Inno alla Morte

di sixi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Urlo della Disperazione ***
Capitolo 2: *** Una Nuova Speranza ***
Capitolo 3: *** Il Ritorno delle Aquile ***
Capitolo 4: *** Avvisi Inutili ***
Capitolo 5: *** Sogno d'Autunno ***
Capitolo 6: *** Il cane e il grifone ***
Capitolo 7: *** l'incendio dei ricordi ***
Capitolo 8: *** La forza dell'insistenza ***
Capitolo 9: *** L'inizio della Fine? ***
Capitolo 10: *** Come Illudere e Illudersi ***
Capitolo 11: *** Un nuovo inizio? ***
Capitolo 12: *** Una Nuova Rogna ***
Capitolo 13: *** Il Canto delle Sirene ***
Capitolo 14: *** Solo Una Parola ***
Capitolo 15: *** Stralci di Memoria ***
Capitolo 16: *** La Maschera del Sonno ***
Capitolo 17: *** Wish I had an Angel ***
Capitolo 18: *** Fred alla riscossa ***



Capitolo 1
*** L'Urlo della Disperazione ***


Capitolo I

Capitolo I

L’urlo della disperazione 

 

 

Stava guardando dalla fessura, lasciata dalla porta della sua stanza, la scena: i mangiamorte erano venuti e avevano ucciso i suoi genitori e il suo fratellino. Il pavimento era coperto da un mare di sangue e i mangiamorte troneggiavano come macabri padroni. Uno di loro lanciò un incantesimo contro la porta che si aprì lasciandola senza  difese. Stavano già per ucciderla, ma un altro si sfilò il cappuccio rivelando i lunghi capelli biondi e gli occhi grigi e un naso adunco, nel complesso sembrava giovane.

-         Z-Zio…- un’espressione di puro terrore si dipinse sul volto della bambina.

- Non preoccuparti, Miriam, non ti faremo niente, però devi giurare fedeltà al Signore Oscuro – alcuni mangiamorte si voltarono di scatto verso Lucius Malfoy e un’aspra voce femminile disse: - Perchè il Signore Oscuro dovrebbe volere una mocciosa di sei anni?

- Questa “mocciosa” riesce a smaterializzarsi e a compiere gli incantesimi più difficili – tutti i mangiamorte si zittirono e osservarono la bambina attendendo una risposta alla domanda iniziale.

- Non aver paura, Miriam. Se gli sarai fedele il Signore Oscuro non ti farà niente, allora?- la bambina stava tremando come una foglia esposta al freddo gelo invernale e, non riuscendo a parlare, fece cenno di sì con la testa. Lucius Malfoy la prese in braccio e lei vide i suoi occhi grigi fissarla compiaciuti. I mangiamorte si smaterializzarono e ricomparvero davanti ad un uomo bianco come un cadavere, con la faccia da rettile, gli occhi rossi come il sangue e un abito nero come la morte.

- Chi è questa mocciosa? – chiese imperioso. Lucius si fece avanti lasciando Miriam a terra. – È mia nipote, signore, ho pensato che fosse utile portarla dalla nostra parte – Voldemort lo guardò accigliato – Sa fare gli incantesimi più difficili senza il minimo sforzo e i genitori le hanno insegnato varie magie utili in combattimento o durante la fuga.

Il Signore Oscuro guardò la bambina e subito notò il ciondolo appeso al collo. Si alzò da quel trono nero e avvicinò le sue dita bianche e gelide alla collana; se la passò fra le dita e quella cambiò forma: da piccolo dado divenne un medaglione rappresentante un’elaborata S. – Questo è di Salazar Serpeverde, perchè ce l’hai tu?

La bambina guardò per la prima volta gli occhi di Voldemort e rispose tremante: - È della mia famiglia. – Il mago oscuro si stupì. Andò a sedersi sul trono e ordinò: - Avvicinati e dammi il braccio sinistro.

Eseguì e sentì le fredde dita di Voldemort toccare quel braccino immacolato. Percepì un fruscio dietro di sè, poi vide un serpente immenso ergersi di fianco a lei con la bocca spalancata come per mostrare le sue zanne sottili e appuntite. Fu un movimento quasi impercettibile: l’animale scattò verso di lei e affondò i canini nel braccio. Sentì un dolore acuto percorrerle tutto l’avambraccio; il serpente si allontanò e Voldemort fece un potente incantesimo su di lei. Il sangue smise di colpo di fuoriuscire; un mangiamorte le fasciò il braccio e Voldemort parlò: - Lucius, la porterai nella tua casa e la crescerai.

- Sì, mio Signore – prese la bambina e si smaterializzarono.

Arrivarono nell’immensa casa di Malfoy, tutte le volte che Miriam andava lì veniva colpita dal lusso in cui viveva quella famiglia, ma non quella volta. Il dolore per la perdita della famiglia era troppo forte per essere dimenticato così in fretta.

- Narcissa, il Signore Oscuro vuole che ci occupiamo di Miriam. – entrarono nel salotto dove la donna, bionda come il marito, era intenta a parlare con la sorella Bellatrix Lestrange. Narcissa Black si voltò per osservare il marito e la sorella commentò acida: - Sei riuscito a salvare la mocciosa. – guardò Miriam intensamente, alla fine distolse lo sguardo perchè la bambina non aveva problemi ad osservarla.

- Dille le regole della casa – commentò asciutta Narcissa. Malfoy uscì dalla stanza seguito da Miriam che aveva notato lo strano comportamento della zia.

- Che cos’ha la zia? – chiese mentre si dirigevano verso la cucina.

- Probabilmente Bellatrix sta dicendo qualcosa d’inopportuno su di me, ma questo non ti deve interessare. – entrarono nella cucina e vi trovarono un elfo domestico intento ai fornelli.

- Dobby – l’elfo si voltò e fece un profondo inchino – da oggi resterà con noi anche Miriam, quindi dovrai eseguire i suoi ordini e dopo cena andrai a prepararle una stanza.

- Certo signore. – squittì Dobby facendo un altro esagerato inchino. Uscirono dalle cucine e mentre si dirigevano verso il salotto Lucius le illustrò le regole della casa.

- Domani andremo dal Signore Oscuro che ti toglierà le bende, da quando apparirà il simbolo tu dovrai sempre portare il cappuccio in sua presenza e durante le missioni. – Miriam annuì, ma in realtà non lo stava ascoltando, la sua voce le sembrava lontana, ma non voleva farselo rispiegare, tanto l’avrebbe appreso anche dopo…

Quando arrivarono nel salotto vi trovarono solo Narcissa che guardava il fuoco nel camino sorseggiando lentamente un bicchiere di vino. Voltò lo sguardo verso il marito e fece l’abbozzo di un sorriso. Miriam sapeva che cosa voleva chiedere lo zio, dopotutto sapeva usare la legilimanzia… però Lucius non si decideva a farlo, cosi lo fece lei: - Zia, stai bene?- sentì un leggero colpo in testa e vide Malfoy fare il numero tre con la destra. Regola numero tre: dare sempre del lei. Riformulò la domanda: - Zia, state bene?- Narcissa, finalmente, rispose: - No, Miriam. Ma non preoccuparti, il mio malumore non si ripercuoterà su di te.

Sentirono un campanello e Dobby entrò portando con sè numerosi piatti; li appoggiò sul tavolo e i tre si sedettero, mentre l’elfo andava in cantina a scegliere un vino per i padroni. Finirono di cenare e dopo qualche minuto entrò l’elfo domestico annunciando che la stanza per Miriam era pronta. La bambina salutò secondo la regola due: quando ci si congeda si fa un inchino. Si avviò su per le scale e sentì gli zii che avevano iniziato a discutere. Un ghigno le si stampò sulla faccia e diventò invisibile mentre scendeva silenziosa le scale.

- Come hai potuto non dirmi che l’avresti salvata? – a quanto pare l’oggetto della discussione era lei. – Il Signore Oscuro ti aveva ordinato di ucciderli tutti, se non avesse voluto Miriam avrebbe ucciso anche te.

- Narcissa, converrai anche tu che Miriam  è dotata di grandi capacità, quella ragazzina potrebbe battere anche alcuni dei migliori mangiamorte, ero sicuro che il Signore Oscuro l’avrebbe accettata.

- E se non l’avesse fatto? Dopotutto siamo già in tanti.

- Miriam discende direttamente da Salazar Serpeverde, l’avrebbe presa anche solo per questa ragione, non guardarmi con quell’aria scettica, la prima cosa che ha notato è stata il ciondolo.

- Ciò non toglie che potevi almeno parlarmene – aggiunse lei con aria stizzita.

- Cara, te ne avrei parlato, ma per quel che sapevo Miriam doveva essere a divertirsi con i suoi amici – Miriam si ricordò di loro e del fatto che aveva completamente dimenticato l’appuntamento. – È stata una decisione istantanea. – Narcissa lo guardò per capire se stesse dicendo il vero, infatti, poco dopo sembrò convincersene e lo salutò dolcemente andando a letto.

Lucius si sedette su una poltrona e dopo qualche istante disse: - Ti sei divertita, Miriam?- ci rimase malissimo, era sicura di aver fatto perfettamente l’incantesimo… - Va a dormire, domani ti voglio qui alle 8 per la colazione, poi andremo dal Signore Oscuro. – la ragazza andò in camera e si addormentò.

