Figlia di due Shinigami.

di PandoraSutcliff
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


Capitolo 1

La bambina cominciò ad urlare a pieni polmoni nel cuore della notte, per la millesima volta.
-Will, vai tu vero?- farfugliò Grell, girandosi dall’altra parte.
-Ma… Ci sono andato sempre io …-venne bruscamente interrotto.
-HO DETTO VAI TU!- strillò l’altro- L’ho partorita due giorni fa, ho dolori ovunque e i punti mi tirano da impazzire. E ora muovi il sedere e vai da lei!-
William inforcò gli occhiali sul naso prima di dirigersi in stato confusionale verso la cameretta della bambina. Come un uomo sia potuto rimanere incinto mettendo al mondo una bimba rimane un mistero, ma essendo semidei, tutto diventa possibile. Ma una cosa era certa, era uscita davvero bene. La piccola Scarlett Spears strillava a più non posso dalla culletta.
Dire a chi somigliava era ancora impossibile, ma gli occhi verde acido sicuramente erano di entrambi e i capelli color mogano erano un misto tra il rosso di Grell e il nero di William.
-Su, cos’hai ora?- chiese William, cullandola avanti e dietro per tutta la stanza.
La bambina continuò ad urlare ancora un po’, prima di calmarsi e addormentarsi tra le braccia del suo papà. William fece un lungo sospiro prima di rimetterla nella culletta. Si sarebbe svegliata comunque altre due volte, erano solo le quattro del mattino, così si sistemò alla meno peggio sulla poltrona in camera della bambina e cercò di addormentarsi.
Era davvero incantevole li, tutta rannicchiata nell’angolo del suo lettino, così piccola da perdercisi dentro. Sinceramente, William non avrebbe mai pensato di avere dei figli, figuriamoci da Grell!
Si amavano ed erano felici insieme nonostante fossero gli esatti opposti: Grell troppo esuberante ed eccentrico mentre lui fin troppo serio e stoico. In qualche modo si completavano e contro ogni previsione, erano sposati e con una splendida bambina. Grell era tornato quello stesso pomeriggio dall’ospedale, ancora stordito dall’anestesia ed indolenzito dal cesareo.
Sicuramente la mattina seguente avrebbero avuto un cancan di colleghi che sarebbero passati per fargli le congratulazioni e vedere la bambina. Vedere Grell incinto aggirarsi per il dipartimento era abbastanza curioso e molti alla notizia pensavano fosse uno scherzo. Proprio quando William ritrovò il sonno, la piccola Scarlett riprese ad urlare. “Le gioie dell’essere padre” pensò sconsolato.
 
La mattina seguente Grell si alzò raggiante, con un aberrante vestaglia rosa e rossa con tanto di piume bianche intorno alle maniche e delle ciabattine leopardate rosse. Si diresse canticchiando in cucina, mise la macchinetta del caffè sul fuoco e si diresse altrettanto raggiante verso la cameretta di Scarlett, dove William dormiva sulla poltrona con la piccola in braccio. A quella vista, si sciolse in un sorriso.
Sollevò delicatamente Scarlett dalle braccia di William prima di stampargli un bacio.
-Buongiorno amore. Ti sei addormentato qui?-
In tutta risposta, William si fiondò in bagno per lavarsi.
-Che ore sono?!-chiese nervosamente.
-Sono le sette Will, ce la fai con calma!- rispose Grell, con un filo di preoccupazione nella voce.
A quelle parole, William crollò sul lavandino. Aveva perso completamente la cognizione del tempo.
Grell scosse la testa, sistemandosi sul divano per dare il biberon alla piccola.
-Sto facendo il caffè, se ti va di fare colazione con noi…- disse lanciando un’occhiata alla macchinetta sul gas.
William si diresse come stordito fuori dal bagno, spense il gas e versò il caffè ancora fumante in una tazzina, addentò un cornetto e si accomodò sulla poltrona dirimpetto al divano.
-Scusa se ho mandato sempre te ieri. Sai, ora ho gli ormoni a palla e la depressione post partum… Insomma, puoi perdonare l’amore della tua vita?- chiese, sbattendo teatralmente le ciglia.
In tutta risposta, annuì in stato confusionale, versandosi altro caffè nella tazzina. Finì il cornetto si diresse verso l’armadio, prese la divisa e andò in bagno per prepararsi, lasciando Grell e Scarlett sul divano. Finì di radersi e si vestì , un bacio alla sua bambina, uno al suo amato ed era pronto per la sua giornata infernale.
E così ebbe inizio un’altra giornata di pesantissimo lavoro. Con Grell in paternità (quindi almeno una ventina di anime in più di cui occuparsi), solo tre ore di sonno alle spalle e due tazzine di caffè per cercare di compensare, era davvero dura.
La giornata procedeva con un ritmo stressante: matricole da istruire, raccolta anime e il solito pesante lavoro d’amministrazione dati. Lanciò uno sguardo all’orologio. Le otto meno un quarto. Un’altra stressante giornata era giunta al termine. Si alzò sospirando dalla scrivania, salutò i colleghi, riconsegnò la Death Scyte ed era pronto per tornare a casa e rilassarsi con la sua famiglia.
Appena varcò la soglia del Dipartimento, Ronald gli volò letteralmente addosso.
-Hei Will! Capisco perfettamente che tu sia stanco, ma posso passare a salutare il senpai Grell e conoscere la bambina? È al mondo da tre giorni e io in qualità di zio preferito devo conoscerla-
William era pronto a rispondergli di non asfissiarlo, ma Ronald si rispose da solo.
-Dai, faccio un saluto veloce e mi tolgo dai piedi-
-Mh va bene- borbottò- Ma poi ti levi di torno-
 
La casa era invasa di fiori, palloncini, orsacchiotti e tutine. Alcuni del Dipartimento erano passati a conoscere la piccola e lasciare un regalo: faceva piacere rivedere i colleghi dopo due giorni passati  in ospedale e tutti quei mesi bloccato a casa incinto, e di sicuro Grell non era tipo da starsene buono e tranquillo a casa.
Mise la piccola Scarlett (vestita con un body rosa con una scritta piena di brillantini “Lady si nasce” a caratteri cubitali) nel lettino e cominciò a sistemare i vestitini nel suo armadio. Aveva solo tre giorni di vita e un guardaroba da far invidia a Paris Hilton.
Improvvisamente sentì la chiave frugare nella serratura e la porta aprirsi.
-Abbiamo ospiti- grugnì William, facendo entrare Ronald in casa.
-Hi senpai Grell! Son venuto a farti visita!- disse, dirigendosi tutto contento verso la cameretta di Scarlett –Ohhh! Che carina! Hei Will ma siamo proprio sicuri che sia tua figlia?- disse infine prendendo la piccola in braccio, in tono di scherno.
-Infatti ha preso tutto da me!- cinguettò Grell, sistemandosi la folta chioma rossa.
William roteò gli occhi andandosi a cambiare, sperando vivamente che Ronald sloggiasse in fretta.
-Ron, ti andrebbe di restare a cena da noi?- chiese impulsivamente Grell, ignorando le occhiate omicide del povero Will, il cui ultimo desiderio era averlo li a cena. Ronald era il suo migliore amico, ma a volte lo avrebbe ucciso più che volentieri.
-Mah non saprei… Non voglio disturbare- disse.
-Beh…- William venne interrotto.
-Ma dai! Non fare complimenti!- insistette Grell.
-No dai, meglio fare un’altra volta- tentò di ribattere Ronald.
-Insisto!- disse fermamente Grell.
-Beh, se insisti…-
William lanciava occhiatacce cattive a destra e manca. Li avrebbe uccisi entrambi.
 


ANGOLO DELL'AUTRICE

Salve a tutti! Spero che questo mio primo capitolo vi sia piaciuto (ed ovviamente spero che continuiate a seguire la mia storia ^^)
Eh si, sono una fan accanitadella Grelliam, ragion per cui ho deciso di scrivere una fanfiction su di loro e sulla piccola Scarlett Spears *^*. Ebbene si, Scarlett crescerà, e spero che la storia che segue vi possa piacere. Salvo inconvenienti, pubblicherò un capitolo ogni tre giorni.
                                                                                                GRAZIE PER AVER LETTO!

                                                                                                        Pandora Sutcliff                                                                                   

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2

Capitolo 2

 

Cinque anni dopo…

 

Scarlett amava immensamente il week end: i suoi genitori non lavoravano, e lei poteva trascorrere tutta la giornata con loro. Alle nove e mezza esatte, fece irruzione in camera dei suoi, saltandogli addosso e tirandoli praticamente fuori dal letto.

-Buongiorno miei papà! Su svegliatevi! E’ sabato e c’é un bellissimo sole, andiamo al parco?- cinguettò allegra, saltellandogli addosso

William si rigirò borbottando qualcosa in stato confusionale a Grell, il quale fece un lungo sospiro prima di mettersi a sedere.

-Buongiorno pulcino - disse, pigramente, abbracciandola –Andiamo a fare colazione, principessa. Quando tuo padre si sveglierà alle dieci meno mai, ci raggiungerà- fece infine, tirando una manata a William prima di inforcare gli occhiali e spostarsi con Scarlett in braccio verso la cucina.

Malgrado avesse solo cinque anni mostrava un carattere forte, indubbiamente preso da William. I capelli rosso mogano con sfumature nere gli arrivavano alle spalle ed erano sempre raccolti in due graziosi codini rossi che ondeggiavano ad ogni suo passo. Gli occhi verde acido erano già celati dietro due lenti da vista: ogni Shinigami cominciava a perdere diottrie fin da piccolo, diventando progressivamente dipendente dagli occhiali.

I due si sedettero sul divano a guardare i cartoni animati ed a mangiare biscotti finchè William non riemerse dall’oltretomba, con i capelli sconvolti e lo sguardo perso.

-Buongiorno amore- fece Grell, lanciandogli un bacio.

-Buongiorno papà- fece eco Scarlett.

In tutta risposta William sbiascicò quello che sembrava un “buongiorno anche a voi” e preparò la macchinetta per il suo prezioso nettare di caffeina, indispensabile per affrontare la giornata. Non che fosse un tipo particolarmente attaccato al sonno, ma durante il week end sarebbe stato capace di dormire tutto il giorno, cosa che,  per uno che di media trascorre ogni momento libero piegato su cataste e cataste di scartoffie, era decisamente insolito.

Il sole aveva invaso il loro spazioso appartamento/nido d’amore. La grande finestrata della cucina inondava di luce il soggiorno, riflettendosi sul piano in resina bianco della cucina iper moderna, open space con il salotto. Il divano in vellutino rosso a tre piazze con penisola(preso di quel colore per accontentare Grell), spiccava vistosamente dall’arredamento minimalista della casa. Al lato del divano e attaccata al muro vi era una televisione quarantadue pollici ultra piatta, 3D e HD, comprata con i risparmi di un anno per permettere a Grell di seguire meglio Beautifull nel pomeriggio.

Dirimpetto al divano si trovava una graziosa poltroncina rossa, sovrastata da una grande libreria, carica di libri, cornici con foto e futili suppellettili, con i quali Grell adorava ornare la casa. Il tutto corredato da tappeti rossi e tendine che facevano pendant con i tappeti.

Un piccolo corridoio sul lato dava accesso alle camere ed ai due bagni, uno di servizio (ovviamente rifilato al povero Will) ed uno più ampio, con le mensole invase dai cosmetici di Grell. Dando una rapida occhiata ci si poteva accorgere dello scarso potere decisionale che William aveva sulla loro abitazione.

 

Quello era davvero il classico sabato da passare con la famiglia all’aria aperta. William se ne stava sdraiato sulla coperta a leggere un libro, con la testa poggiata sulle gambe di Grell, il quale teneva d’occhio Scarlett che giocava lì vicino.

Improvvisamente, avvertirono alle loro spalle dei passi fruscianti tra l’erba del prato.

-Zio Ron!- strillò tutta contenta Scarlett, saltandogli addosso.

-Good morning cari! Ero passato sotto casa vostra per fare colazione con voi ma non c’eravate e così, ricordandomi che oggi è sabato, istintivamente sono venuto a cercarvi qui- rispose lui, caricandosi la piccola sulle spalle.

Ronald se ne stava li, con in mano una busta di carta unticcia con su scritto “Ciambelle da Robert” a caratteri cubitali, Scarlett sulle spalle ed un’espressione raggiante.

-Buongiorno anche a te, Ron. Tiro ad indovinare, sono ciambelle quelle che hai in mano?- chiese William in tono di ovvietà.

-E ho anche pensato ai vostri gusti: per te l’ho presa vuota, per il senpai Grell ho preso un cornetto integrale senza grassi e per la mia nipotina preferita una al cioccolato, con glassa rosa da principessa- disse fiero, poggiando Scarlett a terra e sedendosi accanto a loro, prima di distribuire a i presenti la ciambella giusta.

-Oh Ron! Quanto sei premuroso- trillò allegro Grell.

Scarlett intanto mangiava la sua ciambella seduta sulle ginocchia di William con un’espressione trionfante. Anche se erano spesso impegnati al lavoro, riuscivano sempre a farsi perdonare nel week end. Appena finirono di fare colazione, il cielo divenne grigio e prima che potessero realizzare l’imminente arrivo di un acquazzone epico, scoppiò il diluvio. In una frazione di secondi ritirarono la coperta e percorsero tutto il parco di corsa, Grell con Scarlett in braccio, rintanandosi infine tutti e quattro nell’utilitaria di William. Per quanto fossero stati tempestivi, erano completamente fradici.

-Perché doveva piovere proprio oggi che è sabato…- piagnucolò Scarlett.

-Dai tesoro, ci inventeremo qualcosa di divertente anche a casa- fece Grell, controllandosi preoccupato i capelli nello specchietto.

-Oh sono fradicio- sbuffò Ronald, spiccicandosi la maglietta bagnata che gli si incollava addosso.

-Ti presto qualcosa di mio, ti andrà un po’ grande ma se non altro sono asciutti- intervenne William, con gli occhiali pieni di goccioline d’acqua.

Arrivati a casa, per prima cosa Grell tolse a Scarlett il suo vestitino rosso con i fiocchetti bianchi completamente bagnato, sostituendolo con dei pantaloncini morbidi di ciniglia azzurri e una maglietta bianca a fiorellini ed asciugandole i capelli con il phon. Ronald si infilò una maglietta che Grell aveva regalato a William per il suo compleanno con sopra scritto “Sono un figo felicemente sposato” per tenergli lontane quelle stupide donnicciole che gli incollavano addosso i loro occhi famelici ed un paio di pantaloni del pigiama, mentre Grell indossò la sua super tuta da casalinga felice, ovviamente rossa con i dettagli neri. William invece infilò un paio di jeans sbiaditi dalla candeggina (quel giorno che Grell sbagliò il lavaggio) e una felpa da casa.

Si sedettero tutti sul divano a  contemplare le nuvole cariche di pioggia abbattersi su Londra.

-Beh, vogliamo restare tutti qui a guardarci in faccia?- chiese Scarlett, rompendo il silenzio.

Così passarono il loro sabato pomeriggio a giocare a stupidi giochi da tavola, ordinare pizza quando la pioggia aumentava per vedersi arrivare il fattorino completamente fracido, e magari rimproverandogli un eventuale ritardo. Alla fine, nonostante la pioggia, riuscirono a passare una bella giornata tutti assieme.

 

Peccato che la sera diventi tutto più spaventoso. Scarlett si rannicchiò facendosi più piccola possibile nel suo lettino, cercando di nascondere la testa sotto il cuscino per non sentire i tuoni.

Anche essendo una bambina forte, rimaneva sempre una bambina. Un tuono più forte degli altri la fece spaventare a morte. Si alzò di corsa dal suo lettino, avventurandosi in camera dei suoi genitori.

-Papà Grell, papà William…P-posso dormire con voi?- chiese la bambina, rimanendo sulla porta.

William accese la luce sul comodino e le sorrise, cosa che accadeva molto raramente e le fece segno di raggiungerlo. Scarlett si precipitò di corsa tra le braccia del suo papà, rannicchiandosi tra di loro. Appena Grell si accorse della sua presenza la strinse a se, accarezzandole i capelli.

William guardò per un po’ le due persone che più amava al mondo, quelle per cui avrebbe dato la sua stessa vita prima di spegnere la luce ed abbracciare entrambi. In poco tempo Scarlett si addormentò, ignorando la moltitudine di tuoni che si susseguivano, sempre più forti e più spaventosi. Lei era al sicuro con i suoi papà e niente faceva più così paura.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 Ed eccoci al secondo capitolo ^^!

Spero che questa fan fiction vi stia piacendo e che continuiate a seguirla in tanti. Nel prossimo capitolo, sempre salvo imprevisti u.u , allegherò un disegno fatto dalla mia sorellona Neko raffigurante una baby Scarlett ed una Scartell da adulta.

                                                                                                            GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


TERZO CAPITOLO

Capitolo 3

 

Dodici anni dopo…

 

-Scarlett muoviti o farai tardi!- strillò Grell dalla cucina.

La ragazza si mise pigramente a sedere, cercando a tentoni gli occhiali sul comodino. La piccola Scarlett ormai non era più così piccola. I lunghi capelli rosso mogano dalle sfumature nere erano sempre legati in una coda alta che le nascondeva l’occhio destro; gli occhi verde acido erano celati dietro una montatura da vista che ricordava vagamente gli occhi di un felino. I lineamenti del viso leggermente affusolati li aveva presi da Grell, mentre il carattere e lo sguardo severo erano indubbiamente di William. Si alzò pigramente ciabattando verso la cucina.

-Buongiorno papà Grell- mugolò guardando Grell che preparava la colazione, già vestito e pronto ad affrontare la giornata.

-Oggi è il tuo primo giorno. Emozionata?- chiese mettendole davanti una tazza di latte.

-Abbastanza. Dov’è papà William?-chiese a sua volta, cercandolo con lo sguardo.

-Oh, è già al Dipartimento, oggi cominciava prima. Vuoi del caffè nel latte, pulcino?-

Annuì stordita, era ancora troppo assonnata per urlargli contro di non chiamarla più “pulcino”.

Quello era il suo primo giorno da prima Shinigami donna. Aspettava quel momento fin da quando era bambina, e quasi non le sembrava vero.

-Ricordi quando eri piccina e ti portavamo con noi al Dipartimento? Ah, eri così carina mentre ti guardavi attorno tutta affascinata. Chi avrebbe mai pensato che saresti diventata anche tu uno Shinigami? Ricordo il mio primo giorno da matricola, ero emozionatissima! E poi…- venne interrotto da Scarlett.

-E poi conoscesti papà e “scattò la scintilla”. Me lo racconti sempre-

-Eh sì… Grazie al cielo non l’ho ucciso, anche se a dirti la verità, ero parecchio tentata. Mi stava contraddicendo, e la prima regola per andare d’accordo con me è di non contraddirmi mai-

-Questo lo so papà- sospirò la ragazza, finendo di mangiare rapidamente la sua colazione.

Quando anche l’ultimo sorso di latte venne bevuto e l’ultima cucchiaiata di porridge mangiata, corse in camera sua e spalancò l’armadio. Quella divisa era meravigliosa. La tolse dalla stampella con la stessa cura con la quale si maneggerebbe una reliquia, la indossò e si tolse gli occhiali, sostituendoli con quelli da novizio. Non erano esattamente il massimo, ma in quelle circostanze diventavano bellissimi. E per finire: la falce. Se la legò in vita solennemente prima di guardarsi allo specchio. Rimase shoccata. Nonostante fosse una divisa maschile, le stava davvero d’incanto. Forse le stava un po’ stretta al seno, ma la cosa poco le importava.

Quando uscì dalla stanza, Grell era già seduto sul divano ad aspettarla.

-Scarlett! Piccola mia sei davvero meravigliosa! Quanti ricordi in questa divisa!- strillò lui, abbracciandola.

-Attento a non stropicciarmi troppo!-

-Ah sì, scusa cara. Allora, vogliamo andare?-

Scesero fino al garage e salirono a bordo della pacchianissima Ferrari rosso fuoco di Grell, con tanto di dadi attaccati allo specchietto. L’agitazione cominciò a farsi sentire una volta giunti sotto il Dipartimento: era così tesa che le sembrava quasi di vederlo per la prima volta.

-Conosci la strada vero?- le chiese Grell, spegnendo il motore.

-Conosco l’intero edificio a memoria. Augurami buona fortuna- rispose Scarlett, dandogli un bacio sulla guancia prima di scomparire dietro le porte a vetri del Dipartimento.

 

Le matricole erano già schierate ordinatamente in attesa dell’insegnante. Appena varcò la soglia, tutti le piantarono quegli occhi fosforescenti addosso, facendola innervosire visibilmente. Era lì da due secondi e già li avrebbe uccisi tutti in rapida sequenza, uno dopo l’altro. Ebbe un sussulto quando la porta si aprì, facendo comparire un William T. Spears decisamente autoritario.

-Buongiorno a tutti. Sono William T. Spears e sarò il vostro insegnante durante il tirocinio. Non esitate a fare domande, vi spiegherò tutto finché non avrete più dubbi. Per cominciare, faremo una visita guidata del Dipartimento. Da questa parte, prego.-

Inutile dire che Scarlett ormai conosceva a memoria ogni angolo del Dipartimento, ma tuttavia finse di trovarsi lì per la prima volta, osservandosi attorno con moderato entusiasmo. Gli altri novizi continuavano sempre a guardarla incuriositi, bisbigliando in maniera concitata gli uno con gli altri. Non era facile ignorare una colonna sonora di “Oh… Ma quella è una ragazza!” e soprattutto “Oddio che tette!”.

Dopo una breve lezione su cosa fossero le Death Scyte e sulla loro funzione (tutte cose che ovviamente Scarlett sapeva fin da quando era ancora un feto), finalmente arrivò il momento della pausa. Gli altri novizi continuavano a starle a distanza, intimoriti dalle sue occhiate omicide. Stava cominciando ad immaginare due anni da reietta quando una voce alle sue spalle pronunciò un semplice “ciao”, che giunse come una benedizione. Due ragazzi la stavano fissando, porgendogli la mano con un sorriso sfavillante.

-Piacere io sono Eric Slingby- disse il ragazzo biondo.

-E io sono Alan Humphries. Tu come ti chiami?- chiese l’altro ragazzo moro.

-Piacere io sono Scarlett Spears- disse, stringendogli la mano.

-Sei per caso una parente dell’insegnante?- le chiese Eric.

-A dire la verità sono sua figlia. Insomma sono figlia di due Shinigami e quindi …Spero non pensiate che io sia qui solo perché sono sua figlia… Vero?-

-A dirla tutta sì e ti stiamo anche giudicando- disse freddamente Alan. Scarlett cercò di dire qualcosa in sua difesa ma i due ragazzi cominciarono a ridere.

-Tranquilla, stavamo scherzando. Hai detto di essere figlia di due Shinigami, quindi immagino che anche tua madre sia uno Shinigami- continuò curioso Alan.

-Veramente io non ho una madre- sorrise tranquillamente Scarlett.

-Come sarebbe a dire che non hai una mad…- Eric venne interrotto dall’ingresso di una figura rosso acceso entrare dalla porta ancheggiando, con in spalla una Death Shyte dall’aspetto decisamente più pericoloso ed esuberante di quella del professor Spears in spalla.

-Buondì miei cari! Sono Grell Sutcliff e sarò la vostra insegnante di pratica-

 

-Aspetta, ci stai dicendo che Sutcliff e Spears… Sono i tuoi padri?!- chiese improvvisamente Eric.

La prima lezione era finita, e i due ragazzi si erano gentilmente offerti di riaccompagnare a casa Scarlett a bordo di una macchina che camminava per miracolo. Le faceva piacere aver trovato due amici, e poi Eric era anche carino, alto, belle spalle, sguardo che rapisce...

-Sì, sono i miei padri. Lo so, è strano, sono due persone completamente diverse ma inspiegabilmente vanno d’accordo, e sono due padri davvero fantastici.- rispose lei –Voi invece dove abitate?- chiese, cambiando involontariamente discorso.

-Abitiamo qualche isolato dopo il Dipartimento. Abbiamo trovato un appartamento molto piccolo, ma per due ragazzi che devono gestire studio e lavoro è perfetto- rispose Alan, sistemandosi gli occhiali sul naso.

-Siete coinquilini?-

-Sì, in due è più facile dividere le spese-

-Che figata! Beh io abito qui. Grazie per il passaggio, ci vediamo domani ragazzi!-

Si salutarono prima di prendere ognuno la propria strada, Scarlett entrando nel palazzo e i due ragazzi andando dalla parte opposta. Che giornata assurda! Aveva appena superato il primo giorno  al Dipartimento, conosciuto due ragazzi simpaticissimi di cui uno decisamente figo ed era sopravvissuta! Non vedeva l’ora di buttarsi sul letto, spararsi l’ultimo manga appena acquistato e sorseggiare una tazza di the appena fatto.  

Appena aprì la porta, lo scenario che le si parava davanti era a dir poco unico. Grell, con un orribile vestitino da cameriera rosso, ballava sulle note di qualche brano di Aretha Franklin, ripulendo casa con la musica a palla. Un’altra persona sarebbe morta dalle risate, ma per Scarlett era una cosa del tutto normale. Ogni volta che Grell puliva casa le toccava assistere a quello show.

-Ciao papà Grell, sono tornata a casa- disse, spegnendo lo stereo.

-Ciao tesoro mio. Come è andata la giornata?- chiese Grell, abbracciandola.

-Molto bene. Presuppongo che papà William sia ancora in ufficio e tornerà tardi- disse lei, una volta sciolto l’abbraccio.

-Ottima intuizione. Andiamo a cena fuori?- chiese allegramente.

