero bella, proprio come aveva promesso Sora.

Peccato che in quel momento non fosse stato lì per assistere a quel duplice spettacolo (Rikku che lodava le gals di Tokyo davanti allo suardo sorpreso dei clienti del villaggio era qualcosa di imperdibile, pensò divertita).

Rimase sovrappensiero a fissare Rikku, mentre Kairi rideva alle battute dell’amica sul palco.

Chissà come stava andando la serata di Riku e Sora?

Sicuramente era successo qualcosa di imbarazzante, ne era convinta.

Non sapeva perché…ma aveva sempre avuto questa specie di talento nel capire i pensieri della gente, leggergli nella mente, e, di conseguenza, riusciva a prevedere alcune situazioni prima ancora che avvenissero realmente.

Ed era certa, certissima che tra quei due c’era qualcosa di particolare.

Un’intesa che non avevano con nessun altro.

Certo, capire i sentimenti di Riku per lei era fin troppo facile.

Ma Sora era più complicato di quello che sembrava; nonostante la sua apparente leggerezza, era ovvio che nella sua testa c’era molta confusione.

Abbassò lo sguardo per un attimo.

“..per favore…” pensò, sentendo un bruciore alla gola “…cerca almeno di prendere la decsione che ti renderà felice.”

Note dell’autrice:

Ebbene sì, sono in ritardo con l’aggiornamento di ben tre giorni! Non uccidetemi, please! Il fatto è che una lunghissima parte del capitolo mi si era cancellata e ho dovuto riscrivere tutto da capo! Ma spero che la lugnehzza del chappy abbia compensato questo mio ritardo…allora, vedo che le recensioncine diminuiscono con l’andare avanti di capitoli.

Sia chiaro, non ho alcuna intenzione di minacciare di smettere di pubblicare la storia come ho fatto a New Kingdom Heroes, ma cercate di capirmi anche voi, scrivere per giorni per poi trovare una sola recensione è un po’ frustrante, ecco, comunque non mi lamento, sempre meglio di niente (soprattutto se a farla è una ragazza simpatica come Piccola Stella).

Note riguardanti il capitolo…mmmh, in realtà non ce ne sono molte XD La scena tra Riku e Sora mi ha richiesto mooolto impegno, perchè quel giorno non ero ispirata per il RiSo ma per l’AkuRoku (tanto per cambiare XD Dio, come sono monotematica), così per trovare la vena artistica ho cercato delle immy su internet e sono incappata in una doujinshii (si scrive così? Boh XD) su questo pairing che finiva con un bacio tenerissimo e…ho inziato a scrivere come un treno.

Ora rispondo a Piccola_stella_senza_cielo!

Piccola_stella_senza_cielo: sono felicissima che la mia storia ti metta allegria ^^ e ogni volta che leggo una tua recensione mi fa un piacere immenso! Insomma, tu fino adesso hai recensito TUTTI i capitoli, il che mi sconvolge! Cioè, sei l’unica che è sopravvissuta!! Però mi dispiace, ma stavolta non ho scritto né 6 ne 10 ore XD ma circa una o due orette al giorno. Spero che il risultato però non ti abbia deluso!! Hai ragione, il quinto capitolo è anche il mio preferito, insieme al due che, nonostante sia, con l’uno, il più breve, adoro perché ricordo di essermi divertita tantissimo mentre lo scrivevo! Ne ho proprio un bel ricordo! In questo capitolo, Riku e Sora hanno avuto un momento di intmità…chissà ora il già piccolo cervellino di Sora cosa riuscirà a tirare fuori! Insomma, perché gli batteva forte il cuore? Perché era con Riku, o perché pensava a Kairi? Passando ad altro…

?: Dammi il microfono, adesso parlo io!

Me: …ma Roxy, io…

Ro: dammi il microfono, ti dico!!

Me: ok…^^ fai in fretta però che devo pubblicare la ficcy anche sul forum

Ro: ok ok. Piccola Stella, se vuoi te lo regalo, quel porcospino palestrato!! IO NON HO ALCUNA INTENZIONE DI SALTARGLI ADDOSSO, CHIARO?!

Ax: con mio grande disappunto…

Ro: ARGH! Che ci fai tu qui? Torna nella storia!

Ax: no, voglio esserci almeno nelle note dell’autrice…Memy non mi ha fatto apparire per nada in questo chappy ç___ç

Me: questo perché ho scritto un sacco di te, nei capitoli precedenti! Ma sta traqnuillo, nel prossimo capitolo te e Roxy farete un passo avanti!

Axel + Roxas: COSA?! *toni completamente diversi, uno tutto contento l’altro scandalizzato*

Me: ^_____^ aspettate e vedrete!

Ro: ma io ti..ti…

Me: oook, basta così!!

Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto…se volete, lasciate una traccia del vostro passaggio, mi piacrebbe molto sentire nuovi pareri! Un bacio a tutti, grazie per aver letto! Al prossimo chappy!

*MagikaMemy*

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: orgoglio maschile, sigle romantiche e sorprese sulla spiaggia ***


Capitolo 7: orgoglio maschile, sigle romantiche e sorprese sulla spiaggia

Roxas fingeva di assistere allo spettacolo, ma la sua mente era presa da tutt’altro.

Il suo piano per allontanare l’istrice palestrata stava uscendo fuori dal suo controllo, ne era consapevole, e questo lo rendeva ancora più isterico e irascibile di quanto già non fosse.

Sora aveva ragione, a dirgli che era troppo nervoso.

Ma cosa poteva farci?!

Axel era così…dannatamente…irritante!!

Strinse i denti con forza per evitare di lanciare un grido di rabbia, e si guardò intorno per vedere se qualcuno si era accorto che stava serrandoi pugni, ma per fortuna tutto il resto del gruppetto era preso dallo spettacolo.

Kairi, sentendo il braccio del cugino rabbrividire contro il suo fianco, si voltò e lo vide in una specie di fase di decomposizione psichica, al chè si rese conto che, forse, era il momento di fare la brava parente, cosa che accadeva un po’ troppo spesso ultimamente, sicuramente a causa delle reazioni che Axel suscitava in Roxas.

Suo cugino era diventato sul serio scemo come Sora…non si rendeva nemmeno conto dei suoi sentimenti.

Paziente, un po’ come una mamma che incita suo figlio a rivelargli qualche guaio, gli accarezzò il braccio e sorrise dolcemente.

“Rokuchan, perché non me ne parli?”

Roxas, ascoltando le parole di sua cugina, sentì la terribile sensazione di quando qualcuno ti ha appena colto in fallo, ma era più che deciso a negare tutte le accuse che lei gli avrebbe eventualmente sputato contro, sicurissimo che sarebbe riuscito a cavarsela.

Stava per rispondere, ma una voce sconosciuta fece voltare lui e Kairi.

“Ehi, ragazze, è libero qui?”

Erano tre ragazzi sui sedici o diciassette anni.

Quello che aveva parlato aveva i capelli visibilmente tinti di biondo e gli occhi molto chiari, e indicava il posto vuoto verso l’estremità della fila accanto a Selphie, che lo osservava un po’ sorpresa, mentre gli altri due, alle spalle dell’amico, guardavano con interesse Naminè, Paine e Kairi.

Selphie studiò il viso del ragazzo, che la scrutava sogghignante, e, la voce spezzata, disse senza troppa decisione: “A dire il vero sì, mi spiace.”

Il ragazzo fece una breve risatina, senza perdere il ghigno, e le fece l’occhiolino.

“Allora che ne dite dici di andarcene un po’ in spiaggia? Puoi portare anche le tue amiche.” Fece, accennando a Naminè Kairi e Paine.

La seconda, totalmente dimentica della conversazione col cugino, assisteva alla scena preoccupata, mentre gli amici dello sconosciuto le lanciavano occhiate furtive.

Selphie, capendo la pericolosità della situazione, avrebbe voluto voltarsi verso gli altri, ma temeva la reazione dell’estraneo, e decise che era meglio insistere fino a che qualcuno dei ragazzi non sarebbe intervenuto.

“Mi spiace, ma vogliamo assistere allo spettacolo. Magari un’altra volta, d’accordo?” e si voltò verso il palco.

Il ragazzo, uno strano bagliore negli occhi, le afferrò un braccio con violenza.

Selphie non fece in tempo a gridare che Roxas aveva dato una spinta allo sconosciuto, che cadde a terra di schiena.

La ragazza emise un gridolino, pensando che sarebbe servito per attirare l’attenzione, e per una volta scoprì di averci visto giusto, perché tutti gli altri del gruppo e alcuni degli spettatori si voltarono verso di lei, vedendo così la scena.

Gli altri due ragazzi, fosse stato per loro, se la sarebbero data a gambe prima di subito, ma quello a terra si rialzò e si avvicinò pericolosamente a Roxas.

“Cosa cavolo vuoi, frocetto?”

“Complimenti per l’insulto, è molto originale. Perché non usi questa tua genialità per trovare frasi più carine con cui attaccare bottone, così magari la smetti di spaventare le ragazze a questo modo.”

Lo sconosciuto strinse gli occhi a due fessure, evidentemente irritato, e lasciando perdere del tutto Selphie concentrò tutta la rabbia su Roxas, che, dal canto suo, cercava solo di mostrarsi meno spaventato di quanto non fosse in realtà.

Il ragazzo strinse un pugno e lo portò accanto al fianco, caricando la forza, ma una mano dalla carnagione scura lo prese da dietro sul gomito e gli alzò il braccio, sforzandolo e causandogli un dolore lancinante.

Kairi, Roxas e gli altri alzarono lo sguardo; dietro al ragazzoc’era un Axel serissimo, un’espressione indecifrabile sul viso.

“Ehy, Demmy, puoi ricordarmi la cosa che trovo più insopportabile in assoluto, che al momento non riesco proprio a rammendare per chissà quale motivo?” chiese, pacato.

Demyx, in piedi davanti al suo posto e col cellulare in mano, sorrise in tutta tranquillità, come se stesse assistendo alla proiezione del suo film preferito.

“Se non sbaglio, Akuchan, sono le persone maleducate, vero?”

Axel sorrise a sua volta, mentre Roxas e il resto del gruppo studiava la scena, ammutolito.

“Già. Ecco cos’era. Dimmi un po’…come ti chiami?”

Il ragazzo stava per insultarlo, ma Axel strinse il polso più forte, e quello, provando un dolore lancinante, rispose, la faccia contratta dal dolore.

“Tsu…Tsugame.”

“Ecco, Tsuchan. Vedi…” e Axel strinse la presa ancora di più, noncurante dell’espressione di Tsugame “visto che la tua povera mamma non sembra averti informato a riguardo, ci penserò io: le persone, e soprattutto le ragazze, vanno trattate con delicatezza, in particolar modo se le si incontra per la prima volta. Ora rispondi alla mia domanda: non ti sembra di essere stato poco cortese con le mie amiche?”

Tsugame gettò un rapido sguardo prima a Selphie, Naminè e Kairi, per poi spostarlo verso i suoi due compagni, che avevano preso la debita distanza senza preoccuparsi di venire in aiuto del loro amico, e rimase in assoluto silenzio, nonostante la faccia di Axel dicesse che gli conveniva fare il contrario.

Axel si rivolse di nuovo a Demyx, intento a lanciare su è giù sulla mano il telefono portatile, quasi divertito dalla situazione.

Tsugame cercò di divincolarsi dalla presa, ma Axel era terribilmente forte.

“…come vuoi. Se non ti va di chiedere scusa a queste signorine, vorrà dire che Demmy telefonerà al nostro vice direttore preferito. Eh, Demmychan?”

“Come no, Aku! Chiamo subito Saix-sama!” fece Demyx allegro, digitando il numero.

Tsugame si arrese, finalmente, e guardando negli occhi Selphie bisbigliò: “Mi dispiace.”

Improvvisamente, senza che nessuno se lo aspettase, Axel compreso (che però, un po’ per non mostrarsi sorpeso, un po’ perché voleva rimanere lui al centro dell’attenzione di Roxas, nascose la sorpresa) Wakka si alzò e si mise davanti a Selphie, che lo guardava accigliata.

Kairi non ricordava di averlo mai visto così…arrabbiato?

Wakka scrutava Tsugame silenzioso, poi finalmente disse, con tutta la calma del mondo: “Riprova anche solo a guardarla da lontano e, quando avrò finito con te, non ricorderai neanche come ti chiami.”

Selphie sentì il battito accellerare.

…forse…anche Wakka…

No, era impossibile…fino a qualche mese prima era sicurissima che a lui piacesse Yuna…

Le si illuminarono gli occhi, che studiavano la schiena del ragazzo, furioso.

Wakka le piaceva da parecchio, ormai, ma non aveva mai trovato il coraggio di parlarne apertamente; per questo fingeva di essere interessata ad altri ragazzi, da mesi e mesi.

Aveva pensato che, forse, vedendola con degli sconosciuti, Wakka avrebbe cominciato a provare qualcosa di più nei suoi confronti.

Ma col tempo si era rassegnata, e aveva capito che era meglio lasciare perdere, perché Wakka sembrava interessato a lei meno che allo studio degli organi interni dei fenicotteri.

In quel momento, Wakka si voltò e, senza tanti complimenti, la prese con decisione per mano e l’aiutò ad alzarsi, sotto lo sguardo confuso dei presenti.

Selphie arrossì, avvenimento più unico che raro, e continuava a guardarlo spaesata.

“Wakka, ma co…”

“Vieni-” le ordinò Wakka, trascinandosela dietro e stringendole la mano senza girarsi, guardando dritto davanti a sé.

Selphie cercò lo sguardo di Kairi, indecisa, ma l’amica le rivolse un sorriso e le disse labiale: “Coraggio, vai!”

Selphie deglutì e, muovendo la testa su è giù, poco certa, seguì Wakka in silenzio, che la condusse lontano dall’anfiteatro.

Axel li guardò allontanarsi, poi tornò a concentrarsi su Tsugame.

“Ok, adesso che ti sei scusato con le ragazze…fallo anche con lui” e, senza aggiungere altro, lo prese con forza per le spalle e lo voltò verso Roxas, che sussultò per la svolta inaspettata che la serata stava prendendo.

Tsugame lo osservava, un po’ infuriato, ma anche leggermente spaventato, ma Roxas non sapeva cosa fare.

Provò l’irrefrenabile desiderio di essere rassicurato, e senza rendersene conto (e un po’ a malincuore) i suoi occhi incrociarono quelli di Axel, che da dietro Tsugame lo scrutava, senza espressione.

Tsugame borbottò qualcosa, che poi ripetè ad alta voce: “Scusarmi per cosa? Non gli ho fatto niente!” protestò.

Axel strinse le spalle ancora più forte, facendogli un male pazzesco.

“Ah, no?” sussurrò nell’orecchio del ragazzino “…mmh…eppure prima mi pare che tu gli abbia dato un nomignolo un po’volgare..’frocetto’, dico bene?”

Tsugame deglutì, ma Roxas era troppo sorpreso per accorgersi della reazione di quel microcefalo troppo cresciuto con un pitone vivo tra le gambe.

Un momento…Axel lo stava difendendo?!

Che scherzo era questo??

No, Axel non poteva difenderlo..non poteva ssolutamente!

Lui odiava Axel, lo detestava, lo rifiutava, lo teneva lontano come la peste bubbonica, come gli alveari, come Sora quando faceva i capricci perché voleva le caramelle quando andavano al centro commerciale!

Perché, perché doveva difenderlo?

Perché doveva…confondere così i suoi sentimenti?

Cos’era, una trappola? Stava cercando di fare l’eroe davanti agli altri??

Neanche Tusgame sembrava capirci più niente, ma fissò Roxas dritto negli occhi, con grande, anzi, enorme terrore del diretto interessato.

Ok, evidentemente Axel voleva che lui morisse.

Sicuramente stava per lasciare la presa, così quello Tsugame lo avrebbe gonfiato di botte lì, davanti a tutti, e lui sarebbe potuto morire in pace, senza essere più costretto a sopportare le occhiate e il ghigno di quell’istrice palestrata (quansto sei banale, usi sempre lo stesso insulto >< nd autrice) (non per mia scelta =___= nd roxas), ma Tsugame interruppe quelli che credeva sarebbero stati i suoi ultimi pensieri con una frase detta rapidamente.

“Scusami se ti ho insultato.”

Axel sorrise soddisfatto e, finalmente, lo lasciò andare.

Tsugame, senza distogliere lo sguardo dal suo viso, si massaggiò una spalla dolorante.

Demyx si avvicinò e gli fece l’occhiolino, in tutta contettezza.

“Non ti spiace, vero Tsuchan, se domattina il vice direttore passa per la tua stanza? Vedrai, ci metterà pochissimo a trovare il numero del tuo bungalow. Scommetto che lui e i tuoi genitori diventeranno un sacco amici, non credi anche tu?”

Tsugame non rispose, e in silenzio raggiunse gli altri due ragazzi, verso i quali iniziò a gridare i peggiori insulti, allontanandosi dall’aera.

Kairi emise un sospiro di sollievo, e Naminè sorrise a Demyx gioviale.

Axel mostrò a tutte due uno sguardo rassicurante, mentre Paine riprese ad assistere allo spettacolo come non fosse successo nulla.

Roxas, ancora in piedi, fissava Axel cercando di dare un senso a quello che era appena successo.

Il più grande, accorgendosi di essere osservato dal cagnolino più carino della cucciolata, ricambiò lo sguardo attento.

Improvvisamente, Roxas si voltò verso il palco, senza sedersi e con la stessa faccia di uno che ha appena visto un procione investito da un camion.

“Tsk. Non c’era bisogno di intervenire. Potevo farcela benissimo da solo, per quell’idiota io bastavo e avanzavo.”

“Non mi è sembrato che te la stessi cavando tanto bene.” osservò Axel, mettendosi le mani in tasca e aspettando una reazione tempestosa del piccoletto, che infatti non tardò ad arrivare.

“Ma figurati! E comunque quello non era poi così pericoloso, faceva solo scena.”

“Ah, che divertente, e io che mi aspettavo un semplice ‘grazie’”.

“Beh, spiacente di deluderti, ma non vedo il motivo per cui dovrei dirti una cosa del genere.”

Kairi lanciò uno sguardo infuocato al cugino.

Accidentiiii, stava sbagliando del tutto!!!

Se voleva fare colpo su Axel (cosa che non aveva nemmeno provato a chiedergli, primo perché lui avrebbe negato fino alla morte, secondo perché tanto sapeva che in realtà era così perciò sarebbe stato solo uno spreco di fiato) doveva usare un’altra tattica!

Kairi si girò verso Axel, convinta che stesse per rispondere con una delle sue battutine, ma rimase sorpresa quando vide il ragazzo più grande senza alcun ghigno sul volto.

“…sai che ti dico? La prossima volta lascerò che tu venga picchiato a sangue così forse sarai contento, va bene?!” gridò, arrabbiato, e senza dire altro voltò le spalle a Roxas e gli altri per uscire a passi pesanti dall’anfiteatro.

Roxas rimase imbambolato, ancora alzato, e in silenzio vide la sua schiena allontanarsi.

…forse aveva esagerato.

***

“Kidzudeba istudemo soba ni iru keredo…” * (da ora in poi, quando apparirà questo simbolo, vorrà dire che dovrete guardare a fine capitolo per avere spiegazioni ^^ grazie della pazienza nd autrice)

ODDIO! NOOO!

Perché stava cantando proprio quella strofa??

Sora strizzò gli occhi esasperato dalla sua stessa stupidità.

Roxas aveva ragione, era veramente cretino!!!

Riku, dall’altra parte del salone, strizzò il pezzo di stoffa che aveva in mano, faendo uscire l’acqua in eccesso, poi lo ripose a terra e riprese a pulire.

Sora gli gettò uno suardo rapido, contento di non essere più rosso in viso.

Avrebbe dovuto cantare la sigla di Doraemon, o Gokinjo monogatari **, quello che piaceva tanto a Kairi…insomma, qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di KouKou Ouran Host Club.

Riku odiava quell’anime.

L’aveva sempre trovato ‘insopportabilmente irritante’, citando le sue esatte parole.

Peccato, perché a Sora piaceva proprio tanto, e l’opening era un sacco allegra, anche se cantata da lui perdeva molto del suo fascino, doveva ammetterlo.

Comunque sia, ormai era tardi per tornare indietro.

Meglio fare finta di nulla e continuare come se niente fosse, altrimenti Riku avrebbe pensato che si stava facendo problemi sull’incidente di poco prima o roba simile.

Cioè, ok, non che non ci stesse pensando, solo che doveva fingere indifferenza, se non voleva perdere quel poco di dignità che gli era rimasta.

“Honto wa? Kirai suki…”

“Mousou na no…”

Sora si girò di nuovo e vide Riku in uno dei suoi rari sorrisi, divertito come non mai.

Riku che cantava la sigla di Host Club era una specie di evento unico nel suo genere, e Sora afferrò al volo l’occasione per cercare di rompere l’imbarazzo.

“Jibun no kimochi ga…kuria ni mietara!” cantò a voce più alta, inziando a ridere.

Per un attimo credette che Riku non gli avrebbe dato corda, ma con grande sorpresa il più grande fece una breve risata e continuò la strofa, ricordando quando, ogni pomeriggio di quell’inverno, Sora lo aveva costretto a guardare quell’anime odioso: “Redii demo hosuto demo kamawanai yo…”

Sora prese la scopa abbandonata sul pavimento per il manico e lo avvicinò alla bocca come un microfono, chiudendo gli occhi e praticamente urlando: “Siku ni natteku, ryuu wa minna!”

Riku ormai rideva foritssimo, scuotendo la testa e arrendendosi al fatto che ormai non c’era più niente da fare per il cervello di Sora.

“Chigau yo ne kedo…”

“MAYBE YOU’RE MY LOVE!” urlò Sora, senza pensarci per poi sbarrare gli occhi e fermarsi di colpo.

Riku smise di ridere e lo guardò, tornando serio.

Sora, a quel punto, provò il fortissimo desiderio di conficcarsi quella stupida scopa giù per la gola e portarla fino al cuore, provocandosi un arrestocardiaco.

Maybe you’re my love.

Traduzione: probabilmente sei il mio amore.

PROBABILMENTE SEI IL MIO AMORE!!!

COSA.GLI.ERA.SALTATO.IN.MENTE?????

Gridare cantando quella frase così, tutto spensierato, mentre guardava Riku, dopo quello che era appena successo!!!

Dio, ormai era veramente ufficiale: ERA UN DEMENTE!!

Riku, in silenzio, si voltò come se non fosse successo nulla e ricominciò a pulire a terra, dando la schiena all’altro.

Sora lo fissò triste per qualche secondo.

….da quando tra loro c’era tutto questo imbarazzo?

Sospirò, supplicando il suo minuscolo cervello di concentrarsi per un paio di minuti sul problema, di modo da cercare di capirci qualcosa.

Riku non era il solo a comportarsi in modo strano, anche lui non era il solito.

C’era un’atmosfera strana, in quel ristorante, e per un attimo Sora si pentì di non essere scappato, quando si erano ritrovati vicini.

Per un attimo aveva creduto che si sarebbero…

Arrossì violentemente al solo pensiero, scuotendo la testa a destra e sinistra per cercare di allontanare quelle elocubrazioni mentali inutili.

Né Riku né lui provavano interesse per i maschi, ne era certissimo!

Loro due erano sempre stati ottimi amici, e tali sarebbero rimasti.

Solo perché c’era stato un momento un po’ imbarazzante, il loro rapporto non sarebbe cambiato.

…vero?

***

Roxas correva come un matto, e aveva anche un po’ di fiatone, a dirla proprio tutta.

Cercava di guardarsi intorno, temendo oltretutto un attacco di Tsugame e quei due mastini che si portava dietro, ma per fortuna il villaggio era completamente deserto.

Erano tutti ad assistere allo spettacolo, a quanto pareva; la gente era sempre pronta ad accorrere, quando c’era l’occasione di vedere ragazze carine mettersi in mostra, compresi quelli che insultavano sempre i concorsi di bellezza e simili.

Le persone così lo disgustavano e basta.

Raggiunse la spiaggia e si concesse un momento di riposo per riprendere fiato, poi si guardò attorno.

Quel posto di notte era coì diverso da fare quasi impressione, ma era stupendo.

La luna piena si rifletteva nell’acqua, e al tempo stesso illuminava placidamente quella stessa sabbia che era abituato a vedere dorata e splendente sotto i raggi del sole.

Faceva parecchio fresco, forse a causa della corrente marina, e fu costretto a slacciarsi la felpa dalla vita per rifugiarcisi dentro, trovando un po’ di calore, poi da lontano vide una sagoma sdraiata sulla sabbia, di fronte al mare.

Roxas riconobbe la pettinatura alta e retta all’indietro grazie a chissà quale marca di gel, e per un attimo fu indeciso se avvicinarsi o tornarsene dagli altri.

Sapeva benissimo che, se avesse scelto la seconda, sua cugina gli avrebbe messo il broncio, visto che era stata lei a convincerlo ad andarlo a cercare.

Però avrebbe mentito se avesse detto che non voleva trovarlo e parlarci: Axel forse si era comportato in modo un po’ esibizionista, ma era anche vero che, senza di lui, probabilmente quello Tsugame avrebbe avuto la meglio, anche tenendo conto che la sua forza era pari a quella di un criceto incinto con un indigestione di carote.

Rimase ancora qualche istante a guardarlo da lontano.

Vederlo così, da solo, tranquillo e silenzioso a guardare il mare gli faceva venire un nodo allo stomaco.

Forse, in fondo non era un cattivo ragazzo.

Prese coraggio e si avvicinò lentamente, mentre quel traditore del suo cuore batteva a una velocità sorprendente.

Teneva lo sguardo basso, osservando le imrponte che le scarpe lasciavano sui granelli chiari, e quando fu dietro al ragazzo decise di mettere da parte l’orgoglio.

Non sapeva perché, ma sentiva di voler fare pace.

“…mi dispiace.” Bisbigliò.

Axel, sentendo una voce familiare, si voltò e vide un Roxas imbarazzato guardarsi i piedi, chiuso in una felpa un po’ lunga sulle maniche e coi capelli più scompigliati del solito.

Non credeva ai suoi occhi, e impiegò qualche secondo per rendersi conto della situazione.

Roxas che gli chiedeva scusa, tutto rosso in viso, al chiaro di luna?

No, doveva essere uno scherzo, oppure un sogno.

Magari si era ddormentato sulla spiaggia, gli succedeva spesso anche dopo una surfata, non ci sarebbe stato nulla di strano.

Ebbe la certezza di essere sveglio quando Roxas si sedette accanto a lui e si mise a fissare le onde senza preoccuparsi di chiedergli se gli dava fastidio o robe simili.

“…scusa se ti ho risposto così. In fondo…volevi solo aiutare Selphie e le ragazze. Mi sono comportato come un bambino.”

Axel, nonostante avrebbe voluto alzarsi e andarsene per farsi desiderare, anzi, come avrebbe detto Marluxia, ‘fare il difficile’, rimase incantato alla vista di Roxas che scrutava il mare, il volto illuminato dalla luna.

Cercò di dire qualcosa, ma come al solito quello che uscì dalla sua bocca non si rivelò moto intelligente.

Doveva essere il risultato di ventitrè anni di vita passati con Demyx.

“...che onore, sei venuto anche a cercarmi.”

Stupido, stupido, stupido!!

Perché non poteva smetterla di essere un coglione, almeno una volta?!

Si odiava quando se ne usciva con cazzate come quella, ma Roxas lo fulminò con gli occhi, distogliendo l’attenzione dal mare.

“E io che ero venuto per fare pace! Sapevo che non ne valeva la pena!”

Fece per alzarsi, ma Axel lo prese per un braccio, fissando la luna e senza il coraggio di guardarlo negli occhi.

“…non l’ho fatto solo per Kairi e le altre. Non mi piace che gli altri ti insultino in un modo così da imbecilli. Mi urta il sistema nervoso.”

Roxas avrebbe voluto spalancare la bocca per la sorpresa, ma il suo corpo sembrava paralizzato e riuscì solo a risedersi.

Inutile dire che ormai semrbava sul punto di avere un attacco di cuore, tanto gli batteva, ma era decisissimo a fingere indifferenza.

Nonostante questo, però, e nonostante sapesse che, forse, Axel stava solo dicendo così per prenderlo in giro, non riuscì a nascondere una nota di emozione nella voce.

“… e perché?”

Axel allontanò gli occhi dala luna e li concetrò su quelli azzurri dell’altro.

“Solo io posso prenderti in giro. E’ l’unico modo che ho per distinguermi dagli altri, quando sono con te.”

Roxas, sentendo quelle parole, pensò di essere svenuto per qualche istante, ma rirpese rapidamente il controllo di sé stesso, fisico e mentale, e, forse per la troppa tensione, o forse perché era un totale imbecille, si mise a ridere.

Axel lo vide sbellicarsi per qualche istante, poi Roxas, lentamente, cercò di calmarsi, restando però con un sorrisone stamapto sul viso.

“Eheh…bè, di sicuro tu ti distngui dagli altri…per la tua stupidità, la tua antipatia e la tua terribile mancanza di…”

L’ultima parola gli morì in gola quando sentì qualcosa posarsi sulle sue labbra.

Deglutì, senza capire, e il cuore si fermò di colpo quando, finalmente, si rese conto di ciò che stava succedendo.

Axel, con gli occhi chiusi, i capelli più rossi del fuoco che gli coprivano le orecchie, lo stava baciando.

Note dell’autrice:

ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Finalmenteeeeeee XDXDDXD evvivaaa, si sono baciati! O meglio, è Axel che ha baciato Roxas…che maleducato, poteva almeno aspettare che finisse di parlare XD! Alloooora, ero mooolto indecisa se farli kissare o meno ma…ragazzi, stavo morendo, non ce la facevo più! Eheh! Chissà come reagirà…

Roxas: AAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!! COSA HAI FATTO?? COSA HAI FATTO???!!!!

Memy: ^^° parli del diavolo…

Roxas: io ti uccidoooooo!!!!

Axel: Memy, ti adoro! *commosso*

Roxas: siete tutt pazzi! Tu per prima! *indica Memy*

Memy: … *chiude Axel e Roxas nello sgabuzzino*

Ok, cosa stavo dicendo? Ah, sì, riguardo l’ultima scena…eh bè, chissà come l’ha presa Roxas…poi, vediamo cos’altro posso dire…ah, sì, Selphie e Wakka! Bè, io li ho sempre visti benissimo assieme, non so voi *___* anche se la scena in cui lui la difende non mi è venuta granchè bene ç____ç…poi ci sono Riku e Sora…bè, matti come sempre XD

Ora…ecco a voi le spiegazioni ai punti dove ho inserito l’asterisco!

* :la canzone che qui cantano Sora e Riku è la sigla iniziale dell’anime Ouran Host Club, della quale sono una fan sfegatata XD se non lo conoscete, andate a vederlo su youtube che è stupendo (pubblicità occulta XDXD). La opening che cantano Sora e Riku è ovviamente quella giapponese, ma ecco a voi la traduzione (che non ho fatto io, ma l’ho presa dalle puntate fansubbate, sia chiaro XD non so assolutamente parlare giapponese ihih)

TRADUZIONE:

Sora: Ho notato che ti sono sempre intorno.

Ma è odio? Amore?

Riku: O solo paranoia?

Sora: Qaundo possiamo vedere i sentimenti chiaramente

Riku: Donna o uomo, non ha importanza

Sora: la ragione per la quale le persone si innamorano

Riku: è differente per ognuno ma…

Sora. Probabilmente sei il mio amore!

Fine traduzione XDXD Cioè, no, ora ditemi se non è adattaissima alla situazione e a loro due in generale! In fondo a Riku piace questa canzone, anche se non lo ammetterebbe mai! E infatti la canta anche lui! Mentre la scrivevo ridevo come una demente! La song è stupenda, a proposito…se volete, ascoltatela su youtube! Si intitola: Sakura Kiss…vedrete, vi piacerà ^^ Ripeto ancora, per evitare problemi di plagio: LA TRADUZIONE E’ STATA PRESA DAI VIDEO DELLE PUNTATE FANSUBBATE SU YOUTUBE, E NON E’ ASSOLUTAMENTE STATA FATTA DA ME!

**: titolo originale di ‘Curiosando nei Cortili del Cuore’, anime e manga di Ai Yazawa, celebre sia qui da noi che in madre patria ^^

Ooook, ora rispondo alle recensioncine! Yattaaaaa!

SoraRoxas: kyyya, sono felicissima di risentirti! Tranquilla, avevo immaginato che fossi partita o cose simili ^^ Sono felicissima che i due capitoli precedenti ti siano piaciuti…eheheh, Riku e Sora in questo capitolo non fanno passi in avanti, ma per quanto riguarda Axel e Roxy…bè, hai letto no? Insomma, tu mi conosci, l’hai detto sin dal primo capitolo che sapevi come sarebbe andata a finire tra loro…eeeh, ma la ficcy è ancora lunga, e non penso che a Roxy questo bacio sia piaciuto granchè…o forse sì? Bhè, vedremo nel prossimo capitolo! Tanquilla, non mi hai esaurita per nulla, anzi, capirai, anche io sono una matta quando recensisco! Un bacione! Ti auguro buone vacanze ^//^

Piccola_stella_senza_cielo: Ma ciau, mia recensitrice dal profondo sud XD! Anchestavolta, Roxas avrebbe qualcosa da ridire sulla tua recensio…

Ro: IO?! UN MASSAGGIO DA QUEL PEDOFILO??! SIETE TUTTE MATTE! TUTTE QUANTE!

M: su Roku calmati ^^

Ro: NON DIRMI DI STARE CALMO! MI HAI FATTO BACIARE DA QUELLO!

Ax: Piccola stella, lo sai che mi piace la tua idea di massaggire Roxy?

Ro: Yap! STAMMI LONTANO TU! ASPETTATI DELLE REAZIONI, NEL PROSSIMO CAPITOLO!!!

M: Emh… *li chiude di nuovo nello sgabuzzino*

Dove eravamo rimaste cara? Ah sì, Axel e Roxas…bè, come puoi vedere, a Roxas stai antipatica, mentre Axel ti adora… Per quanto riguarda Sora…XDXD poverino, non si rende conto che Riku è innamorato di lui? Aaaah, beata innocenza (ci era mancato poco…ndriku che piange) (su su tranquillo ricchan…ndme) (…nd riku che guarda male l’autrice) Emh, sì, ecco, anche tra loro le cose si stanno facendo un po’ complicate…come finirà? Grazie per i complimenti, sei carinissima ^//^

UN GRAZIE ANCHE A CHI LEGGE SENZA RECENSIRE! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Al prossimo chappy! Grazie per aver letto

*MagikaMemy*

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: baci rubati, distanze colmate e incomprensioni amorose ***


Capitolo 8: baci rubati, distanze colmate e incomprensioni amorose

Roxas rimase paralizzato per qualche secondo.

Le labbra di Axel?!

SULLE SUE?!

Oh…Mio…DIO!!!

Si staccò letteralmente dal viso di Axel, sicuro di essere rosso come i suoi …assurdi capelli, e si alzò veloce, alzando qualche granello di sabbia, coprendosi d’istinto la bocca con un polso.

“TU SEI PAZZO!! SEI UN PEDOFILO PERVERTITO!”

Axel, per nulla scosso o sorpreso, si limitò a sogghignare con aria soddisfatta.

Roxas era a dir poco incredulo

IL SUO PRIMO BACIO!

E GLIELO AVEVA RUBATO QUELLA DANNATA ISTRICE!!

La testa gli pulsava così tanto che, per un attimo, credette che gli ci fosse caduta sopra una cassaforte.

Immaginò la scena e raggiunse la conclusione che sarebbe stato molto meglio farsi UCCIDERE da una scatola di metallo di 300 chilogrammi piuttosto che baciare di nuovo quell’essere immondo!

Ripensò di nuovo al fatto che quello era stato il PRIMO bacio della sua vita, quello che, si diceva, non si scordava mai, quello che uno, teoricamente, avrebbe dovuto sorridere mentre lo raccontava a un figlio adolscente, curioso di sapere le prime esprienze del proprio genitore…oddio, un momento!
Lui non avrebbe mai avuto figli!!
Aveva baciato un ragazzo! Era..era gay!!!

Durante il secondo successivo ipotizzò che fosse tutto un sogno, anzi, un incubo, il peggior incubo di tutti i tempi, quello che auguri soltanto al tuo peggior nemico.

ERA GAY!

G-A-Y!

Ok, era ufficiale: si sarebbe suicidato.

Adesso l’unica cosa che restava da fare era decidere il metodo più veloce e indolore possibile, e poi la sua unica preoccupazione sarebbe stata quella di lasciare testamento.

A Sora avrebbe regalato tutti i suoi manga, compresi Sayiuki (che Sora odiava, ma la cosa gli era indifferente, al momento) e Bleach, che ogni volta si faceva prestare con le lacrime agli occhi perché ‘i tankobon costavano troppo’ ; a Kairi avrebbe lasciato la collezione dei dvd dei film di Neo Genesis Evangelion e Card Captor Sakura, e il suo art-book* di Full Metal Panic, che adorava, e la collezione di foto che ritraeva loro due sulla spiaggia durante le vacanze estive della loro infanzia; a Namichan invece sarebbe rimasta la sua scatoletta da pittore, piena di pastelli e matite e roba del genere, regalo di una vecchia zia, e la sua macchinetta fotografica.

La sua lista sarebbe continuata all’infinito, se Axel non si fosse messo a ridere, distogliendolo dai suoi pensieri e riportandolo alla realtà.

“Ehi, cagnolino, come siamo agitati! Mmmh…ah, forse ho capito…per caso non avevi mai baciato nessuno, prima d’ora?”

Roxas arrossì ancora di più, chiedendosi come fosse possibile che la sua pelle cambiasse tonalità con una rapidità così sconvolgente, e in tutta risposta gli puntò un dito contro, esasperato da tutte quelle terribili sensazioni.

“NON-NON SONO AFFARI TUOI, BAKA**! Mio Dio, tu sei…sei…così…”

Axel avrebbe voluto alzarsi e dargli altri cento o mille baci, molto meno casti di quello, ad essere sinceri, ma pensò che sarebbe stato troppo prevedibile alzarsi e tappargli di nuovo quella (dannatissima) bocca, perciò si limitò a mostrargli la lingua e fargli l’occhiolino.

“…così come? Irritante?”

“ESATTO!” gridò Roxas, fuori di sé, e gli diede le spalle, cercando di strapparsi i capelli con le mani.

Oddio, oddio, oddio!

Che cosa gli stava succedendo?!

Stava perdendo completamente il controllo di sé!

Doveva darsi una calmata…doveva..doveva calmarsi!

Ma come poteva…come poteva resistere alla tentazione di voltarsi e…prenderlo a pugni, fargli uscire il sangue dalle labbra, quelle stesse labbra che gli avevano rubato una cosa così importante, una cosa che avrebbe ricordato per sempre?!

Axel, da dietro, fissava la camicia a quadri sopra la maglietta a maniche lunghe del ragazzo e sorrise, mentre quello, inconsapevole di essere osservato, batteva i piedi a terra per cercare di sfogare l’ira.

Approfittò del fatto che Roxas non lo guardrsse per passarsi rapidamente la lingua sulle labbra.

Sapeva che era un gesto inutile, che erano stati uniti troppo poco perché il sapore di Roxas gli si fosse impresso sulla bocca, ma voleva tentare lo stesso, per poi scoprire che come previsto, le sue labbra erano quelle di sempre, solo un po’ più calde del solito.

Il pensiero, anzi, la consapevolezza di aver rubato il primo bacio di quel cucciolo lo faceva impazzire di divertimento, ma al tempo stesso sentiva la strana, stranissima sensazione di aver fatto qualcosa di troppo importante.

Roxas si girò per guardarlo.

“NON TI AVVICINARE MAI PIU A ME! MAI PIU’, INTESI?!”

Axel non cambiò espressione, consapevole che, così facendo, il più piccolo si sarebbe arrabbiato ancora di più.

“Sei sicuro? In fondo, a tutti piacciono i baci, no?”

Roxas sussultò, semplicemente paralizzato, e ricominciò a gridare, isterico e saltando sul posto: “SEI MALATO! SEI L’ESSERE PIU’ MALEDETTAMENTE BACATO DELL’INTERO UNIVERSO! PROVA A RIAVVICINARTI A ME E SEI MORTO, CHIARO?!”!

Detto questo, e prima che Axel potesse aggiungere qualcosa, fece dietro front e si allontanò correndo, con il polso ancora davanti alle labbra, come a proteggerle da qualcosa.

Aveva le lacrime agli occhi, era tutto accaldato e le scarpe gli facevano un male pazzesco.

E poi, soprattutto, c’era quel dannato, dannatissimo cuore.

Che non aveva smesso di battere forte neanche per un istante.

**

“Che facce che avete, ragazzi…chi è morto?” chiese una Rikku scherzosa e sorridente, con un mazzo di fiori in mano e una fascia che testimoniava la sua vittoria al concorso di bellezza.

Sora e Riku le lanciarono un’occhiataccia quasi mortale, della serie ‘non provare a fare battute’.

Kairi studiò i volti inaciditi e un po’ esausti dei due amici, comprensiva.

“Riku, Sochan…siete sicuri di stare bene? E’ successo qualcosa per caso?”

Sora e Riku sobbalzarono, sentendosi colti in fallo, e Sora portò le mani davanti al volto, come per creare una barriera invisibile, reazione che fece capire a Kairi che ci aveva azzeccato in pieno.

“MA NO, FIGURATI, E’ TUTTO A POSTO! EHEH!” quasi gridò Sora, imbarazzato e per nulla convincente.

Kairi inarcò un sopracciglio, assolutamente convinta che quei due stessero nascondendo qualcosa, ma Rikku spezzò quell’atmosfera pesante facendo ondeggiare il nastro del concorso sulla faccia di Riku, strusciandogliela addosso…letteralmente.

“Ricchaaaaaa-aaaan! Guarda, guarda! Sono la più bella di tutto il villaggio! Ho vinto il concorso!” spiegò, come se già non fosse stata abbastanza chiara “mi dài un bacino per congratularti?”

Riku, che stava quasi per soffocare sotto quella stoffa colorata di rosa, si tolse la fascia di dosso e riprese fiato, guardandosi intorno e cercando una via di fuga.

“Non pensarci nemmeno” rispose secco, mentre la respirazione tornava normale.

Non avrebbe mai baciato né lei né qualsiasi altra ragazza, poteva scommetterci!

Nonostante tutti, Sora per primo, fossero convinti che lui avesse già baciato, Riku non aveva ancora fatto nulla del genere con nessuno.

Ebbene sì, doveva ammetterlo: voleva dare il suo primo bacio a Sora.

C’era forse qualcosa di sbagliato?!

Tutti avevano dei sogni nascosti, e questo era il suo.

Solo perché lo definivano un gran figo o chissà che altro –cosa con il quale lui non era poi così d’accordo, perché ognuno ha una visione diversa, dela bellezza…per esempio, a lui Sora sembrava bellissimo, mentre quando si guardava allo specchio non si piaceva granchè- credevano che fosse un dio dei baci, del sesso e del kamasutra, pensiero che lo faceva alterare non poco.

Insomma, aveva sedici anni compiuti e tutti credevano che avesse una carriera da attore di film porno alle spalle.

Diamine.

“Riku? Cosa fai lì impalato? Non vieni ai bungalow?”

Riku si accorse solo allora che Kairi e gli altri gli davano le spalle, pronti per andare a dormire.

Il ragazzo mostrò una smorfia imbarazzata, rendendosi conto di essere rimasto così intrappolato nei suoi stupidi pensieri da non aver nemmeno visto i suoi amici lasciarlo indietro.

“No, io..arrivo tra un minuto. Chiudo il ristorante, porto le chiavi a Xaldin e vi raggiungo.”

“Ti accompagno.”

Sora gli corse incontro con una faccia stranissima e gli occhi bassi, e sembrò non vedere che Kairi lo osservava contrariata.
“…voi due mi nascondete qualcosa.” Fece, sospettosa.

“Oh, andiamo, lasciali perdere, Kacchan. Lo sai come sono fatti” fece Tidus, dandole una pacchetta amichevole sulla spalla “fanno tanto i santarellini, ma hanno un sacco di segreti. Buonanotte, ragazzi.” Esclamò il biondino, e prese con sicurezza Kairi per un braccio, trascinandola in avanti e senza lasciarle tempo di aggiungere altro.

Riku e Sora, fermi come alberi, videro i compagni allontanarsi, con Kairi che si voltava a guardarli un po’ arrabbiata ogni tre secondi, e quando furono abbastanza distanti Riku, restando in silenzio, si voltò ed estrasse un grande mazzo di chiavi dalla tasca dei jeans.

Sora rimase a fissarlo mentre infilava una chiave nella serratura in ottone come se fosse l’operazione più importante del mondo, e intanto pensava a cosa dire.

Non sapeva neanche lui perché era rimasto.

Sapeva soltanto che si sentiva …lontano da Riku, e quetso lo faceva diventare ancora più matto di quanto già non fosse.

Riku impiegò un minuto per chiudere quella stramaledettissima porta, senza aspettarsi che Sora dicesse qualcosa.

Sora era sempre logorroico ma, chissà perché, quando doveva scusarsi o si sentiva a disagio non sapeva mai cosa dire, manco si trovasse davanti a un parroco e fosse costretto a raccontare che la sera prima era andato su un forum a tema shonen-ai o cavolate del genere.

Sora si succhiò una guancia, ancora in cerca di quelle parole che però proprio non gli venivano in mente, e che invece sarebbero state utilisime per giustificare il fatto che fosse rimasto là con lui invece di andare con gli altri…invece di andare con Kairi.

Aveva agito d’istinto, e non aveva considerato l’idea di poter restare da solo con lei.

Aveva preferito tornare da Riku, forse per scusarsi, o forse perché lo sentiva distante.

Sora aveva sempre avuto paura che le loro strade si dividessero…che, con gli anni, la loro amicizia sarebbe diventata sempre più sottile, fino a scomparire come una scia di fumo.

Non che pensasse che il loro legame fosse debole…solo, sapeva che la vita richiede sempre qualche allontanamento da chi ci è caro.

E Sora aveva bisogno di Riku, della sua compagnia, dei suoi silenzi quando gli raccontava dei problemi con la scuola e coi prof.

Aveva bisogno del suo sguardo taciturno quando lui andava a casa sua, il pomeriggio, senza essere stato invitato, e gli piombava in camera dicendo ‘mi devi aiutare’ e gli spiegava il casino del giorno, parlando a mitraglietta e aspettando una risposta che, puntualmente, non arrivava; eppure, quando tornava a casa, ripensando agli occhi di Riku, capiva che, dietro a quello sguardo, c’era un consiglio, un tentativo di aiuto, o anche solo un velo di tristezza, quando magari non sapeva cosa potergli dire.

Sora, mentre Riku si alzava e teneva le chiavi con cui aveva appena sigillato la porta in mano, ripensò a tutto questo, a tutte le volte in cui Riku lo aveva aiutato fingendo di non farlo, facendogli credere di essere riuscito da solo a risolvere i suoi problemi.

Il più piccolo alzò gli occhi verso le stelle, poco luminose in confronto alla notte precedente, e si rese conto di quanto Riku gli volesse bene, anche se in modo silenzioso e nascosto.

Non come lui, che lo abbracciava e gli diceva ‘grazie’ o lo chiamava ‘my friend’ appena si presentava l’occasione: Riku gli voleva bene semplicemente guardandolo.

Riku si voltò verso Sora, temendo quello che sarebbe successo, ma quando lo vide guardare le stelle con gli occhietti un po’ tristi sentì un dolore terribile allo stomaco.

Era in momenti come questi che la sua autostima diventava inesistente.

Lo stava facendo star male, Riku lo aveva capito, conosceva Sora fin troppo bene per non sapere cosa volesse dire quello sguardo.

Sora si accorse che l’amico lo stava guardando.

Avrebbe voluto girarsi, togliere gli occhi da quello stupido cielo e dirgli che gli dispiaceva, che prima era stato uno stupido ad imbarazzarsi, e che non voleva perdere la sua amicizia; avrebbe voluto dirgli che se c’era un problema poteva parlargliene, perché non era uno stupido, e perché teneva troppo al suo affetto nascosto per poter rimanere senza.

Avrebbe voluto dirgli questo e molto di più, ma per una volta non riuscì a parlare, e finse di continuare ad ammirare le stelle.

Sapeva che Riku non avrebbe mai rotto il silenzio, perché quello era sempre stato il suo ruolo, e infatti il più grande si limitò ad alzare anche lui gli occhi al cielo, tacendo.

Sora provò a dire qualcosa, ma la gola gli faceva troppo male, e anche il collo iniziava ad indolensirsi.

Decise comunque di provare a parlare, anche per dire un’assurdità vergognosa.

“A te non piace guardare le stelle.”

Non aveva usato un tono antipatico.

Era stata solo un’osservazione, e Riku lo sapeva, ma rimase felice che Sora avesse rotto il silenzio.

“Non mi piace nemmeno la notte, se è per questo.”

“Ma la notte è bella!” fece Sora, sentendo che, piano piano, stava tornando lo stesso di sempre, che piano piano stava riuscendo a scrollarsi di dosso quei bruttissimi pensieri.

Riku lo guardò, finalmente, e sorrise.

“A me piace più il giorno.”

“Perché?” fece Sora, quasi offeso che il suo amico non gli desse ragione.

Riku non gli dava mai ragione, e perciò si arrabbiava spesso con lui.

M stavolta l’aveva fatto quasi per scherzo, capendo che, forse, Riku stava cercando di dirgli qualcosa, e lui, per una volta, voleva riuscire a capirlo.

Riku fece una breve risata.

Per un istante pensò di dirglielo davvero.

Di dirgli che a lui il giorno piaceva perché il cielo, quando c’era il sole, aveva lo stesso colore dei suoi occhi; perché, sotto i raggi, la sabbia diventava chiara come i suoi capelli quando non erano impantanati dal gel; perché il giorno era come lui.

Il giorno era un tempo perfetto, erano delle ore sempre uguali, ma che non lo stancavano mai.

Il giorno, anche quando lui si sentiva triste, gli riservava sempre un momento di allegria, un momento in cui…dimenticava tutto il resto del mondo.

Ma si limitò a sorridere guardando il terreno e a voltarsi, dandogli le spalle.

Sora gli lanciò un piccolo insulto, che aveva cercato di rendere volgare con un tono di voce da adulto, senza ovviamente riuscire a concludere niente, e aspetttò che Riku si fermasse e lo chiamasse, gli dicesse qualcosa come ‘che fai, resti lì come un demente? Sbrigati’, e lui lo avrebbe raggiunto.

Eppure Riku non si girò, continuò a camminare, guardando dritto avanti a sé.

Sora non si mosse per qualche istante, poi si arrese al fatto di essersi sbagliato.

Iniziò a cammminare, dietro di lui, con le mani in tasca, chiedendosi se Riku stesse davvero bene, se non se la fosse presa con lui per qualche motivo.

“Ehi, pulce, che fai, rimani indietro come i bambini?”

La voce del più grande gli fece alzare lo sguardo.

Riku si era fermato, e lo guardava.

E sorrideva.

Sora, senza aggiungere niente, corse e lo raggiunse, e accanto ripresero a percorrere la strada per il bungalow di Xaldin.

Sora, senza pensarci, prese la mano di Riku e la strinse con forza.

Riku sussultò a quel contatto inaspettato, e senza capire guardò l’amico, che osservava il cielo, stavolta con il suo bellissimo sorriso di sempre.

Capì che non aveva niente da spiegare, che Sora lo aveva fatto d’istinto, per cercare di colmare quel vuoto tra i loro corpi, quel vuoto inaspettato che a volte si creava tra loro.

Riku rimase nel panico per qualche minuto, ma poi scosse la testa leggermente, quel poco che bastava perché Sora non lo vedesse.

Decise che non era il momento di farsi problemi, non era il momento di pensare a niente.

Per una volta, voleva soltanto allontanare tutti i problemi e tutte le preoccupazioni.

Per una volta, capì che l’unica cosa da fare era ascoltare il silenzio e stringere anche lui la mano di Sora, piano, ma forte allo stesso tempo, come se quella presa potesse saldare il loro legame.

Come se potesse unirli per sempre.

**

Quel depravato schifoso!!

Quello schifossissimo insetto gigante!!!

Quel..quel ninfomane!!

Roxas non sapeva più come altro chiamare quell’essere immondo che, la sera prima, gli aveva fregato il primo bacio come se fosse la cosa più inutile del mondo.

Smembrò il pollo fritto*** con cui stava facendo colazione, e masticò così forte da farsi male alla mascella, sfogando la sua rabbia sul boccone.

Pensava e ripensava a quel dannatissimo bacio senza sosta, e nella sua mente vedeva la stessa scena come fosse stato al cinema, nonostante il suo unico desiderio fosse quello di scordare l’accaduto il prima possibile.

Ma, per sua grandissima sfiga, avev sempre avuto una memoria infallibile.

Si ricordava ancora di quando Sora, due anni prima, in classe, gli aveva mandato un bigliettino di nascosto dal prof, il primo di una lunghiiiiissima serie, e le parole scritte sulla carta gli tornarono in mente con orrore: “Roku, stavo pensando…ma non è che sei gay?”

Addentò un'altra porzione di pollo, ripensando alla spiegazione che Sora gli aveva fornito durante l’intervallo: secondo quel decerebrato, solo perché non era mai stato con una ragazza si sentiva in dovere di chiamarlo omosessuale.

Roxas ricordò di aver risparmiato a Sora la delusione di ricordargli che anche lui non era mai stato con nessuna, e si pentì amaramente di non averglielo fatto presente allora.

