Place for us.

di katniss1997
(/viewuser.php?uid=644185)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


 Mi ritrovo per l'ennesima volta difronte la finestra,dalla quale riesco ad intravedere le primule piantate da Peeta. La vedo,a volte,la vedo appolaiata sul prato a coglierle,la vedo sorridermi mentre dolcemente si porta un fiore alle narici quasi per coglierne l'essenza,e così quando è pervasa dal profumo chiude gli occhi per godere di più di quel momento. Prim è così,è dolce e sensibile quanto l'odore di quelle primule. È allora che ritorno alla realtá,Prim non c'è più. Con lei è scomparsa la sua dolcezza,la sua bellezza,il suo viso e i suoi grandi occhi. La mia paperella è stata uccisa. Devo allontanarmi dalla finestra,perchè gli occhi iniziano a diventare gonfi a causa delle lacrime e la rabbia e il rancore stanno offuscando la mente e il cuore. Mi siedo su una sedia,cerco di respirare profondamente e riprendermi quando sento un tonfo che proviene dalla porta,stanno bussando ma dalla pesantezza e dal rumore del ticchettio comprendo che è Sea la Zozza. Mi dirigo alla porta,è lei avevo ragione. "Ciao Katniss" mi dice con un sorriso stampato sul viso,non lascia neanche che io risponda o che la inviti ad entrare si fa spazio da sola e si dirige verso la cucina. "Ho comprato alcune verdure per un buon minestrone spero che ti piaccia",non sta più parlando ma sta urlando a causa della lontanza,ma io non le rispondo e mi incammino verso il bagno,ho bisogno di una doccia fredda. Mi immergo nella vasca,e distrattamente mi strofino addosso una saponetta,ha un buon odore,un odore simile alla camomilla che di solito Sea mi prepara la sera prima di andare via. È a conoscenza degli incubi che mi perseguitano di notte,a causa dei quali passo la maggior parte della nottata a girarmi e rigirarmi nel letto senza trovare pace e allora mi prepara una camomilla che a quanto pare favorisce il riposo. Mi avvolgo nel mio accappatoio e vado nella mia stanza,velocemente indosso un pantalone largo e una canottiera dal colore triste e spento. Questo sarebbe il mio pigiama,così scendo e mi siedo al tavolo giá apparecchiato e sul quale era stato servito il minestrone,una ciotola per me e una per Sea. Mangiamo in silenzio,nessuna delle due dice alcuna parola,terminata la nostra porzione la donna sparecchia e ripulisce i piatti. Io le do una mano continuando a rimanere in silenzio,fino a quando mi dice,facendomi balzare "ragazza,ti lascio sola vado a casa sono molto stanca" io annuisco senza darle risposta. Sea è molto brava a capire,a capire me e i momenti o meglio le intere giornate si può dire nelle quali non riesco a fare nient'altro che pensare a Prim,a Rue,a mia madre,agli Hunger Games. Allora così,allo stesso modo di questa sera inventa una scusa per lasciarmi da sola con i miei pensieri. Mi corico sul letto,fisso il soffitto e sento che il mio cuore perde battiti,il respiro diviene molto più affannato. Questa sera i pensieri,stanno avendo la meglio sulla mia mente e sento di non poter fare nulla,mi sento sola e oppressa. Allora decido di uscire,di andare dall'unica persona che è in grado di capirmi,che è in grado di aiutarmi. Mi ritrovo di notte,con addosso un pigiama,il volto pallido e con il fiato corto a bussare alla porta di Peeta. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Aspetto sulla soglia della sua porta,incrocio le braccia contorcendomi per il freddo. Le lacrime sgorgano dai miei occhi,come pioggia incessante,mi pento di essere piombata qui senza preavviso e a quest'ora della notte. Non apre,forse a differenza mia Peeta sta dormendo,mi volto e mentre sto sul punto di ritornare dentro casa sento la porta aprirsi,e la sua voce. "Katniss" dice sorpreso,ma io non mi rivolto verso di lui preferisco non fargli notare i miei occhi gonfi. Sono una stupida penso tra me e me. "Scusami" dico,scappando via. "Katniss fermati,aspetta" mi ha raggiunta,mi afferra la mano sinistra cercando di farmi voltare,non posso evitare che lo faccia. Abbasso lo sguardo,ma lui preoccupato mi alza il viso dolcemente con il suo indice. "Cos'hai? Cosa ti è successo?" La sua voce si fa più