-Sì, ma ti avverto, non indosserò quell’aberrante abitino che mi hai regalato per il compleanno- chiarì immediatamente la ragazza, leggendo nel pensiero di suo padre.

Non avrebbe mai indossato quella sottospecie di abitino da stripper (ovviamente rosso) che le aveva regalato con tanto amore il giorno del suo compleanno.

-Almeno avresti indossato qualcosa di decente- ribadì lievemente offeso Grell.

Sarebbe stata una serata molto interessante, pensò fra sé e sé Scarlett, andandosi a cambiare.



ANGOLO DELL'AUTRICE

Chiedo immensamente scusa per il ritardo di un giorno, ma ho avuto degli "incidenti", ecco TwT
Ma la vostra MadDoll è tornata (veramente avrebbero dovuto cambiarmi il nome in Pandora Sutcliff, ma ciò non è accaduto). In ogni caso, questi qui sotto sono i disegni della mia Neko, sorellona e socia. Allegherò ad alcuni capitoli delle illustrazioni disegnate da lei, e spero che gradiate la cosa. Nel prossimo capitolo... Accadrà qualcosa di inaspettato e misterioso...
ANDRANNO A MANGIARE IN UN RISTORANTE DDD: (...)
No, accadrà qualcosa di abbastanza importante, un piccolo colpo di scena, ecco .____.
Ma bando alle ciancie e ciancie alle bande, ci si vede al prossimo capitolo!
P.S nella seconda immagine sono una Scarlett da bambina ed una scarlett da 17enne ^^

                                                                                                                  GRAZIE PER AVER LETTO!

                                   
                                                        

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

Capitolo 4

Ogni volta che Scarlett e Grell decidevano di andare pacificamente a cena assieme, scoppiavano polemiche assurde per l’abbigliamento “sciatto” (come lo definiva Grell) di sua figlia. Ma a lei poco importava, era perfetta esattamente così com’era. Non le piaceva truccarsi vistosamente ed indossare tacchi a spillo, a lei piacevano i capi d’abbigliamento comodi, con i quali si poteva muovere in libertà, e non quelle gonnelline inguinali che se alzi male la gamba ti si vede tutto.

 Scrollò le spalle e si tolse la divisa, poggiandola sul suo letto ricoperto da lenzuola nere e coperta con tanti teschi. Aprì il cassetto nero ricoperto di adesivi delle band per tirarne fuori una canotta nera abbastanza scollata ed attillata, sopra la quale abbinò una camicetta a scacchi bianchi, neri e grigi. Infilò degli shorts e i suoi amati anfibi  fin sotto il ginocchio, si rifece la coda ed era pronta. Quando uscì dalla sua camera, si ritrovò davanti Grell vestito in maniera piuttosto sobria. Un’elegante camicetta rossa abbinata ad un foulard a pois rossi su sfondo bianco, dei pantaloni bianchi attillati e delle decolté con tacco relativamente basso rosso fuoco. Il tutto condito da un trucco elegante ed il rossetto rosso.

Appena la vide, storse la bocca in un’espressione quasi schifata. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Scarlett lo interruppe.

-Sono perfetta, non cominciamo. Andiamo al nuovo ristorante italiano, vero?-

Grell annuì roteando gli occhi. Tanto, non sarebbe comunque riuscito a farle indossare un vestitino.

 

Il ristorante era stato inaugurato un mese prima ed era già pieno di gente. Scarlett e Grell presero un tavolo vicino alla vetrina, così da potersi godere il via vai di gente che passeggiava per le strade di Londra dopo il crepuscolo. Erano ancora intenti ad esaminare il menu quando un cameriere in frac gli si accostò discretamente.

-Volete ordinare?- chiese una voce piuttosto familiare.

Appena Scarlett alzò lo sguardo per ordinare, rimase interdetta. Vestito impeccabilmente, con i capelli tirati dietro ed il classico blocchetto a portata di mano, Eric la fissava basito.

Dopo le prime occhiate di stupore, Scarlett riuscì a formulare la classica domanda scontata.

-Eric! Tu lavori qui?!- chiese.

-Oh buonasera Scarlett… Buona sera anche a lei signor… Signora Sutcliff – disse, correggendosi all’ultimo secondo. Scarlett gli lanciò un’occhiata perplessa, mentre Grell si gongolava per essere appena stato chiamato “signora”. Con il capo che gli lanciava occhiatacce, Eric fu costretto a prendere gli ordini e portarli in cucina in fretta e furia, per evitarsi una di quelle strigliate epiche riservate esclusivamente ai nuovi arrivati.

-Quello è ragazzo che fa il tirocinio e sta sempre con quel piccoletto moro, vero? Beh devo dire che è davvero un bel ragazzo, e ha anche un bel fisico… Oltre che un bel sedere…- disse sporgendosi dalla sedia per guardarlo meglio, dando un sorso al suo bicchiere di vino bianco.

-Papà!- fece Scarlett, dandogli un calcetto sotto il tavolo.

-Che c’è? Gli occhi sono fatti per guardare-

La ragazza roteò gli occhi prima di mettersi a cercare Eric con lo sguardo.

-Piuttosto, non è che nulla nulla ti piace?- punzecchiò.

Quella domanda la colse alla sprovvista, così cercò disperatamente un diversivo per aggirare l’argomento pericoloso. Se c’era una cosa di cui non poteva assolutamente parlare con Grell, quelli erano i ragazzi. Ah, e i Demoni che fingono di essere maggiordomi.

-Ah… Ehm no….Uh guarda! Quello non è il maggiordomo, Sebastian o qualcosa del genere?-chiese d’impulso, indicando una persona a caso che passava li fuori.

-Cosa? Dov’è?!- strillò Grell, appiccicandosi contro il vetro.

-Oh no, non è lui, avevo visto male. Cielo se gli somigliava... Comunque, è graziosa la tua camicetta, nuovo acquisto?-

Così Grell si dimenticò completamente della domanda pericolosa, e la serata padre-figlia proseguì alla meraviglia, tra gossip degno delle peggiori parrucchiere dei peggiori paeselli del Regno Unito e risate sguaiate, accompagnate da prelibato vino bianco e pietanze italiane.

Finita la serata, pagarono il conto e rientrarono a casa, lasciando, ovviamente, una generosa mancia al cameriere. L’orologio segnava le dieci e mezza: giusto in tempo per guardare tutti insieme il loro programma preferito, ma appena rientrarono a casa, trovarono William che dormiva beatamente sdraiato sul divano, con la tv accesa e un libro in faccia. Ultimamente, il lavoro lo stava seriamente uccidendo. Pratiche, raccolte, matricole e quel Demone che continuava a creare problemi.

-Oh, povero il mio amore caricato di lavoro- squittì Grell, precipitandosi a togliergli il libro dalla faccia. Di tutta risposta, William spalancò gli occhi, svegliandosi di soprassalto.

-Oh dannazione! Mi sono addormentato! Quel demone e il suo padrone danno parecchi problemi- ringhiò, mettendosi a sedere. Dopo una manciata di secondi si accorse della presenza di Scarlett, ancora in piedi sulla porta –Come è andato il tuo primo giorno al Dipartimento, Scarly?-

-Mh, non posso lamentarmi, è andato benone. Tu sei stanco, io sono stanca e penso che anche papà Grell lo sia. Stasera salto il programma, buonanotte!-

Con un sorriso smagliante si rintanò in camera sua, lasciando Grell e William sul divano.

-Ah, la nostra bambina- sospirò Grell, rannicchiandosi contro William, il quale si era abbandonato contro lo schienale del divano con un sonoro sbadiglio.

-Ormai sta diventando una donna- sospirò stancamente, poggiandogli un braccio attorno al collo e stampandogli il classico bacio da persona che si è appena svegliata.

Rimasero in quella posizione finché William non ricadde nel mondo dei sogni, portandosi dietro Grell.

 

Quel ragazzo era davvero un figo. Il sonno non arrivava e il bel faccino di Eric rimbalzava nella testa di Scarlett come una falena ipnotizzata dalla luce.

Era forse la prima volta in tutti i suoi diciassette anni di vita in cui aveva cominciato a provare interesse per un ragazzo. Sbuffò abbandonando il tepore delle coperte e si trascinò verso il bagno, assicurandosi che l’acqua fosse gelida prima di sciacquarsi la faccia. Poi andò in cucina, attraversando il salone dove i suoi dormivano tutti accoccolati sul divano con la tv accesa.

Era quasi tentata di svegliarli per dirgli di andare a letto, ma si limitò a spegnere la tv, prendere dalla dispensa una tavoletta di cioccolata ben nascosta agli occhi di Grell e se ne tornò in camera sua, sbattendo con cura la porta in modo da far svegliare quei due sul divano. Si rintanò sotto le coperte, mangiando con ferocia quella tavoletta di cioccolato. Dopo ore e ore passate a rigirarsi, il sonno la avvolse nel suo tepore, esattamente cinque minuti prima che suonasse la sveglia.

 

-Si può sapere che hai oggi?- chiese cautamente Alan.

Eric quella mattina era decisamente strano. Non aveva detto mezza parola, da che si era svegliato fino al tragitto in auto per raggiungere il Dipartimento. E inoltre, aveva un’espressione allucinata, come se fosse da tutt’altra parte con la testa. Effettivamente, aveva ben di meglio a cui pensare. Neanche lui era rimasto immune al fascino di Scarlett. Si, gli piaceva davvero tanto, con quei lunghi capelli mogano, quello sguardo freddo ed impassibile… Ah, quella ragazza.

-Nh? Io?- chiese, riemergendo dal mondo dei sogni.

-No, quell’altro lì accanto a te. Con chi devo parlare scusa?- sbottò.

Conosceva Alan da troppo tempo per liquidarlo con un “Ah no niente, sai, problemi di insonnia” oppure “Mah nulla figurati, un po’ di pensieri”.

Così gli serviva un diversivo per perdere tempo ed aggirare la domanda pericolosa. Fortunatamente per Eric, arrivarono davanti al Dipartimento, dove Scarlett stava scendendo dalla Ferrari fiammeggiante di Grell con lo sguardo assonnato e perso.

Gli occhi di Eric si posarono immediatamente su di lei. Bellissima, davvero bellissima.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Ed eccoci al quarto capitolo *^*

A quanto pare, i due giovani novizi sono mooolto attratti l’uno dall’altra. Come andrà a finire?! DD: *momento di suspense acuta*

In ogni modo, vorrei ringraziare i primi fan, coloro che hanno seguito con passione la mia storia. Grazie, grazie di cuore ^^

Al prossimo capitolo!

 

Mad Doll

 

                                                                                                                                             GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5

Capitolo 5

 

Era passato un mese da quando  Scarlett faceva il tirocinio al Dipartimento, ed ormai aveva stretto un’amicizia quasi fraterna con Alan ed Eric: passavano molto tempo assieme e si aiutavano a vicenda anche nello studio. Con uno sbuffo annoiato la ragazza si alzò dalla scrivania, raggiungendo il comodino dove il suo cellulare era in carica.  Quello era il classico sabato da coma, quello che si è costretti a passare studiando per la verifica mensile di teoria. Peccato che la sua mente vagava da tutt’altra parte.

Voleva stare con loro e soprattutto vedere Eric… Così prese il suo BlackBerry gli inviò un messaggio.

“Hei Eric, che fate? Pensavo di venire da voi, non so se vi disturbo. State studiando per il compito?”

Dopo pochi secondi Alan rispose al suo messaggio.

“Hei Scarly! Sono Alan, Eric dorme ancora. Sì, puoi venire tranquilla, io ho studiato ieri ed Eric sicuramente si ridurrà all’ultimo minuto”

Forse quel sabato non sarebbe stato così da coma. Si tolse la sua tuta da casa ed indossò il suo fidato completo:  shorts, canotta, camicia ed anfibi, coda alta ed era pronta per uscire con i suoi amici.

Raggiunse il salotto dove William stava leggendo sul divano, mentre Grell accoccolato accanto a lui, era intento nella lettura di una frivola rivista di gossip

-Stai uscendo?- chiese William, senza alzare lo sguardo dal suo libro.

-Sì, vado da Eric ed Alan, probabilmente non tornerò a cena quindi non aspettatemi- rispose la ragazza, cercando la sua borsa.

-E lo studio? Lunedì hai un compito signorinella- squittì Grell.

-Ho studiato stamattina papà, ho ancora un giorno di tempo e questo è un argomento che conosco alla perfezione, essendo cresciuta nel Dipartimento-

Grell roteò gli occhi tornando a leggere la sua rivista con un’espressione rassegnata.

-Va bene cara, divertiti e non fare tardi- disse infine William, alzando finalmente lo sguardo.

-Come sempre- rispose Scarlett in tono di ovvietà, uscendo dalla porta.

Il cielo era leggermente nuvoloso, ma tuttavia non annunciava pioggia. Si incamminò a passo svelto verso la mansarda in affitto di Alan ed Eric, tagliando per un parco pieno di fidanzati innamorati e vecchietti che si divertivano a sfamare storni di odiosissimi piccioni. Erano forse l’unico animale che Scarlett proprio non riusciva a sopportare. Una volta raggiunto il palazzo dove i due abitavano, suonò per farsi aprire e salì a piedi fino al quinto piano.

-Buondì Scarlett- fece Alan, accogliendola in casa.

-Buongiorno a te Alan. Vado a svegliare Eric?- chiese, una volta entrata.

-Se ci provo io mi fucila, magari tu hai più fortuna- rispose, indicando la stanza di Eric con un cenno della testa.

 

-Eric!- lo chiamò una voce -Sono le due del pomeriggio e tu ancora dormi? Muoviti che oggi usciamo- fece la voce, dandogli un pugno in un braccio.

Eric aprì pigramente gli occhi, cercando di mettere a fuoco la persona davanti a lui: non avendo gli occhiali e dopo un risveglio del genere, non era di certo un’impresa facile. Quando riuscì finalmente ad aprirli del tutto, si ritrovò davanti Scarlett, con una scollatura da panico e le braccia conserte.

-Ah! Scarlett! Buongiorno!- fece lui, alzandosi di slancio dal letto.

Scarlett lo guardò per un po’ ridacchiando, inforcandogli gli occhiali sul naso prima di spostarsi sulla porta.

-Sbrigati a vestirti, io ed Alan vogliamo uscire-

Eric rimase sul letto a fissare la porta dove un tempo era appoggiata Scarlett, sistemandosi meglio i sui preziosi occhiali. Durante quel mese, le sensazioni che provava in sua compagnia erano sempre più complesse. Avrebbe voluto seriamente baciarla, stringerla a sé, dirle che l’amava, ma una parte di lui lo frenava.

Amava tutto di lei, i suoi modi bruschi, il suo atteggiamento poco femminile, i suoi bellissimi capelli mogano con punte nere, il suo sguardo severo…

Non si sarebbe mai dato pace se tra di loro si fosse rotto qualcosa irreparabilmente. Quindi, meglio non correre rischi… Ma sarebbe stato davvero difficile reprimere i sentimenti verso di lei. Pensa e ripensa, la cosa diventava sempre più snervante, così si limitò a scrollare le spalle e tentare di scacciare Scarlett dalla sua mente. Aprì la cassettiera ed infilò dei jeans sbiaditi dai continui lavaggi e una camicetta leggera in cotone, si rifece le trecce di lato ed uscì da camera sua.

-Allora, che facciamo?-chiese, una volta raggiunti Alan e Scarlett.

-Aspettiamo le diciassette, dopo le diciassette tutti i negozi sono aperti- propose Scarlett, che intanto si era tolta gli anfibi, poggiando i piedi sul tavolinetto.

-Ma fino ad allora che facciamo?- chiese Alan.

-Che domande Alan, quello che facciamo sempre- rispose Eric, passandogli un joystick dell’Xbox.

Così passarono quelle tre ore a giocare ai videogiochi, come facevano ogni volta che dovevano passare il tempo o quando pioveva.

Tanto, Scarlett li batteva ogni volta. Era un mostro nei video game, sebbene loro passassero le migliori serate ad allenarsi. A lei bastava capire come funzionava un gioco per diventarne una maestra nel giro di tre secondi, riuscendo a battere persino Eric, che praticamente ci passava le giornate intere; Alan, invece, passava le sue giornate barricato in camera sua a studiare. Non c’era da stupirsi se la sua media era della C. Nonostante Scarlett ed Alan lo aiutassero nello studio passo per passo, come due genitori farebbero col figlio appena iscritto alle elementari, Eric non accennava a dare segni di miglioramento.

Ma per loro ormai era diventata una questione di vita o di morte. Dovevano far salire la sua media da una C ad una B, anche a costo di impazzire nel tentativo.

Tra una sparatoria ed una corsa di auto, il tempo scorse veloce e le cifre luminose dell’orologio digitale appeso alla parete segnarono 1e diciassette e mezza. I tre salirono a bordo della macchina che Eric ed Alan condividevano, a cui Scarlett aveva dato il simpatico soprannome di “caffettiera a motore”. Difatti, era una sorta di barattolo ammaccato al quale erano state montate delle ruote ed un motore. Per prima cosa passarono nella loro fumetteria preferita dove ormai erano clienti abituali, dalla quale uscivano sempre con almeno una dozzina di manga nuovi. La cosa causava sempre una crisi isterica al povero Grell, il quale tentava invano di trasformare Scarlett in una signora a modo, una di quelle che non esce di casa se non ha in faccia una buona dose di trucco o un vestito firmato e con i modi di fare di una lady d’alta classe. Pfff, divertente! Una signora lei? Lei, che faceva le gare di rutti con Eric?

-Direi che possiamo anche andare al pub ora, ho una fame assurda- fece Scarlett, incamminandosi verso la macchina con una pila di manga in mano.

-Saggia idea!- commentò Eric, aprendole lo sportello –A patto che stavolta Alan beva qualcosa di alcolico. Andiamo fratello, non puoi fare sempre la figura dell’asociale che se ne sta nell’angolino a guardare male i suoi amici che si concedono una birra-

-Non se ne parla, Eric. Sai che sono astemio- fece Alan, storcendo il naso.

-Astemio un cazzo, Alan. Stasera berrai qualcosa. Fine- sentenziò Scarlett, appoggiando Eric.

-Principessa- commentò sarcasticamente, ricevendo in risposta da Scarlett una linguaccia.

Alan sospirò rassegnato, allacciandosi la cintura di sicurezza. Tanto, non sarebbe mai e poi mai riuscito a dissuaderli dalla loro idea.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Ebbene sì, siamo al 5 capitolo! Chiedo scusa per i ritardi e le imprecisioni, ma ahimè, lo studio, la scuola ed una serie di catastrofici eventi me lo hanno impedito TwT

Nel prossimo capitolo, Alan alle prese con l’alcool xD

Una scena del prossimo capitolo è ahimè tratta da una storia vera, ma nel prossimo capitolo ve ne parlerò meglio. Grazie a chi mi segue, mi recensisce ed a chi mi recensirà.

Alla prossima ^^

 

Mad Doll

                                                                                                                        GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6

Capitolo 6

 

Nel frattempo, Grell e William passavano il loro sabato sera a guardare un mieloso film d’amore, quelli che Grell amava e che William odiava a morte. “Amore drammatico” un titolo, una garanzia.

Quelli col finale drammatico strappa lacrime che ti inducono al suicidio. “Cosa non si fa per amore” pensò sconsolato William a metà film, quando il protagonista venne investito da un tir mentre rientrava a casa da un appuntamento con la sua amante, andando in coma e rischiando la vita mentre  sua moglie incinta all’ignaro di tutto se lo piangeva disperatamente temendo che suo figlio non potesse conoscere il padre.

Il finale era tremendamente noioso e surreale. L’uomo si risvegliava dal coma ma necessitava di un intervento  e, pentito, chiedeva scusa alla moglie per averla tradita. Lei disperata lo perdona due secondi prima che le si rompano le acque. Finale? Lui non supera l’intervento, invece di un bambino nascono tre gemelli (???) e lei in preda al dolore muore. William guardava il tutto con indifferenza e tanta voglia di togliere quella merda, mentre Grell lanciava commenti contro la televisione.

-Poveri piccini! Chi si occuperà di loro? Lei non meritava di morire! Spero che quel porco infedele marcisca all’inferno e…-

William roteò gli occhi prima di baciarlo appassionatamente, l’unico modo per farlo stare zitto. Grell rimase imbambolato, non aspettandosi una reazione del genere da William, che in tutta risposta accennò un mezzo sorriso di soddisfazione, facendo preoccupare ancora di più Grell.

-Ah, beata pace- disse infine William, guardando con gioia i titoli di coda che scorrevano velocemente sul maxi schermo della loro tv.

-Quindi lo hai fatto solo… Ok non parlarmi mai più- fece teatralmente Grell, cercando di alzarsi dal divano per andarsene via. Prima di riuscire nel suo intento, William gli afferrò un polso.

-Non ho bisogno di passare ogni istante della mia vita a baciarti ed abbracciarti per dimostrarti il mio amore. Ti dimostro il mio amore quando non mi lamento se cominci a bombardarmi di domande alle sei e mezza di mattina, arrabbiandoti se magari mi sono appena svegliato e non ti rispondo, ti dimostro il mio amore quando mi sacrifico a guardare film come “Amore drammatico” il sabato sera, quando magari potremo uscire a mangiare qualcosa fuori. Ormai ci conosciamo da quasi due secoli e mezzo, dovresti sapere che esternare i sentimenti non è il mio forte-

Grell lo guardò ancora un po’ scettico, prima di tornare accanto a lui, buttandogli le braccia attorno al collo e poggiandogli la testa sul petto. Quanto amava quell’uomo!

 

-Allora- disse Eric alla cameriera biondo platino e con un trucco da clown –Un hamburger, due tramezzini con formaggio, delle patatine messicane, due birre grandi e una piccola- disse infine, guardando Alan che gli lanciava occhiate di disapprovazione.

-Immagino che la piccola sia per me- ringhiò Alan, guardando Eric indispettito.

-No, la piccola è per me che devo guidare- rispose tranquillamente Eric.

-E prendere una piccola anche per me?- chiese stizzito.

-Una birra ogni tanto non ha mai ammazzato nessuno- disse infine Scarlett, intingendo nella salta messicana le patatine che la cameriera le aveva messo davanti.

Cinque sorsi di birra più tardi, Alan era completamente ubriaco, riverso sul tavolino del pub a ridere come un cretino, cantando canzoncine idiote.

-È mai possibile che sia già ubriaco?- chiese preoccupata Scarlett, finendo ciò che rimaneva della sua birra.

-Possibilissimo, guarda com’è ridotto. Finiamo di mangiare e ce ne andiamo, stasera ci siamo giocati l’uscita-

Il tempo di finire di mangiare, pagare ed erano pronti per rincasare. Eric si caricò letteralmente un Alan completamente fuori di se che diceva cose senza senso in spalla, poggiandolo su i sedili posteriori della macchina.

-Senti Scarly, ti do un passaggio vero? Non vorrai tornare a casa da sola a quest’ora- chiese, dando uno sguardo preoccupato dallo specchietto retrovisore ad Alan, che si rotolava sul sedile ridendo e sbiascicando cose assurde.

-Facciamo così, io ti aiuto a metterlo a dormire e tu mi riaccompagni a casa. Così siamo pari-

Eric annuì gravemente fissando con preoccupazione Alan.

Si fermarono almeno tre volte perché Alan doveva vomitare, beccandosi occhiatacce indescrivibili dai passanti. Ci volle tanta pazienza per convincerlo del fatto che se fosse uscito dalla macchina non sarebbe arrivato un tirannosauro a rapirlo, e ancora di più per convincerlo ad entrare nell’ascensore.

Quando arrivarono in casa, Alan prese la “rincorsa” e si lanciò goffamente sul divano, addormentandocisi sopra.

-Oddio, questa è la prima e ultima volta che insisto affinché beva qualcosa!- sbuffò Eric, sollevandolo di peso e portandolo in camera sua.

-Eric! Che stai facendo?! Dov’è la mia birra!- strillò Alan, cercando di liberarsi.

-Dov’è la tua birra!? Quella che hai bevuto l’hai vomitata in qualche cespuglio e il resto l’ho finita io. Adesso fai il bravo bambino e togliti quella maglietta che fa a dir poco schifo- fece Scarlett, passandogli una maglietta pulita.

In tutta risposta, Alan se la infilò in testa a mo di turbante e cominciò a correre per tutta la casa senza maglietta, inciampando ogni due passi. Ci volle un po’ prima che si decidesse a mettersi a letto. Quando una persona seria come Alan si ubriaca,i risultati erano a dir poco drammatici. Scarlett rimase lì finché non si addormentò, avendo precedentemente chiuso la porta a chiave per evitare che scappasse nuovamente via.

-Saresti una brava madre- disse Eric, una volta che Scarlett chiuse la porta della stanza di Alan.

-Ho molta pazienza- sospirò lei, incrociando le braccia.

-La prossima volta usciremo senza di lui…- fece Eric, grattandosi la nuca.

-Nel senso?- chiese Scarlett, alzando un sopracciglio -È un appuntamento?-

-Sì… Diciamo. Formale, quindi vestiti bene. Facciamo… Domani sera?-

Scarlett rimase sconvolta da quella proposta. Eric che le stava chiedendo un appuntamento… Dio!

-Per me va benissimo. Mi passi a prendere tu?-

-Ovviamente, come ogni galantuomo-

Scarlett gli diede una gomitata prima di uscire dalla porta. Durante tutto il tragitto in macchina rimasero in silenzio, guardandosi con la coda dell’occhio. Una volta sotto casa di Scarlett, lo ringraziò per il passaggio e scese dalla macchina, salendo le scale a due a due.