Ormai era troppo tardi, e ripensare a quell’avvenimento o ad altri mille perfettamente inutile: di certo tormentarsi di ricordi ridicoli come quello non avrebbe cambiato le cose.

Roxas capì che poteva prendere due strade: o andare avanti come se non fose accaduto nulla (ciò significava non dire assolutamente niente a nessuno, né a Kairi né tantomeno a quel menomato di Sora), oppure costruire una macchina del tempo nell’arco di ventiquattr’ore e tornare alla sera prima, e sarebbe stato attento a non ridere, altrimenti Axel lo avrebbe colto alla sprovvista e lo avrebbe baciato ancora, e lui avrebbe dovuto rifare di nuovo tutto da capo e…

Scuotendo la testa, optò per la prima ipotesi, anche perché sarebbe dovuto essere un genio per avverare la seconda, e il massimo che lui poteva vantare era un otto in storia.

Amareggiato, sparecchiò il suo posto, evitando di rispondere alla scomoda voce di Sora che, sporco di latte come un bambino, gli chiedeva “Ha già finito, Rokuchan?”, e, ben attento a non incrociare lo sguardo di Axel, che chiacchierava con Demyx e Xigbar in un angolo del tavolo lì accanto, lasciò il salone ristorante con la colazione sullo stomaco.

Kairi vide suo cugino uscire da lì con la stessa faccia di uno che ha ricevuto un pessimo regalo per Natale, e arrabbiata si alzò per prendere dell’altro caffè.

Insomma, cosa avevano tutti quanti?

Riku e Sora che si comportavano come due amichetti di dieci anni che condividono un segreto che non riveleranno a nessun altro, Roxas che non le aveva raccontato di come era andata con Axel, Selphie e Wakka che, da quando si erano incontrati, si erano isolati dal resto del cosmo per scambiarsi bacetti e imboccarsi tra loro…cos’era, il mondo stava impazzendo e nessuno le aveva fatto la cortesia di avvertirla?!

**

“Le porto subito il suo takoyaki****, signora Tatewakii” esclamò Sora, pimpante, facendo sorridere la cliente e tornando nelle cucine a passo svelto.

“Xal-san, è pronto il takoyaki per il tavolo trenta?” chiese, affacciandosi ai fornelli e acchiappando rapido un menù, facendosi largo tra il fumo e gli odori che riempivano la stanza.

C’era un via vai pazzesco, tra cuoci, camerieri e lavapiatti, ma la voce di Xaldin gli arrivò così forte da far sembrare il caos proveniente dalla clientela il cinguettio di un uccellino contro il rombo di una sega elettrica.

“Sora, ti sembra che mi stia divertendo qui dietro?! Ho solo due mani, porca miseria!”

“E allora usale alla svelta, al tavolo nove aspettano ancora l’Agedashi Tofu*****!” disse Roxas, facendo irruzione rapido nella cucina e dando una pacca sulla spalla a Sora.

“So-chan, sbrighiamoci a portare quei menu ai signori Haminabe”

Sora fece un cenno serio col capo, meravigliandosi di quanto zelo riuscisse a mettere nel lavoro, proprio lui, che era sempre stato di una pigrizia vergognosa, e con una strana acrobazia acchiappò atri menù che porse a Roxas, e assieme tornarono in sala, quasi correndo.

Yuna, che aveva assistito alla scena, le ginocchia doloranti piegate sul pavimento e un piatto gocciolante in mano, si asciugò un attimo il sudore sulla fronte, e riprese piano a togliere il grasso dalla superficie del piatto con una spugna maleodorante.

Odiava quel lavoro, ma in fondo non era male avere così tante occasioni di guardare Sora, perciò non se la sentiva di lamentarsi.

Però era anche vero che non aveva un minuto libero, e non riusciva mai neanche a chiamarlo con una scusa, giusto per vedere il suo volto sorriderle senza un motivo preciso.

Sospirò pesantemente, gesto che richiamò l’attenzione di Paine, che distolse lo sguardo dalla pentola che stava sgrassando e le dedicò un’occhiata gelida.

“Problemi, Yucchan?” chiese, secca.

Paine non era mai stata una tipa di molte parole, ma Yuna sapeva che la sua amicizia nei confronti suoi e di Rikku era sincera, e sorrise lievemente per non preoccuparla in modo inutile.

“No, va tutto bene.”

Paine studiò l’amica che, indispettita, riprese a pulire il piatto.

Una voce squillante ruppe il piccolo silenzio che si era creato tra loro, facendole ussultare entrambe, e dalla spalla di Yuna comparve un Tidus esuberante.

“Ehy, ragazze, cosa sono quei musi lunghi? Coraggio, manca poco alla fine del turno! Poi andiamo tutti in spiaggia!”

“In spiaggia ci vai tu, Ticchan. Io ho bisogno di sfogarmi, vale a dire che me ne andrò in piscina a sfottere Rikku che lavora mentre io mi riposo con una bibita e il mio bikini preferito” fece Yuna, scherzosa.

Tidus avrebbe voluto risponderle che non era un cosa molto carina, ma la visione di Yuna in costume bastò ad ammutolirlo e a convincerloa tornare ai tavoli.

Paine lo vide allontanarsi, poi osservò Yuna che, non essendosi accorta di nulla, approfittava del caos generale per mandare un messaggio col suo cellulare fucsia.

Doveva fare qualcosa, non ce la faceva più a vedere Tidus in quello stato patetico!

Decise di agire, di farli andare incontro, e non per buonismo o affetto.

Semplicemente, non sopportava tutti questi casini amorosi.

Insomma, era talmente ovvio che a Tidus piaceva Yuna, perfino quello scemo di Sochan ne era al corrente!

Cercò di pensare a un piano, ma sul momento non le venne in mente niente di così geniale da essere segnato.

Decisamente,, non era proprio il tipo da fare da consulente matrimoniale, e presa dalla rabbia di sentirsi inutile sfregò così forte la spugna nella padella che quelle croste schifose si stacarono con un suono altrettanto disgustoso.

Che razza di vacanza!!

Note dell’autrice:

Mi scuso se ho aggiornato in ritardo, ma ero in vacanza e non ho avuto possibilità di scrivere.

Allora, inizio col dire che ODIO questo capitolo con tutto il cuore, perché mi sembra assolutamente inutile sotto tutti i punti di vista, ma è anche vero che senza questi capitoli intermediari la storia non finirebbe più, quindi sono necessari e, allo stesso tempo, terribilmente irritanti, ma tant’è ^^.

Spero comunque che almeno voi lo gradiate; per quanto mi riguarda, non penso che lo rileggerò mai XD mi è venuto spaventosamente mieloso in certi punti e totalmente merdoso in altri!

L’unica parte che mi ha DAVVERO soddisfatta è stata quella di Riku e Sora 0w0 ma loro renderebbero dolce anche una torta al carciofo, quindi non conta *_*.

Adesso spiegherò le parti con gli asterischi, che sono davvero tante XD forse sto esagerando, con questi asterischi o__O

* : gli art-book sono praticamente dei libri che raccolgno immagini inedite, a colori e non, di anime, manga, videogiochi etc. Sono dei veri e propri volumi che raccolgono appunto disegni fatti dai creatori del suddetto prodotto a scopo pubblicitario e non, e sono una vera e propria chicca per ogni fan che si rispetti (piccola nota: io non ne ho neanche uno XD ma mi considero lo stesso una brava fangirl u__u). Sono facilmente reperibili anche qui in Italy.

** : la parola baka in giapponese significa “idoita” o “stupido”, a seconda delle occasioni. So che vi state chiedendo: perché ho inserito un insulto giapponese se scrivo in italiano? La verità è che non so cosa rispondere XD morivo semplicemente dalla voglia di mettere questa parola in una mia storia, prima o poi XD chiamatemi pazza se volete ma la trovo divina ^^

*** : ebbene sì, avete letto bene: pollo fritto, e Roxy lo mangia (anzi, lo sbrana) per colazione ^^. I Giapponesi mangiano cose strane, di prima mattina. Poco importa se dopo due righe dico che Sora si beve il latte XD cosa che è molto raro avvenga u___u. Aggiungo anche che in Giappone la colazione è salata, non dolce come da noi. Ciò nonostante, a volte mangiano anche cappuccini e brioches, ecco perché in un capitolo precente (non ricordo quale XD) Roxas (sempre lui) mangiava invece un cornetto e non roba salata ^^.

**** : i takoyaki sono praticamente degli spiedini di polpo. Dico sul serio! Il polpo si fa a polpettine, si cucina e poi lo si infilza nel bastoncino. Ecco a voi i takoyakiii!! *ride*

***** : l’Agedashi Tofu è il Tofu fritto. Il tofu è conosciuto da noi come ‘formaggio di soia’ (non l’ho ami assaggiato, chissà com’è? Voi lo assaggiareste? XD) Il tofu può essere cucinato in tantissimi modi. Uno di questi è appunto friggerlo ^^.

Spero di esservi stata d’aiuto, con tutte queste note! Anzi, mi spiace se vi ho annoiati, ma vorrei cercare di rnedere la fanfiction il più fedele possibile a tradizioni e culura giappnese. Inoltre, lo ammetto, mi piace citare cibi, manga e altre cose simili, fa sentire un po’ orientale anche me!

Ma bando alle ciance, rispondiamo alle recensioni!!! YATTAAAAA!!!

Nancy92: è la prima volta che recensisci la mia storia, vero? Felicissima di conoscerti, Nancy, e grazie di apprezzare tanto la mia storia! Axel ci ha messo sette capitoli per dare un bacetto mini a Roxas, spero non impieghi tanto anche per il secondo! Ahah *ride* (come speri?! GUARDA CHE L’AUTRICE SEI TU! Nd tutti i personaggi) (ma voi sfuggite al mio controllo, quando scrivo u.u. Non fate mai quello che vorrei ordinarvi nd me) (Eh ci credo, te scriveresti porctae yaoi da mattina a sera >////< nd tutti) (bugiardi, non è vero! Non riesco a scrivere cose erotcihe, e voi lo sapete! Nd me) (è perché mai? Nd tutti) (…perché ogni volta che provo a descrivere una situazione spinta sbotto a ridere XD nd me) (tu non sei normale =___= nd tutti *se ne vanno e la lasciano sola*)

Spero continuerai a seguirmi ^^

Piccola_Stella (ho abberviato, tanto ormai siamo amiche ^^): anche stavolta la tua recensione è lungaaaa!! ADORO i commenti sostanziosi com il tuo, sono divertentissimi!!

Roxas: RIECCOTI! SEI TU!

Me: che ci fai qui? Torna nel capitolo!!

R: non ci penso neanche! A Piccola Stella rispondo io!

Me: cosa vorresti fare tu?

R: hai capito bene!

M: ma io…

*Memy viene improvvisamente rinchiusa nello stesso sgabuzzino dove l’altra volta aveva lasciato Axel e Roxas*

R: Piccola Stella, io non ho cercato conforto proprio da nessuno, chiaro?! Ho guardato quel beota solo per caso!!

Me: se se come no

R: ARGH! Ma come hai fatto ad uscire?

M: ho la copia delle chiavi *___*

R: =___= *Memy lo chiude di nuovo nello sgabuzzino*

Stavamo dicendo? Ah, sì, Roxy e Axel! Pucciosi, vero? Già già, anche io credo che la spiaggia sia stata un’ottima ambientazione ^^ E’ molto romantica, soprattutto al chairo di lunaaaa! Sono stra felice che la scena della song ti sia piaciuta, ne vado particolarmente fiera!! E’ bellissimo sapere che una storia che diverte voi a leggere fa morire dalle risate me mentre la scrivo! Oddio aspetta, la frase mi è uscita male..vabbè fa niente, spero sia arrivato il concetto XD. Aspetto una tua recensione dal profondo sud anche per questo chappy, mi raccomando Stellina *___*

Coco Bandicoot: grazie mille per avermi inserita tra i preferiti!! Davvero, ne sono super contenta! E’ bello vedere che la storia sta piacendo a molti! In effetti sta riscuotendo successo un po’ ovunque, e sinceramente non me lo aspettavo XD voglio dire, avevo cominciato a scriverla più che altro perché mi annoiavo, però ora sta diventando parecchio importante anche per me! Spero mi dirai cosa ne pensi di questo capitolo!!! Grazie mille ancoraaaaa

INFINE, UN ABBRACCIO FORTE FORTE ANCHE A CHI MI SEGUE SENZA RECENSIRE E A CHI HA AGGIUNTO LA STORIA TRA I PREFERITI ! UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI^^

Spero vi sia piaciuto il capitolo! Al prossimo chappy ^

*MagikaMemy*

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: accappatoi scomparsi, docce movimentate e cuffie da donna ***


Capitolo 9: accappatoi scomparsi, docce movimentate e cuffie da donna

Demyx studiò il viso di Axel, intento a cercare l’asciugamano nella sua borsa rosso fuoco e spargere i vestiti che vi erano stati gettati dentro con disattenzione sul pavimento della camera.

Si conoscevano da ventitré anni, avevano passato l’intera vita assieme, e fino a qualche mese fa Demyx avrebbe giurato di conoscere tutto di lui, anche quelle cose che Axel credeva fossero segrete.

Era sempre stato convinto che niente, assolutamente niente li avrebbe separati.

C’erano stati incidenti stradali, c’erano state morti, c’erano state bocciature, c’erano state donne, ma nessuna di queste cose era riuscita a dividerli.

Ma ora, mentre Axel cercava quel dannatissimo accappatoio, con un’espressione che lasciava trasparire tutta la sua paura di averlo dimenticato a casa, Demyx capì che la loro amicizia non sarebbe potuta durare per sempre.

Che un giorno, lontano o vicino che fosse, uno dei due avrebbe compiuto un errore irreparabile, qualcosa di pericoloso.

Uno di loro due avrebbe svoltato un vicolo, lasciando l’altro indietro, senza guardarsi le spalle.

“E che cazzo, a che me la sono portata a fare ‘sta roba se poi i vestiti me li perdo lo stesso per la stanza?” fece Axel, alzandosi da terra e dando un calcio alla valigia, che finì accanto alla parete.

Demyx pizzicò le corde della chitarra che aveva in grembo, senza troppa attenzione alla melodia che emanavano, e sorrise incerto: “Akuchan, non mi sembra il caso di dare la colpa alla valigia se hai scordato l’accappatoio a casa.”

“Io non ho scordato proprio un bel niente! Piuttosto, prestami un asciugamano dei tuoi và.”

“Cooosa?! Non se ne parla!” sbottò Demyx, lasciando da parte i pensieri seri di qualche istante prima “ L’ultima volta a momenti se lo mangiava il pitbull del guardiano, per colpa tua!”

Axel sbottò a ridere ricordando l’episodio, ma smise non appena vide la faccia di Demyx che tutto sembrava fuorché intenzionata a sghignazzare sull’accaduto.

“E’ stato un incidente, e lo sai. Dài, che sennò non mi posso fare la doccia.”

“Da quando sei un fan dell’igiene?”

Axel, che gli stava dando le spalle per prendere un flacone di shampoo ai mirtilli, si voltò e fece uno dei suoi sorrisi che sembravano quelli che gli attori usavano nei film porno.

“Da quando in questa giungla selvaggia sono arrivati tanti bei cuccioli di città, ecco da quando. E, se non sbaglio, la doccia in camera loro è rotta, giusto?”

Demyx arrossì, imbarazzato, anche se in parte si aspettava una motivazione del genere.

Che razza di maniaco pervertito! Era un caso senza speranza.

Axel aveva sempre avuto un debole per i ragazzi più piccoli, meglio ancora se del liceo.

Era una delle sue perversioni, e lui lo sapeva bene.

Fece una breve risata, abbandonando la chitarra sul letto e prendendo due asciugamani dall’armadio lì accanto.

“Eheh…è inutile che ci provi, non sono così scemi da farsi sodomizzare da uno come te, Akuchan. Tantomeno Roxas.” Marcò la voce sull’ultimo nome, per rendere ancora più evidente il suo tono ironico ma allo stesso tempo convinto.

Axel si avviò verso la porta, con Demyx che lo seguiva, e prima di aprirla lo guardò negli occhi con un’espressione tanto sensuale quanto pericolosa.

“Intanto io sono riuscito a strappargli un bacio. Scommetto che tu non ci riesci.”

Demyx deglutì.

Cavolooooo, la discussione stava prendendo una piega a dir poco pessima.

Però…però…non poteva farsi dare del codardo a quel modo!

Axel lo stava sfidando, come faceva sempre, anche nelle situazioni più stupide.

Erano ventitrè anni che gareggiavano, scommettevano, lottavano per qualsiasi sciocchezza.

A sedici anni avevano scommesso su chi sarebbe collassato per ultimo dopo essersi fatti canne per tutta la notte.

Vinse Axel, ovviamente.

Axel vinceva sempre.

Aveva vinto anche quando, a quattordici anni, era passato per maggiorenne e lo avevano fatto entrare al cinema per vedere un film vietato ai minori.

Quella volta avevano scommesso, e Demyx per penitenza, oltre a non essersi visto quel film fantasmagorico, aveva dovuto aggiustare la tazza del water dei nonni di Zexion.

Che crudeltà.

Ricordando quest’ultimo episodio ebbe un brivido lungo la schiena.

Lui adorava Socchan e gli altri, ma..ma…per una volta, sentì che voleva riuscire a vincere contro il suo migliore amico.

Almeno una volta.

“Non sono così codardo, Akuchan!” fece offeso, assumendo la posa di un bimbo di sei anni.

“Posso baciare Roxas quando mi pare!”

Axel diventò serio all’improvviso.

Non capiva mai niente, quello stupido biondino!

Sentì una strana morsa al petto mentre s’immaginava Demyx che rubava un bacio a Roxas, e si chinò su di lui minaccioso senza sapere bene neanche lui stesso cosa stava facendo ma, soprattutto, a cosa era dovuta quella reazione.

“Se proprio vuoi farlo, scegliti qualcun altro, chiaro? Quel cagnolino me lo sono preso io!”

Demyx rimase in silenzio per qualche istante, stupito per l’atteggiamento tempestivo di Axel, ma sapeva che farglielo notare sarebbe equivalso a morire, perciò si limitò a sorridere.

“Roxas sta cominciando a piacerci sul serio, eh Akuchan?” fece, ironico e con un sorriso a trentadue denti.

Axel, come Demyx aveva previsto, allargò gli occhi e si affrettò a girarsi verso la porta, aprendola.

“Non sono affari tuoi.” Esclamò convinto, e prese a camminare.

Demyx chiuse la porta alle sue spalle e lo raggiunse, ancora sorridente.

…chi l’avrebbe mai detto che anche Axel, un giorno, avrebbe trovato un punto debole?

**

“Io non capisco cosa ci trovi in Selphie, Wakka. Non sta mai zitta, quella là.”

“Da qual pulpito” osservò Riku, passandosi la spugna sulla schiena.

Sora, nella doccia accanto, riconoscendo la voce di Riku sbuffò.

“Uffaaaa, Rikuuu! Basta con questa storia che sono logorroico!”

“Ma è la verità, cosa ci posso fare io se parli in continuazione?”

“Ha ragione Riku, Socchan” si intromise Tidus dalla sua doccia, togliendosi lo shampoo dagli occhi con un gesto fastidioso della mano “non sei proprio il tipo che può permettersi di dire agli altri che parlano troppo.”

“Tsk, ti ci metti anche tu ora?!” protestò Sora, sentendosi circondato da traditori “Rox, dì qualcosa a questi due! Lo vedi come sono cattiiiiviiii??” fece, con voce lamentosa.

Roxas, che per la testa aveva tutt’altro (e questo tutt’altro era, ovviamente, Axel e quel bacio), troncò la discussione con un “So, non farmi parlare che sennò ingoio lo shampoo”.

Sora, fortunatamente, non si accorse che quella dell’amico era una scusa (piuttosto patetica, oltretutto) e riprese il suo alquanto discutibile discorso sul fatto che, citando le sue esatte parole, ‘era diventato la vittima di turno’, con una conseguente alzata di occhi al cielo da parte dei presenti.

Wakka aprì la porta della sua doccia, un asciugamano da spiaggia che copriva tutta la sua figura alta e muscolosa.

“So-chan, Selphie è una ragazza fantastica! E poi a me piace, non posso farci niente! Anche a te piace Kairi, no?!”

La scena che seguì se la sarebbero ricordata tutti per il resto delle loro vite: Sora, ovviamente del tutto nudo, aprì la porta della sua doccia, con il bagnoschiuma per bambini sul pancino piatto e su una spalla e, soprattutto…una cuffia che gli copriva i capelli.

Una cuffia.

Da donna.

“ODDIO!!” Fecero Wakka e Tidus, che era uscito in quel momento, ed entrambi si coprirono gli occhi con le mani.

“Che succede, che succede?!” chiese Riku, affacciandosi preoccupato, e con lui Roxas, che si era destato dal suo sonno ad occhi aperti solo grazie alle urla di quei due.

Riku e Roxas rimasero un secondo a fissare Sora nudo con quella cuffietta stile Barbie, poi guardarono Tidus e Wakka che, sconvolti, continuavano a gridare con le mani sugli occhi, poi di nuovo si voltarono verso Sora.

Un secondo dopo, ovviamente, anche loro reagirono come Wakka e Tidus, e Roxas pregò il Signore che, un giorno, gli avrebbe fatto dimenticare quella visione terrificante.

“Sora, e che cazzo! Evitaci certe scene, no?!”

“Chi…chi te l’ha detto che mi piace Kairi? Non è affatto vero!!!” riuscì solo a dire Sora, che evidentemente ancora non aveva capito di aver scandalizzato i suoi amici per sempre.

Wakka, che al momento non riusciva a pensare ad altro che allo spettacolo indecente a cui aveva appena assistito, rispose con un mezzo grugnito e, prendendo il suo shampoo, si buttò a capofitto fuori dalla stanza, seguito a ruota da Tidus.

“Ehy, dove andate, traditori? Tornate indietro!! Non è vero che mi piace Kairiiiii!!” fece Sora, uscendo completamente dalla doccia e in procinto di raggiungerli fuori.

Fortunatamente, fece in tempo ad ascoltare la voce di un Riku un po’ sconvolto che, con un asciugamano attorno alla vita, era intento, dandogli le spalle ovviamente, a prendere le sue ciabatte.

“Sora…prima di uscire da qui, non pensi che sarebbe il caso di metterti qualcosa addosso?” chiese, ricordando per un attimo la vista del corpo nudo di Sora.

Non aveva fatto nemmeno in tempo a guardare in basso, perciò era particolarmente nervoso, nonostante si rendesse conto che voler guardare le parti intime di quel menomato era una perversione da maniaci.

Sora si fermò di botto sulla porta, e lentamente gettò un rapido sguardo all’ombelico, per poi scendere più giù e…

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!! ODDIO, SONO NUDO! SONO NUDOOOO!!!!”

Roxas, che era rientrato in doccia per evitarsi quello spettacolo, che lo aveva già scioccato abbastanza, sbottò a ridere sentendo quelle grida spaccatimpani.

Mio Dio, tra lui, Axel, Demyx e Marluxia si sentiva circondato da un branco di deficienti.

Sora, nel frattempo, aveva cominciato a correre qua e là per la stanza delle docce, le mani tra le gambe, senza preoccuparsi di coprire anche il suo didietro.

“ODDIO! ODDIO! SONO NUDO!”

“Ti sbagli, So. Indossi la cuffia di tua madre” gli ricordò finalmente Riku.

Per un attimo regnò il silenzio più assoluto, con Sora che si era pietrificato al centro della stanza, Riku che, con tutta la noncuranza del mondo, stava radunando i suoi flaconi e Roxas che, da dentro la sua doccia, era intento a farsi un’altra passata di shampoo, perché l’aria di mare gli rendeva quei capelli uno schifo.

“…NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”

Sora, accorgendosi solo allora che, per tutto questo tempo, era rimasto con la cuffia in testa, se la strappò con un unico gesto e iniziò a saltarci sopra con rabbia, maledicendo lei e quel suo colore assolutamente da frocio, e a Roxas sembrò strano che non avesse fatto alcuna battuta a riguardo.

Riku bussò alla porta della doccia di Roxas, evitando accuratamente di guardare in direzione di Sora –cosa che sarebbe stata impossibile comunque, visto che questi continuava a girare come una trottola urlante per tutta la stanza- e disse secco: “Rox, io e questo Caso Umano andiamo in stanza, prima che lo scemo faccia accorrere qui mezzo villaggio con le sue urla isteriche. Ci vediamo lì”

“D’accordo” fece Roxas, prendendo del bagnoschiuma nella mano e spargendolo sulle spalle un po’ abbronzate.

Senza aggiungere altro, Riku lanciò un asciugamano a Sora e, preso per un polso, lo trascinò fuori di lì.

Roxas si assaporò il silenzio, rotto solo dal suono dell’acqua che sgusciava sulle mattonelle del pavimento.

Finalmente aveva un po’ di pace!

Forse adesso poteva concentrarsi sul problema di Axel.

Doveva assolutamente trovare un modo per tenersi alla larga da quello stupratore.

Prese in considerazione le varie opzioni, tra le quali spiccava per prima il fidanzarsi con una ragazza per convincere il mondo (ma soprattutto quella istrice) che lui NON era gay.

Già, una genialata, peccato che avesse già tentato di chiederlo a Namichan, che naturalmente era stata colta dall’unico momento di cattiveria della sua vita e si era rifiutata di aiutarlo, cosa mai avvenuta prima d’ora.

Naminè era una di quelle persone che per qualsiasi cosa, anche la più stupida, era prontissima a darti una mano.

Certo, conquistare la sua fiducia non era molto facile, ma una volta che le diventavi amico capivi che era veramente una ragazza d’oro.

Non aveva mai avuto molti amici prima di conoscere lui e gli altri verso la seconda media, e questa solitudine era causata da una incomprensibile, quasi innaturale timidezza, che spariva solo quando si trovava davvero a suo agio (ad esempio, quando era con i suoi genitori).

Loro due erano diventati amici quasi da subito.

Non sapeva perché, ma si sentivano quasi in simbiosi a volte, forse perché, anche se all’apparenza non era molto evidente, di carattere si assomigliavano parecchio.

Entrambi si sentivano spesso soli, ma allo stesso tempo cicrondati da sorrisi sinceri e persone amichevoli.

Entrambi, talvolta, quando erano spaventati, o preoccupati, tendevano a crearsi una barriera invisibile, a costruire un muro che, nonostante fosse pronto a crollare con una parola, credevano invalicabile.

Entrambi, semplicemente…erano troppo stanchi di essere delusi per sentirsi abbastanza forti, abbastanza…felici per lasciarsi andare e fidarsi veramente di qualcuno.

Certo, lui aveva Sora, e Namichan poi aveva instaurato un bellissimo rapporto con Kairi, così diversa da lei ma, al tempo stesso, curiosa di avvicinarsi a lei, di esserle amica.

Ma, nonostante questo, né lui nè lei, lo sapeva, sarebbero mai riusciti a vivere …in maniera soddisfatta.

Non sarebbero mai riusciti a vivere…completamente sereni.

Per un attimo, la sua mente rievocò quella mattina di Ottobre.

…per quanti anni sarebbero passati, il dolore sarebbe rimasto sempre lo stesso.

Troppo, per poterlo dimenticare.

Anche se avesse incontrato altri mille amici come Sora, o altre cento persone comprensive e dolci come Naminè…nessuno lo avrebbe mai fatto sentire a casa.

Nessuna voce lo avrebbe mai accolto… come faceva lei.

**

“E basta con questa storia, Demyx!”

Roxas sussultò da sotto l’asciugamano quando sentì quella voce provenire dall’esterno.

No.

No.

NONONONONONONONONONONONONO!!!

Tutti, tutti, ma NON Axel!

Rimase fermo immobile quando ascoltò altri passi seguire quelli di Axel, con un’andatura più rapida, quasi saltellante, e immediatamente riconobbe la voce squillante di Demyx.

“Oh, andiamo, Akuchan! Ammettilo! Non c’è niente di male se ti piace sul serio, sai?”

Roxas, che aveva la mano sulla maniglia della porta per aprirla e uscire di lì, si arrestò di colpo.

Pensò per un secondo a cosa fare.

Se fosse uscito di lì in quel momento, entrambi quei due criceti troppo cresciuti lo avrebbero visto, e Axel avrebbe fatto una delle sue facce da maniaco notando che aveva solo un asciugamano legato in vita, e sinceramente non se la sentiva di essere di nuovo vittima di frecciatine a doppio senso, così decise semplicemente di tenere la bocca chiusa e fingere di non esserci.

Prima o poi, pensò, quei due sarebbero entrati nelle docce, chiudendo le rispettive porte, e il rumore dell’acqua avrebe coperto quello delle sue ciabatte.

Era un piano di fuga perfetto.

Perciò, come se nulla fosse, anzi, come se non ci fosse, e sperando che nessuno dei due notasse i suoi piedi da sotto la porta, scostò lentamente la mano dalla maniglia e aspettò che entrassero.

“Te lo ripeto” esordì Axel d’un tratto, e Roxas sentì un fruscìo che doveva essere il suo asciugamano “non mi piace affatto quel ragazzino! Mi sto solo divertendo”

“Tu scherzi col fuoco, Axel” osservò Demyx, la voce un po’ divertita “ So che ti piacciono le storielle estive, ma io ti conosco da una vita e posso giurare che ci stai proprio uscendo di testa, per Roxas.”

Sentendo il suo nome, e riallacciando così il senso delle frasi che entrambi avevano appena pronunciato, Roxas ebbe la certezza che non se l’era immaginato, che stavano veramente parlando di lui e non di un altro ragazzino vittima di quel surfista pazzo.

Un momento…Demyx aveva appena detto che…che…

No, non era possibile, era fuori discussione.

Axel non poteva innamorarsi di lui.

Uno con quel carattere era scientificamente negato per le relazioni serie.

Non che lui volesse avere una relazione con Axel, eh!!

Assolutamente no!!!

…assolutamente…no…

Oddio!!

Oddio, oddio, oddio!

Perché si era sentito arrossire?

Stava..stava arrossendo? MENTRE PENSAVA AD AXEL?

Roxas rimase così scioccato da quella reazione inaspettata del suo corpo che restò inerme come una di quelle statue che piacciono tanto ai piccioni, incapace di reagire.

Era arrossito.

A-r-r-o-s-s-i-t-o.

Arrossito.

Quell’aggettivo gli riempì la testa per quasi un minuto, fino a quando la voce di Axel non lo fece sussultare e tornare alla realtà.

“…e va bene, visto che ci tieni tanto lo ammetto, così magari la smetti di rompermi le palle. Sì, Roxas mi piace. Ora la pianti con questa rottura?!”

Roxas, dal suo piccolo nascondiglio, si arrese all’idea di avere ormai lo stesso colore di peperoni che cucinava Xaldin, e, istintivamente, si sfiorò le labbra con le dita.

…cosa gli stava succedendo?

“No che non la pianto! Devi dirmi come te ne sei accorto! Dimmelo, altrimenti dico a Marluxia e Larxen di non venderti più le sigarette!” fece Demyx, che aveva l’aria di divertirsi come un pazzo, come un bambino che gioca al suo videogame preferito.

“Cosa?! Non puoi farlo! Ma che cavolo ti dice la testa?” si lamentò Axel, aprendo la porta della doccia accanto a quella dove Roxas era nascosto.

Demyx aveva un tono di voce squillante, ma Roxas sentì una nota di serietà nella sua voce, e se avesse potuto vedere la sua espressione avrebbe capito che, in effetti, tutt’un tratto non sembrava più che volesse scherzare.

“Sai che posso farlo. Marluchan non mi dice mai di no.” Rimase un attimo in silenzio, indugiando sul corpo nudo dell’amico, che aveva visto già un sacco di volte quando, dopo le partite di calcio della squadra di cui erano parte a diciotto anni, tutti si cambiavano i vestiti “…Roxas ti piace…seriamente, vero?”

Roxas trattenne il fiato.

Non voleva ascoltare la risposta di Axel, ma al tempo stesso provò il fortissimo desiderio di sentire una risposta diversa da quella che si aspettava.

Era vero, non conosceva Axel da molto, ma lo aveva inquadrato sin dal loro primo incontro: era uno di quei tipi tutti arroganti e pieni di sé, che adoravano divertirsi ed illudere la gente.

E lui non voleva cascarci.

Non voleva illudersi come tutti gli altri.

“…non lo so neanche io”.

Il più piccolo sentì il battito cardiaco femarsi.

Che voleva dire con quella frase?
…perché aveva usato quel tono?

Sentì Demyx sospirare, ma si capiva che non era ancora soddisfatto.

Ciononostante, e prima che Roxas potesse coprirsi le orecchie per non ascoltare altro, Axel rirpese a parlare, stavolta, sembrava, più a sé stesso che a Demyx.

“…quello stupido ragazzino..è irritante, e parla poco. E’ l’esatto opposto di me.”fece una pausa, che Demyx non osò interrompere con alcuna stupida battuta, e Roxas dovette tapparsì la bocca con le mani per non far sentire il proprio respiro, orami pesantissimo.

Aveva…una voce…così…

“…ma…” Axel guardò il pavimento, la mano ancora sulla maniglia “…quando guarda il cielo, o sta in silenzio…o quando sta da solo ad ascoltare quel suo i-pod inguardabile…ha uno sguardo pazzesco”. E, senza agiungere altro, Roxas lo sentì entrare lì accanto, chiudersi la porta alle spalle e aprire l’acqua della doccia.

Demyx rimase imbabolato davanti alla porta chiusa, poi fece un breve sorriso e anche lui entrò, abbandonando il corridoio.

Roxas, ora, sarebbe potuto uscire tranquillamente, andarsene da lì, lasciare quella doccia piena di vapore e di profumi di shampoo sconosciuti.

Ma le sue gambe non riuscivano a muoversi, né le sue mani, ancora sulla bocca, né il suo cuore, rimasto immobile.

Impiegò qualche minuto a dare un nome a quell’emozione che aveva provato mentre Axel parlava, con quella voce così diversa, così seria, così…sincera.

E, quando riuscì a farlo, sì abbandonò contro il muro, privo di forze, la testa che gli girava come mai in vita sua.

Dopo qualche minuto, finalmente il suo cervello sembrò riaccendersi e, capendo finalmente che ora poteva andarsene tranquillamente, si alzò con debolezza e, piano, uscì dalla sua doccia e lasciò la stanza, reggendosi la testa dolorante e dimenticando il bagnoschiuma sul pavimento.

…no…

…non poteva essere…

Note dell’autrice:

Io con questi capitoli inutili ci sto prendendo gusto, mi sa XD! Ok, piccola parentesi: questa volta nin ci sono state ragazze XDXD Questa fanfiction sta diventando tutta al maschile, piano piano! Evviva i ragazzi, soprattutto se sono così carini! Ok basta con gli scleri…come al solito, spero tantissimo che il capitolo vi sia piaciuto! Informazione: io lo odio più di quello precedente, ma questa scena della doccia…Dio, lapensavo da almeo un mese e DVEVO inserirla altrimenti n avrei trovao pace, temo.

Un’altra cosa che tenevo molto di scrivere er il rapporto tra Demyx e Axel. La loro è un’amicizia molto particolare, che non si basa su un qualcosa di stabile, ma è proprio questa paura di smarrirsi che ha Demyx che mi piace, e credo anche che, nonostante il suo carattere sempre allegro, come Sora nasonda molte paure che, spero, nei prosssimi capitoli riuscirò ad analizzare.

Bene, ho finito di accollarmi XD Oh, un’ultima informazione (non richiesta, ma vabbè): nonostante le vacanze siano ormai agli sgoccioli, e con esse l’estate, non crediate che mollerò questa ficcy facilmente XD Perciò non vi libererete di me tanto presto, mi sa O___o. Bene, ora rispondo alle recensioniiii!!!Yatta!

Faby (ti chiamo così da ora in poi ok? ^^): sìsì, quello era davvero il primo bacio di Roxy, e pensare che l’abbia dato prima lui di Riku mi fa uno strano effetto, non so perché XD

Roxas: Eccoti qui, Piccola Stella Cadente!

M: non insultare i miei lettorucci, soprattutto se sono affezzionati come lei è____é

Ro: e tu taci!!! Siete due pazze! E poi non è vero che sono contento di aver dato il mio first kiss a quello là!
Quello là: uhuhuhuhuhuh *senza un motivo, gioca con un accendino*

M: …*li chiude, come sempre, nello sgabuzzino*

Emh…perdona l’intrusione di quei due casi umani…torniamo a noi! Riku e Sora non è che sono timidi…è che, anche se non si direbbe, hanno molto in comune. Se si baceranno o no non posso dirtelo XDXD Ma ti assicuro che Sora, presto, si ritroverà parecchio confuso…ok, basta basta con gli spoiler! Un abbraccione fortisimo, spero recensirai anche questo capitolo ^^ kiss kiss

Coco Bandicoot: felice che il capitolo vechio ti sia piaciuto ^____^ spero che a soddisfarti non sia solo la storia, ma anche la grammatica e…cose del genere XDXD e TU PER CHE COPPIA TIFI? Dimmi dimmi che sono curiosa! Ancora un enorme grazie per la recensione! Bacini

E INFINE UN ‘GRAZIE’ IMMENSO ANCHE A CHI LEGGE LA STORIA SENZA RECENSIRE O LA AGGIUNGE TRA I PREFERITI! SE VI VA, DITEMI COSA NE PENSATE!

SPERO IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO! Al prossimo ^^

*MagikaMemy*

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: strani flashback, chiacchiere tra ragazze e scommesse 'pericolose' ***


Capitolo 10: strani flashback, chiacchiere tra ragazze e scommesse pericolose

“Ro, tutto ok?”

“A meraviglia.”

“Sei sicuro? Dalla faccia che hai sembra tu abbia appena investito un cervo con un carrattrezzi”

Roxas inarcò un sopracciglio, soffiando sul suo ramen per farlo raffreddare.

“Sto bene, So. Ora mi lasci finire la mia cena in pace?”

Sora, offeso, piegò all’ingiù le labbra e, con un bagliore un po’ triste negli occhi, sorseggiò il suo succo di castagna* senza aggiungere altro.

Mamma mia, quando Roxas era nervoso non potevi neanche dirgli ‘ciao’ senza il timore di ritrovarti con un braccio rotto!

Lanciò un’altra occhiatina veloce all’amico, ma Roxas era sovrappensiero e, preso dalle sue preoccupazioni, ingoiò una portata di spaghetti con una verocità degna di uno sciacallo a digiuno da mesi.

Sospirò, sentendosi uno stupido, e lentamente riprese a mangiare la sua fetta di carne, un po’ controvoglia.

Roxas, nel frattempo, cercava di dare un senso alla conversazione che aveva ascoltato.

Accidenti, se solo se ne fosse andato via prima da quella stupida doccia!!

Non avrebbe assitito a quel dialogo assurdo, che lo aveva confuso più di prima.

Erano passati già due giorni, eppure non riusciva davvero a togliersi dalla testa le parole di Axel …e soprattutto, quel suo tono di voce…così…così…strano…

Si sentì arrossire, e non appena capì che quel colorito sulle guance era causato da Axel, come accadeva sempre più spesso, si alzò di scatto, senza fare caso a Sora e Kairi che gli avevano chiesto dove andava, e si recò in bagno, dove si bagnò il viso con dell’acqua fredda.

Guardò il riflesso del suo volto gocciolante allo specchio.

Stava uscendo di testa.

Non era normale, avere quella reazione.

Eppure, non poteva succedere!

Non a lui!
Nn poteva essersi…essersi…

“Ehi, Roxas! Anche tu fai una pausa toilette?”

Roxas vide dallo specchio un Demyx più pimpante del solito, con indosso una felpa verde sulla quale era disegnato Doraemon tutto sorridente e la frangia dei capelli trattenuta da due forcine.

“No, è che…non mi sentivo molto bene. Ultimamente sto un po’ uno schifo”rispose, asciugandosi alla meglio il volto con la maglietta.

Demyx aveva lo sguardo di un bambino che muore dalla voglia di spifferare un segreto appena confidatogli, ma rimase in silenzio e, come se nulla fosse, si lavò le mani, insaponandole con una calma infinita.

Roxas vide il sapone bianco copririgli le mani, e per un attimo desiderò che anche le sue pene, le sue seghe mentali potessero andare via con un colpo di saponetta, per poi essere portate via dall’acqua e allontanarsi, sparire, così, senza la minima fatica.

Demyx non si sentì infastidito, nonostante sentisse lo sguardo di Roxas indugiare su di lui.

Axel aveva ragione, quel ragazzino aveva degli occhi stupendi, diamine.

“Senti un po’, Rokuchan. Per quanto hai intenzione di tenere il muso ad Axel?”

Roxas, sentendo quel nome, che ormai credeva gli portasse sfiga, sussultò, distogliendo la sua mente dalle mani di Demyx e arrossendo di botto.

E che cazzo, da quando gli bastava sentir pronunciare un nome (che faceva schifo, tra l’altro) per ridursi così…inerme?

“Non so di cosa tu stia parlando, Dem. Io non sto tenendo il muso proprio a nessuno. Non sono mica Sora” mentì istintivamente, sulla difensiva.

Ma, purtroppo, nonostante lui e Sora fossero come due gocce d’acqua, Demyx non era così tardo, e Roxas comprese subito che l’altro non gli credeva neanche un po’.

“Credimi, Axel non è superficiale come sembra.” Esclamò Demyx, tirandosi dietro un capello che gli cadeva ribelle sull’occhio destro infastidendolo “ …può sembrare fuori come una terrazza, ma ti assicuro…che è un bravo ragazzo. E poi” disse, cercando di far stare Roxas sulle spine, cosa in cui riuscì, visto che il più piccolo alzò gli occhi per guardarlo in faccia “mi sembra parecchio preso, da te.”

“Tsk, come no” non riuscì a trattenersi Roxas, che si appoggiò al lavabo, guardandosi le scarpe “uno come lui si diverte a prendere in giro le persone e basta.”

Preso da una rabbia improvvisa, ma con un po’ di rosso sulle guance, guardò Demyx dritto negli occhi, sena il minimo timore.

“Non mi innamorerò mai di lui. Io non mi innamorerò mai di nessuno. L’amore è un sentimento inutile”

“Questo è il tipico atteggiamento di chi ha subìto una delusione. Scommetto che ci sarà stata almeno una ragazza che ti ha voluto bene, no?” Azzardò Demyx.

Roxas sentì una stretta allo stomaco, e come un lampo la sua mente tornò indietro….a quel giorno…

Scosse la testa, cercando di tornare alla realtà, ma la sua voce gli invase la mente come se lo stesse ipnotizzando, come fosse vittima di una maledizione del tempo…

“…Roxas…”

…no….non lei…non…lei…

“Mamma, mamma! Ho fatto un sogno super pauroso!”

Basta!

“Roxas, ma cosa…stai bene?!” fece Demyx, allarmato.

Ma Roxas non gli rispose, e, con la gola bruciante, si portò le mani tra i capelli.

Basta…

“Che cos’hai sognato?”

No…no…

“Roxas! Roxas! Che cosa ti prende?” gridò Demyx, cercando di scuoterlo per una spalla, ma Roxas non si mosse, non accennò a risvegliarsi da quella specie di trance nel quale sembrava essere finito.

“Che tu te ne andavi! Ci lasciavi da soli! A me e a papà!”

Roxas iniziò a piangere all’improvviso, ricordando il suo volto, la sua voce…il suo rosssetto scuro…

“Roxas! Roxas! Oddio…aspetta qui, vado…vado a cercare qualcuno…io…”

Demyx uscì dal bagno, praticamente sul’orlo di una crisi di nervi, terrorizzato dall’atteggiamento così improvviso dell’amico, ma Roxas sembrava non lo avesse neanche sentito.

Ma questo non succederà mai…lo sai…Roxas…”

BUGIARDA!

BUGIARDA!

“Roxas…la mamma ti ama…ti vuole davvero tanto bene.”

BUGIARDA!

Basta!

Quei ricordi…erano anni che non ci pensava…basta…basta…

“Mamma…mamma…”

Crollò al suolo, le mani ancora avvolte dalle ciocche bionde, e iniziò a singhiozzare come mai aveva fatto in vita sua.

Ssentì dei passi veloci provenire dal corridoio, ma ogni suono attorno a lui sembrava ovattato, quasi si trattasse di un incubo.

“Mamma…non mi lascerai mai, vero?”

No…no…

“BASTA! BASTAAAA” gridò, con tutto il fiato che aveva in gola.

Le palpebre si chiusero all’improvviso, oscurandogli la vista…ma ora le immagini nella sua mente erano più nitide.

Certo che no, Roxas. La mamma ti ama.”

…basta…

..per favore…basta…

“…ti amo davvero tanto, Roxas. Ti voglio un sacco di bene.”

***

La luce fioca della prima mattina illuminava la stanza bianca, arredata in modo spartano e, a dirla tutta, non molto accogliente.

Roxas aprì gli occhi piano, infastidito dai raggi del sole che filtravano attraverso le tende dell’infermeria.

Sbadigliò e, dopo essersi ripreso un attimo, si guardò attorno.

Un momento…cosa ci faceva lì?

Come ci era arrivato?

Cercò di ricordare quello che era successo, ma un mal di testa fortissimo glielo impedì.

E va bene, tanto valeva restare là e non pensarci..

Qualcuno prima o poi sarebbe venuto, no?

A meno che non si trattasse di un incubo in cui era l’ultimo sopravvissuta sulla Terra dopo un attacco alieno o cose simili, chiaramente.

Ma in questo caso, dedusse, sarebbe bastato svegliarsi, e anche per questo ci sarebbe stato bisogno che qualcuno gli desse un pizzicotto o simili.

Ok, stava delirando, se ne rese conto perfettamente, e, arrendevole, si ributtò a capofitto con la testa sul cuscino.

Non ricordava assolutamente niente,, come se si fosse ubriacato.

Un momento…da quando ci si ubriacava col ramen??

“…sei sveglio?”

Roxas allungò il collo per vedere chi si era affacciato alla porta, anzi, per avere una conferma di chi pensava si fosse affacciato alla porta, e sentì il battito cardiaco accellerare quando una chioma di capelli rossi entrò nellla stanza così bianca.

Perfetto, ci mancava anche lui per aumentare la confusione.

Grandioso.

Cominciava a sentirsi una di quelle prootagoniste di shojo** scolastici, con tanto di loose-socks***, che spesso e volentieri finivano in infermeria dove, casualmente, incontravano il figone per cui avevano perso la testa.

…ok, stava di nuovo vaneggiando.

Axel si guardò attorno, come se fosse la prima volta che entrava lì dentro, e senza che glielo avesse chiesto si sedette sul letto.

“Ma che…” provò a lamentarsi Roxas, ma la testa gli provocò una fitta terribile, e capì che, per una volta, sarebbe stato meglio ridurre al minimo gli insulti.

Axel gli sorrise divertito, come se avesse a che fare con un cucciolo che cerca di mordersi la coda.

“Frena i bollenti spiriti, piccoletto. Forse è meglio se rimani tranquillo, almeno per un po’.”

“Cosa mi è successo? Che diamine ci faccio qui?!” chiese, sgarbatamente, troppo preso dalla situazione per rendersi conto del tono pateticamente sulle difensive che stava usando.

Axel diede pigramente un’occhiata al display del suo cellulare, per verificare l’ora.

Accidenti, erano le sette e lui alle nove aveva lezione.

Quel lavoro cominciava davvero ad annoiarlo.

“Ieri, a cena, stavi con Demyx in bagno e all’improvviso sei svenuto. Il medico ha detto che è stato il troppo stress…si può sapere perché dovresti essere stressato durante le vacanze?”

Perché?

PERCHE’?

Oh, cavolo, se avesse potuto glielo avrebbe detto eccome, il perché, brutto…

Basta, Roxas, basta.

Selfcontrol.

Usa il tuo selfcontrol.

“…oh, ti assicuro che i motivi sono validi.”

Non aggiunse altro, ma il modo in cui i suoi occhi si concentrarono su quelli verdi di Axel lasciò trasparire che la causa di tutto, o almeno di una buona parte dei suoi problemi, era quel bacio.

Axel divenne un po’ più serio, ma non riusciva proprio a toglierselo, quel ghignetto irritante dalla faccia.

“…ehi, guarda che non sono scemo come Demyx. Lo so che ce l’hai con me per quella faccenda”

“Ma no, perché dovrei avercela con te?!”

“Ti ha fatto così schifo?”

Roxas ammutolì di colpo alla domanda diretta e, soprattutto, inaspettata.

Menti.

Menti, Roxas.

Mentire sempre.

Mentire sempre e comunque.

Mentire sempre e comu…

“…non ho mica detto questo.”

Solo guardando l’espressione di Axel si rese effettivamente conto della sua frase.

Ma bravo.

Complimenti.

Promemoria: appena esci di qui, ucciditi.

Fai questo favore alla comunità.

E alla tua dignità.

Soprattutto alla tua dignità.

“Cioè…non volevo dire che mi è…piaciuto o…cazzate simili...” provò a dire, ma ormai il danno era fatto e, prima che potesse anche respirare, Axel si era chinato su di lui, avvicinandosi.

Molto.

Troppo.

Roxas cercò di divincolarsi, ma la testa gli pesava come un macigno.

Axel assunse una strana espressione.

Aveva un sorriso diverso dal solito, e anche la sua voce….era quella che aveva usato quel giorno alle docce…

“…mi piaci proprio tanto.”

Roxas smise di agitarsi, mentre gli occhi di Axel puntavano i suoi.

Capì che stava per sucedere qualcosa.

Un terribile ‘qualcosa’.

Ma la sua mente era paralizzata, così come il suo corpo.

Axel si abbassò ancora, e Roxas chiuse istintivamente gli occhi.

Inizialmente sentì qualcosa sulla sua guancia, che poi capì essere la mano dell’altro.

Poi, lentamente, le labbra di Axel si posarono sulle sue.

Sentì il viso prendergli fuoco, e volendo avrebbe anche avuto la forza di voltarsi e farlo finire lì, quel bacio rubato.

Ma non lo fece.

Rimase sotto il peso di Axel, in silenzio, senza lamentarsi, mentre il più grande approfondiva il bacio.

Roxas inizialmente oppose una debole resistenza, ma si arrese poco dopo.

Stava baciando Axel.

E volete saperla una cosa?

Lo odiava.

Odiava i suoi capelli pettinati in quel modo ridicolo.

Odiava i tatuaggi assurdi sulle guance che si era fatto fare da chissà che hippy del cavolo che lo facevano sembrare uno del circo.

Odiava i suoi occhi verdissimi, come l’erba del prato a casa dei suoi nonni, che lo guardavano incessanti, senza il minimo pudore.

Ma la sua bocca…oh, quella non la odiava.

Non la odiava proprio per niente.

Mentre Axel rimaneva su di lui, Roxas chiuse gli occhi in modo più rilassato.

“Ti odio” pensò tra sé e sé “Ti odio in un modo pazzesco. Ti odio dell’odio più profondo che si può provare verso qualcuno.”

Sospirò nella bocca di Axel, che subito si allontanò.

Oddio!

E se il bacio non gli era paciuto?

Oh cacchio…eppure era sempre stato bravo, a baciare…

Ma quando vide il volto di Roxas, completamente rosso, capì che il problema non era il bacio.

“…scusa.”

“Di cosa?” chiese Roxas, senza malizia, un po’ debole e ancora confuso.

“…non lo so. Scusa”

“Tanto…uno o due baci…non cambia niente. Sei un ladro, punto.” Sussurrò Roxas, con pochissima voce, la testa che sembrava appena uscita da un frullatore, tanto li girava.

Axel sogghignò.

“…ti stai innamorando di me?”

Roxas rimase a studiare il suo viso per qualche istante.

“ No. E non lo farò, te lo assicuro” fece una breve pausa, guardando distrattamente fuori dalla finestra.

Era proprio una bella giornata.

“Io non mi innamorerò mai. Né di te né di nessun altro.”

Axel arrestò di blocco il sorriso, restando serio per qualche secondo, poi sbottò a ridere come se stesse leggendo una fanfiction demenziale, tipo quelle che scriveva sempre Rikku.

“Scommettiamo?”

Roxas lo guardò perplesso.

Porca miseria, che occhi.

Decise di non pensarci, cercando di concentrarsi sulla conversazione.

“Vogliamo scommettere sì o no?” ripetè Axel, alzando la voce di poco.

Roxas, rendendosi conto di quanto fosse patetica quella scena, inarcò un sopracciglio.

La sua testa pulsava come se fosse sotto le casse a un concerto degli Alice Nine ****, ma al momento la cosa non aveva la minima importanza.

O almeno, non per Axel.

“Scommettere cosa?” la sua voce era quasi ironica ora, come se stesse parlando ad un bambino che insisteva per andare nel Paese delle Meraviglie, nonostante il padre gli avesse ripetuto mille volte che era impossibile, perché non esisteva, era solo una fiaba.

Axel aveva l’aria di divertirsi come mai in vita sua, atteggiamento che mandava il più piccolo su tutte le furie….più del solito, intendo.

“Scommettiamo che entro la fine dell’estate ti sarai innamorato di me.” Fece, serio.

Roxas, fortunatamente, o sfortuntamente, dipende da come si vede la cosa, era già al massimo del rossore, ragion per cui era impossibile per Axel vedere la reazione che quella frase aveva scatenato in lui.

Oddio…lo aveva già detto che lo odiava più di qualsiasi altra pidocchiosa persona al mondo???

“Io non scommetto proprio un bel niente, tanto meno una cosa così idiota.”

