Il canto di un tritone

di Eliot Nightray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arthur Kirkland principe di Atlantide ***
Capitolo 2: *** Denti ***
Capitolo 3: *** Ohatar ***
Capitolo 4: *** Un furto ***



Capitolo 1
*** Arthur Kirkland principe di Atlantide ***



Adorava l’acqua fredda, gli dava quella sensazione di libertà che il calore non era mai riuscito a dargli. Suo fratello gli ripeteva spesso che la sua era una concezione completamente sbagliata della “libertà”, ma a lui piaceva credere che essere liberi significava respirare tranquilli e non avere l’assillante preoccupazione del prossimo. Per questo l’acqua fredda per lui rappresentava la libertà, un mancanza di calore che lo estraniava dagli altri. Un’ altra cosa che adorava ripetere a Nathan, ovviamente per vedere la sua faccia contorcersi in una smorfia di dissenso, era che odiava l’oceano. Si perché tutta quella vastità non lo aveva mai fatto sentire a suo agio. Suo fratello dal canto suo amava viaggiare il che rendeva l’oceano il posto adatto a lui. Per Arthur invece era troppo vasto, troppo caldo e troppo popolato. L’unica volta in cui erano riusciti a trascinarlo in quel posto infernale aveva finito col perdersi in un branco di sardine, acquistando quindi un marcato odore di pesce. Non che non puzzasse già abbastanza di pesce di suo, così almeno farneticavano i marinai. Ohibò , si era già fatto tardi, a forza di rimuginare afflosciato sul fondale avrebbe finito col perdersi la spedizione notturna a pelo d’acqua. Sua madre si era impegnata in tutti i modi affinché ne lui ne suo fratello ne facessero parte. Tuttavia dopo secoli di preghiere si era rassegnata all’idea che i due principi avrebbero sempre e comunque continuato a fare di testa propria. A spingere Nathan era l’eroica idea di ammazzare qualche umano, un essere orribile a detta di molti. Per quanto riguarda Arthur invece , beh lui voleva semplicemente osservare e studiare il mondo esterno. Tuttavia le ronde non erano poi così eccitanti, anzi ormai avevano perso tutto il loro splendore da decenni. Non c’era mai niente di strano se non qualche rarissima volta in cui un paio di marinai apparivano semicoscienti , sopravvissuti da qualche scontro e sistematicamente la Naga di turno se li mangiava. Non che a detta sua facessero male, sua madre gli aveva tolto lo sfizio di assaggiare della carne umana e l’aveva trovata gustosa. Tuttavia non era uso nel suo popolo da secoli quella pratica , così la loro dieta si basava principalmente su molluschi, crostacei e pesci vari. A si e tante alghe, troppe secondo Sebastian, suo fratello minore. Muovendo con armonia la grossa coda verde smeraldo Arthur si avvicinò al fratello per accompagnarlo in un lungo sbuffo di noia. Non aveva trovato niente, un’altra volta. BUM. Ci fu uno scoppio, seguito da un altro in successione. Finalmente un po’ di azione! Nathan ed Arthur si mossero veloci verso la fonte di tutto quel trambusto per scoprire un peschereccio abbordato da una nave pirata. Ora, in realtà osservandolo con maggiore attenzione Arthur dedusse che non si trattava di un peschereccio, ma di una nave mercantile. Non sapeva molto delle tradizioni umani, ma conosceva abbastanza bene le imbarcazioni per capire subito il contenuto delle loro stive. In più chiunque sarebbe stato in grado di fiutare un peschereccio e quella nave non puzzava assolutamente di pesce. Per i pirati invece aveva impiegato anni per capire che cosa fossero. Ore, anzi giorni di assiduo ascolto delle conversazioni dei marinai lo avevano portato a scoprire che i “pirati” ,esseri temibili e malvagi, attaccavano le navi per depredarla. In realtà non aveva ancora capito le esatte sembianze di questi “pirati” , ma di certo non dovevano essere umani. Si avvicinò maggiormente per vedere una grossa palla metallica venire lanciata contro la nave più piccola. I mariani si stavano preparando a salvarsi con una scialuppa, non che la cosa gli avrebbe salvati dalle Naga. Ad attirare la sua attenzione non furono gli urli o le esplosioni, ma piuttosto un trio molto interessante di umani che saltellavano su e giù per la nave aggredita. Che fosse una qualche specie di danza tribale? Il più piccolo dei tre perse l’equilibrio cadendo in mare. Era la sua occasione! La sua opportunità per osservare un umano da vicino prima che potesse essere smembrato. In realtà di umani ne aveva visti tanti tutti con la barba, la corporatura grossa e la pelle olivastra. Di certo quelli erano di sesso maschile, perché avevano un che di suo padre. Il pensiero lo fece ridere mentre sfrecciava verso l’umano indifeso. Quello che non aveva mai visto però era un umano donna. La giovine appariva di carnagione chiara con i capelli bruni di cui però non riusciva a dedurre la forma bagnati com’erano dall’acqua. Arthur rimase un secondo, forse due a fissarla prima di afferrarla fra le braccia per trascinarla a riva. La nave sopra di loro continuava a lanciare palle di fuoco mentre l’altra cadeva a pezzi. La situazione si stava facendo pericolosa, persino Nathan aveva problemi nello schivare i grossi pezzi di legno che cadevano con sempre maggiore frequenza in mare. La città era poco distante, di certo qualcuno sarebbe arrivato in aiuto della nave mercantile, ma tanto sarebbe stato comunque troppo tardi, almeno per loro perché lei di certo sarebbe sopravvissuta. Poggiò le labbra contro quelle della donna, così morbide e calde, diversamente dalle sue per lasciarle un soffio d’aria. Sperò che si risvegliasse solo per vedere il colore dei suoi occhi ma dovette lasciare indietro la sua curiosità per affrettare i suoi movimenti. La appoggiò sulla spiaggia , respirava, anche se a fatica. Nel buio della notte nessuno lo avrebbe notato studiare quella creatura così straordinaria. La pelle era chiara, i capelli bruni, il fisico sinuoso ed il seno abbondante. Un particolare che non mancò di attirare la sua attenzione considerate le caratteristiche fisiche delle femmine della sua specie. Non resistette dall’appoggiare il capo sul petto della donna per sentirne il cuore pulsare con forza. Dentro di lui si accese una scintilla che mai aveva percepito in vita sua. Sapeva già di cosa si trattava perché sua madre gliene aveva parlato spesso, si era innamorato di un’umana. Un evento non così tanto straordinario come tanti pensavano, suo padre era stato un umano prima di trasformarsi in tritone. L’unica cosa da fare adesso era imprimerle il marchio, così che tutti sapessero che lei sarebbe divenuta la sua sposa. In breve l’avrebbe morsa sul collo e poi, una volta ripresasi, l’avrebbe portata con se per farla diventare la sua sposa. Si il piano avrebbe funzionato. Sorrise mostrando i canini affilati , un’arma potente tanto quanto il veleno nascosto in essi. Un brusio nervoso attirò la sua attenzione. Voltandosi notò un paio di ragazzi armeggiare con una scialuppa nervosamente, poi si voltarono verso di lui. Ebbe appena il tempo di nascondere la coda dietro un grosso scoglio prima che i due si avvicinassero frettolosamente. Sembravano interessati alla femmina, ma sarebbero dovuti passare sul suo cadere. La donna tossì un paio di volte prima di sollevare il capo intontita. Uno dei due umani, quello più basso si avvicinò ancora di più a lui. Aveva gli occhi rossi, lucidi e pieni di lacrime. Forse era terrorizzato dalla sua presenza, forse aveva capito tutto. I due umani sembravano simili fisicamente alla donna, anche se solo per il colore dei capelli. Finalmente vide gli occhi della donna, era del colore di un rara sabbia che aveva visto su qualche isola esotica. Per lei avrebbe persino rivisto le sue idee sui posti esotici e lontani.
 
  • Hai salvato Caterina! – il più piccolo gli rivolse parola, tranquillizzandolo anche se di poco. Chi era Caterina?
  • Come?
  • Caterina questa ragazza! – l’altro umano strinse la donna fra le braccia, la sua futura sposa era vicino ad un corpo maschile estraneo al suo, questo non andava bene
  • Come possiamo sdebitarci?
  • ANDATEVENE! – Arthur urlò così da spaventarli e i due si portarono via la donna lasciandolo infuriato come non mai. Se avessero atteso dell’altro avrebbero visto i suoi occhi farsi neri come la pece e le squame sollevarsi sul collo a creare una tipica posizione di attacco. Si tuffò in acqua per seguire la corsa disperata dei due. Voleva sapere dove la stessero portando. Alla fine entrarono in una piccola casa vicino alla spiaggia e qui si fermò Arthur, a fissare l’edificio sognando il momento in cui l’avrebbe rivista.
  • Ohi! – suo fratello non aveva tardato ad apparire – sbaglio o ci siamo invaghiti di un’umana? Non che sia un problema…
  •  Eh?
  • Non chiedermi come faccia a saperlo perché sarebbe veramente triste
  • … come fai a saperlo?
  • Mi ascolti mai?
  • Preferisco rimanere sano di mente, la tua presenza è già più che nauseante se inizi a parlare poi..
  • Beh devo forse ricordarti che percepiamo le sensazioni altrui?
  • A….
  • Sarà molto divertente quando la bacerai.. o altro… insomma
  • EHI
  • Che c’è? In più scusami ma l’hai salvata, hai tipo squartato con lo sguardo quei due umani e li hai pure seguiti per vedere dove sarebbero finiti. Devo ammettere che pensavo che li avresti ammazzati, non che sia un problema però mi scocciava un po’ imbrattare le nuove vesti. – di certo due grossi polsi bluastri sugli avambracci ed un mantello sulla schiena non sarebbero mai apparsi come devi vestiti per un qualsiasi essere umano
  • Mi hai spiato??
  • Volevo assicurami che non ti vedessero.. scusa se mi preoccupo
  • Lo so tanto che volevi farti gli affari miei
  • In tal caso mi sarei portato dietro Francis
  • Ed infatti eccomi qui – la testa biondo di Francis sbucò da dietro Nathan, Arthur rimase lì lì per ammazzare tutti e farla finita con suo fratello definitivamente. – allora com’è la nostra umana?
  • Una brunetta popputa con occhi d’orati
  • Bella scelta Arthur
  • Nathan evita di descriverla in questo modo
  • Le stavi fissando le poppe come un depravato
  • Non è colpa mia non ne avevo mai viste così…
  • Avremo dei nipotini Nathan!
  • Si Francis, finalmente – Francis e Nathan si abbracciarono fingendosi commossi. Arthur stava per imbestialirsi
  • Cosa significa che VOI avrete dei nipoti?
  • Considerato che sei l’essere più scorbutico della nostra specie attualmente noto , mi sembra che più che un tuo successo sarà un nostro successo. Insomma dovrai ringraziare noi alla fine di questa storia quindi , a meno che tu non voglia costruirmi una statua, anche se ti confesso che mi accontenterei di un mezzo busto, pretendo di avere una percentuale sui bambini
  • Questa è pura follia!!
  • Ma veniamo agli affari, ci serviranno delle gambe
  • Giusta deduzione Francis
  • Un momento voi due, smettetela di parlare al plurale è la MIA sposa, non la vostra!
  • Saremo zii
  • Quanto gioia Nathan, quanta gioia!
  • Volete piantarla di fare le meduse!!
  • Ci servono comunque delle gambe
 