Infilò le chiavi nella toppa ed entrò canticchiando allegra. William se ne stava beatamente sul divano, a guardare programmi di dibattito politico, mentre Grell finiva di anticipare il classico pranzo domenicale con Ronald.

-Sei a casa? Di già?- chiese Grell preoccupato, guardando l’orologio.

Effettivamente era appena mezzanotte. Come era possibile che a mezzanotte fosse già a casa?! Generalmente, quando Alan restava sobrio e non dava problemi, rientrava a casa intorno all’una.

-Ah… Beh niente, abbiamo avuto degli inconvenienti con Alan e… Tutto qui- rispose, poggiando la pila di manga sul tavolo.

Grell la guardò sospettoso, storcendo la bocca.

-Mh, che è successo?- chiese infine, poggiandosi le mani sui fianchi.

-Domani sera ho un appuntamento… Con Eric-

A quell’affermazione, William scattò a molla dal divano e Grell sgranò gli occhi.

-Oddio! Davvero?! Ah che bello! Devi vestirti bene e valorizzare il tuo bel seno!- strillò Grell, cominciando a saltellarle intorno.

-Tutti calmi- tuonò William dal divano –Deve prima avere la mia approvazione, non permetterò che un cretino qualunque si avvicini alla mia bambina-

-Tranquillo papà, se non ha la tua approvazione lo caccio a calci- lo tranquillizzò Scarlett, abbracciandolo.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Sono indecorosamente in ritardo, ma lo studio non mi ha concesso tregua >.<

In questo capitolo, Eric si è fatto avanti, e nel prossimo avremo il tanto atteso appuntamento romantico… Ehehehe xD

Grazie a chi mi segue nonostante i ritardi, a chi mi seguirà e a chi smetterà di seguirmi (sperando che ciò non accada…) Grazie anche a chi mi recensisce, chi mi recensirà e chi non vorrà recensirmi (sperando sempre che non accada…)

In ogni caso, per evitare confusione e delirio, cambierò la data delle pubblicazioni. Vi comunicherò i giorni nel capitolo che metterò questa domenica.

Vi amo tutti ^^

 

Mad Doll

 

                                                                                                                         GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO7

Capitolo 7

 

Quella mattina, Eric si svegliò, se solo avesse dormito, con lo stomaco sottosopra e un gran caos di pensieri che gli vagavano per la testa.

Si svegliò stranamente presto e cominciò a vagare per tutta casa come un fantasma in pena. Si affacciava di finestra in finestra, contemplando il cielo che si avviava ad una lieve schiarita e gli stormi di piccioni che planavano nel cielo di una Londra domenicale, fatta di gente che andava a messa e di famiglie che pranzavano tutte assieme. Il nervosismo lo stava uccidendo.

-Buongiorno Eric- fece Alan rintronato, comparendo in salotto.

-Buongiorno a te. Cavolo hai una faccia da cadavere riesumato-

-Mi faccio pena da solo. Che è successo ieri? Non mi ricordo nulla- sbadigliò, mettendo nel bollitore elettrico l’acqua per il the.

-Che è successo ieri? Vediamo, ti sei ubriacato con tre sorsi di birra, hai vomitato tutto quello che avevi nello stomaco in vari cespugli durante il tragitto e dicevi cose sconnesse fra loro, ridendo come un cretino. Facevi sinceramente paura- rispose, lasciandosi andare su una sedia.

Alan lo fissò a lungo prima di poggiare lo sguardo sul pavimento, piuttosto imbarazzato. Il pensiero di cosa avesse potuto fare lo terrorizzava.

-Ma adesso devi aiutarmi fratello. Ho fatto probabilmente una grande cazzata-

-Che hai fatto?- chiese Alan, sedendosi accanto a lui.

-Reggiti forte, ho chiesto un appuntamento…A Scarlett-

Alan sgranò gli occhi prima di strozzarsi con il the che stava bevendo per poi far cadere la tazza a terra, la quale si ruppe in mille pezzi.

-Che cazzo hai fatto scusa?!- chiese, tra un colpo di tosse e l’altro.

-Hai capito perfettamente e l’appuntamento è stasera-

Alan rimase in silenzio a fissarlo, con un’espressione sconvolta e i pantaloni bagnati fradici di the. E meno male che si era ubriacato lui la sera precedente!

Il suo migliore amico e la sua migliore amica… Che uscivano insieme! Non sapeva come reagire a quella notizia, così cercò di mettere assieme i primi concetti che passarono per la sua mente reduce da una “devastante serata alcolica” e ancora sconvolta da ciò che aveva appena udito.

-Oh Eric ma che cosa… Tu e Scarlett ma… Da quanto ti interessa?-

-Dal primo istante in cui l’ho vista-

Alan era sempre più sconvolto. Il suo migliore amico che gli aveva tenuta nascosta una cosa del genere da più di un mese, loro, che erano cresciuti assieme ed erano come fratelli.

Non sapeva quale delle due cose fosse più assurda; il fatto che Eric gli avesse tenuta nascosta l’infatuazione per Scarlett o il fatto che Eric avesse deciso di uscire con Scarlett. Era sveglio da nemmeno cinque minuti, la mente ancora annebbiata ed aveva rischiato il soffocamento e distrutto una tazza.

 

-Scarlett! Ma insomma! Ti sembra modo di mangiare quello?- sgridò Grell, lanciando uno sguardo di disapprovazione alla figlia.

Se Eric manifestava il suo nervosismo correndo su e giù per casa, Scarlett si avventava ferocemente sul cibo, ingoiandolo quasi senza masticare. Insolito per una persona che impiegava un’ora e mezza per finire ciò che aveva davanti.

-Offi non è daffelo  gionnafa- disse, con la bocca piena.

-Si può sapere che ti è successo?- chiese preoccupato Ronald, che le sedeva accanto.

-Appuntamento- rispose seccamente William, sminuendo la cosa.

-Ma davvero? Beh chiunque sia, deve avere l’approvazione dello zio- fece Ronald, prendendo un’altra fetta della leggendaria apple pie di Grell.

In tutta risposta, Scarlett lanciò un’occhiataccia a tutti e tre, stroncando l’argomento sul nascere.

 

“Coraggio, ce la puoi fare”, si ripeté mentalmente Eric, davanti la porta di casa di Scarlett. Per l’occasione, aveva tirato fuori il suo vestito delle grandi occasioni: una giacca nera classica con una camicia bianca candida. I pantaloni neri avevano un taglio dritto molto elegante e ai piedi portava  delle scarpe in pelle nere. Appena suonò il campanello, si ritrovò faccia a faccia con Grell.

-Ah… Buonasera signora Sutcliff- fece gentilmente Eric.

-Oooh ma che bel ragazzo che sei! Prego accomodati, ti offro qualcosa da bere- cinguettò allegro Grell, facendolo entrare in casa.

Appena mise un piede in quella casa, gli venne una voglia matta di scappare a gambe levate.

William sedeva sul divano, con le gambe accavallate e uno sguardo gelido, mentre al suo fianco, Ronald cercava di emulare il suo sguardo intimidatorio, con le braccia strette al petto.

-Buonasera anche a lei signor Spears… Signor Knox- salutò cortesemente.

-Buonasera a te Slingby, prego, accomodati pure- sibilò minaccioso William.

Così il povero Eric si ritrovò stretto fra Ronald e William quel po’ che bastava per mettere chiunque in soggezione. Cominciò a fissarsi le scarpe, non sapendo bene dove guardare.

-Così tu uscirai con mia figlia- fece gravemente William, affondando il suo sguardo gelido nei suoi occhi, facendolo rabbrividire.

-Ne sarei onorato… Signore- rispose Eric, cercando di restare tranquillo.

-Sembri un bravo ragazzo, e non posso negare che malgrado i tuoi voti bassi sei rispettoso ed educato. Sai, lei è la mia bambina, quindi stai bene attendo a ciò che fai Slingby-

-Può stare tranquillo- rispose, stentando un sorrisetto.

-Lo spero per te-

Proprio quando tutta quella pressione lo stava per schiacciare, Scarlett fece il suo ingresso in salotto, lasciando tutti di stucco. I capelli lisci color mogano erano tutto un boccolo e la solita riga di eye liner che metteva era arricchita da un ombretto grigio perla. Un corsetto rosso con inserti in pizzo nero le abbracciava il sottile punto vita, facendolo sembrare ancora più sottile, sapientemente abbinato con un copri spalle nero. Una gonnellina in tulle un po’ sopra il ginocchio e delle eleganti decolté in raso nero completavano il tutto.

-Oh Scarlett! Sei bellissima!- trillò Grell, portandosi una mano sulla bocca.

Eric rimase sconvolto a quella visione.“Alla fine, ne è valsa la pena” pensò, osservando quell’angelo avanzare sorridente verso di lui.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Si, lo ammetto, i miei ritardi sono tanto odiosi quanto “poco professionali”, ma ahimè, è un periodo orribile, fatto di compiti, impegni scolastici e sgradevoli situazioni ._.

Riprenderò a pubblicare i capitoli ogni tre giorni, segnandomeli sul calendario, sta volta xD

Nel prossimo capitolo, Eric e Scarlett andranno a cena fuori, ed accadrà qualcosa di inaspettato, che vi “sconvolgerà”!

Spero che la mia fan fiction vi stia piacendo, e spero che continuiate a seguirla in tanti e recensirla, dato che mi piacerebbe sapere cosa ne pensate ^^. Non temo nessun tipo di giudizio e sono aperta a qualsiasi commento. Sono impavida èwé

Alla prossima, gente!

 

                                                                                                                       GRAZIE PER AVER LETTO!

                                                                                                                                       Mad Doll

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8

Capitolo 8

 

-Allora, dove andiamo?- chiese entusiasta Scarlett, accomodata sul sedile anteriore della lussuosa “Mercedes” di Eric.

-Rimarrai sorpresa- rispose lui, imboccando una strada di campagna.

Appena passarono davanti il casato Phantomhive, dopo una decina di curve, ponticelli e discese,  Scarlett arricciò il naso. Il Demone. Si avvertiva chiaramente la sua presenza anche a trenta metri di distanza e la cosa era abbastanza nauseante, soprattutto prima di cena.

-Creatura immonda- sibilò con disgusto Eric, spostando lo sguardo sul casato.

-Divorano indiscriminatamente tutto ciò che gli passa davanti senza il benché minimo ritegno, a costo di diventare schiavo di un signorino schizzinoso, mettendo da parte qualunque tipo di dignità- fece Scarlett, con tono nauseato.

-Beh, l’importante è che non ficchi il naso negli affari degli Shinigami- finì seccamente Eric, chiudendo quella conversazione che era durata anche più del dovuto.

Per gli Shinigami, parlare di demoni era uno spreco di tempo. Qualche chilometro più in la, si trovava uno dei ristoranti più chic di Londra: una deliziosa villa ottocentesca, brillantemente restaurata e resa moderna. La facciata era incorniciata da pittoresche edere, e un hollywoodiano red carpet conduceva all’ingresso. Una volta parcheggiato, Eric da perfetto cavaliere, andò ad aprire la portiera a Scarlett, la quale ringraziò un sorrisetto piuttosto imbarazzato.

Se l’esterno era incantevole, l’interno lasciava di stucco. Le pareti affrescate facevano da sfondo ai tavoli, rotondi e ordinatamente disposti. Su ogni tavolo si trovava un bouquet di rose rosse e un candelabro, sovrastato da enormi lampadari di cristallo. A dare il tocco di classe era il quartetto d’archi nell’angolo, che conferiva all’ambiente quel tocco di snob che ci stava d’incanto.

-Eric! È incantevole…- mormorò Scarlett, guardandosi attorno estasiata.

-I signori hanno prenotato?- chiese il maitre, accogliendoli con tanto di frac e rosa all’occhiello.

-Si, a nome Slingby-

Il maitre annuì con la testa prima di condurli al loro tavolo, leggermente in disparte e sistemato in un angolo più riparato. Per tutta la serata non fecero altro che guardarsi e scambiarsi occhiatine e sorrisetti, anche se una parte di Scarlett era inspiegabilmente turbata, come se stesse facendo qualcosa di sbagliato. Improvvisamente, l’infatuazione nei confronti di Eric sembrata svanita nel nulla, lasciando spazio ad una sorta di amore fraterno.

Quando Eric le prese la mano, intrecciando le dita tra le sue, ebbe l’istinto di ritirare immediatamente la mano, ma continuò a conversare con lui come se nulla fosse mai accaduto.

-Grazie per la cena Eric, sei stato davvero molto carino- disse lei una volta usciti dal ristorante, stringendo al petto il mazzo di rose.

-E di che, l’ho fatto con molto piacere- rispose galantemente lui, sorridendo.

Improvvisamente Eric si fece serio, turbando non poco Scarlett. Mosse un esitante passo verso di lei, al quale seguì uno molto più deciso. In una frazione di secondo l’aveva bloccata al muro, fermandogli i polsi ai lati della testa.

Scarlett lo fissò sbarrando gli occhi, seguendo con lo sguardo il bouquet di rose cadere a terra.

-Scusa, ma devo farlo-

Prima che le potesse realizzare, Eric si avvicinò pericolosamente al suo viso, baciandola. La ragazza non reagì, incredula e sconvolta, quando, improvvisamente, quella sensazione tornò ad attanagliarle il petto. Eric, il suo migliore amico… Ma che stavano facendo?! Si liberò fulmineamente un polso, tirandogli un gancio alla cieca in faccia. Accadde tutto così rapidamente ed istintivamente che sentì il pugno sfiorare anche il suo zigomo, ma era troppo scossa per dare peso alla cosa. Eric si portò immediatamente una mano lì dove Scarlett lo aveva colpito, mentre il sangue cominciava ad uscire dal labbro spaccato. Improvvisamente, tutto era finito. La cena, i fiori, il ristorante chic, l’infatuazione, tutto. Ma che diamine avevano fatto?!

-Eric io…- cominciò, cercando di scansargli la mano dal viso.

Lui si ritrasse immediatamente, come un’animale spaventato da un rumore improvviso, guardandola con sguardo distante ed incredulo.

-No, scusami tu. Non dovevo farlo e prometto che se la cosa ti farà star meglio, non ti sfiorerò mai più nemmeno con un dito. Ti riaccompagno a casa- fece freddamente, salendo in macchina senza premurarsi, sta volta, di aprirle la portiera.

Scarlett si abbandonò sul sedile, con la testa che le girava come in un mixer. Non sapeva cosa le fosse preso, era come se una parte di lei avesse agito da sola.

Dal canto suo, Eric fissava la strada impassibile, mordendosi il labbro sanguinante per cercare  di fermare l’emorragia, continuando a darsi mentalmente del perfetto idiota.

Il silenzio era soffocante e stava cominciando ad ucciderli lentamente. Fortunatamente proprio allora arrivarono sotto casa di Scarlett, la quale farfugliò quello che poteva sembrare un “buonanotte” e si avviò a passi pesanti nel palazzo, sperando vivamente che Ronald se ne fosse andato e i suoi stessero già dormendo.

Invece quando aprì la porta, si trovò davanti William, Grell e Ronald seduti sul divano, pronti a bombardarla di domande sull’appuntamento.

-Allora?- chiese Ronald, con un sorrisetto.

-Tutto bene- rispose Scarlett, con un sorriso palesemente finto.

Grell la osservò bene storcendo la bocca, consapevole del fatto che gli stesse spudoratamente mentendo.

-Beh dai, facciamo che adesso vado a dormire, sono abbastanza stanca. Notte genitori e notte anche a te zio Ron- disse infine, con finto entusiasmo.

Si chiuse in camera, poggiandosi di schiena alla porta. Cosa cavolo le era saltato in mente?! Aveva ottenuto ciò che voleva, eppure… Aveva appena perso il ragazzo che le piaceva, il suo migliore amico, il suo compagno di addestramenti, aveva appena perso il suo Eric!

Lentamente scivolò a terra, coprendosi il volto con le mani, cercando di non piangere. Per lei, piangere era un’inutile sfogo infantile, nonché perdita di tempo. Avrebbe potuto piangere anche per giorni interi, ma sicuramente non avrebbe risolto nulla.

In quell’occasione però era diverso: aveva appena colpito il ragazzo che le piaceva per un bacio. Perché?! Sognava quel bacio dal primo istante in cui aveva posato gli occhi su Eric…

Si alzò di scatto, tirando un pugno al muro. Sentì il rumore sordo prodotto dall’impatto con il muro, accompagnato dal dolore. Si guardò le nocche sbucciate prima di mordersi un labbro. Caricò il braccio all’indietro, come per tirarne un altro, ma le lacrime le attanagliarono la gola, senza lasciarle scampo. Abbassò il braccio, scossa dai singhiozzi.

 

-Non è andata affatto bene- sentenziò Grell, una volta che Scarlett fu in camera sua.

-Non saprei Grell… Sai com’è fatta- intervenne William.

-L’ho portata dentro di me per nove mesi! So perfettamente quando mente, è successo qualcosa e non vuole dircelo. Lei non va mai a dormire a quest’ora, nemmeno quando è stanca morta-

-Qui c’è bisogno dell’intervento dello zio- fece cupo Ronald, scrocchiandosi le dita.

-Ti aiuterò volentieri- ghignò malignamente Grell, sfoggiando il suo sorrisetto aguzzo.

William li guardò sospirando, anche se infondo al cuore, aveva voglia di andare a prendere Eric e fargli rimpiangere di essere nato. Nessuno poteva azzardarsi a far stara male la sua bambina. Assolutamente nessuno, che si trattasse di Slingby che si trattasse di qualcun altro.

Tuttavia scacciò quei pensieri dalla sua mente, auto convincendosi a restare calmo. Scarlett se la sarebbe tranquillamente cavata da sola, infondo, aveva pur sempre carattere sadico/psicotico di Grell nel suo DNA.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Rieccooomi ^^

Scusate per i ritardi, ma a causa degli impegni precedentemente citati, è un periodo caotico e pieno d’impegni >.<

Comuuunque, il bacio (immagino tanto atteso) è finalmente arrivato… Si, lo so, non è romanticissimo, ma Scarlett è una tipa tosta u.u

Per la pubblicazione dei capitoli… Eh, dovrei metterli ogni tre giorni, ma siate misericordiosi se non riesco esattamente ad essere puntualissima.

Grazie a chi mi segue con affetto, sappiate che vi amo.

Kiss kiss

 

MadDoll

 

P.S prossimamente, pubblicherò una One Shot che da un po’ di tempo avevo in mente di scrivere, ovviamente leggetela xD (pubblicità occulta) no scherzo, leggetela se vi và, quando uscirà.

 

                                                                                                                                    GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9

Capitolo 9

 

Come previsto, il giorno seguente i due si ignorarono completamente, lasciando piuttosto perplesso il povero Alan. Una volta terminato il “temuto” compito di teoria, i ragazzi se ne stavano per i fatti loro, Eric a parlare con gli altri nell’angolo più remoto della classe e Scarlett a chiacchierare con Alan, esattamente nell’angolo opposto.

-Ma si può sapere cos’è successo ieri? Eric è tornato a casa con un labbro spaccato, mi parlava appena e oggi vi evitate. Sembrate due estranei…- chiese Alan, dando un’occhiata ad Eric, il quale gli dava volutamente le spalle.

-Ci siamo comportati entrambi da stupidi- stroncò l’argomento Scarlett, seguendo con lo sguardo Eric mentre usciva dalla porta –Adesso ci vado a parlare. Dobbiamo chiarire questa faccenda per il bene di tutti- fece infine, seguendolo.

In una frazione di secondo lo aveva raggiunto, volandogli letteralmente addosso. Lo afferrò per la cravatta, bloccandolo fra se stessa ed il muro.

-Perché mi eviti? Non puoi fuggirmi in eterno- ringhiò, senza allentare la presa.

-Non ti sto evitando, sei tu che lo fai- sibilò lui, cercando di liberarsi.

Scarlett digrignò i denti, stringendo ancora di più. Odiava quando faceva così. Il suo primo istinto fu quello di mollargli un altro destro e mandarlo a morire, ma dato che avrebbe decisamente peggiorato le cose più di quanto già non lo fossero, riuscì a contenersi.

-Abbiamo commesso entrambi un errore ieri sera- disse, facendo un lungo respiro.

A quelle parole, una fitta attanagliò lo stomaco di Eric.

Errore. Sbaglio.

Quindi il loro bacio era stato un semplice errore, quindi Scarlett lo vedeva come un semplice amico. Un semplice amico, nulla di più.

-Non voglio che una stupidaggine del genere ci divida- disse lei, mollando la presa –Non voglio perderti- finì, poggiando lo sguardo sul pavimento.

Guardò velocemente Eric prima di lanciarsi fra le sue braccia. Superato il momento di perplessità, Eric la strinse a sé, come se fosse la cosa più preziosa e fragile del mondo.

-Neanche io voglio perderti- disse in tono quasi religioso, accarezzandole i capelli.

La ragazza nascose il viso contro il suo petto, quasi avesse paura di lasciarlo andare e perderlo per sempre. Sarebbero rimasti abbracciati per il resto della loro vita quando uno schiarirsi di voce alle loro spalle li fece sobbalzare e separare di scatto. William li fissava impassibile, con la sua Death Scyte in mano e i compiti corretti nell’altra.

I due ragazzi si lanciarono uno sguardo complice prima di rientrare in classe come se nulla fosse successo, lasciando sempre più perplesso il povero Alan.

-Bene- fece serio William, una volta che tutti si furono schierati –Ho corretto i compiti-

In ordine alfabetico, tutti ritirarono il loro compito corretto. Alan e Scarlett avevano preso, tanto per cambiare, una AA, mentre Eric era salito da una C a una B. Non era un grande risultato per un compito così basilare, ma Scarlett ed Alan ne furono immensamente soddisfatti. Finalmente i loro sforzi erano stati ripagati, ed il loro “piccolo” Eric stava migliorando notevolmente.

-Noto con piacere dei miglioramenti. Tra due settimane avrete gli esami di pratica, Sutcliff si occuperà di insegnarvi tutto ciò che c’è da sapere. Da domani uscirete in raccolta con lui, assisterete al suo lavoro e vi darà modo di imparare. Per ora, spostatevi nel Reparto Amministrativo, osservate e prendete appunti- disse infine, prima di lasciare l’aula.

 

-Toc toc! C’è nessuno?- trillò allegramente Grell, facendo capolino sulla porta dell’ufficio di un William piuttosto indaffarato, curvato sulla tastiera del suo computer intento a scrivere chissà quale importante ed urgente documento.

-Sutcliff, se hai tanto tempo libero, “sprecalo” lavorando- disse freddamente, senza distogliere minimamente lo sguardo dal monitor. Si poteva quasi notare il cursore lampeggiare riflesso nelle lenti dei suoi occhiali, sempre perfettamente puliti.

-Perché sei così freddo?!- squittì contrariato Grell, incrociando le braccia e mettendo su il broncio.

-Fuori da qui sono il tuo “Willy”, qui dentro sono il tuo superiore-

Grell rimase a fissarlo contrariato, chiuse la porta con un piede ed accomodarsi su una delle poltroncine in eco pelle dinnanzi la sua scrivania.

Con uno scatto felino si sporse in avanti, staccando il cavo video e scansando il monitor. William lo guardò gelido sistemandosi gli occhiali sul naso. Grell a sua volta gli lanciò un’occhiatina ammiccante e si spostò alle sue spalle, accarezzandogli una guancia.

-Lavoro, lavoro, nient’altro che lavoro. Ogni tanto dovresti staccare un po’-

-E chi si occupa di quelli se io mi distraggo?- chiese serio, indicando una torre di rapporti da revisionare e portare ai piani alti.

-Ci penserai dopo- cominciò, massaggiandogli le spalle –E sai anche cosa? Stasera ce ne andiamo a cena fuori, noi due, senza Scarlett-

-Mh- fece in tutta risposta William, abbandonandosi contro lo schienale della poltrona. Tutte quelle ore ricurvo su scartoffie e documenti vari si facevano sentire, diventando sempre più spesso causa di fastidiosi mal di schiena che scatenavano in Grell la “sindrome della crocerossina”, portandolo ad acquistare curiose creme alla canfora che spalmava tutto entusiasta su William. Nulla in contrario, se non che quelle cose puzzassero, bruciassero e soprattutto fossero dannatamente inutili. L’unica nota positiva era che in tutti quegli anni, Grell aveva imparato quali fossero i punti più dolenti sui quali concentrarsi maggiormente.

–Sai davvero come farmi distrarre, Sutcliff. Magari fossi così efficiente anche sul lavoro-

Appena sentirono bussare alla porta, William si scollò immediatamente Grell di dosso, mettendogli tra le mani una decina di cartelle e ritornando velocemente a lavorare.

-Porta questi sopra e passa a vedere se Knox ha terminato la relazione- disse freddo, quando il collega fece capolino sulla porta.

-Agli ordini- fece seccamente Grell, uscendo dall’ufficio con aria stizzita.

Appena svoltò l’angolo, si vide passare davanti Scarlett, con la borsa in spalla e pronta per uscire.

-Scarlett! Stai uscendo tesoro?- chiese Grell, fermandola.

-Ah sì. Dovevi dirmi qualcosa?-

-Stasera io e tuo padre usciamo a cena fuori-

-Oh ok- fece lei, rigirando i tacchi, diretta verso l’uscita.

-Aspetta aspetta aspetta! Io mi aspettavo reazioni tipo “Oddio ho casa libera! Organizzerò una super festa leggendaria!”. Invece tu mi fai “Oh”?!- fece sorpreso Grell.

-Se può farti stare meglio “Oddio che bello! Ho casa libera e adesso faccio una super festa da paura, con fiumi di alcool e magari qualche stripper bitorzoluto, abbronzato e pieno di olio lucidante!”- disse con falso entusiasmo.