“Tu hai solo paura di perdere.” Axel indugiò per un attimo sulle sue labbra, abbassandosi e quasi sfiorandole “…lo sai che tanto ti innamorerai. Non potrai più vivere, senza di me.”

Roxas sentì un’ira e un odio mai provati prima per nessuno salirgli su, fino alla gola, e sbottò con rabbia, quasi gridando, sollevandosi e allontanando Axel con una spinta.

“E va bene, allora scommettiamo! Se vinco io, però, dovrai lasciarmi in pace!”

Axel gli fece l’occhiolino, divertito al massimo.

“E va bene, allora affare fatto.” E gli tese la mano.

Roxas, senza pensarci, la strinse, ma non appena le loro mani si sfiorarono Axel forzò la presa e gli stampò un altro bacio sulle labbra, come quello di qualche sera prima.

Roxas rimase a occhi spalancati, rifiutandosi di chiuderli, perché sarebbe equivalso a cedere di nuovo, e non poteva permetterselo! Poprio no!

Si staccò dall’altro con rabbia, e con la manica del pigiama che gli aveva messo chissà chi la sera prima si asciugò le labbra, indignato.

“La pianti sì o no, brutto maniaco?! E’ la terza volta che mi freghi!”

“Non mi pare che il bacio di prima ti abbia fatto tanto schifo. Cominci a prenderci gusto, eh?” disse Axel, ridendo.

Roxas, sentendosi colto in fallo, si sollevò col busto e gli piantò un dito contro, gridando come un gatto a cui hanno appena pestato la coda.

“FUORI!!! ESCI SUBITO DA QUESTA STANZA!! ORA!”

Axel continuava a ridere come un deficiente, ma tra una risata e un’altra si alzò, capendo che per quel giorno poteva bastare.

Quando raggiunse la porta si voltò verso il letto, un sorriso smaliante che mostrava i denti un po’ appuntiti.

“Ho ancora due mesi per farti perdere la testa. Questa scommessa l’ho già vinta.”

“Che cosa te lo fa credere?!” ribattè Roxas, acido, ma allo stesso tempo così preoccupato da farlo tremare un poco lungo la schiena.

C’era da aspettarsi di tutto, da quello là.

Axel sembrò contento che Roxas gli avesse posto la domanda, e questi si sentì ancora una volta il più grande sfigato mai apparso sulla terra.

Dopo Sora, ovviamente.

“…alla fine dell’estate, sarai talmente innamorato di me che mi chiederai di seguirti anche a Tokyo.”

“Se devi sognare, fallo quando dormi, per cortesia, ed evitami certe cazzate, grazie.”

Axel non si fece assolutamente toccare dalla risposta secca e decisa di quel piccoletto, e senza salutarlo uscì dall’infermeria.

Roxas, rimasto solo, guardò attraverso la finestra il sole che continuava ad alzarsi, irradiando una luce sempre più accecante.

…ok, lo ammetteva: quel bacio gli era piaciuto.

Non gli era piaciuto chi glielo aveva dato, sia chiaro.

Ma l’atto in sé non era stato affatto male, e considerando che Axel aveva insinuato la lingua nella sua bocca, costringendole a scontrarsi, capì che era stato quello, il suo primo bacio ufficiale.

Voglio dire…il bacetto dato sulla spiaggia era niente, a confronto di quello di poco fa.

Come aveva fatto nella doccia quel giorno sentendo le parole di Axel di nascosto, si sfiòrò le labbra con le dita, per poi scoprire che non erano affatto diverse, forse un po’ arrossate, ma apparte questo era impossibile intuire che, qualche minuto prima, era stato lì che Axel aveva impresso il suo marchio invisibile su di lui.

Sospirò, deciso più che mai a sfruttare quel silenzio per provare a fare chiarezza nel suo già abbastanza incasinato cervello, ma la testa gli provocò di nuoo una fitta di dolore e, arrendevole, si lasciò cadere sul cuscino, la camicia del pigiama che, slacciatasi in basso, gli lasciava scoperto l’ombelico.

Si stava facendo prendere troppo, lo sapeva.

Ma non voleva cedere, e non l’avrebbe fatto per nulla al mondo.

Axel con lui ci giocava.

Lo trattava come i bambini trattano il nuovo giocattolo che mamma e papà gli hanno comprato; ci si divertono e poi, appena sono stanchi, o appena vedono la pubblicità di un nuovo prodotto in tv, lasciano il gioco nella scatola dei peluche, tra bambole rotte e orsetti di pezza.

Non avrebbe commesso lo stesso errore una seconda volta.

Se l’era giurato allora, e avrebbe mantenuto la promessa fatta al sé stesso di tanti anni prima.

Era riuscito a non infrangerla per tutti quegli anni….e non sarebbe di certo stato un pervertito di ventitrè anni a fargli cambiare idea.

***

“…tu credi…che Roxas ieri sera sia svenuto…perché si è ricordato?”

Kairi si voltò verso Naminè, che con le guance arrossate guardava Sora, Riku e Wakka prendere in giro Tidus sulla spiaggia deserta, e comprese che non era l’unica, ad averlo capito.

Che la sua, forse, non era stata solo un’impressione sbagliata.

“Io penso di sì, Nami. Mio cugino…è raro che ci pensi, ma…ogni volta che qualcuno comincia a stargli a cuore, gli torna in mente quell’episodio.” Fece Kairi con voce triste, mentre sovrappensiero giocava con i granelli di sabbia, prima prendendone un po’, poi lasciando che gli sfuggissero dalle mani.

Naminè spostò lo sguardo verso il tramonto, che si ripsecchiava nell’acqua, splendido come non mai, e provò un’infinita tristezza.

“Vorrei tanto che lui si aprisse un po’ di più con gli altri.”

Kairi sorrise, osservando il mucchietto di sabbia che giaceva sul palmo della sua mano.

“Mio cugino è fatto così. Ma, anche se non sembra…lui è molto forte. E ci tiene tanto, a tutto questo. A noi.”

Naminè la guardò, senza sorridere, ma dai suoi occhi traspariva un appena visibile velo di sollievo, e Kairi non potè fare a meno di esserne felice.

“Sai, Namichan…secondo me, adesso è molto in crisi,e il suo cuore è in uno stato di grande confusione.”

“A causa di Axel?” domandò Naminè, ma Kairi capiva che il suo tono non era curioso, quanto in cerca di una conferma.

In fondo, loro due capivano Roxas alla stessa maniera.

Forse erano davvero le uniche che riuscivano a comprendere i suoi sentimenti a quel modo.

E il fatto che Roxas spesso si confidasse con Naminè invece che con lei non l’aveva mai infastidita: piuttosto, la prendeva come…una distanza che Roxas cercava di prendere da lei, per non diventare troppo dipendente dal suo affetto.

Roxas era fatto così, non sopportava l’idea di affezzionarsi a qualcuno, di volere bene a qualcuno, ma inconsciamente continuava a creare legami tra lui e chi gli era attorno.

Roxas, con gli altri, senza acorgersene, continuava a costruire ponti invisibili, un po’ vacillanti, ma pronti per essere attraversati al momento giusto.

Era stato così con Naminè, con Sora, con Riku.

E adesso, stava accadendo la stessa cosa con Axel.

Anche se lui ne era totalmente inconscio.

“Già. Secondo me, a lui Axel piace parecchio. Ma se prima non riesce a fidarsi di sé stesso, a trovare la forza di dimenticare…non capirà mai l’importanza che gli altri hanno per lui.”

Naminè sorrise verso il mare.

….lo aveva sempre saputo, che le cose tra Roxas e Axel stavano a quel modo.

Beh, non che si aspettasse di ricevere qualcosa, da quella storia.

Lei non aveva mai avuto niente, in cambio, nonostante fossero anni che aiutava Roxas, lo consigliava, gli restava accanto.

Ma in fondo andava bene così.

Le bastava che Roxas sapesse che lei era empre lì, ad aspettare che lui le chiedesse aiuto.

Sarebbe sempre stato così.

Perciò non era delusa.

Sapeva benissimo come sarebbe andata a finire quella storia, così come sapeva che sarebbe finita in un certo modo tra Sora e Kairi, e tra Tidus e Yuna.

E non perché fosse ovvio.

Perché lei sapeva guardare dentro alle persone.

Sapeva guardare dentro tutti.

Tranne che dentro sé stessa.

***

“Ehy, Socchan! Aku-senpai***** ha avuto una mega idea per stanotte! La vuoi sentire?” chiese Tidus, sussurando in un orecchio di Sora.

Ma tanto nessuno avrebbe fatto caso a quelle parole, visto che ognuno mangiava e chiacchierava coi vicini di posto.

La cena era sempre il momento di ritrovo del gruppo, e col tempo era diventato, almeno per Sora, l’unica occasione di stare davvero tutti insieme.

Spesso e volentieri giravano anche degli scoop sui clienti del villaggio, sui flirt della compagnia dell’animazione e sulla presunta relazione tra il direttore (che non si faceva mai vedere, e da quando erano arrivati infatti non l’avevano mai incontrato) e Saix, il suo vice, quel simpaticone che li aveva ‘calorosamente accolti’ quando erano giunti lì per la prima volta.

Sora tolse lo sguardo dalla sua soba****** e sorrise, emozionato dalla novità.

“Davvero??? Uaaaah che figata! Di che si tratta?”

“Uno scherzo alle ragazze! Mentre dormono! Che ne pensi?” Tidus aveva un sorriso larghissimo,e il cerotto che gli copriva il taglio dovuto a una strage di piatti sua e di Roxas, gli dava un aspetto ancora più birichino.

Sora, dimentico del tutto della sua soba, e del fatto che la mattina la sveglia, teoricamente, era alle sei e trenta, si guardò attorno, sovreccitato, e diede una breve occhiata all’orologio da polso di Tidus.

“Sìsìsìsìsìsìsìsìììì! Scherzo, scherzo!!! A che ora? Eh? EH?” chiese, isterico e scalciando sulla sedia per l’impazienza.

Sentì una mano posarsi sulla sua spalla, em si ritrovò alle spalle un Axel che, tranquillo, giocava con l’accendino che qualche giorno prima gli aveva comprato Demyx.

“Appuntamento alle 11 davanti ai nostri dormitori. Sarà una serata indimenticabile” fece, e gettò un rapido sguardo verso Roxas, che, uscito da poco dall’infermeria, osservaav la scena da lontano, fingendo di mangiare.

…cosa stava facendo quel maniaco, adesso?!

Ci stava provando anche con Sora?!

Dio…era…era senza parole!

Ma Roxas non era il solo che sentiva una stretta allo stomaco.

Riku infatti si era già alzato e avvicinato ad Axel che, sghignazzante, stava sussurrando qualcosa in un orecchio a Sora, in modo però ben diverso da come lo aveva fatto Tidus qualche minuto prima.

Riku posò una mano sull’altra spalla di Sora, che, ovviamente, non rendendosi conto dell’aurea inquietante che aleggiava intorno a quei due, continuava a sorridere come un ebete, spostando lo sguardo da Riku ad Axel.

“Riku, Riku! Axel ha organizzato uno scherzo per le ragazze! Dài, vieni anche tu stanotte!”

Riku fece una smorfia, già pornot a dire che cose del egenre lo interessavano meno dell’apparato digerente delle mosche, ma Axel gli lanciò un’occhiata assolutamente pericolosa, e con lo sguardo indicò Sora, come per dire ‘se non vieni e lo lasci solo, poi me lo porto in stanza’, così, nonostante l’idea di restare sveglio fino a tardi non lo allettase per nulla, dopo un giorno di lavoro, restando serio ricambiò la squadrata di Axel.

“Certo che ci vengo.”

Axel sembrava soddisfatto, e, dopo aver dato un buffetto sulla guancia di Sora, che era tornato a concentrarsi sulla sua soba, e, quindi, non aveva asssitito alle loro occhiate di fuoco, si incamminò verso l’altra parte del tavolo.

Anzi, per la precisione, verso Roxas.

Il biondino, quando capì che quel pervertito stava venendo verso di lui, provò una fitta allo stomaco.

Per un breve attimo gli tornò alla mente quel bacio, lo stesso a cui lui, inconsciamente, non si era sottratto, e pe rpoco non si strozzò con gli spaghetti di soia che stava masticando.

Tossì un paio di volte e ingurgitò veloce dell’acqua, mentre Naminè sorrideva tranquilla, intuendo che quella reazione era dovuta alla presenza ormai imminente del ragazzo più grande.

Axel si fermò alle sue spalle, e Roxas, fingendo di non essersene accorto, cercò appoggio nello suardo di Naminè, ma lei si era già voltata dall’altra parte per parlare con Kairi, e l’unica cosa che gli venne in mente fu desiderare di essere morto e sepolto, già nella bara.

Meglio dentro una cassa di legno senza buchi per l’aria che con quell’istrice imprevedibile vittima dei suoi stessi ormoni.

“Stasera sei dei nostri, vero cucciolo?” sussurrò Axel, e, senza farsi vedre dagli altri, e facendolo sembrare un gesto casuale, gli sifiorò il lobo delle orecchie con le labbra.

Roxas arrossì, preso alla sprovvista, e capì all’istante che era impossibile fingere di non accorgersi di lui.

Restando immobile, senza voltarsi, sussurrò a sua volta: “…se ci vengono tutti, allora sono dei vostri.”

Si girò per guardarlo in faccia, spreando che la’ltro non si accorgesse del rossore che gli imporporava le guance.

“Ma se non tieni le mani a posto, ti denuncio per molestie sessuali, mi sono spiegato?!”

Axel gli accarezzò i capelli, cosa che Roxas odiava, e strizzò un occhio, compiaciuto.

“Vedremo, cucciolo. La notte è imprevedibile, non credi?”

“Cosa?!” esclamò Roxas, facendo voltare Naminè e Kairi, e guardando Axel con il terrore stampato sul volto.

Ma Axel se n’era già andato da Marluxia e Zexyon, con quell’insopportabile ghigno sulla faccia.

Note dell’autrice:

Oddio, ci ho messo un’infinità ad aggiornare! Beh, spero di non avervi delusi…allora, questo capitolo è stato faticoso, ma sono soddisfatta del risultato finale, anche se credo di aver fatto un po’ confusione nella parte in cui Kairi e Naminè discutono dei sentimenti di Roxas, ma vabbè xD.

Per quanto riguarda Roxas…in questo capitolo comincia ad intuirsi qualcosa di ciò che è avvenuto nel suo passato, ma ci vorrà un po’ prima che se ne parli chiaramente.

Ora metto le note per le spiegazioni!

*: sì sì, avete letto bene, Sora beve del succo di castagna xDxD A dire il vero non sapevo che esistessero bibite simili lì, ma in un numero di Host Club e comprano delle lattine, e mi è piaciuta abbastanza come cosa, perché era un gusto particolare, così l’ho messo. Evviva il succo di castagna! Yeah!

** : Roxas qui si riferisce agli shojo-manga, ovvero ai manga per ragazze ^___^. Il perché lui li legga, visto che è un maschietto, è un mistero xDxD forse glieli presta Kairi! Ahah

***: loose-sock: sono una specie di scaldamuscoli che coprono anche il piede e ricadono lungo tutto il polpaccio, arrotolati sopra le scarpe. Le studentesse giapponesi li usano spessissimo sotto la divisa scolastica.

**** : gli Alice Nine sono un gruppo rock giapponese molto famoso in madre patria, composto da ragazzi giovani ^___^

***** : Tidus qui chiama Axel Aku-senpai. Il suffisso ‘senpai’ viene spesso rivolto a chi è più grande in ambiente sia scolastico che lavorativo. Ad esempio, gli studenti del secondo anno chiamano ‘senpai’ quelli del terzo, come forma di rispetto e ammirazione. Tidus poi invece di Axel dice Aku, che è un diminutivo, per mostrare che, nonostante provi rispetto per lui, ha anche una certa confidenza.

****** : la soba è un tipico piatto giapponese, composto principalemten da tagliatelle di grano cotte e servite in vari modi. In questo caso non ho specificato gli altri guarnimenti, quindi si deduce che Sora stia mangiando il tipo di soba più generico e semplice, ovvero in brodo.

Spero di esservi stata d’aiuto! Queste note sono utili, vero?

Adesso rispondo alle recensioni…7!!! ODDIO RAGAZZI POTREI MORIRE DALLA FELICITA’ ç___ç sniff *me si commuove*

honeysenpai: sono felice che tu abbia letto la mia storia! Io adoro By The Way! Già, anche io ogni volta che vedo che il pairing è il SoKai mi tengo alla larga, ma mi fa piacere che la storia ti piaccia! E ovviamente sono contenta di essere riuscita ad esprimere il rapporto delicato tra Axel e Demyx…e anche per quanto riguarad il carattere di Roxas, anche a me piace molto! E’ particolare, e anche un po’ complicato, ma ce la metterò tutta per cercare di caprilo fino in fondo! …EEEEH, le tifose di Riku aumentano a vista d’occhio, eheh xD!

SoraRoxas: ma figurati, le recensioni lunghe non mi infastidiscono, al contrario! Eheh, felicissima di averti fatta ridere! In effetti ho puntato molto sulla comicità, in quella parte del capitolo (quella della doccia di Sora)…embè, perché Sora è mooooolto mascolino XDXDXD! Uaaaah, incredibile, la scena di Axel che si confessa ha riscosso un successone, non me lìaspettavo! Speroi che continuerai a seguirmi con tutta la tua simpatia…e spero davvero di non deludere né te né nessun altro!! P.s. la sigla di Host Club è stupenda, io la amo! Quell’anime conquisterà il mondo, un giorno u__u

Piccola_Stella: no no nessuna esperienza, il rapporto tra Demyx e Axel l’ho inventato di sana pianta XD Anche perché il tipo di amicizia che io instauro di solito è completamente diverso da quello tra loro due…riguardo a Sora…chi gli ha fatto la valigia? La sua adorata mamma xDxD E meno male che non era un bambino! Eheh! Riku, mentre Sora si disperava, stava con gli occhi di fuori XDXD! Anche se poi non ha visto niente e ci è rimasto male ^__- (ma non è vero 0__0 nd Riku) (…taci tu! Nd autrice *lo chiude nel solito sgabuzzino…che ormai è super affollato ahahah) …a proposito del punto in sospeso…EEEEEEEh, in questo capitolo è chiaro che prima non mi ero dimenticata di scrivere niente…semplicemente, Roxas ha vissuto una brutta esperienza con una donna…e ormai è evidente…ma nei prossimi capitoli approfondierò, non è ancora il momento! Continua a seguirmi caVa ^____- bacioni

CrAzYtTeN: ahahahah, la tua recensione è caotica ma super simpatica! Già già, Axel e Roxas dentro quello sgabuzzino sono pericolosi…più che altro Axel…Rokuchan mi sa che è una vittima e basta XD! Roxas, anche se non lo ammette, comincia a perderci la testa, per quell’istrice…chissà come finirà? Glassie mille per il commento, spero continuerai a lasciarmi una traccia del tuo passaggio! ^____-

Coco Bandicoot: felicissima che anche questo capitolo ti sia paiucto e ti abbia divertita! Bè, anche se non sei fan dello yaoi, spero che continuerai a leggere la mia storia…per quanto riguarda lo yuri puoo stare tranquilla, è un genere che mi è indifferente, perciò non lo uso. Grazie milole per i complimenti! P.s. sai che quando giocavo a Crash usavo sempre Coco? Leggere il tuo nick mi fa ricordare interi pomeriggi davanti alla playstation uno…ahahahah bei tempi XD!

Nancy92: figurati, anche io spessissimo non riesco a commentare le mie fanfiction preferite XD! Ma sono super happy di risentirti! Sono contenta che il mio modo di scrivere ti piaccia ^^ faccio del mio meglio, e quindi sentire i vostri complimenti mi dà una grandissima soddisfazione! GIà, Sora e Riku che si stringono la mano sono pucciosi, vero? *___* Anche se chissà, magari non era un gesto malizioso…in fondo Sora è molto infantile, perciò potrebbe averla presa come una dimostrazione d’affetto e nient’altro…spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto, anche perché parla molto di Axel e Roxas…ahahahah che pervertita che sono! Un abbraccio

Sapphire93: addirittura geniale? Grazieeeeee! Anche se io mi sento più pazza che geniale, ma i complimenti li accetto sempre e comunque XD! Uah, un’altra fan dello yaoi? Ma benvenutissima, cara! Con me troverai pane per i tuoi denti,, te lo assicuro!! Se ti piacciono le AkuRoku, ho scritto diverse one-shot! Magari non sono il massimo, ma sicuramente sazieranno almeno in parte la tua sete yaoiosa! Infine…benvenutissima qui su EFP!

E INFINE, UN ABBRACCIO ANCHE A CHI LEGGE SENZA RECENSIRE E A CHI HA INSERITO LA STORIA TRA I PREFERITI!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! AL prossimo! Grazie per aver lettooooooo *inchino*

MagikaMemy

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: scherzi banali, lacrime improvvise e macchie d'erba ***


Capitolo 11: scherzi banali, lacrime improvvise e macchie d’erba

…d’accordo…come diavolo ci era finito in quella gabbia di matti?!

Riku guardava quell’ammasso di ritardati mentali (traduzione: Axel, Demyx, Marluxia, Wakka, Tidus e, naturalmente, il re dei deficienti…Sora) che, tutti riuniti in circolo e con le facce serie, manco fossero soldati in missione nella giungla di un’isola sconosciuta, tenevano le torce strette in mano e aspettavano in silenzio, ben nascosti dai cespugli.

Roxas, accanto a lui, sembrava essere stato trascinato lì con la forza, ma Riku era convinto che in fondo non gli facesse tanto schifo.

Si vedeva lontano un miglio,che era successo qualcosa tra lui e Axel.

Roxas, un’espressione torva sul volto, non faceva che guardarlo.

Certo, gli lanciava occhiate di fuoco, ben diverse da quelle che lui rivolgeva, chessò, a Sora…però in fondo, se avesse davvero odiato Axel come diceva, avrebbe dovuto semplicemente ignorarlo, no?

Era ovvio che quel tipo non gli era del tutto indifferente.

Comunque, non erano affari suoi.

Roxas era liberissimo di fare come voleva, l’importante era che si divertisse.

Tornò a concentrarsi sulla situazione assurda in cui era stato catapultato dal suo istinto.

Ok, forse lo sapeva perché era lì.

Però, voglio dire….mica poteva lasciare Sora nelle grinfie di quel pedofilo!!

Anche perché quello stupido, ingenuo com’era, non avrebbe capito le intenzioni del più grande nemmeno se questi gli avesse tirato giù le mutande fischiettando.

Insomma, là ci era dovuto andare per forza.

E adesso era costretto a nascondersi come Happosai di Ranma, quel vecchietto schifoso e alto quanto un puffo che rubava sempre biancheria intima negli spogliatoi femminili.

Era davvero stufo di farsi sballottolare qua e là, manco fosse un pupazzo!

Sora notò che l’amico non era nel suo umore migliore (ok, era anche vero che Riku non era MAI nel suo umore migliore, ma stavolta era nell’umore peggiore di quello peggiore in cui si trovava sempre…oddio, gli girava la testa!), e, mentre Axel spiegava sussurrando ‘il piano d’azione’ al resto del gruppo, approfittò del fatto che nessuno facesse caso a lui per gattonargli incontro.

Riku se ne accorse, anche perché sarebbe stato impossibile non farlo, visto che Sora riusciva a fare casino anche quando strusiava sull’erba, ma non appena il piccoletto avvicinò (pericolosamente, aggiungerei) il viso al suo, non potè fare a meno di sentire un piccolo batticuore.

Ormai era completamente leso, per quel gattino troppo cresciuto.

Che rabbia!

“…pssssssst…Riku…che cos’hai? Non ti diverti?” chiese bisbigliando, sbattendo gli occhioni fin troppo luminosi e avvampando un po’ per il caldo.

Riku scosse la testa, cercando di non pensare a quanto fosse carino, ma, più che altro, per reprimere l’istinto di saltargli addosso, e ribattè, col solito tono di voce un pò brusco: “Me la sarei risparmiata volentieri, ‘sta cavolata stile film americano sui campeggi estivi’.

“Ma che razza di film vedi?” riuscì solo a dire Sora, e Riku gli avrebbe anche rispoto se non fosse stato per quel maniaco di Axel, che si era introdotto in mezzo a loro senza pensarci due volte.

Demyx notò che Roxas teneva gli occhi fissi sulla scena, senza perdere neanche un movimento di Axel, e sorrise tra sé e sé.

Chissà, forse, in fondo, Axel aveva qualche possiblità di vincere la scommessa (del quale, oviamente, era al corrente).

Anche Axel sembrava essersi accorto dello sguardodi Roxas posato di lui, e decise che era meglio non premere troppo su quel tasto, perciò capì che non era il caso di fare stupidaggini con Sora.

Peccato, sarebbe stato divertente, sicuramente.

Beh, e va bene, voleva dire che l’avrebbe lasciato a quel figone coi capelli mezzi bianchi.

In fondo, l’aveva visto prima di lui, no?

“Insomma, dobiamo fare questo dannato scherzo sì o no?” sbottò all’improvviso Roxas, accendendo la sua torcia e illuminando all’improvviso il trio.

Riku e Sora si limitarono a socchiudere gli occhi, infastiditi.

Axel, naturalmente, no.

Si alzò di scatto e, per una volta, senza secondi fini, sdraiato sull’erba, con una mano tappò la bocca di Roxas, mentre con l’altra spense la luce della torcia, spostando le dita dell’atro.

Roxas arrossì di botto sentendo la pelle di Axel contro le sue labbra, ma il più grande era troppo preso dalla situazione per accorgersene.

“Dico, dove hai la testa?! Vuoi farci scoprire?!”

“Meglio essere beccati che continuare con questa pagliacciata!”
“Che c’è di male nel divertirsi un po’, ogni tanto?”

“Non tutti siamo come te, che devono cazzeggiare ad ogni costo! Io domattina devo alzarmi presto! Sono qui per lavorare!”

“Anche io, piccolo-bambino-sfruttato!”

“E allora non perdere tempo a organizzare stupidi scherzi!”

“Se non volevi venire cosa ci fai qui?!”

Roxas, finalmente, ammutolì, sotto lo sguardo sorpreso e imbarazzato degli altri e quello tra l’offeso e l’irritato di Axel.

…già, perché era andato?

In fondo a lui queste cose non erano mai piaciute…

…oddio…forse lo sapeva, il perché…ma non sarebbe mai riuscito ad ammetterlo, nemmeno a sé stesso! Cosa poteva dire?

Cavolooooo, era senza speranza!

Mentre Roxas si faceva le sue deliziose seghe mentali, Axel lo fissava, chiedendosi che scusa avrebbe inventato stavolta.

Ma lo sapeva.

Sapeva che aveva accettato perché era stato lui a chiederglielo.

E, mentre lo pensava, non si sentiva né soddisfatto, né divertito.

Soltanto…felice.

Forse ci avrebbe messo un po’…ma piano piano Roxas avrebbe capito di provare qualcosa per lui.

E allora, solo allora, avrebbe potuto smetterla di comportarsi da ‘genio delle molestie’ ed ammetterlo con tranquillità.

Roxas lo faceva andare fuori controllo.

Era sbagliato, era da pervertiti e tutto quello che vi pare.

Ma lo voleva.

Voleva stringerlo, voleva attirarlo a sé, voleva che le loro labbra si incontrassero ancora, cento, mille, miliardi di volte.

Voleva dirgli che gli piaceva da matti, quel suo assiduo silenzio, quella ‘resistenza’ che ostentava a dimostrare, quella barriera che sembrava sempre crearsi con il mondo.

Si stava innamorando come un ragazzino.

No, peggio.

Si stava innamorando DI un ragazzino.

A dirla proprio tutta, la scommessa la stava vincendo Roxas.

Lui stava perdendo.

Non era Roxas che stava cominciando ad amarlo sul serio.

Era lui che lo stava facendo.

I ruoli si stavano invertedo lentamente, e Axel lo sapeva.

Lo sapeva, e in qualche modo DOVEVA nasconderlo, perché, diamine, non poteva perdere il suo orgoglio così, accidenti.

Non poteva mostrarsi cotto a puntino di un biondino di quindici anni e mezzo.

“Axel! Axel, qual è il piano?”

La domana di Tidus lo destò dai suoi pensieri, e tornando a sedersi compostamente indicò l’orologio da polso.

“Dunque, miei prodi!”

“Patetico…”

Axel lanciò un’occhiataccia a Roxas, ma continuò a parlare, alzando la voce di un poco per fare un dispetto a quel nano.

“…di-ce-vo. Sono le undici e quarantacinque. Adesso ci dividiamo in coppie e ci nascondiamo in punti diversi.” Fece una breve pausa, tanto per fare un po’ di scena “…a mezzanotte precisa qualcuno di noi urlerà, quello con la voce più effemminata”

“Buon lavoro, Sora. Mi raccomando, non sgolarti.”

“RIKU!”

“Beh, che c’è? Sei tu quello più femminile tra noi!”

“Riku, la smetti di insultarmi?”

Demyx tappò le bocche di entrambi con le mani e sorrise.

“Tranquilli, al gridolino da donna ci pensa Marlu-chan! Vero?”

“Che cosa vorresti insinuare, Dem?” chiese Marluxia, il tono un po’ alterato, ma tutti tacquero, evitando accuratamente di rispondere e, quindi, di rivelargli che si vedeva lontano un miglio, che era un mezzo travestito.

“Vabbè, comunque…” Axel cercò di riprendere il filo del discorso, sentendosi un animatore di feste per bambini “…le ragazze, allarmate, usciranno fuori…e noi, sbucando dai nostri nascondigli, le lanceremo questi!” e, con fare vittorioso, indicò degli oggetti poco lontani da lì, non molto grandi e di un blu tanto scuro da confondersi nella notte.

Roxas, apatico come sempre, inarcò di nuovo un sopracciglio.

“…secchi dell’acqua?”

“Esatto!!” il tono di Axel era raggiante.

“…tu…vorresti bagnare le ragazze?”

“Sì! Non è super?”

“…non ho mai sentito nulla di più banale in tutta la mia vita.” Osservò Roxas secco, ma Axel, senza essere minimamente toccato, cercò appoggio nell’unico che avrebbe potuto darglielo, per una cosa così scema…

“So-chan, che ne pensi?”

“Uao, fantastico Axel!!!! Forza, andiamo a nasconderci!”

Gli altri, stavolta compreso Demyx, erano rimasti piuttosto sconvolti alla notizia che stessero sprecando ore di sonno prezioso per una scemata del genere.

Si aspettavano un qualcosa di più…come dire…lavorato, ecco.

Demyx balzò in piedi e puntò la torcia accesa contro il viso, dandosi un aspetto ancora più terribile di quello di Sora appena alzato (terribile solo per la maggior parte di chi aveva avuto la sventura di vederlo…tra questi c’era anche Riku, ma, invece di trattenere il vomito, era stato costretto a reprimere l’impulso di sbatterlo sul letto e…bè, il resto alla vostra fantasia).

“Bene, allora dividamoci! Aku-chan e Roxy vanno insieme!” si affrettò a dire, come se non aspettasse altro.

Axel sorrise raggiante, Roxas sussultò, gli occhi larghi come fari.

“COSA?! No, no! Questa…questa…è un’alleanza! Una cospirazione ai miei danni!”

Axel sussurrò un labiale ‘grazie’ a Demyx, che ricambiò con un’alzata di pollice, poi, senza dire niente, prese prima un secchio, poi Roxas per mano e lo aiutò ad alzarsi.

Roxas lo lasciò fare, sotto lo sguardo sorpreso ma complice degli altri (erano tutti dei traditori! TUTTI! Dal primo all’ultimo!) e l’unica cosa che riuscì a vedere fu la schiena di Axel.

Il più grande iniziò a camminare, portandolo con sé, e a Roxas non restò che seguirlo.

Si allontanarono a grandi passi dalla zona dove erano gli altri, sempre accanto al bungalow delle ragazze, ma Axel non si voltò fino a quando non raggiunsero destinazione.

Arrivati dall’altra parte del cortile pieno di alberi, proprio dietro il dormitorio, si sedette tra due gruppi di cespugli strettissimi e fece cenno a Roxas di sedersi, separando le loro mani, rimaste unite fino a quel momento.

Roxas rimase in piedi come un emerito ebete.

“Emh…io resto qui, grazie.”

Axel non era sorpreso, e tranquillo tirò fuori il suo pacchetto di sigarette e l’accendino e, in silenzio, iniziò a fumare, le cicale che cantavano in sottofondo e davano un senso di quiete alla serata.

Roxas studiò per qualche istante i movimenti delle labbra di Axel, che si chiudevano attorno alla sigaretta, per poi dischiudersi un poco, lasciando uscire una piccola scia di fumo.

Ancora non riusciva a credere di averlo baciato.

Nonostante fossero passate ore dal loro incontro in infermeria, ogni tanto si toccava le labbra con le dita, incredulo.

Axel lo vide pensieroso e di nuovo gli fece cenno di sedersi.

“Tranquillo, non ti mangio. Qaundo fumo ho zero voglia di stuprare i ragazzini.”

“Che educato” fece Roxas sarcastico, ma, lentamente, prese posto accanto a lui, rendendosi conto di quanto fosse stretto lì.

C’entravano a malapena tutti raggomitolati.

Un motivo in più per decidere che quello sarebbe stato l’ultimo scherzo della sua vita.

“Cosa stiamo aspettando, esattamente?”

“Che Marluxia si metta a gridare. Ma, conoscendo le doti organizzative di Demyx, resteremo qui per tutta la vita.”

“Vi conoscete da molto, tu e lui..?”

Axel, incredulo, distolse l’attenzione dalla sua sigaretta e si voltò verso Roxas, che, aspettando una risposta, lo scrutava senza alcuna paura.

…..gli stava chiedendo di raccontargli qualcosa di lui?

Roxas?

Lo stesso ragazzino che diceva sempre di odiarlo, di infischiarsene di qualsiasi cosa lo riguardasse?

Ok, non era il momento di farsi tanti problemi.

Decise di prenderla come una conversazione identica a qualsiasi altra che avrebbe avuto con chiunque altro.

“Beh, i nostri genitori si conoscono fin dal tempo del liceo. Siamo cresciuti insieme, vedendoci ogni giorno.”

“…capisco.”

Axel vide che abbassava lo sguardo, perso nei suoi pensieri.

Ma come, avevano già finito di parlare?

E pensare che lu voleva sapere tante cose di lui…della sua famiglia…

“…dev’essere bello…”

“…nh?”

Roxas stava strappando dei ciuffetti d’erba, visibilmente nervoso.

“..no, voglio dire…avere accanto qualcuno del genere…”

“Perché, tu non hai avuto nessuno?”

Roxas scosse il capo, energico, senza alzare lo sguardo dall’erba.

“Mio padre è un cuoco, ed ha sempre viaggiato molto. Non lo vedevo tanto spesso. Più che altro…”una lacrima gli scese all’improvviso dall’occhietto destro, metnre le labbra cominciavano a tremare un poco.

Chiuse gli occhi per qualche istante.

…non era mai riuscito a parlarne con nessuno…ma, per la prima volta, ora, ne sentiva il bisogno.

Il cuore gli scoppiava, vittima dei ricordi che gli tornavano in testa come un vortice, ma non riusciva più a trattenersi.

Axel si accorse che qualcosa non andava e, abbandonando la sigaretta ancora a metà a terra, spegnendola frettolosamente con un piede, si chinò su di lui allarmato.
”Roxas…?”

Il più piccolo si voltò verso di lui, mostrando il volto ormai umido.

Sorrideva.

Lo stesso sorriso di qualcuno che ha perso tutta la fiducia verso il mondo intero.

Aveva la vista appannata dalle lacrime, ma cercava di mantenere il sorriso.

“…più che altro…stavo molto con mia madre.”

“Roxas…cosa succede?” chiese Axel, dolcemente, circondandogli le spalle con un braccio.

Roxas non rispose e , in silenzio, e con un gesto rapido, come se non avesse mai voluto nient’altro, come se nemmeno se ne accorgesse, nascose il viso affondandolo debolmente sul petto di Axel.

Axel sentiva il ragazzino singhiozzare e tremare.

Non capiva a cosa fosse dovuta quella reazione.

Chissà, forse non l’avrebbe mai saputo.

L’unica cosa che fece fu stringerlo.

Roxa sussultò quando sentì le braccia di Axel circondarlo, ma non volle pensarci troppo.

Si lasciò semplicemente andare a quell’abbraccio, che, per quanto inaspettatamente, cominciava a calmarlo.

Ma pianse tanto.

Pianse tutte le lacrime che in quegli anni aveva trattenuto.

Pianse come non aveva mai fatto in tutta la sua fottutissima vita.

Axel non riusciva parlare.

Stava troppo male.

Non avrebbe mai immaginato che Roxas avrebbe pianto mai in un modo simile, stringendosi a lui, per giunta.

Capì che non c’era bisogno di parole inutili.

Si preoccupò soltanto di abbracciarlo il più stretto possibile, e lo lasciò piangere e singhiozzare.

***

“Uffaaaaaa, ma quanto ci mette Marluxia a gridare? E’ mezz’ora che aspettiamo qui!” si lamentò Sora, dando un calcio ad un sasso, le braccia conserte.

Lui e Riku erano completamente sdraiati a terra, sotto un albero, anche loro riparati da un cespuglio fittissimo.

Sora si sollevò un poco, mettendosi a sedere, e lanciò un’occhiata a Riku.

Aveva gli occhiu chiusi e respirava lentamente.

A Riku era sempre paicuta l’estate, lo sapeva bene, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Con lui era così: potevi solo…supporre.

Ma la conferma non l’avevi mai.

Non sapevi mai se le tue teorie erano giuste o completamente infondate.

Riku si sentì osservato e aprì un occhio, beccando in pieno Sora.

“Che fai?” chiese, anche se, diamine, era OVVIO quello che stava facendo.

Sora saltò sul posto e arrossì di botto, agitando le mani qui e là senza sosta.

“N-niente! Stavo solo pensando!!”

“Non sforzarti troppo.” Fece Riku, sorridendo, e Sora gli mostrò la lingua, leggermente offeso.

“Che pizzaaaa, mi sto annoiando qui! DEEEEEEEEMYYYYYYYYX!”

“ZITTO!” Riku gli saltò addosso, facendo rotolare entrambi sul terreno e macchiandosi i pantaloni d’erba.

Sora adesso era disteso sotto di lui, un sorriso divertito sul faccino pieno d’energia, noostante l’ora ormai tarda.

“Vuoi che quel maniaco ci uccida perché il suo dannato scherzo non è riuscito? Se urli così, le ragazze si svegliano!” bisbigliò Riku che, per una volta, era seriamente spaventato da Axel.

Sora gli fece ancora la linguaccia.

“Ma io mi sto rompendo! DEEEEEMYYYYX!”

“Smettilaaaaa, altrimenti ti faccio stare zitto io!”
“E come faresti, sentiamo?!” chiese Sora, lieto di aver trovato una scusa per passare il tempo.

Riku non gli lasciò neanche il tempo di sorridere.

Senza dire nulla, perché forse non ce n’era bisogno, fece qualcosa a cui aveva sempre evitato di pensare.

Qualcosa di irreparabile, ne era consapevole, ma di necessario, perché ormai non resisteva più.

Si chinò di poco e lo baciò.

Sora sussultò, spalancando gli occhi azzurri come mai in vita sua.

…Riku…?

Riku lo st…stava..ba…baciando?

C..co…cosa…cosa…

…ma perché?

….perché lo stava facendo?

Ma non ebbe il tempo di chiedersi altro, perché Riku già si era alzato di un poco, dividendosi da lui e ponendo fine a quel contatto improvviso, e lo guardava serio.

“Così.”

Sora sentiva il corpo infiammarsi.

Un bacio.

Il suo PRIMO bacio.

Riku.

Lo aveva dato a Riku.

Oh mio Dio….RIKU!!

Lo spinse prendendolo per le spalle, scatenando nell’altro una piccola risata, e rosso come non mai mise entrambi le mani sulla bocca.

“…Riku…ti…ti odio!”

“Sei tu che mi hai istigato. Te lo avevo detto, che dovevi stare zitto.”

Sora trovò la forza di ribattere, nonostante il corpo sembrasse ormai in procinto di cedere da un momento all’altro.

“Ma che c’entra, mica lo immaginavo che facevi così!!!!” esclamò, agitandosi come un anguilla.

Riku si sdraiò nuovamente a terra e chiuse gli occhi, senza reagire alle provocazioni di Sora.

Questi, quando vide l’amico così tranquillo, si arrese, tornand in sielnzio all’istante e ancora rosso in volto.

…si erano baciati.

Riku lo aveva baciato.

Beh, forse non valeva come primo bacio…cioè, sicuramente il gesto di Riku era stato solo uno scherzo…

Ma certo!

Ora era tutto chiaro!

Riku lo aveva preso in giro!

Che antipatico, fare una cosa simile solo per farlo arrabbiare!

Era ovvio, aveva aprofittato dell’incidente del ristorante per giocargli uno scherzo così…così…stupido!

“Riku, sei…sei cattivo!” sbottò, consapevole di essere più patetico del solito.

Riku si limitò a sorridere, senza però aprire gli occhi.

Non era necessario guardare Sora, per immaginare la sua faccia, in quel momento.

Sentì l’aria fresca della sera sfiorargli le labbra ancora un po’ umide.

Era riuscito a prendergli un bacio.

Uno solo.

Il primo, per entrambi.

E, nonostante fosse durato solo un attimo ….nonostante sapesse che per Sora non era contato assolutamente niente…non poteva fare a meno di voler sorridere.

Restò a respirare piano, senza aprire gli occhi e sentendosi un poco felice.

Era riuscito a prendere quelle labbra per un attimo.

Le stesse labbra che sognava da anni.

Le stesse labbra che aveva visto piangere, sorridere, chiudersi attorno a un boccone di cibo.

Le stesse labbra che non era mai riuscito a sfiorare.

Per vergogna.

Per pudore.

O forse perché temeva che, una votla toccate, non avrebbe più potuto farne a meno.

E infatti, anche ora…già sentiva la loro mancanza.

***

“Sei un idiota!”

“Eddài, Ax, ti ho già chiesto scusa!”

“No, sul serio, batti pure Demyx!!!!! Sei veramente un cretino!”

Axel a momenti gli tirò addosso il pacchetto di patatine ancora pieno, e Marluxia fece in tempo a schivarne qualcuna ad una velocità impressionante.

Demyx fece l’occhiolino ad un Axel parecchio irratato che, annoiato, stava a gambe conserte sul letto, una lattina di birra accanto.

“Beh, in fondo non è andata tanto male…hai passato un po’ di tempo con Roxas, giusto?”

“Ah…” Axel cambiò imrpvvosiamente espressione, ricordando i sussulti del ragazzo la sera prima.

Roxas non si era lamentato, quando lo aveva abbracciato.

Si era lasciato consolare da lui, si era lasciato stringere.

…oddio, quanto era carino, quando piangeva.

“…Axel, sei tra noi comuni mortali o stai di nuovo facendo i tuoi soliti pensieri da pervertito?”

La voce di Demyx lo raggiunse, facendogli fischiare le orecchie, e furioso sbottò in piedi, alzandosi dal letto e impugnando l’accendino come fosse l’oggetto più pericoloso del mondo (e, ve lo assicuro, poteva esserlo, nelle sue mani).

Demyx tornò serio all’istante, già vedendosi più abbrustolito degli spiedini di Xaldin, ma Marluxia, naturalmente, era stato talmente stupido da non capire la pericolosità della situazione.

“Oh, andiamo, Ax! In fondo, non hai tutti i torti…”

“Eh?” Axel abbassò un po’ la guardia, inarcando un sopracciglio, e Marluxia continuò, imperterrito e divertito

“…beh, nessuno può darti torto! Roxas è un bel bocconcino…forse il più appetitoso, assieme a Sora…”

“RAZZA DI SCHIFOSO MANIACO!” ulularono Axel e Demyx assieme, per poi balzargli addosso e bloccarlo sul letto.

Marluxia tentava di dileguarsi, un po’ ridendo, un po’ piangendo, ma Demyx e Axel non sembravano intenzionati a lasciarlo andare.

“Tieni le tue manacce lontane da Roxas, mi sono spiegato?!” esclamò Axel, furioso, tradendo con il tono della voce una gelosia insolita.

Demyx se ne accorse un poco, ma al momento era concentrato unicamente a stringere i polsi di quel travestito più forte che poteva.

E non provare ad avvicinarti a Sora! Sia chiaro!”

A quell’affermazione, sia Axel che Marluxia spalancarono gli occhi e restarono immobili (non che Marluxia potesse fare altrimenti, calcolando che aveva entrambi sulla schiena), spostando immediata,mente i loro sguardi su di lui.

“E questo cosa cavolo vuol dire??!” chiese Axel, anche se sapeva che la risposta era ovvia.

Marluxia, pentendosi all’istante della sua stupida linguaccia lunga, fece un cenno col capo per mostrare il suo interesse, mentre Demyx prendeva unoi strano colorito sulle guance.

Il biondino si sedette sulle ginocchia, lasciando perdere il bloccaggio del compagno di stanza, e Axel e Marluxia si scambiarono uno sguardo incredulo.

“…ok, io ve lo dico, però giurate di non prendermi in giro.

“Dirci cosa, Dem?!” quasi urlò Axel, così stupito dallo scoop che non riusciva a controllare la voce.

Demyx abbassò lo sguardo,. Stringendo le nocche, e disse tutto d’un fiato: “…credo che mi piaccia Sora.

Note dell’autrice:

PERDONATE IL RITARDO CON CUI HO AGGIORNATO!!! Ora vi spiego brevemente il motivo: durante la settimana io non sono a casa, ma nel dormitorio della mia scuola, dove non posso usare il pc…quindi posso scrivere solo il week-end. E questo è il primo motivo. Il secondo…MI HANNO BLOCCATO L’ACCOUNT QUI SUL SITO PER TANTISSIMO TEMPO! XDXD Il fato è che avevao dichiarato di essere maggiorenne sul mio profilo personale quando invece non era vero XD ma non sapevo di andare contro le regole! Fortunatamente, ora sembra essere tutto a posto. Ringrazio Ancora lo staff per avermi sbloccata!

Riguardo al capitolo…spero che sia valsa la pena per voi, aspettare così tanto…d’ora in poi cercherò di aggiornare più in fretta, perché mi rendo conto che non leggere il seguito di qualcosa che ci piace può essere estenuante…ancora, perdonoperdonoperdono!

Ora rispondo alle recensioni…oh dio, ce ne sono un sacco! Yeah! Grazie per seguire la mia storia con così tanto ardore! FIGHT!

Evachan: ç__ç ottiu, che bei complimenti! Sono troppo felice che, oltre alla storia, ti piaccia la mia scrittura. Io metto tutta me stessa nel trovare uno stile frizzante e sempre originalre, ma soprattutto che rispecchi il pensiero dei protagonisti. Ah, dimenticavo…piacere di conoscerti ^^

SoRifan: grazie per i tuoi complimenti, ma per quanto riguarda gli aggiornamenti… credimi, io mi sforzo un sacco TvT ma purtroppo con questa cosa che durante la settimana non posso scrivere ci sarà da aspettare un po’, da ora in poi…però guarda il lato positivo: i capitoli che scrivo, solitamente sono molto lunghi (anche se mi rendo conto che preferireste capitoli corti ma più frequenti…mi spiace!). Comunque hai ragione, il mio sgabuzzino è sempre piuttosto affollato O___o forse anche un po’ troppo, ma non importa (ahahah). Riguardo ai capitoli… per il momento penso proprio che saranno 18, ma ho anche un’idea riguardo a un possibile seguito ambientato in inverno… ma per ora è tutto molto incerto. Spero che continuerai a seguirmi, anche se con un po’ (troppa) pazienza…un abbracciane

Coco Bandicot: ogni volta che mi dite che vi piace come scrivo mi metto a ballare sulla sedia XD complimenti del genere fanno sempre un sacco di piacere. Lo scherzo alla fine non è riuscito…povero Axy…c’è rimasto così male…ma in fondo si è spupazzato Roxas, quindi la serata è stata lo stesso molto produttiva, secondo me ^___-

CrAzYtTeN: sei una pervertita quasi quanto me, e la cosa mi fa divertire un mondo XD Axel come al solito ha un pensiero fisso T____T che tipo…

honeysenpai: per il passato di Roxas bisogna aspettare ancora un po’, ma nel frattempo, come hai potuto vedere, i colpi di scena non sembrano mancare affatto… sono contentissima che hai deciso di seguire la mia storia ^/////^

Sapphire93: come avrai visto, lo scherzo non era un gran che…. Aku non ha molta fantasia…però a lui Roxas sembra piacere proprio tanto…o chissà, forse lo sta prendendo in giro…? Ohohohoh, come sono misteriosa…comunque posso dirti…che Roxas dovrà soffrire ancora, per trovare la felicità… poverino, così sembra che mi sta antipatico XD ma ti assicuro che è uno dei miei pg preferiti…a livello di caratterizzazione credo sia quello che mi intriga di più, e vorrei riuscire a cogliere più a fondo i suoi sentimenti…spero tanto di riuscirci >___< grazie per il tuo entusiasmo ^^

Il_Trio_Infernale: piacere ^___^! Uaaaah, un’altra fan dello yaoi….un giorno conquisterà il mondo, se continua così XD! Se ti piacciono quei pairing, allora ti conviene continuare a leggere, perché il bello arriva dal prossimo capitolo in poi...kyah, ma che carina che sei! Grazie per tutti i tuoi complimenti

Piccola_Stella_Senza_Cielo: Fabyyyyy *____* ma ciau! Ti è piaciuto questo capitolo? Comunque non dare la colpa a me se ti fai male XDXDXDXDXD Altrimenti poi mi offendo…

??: che scema…guarda questa qui che ride davanti a fanfiticon idiote…

Autrice: …Rox, puoi anche farti vedere, tanto lo sanno tutti che sei tu…

Rox: ma io… *Memy….indovinato XD lo chiude nello sgabuzzino*

Voci nello sgabuzzino: FACCI USCIREEEEEEEEEEEEEE

Autrice *giocando con le chiavi*: SIMPLE AND CLEAN IS THE WAY THAT YOU MAKE ME FEELLLLLLLL TOOONIIIIIGHT

V.n.s.: aaaaaaaaah! NOOOOO NON CANTAREEEEEEE

Nancy92: le scene con Axel e Roxy riscuotono sempre tantissimo successo, molto di più delle RiSo…sarà la coppia XD Comunque sapere che piacciono mi rende contenta, perché ogni volta che scrivo scene così mielate ho sempre il timore di non essere molto brava, a creare scene romantiche… ma forse mi sbaglio, altrimenti avreste già smesso di leggere da un pezzo XD E questo mi fa gasare XD

GRAZIE A TUTTI/E VOI PER I COMPLIMENTI E LE RECENSIONI…E OVVIAMENTE UNGRAZIE’ INFINITO ANCHE A CHI LEGGE SENZA RECENSIRE E AGGIUNGE LA STORIA TRA LE PREFERITE…UN ABBRACICO A TUTTIII

Grazie per aver letto! Al prossimo capitolo (spero che questo vi sia piaciuto ^^)

*MagikaMemy*

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: gite inaspettate, gelati alla fragola e fermate sbagliate ***


Capitolo 12: gite inaspettate, gelati alla fragola e fermate sbagliate

Rikku sistemò le casse di birra a terra, facendo attenzione a non gettare le bottiglie in vetro verde scuro.

Naminè, sorridente, la vide asciugarsi la fronte imperlata di sudore con un fazzoletto leopardato e riprendere fiato.

Rikku era fatta per questo lavoro, non c’era niente da fare.

Le piaceva stare a contatto con la gente, chiacchierare coi clienti mentre serviva i cocktail, osservare i bambini che giocavano in piscina e poi, gocciolanti, correvano da loro a chiedere un gelato.

Glielo aveva confessato qualche giorno prima, durante l’ora ci chiusura,e Naminè non ne era rimasta sorpresa.

E come avrebbe potuto? Sapeva che Rikku amava conoscere persone nuove.

Quella ragazza, anche se sembrava superficiale, in realtà era molto più profonda di quanto potesse apparire.

“Ok, per stamattina abbiamo finito. Che ne dici di mangiare un boccone al volo? Così poi passiamo a rompere un po’ le scatole a Sora e agli altri al ristorante!” esclamò la ragazza, esuberante.

“D’accordo, ma non esagerare con le prese in giro, mi raccomando.” Fece Naminè, lasciando stare il bicchiere che stava pulendo e togliendosi al volo il grembiule.

Rikku fece lo stesso, poi afferrò le chiavi e le lanciò a Naminè, che con gesto rapido le acchiappò e chiuse il passaggio per andare dietro al bancone.

Ormai facevano così tutti i giorni, e quelli che prima sembravano movimenti buffi e sciocchi ora si erano trasformati in qualcosa di quotidiano e familiare, tanto da compierli meccanicamente, senza pensarci troppo su.

Entrambe gettarono un ultimo sguardo al bar, poi si avviarono verso il ristorante.

“Hai l’aria stanca, Nami-chan. Sicura che vada tutto bene?” chiese Rikku, giocando col portachiavi del cellulare che teneva in tasca.

Naminè sorrise incerta, pronta a mentire.

Era abituata a nascondere i suoi sentimenti agli altri.

Sapeva fingere davvero bene.

Cominciava seriamente a pensare di fare l’attrice, da grande.

Chissà se a Tokyo c’era qualche scuola specifica…

“Sì, sto bene. Sono solo un po’ pensierosa.”

Rikku sembrò non crederle molto, ma decise saggiamente di non interferire oltre.

