Figlia di due Shinigami. di PandoraSutcliff (/viewuser.php?uid=341071)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 1
La bambina cominciò ad urlare a pieni polmoni nel cuore della notte, per la millesima volta.
-Will, vai tu vero?- farfugliò Grell, girandosi dall’altra parte.
-Ma… Ci sono andato sempre io …-venne bruscamente interrotto.
-HO DETTO VAI TU!- strillò l’altro- L’ho partorita due giorni fa, ho dolori ovunque e i punti mi tirano da impazzire. E ora muovi il sedere e vai da lei!-
William inforcò gli occhiali sul naso prima di dirigersi in stato confusionale verso la cameretta della bambina. Come un uomo sia potuto rimanere incinto mettendo al mondo una bimba rimane un mistero, ma essendo semidei, tutto diventa possibile. Ma una cosa era certa, era uscita davvero bene. La piccola Scarlett Spears strillava a più non posso dalla culletta.
Dire a chi somigliava era ancora impossibile, ma gli occhi verde acido sicuramente erano di entrambi e i capelli color mogano erano un misto tra il rosso di Grell e il nero di William.
-Su, cos’hai ora?- chiese William, cullandola avanti e dietro per tutta la stanza.
La bambina continuò ad urlare ancora un po’, prima di calmarsi e addormentarsi tra le braccia del suo papà. William fece un lungo sospiro prima di rimetterla nella culletta. Si sarebbe svegliata comunque altre due volte, erano solo le quattro del mattino, così si sistemò alla meno peggio sulla poltrona in camera della bambina e cercò di addormentarsi.
Era davvero incantevole li, tutta rannicchiata nell’angolo del suo lettino, così piccola da perdercisi dentro. Sinceramente, William non avrebbe mai pensato di avere dei figli, figuriamoci da Grell!
Si amavano ed erano felici insieme nonostante fossero gli esatti opposti: Grell troppo esuberante ed eccentrico mentre lui fin troppo serio e stoico. In qualche modo si completavano e contro ogni previsione, erano sposati e con una splendida bambina. Grell era tornato quello stesso pomeriggio dall’ospedale, ancora stordito dall’anestesia ed indolenzito dal cesareo.
Sicuramente la mattina seguente avrebbero avuto un cancan di colleghi che sarebbero passati per fargli le congratulazioni e vedere la bambina. Vedere Grell incinto aggirarsi per il dipartimento era abbastanza curioso e molti alla notizia pensavano fosse uno scherzo. Proprio quando William ritrovò il sonno, la piccola Scarlett riprese ad urlare. “Le gioie dell’essere padre” pensò sconsolato.
La mattina seguente Grell si alzò raggiante, con un aberrante vestaglia rosa e rossa con tanto di piume bianche intorno alle maniche e delle ciabattine leopardate rosse. Si diresse canticchiando in cucina, mise la macchinetta del caffè sul fuoco e si diresse altrettanto raggiante verso la cameretta di Scarlett, dove William dormiva sulla poltrona con la piccola in braccio. A quella vista, si sciolse in un sorriso.
Sollevò delicatamente Scarlett dalle braccia di William prima di stampargli un bacio.
-Buongiorno amore. Ti sei addormentato qui?-
In tutta risposta, William si fiondò in bagno per lavarsi.
-Che ore sono?!-chiese nervosamente.
-Sono le sette Will, ce la fai con calma!- rispose Grell, con un filo di preoccupazione nella voce.
A quelle parole, William crollò sul lavandino. Aveva perso completamente la cognizione del tempo.
Grell scosse la testa, sistemandosi sul divano per dare il biberon alla piccola.
-Sto facendo il caffè, se ti va di fare colazione con noi…- disse lanciando un’occhiata alla macchinetta sul gas.
William si diresse come stordito fuori dal bagno, spense il gas e versò il caffè ancora fumante in una tazzina, addentò un cornetto e si accomodò sulla poltrona dirimpetto al divano.
-Scusa se ho mandato sempre te ieri. Sai, ora ho gli ormoni a palla e la depressione post partum… Insomma, puoi perdonare l’amore della tua vita?- chiese, sbattendo teatralmente le ciglia.
In tutta risposta, annuì in stato confusionale, versandosi altro caffè nella tazzina. Finì il cornetto si diresse verso l’armadio, prese la divisa e andò in bagno per prepararsi, lasciando Grell e Scarlett sul divano. Finì di radersi e si vestì , un bacio alla sua bambina, uno al suo amato ed era pronto per la sua giornata infernale.
E così ebbe inizio un’altra giornata di pesantissimo lavoro. Con Grell in paternità (quindi almeno una ventina di anime in più di cui occuparsi), solo tre ore di sonno alle spalle e due tazzine di caffè per cercare di compensare, era davvero dura.
La giornata procedeva con un ritmo stressante: matricole da istruire, raccolta anime e il solito pesante lavoro d’amministrazione dati. Lanciò uno sguardo all’orologio. Le otto meno un quarto. Un’altra stressante giornata era giunta al termine. Si alzò sospirando dalla scrivania, salutò i colleghi, riconsegnò la Death Scyte ed era pronto per tornare a casa e rilassarsi con la sua famiglia.
Appena varcò la soglia del Dipartimento, Ronald gli volò letteralmente addosso.
-Hei Will! Capisco perfettamente che tu sia stanco, ma posso passare a salutare il senpai Grell e conoscere la bambina? È al mondo da tre giorni e io in qualità di zio preferito devo conoscerla-
William era pronto a rispondergli di non asfissiarlo, ma Ronald si rispose da solo.
-Dai, faccio un saluto veloce e mi tolgo dai piedi-
-Mh va bene- borbottò- Ma poi ti levi di torno-
La casa era invasa di fiori, palloncini, orsacchiotti e tutine. Alcuni del Dipartimento erano passati a conoscere la piccola e lasciare un regalo: faceva piacere rivedere i colleghi dopo due giorni passati in ospedale e tutti quei mesi bloccato a casa incinto, e di sicuro Grell non era tipo da starsene buono e tranquillo a casa.
Mise la piccola Scarlett (vestita con un body rosa con una scritta piena di brillantini “Lady si nasce” a caratteri cubitali) nel lettino e cominciò a sistemare i vestitini nel suo armadio. Aveva solo tre giorni di vita e un guardaroba da far invidia a Paris Hilton.
Improvvisamente sentì la chiave frugare nella serratura e la porta aprirsi.
-Abbiamo ospiti- grugnì William, facendo entrare Ronald in casa.
-Hi senpai Grell! Son venuto a farti visita!- disse, dirigendosi tutto contento verso la cameretta di Scarlett –Ohhh! Che carina! Hei Will ma siamo proprio sicuri che sia tua figlia?- disse infine prendendo la piccola in braccio, in tono di scherno.
-Infatti ha preso tutto da me!- cinguettò Grell, sistemandosi la folta chioma rossa.
William roteò gli occhi andandosi a cambiare, sperando vivamente che Ronald sloggiasse in fretta.
-Ron, ti andrebbe di restare a cena da noi?- chiese impulsivamente Grell, ignorando le occhiate omicide del povero Will, il cui ultimo desiderio era averlo li a cena. Ronald era il suo migliore amico, ma a volte lo avrebbe ucciso più che volentieri.
-Mah non saprei… Non voglio disturbare- disse.
-Beh…- William venne interrotto.
-Ma dai! Non fare complimenti!- insistette Grell.
-No dai, meglio fare un’altra volta- tentò di ribattere Ronald.
-Insisto!- disse fermamente Grell.
-Beh, se insisti…-
William lanciava occhiatacce cattive a destra e manca. Li avrebbe uccisi entrambi.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Salve a tutti! Spero che questo mio primo capitolo vi sia piaciuto (ed ovviamente spero che continuiate a seguire la mia storia ^^)
Eh si, sono una fan accanitadella Grelliam, ragion per cui ho deciso di scrivere una fanfiction su di loro e sulla piccola Scarlett Spears *^*. Ebbene si, Scarlett crescerà, e spero che la storia che segue vi possa piacere. Salvo inconvenienti, pubblicherò un capitolo ogni tre giorni.
GRAZIE PER AVER LETTO!
Pandora Sutcliff |
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 ***
CAPITOLO 2
Capitolo 2
Cinque anni dopo…
Scarlett amava immensamente il week end: i suoi
genitori non
lavoravano, e lei poteva trascorrere tutta la giornata con loro. Alle
nove e
mezza esatte, fece irruzione in camera dei suoi, saltandogli addosso e
tirandoli praticamente fuori dal letto.
-Buongiorno miei papà! Su svegliatevi!
E’ sabato e c’é un
bellissimo sole, andiamo al parco?- cinguettò allegra,
saltellandogli addosso
William si rigirò borbottando qualcosa in
stato confusionale
a Grell, il quale fece un lungo sospiro prima di mettersi a sedere.
-Buongiorno pulcino - disse, pigramente,
abbracciandola
–Andiamo a fare colazione, principessa. Quando tuo padre si
sveglierà alle
dieci meno mai, ci raggiungerà- fece infine, tirando una manata
a William prima
di inforcare gli occhiali e spostarsi con Scarlett in braccio verso la
cucina.
Malgrado avesse solo cinque anni mostrava un
carattere
forte, indubbiamente preso da William. I capelli rosso mogano con
sfumature
nere gli arrivavano alle spalle ed erano sempre raccolti in due
graziosi codini
rossi che ondeggiavano ad ogni suo passo. Gli occhi verde acido erano
già
celati dietro due lenti da vista: ogni Shinigami cominciava a perdere
diottrie
fin da piccolo, diventando progressivamente dipendente dagli occhiali.
I due si sedettero sul divano a guardare i cartoni
animati
ed a mangiare biscotti finchè William non riemerse
dall’oltretomba, con i
capelli sconvolti e lo sguardo perso.
-Buongiorno amore- fece Grell, lanciandogli un
bacio.
-Buongiorno papà- fece eco Scarlett.
In tutta risposta William sbiascicò quello
che sembrava un
“buongiorno anche a voi” e preparò la macchinetta
per il suo prezioso nettare
di caffeina, indispensabile per affrontare la giornata. Non che fosse
un tipo
particolarmente attaccato al sonno, ma durante il week end sarebbe
stato capace
di dormire tutto il giorno, cosa che,
per uno che di media trascorre ogni momento libero piegato su
cataste e
cataste di scartoffie, era decisamente insolito.
Il sole aveva invaso il loro spazioso
appartamento/nido d’amore.
La grande finestrata della cucina inondava di luce il soggiorno,
riflettendosi
sul piano in resina bianco della cucina iper moderna, open space con il
salotto. Il divano in vellutino rosso a tre piazze con penisola(preso
di quel
colore per accontentare Grell), spiccava vistosamente
dall’arredamento
minimalista della casa. Al lato del divano e attaccata al muro vi era
una
televisione quarantadue pollici ultra piatta, 3D e HD, comprata con i
risparmi
di un anno per permettere a Grell di seguire meglio Beautifull nel
pomeriggio.
Dirimpetto al divano si trovava una graziosa
poltroncina
rossa, sovrastata da una grande libreria, carica di libri, cornici con
foto e
futili suppellettili, con i quali Grell adorava ornare la casa. Il
tutto
corredato da tappeti rossi e tendine che facevano pendant con i tappeti.
Un piccolo corridoio sul lato dava accesso alle
camere ed ai
due bagni, uno di servizio (ovviamente rifilato al povero Will) ed uno
più
ampio, con le mensole invase dai cosmetici di Grell. Dando una rapida
occhiata
ci si poteva accorgere dello scarso potere decisionale che William
aveva sulla
loro abitazione.
Quello era davvero il classico sabato da passare
con la
famiglia all’aria aperta. William se ne stava sdraiato sulla
coperta a leggere
un libro, con la testa poggiata sulle gambe di Grell, il quale teneva
d’occhio
Scarlett che giocava lì vicino.
Improvvisamente, avvertirono alle loro spalle dei
passi
fruscianti tra l’erba del prato.
-Zio Ron!- strillò tutta contenta Scarlett,
saltandogli
addosso.
-Good morning cari! Ero passato sotto casa vostra
per fare
colazione con voi ma non c’eravate e così, ricordandomi
che oggi è sabato,
istintivamente sono venuto a cercarvi qui- rispose lui, caricandosi la
piccola
sulle spalle.
Ronald se ne stava li, con in mano una busta di
carta
unticcia con su scritto “Ciambelle da Robert” a caratteri
cubitali, Scarlett
sulle spalle ed un’espressione raggiante.
-Buongiorno anche a te, Ron. Tiro ad indovinare,
sono
ciambelle quelle che hai in mano?- chiese William in tono di
ovvietà.
-E ho anche pensato ai vostri gusti: per te
l’ho presa
vuota, per il senpai Grell ho preso un cornetto integrale senza grassi
e per la
mia nipotina preferita una al cioccolato, con glassa rosa da
principessa- disse
fiero, poggiando Scarlett a terra e sedendosi accanto a loro, prima di
distribuire a i presenti la ciambella giusta.
-Oh Ron! Quanto sei premuroso- trillò
allegro Grell.
Scarlett intanto mangiava la sua ciambella seduta
sulle
ginocchia di William con un’espressione trionfante. Anche se
erano spesso
impegnati al lavoro, riuscivano sempre a farsi perdonare nel week end.
Appena
finirono di fare colazione, il cielo divenne grigio e prima che
potessero
realizzare l’imminente arrivo di un acquazzone epico,
scoppiò il diluvio. In
una frazione di secondi ritirarono la coperta e percorsero tutto il
parco di
corsa, Grell con Scarlett in braccio, rintanandosi infine tutti e
quattro
nell’utilitaria di William. Per quanto fossero stati tempestivi,
erano
completamente fradici.
-Perché doveva piovere proprio oggi che
è sabato…-
piagnucolò Scarlett.
-Dai tesoro, ci inventeremo qualcosa di divertente
anche a
casa- fece Grell, controllandosi preoccupato i capelli nello
specchietto.
-Oh sono fradicio- sbuffò Ronald,
spiccicandosi la maglietta
bagnata che gli si incollava addosso.
-Ti presto qualcosa di mio, ti andrà un
po’ grande ma se non
altro sono asciutti- intervenne William, con gli occhiali pieni di
goccioline
d’acqua.
Arrivati a casa, per prima cosa Grell tolse a
Scarlett il
suo vestitino rosso con i fiocchetti bianchi completamente bagnato,
sostituendolo con dei pantaloncini morbidi di ciniglia azzurri e una
maglietta
bianca a fiorellini ed asciugandole i capelli con il phon. Ronald si
infilò una
maglietta che Grell aveva regalato a William per il suo compleanno con
sopra
scritto “Sono un figo felicemente sposato” per tenergli
lontane quelle stupide
donnicciole che gli incollavano addosso i loro occhi famelici ed un
paio di
pantaloni del pigiama, mentre Grell indossò la sua super tuta da
casalinga
felice, ovviamente rossa con i dettagli neri. William invece
infilò un paio di
jeans sbiaditi dalla candeggina (quel giorno che Grell sbagliò
il lavaggio) e
una felpa da casa.
Si sedettero tutti sul divano a
contemplare le nuvole cariche di pioggia
abbattersi su Londra.
-Beh, vogliamo restare tutti qui a guardarci in
faccia?-
chiese Scarlett, rompendo il silenzio.
Così passarono il loro sabato pomeriggio a
giocare a stupidi
giochi da tavola, ordinare pizza quando la pioggia aumentava per
vedersi
arrivare il fattorino completamente fracido, e magari rimproverandogli
un
eventuale ritardo. Alla fine, nonostante la pioggia, riuscirono a
passare una
bella giornata tutti assieme.
Peccato che la sera diventi tutto più
spaventoso. Scarlett
si rannicchiò facendosi più piccola possibile nel suo
lettino, cercando di
nascondere la testa sotto il cuscino per non sentire i tuoni.
Anche essendo una bambina forte, rimaneva sempre
una
bambina. Un tuono più forte degli altri la fece spaventare a
morte. Si alzò di
corsa dal suo lettino, avventurandosi in camera dei suoi genitori.
-Papà Grell, papà
William…P-posso dormire con voi?- chiese
la bambina, rimanendo sulla porta.
William accese la luce sul comodino e le sorrise,
cosa che
accadeva molto raramente e le fece segno di raggiungerlo. Scarlett si
precipitò
di corsa tra le braccia del suo papà, rannicchiandosi tra di
loro. Appena Grell
si accorse della sua presenza la strinse a se, accarezzandole i capelli.
William guardò per un po’ le due
persone che più amava al
mondo, quelle per cui avrebbe dato la sua stessa vita prima di spegnere
la luce
ed abbracciare entrambi. In poco tempo Scarlett si addormentò,
ignorando la
moltitudine di tuoni che si susseguivano, sempre più forti e
più spaventosi.
Lei era al sicuro con i suoi papà e niente faceva più
così paura.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ed eccoci al secondo capitolo ^^!
Spero che questa fan fiction vi stia piacendo e
che
continuiate a seguirla in tanti. Nel prossimo capitolo, sempre salvo
imprevisti
u.u , allegherò un disegno fatto dalla mia sorellona Neko
raffigurante una baby
Scarlett ed una Scartell da adulta.
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3 ***
TERZO CAPITOLO
Capitolo
3
Dodici anni dopo…
-Scarlett muoviti o farai tardi!- strillò
Grell dalla
cucina.
La ragazza si mise pigramente a sedere, cercando a
tentoni
gli occhiali sul comodino. La piccola Scarlett ormai non era più
così piccola.
I lunghi capelli rosso mogano dalle sfumature nere erano sempre legati
in una
coda alta che le nascondeva l’occhio destro; gli occhi verde
acido erano celati
dietro una montatura da vista che ricordava vagamente gli occhi di un
felino. I
lineamenti del viso leggermente affusolati li aveva presi da Grell,
mentre il
carattere e lo sguardo severo erano indubbiamente di William. Si
alzò
pigramente ciabattando verso la cucina.
-Buongiorno papà Grell- mugolò
guardando Grell che preparava
la colazione, già vestito e pronto ad affrontare la giornata.
-Oggi è il tuo primo giorno. Emozionata?-
chiese mettendole
davanti una tazza di latte.
-Abbastanza. Dov’è papà
William?-chiese a sua volta,
cercandolo con lo sguardo.
-Oh, è già al Dipartimento, oggi
cominciava prima. Vuoi del
caffè nel latte, pulcino?-
Annuì stordita, era ancora troppo assonnata
per urlargli
contro di non chiamarla più “pulcino”.
Quello era il suo primo giorno da prima Shinigami
donna. Aspettava
quel momento fin da quando era bambina, e quasi non le sembrava vero.
-Ricordi quando eri piccina e ti portavamo con noi
al Dipartimento?
Ah, eri così carina mentre ti guardavi attorno tutta
affascinata. Chi avrebbe
mai pensato che saresti diventata anche tu uno Shinigami? Ricordo il
mio primo
giorno da matricola, ero emozionatissima! E poi…- venne
interrotto da Scarlett.
-E poi conoscesti papà e
“scattò la scintilla”. Me lo
racconti sempre-
-Eh sì… Grazie al cielo non
l’ho ucciso, anche se a dirti la
verità, ero parecchio tentata. Mi stava contraddicendo, e la
prima regola per
andare d’accordo con me è di non contraddirmi mai-
-Questo lo so papà- sospirò la
ragazza, finendo di mangiare
rapidamente la sua colazione.
Quando anche l’ultimo sorso di latte venne
bevuto e l’ultima
cucchiaiata di porridge mangiata, corse in camera sua e spalancò
l’armadio.
Quella divisa era meravigliosa. La tolse dalla stampella con la stessa
cura con
la quale si maneggerebbe una reliquia, la indossò e si tolse gli
occhiali, sostituendoli
con quelli da novizio. Non erano esattamente il massimo, ma in quelle
circostanze diventavano bellissimi. E per finire: la falce. Se la
legò in vita
solennemente prima di guardarsi allo specchio. Rimase shoccata.
Nonostante
fosse una divisa maschile, le stava davvero d’incanto. Forse le
stava un po’
stretta al seno, ma la cosa poco le importava.
Quando uscì dalla stanza, Grell era
già seduto sul divano ad
aspettarla.
-Scarlett! Piccola mia sei davvero meravigliosa!
Quanti
ricordi in questa divisa!- strillò lui, abbracciandola.
-Attento a non stropicciarmi troppo!-
-Ah sì, scusa cara. Allora, vogliamo
andare?-
Scesero fino al garage e salirono a bordo della
pacchianissima Ferrari rosso fuoco di Grell, con tanto di dadi
attaccati allo
specchietto. L’agitazione cominciò a farsi sentire una
volta giunti sotto il
Dipartimento: era così tesa che le sembrava quasi di vederlo per
la prima
volta.
-Conosci la strada vero?- le chiese Grell,
spegnendo il
motore.
-Conosco l’intero edificio a memoria.
Augurami buona fortuna-
rispose Scarlett, dandogli un bacio sulla guancia prima di scomparire
dietro le
porte a vetri del Dipartimento.
Le matricole erano già schierate
ordinatamente in attesa
dell’insegnante. Appena varcò la soglia, tutti le
piantarono quegli occhi
fosforescenti addosso, facendola innervosire visibilmente. Era
lì da due
secondi e già li avrebbe uccisi tutti in rapida sequenza, uno
dopo l’altro. Ebbe
un sussulto quando la porta si aprì, facendo comparire un
William T. Spears
decisamente autoritario.
-Buongiorno a tutti. Sono William T. Spears e
sarò il vostro
insegnante durante il tirocinio. Non esitate a fare domande, vi
spiegherò tutto
finché non avrete più dubbi. Per cominciare, faremo una
visita guidata del Dipartimento.
Da questa parte, prego.-
Inutile dire che Scarlett ormai conosceva a
memoria ogni
angolo del Dipartimento, ma tuttavia finse di trovarsi lì per la
prima volta, osservandosi
attorno con moderato entusiasmo. Gli altri novizi continuavano sempre a
guardarla incuriositi, bisbigliando in maniera concitata gli uno con
gli altri.
Non era facile ignorare una colonna sonora di “Oh… Ma
quella è una ragazza!” e
soprattutto “Oddio che tette!”.
Dopo una breve lezione su cosa fossero le Death
Scyte e
sulla loro funzione (tutte cose che ovviamente Scarlett sapeva fin da
quando
era ancora un feto), finalmente arrivò il momento della pausa.
Gli altri novizi
continuavano a starle a distanza, intimoriti dalle sue occhiate
omicide. Stava
cominciando ad immaginare due anni da reietta quando una voce alle sue
spalle
pronunciò un semplice “ciao”, che giunse come una
benedizione. Due ragazzi la
stavano fissando, porgendogli la mano con un sorriso sfavillante.
-Piacere io sono Eric Slingby- disse il ragazzo
biondo.
-E io sono Alan Humphries. Tu come ti chiami?-
chiese
l’altro ragazzo moro.
-Piacere io sono Scarlett Spears- disse,
stringendogli la
mano.
-Sei per caso una parente dell’insegnante?-
le chiese Eric.
-A dire la verità sono sua figlia. Insomma
sono figlia di
due Shinigami e quindi …Spero non pensiate che io sia qui solo
perché sono sua
figlia… Vero?-
-A dirla tutta sì e ti stiamo anche
giudicando- disse
freddamente Alan. Scarlett cercò di dire qualcosa in sua difesa
ma i due
ragazzi cominciarono a ridere.
-Tranquilla, stavamo scherzando. Hai detto di
essere figlia
di due Shinigami, quindi immagino che anche tua madre sia uno
Shinigami-
continuò curioso Alan.
-Veramente io non ho una madre- sorrise
tranquillamente
Scarlett.
-Come sarebbe a dire che non hai una mad…-
Eric venne
interrotto dall’ingresso di una figura rosso acceso entrare dalla
porta
ancheggiando, con in spalla una Death Shyte dall’aspetto
decisamente più
pericoloso ed esuberante di quella del professor Spears in spalla.
-Buondì miei cari! Sono Grell Sutcliff e
sarò la vostra
insegnante di pratica-
-Aspetta, ci stai dicendo che Sutcliff e
Spears… Sono i tuoi
padri?!- chiese improvvisamente Eric.
La prima lezione era finita, e i due ragazzi si
erano
gentilmente offerti di riaccompagnare a casa Scarlett a bordo di una
macchina
che camminava per miracolo. Le faceva piacere aver trovato due amici, e
poi
Eric era anche carino, alto, belle spalle, sguardo che rapisce...
-Sì, sono i miei padri. Lo so, è
strano, sono due persone
completamente diverse ma inspiegabilmente vanno d’accordo, e sono
due padri
davvero fantastici.- rispose lei –Voi invece dove abitate?-
chiese, cambiando
involontariamente discorso.
-Abitiamo qualche isolato dopo il Dipartimento.
Abbiamo
trovato un appartamento molto piccolo, ma per due ragazzi che devono
gestire
studio e lavoro è perfetto- rispose Alan, sistemandosi gli
occhiali sul naso.
-Siete coinquilini?-
-Sì, in due è più facile
dividere le spese-
-Che figata! Beh io abito qui. Grazie per il
passaggio, ci
vediamo domani ragazzi!-
Si salutarono prima di prendere ognuno la propria
strada, Scarlett
entrando nel palazzo e i due ragazzi andando dalla parte opposta. Che
giornata
assurda! Aveva appena superato il primo giorno
al Dipartimento, conosciuto due ragazzi simpaticissimi di cui
uno
decisamente figo ed era sopravvissuta! Non vedeva l’ora di
buttarsi sul letto,
spararsi l’ultimo manga appena acquistato e sorseggiare una tazza
di the appena
fatto.
Appena aprì la porta, lo scenario che le si
parava davanti
era a dir poco unico. Grell, con un orribile vestitino da cameriera
rosso, ballava
sulle note di qualche brano di Aretha Franklin, ripulendo casa con la
musica a
palla. Un’altra persona sarebbe morta dalle risate, ma per
Scarlett era una
cosa del tutto normale. Ogni volta che Grell puliva casa le toccava
assistere a
quello show.
-Ciao papà Grell, sono tornata a casa-
disse, spegnendo lo
stereo.
-Ciao tesoro mio. Come è andata la
giornata?- chiese Grell,
abbracciandola.
-Molto bene. Presuppongo che papà William
sia ancora in ufficio
e tornerà tardi- disse lei, una volta sciolto l’abbraccio.
-Ottima intuizione. Andiamo a cena fuori?- chiese
allegramente.
-Sì, ma ti avverto, non indosserò
quell’aberrante abitino che
mi hai regalato per il compleanno- chiarì immediatamente la
ragazza, leggendo nel
pensiero di suo padre.
Non avrebbe mai indossato quella sottospecie di
abitino da stripper
(ovviamente rosso) che le aveva regalato con tanto amore il giorno del
suo compleanno.
-Almeno avresti indossato qualcosa di decente-
ribadì
lievemente offeso Grell.
