I'll cover you

di Jane The Angel
(/viewuser.php?uid=14100)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Spirito di autoconservazione ***
Capitolo 3: *** 2. Una folle compagnia ***
Capitolo 4: *** 3. Nuove abitudini ***
Capitolo 5: *** 4. Piovono granite ***
Capitolo 6: *** 5. Famiglie ***
Capitolo 7: *** 6. Chi è Angel? ***
Capitolo 8: *** 7. We are sailing ***
Capitolo 9: *** 8. Per una scritta sull'armadietto ***
Capitolo 10: *** 9. False speranze ***
Capitolo 11: *** 10. Non sono come loro ***
Capitolo 12: *** 11. I'm not that girl ***
Capitolo 13: *** 12. Who I am ***
Capitolo 14: *** 13. Born this way ***
Capitolo 15: *** 14. La partita del cuore ***
Capitolo 16: *** 15. Di chiacchiere e soap opera spagnole ***
Capitolo 17: *** 16. Caffè e budini ***
Capitolo 18: *** 17. I'll be your Collins ***
Capitolo 19: *** 18. è normale... giusto? ***
Capitolo 20: *** 19. Non pensare ***
Capitolo 21: *** 20. Secrets ***
Capitolo 22: *** 21. Let's do it ***
Capitolo 23: *** 22. Let's have a party ***
Capitolo 24: *** 23. What's his name? ***
Capitolo 25: *** 25. Di messaggi e flirt paralleli ***
Capitolo 26: *** 26. Lacrime e sorprese ***
Capitolo 27: *** 27. Un appuntamento e le sue conseguenze ***
Capitolo 28: *** 28. I'm sorry ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

La sveglia suonò di buon ora, risuonando in una stanza piuttosto spoglia. Il segnale acustico rimbombò acuto tra le pareti impersonali, dipinte di un allegro giallo uovo, finché una mano non fuoriuscì dalla massa informe del piumino per spegnerla con un mugolio soffocato.

Pochi istanti dopo una testa piena di ricci sbucò dalla pesante coperta e due occhi tra il nocciola e il verde si aprirono ad osservare il soffitto chiaro.

-Blaine, tesoro? Sei sveglio?-

Il ragazzo rispose con un gemito sofferente, sicuramente troppo forte perché la madre potesse sentirlo dalla cucina, e infatti un attimo dopo sentì la donna bussare alla porta –Blaine? Non puoi fare tardi il primo giorno, andiamo! Vieni a fare colazione!-

-Arrivo!- rispose il ragazzo, la voce arrochita dal sonno, stropicciandosi gli occhi. Rimase ancora un paio di secondi immobile e poi, come se una molla fosse scattata sotto di lui, balzò in piedi e allungò le braccia verso l’alto per stiracchiarsi la schiena. Schizzò in bagno fischiettando tra sé: come ogni mattina, superato i primi minuti in cui più che un adolescente in procinto di andare a scuola sembrava uno zombie in decomposizione, aveva recuperato la sua energia e già si sentiva pronto ad affrontare il primo giorno.

Ormai era a Lima da quattro giorni: erano arrivati di giovedì, così i suoi genitori gli avevano suggerito di iniziare la scuola la settimana successiva in modo da aiutarli il più possibile con il trasloco. I risultati si vedevano: i vestiti erano ancora negli scatoloni, ma per il resto la casa era praticamente perfetta. Avevano tinteggiato i muri, scelto la migliore sistemazione per i mobili, e nel fine settimana avevano esplorato il quartiere trovando il supermercato e individuando alcuni take-away che sicuramente gli sarebbero stati utili quando avrebbe dovuto cenare da solo.

Domenica mattina erano andati in chiesa e a Blaine era piaciuta molto la messa: il coro era composto da voci molto belle e aveva subito deciso di fare domanda per entrarvi. Ora il lunedì era arrivato e, mentre suo padre avrebbe iniziato a lavorare nella nuova sede della sua compagnia, Blaine avrebbe affrontato il primo giorno al McKinley.

 

***

 

-Kurt! Sei pronto?-

Kurt alzò gli occhi al cielo –Quasi, Finn, quasi!- rispose, lanciando uno sguardo al proprio riflesso. La camicia Dior era assolutamente fantastica e adorava come stava con quei jeans stretti. Aveva messo insieme come sempre un outfit favoloso, il che  voleva dire che sarebbe stato più sicuro andare in giro con un cartello con scritto “Voglio essere buttato nel cassonetto”.

-Kurt lo sai, non posso arrivare in ritardo!-

-Sì, sì, lo so, altrimenti chi la sente Quinn.- Kurt si rigirò tra le mani la divisa dei Cheerios. Se si fosse deciso ad indossarla anche durante la giornata, invece che solo durante gli allenamenti, si sarebbe risparmiato molte seccature. Nessuno avrebbe osato sporcargliela, sfidando le ire della Sylvester… ma avrebbe anche dovuto rinunciare alla sua identità.

-Ma che dici, che c’entra Quinn?-

-Ah sì, scusa, Rachel. Non è facile starti dietro, sai?- sbuffò il ragazzo, infilando rapidamente la divisa nella tracolla di pelle e afferrando un foulard verde petrolio da abbinare alla camicia –Sono pronto, andiamo pure, così non verrai ucciso dalla ragazza della settimana.-

 

***

 

-Blaine, ricordati che devi chiedere di firmare i moduli per frequentare religione.- gli rammentò Diane, sua madre, voltandosi verso il ragazzo seduto sui sedili posteriori. Il marito, al posto di guida, sbuffò –Una vera idiozia che si debba fare la richiesta per fare religione. Come se fosse una materia secondaria.-

Blaine sorrise appena, troppo concentrato a osservare il luogo in cui da quel momento in poi avrebbe passato la maggior parte del suo tempo. La campanella della prima ora era suonata da poco e gli studenti, dal cortile, si stavano ammassando verso l’ingresso. Erano centinaia, una marea rispetto a quelli del St. Jude, la scuola cattolica che aveva frequentato fino a quel momento. Contrariamente a quando accadeva nella vecchia scuola, pensò, probabilmente al McKinley nessuno avrebbe notato l’arrivo di un nuovo ragazzo.

-Allora, Blaine? Pronto?-

-Certo.- deglutì lui, un po’ incerto ma con il sorriso sulle labbra –A oggi pomeriggio!- salutò, e scese dall’auto. Con un gesto abituale strinse per un attimo la mano attorno al piccolo crocifisso che portava al collo e lo fece scivolare all’interno della maglia prima di correre verso l’ingresso.

 

 

___________________________L’angolo di Jane

Salve a tutti!

Ok, non volevo pubblicare questa ff. O meglio, volevo pubblicarla dopo averla finita, ma il file ha iniziato a dare problemi e ho paura che succeda qualcosa (non ho fortuna con la tecnologia), quindi ho deciso di iniziare a pubblicare. Ad ogni modo ho scritto i primi 13 capitoli, quindi almeno all’inizio gli aggiornamenti saranno regolari.

Parlando della storia… beh, non so come mi sia venuta in mente. In alcuni punti forse Blaine sarà un po’ OOC perché beh, è cresciuto in un contesto molto molto religioso e ovviamente questo comporta delle differenze. Chiarisco che non ho nulla contro la religione e questa ff non la metterà in cattiva luce, ma probabilmente metterà in cattiva luce il bigottismo (che per me è molto diverso). Spero che la cosa non infastidisca nessuno.

La pianto di blaterare ora! Spero che abbiate voglia di lasciarmi qualche commentino, positivo o negativo che sia!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1. Spirito di autoconservazione ***


I.                   Spirito di autoconservazione

 

 

A Blaine ci volle poco per rendersi conto che la sua intuizione era stata giusta. Se al St. Jude fosse arrivato un nuovo studente il suo viso sconosciuto avrebbe immediatamente attirato l’attenzione e nel giro di dieci minuti qualcuno si sarebbe offerto di aiutarlo a orientarsi. Spesso e volentieri era stato proprio Blaine a ricoprire quel ruolo, accompagnando i nuovi arrivati dal preside, Padre Brown, e poi facendogli fare il giro della scuola.

Era evidente che al McKinley le cose andavano diversamente. Come aveva supposto, in una scuola così grande nessuno aveva capito che era un nuovo studente, così avrebbe dovuto essere lui a chiedere aiuto.

Si guardò attorno e notò, poco distante da lui, un ragazzo sulla sedia a rotelle che discuteva animatamente con una compagna asiatica che indossava una strana gonna scozzese con due catene sul fianco. Prese un respiro, si produsse nel suo miglior sorriso e si avvicinò ai due.

-Tina, cosa posso dirti? Lo sapevi che non avreste potuto avere tutti una parte da protagonista!-

-Ma non è giusto! Sono nel Glee dall’inizio e sono solo una…-

-Ehm… scusate?- li interruppe Blaine, esitante.

I due si voltarono verso di lui, poi si scambiarono uno sguardo incerto e un po’ allarmato –Sì?- domandò la ragazza.

-Ecco, sono nuovo. Oggi è il mio primo giorno e non ho idea di dove sia la segreteria. Devo andarci prima di lezione e non vorrei arrivare in ritardo.-

-Ah, ok. Devi andare al primo piano, prendi quelle scale dietro di te. Al lunedì le altre non sono… beh, molto sicure.- spiegò rapidamente il ragazzo sulla sedia a rotelle –Ti conviene evitarle almeno fino a pranzo. Poi prendi il corridoio  principale e lo percorri finché non trovi una grande bacheca, la vedi di sicuro, e vai a destra. La segreteria è lì davanti.- terminò –Ti accompagnerei, ma ti rallenterei soltanto.- aggiunse accennando alla sedia a rotelle.

-Tranquillo, grazie.- sorrise Blaine –Blaine, comunque, piacere di conoscervi.- aggiunse il ragazzo, guadagnandosi nuovamente un’occhiata incerta che decise di ignorare. Alla fine l’altro la strinse –Artie.-

-Tina.- si presentò la compagna quando Blaine si rivolse a lei.

-Grazie ancora ragazzi, ora scappo. Spero che ci vedremo in giro.- salutò e, dopo aver ricevuto dai due un augurio per un buon primo giorno si diresse verso le scale che gli avevano indicato. Mentre imboccava il corridoio si chiese cosa volesse dire che le altre non erano sicure al lunedì, ma prima che potesse darsi una risposta la sua spalla andò a sbattere violentemente qualcosa e un borbottio attirò la sua attenzione.

 

***

 

Se c’era un giorno che Kurt detestava, quello era il lunedì. Non che fosse peggio degli altri, tranne per l’ora buca che la squadra di football decideva sempre di trascorrere improvvisando agguati a suon di granite sulla scalinata ad ovest. Semplicemente, dopo un fine settimana passato in pace con la famiglia e gli amici, era sempre un peso dover di nuovo affrontare la scuola con la consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare altri cinque lunghi giorni di scuola.

Quel particolare lunedì, però, Kurt era un po’ più allegro del solito. Era salito al primo piano non appena la campanella era suonata e si stava dirigendo rapidamente verso la bacheca, impaziente, abbastanza fiducioso che ciò che avrebbe letto non gli avrebbe rovinato l’umore.

Lo avvistò immediatamente, il foglio un po’ anonimo nel perfetto stile del professor Schuester, e vi si avvicinò con trepidazione. Immediatamente iniziò a leggere.

 

Cast “Rent – Il musical”

Mark: Sam Evans

Roger: Finn Hudson

Collins: Rick Thompson

Benny: Noah Puckerman

Angel: Kurt Hummel

Joanne: Mercedes Jones

Mimi: Satana Lopez

Maureen: Rachel Berry

Coro e corpo di ballo: Mike Chang, Brittany S. Pierce,

Tina Cohen Chang, Quinn Fabray, Sugar Motta

 

Regia: Artie Abrams       Coreografie: Brittany S. Pierce

 

Finalmente.

Il viso di Kurt si illumino quando lesse il suo nome sulla lista, proprio accanto al personaggio che sperava di interpretare.

Quando Shuester aveva annunciato che avevano avuto una proposta da un’associazione esterna alla scuola, era stato felice ma non entusiasta, aspettandosi di doversi limitare ad ondeggiare sullo sfondo mentre Rachel e Finn cantavano tutti gli assoli. Quando aveva spiegato che l’associazione aveva richiesto un musical, si era preparato a trovarsi confinato a fare la comparsa o un minuscolo ruolo da macchietta. Quando però l’insegnante aveva aggiunto che, poiché l’esibizione era in occasione di una manifestazione sui problemi sociali della società moderna, avrebbero messo in scena Rent, il cuore di Kurt aveva fatto una capriola e aveva sputato sangue per preparare la sua audizione al meglio.

Si avviò lungo il corridoio quasi saltellando: niente avrebbe potuto rovinargli quella giornata, ne era sicuro. Persino la prima spallata della giornata, che arrivò pochi secondi dopo, fu meno violenta del solito. Non era finito nemmeno contro gli armadietti –Che diavolo Karofsky, già a quest’ora ini…- il suo borbottio si interruppe non appena si voltò perché, senza alcun dubbio, quello non era affatto Karofsky.

-Scusa, ero distratto e non ti ho visto… tutto bene?-

Kurt si prese un istante per osservare quel ragazzo che gli aveva parlato con voce gentile. Era un pochino più basso di lui, le sue spalle tiravano un po’ il tessuto leggero del pullover rosso e aveva gli occhi più belli che avesse mai visto, di una sfumatura particolare di marrone che non riusciva a collocare con precisione, il che era piuttosto indicativo visto che lui era un vero esperto di sfumature. Forse le sue sopracciglia avevano una forma un po’ strana e, poco ma sicuro, la quantità di gel che aveva in testa non sarebbe dovuta essere legale in un paese civile, ma Kurt lo trovò subito davvero carino.

-No, ero… sovrappensiero anche io, non preoccuparti.- riuscì a rispondere, e lo sconosciuto gli rivolse un sorriso che lo abbagliò –Meno male. Vado bene di qui per la segreteria?-

-Sì, al prossimo corridoio giri a destra e ci sei.-

-Grazie mille.- con un secondo sorriso-flash, il ragazzo lo superò e si avviò nella direzione che gli aveva indicato. Kurt lo seguì con lo sguardo, osservandolo finché non ebbe svoltato l’angolo: se anche quella giornata fosse iniziata in modo pessimo, sicuramente quel sorriso sarebbe stato sufficiente a illuminarla.

 

***

 

La segretaria si era rivelata una ragazza di poco più grande di Blaine. Era strano, per lui, trovarsi davanti una ventenne in jeans che masticava una gomma: aveva sempre frequentato scuole cattoliche in cui ogni carica, dal professore alla cuoca della mensa, era ricoperta da un prete o da una suora.

-Vorrei anche sapere… per frequentare le ore di religione?- domandò dopo aver apposto alcune firme su parecchi documenti.

-Se vuoi seguire religione devi firmare questo.- disse la segretaria passandogli un ennesimo foglio –Poi, qui c’è il tuo orario. Chi vuole frequentare religione la può inserire nell’ora buca del venerdì.-

-Grazie mille.- rispose cortesemente Blaine dopo aver apposto l’ultima firma necessaria e dando al contempo uno sguardo all’orario –Mi può dire dove si trova l’aula di letteratura inglese avanzata?-

-Letteratura inglese avanzata, aula 114.-

-E dove si trova?-

-Proprio accanto alla 113 caro.-

Blaine si accigliò, cercando di capire se la segretaria stesse scherzando o se davvero riteneva che quell’indicazione fosse sufficiente –Oh ok… grazie.- disse alla fine, visto che l’altra si era già rimessa a lavorare. Uscì dalla segreteria e si guardò attorno, scoprendo di trovarsi di fronte all’aula 101. Grazie alle preziose istruzioni della segretaria, finalmente arrivò all’aula giusta e vi entrò notando che fortunatamente l’insegnante non era ancora arrivato.

Si guardò attorno: gli studenti erano per lo più in piedi, radunati in piccoli gruppi di due o tre persone, ed era difficile capire se un banco era libero o meno. Blaine esitò, finché non notò che in ultima fila era seduto il ragazzo contro cui era andato a sbattere in corridoio. Era chino sul banco lavorando a qualcosa, probabilmente un disegno, e riusciva a vederne solo i capelli dall’aria morbida. Prima gli era sembrato gentile ed era l’unico a non essere impegnato in nessuna conversazione, così decise di avvicinarsi.

-Ehi, ciao.- il ragazzo alzò lo sguardo dal foglio e sollevò un sopracciglio mentre osservava Blaine –Scusa, non volevo disturbarti ma… ecco, sai dove posso sedermi?-

-Dove ti pare, immagino. Un banco qualsiasi va bene.-

-Non ci sono i posti assegnati?- domandò sorpreso Blaine.

-No, puoi metterti dove vuoi.- concluse il ragazzo tornando distrattamente al suo disegno.

-Oh, ok. Wow.- esitò per un istante –E questo posto è libero?- non appena vide lo sguardo incerto del ragazzo si affrettò a scusarsi –Non volevo essere invadente, mi dispiace. Sicuramente…-

-Non sei stato invadente.- lo interruppe l’altro –Solo, credo che ti manchi un po’ di spirito di autoconservazione.-

Blaine si accigliò –Non mi sembri pericoloso.-

-Solo perché non mi hai mai visto nel periodo dei saldi. Ad ogni modo, non è questo, ma… non sono esattamente la persona più popolare della scuola.-

Questa spiegazione fece accigliare ulteriormente il nuovo arrivato –Quindi?-

-Santo cielo, ma da dove vieni, dal mondo dei My Little Pony?- commentò il ragazzo alzando gli occhi verso il soffitto –Comunque il posto è libero. Siediti pure, ma poi non dire che non ti avevo avvertito.-

-Correrò i miei rischi, tranquillo.- ridacchiò Blaine, tendendogli la mano –Blaine.-

-Kurt.- si presentò l’altro mentre Blaine lanciava un’occhiata al disegno: era un uomo, ma i tratti del viso erano solo accennati. I vestiti invece erano definiti e dettagliati con tanta precisione da sembrare reali –Sei bravo, è davvero bello.-

Il compagno gli rivolse uno sguardo divertito –Però, il tuo senso di autoconservazione è davvero inesistente.- commentò in tono sarcastico –Grazie, comunque. Stiamo preparando un musical e sto buttando giù qualche idea per i costumi.-

-Bello! Cioè, credo, non ho visto molti musical, in verità. Un paio.- ammise Blaine.

-A questo punto dovrei chiederti di cambiare banco, ma sarò magnanimo.- rise Kurt –Ma l’avevo intuito, sembri più un tipo da football.-

-In effetti ci giocavo spesso nella vecchia scuola.- ammise Blaine, divertito dai modi di quel ragazzo. Era gentile, ma allo stesso tempo aveva una spiccata vena sarcastica a cui non era abituato –Ho visto in bacheca che qui avete una squadra.-

-Abbiamo questa fortuna, già.- confermò Kurt –Farai il provino?-

-Non mi dispiacerebbe provare. Sarebbe un modo per conoscere qualcuno… questa scuola è molto più grande di quella che frequentavo prima.- spiegò –Ne deduco che tu non sei nella squadra?-

-Che spirito di osservazione.- rispose Kurt, facendo scoppiare a ridere il compagno –Sei strano, te l’hanno mai detto?- per un istante, Blaine vide un’ombra sul viso del ragazzo e si morse la lingua, incerto. Aveva detto qualcosa di sbagliato? Stava per dire qualcosa, ma la professoressa scelse proprio quel momento per entrare in classe e Blaine si alzò in segno di saluto. Ebbe appena il tempo di notare che era l’unico ad averlo fatto prima che Kurt lo afferrasse per un braccio tirandolo a sedere.

-Seriamente, si può sapere da che universo parallelo arrivi?- borbottò a mezza voce mentre i ragazzi attorno a loro ridacchiavano divertiti.

-Molto galante.- commentò l’insegnante posando la cartella sulla cattedra –Lei dev’essere il signor Anderson.-

-Sì ehm… esatto.- annuì lui, un po’ imbarazzato. Era abituato ad alzarsi, all’ingresso del professore, non certo a rimanere svaccato sulla sedia come facevano tutti i nuovi compagni.

-Non è necessario alzarsi quando entra un insegnante, ma sono lieta di sapere che nella scuola ci sia qualcuno a conoscenza delle buone maniere. Per le prime due settimane le darò il tempo per mettersi in pari con il programma: può chiedere gli appunti al signor Hummel, il suo vicino di banco.-

-La ringrazio.- sorrise Blaine, ancora un po’ incerto, dopodiché la lezione iniziò.

Kurt si trovò diverse volte ad osservare divertito le espressioni del compagno di banco. Non gli ci volle molto per capire che la sua vecchia scuola doveva essere frequentata da persone molto diverse dagli allievi del McKinley: Blaine rimaneva stupito quando una pallina volava da una parte all’altra della classe sotto gli occhi dell’insegnante, quando qualcuno commentava senza alzare la mano e dicendo qualcosa di non pertinente alla lezione o quando un compagno si alzava senza aver chiesto il permesso. Passò quasi tutta la lezione a prendere appunti con una calligrafia ordinata e precisa, senza dire una parola se non quando rivolse una domanda alla professoressa.

Solo quando due ore dopo la campanella segnò la fine della lezione Blaine aprì bocca, rivolgendosi a lui –Che lezione hai ora?-

-Botanica, tu?- rispose Kurt aspettandosi la solita espressione stupita con cui tutti reagivano a quella scoperta, ma non arrivò –Io Biologia. Non la segui?-

-No, e sono sicuro che la sostituirai entro un paio di giorni.-

-Perché?-

-Vedrai. Piuttosto, evita di alzarti in piedi, ok?-

Blaine ridacchiò –Cercherò di evitarlo. La scuola che frequentavo prima era… beh, piuttosto diversa.-

-Ma non mi dire, non l’avrei mai detto!- commentò Kurt, fortemente sarcastico –Vieni, io devo andare in cortile e Biologia è al primo piano, ti faccio vedere l’aula.- lo guidò verso le scale, quelle sicure, e esitò prima di parlare di nuovo. Da una parte non voleva esporsi troppo, ma dall’altra gli sembrava ingiusto non aiutare Blaine. Dopotutto non doveva essere facile arrivare in una scuola nuova ad anno già iniziato, soprattutto non in quella scuola. Così, mentre scendevano al piano inferiore, si decise –Senti… pensavo, se davvero vuoi provare a entrare nella squadra di football potrei darti una mano.-

-Davvero?- domandò Blaine, quasi saltellando –Ma tu non odiavi il football? Come potresti aiutarmi?-

-Potrei presentarti il quarterback. Ti farebbe avere un provino.-

-Sarebbe grande! Davvero lo faresti?-

-Perché no.- scosse le spalle Kurt, sforzandosi di rimanere serio davanti a quello sguardo da bimbo iper-eccitato –A pranzo potresti sederti con noi così ti…- si morse la lingua –No, niente. Scusa, che sciocchezza, non è il caso.-

-Perché non è il caso?- domandò Blaine aggrottando le sopracciglia.

-Sederti con noi non farebbe bene alla tua reputazione. Non sarebbe un buon modo per iniziare la tua vita al McKinley.-

-Ok, la stai facendo un po’ lunga con questa storia della reputazione. Mi sembra esagerato farsi tutti questi problemi, e poi a me farebbe piacere mangiare insieme. A te, intendo.-

Kurt non avrebbe voluto arrossire, ma davvero non poteva proprio evitarlo. Fortunatamente  erano arrivati all’aula di Biologia e quella conversazione doveva finire –Ok, va bene. Allora… ci troviamo a mensa alla fine delle due ore? È al fondo di questo corridoio.-

-Benissimo, allora a dopo.- sorrise entusiasta Blaine, voltandosi per entrare in classe.

-Ricorda di non alzarti!- gli disse Kurt osservandolo ancora per un attimo. Quando si diresse verso la sua aula a stento si rese conto di avere ancora un sorriso sulle labbra.

 

_____________________L’angolo di Jane

Eeeeh buongiorno!

Sono un po’ in anticipo, ma ho pensato che la domenica potrebbe essere un giorno migliore per pubblicare visto che in genere non ho nulla da fare durante il giorno (a parte studiare, ma who cares?), cosa che non si può dire del resto della settimana. Comunque qualche volta potrei pubblicare anche due volte a settimana, vedremo!

Oooora, le cose si stanno un po’ smuovendo e i nostri Klaine si sono conosciuti, o almeno scontrati. Che ve ne pare?

Ringrazio le 11 persone che hanno già inserito la mia storia tra le preferite *-* e in particolare beerpong e gledis che hanno recensito, ma anche chi ha solo letto silenziosamente! Sappiate che mi fa piacere ricevere i vostri commenti, positivi ma anche negativi, in particolare visto che sto trattando un argomento un po’ delicato e ci tengo a sapere cosa ne pensate.

Ora la pianto, anche perché è il mio primo giorno di mare e la spiaggia mi aspetta *-* Baci a tutti!!

Jane

P.S. Vi lascio i miei contatti:

twitter: https://twitter.com/JTheAngel

tumblr: http://theroseandtheangel.tumblr.com/

fb: https://www.facebook.com/janetheangel.efp?fref=ts

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2. Una folle compagnia ***


I.                   Una folle compagnia

 

 

Come deciso, Kurt si fermò ad aspettare Blaine davanti all’entrata della mensa, cercando di ignorare i sensi di colpa che continuavano a tormentarlo. Dopotutto lui aveva provato ad avvertire Blaine. Gliel’aveva detto che stare con lui non avrebbe fatto bene alla sua reputazione, cosa poteva farci se all’altro sembrava non interessare? Certo, forse non era totalmente consapevole delle conseguenze: avrebbe potuto scommettere che nella sua vecchia scuola nessuno avrebbe buttato un ragazzo nel cassonetto e, molto probabilmente, le granite venivano bevute e non buttate addosso agli studenti.

Blaine arrivò e lo salutò con un largo sorriso –Ora ho capito perché non frequenti biologia. Quel professore è… davvero stravagante.-

-Per definirlo stravagante devi essere una persona davvero gentile.- ribatté Kurt, e avrebbe risposto al sorriso se Azimio non fosse passato proprio in quel momento lanciandogli uno sguardo di avvertimento. I sensi di colpa di Kurt crebbero nel giro di un istante –Va bene, senti Blaine io… lo so che hai detto che non ti importa, ma hai capito bene quello che ho detto stamattina vero? Non sono molto popolare, anzi non lo sono affatto, e stare con me… nel senso, potrebbero esserci delle…-

-Ok, ok.- quando Blaine lo interruppe non sorrideva più –Sei un terrorista? Uno stupratore seriale? Intendo, hai fatto qualcosa di davvero grave?-

-Beh, sì, ho fatto qualcosa di grave.- rispose Kurt alzando gli occhi al cielo –Faccio parte del Glee Club e preferisco un musical ad una partita di football. Detesto quelle stupide giacche letterman e…- stava per aggiungere l’ultimo, importante particolare che lo relegava all’ultimo gradino della scala sociale, ma qualcosa lo bloccò –E questo è sufficiente, a quanto pare.-

Blaine sorrise appena –Ok. Beh, quelle giacche sono atroci in effetti. E anche se abbiamo già chiarito che sono un tipo da football cercherò di sopravvivere. Potrai anche parlarmi di…- si interruppe, per un attimo in difficoltà –AaaahmGrease?-

Stavolta, Kurt scoppiò a ridere. Quel ragazzo era davvero troppo gentile per stare in quella scuola –Va bene, va bene. Io comunque ti ho avvertito, quindi non mi sentirò in colpa.- entrarono insieme e fecero una breve fila per riempire i vassoi, dopodiché Kurt lo guidò verso il tavolo del Glee –Gli altri arriveranno a breve.- assicurò, aprendo la sua insalata di pollo –Allora, come mai ti sei trasf…- non appena alzò lo sguardo, il ragazzo si interruppe: Blaine stava facendo il segno della croce e sentendo Kurt parlare si interruppe, le mani giunte davanti a sé. Gli rivolse un sorriso appena accennato, ma sembrava incerto –Tu non…-

-Ehm no io… no, ma vai. Cioè, continua pure, io… aspetto.- annuì, abbassando lo sguardo e concentrandosi sulla sua insalata. Lanciò uno sguardo di sottecchi a Blaine, che aveva chiuso gli occhi e sembrava molto concentrato: il ragazzo continuò per qualche minuto e, dopo aver fatto nuovamente il segno della croce, riaprì gli occhi e gli rivolse un sorriso.

-Scusa.- si affrettò a dire Kurt –Se ti ho interrotto, intendo.-

-No, no, tranquillo. Non c’è problema.- lo rassicurò Blaine, sempre con quel sorriso gentile e comprensivo. Kurt, invece, per qualche motivo si sentiva molto meno tranquillo e fu felice quando la voce di Rachel lo distolse da pensieri che non voleva assolutamente ascoltare –Kurt, Ma hai letto? Insomma, è una vergogna non credi? Santana fa Mimì? Santana? Io sono perfetta per quel ruolo, perfetta, sono praticamente io! E non…-

-Rachel, interrompi il monologo e prendi fiato. Non vorrai perdere la voce.- ovviamente fu sufficiente: Rachel Berry senza voce era come una stella senza luce, o almeno questo era quello che la ragazza aveva scritto su ogni superficie disponibile quando le era successo l’anno precedente –Brava tesoro. Così, intanto ti presento Blaine. Blaine, lei è Rachel, so che fa paura ma… beh, vorrei dirti che ti ci abituerai ma non posso assicurartelo.-

Blaine rise, felice che Kurt sembrasse di nuovo a suo agio dopo quell’imbarazzante intermezzo, e porse la mano a Rachel che si affrettò a stringerla –Piacere. E non dar retta a Kurt, l’unica cosa spaventosa in me è il mio talento.-

-Senza dubbio.- annuì Blaine notando che l’altro ragazzo aveva teatralmente alzato gli occhi al cielo –Parlavate del musical che mi dicevi?-

Kurt si voltò verso di lui a occhi sbarrati –Ma santo McQueen, tu davvero non hai idea di cosa sia lo spirito di autoconservazione.- gli sibilò mentre Rachel riprendeva a borbottare per la scelta delle parti. Blaine gli rispose con un sorrisetto di scuse, cercando di trovare un modo per porre fine a quel fiume in piena.

-Insomma, non vedo come lei possa fare quella parte meglio di me! Io sono perfetta per Mimì, sono nata per quel ruolo.-

-Posso avvicinarmi o rischio danni permanenti?-

Voltandosi Blaine si trovò davanti Artie, il ragazzo che aveva conosciuto quel mattino, che sembrava aspettare un cenno di Kurt. Questi annuì –Rachel non ce l’ha con te. Vero Rachel?-

-Oh, no Artie, certo che no.- sorrise la ragazza, sorprendendo anche Kurt –Io non ce l’ho con te, sai perché? Perché quando Santana stonerà Out tonight, e lo farà, sarai tu stesso a capire il tuo errore.- concluse e, scuotendo i capelli con aria drammatica, si alzò e uscì di gran carriera dalla sala mensa.

Blaine rimase un attimo in silenzio, osservando la scia che la ragazza sembrava aver lasciato dietro di sé –Oh beh… ehm… wow. È molto… coinvolta.-

-Confermo, tu sei davvero troppo gentile.- affermò con decisione Kurt mentre Artie si spingeva fino al tavolo –Comunque, lui è…-

-Ci conosciamo. Cioè, mi ha dato un’indicazione stamattina.- lo interruppe Blaine salutando Artie con un cenno.

-Già, e non mi aspettavo di vederti al nostro tavolo in verità.-

-Ah bene, allora non è solo una tua fissa, Kurt. Sto iniziando a preoccuparmi.-

Kurt non riuscì a trattenere un sorrisetto –Io ti ho avvertito, più volte.- gli fece notare per poi rivolgersi ad Artie –Quasi dimenticavo, grazie. Per la parte, insomma.-

-Quindi non te ne andrai sbraitando perché volevi essere Mimì?- lo prese in giro il compagno facendo scoppiare a ridere gli altri due –Figurati, Kurt, te la meritavi.- Blaine fece per domandare qualcosa, ma proprio in quel momento degli altri ragazzi si unirono a loro. Tutti e tre portavano una giacca letterman, ma questa era l’unica cosa che avevano in comune perché, fisicamente, non avrebbero potuto essere più diversi. Non appena arrivarono Kurt diede il via alle presentazioni –Ragazzi, vi presento Blaine, è il suo primo giorno. Blaine, loro sono Finn…- iniziò, indicando un ragazzone alto dall’aria gentile per poi passare a un altro, con il taglio da moicano e un fisico ben piazzato –Puck, e infine Sam.- terminò, indicando un biondino con la bocca stranamente larga. Tutti lo salutarono e Blaine stava per tendere loro la mano, ma si fermò non appena Kurt gli fece capire di non esagerare con un cenno, così si limitò a sorridere.

–Dov’è Rachel?- domandò poi il gigante, Finn, rivolgendosi a Kurt.

-Conoscendola, immagino in teatro a cantare qualche canzone strappalacrime.-

Blaine vide gli occhi del gigante spalancarsi e riempirsi di terrore –Cosa? Perché? Non ho fatto nulla, ti giuro Kurt stavolta non ho davvero…-

-Lo so, lo so.- lo interruppe l’altro –Oggi l’unico a rischiare è Artie. Rachel non è molto contenta della parte.-

-Non le hai dato la parte di Mimì? Accidenti, erano tre giorni che mi torturava per provare i duetti, vuol dire che ho imparato tutte quelle canzoni inutilmente?-

-No, tranquillo, tu sei Roger. Ma sarà Santana a fare Mimì.- spiegò Artie.

Finn si accasciò sul tavolo, sbattendo la testa tra il suo vassoio e quello di Puck –Rachel mi ucciderà. Questo musical sarà la mia morte.- mormorò, sconfortato. Sam diede qualche pacca sulla spalla dell’amico, poi si rivolse a Blaine –Allora… Blaine, giusto? Come mai sei venuto al McKinley? Non vivevi a Lima prima?-

-No, vengo da Shelbyville. È nel Texas orientale.- spiegò il ragazzo.

-Wow, quasi peggio di Lima.- commentò Artie –Ora capisco perché non sembri depresso per essere arrivato in questo buco.-

-Che per caso ti piace cantare?- domandò all’improvviso Finn, alzando la testa di scatto e attirandosi addosso le occhiate sbalordite di tutti i compagni –Cosa? Non dite sempre tutti che abbiamo bisogno di persone al Glee?-

-E poi se tu portassi un nuovo membro, questo addolcirebbe la pillola con Rachel.- aggiunse Kurt, divertito –Non mi inganni.-

-Oh, eddai Kurt. Non era affatto per quello, mi farebbe davvero piacere se tu entrassi nel club, Blake.-

-Blaine.- rise quest’ultimo –E comunque in effetti mi piace cantare. Quando provate?-

-Mercoledì e venerdì.- rispose immediatamente Kurt, cercando di non far emergere dalla sua voce le aspettative che la sua mente aveva appena partorito.

-Oh… in quei giorni proprio non posso, mi dispiace.- si scusò Blaine in tono davvero dispiaciuto. Kurt sorrise tranquillizzante, cercando di ignorare le speranze frantumate.

“Speranze su cosa, poi? Piantala Kurt!”

-Verrò a vedervi però, se vi esibite. E anche al musical ovviamente, se i retroscena sono così drammatici il musical sarà esplosivo.- aggiunse Blaine allegramente.

-A proposito di esplosioni!- saltò su Puck, scostando Finn e sedendosi al suo posto accanto a Kurt –Sabato sera devi farmi un favore.-

Kurt alzò gli occhi al cielo –Ma Puck, ancora?- sbottò il soprano. Negli ultimi mesi, complice la convivenza forzata con Finn, aveva legato molto con Puck ed erano diventati buoni amici. Spesso il ragazzo era intervenuto difendendolo dai getti nel cassonetto e, ultimamente, aveva scoperto che Kurt poteva rivelarsi molto utile: se voleva rompere con una ragazza era sufficiente una piccola comparsata di Kurt durante un appuntamento e un accenno ad una inesistente storia tra loro per far scomparire anche le più testarde. Probabilmente ci sarebbero stati mille altri modi, ma Puck si divertiva da morire nel vederle andare via scioccate –Io non capisco dove le trovi tutte queste ragazze.-

-Di certo non passando il sabato sera davanti alla tv a guardare gente che cuce.-

-Ok, primo Project Runway non si tocca. Secondo, dato che mi stai chiedendo un favore dovresti essere gentile, non credi?-

Puck parve rifletterci un istante, poi si appoggiò al tavolo con un sorriso affascinante –Ehi, ma lo sai che hai dei capelli fantastici oggi? E questa camicia è nuova?-

Kurt scosse il capo, esasperato, e si voltò verso Blaine –E pensa che è stato con metà delle ragazze della scuola. Non mi capacito di come faccia.-

-Il potere di un bel corpo muscoloso, amico. Tu dovresti sap…-

-Ok, ok. Sabato ti aiuto, ora mangia e taci.- lo interruppe bruscamente Kurt, maledicendo la propria pelle chiara che sembrava diventare fosforescente quando arrossiva. Da quel momento in avanti la conversazione si spostò su argomenti più neutri e Kurt riuscì a godersi la conversazione senza ansie. Anche Tina e Mercedes si unirono a loro, e si scoprì che anche quest’ultima aveva già conosciuto Blaine. A quanto pareva, il ragazzo quella domenica era andato in chiesa e si erano incrociati quando si era iscritto al coro di cui, ovviamente, Mercedes era la solista.

A fine pranzo, Kurt si rese vagamente conto di aver passato la maggior parte del tempo ad osservare Blaine. Che fosse davvero carino l’aveva appurato non appena aveva posato gli occhi su di lui, ma durante il pasto aveva avuto l’opportunità di notare altri particolari decisamente piacevoli. La sua risata profonda e sentita, per esempio, o l’interesse che riusciva a mostrare per qualsiasi argomento senza aver bisogno di simularlo. Si era inserito nelle conversazioni con garbo ed educata curiosità, pur rimanendo un po’ scioccato dalle discussioni che i membri del Glee riuscivano a far esplodere nel tempo di un battito di ciglia, e dopo mezz’ora era già entrato nelle grazie di tutti.

-Hai ancora lezione?- domandò Blaine a Kurt mentre svuotavano i vassoi.

-Sì, inizio tra poco, tu vai a casa?-

-Sì, io per oggi ho finito.- sorrise Blaine con un entusiasmo contagioso, e Kurt non poté non ammettere di sentirsi un po’ deluso della prospettiva di non poter passare altro tempo con lui –Ho lo scuolabus tra poco.-

Kurt storse il naso –Lo scuolabus? Seriamente?-

-Sì, nella mia vecchia città non mi serviva l’auto. Finché non ne compreremo una dovrò arrangiarmi.-

-Ok, allora adesso io ti lascio il mio numero per due motivi. Primo, mio padre è un meccanico e spesso mette a nuovo delle auto per rivenderle, posso chiedergli se ha qualcosa al momento.- spiegò, scrivendo il suo numero di cellulare su un foglietto cercando di pensare che lo stava dando a un semplice compagno, non a un ragazzo molto, molto carino –E secondo, oggi pomeriggio mi mandi un messaggio col tuo indirizzo e domani mattina ti passo a prendere alle otto meno venti. Fidati, un viaggio sullo scuolabus ti basterà per il resto della vita.-

-Wow, grazie!- esclamò Blaine –Ma sei sicuro che non sia un problema venirmi a prendere?-

-Tranquillo, mi fa piacere. Spunterò dalla lista la mia buona azione settimanale.- scherzò il ragazzo, ma la sua allegria durò poco, solo finché non vide che diversi componenti della squadra di football, tra cui Azimio e Karofsky, si stavano muovendo proprio verso di loro –Ora vai, fai in fretta, non vorrei che perdessi lo scuolabus.- disse rapidamente, sospingendo un Blaine piuttosto confuso verso l’uscita.

-Ok, a domani mattina allora!- salutò il nuovo arrivato e, temendo di perdere davvero il pulmino, si affrettò a uscire. Un attimo dopo la spalla di Kurt ebbe un incontro piuttosto violento con la superficie dell’armadietto.

-Già in giro a spargere polvere di fata, frocetto?- ringhiò Karofsky a un centimetro dal suo volto. Kurt gli lanciò uno sguardo duro ma non disse nulla. Scivolò a lato, imponendosi di non massaggiarsi la spalla che gli pulsava fastidiosamente, e si allontanò tra le risate dei Titans –Scappi, farfallina? Attenta, qualcuno ti schiaccerà prima o poi!-

Kurt accelerò il passo, le mani tremanti strette attorno alla tracolla e le lacrime che lottavano strenuamente per uscire. Gli insulti successivi gli parvero ovattati e solo quando ebbe girato l’angolo si permise di lasciarsi sfuggire un singhiozzo. Chiuse gli occhi ispirando profondamente ed espirò, scacciando l’amarezza che l’aveva avvolto, prima di indossare la sua abituale maschera d’indifferenza e dirigersi verso la palestra per gli allenamenti dei Cheerios.

 

 

_____________________L’angolo di Jane

Ed ecco qui il secondo capitolo. Un po’ di transizione, ma dovevo inserire Blaine nel folle gruppo del Glee Club, spero vi sia piaciuto comunque!

Voglio ringraziare tantissimo gledis, saechan e beerpong che hanno commentato, Candyklaine che ha inserito la storia tra le preferite e tutti quelli che l’hanno inserita tra le ricordate! E anche chi legge in silenzio, ovviamente!

Che dire… per i miei contatti vi rimando al fondo capitolo 1! Alla prossima settimana!

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3. Nuove abitudini ***


III. Nuove abitudini

 

 

Il mattino successivo Blaine si svegliò di buon ora, almeno secondo i suoi canoni: aveva un quarto d’ora di tempo prima che Kurt passasse a prenderlo e, dopo aver usato nove minuti esatti per domare i suoi ricci con una cospicua dose di gel, si infilò in fretta un paio di pantaloni scuri e un pullover sgargiante. Ebbe appena il tempo di afferrare il cappotto prima che il cellulare squillasse.

“Buongiorno, non avevo capito che fossi miliardario! Siamo davanti alla vostra magione, Mr. Darcy! –K”

Ridendo tra sé Blaine impugnò la tracolla e scese al piano inferiore infilandosi il cappotto.

-Blaine, credevo che fossi già uscito, è davvero tardi! Avrai perso lo scuolabus!- esclamò sua madre quando lo vide comparire nell’ingresso.

-Mi dà un passaggio un mio compagno.- spiegò rapidamente.

-Oh, ti sei già fatto degli amici tesoro? Sono contenta! Sapevo che non avresti avuto difficoltà.- sorrise la donna –Oh, dimenticavo, Padre Morrison ha chiamato e ha confermato che puoi iniziare le lezioni di catechismo già domani. Farai mercoledì e venerdì come avevate deciso, i bambini hanno otto anni.-

-Fantastico, ora vado, ciao mamma!- rispose Blaine, uscendo mentre controllava di aver preso tutti i libri necessari. L’auto di Kurt era parcheggiata di fronte al cancello e Blaine non nascose un sorriso entusiasta mentre si avvicinava in fretta. Sorpreso, notò Finn sul sedile del passeggero –Ciao ragazzi!-

-Ehi amico, come va?-

-Buongiorno my lord!- scherzò Kurt mettendo in moto –E io che ti ho proposto una delle auto rinnovate di mio padre. Vorrai una Lamborghini o qualcosa del genere.-

-Questo nella lingua di Kurt vuol dire “Ehi, bella casa amico!”. Io ci ho messo un po’ a imparare a tradurlo.- precisò Finn.

-E non sai quanto questo mi renda fiero di te, Finn.-

-Grazie, allora.- sorrise Blaine –Ma per la macchina, mi piacerebbe sapere qualcosa di quelle di tuo padre. Non voglio far spendere troppo ai miei.-

-Allora ti tengo aggiornato, Richie Rich.-

-Che per caso hai anche la piscina?- domandò Finn –Puck ha messo su una specie di azienda di pulitori di piscine, pulisce praticamente le piscine di tutta Lima. Se avete bisogno.-

-Lo dirò ai miei, credo proprio che ci servirà. Non abbiamo mai avuto una piscina prima.-

-Finn è troppo amico di Puck per avvertirti anche del fatto che ci prova con tutte le sue clienti. E non senza successo.- aggiunse Kurt.

-Uh sì, Kurt ha ragione, lo fa. Quindi… sì, magari se hai sorelle lascia perdere. E anche se tua madre è sexy.-

Blaine arrossì appena –Non ho sorelle e… ehm… beh, su mia madre non saprei dire.-

Kurt gli lanciò uno sguardo dallo specchietto retrovisore e gli sorrise. Ricevette un sorriso in risposta, ma un attimo dopo fu distratto dalla catenina d’oro che scintillò sulla maglia del ragazzo. Approfittando di un semaforo rosso lanciò uno sguardo più approfondito e sentì una strana sensazione nel ventre riconoscendo il ciondolo a forma di croce.

Non capiva appieno il motivo di quel disagio che provava quando la religione di Blaine si manifestava in modo più evidente, come il giorno prima a pranzo. Dopotutto Mercedes era la sua migliore amica ed era molto credente, eppure questo non era mai stato un problema per nessuno dei due. Quindi non c’era davvero motivo per cui con Blaine le cose dovessero andare in modo diverso.

“Giusto?”

-Kurt, guarda che è verde.-

Quasi sobbalzò al suono della voce di Finn e la macchina fece un piccolo balzo e si spense. Kurt, immediatamente, arrossì –Scusate ero sovrappensiero.- mormorò, rimettendo in moto e lasciando che Finn e Blaine si occupassero di tener viva la conversazione fino a che non raggiunsero il McKinley.

 

***

 

Durante il secondo giorno di Blaine al McKinley, lui e Kurt non avevano lezioni in comune e riuscirono a rivedersi solo a fine giornata, quando Blaine aspettò Kurt al suo armadietto con un gran sorriso sul viso. Sorriso che si spense quando notò che l’espressione del ragazzo non era affatto allegra. In effetti sembrava piuttosto furioso

–Tutto bene?- Kurt si immobilizzò e dai suoi occhi sbarrati Blaine comprese che non doveva essersi accorto della sua presenza –Qualcosa non va?- insistette notando che l’altro stava cercando di tramutare la sua espressione in un sorriso.

-Certo, tutto ok.- assicurò Kurt –Scusa, è un po’ tardi vero? Il professore mi ha trattenuto.-

-Qualche problema con qualche materia?- indagò Blaine, per niente convinto.

-Davvero, niente di che.- insistette il soprano, poiché non era davvero niente di nuovo. Semplicemente Azimio aveva avuto la brillante idea di spingerlo nello stanzino dei bidelli e chiuderlo dentro, così aveva dovuto aspettare al buio fino a che Rachel non era tornata con il professor Shue a liberarlo. E così non solo aveva passato quasi un quarto d’ora in uno stanzino puzzolente, ma aveva anche dovuto affrontare lo sguardo dispiaciuto del professore: non aveva proprio voglia di ricevere anche la compassione di Blaine –Andiamo a casa? Finn torna con Puck, hanno allenamento. A proposito, ieri gli ho chiesto per il tuo provino e ha detto che farà il possibile.-

Dalla sua parlantina rapida, Blaine capì che non aveva voglia di parlare del problema, qualunque fosse, così decise di dargli retta –Davvero? È fantastico, non vedo l’ora, spero di farcela.-

Kurt rispose con un sorriso rapido –Oh, per altro, tu domani hai lezione al pomeriggio? Io devo fermarmi fino alle sei, ho il Glee, ma so che tu avevi un impegno.-

-Sì, ma può venire a prendermi mio padre domani. Io ho lezione solo fino alle quattro, poi devo andare in chiesa.-

-In chiesa? Di mercoledì?- si accigliò Kurt aprendo la macchina e salendo al posto di guida –Non sono un esperto, ma Mercedes ci va solamente la domenica.-

-Insegno catechismo a dei bambini.- spiegò brevemente Blaine –Quindi, tu non… insomma, non ti vedrò in chiesa domenica, giusto?-

Kurt si morse il labbro, fingendosi concentrato nella manovra con cui stava uscendo dal parcheggio. Sapeva però che non avrebbe potuto evitare per sempre l’argomento e così, quando furono in marcia, si decise a rispondere –No, non credo proprio.-

-Capisco. Quindi… tu non credi in Dio?-

-No, cioè… non lo so. Credo di no. Mercedes ha provato a portarmi in chiesa una volta, ma non mi sento…- “accettato”, gli suggerì una vocina al fondo della sua mente -…a mio agio.-

-Ed è un problema per voi?-

Kurt si accigliò, Aveva intuito che la conversazione non fosse finita, ma non si era aspettato una domanda del genere –Voi chi?-

-Beh, per te e Mercedes. Il fatto che tu non creda in Dio. Lei mi sembra molto religiosa, so che è presto e che siamo giovani per pensare al matrimonio ma…-

-Matrimonio? Davvero, non so di cosa tu stia parlando. Che c’entra il matrimonio di Mercedes con…- si interruppe e rischiò di andarsi a schiantare per la violenza con cui si voltò verso il ragazzo al suo fianco –Oh, ma tu credi che… no. Credi che io e Mercedes siamo tipo una coppia?-

-Io… no, cioè, non so… in verità sì. Insomma ho pensato… la chiami spesso honey e… scusa, non volevo metterti in imbarazzo.-

-Non sono in imbarazzo, davvero. Nel senso è la mia migliore amica e la vedo come una sorella.- spiegò Kurt, che in verità era decisamente imbarazzato, non tanto perché Blaine avesse pensato che lui stesse con Mercedes ma perché questo voleva evidentemente dire che Blaine non aveva capito che lui era gay.

-Mi dispiace anche per averti chiesto della tua religione. Suppongo sia una cosa privata, è che non ci sono abituato. Ho passato ogni momento della mia vita in ambienti… cattolici, sai. Il St. Jude era una scuola gestita da preti e quindi tutti i miei amici erano molto credenti, e anche le loro famiglie, e così gli amici dei miei genitori. Per il resto, tutte le persone che frequentavo le avevo conosciute nell’ambiente della mia chiesa: era praticamente il centro della vita sociale, a Shelbyville.-

-Ora si spiegano molte cose.- commentò Kurt sovrappensiero.

-Del tipo?- domandò l’altro curioso.

-Beh, sei molto gentile, non hai idea di quale sia l’importanza di essere popolari… decisamente non potevi aver frequentato una normale scuola pubblica.-

-Immagino che in questo senso la mia scuola fosse una specie di oasi protetta. C’erano molti momenti di preghiera e cose del genere. Gli insulti non erano tollerati.-

-Un paradiso, potrei rivalutare la religione.- commentò Kurt, solo in parte sarcastico.

-Posso farti una domanda sulla chiesa?- esitò Blaine, guardando il profilo di Kurt.

-Certo.-

-Quand’è l’ultima volta che ci sei andato? I tuoi genitori non ti hanno mai portato?- domandò mentre si fermavano di fronte a casa sua.

Kurt non si voltò verso di lui –Una volta ci andavo. Non ogni domenica, ma qualche volta. A Natale, a Pasqua… quel genere di cose. Ma l’ultima volta che ci sono andato, a parte quella volta con Mercedes, avevo sette anni.-

-Era Natale?-

-Era il funerale di mia madre.-

Il sorriso di Blaine si spense. Kurt era ancora di profilo, ma capì benissimo che aveva gli occhi lucidi. Pensò per un istante a cosa avrebbe potuto dirgli ma alla fine, seguendo il suo istinto, si sporse verso di lui e lo abbracciò. Kurt sbarrò gli occhi, sorpreso: si era aspettato il solito “mi dispiace” o una di quelle frasi di rito che dicevano tutti, non certo un abbraccio da un ragazzo che conosceva da due giorni. Tuttavia la cosa non lo infastidì.

Blaine aveva un bel modo di abbracciare, decise. Le sue braccia erano dolci, non aggressive o invadenti, e mentre lo stringeva le sue dita si muovevano appena accarezzando la sua schiena.

Quando si separarono, Kurt non arrossì come pensava. Gli era sembrato un contatto troppo giusto perché potesse rivelarsi imbarazzante –Grazie.-

-Scusa se ti ho fatto pensare a quel giorno.-

-Dovresti smetterla di scusarti per tutto.- ridacchiò il soprano –Sono passati tanti anni.-

-Ma fa ancora male.-

-Sì, fa ancora male.- confermò Kurt –Ma è un dolore piacevole. È confortante, come se volesse dire “stai andando avanti con la tua vita, ma va bene, non l’hai dimenticata”.-

Rimasero per un attimo in silenzio, finché Blaine non si rese conto di dover riprendere a parlare spostando un po’ l’argomento su un versante più tranquillo -Quindi ora siete solo tu e tuo padre, o hai dei fratelli?-

-Ho un fratello, lo conosci.-

-Ah sì?- si accigliò Blaine.

-Sì, Finn, hai presente?-

Blaine lo guardò con tanto d’occhi –Finn è tuo fratello? Ma siete… cioè, non vi assomigliate per nulla.-

-Non mio fratello naturale.- specificò Kurt, divertito dallo stupore di Blaine –Mio padre ha sposato sua madre l’anno scorso. È stato strano all’inizio, non eravamo esattamente grandi amici. Ma ora siamo davvero legati.-

-Wow, non si può dire che i legami tra voi del McKinley siano semplici, un giorno dovrei farmi uno schemino. E magari presentare mio fratello a qualche ragazza, così mi inserisco anche io nella famiglia. Quinn potrebbe essere il suo tipo.-

Kurt scoppiò a ridere –Almeno la toglierebbe dalla piazza e non dovrei più seguire i balletti di Finn tra lei e Rachel.-

-Ok, Finn e Quinn? Sempre più complicato.-

-Non esistono figure geometriche abbastanza complesse da descrivere tutti gli intrecci che ci sono stati al McKinley, in particolare all’interno del Glee. Ma la storia di Rachel, Finn, Quinn e Puck te la racconterò la prossima volta.-

-Puck? Anche Puck?-

-Ho detto un'altra volta.- rise Kurt –La Bibbia non dice nulla sul non ficcanasare?-

-Non puoi ricattarmi con la Bibbia, non sei nemmeno credente.- protestò Blaine con una smorfia che Kurt trovò assolutamente adorabile –Non insisto solo perché mi fanno davvero comodo i tuoi passaggi, quindi non voglio farti arrabbiare. Domattina stessa ora?-

-Stessa ora.- confermò Kurt sentendo uno strano calore nel petto. Quelle parole sapevano di abitudine e non gli dispiaceva affatto l’idea di costruirsi delle abitudini con Blaine.

-Allora aspetto te e il tuo fratello gigante.- lo salutò Blaine e, dopo avergli fatto l’occhiolino, scese dall’auto. Kurt lo osservò mentre percorreva il vialetto della sua enorme casa, poi mise in moto con un sorriso che sembrava incancellabile.

 

 

________________L’angolo di Jane

Salve a tutti!! Ma ditemi una cosa, è normale che questi due siano una specie di droga? Davvero, mi vengono in mente costantemente. Il che è un bene, perché ho tipo mille idee per delle nuove storie (di cui una vede Blaine in una versione che io trovo parecchio sexy, per altro), ma diavolo, qualsiasi cosa faccio penso “Oh, qui ci starebbe bene una Klaine in cui…”, succede anche a voi??

Ok basta, siamo qui per parlare del capitolo. Wildcats, concentrazione! Allora, il capitolo come avrete notato è in anticipo: domani è il mio ultimo giorno di mare e non toccherò il pc e sabato e domenica li passerò in viaggio verso casa (strasob), quindi per non far saltare l’aggiornamento settimanale ho deciso di pubblicare oggi.