 

Si svegliò e sentì una mano accarezzarle lentamente i lunghi capelli neri. Aprì gli occhi e vide una figura seduta sul letto. Le venne in mente la madre che la svegliava sempre in quel modo e per qualche istante s’illuse di aver sognato tutto, ma una voce la riportò alla realtà.

- Sapevo che tua madre ti svegliava così e ho deciso di non farti svegliare da Dobby, volevo farti ambientare meglio. – Miriam riconobbe Narcissa e si dispiacque quando capì che non aveva sognato. – Grazie, zia. Ma non preoccupatevi, da…

- Dammi del tu –la interruppe la maga – Siamo in famiglia, dopotutto. Puoi dimenticare tutte le regole formali, a patto che ricordi quelle dell’educazione. – La bambina ci mise un po’ a riprendersi, la zia non era mai stata così gentile.

- Ok, comunque da domani mi sveglierò da sola. – Si alzò dal comodo letto e si diresse verso il bagno. Alle otto in punto scese e iniziò a mangiare i piatti portati da Dobby. Nella sala c’era un silenzio glaciale, guardò con la coda dell’occhio gli zii e li vide lanciarsi sguardi nervosi, non ne capì il motivo, anzi, non le importava.

Alle 8.30 Lucius la portò nella stanza dove la sera prima aveva visto il Signore Oscuro e rivide quel volto pallido e da rettile. Dietro di lei c’erano numerosi mangiamorte che volevano festeggiare quel nuovo e insolito acquisto nella banda dei cattivi. Lord Voldemort la guardò e risentì il fruscio del serpente, però questa volta il grosso animale non aveva intenzione di attaccarla, infatti, si accomodò vicino alla poltrona del suo signore. L’uomo, se lo si può definire così, accarezzò la viscida pelle di Nagini e fece un segno ad un mangiamorte che portò un coltello d’argento intarsiato di smeraldi. Voldemort lo prese e lo usò per tagliare le bende sul braccio della bambina; poi si tagliò l’avambraccio e fece colare il denso sangue sulla ferita di Sixi, lasciata la sera precedente dal serpente. Di colpo apparve il Marchio Nero e un altro mangiamorte le porse un mantello che, mettendolo, segnò la fine della sua spensierata infanzia.

Ritornò alla casa dei Malfoy e i due coniugi le insegnarono le tre maledizioni senza perdono; accennarono anche ad altre maledizioni più pericolose, ma voleva essere il Signore Oscuro in persona ad insegnargliele. Nel pomeriggio tornarono tutti e tre al cospetto del loro padrone e lord Voldemort pose una delle sue gelide mani sulla spalla di Miriam e la condusse verso una stanza dove le avrebbe insegnato le maledizioni. Ne uscirono alle due di notte e la ragazzina si smaterializzò ricomparendo nella sua stanza e buttandosi distrutta sul letto. Sei ore dopo arrivò Dobby che lasciò un vassoio sul comò e svegliò Miriam annunciando che la colazione era pronta. Iniziò a mangiare, ma subito dopo sentì un forte dolore al braccio sinistro, Lucius e Narcissa entrarono nella stanza e le dissero che dovevano andare dal Signore Oscuro.

Lord Voldemort quella mattina era di cattivo umore per via dell’omicidio di uno dei suoi seguaci. –Voglio che troviate il colpevole e tu, Miriam, lo torturerai con la Maledizione Cruciato. -  tornarono sul luogo del delitto e vi trovarono un uomo stordito. Capirono immediatamente che era lui l’assassino perchè aveva una grossa scritta sulla fronte, probabilmente il mangiamorte gli aveva fatto una fattura prima di morire. Miriam si fece avanti e gli puntò contro la bacchetta. – Crucio!- l’uomo iniziò ad essere sconvolto dalle convulsioni e dopo dieci minuti di torture Miriam ruppe l’incantesimo. Due giorni dopo lessero sulla Gazzetta del Profeta che l’uomo era stato portato al San Mungo. Voldemort si complimentò con la bambina e decise che lei avrebbe sempre torturato le persone.

Passarono due anni e il potere di Voldemort si solidificò sempre di più. Il giorno dopo il suo compleanno, Miriam incontrò per la prima volta i membri dell’ordine della Fenice. Erano due: uno aveva dei capelli neri che gli ricadevano sugli occhi, il viso scarno e due occhi neri come la notte; l’altro aveva un occhio blu elettrico che girava da tutte le parti, un viso grassottello e capelli corti e marroni.

- Sirius Black e Alastor Moody…come mai da queste parti? – chiese Bellatrix avvicinandosi per affrontarli. Miriam rimase immobile fissando i due mentre aspettava che facessero la prima mossa. Sirius alzò la bacchetta e utilizzò uno stupeficium contro Bellatrix; Moody aveva usato lo stesso incantesimo contro Miriam e l’altro mangiamorte: Piton. La ragazzina sparì e ricomparì dietro Moody schiantandolo. Guardò la zia combattere furiosa contro Sirius che la prendeva in giro per gli incantesimi “troppo prevedibili”. Miriam corse verso di lui, ma la sua non era una corsa normale, divenne invisibile per l’elevata velocità e ricomparve dietro all’uomo schiantando anche lui, almeno, tentò di schiantarlo, perchè Sirius si era smaterializzato e aveva portato con sè anche Moody.

- Perchè non hai fatto niente, Piton? – chiese Bellatrix pronta a riferire al padrone.

- Semplice, se mi avessero riconosciuto avrei perso sia il mio posto ad Hogwarts che la fiducia di Silente, in pratica avrei fallito la missione affidatami dal Signore Oscuro. – il mago aveva la sua solita calma troppo snervante per Bellatrix che si smaterializzò. La seguirono e videro la donna consegnare una coppa a Voldemort.

- Bene, vedo che siete riusciti a riprendere la Coppa di Tassorosso, sono compiaciuto. Ma perchè ci avete messo così tanto? – Lestrange sembrò mortificata e spiegò il loro incontro con l’ordine.

- Allora, Miriam, come ti sono sembrati i nostri nemici? – che cosa doveva rispondere: simpatici? Come faceva a saperlo se li aveva visti per due minuti o forse meno? – Un po’ ingenui – disse non sapendo cos’altro rispondere.

Voldemort esibì un ghigno e ordinò a Piton di mostrarle gli altri membri dell’Ordine della Fenice. Severus portò la bambina a casa sua, vicino ad una fabbricata abbandonata cercò una foto dell’ordine nel cassetto. Tirò fuori una vecchia immagine impolverata e le indicò i vari personaggi: Sirius Black, Alastor Moody, i Paciok, Lily Evans, James Potter, Remus Lupin e altri. Miriam tornò dai Malfoy e raccontò la missione; i due coniugi non si sorpresero del fatto che avesse incontrato l’ordine, anzi, le dissero che era strano che non avessero fatto niente fino a quel momento.

Passarono altri giorni alla ricerca di oggetti appartenuti ai fondatori di Hogwarts e Miriam affinò la sua tecnica nelle arti oscure incontrando sempre più spesso i membri dell’ordine. Nonostante i mangiamorte uccidessero ripetutamente, lei non aveva ancora ucciso nessuno, visto che Voldemort le aveva ordinato di limitarsi alla tortura.

Passarono altri due anni vissuti in quel modo sotto il tetto dei Malfoy; Narcissa era rimasta incinta e vide gli zii più raggianti che mai, anche se tutte le volte che il Marchio Nero bruciava si lanciavano sguardi irrequieti.

Un giorno andarono in un villaggio babbano e lo devastarono, ma…

 

Si era appena materializzato in un villaggio seguito dal fratello. Sentì dei rumori e capì che anche i mangiamorte erano arrivati. Guardò smarrito il fratello e si accasciò per terra con la testa fra le mani; il fratello gli si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle. – Calmati, ce la farai benissimo, devi solo evitare di farti spaventare da loro. – annuì. Il fratello gli scompigliò i capelli e si alzò. – Sirius!- si girò e guardò il fratellino di appena dieci anni, non voleva lasciarlo solo, ma Silente gli aveva ordinato così. – Se ce la faccio mi regali i tuoi coltelli. – Sirius Black sorrise alle sue condizioni e accettò pensando che anche nei momenti più difficili quella piccola peste riusciva ad essere di buon umore. Sentirono delle persone urlare e Sirius si smaterializzò. Il ragazzino uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò lentamente e con sguardo spavaldo al gruppo incappucciato. In mezzo a loro c’era Voldemort e iniziò il suo piano. – Buongiorno, signori. Vedo che siete troppo deboli per affrontare l’ordine e preferite ripiegare sui Babbani…- vide la figura più piccola fare un passo verso di lui, ma il Signore Oscuro l’aveva fermata con un cenno e si avvicinò a lui. – Crucio! – la maledizione colpì il terreno e il ragazzino si lanciò all’attacco. Si stava avvicinando a lui sempre di più e decise che era il momento migliore per attuare la seconda parte del suo piano: divenne invisibile, comparve davanti a Miriam, che indietreggiò per la sorpresa, le afferrò il braccio e si smaterializzò.

