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La sveglia suonò di buon ora,
risuonando in una stanza piuttosto spoglia. Il segnale acustico rimbombò acuto
tra le pareti impersonali, dipinte di un allegro giallo uovo, finché una mano
non fuoriuscì dalla massa informe del piumino per spegnerla con un mugolio
soffocato.
Pochi istanti dopo una testa
piena di ricci sbucò dalla pesante coperta e due occhi tra il nocciola e il
verde si aprirono ad osservare il soffitto chiaro.
-Blaine, tesoro? Sei sveglio?-
Il ragazzo rispose con un gemito
sofferente, sicuramente troppo forte perché la madre potesse sentirlo dalla
cucina, e infatti un attimo dopo sentì la donna bussare alla porta –Blaine? Non
puoi fare tardi il primo giorno, andiamo! Vieni a fare colazione!-
-Arrivo!- rispose il ragazzo, la
voce arrochita dal sonno, stropicciandosi gli occhi. Rimase ancora un paio di
secondi immobile e poi, come se una molla fosse scattata sotto di lui, balzò in
piedi e allungò le braccia verso l’alto per stiracchiarsi la schiena. Schizzò
in bagno fischiettando tra sé: come ogni mattina, superato i primi minuti in
cui più che un adolescente in procinto di andare a scuola sembrava uno zombie
in decomposizione, aveva recuperato la sua energia e già si sentiva pronto ad
affrontare il primo giorno.
Ormai era a Lima da quattro
giorni: erano arrivati di giovedì, così i suoi genitori gli avevano suggerito
di iniziare la scuola la settimana successiva in modo da aiutarli il più
possibile con il trasloco. I risultati si vedevano: i vestiti erano ancora
negli scatoloni, ma per il resto la casa era praticamente perfetta. Avevano
tinteggiato i muri, scelto la migliore sistemazione per i mobili, e nel fine
settimana avevano esplorato il quartiere trovando il supermercato e
individuando alcuni take-away che sicuramente gli
sarebbero stati utili quando avrebbe dovuto cenare da solo.
Domenica mattina erano andati in
chiesa e a Blaine era piaciuta molto la messa: il coro era composto da voci
molto belle e aveva subito deciso di fare domanda per entrarvi. Ora il lunedì
era arrivato e, mentre suo padre avrebbe iniziato a lavorare nella nuova sede
della sua compagnia, Blaine avrebbe affrontato il primo giorno al McKinley.
***
-Kurt! Sei pronto?-
Kurt alzò gli occhi al cielo
–Quasi, Finn, quasi!- rispose, lanciando uno sguardo al proprio riflesso. La
camicia Dior era assolutamente fantastica e adorava come stava con quei jeans
stretti. Aveva messo insieme come sempre un outfit favoloso, il chevoleva dire che sarebbe stato più sicuro
andare in giro con un cartello con scritto “Voglio essere buttato nel
cassonetto”.
-Kurt lo sai, non posso arrivare
in ritardo!-
-Sì, sì, lo so, altrimenti chi la
sente Quinn.- Kurt si rigirò tra le mani la divisa dei Cheerios. Se si fosse
deciso ad indossarla anche durante la giornata, invece che solo durante gli
allenamenti, si sarebbe risparmiato molte seccature. Nessuno avrebbe osato
sporcargliela, sfidando le ire della Sylvester… ma avrebbe anche dovuto
rinunciare alla sua identità.
-Ma che dici, che c’entra Quinn?-
-Ah sì, scusa, Rachel. Non è
facile starti dietro, sai?- sbuffò il ragazzo, infilando rapidamente la divisa
nella tracolla di pelle e afferrando un foulard verde petrolio da abbinare alla
camicia –Sono pronto, andiamo pure, così non verrai ucciso dalla ragazza della
settimana.-
***
-Blaine, ricordati che devi
chiedere di firmare i moduli per frequentare religione.- gli rammentò Diane,
sua madre, voltandosi verso il ragazzo seduto sui sedili posteriori. Il marito,
al posto di guida, sbuffò –Una vera idiozia che si debba fare la richiesta per
fare religione. Come se fosse una materia secondaria.-
Blaine sorrise appena, troppo
concentrato a osservare il luogo in cui da quel momento in poi avrebbe passato
la maggior parte del suo tempo. La campanella della prima ora era suonata da
poco e gli studenti, dal cortile, si stavano ammassando verso l’ingresso. Erano
centinaia, una marea rispetto a quelli del St. Jude,
la scuola cattolica che aveva frequentato fino a quel momento. Contrariamente a
quando accadeva nella vecchia scuola, pensò, probabilmente al McKinley nessuno
avrebbe notato l’arrivo di un nuovo ragazzo.
-Allora, Blaine? Pronto?-
-Certo.- deglutì lui, un po’
incerto ma con il sorriso sulle labbra –A oggi pomeriggio!- salutò, e scese
dall’auto. Con un gesto abituale strinse per un attimo la mano attorno al
piccolo crocifisso che portava al collo e lo fece scivolare all’interno della
maglia prima di correre verso l’ingresso.
___________________________L’angolo di Jane
Salve a tutti!
Ok, non volevo pubblicare questa ff. O meglio, volevo pubblicarla dopo
averla finita, ma il file ha iniziato a dare problemi e ho paura che succeda
qualcosa (non ho fortuna con la tecnologia), quindi ho deciso di iniziare a
pubblicare. Ad ogni modo ho scritto i primi 13 capitoli, quindi almeno all’inizio
gli aggiornamenti saranno regolari.
Parlando della storia… beh, non so come mi sia venuta in mente. In
alcuni punti forse Blaine sarà un po’ OOC perché beh, è cresciuto in un
contesto molto molto religioso e ovviamente questo comporta delle differenze.
Chiarisco che non ho nulla contro la religione e questa ff non la metterà in
cattiva luce, ma probabilmente metterà in cattiva luce il bigottismo (che per
me è molto diverso). Spero che la cosa non infastidisca nessuno.
La pianto di blaterare ora! Spero che abbiate voglia di lasciarmi
qualche commentino, positivo o negativo che sia!
Capitolo 2 *** 1. Spirito di autoconservazione ***
I.Spirito
di autoconservazione
A Blaine ci volle poco per
rendersi conto che la sua intuizione era stata giusta. Se al St. Jude fosse
arrivato un nuovo studente il suo viso sconosciuto avrebbe immediatamente
attirato l’attenzione e nel giro di dieci minuti qualcuno si sarebbe offerto di
aiutarlo a orientarsi. Spesso e volentieri era stato proprio Blaine a ricoprire
quel ruolo, accompagnando i nuovi arrivati dal preside, Padre Brown, e poi facendogli fare il giro della scuola.
Era evidente che al McKinley le
cose andavano diversamente. Come aveva supposto, in una scuola così grande
nessuno aveva capito che era un nuovo studente, così avrebbe dovuto essere lui
a chiedere aiuto.
Si guardò attorno e notò, poco
distante da lui, un ragazzo sulla sedia a rotelle che discuteva animatamente
con una compagna asiatica che indossava una strana gonna scozzese con due
catene sul fianco. Prese un respiro, si produsse nel suo miglior sorriso e si
avvicinò ai due.
-Tina, cosa posso dirti? Lo
sapevi che non avreste potuto avere tutti una parte da protagonista!-
-Ma non è giusto! Sono nel Glee
dall’inizio e sono solo una…-
-Ehm… scusate?- li interruppe
Blaine, esitante.
I due si voltarono verso di lui,
poi si scambiarono uno sguardo incerto e un po’ allarmato –Sì?- domandò la
ragazza.
-Ecco, sono nuovo. Oggi è il mio
primo giorno e non ho idea di dove sia la segreteria. Devo andarci prima di
lezione e non vorrei arrivare in ritardo.-
-Ah, ok. Devi andare al primo
piano, prendi quelle scale dietro di te. Al lunedì le altre non sono… beh,
molto sicure.- spiegò rapidamente il ragazzo sulla sedia a rotelle –Ti conviene
evitarle almeno fino a pranzo. Poi prendi il corridoioprincipale e lo percorri finché non trovi una
grande bacheca, la vedi di sicuro, e vai a destra. La segreteria è lì davanti.-
terminò –Ti accompagnerei, ma ti rallenterei soltanto.- aggiunse accennando
alla sedia a rotelle.
-Tranquillo, grazie.- sorrise
Blaine –Blaine, comunque, piacere di conoscervi.- aggiunse il ragazzo,
guadagnandosi nuovamente un’occhiata incerta che decise di ignorare. Alla fine
l’altro la strinse –Artie.-
-Tina.- si presentò la compagna
quando Blaine si rivolse a lei.
-Grazie ancora ragazzi, ora
scappo. Spero che ci vedremo in giro.- salutò e, dopo aver ricevuto dai due un
augurio per un buon primo giorno si diresse verso le scale che gli avevano
indicato. Mentre imboccava il corridoio si chiese cosa volesse dire che le
altre non erano sicure al lunedì, ma prima che potesse darsi una risposta la
sua spalla andò a sbattere violentemente qualcosa e un borbottio attirò la sua attenzione.
***
Se c’era un giorno che Kurt
detestava, quello era il lunedì. Non che fosse peggio degli altri, tranne per
l’ora buca che la squadra di football decideva sempre di trascorrere
improvvisando agguati a suon di granite sulla scalinata ad ovest.
Semplicemente, dopo un fine settimana passato in pace con la famiglia e gli
amici, era sempre un peso dover di nuovo affrontare la scuola con la
consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare altri cinque lunghi giorni di
scuola.
Quel particolare lunedì, però,
Kurt era un po’ più allegro del solito. Era salito al primo piano non appena la
campanella era suonata e si stava dirigendo rapidamente verso la bacheca,
impaziente, abbastanza fiducioso che ciò che avrebbe letto non gli avrebbe
rovinato l’umore.
Lo avvistò immediatamente, il
foglio un po’ anonimo nel perfetto stile del professor Schuester, e vi si
avvicinò con trepidazione. Immediatamenteiniziò a leggere.
Cast “Rent – Il musical”
Mark: Sam Evans
Roger: Finn Hudson
Collins: Rick Thompson
Benny: Noah Puckerman
Angel: Kurt Hummel
Joanne: Mercedes
Jones
Mimi: Satana Lopez
Maureen: Rachel Berry
Coro e corpo di ballo: Mike Chang,
Brittany S. Pierce,
Tina Cohen
Chang, Quinn Fabray, Sugar Motta
Regia: Artie AbramsCoreografie: Brittany S. Pierce
Finalmente.
Il viso di Kurt si illumino
quando lesse il suo nome sulla lista, proprio accanto al personaggio che
sperava di interpretare.
Quando Shuester aveva annunciato
che avevano avuto una proposta da un’associazione esterna alla scuola, era
stato felice ma non entusiasta, aspettandosi di doversi limitare ad ondeggiare
sullo sfondo mentre Rachel e Finn cantavano tutti gli assoli. Quando aveva spiegato
che l’associazione aveva richiesto un musical, si era preparato a trovarsi
confinato a fare la comparsa o un minuscolo ruolo da macchietta. Quando però
l’insegnante aveva aggiunto che, poiché l’esibizione era in occasione di una
manifestazione sui problemi sociali della società moderna, avrebbero messo in
scena Rent, il cuore di Kurt aveva fatto una capriola
e aveva sputato sangue per preparare la sua audizione al meglio.
Si avviò lungo il corridoio quasi
saltellando: niente avrebbe potuto rovinargli quella giornata, ne era sicuro.
Persino la prima spallata della giornata, che arrivò pochi secondi dopo, fu
meno violenta del solito. Non era finito nemmeno contro gli armadietti –Che
diavolo Karofsky, già a quest’ora ini…- il suo borbottio si interruppe non
appena si voltò perché, senza alcun dubbio, quello non era affatto Karofsky.
-Scusa, ero distratto e non ti ho
visto… tutto bene?-
Kurt si prese un istante per
osservare quel ragazzo che gli aveva parlato con voce gentile. Era un pochino
più basso di lui, le sue spalle tiravano un po’ il tessuto leggero del pullover
rosso e aveva gli occhi più belli che avesse mai visto, di una sfumatura
particolare di marrone che non riusciva a collocare con precisione, il che era
piuttosto indicativo visto che lui era un vero esperto di sfumature. Forse le
sue sopracciglia avevano una forma un po’ strana e, poco ma sicuro, la quantità
di gel che aveva in testa non sarebbe dovuta essere legale in un paese civile,
ma Kurt lo trovò subito davvero carino.
-No, ero… sovrappensiero anche
io, non preoccuparti.- riuscì a rispondere, e lo sconosciuto gli rivolse un
sorriso che lo abbagliò –Meno male. Vado bene di qui per la segreteria?-
-Sì, al prossimo corridoio giri a
destra e ci sei.-
-Grazie mille.- con un secondo
sorriso-flash, il ragazzo lo superò e si avviò nella direzione che gli aveva
indicato. Kurt lo seguì con lo sguardo, osservandolo finché non ebbe svoltato
l’angolo: se anche quella giornata fosse iniziata in modo pessimo, sicuramente
quel sorriso sarebbe stato sufficiente a illuminarla.
***
La segretaria si era rivelata una
ragazza di poco più grande di Blaine. Era strano, per lui, trovarsi davanti una
ventenne in jeans che masticava una gomma: aveva sempre frequentato scuole
cattoliche in cui ogni carica, dal professore alla cuoca della mensa, era
ricoperta da un prete o da una suora.
-Vorrei anche sapere… per
frequentare le ore di religione?- domandò dopo aver apposto alcune firme su parecchi
documenti.
-Se vuoi seguire religione devi
firmare questo.- disse la segretaria passandogli un ennesimo foglio –Poi, qui
c’è il tuo orario. Chi vuole frequentare religione la può inserire nell’ora
buca del venerdì.-
-Grazie mille.- rispose
cortesemente Blaine dopo aver apposto l’ultima firma necessaria e dando al
contempo uno sguardo all’orario –Mi può dire dove si trova l’aula di
letteratura inglese avanzata?-
-Letteratura inglese avanzata,
aula 114.-
-E dove si trova?-
-Proprio accanto alla 113 caro.-
Blaine si accigliò, cercando di
capire se la segretaria stesse scherzando o se davvero riteneva che
quell’indicazione fosse sufficiente –Oh ok… grazie.- disse alla fine, visto che
l’altra si era già rimessa a lavorare. Uscì dalla segreteria e si guardò
attorno, scoprendo di trovarsi di fronte all’aula 101. Grazie alle preziose
istruzioni della segretaria, finalmente arrivò all’aula giusta e vi entrò
notando che fortunatamente l’insegnante non era ancora arrivato.
Si guardò attorno: gli studenti
erano per lo più in piedi, radunati in piccoli gruppi di due o tre persone, ed
era difficile capire se un banco era libero o meno. Blaine esitò, finché non
notò che in ultima fila era seduto il ragazzo contro cui era andato a sbattere
in corridoio. Era chino sul banco lavorando a qualcosa, probabilmente un
disegno, e riusciva a vederne solo i capelli dall’aria morbida. Prima gli era
sembrato gentile ed era l’unico a non essere impegnato in nessuna
conversazione, così decise di avvicinarsi.
-Ehi, ciao.- il ragazzo alzò lo
sguardo dal foglio e sollevò un sopracciglio mentre osservava Blaine –Scusa,
non volevo disturbarti ma… ecco, sai dove posso sedermi?-
-Dove ti pare, immagino. Un banco
qualsiasi va bene.-
-Non ci sono i posti assegnati?-
domandò sorpreso Blaine.
-No, puoi metterti dove vuoi.-
concluse il ragazzo tornando distrattamente al suo disegno.
-Oh, ok. Wow.- esitò per un
istante –E questo posto è libero?- non appena vide lo sguardo incerto del
ragazzo si affrettò a scusarsi –Non volevo essere invadente, mi dispiace.
Sicuramente…-
-Non sei stato invadente.- lo
interruppe l’altro –Solo, credo che ti manchi un po’ di spirito di
autoconservazione.-
Blaine si accigliò –Non mi sembri
pericoloso.-
-Solo perché non mi hai mai visto
nel periodo dei saldi. Ad ogni modo, non è questo, ma… non sono esattamente la
persona più popolare della scuola.-
Questa spiegazione fece
accigliare ulteriormente il nuovo arrivato –Quindi?-
-Santo cielo, ma da dove vieni,
dal mondo dei My Little Pony?- commentò il ragazzo alzando gli occhi verso il
soffitto –Comunque il posto è libero. Siediti pure, ma poi non dire che non ti
avevo avvertito.-
-Correrò i miei rischi,
tranquillo.- ridacchiò Blaine, tendendogli la mano –Blaine.-
-Kurt.- si presentò l’altro
mentre Blaine lanciava un’occhiata al disegno: era un uomo, ma i tratti del
viso erano solo accennati. I vestiti invece erano definiti e dettagliati con
tanta precisione da sembrare reali –Sei bravo, è davvero bello.-
Il compagno gli rivolse uno
sguardo divertito –Però, il tuo senso di autoconservazione è davvero inesistente.- commentò in tono
sarcastico –Grazie, comunque. Stiamo preparando un musical e sto buttando giù
qualche idea per i costumi.-
-Bello! Cioè, credo, non ho visto
molti musical, in verità. Un paio.- ammise Blaine.
-A questo punto dovrei chiederti
di cambiare banco, ma sarò magnanimo.- rise Kurt –Ma l’avevo intuito, sembri
più un tipo da football.-
-In effetti ci giocavo spesso
nella vecchia scuola.- ammise Blaine, divertito dai modi di quel ragazzo. Era
gentile, ma allo stesso tempo aveva una spiccata vena sarcastica a cui non era
abituato –Ho visto in bacheca che qui avete una squadra.-
-Abbiamo questa fortuna, già.- confermò Kurt –Farai il
provino?-
-Non mi dispiacerebbe provare.
Sarebbe un modo per conoscere qualcuno… questa scuola è molto più grande di
quella che frequentavo prima.- spiegò –Ne deduco che tu non sei nella squadra?-
-Che spirito di osservazione.-
rispose Kurt, facendo scoppiare a ridere il compagno –Sei strano, te l’hanno
mai detto?- per un istante, Blaine vide un’ombra sul viso del ragazzo e si
morse la lingua, incerto. Aveva detto qualcosa di sbagliato? Stava per dire
qualcosa, ma la professoressa scelse proprio quel momento per entrare in classe
e Blaine si alzò in segno di saluto. Ebbe appena il tempo di notare che era
l’unico ad averlo fatto prima che Kurt lo afferrasse per un braccio tirandolo a
sedere.
-Seriamente, si può sapere da che
universo parallelo arrivi?- borbottò a mezza voce mentre i ragazzi attorno a
loro ridacchiavano divertiti.
-Molto galante.- commentò
l’insegnante posando la cartella sulla cattedra –Lei dev’essere il signor
Anderson.-
-Sì ehm… esatto.- annuì lui, un
po’ imbarazzato. Era abituato ad alzarsi, all’ingresso del professore, non
certo a rimanere svaccato sulla sedia come facevano tutti i nuovi compagni.
-Non è necessario alzarsi quando
entra un insegnante, ma sono lieta di sapere che nella scuola ci sia qualcuno a
conoscenza delle buone maniere. Per le prime due settimane le darò il tempo per
mettersi in pari con il programma: può chiedere gli appunti al signor Hummel,
il suo vicino di banco.-
-La ringrazio.- sorrise Blaine,
ancora un po’ incerto, dopodiché la lezione iniziò.
Kurt si trovò diverse volte ad
osservare divertito le espressioni del compagno di banco. Non gli ci volle
molto per capire che la sua vecchia scuola doveva essere frequentata da persone
molto diverse dagli allievi del McKinley: Blaine rimaneva stupito quando una
pallina volava da una parte all’altra della classe sotto gli occhi
dell’insegnante, quando qualcuno commentava senza alzare la mano e dicendo
qualcosa di non pertinente alla lezione o quando un compagno si alzava senza
aver chiesto il permesso. Passò quasi tutta la lezione a prendere appunti con
una calligrafia ordinata e precisa, senza dire una parola se non quando rivolse
una domanda alla professoressa.
Solo quando due ore dopo la
campanella segnò la fine della lezione Blaine aprì bocca, rivolgendosi a lui
–Che lezione hai ora?-
-Botanica, tu?- rispose Kurt
aspettandosi la solita espressione stupita con cui tutti reagivano a quella
scoperta, ma non arrivò –Io Biologia. Non la segui?-
-No, e sono sicuro che la
sostituirai entro un paio di giorni.-
-Perché?-
-Vedrai. Piuttosto, evita di
alzarti in piedi, ok?-
Blaine ridacchiò –Cercherò di
evitarlo. La scuola che frequentavo prima era… beh, piuttosto diversa.-
-Ma non mi dire, non l’avrei mai
detto!- commentò Kurt, fortemente sarcastico –Vieni, io devo andare in cortile
e Biologia è al primo piano, ti faccio vedere l’aula.- lo guidò verso le scale,
quelle sicure, e esitò prima di parlare di nuovo. Da una parte non voleva
esporsi troppo, ma dall’altra gli sembrava ingiusto non aiutare Blaine.
Dopotutto non doveva essere facile arrivare in una scuola nuova ad anno già
iniziato, soprattutto non in quella scuola. Così, mentre scendevano al piano
inferiore, si decise –Senti… pensavo, se davvero vuoi provare a entrare nella
squadra di football potrei darti una mano.-
-Davvero?- domandò Blaine, quasi
saltellando –Ma tu non odiavi il football? Come potresti aiutarmi?-
-Potrei presentarti il
quarterback. Ti farebbe avere un provino.-
-Sarebbe grande! Davvero lo
faresti?-
-Perché no.- scosse le spalle
Kurt, sforzandosi di rimanere serio davanti a quello sguardo da bimbo
iper-eccitato –A pranzo potresti sederti con noi così ti…- si morse la lingua
–No, niente. Scusa, che sciocchezza, non è il caso.-
-Perché non è il caso?- domandò
Blaine aggrottando le sopracciglia.
-Sederti con noi non farebbe bene
alla tua reputazione. Non sarebbe un buon modo per iniziare la tua vita al
McKinley.-
-Ok, la stai facendo un po’ lunga
con questa storia della reputazione. Mi sembra esagerato farsi tutti questi
problemi, e poi a me farebbe piacere mangiare insieme. A te, intendo.-
Kurt non avrebbe voluto
arrossire, ma davvero non poteva proprio evitarlo. Fortunatamenteerano arrivati all’aula di Biologia e quella
conversazione doveva finire –Ok, va bene. Allora… ci troviamo a mensa alla fine
delle due ore? È al fondo di questo corridoio.-
-Benissimo, allora a dopo.-
sorrise entusiasta Blaine, voltandosi per entrare in classe.
-Ricorda di non alzarti!- gli
disse Kurt osservandolo ancora per un attimo. Quando si diresse verso la sua
aula a stento si rese conto di avere ancora un sorriso sulle labbra.
_____________________L’angolo di Jane
Eeeeh buongiorno!
Sono un po’ in
anticipo, ma ho pensato che la domenica potrebbe essere un giorno migliore per
pubblicare visto che in genere non ho nulla da fare durante il giorno (a parte
studiare, ma whocares?),
cosa che non si può dire del resto della settimana. Comunque qualche volta
potrei pubblicare anche due volte a settimana, vedremo!
Oooora, le cose si stanno un po’ smuovendo e i nostri
Klaine si sono conosciuti, o almeno scontrati. Che ve
ne pare?
Ringrazio le 11
persone che hanno già inserito la mia storia tra le preferite *-* e in particolare
beerpong e gledis che hanno
recensito, ma anche chi ha solo letto silenziosamente! Sappiate che mi fa
piacere ricevere i vostri commenti, positivi ma anche negativi, in particolare
visto che sto trattando un argomento un po’ delicato e ci tengo a sapere cosa ne
pensate.
Ora la pianto, anche
perché è il mio primo giorno di mare e la spiaggia mi aspetta *-* Baci a
tutti!!
Come deciso, Kurt si fermò ad
aspettare Blaine davanti all’entrata della mensa, cercando di ignorare i sensi
di colpa che continuavano a tormentarlo. Dopotutto lui aveva provato ad
avvertire Blaine. Gliel’aveva detto che stare con lui non avrebbe fatto bene
alla sua reputazione, cosa poteva farci se all’altro sembrava non interessare?
Certo, forse non era totalmente consapevole delle conseguenze: avrebbe potuto
scommettere che nella sua vecchia scuola nessuno avrebbe buttato un ragazzo nel
cassonetto e, molto probabilmente, le granite venivano bevute e non buttate
addosso agli studenti.
Blaine arrivò e lo salutò con un
largo sorriso –Ora ho capito perché non frequenti biologia. Quel professore è…
davvero stravagante.-
-Per definirlo stravagante devi
essere una persona davvero gentile.- ribatté Kurt, e avrebbe risposto al
sorriso se Azimio non fosse passato proprio in quel momento lanciandogli uno
sguardo di avvertimento. I sensi di colpa di Kurt crebbero nel giro di un
istante –Va bene, senti Blaine io… lo so che hai detto che non ti importa, ma
hai capito bene quello che ho detto stamattina vero? Non sono molto popolare,
anzi non lo sono affatto, e stare con me… nel senso, potrebbero esserci delle…-
-Ok, ok.- quando Blaine lo
interruppe non sorrideva più –Sei un terrorista? Uno stupratore seriale?
Intendo, hai fatto qualcosa di davvero
grave?-
-Beh, sì, ho fatto qualcosa di
grave.- rispose Kurt alzando gli occhi al cielo –Faccio parte del Glee Club e
preferisco un musical ad una partita di football. Detesto quelle stupide
giacche letterman e…- stava per aggiungere l’ultimo,
importante particolare che lo relegava all’ultimo gradino della scala sociale,
ma qualcosa lo bloccò –E questo è sufficiente, a quanto pare.-
Blaine sorrise appena –Ok. Beh,
quelle giacche sono atroci in effetti. E anche se abbiamo già chiarito che sono
un tipo da football cercherò di sopravvivere. Potrai anche parlarmi di…- si
interruppe, per un attimo in difficoltà –Aaaahm… Grease?-
Stavolta, Kurt scoppiò a ridere.
Quel ragazzo era davvero troppo
gentile per stare in quella scuola –Va bene, va bene. Io comunque ti ho
avvertito, quindi non mi sentirò in colpa.- entrarono insieme e fecero una
breve fila per riempire i vassoi, dopodiché Kurt lo guidò verso il tavolo del
Glee –Gli altri arriveranno a breve.- assicurò, aprendo la sua insalata di
pollo –Allora, come mai ti sei trasf…- non appena
alzò lo sguardo, il ragazzo si interruppe: Blaine stava facendo il segno della
croce e sentendo Kurt parlare si interruppe, le mani giunte davanti a sé. Gli
rivolse un sorriso appena accennato, ma sembrava incerto –Tu non…-
-Ehm no io… no, ma vai. Cioè,
continua pure, io… aspetto.- annuì, abbassando lo sguardo e concentrandosi
sulla sua insalata. Lanciò uno sguardo di sottecchi a Blaine, che aveva chiuso
gli occhi e sembrava molto concentrato: il ragazzo continuò per qualche minuto
e, dopo aver fatto nuovamente il segno della croce, riaprì gli occhi e gli
rivolse un sorriso.
-Scusa.- si affrettò a dire Kurt
–Se ti ho interrotto, intendo.-
-No, no, tranquillo. Non c’è
problema.- lo rassicurò Blaine, sempre con quel sorriso gentile e comprensivo.
Kurt, invece, per qualche motivo si sentiva molto meno tranquillo e fu felice
quando la voce di Rachel lo distolse da pensieri che non voleva assolutamente
ascoltare –Kurt, Ma hai letto? Insomma, è una vergogna non credi? Santana fa
Mimì? Santana? Io sono perfetta per
quel ruolo, perfetta, sono praticamente io! E non…-
-Rachel, interrompi il monologo e
prendi fiato. Non vorrai perdere la voce.- ovviamente fu sufficiente: Rachel
Berry senza voce era come una stella senza luce, o almeno questo era quello che
la ragazza aveva scritto su ogni superficie disponibile quando le era successo
l’anno precedente –Brava tesoro. Così, intanto ti presento Blaine. Blaine, lei
è Rachel, so che fa paura ma… beh, vorrei dirti che ti ci abituerai ma non
posso assicurartelo.-
Blaine rise, felice che Kurt
sembrasse di nuovo a suo agio dopo quell’imbarazzante intermezzo, e porse la
mano a Rachel che si affrettò a stringerla –Piacere. E non dar retta a Kurt,
l’unica cosa spaventosa in me è il mio talento.-
-Senza dubbio.- annuì Blaine
notando che l’altro ragazzo aveva teatralmente alzato gli occhi al cielo –Parlavate
del musical che mi dicevi?-
Kurt si voltò verso di lui a
occhi sbarrati –Ma santo McQueen, tu davvero non hai idea di cosa sia lo
spirito di autoconservazione.- gli sibilò mentre Rachel riprendeva a borbottare
per la scelta delle parti. Blaine gli rispose con un sorrisetto di scuse,
cercando di trovare un modo per porre fine a quel fiume in piena.
-Insomma, non vedo come lei possa
fare quella parte meglio di me! Io sono perfetta per Mimì, sono nata per quel
ruolo.-
-Posso avvicinarmi o rischio
danni permanenti?-
Voltandosi Blaine si trovò
davanti Artie, il ragazzo che aveva conosciuto quel mattino, che sembrava
aspettare un cenno di Kurt. Questi annuì –Rachel non ce l’ha con te. Vero
Rachel?-
-Oh, no Artie, certo che no.-
sorrise la ragazza, sorprendendo anche Kurt –Io non ce l’ho con te, sai perché?
Perché quando Santana stonerà Out tonight, e lo farà, sarai tu stesso a capire il tuo
errore.- concluse e, scuotendo i capelli con aria drammatica, si alzò e uscì di
gran carriera dalla sala mensa.
Blaine rimase un attimo in
silenzio, osservando la scia che la ragazza sembrava aver lasciato dietro di sé
–Oh beh… ehm… wow. È molto… coinvolta.-
-Confermo, tu sei davvero troppo
gentile.- affermò con decisione Kurt mentre Artie si spingeva fino al tavolo
–Comunque, lui è…-
-Ci conosciamo. Cioè, mi ha dato
un’indicazione stamattina.- lo interruppe Blaine salutando Artie con un cenno.
-Già, e non mi aspettavo di
vederti al nostro tavolo in verità.-
-Ah bene, allora non è solo una
tua fissa, Kurt. Sto iniziando a preoccuparmi.-
Kurt non riuscì a trattenere un
sorrisetto –Io ti ho avvertito, più volte.- gli fece notare per poi rivolgersi
ad Artie –Quasi dimenticavo, grazie. Per la parte, insomma.-
-Quindi non te ne andrai
sbraitando perché volevi essere Mimì?- lo prese in giro il compagno facendo
scoppiare a ridere gli altri due –Figurati, Kurt, te la meritavi.- Blaine fece
per domandare qualcosa, ma proprio in quel momento degli altri ragazzi si
unirono a loro. Tutti e tre portavano una giacca letterman,
ma questa era l’unica cosa che avevano in comune perché, fisicamente, non
avrebbero potuto essere più diversi. Non appena arrivarono Kurt diede il via
alle presentazioni –Ragazzi, vi presento Blaine, è il suo primo giorno. Blaine,
loro sono Finn…- iniziò, indicando un ragazzone alto dall’aria gentile per poi
passare a un altro, con il taglio da moicano e un fisico ben piazzato –Puck, e
infine Sam.- terminò, indicando un biondino con la bocca stranamente larga.
Tutti lo salutarono e Blaine stava per tendere loro la mano, ma si fermò non
appena Kurt gli fece capire di non esagerare con un cenno, così si limitò a
sorridere.
–Dov’è Rachel?- domandò poi il
gigante, Finn, rivolgendosi a Kurt.
-Conoscendola, immagino in teatro
a cantare qualche canzone strappalacrime.-
Blaine vide gli occhi del gigante
spalancarsi e riempirsi di terrore –Cosa? Perché? Non ho fatto nulla, ti giuro
Kurt stavolta non ho davvero…-
-Lo so, lo so.- lo interruppe
l’altro –Oggi l’unico a rischiare è Artie. Rachel non è molto contenta della
parte.-
-Non le hai dato la parte di
Mimì? Accidenti, erano tre giorni che mi torturava per provare i duetti, vuol
dire che ho imparato tutte quelle canzoni inutilmente?-
-No, tranquillo, tu sei Roger. Ma
sarà Santana a fare Mimì.- spiegò Artie.
Finn si accasciò sul tavolo,
sbattendo la testa tra il suo vassoio e quello di Puck –Rachel mi ucciderà.
Questo musical sarà la mia morte.- mormorò, sconfortato. Sam diede qualche
pacca sulla spalla dell’amico, poi si rivolse a Blaine –Allora… Blaine, giusto?
Come mai sei venuto al McKinley? Non vivevi a Lima prima?-
-No, vengo da Shelbyville. È nel
Texas orientale.- spiegò il ragazzo.
-Wow, quasi peggio di Lima.-
commentò Artie –Ora capisco perché non sembri depresso per essere arrivato in
questo buco.-
-Che per caso ti piace cantare?-
domandò all’improvviso Finn, alzando la testa di scatto e attirandosi addosso
le occhiate sbalordite di tutti i compagni –Cosa? Non dite sempre tutti che
abbiamo bisogno di persone al Glee?-
-E poi se tu portassi un nuovo
membro, questo addolcirebbe la pillola con Rachel.- aggiunse Kurt, divertito
–Non mi inganni.-
-Oh, eddai Kurt. Non era affatto
per quello, mi farebbe davvero piacere se tu entrassi nel club, Blake.-
-Blaine.- rise quest’ultimo –E
comunque in effetti mi piace cantare. Quando provate?-
-Mercoledì e venerdì.- rispose
immediatamente Kurt, cercando di non far emergere dalla sua voce le aspettative
che la sua mente aveva appena partorito.
-Oh… in quei giorni proprio non
posso, mi dispiace.- si scusò Blaine in tono davvero dispiaciuto. Kurt sorrise
tranquillizzante, cercando di ignorare le speranze frantumate.
“Speranze su cosa, poi? Piantala Kurt!”
-Verrò a vedervi però, se vi
esibite. E anche al musical ovviamente, se i retroscena sono così drammatici il
musical sarà esplosivo.- aggiunse Blaine allegramente.
-A proposito di esplosioni!-
saltò su Puck, scostando Finn e sedendosi al suo posto accanto a Kurt –Sabato
sera devi farmi un favore.-
Kurt alzò gli occhi al cielo –Ma
Puck, ancora?- sbottò il soprano. Negli ultimi mesi, complice la convivenza
forzata con Finn, aveva legato molto con Puck ed erano diventati buoni amici.
Spesso il ragazzo era intervenuto difendendolo dai getti nel cassonetto e, ultimamente,
aveva scoperto che Kurt poteva rivelarsi molto utile: se voleva rompere con una
ragazza era sufficiente una piccola comparsata di Kurt durante un appuntamento
e un accenno ad una inesistente storia tra loro per far scomparire anche le più
testarde. Probabilmente ci sarebbero stati mille altri modi, ma Puck si
divertiva da morire nel vederle andare via scioccate –Io non capisco dove le
trovi tutte queste ragazze.-
-Di certo non passando il sabato
sera davanti alla tv a guardare gente che cuce.-
-Ok, primo Project Runway non si tocca. Secondo, dato che mi stai chiedendo un
favore dovresti essere gentile, non credi?-
Puck parve rifletterci un
istante, poi si appoggiò al tavolo con un sorriso affascinante –Ehi, ma lo sai
che hai dei capelli fantastici oggi? E questa camicia è nuova?-
Kurt scosse il capo, esasperato,
e si voltò verso Blaine –E pensa che è stato con metà delle ragazze della
scuola. Non mi capacito di come faccia.-
-Il potere di un bel corpo
muscoloso, amico. Tu dovresti sap…-
-Ok, ok. Sabato ti aiuto, ora
mangia e taci.- lo interruppe bruscamente Kurt, maledicendo la propria pelle
chiara che sembrava diventare fosforescente quando arrossiva. Da quel momento
in avanti la conversazione si spostò su argomenti più neutri e Kurt riuscì a
godersi la conversazione senza ansie. Anche Tina e Mercedes si unirono a loro,
e si scoprì che anche quest’ultima aveva già conosciuto Blaine. A quanto
pareva, il ragazzo quella domenica era andato in chiesa e si erano incrociati
quando si era iscritto al coro di cui, ovviamente, Mercedes era la solista.
A fine pranzo, Kurt si rese
vagamente conto di aver passato la maggior parte del tempo ad osservare Blaine.
Che fosse davvero carino l’aveva appurato non appena aveva posato gli occhi su
di lui, ma durante il pasto aveva avuto l’opportunità di notare altri
particolari decisamente piacevoli. La sua risata profonda e sentita, per
esempio, o l’interesse che riusciva a mostrare per qualsiasi argomento senza
aver bisogno di simularlo. Si era inserito nelle conversazioni con garbo ed
educata curiosità, pur rimanendo un po’ scioccato dalle discussioni che i
membri del Glee riuscivano a far esplodere nel tempo di un battito di ciglia, e
dopo mezz’ora era già entrato nelle grazie di tutti.
-Hai ancora lezione?- domandò Blaine
a Kurt mentre svuotavano i vassoi.
-Sì, inizio tra poco, tu vai a
casa?-
-Sì, io per oggi ho finito.-
sorrise Blaine con un entusiasmo contagioso, e Kurt non poté non ammettere di
sentirsi un po’ deluso della prospettiva di non poter passare altro tempo con
lui –Ho lo scuolabus tra poco.-
Kurt storse il naso –Lo
scuolabus? Seriamente?-
-Sì, nella mia vecchia città non
mi serviva l’auto. Finché non ne compreremo una dovrò arrangiarmi.-
-Ok, allora adesso io ti lascio
il mio numero per due motivi. Primo, mio padre è un meccanico e spesso mette a
nuovo delle auto per rivenderle, posso chiedergli se ha qualcosa al momento.-
spiegò, scrivendo il suo numero di cellulare su un foglietto cercando di
pensare che lo stava dando a un semplice compagno, non a un ragazzo molto,
molto carino –E secondo, oggi pomeriggio mi mandi un messaggio col tuo
indirizzo e domani mattina ti passo a prendere alle otto meno venti. Fidati, un
viaggio sullo scuolabus ti basterà per il resto della vita.-
-Wow, grazie!- esclamò Blaine –Ma
sei sicuro che non sia un problema venirmi a prendere?-
-Tranquillo, mi fa piacere.
Spunterò dalla lista la mia buona azione settimanale.- scherzò il ragazzo, ma
la sua allegria durò poco, solo finché non vide che diversi componenti della
squadra di football, tra cui Azimio e Karofsky, si stavano muovendo proprio
verso di loro –Ora vai, fai in fretta, non vorrei che perdessi lo scuolabus.-
disse rapidamente, sospingendo un Blaine piuttosto confuso verso l’uscita.
-Ok, a domani mattina allora!-
salutò il nuovo arrivato e, temendo di perdere davvero il pulmino, si affrettò
a uscire. Un attimo dopo la spalla di Kurt ebbe un incontro piuttosto violento
con la superficie dell’armadietto.
-Già in giro a spargere polvere
di fata, frocetto?- ringhiò Karofsky a un centimetro
dal suo volto. Kurt gli lanciò uno sguardo duro ma non disse nulla. Scivolò a
lato, imponendosi di non massaggiarsi la spalla che gli pulsava
fastidiosamente, e si allontanò tra le risate dei Titans –Scappi, farfallina?
Attenta, qualcuno ti schiaccerà prima o poi!-
Kurt accelerò il passo, le mani
tremanti strette attorno alla tracolla e le lacrime che lottavano strenuamente
per uscire. Gli insulti successivi gli parvero ovattati e solo quando ebbe
girato l’angolo si permise di lasciarsi sfuggire un singhiozzo. Chiuse gli
occhi ispirando profondamente ed espirò, scacciando l’amarezza che l’aveva
avvolto, prima di indossare la sua abituale maschera d’indifferenza e dirigersi
verso la palestra per gli allenamenti dei Cheerios.
_____________________L’angolo di Jane
Ed ecco qui il secondo capitolo. Un po’ di transizione, ma dovevo
inserire Blaine nel folle gruppo del Glee Club, spero vi sia piaciuto comunque!
Voglio ringraziare tantissimo gledis, saechan e beerpong che hanno
commentato, Candyklaine che ha inserito la storia tra
le preferite e tutti quelli che l’hanno inserita tra le ricordate! E anche chi
legge in silenzio, ovviamente!
Che dire… per i miei contatti vi rimando al fondo capitolo 1! Alla
prossima settimana!
Il mattino successivo Blaine si
svegliò di buon ora, almeno secondo i suoi canoni: aveva un quarto d’ora di
tempo prima che Kurt passasse a prenderlo e, dopo aver usato nove minuti esatti
per domare i suoi ricci con una cospicua dose di gel, si infilò in fretta un
paio di pantaloni scuri e un pullover sgargiante. Ebbe appena il tempo di
afferrare il cappotto prima che il cellulare squillasse.
“Buongiorno, non avevo capito che
fossi miliardario! Siamo davanti alla vostra magione, Mr. Darcy!
–K”
Ridendo tra sé Blaine impugnò la
tracolla e scese al piano inferiore infilandosi il cappotto.
-Blaine, credevo che fossi già
uscito, è davvero tardi! Avrai perso lo scuolabus!- esclamò sua madre quando lo
vide comparire nell’ingresso.
-Mi dà un passaggio un mio
compagno.- spiegò rapidamente.
-Oh, ti sei già fatto degli amici
tesoro? Sono contenta! Sapevo che non avresti avuto difficoltà.- sorrise la
donna –Oh, dimenticavo, Padre Morrison ha chiamato e ha confermato che puoi
iniziare le lezioni di catechismo già domani. Farai mercoledì e venerdì come
avevate deciso, i bambini hanno otto anni.-
-Fantastico, ora vado, ciao
mamma!- rispose Blaine, uscendo mentre controllava di aver preso tutti i libri
necessari. L’auto di Kurt era parcheggiata di fronte al cancello e Blaine non
nascose un sorriso entusiasta mentre si avvicinava in fretta. Sorpreso, notò
Finn sul sedile del passeggero –Ciao ragazzi!-
-Ehi amico, come va?-
-Buongiorno my
lord!- scherzò Kurt mettendo in moto –E io che ti ho proposto una delle auto
rinnovate di mio padre. Vorrai una Lamborghini o qualcosa del genere.-
-Questo nella lingua di Kurt vuol
dire “Ehi, bella casa amico!”. Io ci
ho messo un po’ a imparare a tradurlo.- precisò Finn.
-E non sai quanto questo mi renda
fiero di te, Finn.-
-Grazie, allora.- sorrise Blaine
–Ma per la macchina, mi piacerebbe sapere qualcosa di quelle di tuo padre. Non
voglio far spendere troppo ai miei.-
-Allora ti tengo aggiornato,
Richie Rich.-
-Che per caso hai anche la
piscina?- domandò Finn –Puck ha messo su una specie di azienda di pulitori di
piscine, pulisce praticamente le piscine di tutta Lima. Se avete bisogno.-
-Lo dirò ai miei, credo proprio
che ci servirà. Non abbiamo mai avuto una piscina prima.-
-Finn è troppo amico di Puck per
avvertirti anche del fatto che ci prova con tutte le sue clienti. E non senza
successo.- aggiunse Kurt.
-Uh sì, Kurt ha ragione, lo fa.
Quindi… sì, magari se hai sorelle lascia perdere. E anche se tua madre è sexy.-
Blaine arrossì appena –Non ho
sorelle e… ehm… beh, su mia madre non saprei dire.-
Kurt gli lanciò uno sguardo dallo
specchietto retrovisore e gli sorrise. Ricevette un sorriso in risposta, ma un
attimo dopo fu distratto dalla catenina d’oro che scintillò sulla maglia del
ragazzo. Approfittando di un semaforo rosso lanciò uno sguardo più approfondito
e sentì una strana sensazione nel ventre riconoscendo il ciondolo a forma di
croce.
Non capiva appieno il motivo di
quel disagio che provava quando la religione di Blaine si manifestava in modo
più evidente, come il giorno prima a pranzo. Dopotutto Mercedes era la sua
migliore amica ed era molto credente, eppure questo non era mai stato un
problema per nessuno dei due. Quindi non c’era davvero motivo per cui con
Blaine le cose dovessero andare in modo diverso.
“Giusto?
-Kurt, guarda che è verde.-
Quasi sobbalzò al suono della
voce di Finn e la macchina fece un piccolo balzo e si spense. Kurt,
immediatamente, arrossì –Scusate ero sovrappensiero.- mormorò, rimettendo in
moto e lasciando che Finn e Blaine si occupassero di tener viva la conversazione
fino a che non raggiunsero il McKinley.
***
Durante il secondo giorno di
Blaine al McKinley, lui e Kurt non avevano lezioni in comune e riuscirono a
rivedersi solo a fine giornata, quando Blaine aspettò Kurt al suo armadietto
con un gran sorriso sul viso. Sorriso che si spense quando notò che l’espressione
del ragazzo non era affatto allegra. In effetti sembrava piuttosto furioso
–Tutto bene?- Kurt si immobilizzò
e dai suoi occhi sbarrati Blaine comprese che non doveva essersi accorto della
sua presenza –Qualcosa non va?- insistette notando che l’altro stava cercando
di tramutare la sua espressione in un sorriso.
-Certo, tutto ok.- assicurò Kurt
–Scusa, è un po’ tardi vero? Il professore mi ha trattenuto.-
-Qualche problema con qualche
materia?- indagò Blaine, per niente convinto.
-Davvero, niente di che.-
insistette il soprano, poiché non era davvero niente di nuovo. Semplicemente
Azimio aveva avuto la brillante idea di spingerlo nello stanzino dei bidelli e
chiuderlo dentro, così aveva dovuto aspettare al buio fino a che Rachel non era tornata con il professor Shue a
liberarlo. E così non solo aveva passato quasi un quarto d’ora in uno stanzino
puzzolente, ma aveva anche dovuto affrontare lo sguardo dispiaciuto del
professore: non aveva proprio voglia di ricevere anche la compassione di Blaine
–Andiamo a casa? Finn torna con Puck, hanno allenamento. A proposito, ieri gli
ho chiesto per il tuo provino e ha detto che farà il possibile.-
Dalla sua parlantina rapida,
Blaine capì che non aveva voglia di parlare del problema, qualunque fosse, così
decise di dargli retta –Davvero? È fantastico, non vedo l’ora, spero di
farcela.-
Kurt rispose con un sorriso
rapido –Oh, per altro, tu domani hai lezione al pomeriggio? Io devo fermarmi
fino alle sei, ho il Glee, ma so che tu avevi un impegno.-
-Sì, ma può venire a prendermi
mio padre domani. Io ho lezione solo fino alle quattro, poi devo andare in
chiesa.-
-In chiesa? Di mercoledì?- si
accigliò Kurt aprendo la macchina e salendo al posto di guida –Non sono un
esperto, ma Mercedes ci va solamente la domenica.-
-Insegno catechismo a dei
bambini.- spiegò brevemente Blaine –Quindi, tu non… insomma, non ti vedrò in
chiesa domenica, giusto?-
Kurt si morse il labbro,
fingendosi concentrato nella manovra con cui stava uscendo dal parcheggio.
Sapeva però che non avrebbe potuto evitare per sempre l’argomento e così,
quando furono in marcia, si decise a rispondere –No, non credo proprio.-
-Capisco. Quindi… tu non credi in
Dio?-
-No, cioè… non lo so. Credo di
no. Mercedes ha provato a portarmi in chiesa una volta, ma non mi sento…- “accettato”, gli suggerì una vocina al
fondo della sua mente -…a mio agio.-
-Ed è un problema per voi?-
Kurt si accigliò, Aveva intuito
che la conversazione non fosse finita, ma non si era aspettato una domanda del
genere –Voi chi?-
-Beh, per te e Mercedes. Il fatto
che tu non creda in Dio. Lei mi sembra molto religiosa, so che è presto e che
siamo giovani per pensare al matrimonio ma…-
-Matrimonio? Davvero, non so di
cosa tu stia parlando. Che c’entra il matrimonio di Mercedes con…- si
interruppe e rischiò di andarsi a schiantare per la violenza con cui si voltò
verso il ragazzo al suo fianco –Oh, ma tu credi che… no. Credi che io e
Mercedes siamo tipo una coppia?-
-Io… no, cioè, non so… in verità
sì. Insomma ho pensato… la chiami spesso honey e… scusa, non volevo
metterti in imbarazzo.-
-Non sono in imbarazzo, davvero.
Nel senso è la mia migliore amica e la vedo come una sorella.- spiegò Kurt, che
in verità era decisamente
imbarazzato, non tanto perché Blaine avesse pensato che lui stesse con Mercedes
ma perché questo voleva evidentemente dire che Blaine non aveva capito che lui
era gay.
-Mi dispiace anche per averti
chiesto della tua religione. Suppongo sia una cosa privata, è che non ci sono
abituato. Ho passato ogni momento della mia vita in ambienti… cattolici, sai.
Il St. Jude era una scuola gestita da preti e quindi tutti i miei amici erano
molto credenti, e anche le loro famiglie, e così gli amici dei miei genitori.
Per il resto, tutte le persone che frequentavo le avevo conosciute
nell’ambiente della mia chiesa: era praticamente il centro della vita sociale,
a Shelbyville.-
-Ora si spiegano molte cose.-
commentò Kurt sovrappensiero.
-Del tipo?- domandò l’altro
curioso.
-Beh, sei molto gentile, non hai
idea di quale sia l’importanza di essere popolari… decisamente non potevi aver
frequentato una normale scuola pubblica.-
-Immagino che in questo senso la
mia scuola fosse una specie di oasi protetta. C’erano molti momenti di
preghiera e cose del genere. Gli insulti non erano tollerati.-
-Un paradiso, potrei rivalutare
la religione.- commentò Kurt, solo in parte sarcastico.
-Posso farti una domanda sulla
chiesa?- esitò Blaine, guardando il profilo di Kurt.
-Certo.-
-Quand’è l’ultima volta che ci
sei andato? I tuoi genitori non ti hanno mai portato?- domandò mentre si
fermavano di fronte a casa sua.
Kurt non si voltò verso di lui
–Una volta ci andavo. Non ogni domenica, ma qualche volta. A Natale, a Pasqua…
quel genere di cose. Ma l’ultima volta che ci sono andato, a parte quella volta
con Mercedes, avevo sette anni.-
-Era Natale?-
-Era il funerale di mia madre.-
Il sorriso di Blaine si spense.
Kurt era ancora di profilo, ma capì benissimo che aveva gli occhi lucidi. Pensò
per un istante a cosa avrebbe potuto dirgli ma alla fine, seguendo il suo
istinto, si sporse verso di lui e lo abbracciò. Kurt sbarrò gli occhi,
sorpreso: si era aspettato il solito “mi dispiace” o una di quelle frasi di
rito che dicevano tutti, non certo un abbraccio da un ragazzo che conosceva da
due giorni. Tuttavia la cosa non lo infastidì.
Blaine aveva un bel modo di
abbracciare, decise. Le sue braccia erano dolci, non aggressive o invadenti, e
mentre lo stringeva le sue dita si muovevano appena accarezzando la sua
schiena.
Quando si separarono, Kurt non
arrossì come pensava. Gli era sembrato un contatto troppo giusto perché potesse
rivelarsi imbarazzante –Grazie.-
-Scusa se ti ho fatto pensare a
quel giorno.-
-Dovresti smetterla di scusarti
per tutto.- ridacchiò il soprano –Sono passati tanti anni.-
-Ma fa ancora male.-
-Sì, fa ancora male.- confermò
Kurt –Ma è un dolore piacevole. È confortante, come se volesse dire “stai
andando avanti con la tua vita, ma va bene, non l’hai dimenticata”.-
Rimasero per un attimo in
silenzio, finché Blaine non si rese conto di dover riprendere a parlare
spostando un po’ l’argomento su un versante più tranquillo -Quindi ora siete
solo tu e tuo padre, o hai dei fratelli?-
-Ho un fratello, lo conosci.-
-Ah sì?- si accigliò Blaine.
-Sì, Finn, hai presente?-
Blaine lo guardò con tanto
d’occhi –Finn è tuo fratello? Ma siete… cioè, non vi assomigliate per nulla.-
-Non mio fratello naturale.-
specificò Kurt, divertito dallo stupore di Blaine –Mio padre ha sposato sua
madre l’anno scorso. È stato strano all’inizio, non eravamo esattamente grandi
amici. Ma ora siamo davvero legati.-
-Wow, non si può dire che i
legami tra voi del McKinley siano semplici, un giorno dovrei farmi uno
schemino. E magari presentare mio fratello a qualche ragazza, così mi inserisco
anche io nella famiglia. Quinn potrebbe essere il suo tipo.-
Kurt scoppiò a ridere –Almeno la
toglierebbe dalla piazza e non dovrei più seguire i balletti di Finn tra lei e
Rachel.-
-Ok, Finn e Quinn? Sempre più
complicato.-
-Non esistono figure geometriche
abbastanza complesse da descrivere tutti gli intrecci che ci sono stati al
McKinley, in particolare all’interno del Glee. Ma la storia di Rachel, Finn,
Quinn e Puck te la racconterò la prossima volta.-
-Puck? Anche Puck?-
-Ho detto un'altra volta.- rise
Kurt –La Bibbia non dice nulla sul non ficcanasare?-
-Non puoi ricattarmi con la
Bibbia, non sei nemmeno credente.- protestò Blaine con una smorfia che Kurt
trovò assolutamente adorabile –Non insisto solo perché mi fanno davvero comodo
i tuoi passaggi, quindi non voglio farti arrabbiare. Domattina stessa ora?-
-Stessa ora.- confermò Kurt
sentendo uno strano calore nel petto. Quelle parole sapevano di abitudine e non
gli dispiaceva affatto l’idea di costruirsi delle abitudini con Blaine.
-Allora aspetto te e il tuo
fratello gigante.- lo salutò Blaine e, dopo avergli fatto l’occhiolino, scese
dall’auto. Kurt lo osservò mentre percorreva il vialetto della sua enorme casa,
poi mise in moto con un sorriso che sembrava incancellabile.
________________L’angolo di Jane
Salve a tutti!! Ma
ditemi una cosa, è normale che questi due siano una specie di droga? Davvero,
mi vengono in mente costantemente. Il che è un bene, perché ho tipo mille idee
per delle nuove storie (di cui una vede Blaine in una versione che io trovo
parecchio sexy, per altro), ma diavolo, qualsiasi cosa faccio penso “Oh, qui ci
starebbe bene una Klaine in cui…”, succede anche a
voi??
Ok basta, siamo qui
per parlare del capitolo. Wildcats, concentrazione!
Allora, il capitolo come avrete notato è in anticipo: domani è il mio ultimo
giorno di mare e non toccherò il pc e sabato e domenica li passerò in viaggio
verso casa (strasob), quindi per non far saltare l’aggiornamento
settimanale ho deciso di pubblicare oggi.
Allora… Kurt e Blaine
iniziano a fare amicizia e a scoprire qualcosina l’uno dell’altro. Che ne
pensate? Attendo le vostre recensioni con ansia! Intanto ringrazio le persone
che hanno recensito fin ora, le due persone che hanno inserito la storia tra le
preferite, la persona che l’ha messa tra le ricordate e le 25 che l’hanno
inserita tra le seguite *-*
E ora basta blaterare.
Vi ricordo i miei contatti di twitter e tumblr al
capitolo 1, se vi interessa, e vi lascio alle vostre vite (Finalmente, ndT; ehi sono socievole io T_T, ndA)
A Kurt sembrava strano l’essere
riuscito a sopravvivere per quattro giorni quasi in pace. A parte l’episodio
dello stanzino, da quando Blaine era arrivato le cose erano state piuttosto
tranquille per lui, perciò quando giovedì uscì con il nuovo amico da matematica
di base non sentì la necessità di fare attenzione a ciò che stava succedendo
attorno a lui.
Non notò il gruppo di Titans, non
finché la familiare voce di Karofsky non berciò un troppo familiare –Salve,
fatina.-
Un attimo dopo i giocatori di
football si stavano allontanando, ridendo tra loro, e Kurt era immobile, in
mezzo al corridoio, coperto di granita al lampone.
A Blaine ci volle qualche momento
per realizzare che ciò che aveva visto era successo sul serio. Non era sembrato
uno scherzo amichevole a giudicare dalle espressioni dei giocatori di football
e, anche se lo fosse stato, gli sembrava piuttosto pesante. Kurt aveva ancora
delle lezioni e inoltre la sua bella camicia era probabilmente rovinata.