Sarebbe stata una serata molto interessante,
pensò fra sé e sé
Scarlett, andandosi a cambiare.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Chiedo immensamente scusa per il ritardo di un giorno, ma ho avuto
degli "incidenti", ecco TwT
Ma la vostra MadDoll è tornata (veramente avrebbero dovuto
cambiarmi il nome in Pandora Sutcliff, ma ciò non è
accaduto). In ogni caso, questi qui sotto sono i disegni della mia
Neko, sorellona e socia. Allegherò ad alcuni capitoli delle
illustrazioni disegnate da lei, e spero che gradiate la cosa. Nel
prossimo capitolo... Accadrà qualcosa di inaspettato e
misterioso...
ANDRANNO A MANGIARE IN UN RISTORANTE DDD: (...)
No, accadrà qualcosa di abbastanza importante, un piccolo colpo
di scena, ecco .____.
Ma bando alle ciancie e ciancie alle bande, ci si vede al prossimo
capitolo!
P.S nella seconda immagine sono una Scarlett da bambina ed una scarlett
da 17enne ^^
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 4 ***
CAPITOLO 4
Capitolo 4
Ogni volta che Scarlett e Grell decidevano di
andare
pacificamente a cena assieme, scoppiavano polemiche assurde per
l’abbigliamento
“sciatto” (come lo definiva Grell) di sua figlia. Ma a lei
poco importava, era
perfetta esattamente così com’era. Non le piaceva
truccarsi vistosamente ed
indossare tacchi a spillo, a lei piacevano i capi d’abbigliamento
comodi, con i
quali si poteva muovere in libertà, e non quelle gonnelline
inguinali che se
alzi male la gamba ti si vede tutto.
Scrollò le
spalle e
si tolse la divisa, poggiandola sul suo letto ricoperto da lenzuola
nere e
coperta con tanti teschi. Aprì il cassetto nero ricoperto di
adesivi delle band
per tirarne fuori una canotta nera abbastanza scollata ed attillata,
sopra la
quale abbinò una camicetta a scacchi bianchi, neri e grigi.
Infilò degli shorts
e i suoi amati anfibi fin sotto il
ginocchio, si rifece la coda ed era pronta. Quando uscì dalla
sua camera, si
ritrovò davanti Grell vestito in maniera piuttosto sobria.
Un’elegante
camicetta rossa abbinata ad un foulard a pois rossi su sfondo bianco,
dei
pantaloni bianchi attillati e delle decolté con tacco
relativamente basso rosso
fuoco. Il tutto condito da un trucco elegante ed il rossetto rosso.
Appena la vide, storse la bocca in
un’espressione quasi schifata.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Scarlett lo interruppe.
-Sono perfetta, non cominciamo. Andiamo al nuovo
ristorante
italiano, vero?-
Grell annuì roteando gli occhi. Tanto, non
sarebbe comunque
riuscito a farle indossare un vestitino.
Il ristorante era stato inaugurato un mese prima
ed era già
pieno di gente. Scarlett e Grell presero un tavolo vicino alla vetrina,
così da
potersi godere il via vai di gente che passeggiava per le strade di
Londra dopo
il crepuscolo. Erano ancora intenti ad esaminare il menu quando un
cameriere in
frac gli si accostò discretamente.
-Volete ordinare?- chiese una voce piuttosto
familiare.
Appena Scarlett alzò lo sguardo per
ordinare, rimase
interdetta. Vestito impeccabilmente, con i capelli tirati dietro ed il
classico
blocchetto a portata di mano, Eric la fissava basito.
Dopo le prime occhiate di stupore, Scarlett
riuscì a
formulare la classica domanda scontata.
-Eric! Tu lavori qui?!- chiese.
-Oh buonasera Scarlett… Buona sera anche a
lei signor…
Signora Sutcliff – disse, correggendosi all’ultimo secondo.
Scarlett gli lanciò
un’occhiata perplessa, mentre Grell si gongolava per essere
appena stato
chiamato “signora”. Con il capo che gli lanciava
occhiatacce, Eric fu costretto
a prendere gli ordini e portarli in cucina in fretta e furia, per
evitarsi una
di quelle strigliate epiche riservate esclusivamente ai nuovi arrivati.
-Quello è ragazzo che fa il tirocinio e sta
sempre con quel
piccoletto moro, vero? Beh devo dire che è davvero un bel
ragazzo, e ha anche
un bel fisico… Oltre che un bel sedere…- disse
sporgendosi dalla sedia per
guardarlo meglio, dando un sorso al suo bicchiere di vino bianco.
-Papà!- fece Scarlett, dandogli un calcetto
sotto il tavolo.
-Che c’è? Gli occhi sono fatti per
guardare-
La ragazza roteò gli occhi prima di
mettersi a cercare Eric
con lo sguardo.
-Piuttosto, non è che nulla nulla ti
piace?- punzecchiò.
Quella domanda la colse alla sprovvista,
così cercò
disperatamente un diversivo per aggirare l’argomento pericoloso.
Se c’era una
cosa di cui non poteva assolutamente parlare con Grell, quelli erano i
ragazzi.
Ah, e i Demoni che fingono di essere maggiordomi.
-Ah… Ehm no….Uh guarda! Quello non
è il maggiordomo,
Sebastian o qualcosa del genere?-chiese d’impulso, indicando una
persona a caso
che passava li fuori.
-Cosa? Dov’è?!- strillò Grell,
appiccicandosi contro il
vetro.
-Oh no, non è lui, avevo visto male. Cielo
se gli
somigliava... Comunque, è graziosa la tua camicetta, nuovo
acquisto?-
Così Grell si dimenticò
completamente della domanda
pericolosa, e la serata padre-figlia proseguì alla meraviglia,
tra gossip degno
delle peggiori parrucchiere dei peggiori paeselli del Regno Unito e
risate
sguaiate, accompagnate da prelibato vino bianco e pietanze italiane.
Finita la serata, pagarono il conto e rientrarono
a casa,
lasciando, ovviamente, una generosa mancia al cameriere.
L’orologio segnava le
dieci e mezza: giusto in tempo per guardare tutti insieme il loro
programma
preferito, ma appena rientrarono a casa, trovarono William che dormiva
beatamente
sdraiato sul divano, con la tv accesa e un libro in faccia.
Ultimamente, il
lavoro lo stava seriamente uccidendo. Pratiche, raccolte, matricole e
quel
Demone che continuava a creare problemi.
-Oh, povero il mio amore caricato di lavoro-
squittì Grell,
precipitandosi a togliergli il libro dalla faccia. Di tutta risposta,
William
spalancò gli occhi, svegliandosi di soprassalto.
-Oh dannazione! Mi sono addormentato! Quel demone
e il suo
padrone danno parecchi problemi- ringhiò, mettendosi a sedere.
Dopo una
manciata di secondi si accorse della presenza di Scarlett, ancora in
piedi
sulla porta –Come è andato il tuo primo giorno al
Dipartimento, Scarly?-
-Mh, non posso lamentarmi, è andato benone.
Tu sei stanco,
io sono stanca e penso che anche papà Grell lo sia. Stasera
salto il programma,
buonanotte!-
Con un sorriso smagliante si rintanò in
camera sua,
lasciando Grell e William sul divano.
-Ah, la nostra bambina- sospirò Grell,
rannicchiandosi
contro William, il quale si era abbandonato contro lo schienale del
divano con
un sonoro sbadiglio.
-Ormai sta diventando una donna- sospirò
stancamente,
poggiandogli un braccio attorno al collo e stampandogli il classico
bacio da
persona che si è appena svegliata.
Rimasero in quella posizione finché William
non ricadde nel
mondo dei sogni, portandosi dietro Grell.
Quel ragazzo era davvero un figo. Il sonno non
arrivava e il
bel faccino di Eric rimbalzava nella testa di Scarlett come una falena
ipnotizzata dalla luce.
Era forse la prima volta in tutti i suoi
diciassette anni di
vita in cui aveva cominciato a provare interesse per un ragazzo.
Sbuffò
abbandonando il tepore delle coperte e si trascinò verso il
bagno,
assicurandosi che l’acqua fosse gelida prima di sciacquarsi la
faccia. Poi andò
in cucina, attraversando il salone dove i suoi dormivano tutti
accoccolati sul
divano con la tv accesa.
Era quasi tentata di svegliarli per dirgli di
andare a
letto, ma si limitò a spegnere la tv, prendere dalla dispensa
una tavoletta di
cioccolata ben nascosta agli occhi di Grell e se ne tornò in
camera sua,
sbattendo con cura la porta in modo da far svegliare quei due sul
divano. Si
rintanò sotto le coperte, mangiando con ferocia quella tavoletta
di cioccolato.
Dopo ore e ore passate a rigirarsi, il sonno la avvolse nel suo tepore,
esattamente cinque minuti prima che suonasse la sveglia.
-Si può sapere che hai oggi?- chiese
cautamente Alan.
Eric quella mattina era decisamente strano. Non
aveva detto
mezza parola, da che si era svegliato fino al tragitto in auto per
raggiungere
il Dipartimento. E inoltre, aveva un’espressione allucinata, come
se fosse da
tutt’altra parte con la testa. Effettivamente, aveva ben di
meglio a cui
pensare. Neanche lui era rimasto immune al fascino di Scarlett. Si, gli
piaceva
davvero tanto, con quei lunghi capelli mogano, quello sguardo freddo ed
impassibile… Ah, quella ragazza.
-Nh? Io?- chiese, riemergendo dal mondo dei sogni.
-No, quell’altro lì accanto a te. Con
chi devo parlare
scusa?- sbottò.
Conosceva Alan da troppo tempo per liquidarlo con
un “Ah no
niente, sai, problemi di insonnia” oppure “Mah nulla
figurati, un po’ di
pensieri”.
Così gli serviva un diversivo per perdere
tempo ed aggirare
la domanda pericolosa. Fortunatamente per Eric, arrivarono davanti al
Dipartimento, dove Scarlett stava scendendo dalla Ferrari fiammeggiante
di
Grell con lo sguardo assonnato e perso.
Gli occhi di Eric si posarono immediatamente su di
lei.
Bellissima, davvero bellissima.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ed eccoci al quarto capitolo *^*
A quanto pare, i due giovani novizi sono mooolto
attratti l’uno
dall’altra. Come andrà a finire?! DD: *momento di suspense
acuta*
In ogni modo, vorrei ringraziare i primi fan,
coloro che
hanno seguito con passione la mia storia. Grazie, grazie di cuore ^^
Al prossimo capitolo!
Mad Doll
GRAZIE
PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 5 ***
CAPITOLO 5
Capitolo 5
Era passato un mese da quando
Scarlett faceva il tirocinio al Dipartimento,
ed ormai aveva stretto un’amicizia quasi fraterna con Alan ed
Eric: passavano
molto tempo assieme e si aiutavano a vicenda anche nello studio. Con
uno sbuffo
annoiato la ragazza si alzò dalla scrivania, raggiungendo il
comodino dove il
suo cellulare era in carica. Quello era
il classico sabato da coma, quello che si è costretti a passare
studiando per
la verifica mensile di teoria. Peccato che la sua mente vagava da
tutt’altra
parte.
Voleva stare con loro e soprattutto vedere
Eric… Così prese
il suo BlackBerry gli inviò un messaggio.
“Hei Eric, che fate? Pensavo di venire da
voi, non so se vi
disturbo. State studiando per il compito?”
Dopo pochi secondi Alan rispose al suo messaggio.
“Hei Scarly! Sono Alan, Eric dorme ancora.
Sì, puoi venire
tranquilla, io ho studiato ieri ed Eric sicuramente si ridurrà
all’ultimo
minuto”
Forse quel sabato non sarebbe stato così da
coma. Si tolse
la sua tuta da casa ed indossò il suo fidato completo: shorts, canotta, camicia ed anfibi, coda alta
ed era pronta per uscire con i suoi amici.
Raggiunse il salotto dove William stava leggendo
sul divano,
mentre Grell accoccolato accanto a lui, era intento nella lettura di
una
frivola rivista di gossip
-Stai uscendo?- chiese William, senza alzare lo
sguardo dal
suo libro.
-Sì, vado da Eric ed Alan, probabilmente
non tornerò a cena
quindi non aspettatemi- rispose la ragazza, cercando la sua borsa.
-E lo studio? Lunedì hai un compito
signorinella- squittì
Grell.
-Ho studiato stamattina papà, ho ancora un
giorno di tempo e
questo è un argomento che conosco alla perfezione, essendo
cresciuta nel
Dipartimento-
Grell roteò gli occhi tornando a leggere la
sua rivista con
un’espressione rassegnata.
-Va bene cara, divertiti e non fare tardi- disse
infine
William, alzando finalmente lo sguardo.
-Come sempre- rispose Scarlett in tono di
ovvietà, uscendo
dalla porta.
Il cielo era leggermente nuvoloso, ma tuttavia non
annunciava pioggia. Si incamminò a passo svelto verso la
mansarda in affitto di
Alan ed Eric, tagliando per un parco pieno di fidanzati innamorati e
vecchietti
che si divertivano a sfamare storni di odiosissimi piccioni. Erano
forse
l’unico animale che Scarlett proprio non riusciva a sopportare.
Una volta
raggiunto il palazzo dove i due abitavano, suonò per farsi
aprire e salì a
piedi fino al quinto piano.
-Buondì Scarlett- fece Alan, accogliendola
in casa.
-Buongiorno a te Alan. Vado a svegliare Eric?-
chiese, una
volta entrata.
-Se ci provo io mi fucila, magari tu hai
più fortuna-
rispose, indicando la stanza di Eric con un cenno della testa.
-Eric!- lo chiamò una voce -Sono le due del
pomeriggio e tu
ancora dormi? Muoviti che oggi usciamo- fece la voce, dandogli un pugno
in un
braccio.
Eric aprì pigramente gli occhi, cercando di
mettere a fuoco
la persona davanti a lui: non avendo gli occhiali e dopo un risveglio
del
genere, non era di certo un’impresa facile. Quando riuscì
finalmente ad aprirli
del tutto, si ritrovò davanti Scarlett, con una scollatura da
panico e le
braccia conserte.
-Ah! Scarlett! Buongiorno!- fece lui, alzandosi di
slancio
dal letto.
Scarlett lo guardò per un po’
ridacchiando, inforcandogli
gli occhiali sul naso prima di spostarsi sulla porta.
-Sbrigati a vestirti, io ed Alan vogliamo uscire-
Eric rimase sul letto a fissare la porta dove un
tempo era
appoggiata Scarlett, sistemandosi meglio i sui preziosi occhiali.
Durante quel
mese, le sensazioni che provava in sua compagnia erano sempre
più complesse.
Avrebbe voluto seriamente baciarla, stringerla a sé, dirle che
l’amava, ma una
parte di lui lo frenava.
Amava tutto di lei, i suoi modi bruschi, il suo
atteggiamento poco femminile, i suoi bellissimi capelli mogano con
punte nere,
il suo sguardo severo…
Non si sarebbe mai dato pace se tra di loro si
fosse rotto
qualcosa irreparabilmente. Quindi, meglio non correre rischi… Ma
sarebbe stato
davvero difficile reprimere i sentimenti verso di lei. Pensa e ripensa,
la cosa
diventava sempre più snervante, così si limitò a
scrollare le spalle e tentare
di scacciare Scarlett dalla sua mente. Aprì la cassettiera ed
infilò dei jeans
sbiaditi dai continui lavaggi e una camicetta leggera in cotone, si
rifece le
trecce di lato ed uscì da camera sua.
-Allora, che facciamo?-chiese, una volta raggiunti
Alan e
Scarlett.
-Aspettiamo le diciassette, dopo le diciassette
tutti i
negozi sono aperti- propose Scarlett, che intanto si era tolta gli
anfibi,
poggiando i piedi sul tavolinetto.
-Ma fino ad allora che facciamo?- chiese Alan.
-Che domande Alan, quello che facciamo sempre-
rispose Eric,
passandogli un joystick dell’Xbox.
Così passarono quelle tre ore a giocare ai
videogiochi, come
facevano ogni volta che dovevano passare il tempo o quando pioveva.
Tanto, Scarlett li batteva ogni volta. Era un
mostro nei
video game, sebbene loro passassero le migliori serate ad allenarsi. A
lei
bastava capire come funzionava un gioco per diventarne una maestra nel
giro di
tre secondi, riuscendo a battere persino Eric, che praticamente ci
passava le
giornate intere; Alan, invece, passava le sue giornate barricato in
camera sua
a studiare. Non c’era da stupirsi se la sua media era della C.
Nonostante
Scarlett ed Alan lo aiutassero nello studio passo per passo, come due
genitori
farebbero col figlio appena iscritto alle elementari, Eric non
accennava a dare
segni di miglioramento.
Ma per loro ormai era diventata una questione di
vita o di
morte. Dovevano far salire la sua media da una C ad una B, anche a
costo di
impazzire nel tentativo.
Tra una sparatoria ed una corsa di auto, il tempo
scorse
veloce e le cifre luminose dell’orologio digitale appeso alla
parete segnarono
1e diciassette e mezza. I tre salirono a bordo della macchina che Eric
ed Alan
condividevano, a cui Scarlett aveva dato il simpatico soprannome di
“caffettiera
a motore”. Difatti, era una sorta di barattolo ammaccato al quale
erano state
montate delle ruote ed un motore. Per prima cosa passarono nella loro
fumetteria preferita dove ormai erano clienti abituali, dalla quale
uscivano
sempre con almeno una dozzina di manga nuovi. La cosa causava sempre
una crisi
isterica al povero Grell, il quale tentava invano di trasformare
Scarlett in
una signora a modo, una di quelle che non esce di casa se non ha in
faccia una
buona dose di trucco o un vestito firmato e con i modi di fare di una
lady
d’alta classe. Pfff, divertente! Una signora lei? Lei, che faceva
le gare di
rutti con Eric?
-Direi che possiamo anche andare al pub ora, ho
una fame
assurda- fece Scarlett, incamminandosi verso la macchina con una pila
di manga
in mano.
-Saggia idea!- commentò Eric, aprendole lo
sportello –A
patto che stavolta Alan beva qualcosa di alcolico. Andiamo fratello,
non puoi
fare sempre la figura dell’asociale che se ne sta
nell’angolino a guardare male
i suoi amici che si concedono una birra-
-Non se ne parla, Eric. Sai che sono astemio- fece
Alan,
storcendo il naso.
-Astemio un cazzo, Alan. Stasera berrai qualcosa.
Fine-
sentenziò Scarlett, appoggiando Eric.
-Principessa- commentò sarcasticamente,
ricevendo in
risposta da Scarlett una linguaccia.
Alan sospirò rassegnato, allacciandosi la
cintura di
sicurezza. Tanto, non sarebbe mai e poi mai riuscito a dissuaderli
dalla loro
idea.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ebbene sì, siamo al 5 capitolo! Chiedo
scusa per i ritardi e
le imprecisioni, ma ahimè, lo studio, la scuola ed una serie di
catastrofici
eventi me lo hanno impedito TwT
Nel prossimo capitolo, Alan alle prese con
l’alcool xD
Una scena del prossimo capitolo è
ahimè tratta da una storia
vera, ma nel prossimo capitolo ve ne parlerò meglio. Grazie a
chi mi segue, mi
recensisce ed a chi mi recensirà.
Alla prossima ^^
Mad Doll
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 6 ***
CAPITOLO 6
Capitolo 6
Nel frattempo, Grell e William passavano il loro
sabato sera
a guardare un mieloso film d’amore, quelli che Grell amava e che
William odiava
a morte. “Amore drammatico” un titolo, una garanzia.
Quelli col finale drammatico strappa lacrime che
ti inducono
al suicidio. “Cosa non si fa per amore” pensò
sconsolato William a metà film,
quando il protagonista venne investito da un tir mentre rientrava a
casa da un
appuntamento con la sua amante, andando in coma e rischiando la vita
mentre sua moglie incinta all’ignaro
di tutto se lo
piangeva disperatamente temendo che suo figlio non potesse conoscere il
padre.
Il finale era tremendamente noioso e surreale.
L’uomo si
risvegliava dal coma ma necessitava di un intervento
e, pentito, chiedeva scusa alla moglie per
averla tradita. Lei disperata lo perdona due secondi prima che le si
rompano le
acque. Finale? Lui non supera l’intervento, invece di un bambino
nascono tre
gemelli (???) e lei in preda al dolore muore. William guardava il tutto
con
indifferenza e tanta voglia di togliere quella merda, mentre Grell
lanciava
commenti contro la televisione.
-Poveri piccini! Chi si occuperà di loro?
Lei non meritava
di morire! Spero che quel porco infedele marcisca all’inferno
e…-
William roteò gli occhi prima di baciarlo
appassionatamente,
l’unico modo per farlo stare zitto. Grell rimase imbambolato, non
aspettandosi
una reazione del genere da William, che in tutta risposta
accennò un mezzo
sorriso di soddisfazione, facendo preoccupare ancora di più
Grell.
-Ah, beata pace- disse infine William, guardando
con gioia i
titoli di coda che scorrevano velocemente sul maxi schermo della loro
tv.
-Quindi lo hai fatto solo… Ok non parlarmi
mai più- fece
teatralmente Grell, cercando di alzarsi dal divano per andarsene via.
Prima di
riuscire nel suo intento, William gli afferrò un polso.
-Non ho bisogno di passare ogni istante della mia
vita a
baciarti ed abbracciarti per dimostrarti il mio amore. Ti dimostro il
mio amore
quando non mi lamento se cominci a bombardarmi di domande alle sei e
mezza di
mattina, arrabbiandoti se magari mi sono appena svegliato e non ti
rispondo, ti
dimostro il mio amore quando mi sacrifico a guardare film come
“Amore
drammatico” il sabato sera, quando magari potremo uscire a
mangiare qualcosa
fuori. Ormai ci conosciamo da quasi due secoli e mezzo, dovresti sapere
che
esternare i sentimenti non è il mio forte-
Grell lo guardò ancora un po’
scettico, prima di tornare
accanto a lui, buttandogli le braccia attorno al collo e poggiandogli
la testa
sul petto. Quanto amava quell’uomo!
-Allora- disse Eric alla cameriera biondo platino
e con un
trucco da clown –Un hamburger, due tramezzini con formaggio,
delle patatine
messicane, due birre grandi e una piccola- disse infine, guardando Alan
che gli
lanciava occhiate di disapprovazione.
-Immagino che la piccola sia per me-
ringhiò Alan, guardando
Eric indispettito.
-No, la piccola è per me che devo guidare-
rispose
tranquillamente Eric.
-E prendere una piccola anche per me?- chiese
stizzito.
-Una birra ogni tanto non ha mai ammazzato
nessuno- disse
infine Scarlett, intingendo nella salta messicana le patatine che la
cameriera
le aveva messo davanti.
Cinque sorsi di birra più tardi, Alan era
completamente
ubriaco, riverso sul tavolino del pub a ridere come un cretino,
cantando
canzoncine idiote.
-È mai possibile che sia già
ubriaco?- chiese preoccupata
Scarlett, finendo ciò che rimaneva della sua birra.
-Possibilissimo, guarda com’è
ridotto. Finiamo di mangiare e
ce ne andiamo, stasera ci siamo giocati l’uscita-
Il tempo di finire di mangiare, pagare ed erano
pronti per
rincasare. Eric si caricò letteralmente un Alan completamente
fuori di se che
diceva cose senza senso in spalla, poggiandolo su i sedili posteriori
della
macchina.
-Senti Scarly, ti do un passaggio vero? Non vorrai
tornare a
casa da sola a quest’ora- chiese, dando uno sguardo preoccupato
dallo
specchietto retrovisore ad Alan, che si rotolava sul sedile ridendo e
sbiascicando cose assurde.
-Facciamo così, io ti aiuto a metterlo a
dormire e tu mi
riaccompagni a casa. Così siamo pari-
Eric annuì gravemente fissando con
preoccupazione Alan.
Si fermarono almeno tre volte perché Alan
doveva vomitare,
beccandosi occhiatacce indescrivibili dai passanti. Ci volle tanta
pazienza per
convincerlo del fatto che se fosse uscito dalla macchina non sarebbe
arrivato
un tirannosauro a rapirlo, e ancora di più per convincerlo ad
entrare
nell’ascensore.
Quando arrivarono in casa, Alan prese la
“rincorsa” e si
lanciò goffamente sul divano, addormentandocisi sopra.
-Oddio, questa è la prima e ultima volta
che insisto
affinché beva qualcosa!- sbuffò Eric, sollevandolo di
peso e portandolo in
camera sua.
-Eric! Che stai facendo?! Dov’è la
mia birra!- strillò Alan,
cercando di liberarsi.
-Dov’è la tua birra!? Quella che hai
bevuto l’hai vomitata
in qualche cespuglio e il resto l’ho finita io. Adesso fai il
bravo bambino e
togliti quella maglietta che fa a dir poco schifo- fece Scarlett,
passandogli
una maglietta pulita.
In tutta risposta, Alan se la infilò in
testa a mo di
turbante e cominciò a correre per tutta la casa senza maglietta,
inciampando
ogni due passi. Ci volle un po’ prima che si decidesse a mettersi
a letto.
Quando una persona seria come Alan si ubriaca,i risultati erano a dir
poco
drammatici. Scarlett rimase lì finché non si
addormentò, avendo precedentemente
chiuso la porta a chiave per evitare che scappasse nuovamente via.
-Saresti una brava madre- disse Eric, una volta
che Scarlett
chiuse la porta della stanza di Alan.
-Ho molta pazienza- sospirò lei,
incrociando le braccia.
-La prossima volta usciremo senza di lui…-
fece Eric,
grattandosi la nuca.
-Nel senso?- chiese Scarlett, alzando un
sopracciglio -È un
appuntamento?-
-Sì… Diciamo. Formale, quindi
vestiti bene. Facciamo… Domani
sera?-
Scarlett rimase sconvolta da quella proposta. Eric
che le
stava chiedendo un appuntamento… Dio!
-Per me va benissimo. Mi passi a prendere tu?-
-Ovviamente, come ogni galantuomo-
Scarlett gli diede una gomitata prima di uscire
dalla porta.
Durante tutto il tragitto in macchina rimasero in silenzio, guardandosi
con la
coda dell’occhio. Una volta sotto casa di Scarlett, lo
ringraziò per il
passaggio e scese dalla macchina, salendo le scale a due a due.
Infilò le chiavi nella toppa ed
entrò canticchiando allegra.
William se ne stava beatamente sul divano, a guardare programmi di
dibattito
politico, mentre Grell finiva di anticipare il classico pranzo
domenicale con
Ronald.
-Sei a casa? Di già?- chiese Grell
preoccupato, guardando
l’orologio.
Effettivamente era appena mezzanotte. Come era
possibile che
a mezzanotte fosse già a casa?! Generalmente, quando Alan
restava sobrio e non
dava problemi, rientrava a casa intorno all’una.