Al contrario d Yuna, sapeva sempre quando era il caso di porsi dei limiti.

Naminè, vedendola meno loquace del solito, cercò di farla pensare a qualcos’altro.

“Ehi, Rikku-chan…Riku ti piace ancora?” domandò, sapendo che l’altra, sicuramente, si sarebbe risollevata.

E infatti balzò su sé stessa, gli occhi colti dal suo solito bagliore di allegria: “Assolutamente sì! Hai visto quant’è figo in costume?”

“Non faccio caso a certe cose” replicò Naminè, come se per una quindicenne non guardare i ragazzi fosse la cosa più normale del mondo.

Rikku la guardò, contrariata.

“Cosa?! Vuoi dirmi che a te non piace nessuno?” chiese, tra il curioso e l’incredulo.

Naminè abbassò un poco lo sguardo.

…era un po’ più complicato di così…

…per un attimo, sentì il fortissimo impulso di parlare con Rikku, raccontarle della sua indecisione, sfogarsi.

Ma rinunciò ancora prima di tentare.

Sapeva che non ci sarebbe riuscita.

Lei era fatta così: nella sua testa era tutto limpido e ordinato come gli schemi che si faceva Kairi per studiare storia; ma poi, quando si trattava di esprimersi a voce, la gola le si seccava e non trovava mai le parole adatte, sentendosi una perfetta cretina.

“Mettiamola così: l’amore non rientra tra i miei interessi” concluse, sperando che il discorso si chiudesse lì.

Rikku aprì la bocca, e per un istante sembrò voler dire qualcosa, forse chiederle una spiegazione della sua frase esauriente.

Ma, vedendo gli occhi dell’amica che, incerti, si abbassavano verso terra, decise di lasciar perdere, meritandosi la silenziosa gratitudine dell’altra.

Arrivarono al ristorante senza dire nulla, e Rikku finalmente si rilassò quando Sora le salutò dall’interno, rendendo l’atmosfera più leggera.

Una volta entrate, Sora le raggiunse, un vassoio sul quale era rimasta un po’ di insalata in mano, pronto per essere lavato da una Yuna alqauanto isterica.

“Ragazze! Pausa pranzo?” chiese, contento di vederle.

Naminè sorrise timidamente: Sora era peggio dei cani, ti faceva le feste anche se non ti vedeva da solo cinque minuti.

…doveva ammettere che era proprio carino, con la divisa da cameriere.

Sora indicò alle amiche il tavolo del buffet, dove Roxas, tutto concentrato, stava sistemando un piatto di fritti misti (sentendosi quasi male, oltretutto, visto che a lui il fritto dava la nausea).

Naminè gli lanciò uno sguardo contrariato, mentre Rikku si osservava intorno, agitando frenetica il capo e facendo ondeggiare i capelli biondi legati in due codini alti.

“Il mio Ricchan non è ancora arrivato?” domandò, super emozionata.

Sora, sentendo il nomignolo della gal, sentì una fitta allo stomaco e inarcò un sopracciglio, nervoso.

Che strano…si sentiva quasi…non so…arrabbiato…

A cos’era dovuta quella sensazione?...eppure, fino a un attimo fa stava bene…

Non fece in tempo a rispondersi che sentì una mano posarglisi sulla spalla.

Sussultò e a momenti gli prese un infarto quando si ritrovò davanti la faccia bruttissima di Xaldin, che lo guardava come se fosse un piccione spiaccicato sul parabrezza d’un camion.

“Ehy, capelli-ad-asparago!” lo chiamò, e Sora per un attimo si chiese come, esattamente, la sua chioma potesse assomigliare a degli asparagi.

Ok, forse la sua acconciatura era un po’…come dire…’ribelle’…ma insomma, quel soprannome non era molto carino…

Sbuffò sonoramente, ricordando le prese in giro dei compagni delle medie.

I ragazzini, nella pubertà, sapevano essere davvero crudeli.

Un momento…anche lui era nella fase della pubertà…quindi…oh Dio!

Forse anche lui era crudele e non se n’era mai accorto!

Xaldin, vedendo quella specie di marmotta fuori misura immersa nel suo mondo di pensieri senza senso, gli diede un colpo alla testa (molto poco delicatamente, aggiungerei) con lo straccio sporco da cucina, facendolo saltare su sé stesso come fosse un petardo.

“Ma dico, sei impazzito boss?!” chiese Sora, la mano nel punto dolorante e le lacrime agli occhi.

Xaldin, in tutta risposta, mostrò lo straccio con fare minaccioso.

“Ascoltami, accidenti! Ehy, Roxas, vieni anche tu per favore!”

Roxas, sentendosi chiamare, abbandonò con gioia la sua occupazione e si avvicinò, mentre Sora chiedeva a Xaldin ‘perche trattava Roxas come una principessa’ (citando le sue esatte parole).

Naminè studiò per un istante il volto di Roxas.

…ok, doveva essere successo qualcosa con Axel.

C’erano stati sicuramente degli sviluppi, aveva un’espressione troppo strana…anzi, a dirla tutta, sembrava quasi felice…

Per lei era una cosa insolita, perché solitamente non amava impicciarsi degli affari altrui, ma era troppo curiosa di scoprire le novità della sua (tormentatissima) vita sentimentale.

Si sentiva anche un po’ autolesionista, a dirla tutta…

“Che succede, Xaldi-chan? Problemi?” domandò Roxas, sistemando il colletto della camicia.

Xaldin, tenendo Sora per i capelli per cercare di farlo star zitto, impresa quanto mai impossibile, con la mano libera tirò fuori dalla tasca del grembiule macchiato di sugo un pezzo di carta piegato su sé stesso e sgualcito.

“Dovete farmi un favore. Andate in città, dal mio fornitore di fiducia, e consegnateli questa lista.”

Sora, che non aveva sentito una parola, tutto preso com’era nel cercare di liberarsi dalla stretta di quella specie di incrocio tra King Kong e un pokèmon gigante, riuscì finalmente a dileguarsi, per poi guardare Xaldin dritto negli occhi.

“…emh…non ho capito.” Disse, con la voce d’un bimbo di appena sette anni.

“Non sforzarti, So.” Si limitò a dire Roxas, mentre sia Xaldin che Rikku e Naminè alzavano gli occhi al cielo, per nulla stupiti.

Certo, doveva essere una cosa tropo complicata, per un cervello di pulce come lui.

Xaldin, saggiamente, decise di ingorarlo e rivolgersi più che altro a Roxas, il quale lo osservava un po’ preoccupato.

“Ok, ma…chi diavolo è questo? E come ci arriviamo, in città? E’ la prima volta che veniamo da queste parti!” disse tutto d’un fiato, ma mentre Xaldin stava per rispondere il rumore dell’ingresso della sala che si apriva fece girare il gruppetto all’istante.

Sulla porta c’erano Demyx e, con sommo terrore di Roxas, Axel, che li salutarono con due sorrisi stampati sui volti abbronzati.

“Ehilà, vecchia capra! Ogni anno la stessa storia, eh?” fece Axel, rivolgendosi a Xaldin.

Roxas temette per un attimo che il più grande, come suo solito, avrebbe fatto qualcosa di imbarazzante, come abbracciarlo o provare a strappargli un bacio.

Invece, per la prima volta, Axel si limitò a lanciargli uno guardo rapido, per poi tornare a concentrarsi su Xaldin, come se fosse stato un gesto senza signficato.

Mnetre Xaldin e Axel iniziavano la dodicesima lite della settimana (secondo il conto che stava tenendo Sora, almeno, ma vista la sua scarsa conoscenza dei numeri non si sarebbe stupito se il calcolo fosse stato sbagliato), avvertì una strana sensazione…come…se si sentisse…

…triste?

No, un momento, non…non poteva essere!!!!

Axel gli stava lontano…non era quello che voleva?

Non era ciò per cui aveva lottato per settimane?

Certo che lo era, diamine!

…ma allora perché si sentiva…così…dannatamente messo da parte?!

***

“Axel, sei sicuro di ricordare la strada?”

“Certo che me la ricordo, non sono mica scemo! E comunque non ci vuole chissà che genio, l’autobus ci porta dritti dritti là davanti..”

Sora, Riku, Roxas e Axel erano seduti agli ultimi posti del mezzo di trasporto pubblico, preso poco lontano dal villaggio.

Il secondo si era unito al gruppetto per una pura coincidenza: visto che Kairi si era offerta di fare al suo posto il turno di pomeriggio, lui aveva deciso di approfittare delle ore di libertà inaspettate per comprare una speciale maschera del viso che, secondo quella scellerata della madre, facevano solo da quelle parti, e rendeva la pelle ‘più liscia di un sedere di un bambino’.

Ora, tralasciando il paragone alquanto vomitevole…la sua genitrice schizzofrenica non poteva, per una volta, fare a meno di uno dei suoi capricci da ragazzina viziata di alta aristocrazia?

Certo che no! Lo aveva chiamato minimo sette volte, negli ultimi due giorni, per ricordargli di quella stramaledetta crema!!!

Lo aveva tormentato, sul serio.

Insomma, Riku aveva preso la decisione di togliersi quel peso dallo stomaco e andarci direttamente quel giorno, almeno non ci avrebbe più pensato.

Ma quando aveva incrociato, all’uscita del club, Sora e quegli altri due matti, a momenti non collassava sull’asfalto del parcheggio.

E così eccoli qua, tutti e quattro zitti come se stessero andando al patibolo.

Anche Sora era stranamente silenzioso, e guardava distrattamente fuori dal finestrino con una cuffietta dell’I-pod di Roxas.

Il castano lanciava di tanto in tanto delle occhiatine nervose a Riku, ma questi, più deciso che mai a non guardare nella sua direzione, fingeva di essere sovrappensiero.

Axel, seduto tra Riku e Roxas, parlava al cellulare a bassa voce senza degnare Roxas di alcuna attenzione, cosa terribilmente insolita.

Il più piccolo lo vide chiudere la conversazione come se avesse appena fatto a pugni con qualcuno, e per un attimo si pentì di aver tenuto le cuffie di quel maledetto I-pod così alte.

Axel, sentendosi osservato, si girò inconsciamente verso Roxas, e appena i loro occhi si incrociarono Roxas, con finta indifferenza, finse di guardare il soffito del bus.

Axel, rassegnato, rimase in silenzio.

Fortuna che non mancava molto, all’arrivo.

Certo, non era abituato a un Sora così taciturno.

Sembrava la copia più scema di Riku.

Chissà, forse anche a loro era successo qualcosa.

Beh, comunque sia, non erano affari suoi.

Aveva già abbastanza problemi per sé, non era proprio il caso di pensare anche a quelli degli altri, non era mica un cazzo di psicologo o roba simile.

Nervoso, si torturò la pellicina del pollice destro sovrappensiero, mentre, con la luce che, dal finestrino, gli arrivava dritta in viso, cercava di non guardare Roxas.

**

“Ci abbiamo messo meno di quanto pensassi” ammise Riku, sedendosi sul marciapiede.

Axel, con la stessa faccia di uno appena uscito da un cimitero a mezzanotte la sera di Halloween, si accese la sigaretta che teneva in equilibrio tra le labbra, poi inspirò piano, risistemando in tasca l’accendino su cui erano disegnati dei coniglietti, un regalo di quel cretino di Demix.

Roxas lo vide sedere accanto a Riku e fumare in silenzio, e per un istante sentì la voglia di parlargli, di litigare con lui, di gridargli addosso che era un pervertito, come faceva sempre.

Quel rapporto così innaturale tra loro stava cominciando a stargli più stretto del maglione che sua nonna gli regalava ogni Natale, sbagliando puntualmente le misure.

La verità è…che si era pentito di essersi lasciato andare, la sera prima.

Aveva fatto un errore madornale, a sfogarsi in quel modo con uno come Axel.

Eppure una parte di lui, in quel momento…lo aveva fatto piangere senza riuscire a controllarsi.

Axel, dal canto suo, voleva solo cercare di allontanare i suoi stupidi atteggiamenti da pedofilo e riuscire a parlare con Roxas.

Perché era chiaro che quel ragazzo aveva avuto un passato segnato da qualcosa, qualcosa che ancora non era riuscito a capire, ma che avrebbe scoperto.

Voleva saperlo.

Voleva sapere tutto, di lui: lo shampoo che usava, il suo film preferito, se era bravo o no ad educazione fisica.

Roxas era, per lui, un continuo porsi domande, un grande punto interrogativo che, a sua volta, nascondeva tanti piccoli segreti.

Non riusciva a spiegarsi perché, ma ormai si era rassegnato.

Pensare a Roxas, guardare Roxas, sognare Roxas era diventata una droga.

Un qualcosa da cui era ormai totalmente dipendente, come le sigarette.

Era una cosa anormale, e lo sapeva.

Ne era dannatissimamente consapevole.

Ma non poteva più rinunciarci.

Con un gesto deciso, buttò la sigaretta a terra e alzò il viso.

“Roxas.”

Il ragazzo, che era appoggiato al muro del negozio del fornitore da cui erano appena usciti, sollevò lo sguardo dalle sue scarpe, senza riuscire a parlare.

Vide Axel sorreggere il suo sguardo, e i suoi piedi, prima che lui potesse controllarne i movimenti, si avvicinarono con passo incerto.

Riku e Sora, entrambi in stato catatonico per il sonno (Sora soprattutto, visto che era come i bambini e il pomeriggio doveva dormire, sennò diventava intrattabile), studiavano la scena senza osare rompere il silenzio per primi.

Roxas si fermò davanti al surfista senza il coraggio di guardarlo in faccia, e Axel, dopo essersi alzato, gli prese la mano, incredibilmente teso.

“Noi ci facciamo un giro. Ci vediamo al club.” Disse a Riku, come se gli stesse dando un ordine.

Riku tacque, ccome sempre, e fece un breve cenno col capo, per poi alzarsi anche lui.

Sora vide Roxas e Axel allontanarsi, le loro dita intrecciate in modo un po’ impacciato.

Percepì un sentimento del tutto estraneo, che non aveva mai provato prima d’allora.

Qualcosa di…pericolosamente nuovo.

Riku notò che li seguiva con lo sguardo, gli occhi e la mente assorti in chissà quali pensieri.

“…oggi sei strano.”

Sora, tornando alla realtà, sussultò per la sorpresa.

…oh, merda…

Che cosa gli stava succedendo?

Non riusciva più nemmeno a guardare Riku in faccia…

Si girò verso il muro, e a momenti non prese in faccia un passante, che, borbottando, svoltò appena in tempo per evitare lo scontro.

“..Ah! Mi scusi!”gridò scusandosi, e per tutta risposta quello gli disse di andare a farsi un viaggetto a…beh, non specifichiamo.

Erano di nuovo soli, a quella stupida fermata di quello stupido autobus.

Sora sentiva le gambe dolergli, ma non voleva sedersi accanto a Riku, quindi decise di resistere e non cedere alla sua (ormai celeberrima) pigrizia cronica.

Riku non lo degnava di uno sguardo, e Sora, ancra una volta, sentì il desiderio di leggerli nellamente, sapere a cosa stava pensando, vedere le stesse immagini che vedeva lui nella sua testa.

Aspettarono altri dieci minuti, più o meno, durante i quali si sentì solo il brusìo della folla venire dal centro, poco distante da lì.

Poi arrivò il pullman, in ritardo di almeno un quarto d’ora, e Sora sospirò di sollievo non appena lo vide avvicinarsi, un po’ sbarellante.

Mentre timbrava il biglietto, Riku lo sorpassò e andò a sedersi in un posto da due, lasciando libero il sedile accanto al suo.

Sora lo vide accavallare le gambe, imbronciato, e poggiare il mento su una mano, guardando fuori.

La macchinetta fece uscire il ticket e lui, una volta recuperatolo, andò a mettersi accanto all’amico.

Il bus era già ripartito, e loro erano da ben ventiquattro minuti che non riuscivano a scambiarsi nemmeno una parola.

Sora provò un irrefrenabile odio verso sé stesso.

Era patetico!

Si stava comportando in modo assolutamente patetico…insomma, diamine, era stato uno scherzo!

SOLO uno scherzo!

Quel bacio non era significato niente!

…e allora perché continuava a pensarci? Perché rivedeva quella scena ripetersi dentro di lui all’infinito?

Gli sembrava di sentire ancora le labbra di Riku sulle sue, come fossero un marchio invisibile che aveva lasciato su di lui per sempre.

Impulsivamente, si alzò di scatto non appena l’autobus iniziò a fermarsi.

“Io scendo qui!” quasi gridò, senza nemmeno vedere quale fermata fosse, e praticamente correndo si avviò verso la porta.

Riku scattò in piedi.

“Sora, ma dove cavolo vai?! Non dobbiamo scendere!” urlò, infuriato.

Sora sembrò non averlo nemmeno ascoltato, e non appena le porte si aprirono balzò fuori.

Riku fece appena in tempo a lasciare il pullman, col fiatone, che quelli era già ripartito, lasciandoli in una via di quella stupida città.

Sora, vedendoselo davanti, fu preso dal panico, e provò a scappare.

Riku lo prese per un polso e lo sbattè contro il muro.

“Ahia! Cazzo, Ri, mi fai male!”

“COSA DIAMINE TI E’ SALTATO IN MENTE?! SI Può SAPERE?!”

Sora ammutolì di botto vedendolo tanto arrabbiato.

Erano di nuovo soli.

E che cassiopea, tutte le strade deserte di quel buco di città dovevano prenderle loro?!

Riku, vedendo che Sora non rispondeva, sentì la rabbia salirgli ancora di più in corpo.

“CHE COS’HAI, EH?! PERCHE’ NON MI PARLI PIU’?!” gridò, come se fosse impazzito.

Sora sentiva la schiena dolergli, ma non gli importava.

Gli occhi di Riku che fissavano i suoi occupavano tutti i suoi pensieri.

“Io…io…non…”

Riku si spostò, allontandosi un poco, come se fosse spaventato dalle sue stesse reazioni.

Nascose la bocca con un polso, un gesto che, Sora lo sapeva, faceva per controllare la rabbia, per evitare di sputargli addosso qualche altro insulto.

“…la verità è che quel bacio ti ha scombussolato.”

Sora arrossì di botto, mentre il suo cuore sembrò fare una capriola come l’acrobata del circo dove lo aveva portato sua madre a sette anni, a Shinjuku*.

Riku sembrava non volere una risposta: la sua era stata un’affermazione, come se fosse trato di nascosto nella sua testa e avesse letto nei suoi (incasinatissimi) pensieri.

Lo guardava, senza osare avvicinarsi, forse perché temeva le sue stesse reazioni.

Che cosa buffa…proprio Riku, che riusciva sempre a mantenere il controllo anche nelle situazioni più ingarbugliate e critiche…ora, senza un motivo ben preciso (o forse era lui a non capirlo) sembrava più nervoso di un insetto a cui un bambino ha strappato le ali per gioco.

Sora cercò di studiare il suo viso per qualche attimo, e non potè non notare che, con la luce del sole che glielo illuminava, era terribilmente affascinante.

Gli sembrò quasi di vederlo per la prima volta.

Come se, fino ad allora, lo avesse guardato ad occhi chiusi.

“…io non…” provò a dire, ma le parole gli morirono in gola prima che potesse finire la frase.

Diamine, gli girava la testa!

Riku, senza aspettare che Sora facesse ordine nei suoi pensieri, si avvicinò rapidamente e appoggiò un braccio sopra la sua testa, contro il muro dove era tesa la schiena dell’altro.

Sora, da qualche centimetro sotto, vide gli occhi del ragazzo tuffarsi nei suoi senza paura, e qualcosa in lui, per la prima volta, si sbloccò.

Provò a pensare a Kairi, a concentrarsi sull’immagine dei suoi capelli rossi e lisci, alle sue labbra sempre piegate in un sorriso, alle sue orecchie su cui, talvolta, appuntava degli orecchini a forma di fragola.

Ma tutto questo non gli impedì di continuare a reggere lo sguardo di Riku su di lui.

Non voleva mostrarsi debole.

Non aveva paura di lui.

Non aveva paura di quei sentimenti che, da quel giorno a ristorante, piano piano si erano affacciati nel suo cuore.

Eppure non riusciva ad ammetterlo.

Forse perché non era pronto per..una cosa del genere.

Forse perché si era reso conto che…quelle emozioni…non erano le stesse che provava quando vedeva Kairi.

Erano più forti.

Erano più grandi.

***

Incredibile quanto potesse sudargli la mano in un momento del genere.

Roxas avrebbe tanto voluto asciugarsela contro la maglietta e rimetterla nella tasca dei jeans, ma non osava cercare di ribellarsi.

Axel lo aveva afferrato con una tale sicurezza…ma, al tempo stesso, la sua presa era stata morbida e dolce, come le scuse che si rivolgono a qualcuno dopo un litigio feroce.

Avevano lasciato Riku e Sora da almeno un’ora, e ancora il suo cuore non era tornato a battere regolarmente.

“…ehy, ti si scioglie il gelato.”

Roxas si risvegliò dalla specie di trance in cui era caduto, e rapidamente leccò il suo cono, senza però troppa voracità.

Axel cercò di non guardare la lingua dell’altro, ma i suoi occhi andarono a finire lì da soli senza che lui riuscisse a controllarli, e ancora una volta si sentì un pervertito e mezzo pedofilo.

Deciso più che mai a distrarsi, assaporò con la paletta un po’ della sua coppetta alla fragola, ma ad un tratto Roxas lo guardò con quei suoi occhioni fin troppo grandi e azzurri come il mare, e lui ancora una volta non ci capì più niente.

“…perché ci siamo allontanati?” chiese il più piccolo, il tono di voce che tradiva un po’ di nervosa ingenuità.

Axel lasciò definitivamente perdere il gelato per concentrarsi su di lui.

Ok, era il momento giusto per dirgli la verità.

“Ecco…volevo parlare di ieri.”

Aveva usato una voce pacata, cercando di non spaventarlo, ma Roxas si sentiva intimorito lo stesso.

…quel gelato cominciava a stargli sullo stomaco.

“Non ho niente da dire” ribattè acido, spostando il viso dall’altra parte, come a voler dire che, per quanto lo riguardava, la conversazione poteva anche finire lì.

Non sarebbe stato un problema, per lui: era abituato a restare in silenzio.

Era molto meglio che parlare ininterrottamente come quel cretino di Sora.

Il silenzio aiuta ad ascoltare ciò che non si sente quasi mai.

Axel cercò di capire quello che gli stava passando per la testa, ma come sempre la mente di Roxas era più difficile da comprendere di un messaggio criptico scritto in cinese.

Ancora una volta, lo vide leccare frenetico il gelato che continuava imperterrito a colare lungo il cono, e provò uno straziante senso di vuoto.

Non ne poteva più, quel ragazzino lo stava facendo diventare matto.

“Senti,” cominciò, sforzandosi di non spaventarlo “non voglio costringerti a parlarne, se non vuoi. Farò finta che non sia successo nulla. Per me non è un problema. E’ solo che…”fece una pausa, cercando un qualcosa di dannatamente giusto da dire, ma la gola sembrava essersi seccata tutto d’un botto.

Roxas lo interruppe prima che potesse riprendere quella sottospecie di discorso, roteando impaziente gli occhi come un bambino che ascolta controvoglia la ramanzina del padre, uguale a tutte le altre.

“Non è che non voglio parlarne…cioè, non perché sei tu, comunque. Non l’ho mai detto a nessuno. E’ successo tanto tempo fa.”
Vedendo Axel che lo osservava per nulla convinto gli venne spontaneo abbassare lo sguardo e riprendere ad assaggiare il gelato di malavoglia.

Axel si rese conto che se ne sarebbe potuto andare in qualsiasi momento.

Se si fosse trattato di qualcun altro, lo avrebbe già fatto: l’avrebbe mollato là, lui e il suo stupido gelato, andandosene per la sua strada senza stare troppo ad arrovvellarsi il cervello per uno che non vuole neanche spiegargli del perché la sera prima gli si è gettato addosso a piangere sul suo giubbotto.

Ma sapeva di non avere il coraggio.

Perché si trattava di Roxas.

Sospirò e si alzò in piedi, guardando davanti a sé.

Roxas lo vide incamminarsi verso un secchio dall’altra parte della piazzetta gremita di gente e si chiese perché, perché non riusciva a parlargli.

Eppure, sentiva di volerlo.

Sul serio.

Ma forse, la ferita non era ancora chiusa del tutto.

Forse, riaprirla gli faceva ancora troppo male.

Axel tornò da lui, facendosi largo tra i bambini che affollavano alcune giostre poco lontane, ma si fermò davanti alla panchina senza sedersi, a fissarlo come fosse stato un quadro o un poster affissi alla parete della sua camera.

Roxas si sentì abbrustolire peggio di un marshmellow, con quegli occhi verdi e taciturni che si buttavano nei suoi, ma riuscì a trovare la forza di parlare.

“…mi dispiace…so che ho sbagliato, ieri sera…non…non avrei dovuto metterti in mezzo.” Sbiascicò, incerto e con poca voce.

Sentì le lacrime arivargli agli occhi, e più velocemente possibile si alzò e provò a correre via, a scappare ancora una volta, a non guardarlo.

Ma Axel, per sua grandissima sfortuna, era più veloce di lui, e in men che non si dica lo aveva già afferrato per una spalla, bloccandolo.

“...sto male da morire quando piangi…però…” si avvicinò alle sue labbra, cauto, e Roxas sentì un brivido percorrergli tutta la schiena “…sei bellissimo, con gli occhi arrossati.”

Roxas capì di aver perso completamente il controllo di sé stesso.

Il suo istinto gli diceva di andarsene via, prima che succedesse l’irreparabile.

Ma era il resto di sé che non accennava a volersi spostare di un centimetro.

Dannato cuore!! Odiava sentirserlo martellare dentro così forte!

“...posso baciarti?”

Incredulo, sentì il fiato mancargli per un attimo, e subito alzò lo sguardo per vedere Axel in viso.

…aveva usato la sua seconda voce, quella che quel giorno gli aveva sentito sotto le docce…

…gli stava chiedendo, per la prima volta, il permesso per qualcosa che non si era mai fatto problemi a rubarsi…

Ok, ora avrebbe dovuto rispondergli di no.

Avrebbe dovuto girare i tacchi e andarsene, buttando il gelato che aveva ancora in mano in terra e bestemmiando dalla rabbia, mandando lui e quella sua mania dei baci a quel paese.

E invece socchiuse gli occhi.

Axel ora lo copriva quasi del tutto, oscurandogli la luce del sole del tardo pomeriggio.

Le labbra del più grande indugiarono un attimo sulle sue, come se fossero di cristallo e Axel avesse paura di romperle con un movimento troppo brusco.

Poi, con un unico, breve movimento, si ritrovarono a baciarsi di nuovo.

Ma stavolta c’era qualcosa di diverso, di completamente estraneo.

Il gelato di Roxas, a testa in giù, cominciò a gocciolare sull’asfalto.

A lui, però, non importava assolutamente nulla: l’unica cosa che contava era il braccio di Axel che gli cingeva la schiena, mentre con l’altra mano gli alzava il mento di un poco, per evitare di abbassarsi troppo.

Sentì la lingua di Axel combattere contro la sua, e non riuscì ad opporsi in nessuno modo.

Come se non fosse più sé stesso, come se il suo corpo non aspettasse altro da chissà quanto tempo, con un gesto infastidito gettò il gelato rimanente a terra e mise le braccia attorno al collo dell’altro.

Axel, quando si rese conto di ciò che aveva fatto Roxas, non seppe quale santo ringraziare, e sinceramente se ne infischiava altamente.

Roxas lo stava baciando.

Roxas stava ricambiando tutto: le sue attenzioni, i suoi gesti, i suoi sentimenti.

E quella frase gli balenò nella testa come un fulmine, strappandogli unq sorta di eccitante paura.

Non l’aveva mai detta a nessuno, ma ora, per la prima volta, la stava pensando.

Dentro di lui, mentre sentiva quell’esserino così piccolo e basso contro la sua pelle, solo poche parole gli innvadevano il cervello, oscurando tutti gli altri pensieri.

“Roxas…ti amo.”

Note dell’autrice:

Della serie ‘chi non muore si rivede’ XD!! Perdonate il ritardo con cui ho aggiornato!!!!!!! Mi dispiace infinitamente, ma ho avuto tantisimo da fare!! Però dài,m il capitolo è stato soddisfacente, no? Voglio dire…è super romantico! E poi penso che, a livello di trama, sia stato il più rilevante di tutta la fanfiction…che, mi dispiace dirvelo, ma sta lentamente giungendo al termine! Difatti, ho definitavemtne deciso che i capitoli saranno 18! Ma tranquilli, il rpogetto di farne un seguit ambientato in inverno credo proprio che si realizzerà, se tutto va secondo i miei piani…

GRAZIE MILLE PER LA PAZIENZA, LE RECENSIONI E I COMPLIMENTI CHE MI FATE!! PURTROPPO, PER PROBLEMI DI TEMPO, NON RIESCO A RISPONDERE AI VOSTRI COMMENTI…SPERO SOLO CHE POSSIATE PERDONARMI! DAVVERO, VI RINGRAZIO DI CUORE PER LA PASSIONE CHE METTETE NEL LEGGERE LA MIA STORIA! CONTINUATE A SEGUIRMI, PER FAVORE ♥♥

Lasciatemi un commentino, se mi va ^___- Grazie per aver letto! Al prossimo chappy

*MagikaMemy*

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: succhi alla papaya, baci notturni e vendette d'amore ***


Capitolo 13: succhi alla papaya, baci notturni e vendette d’amore

“Sora…ehy, Socchan!”

Sora sussultò su sé stesso, risvegliandosi dal suo sonno ad occhi aperti, e si ritrovò davanti agli occhioni azzurri una mano svolazzante, cone le unghie tutte curate.

...conosceva quello smalto.

Lo avrebbe riconosciuto tra mille, Dio Santo, se fosse stato necessario.

E, non appena ricollegò quella manicure alla proprietaria, fece un sospiro pieno di compassione verso sé stesso.

Che vita del cacchio.

“Ciao, Selphie.” Cantilenò, cercando di far trasparire che sì, era scocciato, e sì, a volte succedeva anche a lui, che potessero girargli le scatole.

Ma tentare di far recepire un messaggio a Selphie senza dirglielo chiaramente era come chiedere a un criceto di indossare un mantello e buttarsi giù dalla Tower Records imitando Batman.

La ragazza gli piazzò davanti un brick di succo di frutta preso al distributore, e sosrseggiando il suo sorrise: “Spero ti piaccia la papaya. Ah, tranquillo, offro io.”

Sora, non appena sentì le ultime due parole, si svegliò definitivamente.

“Tu COSA?!”

Selhpei fece una mezza risata, sputacchiando qua e là del succo, ma l’espressione sembrava un po’ offesa.

“Ehy, solo perché non ho mai soldi non vuol dire che non sono generosa! Di tanto in tanto, mi piace offrire.”

Sora studiò con attenzione il brick, quasi avesse paura che potesse scoppiare, poi, senza indagare oltre o porsi altre domande da deficiente, lo bucò con la cannuccia e iniziò a bere lentamente.

“Socchan…senti…”

“Nh?” Sora distolse lo sguardo da Axele Demyx che surfavano per osservare Selphie.

SAPEVA che c’era qualcosa sotto!

Avrebbe dovuto immaginarlo…Selphie che paga per qualcun altro è una cosa da Apocalisse!

Sgranò gli occhi al cielo, chiedendosi perché, dannazione, quando gli altri avevano un qualche favore da chiedere andavanoi tutti da lui.

Come se non ne avesse già abbastanza da solo, di guai da risolvere.

“…Wakka e Tidus mi hanno detto che…sono un paio di giorni che ti comporti…non so…in modo diverso.”

Sora restò in silenzio, tentando di fare marcia indietro con quel cervello di batterio che si ritrovava.

Un paio di giorni…quindi due…dunquedunquedunque…cosa era successo due giorni fa?

Oh, merda!!!

“N-non so di cosa tu stia parlando!!!!” si affrettò a dire, facendo oscillare il brick di succo di frutta e riacchiappandolo in tempo, prima che si rovesciasse tutto sulla sabbia.

Selphie gli lanciò uno sguardo contrariato, poi scosse la testa, per nulla convinta.

“Oh, andiamo, Sora. Ieri pomeriggio, mentre giocavamo a carte, avrai detto sì e no due parole. Tu, che di solito sei logorroico!”

Sora cercò di riflettere un attimo, pensando che, in realtà, neanche sapeva cosa voleva dire, logorroico: cioè, glielo dicevano spesso, in particolare Riku, ma non aveva mai indagato sul reale significato di questa specie di insulto.

Doveva controllare, prima o poi.

Chissà se avrebbe trovato un dizionario.

Forse avrebbe potuto chiedere a Zexion; quello era fissato, coi libri.

“Sora…Sora, ma mi stai ascoltando?!”

“Ah..sì, scusa.” Borbottò distratto, sorseggiando un altrto po’ di qello schifo di succo.

…ma che razza di gusto era, papaya?!

“Socchan…se hai un problema, perché non ne parli con qualcuno? Che ne so, con Rox…oppure con Riku! E’ il tuo migliore amico, no?”

Sora saltò in piedi, abbandonando il brick sull’asciugamano che ritraeva Genma* in versione panda che gli aveva regalato Kairi un anno prima, e guardò Selphie torvo, con un’espressione di autentico terrore stampato sul viso da bambino.

Perché aveva tirato in ballo proprio Riku?

Aveva forse scoperto qualcosa?

Ma come era possibile…nessuno li aveva visti, quando si erano baciati fuori dal bungalow… né quando, due giorni prima, avevano parlato alla fermata del bus…

“Non voglio mettere in mezzo nessuno, tanto meno Riku!” sbottò, in tono quasi capriccioso.

Selphie inarcò un sopracciglio, colpita da una reazione così tempestiva e strana.

Sora non si arrabbiava quasi mai…non sul serio, almeno.

..cos’aveva detto di sbagliato?

“...scusa, non…volevo impicciarmi…lo so, sono affari tuoi…ma anche Kairi sta tanto male, a vederti così…”

Sora non trovò la forza per rispondere.

La verità era che lui stava una merda.

Si sentiva uno schifo, e non sapeva il perché.

…ACCIDENTI, CHE BUGIARDO!

Certo che sapeva il perché…era a causa di Riku.

Non riusciva più a capire cosa stesse succedendo dentro di lui: una parte di sé avrebbe voluto vedere Kairi, tornare a pensare costantemente a lei, al suo profumo buonissimo…ma l’altra parte si ribellava, era come se gli dicesse che, ehy, non poteva farci niente, Kairi era ormai lontana anni luce dai suoi pensieri.

Adesso c’era qualcun altro.

Qualcuno che si era fatto prepotentemente largo nella sua testa, invadendo la sua vita, i suoi pensieri in maniera quasi morbosa.

…e quel quaqlcunoi era Riku.

Lo stesso Riku che conosceva da una vita.

Lo stesso Riku che aveva sempre visto come un fratello, senza immaginare che, un giorno, si sarebbe ridotto in questo stato a dir poco pietoso.

…accidenti, che casino di merda!

“…ti prego…parla con Kairi, So. Avete bisogno di stare un po’ da soli. “ Selphie restò in silenzio per un breve istante, poi buttò lì timrosa: “…dovete parlare di voi due. Dei vostri sentimenti.”
Sora la guardò, senza capire fino in fondo quello che stava dicendo.

…sentimenti?!

“Che diamine vuoi dire?! Quali sentimenti?”

Selphie sbuffò, un’aria un po’ spazientita che le animava il visetto ben truccato: “I vostri, So! Sora, tutti sanno quello che tu provi per Kairi…”

Sora stava per ribattere, ma qualcosa dentro di lui lo fermò e lasciò che l’amica continuasse a parlare.

“….anche tu piaci a lei, So! Vuoi capirlo sì o no?! Lei ricambia i tuoi sentimenti! Cacchio, sei l’unico a non averlo capito!”

Sora si bloccò come se qualcuno avesse tagliato il filo che legava un pianoforte, facendoglielo finire in testa.

…la situazione stava decisamente andando fuori dal suo controllo.

…Ok, cosa stava succedendo?!

Insomma, lui era sempre stato innamorato di Kairi…erano quattro anni, ormai, che il suo unico desiderio era baciarla, toccarla, stringerla a sé senza dover avere paura delle conseguenze…e proprio quando lei stava scomparendo dalla sua testa scopriva che quella specie di creatura eterea ricambiava?!

…non poteva farcela, questo era davvero troppo!!!

“…Kairi è innamorata di me?!” cheise quasi urlando, e Selphie sospirò come se stesse cercando di far imparare l’abc ad un bambino dell’asilo.

“Certo che lo è, So! Sveglia!! L’hanno capito tutti! Cazzo, sapevo che eri ritardato, ma non credevo che la tua situazione fosse tanto grave!”

“Di me?!” ripetè Sora, alzandosi di nuovo e, stavolta, facendo cadere il brick senza neanche accorgersene.

Selphie tacque per un istante, scostandosi un poco, poi inarcò un soppracciglio, tranquilla.

“A te serve un neurologo. Dico davvero.”

“Gwah!” riuscì solo a dire lui, iniziando a saltellare per lo stress e tentando di strapparsi i capelli con le mani.

Perche, perché, perché????!

Oh merda, che casino…merda, che grande, grandissimo casino…

Un triangolo!

Era riuscito a infilarsi in uno stressantissimo triangolo!
Aspetta un momento…forse era tutto uno scherzo…uno di quelli che si fanno con le telecamere!

Magari era il protagonista di uno di quei programmi che ti rirpendono mentre credi di vivere la tua vita normale…forse era il protagonista di una di quelle soap-opera che Naminè vedeva sempre il Sabato mattina…

Oppure un incubo…sì, era sicuramente un incubo…gli sarebbe bastato ferirsi per svegliarsi…

Convintissimo della sua teoria, si gettò un mucchiett di sabbia negli occhi, vittima di un momento di pura follia, ma l’unica conseguenza fu che cominciò a gridare e orrere in circolo chiedendo aiuto a tutti i clienti del club rimasti sulla spiaggia, che lo guardavano come se fosse un toro nell’arena.

In tutto questo, Selphie era riuscita solo a spalancare la bocca, senza riuscire neanche a commentare.

…Riku aveva ragione, accidenti.

Sora era davvero, davvero un pazzo.

***

Era stato un pomeriggio pieno di avvenimenti, e questa cosa doveva ammetterla.

Da quando si erano baciati due giorni prima, Roxas non faceva altro che pensare ad Axel.

Più cercava di darsi una spiegazione del suo atteggiamento impulisvo, e più sentivala voglia di pentirsene,

Ma il problema era proprio questo.

Lui non era pentito.

Un po’ scioccato, forse, e leggermente a disagio, e quasi spaventato da sé stesso.

Ma pentito no.

Gli ultimi due giorni erano stati terribilmente tranquilli: lui e Axel si comportavano in modo quasi normale, davanti agli altri.

E bisticciavano di continuo, più di quanto non avessero mai fatto in quasi tre mesi che si conoscevano.

Ma quando la mattina del giorno prima Axel si era fatto trovare davanti al suo bungalow e l’aveva baciato, sussurandogli ‘buongiorno, cagnolino…dormito bene nella cuccia?’, lui non era riuscito a fare altro che restare in silenzio, tentando di non cedere più dui tanto.

Ma ormai era impossibile.

Perché adesso non poteva più negarlo: Asxel gli piaceva.

Dio, Axel gli piacvea da impazzire.

Gli piaceva quando lo baciava senza chiedergli il permesso, gli piaceva sentire la sua voce bassa sussurrargli frasi vietate ai minori nell’orecchio, gli piaceva che lui lo guardasse spudoratamente e senza paura di essere scoperto.

Odiava ammetterlo, ma era così,m non poteva farci niente.

“Roxas, per stasera può bastare. Và a riposarti un po’, tra mezz’ora ceniamo.”

Roxas lasciò perdere i pensieri nei quali si era buttato e i piatti che stava finendo di sistemare nella dispensa, poi mostrò a Xaldin un larghissimo sorriso colmo di gratitudine.

“Grazie, boss!”

Fece appena in tempo a levarsi la divisa e sentire Sora gridare da lontano “Ehy, Xaldy-chan, perché io non posso andare via?! Ce l’avete tutti con meeeee!” in modo isterico che si erea già fiondato fuori dalla sala.

Appoggiato al muro, accanto alla prota di servizio, c’era Axel che, seduto a terra, si era appena accesso quella che doveva essere la cinquantunesima sigaretta del pomeriggio.

Non del giorno.

Del pomeriggio.

Mio Dio, quanto fumava.

Al posto dei polmoni doveva avere due accendini.

“Sei uscito prima.” Osservò Axel quando lo vide, aspirando e gettandogli il fumo sul viso.

Roxas rimase in piedi e tossicchiò un poco.

Odiava il fumo.

“Xaldin mi ha dato cinque minuti di anticipo. E buttalo dall’altra parte, sto schifo! Mi fa venire voglia di vomitare.” Si lamentò, sedendosi vicino a lui.

Axel sghignazzò un poco, il viso illuminato dalla luce fioca delle stelle, poi ripetè il dispetto emettendo una piccola risata.

“Cazzo, Axel, basta! Sei insopportabile quando fai così!” esclamò Roxas, agitando feenetico le braccia per cercare di allontanare le nuvolette.

“Ok ok, ho capito, non ti arrabbiare.”

“Piuttosto…come mai sei qui? Da quando vieni in anticipo, per la cena? Tu ci sei nato, in ritardo.”

“Diciamo che avevo una voglia matta di restare da solo con te.” Disse tranquillo, per poi aspirare un altro po’.

Roxas arrossì un poco, accorgendosi solo allora che erano soli.

…ormai, la voglia di resistere gli era passata.

Vide le labbra di Axel chiudersi intorno alla sigaretta, e quando il fumo uscì dalla sua bocca sentì un’improvviso desiderio di provare.

“Senti…mi fai fare un tiro?”

Axel, incredulo, si ovltò verso di lui sopprimendo a stento una risata.

“…TU vorresti provare a fumare?”

Roxas gonfiò un po’ le guanciotte, assumendo un’espressione simile a quella di un criceto, e drizò le spalle per sembrare più alto.

“Beh, che c’è? Guarda che non ho mica due anni!”
”Ne hai quindici, sei solo un marmocchio. Ora stai a cuccia, e fammi finire la mia Chesterfield**in santa pace.”

“Sedici!” lo corresse Roxas, che, per quella che forse era la prima volta in tutta la sua vita, stava assumendo lo stesso atteggiamento infantile di Sora.

Il fatto era che non lo sopportava, a quel pedofilo, quando si comportava così!
Si credeva tanto grande e saggio solo perché aveva ventidue anni…tsk, sai quanto gliene importava.

Avrebbe potuto anche averne cinquanta, di anni, ma lo sostanza della cosa non sarebbe affatto cambiata.

Axel lo guardò per un secondo.

“Sicuro di voler provare? Guarda che ti fa schifo, alla prima botta. E ti verrà da tossire. Sicuro a palla.”

“Fammi provare.” Ripetè Roxas, piegando in giù il labbro inferiore.

Axel allora, senza dire niente, gli mise la mano libera sulla testa e, chinandosi, lo baciò.

Roxas percepì il sapore diverso dal solito della sua bocca, e sentì la nausea salirgli su per la gola.

Ma non ci mise molto a capire che aveva fatto la cazzata del mese, a dare un pretesto così stupido ad Axel per baciarlo.

Accidenti a lui e alla sua stupida curiosità!

Non era mai stato curioso in sedici anni di vita, e quandè che lo era diventato?

Davanti a quell’istrice!

Ormai era ufficiale: stava diventando terribilmente cretino.

Non ai livelli di Sora, ma comunque abbastanza da capire che la sua vita lentamente si stava tramutando in qualcosa di patetico.

Axel continuava a giocare con la sua lingua, senza badare alla sigaretta che, nell’altra mano, si stava spegnendo da sola.

Roxas seguiva i suoi movimenti, assaporando quell’odore nuovo e particolare sulle sue labbra, e sentendo il cuore aumentare il battito si sollevò sulle ginocchia, tendendo la schiena.

Axel, ora, stava leggermente più comodo, e lasciò una volta per tutte la cicca al suo destino, per circondare la vita piccola e stretta di quell’esserino così adorabile.

Più scorrevano i secondi, più Roxas partecipava, rendendosi conto che, per la prima volta, nella sua testa stavano facendosi sempre più vive immagini non proprio caste.

Si staccò tutto d’un botto, rendendosi conto di quello che stava succedendo al suo corpo, e Axel lo guardò come se fosse impazzito.

“Tutto ok?” chiese, tra lo scocciato e il premuroso.

Doveva avere una buona scusa, diamine, per aver interrotto la pomiciata del secolo.

Roxas socchiuse gli occhi azzurri, senza però muoversi di un millimetro.

“Sì, tutto ok…è solo che stiamo facendo tardi per la cena..” si affrettò a dire, nascondendo la verità.

Cosa avrebbe dovuto dirgli? Che si era allontanato perché, per un istante, aveva immaginato di farlo con lui?!

Era fuori discussione, assolutamente!

Mica era come Riku, che riusciva ad essere freddo in qualsiasi situazione.

Axel rimase in silenzio per alcuni secondi.

Sembrava stesse sul punto di sbottare a piangere o mettersi a ridere: difficile dirlo.

Roxas avrebbe voluto dire qualcosa, ma riuscì solo a tornare come prima, seduto al suo fianco, una mano che gli reggeva la fronte.

Aveva in mente tante di quelle domande che voleva porgli…ma non poteva certo chiedergli cose come “ma noi due stiamo insieme?” o roba simile.

Però non riusciva ad andare avanti così…non poteva!

…Axel…

Chissà cosa pensava, di lui…chissà cosa rappresentava, lui, nella sua vita…

Stavano insieme?

Si frequentavano?

Erano colleghi, amici, compagni di scopate, insomma, COSA DIAMINE ERANO?!

“…senti, Axel…” provò a dire, ma il resto della frase sembrava bloccato nei meandri della sua gola come se lo trattensse un enorme tappo.

Axel si alzò dall’erba, pulendosi distrattamente le macchie rimaste sui jeans, e guardò l’ora sul display del cellulare.

Sembrava non essersi neanche minimamente accorot che il suo cucciolo preferito stava praticamente collassando sotto i suoi occhi.

Capendolo, Roxas non sapeva se esserne grato o sentirsi incazzato.

Insomma…che dimaine di considerazione aveva, per lui?!

“Ehy, sto cercando di parlarti!! Potresti almeno guardarmi negli occhi!”

Axel si mise a ridere, senza distogliere lo sguardo dal cellulare.

“Non credo che ti riusciresti a parlare, se ti guardassi. Non pensi che ti sentiresti ancora più nervoso? Dimmi quello che devi dirmi, così poi andiamo a cena.”

Roxas fece un balzo, stavolta sentendosi infuriato davvero, e senza pensarci due volte gli puntò il dito contro, tremando di rabbia.

“VEDI?! E’ questo lato di te che non sopporto! Te prendi sempre tutto sotto gamba, vivi come se tutto fosse scontato, nella vita!! Crerdi di avere sempre e comunque ragione, in qualsiasi occasione…”

“E allora perché ti sei messo con me, scusa?!” sbottò all’improvviso Axel, e finalmente Roxas riuscì a zittirsi.

…un momento…

…cosa voleva dire quella frase?

Axel si mise una mano sulla bocca, come se si fosse appena pentito di aver buttao lì per lì parole tanto azzardate, ma ormai non poteva più tornare indietro.

Roxas, immobile, lo osservava con gli occhi spalancati, e quando Axel lo vide non potè fare a meno di chinarsi e baciarlo.

Sentì Roxas opporre una resistenza tanto minima da sembrare patetica, giusto per fingere di non volerlo e poi, lentamente, lasciarsi andare.

Il profumo del più piccolo gli invase la bocca, dandogli completamente alla testa.

…accidenti.

Davvero non riuscva a trovarlo, un difetto, in Roxas.

Eppure, doveva esserci.

Voglio dire…aveva sempre creduto che la perfezione non esistesse.

…forse, però, aveva ragione Zexyon, quel giorno quando avevano appena finito di vedere quel film super romantico sotto Natale dell’anno prima.

Forse, la perfezione era davvero…solo una questione di punti di vista.

***

Naminè tirò su con il naso, sentendo l’aria gerlide soffiarle lieve sul collo nudo.

Il giorno dopo si sarebbe alzata con un cazzo di mal di gola, e soiciramente la voce sarebbe sembrata quella di un trans.

Ma in quel momento le sembrava la cosa più stupida a cui pensare.

Nascosta dietro quell’albero, di fronte all’ingress secondario, continuava a studiare in silenzio Axel e Roxas baciarsi, toccarsi, sfiorarsi senza il minimo rumore.

Una leggera folata di vento le scostò di un poco la frangetta, oscurandole la vista all’occhio destro, ma poteva ancora vederle, le sagome di quei due.

Persi nel loro piccolo mondo di gioia e finto pudore.

Pensò per un attimo, con insolita cattiveria, a quanto entrambi erano bugiardi: così desiderosi di continuare, di andare oltre a semplice bacio, eppure, allo stesso tempo, attenti a non mostrare all’altro segni di cedimento.

Si voltò verso la luna, poggiando la schiena lasciata nuda dal vestito sul tronco, e, cedendo sulle ginocchia, mise il volto lievemente truccato tra le mani.

…non ne era neanche valsa la pena.

Aveva rinunciato a lui, e per cosa?

…per dargli un amorwe finto, un amore ingannevole.

Un amore che lo avrebbe fatto soffrire.

Per lui, aveva fatto di tutto.

Aveva mentito ai suoi genitori, aglòi altri loro amici, a sé stessa.

….si era macchiata di colpe che, se non fosse stato per lui, non avrebbe mai commesso.

Si era finta un angelo, quando dentro in realtà il male le si insidiava in ogni vena, in ogni cellula, in ogni stramaledetto vaso sanguigno.

E ora, più che mai, se ne rendeva conto.

La gelosia poteva rendere terribile anche la persona più dolce del mondo.

Era come un veleno, una puzza che raggiungeva ogni minima parte del suo cuore, per poi invaderlo, bloccarglielo, quasi sembrasse stesse per uscirgli dal petto.

…ma non era ancora finita.

Avrebbe lottato.

Perché aveva lottato troppo, troppo, per vederlo felice.

Se non poteva essere suo, sarebbe stato di qualcuno che davvero meritava il suo sorriso, i suopi occhi azzurri, i suoi capelli spettinati ad arte dal gel del negozio sotto casa.

“Axel…non te lo cederò tanto facilmente.”

***

…non sapeva più cosa fare.

Sora guardava le onde illuminate dalla luna infrangersi a riva, sfiorandogli le punta delle dite dei piedi, e provò il forte desiderio di sparire.

Non di morire.

Sparire.

Schioccare le dita e svanire nel nulla, senza lasciare alcuna traccia di sé, come quelle stupide majokko*** che stavano sui manga di Kairi.

Sentì il cellulare vibrargli in tasca, e sveltò lo tirò fuori prima i perdere la telefonata, cosa del quale non si sarebbe stupito, dato che acadeva tutte le sante volte.

“Pronto?!” rispose, palesemente scocciato, e quando sentì la voce dell’interlocutore maledì sé stesso e il suo brutto vizio di non guardare mai il nome di chi chiamava sul display.

“Ehy, perché ti rode? Stavi al cesso?”

Si sbattè una mano sulla fronte.

Che delicatezza.

“Riku, sei proprio un aspirante principe.”

“Modestia a parte, so di avere un vocabolario molto ricco.”

“Certo, se per te ‘cesso’ è una parola elegante, non voglio neancxhe immaginare quale sia la tua definizione di ‘parola volgare’.”

Udì Riku sbuffare dall’altra parte della cornetta.

“Lasciamo perdere. Senti, qui c’è Axel che rompe altamente le palle perché stiamo giocando al gioco del re**** e tu non ci sei. Sbrigati a venire che non lo soporto più.”

A Sora si illuminarono gli occhi di colpo, e in un attimo dimenticò tutti i suoi crucci.

Lui adorava quel gioco!

“Ok, arrivo!” esclamò entusiasta, e senza perdere altro tempo infilò le cxiabatte e abbandonò la spiaggia, facendola tornare deserta.

Iniziò a corrrere, superando la zona della piscina e l’anfiteatro, da dove il suono dei balli di gruppi si espandeva fino alla fine diei campi sportivi, ma la sua personalissima e discutibile maratona privata non durò molto, visto che colpì in pieno la schiena di qualcuno.

Sora cadde di sedere come un perfetto deficiente, e davanti agli occhi si ritrovò un Demyx quasi divertito.

“Senti, Socchan, so di assomigliare a un palo della luce, ma…”

“Scusascusascusascusa! Non ti avevo proprio visto!!” si affrettò a dire, massaggiandosi le natiche e aggrappandosi alla maglietta dell’amico per alzarsi.

Demyx gli mostrò un sorriso tanto largo da fare quasi paura, mostrado i denti perfettamente bianchi che masticavano una gomma.

“Tranquillo, mi hai solo diviso la schiena in due. La prossima volta, se vuoi iccidermi, vieni armato di spranga! Oppure una mazza da baseball…mia nonna una volta l’ha usata per cacciare un ladro di casa!”

Sora ringraziò mentalmente Dio per quella stupenda figura di merda, dopodichè pose le mani come se stesse pregando.

“Mi dispiace! Ti ho colpito proprio dove sei caduto ieri! Ti ho fatto tanto male?”

“Eeeeh…stavo meglio prima” buttò lì Demyx, al quale sembrava che un SanBernando lo stesse morsicando proprio sul livido.

