Reborn

di Valerie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Flavorless ***
Capitolo 2: *** Meteore ***
Capitolo 3: *** Radio ***



Capitolo 1
*** Flavorless ***


Luca, 38 anni, abitava a Fiumicino, vicino Roma. Lavorava presso una piccola cooperativa sociale locale come amministratore e coordinatore da circa un paio d'anni.

Lavoro che, però, gli stava stretto.
Non amava, infatti, starsene chiuso in ufficio per ben nove ore al giorno, controllare buste paga, firmare fogli permesso, ferie o, peggio ancora, partecipare a noiose ed estenuanti riunioni d'equipe quando fuori dalle quattro tetre mura del suo ufficio si celava una fantastica giornata di sole. L'unico motivo per cui aveva accettato quel lavoro era stata la supplica di una sua vecchia amica, Veronica, nonché suo capo e presidente della cooperativa.
Prima di lavorare per lei, infatti, Luca lavorava all'acquofono di Roma con il compagno della donna.
Per nulla al mondo avrebbe lasciato un lavoro che gli permetteva di alzarsi quando voleva, di squagliarsela in spiaggia a godersi il primo sole di fine inverno durante le lunghe pause pranzo, di conoscere interessanti artisti emergenti, insomma di gestire la propria giornata in maniera molto flessibile e tranquilla!
Quando però Veronica aveva avviato la cooperativa, aveva avuto bisogno di una persona brava e fidata che ricoprisse il ruolo di amministratore e nessun' altro a parte lui, a sua detta, sarebbe stato il miglior candidato per quel posto.
Così si era ritrovato in quattro e quattro otto a lasciare il suo adorato lavoro e prenderne uno che non lo entusiasmasse affatto.
Capitava spesso, tra l'altro, che alcuni dei dipendenti, come gli autisti che si occupavano del trasporto di persone disabili, mancassero per malattia o ferie e che fosse quindi lui a sostituirli.

Una vera tragedia in quegli episodi.
Luca non era una persona naturalmente espansiva, anzi quasi per niente, si prendeva la briga di scambiare due parole con qualcuno solamente se vi era molta confidenza e se strettamente necessario.

Questo era uno di quei casi.
Erano le 6.40 del mattino e Luca era terribilmente infastidito dal suono della sveglia che ancora sentiva riecheggiare nella sua testa mentre scendeva dalla macchina.

Entrato in ufficio, prese il foglio con tutti gli indirizzi degli utenti e i rispettivi orari di prelevamento dal domicilio e nel frattempo si rese conto che gli era toccato il servizio scuolabus.
Alzò gli occhi al cielo seccato.
Non solo avrebbe avuto a che fare con dei bambini disabili, partendo dal presupposto che lui non sapeva rapportarsi in generale con i bambini, ma sarebbe stato anche costretto a conversare con l'assistente che lo avrebbe accompagnato per tutto il giro.
In una sola mattina si trovò ad affrontare due situazioni per lui di non facile gestione: rapportarsi con dei bambini, strani piccoli uomini in miniatura da evitare come la peste, e instaurare una decente comunicazione con una persona.

Amareggiato cercò il nome dell'assistente sul foglio.
Valeria Dita.

 

 

***

 