-Kurt?- lo chiamò con un filo di
voce cercando un fazzoletto –Aspetta, ti aiuto.-
-No, tranquillo.- la voce di Kurt
era tremendamente fredda ora –Vado a pulirmi, tu vai a lezione, farai tardi.-
aggiunse, aprendo gli occhi che si arrossarono non appena entrarono a contatto
col liquido
-Non succede niente se arrivo in
ritardo, hai bisogno di…-
-No.- lo interruppe l’altro,
ancora più rigido –Non ho bisogno di
niente. So cavarmela.- affermò, superandolo e facendo per andarsene, ma Blaine
non era stato educato a chiudere gli occhi davanti alle sofferenze altrui. Ed
era evidente che Kurt non stava bene, anche se cercava di farlo credere.
Inoltre, vederlo andare via da solo gli sembrava così sbagliato che quasi gli
faceva male –Allora diciamo che io ho
bisogno di assicurarmi che tu stia bene.- affermò deciso, raggiungendolo.
Riuscì a intravedere un sorriso sul suo viso, anche se appena accennato –Come
preferisci.-
-Kurt? Ma questo è il bagno delle
ragazze.- gli fece notare Blaine qualche istante dopo.
-In quello dei ragazzi…
rischierei solo di peggiorare la situazione.- spiegò Kurt, un po’ meno
distaccato rispetto a pochi istanti prima. Quando entrarono in bagno Kurt aprì
l’acqua e ci infilò sotto la testa senza troppe cerimonie.
Blaine aggrottò le sopracciglia
notando che i suoi gesti sembravano abituali, quasi meccanici, come se li
avesse ripetuti centinaia di volte. Quando vide che l’amico stava per chiudere
l’acqua notò che aveva ancora un po’ di granita sulla nuca e d’istinto fece un
passo verso di lui –Aspetta, ne hai ancora un po’.- disse mentre gli faceva
capire di non togliersi dal getto. Sentì Kurt irrigidirsi un po’ ma non vi badò
e si bagnò le mani, iniziando a lavargli i capelli. Distrattamente notò, un po’
sorpreso dal suo stesso pensiero, che erano davvero morbidi come sembravano.
Quando ebbe finito fece un passo indietro e, mentre Kurt si alzava, prese un
asciugamano usa e getta dal distributore appeso alla parete.
-Grazie.- sorrise Kurt, un po’
rosso sulle guance, iniziando a frizionarsi la testa.
-Kurt?-
-Mh?-
-Perché l’hanno fatto?- domandò.
Vide chiaramente che l’altro si stava di nuovo irrigidendo, ma non voleva
lasciar perdere –Perché quei tizi ti hanno lanciato una granita?-
-Te l’ho detto, ok?- sbottò
amaramente il soprano –Non sono popolare. Sono uno sfigato. Capisco che la tua
vecchia scuola fosse una specie di angolo di paradiso, ma qui non è così.-
Blaine esitò –Ma… non puoi dirlo
a qualcuno? Un professore… o al preside?-
-L’ho fatto, Blaine, l’abbiamo
fatto. Non sono l’unico, anche se…- si morse il labbro, ingoiando le parole che
stavano per sfuggirgli –Ascolta, non mi va di parlarne adesso.-
-Ok.- annuì Blaine con voce
debole. Non capiva perché si sentiva tanto coinvolto dalla situazione di Kurt,
ma non riusciva a distaccarsi –Scusa, mi dispiace di non aver capito quando mi
hai parlato di questa cosa lunedì... sei… arrabbiato con me?-
Kurt sbarrò gli occhi –No!
Blaine, no. Ce l’ho con me. Lo sapevo
che non avevi capito perché insistevo tanto sul fatto della reputazione. E ora
ti hanno visto con me, e hai passato praticamente la metà del tempo con gli
altri del Glee… mi dispiace. Ma puoi rimediare, se vuoi, ti basterà…-
-Rimediare?- le sopracciglia di
Blaine si alzarono quasi fino a raggiungere l’attaccatura dei capelli –Kurt. Lo
so che ci conosciamo da poco ma… credo che tu sia una bella persona, davvero
bella. Mercedes è dolce, Rachel è un po’ fuori di testa ma è divertente. E mi
trovo bene con Puck, Sam e Finn… certo quella Santana che mi hai presentato
stamattina è un po’ spaventosa, ma se è tua amica suppongo che abbia qualcosa
di buono.-
Kurt ridacchiò appena –Non ci
scommetterei.-
-Beh, ad ogni modo io sto davvero
bene con te e gli altri. Non credo proprio di voler rimediare a nulla.-
Il petto di Kurt si era un po’
scaldato a quelle parole, ma questa volta voleva essere chiaro. Non avrebbe
sopportato che Blaine si mettesse in una situazione che non era in grado di
gestire, non senza esserne davvero consapevole –Ascolta… non sono solo le
granite. Ci sono gli insulti, i lanci nei cassonetti… so che sembra che esagero,
ma non è facile quando ci sei dentro.-
-Credo di capirlo. Ma non me la
sento di… noi stiamo diventando amici, no?- domandò, lui stesso sorpreso di
quanto si sentisse legato a quel ragazzo dopo così pochi giorni.
-Sì, direi proprio di sì.-
rispose Kurt con un filo di voce, nervoso, senza riuscire a non chiedersi se
Blaine avrebbe detto quelle cose pur sapendo tutta la verità su di lui.
-E a me fa piacere. E non voglio
perdere la possibilità di avere un amico vero per paura di diventare
impopolare.- asserì Blaine con convinzione.
-Ok.- sussurrò il ragazzo –Poi
non dire che non ti avevo avvertito.- aggiunse, facendo scoppiare Blaine in una
sonora risata –Ora sparisci, devo cambiarmi e… sarà già abbastanza imbarazzante
quando avrò indossato l’unico cambio che ho dietro. Fila, sciò!-
Blaine obbedì e attese fuori dal
bagno mentre Kurt si cambiava.
Il ricordo di quello che era
successo meno di mezz’ora prima continuava a pulsargli nella testa,
tormentandolo più di quanto non gli piacesse ammettere. Aveva visto quei
ragazzi avvicinarsi con le granite, ma di certo non avrebbe mai immaginato che
le avrebbero svuotate in testa al suo nuovo amico. Quello che però gli dava più
da pensare era che Kurt sembrava abituato a quell’umiliante comportamento,
senza che nessuno muovesse un dito.
Non era abituato a tanto
disinteresse. Al St. Jude una volta era scoppiata una lite tra due suoi
compagni e il professore era intervenuto immediatamente, portandoli dal preside
che aveva avvertito le loro famiglie. Se qualcuno avesse regolarmente
maltrattato un compagno, probabilmente la sospensione sarebbe arrivata in un
lampo.
La porta del bagno si aprì,
distogliendolo dai suoi pensieri, e si voltò verso Kurt con un sorriso che
scomparve immediatamente lasciando il posto ad un’espressione sbalordita –Ok,
cos’è quella cosa?- domandò
osservando a occhi sbarrati il compagno, che indossava una specie di divisa
rossa e bianca attillata, molto attillata –Cioè, stai benissimo.- si affrettò
ad aggiungere quando Kurt abbassò lo sguardo –Solo che… non immaginavo… non mi
sembra molto nel tuo stile.-
Kurt alzò gli occhi al cielo in
quel modo che Blaine aveva imparato a conoscere –Beh, non è proprio alta moda
ma è la divisa dei Cheerios. Non serve fare quella faccia.-
Blaine si accigliò –I Cheerios
non sono le cheerleader?-
-Sono i cheerleader, prego.- specificò Kurt –Anche se sì, al momento sono
l’unico ragazzo se te lo stai chiedendo.-
-Non me lo stavo chiedendo.-
-Bene.-
Blaine lo osservò incerto mentre
si avviavano verso l’aula per l’ora successiva, dato che ormai avevano perso
più di mezz’ora di letteratura. Doveva dire che non aveva mentito quando aveva
detto a Kurt che la divisa gli stava bene: sembrava cucita su di lui –Quindi se
entrassi nella squadra di football ti avrei per il mio tifo personale?-
Kurt gli lanciò uno sguardo senza
fermarsi –Insomma, non dovresti dire certe cose.- sbottò, arrossendo.
-Quali cose?- domandò Blaine,
incerto.
-Quali cose? Tu hai bisogno di un
paio di occhiali.- asserì poi il soprano accelerando il passo.
-Occhiali? Che c’entrano gli
occhiali? E di che cose stavi
parlando? Kurt, aspetta, vai troppo veloce. Kurt, vuoi rallentare?-
***
Venerdì sera, mentre la famiglia
Hummel-Hudson consumava l’abituale pollo ipocalorico che Carole preparava
secondo una ricetta trovata da Kurt appositamente per suo padre, saltò fuori
per la prima volta il nome del nuovo compagno di scuola.
-Ah, Kurt, Blaine lo vuole ancora
fare il provino per la squadra?- domandò infatti Finn, e il soprano dovette
sforzarsi davvero molto per trattenere un sorriso al suono di quel nome –Sì,
credo di sì.-
-Bene, allora lo metto in lista,
martedì abbiamo le nuove selezioni.-
-Sarà contento.- commentò Kurt
con un sorriso, facendo per riprendere a mangiare. Non appena abbassò lo
sguardo sul piatto, però, con la coda dell’occhio notò che suo padre aveva
drizzato le antenne e che il suo sguardo passava da lui a Finn con una rapidità
allarmante. E infatti pochi istanti dopo Burt, con voce burbera, domandò –Chi è
Blaine?-
-Un amico di Kurt.- spiegò Finn con
poco interesse, riprendendo a ingozzarsi –Uno nuovo.-
Burt si voltò verso il figlio con
occhi indagatori –Un amico? O un amico?-
indagò –E quando sarebbe spuntato fuori questo amico?-
-Oddio, smettila di dire amico con quel tono. È inquietante.-
esclamò Kurt –Blaine è arrivato a scuola lunedì e visto che prendeva il pullman
ed è di strada qualche volta gli ho dato un passaggio.-
-Lo vai a prendere per andare a
scuola ed è solo un amico?-
-Oh cielo.- sbuffò Kurt –Lui
nemmeno sa che sono gay, ok?-
Finn sobbalzò, alzando finalmente
lo sguardo dal piatto –Cos’è, cieco?-
Se gli sguardi avessero potuto
uccidere, quello che Burt lanciò a Finn in quel momento l’avrebbe incenerito
–Finn, attento a quello che dici.-
-Ma no no, solo… volevo solo
dire… insomma…-
-Papà, Finn ha ragione. Sarebbe
più evidente solo se me lo scrivessi in fronte, ma credo… insomma, Blaine non è
mai stato molto a contatto con l’omosessualità, ok? È cresciuto in ambienti
davvero molto religiosi.- spiegò, evitando lo sguardo del padre che si era
fatto decisamente poco entusiasta.
-Non vedo perché tu debba
nascondere chi sei perché questo ragazzo non c’è abituato.- borbottò infatti
Burt un istante dopo –Non ti sei mai vergognato di quello che sei e non voglio
che inizi ora.-
Le mani di Kurt ebbero un tremito
sulle posate. L’atmosfera si era fatta tesa e perfino Finn aveva smesso di
mangiare per concentrarsi sulla conversazione –Non mi vergogno, papà. E nemmeno
lo nascondo, altrimenti metterei dei pantaloni piuttosto diversi e sarei nella
squadra di football, non nei Cheerios.- chiarì –Però non mi presento alle
persone dicendo “Piacere, sono Kurt e sono gay”. Non è un argomento che viene
fuori in ogni conversazione e… beh, sì, è molto religioso, non so come potrebbe
prenderla e voglio solo dirglielo nel modo giusto.-
Carol si sporse appena verso di
lui, sfiorandogli appena il braccio prima di versargli l’acqua con un sorriso
dolce –Siamo sicuri che dirai la verità al tuo amico quando sarai pronto.
Dev’essere un bravo ragazzo, dato che sembri già così legato a lui. Quindi, se
vuoi farlo venire qui qualche volta, Finn e tuo padre non ti metteranno in
imbarazzo. Giusto, Burt?-
-Umpf.-
sbottò questo –Sì, sì, va bene.-
Kurt sorrise, lieto che suo padre
si fosse calmato –Sul mettermi in imbarazzo mi sembra difficile, ma sono
contento che vi impegnerete. Anche perché penso che verrà in officina con suo
padre, presto. Deve prendere una macchina e gli ho detto che può passare.-
-Ne ho alcune ben messe.- annuì
Burt, un po’ burbero ma con un sorriso lieve sul volto.
Carol passò gentilmente a un
argomento meno delicato, ora che le cose si erano calmate, ma Kurt non smise di
pensarci e, non appena fu in camera sua, cercò rapidamente il numero di
telefono di Blaine.
-Kurt, ehi!- rispose il ragazzo
con voce allegra.
-Ciao, scusa ti ho disturbato?
Stavi cenando o…-
-No, no. Dimmi.-
-Oh ok… ahm…- Kurt si morse il
labbro, cercando di ignorare il fatto che no, non avrebbe dovuto sentirsi così
felice del fatto che Blaine sembrasse contento di sentirlo –Volevo solo
avvertirti che martedì ci sono le selezioni per la squadra, Finn me l’ha appena
detto.-
-Wow, grande! Grazie per avermi
avvertito, Kurt.- esclamò Blaine con l’entusiasmo che lo caratterizzava –Ci
sarai anche tu?-
Kurt si accigliò –A fare le
selezioni per il football?-
-Ma no.- ridacchiò Blaine –A fare
il tifo per me. Non ti ci vedo a giocare, senza offesa.-
Il soprano si trovò ad arrossire,
perché davvero Blaine non avrebbe
dovuto dire che l’avrebbe voluto a fare il tifo per lui, era una cosa troppo
intima per lasciarlo indifferente, anche se il nuovo amico ovviamente non aveva
motivi per contenersi –Come osi?- ribatté Kurt, cercando di suonare normale
–Sappi che sono stato il kicker della squadra per
qualcosa come due settimane.-
-Mi stai prendendo in giro.-
Blaine era evidentemente sbalordito.
-Assolutamente no. Ok, è stato
durante il mio periodo “proviamo a omologarci alla massa” e non è qualcosa che
mi piace ricordare. Ma ho segnato il punto della vittoria, se proprio vuoi
saperlo.-
-Mi inchino alla tua
magnificenza.- lo prese in giro Blaine, ma la sua voce lasciava trasparire una
nota di ammirazione –C’è qualcosa che non sai fare?-
-Qualcosa sì, anche se al momento
non mi viene in mente nulla.- disse Kurt, senza riuscire a reprimere un sorriso
quando sentì la risata di Blaine –Come va con il compito per lunedì?-
-Sono in alto mare. Altissimo.-
sbuffò il ragazzo –Sto praticamente annegando. Tu?-
-Idem.-
-Perché non vieni qui?-
Kurt si accigliò –C… come?-
-Domenica pomeriggio magari.
Potremmo lavorarci insieme, forse? Solo se ti va, ovvio, ho solo pensato che
essendo entrambi indietro avremmo potuto lavorarci insieme. Ma se non ti va non
fa niente.-
-Mi va.- rispose immediatamente
Kurt, rendendosi conto di aver risposto con eccessiva rapidità –Ehm… vengo per
le tre?-
-Grande.- sentì il sorriso di
Blaine anche tramite il telefono –Ti piace il cioccolato?-
Kurt si accigliò –Come?-
-Il cioccolato. La dispensa è
praticamente piena di cose al cioccolato e mi chiedevo… sai, per offrirti
qualcosa. Si fa così anche qui, no? O era una delle usanze del St. Jude che qui
ritenete folli e…-
-Oh, no. Cioè si usa anche qui
suppongo e... Sì… sì, tranquillo, mi piace il cioccolato.-
-Va bene. Allora a domenica, alle
tre. Buona serata Kurt.-
Chiusero la chiamata e Kurt si
lasciò cadere di schiena sul letto, fissando il soffitto.
Lo sapeva che era sbagliato
quello che la sua mente stava partorendo, sbagliato e potenzialmente pericoloso.
Sapeva che se avesse lasciato che Blaine si avvicinasse ancora a lui quella che
era solo una leggera cotta sarebbe peggiorata e si sarebbe fatto del male.
Eppure, poteva davvero rompere volontariamente quei contatti con il nuovo
arrivato?
Si alzò e lanciò uno sguardo al
libro di letteratura, che aveva lasciato aperto sulla scrivania con
l’intenzione di continuare il compito dopo cena. Quando lo chiuse, la risposta
arrivò da sé.
____________________L’angolo di Jane
Salve tesori mieiiiiii!! Ecco il nuovo capitolo, in cui Blaine e Kurt si
conoscono ancora un po’ e legano ulteriormente. E il caro Kurt si sta prendendo
una leggere (leggerissima, proprio) cotta.
E Karofsky al solito
non si fa gli affari suoi: odiatelo pure, che i motivi ci sono tutti per ora! In
futuro chissà. Avete notato i primi accenni di attrazione anche da parte del
nostro Blaine? :P
Cambiando discorso,
qualcuno di voi vede Shameless?? Mi sono innamorata
di Ian e Mickey e continuo a immaginarmi una crossover con Glee, ma non credo
che sia fattibile purtroppo X_X
Bene, la pianto di
blaterare. Aspetto i vostri commenti, come sempre, e ringrazio tutti voi che
avete commentato e inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate, vi
adoro!!
Domenica pomeriggio Kurt si fermò
davanti al cancello di casa di Blaine e scrisse un breve messaggio all’amico.
Un attimo dopo il cancello si aprì con un leggero rumore metallico, per poi
richiudersi non appena Kurt l’ebbe superato. Parcheggiò al fondo del vialetto,
come Blaine gli aveva detto di fareil
giorno precedente, e quando scese dall’auto il padrone di casa era davanti alla
porta con un sorriso che risultava luminoso perfino in confronto al maglione
giallo che indossava.
-Ciao.- sorrise Blaine mentre
Kurt lo raggiungeva.
-Ehi. Credevo che mi avrebbe
accolto un maggiordomo di nome Edgar o qualcosa del genere.-
Il padrone di casa scoppiò a
ridere –Un giorno capirai che non sono Bruce Wayne?-
-Ma io speravo di visitare la Bat Caverna!-
-Ommiodio,
entra prima che io mi penta di averti invitato.- lo invitò Blaine, scostandosi
dall’entrata per far passare prima Kurt. Il castano si perse immediatamente ad
osservare l’ingresso, che in realtà era un salotto: era enorme, probabilmente
più grande dell’intera casa degli Hummel-Hudson, e tutto arredato in una lieve
sfumatura color crema –Wow. Sembra di essere in una rivista d’arredamento.-
-In effetti mia mamma fa
l’arredatrice di interni.- ammise Blaine –Mi dai la giacca?-
-Oh, sì, giusto.- Kurt se la
sfilò senza smettere di guardarsi attorno –Sai che prima di iniziare a studiare
devi farmi fare un giro della casa, vero?-
-Avevo sospettato che sarebbe
stato un passaggio obbligato, sì.- annuì l’altro, poggiando l’indumento di Kurt
su un attaccapanni –Quindi iniziamo subito. Questo… è il salotto.-
-Ma non mi dire.-
-Sono una guida accurata, ne
dubitavi?-
-Non oserei mai.- ammiccò Kurt,
seguendolo verso la stanza adiacente. Come aveva immaginato l’intera casa di
Blaine era stupenda: ogni camera era arredata con eleganza e tutto era in
perfetto ordine. Kurt non poteva che esserne affascinato, anche se non sarebbe
mai riuscito a immaginare la sua famiglia in una casa del genere. Sarebbe
rimasta ordinata per una sera, forse tre giorni, ma poi il caos l’avrebbe avuta
vinta. Alla fine della settimana i tavolini di cristallo sarebbero stati
coperti dai sacchetti di patatine svuotati da Finn, i tappeti sarebbero stati
rovinati dalle scarpe che suo padre si dimenticava sempre di togliere quando
tornava da lavoro e i pregiati soprammobili sarebbero stati messi da parte per
far spazio alle riviste che lui e Carol si portavano sempre appresso.
-I tuoi non ci sono?- domandò
Kurt mentre Blaine apriva l’ennesima stanza, lo studio, senza che incontrassero
mai nessuno.
-Dopo la messa io sono tornato a
casa, loro hanno pranzato da Padre Morrison. Sì, lo so, a pranzo dal parroco,
siamo un cliché, non serve sottolinearlo.-
-Dovete essere molto attivi in
chiesa per essere invitati a pranzo dal parroco dopo quanto, due settimane?-
commentò Kurt. Non era un argomento che gli piaceva particolarmente, ma voleva
sapere cosa comportava esattamente il legame che Blaine aveva con la sua fede.
Voleva arrivare a capire, ad essere sincero, se c’era la minima possibilità che
rimanessero amici anche dopo.
-Beh, sì, abbastanza. Ho iniziato
a dare lezioni di catechismo questa settimana, sono nel coro e mia madre si è
inserita nei gruppi di mutuo aiuto.- spiegò Blaine stringendosi nelle spalle
mentre apriva un’altra porta –Questa è camera mia, e abbiamo finito il giro.
Possiamo studiare qui.-
La stanza di Blaine sembrava far
parte di una casa diversa. Era sempre arredata con gusto: un bel letto ad una
piazza e mezzo, una grande scrivania con un computer di ultima generazione, un
grande guardaroba e una libreria occupata per la maggior parte da uno stereo
piuttosto moderno. Tuttavia, sembrava più vissuta grazie ad alcuni vestiti
ammucchiati su una sedia, diversi cd sparsi praticamente ovunque e decine di
poster appese alle pareti, di cui uno in particolare attirò l’attenzione di
Kurt.
-Katy Perry, sul serio?-
-Le sue canzoni sono bellissime e
ha una grande voce. Non insultare Katy o io potrò farlo con quell’Alexander
Qualcosa.-
-Alexander McQueen,
e prima di insultarlo dovresti almeno capire chi è.- ridacchiò Kurt tirando
fuori i libri dalla tracolla –Su, mettiamoci al lavoro prima che mi scappino
commenti sui tuoi discutibili gusti musicali.-
Blaine gli rivolse una smorfia e,
dopo aver afferrato i suoi libri, si accomodò sul letto lasciando uno spazio
vuoto per Kurt –Ok, come facciamo, troviamo le risposte insieme e le scriviamo
con parole diverse?- domandò. Quando non ricevette risposta alzò lo sguardo e
si accigliò –Tutto ok?-
Kurt dovette ricorrere a tutto il
suo autocontrollo per non arrossire al solo pensiero di mettersi su un letto
con Blaine. Alla domanda del moro riuscì a stento a ricomporsi –Sìsì. Però mi metto alla scrivania, ti dispiace? Non scrivo
bene sul morbido.- inventò di sana pianta.
-Oh. Sì ok, dove stai più
comodo.- annuì Blaine, e un attimo dopo avevano iniziato a lavorare. Sorprendentemente
dopo un’ora e mezza i loro compiti erano pronti, completi e in bella copia.
-Rendiamo bene insieme.- commentò
Blaine, stiracchiandosi –Dovremmo farlo, in futuro. Insomma, mi piace studiare
con te.-
-Sì, certo. Dovremmo.- concordò
–Oh, dimenticavo. Se in settimana tu e tuo padre volete passare in officina,
dovremmo avere qualche macchina quasi pronta.-
-Fantastico.- sorrise Blaine –Non
appena papà avrà un pomeriggio libero verremo a vederle.- proprio in quel
momento il rumore della porta che si apriva attirò la loro attenzione –Oh, sono
tornati i miei. Vieni, te li presento.- esclamò balzando in piedi.
Kurt si alzò, cercando di non
mostrarsi esitante anche se in realtà era decisamente, assolutamente nervoso all’idea di conoscere i coniugi Anderson.
Seguì Blaine fino al piano inferiore e poi verso il salotto, stampandosi sul
viso un sorriso quando individuò l’uomo e la donna appena entrati in casa.
Il padre di Blaine era un uomo
sui cinquant’anni ed era chiaro che Blaine aveva preso quasi tutto da lui:
avevano la stessa forma del viso, gli stessi tratti un po’ marcati, le
sopracciglia folte e le labbra carnose. Dalla madre invece Blaine doveva aver
preso l’altezza (o meglio, la scarsa
altezza), la carnagione scura e gli occhi, anche se a parere di Kurt quelli del
ragazzo avevano quella scintilla in più che li distingueva da qualsiasi altro.
Erano vestiti bene, in modo un po’ troppo semplice secondo i gusti di Kurt, ma
era evidente che i loro abiti erano di fattura piuttosto pregiata.
-Oh, Blaine, non sapevo che
avessimo ospiti!- trillò la signora Anderson non appena i suoi occhi si
posarono su Kurt –Non dovevi studiare?-
-Sì, infatti è un mio compagno di
classe. Abbiamo appena finito.- confermò il ragazzo –Lui è Kurt Hummel, vi ho
parlato di lui… mi accompagna a scuola ogni mattina.-
-È un piacere conoscervi, signori
Anderson.- si fece avanti Kurt mostrando quella sicurezza che spesso celava
sotto strati di paura ma che in realtà possedeva –Avete una casa splendida. So
che si dice sempre, ma questa volta è vero.-
La donna ridacchiò –Che caro! Ma
chiamami pure Diane.-
-Perché non ci hai presentati in
chiesa, Blaine? Avremmo invitato a cena i genitori del tuo nuovo amico.-
aggiunse il signor Anderson per poi rivolgersi a Kurt –Anche per ringraziarli
visto che lo scarrozzi a scuola ogni mattina.-
Kurt vide distintamente l’amico
esitare e, un po’ infastidito all’idea che Blaine si vergognasse di dire la
verità, rispose al suo posto –Non siamo esattamente praticanti. In effetti non
andiamo spesso in chiesa.-
Le sopracciglia della madre di
Blaine salirono fino a scomparire oltre la frangetta corta –Oh… oh, certo,
capisco.- annuì, lanciando un’occhiata al marito. Era impossibile non notare
come l’atmosfera si era fatta all’improvviso fredda. Con la coda dell’occhio
però notò che Blaine stava lanciando ai genitori occhiate supplichevoli, come a
voler chiedere loro di non mettere Kurt a disagio. La sua preoccupazione gli
scaldò appena il petto e decise di provare ad alleggerire la tensione –Ma di
certo avete conosciuto la mia migliore amica, Mercedes Jones.-
-È la solista del coro.-
intervenne Blaine, speranzoso.
-Ma certo!- esclamò la signora
Anderson in tono forzatamente entusiasta, dando un lieve colpo al braccio del
marito –Una ragazza deliziosa, con una voce davvero bellissima.-
-Sì, lo so, siamo insieme nel
Glee Club della scuola.- concordò il ragazzo –Avevamo proposto a Blaine di
entrarci, ma i giorni non coincidono.-
-Dovrò limitarmi alla squadra di
football, se il provino andrà bene.- scosse le spalle Blaine, continuando a
lanciare occhiate al padre che ancora non aveva detto una parola –Sai papà, il
signor Hummel ha un’officina. Kurt dice che può farmi avere un’auto rinnovata
da lui.-
-Bene. Passeremo in settimana,
almeno non dovrai più pesare sul tuo amico.- commentò l’uomo, tirando le labbra
in un sorriso poco naturale –Vado nel mio studio, devo fare una telefonata.
Piacere di averti conosciuto, Kurt.- aggiunse, suonando decisamente poco
sincero alle orecchie del soprano che ciononostante si affrettò a rispondere
–Anche per me, signor Anderson.-
-Bene. Vi preparo un paio di
tramezzini, vi va di fare merenda? Ti piace il burro d’arachidi Kurt?-
Il ragazzo sorrise –Sì, molto. La
ringrazio.- rispose, cercando di non pensare alle calorie presenti in un intero
panino al burro d’arachidi, apprezzando lo sforzo della donna di essere
gentile.
-Possiamo prender anche la torta
al cioccolato che hai fatto ieri?- domandò Blaine –A Kurt… beh. Gli piace il
cioccolato.- aggiunse con un sorriso timido. La madre di Blaine annuì
allegramente –Oh, ma certo! Avevo dimenticato di averla, ci aggiungerò anche un
po’ di panna montata.- trillò, e li precedette in cucina. Prima che Kurt la
seguisse, Blaine lo afferrò per il gomito –Mi dispiace. Per mio padre, intendo,
lui è un po’… è sempre gentile e amichevole coi miei amici, davvero, ma è…
molto…-
-Ehi, tranquillo.- lo calmò Kurt,
seppur con un sorriso un po’ stentato –Non è un problema. A me interessa che
non importa a te.-
-A me non importa.- confermò
Blaine in fretta –Sei una brava persona e ti voglio bene.-
Il sorriso di Kurt si accese,
senza più tentennamenti –Oh. Anche io.-
-Bene. Dai, vieni, fermiamo mia
madre prima che prepari abbastanza panini da sfamare un esercito. O non avrai
più posto per la torta- disse Blaine facendogli l’occhiolino, e questo fu
sufficiente perché Kurt ignorasse il fatto che aveva detto panini, non panino.
***
Quando la settimana ricominciò,
la routine di Kurt tornò quella di sempre. Dopo una breve settimana in cui le
cose erano state relativamente tranquille, le granitate ripresero ad essere una
minaccia giornaliera e le spinte contro gli armadietti crebbero in modo
esponenziale fino a raggiungere la normale quota media, forse superandola
grazie alla particolare soddisfazione che sembrava provare Karofsky ogni volta
che sentiva il clangore metallico che produceva la sua spalla contro le lucide
ante.
Kurt era almeno felice che in
genere queste cose accadessero quando era da solo. Vedeva che Blaine storceva
il naso ogni volta che lo vedeva arrivare a mensa con una maglia diversa da
quella del mattino, ma non diceva nulla e a Kurt faceva piacere non dover
affrontare l’argomento.
Martedì Blaine fece il provino e
Kurt andò a vederlo. Si presentò in divisa, circondato dalle Cheerios, così da
evitare spiacevoli inconvenienti che avrebbero distratto Blaine, e parve
funzionare. Non gli sfuggì l’occhiataccia di Karofsky, ma rimanendo con Quinn,
Brittany e Santana non ebbe problemi.
Blaine fece una buona prova e
entrò nella squadra, anche se come riserva:dopo l’annuncio dei risultati Kurt andò a complimentarsi con lui e il
ragazzo lo abbracciò d’impulso. Dopo un attimo di incertezza Kurt ricambiò,
godendosi quella stretta e ignorando quella vocina nella sua testa che ripeteva
diglielodiglielodiglielodiglielo.
Giovedì, Kurt stava aspettando
Blaine per andare insieme a mensa quando Karofsky lo avvicinò alle spalle,
sbattendolo contro la fila di armadietti. In un istante Kurt si trovò bloccato
per il colletto della giacca, con il volto ringhioso del Titans a pochi
centimetri dal suo –Credi di essere furbo, Hummel?-
-I… io…- esitò il soprano senza
sapere quale risposta avrebbe portato meno conseguenze. Ma riflettere non era
facile, non con un bullo enorme appiccicato addosso e i piedi che toccavano a
stento il pavimento.
-Venire al campo circondato dalle
tue amichette, così non possiamo toccarti e tu puoi spiarci in pace. Credevi
che te lo lasciassi fare tranquillamente?-
-Non volevo… volevo solo…-
balbettò Kurt, cercando di liberarsi. Quello era ciò che più odiava. Poteva
sopportare le granite e le spinte, ma trovarsi bloccato e impotente in attesa
che qualcun altro decidesse cosa fare di lui era qualcosa di insopportabile che
lo mandava nel panico più completo.
Karofsky caricò un pugno e Kurt
chiuse gli occhi, trattenendo il fiato. Quando il colpo si infranse
sull’armadietto accanto alla sua testa invece che su di lui non riuscì a
sentirsi del tutto sollevato e dovette mordersi la lingua per sopprimere un
lamento che, ne era sicuro, non avrebbe migliorato la sua situazione.
-Devi smetterla di essere così
checca, chiaro?- sibilò il Titans, poi con una spinta buttò il soprano a terra
e se ne andò di gran carriera dopo aver colpito nuovamente l’armadietto.
-Kurt! Kurt, stai bene?- Blaine
si chinò accanto al suo amico, preoccupato –Ma che è successo? Ho visto dal
fondo del corridoio che qualcosa non andava ma non… stai sanguinando.-
-Sì, io… sto…- Kurt si morse il
labbro, cercando di non tremare mentre Blaine lo aiutava gentilmente ad alzarsi
–Sto bene.-
-Karofsky ti ha buttato a terra,
Kurt. E non ho visto cosa è successo prima, ma dubito che tu l’abbia attaccato,
no?- Kurt distolse lo sguardo, ma Blaine non si arrese e lo trattenne per il
polso in modo da impedirgli di sfuggire. Con decisione lo fece voltare e lo
guardò dritto negli occhi, rabbrividendo per la tristezza e la solitudine che
vi lesse. Sentiva quasi la necessità fisica di aiutarlo e avrebbe voluto
stringerlo per assicurargli che sarebbe andato tutto bene, ma non era di quello
che aveva bisogno Kurt in quel momento –Devi dirlo a qualcuno. Ti accompagno,
va bene?-
-Perché non capisci, Blaine?-
singhiozzò Kurt –Non è la prima volta che succede e per un po’ ho provato a
parlarne con gli adulti. Non serve, Blaine. Non serve.-
L’altro rimase in silenzio mentre
l’amico singhiozzava davanti a lui, il viso nascosto dietro una mano come a
voler nascondere quell’attimo di fragilità.
-Scusa.- esalò quando si
tranquillizzò un po’ –Non volevo frignare davanti a te. Penserai che…-
-Se finisci la frase sarò io a
prenderti a pugni.- sorrise appena Blaine, con poca allegria –Va bene se
piangi. Possiamo arrivare a pranzo un po’ dopo, ora devi mettere un cerotto
sulla guancia. Stai sanguinando.-
Kurt esitò quando Blaine gli fece
passare un braccio attorno alle spalle, guidandolo verso l’infermeria. Avrebbe
dovuto dirgli che stare abbracciati in quel modo non era conveniente per lui,
ma non era davvero il momento adatto, così si limitò a seguire l’amico cercando
di non soccombere sotto il peso delle cose non dette.
***
Quando suo padre all’ora di
pranzo gli aveva comunicato che sarebbero andati all’officina degli Hummel quel
pomeriggio, Blaine aveva immediatamente mandato un sms a Kurt e l’amico gli
aveva risposto che ci sarebbe stato anche lui.
A dirla tutta, Blaine non era
certo di esserne felice.
Kurt era un ragazzo fantastico,
anche se si conoscevano da due settimane Blaine ne era convinto. Si era
affezionato a lui, era diverso da tutti gli amici che aveva avuto nel corso
della sua vita. Quindi ovviamente gli faceva piacere passare del tempo con lui,
ma d’altra parte non era certo di come suo padre si sarebbe comportato. Sapeva
che non approvava la sua amicizia con Kurt, era stato molto chiaro quando ne
avevano parlato domenica sera. E Kurt aveva già abbastanza problemi, Blaine non
voleva davvero che ne avesse altri per colpa sua.
Senza contare che per qualche
motivo gli sembrava particolarmente importante fare buona impressione sul
signor Hummel, ragion per cui aveva deciso di indossare anche uno dei suoi
amati papillon quel giorno. A scuola li evitava, consapevole che probabilmente
gli altri non li avrebbero graditi, ma gli piaceva indossarli ogni volta che ne
aveva l’occasione.
-Dovrebbe essere questa.-
Mentre suo padre parcheggiava,
Blaine gli lanciò un’ennesima occhiata. Avrebbe voluto dirgli qualcosa,
chiedergli di essere gentile, ma confidava che lo sarebbe stato. Il signor
Anderson era un uomo d’affari e non gli serviva certo il consiglio di Blaine,
anche se il ragazzo non poteva evitare di sentirsi nervoso.
L’officina era grande e
abbastanza anonima, simile a mille altre se non si considerava il manifesto con
la scena dell’auto di Grease
che era senza dubbio un tocco personale firmato Kurt.
-Buongiorno.- li salutò un uomo
sulla cinquantina, ben piazzato e calvo, con un cappellino con la visiera
calato sulla testa e una tuta blu sporca di grasso. Se non fosse stato per gli
occhi Blaine non l’avrebbe mai collegato al suo amico –Posso aiutarvi?-
-Siamo qui per vedere un’auto per
mio figlio.- rispose il padre di Blaine, e gli occhi del signor Hummel si
accesero di comprensione –Ah, lei dev’essere il signor Anderson.-
-Sì, esatto. Molto piacere.-
confermò l’uomo accettando la mano che il padrone dell’officina gli porgeva.
-Quindi tu devi essere Blaine.
Mio figlio mi ha parlato di te, non ha molti amici al di fuori del Glee Club e
so che…- si interruppe, ridacchiando –Giusto, gli ho promesso di non metterlo
in imbarazzo, meglio non concludere la frase.Venite, ho quattro macchine da mostrarvi. Una è arrivata solo ieri
mattina e Kurt…- si morse la lingua prima di rivelare che il figlio,
ritenendola assolutamente perfetta per il suo amico, l’aveva aiutato di persona
a metterla a posto in modo che fosse pronta in tempo –Kurt sta finendo di
pulirla proprio ora.-
-Non riesco a vedermi Kurt
lavorare su un’auto.- commentò Blaine, divertito all’idea, mentre si
inoltravano tra le macchine.
-Mio figlio è pieno di sorprese.-
disse Burt, sapendo che Blaine non poteva cogliere del tutto il significato
della frase.
-L’avevo intuito quando mi ha
detto di essere stato nella squadra di football.-
-Giusto, sei nella squadra. Finn
me ne aveva parlato, complimenti.-
-Sono solo una riserva.- precisò
il ragazzo, ma suo padre intervenne prontamente –Per ora. Di sicuro diventerà
titolare, è sempre stato un giocatore agguerrito anche se fuori dal campo non
sembra.-
-I Titans ne hanno di sicuro
bisogno, non vincono due partite di seguito da secoli.-
Blaine sorrise, sollevato dal
modo in cui suo padre si stava comportando, e stavano ancora parlando della squadra
del McKinley quando entrarono in una saletta secondaria in cui erano stipate
quattro auto.
Blaine individuò Kurt nel giro di
un istante: stava strofinando energicamente il cofano di una macchina piccola
ma carina, azzurro acceso, e Blaine non poté evitare di soffermarsi ad
osservarlo. Indossava una salopette scura, larga e quasi fradicia, aveva i
capelli decisamente meno perfetti del solito e una striscia di grasso sullo
zigomo, eppure secondo Blaine sarebbe stato comunque perfetto sulla passerella
di un grande stilista. Aveva qualcosa di particolare nel suo portamento,
un’eleganza innata che Blaine trovava incredibile e che non riusciva a smettere
di ammirare.
-Ehi Blaine!- trillò Kurt,
mettendo da parte lo straccio –Buongiorno signor Anderson.- aggiunse con un
largo sorriso.
-Kurt.- rispose l’uomo con un
gesto di saluto, e anche se Blaine notò che il sorriso appena accennato non si
estendeva agli occhi fu grato per lo sforzo che il padre stava facendo.
-Questa è l’ultima arrivata.-
spiegò il signor Hummel invitandoli ad avvicinarsi all’auto che Kurt stava
pulendo –Il vecchio proprietario è un ragazzo di Westerville
che cambia auto più o meno due volte all’anno, infatti questa è stata
immatricolata solo lo scorso anno.-
Mentre il signor Hummel elencava
a suo padre le caratteristiche del mezzo e i particolari delle modifiche che
aveva apportato, Blaine si avvicinò a Kurt che lo osservava in evidente attesa.
Blaine si sorprese a notare che, accanto all’auto azzurra, gli occhi di Kurt
sembravano ancora più brillanti. Non era sicuro del motivo per cui la sua mente
partoriva certi pensieri, ma venivano fuori così naturalmente che decise di non
preoccuparsene.
-Quest’auto è bellissima.-
sussurrò a Kurt, e poté vedere il suo sorriso allargarsi di più –Lo sapevo.
Appena è arrivata non so perché ma mi sei venuto in mente.-
Quelle parole si posarono sul
fondo dello stomaco di Blaine con un dolce sfarfallio –Davvero?-
-Che ne pensi, Blaine?- la voce
severa del padre interruppe la conversazione e il ragazzo si rese conto di aver
perso totalmente la spiegazione del signor Hummel. Esitò per un attimo, ma con
la coda dell’occhio vide lo sguardo pieno d’aspettativa di Kurt –Mi sembra
davvero perfetta.-
Mezz’ora dopo l’auto era pronta e
i documenti firmati e controfirmati. Prima di andarsene con suo padre, Blaine
si prese un attimo per salutare Kurt –Lunedì mattina passo io a prendervi, ti
va? Così inauguro la macchina.- propose, entusiasta.
-Oh, d’accordo. Sei sicuro che
non…-
-Te lo devo, e comunque mi fa
piacere. Non protestare.- sorrise Blaine, sentendo il padre che lo chiamava
dopo aver salutato il signor Hummel –Ci sentiamo nel fine settimana, allora.-
aggiunse, sfiorandogli la guancia con il pollice –Eri sporco di grasso.- spiegò
e, senza notare la sfumatura rosea che il viso di Kurt aveva assunto, si
allontanò verso l’uscita.
______________L’angolo di Jane
Buongiornoooooo anzi buonasera! Pensavate che avessi perso
l’aggiornamento eeeeh? E invece eccomi qua!
L’aggiornamento della
prossima settimana invece potrebbe arrivare con un giorno di ritardo, ho un
esame, una festa, un matrimonio e uno spettacolo questa settimana, quindi sarò
lievemente piena +_+
Vi adoro, la storia è
preferita da 5 persone e le seguite crescono continuamente *-* siete
magnifici!!
Se vi va di lasciare
una recensione, a me come sempre fa molto piacere!
Il lunedì arrivò in fretta. Ormai
Blaine si stava abituando al McKinley e alle differenze che c’erano tra la sua
nuova scuola e il St. Jude. Kurt l’aveva osservato con malcelato orgoglio
quando aveva evitato le scalinate pericolose del lunedì, scegliendo quella
giusta per arrivare al secondo piano. Blaine insistette per continuare ad
andare a prendere Kurt e Finn per almeno una settimana, per ricambiare i
passaggi che aveva scroccato durante le due settimane precedenti, così ogni mattina
si fece trovare di fronte a casa Hummel. Il giovedì non fece differenza ma
quando, a fine giornata, Kurt trovò Blaine di fronte al suo armadietto, ne fu
stupito -Che fai qui, hai ancora lezione?-
Il ragazzo scosse il capo –Ho
finito un’ora fa. Ti aspettavo, sei in macchina con me ricordi?-
-Oh… Blaine.- esalò il soprano,
colpito in modo decisamente piacevole dal gesto dell’amico, tanto che dovette
trattenersi dall’abbracciarlo davanti a tutti –Blaine, sei stato davvero dolce.
Ma oggi iniziamo le prove del musical.-
-Ah… oh, ok.-
-Mi dispiace.- si morse il labbro
Kurt leggendo una nube di delusione negli occhi di Blaine.
-No, figurati, me l’avevi detto.-
ribatté Blaine ritrovando immediatamente il suo solito sorriso –L’avevo
cancellato. Allora… come torni a casa? Detesti lo scuolabus.-
-Puck è in macchina, darà un
passaggio a me e Finn.-
-Bene. Allora a…- si interruppe e
Kurt notò che i suoi occhi si erano scuriti. Si voltò, seguendo la direzione
del suo sguardo, e quasi sobbalzò riconoscendo Karofsky. Distolse lo sguardo,
ma non abbastanza in fretta perché il Titans non lo notasse –Continua a
circondarti di protezioni, signorina.- sbottò in tono di spregio –Tanto lo sai
che ti becchiamo, prima o poi.-
Kurt, rabbrividendo, notò che
Blaine stava per dire qualcosa. Con uno sguardo supplichevole scosse il capo e
il ragazzo rimase in silenzio mentre Karofsky li superava con un’occhiataccia e
un grugnito.
-Kurt…-
-Blaine, per favore. Davvero, ne
abbiamo già parlato.-
-Capisco, ma perché non mi hai
permesso di difenderti?-
Il soprano si morse il labbro,
nervoso –Non voglio che ti esponi ancora di più.- ammise –Non risolverebbe
nulla, anzi, lo farebbe innervosire ancora di più.-
-Quel ragazzo è davvero un
idiota.- commentò rabbiosamente Blaine –Ma sembra che ce l’abbia con te in modo
particolare.-
Con un sospiro, Kurt annuì –Lo
so. Ma per favore, non fare nulla. Per me è già abbastanza quello che fai ora.-
Blaine si accigliò –Ma… non ho
mai fatto nulla.-
-Non te ne rendi conto? Mi stai
vicino, nonostante tutto. Questa è la cosa più importante. Non mi importa degli
insulti.-
Blaine lo guardò con un sorriso
incantato –Tu lo sai di essere fantastico, vero?- domandò, prima ancora di
rendersi conto di averlo pensato.
L’arrivo di Puck risparmiò ad un
rossissimo Kurt il problema di trovare una risposta –Ehi Frodo. Sam.-
-Santo cielo, non assomiglio ad
un Hobbit.- ribatté Kurt sfuggendo alla mano di Puck che minacciava di
scompigliargli i capelli.
-Nemmeno io.- non appena Blaine
parlò, Kurt e Puck si voltarono verso di lui inarcando le sopracciglia –Cosa?
Ci somiglio? Davvero??- domandò poi, preoccupato.
-No, figurati… no. E comunque
saresti un Hobbit molto… no, non ci assomigli, figurati.- balbettò Kurt, dando
una gomitata all’amico –Ora dobbiamo andare. E, uh… grazie. Per prima.-
Blaine sorrise dolcemente –Ciao
ragazzi, a domani.- li salutò, rivolgendo a Kurt un occhiolino prima di
voltarsi e uscire dalla scuola.
-Dai su, Principessa sul Pisello,
andiamo.-
-Principessa sul… Puck, c’era un
doppio senso, vero?- sbarrò gli occhi Kurt, seguendo l’amico che si stava
dirigendo verso l’aula di canto.
-Non lo so, potresti chiederlo al
Principe Blaine, cara Principessa sul Pisello.-
-Ma… ma di che stai… di che…
Puck, vuoi rallentare e dirmi di che stai parlando?-
-Oh saresti un Hobbit molto… uuuh… portami con te nella Terra di Mezzo,
Frodo!- gli fece il verso Puck, imitando con inquietante accuratezza la sua
voce acuta e facendolo impallidire –Ma che cosa dici. Puck, Puck, fermati.- lo
afferrò per la giacca letterman, interrompendo la sua corsa –Puck, stai… che
cosa… tu pensi… non pensi che…-
-Che tu ti sia preso una bella
sbandata per l’Hobbit ingellato? Sì, lo penso, mi sbaglio?-
-No… cioè sì, sì, ti sbagli. Non
c’è… siamo amici. Amici. Per favore, non fare battute, non quando lui ti sente,
per favore. Per favore?-
-Ehi ehi ehi, respira. C’è
qualcosa che mi sfugge?-
Puck non era un mostro di
sensibilità, ma Kurt ormai sapeva di potersi fidare di lui. Non era più il
bullo che lo buttava nei cassonetti e aveva conosciuto la sua parte amichevole.
Da quel punto di vista, Puck era affidabile come un cagnolino –Blaine non sa…
insomma, non ha ancora capito che sono gay e non ho ancora trovato il momento
di dirglielo. Vorrei dirglielo in modo che non… pensi male. Ok?-
-Ok. Amico, posso capirlo. Non
farò battute mentre lui è presente. Le terrò da parte per riversarle su di te.-
aggiunse, passandogli un braccio attorno alle spalle –Ora andiamo, abbiamo un
copione da leggere.-
L’aula canto era già piena. Kurt
e Puck ovviamente conoscevano tutti, ad eccezione di Rick Thompson che era
l’unico al di fuori del Glee Club ad aver fatto l’audizione per il musical.
Era un ragazzo alto, con le
spalle larghe e i capelli rossi, e nel momento in cui gli presentarono Kurt,
non gli strinse la mano ma si limitò a salutarlo con un cenno, cosa che non
aveva fatto con Puck. Il soprano lo notò, ma fece finta di nulla e decise di
provare ad essere amichevole con quello che avrebbe dovuto essere il suo
compagno sulla scena.
-Allora, Rick, come mai hai fatto
l’audizione? Sei un appassionato di musical?- domandò, sedendosi accanto a lui
mentre Puck prendeva posto alla sua sinistra.
Rick si guardò attorno per un
attimo, esitando, poi fece un sorrisetto –Ahm, no, no. Per niente. Se devo dire
la verità… non so bene di cosa parla questa cosa. Mi servivano dei crediti
extra.- tagliò corto, e si voltò come a voler porre fine alla conversazione.
-Oh beh… ah. Beh. Di certo ti
piacerà, è una bella storia. Alcune canzoni sono davvero poetiche.- ritentò
Kurt, seppur un po’ deluso da quella mancanza di entusiasmo. La parte di
Collins era tragica e importante, dopotutto.
-Mh. Sì, sì, di sicuro.- tagliò
corto l’altro, e stavolta Kurt decise di non insistere. Si voltò a parlare con
Quinn, seduta al lato opposto di Puck, finché Artie non richiamò la loro
attenzione distribuendo i copioni.
-Per oggi leggeremo saltando le
canzoni, ovviamente. Metteteci un po’ di sentimento, anche se è solo una
lettura. Vi ricordate tutti i vostri ruoli? Bene. Iniziamo.-
La lettura iniziò
tranquillamente. Finn conosceva Rent:
vivendo con Kurt ed essendo fidanzato con Rachel non avrebbe potuto essere
diverso. Sam ebbe qualche problema in più, ma entrò in fretta nel ruolo di
Mark. Puck, dal canto suo, aveva subito una lunga manfrina da parte di Kurt
sull’importanza del suo ruolo e riuscì ad interpretarlo al primo colpo.
Quando fu il turno di Rick lesse
con qualche esitazione, ma ciononostante andò abbastanza bene. Rimase per un
attimo spiazzato quando, giunti alla scena in cui Angel trovava Collins nel
vicolo in seguito al pestaggio di quest’ultimo, sentì Kurt leggere la parte di
Angel, ma continuò a recitare senza scomporsi troppo.
-Bene. Fantastico, ragazzi, state
andando davvero bene.- si complimentò Artie alla fine della prima parte -Sam,
ho detto che Mark ha un filo di ironia, ma non esagerare. Ok, qualcuno ha
qualche domanda?-
-I… io vorrei chiedere una cosa.-
alzò la mano Rick, e Artie gli diede il permesso di andare avanti con un cenno -Chi…
chi farà Angel, nello spettacolo?-
Il silenzio che seguì fu rotto
dalla voce delicata ma tesa di Kurt –Scusa?-
-Immagino che lui stia
sostituendo qualcuno, no?- suppose, accennando al soprano –Insomma, Angel…
ovviamente è una ragazza.-
Il silenzio cadde nuovamente sul
gruppo.
-Insomma, voi mi avete detto che
il mio personaggio è il compagno di questa Angel, giusto? Volevo sapere chi la
interpreterà, tutto qui.-
-Io.- sbottò Kurt, deciso e
usando il tono più neutrale possibile –Io. Angel non è una ragazza. È un uomo.
Una Drag Queen. Ed è il mio personaggio.-
Rick sbiancò –Io… dovrei fare la
parte di un finoc…-
-Finisci quella parola e non ne
pronuncerai altre per parecchio tempo.- lo interruppe Puck in tono di
avvertimento.
-Io non posso fareun… f… una ch… un… un gay. Non posso. E
soprattutto con…- fece un vago cenno verso Kurt, che era certo di essere
impallidito a sua volta. Sentiva il suono del sangue pulsargli nelle tempie ed
era come se l’aria attorno a lui si fosse fatta pesante –Sarebbe la mia fine.
Non posso, ok? Non posso. Io non sono una checca.-
Kurt si morse il labbro, cercando
di trattenere le lacrime che gli pungevano negli occhi. Non sarebbe scoppiato a
piangere, non lì, anche se si stava rovinando tutto. Finalmente aveva una
parte, una parte vera, e tutto si
stava frantumando.
-Fantastico.- intervenne Artie
–Allora te ne puoi andare.-
-Ma i crediti… non possiamo
trovare un modo per…-
-Sì che possiamo.- lo interruppe
Puck –Uno dei modi è che tu scompari
in dieci secondi, l’altro è che io e Finn ti accompagniamo fuori.-
-A calci.- concordò il
quarterback.
Rick abbassò lo sguardo e si
alzò. Senza dire una parola lasciò la stanza in fretta e furia, lasciando
dietro di sé un’atmosfera tesa e un Kurt sull’orlo delle lacrime.
-Bene. Ok. Immagino che
organizzeremo dei nuovi provini. Lunedì.- annunciò Artie in tono forzatamente
allegro.
-Andiamo Artie.- sbuffò il
soprano in un mormorio, sentendosi vuoto come non mai –Nessuno si presenterà,
lo sai. Nessuno vorrebbe fare quella stupida parte con me. Dovremmo solo…
eliminare le parti di Angel e Collins. Oppure Angel potrebbe farlo una ragazza
travestita. Io starò nel coro.-
-Che sciocchezze. Kurt, tu sei
grandioso e lo sai.- esclamò Rachel –Tu sei l’unico qui dentro che potrebbe
competere con me. Meriti la tua parte.-
-E non si può eliminare Angel.
Troveremo qualcun altro.-
-Ma non si presenterà nessun
altro.- sbottò Kurt, i nervi a fior di pelle.
-Potremmo fare un provino
generico per una parte maschile. Poi spiegheremo a chi viene preso di che ruolo
si tratta e gli faremo scegliere se fare Collins o Benny.- propose Puck.
Il soprano si voltò verso l’amico
con tanto d’occhi –B…Benny? Ma…-
-So di non avere proprio la voce
adatta per Collins. Ma posso farlo, se chi prenderemo non se la sentirà. Se per
voi va bene.- affermò con decisione il ragazzo.
-Ma certo che va bene. Fisseremo
le audizioni per lunedì pomeriggio. Mercedes, puoi andarmi a stampare un
modulo, così lo appendiamo subito?- la ragazza annuì ad Artie. Si alzò e, dopo
aver dato un bacio sulla guancia a Kurt e aver sfiorato la spalla di Puck a mo’
di ringraziamento, uscì.
-Puck… io… grazie. Davvero.-
disse Kurt con voce tremante.
-Ehi, tu fingi di essere il mio
amante per scaricare le ragazze, io posso fingere per il bene del musical.- gli
fece l’occhiolino l’altro, ma Kurt sapeva che quello che si era proposto di
fare era molto di più. E forse poteva sopportare tutti i Rick Thompson del
mondo, finché aveva degli amici come i ragazzi del Glee su cui contare.
***
-Pronto?-
Blaine sorrise quando Kurt
rispose al telefono in tono distratto, segno che non aveva nemmeno guardato il
numero che aveva chiamato –Ehilà.-
-Oh, Blaine, ehi!- esclamò il
ragazzo, ravvivandosi –Scusa, non avevo visto il numero.-
Blaine ridacchiò, stupendosi di
come riusciva a indovinare quelle piccole cose sull’amico dopo così poco tempo
–Tranquillo. Stavi studiando?-
-No, leggevo il copione del
musical e facevo qualche schizzo. Per i costumi, sai. Ho pensato di partire con
qualcosa di esagerato così, quando Artie mi dirà di semplificare e di rendere
la cosa più fattibile, potrò farlo avendo comunque dei bei costumi e lui sarà
contento perché ho obbedito. Troppo subdolo?-
-Subdolo al punto giusto, direi.-
Blaine si stese sul letto a pancia in su, osservando il soffitto –Com’è andata
la lettura?-
-Mmmh bene.-
-Bugia.-
-Che ne sai?- ribatté Kurt,
piccato.
-Ti conosco.-
-Da meno di un mese.- specificò
l’altro
-Sembra di più.- commentò
d’istinto Blaine, senza smettere di sorridere. Non sapeva spiegarsi perché il
suo rapporto con Kurt fosse così speciale. Si sentiva incredibilmente legato a
lui e ogni giorno la prospettiva di incontrarlo gli faceva affrontare il
risveglio con più entusiasmo. Notando che Kurt sembrava essere ammutolito,
decise di riprendere lui la conversazione –Quindi, cos’è andato male? Non ti
piace l’adattamento del testo? Rachel ha gambizzato Santana per poter
interpretare lei Lily?-
-Mimì, non Lily.- ridacchiò Kurt,
nonostante il pessimo umore che si trascinava dietro da quel pomeriggio –No,
non è quello. Abbiamo ahm… perso un membro del cast.-
-Perso? È morto, non ha trovato
la strada per l’aula canto o cosa?- scherzò Blaine, notando la voce tesa
dell’amico.