Allora… Kurt e Blaine iniziano a fare amicizia e a scoprire qualcosina l’uno dell’altro. Che ne pensate? Attendo le vostre recensioni con ansia! Intanto ringrazio le persone che hanno recensito fin ora, le due persone che hanno inserito la storia tra le preferite, la persona che l’ha messa tra le ricordate e le 25 che l’hanno inserita tra le seguite *-*

E ora basta blaterare. Vi ricordo i miei contatti di twitter e tumblr al capitolo 1, se vi interessa, e vi lascio alle vostre vite (Finalmente, ndT; ehi sono socievole io T_T, ndA)

Baciiiiiii,

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4. Piovono granite ***


IV. Piovono granite

 

 

A Kurt sembrava strano l’essere riuscito a sopravvivere per quattro giorni quasi in pace. A parte l’episodio dello stanzino, da quando Blaine era arrivato le cose erano state piuttosto tranquille per lui, perciò quando giovedì uscì con il nuovo amico da matematica di base non sentì la necessità di fare attenzione a ciò che stava succedendo attorno a lui.

Non notò il gruppo di Titans, non finché la familiare voce di Karofsky non berciò un troppo familiare –Salve, fatina.-

Un attimo dopo i giocatori di football si stavano allontanando, ridendo tra loro, e Kurt era immobile, in mezzo al corridoio, coperto di granita al lampone.

A Blaine ci volle qualche momento per realizzare che ciò che aveva visto era successo sul serio. Non era sembrato uno scherzo amichevole a giudicare dalle espressioni dei giocatori di football e, anche se lo fosse stato, gli sembrava piuttosto pesante. Kurt aveva ancora delle lezioni e inoltre la sua bella camicia era probabilmente rovinata.

-Kurt?- lo chiamò con un filo di voce cercando un fazzoletto –Aspetta, ti aiuto.-

-No, tranquillo.- la voce di Kurt era tremendamente fredda ora –Vado a pulirmi, tu vai a lezione, farai tardi.- aggiunse, aprendo gli occhi che si arrossarono non appena entrarono a contatto col liquido

-Non succede niente se arrivo in ritardo, hai bisogno di…-

-No.- lo interruppe l’altro, ancora più rigido –Non ho bisogno di niente. So cavarmela.- affermò, superandolo e facendo per andarsene, ma Blaine non era stato educato a chiudere gli occhi davanti alle sofferenze altrui. Ed era evidente che Kurt non stava bene, anche se cercava di farlo credere. Inoltre, vederlo andare via da solo gli sembrava così sbagliato che quasi gli faceva male –Allora diciamo che io ho bisogno di assicurarmi che tu stia bene.- affermò deciso, raggiungendolo. Riuscì a intravedere un sorriso sul suo viso, anche se appena accennato –Come preferisci.-

-Kurt? Ma questo è il bagno delle ragazze.- gli fece notare Blaine qualche istante dopo.

-In quello dei ragazzi… rischierei solo di peggiorare la situazione.- spiegò Kurt, un po’ meno distaccato rispetto a pochi istanti prima. Quando entrarono in bagno Kurt aprì l’acqua e ci infilò sotto la testa senza troppe cerimonie.

Blaine aggrottò le sopracciglia notando che i suoi gesti sembravano abituali, quasi meccanici, come se li avesse ripetuti centinaia di volte. Quando vide che l’amico stava per chiudere l’acqua notò che aveva ancora un po’ di granita sulla nuca e d’istinto fece un passo verso di lui –Aspetta, ne hai ancora un po’.- disse mentre gli faceva capire di non togliersi dal getto. Sentì Kurt irrigidirsi un po’ ma non vi badò e si bagnò le mani, iniziando a lavargli i capelli. Distrattamente notò, un po’ sorpreso dal suo stesso pensiero, che erano davvero morbidi come sembravano. Quando ebbe finito fece un passo indietro e, mentre Kurt si alzava, prese un asciugamano usa e getta dal distributore appeso alla parete.

-Grazie.- sorrise Kurt, un po’ rosso sulle guance, iniziando a frizionarsi la testa.

-Kurt?-

-Mh?-

-Perché l’hanno fatto?- domandò. Vide chiaramente che l’altro si stava di nuovo irrigidendo, ma non voleva lasciar perdere –Perché quei tizi ti hanno lanciato una granita?-

-Te l’ho detto, ok?- sbottò amaramente il soprano –Non sono popolare. Sono uno sfigato. Capisco che la tua vecchia scuola fosse una specie di angolo di paradiso, ma qui non è così.-

Blaine esitò –Ma… non puoi dirlo a qualcuno? Un professore… o al preside?-

-L’ho fatto, Blaine, l’abbiamo fatto. Non sono l’unico, anche se…- si morse il labbro, ingoiando le parole che stavano per sfuggirgli –Ascolta, non mi va di parlarne adesso.-

-Ok.- annuì Blaine con voce debole. Non capiva perché si sentiva tanto coinvolto dalla situazione di Kurt, ma non riusciva a distaccarsi –Scusa, mi dispiace di non aver capito quando mi hai parlato di questa cosa lunedì... sei… arrabbiato con me?-

Kurt sbarrò gli occhi –No! Blaine, no. Ce l’ho con me. Lo sapevo che non avevi capito perché insistevo tanto sul fatto della reputazione. E ora ti hanno visto con me, e hai passato praticamente la metà del tempo con gli altri del Glee… mi dispiace. Ma puoi rimediare, se vuoi, ti basterà…-

-Rimediare?- le sopracciglia di Blaine si alzarono quasi fino a raggiungere l’attaccatura dei capelli –Kurt. Lo so che ci conosciamo da poco ma… credo che tu sia una bella persona, davvero bella. Mercedes è dolce, Rachel è un po’ fuori di testa ma è divertente. E mi trovo bene con Puck, Sam e Finn… certo quella Santana che mi hai presentato stamattina è un po’ spaventosa, ma se è tua amica suppongo che abbia qualcosa di buono.-

Kurt ridacchiò appena –Non ci scommetterei.-

-Beh, ad ogni modo io sto davvero bene con te e gli altri. Non credo proprio di voler rimediare a nulla.-

Il petto di Kurt si era un po’ scaldato a quelle parole, ma questa volta voleva essere chiaro. Non avrebbe sopportato che Blaine si mettesse in una situazione che non era in grado di gestire, non senza esserne davvero consapevole –Ascolta… non sono solo le granite. Ci sono gli insulti, i lanci nei cassonetti… so che sembra che esagero, ma non è facile quando ci sei dentro.-

-Credo di capirlo. Ma non me la sento di… noi stiamo diventando amici, no?- domandò, lui stesso sorpreso di quanto si sentisse legato a quel ragazzo dopo così pochi giorni.

-Sì, direi proprio di sì.- rispose Kurt con un filo di voce, nervoso, senza riuscire a non chiedersi se Blaine avrebbe detto quelle cose pur sapendo tutta la verità su di lui.

-E a me fa piacere. E non voglio perdere la possibilità di avere un amico vero per paura di diventare impopolare.- asserì Blaine con convinzione.

-Ok.- sussurrò il ragazzo –Poi non dire che non ti avevo avvertito.- aggiunse, facendo scoppiare Blaine in una sonora risata –Ora sparisci, devo cambiarmi e… sarà già abbastanza imbarazzante quando avrò indossato l’unico cambio che ho dietro. Fila, sciò!-

Blaine obbedì e attese fuori dal bagno mentre Kurt si cambiava.

Il ricordo di quello che era successo meno di mezz’ora prima continuava a pulsargli nella testa, tormentandolo più di quanto non gli piacesse ammettere. Aveva visto quei ragazzi avvicinarsi con le granite, ma di certo non avrebbe mai immaginato che le avrebbero svuotate in testa al suo nuovo amico. Quello che però gli dava più da pensare era che Kurt sembrava abituato a quell’umiliante comportamento, senza che nessuno muovesse un dito.

Non era abituato a tanto disinteresse. Al St. Jude una volta era scoppiata una lite tra due suoi compagni e il professore era intervenuto immediatamente, portandoli dal preside che aveva avvertito le loro famiglie. Se qualcuno avesse regolarmente maltrattato un compagno, probabilmente la sospensione sarebbe arrivata in un lampo.

La porta del bagno si aprì, distogliendolo dai suoi pensieri, e si voltò verso Kurt con un sorriso che scomparve immediatamente lasciando il posto ad un’espressione sbalordita –Ok, cos’è quella cosa?- domandò osservando a occhi sbarrati il compagno, che indossava una specie di divisa rossa e bianca attillata, molto attillata –Cioè, stai benissimo.- si affrettò ad aggiungere quando Kurt abbassò lo sguardo –Solo che… non immaginavo… non mi sembra molto nel tuo stile.-

Kurt alzò gli occhi al cielo in quel modo che Blaine aveva imparato a conoscere –Beh, non è proprio alta moda ma è la divisa dei Cheerios. Non serve fare quella faccia.-

Blaine si accigliò –I Cheerios non sono le cheerleader?-

-Sono i cheerleader, prego.- specificò Kurt –Anche se sì, al momento sono l’unico ragazzo se te lo stai chiedendo.-

-Non me lo stavo chiedendo.-

-Bene.-

Blaine lo osservò incerto mentre si avviavano verso l’aula per l’ora successiva, dato che ormai avevano perso più di mezz’ora di letteratura. Doveva dire che non aveva mentito quando aveva detto a Kurt che la divisa gli stava bene: sembrava cucita su di lui –Quindi se entrassi nella squadra di football ti avrei per il mio tifo personale?-

Kurt gli lanciò uno sguardo senza fermarsi –Insomma, non dovresti dire certe cose.- sbottò, arrossendo.

-Quali cose?- domandò Blaine, incerto.

-Quali cose? Tu hai bisogno di un paio di occhiali.- asserì poi il soprano accelerando il passo.

-Occhiali? Che c’entrano gli occhiali? E di che cose stavi parlando? Kurt, aspetta, vai troppo veloce. Kurt, vuoi rallentare?-

 

***

 

Venerdì sera, mentre la famiglia Hummel-Hudson consumava l’abituale pollo ipocalorico che Carole preparava secondo una ricetta trovata da Kurt appositamente per suo padre, saltò fuori per la prima volta il nome del nuovo compagno di scuola.

-Ah, Kurt, Blaine lo vuole ancora fare il provino per la squadra?- domandò infatti Finn, e il soprano dovette sforzarsi davvero molto per trattenere un sorriso al suono di quel nome –Sì, credo di sì.-

-Bene, allora lo metto in lista, martedì abbiamo le nuove selezioni.-

-Sarà contento.- commentò Kurt con un sorriso, facendo per riprendere a mangiare. Non appena abbassò lo sguardo sul piatto, però, con la coda dell’occhio notò che suo padre aveva drizzato le antenne e che il suo sguardo passava da lui a Finn con una rapidità allarmante. E infatti pochi istanti dopo Burt, con voce burbera, domandò –Chi è Blaine?-

-Un amico di Kurt.- spiegò Finn con poco interesse, riprendendo a ingozzarsi –Uno nuovo.-

Burt si voltò verso il figlio con occhi indagatori –Un amico? O un amico?- indagò –E quando sarebbe spuntato fuori questo amico?-

-Oddio, smettila di dire amico con quel tono. È inquietante.- esclamò Kurt –Blaine è arrivato a scuola lunedì e visto che prendeva il pullman ed è di strada qualche volta gli ho dato un passaggio.-

-Lo vai a prendere per andare a scuola ed è solo un amico?-

-Oh cielo.- sbuffò Kurt –Lui nemmeno sa che sono gay, ok?-

Finn sobbalzò, alzando finalmente lo sguardo dal piatto –Cos’è, cieco?-

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, quello che Burt lanciò a Finn in quel momento l’avrebbe incenerito –Finn, attento a quello che dici.-

-Ma no no, solo… volevo solo dire… insomma…-

-Papà, Finn ha ragione. Sarebbe più evidente solo se me lo scrivessi in fronte, ma credo… insomma, Blaine non è mai stato molto a contatto con l’omosessualità, ok? È cresciuto in ambienti davvero molto religiosi.- spiegò, evitando lo sguardo del padre che si era fatto decisamente poco entusiasta.

-Non vedo perché tu debba nascondere chi sei perché questo ragazzo non c’è abituato.- borbottò infatti Burt un istante dopo –Non ti sei mai vergognato di quello che sei e non voglio che inizi ora.-

Le mani di Kurt ebbero un tremito sulle posate. L’atmosfera si era fatta tesa e perfino Finn aveva smesso di mangiare per concentrarsi sulla conversazione –Non mi vergogno, papà. E nemmeno lo nascondo, altrimenti metterei dei pantaloni piuttosto diversi e sarei nella squadra di football, non nei Cheerios.- chiarì –Però non mi presento alle persone dicendo “Piacere, sono Kurt e sono gay”. Non è un argomento che viene fuori in ogni conversazione e… beh, sì, è molto religioso, non so come potrebbe prenderla e voglio solo dirglielo nel modo giusto.-

Carol si sporse appena verso di lui, sfiorandogli appena il braccio prima di versargli l’acqua con un sorriso dolce –Siamo sicuri che dirai la verità al tuo amico quando sarai pronto. Dev’essere un bravo ragazzo, dato che sembri già così legato a lui. Quindi, se vuoi farlo venire qui qualche volta, Finn e tuo padre non ti metteranno in imbarazzo. Giusto, Burt?-

-Umpf.- sbottò questo –Sì, sì, va bene.-

Kurt sorrise, lieto che suo padre si fosse calmato –Sul mettermi in imbarazzo mi sembra difficile, ma sono contento che vi impegnerete. Anche perché penso che verrà in officina con suo padre, presto. Deve prendere una macchina e gli ho detto che può passare.-

-Ne ho alcune ben messe.- annuì Burt, un po’ burbero ma con un sorriso lieve sul volto.

Carol passò gentilmente a un argomento meno delicato, ora che le cose si erano calmate, ma Kurt non smise di pensarci e, non appena fu in camera sua, cercò rapidamente il numero di telefono di Blaine.

-Kurt, ehi!- rispose il ragazzo con voce allegra.

-Ciao, scusa ti ho disturbato? Stavi cenando o…-

-No, no. Dimmi.-

-Oh ok… ahm…- Kurt si morse il labbro, cercando di ignorare il fatto che no, non avrebbe dovuto sentirsi così felice del fatto che Blaine sembrasse contento di sentirlo –Volevo solo avvertirti che martedì ci sono le selezioni per la squadra, Finn me l’ha appena detto.-

-Wow, grande! Grazie per avermi avvertito, Kurt.- esclamò Blaine con l’entusiasmo che lo caratterizzava –Ci sarai anche tu?-

Kurt si accigliò –A fare le selezioni per il football?-

-Ma no.- ridacchiò Blaine –A fare il tifo per me. Non ti ci vedo a giocare, senza offesa.-

Il soprano si trovò ad arrossire, perché davvero Blaine non avrebbe dovuto dire che l’avrebbe voluto a fare il tifo per lui, era una cosa troppo intima per lasciarlo indifferente, anche se il nuovo amico ovviamente non aveva motivi per contenersi –Come osi?- ribatté Kurt, cercando di suonare normale –Sappi che sono stato il kicker della squadra per qualcosa come due settimane.-

-Mi stai prendendo in giro.- Blaine era evidentemente sbalordito.

-Assolutamente no. Ok, è stato durante il mio periodo “proviamo a omologarci alla massa” e non è qualcosa che mi piace ricordare. Ma ho segnato il punto della vittoria, se proprio vuoi saperlo.-

-Mi inchino alla tua magnificenza.- lo prese in giro Blaine, ma la sua voce lasciava trasparire una nota di ammirazione –C’è qualcosa che non sai fare?-

-Qualcosa sì, anche se al momento non mi viene in mente nulla.- disse Kurt, senza riuscire a reprimere un sorriso quando sentì la risata di Blaine –Come va con il compito per lunedì?-

-Sono in alto mare. Altissimo.- sbuffò il ragazzo –Sto praticamente annegando. Tu?-

-Idem.-

-Perché non vieni qui?-

Kurt si accigliò –C… come?-

-Domenica pomeriggio magari. Potremmo lavorarci insieme, forse? Solo se ti va, ovvio, ho solo pensato che essendo entrambi indietro avremmo potuto lavorarci insieme. Ma se non ti va non fa niente.-

-Mi va.- rispose immediatamente Kurt, rendendosi conto di aver risposto con eccessiva rapidità –Ehm… vengo per le tre?-

-Grande.- sentì il sorriso di Blaine anche tramite il telefono –Ti piace il cioccolato?-

Kurt si accigliò –Come?-

-Il cioccolato. La dispensa è praticamente piena di cose al cioccolato e mi chiedevo… sai, per offrirti qualcosa. Si fa così anche qui, no? O era una delle usanze del St. Jude che qui ritenete folli e…-

-Oh, no. Cioè si usa anche qui suppongo e... Sì… sì, tranquillo, mi piace il cioccolato.-

-Va bene. Allora a domenica, alle tre. Buona serata Kurt.-

Chiusero la chiamata e Kurt si lasciò cadere di schiena sul letto, fissando il soffitto.

Lo sapeva che era sbagliato quello che la sua mente stava partorendo, sbagliato e potenzialmente pericoloso. Sapeva che se avesse lasciato che Blaine si avvicinasse ancora a lui quella che era solo una leggera cotta sarebbe peggiorata e si sarebbe fatto del male. Eppure, poteva davvero rompere volontariamente quei contatti con il nuovo arrivato?

Si alzò e lanciò uno sguardo al libro di letteratura, che aveva lasciato aperto sulla scrivania con l’intenzione di continuare il compito dopo cena. Quando lo chiuse, la risposta arrivò da sé.

 

 

 

____________________L’angolo di Jane

Salve tesori mieiiiiii!! Ecco il nuovo capitolo, in cui Blaine e Kurt si conoscono ancora un po’ e legano ulteriormente. E il caro Kurt si sta prendendo una leggere (leggerissima, proprio) cotta.

E Karofsky al solito non si fa gli affari suoi: odiatelo pure, che i motivi ci sono tutti per ora! In futuro chissà. Avete notato i primi accenni di attrazione anche da parte del nostro Blaine? :P

Cambiando discorso, qualcuno di voi vede Shameless?? Mi sono innamorata di Ian e Mickey e continuo a immaginarmi una crossover con Glee, ma non credo che sia fattibile purtroppo X_X

Bene, la pianto di blaterare. Aspetto i vostri commenti, come sempre, e ringrazio tutti voi che avete commentato e inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate, vi adoro!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 5. Famiglie ***


Capitolo 5 – Famiglie

 

 

Domenica pomeriggio Kurt si fermò davanti al cancello di casa di Blaine e scrisse un breve messaggio all’amico. Un attimo dopo il cancello si aprì con un leggero rumore metallico, per poi richiudersi non appena Kurt l’ebbe superato. Parcheggiò al fondo del vialetto, come Blaine gli aveva detto di fare  il giorno precedente, e quando scese dall’auto il padrone di casa era davanti alla porta con un sorriso che risultava luminoso perfino in confronto al maglione giallo che indossava.

-Ciao.- sorrise Blaine mentre Kurt lo raggiungeva.

-Ehi. Credevo che mi avrebbe accolto un maggiordomo di nome Edgar o qualcosa del genere.-

Il padrone di casa scoppiò a ridere –Un giorno capirai che non sono Bruce Wayne?-

-Ma io speravo di visitare la Bat Caverna!-

-Ommiodio, entra prima che io mi penta di averti invitato.- lo invitò Blaine, scostandosi dall’entrata per far passare prima Kurt. Il castano si perse immediatamente ad osservare l’ingresso, che in realtà era un salotto: era enorme, probabilmente più grande dell’intera casa degli Hummel-Hudson, e tutto arredato in una lieve sfumatura color crema –Wow. Sembra di essere in una rivista d’arredamento.-

-In effetti mia mamma fa l’arredatrice di interni.- ammise Blaine –Mi dai la giacca?-

-Oh, sì, giusto.- Kurt se la sfilò senza smettere di guardarsi attorno –Sai che prima di iniziare a studiare devi farmi fare un giro della casa, vero?-

-Avevo sospettato che sarebbe stato un passaggio obbligato, sì.- annuì l’altro, poggiando l’indumento di Kurt su un attaccapanni –Quindi iniziamo subito. Questo… è il salotto.-

-Ma non mi dire.-

-Sono una guida accurata, ne dubitavi?-

-Non oserei mai.- ammiccò Kurt, seguendolo verso la stanza adiacente. Come aveva immaginato l’intera casa di Blaine era stupenda: ogni camera era arredata con eleganza e tutto era in perfetto ordine. Kurt non poteva che esserne affascinato, anche se non sarebbe mai riuscito a immaginare la sua famiglia in una casa del genere. Sarebbe rimasta ordinata per una sera, forse tre giorni, ma poi il caos l’avrebbe avuta vinta. Alla fine della settimana i tavolini di cristallo sarebbero stati coperti dai sacchetti di patatine svuotati da Finn, i tappeti sarebbero stati rovinati dalle scarpe che suo padre si dimenticava sempre di togliere quando tornava da lavoro e i pregiati soprammobili sarebbero stati messi da parte per far spazio alle riviste che lui e Carol si portavano sempre appresso.

-I tuoi non ci sono?- domandò Kurt mentre Blaine apriva l’ennesima stanza, lo studio, senza che incontrassero mai nessuno.

-Dopo la messa io sono tornato a casa, loro hanno pranzato da Padre Morrison. Sì, lo so, a pranzo dal parroco, siamo un cliché, non serve sottolinearlo.-

-Dovete essere molto attivi in chiesa per essere invitati a pranzo dal parroco dopo quanto, due settimane?- commentò Kurt. Non era un argomento che gli piaceva particolarmente, ma voleva sapere cosa comportava esattamente il legame che Blaine aveva con la sua fede. Voleva arrivare a capire, ad essere sincero, se c’era la minima possibilità che rimanessero amici anche dopo.  

-Beh, sì, abbastanza. Ho iniziato a dare lezioni di catechismo questa settimana, sono nel coro e mia madre si è inserita nei gruppi di mutuo aiuto.- spiegò Blaine stringendosi nelle spalle mentre apriva un’altra porta –Questa è camera mia, e abbiamo finito il giro. Possiamo studiare qui.-

La stanza di Blaine sembrava far parte di una casa diversa. Era sempre arredata con gusto: un bel letto ad una piazza e mezzo, una grande scrivania con un computer di ultima generazione, un grande guardaroba e una libreria occupata per la maggior parte da uno stereo piuttosto moderno. Tuttavia, sembrava più vissuta grazie ad alcuni vestiti ammucchiati su una sedia, diversi cd sparsi praticamente ovunque e decine di poster appese alle pareti, di cui uno in particolare attirò l’attenzione di Kurt.

-Katy Perry, sul serio?-

-Le sue canzoni sono bellissime e ha una grande voce. Non insultare Katy o io potrò farlo con quell’Alexander Qualcosa.-

-Alexander McQueen, e prima di insultarlo dovresti almeno capire chi è.- ridacchiò Kurt tirando fuori i libri dalla tracolla –Su, mettiamoci al lavoro prima che mi scappino commenti sui tuoi discutibili gusti musicali.-

Blaine gli rivolse una smorfia e, dopo aver afferrato i suoi libri, si accomodò sul letto lasciando uno spazio vuoto per Kurt –Ok, come facciamo, troviamo le risposte insieme e le scriviamo con parole diverse?- domandò. Quando non ricevette risposta alzò lo sguardo e si accigliò –Tutto ok?-

Kurt dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non arrossire al solo pensiero di mettersi su un letto con Blaine. Alla domanda del moro riuscì a stento a ricomporsi –Sìsì. Però mi metto alla scrivania, ti dispiace? Non scrivo bene sul morbido.- inventò di sana pianta.

-Oh. Sì ok, dove stai più comodo.- annuì Blaine, e un attimo dopo avevano iniziato a lavorare. Sorprendentemente dopo un’ora e mezza i loro compiti erano pronti, completi e in bella copia.

-Rendiamo bene insieme.- commentò Blaine, stiracchiandosi –Dovremmo farlo, in futuro. Insomma, mi piace studiare con te.-

-Sì, certo. Dovremmo.- concordò –Oh, dimenticavo. Se in settimana tu e tuo padre volete passare in officina, dovremmo avere qualche macchina quasi pronta.-

-Fantastico.- sorrise Blaine –Non appena papà avrà un pomeriggio libero verremo a vederle.- proprio in quel momento il rumore della porta che si apriva attirò la loro attenzione –Oh, sono tornati i miei. Vieni, te li presento.- esclamò balzando in piedi.

Kurt si alzò, cercando di non mostrarsi esitante anche se in realtà era decisamente, assolutamente nervoso all’idea di conoscere i coniugi Anderson. Seguì Blaine fino al piano inferiore e poi verso il salotto, stampandosi sul viso un sorriso quando individuò l’uomo e la donna appena entrati in casa.

Il padre di Blaine era un uomo sui cinquant’anni ed era chiaro che Blaine aveva preso quasi tutto da lui: avevano la stessa forma del viso, gli stessi tratti un po’ marcati, le sopracciglia folte e le labbra carnose. Dalla madre invece Blaine doveva aver preso l’altezza (o meglio, la scarsa altezza), la carnagione scura e gli occhi, anche se a parere di Kurt quelli del ragazzo avevano quella scintilla in più che li distingueva da qualsiasi altro. Erano vestiti bene, in modo un po’ troppo semplice secondo i gusti di Kurt, ma era evidente che i loro abiti erano di fattura piuttosto pregiata.

-Oh, Blaine, non sapevo che avessimo ospiti!- trillò la signora Anderson non appena i suoi occhi si posarono su Kurt –Non dovevi studiare?-

-Sì, infatti è un mio compagno di classe. Abbiamo appena finito.- confermò il ragazzo –Lui è Kurt Hummel, vi ho parlato di lui… mi accompagna a scuola ogni mattina.-

-È un piacere conoscervi, signori Anderson.- si fece avanti Kurt mostrando quella sicurezza che spesso celava sotto strati di paura ma che in realtà possedeva –Avete una casa splendida. So che si dice sempre, ma questa volta è vero.-

La donna ridacchiò –Che caro! Ma chiamami pure Diane.-

-Perché non ci hai presentati in chiesa, Blaine? Avremmo invitato a cena i genitori del tuo nuovo amico.- aggiunse il signor Anderson per poi rivolgersi a Kurt –Anche per ringraziarli visto che lo scarrozzi a scuola ogni mattina.-

Kurt vide distintamente l’amico esitare e, un po’ infastidito all’idea che Blaine si vergognasse di dire la verità, rispose al suo posto –Non siamo esattamente praticanti. In effetti non andiamo spesso in chiesa.-

Le sopracciglia della madre di Blaine salirono fino a scomparire oltre la frangetta corta –Oh… oh, certo, capisco.- annuì, lanciando un’occhiata al marito. Era impossibile non notare come l’atmosfera si era fatta all’improvviso fredda. Con la coda dell’occhio però notò che Blaine stava lanciando ai genitori occhiate supplichevoli, come a voler chiedere loro di non mettere Kurt a disagio. La sua preoccupazione gli scaldò appena il petto e decise di provare ad alleggerire la tensione –Ma di certo avete conosciuto la mia migliore amica, Mercedes Jones.-

-È la solista del coro.- intervenne Blaine, speranzoso.

-Ma certo!- esclamò la signora Anderson in tono forzatamente entusiasta, dando un lieve colpo al braccio del marito –Una ragazza deliziosa, con una voce davvero bellissima.-

-Sì, lo so, siamo insieme nel Glee Club della scuola.- concordò il ragazzo –Avevamo proposto a Blaine di entrarci, ma i giorni non coincidono.-

-Dovrò limitarmi alla squadra di football, se il provino andrà bene.- scosse le spalle Blaine, continuando a lanciare occhiate al padre che ancora non aveva detto una parola –Sai papà, il signor Hummel ha un’officina. Kurt dice che può farmi avere un’auto rinnovata da lui.-

-Bene. Passeremo in settimana, almeno non dovrai più pesare sul tuo amico.- commentò l’uomo, tirando le labbra in un sorriso poco naturale –Vado nel mio studio, devo fare una telefonata. Piacere di averti conosciuto, Kurt.- aggiunse, suonando decisamente poco sincero alle orecchie del soprano che ciononostante si affrettò a rispondere –Anche per me, signor Anderson.-

-Bene. Vi preparo un paio di tramezzini, vi va di fare merenda? Ti piace il burro d’arachidi Kurt?-

Il ragazzo sorrise –Sì, molto. La ringrazio.- rispose, cercando di non pensare alle calorie presenti in un intero panino al burro d’arachidi, apprezzando lo sforzo della donna di essere gentile.

-Possiamo prender anche la torta al cioccolato che hai fatto ieri?- domandò Blaine –A Kurt… beh. Gli piace il cioccolato.- aggiunse con un sorriso timido. La madre di Blaine annuì allegramente –Oh, ma certo! Avevo dimenticato di averla, ci aggiungerò anche un po’ di panna montata.- trillò, e li precedette in cucina. Prima che Kurt la seguisse, Blaine lo afferrò per il gomito –Mi dispiace. Per mio padre, intendo, lui è un po’… è sempre gentile e amichevole coi miei amici, davvero, ma è… molto…-

-Ehi, tranquillo.- lo calmò Kurt, seppur con un sorriso un po’ stentato –Non è un problema. A me interessa che non importa a te.-

-A me non importa.- confermò Blaine in fretta –Sei una brava persona e ti voglio bene.-

Il sorriso di Kurt si accese, senza più tentennamenti –Oh. Anche io.-

-Bene. Dai, vieni, fermiamo mia madre prima che prepari abbastanza panini da sfamare un esercito. O non avrai più posto per la torta- disse Blaine facendogli l’occhiolino, e questo fu sufficiente perché Kurt ignorasse il fatto che aveva detto panini, non panino.

 

***

 

Quando la settimana ricominciò, la routine di Kurt tornò quella di sempre. Dopo una breve settimana in cui le cose erano state relativamente tranquille, le granitate ripresero ad essere una minaccia giornaliera e le spinte contro gli armadietti crebbero in modo esponenziale fino a raggiungere la normale quota media, forse superandola grazie alla particolare soddisfazione che sembrava provare Karofsky ogni volta che sentiva il clangore metallico che produceva la sua spalla contro le lucide ante.

Kurt era almeno felice che in genere queste cose accadessero quando era da solo. Vedeva che Blaine storceva il naso ogni volta che lo vedeva arrivare a mensa con una maglia diversa da quella del mattino, ma non diceva nulla e a Kurt faceva piacere non dover affrontare l’argomento.

Martedì Blaine fece il provino e Kurt andò a vederlo. Si presentò in divisa, circondato dalle Cheerios, così da evitare spiacevoli inconvenienti che avrebbero distratto Blaine, e parve funzionare. Non gli sfuggì l’occhiataccia di Karofsky, ma rimanendo con Quinn, Brittany e Santana non ebbe problemi.

Blaine fece una buona prova e entrò nella squadra, anche se come riserva:  dopo l’annuncio dei risultati Kurt andò a complimentarsi con lui e il ragazzo lo abbracciò d’impulso. Dopo un attimo di incertezza Kurt ricambiò, godendosi quella stretta e ignorando quella vocina nella sua testa che ripeteva diglielodiglielodiglielodiglielo.

Giovedì, Kurt stava aspettando Blaine per andare insieme a mensa quando Karofsky lo avvicinò alle spalle, sbattendolo contro la fila di armadietti. In un istante Kurt si trovò bloccato per il colletto della giacca, con il volto ringhioso del Titans a pochi centimetri dal suo –Credi di essere furbo, Hummel?-

-I… io…- esitò il soprano senza sapere quale risposta avrebbe portato meno conseguenze. Ma riflettere non era facile, non con un bullo enorme appiccicato addosso e i piedi che toccavano a stento il pavimento.

-Venire al campo circondato dalle tue amichette, così non possiamo toccarti e tu puoi spiarci in pace. Credevi che te lo lasciassi fare tranquillamente?-

-Non volevo… volevo solo…- balbettò Kurt, cercando di liberarsi. Quello era ciò che più odiava. Poteva sopportare le granite e le spinte, ma trovarsi bloccato e impotente in attesa che qualcun altro decidesse cosa fare di lui era qualcosa di insopportabile che lo mandava nel panico più completo.

Karofsky caricò un pugno e Kurt chiuse gli occhi, trattenendo il fiato. Quando il colpo si infranse sull’armadietto accanto alla sua testa invece che su di lui non riuscì a sentirsi del tutto sollevato e dovette mordersi la lingua per sopprimere un lamento che, ne era sicuro, non avrebbe migliorato la sua situazione.

-Devi smetterla di essere così checca, chiaro?- sibilò il Titans, poi con una spinta buttò il soprano a terra e se ne andò di gran carriera dopo aver colpito nuovamente l’armadietto.

-Kurt! Kurt, stai bene?- Blaine si chinò accanto al suo amico, preoccupato –Ma che è successo? Ho visto dal fondo del corridoio che qualcosa non andava ma non… stai sanguinando.- 

-Sì, io… sto…- Kurt si morse il labbro, cercando di non tremare mentre Blaine lo aiutava gentilmente ad alzarsi –Sto bene.-

-Karofsky ti ha buttato a terra, Kurt. E non ho visto cosa è successo prima, ma dubito che tu l’abbia attaccato, no?- Kurt distolse lo sguardo, ma Blaine non si arrese e lo trattenne per il polso in modo da impedirgli di sfuggire. Con decisione lo fece voltare e lo guardò dritto negli occhi, rabbrividendo per la tristezza e la solitudine che vi lesse. Sentiva quasi la necessità fisica di aiutarlo e avrebbe voluto stringerlo per assicurargli che sarebbe andato tutto bene, ma non era di quello che aveva bisogno Kurt in quel momento –Devi dirlo a qualcuno. Ti accompagno, va bene?-

-Perché non capisci, Blaine?- singhiozzò Kurt –Non è la prima volta che succede e per un po’ ho provato a parlarne con gli adulti. Non serve, Blaine. Non serve.-

L’altro rimase in silenzio mentre l’amico singhiozzava davanti a lui, il viso nascosto dietro una mano come a voler nascondere quell’attimo di fragilità.

-Scusa.- esalò quando si tranquillizzò un po’ –Non volevo frignare davanti a te. Penserai che…-

-Se finisci la frase sarò io a prenderti a pugni.- sorrise appena Blaine, con poca allegria –Va bene se piangi. Possiamo arrivare a pranzo un po’ dopo, ora devi mettere un cerotto sulla guancia. Stai sanguinando.-

Kurt esitò quando Blaine gli fece passare un braccio attorno alle spalle, guidandolo verso l’infermeria. Avrebbe dovuto dirgli che stare abbracciati in quel modo non era conveniente per lui, ma non era davvero il momento adatto, così si limitò a seguire l’amico cercando di non soccombere sotto il peso delle cose non dette.

 

***

 

Quando suo padre all’ora di pranzo gli aveva comunicato che sarebbero andati all’officina degli Hummel quel pomeriggio, Blaine aveva immediatamente mandato un sms a Kurt e l’amico gli aveva risposto che ci sarebbe stato anche lui.

A dirla tutta, Blaine non era certo di esserne felice.

Kurt era un ragazzo fantastico, anche se si conoscevano da due settimane Blaine ne era convinto. Si era affezionato a lui, era diverso da tutti gli amici che aveva avuto nel corso della sua vita. Quindi ovviamente gli faceva piacere passare del tempo con lui, ma d’altra parte non era certo di come suo padre si sarebbe comportato. Sapeva che non approvava la sua amicizia con Kurt, era stato molto chiaro quando ne avevano parlato domenica sera. E Kurt aveva già abbastanza problemi, Blaine non voleva davvero che ne avesse altri per colpa sua.

Senza contare che per qualche motivo gli sembrava particolarmente importante fare buona impressione sul signor Hummel, ragion per cui aveva deciso di indossare anche uno dei suoi amati papillon quel giorno. A scuola li evitava, consapevole che probabilmente gli altri non li avrebbero graditi, ma gli piaceva indossarli ogni volta che ne aveva l’occasione.

-Dovrebbe essere questa.-

Mentre suo padre parcheggiava, Blaine gli lanciò un’ennesima occhiata. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, chiedergli di essere gentile, ma confidava che lo sarebbe stato. Il signor Anderson era un uomo d’affari e non gli serviva certo il consiglio di Blaine, anche se il ragazzo non poteva evitare di sentirsi nervoso.

L’officina era grande e abbastanza anonima, simile a mille altre se non si considerava il manifesto con la scena dell’auto di Grease che era senza dubbio un tocco personale firmato Kurt.

-Buongiorno.- li salutò un uomo sulla cinquantina, ben piazzato e calvo, con un cappellino con la visiera calato sulla testa e una tuta blu sporca di grasso. Se non fosse stato per gli occhi Blaine non l’avrebbe mai collegato al suo amico –Posso aiutarvi?-

-Siamo qui per vedere un’auto per mio figlio.- rispose il padre di Blaine, e gli occhi del signor Hummel si accesero di comprensione –Ah, lei dev’essere il signor Anderson.-

-Sì, esatto. Molto piacere.- confermò l’uomo accettando la mano che il padrone dell’officina gli porgeva.

-Quindi tu devi essere Blaine. Mio figlio mi ha parlato di te, non ha molti amici al di fuori del Glee Club e so che…- si interruppe, ridacchiando –Giusto, gli ho promesso di non metterlo in imbarazzo, meglio non concludere la frase.  Venite, ho quattro macchine da mostrarvi. Una è arrivata solo ieri mattina e Kurt…- si morse la lingua prima di rivelare che il figlio, ritenendola assolutamente perfetta per il suo amico, l’aveva aiutato di persona a metterla a posto in modo che fosse pronta in tempo –Kurt sta finendo di pulirla proprio ora.-

-Non riesco a vedermi Kurt lavorare su un’auto.- commentò Blaine, divertito all’idea, mentre si inoltravano tra le macchine.

-Mio figlio è pieno di sorprese.- disse Burt, sapendo che Blaine non poteva cogliere del tutto il significato della frase.

-L’avevo intuito quando mi ha detto di essere stato nella squadra di football.-

-Giusto, sei nella squadra. Finn me ne aveva parlato, complimenti.-

-Sono solo una riserva.- precisò il ragazzo, ma suo padre intervenne prontamente –Per ora. Di sicuro diventerà titolare, è sempre stato un giocatore agguerrito anche se fuori dal campo non sembra.-

-I Titans ne hanno di sicuro bisogno, non vincono due partite di seguito da secoli.-

Blaine sorrise, sollevato dal modo in cui suo padre si stava comportando, e stavano ancora parlando della squadra del McKinley quando entrarono in una saletta secondaria in cui erano stipate quattro auto.

Blaine individuò Kurt nel giro di un istante: stava strofinando energicamente il cofano di una macchina piccola ma carina, azzurro acceso, e Blaine non poté evitare di soffermarsi ad osservarlo. Indossava una salopette scura, larga e quasi fradicia, aveva i capelli decisamente meno perfetti del solito e una striscia di grasso sullo zigomo, eppure secondo Blaine sarebbe stato comunque perfetto sulla passerella di un grande stilista. Aveva qualcosa di particolare nel suo portamento, un’eleganza innata che Blaine trovava incredibile e che non riusciva a smettere di ammirare.

-Ehi Blaine!- trillò Kurt, mettendo da parte lo straccio –Buongiorno signor Anderson.- aggiunse con un largo sorriso.

-Kurt.- rispose l’uomo con un gesto di saluto, e anche se Blaine notò che il sorriso appena accennato non si estendeva agli occhi fu grato per lo sforzo che il padre stava facendo.

-Questa è l’ultima arrivata.- spiegò il signor Hummel invitandoli ad avvicinarsi all’auto che Kurt stava pulendo –Il vecchio proprietario è un ragazzo di Westerville che cambia auto più o meno due volte all’anno, infatti questa è stata immatricolata solo lo scorso anno.-

Mentre il signor Hummel elencava a suo padre le caratteristiche del mezzo e i particolari delle modifiche che aveva apportato, Blaine si avvicinò a Kurt che lo osservava in evidente attesa. Blaine si sorprese a notare che, accanto all’auto azzurra, gli occhi di Kurt sembravano ancora più brillanti. Non era sicuro del motivo per cui la sua mente partoriva certi pensieri, ma venivano fuori così naturalmente che decise di non preoccuparsene.

-Quest’auto è bellissima.- sussurrò a Kurt, e poté vedere il suo sorriso allargarsi di più –Lo sapevo. Appena è arrivata non so perché ma mi sei venuto in mente.-

Quelle parole si posarono sul fondo dello stomaco di Blaine con un dolce sfarfallio –Davvero?-

-Che ne pensi, Blaine?- la voce severa del padre interruppe la conversazione e il ragazzo si rese conto di aver perso totalmente la spiegazione del signor Hummel. Esitò per un attimo, ma con la coda dell’occhio vide lo sguardo pieno d’aspettativa di Kurt –Mi sembra davvero perfetta.-

Mezz’ora dopo l’auto era pronta e i documenti firmati e controfirmati. Prima di andarsene con suo padre, Blaine si prese un attimo per salutare Kurt –Lunedì mattina passo io a prendervi, ti va? Così inauguro la macchina.- propose, entusiasta.

-Oh, d’accordo. Sei sicuro che non…-

-Te lo devo, e comunque mi fa piacere. Non protestare.- sorrise Blaine, sentendo il padre che lo chiamava dopo aver salutato il signor Hummel –Ci sentiamo nel fine settimana, allora.- aggiunse, sfiorandogli la guancia con il pollice –Eri sporco di grasso.- spiegò e, senza notare la sfumatura rosea che il viso di Kurt aveva assunto, si allontanò verso l’uscita.

 

 

______________L’angolo di Jane

Buongiornoooooo anzi buonasera! Pensavate che avessi perso l’aggiornamento eeeeh? E invece eccomi qua!

L’aggiornamento della prossima settimana invece potrebbe arrivare con un giorno di ritardo, ho un esame, una festa, un matrimonio e uno spettacolo questa settimana, quindi sarò lievemente piena +_+

Vi adoro, la storia è preferita da 5 persone e le seguite crescono continuamente *-* siete magnifici!!

Se vi va di lasciare una recensione, a me come sempre fa molto piacere!

Un bacio a tutti, alla prossima settimana!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 6. Chi è Angel? ***


Cap. 6 – Chi è Angel?

 

 

Il lunedì arrivò in fretta. Ormai Blaine si stava abituando al McKinley e alle differenze che c’erano tra la sua nuova scuola e il St. Jude. Kurt l’aveva osservato con malcelato orgoglio quando aveva evitato le scalinate pericolose del lunedì, scegliendo quella giusta per arrivare al secondo piano. Blaine insistette per continuare ad andare a prendere Kurt e Finn per almeno una settimana, per ricambiare i passaggi che aveva scroccato durante le due settimane precedenti, così ogni mattina si fece trovare di fronte a casa Hummel. Il giovedì non fece differenza ma quando, a fine giornata, Kurt trovò Blaine di fronte al suo armadietto, ne fu stupito -Che fai qui, hai ancora lezione?-

Il ragazzo scosse il capo –Ho finito un’ora fa. Ti aspettavo, sei in macchina con me ricordi?-

-Oh… Blaine.- esalò il soprano, colpito in modo decisamente piacevole dal gesto dell’amico, tanto che dovette trattenersi dall’abbracciarlo davanti a tutti –Blaine, sei stato davvero dolce. Ma oggi iniziamo le prove del musical.-

-Ah… oh, ok.-

-Mi dispiace.- si morse il labbro Kurt leggendo una nube di delusione negli occhi di Blaine.

-No, figurati, me l’avevi detto.- ribatté Blaine ritrovando immediatamente il suo solito sorriso –L’avevo cancellato. Allora… come torni a casa? Detesti lo scuolabus.-

-Puck è in macchina, darà un passaggio a me e Finn.-

-Bene. Allora a…- si interruppe e Kurt notò che i suoi occhi si erano scuriti. Si voltò, seguendo la direzione del suo sguardo, e quasi sobbalzò riconoscendo Karofsky. Distolse lo sguardo, ma non abbastanza in fretta perché il Titans non lo notasse –Continua a circondarti di protezioni, signorina.- sbottò in tono di spregio –Tanto lo sai che ti becchiamo, prima o poi.-

Kurt, rabbrividendo, notò che Blaine stava per dire qualcosa. Con uno sguardo supplichevole scosse il capo e il ragazzo rimase in silenzio mentre Karofsky li superava con un’occhiataccia e un grugnito.

-Kurt…-

-Blaine, per favore. Davvero, ne abbiamo già parlato.-

-Capisco, ma perché non mi hai permesso di difenderti?-

Il soprano si morse il labbro, nervoso –Non voglio che ti esponi ancora di più.- ammise –Non risolverebbe nulla, anzi, lo farebbe innervosire ancora di più.-

-Quel ragazzo è davvero un idiota.- commentò rabbiosamente Blaine –Ma sembra che ce l’abbia con te in modo particolare.-

Con un sospiro, Kurt annuì –Lo so. Ma per favore, non fare nulla. Per me è già abbastanza quello che fai ora.-

Blaine si accigliò –Ma… non ho mai fatto nulla.-

-Non te ne rendi conto? Mi stai vicino, nonostante tutto. Questa è la cosa più importante. Non mi importa degli insulti.-

Blaine lo guardò con un sorriso incantato –Tu lo sai di essere fantastico, vero?- domandò, prima ancora di rendersi conto di averlo pensato.

L’arrivo di Puck risparmiò ad un rossissimo Kurt il problema di trovare una risposta –Ehi Frodo. Sam.-

-Santo cielo, non assomiglio ad un Hobbit.- ribatté Kurt sfuggendo alla mano di Puck che minacciava di scompigliargli i capelli.

-Nemmeno io.- non appena Blaine parlò, Kurt e Puck si voltarono verso di lui inarcando le sopracciglia –Cosa? Ci somiglio? Davvero??- domandò poi, preoccupato.

-No, figurati… no. E comunque saresti un Hobbit molto… no, non ci assomigli, figurati.- balbettò Kurt, dando una gomitata all’amico –Ora dobbiamo andare. E, uh… grazie. Per prima.-

Blaine sorrise dolcemente –Ciao ragazzi, a domani.- li salutò, rivolgendo a Kurt un occhiolino prima di voltarsi e uscire dalla scuola.

-Dai su, Principessa sul Pisello, andiamo.-

-Principessa sul… Puck, c’era un doppio senso, vero?- sbarrò gli occhi Kurt, seguendo l’amico che si stava dirigendo verso l’aula di canto.

-Non lo so, potresti chiederlo al Principe Blaine, cara Principessa sul Pisello.-

-Ma… ma di che stai… di che… Puck, vuoi rallentare e dirmi di che stai parlando?-

-Oh saresti un Hobbit molto… uuuh… portami con te nella Terra di Mezzo, Frodo!- gli fece il verso Puck, imitando con inquietante accuratezza la sua voce acuta e facendolo impallidire –Ma che cosa dici. Puck, Puck, fermati.- lo afferrò per la giacca letterman, interrompendo la sua corsa –Puck, stai… che cosa… tu pensi… non pensi che…-

-Che tu ti sia preso una bella sbandata per l’Hobbit ingellato? Sì, lo penso, mi sbaglio?-

-No… cioè sì, sì, ti sbagli. Non c’è… siamo amici. Amici. Per favore, non fare battute, non quando lui ti sente, per favore. Per favore?-

-Ehi ehi ehi, respira. C’è qualcosa che mi sfugge?-

Puck non era un mostro di sensibilità, ma Kurt ormai sapeva di potersi fidare di lui. Non era più il bullo che lo buttava nei cassonetti e aveva conosciuto la sua parte amichevole. Da quel punto di vista, Puck era affidabile come un cagnolino –Blaine non sa… insomma, non ha ancora capito che sono gay e non ho ancora trovato il momento di dirglielo. Vorrei dirglielo in modo che non… pensi male. Ok?-

-Ok. Amico, posso capirlo. Non farò battute mentre lui è presente. Le terrò da parte per riversarle su di te.- aggiunse, passandogli un braccio attorno alle spalle –Ora andiamo, abbiamo un copione da leggere.-

L’aula canto era già piena. Kurt e Puck ovviamente conoscevano tutti, ad eccezione di Rick Thompson che era l’unico al di fuori del Glee Club ad aver fatto l’audizione per il musical.

Era un ragazzo alto, con le spalle larghe e i capelli rossi, e nel momento in cui gli presentarono Kurt, non gli strinse la mano ma si limitò a salutarlo con un cenno, cosa che non aveva fatto con Puck. Il soprano lo notò, ma fece finta di nulla e decise di provare ad essere amichevole con quello che avrebbe dovuto essere il suo compagno sulla scena.

-Allora, Rick, come mai hai fatto l’audizione? Sei un appassionato di musical?- domandò, sedendosi accanto a lui mentre Puck prendeva posto alla sua sinistra.

Rick si guardò attorno per un attimo, esitando, poi fece un sorrisetto –Ahm, no, no. Per niente. Se devo dire la verità… non so bene di cosa parla questa cosa. Mi servivano dei crediti extra.- tagliò corto, e si voltò come a voler porre fine alla conversazione.

-Oh beh… ah. Beh. Di certo ti piacerà, è una bella storia. Alcune canzoni sono davvero poetiche.- ritentò Kurt, seppur un po’ deluso da quella mancanza di entusiasmo. La parte di Collins era tragica e importante, dopotutto.

-Mh. Sì, sì, di sicuro.- tagliò corto l’altro, e stavolta Kurt decise di non insistere. Si voltò a parlare con Quinn, seduta al lato opposto di Puck, finché Artie non richiamò la loro attenzione distribuendo i copioni.

-Per oggi leggeremo saltando le canzoni, ovviamente. Metteteci un po’ di sentimento, anche se è solo una lettura. Vi ricordate tutti i vostri ruoli? Bene. Iniziamo.-

La lettura iniziò tranquillamente. Finn conosceva Rent: vivendo con Kurt ed essendo fidanzato con Rachel non avrebbe potuto essere diverso. Sam ebbe qualche problema in più, ma entrò in fretta nel ruolo di Mark. Puck, dal canto suo, aveva subito una lunga manfrina da parte di Kurt sull’importanza del suo ruolo e riuscì ad interpretarlo al primo colpo.

Quando fu il turno di Rick lesse con qualche esitazione, ma ciononostante andò abbastanza bene. Rimase per un attimo spiazzato quando, giunti alla scena in cui Angel trovava Collins nel vicolo in seguito al pestaggio di quest’ultimo, sentì Kurt leggere la parte di Angel, ma continuò a recitare senza scomporsi troppo.

-Bene. Fantastico, ragazzi, state andando davvero bene.- si complimentò Artie alla fine della prima parte -Sam, ho detto che Mark ha un filo di ironia, ma non esagerare. Ok, qualcuno ha qualche domanda?-

-I… io vorrei chiedere una cosa.- alzò la mano Rick, e Artie gli diede il permesso di andare avanti con un cenno -Chi… chi farà Angel, nello spettacolo?-

Il silenzio che seguì fu rotto dalla voce delicata ma tesa di Kurt –Scusa?-

-Immagino che lui stia sostituendo qualcuno, no?- suppose, accennando al soprano –Insomma, Angel… ovviamente è una ragazza.-

Il silenzio cadde nuovamente sul gruppo.

-Insomma, voi mi avete detto che il mio personaggio è il compagno di questa Angel, giusto? Volevo sapere chi la interpreterà, tutto qui.-

-Io.- sbottò Kurt, deciso e usando il tono più neutrale possibile –Io. Angel non è una ragazza. È un uomo. Una Drag Queen. Ed è il mio personaggio.-

Rick sbiancò –Io… dovrei fare la parte di un finoc…-

-Finisci quella parola e non ne pronuncerai altre per parecchio tempo.- lo interruppe Puck in tono di avvertimento.

-Io non posso fare  un… f… una ch… un… un gay. Non posso. E soprattutto con…- fece un vago cenno verso Kurt, che era certo di essere impallidito a sua volta. Sentiva il suono del sangue pulsargli nelle tempie ed era come se l’aria attorno a lui si fosse fatta pesante –Sarebbe la mia fine. Non posso, ok? Non posso. Io non sono una checca.-

Kurt si morse il labbro, cercando di trattenere le lacrime che gli pungevano negli occhi. Non sarebbe scoppiato a piangere, non lì, anche se si stava rovinando tutto. Finalmente aveva una parte, una parte vera, e tutto si stava frantumando.

-Fantastico.- intervenne Artie –Allora te ne puoi andare.-

-Ma i crediti… non possiamo trovare un modo per…-

-Sì che possiamo.- lo interruppe Puck –Uno dei modi è che tu scompari in dieci secondi, l’altro è che io e Finn ti accompagniamo fuori.-

-A calci.- concordò il quarterback.

Rick abbassò lo sguardo e si alzò. Senza dire una parola lasciò la stanza in fretta e furia, lasciando dietro di sé un’atmosfera tesa e un Kurt sull’orlo delle lacrime.

-Bene. Ok. Immagino che organizzeremo dei nuovi provini. Lunedì.- annunciò Artie in tono forzatamente allegro.

-Andiamo Artie.- sbuffò il soprano in un mormorio, sentendosi vuoto come non mai –Nessuno si presenterà, lo sai. Nessuno vorrebbe fare quella stupida parte con me. Dovremmo solo… eliminare le parti di Angel e Collins. Oppure Angel potrebbe farlo una ragazza travestita. Io starò nel coro.-

-Che sciocchezze. Kurt, tu sei grandioso e lo sai.- esclamò Rachel –Tu sei l’unico qui dentro che potrebbe competere con me. Meriti la tua parte.-

-E non si può eliminare Angel. Troveremo qualcun altro.-

-Ma non si presenterà nessun altro.- sbottò Kurt, i nervi a fior di pelle.

-Potremmo fare un provino generico per una parte maschile. Poi spiegheremo a chi viene preso di che ruolo si tratta e gli faremo scegliere se fare Collins o Benny.- propose Puck.

Il soprano si voltò verso l’amico con tanto d’occhi –B…Benny? Ma…-

-So di non avere proprio la voce adatta per Collins. Ma posso farlo, se chi prenderemo non se la sentirà. Se per voi va bene.- affermò con decisione il ragazzo.

-Ma certo che va bene. Fisseremo le audizioni per lunedì pomeriggio. Mercedes, puoi andarmi a stampare un modulo, così lo appendiamo subito?- la ragazza annuì ad Artie. Si alzò e, dopo aver dato un bacio sulla guancia a Kurt e aver sfiorato la spalla di Puck a mo’ di ringraziamento, uscì.

-Puck… io… grazie. Davvero.- disse Kurt con voce tremante.

-Ehi, tu fingi di essere il mio amante per scaricare le ragazze, io posso fingere per il bene del musical.- gli fece l’occhiolino l’altro, ma Kurt sapeva che quello che si era proposto di fare era molto di più. E forse poteva sopportare tutti i Rick Thompson del mondo, finché aveva degli amici come i ragazzi del Glee su cui contare.

 

***

 

-Pronto?-

Blaine sorrise quando Kurt rispose al telefono in tono distratto, segno che non aveva nemmeno guardato il numero che aveva chiamato –Ehilà.-

-Oh, Blaine, ehi!- esclamò il ragazzo, ravvivandosi –Scusa, non avevo visto il numero.-

Blaine ridacchiò, stupendosi di come riusciva a indovinare quelle piccole cose sull’amico dopo così poco tempo –Tranquillo. Stavi studiando?-

-No, leggevo il copione del musical e facevo qualche schizzo. Per i costumi, sai. Ho pensato di partire con qualcosa di esagerato così, quando Artie mi dirà di semplificare e di rendere la cosa più fattibile, potrò farlo avendo comunque dei bei costumi e lui sarà contento perché ho obbedito. Troppo subdolo?-

-Subdolo al punto giusto, direi.- Blaine si stese sul letto a pancia in su, osservando il soffitto –Com’è andata la lettura?-

-Mmmh bene.-

-Bugia.-

-Che ne sai?- ribatté Kurt, piccato.