Nathan lo afferrò per il braccio destro costringendolo a sprofondare negli abissi delle acque sempre più scure, Francis dietro di loro canticchiava una canzoncina dei marinai non curante di quanto Arthur si stesse incazzando. Sapeva già dove il duetto strampalato lo stesse portando, ormai conosceva l’antro della strega da tempo e non aveva mai avuto paura di entrarci. Forse Nathan avrebbe dovuto avere paura, molta considerato che stavano per entrare in casa della sua compagna ed ipotetica regina che aveva fatto infuriare la sera precedente non presentandosi al loro appuntamento , dandole buco per Francis. Ipotetica perché una strega al comando di un regno come quello non si era mai vista e MAI si sarebbe vista, parole di sua madre. in realtà nemmeno la strega aveva mai accennato alla sua ipotetica candidatura come regina di Atlantide, a detta di Nathan la Naga era interessata a pozioni ed altro e quindi la vita nobiliare non la attirava affatto. Arthur capì di essere arrivato quando Francis si bloccò di scatto per indietreggiare anche se di poco, beh si forse lui sarebbe dovuto essere terrorizzato all’idea di ritrovarsela davanti. La voce roca della Naga li invitò ad entrare puntualizzando che pure il biondo poteva farlo. Probabilmente i marinai sarebbero rimasti poco soddisfatti dall’immagine di quel piccolo antro così scuro da non consentire a nessuno di vedere assolutamente niente, certo non è che potevano piazzare un Sole sott’acqua. Elisabeth si avvicinò, lo riconobbe dal suo scivolare sulla pietra logora della grotta. Nathan si avvicinò sparendo dalla loro vista non che Arthur non potesse percepire le sensazioni del fratello e fare quindi due più due. Francis sembrava decisamente agitato, ma la cosa era giustificabile non soltanto col fatto che le aveva fregato il partito la sera precedente. Elisabeth si era divertita a fargli cadere tutti i capelli, tanto per vedere la reazione del biondino. A quel punto da Naga schifosa si era sollevata al livello di persona interessante agli occhi di Arthur, un evento che aveva lasciato sbigottito ma soprattutto un po’ geloso Nathan. Ma non avrebbe dovuto temere assolutamente niente , insomma a lui Elisabeth non piaceva affatto anzi fra tutte le donne del mare non capiva come suo fratello , quello che da molte era considerato un Dio della bellezza potesse stare con una così. Nathan fece capolino dall’oscurità avvolto da una piccola nuvoletta rossa, lo aveva morso, che cosa “strana”. Arthur sbuffò amareggiato preoccupandosi di controllare che avesse le fialette nelle mani. Suo fratello e Francis erano stati spesso in superficie, quindi gli sarebbero stati molto utili per il suo scopo: trovare la donna e trasformarla in una sirena. Il fratello gli fece cenno di seguirlo, ma lui attese un secondo per ringraziare la strega di tutta quella cortesia gratuita. La grossa e viscida coda verdognola della Naga ciondolò dal foro ed Arthur colse l’occasione per ringraziare ad alta voce la donna. Seguì così il fratello fino alla superficie fino a quando non si trovarono entrambi sul bagnasciuga con le code immerse nell’acqua ed il corpo nascosto dietro gli scogli. Francis mancava all’appello, che la strega lo avesse ucciso? La cosa lo stava turbando , ma considerata la calma del fratello non poteva essere successo niente al suo compagno di avventure. Il biondino emerse dall’acqua con un ammasso indistinto di tessuti colorati.
 
  • Abbiamo avuto una gran fortuna, quella nave era piena di vestiti e di fattura italiana. Forza Arthur scegli il tuo abito – Arthur si allungò verso l’ammasso fradicio di vestiti per sollevare un corpo a lui sconosciuto
  • Sono dei pantaloni quelli fratellino
  • E come.. faccio a metterli?
  • Ci devi infilare le gambe dentro principino – Franci ridacchiò davanti alla stoltezza dell’amico
  • Lo sapevo benissimo!!
  • A me non sembrava proprio imbecille di un fratello. Bene adesso butta giù quella fialetta e vedi dormirci su. Domani sarà un giorno molto impegnativo – Arthur fissò la fialetta per poi ingurgitarne il contenuto senza pensarci due volte. Sua madre ne sapeva niente? Certo che no Nathan non avrebbe perso l’occasione di fare prendere una bella ramanzina al fratello più piccolo. Gli bruciava il corpo, ma evitò di urlare davanti al volto stoico degli altri due che avevano già preso forma umana. Mancava poco lo sapeva , ma gli sembrava quasi che gli stessero strappando la pinna in due parti. Riaprì finalmente gli occhi rosso in viso e stanco. La sua pinna non c’era più adesso c’erano due corpi estranei che Nathan gli indicò come gambe e qualcosa che era abituato a trovare nascosto sotto la coda.
  • Se ti chiedi cosa ci faccia quello a giro sappi che gli umani lo nascondono sotto i vestiti… non per metterti fretta , ma abbiamo solo un giorno prima di tornare nella nostra normale forma. Successivamente dovremmo ripresentarci dalla mia adorata per farci dare dell’altra roba, quindi niente di irrecuperabile. Preferirei comunque concludere la cosa in breve tempo. – Arthur si sentiva stanco , non aveva la forza di scegliere l’abito giusto e così chiuse gli occhi stanco. Quando gli riaprì la luce del Sole lo stava nauseando , ma non poté non accorgersi di avere addosso degli abiti puliti ed un marcato profumo umano.
  • Sono passato a fare compere, mi ero portato dei soldi umani che ho recuperato all’ultimo viaggio.
  • Che ore sono??
  • Che domande fai Arthur ?
  • Che ore sono?
  • Boh penso le due di pomeriggio una cosa così
  • Perché non mi avete svegliato prima?
  • Senti possiamo fare con calma!
 
I tre si alzarono , ma Arthur non abituato a quei due trabiccoli piombò subito a terra. Ci volle un’oretta buona per fargli capire come usare le gambe ed una buona mezz’ora per imporgli di camminare con le punte dei piedi rivolte in avanti.  Non riusciva a sopportare l’idea di essere un tale imbranato, insomma doveva trovarla e non aveva di certo bisogno di tutte quelle lezioni sull’umanità per conquistarla, un morso sarebbe stato più che sufficiente. A quel punto si incamminarono verso la piazza centrale e finalmente dopo un’attenta scrematura visiva della folla la vide. A quel punto tentò di accelerare il passo muovente le braccia in un perfetto stile rana, ma la cosa fece solo attirare lo sguardo preoccupato dei passanti. Nathan gli tirò una botta in testa spiegandogli che la cosi detta “corsa” consisteva nel muovere rapidamente le gambe. A quel punto allungò il passo e le cadde addosso in modo del tutto accidentale. Non aveva mai visto un colore così particolare degli occhi, ne rimase abbagliato. Sotto di lui la donna riuscì a scivolare fuori dalla sua presa, rossa in visa e con le mani un poco sbucciate. Nathan corse in suo aiuto notando il balbettio del fratello.
 
  • Ciao sei nuovo di queste parti?
  • Io?
  • Vedi altri in giro?
  • Si vedo molte persone!
  • Beh si da il caso che tu mi stai proprio davanti, quindi genietto forse parlo con te ti pare
  • Forse esatto! Potresti anche star comunicando con un altro della tua razza a distanza in un modo che io non conosco!
  • Della tua razza, ma come parli?
  • Cioè… - Arthur si voltò verso Nathan che stava a pochi passi da lui in ascolto, ma non poté evitare di arrossire davanti a lei. Era carina e non sapeva che dirle. Un gruppetto di ragazzine le tirarono un calcetto accidentalmente, cercò di appuntarsi i volti così da cercarle in seguito con tutta calma. La donna si alzò violacea in viso per urlare un “ se mi tocchi un’altra volta ti stacco gli occhi con un morso”. Così tanta acidità in una volta, era perfetta. L’unica cosa da fare era trovare un posto appartato per morderla così da dichiararsi, gli serviva la giusta atmosfera. – mi spiace…
  • Ma ti pare? – la donna gli allungò la mano e lui la afferrò facendosi aiutare, aveva la pelle morbida, non come quella che di solito aveva percepito sui suoi compagni. Profumava di buono, ma non avrebbe saputo dire di cosa – sei buffo! – lei gli scompigliò i capelli facendolo arrossire maggiormente. Arthur si voltò verso Nathan spaventato, cosa significava buffo? A giudicare dal sorrisone dei due deficienti stava andando tutto bene. – io mi chiamo Caterina e tu?
  • Arthur , sono Arthur Kirkland princi.. – una scarpa volante gli impedì di terminare la frase, Nathan dietro di lui stava fumando di rabbia, non andava bene dirle che era un principe? Che male c’era
  • Princi? È il tuo soprannome tipo?
  • Diciamo di si…
  • CATERINA!! – una voce maschile chiamò il nome della donna ed Arthur rimase stupito di come questa avesse sbuffato infuriata. I due ragazzi della sera precedente le corsero incontro affannati
  • Ma tu sei il ragazzo dell’altra notte!
  • Hai salvato nostra sorella.. sei un tipo strano lo sai ? – il più alto dei due gli dette una pacca sulla spalla cosa che faceva spesso anche Nathan e che quindi considerò un gesto affettuoso
  • Sei tu che mi ha salvata? – la donna aveva ripreso a parlare sembrava divisa fra la gioia e lo stupore. Alla fine gli lanciò incontro abbracciandolo ed Arthur rimase immobile con la faccia rossa rivolta verso suo fratello che gli mimava un qualcosa come “rifallo”. Al che la riabbracciò e quando qusta sciolse l’abbraccio lui rimase avvinghiato fino a quando Nathan non gli tirò un pugnetto in testa
  • Perdonate mio fratello è un po’ svampito…
  • Perché gli hai fatto del male rosso ?
  • Acidina la ragazza…
  • Sono uguali devi ammetterlo Nathan…
  • Comunque io sono Nathan e questo è Francis.. lui è Arthur… voi siete?
  • Romano Vargas e Veneziano Vargas
  • I mie fratelli
  • Che quadretto familiare affascinante
  • Se è un modo per prenderci in giro sappi da subito rosso che ti ammazzo e uso le tue budella per giocare alla corda
  • Ma mangi belladonna ogni mattina??
  • Veh , dato che il nostro Arthur è stato così eroico perché non lo invitiamo alla nostra festa? Si terra fra circa un’ora, ma puoi stare con noi così almeno ti conosciamo un po’ meglio
  • ECCELLENTE
  • Non parlava con te rosso
  • Senti tappetta vedi di stare tranquilla
  • Ha ragione Nathan non parlava con te- Arthur si intromise imponendosi fra i due
  • Beh che ne dite se ci mostrate un po’ la città? Possiamo dividerci, Arthur può stare con Caterina e noi rimarremo con voi – Francis cercò di mitigare le acque ed il piano aveva dicerto attirato il consenso di Arthur se non altro sarebbero rimasti da soli il tempo necessario per proporsi e darle la fialetta giusta.
  • Ci sto – Caterina saltellò in avanti euforica all’idea di conoscere altri dettagli sullo strampalato giovane. Sembrava di un altro pianeta con quella camminata storta e lo sguardo vacuo simile a quello di un pesce fuori dall’acqua. I fratelli la fissarono un poco prima di allontanarsi non del tutto soddisfatti dalla neo compagnia acquisita. – dove vuoi andare?
  • Beh… che fai di solito?
  • Eh?
  • Si… beh.. io non sono di qui cioè abito qui vicino , ma.. – Arthur balbettò incapace di inventare una menzogna abbastanza credibile.  Che diavolo en sapeva lui di città umana e cazzate di quella razza. Strusciò il piede a terra costatando quanto fosse piacevole la sensazione della terra ferma sotto la pelle.
  • Beh allora devi raccontarmi tutto della tua città DAI! – Caterina si stava veramente intrigando con quell’uomo che di certo di anni ne aveva quanti lei , ma poteva capirlo dai suoi occhi che aveva visto tante città tutte diverse. Ora lei gli uomini non li aveva mai potuti sopportare soprattutto dei tipi come quel Nathan o quel Francis.
  • Beh è un posto particolare… lì le persone danzano molto e si studia molto, diciamo che i nostri studiosi sono pochi , ma è bello scoprire cose nuove e poi
  • CATERINA!!
  • O merda… Gilbert… vieni andiamocene di qui – Caterina gli strinse la mano iniziando a correre. Quante ore erano passate da quando avevano cominciato a cercarla, quanto tempo era rimasto a fissarla come un perfetto imbecille.
 