forte,ha notato i miei occhi,l'espressione triste. Scuoto la testa,mentre le lacrime solcano le mie gote. "Katniss,non allontanarmi. Sono io,sono Peeta",lo abbraccio prima ancora che concluda la frase. Mi stringe ed io con un movimento quasi brusco pongo il viso all'incavo tra la sua spalla e il suo collo. Sento il peso delle sue mani,poggiate sulla mia schiena. I suoi abbracci sono inispiegabilmente vitali. Ma mentre la mia mente divaga,Peeta si stacca da me e mi fissa sorridendo dolcemente. "Vieni,forza",dice prendendomi per mano e mi conduce verso casa sua. Si trova difronte la mia,a qualche metro di distanza. Le abitazioni qui al Villaggio dei Vincitori sono uguali,sia all'esterno che all'interno. Chiudiamo la porta alle nostre spalle,ci dirigiamo verso la camera da letto. Dolcemente si volta verso di me,mentre stiamo ancora camminando. Ci corichiamo entrambi sul letto,appoggio la mia testa sul suo torace e delicatamente mi accarezza i capelli. "Peeta,ho bisogno di te"sussurro improvvisamente,mi soprendo di ciò che ho detto tanto quanto lui che sento irrigidirsi. "Sono qui Katniss,sono sempre stato qui con te". Non abbiamo bisogno di dire altro,lui conosce il motivo delle mie parole,sa perfettamente perchè sono piombata di notte a casa sua. Ci addormentiamo entrambi,come se la presenza di Peeta scacciasse via i miei incubi. Ma è lui ad essere agitato durante la notte,all'improvviso bruscamente alza la testa dal cuscino con gli occhi sgranati,pallido e tremante. Mi volto immediatamente verso di lui,ho paura che sta avendo uno dei suoi soliti attacchi dovuti al depistaggio,ma invece quando volge lo sguardo verso di me vedo che i suoi occhi sono ancora del loro splendido colore. Allora gli poggio una mano sul petto,e lo tiro giù. Siamo uno difronte all'altro ci guardiamo negli occhi,le sue spalle continuano a tremare,il suo corpo e rigido e immobile. Porto la mia mano sulla sua guancia,accarezzandola e dolcemente gli sussurro "stai tranquillo,è solo un incubo. Continua a dormire". È mattino presto,mi volto verso di lui e vedo che sta ancora dormendo lentamente senza disturbarlo mi alzo dal letto e in punta di piedi vado verso la porta,tornerò a casa per fare una doccia. Ma a chi prendo in giro,non sarei in grado di affrontare quegli occhi blu che mi fissano dopo quello che è successo e che è osato uscir fuori dalla mia bocca di notte e nel suo letto. Entro,mi preparo del latte caldo,a quanto pare l'unica cosa che ai fornelli mi riesce bene,meccanicamente immergo all'interno dei biscotti fatti da Peeta. Terminata la mia colazione faccio una doccia molto veloce,e indosso un pantalone e una maglia il cui colore non differisce da quelle indossate nell'arco di questo mese. Indosso degli stivali di pelle marrone,la giacca di mio padre e intreccio i miei capelli senza neanche guardarmi allo specchio. Ho intenzione di andare nei boschi oggi,ho bisogno di sfogare la mia frustrazione impugnando un arco e scagliando frecce. Chissá,magari per pranzo non sarò costretta a mangiare la solita minestra di Sea,il mio stomaco non ne può più. Così esco dalla porta,la chiudo alle mie spalle e mi incammino verso l'uscita del Villaggio ma mentre sto percorrendo il vialetto sento una voce in lontananza. È il mio nome,mi rendo conto staccandomi per un attimo dai miei pensieri. 'Katniss!" urla ancora,così mi volto e vedo Haymitch correre verso di me.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


"Haymitch,cosa c'è?" dico quasi disturbata e incestosa,mi ha colto alla sprovvista mentre ero assorta nei miei pensieri. "Dolcezza,volevo semplicemente incaricarti di passare dalla stazione,oggi arriverá il treno con le scorte di liquore" lo guardo disgustata,ha le occhiaie,non ha dormito e dal suo pallore e dalla sua magrezza comprendo che non ha neanche mangiato. Probabilmente ha finito le sue di scorte da un bel po',così la frustrazione e l'astinenza lo hanno pervaso. "Si Haymitch''dico con un tono scocciato,allontanandomi,così mi urla "sei un tesoro,dolcezza" ed io scuoto la testa,strappandomi una piccola risata. Patetico,penso.  