“Sai, i rischi sono sempre tanti, quando si fa surf…”

“Mi dispiace così tanto! Che posso fare?!” Sora cominciò ad agitarsi, dimentico degli altri che lo stavano aspettando, troppo preso dai sensi di colpa, e frenetico cominciò a guardarsi intorno.

Demyx smise di sorridere di botto, e Sora non fec nemmeneo in tempo ad accorgersene che sentì qualcosa prenderlo per il mento…

***

Aaaaah, quella stupida scimmia!

Non riusciva neanche a tornare al ristorante da solo!
Cosa gli serviva, la baby-sitter ventiquattr’ore su ventiquattro?

Con quello scemo, non ne sarebbero bastate quindici, di Mary Poppins.

Riku lanciò un calcio a un sasso che gli ostacolava il passaggio, e avvicinandosi ai pressi dell’anfiteatro sentiva la musica dei lenti dell’animazione sempre più forte.

….lui odiava i lenti.

Era uno di quei tipi che, come dire, non erta proprio il re della pista da ballo, ecco.

In realtà, non ne era assolutamente capace.

Insomma, come fai a muoveerti con la stessa agilità di una barretta di kit-kat davanti a cento persone e definirti un figo (cosa che Wakka ostentava a fare, e ogni volta che succedeva, in discoteca, lui, Sora e gli altri cercavano di scappare, fingendo di non conoscerlo)?

A direil vero, il suo odio verso il ballo era fortemente causato da una brutta esperienza avuta da piccolo.

Non ci teneva a ricordarla, comunque: vi dico solo che tale incidente era collegato ad una rampa di scale, dell’acqua per terra e un paio di scarpe da tip-tap.

Comunque.

…ma insomma, dove diavolo s’era cacciato, quella specie di cavalluccio marino amante dei Pokèmon?

“Sora, dove sei?! Ti avverto, se non esci subito fuori ti do un pugno la dove non batte il so…”

Riku non finì la frase e si fermò di colpo, spalancando gli occhi come mai in vita sua.

Davanti a lui, accanto alla rete del campo da tennis, c’era Sora.

E, sopra di lui, che gli teneva fermo il mento, Demyx.

Che aveva le labbra premute sulle sue.

Le stesse labbra che nessuno, apparte lui, aveva mai toccato.

Note dell’autrice:

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!! BANZAIIII! Lo so, lo so, alcuni di voi mi credevano morta XD A dire il vero, a essere defunto era il mio pc…fortunatamente, come avrete visto, ora l’ho aggiustato! Yeah!

Allora…Demyx ha baciato Sora! O___O Oh my god!! Aspettate…mi sembra di sentire qualcuno che ringhia XD! Tana per Riku! Ahahahah!

E Axel e Roxas…uaaah, cominciano a fare gli sporcaccioni! ^////^ Tanto se io non vado a parare lì non sono contenta….ma non so ancora se riusciranno a combinare qualcosa XD! Insomma, sono ancora ingenua, io *w*

Ok, passiamo alle note ^^

*Genma= avete presente Ranma? Ecco, vi ricordate che il padre di lui si trasformava in un panda, a contatto con l’acqua fredda? Sora ha un asciugamano con lui disegnato sopra…lo voglio anche iooo! Chissà dove l’ha comprato Kairi??

** Chesterfiled= una marca di sigarette! A dire il vero, inizialmente Axel doveva fumare Malboro, ma poi mi sono detta che forse erano una marca troppo banale…allora ho scelto queste, che sono quelle che fuma il mio migliore amico! Mi raccomando, ragazzi, non dovete seguire l’esempio di questo scemo! Non si fuma, chiaro?!

***majokko= termine che si riferisce alle protagoniste dei manga che si trasformano in maghette o ragazze più grandi…tipici esempi di majokko sono: Doremì, Creamy, Magica Emi…

E ora si risponde alle recensioni! Yatta! (ormai sta frase è sempre la staessa…la banalità regna sovrana XD)

SoRifan: davvero sono una delle tue autrici preferite? Grazie infinite! Come al solito, sapere che il mio modo di scrivere mi piace mi rende davvero felice…e pensare che io ho sempre la sensazione che potrei fare meglio….spero che col tempo riuscirò a migliorare sempre di più! A proposito di Riku….come vedi, ancora non si è dichiarato XD vabbè, lo sai com’è fatto…è così orgoglioso…però…chissà, forse ora che ha visto Demyx e Sora baciarsi si darà una svegliata..

CrAzYtEn: la tua recensione è davvero bellissima! Sei stata deliziosa! ...certo, non mi sarei mai permessa di paragonarmi a Dante o a Manzoni…io scrivo perché mi piace, perché mi diverto, perché sento il bisogno di scappare via da questa realtà tanto stressa e buttarmi, di tanto in tanto, in un mondo di sogni e fantasticherie. Sarà una cosa da bambini, ma a volte è l’unico modo che ho per non pensare ai problemi. E sapere che voi vi sostenete e che, a mia volta, io sostengo te e altri mi fa sentire a un palmo da terra. Grazie davvero.

KairiChanRules: accidenti, incredibile quante persone mi dicano “tu mi hai convertita all’Akuroku”! Devo avere una specie di potere ipnotizzante XD Sarà che questa coppia mi piace infinitamente…perché il loro rapporto è delicato ma, al contempo, solido e sicuro…grazieeeee per i complimenti e per la passione con cui mi leggi! Te ne sono grata ^^

kiaaxel18: come vedi, impiego parecchio ad aggiornare…spero mi perdonerai! E spero anche che il capitolo ti sia piaciuto! Eheh, siete tutte super in fermento riguardo a Riku….però, se lui non si dà una mossa, mi sa che Sora cadrà nelle braccia di qualcun altro….*tutti guardano Demyx*

Nancy92: già già, Roxy direi che ormai ce lo siamo bello che giocato xD mi sembra abbastanza comodo, tra le braccia di Axel…anzi, comincia anhe a fare lo sporcaccione XD Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo

Il_Trio_Infernale: felicissima che la scena tra Axy e Roku ti sia piaciuta! Quando scrivo di loro tengo molto a dare la giusta impressione…grazie infinite per aver aggiunto la storia tra i preferiti ^^

sakura182blast: oddio, una decina di volte?! Ma come fai XD? Beata te, io riesco a rileggerli sì e no due, soprattutto se si tratta di miei lavori vecchi, che sono obrobriosi (mi riferisco alle prime one-shot shonen-ai che ho pubblicato…stanno anche qui, ma non le rileggo quasi mai, anche se dovrei)….chebello, vedo che il bacio è piaciuto a tutte! Meno male! Grazie mille per i complimenti

psyduck64: sapere che leggi la mia storia shone-ai anche se ti piace un raiting diverso non può che farmi un enorme piacere! Riguardo agli sviluppi Riku/Sora/Kairi…mi spiace, ma per il momento non mi sbottono…sappi solo che, dopo questa fiction, ci sarà anche il seguito ambientato in inverno, quindi quello che succederà alla fine di questa fanfiction non è detto che non potrà cambiare nel continuo…mi raccomando, continua a difendere i tuoi gusti! E’ bello sapere che vai avanti con la lettura di questa storia, nonostante il RiSo non ti piaccia…grazie per i complimenti ^^

INFINE, UN ‘GRAZIE’ ENORME A TUTTI COLORO CHE RECENSISCONO, CHE MI LEGGONO, MI AGGIUNGONO TRA I PREFERITI O CHE COMUNQUE MI SEGUONO E MI SOSTENGONO!!

APPROFITTO DELL’OCCASIONE PER AUGURARVI UN NATALE E UN CAPODANNO STUPENDI, A VOI E ALLE VOSTRE FAMIGLIE!!

BUON NATALE E UN GRANDIOSO INIZIO DI 2009!!

MagikaMemy

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: gelosie inaspettate, viaggi nel passato e baci al sapore di pioggia ***


Capitolo 14: gelosie inaspettate, viaggi nel passato e baci al sapore di pioggia

Riku non si prese neanche un secondo per pensare e si buttò in mezzo a Sora e Demyx, la rabbia che ribolliva come fosse acqua sul fuoco.

Le labbra di Demyx lasciarono quelle dell’altro con uno schiocco leggero, e Sora, avvampato per l’improvvisata, vide Riku con una mano sul suo petto e l’altra su quello di Demyx.

…ok, aspetta un attimo…doveva…doveva fare un riepilogo mentale!

Dunque…pochi minuti prima si era scontrato con Demyx…e lui…

….merda!

Meccanicamente, guardò Riku negli occhi, ma il ragazzo abbassò subito lo sguardo per girarsi verso il bagnino, che lo studiava con gli occhi ridotti a fessure come quelli dei cani addormentati.

“Che c’è, Riku?” chiese, super divertito e imitando un tono ingenuo.

A Riku sembrò che per un attimo gli stesse andando a fuoco il cervello, ma provò a mantenere la calma.

Diamine, non…non poteva farsi vedere infastidito…altrimenti Sora avrebbe capito tutto…insomma, anche un procione formato famiglia come lui sapeva che cos’era la gelosia e le sue cause, no?!

Voglio dire, non ci voleva certo un diploma, per tradurre un gesto come il suo…

Va bene va bene, doveva darsi un contegno.

Stava quasi sbavando, cazzo!

“ Perché non ti metti a pomiciare con qualcuno della tua età, Demyx? E che magari sia consenziente.” Rispose, secco, ma anche un moscone intento a mangiare un pezzo di cacca avrebbe potuto sentire la punta di rabbia che aveva nella voce.

Sora allargò gli occhioni azzurro mare, e non sapeva se guardare Riku o Demyx, così la sua testa faceva avanti e indietro tra i due come uno di quei cani che vanno sui cruscotti delle auto.

Demyx percepì che Riku stava perdendo il suo famoso autocontrollo, e un po’ doveva ammettere di esserne dispiaciuto.

Cioè, lui non era come Axel…non riusciva a fare dispetti alle persone…

Ma, e avrebbe potuto giurarlo sul suo DS*verde, non aveva baciato Sora per far incavolare Riku..era stata una cosa fatta lì per lì, senza pensarci…come si diceva…spontanea, ecco!

Una cosa positiva ricavata da quel casino era che, finalmente, ne aveva la certezza: a Riku piaceva Sora.

Beh, ok, non bisognava essere un genio, per capirlo…però ora ne era sicurosicurosciruo.

Sorrise e scompigliò i capelli di Riku, che rispose con un qualcosa di molto simile a un ringhio.

“Riku…forse dovresti prendertela con te stesso, e non con me.”

Sora, che ormai si sentiva come Sakura Haruno in una fanfiction yaoi NarutoxSasuke (traduzione: totalmente estraneo), cercava di capirci qualcosa, anche se il bacio di Demyx lo faceva sentire ancora un po’ scosso.

Riku avrebbe voluto ribattere, o almeno simulare un attacco di stupidità simile a quelli di Sora e fingere di non aver capito ciò che Demyx aveva detto, ma si limitò ad ammutolire di botto, abbassando lo sguardo.

Demyx si sporse un po’ sopra Riku e lanciò una strizzata d’occhio a Sora.

“Io vado, Socchan. Grazie per le labbra.”

“Eh?!” fu tutto quello che Sora riuscì a dire, ma quello si era già allontanato, lasciandoli da soli come due emeriti idioti, impanicati e senza sapere cosa dovessero dirsi.

Sora, nel frattempo, cercava ancora di tradurre il comportamento di Riku.

…perché aveva reagito così?

“Emh…” cominciò, provando a dire qualcosa e pregando il Signore che, per una maledetta, maledettissima volta riuscisse a tirare fuori da quella merda di bocca una frase di senso compiuto.

“…Riku.. come mai sei arrabbiato?”

“Io non sono arrabbiato!!” sbottò quello di rimando, saltando su sé stesso e scostandosi all’indietro i capelli argentei, per poi iniziare a girare in cerchio mostrando un nervosismo paragonabile a una sedicenne a cui la migliore amica ha appena fregato il ragazzo.

Sora lo osservava senza trovare il coraggio di rispondere.

Oh, certo, non era arrabbiato.

Aveva solo una faccia che assomigliava a quella di Ryuk**, con gli occhi di fuori e una specie di aura nera che gli aleggiava intorno al corpo, ma apparte questo sembrava essere del tutto tranquillo.

“A me sembra il contrario” osservò sincero, ricevendo una pugnalata di occhi da parte dell’altro.

“…sei uno stupido, Sora! Come hai fatto a non accorgerti che stava per baciarti?!” esclamò Riku, agitato e collerico, avvicinandosi a lui.

Sora avrebbe voluto tagliarsi la gola o diventare invisibile, ma poi si ricordò che queste cose succedevano solo nei manga.

Quella era la realtà.

L’atroce, terrificante, super incasinata realtà.

“Beh, purtroppo non siamo tutti dei cervelloni come te! Sono stato uno scemo, ok?! Lo ammetto! Tanto per cambiare…io sono l’idiota del gruppo!” le parole cominciarono a uscirgli fuori da sole, e sentiva le orecchie fischiare, ma non riuscì a fermarsi e proseguì, mentre Riku lo guardava contrariato.

“E’ dall’inizio dell’estate, che va avanti questa storia! Mi credete tutti troppo scemo per capire le cose! Guarda Kairi, ad esempio…mi sta trattando come il Pinocchio della situazione!!! Prima dice di non provare niente per me, poi..poi ci ripensa tutto d’un botto!!”

Riku provò a interromperlo, ma Sora continuò il suo sfogo prima che potesse dargli possibilità di parlare.

“Oppure Wakka e Tidus, che non fanno che prendermi in giro perché non sono figo come te, non sono…perfetto come te! Tu e la tua…dannata perfezione mi fate uscire di testa!”

Finalmente si fermò, e cauto tentò di riprendere fiato.

Senza accorgersene, però, il fiato lo aveva tolto a Riku, che era rimasto immobile.

Si limitava a fissarlo con gli occhi pallidi e vuoti come quelli di una bambola, e quando Sora se ne accorse capì l’errore commesso.

“…oh mio Dio…Riku…Riku mi dispia…”

“Lascia stare.” Sussurrò, il tono di voce privo di ogni qualsivoglia emozione.

Si voltò serrando i pugni e sentendo la rabbia salire, salire, salire tanto da invadergli il cervello.

“…secondo te…io sarei perfetto..?”

Sora avrebbe detto di tutto pur di farsi perdonare, così buttò lì la prima cosa che gli sembrò più giusta.

“…sì.”

Riku si voltò nuovamente e lo guardò negli occhi, poi velocemnte lo abbracciò stretto.

Sentì Sora sussultare sotto il tocco delle sue braccia, poi rilassarsi lentamente, come se fosse…sollevato.

“…Sora…sei tu quello perfetto, tra noi due.”

Sora, appena sentì quella frase, sobbalzò e percepì un rossore improvviso sulle guance, ma non gli importava più di tanto.

…quello…era un complimento o cosa?

Da parte di…Riku?
”Perfetto io?! Accidenti, Ri, non sapevo avessi iniziato con le canne…sapevo che Xaldin spacciava, ma non credevo che…”

“Sono serio.”

Sora ammutolì di colpo, senza spostarsi di un milllimetro.

Erano ancora abbracciati, e poteva sentire il profumo dei capelli di Riku dargli alla testa.

“…lo sei…per me.”

Il più piccolo trattenne il respiro, e contemporaneamente il cuore sembrò fermarsi.

Per un attimo, credette di essere morto.

Anche Riku se n’era accorto, ma finse il contrario.

Non voleva interrompere un momento…così…così.

“Sora…non te ne sei mai accorto?”

Riku sciolse l’abbraccio, e ora lo guardava negli occhi.

Ma Sora era confuso e completamente perso in quelle iridi chiare…

…cosa stava succedendo?

Da quando tra loro due…tutto era diventato così..intimo?

E in un attimo, come un’illuminazione, capì ciò che, per tutti quegli anni, non era riuscito a comprendere: aprì gli occhi per osservare tutto quello che, fino ad allora, non era mai riuscito a vedere…

Riku…

Riku…

Riku che non si era mai fidanzato, nonostante fosse bello e popolare…Riku che non lo aveva mai accompagnato sotto le docce dopo l’attività del club, inventandosi mille scuse diverse…Riku che lo andava a trovare sempre, quando stava male, casualmente dopo cinque minuti che gli altri erano andati via…Riku che, quando lui parlava di Kairi, diventava nervoso, e irritabile…Riku che lo stringeva a sé quando lui piangeva…Riku che lo accompagnava ovunque con il motorino, anche se pioveva e aveva la febbre…

…accidenti…

Come…come poteva essere stato così STUPIDO?!

Per tutti quegli anni…lui…non se n’era mai accorto…

Riku lo allontanò, privo di qualsiasi espressione, e abbassò lo sguardo; poi, senza aggiungere altro, lasciando quella specie di dichiarazione sospesa a metà, si voltò e iniziò a camminare verso la spiaggia.

Più si allontanava, più sentiva qualcosa infastidirgli gli occhi…

Se li strofinò, noncurante del bruciore, e qualcosa gli scivolò lungo la guancia sinistra…

…una lacrima?

**

“No, non posso crederci!! Ancora non posso crederci!”

“Ti dico di sì!”

“Oh mio Dio! OH MIO DIO!”

“Avete finito di schiamazzare, voi due?!” esclamò Kairi, facendo cadere la camicia da notte sulle spalle e lanciando uno sguardo di fuoco a Rikku e Yuna, entrambe in pigiama.

Sullo sfondo, Paine che, più apatica del solito, tentava di mettersi lo smalto nero sulle unghie dei piedi, mentre Naminè e Selphie tentavano (inutilmente) di guardare il dvd del movie di Nana*** alla tv, fregata dal bungalow dei ragazzi e, tecnicamente, di proprietà di Roxas.

“Kacchaaaaaaaaaaan!” urlò Rikku, balzando in piedi sul divano e rischiando di rompere i vetri delle finestre.

Kairi sentì rizzarglisi i capelli e la guardò disperata.

“Rikkuuuu, potresti non urlare alle due e mezza di notte?! Piuttosto, cos’è tutto questo macello? E’ morto qualcuno?”

“Peggio!” avvampò Yuna, mettendosi a sedere sulle ginocchia e lasciando che il lecca-lecca alla fragola che stava succhiando le cadesse per terra “…dicono che Axel si sia fidanzato!”

Kairi, che aveva cominciato a lavarsi i denti ancor prima di far parlare quelle due matte, strabuzzò gli occhi e allargò la bocca, mostrando tutto il dentifricio verde che ribolliva all’interno e aggrappandosi alla porta come fosse pazza.

“Nuo! No po’ esscieve vevo!” eslcamò, cercando di parlare e di non sputare dentifricio per tutto il corridoio.

“Kacchan, per favore! Sto ancora cercando di digerire l’Unagyu**** che Xaldin ci ha dato a cena…non complicarmi la cosa con certe visioni!” la pregò secca Paine, senza alzare lo sguardo dallo smalto.

Kairi, ignorandola, corse verso Rikku e Paine e le guardò piena di preoccupazione.

“COCCHI?”

“Eh?” riuscì solo a dire Rikku, ancora in piedi sui cuscini e assumendo una posa delle mani insensata,

Kairi alzò gli occhi al cielo, corse in bagno e sputò il tutto nel lavandino, poi si affacciò di nuovo, praticamente ansimando.

“CON CHI SI E’ MESSO?”

“…non lo sappiamo.” Ammise Yuna, a malincuore.

“Ma dài?!” le fece eco Paine, ridendo soto i baffi.

Yuna le fece una linguacca, poi sorrise un po’ amareggiata a Rikku.

“Porca miseria, era così figo…”

“Mai come il mio Ricchan!” si affrettò a ricordarle Rikku, lanciandole un cuscino.

Yuna stava per ribattere, già pronta con una ciabatta in mano, ma Kairi le fermò prima che potessero cominciare uno dei loro sciocchi battibecchi degni di due bambine che litigano su chi sia meglio tra il cane e il gatto.

“Ma a voi chi l’ha detto?!” chiese, esasperata.

Avere risposte da quelle due era più difficile che chiedere udienza a uno Shinigami! *****

Yuna sembrò rifletterci un attimo, e al suo posto rispose Rikku, saltellando come una matta.

“Ticchan! E’ stato Ticchan! Lui e Wakka-san stavano tornando dal campetto di tennis, e hanno visto Axel-senpai che baciava qualcuno! Però la ragazza era bassa, e non sono riuscita a vederla perché stava sotto al portico del bar, dov’è buio pesto…”

“Ok ok, afferrato. Ti prego, non cominciare coi tuoi discorsi da logorroica! Sembri Sora, quando fai così.”

Rikku sbottò a ridere, e al nome di Sora Yunatacque per un istante, abbassando lo sguardo..

“…Kacchan…a proposito…potrei parlarti un nano secondo?” chiese, un insolito tono di voce.

Kairi piegò le labbra, curiosa e sorpresa.

Yuna che le chiedeva di parlare in privato?!?

…ok, era ufficiale: il mondo stava impazzendo.

O perlomeno il Giappone.

Forse nell’aria c’era una specie di virus alieno che entrava nei cervelli della gente…questo avrebbe spiegato anche perché Sora purtroppo, sembrava non essere cambiato affatto…voglio dire, lui non aveva un cervello, quindi era rimasto immune…

“Kacchan, scendi dalla nuvoletta dei sogni e vieni con me, dài!” la incoraggiò la gal, prendendola per mano e portandola nella stanza sua, di Rikku, Paine e Selphie.

Kairi si sedette sul letto, mentre la ragazza chiudeva la porta.

Poi, senza alcun timore, Yuna si girò verso di lei e fece uno strano sorriso.

“Kacchan…a me piace Sora.”

Kairi la guardò senza mostrare segno di stupore.

Se n’era accorta da tempo.

Non era scema.

Per chi l’aveva presa, per il peluche che usava quella bambina nella pubblicità del negozio di giocattoli a Shibuya*******?!

Yuna, che evidentemente si aspettava una qualche reazione da parte dell’amica, tacque per un attimo, ma quasi subito riprese a parlare.

“Tu sei mia amica, Kacchan. E’ per questo che te l’ho detto. So che tra te e Sora le cose non sono mai state facili…”

“Neanche tra te e Tidus, se non sbaglio.”

“Cosa c’entra ora Tidus?!”

“Oh, sai benissimo che c’entra eccome, Yucchan! Smettila di fare questa ridicola sceneggiata! Non siamo in un telefilm!”

Yuna la guardò sperduta, e Kairi per la prima volta capì che lei e Sora erano davvero sullo stesso piano di idiozia.

Insomma…non era possibile!

Come aveva fatto a non capire quello che Tidus provava per lei?!

Voglio dire…era…era palese, no?!

“Yucchan..” cominciò paziente, dicendo a sé stessa di calmarsi, di stare tranquilla…Yuna non era una rivale pericolosa…o almeno, lo sperava.

E poi, faceva davvero il tifo per Tidus…Sora non c’entrava!

…ok, forse un po’.

“Yucchan” ripetè, la voce decisa e ferma “ Ticchan è innamorato perso di te.Da sempre.”

Yuna la fissò, gli occhi di due colori differenti sbarrati.

…Tidus?

Il suo migliore amico?

Ma come…cosa…

No, era impossibile…

“…chi..chi te lo ha detto?”riuscì solo a dire,sentendo la testa che le girava come l’uragano che aveva condotto Dorothy nel mondo di Oz.

“Tutti lo sanno, Yucchan…Tidus è innamorato di te…ti ha sempre amata, e protetta, e guardata da lontano.”

“Non è vero! Lui…lui non mi ha mai detto nulla del genere!”

“Credi davvero che uno come lui, così timido riguardo all’amore, lo avrebbe fatto?! Pensi davvero che avrebbe buttato una vita di amicizia con te perché si era innamorato?! No! Si è limitato a vegliare su di te, come un angelo custode! E tu non te ne sei accorta…tu non lo hai mai, mai capito!”

Yuna la guardava piena di incredulità.

Era così confusa…così…stupita…

…aveva sempre pensato solo a sé stessa…si era comportata da egoista…

E Tidus..

Tidus, il suo migliore amico…l’aveva sempre…

…protetta…

In ogni singolo giorno di ogni mese…da quando si erano conosciuti...

…oh no!

Doveva…doveva vederlo!

Voleva vederlo!
Ora!

Senza dare spiegazioni all’amica, aprì la porta e corse verso l’ingresso.

Arrivata al salottino, con Kairi che le stava alle calcagna senza sapere cosa le stesse passando per la testa, superò in tutta fretta le altre ragazze.

“Ehy, dove vai?! Sei in pigiama Yucchan! E fuori piove! YUCCHAN!” la chiamò Rikku, sedendosi sul pavimento e afferrando una caramella dal pacchetto sul tavolo.

Yuna non le diede retta, neanche la guardò, e in fretta e furia aprì la porta e uscì dal bungalow.

Un freddo insolito per la stagione le raggiunse ogni centimetro di pelle sotto la cannottiera e i pantaloncini cortissimi del pigiama.

Ma non gliene fregava assolutamente niente.

Doveva…doveva vederlo…

Dovea chiederlo a lui…doveva averne una certezza…

Perché per la prima volta…

Si era resa conto che…

Scese gli scalini del portico, senza accorgersi che le altre ragazze, con i nasi incollati ai vetri delle finestre, la guardavano sconvolte: solo Kairi, in silenzio, sorrideva.

Attraversò il sentierino di sassi e terra battuta, sporcando le ciabattine pelose e celesti con disegnate delle nuvolette ovattate, e bussò alla porta dei ragazzi come fosse pazza.

“Chi cazzo è che rompe i coglioni a quest’ora?!” gridò una voce da dentro dopo cinque minuti, e la porta fu aperta da un Riku a torso nudo, spettinato come non mai e con gli occhi socchiusi.

Rikku, che dal bungalow delle ragazze stava assistendo alla scena, ebbe un immediato attacco di sangue dal naso*******, cosa che costrinse Paine a perdersi il continuo per soccorrerla e rimproverarla che, diamine, i suoi sogni zozzi doveva tenerseli per la notte!

“Yucchan! Sei fradicia! Cos’è successo?” chiese Riku, ignaro del macello che aveva appena causato e trovandosi davanti l’amica zuppa come un biscotto caduto nel latte.

“Riku, ti prego, devo parlare con Tidus!” disse solo Yuna, restando sulla soglia.

Riku, che ormai aveva perso il sonno, aprì completamente l’uscio, facendo entrare qualche goccia d’acqua.

“Vieni, intanto entra..oh merda, sei tutta bagnata! Dài, vieni, mentre ti asciughi lo chiamo..”

“NO! Ti prego, Ri, devo vederlo! Subito!”

All’improvviso, una mano comparve sulla spalla di Riku, scostandolo di un poco.

Yuna sentì il cuore accellerare il suo battito, e Riku sorrise, facendo passare Tidus.

“…ci vediamo domani, ragazzi.” Disse solo, ed entrò, spegnendo la luce del salotto.

Nel frattempo, Roxas e Wakka, che si erano svegliati pensando che ci fosse un dinosauro alla porta, erano affacciati uno da un bracciolo del divano, nascosto ben bene nel buio, e l’altro dallo stipite della porta del bagno, colto in un attacco di pipì notturna appena concluso.

“Scema, domani starai uno schifo!” esclamò Tidus, rimproverando l’amica col sorriso.

Ma Yuna non rispose, si limitò a guardarlo restando in silenzio.

Tidus, capendo che qualcosa non andava, si grattò dietro al collo nervoso.

“Yucchan, ma cosa…”

Un lampo illuminò la ragazza per un attimo; poi, senza che Tidus potesse accorgersene, lei fece un piccolo salto e lo baciò.

**

“E così si sono messi insieme, eh?”

Roxas sorrise raggiante, dando un’altra leccata al ghiacciolo al limone.

“Già…Tidus è felicissimo…è sempre stato innamorato di Yucchan..”

Axel lo vide alzarsi e stiracchiarsi, e per un attimo gli si alzò la maglietta, mettendo in mostra il petto magrolino e l’ombelico tanto piccolo da sembrare ridicolo.

…ormai la cosa stava andando fuori controllo.

Ne aveva parlato anche con quel decerebrato di Xaldin, tanto era disperato.

Certo, non che il commento di quel vecchiaccio gli fosse stato molto d’aiuto…cioè, lui gli aveva semplicemente chiesto un consiglio…ultimamente stare con Roxas, baciarlo, accarezzarlo, o anche solo guardarlo era diventato…pericoloso, ecco.

Per questo era andato da quella specie di Polifemo per avere un aiuto…ma in tutta risposta Xaldin lo aveva guardato e, mentre DISTRUGGEVA una coscia di prosciutto con un coltello più grosso della sua faccia, lo aveva guardato di sbieco e se n’era uscito con un “Portatelo nella cella frigorifera e fatti fare un…” (il resto Axel aveva preferito censurarlo a sé stesso).

Roxas gettò distrattamente lo stecco del gelato nel cestino accanto, poi, distrattamente, si girò, guardando Axel negli occhi e dando le spalle al sole.

“…cosa farai quest’inverno?”

Voleva farla sembrare una frase buttata lì per lì, ma non bisognava certo essersi laureati a Oxford per capire che c’era un interesse misto a preoccupazione non indifferente, dietro a quelle parole.

Axel ovviamente l’aveva capito.

Ovvio.

Lui capiva sempre tutto.

Era uno di quei tipi che sapeva leggere nella mente degli altri, e Roxas lo aveva imparato col tempo, scoprendo una paurosa quanto inaspettata somiglianza tra lui e Naminè.

Aspettò una risposta, scrutandolo con cipiglio, quasi si aspettasse una sberla in faccia.

“Niente di che. Di solito durante l’anno lavoro a Okkaido. Faccio il barista.”

“Uao” riuscì solo a dire Roxas, immaginandosi quel cretino dietro a un bancone a servire birra e ammiccare alle clienti…ai clienti.

Ebbe un brivido, che dalla schiena continuò fino alle gambe, come quelli che aveva in inverno, quano suo padre gli chiedeva di andare a comprare le sigarette e lui, nonostante si mettesse mezzo armadio addosso, si moriva dal freddo, immaginando trichechi giocare a calcio coi pinguini sotto al suo naso.

Un momento…quella era…gelosia?!

No era…era assolutamente impossibile!

La gelosia era un sentimento per i deboli…per quelli che avevano sempre paura di perdere qualcosa…ecco, Sora era il tipo da ingelosirsi…ma lui no!

Axel lo vide assorto nei suoi misteriosi e imperscrutabili pensieri, e per un attimo sentì il fortissimo desiderio di scoprire cos’è che gli faceva tanto arrovellare il cervello.

“….ma stavo cominciando a pensare di trasferirmi a Tokyo.”

Roxas bloccò il flusso di seghe mentali che era intento a farsi per girarsi di scatto e guardarlo.

Axel sorrideva spensierato, e mentre cercava gli occhi da sole nella tasca dei jeans lo guardò per un momento.

“Beh, sai…ci sono tanti bar, a Shibuya.”

Roxas, nonostante avrebbe voluto non farlo con tutto sé stesso, si ritrovò ad arrossire e in silenzio si risedette, un po’ perché si era stufato di stare in piedi, un po’ perché il pensiero che Axel si trasferisse per lui gli faceva uno strano effetto.

“Già. Tanti bar.” Puntualizzò, avvampando e alzando gl occhi verso la piscina, dove da lontano si vedevano un gruppo di bambini giocare in acqua, intenti a schizzarsi tra loro.

Intravide una bambina biondisima accerchiata da una ciambella grAnde il triplo di lei e con dei disegni sopra raffiguranti Paperino, e per un attimo desiderò tornare a quell’età…quando ancora c’era l’innocenza, l’ingenuità, la famiglia.

Quando c’era ancora sua madre…

La stessa madre che aveva abbandonato suo figlio di sei anni quando il marito era in viaggio di lavoro…la stessa madre che, per una vita, aveva giurato protezione al suo bambino, per poi lasciarlo all’improviso, senza lasciare traccia di sé o oggetto che la riguardasse.…

L’unica cosa che gli era rimasta di lei era stata una scarpa col tacco azzurra, sfuggita ai bagagli fatti in fretta e furia…una trentotto…

Già…aveva i piedi piccoli, sua madre.

Aveva raccolto quella dannata scarpa la mattina che, svegliandosi, si era ritrovato da solo….era lì, sulle scale, da sola, senza la sua gemella, e la prima cosa che Roxas aveva capito, una volta cresciuto, era che, se sua madre si fosse girata almeno un’ultima volta per guardare la sua casa, l’avrebbe raccolta e portata con sé.

Ma Ran Matsuiiko non si era voltata: era andata dritta verso la porta, uscendo, senza tenere conto che in quel momento, alle sue spalle, c’erano il suo salotto, le sue scale, la camera del suo bambino.

E Roxas, per la prima volta, aveva capito la verità.

Aveva capito che a Cenerentola, in fondo, sarebbe bastato davvero poco per non perdere la scarpetta….le sarebbe bastato voltarsi un attimo, rimetterla e guardare il principe un’ultima volta…farsi vedere mentre tornava una fanciulla povera…mostrarsi a lui per com’era davvero.

“E tu?”

Roxas sussultò per quel brusco ritorno alla realtà, ma aveva ancora lo sguardo perso nel vuoto.

“ Io cosa?” domandò, senza capire del tutto la domanda del ragazzo.

Axel, che ora aveva un paio di Rey-Ban sulle tonalità del grigio che gli coprivano gli occhi, si accese l’ultima sigaretta del pacchetto e fece una breve tirata.

“Che farai quando l’estate sarà finita?”

Roxas sospirò, dando la risposta più scontaat del mondo….ma evidentemente, Axel aveva rimosso tutti i ricordi che aveva al riguardo.

“Andrò a scuola, Axel” esclamò paziente “Come tutti i ragazzi normali.”

Axel, sentendo la parola ‘scuola’ fece un altro tiro, con un’espressione che lasciava intravedere tutto fuorchè nostalgia.

“Già, la scuola. Bella merda. Credimi, Rox, quel posto non ti serve a niente. Nella vita, a contare sono quelli con una cultura. Sono quelli con i soldi. Ecco, loro sì che se la spassano. Comandano su tutto e tutti, licenziando, dando ferie, assumendo nuovi lavoratori. Credimi, quando sei ricco passi tutta la tua vita a non fare un cazzo e ottenere il mondo.”

“Lo so.” Affermò Roxas, e guardò seriamente Axel negli occhi.

Era vero.

Sapeva di apparire ingenuo, ma non era uno stupido: aveva imparato a conoscere il mondo, a guardarsi atorno, a studiare le situazioni.

Sapeva come andavano queste cose.

Sapeva com’era la vita.

Axel sorresse il suo sguardo per qualche istante, poi sorrise.

“…non ne avevo dubbi. Ne esistono pochi, di ragazzini col tuo cervello.” Fece una breve pausa, tenendo la sigaretta tra le dita e impuzzolendosi le mani di fumo, poi si avvicinò a Roxas e gli bisbigliò sulle labbra: “…forse è proprio questo, che mi piace di te.”

Roxas sentì il fumo entrargli negli occhi, ma più Axel restava fermo sulle sue labbra, senza decidersi a baciarle, più l’ansia saliva.

Allora, raccogliendo tutto il coraggio che sentiva di avere (e mai avrebbe creduto che fosse così tanto), lo baciò di sua iniziativa.

Axel sentì la lingua del sedicenne bussare sulle sue labbra, e subito la fece entrare, pensando che si sarebbe svegliato da un momento all’altro da quello splendido sogno.

Poterono restare così per poco, visto che si trovavano dove chiunque avrebbe potuto vederli, e si separarono con un sospiro, restando però vicinissimi, le punte dei loro nasi che si sfioravano.

“Sai…” cominciò Axel, in un sussurro “…oggi sono dieci settimane esatte che ti conosco. E sono dieci settimane che…” prese una mano di Roxas e la mise sul petto, dalla parte del cuore “…ogni volta che ti vedo...lui impazzisce.”

Roxas rimase senza parole.

…per la frase stupenda…e perché, per la prima volta, gli sembrò che Axel arrossisse.

Note dell’autrice:
Come sono sdolcinata XDXD

Allora, piaciuto il nuovo capitolo?

E’ stato il più romantico che ho scritto fin’ora, non trovate?

Forse anche troppo…però che volete farci, l’esteta sta finendo, e tutti i miei sciocchi ma adorabili pg sembrano aver capito che è l’ora di darsi una mossa.

Vedete Riku?

Ha trovato il coraggio e si è confessato! Che bravo, senza fare una piega XD Anche se poi ha pianto O.O

Bene bene bene, passiamo alle recensioni.

CrAzYtEn : Eheh, la geometria mi è sempre piaciuta XD Anche se sono totalmente negata ;__; come in metà delle materie scolastiche, d’altrone…ma lasciamo perdere, non siamo qui per parlare della mia Lpenosa) vita scolastica! *dà un calcio al libro di cucina…poi lo raccoglie, ricoedandosi che è l’unica materia che le piace* Eeeeeeeeeeeeh, Namichan in questo capitolo è stata buona buona….ma nel prossimo farà abbastanza la stronza ^O^ Diciamo che darò fondo a tutta la crudeltà del mio animo e gliela presterò per un capitolo xD AMO far del male ai miei poveri pg….ma li amo, dico davvero

KairiChanRules: con me la curiosità, stai tranquilla, non potrà che aumentare u____u sono famosa per il mio sadismo, la mia crudeltà e la mia quatrupla personalità, causa di scleri e deliri yaoi. In conclusione: spero che il capitolo ti sia piaicuto ^___^

kiaaxel18: Riku non ha smembrato Demyx per il semplice fatto che io lgli ho dolcemente ricordato, con tanto di mannaia sanguinante in mostra dietro le spalle, che questa è una ficcina per ragazze ingenue e innocenti (o almeno, questo è quello che gli ho fatto credere xD). Naminè non è angelica come sembra, dammi retta, ma dal prossimo capitolo lo capirai anche da te, perché faarà una cattiveria allucinante T_____T Si soffrirà taaaaaaaaaaaaantoooooo! Povero Roxy, ha ancora taaanta strada davanti, per essere felice con Aku *gli lancia occhiate compasionevoli* Riguardo Riku….si è dato una mossa, ma poi è scappato via prima che Sora potesse parlare….basta, questi due non li gestisco più! Stanno rovinando il lato puccioso della storia >____

Nancy92: grazie per i complimenti, Na-chan…ma ti assicuro che non sono poi tanto brava ^_^°….se leggi altre fanfiction, credimi, scoprirai il talento e l’impressionante bravura che hanno tanti, tantissimi altri autori…io scrivo per puro diletto personale, ma il mio stile è ancora acerbo, alle volte…ma io sono una persona ottimista, e sono convinta che, continuando a scrivere con passione e in modo diligente, migliorerò sempre di più fino a potermi considerare ‘soddisfatta’, cosa che, credimi, raramente accade XD Ma per il momento, sono felicissima che la storia stia riscuotendo tale successo…non me lo sarei mai aspettato *___*

Xemnas89: Figurati, l’importante è che, anche senza recensire, vai avanti con la lettura…torna a salutarmi presto ^^

SoRifan: Al momento, non ho msn XD Ho avuto problemi al pc e ora devo installarlo di nuovo...però solitamente non aggiungo molte persone ^^ devi scusarmi, ma con internet ho sempre paura…ma non minaciarmi che non mi recensisci più la storia, dài XD Voglio dire, mi sembra un po’ esagerata come cosa XD Poi a te la scelta, fai come vuoi insomma ^___^ Devi scusarmi davvero…ma anche se avessi ancora msn, te lo dico con sincerità, avrei timore ad aggiungerti…in molti mi chiedono il contatto di msn, ma non lo dò mai a nessuno…chiamatemi ‘fissata’, se volete, ma sono fatta così.

Il_Trio_Infernale: Eh sì, l’Akuroka sta diventado davvero porcellosa…guarda Axel come si è ridotto XD Chiedere consigli a quel matto di Xaldin è segno di disperazione totale…evviva il sangue dal naso, dunque! Ti piace il SoDem? Oddio xD E pensare che a me non fa impazzire…cioè, lo tollero se necessario, ma niente di più XD

SoraRoxas: Non potrei mai ucciderti per un pairing XD Soprattutto se si tratta di te*___* Mi sei mancata sai?! Sora on ha avuto questa gran reazione, in realtà…ma conoscendolo, non ci avrà neanche capito molto, voglio dire, sai com’è fatto T___T povero Riku….dovrà passare le pene dell’inferno, prima di fare un passo avanti con lui…sono troppo sadica Xd

Adesso pensiamo alle note…oh merda, sono un botto in questo capitolo! Me vuole andare in Giappone *-*

* = ebbene sì, Demyx ha il Nintendo DS XD Ero indecisa tra questo e la PSP, ma visto che io VOGLIO codesto oggetto con tutte le mie piccole forze, ma a quanto pare il destino mi è avverso TvT, ho deciso di farlo avere almeno a lui

** = Ryuk di Death Note…quel mostro brutto che vola ed è drogato di mele, per farvi capire

***= Avete presente Nana, il manga della Yazawa? Beh, ci hanno fatto anche un movie, ovvero un film con attori in carne ed ossa…e Naminè e Selphie, essendo fan di questa mangaka, lo stano guardando…io l’ho visto in italiano, ma è stato perché mi annoiavo e non avevo nulla da fare…io ODIO Nana è___é trama, ambientazione e personaggi! Sono più tipa da Host Club….evviva la roba demente XD

****= L’Unagyu sarebbe praticamente l’anguilla tritata. Solitamente si mangia con una speciale salsa agrodolce e riso bianco.

*****= Gli Shinigami sarebbero gli dèi della morte…non chiedetemi cosa c’entrino qui, non ne ho idea XD Leggere Death Note fa male, ricordatelo u____u

******= Shibuyia, ragazzi…il centro dei divertimenti di Tokyo! Locali, vita notturna e…club per adulti XD Taaaanti club per adulti! Non fraintendetemi, la conosco perché leggo i manga >____<

*******= solitamente, nei manga e negli anime quando a un personagio esce il sangue dal naso è perché sta facendo dei pensieri da sporcaccione XD

OOOOk, ora vado perché stanno facendo Principe Azzurro Cercarsi, e io AMO questo film *____*

*le piacciono le commedie romantiche*

Ciau a tuttiiiii, al prossimmo capitolo! Grazie per avermi letta anche questa volta.

*MagikaMemy*

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: piscine deserte, onde perfette e lattine svuotate ***


Capitolo 15: piscine deserte, onde perfette e lattine svuotate

Si strofinò il bagnoschiuma sulle braccia prive di peli, simili a quelle di un ragazzino dell’asilo e per nulla abbronzate.

Sora sbuffò: incredibile, ogni estate la stessa storia!

Era più bianco di Riku!

Aveva provato a mettersi seriamente al sole per abbronzarsi, un paio di giorni prima, con tanto di occhiali e tankobon, pronto per passare l’intero pomeriggio in catalessi sotto i raggi.

Ma dopo dieci minuti su tutta la pelle aveva avvertito un pizzicore tremendo, come se fossde stato punto da mille granchi invisibili, ed era stato costretto a ripararsi sotto l’ombrello da Gotich Lolita* di Paine, che lo aveva guardato malamente, mentre Tidus gli gridava dietro che ‘non reggeva neanche un po’ di sole’.

Oh, certo, mica erano tutti come lui, che bastava stesse un secondo sotto quella lampadina gigante per diventare più scuro della cioccolata che piaceva tanto a Demyx!!

Posò la confezione di bangoschiuma profumato sul pavimento, e in silenzio iniziò a sciacquarsi, mentre lo shampoo iniziava a colargli e gli finiva un po’ negli occhietti azzurri.

“Ahi! Porco Shinji !”

“Socchan, solo perché odi Neo Genesis Evangelion** non vuol dire che devi insultare i protagonisti! Ti ricordo che io ho la collezione di tutti i tankobon e degli OAV***!”

Sora si fermò immediatamente, alzandosi sulla punta dei piedi e affacciandosi alla doccia accanto, dove un Roxas più contento del solito era intento a chiudere l’acqua e infilarsi le infradito.

“E’ solo un manga, Rox!”

“Come il tuo stupido Ranma, Socchan?”

Tidus si mise a ridere quando sentì Sora urlare qualcosa come “Non toccare il MIO Genma-san!”

“Avete finito di fare macello?! Sbrigatevi a lavarvi, stiamo aspettando da mezz’ora!” puntualizzò dall’esterno Xaldin, mentre, accanto a lui, fuori dalla porta, Marluxia cercava di guardare dentro, Demyx gli tirava le orecchie e Axel, tanto per fare qualcosa di diverso dal solito, si stava fumando una sigaretta.

Roxas aprì la porta della sua doccia, lasciando libera una quantità preoccupante di vapore, e ciabattando uscì all’esterno, coperto dall’accappatoio.

Demyx, senza preoccuparsi di non farsi vedere, diede una gomitata rumorosa ad Axel, che si voltò e per poco non collassò sull’erba.

“Com’è oggi l’acqua, Roxy?” chiese Marluxia, avvicinandosi un po’…beh, un po’ troppo.

Axel scattò in avanti e prese Marluxia per una spalla , con la stessa espressione di un bambino a cui hanno appena rubato una caramella appena comprata.

“Marlu-chan…vuoi che ti mandi sotto l’acqua fredda a calci oppure ci vai coi tuoi bei piedoni da Yeti?”

Marluxia, che si aspettava una reazione del genere, si mise a ridere.

“Va bene, va bene, ti lascio il tuo cucciolo” fece, divertito, e si fiondò nella doccia appena liberata da Roxas.

Il ragazzino guardò Axel, asciugandosi i capelli con un secondo asciugamano e sentendo delle goccioline d’acqua che gli colavano ancora dalla punta del naso.

Axel gli gettò un’altra occhiata vorace, poi si affrettò ad allontanare gli occhi.

“Emh...vatti a cambiare, sennò poi prendi freddo.”

Roxas, per la prima volta, si ricordò che sotto quel dannato accappatoio non aveva assolutamente niente, neanche l’intimo, e arrossì visibilmente.

“Già, è…è meglio che vada.” Balbettò, imabarazzato, per poi correre verso il bungalow.

Axel lo guardò andare via, sperando che gli si alzasse un po’ il lembo dell’accappatoio, anche se sapeva benisimo che era una cosa da pedofili.

Xaldin e Demyx, alle sue spalle, sbottarono a ridere.

“Ehy, Ax, mi sa che ti serve un bagno…vuoi che ti libero una doccia?” chiese Xaldin, divertito come un matto.

Axel si girò di scatto, mentre Demyx e quel brutto vecchiaccio sembravano sul punto di chiedere un pannolino per non sporcarsi le mutande, tante erano le risa.

“AHAHAHAH! Ax, non per dire eh…ma tra le gambe sei un po’….”

Axel gettò subito un’occhiata alle parti basse e…

CAZZO!

Si voltò verso la direzione in cui era andato Roxas, ora deserta, e per la seconda volta in tutta la sua vita la pelle del viso divenne tutt’uno con i capelli.

“Bastardi!!! Come se a voi non fosse mai successo! E poi…mica è così per Roxas…devo…devo solo fare pipì!”

“Sì, e i bambini nascono sotto i cavoli!” fece Demyx, asciugandosi le lacrime dagli occhi azzurri. “Axel, davvero…devi trovare una soluzione a questo problema! Roxas ha solo sedici anni…non puoi farci le porcate come con uno di venti!”

“LO SO BENISSIMO!” tuonò Axel, più in imbarazzo che mai, nascondendo il viso fra le mani e ancora girato.

Oh merda…

Perché non poteva sparire?!

Desiderò con tutto sé stesso che in quel momento precipitasse un aereo e lo colpisse in pieno, ammazzandolo sul colpo.

“…la doccia me la faccio oggi pomeriggio!” esclamò, contrariato.

Poi, senza aspettare risposta da quei due idioti, si allontanò in una direzione a caso.

Anche una necropoli sarebbe stata meglio di quelle stupide doccie pubbliche!

Correndo, andò a sbattere contro qualcosa, e si ritrovò davanti una Kairi perplessa.

“Aku-senpai!” esclamò la ragazza, sorpresa di ritrovarsi davanti proprio il ragazzo a cui stava pensando.

Axel la salutò flebile, ancora sovrapppensiero.

Basta, non…non ce la faceva più!

Lui voleva bene, a Roxas…sul serio…

Gli piaceva tenergli la mano, guardarlo ridere, o lavorare, o giocare a calcio…però…non poteva farci niente…il suo istinto sembrava non accontentarsi di cose del genere…

Però lo sapeva, accidenti…sapeva che Roxas era qualcosa di troppo delicato…qualcosa di troppo importante…non voleva trattarlo come uno di quelli da “una botta e via”…Roxas era diverso…

“Axel-san?! Ci sei?” domandò Kairi, vispa, schioccando le dita davanti agli occhi verdi di Axel, che subito sobbalzò.

“Ah, scusa, ero…ero distratto. Ti ho fatto male?”

Kairi sorrise, sbattendo leggermente le piccole ciglia colorate con una punta di mascara.

“No, tranquillo. Piuttosto…senpai, sei sicuro che vada tutto bene? Mi sembri pensieroso.”

Axel, senza pensarci due volte, prese la sigaretta che teneva dietro l’orecchio e se l’accese, nonostante ne avesse appena finita una.

Forse doveva davvero comprarselo, quel libro per smettere di fumare.

Avrebbe potuto chiederlo a Zexion per compleanno; era l’unico a cui potevi chiedere dei libri per regalo senza avere timore di farti ridere in faccia.

Kairi continuava a fissarlo, manco fosse stato il pupazzo del Tottoro nel Museo dello Studio Ghibli****.

Prese una boccata di fumo e si afflosciò a terra, appogiato al muretto.

“Beh, il fatto è…che ho un po’ di problemi.”

“Con mio cugino?”

Axel rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva, e si voltò verso Kairi con gli occhi spalancati: la ragazza, dal canto suo, si limitò a ridacchiare e a sedersi accanto a lui, sistemando accanto la borsa a tracolla dove aveva l’asciugamano per la spiaggia.

“Sai, Aku-senpai” cominciò, godendosi l’espressione esterrefatta di Axel per qualche breve istante “Roxas…è un ragazzo diverso dagli altri. E’ pieno di rabbia verso il mondo, e non ha fiducia in niente. Sua madre…lo ha abbandonato quando aveva sei anni o giù di lì.”

Axel lasciò che la sigaretta cadese a terra, stavolta davvero, davvero stupito.

…allora era questo ciò che Roxas gli aveva sempre tenuto nascosto?

Ma perché?

Perché…perché non glielo aveva mai raccontato?

“Dici sul serio?” chiese, senza urlare né agitarsi, ma alterando leggermente la voce, cosa di cui Kairi si accorse.

Si fissò i piedi, sovrappensiero, e Axel, se non fosse stato completamente preso da ciò che lei stava dicendo, si sarebbe chiesto se non avessero qualcosa che non andava.

La ragazza fece un piccolo cenno del capo, agitando lievemente le ciocche rossicce che le cadevano sulle spalle e spegnendo di un poco lo sguardo.

“Mia zia…se n’è andata di casa una mattina presto, durante uno dei viaggi di lavoro di mio zio. Ha lasciato Roxas da solo.” Spiegò, rapida e secca, come se anche il semplice ricordare le facesse troppo male.

Axel, che aveva raccolto la sigaretta, fece un lunghissimo tiro, mentre dentro lo stomaco gli si apriva una specie di voragine grande quanto il Monte Fuji.

Roxas...il suo Roxas…

Era per questo che non si fidava mai di nessuno…?

Quella donna…lo aveva abbandonato a un’età del genere…mentre il padre non c’era…

…chi potrebbe mai fare una cosa del genere al proprio bambino?

“E’ una cosa….disgustosa.” riuscì solo a mormorare, ignorando gli occhi che, lenti, iniziavano ad appannarsi.

Kairi tacque per un breve istante, poi, con una mossa secca, si alzò, portano la borsa con sé e rimettendosi il capellino da baseball che aveva tolto poco prima.

“Aku-san…”

Axel incrociò gli occhi con quelli azzurri di lei, e non potè fare ameno di notare che erano di un colore similissimo a quelli di Roxas.

“…ti prego…non fargli del male.”

Il ragazzo, senza aspettare che aggiungesse altro, assunse un’espressione severa.

D assoluta convinzione esincerità, come se non avesse dubbi a riguardo.

“Io amo tuo cugino, Kairi.” Disse semplicemente.”Lo amo come…come non ho mai amato nessuno.”

Kairi lo vide sorridere, e ricambiò il gesto.

Suo cugino aveva ragione.

Axel sapeva davvero farci, con le parole.

***

“Sonounidiotasonounidiotasonounidiotasonounidiota…”

Rikku continuava a ripetersi la stessa frase ad alta voce da circa mezz’ora, ovvero da quando si era alzata.

Stava facendo tardi, accidenti!!!

Ma a che ora era andata a dormire, la sera prima?!

Svoltò a destra correndo, infilando una manica del giacchetto azzurro e con una fetta di pane tostato stretto tra i denti.

Cercò di fare mente locale.

…erano tornati dal ristorante verso le dieci…poi si era infilata il pigiama, quello che Selphie le invidiava tantissimo…poipoipoi…h, sì, aveva iniziato a giocare a Tekken con Yucchan…avevano fatto una ventina di incontri, poi lei si era stufata e aveva mangiato un pacchetto di patatine al formaggio, di quelle che Kairi diceva sempre che puzzavano…

Accidenti…si ricordò tutto u tratto che l’ultima volta ch aveva visto l’orologio era l’una passata…

Beh, quando uno è deficiente…

“Merda!” esclamò, rivolgendosi a se stessa e fermandosi un nano secondo, quel poco che bastava per riprendere fiato.