Grell scosse la testa e proseguì per il corridoio.

-Non ti capirò mai tesoro mio- disse, svoltando l’angolo.

Più Scarlett cresceva, più Grell si chiedeva come avesse fatto a prendere il suo carattere, quello di William e miscelarli assieme così bene da trovarne una giusta via di mezzo. Lei era riservata e silenziosa come William, ma anche sadica ed a volte irrazionale come Grell.

“Una perfetta via di mezzo” pensò infine Grell, bussando alla porta del Direttore Generale.

 

-Allora? Pensavamo avessi intenzione di rimanere qui- disse Eric, staccandosi dal muro al quale era appoggiato facendo leva col piede.

-Stasera i miei vanno a cena fuori e avrò finalmente casa libera, così potrò rilassarmi senza dover sentire papà Grell che mette la musica a palla mentre fa le pulizie di casa- rispose lei con un tono di voce quasi indifferente.

Gli occhi di Eric si illuminarono a quella frase. Casa libera.

ANGOLO DELL’AUTRICE

Saaalve fan! Finalmente mi hanno cambiato il nome, MadDoll era un nome idiota che avevo messo quando, tempo fa, mi iscrissi su EFP come semplice lettrice u.u

Anche se probabilmente non ve ne frega nulla, vorrei spiegarvi il perché del mio nome… Pandora mi venne quasi “assegnato” da una persona che stimo molto. Mi ha sempre definita un concentrato di caos, istinti omicidi ed ideali che mi rendono quella che sono e Sutcliff, beh, Grell è il mio personaggio preferito xD

Comunque, in questo capitolo Scarlett ed Eric hanno fatto pace, e nel prossimo… Ci saranno svolgimenti molto interessanti, che metteranno in luce i sentimenti di Eric nei confronti della nostra Scarlett ^^

P.S  un grazie particolare a tutti coloro che mi seguono dall'inizio, o comunque, a chi segue con interesse la mia ff <3

Alla prossima, gente (^-^)/

 

Pandora Sutcliff

                                                                                                                       GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


CAPITOLO 10

Capitolo 10

 

Scarlett se ne stava comodamente sdraiata sul divano, con un manga in mano , il pc sul tavolinetto e la canzone “Monochrome no Kiss”* in sottofondo.

Quando i suoi erano fuori, soprattutto Grell, la casa piombava in un silenzio tombale. Sospirò tirandosi addosso la copertina in pile che tenevano arrotolata e poggiata al lato del divano. Uno sguardo all’orologio: le otto meno un quarto. Doveva anche cominciare a prendere in considerazione l’idea di preparare la cena, se non voleva restare a digiuno. Forse si sarebbe ordinata una bella pizza, dato che sicuramente cucinare avrebbe implicato un certo spreco di energie che in quel momento non aveva. Prima che si decidesse ad alzarsi dal divano, il suono del campanello squarciò la calma. Piuttosto incuriosita mise in pausa la musica e poggiò il manga sul divano, avviandosi a passi silenziosi verso la porta e sbirciando dall’occhiello.

Eric era lì, con in mano un dvd noleggiato, un barile formato famiglia di popcorn e una busta di take away giapponese.

-Eric! Che ci fai qui?! Non dovresti essere al lavoro?- chiese sorpresa, aprendo la porta di casa.

-Sai, oggi non mi avresti dovuto chiedermi scusa tu. Sono stato io a comportarmi da idiota, e adesso devo rimediare-

-No Eric, lascia stare abbiamo risolto…- Scarlett venne interrotta.

-Assolutamente no. Posso?- disse infine, intrufolandosi in casa prima che Scarlett potesse rispondergli.

-Sapendo quanto ti piacciono i temaki al polipo te ne ho presi due, con tanto di onigiri e sushi vario. Ah, dato il tempo vagamente uggioso ho pensato che una zuppa di miso fosse gradita- disse, cominciando ad appoggiare il contenuto delle buste sul tavolo –Il film rimarrà una sorpresa finché non decideremo di metterlo. Sono sicuro che ti piacerà: poco sentimentalismo e molte sparatorie-

-Uccideranno più di cinque persone in modo cruento?- chiese diffidente Scarlett.

-Una carneficina di proporzioni apocalittiche- rispose il ragazzo, sapendo quanto quel genere di film le piacesse.

-Oh Eric davvero, non dovevi…- disse lei, chiudendo la porta ed avvicinandosi al tavolo –Ma visto che ti sei premurato a portare tutto questo ben di Dio…- continuò infine, lanciando uno sguardo famelico a tutte quelle scatolette messe in fila sul tavolo.

-Sei la solita cicciona tu!- ridacchiò Eric, accomodandosi su una sedia.

-Non eri venuto per farti perdonare?- fece affilata Scarlett, sedendosi di fronte ad Eric ed addentando il suo temaki.

Finito di mangiare si spostarono sul divano a guardare un sanguinario film tutto violenza, sangue e stragi, abbuffandosi di popcorn e scoppiando a ridere ogni volta che qualcuno moriva brutalmente assassinato. Il film si avviava verso la fine quando Scarlett si fece improvvisamente silenziosa.

-Scarly, come mai hai smesso di commen…-

Si interruppe da solo quando sentì la testa di Scarlett poggiarsi sul suo petto. Si era beatamente addormentata, con un’espressione serena quasi da bambina.

La guardò sorridendo: quando dormiva, era ancora più bella. La fissò ancora un po’ prima di prenderla in braccio e portarla in camera sua. La avvolse in una coperta e rimase li ad osservarla. Era una di quelle persone che quando dormivano si rannicchiavano su se stesse, stringendo le mani a pugno. Le accarezzò una guancia prima di baciarle la fronte.

-Buonanotte piccola- disse infine, uscendo dalla sua stanza.

In realtà Scarlett non dormiva affatto. Aspettò che prendesse il dvd dal lettore, racimolasse i resti del take away e chiudesse la porta prima di mettersi seduta sul letto, con la testa schiacciata in un mixer di sensazioni e pensieri contrastati.

 

-Bene ragazzi! Oggi abbiamo le esercitazioni di combattimento con Death Scyte!- disse Grell, con la sua adorata motosega in spalla. Guardò intensamente i tirocinanti dinnanzi a lui, sperando inutilmente di creare un qualche tipo di suspense.  –Le coppie verranno formate in maniera puramente casuale. Prima coppia…-

Infilò la mano in una scatola comparsa dal nulla per tirarne fuori un bigliettino –Uh vediamo… Spears- disse ad alta voce, prima di rituffarci dentro la mano e continuare a frugare –E Slingby- fece tutto soddisfatto, accartocciando i foglietti e buttandoli in un cestino alle sue spalle.

Eric e Scarlett si lanciarono un’occhiata sorpresa prima di prendere le falci di legno da allenamento e spostarsi al centro dell’aula.

Si misero uno di fronte all’altra, aspettando che Grell desse il via ai combattimenti.

Un cenno del capo e si scatenò il finimondo.

Senza dargli modo di realizzare, Scarlett gli fu addosso mirando alla carotide, ma abilmente Eric riuscì a schivarla, colpendola ad un braccio. In tutta risposta lei digrignò i denti, mollandogli un calcio nello stomaco che gli face perdere l’equilibrio, non riuscendo però a farlo cadere. Senza dargli il tempo di ritrovare l’equilibrio Scarlett gli si scagliò contro, per poi venire immediatamente allontanata con un colpo di Death Scyte che riuscì a schivare all’ultimo secondo. Riprovò ad avvicinarsi, ma stavolta Eric riuscì a colpirla con la falce, graffiandole una guancia.

Eric aveva osato colpirla al volto?! Glie l’avrebbe fatta pagare dannatamente cara!

Inferocita, Scarlett cominciò a tirargli una raffica di calci, mandandoli tutti a segno. Eric riuscì a parare gli ultimi e si tolse Scarlett di dosso con uno spintone. Si portò rapidamente una mano sulle costole destre per poi avventarsi su di lei, cercando di colpirla con la Death Scyte, ma agilmente lo afferrò per un braccio, girandoglielo dall’altra parte.

Prima che riuscisse a buttarlo a terra, Eric si liberò afferrandole il ginocchio e tirandoglielo indietro. La ragazza perse l’equilibrio ma riuscì a restare in piedi, tirandogli l’ennesimo colpo di falce che Eric schivò.

Ancora più innervosita gli sferrò un altro colpo di Death Scyte mirando a disarmarlo, ma Eric fu talmente abile da rigirarle contro l’attacco, riuscendo quasi a farle cadere la falce. Lei si divincolò velocemente, facendogli scivolare la lama di legno della Death Scyte sulla mano, procurandogli un taglio. Prima che Eric potesse reagire, Scarlett gli era già sgusciata sotto le gambe, ritrovandosi alle sue spalle.

In una frazione di secondo lo aveva immobilizzato, puntandogli la Death Scyte contro la gola.

-Meraviglioso!- squittì entusiasta Grell, battendo le mani.

Scarlett lo lasciò andare poggiando la Death Scyte su un tavolinetto lì vicino, col fiatone e un graffio in faccia. Dal canto suo, Eric aveva una mano insanguinata e le costole doloranti.

-Bene, ho riconfermato i vostri voti, davvero eccellente! Andate pure a medicarvi, ne avete bisogno- disse infine, guardandoli soddisfatto.

Il resto della classe li fissava sconvolti, mormorando concitatamente fra di loro. Dal resto della folla, Alan gli lanciò uno sguardo incantato, alzando i pollici in alto con un sorriso entusiasta.

I due ragazzi ricambiarono il sorriso di Alan, uscendo dall’aula per dirigersi nella piccola stanza lì accanto, adibita ad infermeria.

Per un momento rimasero in silenzio, maneggiando abilmente garze e disinfettanti.

-Volevo ringraziarti per ieri sera- disse d’un fiato Scarlett, disinfettandosi il graffio sulla guancia.

-Mh sentiamo e come? Affettandomi una mano?- fece ironico Eric, ridendo.

-Se qualcuno non mi avesse colpito in faccia!- rispose stizzita lei, indicandosi il graffio sanguinante che le aveva procurato.

In tutta risposta, lui gli rifece il verso, bendandosi il taglio alla mano. Scarlett gli lanciò un’occhiataccia prima di sistemarsi un cerotto sulla guancia.

-Ieri sera ti sei addormentata a metà film- fece Eric.

-Mh?!- Scarlett venne colta completamente alla sprovvista da quell’affermazione –Ah beh, sì, mi sembrava strano essermi risvegliata vestita e nel mio letto stamattina. Grazie anche per quello- ridacchiò, tra una smorfia e l’altra causata dal bruciore del disinfettante.

Eric si limitò a farle un sorrisone , continuando a fasciarsi la mano.

Dio, se l’amava.

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

No, non sono morta, non sono stata in un lungo coma vegetativo dal quale mi sono ripresa poco fa, sono solo stata molto impegnata con scuola e le solite cose che ormai conoscerete a memoria ._.

Ma tu guarda un po’, sembra che tra Scarlett ed Eric le cose stiano riprendendo ad andare mooolto bene, chissà come si evolverà la faccenda *^*

Nel prossimo capitolo non si parlerà molto di loro due, ma ci sarà un piccolo flashback dell’infanzia di Scarlett e qualche momento di vita familiare.

In questi giorni non avrò molto da fare, ragion per cui ne approfitterò per pubblicare un capitolo al giorno (almeno per questa settimana, poi si riprende con il capitolo ogni tre giorni), quindi, spero la notizia vi renda felici ^^

La vostra Pandora vi ama tantissimo <3

 

P.S siamo al decimo capitolo, YUHUUUU!

 

                                                                                                                      GRAZIE PER AVER LETTO!

 

 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


CAPITOLO 11

Capitolo 11

 

Un anno dopo…

 

Scarlett se ne stava sul suo letto, sdraiata a guardare le gocce di pioggia scendere sulla sua finestra. Era al Dipartimento già da un anno. Un anno!

Un anno trascorso a studiare, ad allenarsi, un anno trascorso al Dipartimento non come figlia di Sutcliff e Spears, ma tirocinante. Un anno davvero assurdo!

Lei ed Alan erano più uniti che mai, quasi due fratelli mentre con Eric… Beh era evidente che si piacevano, ma entrambi per il bene della loro amicizia/fratellanza, non volevano correre rischi.

La sua media era sempre e rigorosamente AA, per grande gioia di William e, soprattutto, di Grell. Con un sospiro di stanchezza si alzò dal letto, prendendo la tazza di the fumante dal comodino. Era passato un lunghissimo anno, e gli esami di fine tirocinio erano alle porte. L’indomani sarebbe iniziato il temutissimo esame finale: giudicare un’anima dall’inizio, completamente da soli senza alcun aiuto. La tensione la stava ammazzando, portandola a camminare su e giù per la sua camera come un’animale in gabbia, tracannando litri the. Sperava almeno di finire in coppia con qualcuno che avesse una media alta: non avrebbe sopportato di capitare in coppia con una mezza calzetta che le avrebbe fatto fare tutto il lavoro difficile, prendendosi il merito dell’opera.

Stava per mettersi le cuffie e spararsi nelle orecchie qualche brano metal per distendere i nervi quando sentì bussare alla porta. Subito dopo, Grell fece capolino, sedendosi sul suo letto.

-Sei nervosa tesoro?- chiese cautamente.

-Con tutta probabilità- sospirò lei, sedendosi accanto al padre.

-Posso capire perfettamente come ti senti- fece lui, abbracciandola.

Era così nervosa che non ebbe neanche le forze per liberarsi.

-Speravo di avere un compagno degno di me, e poi arrivò tuo padre con una B. Appena l’ho visto l’avrei volentieri ucciso ma poi…- sospirò portandosi le mani giunte al petto –Mi sono innamorata! Ci son voluti ben centotre anni prima che cedesse-

Scarlett gli lanciò uno sguardo perplesso prima di riposare gli occhi sulla sua tazza di the.

-E se uccido la persona sbagliata? E se sbaglio e vengo bocciata? Io non posso fallire… Questo è il lavoro che sogno da quando ero bambina-

-Tu sei nata per fare questo. Mi ricordo quando eri piccola e venivi con noi al lavoro- le sorrise Grell, accarezzandole i capelli.

Un flashback attraversò la mente di Scarlett…

 

-Scarlett, devo andare a consegnare queste relazioni da parte dello zio Ron. Resta qui e fai la brava- disse Grell, prima di uscire tutto ancheggiante dall’ufficio che divideva con Ronald, momentaneamente assente causa missione.

Così Scarlett rimase sola, nascosta sotto la scrivania di Grell dove si rintanava per poter spiare silenziosamente chi entrava ed usciva senza essere vista. Quel giorno si annoiava terribilmente, e poi, erano tutti troppo carichi di lavoro per dedicarle delle attenzioni. Come sempre William aveva tanto di quel lavoro da fargli venire il solito noioso mal di testa accompagnato dal mal di schiena, di cui si lamentava sempre una volta tornato a casa; Ronald invece era in missione da tre ore , il che era un vero peccato, dato che ogni volta che trovava un momento di buca scappava dalla signorina della sezione Affari Generali, che teneva sempre nel cassetto qualche caramella alla frutta per lei. Anche Grell era parecchio indaffarato quel giorno, alle prese con una traballante pila di documenti.

Con uno sbuffo scocciato, Scarlett aprì il suo zainetto alla ricerca di qualcosa con cui giocare quando la vide. Li, poggiata accanto la libreria vi era la Death Scyte di Grell. Sgusciò silenziosamente fuori dal suo nascondiglio e si avvicinò cautamente alla falce, assicurandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi. Con fare disinvolto l’afferrò per l’impugnatura. Era bella pesante, ma tuttavia si maneggiava agevolmente.

Se la mise sulla spalla come faceva sempre suo padre, guardòandola propria immagine riflessa nello specchio che Grell aveva appeso nell’ufficio per assicurarsi di essere sempre presentabile.

-Arrr! Sono uno Shinigami forte- ringhiò contro lo specchio, mettendo su un’espressione arcigna.

Poi afferrò con due mani il manico della Death Scyte, cominciando a sventolarla in aria con un’agilità sconcertante, puntandola contro l’attaccapanni come se fosse un nemico.

Nel frattempo, Grell era paralizzato sulla porta, con le carte in una mano e l’altra incollata al pomello della porta. Non sapeva se essere più sconvolto del fatto che la sua bambina maneggiasse un affare del genere con estrema facilità o del fatto che se le fosse scivolato di mano si sarebbe fatta molto male. In un lampo si precipitò sulla bambina, afferrando repentinamente la Death Scyte prima che si potesse fare male.

-Scarlett! Ti ho detto mille volte di non toccarla!- Scarlett lo fissò perplessa - È pericolosa- sospirò infine, rimettendo la falce dove Scarlett l’aveva presa.

-Ma io sono forte papà! Da grande voglio diventare uno Shinigami forte come te e papà William!- disse lei fiera, poggiando le mani sui fianchi e alzando il mento in tono di sfida verso lo specchio.

A quelle parole, Grell si sciolse in un sorriso di tenerezza e abbracciò la sua bambina, la quale gli si era letteralmente catapultata addosso.

-Lo diventerai piccola mia, ne ho la certezza-

 

Nel frattempo, William sedeva al tavolo della cucina, con una montagna di lavoro extra che aveva saggiamente deciso di sbrigare a casa, cercando di origliare cosa si stessero dicendo quei due da più di mezz’ora. Ripensò a quando anche lui era alle prese con l’esame di fine tirocinio. Ah, l’esame di fine tirocinio! Ebbe la fortuna/sfortuna di capitare in coppia con Grell. Sadico, irritante, appiccicoso e soprattutto incredibilmente, assolutamente fastidioso. Lentamente, Grell riuscì ad invadere prepotentemente i pensieri di William e dopo quasi un secolo di  persecuzioni era riuscito ad ottenere ciò che voleva. Col passare del tempo William si accorgeva sempre più di come la presenza di Grell fosse essenziale per la sua sopravvivenza, di come ormai fosse diventato dipendente dalla sua esuberanza e dalla sua follia . Non c’era cosa più bella di rincasare dopo un’estenuante giornata di lavoro e rifugiarsi tra le braccia del suo amato, mandando all’inferno tutto lo stress accumulato durante la giornata.

Lui era tutto e il solo pensiero di poterlo perdere gli accartocciava lo stomaco.

Improvvisamente Grell e Scarlett uscirono dalla stanza, interrompendo bruscamente i pensieri di William. Con molta nonchalance, Grell scansò repentinamente le carte dal tavolo, riponendole nell’apposita cartella. L’altro rimase ad osservarlo interrogativo, con la penna ancora a mezz’aria.

-Voi due avete bisogno di distrarvi- fece Grell, rimettendo tutte quelle scartoffie nella ventiquattrore in pelle nera di William –Così guarderemo un bel film tutti assieme-

-A patto che possiamo sceglierlo io e Scarlett- rispose atono William, lanciando uno sguardo complice alla figlia.

-E va bene- sospirò lui, incrociando le braccia al petto.

Così, passarono il resto del pomeriggio a guardare un film tutto sangue e violenza scelto da William e Scarlett, consapevoli del fatto che quel genere piacesse tanto a loro quanto a Grell, il quale si sarebbe addormentato all’istante per non dargli soddisfazioni.

Quei momenti di serenità erano la miglior cura per abbattere lo stress. Decisamente.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

E come promesso, eccovi l’undicesimo capitolo *^*

Come precedentemente anticipato, tra Scarlett ed Eric non ci sono svolgimenti, ma comunque mi sembrava giusto aggiungere un “pezzo” dell’infanzia di Scarlett.

Se tutto va bene, ne metterò altri fino a lunedì, dopodiché si riprende con uno ogni tre giorni ^^

Anche se ormai non recensite più e la mia fan fiction sta scendendo di visualizzazioni, non fa niente. Amo scrivere e continuerò a condividere con voi la mia ff!

Baci baci <3

 

PandoraSutcliff

 

                                                                                                                              GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


CAPITOLO 12

Capitolo 12

 

Il fatidico giorno era arrivato. Scarlett rimase sveglia tutta la notte, a causa un misto di teina ed ansia.  Osservava il paesaggio dal finestrino della Ferrari di Grell, con lo stomaco schiacciato nella morsa dell’ansia. Doveva quasi ricordarsi di respirare. Tamburellava nervosamente la mano destra sulla gamba prima che Grell le fermasse la mano.

Scarlett si girò a guardarlo negli occhi, risposando in seguito lo sguardo all’esterno con un lungo sospiro, a metà tra la stanchezza e la preoccupazione.

-Andrà tutto bene, vedrai- disse lui, accarezzandole la mano.

Scarlett si limitò ad annuire senza distogliere lo sguardo dal finestrino. Quando Grell parcheggiò davanti al Dipartimento, le risultò quasi difficile reggersi sulle proprie gambe.

A passi barcollanti si diresse verso la propria classe, dove gli altri novizi erano sparpagliati in gruppetti per tutta la stanza, cercando di darsi coraggio a vicenda. L’aria si poteva tagliare col coltello. Eric ed Alan se ne stavano in un angolo poggiati al muro, con le facce stanche di chi ha dormito poco e male.

-Buongiorno- abbozzò lei.

-Buongiorno a te Scarly- rispose Alan, stentando un finto sorrisetto.

Eric si limitò ad un mugugno prima di tornare a fissare le venature del parquet.

-Chissà con chi staremo in coppia…- fece preoccupato Alan, guardando gli altri tirocinanti.

-Chiunque sia, spero abbia una media alta- rispose Eric, ritornando di colpo tra loro.

Scarlett si limitò a scrollare le spalle. Sperava vivamente di ritrovarsi in coppia con Alan o Eric, anche perché degli altri novizi conosceva a stento il nome. Eh sì, a molti ancora non era andato giù il fatto che fosse figlia di Spears e Sutcliff. Improvvisamente, William fece il suo ingresso nella stanza, con un foglio in mano e nell’altra la sua Death Scyte.

Appena lo videro, tutti si schierarono ordinatamente. Era giunto il momento. Non si tornava più indietro. Non c’era più tempo per prepararsi psicologicamente. Erano ad un passo dal diventare Shinigami a tutti gli effetti, erano ad un passo dal traguardo per il quale avevano studiato disperatamente per un anno intero. Era finalmente giunto il momento.

-Bene. Siamo giunti alla fine del vostro tirocinio. Annuncerò le coppie formate in base alle vostre competenze ed ai vostri voti-

Per poco Scarlett non svenne nello scoprire di essere stata messa in coppia con Eric. I due ragazzi si lanciarono uno sguardo esultante senza scomporsi. Non sarebbe potuta andare meglio!

 

-Dunque è questa l’anima che dobbiamo giudicare?- chiese Eric interdetto, studiando la cartella dell’anima che gli avevano assegnato.

Lau Tare. Cinese donnaiolo di trentacinque anni, altezza un metro e settantasette. Membro della mafia cinese di Shangai, spacciatore d’oppio e capo della compagnia di commercio Kon Ron.

-Una brava persona insomma- sentenziò Scarlett.

I due Shinigami se ne stavano comodamente sprofondati nel divano della mansarda in affitto di Eric ed Alan, con davanti due tazze di the fumanti e una scatola di biscotti con gocce di cioccolato, quelli che Scarlett adorava. La morte del loro individuo era prevista tra quasi un mese e l’indomani avrebbero iniziato l’osservazione.

Alan invece si trovava in biblioteca con il suo compagno d’esame, con una media piuttosto infelice rispetto alla sua gloriosa A. La sua anima era decisamente noiosa: un modesto impiegato bancario, sfruttato per due soldi con i quali pagava a stento l’affitto, una moglie alcolista ed infedele, due figlie piuttosto viziate che bruciavano tutto il suo stipendio in vestiti firmati ed il sogno nel cassetto di sfondare nel campo della musica con il suo violino. Un poveraccio che sicuramente si sarebbe trovato mille volte meglio all’altro mondo.

La loro anima invece aveva qualcosa di sinistro, e questa cosa li intrigava non poco. La foto di quell’uomo moro gli aveva dato una sensazione sgradevole dal primo istante in cui l’avevano vista.

Non era un semplice spacciatore, capo della mafia cinese e direttore di un’azienda mercantile per hobby, no, lui era molto di più. La sua anima puzzava di corruzione, di oscurità.

-Sarà interessante- disse Eric, richiudendo la cartella.

-Decisamente- fece soddisfatta Scarlett, addentando un biscotto con le gocce di cioccolato.

Si guardarono un po’ prima di spostare lo sguardo sulla scatola di biscotti (Scarlett) e sui propri piedi (Eric). Il loro non era un silenzio di tensione o imbarazzo. Era un silenzio rilassato, un silenzio di due persone che non hanno bisogno di dire la prima cavolata che gli passasse per la mente per stare bene assieme. Eric allungò un braccio verso Scarlett, la quale colse l’occasione per appoggiarsi a lui.

-Ho la vaga impressione che ci divertiremo- sospirò Scarlett, infilandosi il ventesimo biscotto della giornata in bocca, assumendo quell’espressione da criceto che, secondo Eric, la rendeva ancora più bella ed adorabile.

-Sai che sei adorabile quando ti riempi le guance di cibo?- ridacchiò il ragazzo, preparandosi ad una risposta poco carina, che probabilmente avrebbe contenuto un pugno o pressappoco.

-Scemo- si limitò a grugnire lei, con la bocca piena di biscotto e le labbra piene di briciole.

Quella calma venne infranta dall’ingresso di un Alan piuttosto inferocito, con una cartellina in mano ed ancora in dosso la divisa. Scarlett ed Eric rimasero in silenzio ad osservare il ragazzo percorrere nervosamente tutto l’appartamento, andando a poggiare il fascicolo tra le mani dell’amico.