-Ti conosco.-

-Da meno di un mese.- specificò l’altro

-Sembra di più.- commentò d’istinto Blaine, senza smettere di sorridere. Non sapeva spiegarsi perché il suo rapporto con Kurt fosse così speciale. Si sentiva incredibilmente legato a lui e ogni giorno la prospettiva di incontrarlo gli faceva affrontare il risveglio con più entusiasmo. Notando che Kurt sembrava essere ammutolito, decise di riprendere lui la conversazione –Quindi, cos’è andato male? Non ti piace l’adattamento del testo? Rachel ha gambizzato Santana per poter interpretare lei Lily?-

-Mimì, non Lily.- ridacchiò Kurt, nonostante il pessimo umore che si trascinava dietro da quel pomeriggio –No, non è quello. Abbiamo ahm… perso un membro del cast.-

-Perso? È morto, non ha trovato la strada per l’aula canto o cosa?- scherzò Blaine, notando la voce tesa dell’amico.

-No, ha… lasciato tutto a metà lettura. Aveva parecchie scene con me e ha deciso che… beh, se n’è andato.-

Blaine sbarrò gli occhi –Kurt… Kurt, mi dispiace. Chi è questo idiota? Ti prego, dimmi che posso andare a pestarlo. Mi dispiace così tanto…- balbettò, mentre nel sangue gli scorreva una voglia incontenibile di fare qualcosa, qualsiasi cosa per far sì che l’amico si sentisse almeno un po’ meglio.

-Ehi, ehi, respira. Va bene così. Lunedì faremo delle nuove audizioni e se nessuno vorrà fare quella parte, prenderemo qualcuno per coprire quella di Puck e la farà lui.- spiegò rapidamente il soprano, e Blaine poté sentire la sua voce farsi più leggera.

-Meno male. Tu e Puck siete molto legati, eh?-

-Considerando com’eravamo partiti, direi che abbiamo fatto enormi passi avanti.- ridacchiò l’altro.

Parlarono ancora per un po’, senza più soffermarsi sul musical. Kurt diede un consiglio a Blaine per una ricerca di storia e questi si offrì di aiutarlo a prepararsi per il compito di spagnolo della settimana successiva. Parlarono del coro, dato che Mercedes aveva chiesto a Kurt di aiutarla a convincere Blaine a provare ad ottenere un assolo, e di un bambino particolarmente pestifero che era nella classe di catechismo di Blaine.

Il ragazzo, però, era distratto.

La sua mente continuava a tornare al musical, a quel ruolo vacante e al fatto che per lui recitare molte parti con Kurt non sarebbe stato affatto un peso. Inoltre, se lui avesse avuto la parte, i genitori avrebbero accettato meglio la presenza di Kurt in casa loro con la scusa dello studio del copione. Alla fine della telefonata, Blaine aveva già preso la sua decisione, anche se avrebbe aspettato lunedì per mettere al corrente anche l’amico.

 

_______________L’angolo di Jane

Buongioooorno! In ritardo di un giorno, lo so. Da venerdì non mi sono fermata un secondo +_+

Che dire sul capitolo… le cose qui si smuovono sempre di più. Blaine è sempre più cieco ma sempre più affettuoso. Kurt è sempre più Kurt. Karofsky e sempre un coglione. E  poi ci sono Puck e Kurt, io li amo come amici, seriamente *-*  spero piacciano altrettanto anche a voi :P

Le recensioni sono calate ma noto che le ricordate-preferite-seguite aumentano, quindi sono contenta lo stesso! Tuttaviaaaa mi servirebbe un aiutino.

Ho un dubbio che mi blocca, devo scegliere tra due cose e anche se ci penso da quando ho iniziato a scrivere non so decidere. Vorrei chiedervi un consiglio ma implicherebbe uno spoiler e non mi piace darne quindi… se due o tre di voi sono disposte a darmi un consiglio, anche se questo vuol dire avere un piccolo spoiler, ditemelo (via recensione, oppure via mp)! Grazie in anticipo :P

Ci sentiamo la prossima settimana bellezze!!

Jane

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 7. We are sailing ***


Cap. 7 – We are sailing

 

 

Blaine aspettò la domenica prima di parlare con i genitori dell’idea che aveva partorito. Erano a cena e sua madre aveva appena espresso il suo apprezzamento per i canti che quella mattina avevano eseguito con il coro della chiesa, così decise di afferrare l’argomento canto.

-A proposito… a scuola stanno preparando un musical. È per una campagna di sensibilizzazione sul disagio giovanile… non so esattamente di cosa parla, ma lunedì ci sarà il provino. Non credo di essere abbastanza bravo, ma stavo pensando di provare.-

-Ma certo che dovresti provare, caro!- esclamò la madre con un sorriso –Magari avrai anche solo una piccola parte, ma sarà divertente.-

-Non rischierai di avere troppi impegni?- domandò il padre, meno entusiasta.

-Posso saltare le prove del football, qualche volta. La coach Beiste è una degli organizzatori del musical.- spiegò il ragazzo –Quindi quando ci saranno le prove gli allenamenti diminuiranno.-

-In questo caso va bene, puoi provare. Sarà qualcosa in più per l’iscrizione al college, suppongo.-

Così, forte del consenso dei suoi genitori, lunedì mattina Blaine aspettò Kurt nel parcheggio della scuola e non appena questi arrivò si avvicinò a lui e Finn quasi saltellando –Buongiorno!- salutò, mentre Finn dopo avergli rivolto appena un cenno si affrettava a raggiungere Rachel.

-Ciao. Come mai così allegro?-

-Più che altro su di giri. Agitato. Nervoso.- lo corresse Blaine, e Kurt lanciò uno sguardo alla croce d’oro che quel giorno era fuori dalla scollatura del maglioncino. Il ragazzo la stava tormentando, rigirandosela continuamente tra le dita –Ti dispiacerebbe saltare il pranzo oggi? Ti ho portato un sandwich di insalata russa. Magra. Così non resti a digiuno.-

Kurt si accigliò –Ok, ma perché dobbiamo saltare il pranzo?-

-Ecco… speravo che mi accompagnassi al provino.- rivelò Blaine in tono scoppiettante. Kurt aggrottò ulteriormente le sopracciglia –Provino? Di cosa?-

-Per il vostro musical, ovviamente.-

Gli occhi di Kurt si sbarrarono –Per il… tu vuoi entrare nel musical? Davvero?- domandò, trovandosi sommerso di sentimenti contrastanti.

Da un lato, l’idea di avere Blaine ancora più a contatto con quello che per lui era il suo mondo e il suo futuro lo emozionava enormemente. D’altro lato, però, sapeva che questo accorciava i suoi tempi in modo inquietante. Avrebbe dovuto dire la verità a Blaine, lo sapeva. Ormai erano davvero legati, passavano insieme gran parte del loro tempo e si sentivano al telefono quasi ogni giorno. Si sentiva legato a lui in modo profondo e sapeva che per Blaine era lo stesso. Da parecchi giorni ormai aveva iniziato a sentirsi davvero in colpa per non avergli accennato la verità e, anche se immaginava che Blaine l’avesse ormai intuito, sapeva che non avrebbe potuto nasconderglielo ancora per molto, tanto più se si fossero trovati a interpretare la parte di due amanti nel musical.

-Non mi sembri entusiasta. C’è qualcosa che non va?- fu il turno di Blaine di accigliarsi, osservando l’amico con preoccupazione e un po’ di delusione.

-No, no, certo che sono contento! È fantastico. Lo sai cosa pensavo, alla storia… sempre la solita cosa. Tu non vuoi che mi preoccupi ma io non riesco a evitarlo.-

-Popolarità e reputazione? Kurt, quante volte ti devo ripetere che non importa?- ripeté Blaine, afferrandolo per le spalle e guardandolo negli occhi.

-Mi fiderò quando me lo dirai dopo aver ricevuto la prima granitata.- sorrise Kurt –Comunque, certo che ti accompagno. Non vedo l’ora di sentirti cantare, finalmente.- aggiunse, facendogli l’occhiolino mentre si avviavano insieme verso la scuola.

Mentre passavano accanto ad alcuni Titans, Kurt sentì una specie di formicolio sulla nuca: non ebbe bisogno di voltarsi per capire che Karofsky lo stava fissando e si limitò a deglutire, evitando di attirare l’attenzione di Blaine.

 

***

 

Mancava un’ora al pranzo e al provino di Blaine e Kurt stava riponendo le sue cose nell’armadietto. Lo attendeva un’ora buca e così se la prese comoda, senza curarsi del fatto che la maggior parte dei compagni erano in classe e il corridoio era ormai quasi vuoto.

Chiuse il portello con la chiave ed ebbe appena il tempo di lasciarla cadere in tasca prima che un colpo violento lo mandasse a sbattere contro la fila di armadietti, con tanta forza che cadde a terra.

La vista di Karofsky che si allontanava, senza nemmeno curarsi di lui, come se non avesse fatto altro che schiacciare un insetto insignificante, gli fece perdere il controllo. Non gli importava che l’avrebbe colpito, forse picchiato: sentiva l’esigenza di gridare in faccia al Titans tutto quello che gli ribolliva dentro.

E lo fece.

Si alzò, quasi ringhiando, e si precipitò nello spogliatoio. Karofsky era solo, di spalle alla porta.

-Ehi.- la voce di Kurt rimbombò nella stanza, così come il tonfo della porta che si richiuse alle sue spalle.

-Lo spogliatoio delle femmine è di là.- rispose il giocatore di football in tono non curante che non fece altro che aumentare la furia di Kurt –Qual è il tuo problema?-

L’altro si voltò verso di lui, infastidito –Come?-

-Cos’è che ti fa tanta paura?-

Gli occhi di Karofsky si assottigliarono mentre faceva un passo verso di lui, minaccioso –A parte te che arrivi qui per spiarmi l’uccello?-

Davanti ad un’accusa tanto ridicola Kurt sarebbe scoppiato a ridere, se solo non fosse stato così furioso –Certo! È il terrore di tutti voi etero che ogni gay voglia molestarvi e convertirvi!- sputò –Senti un po’ salamone, guarda che non sei il mio tipo.-

Vide Karofsky quasi sobbalzare a quelle parole –Ma davvero?-

-Sì. Non mi piacciono i grassoni sudaticci che saranno pelati a trent’anni.- ormai le parole uscivano da sole e solo una piccola parte di Kurt era consapevole del rischio che stava correndo, pericolo testimoniato dal pugno che l’altro gli sventolò davanti al viso –Non provocarmi Hummel.- soffiò, ma Kurt si curò della minaccia solo per un istante –Mi vuoi colpire? Colpiscimi.-

-Non provocarmi!- alzò la voce Karofsky, e sembrava davvero fuori controllo mentre sbatteva con violenza la porta dell’armadietto.

-Colpiscimi, tanto non puoi cambiarmi.- continuò il soprano, imperterrito, senza nemmeno abbassare lo sguardo, la gola che faceva male per la rabbia che stava esplodendo –I pugni non cancelleranno né la mia omosessualità né la tua ignoranza.-

-Non farti più vedere!- ora Karofsky stava gridando e, si rese conto Kurt, anche tremando –Sei solo un bambino terrorizzato che non sa quanto è speciale essere sé stes…- in quell’istante tutto si bloccò.

Kurt sentì il proprio cuore fermarsi quando si rese conto che non era stato un pugno a strappargli il respiro, ma un bacio. Un bacio molto più doloroso di qualsiasi colpo.

Rimase immobile, terrorizzato e raggelato, e Karofsky si separò da lui. Aveva gli occhi umidi e un attimo dopo fece per riavvicinarsi, ma stavolta il corpo di Kurt reagì nonostante la sua mente fosse ancora scollegata.

Lo spinse via, guardandolo incredulo, gli occhi chiari pieni d’odio, e indietreggiò mentre il Titans colpiva rabbiosamente l’armadietto e scappava via senza guardarsi indietro.

 

***

 

Kurt uscì dallo spogliatoio quando il suono della campanella ruppe il silenzio, avvertendolo della fine dell’ora.

Era rimasto lì da solo, lasciandosi scivolare i minuti addosso, troppo sconvolto per rendersi conto che dei giocatori di football sarebbero potuti entrare da un momento all’altro. Aveva pianto, solo per qualche istante, quando si era reso conto che Karofsky gli aveva appena rubato il suo primo bacio. Poi, ripensando alle decine di soprusi che era stato costretto a sopportare da quel ragazzo, se l’era presa con il sacco da boxe: non era riuscito nemmeno a smuoverlo ovviamente, ma aveva scaricato un po’ di rabbia. Infine si era semplicemente seduto su una delle panche, la schiena contro gli armadietti, calmandosi e cercando di capire le implicazioni di ciò che era accaduto.

A quanto pareva Karofsky era… cosa? Gay? Bisessuale? Confuso? Era quello il motivo per cui lo tormentava con particolare insistenza?

Non era arrivato ad una risposta, ma quando un’ora dopo si convinse ad uscire dallo spogliatoio era riuscito a calmarsi e a farsi passare il mal di testa. In parte si sentiva addirittura sollevato, come se un peso gli fosse stato tolto sulle spalle. I tormenti che subiva ogni giorno non dipendevano del tutto da ciò che era lui, ma anche e forse in egual misura dai problemi che Karofsky aveva con sé stesso. Questo non migliorava la sua situazione, anzi avrebbe anche potuto peggiorarla da quel momento in avanti, eppure si sentiva più leggero, pur sentendosi un po’ stupido per questo.

Ad ogni modo si stampò un sorriso in faccia, imponendosi di non lasciar trasparire nulla mentre raggiungeva Blaine davanti all’aula della sua ultima lezione. Non voleva che l’amico capisse che qualcosa lo turbava, non prima del suo provino per il musical, ma fu più difficile di quanto avesse immaginato.

-Che succede?- domandò infatti il compagno non appena i loro sguardi si incrociarono.

-Oh santo cielo, ma sei un parente di Edward Cullen?-

-Se ti dico che non ho colto la citazione ti offendi?-

Kurt alzò gli occhi al cielo –Ormai sono preparato al tuo essere impreparato. Allora, che canzone canterai?-

-Stai cercando di cambiare discorso per non dirmi cos’hai vero?-

-Ora basta, esci dalla mia testa. Sciò.- sbuffò Kurt –No, sul serio, non mi va di parlarne ora. Pensiamo alla tua audizione.-

-Beh, non sapevo bene il tema del musical e così ho scelto una canzone che ho già cantato, per andare sul sicuro. Sailing di Rod Stewart, la conosci?-

-Non credo, non mi dice niente. Allora dai, sbrighiamoci. Non vedo l’ora di sentirti cantare.- esclamò con un’allegria solo in parte forzata.

Il provino sarebbe stato in teatro e, anche se gli altri ragazzi del cast erano in platea, Kurt preferì accompagnare Blaine dietro le quinte. Si erano presentati solo altri due ragazzi per il provino e, da quando li avevano incontrati, Blaine aveva iniziato a diventare decisamente nervoso.

-Ehi, ehi, respira ok?- gli sorrise Kurt, sfiorandogli una mano come segno di incoraggiamento –Conosco Jake Ulliel. Probabilmente è finito qui mentre cercava il bagno e deve ancora rendersi conto di essere nel posto sbagliato.-

-Sei crudele.- ridacchiò Blaine, sentendosi tuttavia un po’ più tranquillo.

-Sono certo che sarai spettacolare. Ora, preferisci se ti aspetto qui o posso andare in platea con Artie e Brit?-

-No.- rispose in fretta Blaine, e Kurt per poco riuscì a trattenersi dal sussultare quando d’istinto l’amico gli strinse la mano –Ti andrebbe di… ti dispiacerebbe restare qui? Se restassi da solo scapperei nel giro di mezzo secondo.-

-Va… bene. Resto qui.- sorrise Kurt.

-Grazie. Oh, e non credere di scappare. Comunque vada, dopo andiamo a prendere un caffè e mi racconti cos’è successo prima, ok?-

Kurt si morse il labbro, ma le parole uscirono prima che potesse fermarle –Sì. Volevo appunto… avevo già deciso di parlartene. Ma dopo, chiaro? Ora concentrati sulla canzone.-

Blaine gli rivolse un sorriso luminoso e insieme si misero ad ascoltare l’esibizione del primo ragazzo. Era intonato, ma non era niente di particolare e l’interpretazione era piuttosto inconsistente. Jake Ulliel andò sul palco quando chiamarono il suo nome: in tono poco coinvolto disse che non sapeva di dover preparare una canzone e improvvisò qualcosa a memoria, senza accompagnamento. Inutile dire che Artie lo interruppe dopo qualche istante, complimentandosi con un sarcasmo che avrebbe fatto invidia a Santana.

Mentre Jake lasciava il palco Blaine inspirò profondamente. Kurt lo spinse avanti con un occhiolino e fu sul palco non appena Artie lo chiamò.

Kurt sorrise orgoglioso notando che l’amico si mise istintivamente al centro del palco, a favore di luce. Un attimo dopo Artie l’aveva invitato a fargli sentire la sua canzone.

Una musica lieve si levò dal piano forte e, finita una breve introduzione, Blaine iniziò a cantare.

I am sailing, I am sailing,

Home again cross the sea.

I am sailing, stormy waters,

To be near you, to be free.

Kurt rimase incantato. La voce di Blaine era bellissima, piena e calda, con una sfumatura un po’ roca che la rendeva diversa da qualsiasi altra.

I am flying, I am flying,

Like a bird cross the sky.

I am flying, passing high clouds,

To be with you, to be free.

Can you hear me, can you hear me

Thro the dark night, far away,

I am dying, forever trying,

To be with you, who can say.

Era evidentemente un testo religioso e questo, per un attimo, mise a disagio Kurt. Aveva deciso che quel pomeriggio avrebbe detto la verità a Blaine e la scelta di quella canzone non era molto incoraggiante per lui, ma si lasciò trasportare dalla voce dell’amico e quelle parole parvero assumere un significato diverso, qualcosa che aveva a che fare più con l’amore universale che con l’odio verso le diversità.

Can you hear me, can you hear me,

Thro the dark night far away.

I am dying, forever trying,

To be with you, who can say.

Blaine era sempre dolce, amichevole e sorridente, ma quando cantava c’era qualcosa di diverso. I suoi occhi erano pieni di una luce intensa e i suoi lineamenti erano rilassati, distesi.

We are sailing, we are sailing,

Home again cross the sea.

We are sailing stormy waters,

To be near you, to be free.

Oh lord, to be near you, to be free.

Oh lord, to be near you, to be free,

Oh lord.

La canzone terminò e per un attimo le poche persone presenti nel teatro rimasero immobili. Kurt si trattenne dall’applaudire, preferendo aspettare che fosse qualcun altro a spezzare l’atmosfera. Alla fine, quando Artie batté le mani per primo, Kurt lo seguì con entusiasmo e con un sorriso sul viso.

-Bene, Blaine, sei stato fantastico. Domani pomeriggio ti farò avere il copione. Questa settimana abbiamo delle prove extra con il Glee, quindi le prove sono rimandate alla prossima settimana. Inizieremo martedì e vorrei che aveste già familiarità con la parte… devi leggere quella di Collins e quella di Benny, martedì prenderemo una decisione insieme.-

-Grazie, io… grazie.- la voce di Blaine mandava scintille di emozione e, quando Artie lo salutò, il ragazzo si precipitò dietro le quinte e si lanciò praticamente su Kurt –Mio Dio, credevo di esplodere, è sempre così stressante stare sul palco?- domandò, il viso sepolto nel collo dell’amico che lo strinse a sua volta –Scherzi? Sembrava che ci fossi nato su quel palco! Non è possibile che tu non abbia mai cantato se non nel coro della chiesa, sei stato strepitoso!-

-Davvero? Ti è piaciuto?- domandò Blaine guardandolo con occhi brillanti.

-Da morire. Davvero.- rispose Kurt, senza il minimo bisogno di mentire o esagerare –Avanti, devo recuperare un libro nell’armadietto e poi ti offro un caffè per festeggiare, ti va?-

-Certo, andiamo.- si avviarono insieme lungo il corridoio, parlando della canzone di Blaine e del musical –Allora, credo che entro la settimana dovrei vedere questo Rent. Ora non posso più aspettare di vedere la vostra versione.-

-Sì, direi che è arrivato il momento di informarsi.- concordò Kurt ridacchiando.

-Potremmo vederlo insieme?- propose Blaine –Immagino che tu abbia il dvd, puoi venire un pomeriggio a casa mia oppure pos…- la voce di Blaine gli morì in gola e il suo viso si fece d’improvviso pallido.

-Che hai, sembra che tu abbia visto un fantasma.- commentò Kurt, pronto a prenderlo in giro. Poi però seguì il suo sguardo e il sorriso scomparve dal suo volto.

Il peso che per qualche minuto gli era sembrato fosse scomparso tornò sulle sue spalle, ancora più insopportabile di prima, non appena i suoi occhi si posarono sulla vernice verde marcio che insudiciava il suo armadietto.

Frocio.

 

 

_____________L’angolo di Jane

Un giorno di ritardo, lo so, lo so. Ieri dovevo scrivere un pezzo per uno spettacolo ed è stato un parto lungo e doloroso!

Ed ora, le carte sono in tavola. Blaine ha scoperto tutto nel modo peggiore, reazioni? Nel prossimo capitolo :P vi lascio in bilico! Non ero sicurissima della scena presa dal telefilm con Karofsky, ma il bacio serviva e mi è sembrato più giusto tenere la versione originale.

Beeeeh, fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto cosa vi aspettate!!

Grazie a tutte quelle che mi hanno offerto aiuto per il consiglio di cui avevo bisogno! A una di voi devo ancora chiedere, il mio mp arriverà presto, anche se credo di aver scelto alla fine ùù

Non vedo l’ora di leggere i vostri commenti visto che siamo nel clou della storia!!

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 8. Per una scritta sull'armadietto ***


Cap. 8 – Per una scritta sull’armadietto

 

 

Kurt rimase qualche istante immobile, incapace di staccare gli occhi dal suo armadietto. Percepiva vagamente le poche persone rimaste a scuola che, attorno a loro, si muovevano lanciando sguardi distratti a quella scritta che in meno di un secondo era riuscita a soffiargli via tutto l’entusiasmo.

Deglutì, chiudendo gli occhi per un istante. Sapeva che la scritta sarebbe stata ancora lì quando li avrebbe riaperti, ma sperava che almeno sarebbe potuto scomparire Blaine. Perché no, una scritta su un armadietto non era il modo in cui aveva progettato di affrontare quel discorso.

Quando li riaprì, però, Blaine era ancora lì e lo guardava con occhi dispiaciuti –Dai Kurt, andiamo, ti presto il mio di libro.- mormorò, cercando di portarlo via. Kurt però scosse il capo e si avvicinò all’armadietto a testa alta. Lo aprì, prese il libro che cercava e se lo infilò nella tracolla per poi voltarsi verso Blaine.

-Signorina, non era necessario scriverlo sull’armadietto, lo vediamo anche da soli che ti piace prenderlo nel culo.-

Kurt si voltò verso Karofsky con sguardo gelido, ma non ebbe tempo di dire nulla: Blaine intervenne, la voce piena di rabbia –Lo sappiamo che sei stato tu. Ma che problemi hai, Karofsky? Lascialo in pace, che gusto ci provi a scrivere queste idiozie?-

-Idiozie?- Azimio scoppiò a ridere e Kurt sentì distintamente la terra che si apriva sotto i suoi piedi, una voragine che non gli avrebbe lasciato scampo –Non sono idiozie, è solo la verità. Hummel è un frocetto di merda, sbaglio Hummel?-

-Basta, questa volta state davvero…-

-Io non vengo a scrivere sui vostri armadietti “puzzolenti maiali in calore”, anche se lo siete.- sibilò Kurt –Anche se sul tuo armadietto potrei scrivere qualcosa di molto più interessante eh, Karofsky?- vide il Titans farsi pallido e un istante dopo questi si rivolse ad Azimio –Basta, inizio ad annoiarmi, andiamocene.-

Kurt li osservò mentre si allontanavano, poi lanciò un’ultima occhiata all’armadietto e, infine, trovò il coraggio di voltarsi verso l’amico che era rimasto immobile.

-Blaine io… non so cosa…-

-Tranquillo Kurt, sono solo degli idioti che non sanno più cosa inventarsi.- lo interruppe Blaine con rabbia.

Kurt sospirò appena, scuotendo il capo. Avrebbe voluto che andasse diversamente, parlargli con più tranquillità, ma ormai era in ballo e non poteva tirarsi indietro. Per lo meno il corridoio era vuoto, visto che le lezioni erano finite e i pochi che rimanevano a scuola avevano ormai raggiunto il campo da football o la piscina –Non… non si sono inventati nulla.-

-Cosa?-

-Non è… Blaine, non so come hai fatto a non capirlo, di solito le persone se ne rendono conto ancor prima che io apra bocca.- alzò lo sguardo su di lui e si sentì mancare vedendo i suoi occhi sbarrati, increduli –Per favore non…-

-Cosa stai dicendo, Kurt?- domandò Blaine con voce incerta, gli occhi talmente spalancati che sembrava aver perso la capacità di sbattere le palpebre. Il soprano si morse il labbro, cercando di trattenere le lacrime: quel giorno sembrava che il mondo intero si fosse accordato per svuotargli completamente i condotti lacrimali.

–Che io lo sono, Blaine. Sono gay.- rivelò, stupendosi appena di quanto si sentisse vulnerabile in quel momento. Di sicuro lo sguardo vacuo di Blaine non aiutava.

-Non è… tu non puoi… gay? Ma è… è una cosa…-

-Blaine. Blaine, per favore.- lo interruppe, odiando la sua stessa voce supplichevole –Lo so, avrei dovuto dirtelo prima ma… non cambia nulla. Sono sempre io, non è cambiato niente.-

-Invece sì, Kurt! Certo che è… la sodomia è un…-

-La sodomia?-

-Questo è… è un peccato.-

Ogni parola di Blaine faceva sprofondare il cuore di Kurt un po’ più in basso e le lacrime iniziarono a percorrergli le guance prima che potesse fermarle –Non puoi pensarlo davvero.- balbettò, facendo un passo verso di lui. Quasi si mise a gridare di frustrazione quando Blaine fece un passo indietro, sottraendosi al suo tocco –Blaine, non farlo. Avevi detto che non ti sarebbe importato.-

-Dovevi dirmelo. Dovevi avvertirmi prima che diventassimo… non posso. Dovevi dirmi che non sei…-

-Che non sono?- domandò Kurt. Le lacrime continuavano a scivolare lungo la sua pelle, ma ora la sua voce non tremava più e alla tristezza si era aggiunta una profonda amarezza –Che non sono cosa, Blaine?-

-Io non…-

-Che non sono normale?-

Blaine sospirò e il soprano vide una sfumatura di tristezza nei suoi occhi. Sembrava perso e gli tremavano le mani, ma non si preoccupò di correggerlo.

-Bene.- la parola uscì come un singhiozzo e Kurt si strinse le braccia al petto a mo’ di scudo –Bene. Credevo fossi diverso. Credevo fossi buono, dolce e che avresti… almeno cercato di capire. Invece sei proprio come tutti gli altri.- mormorò, svuotandosi un po’ di più ogni volta che pronunciava una di quelle parole piene di delusione e rabbia –Dovresti provare a fare amicizia con Karofsky e Azimio. Sei proprio uguale a loro.-

-Non è vero. Non è vero, non sono come loro.- ribatté Blaine, completamente nel panico.

-Sì che lo sei. Solo che lo nascondi meglio.- sputò Kurt, poi si voltò e si costrinse a non voltarsi indietro mentre si dirigeva a grandi passi verso l’uscita.

Quando arrivò fuori inspirò profondamente, godendo dell’aria gelida che gli congelò le lacrime sul viso e chiudendo gli occhi per un istante prima di avviarsi verso la sua auto. Aveva appena raggiunto il parcheggio quando sentì una voce familiare raggiungerlo: per un solo istante qualcosa, dentro di lui, si accese di speranza, ma un attimo dopo si rese conto che era la voce di Puck, non quella di Blaine -Kurt ti adoro, e tu adori me, quindi mi darai un passaggio fino a casa, vero? Sai stavo parlando con… che succede?- domandò, facendosi serio non appena vide il volto umido e sconvolto dell’amico –Kurt, è stato Karofsky? Cos’ha fatto?-

-No, non… non è…- il soprano non riuscì ad evitare di singhiozzare. Un istante dopo si trovò stretto contro il petto di Puck e scoppiò nuovamente a piangere, lasciandosi consolare dall’amico.

-Dai vieni. Guido io, eh? Mi offri un caffè e ne parliamo.-

Kurt ridacchiò appena tra le lacrime –Non dovresti offrirmelo tu?-

-Dovrei, amico, ma non ho soldi. Dovrai accontentarti del mio sostegno morale.-

 

***

 

Rimasto solo davanti all’armadietto incriminato, Blaine non riusciva a smettere di fissare la porta da cui Kurt era uscito.

Non era la prima volta che lo vedeva piangere, ma vederlo in lacrime, così sconvolto, e sapere che era a causa sua era stato orrendo. Ogni molecola del suo corpo tendeva verso l’amico e avrebbe solo voluto fare un passo verso di lui e stringerlo a sé. Per questo si era tirato indietro quando Kurt aveva fatto un passo verso di lui: anche se vederlo con quell’espressione ferita gli aveva spezzato il cuore, sapeva che se non l’avesse fatto avrebbe ceduto e avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo smettere di piangere.

Lanciò uno sguardo alla scritta sull’armadietto e un brivido gli percorse le spina dorsale. Immediatamente decine di domande gli affollarono la testa, così tante e così confuse da non riuscire a metterle in ordine, e ogni dubbio ne portava con sé un altro, e poi un altro e un altro ancora. E ognuno era una pugnalata al petto, perché gli sembrava che non esistessero certezze, risposte giuste o sbagliate.

Aveva legato così tanto con Kurt in quelle tre settimane che gli sembrava di conoscerlo da una vita. Scoprire all’improvviso una cosa così grossa su di lui l’aveva destabilizzato, ma soprattutto quella cosa.

Non aveva mai incontrato un ragazzo gay, ma pensava che se ne avesse incontrato uno l’avrebbe riconosciuto. Al St. Jude era capitato di parlare dell’omosessualità durante le ore di storia contemporanea, in particolare nell’ultimo anno in cui diversi stati avevano approvati i matrimoni gay, ma Kurt non assomigliava affatto all’immagine che si era costruito nella sua mente durante gli ultimi anni. Certo Kurt era più elegante degli altri loro compagni, amava i musical e aveva un aspetto davvero delicato, ma allo stesso tempo era dolce, buono e timido. Non riusciva a farlo coincidere con le fotografie di ragazzi mezzi nudi e volgari che una volta l’insegnante aveva mostrato loro.

Ma era gay e questo era sbagliato. Sapeva che era un peccato e anche se Kurt era fantastico e passare il tempo con lui era incredibilmente piacevole questo non cambiava nulla…

O forse sì?

Espirò lentamente, cercando di tranquillizzarsi almeno un po’ e magari di scacciare l’immagine degli occhi umidi di Kurt dalla sua mente, dopodiché uscì dalla scuola. Si guardò attorno e immediatamente i suoi occhi individuarono Kurt, già nel parcheggio, che si avviava verso la sua auto con Puck. Il Titans gli teneva un braccio attorno alle spalle e il soprano si stava asciugando il viso col dorso della mano.

Blaine fu colto da un formicolio abbastanza spiacevole alle mani davanti a quell’immagine. Immediatamente la sua mente si riattivò e formò decine di collegamenti a tempo zero.

Sapeva che Kurt e Puck erano legati, li aveva visti scambiarsi gesti d’affetto in diverse occasioni e ora… erano solo amici? O forse… era possibile che fossero amanti?

A quella prospettiva Blaine avvertì una profonda fitta all’altezza del petto. Si affrettò verso la sua auto, forzando la sua mente a non soffermarsi su immagini che non avrebbe mai voluto visualizzare, e mise in moto.

 

***

 

Al Lima Bean, Puck attese con calma che l’amico iniziasse a parlare. Non era mai stato un tipo paziente, ma riuscì a distrarsi grazie al muffin che aveva strappato a Kurt insieme al caffè e alla presenza di due ragazze piuttosto carine che continuavano ad andare avanti e indietro dal bancone.

Alla fine però si stancò e decise di distogliere lo sguardo perso di Kurt dal suo non-fat mocha –Kurt, guarda che se non inizi a parlare in fretta dovrai comprarmi un altro muffin.-

Il ragazzo sbuffò, rigirandosi il bicchiere tra le mani e poggiandosi allo schienale –Si tratta di Blaine.-

-Blaine?- ripeté il Titans, sorpreso –Come mai? Fino a un’ora fa passavate ogni istante insieme, eravate asfissianti.-

-Ma poi ha scoperto che sono gay.- spiegò Kurt. Il suo tono era piatto, ma sentiva il sangue pulsare un po’ più rapidamente ogni volta che ripensava a ciò che era successo. Agli occhi delusi e preoccupati di Blaine, alla sua insicurezza, alla paura. Paura di lui.

Puck si fece serio –Ti ha detto qualcosa?-

-Ho cercato di spiegargli. Perché non gliel’avevo mai detto e che… che non cambia niente. Ma non era d’accordo.-

-Kurt.- Puck si sporse un po’ verso di lui, mettendo da parte il muffin –Ascolta, lo so che fa male e che Blaine ti piace. Ma ricordi? Anche io non capivo all’inizio. Per non parlare di Finn. Forse ha bisogno solo di un po’ di tempo.-

-No, non è la stessa cosa. Voi eravate idioti. Ehm… scusa.- Puck gli fece segno di non preoccuparsi –Lui non lo è. Blaine è molto religioso, non so se lo sapevi, e ha… è davvero convinto che io sia un peccatore contro natura, ora. E per come mi guardava mi sentivo così… sbagliato.-

Puck sospirò, poggiandogli una mano sulla spalla –Dai, principessa, prendi metà del mio muffin. Per oggi la tua dieta può andare a farsi fottere.-

Ridacchiando, Kurt accettò il dolce. Puck non era un ragazzo che parlava in modo particolarmente loquace e profondo, ma sapeva dire molte cose con un gesto, se imparavi a conoscerlo. E Kurt questo lo apprezzava.

 

***

 

Blaine sapeva che non sarebbe riuscito a concentrarsi sullo studio, eppure ci provò lo stesso. Suo padre era ancora a lavoro mentre sua madre aveva uno dei suoi gruppi di auto-mutuo aiuto, così lui prese qualche biscotto al cioccolato e salì in camera sua.

Una volta aperto il libro cercò di concentrarsi sulle imprese di Carlo Magno: dieci minuti dopo stava mangiucchiando un biscotto con lo sguardo perso nel vuoto mentre la sua mente andava alla deriva. Gli sembrava di essere incapace di mantenere lo stesso pensiero per più di dieci secondi. Carlo Magno in un soffio si trasformava in un armadietto con una grossa scritta offensiva, un attimo dopo c’era Kurt stretto contro il petto di Puck e poi puff, facevano capolino due grandi occhi azzurri colmi di lacrime e delusione. Allora cercava di affogare tra le pagine di storia il moto di tenerezza che lo avvolgeva, ma era solo questione di attimi e tornava a chiedersi se Kurt era ancora con Puck e poi, prima che la sua mente iperattiva producesse l’indesiderata immagine di un bacio consolatorio tra i due, si chiedeva se Mercedes sapesse di essere amica di un… altra disgressione mentre si domandava quale fosse la parola giusta da usare.

Gay, aveva detto Kurt, ma sembrava così leggero e poco rilevante, un aggettivo come un altro, alla stregua di alto o biondo. Forse era meglio omosessuale, un termine così asettico e quasi clinico? Non certo frocio, quella parola brutale e aggressiva che l’aveva fatto rabbrividire quando era comparsa sulla superficie lucida dell’armadietto. Sodomita era la parola che Padre Harrow, il suo insegnante al St. Jude, usava, nonché quella che aveva usato suo padre una volta che aveva sentito un servizio sul matrimonio paritario, eppure gli era parsa così offensiva e giudicante quando l’aveva pronunciata di fronte a Kurt…

Kurt. Si chiese come stava, se aveva pianto ancora a lungo o se Puck era riuscito ad asciugargli tutte le lacrime, se adesso lo odiava. Si trovò il telefono in mano con il numero dell’amico sullo schermo prima ancora di rendersi conto di essersi mosso. Fissò quel nome così familiare e allo stesso tempo ostile, poi ripose il cellulare e sprofondò nuovamente nel ciclo confuso dei suoi pensieri.

Quasi non si rese conto del tempo che passava: solo quando sentì la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi capì di aver perso tutto il suo pomeriggio di studio, così chiuse il libro e scese al piano inferiore dove sua madre era già in cucina.

-Ciao mamma.-

-Oh, ciao tesoro. Non ti avevo sentito arrivare.- sorrise la donna prima di iniziare a pulire l’insalata –Com’è andata la scuola? L’audizione?-

Solo in quel momento Blaine ricordò il musical –Oh, si, bene. Sono nel cast, ma saprò in che ruolo solo lunedì prossimo.- spiegò rapidamente mentre si sedeva al tavolo. Inevitabilmente, il suo pensiero tornò a gravitare attorno a Kurt.

Esitò un istante, ma poi si decise a parlare: aveva bisogno di una guida, di un consiglio, di qualcosa che desse un centro ai suoi pensieri, perché se avesse continuato a lasciarli roteare sarebbe impazzito.

-Mamma?-

-Sì, Blaine?-

-C’è…- si interruppe, senza sapere come continuare. Non voleva fare il nome di Kurt: in realtà non era nemmeno certo di riuscire a pronunciarlo senza perdere nuovamente il controllo dei suoi pensieri –Mi stavo solo chiedendo se tu hai mai conosciuto… un ragazzo… sai, un… un ragazzo…- di nuovo si bloccò alla ricerca del termine adatto.

-Un ragazzo?- lo incoraggiò Diane riempendo d’acqua una ciotola.

-Gay.- soffiò alla fine, immaginando che il termine che aveva usato Kurt fosse quello più adatto.

La madre si voltò, lasciando cadere la ciotola nel lavandino, e Blaine avvampò davanti ai suoi occhi sbarrati –No, Blaine, certo che no. Sai bene che non frequentiamo persone del genere.-

-Ma… magari una conoscenza indiretta. Un collega di papà, o…- “un amico di tuo figlio che è stato qui diverse volte, magari”.

-I colleghi di tuo padre sono tutte persone rispettabili, Blaine.- lo interruppe Diane –Perché mi fai questa domanda?-

-Nulla è solo che… beh ecco, a scuola c’è un ragazzo. E dicono che sia… cioè, lo è, lui è gay, ecco. E così mi chiedevo, se lui… insomma, se…-

-Blaine.- lo interruppe sua madre, sedendosi di fronte a lui con aria preoccupata –Questo ragazzo ti ha detto qualcosa di… inappropriato? Non devi vergognarti tesoro, se ha cercato di avvicinarti, se ti sei sentito in qualche modo…-

-No, mamma, no! Lui… no!- si affrettò a negare Blaine, quasi stupito da quelle domande. Kurt era amichevole e gentile. Non aveva mai fatto nulla di male, ogni loro contatto era stato semplicemente… giusto –Non è niente di simile. È solo che questo ragazzo, vedi, lui… passa diverso tempo con i ragazzi con cui sono diventato amico.- disse, cercando di semplificare la cosa –E io non so bene come dovrei comportarmi.-

La donna si prese qualche istante per rifletterci e poi, frugando nella borsa appesa allo schienale della sedia, iniziò a parlare –Prima di tutto, Blaine, non devi lasciarti coinvolgere troppo. Si sa come sono quegli ambienti e non voglio che tu abbia delle brutte esperienze. Girano così tante malattie, e poi un ragazzo innocente e giovane come te non può che rimanere turbato davanti a certe perversioni.-

Blaine si mosse sulla sedia, decisamente a disagio, e distolse gli occhi da quelli di sua madre. Più ci pensava e ne parlava, meno riusciva a far entrare Kurt in quelle descrizioni. Lui era così attento alla sua alimentazione e all’igiene… eppure, nei primi tempi aveva insistito così tanto per fargli capire che stare con lui sarebbe stato rischioso… era di quello che parlava? Di quel mondo di perdizione che sua madre e il suo insegnante del liceo dipingevano? Esisteva davvero il mondo notturno, a luci rosse, di cui aveva letto in quell’articolo del giornalino del St. Jude?

-Tuttavia, non è giusto voltare le spalle alle sofferenze altrui. Se viene a scuola con te dev’essere un ragazzo giovane e ha solo bisogno di qualcuno che lo riporti sulla retta via. Quindi…- tirò fuori dalla borsa due volantini, ne scelse uno e ne cerchiò in rosso una parte. Sbirciando, Blaine lesse la scritta nera “Gruppi di auto-mutuo aiuto – un sostegno per i giovani che hanno perso la via della luce”.

-Fagli avere questo. Puoi metterlo nel suo armadietto, se sai qual è.-

Blaine prese il volantino e, lentamente, sul suo viso nacque un sorriso. Era possibile, forse, che tutto si risolvesse per il meglio?

-Grazie, mamma. Vado a finire i compiti, ora.- esclamò, saltando in piedi e depositando un bacio sulla guancia della donna prima di correre al piano superiore, tuttavia i compiti erano il suo ultimo pensiero. Accese il computer e digitò un paio di parole chiave.

Immediatamente sullo schermo comparvero diversi siti e Blaine, con cura, li sfogliò uno ad uno.

Trovò qualche teoria interessante riguardo al rapporto di un figlio con i genitori e lo lesse con particolare attenzione, sapendo che Kurt aveva perso la madre. Poi passò ad un'altra pagina, il blog di un campo di guarigione non eccessivamente lontano in cui i ragazzi venivano aiutati a combattere le loro tendenze omosessuali: salvò il link e andò avanti. Chiuse in fretta la pagina successiva in cui alcune persone sostenevano il metodo di bere ammoniaca ogni volta che la loro mente partoriva un desiderio omosessuale e passò alla seguente, gestita da un prete: parecchio spazio era occupato dalle testimonianze e dalle lettere di ragazzi che erano riusciti a sfuggire ai loro impulsi omosessuali.

Blaine lesse la maggior parte delle lettere con attenzione, salvandole una a una sul suo computer e soffermandosi particolarmente su quella di un certo Max87Ohio, che al fondo della sua lettera aveva lasciato un indirizzo e-mail. Se lo salvò, poi prese il proprio cellulare  e cercò il numero di Kurt.

Ho bisogno di parlarti. Possiamo trovarci in aula di religione alla buca della terza ora? –B

 

 

____________L’angolo di Jane

*Si nasconde dietro il divano per evitare il lancio di pomodori e oggetti contundenti* ehm ehmcoff coff… ciao?

Ok frenate le ostilità vi prego. So che speravate che Blaine sorridesse e dicesse “Ehi, va tutto bene”, ma… non me la sentivo, mi sembrava poco realistico. Blaine è una persona splendida ma gli ho creato un certo background e credo (spero) di essermici attenuta.

Riguardo alla ricerca finale di Blaine al pc, l’ho fatta sul serio. E sì, l’atrocità dell’ammoniaca è una teoria reale, non me la sono inventata (non ho una mente così malata. Io.).

Spero davvero che mi lasciate qualche commento (e che non mi lasciate dei pacchi-bomba sotto casa :P) perché questo è un capitolo che è stato particolarmente difficile scrivere!

Che dire… scappo!! Alla prossima (se non mi avrete uccisa),

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 9. False speranze ***


 

Cap. 9 - False speranze

 

 

Quando la sera precedente Kurt aveva ricevuto il messaggio di Blaine aveva avuto la sensazione di aria fresca nei polmoni dopo una lunga apnea.

Aveva passato la prima metà del pomeriggio a distrarsi con Puck e poi, una volta a casa, era corso in camera sua e aveva chiamato Mercedes. L’amica, dopo essersi scusata almeno una decina di volte perché, a quanto pare, avrebbe dovuto accorgersi che Blaine era un idiota, gli aveva fatto uno dei suoi discorsi incoraggianti che in genere lo facevano sentire molto meglio.

Tutte quelle attività avevano funzionato, un po’, eppure solo leggendo quel breve sms Kurt era davvero riuscito a tornare a respirare. Così aveva risposto che certo, ci sarebbe stato, e il giorno dopo si trovò a correre lungo i corridoi per non arrivare in ritardo all’appuntamento dato che il professor Schuester l’aveva trattenuto.

Trovò Blaine in piedi, poggiato alla cattedra, lo sguardo rivolto alla finestra e il viso illuminato dal pallido sole invernale.

-Ehi.-

Blaine si voltò sentendo la voce di Kurt e, un istante dopo, gli rivolse un sorriso timido –Ehi.-

Kurt chiuse la porta, poggiò la tracolla in silenzio e si sedette su un banco proprio di fronte all’amico. Attese in silenzio per qualche attimo, dopodiché domandò –Volevi parlarmi?-

-Sì.- annuì l’altro immediatamente –Volevo… volevo chiederti scusa. Per averti aggredito ieri, e per essere stato un pessimo amico.-

Kurt sentì il suo cuore librarsi in aria, sorretto da centinaia di farfalle colorate –Immagino che sia normale. Aver bisogno di tempo per assimilare la cosa, intendo.-

-Infatti io ci ho pensato. Praticamente tutto il pomeriggio. Ne ho persino parlato con mia madre, ovviamente senza fare il tuo nome, tranquillo…-

-Oh. Oh, io… ok. Capisco, avevi bisogno di… chiarirti le idee.- commentò il ragazzo, non del tutto sicuro di essere contento di quel particolare sapendo che i genitori di Blaine non avevano già una grande opinione di lui.

-E davvero Kurt, mi dispiace. Ho sbagliato e se tu vuoi… perdonarmi, io ti starò vicino. Posso solo immaginare quanto sia difficile e io voglio solo che tu sappia che non sei solo. Io voglio aiutarti.-

Stavolta Kurt si accigliò del tutto. Una parte di lui voleva mandare i dubbi a quel paese e mettersi a saltellare per tutta l’aula perché, insomma, Blaine era lì e non aveva perso il suo amico. Eppure qualcosa nelle sue parole lo confondeva –Mi vuoi… aiutare?-

-Sì! Sì, certo Kurt io… ecco, guarda.- frugò nel suo zaino e ne tirò fuori un volantino –Mia madre mi ha dato questo e se vuoi ti posso accompagnare. Quando sarai pronto, ovviamente.

Il soprano esaminò appena il volantino che il ragazzo gli aveva passato e i suoi occhi si posarono immediatamente sulla parte cerchiata. Si raggelò, mentre Blaine continuava a parlare.

-E ho provato a informarmi. Solo su internet, ma ho letto che ci sono altre fonti, libri e video. E ho letto decine di testimonianze di ragazzi che ne sono usciti, te le ho salvate tutte e quando vorrai posso stampartele. C’è uno di questi ragazzi che ha lasciato anche il contatto mail, potremmo scrivergli. Vive in Ohio e se accetterà potrei accompagnarti ad incontrarlo.- si fermò un istante solo, per riprendere fiato, poi riprese –Forse non sarà facile, ma tu sei forte. Hai resistito a tante cose e io ti sarò accanto ad ogni passo. E sono certo che anche tuo padre ti starà vicino in questo percorso, quando gliene parlerai.- si avvicinò con un sorriso brillante, fiducioso, e gli poggiò le mani sulle spalle. Il calore che Kurt avvertì strideva in modo inquietante con il freddo che le parole dell’amico avevano risvegliato in lui –Vedrai, andrà tutto bene. Faremo in modo che vada bene.-

Nel frattempo Kurt aveva capito il senso di quello che Blaine stava cercando di dirgli e non poteva crederci. Sentiva l’impulso di scoppiare a piangere, di nuovo, ma la tristezza non era nulla in confronto alla fredda delusione che gli pugnalava il petto –Non posso crederci.- commentò –E io che… pensavo… Blaine. Mio padre lo sa.-

-Oh.- tentennò l’altro –Oh… bene. Insomma, si dice sempre che ammettere un problema è il primo passo verso la soluzione, no? E tuo padre cosa…-

-Blaine, tu non capisci. Tu non… Dio.- esalò Kurt, facendo un passo indietro per allontanarsi da lui -Questo non è un problema. Non è qualcosa a cui devi trovare una soluzione. Non voglio una soluzione e, in effetti, nemmeno esiste una soluzione.-

-Ma… ma io credevo…-

La voce di Blaine era persa e i suoi occhi erano così confusi e spaventati che in qualsiasi altra situazione Kurt l’avrebbe abbracciato, ma non in quel momento –Cosa? Cosa credevi, eh? Di potermi aggiustare, così tutto sarebbe andato apposto?- domandò con astio –Non è stato facile nemmeno per me accettarlo, ma ora l’ho fatto. E potresti chiudermi in uno di quegli assurdi, stupidi campi di conversione, ma non cambierebbe nulla. Non è qualcosa da guarire, sono semplicemente io.-

Blaine sentiva le gambe cedere e le mani tremare. Aveva davvero creduto di far bene, di poter fare in modo che tra lui e Kurt tornasse tutto com’era. Avrebbe potuto lottare per lui, con lui, anche per anni se fosse stato necessario, ma ora che Kurt lo guardava in quel modo… com’era possibile che quel ragazzo riuscisse a far crollare le fondamenta di tutte le sue sicurezze, facendolo sentire come se dalla sua bocca non uscisse nulla di giusto?

-Io non so che altro… cosa… cosa dovrei fare, Kurt?- esalò Blaine con la voce fragile di chi non sa cosa fare o a cosa appigliarsi –Io davvero non so cosa fare per cercare di… di tornare a quello che eravamo prima.-

Kurt sospirò, osservando gli occhi persi del suo amico. Sapeva già ciò che avrebbe risposto, ma sapeva anche che l’amico non avrebbe mai potuto accettare le condizioni che gli avrebbe posto. Tuttavia, non cambiò idea: sapeva di non poter accettare niente di meno –C’è solo una cosa che puoi fare. Accettare che sono così, che non è una malattia o una… perversione.- disse con voce stentorea –Ho passato anni a nascondere quello che sono e non ricomincerò a farlo. Mi ucciderebbe.-

Blaine aprì la bocca, ma sapeva bene che non ne sarebbe uscito alcun suono. Era inevitabile, considerando che la sua testa in quel momento era totalmente vuota. C’era qualcosa, una voce lontana che sembrava gridargli la risposta più giusta, ma per quanto si sforzasse non riusciva a sentirla.

Il mondo aveva preso a roteare più rapidamente attorno a lui e proprio non riusciva a trovare un equilibrio. Da una parte aveva l’impulso di coprire la distanza che lo separava dall’amico e stringerlo in un abbraccio per cancellare quell’espressione distrutta dal suo viso angelico. D’altronde, però, non riusciva a non pensare a ciò che aveva scoperto il giorno prima, al fatto che quello che faceva il suo amico era impuro e peccaminoso e che non poteva accettarlo, né voleva farlo.

Non voleva, giusto?

Kurt deglutì, cercando di ingoiare il peso che gli si era formato in gola –Blaine?- esalò, e l’altro dovette chiudere gli occhi per evitare di posarli sul volto teso e sofferente che gli stava di fronte –No, Kurt non… non so come… non posso, come puoi solo… questo è… no, non ho…-

Il singhiozzo di Kurt spezzò quel fiume di parole e, in un solo colpo, anche il cuore di Blaine –Va bene.- riuscì appena a mormorare il soprano prima di scendere dal banco a cui si era aggrappato fino a quel momento.

Sentendolo incamminarsi verso la porta Blaine avrebbe voluto seguirlo, ma rimase fermo. A cosa sarebbe servito? Non esisteva un punto di incontro tra di loro, tutto era perduto e Blaine sentì qualcosa di caldo inumidirgli le guance.

I passi di Kurt si interruppero all’improvviso e Blaine alzò lo sguardo verso di lui, allarmato, ma si tranquillizzò appena quando vide che non si era fermato per via di qualche bullo ma perché era quasi andato a sbattere contro Mercedes.

-Kurtie, tesoro, cosa succede?- domandò dolcemente la ragazza non appena notò gli occhi dell’amico. Poi si rivolse a Blaine e la sua voce cambiò drasticamente, facendosi pericolosa –Cosa gli hai fatto ancora?-

-No ‘Cedes non…- singhiozzò Kurt –Non ho bisogno che mi difendi, voglio semplicemente… scusa. Scusa devo… andare, ora- il ragazzo la superò e si allontanò a grandi passi, senza nascondere il viso colmo di lacrime.

Non appena rimasero soli, Mercedes tornò a fissare Blaine con gli occhi ridotti a fessure –Cosa gli hai fatto stavolta? Giuro che potrei strapparti tutti quegli stupidi capelli ingellati.-

Blaine colse a stento la minaccia, troppo occupato a cercare di non crollare al ricordo dell’immagine distrutta di Kurt –Io non… non so, ieri… l’armadietto, c’era scritto… che lui… che… tu… tu lo sai? Lo sapevi già?-

Mercedes fece per aggredirlo di nuovo, ma quando vide gli occhi nocciola di Blaine colmi di confusione e paura scosse il capo –Vuoi sapere se so che sei un idiota o se so che Kurt è gay?-

Blaine sospirò e guardò la ragazza, che si era seduta al banco in cui pochi istanti prima era seduto Kurt. Avrebbe voluto così tanto poter tornare indietro, solo di qualche minuto: non sarebbe cambiato nulla, ma almeno avrebbe potuto avere di nuovo lì Kurt, almeno per un istante –Entrambe le cose.-

-Si, certo che so che è gay. Sono stata la prima con cui ha fatto coming out, sai? Mi ero presa una cotta per lui.- spiegò con una breve risata –Lui mi ha mentito e ha detto che gli piaceva Rachel. Ma poi, dopo che gli ho spaccato il vetro della macchina, mi ha raccontato la verità. È stato più di un anno fa e dopo poche settimane è uscito allo scoperto anche con suo padre e tutti gli altri.-

Blaine avrebbe solo voluto poggiare la testa sul banco e dormire per i dieci anni successivi, eppure qualcosa lo spingeva a fare domande. Era come se sentire Mercedes parlare di Kurt potesse illuderlo di non essere poi così lontano dal suo amico, anche se sapeva che non aveva speranze di tornare a quello che avevano creato in quelle settimane, un tempo così breve eppure così intenso –Quindi suo padre… insomma, gli va bene?-

-Sì, lo accetta e appoggia Kurt in tutto e per tutto. E così facciamo noi del Glee.- precisò la ragazza –Kurt è una persona fantastica e anche se sono seduta qui a parlare con te, sappi che odio il modo in cui l’hai trattato.-

-Non capisco. Tu sei… tu credi in Dio, vieni in Chiesa ogni domenica. E le tendenze di Kurt… sono un peccato, insomma.-

Mercedes lo guardò con occhi delusi e Blaine si sentì male, anche se non era nemmeno paragonabile a quello che aveva provato quando era stato Kurt a guardarlo in quello stesso modo. Non capiva bene come fosse possibile che Kurt gli fosse entrato dentro così profondamente in un tempo tanto breve, eppure era così –Blaine, sei un ragazzo intelligente. Posso capire che la tua vita sia stata diversa dalla mia e probabilmente non hai mai avuto a che fare con questioni di questo tipo. Io non ho frequentato scuole cattoliche e quindi, anche se Kurt è il primo ragazzo gay che conosco e che abbia la nostra età, ho incrociato parecchi omosessuali durante la mia vita.-

-Parecchi?-

-Già, parecchi. Ma anche se capisco che per te sia strano e che hai avuto un certo tipo di educazione, questo non giustifica l’ignoranza. La religione non implica la rinuncia alla nostra capacità di riflessione.-

Blaine strinse le mani fino a conficcarsi le unghie nei palmi. Era incomprensibile, non si potevano discutere certi dogmi. Era per quello che si chiamavano dogmi, santo cielo, e non ne aveva mai dubitato prima, quindi… perché ci stava riflettendo? Perché sperava con tutto il cuore di trovare qualcosa, qualsiasi cosa che lo aiutasse ad accettare Kurt?