Ricomparvero in una stanza grigia simile ad una prigione. Miriam si liberò e lui le chiese: - Allora, come ti chiami? – lei non rispose, ma si sedette appoggiata al muro capendo che quel luogo era protetto da potenti incantesimi poichè non riusciva a fargli niente.

- Ciao, Miriam. Piacere di conoscerti. – lei non fece una piega, dopotutto, tutti conoscevano il suo nome, era stato il primo scoperto dal Profeta…

- Cosa vuoi da me?

- Chiederti perchè ti sei unita a Voldemort. – la ragazza sussultò a sentire quel nome e lui sorrise beffardo. – Non dirmi che hai paura del suo nome… Vol-de-mort.

- Non pronunciare il nome del Signore Oscuro. – Il ragazzo rifece la domanda e lei rispose: - Perchè è l’unico modo che ho per sopravvivere – non voleva dirlo, ma le parole le erano uscite senza che potesse fermarle.

- Noi possiamo aiutarti, se vieni dalla nostra parte Silente ti perdonerà e ti salverà. – la ragazzina distolse lo sguardo sapendo che quello era un sogno irrealizzabile. Sentì il ragazzo avvicinarsi e toglierle il cappuccio, lo fissò spaventata e lui commentò: - Sapevo che fossi bella, ma non immaginavo così tanto… - aveva lunghi capelli neri, gli occhi di un intenso viola, il volto aggraziato e i lineamenti dolci. Lei si rimise il cappuccio coprendo anche gli occhi e lui si alzò sparendo dietro al muro. A quanto pare non si potevano usare incantesimi per attaccare. Vide un piccolo topolino davanti a sè, mise l’indice sulla sua testa e usò l’imperio.

- Vai dal Signore Oscuro e digli dove sono.

Dopo poco arrivò anche il ragazzo con in mano una tazza di the. Guardò la direzione che aveva preso il topo e disse amaro: - Carino lo stratagemma del topo, ma non fidarti di Voldemort, lui non verrà a salvarti.

- Non parlare così del Signore Oscuro. – la tazza cadde e si ruppe a terra in mille pezzi; le si avvicinò velocemente, le prese un polso con forza e le tolse il cappuccio. – Perchè credi in lui? Io posso aiutarti, devi fidarti di me se vuoi essere salvata. – lei distolse nuovamente lo sguardo, ma il ragazzino le afferrò il volto rigirandolo perchè i loro occhi s’incrociassero. – Rispondimi.

- Io non devo essere salvata da nessuno, tanto meno da te.

- Così mi offendi… pensare che ho rischiato la vita per farlo. – lo guardò sorpresa, lui lasciò la presa e si voltò di scatto. Miriam seguì il suo sguardo e vide comparire dei mangiamorte; si unì a loro e di fianco a lei comparve Voldemort. – Miriam, uccidilo! Usa il Faecta mea ivo morte – questa era una maledizione simile al crucio, ma la vittima pativa le pene dell’inferno prima di esplodere. Era usata raramente e solo in casi estremi, probabilmente Lord Voldemort si era arrabbiato per quello scherzetto…

Miriam puntò la bacchetta verso il ragazzino e iniziò a disegnare il simbolo dell’infinito. Iniziò ad essere scosso da dolori atroci, ma quello era solo l’inizio…

Finì di disegnare e ricominciò pronunciando le parole: - Faecta

- Possiamo salvarti, ascoltami!

- Mea

- Rinunci così alla libertà? Non t’importa della vita?

La voce di Miriam iniziò a tremare, ma sentì Voldemort incitarla a continuare. –Ivo

- Perchè non ti fai aiutare? – si contorse ulteriormente, ma aveva una missione da compiere e non aveva intenzione di fallire – Vuoi vivere per sempre torturando le persone?

Si bloccò e la bacchetta cadde a terra. Vide il Signore Oscuro riprenderla, probabilmente voleva finire la maledizione, doveva impedirlo. Corse verso il ragazzo e si smaterializzò arrivando davanti ai cancelli di Hogwarts. Iniziò a correre verso il castello portando quello sconosciuto in braccio. Entrò nell’edificio e cercò Silente per affidargli quel ragazzo. Vide un’immensa porta con sopra un gargoyle che le chiese la parola d’ordine. Usò la legilimanzia e ed entrò nell’ufficio di Silente. Vide un uomo anziano seduto dietro ad una scrivania con capelli e barba argentei e intorno a lui alcuni membri dell’Ordine della Fenice. Sirius Black guardò paralizzato il ragazzo che reggeva fra le braccia, ma non aveva tempo per capire che cosa gli passasse per la testa. Poggiò il ragazzo sul tavolo del preside. – Guariscilo. – si voltò per andarsene, ma Moody e Lupin le bloccarono la strada.

- Non fatele niente – disse pacato Silente – Che cosa gli è successo?

- Gli hanno lanciato un Faecta mea ivo morte, ma non l’hanno concluso.

- Chi è stato? – ruggì Sirius.

Miriam abbassò lo sguardo. – Io.

- Perchè non hai concluso la maledizione? – chiese Silente mentre teneva la bacchetta sulla fronte del ragazzo.

- Non meritava di morire. Devo andare. – si avviò verso la porta. Stava per aprila, ma il capo dell’Ordine della Fenice la fermò. – Se torni lui ti ucciderà, lo sai, vero?

Se ne andò senza rispondere, sapeva benissimo di andare incontro alla morte.

Tornò dal Signore Oscuro che la guardò infuriato. – Che cosa pensavi di fare salvando quel ragazzo? – non rispose, sapeva che l’avrebbe uccisa comunque. Alzò il braccio sinistro scoprendo il Marchio Nero e porse il braccio al suo padrone. Lord Voldemort materializzò il coltello, stava per colpirla, ma una figura si frappose fra lei e la lama. Riconobbe il ragazzo che aveva appena lasciato alle cura di Silente; Voldemort lo guardò disgustato e già pronto a colpirlo, ma lei lo portò nuovamente in salvo.

Il ragazzo si appoggiò al tronco di un albero e lei osservò il riflesso della luna sul suo corpo. I capelli neri avevano una strana sfumatura, gli occhi, invece, sembravano più azzurri del normale e la luce faceva risaltare il suo corpo in cui iniziavano a delinearsi dei muscoli.

- Perchè mi hai salvata?

- E tu perchè rinunci così facilmente alla vita? – osservò il suo sguardo: sicuro e deciso. Forse lui poteva veramente salvarla, però… Guardò la collana e la trasformò nel medaglione di Serpeverde; quel gioiello aveva la capacità di darle sempre calma, in quei quattro anni lo guardava spesso e in quel momento pensò che il suo antenato non si sarebbe fatto piegare da nessuno.

Tornò a guardare il ragazzo, ma lui le tolse il cappuccio.

- Perchè continui a farlo?

- Per te quel cappuccio è come un riparo dal mondo esterno. Se vieni con me non ti servirà. – contemplò quella proposta, ma non fece in tempo a rispondere che comparvero i mangiamorte.

- Miriam, vieni qui e non ti ucciderò. – Si alzò lentamente e si rimise il cappuccio. Alzò lo sguardo verso il volto compiaciuto di Voldemort. – Pain! – urlò puntando il braccio contro il Signore Oscuro. Tutti i mangiamorte si voltarono verso il loro padrone e Miriam ne approfittò per scappare insieme al ragazzino.

Ritornò nell’ufficio di Silente e vide l’uomo guardarla sorridendo sotto i baffi.

– Suppongo che tu abbia rinnegato Voldemort. – Fece cenno di sì e svenne.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Una Nuova Speranza ***


Capitolo II

Capitolo II

- Una nuova speranza -

 

 

Si risvegliò il giorno seguente. Si trovava in un ampio letto e vide due figure che la guardavano.

- Buongiorno!  - riconobbe la voce del ragazzino, infatti, distinse i suoi lineamenti

- Dove sono?

- A Hogwarts – rispose Sirius.

- Che incantesimo hai fatto a Voldemort?

Sirius lo guardò iracondo. – Ti ho detto un milione di volte di non pronunciare il suo nome! – ma il ragazzino fece finta di niente e continuò a fissare Miriam.

- Una maledizione.

- Ah… comunque io sono Aliack.

Le dissero che Silente la stava aspettando e scese lentamente dal letto.

Quando entrò nello studio vide che tutti la guardavano con sguardi misti a odio e compassione. Capiva perfettamente il primo sentimento, probabilmente aveva torturato qualcuno dei loro parenti o amici, ma la compassione?

- Accomodati. – Silente indicò una sedia al centro della stanza e la ragazzina si avviò titubante, non l’era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione. Tutti continuavano a fissarla con quello strano sguardo e ogni secondo che si avvicinava alla poltrona sembrava sempre più compassione, un’altra cosa che aveva sempre odiato…

- Miriam, spiegaci perchè ti sei unita a Voldemort.

Rimase qualche secondo  in silenzio per ricordare il terrore che aveva provato in quel momento.

- Quattro anni fa i mangiamorte hanno ucciso la mia famiglia ed io sono stata costretta a seguirli per non morire.

Si levarono dei brusii, ma Silente fece un gesto e tutta la sala si acquietò. Le sembrava una scena molto simile a quando parlava Voldemort, l’unica differenza era che i mangiamorte si acquietavano per terrore, mentre in quel momento si acquietavano per rispetto.