Tutta la sua compostezza, i suoi modi di fare da perfetto principe si erano volatilizzati, sgusciati via come un granchio pestifero. Quel calore che un tempo aveva trovato così insopportabile adesso scorreva dalla sua mano dritto nel suo cuore e lo stava soffocando. Non poteva farne a meno anche se il cuore stava impazzendo, non poteva resistere senza. Così quando la donna terminò la sua corsa evitò di mollare la presa e rimase a fissarla inquieto come non mai. Caterina non riusciva proprio a capirlo, forse si sentiva solo ed aveva bisogno di tenere la mano a qualcuno il che, considerato che lui non sembrava affatto pericoloso, le risultava assai semplice. Rimasero un paio di ore a chiacchierare della vita e di quanto fosse complicato convivere con troppe persone contemporaneamente. Per sua fortuna la discussione si era ripiegata su argomenti di cui più o meno sapeva qualcosa come la cucina ed il cielo, anche se pareva che avessero idee molto diverse sulle stelle e gli astri. Si stava abituando al Sole, una presenza fatale per qualche essere marino. Chissà perché la gente la evitava, non che fosse un problema il fatto che la sua donna non attraesse alcun pretende era un bene per lui. Però non aveva potuto fare a meno di notare un paio di losche figure seguirla con lo sguardo prima di scambiarsi qualche parola. Vagando con lo sguardo notò un paio di coppiette baciarsi vistosamente in pubblico. Per lui la cosa era indecente! Un bacio era un vincolo unico, insomma aveva baciato Caterina solo perché in cuor suo sapeva già che sarebbe divenuta la sua sposa, altrimenti l’avrebbe lasciata affogare. Dopo un’oretta passata a trascinarsi di luogo in luogo Caterina aveva infine deciso di tornare alla piazza centrale, ma ad Arthur l’idea di passare del tempo con altre persone non lo attirava tanto. Un gruppetto di donne li fissarono sconvolti e fra le varie parole che quelle si scambiarono Arthur colse distintamente un “mostro” in tutto quel brusio. Che avessero scoperto la sua identità? Terrorizzato com’era all’idea di perdere la donna amata Arthur ripiegò in una ritirata strategica che colmò in una caduta rovinosa a terra. Caterina accanto a lui lo osservò con fare preoccupato prima di rivolgersi al gruppetto di donne. Non è che la donna avesse detto niente , ma simultaneamente il gruppetto di femmine indietreggiò coprendo con il corpo un bambinetta. Caterina incurvò il capo sorridendo dolcemente qualche voce la stava chiamando da lontano, ma a lei in quel momento importava soltanto una cosa: fare capire a quelle stupide creature che cosa la parola mostro significasse. Arthur dietro di lei ammirava con stupore lo spettacolo di terrore misto a preoccupazione dipinto negli occhi delle umane nessuna femmina della sua razza era mai riuscita a spaventare così . Caterina fece un piccolo balzello in avanti mostrando la pelle candida delle gambe da sotto il vestito. Si sarebbe divertita almeno per un po’ a fare qualche danno, non le piaceva essere chiamata mostro tantomeno ad un ragazzo interessante come quello. Veneziano le corse davanti afferrandola per il polso, come sempre i suoi fratelli non la lasciavano divertire. Arthur si alzò preoccupandosi di bloccare il polso dell’uomo si contorse come un onda sugli scogli appuntiti. Caterina dal canto suo non sembrò dispiaciuta all’idea che l’uomo che le aveva impedito di divertirsi soffrisse anche se per poco. Alla fine lo lasciò andare scusandosi per la forza utilizzata, Veneziano boccheggiò un non ti preoccupare rialzandosi. Nathan apparve quasi subito dopo preoccupato ed ansante, lo prese per la mano e lo trascinò via per sbagliargli qualcosa all’orecchio.
  • La nostra forza da queste parti è immensa, questo lo capisci no?
  • Eh’
  • Sai com’è.. niente acqua, niente attrito eccetera.. fisica di base Arthur… e comunque che sta succedendo?
  • Non saprei, ma mi piace!
  • Eh?
  • Ha spaventato una mandria di stupide umane da sola, la adoro
  • La adori addirittura?
  • Cioè.. trovo che sia.. insomma ha fatto una cosa bella da sola.
Il brusio dietro di loro si era fatto fitto, un uomo si stava avvicinando minaccioso a Caterina, la sua forza era aumentata? Bene sarebbe stato più divertente. Arthur si impose fra l’uomo e la donna senza mai perdere il contatto visivo con l’umano. La mano di Caterina scivolò ad afferrare la sua ed Arthur arrossì puntando gli occhi al cielo in un’espressione divisa fra pura gioia e terrore. L’uomo davanti a lui rise scomposto ed un altro si avvicinò rapidamente guidato dalla risata del primo. Il primo umano tentò di allungare la mano verso i capelli di Caterina , ma Arthur fu abbastanza veloce da parere il colpo e spaccargli il naso. l’umano cadde a terra ed Arthur ficcò gli occhi dentro quelli del secondo umano pronto a fronteggiare un’altra battaglia, se l’era vista con squali e pesci martello quei due non sembravano affatto pericolosi. Tuttavia la mano di Caterina si strinse con maggiore forza trascinandolo lontano dalla folla e dalla sua famiglia, anche se notò che Nathan e Francis stavano tenendo il passo, anche a debita distanza così da concedergli un po’ di intimità. La donna rideva euforica davanti a lui, i capelli sciolti ricadevano scomposti sul corpo frustati dal vento in ogni direzione, più che correre pareva stesse saltellando come un delfino sulla superficie dell’acqua. A quel punto tentò anche lui di imitare le sue mosse pensando ad una qualche strana danza di corteggiamento, ma il suo fallimento clamoroso gli causò solo un gran dolore sulle gambe. Caterina lo spinse ancora senza smettere mai di ridere fino ad arrivare alla sua nave, un’imbarcazione antica, ma maledettamente bella, almeno a detta sua. Gli fece cenno di nascondersi vicino al timone così che nel buio della notte nessuno li notasse. Rideva ancora , quella scena le era piaciuta assai. Arthur dal canto suo in assenza di Nathan che potesse indicargli il giusto comportamento o se comunque quello tenuto da Caterina fosse normale si rassegnò all’idea di restare muto tutto il tempo. La donna gli avvolse le braccia attorno al collo e lui arrossì violentemente voltando il capo davanti a tutto quel calore a cui ancora una volta non riusciva a resistere.
 
  • Sei stato grandioso!! Una cosa fantastica, nessuno mi aveva mai difesa e devo ammettere che di solito quando lo fanno i miei parenti la cosa mi fa vistosamente girare le palle!
  • Girare le palle?
  • Si non mi piace.. ma da che posto vieni??
  • Atlantide…
  • Eh? Ah ah sei buffissimo Arthur
  • No, vengo davvero da Atlantide – la donna davanti a lui continuava a ridere. Arthur si alzò composto sfilandosi la giacca e la camicia di bottò, per lui rimanere col petto nudo era una cosa più che normale. Quando notò il silenzio improvviso Arthur si voltò per trovare Caterina vagare con lo sguardo sul suo corpo nel disperato tentativo di nascondere il forte rossore del viso con le mani tremanti. Lo trovava attraente?
  • i…sd…rimettiti la camicia!! Subito!
  • No , devo portarti via come sposa
  • EH?
  • Sono venuto qui per questo io.. – ecco ora veniva la parte complicata. La sera si affrettava le pinne sul collo fecero capolino lasciando Caterina più sbigottita di prima
  • SEI UN SIRENO! – Arthur sbatté la testa contro la mano
  • Si dice TRITONE!
  • Sei UN FOTTUTISSIMO PESCE!
  • TRITONE
  • PESCE PESCE PPESCE – Caterina aveva preso a correre agitata sul ponte, così avrebbe attratto troppe persone. Le prese il polso spingendola delicatamente contro di se. I canini affilati luccicarono alla luce della luna – ODDIO UN PESCE UMANO VAMPIRO SIRENO!!
  • Vampiro? Non sono niente di tutto ciò… mi sto confessando forse se stessi zitta capiresti
  • Che devo capire??
  • Che..ti.. – Arthur rimase con la testa nascosta fra i capelli ribelli della donna per un poco giusto il tempo perché quelle parole risultassero familiare sulla sua lingua – amo
  • Che c0entrano gli ami adesso’ ti hanno pescato una volta?
  • No io ti AMO capisci?
  • AAAAAAAAAH! E dillo prima.. che cazzo significa? – le labbra di Arthur si imposero sul collo di Caterina a laciare un morso evidente sulla pelle perfetta – oddio.. oddio mi hai morso .. un pesce mi ha morso!!
  • Bene adesso sei la mia compagna – Caterina evitò di svenire quando le labbra di Arthur si avvicinarono tremanti alle sue. Il problema è che era partita di cervello, non ci capiva più niente di tutta quella storia. A lei Arthur piaceva ok, ma perché aveva delle pinne? Perché l’aveva morsa? E che cazzo di domande strane si stava facendo, tanto anche lei mica era umana no? Forse aveva trovato una persona con cui condividere la sua stranezza. – io.. non so come.. si fanno queste cose.. – le labbra di Arthur si avvicinarono ancora prima di incontrare le sue. Era un ragazzo carino, buffo, bello che l’aveva difesa un paio di volte da dei deficienti, forse non sarebbe dovuta essere così restia. Si sentiva pesante come se le avessero attaccato un peso alle gambe. Si lasciò andare distesa com’era sul ponte per fissare ancora un poco Arthur. – voltati.. io mi vergogno.. non mi sono mai tolto dei pantaloni.. – Caterina squittì spaventati –
  • che vuoi fare ?
  • gettarmi in acqua mi sembra ovvio… - ora che ci faceva caso, da quando Arthur aveva le pelle del basso ventre ricoperta di squame? – dobbiamo fare presto! – la prese per la vita lanciandola in acqua.
 
Quando riaprì gli occhi davanti a lei Nathan ed Arthur stavano discutendo vistosamente. Suo fratello non capiva niente lui l’aveva portata con se questo era il piano il fatto poi che avesse ammazzato quasi un umano non aveva alcun valore. Caterina aprì con maggiore forza gli occhi ed allora vide le grosse code che svolazzavano al posto delle gambe dei due. Storse la testa confusa per poi notare che pure lei non aveva alcuna traccia di gambe , no adesso aveva una grossa e violacea coda da pesce. Perché aveva mangiato la cassata? Pasto troppo pesante! Fottuta cassata! Arthur si voltò e nel notare la donna sveglia evitò rapidamente Nathan nuotandole rapidamente davanti. Le aveva fatto indossare degli abiti vistosi, adatti ad una principessa quale lei era. Fece cenno a Nathan di andarsene e quello mosse con la coda con troppo ardore tanto da alzare un polverone. Le accarezzò il viso e l’altra parve assecondarlo sulle prime perché rimase imbambolata persino quando la baciò dolcemente. Bel sogno però dai! Un Arthur versione pesce sexy poteva anche andare bene dai. Incrociò le dita fra i capelli del biondo lasciando che l’altro arrossisse un poco intontito, certo descriveva in modo impeccabile il vero Arthur. La punta aguzza di una conchiglia la fece saltare sul osto. MOMENTO perché poteva percepire del dolore? Non..era.. un sogno..?
  • sono così contento che tu mi accetti
  • sono un pesce…
  • SIRENA AMDELIZIONE te l’ho già spiegato
  • E tu sei un pesce
  • TRITONE MALEDIZIONE
  • Muoio..
  • Lo sapevo io che l’avresti fatta svenire stupido fratellino
  • STA ZITTO NATHAN! 
 
ANGOLINO DELLE PATATE VOLANTI:
dunque incominciamo col dire che a forza di girare nel WEBBBE ho scoperto l’esistenza della versione naga e sirena dei personaggi di Hetalia. BELLA SCOPERTA! Così mi sono detta EHI facciamoci una ff sopra, dai. Il fatto è che sono molto felice ed avevo voglia di scrivere qualcosa di divertente. Spero che Arthur non risulti troppo OC e che tutti possiate divertirvi. Comunque vorrei puntualizzare un paio di cose prima di tutto odio le uova dei pesci quindi ho pensato di inventarmi questo trucco. In questa ff i nostri sirenetti avranno tutto l’indispensabile sotto la coda, cioè poco sotto la coda. Non è possono togliersela, ma secondo il mio cervellino malato anti uova possono abbassarla di poco per insomma si capisce.. via non mi fate scrivere robi! Caterina è la mia oc di Italia del centro, ma qui siamo nel magico mondo del fantasy. SPERO CHE VOI ABBIATE LETTO PANDORA HEARTS perché ci saranno un paio di riferimenti felici che io adoro. Sotto vi metto un paio di immagini di Caterina e del suo abito come srena. Spero che vi siate divertiti un bacio e scrivete in tanti :D 

Caterina:
 

L'abito è quello del set di Naga (Dota 2) SENZA E RIPETO SENZA quell'affare in capo




 