-No, ha… lasciato tutto a metà
lettura. Aveva parecchie scene con me e ha deciso che… beh, se n’è andato.-
Blaine sbarrò gli occhi –Kurt…
Kurt, mi dispiace. Chi è questo idiota? Ti prego, dimmi che posso andare a
pestarlo. Mi dispiace così tanto…- balbettò, mentre nel sangue gli scorreva una
voglia incontenibile di fare qualcosa, qualsiasi cosa per far sì che l’amico si
sentisse almeno un po’ meglio.
-Ehi, ehi, respira. Va bene così.
Lunedì faremo delle nuove audizioni e se nessuno vorrà fare quella parte,
prenderemo qualcuno per coprire quella di Puck e la farà lui.- spiegò
rapidamente il soprano, e Blaine poté sentire la sua voce farsi più leggera.
-Meno male. Tu e Puck siete molto
legati, eh?-
-Considerando com’eravamo partiti,
direi che abbiamo fatto enormi passi avanti.- ridacchiò l’altro.
Parlarono ancora per un po’,
senza più soffermarsi sul musical. Kurt diede un consiglio a Blaine per una
ricerca di storia e questi si offrì di aiutarlo a prepararsi per il compito di
spagnolo della settimana successiva. Parlarono del coro, dato che Mercedes
aveva chiesto a Kurt di aiutarla a convincere Blaine a provare ad ottenere un
assolo, e di un bambino particolarmente pestifero che era nella classe di
catechismo di Blaine.
Il ragazzo, però, era distratto.
La sua mente continuava a tornare
al musical, a quel ruolo vacante e al fatto che per lui recitare molte parti
con Kurt non sarebbe stato affatto un peso. Inoltre, se lui avesse avuto la
parte, i genitori avrebbero accettato meglio la presenza di Kurt in casa loro
con la scusa dello studio del copione. Alla fine della telefonata, Blaine aveva
già preso la sua decisione, anche se avrebbe aspettato lunedì per mettere al
corrente anche l’amico.
_______________L’angolo di Jane
Buongioooorno! In ritardo di un giorno, lo so. Da venerdì non mi sono
fermata un secondo +_+
Che dire sul capitolo… le cose qui si smuovono sempre di più. Blaine è
sempre più cieco ma sempre più affettuoso. Kurt è sempre più Kurt. Karofsky e
sempre un coglione. Epoi ci sono Puck e
Kurt, io li amo come amici, seriamente *-*spero piacciano altrettanto anche a voi :P
Le recensioni sono calate ma noto che le ricordate-preferite-seguite
aumentano, quindi sono contenta lo stesso! Tuttaviaaaa mi servirebbe un
aiutino.
Ho un dubbio che mi blocca, devo scegliere tra due cose e anche se ci
penso da quando ho iniziato a scrivere non so decidere. Vorrei chiedervi un
consiglio ma implicherebbe uno spoiler e non mi piace darne quindi… se due o
tre di voi sono disposte a darmi un consiglio, anche se questo vuol dire avere
un piccolo spoiler, ditemelo (via recensione, oppure via mp)! Grazie in
anticipo :P
Blaine aspettò la domenica prima
di parlare con i genitori dell’idea che aveva partorito. Erano a cena e sua
madre aveva appena espresso il suo apprezzamento per i canti che quella mattina
avevano eseguito con il coro della chiesa, così decise di afferrare l’argomento
canto.
-A proposito… a scuola stanno
preparando un musical. È per una campagna di sensibilizzazione sul disagio
giovanile… non so esattamente di cosa parla, ma lunedì ci sarà il provino. Non
credo di essere abbastanza bravo, ma stavo pensando di provare.-
-Ma certo che dovresti provare,
caro!- esclamò la madre con un sorriso –Magari avrai anche solo una piccola
parte, ma sarà divertente.-
-Non rischierai di avere troppi
impegni?- domandò il padre, meno entusiasta.
-Posso saltare le prove del
football, qualche volta. La coach Beiste è una degli
organizzatori del musical.- spiegò il ragazzo –Quindi quando ci saranno le
prove gli allenamenti diminuiranno.-
-In questo caso va bene, puoi
provare. Sarà qualcosa in più per l’iscrizione al college, suppongo.-
Così, forte del consenso dei suoi
genitori, lunedì mattina Blaine aspettò Kurt nel parcheggio della scuola e non
appena questi arrivò si avvicinò a lui e Finn quasi saltellando –Buongiorno!-
salutò, mentre Finn dopo avergli rivolto appena un cenno si affrettava a
raggiungere Rachel.
-Ciao. Come mai così allegro?-
-Più che altro su di giri.
Agitato. Nervoso.- lo corresse Blaine, e Kurt lanciò uno sguardo alla croce
d’oro che quel giorno era fuori dalla scollatura del maglioncino. Il ragazzo la
stava tormentando, rigirandosela continuamente tra le dita –Ti dispiacerebbe
saltare il pranzo oggi? Ti ho portato un sandwich di insalata russa. Magra.
Così non resti a digiuno.-
Kurt si accigliò –Ok, ma perché
dobbiamo saltare il pranzo?-
-Ecco… speravo che mi
accompagnassi al provino.- rivelò Blaine in tono scoppiettante. Kurt aggrottò
ulteriormente le sopracciglia –Provino? Di cosa?-
-Per il vostro musical,
ovviamente.-
Gli occhi di Kurt si sbarrarono
–Per il… tu vuoi entrare nel musical? Davvero?- domandò, trovandosi sommerso di
sentimenti contrastanti.
Da un lato, l’idea di avere
Blaine ancora più a contatto con quello che per lui era il suo mondo e il suo
futuro lo emozionava enormemente. D’altro lato, però, sapeva che questo accorciava
i suoi tempi in modo inquietante. Avrebbe dovuto dire la verità a Blaine, lo
sapeva. Ormai erano davvero legati, passavano insieme gran parte del loro tempo
e si sentivano al telefono quasi ogni giorno. Si sentiva legato a lui in modo
profondo e sapeva che per Blaine era lo stesso. Da parecchi giorni ormai aveva
iniziato a sentirsi davvero in colpa per non avergli accennato la verità e,
anche se immaginava che Blaine l’avesse ormai intuito, sapeva che non avrebbe
potuto nasconderglielo ancora per molto, tanto più se si fossero trovati a
interpretare la parte di due amanti nel musical.
-Non mi sembri entusiasta. C’è
qualcosa che non va?- fu il turno di Blaine di accigliarsi, osservando l’amico
con preoccupazione e un po’ di delusione.
-No, no, certo che sono contento!
È fantastico. Lo sai cosa pensavo, alla storia… sempre la solita cosa. Tu non
vuoi che mi preoccupi ma io non riesco a evitarlo.-
-Popolarità e reputazione? Kurt,
quante volte ti devo ripetere che non importa?- ripeté Blaine, afferrandolo per
le spalle e guardandolo negli occhi.
-Mi fiderò quando me lo dirai
dopo aver ricevuto la prima granitata.- sorrise Kurt
–Comunque, certo che ti accompagno. Non vedo l’ora di sentirti cantare,
finalmente.- aggiunse, facendogli l’occhiolino mentre si avviavano insieme
verso la scuola.
Mentre passavano accanto ad
alcuni Titans, Kurt sentì una specie di formicolio sulla nuca: non ebbe bisogno
di voltarsi per capire che Karofsky lo stava fissando e si limitò a deglutire,
evitando di attirare l’attenzione di Blaine.
***
Mancava un’ora al pranzo e al
provino di Blaine e Kurt stava riponendo le sue cose nell’armadietto. Lo
attendeva un’ora buca e così se la prese comoda, senza curarsi del fatto che la
maggior parte dei compagni erano in classe e il corridoio era ormai quasi
vuoto.
Chiuse il portello con la chiave
ed ebbe appena il tempo di lasciarla cadere in tasca prima che un colpo
violento lo mandasse a sbattere contro la fila di armadietti, con tanta forza
che cadde a terra.
La vista di Karofsky che si allontanava,
senza nemmeno curarsi di lui, come se non avesse fatto altro che schiacciare un
insetto insignificante, gli fece perdere il controllo. Non gli importava che l’avrebbe
colpito, forse picchiato: sentiva l’esigenza di gridare in faccia al Titans tutto
quello che gli ribolliva dentro.
E lo fece.
Si alzò, quasi ringhiando, e si
precipitò nello spogliatoio. Karofsky era solo, di spalle alla porta.
-Ehi.- la voce di Kurt rimbombò
nella stanza, così come il tonfo della porta che si richiuse alle sue spalle.
-Lo spogliatoio delle femmine è
di là.- rispose il giocatore di football in tono non curante che non fece altro
che aumentare la furia di Kurt –Qual è il tuo problema?-
L’altro si voltò verso di lui,
infastidito –Come?-
-Cos’è che ti fa tanta paura?-
Gli occhi di Karofsky si
assottigliarono mentre faceva un passo verso di lui, minaccioso –A parte te che
arrivi qui per spiarmi l’uccello?-
Davanti ad un’accusa tanto
ridicola Kurt sarebbe scoppiato a ridere, se solo non fosse stato così furioso
–Certo! È il terrore di tutti voi etero che ogni gay voglia molestarvi e
convertirvi!- sputò –Senti un po’ salamone, guarda
che non sei il mio tipo.-
Vide Karofsky quasi sobbalzare a
quelle parole –Ma davvero?-
-Sì. Non mi piacciono i grassoni
sudaticci che saranno pelati a trent’anni.- ormai le parole uscivano da sole e
solo una piccola parte di Kurt era consapevole del rischio che stava correndo,
pericolo testimoniato dal pugno che l’altro gli sventolò davanti al viso –Non
provocarmi Hummel.- soffiò, ma Kurt si curò della minaccia solo per un istante
–Mi vuoi colpire? Colpiscimi.-
-Non provocarmi!- alzò la voce Karofsky,
e sembrava davvero fuori controllo mentre sbatteva con violenza la porta
dell’armadietto.
-Colpiscimi, tanto non puoi
cambiarmi.- continuò il soprano, imperterrito, senza nemmeno abbassare lo
sguardo, la gola che faceva male per la rabbia che stava esplodendo –I pugni
non cancelleranno né la mia omosessualità né la tua ignoranza.-
-Non farti più vedere!- ora
Karofsky stava gridando e, si rese conto Kurt, anche tremando –Sei solo un
bambino terrorizzato che non sa quanto è speciale essere sé stes…-
in quell’istante tutto si bloccò.
Kurt sentì il proprio cuore
fermarsi quando si rese conto che non era stato un pugno a strappargli il
respiro, ma un bacio. Un bacio molto più doloroso di qualsiasi colpo.
Rimase immobile, terrorizzato e
raggelato, e Karofsky si separò da lui. Aveva gli occhi umidi e un attimo dopo
fece per riavvicinarsi, ma stavolta il corpo di Kurt reagì nonostante la sua
mente fosse ancora scollegata.
Lo spinse via, guardandolo
incredulo, gli occhi chiari pieni d’odio, e indietreggiò mentre il Titans
colpiva rabbiosamente l’armadietto e scappava via senza guardarsi indietro.
***
Kurt uscì dallo spogliatoio
quando il suono della campanella ruppe il silenzio, avvertendolo della fine
dell’ora.
Era rimasto lì da solo,
lasciandosi scivolare i minuti addosso, troppo sconvolto per rendersi conto che
dei giocatori di football sarebbero potuti entrare da un momento all’altro.
Aveva pianto, solo per qualche istante, quando si era reso conto che Karofsky
gli aveva appena rubato il suo primo bacio. Poi, ripensando alle decine di
soprusi che era stato costretto a sopportare da quel ragazzo, se l’era presa
con il sacco da boxe: non era riuscito nemmeno a smuoverlo ovviamente, ma aveva
scaricato un po’ di rabbia. Infine si era semplicemente seduto su una delle
panche, la schiena contro gli armadietti, calmandosi e cercando di capire le
implicazioni di ciò che era accaduto.
A quanto pareva Karofsky era…
cosa? Gay? Bisessuale? Confuso? Era quello il motivo per cui lo tormentava con particolare
insistenza?
Non era arrivato ad una risposta,
ma quando un’ora dopo si convinse ad uscire dallo spogliatoio era riuscito a
calmarsi e a farsi passare il mal di testa. In parte si sentiva addirittura
sollevato, come se un peso gli fosse stato tolto sulle spalle. I tormenti che
subiva ogni giorno non dipendevano del tutto da ciò che era lui, ma anche e
forse in egual misura dai problemi che Karofsky aveva con sé stesso. Questo non
migliorava la sua situazione, anzi avrebbe anche potuto peggiorarla da quel
momento in avanti, eppure si sentiva più leggero, pur sentendosi un po’ stupido
per questo.
Ad ogni modo si stampò un sorriso
in faccia, imponendosi di non lasciar trasparire nulla mentre raggiungeva
Blaine davanti all’aula della sua ultima lezione. Non voleva che l’amico
capisse che qualcosa lo turbava, non prima del suo provino per il musical, ma
fu più difficile di quanto avesse immaginato.
-Che succede?- domandò infatti il
compagno non appena i loro sguardi si incrociarono.
-Oh santo cielo, ma sei un
parente di Edward Cullen?-
-Se ti dico che non ho colto la
citazione ti offendi?-
Kurt alzò gli occhi al cielo
–Ormai sono preparato al tuo essere impreparato. Allora, che canzone canterai?-
-Stai cercando di cambiare
discorso per non dirmi cos’hai vero?-
-Ora basta, esci dalla mia testa.
Sciò.- sbuffò Kurt –No, sul serio, non mi va di parlarne ora. Pensiamo alla tua
audizione.-
-Beh, non sapevo bene il tema del
musical e così ho scelto una canzone che ho già cantato, per andare sul sicuro.
Sailing di Rod Stewart, la conosci?-
-Non credo, non mi dice niente.
Allora dai, sbrighiamoci. Non vedo l’ora di sentirti cantare.- esclamò con un’allegria
solo in parte forzata.
Il provino sarebbe stato in
teatro e, anche se gli altri ragazzi del cast erano in platea, Kurt preferì
accompagnare Blaine dietro le quinte. Si erano presentati solo altri due
ragazzi per il provino e, da quando li avevano incontrati, Blaine aveva
iniziato a diventare decisamente nervoso.
-Ehi, ehi, respira ok?- gli
sorrise Kurt, sfiorandogli una mano come segno di incoraggiamento –Conosco Jake
Ulliel. Probabilmente è finito qui mentre cercava il bagno e deve ancora
rendersi conto di essere nel posto sbagliato.-
-Sei crudele.- ridacchiò Blaine,
sentendosi tuttavia un po’ più tranquillo.
-Sono certo che sarai
spettacolare. Ora, preferisci se ti aspetto qui o posso andare in platea con
Artie e Brit?-
-No.- rispose in fretta Blaine, e
Kurt per poco riuscì a trattenersi dal sussultare quando d’istinto l’amico gli
strinse la mano –Ti andrebbe di… ti dispiacerebbe restare qui? Se restassi da
solo scapperei nel giro di mezzo secondo.-
-Va… bene. Resto qui.- sorrise
Kurt.
-Grazie. Oh, e non credere di
scappare. Comunque vada, dopo andiamo a prendere un caffè e mi racconti cos’è
successo prima, ok?-
Kurt si morse il labbro, ma le
parole uscirono prima che potesse fermarle –Sì. Volevo appunto… avevo già
deciso di parlartene. Ma dopo, chiaro? Ora concentrati sulla canzone.-
Blaine gli rivolse un sorriso
luminoso e insieme si misero ad ascoltare l’esibizione del primo ragazzo. Era
intonato, ma non era niente di particolare e l’interpretazione era piuttosto
inconsistente. Jake Ulliel andò sul palco quando chiamarono il suo nome: in
tono poco coinvolto disse che non sapeva di dover preparare una canzone e
improvvisò qualcosa a memoria, senza accompagnamento. Inutile dire che Artie lo
interruppe dopo qualche istante, complimentandosi con un sarcasmo che avrebbe
fatto invidia a Santana.
Mentre Jake lasciava il palco
Blaine inspirò profondamente. Kurt lo spinse avanti con un occhiolino e fu sul
palco non appena Artie lo chiamò.
Kurt sorrise orgoglioso notando
che l’amico si mise istintivamente al centro del palco, a favore di luce. Un
attimo dopo Artie l’aveva invitato a fargli sentire la sua canzone.
Una musica lieve si levò dal
piano forte e, finita una breve introduzione, Blaine iniziò a cantare.
I am sailing, I am
sailing,
Home again cross the
sea.
I am sailing, stormy
waters,
To be near you, to be
free.
Kurt rimase incantato. La voce di
Blaine era bellissima, piena e calda, con una sfumatura un po’ roca che la
rendeva diversa da qualsiasi altra.
I am flying, I am
flying,
Like a bird cross the
sky.
I am flying, passing
high clouds,
To be with you, to be
free.
Can you hear me, can
you hear me
Thro the dark night,
far away,
I am dying, forever
trying,
To be with you, who
can say.
Era evidentemente un testo
religioso e questo, per un attimo, mise a disagio Kurt. Aveva deciso che quel
pomeriggio avrebbe detto la verità a Blaine e la scelta di quella canzone non
era molto incoraggiante per lui, ma si lasciò trasportare dalla voce dell’amico
e quelle parole parvero assumere un significato diverso, qualcosa che aveva a
che fare più con l’amore universale che con l’odio verso le diversità.
Can you hear me, can
you hear me,
Thro the dark night
far away.
I am dying, forever
trying,
To be with you, who
can say.
Blaine era sempre dolce,
amichevole e sorridente, ma quando cantava c’era qualcosa di diverso. I suoi
occhi erano pieni di una luce intensa e i suoi lineamenti erano rilassati,
distesi.
We are sailing, we are
sailing,
Home again cross the
sea.
We are sailing stormy
waters,
To be near you, to be
free.
Oh lord, to be near
you, to be free.
Oh lord, to be near
you, to be free,
Oh lord.
La canzone terminò e per un
attimo le poche persone presenti nel teatro rimasero immobili. Kurt si trattenne
dall’applaudire, preferendo aspettare che fosse qualcun altro a spezzare
l’atmosfera. Alla fine, quando Artie batté le mani per primo, Kurt lo seguì con
entusiasmo e con un sorriso sul viso.
-Bene, Blaine, sei stato
fantastico. Domani pomeriggio ti farò avere il copione. Questa settimana
abbiamo delle prove extra con il Glee, quindi le prove sono rimandate alla
prossima settimana. Inizieremo martedì e vorrei che aveste già familiarità con
la parte… devi leggere quella di Collins e quella di Benny, martedì prenderemo
una decisione insieme.-
-Grazie, io… grazie.- la voce di
Blaine mandava scintille di emozione e, quando Artie lo salutò, il ragazzo si
precipitò dietro le quinte e si lanciò praticamente su Kurt –Mio Dio, credevo
di esplodere, è sempre così stressante stare sul palco?- domandò, il viso
sepolto nel collo dell’amico che lo strinse a sua volta –Scherzi? Sembrava che
ci fossi nato su quel palco! Non è possibile che tu non abbia mai cantato se
non nel coro della chiesa, sei stato strepitoso!-
-Davvero? Ti è piaciuto?- domandò
Blaine guardandolo con occhi brillanti.
-Da morire. Davvero.- rispose
Kurt, senza il minimo bisogno di mentire o esagerare –Avanti, devo recuperare
un libro nell’armadietto e poi ti offro un caffè per festeggiare, ti va?-
-Certo, andiamo.- si avviarono
insieme lungo il corridoio, parlando della canzone di Blaine e del musical
–Allora, credo che entro la settimana dovrei vedere questo Rent. Ora non posso
più aspettare di vedere la vostra versione.-
-Sì, direi che è arrivato il
momento di informarsi.- concordò Kurt ridacchiando.
-Potremmo vederlo insieme?-
propose Blaine –Immagino che tu abbia il dvd, puoi venire un pomeriggio a casa
mia oppure pos…- la voce di Blaine gli morì in gola e
il suo viso si fece d’improvviso pallido.
-Che hai, sembra che tu abbia
visto un fantasma.- commentò Kurt, pronto a prenderlo in giro. Poi però seguì
il suo sguardo e il sorriso scomparve dal suo volto.
Il peso che per qualche minuto
gli era sembrato fosse scomparso tornò sulle sue spalle, ancora più
insopportabile di prima, non appena i suoi occhi si posarono sulla vernice
verde marcio che insudiciava il suo armadietto.
Frocio.
_____________L’angolo di Jane
Un giorno di ritardo, lo so, lo so. Ieri dovevo scrivere un pezzo per
uno spettacolo ed è stato un parto lungo e doloroso!
Ed ora, le carte sono in tavola. Blaine ha scoperto tutto nel modo
peggiore, reazioni? Nel prossimo capitolo :P vi lascio in bilico! Non ero
sicurissima della scena presa dal telefilm con Karofsky, ma il bacio serviva e
mi è sembrato più giusto tenere la versione originale.
Beeeeh, fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto cosa vi aspettate!!
Grazie a tutte quelle che mi hanno offerto aiuto per il consiglio di
cui avevo bisogno! A una di voi devo ancora chiedere, il mio mp arriverà
presto, anche se credo di aver scelto alla fine ùù
Non vedo l’ora di leggere i vostri commenti visto che siamo nel clou
della storia!!
Capitolo 9 *** 8. Per una scritta sull'armadietto ***
Cap.
8 – Per una scritta sull’armadietto
Kurt rimase qualche istante
immobile, incapace di staccare gli occhi dal suo armadietto. Percepiva
vagamente le poche persone rimaste a scuola che, attorno a loro, si muovevano
lanciando sguardi distratti a quella scritta che in meno di un secondo era
riuscita a soffiargli via tutto l’entusiasmo.
Deglutì, chiudendo gli occhi per
un istante. Sapeva che la scritta sarebbe stata ancora lì quando li avrebbe
riaperti, ma sperava che almeno sarebbe potuto scomparire Blaine. Perché no,
una scritta su un armadietto non era il modo in cui aveva progettato di
affrontare quel discorso.
Quando li riaprì, però, Blaine
era ancora lì e lo guardava con occhi dispiaciuti –Dai Kurt, andiamo, ti presto
il mio di libro.- mormorò, cercando di portarlo via. Kurt però scosse il capo e
si avvicinò all’armadietto a testa alta. Lo aprì, prese il libro che cercava e
se lo infilò nella tracolla per poi voltarsi verso Blaine.
-Signorina, non era necessario
scriverlo sull’armadietto, lo vediamo anche da soli che ti piace prenderlo nel
culo.-
Kurt si voltò verso Karofsky con
sguardo gelido, ma non ebbe tempo di dire nulla: Blaine intervenne, la voce
piena di rabbia –Lo sappiamo che sei stato tu. Ma che problemi hai, Karofsky?
Lascialo in pace, che gusto ci provi a scrivere queste idiozie?-
-Idiozie?- Azimio scoppiò a
ridere e Kurt sentì distintamente la terra che si apriva sotto i suoi piedi,
una voragine che non gli avrebbe lasciato scampo –Non sono idiozie, è solo la
verità. Hummel è un frocetto di merda, sbaglio
Hummel?-
-Basta, questa volta state davvero…-
-Io non vengo a scrivere sui
vostri armadietti “puzzolenti maiali in calore”, anche se lo siete.- sibilò
Kurt –Anche se sul tuo armadietto potrei scrivere qualcosa di molto più
interessante eh, Karofsky?- vide il Titans farsi pallido e un istante dopo
questi si rivolse ad Azimio –Basta, inizio ad annoiarmi, andiamocene.-
Kurt li osservò mentre si
allontanavano, poi lanciò un’ultima occhiata all’armadietto e, infine, trovò il
coraggio di voltarsi verso l’amico che era rimasto immobile.
-Blaine io… non so cosa…-
-Tranquillo Kurt, sono solo degli
idioti che non sanno più cosa inventarsi.- lo interruppe Blaine con rabbia.
Kurt sospirò appena, scuotendo il
capo. Avrebbe voluto che andasse diversamente, parlargli con più tranquillità,
ma ormai era in ballo e non poteva tirarsi indietro. Per lo meno il corridoio
era vuoto, visto che le lezioni erano finite e i pochi che rimanevano a scuola
avevano ormai raggiunto il campo da football o la piscina –Non… non si sono
inventati nulla.-
-Cosa?-
-Non è… Blaine, non so come hai
fatto a non capirlo, di solito le persone se ne rendono conto ancor prima che
io apra bocca.- alzò lo sguardo su di lui e si sentì mancare vedendo i suoi
occhi sbarrati, increduli –Per favore non…-
-Cosa stai dicendo, Kurt?-
domandò Blaine con voce incerta, gli occhi talmente spalancati che sembrava
aver perso la capacità di sbattere le palpebre. Il soprano si morse il labbro,
cercando di trattenere le lacrime: quel giorno sembrava che il mondo intero si
fosse accordato per svuotargli completamente i condotti lacrimali.
–Che io lo sono, Blaine. Sono
gay.- rivelò, stupendosi appena di quanto si sentisse vulnerabile in quel
momento. Di sicuro lo sguardo vacuo di Blaine non aiutava.
-Non è… tu non puoi… gay? Ma è… è
una cosa…-
-Blaine. Blaine, per favore.- lo
interruppe, odiando la sua stessa voce supplichevole –Lo so, avrei dovuto
dirtelo prima ma… non cambia nulla. Sono sempre io, non è cambiato niente.-
-Invece sì, Kurt! Certo che è… la
sodomia è un…-
-La sodomia?-
-Questo è… è un peccato.-
Ogni parola di Blaine faceva
sprofondare il cuore di Kurt un po’ più in basso e le lacrime iniziarono a
percorrergli le guance prima che potesse fermarle –Non puoi pensarlo davvero.-
balbettò, facendo un passo verso di lui. Quasi si mise a gridare di
frustrazione quando Blaine fece un passo indietro, sottraendosi al suo tocco
–Blaine, non farlo. Avevi detto che non ti sarebbe importato.-
-Dovevi dirmelo. Dovevi
avvertirmi prima che diventassimo… non posso. Dovevi dirmi che non sei…-
-Che non sono?- domandò Kurt. Le
lacrime continuavano a scivolare lungo la sua pelle, ma ora la sua voce non
tremava più e alla tristezza si era aggiunta una profonda amarezza –Che non
sono cosa, Blaine?-
-Io non…-
-Che non sono normale?-
Blaine sospirò e il soprano vide
una sfumatura di tristezza nei suoi occhi. Sembrava perso e gli tremavano le
mani, ma non si preoccupò di correggerlo.
-Bene.- la parola uscì come un
singhiozzo e Kurt si strinse le braccia al petto a mo’ di scudo –Bene. Credevo
fossi diverso. Credevo fossi buono, dolce e che avresti… almeno cercato di
capire. Invece sei proprio come tutti gli altri.- mormorò, svuotandosi un po’
di più ogni volta che pronunciava una di quelle parole piene di delusione e
rabbia –Dovresti provare a fare amicizia con Karofsky e Azimio. Sei proprio
uguale a loro.-
-Non è vero. Non è vero, non sono
come loro.- ribatté Blaine, completamente nel panico.
-Sì che lo sei. Solo che lo
nascondi meglio.- sputò Kurt, poi si voltò e si costrinse a non voltarsi
indietro mentre si dirigeva a grandi passi verso l’uscita.
Quando arrivò fuori inspirò
profondamente, godendo dell’aria gelida che gli congelò le lacrime sul viso e
chiudendo gli occhi per un istante prima di avviarsi verso la sua auto. Aveva
appena raggiunto il parcheggio quando sentì una voce familiare raggiungerlo:
per un solo istante qualcosa, dentro di lui, si accese di speranza, ma un
attimo dopo si rese conto che era la voce di Puck, non quella di Blaine -Kurt
ti adoro, e tu adori me, quindi mi darai un passaggio fino a casa, vero? Sai
stavo parlando con… che succede?- domandò, facendosi serio non appena vide il
volto umido e sconvolto dell’amico –Kurt, è stato Karofsky? Cos’ha fatto?-
-No, non… non è…- il soprano non
riuscì ad evitare di singhiozzare. Un istante dopo si trovò stretto contro il
petto di Puck e scoppiò nuovamente a piangere, lasciandosi consolare
dall’amico.
-Dai vieni. Guido io, eh? Mi
offri un caffè e ne parliamo.-
Kurt ridacchiò appena tra le
lacrime –Non dovresti offrirmelo tu?-
-Dovrei, amico, ma non ho soldi.
Dovrai accontentarti del mio sostegno morale.-
***
Rimasto solo davanti all’armadietto
incriminato, Blaine non riusciva a smettere di fissare la porta da cui Kurt era
uscito.
Non era la prima volta che lo
vedeva piangere, ma vederlo in lacrime, così sconvolto, e sapere che era a
causa sua era stato orrendo. Ogni molecola del suo corpo tendeva verso l’amico
e avrebbe solo voluto fare un passo verso di lui e stringerlo a sé. Per questo
si era tirato indietro quando Kurt aveva fatto un passo verso di lui: anche se
vederlo con quell’espressione ferita gli aveva spezzato il cuore, sapeva che se
non l’avesse fatto avrebbe ceduto e avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo
smettere di piangere.
Lanciò uno sguardo alla scritta
sull’armadietto e un brivido gli percorse le spina dorsale. Immediatamente
decine di domande gli affollarono la testa, così tante e così confuse da non
riuscire a metterle in ordine, e ogni dubbio ne portava con sé un altro, e poi
un altro e un altro ancora. E ognuno era una pugnalata al petto, perché gli
sembrava che non esistessero certezze, risposte giuste o sbagliate.
Aveva legato così tanto con Kurt
in quelle tre settimane che gli sembrava di conoscerlo da una vita. Scoprire
all’improvviso una cosa così grossa su di lui l’aveva destabilizzato, ma
soprattutto quella cosa.
Non aveva mai incontrato un
ragazzo gay, ma pensava che se ne avesse incontrato uno l’avrebbe riconosciuto.
Al St. Jude era capitato di parlare dell’omosessualità durante le ore di storia
contemporanea, in particolare nell’ultimo anno in cui diversi stati avevano
approvati i matrimoni gay, ma Kurt non assomigliava affatto all’immagine che si
era costruito nella sua mente durante gli ultimi anni. Certo Kurt era più
elegante degli altri loro compagni, amava i musical e aveva un aspetto davvero
delicato, ma allo stesso tempo era dolce, buono e timido. Non riusciva a farlo
coincidere con le fotografie di ragazzi mezzi nudi e volgari che una volta
l’insegnante aveva mostrato loro.
Ma era gay e questo era sbagliato. Sapeva che era un peccato e
anche se Kurt era fantastico e passare il tempo con lui era incredibilmente
piacevole questo non cambiava nulla…
O forse sì?
Espirò lentamente, cercando di
tranquillizzarsi almeno un po’ e magari di scacciare l’immagine degli occhi
umidi di Kurt dalla sua mente, dopodiché uscì dalla scuola. Si guardò attorno e
immediatamente i suoi occhi individuarono Kurt, già nel parcheggio, che si
avviava verso la sua auto con Puck. Il Titans gli teneva un braccio attorno
alle spalle e il soprano si stava asciugando il viso col dorso della mano.
Blaine fu colto da un formicolio
abbastanza spiacevole alle mani davanti a quell’immagine. Immediatamente la sua
mente si riattivò e formò decine di collegamenti a tempo zero.
Sapeva che Kurt e Puck erano
legati, li aveva visti scambiarsi gesti d’affetto in diverse occasioni e ora…
erano solo amici? O forse… era possibile che fossero amanti?
A quella prospettiva Blaine
avvertì una profonda fitta all’altezza del petto. Si affrettò verso la sua
auto, forzando la sua mente a non soffermarsi su immagini che non avrebbe mai
voluto visualizzare, e mise in moto.
***
Al Lima Bean, Puck attese con
calma che l’amico iniziasse a parlare. Non era mai stato un tipo paziente, ma
riuscì a distrarsi grazie al muffin che aveva strappato a Kurt insieme al caffè
e alla presenza di due ragazze piuttosto carine che continuavano ad andare
avanti e indietro dal bancone.
Alla fine però si stancò e decise
di distogliere lo sguardo perso di Kurt dal suo non-fatmocha –Kurt, guarda che se non inizi a parlare in
fretta dovrai comprarmi un altro muffin.-
Il ragazzo sbuffò, rigirandosi il
bicchiere tra le mani e poggiandosi allo schienale –Si tratta di Blaine.-
-Blaine?- ripeté il Titans, sorpreso
–Come mai? Fino a un’ora fa passavate ogni istante insieme, eravate
asfissianti.-
-Ma poi ha scoperto che sono
gay.- spiegò Kurt. Il suo tono era piatto, ma sentiva il sangue pulsare un po’
più rapidamente ogni volta che ripensava a ciò che era successo. Agli occhi
delusi e preoccupati di Blaine, alla sua insicurezza, alla paura. Paura di lui.
Puck si fece serio –Ti ha detto
qualcosa?-
-Ho cercato di spiegargli. Perché
non gliel’avevo mai detto e che… che non cambia niente. Ma non era d’accordo.-
-Kurt.- Puck si sporse un po’
verso di lui, mettendo da parte il muffin –Ascolta, lo so che fa male e che
Blaine ti piace. Ma ricordi? Anche io non capivo all’inizio. Per non parlare di
Finn. Forse ha bisogno solo di un po’ di tempo.-
-No, non è la stessa cosa. Voi
eravate idioti. Ehm… scusa.- Puck gli fece segno di non preoccuparsi –Lui non
lo è. Blaine è molto religioso, non so se lo sapevi, e ha… è davvero convinto
che io sia un peccatore contro natura, ora. E per come mi guardava mi sentivo
così… sbagliato.-
Puck sospirò, poggiandogli una
mano sulla spalla –Dai, principessa, prendi metà del mio muffin. Per oggi la
tua dieta può andare a farsi fottere.-
Ridacchiando, Kurt accettò il
dolce. Puck non era un ragazzo che parlava in modo particolarmente loquace e
profondo, ma sapeva dire molte cose con un gesto, se imparavi a conoscerlo. E
Kurt questo lo apprezzava.
***
Blaine sapeva che non sarebbe
riuscito a concentrarsi sullo studio, eppure ci provò lo stesso. Suo padre era
ancora a lavoro mentre sua madre aveva uno dei suoi gruppi di auto-mutuo aiuto,
così lui prese qualche biscotto al cioccolato e salì in camera sua.
Una volta aperto il libro cercò
di concentrarsi sulle imprese di Carlo Magno: dieci minuti dopo stava
mangiucchiando un biscotto con lo sguardo perso nel vuoto mentre la sua mente
andava alla deriva. Gli sembrava di essere incapace di mantenere lo stesso
pensiero per più di dieci secondi. Carlo Magno in un soffio si trasformava in
un armadietto con una grossa scritta offensiva, un attimo dopo c’era Kurt
stretto contro il petto di Puck e poi puff, facevano capolino due grandi occhi azzurri colmi di
lacrime e delusione. Allora cercava di affogare tra le pagine di storia il moto
di tenerezza che lo avvolgeva, ma era solo questione di attimi e tornava a
chiedersi se Kurt era ancora con Puck e poi, prima che la sua mente iperattiva
producesse l’indesiderata immagine di un bacio consolatorio tra i due, si
chiedeva se Mercedes sapesse di essere amica di un… altra disgressione mentre
si domandava quale fosse la parola giusta da usare.
Gay, aveva detto Kurt, ma sembrava così leggero e poco rilevante,
un aggettivo come un altro, alla stregua di alto o biondo. Forse era meglio omosessuale, un termine così asettico e
quasi clinico? Non certo frocio,
quella parola brutale e aggressiva che l’aveva fatto rabbrividire quando era
comparsa sulla superficie lucida dell’armadietto. Sodomita era la parola che Padre Harrow, il suo insegnante al St.
Jude, usava, nonché quella che aveva usato suo padre una volta che aveva
sentito un servizio sul matrimonio paritario, eppure gli era parsa così
offensiva e giudicante quando l’aveva pronunciata di fronte a Kurt…
Kurt. Si chiese come stava, se
aveva pianto ancora a lungo o se Puck era riuscito ad asciugargli tutte le
lacrime, se adesso lo odiava. Si trovò il telefono in mano con il numero
dell’amico sullo schermo prima ancora di rendersi conto di essersi mosso. Fissò
quel nome così familiare e allo stesso tempo ostile, poi ripose il cellulare e
sprofondò nuovamente nel ciclo confuso dei suoi pensieri.
Quasi non si rese conto del tempo
che passava: solo quando sentì la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi capì
di aver perso tutto il suo pomeriggio di studio, così chiuse il libro e scese
al piano inferiore dove sua madre era già in cucina.
-Ciao mamma.-
-Oh, ciao tesoro. Non ti avevo
sentito arrivare.- sorrise la donna prima di iniziare a pulire l’insalata
–Com’è andata la scuola? L’audizione?-
Solo in quel momento Blaine ricordò
il musical –Oh, si, bene. Sono nel cast, ma saprò in che ruolo solo lunedì
prossimo.- spiegò rapidamente mentre si sedeva al tavolo. Inevitabilmente, il
suo pensiero tornò a gravitare attorno a Kurt.
Esitò un istante, ma poi si
decise a parlare: aveva bisogno di una guida, di un consiglio, di qualcosa che
desse un centro ai suoi pensieri, perché se avesse continuato a lasciarli
roteare sarebbe impazzito.
-Mamma?-
-Sì, Blaine?-
-C’è…- si interruppe, senza
sapere come continuare. Non voleva fare il nome di Kurt: in realtà non era
nemmeno certo di riuscire a pronunciarlo senza perdere nuovamente il controllo
dei suoi pensieri –Mi stavo solo chiedendo se tu hai mai conosciuto… un
ragazzo… sai, un… un ragazzo…- di nuovo si bloccò alla ricerca del termine
adatto.
-Un ragazzo?- lo incoraggiò Diane
riempendo d’acqua una ciotola.
-Gay.- soffiò alla fine,
immaginando che il termine che aveva usato Kurt fosse quello più adatto.
La madre si voltò, lasciando
cadere la ciotola nel lavandino, e Blaine avvampò davanti ai suoi occhi
sbarrati –No, Blaine, certo che no. Sai bene che non frequentiamo persone del
genere.-
-Ma… magari una conoscenza
indiretta. Un collega di papà, o…- “un amico
di tuo figlio che è stato qui diverse volte, magari”.
-I colleghi di tuo padre sono
tutte persone rispettabili, Blaine.- lo interruppe Diane –Perché mi fai questa
domanda?-
-Nulla è solo che… beh ecco, a
scuola c’è un ragazzo. E dicono che sia… cioè, lo è, lui è gay, ecco. E così mi
chiedevo, se lui… insomma, se…-
-Blaine.- lo interruppe sua
madre, sedendosi di fronte a lui con aria preoccupata –Questo ragazzo ti ha
detto qualcosa di… inappropriato? Non
devi vergognarti tesoro, se ha cercato di avvicinarti, se ti sei sentito in
qualche modo…-
-No, mamma, no! Lui… no!- si
affrettò a negare Blaine, quasi stupito da quelle domande. Kurt era amichevole
e gentile. Non aveva mai fatto nulla di male, ogni loro contatto era stato
semplicemente… giusto –Non è niente di simile. È solo che questo ragazzo, vedi,
lui… passa diverso tempo con i ragazzi con cui sono diventato amico.- disse,
cercando di semplificare la cosa –E io non so bene come dovrei comportarmi.-
La donna si prese qualche istante
per rifletterci e poi, frugando nella borsa appesa allo schienale della sedia,
iniziò a parlare –Prima di tutto, Blaine, non devi lasciarti coinvolgere
troppo. Si sa come sono quegli ambienti e non voglio che tu abbia delle brutte
esperienze. Girano così tante malattie, e poi un ragazzo innocente e giovane
come te non può che rimanere turbato davanti a certe perversioni.-
Blaine si mosse sulla sedia,
decisamente a disagio, e distolse gli occhi da quelli di sua madre. Più ci
pensava e ne parlava, meno riusciva a far entrare Kurt in quelle descrizioni.
Lui era così attento alla sua alimentazione e all’igiene… eppure, nei primi
tempi aveva insistito così tanto per fargli capire che stare con lui sarebbe
stato rischioso… era di quello che parlava? Di quel mondo di perdizione che sua
madre e il suo insegnante del liceo dipingevano? Esisteva davvero il mondo
notturno, a luci rosse, di cui aveva letto in quell’articolo del giornalino del
St. Jude?
-Tuttavia, non è giusto voltare
le spalle alle sofferenze altrui. Se viene a scuola con te dev’essere un
ragazzo giovane e ha solo bisogno di qualcuno che lo riporti sulla retta via.
Quindi…- tirò fuori dalla borsa due volantini, ne scelse uno e ne cerchiò in
rosso una parte. Sbirciando, Blaine lesse la scritta nera “Gruppi di auto-mutuo
aiuto – un sostegno per i giovani che hanno perso la via della luce”.
-Fagli avere questo. Puoi
metterlo nel suo armadietto, se sai qual è.-
Blaine prese il volantino e,
lentamente, sul suo viso nacque un sorriso. Era possibile, forse, che tutto si
risolvesse per il meglio?
-Grazie, mamma. Vado a finire i
compiti, ora.- esclamò, saltando in piedi e depositando un bacio sulla guancia
della donna prima di correre al piano superiore, tuttavia i compiti erano il
suo ultimo pensiero. Accese il computer e digitò un paio di parole chiave.
Immediatamente sullo schermo
comparvero diversi siti e Blaine, con cura, li sfogliò uno ad uno.
Trovò qualche teoria interessante
riguardo al rapporto di un figlio con i genitori e lo lesse con particolare
attenzione, sapendo che Kurt aveva perso la madre. Poi passò ad un'altra
pagina, il blog di un campo di guarigione non eccessivamente lontano in cui i
ragazzi venivano aiutati a combattere le loro tendenze omosessuali: salvò il
link e andò avanti. Chiuse in fretta la pagina successiva in cui alcune persone
sostenevano il metodo di bere ammoniaca ogni volta che la loro mente partoriva
un desiderio omosessuale e passò alla seguente, gestita da un prete: parecchio
spazio era occupato dalle testimonianze e dalle lettere di ragazzi che erano
riusciti a sfuggire ai loro impulsi omosessuali.
Blaine lesse la maggior parte
delle lettere con attenzione, salvandole una a una sul suo computer e
soffermandosi particolarmente su quella di un certo Max87Ohio, che al fondo
della sua lettera aveva lasciato un indirizzo e-mail. Se lo salvò, poi prese il
proprio cellularee cercò il numero di
Kurt.
“Ho bisogno di parlarti. Possiamo trovarci in aula di religione alla
buca della terza ora? –B”
____________L’angolo di Jane
*Si nasconde dietro il
divano per evitare il lancio di pomodori e oggetti contundenti* ehm ehm… coffcoff…
ciao?
Ok frenate le ostilità
vi prego. So che speravate che Blaine sorridesse e dicesse “Ehi, va tutto bene”,
ma… non me la sentivo, mi sembrava poco realistico. Blaine è una persona
splendida ma gli ho creato un certo background e credo (spero) di essermici
attenuta.
Riguardo alla ricerca
finale di Blaine al pc, l’ho fatta sul serio. E sì, l’atrocità dell’ammoniaca è
una teoria reale, non me la sono inventata (non ho una mente così malata. Io.).
Spero davvero che mi
lasciate qualche commento (e che non mi lasciate dei pacchi-bomba sotto casa
:P) perché questo è un capitolo che è stato particolarmente difficile scrivere!
Che dire… scappo!! Alla
prossima (se non mi avrete uccisa),
Quando la sera precedente Kurt
aveva ricevuto il messaggio di Blaine aveva avuto la sensazione di aria fresca
nei polmoni dopo una lunga apnea.
Aveva passato la prima metà del
pomeriggio a distrarsi con Puck e poi, una volta a casa, era corso in camera
sua e aveva chiamato Mercedes. L’amica, dopo essersi scusata almeno una decina
di volte perché, a quanto pare, avrebbe dovuto accorgersi che Blaine era un
idiota, gli aveva fatto uno dei suoi discorsi incoraggianti che in genere lo
facevano sentire molto meglio.
Tutte quelle attività avevano
funzionato, un po’, eppure solo leggendo quel breve sms Kurt era davvero
riuscito a tornare a respirare. Così aveva risposto che certo, ci sarebbe
stato, e il giorno dopo si trovò a correre lungo i corridoi per non arrivare in
ritardo all’appuntamento dato che il professor Schuester l’aveva trattenuto.
Trovò Blaine in piedi, poggiato
alla cattedra, lo sguardo rivolto alla finestra e il viso illuminato dal
pallido sole invernale.
-Ehi.-
Blaine si voltò sentendo la voce
di Kurt e, un istante dopo, gli rivolse un sorriso timido –Ehi.-
Kurt chiuse la porta, poggiò la
tracolla in silenzio e si sedette su un banco proprio di fronte all’amico.
Attese in silenzio per qualche attimo, dopodiché domandò –Volevi parlarmi?-
-Sì.- annuì l’altro
immediatamente –Volevo… volevo chiederti scusa. Per averti aggredito ieri, e
per essere stato un pessimo amico.-
Kurt sentì il suo cuore librarsi
in aria, sorretto da centinaia di farfalle colorate –Immagino che sia normale.
Aver bisogno di tempo per assimilare la cosa, intendo.-
-Infatti io ci ho pensato.
Praticamente tutto il pomeriggio. Ne ho persino parlato con mia madre,
ovviamente senza fare il tuo nome, tranquillo…-
-Oh. Oh, io… ok. Capisco, avevi
bisogno di… chiarirti le idee.- commentò il ragazzo, non del tutto sicuro di
essere contento di quel particolare sapendo che i genitori di Blaine non
avevano già una grande opinione di lui.
-E davvero Kurt, mi dispiace. Ho
sbagliato e se tu vuoi… perdonarmi, io ti starò vicino. Posso solo immaginare
quanto sia difficile e io voglio solo che tu sappia che non sei solo. Io voglio
aiutarti.-
Stavolta Kurt si accigliò del
tutto. Una parte di lui voleva mandare i dubbi a quel paese e mettersi a saltellare
per tutta l’aula perché, insomma, Blaine era lì e non aveva perso il suo amico.
Eppure qualcosa nelle sue parole lo confondeva –Mi vuoi… aiutare?-
-Sì! Sì, certo Kurt io… ecco,
guarda.- frugò nel suo zaino e ne tirò fuori un volantino –Mia madre mi ha dato
questo e se vuoi ti posso accompagnare. Quando sarai pronto, ovviamente.
Il soprano esaminò appena il
volantino che il ragazzo gli aveva passato e i suoi occhi si posarono
immediatamente sulla parte cerchiata. Si raggelò, mentre Blaine continuava a
parlare.
-E ho provato a informarmi. Solo
su internet, ma ho letto che ci sono altre fonti, libri e video. E ho letto
decine di testimonianze di ragazzi che ne sono usciti, te le ho salvate tutte e
quando vorrai posso stampartele. C’è uno di questi ragazzi che ha lasciato
anche il contatto mail, potremmo scrivergli. Vive in Ohio e se accetterà potrei
accompagnarti ad incontrarlo.- si fermò un istante solo, per riprendere fiato,
poi riprese –Forse non sarà facile, ma tu sei forte. Hai resistito a tante cose
e io ti sarò accanto ad ogni passo. E sono certo che anche tuo padre ti starà
vicino in questo percorso, quando gliene parlerai.- si avvicinò con un sorriso
brillante, fiducioso, e gli poggiò le mani sulle spalle. Il calore che Kurt
avvertì strideva in modo inquietante con il freddo che le parole dell’amico
avevano risvegliato in lui –Vedrai, andrà tutto bene. Faremo in modo che vada
bene.-
Nel frattempo Kurt aveva capito
il senso di quello che Blaine stava cercando di dirgli e non poteva crederci.
Sentiva l’impulso di scoppiare a piangere, di nuovo, ma la tristezza non era
nulla in confronto alla fredda delusione che gli pugnalava il petto –Non posso
crederci.- commentò –E io che… pensavo… Blaine. Mio padre lo sa.-
-Oh.- tentennò l’altro –Oh… bene.
Insomma, si dice sempre che ammettere un problema è il primo passo verso la
soluzione, no? E tuo padre cosa…-
-Blaine, tu non capisci. Tu non…
Dio.- esalò Kurt, facendo un passo indietro per allontanarsi da lui -Questo non
è un problema. Non è qualcosa a cui
devi trovare una soluzione. Non voglio
una soluzione e, in effetti, nemmeno esiste
una soluzione.-
-Ma… ma io credevo…-
La voce di Blaine era persa e i
suoi occhi erano così confusi e spaventati che in qualsiasi altra situazione
Kurt l’avrebbe abbracciato, ma non in quel momento –Cosa? Cosa credevi, eh? Di
potermi aggiustare, così tutto
sarebbe andato apposto?- domandò con astio –Non è stato facile nemmeno per me
accettarlo, ma ora l’ho fatto. E potresti chiudermi in uno di quegli assurdi,
stupidi campi di conversione, ma non cambierebbe nulla. Non è qualcosa da
guarire, sono semplicemente io.-
Blaine sentiva le gambe cedere e
le mani tremare. Aveva davvero creduto di far bene, di poter fare in modo che
tra lui e Kurt tornasse tutto com’era. Avrebbe potuto lottare per lui, con lui,
anche per anni se fosse stato necessario, ma ora che Kurt lo guardava in quel
modo… com’era possibile che quel ragazzo riuscisse a far crollare le fondamenta
di tutte le sue sicurezze, facendolo sentire come se dalla sua bocca non
uscisse nulla di giusto?
-Io non so che altro… cosa… cosa
dovrei fare, Kurt?- esalò Blaine con la voce fragile di chi non sa cosa fare o
a cosa appigliarsi –Io davvero non so cosa fare per cercare di… di tornare a
quello che eravamo prima.-
Kurt sospirò, osservando gli
occhi persi del suo amico. Sapeva già ciò che avrebbe risposto, ma sapeva anche
che l’amico non avrebbe mai potuto accettare le condizioni che gli avrebbe
posto. Tuttavia, non cambiò idea: sapeva di non poter accettare niente di meno
–C’è solo una cosa che puoi fare. Accettare che sono così, che non è una
malattia o una… perversione.- disse con voce stentorea –Ho passato anni a
nascondere quello che sono e non ricomincerò a farlo. Mi ucciderebbe.-
Blaine aprì la bocca, ma sapeva
bene che non ne sarebbe uscito alcun suono. Era inevitabile, considerando che
la sua testa in quel momento era totalmente vuota. C’era qualcosa, una voce
lontana che sembrava gridargli la risposta più giusta, ma per quanto si
sforzasse non riusciva a sentirla.
Il mondo aveva preso a roteare
più rapidamente attorno a lui e proprio non riusciva a trovare un equilibrio.
Da una parte aveva l’impulso di coprire la distanza che lo separava dall’amico
e stringerlo in un abbraccio per cancellare quell’espressione distrutta dal suo
viso angelico. D’altronde, però, non riusciva a non pensare a ciò che aveva
scoperto il giorno prima, al fatto che quello che faceva il suo amico era
impuro e peccaminoso e che non poteva accettarlo, né voleva farlo.
Non voleva, giusto?
Kurt deglutì, cercando di
ingoiare il peso che gli si era formato in gola –Blaine?- esalò, e l’altro
dovette chiudere gli occhi per evitare di posarli sul volto teso e sofferente
che gli stava di fronte –No, Kurt non… non so come… non posso, come puoi solo…
questo è… no, non ho…-
Il singhiozzo di Kurt spezzò quel
fiume di parole e, in un solo colpo, anche il cuore di Blaine –Va bene.- riuscì
appena a mormorare il soprano prima di scendere dal banco a cui si era
aggrappato fino a quel momento.
Sentendolo incamminarsi verso la
porta Blaine avrebbe voluto seguirlo, ma rimase fermo. A cosa sarebbe servito?
Non esisteva un punto di incontro tra di loro, tutto era perduto e Blaine sentì
qualcosa di caldo inumidirgli le guance.
I passi di Kurt si interruppero
all’improvviso e Blaine alzò lo sguardo verso di lui, allarmato, ma si
tranquillizzò appena quando vide che non si era fermato per via di qualche
bullo ma perché era quasi andato a sbattere contro Mercedes.
-Kurtie,
tesoro, cosa succede?- domandò dolcemente la ragazza non appena notò gli occhi
dell’amico. Poi si rivolse a Blaine e la sua voce cambiò drasticamente,
facendosi pericolosa –Cosa gli hai fatto ancora?-
-No ‘Cedes
non…- singhiozzò Kurt –Non ho bisogno che mi difendi, voglio semplicemente…
scusa. Scusa devo… andare, ora- il ragazzo la superò e si allontanò a grandi
passi, senza nascondere il viso colmo di lacrime.
Non appena rimasero soli,
Mercedes tornò a fissare Blaine con gli occhi ridotti a fessure –Cosa gli hai
fatto stavolta? Giuro che potrei strapparti tutti quegli stupidi capelli ingellati.-
Blaine colse a stento la
minaccia, troppo occupato a cercare di non crollare al ricordo dell’immagine
distrutta di Kurt –Io non… non so, ieri… l’armadietto, c’era scritto… che lui…
che… tu… tu lo sai? Lo sapevi già?-
Mercedes fece per aggredirlo di
nuovo, ma quando vide gli occhi nocciola di Blaine colmi di confusione e paura
scosse il capo –Vuoi sapere se so che sei un idiota o se so che Kurt è gay?-
Blaine sospirò e guardò la
ragazza, che si era seduta al banco in cui pochi istanti prima era seduto Kurt.
Avrebbe voluto così tanto poter tornare indietro, solo di qualche minuto: non
sarebbe cambiato nulla, ma almeno avrebbe potuto avere di nuovo lì Kurt, almeno
per un istante –Entrambe le cose.-
-Si, certo che so che è gay. Sono
stata la prima con cui ha fatto coming out, sai? Mi ero presa una cotta per
lui.- spiegò con una breve risata –Lui mi ha mentito e ha detto che gli piaceva
Rachel. Ma poi, dopo che gli ho spaccato il vetro della macchina, mi ha
raccontato la verità. È stato più di un anno fa e dopo poche settimane è uscito
allo scoperto anche con suo padre e tutti gli altri.-
Blaine avrebbe solo voluto
poggiare la testa sul banco e dormire per i dieci anni successivi, eppure
qualcosa lo spingeva a fare domande. Era come se sentire Mercedes parlare di
Kurt potesse illuderlo di non essere poi così lontano dal suo amico, anche se
sapeva che non aveva speranze di tornare a quello che avevano creato in quelle
settimane, un tempo così breve eppure così intenso –Quindi suo padre… insomma, gli
va bene?-
-Sì, lo accetta e appoggia Kurt
in tutto e per tutto. E così facciamo noi del Glee.- precisò la ragazza –Kurt è
una persona fantastica e anche se sono seduta qui a parlare con te, sappi che
odio il modo in cui l’hai trattato.-
-Non capisco. Tu sei… tu credi in
Dio, vieni in Chiesa ogni domenica. E le tendenze di Kurt… sono un peccato,
insomma.-
Mercedes lo guardò con occhi
delusi e Blaine si sentì male, anche se non era nemmeno paragonabile a quello
che aveva provato quando era stato Kurt a guardarlo in quello stesso modo. Non
capiva bene come fosse possibile che Kurt gli fosse entrato dentro così
profondamente in un tempo tanto breve, eppure era così –Blaine, sei un ragazzo
intelligente. Posso capire che la tua vita sia stata diversa dalla mia e
probabilmente non hai mai avuto a che fare con questioni di questo tipo. Io non
ho frequentato scuole cattoliche e quindi, anche se Kurt è il primo ragazzo gay
che conosco e che abbia la nostra età, ho incrociato parecchi omosessuali
durante la mia vita.-
-Parecchi?-
-Già, parecchi. Ma anche se
capisco che per te sia strano e che hai avuto un certo tipo di educazione,
questo non giustifica l’ignoranza. La religione non implica la rinuncia alla
nostra capacità di riflessione.-
Blaine strinse le mani fino a
conficcarsi le unghie nei palmi. Era incomprensibile, non si potevano discutere
certi dogmi. Era per quello che si chiamavano dogmi, santo cielo, e non ne
aveva mai dubitato prima, quindi… perché ci stava riflettendo? Perché sperava
con tutto il cuore di trovare qualcosa, qualsiasi cosa che lo aiutasse ad
accettare Kurt?