Stava già per ripartire, con tanto di posa da centometrista delle braccia e delle gambe, quando in lontananza vide Riku su una panchina accanto al campo da calio, intento a parlare al telefono.

Oh, beh..tanto ormai era in ritardo…

Sorrise, sentendosi una perfetta cretina, e senza pensarci due volte si avvicinò al ragazzo.

Quando lo raggiunse, gli si piazzò davanti, mantenendo un sorrisone largo tre metri che gli occupava da solo mezza faccia.

Riku sospirò, chiedendosi cosa aveva fatto di male nella vita per meritarsi una punizione simile.

Al telefono con quel tirannosauro di sua madre e davanti agli occhi la sclerata dell’anno.

Fantastico.

Ok, ora potevano dirglielo…dov’erano le telecamere?

“Sì….d’accordo. Ciao.”

Non fece in tempo a chiudere la conversazione che Rikku gli era praticamente già saltata addosso, sedendoglisi sulle ginocchia.

“Good morning, Ricchan!” esclamò la ragazza, piegando le labbra truccate di lipgloss in un sorriso.

Riku riuscì a malapena a rificcare il cellulare nella tasca dei jeans, poi le lanciò uno sguardo non troppo benevolo.

“Non dovresti essere a lavoro? E poi ti ho già detto mille volte di non chiamarmi Ricchan!”
Rikku assunse un’espressione crucciata, che mal si addiceva ai suoi lineamenti appuntiti.

“Come siamo scorbutici oggi, Ricchan.” Osservò, inserendo una nota d’ingenuità nella voce, per darsi un’aria infantile e sperare che Riku si addolcisse.

Ovvio, sapeva che non sarebbe successo.

Eppure ogni volta ci provava, a fare gli occhi dolci: insomma, sua madre le aveva sempre detto che un battito di ciglia può sconvolgere un uomo più di una vitoria della sua squadra preferita di calcio.

Ma Riku non era proprio il tipo, da fare caso a certe cose.

Non che fosse insesibile, oh, no.

Non avrebbe mai potuto pensare una cosa del genere.

Preferiva credere che il suo fosse solo un atteggiamento per far scena.

Evidentemente, non riusciva proprio ad accettare che quel comportamento fossse dovuto al fatto che lui, semplicemente, voleva solo farsi gli affari suoi e stare da solo, alle volte.

Riku alzò gli occhi al cielo, e le fece spazio sulla panchina, tanto per far pace con la coscienza.

Naturalmente, Rikku non esitò a fiondarsi lì accanto e sedersi a gambe incrociate, fissandolo.

“Stamattina mi sono alzata tardi. Ma scommetto che Namichan se la caverà alla grande.” Fece una pausa, come a sperare che lui si mostrasse interessato alla cosa.

Quando capì che al ragazzo non poteva fregare di meno, riprese a parlare come se nulla fosse.

“…Ricchan…posso farti una domanda?”

Riku, ormai amareggiato e arreso all’idea di essere chiamato in quel modo ridicolo per tutta la vita, si limitò a fare un piccolo cenno con il capo, scuotendo un poco la frangetta chiara che gli ricadeva sugli occhi.

Rikku aveva sempre pensato che sarebbe stato molto meglio senza quei capelli sul viso, ma al momento il pensiero non la tangeva minimamente.

“…ti piace qualcuna, Ricchan?”

Riku non mostrò alcuna reazione, nonostante il suo primo impulso fosse stato quello di scavare nell’asfalto o farsi investire dalla prima macchina di passaggio.

Ma mantenne il controllo.

Come sempre, del resto.

“Rikku…non sei il mio tipo, te l’ho detto cenntinaia di volte.”

“Ma perché no?! Voglio dire…cos’ho che non va?” chiese lei, saltando in piedi sulla panchina.

Riku la guardò negli occhi, disperato.

“Non…sei tu, il problema…è…una cosa complicata”

“E non puoi spiegarmela?!” sbottò la ragazza, iniziando ad arrabbiarsi.

Riku le lanciò uno sguardo carico di rammarico.

Cosa doveva dirle, diamine?!

Perché non riusciva a farsene una ragione?!

Eppure, l’aveva rifiutata tante di quelle volte…una ragazza normle si sarebbe rassegnata già da tempo.

“Rikku…mi dispiace. Dico davvero.”

Rikku arrossì com non aveva mai fatto, gli occhi pieni di lacrime.

Il ragazzo avrebbe voluto agiungere qualcos’ altro, ma il timore che la situazione potesse peggiorare gli fece tenere la bocca ben chiusa.

Rikku tornò a sedersi, stavolta sulle ginocchia, verso Riku: prese il volto del ragazzo tra le mani e lo baciò.

Non in modo volgare, no…con una tristezza infinita.

Le guance di Riku erano immobili sotto il suo tocco, quasi come se lui fose diventato all’improvviso di ghiaccio.

Si allontanò, mentre ormai piangeva come una bambina a cui hanno appena rubato il giocattolo appena comprato.

“Eppure…tu…mi piaci così tanto…”

***

Fece cadere la lattina a terra, e quella si aprì contro un sasso.

Sora percepì il cuore fermare i suoi battiti, ma non fece in tempo a riprendere fiato che fu costretto a nascondersi dietro al primo cespuglio nelle vicinanze, perché Rikku, seduta laggiù sulla panchina, si guardava attorno ancora frastornata.

Il ragazzo spostò lo sguardo verso Riku, che guardava in basso senza espressione.

…Riku…

Gli aveva dato appuntamento là la mattina presto, prima del lavoro…gli aveva detto che aveva bisogno di parlargli...e lui aveva anche comprato delle lattine al distributore, di quella bibita schifosa che sembrava piacesse solo a lui…

…cos’era quel…terribile senso di vuoto che gli stava invadendo il petto?

Non lo sapeva…l’uncia cosa di cui era certo era che voleva vedere Rikku andarsene e dimenticare quella scena al più presto…

Certo…Rikku era sempre stata innamorata persa, di Riku…ma lui, la sera prima…

Oh, accidenti…

Si alzò di scatto, ben attento a non farsi vedere, poi sgattaiolò per la strada battuta che portava alla spiaggia.

Iniziò a correre, correre più forte che poteva, sperando che la mente gli si svuotasse.

Merda…merda!

Non…non era normale!!
La sua reazione non era normale!!

Si stava comportando da pazzo!

Raggiunse lo stabilimento con un’espressione di vuoto totale, come se qualcuno gli avesse appena soffiato via l’anima.Si fermò in piedi, le scarpe piene di sabbia, a fissare le onde azzurre e tanto perfette da essere irritanti.

Alcune ragazze stavano giocando con un grande pallone a stelle rosa, lanciandoselo e gettandosi in acqua per tentare di acchiapparlo, con i capelli lunghi e gocciolanti che ricadevano sulle spalle e i costumi a fantasie assurde.

“Socchan, che ci fai qui?”

Sora riconobbe all’istante la voce di Kairi, e si voltò per mostrarle un sorriso falso.

Il primo della sua vita.

Non aveva mai avuto bisogno di fingere…era sempre stato davvero felice, spensierato, uno che quando aveva visto Il Re Leone la prima volta aveva subito adottato le parole Hakuna Matata rendendole il suo motto.

Kairi non ricambiò il gesto, al contrario assunse un’espressione crucciata.

Aveva capito che stava fingendo.

E per un istante gli tornarono alla mente le parole di Selphie…che Kairi era innamorata di lui…

…in fondo…non era quello che aveva sempre voluto?

Non era ciò che aspettava da anni? Le parole che voleva sentire da quando erano alle medie?

Preso da quei pensieri istintivi, si avvicinò a Kairi e le sfiorò una guancia con le dita.

….no…non lo stava facendo perché aveva visto Riku e Rikku che si baciavano…lo stava facendo perché…

Bèh…perché Kairi gli era sempre piaciuta…no?

“Kacchan.”

Kairi sembrava aver capito che la situazione stava avendo una svolta imprevista, e le guance chiare le si colorarono di un delizioso e leggerissimo rossore.

Sora finse di non notarlo: la sua mente era come una finestra appannata, e neanche lui riusciva a rendersi bene conto di cosa stesse facendo.

Una parte del suo cervello era lì sulla spiaggia…ma l’altra, quella più piccola, sembrava ancora addormenatata, e continuava a sognare la stessa scena…continuava a vedere le labbra di Riku che incontravano quelle di Rikku…

“…Socchan..?” bisbigliò Kairi, mentre il rumore del mare e le risate dei bagnanti si facevano, alle sue orecchie, sempre più piccole.

Doveva tornare a lavoro…al chiosco non c’era nesuno..chissà perché, Riku non era ancora arrivato..Oh, ma a che diamine stava pensando?!

Sora era lì, davanti a lei, vicinissimo, tanto che avrebbe potuto contare le ciglia dei suoi occhi stupendi…e lei pensava a cose simili?!

Sora non la stava neanche a sentire…abbassò lo sguardo per un attimo, e la luce nei suoi occhi, Kairi lo vide, si spense per un istante.

Poi, come se stesse scacciando un brutto pensiero, scosse lievemente la testa, credendo di non essere visto: rialzò gli occhi, un velo di serietà che glieli riempiva.

“…vuoi metterti con me?”

**

Andiamo in moto, aveva detto.

Sara divertente, aveva detto.

….ma la colpa non era stata di Axel, oh no.

La colpa era stata sua, che gli aveva creduto e aveva avuto la masochista idea di seguirlo davvero!

E adesso, con il casco che gli stava distruggendo i capelli che aveva impiegato mezz’ora a sistemare, la maglia che, controvento, sul davanti si attaccava alla pancia come fosse fatta di scotch e il vento negli occhi, riusciva a rendersi conto che sarebbe stato meno autolesionista se avesse fatto bangee jumping senza corda.

Si, sicuramente i rischi sarebbero stati minori.

Chissà, magari mentre cadeva sarebbe riuscito ad aggrapparsi a qualcosa…chessò, uno di quei rami secchi che stavano in tutti, tutti i film di avventura e che, puntualmente, salvavano quello sfigato del protagonista, che, non si sa come, ogni volta riusciva magicamente ad aggrapparcisi senza finire schiantato al suolo.

Oh, ma a che diamine stava pensando?!

La sua vita era seriamente in pericolo.

“AXEL, IO TI AMMAZZOOOOOOOOOOOOOO….” Gridò d’un tratto, sperando che l’altro lo sentisse.

E così fu, o almeno lo intuì, perché lo sentì ridacchiare da sotto il casco rosso.

Il ragazzo, in tutta risposta, impennò, aumentando la velocità, e Roxas fu costretto a saldare la presa intorno alla vita di Axel

….dannato!

Lo stava facendo apposta, perché voleva essere abbracciato più forte!!

Che razza di malato poteva divertirsi a flippare su una moto rossa fuoco sull’autostrada di una giornata di fine estate?!

Non voleva morire, era…era troppo giovane!

Aveva appena imparato a baciare, cavolo, Dio non poteva fare qualcosa di tanto crudele da ammazzarlo proprio ora che la vita cominciava ad avere un senso!
Axel rallentò di pochissimo, quel poco che bastava per permettergli di aprirsi un attimo il vetro del casco e lasciare che l’aria d’estate gli arrivasse in volto.

Quando finalmente Axel frenò buscamente, Roxas riaprì gli occhi, dopo che li aveva tenuti sigillati (non chiusi: sigillati. Ermeticamente, quasi) per più di dieci minuti, e si guardò attorno, psicologicamente distrutto.

“Prima o poi dovrai spiegarmi perché abbiamo preso l’autostrada. Potevamo venire in autobus, saremmo arrivati da un pezzo.”

Axel si mise a ridere, mettendo la catena alla moto e togliendosi il casco, liberando i capelli sparati da tutte le parti.

“Cavolo, quanto ti lamenti! Volevo farti fare un giro…perché, non ti sei divertito?” domandò, immaginando la risposta.

Roxas fece una smorfia come se qualcuno gli avesse appena dato una spinta sulle costole.
”Oh sì, come a una riunione di satanisti.”

Axel fece una piccola risata, alzando gli occhi al cielo.

“Dio, sei così romantico da farmi venire i brividi” esclamò, ianrcando un sopracciglio.

Il più piccolo incrociò le braccia al petto.

“Wow, hai appena fatto la prima battuta sarcastica della tua vita. Stasera riso con fagioli rossi.*****”

“Ehy, già di cattivo umore? E io che ti avevo invitato perché volevo stare un po’ con te. In quel dannato villaggio non riusciamo quasi mai a vederci.”

Lasciò la frase in sospeso, e Roxas fu colto da un indecifrabile senso di colpa.

Accidenti…Axel non aveva tutti i torti.

Era lui, che li stava costringendo a tenere nascosto tutto questo.

E pensare che non ci sarebbe stato nulla di cui vergognarsi…eppure…

“….non mi sento ancora pronto per dirlo agli altri, Ax. Mi dispiace…io…”

Axel gli si avvicinò, il casco ancora tra le mani, e si chinò per guardarlo dritto in viso.

“Ehy” bisbigliò, incurante dei passanti che, di tanto in tanto, lanciavano a entrambi sguardi incuriositi “stavo scherzando. Non me ne frega niente… se stiamo insieme di nascosto.” Abbracciò gli occhi di Roxas, ed ebbe un brivido nel vederli così chiari. “…per me possiamo andare avanti così per sempre. E’ molto romantico, non trovi?” e sorrise.

Roxas capì che stava dicendo così per consolarlo, per togliergli ogni responsabilità….

Lo baciò appena, alzandosi in punta di piedi per stare più comodo.

Axel mollò una mano dal casco per stringerla con la sua, e rimasero così per qualche istante.

“Emh…Ax…non per dire niente…”

Axel aprì gli occhi, e si accorse di essere rimasto imbambolato come un perfetto idiota per qualche secondo buono.

Davanti a lui, Roxas che sogghignava sotto i baffi.

“I film, tecnicamente, vanno visti dall’inizio, non dal secondo intervallo.”

Axel sbottò a ridere, ma quando vide l’ora sul display del cellulare assunse un’espressione impagabile.

“Cavolo! Comincia tra mezzo minuto!”

Prese Roxas per mano e inizarono a correre insieme verso il cinema, facendosi largo tra la folla.

Roxas, col fiatone, alzò gli occhi al cielo, amareggiato.

Nota mentale: mai più cinema con Axel.

A meno che non sia un film che hai già visto.

**

Axel camminava con le mani in tasca, la sigaretta spenta in bilico tra le labbra e l’aria più distratta del mondo.

Non si sarebbe stupito se avesse preso in pieno un palo, ma al momento la preoccupazione era minima.

Il pomeriggio del giorno prima era stato grandioso.

Peccato per il film…tra quaranta persone, l’unico uscito sorridente dalla sala era stato Roxas, con un sorrisone sulle labbra e le guance sporche del burro dei pop-corn.

Aveva detto che il film era stato fantastico, e quando se n’era uscito con questa frase: “il fratello del protagonista era proprio carino” lui aveva provato l’impulso di lanciargli addosso una delle colonne del multisala.

Svoltò l’angolo del bar e si ritrovò davanti alla piscina vuota.

Per forza, erano andati tutti via.

Chissà perché gli aveva detto di vedersi così tardi.

Naminè lo aveva raggiunto al lavoro la matina dicendo che aveva un problema, e l’unica persona con cui se la sentiva di parlarne era lui.

Mah.

Certo che quella ragazza era strana.

Per carità, una bravissima persona…ma alle volte gli sembrava un po’ distante, come se avesse sempre la testa fra le nuvole.

E poi loro due non avevano mai avuto chissa quale rapporto…cioè, parlavano spesso, ma non più di quanto lui chiacchierasse con Kairi o, che ne so, quella ragazzina bionda, quella innamorata di Riku.

Ecco, lui era una di quelle tipiche persone che socializzava un po’ con tutti.

Però aveva accettato di incontrarla perché…beh, perché era la migliore amica di Roxas, e quindi non poteva essere tanto male.

A proposito..ora che ci pensava, non aveva ancora visto Roxas, oggi.

Certo, lo aveva beccato dieci secondi a colazione, ma avevano fatto a mala pena in tempo a salutarsi un attimo, perché entrambi dovevano lavorare.

Sospirò, sedendosi su una sdraio vuota e ripercorrendo mentalmente le dodici lezioni della giornata.

Era distrutto.

Non vedeva l’ora di mettersi a letto, cosa insolita per uno che, come lui, era abituato ad andare a dormire come minimo alle due di notte (anche a causa delle ispirazioni notturne di Demyx, che quando inizava a suonare la sua maledetta chitarra non la smetteva più, con la scusa che ‘aveva avuto un’illuminazione’.)

“Scusa il ritardo.”

La voce di Naminè lo fece alzare di scatto dalla ridicola posizione in cui era seduto, e la ragazza gli si avvicinò sorridente.

Indossava una salopette bianco latte con i pantaloni cortissimi, e i capelli erano raccolti in due trecce spettinate.

Sembrava molto più piccola della sua età, eppure il suo viso aveva qualcosa di strano.

Axel, all’improvviso, si sentì a disagio senza un’apparente ragione.

…aveva…una brutta sensazione.

Cercò l’accendino nella tasca e, una volta trovato, accese la sigaretta, provando a non pensarci.

“Figurati, erano appena arrivato” esclamò, sorridendo. “Allora, cosa succede?”

Naminè smise improvvisamente di sorridere, e iniziò a camminare a bordo piscina, le mani dietro alla schiena.

“...sai, Aku-senpai…sono…innamorata di un ragazzo.”

Axel la guardò accigliato.

“Beh, alla tua età mi sembra normale. Per caso lo conosco?” chiese, senza reale interesse…più che altro, gli sembrava scortese mostrarsi menefreghista.

Naminè smise di camminare e guardò il pelo dell’acqua illuminata dalle luci artificiali sul fondo.

“Oh, direi di sì.” Cominciò, senza mostrare segni di imbarazzo. “...ma non penso di avere possibilità. Sai, non credo mi abbia notata poi molto.”

Axel diede un tiro, agitato.

La sensazione di prima non accennava a sparire… al contrario, si sentiva sempre più nervoso.

Accidenti!

“Beh…ma lui sa che ti piace?”

Naminè lo guardò fisso negli occhi.

“Adesso sì.”

Axel rimase sbigottito per un attimo, poi realizzò ciò che la ragazza voleva dire e arrossì di botto, imbarazzato.

…oh, no…

Naminè gli si avvicinò e, in silenzio, si sedette su di lui.

Axel era visibilmente agitato, e non badò al rumore di passi che si avvicinavano.

Naminè guardo alle spalle di Axel senza che lui ci facesse caso.

Dietro di loro, trovò Roxas che avanzava nella loro direzione, incuriosito.

Lei fece una smorfia di eccitazione, poi, facendo finta di nulla, di nuovo puntò i suoi occhi di ghiaccio verso Axel.

“Senpai…”

Axel non ebbe neanche il tempo di rendersi conto della situazione: Naminè posò delicatamente le labbra sulle sue.

Il ragazzo era talmente confuso da non riuscire neanche a ribellarsi, e lei approfittò della situazione per rendere il bacio più profondo.

Axel, quando finalmente realizzò cosa stava accadendo, prese le spalle della ragazza e la allontanò con un movimento brusco.

Naminè aveva ancora le labbra umide, ma sembrava soddisfatta.

Guardò dietro ad Axel, e il visetto le si illuminò in un sorrisone.

“Oh, ciao Roku-chan.”

Axel, sentendo quel nome, si voltò di scatto: davanti a lui, Roxas lo fissava senza parole.

Riusciva a vedere le lacrime già appese alle sue ciglia, e il viso gli era diventato paonazzo.

Si alzò immediatamente, lasciando che Naminè cadesse a terra, e cercò di prendere Roxas per una mano.

“Rox! Posso…posso spiegarti!” riuscì solo a balbettare.

Roxas abbassò il capo, nascondendo gli occhi sotto la frangetta, e con uno schiaffo allontanò la mano di Axel.

Il ragazzo sentiva un nodo all’altezza della gola, ma Roxas…sembrava semplicemente senza espressione.

“…scusate se vi ho interrotti.” Sussurrò, e poi corse via.

Sentiva Axel chiamarlo da dietro, ma non sarebbe mai voltato indietro.

Continuò a correre, le gambe che sembravano in procinto di cedere da un momento all’altro e piangendo come quando sua madre se n’era andata.

Singhiozzava così forte che avrebbe potuto scuotere una montagna, e senza neanche accorgrsene arrivò alla spiaggia deserta.

Non si fermò neanche un istante per guardare il sole che tramontava contro il mare: gettò le scarpe da qualche parte sulla sabbia ericominciò a correre a piedi nudi, continuando a piangere e urlare.

…era stato uno stupido…era stato uno stupido…

…l’amore non esisteva…nessuno al mondo riusciva ad amare senza poi tradire…

…era stato così con sua madre…e ora ci era cascato di nuovo…

No….no…NO!

Basta…basta…

Non ce la faceva più….basta…

“UCCIDIMI!” gridò ad un tratto, senza smettere di correre e lasciando che le lacrime li appannassero la vista.

“Uccidimi e basta…non voglio più…soffrire…”

Finalmente si fermò, portando un polso sulla mano e sentendo il cuore battere come un tamburo di guerra.

Era sudato, stanco, distrutto.

Voleva solo morire.

Lasciare quel mondo di merda e andarsene.

Volare via come i gabbiani…

“….avevo giurato…che non avrei più voluto bene a nessuno…” disse a sé stesso,stringendo i pugni e con gli occhi chiusi per la rabbia.

“….uccidimi…qui…”

Si sedette sulla sabbia, nonostante sapesse di essere lontano almeno un’ora dallo stabilimento privato del villaggio.

Rivolse lo sguardo verso il cielo colorato dal crepuscolo, senza riuscire a fermare le lacrime.

…per la prima volta in tutta la sua vita…desiderò davvero la morte.

Una morte veloce, meno dolorosa dell’amore.

Una morte che risolvesse ogni cosa.

Una morte che lo lasciasse libero.

Una morte che lo facesse volare via.

Come i gabbiani.

Note dell’autrice:

Vi prego di ignorare la vena emo di quest’ultima parte del capitolo ;___; me depressa dopo un pomeriggio passato a studiare e a sentire canzoni assolutamente depressive.

Comunque sia…avete visto, i capitoli arrivano sempre, alla fine XD in ritardo, ma ogni tanto rispuntano come i funghi.

L’avevo detto, che questa storia l’avrei portata avanti nel bene o nel male U.U Non voglio più ripetere lo sbaglio di New Kingdom heroes (mia fanfiction famosa per essere rimasta incompiuta).

Oltretutto, questa storia per me è importante, e ormai la mando avanti da quest’estate. Sta davvero diventando lunga.

E pensare che inizialmente era un’idea breve….però ha avuto un successo inaspettato, quindi è arrivata dove è oggi. Grazie a voi tutti per il vostro sostegno ^^.

Come avrete notato, Naminè è una bastarda dentro, e in effetti prima mentre rileggevo mi sono chiesta: “non l’avrò fatta troppo stronza?”

La risposta me la sono data da sola: è talmente crudele da essere anche spaventosamente OOC, ma che volete farci, la trama aveva bisogno di un risvolto drammatico.

E poi quante volte le persone migliori fanno delle cattiverie quando meno te l’aspetti?

Voglio dire, Naminè è umana XD

Un’altra cosa che tenevo a dire: Sora è un c**one, stavolta ne avete la ceretzza. Voglio dire, adesso si è messo con Kairi, illudendosi di essere innamorato di lei.

E Roxas e Axel?

Vogliamo parlare di questi due adorabili deficienti??

Eeeeeeh, l’amour…speriamo che questi riusciranno a risolvere tutti’sti casini, sennò dovrò andare avanti all’infinito XD

*= stile molto in voga in Giappone tra le giovani. E’ una moda che fa largo uso di pizzi, merletti, vestiti, cerchietti…le ragazze che vestono così assomigliano spesso a delle bamboline ^^ Sono davvero deliziose

**=Shinji è il protagonista di Neon Genesis Evangelion…manga che dovete conoscere per forza xD

***= OAV sono i film che si basano su delle serie di animazione giapponese. Ammetto di non essere una grande esperta del settoere, però, quindi se ho sbagliato non trattenetevi e fatemelo notare ^___^° *sorride imbarazzata*

****= Il Museo dello Studio Ghibli è un museo dedicato a questi studi di animazione, gestiti dal grande Hayao Myiazaki (regista, tra gli altri, di ‘La Città Incantata’, ‘Nausicaa e la Valle del Vento’, ‘Il mio amico Totoro’, ‘ Il Castello Errante di Howl’, ‘Porco Rosso’ e tanti altri magnifici capolavori, la maggior parte praticamente sconosciuti qui in Italia).

*****= qui Roxas si riferisce ad un’usanza tipica del Giappone: quando accade qualcosa per la prima volta ( ad esemmpio, il primo ciclo mestruale delle ragazze) è tradizione mangiare per cena, appunto, riso accompagnato da fagioli rossi, in segno di augurio.

Note finite….ho cercato di limitarmi, in questo capitolo.

Neanche stavolta risponderò alle recensioni, mi dispiace…ma ho passato il pomeriggio a scrivere, quindi ora ho mille cose da fare T___T spero mi perdonerete.

Al prossimo capitolo ^^ Con la speranza che questo vi sia piaciuto.

Grazie infinite a tutti voi che mi leggete, recensite, aggiungete ai preferiti o anche che semplicemente mi sostenete con il vostro affetto e il vostro interesse.

Senza di voi, ricordatelo, questa storia non sarebbe mai arrivata fin qui.

Spero di riuscire ad aggiornare prima, la prossima volta ^____^!

Un abbraccio grande grande to everybody

*MagikaMemy*

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: phon bruciati, falò sulla spiaggia e sussurri eccitanti ***


Capitolo 16: phon bruciati, falò sulla spiaggia e sussurri eccitanti

Kairi pettinava i capelli rossi e liscissimi guardandosi allo specchio, tanto euforica da sembrare una bambina che ha appena trovato la bambola che aveva chiesto accanto al cuscino, nuova di zecca.

Lasciò che il vapore emanato dall’acqua appena chiusa appannasse un po’ il vetro, poi uscì dal bagno con un asciugamano annodato sul seno e che la copriva fin sotto al ginocchio.

Attraversò il corridoietto e raggiunse la stanza sua e di Naminè, poi si sedette sul letto e tamponò appena i capelli con un secondo asciugamano.

Fuori dalla finestre, il cielo limpidissimo d’estate rifletteva la luce chiara dei raggi sulla stanza.

Fece un piccolo sospiro, sentendosi improvvisamente sperduta in quel piccolo spazio pieno di vestiti spiegazzati e calzini gettati a terra.

Ancora non riusciva a crederci.

Ce l’aveva fatta.

Si era messa con Sora, il suo Sora.

Era talmente felice da non trovare neanche le parole, delle quali, purtroppo, Rikku e Yuna erano parecchio provviste.

Quando erano rientrate al bungalow, prima di andare a cena la sera prima, non si era trattenuta, nonostante per tutto il pomeriggio si fosse promessa il contrario, e aveva raccontato tutto alle ragazze.

Naminè, naturalmente, si era dimostrata tranquilla come al solito, ma le si era avvicinata e l’aveva abbracciata calorosamente, sussurandole in un orecchio un “ne ero sicura, Kacchan.”

Paine, dal canto suo, si era limitata ad alzare gli occhi al cielo e dire tra sé e sé un qualcosa di simile a “ecco un’altra vittima. Tutto questo amore mi fa allergia.”

Selphie si era dimostrata insolitamente poco propensa a fare casino, ma le aveva subito fatto l’occhiolino, felice per lei.

Ovviamente, la reazione di Rikku e Yuna era stata ben diversa: quelle due matte, elettrizzate dallo scoop, le erano letteralmente saltate in groppa e in braccio, rischiando di farla schiantare al suolo come se avesse inciampato sul suo stesso imbarazzo.

Erano sempre le solite, non c’era niente da fare, e stava seriamente iniziando a preoccuparsi che non sarebbero mai cambiate.

“Kacchan, sbrigati! Abbiamo appuntamento tra venti minuti!”

Kairi sussultò e guardò rapidamente l’orologio da polso.

…oh, no!

“Accidenti!” gridò, in preda al panico, alzandosi in piedi e guardandosi attorno.

Diamine, dove lo aveva cacciato?!

Guardò verso la porta con un’espressione impagabile sul volto.

“Namichaaaaan…” vagheggiò, e l’altra sospirò.

“Oh, Kacchan, ma dove hai la testa?! Sarà la nona volta in due mesi che perdi il phon per la stanza.

Dovresti davvero mettere un po’ in ordine, sai? Lo avrei fatto io, ma la tua valigia è strapiena” Naminè lanciò uno sguardo vacuo al bagaglio aperto dell’amica in un angolo della stanza “e, sinceramente, non so dove altro buttare la tua roba sparpagliata.”

“Scusascusascusascusa! Hai super ragione!! Sono troppo disordinata!” esclamò Kairi, abbassandosi a guardare sotto il letto.

“Oh, non userei proprio la parola ‘disordinata’, sai Kacchan?” fece l’altra, con la voce colorita dal solito tocco di dolcezza “io dire piuttosto…che sei una persona dotata di molta creatività.”

Kairi le avrebbe risposto, se non fosse stata completamente concentrata sul problema dell’ora, ovvero: dove diavolo era finito, quello stramaledetto phon?

Cercò di fare mente locale, tentando di ripercorrere l’ultima volta che lo aveva usato, ma l’unica immagine che le venne alla mente fu quella di Sora che, sorridente, le veniva incontro.

Sentì una morsa improvvisa allo stomaco, una sorta di ansia mista a incomparabile felicità, ma ache tanta agitazione.

Non sapeva neanche come comportarsi, appena lo avrebbe rivisto.

Per la prima volta, le venne in mente che, quando si sarebbero visti…

Oh, merda!

Si sarebbero sicuramente…sicuramente…

Tentò di scacciare il pensiero con una scossa del capo, ma era del tutto inutile: cominciava a sentire la pura del primo bacio.

Primo. Bacio.

Quelle due dannate parole iniziarono a viaggiarle da una parte all’altra del cervello, e lei avrebbe solo voluto aprirsi la testa e buttarle fuori da lì.

Naminè, accortasi che Kairi era salita sulla nuvoletta rosa dei pensieri romantici, tentò di richiamare la sua attenzione con un colpo di tosse, sorridendo; ma l’altra sembrava essere entrata in una specie di trance psicosomatico, tanto che aveva la stessa espressione di una che ha appena assistito all’accoppiamento del suo cane.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, sospirando di stanchezza, poi si limitò a voltare le spalle e ad uscire dalla stanza.

“Kacchan…” gridò, una volta che tornò in salotto.

Kairi, dalla stanza da letto, ebbe un brivido e finalmente tornò in sé.

“Cosa?”

La voce di Naminè sembrava tranquilla, e Kairi non riusciva davvero a capire come facesse a mantenere il controllo in qualsiasi situazione.

“…il phon è andato a fuoco ieri sera.”

**

Roxas sentiva ancora quella sensazione di nausea, nonostante fossero passate già parecchie ore.

Era stata la nottata peggiore di tutta la sua vita.

Non aveva dormito, ovviamente: il russare di Sora si sentiva fino in salotto, Wakka era rimasto ore e ore al telefono con Selphie, nonostante lei fosse a due passi da loro, e Tidus…oh beh, Tidus era rimasto attaccato alla tv fino alle quattro di mattina, lottando contro il canale digitale per cercare il codice per la visualizzazione di Porno Channel.

Riku, invece, non si era visto affatto…a dire il vero, ora che ci pensava, non si era fatto vivo neanche a cena.

Ma sinceramente, quello era l’ultimo dei suoi pensieri.

“Rokuchan…hai..umh…hai visto Riku, per caso?”

Roxas alzò lo sguardo dal sassolino che stava prendendo a calci da almeno quindici minuti, e fissò Sora che, accanto a lui, guardava in basso, gli occhi del colore fin troppo simile a quello dei suoi spenti e velati di una quasi impercettibile tristezza.

“No.” Disse soltanto, senza smettere di camminare.

Sora lasciò che l’amico lo superasse, poi riprese ad avanzare, senza riuscire a fare chiarezza col cervello.

Dunque, ricapitolando.

Il giorno prima aveva visto Riku baciare quella scema di Rikku – mai, ripeto, mai le era sembrata così…così…insopportabile! – poi era andato in spiaggia…là c’era Kairi, e…insomma, lui…lui spaeva che piaceva a lei, quindi…in fondo…beh, voglio dire, non…non cera niente di male, no?!

Cioè, a lei piaceva lui, e anche a lui…insomma, Kairi era…Kairi.

La ragazza di cui era innamorato da più o meno una vita…quindi, aveva fatto bene, no?!

Sì, sì, aveva fatto benissimo.

E’ così che funziona l’amore, giusto?

…ma allora perché si sentiva come se un aereo lo avesse appena stirato sull’asfalto come fosse stato una camicia?!

Il battito del cuore non gli tornava regolare da qualcosa come ventisette ore, e questo perché gli sembrava di vedere Riku ovunque.

Sul divano della camera, appoggiato alla ringhiera del campo da calcio, seduto sul cesso di quel bagno puzzolente….era diventato un incubo.

Era così che dovevano sentirsi quelli che vedevano i fantasmi; seguiti ovunque da un ombra incosistente, vaga, ma che nella mente è talmente lucida da riflettersi anche nel mondo reale, davanti ai nostri occhi.

Aaaaaah, insommma, ma a cosa stava pensando in un momento simile?!

Si stava facendo prendere dall’ansia, e neanche sapeva perché.

“…emh…”

Quella voce gli fece ribaltare lo stomaco come un barman fa con lo shaker per i cocktail, e qando Sora si rese conto di essere già arrivato al bar della piscina ormai era troppo tardi per prepararsi psicologicamente: Kairi era lì, davanti a lui, sorridente e con il sole alle spalle, i capelli legati in una piccola e artisticamente spettinata treccia da un lato e gli occhi verdi lampeggianti di ansia e di felicità.

…ok, Sora, sta calmo.

Respira.

Respira.

E’ una ragazza…anzi, è Kairi.

Solo Kairi.

La conosci da quindici anni, porco cane!

“Ah..umh…ciao, Kachan.”

Kairi arrossì un poco, mentre, nonostante i vestiti leggeri, una raffica di caldo le invadeva il corpo e la gola, tanto da farla star male.

…da quanto Sora le faceva un effetto tanto devastante?

“Allora, ci siamo tutti? Possiamo andare?”

La voce di Demyx scosse tutti i presenti come se avesse usato un altoparlante, situazione che Xigbar sfruttò alla grande per lanciare una –inutile- bestemmia da Guinnes dei primati.

Sora vide il gruppetto spostarsi verso la spiaggia come un branco di turisti che seguono la guida, timorosi di potersi perdere nella città sconosciuta.

Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore quando incrociò con gli occhi azzurri la figura saltellante di Rikku, già in costume e visibilmente su di giri per il falò notturno, e per un attimo provò l’impulso di andare là e romperle una racchetta da tennis in testa.

Kairi lo guardava, cercando di non farsi vedere nervosa, e spinta da insolito coraggio provò ad avvicinarsi per prendergli la mano.

Ma Sora neanche se n’era accorto, continuava a guardare attorno a sé come se fosse capitato lì per caso, simile a un cucciolo di cerbiatto quando perde la mamma nel bosco e non riesce più a muoversi, se accanto non c’è lei.

“Socchan…ma cos’hai?”

“…nh?” Sora, finalmente, tornò con i piedi a terra, e il visino un po’ scocciato di Kairi lo fece tornare in sé.

“Oh, scusa. Stavo…stavo cercando Axel. Devo chiedergli una cosa.” Inventò, grattandosi nervosamente l’attaccatura dei capelli e raggiungendo gli altri.

Kairi rimase indietro per un istante, la mano ancora testa un poco in avanti.

Studiò la schiena di Sora per qualche istante, i muscoli che si muovevano sotto la maglietta bianca e blu, le scarpe da ginnastica praticamente slacciate, i capelli assolutamente disastrosi.

Sospirò: poi, senza più aggiungere o pensare altro, si avvicinò a Sora e gli camminò fianco a fianco.

***

“…come mai non sei andato al falò, Axel?”

Axel diede un altro sorso alla lattina di birra appena comprata al distributore e già mezza vuota, e sollevando il naso verso l’alto iniziò a guardare il cielo del tramonto, mentre il fumo usciva tra la fessura delle sue labbra e si sperdeva nell’aria.

“…ho avuto…un problema con Roxas.”

Accanto a lui, seduta sulla panchina davanti alla botique sua e di Marluxia, Larxene assunse un’espressione tenacemente divertita.

“…ah, già. Il piccolo giocattolino per cui il grande Axel ha perso la testa.”

Si aspettava che Axel si alzasse in piedi, gettasse a terra la sigaretta e facesse una delle sue solite scenate; pensava che avrebbe iniziato a gridare che non era vero, che a lui di quel tappetto non importava niente, e che era troppo intelligente, troppo furbo, troppo….’Axel’ per innamorarsi davvero di qualcuno.

…forse, però, quella in realtà era stata solo una sua fioca speranza.

Forse, voleva sentirlo dire quelle cose.

Ma non fu così.

Axel si limitò a guardarla negli occhi, mostrandole senza vergogna il rossore che gli invadeva entrambe le guance.

“…quel ragazzino mi ha fatto un incantesimo, mi sa. Anzi, una maledizione. Io..non…non riesco a pensare a nient’altro. Neppure mangio, ora come ora. Sapere…sapere che ce l’ha con me, che forse l’ho perso per sempre…mi fa sentire privo di anima.”

Larxene inarcò un sopracciglio, per nulla colpita da tanto romanticismo.

In fondo, lei era la Regina di Ghiaccio.

Niente, assolutamente niente poteva colpire il suo cuore di marmo.

Tantomeno un tipo di vent’anni col cervello di un undicenne, i polmoni praticamente in fiamme per il troppo fumo e i capelli che lo facevano assomigliare ad una rockstar fallita degli anni 80.

“…le persone a volte fanno cose davvero stupide.” Esclamò lei, senza un minimo cenno di qualsivoglia emozione. “E dopo, si distruggono dal dolore, pensando a quanto si sono sbagliate, ad agire in un determinato modo. Vanno avanti col pentirsi all’infinito, fino a quando non si decidono a risolvere la situazione.”

Continuando imperterrita il suo discorso, con gli occhi di un giallo ghiacciato e i capelli biondi legati in una coda alta, guardò Axel dritto negli occhi, buttandoci dentro i suoi senza alcun segno di timore.

“…tu sei il più garnde, tra voi. Cosa aspetti a riprendertelo?! Un invito scritto?!”

Axel sentì di stare per cadere dalla sedia, sorpreso dal fatto che Larxene, QUELLA Larxene, lo stesse indirettamente aiutando.

Sbuffò, studiando il cielo che li sovrastava, così pieno di nuvole da fargli quasi rabbia: poi, con una mossa decisa,neanche fosse stato un leone che attacca una povera lince indifesa nel bel mezzo della savana, si alzò in piedi e fece qualche passo in avanti, con fermezza.

Stava per andarsene, quando un pensiero gli attraversò quel poco di cervello rimastogli e lo fece voltare indietro, per guardare Larxene neglio occhi.

Sorrise con una sincerità disarmante, una sincerità che, lo sapevano bene entrambi, non era da lui.

“Grazie, Larxene.”

La ragazza non reagì: si limitò a guardarlo di sbieco, senza proferire parola, e gli mostrò il dito medio facendogli la linguaccia, in tutta risposta.

Axel si mise a ridere e se ne andò, mentre alle sue spalle anche Larxene, rimasta sola, contraeva le labbra in un minuscolo, quasi invisibile sorriso.

**

Naminè osservava il viso di Roxas, il nasino a punta rivolto verso il cielo già colmo di stelle, nonostante l’ora, e rimase a studiare i sentimenti nascosti dietro a queglli occhi limpidi come fossero pagine di un libro riportato alla luce dopo anni di ricerca.

…sapeva di aver sbagliato.

I suoi sentimenti verso Roxas l’avevano portata ad agire in maniera disumana, e senza neanche rendersi conto di ciò che aveva fatto lui ora stava soffrendo da morire a causa sua.

Non avrebbe mai voluto che finisse così, che finisse…in quel modo pietoso.

Addentò di malavoglia il wurstel che Demyx aveva appena cotto, ma quando deglutì lo sentì fermarsi all’altezza dello stomaco, intrappolarsi tra la fitta rete dei sensi di colpa.

Oh, diavolo…

Che cosa aveva combinato?!

Ok, adesso si sarebbe alzata, andando da Roxas, e senza peli sulla lingua gli avrebbe raccontato tutta la verità.

Gli avrebbe rivelato che aveva agito seguendo la strada della gelosia, una gelosia dovuta al suo amore pere lui, che mai, mai era riuscita a rivelare a nessuno, neanche a sé stessa.

Raccogliendo tutto il suo coraggio, si alzò in piedi, lasciando cadere il wurstel sulla sabbia e rendendolo immangiabile.

Ok, Roxas era lì, a pochi passi: raggiungerlo sarebbe stata una cavolata.

Forza, Namichan.

Devi solo camminare.

E’ un movimento naturale!

Su, un passo alla volta.

Dài!

Dài….dannati piedi, muovetevi!!!!!

“Namichan…”

“EH?!” Naminè assunse una posa delle mani insensata, gli occhi allargati e spaventati come avessero appena visto Sadako* in persona, e non tornò a rilassarsi neanche quando vide che era semplicemente quella svampita di Selphie.

La ragazza, che indossava solo un bikini e un paio di pantaloncini in stile porno diva (per la gioia di Wakka), la guardava come fosse stata una scimmia che guida una Vespa.

“Namichan, emh…sei…sicura di stare bene?” chiese, un po’ intimorita.

Naminè inarcò le sopracciglia e sorrise imbarazzata, mentre la sua voce di solito calma era notevolmente alterata da una noticina d’isteria.

“Eheheheheheheheh…ma…ma certo, Secchan! Io stavo…mh…stavo andando a fare un tuffo, sì! Eh già, io adoooooooooro il mare di notte!”

Selphie la studiò secca.

“Ma se sono le otto.” Osservò, visibilmente scettica.

Naminè unì le mani ad x davanti al viso, creando una sorta di barriera spirituale che sperava sarebbe bastata ad allontanare Selphie, ma quella non demorse; si limitò a sospirare e lanciarle un’occhiata truce.

“Namichan, ti hanno mai detto che le canne fanno male?”

“…eh?”

Selphie, davanti alla faccia scioccata dell’amica, non potè fare a meno di scoppiare a ridere.

“Oh, mio….e va bene, Namichan, mi arrendo! Ti lascio in pace!” fece, tra le risa e con gli occhi pieni di lacrime.

Naminè rimase immobile, senza più sapere cosa fare: doveva andare a parlare con Roxas, ma Seplphie era in preda ad un attacco isterico e si rotolava tra i granelli ai suoi piedi, ridendo come una iena.

Alzò gli occhi al cielo.

….ok, forse era una punizione giusta.

Voglio dire, in fondo si era comportata una merda, se la meritava, una roba simile.

“Secchan, ma cos’hai?!” Kairi, che fino ad un attimo prima era intenta ad abbrustolire un marshmallow sul fuoco seduta accanto a un Sora stranamente silenzioso, corse verso di loro ad una velocità disarmante, visibilmente preoccupata e , eventualmente, pronta a chiamare il manicomio più vicino.

Naminè abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Emh…temo che abbia un attacco isterico.”

“Questa ci è nata, con l’attacco isterico” osservò Wakka, che si limitò a caricarsi Selphie –ancora in preda a una crisi di risate- su una delle spalle muscolose e ad allontanarsi, vergognandosi come un matto.

Naminè e Kairi sospirarono, con un mezzo sorriso stampato in faccia.

Poi Kairi guardò l’amica, un velo di curiosità che le colorava gli occhi chiari.

“Che stavi facendo qui da sola prima, Namichan?”

“Io? O, figurati, io…non stavo facendo proprio niente.” Notò immediatamente che Kairi non le credeva neanche un po’, e subito approfittò del fatto che Sora fosse lontano per cambiare argomento.

“E tu, invece? Non mi sembra abbiate fatto molti progressi”esclamò, indicando con lo sguardo Sora che, accanto al fuoco, osservava le fiamme scontrarsi tra di loro, gli occhi vuoti e la boccuccia da bambino piegata in una smorfia quasi sofferente.

Kairi lo osservò per qualche istante, prima di sospirare e di rivolgersi all’amica con tono impaziente.

“Non so, Nami. Cioè, sai come è fatto…di solito scherza, ride, fa casino…però stasera avrà sbiascicato sì e no tre parole.”

“E come mai?”

“Non ne ho idea, ti giuro.” Lanciò un’altra occhiata compassionevole a Sora “Voglio dire, in fondo è lui il ragazzo, tra noi. Certo, in un’altra occasione non avrei avuto problemi a fare il primo passo, ma…guardalo, Namichan! Come..come posso sperare di baciarlo se sembra appena uscito dal set di Vampire Knight**?”

“Cos’hai contro Vampire Knight, scusa? Zero** è un gran figo.”

“Era per farti capire il concetto, Nacchan” esordì Kairi, gettandole uno sguardo truce.

Naminè rise un po’, ma Kairi non sembrò offesa.

…sinceramente, aveva altro per la testa.

In fondo, era stato Sora a chiederle di mettersi insieme.

Lei era stata talmente felice che non aveva neanche avuto il tempo di prendere in considerazione la cosa, di pensare alle conseguenze.

Aveva fatto tanti di quei progetti, per tutto il pomeriggio…sperava che, finalmente, il suo maledetto Primo Bacio sarebbe arrivato, e che a darglielo sarebbe stato proprio lui, proprio Sora…la persona a cui voleva più bene in assoluto.

Ma ora, nell’attuale situazione, riusciva solo a guardarsi in uno specchio immaginario e non poteva fare a meno di sentirsi un’emerita cretina, una bambina che aveva sognato la sua favola preferita, per poi risvegliarsi e scoprire che, nella realtà, certe cose non possono succedere.

Una morsa improvvisa le attanagliò lo stomaco, e sorrise lievemente a Naminè.

“…vado a parlargli!” disse, un po’ nervosa ed agitata, e sorridendo isterica avanzò verso il gruppetto.

Naminè la guardò allontanarsi, poi di nuovo osservò Roxas per qualche istante.

…appena avrebbe trovato il coragggio, gli avrebbe parlato.

Non poteva più vederlo così.

…il fatto è…che rinunciare alla persona che si ama…

“…fa davvero male…” bisbigliò tra sé e sé.

Voltò gli occhi limpidi verso il cielo, mentre la brezza leggera e pre serale le agitava i capelli lisci e fini.

...Roxas…

Lo avrebbe restituito ad Axel.

Perché Roxas aveva scelto lui, alla fine.

Non lei.

Axel.

…e per quanto potesse soffrirne…lei poteva solo accettarlo.

***

Axel arrivò alla spiaggia affannato, con i capelli ridotti uno schifo e l’odore di fumo addosso.

Uao, bel modo di presentarsi al ragazzo di cui sei innamorato perso per chiedergli scusa dopo che hai baciato la sua migliore amica…

Comunque sia, per la precisione…era stata Naminè a baciare lui, non il contrario!

Apparte il fatto che lui non era etero…ma poi, anche se fosse stato…come avrebbe potuto essere tanto stupido da rischiare di perdere Roxas per un bacio fregato?!

Ok, magari era stato un po’ scemo…cioè, non si era neanche accorto delle intenzioni di quella…come avrebbe potuto definirla?
Ok, un termine c’era, ma forse era meglio evitare…non era un titolo molto lusinghiero, troppo volgare anche per quella ragazzina…

Si guardò attorno dopo aver ripreso fiato.

Avvistò da lontano il falò degli altri; vide un Demyx che strimpellava la sua fidatisima chitarra, e riuscì anche a sentire qualche nota.

Poco lontano, due figure camminavano fianco a fianco…notò un cespuglio di capelli appuntiti in cima alla sagomina più alta, e subito identificò Sora, e Kairi accanto a lui.

Poi, finalmente, dall’altra parte della spiaggia, vicino agli scogli…

Sì, era lui!

Iniziò a correre come un pazzo verso Roxas, e quando gli fu alle spalle si avvicinò in silenzio, ringraziando il cielo che i piedi sulla sabbia non facessero rumore.

Roxas guardava il mare dritto davanti a sé, in silenzio, le braccia che circondavano le gambe, il mento appoggiato sulle ginocchia.

…gli occhi erano rossi, diavolo.

Axel sospirò.

…odiava ammetterlo, ma Roxas aveva visibilmente pianto fino a poco prima, evidentemente.

Porca vacca.

Vedere quel faccino arrossato e con gli occhi gonfi gli fece vibrare il cuore.

Come poteva essere stato così stupido?
”Roxas…”

Il ragazzo sussultò, rischiando per un pelo di non scivolare dallo scoglio e cadere in acqua.

Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, oviamente.

E come avrebbe potuto sbagliarsi?

Solo Axel poteva parlare in modo così…da Axel.

Richiamò tutta la sua forza di volontà per non girarsi, anche se naturalmente fu quello il primo impulso.

Però non lo fece: restò lì, immobile, senza scomporsi, continuando a guardare le onde che si inseguivano lentamente, riflettendo il cielo di quello strano colore tra il rosso e il blu.

Axel, vedendolo così silenzioso, tentennò prima di proferire altre parole.

Aveva paura, una paura folle di dire, fare qualcosa di ancora più sbagliato.

Qualcosa che avrebbe allontanato Roxas da lui per sempre.

“…voglio parlarti” esclamò, con una decisione i cui non riuscì ad individuare la provenienza.

“Ma io non voglio ascoltarti” ribattè seccamente Roxas, senza cambiare posizione.

Axel sentì un’ansia irritante salirgli su per il petto, ma tentò di non badarci.

“E invece dovresti. Perché quello che è successo non è stata colpa mia.”

“Non è stata colpa tua se non ti sei ribellato quando Naminè si è incollata alle tue labbra come biadesivo? Uao, certo che hai davvero un ottimo controllo della tua vita.” Osservò Roxas, e Axel notò cheil tono di voce si faceva un po’ più rauco.

…perché, perché doveva fare così?

“Roxas, ti prego, devi credermi! Io non volevo baciarla…ok, ammetto di essere stato stupido, e ottuso da non accorgermi delle sue intenzioni, ma…”

“Oh, certo, adesso vorresti dirmi che è stata lei a baciare te.”

Axel si bloccò di colpo come se gli avessero appena affondato un coltello nelle viscere.

Un momento…aveva anche dei dubbi?!

Si fidava talmente poco di lui al punto di incolparlo senza alcun ripensamento?

…come…come poteva essere possibile?
Davvero lo aveva preso per uno che mente a tutti e su tutto?
“…credi davvero che avrei baciato un’altra persona anche se stavo con te? Roxas, tu..tu non puoi averlo pensato sul serio!”

“Certo che lo penso sul serio, Ax!” gridò Roxas, alzandosi tutto d’un colpo e voltandosi verso di lui.

Gli occhi più azzurri del mare dietro di loro erano cerchiati di rosso, mentre i capelli avevano tutta l’aria di non essere stati neanche sfiorati dalla spazzola nell’arco delle ultime ventiquattr’ore, ma ad Axel non importava.

Gli piaceva tutto di lui, anche quando aveva appena smesso di piangere.

“…tu sapevi che stavo facendo uno sforzo, Axel! Sapevi…meglio di chiunque altro, quanto per me fosse difficile fidarmi degli altri!” abbassò lo sguardo, triste come un insetto minuscolo a cui un bambino antipatico ha appena strappato le ali “ …e invece…tu…” furente,, in un attimo solo, cambiò totalmente espressione, infilzandolo con quegli occhi ghiacciati.

“Non voglio vederti mai più! MAI PIU’!”

Axel stava per ribattere,e gridare qualcosa per fermarlo, per ostacolare quell’assurda risoluzione: avrebbe voluto urlare a Roxas quelle due parole che sentiva in gola da mesi, e che non aveva mai, mai detto a nessuno.

Voleva farlo.

Voleva farlo davvero, diavolo.

Ma Roxas non gli lasciò il tempo di aggiungere nulla; si voltò e corse via, alzando la sabbia con la suola delle scarpe da ginnastica.

Axel lo osservò andarsene, le gambe che correvano a velocità inimmaginabile, e sentì lo stomaco svuotarsi di ogni emozioni, i pensieri sgusciare via dalla testa.

Si sedette, senza preoccuparsi di macchiare di sabbia i jeans, e si mise a guardare il mare.

Dei sentimenti completamente nuovi sembravano essersi affacciati nel suo petto per la prima volta, e lui sapeva solo di essere confuso, arrabbiato, desideroso di affogare in quel mare blu come gli occhi di Roxas.

Il cellulare vibrante nella tasca lo colse di sorpresa, e con la stessa apaticità di un minuto prima negli occhi rispose flebilmente.

“Pronto?”

“…sono io.”

Axel sussultò, stavolta davvero colto in fallo.

…perché lo stava chiamando?

“Senti, ora sono impegnato.”

“ Non ti ho chiesto se eri libero.”

Il ragazzo, il cellulare appoggiato tra l’orecchio e la spalla, estrasse una sigaretta dalla tasca e se l’accese con una fiammata di accendino, poi alzò gli occhi al cielo, esasperato.

“…dimmi cosa vuoi.”

