The Redeemed

di Rinkaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nascita del Peccatore ***
Capitolo 2: *** Mafia a New York ***
Capitolo 3: *** Omicidio ***
Capitolo 4: *** Desiderio di redenzione ***



Capitolo 1
*** La nascita del Peccatore ***


New York, National Bank of New York, 03.35

Al riparo dalle telecamere, un'ombra si aggira furtiva per i corridoi della banca, senza essere notata da nessuno.

Un ragazzo sui vent'anni, con addosso solo una felpa nera col cappuccio calato sul volto, dei jeans e un sacco di tela si avvicina al cavò, nel quale sono contenuti i soldi dei milioni di contribuenti che popolano l'enorme metropoli.

Anche se le luci dei corridoi sono accese e le guardie ben attente ad ogni movimento sospetto non viene notato, il tutto grazie a un velo di oscurità che gli aleggia intorno. Gli apparecchi lo filmano come una semplice anomalia, senza insospettire minimamente gli uomini.

Il giovane fa tutto con calma, oltrepassa l'accesso blindato del cavò senza prima aprirlo e, appena si ritrova all'interno, si sbizzarrisce, ma non prima di aver disattivato gli apparecchi coi suoi poteri. Tutto nel video viene oscurato, lo schermo diventa nero e i poliziotti cominciano a mobilitarsi ma, quando finalmente riescono a fare irruzione nella stanza, non ci trovano nulla, se non un milione di dollari in meno.

 

Edward Kane si svegliò di buon'ora, liberandosi in un forte sbadiglio e si alzò, distendendo i muscoli.

Era un ragazzo giovane, che da poco aveva finito l'Università, diplomandosi i scienze tecnologiche e robotica.

Nonostante lo si potesse definire un vero e proprio “secchione”, aveva un fisico atletico e slanciato, con ampi muscoli nascosti dalle camicie, spesso bianche, che indossava.

I capelli neri erano sempre della stessa lunghezza, tirati all'indietro ma con qualche ciocca che gli ricadeva sulla fronte. I profondi e penetranti occhi azzurri attiravano spesso le ragazze, che di certo non si faceva mai mancare e lavorava in una piccola libreria non molto distante da casa sua.

Non appena accese distrattamente il televisore la voce di una giornalista parlò dell'ormai famosissimo furto alla National Bank per mano del famigerato ladro oscuro “Sinner”.

Quel furto Edward lo conosceva bene, visto che il ladro era lui stesso.

Da qualche mese degli incubi avevano iniziato a tormentarlo e, con quelli, erano arrivati i poteri.

Si era reso conto in fretta di cosa era in grado di fare, ma ancora non capiva il perchè di tutto ciò, visto che un'amnesia gli aveva cancellato i due mesi precedenti alla comparsa dei poteri.

Il ragazzo riusciva a controllare l'oscurità e, quindi, le ombre e quasi tutto ciò che lo circondava. Grazie a questo gli era stato facilissimo riuscire ad entrare nel cavò della banca, unendosi per poco tempo alle ombre del corridoio e riuscendo ad oltrepassare la porta blindata che separava il corridoio della banca da tutti quei soldi.

La giornalista diceva che i soldi ancora non erano stati ritrovati e, a quanto pare, nemmeno spesi ma la realtà era che Edward, quei soldi, non li aveva più dalla notte stessa in cui li aveva rubati.

I debiti erano molti e, per poter pagare la casa, aveva dovuto domandare aiuto a uno strozzino ma questa era, ormai, storia vecchia.

Ora il giovane aveva compreso le sue capacità, la National Bank era stata una bazzecola.

Voleva testare il suo corpo, i suoi potere e scoprire tutto ciò che era in grado di fare e aveva davanti a sé numerose opportunità per realizzare ciò e la cosa lo rendeva a dir poco euforico.

Il resto della giornata lo passò cercando di realizzare una tuta adatta ai suoi poteri e al fondersi completamente con essi e fu in quel preciso momento, quando il suo costume era disteso di fronte a lui, che veramente nacque “Sinner”.

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Capitolo 2
*** Mafia a New York ***


Tony Ferretto era un famoso malavitoso, molto conosciuto per le strade malfamate di New York.

Al suo servizio vantava di decine di uomini, i quali svolgevano un mucchio delle sue principali attività, tenute segrete dal suo lavoro di imprenditore immobiliare.