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Capitolo 2
*** Denti ***


Capitolo II
 

​Per quello che ne sapeva lei gli umani erano creature orribili, prive di una qual si voglia vena creativa e colmi di odio. Nel piccolo vagone ferroviario Caterina scuoteva le gambette istericamente presa da una qualche agitazione interna. Non sopportava l’idea di dover scappare da casa per via di uno stupido umano. Sua madre però non aveva sentito storie l’aveva inviata assieme a Romano, il più grande dei suoi due fratelli, in una città lontana, in riva al mare. Lei odiava il mare, c’era troppo sole, troppa sabbia e troppo mare. Sapeva però che suo fratello non avrebbe sopportato le sue lamentele e così si limitò a dondolare le gambe minute nel vano tentativo di fare scorrere il tempo più rapidamente. Suo fratello le era sempre sembrato una persona piena di amore, certo era incapace di esprimerlo, ma non per questo avrebbe smesso di amarlo. Con il capo poggiato contro il palmo della mano Romano sembrava spaventato secondo Caterina. Strinse la mano del fratello e quello la ritirò irritato con un grugnito che la lasciò con l’amaro in bocca. Provò a chiamare il suo nome prima piano poi ad alta voce, la mano di Romano si mosse rapida a tapparle la bocca con poca delicatezza. Gli occhi scuri di Romano si puntarono nei suoi e Caterina si spaventò davanti a tutto quell’odio. E lei lo conosceva quel sentimento, lo aveva visto così tante volte negli occhi degli umani, nella famiglie, nei bambini, negli anziani. Suo fratello la odiava.. davvero? Caterina assunse una postura composta , ma non poté evitare di gonfiare le guance nel buffo tentativo di fare sorridere il fratello. Romano rideva sempre nel vederla così, ma quella volta no, se ne era rimasto immobile davanti alla bambina dai capelli castani. Il vestito bianco che sua madre le aveva confezionato vibrò appena mosso dal vento mentre il treno rallentava in vista della stazione. Romano si alzò tirandola per il braccio così da farla muovere più rapidamente. Si sarebbe comportata bene, sarebbe stata una bambina vigile e pronta a tutto e avrebbe recuperato l’amore perso di suo fratello. Chiuse gli occhi come spesso faceva quando era stanca e lasciò che Romano la guidasse , affidandosi alle sue scelte. Quando quello si fermò Caterina, riaprì gli occhi confusa come non mai, davanti a lei un ragazzino biondo con una lunga treccia li stava salutando quasi febbrilmente. Caterina non capiva perché ci fosse un bambino davanti a lei, ma non le dava alcuna fiducia, di certo non emanava un’aura positiva. Forse lui era come lei, si di questo ne era certa, ma non abituata alla compagnia di un suo simile Caterina era visibilmente terrorizzata. Si nascose dietro le gambe del fratello che si spostò di rimando per lasciare che il neo arrivato la abbracciasse. Non le piacevano le eccessive manifestazioni di affetto, in particolar modo da un perfetto sconosciuto. Cercò l’aiuto del fratello, aggrappandosi al tessuto dei pantaloni, ma non ricevette niente se non un profondo sospiro. Il bambino la lasciò andare per introdursi finalmente, si chiamava Emilio. Suo fratello tremò impercettibilmente davanti al sorriso del biondino. Il coetaneo la fissò curvando il volto prima di ridere di cuore davanti a quella risposta così acida. Non le stava simpatico, non sembrava una persona bella e di certo non riusciva a capire perché suo fratello non la stesse aiutando. Emilio si spostò per indicare il grande castello alle sue spalle. Era lì che viveva quel coso, davvero? Romano la fissò e per un istante, anche se uno solo le parve di riconoscere della paura negli occhi del fratello. Lo chiamò a bassa voce con quel nomignolo infantile che si era inventata, solo per lui. Il fratello la fissò intensamente di nuovo prima di afferrarla per il braccio e correre. Perché stava scappando? Caterina questo non riusciva a capirlo, il bambino dietro di lei però sembrava aver intuito la mossa dell’adulto perché tentò di afferrarla. Ci mancò poco che ci riuscisse. Stava piovendo, era una pioggia fitta proprio quella che più in assoluto Caterina amava osservare dalla grande finestra del suo salotto assieme a sua madre. Suo fratello sembrava stremato dalla corsa perché si lascio scivolare a terra sul terriccio fangoso. Le fece cenno di andare avanti, ma Caterina si piegò sulle gambe per tentare con tutte le forze di sollevare il fratello. Atterrò nel fango pure lei, sporcando il bel tessuto bianco dell’abito. Quando sollevò di nuovo il capo scorse una piccola folla di umani armati che si stavano rapidamente avvicinando. Romano le urlò di stare ferma, di non fare assolutamente niente e di scappare. Perché mai sarebbe dovuta scappare? Lei sapeva difendersi, l’aveva già dimostrato tante volte. Non fu quindi di sua spontanea volontà che scelse la fuga, perché suo fratello la spinse con forza verso un fossato. Non fu il dolore fisico a farla piangere per tutta la sera, quanto la frustrante consapevolezza che suo fratello adesso era solo. I suoi furono vani tentativi di risalire. Con tutto quello scroscio continuo non riusciva neppure a sentire suo fratello. “ sai di potercela fare “ . quella voce, lei la conosceva, il suo amico che la rendeva più forte, più strana le stava parlando. Spalancò gli occhi e si lasciò spingere dalla forza che per molti era invisibile. Sorrise dolcemente agli umani che si cambiarono qualche parola indicandola. “ va bene così, non c’è niente di cui avere paura ci sono io”. La bambina alzò la mano sorridendo ancora dolcemente rivolta al fratello. Romano la fissò intensamente prima di chiudere gli occhi. Davanti a lei, in fondo alla strada il bambino di prima la stava fissando, ma a lei non importava. C’era una fitta pioggia anche adesso, ma era rossa.

                                                                                                          
Quando Caterina si risvegliò nuovamente, rivide i due tritoni davanti ad un’apertura rocciosa. Doveva rimettere a posto il cervello, le sue sinapsi si erano di certo volatilizzate, perché lei lo sapeva che le sirene non esistevano. Però… però se quelli come lei avevano il diritto di popolare la terra forse c’era qualche altra creatura in mare. Distese la coda per osservarne i colori sgargianti e tentò di sgusciare verso i due conoscenti. Arthur le venne incontro aiutandola a modo suo a sorreggere il corpo.
 
  • Ti ci abituerai tranquilla..
  • Non credo ci volermi abituare.. insomma fra poco me ne andrò via
  • Come dici scusa?
  • Perdonami Arthur, ok qui è tutto carino , fantastico davvero… ma io devo tornare su in superficie.. insomma
  • E perché dovresti? Ti odiano tutti..
  • Grazie per questa carismatica pacca sulla schiena, ma devo comunque tornarmene a casa…
  • Ma perché? Sei la mia sposa..
  • Come’ – Caterina strabuzzò gli occhi. Arthur davanti a lei si sentì ferito nell’orgoglio, non voleva essere la sua sposa? Bene! Le ringhiò contro cupo prima di andarsene con tutta fretta lasciando Caterina da sola assieme al fratello. Nathan la fissò sbuffando davanti al comportamento infantile del fratello minore.
  • Io glielo avevo detto che prima ti avrebbe dovuto corteggiare. Quando avevo accennato al fatto che non volevo perderci tanto tempo, intendevo dire “ non ci mettere un anno”! Dio mio che seccatura.. – Nathan le prese la mano tirandola fuori dalla grotta. C’era così tanta luce in quel posto, il che era sicuramente un controsenso. Poi però si accorse di un branco di pesciolini dal colore frizzante, simile in tutto e per tutto a lampadine. Tentò di avvicinarsi, ma l’incapacità completa di utilizzare il nuovo arto le impedì di fare persino un metro. – ti serve un po’ di pratica, tesoro
  • Mi hai appena chiamato tesoro?
  • Si .. perché? Sei il tesoro di mio fratello, no? – Caterina arrossì sfiorandosi un riccio ribelle fuggito dalla crocchia. Lo attorcigliò attorno alle dita affusolate mentre il suo ciuffetto Vargas si animava di colpo – cos’è quello? – il tritone le si avvicinò sfiorandole i capelli e Caterina fu abbastanza veloce da tirargli la pinna in faccia. – ahi cretina, mi hai fatto male!
  • Smettila di toccarmi!
  • Sono capelli, niente di più!
  • Non sono soltanto capelli…
  • Bene la vuoi una mano a muoverti oppure no? – le prese i fianchi sollevandola e a quel punto l’uomo si bloccò di colpo sogghignando – l’ho fatto veramente incazzare questa volta.
 
 Caterina sentì distintamente la voce di un uomo, più che altro l’urlo maschile di qualcuno. Nathan fu sbalzato via e a Caterina gli ci volle un po’ per rendersi conto che si trattava di Arthur. Nathan stava contro una roccia, tenuto fermo dal braccio di Arthur che pareva volerlo soffocare. Qualche essere marino si voltò verso di loro per poi portare lo sguardo altrove. Pensava di essere stato chiaro l’ultima volta no? Caterina sarebbe stata SUA moglie, quindi suo fratello poteva farsi tagliere le pinne e le mani. Lo teneva fermo , ma non riusciva a perdere la presa davanti al sorrisetto insolente dell’altro. gli morse il collo curandosi di tingere l’acqua di rosso. A quel punto ancora sorridendo, con lo sguardo puntato dietro di lui, Nathan parlò   – scusa fratellino – Arthur stava mordendo suo fratello, che diamine! Caterina sforzandosi mentalmente di coordinare il corpo raggiunse il duetto. Nathan sembrava particolarmente divertito dalla situazione benché i denti acuminati di Arthur fossero così vicini al suo collo. Alla fine Caterina si buttò in mezzo ed Arthur che rimase immobile stringendo un mazzolino di.. coralli? O fiorellini strani? Che diavolo erano quei cosi?
 
  • Arthur basta! – iniziava a non capirla più, le concedeva il privilegio di diventare sua moglie , di convivere insieme un ‘eternità di ricchezze negli abissi più scuri e lei voleva che non picchiasse quell’impudente di suo fratello?
  • Che cosa basta? Ti stava toccando!
  • Mi stava aiutando a nuotare…
  • A… davvero?
  • In verità ecco, la donzella ha ragione…
  • Tsk potevi dirlo subito , ti pare? – Arthur lasciò andare il fratello che scivolò via con leggerezza dalla parete di su cui era stato lanciato – seriamente evita di farmi perdere del tempo prezioso.. in questo modo..
  • Sei geloso eh? – Arthur fissò torvo il fratello prima di spostarsi su Caterina, sembrava notevolmente poco a suo agio con una coda attaccata alle gambe, ma tanto ci si sarebbe abituata. – suppongo sia ora di andare.. ti pare? – Arthur si agitò maggiormente prendendo la mano di Caterina che lo osservò curiosa.
  • Beh ci hanno organizzato una festa.. e..
  • Si tratta di una danza di accoppiamento per l’esattezza
  • ACCOPPIAMENTO
  • Quello che Nathan voleva dire
  • Si accoppiamento.. bambini.. piccoli tritoni
  • MA TE NE STAI ZITTO BRUTTO PESCE.. Arthur spiega..
  • Mi ha dato di pesce?
  • Mi pare di si.. comunque è semplicemente una danza di rito…
  • Rito?
  • Rito per matrimoniale
  • MATRIMONIO? Ancora con questa storia??
  • Sei mia moglie, o almeno lo sarai tra poco
  • Lo sai vero che non puoi sposare un uomo che hai conosciuto da un giorno…
  • Io l’avevo detto che dovevi aspettare un po’ per portarla qui
  • Beh .. sono tutte cazzate, io ho ragione quindi state zitti. Caterina ti pregherei di stare tranquilla.
  • Stai chiedendo a me.. di stare tranquilla.. con un marito pesce?
  • Un pesce marito si, ma PRINCIPE – esclamò Nathan prima di allontanarsi con una certa furia. Arthur la fissò esterrefatto cosa c’era che non andava in lui, aveva forse dimenticato di ripulire la coda quella mattina? Le prese la mano guidandola.
  • Cosa sono quelli? – Caterina ancora incuriosita dalle strane piante acquatiche nelle mani del tritone parlò
  • Questi?  Ho sentito che da voi in superficie è uso regalare dei fiori alle donne di cui si è innamorati – Arthur imbarazzato si grattò il collo arrossendo – ecco tutto
  • È un pensiero.. molto carino grazie – Caterina lo abbracciò dolcemente e l’altro si tinse maggiormente di rosso. Avrebbe voluto abbracciarla di rimando, ma rimase intontito dal contatto fisico improvviso della donna. Non era abituato a contatti di questo tipo se non con i suoi fratelli ovviamente. L’orecchino che portava all’orecchio dondolò di poco tintinnando. – nessuno mi aveva mai regalato dei fiori – il che era una bugia, ma andava bene così, lui non faceva parte della sua vita, Emilio non faceva parte della sua vita ormai.
  • Bene però adesso dobbiamo andare! – Arthur la strinse con forza trascinandola dietro di se.
 