'Che pizza, sta mattina mi tocca fare il giro con Luca!' pensò Valeria scoraggiata mentre saliva sulla navetta IS1 per andare a lavorare.
Ha sempre visto Luca come un tipo scostante e rigido, di poche parole, che si lasciava andare solo con persone strettamente vicine a lui.
Lo vedeva spesso ridere e scherzare con Veronica, la dirigente, e con un paio di autisti che lavoravano con la ditta da quando aveva aperto, anche con lei aveva scambiato qualche battuta, ma ogni volta che se l'era ritrovato come sostituto sul pulmino, mai una parola.
Per lei era una vera noia! Perché quando non vi erano bambini a bordo, non sapeva proprio come riuscire a rompere quell'imbarazzante silenzio che si andava a creare.
Più volte si era ritrovata a fare affermazioni di circostanza sul bello o cattivo tempo per cercare di aprire una conversazione, ma puntualmente il discorso era decaduto ancor prima di nascere. Una sofferenza per lei non indifferente; Per lei così espansiva e solare, ma pur sempre non invadente.
Se da un lato la frustrava avere accanto una persona così chiusa, dall'altro rispettava il suo modo di essere. Per certi versi lo comprendeva anche, e un po' ne rideva, ma senza malizia.
Ricordava benissimo la prima volta che Luca aveva sostituito il suo autista, Andrea, un ragazzo di 27 anni: era stato completamente impacciato davanti ai bambini, tanto che quando dovette agganciare una sedia a rotelle sui binari fatti a posta del pulmino, le mani gli tremarono vistosamente dal nervoso e, preso dall'imbarazzo, le aveva chiesto aiuto tartagliando un po'. Così aveva imparato, nel caso avesse avuto lui come sostituto, a prepararlo psicologicamente durante il tragitto per andare a prendere il primo bambino. Gli parlava degli utenti, delle problematiche che presentavano, se fossero carrozzati, violenti o meno, espansivi, chiacchieroni, bisognosi di essere presi in braccio per salire sulla pedana, insomma gli faceva un quadro generale della situazione, cosicché potesse essere pronto e tranquillo durante il lavoro.
Eppure quell'uomo la incuriosiva. Sapeva poco e niente di lui, se non che viveva con la sua fidanzata a Fiumicino e che i due si frequentavano assiduamente con Veronica e il suo compagno, essendo amici di vecchia data.
Nessuna delle due coppie aveva dei bambini. Questo aveva portato Valeria a fare congetture tutte sue, e quella delle donne in carriera che prediligono il lavoro alla famiglia era la più papabile di tutte.
Veronica era una bellissima donna di 40 anni con un fisico snello e ben curato che mal celava spesso sotto i vestiti succinti e scollati, incarnava perfettamente lo stereotipo del datore di lavoro fintamente interessato ai propri dipendenti o ,almeno, interessato fino a che le problematiche dei dipendenti non andassero a collidere con gli interessi dell'azienda. Orgogliosa, non ammetteva che le si desse mai torto a meno che non si desiderasse una bella lettera di richiamo.

Valeria stessa, un giorno, aveva provato l'ebbrezza di essere ripresa con la frase 'Non hai alternative, è un ordine di servizio', quando aveva semplicemente chiesto il perché un martedì l'avessero spostata in una scuola, facendole fare meno ore, piuttosto che lasciarle il suo turno sul trasporto, non garantendole così l'orario da contratto.

Si era così arrabbiata quel giorno che aveva finito con il piangere dal nervoso, d'altronde non aveva chiesto nulla di più se non di poter fare il suo lavoro.

Dopo quella volta, la dirigenza era finita nel cestino della totale indifferenza.

Aveva imparato a fare buon viso a cattivo gioco, proprio come Veronica e le sue due segretarie, facevano con lei, ogni qualvolta che in modo ipocrita le chiedevano come stesse, adulando il suo operato, facendole credere di essere il pilastro portante della cooperativa, per poi caricarla di lavoro extra, concentrandolo nelle poche ore di lavoro.
La fatica era molta, ma lo stipendio miseramente da fame.
Valeria pensava spesso a cercarsi un altro impiego, ma la situazione economica della sua famiglia non lo permetteva.

Prendeva pochi soldi, ma pur sempre buoni, il lavoro era legato all'apertura delle scuole ma, se si sapeva come tenerlo, era scontato che a Settembre riconfermassero l'incarico scaduto a Giugno.
Dopo circa trenta minuti di viaggio, Valeria scese alla fermata davanti al deposito dei mezzi adibiti al servizio scuolabus, attraversò la strada e si diresse a passo svelto verso il pulmino bianco, già acceso,in sosta davanti al suo ufficio. -Buongiorno!- esclamò sorridendo, salendo a bordo

-Buongiorno- le rispose Luca senza alzare gli occhi dai fogli che aveva in mano.
'Che stress' pensò Valeria notando l'espressione rabbuiata dell'uomo, 'Sarà proprio una lunga mattinata'.