-Ah… Beh niente, abbiamo avuto degli
inconvenienti con Alan
e… Tutto qui- rispose, poggiando la pila di manga sul tavolo.
Grell la guardò sospettoso, storcendo la
bocca.
-Mh, che è successo?- chiese infine,
poggiandosi le mani sui
fianchi.
-Domani sera ho un appuntamento… Con Eric-
A quell’affermazione, William scattò
a molla dal divano e
Grell sgranò gli occhi.
-Oddio! Davvero?! Ah che bello! Devi vestirti bene
e
valorizzare il tuo bel seno!- strillò Grell, cominciando a
saltellarle intorno.
-Tutti calmi- tuonò William dal divano
–Deve prima avere la
mia approvazione, non permetterò che un cretino qualunque si
avvicini alla mia
bambina-
-Tranquillo papà, se non ha la tua
approvazione lo caccio a
calci- lo tranquillizzò Scarlett, abbracciandolo.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Sono indecorosamente in ritardo, ma lo studio non
mi ha
concesso tregua >.<
In questo capitolo, Eric si è fatto avanti,
e nel prossimo
avremo il tanto atteso appuntamento romantico… Ehehehe xD
Grazie a chi mi segue nonostante i ritardi, a chi
mi seguirà
e a chi smetterà di seguirmi (sperando che ciò non
accada…) Grazie anche a chi
mi recensisce, chi mi recensirà e chi non vorrà
recensirmi (sperando sempre che
non accada…)
In ogni caso, per evitare confusione e delirio,
cambierò la
data delle pubblicazioni. Vi comunicherò i giorni nel capitolo
che metterò
questa domenica.
Vi amo tutti ^^
Mad Doll
GRAZIE PER AVER
LETTO!
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 7 ***
CAPITOLO7
Capitolo 7
Quella mattina, Eric si svegliò, se solo
avesse dormito, con
lo stomaco sottosopra e un gran caos di pensieri che gli vagavano per
la testa.
Si svegliò stranamente presto e
cominciò a vagare per tutta
casa come un fantasma in pena. Si affacciava di finestra in finestra,
contemplando il cielo che si avviava ad una lieve schiarita e gli
stormi di
piccioni che planavano nel cielo di una Londra domenicale, fatta di
gente che
andava a messa e di famiglie che pranzavano tutte assieme. Il
nervosismo lo
stava uccidendo.
-Buongiorno Eric- fece Alan rintronato, comparendo
in
salotto.
-Buongiorno a te. Cavolo hai una faccia da
cadavere
riesumato-
-Mi faccio pena da solo. Che è successo
ieri? Non mi ricordo
nulla- sbadigliò, mettendo nel bollitore elettrico l’acqua
per il the.
-Che è successo ieri? Vediamo, ti sei
ubriacato con tre
sorsi di birra, hai vomitato tutto quello che avevi nello stomaco in
vari
cespugli durante il tragitto e dicevi cose sconnesse fra loro, ridendo
come un
cretino. Facevi sinceramente paura- rispose, lasciandosi andare su una
sedia.
Alan lo fissò a lungo prima di poggiare lo
sguardo sul
pavimento, piuttosto imbarazzato. Il pensiero di cosa avesse potuto
fare lo
terrorizzava.
-Ma adesso devi aiutarmi fratello. Ho fatto
probabilmente una
grande cazzata-
-Che hai fatto?- chiese Alan, sedendosi accanto a
lui.
-Reggiti forte, ho chiesto un
appuntamento…A Scarlett-
Alan sgranò gli occhi prima di strozzarsi
con il the che
stava bevendo per poi far cadere la tazza a terra, la quale si ruppe in
mille
pezzi.
-Che cazzo hai fatto scusa?!- chiese, tra un colpo
di tosse
e l’altro.
-Hai capito perfettamente e l’appuntamento
è stasera-
Alan rimase in silenzio a fissarlo, con
un’espressione
sconvolta e i pantaloni bagnati fradici di the. E meno male che si era
ubriacato lui la sera precedente!
Il suo migliore amico e la sua migliore
amica… Che uscivano
insieme! Non sapeva come reagire a quella notizia, così
cercò di mettere
assieme i primi concetti che passarono per la sua mente reduce da una
“devastante
serata alcolica” e ancora sconvolta da ciò che aveva
appena udito.
-Oh Eric ma che cosa… Tu e Scarlett
ma… Da quanto ti
interessa?-
-Dal primo istante in cui l’ho vista-
Alan era sempre più sconvolto. Il suo
migliore amico che gli
aveva tenuta nascosta una cosa del genere da più di un mese,
loro, che erano
cresciuti assieme ed erano come fratelli.
Non sapeva quale delle due cose fosse più
assurda; il fatto
che Eric gli avesse tenuta nascosta l’infatuazione per Scarlett o
il fatto che
Eric avesse deciso di uscire con Scarlett. Era sveglio da nemmeno
cinque
minuti, la mente ancora annebbiata ed aveva rischiato il soffocamento e
distrutto una tazza.
-Scarlett! Ma insomma! Ti sembra modo di mangiare
quello?-
sgridò Grell, lanciando uno sguardo di disapprovazione alla
figlia.
Se Eric manifestava il suo nervosismo correndo su
e giù per
casa, Scarlett si avventava ferocemente sul cibo, ingoiandolo quasi
senza
masticare. Insolito per una persona che impiegava un’ora e mezza
per finire ciò
che aveva davanti.
-Offi non è daffelo
gionnafa- disse, con la bocca piena.
-Si può sapere che ti è successo?-
chiese preoccupato
Ronald, che le sedeva accanto.
-Appuntamento- rispose seccamente William,
sminuendo la
cosa.
-Ma davvero? Beh chiunque sia, deve avere
l’approvazione
dello zio- fece Ronald, prendendo un’altra fetta della
leggendaria apple pie di
Grell.
In tutta risposta, Scarlett lanciò
un’occhiataccia a tutti e
tre, stroncando l’argomento sul nascere.
“Coraggio, ce la puoi fare”, si
ripeté mentalmente Eric,
davanti la porta di casa di Scarlett. Per l’occasione, aveva
tirato fuori il
suo vestito delle grandi occasioni: una giacca nera classica con una
camicia
bianca candida. I pantaloni neri avevano un taglio dritto molto
elegante e ai
piedi portava delle scarpe in pelle
nere. Appena suonò il campanello, si ritrovò faccia a
faccia con Grell.
-Ah… Buonasera signora Sutcliff- fece
gentilmente Eric.
-Oooh ma che bel ragazzo che sei! Prego
accomodati, ti offro
qualcosa da bere- cinguettò allegro Grell, facendolo entrare in
casa.
Appena mise un piede in quella casa, gli venne una
voglia
matta di scappare a gambe levate.
William sedeva sul divano, con le gambe
accavallate e uno
sguardo gelido, mentre al suo fianco, Ronald cercava di emulare il suo
sguardo
intimidatorio, con le braccia strette al petto.
-Buonasera anche a lei signor Spears…
Signor Knox- salutò
cortesemente.
-Buonasera a te Slingby, prego, accomodati pure-
sibilò
minaccioso William.
Così il povero Eric si ritrovò
stretto fra Ronald e William
quel po’ che bastava per mettere chiunque in soggezione.
Cominciò a fissarsi le
scarpe, non sapendo bene dove guardare.
-Così tu uscirai con mia figlia- fece
gravemente William,
affondando il suo sguardo gelido nei suoi occhi, facendolo rabbrividire.
-Ne sarei onorato… Signore- rispose Eric,
cercando di
restare tranquillo.
-Sembri un bravo ragazzo, e non posso negare che
malgrado i
tuoi voti bassi sei rispettoso ed educato. Sai, lei è la mia
bambina, quindi
stai bene attendo a ciò che fai Slingby-
-Può stare tranquillo- rispose, stentando
un sorrisetto.
-Lo spero per te-
Proprio quando tutta quella pressione lo stava per
schiacciare, Scarlett fece il suo ingresso in salotto, lasciando tutti
di
stucco. I capelli lisci color mogano erano tutto un boccolo e la solita
riga di
eye liner che metteva era arricchita da un ombretto grigio perla. Un
corsetto
rosso con inserti in pizzo nero le abbracciava il sottile punto vita,
facendolo
sembrare ancora più sottile, sapientemente abbinato con un copri
spalle nero.
Una gonnellina in tulle un po’ sopra il ginocchio e delle
eleganti decolté in
raso nero completavano il tutto.
-Oh Scarlett! Sei bellissima!- trillò
Grell, portandosi una
mano sulla bocca.
Eric rimase sconvolto a quella visione.“Alla
fine, ne è
valsa la pena” pensò, osservando quell’angelo
avanzare sorridente verso di lui.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Si, lo ammetto, i miei ritardi sono tanto odiosi
quanto
“poco professionali”, ma ahimè, è un periodo
orribile, fatto di compiti,
impegni scolastici e sgradevoli situazioni ._.
Riprenderò a pubblicare i capitoli ogni tre
giorni,
segnandomeli sul calendario, sta volta xD
Nel prossimo capitolo, Eric e Scarlett andranno a
cena
fuori, ed accadrà qualcosa di inaspettato, che vi
“sconvolgerà”!
Spero che la mia fan fiction vi stia piacendo, e
spero che
continuiate a seguirla in tanti e recensirla, dato che mi piacerebbe
sapere
cosa ne pensate ^^. Non temo nessun tipo di giudizio e sono aperta a
qualsiasi
commento. Sono impavida èwé
Alla prossima, gente!
GRAZIE PER AVER LETTO!
Mad Doll
|
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8 ***
CAPITOLO 8
Capitolo 8
-Allora, dove andiamo?- chiese entusiasta
Scarlett,
accomodata sul sedile anteriore della lussuosa “Mercedes”
di Eric.
-Rimarrai sorpresa- rispose lui, imboccando una
strada di
campagna.
Appena passarono davanti il casato Phantomhive,
dopo una
decina di curve, ponticelli e discese,
Scarlett arricciò il naso. Il Demone. Si avvertiva
chiaramente la sua
presenza anche a trenta metri di distanza e la cosa era abbastanza
nauseante,
soprattutto prima di cena.
-Creatura immonda- sibilò con disgusto
Eric, spostando lo
sguardo sul casato.
-Divorano indiscriminatamente tutto ciò che
gli passa
davanti senza il benché minimo ritegno, a costo di diventare
schiavo di un
signorino schizzinoso, mettendo da parte qualunque tipo di
dignità- fece
Scarlett, con tono nauseato.
-Beh, l’importante è che non ficchi
il naso negli affari
degli Shinigami- finì seccamente Eric, chiudendo quella
conversazione che era
durata anche più del dovuto.
Per gli Shinigami, parlare di demoni era uno
spreco di
tempo. Qualche chilometro più in la, si trovava uno dei
ristoranti più chic di
Londra: una deliziosa villa ottocentesca, brillantemente restaurata e
resa
moderna. La facciata era incorniciata da pittoresche edere, e un
hollywoodiano
red carpet conduceva all’ingresso. Una volta parcheggiato, Eric
da perfetto
cavaliere, andò ad aprire la portiera a Scarlett, la quale
ringraziò un
sorrisetto piuttosto imbarazzato.
Se l’esterno era incantevole,
l’interno lasciava di stucco.
Le pareti affrescate facevano da sfondo ai tavoli, rotondi e
ordinatamente
disposti. Su ogni tavolo si trovava un bouquet di rose rosse e un
candelabro,
sovrastato da enormi lampadari di cristallo. A dare il tocco di classe
era il
quartetto d’archi nell’angolo, che conferiva
all’ambiente quel tocco di snob
che ci stava d’incanto.
-Eric! È incantevole…-
mormorò Scarlett, guardandosi attorno
estasiata.
-I signori hanno prenotato?- chiese il maitre,
accogliendoli
con tanto di frac e rosa all’occhiello.
-Si, a nome Slingby-
Il maitre annuì con la testa prima di
condurli al loro
tavolo, leggermente in disparte e sistemato in un angolo più
riparato. Per
tutta la serata non fecero altro che guardarsi e scambiarsi occhiatine
e
sorrisetti, anche se una parte di Scarlett era inspiegabilmente
turbata, come
se stesse facendo qualcosa di sbagliato. Improvvisamente,
l’infatuazione nei confronti
di Eric sembrata svanita nel nulla, lasciando spazio ad una sorta di
amore
fraterno.
Quando Eric le prese la mano, intrecciando le dita
tra le
sue, ebbe l’istinto di ritirare immediatamente la mano, ma
continuò a
conversare con lui come se nulla fosse mai accaduto.
-Grazie per la cena Eric, sei stato davvero molto
carino-
disse lei una volta usciti dal ristorante, stringendo al petto il mazzo
di
rose.
-E di che, l’ho fatto con molto piacere-
rispose
galantemente lui, sorridendo.
Improvvisamente Eric si fece serio, turbando non
poco
Scarlett. Mosse un esitante passo verso di lei, al quale seguì
uno molto più
deciso. In una frazione di secondo l’aveva bloccata al muro,
fermandogli i
polsi ai lati della testa.
Scarlett lo fissò sbarrando gli occhi,
seguendo con lo
sguardo il bouquet di rose cadere a terra.
-Scusa, ma devo farlo-
Prima che le potesse realizzare, Eric si
avvicinò
pericolosamente al suo viso, baciandola. La ragazza non reagì,
incredula e
sconvolta, quando, improvvisamente, quella sensazione tornò ad
attanagliarle il
petto. Eric, il suo migliore amico… Ma che stavano facendo?! Si
liberò
fulmineamente un polso, tirandogli un gancio alla cieca in faccia.
Accadde
tutto così rapidamente ed istintivamente che sentì il
pugno sfiorare anche il suo
zigomo, ma era troppo scossa per dare peso alla cosa. Eric si
portò
immediatamente una mano lì dove Scarlett lo aveva colpito,
mentre il sangue
cominciava ad uscire dal labbro spaccato. Improvvisamente, tutto era
finito. La
cena, i fiori, il ristorante chic, l’infatuazione, tutto. Ma che
diamine
avevano fatto?!
-Eric io…- cominciò, cercando di
scansargli la mano dal
viso.
Lui si ritrasse immediatamente, come
un’animale spaventato
da un rumore improvviso, guardandola con sguardo distante ed incredulo.
-No, scusami tu. Non dovevo farlo e prometto che
se la cosa
ti farà star meglio, non ti sfiorerò mai più
nemmeno con un dito. Ti
riaccompagno a casa- fece freddamente, salendo in macchina senza
premurarsi,
sta volta, di aprirle la portiera.
Scarlett si abbandonò sul sedile, con la
testa che le girava
come in un mixer. Non sapeva cosa le fosse preso, era come se una parte
di lei
avesse agito da sola.
Dal canto suo, Eric fissava la strada impassibile,
mordendosi il labbro sanguinante per cercare
di fermare l’emorragia, continuando a darsi mentalmente
del perfetto
idiota.
Il silenzio era soffocante e stava cominciando ad
ucciderli
lentamente. Fortunatamente proprio allora arrivarono sotto casa di
Scarlett, la
quale farfugliò quello che poteva sembrare un
“buonanotte” e si avviò a passi
pesanti nel palazzo, sperando vivamente che Ronald se ne fosse andato e
i suoi
stessero già dormendo.
Invece quando aprì la porta, si
trovò davanti William, Grell
e Ronald seduti sul divano, pronti a bombardarla di domande
sull’appuntamento.
-Allora?- chiese Ronald, con un sorrisetto.
-Tutto bene- rispose Scarlett, con un sorriso
palesemente
finto.
Grell la osservò bene storcendo la bocca,
consapevole del
fatto che gli stesse spudoratamente mentendo.
-Beh dai, facciamo che adesso vado a dormire, sono
abbastanza stanca. Notte genitori e notte anche a te zio Ron- disse
infine, con
finto entusiasmo.
Si chiuse in camera, poggiandosi di schiena alla
porta. Cosa
cavolo le era saltato in mente?! Aveva ottenuto ciò che voleva,
eppure… Aveva
appena perso il ragazzo che le piaceva, il suo migliore amico, il suo
compagno
di addestramenti, aveva appena perso il suo Eric!
Lentamente scivolò a terra, coprendosi il
volto con le mani,
cercando di non piangere. Per lei, piangere era un’inutile sfogo
infantile,
nonché perdita di tempo. Avrebbe potuto piangere anche per
giorni interi, ma
sicuramente non avrebbe risolto nulla.
In quell’occasione però era diverso:
aveva appena colpito il
ragazzo che le piaceva per un bacio. Perché?! Sognava quel bacio
dal primo
istante in cui aveva posato gli occhi su Eric…
Si alzò di scatto, tirando un pugno al
muro. Sentì il rumore
sordo prodotto dall’impatto con il muro, accompagnato dal dolore.
Si guardò le
nocche sbucciate prima di mordersi un labbro. Caricò il braccio
all’indietro,
come per tirarne un altro, ma le lacrime le attanagliarono la gola,
senza
lasciarle scampo. Abbassò il braccio, scossa dai singhiozzi.
-Non è andata affatto bene-
sentenziò Grell, una volta che
Scarlett fu in camera sua.
-Non saprei Grell… Sai com’è
fatta- intervenne William.
-L’ho portata dentro di me per nove mesi! So
perfettamente
quando mente, è successo qualcosa e non vuole dircelo. Lei non
va mai a dormire
a quest’ora, nemmeno quando è stanca morta-
-Qui c’è bisogno
dell’intervento dello zio- fece cupo
Ronald, scrocchiandosi le dita.
-Ti aiuterò volentieri- ghignò
malignamente Grell,
sfoggiando il suo sorrisetto aguzzo.
William li guardò sospirando, anche se
infondo al cuore,
aveva voglia di andare a prendere Eric e fargli rimpiangere di essere
nato.
Nessuno poteva azzardarsi a far stara male la sua bambina.
Assolutamente
nessuno, che si trattasse di Slingby che si trattasse di qualcun altro.
Tuttavia scacciò quei pensieri dalla sua
mente, auto
convincendosi a restare calmo. Scarlett se la sarebbe tranquillamente
cavata da
sola, infondo, aveva pur sempre carattere sadico/psicotico di Grell nel
suo DNA.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Rieccooomi ^^
Scusate per i ritardi, ma a causa degli impegni
precedentemente
citati, è un periodo caotico e pieno d’impegni >.<
Comuuunque, il bacio (immagino tanto atteso)
è finalmente
arrivato… Si, lo so, non è romanticissimo, ma Scarlett
è una tipa tosta u.u
Per la pubblicazione dei capitoli… Eh,
dovrei metterli ogni
tre giorni, ma siate misericordiosi se non riesco esattamente ad essere
puntualissima.
Grazie a chi mi segue con affetto, sappiate che vi
amo.
Kiss kiss
MadDoll
P.S prossimamente, pubblicherò una One Shot
che da un po’ di
tempo avevo in mente di scrivere, ovviamente leggetela xD
(pubblicità occulta) no
scherzo, leggetela se vi và, quando uscirà.
GRAZIE PER
AVER LETTO!
|
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 9 ***
CAPITOLO 9
Capitolo 9
Come previsto, il giorno seguente i due si
ignorarono
completamente, lasciando piuttosto perplesso il povero Alan. Una volta
terminato
il “temuto” compito di teoria, i ragazzi se ne stavano per
i fatti loro, Eric a
parlare con gli altri nell’angolo più remoto della classe
e Scarlett a
chiacchierare con Alan, esattamente nell’angolo opposto.
-Ma si può sapere cos’è
successo ieri? Eric è tornato a casa
con un labbro spaccato, mi parlava appena e oggi vi evitate. Sembrate
due
estranei…- chiese Alan, dando un’occhiata ad Eric, il
quale gli dava
volutamente le spalle.
-Ci siamo comportati entrambi da stupidi-
stroncò
l’argomento Scarlett, seguendo con lo sguardo Eric mentre usciva
dalla porta
–Adesso ci vado a parlare. Dobbiamo chiarire questa faccenda per
il bene di
tutti- fece infine, seguendolo.
In una frazione di secondo lo aveva raggiunto,
volandogli
letteralmente addosso. Lo afferrò per la cravatta, bloccandolo
fra se stessa ed
il muro.
-Perché mi eviti? Non puoi fuggirmi in
eterno- ringhiò,
senza allentare la presa.
-Non ti sto evitando, sei tu che lo fai-
sibilò lui,
cercando di liberarsi.
Scarlett digrignò i denti, stringendo
ancora di più. Odiava
quando faceva così. Il suo primo istinto fu quello di mollargli
un altro destro
e mandarlo a morire, ma dato che avrebbe decisamente peggiorato le cose
più di
quanto già non lo fossero, riuscì a contenersi.
-Abbiamo commesso entrambi un errore ieri sera-
disse,
facendo un lungo respiro.
A quelle parole, una fitta attanagliò lo
stomaco di Eric.
Errore. Sbaglio.
Quindi il loro bacio era stato un semplice errore,
quindi
Scarlett lo vedeva come un semplice amico. Un semplice amico, nulla di
più.
-Non voglio che una stupidaggine del genere ci
divida- disse
lei, mollando la presa –Non voglio perderti- finì,
poggiando lo sguardo sul
pavimento.
Guardò velocemente Eric prima di lanciarsi
fra le sue
braccia. Superato il momento di perplessità, Eric la strinse a
sé, come se
fosse la cosa più preziosa e fragile del mondo.
-Neanche io voglio perderti- disse in tono quasi
religioso,
accarezzandole i capelli.
La ragazza nascose il viso contro il suo petto,
quasi avesse
paura di lasciarlo andare e perderlo per sempre. Sarebbero rimasti
abbracciati
per il resto della loro vita quando uno schiarirsi di voce alle loro
spalle li
fece sobbalzare e separare di scatto. William li fissava impassibile,
con la
sua Death Scyte in mano e i compiti corretti nell’altra.
I due ragazzi si lanciarono uno sguardo complice
prima di
rientrare in classe come se nulla fosse successo, lasciando sempre
più
perplesso il povero Alan.
-Bene- fece serio William, una volta che tutti si
furono
schierati –Ho corretto i compiti-
In ordine alfabetico, tutti ritirarono il loro
compito
corretto. Alan e Scarlett avevano preso, tanto per cambiare, una AA,
mentre
Eric era salito da una C a una B. Non era un grande risultato per un
compito
così basilare, ma Scarlett ed Alan ne furono immensamente
soddisfatti.
Finalmente i loro sforzi erano stati ripagati, ed il loro
“piccolo” Eric stava
migliorando notevolmente.
-Noto con piacere dei miglioramenti. Tra due
settimane
avrete gli esami di pratica, Sutcliff si occuperà di insegnarvi
tutto ciò che c’è
da sapere. Da domani uscirete in raccolta con lui, assisterete al suo
lavoro e
vi darà modo di imparare. Per ora, spostatevi nel Reparto
Amministrativo,
osservate e prendete appunti- disse infine, prima di lasciare
l’aula.
-Toc toc! C’è nessuno?- trillò
allegramente Grell, facendo
capolino sulla porta dell’ufficio di un William piuttosto
indaffarato, curvato
sulla tastiera del suo computer intento a scrivere chissà quale
importante ed
urgente documento.
-Sutcliff, se hai tanto tempo libero,
“sprecalo” lavorando-
disse freddamente, senza distogliere minimamente lo sguardo dal
monitor. Si
poteva quasi notare il cursore lampeggiare riflesso nelle lenti dei
suoi
occhiali, sempre perfettamente puliti.
-Perché sei così freddo?!-
squittì contrariato Grell, incrociando
le braccia e mettendo su il broncio.
-Fuori da qui sono il tuo “Willy”, qui
dentro sono il tuo
superiore-
Grell rimase a fissarlo contrariato, chiuse la
porta con un
piede ed accomodarsi su una delle poltroncine in eco pelle dinnanzi la
sua
scrivania.
Con uno scatto felino si sporse in avanti,
staccando il cavo
video e scansando il monitor. William lo guardò gelido
sistemandosi gli
occhiali sul naso. Grell a sua volta gli lanciò
un’occhiatina ammiccante e si
spostò alle sue spalle, accarezzandogli una guancia.
-Lavoro, lavoro, nient’altro che lavoro.
Ogni tanto dovresti
staccare un po’-
-E chi si occupa di quelli se io mi distraggo?-
chiese
serio, indicando una torre di rapporti da revisionare e portare ai
piani alti.
-Ci penserai dopo- cominciò,
massaggiandogli le spalle –E
sai anche cosa? Stasera ce ne andiamo a cena fuori, noi due, senza
Scarlett-
-Mh- fece in tutta risposta William,
abbandonandosi contro
lo schienale della poltrona. Tutte quelle ore ricurvo su scartoffie e
documenti
vari si facevano sentire, diventando sempre più spesso causa di
fastidiosi mal
di schiena che scatenavano in Grell la “sindrome della
crocerossina”,
portandolo ad acquistare curiose creme alla canfora che spalmava tutto
entusiasta su William. Nulla in contrario, se non che quelle cose
puzzassero,
bruciassero e soprattutto fossero dannatamente inutili. L’unica
nota positiva
era che in tutti quegli anni, Grell aveva imparato quali fossero i
punti più
dolenti sui quali concentrarsi maggiormente.
–Sai davvero come farmi distrarre, Sutcliff.
Magari fossi
così efficiente anche sul lavoro-
Appena sentirono bussare alla porta, William si
scollò
immediatamente Grell di dosso, mettendogli tra le mani una decina di
cartelle e
ritornando velocemente a lavorare.
-Porta questi sopra e passa a vedere se Knox ha
terminato la
relazione- disse freddo, quando il collega fece capolino sulla porta.
-Agli ordini- fece seccamente Grell, uscendo
dall’ufficio
con aria stizzita.
Appena svoltò l’angolo, si vide
passare davanti Scarlett,
con la borsa in spalla e pronta per uscire.
-Scarlett! Stai uscendo tesoro?- chiese Grell,
fermandola.
-Ah sì. Dovevi dirmi qualcosa?-
-Stasera io e tuo padre usciamo a cena fuori-
-Oh ok- fece lei, rigirando i tacchi, diretta
verso l’uscita.
-Aspetta aspetta aspetta! Io mi aspettavo reazioni
tipo
“Oddio ho casa libera! Organizzerò una super festa
leggendaria!”. Invece tu mi
fai “Oh”?!- fece sorpreso Grell.
-Se può farti stare meglio “Oddio che
bello! Ho casa libera
e adesso faccio una super festa da paura, con fiumi di alcool e magari
qualche
stripper bitorzoluto, abbronzato e pieno di olio lucidante!”-
disse con falso
entusiasmo.
Grell scosse la testa e proseguì per il
corridoio.
-Non ti capirò mai tesoro mio- disse,
svoltando l’angolo.
Più Scarlett cresceva, più Grell si
chiedeva come avesse
fatto a prendere il suo carattere, quello di William e miscelarli
assieme così
bene da trovarne una giusta via di mezzo. Lei era riservata e
silenziosa come
William, ma anche sadica ed a volte irrazionale come Grell.