La voce all’altro capo era pacata e rilassata, anzi, sembrava fosse colorata da un tono divertito.

“Prima di tutto che ti dài una calmata. Secondo: è arrivata un’altra lettera da Tokyo.”

Axel rimase di sasso, senza sapere se essere contento o mettersi a piangere.

Il futuro sembrava un fantasma sempre più vicino, e quella telefonata, lo capì al volo, avrebbe potuto cambiare il suo.

Restò in silenzio, assolutamente privo di qualsiasi espressione.

…che cosa doveva fare?

“Axel. Dovresti prendere la cosa in considerazione, dico davvero.”

Axel non rispose: chiuse la conversazione senza minimamente preoccuparsi dell’interlocutore, e come se niente fosse successo riprese a fumarsi la sigaretta, mentre i gabbiani flettevano le zampe sulle onde e parlavano tra loro tramite versi acuti e vibranti.

***

Sora stava prendendo a calci quel sassolino da venti minuti buoni, ormai.

Eppure non si sera sfogato per niente.

Accidenti a lui, aveva fatto un pasticcio!

Ripensò al discorso che Kairi gli aveva fatto mezz’ora prima alla spiaggia, con i capelli scompigliati ad arte e gli occhi guizzanti di insicurezza e rabbia.

Gli aveva fatto tante di quelle domande che ora sentiva la testa girargli, vorticare come una monetina caduta sul pavimento.

Perché si era messo con lei, perché non parlava più con Riku, perché era diventato nell’arco di una giornata più silenzioso di un muto e robe simili.

Lui aveva detto sì e no mezza parola, un po’ perché non riusciva a trovare scuse che lo giustificassero, un po’ perché Kairi che parlava a mitraglietta lo spaventava, doveva ammetterlo.

E poi era stato costretto a baciarla –ok, non che lei glielo avesse chiesto chiaramente…ma, dài, era palese che lo volesse, quindi si era sentito un po’ in gabbia.

Ed era stato prorpio quel bacio, a farlo scappare via o una scusa.

Quel bacio durante il quale lui non pensava a Kairi.

Oh, no.

Assolutamente no.

In quei pochi secondi, l’immagine di Riku che premeva con forza le labbra contro le sue sdraiato sull’erba lo aveva costretto a non lasciarsi trasportare emotivamente, e si era staccato da Kairi come una ventosa.

Ed ora eccolo là, in tutta la sua pateticità; sedici anni non dimostrati, quoziente intellettivo paragonabile a quello di un allodola, incastrato in un triangolo amoroso di cui tutto avrebbe voluto essere meno che la punta.

Insomma, aveva sempre pensato che certe cose succedessero solo nei manga, non…nella vita reale!

Stava per prendere l’i-pod dalla tasca dei jeans, perchè non sopportava più la musica lontana proveniente dalla spiaggia (Demyx si stava sbizzarrendo, con quella dannata chitarra), ma una voce fin troppo conosciuta alle sue spalle pronunciò piano il suo nome, e lui si rigirò veloce come un lampo che squarcia il cielo pieno di pioggia.

Davanti a lui, ora, Riku lo guardava fisso, senza muoversi.

I suoi capelli, illuminati dalla luna, sembravano ancora più chiari.

“…perché…perché non sei al falò?” chiese Sora, improvvisamente in agitazione.

Riku avrebbe voluto mettersi a ridere, tanto la situazione era patetica.

Ma sapeva che, se lo avesse fatto, Sora sarebbe scappato a gambe levate.

Lo conosceva fin troppo bene.

“In realtà dovrei esere io a chiedertelo.” Disse solo, avvicinandosi.

Sora rimase fermo dov’era.

Mai come in quel momento sapeva di non dover fuggire.

Per una volta, pensò, doveva riuscire a mantenere il controllo, qualunque cosa fosse successa.

Non reagì neanche quando Riku gli si parò davanti, a pochi centimetri di distanza.

Per un attimo credette di essere in preda ad un attacco cardiaco, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da Riku.

Il più grande non disse niente; socchiuse gli occhi e con la mano alzò il mento di Sora, per avvicinarlo.

Sora chiuse gli occhi, invaso dal profumo di Riku, pronto per farsi baciare.

Perché lo voleva.

Sapeva che era strano, e bizzarro, e anormale, e stupido, ma voleva che Riku lo baciasse.

Riku sembrò non accorgersi della battaglia nella testa di Sora, e con un dito gli allargò la bocca.

…aveva gli ormoni a tremila, dannazione..

Sora era pronto, e tentava di calmarsi e di non saltargli addosso…ma improvvisamente gli balenò un qualcosa in mente.

Si ricordò di quando aveva visto Riku baciare Rikku…lei con le guance arrossate, lui gli occhi chiusi e impassibile…

“NO!”

Lo spinse via con una forza inusuale, e Riku a momenti cadde per terra.

Si appoggiò istintivamente a un palo della luce, e una volta resosi conto della situazione si voltò verso Sora pieno di rabbia.

“Si può sapere che ti prende?!” urlò, in preda al panico.

Porca miseria, stava andando tutto così bene….e Sora era…MIO DIO!

Cercò di non fare caso a ciò che stava succedendo all’interno dei suoi boxer, nonostante fosse parecchio complicato.

Fino a un secondo prima era sicuro che quella sera sarebbe riuscito finalmente a fare qualcosa con quello scemo (ovviamente, che magari fosse stato oltre i semplici baci), e ora si ritrovava completamente in bianco.

Dio, che sfiga del cazzo!

Sora aveva un’espressione severa, anche se le guance erano ancora rosse per l’imbarazzo, e teneva le braccia in una strana posa, come se fosse pornto a prenderlo a schiaffi da un momento all’altro.

“…io…tu…non possiamo. Io…” stava per dire qualcosa riguardo al bacio che aveva visto tra lui e Rikku, ma qualcosa lo trattenne.

….non voleva che Riku sapesse che lo aveva spiato…non si sarebbe più fidato di lui…e poi non gli andava di fare la figura di quello che soffre o che è rimasto deluso!

No, doveva essere uomo!

…bella pensata.

Ma ora che poteva inventarsi?

Riku lo guardava con una faccia contrariata, come se non aspettasse altro che dargli una scarpa in fronte.

“…io sto con Kairi, ora.” Riuscì a dire, prima che potesse collegare il cervello alla bocca.

Ecco fatto.

Ti sei fregato da solo, Sora.

Sei proprio un coglione, non c’è che dire.

Riku ammutolì di botto, e rimase un momento in silenzio.

Sora credette di stare per morire, e pensò a un ultimo desiderio.

Vediamo…avrebbe potuto chiedere l’assoluzione di tutti i peccati della sua vita.

Un momento…essere amato da due persone poteva definirsi un peccato?

La risata di Riku arrestò i suoi pensieri, e lui fu costretto a voltarsi verso il ragazzo per assicurarsi che fosse vero.

Riku, davanti a lui, rideva con leggerezza, senza fare baccano o altro, con uan compostezza che gli si addiceva eccessivamente.

Poi si avvicinò ancora a Sora, guardandolo dritto negli occhi.

Sora fu costretto ad indietreggiare, e Riku sembrò non aspettare altro; ne aprofittò per continuare ad avanzare in silenzio, fino a quando Sora non si appoggiò al muro di un bungalow senza neanche accorgersene.

…ora l’agnellino era in trappola.

E lui non vedeva l’ora di mettersi il vestito da lupo cattivo.

“…sai, Sora…esiste una cosa chiamata ‘tradimento’. Ne eri al corrente?”

“Smettila” sibillò Sora, incerto sul da farsi.

Riku divenne serio in un attimo, e lentamente si avvicinò ancora una volta.

Sora ora sentiva i loro respiri vicinissimi, ma non ancora uniti, ed ebbe un tuffo al cuore quando Riku gli leccò leggermente il lobo dell’orecchio destro.

Sentì un brivido che gli percorse tutto il corpo, e per un attimo gli sembrò di essere diventato un enorme peluche gigante, di quelli che se tiri la cordicella tremano.

La lignua di Riku continuava a torturargli l’orecchio, e quello aveva l’aria di divertirsi un mondo.

“…che c’è, Socchan? Non ti opponi più?”

Sora sentì qualcosa gonfiarsi nella parte bassa dei pantaloni, e quando si rese conto di quello che gli stava succedendo arrossì come era sicuro di non aver mai fatto in tutta la sua vita.

“…nh…io…sto con Kairi…” tentò di opporre resistenza, ma nonostante cercasse di essere convincente era palese che in realtà avrebbe voluto che continuasse all’infinito.

Era…così piacevole….

Riku non disse altro, e dall’orecchio passò a guardarlo in viso, restando a distanza minima con la bocca dell’altro.

Sora aspettò che lo baciasse, ma Riku non si mosse; continuò a guardarlo per quelli che sembrarono minuti interi, indugiando su quelle labbra come se fossero di cristallo.

“…sono stanco di resistere, Sora.”

Il ragazzo stava per ribattere, ma la lingua di Riku glielo impedì, e iniziò con la sua una lotta di scontri e incontri che lo fece sospirare nella bocca dell’altro.

Continuarono a baciarsi così per…beh, a dirla tutta nessuno dei due avrebbe potuto dirlo con certezza.

L’unica cosa che Sora sapeva era che, nonostante la testa gli dicesse di respingerlo, lui continuava, imperterrito e coinvolto, rendendosi conto da solo di quanto Riku potesse essere così dannatamente provocante.

Si sentì uno scemo, per non essersene mai accorto.

Quando finalmente si staccarono, Riku si allontanò di un poco, riprendendo fiato.

Cominciava a fare freddo, ma entrambi i ragazzi erano bollenti e rossi in viso.

Continuavano a sfidarsi con gli occhi, senza che nessuno dei due riuscisse a distogliere lo sguardo dall’altro.

Sora pensò che il cuore, ormai, gli si era fuso del tutto, e annotò mentalmente di farsi una visita cardiaca appena tornato a Tokyo.

…già, Tokyo.

Mancava una settimana, al loro ritorno.

Ma quell’estate aveva cambiato troppe cose.

E Sora, mentre studiava gli occhi gelidi di Riku, capì che, forse, non tutto sarebbe tornato come prima.

…dannata estate.

***

Note dell’autrice:

Molti di voi saranno infuriati/pronti a prendere un’accetta/disgustati a causa del mio ritardo di ben tre mesi.

Il 50% di voi avrà pensato che io fossi stata investita da un carro attrezzi, il 30% che avevo deciso di abbandonare la storia, il 15% che cucinando mi fossi tagliata le dita e il restante 5% che avevo problemi di altro tipo.

Din-don, l’ultima è la risposta esatta!!!

Comunque, oltre a scusarmi, no so davvero cosa fare.

Ma prima di tutto, pensiamo al capitolo!

E’ di passaggio, ma ci sono tanti punti che sono necessari per continuare, anche se all’apparenza può sembrare il classico capitolo inutile.

Riku e Sora cominciano davvero a fare gli zozzoni U.U ma è anche vero che sono pur sempre ragazzi, e anche loro hanno dei problemi ormonali, voglio dire, è una cosa naturale!

Axel e Roxa sono sempre più in crisi, Naminè non è riuscita a concludere niente di buono neanche in questo capitolo e Kairi…vabbè, Kairi a questo punto la considero davvero scema XD

Però è innamorata di Sora (come metà dei personaggi della storia, del resto), quindi è normale che cerchi di autoconvincersi che tra loro non ci sia alcun problema, perché questo vorrebbe dire mettere in dubbio la loro relazione.

Che altro posso aggiungere?

Amo tutti questi impicci sentimentali, perché anche nella realtà (e lo so per esperienza) accadono cose come queste; chissà come finirà questa fan-fiction?

Per saperlo, dovrete aspettare i prossimi due capitoli, che sarano anche gli ultimi.

Riguardo al seguito…ho deciso che ci sarà, ma dovrete aspettare parecchio per averlo, temo.

Ho già abbastanza storie in corso, e aggiungerne un’altra sarebbe troppo impegnativo, anche perché sto iniziando a dedicarmi parecchio ai lavori originali.

Cedo di aver dato il meglio di me nella sezione Kingdom Hearts, e così sto cominciando ad allargare un po’ i miei orrizonti, perché ormai ho scritto talmente tanto di Sora & Co. Che credo di conoscerli troppo bene, per continuare a scrivere di loro.

Insomma, questa storia e il suo seguito saranno, forse, le ultime storie che scriverò su Kingdom Hearts.

Comunque, godetevi queste ultime fan-fiction…ad ogni modo, cotninuer a scrivere per sempre, quindi sicuramente qualche one-shot AkuRoku e RiSo la farò.

Per ora, sono completamente presa da Summer Time, e mi sto impegnando davvero tantisimo per farvela amare fino all’ultimo capitolo.

* Sadako = nella versione originale giapponese, la protagonista del film The Ring si chiama Sadako, non Samantha (che è, ovviamente, il nome della ragazza nel remake americano).

** Vampire Knight = celebre manga e anime ambientato in una scuola divisa in due classi: una studia di giorno, l’altra di notte. Gli studenti notturni, si scopre con il proseguire della storia, sono tutti vampiri. Proprio per queste tematiche, il manga a volte è un po’ inquietante ( o comunque, lo sono le tematiche e l’atmosfera).

***Zero= protagonista maschile di Vampire Knight…e Naminè ha ragione, è davveor un gran pezzo di figo

Ora rispondo alle recensioni…mi sembra il minimo, con tutto questo ritardo!

CrAzYtEn : già gà, credo proprio che molte di voi avranno odiato Nami, dopo il capitolo 15. Mi dispiace di averti fatta aspettare per l’aggiornamento, ma come vedi non sono morta ^^ (ringraziando il cielo) Tranquilla, non la lascierò incompiuta, non ne ho la minima intenzione. Nonostante sia lenta con gli aggiornamenti, i capitoli arrivano sempre, anche se tardi! Un abbraccio

kiaaxel18 : sono contenta che la storia ti piaccia! Rikku non è così male come sembra…è l’amore per Riku che la fa sembrare una poco di buono, ma ricorda che l’amore non ricambiato può essere qualcosa di terribilmente doloroso, e lei reagisce come può. Sora è davvero uno scemo, su questo ti do ragione…ma a volte la gelosia può aiutare, non credi? ;)

Simple Girl : è da molto che non aggiorno sul forum per problemi al pc, ma ho comunque postato il link di efp anche nella firma del mio account, di modo che tutti coloro che seguivano le mie storie potessero proseguire con la lettura. Grazie mille per tutti i tuoi complimenti!! Cerco sempre di descrivere al meglio le emozioni dei miei personaggi. Riku e Sora sono entrambi degli sciocchi, ormai è chiaro come il sole…per quanto riguarda l’Akuroku, è il mio pairing preferito, e quindi quando scrivo di loro metto particolare cura ed attenzione! ^^

Il_Trio_Infernale : ve l’avevo detto che ci sarebbero stati parecchi casini XD Però ammettilo, ci godi a vedere i personaggi soffrire (proprio come me, del resto)! Ciau ciau, grazie per il fatto che anche tu mi segui con tanto ardore

La_Lilin__ : per il momento non è previsto che Naminè muoia, ma in caso decida il contrario seguirò uno dei tuoi consigli XD certe morti che hai scritto sono davvero allettanti!

Nancy92 : incredibile come un capitolo possa far cambiare completamente idea su un personaggio! Ora odiate tutte quante Naminè…oddio, è anche evro che la cattiveria l’ha fatta, ma…insomma, è una ragazza innamorata, e in amore tutto è lecito, a quanto dicono…lei ha solo agito in modo sbagliato, senza pensare alle conseguenze del caso. In fondo, credo che sia da compatire. Grazie dei complimenti

KairiChanRules : se la tua vita dipendess davvero dai miei aggiornamenti, ora saresti bela che morta XD e ne approfitto per scusarmi ancora una volta! Comunque, spero che il capitolo ti sia piaciuto, anche se non era un granchè.

SoraRoxas : siamo in due ad amare Axel! E’ sciocco, idiota, beffardo e tutto quello che ti pare, però…cavolo, se è sexy….emh, comunque! La dolcezza che dimostra con Roxas è qualcosa di nuovo anche per sé stesso, eppure non riesce a comportarsi diversamente…grazieeeeee, mi fa piacere quando mi dicono che sono brava! *me arrossisce e gogngola* un abbraccione a un bacione forte

SoRifan : tranquilla, io sono la prima che spesso, per problemi di tempo o pc, non riesco a recensire le storie che leggo…ma questo non vuol dire che non mi piacciano, e so che è anche il tuo caso! Comunque…Kairi è un po’ idiota, ma non posso farci niente, mi piace troppo!

Concludo col dirti che, inconsciamente, hai tirato in ballo un nome che, nel seguito, avrà parecchia importanza…anche se in questa fanfiction ha avuto un ruolo un po’ marginale…non dico altro! Bacini

KH4EVER : Riku è troppo buono per poter scacciare Rikku in malo modo…più che altro, nonostante le apparenze, è uno che tende molto a mettersi nei panni degli altri. E’ questo suo lato de carattere che mi piace descrivere ^^

GRAZIE PER I VOSTRI COMPLIMENTI (TROPPI…), LA PASISONE CON LA QUALE MI SEGUITE, IL VOSTRO INCORAGGIAMENTO ED ENTUSIASMO…E SOPRATTUTTO PER LA VOSTRA INFINITA PAZIENZA!! UN ABBRACCIO A TUTTI

Spero che il capitolo vi sia piaciuto…un grazie a voi che recensite, che aggiungete la mias toria su ‘seguite’ o ‘preferiti’ e che mi leggete soltanto! A presto

*MagikaMemy*

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: sogni inaspettati, magliette ridicole e biscotti di riso ***


CAPITOLO 17: sogni inaspettati, magliette ridicole e biscotti di riso

Roxas studiava il soffitto del salotto, un poco illuminato dalla luce che filtrava dalle finestre, e in sottofondo poteva sentire gli uccelli sugli alberi vicini gorgheggiare motivetti allegri e delicati.

Si ricordò di quando, da bambino, gli bastava sentire il cinguettare dei canarini della nonna per ritrovare il sorriso, che puntuale ricompariva sul suo visino e lo illuminava, dando una nuova luce ai suoi occhi già allora esageratamente azzurri, e per un istante trovò buffo quanto le cose, con l’avanzare degli anni, potessero cambiare.

Quanto crescere poteva rendere tutto più complicato, strano e insopportabile.

Spostò lo sguardo verso la sua destra; accanto alla tv e alla fila di dvd che si erano portati da Tokyo, le sue valigie, ben chiuse e una accatastata sull’altra, sembravano fissarlo accigliate, pronte per chiedergli ‘quando partiamo?’.

Emise un breve sospiro, senza sapere neanche lui bene cosa fare: erano passati giorni, eppure l’immagine di Axel che baciava Naminè sembrava esserglisi incollata al cervello senza possibilità che si staccasse di là, e lui ormai continuava a fare il conto alla rovescia di quando se ne sarebbe tornato a casa.

Due giorni.

Due fottutissimi giorni e sarebbe finito tutto.

Niente più caldo asfissiante, niente più divisa da cameriere, niente più cene disordinate e rumorose con gli altri dello stuff…e niente più piscine, giorni di sole, risate, tentativi di fumare sigarette cominciate da altri.

Ma soprattutto, niente più Axel.

Lo odiava, lo detestava con tutto sé stesso, e di questo ne era sicuro…eppure, ogni volta che pensava al fatto che non lo avrebbe più rivisto, sentiva allo stomaco una bomba atomica, dolorosa e opprimente.

Sapeva di doverci parlare, prima o poi….dovevano chiarire, dannazione.

Ma, ancora una volta, il suo stupido orgoglio stava avendo la meglio.

Desiderò essere come Sora, solo per dire in faccia a quello stupido quanto averlo visto baciarsi con Namichan gli avesse fatto male, ma sapeva che, meccanicamente, sarebbe equivalso a dirgli che si era innamorato di lui, e questo non poteva accettarlo.

Lui non si era…innamorato di Axel.

O almeno, lo aveva creduto prima che le cose andassero così maledettamente a rotoli.

“Rox, tutto a posto?”

Riku che si sedeva con lui sul divano, ancora in pigiama, lo risvegliò dai suoi pensieri, e mostrando un sorriso forzato gli fece largo, aderendo la schiena al bracciolo.

Riku si accomodò, stringendo tra le mani una tazza di quello che doveva essere il latte che avevano comprato il giorno prima, e Roxas osservò per alcuni istanti l’amico appoggiare le labbra sulla tazza e bere tutto d’un sorso.

…certo che era davvero un bel ragazzo.

Ora capiva che cosa ci vedeva Sora di tanto interessante in un tipo come lui –perché Sora provava qualcosa per Riku, ed era inutile che lo negasse, si vedeva lontano venti miglia.

“…diciamo di sì, Ri. E tu? Ho visto che tra te e Sora le cose stanno andando in modo un po’ strano.” Alluse improvvisamente, un tono di voce leggermente malizioso.

Riku lasciò perdere il latte, posando la tazza sul bracciolo, e sorrise all’altro divertito.

“Oserei dire che va una merda, Ro.”

Roxas non parlò, sentendo di non avere realmente qualcosa da dire che fosse un minimo interessante, e senza pensarci sorseggiò un po’ del latte che Riku aveva abbandonato.

Il più grande osservò Roxas chiudere gli occhi e leccare il bordo della tazza, in perfetto silenzio.

Assomigliava davvero tanto a Sora, ma poco dopo si rese conto che pensarci sarebbe potuto rivelarsi rischioso…cosa che in effetti avvenne, dato il rigonfiamento più che visibile nella parte sotto del pigiama.

Guardò l’altro, imbarazzato, che ringraziando il cielo non sembrava neanche essersene accorto: continuava a sorseggiare il latte con una lentezza inverosimile, leccandosi di tanto in tanto le labbra, come se stesse gustando chissà che nettare divino.

Riku si costrinse a non guardarlo, perché, diamine, era identico a Sora, ora che ci pensava, e immaginare Sora che faceva determinati movimenti con la lingua e il latte lo stava rendendo…come dire, un po’ nervoso.

Roxas, finalmente, la smise di bere quella dannata roba, e ripose la tazza sporca sul tavolino davanti a loro, sotto lo sguardo nervoso di Riku.

S voltò versò di lui, gli occhi azzurri che sembravano più grandi del solito e due lunghi baffi bianchi che gli troneggiavano sulle labbra.

“Sono sporco, Ri?”chiese tranquillo, tirandosi i capelli dietro le orecchie.

Bastò un attimo, un battito innocente e involontario di ciglia, che Riku perse il raziocinio: si chinò su Roxas e lo baciò lentamente.

Roxas dapprima rimase fermo, immobile, gli occhi fissi su quelli chiusi di Riku.

…un momento, stop, fermi tutti: cosa. stava. succedendo???!!

Perché Riku lo stava baciando? Lo aveva scambiato per Sora?

Ma non fece in tempo a rispondersi che Riku si allontanò, leccando le labbra dell’altro un’ultima volta.

Vedendo l’espressione di Roxas, si mise a ridere.

“Ora sei pulito.”

Roxas ammutolì, mordendosi una guancia nervoso.

…questa situazione stava diventando strana.

Davvero troppo, troppo strana.

Mentre Riku lo guardava in silenzio, Roxas si costrinse a stare calmo.

Ok, Riku lo aveva baciato.

E allora?

Cioè…vabbè che erano amici, ma insomma…non gli sembrava che quello fosse stato un bacio dato per scherzo.

Era anche vero che Riku non era il ragazzo di Sora – non ufficialmente, almeno-, e dopotutto anche Axel aveva baciato Naminè, quindi…quindi non doveva sentirsi in colpa, giusto?

…no, certo che no.

Era stato Riku a baciare lui, non il contrario…e poi, era stato tutto troppo improvviso, no?

Certo, quindi era perfettamente normale che lui non avesse neanche fatto in tempo a ribellarsi.

…già, peccato che, quando Riku lo baciò di nuovo, lui non si oppose: si limitò a dischiudere le labbra e a far entrare la lingua dell’altro, che cercò la sua ad una velocità spaventosa.

Riku continuò a baciare quella specie di gemello non riconosciuto di Sora per un po’, prima di rendersi conto che si stava comportando da stronzo del secolo.

“…cazzo, no…”

Abbandonò le labbra di Roxas, riprendendo fiato e sentendosi tremendamente in colpa.

Roxas, che aveva temporaneamente la vista annebbiata, studiava Riku tenere il volto fra le mani, visibilmente confuso.

“Riku…mi dispiace.”

“Non è colpa tua” si affrettò a chiarire lui, senza cambiare posizione “ Sono io che…sto facendo una stronzata. La verità è…che sto male per Sora, e tu gli assomigli tanto…quindi…”
Roxas non aggiunse nulla: da una parte si sentiva preso in giro, dall’altra, però, si mise nei panni di Riku.

…in fondo, anche lui lo aveva fatto per dispetto ad Axel.

Era stato lui che lo aveva tradito per primo…con la sua migliore amica, poi.

Roxas non aveva fatto proprio niente di male.

Riku si gettò sullo schienale del divano, psicologicamente sfinito, e i suoi occhi incrociarono quelli di Roxas per un attimo.

“Riku….anche io…non l’ho fatto pensando a te. In mente avevo…un’altra persona.”

Riku sapeva che stava parlando di Axel, ma decise di fingere ignoranza…accidenti, non aveva mai notato quanto Roxas fosse carino.

Mai quanto Sora, certo…ma lo stesso, con l’aspetto ingenuo e innocente che lo rendeva indescrivibilmente provocante.

Per non parlare di come baciava.

Si complimentò mentalmente con Axel per l’ottimo insegnamento che aveva dato al suo allievo, poi, soprappensiero, sfiorò il braccio di Roxas.

Il più piccolo, a quel contatto inaspettato, rabbrividì, senza però opporsi.

Gli piaceva sentire le dita fredde di Riku contro la camicia di Axel che usava per dormire, più grande di lui e dal tessuto leggere e svolazzante.

Riku, che si era aspettato un ripensamento da parte dell’altro, lo prese delicatamente per una spalla, portandolo verso di sé e facendo nuovamente incontrare le loro labbra.

Roxas non pensò minimamente ad opporsi; Riku gli stava facendo provare le stesse sensazioni che, talvolta, aveva sentito con Axel, senza avere il coraggio di ammetterlo a sé stesso.

Mentre lui e Riku si baciavano, pensò che tutto questo non significava nulla: lo stavano facendo così, per un inghippo momentaneo, un attacco di ormoni che entrambi volevano placare.

Riku non era il suo tipo, né lo sarebbe mai stato; ma sentire la sua lingua in bocca, mentre là fuori Axel se la stava sicuramente spassando con Naminè…lo fece sentire bene.

Senza allontanarsi, e continuando a baciare Riku, gli si sedette sulle ginocchia, legandogli le braccia attorno al collo.

Riku, che tutto si aspettava tranne che Roxas fosse accondiscendente, sorrise sulle sue labbra e si allontanò di un poco.

“…non stiamo facendo niente di male.” Disse, più a sé stesso che a Roxas.

Questi lo guardò, assecondandolo con un cenno della testa.

“Assolutamente no.”
“Voglio dire..non stiamo insieme a nessuno, siamo entrambi liberi e…” sentendo una scarica di brividi, baciò lentamente il collo di Roxas, che gli aveva circondato la vita con le gambe per stare più comodo.

La lingua di Riku che indugiava sul suo collo nudo gli fece uno strano effetto, e senza che potesse evitarlo gemette lievemente, quel poco che bastò per rendere Riku ufficialmente eccitato.

“…e non è colpa mia se sei così…” sospirò sul collo dell’altro, iniziando con una mano a sbottonargli la camicia.

Roxas si sentiva strano e un po’ spaventato…temeva che in futuro se ne sarebbe pentito, ma…non poteva farci niente…

“…così come?” chiese, lasciando che l’altro continuasse.

Riku abbandonò il collo per concentrarsi sull’orecchio, leccandoglielo piano come un cagnolino.

“Così….drasticamente eccitante…”

A quelle parole, Roxas non ci capì più niente…con li occhi socchiusi, cercò di nuovo le labbra di Riku, e lui si sbrigò a fargliele trovare.

Con entrambe le mani, Riku continuò ad aprire la camicia dell’altro, che sospirava nella sua bocca, iniziando a sentire tutta la sensualità del momento.

“Ri…ku…”

Riku gli palpò senza pudore una natica, gesto che stordì Roxas, facendolo avvicinare ancora di più di modo che i loro bacini si sfiorassero.

“…dimmi”

Riku era irriconoscibile; aveva perso tutta la calma e la tranquillità che lo avevano reso celebre per dar sfogo a una passionalità forse troppo a lungo repressa.

Iniziò a muovere il bacino verso quello di Roxas, simulando un amplesso, e Roxas prese a sobbalzare sopra di lui ritmicamente.

Con un filo di voce, guardò Riku con un misto di severità e paura.

“…non andiamo fino in fondo. Non voglio.”
Riku non ebbe nulla in contrario: si limitò a mordergli un orecchio e a sussurrargli piano una frase che, pensò, aveva voluto dire a Sora tante volte.

“Tranquillo, Ro. Voglio solo che ci divertiamo per un po’.”

***

“Senpai, hai…hai visto Riku, per caso?”

Axel, appoggiato al muro del bar della piscina, scrutò dall’alto il piccolo Sora, che lo guardava con gli occhi spalancati, manco fosse stato la versione umanizzata di Bambi.

Accanto a lui, Demyx si era affrettato a voltare lo sguardo, rubando ad Axel la sigaretta dalle labbra e borbottando un qualcosa che Sora captò come “Fammi fare un tiro, và.”

Axel sarebbe scoppiato a ridere in faccia al suo migliore amico, ma la presenza di Sora lo frenò e decise di reprimere le risate per quando il piccoletto se ne sarebbe andato.

“A dire il vero, Socchan non lo vedo da un po’.” L’espressione si fece d’un tratto molto dura, gli occhi velati di una leggera tristezza “ E invece…emh…Roxas…non vi vedo più andare in giro assieme, da qualche giorno.”

“Oh” rispose solo Sora, e Axel non seppe se valesse per la sua risposta oppure per la domanda “Io…non so cosa gli stia prendendo, Senpai. Forse è solo stanco. Sai, non è un amante della fatica.”

“Sì, questo lo avevo capito” esordì, riprendendosi la sigaretta e lanciando un’occhiata a dir poco eloquente a Demyx.

Sora non sembrò accorgersi che l’amico stava mangiandoselo con gli occhi; evidentemente, pensò Axel, era troppo concentrato a cercare una scusa che lo giustificasse del fatto che stesse chiedendo di Riku.

Già, in effetti ora che ci pensava non gli sembrava di averlo più visto camminare per il villaggio con la sua aria perennemente incazzata.

Beh, se è per questo non aveva visto praticamente nessuno, in quegli ultimi giorni, anche perché alla partenza mancava davvero poco, ormai.

Più ci pensava, più si sentiva svenire.

…ancora due giorni, e poi non avrebbe più visto Roxas, probabilmente perché sarebbe stato lui a non volerne più sapere di incontrarlo.

Fosse stato per lui lo avrebbe seguito anche a Tokyo, ma Roxas se lo sarebbe aspettato e sicuramente avrebbe premeditato un discorso che lo avrebbe tenuto lontano da lui per sempre.

Eppure doveva trovare una soluzione, e lo avrebbe fatto.

Anche a costo di maciullarsi l’ultima goccia rimastagli di orgoglio.

“Beh, io…umh…devo andare. Aku-chan Senpai, se vedi Riku digli di venire al ristorante” concluse Sora, imbarazzato come se d’un tratto fosse stato nudo davanti a una folla.

“D’accordo Socchan.”

Sora sorrise riconoscente, e per un attimo il viso gli si illuminò di dolcezza; poi, un po’ sollevato, girò i tacchi e corse verso l’anfiteatro.

Axel potè finalmente sbottare a ridere, e si rivolse a Demyx come se questi fosse appena inciampato su una buccia di banana.

“Dem, attento che ti esce il sangue dal naso*”. Esclamò semplicemente,e Demyx sbuffò così forte che per un istante temette di sradicare il bar.

Lanciò all’amico lo sguardo più malevolo che potesse fare, poi, per tentare di nascondere l’imbarazzo, guardò verso il cielo, con un rossore sulle gote non indifferente.

“…Sora è proprio uno scemo, se va dietro a quel tizio! Con quei capelli bianchi sembra appena uscito da uno shonen!” fu tutto quello che riuscì a dire, nonostante sapesse quanto poteva essere una risposta patetica.

Axel si morse il labbro inferiore per non ridere ancora più forte, e quando il suo cellulare suonò non potè fare a meno di sentirsi sollevato nel trovare una scusa per finire lì il discorso.

“Sì, pronto?”

“Axel. Ti voglio nel mio ufficio tra meno di dieci minuti.”

Il ragazzo smise all’istante di sorridere, assumendo un’espressione seria che, a parere di Demyx, non si addiceva affatto a un volto come il suo, un volto che sembrava essere fatto apposta per illuminarsi di risate.

Axel rispose, un tono di voce fermo e con un punta di ostilità: “ Ho una lezione, tra dieci minuti. Non ho intenzione di tardare.”

L’interlocutore sospirò così sonoramente che anche Demyx lo sentì, e si avvicinò trotterellando al telefono, avvicinando l’orecchio e chinandosi verso l’apparecchio.

Finse, tra l’altro, di ignorare la faccia scocciata di Axel, che doveva equivalere ad un “fatti gli affari tuoi e non invadere la mia privacy”.

“Axel…le lezioni te le sposto io. Tu vieni e basta.”

Malgrado la risposta già pronta, Axel non fece in tempo a ribattere che il “tu-tu” del cellulare gli rimbombò nell’orecchio.

“Ha riattaccato!” sbottò, agitato, e reprimendo l’impulso di buttare il telefono in mezzo ai cespugli lo rificcò in tasca con rabbia.

Demyx sbadigliò, stiracchiando la schiena e con le braccia verso l’alto tese il più possibile, e gli gettò un’occhiata strafottente.

“Mi sa che stavolta devi andarci davvero, Akuchan. Il Boss ti farà una testa grossa come una mongolfiera, se gli dài buca un’altra volta.”
Axel gli lanciò uno sguardo di sfida, ma capì da solo che non poteva infuriarsi con Demyx, non c’entrava niente.

Certo, l’idea di dargli un paio di schiaffi per sfogarsi gli balenò in capo per alcuni secondi, ma gli basto fare di nuovo ricorso al suo autocontrollo per non cedere.

“…ci vado.” Disse solamente, e rimase in silenzio.

Si appoggiò al muro e alzò lo sguardo verso il cielo, verso le nuvole e verso quello stupidissimo sole.

I raggi avevano lo stesso colore dei capelli di Roxas.

Il cielo era azzurro come i suoi occhi schifosamente perfetti.

Perfino le nuvole gli ricordavano lui….lui e la sua bellissima…bellissima pelle chiara, che non poteva stare troppo esposta al sole sennò diventava rossa come i suoi capelli.

Si sentiva sotto l’effetto di un incantesimo, un sortilegio, una stregoneria di cui, fino a quei giorni, non era mai venuto a conoscenza di essere una vittima.

E odiava questa situazione, odiava il non poterlo vedere, né parlargli….e nonostante questo lo vedeva ovunque.

Ovunque.

Sulla spiaggia, tra la gente all’anfiteatro, a volte se lo immaginava perfino chiuso nel suo armadio, e quando accadeva correva ad aprire le ante, per controllare.

Per verificare.

Ma rimaneva deluso, perché Roxas non c’era.

Non c’era nel suo armadio, né all’anfiteatro, né in spiaggia.

Non si faceva vedere neanche a cena, e ogni volta che andava al ristorante per cercarlo non lo trovava.

Era diventato un incubo, un incubo ossessivo da cui, temeva, non sarebbe più riuscito a svegliarsi.

Mancavano due giorni alla partenza dei ragazzi, e tutto quel casino era arrivato proprio nel momento più inopportuno.

Il momento dell’addio.

***

….non riusciva a capire come fosse successo.

Roxas continuava a sfregarsi lo spazzolino sui denti, spalmandosi ovunque il dentifricio verde fluorescente, e osservava la sua immagine riflessa nello specchio del bagno.

Studiò i capelli spettinati ed elettrici, gli occhi ancora socchiusi e un po’ rossi per il sonno, e con un gesto della mano scacciò una mosca che, molesta, gli stava gironzolando intorno alla testa da due minuti buoni.

Non poteva capacitarsi di quello che era appena successo.

Continuava a ripetersi che non era stata colpa sua da quando si era svegliato, ma ogni volta che ci provava gli veniva solo voglia di vomitare.

Era stato il sogno più imbarazzante della sua vita, e per giunta su Riku.

RIKU!
L’unico del gruppo con cui aveva parlato sì e no due volte…lo stesso Riku per cui Sora faceva pazzie!

Riku…Riku!
SI ERA SOGNATO DI ANDARE A LETTO CON RIKU!

E lui era pure ukè*, per giunta!

Ok, non che ci temesse ad essere seme, sia chiaro…ma si sarebbe sentito meno idiota, o comunque più virile…ma ovviamente, anche nei sogni doveva essere il tipico gay effeminato!

Non bastava Axel nella vita reale, ora anche Riku, nei sogni, lo sodomizzava!

Visto?!

Visto cosa succedeva, a forza di pensare a quell’idiota di Axel?!

Con rabbia, sputò il dentifricio nel lavandino, quasi sperando che il suo imbarazzo se ne andasse nelle tubature assieme a quella sostanza verdognola.

Ma niente, il rossore era lì, sulle sue guance, vivido e super visibile, e per un attimo si chiese se non fosse stato meglio restarsene in stanza tutto il giorno.

Faceva ancora in tempo ad inventarsi una scusa e bigiare l’ultimo giorno di lavoro.

Che ne so, poteva dire di stare male…uscirsene con una frase del tipo ‘Spiacente, Xaldin, un attacco violento di diarrea mi tiene inchiodato alla tazza del cesso’, ma si rese immediatamente conto di quanto fosse una scusa disgustosa.

No, doveva…doveva farsi venire in mente qualcos’altro.

La sua mente iniziò a vaneggiare riguardo a rapimenti alieni che, raccontati, sarebbero potuti sembrare credibili, ma lo squillo del cellulare lo fece trasalire, riportandolo alla vita reale.

Corse sul divano, cominciando a tastare tra i cuscini in cerca di quel dannato aggeggio, e quando finalmente lo trovò non guardò neanche il nome sul display.

Era uno dei suoi vizi peggiori: ogni volta che lo chiamavano, rispondeva e basta, senza prima controllare chi fosse.

Non ne sentiva il bisogno, di solito: Roxas, per una ragione o per l’altra, sembrava indovinare sempre chi fosse ancor prima di rispondere.

“Pronto?”

Una vocina flebile e singhiozzante balbettò il suo nome, a voce così bassa che Roxas fu costretto a ricorrere a tutto il suo udito per sentire.

“…pronto? Pronto? Sei tu, Nami-chan?! Cosa è successo?”

Naminè, dall’altra parte dell’apparecchio, continuava a piangere sommessamente, e lui credette che fosse ricorsa a tutta la forza che possedeva per rispondergli.

“Ro…Roku-chan…io…io…devo par…” tirò su con il naso, sperando di non fare rumore, ma Roxas riuscì a sentirla comunque “…io…devo parlarti…”

Roxas tentò di non mostrarsi spaventato per non farla agitare ancora di più; tenendo il cellulare tra la spalla e l’orecchio iniziò a cercare le scarpe per il salotto.

“Ora dove sei?”

“…vicino alla botique di Marlu-chan e Larxene.”

Roxas sperò che la sua voce non tradisse alcuna tensione.

“Aspettami” disse solo, “sto arrivando. Sto arrivando, Namichan.”

**

Da quanto se ne stava seduto là?

Un’ora? Due giorni? Venti secondi?

Axel non lo sapeva. Ogni volta, in quel corridoio, perdeva completamente la cognizione del tempo.

Gli sembrava di essere su quella sedia di plastica scomoda da una vita intera, e per un crudele scherzo del destino era anche una zona non-fumatori.

Ma il capo, al telefono, era stato abbastanza chiaro: non doveva muoversi di lì per nessuna ragione al mondo.

Sarebbe stata una…com’è che l’aveva definita, quel vecchiaccio?

…oh, sì: mancanza di rispetto.

Tsk, sì, come no.

Da quando quell’odioso vecchio veniva rispettato da qualcuno dei membri dello staff?

Forse l’unico che lo trattava bene era Saix-sama**, uno dei pochi, là dentro, che riusciva a sopportare venqiuattr’ore su ventiquattro gli scleri del Boss.

“Kozumi-san”

Axel si destò dal suo sonnellino ad occhi aperti per alzarsi, sentendo le natiche indolenzite.

Affacciato alla porta dell’ufficio del Direttore, un tipo alto e con dei lunghi capelli argentei lo fissava serio.

Axel si avvicinò alla stanza, e Saix-sama lo fece passare, facendogli spazio e uscendo a sua volta dall’ufficio.

Il surfista fece in tempo a guardarlo per un istante, studiandone ancora una volta la famosa cicatrice a forma di X ben visibile sulla fronte, prima che questi facesse un inchino e si chiudesse la porta alle spalle, silenziosamente.

L’ufficio del direttore era più grande e luminoso di quanto ricordasse, ma anche molto più disordinato.

La libreria, che occupava un’intera parete, dando un senso di insostenibile pienezza, ospitava libri di tutti i generi, vecchie enciclopedie ammuffite e foto incorniciate di ospiti illustri e membri dello staff originario del villaggio.

Sulla sinistra, due enormi vetrate con tende beige ai lati illuminavano l’intero spazio, e i raggi di sole invadevano fastidiosi ogni centimetro di quella stanza.

Il condizionatore, pensò, doveva essere stato acceso al massimo della sua potenza, perché là dentro faceva quasi freddo.

Sotto una terza finestra, nella parete opposta a quella che ospitava la porta da cui Axel era entrato, si innalzava la scrivania del Direttore.

Un computer, dei fascicoli sparsi, qualche depliant pubblicitario, portapenne vari e ferma carte di tutti i tipi invadevano il mobile legnoso, accanto al quale si innalzava una pianta piccola e ornamentale che Axel non ricordava di aver mai visto.

“Axel, hai finito di radiografare il mio ufficio oppure vuoi stare lì in piedi come un mammalucco per un’altra ventina di minuti?”

Un brivido di nervosismo attraversò il corpo del povero Axel, che in tuta risposta guardò il Direttore negli occhi e sorrise, mettendosi a sedere nella poltrona dall’altro lato della scrivania.

“Ciao, Xemny. Vedo che questo posto assomiglia sempre più a una stanza di ospizio, con l’andare degli anni.”

“All’ospizio ci finisci tu per costruire casette per gli uccelli con le novantenni, se non la smetti di fare lo sbruffone.”. Fu la risposta di Xemnas, che lo scrutò attraverso il giallo quasi accecante dei suoi occhi, in netto contrasto con la carnagione scura.

Axel notò che quel giorno i capelli argentati erano legati in una bassa coda di cavallo magistralmente curata, e non poté fare a meno di rallegrarsene.

Il Capo aveva dei gusti orribili, se si parlava di acconciature.

“Ok, ricevuto. Dimmi tutto.”

Xemnas sospirò, alzandosi dalla sedia girevole; camminò lentamente verso la finestra, guardando i campi da calcio dove un gruppo di ospiti stava giocando un’amichevole.

Con le mani giunte dietro la schiena, diligentemente, guardò l’immagine di Axel riflessa nel vetro, e sospirò così forte che anche l’altro non potè non sentirlo.

“…ha di nuovo chiamato l’Università di Tokyo. Stamattina.”

Aspettò che Axel reagisse, cambiasse espressione o si mostrasse un minimo interessato.

Ma il fatto che fosse rimasto immobile a fissarlo, senza accigliarsi né altro, lo spinse a guardarlo in faccia, un’espressione che voleva mostrarsi severa, quando tutto sembrava fuorché tale.

“Axel, hai ventitrè anni. Non puoi campare di surf e birre per tutta la vita. Te ne rendi conto, vero?”

“Perché non ci dài un taglio?! Tu e le tue stupide aspettative!” fece il più giovane, adirandosi e alzandosi dalla sedia, già pronto ad andarsene.

Bastò uno sguardo del Direttore per fargli cambiare idea, ma non riprese posto sulla poltrona.

Rimase in piedi, là, con le mani poggiate allo schienale e gli occhi che sfidavano quelli del superiore.

Xemnas, tuttavia, non mostrò segni di irrequietezza; al contrario, sospirò di nuovo, come se avesse a che fare con i capricci di un bimbo viziato, e forse si trattava proprio di questo.

“Axel, è un’occasione importante. Una borsa di studio non capita tutti i giorni.”

“Sai bene quanto odiavo la scuola, Xem. E ora che ne sono uscito vuoi ricacciarmici?!” ora la rabbia saliva, era palpabile nell’aria, impregnata in quelle dannate tende coloro crema e impilata nei documenti disordinati della scrivania.

Xemnas provò di nuovo, ma anche lui iniziava a perdere le staffe, ed Axel lo comprese al volo quando parlò ancora.

“Si può sapere di cosa hai paura, Axel?! E’ la Facoltà di Scienze dell’Educazione! Alla Tobai***! Come fai a non renderti conto del privilegio che ti è stato concesso?!”

“Non è un privilegio, è una cazzata e basta. Ci sono milioni di persone che meritano quel posto molto più di me.” Fece Axel, e per un attimo sperò che il discorso si chiudesse là.

Ma Xemnas insistette ancora una volta.

Non poteva arrendersi…non poteva permettere che Axel continuasse a non fare un emerito niente per il resto della vita!

“Axel, hanno letto il tuo saggio di Pedagogia. Quello dell’esame del Liceo. Ne sono rimasti affascinati.” Fece una leggera pausa, e il tono cambiò bruscamente, facendosi basso e morbido. “…una volta volevi fare l’insegnante. Se ti chiedevano quali progetti avevi per il futuro, rispondevi cheti sarebbe piaciuto insegnare musica alle scuole elementari. Dov’è finito quel ragazzo che rispondeva così?”

Axel rimase fermo per un istante.

Poi si voltò verso la porta, posando la mano sulla maniglia.

“Non se n’è mai andato, zio. E’ solo cresciuto.”

Xemnas aprì la bocca, forse per dire qualcosa, ma la richiuse senza pensarci.

Axel fece scattare la maniglia e se ne andò, già pronto con la sigaretta in mano.

**

La scarpa era slacciata.

Dannazione, aveva la sensazione di perdersela per strada, ma non poteva fermarsi e rifare il nodo.

Non poteva tardare.

Doveva correre e basta.

Senza prendere fiato.

Senza guardarsi le spalle.

Correre fino a non aver raggiunto la sua meta.

Passò per l’anfiteatro, i campi di calcio e la zona degli alloggi, per proseguire lungo il sentiero di terra battuta che attraversava la boutique di Marlu-chan; superò gli alloggi per lo staff, la cupola del ristorante e l’edificio all’ingresso.

Uscì dal cancello del villaggio con il cuore a tremila, e una volta che si fu trovato alle spalle anche il parcheggio potè riprendere fiato.

Come promesso, Riku era là, poggiato alla ringhiera che delimitava la zona del club, con una maglietta grigia su cui era stampato una specie di zombie pateticamente sorridente.

Gliel’aveva regalata lui, quella maglietta.

Quando aveva compiuto sedici anni, pochi mesi prima.

Riku all’inizio gli aveva detto che non gli piaceva, che non era nel suo stile una roba del genere, e che non l’avrebbe indossata neanche sotto tortura.

Ma ormai Sora aveva perso il conto di quante volte gliel’aveva vista indosso.

Riku, quando lo vide, percepì chiaramente la perdita di un battito o due, e senza aspettare che Sora dicesse qualcosa lo prese dal collo e lo strinse a sé.

Sora sentì un bruciore nel punto dove Riku lo aveva afferrato, ma con il suo profumo che gli entrava in testa era impossibile pensare che gli avesse fatto male.

Riku era caldo, bollente, e la sua pelle chiara era in netto contrasto con la sua abbronzatura.

Lo abbracciò a sua volta, sporofondando così tanto nella sua maglia leggera da pensare di sparire nel suo corpo da un momento all’altro.

E forse era questo che davvero voleva, di cui aveva sul serio bisogno: entrare in Riku, diventare parte di lui, rimanere intrappolato nel suo corpo, pulsare nelle sue vene.

Riku poggiò il mento tra i suoi capelli spinosi, e chiuse gli occhi senza dire una parola.

Gli aveva mandato un messaggio con il luogo dell’appuntamento solo dieci minuti prima, e quello scemo si era fatto tutto il villaggio in corsa pur di raggiungerlo subito.

Ti aspetto, gli aveva scritto.

Ti aspetto da sempre.

Se ne rimasero in que3lla posizione, senza spostarsi di un millimetro.

Sentire il cuore dell’altro con il proprio torace bastava ad entrambi.

Sora, dopo qualche minuto, fu il primo a scostarsi di un poco, quel tanto che bastava per guardare Riku negli occhi.

“...dove ti eri cacciato?”

Non c’era rimprovero, nella sua voce; solo estenuante curiosità, la stessa curiosità che non lo abbandonava mai, fin da quando aveva messo piede in quel mondo.

Riku esibì un ghigno leggero, ma più visibile del solito.

“Sono bravo a non farmi trovare, quando voglio:”

“Come hai fatto per dormire?”

Riku stavolta rise sul serio, colto di sorpresa da quell’inatteso terzo grado.

“Ho dormito con Zexyon-sama, baka****. Non preoccuparti, non sono finito sotto i ponti.”

Sora rimase a guardarlo severamente per qualche istante, poi, all’improvviso, fece un rapido scatto con il capo e si studiò la punta delle scarpe.

“…non posso lasciare Kairi. Non ora. Lei…e anche gli altri…sospetterebbero di qualcosa.”
Riku sospiro, ma non protestò.

Lo sapeva.

Lo aveva immaginato fin dall’inizio, fin da quando Sora si era dimostrato consenziente, che quella storia sarebbe dovuta iniziare nel più assoluto segreto.

Per quanto fosse innamorato di Sora, Kairi era pur sempre la migliore amica di tutti e due.

Ed era perdutamente innamorata di Sora, il suo Sora.

Quest’ultimo pensiero gli diede una morsa allo stomaco, causandogli un leggero dolore nel basso ventre.

Kairi poteva baciare Sora in pubblico.

Poteva tenergli la mano, intrecciare le proprie dita con le sue e andare al cinema con lui da sola senza sentirsi preda di paranoie e pettegolezzi.

Kairi e Sora erano l’immagine della coppia perfetta, il simbolo dell’amore adolescente.

Lei, una ragazza timida e un po’ impacciata, ma che sapeva farsi valere; niente abilità particolari, ma quella sua naturalezza era anche il fascino che colpiva tutti i ragazzi che le giravano attorno.

La perfetta incarnazione di una fottutissima Mary-Sue*****.

Non lo pensava con odio, oh no; non sarebbe mai stato capace di detestarla.

Tuttavia, il pensiero che lei e Sora potessero andare dove volevano senza essere malvisti dagli altri lo fece tremare di rabbia.

…per un istante immaginò di esserci lui, a tenere Sora per mano lungo le vie di Shibuya.

Già si immaginava; la gente che li additava parlottando, le gals che li guardavano scioccate, strette nei loro loose-shocks e con i visi truccati incorniciati da folte chiome bionde tinte, Otaku che, muovendosi in gruppo, li studiavano con un interesse misto a rispetto.

Un leone da circo si sarebbe sentito meno osservato, pensò.

“Riku? Ci sei?”

La manina di Sora che si agitava davanti a lui lo riportò alla situazione attuale.

Sora, da basso, lo guardava un po’ incupito, e capì che doveva prendere in mano la situazione al più presto.

Non doveva mostrarsi debole o incerto.

Sora si stava affidando completamente a lui, alla sua protezione.

Come poteva rifiutargliela?!

“D’accordo, So. Se non vuoi dire nulla, a me sta bene. Ma tu…sei sicuro di quello che fai?”

Sora, inizialmente, non capì la domanda; ma quando i suoi occhi lampeggiarono di affetto, Riku non ebbe più alcun dubbio.

“…sì.”

Sora disse solo questo, così piano che non sembrava neanche un sussurro, ma qualcosa di ancora più fragile.

Riku non seppe più cosa dire; si chinò per raggiungere l’altezza di Sora e lo baciò.

Sora rimase per un attimo senza fiato, nervoso e un po’ impaciato.

Era il loro primo bacio serio, in un contesto cioè tutto nuovo, e avventato, e pericoloso.

Ma non aveva scelta.

Riku riusciva a convincerlo a fargli fare cose che, in un’altra realtà, non avrebbe mai neanche sognato.

Era un mago, un incantatore.

E lui…beh, lui era il suo serpente, che si lasciava giostrare da quella dolce melodia della sua voce.

Già, la sua voce.

Riku parlava poco, al contrario di lui.

Ma quando lo faceva, era l’unico che sapeva farlo restare senza parole.

**

“AAAAAAAH!! Possibile che i miei vestiti si siano quadruplicati da quando siamo arrivate qui?!”

Paine neanche alzò gli occhi dalla rivista di Gotich Lolita che stava leggendo; ridacchiò un poco e addentò un biscotto di riso a forma di fiore.

“Rikku, sei proprio una scema. Te l’avevo detto, di non comprare tutta quella roba alla buotique. Ma tu, naturalmente, non mi hai ascoltata.”