Sono arrivata nel punto in cui prima sorgeva la recinzione elettrificata,ora ne rimane solo il ricordo. Mi inoltro tra la boscaglia,nonostante non ci siano più pacificatori che potrebbero sorprendermi con un arco e delle frecce nella mia abitazione,l'abitudine mi porta comunque a nasconderli qui tra gli alberi,avvolti da un telo. Prendo la mia arma,con un gesto meccanico me la faccio passare dietro la schiena infilando la testa tra la corda e l'impugnatura. Lascio passare tra le mie dita le frecce,per poi incamminarmi. Silenziosamente e abilmente,scocco le mie frecce centrando qualche scoiattolo e un fagiano. Ma dopo circa mezz'ora,sono stanca. Non ho più la pazienza e la forza di una volta,quando il mio corpo non aveva ancora subito i traumi causati dalla partecipazione ad una guerra e agli Hunger Games. Allora mi dirigo verso il luogo in cui una volta riuscivo ad essere me stessa,il luogo in cui sentivo di poter conquistare il mondo se al mio fianco c'era lui,il mio compagno di caccia. Mi siedo,appoggio il mio arco e le frecce sull'erba ancora un po' umida a causa della nebbia mattutina. Qui,seduta su questo prato,difronte a questa vista,l'immagine di Gale si fa nitida:i suoi occhi e i suoi capelli scuri,robusto,alto,vigoroso. Sento la sua presenza,le sue labbra che sfiorano le mie,le sue mani forti che mi accarezzano il viso. Ma ad un tratto,i miei pensieri sono offuscati dalla parvenza di Prim. Il fuoco che avampa sul suo camice,le sue grida,il suo viso che scompare tra le fiamme. Gale. Le bombe. Il collegamento avviene immediatamente nella mia testa,sono costretta ad andare. Corro,corro via da quel posto. E in meno di qualche minuto mi ritrovo alla stazione,mi passo una mano sugli occhi,cercando di portare via qualsiasi traccia di lacrime. Incontro delle persone,che cortesemente mi fanno un cenno di saluto,prendo le bottiglie chiuse in uno scatolone dalle dimensioni medie e le porto da Haymitch. "Grazie dolcezza",mi dice soltanto era entusiasto ed eccitato alla vista dell'alcol. Mentre sto per rietrare a casa,vedo Peeta che sta per andare via probabilmente si dirigerá verso la piazza per fare due passi,o comprare qualcosa da mangiare. "Ehi,ciao" mi dice sorridendo e si avvicina con le mani nelle tasche della sua giacca. "Peeta" dico in un sorriso. "Stamattina non ti ho sentita andar via"-mi risponde-"non volevo disturbarti,stanotte non hai riposato molto". "Giá" dice abbassando lo sguardo,il silenzio si fa imbarazzante e allora lui si fa avanti-"sei andata a caccia?"-,"si,per rimediare un po' di carne per Sea. Sai almeno oggi i miei denti avranno qualcosa da addentare"-dico ridendo,e questo fa sorridere anche Peeta. "Tu dove vai?" gli chiedo poi,-"non ho più farina per il pane,stavo andando a comprarne un po'. Vieni con me se non hai altro da fare." Cosi lascio il fagiano e i due scoiattoli dentro casa per quando Sea arriverá per cucinare e preparare il pranzo. Dopo aver comprato la farina,in un piccolo negozio,uno dei pochi che è risorto dalle ceneri,ritorniamo al Villaggio chiacchierando di Haymitch e delle sue oche. Nessuno dei due tocca altri argomenti,argomenti più delicati. "Puoi preparare da me il pane,credo di avere ciò che ti occorre" esordisco,invitandolo ad entrare. Sea è giá lì,ci saluta con un sorriso e mentre lei cucina Peeta si dá da fare per preparare il pane. Io mi appoggio allo stipite della porta,guardandolo impastare con le sue braccia forti e robuste. Soltanto quando lui si volta verso di me ridendo,mi rendo conto che lo stavo fissando senza aver mai distolto lo sguardo. Allora imbarazzata vado verso il tavolo apparecchiando,le mie guance sono roventi e probabilmente anche il rossore si sta facendo notare. Dopo aver mangiato,e scambiato due chiacchiere Sea va via ed è seguita da Peeta. "Ho delle faccende da sbrigare con Haymitch,ma ti assicuro che appena avrò terminato sarò qui." Mi dice,stringendomi una mano ed esce dalla porta. Nel frattempo ne approfitto per riordinare la mia stanza,e ripulire i piatti lasciati da Sea. Quando sento squillare il telefono ormai il sole è tramontato. "Pronto?"-,"Katniss,sono Peeta"-"Ehi,ti stavo aspettando ma.."-"Katniss credo tu debba venire da me,devo parlarti."