Caterina sembrava essere ritrosa al suo contatto, quasi stesse tentando di fuggire dalla sua presa. La fissò intensamente e alla fine cedette, forse per curiosità più che per amore. Però Arthur non riusciva proprio a capire, aveva fatto tutto nei minimi dettagli. L’aveva corteggiata, l’aveva conosciuta e si era dichiarato. Quale era quindi il problema? La spinse verso il fondale, la sabbia si sollevò appena al contatto con la sua coda. Quel rito era qualcosa di unico nel suo genere, tutti quelli della sua razza lo avevano messo in pratica prima di sposarsi. A lui erano serviti anni ed anni di duri allenamenti per apprendere quella danza semplice, ma allo stesso tempo complicata. Quel danzare , quel vibrare. Sua madre aveva impiegato una buona dose di pazienza e delle sonore pagaiate sulla schiena per fargli capire che quello era un dono speciale da riservare ad una sola compagnia, l’unica, come amava definirla lei. Nell’oscurità del fondale, con la fievole luce donata da qualche pesce lucciola, Arthur si sentiva al sicuro, tranquillizzato dal semplice contatto con la mano della donna. Eppure lo sapeva che sua madre lo stava osservando, non aveva potuto evitare di notare lo scambio di sguardi fra lei e suo fratello maggiore. Quei due si assomigliavano fin troppo, avevano entrambi quella caratteristica risata stile merluzzo che lo distruggeva psicologicamente ogni volta. Le fece cenno di stare ferma per un secondo, giusto il tempo per ricordare i passi. Gli ornamenti di Arthur erano particolari, gli aveva visti spesso in qualche miniatura di sirene sui libri. Orecchini colorati, bracciali dello stesso colore della coda che andavano a coprire metà dell’avambraccio ed una specie di coroncina sulla testa. Caterina davanti a lui appariva confusa e decisamente incuriosita. Non aveva bisogno di musica, gli bastava il pensiero. Le nuotò al fianco, prima a destar poi a sinistra. Le si avvolse attorno e quella ridacchiò poiché le aveva fatto il solletico. Continuò così a ruotare attorno a lei fino a quando non prese a compiere dei cicli e delle acrobazie a pochi metri da lei. Così che lei potesse ammirare la sua bravura. Infine le prese le mani e la costrinse a ruotare assieme a lui fino alla superficie. Sbucarono entrambi all’aria aperta, Arthur pareva sicuramente imbarazzato, infatti cercava di perdere il contatto visivo con la femmina. Caterina invece sembrava stupita, positivamente, ridacchiò a bassa voce premendo lamano contro la bocca.
 
  • È stato veramente... delizioso..
  • Davvero?
  • Si eccezionale…
 
Sotto di loro qualcuno chiamò il suo nome, era il principe questo lo sapeva , ma un po’ di privacy non avrebbe guastato nessuno. Scivolò di nuovo verso il basso accompagnato dalla donna che pareva aver preso dimestichezza con il nuovo arto.  La folla si stava disperdendo rapidamente, sarebbe stato suo compito occuparsi degli squali, dovevano essere quei maledetti cosi ad aver causato tutto quel trambusto. Arthur individuò immediatamente la preda , ma prima di attaccare si preoccupò di indicare a Caterina un luogo sicuro dove nascondersi. L’altra lo fissò incurvando il capo, come incapace di capire perché mai si sarebbe dovuta spaventare. Quando la vide allontanarsi attaccò con tutta la forza che aveva in corpo, suo fratello ovviamente lo aveva preceduto. Un pesce rosso troppo cresciuto la avrebbe dovuto spaventare, davvero? “ davvero?” mosse poco la coda, giusto il tempo per far credere ad Arthur di essersi nascosta e si voltò verso di lui. Per lei era normale essere tranquilla , ma dal comportamento di Arthur il pesciolino doveva rappresentare un problema bello grosso. Nathan lo tirò per la coda indicando scosso un punto indistinto dietro di lui. Quando si voltò trovò uno squalo di grossa portata che si stava pericolosamente avvicinando a Caterina, di certo lei non lo aveva notato perché le era alle spalle. Impugnando con mano ferma la lancia da guerra identica a quella di suo fratello che Francis si era preoccupato di lanciargli, Arthur volò quasi nella direzione di Caterina. Quest’ultima non riusciva a capire l’improvviso interesse della creatura marina-sposo per lei, a quel punto capì. “sei abbastanza stupida, non ti sembra?”. Ora che lo guardava da vicino quel pesciolino aveva dei bei denti, niente che non avesse già visto. L’animaletto sembrava abbastanza stupido a giudicare dalla velocità con cui aveva aperto la bocca davanti a lei. Benché poco capace di controllare il nuovo corpo si spostò prontamente schivando il morso fatale. Fissò l’animale di sbieco annoiata all’idea di doversi sporcare le mani. Alzò di poco il braccio aprendo il palmo della mano e la bestiolina davanti a lei si accartocciò quasi. L’acqua si tinse di rosso, un colore ormai familiare per Caterina. A quel punto si bloccò spostando lo sguardo verso Arthur. Però.. non sembravano terrorizzati, anzi Nathan le stava facendo strani gesti euforici mentre Arthur sembrava palesemente arrabbiato. Caterina tornò sui resti ormai fluttuanti, perché non erano spaventati da lei.. perché lei era un mostro glielo avevano spiegato tutti. Ripetuto così tante volte che era ormai diventato parte del suo essere. Si era ripromessa di non farlo più, maledizione. Arthur le corse accanto spingendole una spalla, che le saltava in mente, scontrarsi con uno squalo da sola non era di certo un opzione praticabile. Era rimasto comunque stupito dall’immenso potere della donna, ma soprattutto incuriosito da tutta quell’energia. Caterina lo fissò con gli occhi sbarrati, no.. non capiva cosa stessero facendo. I tre tritoni la circondarono due gioendo e l’altro grugnendo incazzato. Concentrandosi nuovamente sul corpo si spinse in superficie in cerca d’aria. Odiava il puzzo di sangue. Arthur alzò il capo confuso, dove diavolo pensava di andare adesso?
 
  • Dio che forza! – Nathan gli tirò una pacca sulla coda con fare affettuoso
  • No ma.. che nipotini potremmo mai avere da lei?
  • Dei mini killer di squali!! Quando avrò qualche problema con qualcuno invierò immediatamente uno dei tuoi pargoli
  • Quale parte di.. i miei figli saranno miei.. avete perso?
  • Momento, momento.. quindi parliamo di figli al plurale..
  • Eh si. Cioè..
  • Mi commuovo, finalmente diventerai un maschio a tutti gli effetti
  • Dovete morire così male.. voi non potete capire
 
Poco sopra le loro teste Caterina stava nuotando disperatamente verso la banchina di legno attratta dalla voce familiare dei suoi fratelli. Sembrava che la stessero cercando. Romano alla sua vista sbiancò saltellando sul posto, veneziano non tardò ad imitarlo. Quelle danze da strabici la irritavano profondamente e , benché glielo avesse già detto più volte, seguitavano comunque a farle. Probabilmente trovavano divertente vederla incazzata come una scimmia. Si curò di rimanere con il corpo in acqua così che non scoprissero il suo momentaneo stato.
 
  • Dov’è il sopracciglione che lo gonfio di botte?
  • Dai Romano calmo, era molto carino veh. Che avete fatto insieme sorella?
  • Eh? – Caterina arrossì violentemente al ricordo di quel bacio.
  • OH OH!
  • Veneziano smettila di emettere questi strani suoni sembri una fangirl euforica
  • OH OH! Sappi che io approvo un sacco
  • Cosa approvi imbecille?
  • Arthur e Caterina, adoro questa coppia!
  • Dio.. veneziano cosa stai blaterando?
  • Si siete adorabili insieme
  • Cosa hai dato a mangiare  a Veneziano?
  • Io?? Niente le sue solite porcherie da nordista..
  • Veh veh veh
  • No la danza del veh no Veneziano te l’ho già spiegato!
  • È partito per il suo magico mondo delle fatine.. esci dall’acqua. Anzi no prima spiegami perché hai passato la notte fuori con un uomo!! – romano le stava urlando contro.. brutto segno
  • Non ho.. modo di spiegarti la cosa
  • Si che ce l’hai! – romano la afferrò per il braccio sollevandola dall’acqua. Non riusciva a respirare e la sensazione di bruciore sulla pelle era semplicemente insopportabile.. – perché.. sei un pesce?
  • Romano.. sto bruciando.. non mi sembra il momento di fare domande di questo tipo!
  • Io penso che sia il caso invece – Veneziano le punzecchiò la coda incredulo
  • Veh..
  • Romano tienilo che sviene! Ecco appunto
  • CHE CAZZO E’ SUCCESSO?
  • Romano datti una calmata…
  • Sei un pesce!
  • Sirena se non ti spiace
  • E sei mezza nuda
  • Non è esatto sono vesti cerimoniali
  • Sei un pesce mezzo nudo!
  • Perché non mi ascolti mai
  • NON TOCCARE MIA MOGLIE!
  • MOGLIE DI CHI, COSA? – Appostato sotto la banchina , con il capo sollevato dall’acqua quel poco per farsi vedere Arthur stava sbollendo – che moglie.. EH??? Vi siete sposati?
  • No
  • NON ANCORA SPORCO UMANO
  • Umano ma come parla questo? – Romano si avvicinò verso Caterina per prenderla in collo, ma Arthur facendo leva sulle bracca si sollevò in aria afferrandolo. Nathan subito dietro di lui si preoccupò che il fratello non ammazzasse il suo futuro parente. Tutta quella confusione insensata! Caterina iniziava davvero a scocciarsi. Veneziano le prese il braccio prima che potesse tornare in acqua. Poco distante da loro Romano era già riaffiorato ed Arthur era tornato nella stessa posizione di prima, anche se non l’aveva notato.
  • Dove vai Caterina? – Veneziano la stava supplicando con lo sguardo di restare
  • Scusa ma dove mi metti in una bolla di vetro?
  • Possiamo procurarcene una molto grande
  • Uh si e poi mangerò cibo per pesci rossi
  • Potrebbe essere un’idea
  • Stavo scherzando
  • A…
  • Io.. loro non sono spaventati da quello che sono.. mi hanno visto fare delle cose e non si sono spaventati. Mi trovano straordinaria
  • Ma noi siamo la tua famiglia
  • Non ho intenzione di abbandonarvi, sciocco…
  • Però.. lui ti piace?
  • Beh.. si parecchio– Veneziano sorrise dolcemente baciandola sulla fronte. Lo strano rumore dell’acqua la costrinse a voltarsi trovando due occhi verdi accessi di pura rabbia fissi su suo fratello.
  • AH! – Veneziano si spaventò a quella vista e fece una corsetta indietro lanciando Romano, che era appena sortito dall’acqua , di nuovo in mare
  • O Veneziano allora dillo che vuoi che ti dia fuoco!
  • Tornerò.. promesso.. – Caterina si lanciò in acqua e subito Arthur le ripese la mano, evidentemente scosso ed infuriato
  • Non puoi andare dove vuoi non è una cosa salutare
  • A meno che tu non voglia rimanere carbonizzata, in tal caso sorella questa è la strada giusta
 
 Nd vamossssssssssssss con le photosssssssssssssss

 

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Capitolo 3
*** Ohatar ***


Quale parte di “sei diventata la mia sposa” non riusciva a capire? Il concetto a detta sua era abbastanza semplice, c’era solo da scegliere la data delle nozze. Fine del discorso. Si lasciò andare sul fondale marino respirando piano accanto a Caterina, doveva farle entrare nella zucca che lui era un tritone per bene e che non voleva assolutamente farle del male o roba simile. Le sgusciò al fianco preoccupandosi che la sua coda sfiorasse quella della donna in una carezza soave e dolce. Ancora sordo non era quindi il discorso fra Caterina ed il fratello non gli era passato inosservato. Lei aveva detto che le piaceva parecchio! Le pinne si scontrarono appena ripiegandosi l’una sull’altra. I colori delle due scintillarono appena colpiti dal sole. L’antro che aveva scelto era semplice, ma era riuscito ad agghindarlo con anemoni di mare ed altre specie colorate per rendere il tutto più armonioso. Inoltre era spazioso, degno di un principe quale lui era. Si soffermò un poco sulla coda lunga e morbida di Caterina, con quel colore acceso e violaceo che aveva visto in alcune razze nordiche. Non riuscì però ad evitare di pensare a quella frase : “ mi piace parecchio”. Era un buon segno, oppure no? Non conosceva quel verbo o almeno non sapeva quale fosse il suo significato fra gli umani. Nathan lo avrebbe di certo aiutato, forse alla modica cifra di cento anni come suo schiavo, ma gli avrebbe dato tutto.  La grotta aveva un colore violaceo e verde, un miscuglio di tinte causate dall’invecchiamento della pietra. Al centro di tutto quello spazio si era fatto portare un Nautilus, quello sarebbe stato il loro “letto”. Era così che dicevano gli umani, giusto? Le sfiorò nuovamente la coda, più che imbarazzo che altro perché al solo pensiero di poter passare anche una sola notte assieme alla compagna si era fatto tutto rosso ed aveva voltato il capo per non farsi vedere.
 