La sua azienda, chiamata semplicemente “Ferretti Immobiliare”, era la più famosa fra quelle italo-americane, nonostante il suo fondatore fosse, appunto, coinvolto in affari mafiosi.

Grazie alla corruzione della maggior parte del servizio della polizia era sempre riuscito a non farsi scoprire, tenendo ogni documento ben nascosto in cassaforte.

Era assolutamente inattaccabile, nemmeno i poliziotti più bravi dell'intera città erano mai riusciti a mettere le mani su una sola prova che dimostrasse la sua colpevolezza ma quella notte era diverso.

Sinner aveva rivelato che il suo prossimo obbiettivo sarebbe stata proprio la sua abitazione e, aveva aggiunto, sarebbe riuscito anche a sottrargli i famigerati documenti segreti dell'uomo.

 

02.17, abitazione di Tony Ferretto

Le guardie erano appostate ad ogni angolo della casa, sia all'esterno che all'interno.

Tenevano in braccio i propri fucili automatici, i caricatori pieni e pronti a essere svuotati contro il loro obbiettivo e, a chi lo avrebbe eliminato, la ricompensa sarebbe stato una grande somma in denaro.

Gli uomini di Ferretto erano eccitati all'idea di così tanti soldi, talmente tanto da aver iniziato già a pensare a cosa ne avrebbero fatto, i più pensavano a barche a tre piani e ville di lusso, nessuno di loro pensava certo di condividerli con qualcun altro, era un pensiero che consideravano stupido e inutile.

Puntuale Sinner arrivò, alle 2.30.

Gli uomini non potevano vederlo, in quanto era schermato dal fitto velo di oscurità che lo avvolgeva dalla testa ai piedi, così che questi lo vedessero solo come una zona buia.

Conosceva già la struttura della casa ed entrò da una porta semi nascosta sul retro che ognuno dimenticava.

Non appena fu all'interno dovette nascondersi dietro a un mobiletto per evitare una guardia di ronda nella stanza che, per fortuna, non lo aveva visto.

La luce, lì, era molto forte a causa della lampada appesa al soffitto, che proiettava luce in ogni angolo.

Rapidamente uscì dal suo nascondiglio e tirò la prima cosa che si trovò davanti contro la lampada, che esplose in mille pezzi, rendendo buia l'intera stanza.

L'uomo di ronda si spaventò e di scatto cominciò a sparare in tutte le direzioni, ma si trovava in netto svantaggio in confronto al ragazzo.

Quest'ultimo, con la stessa velocità di prima, gli arrivò alle spalle e gli fece sbattere la testa contro uno dei mobiletti appesi al muro, uccidendo l'avversario sul colpo.

Sentendo le urla del loro compagno, anche gli altri su quel piano corsero verso quella che era la cucina e, appena la ritrovarono immersa nel buio, presero anche loro a sparare all'impazzata, cercando di restare in una formazione compatta e non farsi cogliere di sorpresa.

Sinner, che anche in quella situazione si trovava avvantaggiato, distese i muscoli e allungò le braccia, stringendo le mani come se tenesse fra le mani un lenzuolo e, seppure i suoi poteri fossero ancora acerbi, riuscì ad estendere la massa di oscurità nella stanza contro il gruppo di mafiosi, che, schiacciati dal peso di quella che sembrava essere ora un'enorme martello nero, che uccise tutti gli uomini.

L'oscurità tornò nella stanza, lasciando al suo posto solo sangue e corpi decimati.

Senza preoccuparsi e fiero di aver eliminato un intero gruppo di malavitosi, Edward si incamminò verso il piano di sopra, che trovò completamente deserto.

Nell'ufficio in fondo al corridoio trovò, però, Ferretto, rannicchiato in un angolo che cercava di nascondersi da lui.

-Allora, vecchio Tony, come ti va la vita? Hai visto come stanno i tuoi bei leccapiedi?- Gli domandò minaccioso mettendosi in ginocchio davanti al mafioso.

L'uomo non riusciva a rispondergli, tutto il suo corpo era paralizzato mentre i suoi occhi sbarrati e pieni di terrore osservavano l'uomo mascherato di fronte a lui.

I suoi scagnozzi erano stati sterminati, l'assassino di fronte a lui, sicuramente pronto ad ucciderlo e i documenti segreti nella cassaforte, ormai non così tanto impenetrabile.