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Infilo la giacca,e in meno che non si dica ero giá fuori casa di Peeta a bussare bruscamente alla sua porta. "Peeta,stai bene?"-dico agitata,entro senza curarmi del fatto che non mi abbia neanche invitata. "È tutto okay,Katniss. Sto bene. Ho ricevuto una chiamata dal dottor Aurelius." Inizia a parlare mentre stiamo ancora sulla soglia della porta,si è accorto della mia preoccupazione e dell'agitazione provocata dalla chiamata.-mi ha detto che devo fare dei controlli,delle visite.-la sua voce è incerta come se nascondesse qualcosa,Peeta non è bravo a mentire. Non è bravo a farlo con me.-cosa non mi stai dicendo Peeta?-,-mi ha detto che probabilmente possono fare qualcosa per la mia salute mentale Katniss. Mi ha detto che potrebbero provare a migliorare le mie condizioni,potrei non portare più questo flagello,il depistaggio.-quando finisce io chiedo quasi retoricamente.-e allora perchè sento nella tua voce preoccupazione e tristezza?-. Solo a questo punto della conversazione Peeta richiude la porta,e mi conduce in cucina. Tira indietro una sedia e da gentiluomo mi fa sedere,lui si siede difronte a me. Ha un espressione seria,e io non so cosa aspettarmi. -Mi ha anche detto che ci potrebbero essere delle conseguenze,non è sicuro che il trattamento funzioni. Potrebbe rimanere tutto uguale ad adesso,io continuerei ad avere occasionalmente degli attacchi. Ma allo stesso modo,potrebbero scomparire del tutto.Oppure..- abbassa lo sguardo,vedo che sta cercando di trovare le parole adatte. Ma io so giá cosa sta per dire. Così lo anticipo -oppure le tue condizioni potrebbero peggiorare-. Lui annuisce,poi finalmente trova il coraggio di alzare lo sguardo e posare gli occhi sui miei. -potrebbero peggiorare drasticamente. La mia vita,i miei ricordi che sono stati distorti da Capitol City potrebbero rimanere tali per sempre. Bhè..- fa una pausa,ed io intervengo ma a questo punto ho distolto lo sguardo,i miei occhi hanno smesso di reggere i suoi-insomma io potrei essere per te un ibrido per sempre,se le cose andassero male-. Il mio tono è ironico,ma non c'è ironia in quelle parole solo amara veritá. Lui non osa rispondermi,siamo entrambi immersi nei pensieri. Ma ad un tratto esordisce dicendomi -Katniss,io ho bisogno di provare. Non posso vivere sapendoti al mio fianco,ed essere continuamente preoccupato di poterti uccidere da un momento all'altro- mi ha preso le mani,si è avvicinato e ricerca la mia attenzione. Ma io oso guardarlo soltanto quando so cosa dire,e in quel momento sbotto quasi urlando -andrebbe meglio se per te fossi per sempre un maledetto ibrido?!- lascio le sue mani e lo fisso,ma assumo un espressione dura e di rimprovero. Lui si alza,è confuso,si porta una mano al volto. -non capisci- sussurra. Io scuoto la testa decisamente arrabbiata,sto per alzarmi ed andare via quando lui si volta verso di me. Ha gli occhi lucidi,quel blu profondo è reso meno marcato dalle lacrime. -A quel punto io sarò lontano da te,andrò via per sempre. Ma il solo modo per farlo è sapere che tu sei un ibrido,sapere che tu vuoi uccidermi. Adesso io non sono in grado di lasciarti,non sono in grado di stare lontano da te. Nonostante io sappia che da un momento all'altro potrei ucciderti,il bisogno che ho di te mi pervade e inispiegabilmente riesce ad essere superiore delle miei paure,delle mie ossesioni,della mia instabilitá.- scuote la testa,per poi continuare -è questo ciò che mi spaventa,l'effetto che hai su di me. Io non posso rischiare di perderti,non posso rischiare di farti del male o ucciderti. Devo provare,e se andrá bene potremo continuare a vivere la nostra vita se andrá male,tu te ne crerai una lontana da me-. Sono stupita,non ho parole. Come può dire una cosa del genere,come può lontanamente pensarla. Sono furibonda. Non riesco a calmarmi,e così con tutta la rabbia che quelle parole mi hanno provocato dico -e cosa farai se non ci saranno risultati? Continuerai ad aver paura di uccidermi? Continuerai ad arrenderti? Oppure andrai semplicemente via? Fammi capire Peeta,saresti scappato via anche se il dottor Aurelius non ti avesse chiamato stasera?- lui abbassa il capo -probabilmente-. Alzo le mani,scuoto la testa e lo guardo indignata. Non dico altro mi dirigo verso la porta ed esco.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