- Perchè Voldemort ha deciso di prenderti con sè?

In realtà quella domanda se la faceva spesso anche lei... – Forse per il mio potere o forse per la mia discendenza.

Altri brusii, ma questa volta riuscì a capire qualcosa e capì che si chiedevano chi fossero i suoi antenati.

Silente rispose ai dubbi di tutti. – Miriam Serpeverde, è questo il tuo nome, giusto?

- Sì.

Tutti tacquero intimoriti da quel nome importante, ma dopo qualche secondo iniziarono a chiedersi se quella ragazzina dicesse il vero; Miriam prese il ciondolo fra le mani e tutti videro l’inconfondibile S di Salazar Serpeverde.

- Perchè hai ripudiato Voldemort?

S’irrigidì, ma si vide costretta a rispondere. – Ho capito che non volevo passare tutta la mia vita al comando di qualcuno.

Il brusio divenne più forte e Silente fu costretto per l’ennesima volta a far tacere la platea. – Aliack, vieni qui.

Il ragazzino si avvicinò al vecchio preside e lo guardò con la solita faccia incuriosita e spavalda. Albus Silente gli diede un foglio di carta e, mentre Aliack lo leggeva, disse: - Miriam, va con Aliack.

Uscirono dalla stanza del preside e si diressero verso i sotterranei del castello. Entrarono nell’aula dove solitamente Piton teneva lezione e Aliack fece un incantesimo alla stanza perchè nessuno sentisse ciò che stavano per dire.

- Silente vuole che tu riveli chi sono i mangiamorte.

- Lucius e Narcissa Malfoy, Bellatrix Lestrange…

- Quelli già li sapevamo, devi dirmi quelli meno noti.

Disse alcuni nomi e Aliack sembrò soddisfatto.

- Silente ti vorrebbe ad Hogwarts. – disse quella frase con noncuranza, ma l’effetto che ebbe su Miriam fu devastante. Sentì le catene che la legavano a Voldemort rompersi e le sbarre della cella che si era costruita da sola incrinarsi.

- Dalla tua faccia direi che sei sorpresa.

- Accetto.

Aliack sorrise contento e annunciò: - Allora saremo compagni di corso, magari ci troveremo anche nella stessa casa.

Miriam sorrise, ma dubitava di potersi trovare nella stessa casa di quel ragazzo. Lui sarebbe sicuramente finito a Grifondoro, mentre lei a Serpeverde, era scontato che il cappello annunciasse per loro le due case che più si odiavano.

 

Passarono molti giorni e Miriam era ancora ad Hogwarts. Non usciva mai, aveva troppa paura di trovarsi faccia a faccia con un mangiamorte, così passava le giornate in compagnia di Aliack.

Una sera Silente la chiamò nel suo ufficio e lei ci andò titubante, quell’uomo le incuteva timore, per certi versi le ricordava Voldemort e l’idea di tornare da lui le incuteva sempre terrore.

Silente indicò una sedia davanti alla sua scrivania e giunse subito al nocciolo della questione.

– Aliack mi ha riferito che hai lanciato una maledizione a Voldemort. – assentì con capo – Qual era?

- Il Pain.

- Sai che cosa succederebbe se finissi la maledizione, vero?

- Sì.

- Sai anche che cosa significa averla iniziata, suppongo.

- Sì, ma so usare l’occlumanzia, Voldemort non può entrare nella mia mente.

Silente sorrise compiaciuto, ma non la congedò come faceva spesso, continuò il discorso. – Devi vedere dov’è Voldemort.

Si concentrò e lo percepì nitidamente, iniziò a vedere delle immagini e riconobbe subito James e Lily Potter. – È dai Potter.

Silente si alzò di colpo e disse ad uno dei dipinti dietro di lui di ordinare ai membri dell’Ordine della Fenice di andare dai Potter. Si rigirò verso la ragazzina che continuava a tenere un contatto mentale con il suo nemico e le chiese: - Dimmi che cosa vedi.

- Sta combattendo con James, però è molto avvantaggiato. – ci fu qualche istante di silenzio – L’ha ucciso. Sta per attaccare Lily, le sta dicendo di dargli il bambino. La sta per attaccare con l’Avada Kedavra. È morta anche lei.

Silente iniziò a sudare freddo.

- Sta fissando il bambino, lo sta per uccidere… - si alzò e strinse le mani attorno alla bacchetta puntandola davanti a sì. Aprì gli occhi e gridò: - Pain!

L’Avada Kedavra di Voldemort venne deviato e sul ragazzino rimase soltanto una cicatrice a saetta. Miriam cadde a terra, morente. In quello stesso istante era entrato nella stanza anche Aliack che rimase pietrificato sull’uscio. Dopo alcuni istanti che gli parvero secoli riuscì a riprendere il controllo del proprio corpo: si avvicinò al corpo esanime della ragazzina e iniziò a piangere lacrime silenziose. Silente gli mise una mano sulla spalla, ma in quel momento tutto gli sembrava distante e lontano…

Fanny si avvicinò al corpo della ragazza e intonò un canto malinconico, poi delle lacrime iniziarono a solcarle il volto e caddero sulla pelle di Miriam.

La ragazzina mosse debolmente un dito, poi un altro, socchiuse gli occhi e li riaprì di scatto mettendosi seduta, incredula per quel miracolo. La maledizione doveva ucciderla insieme a Voldemort, invece non era successo, era ancora viva, poteva ancora sentire e vedere, poteva sentire il calore che la circondava, il bagnato sulla sua spalla e i singhiozzi vicini a lei. Abbassò lo sguardo e vide Aliack abbracciato a lei piangere di gioia. Una lacrima le solcò il volto…

Era la prima volta che piangeva da quattro anni, non aveva pianto neanche alla morte dei genitori e ora piangeva per la felicità, finalmente anche le pareti della sua prigione interiore si erano sbriciolate.

 

Era il giorno della cerimonia dei nuovi arrivati ad Hogwarts, nell’aria si sentiva un’insolita allegria e il cappello parlante diede un’unica voce ai vari brusii.

La minaccia ormai è scongiurata

Il pericolo è passato,

ma non scordate l’unione,

la verità e l’amicizia.

I veri valori ormai sono questi

Il male non esiste, una nuova vita potrà cominciare

Un nuovo anno potrà prosperare

Non dimenticate l’unione

E la vita potrà cominciar…

Aliack e Miriam avevano fatto lo stesso tragitto degli altri nonostante fossero già nel castello e avevano conosciuto altri due ragazzini che dovevano essere dei prodigi della magia, visti i vari giochini che facevano durante la camminata. Si chiamavano Nerix e Zecks, lei aveva capelli biondi e occhi azzurri, la corporatura era simile a quella di Miriam: minuta e slanciata, era saggia e molto intelligente; lui, invece, era castano con gli occhi di un nitido verde, era alto e iniziavano a intravedersi i muscoli sulle braccia scoperte (aveva tagliato le maniche della divisa perchè gli davano fastidio) era un po’ ribelle, ma anche acuto e prudente.

Quando arrivarono nella sala videro tutti gli sguardi puntati su di loro e procedettero verso il cappello parlante. Aliack sorrise ai vari professori, ormai li conosceva tutti, ma per Piton riservò uno sguardo spavaldo misto ad odio.

Si avvicinarono al cappello quando furono detti i loro nomi.

- Aliack Black.

Il ragazzo si sedette sullo sgabello, ma si rialzò subito perchè il cappello aveva già deciso: - Grifondoro!

Un’ovazione si lanciò dal tavolo rosso ed oro.

- Zecks Kyre.

- Tassorosso!

Ovazione per i Tassorosso.

- Nerix Myne.

Anche per lei il cappello decise in fretta: - Corvonero!

I ragazzi applaudirono vigorosamente.

- Sixi Serpeverde.

Il cappello pensò per qualche istante, ma la risposta già si immaginava: - Serpeverde!

Il tavolo verde e argento esplose in ovazioni, fischi e applausi.

Erano stati separati, ma erano destinati a rimanere uniti.

 

 

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Capitolo 3
*** Il Ritorno delle Aquile ***


Capitolo III

Capitolo III

- Il Ritorno delle Aquile -

 

Era il quinto anno per Harry Potter a Hogwarts, l’anno precedente gli avevano parlato dei GUFO e già si aspettava un noioso anno di studi, ma due fattori cambiarono quell’anno: la Umbridge e l’Esercito di Silente.

Il cappello intonò la sua canzone e la cerimonia di smistamento fu completata. Silente si alzò e iniziò a parlare, quando presentò la Umbridge la donna lo interruppe e parlò con voce acuta e tutti i ragazzi non l’ascoltarono, a parte, naturalmente, Hermione Granger. Silente riprese la parola e annunciò: - Quest’anno torneranno quattro ragazzi che hanno studiato qui alla caduta di Voi-Sapete-Chi; saranno reinseriti al quinto anno perchè avevano deciso di abbandonare momentaneamente gli studi.

Davanti al tavolo dei professori comparvero quattro ragazzi sui ventiquattro anni che guardavano sorridendo la platea.