“Una perfetta via di mezzo”
pensò infine Grell, bussando
alla porta del Direttore Generale.
-Allora? Pensavamo avessi intenzione di rimanere
qui- disse
Eric, staccandosi dal muro al quale era appoggiato facendo leva col
piede.
-Stasera i miei vanno a cena fuori e avrò
finalmente casa
libera, così potrò rilassarmi senza dover sentire
papà Grell che mette la
musica a palla mentre fa le pulizie di casa- rispose lei con un tono di
voce
quasi indifferente.
Gli occhi di Eric si illuminarono a quella frase.
Casa
libera.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Saaalve fan! Finalmente mi hanno cambiato il nome,
MadDoll
era un nome idiota che avevo messo quando, tempo fa, mi iscrissi su EFP
come
semplice lettrice u.u
Anche se probabilmente non ve ne frega nulla,
vorrei spiegarvi
il perché del mio nome… Pandora mi venne quasi
“assegnato” da una persona che
stimo molto. Mi ha sempre definita un concentrato di caos, istinti
omicidi ed
ideali che mi rendono quella che sono e Sutcliff, beh, Grell è
il mio
personaggio preferito xD
Comunque, in questo capitolo Scarlett ed Eric
hanno fatto
pace, e nel prossimo… Ci saranno svolgimenti molto interessanti,
che metteranno
in luce i sentimenti di Eric nei confronti della nostra Scarlett ^^
P.S un grazie particolare a tutti coloro che
mi seguono dall'inizio, o comunque, a chi segue con interesse la mia ff
<3
Alla prossima, gente (^-^)/
Pandora Sutcliff
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 10 ***
CAPITOLO 10
Capitolo 10
Scarlett se ne stava comodamente sdraiata sul
divano, con un
manga in mano , il pc sul tavolinetto e la canzone “Monochrome no
Kiss”* in
sottofondo.
Quando i suoi erano fuori, soprattutto Grell, la
casa
piombava in un silenzio tombale. Sospirò tirandosi addosso la
copertina in pile
che tenevano arrotolata e poggiata al lato del divano. Uno sguardo
all’orologio: le otto meno un quarto. Doveva anche cominciare a
prendere in
considerazione l’idea di preparare la cena, se non voleva restare
a digiuno.
Forse si sarebbe ordinata una bella pizza, dato che sicuramente
cucinare
avrebbe implicato un certo spreco di energie che in quel momento non
aveva.
Prima che si decidesse ad alzarsi dal divano, il suono del campanello
squarciò
la calma. Piuttosto incuriosita mise in pausa la musica e poggiò
il manga sul
divano, avviandosi a passi silenziosi verso la porta e sbirciando
dall’occhiello.
Eric era lì, con in mano un dvd noleggiato,
un barile
formato famiglia di popcorn e una busta di take away giapponese.
-Eric! Che ci fai qui?! Non dovresti essere al
lavoro?-
chiese sorpresa, aprendo la porta di casa.
-Sai, oggi non mi avresti dovuto chiedermi scusa
tu. Sono
stato io a comportarmi da idiota, e adesso devo rimediare-
-No Eric, lascia stare abbiamo risolto…-
Scarlett venne
interrotta.
-Assolutamente no. Posso?- disse infine,
intrufolandosi in
casa prima che Scarlett potesse rispondergli.
-Sapendo quanto ti piacciono i temaki al polipo te
ne ho
presi due, con tanto di onigiri e sushi vario. Ah, dato il tempo
vagamente
uggioso ho pensato che una zuppa di miso fosse gradita- disse,
cominciando ad
appoggiare il contenuto delle buste sul tavolo –Il film
rimarrà una sorpresa
finché non decideremo di metterlo. Sono sicuro che ti
piacerà: poco
sentimentalismo e molte sparatorie-
-Uccideranno più di cinque persone in modo
cruento?- chiese
diffidente Scarlett.
-Una carneficina di proporzioni apocalittiche-
rispose il
ragazzo, sapendo quanto quel genere di film le piacesse.
-Oh Eric davvero, non dovevi…- disse lei,
chiudendo la porta
ed avvicinandosi al tavolo –Ma visto che ti sei premurato a
portare tutto
questo ben di Dio…- continuò infine, lanciando uno
sguardo famelico a tutte
quelle scatolette messe in fila sul tavolo.
-Sei la solita cicciona tu!- ridacchiò
Eric, accomodandosi
su una sedia.
-Non eri venuto per farti perdonare?- fece
affilata
Scarlett, sedendosi di fronte ad Eric ed addentando il suo temaki.
Finito di mangiare si spostarono sul divano a
guardare un
sanguinario film tutto violenza, sangue e stragi, abbuffandosi di
popcorn e
scoppiando a ridere ogni volta che qualcuno moriva brutalmente
assassinato. Il
film si avviava verso la fine quando Scarlett si fece improvvisamente
silenziosa.
-Scarly, come mai hai smesso di commen…-
Si interruppe da solo quando sentì la testa
di Scarlett
poggiarsi sul suo petto. Si era beatamente addormentata, con
un’espressione
serena quasi da bambina.
La guardò sorridendo: quando dormiva, era
ancora più bella.
La fissò ancora un po’ prima di prenderla in braccio e
portarla in camera sua.
La avvolse in una coperta e rimase li ad osservarla. Era una di quelle
persone
che quando dormivano si rannicchiavano su se stesse, stringendo le mani
a
pugno. Le accarezzò una guancia prima di baciarle la fronte.
-Buonanotte piccola- disse infine, uscendo dalla
sua stanza.
In realtà Scarlett non dormiva affatto.
Aspettò che
prendesse il dvd dal lettore, racimolasse i resti del take away e
chiudesse la
porta prima di mettersi seduta sul letto, con la testa schiacciata in
un mixer
di sensazioni e pensieri contrastati.
-Bene ragazzi! Oggi abbiamo le esercitazioni di
combattimento
con Death Scyte!- disse Grell, con la sua adorata motosega in spalla.
Guardò
intensamente i tirocinanti dinnanzi a lui, sperando inutilmente di
creare un
qualche tipo di suspense. –Le coppie
verranno formate in maniera puramente casuale. Prima coppia…-
Infilò la mano in una scatola comparsa dal
nulla per tirarne
fuori un bigliettino –Uh vediamo… Spears- disse ad alta
voce, prima di
rituffarci dentro la mano e continuare a frugare –E Slingby- fece
tutto
soddisfatto, accartocciando i foglietti e buttandoli in un cestino alle
sue
spalle.
Eric e Scarlett si lanciarono un’occhiata
sorpresa prima di
prendere le falci di legno da allenamento e spostarsi al centro
dell’aula.
Si misero uno di fronte all’altra,
aspettando che Grell
desse il via ai combattimenti.
Un cenno del capo e si scatenò il finimondo.
Senza dargli modo di realizzare, Scarlett gli fu
addosso
mirando alla carotide, ma abilmente Eric riuscì a schivarla,
colpendola ad un
braccio. In tutta risposta lei digrignò i denti, mollandogli un
calcio nello
stomaco che gli face perdere l’equilibrio, non riuscendo
però a farlo cadere.
Senza dargli il tempo di ritrovare l’equilibrio Scarlett gli si
scagliò contro,
per poi venire immediatamente allontanata con un colpo di Death Scyte
che
riuscì a schivare all’ultimo secondo. Riprovò ad
avvicinarsi, ma stavolta Eric
riuscì a colpirla con la falce, graffiandole una guancia.
Eric aveva osato colpirla al volto?! Glie
l’avrebbe fatta
pagare dannatamente cara!
Inferocita, Scarlett cominciò a tirargli
una raffica di
calci, mandandoli tutti a segno. Eric riuscì a parare gli ultimi
e si tolse
Scarlett di dosso con uno spintone. Si portò rapidamente una
mano sulle costole
destre per poi avventarsi su di lei, cercando di colpirla con la Death Scyte,
ma
agilmente lo afferrò per un braccio, girandoglielo
dall’altra parte.
Prima che riuscisse a buttarlo a terra, Eric si
liberò
afferrandole il ginocchio e tirandoglielo indietro. La ragazza perse
l’equilibrio
ma riuscì a restare in piedi, tirandogli l’ennesimo colpo
di falce che Eric
schivò.
Ancora più innervosita gli sferrò un
altro colpo di Death
Scyte mirando a disarmarlo, ma Eric fu talmente abile da rigirarle
contro
l’attacco, riuscendo quasi a farle cadere la falce. Lei si
divincolò
velocemente, facendogli scivolare la lama di legno della Death Scyte
sulla
mano, procurandogli un taglio. Prima che Eric potesse reagire, Scarlett
gli era
già sgusciata sotto le gambe, ritrovandosi alle sue spalle.
In una frazione di secondo lo aveva immobilizzato,
puntandogli la
Death Scyte
contro la gola.
-Meraviglioso!- squittì entusiasta Grell,
battendo le mani.
Scarlett lo lasciò andare poggiando la Death Scyte
su un
tavolinetto lì vicino, col fiatone e un graffio in faccia. Dal
canto suo, Eric
aveva una mano insanguinata e le costole doloranti.
-Bene, ho riconfermato i vostri voti, davvero
eccellente!
Andate pure a medicarvi, ne avete bisogno- disse infine, guardandoli
soddisfatto.
Il resto della classe li fissava sconvolti,
mormorando
concitatamente fra di loro. Dal resto della folla, Alan gli
lanciò uno sguardo
incantato, alzando i pollici in alto con un sorriso entusiasta.
I due ragazzi ricambiarono il sorriso di Alan,
uscendo
dall’aula per dirigersi nella piccola stanza lì accanto,
adibita ad infermeria.
Per un momento rimasero in silenzio, maneggiando
abilmente
garze e disinfettanti.
-Volevo ringraziarti per ieri sera- disse
d’un fiato
Scarlett, disinfettandosi il graffio sulla guancia.
-Mh sentiamo e come? Affettandomi una mano?- fece
ironico
Eric, ridendo.
-Se qualcuno non mi avesse colpito in faccia!-
rispose
stizzita lei, indicandosi il graffio sanguinante che le aveva procurato.
In tutta risposta, lui gli rifece il verso,
bendandosi il
taglio alla mano. Scarlett gli lanciò un’occhiataccia
prima di sistemarsi un
cerotto sulla guancia.
-Ieri sera ti sei addormentata a metà film-
fece Eric.
-Mh?!- Scarlett venne colta completamente alla
sprovvista da
quell’affermazione –Ah beh, sì, mi sembrava strano
essermi risvegliata vestita
e nel mio letto stamattina. Grazie anche per quello- ridacchiò,
tra una smorfia
e l’altra causata dal bruciore del disinfettante.
Eric si limitò a farle un sorrisone ,
continuando a
fasciarsi la mano.
Dio, se l’amava.
ANGOLO DELL’AUTRICE
No, non sono morta, non sono stata in un lungo
coma
vegetativo dal quale mi sono ripresa poco fa, sono solo stata molto
impegnata
con scuola e le solite cose che ormai conoscerete a memoria ._.
Ma tu guarda un po’, sembra che tra Scarlett
ed Eric le cose
stiano riprendendo ad andare mooolto bene, chissà come si
evolverà la faccenda *^*
Nel prossimo capitolo non si parlerà molto
di loro due, ma
ci sarà un piccolo flashback dell’infanzia di Scarlett e
qualche momento di
vita familiare.
In questi giorni non avrò molto da fare,
ragion per cui ne
approfitterò per pubblicare un capitolo al giorno (almeno per
questa settimana,
poi si riprende con il capitolo ogni tre giorni), quindi, spero la
notizia vi
renda felici ^^
La vostra Pandora vi ama tantissimo <3
P.S siamo al decimo capitolo, YUHUUUU!
GRAZIE
PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 11 ***
CAPITOLO 11
Capitolo 11
Un anno dopo…
Scarlett se ne stava sul suo letto, sdraiata a
guardare le
gocce di pioggia scendere sulla sua finestra. Era al Dipartimento
già da un
anno. Un anno!
Un anno trascorso a studiare, ad allenarsi, un
anno
trascorso al Dipartimento non come figlia di Sutcliff e Spears, ma
tirocinante.
Un anno davvero assurdo!
Lei ed Alan erano più uniti che mai, quasi
due fratelli
mentre con Eric… Beh era evidente che si piacevano, ma entrambi
per il bene
della loro amicizia/fratellanza, non volevano correre rischi.
La sua media era sempre e rigorosamente AA, per
grande gioia
di William e, soprattutto, di Grell. Con un sospiro di stanchezza si
alzò dal
letto, prendendo la tazza di the fumante dal comodino. Era passato un
lunghissimo anno, e gli esami di fine tirocinio erano alle porte.
L’indomani
sarebbe iniziato il temutissimo esame finale: giudicare un’anima
dall’inizio,
completamente da soli senza alcun aiuto. La tensione la stava
ammazzando,
portandola a camminare su e giù per la sua camera come
un’animale in gabbia,
tracannando litri the. Sperava almeno di finire in coppia con qualcuno
che
avesse una media alta: non avrebbe sopportato di capitare in coppia con
una
mezza calzetta che le avrebbe fatto fare tutto il lavoro difficile,
prendendosi
il merito dell’opera.
Stava per mettersi le cuffie e spararsi nelle
orecchie
qualche brano metal per distendere i nervi quando sentì bussare
alla porta.
Subito dopo, Grell fece capolino, sedendosi sul suo letto.
-Sei nervosa tesoro?- chiese cautamente.
-Con tutta probabilità- sospirò lei,
sedendosi accanto al
padre.
-Posso capire perfettamente come ti senti- fece
lui,
abbracciandola.
Era così nervosa che non ebbe neanche le
forze per
liberarsi.
-Speravo di avere un compagno degno di me, e poi
arrivò tuo
padre con una B. Appena l’ho visto l’avrei volentieri
ucciso ma poi…- sospirò
portandosi le mani giunte al petto –Mi sono innamorata! Ci son
voluti ben
centotre anni prima che cedesse-
Scarlett gli lanciò uno sguardo perplesso
prima di riposare
gli occhi sulla sua tazza di the.
-E se uccido la persona sbagliata? E se sbaglio e
vengo
bocciata? Io non posso fallire… Questo è il lavoro che
sogno da quando ero
bambina-
-Tu sei nata per fare questo. Mi ricordo quando
eri piccola
e venivi con noi al lavoro- le sorrise Grell, accarezzandole i capelli.
Un flashback attraversò la mente di
Scarlett…
-Scarlett, devo andare a consegnare queste
relazioni da
parte dello zio Ron. Resta qui e fai la brava- disse Grell, prima di
uscire
tutto ancheggiante dall’ufficio che divideva con Ronald,
momentaneamente
assente causa missione.
Così Scarlett rimase sola, nascosta sotto
la scrivania di
Grell dove si rintanava per poter spiare silenziosamente chi entrava ed
usciva
senza essere vista. Quel giorno si annoiava terribilmente, e poi, erano
tutti
troppo carichi di lavoro per dedicarle delle attenzioni. Come sempre
William
aveva tanto di quel lavoro da fargli venire il solito noioso mal di
testa
accompagnato dal mal di schiena, di cui si lamentava sempre una volta
tornato a
casa; Ronald invece era in missione da tre ore , il che era un vero
peccato,
dato che ogni volta che trovava un momento di buca scappava dalla
signorina
della sezione Affari Generali, che teneva sempre nel cassetto qualche
caramella
alla frutta per lei. Anche Grell era parecchio indaffarato quel giorno,
alle
prese con una traballante pila di documenti.
Con uno sbuffo scocciato, Scarlett aprì il
suo zainetto alla
ricerca di qualcosa con cui giocare quando la vide. Li, poggiata
accanto la
libreria vi era la
Death Scyte di Grell. Sgusciò silenziosamente
fuori dal suo
nascondiglio e si avvicinò cautamente alla falce, assicurandosi
che non ci
fosse nessuno nei paraggi. Con fare disinvolto l’afferrò
per l’impugnatura. Era
bella pesante, ma tuttavia si maneggiava agevolmente.
Se la mise sulla spalla come faceva sempre suo
padre,
guardòandola propria immagine riflessa nello specchio che Grell
aveva appeso
nell’ufficio per assicurarsi di essere sempre presentabile.
-Arrr! Sono uno Shinigami forte- ringhiò
contro lo specchio,
mettendo su un’espressione arcigna.
Poi afferrò con due mani il manico della
Death Scyte,
cominciando a sventolarla in aria con un’agilità
sconcertante, puntandola
contro l’attaccapanni come se fosse un nemico.
Nel frattempo, Grell era paralizzato sulla porta,
con le
carte in una mano e l’altra incollata al pomello della porta. Non
sapeva se
essere più sconvolto del fatto che la sua bambina maneggiasse un
affare del
genere con estrema facilità o del fatto che se le fosse
scivolato di mano si
sarebbe fatta molto male. In un lampo si precipitò sulla
bambina, afferrando
repentinamente la
Death Scyte prima che si potesse fare male.
-Scarlett! Ti ho detto mille volte di non
toccarla!-
Scarlett lo fissò perplessa - È pericolosa-
sospirò infine, rimettendo la falce
dove Scarlett l’aveva presa.
-Ma io sono forte papà! Da grande voglio
diventare uno
Shinigami forte come te e papà William!- disse lei fiera,
poggiando le mani sui
fianchi e alzando il mento in tono di sfida verso lo specchio.
A quelle parole, Grell si sciolse in un sorriso di
tenerezza
e abbracciò la sua bambina, la quale gli si era letteralmente
catapultata
addosso.
-Lo diventerai piccola mia, ne ho la certezza-
Nel frattempo, William sedeva al tavolo della
cucina, con una
montagna di lavoro extra che aveva saggiamente deciso di sbrigare a
casa,
cercando di origliare cosa si stessero dicendo quei due da più
di mezz’ora.
Ripensò a quando anche lui era alle prese con l’esame di
fine tirocinio. Ah,
l’esame di fine tirocinio! Ebbe la fortuna/sfortuna di capitare
in coppia con
Grell. Sadico, irritante, appiccicoso e soprattutto incredibilmente,
assolutamente fastidioso. Lentamente, Grell riuscì ad invadere
prepotentemente
i pensieri di William e dopo quasi un secolo di
persecuzioni era riuscito ad ottenere ciò che voleva. Col
passare del
tempo William si accorgeva sempre più di come la presenza di
Grell fosse
essenziale per la sua sopravvivenza, di come ormai fosse diventato
dipendente
dalla sua esuberanza e dalla sua follia . Non c’era cosa
più bella di rincasare
dopo un’estenuante giornata di lavoro e rifugiarsi tra le braccia
del suo
amato, mandando all’inferno tutto lo stress accumulato durante la
giornata.
Lui era tutto e il solo pensiero di poterlo
perdere gli
accartocciava lo stomaco.
Improvvisamente Grell e Scarlett uscirono dalla
stanza,
interrompendo bruscamente i pensieri di William. Con molta nonchalance,
Grell
scansò repentinamente le carte dal tavolo, riponendole
nell’apposita cartella.
L’altro rimase ad osservarlo interrogativo, con la penna ancora a
mezz’aria.
-Voi due avete bisogno di distrarvi- fece Grell,
rimettendo
tutte quelle scartoffie nella ventiquattrore in pelle nera di William
–Così
guarderemo un bel film tutti assieme-
-A patto che possiamo sceglierlo io e Scarlett-
rispose
atono William, lanciando uno sguardo complice alla figlia.
-E va bene- sospirò lui, incrociando le
braccia al petto.
Così, passarono il resto del pomeriggio a
guardare un film
tutto sangue e violenza scelto da William e Scarlett, consapevoli del
fatto che
quel genere piacesse tanto a loro quanto a Grell, il quale si sarebbe
addormentato all’istante per non dargli soddisfazioni.
Quei momenti di serenità erano la miglior
cura per abbattere
lo stress. Decisamente.
ANGOLO DELL’AUTRICE
E come promesso, eccovi l’undicesimo
capitolo *^*
Come precedentemente anticipato, tra Scarlett ed
Eric non ci
sono svolgimenti, ma comunque mi sembrava giusto aggiungere un
“pezzo” dell’infanzia
di Scarlett.
Se tutto va bene, ne metterò altri fino a
lunedì, dopodiché si
riprende con uno ogni tre giorni ^^
Anche se ormai non recensite più e la mia
fan fiction sta
scendendo di visualizzazioni, non fa niente. Amo scrivere e
continuerò a
condividere con voi la mia ff!
Baci baci <3
PandoraSutcliff
GRAZIE
PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 12 *** CAPITOLO 12 ***
CAPITOLO 12
Capitolo 12
Il fatidico giorno era arrivato. Scarlett rimase
sveglia
tutta la notte, a causa un misto di teina ed ansia.
Osservava il paesaggio dal finestrino della
Ferrari di Grell, con lo stomaco schiacciato nella morsa
dell’ansia. Doveva
quasi ricordarsi di respirare. Tamburellava nervosamente la mano destra
sulla
gamba prima che Grell le fermasse la mano.
Scarlett si girò a guardarlo negli occhi,
risposando in
seguito lo sguardo all’esterno con un lungo sospiro, a
metà tra la stanchezza e
la preoccupazione.
-Andrà tutto bene, vedrai- disse lui,
accarezzandole la
mano.
Scarlett si limitò ad annuire senza
distogliere lo sguardo
dal finestrino. Quando Grell parcheggiò davanti al Dipartimento,
le risultò
quasi difficile reggersi sulle proprie gambe.
A passi barcollanti si diresse verso la propria
classe, dove
gli altri novizi erano sparpagliati in gruppetti per tutta la stanza,
cercando
di darsi coraggio a vicenda. L’aria si poteva tagliare col
coltello. Eric ed
Alan se ne stavano in un angolo poggiati al muro, con le facce stanche
di chi
ha dormito poco e male.
-Buongiorno- abbozzò lei.
-Buongiorno a te Scarly- rispose Alan, stentando
un finto
sorrisetto.
Eric si limitò ad un mugugno prima di
tornare a fissare le
venature del parquet.
-Chissà con chi staremo in coppia…-
fece preoccupato Alan,
guardando gli altri tirocinanti.
-Chiunque sia, spero abbia una media alta- rispose
Eric,
ritornando di colpo tra loro.
Scarlett si limitò a scrollare le spalle.
Sperava vivamente
di ritrovarsi in coppia con Alan o Eric, anche perché degli
altri novizi
conosceva a stento il nome. Eh sì, a molti ancora non era andato
giù il fatto
che fosse figlia di Spears e Sutcliff. Improvvisamente, William fece il
suo
ingresso nella stanza, con un foglio in mano e nell’altra la sua
Death Scyte.
Appena lo videro, tutti si schierarono
ordinatamente. Era
giunto il momento. Non si tornava più indietro. Non c’era
più tempo per
prepararsi psicologicamente. Erano ad un passo dal diventare Shinigami
a tutti
gli effetti, erano ad un passo dal traguardo per il quale avevano
studiato
disperatamente per un anno intero. Era finalmente giunto il momento.
-Bene. Siamo giunti alla fine del vostro
tirocinio.
Annuncerò le coppie formate in base alle vostre competenze ed ai
vostri voti-
Per poco Scarlett non svenne nello scoprire di
essere stata
messa in coppia con Eric. I due ragazzi si lanciarono uno sguardo
esultante
senza scomporsi. Non sarebbe potuta andare meglio!
-Dunque è questa l’anima che dobbiamo
giudicare?- chiese
Eric interdetto, studiando la cartella dell’anima che gli avevano
assegnato.
Lau Tare. Cinese donnaiolo di trentacinque anni,
altezza un
metro e settantasette. Membro della mafia cinese di Shangai,
spacciatore
d’oppio e capo della compagnia di commercio Kon Ron.
-Una brava persona insomma- sentenziò
Scarlett.
I due Shinigami se ne stavano comodamente
sprofondati nel
divano della mansarda in affitto di Eric ed Alan, con davanti due tazze
di the
fumanti e una scatola di biscotti con gocce di cioccolato, quelli che
Scarlett
adorava. La morte del loro individuo era prevista tra quasi un mese e
l’indomani avrebbero iniziato l’osservazione.
Alan invece si trovava in biblioteca con il suo
compagno
d’esame, con una media piuttosto infelice rispetto alla sua
gloriosa A. La sua
anima era decisamente noiosa: un modesto impiegato bancario, sfruttato
per due
soldi con i quali pagava a stento l’affitto, una moglie alcolista
ed infedele,
due figlie piuttosto viziate che bruciavano tutto il suo stipendio in
vestiti
firmati ed il sogno nel cassetto di sfondare nel campo della musica con
il suo
violino. Un poveraccio che sicuramente si sarebbe trovato mille volte
meglio
all’altro mondo.
La loro anima invece aveva qualcosa di sinistro, e
questa
cosa li intrigava non poco. La foto di quell’uomo moro gli aveva
dato una sensazione
sgradevole dal primo istante in cui l’avevano vista.
Non era un semplice spacciatore, capo della mafia
cinese e
direttore di un’azienda mercantile per hobby, no, lui era molto
di più. La sua
anima puzzava di corruzione, di oscurità.
-Sarà interessante- disse Eric, richiudendo
la cartella.
-Decisamente- fece soddisfatta Scarlett,
addentando un
biscotto con le gocce di cioccolato.
Si guardarono un po’ prima di spostare lo
sguardo sulla
scatola di biscotti (Scarlett) e sui propri piedi (Eric). Il loro non
era un
silenzio di tensione o imbarazzo. Era un silenzio rilassato, un
silenzio di due
persone che non hanno bisogno di dire la prima cavolata che gli
passasse per la
mente per stare bene assieme. Eric allungò un braccio verso
Scarlett, la quale
colse l’occasione per appoggiarsi a lui.
-Ho la vaga impressione che ci divertiremo-
sospirò
Scarlett, infilandosi il ventesimo biscotto della giornata in bocca,
assumendo
quell’espressione da criceto che, secondo Eric, la rendeva ancora
più bella ed
adorabile.
-Sai che sei adorabile quando ti riempi le guance
di cibo?-
ridacchiò il ragazzo, preparandosi ad una risposta poco carina,
che
probabilmente avrebbe contenuto un pugno o pressappoco.
-Scemo- si limitò a grugnire lei, con la
bocca piena di
biscotto e le labbra piene di briciole.
Quella calma venne infranta dall’ingresso di
un Alan
piuttosto inferocito, con una cartellina in mano ed ancora in dosso la
divisa.
Scarlett ed Eric rimasero in silenzio ad osservare il ragazzo
percorrere
nervosamente tutto l’appartamento, andando a poggiare il
fascicolo tra le mani
dell’amico.
-Tra tutti, il compagno più incapace ed
idiota è dovuto
capitare a me!- fece, lanciando la giacca su una sedia e spostandosi in
cucina.
Le scarpe in pelle risuonavano per tutto l’appartamento
semivuoto, arredato per
lo più da mobili piuttosto grunge ed alcuni decisamente vintage,
raccattati da
vari mercatini delle pulci o da eBay.