-Pensaci, ma se non puoi
accettarlo…- prese il volantino che Kurt aveva abbandonato lì e lo porse al
ragazzo –Limitati a non stargli attorno. Non c’è modo che Kurt smetta di essere
ciò che è, e ciò che è comprende la sua omosessualità.-
Blaine annuì senza riuscire a
guardarla negli occhi, né a dire nulla. Si vergognava del modo in cui si stava
comportando, ma non ne capiva il motivo.
Era dalla parte giusta. Non era
lui a peccare, allora perché si sentiva così male… così sbagliato?
-Sei una persona intelligente e
spero davvero che tu deciderai di iniziare a ragionare.- concluse Mercedes,
poggiandogli una mano sulla spalla –Ora vado a cercare Kurt, sarà… beh. Ci
vediamo, Blaine.-
Blaine annuì appena, senza
muoversi mentre la ragazza usciva dall’aula lasciandolo lì da solo con i suoi
dubbi.
______________________L’angolo di
Jane
Ed ecco il nuovo capitolo! Come avevate immaginato… l’idea di Blaine è
stata una pessima, pessima idea. Ma avrete notato che almeno inizia a
interrogarsi sulla cosa, grazie anche a Mercedes!
Sono ancora sconvolta, triste e commossa per la 5x03, ma sono riuscita
comunque a scrivere il capitolo nuovo, quindi vi annuncio che i capitoli
scritti fin ora sono 21 ùù
Oooora… al solito, spero di non aver offeso nessuno con le parti sulla
religione. E spero che vi sia piaciuto come capitolo, anche se è un po’ corto
rispetto agli altri. Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni *-* vi adorooooo!
Quando Kurt arrivò a casa quel
pomeriggio gli sembrava che fosse passato un secolo da quando, solo quattro ore
prima, aveva incontrato Blaine nell’aula di religione. Aveva versato così tante
lacrime da quando Blaine aveva scoperto la sua omosessualità che gli sembrava
impossibile che fosse accaduto solo il giorno precedente.
Ovviamente sapeva che non c’era
speranza che l’accaduto non passasse da una bocca all’altra, non all’interno
del Glee Club per lo meno.
Poteva addirittura ricostruire il
percorso delle informazioni, se ci rifletteva un attimo: probabilmente Puck
aveva accennato qualcosa a Finn, che l’aveva riferito a Rachel la quale, già
messa in allarme da Mercedes, doveva aver messo al corrente anche Tina. Da lei,
il passo verso Artie e Mike era stato breve e di conseguenza la notizia era
sicuramente arrivata a Sam e, successivamente, a Quinn, Santana e
Brittany.La conferma del passaparola
giunse prima ancora che Kurt mettesse piede in casa: era appena sceso dall’auto
e stava aspettando che Finn facesse lo stesso quando i messaggi iniziarono ad
arrivare.
“Non essere triste, non si devono
sprecare le lacrime di unicorno! –Britt”
“Ti copriamo le spalle amico
–Sam”
“Se vuoi parlarne chiamami quando
vuoi! –Tina”
“A me e Quinn servono solo un
paio d’ore per preparare un filmato incriminante. Quando vuoi dare il via
all’operazione distruggi-Hobbit dacci il via
–Santana”
Kurt inviò dei messaggi a tutti
per tranquillizzarli (tranne che a Santana, a lei scrisse di annullare
qualsiasi operazione avesse in mente) e salì in camera sua. Fece appena in
tempo a poggiare la tracolla alla scrivania prima che il cellulare squillasse.
-Pronto?-
-Kurt! Non piangere, chiaro? Non
ti azzardare a farlo!-
-Ehm… Rachel?- domandò,
riconoscendo immediatamente il tono esageratamente drammatico dell’amica. In
effetti gli ricordava abbastanza una telenovela spagnola: doveva ricordarsi di
suggerire a Rachel di provare anche quella strada nella sua corsa verso il
successo.
-No, davvero Kurt. Quello non
merita le tue lacrime, nemmeno un po’. Ne ho parlato con i miei papà e sono
inorriditi quanto me. Non devi stare male per lui, vedrai, quando sarai una
grande star di Broadway e lui un povero bigotto dalla mentalità chiusa, con una
moglie noiosa e bigotta e…-
Kurt rimase in silenzio, in
attesa: sapeva che l’unico modo perché l’amica smettesse di parlare era
lasciarle scaricare le batterie e la lasciò fare, cercando di non ascoltare
troppo le sue parole. In alcuni casi gli aveva fatto bene sentire gli improperi
di Rachel, ma quel giorno non servì a placare la sua tristezza, anzi la
aumentò. Avrebbe voluto pensarla anche lui come l’amica, non farsi toccare da
quello che era successo e limitarsi a biasimare Blaine per l’ignoranza che
aveva dimostrato, e invece aveva la gola in fiamme per lo sforzo di ingoiare i
singhiozzi.
Era quasi ora di cena quando
arrivò la chiamata di Artie –Ehi Kurt, com’è?-
-Mmmh.- mugolò il soprano
–Immagino che tu sappia già della discussione.-
-Sam me ne ha parlato, sì.-
confermò l’altro –Ma tranquillo, nessun discorso di incoraggiamento e nessuna
compassione. Immagino che tu ne abbia già ricevuta a sufficienza per oggi.-
-Sì, infatti.- confermò Kurt con
un sorriso appena accennato.
-Bene, allora vado subito al
punto: vuoi che chiami io Blaine o preferisci farlo tu?-
L’altro si accigliò –Io… non… per
dirgli cosa?-
-Beh, per dirgli che non sarà nel
musical, ovviamente.-
Kurt si fece ancor più pallido di
quanto già non fosse.
Tra tutto quello che era successo
aveva quasi scordato il musical e, in particolare, il fatto che ci sarebbe
stato anche Blaine. Il suo provino era avvenuto esattamente tra il bacio
decisamente non gradito di Karofsky e la loro lite in seguito alla scritta sul
suo armadietto, quindi era passato in secondo piano anche se il pensiero della
sua voce musicale e un po’ roca lo faceva ancora rabbrividire piacevolmente.
-No, no. Non chiamarlo.- disse
d’impulso, anche se una parte di lui sembrava gridargli che sarebbe stato
doloroso e imbarazzante, soprattutto visto che i costumi di Angel erano per la
maggior parte del tempo abiti femminili –Insomma… possiamo fare come avevamo
detto. Puck può fare Collins e Blaine sarà Benny.-
-Ma… non che non ne sia contento,
perché trovare qualcun altro sarebbe difficile, ma sei sicuro di riuscirci? Potrebbe
diventare una situazione scomoda per te.-
-Devo riuscirci. Voglio entrare alla NYADA e fare questo mestiere,
mi capiterà di lavorare con qualcuno che non… insomma, va bene così. Non ci
saranno problemi.- concluse, ed era sicuro di ciò che diceva. Gli avrebbe fatto
male e forse, solo forse, anche per Blaine sarebbe stato doloroso, ma sarebbero
riusciti ad essere civili. Non sarebbe stato troppo difficile, giusto?
Giusto?
***
Blaine aveva passato un orrendo
pomeriggio e una notte praticamente insonne, rigirandosi tra l’immagine degli
occhi di Kurt che sembrava non volerlo abbandonare nemmeno per un istante e il
riverbero costante delle parole di Mercedes. Quando arrivò a scuola, ad ogni
modo, avrebbe dato qualsiasi ora per tornare indietro di un paio d’ore e
trovarsi ancora a casa.
Fin dal suo secondo giorno al
McKinley l’inizio delle sue giornate era sempre stato legato a Kurt: arrivavano
a scuola insieme, oppure si incontravano all’ingresso e prima delle lezioni
raggiungevano gli altri membri del Glee.
Ora però non poteva… voleva, si corresse mentalmente: non voleva vedere Kurt, e sicuramente gli
altri non avrebbero preso le sue parti. Così rimase in auto finché non suonò la
campanella e solo allora si diresse verso l’aula della prima ora, tristemente
solo e ancora più sperso di quanto non fosse stato il primo giorno di scuola.
Non incrociò Kurt in corridoio e
durante la mattinata non avevano lezioni insieme, ma non ne fu del tutto sollevato:
un po’ perché da una parte voleva vedere Kurt, assicurarsi che stesse bene o
almeno non troppo male, e un po’ perché anche se il soprano non era presente
c’erano altri ragazzi del Glee Club con cui fare i conti.
Come volevasi dimostrare, Puck lo
guardò con una rabbia tanto intensa che a Blaine parve di sentire la propria
pelle bruciare. Prima che il compagno avesse il tempo di fare un passo verso di
lui però anche Sam comparve in classe e, percependo la tensione, si affrettò a
sospingere Puck verso il suo posto e lanciò un’occhiata a Blaine, senza
accompagnarla col solito sorriso che erano soliti scambiarsi. Blaine aveva
legato un po’ con Sam in quel periodo, nei pochi momenti in cui non era stato
in compagnia di Kurt, ma non era una sorpresa scoprire che anche lui non
avrebbe preso le sue parti. Gli era ben chiaro ormai che tutto il Glee sapeva
già dell’omosessualità di Kurt e che avrebbero appoggiato lui.
Blaine sapeva di avere ragione. Sapeva che non era giusto accettarlo, che
il loro compito avrebbe dovuto essere piuttosto quello di aiutare Kurt a uscire
dal baratro in cui rischiava di cadere. Lo sapeva, eppure… eppure c’era
qualcosa dentro di lui, un dubbio insinuante che continuava a martellare da
qualche parte al fondo della sua testa, a malapena udibile ma inesorabile.
Perché tutti sembravano pensare
che non ci fosse nulla di male? Perché lui stesso non aveva percepito niente, assolutamente niente di sbagliato in ciò
che aveva conosciuto di Kurt in quelle settimane?
Cinque ore dopo non era cambiato
molto. Santana l’aveva fissato per metà della lezione di economia di base con
un sorrisetto sarcastico e insinuante, perciò era stato felice di lasciare
l’aula anche se gli sarebbe toccato qualcosa di molto peggio: gli allenamenti
di football, ovvero sue ore passate praticando uno sport piuttosto violento con
Puck, Sam e Finn.
Contrariamente alle sue
aspettative, non andò così male. Finn praticamente lo ignorò per tutto il
tempo, lasciando che capisse da solo la sua parte nei vari schemi che
provavano. Puck fu leggermente più violento del solito nei suoi placcaggi, ma
mai in modo da ferirlo e Sam, dal canto suo, si comportò come al solito se non
si considerava che non gli rivolse mai un sorriso o una parola che non fosse strettamente
necessaria.
In spogliatoio, Finn e Puck si
cambiarono molto rapidamente e scomparvero quasi subito. Quasi immediatamente
Azimio si rivolse a Blaine con un sorrisetto appena accennato –Allora Anderson,
che fai nel fine settimana?-
Il ragazzo sobbalzò, voltandosi
verso di lui, incerto –Come?-
-C’è una festa a casa di
Karofsky, sabato sera.- spiegò –Ci saranno parecchie cheerleader. Insomma,
quelle che non sono nello Sfiga Club.- precisò accennando a Sam, che stava
finendo di cambiarsi poco distante.
-Non ho capito, mi stai tipo…
invitando?- domandò Blaine, sempre più incerto.
-Certo Anderson. Ora che hai
capito i tuoi errori, abbiamo deciso di perdonarti.- confermò Azimio, e un
altro paio di giocatori annuirono con un ghigno –Puoi iniziare a frequentare
persone normali come te, ora che hai aperto gli occhi su quella checca con cui
andavi in giro.-
Blaine ebbe uno scatto interno,
penetrante, e fece un passo aggressivo verso il compagno di squadra –Persone
normali che passano il tempo a tormentare chi non può difendersi?- domandò, le
mani tremanti di rabbia mentre le parole di Kurt gli riecheggiavano nella
memoria “Dovresti provare a fare amicizia
con Karofsky e Azimio. Sei proprio uguale a loro.” –Grazie, grazie mille,
ma no. Neanche morto.- sputò, poi afferrò la sua sacca e uscì a passi rapidi
dallo spogliatoio, quasi come se mettendo distanza tra sé stesso e Azimio
potesse convincersi che si sbagliavano, che lui non era come loro. Non
accettava ciò che era Kurt perché… diamine, perché era contro natura. Lo diceva
la Chiesa, lo diceva la Bibbia, i suoi genitori… praticamente ogni fonte a cui
avesse mai dato il minimo credito nel corso della sua vita. Ma questo non
faceva di lui una persona orrenda come quei suoi compagni di squadra.
Vero?
-Blaine! Blaine, aspetta!-
La voce di Sam lo raggiunse,
decisamente inaspettata, e quando Blaine si voltò lo vide correre verso di lui.
Quando l’ebbe raggiunto, Sam gli porse un plico di fogli –Artie mi ha chiesto
di darti questo. Si era proposta anche Santana, ma ha aggiunto qualcosa su una
bomba e… beh, non credo che l’avrebbe fatto davvero, ma parla sempre di quello
che succede a Lima Heights e ho pensato che fosse
meglio per te se fossi venuto io.-
-Ehm… grazie, credo, ma cosa…-
una volta preso il plico tra le mani, Blaine sbiancò. Era il copione del
musical, musical di cui lui si era completamente dimenticato. Musical in cui ci
sarebbe stato anche Kurt, e con lui tutti i ragazzi del Glee –Io… non so se è
il caso. Quando ho fatto il provino io e Kurt eravamo… beh. Ora nemmeno ci
parliamo, non so se lui…-
-Artie gliel’ha chiesto. Non
voglio dirti una sciocchezza, Artie gli ha detto che ti avrebbe mandato via.
Non è l’unico a credere che tu abbia fatto un’idiozia. Lui ha detto di non
farlo, comunque.-
Blaine sbarrò gli occhi –Lui
intendi…-
-Kurt.- confermò Sam. Blaine
abbassò subito lo sguardo, nascondendo un sorrisetto totalmente immotivato e
insensato che aveva deciso di comparire sul suo viso. Sam, tuttavia, parve
notarlo –Blaine, non sto dicendo che non ce l’ho con te, sappilo. Ti sei
comportato male con Kurt e lui non se lo merita. Ma a me sembra che tu sia una
brava persona e anche Mercedes lo pensa… e Kurt più di tutti noi. Non starebbe
così male se non lo pensasse. Forse non ho il diritto di dirti la mia, ma penso
che non dovresti lasciare il musical e che dovresti darti la possibilità di…
beh, rivedere le tue idee. Non sto dicendo che sono sbagliate… cioè, lo penso,
ma… sto incasinando le cose. Pensaci, ok?-
-Io… credo… ok, non mollerò il
musical. Ma sul…-
-Ehi, davvero, non devi spiegare
nulla a me.- lo interruppe Sam con un sorriso appena più soddisfatto di prima
–Allora ci vediamo il prossimo martedì per le prime prove. Oh, Collins e Benny
sono i tuoi ruoli possibili, ricordatelo. Ora vado, Britt
aspetta… ciao bello.- concluse e, con un occhiolino, si allontanò in fretta.
Blaine lanciò uno sguardo al
copione, domandandosi se fosse la scelta giusta, dopodiché scosse il capo e si
diresse al suo armadietto.
***
Quando Blaine arrivò a mensa si
trovò perso, ancora una volta. Non aveva nessuno con cui sedersi, nessuno con
cui parlare, ma non era questo a disturbarlo maggiormente. Quello che davvero
lo turbava in quel momento, mentre si avvicinava al self service per riempirsi
il vassoio, era la viva consapevolezza della presenza di Kurt a pochi passi di
distanza.
L’aveva visto non appena entrato
in mensa, quasi come se l’avesse cercato volontariamente, e non riusciva a far
sì che i suoi occhi smettessero di correre nella sua direzione. Un paio di
volte i loro occhi si incontrarono e allora Blaine distoglieva i suoi, cercando
di sopprimere quei brividi che sembravano andare oltre il senso di colpa.
Nonostante le sue certezze si sentiva tremare dalla voglia di far finta di nulla,
di sedersi accanto a lui come aveva sempre fatto e di farlo ridere con una
frase qualsiasi. Kurt rideva spesso quando erano assieme, ma in quel momento
era così serio e intenso che gli faceva male.
Scosse il capo e si dedicò al suo
pranzo cercando di ostentare una tranquillità che non possedeva. La sua
maschera crollò in fretta, non appena voltandosi incrociò per l’ennesima volta
lo sguardo del soprano.
Stavolta Kurt non distolse gli
occhi e Blaine sentì i propri riempirsi di lacrime, inevitabilmente. Un attimo
dopo era fuori dalla sala mensa, il vassoio abbandonato, e si diresse verso il
bagno quasi di corsa.
Quella cosa stava diventando più
difficile del previsto, e non solo per la solitudine. Quello che aveva
costruito con Kurt sembrava più forte del previsto.
In verità, era sicuro che fosse
più forte di qualsiasi cosaavesse mai
provato.
_____________L’angolo di Jane
Ed eccomi qui col
nuovo capitolo! Un po’ introspettivo, soprattutto nella parte di Blaine, ma
spero non noioso!
Ora, sto per iniziare
una settimana infernale. Ho due spettacoli diversi in due giorni, due provini
ed è ora di rimettersi a studiare per l’università T____T quindi sappiate che le vostre recensioni mi
daranno energia!!
Attendo con ansia i vostri
commenti!! Un bacione e alla prossima, tesori!!
Kurt non stava bene, decisamente
non stava bene, ma non voleva fermarsi. Non poteva.
Sapeva che una pausa sarebbe
stata fatale in quel momento e così decise di concedersene il meno possibile.
Martedì sera era andato a letto decisamente tardi, vagando su twitter per ore e
aggiornando il suo blog con un numero sorprendente di articoli sulla moda.
Aveva rivisto decine di musical, lasciando accuratamente da parte il dvd di
Rent, e si era messo a provare qualche canzone nonostante non ci fossero
compiti né sfide per il Glee visto che quella settimana avrebbero lavorato
sulla canzone di apertura per lo spettacolo. Mercoledì mattina aveva preparato
una colazione da re in due versioni, una ipocalorica e in linea con la dieta di
suo padre e una più grassa per Finn e Carole. Lui aveva mangiato poco, spiluccando
qua e là, dopodiché si era dedicato alla scelta dell’outfit giornaliero fino a
che non era arrivato il momento di uscire di casa. Una volta in auto si era
concentrato sulla guida, occupando i momenti di distrazione facendo qualche
domanda a Finn, soprattutto su Rachel e Quinn.
Per la maggior parte della
mattinata riuscì ad evitare Blaine: quel giorno non avevano lezioni insieme e
con una minima dose di attenzione riuscì a fare in modo di non incrociarlo nei
corridoi. Sapeva però che a mensa sarebbe stato impossibile non incontrarlo, e
infatti era seduto da appena un quarto d’ora quando lo vide arrivare.
Riuscì a stento a controllarsi e
fu solo perché sapeva che Puck, seduto al suo fianco, non avrebbe reagito bene
se l’avesse visto piangere ancora. Dopotutto, nonostante Blaine gli avesse
fatto male e continuasse a fargliene ogni volta che non gli rivolgeva la parola
o distoglieva lo sguardo da lui, non voleva che avesse problemi e preferiva che
le sue ossa rimanessero intatte. Teneva a lui, anche se era una cosa sciocca e
decisamente masochista. Teneva a lui come, forse, non aveva mai tenuto a nessun
altro, e la cosa faceva paura. Soprattutto visti i loro ultimi rapporti.
Si concesse di osservarlo per un
attimo mentre il ragazzo gli dava le spalle, ma quasi nello stesso momento
Blaine si voltò e accadde. I loro
occhi si incontrarono e stavolta non ebbe la forza di distogliere lo sguardo.
Si permise di perdersi in
quell’oro brillante che gli sembrava di aver conosciuto così bene in quel poco
tempo e ci lesse dentro talmente tante cose che non riuscì nemmeno a pensare di
reagire, rimanendone sopraffatto. C’era paura e confusione, ma c’era anche
nostalgia, affetto, senso di colpa e qualcosa… qualcosa di indefinibile ma che,
Kurt era sicuro, era lo specchio di una sfumatura che avrebbe potuto cogliere
anche nelle proprie iridi.
Un attimo dopo gli occhi di
Blaine erano umidi, colmi di lacrime, e Kurt lo vide voltarsi e scappare via
dalla mensa, abbandonando il vassoio. Si sentì vuoto mentre lo osservava
fuggire, allontanarsi da lui come da un mostro spaventoso, e fu come se
qualcosa si fosse rotto nel suo petto.
In quel momento capì che non
aveva smesso di sperare: dentro di lui qualcosa ancora lo portava a credere che
Blaine ci avrebbe ripensato, che avrebbe capito, che sarebbe tornato. In
contemporanea capì anche che quelle speranze, per quando indistruttibili, non
si sarebbero mai realizzate.
Ancora una volta qualcosa gli
veniva strappato via e solo per quello che era… o, forse, per quello che non era.
Fu con questi pensieri che poche
ore dopo si recò al Glee e fu questo a fargli scattare la mano verso alto
quando Schuester, poiché dovevano aspettare che Brittany arrivasse per
insegnare la coreografia che aveva montato, domandò se qualcuno voleva cantare
qualcosa nel frattempo.
-Oh, bene Kurt. Vieni pure, cosa
ci canti?-
-Una canzone dal musical Wicked.- Kurt sentì la propria voce prima ancora di
rendersi conto di aver scelto una canzone –I’mnotthat girl.-
-Perfetto.- sorrise il professore
sedendosi al posto che il soprano aveva lasciato libero –Quando vuoi.-
La musica iniziò e Kurt chiuse per
un istante gli occhi, poi li riaprì e iniziò a cantare.
Hands touch, eyes meet
Sudden silence, sudden
heat
Hearts leap in a giddy
whirl
He could be that boy
But I'm not that girl
Per Kurt quella canzone aveva
sempre parlato di un amore non corrisposto, ma non in quel momento. Ciò che
quel pomeriggio sentiva erano parole di delusione, riusciva a percepire
consapevolezza di non essere quello che qualcun altro si aspettava. Quello che
Blaine avrebbe voluto che lui fosse. Mise in quella canzone tutto ciò che aveva
provato in quei giorni e la sua voce vibrò del suo sentimento.
Don't dream too far
Don't lose sight of
who you are
Don't remember that
rush of joy
He could be that boy
I'm not that girl
Ev'ry so often we long to steal
To the land of
what-might-have-been
But that doesn't
soften the ache we feel
When reality sets back in
Ci aveva provato.
Si era lasciato avvicinare e
aveva donato a Blaine tutta la sua amicizia. E ne era sicuro, gli era entrato
nelle vene, ma nel frattempo anche Blaine era penetrato dentro di lui. Aveva
finto di poter essere amico di Blaine, aveva allontanato la verità provando a
nasconderla anche a sé stesso, ma alla fine questa era ricomparsa e si era
presa la sua vendetta.
Dio, che stupido. Aveva pensato
che per una volta, una sola, tutto sarebbe potuto andare bene. Che per una
volta avrebbe potuto avere qualcosa di bello senza doverne pagarne le
conseguenze. Era ovvio, ovvio che
tutto sarebbe esploso e avrebbe sofferto di nuovo.
Era la storia della sua vita:
essere sé stesso significava soffrire. Avrebbe dovuto capirlo, ormai.
***
Blaine stava correndo verso
l’uscita: si era perso nei suoi pensieri e ora, se non si dava una mossa, sarebbe
arrivato tardi alla lezione di catechismo dei suoi ragazzini, che probabilmente
rimanendo da soli per più di dieci minuti avrebbero fatto esplodere la chiesa.
Improvvisamente, mentre passava
di fronte ad un’aula dalla porta socchiusa, una voce attirò la sua attenzione.
Blithe smile, lithe
limb
She who's winsome, she
wins him
Gold hair with a
gentle curl
Era la voce più bella e limpida
che avesse mai sentito, ma allo stesso tempo così triste che gli colpì il
cuore. Proprio non riuscì a continuare il suo percorso: si fermò e si avvicinò
alla porta, sbirciando all’interno per individuare la fonte di quella voce così
intensa, dolce e sofferente.
That's the girl he
chose
And Heaven knows
I'mnotthat girl
Quando si sporse verso l’interno
della stanza vide Kurt al centro della stanza, gli occhi chiusi, in piedi.
Cantava con un’intensità tale che era quasi fisica e Blaine se ne sentì avvolto
e schiacciato. La sua voce era perfetta, nonostante fosse troppo alta per
appartenere a un ragazzo, e aveva un timbro incredibile.
Blaine si morse il labbro
osservandolo e, soprattutto, cogliendo il dolore che scaturiva dalle sue
parole.
Don't wish, don't
start
Wishing only wounds
the heart
I wasn't born for the
rose and the pearl
Blaine si trovò a sopprimere un
singhiozzo e si poggiò alla parete, in ascolto, combattendo la tentazione di
abbracciare Kurt e assicurargli che quelle parole non facevano per lui, che era
perfetto e che erano i suoi sogni e i suoi desideri a renderlo speciale e che
si meritava tutte le cose belle del mondo.
Doveva trattenersi perché non era
così e non avrebbe dovuto nemmeno pensarlo. Kurt era un peccatore, non era perfetto… ma allora perché lo sembrava
così tanto?
There's a girl I know
He loves her so
I'mnotthat girl
L’ultima nota sfumò nell’aria e
Blaine, facendosi violenza da solo, riprese a correre verso l’ingresso nel
tentativo di lasciarsi alle spalle tutti i suoi dubbi e la persona che li aveva
generati.
***
Quando Burt bussò alla porta
della sua stanza, Kurt sobbalzò e spense la musica prima di andare ad aprire.
Stava provando i pezzi di coreografia che Brittany aveva insegnato loro quel
pomeriggio ed era davvero stanco, ma ballare e sfinirsi completamente a quel
modo gli impediva di pensare.
-Kurt, è mezzanotte e mezza. Io e
Carole vorremmo dormire e anche i vicini.-
-Mezza… oh. Scusa non credevo…
spengo.-
Burt annuì, studiando il figlio
con aria critica –Kurt? Cosa sta succedendo?-
-Stavo provando la canzone per il
Glee, abbiamo montato oggi i ritornelli e alcuni passi sono…-
-No, sto parlando di te, non
della scenografia.-
-Coreografia.- lo corresse
debolmente il ragazzo, sapendo che era solo questione di tempo prima che suo
padre decidesse di affrontare la questione.
-Quello che è. Il punto è che sei
strano, ultimamente, e anche se provi a nasconderlo è abbastanza ovvio.- disse
Burt entrando nella stanza.
-Lo so.-
-Hai dei problemi a scuola?-
Oh, eccome se ne aveva.
Karofsky dal giorno del bacio si
era fatto ancora più aggressivo e la paura che Kurt lo avrebbe detto a qualcuno
lo spingeva a minacciarlo con particolare violenza ogni volta che lo
incrociava. Eppure non era quello il motivo per cui era giù.
-Ho discusso con un amico e… non
è stato bello.- ammise -E ora non ci parliamo e io… non so. Credo che mi manchi
e che il fatto che non mi voglia più parlare sia brutto da sopportare. Il fatto
è che lui aveva torto e sono io che
non dovrei voler parlare con lui. E non voglio farlo, è solo… dura.-
Burt ci mise un attimo a
riprendersi da quella confessione. Era convinto che ci avrebbe messo secoli a
convincere Kurt ad ammettere che qualcosa non andava e che, in ogni modo, non
avrebbe ricavato altro che un borbottio vago corredato da un “non preoccuparti, sono a posto” –Ok. Chi
è questo ragazzo, lo conosco?-
Kurt si morse il labbro, sedendosi
alla scrivania e facendo roteare la sedia mentre Burt si posizionava sul letto
–Sì, lo conosci. Cioè, l’hai già visto. Blaine.-
L’uomo annuì –E come mai avete
litigato? Credevo di aver capito che foste molto amici.-
-Infatti. Ma ti avevo detto… beh,
quella cosa. Che è molto credente e che non sapeva ancora che io… beh.-
balbettò Kurt, e immediatamente vide il viso di suo padre tingersi di rosso –Mi
stai dicendo che avete litigato perché sei gay?- domandò in tono pericoloso.
-No, no… cioè, sì, ma non voglio
che dici nulla, ok? Tutti quelli del Glee lo ritengono una specie di mostro e
mi…-
-Non dire che ti senti in colpa,
Kurt! Non lo dire!- alzò la voce Burt –Tu non devi maiver…-
-Papà, per favore.- lo interruppe
il soprano –Non mi vergogno, ovviamente. Ma lui è solo… la sua è solo
ignoranza. E la cosa non mi piace, non può piacermi, ma non è una specie di
mostro o qualcosa di simile. Lui ha davvero un buon cuore, ne sono sicuro. È
solo che… insomma, so che è stupido ma speravo… insomma… oh, non importa.-
-Speravi che si sarebbe messo in
gioco per te, dato che eravate amici?- concluse Burt al suo posto, facendolo
arrossire appena –Sì, ci speravo in realtà e… beh, l’ha fatto, mi ha portato
dei volantini e mi ha detto che mi sarebbe stato vicino, che mi avrebbe aiutato
e… ci ha provato. Solo, non come avrei voluto.-
Suo padre sospirò –Non tutti
hanno la tua forza e il tuo coraggio, Kurt. E anche se non possiamo fargliene
una colpa, non devi nemmeno nascondere te stesso per non infastidire gli altri,
lo sai questo, vero?-
-Sì, certo papà.- annuì lui con
un sorriso lieve. Si sentiva leggermente meglio, ma il calore dato dall’affetto
di suo padre riusciva a colmare solo una piccola parte del vuoto che si era
installato nel suo petto.
____________________L’angolo di Jane
EEeeeed eccoci qui. Finalmente questa settimana è finita +_+ sono stramorta, e per di più mi si è rotto il pc. Quando me l’hanno
riportato, si è rotto il server di internet. Ora però dovrebbe essere tutto a
posto, quindi eccomi qui con il nuovo capitolo! Eeeeee
in questa settimana ho scritto il capitolo 22 che… penso vi piacerà. Molto. Ma
tipo molto molto :P
Maaaa tornando qui. Un altro capitolo di sofferenza, lo so, lo so! Ma I’mnotthat
girl è una delle mie canzoni preferite e mi sembrava adattissima a questa
situazione! Spero vi sia piaciuta :P
Ora parlando d’altro: che programmi avete per halloween?? Io ho passato
un paio d’ore a svuotare l’armadio per cercare vecchie cose e credo di avere un
costume adatto ùù voi da cosa vi vestite?
Ok, la smetto di blaterare! Vi lascio e vado a vedere Modern Family! Adoro quel telefilm *-*
Un bacione e buona notte delle streghe gente, attendo i vostri commenti
J
Lo so lo so lo soooo,
mea culpa. Sono brutta, cattiva e vergognosa, due settimane di ritardo. Sono
stati dei giorni strani, tra picchi di inquietudine e picchi di allegria, e non
lo farò più, giuringiuretta!
Spero che mi
perdonerete… perdonatemi, pls T_T ora la smetto e vi
lascio al capitolo, avete aspettato già troppo! Ci vediamo al fondo!
Cap.
12 – Who I am
Giovedì pomeriggio Kurt era di nuovo seduto nella sua
stanza, ma stavolta non era solo: Rachel era alla scrivania e lavorava al
computer cercando di scegliere un font e Mercedes, seduta sul tappeto,
proponeva a Kurt diversi colori nonostante il soprano, semisdraiato sul suo
letto, continuasse a rispondere “nero” in tono monocorde.
Stavano preparando le magliette per la canzone d’apertura
dello spettacolo, che avrebbero dovuto essere pronte per il pomeriggio
successivo, e Kurt aveva trovato splendida l’idea del professor Schuester, cosa
che non capitava molto spesso ad onor del vero, ma
quella volta sembrava davvero buona.
Il professore aveva proposto ad ognuno di loro di scrivere su una maglietta
qualcosa che li rappresentasse ma che avevano fatto fatica ad accettare.
-Che ne dite del rosso? Sarebbe più evidente.-
-Nero, ‘Cedes. Nero su sfondo
bianco.- ripeté il soprano per l’ennesima volta.
-Si può sapere perché sei così fissato col nero?- sbottò la
ragazza –Non potrebbe andare bene in qualsiasi altro colore?-
-Potrebbe, se non fosse che qualcuno, tra cui…- i suoi occhi si spostarono su Rachel, ancora di
spalle –…all’interno delle New Directiones non è in grado di abbinare i colori.
Col nero andiamo sul sicuro.-
Mercedes lanciò uno sguardo al maglioncino giallo di Rachel
e alla sua gonna arancione, passando poi alla cintura rosa –Sai cosa, nero su
bianco è perfetto.- annuì –Rach, tu hai trovato il
carattere?-
-Ne ho selezionati quattro, quando vuoi Kurt puoi dare
un’occhiata e massacrare le mie scelte, così potrò sbuffare quando le scarterai
tutte e avrai il tempo di scegliere un font per conto tuo.-
-Aww, è commovente quanto bene mi
conosci.- sorrise Kurt.
-Voi cosa ci scriverete sulla vostra?- domandò Mercedes –Io
non ne ho idea.-
-Star,
ovviamente.- annunciò Rachel con un sorriso entusiasta, guadagnandosi
un’occhiata poco convinta dai due amici –Cosa c’è?-
-Star, Rachel?
Seriamente?- domandò Mercedes.
-Beh, è una cosa che mi rappresenta.-
-Ma non che hai faticato ad accettare. Metti una stella
d’oro di fianco alla tua firma, Rach.- le fece notare
Kurt. Rachel sbuffò –Ok, ok. Forse dovrei scrivere Star egocentrica?-
-Molto meglio.-
-Tu Kurt? Cosa scriverai sulla tua?-
Il soprano si morse il labbro, incerto, mentre la sua mente
tornava a quella mattina. Era appena arrivato a scuola e stava chiudendo
l’auto: Finn era già corso da Rachel e lui si era attardato qualche secondo
perché aveva visto Blaine parcheggiare e non voleva incrociarlo. Non appena si
era voltato si era trovato sbattuto contro lo sportello della macchina, la
schiena dolorante e la faccia ringhiante di Karofsky a un centimetro dalla sua.
-Devi smetterla di essere così checca, Hummel, devi
smetterla o finisci male, chiaro?- gli aveva sibilato prima di scappare via in
modo da non incrociare Puck, che stava entrando nel parcheggio in quel momento.
Blaine, Karofsky… Kurt non doveva riflettere troppo per
capire da cosa derivavano tutti i suoi problemi. Sapeva benissimo cosa avrebbe
scritto sulla sua maglietta.
***
Blaine aveva lasciato il suo
copione chiuso nello zaino per tutto il tempo, da quando Sam gliel’aveva
portato. Quando però giovedì pomeriggio si trovò in camera sua, con i compiti
finiti, la nuova canzone per il coro della chiesa stampata nella memoria e
senza nessuna commissione da fare, decise che non poteva più rimandare.
Si stese sul letto e tirò fuori
il plico di fogli, iniziando a leggere dalla prima pagina con attenzione.
Entrambi i personaggi che poteva interpretare comparivano fin da subito, dopo
una breve conversazione tra il personaggio di Sam e quello di Finn.
Non si rivedeva molto in Benny, a
giudicare dalle prime parti di canzone e dialogo, ma qualcosa si contorse
spiacevolmente in lui quando lesse che i suoi ex-amici lo consideravano un
venduto per via della strada che aveva scelto. C’era qualcosa di familiare in
quella situazione e immaginò che non avrebbe faticato troppo a entrare nella
parte in quelle scene. Di sicuro gli altri non avrebbero faticato a rivolgergli
sguardi di biasimo e disprezzo.
Collins compariva appena un paio
di pagine dopo e, dopo un paio di battute, veniva pestato e derubato.
Ricompariva un paio di scene più tardi, in un vicolo, sanguinante e privo di
forze, e veniva trovato da Angel.
A Blaine ci volle solo un istante
per ricordarsi che era il personaggio di Kurt e riuscì a immaginarselo con
inquietante accuratezza mentre si accucciava di fronte a un ragazzo malmesso
come Collins per dargli il suo aiuto. Quando lesse le battute gli parve di
sentirle pronunciare dalla sua voce e se lo vide di fronte mentre gli diceva “Tutto bene, Honey?” con dolcezza.
Chiuse il copione e accese il
computer, nervoso. Sentiva la necessità di capire i ruoli, prima di andare
avanti, così digitò Rent e aprì il
primo risultato, dopodiché fece scorrere il mouse fino alla voce dei
personaggi. Quello di Benny era più o meno come si era aspettato, un ex-yuppie
sposato con una ragazza di buona famiglia che tradiva i suoi coinquilini
attirato dalla bella vita. Passò alla descrizione di Collins, che era legata a
quella di Angel, e sbiancò.
I due personaggi sarebbero
diventati una coppia quasi da subito. Erano amanti.
-Merda.- esalò.
Si lasciò scivolare sul sedile,
appoggiando la testa contro lo schienale, sconvolto dai sentimenti contrastanti
che quella scoperta aveva risvegliato in lui.
Era abbastanza sicuro che mai
avrebbe potuto interpretare Collins. Stare su un palco e interpretare un uomo
che si innamorava… di un altro uomo? Era fuori questione, fuori da qualsiasi
possibilità che lui lo potesse prendere in considerazione.
D’altra parte, però… una voce, al
fondo della sua mente, continuava a ricordargli che Kurt avrebbe interpretato
Angel. Non un ragazzo qualsiasi ma Kurt, il suo Kurt.
Sarebbe stato così difficile mostrarsi
affettuoso e dolce con lui? Riusciva a vedersi benissimo ad interpretare la
scena che aveva letto insieme al suo amico, poteva quasi vederlo arrivare come
un angelo e offrirsi di curare le sue ferite. E questo era quello che lo
spaventava, perché capiva cosa significava.
Senza nemmeno rendersene conto,
Blaine aveva iniziato a riflettere sulla possibilità di riavvicinarsi a Kurt e
questo, lo sapeva, avrebbe messo in forse quelle che erano le sue certezze.
Poteva davvero considerare l’idea
di passare sopra a ciò che aveva scoperto su Kurt? Poteva davvero pensare di…
accettarlo?
***
-Kurt, sei sicuro che sia un’idea
saggia?- domandò Mercedes in tono preoccupato mentre l’amico parcheggiava
davanti al centro commerciale.
-Quale idea?- domandò Finn,
seduto dietro con Rachel, mentre salutava Puck che li aspettava appoggiato alla
sua auto.
-Mercedes crede che Kurt dovrebbe
cambiare idea sulla sua scritta. Io non sono d’accordo, credo che sia una
scelta molto coraggiosa.- spiegò Rachel sganciandosi la cintura e scendendo
dall’auto con gli altri.
-Certo, ma non sei tu che finirai
coperta di granita o peggio.- ribatté la ragazza di colore mentre Puck si
avvicinava con aria curiosa –State già litigando?-
-No, si limitano a non farsi gli
affari loro.- spiegò Kurt alzando gli occhi al cielo.
-Cosa scrivi sulla tua maglietta,
Puck?- curiosò Rachel.
-Io sto con lo stupido, e ci metto una freccia verso il mio tenero
amico là sotto.- rispose il ragazzo mentre si avviavano verso il centro
commerciale –Quinn sulla sua ci vuole scritto Lucy Caboosey. Brittany mi ha scritto che
la vuole come la mia ma con la freccia verso l’alto. Per Santana Stronza Confusa. Non so su cosa sia
confusa ma comunque… voi altri?-
-Fastidiosa Primadonna, Lontana
dal peso forma, Incapace a ballare.
Artie, Tina e Sam mettono Quattrocchi,
Occhi Marroni e Bocca da Trota. Mike Pessimo
Cantante. E…- Mercedes si interruppe lanciando un’occhiata a Kurt –E Kurt
non ha ancora deciso.-
-Certo che ho deciso.- sbottò il ragazzo –Ci scriverò Attratto dai ragazzi. E credevo che non
fosse un problema per voi, visto che ho fatto coming out da parecchio tempo.-
-Lo sai che non è un problema per
me.- ribatté Mercedes con decisione, punta sul vivo e un po’ irritata dal modo
in cui l’amico fingeva di non capire le sue preoccupazioni –Ma non voglio che
Karofsky… non voglio che ti faccia del male.-
Kurt sorrise appena. Gli faceva
piacere che l’amica lo volesse proteggere, ma non a quel prezzo. Non voleva
tornare a nascondersi, non l’aveva fatto per Blaine e non l’avrebbe certo fatto
per un giocatore di basket confuso e aggressivo –‘Cedes,
la mia cosa è questa. Quello che ho
faticato ad ammettere e che a volte mi rende la vita difficile, quello che
sono. Non voglio scrivere qualcosa di meno fastidioso solo per non agitare le
acque.-
-E bravo il mio ragazzo.-
commentò Puck in tono leggero ma orgoglioso, stringendo la spalla dell’amico
per un attimo –E della tua maglietta faremo due copie. Giusto così, per essere
sicuri di avere un ricambio se le troppe granite rovineranno la prima.-
-Tu sì che sei incoraggiante,
Puck.- rise Kurt, lieto che la discussione fosse terminata.
Non voleva ascoltare le paure dei
suoi amici, anche se sapeva che erano più che lecite: anzi, proprio per quel
motivo, aveva il terrore che riuscissero a fargli cambiare idea e non voleva
assolutamente che accadesse.
Poche volte come in quel momento
aveva avuto bisogno di gridare a piena voce che era orgoglioso di sé stesso e
di ciò che era. Se avesse rinunciato non se lo sarebbe mai perdonato, lo sapeva.
L’angolino di Jane_________________
Salve, eccomi qui!! Le
cose nei cuori e nelle menti dei nostri Klaine si
stanno dipanando, ma allo stesso tempo si inseriscono nuove complicazioni e
Blaine, svelto di mente come suo solito, ha finalmente capito la sua parte in
Rent. Cosa farà adesso? Lo vedrete nelle prossime puntate!
Nel frattempo… i Klaine sono i Klaine e restano il
mio OTP, ma solo io sono affascinata da Elliott??
SBAV. È qualcosa tipo sessosessosesso allo stato puro
e se Kurt non se lo fa… credo di dover andare lì e farmelo io. Insomma, per il
bene del buonsenso mi sacrificherò.
Ora me ne vado, ma
prima un consiglio: se nella vostra città passa il tour di Grease, non perdetevelo!! È davvero
incredibile, giuro *-*
Attendo le vostre
recensioni e intanto vado a rispondere a quelle dello scorso capitolo (vergogna
Jane. Vergogna.)
Quando venerdì mattina Kurt scese
dalla sua auto notò, con la coda dell’occhio, che Blaine stava parcheggiando
poco lontano. Nei giorni precedenti avrebbe valutato due possibilità: ingranare
la quarta e correre verso la scuola oppure infilarsi nella sua auto e attendere
finché lui non fosse entrato a
scuola. In entrambi i modi avrebbe fatto in modo, comunque, di non incrociarlo.
Li valutò anche in quel momento,
solo per un attimo. Ma sotto la camicia scozzese indossava la maglietta che
avevano stampato il giorno precedente e non appena avvertì la stoffa fresca
sulla sua pelle ogni ipotesi di fuga scomparve dalla sua mente.
Era ridicolo che avesse tanta
paura di incrociare Blaine. Lui non gli avrebbe fatto del male, non
fisicamente, eppure lo spaventava più di Karofsky. E non è che Karofsky non gli
facesse paura, anzi.
Così Kurt rimase lì e indossò la
sua tracolla, dopodiché chiuse la macchina con tranquillità e solo dopo si
avviò verso la scuola. Vide Blaine solo con la coda dell’occhio e avrebbe
potuto tranquillamente continuare la sua strada senza voltarsi, eppure qualcosa
lo spinse a farlo.
Blaine parve pietrificarsi sul
posto e i suoi occhi si sbarrarono non appena incontrarono quelli di Kurt. Il
soprano si sentì ferito ma poi, sorprendentemente, il viso di Blaine si distese
e le sue labbra si curvarono appena in quello che sembrava un sorriso.
Un sorriso triste, colmo di
nostalgia e di rimpianti, ma era un sorriso. Non uno sguardo di biasimo o
un’espressione schifata, ma un sorriso a cui Kurt non poté che rispondere.
Distolse lo sguardo a fatica e si
affrettò verso la scuola, cercando di ignorare lo sguardo di Blaine che sentiva
ancora sulla sua nuca mentre raggiungeva il resto delle Nuove Direzioni di
fronte all’entrata.
-Ehi gente. Che succede?-
-Sono contenta che tu stia
sorridendo, altrimenti non avremmo avuto il coraggio di dirti nulla.-
-Nulla?- si accigliò Kurt, che
non si era reso conto di sorridere finché Rachel non gliel’aveva fatto notare
–Nulla riguardo a cosa?-
-In realtà io te l’avrei detto
anche se fossi arrivato con la faccia da cucciolo abbandonato in autostrada che
hai da quando l’Hobbit ha lasciato la Terra di
Mezzo.- intervenne prontamente Santana, facendogli alzare gli occhi al cielo
–Ok, volete dirmi cosa succede o dobbiamo fare il gioco delle dieci domande?-
Fu Rachel a prendere la parola
–Succede che il prof Shue ha avuto una delle sue idee brillanti e ha riempito
la scuola di volantini che invitano tutti gli studenti a venire ad assistere
alla prova completa di Bornthis
way.-
Kurt sbarrò gli occhi,
stupefatto. Quel giorno avrebbero provato coi costumi e Shuester aveva invitato
i loro compagni di scuola alle prove. Questo significava che chiunque si fosse
presentato avrebbe visto la scritta.
Sapeva che sarebbe successo quando avrebbero
presentato lo spettacolo, ma non credeva che sarebbe successo in quel momento,
con Blaine che non gli parlava ma che gli aveva appena sorriso e con Karofsky
più agguerrito che mai.
-Se vuoi possiamo fare cambio di
maglietta.- propose immediatamente Puck.
-Oppure saltiamo le prime due
ore: ti accompagno a farne una nuova, abbiamo tutto il tempo.- si offrì
Mercedes.
-O se preferisci posso…-
-No, ragazzi, grazie.- sorrise
Kurt, interrompendo la proposta di Finn mentre il suo cuore si scaldava davanti
all’interesse dei suoi amici –Probabilmente non verrà nessuno, e anche se così
non fosse… insomma, non è esattamente un mistero, se non l’hanno ancora
accettato non è un mio problema. Ma grazie, davvero, siete fantastici.-
-Bene, mentre Lady Hummel sparge polvere
di fata e pensieri felice, io vado in classe. Ci vediamo quando tornate
dall’Isola che Non C’è.- li salutò Santana, ed entrò nell’edificio. Brittany
fece per seguirla, ma prima si fermò a dare un bacio sulla guancia a Kurt
–Bravo il mio unicorno coraggioso.- sussurrò, e poi corse dietro l’amica.
Kurt sospirò e entrò con gli
altri nella scuola, impedendo ai suoi occhi di andare alla ricerca di Blaine o
di Karofsky e sperando che tutto andasse bene.
***
Nei giorni precedenti Blaine
aveva fatto di tutto per non incrociare Kurt, visto il modo in cui si era
sentito dopo averlo sentito cantare. La sua voce era rimasta nella sua mente
per giorni e giorni, come se il ragazzo stesse cantando direttamente nelle sue
orecchie, ma l’aveva ignorata con tutto sé stesso.
Almeno fino a venerdì mattina,
quando arrivò a scuola dopo aver passato tutta la notte a riflettere sul
musical che avrebbe dovuto mettere in scena e si trovò davanti proprio Kurt. Ma
la cosa più sorprendente fu che anche Kurt parve decidere, proprio in quel
momento, di voltarsi verso di lui.
Nell’esatto momento in cui i loro
occhi si incontrarono, Blaine capì che era ora di trovare una soluzione a
quella situazione.
Kurt gli mancava, gli mancava da
morire. Aveva lasciato diversi amici in Texas, ormai un mese prima, ma per
quanto sentisse a volte la nostalgia di Wes, Nick e Jeff non era nulla, nulla se paragonata alla mancanza di
Kurt. E considerando che conosceva quei tre da una vita, mentre aveva incontrato
Kurt solo un mese prima, doveva pur voler dire qualcosa.
Aveva capito subito che la loro
amicizia era speciale. Si era legato a lui immediatamente, già dopo il primo
giorno di scuola, e quell’affetto non aveva fatto altro che crescere. Kurt era
speciale, dolce e carismatico, pieno di determinazione, così coraggioso e… gay.
Era gay e non l’avrebbe nascosto, non più, era stato piuttosto chiaro su
questo.
Quindi, cos’avrebbe potuto fare?
Che soluzione poteva trovare per tornare a star bene, per riempire il buco che
sentiva nel suo stomaco da tre giorni e che già gli sembrava insopportabile?
Entrò a scuola, osservando da
lontano Kurt che si allontanava nel corridoio con Rachel, Mercedes, Puck e
Finn. Perso nei suoi pensieri quasi non notò un volantino appeso in un angolo.
Il suo sguardo vi si posò per caso: era un foglietto bianco, con una scritta
blu a caratteri semplici.
Venite ad assistere
alle prove delle Nuove Direzioni
che si esibiranno in
una famosa canzone pop,
preparata per
presentare il musical Rent,
durante la quarta
ora!
Blaine si morse il labbro. La
quarta ora era un’ora buca per buona parte degli studenti ma lui, con alcuni
altri compagni, l’aveva riempita con il corso di religione. Tuttavia, pensò,
anche Quinn seguiva religione, dunque non sarebbe stato l’unico assente se
fosse andato ad assistere. E non sarebbe stato strano: lui faceva parte del
cast del musical, doveva pur vedere la presentazione. Era una scusa adeguata,
decise.
Le prime tre ore passarono
piuttosto lentamente. Aveva letteratura italiana alla terza e questo
significava un’ora intera in classe con Kurt a pochi passi di distanza. Quel
giorno l’amico… ex-amico… sembrava decisamente nervoso. Continuava a giocare
con le maniche della camicia scozzese che, notò Blaine, indossava sopra ad una
maglietta bianca. Questo non era per niente da lui: sapeva che Kurt adorava gli
strati, ma l’outfit di quel giorno era troppo semplice e poco curato rispetto
al solito. Inoltre il ragazzo giocava meccanicamente con una matita,
passandosela tra le dita e tamburellandola sul proprio braccio in modo da non
fare rumore. La tentazione di poggiare una mano sulla sua per fermarlo e
tranquillizzarlo era così forte che Blaine dovette costringersi a tenere le
braccia sotto il banco per evitare di sporgersi verso la fila davanti e farlo
davvero.
Non appena l’ora terminò vide
Kurt alzarsi e correre fuori dall’aula: in un altro momento se ne sarebbe
preoccupato, ma poiché anche Mike e Tina fecero lo stesso immaginò che
volessero semplicemente arrivare puntuali alle prove del Glee. Blaine afferrò
la sua tracolla e si affrettò a uscire, salutando con un cenno il suo compagno
di banco. Non ricordava come si chiamava: in effetti da quando aveva discusso
con Kurt aveva a stento rivolto più di due o tre frasi alla stessa persona. Non
aveva stretto amicizie e non aveva nemmeno provato a farlo, in verità. Si
limitava a spostarsi da un’aula all’altra e a salutare chiunque si sedesse
vicino a lui, per poi dimenticarsi il suo nome e la sua esistenza non appena
passava alla classe successiva.
Non era mai da solo, né al banco
né in mensa: a quanto pareva la conseguenza di essere nella squadra di football
comportava qualche vantaggio sociale che l’amicizia con i ragazzi del Glee
aveva annullato nelle sue prime tre settimane di scuola. C’era sempre qualcuno
che voleva parlargli, fare coppia con lui per i progetti scolastici, lavorare
con lui a laboratorio di scienze.
Avrebbe dovuto apprezzare questa
popolarità, ma non aveva molto senso ormai, mitigata dalla nostalgia di qualcosa
di più sincero che aveva perso.
Raggiunse l’auditorium e trovò il
palco vuoto. Alcuni studenti invece occupavano le poltroncine della platea. Ne
conosceva qualcuno di vista, come un paio di ragazzi che seguivano Brittany e
Santana ovunque, il presidente della rete televisiva del McKinley con un
assistente e, con suo grande disappunto, alcuni Titans che si erano sistemati
in ultima fila. Si fermò sulla soglia della sala, notando che erano presenti
anche Karofsky e Azimio e sperando con tutto sé stesso che non avessero
intenzione di giocare qualche tiro mancino al Glee Club.
Scivolò in un sedile laterale,
sprofondandovi, e un attimo dopo una luce gialla ed intensa si accese sul palco
illuminando una figura che Blaine riconobbe immediatamente. Kurt, con i jeans e
la camicia scozzese che aveva già notato a lezione, alzò la testa mentre un
brevissimo accordo musicale riempiva l’aria.
It doesn’t matter if
you love him, or capital h-i-m
Blaine si morse il labbro, senza
riuscire a distogliere gli occhi dal ragazzo che aveva un’espressione
completamente sicura e coinvolta, adornata da un sorrisetto che era quasi un
ghigno di sfida.
Just put your paws up
’cause you were born
this way, baby
Kurt alzò le braccia al cielo e
Tina e Mercedes gli si avvicinarono afferrando i lembi della camicia. Gliela
aprirono con un gesto ritmato e Blaine sbiancò quando lesse la scritta sulla
maglietta bianca: Attratto dai ragazzi.
Dal gruppo di giocatori di
football si levò immediatamente un coro di versi di scherno e Blaine si sentì
morire, ma allo stesso tempo avvertì un moto profondo d’orgoglio notando che
Kurt non si era minimamente scomposto. Il suo sguardo era ancora brillante e
fiero mentre con Tina e Mercedes dava inizio alla coreografia. Nel frattempo
Tina e poi Mercedes iniziarono la loro parte di canzone e la coreografia si
fece più ritmata, più movimentata.
My mama told me when i was young
we are all born
superstars
she rolled my hair and
put my lipstick on
in the glass of her
boudoir
“there’s nothin wrong with lovin who you
are”
she said, “’cause he
made you perfect, babe”
“so hold your head up
girl and you’ll go far,
listen to me when i say”
Ora il resto delle Nuove
Direzioni era comparso sul palco e la coreografia era diventata sexy,
decisamente.
Nessuno di quei ragazzi si faceva
intimidire dalle parole offensive dei Titans. Ballavano e cantavano con tutti
loro stessi e brillavano ognuno di una luce incredibile che rendeva ognuno di
loro… unico, speciale. Blaine non riusciva a staccare gli occhi da loro.
I’m beautiful in my way
’cause god makes no
mistakes
I’m on the right track
baby
I was born this way
don’t hide yourself in
regret
just love yourself and
you’re set
I’m on the right track
baby
I wasbornthis way
Blaine rabbrividì per quanto
quelle parole sembrassero assolutamente perfette per il momento in cui si
trovava. In quel momento, guardando i volti decisi di Kurt e degli altri che
rispondevano alle provocazioni dei Titans senza scomporsi, solo continuando a
ballare e cantare, non riusciva a vedere niente di male in nessuno di loro,
nemmeno in Kurt. Soprattutto non in
Kurt, che splendeva tra gli altri come se si trovasse in un mondo in cui era
perfettamente a suo agio.
C’era davvero qualcosa di
sbagliato in Kurt? O forse… forse era lui
a dover rivedere le sue idee?
Il ritornello terminò e Kurt si
fece avanti, sfilandosi del tutto la camicia e gettandola via, il petto in
fuori, fiero di quella scritta che mostrava con orgoglio.
Don’t be a drag -just
be a queen
don’t be a drag -just
be a queen
don’t be a drag -just
be a queen
don’t be!
Altri ragazzi si tolsero le
felpe, rivelando altrettante scritte. Ognuno di loro mostrava qualcosa che lo
rendeva diverso, fiero, totalmente sé
stesso.
don’t be a drag, just
be a queen
whether you’re broke
or evergreen
you’re black, white,
beige, chola descent
you’re lebanese, you’re orient
whether life’s
disabilities
left you outcast,
bullied, or teased
rejoice and love
yourself today
’cause baby you were
born this way
in quel momento Blaine li
ammirava, tutti, ognuno di loro. Li ammirava e li invidiava, perché lui non avrebbe mai avuto il coraggio di essere
così… così vero.