- Bentornati ragazzi. Vi sottoporremo al test del cappello parlante e da domani comincerete i vostri studi.

La McGrannit disse i loro nomi e a uno ad uno si avvicinarono allo sgabello.

- Aliack Black.

- Il mio giudizio non è cambiato: Grifondoro!

Aliack si alzò raggiante e si diresse verso il suo vecchio tavolo. Al suo passaggio molte ragazze lo guardarono con occhi dolci e si disse mentalmente che avrebbe passato l’anno scappando dalle ragazze. Si sedette vicino ad Harry e si rigirò per vedere se anche gli altri finivano nella loro vecchia casa.

- Zecks Kyre.

- La tua ribellione alle regole mi lascia riflettere, ma la casa adatta a te è sempre quella: Tassorosso!

Anche al passaggio di Zecks molte ragazze fecero gli occhi dolci, ma lui non ci fece caso perchè stava guardando Aliack facendo segno di vittoria. Si sedette nel primo posto vuoto che aveva trovato e anche lui guardò verso il cappello parlante.

- Nerix Myne.

- La tua intelligenza mi lascia sempre più sorpreso, non c’è dubbio: Corvonero!

Molti ragazzi sospirano e anche lei si fece le stesse idee che aveva fatto Aliack: quello sarebbe stato un anno d’inferno! Si sedette vicino a Cho Chang perchè le ispirava simpatia, in realtà odiava le ragazze di Corvonero, si davano troppe arie…

- Miriam Serpeverde.

- La tua mente rende onore al tuo antenato, anche la tua casa rimane indifferente: Serpeverde!

Il tavolo dei Serpeverde ebbe la stessa reazione di quattordici anni prima. Anche con lei i ragazzi sospirano, ma non ci fece caso. Individuò una testa di un biondo pallido a capì che quello doveva essere il suo cuginetto: Draco Malfoy. Gli si sedette vicino e guardò Silente che si era nuovamente alzato.

- Spero che domani andiate a scuola con le divise e vi prego di lasciarle come sono – il preside alludeva alla divisa di Zecks che sorrise compiaciuto. – Loro quattro hanno lasciato gli studi per eseguire vari esami, sono arrivati al livello E in Smaterializzazione, Pozioni, Divinizzazione, Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure. Tutti coloro che non capiscono possono chiedere a loro. Hanno anche numerose diplomi, tra cui quello di Aquile per aver aiutato Azkaban a recuperare dei mangiamorte e per i vari meriti che hanno in numerosi campi come scienza e astronomia. Ma il resto ve lo possono dire loro, che sia servita la cena!

Comparvero numerosi piatti e tutti iniziarono a servirsi.

- Come mai avete abbandonato gli studi? – chiese Fred Weasley rivolto ad Aliack.

- Io e gli altri siamo dei prodigi nella magia e la scuola non poteva farci migliorare, così ce ne siamo andati, però l’anno scorso abbiamo scoperto che serviva per forza un diploma per lavorare e siamo tornati.

Fred annuì e pensò che lui e il gemello, George Weasley, avevano fatto bene a non abbandonare gli studi.

- Gli altri sono simpatici? – chiese Ron mentre sputava da tutte le parti il cibo che aveva in bocca. Hermione lo guardò disgustata, mentre Aliack lo fissò incerto chiedendosi se fosse normale quel comportamento.

- Dipende… siamo tutti molto diversi, ma andiamo d’accordo. Voi – indicò Fred e George – andrete sicuramente d’accordo con Zecks.

- Ma è un Tassorosso!

- Quando Silente ha chiesto di lasciare le divise intatte si riferiva a Zecks che aveva tagliato le maniche perchè gli davano fastidio. Comunque tu – osservò nuovamente Ron e non poté trattenere un’espressione di disgusto – andrai d’accordo con… penso con nessuno…

I due gemelli iniziarono a ridere e tirarono una pacca sulla spalla di Aliack.

- Ti chiami Aliack Black? – chiese Harry che voleva confermare l’idea che aveva in mente da quando la McGrannit aveva detto il suo nome.

- Sì – abbassò il tono della voce – E sono il fratello minore di Sirius.

Harry sorrise e si disse che quel ragazzo gli sarebbe sicuramente piaciuto.

- Che ci dici delle ragazze? – Hermione sbuffò alla domanda di Fred e prese un libro iniziando a studiare.

Aliack si voltò a guardarle: Nerix era la solita asociale, mentre Miriam guardava incerta Goyle e Tiger. – Sono entrambe simpatiche, devi stare attento a quel che dici perchè sono suscettibili, soprattutto Nerix. All’apparenza quella più glaciale è Miriam, ma una volta che la conosci bene capisci che è una persona fantastica.

- Da come parli sembrerebbe che ti piaccia… - osservò George.

- No, è solo la mia migliore amica. – disse lui sorridendo.

 

Finirono la cena e si avviarono verso il dormitorio. Come al solito era nei sotterranei e Piton era il direttore della casa Serpeverde. Rimase qualche momento incerta sulle scale, le ricordavano quelle della segreta di Voldemort e il terrore di rivedere quel volto la paralizzò. Si riprese quando fu afferrata per il braccio.

- Stai bene?

- Aliack… sì, perchè?

- Avevi una strana espressione, tutto qui.

Scese le scale e percorse quei tetri corridoi arrivando nel dormitorio. Disse la parola d’ordine ed entrò trovando il luogo lugubre come sempre. C’erano numerosi mobili d’antiquariato e la sala comune era quasi vuota, molte persone parlavano nel dormitorio, era l’unica cosa che le piaceva: la calma. Pensò alle poche volte che era andata nel dormitorio di Grifondoro, era pieno fino alle due di notte e tutto quel chiasso finiva per darle sui nervi. Vide Draco venirle incontro e pensò a quanto assomigliasse al padre: stessi capelli e stessa espressione saccente.

- Bentornata nel dormitorio Serpeverde.

Annuì col capo e si guardò intorno; nell’ultima lettera che le aveva mandato Silente c’era scritto che aveva preparato una stanza separata dai ragazzi. La individuò e tornò a fissare  Draco.

- Sei un prefetto, giusto?

- Sì – rispose quello con fierezza. Miriam si abbassò e gli disse: - Allora dì a tutti che in mia presenza non devono nominare Tu-Sai-Chi.

 Andò nella stanza e si sedette sul letto, poco dopo si addormentò stravolta.

 

Si svegliò quando il sole non era ancora sorto e si preparò velocemente. Andò nella sala comune e la trovò deserta. Si sedette su una sedia vicino al camino e si disse che quello sarebbe stato uno degli anni più noiosi della sua vita.

Quando uscì anche il cugino scese per la colazione. Mentre andava nella sala incrociò Aliack e lo vide stravolto e con le occhiaie.

- Ma che hai fatto?

- Ho parlato con i gemelli Weasley fino alle 5 di mattina…

Miriam individuò i gemelli e notò che anche loro avevano le occhiaie.

 

Era appena arrivato nella Sala comune di Grifondoro e ritrovò il solito caos che Miriam odiava, ma che lui amava. In quell’ambiente si trovava a suo agio ed evitava di pensare a tutto ciò che era successo dalla caduta di Voldemort: l’accusa a Sirius, l’aver perso i suoi migliori amici perchè i genitori erano stati dei mangiamorte e altri episodi che avevano finito per stravolgere la sua adolescenza.

Vide i gemelli Weasley dare delle merendine ai bambini del primo anno e si avvicinò incuriosito. Alcuni stavano male, altri avevano la faccia gialla o di qualche altro colore assurdo, altri aspettavano il loro turno e i due fratelli sorridevano trionfanti.

- Che state facendo?

- Aliack! Sei arrivato l’anno giusto! – esordì Fred e mostrò delle merendine – Queste sono le merendine marinare: ne prendi una e stai male, esci dalla classe, ne prendi un’altra e puoi andare a divertirti!

Il ragazzo tornò ad osservare i bambini e sorrise divertito vedendo le loro facce.

- Ne vuoi qualcuna? Visto che sei nuovo ti facciamo un prezzo speciale!

- No, queste cose posso farle anche senza di quelle…

Lo guardarono con gli occhi spalancati e lui schioccò le dita. Divenne immediatamente pallidissimo e svenne. I due gemelli lo presero e lo scossero finchè non rinvenne, poi Aliack schioccò nuovamente le dita e riprese il suo colorito normale.

- L’ho usato tutte le volte che c’era qualche lezione sul Quidditch... la teoria mi ha sempre annoiato…

- Giochi a Quidditch?

- Giocavo, è da quando ho lasciato la scuola che non prendo la scopa in mano.

- E che ruolo avevi?

- Cercatore.

Entrambi spalancarono la bocca, poi si guardarono con sguardo complice e lo trascinarono verso Harry.

- Harry, abbiamo trovato qualcuno che è più bravo di te nel ruolo di Cercatore.

Aliack si liberò dalla loro presa e disse: - Non avete capito, giocavo. Non sono più in grado di volare sulla scopa, mi sono scordato come si fa.

Tutta la sala lo guardò sorpreso e lui affermò: - Mi sposto con altri mezzi: la Smaterializzazione, i draghi…

- Draghi? – chiese Ron mentre mangiava delle ciocorane e Aliack non poté fare a meno di chiedere: - Ma tu sai che cos’è il Galateo?