-Pensaci, ma se non puoi accettarlo…- prese il volantino che Kurt aveva abbandonato lì e lo porse al ragazzo –Limitati a non stargli attorno. Non c’è modo che Kurt smetta di essere ciò che è, e ciò che è comprende la sua omosessualità.-

Blaine annuì senza riuscire a guardarla negli occhi, né a dire nulla. Si vergognava del modo in cui si stava comportando, ma non ne capiva il motivo.

Era dalla parte giusta. Non era lui a peccare, allora perché si sentiva così male… così sbagliato?

-Sei una persona intelligente e spero davvero che tu deciderai di iniziare a ragionare.- concluse Mercedes, poggiandogli una mano sulla spalla –Ora vado a cercare Kurt, sarà… beh. Ci vediamo, Blaine.-

Blaine annuì appena, senza muoversi mentre la ragazza usciva dall’aula lasciandolo lì da solo con i suoi dubbi.

 

 

______________________L’angolo di Jane

Ed ecco il nuovo capitolo! Come avevate immaginato… l’idea di Blaine è stata una pessima, pessima idea. Ma avrete notato che almeno inizia a interrogarsi sulla cosa, grazie anche a Mercedes!

Sono ancora sconvolta, triste e commossa per la 5x03, ma sono riuscita comunque a scrivere il capitolo nuovo, quindi vi annuncio che i capitoli scritti fin ora sono 21 ùù

Oooora… al solito, spero di non aver offeso nessuno con le parti sulla religione. E spero che vi sia piaciuto come capitolo, anche se è un po’ corto rispetto agli altri. Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni *-* vi adorooooo!

Un bacio a tutti,

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 10. Non sono come loro ***


Cap. 10 – Non sono come loro

 

 

Quando Kurt arrivò a casa quel pomeriggio gli sembrava che fosse passato un secolo da quando, solo quattro ore prima, aveva incontrato Blaine nell’aula di religione. Aveva versato così tante lacrime da quando Blaine aveva scoperto la sua omosessualità che gli sembrava impossibile che fosse accaduto solo il giorno precedente.

Ovviamente sapeva che non c’era speranza che l’accaduto non passasse da una bocca all’altra, non all’interno del Glee Club per lo meno.

Poteva addirittura ricostruire il percorso delle informazioni, se ci rifletteva un attimo: probabilmente Puck aveva accennato qualcosa a Finn, che l’aveva riferito a Rachel la quale, già messa in allarme da Mercedes, doveva aver messo al corrente anche Tina. Da lei, il passo verso Artie e Mike era stato breve e di conseguenza la notizia era sicuramente arrivata a Sam e, successivamente, a Quinn, Santana e Brittany.  La conferma del passaparola giunse prima ancora che Kurt mettesse piede in casa: era appena sceso dall’auto e stava aspettando che Finn facesse lo stesso quando i messaggi iniziarono ad arrivare.

“Non essere triste, non si devono sprecare le lacrime di unicorno! –Britt

“Ti copriamo le spalle amico –Sam”

“Se vuoi parlarne chiamami quando vuoi! –Tina”

“A me e Quinn servono solo un paio d’ore per preparare un filmato incriminante. Quando vuoi dare il via all’operazione distruggi-Hobbit dacci il via –Santana”

Kurt inviò dei messaggi a tutti per tranquillizzarli (tranne che a Santana, a lei scrisse di annullare qualsiasi operazione avesse in mente) e salì in camera sua. Fece appena in tempo a poggiare la tracolla alla scrivania prima che il cellulare squillasse.

-Pronto?-

-Kurt! Non piangere, chiaro? Non ti azzardare a farlo!-

-Ehm… Rachel?- domandò, riconoscendo immediatamente il tono esageratamente drammatico dell’amica. In effetti gli ricordava abbastanza una telenovela spagnola: doveva ricordarsi di suggerire a Rachel di provare anche quella strada nella sua corsa verso il successo.

-No, davvero Kurt. Quello non merita le tue lacrime, nemmeno un po’. Ne ho parlato con i miei papà e sono inorriditi quanto me. Non devi stare male per lui, vedrai, quando sarai una grande star di Broadway e lui un povero bigotto dalla mentalità chiusa, con una moglie noiosa e bigotta e…-

Kurt rimase in silenzio, in attesa: sapeva che l’unico modo perché l’amica smettesse di parlare era lasciarle scaricare le batterie e la lasciò fare, cercando di non ascoltare troppo le sue parole. In alcuni casi gli aveva fatto bene sentire gli improperi di Rachel, ma quel giorno non servì a placare la sua tristezza, anzi la aumentò. Avrebbe voluto pensarla anche lui come l’amica, non farsi toccare da quello che era successo e limitarsi a biasimare Blaine per l’ignoranza che aveva dimostrato, e invece aveva la gola in fiamme per lo sforzo di ingoiare i singhiozzi.

Era quasi ora di cena quando arrivò la chiamata di Artie –Ehi Kurt, com’è?-

-Mmmh.- mugolò il soprano –Immagino che tu sappia già della discussione.-

-Sam me ne ha parlato, sì.- confermò l’altro –Ma tranquillo, nessun discorso di incoraggiamento e nessuna compassione. Immagino che tu ne abbia già ricevuta a sufficienza per oggi.-

-Sì, infatti.- confermò Kurt con un sorriso appena accennato.

-Bene, allora vado subito al punto: vuoi che chiami io Blaine o preferisci farlo tu?-

L’altro si accigliò –Io… non… per dirgli cosa?-

-Beh, per dirgli che non sarà nel musical, ovviamente.-

Kurt si fece ancor più pallido di quanto già non fosse.

Tra tutto quello che era successo aveva quasi scordato il musical e, in particolare, il fatto che ci sarebbe stato anche Blaine. Il suo provino era avvenuto esattamente tra il bacio decisamente non gradito di Karofsky e la loro lite in seguito alla scritta sul suo armadietto, quindi era passato in secondo piano anche se il pensiero della sua voce musicale e un po’ roca lo faceva ancora rabbrividire piacevolmente.

-No, no. Non chiamarlo.- disse d’impulso, anche se una parte di lui sembrava gridargli che sarebbe stato doloroso e imbarazzante, soprattutto visto che i costumi di Angel erano per la maggior parte del tempo abiti femminili –Insomma… possiamo fare come avevamo detto. Puck può fare Collins e Blaine sarà Benny.-

-Ma… non che non ne sia contento, perché trovare qualcun altro sarebbe difficile, ma sei sicuro di riuscirci? Potrebbe diventare una situazione scomoda per te.-

-Devo riuscirci. Voglio entrare alla NYADA e fare questo mestiere, mi capiterà di lavorare con qualcuno che non… insomma, va bene così. Non ci saranno problemi.- concluse, ed era sicuro di ciò che diceva. Gli avrebbe fatto male e forse, solo forse, anche per Blaine sarebbe stato doloroso, ma sarebbero riusciti ad essere civili. Non sarebbe stato troppo difficile, giusto?

Giusto?

 

***

 

Blaine aveva passato un orrendo pomeriggio e una notte praticamente insonne, rigirandosi tra l’immagine degli occhi di Kurt che sembrava non volerlo abbandonare nemmeno per un istante e il riverbero costante delle parole di Mercedes. Quando arrivò a scuola, ad ogni modo, avrebbe dato qualsiasi ora per tornare indietro di un paio d’ore e trovarsi ancora a casa.

Fin dal suo secondo giorno al McKinley l’inizio delle sue giornate era sempre stato legato a Kurt: arrivavano a scuola insieme, oppure si incontravano all’ingresso e prima delle lezioni raggiungevano gli altri membri del Glee.

Ora però non poteva… voleva, si corresse mentalmente: non voleva vedere Kurt, e sicuramente gli altri non avrebbero preso le sue parti. Così rimase in auto finché non suonò la campanella e solo allora si diresse verso l’aula della prima ora, tristemente solo e ancora più sperso di quanto non fosse stato il primo giorno di scuola.

Non incrociò Kurt in corridoio e durante la mattinata non avevano lezioni insieme, ma non ne fu del tutto sollevato: un po’ perché da una parte voleva vedere Kurt, assicurarsi che stesse bene o almeno non troppo male, e un po’ perché anche se il soprano non era presente c’erano altri ragazzi del Glee Club con cui fare i conti.

Come volevasi dimostrare, Puck lo guardò con una rabbia tanto intensa che a Blaine parve di sentire la propria pelle bruciare. Prima che il compagno avesse il tempo di fare un passo verso di lui però anche Sam comparve in classe e, percependo la tensione, si affrettò a sospingere Puck verso il suo posto e lanciò un’occhiata a Blaine, senza accompagnarla col solito sorriso che erano soliti scambiarsi. Blaine aveva legato un po’ con Sam in quel periodo, nei pochi momenti in cui non era stato in compagnia di Kurt, ma non era una sorpresa scoprire che anche lui non avrebbe preso le sue parti. Gli era ben chiaro ormai che tutto il Glee sapeva già dell’omosessualità di Kurt e che avrebbero appoggiato lui.

Blaine sapeva di avere ragione. Sapeva che non era giusto accettarlo, che il loro compito avrebbe dovuto essere piuttosto quello di aiutare Kurt a uscire dal baratro in cui rischiava di cadere. Lo sapeva, eppure… eppure c’era qualcosa dentro di lui, un dubbio insinuante che continuava a martellare da qualche parte al fondo della sua testa, a malapena udibile ma inesorabile.

Perché tutti sembravano pensare che non ci fosse nulla di male? Perché lui stesso non aveva percepito niente, assolutamente niente di sbagliato in ciò che aveva conosciuto di Kurt in quelle settimane?

Cinque ore dopo non era cambiato molto. Santana l’aveva fissato per metà della lezione di economia di base con un sorrisetto sarcastico e insinuante, perciò era stato felice di lasciare l’aula anche se gli sarebbe toccato qualcosa di molto peggio: gli allenamenti di football, ovvero sue ore passate praticando uno sport piuttosto violento con Puck, Sam e Finn.

Contrariamente alle sue aspettative, non andò così male. Finn praticamente lo ignorò per tutto il tempo, lasciando che capisse da solo la sua parte nei vari schemi che provavano. Puck fu leggermente più violento del solito nei suoi placcaggi, ma mai in modo da ferirlo e Sam, dal canto suo, si comportò come al solito se non si considerava che non gli rivolse mai un sorriso o una parola che non fosse strettamente necessaria.

In spogliatoio, Finn e Puck si cambiarono molto rapidamente e scomparvero quasi subito. Quasi immediatamente Azimio si rivolse a Blaine con un sorrisetto appena accennato –Allora Anderson, che fai nel fine settimana?-

Il ragazzo sobbalzò, voltandosi verso di lui, incerto –Come?-

-C’è una festa a casa di Karofsky, sabato sera.- spiegò –Ci saranno parecchie cheerleader. Insomma, quelle che non sono nello Sfiga Club.- precisò accennando a Sam, che stava finendo di cambiarsi poco distante.

-Non ho capito, mi stai tipo… invitando?- domandò Blaine, sempre più incerto.

-Certo Anderson. Ora che hai capito i tuoi errori, abbiamo deciso di perdonarti.- confermò Azimio, e un altro paio di giocatori annuirono con un ghigno –Puoi iniziare a frequentare persone normali come te, ora che hai aperto gli occhi su quella checca con cui andavi in giro.-

Blaine ebbe uno scatto interno, penetrante, e fece un passo aggressivo verso il compagno di squadra –Persone normali che passano il tempo a tormentare chi non può difendersi?- domandò, le mani tremanti di rabbia mentre le parole di Kurt gli riecheggiavano nella memoria “Dovresti provare a fare amicizia con Karofsky e Azimio. Sei proprio uguale a loro.” –Grazie, grazie mille, ma no. Neanche morto.- sputò, poi afferrò la sua sacca e uscì a passi rapidi dallo spogliatoio, quasi come se mettendo distanza tra sé stesso e Azimio potesse convincersi che si sbagliavano, che lui non era come loro. Non accettava ciò che era Kurt perché… diamine, perché era contro natura. Lo diceva la Chiesa, lo diceva la Bibbia, i suoi genitori… praticamente ogni fonte a cui avesse mai dato il minimo credito nel corso della sua vita. Ma questo non faceva di lui una persona orrenda come quei suoi compagni di squadra.

Vero?

-Blaine! Blaine, aspetta!-

La voce di Sam lo raggiunse, decisamente inaspettata, e quando Blaine si voltò lo vide correre verso di lui. Quando l’ebbe raggiunto, Sam gli porse un plico di fogli –Artie mi ha chiesto di darti questo. Si era proposta anche Santana, ma ha aggiunto qualcosa su una bomba e… beh, non credo che l’avrebbe fatto davvero, ma parla sempre di quello che succede a Lima Heights e ho pensato che fosse meglio per te se fossi venuto io.-

-Ehm… grazie, credo, ma cosa…- una volta preso il plico tra le mani, Blaine sbiancò. Era il copione del musical, musical di cui lui si era completamente dimenticato. Musical in cui ci sarebbe stato anche Kurt, e con lui tutti i ragazzi del Glee –Io… non so se è il caso. Quando ho fatto il provino io e Kurt eravamo… beh. Ora nemmeno ci parliamo, non so se lui…-

-Artie gliel’ha chiesto. Non voglio dirti una sciocchezza, Artie gli ha detto che ti avrebbe mandato via. Non è l’unico a credere che tu abbia fatto un’idiozia. Lui ha detto di non farlo, comunque.-

Blaine sbarrò gli occhi –Lui intendi…-

-Kurt.- confermò Sam. Blaine abbassò subito lo sguardo, nascondendo un sorrisetto totalmente immotivato e insensato che aveva deciso di comparire sul suo viso. Sam, tuttavia, parve notarlo –Blaine, non sto dicendo che non ce l’ho con te, sappilo. Ti sei comportato male con Kurt e lui non se lo merita. Ma a me sembra che tu sia una brava persona e anche Mercedes lo pensa… e Kurt più di tutti noi. Non starebbe così male se non lo pensasse. Forse non ho il diritto di dirti la mia, ma penso che non dovresti lasciare il musical e che dovresti darti la possibilità di… beh, rivedere le tue idee. Non sto dicendo che sono sbagliate… cioè, lo penso, ma… sto incasinando le cose. Pensaci, ok?-

-Io… credo… ok, non mollerò il musical. Ma sul…-

-Ehi, davvero, non devi spiegare nulla a me.- lo interruppe Sam con un sorriso appena più soddisfatto di prima –Allora ci vediamo il prossimo martedì per le prime prove. Oh, Collins e Benny sono i tuoi ruoli possibili, ricordatelo. Ora vado, Britt aspetta… ciao bello.- concluse e, con un occhiolino, si allontanò in fretta.

Blaine lanciò uno sguardo al copione, domandandosi se fosse la scelta giusta, dopodiché scosse il capo e si diresse al suo armadietto.

 

***

 

Quando Blaine arrivò a mensa si trovò perso, ancora una volta. Non aveva nessuno con cui sedersi, nessuno con cui parlare, ma non era questo a disturbarlo maggiormente. Quello che davvero lo turbava in quel momento, mentre si avvicinava al self service per riempirsi il vassoio, era la viva consapevolezza della presenza di Kurt a pochi passi di distanza.

L’aveva visto non appena entrato in mensa, quasi come se l’avesse cercato volontariamente, e non riusciva a far sì che i suoi occhi smettessero di correre nella sua direzione. Un paio di volte i loro occhi si incontrarono e allora Blaine distoglieva i suoi, cercando di sopprimere quei brividi che sembravano andare oltre il senso di colpa. Nonostante le sue certezze si sentiva tremare dalla voglia di far finta di nulla, di sedersi accanto a lui come aveva sempre fatto e di farlo ridere con una frase qualsiasi. Kurt rideva spesso quando erano assieme, ma in quel momento era così serio e intenso che gli faceva male.

Scosse il capo e si dedicò al suo pranzo cercando di ostentare una tranquillità che non possedeva. La sua maschera crollò in fretta, non appena voltandosi incrociò per l’ennesima volta lo sguardo del soprano.

Stavolta Kurt non distolse gli occhi e Blaine sentì i propri riempirsi di lacrime, inevitabilmente. Un attimo dopo era fuori dalla sala mensa, il vassoio abbandonato, e si diresse verso il bagno quasi di corsa.

Quella cosa stava diventando più difficile del previsto, e non solo per la solitudine. Quello che aveva costruito con Kurt sembrava più forte del previsto.

In verità, era sicuro che fosse più forte di qualsiasi cosa  avesse mai provato.

 

 

_____________L’angolo di Jane

Ed eccomi qui col nuovo capitolo! Un po’ introspettivo, soprattutto nella parte di Blaine, ma spero non noioso!

Ora, sto per iniziare una settimana infernale. Ho due spettacoli diversi in due giorni, due provini ed è ora di rimettersi a studiare per l’università T____T  quindi sappiate che le vostre recensioni mi daranno energia!! 

Attendo con ansia i vostri commenti!! Un bacione e alla prossima, tesori!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 11. I'm not that girl ***


Cap. 11 – I’m not that girl

 

 

Kurt non stava bene, decisamente non stava bene, ma non voleva fermarsi. Non poteva.

Sapeva che una pausa sarebbe stata fatale in quel momento e così decise di concedersene il meno possibile. Martedì sera era andato a letto decisamente tardi, vagando su twitter per ore e aggiornando il suo blog con un numero sorprendente di articoli sulla moda. Aveva rivisto decine di musical, lasciando accuratamente da parte il dvd di Rent, e si era messo a provare qualche canzone nonostante non ci fossero compiti né sfide per il Glee visto che quella settimana avrebbero lavorato sulla canzone di apertura per lo spettacolo. Mercoledì mattina aveva preparato una colazione da re in due versioni, una ipocalorica e in linea con la dieta di suo padre e una più grassa per Finn e Carole. Lui aveva mangiato poco, spiluccando qua e là, dopodiché si era dedicato alla scelta dell’outfit giornaliero fino a che non era arrivato il momento di uscire di casa. Una volta in auto si era concentrato sulla guida, occupando i momenti di distrazione facendo qualche domanda a Finn, soprattutto su Rachel e Quinn.

Per la maggior parte della mattinata riuscì ad evitare Blaine: quel giorno non avevano lezioni insieme e con una minima dose di attenzione riuscì a fare in modo di non incrociarlo nei corridoi. Sapeva però che a mensa sarebbe stato impossibile non incontrarlo, e infatti era seduto da appena un quarto d’ora quando lo vide arrivare.

Riuscì a stento a controllarsi e fu solo perché sapeva che Puck, seduto al suo fianco, non avrebbe reagito bene se l’avesse visto piangere ancora. Dopotutto, nonostante Blaine gli avesse fatto male e continuasse a fargliene ogni volta che non gli rivolgeva la parola o distoglieva lo sguardo da lui, non voleva che avesse problemi e preferiva che le sue ossa rimanessero intatte. Teneva a lui, anche se era una cosa sciocca e decisamente masochista. Teneva a lui come, forse, non aveva mai tenuto a nessun altro, e la cosa faceva paura. Soprattutto visti i loro ultimi rapporti.

Si concesse di osservarlo per un attimo mentre il ragazzo gli dava le spalle, ma quasi nello stesso momento Blaine si voltò e accadde. I loro occhi si incontrarono e stavolta non ebbe la forza di distogliere lo sguardo.

Si permise di perdersi in quell’oro brillante che gli sembrava di aver conosciuto così bene in quel poco tempo e ci lesse dentro talmente tante cose che non riuscì nemmeno a pensare di reagire, rimanendone sopraffatto. C’era paura e confusione, ma c’era anche nostalgia, affetto, senso di colpa e qualcosa… qualcosa di indefinibile ma che, Kurt era sicuro, era lo specchio di una sfumatura che avrebbe potuto cogliere anche nelle proprie iridi.

Un attimo dopo gli occhi di Blaine erano umidi, colmi di lacrime, e Kurt lo vide voltarsi e scappare via dalla mensa, abbandonando il vassoio. Si sentì vuoto mentre lo osservava fuggire, allontanarsi da lui come da un mostro spaventoso, e fu come se qualcosa si fosse rotto nel suo petto.

In quel momento capì che non aveva smesso di sperare: dentro di lui qualcosa ancora lo portava a credere che Blaine ci avrebbe ripensato, che avrebbe capito, che sarebbe tornato. In contemporanea capì anche che quelle speranze, per quando indistruttibili, non si sarebbero mai realizzate.

Ancora una volta qualcosa gli veniva strappato via e solo per quello che era… o, forse, per quello che non era.

Fu con questi pensieri che poche ore dopo si recò al Glee e fu questo a fargli scattare la mano verso alto quando Schuester, poiché dovevano aspettare che Brittany arrivasse per insegnare la coreografia che aveva montato, domandò se qualcuno voleva cantare qualcosa nel frattempo.

-Oh, bene Kurt. Vieni pure, cosa ci canti?-

-Una canzone dal musical Wicked.- Kurt sentì la propria voce prima ancora di rendersi conto di aver scelto una canzone –I’m not that girl.-

-Perfetto.- sorrise il professore sedendosi al posto che il soprano aveva lasciato libero –Quando vuoi.-

La musica iniziò e Kurt chiuse per un istante gli occhi, poi li riaprì e iniziò a cantare.

Hands touch, eyes meet

Sudden silence, sudden heat

Hearts leap in a giddy whirl

He could be that boy

But I'm not that girl

Per Kurt quella canzone aveva sempre parlato di un amore non corrisposto, ma non in quel momento. Ciò che quel pomeriggio sentiva erano parole di delusione, riusciva a percepire consapevolezza di non essere quello che qualcun altro si aspettava. Quello che Blaine avrebbe voluto che lui fosse. Mise in quella canzone tutto ciò che aveva provato in quei giorni e la sua voce vibrò del suo sentimento.

Don't dream too far

Don't lose sight of who you are

Don't remember that rush of joy

He could be that boy

I'm not that girl

Ev'ry so often we long to steal

To the land of what-might-have-been

But that doesn't soften the ache we feel

When reality sets back in

Ci aveva provato.

Si era lasciato avvicinare e aveva donato a Blaine tutta la sua amicizia. E ne era sicuro, gli era entrato nelle vene, ma nel frattempo anche Blaine era penetrato dentro di lui. Aveva finto di poter essere amico di Blaine, aveva allontanato la verità provando a nasconderla anche a sé stesso, ma alla fine questa era ricomparsa e si era presa la sua vendetta.

Dio, che stupido. Aveva pensato che per una volta, una sola, tutto sarebbe potuto andare bene. Che per una volta avrebbe potuto avere qualcosa di bello senza doverne pagarne le conseguenze. Era ovvio, ovvio che tutto sarebbe esploso e avrebbe sofferto di nuovo.

Era la storia della sua vita: essere sé stesso significava soffrire. Avrebbe dovuto capirlo, ormai.

                                                               

***

Blaine stava correndo verso l’uscita: si era perso nei suoi pensieri e ora, se non si dava una mossa, sarebbe arrivato tardi alla lezione di catechismo dei suoi ragazzini, che probabilmente rimanendo da soli per più di dieci minuti avrebbero fatto esplodere la chiesa.

Improvvisamente, mentre passava di fronte ad un’aula dalla porta socchiusa, una voce attirò la sua attenzione.

Blithe smile, lithe limb

She who's winsome, she wins him

Gold hair with a gentle curl

Era la voce più bella e limpida che avesse mai sentito, ma allo stesso tempo così triste che gli colpì il cuore. Proprio non riuscì a continuare il suo percorso: si fermò e si avvicinò alla porta, sbirciando all’interno per individuare la fonte di quella voce così intensa, dolce e sofferente.

That's the girl he chose

And Heaven knows

I'm not that girl

Quando si sporse verso l’interno della stanza vide Kurt al centro della stanza, gli occhi chiusi, in piedi. Cantava con un’intensità tale che era quasi fisica e Blaine se ne sentì avvolto e schiacciato. La sua voce era perfetta, nonostante fosse troppo alta per appartenere a un ragazzo, e aveva un timbro incredibile.

Blaine si morse il labbro osservandolo e, soprattutto, cogliendo il dolore che scaturiva dalle sue parole.

Don't wish, don't start

Wishing only wounds the heart

I wasn't born for the rose and the pearl

Blaine si trovò a sopprimere un singhiozzo e si poggiò alla parete, in ascolto, combattendo la tentazione di abbracciare Kurt e assicurargli che quelle parole non facevano per lui, che era perfetto e che erano i suoi sogni e i suoi desideri a renderlo speciale e che si meritava tutte le cose belle del mondo.

Doveva trattenersi perché non era così e non avrebbe dovuto nemmeno pensarlo. Kurt era un peccatore, non era perfetto… ma allora perché lo sembrava così tanto?

There's a girl I know

He loves her so

I'm not that girl

L’ultima nota sfumò nell’aria e Blaine, facendosi violenza da solo, riprese a correre verso l’ingresso nel tentativo di lasciarsi alle spalle tutti i suoi dubbi e la persona che li aveva generati.

 

***

 

Quando Burt bussò alla porta della sua stanza, Kurt sobbalzò e spense la musica prima di andare ad aprire. Stava provando i pezzi di coreografia che Brittany aveva insegnato loro quel pomeriggio ed era davvero stanco, ma ballare e sfinirsi completamente a quel modo gli impediva di pensare.

-Kurt, è mezzanotte e mezza. Io e Carole vorremmo dormire e anche i vicini.-

-Mezza… oh. Scusa non credevo… spengo.-

Burt annuì, studiando il figlio con aria critica –Kurt? Cosa sta succedendo?-

-Stavo provando la canzone per il Glee, abbiamo montato oggi i ritornelli e alcuni passi sono…-

-No, sto parlando di te, non della scenografia.-

-Coreografia.- lo corresse debolmente il ragazzo, sapendo che era solo questione di tempo prima che suo padre decidesse di affrontare la questione.

-Quello che è. Il punto è che sei strano, ultimamente, e anche se provi a nasconderlo è abbastanza ovvio.- disse Burt entrando nella stanza.

-Lo so.-

-Hai dei problemi a scuola?-

Oh, eccome se ne aveva.

Karofsky dal giorno del bacio si era fatto ancora più aggressivo e la paura che Kurt lo avrebbe detto a qualcuno lo spingeva a minacciarlo con particolare violenza ogni volta che lo incrociava. Eppure non era quello il motivo per cui era giù.

-Ho discusso con un amico e… non è stato bello.- ammise -E ora non ci parliamo e io… non so. Credo che mi manchi e che il fatto che non mi voglia più parlare sia brutto da sopportare. Il fatto è che lui aveva torto e sono io che non dovrei voler parlare con lui. E non voglio farlo, è solo… dura.-

Burt ci mise un attimo a riprendersi da quella confessione. Era convinto che ci avrebbe messo secoli a convincere Kurt ad ammettere che qualcosa non andava e che, in ogni modo, non avrebbe ricavato altro che un borbottio vago corredato da un “non preoccuparti, sono a posto” –Ok. Chi è questo ragazzo, lo conosco?-

Kurt si morse il labbro, sedendosi alla scrivania e facendo roteare la sedia mentre Burt si posizionava sul letto –Sì, lo conosci. Cioè, l’hai già visto. Blaine.-

L’uomo annuì –E come mai avete litigato? Credevo di aver capito che foste molto amici.-

-Infatti. Ma ti avevo detto… beh, quella cosa. Che è molto credente e che non sapeva ancora che io… beh.- balbettò Kurt, e immediatamente vide il viso di suo padre tingersi di rosso –Mi stai dicendo che avete litigato perché sei gay?- domandò in tono pericoloso.

-No, no… cioè, sì, ma non voglio che dici nulla, ok? Tutti quelli del Glee lo ritengono una specie di mostro e mi…-

-Non dire che ti senti in colpa, Kurt! Non lo dire!- alzò la voce Burt –Tu non devi mai  ver…-

-Papà, per favore.- lo interruppe il soprano –Non mi vergogno, ovviamente. Ma lui è solo… la sua è solo ignoranza. E la cosa non mi piace, non può piacermi, ma non è una specie di mostro o qualcosa di simile. Lui ha davvero un buon cuore, ne sono sicuro. È solo che… insomma, so che è stupido ma speravo… insomma… oh, non importa.-

-Speravi che si sarebbe messo in gioco per te, dato che eravate amici?- concluse Burt al suo posto, facendolo arrossire appena –Sì, ci speravo in realtà e… beh, l’ha fatto, mi ha portato dei volantini e mi ha detto che mi sarebbe stato vicino, che mi avrebbe aiutato e… ci ha provato. Solo, non come avrei voluto.-

Suo padre sospirò –Non tutti hanno la tua forza e il tuo coraggio, Kurt. E anche se non possiamo fargliene una colpa, non devi nemmeno nascondere te stesso per non infastidire gli altri, lo sai questo, vero?-

-Sì, certo papà.- annuì lui con un sorriso lieve. Si sentiva leggermente meglio, ma il calore dato dall’affetto di suo padre riusciva a colmare solo una piccola parte del vuoto che si era installato nel suo petto.

 

 

____________________L’angolo di Jane

EEeeeed eccoci qui. Finalmente questa settimana è finita +_+ sono stramorta, e per di più mi si è rotto il pc. Quando me l’hanno riportato, si è rotto il server di internet. Ora però dovrebbe essere tutto a posto, quindi eccomi qui con il nuovo capitolo! Eeeeee in questa settimana ho scritto il capitolo 22 che… penso vi piacerà. Molto. Ma tipo molto molto :P

Maaaa tornando qui. Un altro capitolo di sofferenza, lo so, lo so! Ma I’m not that girl è una delle mie canzoni preferite e mi sembrava adattissima a questa situazione! Spero vi sia piaciuta :P

Ora parlando d’altro: che programmi avete per halloween?? Io ho passato un paio d’ore a svuotare l’armadio per cercare vecchie cose e credo di avere un costume adatto ùù voi da cosa vi vestite?

Ok, la smetto di blaterare! Vi lascio e vado a vedere Modern Family! Adoro quel telefilm *-*

Un bacione e buona notte delle streghe gente, attendo i vostri commenti J

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 12. Who I am ***


Nota iniziale:

Lo so lo so lo soooo, mea culpa. Sono brutta, cattiva e vergognosa, due settimane di ritardo. Sono stati dei giorni strani, tra picchi di inquietudine e picchi di allegria, e non lo farò più, giurin giuretta!

Spero che mi perdonerete… perdonatemi, pls T_T ora la smetto e vi lascio al capitolo, avete aspettato già troppo! Ci vediamo al fondo!

 

 

Cap. 12 – Who I am

 

 

Giovedì pomeriggio Kurt era di nuovo seduto nella sua stanza, ma stavolta non era solo: Rachel era alla scrivania e lavorava al computer cercando di scegliere un font e Mercedes, seduta sul tappeto, proponeva a Kurt diversi colori nonostante il soprano, semisdraiato sul suo letto, continuasse a rispondere “nero” in tono monocorde.

Stavano preparando le magliette per la canzone d’apertura dello spettacolo, che avrebbero dovuto essere pronte per il pomeriggio successivo, e Kurt aveva trovato splendida l’idea del professor Schuester, cosa che non capitava molto spesso ad onor del vero, ma quella volta sembrava davvero buona. Il professore aveva proposto ad ognuno di loro di scrivere su una maglietta qualcosa che li rappresentasse ma che avevano fatto fatica ad accettare.

-Che ne dite del rosso? Sarebbe più evidente.-

-Nero, ‘Cedes. Nero su sfondo bianco.- ripeté il soprano per l’ennesima volta.

-Si può sapere perché sei così fissato col nero?- sbottò la ragazza –Non potrebbe andare bene in qualsiasi altro colore?-

-Potrebbe, se non fosse che qualcuno, tra cui…- i suoi occhi si spostarono su Rachel, ancora di spalle –…all’interno delle New Directiones non è in grado di abbinare i colori. Col nero andiamo sul sicuro.-

Mercedes lanciò uno sguardo al maglioncino giallo di Rachel e alla sua gonna arancione, passando poi alla cintura rosa –Sai cosa, nero su bianco è perfetto.- annuì –Rach, tu hai trovato il carattere?-

-Ne ho selezionati quattro, quando vuoi Kurt puoi dare un’occhiata e massacrare le mie scelte, così potrò sbuffare quando le scarterai tutte e avrai il tempo di scegliere un font per conto tuo.-

-Aww, è commovente quanto bene mi conosci.- sorrise Kurt.

-Voi cosa ci scriverete sulla vostra?- domandò Mercedes –Io non ne ho idea.-

-Star, ovviamente.- annunciò Rachel con un sorriso entusiasta, guadagnandosi un’occhiata poco convinta dai due amici –Cosa c’è?-

-Star, Rachel? Seriamente?- domandò Mercedes.

-Beh, è una cosa che mi rappresenta.-

-Ma non che hai faticato ad accettare. Metti una stella d’oro di fianco alla tua firma, Rach.- le fece notare Kurt. Rachel sbuffò –Ok, ok. Forse dovrei scrivere Star egocentrica?-

-Molto meglio.-

-Tu Kurt? Cosa scriverai sulla tua?-

Il soprano si morse il labbro, incerto, mentre la sua mente tornava a quella mattina. Era appena arrivato a scuola e stava chiudendo l’auto: Finn era già corso da Rachel e lui si era attardato qualche secondo perché aveva visto Blaine parcheggiare e non voleva incrociarlo. Non appena si era voltato si era trovato sbattuto contro lo sportello della macchina, la schiena dolorante e la faccia ringhiante di Karofsky a un centimetro dalla sua.

-Devi smetterla di essere così checca, Hummel, devi smetterla o finisci male, chiaro?- gli aveva sibilato prima di scappare via in modo da non incrociare Puck, che stava entrando nel parcheggio in quel momento.

Blaine, Karofsky… Kurt non doveva riflettere troppo per capire da cosa derivavano tutti i suoi problemi. Sapeva benissimo cosa avrebbe scritto sulla sua maglietta.

 

***

 

Blaine aveva lasciato il suo copione chiuso nello zaino per tutto il tempo, da quando Sam gliel’aveva portato. Quando però giovedì pomeriggio si trovò in camera sua, con i compiti finiti, la nuova canzone per il coro della chiesa stampata nella memoria e senza nessuna commissione da fare, decise che non poteva più rimandare.

Si stese sul letto e tirò fuori il plico di fogli, iniziando a leggere dalla prima pagina con attenzione. Entrambi i personaggi che poteva interpretare comparivano fin da subito, dopo una breve conversazione tra il personaggio di Sam e quello di Finn.

Non si rivedeva molto in Benny, a giudicare dalle prime parti di canzone e dialogo, ma qualcosa si contorse spiacevolmente in lui quando lesse che i suoi ex-amici lo consideravano un venduto per via della strada che aveva scelto. C’era qualcosa di familiare in quella situazione e immaginò che non avrebbe faticato troppo a entrare nella parte in quelle scene. Di sicuro gli altri non avrebbero faticato a rivolgergli sguardi di biasimo e disprezzo.

Collins compariva appena un paio di pagine dopo e, dopo un paio di battute, veniva pestato e derubato. Ricompariva un paio di scene più tardi, in un vicolo, sanguinante e privo di forze, e veniva trovato da Angel.

A Blaine ci volle solo un istante per ricordarsi che era il personaggio di Kurt e riuscì a immaginarselo con inquietante accuratezza mentre si accucciava di fronte a un ragazzo malmesso come Collins per dargli il suo aiuto. Quando lesse le battute gli parve di sentirle pronunciare dalla sua voce e se lo vide di fronte mentre gli diceva “Tutto bene, Honey?” con dolcezza.

Chiuse il copione e accese il computer, nervoso. Sentiva la necessità di capire i ruoli, prima di andare avanti, così digitò Rent e aprì il primo risultato, dopodiché fece scorrere il mouse fino alla voce dei personaggi. Quello di Benny era più o meno come si era aspettato, un ex-yuppie sposato con una ragazza di buona famiglia che tradiva i suoi coinquilini attirato dalla bella vita. Passò alla descrizione di Collins, che era legata a quella di Angel, e sbiancò.

I due personaggi sarebbero diventati una coppia quasi da subito. Erano amanti.

-Merda.- esalò.

Si lasciò scivolare sul sedile, appoggiando la testa contro lo schienale, sconvolto dai sentimenti contrastanti che quella scoperta aveva risvegliato in lui.

Era abbastanza sicuro che mai avrebbe potuto interpretare Collins. Stare su un palco e interpretare un uomo che si innamorava… di un altro uomo? Era fuori questione, fuori da qualsiasi possibilità che lui lo potesse prendere in considerazione.

D’altra parte, però… una voce, al fondo della sua mente, continuava a ricordargli che Kurt avrebbe interpretato Angel. Non un ragazzo qualsiasi ma Kurt, il suo Kurt.

Sarebbe stato così difficile mostrarsi affettuoso e dolce con lui? Riusciva a vedersi benissimo ad interpretare la scena che aveva letto insieme al suo amico, poteva quasi vederlo arrivare come un angelo e offrirsi di curare le sue ferite. E questo era quello che lo spaventava, perché capiva cosa significava.

Senza nemmeno rendersene conto, Blaine aveva iniziato a riflettere sulla possibilità di riavvicinarsi a Kurt e questo, lo sapeva, avrebbe messo in forse quelle che erano le sue certezze.

Poteva davvero considerare l’idea di passare sopra a ciò che aveva scoperto su Kurt? Poteva davvero pensare di… accettarlo?

 

***

 

-Kurt, sei sicuro che sia un’idea saggia?- domandò Mercedes in tono preoccupato mentre l’amico parcheggiava davanti al centro commerciale.

-Quale idea?- domandò Finn, seduto dietro con Rachel, mentre salutava Puck che li aspettava appoggiato alla sua auto.

-Mercedes crede che Kurt dovrebbe cambiare idea sulla sua scritta. Io non sono d’accordo, credo che sia una scelta molto coraggiosa.- spiegò Rachel sganciandosi la cintura e scendendo dall’auto con gli altri.

-Certo, ma non sei tu che finirai coperta di granita o peggio.- ribatté la ragazza di colore mentre Puck si avvicinava con aria curiosa –State già litigando?-

-No, si limitano a non farsi gli affari loro.- spiegò Kurt alzando gli occhi al cielo.

-Cosa scrivi sulla tua maglietta, Puck?- curiosò Rachel.

-Io sto con lo stupido, e ci metto una freccia verso il mio tenero amico là sotto.- rispose il ragazzo mentre si avviavano verso il centro commerciale –Quinn sulla sua ci vuole scritto Lucy Caboosey. Brittany mi ha scritto che la vuole come la mia ma con la freccia verso l’alto. Per Santana Stronza Confusa. Non so su cosa sia confusa ma comunque… voi altri?-

-Fastidiosa Primadonna, Lontana dal peso forma, Incapace a ballare. Artie, Tina e Sam mettono Quattrocchi, Occhi Marroni e Bocca da Trota. Mike Pessimo Cantante. E…- Mercedes si interruppe lanciando un’occhiata a Kurt –E Kurt non ha ancora deciso.-

-Certo che ho deciso.- sbottò il ragazzo –Ci scriverò Attratto dai ragazzi. E credevo che non fosse un problema per voi, visto che ho fatto coming out da parecchio tempo.-

-Lo sai che non è un problema per me.- ribatté Mercedes con decisione, punta sul vivo e un po’ irritata dal modo in cui l’amico fingeva di non capire le sue preoccupazioni –Ma non voglio che Karofsky… non voglio che ti faccia del male.-

Kurt sorrise appena. Gli faceva piacere che l’amica lo volesse proteggere, ma non a quel prezzo. Non voleva tornare a nascondersi, non l’aveva fatto per Blaine e non l’avrebbe certo fatto per un giocatore di basket confuso e aggressivo –‘Cedes, la mia cosa è questa. Quello che ho faticato ad ammettere e che a volte mi rende la vita difficile, quello che sono. Non voglio scrivere qualcosa di meno fastidioso solo per non agitare le acque.-

-E bravo il mio ragazzo.- commentò Puck in tono leggero ma orgoglioso, stringendo la spalla dell’amico per un attimo –E della tua maglietta faremo due copie. Giusto così, per essere sicuri di avere un ricambio se le troppe granite rovineranno la prima.-

-Tu sì che sei incoraggiante, Puck.- rise Kurt, lieto che la discussione fosse terminata.

Non voleva ascoltare le paure dei suoi amici, anche se sapeva che erano più che lecite: anzi, proprio per quel motivo, aveva il terrore che riuscissero a fargli cambiare idea e non voleva assolutamente che accadesse.

Poche volte come in quel momento aveva avuto bisogno di gridare a piena voce che era orgoglioso di sé stesso e di ciò che era. Se avesse rinunciato non se lo sarebbe mai perdonato, lo sapeva.

 

 

 

L’angolino di Jane_________________

Salve, eccomi qui!! Le cose nei cuori e nelle menti dei nostri Klaine si stanno dipanando, ma allo stesso tempo si inseriscono nuove complicazioni e Blaine, svelto di mente come suo solito, ha finalmente capito la sua parte in Rent. Cosa farà adesso? Lo vedrete nelle prossime puntate!

Nel frattempo… i Klaine sono i Klaine e restano il mio OTP, ma solo io sono affascinata da Elliott?? SBAV. È qualcosa tipo sessosessosesso allo stato puro e se Kurt non se lo fa… credo di dover andare lì e farmelo io. Insomma, per il bene del buonsenso mi sacrificherò.

Ora me ne vado, ma prima un consiglio: se nella vostra città passa il tour di Grease, non perdetevelo!! È davvero incredibile, giuro *-*

Attendo le vostre recensioni e intanto vado a rispondere a quelle dello scorso capitolo (vergogna Jane. Vergogna.)

Bacioni a tuttiiiiiiiii!!!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 13. Born this way ***


Cap. 14 – Born this way

 

 

Quando venerdì mattina Kurt scese dalla sua auto notò, con la coda dell’occhio, che Blaine stava parcheggiando poco lontano. Nei giorni precedenti avrebbe valutato due possibilità: ingranare la quarta e correre verso la scuola oppure infilarsi nella sua auto e attendere finché lui non fosse entrato a scuola. In entrambi i modi avrebbe fatto in modo, comunque, di non incrociarlo.

Li valutò anche in quel momento, solo per un attimo. Ma sotto la camicia scozzese indossava la maglietta che avevano stampato il giorno precedente e non appena avvertì la stoffa fresca sulla sua pelle ogni ipotesi di fuga scomparve dalla sua mente.

Era ridicolo che avesse tanta paura di incrociare Blaine. Lui non gli avrebbe fatto del male, non fisicamente, eppure lo spaventava più di Karofsky. E non è che Karofsky non gli facesse paura, anzi.

Così Kurt rimase lì e indossò la sua tracolla, dopodiché chiuse la macchina con tranquillità e solo dopo si avviò verso la scuola. Vide Blaine solo con la coda dell’occhio e avrebbe potuto tranquillamente continuare la sua strada senza voltarsi, eppure qualcosa lo spinse a farlo.

Blaine parve pietrificarsi sul posto e i suoi occhi si sbarrarono non appena incontrarono quelli di Kurt. Il soprano si sentì ferito ma poi, sorprendentemente, il viso di Blaine si distese e le sue labbra si curvarono appena in quello che sembrava un sorriso.

Un sorriso triste, colmo di nostalgia e di rimpianti, ma era un sorriso. Non uno sguardo di biasimo o un’espressione schifata, ma un sorriso a cui Kurt non poté che rispondere.

Distolse lo sguardo a fatica e si affrettò verso la scuola, cercando di ignorare lo sguardo di Blaine che sentiva ancora sulla sua nuca mentre raggiungeva il resto delle Nuove Direzioni di fronte all’entrata.

-Ehi gente. Che succede?-

-Sono contenta che tu stia sorridendo, altrimenti non avremmo avuto il coraggio di dirti nulla.-

-Nulla?- si accigliò Kurt, che non si era reso conto di sorridere finché Rachel non gliel’aveva fatto notare –Nulla riguardo a cosa?-

-In realtà io te l’avrei detto anche se fossi arrivato con la faccia da cucciolo abbandonato in autostrada che hai da quando l’Hobbit ha lasciato la Terra di Mezzo.- intervenne prontamente Santana, facendogli alzare gli occhi al cielo –Ok, volete dirmi cosa succede o dobbiamo fare il gioco delle dieci domande?-

Fu Rachel a prendere la parola –Succede che il prof Shue ha avuto una delle sue idee brillanti e ha riempito la scuola di volantini che invitano tutti gli studenti a venire ad assistere alla prova completa di Born this way.-

Kurt sbarrò gli occhi, stupefatto. Quel giorno avrebbero provato coi costumi e Shuester aveva invitato i loro compagni di scuola alle prove. Questo significava che chiunque si fosse presentato avrebbe visto la scritta.

 Sapeva che sarebbe successo quando avrebbero presentato lo spettacolo, ma non credeva che sarebbe successo in quel momento, con Blaine che non gli parlava ma che gli aveva appena sorriso e con Karofsky più agguerrito che mai.

-Se vuoi possiamo fare cambio di maglietta.- propose immediatamente Puck.

-Oppure saltiamo le prime due ore: ti accompagno a farne una nuova, abbiamo tutto il tempo.- si offrì Mercedes.

-O se preferisci posso…-

-No, ragazzi, grazie.- sorrise Kurt, interrompendo la proposta di Finn mentre il suo cuore si scaldava davanti all’interesse dei suoi amici –Probabilmente non verrà nessuno, e anche se così non fosse… insomma, non è esattamente un mistero, se non l’hanno ancora accettato non è un mio problema. Ma grazie, davvero, siete fantastici.-

-Bene, mentre Lady Hummel sparge polvere di fata e pensieri felice, io vado in classe. Ci vediamo quando tornate dall’Isola che Non C’è.- li salutò Santana, ed entrò nell’edificio. Brittany fece per seguirla, ma prima si fermò a dare un bacio sulla guancia a Kurt –Bravo il mio unicorno coraggioso.- sussurrò, e poi corse dietro l’amica.

Kurt sospirò e entrò con gli altri nella scuola, impedendo ai suoi occhi di andare alla ricerca di Blaine o di Karofsky e sperando che tutto andasse bene.

 

***

 

Nei giorni precedenti Blaine aveva fatto di tutto per non incrociare Kurt, visto il modo in cui si era sentito dopo averlo sentito cantare. La sua voce era rimasta nella sua mente per giorni e giorni, come se il ragazzo stesse cantando direttamente nelle sue orecchie, ma l’aveva ignorata con tutto sé stesso.

Almeno fino a venerdì mattina, quando arrivò a scuola dopo aver passato tutta la notte a riflettere sul musical che avrebbe dovuto mettere in scena e si trovò davanti proprio Kurt. Ma la cosa più sorprendente fu che anche Kurt parve decidere, proprio in quel momento, di voltarsi verso di lui.

Nell’esatto momento in cui i loro occhi si incontrarono, Blaine capì che era ora di trovare una soluzione a quella situazione.

Kurt gli mancava, gli mancava da morire. Aveva lasciato diversi amici in Texas, ormai un mese prima, ma per quanto sentisse a volte la nostalgia di Wes, Nick e Jeff non era nulla, nulla se paragonata alla mancanza di Kurt. E considerando che conosceva quei tre da una vita, mentre aveva incontrato Kurt solo un mese prima, doveva pur voler dire qualcosa.

Aveva capito subito che la loro amicizia era speciale. Si era legato a lui immediatamente, già dopo il primo giorno di scuola, e quell’affetto non aveva fatto altro che crescere. Kurt era speciale, dolce e carismatico, pieno di determinazione, così coraggioso e… gay. Era gay e non l’avrebbe nascosto, non più, era stato piuttosto chiaro su questo.

Quindi, cos’avrebbe potuto fare? Che soluzione poteva trovare per tornare a star bene, per riempire il buco che sentiva nel suo stomaco da tre giorni e che già gli sembrava insopportabile?

Entrò a scuola, osservando da lontano Kurt che si allontanava nel corridoio con Rachel, Mercedes, Puck e Finn. Perso nei suoi pensieri quasi non notò un volantino appeso in un angolo. Il suo sguardo vi si posò per caso: era un foglietto bianco, con una scritta blu a caratteri semplici.

Venite ad assistere alle prove delle Nuove Direzioni

che si esibiranno in una famosa canzone pop,

preparata per presentare il musical Rent,

durante la quarta ora!

Blaine si morse il labbro. La quarta ora era un’ora buca per buona parte degli studenti ma lui, con alcuni altri compagni, l’aveva riempita con il corso di religione. Tuttavia, pensò, anche Quinn seguiva religione, dunque non sarebbe stato l’unico assente se fosse andato ad assistere. E non sarebbe stato strano: lui faceva parte del cast del musical, doveva pur vedere la presentazione. Era una scusa adeguata, decise.

Le prime tre ore passarono piuttosto lentamente. Aveva letteratura italiana alla terza e questo significava un’ora intera in classe con Kurt a pochi passi di distanza. Quel giorno l’amico… ex-amico… sembrava decisamente nervoso. Continuava a giocare con le maniche della camicia scozzese che, notò Blaine, indossava sopra ad una maglietta bianca. Questo non era per niente da lui: sapeva che Kurt adorava gli strati, ma l’outfit di quel giorno era troppo semplice e poco curato rispetto al solito. Inoltre il ragazzo giocava meccanicamente con una matita, passandosela tra le dita e tamburellandola sul proprio braccio in modo da non fare rumore. La tentazione di poggiare una mano sulla sua per fermarlo e tranquillizzarlo era così forte che Blaine dovette costringersi a tenere le braccia sotto il banco per evitare di sporgersi verso la fila davanti e farlo davvero.

Non appena l’ora terminò vide Kurt alzarsi e correre fuori dall’aula: in un altro momento se ne sarebbe preoccupato, ma poiché anche Mike e Tina fecero lo stesso immaginò che volessero semplicemente arrivare puntuali alle prove del Glee. Blaine afferrò la sua tracolla e si affrettò a uscire, salutando con un cenno il suo compagno di banco. Non ricordava come si chiamava: in effetti da quando aveva discusso con Kurt aveva a stento rivolto più di due o tre frasi alla stessa persona. Non aveva stretto amicizie e non aveva nemmeno provato a farlo, in verità. Si limitava a spostarsi da un’aula all’altra e a salutare chiunque si sedesse vicino a lui, per poi dimenticarsi il suo nome e la sua esistenza non appena passava alla classe successiva.

Non era mai da solo, né al banco né in mensa: a quanto pareva la conseguenza di essere nella squadra di football comportava qualche vantaggio sociale che l’amicizia con i ragazzi del Glee aveva annullato nelle sue prime tre settimane di scuola. C’era sempre qualcuno che voleva parlargli, fare coppia con lui per i progetti scolastici, lavorare con lui a laboratorio di scienze.

Avrebbe dovuto apprezzare questa popolarità, ma non aveva molto senso ormai, mitigata dalla nostalgia di qualcosa di più sincero che aveva perso.

Raggiunse l’auditorium e trovò il palco vuoto. Alcuni studenti invece occupavano le poltroncine della platea. Ne conosceva qualcuno di vista, come un paio di ragazzi che seguivano Brittany e Santana ovunque, il presidente della rete televisiva del McKinley con un assistente e, con suo grande disappunto, alcuni Titans che si erano sistemati in ultima fila. Si fermò sulla soglia della sala, notando che erano presenti anche Karofsky e Azimio e sperando con tutto sé stesso che non avessero intenzione di giocare qualche tiro mancino al Glee Club.

Scivolò in un sedile laterale, sprofondandovi, e un attimo dopo una luce gialla ed intensa si accese sul palco illuminando una figura che Blaine riconobbe immediatamente. Kurt, con i jeans e la camicia scozzese che aveva già notato a lezione, alzò la testa mentre un brevissimo accordo musicale riempiva l’aria.

It doesn’t matter if you love him, or capital h-i-m

Blaine si morse il labbro, senza riuscire a distogliere gli occhi dal ragazzo che aveva un’espressione completamente sicura e coinvolta, adornata da un sorrisetto che era quasi un ghigno di sfida.

                                                                                     Just put your paws up         

’cause you were born this way, baby

Kurt alzò le braccia al cielo e Tina e Mercedes gli si avvicinarono afferrando i lembi della camicia. Gliela aprirono con un gesto ritmato e Blaine sbiancò quando lesse la scritta sulla maglietta bianca: Attratto dai ragazzi.

Dal gruppo di giocatori di football si levò immediatamente un coro di versi di scherno e Blaine si sentì morire, ma allo stesso tempo avvertì un moto profondo d’orgoglio notando che Kurt non si era minimamente scomposto. Il suo sguardo era ancora brillante e fiero mentre con Tina e Mercedes dava inizio alla coreografia. Nel frattempo Tina e poi Mercedes iniziarono la loro parte di canzone e la coreografia si fece più ritmata, più movimentata.

My mama told me when i was young

we are all born superstars

she rolled my hair and put my lipstick on

in the glass of her boudoir

“there’s nothin wrong with lovin who you are”

she said, “’cause he made you perfect, babe”

“so hold your head up girl and you’ll go far,

listen to me when i say”

 

Ora il resto delle Nuove Direzioni era comparso sul palco e la coreografia era diventata sexy, decisamente.

Nessuno di quei ragazzi si faceva intimidire dalle parole offensive dei Titans. Ballavano e cantavano con tutti loro stessi e brillavano ognuno di una luce incredibile che rendeva ognuno di loro… unico, speciale. Blaine non riusciva a staccare gli occhi da loro.

I’m beautiful in my way

’cause god makes no mistakes

I’m on the right track baby

I was born this way

don’t hide yourself in regret

just love yourself and you’re set

I’m on the right track baby

I was born this way

Blaine rabbrividì per quanto quelle parole sembrassero assolutamente perfette per il momento in cui si trovava. In quel momento, guardando i volti decisi di Kurt e degli altri che rispondevano alle provocazioni dei Titans senza scomporsi, solo continuando a ballare e cantare, non riusciva a vedere niente di male in nessuno di loro, nemmeno in Kurt. Soprattutto non in Kurt, che splendeva tra gli altri come se si trovasse in un mondo in cui era perfettamente a suo agio.

C’era davvero qualcosa di sbagliato in Kurt? O forse… forse era lui a dover rivedere le sue idee?

Il ritornello terminò e Kurt si fece avanti, sfilandosi del tutto la camicia e gettandola via, il petto in fuori, fiero di quella scritta che mostrava con orgoglio.

Don’t be a drag -just be a queen

don’t be a drag -just be a queen

don’t be a drag -just be a queen

don’t be!

Altri ragazzi si tolsero le felpe, rivelando altrettante scritte. Ognuno di loro mostrava qualcosa che lo rendeva diverso, fiero, totalmente sé stesso.

don’t be a drag, just be a queen

whether you’re broke or evergreen

you’re black, white, beige, chola descent

you’re lebanese, you’re orient

whether life’s disabilities

left you outcast, bullied, or teased

rejoice and love yourself today

’cause baby you were born this way

 

in quel momento Blaine li ammirava, tutti, ognuno di loro. Li ammirava e li invidiava, perché lui non avrebbe mai avuto il coraggio di essere così… così vero.