No matter gay,
straight, or bi,
lesbian, transgendered
life
I’m on the right track
baby
I was born to survive
no matter black, white
or beige
chola or orient made
I’m on the right track
baby
I was born to be brave
La mano di Blaine scivolò nella
sua borsa e sfiorò con leggerezza il copione di Rent. Aveva deciso di chiedere
ad Artie di avere la parte di Benny, ma qual era il vero motivo? Voleva quella
parte o aveva… paura? Avrebbe preso la stessa strada se avesse avuto più
coraggio?
I was born this way
hey!
I was born this way
hey!
I’m on the right track
baby
I was born this way
hey!
Blaine si alzò e lasciò
l’auditorium quasi di corsa, la testa dolorante per i troppi pensieri, mentre
le parole finali della canzone lo inseguivano lungo il corridoio.
Aveva assolutamente bisogno di
fare una telefonata.
***
Kurt aveva visto Blaine tra il
pubblico. Non appena aveva alzato lo sguardo aveva incontrato i suoi occhi e li
aveva ritrovati decine e decine di volte durante la coreografia, mentre i
Titans gridavano le loro stupidaggini dal fondo della sala.
Se n’era andato prima della fine,
ma Kurt non c’era rimasto male perché durante la canzone aveva percepito
qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva assolutamente niente a che fare con
il disprezzo. Certo, non era rimasto, ma si era presentato e, a quanto aveva
detto Artie, non aveva lasciato il musical.
Kurt sapeva che non avrebbe
dovuto essere felice di questi particolari del suo comportamento. Doveva far sì
che la sua felicità fosse completamente discostata dalla persona di Blaine,
dalle sue parole e dalle sue espressioni, eppure non poteva fare a meno di
notare tutte le mosse dell’ex-amico e tanto meno di esserne influenzato.
Sul palco si era sempre sentito
potente, niente e nessuno poteva toccarlo mentre cantava o ballava. Nessun viso
aveva mai attraversato la barriera delle luci di scena, eppure aveva trovato
immediatamente gli occhi di Blaine e la sua presenza lì l’aveva fatto sentire
ancora più forte e sicuro del solito.
Lo sapeva, sapeva che questo non
andava bene, non andava affatto bene…
eppure proprio non poteva evitarlo.
Ci fu qualche applauso e Kurt
sentì la mano di Mercedes stringere la sua mentre scendevano da palcoscenico.
Si lasciò guidare da lei visto che la sua mente in quel momento era concentrata
su ben altri argomenti.
-Ragazzi, siete stati
formidabili. Assolutamente grandiosi, ed era solo la prima prova! Quando
arriveremo al giorno dello spettacolo sarà… incredibile!- esclamò Shuester,
distribuendo grandi pacche sulle spalle a tutti quanti con un largo sorriso
–Bravissimi!-
Kurt sorrise come tutti gli altri
ma, proprio in quell’istante, i Titans passarono davanti alle Nuove Direzioni.
Ovviamente non potevano fare nulla di concreto, non con Shuester presente, ma
il soprano sentì distintamente il sibilo minaccioso che produsse Karofsky
mentre gli passava accanto, sbattendo contro la sua spalla con finta casualità
–Questa non la passi liscia, checca.-
Lui deglutì, ma tenne la testa
altra e rifiutò di massaggiarsi la spalla. Invece sporse il petto in fuori,
rendendo ancora più evidente la scritta sul suo petto. Karofsky poteva odiarlo,
trovarlo ridicolo o… avere paura di lui, di sé stesso o quello che era, ma non
avrebbe cambiato nulla del suo comportamento, per nessuno.
Mentre si allontanava Karofsky
gli fece un eloquente segno di minaccia, passandosi due dita all’altezza del
collo.
Mordendosi il labbro si voltò per
nascondere qualsiasi reazione, sforzandosi di concentrarsi sugli elogi di
Shuester, ma la sua mente si distaccò immediatamente per volare verso lidi ben
meno piacevoli.
***
Blaine dovette aspettare
parecchio prima di riuscire a fare la sua telefonata. Anche se l’esibizione
delle Nuove Direzioni gliel’aveva fatto completamente passare di mente, quel
pomeriggio aveva lezione con i bambini del catechismo e solo quando sua madre
glielo ricordò si rese conto di non aver preparato assolutamente nulla.
Così, quando fu davanti alla sua
piccola classe, decise di far leggere loro qualche passo dal Vangelo. Gli
sembrava una buona scelta, ma si rese ben presto conto che non era così. Per la
prima volta non riusciva a spiegare i singoli passaggi ai suoi allievi,
semplicemente perché non era sicuro nemmeno lui del vero significato di quelle
parole che conosceva tanto bene. All’improvviso quelle scritture gli sembravano
passibili di mille diverse interpretazioni e questo lo disorientò totalmente.
-Maestro Blaine?- domandò ad un certo punto uno dei
ragazzini, Jason, alzando appena la mano –Come mai sei strano oggi?-
Blaine si morse il labbro,
rimproverandosi mentalmente per aver fatto notare ai bambini la sua distrazione
–Hai ragione. Scusatemi, ragazzi, oggi sono un po’ stanco.-
-Dev’essere perché sei andato a
scuola. Anche io sono sempre stanca quando vado a scuola.- commentò Maryanne,
una ragazzina dai capelli rossi, che venne subito smentita da Jason –Non sembra
come se fossi stanco. Secondo me hai litigato con un tuo amico. Quando io e
Paul litighiamo lui ha sempre quella faccia.-
-Anche tu ce l’hai.- sbuffò Paul,
un ragazzino di colore seduto accanto a Jason.
-Quindi hai litigato con un tuo
amico, maestro Blaine?- domandò Maryanne sbarrando gli occhi.
Blaine esalò un respiro,
chiudendo per un attimo gli occhi e sforzandosi di non maledire l’empatia
naturale dei bambini. Nemmeno i suoi genitori si erano accorti di nulla,
insomma –Già, avete ragione. In effetti ho litigato con un mio amico, ma non
dovete preoccuparvi.-
-Glieli hai fatti i biscotti al
tuo amico?- domandò timidamente un'altra ragazzina, Kate –La mamma quando avevo
litigato con Annette mi ha aiutata a fare i biscotti al cioccolato e glieli ho
portati. Lei è stata contenta. Faglieli anche al tuo amico.-
Blaine rise appena, figurandosi
la scena: lui che portava a Kurt un pacco di biscotti e tutti i problemi
scomparivano in una nuvola di fumo. A stento riuscì ad ammetterlo, ma gli
sarebbe piaciuto che potesse essere tanto semplice. Kurt gli mancava, gli
mancava da morire, e ogni volta che il suo pensiero volava verso di lui si
sentiva sempre più sbagliato.
Sempre più debole, sempre più solo.
-Sapete, avete ragione. Le liti
vanno sempre risolte, perché l’amicizia è una cosa davvero importante. Sia per
i bambini che per gli adulti.- disse, rendendosi a stento conto di aver
formulato la frase –Farò i biscotti al mio amico e glieli porterò alla
partita.- mentì, sorridendo mentre scacciava quella vocina che gli sussurrava
l’idea malsana di farlo sul serio.
-Il tuo amico gioca a football
con te?- domandò una biondina che sembrava una bambola, Joanne –Anche mio
fratello ci giocherà quando sarà grande.-
-Oh, no. Lui è un cheerleader.-
rispose lui prima di pensare veramente alle proprie parole.
Tutti i bambini si accigliarono
finché Jason non prese di nuovo la parola –Ma è un maschio, non è un po’
strano?-
Blaine si morse il labbro
prendendosi qualche istante. Cosa avrebbe risposto normalmente, se quella
faccenda non avesse avuto a che fare con lui?
Le parole arrivarono
meccanicamente. Sapeva qual era la risposta giusta, quella che avrebbe dovuto
dare ai bambini per educarli al meglio, per aiutarli a crescere con un cuore
buono e uno spirito cristiano di accettazione e conforto.
-Non è strano. È giusto che
ognuno sia libero di fare ciò che preferisce, seguendo i propri desideri.
Nessuno di noi può giudicare le scelte altrui, capite ragazzi?-
I bambini annuirono in modo quasi
solenne e Blaine giocherellò nervosamente con la penna che teneva tra le dita.
Si sentiva improvvisamente incoerente, poco sincero e soprattutto
incredibilmente confuso.
C’erano mille contraddizioni
nella sua mente, nelle sue parole, nel suo cuore.
Mille fattori lo spingevano
lontano da Kurt e altrettanti sembravano tirarlo verso di lui. Vicino e
lontano, lontano e vicino, come una dannata danza di cui non conosceva i passi.
Quando finalmente arrivò a casa
si lasciò cadere sul letto e afferrò il cellulare, felice di poter finalmente
parlare con l’unica persona che poteva aiutarlo a dissipare i suoi dubbi.
Compose il numero e il cellulare suonò libero un paio di volte, dopodiché una
voce incredibilmente familiare rispose –Pronto?-
-Ehi, Wes, sono Blaine.-
-Oh, B! Ragazzi, è Blaine!-
immediatamente un coro di saluti arrivò al suo orecchio e Blaine sorrise mentre
sentiva l’amico allontanarsi dal resto del gruppo –Finalmente, sono settimane
che non ti fai sentire. Credevamo che fossi stato rapito da qualche baby-gang.-
Blaine ridacchiò –No, non siamo
ancora a quei livelli. Scusa, davvero, so che non mi sono mai fatto sentire sul
serio dopo il primo giorno di scuola.-
-Infatti. Gli sms non contano e
la tua mail era di due righe, B. Sono profondamente offeso, ma visto che sono
anche felice di sentirti farò finta di niente.- decretò Wes –Allora. Com’è la
scuola pubblica?-
-Mh. Un po’… strano. È molto
diverso dal St. Jude.-
-Diverso in bene o in male?-
domandò Wes in quello che Blaine conosceva come il suo tono comprensivo.
-Non saprei. Solo diverso, credo.
Anche se penso che… beh, è difficile a volte. Sono tutti molto… diversi. Lo so
che lo sto ripetendo all’infinito ma sembra davvero il termine migliore.-
-Blaine, c’è qualcosa che non va,
non è così?-
Blaine sospirò –Sì, infatti.-
-Vuoi parlarmene? C’è davvero qualcuno
che ti infastidisce o che ti ha fatto del male? Se è così devi andare dai
professori B., loro…-
-Wes, Wes, respira.- lo
interruppe Blaine, sorridendo alla versione mamma-chioccia dell’amico –A parte
che qui i professori non sono proprio… come quelli a cui siamo abituati. Ma
comunque non è un problema di quel genere, è solo… ho litigato con una persona.
In effetti ho avuto una brutta discussione con una persona con cui avevo legato
molto.-
Poté quasi sentire il sorrisetto
di Wes attraverso la cornetta –Una persona o una ragazza?-
-Cos… no.- sbarrò gli occhi
Blaine –No è… è un ragazzo. Eravamo diventati molto amici e poi… beh, è
successo qualcosa e ora non ci parliamo più. E lui mi aveva presentato tutti
gli altri e così, fondamentalmente, sono abbastanza… solo al momento.- inspirò,
prima di ammettere quella che sapeva essere la verità –Anche se ad essere
sincero mi manca soprattutto Kurt. So che lo conosco solo da un mese ma avevamo
legato in modo davvero profondo. Siamo subito diventati… migliori amici. Senza
contare che il suo fratellastro e il suo migliore amico sono molto alti,
muscolosi e abbastanza terrorizzanti.- aggiunse nel tentativo di
sdrammatizzare.
Wes ridacchiò, ma aveva colto la
tristezza dell’amico –Visto che sei stato così vago suppongo che tu non voglia
dirmi il motivo della vostra lite.-
-Già, è qualcosa di privato e che
riguarda soprattutto Kurt, quindi no, non posso.- confermò Blaine –Ma è
qualcosa di grosso. Una parte di lui a cui non è disposto a rinunciare.-
-Ok.- annuì Wes –Vuoi davvero che
io ti dia un consiglio? Perché a me dal tuo tono sembra che tu abbia già preso
una decisione.-
Blaine sospirò –Davvero? Perché
io non ci capisco nulla. So solo che mi manca davvero la sua amicizia.-
-Appunto.- sorrise Wes con
decisione. Con una forte confusione in testa, ma qualcosa di piuttosto caldo
all’altezza del petto, Blaine sprofondò la testa nel cuscino –Un giorno capirò
come fai ad avere sempre la risposta pronta, Wes. Ah e davvero, lo giuro, mi
farò sentire molto di più da ora in poi.-
-Certo che lo farai. Quattro
settimane senza i miei saggi consigli e guarda in che caos ti sei trovato.-
ridacchiò il ragazzo –Ora vado, ho mollato gli altri nel bel mezzo di un gruppo
di studio.-
-Salutami Nick e Jeff.-
-Certo.- assicurò l’amico –E tu smettila
di rimuginare troppo sulle cose e fai pace col tuo cervellino. E col tubetto
del gel.-
_____________L’angolo di Jane
Eccomi quiiii puntualissima. E con un capitolo luuuungo
lungo, spero che non sia troppo pesante +_+ ho pensato di eliminare la parte dei
bambini di catechismo ma… sono così teneri :P
Molti di voi credevano
che Blaine avrebbe fatto una sua maglietta BornThis way, spero che non siate troppo delusi! Era decisamente
troppo presto per una manifestazione pubblica di accettazione, anche se come
avrete notato Blaine ha finalmente raggiunto la luce!
Ringrazio tutti per le
recensioni e per i messaggi pvt, siete splendidi *-*
Ok ora vi lascio che
ho anche una traduzione da pubblicare, ma spero di sentirvi presto tramite
recensioni o messaggi o quello che volete, ci tengo ai vostri pareri, positivi
o negativi che siano!
Quando Blaine arrivò al McKinley
domenica sera gli sembrava che il cuore fosse pronto ad esplodergli nel petto.
Il parcheggio era gremito di auto, visto che avrebbero giocato in casa, e una
folla di persone si era riversata nel cortile dell’istituto per dirigersi verso
l’enorme campo da football.
Non era la prima partita della
stagione, eppure l’afflusso era davvero impressionante e Blaine rabbrividiva al
solo pensiero di dover giocare di fronte a tutte quelle persone. Certo
probabilmente non sarebbe accaduto: non era altro che una riserva e sicuramente
avrebbe passato tutta la partita in panchina, ma questa consapevolezza non gli
impediva di sentirsi profondamente inquieto.
Raggiunse gli spogliatoi, dove
gran parte della squadra si stava già cambiando: quando entrò Puck e Finn si
zittirono all’improvviso, Karofsky e Azimio finsero di non vederlo, Sam gli
lanciò un sorriso incoraggiante e gli altri un vago, poco interessato saluto.
Blaine era sempre stato affascinato dallo spirito di squadra che si formava prima
di una partita, ma si era aspettato di non esservi incluso in alcun modo.
Dopotutto in quello spogliatoio aveva motivo di essere odiato almeno dalla metà
dei presenti.
Poggiò la sacca davanti al suo
armadietto e iniziò a cambiarsi in silenzio, guardandosi attorno di sottecchi
per valutare lo stato d’animo dei compagni.
Finn, Sam e Puck scherzavano con
un altro ragazzo del Glee, Mike, e altri due Titans, riguardo a qualcosa che il
ragazzo col taglio da moicano stava raccontando. Karofsky e Azimio erano
altrettanto allegri e chiacchieravano tranquillamente con altri ragazzi,
scambiandosi di tanto in tanto insulti scherzosi abbastanza pesanti.
Quando la porta si aprì rivelando
la figura longilinea di Kurt, l’atmosfera si spezzò. Blaine vide distintamente
come alcuni giocatori, prima tranquilli e scherzosi, si infilarono rapidamente
le magliette dando le spalle al Cheerios. Questo lo turbò appena: aveva pensato
parecchio alla… condizione di Kurt, al suo essere omosessuale, eppure mai si
era soffermato a preoccuparsi che lui potesse avere delle… mire sessuali verso
nessuno di loro. Kurt non sembrava un predatore affamato, anche se ricordandolo
ballare immaginava che potesse risultare piuttosto sexy e provocante.
Quasi sobbalzò: sexy e
provocante? Ma come gli veniva in mente una descrizione così inopportuna?
Uno sguardo a Karofsky lo
distolse dai dubbi riguardo alla sua scelta di parole. C’era qualcosa di
diverso nello sguardo che il Titans rivolgeva a Kurt, qualcosa che lo
differenziava dagli altri bulli con cui il controtenore era tenuto a vedersela
ogni giorno. E questo qualcosa a Blaine non piaceva affatto: nello sguardo di
Karofsky non c’era un generico disprezzo per ciò che era Kurt o per il suo
essere un perdente, come lo
definivano loro. Era una luce personale, proveniente dal profondo dell’anima
del giocatore, e Blaine ne fu davvero spaventato. Gli ci volle un grande
autocontrollo per evitare di porsi tra Karofsky e Kurt, solo per la necessità
di proteggere il suo amico da quello sguardo che per lui era tanto pericoloso.
Solo in quel momento capì che, se
Kurt poteva riuscire tranquillamente a sopportare le vessazioni degli stupidi
bulletti della scuola, quella cosa con Karofsky era su un altro livello.
Con un sospiro osservò Kurt che
si univa a Sam, Finn, Puck e Mike per cambiarsi. Avrebbe tanto voluto
avvicinarsi e poggiargli un braccio sulla spalla, solo per far capire a tutti
che non potevano fargli del male, che lui l’avrebbe protetto… ma con che
diritto, quando lui stesso l’aveva ferito?
Così si limitò a uscire, ormai
pronto, sicuro almeno che Puck e gli altri avrebbero impedito che gli accadesse
qualcosa.
***
Quando Kurt entrò nello
spogliatoio riuscì a sentire la fitta di tensione che squarciò l’aria. Si voltò
verso Karofsky, pensando che provenisse da lui, ma questi lo stava
semplicemente fissando con la sua aria da
sono-grande-e-grosso-posso-spaccarti-le-ossa-senza-nemmeno-toccarti. Che in
effetti era piuttosto spaventosa, ma non era questo il punto. C’era un’energia
ancora più forte del suo odio nello spogliatoio e Kurt si trovò quasi
immediatamente a cercare la figura di Blaine.
Gli occhi nocciola del moro gli
cancellarono ogni dubbio: era da lui che provenivano quelle strane vibrazioni
e, anche se Kurt sentiva di esserne il centro, sapeva allo stesso tempo che non
erano rivolte a lui.
Blaine stava fissando Karofsky
con uno sguardo che avrebbe trasformato il Titans in una gelatina tremante, se
solo questo non fosse stato troppo impegnato a fissare lui con odio per
rendersene conto.
Kurt aveva imparato da tempo che
non esistono difese contro quel genere di vessazioni ma che, spesso, il
silenzio era la scelta migliore. O, per lo meno, la meno dolorosa. Così si
avvicinò a Finn e al resto del Glee e si mise a cambiarsi con loro, ben attento
a non far vagare i suoi occhi in giro nemmeno per un istante, e mentre iniziava
a cambiarsi vide con la coda dell’occhio che Blaine stava lasciando in fretta
lo spogliatoio.
Espirò lentamente, rifiutando di
interrogarsi sulle azioni dell’ ex-amico. Un attimo prima sembrava non chiedere
altro che uccidere Karofsky, e l’istante successivo fuggiva via senza guardare
in faccia nessuno. Era incoerente e irrazionale ma, si ripeté, a lui tutto
quello non doveva interessare. Non poteva, proprio non poteva gestirlo.
Così seguì gli altri fuori e
osservò i giocatori correre nel campo mentre lui si univa alle Cheerios. Poco
dopo una musica esplose nell’aria e le ragazze lo precedettero, uscendo di
corsa. Lui le seguì e tutti insieme fecero una ruota che li portò al centro del
prato, proprio di fronte al pubblico e alla squadra.
-Foooorza
Titans!- gridò con le altre mentre il fischio dell’arbitro segnava l’inizio
della partita.
Blaine era seduto in panchina e
seguì il gioco dei compagni, ma spesso il suo sguardo trovava Kurt che era in
piedi poco distante e tifava per la squadra, o almeno per alcuni membri: si
limitava a battere le mani quando Karofsky e i suoi amici facevano una buona
azione mentre saltava e si sgolava quando Puck, Finn, Sam o Mike si
distinguevano per qualcosa.
Mordendosi il labbro, Blaine non
riuscì a evitare di chiedersi cos’avrebbe fatto Kurt se anche lui fosse stato
in campo. Si sarebbe limitato ad applaudire educatamente o avrebbe ballato e
saltato come per Puck e gli altri?
Il primo tempo finì presto, con i
Titans in vantaggio di due punti, e Blaine si mise dritto sulla panca.
Giocavano in casa, quindi sapeva che le cheerleader del McKinley avrebbero
fatto un numero per l’intervallo.
Vide le ragazze disporsi attorno
a Kurt, coprendolo totalmente al suo sguardo, e poi una musica forte e ritmata
si diffuse nell’aria. Le ragazze fecero qualche passo coordinato: erano brave,
Brittany in modo particolare, e si muovevano con una sincronia incredibile, ma
un attimo dopo tutte sembrarono sparire, perché la formazione si era aperta e
anche Kurt stava ballando.
All’improvviso gli parve di
osservare una rosa rossa in mezzo a un campo di margherite.
Kurt si muoveva con semplicità,
come se non stesse facendo il minimo sforzo, ma allo stesso tempo emanava
un’energia accecante mentre muoveva i fianchi come se fossero svitati dal resto
del corpo.
La canzone aveva delle parole e
Blaine si rese conto che Kurt stava cantando, ma tutto ciò che riusciva a
notare era il timbro acuto ma graffiante della sua voce e i movimenti rapidi e
ammiccanti che eseguiva. Blaine sapeva che Kurt era speciale, l’aveva capito
fin dalla prima volta che l’aveva visto, ma in quel momento, come era accaduto
solo durante l’esibizione di Bornthis
way, si accorse davvero di quanto lo
fosse.
Era una stella, brillava come il
sole e nulla, nulla avrebbe dovuto oscurare la sua luce.
Con la coda dell’occhio,
nonostante fosse totalmente preso dallo spettacolo, notò Karofsky con la coda
dell’occhio.
Il Titans non staccava gli occhi
da Kurt. Tutto il suo viso era contratto in uno sforzo quasi animalesco e
teneva le mani strette in due pugni tremanti. Un attimo dopo si voltò e, senza
più guardarsi indietro, scomparve negli spogliatoi.
Blaine sospirò, preoccupato.
Avrebbe dovuto fare molta attenzione, da quel momento. Kurt doveva fare attenzione, Karofsky lo preoccupava più di quanto
fosse sopportabile e doveva avvertirlo… ma, prima, dovevano sistemare le cose
tra loro.
Con questa sicurezza, quando la
musica terminò, Blaine si alzò e si diresse con decisione verso le Cheerios che
saltellavano e si abbracciavano congratulandosi l’un l’altra per l’ottima
esibizione.
-Blaine!- trillò Brittany
saltandogli al collo –Ti siamo piaciute? La coreografia è mia, sai? La
Sylvester…-
-Brit.-
la voce di Santana interruppe lo sproloquio della bionda –Che diable, noi non
parliamo con lui, ricordi?-
-Ma per quanto ancora? A me piace
Blaine.- si imbronciò la ragazza –Non puoi far pace con il mio unicorno? Così
possiamo parlare?-
Blaine sorrise appena –In realtà
era quello che volevo fare. Dov’è Kurt?- domandò poi, guardandosi attorno senza
riuscire a individuarlo.
-Senti bene, Hobbit,
se gli fai di nuovo del male io ti…-
-L’unicorno dopo le esibizioni va
sempre negli spogliatoi. Deve curare il suo pelo magico da unicorno.-
Blaine sbiancò e sentì il proprio
cuore perdere un battito, o forse due.
***
Kurt entrò nello spogliatoio e si
diresse verso il suo armadietto, cercando di riprendere fiato dopo
l’esibizione. Lo aprì e fece per afferrare la sua lacca ecologica, ma ebbe
appena il tempo di alzare il braccio prima di sbattere violentemente contro la
parete fredda, il fiato mozzato nel petto e Karofsky di fronte a sé,
decisamente troppo vicino per i suoi gusti.
-Esageri, stupida checca. Esageri
sempre. Ci fai schifo, perché non lo capisci?-
Kurt voleva rispondere. Avrebbe
voluto dirgli che, a quanto gli era sembrato dal bacio della settimana
precedente, non doveva fargli poi tanto schifo. Ma Karofsky lo fissava di nuovo
come quel giorno, erano soli in uno spogliatoio e il braccio che il Titans gli
stava stringendo faceva davvero male –Io non… lasciami, non…-
Con un grugnito Karofsky lo
spinse con più forza contro la parete e Kurt emise un lamento quando sentì la
sua testa sbattere con violenza.
-La colpa è tutta tua. Vorrei
vedere se andresti ancora in giro sculettando nei tuoi dannati pantaloni
stretti se ti spaccassi la faccia.- ringhiò il giocatore, e un attimo dopo
bloccò Kurt anche con l’altra mano, stringendogli la spalla rudemente.
Kurt si morse il labbro per non
piagnucolare. Non voleva farlo, davvero, ma Karofsky gli stava facendo male e
aveva seriamente paura. Sbarrò gli occhi quando sentì una fitta più forte al
braccio e si trovò a terra, gemendo quando sbatté il gomito.
-Sei un dannato frocio, Hummel! E
devi piantarla!-
Karofsky lo bloccò a terra,
spingendolo contro il pavimento con un movimento che gli fece dolere la spalla.
Non fu troppo forte, ma sufficiente da strappargli un singhiozzo, e chiuse gli
occhi in attesa del colpo che era sicuro sarebbe arrivato. Ma non fu così.
Sentì un verso sorpreso, un tonfo
e dei passi. Poi, improvvisamente, un tocco leggero alla spalla lo fece
sobbalzare e aprì gli occhi.
-Kurt, Dio Kurt staibene? Ti prego dimmi
solo… Kurt…-
Blaine sfiorò Kurt con gli occhi
pieni di lacrime e lo aiutò a mettersi a sedere, senza smettere di esaminarlo.
Quand’era entrato nello spogliatoio si era sentito morire non appena aveva
visto la sagoma enorme del Titans troneggiare su quella tremante di Kurt e
aveva agito d’istinto.
Spinto via Karofsky si era subito
accovacciato al suo fianco, desiderando solo di poter cancellare quello che gli
era appena successo, e ora lo fissava cercando di capire cosa poteva fare, come
aiutarlo.
Non appena i loro occhi si
incontrarono, quelli di Kurt si inondarono di lacrime e un singhiozzo gli sfuggì
dalla gola. Blaine allora non riuscì a trattenersi e, delicatamente, lo strinse
in un abbraccio.
Per un istante Kurt pensò di
abbandonarsi a quella stretta calda e confortante. Tra le braccia di Blaine si
sentiva bene, protetto, e in quel momento voleva solo rimanere lì a farsi
cullare e piangere fino ad esaurire le lacrime, ma sapeva che sarebbe stata una
sciocchezza.
Lui e Blaine non erano amici, non
più. E sapeva che lo spirito cristiano di Blaine, o quello che era, gli
imponeva di stargli vicino e di fare il possibile per alleviare le sue sofferenze,
ma lui non voleva questo –Lasciami stare. Non ho bisogno di un buon
samaritano.- sibilò.
Blaine sbarrò gli occhi, colpito
dall’asprezza di quelle parole, ma non distolse lo sguardo –Lo so.- rispose
cercando di suonare calmo –Non voglio fare il buon samaritano, Kurt.-
-Bene. Allora puoi andare senza
sentirti in colpa.- Kurt si alzò, trattenendosi dal gemere per il dolore alla
schiena. Sicuramente l’incontro con il muro e poi col pavimento gli avrebbe
procurato dei lividi –Me la cavo da solo.-
-Lo so. Ma io non voglio… non
voglio che tu debba farlo.-
-E allora cosa vuoi, Blaine?-
sbottò Kurt, rifiutandosi di sbattere le palpebre: sapeva che se lo avesse
fatto le lacrime sarebbero sfuggite e non voleva piangere davanti a lui, non
più –Vuoi di nuovo provare a guarirmi? Hai portato qualche altro stupido
volantino? Cosa vuoi, Blaine?-
-Solo… solo tornare a essere tuo
amico. Dio, Kurt, mi manchi.-
Kurt si coprì il volto con le
mani, inspirando profondamente.
Mi manchi.
“Gli manco.”
Quelle parole così semplici
avevano acceso in lui un calore immenso, ma non bastavano. Sapeva che questo
non bastava, così non si mosse e non rispose anche se quel “mi manchi anche tu”
continuava a rimbalzare sulla sua lingua nel tentativo di sfuggirgli dalle
labbra.
Dopo qualche istante tornò a
guardare Blaine dritto negli occhi, deglutendo per cacciare via quel dolore
sordo che aveva preso possesso della sua gola –Io non posso essere amico di
qualcuno che mi ritiene uno… sbaglio, Blaine. Ci ho messo anni per capire di
essere gay e non taglierò di nuovo fuori dalla mia vita una parte di me
stesso.-
-E sei comunque qui?- domandò
Kurt con un filo di voce, forzandosi di evitare che il suo cervello producesse
troppe aspettative. L’aveva già fatto e non voleva finire di nuovo a pezzi.
-Sì.- rispose però Blaine –Mi
dispiace Kurt. Non è stato facile per me… e non lo è ancora adesso. Mi viene
ancora difficile pensare che possa essere… giusto. Ma tu sei una bellissima
persona, la migliore che io abbia mai conosciuto. E in questi giorni credo di
essermi reso conto che non mi sembra… giusto
che una cosa come questa ti renda un peccatore.- sembrava che ogni parola fosse
un parto, qualcosa di difficile ma incredibilmente desiderato, e Kurt non poté
far altro che rimanere in silenzio mentre guardava gli occhi limpidi e sinceri
dell’amico –Non so se sarò in grado di capire del tutto… ma posso provarci.
Voglio… vorrei provarci, se a te va bene, e in ogni caso… accetterò quello che
sei. Lo sto già facendo Kurt, davvero. So che non ho nessun diritto di
pretendere che tu…-
Senza una parola, Kurt si gettò
su di lui e gli gettò le braccia al collo. Un attimo dopo sentì che Blaine lo
stava stringendo a sua volta e si lasciò sfuggire un singhiozzo, soffocandolo
sulla spalla del ragazzo –Scusa Kurt.- stava sussurrando Blaine –Scusami, ti
prego…-
Kurt annuì, rompendo l’abbraccio
e rivolgendogli un sorriso tra le lacrime –Sono contento di scoprire che alla
fin fine non mi ero sbagliato su di te.- disse –Ora fila a scaldare la
panchina, Anderson, io devo tifare. Ne parliamo dopo la partita.-
_________________L’angolo di Jane
Salve salvesalve!
Eccoci qui. Siete contente? Dio, avevate così tante aspettative su
questo momento che ho l’ansia di avervi deluse quindi pleeeeease,
fatemi sapere cosa ne pensate!! Sia in bene che in male, al solito!
Ora, devo dirlo visto che sto praticamente diffondendo una campagna di
sostegno, lo dico anche a voi: se nella vostra città passa il tour di “Spring Awakening”, andate a vederlo!! È un po’ crudo e un po’
spinto e lo so che non avrà mai successo in Italia, perché siamo pieni di
perbenisti, ma ne vale davvero la pena!
Va bene, mi eclisso evi lascio
libere di recensire, o scrivermi, o mandarmi una lettera o un segnale di fumo
per dirmi se con questa scena ho deluso le vostre aspettative!
Capitolo 16 *** 15. Di chiacchiere e soap opera spagnole ***
16.
Di chiacchiere e soap opera spagnole
La partita terminò con una
vittoria della squadra avversaria.
Fin dall’inizio del secondo tempo
i Titans erano stati pessimi e tutti notarono che buona parte della colpa era
di Karofsky: era deconcentrato, lento, poco reattivo a ciò che accadeva in
campo. Fin da subito intralciò il gioco dei compagni e, finché la Bestie non lo
sostituì, penalizzò decisamente l’andamento della squadra.
Riuscirono comunque a perdere di
pochi punti e l’umore della squadra non era così pessimo quando fu il momento
di lasciare il McKinley, soprattutto perché Karofsky aveva deciso di scappare
via senza nemmeno cambiarsi, limitandosi a afferrare la sua roba
dall’armadietto e andarsene come un fulmine senza curarsi di salutare nessuno.
-Hai la tua macchina o vi serve
un passaggio?- domandò Puck a Kurt mentre si dirigevano verso il parcheggio. Il
controtenore si guardò attorno e incontrò subito gli occhi nocciola di Blaine
–No, sono a piedi ma… puoi accompagnare Finn? Io ho… una cosa da fare.-
Finn lo guardò confuso, ma Puck
seguì il suo sguardo e non ci mise molto ad accorgersi di Blaine, fermo a pochi
passi da loro –Con Anderson?- domandò, teso –Sicuro che non vuoi che veniamo
con te?-
-Sicuro. Grazie Puck. Finn, ci
vediamo a casa.- salutò Kurt, dopodiché raggiunse Blaine che gli sorrise,
cercando di ignorare l’occhiata minacciosa che i compagni di squadra gli
stavano rivolgendo –Sei in macchina? Io non ho la mia, mi ha portato mio
padre.- domandò Kurt non appena gli fu accanto.
-Sì, ho la mia. Vieni.- annuì
Blaine, sentendosi indescrivibilmente felice mentre si scambiavano quelle frasi
semplici e incredibilmente quotidiane. Sapeva che avevano molto di cui parlare,
ma in quel breve momento era come se tutto fosse come una volta: poteva quasi fingere
che quella settimana appena passata non fosse mai accaduta.
Raggiunsero l’auto, a cui Kurt
lanciò uno sguardo quasi affettuoso, e quando fu seduto Blaine esitò un attimo
–Vuoi… possiamo prendere un caffè. Oppure andare in un posto un po’ più
tranquillo. Io non ne conosco molti ma se hai qualcosa in mente…-
-Ti va di andare al parco?-
propose Kurt –C’è un posto in cui non va mai nessuno, è abbastanza tranquillo e
potremo… insomma...-
-Ottimo.- annuì Blaine, e mise in
moto.
Meno di un quarto d’ora dopo
erano in un anfratto del parco che Blaine non aveva mai notato, un angolo
nascosto da una collinetta e quasi spoglio se non per un paio di panchine
nascoste da un gruppo di cespugli non esattamente rigogliosi.
Camminarono in silenzio, l’uno
accanto all’altro, e si sedettero su una delle panchine. Blaine continuava a
tenere lo sguardo basso, ma poteva sentire distintamente gli occhi di Kurt su
di sé. Gli ci volle qualche istante prima di trovare il coraggio di parlare
–Kurt, mi dispiace. Sono stato così stupido a non provare nemmeno a capire,
avrei dovuto… so che non ho il diritto di chiederti di…-
-Blaine, va bene.- lo interruppe
l’altro con un sorrisetto –Lo so che non è qualcosa di facile da accettare.
Nemmeno Finn era così accomodante all’inizio, anche se forse beh… ci sono stati
altri fattori che hanno giocato a mio sfavore.- tagliò corto, supponendo che
quello non fosse il momento adatto per nominare la sua passata cotta per il suo
fratellastro -E molti non lo accettano ancora, anche se quelli del Glee sono
tutti a posto con questa cosa.- spiegò –Ammetto che pensavo che tu avresti mi
avresti accettato. Sei una persona così… buona, e avevamo legato così tanto… e
la tua reazione mi ha ferito, non avrebbe senso fingere il contrario. Ma ora
sei qui e va bene. Non voglio più che mi chiedi scusa, davvero.-
-Ok.- sorrise incerto Blaine
–Però mi sento ancora in colpa.-
-Potrebbe suonare male, ma da una
parte ne sono contento. Non prenderla male, non è come se fossi contento perché
ti senti in colpa, solo che… vuol dire che sei davvero convinto di aver
sbagliato. Ma non devi, Blaine. Posso capire quanto sia difficile per te.
Probabilmente stai andando contro degli insegnamenti e dei valori che sono
stati importanti, e lo stai facendo per me. Io lo apprezzo, davvero.-
-In realtà anche prima lo stavo
facendo. La Chiesa dice che la sodom… ehm…
l’omosessualità? Scusa, non so quale sia il termine adatto…-
-Omosessualità va benissimo.-
sorrise Kurt, un po’ intenerito dal balbettare dell’amico.
-Ecco, dice che è peccato. Ma
allo stesso tempo dice che un buon cristiano dovrebbe essere solidale e
amorevole anche con chi è diverso e io non lo sono stato. Quindi… in realtà è
tutto piuttosto confuso al momento. L’unica cosa che so…- finalmente alzò gli
occhi e Kurt vi lesse una decisione e una sicurezza quasi dolorose –È che tu
sei una splendida persona e che sono fortunato ad averti incontrato. E che non
voglio più rischiare di rovinare questa cosa.-
Kurt sorrise, incapace di
trattenersi –Mi sei mancato davvero tanto, Blaine.-
-Anche tu.- annuì il ragazzo –Ma…
c’è un… insomma, il fatto è che io non so bene come comportarmi. Hai visto
prima, non sapevo nemmeno che termine… e ho paura di ferirti dicendo qualcosa
di sbagliato, ma allo stesso tempo a volte avrei così tante domande che…-
-Blaine, tranquillo.- lo
interruppe Kurt, posando una mano sulla sua per un istante –Va bene, lo so che
non è qualcosa con cui hai familiarità. Ma io non mi offenderò e non la
prenderò sul personale, ok? Davvero, voglio che torniamo come prima. Che le
cose siano… rilassate e piacevoli. Non voglio che tu creda di dover misurare
ogni parola.-
-Ok.- sorrise Blaine, guardandolo
quasi timidamente prima di sporgersi verso di lui e tirarlo in un abbraccio che
profumava di affetto –Sono così contento di averti di nuovo con me.-
-Anche io.- mormorò Kurt,
lasciandosi cullare dal profumo familiare dell’amico. Blaine aveva l’odore
dell’autunno e Kurt lo trovava così rilassante che avrebbe potuto passare la
vita solo con quell’odore addosso –Allora…- iniziò quando si separarono –Qualcuna
di queste domande imbarazzanti è poco impegnativa e adatta a un dopo-partita?-
-Beh… ce ne sarebbe una in
effetti.-
-Spara.-
-Tu e…- Blaine esitò,
tormentandosi le mani –Insomma, tu e Puck siete… amici, oppure lui è tipo…
insomma siete… come…-
Kurt sbarrò gli occhi e quasi
scoppiò a ridere –Mi stai chiedendo se io e Puck stiamo insieme?-
-Oh no, no io… beh, sì.
Fondamentalmente sì.- annuì il ragazzo, arrossendo un po’.
-No, non stiamo insieme.- rispose
Kurt con semplicità –Lui è etero. Mortalmente etero, e voglio dire che adora le
ragazze e le donne in generale. Dubito che potrebbe mai farne a meno,
figuriamoci smettere di esserne attratto.-
-Oh.- sorrise Blaine e, mettendo
da parte la consapevolezza di essere stranamente soddisfatto di quella
risposta, aggiunse –Scusa è solo che siete molto… sai…-
-Lui è un tipo piuttosto fisico.-
precisò Kurt –E io gli voglio un gran bene. È il migliore amico di Finn e un
tempo, prima di tutta la questione di Quinn, era uno di quelli che mi buttava
nei cassonetti e rendeva le mie giornate un inferno. Ma poi è entrato nel Glee,
ha avuto un anno piuttosto complicato e abbiamo legato. Credo che inizialmente
fosse più che altro un modo per fare ammenda, ma ora siamo davvero molto amici.-
Blaine annuì –Ricordi, avevi
detto che mi avresti spiegato questa storia di Puck, Quinn e Finn un giorno, ma
poi abbiamo litigato. Ora sono decisamente curioso.-
-Mh… sicuro di volerlo sapere ora?
Perché immagino che una gravidanza fuori dal matrimonio non sia esattamente
qualcosa che rientra nei principi cristiani e stai già affrontando questa cosa
dell’omosessualità.- disse Kurt con noncuranza, senza però perdersi lo sguardo
sbalordito di Blaine –Gravidanza? Quinn?-
-Già. Diciamo che Quinn e Puck
hanno avuto una figlia mentre Quinn stava con Finn. Oh, e la madre di Rachel
l’ha adottata quando è nata.-
-Santo cielo, siete un gruppo
davvero complicato.- commentò Blaine scuotendo la testa, divertito –Mia nonna
vi adorerebbe. Impazzisce per le soap opera spagnole.-
-Le faremo avere dei resoconti
giornalieri allora.- rise Kurt, appoggiandosi allo schienale della panchina. Si
sentiva leggero come non gli capitava da giorni e sapeva che il motivo,
semplice ed evidente, era che Blaine era al suo fianco.
Il comportamento di Blaine
l’aveva ferito, ma era sincero quando diceva che apprezzava il fatto che
l’amico avesse deciso di impegnarsi e mettersi in gioco pur di continuare ad
essere suo amico. Non ci aveva sperato, non davvero, e lo faceva stare bene
pensare che Blaine fosse disposto a mettere da parte qualcosa in cui credeva
per lui. Era ben consapevole, però, che non sarebbe stato così semplice.
-Oh, senti… Credo di doverti
avvertire che le cose potrebbero rivelarsi complicate con il Glee, con Rachel
in particolare. Era piuttosto sul piede di guerra, quasi più di Puck… i suoi
papà sono gay, quindi per lei l’omofobia è un tema delicato come per me.-
Blaine sbarrò gli occhi –I suoi…
papà? Ok.- inspirò profondamente –Non avrei dovuto chiederti anche la storia di
Quinn. Troppe informazioni.-
Kurt gli sorrise divertito, e
piacevolmente colpito dal fatto che non aveva dato di matto a quella nuova
informazione –Sono certo che sopravvivrai.-
Rimasero un po’ in silenzio,
guardando gli alberi spogli e godendosi l’aria fredda sulle guance. Entrambi si
sentivano bene, come se fossero tornati a casa dopo tanto tempo e si stessero
godendo il calore familiare di un camino acceso. Dopo qualche minuto, però,
Blaine si voltò –Kurt?- domandò in tono serio.
-Sì?-
-Cos’è successo nello
spogliatoio? Cosa vuole da te Karofsky?- domandò d’un fiato. Gli dispiaceva
rompere l’atmosfera, ma doveva
saperlo.
Kurt sospirò. Sapeva che non
poteva evitare quell’argomento a lungo, eppure aveva sperato di avere un po’
più di tempo –Lui… è complicato.-
-Ho visto come ti guarda, Kurt.
Lui non è come gli altri e io… è per questo che sono venuto nello spogliatoio.
Sapevo che lui era lì e quando mi hanno detto che c’eri andato anche tu ho
avuto paura. C’è qualcosa di davvero spaventoso nel modo in cui ti guarda.-
-Karofsky ha… un segreto.- spiegò
Kurt, soppesando le parole –Qualcosa che lo spaventa. Non ha solo paura che gli
altri lo scoprano, lui… è il segreto in sé che lo terrorizza. E io conosco
questo segreto. E inoltre… credo che lui pensi che sia colpa mia.-
-Non puoi essere più specifico?-
domandò Blaine, nervoso. Aveva sperato di sbagliarsi, che fosse tutto frutto
della sua immaginazione e che Karofsky fosse solo uno stupido, violento bullo.
Invece aveva avuto ragione a preoccuparsi tanto per Kurt, e grazie al cielo l’aveva
fatto. Non voleva nemmeno immaginare come sarebbe potuta andare a finire, nello
spogliatoio, se lui non fosse arrivato.
-No, non posso.-
-Lo stai coprendo? Lui non lo
merita.-
-No, certo che non lo merita.-
concordò il controtenore, scuotendo il capo –Ma non voglio… mettermi al suo
livello. So che potrei distruggerlo con una sola parola, ma non voglio farlo.
Non posso farlo.-
Non era un argomento allegro, no
davvero, eppure Blaine non poté evitare di sorridere mentre osservava il
profilo deciso di Kurt. Lo ammirava profondamente, come non aveva mai ammirato
nessun altro, e non poteva pensare di stargli lontano per via di… no, non
poteva condannare Kurt per la sua omosessualità, non quando Kurt non solo
l’aveva perdonato così facilmente ma dimostrava anche che preferiva continuare
a essere in pericolo piuttosto che ferire una persona che gli faceva del male
ogni giorno –L’avevo detto.-
-Cosa?- si accigliò Kurt.
-Che sei la persona migliore che
io abbia mai conosciuto.- a queste parole Kurt arrossì profondamente e distolse
lo sguardo, imbarazzato. Blaine, però, non smise di osservarlo in adorazione e
dopo qualche istante gli sfiorò il braccio col proprio –Dai, vieni. Ho
abbastanza cose da immagazzinare per oggi. Ti porto a prendere un caffè prima
di scoprire che hai avuto una tresca con Santana.-
-Era Brittany, in verità.-
Blaine si voltò verso di lui a
occhi sbarrati, facendolo scoppiare a ridere –Ok, questa la teniamo per la
prossima volta. Vada per il caffè.-
____________L’angolino di Jane
Ciauuuuuuuuuuu!
Eccomi qui, puntuale e scoppiettante. Un capitolo di spiegazioni e
chiarimenti, con un paio di pensieri miei messi in bocca a Blaine, ma credo di
averli resi adatti al personaggio :P
E Kurt copre Karofsky, non per paura ma per pura bontà d’animo: è dolcettoso o no??
Sono felicissima perchèèèè la storia è
seguita da 89 persone *-* 89! Vi amo!
Ok, ora vi lascio e vedo di finire una traduzione!
A proposito, sono depressa perché nel trailer della nuova stagione di Shameless non ci sono i miei otp,
quindi è vostro preciso dovere tirarmi su con qualche bella recensione :DDD
Blaine non aveva pensato che
sarebbe stato semplice. Voleva passare oltre a quello che era accaduto tra lui
e Kurt, farsi perdonare e tornare a essere legati come prima, ma aveva messo in
conto di dover faticare. Di dover superare ore e giorni colmi di imbarazzo,
silenzi imbarazzanti e occhiate accusatorie.
Invece lo fu.
Fu semplice riavvicinarsi,
ordinare il caffè per Kurt mentre lui andava a prendere qualcosa da mangiare
per entrambi curandosi di scegliere il tipo di cupcake
che Blaine preferiva. Fu naturale sedersi al solito tavolo, Blaine di spalle
alla porta e Kurt di fronte a lui, come avevano fatto innumerevoli volte,
perché Kurt adorava vedere chi entrava al Lima Bean.
Parlarono tranquillamente di
qualsiasi cosa e capitò che rimanessero in silenzio, un paio di volte, ma era
un silenzio di quelli confortevoli che possono cadere tra due persone che non
hanno bisogno di parlare per sentirsi a proprio agio.
Ci furono dei momenti
imbarazzanti, ovviamente, perché tra di loro c’era stata una discussione.
Perché Kurt era gay e Blaine non sapeva esattamente cosa questo comportasse, a
parte l’ovvio. Né, in effetti, se
comportasse qualcosa. A volte Kurt bloccava una frase a metà o interrompeva un
movimento prima di concluderlo, come quando sfiorò la mano di Blaine con la
propria e poi la ritrasse, arrossendo appena e mormorando –Scusa.-
-Non mi dà fastidio.- si affrettò
allora a chiarire Blaine. Aveva visto proprio quel giorno come reagivano alcuni
ragazzi quando Kurt entrava nello spogliatoio, ma lui non ci vedeva niente di
male nei gesti del controtenore. Il loro rapporto era stato molto fisico fin da
subito e a lui non dava fastidio, anzi gli piaceva. Abbracciare Kurt lo faceva
stare bene e anche sfiorarlo mentre parlavano. Non poteva esserci nulla di male
in questo.
-Oh, ok. Bene.- sorrise Kurt, un
po’ in imbarazzo –Sai, a molti dà fastidio. In genere evito di essere così…
fisico. A parte con Puck, perché lui non ha problemi. Al massimo sono io ad
avere problemi quando lui tira fuori una delle sue battute.-
-Pensi che vorrà uccidermi,
quando mi avvicinerò di nuovo?- domandò Blaine, e la sua preoccupazione era
scherzosa solo a metà –Oggi sembrava che non aspettasse altro.-
-Potrebbe volerlo fare, ma in
realtà progettavo di dirgli che mi hai difeso da Karofsky. Sarà molto meno
aggressivo dopo.-
-Kurt io… non voglio essere
insistente. Ma non credi che dovresti fare qualcosa per questa faccenda? Se i
professori non ascoltano potresti dirlo a tuo padre o…-
-No.- lo interruppe immediatamente
Kurt, deciso –Ascolta, apprezzo che ti preoccupi per me, ma no. Mio padre non
deve saperlo.-
-Non lo conosco bene, ma credo
che lui vorrebbe che tu glielo dicessi.-
-Certo che vorrebbe, ma non
potrebbe farci nulla comunque. E lui… lo scorso ano ha avuto un infarto. Non
deve avere preoccupazioni. Quindi non lo saprà.-
-Va bene, come vuoi.- annuì
Blaine, ancora decisamente preoccupato ma provando a nascondere all’amico le
sue ansie –Mi prendo un altro cupcake. Tu ne vuoi
uno? O un'altra di quelle tue robe dietetiche?-
-Se continui a mangiare così
morirai entro i trent’anni. O diventerai obeso e allora non sarai più così
affascinante con quei maglioncini sgargianti.-
-Questo sarebbe un modo
decisamente gay per dire che non vuoi altro?- scherzò timidamente Blaine,
guardando Kurt in attesa di scoprire se aveva esagerato.
-E io che pensavo che non ne
sapessi niente di gay.- gli diede corda Kurt, ridacchiando.
-Imparo in fretta.-
Kurt sorrise, piacevolmente divertito–Ora devi
solo smettere di chiederti se sto guardando un ragazzo ogni volta che distolgo
lo sguardo e siamo a posto.-
-Io non… ok, scusa, è che non
posso evitarlo.- arrossì Blaine.
-Tranquillo. È normale immagino.
Ma vedila così… tu guardi ogni ragazza che entra nel locale?-
-Certo che no.- scosse il capo
Blaine. Ad essere completamente sincero, avrebbe dovuto aggiungere che a stento
poteva dire che ci fossero altre persone al Lima Bean: era parecchio concentrato
sul suo interlocutore e non aveva notato l’ingresso di nessuno, da quando erano
arrivati.
-Lo stesso vale per me con i
ragazzi.- concluse tranquillamente l’amico.
-Me lo segnerò sul mio
gay-notes.-
-Spero che sia rosa e pieno di
lustrini.-
-Ovviamente.- i due ragazzi si
scambiarono uno sguardo e un sorriso, consapevoli e soddisfatti di aver appena
superato un altro piccolo scoglio. Avevano ancora molta strada da fare, ma
l’aver annullato quel piccolo tabù li fece sentire incredibilmente vicini ed
entrambi ne erano entusiasti.
***
Lunedì mattina Kurt era davanti
allo specchio e stava valutando il suo outfit giornaliero per la decima volta.
Sapeva che Blaine non avrebbe davvero notato com’era vestito: gli abbinamenti
di colori che riusciva a creare la dicevano piuttosto lunga sulle sue
conoscenze in ambito di stile e non c’era modo che distinguesse una camicia di McQueen da una qualsiasi camicia dei grandi magazzini,
eppure in quel momento gli sembrava incredibilmente importante essere perfetto.
Non che in genere desse al suo
look poca importanza, ma quel giorno era diverso.
Aveva appena deciso che sì,
poteva andar bene, quando il suo cellulare squillò e vide sullo schermo il nome
di Blaine. Si accigliò, ma non riuscì a non sorridere mentre rispondeva
–Pronto?-
-Ehi. Ehm… non so se siete già
partiti, ma sono sotto casa tua se volete un passaggio.- spiegò Blaine, un po’
esitante.
-Oh… seriamente?- domandò Kurt,
sorpreso.
-Sì. Solo se vi va, ovviamente.
Abitiamo abbastanza vicini e… beh, almeno non dovremo muovere due macchine.
Tanto oggi ho gli allenamenti con Finn, e mi pare che anche i Cheerios li
abbiano, giusto?-
-Sì, sì… infatti. Certo, solo…
spero che Finn sia pronto, o ti toccherà aspettare.-
Riuscì a sentire il sorriso di
Blaine dalla sua voce –Non c’è problema. Aspetto qui fuori.-
Chiusa la chiamata Kurt uscì
dalla sua stanza, cercando di rendere il sorriso che gli illuminava il viso un
po’ più misurato, e scese al piano di sotto. Finn era a tavola e si stava
ingozzando di frittelle, ma per fortuna era già vestito e sembrava essersi
lavato –Finn, sbrigati. Dobbiamo andare.-
-Dammi cinque minuti, voglio
ancora un paio di frittelle.- bofonchiò il ragazzo afferrando la forchetta.
-Neanche per sogno. Ne avrai già
mangiate almeno tre e comunque… beh, Blaine è qui fuori, quindi devi
sbrigarti.-
Immediatamente cadde il silenzio
e gli occhi di suo padre abbandonarono il giornale per posarsi sul figlio
–Blaine?- domandò in tono decisamente pericoloso.
-Oh, allora ieri avete fatto pace?
Puck lo sospettava. Meno male, ha detto che altrimenti avrebbe ucciso Blaine ed
è piuttosto bravo a football, sarebbe un peccato.- mugugnò Finn, approfittando
della distrazione generale per servirsi un’altra frittella e cospargerla di
miele.
-Voglio sperare che sia stato lui
a cercarti e che abbia avuto il buon senso di chiederti scusa, Kurt.- disse
Burt, il tono tagliente.
-Sì, papà. L’ha fatto.- rispose
Kurt, ancora incredulo di poter davvero pronunciare quelle parole in tutta
sincerità –Ha detto di aver sbagliato e che farà di tutto per capirmi e per
accettarmi. Non devi preoccuparti, è stato davvero…- dolce, suggerì la sua mente –Gentile.- decise di dire alla fine,
sospettando che quel termine avrebbe messo suo padre meno a disagio.
-Sarà meglio per lui.- borbottò
Burt, tornando a seppellirsi nella pagina sportiva –Muoviti Finn, non è educato
far aspettare.-
Finn si infilò in bocca tutta la
frittella in un sol boccone e, ignorando il verso schifato di Kurt, afferrò la
giacca e passò al fratellastro la sua. Uscirono in cortile e, quando vide
Blaine appoggiato allo sportello, Kurt dovette davvero sforzarsi molto per non
raggiungerlo correndo.
-Buongiorno.- salutò Blaine,
rivolgendo un sorriso sincero a Kurt e uno più incerto e un po’ timoroso a
Finn. Tuttavia non c’era bisogno di essere agitato, perché il quarterback si
limitò a dargli una pacca sulla spalla e a esclamare –Sono contento che sia a
posto, amico.-prima di sistemarsi sul
sedile posteriore. Kurt ridacchiò, felice che Finn fosse una persona così
semplice e fondamentalmente buona.
-Oh, beh. La prima prova è andata
bene, direi. Non sarà così facile con tutti, immagino.- commentò Blaine, solo
lievemente speranzoso.
-Tranquillo. Non essere agitato
e… beh, se Santana ti offrisse qualcosa da mangiare, tu rifiuta.- scherzò, solo
in parte, il controtenore –Avanti, andiamo. Se non ti hanno ucciso quando
abbiamo litigato non lo faranno certo ora.-
***
Alla fine, nemmeno stavolta le
cose andarono male come Blaine aveva temuto. Brittany gli saltò al collo e gli
depositò un bacio sulla guancia, esclamando –Sono contenta. Sai, sei l’unico
ragazzo nella scuola che non ho mai baciato, sono contenta di poter rimediare.
Andiamo al cinema sabato?-
-Ehm… grazie ma credo… di essere
impegnato.- balbettò Blaine cercando lo sguardo di Kurt che, per qualche
motivo, distolse immediatamente il suo. Blaine avrebbe voluto chiedergli qualcosa
in proposito, ma prima che potesse farlo Santana scollò Brittany da lui e
sibilò –Attento, Hobbit, ti tengo d’occhio. A Lima Heigh sappiamo come trattarli i tipi come te.-
Quando incontrarono Sam, Tina e
Artie, il primo gli diede una pacca affettuosa e gli fece l’occhiolino mentre
la ragazza commentava –Ero sicura che tu fossi una brava persona.- e Artie si limitò
a dirsi contento che non avrebbero avuto problemi con il musical.
Quando Artie nominò il musical un
allarme iniziò a suonare nella mente di Blaine, insistente e acuto.
Continuava a dimenticarsi di
Rent, ma non avrebbe potuto continuare a farlo ancora per molto. Il giorno dopo
avrebbero avuto le prime prove e sicuramente Artie si aspettava che lui avesse
scelto quale parte avrebbe preferito interpretare.