-Bene, visto che non rispondi a queste domande...Dimmi il codice della cassaforte o ti uccido come ho fatto con gli altri, dopotutto sei uno sporco mafioso, a chi credi che interesserà uno come te?-

-I-il codice è...3918! Ti prego, non mi uccidere! Non mi uccidere!- Gridò Ferretto sempre più in preda al panico.

Come per aumentare questo sentimento Sinner si alzò lentamente, dirigendosi verso il pannello d'acciaio, digitò il codice e la aprì, dopo il forte suono acustico.

All'interno una pila di fogli piena di dati sugli affari sporchi dell'imprenditore troneggiava, insieme a un mucchio di soldi.

-Caspita, sono molti più di quanto pensassi! Non ti credevo così fornito in un periodo come questo! Beh, i documenti andranno alla polizia, ma questi...Rimarranno a me, in ottime mani.- Sussurrò il ragazzo infilando i soldi in una borsa di tela che teneva legata alla vita.

In realtà, ogni volta che penetrava in un'abitazione per dimostrare di poter oltrepassare qualsiasi sicurezza, portava sempre via qualcosa, soldi, oggetti preziosi o simili, come fossero trofei e quella volta il suo premio personale era esorbitante, quasi come quello della National Bank.

Nel frattempo Ferretto stava cercando di fuggire da quell'uomo vestito solo con una semplice e aderente tuta nera, fregandosene dei suoi pochi subordinati rimasti vivi che lo supplicavano di aiutarlo, in mente aveva solo il desiderio di andarsene da lì, a qualunque costo, ma, improvvisamente, qualcosa fermò la sua corsa.

Sinner era in fondo alla grande sala del piano terre, qualche metro più indietro rispetto al mafioso e teneva in mano una fune di oscurità legata alla caviglia dell'uomo che cadde a terra rumorosamente.

Il ragazzo lo raggiunse, tenendo ben stretta la fune e si inginocchiò davanti al suo volto.

-Sei poco furbo, lo sai? Anziché spararmi e fuggire ti sei limitato a correre! Ah, voi mafiosi siete tutti uguali, sai?- Disse abbozzando un sorriso di scherno, visibile dall'apertura della maschera che gli lasciava scoperta la bocca e il mento.

I suoi occhi, per un attimo, si fissarono in quelli di Tony che si impietrì del tutto e svenne.

 

Il rientro a casa fu molto faticoso per Edward.

Non appena era uscito dalla casa di Ferretto si era ritrovato circondato da una decina di poliziotti pronti a spararli e, con i fari delle macchine puntati addosso, non poteva usare appieno i suoi poteri, che ancora doveva imparare bene a controllare, in quanto riusciva a utilizzare solo masse di oscurità vicine a lui.

Il ragazzo fu quindi costretto a fare affidamento sulle sue abilità acrobatiche che da giovane aveva imparato in una palestra di Chicago, quando era al liceo.

Con un po' di fortuna e procurandosi una lussazione alla spalla destra era riuscito a raggiungere il tetto della villa del mafioso e, da lì, era fuggito per i tetti, seminando la polizia in pochi minuti.

Faticosamente entrò dalla finestra della camera da letto, lasciata aperta apposta per l'occasione e, appena fu dentro cadde sul letto.

La spalla gli doleva terribilmente, la testa gli pulsava ma nonostante ciò era soddisfatto, aveva liberato la città da un'intera famiglia mafiosa e ciò lo rendeva felice e, a suo parere, con la coscienza pulita.

Il mattino seguente si alzò a fatica, si sistemò la spalla e corse sotto la doccia, quel mattino avrebbe avuto un incontro importante alla libreria.

 

-Edward, finalmente! Sei in ritardo lo sai.?!- Disse allibita Jennifer, la padrona del negozio e suo capo.

-Sì, mi spiace, ho fatto più in fretta che potessi...- Rispose lui imbarazzato.

-Mi chiedo cosa ti trattenga la notte per arrivare sempre a questo orario...Sarai mica un supereroe!- Esclamò la donna ridendogli in faccia e allontanandosi verso i clienti.