-Ahhh! Ma questo è amore!- ridacchiò
ironicamente Eric,
studiando il fascicolo dell’altro.
-Tu sta zitto che ti è andata benissimo.
Hai come compagno
di esame Scarlett ed un’anima decisamente interessante. Io ho un
compagno
incapace e un’anima che fa pietà- rispose lui, versandosi
il the avanzato in
una tazza.
- È davvero così incapace?- chiese
Scarlett, sbirciando ciò
che stava leggendo Eric.
-Tu non hai idea. Seriamente, indurrebbe al
suicidio
chiunque. Non saprebbe nemmeno da dove cominciare se non fosse in
coppia con
me! Praticamente dovrò lavorare da solo- sospirò.
Altro silenzio.
-Brindiamo!- disse infine Eric, alzando la sua
tazza di the.
-E a cosa? A come tu abbia avuto un culo
spropositato?-
chiese Alan.
-Mo, semplicemente a questo anno. A questo anno in
cui
abbiamo trovato una sorellina- disse guardando Scarlett –A questo
anno da
tirocinanti. Ai nostri esami-
-A noi- aggiunse Scarlett, alzando la sua tazza.
Sarebbe stato di gran lunga più opportuno
farlo con un
boccale di birra nel loro amato pub, ma per il bene comune era
preferibile
evitare alcolici e restare sobri.
L’indomani avrebbero avuto un assaggio di
quella che sarebbe
stata la loro vita se fossero riusciti a superare l’esame. Il
lavoro che
sognavano da sempre, per il quale avevano studiato duramente, quello
che
avrebbero svolto per il resto della loro immortale vita di Shinigami.
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Eeed eccoci finalmente giunti all’esame
finale, terrore di
ogni aspirante Shinigami ^^
Spero che la mia fan fiction continui ad
attirarvi, che non
vi annoi… Sì, spero solamente che vi piaccia abbastanza
da lasciare qualche
piccola recensione o esprimere in qualche modo la vostra approvazione xD
Pandora Sutcliff vi ama, cari/e, vi ama
così tanto da aver
voluto condividere con voi la sua prima fan fiction su Kuroshitsuji
<3
Pace & amore
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 13 *** CAPITOLO 13 ***
CAPITOLO 13
Capitolo 13
Scarlett si svegliò piuttosto presto.
Quella mattina né
Grell né William potevano accompagnarla al Dipartimento,
così Eric si era gentilmente
offerto di passarla a prendere con Alan.
Si infilò sotto la doccia e si lavò
velocemente, ed una
volta terminata, uscì con l’asciugamano stretto sopra il
seno. Si diresse
velocemente in cucina, mettendo a bollire l’acqua prima di
spostarsi in camera
sua. Lasciò cadere l’asciugamano ai suoi piedi
canticchiando e si tuffò nel
guardaroba alla ricerca della divisa, un reggiseno ed un paio di slip
puliti,
che indossò rapidamente per poi ritornare in bagno a legarsi i
capelli. Una
passata veloce di trucco e si versò nella tazza l’acqua
che aveva messo a
bollire, assieme ad una bustina di the. Prese la sua tazza e si sedette
a
sorseggiarla tranquillamente in poltrona. Aveva ancora un quarto
d’ora tutto
per sé. Si abbandonò sullo schienale, godendosi la calma
ed il silenzio
scandito dal ticchettio dell’orologio appeso al muro. Fece un
profondo sospiro
accompagnato da un sorso di the, lasciando vagare lo sguardo sulla
libreria
stracolma di libri e cornici, con foto di Grell e William da giovani.
In particolare
una, scattata il giorno in cui i suoi comprarono casa. Se ne stavano
seduti a
terra, circondati dagli scatoloni ancora da svuotare e
l’espressione trionfante
di chi ha appena trovato casa.
Tre colpi di clacson. Scarlett si alzò di
scatto poggiando
la tazza nel lavandino, addentò un biscotto e scese le scale
come un razzo,
arrivando velocemente nell’atrio.
Eric era comodamente seduto nella sua ferraglia
ambulante,
con un braccio penzoloni dal finestrino e l’espressione fiera di
chi guida una
Aston Martin. Era bellissimo e solare come ogni mattina. Durante tutto
il
tragitto chiacchierarono e scherzarono come facevano ogni volta che si
trovavano assieme. Arrivati al Dipartimento si salutarono augurandosi
buona
fortuna per il loro primo giorno d’osservazione.
-Eccolo, è la!- urlò entusiasta
Scarlett, una volta
avvistato il loro bersaglio.
Camminava fiero per un quartiere malfamato di
Londra, con
una ragazza procace fasciata in un vestitino succinto aggrappata al
braccio.
Indossava una camicetta nera firmata e sbottonata,
assieme a
dei pantaloni neri taglio dritto con tanto di orologio d’oro
piuttosto
pacchiano al polso ed occhiali Carrera da almeno trecento sterline. Un
dragone
cinese percorreva il suo avambraccio fino a scomparire sotto la camicia.
Aveva decisamente l’aria di uno spacciatore
di classe,
abituato a trattare con gente di alto rango, anche se continuava ad
emanare
quel lieve odore così familiare eppure così sconosciuto.
Improvvisamente
l’odore si fece sempre più intenso e nauseante. Puzza di
tenebre, oscurità e
disperazione… Puzza di Demone.
-Ecco cos’era quella puzza- sibilò
Eric, arricciando il naso
disgustato, quando il conte Phantomhive e il suo fedele maggiordomo
Sebastian
Michaelis fecero la loro comparsa trionfante.
Dopo un breve scambio di saluti i quattro si
infilarono
nello scantinato di un palazzo.
-Perfetto, adesso abbiamo anche quei due cani ad
intralciarci- fece Scarlett infastidita –E non possiamo nemmeno
vedere cosa sta
succedendo lì sotto, almeno finché c’è il
Demone-
Eric sbuffò contrariato, poggiandosi ad una
parabolica. Ci
mancava solo che la loro anima fosse in trattative con quella bestia
nociva ed
il suo Padroncino!
Rimasero sul tetto ad attendere che qualcuno
uscisse da
quello scantinato, ma dopo un’ora e mezza di attesa, non era
successo ancora
niente.
-Che schifo, ho ancora quella puzza nel naso, come
se fosse
qui alle mie…- Eric si interruppe bruscamente, prima di
riprendere la frase con
tono schifato –Spalle-
Scarlett si girò incuriosita, cercando di
capire cos’avesse
scatenato quella reazione al suo compagno. Sebastian se ne stava
lì, con quel
suo sorrisetto strafottente ed un vestiario abbastanza casual, a
dispetto della
divisa con la quale si era consueti vederlo. Il Demone cominciò
a fissare
perplesso Scarlett, inclinando la testa da un lato.
-Sutcliff?- chiese sempre più perplesso,
continuando a
fissare la ragazza.
-Sono sua figlia- rispose Scarlett, incrociando le
braccia
al petto.
-Davvero intrigante e chi sarebbe l’altro
padre?- chiese
sempre più fastidioso Sebastian.
-Willia… Oh ma perché mi prendo la
briga di risponderti?!
Piuttosto per quale motivo sei qui e non con il tuo amato
cagnolino/Padrone?!-
fece infastidita Scarlett.
-Curiosità. Chi state osservando giovani
novizi?-
-Speri davvero che divulgheremo informazioni
riservate ad un
Demone?- intervenne Eric, alzando un sopracciglio.
-No, ma gradirei sapere se l’anima a cui
mirate è la mia
preziosa anima-
-Appunto, gradiresti- ribatté Scarlett.
-Allora dovrò scoprirlo a modo mio. Oppure
preferisci
collaborare con me, figlia dello scherzo della natura?- sibilò
lui.
Le sue pupille si restrinsero velocemente e i suoi
denti
divennero zanne. Scarlett mosse un passo in avanti con sicurezza,
sfoderando la
Death Scyte. Non
temeva quella bestia, avesse pure un migliaio di secoli più di
lei. Non si
sarebbe di certo tirata indietro per così poco.
-Si vede palesemente che sei figlia di Sutcliff.
Hai fegato.
Spero solo che non ti innamorerai di me anche tu, tuo padre mi basta e
mi
avanza- ridacchiò, in tono di scherno.
Scarlett era a tre passi dal perdere la pazienza e
conficcargli la
Death Scyte nello stomaco
quando le pupille del Demone tornarono nella loro forma umana e
le zanne
rientrarono.
-Chiedo venia, ma temo dovremo continuare questa
conversazione
in un secondo momento. Sono stato richiamato all’ordine. È
stato un piacere
fare la vostra conoscenza-
In un batter d’occhio Sebastian era saltato
giù dal tetto,
ricongiungendosi con il suo prezioso Padroncino. Eric si girò a
guardare
Scarlett sconvolto.
-Avevi intenzione di farci ammazzare per caso?!-
chiese lui,
incredulo.
-Nessuno osa insultare il padre di Scarlett
Spears, che sia
un mortale, che sia Michaelis- ringhiò lei, rinfoderando la
falce e tenendo gli
occhi ben puntati sui due finché non scomparvero dietro
l’angolo di un palazzo.
Eric sospirò tornando a fissare lo
scantinato dove si
trovava il loro bersaglio, il quale uscì poco dopo in compagnia
di quella
curiosa ragazza. I due Shinigami seguirono i suoi spostamenti con la
cura, prendendo
appunti ed osservando l’uomo comprare e rivendere dosi e dosi di
stupefacenti.
A fine giornata aveva guadagnato tanti di quei
soldi da far
invidia a Bill Gates.
-Davvero un’anima del genere potrebbe
tornare utile
all’umanità?!- chiese infastidito Eric.
-Probabilmente sì, probabilmente no. Sta a
noi dirlo-
rispose atona Scarlett, scribacchiando qualcosa sul suo blocchetto
rilegato in
eco pelle rossa.
-Oh Andiamo Scarly! Non ha senso aspettare un mese
per una
persona del genere! Chiudiamola qui- sbuffò lui, prendendo il
timbro dal
taschino del panciotto.
Stava per timbrarci la scheda della loro anima
quando
Scarlett gli strappò il timbro di mano.
-Nella maniera più assoluta no! È il
nostro primo incarico,
vuoi per caso ammazzare la persona sbagliata, Slingby?- rispose seria,
sfilandogli la cartella dalle mani.
Quello era il loro primo incarico e Scarlett era
determinata
più che mai ad osservare quell’anima fino al giorno in cui
avrebbe esalato il
suo ultimo respiro.
Non avrebbe commesso errori, avrebbe sfruttato
tutto il
mese, anche a costo di scoprire che in realtà una settimana era
più che
sufficiente. Non le importava assolutamente nulla. Avrebbe esaminato e
riesaminato quella persona fino all’ultimo secondo della sua
misera vita da
malavitoso in affari con il Cane da guardia della Regina e il suo
piccolo
Demone ammaestrato.
Improvvisamente sentì un braccio di Eric
poggiarsi sulle sue
spalle e l’altra mano scompigliarle i capelli.
-Sei determinata Scarly, amo la tua grinta- disse
lui,
sorridendole.
-Ah ti metti a fare il mieloso adesso?!- rise
Scarlett,
spingendolo con un gomito.
Eric lo prese come un gioco, ricambiando la spinta
e dando
così inizio ad una delle loro “risse all’ultimo
sangue”. In realtà, Scarlett lo
aveva spinto via per non arrossire.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Colpo di scena èwé!
Chi si sarebbe mai aspettato che il
“Chiwawa” di sua Maestà la Regina ed il suo
fedele
maggiordomo avrebbero fatto irruzione all’improvviso?! A dirla
tutta nemmeno
io, l’ispirazione mi giunse per caso mesi e mesi fa, quando
scrissi questo
capitolo in pantaloncini e canotta, incollata al ventilatore (che mi ha
causato
una bronchite epica)…
Cooomunque, nel prossimo capitolo, accadrà
qualcosa che
immagino tutti voi starete aspettando da molto tempo: anche Tanaka
entrerà in
scena xD!
No, scherzo, ma se volete saperlo, LEGGETE IL
PROSSIMO
CAPITOLOOO *^*
Kiss kiss
Pandora Sutcliff
GRAZIEPER AVER LETTO!
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Capitolo 14 *** CAPITOLO 14 ***
CAPITOLO 14
Capitolo 14
William rincasò con una voglia assurda di
togliersi quella divisa
inamidata e spalmarsi sul letto, mettendosi a rileggere qualche libro
di cui
conosceva a memoria anche la punteggiatura. Quella giornata era stata
stressante e l’unica cosa che desiderava fare era leggere,
leggere ed ancora
leggere.
Appena varcò la soglia di casa si
trovò davanti Grell, con
dei pantaloncini rossi ed una maglietta nera scollata con inserti in
pizzo
rosso.
-Ti piaaacciono?- cantilenò allegro appena
vide entrare
William –Li ho comprati solo per - te!- cinguettò,
scandendo le parole.
-Sei sempre splendido- rispose William, con un
sorriso
abbastanza provato.
-Anche se i pantaloncini mi fanno un sedere
enorme. Non
trovi?-
Quella domanda era una trappola e William ci era
caduto
dentro con tutte le scarpe. Aveva a disposizione due risposte:
A) “Ma che dici? Ti stanno
benissimo?!” e rischiare l’accusa
di aver mentito pur di farlo felice.
B) “Effettivamente…” ed essere
accusato di essere un brutto
insensibile.
Qualsiasi risposta avesse dato, l’avrebbe a
condotto far
scoppiare una guerra. Così, con la stessa cautela con la quale
un artificiere
disinnescherebbe una bomba, disse le prime cose che gli passarono per
la testa,
cercando di usare un tono di voce serio e deciso.
-Affatto. Ti valorizzano il sedere, sembra
più tondo-
rispose impassibile.
Grell lo fissò corrugando la fronte ed
incrociando le
braccia, incerto se credere a ciò che gli aveva appena detto o
no. William
attese una sua reazione sudando freddo.
-Ne sei sicuro?- chiese sempre più serio
Grell.
-Dovresti conoscermi ormai-
Grell continuò a fissarlo, sempre meno
convinto. “Adesso
dovrò subire il trattamento del silenzio” pensò
Will, cercando di non
incrociare il suo sguardo. La bomba era stata innescata.
3…2…1…
Grell gli saltò addosso, soffocandolo di
baci.
-Ahw! Sapevo ti sarebbe piaciuto!- squittì
felice.
Proprio quando ormai il povero William stava per
morire
soffocato, Scarlett rientrò a casa con Eric. I due ragazzi
rimasero immobili
sulla porta, con le facce sconvolte di chi ha appena visto qualcosa che
ogni
notte tornerà a dargli il tormento nei sogni. William si
spiccicò di dosso
Grell, sistemandosi i capelli.
-Buonasera mia cara e buonasera anche a te
Slingby- fece,
come se nulla fosse mai accaduto -È andato bene il vostro primo
giorno di
osservazione?-
-Beh all’incirca- rispose Scarlett, senza
muovere un passo
oltre la soglia di casa.
-Volete entrare o rimanete li?- intervenne Grell.
-Ah sì, devo cambiarmi. Va beh, tanto
faccio subito. Eric tu
entri?-
-Ma no dai, ti aspetto in macchina- rispose lui,
abbastanza
imbarazzato.
-Oh suvvia non essere sciocco Slingby, accomodati
pure!-
disse allegramente Grell.
Così Eric cedette
all’ospitalità di Grell, sedendosi sul
divano ed iniziando a fissarsi imbarazzato le scarpe in pelle che
facevano cucù
dall’orlo dei pantaloni, su cui era rimasto l’alone rosa
della glassa delle
ciambelle con le quali lui, Alan e Scarlett andavano a fare colazione
una volta
a settimana.
Appena Scarlett uscì con i vestiti di
sempre, Eric scatto
dal divano come un pupazzo a molla, salutando cordialmente ed uscendo
di casa
con Scarlett. Quando i due uscirono dalla porta di casa, William si
girò a
guardare Grell in cagnesco, incrociando le braccia.
Quello era uno degli effetti collaterali della sua
relazione
con Grell: non aveva mai un momento di pace per concedersi un po’
di relax.
Dopo aver trascorso il resto del pomeriggio con il
suo (si
il SUO) Eric ed il caro Alan, Scarlett poteva rientrare a casa, farsi
una bella
doccia e cenare con il cottage pie che Grell preparava ogni
lunedì sera. E come
ogni lunedì sera, Ronald cenava con loro e passava il resto
della serata a
giocare a poker con William, giocandosi le noccioline con le quali
accompagnavano lo scotch.
Lei e Grell invece si dedicavano ad
attività decisamente più
femminili, come spostarsi sul letto matrimoniale di William e Grell e
raccontarsi le loro giornate, abbuffandosi di cioccolata per poi
sentirsi in
colpa due secondi dopo. Appena rientrò a casa
trovò Ronald comodamente sprofondato sul divano, con
William accanto che
leggeva e Grell alle prese con la cena.
Salutò tutti con molto entusiasmo prima di
andarsi a fare la
sua più che meritata doccia. Infilò una delle sue fedeli
camicette e se ne
tornò in salotto, dove la tavola era già apparecchiata.
-Allora, come procedono le cose con Slingby?-
chiese Ronald,
punzecchiandola.
-Come vanno a te le cose con la ragazza della
sezione Affari
Generali - rispose prontamente lei, contrattaccando.
-Te la sei cercata- intervenne William,
tagliandosi un’altra
fetta di cottage pie.
-Siamo amici, per ora- rispose Roland, senza
minimamente
scomporsi.
Scarlett lo fissò alzando un sopracciglio
divertita. Adorava
mettere alle strette il suo caro zio Ronald. Era furbo, ma non
abbastanza da
poter competere con lei.
-A proposito, quando mi darai l’onore di
poterti allenare?-
chiese lui, tra un boccone e l’altro.
-Quando avrai intenzione di prenderti un po’
di calci nelle
costole- rispose lei, sempre sorridendo.
-Aah ma che hai oggi?! Dovresti portare rispetto a
tuo zio-
-È l’amore mio caro Ron- intervenne
Grell.
Come ogni conversazione da cena anche quella
terminò col
dolce, dopodiché una volta lavati i piatti, Ronald e William
passarono la loro
serata in compagnia di scotch, arachidi e poker mentre Grell e Scarlett
affogavano i dispiaceri nella cioccolata. Non avrebbe parlato né
con William
tantomeno con Grell del suo incontro con Sebastian. Non lo temeva
affatto,
avrebbe potuto affrontarlo tranquillamente da sola.
Dopo il rituale del lunedì sera, Ronald se
ne tornò a casa,
e dopo una giornata molto impegnativa, Grell e William decisero di
andare a
dormire. Scarlett invece rimase ancora un po’ sveglia, intenta a
ricontrollare
e studiare la sua anima nel caso il giorno dopo avessero avuto
nuovamente il
dDmone in mezzo ai piedi. Non riusciva a starsene con le mani in mano.
Voleva
eseguire il suo primo incarico alla perfezione.
Intorno alle due di notte, Grell si svegliò
con una fame
assurda. Negli ultimi tempi gli capitava spesso. Troppo spesso. Se non
si fosse
dato una regolata, sarebbe diventato un bovino.
Sbuffò prima di abbandonare il tepore del
letto per
spostarsi in cucina, alla ricerca di qualcosa di poco calorico da
mangiare.
Passando davanti la camera di Scarlett notò la luce accesa. Aprì lentamente la porta, trovandola di
faccia sulla scrivania, addormentata sulla cartella della sua anima.
Grell la
guardò sorridendo: aveva assolutamente preso da William.
-Scarlett?- fece sottovoce Grell, scuotendola un
po’.
Scarlett aprì pigramente gli occhi. Quando
realizzò di
essersi addormentata sulla scrivania sobbalzò. Come diavolo si
era potuta
addormentare?!
-Ma che ore sono?- chiese, ancora mezza stordita.
-Sono le due di notte tesoro. Dovresti andare a
dormire-
sorrise lui.
-Volevo solo revisionare la cartella-
sbadigliò.
Quelle parole fecero tornare alla mente di Grell
il suo
William quando era ancora un novizio. Ogni momento era perfetto per
studiare,
revisionare e prendere appunti. Accarezzò i capelli di sua
figlia prima di
uscire dalla sua stanza con un sorrisetto, dimenticandosi
dell’attacco di fame.
Appena si rimise a letto, William si girò dalla sua parte,
abbracciandolo e
dandogli un bacio sulla fronte.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Mea Culpa, come sempre! Ho un progetto abbastanza
importante
(la creazione di un vestito) che assieme ai compiti rendono la mia vita
mooolto
piena ^^
Ho fatto male i conti, questo era un capitolo
piuttosto
Grelliamoso, il prossimo capitolo è quello di cui ho parlato nel
capitolo prima
di questo… (?!)
Sì, quando riuscirò a pubblicarlo
potrete gioirne e
beneficiarne tutti. Il mio discorso è piuttosto breve, lo
ammetto, ma vado un
tantino di fretta…
Kiss kiss!
Pandora Sutcliff
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 15 *** CAPITOLO 15 ***
CAPITOLO 15
Capitolo 15
La prima settimana di osservazione era passata e
Scarlett ed
Eric stavano lentamente cominciando ad abbandonare l’idea del
“difendere la
loro amicizia evitando una relazione”, e passare tutto quel tempo
assieme non
li aveva di certo aiutati. Ogni giorno che passava si convincevano del
fatto
che i loro sentimenti non potevano più essere repressi.
Scarlett ne ebbe la palese dimostrazione quando,
arrivata al
Dipartimento, si trovò davanti Eric con una scatola di
cioccolatini e delle
rose rosse.
-Buongiorno splendore!- disse lui, facendo il
sensuale.
-Ma che ca… Eric?! Cos’è
questa roba?- chiese lei, mentre
Eric le porgeva i suoi regali.
-Beh i cioccolatini possiamo mangiarli durante
l’osservazione-
-E le rose? Mangiamo anche quelle?- chiese lei,
alzando un
sopracciglio.
-Ah beh…Ovviamente no! Quelle servono a
coprire la puzza di
Demone, semmai dovesse farsi vivo, e soprattutto ad omaggiare la tua
rara
bellezza-
Scarlett cominciò a ridere, ringraziandolo
con un bacio
sulla guancia. Quel gesto lasciò Eric imbambolato e parecchio
perplesso.
Generalmente, usava ringraziarlo con un pugno sulla spalla o roba del
genere,
dunque, cos’era quello?! Notando la sua espressione Scarlett
riprese a ridere,
cercando di mantenere una compostezza consueta al Dipartimento.
-Bene, vogliamo andare oppure preferisci rimanere
a fare la
muffa sulla moquette?-
Eric si limitò a scuotere la testa e
seguirla mentre si
dirigeva verso l’uscita. Si posizionarono davanti casa di Lau
alle otto e mezza
spaccate, aspettando che uscisse. Approfittarono dell’attesa per
divorare senza
pietà mezza scatola di cioccolatini, scambiandosi innumerevoli
occhiatine.
Il loro bersaglio uscì dalla sua
“modestissima” villa un
quarto d’ora dopo con aggrappato ad un braccio Ran Mao, salendo
su un’altrettanto
modesta auto e dirigersi con essa chissà dove. I due Shinigami
rimasero
parecchio basiti nel dover seguire l’auto fin dentro la
“cuccia” del cane.
Infatti, la vettura parcheggiò nello spiazzo del casato
Phantomhive.
-Oh ma che diamine! Cos’è, in affari
con il cagnolino?!-
fece spazientito Eric.
-Non proprio. È una semplice pedina usata
dal Conte per
ottenere informazioni. Essendo un signor Conte, non può
addentrarsi nell’East
End come se nulla fosse, ragion per cui, sguinzaglia il suo fedele Lau
Tare-
rispose Scarlett, sfogliando il suo blocchetto.
-E questo come lo sai?- chiese Eric, abbastanza
interdetto.
-Studio- rispose in tono di ovvietà lei,
che intanto si era
già accomodata sul tetto della casetta degli attrezzi.
-Ah che farei se non ci fossi tu?- sorrise lui,
estraendo il
cannocchiale per spiare all’interno.
Improvvisamente la puzza di Demone ritornò,
più forte e più
convinta che mai.
-Deve essere dura seguire quel cinese. Prego,
prendete pure
una tazza di the, in quanto maggiordomo del Casato, devo accogliere gli
ospiti
nel migliore dei modi- disse calma una voce alle loro spalle.
Scarlett si girò a guardare con sufficienza
Sebastian
porgergli un vassoio con sopra una teiera, due tazze ed una zuccheriera.
-E così ci consideri ospiti, eh? Sei
gentile, ma l’ho appena
preso- rispose atona lei, dandogli decisamente poca importanza.
Eric intanto aveva messo da parte il suo binocolo
guardando
con ammirazione Scarlett, la quale riusciva a mantenere il suo
carattere
aggressivo anche in presenza di un demone quale Michaelis.
-Come preferite. In quanto maggiordomo Phantomhive
devo
essere cordiale con gli ospiti-
-Saresti più cordiale se ci lasciassi
svolgere il nostro
lavoro- continuò la ragazza, scacciandolo con un gesto della
mano.
Il Demone si limitò a fare un sorrisetto
prima di scomparire
nel nulla. Passarono il resto della loro giornata ad osservare Lau
giocare a
carte con il Conte, offrirgli più volte oppiacei (rifiutati uno
dopo l’altro) e
farsi accarezzare e massaggiare da Ran Mao, mentre Sebastian non
perdeva
occasione di affacciarsi dalle finestre e controllare se i due
Shinigami
fossero ancora li.
Una giornata piuttosto noiosa, ma forse meno
noiosa delle
altre.
-Però, sai che Michaelis non è
niente male?- fece Scarlett
fingendosi interessata al Demone, il quale si era affacciato per la
milionesima
volta alla finestra. Quell’affermazione scatenò un attacco
fulminante di gelosia ad Eric, il quale si
era limitato
a guardarla a metà fra l’offeso e lo stupito.
-Scherzavo scemo- scoppiò a ridere lei,
correndo ad
abbracciarlo per evitare di aggravare ulteriormente la situazione.
Dal canto suo, Eric si fingeva offeso, cercando di
reprimere
l’istinto di abbracciarla e non mollarla più. Dopo cinque
ore trascorse a villa
Phantomhive, l’uomo si spostò, passando a fare il suo
solito giro di consegne
per poi tornarsene nella sua modestissima villa. Anche la loro giornata
di
“serio e disciplinato lavoro” era giunta al termine.
Restava un’ultima cosa da
fare.
Si stavano incamminando verso il Dipartimento
quando
improvvisamente Eric strinse un braccio attorno la vita di Scarlett,
facendola
aprire in un grande sorriso. Prima che Eric potesse ricambiare il
sorriso,
Scarlett lo aveva già incollato al muto, bloccandogli i polsi ai
lati del viso
con fare trionfante.
-Questa scena mi è familiare-
ridacchiò Eric.