Lui lo guardò con gli occhi aperti e Hermione spiegò: - Sono le leggi dell’educazione.

- Certo che le conosco! – sia Fred che George lo guardarono ridendo e Aliack disse: - Allora dovresti ripassarle…

Ron arrossì violentemente e i gemelli gli diedero dell’idiota.

- Hai volato su un drago? – chiese una ragazza del sesto anno avvicinandosi timidamente a lui. Aliack la guardò e decise che quella serata poteva anche divertirsi. Era bionda con gli occhi castani, sembrava dolce e timida, per ingannare tutta quella folla di ragazzine andava bene…

- Sì, era nero con dei riflessi blu, stupendo, uno degli esemplari più belli, ma la sua magnificenza non era nulla in confronto alla tua… - le prese una ciocca di capelli e se la passò fra le dita. La ragazza arrossì violentemente; Aliack guardò le altre e le vide arrossite, persino Hermione era rossa e tentava di nasconderlo coprendosi con un libro.

- Che ne dici se ci conosciamo meglio? – la portò vicino al camino e si sedette su una poltrona a parlare con lei. Le chiese quali fossero i suoi gusti e scoprì che era una normalissima ragazza a cui piaceva fare shopping. Aveva intenzione di abbandonarla lì e tornare a parlare con i gemelli, ma aveva deciso d’indossare la maschera del rubacuori e non poteva toglierla proprio in quel momento.

La ragazza se ne andò dopo un’ora e Aliack si avviò verso i due gemelli che continuavano i loro esperimenti.

- Non sapevo fossi un rubacuori… - commentò Fred.

- Non ci vuole molto, dici una frase dolce e cadono tutte ai tuoi piedi, anche se mi sembrava più simpatica…

- Noi ragazze non siamo così! – esordì Hermione chiudendo il libro sonoramente.

Aliack si sedette vicino a lei le prese delle ciocche avvicinandole al naso: - Hai il profumo di una rosa e il tuo volto mi ricorda un angelo. – il suo sguardo era serio e Hermione distolse lo sguardo arrossendo; Fred e George guardarono sorpresi la scena e dissero all’unisono: - L’hai zittita!

La ragazza sbuffò e Harry disse: - Prima hanno detto che giocavi a Quidditch, giusto?

- Sì, ma non ero nulla di che.

- Ma è grazie a te che abbiamo battuto tutte le altre case per i quattro anni che sei stato qui. – nel dormitorio era entrata la McGrannit che guardava con una punta di orgoglio il ragazzo.

- Il quarto anno abbiamo perso contro Serpeverde. – obbiettò lui.

- Sei sempre il solito… nelle altre cose ti esalti e nel Quidditch ti sminuisci, non riesco ancora a capirti.

- Come mai è qui, professoressa? – chiese Hermione.

- Silente mi ha mandata per informare Aliack che c’è una stanza apposta per lui. – indicò la stanza e il ragazzo si chiese se Silente l’avesse preso per cieco, ma ringraziò soltanto.

Quando la McGrannit se ne fu andata George gli si mise davanti e gli disse con tono accusatorio: - Noi non abbiamo mai perso contro Serpeverde.

- Volevo vedervi contro la squadra che c’era in quel periodo. Erano tutti incavolati perchè Voldemort fosse – ci furono vari sussurri, ma Aliack fece finta di niente – morto e sfogavano la loro rabbia nel Quidditch.

- Come mai avete perso?

- Miriam ha preso il boccino e hanno vinto.

- Anche Miriam giocava? – chiese Hermione.

- Sì, era anche il capitano dei Serpeverde, l’unica squadra contro cui perdevano eravamo noi, ma sempre per una decina di punti.

Rimasero tutti sorpresi e Fred chiese: - Secondo te, con chi andrebbe d’accordo Miriam?

Aliack rimase sorpreso dalla domanda e guardò a uno a uno i ragazzi: con Ron sicuramente no; Hermione l’avrebbe trovata noiosa; Harry no, non le piacevano le persone troppo suscettibili; Fred e George… forse… - Penso solo voi due.

Sorrisero entrambi. Harry guardò il ragazzo e chiese: - Mentre gli altri due?

- Nerix è un po’ asociale, quindi vi guarderebbe per un po’ sospettosa, poi inizierebbe a parlarvi; Zecks… penso che possiate andare d’accordo con lui: tu, Ron, saresti perfetto per i suoi scherzi; Harry… si divertirebbe un mondo a farti incavolare; Hermione, penso che anche tu saresti perfetta per i suoi scherzi…

- Che genere di scherzi fa?

- Ogni anno cambia, quindi non lo so, ma posso dirti che non li troveresti divertenti.

Parlarono per il resto della serata, poi a mezzanotte Harry, Ron ed Hermione andarono a dormire, mentre lui  rimase fino alle cinque a parlare con i gemelli.

Dormì per tre ore e si alzò solamente perchè c’era un gran trambusto nella sala comune. Si preparò e scese per la colazione.

Mentre andava vide Miriam venirgli incontro e l’immagine della ragazza corteggiata la sera prima gli tornò in mente, per qualche strano motivo si sentiva colpevole nei suoi confronti, ma tentò di non farglielo capire.

Durante la colazione continuò a guardarla e quel sentimento continuava a rimanere. I direttori delle case passarono a dargli l’orario e vide che alla prima ora aveva un’ora in comune con Zecks e decise che gli avrebbe parlato, doveva capire che cos’avesse prima di vedere Miriam alla seconda ora.

- Zecks, ti devo parlare.

Si misero in fondo all’aula, tanto il professor Vitius non si sarebbe mai lamentato.

Gli spiegò la situazione e lui lo fissò con il suo solito ghigno spavaldo.

- Io te l’ho sempre detto, ma tu non mi hai mai creduto.

- Cosa?

- Ti piace Miriam. – Aliack sbuffò e fece finta di ascoltare Vitius, però sentiva che ciò che aveva detto Zecks rispecchiava la verità, però non l’avrebbe mai ammesso

- Te lo si legge in faccia, tutte le volte che c’è lei ti si illuminano gli occhi.

Continuò a far finta di ascoltare Vitius mentre parlava dei Giganti, poi gli venne in mente che Miriam si confidava spesso con Zecks e chiese con noncuranza: - Lei che pensa di me?

- Non posso dirtelo. - fece finta di niente e Zecks continuò – Almeno finchè non ammetti che ti piace…

Sospirò sonoramente e alla fine ammise che gli piaceva.

- Anche tu le piaci, ha anche capito che tu le vai dietro, però vuole che sia tu a fare la prima mossa.

Volse nuovamente lo sguardo al professore e decise di usare la sua magia per andarsene da quell’ora e ragionare sui suoi pensieri. Utilizzò lo stesso incantesimo della sera prima divenendo pallido come un cencio e cadde a terra svenuto. Zecks disse che l’avrebbe portato in infermeria, in realtà uscì dalla stanza e lo appoggiò al muro risvegliandolo.

- Che ti è saltato in mente?

- Mi stavo annoiando… senti, tu va in classe, io vado a farmi un giro.

 

Era nell’aula di divinazione e ascoltava senza voglia le numerose cavolate che diceva quella prof. …non ricordava neanche il nome… le era sempre stata antipatica, inventava sciagure a non finire, secondo quello che diceva quella prof. lei sarebbe dovuta morire già cinque volte in quella lezione…

Purtroppo non c’era nessuno dei suoi amici e si vide costretta a fare quegli insulsi esercizi insieme al suo cuginetto. Dopo l’ennesima intimazione di morte finse di svenire e fu portata in infermeria da Draco.

Appena furono arrivati l’infermiera la guardò e disse: - Ti sei annoiata già alla prima lezione?

Aprì gli occhi e si giustificò: - C’era la… - dopo lunghi istanti di silenzio si ricordò finalmente il nome - Cooman.

L’infermiera sorrise apprensiva e la fece andare.

- Torna in classe e dì che ho avuto un calo di zuccheri. – ordinò al cugino. Lui si diresse verso la torre senza opporsi minimamente.

Camminò per i corridoi della scuola e prese l’orario: alla seconda ora c’era pozioni… ed era con Grifondoro… avrebbe visto Aliack.

Sorrise all’idea e svoltò a destra; sbattè contro qualcuno e cadde a terra. Alzò lo sguardo e vide un ragazzo con i capelli neri. Lo riconobbe immediatamente: - Aliack!

- Miriam! Che ci fai qui?

- Mi stavo annoiando, tu invece?

- Anch’io…

La ragazza notò che lui stava guardando da un’altra parte e non poté fare a meno di chiedergli: - Stai bene?

Lui si riscosse e la guardò sorpreso, nel suo volto si notavano le gote rosse e quel particolare non sfuggì agli occhi esperti di Miriam.

- Sì …sto bene… - distolse nuovamente lo sguardo e la ragazza si chiese che cos’avesse.

- Perchè non mi guardi?

- Eh? Cosa?

- Mi stai ascoltando?

- Sì. Senti… andiamo nel giardino?