In un primo momento il giovane ci rimase male ma fu costretto a riprendersi subito, il lavoro lo aspettava e, in più, quel giorno sarebbe dovuto arrivare un importante scrittore a promuovere il suo nuovo libro, un certo Tom Gordon, giornalista del Times e sostenitore della lotta contro Sinner che, lentamente, stava iniziando a dividere in due gruppi la città, chi lo reputava un mago e un liberatore e chi solo uno sporco assassino.

Edward, dal canto suo, non badava molto a ciò, si limitava a sfidare sempre più la città in cui viveva e il suo stesso potere, cercando di superarne i limiti ma non sapeva che presto le sue idee riguardo ciò sarebbero cambiate e Sinner non sarebbe mai più stato lo stesso.

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Capitolo 3
*** Omicidio ***


L'incontro con Tom Gordon fu a dir poco estenuante, per Edward.

Il giornalista non faceva altro che lamentarsi del nuovo anti-eroe comparso in città e del governo che utilizzava solo mezzi inutili per cercare di fermarlo, mentre questo non faceva altro che uccidere gente.

L'uomo era alto, con la barba incolta e i capelli pettinati perfettamente, con la tipica riga in mezzo da intellettuale e degli spessi occhiali.

La sua assistente, invece, aveva attirato molto l'attenzione del giovane librario.

Era bassa, con lunghi capelli biondi e ricci che teneva legati sopra alla testa e anche lei indossava gli occhiali. Il suo viso era bianco e grazioso, senza la minima imperfezione e cercava di guardare il pubblico anche se nascondendo il forte imbarazzo e il dissenso dai pensieri del suo capo.

Edwar non perdeva un attimo per osservarla in ogni suo più piccolo dettaglio, rapito dalla sua bellezza e, quando l'incontro giunse al termine, fu dispiaciuto dal non poterla più vedere, ma, l'occasione di parlarle, arrivò subito.

-Tutto a posto?- Le chiese il ragazzo incuriosita dal vederla del tutto spaesata.

-Ehm...Avrei bisogno di parlare con la proprietaria, sapresti dirmi dov'è?-

-Veramente è uscita poco fa, ha lasciato momentaneamente la direzione a me, cosa ti serve sapere?- Rispose gentilmente Edward notando quanto fosse ancora più carina da vicino.

-Beh, dovrei ricevere informazioni sul negozio per l'articolo del signor Gordon...Sai, lui vuole sempre essere informato su ogni luogo che visita per poterne parlare sul Times...- Rispose a sua volta la ragazza, senza restare indifferente dall'aspetto del librario.

I due chiacchierarono a lungo riguardo alla libreria, per poi cambiare discorso verso le loro vite private, interessandosi sempre più l'uno all'altra e, infine, si salutarono con imbarazzo.

 

Quella notte Sinner tornò in azione.

Questa volta il suo obbiettivo era la villa del sindaco, il luogo dove la sorveglianza era di massimo livello.

Quel posto era per lui la sfida più grande che avrebbe dovuto superare fin'ora.

Poliziotti sia all'esterno che all'interno della struttura, telecamere di sorveglianza di ultima generazione e, in più, se fosse stato scoperto si sarebbe ritrovato circondato da tutti i distretti di polizia della città.

Questa nuova sfida lo rendeva colmo di ebrezza e adrenalina.

Il suo costume era stato rimodernato con lenti apposite per nascondere gli occhi e rinforzata sul petto per resistere ai colpi che probabilmente avrebbe potuto subire questa volta.

Alle due di notte tutto era pronto, con addosso il costume modificato era deciso ad entrare ad ogni costo nell'abitazione del sindaco cercando di non dare troppo nell'occhio.

Si schermò con l'oscurità attorno a lui ed entrò da una finestra del secondo piano lasciata leggermente aperta.

 

Lo stato di allerta partì fin da subito, silenziosamente.

I sorveglianti avevano visto la tipica macchia nera sui video delle telecamere non appena Sinner era entrato nell'edificio e avevano avvisato le guardie appostate in ogni corridoio di agire come se non fosse stato scoperto e così fecero.

Indossavano maschere ad infrarossi, grazie ai quali potevano vedere l'uomo aggirarsi in tutta calma e sicuro di sé per i corridoi del secondo piano e gli parve strano che non fosse passato, prima, dalle abitazioni dei restanti capi mafiosi della città.

I poliziotti continuarono a seguirlo, nascosti e senza farsi notare da lui. In pochi minuti la situazione si era ribaltata e Sinner non si accorgeva del pericolo imminente.