Aveva finalmente letto tutto il
copione e la storia sembrava molto interessante: era romantica ma cruda, piena
di speranza e voglia di vivere ma allo stesso tempo di verità e sogni infranti.
Non aveva ancora trovato il tempo di sentire le canzoni, ma aveva letto le
parole e per la maggior parte erano molto poetiche e coinvolgenti, in
particolare Season of Love che era l’unica che fino a quel momento aveva
ascoltato.
Fino a sabato era totalmente
convinto di chiedere di avere la parte di Benny, ne era consapevole. Con la
lite in atto tra lui e Kurt sarebbe stato meno imbarazzante scegliere una parte
che avrebbe avuto pochi contatti con il personaggio interpretato dall’amico, ma
poi domenica avevano fatto pace e ora si trovava ad essere di nuovo incerto.
Anzi, in verità non era affatto incerto, ed era questo che lo
preoccupava. Voleva la parte di Collins, lo sapeva benissimo. Era un
personaggio più appassionante, con una storia tragica che non poteva non
coinvolgere e delle canzoni con testi molto più interessanti. Un sognatore che
viveva di speranze, non accettava compromessi e perdeva il suo amore, pur
rimanendogli accanto fino alla fine.
Ma questo amore era un uomo.
Certo, lo interpretava Kurt, ma anche se erano amici… era pur sempre un
ragazzo. Avrebbero dovuto cantare un duetto romantico e anche decisamente pieno
di doppi sensi, ballare, stringersi e… baciarsi.
-Ehi? Terra chiama Blaine? Sei
nel mondo di Oz?-
-Il mondo di che?- domandò Blaine
riscuotendosi dai suoi pensieri.
-Dobbiamo seriamente fare
qualcosa per la tua pessima cultura teatrale. Era un modo per chiederti a cosa
stavi pensando. Sembravi assorto.- spiegò Kurt, mentre l’amico notava che Sam,
Tina e Artie non erano più con loro –Oh, nulla. Nulla, stavo… pensando.- sapeva
che avrebbe potuto rivelargli i suoi pensieri. Kurt aveva promesso che non si
sarebbe arrabbiato e sapeva che avrebbe mantenuto la parola, eppure qualcosa lo
bloccava –Ripassavo l’orario. Non dovrei avere lezioni in comune con Puck, per
fortuna.-
Kurt ridacchiò –Davvero, non
essere in ansia. Lo vedrai a mensa, ma ti assicuro che andrà bene.-
Stavolta Blaine aveva avuto
ragione: non fu semplice.
Puck non aveva smaltito la sua
rabbia verso Blaine e, quando lo vide avvicinarsi al loro tavolo insieme a
Kurt, non gli risparmiò un’occhiata incendiaria –Hai sbagliato strada,
Anderson. Karofsky e Azimio sono a quel tavolo.-
-Puck, ti prego.-
-Sicuro di poter dire ti prego? Non vorrei che mister purezza
tiri fuori l’acqua santa visto che sei un peccatore incallito.- Blaine si
sedette accanto a Kurt, mordendosi la lingua, e salutò Mercedes con un cenno
quando questa gli rivolse un gran sorriso –Sicuro di volerti sedere con noi,
Anderson? Perché Rachel ha due padri gay, sai? Non vorrei che stare a questo
tavolo ti contagiasse.-
-Puck, stai davvero…- esordì
Kurt, ma Blaine alzò lo sguardo e lo interruppe –Okay Puck. Sono stato uno
stronzo, ma ho chiesto scusa a Kurt e lui mi ha perdonato, quindi non vedo come
la cosa debba ancora interessarti.-
-Perché Kurt è un buono. Ma è
meglio che tu sappia che io non lo sono e che se gli farai di nuovo del male
ti…-
-Se lo farò verrò io stesso da te
a farmi prendere a pugni in faccia.- lo interruppe Blaine –Ma fino a quel
momento, non vedo perché dovresti trattarmi così: solo Kurt ha motivo di essere
arrabbiato con me.-
Ci fu qualche lungo istante di
silenzio durante il quale l’attenzione di tutti i presenti si concentrò sui due
ragazzi. Puck rimase in silenzio e poi, senza preavviso, si alzò –Vado a
ricavare qualche altro budino.- annunciò, e lanciò uno sguardo a Blaine –Tu ne
vuoi, Anderson?-
Blaine dovette trattenersi per
non sorridere di soddisfazione, tuttavia non gli sfuggì lo sguardo soddisfatto
di Kurt, al suo fianco –Sì. Grazie, Puck.-
_____________L’angolino di Jane
Ciauuuuuuuuuuuu!!
In questo capitolo mi sono lasciata un po’ prendere dal fluff, ma direi
che era ora! I due disastri ambulanti sono di nuovo amici, legati e amorevoli
come sempre!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, non succede molto ma
allo stesso tempo era essenziale per far rientrare Blaine nelle grazie del
gruppo di folli xD
Ok, ora vi lascio e torno a stalkerare
Cameron Monaghan su twitter :P
Come al solito una recensione mi fa piacerissimo!
Voglio sapere cosa pensate!!
Quando dopo pranzo Blaine uscì
dalla sala mensa insieme a Kurt si sentiva molto più tranquillo, ma allo stesso
tempo era consapevole che c’erano ancora molte cose con cui fare i conti:
doveva scegliere cosa fare riguardo a Rent
e, soprattutto, nonostante avesse deciso di accettare tutto di Kurt, doveva
ammettere che fino a quel momento aveva sempre semplicemente ignorato il fatto
che fosse omosessuale.
Immaginava che fosse la cosa
giusta, in qualche modo: Kurt gli aveva ripetuto più volte che la sua
sessualità non cambiava ciò che era come persona, quindi perché avrebbe dovuto
prenderla in considerazione quando pensava al suo amico?
Eppure era consapevole del fatto
che, prima o poi, non sarebbe stato così semplice limitarsi a ignorare quel
particolare. Kurt avrebbe avuto delle cotte, ovviamente. Era attratto dai
ragazzi e probabilmente, prima o poi, sarebbe stato corteggiato da qualcuno.
Prima o poi si sarebbe addirittura trovato un ragazzo, immaginò, e a questo
pensiero qualcosa di sgradevole si depositò al fondo del suo stomaco, dandogli
un vago senso di nausea. Il pensiero di Kurt stretto contro qualcuno lo
disturbava e sapeva che avrebbe dovuto superarlo, perché aveva capito che non
poteva rinunciare a Kurt.
Il problema era: come?
Cercava di ignorare questi
pensieri mentre camminava al fianco di Kurt lungo il corridoio centrale del
McKinley e, inaspettatamente, arrivò qualcosa a distrarlo. Qualcosa di
decisamente sgradevole.
Un attimo prima stava avanzando
tranquillamente verso l’ingresso della scuola, l’attimo dopo gli occhi gli
andavano a fuoco e qualcosa di gelido gli colava dai capelli e lungo la
schiena, innaffiando quella che era, o più probabilmente era stata, una delle sue magliette preferite.
Sentendosi quasi cieco, sentì la
voce furente di Kurt come se arrivasse da chilometri di distanza –Siete degli
idioti! Razza di scimmioni senza cervello! Blaine? Blaine, stai bene?- provò ad
aprire gli occhi, ma tutto ciò che vide fu una nube violacea e li richiuse,
sentendoli bruciare ancora di più –No, non aprire gli occhi, ti guido io, ora
andiamo a ripulirci.- sentì le mani di Kurt sul braccio e sulla schiena e lo
seguì, affidandosi a lui. Aprì le labbra e sentì un gusto sgradevolmente dolce
che somigliava lontanamente al lampone –Questa… era una granitata?- domandò.
-Già. È stato quello schifoso di
Azimio. Sono proprio degli idioti.- sentì il rumore di una porta e immaginò di
essere nel bagno delle ragazze –Vieni, mettiti giù… così, bravo. Aspetta,
faccio io. Non c’è l’acqua calda, ma in confronto alla granita non darà
fastidio… ecco. Non ti muovere, ti pulisco io, tranquillo.-
Un istante dopo sentì lo scroscio
dell’acqua direttamente sulla sua nuca e fece per protestare, infastidito, ma
poi due mani gentili iniziarono a tergergli il viso. Si morse l’interno della
guancia, improvvisamente accaldato nonostante la cascata fredda, e si domandò
per un istante come mai il tocco delicato di Kurt sembrasse inviare alla sua
pelle delle piccole, piacevoli scariche elettriche. Pochi attimi dopo ed era
completamente rilassato, abbandonato alle cure dell’amico le cui dita gli
ripulivano con cura gli occhi per poi passare ai capelli, e sul suo viso era
nato un sorriso appena accennato: granite, popolarità, bulli, religione, dogmi
e ideali, tutto sembrava passare in secondo piano mentre Kurt gli stava accanto
in modo così perfetto, e si rese conto che finché fossero rimasti legati tutto
sarebbe andato bene. Ne era certo.
-Ecco, sei pulito.- disse Kurt
dopo diversi minuti, spegnendo l’acqua: la sua voce tremava appena, notò Blaine
mentre si metteva dritto e apriva cautamente gli occhi. Quando vide il viso
dell’amico, lo trovò colmo di preoccupazione –Come stai, ti bruciano gli occhi?
Lo so, è fastidioso, mi dispiace tanto.-
-Sto bene, tranquillo.- sorrise
senza riuscire a trattenersi –E in ogni caso non è colpa tua.-
-In realtà lo è, lo sai.- abbassò
lo sguardo Kurt, ma Blaine gli alzò il viso con una mano –Forse l’hanno fatto
perché siamo amici, ma non è lo stesso colpa tua. È colpa loro, perché sono
degli idioti.- chiarì. Kurt sorrise, ancora in modo un po’ colpevole ma anche
parzialmente sollevato –Dovrebbe andare via. La macchia, dico. Devi metterci
della farina appena arrivi a casa. Sarebbe meglio subito, ma non ne ho
nell’armadietto.-
-Immagino che dovrò iniziare a
portarmi anche io un cambio a scuola, eh?-
-Credo che sia il caso… mi
dispiace.-
-Di nuovo? Ne abbiamo già
parlato.-
-Lo so.- scosse le spalle Kurt
–Ma mi dispiace lo stesso.-
***
Il giorno successivo arrivò in un
lampo. Blaine era riuscito a togliere la macchia dalla maglietta prima che
tornasse sua madre: aveva passato quasi un’ora al telefono con Kurt che gli
dava istruzioni, ma ne era valsa la pena. Non voleva che sua madre scoprisse
che le cose, al McKinley, erano così diverse dal St. Jude. Già era prevenuta
nei confronti della scuola pubblica, non voleva che decidesse di mandarlo in
qualche scuola privata a chilometri di distanza.
Non aveva visto Kurt per gran
parte della mattinata: erano arrivati a scuola insieme, stavolta con la
macchina di Kurt, e dopo essersi salutati al suono della campanella non avevano
più avuto lezioni insieme.
Kurt detestava non essere in
classe con Blaine molto spesso. Da quando il giorno precedente gli avevano
lanciato la granita addosso non riusciva ad evitare di preoccuparsi per lui,
tanto più che il pomeriggio precedente Sam aveva deciso di raccontargli quello
che era successo la settimana prima negli spogliatoi. Blaine aveva apertamente
sfidato la parte peggiore dei Titans, senza contare che domenica aveva attaccato
Karofsky per difenderlo… se gli fosse successo qualcosa per colpa sua?
Ovviamente Kurt, nonostante la
preoccupazione, apprezzava quei gesti: era piacevole accorgersi di non essersi
sbagliato, che Blaine era una persona intelligente e sensibile. Non aveva mai
pensato che fosse come Azimio e Karofsky, anche se gliel’aveva detto durante la
loro lite, ma quando aveva smesso di parlargli e gli aveva portato quei dannati
volantini aveva davvero pensato di essersi sbagliato, su di lui. Invece Blaine
era religioso, ma sapeva pensare con la sua testa, e Kurt apprezzava questo
lato della sua personalità oltre ogni dire.
Quando si incontrarono davanti
all’aula canto, la prima cosa che fece fu esaminare i vestiti di Blaine: quando
fu certo che fossero gli stessi di quella mattina permise a sé stesso di
sorridere –Buongiorno. Com’è andata la giornata?-
-Noiosa ma normale. Nessuna
granita è piovuta dal cielo, se è questo che ti stavi chiedendo.- lo provocò
Blaine con una leggera spinta –Non preoccuparti, davvero.- aggiunse, anche se
gli faceva piacere che Kurt avesse a cuore ciò che gli accadeva.
-Io mi preoccupo. E se questo
mina la tua aurea da maschio alfa beh, non mi interessa.- affermò Kurt,
precedendolo poi all’interno della stanza. Blaine lo seguì, divertito.
Quasi tutti i membri del Glee
erano già lì, tranne quelli che avevano una parte da comparsa. Shuester e la
Beiste non erano presenti, ma Artie sembrava avere tutto sotto controllo: aveva
sistemato un grande tavolo al centro dell’aula, aggiungendo qualche bottiglia
d’acqua e diversi bicchieri, e tutti erano già seduti ai propri posti,
assegnati in modo che Rachel fosse lontana da Santana in modo da evitare che
una delle due (quale non era dato sapere) non uscisse viva dalla sessione di
prove.
-Bene, mancavate solo voi.
Venite, sedetevi. Iniziamo subito.-
Blaine e Kurt presero posto l’uno
accanto all’altro e, senza una parola, Artie diede il via alla prima lettura.
L’inizio andò liscio: Finn sembrava aver studiato molto la parte, senza dubbio
sotto l’influenza di Rachel, e Sam era ancora un po’ lento nelle reazioni ma
tutto sommato gradevole. Quando arrivò il turno di Benny, cadde il silenzio.
-Ehm… Blaine? Toccherebbe a te.-
gli ricordò Artie, incerto. Il ragazzo sobbalzò, lanciando un’occhiata al
copione e poi alzando nuovamente lo sguardo, sorpreso –Oh, scusa. Io credevo… insomma
avevo capito che… niente, scusate.-
-Avevi capito cosa?- si accigliò
Artie, confuso.
Blaine esitò: non si era reso
conto di aver preso una decisione, fino a quel momento –Beh, avevo capito che
avrei interpretato Collins. Ma va bene, scusa. Non volevo interrompere.-
-No, no, va bene. In effetti con
la tua voce saresti più adatto per Collins ma noi pensavamo… insomma, dato che
Collins è gay, pensavamo che non ti sentissi a tuo agio. A te andrebbe bene
fare Collins?-
-Sì. In realtà era la parte che
preferivo… ma se Puck preferisce fare Collins non…-
-Blaine, possiamo parlare un
secondo?- lo interruppe Kurt, teso, prima di rivolgersi ad Artie –Ci scusate un
attimo? Solo due minuti, davvero.-
Artie annuì, facendo cenno di
uscire pure dall’aula, e Kurt andò fuori senza curarsi di aspettare Blaine.
Questi si alzò, un po’ incerto, e lo seguì –Che succede?- domandò, confuso.
-Non devi fare questo, Blaine.-
sbottò Kurt, le braccia incrociate all’altezza del petto.
-Fare cosa?- si accigliò il
ragazzo.
-Questo. Scegliere il ruolo di
Collins.-
-Oh.- esalò Blaine, ignorando la fitta
di delusione che avvertì a quelle parole -Tu… preferisci farlo con Puck? Scusa,
non avevo…-
-Non è questo. Io vorrei… non ha
importanza quello che voglio io. So che stai cercando di accettare questa cosa,
va bene? Lo so. Non ho bisogno che me lo provi accettando un ruolo in cui non
ti senti a tuo agio. Non hai bisogno di farti perdonare o qualcosa di simile,
ok?-
Blaine esitò nuovamente. Aveva
pensato a questo? Era questo il motivo per cui aveva scelto di chiedere il
ruolo di Collins, inconsciamente?
-Ma io… non l’ho fatto per
questo, Kurt.- rispose con sincerità.
Il controtenore alzò un
sopracciglio, scettico –No?-
-No.- confermò Blaine, deciso e
sicuro di ciò che stava dicendo –Collins mi piace. È una parte interessante e
profonda, molto più di Benny. E hai ragione, la prima volta che ho letto il
copione ero così imbarazzato all’idea di dover fare la parte di un… beh, di un uomo
gay, che avevo deciso di chiedere di fare Benny. Ma ora ho cambiato idea, e non
è per farmi perdonare, davvero. È solo…- inspirò profondamente, sperando che
Kurt capisse che era sincero –Ho pensato che non avrei difficoltà a fare questa
parte, non con te, perché tu sei importante per me.-
Kurt rimase immobile, faticando
persino a respirare per quanto splendido gli sembrava in quel momento il
ragazzo di fronte a lui. Non solo avrebbe provato ad accettarlo, ma nonostante
tutto non aveva paura a dirgli quel genere di cose né ad accettare una parte
che l’avrebbe esposto in maniera così evidente.
Blaine, però, prese male il suo
silenzio –Ma capisco se a te non va di avermi come compagno di scena… insomma,
abbiamo appena fatto pace e capisco se vuoi un po’ di tempo per…-
-Non dire assurdità.- esalò Kurt,
abbracciandolo d’istinto con un gran sorriso sulle labbra e una piccola,
piacevole fitta al cuore –Quello che hai detto… è bellissimo.-
-Oh. Oh… bene.- sorrise Blaine,
stringendo l’amico a sé e ispirando appena quel profumo familiare –Allora…
allora sarò il Collins del tuo Angel.-
____________________L’angolino di
Jane
Salveeee!!
Eccomi qui. Sono contenta che sia capitato questo capitolo proprio in
questo momento: credo che sia un buon regalo di Natale per voi, giusto? :P
Finalmente le prove sono arrivate e Blaine ha fatto la sua scelta, che
sono abbastanza sicura abbiate gradito, o sbaglio? xD Inoltre Blaine ha
ricevuto la sua prima granitata eeee si sta smuovendo qualcosina, l’avete
notato? Eh? Eh?
Vi chiedo scusa per non aver ancora risposto alle recensioni, ma lo
farò adesso mentre aspetto che arrivi il gagno a strapparmi al mio divertimento
per dargli ripetizioni. Non vi dirò chi, ma una di voi mi ha dato un’idea per
il futuro che sto inserendo nel capitolo che sto scrivendo quindi… grazie!!
Ora scappo, aspetto di sapere cosa ne pensate e nel frattempo: BUON
NATALE SPLENDORI!!!
Kurt si voltò verso il letto di Blaine, accigliato. Il
padrone di casa era stravaccato sul materasso, un cuscino dietro la schiena e
il manuale di chimica abbandonato a terra. Era venerdì: Blaine aveva chiamato
Kurt dopo le lezioni di catechismo e si era proposto di andare a prenderlo al
Glee per studiare insieme, cosa che stavano facendo da un’oretta –Capito cosa?-
-Di essere… sai.- Blaine fece un gesto vago con la mano:
aveva ancora qualche difficoltà a ricordarsi il termine migliore –Gay, no?-
-Seriamente? Abbiamo ancora due pagine di esercizi da
finire, non mi sembra il momento.-
-Oh, eddai. Ce la meritiamo una pausa e io sono curioso.-
Kurt sbuffò, ma sapeva che avrebbe ceduto. Blaine aveva
degli occhi incredibili e, peggio ancora, sapeva come usarli: non c’era verso
che Kurt tenesse il punto se l’amico lo guardava con l’espressione da cucciolo
implorante e così, sconfitto, mise da parte il libro e si voltò verso di lui
–Ok, ok. Come vuoi.-
Blaine scattò a sedere, improvvisamente nervoso –Cioè, però
se non ne vuoi parlare… insomma, io voglio cercare di prendere familiarità con
tutto… questo. Ma se faccio delle domande inopportune…-
-Cielo Blaine, respira.- rise Kurt, intenerito –Non è
inopportuna, ma non so come rispondere. Non c’è stato esattamente un momento in
cui ho detto “Oh, sono gay.”.-
-Ah no?- domandò Blaine, curioso.
-No. Voglio dire, non è che la mia è la regola. Molti lo scoprono
all’improvviso, suppongo, ma io l’ho sempre saputo. A tre anni ho chiesto a mio
padre delle scarpe col tacco per Natale e dopo è sempre stato così. Gli altri
bambini giocavano a football e a calcio, ma io preferivo giocare a principe e…
principe.- ridacchiò, e Blaine fece lo stesso –Non è stata una grande
sorpresa quando al liceo mi sono preso una cotta per Finn.-
Blaine sobbalzò, stupito –Finn?-
-Già. Ma non guardarmi così, non eravamo ancora fratellastri
all’epoca. Lui era alto, bello e popolare, io ero un gay ancora chiuso
nell’armadio, sfigato e venivo innaffiato di granita un giorni sì e l’altro
pure.-
Blaine ridacchiò, ma sembrava colpito –Non immaginavo che ti
piacessero i tipi come Finn.-
-E io non immaginavo che tu avessi in mente il mio ragazzo
ideale.- ribatté Kurt, divertito –Sembri più a tuo agio di quanto temessi con
questa storia.-
Blaine si strinse nelle spalle –Sai, è che ora che ci ho
pensato… non so, non mi sembra più così incredibilmente strano come quando l’ho
scoperto. Non avevo mai pensato all’omosessualità prima, non davvero. Sai… tu
ti discosti molto dall’immagine del gay che avevo in mente prima di trasferirmi
a Lima.-
-E questo è strano perché… beh, la maggior parte della gente
pensando al prototipo del ragazzo gay pensa precisamente a me.- commentò Kurt.
-Davvero? Cioè?- domandò Blaine, perché davvero per quanto
si sforzasse non riusciva a far collimare l’immagine di Kurt con quella di
perduto peccatore che gli avevano descritto.
-Sai… effemminato. Voce acuta. Appassionato di moda e
musical e dotato di una certa tendenza al dramma. In realtà ero stupito quando
ho scoperto che non avevi nemmeno il minimo sospetto. Le persone hanno iniziato
a capire che ero gay molto prima che io sapessi cosa voleva dire.- rifletté
Kurt –Per lo meno avresti dovuto capirlo da come ti ho guardato il primo
giorno.- aggiunse senza pensarci.
Blaine si accigliò –Perché, come mi hai guardato?-
Kurt arrossì appena, maledicendo la propria stupida bocca
–Beh… dai, lo sai.-
-Veramente no.- ribatté l’altro, curioso, osservando
interessato come le sue gote si erano tinte di rosso in un modo che trovava
assolutamente adorabile.
-Non so se sei davvero idiota o solo incredibilmente
ingenuo.- sbottò il controtenore –Ma suppongo che tu sappia di essere… beh…
insomma… eh dai.-
-Di essere?-
-Uff. Attraente, ok?-
Le sopracciglia di Blaine si sollevarono così tanto che, se
i suoi capelli non fossero stati tirati indietro da quella valanga di gel che
si ostinava a mettere in testa, sarebbero scomparse –Davvero?- domandò,
colpito, mentre qualcosa di caldo e piacevole scivolava lungo la sua spina
dorsale.
Immaginava che fosse normale essere felici di un
complimento. Era perfettamente normale che si sentisse così allegro in quel
momento, giusto?
-Levati quell’espressione di autocompiacimento, Anderson, è
ora di rimettersi a studiare.- sbottò Kurt, aprendo il libro e tuffandovisi
dentro per evitare che l’altro vedesse il suo rossore aumentare a dismisura.
Non è che non lo pensasse più, in fondo: ormai aveva conosciuto Blaine e
l’affetto che lo legava a lui andava ben oltre l’aspetto fisico, ma questo non
toglieva che l’amico avesse degli occhi bellissimi, un sorriso mozzafiato e
delle spalle davvero piacevoli da osservare. Inoltre, quando il giorno prima
l’aveva aiutato a pulirsi dalla granita, non aveva potuto fare a meno di notare
quanto i suoi capelli fossero morbidi e piuttosto belli anche senza gel, con
quei ricci disordinati.
Certo, evitava quei pensieri il più possibile perché Blaine
era etero, cattolico ai massimi livelli e perché teneva alla loro amicizia, ma
questo non cambiava il fatto che, oggettivamente, era un bel ragazzo. E che, un
po’ meno oggettivamente, era incredibilmente piacevole essere stretti dalle sue
braccia solide e riempirsi le narici del suo profumo autunnale.
Kurt si morse il labbro, maledicendosi e cacciando quei
pensieri in un angolino della sua mente mentre si costringeva a tornare ad
occuparsi dei compiti di chimica.
Blaine, dal canto suo, osservò ancora per qualche istante il
suo amico con un sorriso che mal si accordava con il cipiglio incerto che
occupava il resto del suo viso. Si rendeva conto che, inconsciamente, aveva più
volte notato quanto Kurt fosse attraente. Era particolare, una persona che non
passava inosservata, ma non era di quelle bellezze invadenti da rivista. Era
aggraziato come un ballerino e angelico, con quegli occhi celesti e la pelle di
porcellana. Aveva un bel naso e, cosa impossibile da non notare visti i suoi
look sempre molto attillati, un fisico ben proporzionato e flessuoso. Inoltre aveva
un modo di sorridere intrigante e il modo in cui arrossiva era molto dolce.
“Non c’è niente di male a notarlo,” si disse Blaine,
abbassando lo sguardo sul libro senza in realtà vedere le scritte che
galleggiavano davanti ai suoi occhi “il mio migliore amico è un bel ragazzo,
è normale notarlo. Più che normale. Giusto?”.
Quando sentì il rumore della porta d’ingresso, Blaine
sobbalzò e dimenticando i pensieri che l’avevano occupato si voltò verso Kurt,
un po’ allarmato. Era stato spontaneo invitare Kurt a casa, ma non aveva
considerato il fattore genitori. Soprattutto non aveva considerato che loro non
sapevano nulla di tutto quello che era successo tra lui e Kurt.
-Oh merda… dev’essere mia madre.- sussurrò, allarmato,
facendo accigliare l’amico –E allora? Ho già conosciuto tua madre.-
-Sì, ma lei non sa… insomma, non le ho detto che tu… mi
dispiace. Scusa, lo so che non vuoi nascondere quello… ma lei non la
prenderebbe bene, mio papà ancora meno e io… voglio che tu possa venire qui
senza problemi e quindi io non ho… mi dispiace, per favore non arrabbiarti.-
Kurt guardò il padrone di casa con occhi sbarrati, ma quando
Blaine ebbe finito di balbettare non riuscì ad evitare di sciogliersi in un
sorriso per il modo in cui era diventato rosso e in cui si tormentava le mani,
preoccupato per una sua possibile reazione –Ehi, va bene, respira ora. Non
saluto le persone dicendo “ciao, sono gay”.- lo tranquillizzò –Quello che vuoi
dire o meno ai tuoi genitori è affar tuo. Sarò il tuo piccolo sporco segreto.-
scherzò, accorgendosi troppo tardi di quanto quella frase potesse
sottintendere. Blaine tuttavia non sembrava averlo notato, troppo impegnato a
preoccuparsi –Solo che non vorrei che tu pensassi male. Che mi vergogno di te o
qualcosa del genere. Ma loro sarebbero… già mio padre non è molto contento del
fatto che tu sia ateo, non… mi dispiace, Kurt, davvero…-
-Oh cielo.- Kurt si alzò in piedi e si sedette sul letto
accanto a lui, stringendogli una mano per impedire che continuasse a torturarsi
le dita -Blaine, basta, non mi interessa. A me va bene così. Quello di cui mi
importa sei tu, ok?-
Blaine sorrise, sollevato, e strinse a sua volta la mano
dell’amico –Ok. Scusa. Cioè, volevo dire, grazie.-
-Ora forza, andiamo a salutare tua madre.- lo incoraggiò
Kurt, districando le loro dita e arrossendo appena quando si rese conto di
quanto piacevole fosse tenere per mano Blaine.
-Ok. Oh… non ho detto nemmeno del musical. Ho detto che avrò
una parte marginale, ho… beh, ho pensato che vedermi sul palco mentre fingo di
stare con un ragazzo non sia il loro sogno più grande.-
-Quindi non verranno a vederti?- domandò Kurt, un po’ rattristito
da quelle parole. Sapeva bene cosa voleva dire. Ricordava quando, appena
entrato nel Glee, si vergognava di dire a suo padre delle loro performance. Era
una sensazione orribile, soprattutto confrontato con il presente: Burt non si
perdeva un’esibizione.
-No, direi proprio di no. Quindi nel caso esca l’argomento digli
che io entro ed esco dal palco in due secondi, eh?-
-Ok, come vuoi.- annuì il controtenore, e insieme scesero al
piano inferiore. La signora Anderson era in cucina, intenta a versare
dell’acqua in un pentolino, e si voltò quando sentì i passi dei due ragazzi
–Ciao tesoro… oh, Kurt, ci sei anche tu.-
-Buongiorno signora Anderson. Come sta?-
-Bene caro, ti ringrazio. Vi va un po’ di tè? Ho anche una
tisana se vuoi. Biologica. Blaine mi ha detto che sei molto attento a ciò che
mangi.-
-Il tè andrà benissimo, grazie.-
-Io mi metto su una cioccolata calda.- annunciò Blaine, e
sua madre alzò gli occhi al cielo –Kurt, dovresti insegnare qualcosa a mio
figlio. Se continuerà così arriverà ai vent’anni con una pancia degna di un
cinquantenne.-
-Tua madre ha ragione, Blaine, soprattutto considerando che
entro un paio d’anni sarai anche pelato con tutto il gel che usi.-
La signora Anderson scoppiò a ridere e Blaine fece una
linguaccia a Kurt, ma dentro di sé si sentiva strano, decisamente soddisfatto
dal fatto che sua madre sembrava apprezzare Kurt –Com’è andata la giornata
mamma?- domandò, mettendo su la cioccolata liofilizzata.
-Bene tesoro, grazie. C’era un nuovo ragazzo al gruppo di
auto-mutuo aiuto. Non sono riuscita a capire se potesse essere il compagno a
cui hai portato il volantino… è un ragazzo con gli occhiali e i capelli rossi?-
Blaine sapeva di essere sbiancato e, prima di rispondere, si
azzardò a lanciare un’occhiata a Kurt. Era evidente che aveva capito di che
volantino stavano parlando, a giudicare da com’era arrossito e da come il suo
sguardo evitava quello di Blaine –Ehm… no, no. Il mio compagno credo che non
verrà, alla fine.- rispose, cercando disperatamente un argomento alternativo
nella speranza che la madre decidesse di non approfondire il discorso.
-Davvero? Peccato. Purtroppo al giorno d’oggi voi ragazzi
faticate così tanto a chiedere aiuto… spero che cambierò idea. Tu sai qualcosa
di questo ragazzo, Kurt?-
Kurt si morse il labbro, profondamente a disagio –Ehm… quale
ragazzo?- domandò nel tentativo di prendere tempo, ignorando lo sguardo
dispiaciuto che Blaine gli rivolgeva insistentemente.
-Un ragazzo… sai, omosessuale, della vostra scuola.-
rispose la donna, scuotendo il capo con evidente disapprovazione mentre
pronunciava la parola incriminata -Blaine mi ha detto che passa del tempo con
voi. Lo conosci anche tu?-
-Oh, lui.- annuì Kurt, cercando di capire come
rispondere senza sbilanciarsi troppo.
-Già. Immagino che queste siano le conseguenze di una scuola
che prende sottogamba l’insegnamento della religione. Voi ragazzi dovete fare i
conti con talmente tante cose al giorno d’oggi, una guida solida è necessaria.
Non tutti possono contare su un solido supporto a casa.- fortunatamente, la
signora Anderson non sembrava aver bisogno di un eccessivo contributo per far
proseguire la conversazione e Kurt si trovò a dover solo annuire distrattamente
mentre continuava a ignorare i cenni di scuse dell’amico –A questo proposito,
un giorno dovremmo invitare i tuoi genitori a cena, dici che ne avrebbero
voglia?- aggiunse la donna, versando il tè nelle tazze e porgendone una al suo
ospite.
-Certo. Anche mio padre e Carole vorrebbero conoscervi, sono
sicuro che ne sarebbero contenti.-
-Carole?- indagò la donna, accigliandosi.
-Oh sì è… la moglie di mio padre. Si sono sposati un anno
fa.-
-Oh. Capisco.- annuì la donna, un po’ rigidamente.
-Il fratellastro di Kurt è Finn Hudson.- intervenne Blaine,
lanciando alla madre uno sguardo di cui Kurt non riuscì a cogliere il
significato –Il quarterback dei Titans, te ne ho parlato di sicuro.-
-Sì, il nome mi è familiare.- annuì la donna, e a Kurt la
sua allegria parve un po’ forzata, dopodiché cadde il silenzio. Finirono di
bere le loro bevande e, non appena le tazze furono vuote, Kurt decise che era
il momento di togliere il disturbo –Io dovrei proprio andare, ora. Devo passare
a prendere Finn da Rachel. Ehm… ci vediamo a scuola lunedì, Blaine.-
-Ti accompagno di sopra a prendere le tue cose.-
-Oh, giusto. Ok... Arrivederci signora Anderson, grazie
ancora per il tè.-
La donna rispose con un sorriso appena accennato e Blaine
accompagnò Kurt a prendere le sue cose. Dopo averlo salutato fece per tornare
nella sua stanza, ma la madre lo chiamò dalla cucina.
-Sì?- domandò, pur sapendo bene di cosa la donna volesse
parlare.
-Blaine, credo che dovremmo fare un discorsetto.- incerto,
Blaine si sedette al tavolo, in attesa –So che sei molto legato a Kurt, e lui
sembra un bravo ragazzo. È educato e simpatico, inoltre sembra molto dolce
quindi non voglio vietarti di vederlo. Ma voglio assicurarmi che tu capisca una
cosa.- Blaine, che si era irrigidito sulla sedia, annuì appena e la madre
continuò –Lo stile di vita della sua famiglia non è accettabile. Ognuno è
libero di fare le sue scelte ma, anche se sono delle brave persone, non
significa che le loro azioni siano consone. Il non frequentare la chiesa, il
divorzio…-
Blaine si morse la lingua, ma non abbastanza in fretta
–Guarda che il padre di Kurt non è divorziato, è vedovo.- sbottò, con un tono
più acido di quanto avesse previsto. S
apeva che avrebbe dovuto essere d’accordo con le parole di
sua madre: sposarsi dopo un divorzio non era qualcosa di accettabile,
gliel’avevano spiegato. Il matrimonio era un giuramento davanti a Dio e non era
pensabile che un giudice potesse scioglierlo… ma allora perché, in quel
momento, aveva l’impressione che sua madre stesse semplicemente parlando a vanvera?
-Oh.- la donna sobbalzò, gli occhi sbarrati –Oh cielo,
povero Kurt. È orfano?- domandò, il tono improvvisamente molto diverso,
profondamente addolorato.
-Sua madre è morta molti anni fa. Aveva otto anni.- annuì,
ripensando a quando Kurt gli aveva rivelato quel particolare della sua vita:
l’aveva abbracciato e Kurt si era lasciato stringere, anche se si conoscevano
da poco. Era stato in quel momento, capì col senno di poi, che aveva deciso che
avrebbe protetto Kurt a tutti i costi. Aveva già infranto la promessa una volta
e si promise di non farlo di nuovo.
-Povero ragazzo. Dev’essere per questo che sembra così
delicato.-
-Kurt è molto più forte di quello che sembra.- ribatté
Blaine istintivamente, il petto pieno di orgoglio –Lui è la persona più forte
che io abbia mai conosciuto.- aggiunse, ed era un pensiero normale.
Kurt dopotutto era forte. Aveva sostenuto suo padre, era
rimasto lucido quando aveva rischiato di perdere anche l’unico genitore che gli
era rimasto, aveva ammesso di essere gay di fronte a una società che non era
pronta ad accettarlo e ogni giorno camminava a testa alta davanti ai bulli che
lo perseguitavano. Quindi, era più che normale pensare che fosse una persona forte
ed essere orgoglioso del fatto che un ragazzo tanto splendido fosse suo amico.
“È normale... Giusto?”
____________L’angolo di
Jane
Sono una persona brutta e
cattiva, LO SO. Avrei dovuto aggiornare lunedì scorso e invece non l’ho fatto,
ero troppo presa dai preparativi per capodanno, chiedo perdono +_+ spero però
che questo capitolo vi aiuti a perdonarmi! Sono abbastanza fiduciosa in
proposito, più che altro perché devo dire che adoro il Blaine di questo
capitolo, quindi spero che piaccia anche a voi!
Passando ad altro: come avete
passato le feste? Capodanno in famiglia, con gli amici, in città, in montagna?
Raccontatemi qualcosa, mi piace conoscervi un po’!
Detto ciò, volo a scrivere un
po’ della mia breve long (ha senso? Breve long?) di Shameless.
Kurt si accigliò, voltandosi verso Mercedes –Come?-
-Io qui mi sto impegnando per finire questo maledetto test
in tempo per poter passare il resto della nostra domenica facendo shopping.
Erano questi i piani o sbaglio?- domandò la ragazza, picchiettando la punta
della matita sulla pagina aperta del libro di algebra.
-Erano questi e lo sono ancora. Quindi?-
-Quindi, se continui a messaggiare
a questo ritmo non finirai mai in tempo. Se devo perdere una giornata di
shopping vorrei almeno sapere di chi è la colpa, quindi: con chi stai messaggiando?-
-Oh… niente, è Blaine.- scosse le spalle Kurt, distogliendo
lo sguardo e dedicandosi nuovamente al suo compito, non notando il sorrisetto
sul viso dell’amica –Ah, ecco. Dovevo immaginare che fosse Blaine.- disse
questa in tono allusivo.
-Cosa vuoi dire, scusa?- domandò il controtenore,
sforzandosi di apparire distaccato.
-Nulla, figurati, solo che avrei dovuto capirlo.-
-Mh, certo. Cos’hai messo alla tredici?- cambiò discorso
Kurt, ma sapeva di non avere scampo. Mercedes voleva dirgli qualcosa e sapeva
che non avrebbe potuto ignorarla.
-Il tuo cellulare ha squillato, non leggi? Non vedo l’ora di
vedere i tuoi occhi diventare dei cuoricini e quel sorrisetto adorante che ti
spunta ogni volta che guardi lo schermo.-
-Non so di cosa parli.- sbottò Kurt, senza riuscire a
nascondere la tensione –Non volevi finire in fretta? Ora che ci penso l’altro
giorno ho visto un maglioncino che voglio assolutamente comprare.-
-Verde, per caso?-
-Sì. Te l’avevo già detto?-
-No, l’ho immaginato. È un colore che piace molto a Blaine,
giusto?-
La matita di Kurt rimbalzò sul pavimento e rotolò sotto il
letto –Ok, la smetti con questa storia? Stai dicendo un sacco di sciocchezze.-
-Oh, eddai Kurt. La mia vita sentimentale è una noia, perché
non vuoi parlarmi della tua nuova cotta?- si lamentò la ragazza, dando un
colpetto alla coscia di Kurt con la punta del piede.
-Perché non ho nessuna cotta. E se ne avessi una… se ne
avessi una non dovrei parlarne. Non dovrei pensarci e dovrei… cancellarmelo
dalla mente, perché non è proponibile. Quindi, ecco perché non voglio parlarti
di nulla.- esplose Kurt, pentendosi quasi subito del tono acido con cui aveva
risposto. Tuttavia evitò di ritrattare, sperando che Mercedes cogliesse le sue
parole e lasciasse perdere.
Pensò quasi di avercela fatta visto che rispose a quattro
domande nel silenzio più completo, ma un attimo dopo fu spezzato dalla voce
dell’amica –Wow, stavolta è davvero seria allora.-
Kurt trattenne un sospiro perché sì, che diavolo, lo era.
Blaine era attraente, dolce, gentile e si stava davvero
mettendo in gioco per lui. Quindi ok, era etero e per la prima volta nemmeno
poteva augurarsi che si scoprisse gay perché sapeva che per lui sarebbe stato
ancora più difficile che per chiunque altro e l’ultima cosa che voleva era che
Blaine soffrisse… ma ciononostante non poteva evitare di rendersi conto che
Blaine incarnava esattamente il tipo di ragazzo di cui si sarebbe potuto
davvero innamorare.
-Blaine è dolce. E ti adora: stamattina abbiamo parlato un
po’ dopo la messa e sono sicura che ti abbia nominato almeno cinque volte.- gli
fece notare Mercedes dolcemente, quasi timidamente.
-E sono felice di questo. Anche io lo adoro ed è per questo
che deve rimanere un amico. Solo un amico, e non devo pensare ad altre
possibilità perché non sono realizzabili, non davvero.-
-Ma Kurt, e se…-
-Mercedes, no. Tiprego.- la scongiurò Kurt, e la sua voce
era così supplichevole che la ragazza annuì. Osservò l’amico per qualche
secondo, poi chiuse il libro e balzò in piedi –Dai, basta. Dopo cena finiremo
questa stupidaggine, ora andiamo al centro commerciale e ci godiamo il nostro
fine settimana.-
-Ma il compito…- esitò Kurt, incerto.
-Kurt Hummel.- lo redarguì Mercedes in tono di avvertimento
–Se rinunci allo shopping sarò costretta a chiamare l’ambulanza, perché è
evidente che hai avuto una forte commozione cerebrale e devono assolutamente
sottoporti ad una tac prima che la cosa degeneri.-
Nonostante tutto, Kurt scoppiò a ridere –Ok, ok, calma.
Cercavo solo di sembrare uno studente responsabile.- si alzò, sforzandosi di
far tornare il pensiero di Blaine nella zona “Cari amici” della sua mente, e
afferrò la giacca –Andiamo, ho un maglioncino da comprare e tu devi assolutamente
prendere una borsa per sostituire l’obbrobrio zebrato che ti ostini a
trascinarti dietro.-
-La mia borsa non ha nulla che non va!-
Kurt alzò gli occhi al cielo, precedendo l’amica fuori dalla
stanza come a lasciar intendere che non si sarebbe fatto trascinare in quella
discussione ancora una volta. In realtà era grato che finalmente avessero
cambiato discorso, perché così poteva non pensare a Blaine, a quei sentimenti
che non dovevano assolutamente nascere e al fatto che, forse, per questo era
già un po’ tardi.
Ma non era un problema, poteva far finta di nulla. Poteva
nasconderli ed essere felice con l’amicizia, lo sapeva.
Era sufficiente non pensarci. Se non ci pensava, tutto
andava bene.
***
Il lunedì, Blaine passò a prendere
Kurt: il controtenore aveva lasciato la macchina a Finn, che aveva litigato con
Rachel e aveva pensato che darle un passaggio fosse un gesto cavalleresco che
la ragazza avrebbe apprezzato, e così lui aveva chiamato Blaine.
Al telefono l’amico gli era parso
un po’ teso, ma Kurt non ci aveva fatto caso e aveva supposto che forse stava
studiando quando l’aveva chiamato, ma quando entrò nell’auto e notò che Blaine
continuava a lanciargli occhiate di sottecchi mentre guidava non riuscì ad
evitare di preoccuparsi –Tutto bene?- domandò.
-Cosa? Oh… sì. No. In effetti
no.- Blaine espirò profondamente –In realtà stavo cercando le parole giuste per
iniziare a scusarmi.-
Kurt si accigliò, decisamente
confuso –Scusarti? Per cosa?-
-Per mia madre, ovvio.- spiegò l’altro
–Mi dispiace per venerdì sera, per come si è comportata quando hai nominato
Carole.-
Solo in quel momento Kurt ricordò
lo strano comportamento della signora Anderson. Era stato così impegnato a
evitare pensieri inopportuni che quel particolare gli era passato di mente –Ma
non devi scusarti. L’avevo anche dimenticato, tranquillo. Non voglio che
cammini sempre sulle uova con me, Blaine. Non mi spezzo alla prima stranezza
che succede.-
-Lo so. Sei più forte e
coraggioso di quanto possa sembrare, ma mi dispiace comunque che si sia
comportata in quel modo.-
Kurt arrossì appena di piacere a
quel complimento –In realtà non ho ben capito cosa sia successo. Ho detto
qualcosa di sbagliato?-
-No. No, figurati.- fu il turno
di Blaine di arrossire, a quel punto –Solo che lei pensa… insomma… per la
nostra religione il divorzio è considerato sbagliato e non ci si può risposare.
Quando ha sentito di Carole ha pensato di dovermi… avvertire che era un
comportamento che noi non dobbiamo condividere. Mi dispiace.- concluse con un
filo di voce.
Si sentiva quasi male nel notare
come, da quando era arrivato a Lima e aveva conosciuto Kurt, la sua concezione
di fede era cambiata. In verità, tutta la sua idea di vita sembrava
trasformarsi, gradualmente ma inesorabilmente.
Credeva ancora in Dio, certo,
questo non sarebbe mai cambiato, eppure aveva iniziato a vedere qualcosa di
strano in tutti i dogmi che aveva ciecamente accettato fino a quel momento. Era
come se la scoperta dell’omosessualità di Kurt avesse fatto cadere il castello
di carte delle sue sicurezze, rivelando delle contraddizioni che per tutto quel
tempo non aveva notato.
-Ma… mio padre non ha
divorziato.- protestò Kurt, confuso.
-Lo so. Lo so, lei è saltata alle
conclusioni ed era preoccupata che io iniziassi a pensare cose che lei… non
approva. Mi dispiace, io so che tuo padre è una persona splendida…-
-L’hai visto solo una volta.- gli
fece notare il controtenore.
-Ma ha cresciuto una persona come
te, deve esserlo per forza.- rispose d’istinto Blaine.
Sembrava che in quell’auto le
guance non potessero fare a meno di tingersi di rosso –Davvero non te le
prepari prima queste frasi? Non capisco come fai.-
-In realtà spesso non sono bravo
con le parole. Con te è facile.- si strinse nelle spalle Blaine, entrando nel
parcheggio del McKinley –Ma comunque mi dispiace per mia madre, davvero.
Davvero, davvero molto. Lei non è cattiva, so che non lo è perché… prima di
conoscerti, anche io avrei pensato “Divorzio e secondo matrimonio, come si può
pensare che sia giusto?”. Ma lei non ha avuto nessun Kurt Hummel che le
sconvolgesse le idee.-
Kurt fece un sorrisetto –Ti ho
sconvolto le idee? Seriamente?- ridacchiò.
-Non l’avevi intuito? Quando ho
scoperto che eri gay ho dato di matto ed ero davvero convinto che non sarei
mai, mai potuto passare sopra a una
cosa simile. E meno di una settimana dopo ero già pronto a chiederti scusa in
ginocchio.- gli ricordò –Mi stai facendo rivalutare parecchie cose e… non avrei
mai pensato di dirlo, ma questo mi fa sentire bene.-
“Tu mi fai sentire bene.”
-Sono contento di non averti
sconvolto in senso negativo, allora.- sorrise Kurt prima di scendere dall’auto, la
mente ancora concentrata su ciò che si erano appena detti. Così concentrato che
non si rese conto del furgoncino fermo accanto all’auto di Blaine, nonché del
suo proprietario, finché non andò a sbattervi contro –Oh, scus…-
non ebbe il tempo di finire la frase, però, perché si trovò con la schiena
sbattuta contro la portiera e il colletto (fino ad un attimo prima
perfettamente stirato) della camicia stretto nel pugno di Karofsky.
-Forse se sculettassi di meno
vedresti dove vai, checca.- ringhiò il Titans.
-Lascialo, Karofsky!- intervenne
prontamente Blaine, facendosi avanti senza pensarci nemmeno un attimo. Senza
che nessuno dei due avesse il tempo di fare qualcosa Karofsky spinse Blaine,
che cadde a terra sbattendo violentemente il braccio.
Kurt non aveva molta forza
fisica, ma in compenso aveva la capacità di trattenere grandi dosi di rabbia
per poi farle esplodere improvvisamente e fu grazie a quella particolarità del
suo temperamento che riuscì a spingere via Karofsky. La schiena del Titans
incontrò la sua auto e prima che avesse tempo di dire qualsiasi cosa il
controtenore gli stava già ringhiando contro –Ora basta! Non devi toccarlo, non
ci provare, chiaro?-
Karofsky parve barcollare per un
istante e i suoi occhi si sbarrarono, ma scosse il capo e parve riprendersi
abbastanza per ribattere –Non mi dire che sei tu l’uomo della coppia, checca.
Proteggi la fidanzatina, eh?-
-Non ho detto nulla, Karofsky.
Non meritavi il mio silenzio, mi maltratti ogni giorno e poi hai… fatto quello. Quindi non lo meritavi, ma io
l’ho fatto. Sei ancora lì, nella tua
bella, stupida prigione dorata, contento di nascondere al mondo quello che sei.
Ma se vuoi che questo continui, se non vuoi che tutti lo sappiano, non devi
toccarlo. Ce l’hai con me, bene, ma Blaine non c’entra.-
Il Titans era impallidito e
sembrava davvero piccolo, in quel momento, nonostante la sua stazza. Tremò,
guardandosi attorno con aria spersa prima di lanciare a Blaine uno sguardo che
sembrava pieno d’odio e guardare Kurt con… era rimpianto quello che Blaine
notava nei suoi occhi?
Quando il giocatore di football
se ne andò, quasi correndo, Kurt si affrettò ad aiutare l’amico ad alzarsi –Mi
dispiace, mi dispiace così tanto che tu sia in mezzo a questa cosa. Ti fa male
il braccio?-
-No, sto bene.- scosse il capo
Blaine, accettando tuttavia che Kurt gli esaminasse l’arto con mani delicate e
attente –Kurt?-
-Sì?-
-Lo so che non vuoi parlarmi di
questa storia ma… non potresti… sono davvero preoccupato per te, Kurt. Cosa diavolo è successo tra te e Karofsky?-
_______________L’angolino di Jane
Eeeed eccoci qui. Puntuale questa volta, viva me!
Non è un capitolo
molto lungo ma credo che sia abbastanza significativo, soprattutto per la
seconda parte. Avevo pensato di far difendere Kurt da Blaine ma… non so, mi
piaceva l’idea che non fosse la principessina in difficoltà, Kurt è forte e mi
piaceva che gli servisse solo un motivo per scattare, e quel motivo è Blaine.
Ora, ragazze, mi serve
un favore da voi: nelle prossime settimane incrociate le dita per me :P sto
aspettando risposte per due lavori a cui tengo e mi serve la vostra energia
positiva!!
Ok, la smetto di
blaterare. Oh anzi no: volevo ringraziarvi davvero, davvero tanto per le
recensioni dello scorso capitolo. Siete sempre dolcissime ma nello scorso
capitolo ho davvero amato ogni singola parola che mi avete scritto!! Siete le
migliori <3
Ora la smetto davvero,
giuro ahahah attendo come sempre i vostri commenti
con ansia!!
Kurt si morse il labbro, incerto, e lanciò uno sguardo verso
l’orologio che troneggiava sull’entrata del McKinley. Erano in anticipo e la
storia di Karofsky, nonostante fosse piuttosto complicata, era anche abbastanza
breve. E sapeva che Blaine meritava una spiegazione, soprattutto dopo il modo
in cui l’aveva difeso –Va bene. Ci… ehm… sediamo in macchina?-
Blaine sorrise appena, felice che Kurt avesse accettato e
allo stesso tempo inquieto per ciò che avrebbe potuto scoprire –Ok.- annuì,
aprendo l’auto e sedendosi nuovamente al posto di guida mentre Kurt prendeva
posto al suo fianco.
-Ascolta… alla fine non è un granché. Insomma, per Karofsky
è un gran segreto ma non è nulla di troppo… sconvolgente, ecco. Però nessuno
deve saperlo.- chiarì. Sapeva di potersi fidare di Blaine, ma sapeva anche
quanto potesse essere dannoso che un segreto simile venisse svelato.
-Certo. Lo so, tranquillo.- si affrettò ad assicurare il
ragazzo.
-Ok. Allora… beh.- esitò il controtenore senza sapere bene
da dove cominciare. In fondo, Blaine sapeva già quasi tutto quello che era
successo, tranne un particolare –Sai già che Karofsky… adora particolarmente
rendere la mia vita un inferno. Quello che non sai è il motivo. Cioè… quello
che penso sia il motivo.-
-Ovvero?-
Kurt si grattò la nuca, a disagio –Ecco, io credo che
Karofsky sia gay. O quantomeno… sessualmente confuso.-
Blaine rimase immobile, fissando Kurt per qualche secondo
senza fare una piega –Ok, se non volevi raccontarmelo bastava dirlo. Non serve
inventarsi storie assurde.- disse alla fine, alzando gli occhi al cielo un po’
infastidito.
-Non sto scherzando.- sbuffò Kurt, alzando gli occhi al
cielo –Sono serio.-
-Mh.- annuì lentamente Blaine –E come ti sarebbe venuta
questa idea?-
-Diciamo che ho le mie ragioni.-
-Che sarebbero?- domandò Blaine, e il suo tono incredulo
fece saltare in fretta i nervi a Kurt –Il fatto che mi abbia baciato è stato un
indizio, direi.-
Con soddisfazione osservò gli occhi di Blaine sbarrarsi e la
sua bocca formare una perfetta “o”, prima che il ragazzo iniziasse a balbettare
come un ossesso –Oh. Oh beh. Beh… beh.
Immagino… che allora… ma… cioè vuoi dire che il… voi… cioè lui… e…-
-Blaine, stai bene? Stai per avere un infarto? Devo chiamare
un medico?-
-Io… no. Cioè sì. Cioè…Sì sto bene e no, non serve il medico ma… mi chiedevo solo…- Blaine si
morse la guancia, cercando di calmarsi. Avrebbe dovuto essere… cosa, felice per
il primo bacio del suo migliore amico? O no, visto che l’aveva avuto da un
troglodita? Probabilmente prima di decidere come reagire avrebbe dovuto testare
i pensieri di Kurt –Voi state… insieme, tipo?-
Kurt lo fissò per diversi secondi, basito –Ok, cosa? Prima Puck, ora Karofsky, ma
insomma.- esalò –No. Mi ha baciato, ma non mi ha fatto piacere. L’ho spinto
via, ovviamente.- chiarì, sconcertato
che Blaine potesse pensare una cosa simile. Lui non si sarebbe certo messo con
una persona che per mesi l’aveva innaffiato di granita e spinto contro gli
armadietti come un pallone da rugby, che idea si era fatto di lui Blaine? –Mi
ha solo baciato. E da allora le cose sono peggiorate, perché ha il terrore che
io possa dirlo in giro.-
Blaine sospirò, sollevato.
“Certo che sono
sollevato.”, si disse “Non voglio che
Kurt si butti via con uno così, lui merita di meglio. Tutto qui. Tutto qui.”
-Ok, ok. Scusa. Quindi… in teoria potresti averlo in pugno,
no? Insomma, sai qualcosa di lui che non vuole far sapere in giro. Potresti fare
in modo che smetta.-
Kurt sollevò le sopracciglia –Io… non lo farei mai. Non
voglio minacciarlo e soprattutto non voglio usare la sua omosessualità come
ricatto. È una cosa delicata.-
Inaspettatamente sul viso di Blaine si disegnò un sorriso
–Davvero, Kurt, tutti quelli che pensano che gli omosessuali siano dei
peccatori dovrebbero passare un pomeriggio con te. Sei qualcosa come… l’incarnazione
dello spirito cristiano del perdono.-
Kurt arrossì un po’, sorridendo imbarazzato –Non è così, nel
senso… so cosa vuol dire avere paura delle reazioni altrui. È dura e credo che
questo sia il motivo per cui Karofsky se la prende tanto con me. Ha paura di sé
stesso e si sfoga così, riversando la sua paura su di me.-
-Probabilmente rappresenti tutto quello che lui vorrebbe
essere, ma non può. Insomma non parlo di cose esteriori ma sai… tu sei davvero
speciale, non stavo esagerando quando l’ho detto.- disse Blaine –Sai quello che
sei e cosa vuoi. Lo sai e non ti nascondi, né ti tiri indietro, anche se così
facendo la tua vita è più difficile di quanto potrebbe essere altrimenti.-
d’istinto la mano di Blaine si mosse, coprendo quella di Kurt mentre lui gli rivolgeva
un sorriso dolce –Chiunque vorrebbe avere il coraggio di essere come te.-
Kurt si morse il labbro, abbassando nervosamente gli occhi
sulle loro mani. Quella di Blaine era calda e un po’ ruvida, mentre la sua era
liscia e fredda come sempre. Il contrasto era piacevole eppure sconfortante,
come se le loro mani tanto diverse sottolineassero l’impossibilità di un
contatto più intenso, più profondo. Un contatto che ogni molecola della pelle
di Kurt agognava in ogni momento ma che non sarebbe mai diventato realtà.