-Tra tutti, il compagno più incapace ed idiota è dovuto capitare a me!- fece, lanciando la giacca su una sedia e spostandosi in cucina. Le scarpe in pelle risuonavano per tutto l’appartamento semivuoto, arredato per lo più da mobili piuttosto grunge ed alcuni decisamente vintage, raccattati da vari mercatini delle pulci o da eBay.

-Ahhh! Ma questo è amore!- ridacchiò ironicamente Eric, studiando il fascicolo dell’altro.

-Tu sta zitto che ti è andata benissimo. Hai come compagno di esame Scarlett ed un’anima decisamente interessante. Io ho un compagno incapace e un’anima che fa pietà- rispose lui, versandosi il the avanzato in una tazza.

- È davvero così incapace?- chiese Scarlett, sbirciando ciò che stava leggendo Eric.

-Tu non hai idea. Seriamente, indurrebbe al suicidio chiunque. Non saprebbe nemmeno da dove cominciare se non fosse in coppia con me! Praticamente dovrò lavorare da solo- sospirò.

Altro silenzio.

-Brindiamo!- disse infine Eric, alzando la sua tazza di the.

-E a cosa? A come tu abbia avuto un culo spropositato?- chiese Alan.

-Mo, semplicemente a questo anno. A questo anno in cui abbiamo trovato una sorellina- disse guardando Scarlett –A questo anno da tirocinanti. Ai nostri esami-

-A noi- aggiunse Scarlett, alzando la sua tazza.

Sarebbe stato di gran lunga più opportuno farlo con un boccale di birra nel loro amato pub, ma per il bene comune era preferibile evitare alcolici e restare sobri.

L’indomani avrebbero avuto un assaggio di quella che sarebbe stata la loro vita se fossero riusciti a superare l’esame. Il lavoro che sognavano da sempre, per il quale avevano studiato duramente, quello che avrebbero svolto per il resto della loro immortale vita di Shinigami.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE.

Eeed eccoci finalmente giunti all’esame finale, terrore di ogni aspirante Shinigami ^^

Spero che la mia fan fiction continui ad attirarvi, che non vi annoi… Sì, spero solamente che vi piaccia abbastanza da lasciare qualche piccola recensione o esprimere in qualche modo la vostra approvazione xD

Pandora Sutcliff vi ama, cari/e, vi ama così tanto da aver voluto condividere con voi la sua prima fan fiction su Kuroshitsuji <3

Pace & amore

                                                                                                                         GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***


CAPITOLO 13

Capitolo 13

 

Scarlett si svegliò piuttosto presto. Quella mattina né Grell né William potevano accompagnarla al Dipartimento, così Eric si era gentilmente offerto di passarla a prendere con Alan.

Si infilò sotto la doccia e si lavò velocemente, ed una volta terminata, uscì con l’asciugamano stretto sopra il seno. Si diresse velocemente in cucina, mettendo a bollire l’acqua prima di spostarsi in camera sua. Lasciò cadere l’asciugamano ai suoi piedi canticchiando e si tuffò nel guardaroba alla ricerca della divisa, un reggiseno ed un paio di slip puliti, che indossò rapidamente per poi ritornare in bagno a legarsi i capelli. Una passata veloce di trucco e si versò nella tazza l’acqua che aveva messo a bollire, assieme ad una bustina di the. Prese la sua tazza e si sedette a sorseggiarla tranquillamente in poltrona. Aveva ancora un quarto d’ora tutto per sé. Si abbandonò sullo schienale, godendosi la calma ed il silenzio scandito dal ticchettio dell’orologio appeso al muro. Fece un profondo sospiro accompagnato da un sorso di the, lasciando vagare lo sguardo sulla libreria stracolma di libri e cornici, con foto di Grell e William da giovani. In particolare una, scattata il giorno in cui i suoi comprarono casa. Se ne stavano seduti a terra, circondati dagli scatoloni ancora da svuotare e l’espressione trionfante di chi ha appena trovato casa.

Tre colpi di clacson. Scarlett si alzò di scatto poggiando la tazza nel lavandino, addentò un biscotto e scese le scale come un razzo, arrivando velocemente nell’atrio.

Eric era comodamente seduto nella sua ferraglia ambulante, con un braccio penzoloni dal finestrino e l’espressione fiera di chi guida una Aston Martin. Era bellissimo e solare come ogni mattina. Durante tutto il tragitto chiacchierarono e scherzarono come facevano ogni volta che si trovavano assieme. Arrivati al Dipartimento si salutarono augurandosi buona fortuna per il loro primo giorno d’osservazione.

 

-Eccolo, è la!- urlò entusiasta Scarlett, una volta avvistato il loro bersaglio.

Camminava fiero per un quartiere malfamato di Londra, con una ragazza procace fasciata in un vestitino succinto aggrappata al braccio.

Indossava una camicetta nera firmata e sbottonata, assieme a dei pantaloni neri taglio dritto con tanto di orologio d’oro piuttosto pacchiano al polso ed occhiali Carrera da almeno trecento sterline. Un dragone cinese percorreva il suo avambraccio fino a scomparire sotto la camicia.

Aveva decisamente l’aria di uno spacciatore di classe, abituato a trattare con gente di alto rango, anche se continuava ad emanare quel lieve odore così familiare eppure così sconosciuto. Improvvisamente l’odore si fece sempre più intenso e nauseante. Puzza di tenebre, oscurità e disperazione… Puzza di Demone.

-Ecco cos’era quella puzza- sibilò Eric, arricciando il naso disgustato, quando il conte Phantomhive e il suo fedele maggiordomo Sebastian Michaelis fecero la loro comparsa trionfante.

Dopo un breve scambio di saluti i quattro si infilarono nello scantinato di un palazzo.

-Perfetto, adesso abbiamo anche quei due cani ad intralciarci- fece Scarlett infastidita –E non possiamo nemmeno vedere cosa sta succedendo lì sotto, almeno finché c’è il Demone-

Eric sbuffò contrariato, poggiandosi ad una parabolica. Ci mancava solo che la loro anima fosse in trattative con quella bestia nociva ed il suo  Padroncino!

Rimasero sul tetto ad attendere che qualcuno uscisse da quello scantinato, ma dopo un’ora e mezza di attesa, non era successo ancora niente.

-Che schifo, ho ancora quella puzza nel naso, come se fosse qui alle mie…- Eric si interruppe bruscamente, prima di riprendere la frase con tono schifato –Spalle-

Scarlett si girò incuriosita, cercando di capire cos’avesse scatenato quella reazione al suo compagno. Sebastian se ne stava lì, con quel suo sorrisetto strafottente ed un vestiario abbastanza casual, a dispetto della divisa con la quale si era consueti vederlo. Il Demone cominciò a fissare perplesso Scarlett, inclinando la testa da un lato.

-Sutcliff?- chiese sempre più perplesso, continuando a fissare la ragazza.

-Sono sua figlia- rispose Scarlett, incrociando le braccia al petto.

-Davvero intrigante e chi sarebbe l’altro padre?- chiese sempre più fastidioso Sebastian.

-Willia… Oh ma perché mi prendo la briga di risponderti?! Piuttosto per quale motivo sei qui e non con il tuo amato cagnolino/Padrone?!- fece infastidita Scarlett.

-Curiosità. Chi state osservando giovani novizi?-

-Speri davvero che divulgheremo informazioni riservate ad un Demone?- intervenne Eric, alzando un sopracciglio.

-No, ma gradirei sapere se l’anima a cui mirate è la mia preziosa anima-

-Appunto, gradiresti- ribatté Scarlett.

-Allora dovrò scoprirlo a modo mio. Oppure preferisci collaborare con me, figlia dello scherzo della natura?- sibilò lui.

Le sue pupille si restrinsero velocemente e i suoi denti divennero zanne. Scarlett mosse un passo in avanti con sicurezza, sfoderando la Death Scyte. Non temeva quella bestia, avesse pure un migliaio di secoli più di lei. Non si sarebbe di certo tirata indietro per così poco.

-Si vede palesemente che sei figlia di Sutcliff. Hai fegato. Spero solo che non ti innamorerai di me anche tu, tuo padre mi basta e mi avanza- ridacchiò, in tono di scherno.

Scarlett era a tre passi dal perdere la pazienza e conficcargli la Death Scyte nello stomaco  quando le pupille del Demone tornarono nella loro forma umana e le zanne rientrarono.

-Chiedo venia, ma temo dovremo continuare questa conversazione in un secondo momento. Sono stato richiamato all’ordine. È stato un piacere fare la vostra conoscenza-

In un batter d’occhio Sebastian era saltato giù dal tetto, ricongiungendosi con il suo prezioso Padroncino. Eric si girò a guardare Scarlett sconvolto.

-Avevi intenzione di farci ammazzare per caso?!- chiese lui, incredulo.

-Nessuno osa insultare il padre di Scarlett Spears, che sia un mortale, che sia Michaelis- ringhiò lei, rinfoderando la falce e tenendo gli occhi ben puntati sui due finché non scomparvero dietro l’angolo di un palazzo.

Eric sospirò tornando a fissare lo scantinato dove si trovava il loro bersaglio, il quale uscì poco dopo in compagnia di quella curiosa ragazza. I due Shinigami seguirono i suoi spostamenti con la cura, prendendo appunti ed osservando l’uomo comprare e rivendere dosi e dosi di stupefacenti.

A fine giornata aveva guadagnato tanti di quei soldi da far invidia a Bill Gates.

-Davvero un’anima del genere potrebbe tornare utile all’umanità?!- chiese infastidito Eric.

-Probabilmente sì, probabilmente no. Sta a noi dirlo- rispose atona Scarlett, scribacchiando qualcosa sul suo blocchetto rilegato in eco pelle rossa.

-Oh Andiamo Scarly! Non ha senso aspettare un mese per una persona del genere! Chiudiamola qui- sbuffò lui, prendendo il timbro dal taschino del panciotto.

Stava per timbrarci la scheda della loro anima quando Scarlett gli strappò il timbro di mano.

-Nella maniera più assoluta no! È il nostro primo incarico, vuoi per caso ammazzare la persona sbagliata, Slingby?- rispose seria, sfilandogli la cartella dalle mani.

Quello era il loro primo incarico e Scarlett era determinata più che mai ad osservare quell’anima fino al giorno in cui avrebbe esalato il suo ultimo respiro.

Non avrebbe commesso errori, avrebbe sfruttato tutto il mese, anche a costo di scoprire che in realtà una settimana era più che sufficiente. Non le importava assolutamente nulla. Avrebbe esaminato e riesaminato quella persona fino all’ultimo secondo della sua misera vita da malavitoso in affari con il Cane da guardia della Regina e il suo piccolo Demone ammaestrato.

Improvvisamente sentì un braccio di Eric poggiarsi sulle sue spalle e l’altra mano scompigliarle i capelli.

-Sei determinata Scarly, amo la tua grinta- disse lui, sorridendole.

-Ah ti metti a fare il mieloso adesso?!- rise Scarlett, spingendolo con un gomito.

Eric lo prese come un gioco, ricambiando la spinta e dando così inizio ad una delle loro “risse all’ultimo sangue”. In realtà, Scarlett lo aveva spinto via per non arrossire.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Colpo di scena èwé!

Chi si sarebbe mai aspettato che il “Chiwawa” di sua Maestà la Regina ed il suo fedele maggiordomo avrebbero fatto irruzione all’improvviso?! A dirla tutta nemmeno io, l’ispirazione mi giunse per caso mesi e mesi fa, quando scrissi questo capitolo in pantaloncini e canotta, incollata al ventilatore (che mi ha causato una bronchite epica)…

Cooomunque, nel prossimo capitolo, accadrà qualcosa che immagino tutti voi starete aspettando da molto tempo: anche Tanaka entrerà in scena xD!

No, scherzo, ma se volete saperlo, LEGGETE IL PROSSIMO CAPITOLOOO *^*

Kiss kiss

 

Pandora Sutcliff

 

GRAZIEPER AVER LETTO!

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 ***


CAPITOLO 14

Capitolo 14

 

William rincasò con una voglia assurda di togliersi quella divisa inamidata e spalmarsi sul letto, mettendosi a rileggere qualche libro di cui conosceva a memoria anche la punteggiatura. Quella giornata era stata stressante e l’unica cosa che desiderava fare era leggere, leggere ed ancora leggere.

Appena varcò la soglia di casa si trovò davanti Grell, con dei pantaloncini rossi ed una maglietta nera scollata con inserti in pizzo rosso.

-Ti piaaacciono?- cantilenò allegro appena vide entrare William –Li ho comprati solo per - te!- cinguettò, scandendo le parole.

-Sei sempre splendido- rispose William, con un sorriso abbastanza provato.

-Anche se i pantaloncini mi fanno un sedere enorme. Non trovi?-

Quella domanda era una trappola e William ci era caduto dentro con tutte le scarpe. Aveva a disposizione due risposte:

A) “Ma che dici? Ti stanno benissimo?!” e rischiare l’accusa di aver mentito pur di farlo felice.

B) “Effettivamente…” ed essere accusato di essere un brutto insensibile.

Qualsiasi risposta avesse dato, l’avrebbe a condotto far scoppiare una guerra. Così, con la stessa cautela con la quale un artificiere disinnescherebbe una bomba, disse le prime cose che gli passarono per la testa, cercando di usare un tono di voce serio e deciso.

-Affatto. Ti valorizzano il sedere, sembra più tondo- rispose impassibile.

Grell lo fissò corrugando la fronte ed incrociando le braccia, incerto se credere a ciò che gli aveva appena detto o no. William attese una sua reazione sudando freddo.

-Ne sei sicuro?- chiese sempre più serio Grell.

-Dovresti conoscermi ormai-

Grell continuò a fissarlo, sempre meno convinto. “Adesso dovrò subire il trattamento del silenzio” pensò Will, cercando di non incrociare il suo sguardo. La bomba era stata innescata. 3…2…1…

Grell gli saltò addosso, soffocandolo di baci.

-Ahw! Sapevo ti sarebbe piaciuto!- squittì felice.

Proprio quando ormai il povero William stava per morire soffocato, Scarlett rientrò a casa con Eric. I due ragazzi rimasero immobili sulla porta, con le facce sconvolte di chi ha appena visto qualcosa che ogni notte tornerà a dargli il tormento nei sogni. William si spiccicò di dosso Grell, sistemandosi i capelli.

-Buonasera mia cara e buonasera anche a te Slingby- fece, come se nulla fosse mai accaduto -È andato bene il vostro primo giorno di osservazione?-

-Beh all’incirca- rispose Scarlett, senza muovere un passo oltre la soglia di casa.

-Volete entrare o rimanete li?- intervenne Grell.

-Ah sì, devo cambiarmi. Va beh, tanto faccio subito. Eric tu entri?-

-Ma no dai, ti aspetto in macchina- rispose lui, abbastanza imbarazzato.

-Oh suvvia non essere sciocco Slingby, accomodati pure!- disse allegramente Grell.

Così Eric cedette all’ospitalità di Grell, sedendosi sul divano ed iniziando a fissarsi imbarazzato le scarpe in pelle che facevano cucù dall’orlo dei pantaloni, su cui era rimasto l’alone rosa della glassa delle ciambelle con le quali lui, Alan e Scarlett andavano a fare colazione una volta a settimana.

Appena Scarlett uscì con i vestiti di sempre, Eric scatto dal divano come un pupazzo a molla, salutando cordialmente ed uscendo di casa con Scarlett. Quando i due uscirono dalla porta di casa, William si girò a guardare Grell in cagnesco, incrociando le braccia.

Quello era uno degli effetti collaterali della sua relazione con Grell: non aveva mai un momento di pace per concedersi un po’ di relax.

 

Dopo aver trascorso il resto del pomeriggio con il suo (si il SUO) Eric ed il caro Alan, Scarlett poteva rientrare a casa, farsi una bella doccia e cenare con il cottage pie che Grell preparava ogni lunedì sera. E come ogni lunedì sera, Ronald cenava con loro e passava il resto della serata a giocare a poker con William, giocandosi le noccioline con le quali accompagnavano lo scotch.

Lei e Grell invece si dedicavano ad attività decisamente più femminili, come spostarsi sul letto matrimoniale di William e Grell e raccontarsi le loro giornate, abbuffandosi di cioccolata per poi sentirsi in colpa due secondi dopo. Appena rientrò a casa  trovò Ronald comodamente sprofondato sul divano, con William accanto che leggeva e Grell alle prese con la cena.

Salutò tutti con molto entusiasmo prima di andarsi a fare la sua più che meritata doccia. Infilò una delle sue fedeli camicette e se ne tornò in salotto, dove la tavola era già apparecchiata.

-Allora, come procedono le cose con Slingby?- chiese Ronald, punzecchiandola.

-Come vanno a te le cose con la ragazza della sezione Affari Generali - rispose prontamente lei, contrattaccando.

-Te la sei cercata- intervenne William, tagliandosi un’altra fetta di cottage pie.

-Siamo amici, per ora- rispose Roland, senza minimamente scomporsi.

Scarlett lo fissò alzando un sopracciglio divertita. Adorava mettere alle strette il suo caro zio Ronald. Era furbo, ma non abbastanza da poter competere con lei.

-A proposito, quando mi darai l’onore di poterti allenare?- chiese lui, tra un boccone e l’altro.

-Quando avrai intenzione di prenderti un po’ di calci nelle costole- rispose lei, sempre sorridendo.

-Aah ma che hai oggi?! Dovresti portare rispetto a tuo zio-

-È l’amore mio caro Ron- intervenne Grell.

Come ogni conversazione da cena anche quella terminò col dolce, dopodiché una volta lavati i piatti, Ronald e William passarono la loro serata in compagnia di scotch, arachidi e poker mentre Grell e Scarlett affogavano i dispiaceri nella cioccolata. Non avrebbe parlato né con William tantomeno con Grell del suo incontro con Sebastian. Non lo temeva affatto, avrebbe potuto affrontarlo tranquillamente da sola.

Dopo il rituale del lunedì sera, Ronald se ne tornò a casa, e dopo una giornata molto impegnativa, Grell e William decisero di andare a dormire. Scarlett invece rimase ancora un po’ sveglia, intenta a ricontrollare e studiare la sua anima nel caso il giorno dopo avessero avuto nuovamente il dDmone in mezzo ai piedi. Non riusciva a starsene con le mani in mano. Voleva eseguire il suo primo incarico alla perfezione.

 

Intorno alle due di notte, Grell si svegliò con una fame assurda. Negli ultimi tempi gli capitava spesso. Troppo spesso. Se non si fosse dato una regolata, sarebbe diventato un bovino.

Sbuffò prima di abbandonare il tepore del letto per spostarsi in cucina, alla ricerca di qualcosa di poco calorico da mangiare. Passando davanti la camera di Scarlett notò la luce accesa.  Aprì lentamente la porta, trovandola di faccia sulla scrivania, addormentata sulla cartella della sua anima. Grell la guardò sorridendo: aveva assolutamente preso da William.

-Scarlett?- fece sottovoce Grell, scuotendola un po’.

Scarlett aprì pigramente gli occhi. Quando realizzò di essersi addormentata sulla scrivania sobbalzò. Come diavolo si era potuta addormentare?!

-Ma che ore sono?- chiese, ancora mezza stordita.

-Sono le due di notte tesoro. Dovresti andare a dormire- sorrise lui.

-Volevo solo revisionare la cartella- sbadigliò.

Quelle parole fecero tornare alla mente di Grell il suo William quando era ancora un novizio. Ogni momento era perfetto per studiare, revisionare e prendere appunti. Accarezzò i capelli di sua figlia prima di uscire dalla sua stanza con un sorrisetto, dimenticandosi dell’attacco di fame. Appena si rimise a letto, William si girò dalla sua parte, abbracciandolo e dandogli un bacio sulla fronte.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Mea Culpa, come sempre! Ho un progetto abbastanza importante (la creazione di un vestito) che assieme ai compiti rendono la mia vita mooolto piena ^^

Ho fatto male i conti, questo era un capitolo piuttosto Grelliamoso, il prossimo capitolo è quello di cui ho parlato nel capitolo prima di questo… (?!)

Sì, quando riuscirò a pubblicarlo potrete gioirne e beneficiarne tutti. Il mio discorso è piuttosto breve, lo ammetto, ma vado un tantino di fretta…

Kiss kiss!

Pandora Sutcliff

 

                                                                                                                       GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 ***


CAPITOLO 15

Capitolo 15

 

La prima settimana di osservazione era passata e Scarlett ed Eric stavano lentamente cominciando ad abbandonare l’idea del “difendere la loro amicizia evitando una relazione”, e passare tutto quel tempo assieme non li aveva di certo aiutati. Ogni giorno che passava si convincevano del fatto che i loro sentimenti non potevano più essere repressi.

Scarlett ne ebbe la palese dimostrazione quando, arrivata al Dipartimento, si trovò davanti Eric con una scatola di cioccolatini e delle rose rosse.

-Buongiorno splendore!- disse lui, facendo il sensuale.

-Ma che ca… Eric?! Cos’è questa roba?- chiese lei, mentre Eric le porgeva i suoi regali.

-Beh i cioccolatini possiamo mangiarli durante l’osservazione-

-E le rose? Mangiamo anche quelle?- chiese lei, alzando un sopracciglio.

-Ah beh…Ovviamente no! Quelle servono a coprire la puzza di Demone, semmai dovesse farsi vivo, e soprattutto ad omaggiare la tua rara bellezza-

Scarlett cominciò a ridere, ringraziandolo con un bacio sulla guancia. Quel gesto lasciò Eric imbambolato e parecchio perplesso. Generalmente, usava ringraziarlo con un pugno sulla spalla o roba del genere, dunque, cos’era quello?! Notando la sua espressione Scarlett riprese a ridere, cercando di mantenere una compostezza consueta al Dipartimento.

-Bene, vogliamo andare oppure preferisci rimanere a fare la muffa sulla moquette?-

Eric si limitò a scuotere la testa e seguirla mentre si dirigeva verso l’uscita. Si posizionarono davanti casa di Lau alle otto e mezza spaccate, aspettando che uscisse. Approfittarono dell’attesa per divorare senza pietà mezza scatola di cioccolatini, scambiandosi innumerevoli occhiatine.

Il loro bersaglio uscì dalla sua “modestissima” villa un quarto d’ora dopo con aggrappato ad un braccio Ran Mao, salendo su un’altrettanto modesta auto e dirigersi con essa chissà dove. I due Shinigami rimasero parecchio basiti nel dover seguire l’auto fin dentro la “cuccia” del cane. Infatti, la vettura parcheggiò nello spiazzo del casato Phantomhive.

-Oh ma che diamine! Cos’è, in affari con il cagnolino?!- fece spazientito Eric.

-Non proprio. È una semplice pedina usata dal Conte per ottenere informazioni. Essendo un signor Conte, non può addentrarsi nell’East End come se nulla fosse, ragion per cui, sguinzaglia il suo fedele Lau Tare- rispose Scarlett, sfogliando il suo blocchetto.

-E questo come lo sai?- chiese Eric, abbastanza interdetto.

-Studio- rispose in tono di ovvietà lei, che intanto si era già accomodata sul tetto della casetta degli attrezzi.

-Ah che farei se non ci fossi tu?- sorrise lui, estraendo il cannocchiale per spiare all’interno.

Improvvisamente la puzza di Demone ritornò, più forte e più convinta che mai.

-Deve essere dura seguire quel cinese. Prego, prendete pure una tazza di the, in quanto maggiordomo del Casato, devo accogliere gli ospiti nel migliore dei modi- disse calma una voce alle loro spalle.

Scarlett si girò a guardare con sufficienza Sebastian porgergli un vassoio con sopra una teiera, due tazze ed una zuccheriera.

-E così ci consideri ospiti, eh? Sei gentile, ma l’ho appena preso- rispose atona lei, dandogli decisamente poca importanza.

Eric intanto aveva messo da parte il suo binocolo guardando con ammirazione Scarlett, la quale riusciva a mantenere il suo carattere aggressivo anche in presenza di un demone quale Michaelis.

-Come preferite. In quanto maggiordomo Phantomhive devo essere cordiale con gli ospiti-

-Saresti più cordiale se ci lasciassi svolgere il nostro lavoro- continuò la ragazza, scacciandolo con un gesto della mano.

Il Demone si limitò a fare un sorrisetto prima di scomparire nel nulla. Passarono il resto della loro giornata ad osservare Lau giocare a carte con il Conte, offrirgli più volte oppiacei (rifiutati uno dopo l’altro) e farsi accarezzare e massaggiare da Ran Mao, mentre Sebastian non perdeva occasione di affacciarsi dalle finestre e controllare se i due Shinigami fossero ancora li.

Una giornata piuttosto noiosa, ma forse meno noiosa delle altre.

-Però, sai che Michaelis non è niente male?- fece Scarlett fingendosi interessata al Demone, il quale si era affacciato per la milionesima volta alla finestra. Quell’affermazione scatenò un attacco fulminante  di gelosia ad Eric, il quale si era limitato a guardarla a metà fra l’offeso e lo stupito.

-Scherzavo scemo- scoppiò a ridere lei, correndo ad abbracciarlo per evitare di aggravare ulteriormente la situazione.

Dal canto suo, Eric si fingeva offeso, cercando di reprimere l’istinto di abbracciarla e non mollarla più. Dopo cinque ore trascorse a villa Phantomhive, l’uomo si spostò, passando a fare il suo solito giro di consegne per poi tornarsene nella sua modestissima villa. Anche la loro giornata di “serio e disciplinato lavoro” era giunta al termine. Restava un’ultima cosa da fare.