Camminando si avvicinò allo studio del sindaco James Briant, ne aprì la porta ed entrò, mentre da fuori osservavano ogni suo movimento per mezzo delle telecamere.

Il ragazzo trovò con facilità la cassaforte, aprì anche quella e, prima che riuscisse ad infilare una mano dentro e prelevarne il contenuto il suono di una pistola bloccò ogni suo movimento.

Dietro di lui, un giovane poliziotto teneva l'arma da fuoco puntata verso la sua schiena.

L'espressione sul suo volto era sicura ma nascondeva tutta la sua paura che, quasi inutilmente, cercava di tenere dentro di sé con tutte le sue forze.

Davanti a lui c'era il primo ricercato di tutta New York, assassino di un'intera famiglia di mafiosi e uomo senza scrupoli ma si sentiva in grado di riuscire a catturarlo.

-Fermati e metti le mani in alto! Muoviti o sparo!- Lo intimò il poliziotto.

Il suo aspetto era giovane, sui vent'anni al massimo, coi capelli corti e lo sguardo sveglio.

Sinner decise di vedere come sarebbe proceduta la cosa e fissò il poliziotto negli occhi con aria spavalda.

-Ti credi un'eroe adesso?- Gli domandò tenendo le braccia alzate e sorridendo leggermente per schernirlo.

-Chi ti credi di essere tu? Sei solo un criminale e un assassino! E ora sei anche stato beccato! Fuori da questa stanza ci sono tutti gli altri poliziotti di guardia e il commissario è già arrivato, come pensi di poter fuggire?- Lo intimò il poliziotto tirando fuori tutto il suo coraggio.

-Così.- Sussurrò Sinner prima di scomparire nel nulla, ancora una volta schermato dall'oscurità della stanza.

Rapidamente prese parte del contenuto dalla cassaforte, spintonò via il poliziotto e sfondò la porta con una spallata, spaventando gli uomini che lo attendevano appostati fuori.

Gli spari riempirono tutto il corridoio in pochi secondo mentre il ladro sfuggiva agilmente dai tentativi di cattura di quegli uomini, guidati dagli occhiali a infrarossi.

Improvvisamente un ennesimo poliziotto, vestito più pesantemente degli altri, gli si parò di fronte e lo atterrò con un pugno al volto.

Edward cercò inutilmente di schivarlo e finì per un attimo a terra, rialzandosi appena in tempo per sfuggire alle manette dell'uomo e sferrargli un calcio sul mento.

La casa ora gli sembrava infinita, gli uomini spuntavano da ogni angolo dei corridoi e gli veniva sempre più difficile evitarli tutti.

Un ennesimo sparo, stranamente più chiaro e forte degli altri, echeggiò nell'aria.

Sinner era a terra, una pallottola incastrata nella coscia lo rendeva incapace di rialzarsi, inchiodandolo al pavimento.

In un attimo tutti i poliziotti dell'edificio gli furono addosso, la disperazione e la paura si impossessarono di lui.

Non poteva farsi catturare, non così.

Il ragazzo della stanza tirò fuori le manette e, appena Edward le vide, qualcosa di ancora più spaventoso e potente prese il controllo di lui.

Le ombre della stanza iniziarono a scuotersi, il pavimento tremò e le poche luci che illuminavano tutta la casa si spensero improvvisamente.

-Che succede?- Gridò uno dei poliziotti.

-E' un terremoto! Tutti giù!-

-No, è lui! Guardatelo, è lui!-

Il volto di Edward, nascosto in parte dalla maschera era agonizzante, si dimenava convulsamente sul pavimento mentre tutta la struttura tremava e, improvvisamente, le ombre che la riempivano cominciarono a stringersi velocemente verso tutti gli uomini, dirigendosi contro Sinner.

Non appena lo raggiunsero, ripartirono verso gli angoli della stanza, come se fossero esplose.

I poliziotti erano allibiti, non ebbero nemmeno il tempo di urlare e, quando il ragazzo riprese i sensi e si alzò, si ritrovò immerso da tutti quei corpi.

 

Il rapporto della polizia stimava un totale di 25 morti, tutti poliziotti.

Il commissario Tibbs e il sindaco Briant non erano mai entrati nella struttura e il criminale Sinner non era stato ritrovato.