Annuì continuando a guardarlo stranita. Per tutto il percorso lui evitò ostinatamente il suo sguardo; la portò sotto al salice e si sedette per terra con la schiena contro il tronco. Miriam si accomodò poco distante da lui e Aliack arrivò al nocciolo della questione: - Miriam, tu mi piaci.

Lei lo guardò sorpresa, non immaginava che sarebbe stato così diretto.

- Zecks mi ha detto che anche tu ricambi i miei sentimenti, quindi… - le prese il volto e la baciò.

Rimasero abbracciati sotto l’albero per più di un quarto d’ora, poi sentirono la campanella e si diressero nelle segrete dove c’era l’aula di pozioni. Miriam esitò per l’ennesima volta davanti alle scale. Aliack sembrò capirla e la guardò rassicurante, così lei scese felice. Nell’aula trovò Draco con in mano la sua borsa e si ricordò solo in quel momento di averla scordata.

Piton diede una difficile pozione da preparare e, mentre tutta la classe guardava stranita gli strani colori che venivano dai loro calderoni, Miriam e Aliack si lanciavano gli ingredienti e discutevano sulle dosi da utilizzare continuando a discutere il libro.

- Ragazzi, volete tacere e concentrarvi sulla pozione? – chiese Piton osservandoli glaciale. Come risposta i due mostrarono due ampolle piene della pozione perfettamente riuscita.

- Potete andare. – annunciò quasi irato e i due ne approfittarono per parlare liberamente.

Tornarono sotto al salice e osservarono il lago.

- Ti ricordi quando abbiamo gareggiato per decidere chi partecipava al Torneo Tremaghi?

- Abbiamo discusso noi due per tutto il giorno e alla fine il Calice di Fuoco ha scelto Nerix.

Risero al ricordo e ricordarono tutte le loro avventure passate in quella scuola. Sentirono la campana e si avviarono verso la Sala Grande per il pranzo.

Videro Zecks seguito da delle ragazzine di Tassorosso mentre le corteggiava. La sua divisa era stata nuovamente tagliata alle maniche ed esponeva le sue braccia muscolose alle ragazzine.

Mentre mangiavano Silente si alzò per parlare: - Spero che il vostro primo giorno sia iniziato bene. – il suo sguardo attraversò il tavolo dei Tassorosso e il suo occhio critico si  fermò su Zecks – Zecks Kyre, ti avevo pregato di lasciare intatta la tua divisa.

Tutti gli sguardi si voltarono verso Zecks che rispose quasi rammaricato: - Le maniche m’impedivano i movimenti e non riuscivo a trasfigurare una tazza…

Tutta la sala rise, ma la Umbridge si alzò e disse: - Non si accettano simili comportamenti, lei è in punizione, alle cinque voglio che venga nel mio ufficio.

Zecks la guardò quasi ridendo, ma vide Silente fargli segno di tacere e ricominciò a mangiare tranquillo come se non fosse successo niente.

Dopo pranzo Serpeverde e Grifondoro del quinto anno avevano l’ora di Difesa contro le Arti Oscure.

Andarono nella stanza e si sedettero. Appena entrò, la Umbridge disse: - Via le bacchette, in quest’ora non vi serviranno.

- Come no? – chiese Aliack.

- Non ha alzato la mano signor…

- Black.

- Ah, lei è il fratello dell’assassino.

Lui ghignò beffardo e alzò la mano in segno di sfida. – Se le piace crederlo… comunque, perchè non ci serviranno le bacchette?

- In quest’ora studierete il libro, se avrete imparato la teoria passerete il GUFO senza problemi.

- Ma non dovremmo imparare a difenderci dalle arti oscure in quest’ora? – chiese Harry Potter che già provava odio per quella persona simile ad un rospo.

- Il Ministero non ha approvato il metodo d’insegnamento usato finora in questa materia.

- Ma la scuola non dovrebbe prepararci per quello che ci aspetta? – chiese Hermione Granger. La Umbridge la guardò con un’espressione accorata. – Ma non c’è niente là fuori. Che cosa pensate di trovare là fuori?

- Ah, non lo so, Lord Voldemort? – rispose beffardo Harry. La Umbridge divenne di colpo seria, ma intenerì immediatamente la sua espressione dicendo: - Vi è stato detto che un mago oscuro è tornato, ma non è vero.

Harry iniziò a scaldarsi, voleva dire qualcosa di pungente, ma fu preceduto. – E io sento continuamente delle fitte al braccio per scherzo, vero?

Tutta la classe si voltò verso Miriam che fissava con aria di sfida quella persona bassa e tarchiata che le stava davanti.

- Potrei sapere chi è lei?

- Miriam Serpeverde.

La donna la guardò con uno sguardo pieno di pietà e disse: - Dovresti andare in infermeria se senti delle fitte al braccio. – Miriam rimase immobile a fissarla. Dopo qualche istante si alzò e si avviò verso la porta.

- Dove crede di andare?

- In infermeria. – molti trattennero le risate e Miriam se ne andò. La Umbridge disse che cosa dovevano leggere e la classe  scese in un silenzio di tomba.

Miriam andò nell’ufficio del preside , come aveva fatto la prima volta che era andata in quel luogo, usò la legilimanzia e disse la parola d’ordine. Entrò nella stanza e trovò Silente seduto dietro alla scrivania.

- Miriam, non dovresti essere a lezione?

- Perchè quella donna è qui? Che diavolo ci fa una tizia del Ministero qui a Hogwarts?

- Non ho trovato nessun insegnante per Difesa contro le Arti Oscure e il Ministro ha mandato Dolores Umbridge per insegnarvi la materia.

- Ci ha fatto togliere le bacchette e ha detto che Tu-Sai-Chi non è ancora tornato.

Silente sospirò e chiese: - E tu perchè sei qui?

- Ho detto che ho continuamente delle fitte al braccio per farle capire che ha detto una cavolata. Mi ha guardata e mi ha consigliato di andare in infermeria, così sono venuta qui a protestare.

- Miriam, evita di inimicarti quella donna, hai già avuto numerosi problemi con il Ministero.

La ragazza sbuffò e uscì dalla stanza capendo che Silente non aveva intenzione di licenziarla. Andò in infermeria e vide numerosi ragazzini del primo anno con numerose fratture, capì immediatamente che erano caduti dalla scopa e sorrise al ricordo del suo primo volo. Dopo qualche minuto arrivò l’infermiera che sorrise contrariata dalla sua presenza.

- Come mai sei qui?

- La Umbridge mi ha detto di venire in infermeria per controllare il braccio. – la donna guardò il braccio, ma non vide niente di strano, poi capì e le fece lo stesso avvertimento di Silente.

Suonò la campanella e si avviò verso la sala comune di Serpeverde, almeno si faceva dare i compiti, praticamente aveva saltato metà di ogni lezione…

Piton entrò nel dormitorio e si diresse immediatamente verso di lei. La portò nel suo ufficio e iniziò a parlare irato: - Che diavolo ti è saltato in mente? Hai intenzione di far perdere dei punti a Serpeverde? I tuoi dissapori con quella donna tienili da parte, la prossima volta che la vedrai eviterai di discutere, chiaro?

Si sentì rallegrata da quella ramanzina, qualcuno che non le diceva di non inimicarsi quella donna… Annuì e se ne andò. Si diresse verso la torre di Grifondoro e disse al quadro con la signora grassa che voleva parlare con Aliack. Dopo qualche minuto per convincerla la donna sparì; si aprì il ritratto e uscì il ragazzo con un’aria preoccupata.

- Che è successo?

- Cos’altro ha detto quella donna?

- Nulla d’interessante… comunque ha messo in punizione me e Harry.

- Perchè?

- Perchè abbiamo osato contraddirla… - le sorrise e la baciò. La donna nel dipinto iniziò a lamentarsi, ma non ci fece caso e continuò imperterrito.

 

L’orologio suonò le cinque e Zecks, Aliack e Harry uscirono dai loro dormitori per andare nell’ufficio della Umbridge. La donna diede delle penne e disse ad ognuno di scrivere una frase diversa: a Zecks “devo portare rispetto”; ad Aliack “non devo contraddire l’insegnante” e ad Harry “non devo dire bugie”.

Verso le sette poterono andare, ma dovevano tornare il giorno seguente.

- Tutto questo solo perchè ho rotto delle maniche…

- E io perchè ho osato parlare…

Harry rimase in silenzio tutto il tempo e Aliack notò che la sua mano era pallida e gonfia, probabilmente gli si era bloccata la circolazione.

Rientrarono nel dormitorio e Aliack diede una benda ad Harry.

- Aliack, tu lo senti ancora Felpato?

Sorrise amaro e rispose: - No, il Ministero controlla le mie lettere… non lo sento da quattordici anni. Tu, invece?

- L’ho visto quest’estate. – Aliack rimase sbigottito e si bloccò a metà della sua fasciatura. Harry fece per andarsene, ma Aliack lo fermò. – Se lo senti, digli che mi manca.

Dopo aver completato la fasciatura andò nella sala comune e vide un folto gruppo di persone davanti a un manifesto. Si avvicinò incuriosito e vide l’annuncio per le selezioni della squadra di Quidditch. Andò a sedersi ad una poltrona, ma i gemelli arrivarono dopo meno di un secondo accompagnati da Lee Jordan. – Perchè non ti iscrivi?

- Perchè non so volare. – rispose lui calmo.