No matter gay, straight, or bi,

lesbian, transgendered life

I’m on the right track baby

I was born to survive

no matter black, white or beige

chola or orient made

I’m on the right track baby

I was born to be brave

La mano di Blaine scivolò nella sua borsa e sfiorò con leggerezza il copione di Rent. Aveva deciso di chiedere ad Artie di avere la parte di Benny, ma qual era il vero motivo? Voleva quella parte o aveva… paura? Avrebbe preso la stessa strada se avesse avuto più coraggio?

I was born this way hey!

I was born this way hey!

I’m on the right track baby

I was born this way hey!

Blaine si alzò e lasciò l’auditorium quasi di corsa, la testa dolorante per i troppi pensieri, mentre le parole finali della canzone lo inseguivano lungo il corridoio.

Aveva assolutamente bisogno di fare una telefonata.

 

***

 

Kurt aveva visto Blaine tra il pubblico. Non appena aveva alzato lo sguardo aveva incontrato i suoi occhi e li aveva ritrovati decine e decine di volte durante la coreografia, mentre i Titans gridavano le loro stupidaggini dal fondo della sala.

Se n’era andato prima della fine, ma Kurt non c’era rimasto male perché durante la canzone aveva percepito qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva assolutamente niente a che fare con il disprezzo. Certo, non era rimasto, ma si era presentato e, a quanto aveva detto Artie, non aveva lasciato il musical.

Kurt sapeva che non avrebbe dovuto essere felice di questi particolari del suo comportamento. Doveva far sì che la sua felicità fosse completamente discostata dalla persona di Blaine, dalle sue parole e dalle sue espressioni, eppure non poteva fare a meno di notare tutte le mosse dell’ex-amico e tanto meno di esserne influenzato.

Sul palco si era sempre sentito potente, niente e nessuno poteva toccarlo mentre cantava o ballava. Nessun viso aveva mai attraversato la barriera delle luci di scena, eppure aveva trovato immediatamente gli occhi di Blaine e la sua presenza lì l’aveva fatto sentire ancora più forte e sicuro del solito.

Lo sapeva, sapeva che questo non andava bene, non andava affatto bene… eppure proprio non poteva evitarlo.

Ci fu qualche applauso e Kurt sentì la mano di Mercedes stringere la sua mentre scendevano da palcoscenico. Si lasciò guidare da lei visto che la sua mente in quel momento era concentrata su ben altri argomenti.

-Ragazzi, siete stati formidabili. Assolutamente grandiosi, ed era solo la prima prova! Quando arriveremo al giorno dello spettacolo sarà… incredibile!- esclamò Shuester, distribuendo grandi pacche sulle spalle a tutti quanti con un largo sorriso –Bravissimi!-

Kurt sorrise come tutti gli altri ma, proprio in quell’istante, i Titans passarono davanti alle Nuove Direzioni. Ovviamente non potevano fare nulla di concreto, non con Shuester presente, ma il soprano sentì distintamente il sibilo minaccioso che produsse Karofsky mentre gli passava accanto, sbattendo contro la sua spalla con finta casualità –Questa non la passi liscia, checca.-

Lui deglutì, ma tenne la testa altra e rifiutò di massaggiarsi la spalla. Invece sporse il petto in fuori, rendendo ancora più evidente la scritta sul suo petto. Karofsky poteva odiarlo, trovarlo ridicolo o… avere paura di lui, di sé stesso o quello che era, ma non avrebbe cambiato nulla del suo comportamento, per nessuno.

Mentre si allontanava Karofsky gli fece un eloquente segno di minaccia, passandosi due dita all’altezza del collo.

Mordendosi il labbro si voltò per nascondere qualsiasi reazione, sforzandosi di concentrarsi sugli elogi di Shuester, ma la sua mente si distaccò immediatamente per volare verso lidi ben meno piacevoli.

 

***

 

Blaine dovette aspettare parecchio prima di riuscire a fare la sua telefonata. Anche se l’esibizione delle Nuove Direzioni gliel’aveva fatto completamente passare di mente, quel pomeriggio aveva lezione con i bambini del catechismo e solo quando sua madre glielo ricordò si rese conto di non aver preparato assolutamente nulla.

Così, quando fu davanti alla sua piccola classe, decise di far leggere loro qualche passo dal Vangelo. Gli sembrava una buona scelta, ma si rese ben presto conto che non era così. Per la prima volta non riusciva a spiegare i singoli passaggi ai suoi allievi, semplicemente perché non era sicuro nemmeno lui del vero significato di quelle parole che conosceva tanto bene. All’improvviso quelle scritture gli sembravano passibili di mille diverse interpretazioni e questo lo disorientò totalmente.

-Maestro Blaine?- domandò ad un certo punto uno dei ragazzini, Jason, alzando appena la mano –Come mai sei strano oggi?-

Blaine si morse il labbro, rimproverandosi mentalmente per aver fatto notare ai bambini la sua distrazione –Hai ragione. Scusatemi, ragazzi, oggi sono un po’ stanco.-

-Dev’essere perché sei andato a scuola. Anche io sono sempre stanca quando vado a scuola.- commentò Maryanne, una ragazzina dai capelli rossi, che venne subito smentita da Jason –Non sembra come se fossi stanco. Secondo me hai litigato con un tuo amico. Quando io e Paul litighiamo lui ha sempre quella faccia.-

-Anche tu ce l’hai.- sbuffò Paul, un ragazzino di colore seduto accanto a Jason.

-Quindi hai litigato con un tuo amico, maestro Blaine?- domandò Maryanne sbarrando gli occhi.

Blaine esalò un respiro, chiudendo per un attimo gli occhi e sforzandosi di non maledire l’empatia naturale dei bambini. Nemmeno i suoi genitori si erano accorti di nulla, insomma –Già, avete ragione. In effetti ho litigato con un mio amico, ma non dovete preoccuparvi.-

-Glieli hai fatti i biscotti al tuo amico?- domandò timidamente un'altra ragazzina, Kate –La mamma quando avevo litigato con Annette mi ha aiutata a fare i biscotti al cioccolato e glieli ho portati. Lei è stata contenta. Faglieli anche al tuo amico.-

Blaine rise appena, figurandosi la scena: lui che portava a Kurt un pacco di biscotti e tutti i problemi scomparivano in una nuvola di fumo. A stento riuscì ad ammetterlo, ma gli sarebbe piaciuto che potesse essere tanto semplice. Kurt gli mancava, gli mancava da morire, e ogni volta che il suo pensiero volava verso di lui si sentiva sempre più sbagliato.

Sempre più debole, sempre più solo.

-Sapete, avete ragione. Le liti vanno sempre risolte, perché l’amicizia è una cosa davvero importante. Sia per i bambini che per gli adulti.- disse, rendendosi a stento conto di aver formulato la frase –Farò i biscotti al mio amico e glieli porterò alla partita.- mentì, sorridendo mentre scacciava quella vocina che gli sussurrava l’idea malsana di farlo sul serio.

-Il tuo amico gioca a football con te?- domandò una biondina che sembrava una bambola, Joanne –Anche mio fratello ci giocherà quando sarà grande.-

-Oh, no. Lui è un cheerleader.- rispose lui prima di pensare veramente alle proprie parole.

Tutti i bambini si accigliarono finché Jason non prese di nuovo la parola –Ma è un maschio, non è un po’ strano?-

Blaine si morse il labbro prendendosi qualche istante. Cosa avrebbe risposto normalmente, se quella faccenda non avesse avuto a che fare con lui?

Le parole arrivarono meccanicamente. Sapeva qual era la risposta giusta, quella che avrebbe dovuto dare ai bambini per educarli al meglio, per aiutarli a crescere con un cuore buono e uno spirito cristiano di accettazione e conforto.

-Non è strano. È giusto che ognuno sia libero di fare ciò che preferisce, seguendo i propri desideri. Nessuno di noi può giudicare le scelte altrui, capite ragazzi?-

I bambini annuirono in modo quasi solenne e Blaine giocherellò nervosamente con la penna che teneva tra le dita. Si sentiva improvvisamente incoerente, poco sincero e soprattutto incredibilmente confuso.

C’erano mille contraddizioni nella sua mente, nelle sue parole, nel suo cuore.

Mille fattori lo spingevano lontano da Kurt e altrettanti sembravano tirarlo verso di lui. Vicino e lontano, lontano e vicino, come una dannata danza di cui non conosceva i passi.

Quando finalmente arrivò a casa si lasciò cadere sul letto e afferrò il cellulare, felice di poter finalmente parlare con l’unica persona che poteva aiutarlo a dissipare i suoi dubbi. Compose il numero e il cellulare suonò libero un paio di volte, dopodiché una voce incredibilmente familiare rispose –Pronto?-

-Ehi, Wes, sono Blaine.-

-Oh, B! Ragazzi, è Blaine!- immediatamente un coro di saluti arrivò al suo orecchio e Blaine sorrise mentre sentiva l’amico allontanarsi dal resto del gruppo –Finalmente, sono settimane che non ti fai sentire. Credevamo che fossi stato rapito da qualche baby-gang.-

Blaine ridacchiò –No, non siamo ancora a quei livelli. Scusa, davvero, so che non mi sono mai fatto sentire sul serio dopo il primo giorno di scuola.-

-Infatti. Gli sms non contano e la tua mail era di due righe, B. Sono profondamente offeso, ma visto che sono anche felice di sentirti farò finta di niente.- decretò Wes –Allora. Com’è la scuola pubblica?-

-Mh. Un po’… strano. È molto diverso dal St. Jude.-

-Diverso in bene o in male?- domandò Wes in quello che Blaine conosceva come il suo tono comprensivo.

-Non saprei. Solo diverso, credo. Anche se penso che… beh, è difficile a volte. Sono tutti molto… diversi. Lo so che lo sto ripetendo all’infinito ma sembra davvero il termine migliore.-

-Blaine, c’è qualcosa che non va, non è così?-

Blaine sospirò –Sì, infatti.-

-Vuoi parlarmene? C’è davvero qualcuno che ti infastidisce o che ti ha fatto del male? Se è così devi andare dai professori B., loro…-

-Wes, Wes, respira.- lo interruppe Blaine, sorridendo alla versione mamma-chioccia dell’amico –A parte che qui i professori non sono proprio… come quelli a cui siamo abituati. Ma comunque non è un problema di quel genere, è solo… ho litigato con una persona. In effetti ho avuto una brutta discussione con una persona con cui avevo legato molto.-

Poté quasi sentire il sorrisetto di Wes attraverso la cornetta –Una persona o una ragazza?-

-Cos… no.- sbarrò gli occhi Blaine –No è… è un ragazzo. Eravamo diventati molto amici e poi… beh, è successo qualcosa e ora non ci parliamo più. E lui mi aveva presentato tutti gli altri e così, fondamentalmente, sono abbastanza… solo al momento.- inspirò, prima di ammettere quella che sapeva essere la verità –Anche se ad essere sincero mi manca soprattutto Kurt. So che lo conosco solo da un mese ma avevamo legato in modo davvero profondo. Siamo subito diventati… migliori amici. Senza contare che il suo fratellastro e il suo migliore amico sono molto alti, muscolosi e abbastanza terrorizzanti.- aggiunse nel tentativo di sdrammatizzare.

Wes ridacchiò, ma aveva colto la tristezza dell’amico –Visto che sei stato così vago suppongo che tu non voglia dirmi il motivo della vostra lite.-

-Già, è qualcosa di privato e che riguarda soprattutto Kurt, quindi no, non posso.- confermò Blaine –Ma è qualcosa di grosso. Una parte di lui a cui non è disposto a rinunciare.-

-Ok.- annuì Wes –Vuoi davvero che io ti dia un consiglio? Perché a me dal tuo tono sembra che tu abbia già preso una decisione.-

Blaine sospirò –Davvero? Perché io non ci capisco nulla. So solo che mi manca davvero la sua amicizia.-

-Appunto.- sorrise Wes con decisione. Con una forte confusione in testa, ma qualcosa di piuttosto caldo all’altezza del petto, Blaine sprofondò la testa nel cuscino –Un giorno capirò come fai ad avere sempre la risposta pronta, Wes. Ah e davvero, lo giuro, mi farò sentire molto di più da ora in poi.-

-Certo che lo farai. Quattro settimane senza i miei saggi consigli e guarda in che caos ti sei trovato.- ridacchiò il ragazzo –Ora vado, ho mollato gli altri nel bel mezzo di un gruppo di studio.-

-Salutami Nick e Jeff.-

-Certo.- assicurò l’amico –E tu smettila di rimuginare troppo sulle cose e fai pace col tuo cervellino. E col tubetto del gel.-

 

 

 

_____________L’angolo di Jane

Eccomi quiiii puntualissima. E con un capitolo luuuungo lungo, spero che non sia troppo pesante +_+ ho pensato di eliminare la parte dei bambini di catechismo ma… sono così teneri :P

Molti di voi credevano che Blaine avrebbe fatto una sua maglietta Born This way, spero che non siate troppo delusi! Era decisamente troppo presto per una manifestazione pubblica di accettazione, anche se come avrete notato Blaine ha finalmente raggiunto la luce!

Ringrazio tutti per le recensioni e per i messaggi pvt, siete splendidi *-*

Oh, volevo lasciarvi una cosa che ho trovato su tumblr *-* http://allyouneedisship.tumblr.com/post/67462898865  è perfetta *-*

Ok ora vi lascio che ho anche una traduzione da pubblicare, ma spero di sentirvi presto tramite recensioni o messaggi o quello che volete, ci tengo ai vostri pareri, positivi o negativi che siano!

Al prossimo aggiornamento tesori!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 14. La partita del cuore ***


Cap. 15 – La partita del cuore

 

 

Quando Blaine arrivò al McKinley domenica sera gli sembrava che il cuore fosse pronto ad esplodergli nel petto. Il parcheggio era gremito di auto, visto che avrebbero giocato in casa, e una folla di persone si era riversata nel cortile dell’istituto per dirigersi verso l’enorme campo da football.

Non era la prima partita della stagione, eppure l’afflusso era davvero impressionante e Blaine rabbrividiva al solo pensiero di dover giocare di fronte a tutte quelle persone. Certo probabilmente non sarebbe accaduto: non era altro che una riserva e sicuramente avrebbe passato tutta la partita in panchina, ma questa consapevolezza non gli impediva di sentirsi profondamente inquieto.

Raggiunse gli spogliatoi, dove gran parte della squadra si stava già cambiando: quando entrò Puck e Finn si zittirono all’improvviso, Karofsky e Azimio finsero di non vederlo, Sam gli lanciò un sorriso incoraggiante e gli altri un vago, poco interessato saluto. Blaine era sempre stato affascinato dallo spirito di squadra che si formava prima di una partita, ma si era aspettato di non esservi incluso in alcun modo. Dopotutto in quello spogliatoio aveva motivo di essere odiato almeno dalla metà dei presenti.

Poggiò la sacca davanti al suo armadietto e iniziò a cambiarsi in silenzio, guardandosi attorno di sottecchi per valutare lo stato d’animo dei compagni.

Finn, Sam e Puck scherzavano con un altro ragazzo del Glee, Mike, e altri due Titans, riguardo a qualcosa che il ragazzo col taglio da moicano stava raccontando. Karofsky e Azimio erano altrettanto allegri e chiacchieravano tranquillamente con altri ragazzi, scambiandosi di tanto in tanto insulti scherzosi abbastanza pesanti.

Quando la porta si aprì rivelando la figura longilinea di Kurt, l’atmosfera si spezzò. Blaine vide distintamente come alcuni giocatori, prima tranquilli e scherzosi, si infilarono rapidamente le magliette dando le spalle al Cheerios. Questo lo turbò appena: aveva pensato parecchio alla… condizione di Kurt, al suo essere omosessuale, eppure mai si era soffermato a preoccuparsi che lui potesse avere delle… mire sessuali verso nessuno di loro. Kurt non sembrava un predatore affamato, anche se ricordandolo ballare immaginava che potesse risultare piuttosto sexy e provocante.

Quasi sobbalzò: sexy e provocante? Ma come gli veniva in mente una descrizione così inopportuna?

Uno sguardo a Karofsky lo distolse dai dubbi riguardo alla sua scelta di parole. C’era qualcosa di diverso nello sguardo che il Titans rivolgeva a Kurt, qualcosa che lo differenziava dagli altri bulli con cui il controtenore era tenuto a vedersela ogni giorno. E questo qualcosa a Blaine non piaceva affatto: nello sguardo di Karofsky non c’era un generico disprezzo per ciò che era Kurt o per il suo essere un perdente, come lo definivano loro. Era una luce personale, proveniente dal profondo dell’anima del giocatore, e Blaine ne fu davvero spaventato. Gli ci volle un grande autocontrollo per evitare di porsi tra Karofsky e Kurt, solo per la necessità di proteggere il suo amico da quello sguardo che per lui era tanto pericoloso.

Solo in quel momento capì che, se Kurt poteva riuscire tranquillamente a sopportare le vessazioni degli stupidi bulletti della scuola, quella cosa con Karofsky era su un altro livello.

Con un sospiro osservò Kurt che si univa a Sam, Finn, Puck e Mike per cambiarsi. Avrebbe tanto voluto avvicinarsi e poggiargli un braccio sulla spalla, solo per far capire a tutti che non potevano fargli del male, che lui l’avrebbe protetto… ma con che diritto, quando lui stesso l’aveva ferito?

Così si limitò a uscire, ormai pronto, sicuro almeno che Puck e gli altri avrebbero impedito che gli accadesse qualcosa.

 

***

 

Quando Kurt entrò nello spogliatoio riuscì a sentire la fitta di tensione che squarciò l’aria. Si voltò verso Karofsky, pensando che provenisse da lui, ma questi lo stava semplicemente fissando con la sua aria da sono-grande-e-grosso-posso-spaccarti-le-ossa-senza-nemmeno-toccarti. Che in effetti era piuttosto spaventosa, ma non era questo il punto. C’era un’energia ancora più forte del suo odio nello spogliatoio e Kurt si trovò quasi immediatamente a cercare la figura di Blaine.

Gli occhi nocciola del moro gli cancellarono ogni dubbio: era da lui che provenivano quelle strane vibrazioni e, anche se Kurt sentiva di esserne il centro, sapeva allo stesso tempo che non erano rivolte a lui.

Blaine stava fissando Karofsky con uno sguardo che avrebbe trasformato il Titans in una gelatina tremante, se solo questo non fosse stato troppo impegnato a fissare lui con odio per rendersene conto.

Kurt aveva imparato da tempo che non esistono difese contro quel genere di vessazioni ma che, spesso, il silenzio era la scelta migliore. O, per lo meno, la meno dolorosa. Così si avvicinò a Finn e al resto del Glee e si mise a cambiarsi con loro, ben attento a non far vagare i suoi occhi in giro nemmeno per un istante, e mentre iniziava a cambiarsi vide con la coda dell’occhio che Blaine stava lasciando in fretta lo spogliatoio.

Espirò lentamente, rifiutando di interrogarsi sulle azioni dell’ ex-amico. Un attimo prima sembrava non chiedere altro che uccidere Karofsky, e l’istante successivo fuggiva via senza guardare in faccia nessuno. Era incoerente e irrazionale ma, si ripeté, a lui tutto quello non doveva interessare. Non poteva, proprio non poteva gestirlo.

Così seguì gli altri fuori e osservò i giocatori correre nel campo mentre lui si univa alle Cheerios. Poco dopo una musica esplose nell’aria e le ragazze lo precedettero, uscendo di corsa. Lui le seguì e tutti insieme fecero una ruota che li portò al centro del prato, proprio di fronte al pubblico e alla squadra.

-Foooorza Titans!- gridò con le altre mentre il fischio dell’arbitro segnava l’inizio della partita.

Blaine era seduto in panchina e seguì il gioco dei compagni, ma spesso il suo sguardo trovava Kurt che era in piedi poco distante e tifava per la squadra, o almeno per alcuni membri: si limitava a battere le mani quando Karofsky e i suoi amici facevano una buona azione mentre saltava e si sgolava quando Puck, Finn, Sam o Mike si distinguevano per qualcosa.

Mordendosi il labbro, Blaine non riuscì a evitare di chiedersi cos’avrebbe fatto Kurt se anche lui fosse stato in campo. Si sarebbe limitato ad applaudire educatamente o avrebbe ballato e saltato come per Puck e gli altri?

Il primo tempo finì presto, con i Titans in vantaggio di due punti, e Blaine si mise dritto sulla panca. Giocavano in casa, quindi sapeva che le cheerleader del McKinley avrebbero fatto un numero per l’intervallo.

Vide le ragazze disporsi attorno a Kurt, coprendolo totalmente al suo sguardo, e poi una musica forte e ritmata si diffuse nell’aria. Le ragazze fecero qualche passo coordinato: erano brave, Brittany in modo particolare, e si muovevano con una sincronia incredibile, ma un attimo dopo tutte sembrarono sparire, perché la formazione si era aperta e anche Kurt stava ballando.

All’improvviso gli parve di osservare una rosa rossa in mezzo a un campo di margherite.

Kurt si muoveva con semplicità, come se non stesse facendo il minimo sforzo, ma allo stesso tempo emanava un’energia accecante mentre muoveva i fianchi come se fossero svitati dal resto del corpo.

La canzone aveva delle parole e Blaine si rese conto che Kurt stava cantando, ma tutto ciò che riusciva a notare era il timbro acuto ma graffiante della sua voce e i movimenti rapidi e ammiccanti che eseguiva. Blaine sapeva che Kurt era speciale, l’aveva capito fin dalla prima volta che l’aveva visto, ma in quel momento, come era accaduto solo durante l’esibizione di Born this way, si accorse davvero di quanto lo fosse.

Era una stella, brillava come il sole e nulla, nulla avrebbe dovuto oscurare la sua luce.

Con la coda dell’occhio, nonostante fosse totalmente preso dallo spettacolo, notò Karofsky con la coda dell’occhio.

Il Titans non staccava gli occhi da Kurt. Tutto il suo viso era contratto in uno sforzo quasi animalesco e teneva le mani strette in due pugni tremanti. Un attimo dopo si voltò e, senza più guardarsi indietro, scomparve negli spogliatoi.

Blaine sospirò, preoccupato. Avrebbe dovuto fare molta attenzione, da quel momento. Kurt doveva fare attenzione, Karofsky lo preoccupava più di quanto fosse sopportabile e doveva avvertirlo… ma, prima, dovevano sistemare le cose tra loro.

Con questa sicurezza, quando la musica terminò, Blaine si alzò e si diresse con decisione verso le Cheerios che saltellavano e si abbracciavano congratulandosi l’un l’altra per l’ottima esibizione.

-Blaine!- trillò Brittany saltandogli al collo –Ti siamo piaciute? La coreografia è mia, sai? La Sylvester…-

-Brit.- la voce di Santana interruppe lo sproloquio della bionda –Che diable, noi non parliamo con lui, ricordi?-

-Ma per quanto ancora? A me piace Blaine.- si imbronciò la ragazza –Non puoi far pace con il mio unicorno? Così possiamo parlare?-

Blaine sorrise appena –In realtà era quello che volevo fare. Dov’è Kurt?- domandò poi, guardandosi attorno senza riuscire a individuarlo.

-Senti bene, Hobbit, se gli fai di nuovo del male io ti…-

-L’unicorno dopo le esibizioni va sempre negli spogliatoi. Deve curare il suo pelo magico da unicorno.-

Blaine sbiancò e sentì il proprio cuore perdere un battito, o forse due.

 

***

 

Kurt entrò nello spogliatoio e si diresse verso il suo armadietto, cercando di riprendere fiato dopo l’esibizione. Lo aprì e fece per afferrare la sua lacca ecologica, ma ebbe appena il tempo di alzare il braccio prima di sbattere violentemente contro la parete fredda, il fiato mozzato nel petto e Karofsky di fronte a sé, decisamente troppo vicino per i suoi gusti.

-Esageri, stupida checca. Esageri sempre. Ci fai schifo, perché non lo capisci?-

Kurt voleva rispondere. Avrebbe voluto dirgli che, a quanto gli era sembrato dal bacio della settimana precedente, non doveva fargli poi tanto schifo. Ma Karofsky lo fissava di nuovo come quel giorno, erano soli in uno spogliatoio e il braccio che il Titans gli stava stringendo faceva davvero male –Io non… lasciami, non…-

Con un grugnito Karofsky lo spinse con più forza contro la parete e Kurt emise un lamento quando sentì la sua testa sbattere con violenza.

-La colpa è tutta tua. Vorrei vedere se andresti ancora in giro sculettando nei tuoi dannati pantaloni stretti se ti spaccassi la faccia.- ringhiò il giocatore, e un attimo dopo bloccò Kurt anche con l’altra mano, stringendogli la spalla rudemente.

Kurt si morse il labbro per non piagnucolare. Non voleva farlo, davvero, ma Karofsky gli stava facendo male e aveva seriamente paura. Sbarrò gli occhi quando sentì una fitta più forte al braccio e si trovò a terra, gemendo quando sbatté il gomito.

-Sei un dannato frocio, Hummel! E devi piantarla!-

Karofsky lo bloccò a terra, spingendolo contro il pavimento con un movimento che gli fece dolere la spalla. Non fu troppo forte, ma sufficiente da strappargli un singhiozzo, e chiuse gli occhi in attesa del colpo che era sicuro sarebbe arrivato. Ma non fu così.

Sentì un verso sorpreso, un tonfo e dei passi. Poi, improvvisamente, un tocco leggero alla spalla lo fece sobbalzare e aprì gli occhi.

-Kurt, Dio Kurt stai bene? Ti prego dimmi solo… Kurt…-

Blaine sfiorò Kurt con gli occhi pieni di lacrime e lo aiutò a mettersi a sedere, senza smettere di esaminarlo. Quand’era entrato nello spogliatoio si era sentito morire non appena aveva visto la sagoma enorme del Titans troneggiare su quella tremante di Kurt e aveva agito d’istinto.

Spinto via Karofsky si era subito accovacciato al suo fianco, desiderando solo di poter cancellare quello che gli era appena successo, e ora lo fissava cercando di capire cosa poteva fare, come aiutarlo.  

Non appena i loro occhi si incontrarono, quelli di Kurt si inondarono di lacrime e un singhiozzo gli sfuggì dalla gola. Blaine allora non riuscì a trattenersi e, delicatamente, lo strinse in un abbraccio.

Per un istante Kurt pensò di abbandonarsi a quella stretta calda e confortante. Tra le braccia di Blaine si sentiva bene, protetto, e in quel momento voleva solo rimanere lì a farsi cullare e piangere fino ad esaurire le lacrime, ma sapeva che sarebbe stata una sciocchezza.

Lui e Blaine non erano amici, non più. E sapeva che lo spirito cristiano di Blaine, o quello che era, gli imponeva di stargli vicino e di fare il possibile per alleviare le sue sofferenze, ma lui non voleva questo –Lasciami stare. Non ho bisogno di un buon samaritano.- sibilò.

Blaine sbarrò gli occhi, colpito dall’asprezza di quelle parole, ma non distolse lo sguardo –Lo so.- rispose cercando di suonare calmo –Non voglio fare il buon samaritano, Kurt.-

-Bene. Allora puoi andare senza sentirti in colpa.- Kurt si alzò, trattenendosi dal gemere per il dolore alla schiena. Sicuramente l’incontro con il muro e poi col pavimento gli avrebbe procurato dei lividi –Me la cavo da solo.-

-Lo so. Ma io non voglio… non voglio che tu debba farlo.-

-E allora cosa vuoi, Blaine?- sbottò Kurt, rifiutandosi di sbattere le palpebre: sapeva che se lo avesse fatto le lacrime sarebbero sfuggite e non voleva piangere davanti a lui, non più –Vuoi di nuovo provare a guarirmi? Hai portato qualche altro stupido volantino? Cosa vuoi, Blaine?-

-Solo… solo tornare a essere tuo amico. Dio, Kurt, mi manchi.-

Kurt si coprì il volto con le mani, inspirando profondamente.

Mi manchi.

Gli manco.”

Quelle parole così semplici avevano acceso in lui un calore immenso, ma non bastavano. Sapeva che questo non bastava, così non si mosse e non rispose anche se quel “mi manchi anche tu” continuava a rimbalzare sulla sua lingua nel tentativo di sfuggirgli dalle labbra.

Dopo qualche istante tornò a guardare Blaine dritto negli occhi, deglutendo per cacciare via quel dolore sordo che aveva preso possesso della sua gola –Io non posso essere amico di qualcuno che mi ritiene uno… sbaglio, Blaine. Ci ho messo anni per capire di essere gay e non taglierò di nuovo fuori dalla mia vita una parte di me stesso.-

Sorprendendolo, Blaine annuì –Lo so. L’ho capito, questo.-

-E sei comunque qui?- domandò Kurt con un filo di voce, forzandosi di evitare che il suo cervello producesse troppe aspettative. L’aveva già fatto e non voleva finire di nuovo a pezzi.

-Sì.- rispose però Blaine –Mi dispiace Kurt. Non è stato facile per me… e non lo è ancora adesso. Mi viene ancora difficile pensare che possa essere… giusto. Ma tu sei una bellissima persona, la migliore che io abbia mai conosciuto. E in questi giorni credo di essermi reso conto che non mi sembra… giusto che una cosa come questa ti renda un peccatore.- sembrava che ogni parola fosse un parto, qualcosa di difficile ma incredibilmente desiderato, e Kurt non poté far altro che rimanere in silenzio mentre guardava gli occhi limpidi e sinceri dell’amico –Non so se sarò in grado di capire del tutto… ma posso provarci. Voglio… vorrei provarci, se a te va bene, e in ogni caso… accetterò quello che sei. Lo sto già facendo Kurt, davvero. So che non ho nessun diritto di pretendere che tu…-

Senza una parola, Kurt si gettò su di lui e gli gettò le braccia al collo. Un attimo dopo sentì che Blaine lo stava stringendo a sua volta e si lasciò sfuggire un singhiozzo, soffocandolo sulla spalla del ragazzo –Scusa Kurt.- stava sussurrando Blaine –Scusami, ti prego…-

Kurt annuì, rompendo l’abbraccio e rivolgendogli un sorriso tra le lacrime –Sono contento di scoprire che alla fin fine non mi ero sbagliato su di te.- disse –Ora fila a scaldare la panchina, Anderson, io devo tifare. Ne parliamo dopo la partita.-

 

 

_________________L’angolo di Jane

Salve salve salve!

Eccoci qui. Siete contente? Dio, avevate così tante aspettative su questo momento che ho l’ansia di avervi deluse quindi pleeeeease, fatemi sapere cosa ne pensate!! Sia in bene che in male, al solito!

Ora, devo dirlo visto che sto praticamente diffondendo una campagna di sostegno, lo dico anche a voi: se nella vostra città passa il tour di “Spring Awakening”, andate a vederlo!! È un po’ crudo e un po’ spinto e lo so che non avrà mai successo in Italia, perché siamo pieni di perbenisti, ma ne vale davvero la pena!

Va bene, mi eclisso e  vi lascio libere di recensire, o scrivermi, o mandarmi una lettera o un segnale di fumo per dirmi se con questa scena ho deluso le vostre aspettative!

Un bacio a tutti e alla prossimaaaaaa!

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 15. Di chiacchiere e soap opera spagnole ***


16. Di chiacchiere e soap opera spagnole

 

 

La partita terminò con una vittoria della squadra avversaria.

Fin dall’inizio del secondo tempo i Titans erano stati pessimi e tutti notarono che buona parte della colpa era di Karofsky: era deconcentrato, lento, poco reattivo a ciò che accadeva in campo. Fin da subito intralciò il gioco dei compagni e, finché la Bestie non lo sostituì, penalizzò decisamente l’andamento della squadra.

Riuscirono comunque a perdere di pochi punti e l’umore della squadra non era così pessimo quando fu il momento di lasciare il McKinley, soprattutto perché Karofsky aveva deciso di scappare via senza nemmeno cambiarsi, limitandosi a afferrare la sua roba dall’armadietto e andarsene come un fulmine senza curarsi di salutare nessuno.

-Hai la tua macchina o vi serve un passaggio?- domandò Puck a Kurt mentre si dirigevano verso il parcheggio. Il controtenore si guardò attorno e incontrò subito gli occhi nocciola di Blaine –No, sono a piedi ma… puoi accompagnare Finn? Io ho… una cosa da fare.-

Finn lo guardò confuso, ma Puck seguì il suo sguardo e non ci mise molto ad accorgersi di Blaine, fermo a pochi passi da loro –Con Anderson?- domandò, teso –Sicuro che non vuoi che veniamo con te?-

-Sicuro. Grazie Puck. Finn, ci vediamo a casa.- salutò Kurt, dopodiché raggiunse Blaine che gli sorrise, cercando di ignorare l’occhiata minacciosa che i compagni di squadra gli stavano rivolgendo –Sei in macchina? Io non ho la mia, mi ha portato mio padre.- domandò Kurt non appena gli fu accanto.

-Sì, ho la mia. Vieni.- annuì Blaine, sentendosi indescrivibilmente felice mentre si scambiavano quelle frasi semplici e incredibilmente quotidiane. Sapeva che avevano molto di cui parlare, ma in quel breve momento era come se tutto fosse come una volta: poteva quasi fingere che quella settimana appena passata non fosse mai accaduta.

Raggiunsero l’auto, a cui Kurt lanciò uno sguardo quasi affettuoso, e quando fu seduto Blaine esitò un attimo –Vuoi… possiamo prendere un caffè. Oppure andare in un posto un po’ più tranquillo. Io non ne conosco molti ma se hai qualcosa in mente…-

-Ti va di andare al parco?- propose Kurt –C’è un posto in cui non va mai nessuno, è abbastanza tranquillo e potremo… insomma...-

-Ottimo.- annuì Blaine, e mise in moto.

Meno di un quarto d’ora dopo erano in un anfratto del parco che Blaine non aveva mai notato, un angolo nascosto da una collinetta e quasi spoglio se non per un paio di panchine nascoste da un gruppo di cespugli non esattamente rigogliosi.

Camminarono in silenzio, l’uno accanto all’altro, e si sedettero su una delle panchine. Blaine continuava a tenere lo sguardo basso, ma poteva sentire distintamente gli occhi di Kurt su di sé. Gli ci volle qualche istante prima di trovare il coraggio di parlare –Kurt, mi dispiace. Sono stato così stupido a non provare nemmeno a capire, avrei dovuto… so che non ho il diritto di chiederti di…-

-Blaine, va bene.- lo interruppe l’altro con un sorrisetto –Lo so che non è qualcosa di facile da accettare. Nemmeno Finn era così accomodante all’inizio, anche se forse beh… ci sono stati altri fattori che hanno giocato a mio sfavore.- tagliò corto, supponendo che quello non fosse il momento adatto per nominare la sua passata cotta per il suo fratellastro -E molti non lo accettano ancora, anche se quelli del Glee sono tutti a posto con questa cosa.- spiegò –Ammetto che pensavo che tu avresti mi avresti accettato. Sei una persona così… buona, e avevamo legato così tanto… e la tua reazione mi ha ferito, non avrebbe senso fingere il contrario. Ma ora sei qui e va bene. Non voglio più che mi chiedi scusa, davvero.-

-Ok.- sorrise incerto Blaine –Però mi sento ancora in colpa.-

-Potrebbe suonare male, ma da una parte ne sono contento. Non prenderla male, non è come se fossi contento perché ti senti in colpa, solo che… vuol dire che sei davvero convinto di aver sbagliato. Ma non devi, Blaine. Posso capire quanto sia difficile per te. Probabilmente stai andando contro degli insegnamenti e dei valori che sono stati importanti, e lo stai facendo per me. Io lo apprezzo, davvero.-

-In realtà anche prima lo stavo facendo. La Chiesa dice che la sodom… ehm… l’omosessualità? Scusa, non so quale sia il termine adatto…-

-Omosessualità va benissimo.- sorrise Kurt, un po’ intenerito dal balbettare dell’amico.

-Ecco, dice che è peccato. Ma allo stesso tempo dice che un buon cristiano dovrebbe essere solidale e amorevole anche con chi è diverso e io non lo sono stato. Quindi… in realtà è tutto piuttosto confuso al momento. L’unica cosa che so…- finalmente alzò gli occhi e Kurt vi lesse una decisione e una sicurezza quasi dolorose –È che tu sei una splendida persona e che sono fortunato ad averti incontrato. E che non voglio più rischiare di rovinare questa cosa.-

Kurt sorrise, incapace di trattenersi –Mi sei mancato davvero tanto, Blaine.-

-Anche tu.- annuì il ragazzo –Ma… c’è un… insomma, il fatto è che io non so bene come comportarmi. Hai visto prima, non sapevo nemmeno che termine… e ho paura di ferirti dicendo qualcosa di sbagliato, ma allo stesso tempo a volte avrei così tante domande che…-

-Blaine, tranquillo.- lo interruppe Kurt, posando una mano sulla sua per un istante –Va bene, lo so che non è qualcosa con cui hai familiarità. Ma io non mi offenderò e non la prenderò sul personale, ok? Davvero, voglio che torniamo come prima. Che le cose siano… rilassate e piacevoli. Non voglio che tu creda di dover misurare ogni parola.-

-Ok.- sorrise Blaine, guardandolo quasi timidamente prima di sporgersi verso di lui e tirarlo in un abbraccio che profumava di affetto –Sono così contento di averti di nuovo con me.-

-Anche io.- mormorò Kurt, lasciandosi cullare dal profumo familiare dell’amico. Blaine aveva l’odore dell’autunno e Kurt lo trovava così rilassante che avrebbe potuto passare la vita solo con quell’odore addosso –Allora…- iniziò quando si separarono –Qualcuna di queste domande imbarazzanti è poco impegnativa e adatta a un dopo-partita?-

-Beh… ce ne sarebbe una in effetti.-

-Spara.-

-Tu e…- Blaine esitò, tormentandosi le mani –Insomma, tu e Puck siete… amici, oppure lui è tipo… insomma siete… come…-

Kurt sbarrò gli occhi e quasi scoppiò a ridere –Mi stai chiedendo se io e Puck stiamo insieme?-

-Oh no, no io… beh, sì. Fondamentalmente sì.- annuì il ragazzo, arrossendo un po’.

-No, non stiamo insieme.- rispose Kurt con semplicità –Lui è etero. Mortalmente etero, e voglio dire che adora le ragazze e le donne in generale. Dubito che potrebbe mai farne a meno, figuriamoci smettere di esserne attratto.-

-Oh.- sorrise Blaine e, mettendo da parte la consapevolezza di essere stranamente soddisfatto di quella risposta, aggiunse –Scusa è solo che siete molto… sai…-

-Lui è un tipo piuttosto fisico.- precisò Kurt –E io gli voglio un gran bene. È il migliore amico di Finn e un tempo, prima di tutta la questione di Quinn, era uno di quelli che mi buttava nei cassonetti e rendeva le mie giornate un inferno. Ma poi è entrato nel Glee, ha avuto un anno piuttosto complicato e abbiamo legato. Credo che inizialmente fosse più che altro un modo per fare ammenda, ma ora siamo davvero molto amici.-

Blaine annuì –Ricordi, avevi detto che mi avresti spiegato questa storia di Puck, Quinn e Finn un giorno, ma poi abbiamo litigato. Ora sono decisamente curioso.-

-Mh… sicuro di volerlo sapere ora? Perché immagino che una gravidanza fuori dal matrimonio non sia esattamente qualcosa che rientra nei principi cristiani e stai già affrontando questa cosa dell’omosessualità.- disse Kurt con noncuranza, senza però perdersi lo sguardo sbalordito di Blaine –Gravidanza? Quinn?-

-Già. Diciamo che Quinn e Puck hanno avuto una figlia mentre Quinn stava con Finn. Oh, e la madre di Rachel l’ha adottata quando è nata.-

-Santo cielo, siete un gruppo davvero complicato.- commentò Blaine scuotendo la testa, divertito –Mia nonna vi adorerebbe. Impazzisce per le soap opera spagnole.-

-Le faremo avere dei resoconti giornalieri allora.- rise Kurt, appoggiandosi allo schienale della panchina. Si sentiva leggero come non gli capitava da giorni e sapeva che il motivo, semplice ed evidente, era che Blaine era al suo fianco.

Il comportamento di Blaine l’aveva ferito, ma era sincero quando diceva che apprezzava il fatto che l’amico avesse deciso di impegnarsi e mettersi in gioco pur di continuare ad essere suo amico. Non ci aveva sperato, non davvero, e lo faceva stare bene pensare che Blaine fosse disposto a mettere da parte qualcosa in cui credeva per lui. Era ben consapevole, però, che non sarebbe stato così semplice.

-Oh, senti… Credo di doverti avvertire che le cose potrebbero rivelarsi complicate con il Glee, con Rachel in particolare. Era piuttosto sul piede di guerra, quasi più di Puck… i suoi papà sono gay, quindi per lei l’omofobia è un tema delicato come per me.-

Blaine sbarrò gli occhi –I suoi… papà? Ok.- inspirò profondamente –Non avrei dovuto chiederti anche la storia di Quinn. Troppe informazioni.-

Kurt gli sorrise divertito, e piacevolmente colpito dal fatto che non aveva dato di matto a quella nuova informazione –Sono certo che sopravvivrai.-

Rimasero un po’ in silenzio, guardando gli alberi spogli e godendosi l’aria fredda sulle guance. Entrambi si sentivano bene, come se fossero tornati a casa dopo tanto tempo e si stessero godendo il calore familiare di un camino acceso. Dopo qualche minuto, però, Blaine si voltò –Kurt?- domandò in tono serio.

-Sì?-

-Cos’è successo nello spogliatoio? Cosa vuole da te Karofsky?- domandò d’un fiato. Gli dispiaceva rompere l’atmosfera, ma doveva saperlo.

Kurt sospirò. Sapeva che non poteva evitare quell’argomento a lungo, eppure aveva sperato di avere un po’ più di tempo –Lui… è complicato.-

-Ho visto come ti guarda, Kurt. Lui non è come gli altri e io… è per questo che sono venuto nello spogliatoio. Sapevo che lui era lì e quando mi hanno detto che c’eri andato anche tu ho avuto paura. C’è qualcosa di davvero spaventoso nel modo in cui ti guarda.-

-Karofsky ha… un segreto.- spiegò Kurt, soppesando le parole –Qualcosa che lo spaventa. Non ha solo paura che gli altri lo scoprano, lui… è il segreto in sé che lo terrorizza. E io conosco questo segreto. E inoltre… credo che lui pensi che sia colpa mia.-

-Non puoi essere più specifico?- domandò Blaine, nervoso. Aveva sperato di sbagliarsi, che fosse tutto frutto della sua immaginazione e che Karofsky fosse solo uno stupido, violento bullo. Invece aveva avuto ragione a preoccuparsi tanto per Kurt, e grazie al cielo l’aveva fatto. Non voleva nemmeno immaginare come sarebbe potuta andare a finire, nello spogliatoio, se lui non fosse arrivato.

-No, non posso.-

-Lo stai coprendo? Lui non lo merita.-

-No, certo che non lo merita.- concordò il controtenore, scuotendo il capo –Ma non voglio… mettermi al suo livello. So che potrei distruggerlo con una sola parola, ma non voglio farlo. Non posso farlo.-

Non era un argomento allegro, no davvero, eppure Blaine non poté evitare di sorridere mentre osservava il profilo deciso di Kurt. Lo ammirava profondamente, come non aveva mai ammirato nessun altro, e non poteva pensare di stargli lontano per via di… no, non poteva condannare Kurt per la sua omosessualità, non quando Kurt non solo l’aveva perdonato così facilmente ma dimostrava anche che preferiva continuare a essere in pericolo piuttosto che ferire una persona che gli faceva del male ogni giorno –L’avevo detto.-

-Cosa?- si accigliò Kurt.

-Che sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto.- a queste parole Kurt arrossì profondamente e distolse lo sguardo, imbarazzato. Blaine, però, non smise di osservarlo in adorazione e dopo qualche istante gli sfiorò il braccio col proprio –Dai, vieni. Ho abbastanza cose da immagazzinare per oggi. Ti porto a prendere un caffè prima di scoprire che hai avuto una tresca con Santana.-

-Era Brittany, in verità.-

Blaine si voltò verso di lui a occhi sbarrati, facendolo scoppiare a ridere –Ok, questa la teniamo per la prossima volta. Vada per il caffè.-

 

 

____________L’angolino di Jane

Ciauuuuuuuuuuu!

Eccomi qui, puntuale e scoppiettante. Un capitolo di spiegazioni e chiarimenti, con un paio di pensieri miei messi in bocca a Blaine, ma credo di averli resi adatti al personaggio :P

E Kurt copre Karofsky, non per paura ma per pura bontà d’animo: è dolcettoso o no??

Sono felicissima perchèèèè la storia è seguita da 89 persone *-* 89! Vi amo!

Ok, ora vi lascio e vedo di finire una traduzione!

A proposito, sono depressa perché nel trailer della nuova stagione di Shameless non ci sono i miei otp, quindi è vostro preciso dovere tirarmi su con qualche bella recensione :DDD

Alla prossimaaaaa!!

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 16. Caffè e budini ***


Cap. 16 – Caffè e budini

 

 

Blaine non aveva pensato che sarebbe stato semplice. Voleva passare oltre a quello che era accaduto tra lui e Kurt, farsi perdonare e tornare a essere legati come prima, ma aveva messo in conto di dover faticare. Di dover superare ore e giorni colmi di imbarazzo, silenzi imbarazzanti e occhiate accusatorie.

Invece lo fu.

Fu semplice riavvicinarsi, ordinare il caffè per Kurt mentre lui andava a prendere qualcosa da mangiare per entrambi curandosi di scegliere il tipo di cupcake che Blaine preferiva. Fu naturale sedersi al solito tavolo, Blaine di spalle alla porta e Kurt di fronte a lui, come avevano fatto innumerevoli volte, perché Kurt adorava vedere chi entrava al Lima Bean.

Parlarono tranquillamente di qualsiasi cosa e capitò che rimanessero in silenzio, un paio di volte, ma era un silenzio di quelli confortevoli che possono cadere tra due persone che non hanno bisogno di parlare per sentirsi a proprio agio.

Ci furono dei momenti imbarazzanti, ovviamente, perché tra di loro c’era stata una discussione. Perché Kurt era gay e Blaine non sapeva esattamente cosa questo comportasse, a parte l’ovvio. Né, in effetti, se comportasse qualcosa. A volte Kurt bloccava una frase a metà o interrompeva un movimento prima di concluderlo, come quando sfiorò la mano di Blaine con la propria e poi la ritrasse, arrossendo appena e mormorando –Scusa.-

-Non mi dà fastidio.- si affrettò allora a chiarire Blaine. Aveva visto proprio quel giorno come reagivano alcuni ragazzi quando Kurt entrava nello spogliatoio, ma lui non ci vedeva niente di male nei gesti del controtenore. Il loro rapporto era stato molto fisico fin da subito e a lui non dava fastidio, anzi gli piaceva. Abbracciare Kurt lo faceva stare bene e anche sfiorarlo mentre parlavano. Non poteva esserci nulla di male in questo.

-Oh, ok. Bene.- sorrise Kurt, un po’ in imbarazzo –Sai, a molti dà fastidio. In genere evito di essere così… fisico. A parte con Puck, perché lui non ha problemi. Al massimo sono io ad avere problemi quando lui tira fuori una delle sue battute.-

-Pensi che vorrà uccidermi, quando mi avvicinerò di nuovo?- domandò Blaine, e la sua preoccupazione era scherzosa solo a metà –Oggi sembrava che non aspettasse altro.-

-Potrebbe volerlo fare, ma in realtà progettavo di dirgli che mi hai difeso da Karofsky. Sarà molto meno aggressivo dopo.-

-Kurt io… non voglio essere insistente. Ma non credi che dovresti fare qualcosa per questa faccenda? Se i professori non ascoltano potresti dirlo a tuo padre o…-

-No.- lo interruppe immediatamente Kurt, deciso –Ascolta, apprezzo che ti preoccupi per me, ma no. Mio padre non deve saperlo.-

-Non lo conosco bene, ma credo che lui vorrebbe che tu glielo dicessi.-

-Certo che vorrebbe, ma non potrebbe farci nulla comunque. E lui… lo scorso ano ha avuto un infarto. Non deve avere preoccupazioni. Quindi non lo saprà.-

-Va bene, come vuoi.- annuì Blaine, ancora decisamente preoccupato ma provando a nascondere all’amico le sue ansie –Mi prendo un altro cupcake. Tu ne vuoi uno? O un'altra di quelle tue robe dietetiche?-

-Se continui a mangiare così morirai entro i trent’anni. O diventerai obeso e allora non sarai più così affascinante con quei maglioncini sgargianti.-

-Questo sarebbe un modo decisamente gay per dire che non vuoi altro?- scherzò timidamente Blaine, guardando Kurt in attesa di scoprire se aveva esagerato.

-E io che pensavo che non ne sapessi niente di gay.- gli diede corda Kurt, ridacchiando.

-Imparo in fretta.-

 Kurt sorrise, piacevolmente divertito–Ora devi solo smettere di chiederti se sto guardando un ragazzo ogni volta che distolgo lo sguardo e siamo a posto.-

-Io non… ok, scusa, è che non posso evitarlo.- arrossì Blaine.

-Tranquillo. È normale immagino. Ma vedila così… tu guardi ogni ragazza che entra nel locale?-

-Certo che no.- scosse il capo Blaine. Ad essere completamente sincero, avrebbe dovuto aggiungere che a stento poteva dire che ci fossero altre persone al Lima Bean: era parecchio concentrato sul suo interlocutore e non aveva notato l’ingresso di nessuno, da quando erano arrivati.

-Lo stesso vale per me con i ragazzi.- concluse tranquillamente l’amico.

-Me lo segnerò sul mio gay-notes.-

-Spero che sia rosa e pieno di lustrini.-

-Ovviamente.- i due ragazzi si scambiarono uno sguardo e un sorriso, consapevoli e soddisfatti di aver appena superato un altro piccolo scoglio. Avevano ancora molta strada da fare, ma l’aver annullato quel piccolo tabù li fece sentire incredibilmente vicini ed entrambi ne erano entusiasti.

 

***

 

Lunedì mattina Kurt era davanti allo specchio e stava valutando il suo outfit giornaliero per la decima volta. Sapeva che Blaine non avrebbe davvero notato com’era vestito: gli abbinamenti di colori che riusciva a creare la dicevano piuttosto lunga sulle sue conoscenze in ambito di stile e non c’era modo che distinguesse una camicia di McQueen da una qualsiasi camicia dei grandi magazzini, eppure in quel momento gli sembrava incredibilmente importante essere perfetto.

Non che in genere desse al suo look poca importanza, ma quel giorno era diverso.

Aveva appena deciso che sì, poteva andar bene, quando il suo cellulare squillò e vide sullo schermo il nome di Blaine. Si accigliò, ma non riuscì a non sorridere mentre rispondeva –Pronto?-

-Ehi. Ehm… non so se siete già partiti, ma sono sotto casa tua se volete un passaggio.- spiegò Blaine, un po’ esitante.

-Oh… seriamente?- domandò Kurt, sorpreso.

-Sì. Solo se vi va, ovviamente. Abitiamo abbastanza vicini e… beh, almeno non dovremo muovere due macchine. Tanto oggi ho gli allenamenti con Finn, e mi pare che anche i Cheerios li abbiano, giusto?-

-Sì, sì… infatti. Certo, solo… spero che Finn sia pronto, o ti toccherà aspettare.-

Riuscì a sentire il sorriso di Blaine dalla sua voce –Non c’è problema. Aspetto qui fuori.-

Chiusa la chiamata Kurt uscì dalla sua stanza, cercando di rendere il sorriso che gli illuminava il viso un po’ più misurato, e scese al piano di sotto. Finn era a tavola e si stava ingozzando di frittelle, ma per fortuna era già vestito e sembrava essersi lavato –Finn, sbrigati. Dobbiamo andare.-

-Dammi cinque minuti, voglio ancora un paio di frittelle.- bofonchiò il ragazzo afferrando la forchetta.

-Neanche per sogno. Ne avrai già mangiate almeno tre e comunque… beh, Blaine è qui fuori, quindi devi sbrigarti.-

Immediatamente cadde il silenzio e gli occhi di suo padre abbandonarono il giornale per posarsi sul figlio –Blaine?- domandò in tono decisamente pericoloso.

-Oh, allora ieri avete fatto pace? Puck lo sospettava. Meno male, ha detto che altrimenti avrebbe ucciso Blaine ed è piuttosto bravo a football, sarebbe un peccato.- mugugnò Finn, approfittando della distrazione generale per servirsi un’altra frittella e cospargerla di miele.

-Voglio sperare che sia stato lui a cercarti e che abbia avuto il buon senso di chiederti scusa, Kurt.- disse Burt, il tono tagliente.

-Sì, papà. L’ha fatto.- rispose Kurt, ancora incredulo di poter davvero pronunciare quelle parole in tutta sincerità –Ha detto di aver sbagliato e che farà di tutto per capirmi e per accettarmi. Non devi preoccuparti, è stato davvero…- dolce, suggerì la sua mente –Gentile.- decise di dire alla fine, sospettando che quel termine avrebbe messo suo padre meno a disagio.

-Sarà meglio per lui.- borbottò Burt, tornando a seppellirsi nella pagina sportiva –Muoviti Finn, non è educato far aspettare.-

Finn si infilò in bocca tutta la frittella in un sol boccone e, ignorando il verso schifato di Kurt, afferrò la giacca e passò al fratellastro la sua. Uscirono in cortile e, quando vide Blaine appoggiato allo sportello, Kurt dovette davvero sforzarsi molto per non raggiungerlo correndo.

-Buongiorno.- salutò Blaine, rivolgendo un sorriso sincero a Kurt e uno più incerto e un po’ timoroso a Finn. Tuttavia non c’era bisogno di essere agitato, perché il quarterback si limitò a dargli una pacca sulla spalla e a esclamare –Sono contento che sia a posto, amico.-  prima di sistemarsi sul sedile posteriore. Kurt ridacchiò, felice che Finn fosse una persona così semplice e fondamentalmente buona.

-Oh, beh. La prima prova è andata bene, direi. Non sarà così facile con tutti, immagino.- commentò Blaine, solo lievemente speranzoso.

-Tranquillo. Non essere agitato e… beh, se Santana ti offrisse qualcosa da mangiare, tu rifiuta.- scherzò, solo in parte, il controtenore –Avanti, andiamo. Se non ti hanno ucciso quando abbiamo litigato non lo faranno certo ora.-

 

***

 

Alla fine, nemmeno stavolta le cose andarono male come Blaine aveva temuto. Brittany gli saltò al collo e gli depositò un bacio sulla guancia, esclamando –Sono contenta. Sai, sei l’unico ragazzo nella scuola che non ho mai baciato, sono contenta di poter rimediare. Andiamo al cinema sabato?-

-Ehm… grazie ma credo… di essere impegnato.- balbettò Blaine cercando lo sguardo di Kurt che, per qualche motivo, distolse immediatamente il suo. Blaine avrebbe voluto chiedergli qualcosa in proposito, ma prima che potesse farlo Santana scollò Brittany da lui e sibilò –Attento, Hobbit, ti tengo d’occhio. A Lima Heigh sappiamo come trattarli i tipi come te.-

Quando incontrarono Sam, Tina e Artie, il primo gli diede una pacca affettuosa e gli fece l’occhiolino mentre la ragazza commentava –Ero sicura che tu fossi una brava persona.- e Artie si limitò a dirsi contento che non avrebbero avuto problemi con il musical.

Quando Artie nominò il musical un allarme iniziò a suonare nella mente di Blaine, insistente e acuto.