Non si comprese mai cosa fosse successo in quella villa, quella notte.

I corpi non presentavano ferite, sembrava come se una forte onda d'urto li avesse investiti.

Tutti i dipartimenti di New York si misero alla ricerca dell'omicida, i cittadini protestavano contro il governo per la mancanza di supporto e l'ormai pluriomicida Sinner era diventato il ricercato numero 1 negli Stati Uniti d'America.

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Capitolo 4
*** Desiderio di redenzione ***


New York, tre mesi dopo.

La fama di Sinner aveva raggiunto tutto il mondo ma non come uomo che aveva sfidato semplici sistemi di sicurezza.

Era diventato solo un mostro omicida che aveva ucciso, senza alcuna pietà, mafiosi e poliziotti.

La gente ancora non si sentiva sicura per le strade di giorno e ancora di meno nelle proprie case la notte anche se del criminale non erano più state viste apparizioni dalla famosa notte alla casa del Sindaco Briant.

La realtà, questa volta, era che Edward Kane si era solo momentaneamente ritirato a causa dello shock subito quella notte.

La sua idea iniziale era quella di diventare un mito per le masse, voleva solo sfidare i propri poteri e un governo che ora lo voleva morto.

Cominciò a pensare ce la persona diventata famosa come peccatore doveva, ora, cercare di redimersi.

I suoi poteri, anche se non sapeva come, gli erano giunti per un motivo di sicuro ben preciso e, col pensiero fisso di voler espiare i propri peccati, cancellò per sempre ogni traccia di Sinner nella sua vita.

Bruciò il costume scuro e ne realizzò un altro, del tutto bianco e con una grande croce nera che si estendeva dalla maschera fino al basso ventre.

Questo nuovo costume era semplice, quasi senza protezioni, se non per qualche rinforzo di ferro sull'addome e sulle braccia, il tutto coperto dalla tuta.

In realtà dentro di lui non c'era il desiderio vero e proprio di salvare o aiutare i cittadini da criminali e ingiustizie, voleva solo togliersi di dosso il peso di tutti quegli omicidi.

La nuova vita come eroe cominciò dal giorno stesso in cui realizzò il costume, riuscendo a scampare una rapina in una gioielleria del centro e, il giorno dopo, i giornali iniziarono a parlare di Redeemed con estremo sospetto.

 

Come ogni mattina fu costretto dalla sveglia ad alzarsi per andare in libreria, passando l'intera giornata tra clienti ignoranti o insoddisfatti dei propri acquisti.

Solo la visita di Julie Finch, l'assistente dell'ormai famosissimo Gordon, lo cambiò d'umore.

Era da quel primo incontro in negozio del reporter che i due si tenevano in contatto e, ora, facevano coppia fissa, anche se ovviamente la ragazza non sapeva di stare assieme all'uomo contro il quale il suo capo si accaniva.

I due rimasero a chiacchierare per un po' di tempo finchè Edward non fu costretto a riprendere a lavorare.

La giornata passò lentamente e, quando la luna fu alta in cielo, il famoso uomo mascherato sbucò dai tetti, saltando agilmente da uno all'altro impegnato nelle sue abituali ronde notturne.

Era da qualche settimane che indossava il nuovo costume e si immedesimava sempre più nel nuovo ruolo ma senza dimenticare mai il motivo che lo aveva spinto a quella scelta.

Raramente trovava dei veri criminali, il più delle volte erano semplici ladruncoli o spacciatori ma quella notte era differente, ma nel cupo silenzio che riempiva l'aria si sentiva che qualcosa di molto brutto avrebbe cambiato la città, forse per sempre.

Un'improvvisa esplosione ruppe il silenzio di tomba dell'intera città, fiamme e fumo si alzarono verso il cielo, raggiungendo le nuvole che coprivano la luna e le sirene di polizia, pompieri e ambulanze non tardarono a farsi sentire.

In pochi minuti tutta New York era sveglia e nel panico più totale.

 

L'edificio esploso era un grosso palazzo a Wall Street, il luogo in cui aveva lavorato, molti anni prima, Francis Law.

A un'ora dall'esplosione non erano ancora stati trovati morti, solo qualche impiegato ferito che si era dovuto trattenere per degli straordinari ma nessuno aveva notato che la bomba aveva colpito tutti i piani del palazzo tranne uno.