Si stavano incamminando verso il Dipartimento quando improvvisamente Eric strinse un braccio attorno la vita di Scarlett, facendola aprire in un grande sorriso. Prima che Eric potesse ricambiare il sorriso, Scarlett lo aveva già incollato al muto, bloccandogli i polsi ai lati del viso con fare trionfante.

-Questa scena mi è familiare- ridacchiò Eric.

-Scusa, ma devo farlo- rispose lei, cercando di rifargli l’eco.

Le loro labbra si incontrarono, senza esitazioni o preoccupazioni. Al diavolo tutti i ripensamenti. Loro erano fatti l’uno per l’altra, dovevano solo prenderne coscienza. Scarlett allentò la presa dai polsi di Eric, andando ad intrecciare le sue dita con le sue.

Improvvisamente, una presenza alle loro spalle li fece arrestare di scatto. Alan li fissava, con in mano la sua cartellina e un’espressione aliena.

-Ah!- fece subito, una volta che Scarlett ed Eric si staccarono per guardarlo bene in faccia –Io avevo… Ehm finito prima e… Pensavo di venirvi… Così insieme… Casa no?- blaterò, cercando di non risultare eccessivamente imbarazzato.

-Oh si! Beh anche noi stavamo pensando la stessa cosa- intervenne Scarlett, muovendo un passo verso di lui.

-Eh si, me n’ero accorto-

Rimasero tutti in silenzio a fissarsi piuttosto imbarazzati finché Eric non decise di intervenire.

-Ah ma quanto sarà premuroso il nostro Alan?- ridacchiò, tirandogli un pugno prima di poggiargli un braccio sulla spalla.

-Adesso ce ne torniamo tutti a casa come una bella famigliola felice, vero amore?- sorrise a Scarlett, allungandole una mano che strinse immediatamente.

-Posso farvi una domanda?- chiese Alan, ancora stretto nella presa di Eric.

-Certo, fai pure- rispose Scarlett.

-Quando mi avreste informato della vostra… Relazione?- continuò, piuttosto imbarazzato.

Eric e Scarlett si guardarono ridacchiando. Non avevano quasi fatto in tempo a pensarci.

-Appena avremmo realizzato cos’avevamo fatto- rispose Eric.

-Ah… Comunque auguri-

I due ragazzi si guardarono prima di scoppiare a ridere.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Tadàààà! Finalmente è successo, i nostri eroi hanno permesso alle loro labbra di incontrarsi senza scatenare reazioni spropositate, come pugni o simili.

Chiedo venia per il ritardo, sono una donna impegnata ed ahimè non ho molto tempo per me stessa. Grazie alle vacanze natalizie, però, avrò più tempo per voi ^^

Vi amo tutti <3

Pandora Sutcliff

 

GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 ***


CAPITOLO 16

Capitolo 16

 

Il mese di osservazione era giunto al termine. A Scarlett ed Eric restava solo da mietere quell’elemento inutile e scrivere una relazione soddisfacente, così da diventare finalmente Shinigami a tutti gli effetti.

Quando Grell venne a sapere della loro relazione cominciò a saltellare  per casa.

“Hai visto?! È un’usanza di famiglia innamorarsi durante l’esame!” 

William invece era andato a fare una visita ad Eric il giorno stesso per una bella chiacchierata “da uomo a uomo”, facendo morire di preoccupazione Scarlett, la quale temeva per l’incolumità del suo amato. Tuttavia, a parte le innumerevoli minacce di morte in caso di bastardaggine, William si era controllato, consapevole del fatto che Eric fosse un bravo ragazzo.

Adesso, i due giovani Shinigami si stavano dirigendo a casa della loro anima mano nella mano, nervosi ed emozionati allo stesso tempo. Stava per accadere davvero.

-Ci credi che se superiamo l’esame… Saremo finalmente Shinigami?- chiese Scarlett.

-Onestamente no. E non mi sembra nemmeno vero di poter abbandonare quello stramaledetto ristorante. Non sai che gioia sarà andare lì e licenziarmi- rispose Eric, immaginandosi la scena.

Si scambiarono un rapido bacio prima di mettersi all’opera. Il loro bersaglio era uscito in macchina per dirigersi al quartier generale della mafia italiana, comandata da Corallo.

Non era un mistero né un segreto che le due mafie, cinese ed italiana, avessero da un po’ di tempo problemi con i territori di spaccio.

Difatti, alcuni spacciatori al servizio di Lau avevano sconfinato nelle terre di Corallo più di una volta, rubandogli almeno una decina di clienti abituali sia per i prezzi vantaggiosi, sia per la qualità della merce. La morte di Lau era fissata alle sei e mezza. Erano le sei ed un quarto. Scarlett ed Eric attesero impazienti. Lau entrò poco dopo nell’ufficio di Corallo da solo, senza la sua “tigre”.

 

-Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro sulle condizioni del nostro accordo, Lau- fece serio Corallo, seduto sulla sua poltrona in pelle che troneggiava dietro una massiccia scrivania in ebano –Perché i tuoi uomini sconfinano nelle mie terre, rubandomi innumerevoli clienti fissi? Sai da quanto tempo il Visconte Druitt era mio cliente?!-

-Ah, mio caro italiano. I miei uomini possono anche sconfinare nelle tue terre, lo ammetto, ma sono i tuoi clienti a correre da me. A quanto metti gli oppiacei, di recente?- chiese il cinese, mantenendo la sua calma abituale.

-E adesso cosa c’entrerebbe questo?-

-Beh, se non vuoi dirmelo, ti dirò solo che è di prima scelta-

-Che diavolo vuol dire! Anche la mia roba lo è!-

-Ah ma davvero? Oppio di prima scelta allungato con? Vendo oppio di prima selezione, puro a cinquanta sterline in meno di quanto fai tu. Ah, e inoltre ho un vasto assortimento di fanciulle con le quali intrattenersi dopo una bella fumata o una sniffata-

Nel frattempo, Scarlett ed Eric assistevano alla discussione dalle scalette antincendio del palazzo di fronte, aspettando che Corallo si decidesse a sparargli al petto e mettere fine a quella sceneggiata da quattro soldi.

-Ammettilo Corallo, sei invidioso della mia “attività”, vero?-

-La nostra è una collaborazione. Dunque, dov’è la percentuale che mi spetta?- continuò l’italiano, ormai sul punto di perdere la pazienza.

-La percentuale? Dimmi, e la percentuale delle tue attività che mi spetta? Quest’alleanza fruttava solo a te, a me serviva solo per tenere te ed il tuo branco di sfigati lontano dai miei affari-

A quelle parole, Corallo si raddrizzò sulla sedia.

-Fruttava? Parli al passato? Questo vuol dire che abbiamo chiuso?-

-Se non ti dispiace, sono stanco di venire sfruttato e soprattutto accusato di “furto di clientela”. Trova qualcun altro da prendere per il culo. Con me hai chiuso-

-Ah si? È davvero finita qui? Perfetto Lau. Allora fammi un’ultima cortesia, raccontami com’è fatto l’inferno!- ringhiò Corallo, prima di estrarre dal cassetto una Glock per sparargli un colpo al torace.

I Cinematic Records cominciarono ad uscire a flotte da Lau, il quale, ancora vivo, giaceva sul pavimento, premendosi una mano sulla ferita.

Quando gli uomini di Corallo entrarono per sbarazzarsi del “cadavere”, Ran Mao fece irruzione, uccidendo tutti con le sua bizzarre armi.

-Quell’umana è un mostro!- fece Eric, quando la donna si chinò su Lau per cercare di aiutarlo.

-Mostro o meno, dobbiamo iniziare la raccolta-

Detto questo, i due fecero irruzione dalla finestra. La cinese si alzò di scatto, fissandoli silenziosa.

-Chi siete?- chiese, col suo tono di voce basso.

-Siamo qui per finire Lau Tare- rispose atono Eric, sfoderando la sua Death Scyte

Ran Mao lo fissò infuriata prima di scattargli contro, venendo immediatamente schivata da un calcio nelle costole. Intanto Scarlett aveva infilzato Lau con la Death Scyte, leggendo i suoi ricordi mentre Eric cercava di tenere lontano da lei Ran Mao, così da farle esaminare l’anima con relativa tranquillità. Infondo, era una banale umana con una forza disumana, se la sarebbe tranquillamente cavata da solo.

A fine lettura, a Scarlett non rimaneva che timbrare la scheda di Lau e tornarsene con Eric al Dipartimento. E invece no. Quella ragazza combatteva con la stessa ferocia di un Demone.

Scarlett le si avventò contro, con la speranza di metterla a riposare subito, scrivere la relazione e diventare Shinigami a tutti gli effetti.

In tutta risposta, la cinese la schivò, tentando di sferrare un attacco con le sue armi. Ma Scarlett fu più rapida di lei, rispondendo al suo slancio con un colpo di Death Scyte che la sfiorò appena. La donna si lasciò sfuggire un’imprecazione, colpendola con quelle armi e facendola barcollare. Quando Eric tentò di colpirla alle spalle per difendere Scarlett, Ran Mao la lasciò stare per avventarsi nuovamente contro di lui. Sebbene Eric fosse uno dei migliori nei combattimenti, non era abbastanza veloce da schivarla,ricevendo innumerevoli colpi. Quella non era una normale umana. Eric era allo stremo delle sue forze e dopo un colpo più forte degli altri, la falce gli cadde di mano.

-Hei brutta troia! Lascia stare il mio uomo!- ringhiò Scarlett, volandole contro.

La donna rimase stranamente immobile, accennando un sorrisetto inquietante.

Quando Eric realizzò cosa stava per accadere, le urlò di stare indietro. Ma fu troppo tardi. Ran Mao aveva afferrato la Death Scyte di Eric, trafiggendo Scarlett all’addome.

-Scarlett!- urlò Eric.

Quelle furono le ultime parole che la Shinigami riuscì a captare. Improvvisamente divenne tutto buio e davanti a lei iniziarono a scorrere i suoi Cinematic Records.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE.

 

Sì, sono pessima, ma non sono stata a casa, e le feste mi hanno tenuta molto (troppo) occupata ^^”.

Non vi dirò niente riguardo il prossimo capitolo, ma prevedo che molto probabilmente mi odierete davvero molto. Comunque, cercherò di essere rapida  nella prossima pubblicazione!

 

Baci baci

 

Pandora Sutcliff

                                                                                                                         GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***


CAPITOLO 17

Capitolo 17

 

Epilogo.

 

“William cercava di essere forte abbracciando Grell, entrambi distrutti e con delle occhiaie infinite. Avevano passato le notti precedenti a piangere ininterrottamente, seduti sul letto della camera di Scarlett. Ronald era seduto accanto a loro, con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi arrossati. Alan era sotto shock. Non si muoveva, non parlava, non piangeva. Sembrava avesse addirittura smesso di respirare.

Tutti gli Shinigami del Dipartimento erano li, in abito nero, attorno a quelle due bare. Erano li addirittura il Conte Ciel Phantomhive ed il suo maggiordomo, Sebastian Michaelis. “È brutto essere Shinigami e non poter fare nulla per salvare la propria figlia ed il suo ragazzo” pensò Sebastian, guardando William e Grell completamente distrutti. La funzione funebre fu sobria e sentita, carica di dolore e rabbia nel veder morire due ragazzi così giovani. Quando le bare furono pronte per essere sotterrate, Grell si lasciò sfuggire un singhiozzo più forte degli altri, facendo crollare assieme a lui anche William, il quale si era sforzato di rimanere forte. Dopo l’usuale giro di condoglianze, se ne andarono tutti, eccetto Grell, William, Ronald ed Alan, che rimasero li immobili ad attendere che l’ultima zolla di terra andasse a ricoprire Scarlett ed Eric.

Dopo di che, ognuno se ne tornò a casa propria. Grell e William se ne ritornarono in camera di Scarlett, annusando i suoi vestiti con ancora addosso il suo odore. Entrambi avevano finito le lacrime. Singhiozzavano a vuoto, stretti l’uno all’altro. Alan era rimasto sulla porta della camera di Eric, in silenzio ad osservarla così come l’aveva lasciata. Sul suo comodino vi era una foto di loro tre assieme. Represse un singhiozzo prima di chiudere quella porta piano, come se Eric stesse dormendo li, per non svegliarlo.

Sarebbe stata dura per tutti andare avanti con le proprie vite, quasi impossibile.”

 

Scarlett aprì lentamente gli occhi. Ma che diavolo aveva sognato?! Attorno a lei, solo macchinari rumorosi, respiratori, flebo. Seduti accanto a lei c’erano Grell e William, silenziosi e preoccupati. Mancava solo… Eric! Dov’era il suo Eric!

-E… Eric…- piagnucolò.

-Scarlett! Scarlett piccola mia stai bene?- fece improvvisamente Grell, risvegliandosi dal suo stato di trance –Oh Scarlett!- pianse infine, riempiendola di baci e carezze.

William uscì immediatamente dalla stanza, avvisando le infermiere che, dopo due giorni di coma, Scarlett si era finalmente svegliata.

-Papà dov’è Eric?!- chiese preoccupata, cercando di alzarsi.

-Shhh! Stai giù! È sceso a prendersi un caffè. È rimasto qui per tutto il tempo!-

A quelle parole, Scarlett chiuse gli occhi, cominciando a piangere di gioia.

-Dio mio sei salva- sbiascicò incredulo William, stringendole una mano.

Erano increduli, shoccati. Grell piangeva disperatamente, continuando ad accarezzarla, mentre William sembrava quasi imbalsamato. Continuava a stringerle la mano in silenzio.

Gli occhi di Scarlett rimasero semiaperti per tutto il tempo, spalancandosi di colpo quando vide Eric in lontananza.

-Amore mio!- urlò lei, prima che lui corresse ad abbracciarla.

Si guardavano, ridevano, si baciavano e si ribaciavano, piangendo felici. Eric aveva una medicazione alla testa e qualche acciacco, ma tuttavia stava bene.

-Scarlett scusami! Scusami se non sono riuscito a proteggerti-

-Ma che cosa stai blaterando! Non darti colpe che non hai! Piuttosto com’è andato l’esame?! La relazione…- Eric le poggiò un dito sulle labbra.

-Ho pensato a tutto io. Ho scritto la relazione in ospedale, quando mi hanno ricoverato per le ferite. Ce l’abbiamo fatta piccola!-

Lei lo guardò incredula prima di ricominciare nuovamente a piangere, mentre Grell e William avevano saggiamente deciso di andarsene per lasciare soli i due ragazzi.

Nonostante Scarlett stesse benone, i medici preferirono lasciarla un altro giorno in osservazione. Quando il giorno dopo tornò a casa, le venne imposto il riposo obbligatorio. La ferita era abbastanza profonda ed i punti rischiavano di cedere, nel caso si fosse sforzata troppo. Inutile dire che ormai Eric era fisso a casa loro. Passava con lei ogni giornata, aiutandola ad alzarsi e tenendole compagnia, addormentandosi sulla poltrona accanto a lei quando era molto stanca.

Passata la settimana di riposo, Scarlett aveva cominciato a stare meglio, iniziando addirittura a lavorare, passando ovviamente dal “Padre” a ritirare la sua montatura da Shinigami. Con estrema gioia scoprì di essere nello stesso ufficio di Alan ed Eric, con la scrivania davanti alla finestra. La sua nuova Death Scyte era un decespugliatore con lame affilatissime, leggera e maneggevole.

Aveva svolto egregiamente la raccolta di almeno una decina di anime con relazioni più che soddisfacenti, tanto che in poco tempo era già diventata l'asso nella manica del Ramo Principale.

Fece anche un paio di missioni con Grell, il quale non poteva essere più felice di avere sua figlia accanto, la quale con estrema spietatezza trafiggeva chiunque dovesse morire.

Intanto la sua relazione con Eric diventava sempre più seria, finché un giorno le chiese di andare a vivere con lui ed Alan, il quale era addirittura disposto a cedergli la sua stanza, in quanto molto più grande di quella di Eric. Aveva anche parlato con Grell e William, che avevano accettato con un po' di riluttanza l'idea di veder la loro bambina andarsene di casa.

Scarlett aveva ovviamente accettato con estrema gioia, cominciando a fare le valigie e riempire gli scatoloni il giorno stesso.

Aveva infilato negli scatoloni tutto ciò che le sarebbe stato utile: foto, libri, il suo portatile, manga ed oggetti di uso quotidiano. Infine svuotò completamente l'armadio, riponendo con cura tutti i suoi vestiti in una valigia rosso fuoco un po' antiquata. Non appena aprì la tasca laterale, trovò una foto d'epoca. Era una bellissima donna completamente vestita in rosso, con i capelli rossi corti ed una frangetta a V. Sul retro vi erano scritte poche parole: “Al mio amato, il mio ricordo per la durata della sua vita immortale”.

Scarlett esaminò per bene la foto. Non un nome, non un riferimento. Solo la foto e quelle poche parole. Istintivamente si diresse sulla veranda, dove William stava leggendo il quotidiano.

-Papà- cominciò, mostrandogli la foto -Chi era questa donna?-

William abbassò il quotidiano, osservando la foto con la stessa espressione di chi cerca di ricordare qualcosa. Improvvisamente, fece una mezza risatina, rimettendosi a leggere il suo quotidiano.

-Ah, non devi chiederlo a me. Chiedi a tuo padre Grell. Fidati, saprà darti una risposta-

Sempre più incuriosita, andò in camera dei suoi, dove Grell si stava facendo le unghie canticchiado. Quando Scarlett gli mostrò la foto, rimase di stucco.

-Dove l'hai trovata?!- chiese, osservandola shoccato.

-Nella valigia rossa che mi hai prestato. Conoscevi quella donna?-

Grell rimase per un po' in silenzio a fissare la foto.

-Sì. Eccome se la conoscevo. Un tempo, quella era la mia donna-

Scarlett strabuzzò gli occhi,  guardando Grell sconvolta.

-Chi era quella scusa?!-

-Angelina Durless, meglio nota come Madame Red. Sì, all'epoca me ne innamorai follemente. Entrambe eravamo due persone a metà. Lei una donna senza utero, io un uomo non uomo. Lei era una dea sanguinaria, uccideva tutte quelle brutte sgualdrine che andavano ad abortire nel suo ospedale senza alcuna pietà, senza il timore di sporcarsi le mani del loro viscido sangue. Loro avevano tutto quello che lei desiderava, eppure erano pronte a disfarsene senza alcun risentimento. La giacca rossa della mia divisa era la sua. Ci amavamo molto- concluse malinconicamente, senza scollare lo sguardo da quella foto.

-E poi?- chiese Scarlett.

-E poi l'ho uccisa- rispose lui, con un sorrisetto spensierato.

-L'hai... E perché l'hai uccisa, se l'amavi tanto?!-

-Beh, uno mi ero accorta di amare tuo padre e due, è una lunghissima storia- concluse, poggiando la foto sul comodino, sotto lo sguardo shoccato di Scarlett. -Anche se me ne pento amaramente ogni volta che indosso la sua giacca, ogni volta che vedo sul retro lo squarcio rattoppato causato dalla mia falce. A volte mi capita di ripensare a lei, ed averla uccisa è un rimorso con il quale sono obbligata a convivere per il resto della mia vita.-

Scarlett si limitò ad annuire, uscendo lentamente dalla stanza. Suo padre le faceva davvero paura.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Ok, sapete la solita filastrocca che ripeto ogni volta. Scuola, compiti, teatro, stress, studio ed ancora studio. Eppure eccomi qui! Ammettetelo, pensavate che Scartell ed Eric fossero davvero morti, eh? Scrivere quella parte (anche se sapevo che non sarebbero morti) mi ha fatto uno strano effetto. Loro non sono personaggi di una mia storia, loro sono diventati quasi persone reali. La magia della Scrittura, eh? ^^
Spero che la mia fanfiction stia continuando a piacervi, recensite e ditemi cosa vi è piaciuto e cosa vi è piaciuto di meno. Le critiche costruttive servono a far crescere, quindi le accetterò ben volentieri, sperando che non ce ne siano troppe ;)

GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 ***


CAPITOLO 18

Capitolo 18

 

Scarlett viveva con Alan ed Eric da ormai sei mesi. Malgrado i litigi per il disordine, la loro convivenza era decisamente gradevole. Alan cercava di lasciare i due il più possibile da soli, sebbene la sua presenza non arrecasse loro alcun disturbo.

Quel pomeriggio Scarlett ed Alan erano soli in casa. Per qualche misteriosa ragione, Eric non era ancora a casa, sebbene il suo turno fosse terminato mezz’ora prima. La sua assenza “ingiustificata” tuttavia non sembrava preoccupare particolarmente Alan, il quale, assieme a Grell, William ed Eric stesso, aveva un comportamento decisamente insolito, come se le stessero tutti nascondendo qualcosa. La ragazza lanciò uno sguardo annoiato all'orologio. Le 17 e 13. Lanciò un altro sguardo ad Alan, il quale alternava una pagina di lettura a un sorso di the, comodamente sprofondato in poltrona con le gambe accavallate.

-Posso accendere la tv?- chiese lei, sempre più annoiata.

-Se potresti evitare. Io starei leggendo- rispose, senza scollare lo sguardo dal libro.

-E non puoi andare a leggere di là?-

-Ahimè non posso lasciarti sola. Devo assicurarmi che tu rimanga qui-

Scarlett lo fissò perplessa. Erano tutti così strani ultimamente che nemmeno ci faceva più caso. Sbuffò scocciata prima di aprire la dispensa alla ricerca i qualcosa da mangiare. Prese la sua fedele busta di biscotti alle gocce di cioccolato e tornò a mangiarli sprofondata sul divano, sul quale ormai aveva cominciato a fare la muffa. Improvvisamente, la serratura scattò ed Eric fece il suo ingresso trionfate in salotto. Lanciò un'occhiata ad Alan, il quale poggiò frettolosamente il suo libro prima di scappare via, chiudendosi in bagno.

-Oh amore! Alleluia sei tornato- sorrise Scarlett –Ma che ha fatto Alan?-

Il ragazzo si limitò a sorriderle prima di sedersi accanto a lei.

-Probabilmente gli scappava di brutto. Sai Scarlett, quando durante l’esame hai rischiato la vita per salvarmi, ho capito quanto tu mi ami e soprattutto quanto io ti ami. Dal primo istante in cui ti ho vista mi sei entrata nella testa e non ne sei più uscita. Non riesco ad immaginare il mio futuro con nessun’altra all’infuori di te. Sei l’unica donna che vorrei veder diventare madre dei miei figli, l’unica con cui vorrei trascorrere il resto della mia eternità. Per questo motivo- si inginocchiò davanti il divano, estraendo dalla tasca una scatolina in velluto rosso. La ragazza inarcò shoccata le sopracciglia. –Scarlett Spears, vuoi diventare mia moglie?-

Aprì il cofanetto, andando a rivelare uno degli anelli più belli e molto probabilmente più costosi che avesse mai visto. Un diamante più grande degli altri era incastonato in un anello di oro bianco, con accanto altri due diamanti, molto più piccoli di quello centrale. Scarlett rimase shoccata a guardare Eric, il quale aveva iniziato a commuoversi. Prima che la ragazza riuscisse a dire mezza parola, Alan uscì dal bagno, stappando uno champagne e sparando coriandoli in aria.

-Alan!- urlò spazientito Eric –Non mi ha ancora risposto!-

-Ah io… Oh scusate…- fece mortificato Alan, tappando con una mano lo champagne.                              

-Dicevamo, Scarlett Spears… Vuoi diventare mia moglie?-

-Ah brutto idiota! Che razza di domande sono queste?! Certo che voglio diventare tua moglie!- pianse lei, quando si vide mettere quell’anello all’anulare della mano sinistra.

Gli saltò letteralmente addosso, baciandolo ancora mezza incredula, mentre Alan esultava versando lo champagne già aperto nei bicchieri di plastica.

-Però, adesso c'è un problema- disse Alan, una volta conclusi i vari brindisi -Dove andrò a vivere una volta che vi sarete sposati?-

Scarlett lo abbracciò con trasporto, seguita a ruota da Eric.

-Ahh che tenero il nostro Alan! Ci sarà sempre un posticino per te, ovunque noi decideremo di andare a vivere. Magari accanto alla cuccia del cane!- rise Eric, scompigliandogli i capelli.

I tre passarono tutta la serata a festeggiare il lieto evento, ricordando i bei momenti passati assieme, compresa la prima volta in cui si videro.

 

Tre giorni prima...

Eric scese nervosamente dall'auto, ripetendo mentalmente il discorso che si era preparato. Salì le scale a piedi, con l'ansia che cresceva di scalino in scalino. Si arrestò di scatto davanti la porta della casa dei suoi “suoceri”. Suonò il campanello. Dopo neanche due secondi, Grell aprì la porta, come se avesse trascorso tutto il pomeriggio ad attenderlo.

-Eric! Che ci fai tu qui?- chiese sorpreso.

-Ah... Signor... A, signora Sutcliff! Ecco io ero venuto per...- venne interrotto.

-Eric! A cosa dobbiamo questa visita?- chiese William, comparendo improvvisamente accanto a Grell. Quello sguardo gelido lo fece rabbrividire vistosamente.

-Oh signor Spears! Beh ecco, volevo parlarvi. Con chi dei due devo parlare per quanto riguarda le… “Chiacchierate col padre della propria ragazza”?- chiese Eric, con una punta di imbarazzo, ancora bloccato sulla soglia di casa.

-Ah per quello c'è William. Ma prego, accomodati pure- fece Grell sorridendo, lasciandolo entrare.

Dopo aver cortesemente rifiutato qualsiasi offerta di cibo o bevande varie, il ragazzo sedeva a tavolo, con Grell e William dall'altra parte. Era troppo nervoso per mangiare.