Continuava a dimenticarsi di Rent, ma non avrebbe potuto continuare a farlo ancora per molto. Il giorno dopo avrebbero avuto le prime prove e sicuramente Artie si aspettava che lui avesse scelto quale parte avrebbe preferito interpretare.

Aveva finalmente letto tutto il copione e la storia sembrava molto interessante: era romantica ma cruda, piena di speranza e voglia di vivere ma allo stesso tempo di verità e sogni infranti. Non aveva ancora trovato il tempo di sentire le canzoni, ma aveva letto le parole e per la maggior parte erano molto poetiche e coinvolgenti, in particolare Season of Love che era l’unica che fino a quel momento aveva ascoltato.

Fino a sabato era totalmente convinto di chiedere di avere la parte di Benny, ne era consapevole. Con la lite in atto tra lui e Kurt sarebbe stato meno imbarazzante scegliere una parte che avrebbe avuto pochi contatti con il personaggio interpretato dall’amico, ma poi domenica avevano fatto pace e ora si trovava ad essere di nuovo incerto.

Anzi, in verità non era affatto incerto, ed era questo che lo preoccupava. Voleva la parte di Collins, lo sapeva benissimo. Era un personaggio più appassionante, con una storia tragica che non poteva non coinvolgere e delle canzoni con testi molto più interessanti. Un sognatore che viveva di speranze, non accettava compromessi e perdeva il suo amore, pur rimanendogli accanto fino alla fine.

Ma questo amore era un uomo. Certo, lo interpretava Kurt, ma anche se erano amici… era pur sempre un ragazzo. Avrebbero dovuto cantare un duetto romantico e anche decisamente pieno di doppi sensi, ballare, stringersi e… baciarsi.

-Ehi? Terra chiama Blaine? Sei nel mondo di Oz?-

-Il mondo di che?- domandò Blaine riscuotendosi dai suoi pensieri.

-Dobbiamo seriamente fare qualcosa per la tua pessima cultura teatrale. Era un modo per chiederti a cosa stavi pensando. Sembravi assorto.- spiegò Kurt, mentre l’amico notava che Sam, Tina e Artie non erano più con loro –Oh, nulla. Nulla, stavo… pensando.- sapeva che avrebbe potuto rivelargli i suoi pensieri. Kurt aveva promesso che non si sarebbe arrabbiato e sapeva che avrebbe mantenuto la parola, eppure qualcosa lo bloccava –Ripassavo l’orario. Non dovrei avere lezioni in comune con Puck, per fortuna.-

Kurt ridacchiò –Davvero, non essere in ansia. Lo vedrai a mensa, ma ti assicuro che andrà bene.-

Stavolta Blaine aveva avuto ragione: non fu semplice.

Puck non aveva smaltito la sua rabbia verso Blaine e, quando lo vide avvicinarsi al loro tavolo insieme a Kurt, non gli risparmiò un’occhiata incendiaria –Hai sbagliato strada, Anderson. Karofsky e Azimio sono a quel tavolo.-

-Puck, ti prego.-

-Sicuro di poter dire ti prego? Non vorrei che mister purezza tiri fuori l’acqua santa visto che sei un peccatore incallito.- Blaine si sedette accanto a Kurt, mordendosi la lingua, e salutò Mercedes con un cenno quando questa gli rivolse un gran sorriso –Sicuro di volerti sedere con noi, Anderson? Perché Rachel ha due padri gay, sai? Non vorrei che stare a questo tavolo ti contagiasse.-

-Puck, stai davvero…- esordì Kurt, ma Blaine alzò lo sguardo e lo interruppe –Okay Puck. Sono stato uno stronzo, ma ho chiesto scusa a Kurt e lui mi ha perdonato, quindi non vedo come la cosa debba ancora interessarti.-

-Perché Kurt è un buono. Ma è meglio che tu sappia che io non lo sono e che se gli farai di nuovo del male ti…-

-Se lo farò verrò io stesso da te a farmi prendere a pugni in faccia.- lo interruppe Blaine –Ma fino a quel momento, non vedo perché dovresti trattarmi così: solo Kurt ha motivo di essere arrabbiato con me.-

Ci fu qualche lungo istante di silenzio durante il quale l’attenzione di tutti i presenti si concentrò sui due ragazzi. Puck rimase in silenzio e poi, senza preavviso, si alzò –Vado a ricavare qualche altro budino.- annunciò, e lanciò uno sguardo a Blaine –Tu ne vuoi, Anderson?-

Blaine dovette trattenersi per non sorridere di soddisfazione, tuttavia non gli sfuggì lo sguardo soddisfatto di Kurt, al suo fianco –Sì. Grazie, Puck.-

 

_____________L’angolino di Jane

Ciauuuuuuuuuuuu!!

In questo capitolo mi sono lasciata un po’ prendere dal fluff, ma direi che era ora! I due disastri ambulanti sono di nuovo amici, legati e amorevoli come sempre!

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, non succede molto ma allo stesso tempo era essenziale per far rientrare Blaine nelle grazie del gruppo di folli xD

Ok, ora vi lascio e torno a stalkerare Cameron Monaghan su twitter :P

Come al solito una recensione mi fa piacerissimo! Voglio sapere cosa pensate!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 17. I'll be your Collins ***


Cap. 17 – I’ll be your Collins

 

 

Quando dopo pranzo Blaine uscì dalla sala mensa insieme a Kurt si sentiva molto più tranquillo, ma allo stesso tempo era consapevole che c’erano ancora molte cose con cui fare i conti: doveva scegliere cosa fare riguardo a Rent e, soprattutto, nonostante avesse deciso di accettare tutto di Kurt, doveva ammettere che fino a quel momento aveva sempre semplicemente ignorato il fatto che fosse omosessuale.

Immaginava che fosse la cosa giusta, in qualche modo: Kurt gli aveva ripetuto più volte che la sua sessualità non cambiava ciò che era come persona, quindi perché avrebbe dovuto prenderla in considerazione quando pensava al suo amico?

Eppure era consapevole del fatto che, prima o poi, non sarebbe stato così semplice limitarsi a ignorare quel particolare. Kurt avrebbe avuto delle cotte, ovviamente. Era attratto dai ragazzi e probabilmente, prima o poi, sarebbe stato corteggiato da qualcuno. Prima o poi si sarebbe addirittura trovato un ragazzo, immaginò, e a questo pensiero qualcosa di sgradevole si depositò al fondo del suo stomaco, dandogli un vago senso di nausea. Il pensiero di Kurt stretto contro qualcuno lo disturbava e sapeva che avrebbe dovuto superarlo, perché aveva capito che non poteva rinunciare a Kurt.

Il problema era: come?

Cercava di ignorare questi pensieri mentre camminava al fianco di Kurt lungo il corridoio centrale del McKinley e, inaspettatamente, arrivò qualcosa a distrarlo. Qualcosa di decisamente sgradevole.

Un attimo prima stava avanzando tranquillamente verso l’ingresso della scuola, l’attimo dopo gli occhi gli andavano a fuoco e qualcosa di gelido gli colava dai capelli e lungo la schiena, innaffiando quella che era, o più probabilmente era stata, una delle sue magliette preferite.

Sentendosi quasi cieco, sentì la voce furente di Kurt come se arrivasse da chilometri di distanza –Siete degli idioti! Razza di scimmioni senza cervello! Blaine? Blaine, stai bene?- provò ad aprire gli occhi, ma tutto ciò che vide fu una nube violacea e li richiuse, sentendoli bruciare ancora di più –No, non aprire gli occhi, ti guido io, ora andiamo a ripulirci.- sentì le mani di Kurt sul braccio e sulla schiena e lo seguì, affidandosi a lui. Aprì le labbra e sentì un gusto sgradevolmente dolce che somigliava lontanamente al lampone –Questa… era una granitata?- domandò.

-Già. È stato quello schifoso di Azimio. Sono proprio degli idioti.- sentì il rumore di una porta e immaginò di essere nel bagno delle ragazze –Vieni, mettiti giù… così, bravo. Aspetta, faccio io. Non c’è l’acqua calda, ma in confronto alla granita non darà fastidio… ecco. Non ti muovere, ti pulisco io, tranquillo.-

Un istante dopo sentì lo scroscio dell’acqua direttamente sulla sua nuca e fece per protestare, infastidito, ma poi due mani gentili iniziarono a tergergli il viso. Si morse l’interno della guancia, improvvisamente accaldato nonostante la cascata fredda, e si domandò per un istante come mai il tocco delicato di Kurt sembrasse inviare alla sua pelle delle piccole, piacevoli scariche elettriche. Pochi attimi dopo ed era completamente rilassato, abbandonato alle cure dell’amico le cui dita gli ripulivano con cura gli occhi per poi passare ai capelli, e sul suo viso era nato un sorriso appena accennato: granite, popolarità, bulli, religione, dogmi e ideali, tutto sembrava passare in secondo piano mentre Kurt gli stava accanto in modo così perfetto, e si rese conto che finché fossero rimasti legati tutto sarebbe andato bene. Ne era certo.

-Ecco, sei pulito.- disse Kurt dopo diversi minuti, spegnendo l’acqua: la sua voce tremava appena, notò Blaine mentre si metteva dritto e apriva cautamente gli occhi. Quando vide il viso dell’amico, lo trovò colmo di preoccupazione –Come stai, ti bruciano gli occhi? Lo so, è fastidioso, mi dispiace tanto.-

-Sto bene, tranquillo.- sorrise senza riuscire a trattenersi –E in ogni caso non è colpa tua.-

-In realtà lo è, lo sai.- abbassò lo sguardo Kurt, ma Blaine gli alzò il viso con una mano –Forse l’hanno fatto perché siamo amici, ma non è lo stesso colpa tua. È colpa loro, perché sono degli idioti.- chiarì. Kurt sorrise, ancora in modo un po’ colpevole ma anche parzialmente sollevato –Dovrebbe andare via. La macchia, dico. Devi metterci della farina appena arrivi a casa. Sarebbe meglio subito, ma non ne ho nell’armadietto.-

-Immagino che dovrò iniziare a portarmi anche io un cambio a scuola, eh?-

-Credo che sia il caso… mi dispiace.-

-Di nuovo? Ne abbiamo già parlato.-

-Lo so.- scosse le spalle Kurt –Ma mi dispiace lo stesso.-

 

***

 

Il giorno successivo arrivò in un lampo. Blaine era riuscito a togliere la macchia dalla maglietta prima che tornasse sua madre: aveva passato quasi un’ora al telefono con Kurt che gli dava istruzioni, ma ne era valsa la pena. Non voleva che sua madre scoprisse che le cose, al McKinley, erano così diverse dal St. Jude. Già era prevenuta nei confronti della scuola pubblica, non voleva che decidesse di mandarlo in qualche scuola privata a chilometri di distanza.

Non aveva visto Kurt per gran parte della mattinata: erano arrivati a scuola insieme, stavolta con la macchina di Kurt, e dopo essersi salutati al suono della campanella non avevano più avuto lezioni insieme.

Kurt detestava non essere in classe con Blaine molto spesso. Da quando il giorno precedente gli avevano lanciato la granita addosso non riusciva ad evitare di preoccuparsi per lui, tanto più che il pomeriggio precedente Sam aveva deciso di raccontargli quello che era successo la settimana prima negli spogliatoi. Blaine aveva apertamente sfidato la parte peggiore dei Titans, senza contare che domenica aveva attaccato Karofsky per difenderlo… se gli fosse successo qualcosa per colpa sua?

Ovviamente Kurt, nonostante la preoccupazione, apprezzava quei gesti: era piacevole accorgersi di non essersi sbagliato, che Blaine era una persona intelligente e sensibile. Non aveva mai pensato che fosse come Azimio e Karofsky, anche se gliel’aveva detto durante la loro lite, ma quando aveva smesso di parlargli e gli aveva portato quei dannati volantini aveva davvero pensato di essersi sbagliato, su di lui. Invece Blaine era religioso, ma sapeva pensare con la sua testa, e Kurt apprezzava questo lato della sua personalità oltre ogni dire.

Quando si incontrarono davanti all’aula canto, la prima cosa che fece fu esaminare i vestiti di Blaine: quando fu certo che fossero gli stessi di quella mattina permise a sé stesso di sorridere –Buongiorno. Com’è andata la giornata?-

-Noiosa ma normale. Nessuna granita è piovuta dal cielo, se è questo che ti stavi chiedendo.- lo provocò Blaine con una leggera spinta –Non preoccuparti, davvero.- aggiunse, anche se gli faceva piacere che Kurt avesse a cuore ciò che gli accadeva.

-Io mi preoccupo. E se questo mina la tua aurea da maschio alfa beh, non mi interessa.- affermò Kurt, precedendolo poi all’interno della stanza. Blaine lo seguì, divertito.

Quasi tutti i membri del Glee erano già lì, tranne quelli che avevano una parte da comparsa. Shuester e la Beiste non erano presenti, ma Artie sembrava avere tutto sotto controllo: aveva sistemato un grande tavolo al centro dell’aula, aggiungendo qualche bottiglia d’acqua e diversi bicchieri, e tutti erano già seduti ai propri posti, assegnati in modo che Rachel fosse lontana da Santana in modo da evitare che una delle due (quale non era dato sapere) non uscisse viva dalla sessione di prove.

-Bene, mancavate solo voi. Venite, sedetevi. Iniziamo subito.-

Blaine e Kurt presero posto l’uno accanto all’altro e, senza una parola, Artie diede il via alla prima lettura. L’inizio andò liscio: Finn sembrava aver studiato molto la parte, senza dubbio sotto l’influenza di Rachel, e Sam era ancora un po’ lento nelle reazioni ma tutto sommato gradevole. Quando arrivò il turno di Benny, cadde il silenzio.

-Ehm… Blaine? Toccherebbe a te.- gli ricordò Artie, incerto. Il ragazzo sobbalzò, lanciando un’occhiata al copione e poi alzando nuovamente lo sguardo, sorpreso –Oh, scusa. Io credevo… insomma avevo capito che… niente, scusate.-

-Avevi capito cosa?- si accigliò Artie, confuso.

Blaine esitò: non si era reso conto di aver preso una decisione, fino a quel momento –Beh, avevo capito che avrei interpretato Collins. Ma va bene, scusa. Non volevo interrompere.-

-No, no, va bene. In effetti con la tua voce saresti più adatto per Collins ma noi pensavamo… insomma, dato che Collins è gay, pensavamo che non ti sentissi a tuo agio. A te andrebbe bene fare Collins?-

-Sì. In realtà era la parte che preferivo… ma se Puck preferisce fare Collins non…-

-Blaine, possiamo parlare un secondo?- lo interruppe Kurt, teso, prima di rivolgersi ad Artie –Ci scusate un attimo? Solo due minuti, davvero.-

Artie annuì, facendo cenno di uscire pure dall’aula, e Kurt andò fuori senza curarsi di aspettare Blaine. Questi si alzò, un po’ incerto, e lo seguì –Che succede?- domandò, confuso.

-Non devi fare questo, Blaine.- sbottò Kurt, le braccia incrociate all’altezza del petto.

-Fare cosa?- si accigliò il ragazzo.

-Questo. Scegliere il ruolo di Collins.-

-Oh.- esalò Blaine, ignorando la fitta di delusione che avvertì a quelle parole -Tu… preferisci farlo con Puck? Scusa, non avevo…-

-Non è questo. Io vorrei… non ha importanza quello che voglio io. So che stai cercando di accettare questa cosa, va bene? Lo so. Non ho bisogno che me lo provi accettando un ruolo in cui non ti senti a tuo agio. Non hai bisogno di farti perdonare o qualcosa di simile, ok?-

Blaine esitò nuovamente. Aveva pensato a questo? Era questo il motivo per cui aveva scelto di chiedere il ruolo di Collins, inconsciamente?

-Ma io… non l’ho fatto per questo, Kurt.- rispose con sincerità.

Il controtenore alzò un sopracciglio, scettico –No?-

-No.- confermò Blaine, deciso e sicuro di ciò che stava dicendo –Collins mi piace. È una parte interessante e profonda, molto più di Benny. E hai ragione, la prima volta che ho letto il copione ero così imbarazzato all’idea di dover fare la parte di un… beh, di un uomo gay, che avevo deciso di chiedere di fare Benny. Ma ora ho cambiato idea, e non è per farmi perdonare, davvero. È solo…- inspirò profondamente, sperando che Kurt capisse che era sincero –Ho pensato che non avrei difficoltà a fare questa parte, non con te, perché tu sei importante per me.-

Kurt rimase immobile, faticando persino a respirare per quanto splendido gli sembrava in quel momento il ragazzo di fronte a lui. Non solo avrebbe provato ad accettarlo, ma nonostante tutto non aveva paura a dirgli quel genere di cose né ad accettare una parte che l’avrebbe esposto in maniera così evidente.

Blaine, però, prese male il suo silenzio –Ma capisco se a te non va di avermi come compagno di scena… insomma, abbiamo appena fatto pace e capisco se vuoi un po’ di tempo per…-

-Non dire assurdità.- esalò Kurt, abbracciandolo d’istinto con un gran sorriso sulle labbra e una piccola, piacevole fitta al cuore –Quello che hai detto… è bellissimo.-

-Oh. Oh… bene.- sorrise Blaine, stringendo l’amico a sé e ispirando appena quel profumo familiare –Allora… allora sarò il Collins del tuo Angel.-

 

 

 

 

____________________L’angolino di Jane

Salveeee!!

Eccomi qui. Sono contenta che sia capitato questo capitolo proprio in questo momento: credo che sia un buon regalo di Natale per voi, giusto? :P

Finalmente le prove sono arrivate e Blaine ha fatto la sua scelta, che sono abbastanza sicura abbiate gradito, o sbaglio? xD Inoltre Blaine ha ricevuto la sua prima granitata eeee si sta smuovendo qualcosina, l’avete notato? Eh? Eh?

Vi chiedo scusa per non aver ancora risposto alle recensioni, ma lo farò adesso mentre aspetto che arrivi il gagno a strapparmi al mio divertimento per dargli ripetizioni. Non vi dirò chi, ma una di voi mi ha dato un’idea per il futuro che sto inserendo nel capitolo che sto scrivendo quindi… grazie!!

Ora scappo, aspetto di sapere cosa ne pensate e nel frattempo: BUON NATALE SPLENDORI!!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 18. è normale... giusto? ***


Cap. 18 – È normale… giusto?

 

 

-Quando l’hai capito?-

Kurt si voltò verso il letto di Blaine, accigliato. Il padrone di casa era stravaccato sul materasso, un cuscino dietro la schiena e il manuale di chimica abbandonato a terra. Era venerdì: Blaine aveva chiamato Kurt dopo le lezioni di catechismo e si era proposto di andare a prenderlo al Glee per studiare insieme, cosa che stavano facendo da un’oretta –Capito cosa?-

-Di essere… sai.- Blaine fece un gesto vago con la mano: aveva ancora qualche difficoltà a ricordarsi il termine migliore –Gay, no?-

-Seriamente? Abbiamo ancora due pagine di esercizi da finire, non mi sembra il momento.-

-Oh, eddai. Ce la meritiamo una pausa e io sono curioso.-

Kurt sbuffò, ma sapeva che avrebbe ceduto. Blaine aveva degli occhi incredibili e, peggio ancora, sapeva come usarli: non c’era verso che Kurt tenesse il punto se l’amico lo guardava con l’espressione da cucciolo implorante e così, sconfitto, mise da parte il libro e si voltò verso di lui –Ok, ok. Come vuoi.-

Blaine scattò a sedere, improvvisamente nervoso –Cioè, però se non ne vuoi parlare… insomma, io voglio cercare di prendere familiarità con tutto… questo. Ma se faccio delle domande inopportune…-

-Cielo Blaine, respira.- rise Kurt, intenerito –Non è inopportuna, ma non so come rispondere. Non c’è stato esattamente un momento in cui ho detto “Oh, sono gay.”.-

-Ah no?- domandò Blaine, curioso.

-No. Voglio dire, non è che la mia è la regola. Molti lo scoprono all’improvviso, suppongo, ma io l’ho sempre saputo. A tre anni ho chiesto a mio padre delle scarpe col tacco per Natale e dopo è sempre stato così. Gli altri bambini giocavano a football e a calcio, ma io preferivo giocare a principe e… principe.- ridacchiò, e Blaine fece lo stesso –Non è stata una grande sorpresa quando al liceo mi sono preso una cotta per Finn.-

Blaine sobbalzò, stupito –Finn?-

-Già. Ma non guardarmi così, non eravamo ancora fratellastri all’epoca. Lui era alto, bello e popolare, io ero un gay ancora chiuso nell’armadio, sfigato e venivo innaffiato di granita un giorni sì e l’altro pure.-

Blaine ridacchiò, ma sembrava colpito –Non immaginavo che ti piacessero i tipi come Finn.-

-E io non immaginavo che tu avessi in mente il mio ragazzo ideale.- ribatté Kurt, divertito –Sembri più a tuo agio di quanto temessi con questa storia.-

Blaine si strinse nelle spalle –Sai, è che ora che ci ho pensato… non so, non mi sembra più così incredibilmente strano come quando l’ho scoperto. Non avevo mai pensato all’omosessualità prima, non davvero. Sai… tu ti discosti molto dall’immagine del gay che avevo in mente prima di trasferirmi a Lima.-

-E questo è strano perché… beh, la maggior parte della gente pensando al prototipo del ragazzo gay pensa precisamente a me.- commentò Kurt.

-Davvero? Cioè?- domandò Blaine, perché davvero per quanto si sforzasse non riusciva a far collimare l’immagine di Kurt con quella di perduto peccatore che gli avevano descritto.

-Sai… effemminato. Voce acuta. Appassionato di moda e musical e dotato di una certa tendenza al dramma. In realtà ero stupito quando ho scoperto che non avevi nemmeno il minimo sospetto. Le persone hanno iniziato a capire che ero gay molto prima che io sapessi cosa voleva dire.- rifletté Kurt –Per lo meno avresti dovuto capirlo da come ti ho guardato il primo giorno.- aggiunse senza pensarci.

Blaine si accigliò –Perché, come mi hai guardato?-

Kurt arrossì appena, maledicendo la propria stupida bocca –Beh… dai, lo sai.-

-Veramente no.- ribatté l’altro, curioso, osservando interessato come le sue gote si erano tinte di rosso in un modo che trovava assolutamente adorabile.

-Non so se sei davvero idiota o solo incredibilmente ingenuo.- sbottò il controtenore –Ma suppongo che tu sappia di essere… beh… insomma… eh dai.-

-Di essere?-

-Uff. Attraente, ok?-

Le sopracciglia di Blaine si sollevarono così tanto che, se i suoi capelli non fossero stati tirati indietro da quella valanga di gel che si ostinava a mettere in testa, sarebbero scomparse –Davvero?- domandò, colpito, mentre qualcosa di caldo e piacevole scivolava lungo la sua spina dorsale.

Immaginava che fosse normale essere felici di un complimento. Era perfettamente normale che si sentisse così allegro in quel momento, giusto?

-Levati quell’espressione di autocompiacimento, Anderson, è ora di rimettersi a studiare.- sbottò Kurt, aprendo il libro e tuffandovisi dentro per evitare che l’altro vedesse il suo rossore aumentare a dismisura. Non è che non lo pensasse più, in fondo: ormai aveva conosciuto Blaine e l’affetto che lo legava a lui andava ben oltre l’aspetto fisico, ma questo non toglieva che l’amico avesse degli occhi bellissimi, un sorriso mozzafiato e delle spalle davvero piacevoli da osservare. Inoltre, quando il giorno prima l’aveva aiutato a pulirsi dalla granita, non aveva potuto fare a meno di notare quanto i suoi capelli fossero morbidi e piuttosto belli anche senza gel, con quei ricci disordinati.

Certo, evitava quei pensieri il più possibile perché Blaine era etero, cattolico ai massimi livelli e perché teneva alla loro amicizia, ma questo non cambiava il fatto che, oggettivamente, era un bel ragazzo. E che, un po’ meno oggettivamente, era incredibilmente piacevole essere stretti dalle sue braccia solide e riempirsi le narici del suo profumo autunnale.

Kurt si morse il labbro, maledicendosi e cacciando quei pensieri in un angolino della sua mente mentre si costringeva a tornare ad occuparsi dei compiti di chimica.

Blaine, dal canto suo, osservò ancora per qualche istante il suo amico con un sorriso che mal si accordava con il cipiglio incerto che occupava il resto del suo viso. Si rendeva conto che, inconsciamente, aveva più volte notato quanto Kurt fosse attraente. Era particolare, una persona che non passava inosservata, ma non era di quelle bellezze invadenti da rivista. Era aggraziato come un ballerino e angelico, con quegli occhi celesti e la pelle di porcellana. Aveva un bel naso e, cosa impossibile da non notare visti i suoi look sempre molto attillati, un fisico ben proporzionato e flessuoso. Inoltre aveva un  modo di sorridere intrigante e il modo in cui arrossiva era molto dolce.

Non c’è niente di male a notarlo,” si disse Blaine, abbassando lo sguardo sul libro senza in realtà vedere le scritte che galleggiavano davanti ai suoi occhi “il mio migliore amico è un bel ragazzo, è normale notarlo. Più che normale. Giusto?”.

Quando sentì il rumore della porta d’ingresso, Blaine sobbalzò e dimenticando i pensieri che l’avevano occupato si voltò verso Kurt, un po’ allarmato. Era stato spontaneo invitare Kurt a casa, ma non aveva considerato il fattore genitori. Soprattutto non aveva considerato che loro non sapevano nulla di tutto quello che era successo tra lui e Kurt.

-Oh merda… dev’essere mia madre.- sussurrò, allarmato, facendo accigliare l’amico –E allora? Ho già conosciuto tua madre.-

-Sì, ma lei non sa… insomma, non le ho detto che tu… mi dispiace. Scusa, lo so che non vuoi nascondere quello… ma lei non la prenderebbe bene, mio papà ancora meno e io… voglio che tu possa venire qui senza problemi e quindi io non ho… mi dispiace, per favore non arrabbiarti.-

Kurt guardò il padrone di casa con occhi sbarrati, ma quando Blaine ebbe finito di balbettare non riuscì ad evitare di sciogliersi in un sorriso per il modo in cui era diventato rosso e in cui si tormentava le mani, preoccupato per una sua possibile reazione –Ehi, va bene, respira ora. Non saluto le persone dicendo “ciao, sono gay”.- lo tranquillizzò –Quello che vuoi dire o meno ai tuoi genitori è affar tuo. Sarò il tuo piccolo sporco segreto.- scherzò, accorgendosi troppo tardi di quanto quella frase potesse sottintendere. Blaine tuttavia non sembrava averlo notato, troppo impegnato a preoccuparsi –Solo che non vorrei che tu pensassi male. Che mi vergogno di te o qualcosa del genere. Ma loro sarebbero… già mio padre non è molto contento del fatto che tu sia ateo, non… mi dispiace, Kurt, davvero…-

-Oh cielo.- Kurt si alzò in piedi e si sedette sul letto accanto a lui, stringendogli una mano per impedire che continuasse a torturarsi le dita -Blaine, basta, non mi interessa. A me va bene così. Quello di cui mi importa sei tu, ok?-

Blaine sorrise, sollevato, e strinse a sua volta la mano dell’amico –Ok. Scusa. Cioè, volevo dire, grazie.-

-Ora forza, andiamo a salutare tua madre.- lo incoraggiò Kurt, districando le loro dita e arrossendo appena quando si rese conto di  quanto piacevole fosse tenere per mano Blaine.

-Ok. Oh… non ho detto nemmeno del musical. Ho detto che avrò una parte marginale, ho… beh, ho pensato che vedermi sul palco mentre fingo di stare con un ragazzo non sia il loro sogno più grande.-

-Quindi non verranno a vederti?- domandò Kurt, un po’ rattristito da quelle parole. Sapeva bene cosa voleva dire. Ricordava quando, appena entrato nel Glee, si vergognava di dire a suo padre delle loro performance. Era una sensazione orribile, soprattutto confrontato con il presente: Burt non si perdeva un’esibizione.

-No, direi proprio di no. Quindi nel caso esca l’argomento digli che io entro ed esco dal palco in due secondi, eh?-

-Ok, come vuoi.- annuì il controtenore, e insieme scesero al piano inferiore. La signora Anderson era in cucina, intenta a versare dell’acqua in un pentolino, e si voltò quando sentì i passi dei due ragazzi –Ciao tesoro… oh, Kurt, ci sei anche tu.-

-Buongiorno signora Anderson. Come sta?-

-Bene caro, ti ringrazio. Vi va un po’ di tè? Ho anche una tisana se vuoi. Biologica. Blaine mi ha detto che sei molto attento a ciò che mangi.-

-Il tè andrà benissimo, grazie.-

-Io mi metto su una cioccolata calda.- annunciò Blaine, e sua madre alzò gli occhi al cielo –Kurt, dovresti insegnare qualcosa a mio figlio. Se continuerà così arriverà ai vent’anni con una pancia degna di un cinquantenne.-

-Tua madre ha ragione, Blaine, soprattutto considerando che entro un paio d’anni sarai anche pelato con tutto il gel che usi.-

La signora Anderson scoppiò a ridere e Blaine fece una linguaccia a Kurt, ma dentro di sé si sentiva strano, decisamente soddisfatto dal fatto che sua madre sembrava apprezzare Kurt –Com’è andata la giornata mamma?- domandò, mettendo su la cioccolata liofilizzata.

-Bene tesoro, grazie. C’era un nuovo ragazzo al gruppo di auto-mutuo aiuto. Non sono riuscita a capire se potesse essere il compagno a cui hai portato il volantino… è un ragazzo con gli occhiali e i capelli rossi?-

Blaine sapeva di essere sbiancato e, prima di rispondere, si azzardò a lanciare un’occhiata a Kurt. Era evidente che aveva capito di che volantino stavano parlando, a giudicare da com’era arrossito e da come il suo sguardo evitava quello di Blaine –Ehm… no, no. Il mio compagno credo che non verrà, alla fine.- rispose, cercando disperatamente un argomento alternativo nella speranza che la madre decidesse di non approfondire il discorso.

-Davvero? Peccato. Purtroppo al giorno d’oggi voi ragazzi faticate così tanto a chiedere aiuto… spero che cambierò idea. Tu sai qualcosa di questo ragazzo, Kurt?-

Kurt si morse il labbro, profondamente a disagio –Ehm… quale ragazzo?- domandò nel tentativo di prendere tempo, ignorando lo sguardo dispiaciuto che Blaine gli rivolgeva insistentemente.

-Un ragazzo… sai, omosessuale, della vostra scuola.- rispose la donna, scuotendo il capo con evidente disapprovazione mentre pronunciava la parola incriminata -Blaine mi ha detto che passa del tempo con voi. Lo conosci anche tu?-

-Oh, lui.- annuì Kurt, cercando di capire come rispondere senza sbilanciarsi troppo.

-Già. Immagino che queste siano le conseguenze di una scuola che prende sottogamba l’insegnamento della religione. Voi ragazzi dovete fare i conti con talmente tante cose al giorno d’oggi, una guida solida è necessaria. Non tutti possono contare su un solido supporto a casa.- fortunatamente, la signora Anderson non sembrava aver bisogno di un eccessivo contributo per far proseguire la conversazione e Kurt si trovò a dover solo annuire distrattamente mentre continuava a ignorare i cenni di scuse dell’amico –A questo proposito, un giorno dovremmo invitare i tuoi genitori a cena, dici che ne avrebbero voglia?- aggiunse la donna, versando il tè nelle tazze e porgendone una al suo ospite.

-Certo. Anche mio padre e Carole vorrebbero conoscervi, sono sicuro che ne sarebbero contenti.-

-Carole?- indagò la donna, accigliandosi.

-Oh sì è… la moglie di mio padre. Si sono sposati un anno fa.-

-Oh. Capisco.- annuì la donna, un po’ rigidamente.

-Il fratellastro di Kurt è Finn Hudson.- intervenne Blaine, lanciando alla madre uno sguardo di cui Kurt non riuscì a cogliere il significato –Il quarterback dei Titans, te ne ho parlato di sicuro.-

-Sì, il nome mi è familiare.- annuì la donna, e a Kurt la sua allegria parve un po’ forzata, dopodiché cadde il silenzio. Finirono di bere le loro bevande e, non appena le tazze furono vuote, Kurt decise che era il momento di togliere il disturbo –Io dovrei proprio andare, ora. Devo passare a prendere Finn da Rachel. Ehm… ci vediamo a scuola lunedì, Blaine.-

-Ti accompagno di sopra a prendere le tue cose.-

-Oh, giusto. Ok... Arrivederci signora Anderson, grazie ancora per il tè.-

La donna rispose con un sorriso appena accennato e Blaine accompagnò Kurt a prendere le sue cose. Dopo averlo salutato fece per tornare nella sua stanza, ma la madre lo chiamò dalla cucina.

-Sì?- domandò, pur sapendo bene di cosa la donna volesse parlare.

-Blaine, credo che dovremmo fare un discorsetto.- incerto, Blaine si sedette al tavolo, in attesa –So che sei molto legato a Kurt, e lui sembra un bravo ragazzo. È educato e simpatico, inoltre sembra molto dolce quindi non voglio vietarti di vederlo. Ma voglio assicurarmi che tu capisca una cosa.- Blaine, che si era irrigidito sulla sedia, annuì appena e la madre continuò –Lo stile di vita della sua famiglia non è accettabile. Ognuno è libero di fare le sue scelte ma, anche se sono delle brave persone, non significa che le loro azioni siano consone. Il non frequentare la chiesa, il divorzio…-

Blaine si morse la lingua, ma non abbastanza in fretta –Guarda che il padre di Kurt non è divorziato, è vedovo.- sbottò, con un tono più acido di quanto avesse previsto. S

apeva che avrebbe dovuto essere d’accordo con le parole di sua madre: sposarsi dopo un divorzio non era qualcosa di accettabile, gliel’avevano spiegato. Il matrimonio era un giuramento davanti a Dio e non era pensabile che un giudice potesse scioglierlo… ma allora perché, in quel momento, aveva l’impressione che sua madre stesse semplicemente parlando a vanvera?

-Oh.- la donna sobbalzò, gli occhi sbarrati –Oh cielo, povero Kurt. È orfano?- domandò, il tono improvvisamente molto diverso, profondamente addolorato.

-Sua madre è morta molti anni fa. Aveva otto anni.- annuì, ripensando a quando Kurt gli aveva rivelato quel particolare della sua vita: l’aveva abbracciato e Kurt si era lasciato stringere, anche se si conoscevano da poco. Era stato in quel momento, capì col senno di poi, che aveva deciso che avrebbe protetto Kurt a tutti i costi. Aveva già infranto la promessa una volta e si promise di non farlo di nuovo.

-Povero ragazzo. Dev’essere per questo che sembra così delicato.-

-Kurt è molto più forte di quello che sembra.- ribatté Blaine istintivamente, il petto pieno di orgoglio –Lui è la persona più forte che io abbia mai conosciuto.- aggiunse, ed era un pensiero normale.

Kurt dopotutto era forte. Aveva sostenuto suo padre, era rimasto lucido quando aveva rischiato di perdere anche l’unico genitore che gli era rimasto, aveva ammesso di essere gay di fronte a una società che non era pronta ad accettarlo e ogni giorno camminava a testa alta davanti ai bulli che lo perseguitavano. Quindi, era più che normale pensare che fosse una persona forte ed essere orgoglioso del fatto che un ragazzo tanto splendido fosse suo amico.

È normale... Giusto?

 

 

____________L’angolo di Jane

Sono una persona brutta e cattiva, LO SO. Avrei dovuto aggiornare lunedì scorso e invece non l’ho fatto, ero troppo presa dai preparativi per capodanno, chiedo perdono +_+ spero però che questo capitolo vi aiuti a perdonarmi! Sono abbastanza fiduciosa in proposito, più che altro perché devo dire che adoro il Blaine di questo capitolo, quindi spero che piaccia anche a voi!

Passando ad altro: come avete passato le feste? Capodanno in famiglia, con gli amici, in città, in montagna? Raccontatemi qualcosa, mi piace conoscervi un po’!

Detto ciò, volo a scrivere un po’ della mia breve long (ha senso? Breve long?) di Shameless.

Un bacione a tuttiiiiiiiiiiii e buon 2014!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 19. Non pensare ***


Cap. 20 – Non pensare

 

 

 

-Ok, si può sapere con chi stai messaggiando?-

Kurt si accigliò, voltandosi verso Mercedes –Come?-

-Io qui mi sto impegnando per finire questo maledetto test in tempo per poter passare il resto della nostra domenica facendo shopping. Erano questi i piani o sbaglio?- domandò la ragazza, picchiettando la punta della matita sulla pagina aperta del libro di algebra.

-Erano questi e lo sono ancora. Quindi?-

-Quindi, se continui a messaggiare a questo ritmo non finirai mai in tempo. Se devo perdere una giornata di shopping vorrei almeno sapere di chi è la colpa, quindi: con chi stai messaggiando?-

-Oh… niente, è Blaine.- scosse le spalle Kurt, distogliendo lo sguardo e dedicandosi nuovamente al suo compito, non notando il sorrisetto sul viso dell’amica –Ah, ecco. Dovevo immaginare che fosse Blaine.- disse questa in tono allusivo.

-Cosa vuoi dire, scusa?- domandò il controtenore, sforzandosi di apparire distaccato.

-Nulla, figurati, solo che avrei dovuto capirlo.-

-Mh, certo. Cos’hai messo alla tredici?- cambiò discorso Kurt, ma sapeva di non avere scampo. Mercedes voleva dirgli qualcosa e sapeva che non avrebbe potuto ignorarla.

-Il tuo cellulare ha squillato, non leggi? Non vedo l’ora di vedere i tuoi occhi diventare dei cuoricini e quel sorrisetto adorante che ti spunta ogni volta che guardi lo schermo.-

-Non so di cosa parli.- sbottò Kurt, senza riuscire a nascondere la tensione –Non volevi finire in fretta? Ora che ci penso l’altro giorno ho visto un maglioncino che voglio assolutamente comprare.-

-Verde, per caso?-

-Sì. Te l’avevo già detto?-

-No, l’ho immaginato. È un colore che piace molto a Blaine, giusto?-

La matita di Kurt rimbalzò sul pavimento e rotolò sotto il letto –Ok, la smetti con questa storia? Stai dicendo un sacco di sciocchezze.-

-Oh, eddai Kurt. La mia vita sentimentale è una noia, perché non vuoi parlarmi della tua nuova cotta?- si lamentò la ragazza, dando un colpetto alla coscia di Kurt con la punta del piede.

-Perché non ho nessuna cotta. E se ne avessi una… se ne avessi una non dovrei parlarne. Non dovrei pensarci e dovrei… cancellarmelo dalla mente, perché non è proponibile. Quindi, ecco perché non voglio parlarti di nulla.- esplose Kurt, pentendosi quasi subito del tono acido con cui aveva risposto. Tuttavia evitò di ritrattare, sperando che Mercedes cogliesse le sue parole e lasciasse perdere.

Pensò quasi di avercela fatta visto che rispose a quattro domande nel silenzio più completo, ma un attimo dopo fu spezzato dalla voce dell’amica –Wow, stavolta è davvero seria allora.-

Kurt trattenne un sospiro perché sì, che diavolo, lo era.

Blaine era attraente, dolce, gentile e si stava davvero mettendo in gioco per lui. Quindi ok, era etero e per la prima volta nemmeno poteva augurarsi che si scoprisse gay perché sapeva che per lui sarebbe stato ancora più difficile che per chiunque altro e l’ultima cosa che voleva era che Blaine soffrisse… ma ciononostante non poteva evitare di rendersi conto che Blaine incarnava esattamente il tipo di ragazzo di cui si sarebbe potuto davvero innamorare.

-Blaine è dolce. E ti adora: stamattina abbiamo parlato un po’ dopo la messa e sono sicura che ti abbia nominato almeno cinque volte.- gli fece notare Mercedes dolcemente, quasi timidamente.

-E sono felice di questo. Anche io lo adoro ed è per questo che deve rimanere un amico. Solo un amico, e non devo pensare ad altre possibilità perché non sono realizzabili, non davvero.-

-Ma Kurt, e se…-

-Mercedes, no. Ti prego.- la scongiurò Kurt, e la sua voce era così supplichevole che la ragazza annuì. Osservò l’amico per qualche secondo, poi chiuse il libro e balzò in piedi –Dai, basta. Dopo cena finiremo questa stupidaggine, ora andiamo al centro commerciale e ci godiamo il nostro fine settimana.-

-Ma il compito…- esitò Kurt, incerto.

-Kurt Hummel.- lo redarguì Mercedes in tono di avvertimento –Se rinunci allo shopping sarò costretta a chiamare l’ambulanza, perché è evidente che hai avuto una forte commozione cerebrale e devono assolutamente sottoporti ad una tac prima che la cosa degeneri.-

Nonostante tutto, Kurt scoppiò a ridere –Ok, ok, calma. Cercavo solo di sembrare uno studente responsabile.- si alzò, sforzandosi di far tornare il pensiero di Blaine nella zona “Cari amici” della sua mente, e afferrò la giacca –Andiamo, ho un maglioncino da comprare e tu devi assolutamente prendere una borsa per sostituire l’obbrobrio zebrato che ti ostini a trascinarti dietro.-

-La mia borsa non ha nulla che non va!-

Kurt alzò gli occhi al cielo, precedendo l’amica fuori dalla stanza come a lasciar intendere che non si sarebbe fatto trascinare in quella discussione ancora una volta. In realtà era grato che finalmente avessero cambiato discorso, perché così poteva non pensare a Blaine, a quei sentimenti che non dovevano assolutamente nascere e al fatto che, forse, per questo era già un po’ tardi.

Ma non era un problema, poteva far finta di nulla. Poteva nasconderli ed essere felice con l’amicizia, lo sapeva.

Era sufficiente non pensarci. Se non ci pensava, tutto andava bene.

 

***

 

Il lunedì, Blaine passò a prendere Kurt: il controtenore aveva lasciato la macchina a Finn, che aveva litigato con Rachel e aveva pensato che darle un passaggio fosse un gesto cavalleresco che la ragazza avrebbe apprezzato, e così lui aveva chiamato Blaine.

Al telefono l’amico gli era parso un po’ teso, ma Kurt non ci aveva fatto caso e aveva supposto che forse stava studiando quando l’aveva chiamato, ma quando entrò nell’auto e notò che Blaine continuava a lanciargli occhiate di sottecchi mentre guidava non riuscì ad evitare di preoccuparsi –Tutto bene?- domandò.

-Cosa? Oh… sì. No. In effetti no.- Blaine espirò profondamente –In realtà stavo cercando le parole giuste per iniziare a scusarmi.-

Kurt si accigliò, decisamente confuso –Scusarti? Per cosa?-

-Per mia madre, ovvio.- spiegò l’altro –Mi dispiace per venerdì sera, per come si è comportata quando hai nominato Carole.-

Solo in quel momento Kurt ricordò lo strano comportamento della signora Anderson. Era stato così impegnato a evitare pensieri inopportuni che quel particolare gli era passato di mente –Ma non devi scusarti. L’avevo anche dimenticato, tranquillo. Non voglio che cammini sempre sulle uova con me, Blaine. Non mi spezzo alla prima stranezza che succede.-

-Lo so. Sei più forte e coraggioso di quanto possa sembrare, ma mi dispiace comunque che si sia comportata in quel modo.-

Kurt arrossì appena di piacere a quel complimento –In realtà non ho ben capito cosa sia successo. Ho detto qualcosa di sbagliato?-

-No. No, figurati.- fu il turno di Blaine di arrossire, a quel punto –Solo che lei pensa… insomma… per la nostra religione il divorzio è considerato sbagliato e non ci si può risposare. Quando ha sentito di Carole ha pensato di dovermi… avvertire che era un comportamento che noi non dobbiamo condividere. Mi dispiace.- concluse con un filo di voce.

Si sentiva quasi male nel notare come, da quando era arrivato a Lima e aveva conosciuto Kurt, la sua concezione di fede era cambiata. In verità, tutta la sua idea di vita sembrava trasformarsi, gradualmente ma inesorabilmente.

Credeva ancora in Dio, certo, questo non sarebbe mai cambiato, eppure aveva iniziato a vedere qualcosa di strano in tutti i dogmi che aveva ciecamente accettato fino a quel momento. Era come se la scoperta dell’omosessualità di Kurt avesse fatto cadere il castello di carte delle sue sicurezze, rivelando delle contraddizioni che per tutto quel tempo non aveva notato.

-Ma… mio padre non ha divorziato.- protestò Kurt, confuso.

-Lo so. Lo so, lei è saltata alle conclusioni ed era preoccupata che io iniziassi a pensare cose che lei… non approva. Mi dispiace, io so che tuo padre è una persona splendida…-

-L’hai visto solo una volta.- gli fece notare il controtenore.

-Ma ha cresciuto una persona come te, deve esserlo per forza.- rispose d’istinto Blaine.

Sembrava che in quell’auto le guance non potessero fare a meno di tingersi di rosso –Davvero non te le prepari prima queste frasi? Non capisco come fai.-

-In realtà spesso non sono bravo con le parole. Con te è facile.- si strinse nelle spalle Blaine, entrando nel parcheggio del McKinley –Ma comunque mi dispiace per mia madre, davvero. Davvero, davvero molto. Lei non è cattiva, so che non lo è perché… prima di conoscerti, anche io avrei pensato “Divorzio e secondo matrimonio, come si può pensare che sia giusto?”. Ma lei non ha avuto nessun Kurt Hummel che le sconvolgesse le idee.-

Kurt fece un sorrisetto –Ti ho sconvolto le idee? Seriamente?- ridacchiò.

-Non l’avevi intuito? Quando ho scoperto che eri gay ho dato di matto ed ero davvero convinto che non sarei mai, mai potuto passare sopra a una cosa simile. E meno di una settimana dopo ero già pronto a chiederti scusa in ginocchio.- gli ricordò –Mi stai facendo rivalutare parecchie cose e… non avrei mai pensato di dirlo, ma questo mi fa sentire bene.-

Tu mi fai sentire bene.”

-Sono contento di non averti sconvolto in senso negativo, allora.-  sorrise Kurt prima di scendere dall’auto, la mente ancora concentrata su ciò che si erano appena detti. Così concentrato che non si rese conto del furgoncino fermo accanto all’auto di Blaine, nonché del suo proprietario, finché non andò a sbattervi contro –Oh, scus…- non ebbe il tempo di finire la frase, però, perché si trovò con la schiena sbattuta contro la portiera e il colletto (fino ad un attimo prima perfettamente stirato) della camicia stretto nel pugno di Karofsky.

-Forse se sculettassi di meno vedresti dove vai, checca.- ringhiò il Titans.

-Lascialo, Karofsky!- intervenne prontamente Blaine, facendosi avanti senza pensarci nemmeno un attimo. Senza che nessuno dei due avesse il tempo di fare qualcosa Karofsky spinse Blaine, che cadde a terra sbattendo violentemente il braccio.

Kurt non aveva molta forza fisica, ma in compenso aveva la capacità di trattenere grandi dosi di rabbia per poi farle esplodere improvvisamente e fu grazie a quella particolarità del suo temperamento che riuscì a spingere via Karofsky. La schiena del Titans incontrò la sua auto e prima che avesse tempo di dire qualsiasi cosa il controtenore gli stava già ringhiando contro –Ora basta! Non devi toccarlo, non ci provare, chiaro?-

Karofsky parve barcollare per un istante e i suoi occhi si sbarrarono, ma scosse il capo e parve riprendersi abbastanza per ribattere –Non mi dire che sei tu l’uomo della coppia, checca. Proteggi la fidanzatina, eh?-

-Non ho detto nulla, Karofsky. Non meritavi il mio silenzio, mi maltratti ogni giorno e poi hai… fatto quello. Quindi non lo meritavi, ma io l’ho fatto. Sei ancora lì, nella tua bella, stupida prigione dorata, contento di nascondere al mondo quello che sei. Ma se vuoi che questo continui, se non vuoi che tutti lo sappiano, non devi toccarlo. Ce l’hai con me, bene, ma Blaine non c’entra.-

Il Titans era impallidito e sembrava davvero piccolo, in quel momento, nonostante la sua stazza. Tremò, guardandosi attorno con aria spersa prima di lanciare a Blaine uno sguardo che sembrava pieno d’odio e guardare Kurt con… era rimpianto quello che Blaine notava nei suoi occhi?

Quando il giocatore di football se ne andò, quasi correndo, Kurt si affrettò ad aiutare l’amico ad alzarsi –Mi dispiace, mi dispiace così tanto che tu sia in mezzo a questa cosa. Ti fa male il braccio?-

-No, sto bene.- scosse il capo Blaine, accettando tuttavia che Kurt gli esaminasse l’arto con mani delicate e attente –Kurt?-

-Sì?-

-Lo so che non vuoi parlarmi di questa storia ma… non potresti… sono davvero preoccupato per te, Kurt. Cosa diavolo è successo tra te e Karofsky?-

 

 

 

_______________L’angolino di Jane

Eeeed eccoci qui. Puntuale questa volta, viva me!

Non è un capitolo molto lungo ma credo che sia abbastanza significativo, soprattutto per la seconda parte. Avevo pensato di far difendere Kurt da Blaine ma… non so, mi piaceva l’idea che non fosse la principessina in difficoltà, Kurt è forte e mi piaceva che gli servisse solo un motivo per scattare, e quel motivo è Blaine.

Ora, ragazze, mi serve un favore da voi: nelle prossime settimane incrociate le dita per me :P sto aspettando risposte per due lavori a cui tengo e mi serve la vostra energia positiva!!

Ok, la smetto di blaterare. Oh anzi no: volevo ringraziarvi davvero, davvero tanto per le recensioni dello scorso capitolo. Siete sempre dolcissime ma nello scorso capitolo ho davvero amato ogni singola parola che mi avete scritto!! Siete le migliori <3

Ora la smetto davvero, giuro ahahah attendo come sempre i vostri commenti con ansia!!

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 20. Secrets ***


Cap. 21 - Secrets

 

 

Kurt si morse il labbro, incerto, e lanciò uno sguardo verso l’orologio che troneggiava sull’entrata del McKinley. Erano in anticipo e la storia di Karofsky, nonostante fosse piuttosto complicata, era anche abbastanza breve. E sapeva che Blaine meritava una spiegazione, soprattutto dopo il modo in cui l’aveva difeso –Va bene. Ci… ehm… sediamo in macchina?-

Blaine sorrise appena, felice che Kurt avesse accettato e allo stesso tempo inquieto per ciò che avrebbe potuto scoprire –Ok.- annuì, aprendo l’auto e sedendosi nuovamente al posto di guida mentre Kurt prendeva posto al suo fianco.

-Ascolta… alla fine non è un granché. Insomma, per Karofsky è un gran segreto ma non è nulla di troppo… sconvolgente, ecco. Però nessuno deve saperlo.- chiarì. Sapeva di potersi fidare di Blaine, ma sapeva anche quanto potesse essere dannoso che un segreto simile venisse svelato.

-Certo. Lo so, tranquillo.- si affrettò ad assicurare il ragazzo.

-Ok. Allora… beh.- esitò il controtenore senza sapere bene da dove cominciare. In fondo, Blaine sapeva già quasi tutto quello che era successo, tranne un particolare –Sai già che Karofsky… adora particolarmente rendere la mia vita un inferno. Quello che non sai è il motivo. Cioè… quello che penso sia il motivo.-

-Ovvero?-

Kurt si grattò la nuca, a disagio –Ecco, io credo che Karofsky sia gay. O quantomeno… sessualmente confuso.-

Blaine rimase immobile, fissando Kurt per qualche secondo senza fare una piega –Ok, se non volevi raccontarmelo bastava dirlo. Non serve inventarsi storie assurde.- disse alla fine, alzando gli occhi al cielo un po’ infastidito.

-Non sto scherzando.- sbuffò Kurt, alzando gli occhi al cielo –Sono serio.-

-Mh.- annuì lentamente Blaine –E come ti sarebbe venuta questa idea?-

-Diciamo che ho le mie ragioni.-

-Che sarebbero?- domandò Blaine, e il suo tono incredulo fece saltare in fretta i nervi a Kurt –Il fatto che mi abbia baciato è stato un indizio, direi.-

Con soddisfazione osservò gli occhi di Blaine sbarrarsi e la sua bocca formare una perfetta “o”, prima che il ragazzo iniziasse a balbettare  come un ossesso –Oh. Oh beh. Beh… beh. Immagino… che allora… ma… cioè vuoi dire che il… voi… cioè lui… e…-

-Blaine, stai bene? Stai per avere un infarto? Devo chiamare un medico?-

-Io… no. Cioè sì. Cioè…  Sì sto bene e no, non serve il medico ma… mi chiedevo solo…- Blaine si morse la guancia, cercando di calmarsi. Avrebbe dovuto essere… cosa, felice per il primo bacio del suo migliore amico? O no, visto che l’aveva avuto da un troglodita? Probabilmente prima di decidere come reagire avrebbe dovuto testare i pensieri di Kurt –Voi state… insieme, tipo?-

Kurt lo fissò per diversi secondi, basito –Ok, cosa? Prima Puck, ora Karofsky, ma insomma.- esalò –No. Mi ha baciato, ma non mi ha fatto piacere. L’ho spinto via, ovviamente.- chiarì, sconcertato che Blaine potesse pensare una cosa simile. Lui non si sarebbe certo messo con una persona che per mesi l’aveva innaffiato di granita e spinto contro gli armadietti come un pallone da rugby, che idea si era fatto di lui Blaine? –Mi ha solo baciato. E da allora le cose sono peggiorate, perché ha il terrore che io possa dirlo in giro.-

Blaine sospirò, sollevato.

Certo che sono sollevato.”, si disse “Non voglio che Kurt si butti via con uno così, lui merita di meglio. Tutto qui. Tutto qui.

-Ok, ok. Scusa. Quindi… in teoria potresti averlo in pugno, no? Insomma, sai qualcosa di lui che non vuole far sapere in giro. Potresti fare in modo che smetta.-

Kurt sollevò le sopracciglia –Io… non lo farei mai. Non voglio minacciarlo e soprattutto non voglio usare la sua omosessualità come ricatto. È una cosa delicata.-

Inaspettatamente sul viso di Blaine si disegnò un sorriso –Davvero, Kurt, tutti quelli che pensano che gli omosessuali siano dei peccatori dovrebbero passare un pomeriggio con te. Sei qualcosa come… l’incarnazione dello spirito cristiano del perdono.-

Kurt arrossì un po’, sorridendo imbarazzato –Non è così, nel senso… so cosa vuol dire avere paura delle reazioni altrui. È dura e credo che questo sia il motivo per cui Karofsky se la prende tanto con me. Ha paura di sé stesso e si sfoga così, riversando la sua paura su di me.-

-Probabilmente rappresenti tutto quello che lui vorrebbe essere, ma non può. Insomma non parlo di cose esteriori ma sai… tu sei davvero speciale, non stavo esagerando quando l’ho detto.- disse Blaine –Sai quello che sei e cosa vuoi. Lo sai e non ti nascondi, né ti tiri indietro, anche se così facendo la tua vita è più difficile di quanto potrebbe essere altrimenti.- d’istinto la mano di Blaine si mosse, coprendo quella di Kurt mentre lui gli rivolgeva un sorriso dolce –Chiunque vorrebbe avere il coraggio di essere come te.-

Kurt si morse il labbro, abbassando nervosamente gli occhi sulle loro mani. Quella di Blaine era calda e un po’ ruvida, mentre la sua era liscia e fredda come sempre. Il contrasto era piacevole eppure sconfortante, come se le loro mani tanto diverse sottolineassero l’impossibilità di un contatto più intenso, più profondo. Un contatto che ogni molecola della pelle di Kurt agognava in ogni momento ma che non sarebbe mai diventato realtà.