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Capitolo 2
*** Meteore ***


Meteore


Gli occhi di Valeria si poggiavano distrattamente sugli alberi al bordo della strada mentre il pulmino sfrecciava velocemente sull'asfalto.
L'ultimo ragazzo rimasto a bordo del pulmino attirò la sua attenzione con una serie di gesti.
Dowson aveva 12 anni e una menomazione a livello uditivo con un conseguente deficit nel linguaggio.
Il ragazzo aveva insegnato a Valeria la base della lingua dei segni e quando non riusciva a pronunciare per bene le parole si aiutava con le mani.
'A che pensi?' le chiese muovendo agilmente le dita.
Valeria sorrise sincera.
-Niente, sto solo cercando di rimanere sveglia- disse a bassa voce, consapevole che lui avrebbe letto il suo labbiale.
Dowson rise divertito.
La ragazza potè notare chiaramente Luca osservarla dallo specchietto retrovisore, probabilmente attirato dall'iralità dell'adolescente.
Gli occhi inespressivi dell'uomo la scrutarono per qualche secondo per poi posarsi di nuovo sulla strada che si parava davanti.
'Chissà cosa gli passa per la testa' si chiese Valeria, incuriosita, continuando a guardare gli occhi impassibili dell'uomo riflessi nello specchietto.
Come aveva saggiamente predetto, Luca non spiccicò una parola per l'intero viaggio.
La ragazza rise malignamente quando, facendo salire Sara, una bambina con sindrome di Down, la sentì dire -Non lo voglio questo brutto, voglio Andrea mio!-.
Valeria dovette operare una complessa manovra di convincimento per riuscire a far salire la piccola Sara e farle prendere posto sul pulmino.
-Non mi piace!- le aveva sussurrato all'orecchio la bambina, mentre le allacciava la cintura di sicurezza.
-Neanche a me! Però non glielo diciamo, sennò si offende!- le aveva detto in risposta Valeria, aprendole uno dei suoi soliti bei sorrisi.
Sara le sorrise di rimando, facendole segno di sedersi nel sedile dietro di lei.
-Mi tieni la manina?- le aveva chiesto poi, una volta seduta.
-Certo cucciolotta!- aveva esclamato stringendo la mano della bambina nella sua.
Arrivati davanti la scuola media di Dowson, Valeria fece scendere il ragazzo e lo accompagnò fino ai gradini dell'ingresso, dove un'altra assistente lo attendeva.
-Ciao Dowson, ci vediamo dopo- lo aveva salutato lei.
In risposta il ragazzo alzò la mano pronto a darle il solito sonoro 'cinque' in segno di saluto, accompagnato da un 'Bella' detto tutto a modo suo.
Il suono di un clacson attirò prepotentemente la sua attenzione.
Luca reclamava la sua presenza sul pulmino.
-Ma chi è? Non c'è Andrea?- chiese l'assistente di Dowson, guardandola perplessa.
-No, è Luca...- rispose lei alzando gli occhi al cielo.
-Ah...- fece la collega, accompagnando l'esclamazione con un'espressione altamente eloquente.
 -Buona fortuna!- le disse ancora mentre lei si voltava e la salutava con un cenno della mano.
Valeria tornò al mezzo in un batter d'occhio.
L'espressione seccata di Luca le fece salire il sangue al cervello.
Era davvero insopportabile con il suo silenzio snervante.
-Domani torna Andrea?- gli chiese mentre allacciava la propria cintura di sicurzza con una certa veemenza.
L'uomo la guardò stupito, forse non si aspettava quella domanda così acida.
-Per ora non ha fatto sapere nulla, quindi dovrebbe rientrare- rispose mettendo in moto il pulmino.
-Bene- fece lei, incrociando le braccia al petto e voltandosi a guardare fuori dal finestrino e troncando la povera conversazione.
A lui non piaceva stare lì, ma a lei non piaceva lui, né la sua pesantezza d'animo, né la sua apatia cronica e non era più disposta a tollerarla visto che stava iniziando ad incidere anche sulla sua serenità.
Fortunatamente si trattava solo di un giorno.