Con un sorriso nervoso Kurt interruppe il contatto, cercando
di farlo sembrare un gesto naturale, e si passò una mano tra i capelli –Terrai
il segreto, vero? Anche… anche se le cose con Karofsky dovessero peggiorare?-
domandò, e poté vedere con chiarezza Blaine esitare –Blaine, per favore. Te
l’ho raccontato perché mi fido di te.-
-Certo. Terrò il segreto, va bene.- si affrettò ad
assicurare Blaine non appena sentì il suo tono supplichevole –Ma anche tu devi
farmi una promessa, ok? Se le cose diventeranno insostenibili metterai da parte
questo tuo… spirito caritatevole e farai quello che è meglio per te. Me lo
prometti?-
Kurt sospirò –Va bene. Te lo prometto.-
Blaine sorrise, soddisfatto da quel poco che era riuscito a
strappargli –Ok. Ora andiamo o arriveremo tardi alla prima ora.- esclamò in
tono allegro, anche se la sua preoccupazione non era scomparsa. In realtà ora
era acuita, sostenuta da una sensazione di fastidio che lo sfiorava ogni volta
che ripensava a quello che Kurt gli aveva raccontato, ma immaginava che non
fosse il momento migliore per preoccuparsene. Quello a cui doveva pensare
adesso era a far sì che Kurt non corresse eccessivi rischi.
Lo prese sottobraccio con un sorriso e gli fece l’occhiolino
mentre si avviavano verso l’ingresso del McKinley. Kurt scosse il capo,
ridacchiando, e insieme entrarono nella scuola ignorando le occhiate dei
giocatori di football.
***
Durante quella mattinata Blaine
si trovò casualmente davanti alla
porta dell’aula di Kurt alla fine di ogni ora, e casualmente gli capitò ad ogni ora di dover fare proprio la stessa
strada del soprano. Sempre per puro caso,
quando Kurt ebbe la necessità di andare in bagno prima di raggiungere l’aula di
letteratura, anche Blaine avvertì lo stesso identico bisogno. Provò a
effettuare tutte quelle manovre con noncuranza, ma a Kurt non sfuggirono e
quando si sedettero insieme a pranzo si voltò verso l’amico sforzandosi di
mantenere un’espressione seria –Blaine.-
-Sì?-
-Solo per saperlo, ti procurerai
delle microtelecamere nei prossimi giorni o prevedi di continuare a correre da
un lato all’altro della scuola fino al diploma?- domandò. Blaine arrossì, e a
quella visione Kurt non riuscì ad evitare di sorridere.
-Scusa, speravo di essere una
spia migliore. Ti ha dato fastidio, vero?-
-Beh, non mi piace molto che tu
creda che ho bisogno di essere protetto.- annuì il ragazzo, ma non appena vide
il viso dell’amico adombrarsi si affrettò ad aggiungere –Ma è dolce che tu
voglia proteggermi.-
Blaine ritrovò immediatamente il
sorriso e rubò una patatina dal piatto di Kurt –Mi sento meglio se sono sicuro
che stai bene, tutto qui.- spiegò Blaine –Lo so che sai proteggerti da solo. E
in caso contrario so anche che non sarei di grande aiuto contro Karofsky, non
sono esattamente un peso massimo. Ma se non mi assicuro che tu stia bene mi
sento… male.-
Kurt si limitò a sorridere,
incapace di dire qualcosa davanti a una dichiarazione d’affetto tanto dolce
pronunciata con quella naturalezza, così si limitò a sfiorare il braccio di
Blaine con la punta delle dita, dopodiché mangiarono quasi in silenzio,
scambiandosi di tanto in tanto un sorriso finché non terminarono il pranzo e si
recarono insieme nell’aula di canto.
Erano già quasi tutti presenti e
avevano già iniziato a riscaldarsi: stavano lavorando alla coreografia di La
vie bohem, una delle più complicate del musical
poiché dovevano essere tutti perfettamente coordinati, e la voce di Rachel
rimbombava nel semi-silenzio della stanza, inondandola dei mille consigli con
cui stava sommergendo Finn. Alla fine la ragazza aveva capito che nessuna
protesta le avrebbe fatto avere la parte di Mimì e così, dopo aver annunciato a
Kurt che era “assolutamente felice di interpretare Maureen, un personaggio così
diverso dai suoi canoni che sicuramente le avrebbe fornito un’esperienza
utilissima per il futuro” si era messa d’impegno per far sì che la sua
interpretazione mettesse in ombra quella di tutti gli altri, in particolare
quella di Santana. Kurt pensava che Santana fosse davvero una grande Mimì, ma questo
si era guardato bene dal dirlo a Rachel.
-Ehi, ragazzi.- li salutò Artie,
alzando a malapena lo sguardo dalla sua agenda incredibilmente spessa: Blaine
era piuttosto sicuro che presto sarebbe esplosa ed era sicuro che se fosse
accaduto sarebbe scoppiato un finimondo, a giudicare dal modo in cui Artie si
aggrappava a quell’agenda senza lasciarla incustodita nemmeno per un secondo.
-Ciao Artie. Ragazzi.- sorrise
Kurt posando la tracolla in un angolo. Si voltò verso il gruppo e dovette far
ricorso a tutta la sua forza di volontà per non crollare a terra svenuto quando
si trovò di fronte, a pochi passi di distanza, un primo piano del sedere di
Blaine. Il suo amico infatti aveva abbandonato rapidamente la sua sacca e il
maglioncino e aveva iniziato a riscaldarsi, senza alcun riguardo per la sanità
mentale di chi lo circondava.
-Oh, questa sì che è una vista distraente.-
il sussurro di Mercedes colse Kurt di sorpresa, ma non fu sufficiente a
convincerlo a distogliere lo sguardo poiché, anche se Blaine non era più in una
posizione che mettesse in evidenza il suo fondoschiena, le sue spalle solide e
le sue braccia longilinee erano comunque una grande distrazione, soprattutto
con addosso solo una maglietta bianca che avrebbe dovuto essere considerata
illegale.
-Mh? Cosa, il nuovo push-up di Santana? In effetti è decisamente eccessivo.-
commentò Kurt, senza in realtà avere la speranza di ingannare l’amica.
-Certo, immagino che tu stessi
guardando le tette di una ragazza mentre il signor Sonoeteromaamoipapillon si
esibiva in quella posizione pornografica.- ribatté infatti Mercedes facendogli
l’occhiolino prima di andare a sua volta a riscaldarsi i muscoli. Kurt si morse
il labbro, impedendo a sé stesso di voltarsi nuovamente in direzione di Blaine.
Era stupido, davvero stupido.
Blaine era suo amico. Certo, un bel ragazzo, senza dubbio sexy, ma…
Ma…
“Un bel ragazzo, sexy, dolce e buono. Davvero esiste un ma?” gli domandò quella parte del suo
cervello che assumeva alternativamente la voce di Rachel o di Mercedes. In quel
momento era come se le due gli avessero parlato in coro, direttamente nella
testa, e non era decisamente qualcosa di piacevole.
Iniziò a stirarsi i muscoli delle
gambe, cercando di non voltarsi in direzione di Blaine, ma funzionò solo per
qualche minuto. Alla fine i suoi occhi presero il controllo e si diressero
verso l’amico, che aveva smesso di fare stretching e stava parlando di qualcosa
con Artie. Li vide voltarsi verso di lui, poi Blaine annuì e si alzò mentre
Artie andava a parlare con Santana.
-Novità?- domandò Kurt, cercando
di rimanere concentrato sul viso di Blaine e non sui muscoli del collo e delle
spalle, così perfettamente in evidenza in quel momento.
-Sì, cioè non proprio.- sorrise
Blaine, sedendosi accanto a lui. Sembrava un po’ nervoso e Kurt interruppe il
suo esercizio, concentrandosi -Solo che Artie vorrebbe vedere il nostro duetto
prima, lunedì per la precisione. Venerdì ho il corso di catechismo quindi
pensavo che potremmo vederci giovedì e provare insieme.-
-Oh. Certo.- rispose Kurt, troppo
rapidamente per riuscire a nascondere un velo di agitazione. Sapeva che quel
momento sarebbe arrivato, losapeva, ma dovevano proprio affrontare
quell’argomento un attimo dopo che aveva pensato a Blaine in una luce
decisamente poco amichevole? –Vuoi… ehm… vuoi venire da me?- domandò,
arrossendo appena –Insomma, a casa mia. Per provare. La… la canzone.-
Blaine lo guardò per un istante,
un po’ accigliato, e si passò una mano sul retro del collo in quel modo che era
così tipico per lui –Sì, è meglio a casa tua, sai che i miei… insomma… credo
che forse… un duetto con un… sai… Per me non è un problema lo sai, o non
avrei…-
-Lo so.- lo interruppe Kurt –I
tuoi genitori non impazzirebbero di felicità sapendo che dovrai interpretare un
ragazzo gay. Lo sai, non mi interessa quello che pensano i tuoi genitori.-
sorrise, lieto di essere tornato su un terreno più familiare.
-Lo so. Scusa, a volte vado
ancora in panico per… questa cosa. I miei non sarebbero gentili e io non voglio
farti star male di nuovo.- sorrise Blaine, abbassando lo sguardo. Ciononostante
Kurt notò il velo di tristezza che aveva attraversato le sue iridi e d’istinto
mosse la mano fino a sfiorare la sua –Ti ho perdonato e ora è tutto a posto.
Non pensarci più, ok?-
-Ok.- annuì Blaine –Sei il
migliore amico che avrei potuto sperare di trovare, Kurt.-
Il controtenore sorrise,
alzandosi –Dai, su, andiamo a fare gli esercizi per la voce con Rachel.-
________________L’angolo di Jane
Eccomiiiii!!
Un giorno di ritardo, ma ho la giustifica del medico: ho passato mezza
giornata a vomitare e mezza a vegetare sul divano lamentandomi (sì, quando sono
malata sono un po’ una Drama Queen). Oggi però sto meglio e quindi eccomi qui
col capitolo! Capitolo che spero apprezzerete, un po’ serio e un po’ sul comico
nell’ultima parte :P
Qualcuna di voi guarda Sherlock?? Non mi apre la seconda serie su Nowvideo e non so dove altro trovare uno streaming D:
Quando giovedì pomeriggio Blaine arrivò a casa di Kurt, il
controtenore sapeva che avrebbe dovuto aspettarsi quell’atmosfera. Lui stesso
era piuttosto agitato, quindi era ovvio che anche Blaine lo fosse.
Ciononostante, quando si trovò di fronte all’amico, immersi in un silenzio a cui
nessuno dei due era abituato a far fronte, non riuscì a evitare di trovarsi a
disagio,. Incerto su quale fosse la cosa migliore da dire e arrabbiato con sé
stesso per non essersi preparato a un’eventualità del genere.
Era ovvio che fossero agitati e, tra i due, lui avrebbe
dovuto essere quello in grado di gestire la situazione. Conosceva la canzone,
era una delle sue preferite e aveva saputo ciò che avrebbero dovuto fare fin
dal momento in cui Blaine aveva accettato la parte. Inoltre lui era gay, il che
significava che cantare un duetto d’amore con un ragazzo avrebbe dovuto essere
normale per lui. Certo, non l’aveva mai fatto davvero, ma l’aveva sognato un
sacco di volte. E sì, forse, ma solo forse, in un paio di questi sogni (non di
più. Assolutamente, non più di un paio) era proprio Blaine il ragazzo con cui
duettava. L’amico invece, poco ma sicuro, quando pensava di cantare un duetto
romantico doveva immaginarsi di farlo con una ragazza. Insomma, avrebbe dovuto
decisamente essere lui a mettere Blaine a suo agio.
-Ehm… allora.- sorrise nervosamente Blaine mentre lo guidava
verso la sua stanza, al piano di sotto. La casa era vuota: suo padre e Blaine
non si erano ancora incontrati da quando loro due si erano riappacificati e non
voleva certo che succedesse prima di cantare una canzone dolce e maliziosa
insieme a lui –Vuoi che ti presto qualcosa per stare più… comodo?- propose,
cercando di sembrare casuale. E in fondo lo era, non c’era motivo per non
esserlo. Non era come se avesse appena immaginato Blaine con addosso una delle
sue magliette attillate, non l’aveva fatto. Ovviamente
non l’aveva fatto.
-No, grazie, ho portato una tuta. Credo che i tuoi pantaloni
siano un po’ lunghi per me.- rispose Blaine, ridacchiando in modo quasi
naturale, senza però riuscire ad evitare che dalla sua voce trapelasse un po’
di nervosismo.
Kurt annuì, rimproverandosi mentalmente. Certo, Blaine era
un bel ragazzo e certo, aveva avuto una mezza (intera) cotta per lui all’inizio. Ma erano amici, le cose tra di
loro si erano sistemate da poco e lui aveva smesso di fare quel genere su
pensieri su di lui.
Per la maggior parte del tempo, almeno. Sì, insomma, quando
riusciva a controllarsi.
Ma quel pomeriggio gli sembrava che i suoi ormoni avessero
deciso di fare li straordinari e lui proprio non riusciva a evitare di notare
quei particolari di Blaine che lo avevano attratto fin dal primo istante.
Aprì la porta della stanza e poi se la richiuse alle spalle.
Blaine poggiò la borsa a terra mentre Kurt si affrettava verso il pc, iniziando
a trafficare tra le sue cartelle per arrivare alla base che Artie gli aveva
inviato, arrangiata nella tonalità giusta per lui e Blaine.
-Sai già le parole o hai bisogno del t…- quando si voltò
verso Blaine, Kurt non riuscì a terminare la frase. Il ragazzo infatti era
davanti a lui, senza maglietta, e
frugava nella sua borsa, senza maglietta,
evidentemente in cerca della tuta. Senza
maglietta.
Senza. Maglietta.
E diamine, Blaine stava sempre benissimo, ma Kurt in quel
momento si convinse che coprire un tale ben di Dio con dei vestiti avrebbe
dovuto essere considerato un peccato capitale. E se Kurt Hummel prendeva in
considerazione l’idea di abolire definitivamente i vestiti dallo stato,
considerata la sua passione per la moda, la questione doveva essere davvero
grave.
-Eh… ehm. Dicevo, ti serve il testo?- domandò, cercando di
darsi un contegno visto che Blaine si stava alzando e voltando verso di lui.
Non poteva certo farsi trovare a fissarlo con la bava alla bocca, Blaine non
l’avrebbe presa bene.
-No, tranquillo, l’ho studiato.- sorrise Blaine, e per Kurt
fu davvero difficiledifficiledifficiledifficilissimo
trattenersi, in modo da non far scorrere lo sguardo su di lui fino a
consumarlo. Blaine era oggettivamente un piacere per lo sguardo, il
controtenore decise che questa era un’osservazione abbastanza ovvia da non
potersi biasimare per averla partorita. Non era eccessivamente muscoloso,
maaddominali e pettorali erano
sufficientemente definiti e, vestito solo dei pantaloni e della sua catenina
con il crocifisso, sembrava un Dio –Spero solo di riuscire a starti dietro. Non
è proprio il mio genere, non ho mani cantato un duetto.- aggiunse Blaine,
infilandosi una maglietta bianca che Kurt si trovò a odiare nel momento stesso
in cui questa coprì le spalle larghe e solide dell’amico. Un istante dopo
Blaine sbiancò, per poi arrossire nel tempo di un sospiro, e Kurt sbarrò gli
occhi pregando con tutto sé stesso perché non avesse notato i suoi sguardi
–Oddio, intendo… cioè, non parlavo del fatto che non è il mio genere perché
sono due… uomini. Intendevo… musical. Non ho mai cantato questo genere… tipo… ritmo. Non volevo dire che non…-
-Ehi, tranquillo.- lo interruppe Kurt, così sollevato di non
essere stato beccato da riuscire a parlare con una voce quasi normale –Avevo
capito. Ma sono certo che sarai grandioso. Proviamo una volta solo cantando e
l’interpretazione la vediamo dopo, ok?-
Blaine sorrise e annuì, afferrando i pantaloni della tuta e
sbottonandosi i jeans. Non appena Kurt lo vide sganciare il primo bottone
decise che no, stavolta non sarebbe
riuscito a fingere di non guardare, così si voltò di scatto fingendo di
sistemare i volumi delle casse. Si girò nuovamente solo quando sentì il fruscio
inequivocabile di un paio di pantaloni che venivano tirati su.
-Allora ehm… che dici, iniziamo? Oh, scusa, che idiota,
vuoi… acqua o… qualcosa da bere?-
-No, no. Sono a posto, solo… iniziamo. Ti sembrerà stupido,
ma sono un po’ nervoso per questa cosa.-
Kurt annuì, abbassando lo sguardo, non proprio sicuro di
voler affrontare quell’argomento. Ma, al diavolo, se avrebbe fatto rilassare
Blaine avrebbe potuto sopravvivere –Capisco che sia imbarazzante.-
-Già, insomma, tu sei splendido, canti come un angelo e io…
credo di avere un po’ di ansia da prestazione, sai.-
Sobbalzando, Kurt sbarrò gli occhi –Ah.- riuscì solo a
balbettare. Quindi Blaine non era nervoso perché dovevano fare un duetto
d’amore ma solo perché aveva… paura di non essere alla sua altezza? –Ah… cioè,
no, niente ah. Non ha senso. Blaine,
tu hai una voce grandiosa. Capisco che tu sia abituato a cantare in coro, ma
hai un talento naturale. Non devi essere a disagio.-
-Lo dici solo perché siamo amici.- sorrise Blaine, ma
sembrava già più tranquillo.
-No, lo dico solo perché non sono sordo.- ribatté Kurt –Ok dai,
solo voci. Iniziamo.-
Andò bene. Benissimo, in realtà. Anche se Kurt si era
immaginato che le loro voci si sarebbero armonizzate abbastanza bene non
avrebbe mai creduto che avrebbero funzionato cosìtanto. Erano
incredibilmente giuste, come se fossero fatte per cantare in coppia, e i
risultati erano stupefacenti considerando che era la prima prova.
-Ok, visto? Te l’avevo detto.- trillò Kurt voltandosi verso
Blaine –Sei grande.-
-Anche tu. Cavolo, è venuta benissimo vero?-
-Eccome! Certo, dobbiamo sistemare un paio di cose, ma è
stato grandioso. Che ne dici, proviamo un’altra volta e poi proviamo a
improvvisare qualche passo?-
Blaine annuì e Kurt rimandò la base da capo. Fu grandioso,
di nuovo. Non si guardarono, preferendo concentrare lo sguardo su qualsiasi
altra cosa, ma si intendevano comunque alla perfezione.
Kurt aveva sentito Rachel blaterare di affinità canore per
tutti i due anni di vita del Glee Club, ma non aveva mai capito davvero cosa
volesse dire prima di quel momento. La sua voce e quella di Blaine erano fatte
per unirsi, semplicemente.
Decisero di provare ancora una volta, in modo da avere una
familiarità perfetta col ritmo della musica e della voce dell’altro: quando
anche la terza prova fu perfetta, decisero che era il momento di passare al
livello successivo.
-Allora… vediamo. Credo che Artie voglia lasciare la
scenografia di base, quindi ci sarà solo un tavolo oltre alle scale. Possiamo
usare il letto, mi dai una mano a spostarlo?-
Blaine annuì e insieme sistemarono il grande letto di Kurt
in modo che fosse più centrale.
-Bene uhm… quindi…- Kurt si morse il labbro, decisamente
nervoso. Cantare non era un problema e certo, nemmeno recitare lo era. Kurt non
aveva problemi a fingere, dopotutto da mesi nascondeva a suo padre le angherie
di Karofsky. E certo fingere di essere attratto da Blaine non sarebbe stato
difficile… principalmente perché non si trattava di fingere.
Avrebbe dovuto… fingere di fingere?
Prese un respiro profondo: poteva farcela –Ok, allora, in
questa scena stiamo passeggiando per la città quindi…- non ebbe tempo di finire
la frase che la mano di Blaine scivolò nella sua, strappandogli un sorriso che
non riuscì a contenere. Non era la prima volta che si prendevano per mano,
ovviamente, avevano sempre avuto un rapporto abbastanza fisico e da quando le
prove erano iniziate erano stati per mano in parecchi momenti. Ma ora erano lì
da soli, nella privacy della stanza di Kurt, e tutto sembrava incredibilmente
diverso –Benissimo. Poi… non seguiamo una coreografia precisa, direi. Stiamo…
un po’ flirtando, un po’ dichiarandoci che vogliamo stare insieme. Quindi beh…
immagina di essere con la ragazza che ti piace, direi.-
Blaine si irrigidì appena a quelle parole, pur annuendo al
suggerimento dell’amico. La verità in effetti era che non aveva idea di come
fare, perché non gli era mai piaciuta una ragazza. C’erano ragazze con cui si
trovava bene, con cui aveva un bel rapporto, eppure… credeva di non aver mai
flirtato come gli aveva suggerito di fare Kurt –Ok, va bene.-
-Ma certo, che scemo. Sei qualcosa come… il fascino fatto uomo.
Flirti anche con i banchi.- ridacchiò Kurt, guadagnandosi un’occhiata
sbalordita dall’altro ragazzo –Io?-
-Sì, tu. Santo cielo, non provare a dire che non te ne rendi
conto.-
-Io… veramente no. Davvero credi che io… sia… insomma…-
Blaine deglutì con un sorrisetto, arrossendo in un modo che Kurt trovava
adorabile – Credi che io sia affascinante?-
Kurt sorrise, anche se nel frattempo il suo cervello stava
andando ai mille all’ora per trovare una risposta che non lo esponesse
eccessivamente –Credo che non esista una persona che non lo pensi. Tranne forse
Karofsky e compagnia, ma non hanno molto buon gusto.-
-Beh, credevo che Karofsky avesse provato a baciarti, a
quanto pare ne ha abbastanza.- scherzò Blaine senza pensarci.
Ma insomma si tenevano per mano, nella sua camera da letto,
in procinto di cantare una canzone d’amore e Blaine gli diceva una cosa simile.
Non c’era modo, davvero, che Kurt non arrossisse –Ecco, vedi? Praticamente il
re del flirt.-
-Il re, addirittura!-
-Vogliamo iniziare, sua maestà?- ridacchiò Kurt, lasciando
di malavoglia la mano di Blaine per far partire la base. La riprese
immediatamente e iniziò a cantare, stringendo la mano dell’amico e camminando
con lui come se fossero in strada.
Live in my house, I'll be your shelter
Just pay me back
With one thousand kisses
Be my lover, I'll cover you
Cantò le ultime due frasi avvicinandosi appena a Blaine per
poi ritrarsi con un sorriso malizioso sul viso, senza però lasciare la sua
mano.Blaine rimase per un attimo
incerto, stupito dallo sguardo che l’amico gli aveva lanciato: era sembrato
così… preso, coinvolto, e per un attimo il mondo di Blaine aveva rallentato,
bloccandosi. Inspiròprofondamente
e riuscì a proseguire in
tempo.
Open your door, I'll be your tenant
Don't got much baggage, to lay at your feet
But sweet kisses, I've got to spare
I'll be there and I'll cover you
Blaine si limitò a lanciare qualche sguardo a Kurt, cercando
di convincersi a fare qualcosa in più ma sentendo qualcosa di strano che lo
bloccava.
I think they meant it
When they said you can't buy love
Now I know you can rent it
A new lease you are my love
On life, be my life
Just slip me on, I'll be your
blanket
Wherever, whatever I'll be your coat
Kurt parve capire le difficoltà dell’amico e, con un impeto
di coraggio dovuto solo agli anni che aveva speso a impegnarsi nella
recitazione, gli porse la mano libera con un sorriso. Blaine la prese, un po’
timidamente, e seguì i movimenti quasi scherzosi dell’altro lasciandosi pian
piano coinvolgere fino al punto di far girare il Kurt su sé stesso in un
accenno di piroetta.
You'll be my king, and I'll be your
castle No, you be my queen, and I'll be your moat
Blaine fece un piccolo inchino, come a voler invitare Kurt a
ballare, e poi con un sorriso lo attirò a sè,
semplicemente smettendo di pensare e godendosi quel momento. L’imbarazzo
iniziale era come svanito e si sentiva di nuovo a casa, come se ballare e
cantare con Kurt fosse la cosa più semplice del mondo, così smise di
complicarsi la vita e si lasciò trasportare.
I think
they meant it
When they said you can't buy love
Now I know you can rent it
A new lease you are my love
On life, be my life
Iniziarono a muoversi per la stanza, giocando e scherzando,
rincorrendosi come due bambini e stringendosi le mani quando si raggiungevano,
dimenticandosi chi stava inseguendo chi, sfiorandosi, prendendosi in giro e
ammiccandosi a vicenda.
I've longed to discover
Something as true as this is So with a
thousand sweet kisses, I'll cover you (If
you're cold and you're lonely) With a
thousand sweet kisses, I'll cover you (You've
got one nickel only)
Kurt si sedette sul letto e
accavallò le gambe, facendo un occhiolino a Blaine che si avvicinò lentamente e
gli sfiorò il viso con le dita. Kurt si alzò in piedi e Blaine, facendolo
girare su sé stesso, lo attirò a sé stringendolo, la schiena di Kurt contro il
suo petto.
With a thousand sweet kisses, I'll
cover you (When
you're worn out and tired) With a
thousand sweet kisses, I'll cover you (When
your heart has expired)
Kurt si voltò, facendo correre le mani sul petto di Blaine,
e con un sorriso intonarono le ultime frasi mentre Blaine faceva scivolare le
mani verso i fianchi stretti del controtenore.
La musica degradò fino a scomparire, lasciandoli immersi in
un silenzio irreale, quasi violento. Erano ancora nella stessa posizione in cui
avevano cantato l’ultima parte di ritornello: poco distanti dal letto, le mani
di Blaine sui fianchi di Kurt che, a sua volta, stringeva le dita sulla stoffa
bianca della maglietta di Blaine. I loro corpi aderivano quasi completamente, i
loro volti erano così vicini che potevano sentire ognuno il respiro un po’
affannato dell’altro sulle proprie labbra.
Gli occhi erano incatenati e nessuno dei sue sembrava
intenzionato a distogliere i suoi.
Era un equilibrio labile, terribile e allo stesso perfetto.
Erano sulla linea di confine, esattamente a metà tra un passo indietro e uno
avanti. Tra scostarsi e… cosa? Abbracciarsi? Accarezzarsi?
Baciarsi?
Il pensiero fu come un fulmine nella mente di Kurt e fece un
passo indietro, lentamente, come se temesse di potersi spezzare muovendosi
troppo velocemente. E, in effetti, la perdita di contatto fu quasi
insopportabile, ma sapeva bene che era la scelta migliore.
Aveva pensato di baciare Blaine. Aveva pensato che l’altro volesse baciarlo ed era… ridicolo.
Blaine era etero, un etero che stava poco a poco uscendo
dalla nube di influenze omofobe in cui era cresciuto. Non voleva baciarlo e che
Kurt l’avesse pensato era ridicolo, ridicolo e stupido. Dio, era così stupido! Blaine
non poteva volerlo fare e Kurt stava cavalcando troppo rapidamente l’onda della
sua fantasia, di nuovo.
-Va bene. Direi… direi che è stato… buono.-
Blaine annuì, senza fiato, senza sapere cosa dire. Pensò che
tutto sommato buono potesse andare come descrizione. Buono e strano.
Decisamente
strano.
Per un momento si era sentito distaccato dalla realtà e
aveva sentito una strana sensazione. Un brivido lungo la spina dorsale e sulla
punta delle dita, un brivido che sembrava iniziare esattamente sulla pelle di
Kurt e che raggiungeva un punto ben preciso del suo corpo, all’altezza del petto.
Non si era reso conto di ciò che aveva pensato in quel
momento, ma sapeva bene cosa avrebbe voluto fare. Avrebbe voluto solo fare in
modo di essere più vicino a Kurt. Di sentirlo più suo, più vicino, più… solo, di più.
Era una sensazione nuova, non riusciva a catalogarla, ma era
certo di non aver mai provato nulla di simile prima. Aveva già capito da tempo
che Kurt era qualcosa di speciale ma ora, per la prima volta, quella sensazione
era cambiata. A tratti era ancora confortante e familiare, ma allo stesso tempo
c’erano momenti in cui si sentiva diverso e questo lo spaventava. Anche se,
certo, non poteva pensar di farne a meno.
-Vuoi ehm… vuoi riprovare?- domandò Blaine, guardandolo di
sottecchi, senza sapere in che risposta sperare.
Kurt sembrò per un attimo dibattersi nello stesso dubbio.
Osservò Blaine con gli occhi sbarrati, come quelli di un cerbiatto accecato dai
fari di un’auto, dopodiché scosse il capo –No io credo… che possa andare.-
rispose –Ce l’abbiamo abbastanza chiara e… magari Artie ci cambierà tutti i
movimenti, è inutile impararli alla perfezione.- spiegò rapidamente, quasi
incespicando sulle parole –Ehm… ti va una cioccolata calda?- domandò.
-Dietetica, immagino.- sorrise Blaine, scherzando un po’ nel
tentativo di alleggerire l’atmosfera.
Funzionò, anche se non del tutto. Kurt ridacchiò –Ma certo,
per chi mi hai preso. Tutto questo non si mantiene così da solo, sai?- scherzò,
guidandolo verso il piano superiore.
Una volta fuori dalla stanza, immersi nell’atmosfera
tranquilla ma meno intima della cucina, entrambi sembrarono tranquillizzarsi.
Kurt preparò la cioccolata dietetica e parlarono del Glee e del musical,
attenti a non nominare la canzone che avevano provato. Non si sfiorarono mai,
nemmeno per sbaglio: Kurt poggiò la tazza di Blaine direttamente sul tavolo, in
modo da nonrischiare che le loro dita
si incontrassero nel passaggio, e si sedettero uno di fronte all’altro invece
che vicini come erano soliti fare.
Quando però Blaine andò via un paio d’ore dopo l’imbarazzo
era andato via, si abbracciarono come facevano sempre e Kurt gli cancellò una
piega della giacca quando il ragazzo si fu rivestito. Tutto sembrava passato…
Passato, ma non dimenticato. Non per Kurt, almeno, che
rimasto solo si lasciò scivolare sul divano con un sospiro.
Aveva una cotta per Blaine. Una brutta, brutta, bruttissima
cotta che non sembrava voler diminuire, anzi.
Ne era consapevole e, soprattutto, sapeva di dover fare
qualcosa. Non poteva rovinare la loro amicizia, era troppo importante e aveva
visto cosa succedeva se stavano separati. In quei pochi giorni sembravano
entrambi degli zombie e sapeva che se Blaine avesse saputo della sua cotta,
tutto sarebbe crollato di nuovo.
Si morse il labbro e lanciò uno sguardo al cellulare,
indeciso per un istante. Poi lo afferrò con decisione e cercò il numero di
Rachel senza più darsi il tempo di riflettere.
-Kurt! Che bello che mi hai chiamato, senti, stavo provando
la coreografia di Tango Maureen. Hai presente il passaggio in cui io…-
-Rachel, aspetta, ti devo prima chiedere un favore.- la
interruppe Kurt. Se si fosse messo ad ascoltare Rachel ci sarebbero voluti
secoli e, in tutto quel tempo, lui avrebbe cambiato idea –Ricordi l’idea folle che
hai avuto un paio di mesi fa e che io avevo rifiutato?-
-Ad essere sinceri mi hai detto “Rachel, tu sei pazza e da
questo istante non ascolterò mai più una tua idea” ma sì, potremmo considerarlo
come un rifiuto.- precisò la ragazza –Comunque ricordo. Quindi?-
-Quindi…- Kurt inspirò appena, trattenendo poi il fiato
–Potrei aver cambiato idea. Facciamolo.-
___________________L’angolino di Jane
Sorpresaaaaaaaa! Un giorno di anticipo! Domani sarà una
giornata piena, quindi ho deciso di aggiornare prima. Doveva essere una
sorpresa ma me lo sono fatta sfuggire in qualche risposta alle recensioni…
dettagli :P spero vi faccia piacere comunque!
Ed ecco finalmente la
fatidica canzone! Oh ohoh.
In realtà sono in ansia perché la aspettavate così tanto questa scena che ora
potrebbe avervi deluse perché… beh, so che speravate in un bacio xD e invece imbarazzo, un po’ (un bel po’) di tensione
sessuale e… Kurt accetta un’idea di Rachel. Il che decisamente non può essere
un buon segno! Toto-scommesse: quale sarà questa strana proposta che il nostro
Kurt ha accettato? :P
Ok, vi lascio e non
vedo l’ora di leggere le vostre recensioni, quindi non deludetemi mi raccomando
*fa occhi da cucciolo degni di Blaine Anderson*
Kurt avrebbe dovuto aspettarselo.
Dopotutto conosceva Rachel da anni e lo sapeva, lo sapeva a cosa portava darle corda.
Rachel sembrava a prima vista una
persona normale, ma lui avrebbe dovuto ormai essere in grado di prevedere i
suoi modi esagerati, ossessivi-compulsivi e
irritantemente eccitabili e, soprattutto, avrebbe dovuto aver imparato ad
evitare di scatenare il peggio di lei.
Invece, come uno sciocco, aveva
accettato una proposta che avrebbe potuto potenzialmente renderla entusiasta e
si era presentato davanti a lei dandole solo diciassette ore per sfogare la sua
invadente felicità.
Pessima mossa.
-Kurt! Ho trovato il posto
perfetto! Ho già segnato la strada sulla cartina. Puoi dire a tuo padre che
dormi da me: papà Leroy è via per lavoro e papà Hiram ha sempre i tappi alle
orecchie, non ci sentirà se rientriamo tardi. Cosa credi che dovrei mettermi?
Insomma credo di dover segnalare in modo evidente il mio non interesse per
esperienze saffiche, non pensi? Finn non sarebbe contento se sapesse…-
-Credimi, l’immagine di due donne
insieme renderebbe Finn molto, molto
contento.- la interruppe Kurt –E tranquilla, i tuoi normali vestiti terrebbero
lontano chiunque e, se ti si avvicinerà qualcuna, sapremo che il luogo comune
sul poco gusto nel vestire delle donne lesbiche è reale.-
-Oh smettila, non fare il
guastafeste.- si imbronciò appena la ragazza –Tanto lo so che sei emozionato
all’idea.-
-Mh mh,
certo.- annuì Kurt, senza nemmeno sforzarsi di sembrare convincente: Rachel era
troppo occupata per notare la sua espressione, comunque.
In realtà, non era più così
sicuro di aver fatto la scelta giusta, ma nonostante questo non aveva nessuna
intenzione di cambiare idea. Aveva bisogno di qualcosa per distrarsi da quei
pensieri che non l’avevano abbandonato per tutta la notte: doveva smettere di
pensare a Blaine, al suo sguardo dolce, ai suoi sorrisi, alle sue… labbra, e…
sì, aveva decisamente bisogno di distrarsi.
-Tu come ti vesti? Secondo me
potresti mettere…-
-Il giorno in cui Kurt avrà
bisogno dei tuoi consigli di moda lo ucciderò con le mie stessa mani, Berry.-
intervenne Mercedes, comparendo in mezzo a loro e prendendo Kurt sotto braccio
–Sono contenta che hai cambiato idea. Sorvolando sui film mentali di Miss
Assolo, a noi farà bene una serata fuori e a te farà bene andare in un locale
gay, finalmente.-
-Lo penso anche io.- concordò
Rachel –Insomma, fare da bandiera dell’LGBT a scuola è più che giusto, ma è ora
che tu ti goda anche la parte leggera e divertente dell’essere gay. I miei papà
prima di conoscersi si divertivano da
morire, me ne parlano spesso.-
Kurt annuì, sforzandosi di
sembrare convinto anche se le sue motivazioni erano ben diverse. Diverse e
riassumibili in un unico nome, per la precisione il nome della persona che si
stava avvicinando a loro con un grande, amichevole sorriso sul viso.
-Blaine!- lo salutò Mercedes
–Come va?-
-Tutto bene, voi?-
-Tutto ok. Stavamo progettando la
serata.- esclamò Rachel, ignorando l’occhiataccia che Kurt le rivolse a quelle
parole. Blaine da parte sua esitò per un istante, lanciando uno sguardo incerto
al suo amico –Oh.-
-Noi… andiamo in un locale.-
riuscì a stento a dire Kurt. Non voleva che Blaine pensasse di essere stato
escluso dalla serata, ma nemmeno voleva dirgli il motivo per cui non era stato
avvertito. Ovviamente non ebbe bisogno di farlo: Rachel fu ben felice di
accollarsi quella responsabilità, facendo sì che Kurt si trovasse a valutare
una decina di modi diversi per ucciderla e occultare il suo cadavere –In un
locale gay! È appena fuori Lima, dalle parti di Westerville.-
Kurt vide perfettamente gli occhi
di Blaine che si allargavano, posandosi per un attimo su Kurt come se stesse
cercando di visualizzare la situazione.
-Noi… sono solo curiose e mi
hanno trascinato in questa pazzia.- cercò di tagliare corto –Sai… ti avrei
chiesto di venire con noi ma ho immaginato che… insomma, che non fosse proprio
il… momento adatto. Troppo… troppo presto. Credo. Ho… pensato questo, insomma.
Ma se vuoi… se vuoi venire è ok. Davvero… ok.- balbettò, consapevole della
frase sgrammaticata che era appena uscita dalle sue labbra.
-No. Cioè… non è il caso,
immagino che tu abbia ragione. Ma non perché io pensi che sia sbagliato.- si
affrettò ad aggiungere il ragazzo –Ormai non lo penso più. Lo sai, vero?-
-Certo. Certo, tranquillo.-
-Bene.-
-Be… bene, sì.-
-Bene.- ripeté ancora Blaine,
guardandosi attorno mentre le sue guance iniziavano a colorarsi di rosso
–Allora io… ho scordato un libro nell’armadietto. Vado e… vado. A dopo.-
Blaine si allontanò a passo
rapido, seguito dagli occhi di Kurt e delle due compagne di scuola.
-Ok. Che cosa diavolo era
questo?- domandò Mercedes, rivolgendosi a Kurt.
-Questo?- domandò il controtenore
fingendosi sorpreso –Questo cosa? Oh, a proposito di stasera, prendiamo al mia
macchina?-
-No, prendiamo la mia, tu devi
poter bere. È la tua serata.- tagliò corto Rachel –Ma non credere di poter
cambiare discorso così. È successo qualcosa con Blaine, vero?-
-Non avrete litigato di nuovo!-
le diede man forte Mercedes.
-No, no, tranquille.- le
interruppe lui –Solo… lo sapete, no? Non è ancora del tutto a suo agio con
questi argomenti, avrei preferito tenerlo fuori. Avrei detto che avevamo
organizzato un pigiama party o qualcosa di simile.-
-Oh, beh, non ci pensare.-
scrollò le spalle Rachel, come se non fosse stata colpa sua se i piani di Kurt
erano andati a monte –Vedrai, stasera ci divertiremo da morire. Sarà
un’esperienza fondamentale. Quando saremo delle star scriveremo una canzone
folle in stile Katy Perry su questa serata.-
Kurt e Mercedes si guardarono per
un istante, poi alzarono gli occhi al cielo –Sì, certo Rachel.- commentarono in
coro.
***
Kurt sapeva sempre qual era il
look giusto per ogni occasione, ma quella sera ebbe particolari difficoltà a
vestirsi e a suo parere questo la diceva lunga sul successo che la serata
avrebbe avuto: si sentiva a disagio ancor prima di uscire di casa.
Alla fine optò per qualcosa di
bello ma non troppo eccessivo, in modo da non porsi immediatamente al centro
dell’attenzione: un paio dei suoi jeans attillati, grigi scuri, una maglietta a
maniche corte color perla e un gilet nero, a cui aggiunse una sciarpa leggera e
la più semplice delle sue spille, una sottile chiave di violino bianca.
-Così, dove andate tu e le tue
amiche oggi?- domandò Burt quando il figlio scese di sotto, sorprendentemente
in anticipo per i suoi standard, cosa che non poteva che insospettire il padre.
-A bere qualcosa in un pub,
qualcosa di analcolico ovviamente,
torneremo a casa di Rachel entro mezzanotte e vedremo un film. Perché tutta
questa preoccupazione, papà?- domandò il ragazzo, sfruttando le sue doti
attoriali per produrre un tono che fosse infastidito invece che colpevole.
Odiava mentire a suo padre, ma
non poteva certo dirgli che sarebbe andato in un club gay con un documento
falso nella speranza di conoscere un ragazzo per poter smettere di partorire
pensieri poco casti sul suo migliore amico etero.
No, decisamente suo padre non
aveva bisogno di conoscere tutti quei particolari
-Come mai non prendi la macchina?
Di solito guidi tu.- continuò ad interrogarlo l’uomo.
-Perché Mercedes si è offerta di
usare la sua e per una volta non mi dispiace farmi trasportare.- si strinse
nelle spalle il ragazzo, sollevato dal suono del clacson che arrivò dal cortile
proprio in quel momento –Scusa, devo andare o mi lasciano qui. A domani papà! E
mi raccomando, anche se domani mattina non ci sono non vuol dire che puoi fare
colazione senza seguire la tua dieta.-
Burt alzò gli occhi al cielo
–Come se Carole mi desse altre scelte. L’hai educata a dovere.- sbottò –Buon
divertimento. Fai attenzione.-
-Tranquillo.- sorrise Kurt prima
di correre fuori.
Non appena salì in auto fu
accolto dalla voce acuta di Rachel –Oh mio Dio, stai benissimo! Quei pantaloni
attireranno gli uomini come mosche!- esclamò la ragazza battendo le mani con
entusiasmo.
-Ma insomma, Rachel.- sbuffò
Kurt, arrossendo mentre Mercedes alzava gli occhi al cielo –Lasciala perdere, Kurt.
Sei elegante come sempre. Ora Rachel, dimmi da che parte devo andare invece di
starnazzare.-
-Ci affidiamo a Rachel?- sbarrò
gli occhi Kurt –Passeremo la notte in macchina, già lo so.-
-Malfidato! Ho stampato la
cartina. Vai dritto e alla prossima gira a destra. In mezz’ora saremo a
destinazione.-
***
In effetti ci volle un’ora, e
arrivarono allo Scandals solo perché scoprirono che
il cellulare di Rachel aveva il navigatore incorporato. Il parcheggio era
scarsamente illuminato e vi erano numerose auto di tutti i tipi. La coda era
piuttosto breve, ma il buttafuori davanti all’ingresso fu abbastanza da mandare
Kurt in agitazione –Non ci faranno mai entrare.-
-Che razza di diva sei?- domandò
Rachel, quasi oltraggiata, passandogli una falsa carta d’identità di qualità
piuttosto scadente –Ora noi andremo lì con l’aria sicura di chi possiede il
posto, ok?-
Mercedes e Kurt si scambiarono
un’occhiata incerta, ma seguirono l’amica fuori dall’auto e poi verso il
locale. Si misero in coda e osservarono mentre la metà degli uomini e delle
donne davanti a loro venivano mandati via senza tante cerimonie: non ci volle
molto perché questo buttasse a terra il loro morale, perfino quello di Rachel.
Quando giunsero davanti
all’energumeno, tutta la sicurezza dei tre era svanita e Kurt riuscì a stento a
costringersi a sorridere. Il buttafuori lanciò uno sguardo a Rachel e a
Mercedes, dopodiché i suoi occhi si posarono su Kurt e emise un lieve verso
incredulo dal fondo della gola –E dovrei credere che siate maggiorenni?-
-Abbiamo i documenti.- esclamò
Rachel con la sua solita, immensa faccia tosta, tirando fuori la sua carta d’identità
falsa e incoraggiando i due amici a fare lo stesso con un’occhiata –Siamo
attori. Ci prendiamo molta cura della nostra pelle, per questo sembriamo più
giovani.- aggiunse con una convinzione che Kurt si trovò ad ammirare, anche se
era consapevole della figura patetica che stavano facendo.
-Su, ragazzini, è ora di
togliersi dai piedi. Ho un lavoro da fare e la fila deve scorrere. Andate a
prendervi un frullato e tornate a casa.-
Sorprendentemente Kurt si sentì
deluso. Non era stato entusiasta di quella serata, anzi, eppure in quel momento
l’idea di aver fatto tutta quella strada, di essersi preparato con cura e di
aver inventato una scusa per suo padre per poi essere mandato via prima ancora
di mettere piede nel locale lo faceva sentire decisamente ridicolo.
Sapeva che Rachel era già pronta
a protestare, ma sorprendentemente fu una voce maschile quella che intervenne
–Che succede, hai dimenticato gli occhiali e non riesci a leggere la data sui
documenti? Sono maggiorenni. E sono con me.-
***
La situazione stava iniziando a
diventare ridicola, davvero assurda.
Era a posto con il fatto che Kurt
fosse gay. Completamente, totalmente, assolutamente a posto. Non era più un
problema, non lo era. Ci aveva pensato, aveva riflettuto, si era fatto tutte le
domande del caso e aveva ottenuto le risposte necessarie.
Kurt era gay e a lui stava bene.
A lui stava bene.
Quindi, perché continuava a
rigirarsi nel letto come un ossesso da più di due ore? Perché non riusciva a
tenere gli occhi chiusi per più di due secondi, prima di trovarsi nuovamente a
fissare il soffitto con un senso d’ansia che lo divorava dall’interno?
Era normale che un ragazzo gay
frequentasse locali gay, giusto? Non avrebbe dovuto essere un problema.
Certo, i suoi tre compagni di
scuola non stavano facendo una cosa strettamente legale, ma non era nulla di
grave. Nulla di così tremendo da tenerlo sveglio fino alle due di notte. Da
spingerlo a guardare il cellulare ogni quarto d’ora, nella sciocca speranza di
ricevere un messaggio dal suo amico.
Cosa sperava che gli scrivesse,
poi? “Stiamo tornando a casa”? Perché
avrebbe dovuto farlo, non si erano mai scambiati messaggi di quel genere e non
c’era motivo per cui dovesse aspettarsene uno in quel momento.
Sbuffò, mettendosi a sedere sul
letto e arrendendosi all’evidenza che avrebbe passato una notte insonne senza nessun
motivo apparente.
Allungo il braccio e la sua mano
si chiuse d’istinto sull’i-pod. Infilò le cuffie nelle orecchie e appoggiò la
testa al muro dietro di lui, chiudendo gli occhi mentre i primi accordi di I’ll cover you riempivano l’aria.
_____________L’angolo di Jane
Eeeeed eccomi qui con il nuovo capitolo. Qualcuno di voi aveva azzeccato: il
glorioso Scandals. Potevo non inserire il locale più
famoso di Glee?? Certo che no :P E, oltre al locale, un ragazzo comparso dal
nulla per salvare la serata del nostro Cenerentolo.
Eeeeeeh che altro... Niente, vado a morire in attesa dei sottotitoli della
nuova puntata di Shameless. Attendo di sapere che ne
pensate :) baci baciiiiii
Quando Blaine si
svegliò, lunedì mattina, saltò giù dal letto e corse in bagno prima ancora che
la sveglia iniziasse a suonare.
Non vedeva l’ora
di arrivare a scuola. Il fine settimana era stato incredibilmente noioso, le
ore erano passate troppo lentamente e
non vedeva l’ora di rivedere i suoi amici, di ricominciare le prove per il
musical, di scoprire come…
Si bloccò per un
istante, lo spazzolino a mezz’aria, lo sguardo fisso sullo specchio mentre
osservava il modo in cui il suo riflesso smetteva di sorridere, colto da quel
pensiero improvviso.
Era inutile
prendersi in giro, lo sapeva ciò che davvero lo rendeva impaziente di arrivare
a scuola: era incredibilmente, morbosamente curioso di sapere com’era andata la
serata dei suoi amici.
Non aveva
sentito Kurt in quei due giorni, se si escludeva il “Buongiorno” corredato da una faccina sorridente che il controtenore
gli aveva inviato domenica mattina. Blaine gli aveva risposto chiedendogli come
stava, sperando di ricevere qualche particolare in anteprima, ma Kurt si era
limitato a rispondergli genericamente e gli aveva augurato buona fortuna per
l’assolo al coro della chiesa.
Il risultato era
che Blaine aveva continuato a tormentarsi di domande per tutte le ore
successive. Domande, oltretutto, che non era in grado di comprendere e
classificare.
Che genere di
persone frequenta un locale gay?
C’erano altri
ragazzi giovani o erano tutti uomini più grandi? Kurt non si interesserebbe mai
a un uomo adulto, giusto?
Se c’erano dei
ragazzi, a Kurt erano piaciuti?
E Kurt? Era
piaciuto a qualcuno? Era sicuro di sì. Era un bel ragazzo, dopotutto… era certo
che qualcuno si fosse avvicinato a lui, nel corso della serata. Ma era stato
qualcuno che gli piaceva ad avvicinarlo? Qualcuno che… avrebbe potuto
interessargli?
Allontanò quelle
domande dalla mente mentre si trascinava in bagno.
Si lavò e si
vestì in cinque minuti, dopodiché scese al piano inferiore. Stava per afferrare
la giacca e catapultarsi fuori quando si rese conto che arrivare presto a
scuola non avrebbe ridotto la sua attesa: non avrebbe trovato Kurt, che grazie
ai suoi rituali mattutini di cura della pelle rischiava sempre di arrivare in
ritardo, così si sedette a tavola e si costrinse a mangiare un paio di pancake
che suo padre aveva scaldato prima di andare a lavoro anche se il suo stomaco
sembrava protestare ad ogni boccone.
Alla fine,
nonostante i suoi tentativi di perdere tempo, arrivò comunque a scuola molto
presto. C’erano pochi studenti nel grande cortile e Blaine, guardandosi
attorno, non riuscì ad individuare nessuno dei suoi amici, così si appoggiò al
muro e tirò fuori l’mp3, intenzionato ad affogare nella musica in modo da
allontanare i pensieri che continuavano ad infastidirlo. Non voleva apparire
agitato quando avrebbe visto Kurt, anche perché era certo che il controtenore
se ne sarebbe reso conto e lui non avrebbe saputo che spiegazione dargli.
Quelle domande continuavano a rimbombargli nella mente e lui non sapeva più
cosa fare.
Iniziò a frugare
nell’elenco delle canzoni, cercando qualcosa di coinvolgente e che fosse il più
diverso possibile da Rent.
Prima che
riuscisse a trovare una canzone adatta, tuttavia, un suono appena soffocato
attirò la sua attenzione. Si voltò, accigliato, e si trovò davanti una ragazza
del suo anno. La conosceva, ricordava i lunghi capelli scuri ordinatamente
legati in una treccia e i tratti del suo viso avevano qualcosa di familiare, ma
proprio non riusciva a ricordare il suo nome o quali corsi seguissero insieme.
-Ciao.- salutò
con un sorriso gentile non appena ebbe compreso senza ombra di dubbio che era
proprio lui che la ragazza stava guardando.
Lei emise un
risolino appena udibile a cui Blaine non seppe trovare una motivazione –Ciao,
Blaine. Sono Hannah, noi… seguiamo insieme il corso di matematica.-
-Oh, sì. Lo so.-
mentì il ragazzo senza sentirsi in colpa: Hannah ci sarebbe rimasta male se
avesse detto la verità, visto che lei si ricordava addirittura il suo nome, e
il sorriso enorme che le nacque sul viso non appena Blaine ebbe risposto
rendeva la sua felicità decisamente evidente.
-Scusa se ti
disturbo, ma… beh, volevo chiederti se ti andrebbe di studiare insieme qualche
volta. Sai, io ho qualche difficoltà ultimamente, non riesco proprio a seguire
gli ultimi argomenti e… volevo chiedertelo da un po’, ma tu sei sempre con quei
tuoi amici e non sono mai riuscita a trovare l’occasione.- spiegò la giovane
giocherellando con una ciocca di capelli mentre guardava Blaine di sottecchi.
-Ma certo,
perché no.- annuì lui.
Se una sua
compagna aveva bisogno di aiuto avrebbe potuto dedicarle qualche ora a
settimana senza problemi, dopotutto non aveva mai bisogno di troppo tempo per
finire i suoi compiti.
I suoi problemi
con quella materia dovevano essere piuttosto profondi, immaginò Blaine, perché
non appena lui ebbe risposto Hannah fece un minuscolo saltello e un sorriso
enorme le nacque sul viso –Oh, è fantastico. Ti chiamo io?-
-Certo, va bene.
Ma non hai il mio numero.- le fece notare Blaine, divertito, e un attimo dopo
stava segnando il proprio contatto sul cellulare della ragazza.
-Ti lascio il
mio, se ti va.- aggiunse Hannah non appena ebbe finito –Così… sai chi ti sta
chiamando, oppure puoi chiamarmi. Se ti va, per qualsiasi motivo.-
-Giusto. Buona
idea.- annuì immediatamente lui, e passò il proprio telefono alla giovane che
salvò sé stessa come “Hannah J”.
-Va bene.
Allora…- esitò Hannah, guardandolo con insistenza.
-Allora ci
sentiamo presto.- concluse il ragazzo con gentilezza.
-Non vedo
l’ora.- trillò lei, e gli depositò un veloce bacio sulla guancia prima di
correre via, quasi saltellando. Blaine ridacchiò tra sé, contento di potersi
rendere utile a qualcuno che sembrava apprezzarlo così tanto, e un istante dopo
tornò a concentrarsi sul cortile. Passarono cinque minuti prima che riuscisse
finalmente ad individuare Kurt.
Era con Finn,
come ogni mattina, e con loro c’era Rachel. Blaine fece loro un cenno e i tre
lo raggiunsero.
-Ehi, ragazzi,
com’è andato il fine settimana? La vostra serata?-
-Oh, tutto ok.
Normale, sai.- rispose Kurt, ma Blaine non riuscì a evitare di chiedersi come
mai il suo tono sembrasse così innaturale.
La conferma,
come sempre, venne da Rachel –Normale?- protestò con un’occhiataccia al suo
amico –Non dargli retta Blaine. È stata una serata grandiosa.-
-Bene!- esclamò
Blaine sentendosi improvvisamente rigido e un po’ in imbarazzo–Sono… contento che vi siate divertiti. Era
un bel locale?-
-Abbastanza… la
musica era carina.-
-E non era solo
la musica a essere carina.-
canticchiò Rachel con l’aria di chi la sa lunga, somministrando a Kurt una
lieve gomitata al braccio prima di rivolgersi a Blaine –Kurt ha fatto colpo
prima ancora di entrare nel locale.-
Blaine forzò un
sorriso, stringendo le mani nelle tasche senza riuscire davvero a capire perché
dovesse sforzarsi per essere amichevole. Lo era sempre, era una delle sue
qualità migliori, cosa stava succedendo?
–Oh, wow. Un…
qualcuno… di… interessante?- domandò, sentendo lui stesso come la sua voce
suonava innaturale e forzata.
Sapeva che
avrebbe dovuto mostrarsi entusiasta ed eccitato come lo era Rachel, era questo
che facevano gli amici, giusto?
Eppure sentiva
qualcosa, all’altezza dello stomaco, che lo infastidiva. Era come una barriera
insormontabile che impediva alle parole di raggiungere le labbra.
-Molto più che
interessante! Se fosse etero ci avrei fatto più di un pensierino.- rivelò
Rachel.
-Se fossi etero
e single.- intervenne Finn, quasi timidamente.
-Ovviamente.- lo
liquidò rapidamente la ragazza, gesticolando con la mano come a voler scacciare
un insetto fastidioso –Ma non avrei nessuna possibilità. Era così preso da Kurt.-
-Rachel, credo
che dovresti entrare.- intervenne il controtenore, le guance decisamente rosse
mentre si sforzava di non incrociare lo sguardo di Blaine –Non dovevi parlare
al signor Shue di quell’idea?-
-Uh, hai
ragione. Vieni, Finn? Ci vediamo dopo, ragazzi… oh, e se ti scrive mandami un
messaggio, ok? Immediatamente. Non vedo l’ora, sarete una coppia bellissima!-
Kurt alzò gli
occhi al cielo e borbottò un –Coppia? Santo cielo Rach.-,
ma solo quando ebbe assicurato l’amica che l’avrebbe tenuta aggiornatissima
questa si convinse a entrare a scuola.
Subito sui due
amici, rimasti soli, cadde un silenzio imbarazzato. Blaine non riusciva a
guardare Kurt e lui, da parte sua, continuava a lanciare all’altro lunghe
occhiate nervose.
-Scusa. Per
Rachel, intendo… io non te ne avrei parlato, davvero.-
Blaine si
accigliò, voltandosi finalmente verso di lui –Non… no?- domandò, sentendosi
completamente diviso in due. Una parte di lui detestava l’idea che Kurt non
volesse parlargli di tutto, l’altra parte però continuava a suggerirgli che sì,
era una buona cosa perché lui non voleva
sentire.