È trascorsa una settimana da quando io e Peeta abbiamo avuto quella discussione. Non sono più riuscita a tenere il conto delle volte in cui ho guardato dalla finestra,con la speranza di trovare una luce accesa,con la speranza di vederlo ancora qui nel distretto 12. Le sue passeggiate al tramonto però hanno appagato la mia speranza. Spesso l'ho visto venire verso casa mia,ha scosso la testa ed è andato via tutte le volte. Ho vagheggiato di trovarlo fuori la mia porta,di notte pronto ad abbracciarmi e ricredersi. Ma questo non è avvenuto,ne tanto meno io ho mosso dito. Il mio orgoglio è più forte del bisogno che ho di lui.  È mattino,il sole inonda la mia stanza,la luce è cosi forte che ho bisogno di socchiudere gli occhi. Ho le occhiaie,non ho chiuso occhio stanotte come tutte le altre notti di questa lunga e tempestosa settimana. Senza Peeta ho paura di riposare,ho paura degli incubi,delle parvenze mentali dei morti,dei tributi,degli ibridi..di Prim. Mi alzo,con la consapevolezza di iniziare un altra giornata senza lui,senza il suo profumo,senza un suo abbraccio. Faccio una doccia come è di mia consuetudine,indosso i miei soliti capi monotoni e scendo in cucina. Sea è giá qui,ai fornelli,mi saluta con un semplice-"Katniss". Io ricambio,e vado a darle una mano. Sto pelando delle patate,quando sento bussare alla porta. "Vado io,sará Haymitch" dico a Sea quasi sorridendo,giá so cosa vuole. Non ha voglia di preparasi da mangiare,così si autoinvita a casa mia. Apro la porta,ma sobbalzo alla vista di Peeta. "Katniss" mi dice lui. Io fisso i suoi occhi,mi sono mancati. Quel blu intenso,le sue labbra e i suoi capelli biondi. Vorrei tanto abbracciarlo,stringerlo a me e supplicarlo di non andare più via ma..aspetta. Quelle sono valigie.  Sgrano gli occhi,scuoto la testa. "Non è possibile,hai deciso di andare" sto urlando,e sento lo sguardo di Sea su di noi. Così Peeta la saluta ignorandomi,con un piccolo gesto della mano ma il suo volto è impassibile e serio. "Vieni fuori per favore" mi prende per un braccio,e chiude la porta dietro le nostre spalle. "Credevo di essere stato chiaro,Katniss. Perchè non riesci a capire?",-"non sono io quella che non capisce,sei tu a non capire il bisogno che ho di te"-. -"Allora vieni con me"-,mi dice prendendomi le mani,ma io lascio immediatamente la presa. -"non verrò da nessuna parte,non ho alcuna voglia di assistere mentre ti porteranno via da me"-. Lui scuote la testa e dice -"non andrò da nessuna parte Katniss,non è detto che le cose debbano andare per forza nel verso sbagliato". Allora inizio ad urlargli contro -"cosa ne puoi sapere? Cosa ti rende sicuro che tutto scomparirá? Anche se la tua situazione non dovesse cambiare andrai comunque via,quindi vale la pena lasciarti andare giá da ora. Hai preso la tua decisione,ognuno vivrá la propria vita. Ti auguro il meglio. "- mi volto senza neanche guardarlo,gli sbatto la porta in faccia e corro nella mia stanza. Giro la chiave nella serratura,mentre sento Sea avvicinarsi verso la camera. Ma non dice nulla,non osa entrare. Mi sono appoliata sul pavimento,con la schiena poggiata contro la porta,le mani sul viso bagnate dalle lacrime che cadono come pioggia dai miei occhi. Cosa ho fatto? Perchè gli ho detto addio? Come posso ora vivere senza di lui,cosa mi terrá ancorata alla vita ora se non i suoi occhi,le sue mani,la volontá di prendermi cura di Peeta. Passo ore così,nella stessa posizione,pensando e ripensando a ciò che mi ha detto,a ciò che sta facendo. Sará andato via o è rimasto? Devo saperlo. Esco fuori dalla mia stanza,ormai Sea è andata via e non la biasimo,ma ha lasciato il mio pranzo sul tavolo,una minestra ormai fredda. Esco spedita fuori casa,raggiungo quella di Peeta e busso. Una volta,una seconda,una terza volta. Nessuno risponde,mi siedo a terra su un gradino mi riporto le mani al volto,sto per ricominciare a piangere quando sento una voce poco distante da me "è andato via. Era disperato quando è venuto da me,non sapeva cosa fare. Ma dopo un po' ha deciso di andare,mi ha detto di dover provare per te. E che prima o poi,tu avresti capito." È Haymitch che mi parla,stranamente è serio e ancora alquanto sobrio. Vede che non rispondo,mi dá una pacca su una spalla,ho ancora il volto tra le mani. Poi sento che si allontana. Sto lì per un po',quasi sperando di intravedere alla fine del vialetto la sua sagoma,ma non avviene. È tardo pomeriggio quando decido di ritornare in casa,mi giro attorno,mi sento un estranea anche a casa mia. Poi vedo il telefono poggiato al muro,quando istintivamente lo prendo e compongo un numero. -"Dottor Aurelius sono io,Katniss Everdeen. Peeta è giá arrivato?" -"Salve signorina Everdeen,no non ancora è arrivato qui in ospedale. Ma credo che sia questione di momenti. Mi hanno avvisato che è sceso in stazione poco fa." -"Bene"- dico prendendomi una pausa -"la prego non dica nulla a Peeta,non iniziate alcun trattamento in mia assenza.Sarò lì con il prossimo treno."-. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Sono sul treno,non ho mai fatto valigie così velocemente. Ho scritto un bigliettino per Sea,spiegandole qual era la situazione. Almeno per un po' non dovrá preoccuparsi di badare a me. Guardo fuori dal finestrino,le mie palpebre iniziano a farsi pesanti,la mente offuscata dal sonno,dopo poco mi ritrovo con gli occhi chiusi. Non dormo da una settimana,e la stanchezza si fa sentire perchè quando riapro gli occhi il treno è fermo. Orami è tarda sera,e affacciandomi dal finestrino capisco che sono arrivata. Prendo le mie cose,e appena scendo, vengo pervasa da un alone di malinconia e tristezza. Quest'aria,questo luogo mi riportano a tante situazioni. La guerra,gli Hunger Games,Gale,Finnick..Prim. L'ospedale non è lontano,chiedo indicazioni,perchè vorrei fare un passeggiata. So si essere masochista a volte e questa è una di quelle. Cammino per le strade di Capitol City e non posso far a meno di paragonarle ad allora,quando agli incroci spuntavo ibridi. Assorta nei miei pensieri,mi rendo a malapena conto di essere arrivata. Entro nell'ospedale,le gente si sposta convulsamente,la confusione di questo luogo non mi è mai andata molto a genio. Vado verso il punto informativo,chiedo alla receptionist di Peeta Mellark e il dottor Aurelius,mi dice che è stata avvisata giá da lui e l'ha informata di mandarmi al sesto piano ala B. "Grazie" le rispondo gentilmente,per poi dirigermi all'ascensore. Il piano è molto grande,l'illuminazione è talmente forte da dare fastidio alla vista. Leggo le indicazioni su di un cartello,verso destra dovrebbe trovarsi l'ala B. Eccolo,il dottor Aurelius è seduto su di una sedia nella sala di attesa. Gli vado incontro sorridendo,e quando finalmente anche lui mi vede si alza abbracciandomi.-"Ciao Katniss,ti trovo davvero bene",-"si le cose vanno meglio da quando sono partita per il dodici." Sforzo di sorridergli poi lui mi dice -"Peeta è proprio in quella stanza,sta attendendo di essere chiamato dalla mie equipe di medici per fare delle visite. Non agiremo prima di un paio di giorni,abbiamo bisogno di alcune conferme." Porta una mano sulla mia spalla,vorrei chiedergli così tante cose riguardante le conseguenze,il trattamento. Ma ora ho bisogno di vederlo,ho bisogno di abbracciarlo e stargli vicino. Sono stata egoista,come è mio solito. Ritornare qui per Peeta non dev'esser stato facile,probabilmente molto di più rispetto a me. È stato torturato,ha visto dissolversi impotente i suoi ricordi,la sua vita,l'amore nei miei confronti. Vado verso la sua camera,inspiro profondamente socchiudendo gli occhi. Busso,e lo sento rispondere -"avanti". Apro lentamente la porta,ed entro. Lo guardo,è seduto sul letto,in una posizione rigida,probabilmente non si è mosso da quando è arrivato. Ma quando mi vede sobbalza,non se lo aspettava. Bhè neanch'io a dirla tutta. Chiudo velocemente la porta e mi avvicino. Sorrido,e poi l'abbraccio. Lui ricambia immediatamente,mi stringe a sè come se in questo modo riuscisse a trattenermi qui per sempre. Ma io mi stacco quasi subito,guardandolo negli occhi a poca distanza dai miei. So che dovrei dire qualcosa,avanzare delle scuse,ma sono come ipnotizzata dal colore dei suoi occhi. Poi mi tira verso di sè,trascinandomi via dal mio stato di trance. Allora quando la mia bocca è vicina al suo orecchio tanto da sfiorarlo gli sussuro -"scusami",allora dolcemente Peeta dice -"shhh,non c'è bisogno. Hai giá detto tanto entrando da quella porta. Credo di essere io a doverti dire qualcosa." Si stacca da me,e io giá sento la mancanza del suo calore. Mi fa sedere sul letto accanto a lui,abbassa lo sguardo intrecciando le sue mani cercando di trovare le parole,quando poi..