Con un sorriso nervoso Kurt interruppe il contatto, cercando di farlo sembrare un gesto naturale, e si passò una mano tra i capelli –Terrai il segreto, vero? Anche… anche se le cose con Karofsky dovessero peggiorare?- domandò, e poté vedere con chiarezza Blaine esitare –Blaine, per favore. Te l’ho raccontato perché mi fido di te.-

-Certo. Terrò il segreto, va bene.- si affrettò ad assicurare Blaine non appena sentì il suo tono supplichevole –Ma anche tu devi farmi una promessa, ok? Se le cose diventeranno insostenibili metterai da parte questo tuo… spirito caritatevole e farai quello che è meglio per te. Me lo prometti?-

Kurt sospirò –Va bene. Te lo prometto.-

Blaine sorrise, soddisfatto da quel poco che era riuscito a strappargli –Ok. Ora andiamo o arriveremo tardi alla prima ora.- esclamò in tono allegro, anche se la sua preoccupazione non era scomparsa. In realtà ora era acuita, sostenuta da una sensazione di fastidio che lo sfiorava ogni volta che ripensava a quello che Kurt gli aveva raccontato, ma immaginava che non fosse il momento migliore per preoccuparsene. Quello a cui doveva pensare adesso era a far sì che Kurt non corresse eccessivi rischi.

Lo prese sottobraccio con un sorriso e gli fece l’occhiolino mentre si avviavano verso l’ingresso del McKinley. Kurt scosse il capo, ridacchiando, e insieme entrarono nella scuola ignorando le occhiate dei giocatori di football.

 

***

 

Durante quella mattinata Blaine si trovò casualmente davanti alla porta dell’aula di Kurt alla fine di ogni ora, e casualmente gli capitò ad ogni ora di dover fare proprio la stessa strada del soprano. Sempre per puro caso, quando Kurt ebbe la necessità di andare in bagno prima di raggiungere l’aula di letteratura, anche Blaine avvertì lo stesso identico bisogno. Provò a effettuare tutte quelle manovre con noncuranza, ma a Kurt non sfuggirono e quando si sedettero insieme a pranzo si voltò verso l’amico sforzandosi di mantenere un’espressione seria –Blaine.-

-Sì?-

-Solo per saperlo, ti procurerai delle microtelecamere nei prossimi giorni o prevedi di continuare a correre da un lato all’altro della scuola fino al diploma?- domandò. Blaine arrossì, e a quella visione Kurt non riuscì ad evitare di sorridere.

-Scusa, speravo di essere una spia migliore. Ti ha dato fastidio, vero?-

-Beh, non mi piace molto che tu creda che ho bisogno di essere protetto.- annuì il ragazzo, ma non appena vide il viso dell’amico adombrarsi si affrettò ad aggiungere –Ma è dolce che tu voglia proteggermi.-

Blaine ritrovò immediatamente il sorriso e rubò una patatina dal piatto di Kurt –Mi sento meglio se sono sicuro che stai bene, tutto qui.- spiegò Blaine –Lo so che sai proteggerti da solo. E in caso contrario so anche che non sarei di grande aiuto contro Karofsky, non sono esattamente un peso massimo. Ma se non mi assicuro che tu stia bene mi sento… male.-

Kurt si limitò a sorridere, incapace di dire qualcosa davanti a una dichiarazione d’affetto tanto dolce pronunciata con quella naturalezza, così si limitò a sfiorare il braccio di Blaine con la punta delle dita, dopodiché mangiarono quasi in silenzio, scambiandosi di tanto in tanto un sorriso finché non terminarono il pranzo e si recarono insieme nell’aula di canto.

Erano già quasi tutti presenti e avevano già iniziato a riscaldarsi: stavano lavorando alla coreografia di La vie bohem, una delle più complicate del musical poiché dovevano essere tutti perfettamente coordinati, e la voce di Rachel rimbombava nel semi-silenzio della stanza, inondandola dei mille consigli con cui stava sommergendo Finn. Alla fine la ragazza aveva capito che nessuna protesta le avrebbe fatto avere la parte di Mimì e così, dopo aver annunciato a Kurt che era “assolutamente felice di interpretare Maureen, un personaggio così diverso dai suoi canoni che sicuramente le avrebbe fornito un’esperienza utilissima per il futuro” si era messa d’impegno per far sì che la sua interpretazione mettesse in ombra quella di tutti gli altri, in particolare quella di Santana. Kurt pensava che Santana fosse davvero una grande Mimì, ma questo si era guardato bene dal dirlo a Rachel.

-Ehi, ragazzi.- li salutò Artie, alzando a malapena lo sguardo dalla sua agenda incredibilmente spessa: Blaine era piuttosto sicuro che presto sarebbe esplosa ed era sicuro che se fosse accaduto sarebbe scoppiato un finimondo, a giudicare dal modo in cui Artie si aggrappava a quell’agenda senza lasciarla incustodita nemmeno per un secondo.

-Ciao Artie. Ragazzi.- sorrise Kurt posando la tracolla in un angolo. Si voltò verso il gruppo e dovette far ricorso a tutta la sua forza di volontà per non crollare a terra svenuto quando si trovò di fronte, a pochi passi di distanza, un primo piano del sedere di Blaine. Il suo amico infatti aveva abbandonato rapidamente la sua sacca e il maglioncino e aveva iniziato a riscaldarsi, senza alcun riguardo per la sanità mentale di chi lo circondava.

-Oh, questa sì che è una vista distraente.- il sussurro di Mercedes colse Kurt di sorpresa, ma non fu sufficiente a convincerlo a distogliere lo sguardo poiché, anche se Blaine non era più in una posizione che mettesse in evidenza il suo fondoschiena, le sue spalle solide e le sue braccia longilinee erano comunque una grande distrazione, soprattutto con addosso solo una maglietta bianca che avrebbe dovuto essere considerata illegale.

-Mh? Cosa, il nuovo push-up di Santana? In effetti è decisamente eccessivo.- commentò Kurt, senza in realtà avere la speranza di ingannare l’amica.

-Certo, immagino che tu stessi guardando le tette di una ragazza mentre il signor Sonoeteromaamoipapillon si esibiva in quella posizione pornografica.- ribatté infatti Mercedes facendogli l’occhiolino prima di andare a sua volta a riscaldarsi i muscoli. Kurt si morse il labbro, impedendo a sé stesso di voltarsi nuovamente in direzione di Blaine.

Era stupido, davvero stupido. Blaine era suo amico. Certo, un bel ragazzo, senza dubbio sexy, ma…

Ma…

“Un bel ragazzo, sexy, dolce e buono. Davvero esiste un ma?” gli domandò quella parte del suo cervello che assumeva alternativamente la voce di Rachel o di Mercedes. In quel momento era come se le due gli avessero parlato in coro, direttamente nella testa, e non era decisamente qualcosa di piacevole.

Iniziò a stirarsi i muscoli delle gambe, cercando di non voltarsi in direzione di Blaine, ma funzionò solo per qualche minuto. Alla fine i suoi occhi presero il controllo e si diressero verso l’amico, che aveva smesso di fare stretching e stava parlando di qualcosa con Artie. Li vide voltarsi verso di lui, poi Blaine annuì e si alzò mentre Artie andava a parlare con Santana.

-Novità?- domandò Kurt, cercando di rimanere concentrato sul viso di Blaine e non sui muscoli del collo e delle spalle, così perfettamente in evidenza in quel momento.

-Sì, cioè non proprio.- sorrise Blaine, sedendosi accanto a lui. Sembrava un po’ nervoso e Kurt interruppe il suo esercizio, concentrandosi -Solo che Artie vorrebbe vedere il nostro duetto prima, lunedì per la precisione. Venerdì ho il corso di catechismo quindi pensavo che potremmo vederci giovedì e provare insieme.-

-Oh. Certo.- rispose Kurt, troppo rapidamente per riuscire a nascondere un velo di agitazione. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, lo sapeva, ma dovevano proprio affrontare quell’argomento un attimo dopo che aveva pensato a Blaine in una luce decisamente poco amichevole? –Vuoi… ehm… vuoi venire da me?- domandò, arrossendo appena –Insomma, a casa mia. Per provare. La… la canzone.-

Blaine lo guardò per un istante, un po’ accigliato, e si passò una mano sul retro del collo in quel modo che era così tipico per lui –Sì, è meglio a casa tua, sai che i miei… insomma… credo che forse… un duetto con un… sai… Per me non è un problema lo sai, o non avrei…-

-Lo so.- lo interruppe Kurt –I tuoi genitori non impazzirebbero di felicità sapendo che dovrai interpretare un ragazzo gay. Lo sai, non mi interessa quello che pensano i tuoi genitori.- sorrise, lieto di essere tornato su un terreno più familiare.

-Lo so. Scusa, a volte vado ancora in panico per… questa cosa. I miei non sarebbero gentili e io non voglio farti star male di nuovo.- sorrise Blaine, abbassando lo sguardo. Ciononostante Kurt notò il velo di tristezza che aveva attraversato le sue iridi e d’istinto mosse la mano fino a sfiorare la sua –Ti ho perdonato e ora è tutto a posto. Non pensarci più, ok?-

-Ok.- annuì Blaine –Sei il migliore amico che avrei potuto sperare di trovare, Kurt.-

Il controtenore sorrise, alzandosi –Dai, su, andiamo a fare gli esercizi per la voce con Rachel.-

 

 

________________L’angolo di Jane

Eccomiiiii!!

Un giorno di ritardo, ma ho la giustifica del medico: ho passato mezza giornata a vomitare e mezza a vegetare sul divano lamentandomi (sì, quando sono malata sono un po’ una Drama Queen). Oggi però sto meglio e quindi eccomi qui col capitolo! Capitolo che spero apprezzerete, un po’ serio e un po’ sul comico nell’ultima parte :P

Qualcuna di voi guarda Sherlock?? Non mi apre la seconda serie su Nowvideo e non so dove altro trovare uno streaming D:

Ora volo a rispondere alle vostre recensioni!!

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 21. Let's do it ***


Capitolo 22 – Let’s do it

 

 

Quando giovedì pomeriggio Blaine arrivò a casa di Kurt, il controtenore sapeva che avrebbe dovuto aspettarsi quell’atmosfera. Lui stesso era piuttosto agitato, quindi era ovvio che anche Blaine lo fosse. Ciononostante, quando si trovò di fronte all’amico, immersi in un silenzio a cui nessuno dei due era abituato a far fronte, non riuscì a evitare di trovarsi a disagio,. Incerto su quale fosse la cosa migliore da dire e arrabbiato con sé stesso per non essersi preparato a un’eventualità del genere.

Era ovvio che fossero agitati e, tra i due, lui avrebbe dovuto essere quello in grado di gestire la situazione. Conosceva la canzone, era una delle sue preferite e aveva saputo ciò che avrebbero dovuto fare fin dal momento in cui Blaine aveva accettato la parte. Inoltre lui era gay, il che significava che cantare un duetto d’amore con un ragazzo avrebbe dovuto essere normale per lui. Certo, non l’aveva mai fatto davvero, ma l’aveva sognato un sacco di volte. E sì, forse, ma solo forse, in un paio di questi sogni (non di più. Assolutamente, non più di un paio) era proprio Blaine il ragazzo con cui duettava. L’amico invece, poco ma sicuro, quando pensava di cantare un duetto romantico doveva immaginarsi di farlo con una ragazza. Insomma, avrebbe dovuto decisamente essere lui a mettere Blaine a suo agio.

-Ehm… allora.- sorrise nervosamente Blaine mentre lo guidava verso la sua stanza, al piano di sotto. La casa era vuota: suo padre e Blaine non si erano ancora incontrati da quando loro due si erano riappacificati e non voleva certo che succedesse prima di cantare una canzone dolce e maliziosa insieme a lui –Vuoi che ti presto qualcosa per stare più… comodo?- propose, cercando di sembrare casuale. E in fondo lo era, non c’era motivo per non esserlo. Non era come se avesse appena immaginato Blaine con addosso una delle sue magliette attillate, non l’aveva fatto. Ovviamente non l’aveva fatto.

-No, grazie, ho portato una tuta. Credo che i tuoi pantaloni siano un po’ lunghi per me.- rispose Blaine, ridacchiando in modo quasi naturale, senza però riuscire ad evitare che dalla sua voce trapelasse un po’ di nervosismo.

Kurt annuì, rimproverandosi mentalmente. Certo, Blaine era un bel ragazzo e certo, aveva avuto una mezza (intera) cotta per lui all’inizio. Ma erano amici, le cose tra di loro si erano sistemate da poco e lui aveva smesso di fare quel genere su pensieri su di lui.

Per la maggior parte del tempo, almeno. Sì, insomma, quando riusciva a controllarsi.

Ma quel pomeriggio gli sembrava che i suoi ormoni avessero deciso di fare li straordinari e lui proprio non riusciva a evitare di notare quei particolari di Blaine che lo avevano attratto fin dal primo istante.

Aprì la porta della stanza e poi se la richiuse alle spalle. Blaine poggiò la borsa a terra mentre Kurt si affrettava verso il pc, iniziando a trafficare tra le sue cartelle per arrivare alla base che Artie gli aveva inviato, arrangiata nella tonalità giusta per lui e Blaine.

-Sai già le parole o hai bisogno del t…- quando si voltò verso Blaine, Kurt non riuscì a terminare la frase. Il ragazzo infatti era davanti a lui, senza maglietta, e frugava nella sua borsa, senza maglietta, evidentemente in cerca della tuta. Senza maglietta.

Senza. Maglietta.

E diamine, Blaine stava sempre benissimo, ma Kurt in quel momento si convinse che coprire un tale ben di Dio con dei vestiti avrebbe dovuto essere considerato un peccato capitale. E se Kurt Hummel prendeva in considerazione l’idea di abolire definitivamente i vestiti dallo stato, considerata la sua passione per la moda, la questione doveva essere davvero grave.

-Eh… ehm. Dicevo, ti serve il testo?- domandò, cercando di darsi un contegno visto che Blaine si stava alzando e voltando verso di lui. Non poteva certo farsi trovare a fissarlo con la bava alla bocca, Blaine non l’avrebbe presa bene.

-No, tranquillo, l’ho studiato.- sorrise Blaine, e per Kurt fu davvero difficiledifficiledifficiledifficilissimo trattenersi, in modo da non far scorrere lo sguardo su di lui fino a consumarlo. Blaine era oggettivamente un piacere per lo sguardo, il controtenore decise che questa era un’osservazione abbastanza ovvia da non potersi biasimare per averla partorita. Non era eccessivamente muscoloso, ma  addominali e pettorali erano sufficientemente definiti e, vestito solo dei pantaloni e della sua catenina con il crocifisso, sembrava un Dio –Spero solo di riuscire a starti dietro. Non è proprio il mio genere, non ho mani cantato un duetto.- aggiunse Blaine, infilandosi una maglietta bianca che Kurt si trovò a odiare nel momento stesso in cui questa coprì le spalle larghe e solide dell’amico. Un istante dopo Blaine sbiancò, per poi arrossire nel tempo di un sospiro, e Kurt sbarrò gli occhi pregando con tutto sé stesso perché non avesse notato i suoi sguardi –Oddio, intendo… cioè, non parlavo del fatto che non è il mio genere perché sono due… uomini. Intendevo… musical. Non ho mai cantato questo genere… tipo… ritmo. Non volevo dire che non…-

-Ehi, tranquillo.- lo interruppe Kurt, così sollevato di non essere stato beccato da riuscire a parlare con una voce quasi normale –Avevo capito. Ma sono certo che sarai grandioso. Proviamo una volta solo cantando e l’interpretazione la vediamo dopo, ok?-

Blaine sorrise e annuì, afferrando i pantaloni della tuta e sbottonandosi i jeans. Non appena Kurt lo vide sganciare il primo bottone decise che no, stavolta non sarebbe riuscito a fingere di non guardare, così si voltò di scatto fingendo di sistemare i volumi delle casse. Si girò nuovamente solo quando sentì il fruscio inequivocabile di un paio di pantaloni che venivano tirati su.

-Allora ehm… che dici, iniziamo? Oh, scusa, che idiota, vuoi… acqua o… qualcosa da bere?-

-No, no. Sono a posto, solo… iniziamo. Ti sembrerà stupido, ma sono un po’ nervoso per questa cosa.-

Kurt annuì, abbassando lo sguardo, non proprio sicuro di voler affrontare quell’argomento. Ma, al diavolo, se avrebbe fatto rilassare Blaine avrebbe potuto sopravvivere –Capisco che sia imbarazzante.-

-Già, insomma, tu sei splendido, canti come un angelo e io… credo di avere un po’ di ansia da prestazione, sai.-

Sobbalzando, Kurt sbarrò gli occhi –Ah.- riuscì solo a balbettare. Quindi Blaine non era nervoso perché dovevano fare un duetto d’amore ma solo perché aveva… paura di non essere alla sua altezza? –Ah… cioè, no, niente ah. Non ha senso. Blaine, tu hai una voce grandiosa. Capisco che tu sia abituato a cantare in coro, ma hai un talento naturale. Non devi essere a disagio.-

-Lo dici solo perché siamo amici.- sorrise Blaine, ma sembrava già più tranquillo.

-No, lo dico solo perché non sono sordo.- ribatté Kurt –Ok dai, solo voci. Iniziamo.-

Andò bene. Benissimo, in realtà. Anche se Kurt si era immaginato che le loro voci si sarebbero armonizzate abbastanza bene non avrebbe mai creduto che avrebbero funzionato così tanto. Erano incredibilmente giuste, come se fossero fatte per cantare in coppia, e i risultati erano stupefacenti considerando che era la prima prova.

-Ok, visto? Te l’avevo detto.- trillò Kurt voltandosi verso Blaine –Sei grande.-

-Anche tu. Cavolo, è venuta benissimo vero?-

-Eccome! Certo, dobbiamo sistemare un paio di cose, ma è stato grandioso. Che ne dici, proviamo un’altra volta e poi proviamo a improvvisare qualche passo?-

Blaine annuì e Kurt rimandò la base da capo. Fu grandioso, di nuovo. Non si guardarono, preferendo concentrare lo sguardo su qualsiasi altra cosa, ma si intendevano comunque alla perfezione.

Kurt aveva sentito Rachel blaterare di affinità canore per tutti i due anni di vita del Glee Club, ma non aveva mai capito davvero cosa volesse dire prima di quel momento. La sua voce e quella di Blaine erano fatte per unirsi, semplicemente.

Decisero di provare ancora una volta, in modo da avere una familiarità perfetta col ritmo della musica e della voce dell’altro: quando anche la terza prova fu perfetta, decisero che era il momento di passare al livello successivo.

-Allora… vediamo. Credo che Artie voglia lasciare la scenografia di base, quindi ci sarà solo un tavolo oltre alle scale. Possiamo usare il letto, mi dai una mano a spostarlo?-

Blaine annuì e insieme sistemarono il grande letto di Kurt in modo che fosse più centrale.

-Bene uhm… quindi…- Kurt si morse il labbro, decisamente nervoso. Cantare non era un problema e certo, nemmeno recitare lo era. Kurt non aveva problemi a fingere, dopotutto da mesi nascondeva a suo padre le angherie di Karofsky. E certo fingere di essere attratto da Blaine non sarebbe stato difficile… principalmente perché non si trattava di fingere.

Avrebbe dovuto… fingere di fingere?

Prese un respiro profondo: poteva farcela –Ok, allora, in questa scena stiamo passeggiando per la città quindi…- non ebbe tempo di finire la frase che la mano di Blaine scivolò nella sua, strappandogli un sorriso che non riuscì a contenere. Non era la prima volta che si prendevano per mano, ovviamente, avevano sempre avuto un rapporto abbastanza fisico e da quando le prove erano iniziate erano stati per mano in parecchi momenti. Ma ora erano lì da soli, nella privacy della stanza di Kurt, e tutto sembrava incredibilmente diverso –Benissimo. Poi… non seguiamo una coreografia precisa, direi. Stiamo… un po’ flirtando, un po’ dichiarandoci che vogliamo stare insieme. Quindi beh… immagina di essere con la ragazza che ti piace, direi.-

Blaine si irrigidì appena a quelle parole, pur annuendo al suggerimento dell’amico. La verità in effetti era che non aveva idea di come fare, perché non gli era mai piaciuta una ragazza. C’erano ragazze con cui si trovava bene, con cui aveva un bel rapporto, eppure… credeva di non aver mai flirtato come gli aveva suggerito di fare Kurt –Ok, va bene.-

-Ma certo, che scemo. Sei qualcosa come… il fascino fatto uomo. Flirti anche con i banchi.- ridacchiò Kurt, guadagnandosi un’occhiata sbalordita dall’altro ragazzo –Io?-

-Sì, tu. Santo cielo, non provare a dire che non te ne rendi conto.-

-Io… veramente no. Davvero credi che io… sia… insomma…- Blaine deglutì con un sorrisetto, arrossendo in un modo che Kurt trovava adorabile – Credi che io sia affascinante?-

Kurt sorrise, anche se nel frattempo il suo cervello stava andando ai mille all’ora per trovare una risposta che non lo esponesse eccessivamente –Credo che non esista una persona che non lo pensi. Tranne forse Karofsky e compagnia, ma non hanno molto buon gusto.-

-Beh, credevo che Karofsky avesse provato a baciarti, a quanto pare ne ha abbastanza.- scherzò Blaine senza pensarci.

Ma insomma si tenevano per mano, nella sua camera da letto, in procinto di cantare una canzone d’amore e Blaine gli diceva una cosa simile. Non c’era modo, davvero, che Kurt non arrossisse –Ecco, vedi? Praticamente il re del flirt.-

-Il re, addirittura!-

-Vogliamo iniziare, sua maestà?- ridacchiò Kurt, lasciando di malavoglia la mano di Blaine per far partire la base. La riprese immediatamente e iniziò a cantare, stringendo la mano dell’amico e camminando con lui come se fossero in strada.

Live in my house, I'll be your shelter
Just pay me back
With one thousand kisses
Be my lover, I'll cover you

Cantò le ultime due frasi avvicinandosi appena a Blaine per poi ritrarsi con un sorriso malizioso sul viso, senza però lasciare la sua mano.  Blaine rimase per un attimo incerto, stupito dallo sguardo che l’amico gli aveva lanciato: era sembrato così… preso, coinvolto, e per un attimo il mondo di Blaine aveva rallentato, bloccandosi. Inspirò profondamente e riuscì a proseguire in tempo.

Open your door, I'll be your tenant
Don't got much baggage, to lay at your feet
But sweet kisses, I've got to spare
I'll be there and I'll cover you

Blaine si limitò a lanciare qualche sguardo a Kurt, cercando di convincersi a fare qualcosa in più ma sentendo qualcosa di strano che lo bloccava.

I think they meant it
When they said you can't buy love
Now I know you can rent it
A new lease you are my love
On life, be my life

Just slip me on, I'll be your blanket
Wherever, whatever I'll be your coat

Kurt parve capire le difficoltà dell’amico e, con un impeto di coraggio dovuto solo agli anni che aveva speso a impegnarsi nella recitazione, gli porse la mano libera con un sorriso. Blaine la prese, un po’ timidamente, e seguì i movimenti quasi scherzosi dell’altro lasciandosi pian piano coinvolgere fino al punto di far girare il Kurt su sé stesso in un accenno di piroetta.

You'll be my king, and I'll be your castle
No, you be my queen, and I'll be your moat

Blaine fece un piccolo inchino, come a voler invitare Kurt a ballare, e poi con un sorriso lo attirò a , semplicemente smettendo di pensare e godendosi quel momento. L’imbarazzo iniziale era come svanito e si sentiva di nuovo a casa, come se ballare e cantare con Kurt fosse la cosa più semplice del mondo, così smise di complicarsi la vita e si lasciò trasportare.

I think they meant it
When they said you can't buy love
Now I know you can rent it
A new lease you are my love
On life, be my life

Iniziarono a muoversi per la stanza, giocando e scherzando, rincorrendosi come due bambini e stringendosi le mani quando si raggiungevano, dimenticandosi chi stava inseguendo chi, sfiorandosi, prendendosi in giro e ammiccandosi a vicenda.

I've longed to discover
Something as true as this is

So with a thousand sweet kisses, I'll cover you
(If you're cold and you're lonely)
With a thousand sweet kisses, I'll cover you
(You've got one nickel only)

Kurt si sedette sul letto e accavallò le gambe, facendo un occhiolino a Blaine che si avvicinò lentamente e gli sfiorò il viso con le dita. Kurt si alzò in piedi e Blaine, facendolo girare su sé stesso, lo attirò a sé stringendolo, la schiena di Kurt contro il suo petto.

With a thousand sweet kisses, I'll cover you
(When you're worn out and tired)
With a thousand sweet kisses, I'll cover you
(When your heart has expired)

Kurt si voltò, facendo correre le mani sul petto di Blaine, e con un sorriso intonarono le ultime frasi mentre Blaine faceva scivolare le mani verso i fianchi stretti del controtenore.

Oh lover, I'll cover you, yeah
Oh lover, I'll cover you

La musica degradò fino a scomparire, lasciandoli immersi in un silenzio irreale, quasi violento. Erano ancora nella stessa posizione in cui avevano cantato l’ultima parte di ritornello: poco distanti dal letto, le mani di Blaine sui fianchi di Kurt che, a sua volta, stringeva le dita sulla stoffa bianca della maglietta di Blaine. I loro corpi aderivano quasi completamente, i loro volti erano così vicini che potevano sentire ognuno il respiro un po’ affannato dell’altro sulle proprie labbra.

Gli occhi erano incatenati e nessuno dei sue sembrava intenzionato a distogliere i suoi.

Era un equilibrio labile, terribile e allo stesso perfetto. Erano sulla linea di confine, esattamente a metà tra un passo indietro e uno avanti. Tra scostarsi e… cosa? Abbracciarsi? Accarezzarsi?

Baciarsi?

Il pensiero fu come un fulmine nella mente di Kurt e fece un passo indietro, lentamente, come se temesse di potersi spezzare muovendosi troppo velocemente. E, in effetti, la perdita di contatto fu quasi insopportabile, ma sapeva bene che era la scelta migliore.

Aveva pensato di baciare Blaine. Aveva pensato che l’altro volesse baciarlo ed era… ridicolo.

Blaine era etero, un etero che stava poco a poco uscendo dalla nube di influenze omofobe in cui era cresciuto. Non voleva baciarlo e che Kurt l’avesse pensato era ridicolo, ridicolo e stupido. Dio, era così stupido! Blaine non poteva volerlo fare e Kurt stava cavalcando troppo rapidamente l’onda della sua fantasia, di nuovo.

-Va bene. Direi… direi che è stato… buono.-

Blaine annuì, senza fiato, senza sapere cosa dire. Pensò che tutto sommato buono potesse andare come descrizione. Buono e strano.

Decisamente strano.

Per un momento si era sentito distaccato dalla realtà e aveva sentito una strana sensazione. Un brivido lungo la spina dorsale e sulla punta delle dita, un brivido che sembrava iniziare esattamente sulla pelle di Kurt e che raggiungeva un punto ben preciso del suo corpo, all’altezza del petto.

Non si era reso conto di ciò che aveva pensato in quel momento, ma sapeva bene cosa avrebbe voluto fare. Avrebbe voluto solo fare in modo di essere più vicino a Kurt. Di sentirlo più suo, più vicino, più… solo, di più.

Era una sensazione nuova, non riusciva a catalogarla, ma era certo di non aver mai provato nulla di simile prima. Aveva già capito da tempo che Kurt era qualcosa di speciale ma ora, per la prima volta, quella sensazione era cambiata. A tratti era ancora confortante e familiare, ma allo stesso tempo c’erano momenti in cui si sentiva diverso e questo lo spaventava. Anche se, certo, non poteva pensar di farne a meno.

-Vuoi ehm… vuoi riprovare?- domandò Blaine, guardandolo di sottecchi, senza sapere in che risposta sperare.

Kurt sembrò per un attimo dibattersi nello stesso dubbio. Osservò Blaine con gli occhi sbarrati, come quelli di un cerbiatto accecato dai fari di un’auto, dopodiché scosse il capo –No io credo… che possa andare.- rispose –Ce l’abbiamo abbastanza chiara e… magari Artie ci cambierà tutti i movimenti, è inutile impararli alla perfezione.- spiegò rapidamente, quasi incespicando sulle parole –Ehm… ti va una cioccolata calda?- domandò.

-Dietetica, immagino.- sorrise Blaine, scherzando un po’ nel tentativo di alleggerire l’atmosfera.

Funzionò, anche se non del tutto. Kurt ridacchiò –Ma certo, per chi mi hai preso. Tutto questo non si mantiene così da solo, sai?- scherzò, guidandolo verso il piano superiore.

Una volta fuori dalla stanza, immersi nell’atmosfera tranquilla ma meno intima della cucina, entrambi sembrarono tranquillizzarsi. Kurt preparò la cioccolata dietetica e parlarono del Glee e del musical, attenti a non nominare la canzone che avevano provato. Non si sfiorarono mai, nemmeno per sbaglio: Kurt poggiò la tazza di Blaine direttamente sul tavolo, in modo da non  rischiare che le loro dita si incontrassero nel passaggio, e si sedettero uno di fronte all’altro invece che vicini come erano soliti fare.

Quando però Blaine andò via un paio d’ore dopo l’imbarazzo era andato via, si abbracciarono come facevano sempre e Kurt gli cancellò una piega della giacca quando il ragazzo si fu rivestito. Tutto sembrava passato…

Passato, ma non dimenticato. Non per Kurt, almeno, che rimasto solo si lasciò scivolare sul divano con un sospiro.

Aveva una cotta per Blaine. Una brutta, brutta, bruttissima cotta che non sembrava voler diminuire, anzi.

Ne era consapevole e, soprattutto, sapeva di dover fare qualcosa. Non poteva rovinare la loro amicizia, era troppo importante e aveva visto cosa succedeva se stavano separati. In quei pochi giorni sembravano entrambi degli zombie e sapeva che se Blaine avesse saputo della sua cotta, tutto sarebbe crollato di nuovo.

Si morse il labbro e lanciò uno sguardo al cellulare, indeciso per un istante. Poi lo afferrò con decisione e cercò il numero di Rachel senza più darsi il tempo di riflettere.

-Kurt! Che bello che mi hai chiamato, senti, stavo provando la coreografia di Tango Maureen. Hai presente il passaggio in cui io…-

-Rachel, aspetta, ti devo prima chiedere un favore.- la interruppe Kurt. Se si fosse messo ad ascoltare Rachel ci sarebbero voluti secoli e, in tutto quel tempo, lui avrebbe cambiato idea –Ricordi l’idea folle che hai avuto un paio di mesi fa e che io avevo rifiutato?-

-Ad essere sinceri mi hai detto “Rachel, tu sei pazza e da questo istante non ascolterò mai più una tua idea” ma sì, potremmo considerarlo come un rifiuto.- precisò la ragazza –Comunque ricordo. Quindi?-

-Quindi…- Kurt inspirò appena, trattenendo poi il fiato –Potrei aver cambiato idea. Facciamolo.-

 

 

___________________L’angolino di Jane

Sorpresaaaaaaaa! Un giorno di anticipo! Domani sarà una giornata piena, quindi ho deciso di aggiornare prima. Doveva essere una sorpresa ma me lo sono fatta sfuggire in qualche risposta alle recensioni… dettagli :P spero vi faccia piacere comunque!

Ed ecco finalmente la fatidica canzone! Oh oh oh. In realtà sono in ansia perché la aspettavate così tanto questa scena che ora potrebbe avervi deluse perché… beh, so che speravate in un bacio xD e invece imbarazzo, un po’ (un bel po’) di tensione sessuale e… Kurt accetta un’idea di Rachel. Il che decisamente non può essere un buon segno! Toto-scommesse: quale sarà questa strana proposta che il nostro Kurt ha accettato? :P

Ok, vi lascio e non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni, quindi non deludetemi mi raccomando *fa occhi da cucciolo degni di Blaine Anderson*

Alla prossima (che sarà di lunedì come sempre)!

Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 22. Let's have a party ***


23. Let’s have a party

 

 

Kurt avrebbe dovuto aspettarselo. Dopotutto conosceva Rachel da anni e lo sapeva, lo sapeva a cosa portava darle corda.

Rachel sembrava a prima vista una persona normale, ma lui avrebbe dovuto ormai essere in grado di prevedere i suoi modi esagerati, ossessivi-compulsivi e irritantemente eccitabili e, soprattutto, avrebbe dovuto aver imparato ad evitare di scatenare il peggio di lei.

Invece, come uno sciocco, aveva accettato una proposta che avrebbe potuto potenzialmente renderla entusiasta e si era presentato davanti a lei dandole solo diciassette ore per sfogare la sua invadente felicità.

Pessima mossa.

-Kurt! Ho trovato il posto perfetto! Ho già segnato la strada sulla cartina. Puoi dire a tuo padre che dormi da me: papà Leroy è via per lavoro e papà Hiram ha sempre i tappi alle orecchie, non ci sentirà se rientriamo tardi. Cosa credi che dovrei mettermi? Insomma credo di dover segnalare in modo evidente il mio non interesse per esperienze saffiche, non pensi? Finn non sarebbe contento se sapesse…-

-Credimi, l’immagine di due donne insieme renderebbe Finn molto, molto contento.- la interruppe Kurt –E tranquilla, i tuoi normali vestiti terrebbero lontano chiunque e, se ti si avvicinerà qualcuna, sapremo che il luogo comune sul poco gusto nel vestire delle donne lesbiche è reale.-

-Oh smettila, non fare il guastafeste.- si imbronciò appena la ragazza –Tanto lo so che sei emozionato all’idea.-

-Mh mh, certo.- annuì Kurt, senza nemmeno sforzarsi di sembrare convincente: Rachel era troppo occupata per notare la sua espressione, comunque.

In realtà, non era più così sicuro di aver fatto la scelta giusta, ma nonostante questo non aveva nessuna intenzione di cambiare idea. Aveva bisogno di qualcosa per distrarsi da quei pensieri che non l’avevano abbandonato per tutta la notte: doveva smettere di pensare a Blaine, al suo sguardo dolce, ai suoi sorrisi, alle sue… labbra, e… sì, aveva decisamente bisogno di distrarsi.

-Tu come ti vesti? Secondo me potresti mettere…-

-Il giorno in cui Kurt avrà bisogno dei tuoi consigli di moda lo ucciderò con le mie stessa mani, Berry.- intervenne Mercedes, comparendo in mezzo a loro e prendendo Kurt sotto braccio –Sono contenta che hai cambiato idea. Sorvolando sui film mentali di Miss Assolo, a noi farà bene una serata fuori e a te farà bene andare in un locale gay, finalmente.-

-Lo penso anche io.- concordò Rachel –Insomma, fare da bandiera dell’LGBT a scuola è più che giusto, ma è ora che tu ti goda anche la parte leggera e divertente dell’essere gay. I miei papà prima di conoscersi si divertivano da morire, me ne parlano spesso.-

Kurt annuì, sforzandosi di sembrare convinto anche se le sue motivazioni erano ben diverse. Diverse e riassumibili in un unico nome, per la precisione il nome della persona che si stava avvicinando a loro con un grande, amichevole sorriso sul viso.

-Blaine!- lo salutò Mercedes –Come va?-

-Tutto bene, voi?-

-Tutto ok. Stavamo progettando la serata.- esclamò Rachel, ignorando l’occhiataccia che Kurt le rivolse a quelle parole. Blaine da parte sua esitò per un istante, lanciando uno sguardo incerto al suo amico –Oh.-

-Noi… andiamo in un locale.- riuscì a stento a dire Kurt. Non voleva che Blaine pensasse di essere stato escluso dalla serata, ma nemmeno voleva dirgli il motivo per cui non era stato avvertito. Ovviamente non ebbe bisogno di farlo: Rachel fu ben felice di accollarsi quella responsabilità, facendo sì che Kurt si trovasse a valutare una decina di modi diversi per ucciderla e occultare il suo cadavere –In un locale gay! È appena fuori Lima, dalle parti di Westerville.-

Kurt vide perfettamente gli occhi di Blaine che si allargavano, posandosi per un attimo su Kurt come se stesse cercando di visualizzare la situazione.

-Noi… sono solo curiose e mi hanno trascinato in questa pazzia.- cercò di tagliare corto –Sai… ti avrei chiesto di venire con noi ma ho immaginato che… insomma, che non fosse proprio il… momento adatto. Troppo… troppo presto. Credo. Ho… pensato questo, insomma. Ma se vuoi… se vuoi venire è ok. Davvero… ok.- balbettò, consapevole della frase sgrammaticata che era appena uscita dalle sue labbra.

-No. Cioè… non è il caso, immagino che tu abbia ragione. Ma non perché io pensi che sia sbagliato.- si affrettò ad aggiungere il ragazzo –Ormai non lo penso più. Lo sai, vero?-

-Certo. Certo, tranquillo.-

-Bene.-

-Be… bene, sì.-

-Bene.- ripeté ancora Blaine, guardandosi attorno mentre le sue guance iniziavano a colorarsi di rosso –Allora io… ho scordato un libro nell’armadietto. Vado e… vado. A dopo.-

Blaine si allontanò a passo rapido, seguito dagli occhi di Kurt e delle due compagne di scuola.

-Ok. Che cosa diavolo era questo?- domandò Mercedes, rivolgendosi a Kurt.

-Questo?- domandò il controtenore fingendosi sorpreso –Questo cosa? Oh, a proposito di stasera, prendiamo al mia macchina?-

-No, prendiamo la mia, tu devi poter bere. È la tua serata.- tagliò corto Rachel –Ma non credere di poter cambiare discorso così. È successo qualcosa con Blaine, vero?-

-Non avrete litigato di nuovo!- le diede man forte Mercedes.

-No, no, tranquille.- le interruppe lui –Solo… lo sapete, no? Non è ancora del tutto a suo agio con questi argomenti, avrei preferito tenerlo fuori. Avrei detto che avevamo organizzato un pigiama party o qualcosa di simile.-

-Oh, beh, non ci pensare.- scrollò le spalle Rachel, come se non fosse stata colpa sua se i piani di Kurt erano andati a monte –Vedrai, stasera ci divertiremo da morire. Sarà un’esperienza fondamentale. Quando saremo delle star scriveremo una canzone folle in stile Katy Perry su questa serata.-

Kurt e Mercedes si guardarono per un istante, poi alzarono gli occhi al cielo –Sì, certo Rachel.- commentarono in coro.

 

***

 

Kurt sapeva sempre qual era il look giusto per ogni occasione, ma quella sera ebbe particolari difficoltà a vestirsi e a suo parere questo la diceva lunga sul successo che la serata avrebbe avuto: si sentiva a disagio ancor prima di uscire di casa.

Alla fine optò per qualcosa di bello ma non troppo eccessivo, in modo da non porsi immediatamente al centro dell’attenzione: un paio dei suoi jeans attillati, grigi scuri, una maglietta a maniche corte color perla e un gilet nero, a cui aggiunse una sciarpa leggera e la più semplice delle sue spille, una sottile chiave di violino bianca.

-Così, dove andate tu e le tue amiche oggi?- domandò Burt quando il figlio scese di sotto, sorprendentemente in anticipo per i suoi standard, cosa che non poteva che insospettire il padre.

-A bere qualcosa in un pub, qualcosa di analcolico ovviamente, torneremo a casa di Rachel entro mezzanotte e vedremo un film. Perché tutta questa preoccupazione, papà?- domandò il ragazzo, sfruttando le sue doti attoriali per produrre un tono che fosse infastidito invece che colpevole.

Odiava mentire a suo padre, ma non poteva certo dirgli che sarebbe andato in un club gay con un documento falso nella speranza di conoscere un ragazzo per poter smettere di partorire pensieri poco casti sul suo migliore amico etero.

No, decisamente suo padre non aveva bisogno di conoscere tutti quei particolari

-Come mai non prendi la macchina? Di solito guidi tu.- continuò ad interrogarlo l’uomo.

-Perché Mercedes si è offerta di usare la sua e per una volta non mi dispiace farmi trasportare.- si strinse nelle spalle il ragazzo, sollevato dal suono del clacson che arrivò dal cortile proprio in quel momento –Scusa, devo andare o mi lasciano qui. A domani papà! E mi raccomando, anche se domani mattina non ci sono non vuol dire che puoi fare colazione senza seguire la tua dieta.-

Burt alzò gli occhi al cielo –Come se Carole mi desse altre scelte. L’hai educata a dovere.- sbottò –Buon divertimento. Fai attenzione.-

-Tranquillo.- sorrise Kurt prima di correre fuori.

Non appena salì in auto fu accolto dalla voce acuta di Rachel –Oh mio Dio, stai benissimo! Quei pantaloni attireranno gli uomini come mosche!- esclamò la ragazza battendo le mani con entusiasmo.

-Ma insomma, Rachel.- sbuffò Kurt, arrossendo mentre Mercedes alzava gli occhi al cielo –Lasciala perdere, Kurt. Sei elegante come sempre. Ora Rachel, dimmi da che parte devo andare invece di starnazzare.-

-Ci affidiamo a Rachel?- sbarrò gli occhi Kurt –Passeremo la notte in macchina, già lo so.-

-Malfidato! Ho stampato la cartina. Vai dritto e alla prossima gira a destra. In mezz’ora saremo a destinazione.-

 

***

 

In effetti ci volle un’ora, e arrivarono allo Scandals solo perché scoprirono che il cellulare di Rachel aveva il navigatore incorporato. Il parcheggio era scarsamente illuminato e vi erano numerose auto di tutti i tipi. La coda era piuttosto breve, ma il buttafuori davanti all’ingresso fu abbastanza da mandare Kurt in agitazione –Non ci faranno mai entrare.-

-Che razza di diva sei?- domandò Rachel, quasi oltraggiata, passandogli una falsa carta d’identità di qualità piuttosto scadente –Ora noi andremo lì con l’aria sicura di chi possiede il posto, ok?-

Mercedes e Kurt si scambiarono un’occhiata incerta, ma seguirono l’amica fuori dall’auto e poi verso il locale. Si misero in coda e osservarono mentre la metà degli uomini e delle donne davanti a loro venivano mandati via senza tante cerimonie: non ci volle molto perché questo buttasse a terra il loro morale, perfino quello di Rachel.

Quando giunsero davanti all’energumeno, tutta la sicurezza dei tre era svanita e Kurt riuscì a stento a costringersi a sorridere. Il buttafuori lanciò uno sguardo a Rachel e a Mercedes, dopodiché i suoi occhi si posarono su Kurt e emise un lieve verso incredulo dal fondo della gola –E dovrei credere che siate maggiorenni?-

-Abbiamo i documenti.- esclamò Rachel con la sua solita, immensa faccia tosta, tirando fuori la sua carta d’identità falsa e incoraggiando i due amici a fare lo stesso con un’occhiata –Siamo attori. Ci prendiamo molta cura della nostra pelle, per questo sembriamo più giovani.- aggiunse con una convinzione che Kurt si trovò ad ammirare, anche se era consapevole della figura patetica che stavano facendo.

-Su, ragazzini, è ora di togliersi dai piedi. Ho un lavoro da fare e la fila deve scorrere. Andate a prendervi un frullato e tornate a casa.-

Sorprendentemente Kurt si sentì deluso. Non era stato entusiasta di quella serata, anzi, eppure in quel momento l’idea di aver fatto tutta quella strada, di essersi preparato con cura e di aver inventato una scusa per suo padre per poi essere mandato via prima ancora di mettere piede nel locale lo faceva sentire decisamente ridicolo.

Sapeva che Rachel era già pronta a protestare, ma sorprendentemente fu una voce maschile quella che intervenne –Che succede, hai dimenticato gli occhiali e non riesci a leggere la data sui documenti? Sono maggiorenni. E sono con me.-

 

***

 

La situazione stava iniziando a diventare ridicola, davvero assurda.

Era a posto con il fatto che Kurt fosse gay. Completamente, totalmente, assolutamente a posto. Non era più un problema, non lo era. Ci aveva pensato, aveva riflettuto, si era fatto tutte le domande del caso e aveva ottenuto le risposte necessarie.

Kurt era gay e a lui stava bene.

A lui stava bene.

Quindi, perché continuava a rigirarsi nel letto come un ossesso da più di due ore? Perché non riusciva a tenere gli occhi chiusi per più di due secondi, prima di trovarsi nuovamente a fissare il soffitto con un senso d’ansia che lo divorava dall’interno?

Era normale che un ragazzo gay frequentasse locali gay, giusto? Non avrebbe dovuto essere un problema.

Certo, i suoi tre compagni di scuola non stavano facendo una cosa strettamente legale, ma non era nulla di grave. Nulla di così tremendo da tenerlo sveglio fino alle due di notte. Da spingerlo a guardare il cellulare ogni quarto d’ora, nella sciocca speranza di ricevere un messaggio dal suo amico.

Cosa sperava che gli scrivesse, poi? “Stiamo tornando a casa”? Perché avrebbe dovuto farlo, non si erano mai scambiati messaggi di quel genere e non c’era motivo per cui dovesse aspettarsene uno in quel momento.

Sbuffò, mettendosi a sedere sul letto e arrendendosi all’evidenza che avrebbe passato una notte insonne senza nessun motivo apparente.

Allungo il braccio e la sua mano si chiuse d’istinto sull’i-pod. Infilò le cuffie nelle orecchie e appoggiò la testa al muro dietro di lui, chiudendo gli occhi mentre i primi accordi di I’ll cover you riempivano l’aria.

 

 

 

 

_____________L’angolo di Jane

Eeeeed eccomi qui con il nuovo capitolo. Qualcuno di voi aveva azzeccato: il glorioso Scandals. Potevo non inserire il locale più famoso di Glee?? Certo che no :P E, oltre al locale, un ragazzo comparso dal nulla per salvare la serata del nostro Cenerentolo.

Uh, prima di dimenticarmene: ho fatto un gifset come “copertina” sul mio tumblr xD ve lo lascio come regalino della settimana: http://theroseandtheangel.tumblr.com/post/75183406391/ill-cover-you-su-efp-au-klaine-blaine-arriva

Eeeeeeh che altro... Niente, vado a morire in attesa dei sottotitoli della nuova puntata di Shameless. Attendo di sapere che ne pensate :) baci baciiiiii

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 23. What's his name? ***


23. What’s his name?

 

 

Quando Blaine si svegliò, lunedì mattina, saltò giù dal letto e corse in bagno prima ancora che la sveglia iniziasse a suonare.

Non vedeva l’ora di arrivare a scuola. Il fine settimana era stato incredibilmente noioso, le ore erano passate troppo lentamente e non vedeva l’ora di rivedere i suoi amici, di ricominciare le prove per il musical, di scoprire come…

Si bloccò per un istante, lo spazzolino a mezz’aria, lo sguardo fisso sullo specchio mentre osservava il modo in cui il suo riflesso smetteva di sorridere, colto da quel pensiero improvviso.

Era inutile prendersi in giro, lo sapeva ciò che davvero lo rendeva impaziente di arrivare a scuola: era incredibilmente, morbosamente curioso di sapere com’era andata la serata dei suoi amici.

Non aveva sentito Kurt in quei due giorni, se si escludeva il “Buongiorno” corredato da una faccina sorridente che il controtenore gli aveva inviato domenica mattina. Blaine gli aveva risposto chiedendogli come stava, sperando di ricevere qualche particolare in anteprima, ma Kurt si era limitato a rispondergli genericamente e gli aveva augurato buona fortuna per l’assolo al coro della chiesa.

Il risultato era che Blaine aveva continuato a tormentarsi di domande per tutte le ore successive. Domande, oltretutto, che non era in grado di comprendere e classificare.

Che genere di persone frequenta un locale gay?

C’erano altri ragazzi giovani o erano tutti uomini più grandi? Kurt non si interesserebbe mai a un uomo adulto, giusto?

Se c’erano dei ragazzi, a Kurt erano piaciuti? 

E Kurt? Era piaciuto a qualcuno? Era sicuro di sì. Era un bel ragazzo, dopotutto… era certo che qualcuno si fosse avvicinato a lui, nel corso della serata. Ma era stato qualcuno che gli piaceva ad avvicinarlo? Qualcuno che… avrebbe potuto interessargli?

Allontanò quelle domande dalla mente mentre si trascinava in bagno.

Si lavò e si vestì in cinque minuti, dopodiché scese al piano inferiore. Stava per afferrare la giacca e catapultarsi fuori quando si rese conto che arrivare presto a scuola non avrebbe ridotto la sua attesa: non avrebbe trovato Kurt, che grazie ai suoi rituali mattutini di cura della pelle rischiava sempre di arrivare in ritardo, così si sedette a tavola e si costrinse a mangiare un paio di pancake che suo padre aveva scaldato prima di andare a lavoro anche se il suo stomaco sembrava protestare ad ogni boccone.  

Alla fine, nonostante i suoi tentativi di perdere tempo, arrivò comunque a scuola molto presto. C’erano pochi studenti nel grande cortile e Blaine, guardandosi attorno, non riuscì ad individuare nessuno dei suoi amici, così si appoggiò al muro e tirò fuori l’mp3, intenzionato ad affogare nella musica in modo da allontanare i pensieri che continuavano ad infastidirlo. Non voleva apparire agitato quando avrebbe visto Kurt, anche perché era certo che il controtenore se ne sarebbe reso conto e lui non avrebbe saputo che spiegazione dargli. Quelle domande continuavano a rimbombargli nella mente e lui non sapeva più cosa fare.

Iniziò a frugare nell’elenco delle canzoni, cercando qualcosa di coinvolgente e che fosse il più diverso possibile da Rent.

Prima che riuscisse a trovare una canzone adatta, tuttavia, un suono appena soffocato attirò la sua attenzione. Si voltò, accigliato, e si trovò davanti una ragazza del suo anno. La conosceva, ricordava i lunghi capelli scuri ordinatamente legati in una treccia e i tratti del suo viso avevano qualcosa di familiare, ma proprio non riusciva a ricordare il suo nome o quali corsi seguissero insieme.

-Ciao.- salutò con un sorriso gentile non appena ebbe compreso senza ombra di dubbio che era proprio lui che la ragazza stava guardando.

Lei emise un risolino appena udibile a cui Blaine non seppe trovare una motivazione –Ciao, Blaine. Sono Hannah, noi… seguiamo insieme il corso di matematica.-

-Oh, sì. Lo so.- mentì il ragazzo senza sentirsi in colpa: Hannah ci sarebbe rimasta male se avesse detto la verità, visto che lei si ricordava addirittura il suo nome, e il sorriso enorme che le nacque sul viso non appena Blaine ebbe risposto rendeva la sua felicità decisamente evidente.

-Scusa se ti disturbo, ma… beh, volevo chiederti se ti andrebbe di studiare insieme qualche volta. Sai, io ho qualche difficoltà ultimamente, non riesco proprio a seguire gli ultimi argomenti e… volevo chiedertelo da un po’, ma tu sei sempre con quei tuoi amici e non sono mai riuscita a trovare l’occasione.- spiegò la giovane giocherellando con una ciocca di capelli mentre guardava Blaine di sottecchi.

-Ma certo, perché no.- annuì lui.

Se una sua compagna aveva bisogno di aiuto avrebbe potuto dedicarle qualche ora a settimana senza problemi, dopotutto non aveva mai bisogno di troppo tempo per finire i suoi compiti.

I suoi problemi con quella materia dovevano essere piuttosto profondi, immaginò Blaine, perché non appena lui ebbe risposto Hannah fece un minuscolo saltello e un sorriso enorme le nacque sul viso –Oh, è fantastico. Ti chiamo io?-

-Certo, va bene. Ma non hai il mio numero.- le fece notare Blaine, divertito, e un attimo dopo stava segnando il proprio contatto sul cellulare della ragazza.

-Ti lascio il mio, se ti va.- aggiunse Hannah non appena ebbe finito –Così… sai chi ti sta chiamando, oppure puoi chiamarmi. Se ti va, per qualsiasi motivo.-

-Giusto. Buona idea.- annuì immediatamente lui, e passò il proprio telefono alla giovane che salvò sé stessa come “Hannah J”.

-Va bene. Allora…- esitò Hannah, guardandolo con insistenza.

-Allora ci sentiamo presto.- concluse il ragazzo con gentilezza.

-Non vedo l’ora.- trillò lei, e gli depositò un veloce bacio sulla guancia prima di correre via, quasi saltellando. Blaine ridacchiò tra sé, contento di potersi rendere utile a qualcuno che sembrava apprezzarlo così tanto, e un istante dopo tornò a concentrarsi sul cortile. Passarono cinque minuti prima che riuscisse finalmente ad individuare Kurt.

Era con Finn, come ogni mattina, e con loro c’era Rachel. Blaine fece loro un cenno e i tre lo raggiunsero.

-Ehi, ragazzi, com’è andato il fine settimana? La vostra serata?-

-Oh, tutto ok. Normale, sai.- rispose Kurt, ma Blaine non riuscì a evitare di chiedersi come mai il suo tono sembrasse così innaturale.

La conferma, come sempre, venne da Rachel –Normale?- protestò con un’occhiataccia al suo amico –Non dargli retta Blaine. È stata una serata grandiosa.-

-Bene!- esclamò Blaine sentendosi improvvisamente rigido e un po’ in imbarazzo  –Sono… contento che vi siate divertiti. Era un bel locale?-

-Abbastanza… la musica era carina.-

-E non era solo la musica a essere carina.- canticchiò Rachel con l’aria di chi la sa lunga, somministrando a Kurt una lieve gomitata al braccio prima di rivolgersi a Blaine –Kurt ha fatto colpo prima ancora di entrare nel locale.-

Blaine forzò un sorriso, stringendo le mani nelle tasche senza riuscire davvero a capire perché dovesse sforzarsi per essere amichevole. Lo era sempre, era una delle sue qualità migliori, cosa stava succedendo?

–Oh, wow. Un… qualcuno… di… interessante?- domandò, sentendo lui stesso come la sua voce suonava innaturale e forzata.

Sapeva che avrebbe dovuto mostrarsi entusiasta ed eccitato come lo era Rachel, era questo che facevano gli amici, giusto?

Eppure sentiva qualcosa, all’altezza dello stomaco, che lo infastidiva. Era come una barriera insormontabile che impediva alle parole di raggiungere le labbra.

-Molto più che interessante! Se fosse etero ci avrei fatto più di un pensierino.- rivelò Rachel.

-Se fossi etero e single.- intervenne Finn, quasi timidamente.

-Ovviamente.- lo liquidò rapidamente la ragazza, gesticolando con la mano come a voler scacciare un insetto fastidioso –Ma non avrei nessuna possibilità. Era così preso da Kurt.-

-Rachel, credo che dovresti entrare.- intervenne il controtenore, le guance decisamente rosse mentre si sforzava di non incrociare lo sguardo di Blaine –Non dovevi parlare al signor Shue di quell’idea?-

-Uh, hai ragione. Vieni, Finn? Ci vediamo dopo, ragazzi… oh, e se ti scrive mandami un messaggio, ok? Immediatamente. Non vedo l’ora, sarete una coppia bellissima!-

Kurt alzò gli occhi al cielo e borbottò un –Coppia? Santo cielo Rach.-, ma solo quando ebbe assicurato l’amica che l’avrebbe tenuta aggiornatissima questa si convinse a entrare a scuola.

Subito sui due amici, rimasti soli, cadde un silenzio imbarazzato. Blaine non riusciva a guardare Kurt e lui, da parte sua, continuava a lanciare all’altro lunghe occhiate nervose.

-Scusa. Per Rachel, intendo… io non te ne avrei parlato, davvero.-

Blaine si accigliò, voltandosi finalmente verso di lui –Non… no?- domandò, sentendosi completamente diviso in due. Una parte di lui detestava l’idea che Kurt non volesse parlargli di tutto, l’altra parte però continuava a suggerirgli che sì, era una buona cosa perché lui non voleva sentire.