-Dunque- cominciò spedito, una volta ritrovata la sicurezza -Se sono qui è perché volevo farvi una richiesta. Io amo infinitamente vostra figlia e da quando vive con noi mi sono realmente accorto di quanto la sua presenza sia diventata fondamentale per la mia felicità. Sarei pronto a tutto per lei, lei è tutto per me, è davvero tutto. Per queste ragioni, sarei onorato se mi concedeste di sposarla-

Grell e William rimasero in silenzio a fissare il ragazzo, le cui mani avevano iniziato a tremare. Erano coscienti del fatto che prima o poi sarebbe accaduto, ma non si sarebbero mai aspettai che addirittura gli avrebbe chiesto il permesso. Quel gesto li aveva profondamente colpiti, così colpiti che si ritrovarono senza parole, seguitando quel silenzio che stava uccidendo il povero Eric.

-Sai, Eric Slingby- fece austero William all'improvviso, facendo quasi sobbalzare il ragazzo -Dal primo istante in cui ti ho visto, il primo giorno di tirocinio, s'intende, non mi sei affatto piaciuto-

Eric lo fissò nervosamente, senza scollargli gli occhi di dosso.

-Tuttavia, col passare del tempo mi sono dovuto ricredere. Sei un bravo ragazzo, rispettoso, educato e soprattutto serio. Sei esattamente il tipo di ragazzo che vorremmo per nostra figlia-

Grell fissò sconvolto suo marito, incredulo alle parole che gli aveva sentito pronunciare. Anche Eric  fissò abbastanza shoccato quel uomo così burbero di cui era vagamente terrorizzato rivolgergli un elogio così sincero.

-Quindi, se per Grell non è un problema, hai il pieno permesso di sposare nostra figlia-

Prima che Eric riuscisse a ringraziare infinitamente William, venne interrotto.

-Però ti avviso Slingby, falla soffrire...- fece materializzare nella mano destra la sua Death Scyte -E non avrò nessuna pietà nei tuoi riguardi-

-N...No! Si figuri! Lei à davvero importante per me-

William fece scomparire la falce, guardando Eric con un lieve,inquietante sorriso. Eric se ne andò poco dopo, ringraziandoli mille volte.

-Ci credi che la nostra piccina si sposa?- chiese Grell, ancora stordito.

-Non è detto che Scarlett abbia intenzione di sposarlo, però- ripose William, abbastanza titubante.

L'altro lo guardò malissimo, incrociando le braccia al petto.

-Will!- squittì contrariato.

-Bisogna prendere in considerazione anche quest'ipotesi- rispose atono lui.

-Mpf! Antipatico!- protestò, scomparendo via sempre a braccia incrociate.

-Oh andiamo, Grell! Stavo scherzando!-

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

*marcia nuziale* Tatattadaaaaa tatattadaaaaa! (faccio pena .___.)

Ebbene sì, finalmente Eric le ha chiesto di sposarlo! Esultiamo, dunque! I prossimi capitoli parleranno un po’ della loro vita coniugale, ma non voglio svelarvi altro. Ormai siamo quasi giunti al capolinea, ed io spero che la mia ff vi stia piacendo almeno un pochino…

 

Kiss Kiss

 

Pandora Sutcliff

 

GRAZIE PER AVER LETTO!

 

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 ***


CAP 19

Capitolo 19

 

Dopo cinque mesi di matrimonio...

Grell aveva simpaticamente fatto irruzione nell'ufficio che Alan, Eric e Scarlett dividevano, scaricando una pila di rapporti sulla scrivania del povero Eric, il quale desiderava semplicemente andarsene a casa, farsi una doccia e magari guardare un bel film con sua moglie. Sì, sua moglie. Finalmente poteva dire “mia moglie” invece di “la mia ragazza”. Era stato davvero un bel matrimonio, con pochi invitati, certo, ma sicuramente un bel matrimonio. Si erano premurati di pagare il tutto Grell e William, i quali erano intenzionati fino alla fine a regalare un matrimonio da sogno alla loro unica “bambina”. Eric sospirò di stanchezza, spostando lo sguardo sulla scrivania vuota di Scarlett. Quel giorno aveva chiesto un permesso per restarsene a casa: si era svegliata con un mal di testa mostruoso, autorizzando di conseguenza Eric a chiedere di poter fare solo mezza giornata per poi tornarsene a casa ad occuparsi della sua amata. Sbrigò rapidamente le sue pratiche, chiedendo gentilmente ad Alan, il quale accettò solo per il bene di Scarlett, di terminare quelle che rimanevano.

Uscì dal Dipartimento come un razzo, salutando tutti e riconsegnando la falce. Salì in macchina e raggiunse la mansarda nella quale abitavano ancora. Sebbene Grell e William gli avessero ricordato più volte che erano ben disposti nell'aiutarli a comprare una casa, loro erano decisi a fare tutto con i loro risparmi, a costo di restar a vivere in quella mansarda per altri due o tre anni. Eric parcheggiò l'auto in garage e salì rapidamente le scale. Fece per aprire la porta quando si arrestò di scatto. Attaccato alla porta vi era un bigliettino rosso:

“Hei amore mio!

Come avrai intuito non sono a casa, sono altrove ed ho una bellissima sorpresa per te. Se vuoi sapere di che si tratta, segui i bigliettini che ho disseminato per Londra. Per sapere dov'è il primo, torna al Dipartimento e chiedi allo zio Ronald. Sicuramente avrà qualcosa da darti.

Ti amo tanto.

Scarlett”

-Ah ma che diamine!- piagnucolò Eric, riscendendo le scale e risalendo in macchina, direzione Dipartimento.

Risalutò i colleghi, risalì le scale di corsa e piombò nell'ufficio di Ronald e Grell. Deserto. Borbottò qualcosa prima di correre nel suo ufficio, dove Alan stava ancora lavorando.

-Eric! Ma non dovresti...-

-Si, si dovrei eccome!- lo interruppe Eric, col fiatone -Dov'è Knox?!-

-Se non è nel suo ufficio né in missione, con tutta probabilità è dalla ragazza della sezione Affari Generali. Ma perchè lo...- Eric lo interruppe di nuovo, correndo via.

-Grazie Ala... Eh, Humpires- rispose sopra una spalla, correndo via come una lepre inseguita da un branco di bracchi da caccia. Ovviamente, Ronald se ne stava li, poggiato al bancone a fare gli occhi dolci alla sua “amica”, la quale ricambiava con interesse.

-Knox!- fece quasi urlando Eric.

-Oh, Slingby! Ce ne hai messo di tempo eh?- rispose quasi ridendo lui, ritrovandoselo davanti tutto trafelato. Ronald continuò a ridacchiare prima di estrarre dalla tasca del panciotto un bigliettino rosso. Eric lo afferrò velocemente, leggendo ciò che vi era scritto:

“Bene, adesso il gioco si fa duro! Ho letteralmente sparpagliato bigliettini ovunque, così mentre tu li cerchi io ho il tempo di sbrigare diverse faccende.

Ti ricordi dove ti ho dato il “primo pugno”?”

Undici o dodici bigliettini dopo (disseminati con cura ognuno dalla parte opposta della città e nei luoghi più improbabili) ne recuperò uno piuttosto sgradevole:

“Scusa amore, ma adesso devi fare due chiacchiere con Sebastian Michaelis. Sono sicura abbia qualcosa per te”

-Cosa non si fa per amore- sospirò Eric, accartocciando il biglietto ed infilandoselo con poca cura in una tasca.

Arrivò velocemente davanti il casato Phantomhive, dove il conte sedeva beato davanti l'ingresso sorseggiando il suo Earl Grey The, con accanto l'imperturbabile Michaelis. Ambedue sfoggiavano un sorrisetto indisponente, accompagnato da un'espressione altrettanto fastidiosa.

-Ah, Slingby! Qual buon vento la porta qui?- sibilò il demone, facendo comparire nella sua mano destra un bigliettino rosso.

-Il vento del “recupero quello, trovo mia moglie e me ne torno a casa”- ringhiò lui, tenendogli testa.

-Ah quasi dimenticavo! Auguri per le nozze Slingby. Avete anche pensato di mettere su una bella famigliola composta da una ventina di marmocchi?- chiese il demone, con il suo sorrisetto.

-Ovviamente. Ogni persona sana di mente vorrebbe creare con la persona che ama una famiglia. Ci sono altre domande o potresti consegnarmi quel biglietto?- abbaiò in tutta risposta Eric.

-Beh, non posso dartelo così- sorrise Sebastian, mentre le sue pupille si assottigliavano e i denti si allungavano -Devi ottenerlo-

Eric sospirò profondamente, facendo comparire la Death Scyte, dando inizio ad un combattimento che durò almeno una decina di minuti. Un colpo di Death Scyte ben assestato fece sì che Eric riuscisse ad afferrare il bigliettino, leggendolo il più in fretta possibile per uscire da quella situazione fastidiosa.

“Complimenti amore! Adesso sarebbe carino se tu andassi a fare anche due chiacchiere con Claude  Faustus... Haha scherzavo! Ci hai creduto almeno un po'? Lo spero. Comunque, tornando a noi, vai sul tetto della casa che un tempo apparteneva al cinese, mi troverai li. E fai in fretta!”

-Che c'è scritto?-chiese con una punta di arroganza Ciel, sorseggiando il suo the.

-Come se non l'aveste letto- sbuffò Eric, incamminandosi verso l'uscita.

-Per noi è sempre un piacere, Slingby!- rise Sebastian, mentre lo Shinigami gli esibiva fiero il dito medio. Finalmente quell'assurda caccia al tesoro era terminata! Raggiunse la casa di Lau, dove trovò Scarlett seduta con le gambe accavallate, intenta a giocherellare con una ciocca di capelli mentre terminava un sudoku.

-Amore! Ce ne hai messo di tempo eh?- rise allegra lei, senza muoversi dalla sua postazione.

-Spero sia una cosa importante- bofonchiò Eric, tutto scompigliato.

Scarlett gli sorrise dolcemente prima di consegnargli una busta, rossa anch'essa. Eric la guardò interrogativo notando che aveva cominciato a commuoversi; con cura tolse i punti di spillatrice dalla carta lucida della busta, aprendosi un varco. All'interno trovò un test di gravidanza positivo, con allegato un documento ospedaliero, che confermava la gravidanza.

-No... No aspetta. Cosa significa questo?- chiese lui, girandosi di spalle per tentare di celare l'evidente commozione.

-Sorpresa!- rispose lei, correndo ad abbracciarlo.

Eric non aveva nemmeno la lucidità per ricambiare l'abbraccio, limitandosi a poggiarle la testa su una spalla. Entrambi desideravano da tempo diventare tre, ma non si sarebbero mai aspettati che ciò sarebbe accaduto così velocemente. Lui continuava a guardarla incredulo, toccandole di tanto in tanto la pancia, cercando immediatamente di creare un legame con la piccola vita che stava crescendo li dentro.

Quando tornarono a casa annunciarono fieri la gravidanza ad Alan, il quale, dopo la tradizionale  battuta del “Oddio! Chi è il padre?”, gli annunciò di essersi finalmente fidanzato con la ragazza delle Risorse Umane che tanto gli piaceva. Si abbracciarono felici, festeggiando la gravidanza e la nuova fidanzata di Alan prima di correre a casa di Grell e William per dargli il lieto annuncio. Inutile dire che per poco non svenivano, li imbambolati sul divano con le facce sconvolte e le lacrime agli occhi che facevano capolino dietro le lenti da vista dei loro occhiali.

ANGOLO DELL'AUTRICE

TADAAAAAAAA! Scarlett è incinta!!!! *spara coriandoli, lancia in aria palloncini* Dato che vado un po' di fretta, vi ringrazio infinitamente per l'amore con cui mi seguite, ricordandovi che ogni recensione verrà apprezzata molto. Baci baci!

PandoraSutcliff

                                                                                                                                GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 ***


Capitolo 20

Capitolo 20

 

“Per essere al quinto mese di gravidanza ho una pancia piuttosto vistosa” pensò Scarlett, davanti allo specchio, di profilo e con la maglietta alzata.

Aveva letto innumerevoli libri sulla gravidanza, l'allattamento e tutto ciò che c'era da sapere sull'attesa e l'arrivo di un tenerissimo marmocchio che avrebbe fatto passare notti in bianco a tutti, rigurgitandole addosso fino a farle finire le magliette pulite. Ogni libro che leggeva riportava (se pur approssimativamente e con varianti da soggetto a soggetto) le dimensioni delle pance di mese in mese, e la sua era decisamente sproporzionata. Considerando che il padre di suo figlio era Eric, non si sarebbe stupita se fosse venuto al mondo un bambino gigante con il pizzetto. Rise a quel pensiero abbassandosi la maglietta ed uscendo dal bagno. Essendo una semi divinità, Scarlett non necessitava di alcun tipo di controllo medico, a meno che non decidesse di scoprire il sesso del bambino, ma loro preferivano fosse una sorpresa. Avevano passato un intero pomeriggio in compagnia di Grell, William, Ronald ed ovviamente Alan per cercare un nome al futuro arrivo.

Alla fine si trovò solo il nome maschile: Alister. Infondo mancavano ancora quattro mesi per decidere, così nessuno se ne faceva una malattia.

Scarlett lanciò uno sguardo all'orologio; segnava mezzogiorno ed un quarto. Quel giorno sia Eric che Alan sarebbero rimasti a lavorare fino alle cinque e lei non aveva la minima voglia di cucinare. Da quando era incinta le prendevano le voglie più assurde, accompagnate da una costante isteria: una volta fece uscire in tutta fretta Eric per andarle a comprare un barattolo di gelato alla nocciola alle tre del mattino, facendogli benedire il supermercato sotto casa aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. A volte Alan le stava lontano per giornate intere, temendo che potesse portargli via un braccio a morsi. Un giorno per poco non si mise a piangere nel vedere che il the era finito.

Fortunatamente per lei e per la sua inesistente voglia di cucinare, quello era il giorno libero di Grell, il quale sarebbe andato a pranzo da lei. Con un profondo sospiro si infilò di testa nella credenza, alla ricerca del sacchetto di caramelle gommose che aveva sapientemente nascosto dentro la sua scatola di biscotti integrali dietetici. Senza pensarci due volte sprofondò nel divano, buttando giù orsetti di gomma come se non ci fosse un domani. Abbassò lo sguardo sopra il sacchetto di orsetti poggiato sulla sua pancia, completamente nascosto dietro il seno immenso. Per la gioia di Eric era passata da una quinta ad una taglia non identificabile; da almeno un mese andava in giro senza un reggiseno perchè non trovava la taglia giusta e questa cosa le aveva causato una profonda crisi che l'aveva portata a mangiarsi le unghie.

Quando sentì suonare il campanello si sbrigò ad incastrare la busta di caramelle dietro i cuscini del divano, “correndo” ad aprire.

-Buondì mia cara!- squittì Grell, abbracciandola -Ti trovo in forma smagliante!-

-Ne sei sicuro papà?- piagnucolò Scarlett, una volta terminato l'abbraccio.

-Eccome… C'è qualcosa di diverso in te! Ah ecco! Ti si è ingrandito il seno, vero?-

Appena terminò la frase si rese conto dell’errore madornale che aveva commesso. Scarlett lo fissava con la stessa espressione di un bambino che sta per scoppiare in lacrime perché gli è caduto il ghiacciolo alla fragola nella sabbia.

-Hai visto?! Sto diventando una mucca!- strillò, scoppiando a piangere.

-N...Non è vero tesoro! Sei bellissima lo stesso- si affrettò a dire Grell, abbracciandola.

Per farsi perdonare, le preparò del buonissimo lancashire hotpot accompagnato da un idilliaco shortbread. Mangiò tutto voracemente, sotto lo sguardo preoccupato/terrorizzato di Grell, il quale evitava accuratamente il contatto visivo per parta che potesse mangiasse anche lui.

-Io defo manfiare pef due peffone- si era giustificata a bocca piena, mentre si riempiva nuovamente il piatto di lancashire hotpot.

-Dovrai anche mangiare per due persone, mia cara, ma non posso negare che sei abbastanza... Inquietante...- fece cautamente Grell, temendo di offenderla.

Senza dargli troppo peso, Scarlett finì di mangiare, allontanandosi dal tavolo con uno spintone.

-Ho una pancia enorme, per essere al quinto mese. Voglio dire, non dovrebbe essere così pronunciata- disse, tornando al suo carattere originale.

-La mia era decisamente più piccola,- concordò Grell, richiamando alla mente i ricordi della sua gravidanza –ma dato che il padre è Eric, magari nascerà un po’ più grande degli altri bambini. Mi chiedo come farai a farlo uscire…-

-Sei davvero d’incoraggiamento papà!- scattò irritata Scarlett, guardandolo storto.

-Puoi sempre optare per il cesareo. In un secondo ti aprono e voilà, il bambino esce fuori.-

-Basta che esce, in un modo o nell’altro-

Il discorso terminò quando Alan fece il suo ingresso in salotto, con l'espressione di un cane bastonato e gli occhi vagamente arrossati.

-Alan! Che ti è successo?- chiese in tono materno Scarlett -Come mai sei uscito prima?-

Lo Shinigami sbiascicò qualcosa, barricandosi in camera sua. Grell lo guardò compassionevole, sbrigandosi ad andarsene per dare modo a Scarlett di stare vicino ad Alan.

 

Due minuti scarsi dopo, Scarlett era seduta sul letto di Alan accanto a lui, il quale era rannicchiato sul letto con ancora addosso la divisa e gli occhi lucidi.

-Capisci Scarlett?! Io l'amavo con tutto il cuore!- piagnucolò, quasi urlando.

-Shhh! Cerca di calmarti- disse lei, accarezzandogli la schiena -sei un bravo ragazzo e meriti di meglio di una schizzinosa che ti ha lasciato per quello del Reparto Amministrativo. Adesso cerca solo di calmarti adesso. Sai che puoi parlare con me, o meglio, con noi, quando vuoi-

-Grazie Scarly, lo apprezzo davvero- continuò, abbozzando un sorriso.

Scarlett rimase ancora un po’ con lui finché non si calmò del tutto. Quando uscì in salotto si trovò davanti Eric comodamente sdraiato sul divano, senza scarpe e con la cravatta abbandonata li accanto.

-Come sta?- chiese preoccupato.

-Se la caverà. Ha solo bisogno di elaborare la cosa. Perché stasera ve ne andate al pub?- propose Scarlett, che nel frattempo di era seduta accanto a lui.

-Uno, voglio stare con voi- disse, cingendole la vita con un braccio –e due, beh, sono sposato. E non credo che alla mia signora in dolce attesa faccia piacere se un branco di ragazzine cominciassero a gironzolarmi attorno, come falene ipnotizzate dalla luce-

Enfatizzava fastidiosamente ogni parola, sperando che Scarlett abbandonasse la sua idea.

-Per il mio Alan questo ed altro. E la tua signora in dolce attesa potrebbe benissimo raggiungervi e rompere la testa ad ognuna di quelle piccole sgualdrinelle senza compiere il minimo sforzo- rispose, con un sorrisetto da bambina innocente.

Eric si lasciò sfuggire un profondo sospiro, tracciando con un dito il contorno della sua pancia.

-Alan è il tuo, il nostro, migliore amico e sta passando un brutto momento. Adesso ti alzi da questo divano, ti togli quella divisa e andate da qualche parte. Tanto noi non scappiamo, attendiamo qui il vostro arrivo-

Poco dopo, Eric si era alzato dal divano, si era cambiato ed aveva fatto irruzione in camera di Alan, obbligandolo ad andare nel loro pub preferito. Scarlett aveva preferito restare a casa per due motivi: uno, restare li a guardare gente bere birra e doversi limitare ad una fastidiosissima bevanda analcolica non l’entusiasmava affatto e due, la gravidanza le aveva donato un super olfatto che trasformava qualsiasi odore in sgradevole, quindi trascorrere la serata in un pub che olezzava di frittura e fumo, beh, preferiva di gran lunga restarsene a casa. Magari a guardare un film in tv, ingozzandosi di caramelle gommose.  

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Non ho voglia di recitarvi il solito discorso di scuse, lo saprete già a memoria. In ogni caso, eccoci quiii! Chissà quando nascerà il bambino della nostra Scarly e del nostro Eric? Esatto, nel prossimo capitolo! Tra soli due capitoli, la mia fan fiction finirà. Se vi è piaciuta, però, posso anche creare dei piccoli capitolo “extra”, narranti le vicende di Scarlett e la sua bizzarra famiglia ^^

 

Baci Baci

 

Pandora Sutcliff

 

                                           GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 ***


CAPITOLO 21

Capitolo 21

 

Nove e mezza del mattino. Era davvero una bellissima giornata di sole, e Scarlett ne approfittava per starsene seduta in terrazza, a sorseggiare il suo the ed a guardare la vita scorrere sotto di lei.

Ormai il parto era alle porte, il parto programmato era previsto tra una settimana scarsa, e nel frattempo, tutti avevano deciso di concedersi del sano relax prima dell’arrivo del bambino: Grell e William erano alle Hawaii, a concedersi una vacanza da soli prima di diventare nonni; Eric aveva deciso di fare l’intera giornata di lavoro per poi prendersi una settimana dopo la nascita del bambino; Alan aveva il giorno libero e finalmente si era deciso a chiudere con la sua ex e Scarlett aveva iniziato a darsi ai corsi di yoga preparto.

Le ultime settimane erano davvero pesanti, ed il bambino era decisamente irrequieto, ansioso di uscire fuori e conoscere il mondo. Era così stanca che passava la maggior parte del tempo a dormire, dormire ed ancora dormire, faticando a restare in piedi per più di due minuti. Avvertiva una forte pressione nel basso ventre, ma il medico l’aveva tranquillizzata spiegando che le ultime settimane era del tutto normale. Così, dopo aver terminato il suo the, rientrò barcollante in salotto, dove Alan guardava la tv, ancora in pigiama e con la tazza del porridge in mano.

-Come state?- chiese, notando un’espressione particolarmente sofferente sul volto di Scarlett.

-Avverto una forte pressione, è più forte di ieri, ma immagino sia normale. Vado a sdraiarmi-

-Mh, sicura di stare bene?-

La ragazza annuì con la testa, cercando di andare in camera quando avvertì un crampo atroce, che la costrinse a sedersi sulla poltrona. Improvvisamente uno strano liquido iniziò a colarle lungo le gambe, bagnandole la camicia da notte.

-Scarlett? Scarlett stai bene?- chiese preoccupatissimo Alan,il quale era balzato in piedi per andarle in contro.

-Credo mi si siano rotte le acque…- disse lei, fissando il vuoto sconvolta.

-Merda…- ansimò terrorizzato lui, guardandolo shoccata –E Adesso?!-

-Alan calmati! Adesso ti vesti velocemente, prendi il mio borsone sotto il letto e mi porti in ospedale, ok?- disse lei, cercando di mantenere la calma.

Alan annuì spasmodicamente, correndo in camera ed infilandosi i primi panni che trovò lungo il suo tragitto. Intanto, Scarlett aveva raggiunto camera sua “aggrappandosi” al muro, infilandosi un vestito rosso pulito, delle mutande ed un paio di scarpe che non fossero bagnate di qualche strana sostanza uscita dal suo utero. In breve tempo uscirono di casa, restando shoccati quando si ricordarono che Eric aveva preso l’auto per andare al lavoro. Così, Alan telefonò in tutta fretta un taxi, con Scarlett in preda ad un attacco di nervi: non aveva mai sopportato il dolore.

Quello probabilmente fu il viaggio più stressante che quel povero tassista avesse mai fatto in tutta la sua vita, con un Alan vittima di una crisi di panico ed una Scarlett inferocita, che gli urlava di mantenere la calma mentre gli arpionava una mano con le unghie in preda contrazioni. Li scaricò davanti l’ospedale, dove un’infermiera si era catapultata verso la ragazza portandola dentro, precedentemente avvisata da una telefonata fatta in quello stesso taxi poco prima.

-Chiama Eric e digli che sta per diventare padre!- gli urlò contro Scarlett, prima di scomparire in sedia a rotelle dietro le porte a vetro dell’ospedale.

Dopo aver pagato il tassista (il quale probabilmente aveva chiesto qualche decina di sterline in più per lo stress), estrasse nervosamente il cellulare dalla tasca, componendo il numero di Eric.

-Alan? Che c’è, sono in miss…- venne interrotto.

-A Scarlett si sono rotte le acque, siamo in ospedale- disse tutto d’un fiato.

Silenzio.

-Mi prendi per il culo?-

-Assolutamente no! È appena entrata con un infermiera-

Sospirò di stanchezza. Come poteva essere così calmo e pacato davanti un’affermazione del genere?!–Ok. Senti fratello, sono pieno di lavoro, ma adesso chiedo al Ramo Principale se possono farmi questo favore. Ne dubito, dato che prenderò una settimana. Comunque, prima delle sei non credo di farcela. Resta con lei e non lasciarla nemmeno per un secondo, a meno che lei non ti cacci urlando. Fallo per me-

-Ok, resto io con lei, non ti preoccupare-

-Grazie Alan, ti chiamo più tardi-

Entrare in un reparto di maternità per la prima volta era un’esperienza assurda. Ovunque c’erano marmocchi, persone festanti e donne che urlavano come assatanate, con un cancan di infermiere che entravano ed uscivano da una stanza all’altra.

-Chi cerca?- chiese un’infermiera enorme, fissandolo dall’alto al basso.