-Scusa, ma devo farlo- rispose lei, cercando di
rifargli
l’eco.
Le loro labbra si incontrarono, senza esitazioni o
preoccupazioni. Al diavolo tutti i ripensamenti. Loro erano fatti
l’uno per
l’altra, dovevano solo prenderne coscienza. Scarlett
allentò la presa dai polsi
di Eric, andando ad intrecciare le sue dita con le sue.
Improvvisamente, una presenza alle loro spalle li
fece
arrestare di scatto. Alan li fissava, con in mano la sua cartellina e
un’espressione aliena.
-Ah!- fece subito, una volta che Scarlett ed Eric
si
staccarono per guardarlo bene in faccia –Io avevo… Ehm
finito prima e… Pensavo
di venirvi… Così insieme… Casa no?-
blaterò, cercando di non risultare
eccessivamente imbarazzato.
-Oh si! Beh anche noi stavamo pensando la stessa
cosa-
intervenne Scarlett, muovendo un passo verso di lui.
-Eh si, me n’ero accorto-
Rimasero tutti in silenzio a fissarsi piuttosto
imbarazzati
finché Eric non decise di intervenire.
-Ah ma quanto sarà premuroso il nostro
Alan?- ridacchiò,
tirandogli un pugno prima di poggiargli un braccio sulla spalla.
-Adesso ce ne torniamo tutti a casa come una bella
famigliola felice, vero amore?- sorrise a Scarlett, allungandole una
mano che
strinse immediatamente.
-Posso farvi una domanda?- chiese Alan, ancora
stretto nella
presa di Eric.
-Certo, fai pure- rispose Scarlett.
-Quando mi avreste informato della vostra…
Relazione?-
continuò, piuttosto imbarazzato.
Eric e Scarlett si guardarono ridacchiando. Non
avevano
quasi fatto in tempo a pensarci.
-Appena avremmo realizzato cos’avevamo
fatto- rispose Eric.
-Ah… Comunque auguri-
I due ragazzi si guardarono prima di scoppiare a
ridere.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Tadàààà! Finalmente
è successo, i nostri eroi hanno permesso
alle loro labbra di incontrarsi senza scatenare reazioni spropositate,
come
pugni o simili.
Chiedo venia per il ritardo, sono una donna
impegnata ed
ahimè non ho molto tempo per me stessa. Grazie alle vacanze
natalizie, però,
avrò più tempo per voi ^^
Vi amo tutti <3
Pandora Sutcliff
GRAZIE
PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 16 *** CAPITOLO 16 ***
CAPITOLO 16
Capitolo 16
Il mese di osservazione era giunto al termine. A
Scarlett ed
Eric restava solo da mietere quell’elemento inutile e scrivere
una relazione
soddisfacente, così da diventare finalmente Shinigami a tutti
gli effetti.
Quando Grell venne a sapere della loro relazione
cominciò a
saltellare per casa.
“Hai visto?! È un’usanza di
famiglia innamorarsi durante
l’esame!”
William invece era andato a fare una visita ad
Eric il
giorno stesso per una bella chiacchierata “da uomo a uomo”,
facendo morire di
preoccupazione Scarlett, la quale temeva per l’incolumità
del suo amato. Tuttavia,
a parte le innumerevoli minacce di morte in caso di bastardaggine,
William si
era controllato, consapevole del fatto che Eric fosse un bravo ragazzo.
Adesso, i due giovani Shinigami si stavano
dirigendo a casa
della loro anima mano nella mano, nervosi ed emozionati allo stesso
tempo.
Stava per accadere davvero.
-Ci credi che se superiamo l’esame…
Saremo finalmente
Shinigami?- chiese Scarlett.
-Onestamente no. E non mi sembra nemmeno vero di
poter
abbandonare quello stramaledetto ristorante. Non sai che gioia
sarà andare lì e
licenziarmi- rispose Eric, immaginandosi la scena.
Si scambiarono un rapido bacio prima di mettersi
all’opera.
Il loro bersaglio era uscito in macchina per dirigersi al quartier
generale
della mafia italiana, comandata da Corallo.
Non era un mistero né un segreto che le due
mafie, cinese ed
italiana, avessero da un po’ di tempo problemi con i territori di
spaccio.
Difatti, alcuni spacciatori al servizio di Lau
avevano
sconfinato nelle terre di Corallo più di una volta, rubandogli
almeno una
decina di clienti abituali sia per i prezzi vantaggiosi, sia per la
qualità
della merce. La morte di Lau era fissata alle sei e mezza. Erano le sei
ed un
quarto. Scarlett ed Eric attesero impazienti. Lau entrò poco
dopo nell’ufficio
di Corallo da solo, senza la sua “tigre”.
-Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro sulle
condizioni del nostro accordo, Lau- fece serio Corallo, seduto sulla
sua
poltrona in pelle che troneggiava dietro una massiccia scrivania in
ebano
–Perché i tuoi uomini sconfinano nelle mie terre,
rubandomi innumerevoli
clienti fissi? Sai da quanto tempo il Visconte Druitt era mio cliente?!-
-Ah, mio caro italiano. I miei uomini possono
anche
sconfinare nelle tue terre, lo ammetto, ma sono i tuoi clienti a
correre da me.
A quanto metti gli oppiacei, di recente?- chiese il cinese, mantenendo
la sua
calma abituale.
-E adesso cosa c’entrerebbe questo?-
-Beh, se non vuoi dirmelo, ti dirò solo che
è di prima
scelta-
-Che diavolo vuol dire! Anche la mia roba lo
è!-
-Ah ma davvero? Oppio di prima scelta allungato
con? Vendo
oppio di prima selezione, puro a cinquanta sterline in meno di quanto
fai tu.
Ah, e inoltre ho un vasto assortimento di fanciulle con le quali
intrattenersi
dopo una bella fumata o una sniffata-
Nel frattempo, Scarlett ed Eric assistevano alla
discussione
dalle scalette antincendio del palazzo di fronte, aspettando che
Corallo si
decidesse a sparargli al petto e mettere fine a quella sceneggiata da
quattro
soldi.
-Ammettilo Corallo, sei invidioso della mia
“attività”,
vero?-
-La nostra è una collaborazione. Dunque,
dov’è la
percentuale che mi spetta?- continuò l’italiano, ormai sul
punto di perdere la
pazienza.
-La percentuale? Dimmi, e la percentuale delle tue
attività
che mi spetta? Quest’alleanza fruttava solo a te, a me serviva
solo per tenere
te ed il tuo branco di sfigati lontano dai miei affari-
A quelle parole, Corallo si raddrizzò sulla
sedia.
-Fruttava? Parli al passato? Questo vuol dire che
abbiamo
chiuso?-
-Se non ti dispiace, sono stanco di venire
sfruttato e
soprattutto accusato di “furto di clientela”. Trova qualcun
altro da prendere
per il culo. Con me hai chiuso-
-Ah si? È davvero finita qui? Perfetto Lau.
Allora fammi
un’ultima cortesia, raccontami com’è fatto
l’inferno!- ringhiò Corallo, prima
di estrarre dal cassetto una Glock per sparargli un colpo al torace.
I Cinematic Records cominciarono ad uscire a
flotte da Lau,
il quale, ancora vivo, giaceva sul pavimento, premendosi una mano sulla
ferita.
Quando gli uomini di Corallo entrarono per
sbarazzarsi del
“cadavere”, Ran Mao fece irruzione, uccidendo tutti con le
sua bizzarre armi.
-Quell’umana è un mostro!- fece Eric,
quando la donna si
chinò su Lau per cercare di aiutarlo.
-Mostro o meno, dobbiamo iniziare la raccolta-
Detto questo, i due fecero irruzione dalla
finestra. La
cinese si alzò di scatto, fissandoli silenziosa.
-Chi siete?- chiese, col suo tono di voce basso.
-Siamo qui per finire Lau Tare- rispose atono
Eric,
sfoderando la sua Death Scyte
Ran Mao lo fissò infuriata prima di
scattargli contro,
venendo immediatamente schivata da un calcio nelle costole. Intanto
Scarlett
aveva infilzato Lau con la Death Scyte, leggendo i suoi ricordi
mentre Eric cercava di
tenere lontano da lei Ran Mao, così da farle esaminare
l’anima con relativa
tranquillità. Infondo, era una banale umana con una forza
disumana, se la
sarebbe tranquillamente cavata da solo.
A fine lettura, a Scarlett non rimaneva che
timbrare la
scheda di Lau e tornarsene con Eric al Dipartimento. E invece no.
Quella
ragazza combatteva con la stessa ferocia di un Demone.
Scarlett le si avventò contro, con la
speranza di metterla a
riposare subito, scrivere la relazione e diventare Shinigami a tutti
gli
effetti.
In tutta risposta, la cinese la schivò,
tentando di sferrare
un attacco con le sue armi. Ma Scarlett fu più rapida di lei,
rispondendo al
suo slancio con un colpo di Death Scyte che la sfiorò appena. La
donna si
lasciò sfuggire un’imprecazione, colpendola con quelle
armi e facendola
barcollare. Quando Eric tentò di colpirla alle spalle per
difendere Scarlett,
Ran Mao la lasciò stare per avventarsi nuovamente contro di lui.
Sebbene Eric
fosse uno dei migliori nei combattimenti, non era abbastanza veloce da
schivarla,ricevendo innumerevoli colpi. Quella non era una normale
umana. Eric
era allo stremo delle sue forze e dopo un colpo più forte degli
altri, la falce
gli cadde di mano.
-Hei brutta troia! Lascia stare il mio uomo!-
ringhiò
Scarlett, volandole contro.
La donna rimase stranamente immobile, accennando
un
sorrisetto inquietante.
Quando Eric realizzò cosa stava per
accadere, le urlò di
stare indietro. Ma fu troppo tardi. Ran Mao aveva afferrato la Death Scyte
di Eric,
trafiggendo Scarlett all’addome.
-Scarlett!- urlò Eric.
Quelle furono le ultime parole che la Shinigami
riuscì a
captare. Improvvisamente divenne tutto buio e davanti a lei iniziarono
a
scorrere i suoi Cinematic Records.
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Sì, sono pessima, ma non sono stata a casa,
e le feste mi hanno
tenuta molto (troppo) occupata ^^”.
Non vi dirò niente riguardo il prossimo
capitolo, ma prevedo
che molto probabilmente mi odierete davvero molto. Comunque,
cercherò di essere
rapida nella prossima pubblicazione!
Baci baci
Pandora Sutcliff
GRAZIE PER AVER LETTO!
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Capitolo 17 *** CAPITOLO 17 ***
CAPITOLO 17
Capitolo 17
Epilogo.
“William cercava di
essere forte abbracciando Grell, entrambi distrutti e con delle
occhiaie
infinite. Avevano passato le notti precedenti a piangere
ininterrottamente,
seduti sul letto della camera di Scarlett. Ronald era seduto accanto a
loro,
con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi arrossati. Alan era sotto
shock. Non
si muoveva, non parlava, non piangeva. Sembrava avesse addirittura
smesso di
respirare.
Tutti gli Shinigami
del Dipartimento erano li, in abito nero, attorno a quelle due bare.
Erano li
addirittura il Conte Ciel Phantomhive ed il suo maggiordomo, Sebastian
Michaelis.
“È brutto essere Shinigami e non poter fare nulla per
salvare la propria figlia
ed il suo ragazzo” pensò Sebastian, guardando William e
Grell completamente
distrutti. La funzione funebre fu sobria e sentita, carica di dolore e
rabbia
nel veder morire due ragazzi così giovani. Quando le bare furono
pronte per
essere sotterrate, Grell si lasciò sfuggire un singhiozzo
più forte degli
altri, facendo crollare assieme a lui anche William, il quale si era
sforzato
di rimanere forte. Dopo l’usuale giro di condoglianze, se ne
andarono tutti,
eccetto Grell, William, Ronald ed Alan, che rimasero li immobili ad
attendere
che l’ultima zolla di terra andasse a ricoprire Scarlett ed Eric.
Dopo di che, ognuno se
ne tornò a casa propria. Grell e William se ne ritornarono in
camera di
Scarlett, annusando i suoi vestiti con ancora addosso il suo odore.
Entrambi
avevano finito le lacrime. Singhiozzavano a vuoto, stretti l’uno
all’altro.
Alan era rimasto sulla porta della camera di Eric, in silenzio ad
osservarla
così come l’aveva lasciata. Sul suo comodino vi era una
foto di loro tre
assieme. Represse un singhiozzo prima di chiudere quella porta piano,
come se
Eric stesse dormendo li, per non svegliarlo.
Sarebbe stata dura per
tutti andare avanti con le proprie vite, quasi impossibile.”
Scarlett aprì lentamente gli occhi. Ma che
diavolo aveva
sognato?! Attorno a lei, solo macchinari rumorosi, respiratori, flebo.
Seduti
accanto a lei c’erano Grell e William, silenziosi e preoccupati.
Mancava solo… Eric!
Dov’era il suo Eric!
-E… Eric…- piagnucolò.
-Scarlett! Scarlett piccola mia stai bene?- fece
improvvisamente Grell, risvegliandosi dal suo stato di trance –Oh
Scarlett!-
pianse infine, riempiendola di baci e carezze.
William uscì immediatamente dalla stanza,
avvisando le
infermiere che, dopo due giorni di coma, Scarlett si era finalmente
svegliata.
-Papà dov’è Eric?!- chiese
preoccupata, cercando di alzarsi.
-Shhh! Stai giù! È sceso a prendersi
un caffè. È rimasto qui
per tutto il tempo!-
A quelle parole, Scarlett chiuse gli occhi,
cominciando a
piangere di gioia.
-Dio mio sei salva- sbiascicò incredulo
William,
stringendole una mano.
Erano increduli, shoccati. Grell piangeva
disperatamente, continuando
ad accarezzarla, mentre William sembrava quasi imbalsamato. Continuava
a stringerle
la mano in silenzio.
Gli occhi di Scarlett rimasero semiaperti per
tutto il tempo,
spalancandosi di colpo quando vide Eric in lontananza.
-Amore mio!- urlò lei, prima che lui
corresse ad
abbracciarla.
Si guardavano, ridevano, si baciavano e si
ribaciavano,
piangendo felici. Eric aveva una medicazione alla testa e qualche
acciacco, ma
tuttavia stava bene.
-Scarlett scusami! Scusami se non sono riuscito a
proteggerti-
-Ma che cosa stai blaterando! Non darti colpe che
non hai!
Piuttosto com’è andato l’esame?! La
relazione…- Eric le poggiò un dito sulle
labbra.
-Ho pensato a tutto io. Ho scritto la relazione in
ospedale,
quando mi hanno ricoverato per le ferite. Ce l’abbiamo fatta
piccola!-
Lei lo guardò incredula prima di
ricominciare nuovamente a
piangere, mentre Grell e William avevano saggiamente deciso di
andarsene per
lasciare soli i due ragazzi.
Nonostante Scarlett stesse benone, i medici
preferirono
lasciarla un altro giorno in osservazione. Quando il giorno dopo
tornò a casa,
le venne imposto il riposo obbligatorio. La ferita era abbastanza
profonda ed i
punti rischiavano di cedere, nel caso si fosse sforzata troppo. Inutile
dire
che ormai Eric era fisso a casa loro. Passava con lei ogni giornata,
aiutandola
ad alzarsi e tenendole compagnia, addormentandosi sulla poltrona
accanto a lei
quando era molto stanca.
Passata la settimana di riposo, Scarlett aveva
cominciato a
stare meglio, iniziando addirittura a lavorare, passando ovviamente dal
“Padre”
a ritirare la sua montatura da Shinigami. Con estrema gioia
scoprì di essere
nello stesso ufficio di Alan ed Eric, con la scrivania davanti alla
finestra.
La sua nuova Death Scyte era un decespugliatore con lame affilatissime,
leggera
e maneggevole.
Aveva svolto egregiamente la raccolta di almeno
una decina
di anime con relazioni più che soddisfacenti, tanto che in poco
tempo era già
diventata l'asso nella manica del Ramo Principale.
Fece anche un paio di missioni con Grell, il quale
non
poteva essere più felice di avere sua figlia accanto, la quale
con estrema
spietatezza trafiggeva chiunque dovesse morire.
Intanto la sua relazione con Eric diventava sempre
più
seria, finché un giorno le chiese di andare a vivere con lui ed
Alan, il quale
era addirittura disposto a cedergli la sua stanza, in quanto molto
più grande
di quella di Eric. Aveva anche parlato con Grell e William, che avevano
accettato con un po' di riluttanza l'idea di veder la loro bambina
andarsene di
casa.
Scarlett aveva ovviamente accettato con estrema
gioia,
cominciando a fare le valigie e riempire gli scatoloni il giorno stesso.
Aveva infilato negli scatoloni tutto ciò
che le sarebbe
stato utile: foto, libri, il suo portatile, manga ed oggetti di uso
quotidiano.
Infine svuotò completamente l'armadio, riponendo con cura tutti
i suoi vestiti
in una valigia rosso fuoco un po' antiquata. Non appena aprì la
tasca laterale,
trovò una foto d'epoca. Era una bellissima donna completamente
vestita in
rosso, con i capelli rossi corti ed una frangetta a V. Sul retro vi
erano
scritte poche parole: “Al mio amato, il mio ricordo per la durata
della sua vita
immortale”.
Scarlett esaminò per bene la foto. Non un
nome, non un
riferimento. Solo la foto e quelle poche parole. Istintivamente si
diresse
sulla veranda, dove William stava leggendo il quotidiano.
-Papà- cominciò, mostrandogli la
foto -Chi era questa
donna?-
William abbassò il quotidiano, osservando
la foto con la
stessa espressione di chi cerca di ricordare qualcosa. Improvvisamente,
fece
una mezza risatina, rimettendosi a leggere il suo quotidiano.
-Ah, non devi chiederlo a me. Chiedi a tuo padre
Grell.
Fidati, saprà darti una risposta-
Sempre più incuriosita, andò in
camera dei suoi, dove Grell
si stava facendo le unghie canticchiado. Quando Scarlett gli
mostrò la foto,
rimase di stucco.
-Dove l'hai trovata?!- chiese, osservandola
shoccato.
-Nella valigia rossa che mi hai prestato.
Conoscevi quella
donna?-
Grell rimase per un po' in silenzio a fissare la
foto.
-Sì. Eccome se la conoscevo. Un tempo,
quella era la mia
donna-
Scarlett strabuzzò gli occhi,
guardando Grell sconvolta.
-Chi era quella scusa?!-
-Angelina Durless, meglio nota come Madame Red.
Sì,
all'epoca me ne innamorai follemente. Entrambe eravamo due persone a
metà. Lei
una donna senza utero, io un uomo non uomo. Lei era una dea
sanguinaria,
uccideva tutte quelle brutte sgualdrine che andavano ad abortire nel
suo
ospedale senza alcuna pietà, senza il timore di sporcarsi le
mani del loro
viscido sangue. Loro avevano tutto quello che lei desiderava, eppure
erano
pronte a disfarsene senza alcun risentimento. La giacca rossa della mia
divisa
era la sua. Ci amavamo molto- concluse malinconicamente, senza scollare
lo
sguardo da quella foto.
-E poi?- chiese Scarlett.
-E poi l'ho uccisa- rispose lui, con un sorrisetto
spensierato.
-L'hai... E perché l'hai uccisa, se l'amavi
tanto?!-
-Beh, uno mi ero accorta di amare tuo padre e due,
è una
lunghissima storia- concluse, poggiando la foto sul comodino, sotto lo
sguardo
shoccato di Scarlett. -Anche se me ne pento amaramente ogni volta che
indosso
la sua giacca, ogni volta che vedo sul retro lo squarcio rattoppato
causato
dalla mia falce. A volte mi capita di ripensare a lei, ed averla uccisa
è un
rimorso con il quale sono obbligata a convivere per il resto della mia
vita.-
Scarlett si limitò ad annuire, uscendo
lentamente dalla
stanza. Suo padre le faceva davvero paura.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ok, sapete la solita filastrocca che ripeto ogni
volta. Scuola, compiti, teatro, stress, studio ed ancora studio. Eppure
eccomi qui! Ammettetelo, pensavate che Scartell ed Eric fossero davvero
morti, eh? Scrivere quella parte (anche se sapevo che non sarebbero
morti) mi ha fatto uno strano effetto. Loro non sono personaggi di una
mia storia, loro sono diventati quasi persone reali. La magia della
Scrittura, eh? ^^
Spero che la mia fanfiction stia continuando a piacervi, recensite e
ditemi cosa vi è piaciuto e cosa vi è piaciuto di meno.
Le critiche costruttive servono a far crescere, quindi le
accetterò ben volentieri, sperando che non ce ne siano troppe ;)
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 18 *** CAPITOLO 18 ***
CAPITOLO 18
Capitolo 18
Scarlett viveva con Alan ed Eric da ormai sei
mesi. Malgrado
i litigi per il disordine, la loro convivenza era decisamente
gradevole. Alan
cercava di lasciare i due il più possibile da soli, sebbene la
sua presenza non
arrecasse loro alcun disturbo.
Quel pomeriggio Scarlett ed Alan erano soli in
casa. Per
qualche misteriosa ragione, Eric non era ancora a casa, sebbene il suo
turno
fosse terminato mezz’ora prima. La sua assenza
“ingiustificata” tuttavia non
sembrava preoccupare particolarmente Alan, il quale, assieme a Grell,
William
ed Eric stesso, aveva un comportamento decisamente insolito, come se le
stessero tutti nascondendo qualcosa. La ragazza lanciò uno
sguardo annoiato
all'orologio. Le 17 e 13. Lanciò un altro sguardo ad Alan, il
quale alternava
una pagina di lettura a un sorso di the, comodamente sprofondato in
poltrona
con le gambe accavallate.
-Posso accendere la tv?- chiese lei, sempre
più annoiata.
-Se potresti evitare. Io starei leggendo- rispose,
senza
scollare lo sguardo dal libro.
-E non puoi andare a leggere di là?-
-Ahimè non posso lasciarti sola. Devo
assicurarmi che tu
rimanga qui-
Scarlett lo fissò perplessa. Erano tutti
così strani
ultimamente che nemmeno ci faceva più caso. Sbuffò
scocciata prima di aprire la
dispensa alla ricerca i qualcosa da mangiare. Prese la sua fedele busta
di
biscotti alle gocce di cioccolato e tornò a mangiarli
sprofondata sul divano,
sul quale ormai aveva cominciato a fare la muffa. Improvvisamente, la
serratura
scattò ed Eric fece il suo ingresso trionfate in salotto.
Lanciò un'occhiata ad
Alan, il quale poggiò frettolosamente il suo libro prima di
scappare via,
chiudendosi in bagno.
-Oh amore! Alleluia sei tornato- sorrise Scarlett
–Ma che ha
fatto Alan?-
Il ragazzo si limitò a sorriderle prima di
sedersi accanto a
lei.
-Probabilmente gli scappava di brutto. Sai
Scarlett, quando
durante l’esame hai rischiato la vita per salvarmi, ho capito
quanto tu mi ami
e soprattutto quanto io ti ami. Dal primo istante in cui ti ho vista mi
sei
entrata nella testa e non ne sei più uscita. Non riesco ad
immaginare il mio
futuro con nessun’altra all’infuori di te. Sei
l’unica donna che vorrei veder
diventare madre dei miei figli, l’unica con cui vorrei
trascorrere il resto
della mia eternità. Per questo motivo- si inginocchiò
davanti il divano,
estraendo dalla tasca una scatolina in velluto rosso. La ragazza
inarcò
shoccata le sopracciglia. –Scarlett Spears, vuoi diventare mia
moglie?-
Aprì il cofanetto, andando a rivelare uno
degli anelli più
belli e molto probabilmente più costosi che avesse mai visto. Un
diamante più
grande degli altri era incastonato in un anello di oro bianco, con
accanto
altri due diamanti, molto più piccoli di quello centrale.
Scarlett rimase
shoccata a guardare Eric, il quale aveva iniziato a commuoversi. Prima
che la
ragazza riuscisse a dire mezza parola, Alan uscì dal bagno,
stappando uno
champagne e sparando coriandoli in aria.
-Alan!- urlò spazientito Eric –Non mi
ha ancora risposto!-
-Ah io… Oh scusate…- fece
mortificato Alan, tappando con una mano lo champagne.
-Dicevamo, Scarlett Spears… Vuoi diventare
mia moglie?-
-Ah brutto idiota! Che razza di domande sono
queste?! Certo
che voglio diventare tua moglie!- pianse lei, quando si vide mettere
quell’anello all’anulare della mano sinistra.
Gli saltò letteralmente addosso, baciandolo
ancora mezza
incredula, mentre Alan esultava versando lo champagne già aperto
nei bicchieri
di plastica.
-Però, adesso c'è un problema- disse
Alan, una volta
conclusi i vari brindisi -Dove andrò a vivere una volta che vi
sarete sposati?-
Scarlett lo abbracciò con trasporto,
seguita a ruota da
Eric.
-Ahh che tenero il nostro Alan! Ci sarà
sempre un posticino
per te, ovunque noi decideremo di andare a vivere. Magari accanto alla
cuccia
del cane!- rise Eric, scompigliandogli i capelli.
I tre passarono tutta la serata a festeggiare il
lieto
evento, ricordando i bei momenti passati assieme, compresa la prima
volta in
cui si videro.
Tre giorni prima...
Eric scese nervosamente dall'auto, ripetendo
mentalmente il
discorso che si era preparato. Salì le scale a piedi, con
l'ansia che cresceva
di scalino in scalino. Si arrestò di scatto davanti la porta
della casa dei
suoi “suoceri”. Suonò il campanello. Dopo neanche
due secondi, Grell aprì la
porta, come se avesse trascorso tutto il pomeriggio ad attenderlo.
-Eric! Che ci fai tu qui?- chiese sorpreso.
-Ah... Signor... A, signora Sutcliff! Ecco io ero
venuto
per...- venne interrotto.
-Eric! A cosa dobbiamo questa visita?- chiese
William,
comparendo improvvisamente accanto a Grell. Quello sguardo gelido lo
fece
rabbrividire vistosamente.
-Oh signor Spears! Beh ecco, volevo parlarvi. Con
chi dei
due devo parlare per quanto riguarda le… “Chiacchierate
col padre della propria
ragazza”?- chiese Eric, con una punta di imbarazzo, ancora
bloccato sulla
soglia di casa.
-Ah per quello c'è William. Ma prego,
accomodati pure- fece
Grell sorridendo, lasciandolo entrare.
Dopo aver cortesemente rifiutato qualsiasi offerta
di cibo o
bevande varie, il ragazzo sedeva a tavolo, con Grell e William
dall'altra
parte. Era troppo nervoso per mangiare.