Caterina lo fissò incuriosita di rimando seguendo il movimento sinuoso della coda del tritone. Di certo Arthur appariva pensieroso, che avesse fatto qualcosa di sbagliato? Probabilmente stava iniziando a pensare alla sue “abilità”, insomma non poteva pretendere un trattamento diverso rispetto a quello che era costretta a subire ogni giorno. Persino il capo della guardia si guardava dal rivolgerle parola, se non per addossarle qualche crimine immaginario. Si mordicchiò un labbro intrufolando silenziosamente una mano fra i capelli di Arthur, erano setosi diversamente dalle sue aspettative e parevano leggeri, come fossero stati crini di cavallo. Beh poteva essere considerato un cavalluccio marino formato famiglia, no? Continuò a sfiorargli la chioma per poi fermarsi al contatto con un corpo appuntito e viscido. Dovevano essere le branchie, a forza di annaspare in quella massa incolta di capelli era finita sul collo di Arthur, però il tritone non si era voltato. Era interessante sentire sulle punte delle dita il soffio leggero che fuoriusciva dal corpo dell’uomo, che poi poteva respirare anche con la bocca o gli serviva soltanto per parlare? Ma soprattutto, come mai riusciva a capire le persone? No perché Romano e Veneziano le avevano spiegato la sera precedente, una volta ripresasi dallo svenimento che a salvarla era stata un buffo e strano soggetto dai capelli color paglia. Smise di mordersi il labbro solo per dare un occhio allo scenario attorno a lei. Erano coricati all’interno di una grossa conchiglia, dove era stata ficcata a forza da Nathan con tanto di ghigno malizioso di quest’ultimo. Tutt’attorno una distesa di colori li sovrastava e circondava, era decisamente uno scenario fantastico. Ritirò la mano per afferrare la propria , ma Arthur si voltò improvvisamente facendola trasalire per bloccarle l’arto. Rimasero così gli occhi fissi l’uno nell’altra , le mani strette. Arthur sembrava decisamente incazzato , ma allo stesso tempo aveva una candido rossore sul viso. Una cosa a cui Caterina non poté fare a meno di sorridere finemente.
 
Era ancora furente, non sopportava l’idea che LEI avesse steso un paio di squali senza farsi minimamente aiutare. Che poi a parte il fattore cavalleria il problema principale stava nel fatto che non si era neppure posta la possibilità di potersi fare del male. Ok era stata stupida, no era stata demente e stupida ed incosciente, però Arthur non riusciva a staccarsi da quegli occhi. Aveva visto così tanti abissi, ma non si era mai perso in tali profondità. Le teneva ancora la mano perché quel contatto soave della donna fra i capelli, che aveva finto di non notare lo aveva quasi ipnotizzato. Avrebbe voluto dirle di continuare, che sentire la sua mano fluttuare fra i suoi capelli era stato semplicemente fantastico. Ma lui era troppo orgoglioso per chiedere una cosa del genere, in più lei stava .. sorridendo? COSA DIAVOLO , PERCHE’, EH? Si strinse i polsi assumendo una posizione autoritaria. Si rissò lasciandola senza parole e se ne uscì per chiedere a Nathan un po’ di spiegazioni. Si stava già preparando ad ingoiare il proprio orgoglio per affrontare il fratello quando gli apparve nitida l’immagine dei fratelli di Caterina. Improvvisamente la verità gli fu chiara, le mancava la sua famiglia! A lui però Nathan non sarebbe mancato, ok stava dicendo una stronzata. Si che gli era mancato quel sacco di squame quando era partito per il suo primo viaggio. Lui era così piccolo, però lo aveva seguito nuotando fino a quando i polmoni non gli avevano retto. Quindi anche a lei mancavano quei due insulsi e rumorosi umani? Certo anche lei era umana, per meglio dire lo era stata, ma di certo non poteva essere paragonata ad uno di quei due cosi, ne tanto meno alla cittadina. La grossa coda bluastra di Nathan gli si piazzò dritta nello stomaco, facendolo boccheggiare in cerca d’aria. Stava per riempirlo di insulti , ma si bloccò e l’altro sembrò capire che aveva bisogno di lui perché sghignazzò continuando a colpirlo, questa volta sulla schiena. Era un modo di giocare per loro picchiarsi e mordersi. Ok forse era esagerato, ma Arthur pretendeva di fare del male a quell’incosciente di suo fratello, perché non poteva che meritarsi questo un pazzo che era finito nella bocca di uno squalo. La coda di Nathan, infatti, appariva in parte lesa anche se di poco. Un taglio che le spaccava la pinna ed a cui Nathan si era abituato fingendo di stare bene. E lo sapeva che stava fingendo perché spesso lo aveva seguito solo per sentirlo lamentare del suo triste destino. Era stato uno stupido incosciente! Anni prima , forse secoli prima si era lanciato in combattimento per proteggere col proprio corpo Arthur da uno squalo bianco. Il principe lo sapeva che se la sarebbe cavata, insomma aveva già il tridente puntato sul corpo della bestia, ma Nathan si era comunque lanciato. Per un po’ di giorni, per l’esattezza nel periodo di convalescenza di suo fratello Arthur non gli aveva rivolto parola e aveva preteso da sua madre che dicesse a Nathan, non appena si fosse svegliato, che lui lo odiava. In realtà era stato con lui ogni giorno, ma era comunque riuscito a scappare giusto il tempo per non farsi beccare da Nathan. Alla fine il maggiore aveva preteso delle spiegazioni, incapace di capire perché il suo “fratellino prediletto” non gli rivolgesse più la parola. Arthur all’epoca lo aveva picchiato, poi aveva pianto picchiandolo e Nathan era rimasto fermo come un imbecille per poi sorridere sereno. Era cominciato tutto da quel giorno.
 
  • Come va la vita QUASI matrimoniale?
  • Non lo so…
  • Che significa che non lo sai? – Nathan sollevò un sopracciglio incapace di capire
  • Senti … quando un’ umana dice che gli piace un tritone cosa significa?
  • Riformula…
  • Caterina era con suo fratello, l’umano basso, e gli ha detto che le piaccio, parecchio per giunta! È una cosa brutta
  • … - Nathan lo fissò intensamente, increspò le labbra , sollevò l’indice e poi… scoppiò a ridere. In tale modo che dovette tenersi lo stomaco per non vomitare – ODDIO! CHE CAZZO DI DOMANDA ODDIO, MUOIO ORA! Preparate i miei resti – Arthur davantì a lui si irrigidì con le braccia tese sui fianchi
  • Non importa… - gli voltò le spalle e Nathan lo tirò per i capelli facendogli male
  • Ma vieni qui rammollito! Davvero non lo sai?
  • No.. non so cosa significhi per un’umana…
  • Che le piaci..
  • …. Mi prendi in giro vero? Mi hai preso per un’orca?
  • Loro sono molto più ironiche di te!
  • Questo è tutto da dimostrare, tsk!
  • Comunque significa che ti trova attraente sia come carattere che nell’aspetto fisico. Sai forse è per via di quei suoi strani poteri super fighi
  • Perché scusa?
  • Beh gli umani di solito non fanno scoppiare gli squali, non hai notato il suo sguardo quando ci siamo avvicinati?
  • No..
  • Per Tritone.. – Nathan si stampò il palmo della mano in fronte – sembrava scossa , molto turbata. Probabilmente dagli umani non è ben vista la cosa. Insomma se ammazza uno squalo, ti immagini cosa possa fare ad un essere umano – Arthur si voltò verso  l’apertura della cavità per vedere una Caterina confusa, ma ancora luminosa. – capisci?
  • Com’è possibile?
  • Come?
  • Come fanno ad averla odiata o roba simile? È così.. carina e non parlo dell’aspetto fisico.
  • Gli esseri umani non sono come noi Arthur, sono cattivi lo sai… chi ammazzerebbe mai l’unica compagna di un pesce spada solo per vedere l’altro lanciarsi contro la barca?
  • …. – Arthur evitò di restare a fissarla per troppo tempo, perché forse lei avrebbe capito che si stava preoccupando per lei. – pensi che l’abbiano maltrattata?
  • Non lo so, penso soltanto che non abbia vissuto tanto bene , altrimenti non avrebbe detto a suo fratello che noi riusciamo a capirla
  • Stavi spiando?
  • L’ho fatto per il tuo bene.. ora torna da lei, ma non parlarle dei suoi poteri o roba simile, non credo che la conversazione la metterebbe a suo agio.
 
Arthur annuì deciso e tornò da lei. Caterina si scostò al suo passaggio, ma il tritone le sorrise cercando di nascondere la corrente vorticosa di pensieri che si ritrovava in testa. Le porse la mano per invitarla a seguirlo e lei rimase un secondo immobile. Doveva andare? poteva scegliere lui come sui compagno? Caterina sospirò appena, piccole bollicine si sollevarono e lei le seguì con lo sguardo. Una vita triste e solitaria, ma in compagnia dei suoi fratelli oppure qualcosa di nuovo ? Forse però si sarebbe potuta divertire, anche se per poco. Di certo quei due cretini dei suoi fratelli non sarebbero sopravvissuti senza di lei! Gli sfiorò appena il palmo della mano e l’altro arrossì scuotendosi. Caterina lo fissò incuriosita di rimando e gli scompigliò i capelli. Dove l’avrebbe condotta quel comportamento così insensibile ed egoista, perché volere essere felici significava questo no? Lei era un mostro tutti lo dicevano, quindi doveva essere così! Era lei la diversa, lei quella che parlava con una voce, lei quella che poteva uccidere. Il tritone davanti a lei tossì appena e Caterina notò lo sguardo bonario che Nathan stava rivolgendo al fratello. Sembrava in procinto di dire qualcosa, ma il troppo imbarazzo lo stava bloccando o così almeno sembrava. Alla fine bofonchiò qualcosa di incomprensibile e Caterina si sentì in dovere di chiedergli cosa diavolo avesse blaterato.
 
  • Dicevo.. – il tritone ricominciò- vuoi venire.. ad un appuntamento.. con me?
  • Appuntamento? Fammi capire prima mi fai una danza tribale per sposarmi ed ora mi chiedi di uscire?
  • Bastava dire di no – Arthur le diede le spalle ferito dalla risposta della donna
  • Non ho detto di no
  • È un si?
  • Si
 
Arthur si voltò di nuovo fingendo di non essere felice, cercò di mantenere tutta la sua freddezza, ma non riuscì comunque a tenerle la mano. Perché doveva sempre essere così scorbutico ed irascibile, suo fratello aveva ragione da vedere quando diceva che era l’unico della sua specie ad essere così. Fortunatamente era l’unico, perché altrimenti si sarebbero estinti. Così ritirò la mano in un gesto di stizza e si avviò per condurla in luogo magico per molti, come lui e per suo fratello. Si trattava di un vecchio relitto abbandonato, il primo su cui aveva giocato da piccolo. Si era preso pure un bello spavento alla vista di un teschio umano. Anche Caterina si sarebbe spaventata? Beh forse una Caterina fragile e terrorizzata, sarebbe stata molto più docile. Si trattava di una nave pirata, esseri strani i pirati o di certo non umani. Si divertivano ad attirare le femmine della loro specie con motivetti ipnotici e nove volte su dieci si lasciavano trascinare in acqua alla ricerca del “ bacio della sirena”. Una volta si era affacciato pure lui, solo che quando uno di quei tizi aveva tentato di voltarlo scambiandola per una sirena lui aveva trovato cosa buona e giusta affogarlo. Ovviamente Nathan e Francis lo avevano sfottuto per circa due anni, essere scambiati per una sirena non era decisamente un segno di virilità. Lo scavo della nave aveva ormai cambiato colore, coperto com’era da muschi e coralli rossicci, l’albero maestro era ancora alto, rimasto illeso come a voler mostrare ancora tutto lo splendore di quella vecchia imbarcazione. Caterina si era intrufolata assieme a lui nello scavo lacerato dell’imbarcazione, un piccolo branco di merluzzi li circondò forse attratti dalla sua compagna. Grandi chiacchieroni i merluzzi, non c’era sirena, pesce o crostaceo che sfuggisse alla loro vista.
 
UNA nave pirata! Non ne aveva mai vista una! Si lasciò circondare con suo grande disgusto da un branco di pesci puzzolenti che sembravano interessanti a lei. Le vecchiette impiccione marine erano dei pesci? Davvero? Non attese Arthur e si lasciò guidare dalla corrente verso il basso fermandosi nella stiva della nave. Le provviste ormai marce erano servite per sfamare famiglie intere di pesci e forse anche di sireni. Lasciò scorrere l’immaginazione per vedere la nave tornare a solcare i mari, canti pirateschi e il Capitano. Chissà com’era quel fantomatico capitano? Arthur dietro di lei sembrava ancora scocciato, avrebbe dovuto aspettarlo o roba simile. Si voltò verso di lui, ma l’uomo o per meglio dire il pesce spalancò gli occhi come improvvisamente terrorizzato. A quel punto seguì il suo sguardo, ma la vista di un grosso squalo non la spaventò troppo. Andava bene, tanto per Arthur non c’era alcun problema. Invece Arthur la spinse per il braccio, il pescecane li inseguì rapido rompendo di netto lo scavo della nave. Non riusciva a capire tutta quell’agitazione, di nuovo! in più non sarebbe mai riuscita a colpirlo alla velocità a cui stava nuotando Arthur. Riuscì comunque a liberarsi, ma Arthur la spintonò dentro un buco, una fessura abbastanza piccola per contenere entrambi, ma da non lasciare entrare quel coso puzzolente. Si stava per infuriare, veramente tanto. Evitò di badare al pesciolino sopra di loro che tentava di aprirsi un’entrata a forza di morsi e tornò al tritone. Anche lui sembrava visibilmente arrabbiato.
 