-Com'è andato il giro?- Gli chiese distrattamente, e poco interessata, Veronica, passando accanto alla sua scrivania.
Luca alzò gli occhi dai documenti che aveva di fronte il tempo necessario per intravedere le cosce scoperte della donna passargli accanto.
-Bene- rispose, seguendola con lo sguardo.
'Giornata sportiva' sentenziò osservando gli shorts di jeans che Veronica indossava, con sopra una maglietta sblusata che lasciava scoperta ampia parte dell'addome e della schiena.
Un paio di convers nere completavano il look.
-Valeria?- chiese ancora la donna, prendendo dei fogli dalla fotocopiatrice.
-Valeria cosa?- fece lui di rimando.
Veronica alzò lo sguardo su di lui -Com'è andata con Valeria? Come ha lavorato?- chiese con un'espressione intenta a  palesare l'ovvietà della domanda.
-Ah, certo! Bene, tutto bene-
-Arrivata puntale?- incalzò la donna, tanto che a Luca sembrò quasi che volesse trovare qualcosa di storto nel lavoro della ragazza.
-Sì, anzi, con una decina di minuti di anticipo- continuò.
-Mh, bene. Senti domani ci sarà un GLH alla scuola primaria Lido del Faro, io non potrò andare, presenzierai tu al mio posto?- 
Un masso cadde nello stomaco di Luca.
Un GLH, una riunione con insegnanti, genitori, pedagogisti, terapisti e quant'altro. Davvero troppe persone.
-A che ora?- chiese rassegnato, consapevole di non potersi rifiutare.
-Alle 10.30, dopo il giro della linea A-
L'uomo alzò un sopracciglio in modo interrogativo.
-Ah, non te l'ho detto?- fece Veronica poggiando le sue natiche sulla scrivania di Luca e accavallando le gambe -Andrea ha preso malattia per l'intera settimana.



-Non puoi farmi questo!- Valerie stava supplicando un malaticcio Andre all'altro capo del telefono.
-Non sai quanto mi dispiace Vale, ma sto davvero troppo male-  aveva provato a giustificarsi il ragazzo.
-Non ci provare sai!- lo ammonì lei - Non puoi mollarmi così, con Luca per un'intera settimana!-
La risata del ragazzo venne soffocata da dei sonori colpi di tosse.
-Allora vienimi a curare, vedrai che mi riprenderò più in fretta- disse riprendendo fiato.
-Ti terrei a brodino caldo, latte e miele tutti i giorni!-
-Ma mi rimbocchi le coperte e mi fai i bagnoli con l'acqua fredda?- fece sornione lui.
Valeria poteva vederlo sorridere sghembo.
-Andrea Fillo, non ci starai mica provando in maniera così spudorata?- rise lei.
-Potrebbero essere i deliri dovuti alla febbre alta. In tal caso ogni mia condotta sarebbe giustificata- rispose il ragazzo, cercando di rimanere serio.
-Stupido! Chiamami se ti serve qualcosa- disse Valeria, apprensiva.
-Eh no, st'aria da mammina rovina tutta l'atmosfera libidica- fece lagnoso Andrea.
-Ciao Andre! Ci sentiamo quando ti si abbassa la febbre!- attaccò prima che il ragazzo potesse controbattere.
Andrea era un ragazzo meraviglioso, di bell'aspetto, alto il giusto, con i neri capelli sempre spettinati dalla gelatina, la pelle scura, gli occhi verdi i lineamenti del viso ben marcati, una leggera barba a dargli l'aria sbarazzina. 
A Valeria non dispiaceva affatto, ma aveva troppo l'aria da farfallone.
Guardò l'orologio, erano le 12.23, mancava poco e avrebbe dovuto riattaccare a lavorare con il secondo turno.
Quello era l'aspetto più devastante del trasporto scolastico: l'orario spezzato. 
Fare 3 ore la mattina e altre 2 all'ora di pranzo, impegnandole la maggior parte della mattinata, non le permetteva di muoversi da vicino il suo ufficio. Non avendo la macchina, non riusciva a tornare a casa per poi raggiungere di nuovo il posto di lavoro in tempo.
Se ne stava spesso lì vicino, quindi, nel container dove si trovavano i distributori automatici, impegnando il tempo nella lettura di un libro.
L'ultimo che aveva da poco finito era Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, che faceva capolino dalla borsa aperta per metà.
'Ho il tempo di un caffé' pensò tra sé, avvicinandosi al container.
Stava per inserire i 50 centesimi nella macchinetta quando una voce alle sue spalle disse -Permesso-.
Valeria sobbalzò di lato, mettendosi una mano sul cuore.
-Mi ha spaventato- disse voltandosi a guardare chi fosse la causa del suo spavento.
Non potè non inarcare un sopracciglio, infastidita, nel vedere che il tale in questione era Luca.
Rimase a guardarlo per una manciata di secondi mentre inseriva la moneta nel distributore prima di scegliere, per l'incolumità fisica dell'uomo, di uscire dal container.
Luca non si scompose minimamente e non la degnò neanche di uno sguardo nel sentirla allontanarsi.
'Questo sta fuori con l'accuso' pensò Valeria avvicinandosi al pulmino. Un'espression scioccata era stampata sul suo viso.
Un sonoro 'stoc' accompagnato dal lampeggiare delle quattro frecce del mezzo le fece capire che Luca stava arrivando. Senza neanche voltarsi aprì lo sportello e salì sul pulmino.
Quando lo sportello del conducente venne aperto, Valeria affondò il viso nella borsa alla ricerca di non si sa bene cosa.
Non lo voleva neanche guardare in faccia.
-Tieni- la voce di Luca la costrinse a tornare in superficie.
A malincuore distolse lo sguardo dai meandri della sua borsa, sicuramente più interessanti di lui.
Cercò di apparire il più possibile normale e tranquilla nel voltarsi a guardarlo.
-Il caffé- conituò lui mettendogli sotto il naso il bicchierino fumante contenente l'espresso.
L'espressività di Valeria prese vita propria. Gli occhi si strabuzzarono entrambi, facendo alzare le sopracciglia nere ben definite, nonstante lei cercasse di distendere per bene i muscoli del viso.
-Per me?- tartagliò quasi per lo stupore.
-Certo, io l'ho già bevuto- disse con ovvietà che a Valeria non sembrava per nulla scontata.
Decise di accettare per evitare l'incresiosa sitazione di imbarazzo.
-Grazie, molto gentile da parte tua- fece lei, con tono di chi non si aspettava nulla di tutto ciò.
-Prego-
'Lo prendo come uno scusa' si disse la ragazza 'Apprezzo lo sforzo'.
Sorrise nel sorseggiare il caffé.
Forse Luca se ne accorse, perché Valeria lo vide chiaramente ridere imbarazzato, nel vano tentativo di nasconderlo.