-Dunque- cominciò spedito, una volta
ritrovata la sicurezza
-Se sono qui è perché volevo farvi una richiesta. Io amo
infinitamente vostra
figlia e da quando vive con noi mi sono realmente accorto di quanto la
sua
presenza sia diventata fondamentale per la mia felicità. Sarei
pronto a tutto
per lei, lei è tutto per me, è davvero tutto. Per queste
ragioni, sarei onorato
se mi concedeste di sposarla-
Grell e William rimasero in silenzio a fissare il
ragazzo,
le cui mani avevano iniziato a tremare. Erano coscienti del fatto che
prima o
poi sarebbe accaduto, ma non si sarebbero mai aspettai che addirittura
gli
avrebbe chiesto il permesso. Quel gesto li aveva profondamente colpiti,
così
colpiti che si ritrovarono senza parole, seguitando quel silenzio che
stava
uccidendo il povero Eric.
-Sai, Eric Slingby- fece austero William
all'improvviso,
facendo quasi sobbalzare il ragazzo -Dal primo istante in cui ti ho
visto, il
primo giorno di tirocinio, s'intende, non mi sei affatto piaciuto-
Eric lo fissò nervosamente, senza
scollargli gli occhi di
dosso.
-Tuttavia, col passare del tempo mi sono dovuto
ricredere.
Sei un bravo ragazzo, rispettoso, educato e soprattutto serio. Sei
esattamente
il tipo di ragazzo che vorremmo per nostra figlia-
Grell fissò sconvolto suo marito, incredulo
alle parole che
gli aveva sentito pronunciare. Anche Eric
fissò abbastanza shoccato quel uomo così burbero
di cui era vagamente
terrorizzato rivolgergli un elogio così sincero.
-Quindi, se per Grell non è un problema,
hai il pieno
permesso di sposare nostra figlia-
Prima che Eric riuscisse a ringraziare
infinitamente
William, venne interrotto.
-Però ti avviso Slingby, falla soffrire...-
fece
materializzare nella mano destra la sua Death Scyte -E non avrò
nessuna pietà
nei tuoi riguardi-
-N...No! Si figuri! Lei à davvero
importante per me-
William fece scomparire la falce, guardando Eric
con un
lieve,inquietante sorriso. Eric se ne andò poco dopo,
ringraziandoli mille
volte.
-Ci credi che la nostra piccina si sposa?- chiese
Grell,
ancora stordito.
-Non è detto che Scarlett abbia intenzione
di sposarlo,
però- ripose William, abbastanza titubante.
L'altro lo guardò malissimo, incrociando le
braccia al
petto.
-Will!- squittì contrariato.
-Bisogna prendere in considerazione anche
quest'ipotesi-
rispose atono lui.
-Mpf! Antipatico!- protestò, scomparendo
via sempre a
braccia incrociate.
-Oh andiamo, Grell! Stavo scherzando!-
ANGOLO DELL’AUTRICE
*marcia nuziale* Tatattadaaaaa tatattadaaaaa!
(faccio pena
.___.)
Ebbene sì, finalmente Eric le ha chiesto di
sposarlo!
Esultiamo, dunque! I prossimi capitoli parleranno un po’ della
loro vita
coniugale, ma non voglio svelarvi altro. Ormai siamo quasi giunti al
capolinea,
ed io spero che la mia ff vi stia piacendo almeno un pochino…
Kiss Kiss
Pandora Sutcliff
GRAZIE PER AVER LETTO!
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Capitolo 19 *** CAPITOLO 19 ***
CAP 19
Capitolo 19
Dopo cinque mesi di matrimonio...
Grell aveva simpaticamente fatto irruzione
nell'ufficio che
Alan, Eric e Scarlett dividevano, scaricando una pila di rapporti sulla
scrivania del povero Eric, il quale desiderava semplicemente andarsene
a casa,
farsi una doccia e magari guardare un bel film con sua moglie.
Sì, sua moglie.
Finalmente poteva dire “mia moglie” invece di “la mia
ragazza”. Era stato
davvero un bel matrimonio, con pochi invitati, certo, ma sicuramente un
bel
matrimonio. Si erano premurati di pagare il tutto Grell e William, i
quali
erano intenzionati fino alla fine a regalare un matrimonio da sogno
alla loro
unica “bambina”. Eric sospirò di stanchezza,
spostando lo sguardo sulla
scrivania vuota di Scarlett. Quel giorno aveva chiesto un permesso per
restarsene a casa: si era svegliata con un mal di testa mostruoso,
autorizzando
di conseguenza Eric a chiedere di poter fare solo mezza giornata per
poi
tornarsene a casa ad occuparsi della sua amata. Sbrigò
rapidamente le sue
pratiche, chiedendo gentilmente ad Alan, il quale accettò solo
per il bene di
Scarlett, di terminare quelle che rimanevano.
Uscì dal Dipartimento come un razzo,
salutando tutti e
riconsegnando la falce. Salì in macchina e raggiunse la mansarda
nella quale
abitavano ancora. Sebbene Grell e William gli avessero ricordato
più volte che
erano ben disposti nell'aiutarli a comprare una casa, loro erano decisi
a fare
tutto con i loro risparmi, a costo di restar a vivere in quella
mansarda per
altri due o tre anni. Eric parcheggiò l'auto in garage e
salì rapidamente le
scale. Fece per aprire la porta quando si arrestò di scatto.
Attaccato alla porta
vi era un bigliettino rosso:
“Hei amore mio!
Come avrai intuito non sono a casa, sono
altrove ed ho
una bellissima sorpresa per te. Se vuoi sapere di che si tratta, segui
i
bigliettini che ho disseminato per Londra. Per sapere dov'è il
primo, torna al
Dipartimento e chiedi allo zio Ronald. Sicuramente avrà qualcosa
da darti.
Ti amo tanto.
Scarlett”
-Ah ma che diamine!- piagnucolò Eric,
riscendendo le scale e
risalendo in macchina, direzione Dipartimento.
Risalutò i colleghi, risalì le scale
di corsa e piombò
nell'ufficio di Ronald e Grell. Deserto. Borbottò qualcosa prima
di correre nel
suo ufficio, dove Alan stava ancora lavorando.
-Eric! Ma non dovresti...-
-Si, si dovrei eccome!- lo interruppe Eric, col
fiatone
-Dov'è Knox?!-
-Se non è nel suo ufficio né in
missione, con tutta
probabilità è dalla ragazza della sezione Affari
Generali. Ma perchè lo...-
Eric lo interruppe di nuovo, correndo via.
-Grazie Ala... Eh, Humpires- rispose sopra una
spalla,
correndo via come una lepre inseguita da un branco di bracchi da
caccia.
Ovviamente, Ronald se ne stava li, poggiato al bancone a fare gli occhi
dolci
alla sua “amica”, la quale ricambiava con interesse.
-Knox!- fece quasi urlando Eric.
-Oh, Slingby! Ce ne hai messo di tempo eh?-
rispose quasi
ridendo lui, ritrovandoselo davanti tutto trafelato. Ronald
continuò a
ridacchiare prima di estrarre dalla tasca del panciotto un bigliettino
rosso.
Eric lo afferrò velocemente, leggendo ciò che vi era
scritto:
“Bene, adesso il gioco si fa duro! Ho
letteralmente
sparpagliato bigliettini ovunque, così mentre tu li cerchi io ho
il tempo di
sbrigare diverse faccende.
Ti ricordi dove ti ho dato il “primo
pugno”?”
Undici o dodici bigliettini dopo (disseminati con
cura
ognuno dalla parte opposta della città e nei luoghi più
improbabili) ne recuperò
uno piuttosto sgradevole:
“Scusa amore, ma adesso devi fare due
chiacchiere con
Sebastian Michaelis. Sono sicura abbia qualcosa per te”
-Cosa non si fa per amore- sospirò Eric,
accartocciando il
biglietto ed infilandoselo con poca cura in una tasca.
Arrivò velocemente davanti il casato
Phantomhive, dove il
conte sedeva beato davanti l'ingresso sorseggiando il suo Earl Grey
The, con
accanto l'imperturbabile Michaelis. Ambedue sfoggiavano un sorrisetto
indisponente, accompagnato da un'espressione altrettanto fastidiosa.
-Ah, Slingby! Qual buon vento la porta qui?-
sibilò il
demone, facendo comparire nella sua mano destra un bigliettino rosso.
-Il vento del “recupero quello, trovo mia
moglie e me ne
torno a casa”- ringhiò lui, tenendogli testa.
-Ah quasi dimenticavo! Auguri per le nozze
Slingby. Avete
anche pensato di mettere su una bella famigliola composta da una
ventina di
marmocchi?- chiese il demone, con il suo sorrisetto.
-Ovviamente. Ogni persona sana di mente vorrebbe
creare con
la persona che ama una famiglia. Ci sono altre domande o potresti
consegnarmi
quel biglietto?- abbaiò in tutta risposta Eric.
-Beh, non posso dartelo così- sorrise
Sebastian, mentre le
sue pupille si assottigliavano e i denti si allungavano -Devi ottenerlo-
Eric sospirò profondamente, facendo
comparire la
Death Scyte, dando
inizio ad un combattimento che durò almeno una decina di minuti.
Un colpo di
Death Scyte ben assestato fece sì che Eric riuscisse ad
afferrare il
bigliettino, leggendolo il più in fretta possibile per uscire da
quella
situazione fastidiosa.
“Complimenti amore! Adesso sarebbe carino
se tu andassi a
fare anche due chiacchiere con Claude
Faustus... Haha scherzavo! Ci hai creduto almeno un po'? Lo
spero.
Comunque, tornando a noi, vai sul tetto della casa che un tempo
apparteneva al
cinese, mi troverai li. E fai in fretta!”
-Che c'è scritto?-chiese con una punta di
arroganza Ciel, sorseggiando
il suo the.
-Come se non l'aveste letto- sbuffò Eric,
incamminandosi
verso l'uscita.
-Per noi è sempre un piacere, Slingby!-
rise Sebastian,
mentre lo Shinigami gli esibiva fiero il dito medio. Finalmente
quell'assurda
caccia al tesoro era terminata! Raggiunse la casa di Lau, dove
trovò Scarlett
seduta con le gambe accavallate, intenta a giocherellare con una ciocca
di
capelli mentre terminava un sudoku.
-Amore! Ce ne hai messo di tempo eh?- rise allegra
lei,
senza muoversi dalla sua postazione.
-Spero sia una cosa importante- bofonchiò
Eric, tutto
scompigliato.
Scarlett gli sorrise dolcemente prima di
consegnargli una
busta, rossa anch'essa. Eric la guardò interrogativo notando che
aveva
cominciato a commuoversi; con cura tolse i punti di spillatrice dalla
carta
lucida della busta, aprendosi un varco. All'interno trovò un
test di gravidanza
positivo, con allegato un documento ospedaliero, che confermava la
gravidanza.
-No... No aspetta. Cosa significa questo?- chiese
lui,
girandosi di spalle per tentare di celare l'evidente commozione.
-Sorpresa!- rispose lei, correndo ad abbracciarlo.
Eric non aveva nemmeno la lucidità per
ricambiare
l'abbraccio, limitandosi a poggiarle la testa su una spalla. Entrambi
desideravano da tempo diventare tre, ma non si sarebbero mai aspettati
che ciò
sarebbe accaduto così velocemente. Lui continuava a guardarla
incredulo,
toccandole di tanto in tanto la pancia, cercando immediatamente di
creare un
legame con la piccola vita che stava crescendo li dentro.
Quando tornarono a casa annunciarono fieri la
gravidanza ad
Alan, il quale, dopo la tradizionale
battuta del “Oddio! Chi è il padre?”, gli
annunciò di essersi finalmente
fidanzato con la ragazza delle Risorse Umane che tanto gli piaceva. Si
abbracciarono felici, festeggiando la gravidanza e la nuova fidanzata
di Alan
prima di correre a casa di Grell e William per dargli il lieto
annuncio.
Inutile dire che per poco non svenivano, li imbambolati sul divano con
le facce
sconvolte e le lacrime agli occhi che facevano capolino dietro le lenti
da
vista dei loro occhiali.
ANGOLO DELL'AUTRICE
TADAAAAAAAA! Scarlett è incinta!!!! *spara
coriandoli, lancia in aria palloncini* Dato che vado un po' di fretta,
vi ringrazio infinitamente per l'amore con cui mi seguite, ricordandovi
che ogni recensione verrà apprezzata molto. Baci baci!
PandoraSutcliff
GRAZIE PER AVER LETTO!
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Capitolo 20 *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 20
Capitolo 20
“Per essere al quinto mese di gravidanza ho
una pancia
piuttosto vistosa” pensò Scarlett, davanti allo specchio,
di profilo e con la maglietta
alzata.
Aveva letto innumerevoli libri sulla gravidanza,
l'allattamento e tutto ciò che c'era da sapere sull'attesa e
l'arrivo di un
tenerissimo marmocchio che avrebbe fatto passare notti in bianco a
tutti,
rigurgitandole addosso fino a farle finire le magliette pulite. Ogni
libro che
leggeva riportava (se pur approssimativamente e con varianti da
soggetto a
soggetto) le dimensioni delle pance di mese in mese, e la sua era
decisamente
sproporzionata. Considerando che il padre di suo figlio era Eric, non
si
sarebbe stupita se fosse venuto al mondo un bambino gigante con il
pizzetto.
Rise a quel pensiero abbassandosi la maglietta ed uscendo dal bagno.
Essendo
una semi divinità, Scarlett non necessitava di alcun tipo di
controllo medico,
a meno che non decidesse di scoprire il sesso del bambino, ma loro
preferivano
fosse una sorpresa. Avevano passato un intero pomeriggio in compagnia
di Grell,
William, Ronald ed ovviamente Alan per cercare un nome al futuro
arrivo.
Alla fine si trovò solo il nome maschile:
Alister. Infondo
mancavano ancora quattro mesi per decidere, così nessuno se ne
faceva una
malattia.
Scarlett lanciò uno sguardo all'orologio;
segnava
mezzogiorno ed un quarto. Quel giorno sia Eric che Alan sarebbero
rimasti a
lavorare fino alle cinque e lei non aveva la minima voglia di cucinare.
Da
quando era incinta le prendevano le voglie più assurde,
accompagnate da una
costante isteria: una volta fece uscire in tutta fretta Eric per
andarle a
comprare un barattolo di gelato alla nocciola alle tre del mattino,
facendogli
benedire il supermercato sotto casa aperto ventiquattr'ore su
ventiquattro. A
volte Alan le stava lontano per giornate intere, temendo che potesse
portargli
via un braccio a morsi. Un giorno per poco non si mise a piangere nel
vedere
che il the era finito.
Fortunatamente per lei e per la sua inesistente
voglia di
cucinare, quello era il giorno libero di Grell, il quale sarebbe andato
a
pranzo da lei. Con un profondo sospiro si infilò di testa nella
credenza, alla
ricerca del sacchetto di caramelle gommose che aveva sapientemente
nascosto
dentro la sua scatola di biscotti integrali dietetici. Senza pensarci
due volte
sprofondò nel divano, buttando giù orsetti di gomma come
se non ci fosse un
domani. Abbassò lo sguardo sopra il sacchetto di orsetti
poggiato sulla sua
pancia, completamente nascosto dietro il seno immenso. Per la gioia di
Eric era
passata da una quinta ad una taglia non identificabile; da almeno un
mese
andava in giro senza un reggiseno perchè non trovava la taglia
giusta e questa
cosa le aveva causato una profonda crisi che l'aveva portata a
mangiarsi le
unghie.
Quando sentì suonare il campanello si
sbrigò ad incastrare
la busta di caramelle dietro i cuscini del divano,
“correndo” ad aprire.
-Buondì mia cara!- squittì Grell,
abbracciandola -Ti trovo
in forma smagliante!-
-Ne sei sicuro papà?- piagnucolò
Scarlett, una volta
terminato l'abbraccio.
-Eccome… C'è qualcosa di diverso in
te! Ah ecco! Ti si è
ingrandito il seno, vero?-
Appena terminò la frase si rese conto
dell’errore madornale
che aveva commesso. Scarlett lo fissava con la stessa espressione di un
bambino
che sta per scoppiare in lacrime perché gli è caduto il
ghiacciolo alla fragola
nella sabbia.
-Hai visto?! Sto diventando una mucca!-
strillò, scoppiando
a piangere.
-N...Non è vero tesoro! Sei bellissima lo
stesso- si
affrettò a dire Grell, abbracciandola.
Per farsi perdonare, le preparò del
buonissimo lancashire
hotpot accompagnato da un idilliaco shortbread. Mangiò tutto
voracemente, sotto
lo sguardo preoccupato/terrorizzato di Grell, il quale evitava
accuratamente il
contatto visivo per parta che potesse mangiasse anche lui.
-Io defo manfiare pef due peffone- si era
giustificata a
bocca piena, mentre si riempiva nuovamente il piatto di lancashire
hotpot.
-Dovrai anche mangiare per due persone, mia cara,
ma non
posso negare che sei abbastanza... Inquietante...- fece cautamente
Grell,
temendo di offenderla.
Senza dargli troppo peso, Scarlett finì di
mangiare,
allontanandosi dal tavolo con uno spintone.
-Ho una pancia enorme, per essere al quinto mese.
Voglio
dire, non dovrebbe essere così pronunciata- disse, tornando al
suo carattere
originale.
-La mia era decisamente più piccola,-
concordò Grell,
richiamando alla mente i ricordi della sua gravidanza –ma dato
che il padre è
Eric, magari nascerà un po’ più grande degli altri
bambini. Mi chiedo come
farai a farlo uscire…-
-Sei davvero d’incoraggiamento papà!-
scattò irritata
Scarlett, guardandolo storto.
-Puoi sempre optare per il cesareo. In un secondo
ti aprono
e voilà, il bambino esce fuori.-
-Basta che esce, in un modo o nell’altro-
Il discorso terminò quando Alan fece il suo
ingresso in
salotto, con l'espressione di un cane bastonato e gli occhi vagamente
arrossati.
-Alan! Che ti è successo?- chiese in tono
materno Scarlett
-Come mai sei uscito prima?-
Lo Shinigami sbiascicò qualcosa,
barricandosi in camera sua.
Grell lo guardò compassionevole, sbrigandosi ad andarsene per
dare modo a
Scarlett di stare vicino ad Alan.
Due minuti scarsi dopo, Scarlett era seduta sul
letto di
Alan accanto a lui, il quale era rannicchiato sul letto con ancora
addosso la
divisa e gli occhi lucidi.
-Capisci Scarlett?! Io l'amavo con tutto il
cuore!-
piagnucolò, quasi urlando.
-Shhh! Cerca di calmarti- disse lei,
accarezzandogli la schiena
-sei un bravo ragazzo e meriti di meglio di una schizzinosa che ti ha
lasciato
per quello del Reparto Amministrativo. Adesso cerca solo di calmarti
adesso.
Sai che puoi parlare con me, o meglio, con noi, quando vuoi-
-Grazie Scarly, lo apprezzo davvero-
continuò, abbozzando un
sorriso.
Scarlett rimase ancora un po’ con lui
finché non si calmò
del tutto. Quando uscì in salotto si trovò davanti Eric
comodamente sdraiato
sul divano, senza scarpe e con la cravatta abbandonata li accanto.
-Come sta?- chiese preoccupato.
-Se la caverà. Ha solo bisogno di elaborare
la cosa. Perché
stasera ve ne andate al pub?- propose Scarlett, che nel frattempo di
era seduta
accanto a lui.
-Uno, voglio stare con voi- disse, cingendole la
vita con un
braccio –e due, beh, sono sposato. E non credo che alla mia
signora in dolce
attesa faccia piacere se un branco di ragazzine cominciassero a
gironzolarmi
attorno, come falene ipnotizzate dalla luce-
Enfatizzava fastidiosamente ogni parola, sperando
che
Scarlett abbandonasse la sua idea.
-Per il mio Alan questo ed altro. E la tua signora
in dolce
attesa potrebbe benissimo raggiungervi e rompere la testa ad ognuna di
quelle
piccole sgualdrinelle senza compiere il minimo sforzo- rispose, con un
sorrisetto
da bambina innocente.
Eric si lasciò sfuggire un profondo
sospiro, tracciando con
un dito il contorno della sua pancia.
-Alan è il tuo, il nostro, migliore amico e
sta passando un
brutto momento. Adesso ti alzi da questo divano, ti togli quella divisa
e
andate da qualche parte. Tanto noi non scappiamo, attendiamo qui il
vostro
arrivo-
Poco dopo, Eric si era alzato dal divano, si era
cambiato ed
aveva fatto irruzione in camera di Alan, obbligandolo ad andare nel
loro pub
preferito. Scarlett aveva preferito restare a casa per due motivi: uno,
restare
li a guardare gente bere birra e doversi limitare ad una
fastidiosissima
bevanda analcolica non l’entusiasmava affatto e due, la
gravidanza le aveva
donato un super olfatto che trasformava qualsiasi odore in sgradevole,
quindi
trascorrere la serata in un pub che olezzava di frittura e fumo, beh,
preferiva
di gran lunga restarsene a casa. Magari a guardare un film in tv,
ingozzandosi
di caramelle gommose.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Non ho voglia di recitarvi il solito discorso di
scuse, lo
saprete già a memoria. In ogni caso, eccoci quiii! Chissà
quando nascerà il
bambino della nostra Scarly e del nostro Eric? Esatto, nel prossimo
capitolo!
Tra soli due capitoli, la mia fan fiction finirà. Se vi è
piaciuta, però, posso
anche creare dei piccoli capitolo “extra”, narranti le
vicende di Scarlett e la
sua bizzarra famiglia ^^
Baci Baci
Pandora Sutcliff
GRAZIE
PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 21 *** CAPITOLO 21 ***
CAPITOLO 21
Capitolo 21
Nove e mezza del mattino. Era davvero una
bellissima
giornata di sole, e Scarlett ne approfittava per starsene seduta in
terrazza, a
sorseggiare il suo the ed a guardare la vita scorrere sotto di lei.
Ormai il parto era alle porte, il parto
programmato era
previsto tra una settimana scarsa, e nel frattempo, tutti avevano
deciso di
concedersi del sano relax prima dell’arrivo del bambino: Grell e
William erano
alle Hawaii, a concedersi una vacanza da soli prima di diventare nonni;
Eric
aveva deciso di fare l’intera giornata di lavoro per poi
prendersi una
settimana dopo la nascita del bambino; Alan aveva il giorno libero e
finalmente
si era deciso a chiudere con la sua ex e Scarlett aveva iniziato a
darsi ai
corsi di yoga preparto.
Le ultime settimane erano davvero pesanti, ed il
bambino era
decisamente irrequieto, ansioso di uscire fuori e conoscere il mondo.
Era così
stanca che passava la maggior parte del tempo a dormire, dormire ed
ancora
dormire, faticando a restare in piedi per più di due minuti.
Avvertiva una
forte pressione nel basso ventre, ma il medico l’aveva
tranquillizzata
spiegando che le ultime settimane era del tutto normale. Così,
dopo aver
terminato il suo the, rientrò barcollante in salotto, dove Alan
guardava la tv,
ancora in pigiama e con la tazza del porridge in mano.
-Come state?- chiese, notando un’espressione
particolarmente
sofferente sul volto di Scarlett.
-Avverto una forte pressione, è più
forte di ieri, ma
immagino sia normale. Vado a sdraiarmi-
-Mh, sicura di stare bene?-
La ragazza annuì con la testa, cercando di
andare in camera
quando avvertì un crampo atroce, che la costrinse a sedersi
sulla poltrona.
Improvvisamente uno strano liquido iniziò a colarle lungo le
gambe, bagnandole
la camicia da notte.
-Scarlett? Scarlett stai bene?- chiese
preoccupatissimo
Alan,il quale era balzato in piedi per andarle in contro.
-Credo mi si siano rotte le acque…- disse
lei, fissando il
vuoto sconvolta.
-Merda…- ansimò terrorizzato lui,
guardandolo shoccata –E
Adesso?!-
-Alan calmati! Adesso ti vesti velocemente, prendi
il mio
borsone sotto il letto e mi porti in ospedale, ok?- disse lei, cercando
di
mantenere la calma.
Alan annuì spasmodicamente, correndo in
camera ed
infilandosi i primi panni che trovò lungo il suo tragitto.
Intanto, Scarlett
aveva raggiunto camera sua “aggrappandosi” al muro,
infilandosi un vestito
rosso pulito, delle mutande ed un paio di scarpe che non fossero
bagnate di
qualche strana sostanza uscita dal suo utero. In breve tempo uscirono
di casa,
restando shoccati quando si ricordarono che Eric aveva preso
l’auto per andare
al lavoro. Così, Alan telefonò in tutta fretta un taxi,
con Scarlett in preda
ad un attacco di nervi: non aveva mai sopportato il dolore.
Quello probabilmente fu il viaggio più
stressante che quel
povero tassista avesse mai fatto in tutta la sua vita, con un Alan
vittima di
una crisi di panico ed una Scarlett inferocita, che gli urlava di
mantenere la
calma mentre gli arpionava una mano con le unghie in preda contrazioni.
Li
scaricò davanti l’ospedale, dove un’infermiera si
era catapultata verso la
ragazza portandola dentro, precedentemente avvisata da una telefonata
fatta in
quello stesso taxi poco prima.
-Chiama Eric e digli che sta per diventare padre!-
gli urlò
contro Scarlett, prima di scomparire in sedia a rotelle dietro le porte
a vetro
dell’ospedale.
Dopo aver pagato il tassista (il quale
probabilmente aveva
chiesto qualche decina di sterline in più per lo stress),
estrasse nervosamente
il cellulare dalla tasca, componendo il numero di Eric.
-Alan? Che c’è, sono in miss…-
venne interrotto.
-A Scarlett si sono rotte le acque, siamo in
ospedale- disse
tutto d’un fiato.
Silenzio.
-Mi prendi per il culo?-
-Assolutamente no! È appena entrata con un
infermiera-
Sospirò di stanchezza. Come poteva essere
così calmo e
pacato davanti un’affermazione del genere?!–Ok. Senti
fratello, sono pieno di
lavoro, ma adesso chiedo al Ramo Principale se possono farmi questo
favore. Ne
dubito, dato che prenderò una settimana. Comunque, prima delle
sei non credo di
farcela. Resta con lei e non lasciarla nemmeno per un secondo, a meno
che lei
non ti cacci urlando. Fallo per me-
-Ok, resto io con lei, non ti preoccupare-
-Grazie Alan, ti chiamo più tardi-
Entrare in un reparto di maternità per la
prima volta era
un’esperienza assurda. Ovunque c’erano marmocchi, persone
festanti e donne che
urlavano come assatanate, con un cancan di infermiere che entravano ed
uscivano
da una stanza all’altra.
-Chi cerca?- chiese un’infermiera enorme,
fissandolo
dall’alto al basso.
-Ehm… Scarlett Spears, la ragazza che
è entrata poco fa,
sono qui per lei-
-Oh, allora lei è il padre!- squittì
l’infermiera,
abbracciandolo con trasporto –Congratulazioni! È il suo
primo figlio? È
emozionato?-
-V… Veramente io non sono il padre, sono,
ehm, il fratello-
disse d’impulso, sperando che così lo facessero entrare.