  • Che diavolo Arthur, te l’ho già spiegato! Cioè hai già visto
  • Non voglio che tu lo faccia più..
  • Perché? SENTIAMO
  • Perché..
  • Perché ti faccio paura? Beh non saresti il primo
  • Io…
  • Perché sono un mostro, beh me lo dicono in tanti! – Arthur le strinse la mano e Caterina arrossì violentemente. Perché.. stava… arrossendo, proprio lei per giunta? Rimase immobile incapace di sentire altro se non le sue pulsazioni.
  • Perché io ti amo Caterina, te l’ho già detto e ribadito e non voglio che ti succeda niente. Lascia che ti difenda io, non fare la dura e non usare i tuoi poteri … se ti deve far sentire male..
  • Come fai..
  • Ho notato il tuo sguardo…
  • A…
  • Comunque – Arthur le indicò l’entrata che adesso appariva libera – sembra essersene andato… - Le scostò un ciuffo di capelli seguendola con lo sguardo.  Caterina rimase così immobile che parve essersi tramutata in pietra. Il rossore delle guance si fece più intenso ed Arthur lo notò perché abbassò il capo e sorrise. – va tutto bene?
  • Si… certo…io..
  • Forse dovremmo andare in un posto più tranquillo per così dire – Arthur non aveva smesso di sorridere, il suo imbarazzo era orma scomparso sostituito da quello della donna.
 
Le fece cenno di seguirla e così fece. Il posto in cui l’avrebbe condotta era un luogo a molti sacro e ai più giovani ignoti. La biblioteca di Atlantide, l’antico ed inabissabile lascito dei suoi più antichi avi. Sospirò pensieroso, le sarebbe piaciuto davvero? Nessun tritone aveva mai portato la compagna in quel luogo durante il corteggiamento, ma lei non era una sirena quindi. Non riusciva comunque a stringerle la mano, troppo preso da quello strano pensiero. Nei pochi minuti in cui si fecero largo fra verdi e lunghe alghe , Arthur aveva notato come Caterina adesso gli stesse più vicino forse incuriosita da quel cambio inaspettato di tragitto. Le alghe si fecero di colore cangiante fra il rosso ed il blu fino a quando non si aprì fra di loro un buco, una fossa ampia ed accogliente in cui Arthur si ficcò senza aspettare. La forte corrente all’interno dell’insenatura li tirò giù per farli sbucare in una grotta dove una grossa sacca d’aria aveva reso l’ambiente perfetto. Arthur portò lo sguardo verso il cristallo azzurro e luminoso collocato sopra le loro teste. Al centro della grotta circondata da una grossa massa d’acqua , una massa ben ordinata di libri se ne stava adagiata e catalogata fra rocce disposte in modo del tutto casuale. Il tritone si voltò per vedere lo sguardo esterrefatto della compagna, la luce così intensa e vitale le donava un pallore quasi mortale sul corpo che per Arthur pareva sottolineasse la sua bellezza, così semplice , ma dolce allo stesso tempo. Caterina sollevò il capo, il corpo di Arthur si riempì di disegni e ghirigogoli che prima non c’erano, quasi fosse stata quella luce a farli apparire ed in effetti ora che ci faceva caso il colore di quel cristallo e dei “tatuaggi” era lo stesso. Le venne quasi spontaneo allungare la mano per percorrere con la punta dell’indice il petto di Arthur dove il colore ne aveva lambito la pelle. Il corpo di Arthur non si ritrasse, ma il fiato gli si mozzò quasi seguendo con lo sguardo lo scorrere fluido della mano di Caterina.  Forse non era detta l’ultima parola, forse poteva ancora sperare che diventasse sua moglie. Nel silenzio di quel luogo turbato dai sospiri del cristallo e dall’infrangersi delle onde sulla nuda pietra, Arthur fissò intensamente gli occhi di Caterina che alzò gli occhi per incontrare i suoi. Si bloccarono quando la mano di Arthur fermò le dita di Caterina per baciarle delicatamente. Arthur socchiuse gli occhi al contatto con la pelle morbida di Caterina che sollevò il capo sospirando appena. Il tritone spalancò gli occhi , ma li richiuse subito per fare di se stesso lo specchio della donna. Rimasero immobili con i nasi l’uno sopra l’altro e le bocche troppo vicine per Caterina che si scostò di colpo rossa in viso. Cosa stava facendo? Si avvicinò frettolosamente ad un libro per aprirlo e sfogliarlo frettolosamente. Le immagini di quel testo le giravano in testa ad una tale velocità che non riusciva proprio capire se stesse per svenire. Arthur , rimasto immobile per la strana reazione dell’altra, non aveva intenzione di lasciarla andare non le avrebbe impedito di avere ciò che desiderava davvero. Perché lui amava quella donna più di quanto uno squali ami il sangue. Le fluttuò accanto poggiando le mani sulle spalle della donna per poi avvolgere la coda attorno a quella dell’altra. La donna respirò rumorosamente ed Arthur colse l’occasione per appoggiare il mento sul collo nudo di Caterina. Profumava di spezie e di sole, di cose che solo la terra poteva conoscere. Inspirò piano l’odore della donna prima di allungare le braccia per sfogliare assieme a lei quel libro. Si soffermò un poco su una pagina , il disegno del cristallo in alto e sotto un essere con uno strano simbolo. Il simbolo dell’eroe, come sua madre gli aveva spiegato da giovane. Caterina aveva il cuore in gola, il petto di Arthur contro la sua schiena gli stava causando non pochi problemi. Cercò di evitare di pensare a lui, alla coda morbida e calda avvolta attorno alla sua e puntò lo sguardo verso il cristallo. Cos’era quella… luce?
 
  • Cos’è? Quel… cristallo?
  • È la nostra fonte di energia, si chiama Ohatar nella nostra lingua significa cuore
  • Lingua?
  • Si ne abbiamo una nostra, antica. Riusciamo a comunicare con ogni specie anche quella umana in ogni vostra lingua. Ognuno dei nostri dottori porta un frammento di questo cristallo al collo, lo usano per guarire anzi salvare le nostre vite. Vedi questi… - Arthur arrossì un poco voltando di netto Caterina per indicarle i suoi tatuaggi. – questi mi sono stati fatti quando ero piccolo sono il simbolo della mia appartenenza alla dinastia reale. – cercando di soffocare ogni traccia di imbarazzo Arthur le accarezzò lievemente una spalla. – li disegnarono anche su di te , ma solo l’Ohatar potrà rivelarli, perché qui tutti noi siamo uguali eccetto che in guerra. In conflitto le armi che noi reali brandiamo sono fatte di cristallo possono lanciare onde di energia e mettono in mostra il nostro cuore. Noi dobbiamo essere i primi a mettere il cuore in mostra, i primi a dover essere colpiti fatalmente nel petto se mai il nostro popolo soffrisse.
  • … - Caterina arrossì con forza discostando lo sguardo – sono bellissimi…
  • La storia che stai leggendo parla del nostro eroe, verrà un giorno con quel simbolo sul corpo. – Caterina si voltò per osservare quel simbolo
  • LO CONOSCO!- esclamò infine entusiasta
  • Cosa?
  • Io.. so dove trovarlo, nella mia città natale c’è questo simbolo… dobbiamo salire in superficie, dobbiamo scoprire questa storia Arthur! – gli prese il viso fra le mani presa dall’entusiasmo e si piegò su di lui per poi bloccarsi davanti al colore quasi violaceo del tritone – io….
  • ….. Caterina..
  • Si Arthur?
  • Ti amo….
 

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Capitolo 4
*** Un furto ***


Consiglio l'ascolto di questa meravigliosa canzone https://www.youtube.com/watch?v=om8LzIcFmbA
Seguì un lungo silenzio in cui caterina evitò volutamente il contatto visivo preferendo la vista delle rocce. Lo respinse con forza, Arthur sbarrò gli occhi cercando di fermarla ma scappò subito nelle profondità delle acque. Odiava quella sensanzione strana di viscere contorte e batticuore, non poteva tradire i suoi fratelli loro l’avevano sempre sopportata e supportata. La pelle del braccio si tirò sotto la presa ferrea di Arthur. L’uno la fissò intensamente, aveva gli occhi grandi non aveva mai visto niente di simile l’altra indugiò ancora con lo sguardo rivolto altrove. Cercò di respingerlo di nuovo, ma quello la tirò contro di se avvolgendo di nuovo la coda calda attorno alla sua. Non poteva tradirli, non poteva vivere assieme a lui , anche se lui era così gentile e sincero con lei. Anche se lui diceva di amarla, non poteva abbandonare i suoi fratelli.
 
Arthur le sollevò il viso tenendo il mento stretto fra due dita. Non riusciva a capire che cosa stesse sbagliando , perché lui l’amava e a lei lui piaceva. Poteva sentire le pulsazioni del cuore della donna accelerare con forza tra squama e squama. Era scappata, era fuggita via da lui , ma adesso era immobile a fissarlo negli occhi e di certo era sul punto di piangere. Non esistevano le lacrime in mare, tutta era parte dello stesso essere blu, gocce di gioie o tristezza trasformate in una distesa infinita di vita. La chiamò per nome e lei sollevò lo sguardo indecisa. Abbassò la bocca su di lei e le scoccò un bacio sulla guancia
 
  • Perché..
  • Come? – la voce fievole di caterina si fece un sospiro, la guancia di Arthur stava ancora poggiata contro quella di Caterina, la bocca così vicina, ma così lontana dalla gemella.
  • Perché scappi da me
  • Arthur..
  • Stai bene con me?
  • Arthur è complicato
  • Ti prego, rispondimi
  • Io..
  • Stai bene con me?
  • Si Arthur , ma
  • Non ho bisogno d’altro – in un guizzo la bocca di Arthur si spinse su quella di caterina, ma lei non lo respinse lo tenne stretto con la cosa stretta alla propria. Poggiò la punta del naso su quella di Caterina , sorridendole. Le tenne il viso tirandolo per le guance – non mi importa Caterina se hai strani poteri non fa differenza per me
  • Non è questo il problema è che non posso abbandonare i miei fratelli
  • Verranno a vivere con noi
  • Come? Non so se loro voglio non vivere qui
  • Allora vivremo noi con loro
  • Lo faresti?
  • Cosa?
  • Abbondoneresti la tua vita per… me?
  • Certo, posso sempre tornare quando voglio sotto quindi dove è il problema? – Arthur confuso come non mai inclinò la testa , lo studio del delfinese gli era sembrato così complicato da piccolo , ma rispetto a quella strampalata situazione adesso non era altro che una lingua banale.
  • Almeno spiegami un po’ meglio questo grande problema, insomma possiamo vivere con loro o viceversa, io non ho problemi al riguardo anzi se mi togli dalle palle Natahan sono contento.
  • Andiamo a cercare quel simbolo..
  • Come? – dopo un periodo che ad Arthur parve infinito la donna parlò, senza però rispondere alla sua domanda. Caterina si allontanò quindi verso la superficie, verso la Luna che ormai volteggiava avvolta in un mantello di stelle. Anche se risultava ancora scomposta nei movimenti ad un occhio esperto, Arthur era certo che c’era stato un improvviso miglioramento nel modo in cui Caterina nuotava, forse aveva trovato un motivo valido per impegnarsi. La fissò andare via , pensando che forse la solitudine le avrebbe agevolato.
  • Dunque? – la voce di Nathan gli arrivò alle spalle, ma non si infuriò, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno.
  • Dunque cosa?
  • Hai intenzione di andare con lei in superficie in cerca di una spiegazione?
  • Forse sarà meno schiva nel suo ambiente, potrei sapere qualcosa in più, anche se mi ostino a non capire perché non possa accettarmi
  • Arthur – la mano del maggiore si appoggiò sulla spalla del biondo ed Arthur socchiuse gli occhi sfregandosi la fronte nervoso. – le hai chiesto se lei è la sola della sua razza?
  • Come dici?
  • Hai mai pensato alla possibilità che esistano altri esseri come lei, forse il suo è un mondo segreto forse addirittura più antico del nostro a cui altri non possano accedere. Hai pensato mai che forse lei vuole.. proteggere te?
  • Proteggere me? – Nathan davanti a lui annuì con forza. – e da cosa?
  • Da qualcuno che può fare le stesse cose di Caterina, dopotutto non sappiamo niente di loro
  • Loro?
  • Si, gli Ohingt
  • Ma di che diavolo stai farneticando?
  • Ho fatto una ricerca nella biblioteca mentre voi due stavate chiaccherando o per meglio dire mentre te tentavi l’assalto manco un salmone sulla cascata
  • Non sono stato così violento..
  • Era tutto un pulpami Caterina, ti prego palpami…
  • E poi comunque – Arthur aveva finalmente compreso di essere stato spiato – non sono affari tuoi
  • Dico solo che puoi evitare di essere sempre così fisico, ci sono già io per quello.. potresti spaventarla, insomma io almeno a trovarmi un biscione di due metri attaccato alla schiena mi inquieterei..
  • Non assomiglio ad una biscia… tantomeno ad un biscione
  • Caterina a detta mia non è della stessa opinione, comunque tornando a noi gli Ohingt sono creature mitologiche di cui si sa poco ne niente
  • Quindi la tua ricerca è stata inutile
  • Se non che possono uccidere a distanza muovendo semplicemente una mana, ad alcuni addirittura è sufficiente un battito di ciglia
  • Quindi tu pensi che lei sia uno di questi cosi?
  • E che molto probabilmente ve ne siano altri a giro, si la penso così…
  • Senti a me non interessa voglio solo ch lei si innamori di me e se devo andare contro a questi “spiriti” – e nel dirlo imitò delle virgolette con le dita- lo farò.
  • Sei proprio ostinato come me…
  • .. – Arthur sbuffò dandogli le spalle
  • Comunque sulla spiaggia, vicino agli scogli troverai tutto l’occorrente per il viaggio , ma evita di fissarla mentre cambia forma mica vogliamo avere problemi di banana no?
  • Banana?
  • Si la cosa è banale
  • Banale?
  • Banane…
  • Che cosa c’entrano..
  • Un giorno capirai, insomma non vuoi che venga con te?
  • NO
  • Allora fammi un piacere
  • Dimmi
  • Evita di farti ammazzare stupido fratellino
  • Figurati se ti do questa soddisfazione faccia a piovra
  • Comunque devi lasciare scegliere lei
 