-No, io… lo
immagino che non sei ancora così a
tuo agio con questa cosa da sentirmi parlare di ragazzi.- scosse le spalle il
controtenore –Un conto è sapere che sono gay, un altro è… parlare della parte
più reale della cosa. Lo capisco che ti ci vuol tempo.-
-Reale?- domandò
Blaine prima di riuscire a trattenersi –Quindi questo… ragazzo… ti piace?-
Kurt arrossì
visibilmente, distogliendo lo sguardo con la scusa di entrare a scuola –Io… non
so… credo che potrebbe.- ammise, giocherellando con la sciarpa color smeraldo
che portava attorno al collo –Di sicuro è un bel ragazzo. È un po’… molto…
sicuro di sé? Non so come spiegarlo. Ha un carattere particolare da quello che
ho potuto vedere. Ma credo… sì, credo che potrebbe piacermi.-
Blaine annuì,
cercando di placare la sua mente che all’improvviso sembrava lanciargli segnali
che non riusciva a comprendere –Bene… sono contento per te, davvero, sai? E…
come…- tossì, schiarendosi la voce –Come si chiama?-
-Sebastian…
Sebastian Smythe.-
_____________L’angolo
di Jane
Me brutta e cattiva. Un giorno di ritardo e
ancora non ho risposto alle vostre recensioni, che sono sempre bellissime.
Domani risponderò a tutti, ma volevo lasciarvi il capitolo visto che sono già
in ritardo!
Se vi consola, comunque, il mio ritardo è “merito”
vostro. Le vostre energie positive hanno funzionato per il primo lavoro e ieri
mi hanno chiamato per un colloquio, al termine del quale mi hanno subito fatto
firmare il contratto. Sono contentissima anche se un po’ preoccupata per quando
finirò l’affiancamento e dovrò iniziare a cavarmela da sola +_+
Ad ogni modo tornando al capitolo… Smythe. Tadadadaaaaaan.
Alcune di voi se lo aspettavano in verità,
ma ci stava bene :P devo ammettere che ho sempre avuto un piccolo debole per le
Kurtbastian e così… ecco qui qualche piccolo flirt!
Spero che siate contente almeno del fatto che io non abbia coinvolto Adam: pare
che tutte condividiate il mio odio ahahah
Ok la smetto. Non vedo l’ora di sapere come
vi è sembrato il capitolo!
Capitolo 25 *** 25. Di messaggi e flirt paralleli ***
Cap. 25 – Di messaggi e flirt
paralleli
Kurt scivolò accanto a Blaine al
tavolo della mensa, esattamente sulla stessa panca che occupavano ogni giorno
fin da quando erano diventati amici, e gli lanciò uno sguardo di sottecchi.
Non ci voleva un genio per capire
che Blaine aveva qualcosa che non andava. Aveva seguito tutte le lezioni che
avevano in comune in religioso silenzio, prendendo appunti come se ne
dipendesse la sua vita e alzando a stento lo sguardo dal foglio quando l’insegnante
faceva una pausa. Inoltre, quando la campanella della loro ultima lezione
insieme era suonata, era scattato in piedi e dopo avergli rivolto una rapida
scusa borbottata, era fuggito fuori dall’aula con uno scatto degno di un
velocista.
Kurt si era quasi aspettato di
non trovarlo a mensa ed era rimasto sorpreso quando, raggiungendo la sala,
l’aveva avvistato fermo accanto alla porta con le braccia incrociate al petto e
lo sguardo basso.
Rimasero seduti per un paio di
minuti, in silenzio, mentre entrambi giocherellavano con il cibo e Kurt
lanciava di tanto in tanto un’occhiata al vicino.
-Avete visto? Le crocchette di
patate!- trillò all’improvviso Mercedes, raggiungendo il tavolo insieme a Puck,
e Kurt avrebbe voluto baciarli entrambi per aver spezzato quella tensione –Amo
le crocchette di patate! Non le hai prese, Blaine? Dovresti davvero
assaggiarle.-
-Attento, ha una fissazione
indecente per quelle robe. Non dire che non ti piacciono se non vuoi finire
sgozzato.- sorrise Kurt, approfittandone per cercare di far sì che Blaine
riprendesse a parlargli normalmente. Questi però si limitò a un sorriso tirato
e disse –Non le avevo viste, vado a prenderne un po’.- e ad alzarsi, senza
chiedere a Kurt se ne voleva un po’ come avrebbe fatto normalmente.
-Cos’ha il nano ingellato?- domandò Puck mentre addentava il suo panino con
poca, pochissima, praticamente inesistente delicatezza –Hanno ucciso Biancaneve
mentre lui lavorava in miniera?-
Kurt alzò gli occhi al cielo
–Passi troppo tempo con Santana.- tagliò corto Kurt, tirando fuori il cellulare
dalla tasca e notando che c’era un messaggio. Lo aprì, ignorando Puck che
continuava a blaterare qualcosa sull’effetto del gel sui neuroni dei nani, e
lesse rapidamente.
“Ehi, sexy. Come va la giornata? –Sebastian”
-Chi è quella?- domandò Mercedes,
anche lei senza dar retta alle elucubrazioni mentali di Puck. Seguendo il suo
sguardo, Kurt individuò la figura familiare di Blaine e ci mise qualche istante
prima di rendersi conto che proprio accanto a lui c’era un’altra persona.
Una ragazza.
Una ragazza carina.
Una ragazza carina che rideva e scuoteva i capelli.
-Hanna Keegan.- rispose
prontamente Puck, rubando a Mercedes una crocchetta approfittando della sua
distrazione –Del nostro anno. È piuttosto carina, ma un po’ timida… anche se
pare che abbia perso questa caratteristica. Il nostro Hobbit
ha trovato qualcuno con cui cavalcare verso la Terra di Mezzo?-
-Cosa?- domandò Kurt, la voce un
po’ più acuta del solito –Che vuoi dire, scusa?-
Puck si accigliò –Di solito è Finn
a non capire le mie battute. Non lo vedi come flirtano? Sei gay, dovresti avere
occhio per queste cose, no? Passi le ore davanti a quelle commediole romantiche
e poi non riconosci un magico incontro romantico quando te lo trovi davanti?-
-Io… non credo che lei sia il suo
tipo.- si trovò a dire Kurt senza riuscire a staccare gli occhi dai due ragazzi
che ancora chiacchieravano.
Blaine doveva solo prendere delle
stupide crocchette di patate, cosa c’era di cui parlare? E cosa c’era da ridacchiare?
-Già, perché dovrebbe essere il
suo tipo? Carina, intelligente, lo fa ridere ed è addirittura più bassa di lui,
che è una dote piuttosto rara.- ribatté Puck.
Kurt si morse il labbro, cercando
di ignorare la sensazione di fastidio che gli divorava lo stomaco mentre quella
Hanna poggiava la mano sul braccio di Blaine e lui le rispondeva con uno dei
suoi sorrisi brillanti.
Il suo sguardo cadde sul
cellulare, ancora aperto sul messaggio di Sebastian, e ogni incertezza
scomparve.
Riconosceva la sensazione che
provava: era gelosia e non poteva, non poteva assolutamente concedersi di provare qualcosa di simile. Era per
quello che aveva permesso a Rachel e Mercedes di portarlo allo Scandals, dopotutto, e ora si trovava a guardare Blaine da
lontano mentre scherzava con una ragazza carina.
Le sue dite si mossero sullo
schermo con rapidità mentre il ragazzo si impediva di riflettere troppo sulle
parole.
“Ehi! Speravo che mi scrivessi. Qui è una noia, a te come va? –Kurt”
Non dovette attendere troppo.
Aveva appena inforchettato una foglia della sua
insalata quando il cellulare vibrò nuovamente.
“Non possiamo permettere che ti annoi, bellezza! A che ora finisci?
Potrei venire a prenderti. –Sebastian”
Kurt si morse il labbro, incerto.
Ok, l’aveva capito di non essere
indifferente a Sebastian. Il ragazzo l’aveva reso molto evidente durante tutta
la loro serata allo Scandals, dopo tutto: dopo averli
fatti entrare nonostante fossero minorenni avevano ballato insieme per ore. Sebastian
gli aveva offerto da bere, aveva rifiutato le avances di più di un ragazzo
carino che gli si era avvicinato mentre erano insieme e gli aveva chiesto il
numero di telefono. In realtà inizialmente gli aveva anche fatto un’offerta
decisamente più spinta, dopo aver ballato per appena una canzone, ma nel
momento in cui aveva visto Kurt arrossire brutalmente aveva fatto un passo
indietro e si era comportato in modo gradevole per tutto il tempo, seppur
mantenendo un tono allusivo che aveva fatto arrossire il controtenore più
volte, in modo decisamente più piacevole.
Era stata una bella serata,
Sebastian era un bel ragazzo, ma… era giusto uscire con lui in quel modo, nel
tentativo di dimenticare l’attrazione per Blaine?
-Ehi, B. Bentornato.- salutò Puck
in tono allusivo. Kurt alzò lo sguardo e notò che Blaine, alla buon’ora, era tornato al tavolo e, fortunatamente, era solo. Tuttavia Puck non sembrava intenzionato a
lasciar cadere l’argomento –Allora, Hanna Keegan, eh?-
Blaine si accigliò mentre
riprendeva il suo posto accanto a Kurt –Ehm… già. Siamo nella stessa classe di
matematica.-
-Uuuuuh,
matematica, eh?-
-Mi ha chiesto aiuto.-
-Uuuuuh,
ha bisogno di aiuto, eh?-
-Sì, per gli ultimi argomenti.-
-Uuuuuh,
gli ultimi argomenti eh?-
Blaine esitò, cercando lo sguardo
di Kurt che tuttavia si era limitato ad alzare gli occhi al cielo –Sì. Non li
ha capiti bene…-
-Uuuuh,
non li ha capiti bene, eh?-
-Già, e… mi ha chiesto di darle
una mano.-
-Uuuuh, una man…-
-Ok, Puck? Che ne dici di dire quello
che vuoi dire?- sbottò finalmente Kurt –Mi sembra evidente che Blaine non
capisce. Probabilmente non insegnavano allusività al St. Jude.- concluse, e non
appena tre sguardi increduli si posarono su di lui arrossì.
Non voleva trattare male Blaine,
davvero non era nelle sue intenzioni, ma quell’acidità era uscita così naturale
che quasi si era spaventato da solo –Scusa.- sussurrò, imbarazzato –Dovrei
mangiare più zuccheri e diminuire gli yogurt, sarei meno acido.-
Blaine sorrise, seppur un po’ a
disagio –Tranquillo.- rispose.
-Beh... allora.- si schiarì la
voce Puck –Aiuterai la bella damigella in difficoltà?-
-Damigella in difficoltà?- si
accigliò Blaine –Oh, intendi Hanna? Sì, certo che la aiuterò.-
Kurt si morse il labbro con forza
nel tentativo di sopprimere il gemito deluso che gli stava per sfuggire e con
decisione sbloccò la tastiera del cellulare.
“Ho le prove per un musical dopo le lezioni :( ma se non hai da fare,
dovrei finire per le quattro! –Kurt”
-Terra chiama Kurt?-
La voce di Puck lo fece
sobbalzare e per poco non rovesciò il suo vassoio –Eh? Scusa, ero distratto.-
-Abbiamo notato.- commentò
Mercedes con un sorrisetto allusivo –Stai messaggiando con Sebastian?-
Il controtenore notò immediatamente
il modo in cui Blaine si irrigidì al suo fianco non appena l’amica pronunciò
quel nome. Era quasi tentato di negare, ma alla fine cambiò idea: non voleva
dover tenere segreti con Blaine, soprattutto perché non ne vedeva il motivo.
Lui stesso gli aveva detto di non farlo, dopotutto –Sì, in realtà sì.-
-Sebastian? E chi sarebbe questo
Sebastian?- si accigliò Puck, decisamente confuso.
-Uh, si parla di Sebastian?-
domandò Rachel, comparendo come al solito nel momento più inopportuno –Ti ha
scritto?-
Kurt arrossì un poco –Sì, mi ha
scritto poco fa.- ammise timidamente.
-Oh! Fammi leggere!- esclamò la
solista, sedendosi accanto all’amico dal lato opposto di Blaine.
-Neanche per sogno!- protestò
Kurt, nascondendo il cellulare nella tasca –Sono cose private.-
-Ehi ehiehi!- attirò l’attenzione Puck –Cosa, solo perché non
sono una ragazza mi escludete così? Chi è questo Sebastian?-
-Siete un gruppo di pettegole.-
sbuffò Kurt, lanciando un’occhiata a Blaine che sembrava enormemente
concentrato sul suo piatto –Solo… un ragazzo, ok?-
-Un ragazzo? Che ragazzo? Viene a
scuola qui? Come lo conosci, è gay?- lo bombardò Puck, sporgendosi sul tavolino
per sottolineare il suo interesse per l’argomento.
-Sei una portinaia.-
-Sì, è per questo che siamo
diventati amici. Spara, amico!-
-Ok, ok.- ridacchiò Kurt –Io,
Rachel e Mercedes siamo andati in un locale venerdì e ho conosciuto questo
ragazzo. Va alla Dalton, è una scuola privata. Ed è gay, sì.-
-Non mi piace.- asserì Puck in
tono deciso, incrociando le braccia al petto.
Kurt sbarrò gli occhi mentre
Rachel e Mercedes emettevano dei versetti sconvolti –Cosa ne sai? Non lo
conosci.-
-Tu ti fidi troppo facilmente.-
sbottò Puck –Sei buono, dolce e vedi sempre il meglio delle persone. Come la
mettiamo se vuole solo entrarti nei pantaloni?-
Un rumore sordo inghiottì
l’ultima parte della domanda e Kurt, sobbalzando, si voltò. Blaine era
immobile, gli occhi sbarrati in direzione del vassoio ormai rovesciato sulle
sue gambe e per terra.
-Blaine! Tutto ok?- domandò Kurt,
allarmato.
Il ragazzo parve riscuotersi solo
in quel momento e i suoi occhi baluginarono verso l’amico, solo per un istante,
prima che balzasse in piedi –Sì io… ci vediamo dopo. Vado a… vado.- esalò,
scomparendo in fretta verso l’uscita della mensa.
-Ma cos’ha?- domandò Puck,
colpito da quel comportamento stravagante.
-Non ne ho idea.- rispose
sovrappensiero Kurt, seguendo con lo sguardo Blaine che si avviava quasi di
corsa verso la porta della mensa –Non ne ho proprio idea.-
_____________________L’angolino
di Jane
Pessima notizia gente -.- il pc mi ha cancellato dei capitoli. Ne avevo
altri 5 pronti dopo questo e ora ne ho solo uno .-. spero di riuscire a
mantenere gli aggiornamenti costanti… il prossimo aggiornerò di sicuro,
comunque. Mi dispiace, avrei dovuto autoinviarmi i
capitoli per e-mail invece di salvarli solo sul pc -.-
Detto ciòòòò… spero che il capitolo vi sia
piaciuto. Personalmente mi sono divertita un sacco a scrivere di Puck! Spero sia
divertente anche a leggerlo!
Per Kurt la sala prove era sempre stata una specie di oasi
di pace. Tutte le prese in giro che subiva durante la giornata, tutte le lotte
che era costretto a combattere per mantenere intatta la sua dignità, sbiadivano
nel momento stesso in cui attraversava quella doppia porta di legno e si univa
ai suoi compagni.
Nessuno lo giudicava, nessuno lo metteva in imbarazzo in
quell’aula. Poteva respirare e sentirsi, per un paio d’ore, in pace con sé
stesso.
Non quel giorno.
Quel lunedì entrare nella sala prove era uno strazio, una
tortura lenta e dolorosa ma con un sottofondo piacevole, per quanto potesse
sembrare impossibile.
Da un lato la prospettiva di provare di nuovo quella canzone
con Blaine gli faceva temere di ripiombare in un imbarazzo ancora più profondo,
d’altra parte però qualsiasi occasione per avere un contatto con Blaine in quel
momento era ben accetto.
Semplicemente non poteva sopportare quella situazione. C’era
stato un periodo in cui lui e Blaine non si erano parlati, ma all’epoca per lo
meno conosceva il motivo di quell’allontanamento. Ora invece, sebbene fosse
ovviamente consapevole del motivo del suo imbarazzo verso Blaine, non riusciva
proprio a immaginare perché anche lui fosse così strano nei suoi confronti.
-Ehi, Kurt?- lo chiamò Artie non appena fu entrato in sala
–Blaine non è con te?-
Kurt si accigliò, guardandosi attorno e notando solo in
quell’istante che non c’era traccia del suo amico –Ehm… no, non… credevo fosse
già arrivato.- rispose mentre si sedeva al suo posto, nervoso.
-Speriamo che arrivi. Ho davvero bisogno di vedere il vostro
pezzo.- sbuffò Artie, passando poi a chiedere qualcosa a Brittany mentre Kurt
riprendeva a fissare la porta, in attesa.
Blaine arrivò un istante prima dell’inizio delle prove. Kurt
gli rivolse un sorrisetto, in attesa che si sedesse accanto a lui come al
solito, ma Blaine pur restituendoglielo occupò la sedia rimasta libera accanto
a Sam.
Kurt si morse il labbro, sprofondando un po’ nella sua sedia
con le braccia incrociate all’altezza del petto.
Non riusciva davvero a capire perché Blaine si stesse
comportando in quel modo. Era strano da quella mattina e proprio non sapeva
come prenderlo.
-Bene, allora.- prese la parola Artie, distogliendo il
controtenore dai suoi pensieri e costringendolo a prestare attenzione alle
prove –Iniziamo con Over the moon, ok Rachel? E poi vediamo I’ll cover you. Venite tutti a fare il pubblico… Rachel, tu mettiti
sulle scalinate. Mi hanno appena avvisato che avremo una struttura di legno sul
palco, ma per ora ci accontenteremo.-
Si sistemarono tutti insieme sul pavimento, in piedi con la
schiena rivolta a un immaginario pubblico, mentre Rachel saliva sul palco con
la sua miglior aria professionale dipinta sul volto.
Kurt si trovò accanto a Blaine. A quel punto della storia
Collins e Angel erano già una coppia, perciò il riccio era praticamente
costretto a stargli accanto, ma a Kurt non sfuggì la differenza rispetto alle
prove precedenti. Si toccarono raramente, solo quando strettamente necessario,
e la scarica elettrica che sembravano passarsi l’un l’altro quando accadeva non
era affatto qualcosa di piacevole, tanto più che ogni volta Blaine sembrava
ansioso di rompere il contatto il prima possibile.
Provarono la canzone di Rachel quattro volte, finché Artie
non sembrò relativamente soddisfatto di ogni piccolo particolare.
-Bene! Rachel, la ripetiamo un paio di volte la prossima
settimana. Iniziate a studiare Take me or
leave me, mi raccomando.- istruì Artie –E Brit, inizia a pensare a una coreografia. Niente di troppo
intricato, è già una canzone potente. Ora andiamo avanti… Kurt, Blaine? Siete
pronti?-
Kurt si voltò verso Blaine, sperando in una delle loro
solite occhiate d’intesa, ma il ragazzo sembrò a stento aver capito di dover
cantare con lui. Sembrava pronto per un assolo, non lo guardò neanche per
errore e si avviò verso il centro della sala senza aspettarlo mentre i loro
compagni prendevano posto.
Esitando, Kurt raggiunse il centro dell’aula e si posizionò
al fianco di Blaine. Questi gli prese la mano in modo fiacco, sfiorandola a
malapena, e un istante dopo la musica partì.
Kurt iniziò a cantare e percepì subito che la sua voce era
perfetta. Aveva provato molto e sapeva di poter viaggiare sulle note con
tranquillità, e lo stesso valeva per Blaine. Le loro voci si mixavano in
un’armonia perfetta.
Ma il coinvolgimento, la passione con cui avevano provato era
scomparso. Non c’era chimica, non c’era… nulla.
Tutto quello che Kurt riusciva a sentire era un imbarazzo
crescente che rendeva i loro movimenti falsi, rigidi. Gli occhi non si
incontravano, le mani si sfioravano a malapena e sembrava che i loro corpi si
respingessero l’un l’altro in modo impicciato.
Man mano che la canzone andava avanti iniziò a sentire un
groppo in gola che diventava pian piano più largo e pesante, quasi impedendogli
di respirare. Riuscì a mantenere la voce limpida e piacevole solo per miracolo,
probabilmente grazie alla stessa ferrea forza di volontà che gli impediva di
lasciar uscire le lacrime che minacciavano di sfuggire al suo controllo.
Blaine era lontano, lontano come non era mai stato. Nemmeno
quando avevano litigato.
Allora sapeva a cos’era dovuta quella distanza: Blaine gli
aveva fatto un torto, non poteva accettare ciò che Kurt era e quindi si erano
distanziati. Aveva un senso, una logica, nonostante fosse difficile da
accettare.
Ma quello? Blaine aveva eretto un muro e Kurt non riusciva a
capire cosa stesse accadendo. L’unica cosa che sapeva era che Blaine lo stava
allontanando e lui si sentiva incredibilmente solo.
A stento si accorse che la canzone era terminata. Blaine
fece un passo lontano da lui non appena la musica finì e Kurt lo fissò, solo
per un istante, prima di voltarsi verso i compagni che li osservavano incerti.
Ci fu un attimo di silenzio, teso e pesante, dopodiché Puck
iniziò lentamente ad applaudire e gli altri lo seguirono, esitanti e
decisamente poco convinti.
Kurt cercò per l’ennesima volta di incontrarelo sguardo di Blaine, ma questi rimaneva insistentemente
voltato dalla parte opposta, le braccia incrociate al petto in un chiaro segno
di chiusura.
-Ehm… o… ok.- esordì Artie, interrompendo quell’applauso
stentato –Va bene. Credo che dovremo… lavorarci un po’. Le voci erano perfette,
dovremmo solo…- si interruppe, cercando le parole –Beh… volete riprovarla?-
-Non ora, se è possibile.- rispose prontamente Blaine, e
qualcosa dentro Kurt si spezzò un po’ di più.
-Ok. Ok, io… direi che potremmo… provare un altro pezzo
allora. Abbiamo ancora un po’ di…-
-Io devo andare.- lo interruppe Kurt senza pensare. Voleva
solo uscire da lì prima di scoppiare in lacrime, doveva farlo –Ci vediamo domani.- aggiunse con voce roca prima di
precipitarsi fuori dall’aula ricordandosi a stento di afferrare la sua borsa.
Una volta fuori si precipitò verso il bagno degli uomini,
facendo lo slalom tra le poche persone che si trovavano ancora nell’edificio.
Solo quando finalmente raggiunse la stanza e si chiuse la porta alle spalle si
permise di cedere, sperando che le lacrime lo aiutassero a espellere il peso
che gli era cresciuto dentro negli ultimi tre quarti d’ora.
Si appoggiò al muro, una mano davanti agli occhi, e lasciò
cadere la tracolla a terra, provando uno strano senso di soddisfazionenel poter finalmente lasciar sfuggire tutto
quello che aveva trattenuto durante la canzone.
-Ehm…-
Kurt sobbalzò sentendo quel suono appena accennato e, non
appena aprì gli occhi, si pietrificò.
Quella era una pessima giornata. L’aveva capito fin da
quando Blaine aveva iniziato a comportarsi in modo strano, era peggiorata
quando quella dannatissima Hanna era entrata prepotentemente a far parte
dell’equazione e ancora di più durante quelle orrende prove. Ma davvero,
credeva di aver raggiunto il fondo.
Ma no, perché il destino non poteva essere gentile con Kurt
Hummel. Qualche divinità ce l’aveva con lui, non c’era spiegazione.
Non c’era altro motivo per cui scegliendo un bagno a caso,
per altro in un orario in cui la scuola avrebbe dovuto essere semivuota, si
fosse trovato a cercare rifugio proprio nel bagno che Karofsky stava usando.
-Oh non… ci posso credere.- singhiozzò Kurt, senza curarsi
di recuperare la borsa prima di provare ad aprire la porta. Prima che potesse
uscire, però, la maniglia gli scivolò di mano e la porta si richiuse con un
tonfo.
-Aspetta!- lo fermò Karofsky, e Kurt si lasciò sfuggire un
altro singhiozzo.
Bene. Bene.
Ci mancava solo un pestaggio per completare quella giornata.
Provò nuovamente ad uscire, ma le sue mani tremavano eccessivamentee gli sfuggì un gemito di frustrazione quando
non fu in grado di afferrare la maniglia.
-Perfetto!- esalò a bassa voce, poi si voltò con un gesto
più scocciato che spaventato –Perfetto! Avanti, dammi un pugno, rompimi il
naso, fai quello che ti pare. Non mi interessa, quindi sfogati, forza!- ringhiò, appoggiandosi alla
porta con gli occhi chiusi nell’attesa del primo colpo.
Come era accaduto la volta precedente, negli spogliatoi, il
colpo non arrivò.
Per un istante, un singolo folle istante, quasi si aspettò
di vedere che Blaine era intervenuto per difenderlo come era successo quella
domenica.
Tuttavia, nel momento in cui riaprì gli occhi, l’illusione
svanì e Kurt si trovò a pensare di avere un’allucinazione. Forse Karofsky
l’aveva colpito così forte da farlo svenire e stava avendo una specie di
esperienza premorte, perché non era possibile che stesse accadendo quello che
gli sembrava.
Karofsky lo stava guardando e sul viso aveva un’espressione…
imbarazzata?
-Io… non voglio… nel senso, sei libero di andartene, è
ovvio. Volevo solo… parlare di… oh, al diavolo.- borbottò rapidamente il
giocatore di football, senza guardare Kurt negli occhi e mangiandosi le parole.
Kurt era decisamente sconvolto, così sconvolto che non riuscì a fare nulla, né
a parlare né a muoversi per andarsene. Rimase semplicemente lì, fermo, con gli
occhi fissi sul viso di Karofsky che stava arrossendo.
Arrossendo. Karofsky era imbarazzato, non voleva picchiarlo
e stava arrossendo.
C’era decisamente qualcosa di inspiegabile nell’aria quel
giorno.
Karofsky comunque sembrò incoraggiato dalla mancata risposta
e andò avanti –In realtà volevo scusarmi. Non accetterai le mie scuse, lo so
ma… ero solo… non sapevo cosa… ho pensato molto in questi giorni e ho capito
che tu… che il motivo per cui… merda.- imprecò a bassa voce, frustrato, e alzò
lo sguardo sul controtenore che ancora lo fissava sbalordito –Mi spaventavi,
ok? Mi spaventi ancora, in realtà.-
A questo, Kurt proprio non poté trattenersi dal rispondere
–Scusa. Scusa io… io spavento te?-
-Beh… beh, sì. Tu sei… fuori.-
-Fuori? Fuori da che c… oh.- la comprensione colpì la mente
di Kurt come se qualcuno avesse pigiato un interruttore –Avevo ragione allora.-
esalò.
-Non… so. Su cosa?-
-Sei gay.- il pugno di Karofsky colpì la parete con una tale
forza che Kurt fu sicuro che si fosse rotto qualche osso –Ehi, piano.- si trovò
ad esclamare, senza riuscire a trattenersi, e attirando su di sé lo sguardo
stordito di Karofsky –Come diavolo fai a preoccuparti ancora per me?-domandò,
sbalordito.
Kurt si strinse nelle spalle, incerto –Non… non lo faccio.-
disse, anche se sapeva di aver appena dimostrato il contrario.
-Invece sì. Vedi cosa intendo? Tu sei… così. Dici quello che
pensi, fai quello che desideri e sei… te stesso.- proruppe il giocatore di
football quasi con rabbia.
-Sì. Sì, e allora?- domandò Kurt, decisamente confuso da
tutta quella situazione –Qual è il problema?-
-Il problema è che la maggior parte delle persone non ci
riesce, ok?- sbottò Karofsky –La maggior parte di noi non può.- aggiunse, un
po’ più piano, appoggiandosi al lavandino e portandosi una mano alla nuca,
imbarazzato –Scusa. Volevo solo scusarmi, non… scusa. Vado, così puoi
continuare a fare quello che… stavi… ok.- borbottò tra sé, cercando poi di
superare Kurt per uscire dal bagno.
Il controtenore sapeva bene che stare in silenzio sarebbe
stato più semplice, che aveva già abbastanza problemi anche senza farsi carico
di quelli di Karofsky, eppure non riuscì a trattenersi –Dave?-
lo chiamò, fermandolo, e senza aspettare una risposta continuò –Credo… che
ammettere quello che sei a te stesso sarebbe già un passo avanti.-
Rimasero per un istante immobili, in un silenzioso momento
di stallo, finché senza una parola Karofsky riprese a camminare e uscì dal
bagno, lasciandolo solo.
Kurt rimase fermo per qualche attimo, sentendosi strano. Si
sentiva come se avesse appena superato un momento importante, fondamentale, ma
senza riuscire a coglierne appieno l’importanza.
Il suo cellulare vibrò nella tasca e lo tirò fuori,
sbloccando lo schermo.
“Ehi bellezza, sono
qui fuori. Stai per uscire? –Bas”
Kurt lanciò un’occhiata allo specchio, asciugandosi le poche
lacrime che gli erano rimaste sul viso.
“Sto uscendo, due
minuti e sono lì :) –Kurt”
________________L’angolo di Jane
Lo so, lo so. Vi
aspettavate la presenza di Sebastian, la gelosia di Blaine e fuochi e scintille
ma… il caro Karofsky meritava un po’ di attenzione e la situazione con lui era
sospesa nel vuoto da troppo tempo! Quindi perdonatemi e sappiate che Bas arriverà nel prossimo capitolo, quindi non
preoccupatevi!
Come ho già detto la
scorsa volta, i capitoli sono andati perduti nei meandri della mia deficienza
nell’uso del pc. Ho provato a recuperarli ma non c’è riuscito nemmeno mio
fratello, quindi li sto riscrivendo, solo che ci vuole un po’. Proverò a
mantenere la puntualità negli aggiornamenti ma non voglio pubblicare nulla di
affrettato o malfatto, quindi vi chiedo scusa in anticipo per eventuali attese!
E ora… aspetto i
vostri pareri sulla ricomparsa di Dave (che se ve lo
state chiedendo sì, avrà ancora un ruolo in questa storia :P).
Capitolo 27 *** 27. Un appuntamento e le sue conseguenze ***
27.
Un appuntamento e le sue conseguenze
Blaine uscì dalla sala prove per inerzia, spinto dai
movimenti naturali delle sue gambe che seguivano una strada ormai familiare.
Non era la prima volta che gli succedeva una cosa del
genere. Da quando aveva conosciuto Kurt si era trovato spesso, troppo spesso a
non capire quello che stava succedendo dentro di lui, ma stavolta era diverso.
Tutto era così intenso, così coinvolgente e… lo confondeva.
Non esisteva un altro termine. Da giovedì qualcosa era
scattato dentro di lui, qualcosa che era indiscutibilmente collegato a Kurt.
Qualcosa nel suo petto sembrava scaldarsi ogni volta che pensava a lui, ma
quando Kurt o qualcun altro aveva parlato di quel tizio, Sebastian… si era
aggiunto qualcosa. Il calore nel petto non era più l’unica cosa che provava,
c’era anche una sensazione assurdamente fastidiosa più in basso, all’altezza
dello stomaco.
Non sapeva come fosse avere un serpente nella pancia, ma
qualcosa gli diceva che assomigliava molto allo strisciante fastidio che
provava ogni volta che qualcuno associava il nome di Kurt a quello di quel
tizio spuntato così all’improvviso.
Sapeva di aver sbagliato, di essersi comportato con Kurt in modo
a dir poco vergognoso. Gli aveva promesso di non ferirlo ancora, quando avevano
litigato, e dopo pochi mesi Kurt era scappato da lui quasi in lacrime, di nuovo.
Non capiva cosa c’era che non andava in lui. Non riusciva a
controllare il proprio comportamento, a capire i suoi stessi pensieri.
-Ehi, Blaine!-
Il ragazzo a stento si rese conto che qualcuno lo stava
chiamando. Si fermò, senza aver riconosciuto la voce, e guardandosi attorno si
trovò davanti Hanna. Se non fosse stato così deconcentrato, l’avrebbe trovato
divertente: non si erano parlati per gran parte dell’anno e in un giorno
iniziava a trovarsela attorno ogni volta che faceva un passo da solo.
Sembrava quasi che lo facesse apposta.
-Oh, Hanna… ehi.- si sforzò di sorridere –Mi cercavi?-
-In realtà sì. Che ne dici di venire a casa mia oggi
pomeriggio? Potremmo iniziare il nostro programma studiando insieme.- trillò la
ragazza, prendendolo a braccetto mentre si avviavano verso l’uscita.
Blaine esitò per un istante, ma poi annuì –Perché no? Non ho
programmi oggi.- sorrise, decidendo che gli avrebbe fatto bene tenere la mente
impegnata.
-Oh! Perfetto!- saltellò la giovane –Io non ho la macchina.
Possiamo andare in pullman.-
-Ho la mia macchina, tranquilla.-
-Davvero? L’ho vista spesso nel parcheggio, è veramente
bellissima! Ha un colore incredibile, così originale, speravo proprio di farci
un giro un…-
Uscirono dalla scuola mentre Hanna continuava a parlare, ma
Blaine non riuscì a mantenere l’attenzione quando il suo sguardo trovò Kurt in
mezzo agli studenti.
Lo seguì con gli occhi mentre si avvicinava a un ragazzo
alto, con i capelli castano chiaro e gli occhi verdi ben visibili anche a
quella distanza.
Sebastian.
-Tutto ok?- domandò Hanna, accigliandosi –Sembri pallido.
Vuoi prendere un caffè prima di andare da me? Forse hai bisogno di un po’ di
zucchero. Magari una cioccolata o…-
-Io non… no.- esalò Blaine prima di rendersene conto,
osservando Kurt mentre Sebastian lo salutava con un bacio sulla guancia e poi
salivano a bordo di un’auto sportiva rossa che decisamente non passava
inosservata.
-No? No cosa?-
-Non… posso. Non posso venire da te. Ho dimenticato di avere
un impegno, scusa.- si affrettò a spiegare Blaine, liberando gentilmente ma con
decisione il braccio dalla stretta della ragazza –Ci vediamo un’altra volta,
eh?-
-Oh ma… pensavo che… ok. Va bene, se vuoi… domani?- propose
Hanna.
-Non lo so.- rispose il ragazzo ascoltandola a stento,
troppo concentrato a seguire con lo sguardo l’auto che si allontanava verso
chissà dove –Ciao, ci vediamo.- salutò sovrappensiero, affrettandosi verso la
macchina senza sapere cosa fare.
In realtà non sapeva perché aveva cancellato il pomeriggio
con Hanna: non aveva nulla da fare e l’unica cosa che avrebbe voluto in quel
momento sarebbe stata poter seguire Kurt, controllare che fosse… che… cosa? Non sapeva nemmeno lui cosa voleva
controllare, sapeva solo che l’idea che in quel momento Kurt fosse da solo con
quell’idiota francese lo faceva letteralmente impazzire.
Raggiunse la sua auto quasi correndo e lanciò la sacca
all’interno prima di seguirla, lasciandosi cadere sul sedile e portando la
testa tra le mani.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno e in quel momento gli
veniva in mente solo una possibilità. Non avrebbe potuto essere troppo sincero,
fare il nome di Kurt era fuori questione, ma forse avrebbe potuto essergli
utile comunque.
Doveva vederci più chiaro, ne aveva bisogno o sarebbe
impazzito, lo sentiva.
Prese un respiro profondo e mise in moto, abbassando il
finestrino e sperando che l’aria fresca l’avrebbe aiutato a rinfrescarsi le
idee.
***
Kurt si sedette al tavolino del Lima
Bean mentre Sebastian faceva la coda al bancone per ordinare un caffè per
entrambi. Il ragazzo indossava ancora la divisa della sua scuola che, a parere
di Kurt, gli donava molto. Era un po’ troppo magro, ma era alto e con delle
belle spalle, per non parlare dei suoi occhi che sembravano due zaffiri.
È molto più attraente di Blaine, quindi perché stai continuando a
pensare a lui?
Kurt si lasciò sprofondare nella
poltroncina, esasperato. Perché quella stupida vocina nella sua testa non
voleva saperne di stare zitta? Ok, va bene: forse, ma solo forse, una piccola
parte di lui era rimasta per tutto il viaggio concentrata su Blaine.
E con questo? Aveva fatto anche
conversazione con Sebastian, l’aveva fatto ridere e si erano punzecchiati un
po’ a vicenda. Era ovvio che ci volesse un po’, ma Sebastian era molto meglio di Blaine per lui.
Era gay, tanto per cominciare,
particolare che in quel caso faceva decisamente la differenza.
Aveva solo bisogno che la sua
testa riuscisse a convincere il suo cuore.
-Ecco il tuo Non-fatMocha, Principessa. È
abbastanza per farti tornare alla realtà?-
-Oh… grazie…- sorrise Kurt
prendendo la tazza che Sebastian gli stava porgendo –In che senso tornare alla
realtà?-
-Stavi galoppando sul tuo
unicorno rosa verso il magico mondo di Fantasilandia.-
spiegò il ragazzo sedendosi di fronte a lui –Ma ti assicuro che quaggiù ci sono
cose molto più interessanti a cui pensare.-
-Oh, davvero?-
-Non c’è nessun gran figo che ti
offre ottimi caffè a Fantasilandia.-
-A questo non avevo pensato!- gli
resse il gioco Kurt –Come ho potuto non tener conto di questo particolare?-
-Male, malissimo. Dovrò pensare a
come punirti per questo.-
-Sto già tremando.- rise il
controtenore, sorseggiando il suo caffè –Spero che avrai pietà di me.-
-Non saprei, vedremo come saprai
contrattare.- scherzò Sebastian –Ora, scherzi a parte. Tutto bene? Perché mi
sembri davvero distratto e devo ammetterlo, mi piace che le attenzioni dei bei
ragazzi con cui esco siano rivolte a me.-
-Credo che tu sia la persona più
egocentrica che abbia mai conosciuto.- gli fece notare Kurt, tutto sommato divertito
dal carattere sicuro e spigliato del ragazzo.
-Oh, mi dispiace, al nostro primo
appuntamento ti porterò uno specchio invece che un mazzo di fiori, così potrai
notare la Diva Frustrata che si nasconde dietro la tua faccina da angioletto.-
-Non sono una Diva Frustrata!-
protestò Kurt, ridendo.
-Certo che lo sei. È questo che
mi ha colpito di te. Dopo il tuo sedere, ovviamente.-
-Ovviamente.- mormorò Kurt, non
potendo fare a meno di arrossire a quel complimento così poco sottile –E perché
vorresti uscire con una Diva?-
-Beh, forse non te lo aspettavi,
ma esco con parecchi ragazzi.-
-Non mi dire.-
-Sbalorditivo, vero?- commentò
Sebastian con lo stesso sarcasmo di Kurt –Comunque, non mi capita spesso di
uscire con qualcuno che riesca a tenere il mio ritmo.-
-Il tuo ritmo di sfacciata
stronzaggine?-
-Come volevasi dimostrare.-
sottolineò il ragazzo –Quindi, credi che adesso riuscirò ad avere tutta la tua
attenzione?-
Kurt ridacchiò, decidendo che in
fondo quel giochino non gli dispiaceva affatto –Dipende da quanto saprai essere
interessante.-
***
Entrato in casa, Blaine si
diresse direttamente in cucina. Aveva visto l’auto di sua madre parcheggiata
nel vialetto, quindi sapeva di trovarla, e in effetti le sue aspettative non
furono deluse: la donna era seduta al grande tavolo della cucina, una tazza di
tisana fumante tra le mani mentre sfogliava una rivista d’arredamento.
-Ehi mamma.-
-Ehi tesoro! Non hai idea delle
idiozie che dice questa rivista. Degli abbinamenti di colori assurdi… e i
tessuti! Mi domando chi abbia approvato di pubblicare una cosa simile.-
-Mh-mh.- disse Blaine, senza
sapere cosa rispondere.
-Tutto bene, amore?-
-Sì, io… ho solo… hai qualche
minuto?-
-Certo! Vieni, siediti, vuoi una
tazza di tisana? O una cioccolata?-
-Prendo un po’ di tisana… faccio
io.- aggiunse, fermando la donna che era pronta ad alzarsi –Ecco io dovrei…
parlarti di una cosa che è successa a scuola.- disse mentre versava in una
tazza una sostanziosa quantità di liquido profumato.
-Qualcuno ti sta dando fastidio?-
si preoccupò immediatamente lei, ma il figlio la interruppe rapidamente –No,
non è… non riguarda esattamente questo. Ecco… c’è quest…
questa persona.- iniziò sedendosi al tavolo –Con cui ho passato parecchio tempo
ultimamente. Noi… stiamo molto bene insieme, io sento di… poter essere me
stesso, ecco. Capisci cosa intendo?-
La donna sorrise dolcemente
–Credo di sì, tesoro.-
-Ecco. Solo che… ultimamente
quando sono con… questa persona mi sento strano. C’è qualcosa che non capisco,
soprattutto… beh.- giocherellò con il cucchiaino e prese un sorso di tisana,
tanto per prendere tempo in modo da trovare le parole migliori –Ha conosciuto
un ragazzo venerdì sera e sono usciti insieme oggi pomeriggio. Io… non lo so,
davvero, non riesco a dare un nome a queste… cose che sento. È normale che un amicizia ti faccia sentire così
strano? Non mi era mai successo prima… non so come gestirlo.-
-Blaine… tesoro.- sorrise la
madre, sfiorandogli la mano con una carezza leggera –Non si chiama amicizia.-
Il ragazzo si accigliò, confuso
–Cosa?-
-Caro, è ovvio che questa ragazza
non è solo un’amica per te. Hai una cotta, mi sembra molto evidente.- spiegò in
tono intenerito.
Blaine sbarrò gli occhi mentre
nella sua mente calava all’improvviso il buio più totale –Ma… ma no, non…-
-Prova a rifletterci un secondo,
tesoro: hai molti amici e amiche. Per qualcuno di loro ti sei mai sentito come
ti senti per questa ragazza?-
Blaine abbassò lo sguardo mentre
all’improvviso ogni cosa assumeva una piega diversa. La risposta era no,
decisamente. Aveva sempre saputo che Kurt aveva qualcosa di diverso, per lui.
L’aveva cambiato, aveva aperto delle parti di sé che nemmeno sapeva di
possedere. Stare vicino a lui era diverso, scatenava dentro di lui cose che non
aveva mai conosciuto e… giovedì, quando avevano provato quel pezzo insieme era
stato… incredibile.
Oh Dio…
-E ora questo ragazzo che è
spuntato venerdì. Non lo conosci, giusto? Eppure ti infastidisce. È ovvio che
sei geloso.- continuò la madre mentre sorrideva come se sapesse tutto.
Ma non era così, non sapeva
tutto.
Grazie al cielo non sapeva tutto.
-Io… io credo… devo fare dei
compiti.- disse, abbandonando la tisana a metà e balzando in piedi.
-Blaine.- lo fermò la donna –Non
devi preoccuparti. È una cosa normale, sai?-
Blaine annuì rapidamente e uscì
dalla cucina, dirigendosi verso la sua stanza quasi di corsa. Non appena fu
solo, al sicuro tra quelle quattro mura, si appoggiò con le spalle alla porta e
si lasciò scivolare finché non fu seduto sul pavimento.
Chiuse gli occhi che, senza che
se ne rendesse conto, si erano colmati di lacrime, ma non funzionò. Non appena
lo fece gli comparve davanti un’immagine di Kurt, bellissimo con quel sorriso
un po’ timido e gli occhi luminosi e…
Bellissimo. Bellissimo.
È normale pensare che un amico
sia bellissimo? Attraente… perfetto?
Strinse le mani in due pugni,
fino a che non sentì le unghie penetrare nella carne morbida del palmo -Oddio.-
esalò debolmente, dopodiché lasciò che le lacrime scorressero libere lungo le
sue guance arrossate.
Era possibile? Poteva davvero
avere una… cotta per un ragazzo… per Kurt?
______________________L’angolo di
Jane
Ed eccoci quiiiii!!
Sono riuscita a riscrivere il capitolo con puntualità, viva me! Non credevo
di farcela ma eccoci qui… tecnicamente è ancora domenica, ma domani è una
giornata totalmente occupata quindi vi lascio il capitolo ora!
Così… Kurt è uscito con Bas. Che ve ne pare?
Lo so, Sebastian è molto più stronzo, ma ho pensato che visto che dopotutto ci
sta provando con Kurt sarebbe stato un po’ più morbido con lui. E Blaine… a
volte è chi meno ce lo aspettiamo, inconsapevolmente, ad aprirci gli occhi!
Detto ciò… niente. Mi aspetta una settimana impegnativa quindi spero di
riuscire a essere puntuale anche col prossimo aggiornamento! Aspetto di sentire
cosa ne pensate di Bas, della mamma di Blaine e di
tutto ciò :P
Era una strana, parziale consapevolezza quella che Blaine
aveva raggiunto dopo aver parlato con sua madre.
Era come se vedesse sé stesso dall’esterno, come se il suo
fratello gemello stesse vivendo quella situazione e lui lo stesse osservando, con
un po’ di distacco, mosso solo dalla semplice curiosità per quello che accadrà.
Sapeva che era una situazione difficile, sapeva che sarebbe
stata potenzialmente dolorosa e che una cotta per Kurt apriva tutta una serie
di interrogativi che non sarebbero potuti rimanere inascoltati. Eppure, allo
stesso tempo, era come se nulla di tutto ciò lo toccasse. Era come se non
stesse succedendo a lui.
Aveva pianto, all’inizio, ma poi all’improvviso tutto si era
come allontanato da lui. Le lacrime
correvano lungo le sue guance, bagnavano il suo volto, ma lui non le sentiva.
Non sentiva le mani tremare, il respiro mozzarsi, anche se sapeva che stava
accadendo. Qualcuno stava piangendo, tremando, si stava disperando, ma non lui.
Non era lui, di sicuro, perché tutto quello non poteva
succedere a lui.
Non poteva,
semplicemente.
Inspirò profondamente e si alzò dal pavimento, asciugandosi
il volto con la manica e ignorando i singhiozzi che ancora scuotevano il suo
corpo, e la sua mano trovò immediatamente il cellulare. Esitò per un istante,
poi selezionò la cartella delle foto.
Subito il suo volto sorridente, accanto a quello di Kurt, lo
salutò dallo schermo.
Fissò la fotografia per qualche attimo, cercando di
analizzarla con oggettività. Osservò i propri occhi brillanti di felicità, il
proprio sorriso largo e incredibilmente sincero, la mano che si stringeva
istintivamente sulla spalla di Kurt come se non potesse farne a meno.
Blaine esalò un fiato leggero davanti a quell’ennesima
conferma: non era amicizia quella che la foto rappresentava. Non era mai stato
così con nessuno dei suoi amici, ne era sicuro al cento per cento.
Si morse il labbro e la sua mente di trovò a lavorare in
solitaria, senza che dovesse sforzarsi e senza coinvolgere il suo corpo o il
suo cuore. Era come vedere un film, dopotutto: cosa avrebbe dovuto fare il
protagonista che, dopo aver trattato male una persona per lui importante, si
fosse reso conto di avere una cotta per questa persona?
Era certo che la telecamera avrebbe zoomato sullo schermo del
cellulare proprio mentre il protagonista apriva una casella di testo e digitava
qualcosa del tipo “Scusa, sono stato un
idiota.”.
Quindi, accompagnato da quella strana eco delle sue
sensazioni che risuonavano in lui senza toccarlo davvero, lo fece. Digitò il
messaggio e senza un pensiero lo inviò a Kurt, proprio come il protagonista del
suo film immaginario avrebbe fatto.
Poggiò il cellulare sul comodino e si appoggiò al cuscino,
lo sguardo fisso sul soffitto, immaginando come si sarebbe sviluppata la situazione
se davvero quello non fosse stato altro che un film.
Il protagonista avrebbe atteso una risposta, ma non sarebbe
arrivata. La persona amata si sarebbe presentata nel cuore della notte alla sua
finestra, magari l’avrebbe svegliato con dei sassolini contro il vetro come nel
migliore dei cliché, chiedendogli spiegazioni per il suo comportamento. Il
protagonista allora avrebbe preso il coraggio a due mani e, ignorando le
difficoltà che si frapponevano tra lui e il suo amore, avrebbe ammesso i suoi sentimenti
in un culmine di emozioni che sarebbe sfociato nel melenso, intenso, romantico
happy ending.
Blaine si addormentò cullato da questi pensieri, un sorriso
sereno sul viso e il viso di Kurt negli occhi.
***
Quando Sebastian parcheggiò di
fronte a casa di Kurt il cielo era già scuro e la luna faceva timidamente
capolino attraverso lo strato di nubi scure.
Kurt aveva pensato di stare con
il ragazzo un’oretta e poi chiedergli di riportarlo a casa, inizialmente: era
troppo sfiancato da quella mattinata, dal comportamento di Blaine e dal
sorprendente esploit di Karofsky per pensare di
potersi godere un appuntamento più impegnativo. Tuttavia Sebastian era riuscito
a coinvolgerlo e dopo la caffetteria si erano trovati a chiacchierare in
macchina, parlando del più e del meno, prendendosi in giro a vicenda, e il
tempo era passato prima che se ne rendesse conto.
Così, quando Sebastian gli aveva
sorriso e gli aveva proposto di andare a mangiare qualcosa, il controtenore si
era trovato ad accettare. Aveva dovuto inventare per suo papà una scusa e
Sebastian ci aveva scherzato sopra a lungo, chiamandolo Cenerentola e
assicurandogli che la sua macchina non si sarebbe trasformata in una zucca.
Kurt non credeva di potersi
trovare a suo agio con una persona così, ma la verità era che lo divertiva.
Parlare con Sebastian era una sfida continua ed era sorpreso di scoprirsi
all’altezza.
Avevano cenato in una specie di
fast food biologico che Kurt non aveva mai sentito
nominare, un posto molto moderno e gestito secondo le leggi del minimo spreco.
Kurt non avrebbe pensato che fosse un posto adatto a Sebastian, ma ancora una
volta il ragazzo l’aveva sorpreso spiegando che sua madre era sempre stata
molto severa sul riciclaggio e sull’inquinamento. Sebastian aveva insistito per
pagare per entrambi e la cena era stata ottima, così come la conversazione.
-Allora, Cenerentola. Sei proprio
sicuro di non voler fare ancora un giro?- domandò Sebastian voltandosi verso di
lui e osservandolo con un sorriso –Ti riporto a casa entro mezzanotte, non
voglio vedere il tuo bel vestito trasformarsi in un insieme di stracci. Al
principe azzurro non importa, ma sono abbastanza sicuro che rovinerebbe
l’atmosfera.-
Kurt scosse il capo –Sarei
splendido anche vestito di stracci.- ribatté: era strano, ma stare con
Sebastian lo faceva sentire particolarmente sicuro di se stesso.
-Non c’è dubbio. Un sedere come
il tuo sarebbe splendido con qualsiasi cosa addosso. Meglio ancora con nulla.-
Arrossendo furiosamente Kurt gli
diede una spinta –Ok, eccessivo. Ne abbiamo parlato.-
-Niente complimenti rivolti a
parti del corpo situate sotto la cintura, giusto.- concordò Sebastian –Una
regola pessima e poco conveniente, lasciatelo dire, ma va bene. Tornando a noi:
devi davvero andare a casa così presto?-
-Sì, domani ho scuola.- confermò
Kurt giocherellando nervosamente con la manica –Ma… sono stato bene, davvero.-
-Bene. Allora immagino che se ti
chiedessi di vederci ancora dopodomani la risposta sarebbe sì.-
Proprio in quel momento il
cellulare di Kurt vibrò e il controtenore alzò gli occhi al cielo –Scusa,
dev’essere mio padre. Probabilmente ha visto la macchina parcheggiata, lui è…
sai, un po’ protettivo.-
Sebastian ridacchiò, solo in
parte divertito –Arriverà con un fucile a salve per difendere virtù del suo
figliolo illibato?-
Kurt arrossì nuovamente –Devi
seriamente smetterla di fare queste battute sulla verginità.-
-Ti imbarazzo, Principessa?-
Ridacchiando Kurt sbloccò il
cellulare e aprì l’SMS, pronto a leggere qualche impropero di suo padre seguito
da una minaccia chiara ed esplicativa rivolta al ragazzo seduto al posto di
guida –Solo perché tu sei vergognosamente spudorato non significa che tutti
noi…-
“Scusa, sono stato un idiota. –B”
Kurt raggelò, il cellulare
stretto tra le dita e gli occhi sbarrati, come incapace di sbattere le palpebre
o di distogliere in qualsiasi modo lo sguardo dallo schermo illuminato del
telefono.
Blaine gli aveva scritto e si era
scusato. Qualsiasi cosa fosse successa gli stava chiedendo scusa e…
Sì, era patetico.
Si sentiva uno zerbino solo a
pensarci, ma non aveva bisogno di sapere altro. Se Blaine era disposto a
tornare al rapporto che avevano prima, lui non sentiva la necessità di avere
altre informazioni, era sufficiente.
-Di nuovo in groppa al tuo
unicorno rosa?-
La voce si Sebastian lo raggiunse
attraverso la nebbia provocata dal messaggio di Blaine e Kurt quasi sobbalzò
voltandosi verso il ragazzo –I… Io… cosa?-
-Hai la stessa espressione che avevi
in macchina e al Lima Bean, una cosa tra Alice
nel Paese delle Meraviglie e Il Gatto
con gli Stivali. La mia immensa esperienza in fatto di uomini mi dice che
non è un messaggio di tuo padre.-
C’era una sfumatura di sospetto
nelle sue parole che a Kurt, nonostante tutto, non sfuggì, come non gli sfuggì
il fatto che l’intuito di Sebastian aveva decisamente fatto centro –La tua
immensa esperienza non ti ha insegnato che sottolineare l’enorme quantità di
uomini con cui sei stato durante un appuntamento non è un’idea molto saggia?-
cercò di tergiversare, ma Sebastian si limitò a sollevare un sopracciglio in
attesa e Kurt non riuscì a non arrossire –Hai ragione, non è mio padre.-
ammise.
Sebastian annuì, sempre
silenziosamente, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e appoggiandosi allo
schienale –Ok.-
-Ok, è… un mio amico, un compagno
di scuola… mi dispiace.-
-Mh-mh.- annuì il biondo
tamburellando con le lunghe dita sul volante, reazione che mise Kurt ancora più
a disagio –Il mio migliore amico.- aggiunse.
-Va bene.-
-Lui… avevamo litigato.-
-Ok.-
-E mi ha scritto, e così… mi
dispiace, io…-
-Ehi, non ho bisogno di
spiegazioni, ok?- lo interruppe Sebastian.
Kurt si morse il labbro, nervoso,
perché sapeva che era normale che Sebastian fosse scocciato.
Era davvero così disperato? Bastava una parola di Blaine e lui correva come un
cagnolino, ignorando un ragazzo che sembrava davvero interessato a lui per uno che,
per quanto dolce e amorevole, non sarebbe mai potuto essere altro che un amico,
per quanto stretto? Per uno che, oltretutto, l’aveva trattato in modo
incomprensibile tutto il giorno?
-Lo so, ma io voglio dartene.-
ribatté con quanta più decisione possibile –Tu sei stato perfetto e mi trovo
davvero bene con te, ok? Quindi… scusa. E vorrei davvero uscire di nuovo con te
dopodomani, se ti interessa ancora.-
Sebastian esitò per un attimo,
lanciando uno sguardo di sottecchi al controtenore, poi sbuffò –Certo, mi
interessa ancora. Ringrazia le tue chiappe d’oro per questo, Hummel.-
Kurt sorrise, felice di quel
risultato, e si sporse verso di lui depositandogli un bacio sulla guancia che
fece alzare gli occhi al cielo a Sebastian –Un bacio sulla guancia? Seriamente?
La prossima volta mi porterai i biscotti al cioccolato fatti in casa?-
-Se sarai fortunato.- ribatté
Kurt, ritrovando quella vena divertita che aveva percorso il loro appuntamento
–Ci vediamo dopodomani.-
-Certo, Cenerentola. Vengo a
prenderti a scuola.- sorrise Sebastian, osservando Kurt mentre raggiungeva la
porta di casa e si voltava, lanciandogli un ultimo saluto, dopodiché si voltò e
si appoggiò nuovamente allo schienale del sedile. Non era un idiota, sapeva che
c’era qualcosa di più dietro quell’amico di cui parlava Kurt, ma non era il
tipo da lasciarsi sfuggire qualcosa in modo così semplice.
Sarebbe andato a prenderlo a
scuola e avrebbe scoperto qualcosa di più, ne era certo. Uno Smythe non si
butta in campo senza conoscere le armi dell’avversario, come gli ripeteva
sempre suo padre.