Eccomi dopo un'infinità di tempo!
I primi capitoli di questa storia saranno assolutissimamente da rivedere e correggere! Prometto che lo farò prima o poi XD.
Spero che questo nuovo capitolo sia di vostro gradimento, lasciate una recensione se vi va e io ne sarò felicissima!
Scrivetemi per qualsiasi cosa, sono disponibilissima nel rispondere.
Un bacio e abbraccio a tutti!
_Val_

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Capitolo 3
*** Radio ***


Il giro di ritorno non fu poi così brutto e noioso come Valeria aveva immaginato.

Il caffè fu un'ottima opportunità per rompere il ghiaccio e la ragazza la colse al volo.

Avevano parlato dei bambini, di Andrea, degli studi che la ragazza aveva conseguito, di ciò che l'aveva spinta a trovare un lavoro come quello, della passione per l'insegnamento che le aveva sempre incendiato il cuore e del desiderio di conseguire la laurea in Scienze della Formazione Primaria, un giorno o l'altro.

 

-Non ti annoi mai in ufficio?- chiese d'un tratto Valeria, destando Luca dai suoi pensieri, e guardando il profilo del suo viso, orientato verso la strada che si stagliava d'innanzi.

Luca si girò a guardarla per un istante.

I morbidi boccoli castani le ricadevano sulle spalle in modo disordinato, la testa, inclinata leggermente di lato, era adagiata sul poggiatesta mentre il corpo, rilassato, era coricato sul sedile. Le gambe, costrette in jeans non molto morbidi, erano accavallate, leggermente dondolanti.

Tutto di lei gridava spontaneità. Non poté non cogliere il contrasto con ciò, che invece, lo circondava abitualmente a lavoro. Era tutto così artificioso in quell'ambiente, le relazioni di circostanza, il continuo soppesare vantaggi e svantaggi di conoscenze, rapporti di cortesia, miseri tornaconti personali, politica, economia…

Valeria era così trasparente a confronto.

-Sì, ogni tanto sì- rispose, lasciandosi andare ad un po' di sincerità e tornando a guardare la strada.

-È triste…- fece lei, puntando gli occhi oltre il cruscotto.

-Cosa?- chiese Luca.

-L'ufficio…- disse la ragazza -C'è un'atmosfera cupa, pesante. Non so come tu riesca a starci-

L'uomo la guardò ancora una volta.

Gli occhi di Valeria si tenevano aperti a stento, l'uomo la vide combattere contro il sonno, nel tentativo di tenere le palpebre alzate.

Forse era la stanchezza che le faceva abbassare qualsiasi filtro fra il cervello e la bocca, per cui verbalizzava qualsiasi pensiero le passasse per la testa.