-Ehm… Scarlett Spears, la ragazza che è entrata poco fa, sono qui per lei-

-Oh, allora lei è il padre!- squittì l’infermiera, abbracciandolo con trasporto –Congratulazioni! È il suo primo figlio? È emozionato?-

-V… Veramente io non sono il padre, sono, ehm, il fratello- disse d’impulso, sperando che così lo facessero entrare.

-Oh, allora è lo zio? Congratulazioni lo stesso! Prego, le faccio strada- disse il donnone, accompagnandolo nella stanza di Scarlett.

Quando entrò, la trovò sdraiata in un letto, delirante e con una schiera di infermiere che le giravano attorno, cercando di tranquillizzarla in tutti i modi possibili immaginabili, dai farmaci all’aromaterapia.

-Alan!- urlò felice, appena lo vide entrare.

-Ah! Così lei è il padre! Congratulazioni, tra poco avrà il suo bambino! Vuole tagliare il cordone quando nascerà? Stiamo aspettando la dottoressa, ma con una dilatazione di un centimetro, beh, ne avremo ancora per molto!- disse un’ostetrica, stringendogli la mano con entusiasmo.

-Veramente io… Io sarei lo zio- rispose lui, abbastanza imbarazzato –Il padre è momentaneamente impegnato e così… Eccomi qui…-

Le ostetrica annuì distrattamente, perdendo improvvisamente ogni interesse verso Alan, mentre le altre ostetriche avevano ripreso a girare freneticamente attorno ad una Scarlett delirante. Così, il povero Alan prese una sedia e si mise accanto a lei, tenendole la mano e cercando di non ritirarla quando ad ogni contrazione glie la perforava con le unghie, e a guardare dall’altra parte quando le infermiere alzavano le lenzuola per controllare la situazione “la sotto”. Sotto effetto di gas anestetico, finalmente divenne, così da permettere alle ostetriche di dedicarsi ad altre partorienti.

-Dov’è Eric?- piagnucolò Scarlett, una volta che tutti se ne andarono.

-In missione con Ronald, sarà molto impegnativa, ma non preoccuparti, rimarrò qui finché non arriva. Mi ha anche detto di aver chiamato i tuoi, torneranno dalle Hawaii con il primo volo disponibile- disse lui, cercando di tranquillizzarla.

-Oh Alan! Grazie al cielo ho te!-

Alan si limitò a farle un sorriso, accarezzandole la mano. Era il minimo che potesse fare dopo le innumerevoli notti insonne che aveva passato con lui quando aveva lasciato la sua ragazza, di tutte le volte che Scarlett c’era stata quando aveva bisogno di parlare con qualcuno. Quattro ore dopo, la situazione non si era evoluta granché: Scarlett non era ancora pronta per partorire ed Eric ne avrebbe avuto ancora fino alle sei di sera, e contando che era l’una e mezza, l’ipotesi che il bambino venisse al mondo prima dell’arrivo di Eric si concretizzava minuto dopo minuto, scatenandole una crisi isterica. Improvvisamente, il telefono di Alan iniziò a squillare, proprio nel bel mezzo di una contrazione più dolorosa delle altre.

L’urlo agonizzante di Scarlett rispose prima di Alan.

-P…Pronto?-

-Alan, abbiamo un problema. Sei accanto a Scarlett, quindi non commentare nulla di ciò che sto per dirti. Rispondi solo si o no alle mie domande, chiaro?- disse lui, in tono asciutto.

-Ok- rispose titubante Alan.

-Ho detto si o no, non ok!- ringhiò lui –Comunque, quando ti dirò questa cosa non fare versi o commenti strani. Abbiamo due notizie. Una buona ed una cattiva. La buona è che sono riuscito ad uscire prima. La cattiva è… Che mi hanno arrestato-

-Che…?!-

-ALAN STA ZITTO! Immagino che mi tratterranno qui ancora per molto. Ti prego, se non faccio in tempo, voglio che sia tu a tagliare il cordone ombelicale di mio figlio…-

-Che cosa?- chiese una voce dall’altra parte della cornetta –Signor Slingby, la sua donna sta partorendo?- chiese quello che doveva essere uno sbirro.

-È da quando mi avete preso che cerco di dirvelo! Secondo voi perché sfrecciavo a centocinquanta chilometri orari sulla corsia d’emergenza?! Perché sono pazzo?!- sbraitò Eric.

-Gente!- disse il poliziotto ai suoi subordinati –Il signor Slingby sta per diventare padre! Scortatelo subito all’ospedale! Ci scusi per il fastidio arrecatogli signore, e congratulazioni per il lieto evento!- disse, rivolto ad Eric.

La conversazione finì cosi e la chiamata venne attaccata, lasciando Alan piuttosto basito.

-Alan, che sta succedendo?- chiese preoccupata Scarlett, alla quale erano giunti una serie di brusii confusi e poco chiari.

-Shh, relax mia cara, andrà tutto bene. In un modo o nell’altro, Eric arriverà qui, a costo di farsi scortare dalla polizia!- ridacchiò lui, cercando di trasformare un’affermazione in una battuta.

-Ma che cazzo diciaaah!- urlò lei, in preda ad una contrazione.

Poco dopo, l’ostetrica grassoccia che accolse Alan fece il suo ingresso trionfante in sala, controllando le condizioni di Scarlett con un’espressione soddisfatta.

-Bene, è completamente dilatata. Possiamo far uscire quel bambino!- disse entusiasta lei, infilandosi dei guanti in lattice azzurri –Aspettiamo una decina di minuti che arrivi la dottoressa e siamo pronti.-

-No! Non può nascere! Dobbiamo aspettare mio marito!- urlò istericamente lei, senza lasciare la mano del povero Alan, nella quale ormai non circolava più sangue.

-Ma signora…-

-Non me ne frega un caaah!- urlò, in preda ad un’altra contrazione.

-Scarlett, cerca di ragiona…- Alan venne bruscamente interrotto da una sfilza di minacce ed insulti, che gli fecero gentilmente capire che se non fosse uscito di corsa a telefonare Eric, la sua vita sarebbe terminata a ventisei anni in circostanze drammatiche.

Era appena uscito dalla stanza con l’intento di telefonare Eric quando se lo ritrovò di fronte, trafelato e con ancora la divisa addosso, tutta sgualcita.

-Eric! Menomale ti stavo per telefonare! Sta per nascere!-

-Grazie di tutto fratello!- ringraziò Eric, abbracciandolo con un po’ troppa forza.

-E di che- rispose lui, con un filo di voce gracchiante.

 

-Coraggio, una bella spinta!- incitò la dottoressa, giunta di corsa sul posto per assistere Scarlett.

-Non senza mio marito!- piagnucolò lei, stringendo spasmodicamente le sbarre del letto, con le ginocchia quasi alle orecchie e la mascherina dell’ossigeno.

-Eric!- strillò felice, vedendoselo entrare di corsa dalla porta.

-Scarlett! Ho fatto più un fretta che potevo!- disse, baciandole la fronte-

-Dio sia lodato, la stavamo aspettando con ansia, sa?- sospirò l’ostetrica.

Adesso, il bambino poteva anche nascere! Con tutte le forze che le restavano, puntò i piedi contro le staffe spingendo più che poteva, strizzando gli occhi per il dolore. Ad ogni contrazione, le sembrava di poter morire.

-Coraggio, un’altra spinta ed è fatta!- incitò l’ostetrica.

Dopo un’ultima spinta più forte delle altre, il bambino uscì fuori, strillando come un matto.

-Congratulazioni, è un maschietto!-

-Un maschio…- ripeté incredulo Eric, osservando quella piccola creaturina sgocciolante dimenarsi ed urlare a pieni polmoni. Tagliò anche il cordone ombelicale, con la mano tremante e gli occhi lucidi. Stavano già iniziando a lavare il piccolo quando…

-Aspettate… Ma c’è un altro bambino!- esclamò incredula l’ostetrica, intravedendo un’altra testolina tentare di farsi largo.

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

OMMIODDIO MA STA PARTORENDO?!?!?!

Sì, lo ha fatto, e lo farà ancora. Surpriseee! Sono due gemelli. Chissà se sarà un maschietto o una femminuccia… Io lo so già (ma dai?!)

In ogni caso, non sono stata rapita dagli alieni, non sono stata ostaggio di una banda di narcotrafficanti,non sono stata in coma vegetativo per tutto il periodo della mia assenza, ho avuto semplicemente una montagna di impegni TwT

In ogni caso, grazie a chi mi segue, chi mi seguirà e chi lo fa dal primo capitolo, siete splendidi (anche se avete dimenticato come si recensisce).

Pandora vi ama tutti, ed è qui per ricordarvi che ogni ritardo di pubblicazione, è frutto della sua vita movimentata e caotica.

Kiss kiss

 

Pandora Sutfùcliff

 

                                              GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 22 ***


CAp 22

CAPITOLO 22

 

-Eh?!- dissero Scarlett ed Eric all’unisono, tutti impegnati ad osservare amorevolmente il loro bambino mentre veniva pesato e ripulito.

-Sì, c’è un altro bambino, e dobbiamo farlo nascere velocemente. Per facilitare le operazioni dovrò usare il forcipe. Coraggio Scarlett, deve uscire velocemente, altrimenti dobbiamo richiedere un cesareo d’urgenza.- disse gravemente l’ostetrica, prendendo una pinza gigante dall’aspetto minaccioso.

Con un profondo sospiro, Scarlett puntò bene i piedi nelle staffe, raccolse le ultime forze che le restavano prima di riprendere a spingere, stremata e tremante per lo sforzo. Era appena iniziato i secondo ed imprevisto round: quel bambino doveva uscire illeso, a costo della sua stessa vita.

-Dai piccola ce la puoi fare- disse piano Eric, cercando di riprendersi dallo shock.

Dopo un paio di spinte ed una buona dose di dolore, la seconda creatura inaspettata venne al mondo con un sonoro vagito, facendo tirare un sospiro di sollievo ai due ragazzi, preoccupati per la vita del loro inatteso piccolo.

-E questa qui, invece, è una femminuccia- sospirò l’ostetrica, tirandola fuori con soddisfazione.

-Ecco perché avevo una pancia così immensa.- sorrise Scarlett, abbandonandosi all’indietro.

Dopo che Eric ebbe tagliato il secondo cordone, i bambini vennero pesati, lavati, avvolti in una coperta e dati ai rispettivi genitori, desiderosi di abbracciarli e coccolarli. Essendosi accertate che madre e bambini stessero bene, le ostetriche decisero di lasciare sola l’allegra famigliola, così da lasciarli realizzare di essere diventati quattro invece che tre.

-Sono due… Ci credi che abbiamo due figli?- chiese ancora incredulo Eric, prendendo in braccio il maschietto, con i capelli biondo scuro e le manine paffute –Lui è Alister, e la piccola, come la chiamiamo?-

-Mh- fece pensosa Scarlett, osservando attentamente la piccola. Aveva i capelli rossi ed ingarbugliati, con gli occhi verde Shinigami ed i lineamenti minuti –Angelina…- mormorò infine, sperando che ad Eric il nome piacesse tanto quanto a lei.

-Madame Red!- sorrise lui –La prima ed ultima fidanzata di tuo padre! Angelina ed Alister, suonano bene. Mi piacciono.- disse infine, baciando sua moglie.

-A papà Grell piacerà un sacco- ridacchiò lei, guardando sua figlia con occhi pieni d’amore.

Poco dopo Alan entrò timidamente nella stanza, restando shoccato alla vista di due bebè. Rifiutò gentilmente la proposta di prenderli in braccio: non aveva mai preso in braccio un bambino piccolo, e l’idea di potergli far male lo terrorizzava alquanto. Alla fine, Scarlett lo convinse a prenderli tutti e due in braccio. Era quasi comico vederlo lì, seduto su una poltrona con i due bambini in braccio e l’espressione terrorizzata di una nonnetta apprensiva.

-Eric, Alister è la tua fotocopia…- disse incredulo, guardando il piccolo –E guarda che mani grandi! È esattamente il bambino gigante e con il pizzetto che tutti ci aspettavamo… Beh, forse non ha il pizzetto ed Angelina…- osservò attentamente la bambina, che a differenza di Alister puntava su di lui i suoi grandi occhi verde acido, rapendogli il cuore con il suo sorriso innocente.

-Lei sarà la principessina dello zio. E se qualcuno ti farà soffrire, lo zio Alan andrà a farci due chiacchiere. Oh, se andrà a farci due chiacchiere, e si porterà anche il fratello, vero Alister? Nessuno farà soffrire tua sorella, e tu la proteggerai-

A quelle parole, Scarlett non poté a meno di farsi scappare una risatina, ricordando quando Grell le raccontava della prima volta in cui Ronald andò a fargli visita, terrorizzato all’idea di prenderla in braccio ed altrettanto terrorizzato all’idea che qualcuno potesse far soffrire la sua nipotina preferita, nonché l’unica che avesse.

-A proposito Eric, divertito con Scotland Yard?- ridacchiò Alan, lanciando un’occhiatina a Scarlett, sperando che appoggiasse la battuta. Invece, Scarlett sbarrò gli occhi stupita.

-Scotland Yard?- ripeté lei, guardando Eric perplessa.

-Grazie Alan, Scarlett ancora non sapeva nulla- disse lui,con gli occhi spiritati.

In tutta risposta, il ragazzo iniziò a fissare le pareti azzurre della stanza, sperando che Scarlett fosse così stordita da non fare domande. Ed invece…

-Che storia è questa?!- chiese imbestialita lei, ringraziando che Eric non avesse in braccio nessun bambino per poterlo picchiare meglio.

-Amore, giuro che ti avrei spiegato tutto una volta calmate le acque, e adesso, grazie al mio amico Alan,- ringhiò, calcando la parola “amico” – quel momento è giunto. Grazie a Ronald ed alla comprensione del Ramo Generale sono uscito prima, ma essendo imbottigliato nel traffico, ho fatto una cazzata, sfrecciando a centoquaranta chilometri orari sulla corsia d’emergenza. Così una pattuglia passata li per caso mi ha fermato, mi ha sequestrato la macchina e mi ha portato in caserma per il verbale. Appena hanno saputo che la mia donna stava per partorire mi hanno scortato fino a qui, dicendo che me la sarei potuta cavare con trecento sterline di multa, il ritiro della patente ed il sequestro della vettura così… Beh, eccomi qui- concluse, sperando che Scarlett non iniziasse a lanciargli contro tutto quello che si trovava davanti, urlando come una pazza e sputando fiamme dalla bocca.

Alan aveva stretto a sé i bambini, cercando di proteggerli dall’imminente sfuriata, eppure Scarlett rimase stranamente calma, quasi impassibile. “Magari è sotto effetto di morfina” pensò Eric, iniziando a sudare visibilmente sotto il colletto della camicia.

-E ho anche i polsi rigati dalle manette, guarda,- disse, alzandosi i polsini della camicia e rivelando due abrasioni rosse all’altezza dei polsi –mi hanno trattato come un criminale…-

-Non ho parole- disse seria Scarlett, incrociando le braccia al petto –Cioè, ti sei fatto arrestare per non perderti la nascita di tuo, dei tuoi figli?- si corresse all’ultimo minuto.

-Sì, mi sono fatto arrestare per non perdere la nascita dei miei figli. Scusa, ok?-

Contro ogni previsione, Scarlett scoppiò a ridere sguaiatamente, attirando su di se gli sguardi confusi dei due ragazzi, che non si sarebbero mai aspettati una cosa del genere.

-Oh amore mio, quanto sei stupido! Davvero hai fatto una cosa del genere per noi?- rise lei, afferrandolo per la cravatta e rubandogli un bacio.

Dopo aver riconsegnato i marmocchi ai legittimi genitori, Alan si offrì di scattargli qualche foto, commuovendosi visibilmente quando Scarlett ed Eric gli chiesero di fare una foto con loro, dato che ormai era parte della loro famiglia. Quando Grell e William telefonarono dall’aeroporto di Maui per accertarsi che la loro bambina stesse bene, i due tralasciarono di dirgli che invece di un bambino ne erano nati due, mantenendosi vaghi sulla descrizione e soprattutto sul sesso del bambino. Avrebbero avuto una bella sorpresa quando, di ritorno dalla loro vacanza da sogno precocemente interrotta, si sarebbero ritrovati due nipotini al prezzo di uno.

Alla fine, l’enorme ostetrica entrò nella stanza, annunciando che l’orario visite era terminato e che Alan ed Eric dovevano gentilmente sloggiare, lasciando Scarlett sola ai suoi dolori ed ai suoi bambini nuovi di zecca.

Erano davvero bellissimi, con quegli occhietti verde acido e quei capelli arruffati. Le venne un tuffo al cuore quando se li vide portare via, con la promessa di riaverli il giorno dopo. Passò tutta la notte con il cellulare in mano, ad osservare la foto che gli aveva scattato Alan. Non era abituata a dormire da sola, a girarsi e non trovarsi accanto Eric, e poi, le pareti azzurre della stanza le davano una sensazione sgradevole di freddo. Lei rivoleva quelle rosso mogano di camera sua, il suo letto con le lenzuola che odoravano di Eric, non di detersivo industriale usato nelle lavanderie ospedaliere.

-Sarà una lunga nottata…- sospirò lei, trovando qualche difficoltà a rigirarsi, tutta indolenzita e con tanta voglia dei suoi bambini.

L'ANGOLO DELL'AUTRICE.

Ohaaayo! Mea culpa, mea culpa. Se quello di prima era un periodaccio, questo è ancora peggio. Altra sfilata, altro vestito, stessi compiti. Beh, comunque, meglio tardi che mai, ecco la piccola Angelina! Ma che bella famigliola, eh?! Ma adesso giungiamo al succo della questione: il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Ebbene sì, la mia ff è quasi finita. Se vi è piaciuta, però, posso scrivere dei piccoli capitoli extra prima di mettere realmente la parola FINE su questa fanfiction (la prima che ho scritto su Black Butler, s'intende)

Pan vi ama tutte, anche se avete dimenticato come si fa a recensire, sono lusingata dal fatto che abbiate scelto di seguire la mia fanfiction.

Pace ed amore <3

PandoraSutcliff.

                                                                                               GRAZIE PER AVER LETTO!

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 23 ***


Cap 23

Capitolo 23

 

-Angie! Lascia stare tuo fratello!- urlò Scarlett dal bagno, intravedendo con la coda dell’occhio la bambina saltare addosso a suo fratello e picchiarlo con una spada in gommapiuma –E non stropicciatevi, abbiamo il pranzo con i nonni!-

-Ma non lo sto picchiando!- squittì furba Angelina, ancora arrampicata sul fratellino che cercava disperatamente di liberarsi dalla sua presa.

Erano cresciuti così in fretta, che Scarlett ed Eric quasi non ci credevano. I loro piccoli avevano già sei anni. Angelina era diventata una peste: scatenata e un po’ maschiaccio, esattamente come Scarlett da piccola, con quei codini ribelli ed una morbida frangetta a V che le incorniciava il viso. Passava tutte le sue giornate a tormentare Alister, che tentava di difendersi colpendola con i suoi amati libri. Aveva appena sei anni ed aveva già letto tutti i libro per bambini della libreria sotto casa. Un piccolo William con i capelli biondo scuro, ripeteva sempre Grell.

-E se non lo stai picchiando perché lo sento lamentarsi?-

Angelina cercò velocemente di accampare qualche altra scusa poco credibile quando Eric l’afferrò a tradimento, liberando così il povero Alister dalla “furia omicida” di sua sorella.

-Piccola peste- ridacchio, poggiandola a terra per poi aiutare Alister a rialzarsi e ritrovare i suoi preziosi occhiali da vista.

Proprio quando il bambino stava per farle una linguaccia e ridare inizio ai combattimenti, il campanello della porta suonò, arrivando come un trattato di pace.

-Vado ad aprire io!- disse immediatamente Angelina, trotterellando verso la porta felice con le sue ballerine in vernice nera che risuonavano sul parquet, mentre Alister fissava con un’espressione di sufficienza sua sorella. A volte la reputava stupida, così esuberante e chiassosa.

-Zio Alan!- urlò felice, saltandogli letteralmente addosso.

Tre mesi dopo il parto di Scarlett, lei ed Eric avevano deciso finalmente di acquistare una bella villetta in periferia, con un grande giardino dove i bambini potessero giocare in libertà, adottando anche un grosso cagnone nero, che in preda ad un momento di pura originalità, decisero di chiamare Sebastian, scatenandosi contro le ire di Grell.

Scarlett ed Eric andarono subito ad accoglierlo, seguiti da Alister che si limitò ad un saluto decisamente troppo formale. Poco dopo, arrivarono anche Grell e William accompagnati da Ronald, vestiti abbastanza eleganti per i loro pranzi di famiglia domenicali. Scarlett aveva apparecchiato in giardino, sfruttando gli ultimi soli settembrini per un bel pranzo domenicale in giardino. Eric ed Alan si occupavano della griglia, con Ronald e William alle loro spalle intenti a criticare il loro lavoro, senza dare effettivamente una mano; Grell e Scarlett, invece, si concedevano un po’ di chiacchiere “fra donne”, seduti su un dondolo a sorseggiare vino bianco, mentre i bambini giocavano a ricorrersi con Sebastian (il cane). Quando le salsicce e le bistecche vennero finalmente cotte, tutta la famiglia si radunò a tavola per mangiare lanciando gli avanzi al cane, che tutto felice spazzolava qualsiasi cosa cadesse dalla tavola.

Una grande famiglia felice, come quelle dei telefilm americani che si radunano assieme per i barbecue domenicale, con l’immancabile cane di famiglia che scodinzola felice ai piedi del tavolo. Era proprio in quelle occasioni che Scarlett rivedeva in Angelina lei da piccola: quando attendeva con ansia la domenica per il pranzo tutti assieme, aiutando Grell a preparare il pranzo e successivamente divertendosi a guardare William e Ronald che giocavano a poker sgranocchiando noccioline e bevendo scotch. Amava la sua famiglia più di ogni altra cosa al mondo. Amava da morire i suoi genitori, che per quanto potessero essere diversi, erano i genitori migliori che avesse mai potuto desiderare. Amava anche Ronald, il suo adorato zietto, quello con cui aveva sempre avuto un bellissimo rapporto. Amava Alan, il fratello che non aveva mai avuto e tanto desiderato, quello con cui scherzare e a volte litigare. E soprattutto amava suo marito, i suoi bambini ed il loro cagnone, che aveva reso la loro famiglia davvero perfetta.

Ne erano successe così tante che ritrovarsi ancora tutti assieme sembrava follia.

Sembrava passata un’eternità dal suo primo giorno come matricola, dal suo primo incontro con quello che sarebbe diventato suo fratello e quello che invece sarebbe diventato l’uomo della sua vita. Sembrava passata un’eternità anche dall’esame finale, dalla proposta di matrimonio al matrimonio, compresa la scoperta della sua gravidanza. Sembravano passati appena due giorni invece dalla nascita dei loro bambini, che avevano riempito le loro vite con le loro risate per casa.

Dopo pranzo, ebbero modo di dedicarsi a qualche attività tipicamente domenicale, come i giochi di società, dove puntualmente Angelina ed Alan si coalizzavano tra di loro, battendo sempre tutti per poi vantarsene spudoratamente per il resto della giornata.

Dopo aver guardato tutti assieme una stupida commedia per famiglia ed essersi fatti due risate, cenarono assieme con qualcosa di leggero, terminando così anche quella domenica. Alister ed Angelina si addormentarono sul divano subito dopo cena, facendo sì che Scarlett ed Eric dovessero metterli a letto. Rimasero ad osservare i loro bambini dormire beatamente, avvolti nelle coperte dei loro lettini.

 

-Ci pensi che hanno già sei anni?- chiese Scarlett, infilandosi sotto le coperte e rannicchiandosi contro Eric.

-Sono cresciuti così in fretta- sorrise lui, abbracciandola.

In pochi minuti, si ritrovarono entrambi ad immaginarseli adulti, frequentare il loro primo giorno al Dipartimento, emozionati ed agitati, proprio come loro da giovani.

Due novizi agitati ed impacciati, il cui unico desiderio era quello di diventare Shinigami. Perché nessuno di loro due si sarebbe mai immaginato un seguito così radioso, con una famiglia così calorosa ed affettuosa.

-Dai dormiamo, domani dobbiamo andare a lavorare.- sospirò Eric, facendo sbuffare Scarlett.

-Devi sempre rovinare tutti i bei momenti, eh?-

Si addormentarono velocemente, consapevoli del fatto che nell’arco di un’ora scarsa, i loro piccoli sarebbero arrivati ad infilarsi tra di loro accompagnati dal loro ingombrante meticcio,  motivo per il quale Scarlett aveva insistito per comprare un letto matrimoniale più grande.

Come immaginava il suo futuro da piccola poco se lo ricordava, ma una cosa era certa: qualsiasi aspettativa avesse avuto, quella vita la superava di gran lunga.

Una bellissima casa, un marito perfetto, due bellissimi bambini, un dolcissimo cucciolone ed una famiglia spettacolare, composta da due padri eccezionali, lo zio adottivo migliore del mondo, un fratello adottivo altrettanto strepitoso e soprattutto il lavoro a cui ambiva fin da bambina.

Tutto semplicemente perfetto.

 

 

 

 

                                                        THE END.



ANGOLO DELL'AUTRICE.

Sì. è finita. Questo era l'ultimo capitolo. Sapete, aver finito di pubblicarla è una strana sensazione, mi fà sentire... Strana. Ma non temete! Pandora inserirà dei piccoli capitoli extra (non so quando, sono mooolto impegnata), ma sappiate che li pubblicherò. Non è ancora il momento dei ringraziamenti finali, quindi, posso solamente dire: A PRESTO! *parte Monochrome no Kiss* Hahaha,no, era ridicolo.
Un graaande bacio!

Pandora Sutcliff<3

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