-"mi hai chiesto se sarei andato via lo stesso,insomma se non avessi ricevuto quella chiamata." Io annuisco,non capisco. -"io ti ho risposto probabilmente. Bhè non è così,non avrei mai avuto il coraggio di andare via da te. Lo sai bene." Si lo so,o meglio forse. So che mi ama più della sua vita,e che avrebbe fatto di tutto per vedermi felice ma soprattutto viva. Ma preferisco lasciar stare,cosi annuisco,prendendogli le mani. Non sono brava con le parole,e lui lo sa ha imparato a capirmi dagli occhi,dalla mia espressione. Sappiamo entrambi che se le cose non vanno nel verso giusto,saremo costretti a..no non voglio pensarci. Ora ho solo bisogno di stendermi al suo fianco,non voglio dormire,devo sentirlo ancora,sentire il suo profumo,le sue mani,il suo respiro,i battiti del suo cuore. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Ieri sera Peeta,mentre io giá dormivo è andato dal dottor Aurelius,era all'incirca ora di cena ma io ero così serena tra le sue braccia che non ho potuto fare a meno di appisolarmi. Ora sono giá sveglia,ho fatto una doccia e mi sono cambiata velocemente prima che Peeta si svegliasse. "Ehi,sei già in piedi." Mi dice ed io mi volto di scatto -"mi hai speventata",sorrido-"sì mi sono riposata abbastanza. Cosa ti hanno detto? In cosa consistevano le visite?"-gli chiedo senza indugiare-"bhè ho spiegato cosa mi accade quando ho uno dei miei attacchi,come mi sento,cosa vedo,cosa provo. Oggi me ne provocheranno uno loro." Mi avvicino,mi siedo accanto a lui sul letto prendendogli le mani -"stai bene?" Mi sorride,dicendomi -"stai tranquilla,è tutto okay". Dopo questa piccola conversazione,anche Peeta si dirige nel bagno per fare una doccia. E quando entrambi siamo pronti,scendiamo giù nella mensa per la colazione. È mattino presto,eppure tra i corridoi c'è il solito via vai. Prendiamo posto,dopo aver preso qualcosa da mettere sotto i denti,uno di fronte all'altro. "Eri affamata" ride indicando il mio piatto,"non posso dire lo stesso di te" sorrido e poi continuo guardandolo seria "cos'hai Peeta?" Lui scuote la testa e cerca di mangiare qualcosa,quasi come se dovesse. "Nulla,perchè me lo chiedi?"-"sei strano,non hai aperto bocca da quando siamo arrivati","sto bene davvero". Forse ha ragione,probabilmente è solo la mia preoccupazione nei suoi confronti. Mentre terminiamo di fare colazione,arriva il dottor Aurelius,ci vede e si avvicina a noi -"buongiorno ragazzi."- ci dice sorridendo,noi ricambiamo il saluto. "Katniss ti farò avere una tua stanza entro oggi,vicino a quella di Peeta." A quelle parole mi volto di scatto verso di lui,no non voglio,non posso separarmi da Peeta. Ho bisogno di lui. Dalla sua espressione,capisco che ha pensato la stessa cosa. Io non ho il coraggio di dire al dottor Aurelius che dormirò nella stanza di Peeta. Ma a quanto pare lui non ha peli sulla lingua. "Non serve,condivideremo la stanza." Dice sorridendo,l'espressione del dottor Aurelius è un misto tra stupore e compiacimento. "Bene come non detto allora. Peeta ci vediamo tra mezz'ora nella sala 5,secondo piano. Vi lascio soli." E così va via,poco dopo ci alziamo e ci mettiamo alla ricerca della stanza che il dottore ci ha appena nominato. La troviamo facilmente,e così attendiamo l'arrivo dell'equipe nel reparto di attesa,perchè siamo in anticipo. Quando tutti sono qui,ci invitano ad entrare. È un laboratorio. Macchinari innovativi,mai visti. Verso destra,ci sono dei computer e i medici si dirigono verso le scrivanie sulle quali sono poggiati. "Katniss credo che dovrete separarvi a questo punto. Peeta devi entrare in quella stanza,noi saremo dietro un vetro. Tu vedrai noi e noi vedremo te. Guarderai delle immagini,e poi staremo ad osservare la tua reazione." Dice il dottor Aurelius,dandogli una pacca sulla spalla. Peeta si volta verso di me,ha lo sguardo triste,spento. Ed è questo che mi spaventa di più,quando nei suoi occhi non riesco più a ritrovare quel luccichio,che mi dá la forza di sopravvivere. Così gli accarezzo una guancia teneramente,gli sorrido sperando di dargli forza e conforto. Lui è quello bravo in questo. Mi dice -"non sei costretta a guardare,puoi andare via se vuoi,ci vedremo dopo". Scuoto la testa-"insieme,ricordi?". È arrivato il momento,Peeta entra nella stanza,si siede sul letto con il viso rivolto verso lo schermo. Io lo sto guardando insieme ai medici,da dietro il