-Oh, allora è lo zio? Congratulazioni lo
stesso! Prego, le
faccio strada- disse il donnone, accompagnandolo nella stanza di
Scarlett.
Quando entrò, la trovò sdraiata in
un letto, delirante e con
una schiera di infermiere che le giravano attorno, cercando di
tranquillizzarla
in tutti i modi possibili immaginabili, dai farmaci
all’aromaterapia.
-Alan!- urlò felice, appena lo vide entrare.
-Ah! Così lei è il padre!
Congratulazioni, tra poco avrà il
suo bambino! Vuole tagliare il cordone quando nascerà? Stiamo
aspettando la
dottoressa, ma con una dilatazione di un centimetro, beh, ne avremo
ancora per
molto!- disse un’ostetrica, stringendogli la mano con entusiasmo.
-Veramente io… Io sarei lo zio- rispose
lui, abbastanza
imbarazzato –Il padre è momentaneamente impegnato e
così… Eccomi qui…-
Le ostetrica annuì distrattamente, perdendo
improvvisamente
ogni interesse verso Alan, mentre le altre ostetriche avevano ripreso a
girare
freneticamente attorno ad una Scarlett delirante. Così, il
povero Alan prese
una sedia e si mise accanto a lei, tenendole la mano e cercando di non
ritirarla quando ad ogni contrazione glie la perforava con le unghie, e
a
guardare dall’altra parte quando le infermiere alzavano le
lenzuola per
controllare la situazione “la sotto”. Sotto effetto di gas
anestetico,
finalmente divenne, così da permettere alle ostetriche di
dedicarsi ad altre
partorienti.
-Dov’è Eric?- piagnucolò
Scarlett, una volta che tutti se ne
andarono.
-In missione con Ronald, sarà molto
impegnativa, ma non
preoccuparti, rimarrò qui finché non arriva. Mi ha anche
detto di aver chiamato
i tuoi, torneranno dalle Hawaii con il primo volo disponibile- disse
lui,
cercando di tranquillizzarla.
-Oh Alan! Grazie al cielo ho te!-
Alan si limitò a farle un sorriso,
accarezzandole la mano.
Era il minimo che potesse fare dopo le innumerevoli notti insonne che
aveva
passato con lui quando aveva lasciato la sua ragazza, di tutte le volte
che
Scarlett c’era stata quando aveva bisogno di parlare con
qualcuno. Quattro ore
dopo, la situazione non si era evoluta granché: Scarlett non era
ancora pronta
per partorire ed Eric ne avrebbe avuto ancora fino alle sei di sera, e
contando
che era l’una e mezza, l’ipotesi che il bambino venisse al
mondo prima
dell’arrivo di Eric si concretizzava minuto dopo minuto,
scatenandole una crisi
isterica. Improvvisamente, il telefono di Alan iniziò a
squillare, proprio nel
bel mezzo di una contrazione più dolorosa delle altre.
L’urlo agonizzante di Scarlett rispose prima
di Alan.
-P…Pronto?-
-Alan, abbiamo un problema. Sei accanto a
Scarlett, quindi
non commentare nulla di ciò che sto per dirti. Rispondi solo si
o no alle mie
domande, chiaro?- disse lui, in tono asciutto.
-Ok- rispose titubante Alan.
-Ho detto si o no, non ok!- ringhiò lui
–Comunque, quando ti
dirò questa cosa non fare versi o commenti strani. Abbiamo due
notizie. Una
buona ed una cattiva. La buona è che sono riuscito ad uscire
prima. La cattiva
è… Che mi hanno arrestato-
-Che…?!-
-ALAN STA ZITTO! Immagino che mi tratterranno qui
ancora per
molto. Ti prego, se non faccio in tempo, voglio che sia tu a tagliare
il
cordone ombelicale di mio figlio…-
-Che cosa?- chiese una voce dall’altra parte
della cornetta
–Signor Slingby, la sua donna sta partorendo?- chiese quello che
doveva essere
uno sbirro.
-È da quando mi avete preso che cerco di
dirvelo! Secondo
voi perché sfrecciavo a centocinquanta chilometri orari sulla
corsia
d’emergenza?! Perché sono pazzo?!- sbraitò Eric.
-Gente!- disse il poliziotto ai suoi subordinati
–Il signor
Slingby sta per diventare padre! Scortatelo subito all’ospedale!
Ci scusi per
il fastidio arrecatogli signore, e congratulazioni per il lieto
evento!- disse,
rivolto ad Eric.
La conversazione finì cosi e la chiamata
venne attaccata,
lasciando Alan piuttosto basito.
-Alan, che sta succedendo?- chiese preoccupata
Scarlett,
alla quale erano giunti una serie di brusii confusi e poco chiari.
-Shh, relax mia cara, andrà tutto bene. In
un modo o
nell’altro, Eric arriverà qui, a costo di farsi scortare
dalla polizia!-
ridacchiò lui, cercando di trasformare un’affermazione in
una battuta.
-Ma che cazzo diciaaah!- urlò lei, in preda
ad una
contrazione.
Poco dopo, l’ostetrica grassoccia che
accolse Alan fece il
suo ingresso trionfante in sala, controllando le condizioni di Scarlett
con
un’espressione soddisfatta.
-Bene, è completamente dilatata. Possiamo
far uscire quel
bambino!- disse entusiasta lei, infilandosi dei guanti in lattice
azzurri
–Aspettiamo una decina di minuti che arrivi la dottoressa e siamo
pronti.-
-No! Non può nascere! Dobbiamo aspettare
mio marito!- urlò
istericamente lei, senza lasciare la mano del povero Alan, nella quale
ormai
non circolava più sangue.
-Ma signora…-
-Non me ne frega un caaah!- urlò, in preda
ad un’altra
contrazione.
-Scarlett, cerca di ragiona…- Alan venne
bruscamente
interrotto da una sfilza di minacce ed insulti, che gli fecero
gentilmente
capire che se non fosse uscito di corsa a telefonare Eric, la sua vita
sarebbe
terminata a ventisei anni in circostanze drammatiche.
Era appena uscito dalla stanza con l’intento
di telefonare
Eric quando se lo ritrovò di fronte, trafelato e con ancora la
divisa addosso,
tutta sgualcita.
-Eric! Menomale ti stavo per telefonare! Sta per
nascere!-
-Grazie di tutto fratello!- ringraziò Eric,
abbracciandolo
con un po’ troppa forza.
-E di che- rispose lui, con un filo di voce
gracchiante.
-Coraggio, una bella spinta!- incitò la
dottoressa, giunta
di corsa sul posto per assistere Scarlett.
-Non senza mio marito!- piagnucolò lei,
stringendo
spasmodicamente le sbarre del letto, con le ginocchia quasi alle
orecchie e la
mascherina dell’ossigeno.
-Eric!- strillò felice, vedendoselo entrare
di corsa dalla
porta.
-Scarlett! Ho fatto più un fretta che
potevo!- disse,
baciandole la fronte-
-Dio sia lodato, la stavamo aspettando con ansia,
sa?-
sospirò l’ostetrica.
Adesso, il bambino poteva anche nascere! Con tutte
le forze
che le restavano, puntò i piedi contro le staffe spingendo
più che poteva,
strizzando gli occhi per il dolore. Ad ogni contrazione, le sembrava di
poter
morire.
-Coraggio, un’altra spinta ed è
fatta!- incitò l’ostetrica.
Dopo un’ultima spinta più forte delle
altre, il bambino uscì
fuori, strillando come un matto.
-Congratulazioni, è un maschietto!-
-Un maschio…- ripeté incredulo Eric,
osservando quella
piccola creaturina sgocciolante dimenarsi ed urlare a pieni polmoni.
Tagliò
anche il cordone ombelicale, con la mano tremante e gli occhi lucidi.
Stavano
già iniziando a lavare il piccolo quando…
-Aspettate… Ma c’è un altro
bambino!- esclamò incredula
l’ostetrica, intravedendo un’altra testolina tentare di
farsi largo.
ANGOLO DELL’AUTRICE
OMMIODDIO MA STA PARTORENDO?!?!?!
Sì, lo ha fatto, e lo farà ancora.
Surpriseee! Sono due
gemelli. Chissà se sarà un maschietto o una
femminuccia… Io lo so già (ma
dai?!)
In ogni caso, non sono stata rapita dagli alieni,
non sono
stata ostaggio di una banda di narcotrafficanti,non sono stata in coma
vegetativo per tutto il periodo della mia assenza, ho avuto
semplicemente una
montagna di impegni TwT
In ogni caso, grazie a chi mi segue, chi mi
seguirà e chi lo
fa dal primo capitolo, siete splendidi (anche se avete dimenticato come
si
recensisce).
Pandora vi ama tutti, ed è qui per
ricordarvi che ogni
ritardo di pubblicazione, è frutto della sua vita movimentata e
caotica.
Kiss kiss
Pandora Sutfùcliff
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 22 *** CAPITOLO 22 ***
CAp 22
CAPITOLO 22
-Eh?!- dissero Scarlett ed Eric all’unisono,
tutti impegnati
ad osservare amorevolmente il loro bambino mentre veniva pesato e
ripulito.
-Sì, c’è un altro bambino, e
dobbiamo farlo nascere
velocemente. Per facilitare le operazioni dovrò usare il
forcipe. Coraggio
Scarlett, deve uscire velocemente, altrimenti dobbiamo richiedere un
cesareo
d’urgenza.- disse gravemente l’ostetrica, prendendo una
pinza gigante
dall’aspetto minaccioso.
Con un profondo sospiro, Scarlett puntò
bene i piedi nelle
staffe, raccolse le ultime forze che le restavano prima di riprendere a
spingere, stremata e tremante per lo sforzo. Era appena iniziato i
secondo ed
imprevisto round: quel bambino doveva uscire illeso, a costo della sua
stessa
vita.
-Dai piccola ce la puoi fare- disse piano Eric,
cercando di
riprendersi dallo shock.
Dopo un paio di spinte ed una buona dose di
dolore, la
seconda creatura inaspettata venne al mondo con un sonoro vagito,
facendo
tirare un sospiro di sollievo ai due ragazzi, preoccupati per la vita
del loro
inatteso piccolo.
-E questa qui, invece, è una femminuccia-
sospirò
l’ostetrica, tirandola fuori con soddisfazione.
-Ecco perché avevo una pancia così
immensa.- sorrise
Scarlett, abbandonandosi all’indietro.
Dopo che Eric ebbe tagliato il secondo cordone, i
bambini
vennero pesati, lavati, avvolti in una coperta e dati ai rispettivi
genitori,
desiderosi di abbracciarli e coccolarli. Essendosi accertate che madre
e
bambini stessero bene, le ostetriche decisero di lasciare sola
l’allegra
famigliola, così da lasciarli realizzare di essere diventati
quattro invece che
tre.
-Sono due… Ci credi che abbiamo due figli?-
chiese ancora
incredulo Eric, prendendo in braccio il maschietto, con i capelli
biondo scuro
e le manine paffute –Lui è Alister, e la piccola, come la
chiamiamo?-
-Mh- fece pensosa Scarlett, osservando
attentamente la
piccola. Aveva i capelli rossi ed ingarbugliati, con gli occhi verde
Shinigami
ed i lineamenti minuti –Angelina…- mormorò infine,
sperando che ad Eric il nome
piacesse tanto quanto a lei.
-Madame Red!- sorrise lui –La prima ed
ultima fidanzata di
tuo padre! Angelina ed Alister, suonano bene. Mi piacciono.- disse
infine,
baciando sua moglie.
-A papà Grell piacerà un sacco-
ridacchiò lei, guardando sua
figlia con occhi pieni d’amore.
Poco dopo Alan entrò timidamente nella
stanza, restando
shoccato alla vista di due bebè. Rifiutò gentilmente la
proposta di prenderli
in braccio: non aveva mai preso in braccio un bambino piccolo, e
l’idea di
potergli far male lo terrorizzava alquanto. Alla fine, Scarlett lo
convinse a
prenderli tutti e due in braccio. Era quasi comico vederlo lì,
seduto su una
poltrona con i due bambini in braccio e l’espressione
terrorizzata di una
nonnetta apprensiva.
-Eric, Alister è la tua fotocopia…-
disse incredulo,
guardando il piccolo –E guarda che mani grandi! È
esattamente il bambino
gigante e con il pizzetto che tutti ci aspettavamo… Beh, forse
non ha il
pizzetto ed Angelina…- osservò attentamente la bambina,
che a differenza di Alister
puntava su di lui i suoi grandi occhi verde acido, rapendogli il cuore
con il
suo sorriso innocente.
-Lei sarà la principessina dello zio. E se
qualcuno ti farà
soffrire, lo zio Alan andrà a farci due chiacchiere. Oh, se
andrà a farci due
chiacchiere, e si porterà anche il fratello, vero Alister?
Nessuno farà
soffrire tua sorella, e tu la proteggerai-
A quelle parole, Scarlett non poté a meno
di farsi scappare
una risatina, ricordando quando Grell le raccontava della prima volta
in cui
Ronald andò a fargli visita, terrorizzato all’idea di
prenderla in braccio ed
altrettanto terrorizzato all’idea che qualcuno potesse far
soffrire la sua
nipotina preferita, nonché l’unica che avesse.
-A proposito Eric, divertito con Scotland Yard?-
ridacchiò
Alan, lanciando un’occhiatina a Scarlett, sperando che
appoggiasse la battuta. Invece,
Scarlett sbarrò gli occhi stupita.
-Scotland Yard?- ripeté lei, guardando Eric
perplessa.
-Grazie Alan, Scarlett ancora non sapeva nulla-
disse lui,con
gli occhi spiritati.
In tutta risposta, il ragazzo iniziò a
fissare le pareti
azzurre della stanza, sperando che Scarlett fosse così stordita
da non fare
domande. Ed invece…
-Che storia è questa?!- chiese imbestialita
lei,
ringraziando che Eric non avesse in braccio nessun bambino per poterlo
picchiare meglio.
-Amore, giuro che ti avrei spiegato tutto una
volta calmate
le acque, e adesso, grazie al mio amico Alan,- ringhiò, calcando
la parola
“amico” – quel momento è giunto. Grazie a
Ronald ed alla comprensione del Ramo
Generale sono uscito prima, ma essendo imbottigliato nel traffico, ho
fatto una
cazzata, sfrecciando a centoquaranta chilometri orari sulla corsia
d’emergenza.
Così una pattuglia passata li per caso mi ha fermato, mi ha
sequestrato la
macchina e mi ha portato in caserma per il verbale. Appena hanno saputo
che la
mia donna stava per partorire mi hanno scortato fino a qui, dicendo che
me la
sarei potuta cavare con trecento sterline di multa, il ritiro della
patente ed
il sequestro della vettura così… Beh, eccomi qui-
concluse, sperando che
Scarlett non iniziasse a lanciargli contro tutto quello che si trovava
davanti,
urlando come una pazza e sputando fiamme dalla bocca.
Alan aveva stretto a sé i bambini, cercando
di proteggerli
dall’imminente sfuriata, eppure Scarlett rimase stranamente
calma, quasi
impassibile. “Magari è sotto effetto di morfina”
pensò Eric, iniziando a sudare
visibilmente sotto il colletto della camicia.
-E ho anche i polsi rigati dalle manette, guarda,-
disse,
alzandosi i polsini della camicia e rivelando due abrasioni rosse
all’altezza
dei polsi –mi hanno trattato come un criminale…-
-Non ho parole- disse seria Scarlett, incrociando
le braccia
al petto –Cioè, ti sei fatto arrestare per non perderti la
nascita di tuo, dei
tuoi figli?- si corresse all’ultimo minuto.
-Sì, mi sono fatto arrestare per non
perdere la nascita dei
miei figli. Scusa, ok?-
Contro ogni previsione, Scarlett scoppiò a
ridere
sguaiatamente, attirando su di se gli sguardi confusi dei due ragazzi,
che non
si sarebbero mai aspettati una cosa del genere.
-Oh amore mio, quanto sei stupido! Davvero hai
fatto una
cosa del genere per noi?- rise lei, afferrandolo per la cravatta e
rubandogli
un bacio.
Dopo aver riconsegnato i marmocchi ai legittimi
genitori,
Alan si offrì di scattargli qualche foto, commuovendosi
visibilmente quando
Scarlett ed Eric gli chiesero di fare una foto con loro, dato che ormai
era
parte della loro famiglia. Quando Grell e William telefonarono
dall’aeroporto
di Maui per accertarsi che la loro bambina stesse bene, i due
tralasciarono di dirgli
che invece di un bambino ne erano nati due, mantenendosi vaghi sulla
descrizione e soprattutto sul sesso del bambino. Avrebbero avuto una
bella
sorpresa quando, di ritorno dalla loro vacanza da sogno precocemente
interrotta, si sarebbero ritrovati due nipotini al prezzo di uno.
Alla fine, l’enorme ostetrica entrò
nella stanza,
annunciando che l’orario visite era terminato e che Alan ed Eric
dovevano
gentilmente sloggiare, lasciando Scarlett sola ai suoi dolori ed ai
suoi
bambini nuovi di zecca.
Erano davvero bellissimi, con quegli occhietti
verde acido e
quei capelli arruffati. Le venne un tuffo al cuore quando se li vide
portare
via, con la promessa di riaverli il giorno dopo. Passò tutta la
notte con il
cellulare in mano, ad osservare la foto che gli aveva scattato Alan.
Non era
abituata a dormire da sola, a girarsi e non trovarsi accanto Eric, e
poi, le
pareti azzurre della stanza le davano una sensazione sgradevole di
freddo. Lei
rivoleva quelle rosso mogano di camera sua, il suo letto con le
lenzuola che
odoravano di Eric, non di detersivo industriale usato nelle lavanderie
ospedaliere.
-Sarà una lunga nottata…-
sospirò lei, trovando qualche
difficoltà a rigirarsi, tutta indolenzita e con tanta voglia dei
suoi bambini.
L'ANGOLO DELL'AUTRICE.
Ohaaayo! Mea culpa, mea culpa. Se quello di prima
era un periodaccio, questo è ancora peggio. Altra sfilata, altro
vestito, stessi compiti. Beh, comunque, meglio tardi che mai, ecco la
piccola Angelina! Ma che bella famigliola, eh?! Ma adesso giungiamo al
succo della questione: il prossimo capitolo sarà l'ultimo.
Ebbene sì, la mia ff è quasi finita. Se vi è
piaciuta, però, posso scrivere dei piccoli capitoli extra prima
di mettere realmente la parola FINE su questa fanfiction (la prima che
ho scritto su Black Butler, s'intende)
Pan vi ama tutte, anche se avete dimenticato come
si fa a recensire, sono lusingata dal fatto che abbiate scelto di
seguire la mia fanfiction.
Pace ed amore <3
PandoraSutcliff.
GRAZIE PER AVER LETTO!
|
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Capitolo 23 *** CAPITOLO 23 ***
Cap 23
Capitolo 23
-Angie! Lascia stare tuo fratello!- urlò
Scarlett dal bagno,
intravedendo con la coda dell’occhio la bambina saltare addosso a
suo fratello
e picchiarlo con una spada in gommapiuma –E non stropicciatevi,
abbiamo il
pranzo con i nonni!-
-Ma non lo sto picchiando!- squittì furba
Angelina, ancora
arrampicata sul fratellino che cercava disperatamente di liberarsi
dalla sua
presa.
Erano cresciuti così in fretta, che
Scarlett ed Eric quasi
non ci credevano. I loro piccoli avevano già sei anni. Angelina
era diventata
una peste: scatenata e un po’ maschiaccio, esattamente come
Scarlett da
piccola, con quei codini ribelli ed una morbida frangetta a V che le
incorniciava il viso. Passava tutte le sue giornate a tormentare
Alister, che
tentava di difendersi colpendola con i suoi amati libri. Aveva appena
sei anni
ed aveva già letto tutti i libro per bambini della libreria
sotto casa. Un
piccolo William con i capelli biondo scuro, ripeteva sempre Grell.
-E se non lo stai picchiando perché lo
sento lamentarsi?-
Angelina cercò velocemente di accampare
qualche altra scusa
poco credibile quando Eric l’afferrò a tradimento,
liberando così il povero
Alister dalla “furia omicida” di sua sorella.
-Piccola peste- ridacchio, poggiandola a terra per
poi
aiutare Alister a rialzarsi e ritrovare i suoi preziosi occhiali da
vista.
Proprio quando il bambino stava per farle una
linguaccia e
ridare inizio ai combattimenti, il campanello della porta suonò,
arrivando come
un trattato di pace.
-Vado ad aprire io!- disse immediatamente
Angelina, trotterellando
verso la porta felice con le sue ballerine in vernice nera che
risuonavano sul
parquet, mentre Alister fissava con un’espressione di sufficienza
sua sorella.
A volte la reputava stupida, così esuberante e chiassosa.
-Zio Alan!- urlò felice, saltandogli
letteralmente addosso.
Tre mesi dopo il parto di Scarlett, lei ed Eric
avevano
deciso finalmente di acquistare una bella villetta in periferia, con un
grande
giardino dove i bambini potessero giocare in libertà, adottando
anche un grosso
cagnone nero, che in preda ad un momento di pura originalità,
decisero di
chiamare Sebastian, scatenandosi contro le ire di Grell.
Scarlett ed Eric andarono subito ad accoglierlo,
seguiti da
Alister che si limitò ad un saluto decisamente troppo formale.
Poco dopo,
arrivarono anche Grell e William accompagnati da Ronald, vestiti
abbastanza
eleganti per i loro pranzi di famiglia domenicali. Scarlett aveva
apparecchiato
in giardino, sfruttando gli ultimi soli settembrini per un bel pranzo
domenicale in giardino. Eric ed Alan si occupavano della griglia, con
Ronald e
William alle loro spalle intenti a criticare il loro lavoro, senza dare
effettivamente una mano; Grell e Scarlett, invece, si concedevano un
po’ di
chiacchiere “fra donne”, seduti su un dondolo a sorseggiare
vino bianco, mentre
i bambini giocavano a ricorrersi con Sebastian (il cane). Quando le
salsicce e
le bistecche vennero finalmente cotte, tutta la famiglia si
radunò a tavola per
mangiare lanciando gli avanzi al cane, che tutto felice spazzolava
qualsiasi
cosa cadesse dalla tavola.
Una grande famiglia felice, come quelle dei
telefilm
americani che si radunano assieme per i barbecue domenicale, con
l’immancabile
cane di famiglia che scodinzola felice ai piedi del tavolo. Era proprio
in
quelle occasioni che Scarlett rivedeva in Angelina lei da piccola:
quando
attendeva con ansia la domenica per il pranzo tutti assieme, aiutando
Grell a
preparare il pranzo e successivamente divertendosi a guardare William e
Ronald che
giocavano a poker sgranocchiando noccioline e bevendo scotch. Amava la
sua
famiglia più di ogni altra cosa al mondo. Amava da morire i suoi
genitori, che
per quanto potessero essere diversi, erano i genitori migliori che
avesse mai
potuto desiderare. Amava anche Ronald, il suo adorato zietto, quello
con cui aveva
sempre avuto un bellissimo rapporto. Amava Alan, il fratello che non
aveva mai
avuto e tanto desiderato, quello con cui scherzare e a volte litigare.
E
soprattutto amava suo marito, i suoi bambini ed il loro cagnone, che
aveva reso
la loro famiglia davvero perfetta.
Ne erano successe così tante che ritrovarsi
ancora tutti
assieme sembrava follia.
Sembrava passata un’eternità dal suo
primo giorno come
matricola, dal suo primo incontro con quello che sarebbe diventato suo
fratello
e quello che invece sarebbe diventato l’uomo della sua vita.
Sembrava passata
un’eternità anche dall’esame finale, dalla proposta
di matrimonio al
matrimonio, compresa la scoperta della sua gravidanza. Sembravano
passati
appena due giorni invece dalla nascita dei loro bambini, che avevano
riempito
le loro vite con le loro risate per casa.
Dopo pranzo, ebbero modo di dedicarsi a qualche
attività
tipicamente domenicale, come i giochi di società, dove
puntualmente Angelina ed
Alan si coalizzavano tra di loro, battendo sempre tutti per poi
vantarsene spudoratamente
per il resto della giornata.
Dopo aver guardato tutti assieme una stupida
commedia per
famiglia ed essersi fatti due risate, cenarono assieme con qualcosa di
leggero,
terminando così anche quella domenica. Alister ed Angelina si
addormentarono
sul divano subito dopo cena, facendo sì che Scarlett ed Eric
dovessero metterli
a letto. Rimasero ad osservare i loro bambini dormire beatamente,
avvolti nelle
coperte dei loro lettini.
-Ci pensi che hanno già sei anni?- chiese
Scarlett,
infilandosi sotto le coperte e rannicchiandosi contro Eric.
-Sono cresciuti così in fretta- sorrise
lui, abbracciandola.
In pochi minuti, si ritrovarono entrambi ad
immaginarseli
adulti, frequentare il loro primo giorno al Dipartimento, emozionati ed
agitati, proprio come loro da giovani.
Due novizi agitati ed impacciati, il cui unico
desiderio era
quello di diventare Shinigami. Perché nessuno di loro due si
sarebbe mai
immaginato un seguito così radioso, con una famiglia così
calorosa ed affettuosa.
-Dai dormiamo, domani dobbiamo andare a lavorare.-
sospirò
Eric, facendo sbuffare Scarlett.
-Devi sempre rovinare tutti i bei momenti, eh?-
Si addormentarono velocemente, consapevoli del
fatto che
nell’arco di un’ora scarsa, i loro piccoli sarebbero
arrivati ad infilarsi tra
di loro accompagnati dal loro ingombrante meticcio,
motivo per il quale Scarlett aveva insistito
per comprare un letto matrimoniale più grande.
Come immaginava il suo futuro da piccola poco se
lo
ricordava, ma una cosa era certa: qualsiasi aspettativa avesse avuto,
quella
vita la superava di gran lunga.
Una bellissima casa, un marito perfetto, due
bellissimi
bambini, un dolcissimo cucciolone ed una famiglia spettacolare,
composta da due
padri eccezionali, lo zio adottivo migliore del mondo, un fratello
adottivo
altrettanto strepitoso e soprattutto il lavoro a cui ambiva fin da
bambina.
Tutto semplicemente perfetto.
THE END.
ANGOLO DELL'AUTRICE.
Sì. è finita. Questo era l'ultimo capitolo. Sapete, aver
finito di pubblicarla è una strana sensazione, mi fà
sentire... Strana. Ma non temete! Pandora inserirà dei piccoli
capitoli extra (non so quando, sono mooolto impegnata), ma sappiate che
li pubblicherò. Non è ancora il momento dei
ringraziamenti finali, quindi, posso solamente dire: A PRESTO! *parte
Monochrome no Kiss* Hahaha,no, era ridicolo.
Un graaande bacio!
Pandora Sutcliff<3
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