Redeemed si precipitò subito all'interno, entrano da una grande finestra di un ufficio del tutto deserto.

Era il piano più alto dell'edificio, dove si trovavano gli uffici dei dirigenti e del presidente della compagnia, insieme ai computer contenenti le informazioni riservate sui conti e le attività.

Aggirandosi per i diversi corridoi notò che c'era ancora qualcuno all'interno della struttura che lentamente diventava sempre più calda.

-Ehi Jack, sei sicuro che i file siano qui?- Mormorò a bassa voce qualcuno da una stanza non molto lontana.

-Sì, il capo ci ha dato tutte le informazioni per accedere agli utenti e eliminare ogni informazione, te lo sei già scordato?- Quasi urlò qualcun altro.

Il ragazzo si avvicinò al punto da cui le voci provenivano e vide due uomini armati di fucile e con addosso una tuta stealth nera, fatta di un materiale a lui sconosciuto.

-Ehi voi, che ci fate qua?- Irruppe Edward da dietro i due.

-Ehi, Jack, hai visto?! Un supereroe in calzamaglia! Te l'ha fatto Super man quel bel costumino?- Gridò il più basso dei due scoppiando a ridere furiosamente.

Un pugno lo raggiunse all'istante, facendolo cadere a terra senza sensi in pochi secondi.

Jack rimase sbalordito dalla velocità di quell'uomo mascherato e cercò di imbracciare il fucile il più in fretta possibile ma qualcosa glielo lanciò lontano e lo afferrò per la gola, sollevandolo da terra.

Una massa oscura con la forma di una mano lo stringeva tanto forte da impedirgli quasi di respirare.

-Chi siete? Quanti di voi sono ancora nell'edificio?- Gli domandò Redeemed a braccia conserte fissandolo negli occhi attraverso le lenti che impedivano al criminale di vedere i suoi.

-Siamo in cinque...Ma ora senza quell'idiota laggiù in quattro! Non riuscirai a scamparla bastardo! Gli altri sono armati più di noi, e pronti ad ucciderti senza ripensamenti! Non uscirai da qui viv..!-

L'uomo non fece in tempo a finire la frase che Edward, con un geste della mano, mosse la massa oscura che lanciò l'uomo contro una scrivania e se ne andò alla ricerca degli altri tre criminali.

 

Gli uomini rimasti tenevano d'ostaggio alcuni dei dirigenti e il presidente stesso nell'ufficio di quest'ultimo e li minacciavano con le armi da fuoco di stare fermi ai propri posti.

Quello che sembrava essere il capo discuteva animatamente col presidente che, levato il bavaglio, cercò di persuaderlo a smetterla e promettendogli che se lui e i suoi se ne fossero andati la compagnia non avrebbe sporto denuncia, alleviando la pena.

Da fuori gli altoparlanti della polizia minacciavano a loro volta i criminali di arrendersi ma questi sembravano non sentirli nemmeno.

Il ragazzo osservava la scena nascosto dietro al muro dalla parte opposta rispetto al gruppo e ascoltava ogni singola parola che veniva pronunciata nell'ufficio, aspettando il momento più adatto per agire ed eliminare i tre criminali.

Improvvisamente la situazione peggioro, uno degli uomini sparò a un ostaggio e gli altri iniziarono a urlare mentre il gruppo li colpiva con le canne dei fucili per zittirli.

Redeemed varco la porta e colpì uno di loro alla testa e ne stese un altro con un braccio d'oscurità proiettato dal terreno.

Il terzo schivò i suoi colpi con agilità e contrattaccò colpendolo col calcio dell'arma..

Il ragazzo incassò il colpo senza poterlo evitare e il criminale ne approfittò per prendere la mira, quando un fascio di oscurità gli coprì il volto, facendogli perdere l'arma.

I dirigenti e il presidente dell'azienda assistevano alla scena increduli.

Avevano sentito parlare del misterioso eroe che di notte pattugliava le strade della città ma mai avrebbero pensato che quella storia fosse vera.

E ora lui era proprio lì, di fronte ai loro occhi pieni di paura e gli stava salvando la vita, seppur con qualche difficoltà.

Edward si rialzò e sferrò un calcio dritto al mento dell'uomo, al quale saltò via l'elmetto che gli proteggeva il mento.