vetro. L'ambiente è simile al reparto radiografia,nel quale per proteggersi dai raggi il medico si ripara dietro un vetro simile a questo,da dove io ora cerco di scrutare il volto di Peeta. Ecco che partono le immagini,Capitol City,il presidente Snow,il distetto dodici,gli Hunger Games,i tributi. Ma nulla,nessuna reazione. Fino a quando poi compaiono le immagini,le scene che ci ritraggono nella caverna,sulla spiaggia. Me. Guardo il volto di Peeta,inizia a cotorcersi,gli occhi iniziano a divenire più scuri,il volto pallido,tremante. Sono impotente,lo vedo soffrire,lo sento gemere. È combattuto,non sa a quale realtá aggrapparsi. Mi volto verso i medici,sono impassibili,appuntano e osservano le sue reazioni. Peeta si trascina a terra,inizia a battere il capo sull'asse di metallo che regge il letto. Questo è il suo modo per ritornare a galla. "Dottor Aurelius faccia qualcosa,lo fermi!" gli urlo contro,poi mi volto ancora verso Peeta che è molto più vicino al vetro ora. Ha il capo sanguinante,è una brutta ferita. Mi sta guardando. È ancora più confuso,ed è a questo punto che cade a terra. È svenuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Solo quando Peeta è steso a terra senza sensi,mi lasciano entrare dall'altra parte della stanza. -"Peeta" urlo,ho la voce mozzata,sono sul punto di piangere. Mi butto a terra accanto a lui,gli tiro su la testa lo faccio appoggiare sulle mie cosce. -"Peeta",lo scuoto e lui sembra rinvenire. Lentamente strizza gli occhi,per poi aprirli. Ed è in questo momento che la vedo. L'oscuritá nei suoi occhi. "No!" sto gridando,mi sto agitando. Lui si alza da terra,mi osserva,ha uno sguardo feroce,violento,pieno di rabbia. Io indietreggio,i medici stanno arrivando sento i loro passi dietro il vetro che ci divide. Ma non riescono ad evitare che mi salti addosso,portandomi le mani al collo. Passano secondi prima che i medici entrino e lo strascinino via,ma a me sembra un eternitá,difronte a quegli occhi estranei,mentre Peeta cerca di portarmi via l'ultimo respiro. Sono accuciolata contro il muro,sto tremando,non sono mai stata così debole,non sono riuscita a farmarlo. Ma quello sguardo,quello sguardo che si è fatto strada in un volto così familiare,il volto di Peeta,mi ha spaventata,mi ha bloccata. Ha ripreso conoscenza,è confuso,mi sta fissando. Scuote la testa,ha gli occhi sgranati. Sta mettendo a fuoco la situazione,e quando nota le lacrime che sgorgano dai miei occhi,il rossore sul mio collo inizia a dire "NO! NO!" guarda le sue mani,inizia ad agitarsi,le lacrime gli solcano il viso mentre i medici e la sicurezza cerca di tenerlo fermo. Cerco di trovare la forza di alzarmi,lo raggiungo e urlo ai medici di lasciarlo. Ora lo sto stringendo tra le mie braccia "ehi sta tranquillo,shh",lui si scosta. "No Katniss stai lontana da me,stai lontana da me",io scuoto la testa ponendo il suo volto fra le mie mani mi avvicino talmente da sfiorare il suo naso con il mio -"è tutto okay,possiamo affrontarlo insieme. Non ti lascio". Non sembra convinto dalle mie parole,ma mi conosce abbastanza da sapere che non ci sarebbe stato alcun modo di convincermi ad andare via. I medici dopo essersi assicurati che Peeta si fosse calmato,ci hanno mandato nella nostra stanza. Ora siamo lì,seduti uno difronte all'altra. Peeta è seduto sulla poltrona proprio davanti al letto,ha lo sguardo perso nel vuoto mentre io lo fisso da quando siamo arrivati. Vorrei tanto capire cosa gli passa per la testa,mi avvicino verso di lui accovacciandomi. -"parlami Peeta",non ancora mi sta guardando -"preferirei morire piuttosto che farti del male" solo a questo punto si volta verso di me,ma sta guardando i segni delle sue mani sul mio collo. -"Non è successo nulla,non è stata colpa tua. Affronteremo questa situazione insieme,comunque vadano le cose." È incerto,insicuro,i suoi occhi sono spenti,quel luccichio ormai è sparito. E allora decido di dare sfogo al mio istinto,stampandogli un bacio sulle labbra. Sono soffici,calde e hanno un buon sapore. Non è un bacio dato con passione,ma nonostante questo un brivido mi sale lungo la schiena e si propaga come un onda in tutto il corpo. Lo abbraccio,lo stringo forte a me. In questo momento,dopo tutto quello che abbiamo vissuto assieme,sento che io e Peeta ci apparteniamo in qualche modo. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2496685