-No, io… lo immagino che non sei ancora così a tuo agio con questa cosa da sentirmi parlare di ragazzi.- scosse le spalle il controtenore –Un conto è sapere che sono gay, un altro è… parlare della parte più reale della cosa. Lo capisco che ti ci vuol tempo.-

-Reale?- domandò Blaine prima di riuscire a trattenersi –Quindi questo… ragazzo… ti piace?-

Kurt arrossì visibilmente, distogliendo lo sguardo con la scusa di entrare a scuola –Io… non so… credo che potrebbe.- ammise, giocherellando con la sciarpa color smeraldo che portava attorno al collo –Di sicuro è un bel ragazzo. È un po’… molto… sicuro di sé? Non so come spiegarlo. Ha un carattere particolare da quello che ho potuto vedere. Ma credo… sì, credo che potrebbe piacermi.-

Blaine annuì, cercando di placare la sua mente che all’improvviso sembrava lanciargli segnali che non riusciva a comprendere –Bene… sono contento per te, davvero, sai? E… come…- tossì, schiarendosi la voce –Come si chiama?-

-Sebastian… Sebastian Smythe.-

 

 

_____________L’angolo di Jane

Me brutta e cattiva. Un giorno di ritardo e ancora non ho risposto alle vostre recensioni, che sono sempre bellissime. Domani risponderò a tutti, ma volevo lasciarvi il capitolo visto che sono già in ritardo!

Se vi consola, comunque, il mio ritardo è “merito” vostro. Le vostre energie positive hanno funzionato per il primo lavoro e ieri mi hanno chiamato per un colloquio, al termine del quale mi hanno subito fatto firmare il contratto. Sono contentissima anche se un po’ preoccupata per quando finirò l’affiancamento e dovrò iniziare a cavarmela da sola +_+

Ad ogni modo tornando al capitolo… Smythe. Tadadadaaaaaan.

Alcune di voi se lo aspettavano in verità, ma ci stava bene :P devo ammettere che ho sempre avuto un piccolo debole per le Kurtbastian e così… ecco qui qualche piccolo flirt! Spero che siate contente almeno del fatto che io non abbia coinvolto Adam: pare che tutte condividiate il mio odio ahahah

Ok la smetto. Non vedo l’ora di sapere come vi è sembrato il capitolo!

Un bacio a tutti,

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 25. Di messaggi e flirt paralleli ***


Cap. 25 – Di messaggi e flirt paralleli

 

 

Kurt scivolò accanto a Blaine al tavolo della mensa, esattamente sulla stessa panca che occupavano ogni giorno fin da quando erano diventati amici, e gli lanciò uno sguardo di sottecchi.

Non ci voleva un genio per capire che Blaine aveva qualcosa che non andava. Aveva seguito tutte le lezioni che avevano in comune in religioso silenzio, prendendo appunti come se ne dipendesse la sua vita e alzando a stento lo sguardo dal foglio quando l’insegnante faceva una pausa. Inoltre, quando la campanella della loro ultima lezione insieme era suonata, era scattato in piedi e dopo avergli rivolto una rapida scusa borbottata, era fuggito fuori dall’aula con uno scatto degno di un velocista.

Kurt si era quasi aspettato di non trovarlo a mensa ed era rimasto sorpreso quando, raggiungendo la sala, l’aveva avvistato fermo accanto alla porta con le braccia incrociate al petto e lo sguardo basso.

Rimasero seduti per un paio di minuti, in silenzio, mentre entrambi giocherellavano con il cibo e Kurt lanciava di tanto in tanto un’occhiata al vicino.

-Avete visto? Le crocchette di patate!- trillò all’improvviso Mercedes, raggiungendo il tavolo insieme a Puck, e Kurt avrebbe voluto baciarli entrambi per aver spezzato quella tensione –Amo le crocchette di patate! Non le hai prese, Blaine? Dovresti davvero assaggiarle.-

-Attento, ha una fissazione indecente per quelle robe. Non dire che non ti piacciono se non vuoi finire sgozzato.- sorrise Kurt, approfittandone per cercare di far sì che Blaine riprendesse a parlargli normalmente. Questi però si limitò a un sorriso tirato e disse –Non le avevo viste, vado a prenderne un po’.- e ad alzarsi, senza chiedere a Kurt se ne voleva un po’ come avrebbe fatto normalmente.

-Cos’ha il nano ingellato?- domandò Puck mentre addentava il suo panino con poca, pochissima, praticamente inesistente delicatezza –Hanno ucciso Biancaneve mentre lui lavorava in miniera?-

Kurt alzò gli occhi al cielo –Passi troppo tempo con Santana.- tagliò corto Kurt, tirando fuori il cellulare dalla tasca e notando che c’era un messaggio. Lo aprì, ignorando Puck che continuava a blaterare qualcosa sull’effetto del gel sui neuroni dei nani, e lesse rapidamente.

Ehi, sexy. Come va la giornata? –Sebastian

-Chi è quella?- domandò Mercedes, anche lei senza dar retta alle elucubrazioni mentali di Puck. Seguendo il suo sguardo, Kurt individuò la figura familiare di Blaine e ci mise qualche istante prima di rendersi conto che proprio accanto a lui c’era un’altra persona.

Una ragazza.

Una ragazza carina.

Una ragazza carina che rideva e scuoteva i capelli.

-Hanna Keegan.- rispose prontamente Puck, rubando a Mercedes una crocchetta approfittando della sua distrazione –Del nostro anno. È piuttosto carina, ma un po’ timida… anche se pare che abbia perso questa caratteristica. Il nostro Hobbit ha trovato qualcuno con cui cavalcare verso la Terra di Mezzo?-

-Cosa?- domandò Kurt, la voce un po’ più acuta del solito –Che vuoi dire, scusa?-

Puck si accigliò –Di solito è Finn a non capire le mie battute. Non lo vedi come flirtano? Sei gay, dovresti avere occhio per queste cose, no? Passi le ore davanti a quelle commediole romantiche e poi non riconosci un magico incontro romantico quando te lo trovi davanti?-

-Io… non credo che lei sia il suo tipo.- si trovò a dire Kurt senza riuscire a staccare gli occhi dai due ragazzi che ancora chiacchieravano.

Blaine doveva solo prendere delle stupide crocchette di patate, cosa c’era di cui parlare? E cosa c’era da ridacchiare?

-Già, perché dovrebbe essere il suo tipo? Carina, intelligente, lo fa ridere ed è addirittura più bassa di lui, che è una dote piuttosto rara.- ribatté Puck.

Kurt si morse il labbro, cercando di ignorare la sensazione di fastidio che gli divorava lo stomaco mentre quella Hanna poggiava la mano sul braccio di Blaine e lui le rispondeva con uno dei suoi sorrisi brillanti.

Il suo sguardo cadde sul cellulare, ancora aperto sul messaggio di Sebastian, e ogni incertezza scomparve.

Riconosceva la sensazione che provava: era gelosia e non poteva, non poteva assolutamente concedersi di provare qualcosa di simile. Era per quello che aveva permesso a Rachel e Mercedes di portarlo allo Scandals, dopotutto, e ora si trovava a guardare Blaine da lontano mentre scherzava con una ragazza carina.

Le sue dite si mossero sullo schermo con rapidità mentre il ragazzo si impediva di riflettere troppo sulle parole.

Ehi! Speravo che mi scrivessi. Qui è una noia, a te come va? –Kurt

Non dovette attendere troppo. Aveva appena inforchettato una foglia della sua insalata quando il cellulare vibrò nuovamente.

Non possiamo permettere che ti annoi, bellezza! A che ora finisci? Potrei venire a prenderti. –Sebastian

Kurt si morse il labbro, incerto.

Ok, l’aveva capito di non essere indifferente a Sebastian. Il ragazzo l’aveva reso molto evidente durante tutta la loro serata allo Scandals, dopo tutto: dopo averli fatti entrare nonostante fossero minorenni avevano ballato insieme per ore. Sebastian gli aveva offerto da bere, aveva rifiutato le avances di più di un ragazzo carino che gli si era avvicinato mentre erano insieme e gli aveva chiesto il numero di telefono. In realtà inizialmente gli aveva anche fatto un’offerta decisamente più spinta, dopo aver ballato per appena una canzone, ma nel momento in cui aveva visto Kurt arrossire brutalmente aveva fatto un passo indietro e si era comportato in modo gradevole per tutto il tempo, seppur mantenendo un tono allusivo che aveva fatto arrossire il controtenore più volte, in modo decisamente più piacevole.

Era stata una bella serata, Sebastian era un bel ragazzo, ma… era giusto uscire con lui in quel modo, nel tentativo di dimenticare l’attrazione per Blaine?

-Ehi, B. Bentornato.- salutò Puck in tono allusivo. Kurt alzò lo sguardo e notò che Blaine, alla buon’ora, era tornato al tavolo e, fortunatamente, era solo. Tuttavia Puck non sembrava intenzionato a lasciar cadere l’argomento –Allora, Hanna Keegan, eh?-

Blaine si accigliò mentre riprendeva il suo posto accanto a Kurt –Ehm… già. Siamo nella stessa classe di matematica.-

-Uuuuuh, matematica, eh?-

-Mi ha chiesto aiuto.-

-Uuuuuh, ha bisogno di aiuto, eh?-

-Sì, per gli ultimi argomenti.-

-Uuuuuh, gli ultimi argomenti eh?-

Blaine esitò, cercando lo sguardo di Kurt che tuttavia si era limitato ad alzare gli occhi al cielo –Sì. Non li ha capiti bene…-

-Uuuuh, non li ha capiti bene, eh?-

-Già, e… mi ha chiesto di darle una mano.-

-Uuuuh, una man…-

-Ok, Puck? Che ne dici di dire quello che vuoi dire?- sbottò finalmente Kurt –Mi sembra evidente che Blaine non capisce. Probabilmente non insegnavano allusività al St. Jude.- concluse, e non appena tre sguardi increduli si posarono su di lui arrossì.

Non voleva trattare male Blaine, davvero non era nelle sue intenzioni, ma quell’acidità era uscita così naturale che quasi si era spaventato da solo –Scusa.- sussurrò, imbarazzato –Dovrei mangiare più zuccheri e diminuire gli yogurt, sarei meno acido.-

Blaine sorrise, seppur un po’ a disagio –Tranquillo.- rispose.

-Beh... allora.- si schiarì la voce Puck –Aiuterai la bella damigella in difficoltà?-

-Damigella in difficoltà?- si accigliò Blaine –Oh, intendi Hanna? Sì, certo che la aiuterò.-

Kurt si morse il labbro con forza nel tentativo di sopprimere il gemito deluso che gli stava per sfuggire e con decisione sbloccò la tastiera del cellulare.

Ho le prove per un musical dopo le lezioni :( ma se non hai da fare, dovrei finire per le quattro! –Kurt

-Terra chiama Kurt?-

La voce di Puck lo fece sobbalzare e per poco non rovesciò il suo vassoio –Eh? Scusa, ero distratto.-

-Abbiamo notato.- commentò Mercedes con un sorrisetto allusivo –Stai messaggiando con Sebastian?-

Il controtenore notò immediatamente il modo in cui Blaine si irrigidì al suo fianco non appena l’amica pronunciò quel nome. Era quasi tentato di negare, ma alla fine cambiò idea: non voleva dover tenere segreti con Blaine, soprattutto perché non ne vedeva il motivo. Lui stesso gli aveva detto di non farlo, dopotutto –Sì, in realtà sì.-

-Sebastian? E chi sarebbe questo Sebastian?- si accigliò Puck, decisamente confuso.

-Uh, si parla di Sebastian?- domandò Rachel, comparendo come al solito nel momento più inopportuno –Ti ha scritto?-

Kurt arrossì un poco –Sì, mi ha scritto poco fa.- ammise timidamente.

-Oh! Fammi leggere!- esclamò la solista, sedendosi accanto all’amico dal lato opposto di Blaine.

-Neanche per sogno!- protestò Kurt, nascondendo il cellulare nella tasca –Sono cose private.-

-Ehi ehi ehi!- attirò l’attenzione Puck –Cosa, solo perché non sono una ragazza mi escludete così? Chi è questo Sebastian?-

-Siete un gruppo di pettegole.- sbuffò Kurt, lanciando un’occhiata a Blaine che sembrava enormemente concentrato sul suo piatto –Solo… un ragazzo, ok?-

-Un ragazzo? Che ragazzo? Viene a scuola qui? Come lo conosci, è gay?- lo bombardò Puck, sporgendosi sul tavolino per sottolineare il suo interesse per l’argomento.

-Sei una portinaia.-

-Sì, è per questo che siamo diventati amici. Spara, amico!-

-Ok, ok.- ridacchiò Kurt –Io, Rachel e Mercedes siamo andati in un locale venerdì e ho conosciuto questo ragazzo. Va alla Dalton, è una scuola privata. Ed è gay, sì.-

-Non mi piace.- asserì Puck in tono deciso, incrociando le braccia al petto.

Kurt sbarrò gli occhi mentre Rachel e Mercedes emettevano dei versetti sconvolti –Cosa ne sai? Non lo conosci.-

-Tu ti fidi troppo facilmente.- sbottò Puck –Sei buono, dolce e vedi sempre il meglio delle persone. Come la mettiamo se vuole solo entrarti nei pantaloni?-

Un rumore sordo inghiottì l’ultima parte della domanda e Kurt, sobbalzando, si voltò. Blaine era immobile, gli occhi sbarrati in direzione del vassoio ormai rovesciato sulle sue gambe e per terra.

-Blaine! Tutto ok?- domandò Kurt, allarmato.

Il ragazzo parve riscuotersi solo in quel momento e i suoi occhi baluginarono verso l’amico, solo per un istante, prima che balzasse in piedi –Sì io… ci vediamo dopo. Vado a… vado.- esalò, scomparendo in fretta verso l’uscita della mensa.

-Ma cos’ha?- domandò Puck, colpito da quel comportamento stravagante.

-Non ne ho idea.- rispose sovrappensiero Kurt, seguendo con lo sguardo Blaine che si avviava quasi di corsa verso la porta della mensa –Non ne ho proprio idea.-

 

_____________________L’angolino di Jane

Pessima notizia gente -.- il pc mi ha cancellato dei capitoli. Ne avevo altri 5 pronti dopo questo e ora ne ho solo uno .-. spero di riuscire a mantenere gli aggiornamenti costanti… il prossimo aggiornerò di sicuro, comunque. Mi dispiace, avrei dovuto autoinviarmi i capitoli per e-mail invece di salvarli solo sul pc -.-

Detto ciòòòò… spero che il capitolo vi sia piaciuto. Personalmente mi sono divertita un sacco a scrivere di Puck! Spero sia divertente anche a leggerlo!

Alla prossima cupcakes!!

Jane

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** 26. Lacrime e sorprese ***


26. Lacrime e sorprese

 

 

 

Per Kurt la sala prove era sempre stata una specie di oasi di pace. Tutte le prese in giro che subiva durante la giornata, tutte le lotte che era costretto a combattere per mantenere intatta la sua dignità, sbiadivano nel momento stesso in cui attraversava quella doppia porta di legno e si univa ai suoi compagni.

Nessuno lo giudicava, nessuno lo metteva in imbarazzo in quell’aula. Poteva respirare e sentirsi, per un paio d’ore, in pace con sé stesso.

Non quel giorno.

Quel lunedì entrare nella sala prove era uno strazio, una tortura lenta e dolorosa ma con un sottofondo piacevole, per quanto potesse sembrare impossibile.

Da un lato la prospettiva di provare di nuovo quella canzone con Blaine gli faceva temere di ripiombare in un imbarazzo ancora più profondo, d’altra parte però qualsiasi occasione per avere un contatto con Blaine in quel momento era ben accetto.

Semplicemente non poteva sopportare quella situazione. C’era stato un periodo in cui lui e Blaine non si erano parlati, ma all’epoca per lo meno conosceva il motivo di quell’allontanamento. Ora invece, sebbene fosse ovviamente consapevole del motivo del suo imbarazzo verso Blaine, non riusciva proprio a immaginare perché anche lui fosse così strano nei suoi confronti.

-Ehi, Kurt?- lo chiamò Artie non appena fu entrato in sala –Blaine non è con te?-

Kurt si accigliò, guardandosi attorno e notando solo in quell’istante che non c’era traccia del suo amico –Ehm… no, non… credevo fosse già arrivato.- rispose mentre si sedeva al suo posto, nervoso.

-Speriamo che arrivi. Ho davvero bisogno di vedere il vostro pezzo.- sbuffò Artie, passando poi a chiedere qualcosa a Brittany mentre Kurt riprendeva a fissare la porta, in attesa.

Blaine arrivò un istante prima dell’inizio delle prove. Kurt gli rivolse un sorrisetto, in attesa che si sedesse accanto a lui come al solito, ma Blaine pur restituendoglielo occupò la sedia rimasta libera accanto a Sam.

Kurt si morse il labbro, sprofondando un po’ nella sua sedia con le braccia incrociate all’altezza del petto.

Non riusciva davvero a capire perché Blaine si stesse comportando in quel modo. Era strano da quella mattina e proprio non sapeva come prenderlo.

-Bene, allora.- prese la parola Artie, distogliendo il controtenore dai suoi pensieri e costringendolo a prestare attenzione alle prove –Iniziamo con Over the moon, ok Rachel? E poi vediamo I’ll cover you. Venite tutti a fare il pubblico… Rachel, tu mettiti sulle scalinate. Mi hanno appena avvisato che avremo una struttura di legno sul palco, ma per ora ci accontenteremo.-

Si sistemarono tutti insieme sul pavimento, in piedi con la schiena rivolta a un immaginario pubblico, mentre Rachel saliva sul palco con la sua miglior aria professionale dipinta sul volto.

Kurt si trovò accanto a Blaine. A quel punto della storia Collins e Angel erano già una coppia, perciò il riccio era praticamente costretto a stargli accanto, ma a Kurt non sfuggì la differenza rispetto alle prove precedenti. Si toccarono raramente, solo quando strettamente necessario, e la scarica elettrica che sembravano passarsi l’un l’altro quando accadeva non era affatto qualcosa di piacevole, tanto più che ogni volta Blaine sembrava ansioso di rompere il contatto il prima possibile.

Provarono la canzone di Rachel quattro volte, finché Artie non sembrò relativamente soddisfatto di ogni piccolo particolare.

-Bene! Rachel, la ripetiamo un paio di volte la prossima settimana. Iniziate a studiare Take me or leave me, mi raccomando.- istruì Artie –E Brit, inizia a pensare a una coreografia. Niente di troppo intricato, è già una canzone potente. Ora andiamo avanti… Kurt, Blaine? Siete pronti?-

Kurt si voltò verso Blaine, sperando in una delle loro solite occhiate d’intesa, ma il ragazzo sembrò a stento aver capito di dover cantare con lui. Sembrava pronto per un assolo, non lo guardò neanche per errore e si avviò verso il centro della sala senza aspettarlo mentre i loro compagni prendevano posto.

Esitando, Kurt raggiunse il centro dell’aula e si posizionò al fianco di Blaine. Questi gli prese la mano in modo fiacco, sfiorandola a malapena, e un istante dopo la musica partì.

Kurt iniziò a cantare e percepì subito che la sua voce era perfetta. Aveva provato molto e sapeva di poter viaggiare sulle note con tranquillità, e lo stesso valeva per Blaine. Le loro voci si mixavano in un’armonia perfetta.

Ma il coinvolgimento, la passione con cui avevano provato era scomparso. Non c’era chimica, non c’era… nulla.

Tutto quello che Kurt riusciva a sentire era un imbarazzo crescente che rendeva i loro movimenti falsi, rigidi. Gli occhi non si incontravano, le mani si sfioravano a malapena e sembrava che i loro corpi si respingessero l’un l’altro in modo impicciato.

Man mano che la canzone andava avanti iniziò a sentire un groppo in gola che diventava pian piano più largo e pesante, quasi impedendogli di respirare. Riuscì a mantenere la voce limpida e piacevole solo per miracolo, probabilmente grazie alla stessa ferrea forza di volontà che gli impediva di lasciar uscire le lacrime che minacciavano di sfuggire al suo controllo.

Blaine era lontano, lontano come non era mai stato. Nemmeno quando avevano litigato.

Allora sapeva a cos’era dovuta quella distanza: Blaine gli aveva fatto un torto, non poteva accettare ciò che Kurt era e quindi si erano distanziati. Aveva un senso, una logica, nonostante fosse difficile da accettare.

Ma quello? Blaine aveva eretto un muro e Kurt non riusciva a capire cosa stesse accadendo. L’unica cosa che sapeva era che Blaine lo stava allontanando e lui si sentiva incredibilmente solo.

A stento si accorse che la canzone era terminata. Blaine fece un passo lontano da lui non appena la musica finì e Kurt lo fissò, solo per un istante, prima di voltarsi verso i compagni che li osservavano incerti.

Ci fu un attimo di silenzio, teso e pesante, dopodiché Puck iniziò lentamente ad applaudire e gli altri lo seguirono, esitanti e decisamente poco convinti.

Kurt cercò per l’ennesima volta di incontrare  lo sguardo di Blaine, ma questi rimaneva insistentemente voltato dalla parte opposta, le braccia incrociate al petto in un chiaro segno di chiusura.

-Ehm… o… ok.- esordì Artie, interrompendo quell’applauso stentato –Va bene. Credo che dovremo… lavorarci un po’. Le voci erano perfette, dovremmo solo…- si interruppe, cercando le parole –Beh… volete riprovarla?-

-Non ora, se è possibile.- rispose prontamente Blaine, e qualcosa dentro Kurt si spezzò un po’ di più.

-Ok. Ok, io… direi che potremmo… provare un altro pezzo allora. Abbiamo ancora un po’ di…-

-Io devo andare.- lo interruppe Kurt senza pensare. Voleva solo uscire da lì prima di scoppiare in lacrime, doveva farlo –Ci vediamo domani.- aggiunse con voce roca prima di precipitarsi fuori dall’aula ricordandosi a stento di afferrare la sua borsa.

Una volta fuori si precipitò verso il bagno degli uomini, facendo lo slalom tra le poche persone che si trovavano ancora nell’edificio. Solo quando finalmente raggiunse la stanza e si chiuse la porta alle spalle si permise di cedere, sperando che le lacrime lo aiutassero a espellere il peso che gli era cresciuto dentro negli ultimi tre quarti d’ora.

Si appoggiò al muro, una mano davanti agli occhi, e lasciò cadere la tracolla a terra, provando uno strano senso di soddisfazione  nel poter finalmente lasciar sfuggire tutto quello che aveva trattenuto durante la canzone.

-Ehm…-

Kurt sobbalzò sentendo quel suono appena accennato e, non appena aprì gli occhi, si pietrificò.

Quella era una pessima giornata. L’aveva capito fin da quando Blaine aveva iniziato a comportarsi in modo strano, era peggiorata quando quella dannatissima Hanna era entrata prepotentemente a far parte dell’equazione e ancora di più durante quelle orrende prove. Ma davvero, credeva di aver raggiunto il fondo.

Ma no, perché il destino non poteva essere gentile con Kurt Hummel. Qualche divinità ce l’aveva con lui, non c’era spiegazione.

Non c’era altro motivo per cui scegliendo un bagno a caso, per altro in un orario in cui la scuola avrebbe dovuto essere semivuota, si fosse trovato a cercare rifugio proprio nel bagno che Karofsky stava usando.

-Oh non… ci posso credere.- singhiozzò Kurt, senza curarsi di recuperare la borsa prima di provare ad aprire la porta. Prima che potesse uscire, però, la maniglia gli scivolò di mano e la porta si richiuse con un tonfo.

-Aspetta!- lo fermò Karofsky, e Kurt si lasciò sfuggire un altro singhiozzo.

Bene. Bene.

Ci mancava solo un pestaggio per completare quella giornata. Provò nuovamente ad uscire, ma le sue mani tremavano eccessivamente  e gli sfuggì un gemito di frustrazione quando non fu in grado di afferrare la maniglia.

-Perfetto!- esalò a bassa voce, poi si voltò con un gesto più scocciato che spaventato –Perfetto! Avanti, dammi un pugno, rompimi il naso, fai quello che ti pare. Non mi interessa, quindi sfogati, forza!- ringhiò, appoggiandosi alla porta con gli occhi chiusi nell’attesa del primo colpo.

Come era accaduto la volta precedente, negli spogliatoi, il colpo non arrivò.

Per un istante, un singolo folle istante, quasi si aspettò di vedere che Blaine era intervenuto per difenderlo come era successo quella domenica.

Tuttavia, nel momento in cui riaprì gli occhi, l’illusione svanì e Kurt si trovò a pensare di avere un’allucinazione. Forse Karofsky l’aveva colpito così forte da farlo svenire e stava avendo una specie di esperienza premorte, perché non era possibile che stesse accadendo quello che gli sembrava.

Karofsky lo stava guardando e sul viso aveva un’espressione… imbarazzata?

-Io… non voglio… nel senso, sei libero di andartene, è ovvio. Volevo solo… parlare di… oh, al diavolo.- borbottò rapidamente il giocatore di football, senza guardare Kurt negli occhi e mangiandosi le parole. Kurt era decisamente sconvolto, così sconvolto che non riuscì a fare nulla, né a parlare né a muoversi per andarsene. Rimase semplicemente lì, fermo, con gli occhi fissi sul viso di Karofsky che stava arrossendo.

Arrossendo. Karofsky era imbarazzato, non voleva picchiarlo e stava arrossendo.

C’era decisamente qualcosa di inspiegabile nell’aria quel giorno.

Karofsky comunque sembrò incoraggiato dalla mancata risposta e andò avanti –In realtà volevo scusarmi. Non accetterai le mie scuse, lo so ma… ero solo… non sapevo cosa… ho pensato molto in questi giorni e ho capito che tu… che il motivo per cui… merda.- imprecò a bassa voce, frustrato, e alzò lo sguardo sul controtenore che ancora lo fissava sbalordito –Mi spaventavi, ok? Mi spaventi ancora, in realtà.-

A questo, Kurt proprio non poté trattenersi dal rispondere –Scusa. Scusa io… io spavento te?-

-Beh… beh, sì. Tu sei… fuori.-

-Fuori? Fuori da che c… oh.- la comprensione colpì la mente di Kurt come se qualcuno avesse pigiato un interruttore –Avevo ragione allora.- esalò.

-Non… so. Su cosa?-

-Sei gay.- il pugno di Karofsky colpì la parete con una tale forza che Kurt fu sicuro che si fosse rotto qualche osso –Ehi, piano.- si trovò ad esclamare, senza riuscire a trattenersi, e attirando su di sé lo sguardo stordito di Karofsky –Come diavolo fai a preoccuparti ancora per me?-domandò, sbalordito.

Kurt si strinse nelle spalle, incerto –Non… non lo faccio.- disse, anche se sapeva di aver appena dimostrato il contrario.

-Invece sì. Vedi cosa intendo? Tu sei… così. Dici quello che pensi, fai quello che desideri e sei… te stesso.- proruppe il giocatore di football quasi con rabbia.

-Sì. Sì, e allora?- domandò Kurt, decisamente confuso da tutta quella situazione –Qual è il problema?-

-Il problema è che la maggior parte delle persone non ci riesce, ok?- sbottò Karofsky –La maggior parte di noi non può.- aggiunse, un po’ più piano, appoggiandosi al lavandino e portandosi una mano alla nuca, imbarazzato –Scusa. Volevo solo scusarmi, non… scusa. Vado, così puoi continuare a fare quello che… stavi… ok.- borbottò tra sé, cercando poi di superare Kurt per uscire dal bagno.

Il controtenore sapeva bene che stare in silenzio sarebbe stato più semplice, che aveva già abbastanza problemi anche senza farsi carico di quelli di Karofsky, eppure non riuscì a trattenersi –Dave?- lo chiamò, fermandolo, e senza aspettare una risposta continuò –Credo… che ammettere quello che sei a te stesso sarebbe già un passo avanti.-

Rimasero per un istante immobili, in un silenzioso momento di stallo, finché senza una parola Karofsky riprese a camminare e uscì dal bagno, lasciandolo solo.

Kurt rimase fermo per qualche attimo, sentendosi strano. Si sentiva come se avesse appena superato un momento importante, fondamentale, ma senza riuscire a coglierne appieno l’importanza.

Il suo cellulare vibrò nella tasca e lo tirò fuori, sbloccando lo schermo.

Ehi bellezza, sono qui fuori. Stai per uscire? –Bas

Kurt lanciò un’occhiata allo specchio, asciugandosi le poche lacrime che gli erano rimaste sul viso.

Sto uscendo, due minuti e sono lì :) –Kurt

 

 

________________L’angolo di Jane

Lo so, lo so. Vi aspettavate la presenza di Sebastian, la gelosia di Blaine e fuochi e scintille ma… il caro Karofsky meritava un po’ di attenzione e la situazione con lui era sospesa nel vuoto da troppo tempo! Quindi perdonatemi e sappiate che Bas arriverà nel prossimo capitolo, quindi non preoccupatevi!

Come ho già detto la scorsa volta, i capitoli sono andati perduti nei meandri della mia deficienza nell’uso del pc. Ho provato a recuperarli ma non c’è riuscito nemmeno mio fratello, quindi li sto riscrivendo, solo che ci vuole un po’. Proverò a mantenere la puntualità negli aggiornamenti ma non voglio pubblicare nulla di affrettato o malfatto, quindi vi chiedo scusa in anticipo per eventuali attese!

E ora… aspetto i vostri pareri sulla ricomparsa di Dave (che se ve lo state chiedendo sì, avrà ancora un ruolo in questa storia :P).

Un bacione a tutti, cupcakes!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** 27. Un appuntamento e le sue conseguenze ***


27. Un appuntamento e le sue conseguenze

 

 

Blaine uscì dalla sala prove per inerzia, spinto dai movimenti naturali delle sue gambe che seguivano una strada ormai familiare.

Non era la prima volta che gli succedeva una cosa del genere. Da quando aveva conosciuto Kurt si era trovato spesso, troppo spesso a non capire quello che stava succedendo dentro di lui, ma stavolta era diverso. Tutto era così intenso, così coinvolgente e… lo confondeva.

Non esisteva un altro termine. Da giovedì qualcosa era scattato dentro di lui, qualcosa che era indiscutibilmente collegato a Kurt. Qualcosa nel suo petto sembrava scaldarsi ogni volta che pensava a lui, ma quando Kurt o qualcun altro aveva parlato di quel tizio, Sebastian… si era aggiunto qualcosa. Il calore nel petto non era più l’unica cosa che provava, c’era anche una sensazione assurdamente fastidiosa più in basso, all’altezza dello stomaco.

Non sapeva come fosse avere un serpente nella pancia, ma qualcosa gli diceva che assomigliava molto allo strisciante fastidio che provava ogni volta che qualcuno associava il nome di Kurt a quello di quel tizio spuntato così all’improvviso.

Sapeva di aver sbagliato, di essersi comportato con Kurt in modo a dir poco vergognoso. Gli aveva promesso di non ferirlo ancora, quando avevano litigato, e dopo pochi mesi Kurt era scappato da lui quasi in lacrime, di nuovo.

Non capiva cosa c’era che non andava in lui. Non riusciva a controllare il proprio comportamento, a capire i suoi stessi pensieri.

-Ehi, Blaine!-

Il ragazzo a stento si rese conto che qualcuno lo stava chiamando. Si fermò, senza aver riconosciuto la voce, e guardandosi attorno si trovò davanti Hanna. Se non fosse stato così deconcentrato, l’avrebbe trovato divertente: non si erano parlati per gran parte dell’anno e in un giorno iniziava a trovarsela attorno ogni volta che faceva un passo da solo.

Sembrava quasi che lo facesse apposta.

-Oh, Hanna… ehi.- si sforzò di sorridere –Mi cercavi?-

-In realtà sì. Che ne dici di venire a casa mia oggi pomeriggio? Potremmo iniziare il nostro programma studiando insieme.- trillò la ragazza, prendendolo a braccetto mentre si avviavano verso l’uscita.

Blaine esitò per un istante, ma poi annuì –Perché no? Non ho programmi oggi.- sorrise, decidendo che gli avrebbe fatto bene tenere la mente impegnata.

-Oh! Perfetto!- saltellò la giovane –Io non ho la macchina. Possiamo andare in pullman.-

-Ho la mia macchina, tranquilla.-

-Davvero? L’ho vista spesso nel parcheggio, è veramente bellissima! Ha un colore incredibile, così originale, speravo proprio di farci un giro un…-

Uscirono dalla scuola mentre Hanna continuava a parlare, ma Blaine non riuscì a mantenere l’attenzione quando il suo sguardo trovò Kurt in mezzo agli studenti.

Lo seguì con gli occhi mentre si avvicinava a un ragazzo alto, con i capelli castano chiaro e gli occhi verdi ben visibili anche a quella distanza.

Sebastian.

-Tutto ok?- domandò Hanna, accigliandosi –Sembri pallido. Vuoi prendere un caffè prima di andare da me? Forse hai bisogno di un po’ di zucchero. Magari una cioccolata o…-

-Io non… no.- esalò Blaine prima di rendersene conto, osservando Kurt mentre Sebastian lo salutava con un bacio sulla guancia e poi salivano a bordo di un’auto sportiva rossa che decisamente non passava inosservata.

-No? No cosa?-

-Non… posso. Non posso venire da te. Ho dimenticato di avere un impegno, scusa.- si affrettò a spiegare Blaine, liberando gentilmente ma con decisione il braccio dalla stretta della ragazza –Ci vediamo un’altra volta, eh?-

-Oh ma… pensavo che… ok. Va bene, se vuoi… domani?- propose Hanna.

-Non lo so.- rispose il ragazzo ascoltandola a stento, troppo concentrato a seguire con lo sguardo l’auto che si allontanava verso chissà dove –Ciao, ci vediamo.- salutò sovrappensiero, affrettandosi verso la macchina senza sapere cosa fare.

In realtà non sapeva perché aveva cancellato il pomeriggio con Hanna: non aveva nulla da fare e l’unica cosa che avrebbe voluto in quel momento sarebbe stata poter seguire Kurt, controllare che fosse… che… cosa? Non sapeva nemmeno lui cosa voleva controllare, sapeva solo che l’idea che in quel momento Kurt fosse da solo con quell’idiota francese lo faceva letteralmente impazzire.

Raggiunse la sua auto quasi correndo e lanciò la sacca all’interno prima di seguirla, lasciandosi cadere sul sedile e portando la testa tra le mani.

Aveva bisogno di parlare con qualcuno e in quel momento gli veniva in mente solo una possibilità. Non avrebbe potuto essere troppo sincero, fare il nome di Kurt era fuori questione, ma forse avrebbe potuto essergli utile comunque.

Doveva vederci più chiaro, ne aveva bisogno o sarebbe impazzito, lo sentiva.

Prese un respiro profondo e mise in moto, abbassando il finestrino e sperando che l’aria fresca l’avrebbe aiutato a rinfrescarsi le idee.

 

***

 

Kurt si sedette al tavolino del Lima Bean mentre Sebastian faceva la coda al bancone per ordinare un caffè per entrambi. Il ragazzo indossava ancora la divisa della sua scuola che, a parere di Kurt, gli donava molto. Era un po’ troppo magro, ma era alto e con delle belle spalle, per non parlare dei suoi occhi che sembravano due zaffiri.

È molto più attraente di Blaine, quindi perché stai continuando a pensare a lui?

Kurt si lasciò sprofondare nella poltroncina, esasperato. Perché quella stupida vocina nella sua testa non voleva saperne di stare zitta? Ok, va bene: forse, ma solo forse, una piccola parte di lui era rimasta per tutto il viaggio concentrata su Blaine.

E con questo? Aveva fatto anche conversazione con Sebastian, l’aveva fatto ridere e si erano punzecchiati un po’ a vicenda. Era ovvio che ci volesse un po’, ma Sebastian era molto meglio di Blaine per lui.

Era gay, tanto per cominciare, particolare che in quel caso faceva decisamente la differenza.

Aveva solo bisogno che la sua testa riuscisse a convincere il suo cuore.

-Ecco il tuo Non-fat Mocha, Principessa. È abbastanza per farti tornare alla realtà?-

-Oh… grazie…- sorrise Kurt prendendo la tazza che Sebastian gli stava porgendo –In che senso tornare alla realtà?-

-Stavi galoppando sul tuo unicorno rosa verso il magico mondo di Fantasilandia.- spiegò il ragazzo sedendosi di fronte a lui –Ma ti assicuro che quaggiù ci sono cose molto più interessanti a cui pensare.-

-Oh, davvero?-

-Non c’è nessun gran figo che ti offre ottimi caffè a Fantasilandia.-

-A questo non avevo pensato!- gli resse il gioco Kurt –Come ho potuto non tener conto di questo particolare?-

-Male, malissimo. Dovrò pensare a come punirti per questo.-

-Sto già tremando.- rise il controtenore, sorseggiando il suo caffè –Spero che avrai pietà di me.-

-Non saprei, vedremo come saprai contrattare.- scherzò Sebastian –Ora, scherzi a parte. Tutto bene? Perché mi sembri davvero distratto e devo ammetterlo, mi piace che le attenzioni dei bei ragazzi con cui esco siano rivolte a me.-

-Credo che tu sia la persona più egocentrica che abbia mai conosciuto.- gli fece notare Kurt, tutto sommato divertito dal carattere sicuro e spigliato del ragazzo.

-Oh, mi dispiace, al nostro primo appuntamento ti porterò uno specchio invece che un mazzo di fiori, così potrai notare la Diva Frustrata che si nasconde dietro la tua faccina da angioletto.-

-Non sono una Diva Frustrata!- protestò Kurt, ridendo.

-Certo che lo sei. È questo che mi ha colpito di te. Dopo il tuo sedere, ovviamente.-

-Ovviamente.- mormorò Kurt, non potendo fare a meno di arrossire a quel complimento così poco sottile –E perché vorresti uscire con una Diva?-

-Beh, forse non te lo aspettavi, ma esco con parecchi ragazzi.-

-Non mi dire.-

-Sbalorditivo, vero?- commentò Sebastian con lo stesso sarcasmo di Kurt –Comunque, non mi capita spesso di uscire con qualcuno che riesca a tenere il mio ritmo.-

-Il tuo ritmo di sfacciata stronzaggine?-

-Come volevasi dimostrare.- sottolineò il ragazzo –Quindi, credi che adesso riuscirò ad avere tutta la tua attenzione?-

Kurt ridacchiò, decidendo che in fondo quel giochino non gli dispiaceva affatto –Dipende da quanto saprai essere interessante.-

 

***

 

Entrato in casa, Blaine si diresse direttamente in cucina. Aveva visto l’auto di sua madre parcheggiata nel vialetto, quindi sapeva di trovarla, e in effetti le sue aspettative non furono deluse: la donna era seduta al grande tavolo della cucina, una tazza di tisana fumante tra le mani mentre sfogliava una rivista d’arredamento.

-Ehi mamma.-

-Ehi tesoro! Non hai idea delle idiozie che dice questa rivista. Degli abbinamenti di colori assurdi… e i tessuti! Mi domando chi abbia approvato di pubblicare una cosa simile.-

-Mh-mh.- disse Blaine, senza sapere cosa rispondere.

-Tutto bene, amore?-

-Sì, io… ho solo… hai qualche minuto?-

-Certo! Vieni, siediti, vuoi una tazza di tisana? O una cioccolata?-

-Prendo un po’ di tisana… faccio io.- aggiunse, fermando la donna che era pronta ad alzarsi –Ecco io dovrei… parlarti di una cosa che è successa a scuola.- disse mentre versava in una tazza una sostanziosa quantità di liquido profumato.

-Qualcuno ti sta dando fastidio?- si preoccupò immediatamente lei, ma il figlio la interruppe rapidamente –No, non è… non riguarda esattamente questo. Ecco… c’è quest… questa persona.- iniziò sedendosi al tavolo –Con cui ho passato parecchio tempo ultimamente. Noi… stiamo molto bene insieme, io sento di… poter essere me stesso, ecco. Capisci cosa intendo?-

La donna sorrise dolcemente –Credo di sì, tesoro.-

-Ecco. Solo che… ultimamente quando sono con… questa persona mi sento strano. C’è qualcosa che non capisco, soprattutto… beh.- giocherellò con il cucchiaino e prese un sorso di tisana, tanto per prendere tempo in modo da trovare le parole migliori –Ha conosciuto un ragazzo venerdì sera e sono usciti insieme oggi pomeriggio. Io… non lo so, davvero, non riesco a dare un nome a queste… cose che sento. È normale che un amicizia ti faccia sentire così strano? Non mi era mai successo prima… non so come gestirlo.-

-Blaine… tesoro.- sorrise la madre, sfiorandogli la mano con una carezza leggera –Non si chiama amicizia.-

Il ragazzo si accigliò, confuso –Cosa?-

-Caro, è ovvio che questa ragazza non è solo un’amica per te. Hai una cotta, mi sembra molto evidente.- spiegò in tono intenerito.

Blaine sbarrò gli occhi mentre nella sua mente calava all’improvviso il buio più totale –Ma… ma no, non…-

-Prova a rifletterci un secondo, tesoro: hai molti amici e amiche. Per qualcuno di loro ti sei mai sentito come ti senti per questa ragazza?-

Blaine abbassò lo sguardo mentre all’improvviso ogni cosa assumeva una piega diversa. La risposta era no, decisamente. Aveva sempre saputo che Kurt aveva qualcosa di diverso, per lui. L’aveva cambiato, aveva aperto delle parti di sé che nemmeno sapeva di possedere. Stare vicino a lui era diverso, scatenava dentro di lui cose che non aveva mai conosciuto e… giovedì, quando avevano provato quel pezzo insieme era stato… incredibile.

Oh Dio…

-E ora questo ragazzo che è spuntato venerdì. Non lo conosci, giusto? Eppure ti infastidisce. È ovvio che sei geloso.- continuò la madre mentre sorrideva come se sapesse tutto.

Ma non era così, non sapeva tutto.

Grazie al cielo non sapeva tutto.

-Io… io credo… devo fare dei compiti.- disse, abbandonando la tisana a metà e balzando in piedi.

-Blaine.- lo fermò la donna –Non devi preoccuparti. È una cosa normale, sai?-

Normale. Normale. Normale, normale, normalenormalenormalenormale.

Blaine annuì rapidamente e uscì dalla cucina, dirigendosi verso la sua stanza quasi di corsa. Non appena fu solo, al sicuro tra quelle quattro mura, si appoggiò con le spalle alla porta e si lasciò scivolare finché non fu seduto sul pavimento.

Chiuse gli occhi che, senza che se ne rendesse conto, si erano colmati di lacrime, ma non funzionò. Non appena lo fece gli comparve davanti un’immagine di Kurt, bellissimo con quel sorriso un po’ timido e gli occhi luminosi e…

Bellissimo. Bellissimo.

È normale pensare che un amico sia bellissimo? Attraente… perfetto?

Strinse le mani in due pugni, fino a che non sentì le unghie penetrare nella carne morbida del palmo -Oddio.- esalò debolmente, dopodiché lasciò che le lacrime scorressero libere lungo le sue guance arrossate.

Era possibile? Poteva davvero avere una… cotta per un ragazzo… per Kurt?

 

 

______________________L’angolo di Jane

Ed eccoci quiiiii!!

Sono riuscita a riscrivere il capitolo con puntualità, viva me! Non credevo di farcela ma eccoci qui… tecnicamente è ancora domenica, ma domani è una giornata totalmente occupata quindi vi lascio il capitolo ora!

Così… Kurt è uscito con Bas. Che ve ne pare? Lo so, Sebastian è molto più stronzo, ma ho pensato che visto che dopotutto ci sta provando con Kurt sarebbe stato un po’ più morbido con lui. E Blaine… a volte è chi meno ce lo aspettiamo, inconsapevolmente, ad aprirci gli occhi!

Detto ciò… niente. Mi aspetta una settimana impegnativa quindi spero di riuscire a essere puntuale anche col prossimo aggiornamento! Aspetto di sentire cosa ne pensate di Bas, della mamma di Blaine e di tutto ciò :P

Un bacione, cupcakes!!

Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** 28. I'm sorry ***


Cap. 28 – I’m sorry

 

 

 

Era una strana, parziale consapevolezza quella che Blaine aveva raggiunto dopo aver parlato con sua madre.

Era come se vedesse sé stesso dall’esterno, come se il suo fratello gemello stesse vivendo quella situazione e lui lo stesse osservando, con un po’ di distacco, mosso solo dalla semplice curiosità per quello che accadrà.

Sapeva che era una situazione difficile, sapeva che sarebbe stata potenzialmente dolorosa e che una cotta per Kurt apriva tutta una serie di interrogativi che non sarebbero potuti rimanere inascoltati. Eppure, allo stesso tempo, era come se nulla di tutto ciò lo toccasse. Era come se non stesse succedendo a lui.

Aveva pianto, all’inizio, ma poi all’improvviso tutto si era come allontanato da lui. Le lacrime correvano lungo le sue guance, bagnavano il suo volto, ma lui non le sentiva. Non sentiva le mani tremare, il respiro mozzarsi, anche se sapeva che stava accadendo. Qualcuno stava piangendo, tremando, si stava disperando, ma non lui.

Non era lui, di sicuro, perché tutto quello non poteva succedere a lui.

Non poteva, semplicemente.

Inspirò profondamente e si alzò dal pavimento, asciugandosi il volto con la manica e ignorando i singhiozzi che ancora scuotevano il suo corpo, e la sua mano trovò immediatamente il cellulare. Esitò per un istante, poi selezionò la cartella delle foto.

Subito il suo volto sorridente, accanto a quello di Kurt, lo salutò dallo schermo.

Fissò la fotografia per qualche attimo, cercando di analizzarla con oggettività. Osservò i propri occhi brillanti di felicità, il proprio sorriso largo e incredibilmente sincero, la mano che si stringeva istintivamente sulla spalla di Kurt come se non potesse farne a meno.

Blaine esalò un fiato leggero davanti a quell’ennesima conferma: non era amicizia quella che la foto rappresentava. Non era mai stato così con nessuno dei suoi amici, ne era sicuro al cento per cento.

Si morse il labbro e la sua mente di trovò a lavorare in solitaria, senza che dovesse sforzarsi e senza coinvolgere il suo corpo o il suo cuore. Era come vedere un film, dopotutto: cosa avrebbe dovuto fare il protagonista che, dopo aver trattato male una persona per lui importante, si fosse reso conto di avere una cotta per questa persona?

Era certo che la telecamera avrebbe zoomato sullo schermo del cellulare proprio mentre il protagonista apriva una casella di testo e digitava qualcosa del tipo “Scusa, sono stato un idiota.”.

Quindi, accompagnato da quella strana eco delle sue sensazioni che risuonavano in lui senza toccarlo davvero, lo fece. Digitò il messaggio e senza un pensiero lo inviò a Kurt, proprio come il protagonista del suo film immaginario avrebbe fatto.

Poggiò il cellulare sul comodino e si appoggiò al cuscino, lo sguardo fisso sul soffitto, immaginando come si sarebbe sviluppata la situazione se davvero quello non fosse stato altro che un film.

Il protagonista avrebbe atteso una risposta, ma non sarebbe arrivata. La persona amata si sarebbe presentata nel cuore della notte alla sua finestra, magari l’avrebbe svegliato con dei sassolini contro il vetro come nel migliore dei cliché, chiedendogli spiegazioni per il suo comportamento. Il protagonista allora avrebbe preso il coraggio a due mani e, ignorando le difficoltà che si frapponevano tra lui e il suo amore, avrebbe ammesso i suoi sentimenti in un culmine di emozioni che sarebbe sfociato nel melenso, intenso, romantico happy ending.

Blaine si addormentò cullato da questi pensieri, un sorriso sereno sul viso e il viso di Kurt negli occhi.

 

***

 

Quando Sebastian parcheggiò di fronte a casa di Kurt il cielo era già scuro e la luna faceva timidamente capolino attraverso lo strato di nubi scure.

Kurt aveva pensato di stare con il ragazzo un’oretta e poi chiedergli di riportarlo a casa, inizialmente: era troppo sfiancato da quella mattinata, dal comportamento di Blaine e dal sorprendente esploit di Karofsky per pensare di potersi godere un appuntamento più impegnativo. Tuttavia Sebastian era riuscito a coinvolgerlo e dopo la caffetteria si erano trovati a chiacchierare in macchina, parlando del più e del meno, prendendosi in giro a vicenda, e il tempo era passato prima che se ne rendesse conto.

Così, quando Sebastian gli aveva sorriso e gli aveva proposto di andare a mangiare qualcosa, il controtenore si era trovato ad accettare. Aveva dovuto inventare per suo papà una scusa e Sebastian ci aveva scherzato sopra a lungo, chiamandolo Cenerentola e assicurandogli che la sua macchina non si sarebbe trasformata in una zucca.

Kurt non credeva di potersi trovare a suo agio con una persona così, ma la verità era che lo divertiva. Parlare con Sebastian era una sfida continua ed era sorpreso di scoprirsi all’altezza.

Avevano cenato in una specie di fast food biologico che Kurt non aveva mai sentito nominare, un posto molto moderno e gestito secondo le leggi del minimo spreco. Kurt non avrebbe pensato che fosse un posto adatto a Sebastian, ma ancora una volta il ragazzo l’aveva sorpreso spiegando che sua madre era sempre stata molto severa sul riciclaggio e sull’inquinamento. Sebastian aveva insistito per pagare per entrambi e la cena era stata ottima, così come la conversazione.

-Allora, Cenerentola. Sei proprio sicuro di non voler fare ancora un giro?- domandò Sebastian voltandosi verso di lui e osservandolo con un sorriso –Ti riporto a casa entro mezzanotte, non voglio vedere il tuo bel vestito trasformarsi in un insieme di stracci. Al principe azzurro non importa, ma sono abbastanza sicuro che rovinerebbe l’atmosfera.-

Kurt scosse il capo –Sarei splendido anche vestito di stracci.- ribatté: era strano, ma stare con Sebastian lo faceva sentire particolarmente sicuro di se stesso.

-Non c’è dubbio. Un sedere come il tuo sarebbe splendido con qualsiasi cosa addosso. Meglio ancora con nulla.-

Arrossendo furiosamente Kurt gli diede una spinta –Ok, eccessivo. Ne abbiamo parlato.-

-Niente complimenti rivolti a parti del corpo situate sotto la cintura, giusto.- concordò Sebastian –Una regola pessima e poco conveniente, lasciatelo dire, ma va bene. Tornando a noi: devi davvero andare a casa così presto?-

-Sì, domani ho scuola.- confermò Kurt giocherellando nervosamente con la manica –Ma… sono stato bene, davvero.-

-Bene. Allora immagino che se ti chiedessi di vederci ancora dopodomani la risposta sarebbe sì.-

Proprio in quel momento il cellulare di Kurt vibrò e il controtenore alzò gli occhi al cielo –Scusa, dev’essere mio padre. Probabilmente ha visto la macchina parcheggiata, lui è… sai, un po’ protettivo.-

Sebastian ridacchiò, solo in parte divertito –Arriverà con un fucile a salve per difendere virtù del suo figliolo illibato?-

Kurt arrossì nuovamente –Devi seriamente smetterla di fare queste battute sulla verginità.-

-Ti imbarazzo, Principessa?-

Ridacchiando Kurt sbloccò il cellulare e aprì l’SMS, pronto a leggere qualche impropero di suo padre seguito da una minaccia chiara ed esplicativa rivolta al ragazzo seduto al posto di guida –Solo perché tu sei vergognosamente spudorato non significa che tutti noi…-

Scusa, sono stato un idiota. –B

Kurt raggelò, il cellulare stretto tra le dita e gli occhi sbarrati, come incapace di sbattere le palpebre o di distogliere in qualsiasi modo lo sguardo dallo schermo illuminato del telefono.

Blaine gli aveva scritto e si era scusato. Qualsiasi cosa fosse successa gli stava chiedendo scusa e…

Sì, era patetico.

Si sentiva uno zerbino solo a pensarci, ma non aveva bisogno di sapere altro. Se Blaine era disposto a tornare al rapporto che avevano prima, lui non sentiva la necessità di avere altre informazioni, era sufficiente.

-Di nuovo in groppa al tuo unicorno rosa?-

La voce si Sebastian lo raggiunse attraverso la nebbia provocata dal messaggio di Blaine e Kurt quasi sobbalzò voltandosi verso il ragazzo –I… Io… cosa?-

-Hai la stessa espressione che avevi in macchina e al Lima Bean, una cosa tra Alice nel Paese delle Meraviglie e Il Gatto con gli Stivali. La mia immensa esperienza in fatto di uomini mi dice che non è un messaggio di tuo padre.-

C’era una sfumatura di sospetto nelle sue parole che a Kurt, nonostante tutto, non sfuggì, come non gli sfuggì il fatto che l’intuito di Sebastian aveva decisamente fatto centro –La tua immensa esperienza non ti ha insegnato che sottolineare l’enorme quantità di uomini con cui sei stato durante un appuntamento non è un’idea molto saggia?- cercò di tergiversare, ma Sebastian si limitò a sollevare un sopracciglio in attesa e Kurt non riuscì a non arrossire –Hai ragione, non è mio padre.- ammise.

Sebastian annuì, sempre silenziosamente, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e appoggiandosi allo schienale –Ok.-

-Ok, è… un mio amico, un compagno di scuola… mi dispiace.-

-Mh-mh.- annuì il biondo tamburellando con le lunghe dita sul volante, reazione che mise Kurt ancora più a disagio –Il mio migliore amico.- aggiunse.

-Va bene.-

-Lui… avevamo litigato.-

-Ok.-

-E mi ha scritto, e così… mi dispiace, io…-

-Ehi, non ho bisogno di spiegazioni, ok?- lo interruppe Sebastian.

Kurt si morse il labbro, nervoso, perché sapeva che era normale che Sebastian fosse scocciato.

Era davvero così disperato? Bastava una parola di Blaine e lui correva come un cagnolino, ignorando un ragazzo che sembrava davvero interessato a lui per uno che, per quanto dolce e amorevole, non sarebbe mai potuto essere altro che un amico, per quanto stretto? Per uno che, oltretutto, l’aveva trattato in modo incomprensibile tutto il giorno?

-Lo so, ma io voglio dartene.- ribatté con quanta più decisione possibile –Tu sei stato perfetto e mi trovo davvero bene con te, ok? Quindi… scusa. E vorrei davvero uscire di nuovo con te dopodomani, se ti interessa ancora.-

Sebastian esitò per un attimo, lanciando uno sguardo di sottecchi al controtenore, poi sbuffò –Certo, mi interessa ancora. Ringrazia le tue chiappe d’oro per questo, Hummel.-

Kurt sorrise, felice di quel risultato, e si sporse verso di lui depositandogli un bacio sulla guancia che fece alzare gli occhi al cielo a Sebastian –Un bacio sulla guancia? Seriamente? La prossima volta mi porterai i biscotti al cioccolato fatti in casa?-

-Se sarai fortunato.- ribatté Kurt, ritrovando quella vena divertita che aveva percorso il loro appuntamento –Ci vediamo dopodomani.-

-Certo, Cenerentola. Vengo a prenderti a scuola.- sorrise Sebastian, osservando Kurt mentre raggiungeva la porta di casa e si voltava, lanciandogli un ultimo saluto, dopodiché si voltò e si appoggiò nuovamente allo schienale del sedile. Non era un idiota, sapeva che c’era qualcosa di più dietro quell’amico di cui parlava Kurt, ma non era il tipo da lasciarsi sfuggire qualcosa in modo così semplice.

Sarebbe andato a prenderlo a scuola e avrebbe scoperto qualcosa di più, ne era certo. Uno Smythe non si butta in campo senza conoscere le armi dell’avversario, come gli ripeteva sempre suo padre.

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2076583