L'uomo si coprì il volto con la mano sinistra mentre con l'altra reggeva un piccolo pugnale, pronto a colpire il ragazzo mascherato e togliergli la vita.

Edward si sentiva insicuro ad usare i suoi poteri, specialmente con tutti quegli ostaggi lì vicino e lentamente la paura prese possesso di lui.

Doveva usarli oppure no? E se avesse ucciso qualcuno degli innocenti? Mille domande si affollarono nella sua mente e l'immagine dei poliziotti stesi a terra senza vita gliela scombussolò ancora di più.

Fingendo sicurezza si gettò a sua volta verso il criminale, cercando di contrastarlo come poteva e cercando di tratte vantaggio dal fatto che questo usava una sola mano per combattere, ponendo la segretezza del suo volto come priorità.

-Beh, che fine hanno fatto i tuoi poteri, Redeemed? E' così che ti chiamano, giusto? Tutto per quella bella croce sul petto, chissà cosa succede se te la strappo via insieme alla pelle che c'è sotto, che ne dici?!- Urlò l'uomo sferrando fendenti casuali e furiosi con pugnale.

Edward incassava i colpi, quasi senza reagire e fingendo di avere la situazione sotto controllo, mostrandosi deciso e forte nei colpi ma quella finta non avrebbe retto per molto ancora, il criminale lo istigava a usare i poteri e gli ostaggi erano sempre più in pericolo.

-Che tu sia stato un grande peccatore, prima di diventare così, “Eroe”?- Lo istigò ancora l'uomo.

A quella frase qualcosa nel corpo e nella mente di Edward scattò, tutta l'oscurità nella stanza si concentrò attorno al suo corpo, infondendogli uno strano senso di rabbia nei confronti dell'avversario e, quasi automaticamente, mosse le braccia, lentamente, verso di lui.

L'oscurità partì, sotto forma di raggio e lo centrò in pieno, scaraventandolo contro il muro, senza sensi ma ancora vivo.

Gli ostaggi esultarono, gridando i loro ringraziamenti verso Redeemed che li portò ai soccorsi in poco tempo ma nessuno fece in tempo a parlargli, non appena tutti si voltarono a cercarlo lui era già sparito ma, lentamente, la sua fama di eroe si diffondeva per la città.

 

Edward si abbandonò sul letto, i muscoli a pezzi per la fatica e con la testa che sembrava esplodergli.

Aveva superato leggermente il limite dei suoi poteri, cosa che aveva cercato di fare per mesi ma con scarsi risultati e aveva compreso che la sua capacità di controllo delle masse di oscurità funzionava in base ai suoi stessi sentimenti e pensieri.

In quel momento, davanti al criminale, il suo desiderio era quello di proteggere gli ostaggi e salvarli da quella situazioni e i poteri avevano agito di conseguenza, insieme al suo corpo.

Tutto ciò gli pareva ancora più incredibile del fatto di possedere tali capacità sovrumane e una domanda gli balenò in mente: C'è qualcun altro come me là fuori?

Con questo quesito i suoi occhi si chiusero, la mente si calmò e il suo corpo cadde in un sonno profondo.

 

Il mattino seguente il telegiornale informò dell'attentato al palazzo, in possesso della Logitech, azienda specializzata nello sviluppo di programmi informatici e con sede principale proprio a Wall Street.

Se in un primo momento sarebbe potuta sorgere come domanda il motivo per cui questi due elementi fossero legati trovò subito risposta, la Logitech aiutava molto la Borsa di New York, difendendola da virus informatici e altri problemi del campo elettronico e tecnico.

Il capo dei criminali era stato identificato come Francis Law, ex-azionario della Borsa, divenuto famoso tanto per il suo fiuto per gli affari tanto per il tragico destino che lo aveva colpito.

La moglie e la figlia, infatti, erano stati uccisi dall'amante gelosa dell'uomo e questo, caduto in depressione, aveva deciso di vendicarsi contro il Governo.

Ma qualcosa non c'entrava in tutto ciò, agli occhi di Edward.

Nonostante ciò, però, non aveva il tempo per pensare a quella storia, l'importante per lui era che gli ostaggi e l'attuale presidente dell'azienda erano sani e salvi e il piccolo gruppo di terroristi nelle mani della polizia.

Dopo essersi vestito uscì di casa si diresse verso la libreria per l'ultima giornata di lavoro della settimana.

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