Amava la Luna, da piccola era rimasta spesso a fissarla sdraiata nel giardino della casa di Emilio. Era uno di quei pochi momenti della sua infanzia che poteva considerare suoi e suoi soltanto. Quindi adesso che era sola cosa poteva fare? Con la schian poggiata sul bagnasciuga e la coda afflosciata sotto le onde, Caterina cercò disperatamente una soluzione. C’era una scelta da fare per una volta nella sua vita aveva l’ooportunità di poter avere una vita sua e soltanto sua. Si girò su un fianco e nel farlo notò la casetta di verstiti e fialette di cui Francis gli aveva parlato poco prima. Strisciando alla bella e meglio riuscì con poco garbo ad infilarsi una gonna Suo fratello Romano l’avrebbe sfottuta per tutta la vita se avesse visto un anguilla formato famiglia con una gonna sulla coda. Cadde quasi con tutto il busto nella scatola e le ci volle un po’ nel buio per individuare i rimanenti abiti. Cinque fialette in totale, la cosa non aveva molto senso dov’era la sesta?
 
  • A me ne serve una ogni sera per rimanere umano a te ne basterà una per questo viaggio la quinta ti servirà nel caso in cui deciderai di tornare assieme a me – Arthur doveva averle letto nel pensiero. Il tritone o sirenetto stava con il busto fuori dall’acqua poco lontano dal bagnasciuga. Caterina non indugiò nel bere un intruglio di lamponi ed arancia, così almeno sembrava a sapore. Finalmente poteva camminare come un qualsiasi essere umano. Anche Arthur imitò i suoi movimenti, ma quando il liquido toccò le labbra dell’uomo quello si contorse preso da un qualche spasmo, Francis le aveva accennato che avrebbe sofferto un poco ma non sia aspettava niente di simile. Le venne istintivo abbracciarlo tenendogli la testa ra la spalla ed il collo. – andrà tutto bene
  • i.. – Poteva inventarsi una stronzata del tipo se mi baci sopravvivo o qualcosa di simile, nelle novelle umane funzionava sempre no? Sapeva di terra la donna e forse di zucchero, la nemesi del sale, del suo odore . gli venne da ridacchiare mentre quella si ostinava a tenerlo al caldo contro il petto.
  • Mi spiace tanto… - prima che Arthur potesse rispondere con un dolce “ fanculo sto perndendo la coda sto di merda cosa ti scusi” Caterina lo aveva atterrito con un bacio, chiudendogli la bocca e pure il cervello. Addio sinapsi è ora della conga, tutti i suoi neuroni si erano tradformati in Krill felice e molto probabilmente dalle parti del cervello stava passando una balena. – tu mi piaci Arthur davvero però ci sono .. c’è una persona che non accetterà mai che io possa essere felice e che ucciderà di certo tutto ciò che mi è caro, te, i miei fratelli
  • .. – il cervello di Arthur che stava ancora rimettendo insieme i cocci si era bloccato alla parte del “ciò che mi è caro: te.. “ – non mi interessa risolveremo la cosa insieme
  • Sei sicuro, tu non sai contro chi ti stai mettendo
  • Ne sono sicuro..
  • Mm – Caterina mugugnò appena prima di voltarsi rapidamente – sarebbe il caso che ti vestissi..
  • Eh.. a…. vuoi umani con tutti gli apparati genitali in bella vista mi infastidite
  • Evitando che non sono umana, si da il caso che non tutti abbiano una coda sotto cui nasconderli
  • Dovreste procurarvela, è molto più comoda di questi.. cosi..
  • Pantaloni?
  • Si esatto..
  • Bah.. – Caterina si alzò e per la prima volta Arthur notò il tatuaggio sulla caviglia, c’era un numero impresso con una scritta nera. L’uomo si alzò afferrando un saccone piena di aggeggi umani da cui Caterina estrasse due foglietti di carta colorata. – sarà il caso di incamminarci il nostro treno parte fra dieci minuti.
  • Non hai intenzione di parlare del nostro bacio?
  • Sarà nostro quando entrambi ci baceremo nello stesso momento, per adesso è il bacio che io ti ho rubato ed è solo mio.
 
Arthur si stropicciò gli occhi incapace di comprendere se la situazione gli stesse fuggendo di mano o stesse andando nella giusta direzione. Allungò il passo per raggiungere l’altra. Treno, che cosa era un treno? Non aveva mai sentito parlare di una creatura simile. Si sentiva ancora goffo con quelle cose lunghe sotto il sedere per non parlare dello ballonzolare di tutto il resto, dio quanto gli mancava la sua coda.  Un bacio rubata era una cosa bella? Alla fine per un po’ si sarebbe accontentato di baci rubati, tanto ci avrebbe messo lo zampino pure lui a meno che non fosse stato incosciente. Caterina lo prese per mano per tirarlo , probabilmente si stava facendo fin troppo tardi. Non poté comunque evitare di tentare di rievocare la scena di poco prima. Si afflosciò dietro di lei, ma come unico risultato ottenne una caduta rovinosa a terra ed un dolore nel basso ventre. Ecco una cosa del genere non si sarebbe mai sentita con una coda sopra.
Alla fine Caterina si rassegnò all’idea di doverlo trascinare per una gamba. La stazione era deserta , ma fortunatamente il treno era già lì. Arthur si alzò la scosse poi emise un suono simile ad uno stridio e tornò a scuoterla, sembrava vivibilmente scosso da quell’apparizione, le venne da ridere perché quando salirono sul mezzo il “principe” aveva ripreso con i suoi suoni aggiungendo pure qualche balzo. Un bambino sarebbe stato meno entusiasta. Le cabine deserte la invogliarono a scegliere la migliore, se non altro quella più pulita.
Sembrava una balena, ma con ruote e metallo ovunque. Sarebbero stati inghiottiti dalla strana bestia? Cosa sarebbe successo? Caterina gli fece cenno di accomodarsi su un giaciglio rosso, che si dimostrò essere comodo al punto giusto. Era un luogo da coppie? Poteva essere considerato un giaciglio matrimoniale? Si accomodò accanto a lei, ma rosso com’era si era trovato alla sprovvista di parole.
 
  • Quando ero piccola tutti mi volevano bene, nessuno sapevo che ero capace di fare ciò che hai visto tu stesso. Un giorno mio fratello decise di portarmi in una casa piena di altri miei simili, pensava che sarei stata bene lì probabilmente era spaventato da me. Il primo che ho incontrato è stato Emilio, era un bambino proprio come me, ma non riuscivo a farmelo piacere. Sembrava troppo felice, troppo spontaneo. Dopo avermelo fatto conoscere Romano mi ha trascinato via, era terrorizzato. Ci inseguirono, mio fratello stava per essere colpito , ma io mi sono imposta per salvarlo. Non volevo uccidere quelle persone, io non l’ho fatto, ma lui si. Ha fatto esplodere quelle persone, anche se era così lontano. Mi ha inseguito fino a casa e l’ha rifatto. Mentre ero al mercato iniziò ad uccidere persone tutto attorno a me, non riuscivo a capire c’era così tanto sangue e puzzava .. non puoi capire quanto. Da allora nessuno mi ha più voluto bene
  • Dio.. – Arthur si grattò il capo per poi sfiorarle una guancia – mi spiace
  • La città dove stiamo andando è dove sono nata, è da troppo tempo che non vi faccio ritorno. Ci vorrà poco meno di un quarto d’ora ma se vuoi chiudere gli occhi per riposarti puoi appoggiarti a me se lo desideri
  • Ho tanti fratelli, non siamo mai andati d’accordo e di certo non ho mai avuto amici. Sono troppo burbero ed cido e tutte quelle altre fesserie. Nella mia terra o per meglio dire a casa mia ad ogni compleanno gli amici devono comporre attorno ad uno scoglio una ghirlanda di fiori , più sono esotici e più forte è il legame con quella persona. Ad ogni mio compleanno nessuno  a mai ricoperto gli socgli per me, mio fratello pensava non me la prendessi invece ogni anno mi nascondevo per non vedere nessuno per tutto il giorno. Alla fine lo scoprirono davvero, da quel giorno ho ricevuto ogni anno una ninfea nera è un fiore rarissimo.
  • È triste
  • Lo so, ma è finito tutto quando lo hanno scoperto, quando mi sono aperto.. e così succederà con te. Starai bene con.. – Arthur si bloccò – starai bene
  • Ah.. – Caterina lo fissò incuriosita davanti a quella frase troncata a metà
  • Questo animale è buono non sembra intenzionato a mangiarci, possiamo fidarci?
  • Di che cosa stai parlando?
  • Di questo tleno
  • Forse parli del treno
  • Si questo
  • Non è un animale, ma una macchina
  • Macchina?
  • Si è senza vita, come una barca – il treno rallentò ed Arthur si lanciò quasi per prenderle la mano e farla uscire. Nella piazza dietro la stazione c’era musica, forse una festa , ma era così stanca che voleva solo un letto comodo su cui riposarsi, non le era nemmeno passata per la testa l’idea che sarebbe stata costretta a dormire assieme a lui. Forse nello stesso letto, ma tanto era abituata a dormire con Romano e Veneziano, anche se la differenze c’era e bella grossa.
  • Come mai c’è della musica?
  • Probabilmente è una festa, non saprei
  • Voglio ballare! Ti prego balliamo
  • Non voglio farmi vedere
  • Staremo lontani da loro però voglio ballare con te
 
Arthur saltellò di nuovo in avanti fino ad essere sufficientemente vicino alla piazza per sentire bene la musica. La tenne stretta per poi iniziare a ruotare , ma l’altra lo fermò facendo un passo indietro. Gli appoggiò la mano al fianco, l’altra sulla spalla e poi cominciò. Non aveva mai visto un’umana danzare, ma lei sembrava fluttuasse e si sentiva leggero, felice non aveva mai smesso di sorridere. Avrebbe ballato ancora con lei, sarebbe divenuta sua moglie. Si infilò con la testa nell’incavo del covo seguendo con il naso la linea della spalla. L’altra mugugnò e ci mancò poco che si sfilasse i pantaloni per quanto gli stava facendo male, le code erano molto più comode sotto ogni punto di vista. Rimase affogato nei capelli dell’altra fino a quando Caterina non lo allontanò spingendolo delicatamente sul ventre.
 
  • Dobbiamo andare a dormire
  • Possiamo andare in quell’hotel… - rispose l’altra accomodandosi i capelli – non avevo mai ballato con nessuno
  • C’è sempre una prima volta per ogni cosa Caterina
 
PS. Vorrei ringraziare una ragzza fanatstica che mi ha seguito sempre per augurarle tanti auguri anche se con un’ora di anticipo ;)

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