Non disse nulla, si limitò ad accendere la radio, abbassando il volume, quanto bastava per avere un leggero sottofondo.

Premette diversi tasti fino a trovare il canale di Radio Italia.

-...comincia con te il secondo tempo della vita mia e tutto quello che vorrò è solo pretenderti, svegliarmi con te, con questa faccia forse un po' sgualcita da notti bianche per amore, per fatica o dolore, ma vivendo con te…-

-Vecchia questa canzone- disse Valeria, con gli occhi ormai chiusi.

-La conosci?- le chiese Luca.

-Sì, è 'Cercando di te' dei Pooh- rispose lei.

-Ah, quindi non sei una tipa solo da musica...'moderna'…- constatò l'uomo.

-Diciamo che non tutte le recenti canzoni mi emozionano- disse ancora la ragazza, aprendo gli occhi e voltandosi a guardarlo.

Luca cambiò repentinamente stazione.

-...sono qui che ti aspetto, perché ho voglia di vincere. Non c'è altro che vorrei, rincontrare gli occhi tuoi, cancellarmi e rinascere…-

- 'Ovunque sei' di Renato Zero!- disse Valeria con un'espressione non proprio convinta.

-...ovunque sei ti mancherà la mia complicità, ovunque sei qualunque faccia mi somiglierà, ovunque sei ti impegnerai per non amarmi più, testardo io che quella fede non l'ho persa mai…-

-Oh yeah!- esclamò soddisfatta nel sentire il ritornello, per poi prendere a cantare assieme alla radio -...sarà come la prima volta, impacciato starò lì, cercando di strapparti una risposta, un meraviglioso sì…-

-Notevole…- sussurrò appena Luca, sorridendo nel vedere la soddisfazione della ragazza.

Il poco tempo che li separava dal deposito venne impiegato nell'ascoltare le canzoni che la radio passava.

Di tanto in tanto Valeria ne cantava distrattamente qualche ritornello o qualche strofa, intenta a guardarsi i capelli, nell'arduo tentativo di estirpare le miriadi di doppie punte.

-Arrivati!- sentenziò Luca spegnendo il pulmino, una volta parcheggiato al solito posto.

-Allora ci vediamo domani?- gli chiese la ragazza aprendo lo sportello.

-Eh già. Stessa ora di sta mattina, vero?- fece lui.

Valeria annuì con la testa.

-Perfetto, allora a domani!- disse infine l'uomo.

-A domani!- rimarcò lei, salutandolo con un gesto della mano.

 

***

 

'Finalmente a casa' pensò appendendo la giacca all'attaccapanni vicino alla porta d'ingresso.

Qualcosa attirò subito la sua attenzione: un biglietto rosso piegato in due si stagliava sul mobiletto lì vicino.

Lo aprì.

Cercami.

Sorrise, mentre iniziava ad avvertire una certa eccitazione.

Entrò in salone.

Una camicetta di seta blu era stata strategicamente lasciata sul bracciolo del divano. Poco più avanti, sul pavimento, giaceva una gonna a tubino nera.

Seguì la scia di indumenti fino ad incrociare, nel corridoio, un perizoma di pizzo nero e un reggiseno della medesima fattura.

Arrivò alla porta della camera da letto e bussò con tocchi leggeri.

-Avanti…- una flebile voce gli rispose dall'interno.

Aprì piano la porta.

La stanza era illuminata dalle tremolanti fiammelle di alcune candele sparse qua e là.

-Bentornato, amore- Federica, la sua compagna, lo aspettava, avvolta nel leggero lenzuolo che fasciava stretto le sue preponderanti curve.

-Ho pensato di risparmiarti un po' di lavoro visto che sei sempre molto stanco quando torni da lavoro- continuò, scoprendo leggermente il proprio corpo.

-Oh, ma questa è una fatica a cui mi sottoporrei con molto piacere, tesoro…-

disse Luca con tono di voce molto basso.

La donna poté chiaramente vedere la sua consistente eccitazione stretta dentro il tessuto dei pantaloni.

-Allora vieni qui- fece lei, scostando totalmente il lenzuolo.

 

 

 

 

 

Ecco un nuovo capitolo!!

Spero vi piaccia! Grazie sempre a chi silenziosamente segue la storia, a chi l'ha inserita fra le preferite e a chi vorrà anche commentare!

Un bacione a tutti!

 

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