Rikku sbuffò così forte che anche Yuna riuscì a sentirlo dall’altra stanza, e lei e Kairi si lanciarono uno sguardo arrendevole.

“Beh, Ri-pyon, Paine-chan non ha tutti i torti, sai?” esclamò Selphie, affacciandosi alla camera da letto stracolma di abiti in ogni angolo.

Selphie si guardò attorno, tra la disperazione e il terrore, e si affrettò a voltare le spalle e portare il suo bagaglio accanto alla porta.

Aveva lasciato fuori della valigia solo le cose necessarie, come il cambio e il beauty; il resto era tutto sparpagliato nella valigia verde mela.

Selphie non era una grande amante dell’ordine, o comunque non arrivava agli standard maniacali di Kairi e Paine.

Ma, ringraziando il cielo, non credeva che sarebbe mai riuscita a raggiungere il livello di Rikku.

Paine le offrì un biscotto con un gesto fluido della mano, e Selphie lo accettò di buon grado, prendendo posto accanto a lei.

“Hai già preparato tutto, Paine-chan?”

“Mmh-mh.”

Ok, non si aspettava una vera e propria risposta.

Paine parlava solo quando non le veniva richiesto, il tempo restante si limitava a starsene zitta e guardarsi intorno cupa.

Era una persona piuttosto introversa, forse non aveva mai neanche conosciuto qualcuno che si tenesse tutto dentro come faceva lei.

Ma era fatta così, non le si poteva chiedere di cambiare.

E poi a volte le piaceva stare con Paine proprio per il silenzio, per lo spazio vuoto.

Meglio tacere piuttosto che dire cose del tutto inutili, no?

“…metto il reggiseno blu con le stelline o rosa leopardato?”

…già, peccato che Rikku non la pensasse così.

Yuna le gridò una risposta non molto educata, e Rikku si lagnò che ‘nessuno la prendeva mai sul serio’.

Paine si alzò senza dire una parola.

Ignorò Selphie che le chiedeva timidamente dove stesse andando e si chiuse la porta del bungalow alle spalle.

Una volta fuori, sospirò a pieni polmoni e chiuse gli occhi.

Un attimo ancora e le sarebbe mancata l’aria, lì dentro.

Si beò del profumo dei fiori e del vento che le sbuffava dolcemente sulle guance pallide, ma questo non bastò a renderla del tutto di buon umore.

Roxas e Kozumi, a quanto aveva capito, erano ancora in lite furiosa.

Probabilmente avrebbero fatto pace comunque, ora stava solo a chiedersi quando.

Credeva fortemente che sarebbe statoin una situazione molto romantica, magari davanti a tutti come nei film sentimentali che piacevano tanto a le fangirls.

In fondo, i maschi erano facili da capire.

A dire il vero, Paine aveva sempre pensato che l’umanità in generale fosse fastidiosamente prevedibile.

L’unica eccezione a questa regola sembrava essere lui.

Sospirò un poco, senza farlo sentire neanche a sé stessa.

…eh, sì, Riku gli era piaciuto da subito.

Sin da quando lo aveva visto entrare in classe, con la borsa trascinata sul pavimento dell’aula e lo sguardo perso nel vuoto, un po’ come il suo.

Erano rimasti in classe insieme per i primi due anni, ma a Settembre sarebbero stati in sezioni diverse (in Giappone, ogni anno, gli studenti cambiano classe, venendo inseriti in un’altra sezione con altri compagni, il più delle volte sconosciuti ^___^ ndA).

Ok, intendiamoci, lei non era il tipo da innamorarsi di qualcuno.

Ma se quel qualcuno fosse dovuto esistere, sì, le sarebbe piaciuto che fssse Riku.

Ovviamente, era sempre stata consapevole dei sentimenti del compagno per Sora.

Forse era stata lei ad essere particolarmente attenta, o forse gli altri membri del loro gruppo erano troppo stupidi e innocenti per arrivarci.

Eppure l’attrazione per Sora da parte di Riku era a dir poco palese.

Bisognava essere proprio tonti, per non arrivarci.

Ad ogni modo, quando aveva visto Sora e Riku tornare dal campo di calcio qualche sera prima si era sentita il petto più legggero, e basta.

Si vedeva che tra quei due era successo qualcosa, che stava cambiando qualcosa.

Ma decise che non si sarebbe impicciata.

Lei non era il tipo da farsi gli affari altrui.

Aveva già abbastanza grane a cui pensare senza che ci si mettessero i casini sentimentali di due gay.

…non era arrabbiata.

Non riusciva proprio ad esserlo.

Più che altro, uno stato di arrendevolezza si era impossessato del suo corpo, e sembrava non volerla più abbandonare.

Ma sapeva che, prima o poi, sarebbe passato.

Sapeva che Sora e Riku avrebbero combinato qualcosa, qualcosa di irrecuperabile.

Che fosse già successo o che sarebbe accaduto tra un anno, non aveva importanza.

Sperava solo che se la sarebbero cavata.

Ma era sicura…era sicura di sì.

Perché Paine riusciva semrpe a prevederlo, come andavano queste cose.

**

“Allora, Nami-chan…di cosa dovevi parlarmi?”

Naminè aveva smesso di piangere da un bel po’, ma gli occhi ancora gonfiati e cerchiati da occhiaie scure tradivano un’angoscia strana e di disagio che Roxas non riusciva ad ignorare.

Giocherellò un altro paio di minuti con la cannuccia della sua granita, poi posò una mano sul tavolo e fissò Naminè dritta negli occhi.

La adorava, le voleva bene e tutto quello che vi pare, ma stava cominciando a stufarsi.

Ormai era palese che Naminè doveva dirgli qualcosa che, già lo sapeva, non gli sarebbe piaciuto affatto.

Ora, però, era curioso di sapere di cosa si trattava.

Naminè prese fiato, di nuovo.

Ma ancora una volta le parole le si sgonfiarono all’altezza delle tonsille, disperdendosi mute nell’aria.

Roxas non distolse gli occhi dai laghi ghiacciati delle sue iridi, e il tremolio della mano mostrava il suo nervosismo crescente.

“Roku-chan…”

Roxas, quando sentì quel suono amichevole e dolce, sembrò svegliarsi da un sogno.

Guardandosi attorno, stupito dal suo comportamento quasi febbricitante, ritrasse svelto la mano e le bisbigliò ‘dài continua’ con il tono più rilassato che riuscì ad usare.

Naminè guardava i suoi capelli biondi, la maglietta che indossava quel giorno, troppo grande per due spalle piccole e minute come le sue.

Pensò a quanto avrebbe voluto stringerlo a sé, abbracciarlo e sussurrargli piano che andava tutto bene, che lei lo avrebbe reso felice.

Ma sapeva bene che non sarebbe mai successo, e questo la riportò alla sua intenzione iniziale.

Sentì una smania di dire la verità salirle fino in gola, attraversarle l’intero petto come fosse stato un fuoco d’artificio che si innalza verso il cielo stellato.

“…non è stato Axel a baciare me.”

Non spostò gli occhi di un millimetro; aveva lo sguardo fiero e spavaldo, ma la voce…la voce era disperata.

“Sono stata io a baciare lui.”

Note dell’Autrice:

3 mesi!!! Vi ho davvero fatto attendere tutto questo tempo???!!!!! Quando ho visto la data dell’ultimo aggiornamento, sono corsa a finrie questo capitolo. Mi dispiace, mi dispiace, ma sono rimasta vittima di una fase di blocco allucinante! Non riuscivo più ad andare avanti…ad ogni modo, questo era il penultimo capitolo.

Eh già, avete capito bene: IL PROSSIMO CAPITOLO SARA’ ANCHE L’ULTIMO! Oddio, non posso crederci…è passato più di un anno da qaundo ho iniziato a pubblicare questa ficcy, ed ora sta per essere completata. La mia prima fiction a più punatte completa.

Se tutto ciò è stato possibile, è grazie a voi.

Ma di questo parleremo dopo XD *si rotola sul pavimento senza un perché*

*seme / ukè= seme e ukè: visto che siete tutte fan dello yaoi (più o meno XD) dopvreste già sapere cosa significa, ma io lo metto lo stesso. Sono termini che si usano quando si racconta di situazione erotiche tra due personaggi maschili. Il ‘Seme’ è il dominnate della coppia (quello un po’ più mascolino, x intenderci…ma non sempre u_u) mentre ‘Ukè’ è il passivo tra i due (per capirci…quello che sta sotto xDxD).

**sama = è un suffisso che si usa per i colleghi di lavoro o persone più grandi per cui proviamo molto rispetto. Il fatto che Axel chiami così Saix è segno che prova un profondo rispetto per lui e he ne ha una grande stima come collega e persona in sé.

*** Tobai = forma abbreviata della sigla Tōkyō Teikoku Daigaku, l’università Impweriale di Tokyo, nonché una delle più famose sedi universitarie al mondo ( celebre per il suo prestigio e per i suoi sudenti, più volte premiati con il Nobel dopo esserersi diplomati lì).

**** baka= non so se l’avevo già scritto nei capitoli precedenti XD Vuole semplicemente dire ‘idiota’ in Giappo.

***** MarySue: chi meglio di noi che giriamo nel sito conosce codesto termine? Le MARY Sue sono il terrore della maggior parte degli Autori di Fanfiction (in tutto il mondo u_u è un problema universale, temo). Sono quelle protagoniste femminili di fanfiction, manga anime etc perfette in TUTTO. E quando dico così non esagero. A tal proposito, c’è un interessante discussione sul forum del sito che potrebbe aiutarvi a comprender emeglio fenomeno –se già non lo conoscete-. Vi consiglio di darci un’occhiata ^___-

Le note si fanno sempre più idiote, ma tant’è XD Anche la storia, se è per questo, è diventata spasticamente stupida e priva di senso.

La scena del sogno…non so neanch’io perché l’ho messa, a dire il vero XD Mi andava di scrivere una robetta un po’ zozzaed holpà, detto fatto.

Ho pensato che sarebbe stato uno spunto interessante per un tema che, nel seguito di questa storia, avrà molta importanza per Roxas: il sesso.

Non ci saranno scene spinte, spiacenti *LE LETTRICI LA MANDANDO A QUEL PAESE* MA IL NOSTRO Roxy avrà qualche…come dire…problemino! Ohohohohoho! *risata malvagia*.

Dopo tanto tempo di attesa, come minimo devo rispondere alle vostre recensioni…che sono semre troppo carine X////D Dovete smetterla di farmi questi complimenti, sennò mmi gaso! YEAH!

CrAzYtEn quanto adoro i tuoi scleri??!! Uhiiii, la Torcia Umana! *-* *acchiappa i fiammiferi e corre per la stanza dando fuoco alla libreria* XD Yeah, vai con la PIROMANIA! Grazie per i tuoi complimenti, e grazie anche epr aver pubblicizzato l’aggiornamento sun un forum ^___^ sei molto carina! Spero che ance questo capitolo ti sia piaciuto, yatta!

KairiChanRules mi rendo conto che aspettare gli aggiornamenti di una ff che ci ha colpiti è straziante, e chiedo ancora perdono..ma è anche vero che ormai mi conoscete, sapete i miei tempi. Questo capitolo soprattutto era molto delicato, perché dovevo raccontare cose importanti per il finale stando attenta a creare la suspence per l’ultimo capitolo. Spero tanto che la tua pazienza sia stata premiata! Ad ogni modo, Axel e Roxas sono sempre più in crisi…ma forse Axel ha un asso nella manica… o forse no…e chi lo sa? Mi raccomando, leggi anche il prossimo capitolo ^___- almeno la tua curiosità avrà una fine XD

KH4EVER Dubbio svelatoooo! Il nostro Axel ha delle doti nascoste, a quanto pare…se ci pensi bene, ha detto a Roxas di non voler ricordare gli anni di scuola, ma non ha parlato del suo rendimento...ce lo vedi Axel al’Università?? XD Comunque, per ora non c’è pericolo u_u non ci pensa minimamnete ad andare. In qaunto a Riku…sì, hai ragione, giusto uno come lui riesce a gestire Sora…io non ce l’avrei fatta, sarei morta prima a forza di ridere!

Nancy92 finalmente qualcuna dalla parte di Namichan! O___O iniziavo a sospettare ch non ne avrei mai trovate XD Eh sì, la parte RiSo ha riscosso un successone...diciamocelo, le porcate piacciono taaaaanto a noi fangirl XD Lol

Simple Girl grazie infinite per i comlimenti ^^! Come dico spesso, gli aggiornamenti sono un mio grande difetto. Ma io faccio tutto in stile tartaruga –parlando di velocità-, e a volte mi sembra che ne valga la pena, perché scrivere velocement e male solo per smania di aggiornare non è da me. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

EdelSky Ma nooo, povero Dem…cosa ti ha fatto? Ahahahahahah! Non sei la prima che lo trova odioso, in questa storia…e pensare che volevo ottenere l’effetto contrario! Che ironia…grazie per aver aggiunto la mia storia idiota tra le preferite *si inchina e lancia un bacetto* (ma povera Edel! Nd Riku) (ma tu che vuoi, torna a pastrugnarti con Sora e non scassare u.u Nd Memy) (O.O pastrugnare CHI?! Nd Kairi) (… *Memy e Riku scappano via*)

La_Lilin__ Kairi è baka, è vero…in effetti, la sto rednendo davvero ridicola! Però ti giuro che la adoro! Cioè, credo che sia uno dei pg più completi del videogioco…in questa storia doveva avere Spra tutto per sé, ma proprio mentre scrivevo il secondo capitolo sono entrata nella fase yaoi, e questo ha dato alla storia lo sviluppo che ha preso…se penso che il raiting principale sarebbe dovuto essere Kairi/Sora, mi fa uno strano effetto XD A te no?

Crolex RIKUUUUU!! Ma ciaoooo, come stai?! Ooooh, sapessi quanto mi mancano i ragazzi del forum…ma non mi apre più la pagina! Non mi fa pubblicare commenti né altor, posso solo leggere enon rispondere, quindi non mi pubblica…appena ho avuto occasione ho postato il link di questa stori e delle mie altre creazioni nella firma, e sn contenta che tu l’abbia trovata! Grazie per i complimenti caro, sei generoso come sempre ^////^ Mi rimepi continuamente di complimenti, spesso anche immeritati…però ti ringrazio davvero. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Salutami tantissimo i ragazzi del forum e informali che la storia è anche qui, per favore! Ti ringrazio in anticipo ^^

Shine Mizuki Ciao Shine! Infatti, Sora ormai neanche ci prova più a resistere XD Ha finalmente capito quello che si stava perdendo, a quanto pare…anche s ea me Riku non piace, né di carattere né di aspetto…eppure riscuote tantissimo successo! Anche se c’è da dire che a me piacciono semprei pg più inutili (Sora, per dire, è il mio Dio….semplicmeente, adoro il suo essere schifosamente MANGA). Grazie per la recensione, e lasciami dire che è un onore che la tua ff preferita sia la mia ^//^ Grazie davvero, mi rendi felicissima!

Kaifan91 Piacere di conoscertiii!! Hai letto tutta la mia storia insieme?! Madonna, ma come hai fatto?! Non ti sei stufata dopo i primi dieci minuti? XD Io avrei abbandonato al terzo capitolo, s enon direttamente al secondo ahahah! Grazie per tutti i tuoi complimneti…riguardo agli errori di battitura, credimi, ogni volta faccio quello che posso, ma spessissimo non li vedo e mi rendo conto che ci sono solo DOPO la pubblicazione del capitolo, quindi li lascio lì dove sono. Lo so che sono insopportabili, però ti giuro che sono troppo bastardi XD Riescono sempre a fregarmi. Felice di sapere che approvi TUTTI i pairing della storia credimi, è una cosa di cui andare fiere, visti quanti sono u___u. Riguardo Saix e Xemny… SORPRESA!! Come hai potuto pensare che li avrei lasciati in disparte? XD Avevo in mente i loro ruoli sin dall’inizio, e anche se fanno brevi comparsate credo sia giusto così. In una storia piena di intrecci amorosi e cotte adolescenziali non ci sarebbe stato molto posto per loro, temo…avrebbero reso il tutto troppo ‘maturo’, ed era una cosa che volevo ad ogni costo evitare, perché quest’aggettivo ho intenzione di affibbiarlo al sequel di cui accennerò qualcosa nel prossimo capitolo.

DOPO LE RISPOSTE, VI SALUTO (ANCHE EPRCHE’ E’ L’UNA DI NOTTE! GHGH). UN GRAZIE A TUTTI COLORO CHE LEGGONO LA MIA STORIA, LA RECENSISCONO, O LA INSERISCONO TRA ‘SEGUITE’ E ‘PREFERITI’! Grazie per il vostro appoggio, il vostro ardore e la vostra pazienza!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ora mi dedicherò con tutta mè stessa all’ultimo, sperando di non deludere le aspettative di nessuno. Ci metterò tutto il mio impegno, quindi rimanetemi accanto fino all’ultimo, per favore ^__^.

CIAO, AL PROSSIMO CAPITOLO! Egrazie epr aver letto! Arigatou.

*MagikaMemy*

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: goodbye. ***


Capitolo 18: goodbye.

Quella stupida chitarra.

Gli scoppiava la testa da ore, stava sdraiato su quel cazzo di letto da neanche sapeva più quanto –si sa, Axel era famoso per la sua poca pazienza-, si era imbottito di farmaci a tal punto che si sentiva un drogato e Demyx insisteva ancora a suonare quella stupida chitarra.

Fece un respiro profondo, continuando a guardare il soffitto, pregando di riuscire a mantenere la pazienza, perché si dà il caso che avesse un po’ di rabbia da sfogare; nonostante questo, non voleva che fosse Demyx la vittima del suo stress.

Non perché non se lo meritasse, datesi che quello scemo del suo migliore amico era stato il primo a dargli spago con la faccenda di Roxas, ripetendogli continuamente che era carino e che, secondo lui, Axel doveva provarci, perché cazzo, quello ci cascava sicuro e…beh, insomma, perché non doveva essere niente male scopare con quel biondino.

Ora: tralasciando per un istante l’istinto omicida che Axel si era costretto a reprimere dopo che Demyx aveva così palesemente dimostrato che lo considerava un sadico stupratore di minorenni, cercò davvero di non saltargli addosso, perché altrimenti lo avrebbe picchiato fino a cambiargli la faccia e avrebbe dato fuoco alla chitarra, senza averle prima tolto le corde una ad una.

Demyx, nel frattempo, continuava a fissare l’amico, con prudenza, senza farsi beccare.

Odiava ammetterlo, ma questo nuovo Axel in versione depressa proprio non gli piaceva.

Insomma, Axel era sempre stato un tipo euforico, di quelli che se stanno seduti per più di un attimo sullo stesso punto poi saltano in piedi dicendo che si stanno annoiando, e corrono a cercare un qualcosa da fare – qualsiasi cosa.

Certo, non era la prima volta che lo vedeva giù di morale. In fondo si conoscevano da una vita, e Demyx gli era stato accanto in parecchie situazioni scomode. Era abituato a tirargli su il morale, offrirgli una birra davanti a un bel porno e a fare battute squallide sulle tette della protagonista. E ogni volta Axel restava impassibile per i primi cinque minuti: poi, sena riuscire a resistere, scoppiava a ridere, beveva un goccio di quella birra schifosa –che solo Demyx aveva ancora il coraggio di comprare- e cominciava a fare la lotta con lui, il suo migliore amico, dimenticando il problema che lo aveva afflitto fino a poco prima.

Axel era così, senza mezzi termini: passava da un sentimento all’altro senza un apparente motivazione, quasi sembrasse che avesse posto per una sola emozione alla volta.

Ma ora era diverso.

La sera in cui si era lasciato con il piccolo Roku, Axel aveva buttato la birra, spento la tv e se ne era andato a dormire in silenzio, senza dire una parola.

Demyx per un momento aveva sentito il desiderio di parlargli, avvicinarsi, dargli una pacca sulla spalla e dirgli che, ehy, si sarebbe aggiustato tutto, Roxas lo avrebbe perdonato, avrebbe capito ogni cosa e sarebbero tornati insieme.

Avrebbe voluto dirgli che lui era lì accanto, che lo avrebbe aiutato, sostenuto, perché gli voleva bene anche se non glielo dimostrava mai-non in modo palese, almeno- e che avrebbe potuto contare sempre su di lui, Demy, quello a cui amava dare dello ‘stupidotto canterino’.

E Demyx gli avrebbe anche promesso di non suonare più la chitarra, se questo lo infastidiva; gli avrebbe giurato eterna fedeltà, perché per lui Axel non era un ‘migliore amico’.

Per Demyx, Axel era un fratello. Non di sangue, certo…ma, sin da bambini, aveva sempre sentito che…era destino, che lui ed Axel si incontrassero.

E ne era convinto tutt’ora.

Rifletteva su questo, adesso, sulla loro amicizia, su quanto avrebbe voluto trovare le parole giuste da dirgli.

Ma poi Axel, da sotto le coperte, bofonchiò un “Smettila con questa cazzo di chitarra, mi stai facendo scoppiare la testa!” e lui non poté più trattenersi.

Ok, era durata fin troppo.

Axel non voleva e non aveva bisogno di essere compatito. Axel, come tutti quelli della sua specie, cocciuti e orgogliosi, doveva essere preso per le corna.

Lasciando che le parole gli uscissero spontanee dalle labbra, Demyx gettò sul letto la sua amata Camille (ebbene sì, la sua chitarra aveva un nome) per andare verso quello di Axel e strappargli la coperta di dosso.

“E va bene, piccola principessina ferita, ora mi hai veramente rotto le palle!”

Axel, ritrovandosi davanti il suo migliore amico con la faccia scura e deformata dalla rabbia che gli aveva strappato via il lenzuolo, si alzò sui gomiti, contrariato.

“Ma che ti ha preso Dem, sei impazzito? E poi non urlare, ti ho già detto che ho mal di testa!”

“Oh, ma per favore! Quanto sei bugiardo!!” disse l’altro, senza accennare ad un abbassamento di voce, “Ti stai solo nascondendo qui dentro, a fare la vittima, mentre là fuori c’è Roxas che muore dalla voglia di fare pace con te!”

Axel, sentendo quel nome, cambiò improvvisamente espressione. Si alzò del tutto a sedere sul letto, guardando Demyx dritto negli occhi, uno sguardo carico di tensione.

“Non parlare di cose che non sai, Demyx. Roxas non mi vuole più, chiaro? Quindi non vedo perché devo tornare da lui, implorando il suo perdono per una cosa che non ho fatto!”

Demyx sospirò, spazientito, senza il minimo timore da quel brusco cambio di atteggiamento.

Axel e i suoi sbalzi d’umore gli erano abituali come i pugni di Narusegawa lo erano per Keitaro*.

“Ascolta, baka** che non sei altro: Roku, Socchan e gli altri partono domani. Domani, comprendi?!”

Axel lo guardò perplesso, come se avesse un uovo spiaccicato sulla fronte.

“E allora? Cosa dovrei fare, chiedergli ancora di ascoltarmi stasera alla festa e poi seguirlo fino a Tokyo pur di riprendermelo?” chiese, ironico.

Ma il ghignetto sorridente di Demyx (che,tra l’altro, era abbastanza inquietante) gli mise addosso una strana sensazione.

“…tu sei pazzo.” Disse seccamente, diventando paonazzo.

Stava per ributtarsi a letto, quando Demyx sorrise, divertito, e si alzò per tornare alla sua chitarra.

“Sì, scusami, hai ragione.” Esclamò, con uno strano tono tra il divertito e lo scherzoso, senza voltarsi a guardarlo “In fondo, certe cose si fanno solo se si è innamorati di qualcuno. E quindi, perché dovresti farlo? Roxas è solo uno dei tanti, per te. Lui tornerà a Tokyo, e ognuno di voi riprenderà la vita di sempre, lontani, senza vedervi mai più.”

Finalmente si voltò verso Axel, che lo stava fissando imbambolato e con la bocca semiaperta,

Sorrise, divertito davanti a quell’espressione.

“Un programmino fantastico per il futuro. Vero, Akuchan?”

**

Il rumore della musica era assordante, e con tutta quella gente che gli girava intorno Roxas si sentiva un calzino vittima della centrifuga della lavatrice.

Sorseggiò la sua bibita senza troppa voglia, più che altro per poi mordicchiare l’estremità della cannuccia, e diede un’occhiata in giro.

Cavolo, c’era davvero tutto il villaggio, proprio come aveva previsto Xaldin.

Non solo gli ospiti, ma anche tutti gli addetti ai servizi.

C’era perfino Saix-sama, che di tanto in tanto appariva dietro qualche pianta, seminascosto, osservando i ragazzi che ballavano sotto le luci colorate o quelli che pomiciavano nascosti sotto il buio di qualche palma.

Roxas sorrise vedendo Demyx che scatenava tutta la sua grinta dietro al bancone da dj, agitando le braccia a ritmo di musica e mixando canzoni su canzoni, una più originale delle altre.

Gli invitati, più o meno duecento persone, erano più scalmanati che mai, e in mezzo a tutta quella confusione lui aveva finito col perdere gli altri di vista.

Rikku e Yuna erano, ovviamente, al centro della pista, intente a ballare con Tidus e un tipo che gli sembrava di non aver mai visto, e l’ultima volta che aveva visto Selphie si stava allontanando verso i campi sportivi mano nella mano con Wakka- cosa che non aveva stupito affatto Roxas, perché, diamine, era ora che succedesse, quel poveraccio le aveva sbavato dietro per anni.

Quanto agli altri, zero assoluto.

Certo, qualche minuto prima gli era sembrato di scorgere una chioma bionda tra la folla attorno al tavolo del buffet, ma si era ben guardato dall’idea di avvicinarsi.

Non poteva perdonare Naminè per una cosa del genere.

Baciare Axel. Axel. Il suo Axel.

E lui, come un deficiente, che non gli aveva creduto. Che non lo aveva ascoltato.

Quando Naminchan gli aveva rivelato di essere stata lei a baciare Axel, il suo primo istinto era stato quello di correre da lui, cercarlo, e trovarlo in qualsiasi modo, dicendogli che, diavolo, gli dispiaceva, che avrebbe dovuto credergli.

Ma poi era rimasto lì dov’era, fermo, con Naminè di fronte a lui che riusciva solo a guardarsi i sandali, in lacrime, mentre a lui veniva voglia di gridare il nome di Axel.

Prima della festa aveva seriamente pensato di cercarlo, ma quando aveva chiesto a Larxene-san se per caso lo avesse visto da qualche parte lei gli aveva detto che, citando le esatte parole, “quel testa di cazzo” era sicuramente nel suo bungalow a dormire come un sasso, e che probabilmente non si sarebbe presentato neanche alla festa.

Teorie che, purtroppo, avevano trovato conferma.

Da quando era arrivato, Roxas non faceva che cercarlo con lo sguardo, e se avesse potuto si sarebbe messo a piangere lì, davanti a tutti.

Cielo, era stato un idiota.

Axel gli aveva detto la verità, ma lui era così arrabbiato, così…spaventato dalla consapevolezza di essere stato ferito ancora una volta da qualcuno…da averlo allontanato.

E proprio ora che avrebbe voluto parlargli, Axel non c’era, non c’era.

Era arrabbiato, sicuramente, incazzato come una bestia, e non poteva dargli torto.

…con che faccia avrebbe potuto presentarglisi davanti e dirgli che era stato un coglione? Lui gli avrebbe riso in faccia, mostrando i denti perfettamente bianchi e mandandolo a quel paese, dicendogli “Ehy, cagnolino dei miei stivali, potevi pensarci prima.”

Si diede il palmo della mano in fronte, ormai al limite della sopportazione.

Avrebbe tanto voluto che ci fosse qualcuno lì, seduto accanto a lui.

Kairi, magari. Sì, Kairi avrebbe saputo cosa dirgli, quale consiglio dargli, e lui lo avrebbe seguito ciecamente, perché era così disperato che si sarebbe aggrappato a qualsiasi cosa.

Ma Kairi non c’era, aveva accompagnato Paine in infermeria dopo che un tizio le aveva fatto cadere un bicchiere di vetro addosso, facendola sanguinare.

Ora che ci pensava, Sora non era andato con lei.

Gli era sembrato di vederlo andare verso la spiaggia con Riku, ma…boh, quella sera stava talmente fuori che si sarebbe immaginato anche un tricheco che va in altalena.

Per un attimo desiderò con tutto sé stesso di farsi un altro giro per la festa, tra la gente in pista, per trovare Axel.

Ma poi scrollò le spalle, dandosi dell’idiota.

Certo, il malinteso del bacio era stato un cazzata.

Ma ormai, non c’era niente da recuperare.

Domani se ne sarebbe tornato a casa, avrebbe dovuto comunque dirgli addio, prima o poi.

…certo...gli sarebbe piaciuto almeno baciarlo un’ultima volta.

**

Da quanto stava correndo, ormai?

La pesantezza sulle gambe gli suggeriva un tempo abbastanza lungo, calcolando anche il fiatone e i polmoni che sembrava gli fossero usciti dal corpo e ormai stessero girando per il villaggio, facendosi un giretto a parte.

Dannate sigarette del cazzo!

Si concesse un minuto di pausa, fermandosi e riprendendo fiato, e ne approfittò per fare mente locale.

Dunque, non era nel suo bungalow, né in quello delle ragazze; in cucina non lo avevano visto, e ai campi sportivi c’erano solo Selphie e Wakka intenti a pomiciare appoggiati alla rete del campo di tennis.

La musica proveniente dalla festa gli ricordò che c’era ancora la speranza di trovarlo lì, o in spiaggia.

E se non lo avesse trovato neanche lì?
Per un attimo lo sconforto si impossessò di lui, accerchiandogli la testa come l’effetto di una droga.

Ma poi capì che perdersi d’animo non gli sarebbe servito a niente.

Lo avrebbe visto, abbracciato, gli avrebbe parlato.

A costo di cercarlo per tutta la notte, a costo di chiedere a ogni singola persona che si trovava in quello stupido villaggio, a costo di bussare a ogni singola porta dei clienti, anche quelli che dormivano da un pezzo.

Roxas. Il suo Roxas.

Roxas, che l’indomani se ne sarebbe andato.

…doveva dirglielo prima che se ne andasse.

**

“Cos’è questa faccia schifata?”

“Uh, niente, So, tranquillo.”

“Non è veroooo, Riku! Sembra che tu stia per vomitare!”

Riku rise, mentre Sora, sdraiato accanto a lui fino a un istante prima, ora gli stava salendo letteralmente addoso, il musetto imbronciato e dalla vaga aria offesa e le mani strette in pugni che lo colpivano sul petto.

“Dài, So, stavo scherzando. Gnam gnam, che buono!” lo schernì lui, godendosi Sora che scalciava sopra di lui, alzando la sabbia tutt’intorno a borbottando come un matto, ripetendo che era uno scemo e che non lo sopportava, quando faceva così.

“Insomma, sei cattivoRiku!” ripetè per la millesima volta, col fiatone, bloccando per un attimo il suo potentissimo attacco di pugni (quanto amo sfottere questo ragazzo, ohoh XD ndA).

Riku, che continuava a sorridere, ingoiò un altro pezzo di torta, finendo la fetta che Sora gli aveva portato.

Sora studiava la sua espressione, cercando un elemento che potesse tradirlo.

“Sei un ingrato.” Biascicò, dandgoli le spalle, senza veergognarsi di mostrarsi offeso, “ci ho messo un’ora per preparare quella roba. Un’ora con Xaldin! Ti rendi conto?!” esclamò, esasperato, come se stesse parlando di combattere un giaguaro a mani nude.

Riku si trattenne dallo scoppiare di nuovo a ridere, mentre Sora, arrabbiato e ancora seduto sopra di lui, continuava a dargli la schiena.

Sorrise, restando in silenzio, e alzandosi sui gomiti avvicinò le labbra al suo orecchio destro, così piccolo, immerso tra i ciuffi castani dei suoi capelli che, cristo santo, erano così profumati da dargli alla testa.

“Mmmh…ma che piccolo chef, che abbiamo tra noi.” Bisbigliò, e sntendo il suo fiato sul collo Sora fu scoso da un brivido.

Riku ovviamente lo notò, ma non disse nulla comunque; per il momento, doveva farsi perdonare dal signor Mi Offendo Per Qualsiasi Cosa.

Però, era così carino quando faceva così, dannazione.

Vedendo che Sora non reagiva, gli leccò il collo, veloce. Solo una volta, che bastò a far voltare Sora, il cui volto ora era a minima distanza dal suo, anche se aveva ancora il busto verso il mare.

“Ti odio quando fai così.” Riuscì a dire, ancora visibilmente irritato.

Riku lo osservò, sorridendo: “Dài, stavo scherzando, davvero. Era buona. E poi lo sai che mi piace la panna montata.”

“Quella è stata difficile da mettere” ammise Sora, cambiando umore improvvisamente, un po’ in imbarazzo. “Sì, cioè, volevo assolutamente guarnirci il sopra, ma non ruscivo a farlo in manera decente, e alla fine è venuto fuori solo un gran pasticcio. Era davvero brutta, quella torta, a vedersi.”

Restò in silenzio per un attimo, poi guardò Riku negli occhi.

“Però…è venuta buona, vero?” domandò con vispa curiostà.

Riku non potè farea meno di accarezzargli la testa, come se fosse il più dolce dei cagnolini.

“Sì.” Disse, senza esitazone, “buonissima.”

Sora non lo ringraziò; eliminò la distanza tra loro baciandolo improvvisamente.

Riku rimase fermo mentre Sora studiava la sua bocca, di nuovo, come faceva sempre.

Ormai lui se l’era imparata a memoria, la sua.

Ma Sora no, ogni volta assaporava la lingua di Riku con attenzione, come se fosse la prima volta.

Riku, lentamente e senza staccarsi dalle labbra di Sora, lo abbracciò da dietro laschiena, accarezzandogli il petto languidamente.

Sora rimase fermo così, lasciando che Riku gli lambisse i pettorali praticamente inesistenti, mentre continuavano a baciarsi, senza fretta.

Erano riusciti ad appartarsi circa un’oretta prima, e tra poco se ne sarebbero dovuti tornare alla festa per non destare troppi sospetti.

Sora lo sapeva che si stava facendo tardi, e ricordandosene all’improvviso si separò da Riku strattonandogli la maglietta.

“Do…dobbiamo tornare, Riku, o Kairi si accorgerà che…non siamo alla festa…”

“Mmmh…” mugugnò Riku, che, Sora lo capì, non lo stva neanche ascoltando, troppo preso a stampargli piccoli baci lungo il collo.

Sora avvrebbe voluto lasciarsi andare alle sue attenzioni, a quei gesti che lo facevano letteralente impazzire; ma preso com’era dalla preoccupazione che Kairi intuisse qualcosa, si voltò di modo da trovarsi nuovamente di fronte a Riku.

“Dài, Ri, alziamoci, dobbiamo tornare.”

Riku inarcò un spopracciglio, e in tutta risposta lo baciò ancora, stavolta con foga, lasciando che Sora si rilasssse solo per un istante; quest, di malavoglia, chiuse gli occhi, mentre Riku gli passava la lingua sulle labbra, succhiandole d tanto in tanto.

Sora lasciò condurre a Riku quello strano gioco, e quando lui iniziò a giocare con la lampo del suo giachetto…beh, ammise di non volersi ribellare più di tanto.

Si separarono, entrambi con il fiatone; Riku continuava a fare su e giù con la zip del giacchetto di Sora, ma questi lo fermò mettendo una mano sulla sua e guardandolo negli occhi.

“Riku…io non…non sono…scusami, è solo…che…”

L’altro lo fissò immobile per qualche istante, poi sorrise e gli baciò la fronte.

Sora rimase a guardarlo per un istante, ma quando capì che Riku non era arrabbiato ne fu così contento che lo baciò sulla bocca come un bambino.

Aveva capito…sul serio?

Avrebbe aspettato che lui fosse pronto…come poteva non perdere completamente la testa, dopo aver capito una cosa del genere?

**

“:..Namichan…sei sveglia?”

Naminè, nel buio, aprì gli occhi, restando con la testa affondata nel cuscino.

Kairi continuava a chiamarla già da qualche minuto, e finalmentesi decise a rispondere.

“Dimmi” bisbigliò, un po’ spazientita, ma Kairi sembrò non notarlo e riprese la voce basissima per non svegliare le altre. “…stai bene, Namichan? Ti vedo strana. E’ per la partenza?”

Naminè trattenne il fito. Avrebbe voluto raccontarle la verità, dirle che era stata per colpa sua, solo sua, se ora suo cugino e il senpai Axel stavano soffrendo, e tutto perché siera comportata come una ragazzina.

Perchè …perché non era semplicemente andata da Roxas a dirgli che era gelosa di Axel?

Ok, Roxas probabilmente le avrebbe detto che aveva seri problemi mentali, e lei allora si sarebbe trovata costretta a rivelargli tutta la verità.

Quella verità che gli nascondeva da parecchio tempo, e che, dopo quello che aveva combinato, avrebbe continuato a celare fino alla morte.

“Sì.” Esclamò, cercando di non mostrare titubanza e sforzandosi di sorridere, nonostante fosse buio e Kairi non potesse vederla.

Ma chissà, forse quel sorriso sghembo era rivolto più a sé stessa che all’amica, che a quelle parole si tranquillizzò.

Per fortuna, si trattava solo di nervosismo pre-partenza…e lei che aveva pensato che potesse essere successo qualcosa di grave!

Beh, avrebbe dovuto immaginarlo, in fondo. Stiamo parlando di Naminè, e si sa, non era una tipa che attirava a sé i guai.

“Oh, andiamo, non rattristarti Nacchan. Scommetto che Aku-san e gli altri senpai verranno a trovarci a Tokyo. Ne sono più che certa!” disse, raggiante.

Naimnè rispose con un poco convinto “Sì…beh, speriamo.”, dopodichè le diede la buonanotte e chiuse nuovamente gli occhi.

Pochi minuti dopo, Kairi già dormiva profondamente, lì accanto. Poteva sentire il suo sospiro leggero e delicato.

Si sforzò di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa che potesse conciliarle il sonno, ma ogni volta che cercava di distrarsi le appariva nella testa il volto di Roxas che la guardava severo.

Avrebbe voluto scoppiare in lacrime al pensiero che nonle avrebbe più parlato, non si sarebbe pù confidato con lei. Non l’avrebbe abbracciata, né accompagnata al cinema con la bici, e lei non avrebbe più potuto offrirgli il taiyaki*** al parco dopo la scuola, mentre insieme tornavano a casa.

Una lacrima le rigò la guancia di traverso, posandosi poi silenziosa sul cuscino; Naminè si dedicò qualche altra goccia salata, giusto per sfogars un po’, senza singhiozzare, perché Kairi aveva il sonno leggero e sicuramente si sarebbe subito svegliata.

Poi, senza neanche asciugarsi gli occhi arrossati, si addormentò profondamente.

**

“…davvero non c’è?”

Tidus, in pigiama e con lo spazzolino da denti in mano, fece spalluce, con un’espressione mortificata in volto.

“Mi spiace, senpai, se n’è andato via durante la festa e non è ancora rientrato. Non so che dirti.”

Axel sorrise, amareggiato.

“Non…non importa. Ticchan. Se dovesse tornare…puoi dirgli che lo sto cercando?”

“Certamente” disse l’altro, agitando la testa in un gesto che per un attimo lo fece assomgliare in maniera impressionante a Sora.

Axel lo ringraziò, e con un cenno della mano si avviò verso il vialetto.

Non poteva crederci. Davvrero. Eppure, lo aveva cercato ovunque.

Insomma, aveva controllato il villaggio da cima a fondo più volte, e non lo aveva incontrato neanche una volta…com’era possibile?
Roxas sembrava essersi volatilizzato. E lui…lui si sentiva tremendamente solo.

**

“Allora, fanciulle: una mano con i bagagli?”

Kairi inarcò un sopracciglio, scettica, mentre trascinava giù dal portico del bungalow i suoi bagagli.

“Demy-san, con quelle braccine floscie non riusciresti a portare manco un cestino di vimini” osservò, provocando una risata generale.

La ragazza sorrise di rimando, mentre il resto del gruppo, ognuno pronto per partire, aspettava lì davant l’ultima arrivata…che, ovviamente, era Rikku.

“Ricchaaaaaan!” gridò Yuna, dall’esterno, mano nella mano con Tidus che sbadigliava senza il minimo contegno, “Ma quanto cazzo ci metti?”

Tidus smise d’un botto di allargare la bocca per lanciarle un’occhiataccia infastidita.

“Te lo devi togliere, questo vizio delle parolacce.”esclamò soltanto, ricevendo in tutta risposta un bacio sulla guancia che lo ammutolì all’istante.

Finalmente, anche Rikku uscì dal bungalow, e dopo aver gettato ai propri appartamentini gli ultimi sguardi malinconici, la comitiva rumorosa si avviò verso l’ingresso del villagio.

Il pullmino, lo stesso che li aveva portati all’andata, era parcheggiato lì, in bella vista, con il motore spento.

Il conducente, notarono Rikku e Sora, era sempre lo stesso, e entrambi si diedero di gomito, capendosi all’istante.

Lentamente, di soppiatto, gli si avvicinarono mentre era ancora di spalle, accanto al pullman, intento a fumare, e con un sonoro “Ehilààààààààààààààààààààààààà” lo fecero sobbalzare a mezz’aria.

“…Oh, santo cielo, non è possibile…” disse il pover’uomo, disperato, riconoscendo all’istante quei due mocciosi. “Ditemi che è uno scherzo!”

Rikku gli si gettò letteralmente in braccio, sbattendo le ciglia “Ti sono mancata, my sweety loveeeeee??” chiese, con voce a tremila watt.

“Come uno spillo nell’occhio” disse quello, in tutta risposta, mollandola sul pavimento.

Poi, rivolgendosi al resto del gruppo, gridò: “Vi concedo cinque minuti per i saluti, chiaro? Dopodichè, tutti in sella. Ho un orario da rispettare, io.”

Recepito il emssaggio, e con l’aiuto di Xaldin, Xigbar e Marluxia, sistemarono le valigie nel retro del pullmino.

Mentre ognuno si concedeva agli ultimi saluti, Roxas non riusciva neanche a rendersi conto di ciò che stava accadendo.

Ma di una cosa era sicuro: Axel…Axel non era venuto.

Non era venuto a salutarlo, e non lo avrebbe visto mai più.

Mai più.

Le lacrime, lentamente, iniziarono a scorrergli sul volto, raggiundeo le labbra umide e tremanti.

Senza salutare nessuno, perché sinceramente non gliene importava proprio niente, di tutti gli altri, salì sul pullman, accanto ad un finestrino aperto, sperando che il vento che si stava alzando gli asciugasse gli occhi.

**

“Vi prego di scusarlo…” aveva biascicato Kairi davanti agli amici, che alla vista di Roxas che scappava sul pullamn senza degnarli neanche di un saluto erano rimasti visibilmente offesi.

“Oh, non fa niente, piccola caramellina” esordì Marluxia, baciando le guance a tutti, “spero vi siate trovati bene qui, Verremo a trovarvi a Tokyo il prima possibile, vero ragazzi?”

“Oh, ma sicuro” intervenne Xaldin, che, voltandosi verso Sora, gli diede una tanto amichevole quanto dolorsa pacca sulla spalla che a momenti gli fece sputare un polmone.

“Ehy, mi mancheranno le tue idiozie, pulce.”

Sora fece al cuoco l’occhiolino, sollevando il pollice “Anche a me mancheranno le litigate con te, capo.”

Larxene osservava la scena assieme a Zexyon, profondamente disgustata, ma quando Yuna, Rikku, e Selphie la salutarono, a Paine sembrò quasi di vederla sorridere.

Demyx era più silenzioso che mai: aveva un muso lungo tre metri, gli occhi un po’ opachi e i capelli insolitamente liberi dal gel.

Salutò Sora però con particolare entusiasmo, mentre con Riku si limitò ad una fredda stretta di mano.

“…trattalo bene, Capelli Bianchi”gli sussurrò, senza cattiveria.

Riku sorrise di rimando; non era una minaccia, quanto una promessa.

In fondo, Demyx non si era dimostrato così male.

“Ehy, ma…dov’è Aku-chan?” chiese all’improvviso Sora, guardandosi attorno.

Demyx si limitò a mentire, odiandosi: “Non è riuscito a venire, Socchan. Ma vi saluta tutti, uno ad uno, e ha detto che verrà il prima possibile.”
Gli altri gli lanciarono uno sguardo alquanto scettico: tutti ad eccezione di Sora, che ovviamente cretino com’era non aveva minimamente sospettato che fosse una menzogna.

Il conducente li chiamò all’improvviso,dicendogli che era ora di andare; mentre tutti correvano verso il pullman, fecero in tempo a voltarsi un’ultima volta verso il villaggio, verso i loro nuovi amici, agitando le mani in esuberanti cenni di saluto.

“A prestoooo!” gridò Sora, con tutto il fiato che aveva in gola.

E mentre Riku gli ripeteva di salire su quel dannato pullman, Sora sentì una morsa allo stomaco.

Quell’estate aveva cambiato ogni cosa.

E quel villaggio racchiudeva molti momenti che lui, ne era certo, non avrebbe mai dimenticato.

Sentiva che nessun altro luogo al mondo, neanche il più bello o elegante, gli avrebbe dato la stessa magia del Natsu Club.

Sospirò, capendo che, una volta salito, quel pullman non lo avrebbe portato più indietro.

Ormai, il mondo degli adulti lo aveva accolto definitavemnte tra le sue braccia.

E lui, anche se con qualche difficoltà…ne era entrato a far parte.

Certo, c’erano ancora parecchie cose in sospeso: la scuola, la relazione con Riku, il rapporto con Kairi…ma, pian piano, avrebbe superato ogni cosa.

Oh, sì.

Ogni cosa.

**

“Bene, ragazzi, non cominciate a far casino, per favo..”
Ma l’autista non riuscì neanche a terminare la frase che Rikku, in piedi con Yuna e Selphie, si era già impossessata del microfono.

“Oh, coraggio, my love, non vuoi sentire come canto bene l’opening di Kodocha??****” chiese, con entusiasmo, e neanche quel poveraccio potè rispondere che la bionda, saltellando que là – e fregandosene ampliamente del cartello su cui era scritto ‘vietato stare in piedi’ accanto al conducente- iniziò a cantare a squarciagola.

Tutti, nonostante stessero tornando a casa, sembravano aver mantenuto un tono abbastanza allegro; il lavoro era finito, i soldi li avevano guadagnati e si erano divertiti come pazzi.

Perfino Riku non faceva che sorridere a tutti, anche se in quel caso la natura della sua allegria risideva in…come dire…altri motivi.

Kairi era seduta accanto a Paine, e Sora, vicino a lui, rideva come un pazzo assieme agli altri davanti a Rikku e al suo spettacolino.

E le loro mani…le loro mani erano intrecciate, ancora una volta.

**

Roxas piangeva.

Piangeva come non aveva mai fatto in tutta la sua vita.

Senza il minimo pudore, ma al tempo stesso nascosto tra gli ultimi posti.

Sentire che gli altri attorno ridevano euforici, mentre a lui sembrava di avere un coltello conficcato nel petto, lo stava rendendo pazzo.

Osservò la strada che, fuori del finestrino, cominciava a correre, prima piano, poi semrpepiù veloce.

Basta, non ce la faceva più.

Voleva morire.

Anzi, non morire…sarebbe stato troppo.

Ma, sicuramente, voleva andarsene a casa.

Sì…a casa…

“Ehy, quello la fuorì non è Axel?!”

La voce di Yuna che guardava fuori dal finestrino del conducente gli fece sbarrare gli occhi di colpo.

Tutti si affiacciarono, guardandosi indetro.

Roxas portò fuori anche lui il capo, ad occhi chiusi.

“Ti prego, Signore. Ti prego…fai che ci sia davvero…”

Raccolto tutto il suo coraggio, finalmente aprì gli occhi.

Dietro il pullman, in sella ad una patetica bicicletta arrugginita, con capelli rossi che sfrecciavano contro il cielo limpido…c’era.

C’era davvero…

Mio Dio..c’era…Axel…

AXEL!

“Axeeeeeeeeeeel!” gridò, portandosi fuori dal finestrino il più possibile, mentre il vento gli batteva doloroso contro la schiena.

Il più grande, da sopra la bici, lo guardò per un istante; poi, sorridendo raggiante, un sorriso che non avrebbe motrato mai più a nessuno, affrettò il movimento delle gambe.

Sentiva i muscoli dolergli, fargli un male cane, ma non avrebbe mai rallentato per nessuna ragione al mondo.

Con un ultimo sforzo, riuscì ad arrivare sotto il finestrino di Roxas, e finalmente…finalmente si guardarono negli occhi.

“Roxas…sono…qui, Roxas. Sono venuto per te.” Disse, affannato, cercando di mantenere quella distanza.

Roxas sorrise, e senza che potesse opporsi versò altre lacrime.

Ma stavolta…stavolta non erano lacrime di dolore.

Per la prima volta nella sua vita…quelle lacrime non gli bruciavano la pelle.

“Sì…” riuscì solo a dire, cercando di resistere alla tentazione di gettarglisi addosso. “Sì, lo so…”

Mentre tutti restavano ad osservare la scena (la maggior parte dei quali completamnete sconvolti), Kairi si alzò in piedi e raggiunse il conducente.

“Salve, emh…signor autista.”

Il tipo non la degnò neanche di un’occhiata, limitandosi a borbottare.

Ma Kairi, sorridendo imbarazzata, ci riprovò: “Stavo pensando…emh…potrebbe fermare l’autobus solo per un istante?”

Il conducente, stavolta, la guardò, con un’espressione tutt’altro che accomodante.

“Oh, certo, signorina, e magari ci facciamo pure un bel pic-nick nei boschi qui vicino, vero?”

A quel punto, non le bastò che una mossa: con decisione, e sotto gli occhi sconvolti dei presenti (tranne Roxas, troppo preso dalla sua scena da film per rendersi conto di cosa gli accadeva intorno), mise con decisione un piede sulle aprti basse del conducente, facendo pressione un poco che bastava per farlo impallidire.

In tutta risposta, mostrò uno dei suoi sorrisi più sgargianti.

“Se non fermi subito questo ferrovecchio, ti stritolo le palle. E non sto scherzando.”

Il pullman frenò all’istante, facendo sbattere tutti contro il sedile davanti.

“Cuginetto…perché non prendi un po’ d’aria?”
Roxas rientrò completamente dentro, sentendo la voce di Kairi al microfono.

Non se lo fece ripetere due volte; scese dal sedile, e correndo si diresse evrso l’uscita.

Ma un istante prima di scendere, fece marcia indietro e tornò davanti a Kairi, guardandola negli occhi.

“…ti voglio bene.” riuscì solo a dirle, per poi abbracciarla.

Kairi si godette quel calore per un attimo, poi si separò da lui.

“Coraggio,” gli disse, strizzando un’occhio, “Axel ti aspetta.”
Roxas, finalmente, sceseda quel pullman, e si fermò.

Axel, davanti a lui, fermo immobile su quel vialetto ombrato, lo guardava.

Alle sue spalle, il villaggio abbastanza lontano, ma ancora visibile in collina.

“…ho perso la scommessa, Rox.”

Roxas si avvicinò, finendo a poca distanza dal suo viso.

“Ma davvero? Non mi dire…” esclamò, ironico.

Axel inarcò un sopracciglio, spavaldo.

“Beh, mica è colpa mia se mi hai fatto perdere la testa.” Fece un istante di pausa “..ho perso. Alla fine sei stato tu, conquistare me.”
”Già, beh, diciamo che è stata una parità.” Concesse Roxas, avvicinandosi ancora.

Axel si chinò di un poco, a ormai pochi millimetri dalla sua bocca.

“…sai, credo proprio che mi ci troverò benone, a Tokyo.”

Roxas trattenne il fiato per un attimo, restando completamente sconvolto e privo di qualsiasi parola.

Ma poi capì che non serviva una risposta: con un salto gli circondò il collo con le braccia e lo baciò.

Ancora una volta.

E, mentre tutti alle loro spalle fischiavano e applaudivano, entusiasti come se stessero guardando il finale felice del loro telefilm preferito, Roxas sorrise contro le labbra di Axel, il suo Axel.

Quando si separarono, Axel gli sorrise ancora, guardandolo dritto negli occhi.

Roxas gli baciò il naso, mettendosi a ridere, e poi lo abbracciò, tuffandosi nella sua t-shirt di seconda mano, che sapeva di fumo, di mare e di cioccolato.

Che era pregna di Axel.

“…oh, sì, “concluse, sognante, “…il meglio deve ancora arrivare.”

Fine.

Note dell’autrice:
Ce l’ho fatta.

Mio Dio, non psso credere di avervi fatti attendere un anno. UN ANNO, cristo santo. Sono mortificata, ma ho avuto mille problemi, e poi è ricominciata la scuola e tra un impegno e l’altro…beh, insomma, non ce la facevo proprio, a scrivere.

Ad ogni modo, sono qui.

Sono tornata, e Summer Time ha visto la conlusione.

Santo Cielo, questa storia è stata così importante per me che ora non so neanche dirvi come mi sento.

Ma in fondo c’è ancora Winter Time da scrivere, e credetemi, i guai arriveranno anche lì.

Sapete, avevo il terrore che non riuscissi a scrivere un finale decente, perché è stata una storia che ha riscosso parecchio successo, e per questo sono grata ad ognuno di voi.

Allora..che ne pensate della conclusione? Vi aspettvate di meglio? Fatemi sapere, mi raccomando, e ancora…perdonatemi, dico davvero.

Un abbraccio a tutti, alla prossima ficcy ^__-

MagikaMemy

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