- Sicuramente te lo ricorderesti subito. – obbiettò Fred.

- Perchè volete che m’iscriva?

I tre si guardarono complici e risposero all’unisono: - Vogliamo vedere uno scontro fra te e Harry.

- Non ne ho voglia.

I gemelli gli si pararono davanti. – Stai scherzando? Chi non vorrebbe confrontarsi con colui che ha sconfitto Tu-Sai-Chi?

- Io. – si alzò, ma fu bloccato da Lee. – Perchè vorreste vedere uno scontro? – chiese rassegnato.

- Per divertirci!

- Sicuramente appoggeranno tutti lui, quindi non ci sarebbe nessuno a sostenermi e sarebbe comunque noioso.

George scosse vigoroso la testa. – Non credo… Harry un carattere quasi insopportabile, finirebbero tutti per tifare te.

- Allora sarebbe comunque noioso. – obbiettò saccente.

I gemelli si guardarono sconfitti e Lee chiese: - Perchè non vuoi farlo?

- Mi sono ripromesso che non avrei mai più giocato a Quidditch.

- Perchè?

Come risposta si allontanò da loro e tornò nella sua camera.

 

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Capitolo 4
*** Avvisi Inutili ***


Capitolo IV

Capitolo IV

- Avvisi inutili -

 

Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. Aveva sentito una presenza e l’aveva subito riconosciuta. Uscì dalla stanza e vide Harry, Ron ed Hermione fissare attenti nel camino. Sentì una voce e saltò un battito del cuore; non poteva crederci, non poteva essere lui…

Harry si voltò verso di lui e rimase bloccato. Si girarono anche gli altri due e riconobbe la faccia di Sirius nel camino.

Scavalcò una poltrona e si sedette vicino al camino.

- Sirius…

- Aliack! Sei cresciuto in questi anni.

- Dove sei?

- Non posso dirtelo, sai benissimo che il Ministero ti controlla.

- Sono diventato bravo a far perdere le mie tracce.

Sirius lo guardò rattristato e alla fine rivelò il luogo dove si trovava: - Sono a Londra; Grimauld Place numero 12.

- Qualche volta vengo a trovarti.

Vide il volto di brace sorridere e scomparve.

Si alzò e si diresse verso la camera.

- Aspetta!

Si voltò e guardò interrogativo Harry.

- Perchè sei uscito dalla tua stanza?

- Ho sentito la presenza di mio fratello e ho voluto controllare.

Entrò nella stanza e si sedette sul bordo del letto…non ci credeva…aveva rivisto Sirius…

Sentì la porta della stanza aprirsi e vide tre figure sull’uscio. Si rialzò svogliato e andò verso i tre ragazzi.

Vide Hermione diventare rossa per l’imbarazzo, probabilmente non aveva mai visto qualcuno a torso nudo, Ron guardarlo intimorito e Harry scrutarlo deciso.

- Che volete?

- Nessuno deve sapere ciò che hai visto.

- Non c’era bisogno di dirmelo, l’avevo capito da solo.

- Non lo devono sapere neanche i tuoi amici.

- Ti ho già detto che l’avevo capito da solo. – chiuse la porta in faccia ai ragazzi e si addormentò.

 

Il giorno seguente avevano le materie in cui eccedeva: Trasfigurazione, Cura delle Creature magiche e Astronomia.

Nell’ora di Cura delle Creature magiche vide numerose ragazze accarezzare gli esemplari che aveva portato la professoressa Caporal, notò Miriam appoggiata ad uno steccato e le andò vicino. – Che fai?

- Rido delle ragazzine.

Parlarono per poco perchè arrivarono Draco e i suoi amici. – Un Grifondoro non dovrebbe parlare con un Serpeverde.

Aliack lo guardò ridendo e disse: - Un Serpeverde non dovrebbe portarsi in giro due deficienti.

Malfoy stava per ribattere, ma Miriam lo bloccò con un cenno. – Se volete discutere andatevene da qui.

 

Tornarono al castello e all’entrata della Sala Grande videro un avviso. Tutti gli studenti si avvicinarono e lessero: “Dolores Umbridge è nominata Inquisitore Supremo. Il Ministro della magia, Cornelius Caramel.

Dopo qualche centimetro ce n’era un altro: “Gli studenti dovranno vestirsi con giudizio. Dolores Umbridge, Inquisitore Supremo.

Entrarono nella stanza e presero posto per mangiare. Quando tutta la fiumana di persone finì entrò Zecks camminando tranquillamente.

Dal tavolo degli insegnanti si alzò la Umbridge che disse con la sua voce civettuola: - Signor Kyre, non ha notato la regola appesa al muro?

Zecks tornò indietro e lesse, rimase sconcertato da quella regola e non capì perchè gliel’avesse fatta leggere.

- Mi dispiace signora, ma non ho capito perchè mi ha fatto leggere questa regola.

- Vuole leggerla affinché tutti sappiano che cosa dice?

- “Gli studenti dovranno vestirsi con giudizio.

- E che cosa non ha capito, signor Kyre?

- Io mi vesto con giudizio. – molti risero divertiti e la donna si rabbuiò leggermente.

- La sua uniforme afferma il contrario.

Zecks guardò l’uniforme e dopo qualche istante capì che la donna si riferiva alle maniche.

- Per questo la devo mettere in…

Il ragazzo materializzò delle maniche e la sua uniforme tornò come nuova. La donna si risedette contrariata e Zecks sfilò spavaldo fino al tavolo dei Tassorosso.

 

Passarono altri giorni e altri avvisi sui comportamenti da tenere furono appesi sul muro davanti alla Sala Grande.

Mentre la Umbridge estendeva il suo “dominio”, Harry&Co. progettavano di fondare l’ES: l’esercito di Silente.

Dopo l’ennesima sera passata in punizione dalla Umbridge Harry tornò nel dormitorio e vide Hermione e Ron affaccendati a discutere vivacemente. Notò tutto il resto del dormitorio guardarli incuriositi, ma notò subito l’assenza di Aliack.

Guardò verso la sua stanza e vide una flebile luce uscire dalla porta; guardò i gemelli Weasley e chiese che cosa stesse facendo.

- Non lo sappiamo, si è chiuso qualche ora fa e non ne è ancora uscito.

Si avvicinò alla porta, stava per bussare, ma sentì delle voci, così appoggiò l’orecchio e rimase in silenzio ad ascoltare.

- Come fai ad essertela presa per quello scherzo? Era stupido.

- Mi dà fastidio il fatto che Zecks abbia deciso di prendermi di mira! – riconobbe istantaneamente la voce di Miriam e bussò vigorosamente alla porta.

Aliack gli aprì subito e si appoggiò all’uscio nascondendo la stanza.

- Serve qualcosa?

- Posso parlarti un attimo?

Lo guardò sorpreso e lo fece entrare. Harry si guardò sospettoso, ma non vide la ragazza e si chiese se avesse solo immaginato.

- Allora, che devi dirmi?

Pensò velocemente a che cosa potesse dirgli, ma non era mai stato bravo ad inventare. – Ho sentito delle voci.

- Sei venuto qui per dirmi che sei pazzo?

- Ho sentito delle voci venire dalla tua stanza – spiegò quasi irritato.

Aliack lo guardò sconcertato e Harry pensò che avrebbe potuto fare l’attore.

- Ti ho sentito mentre parlavi con Miriam.

- E come avrebbe fatto ad entrare?

Era proprio quello che voleva capire, così rimase in silenzio. Dopo qualche istante Aliack si voltò e disse: - Vieni fuori, al massimo gli cancelliamo la memoria.

Miriam comparve e Harry la trovò bellissima: i capelli erano sciolti, invece della consueta coda, e le incorniciavano i lineamenti; gli occhi avevano una strana sfumatura argentea al bagliore dell’unica candela che illuminava la stanza; aveva un top e dei pantaloncini che le facevano risaltare le curve già accentuate.

- Non guardarmi con quella faccia da pesce lesso… - Harry si riscosse e vide Aliack guardarlo contrariato.

- Sei venuto per altro o solo per sapere se sei pazzo?

- Volevo sapere come ha fatto ad entrare.

I due si guardarono e Aliack sbuffò sonoramente. – Ha usato la magia.

- Che magia?

- Sono diventata invisibile e sono arrivata davanti al dipinto, poi ho fatto un incantesimo smaterializzando la materia – notò lo sguardo di Harry e spiegò meglio – sono diventata come un fantasma e ho attraversato il dipinto, poi sono arrivata qui.

Rimase immobile a guardarla e dalla sua espressione capì che non stava mentendo.

- Hai altro da chiedere? – chiese Aliack innervosito.

Harry si avviò verso la porta, ma non poté fare a meno di osservare un’ultima volta il corpo di Miriam.

Appena chiuse la porta vide i gemelli avvicinarsi domandandogli che ci facesse nella camera di Aliack.

- Mi serviva una benda – disse con tono dispersivo e si avviò velocemente verso i suoi due migliori amici.

- Di che parlate?

Entrambi sembravano vederlo solo in quel momento e Hermione affermò evasiva: - Niente. Tu, invece, che ci facevi nella camera di Aliack?

- Mi serviva una benda. – girò lo sguardo e vide i due gemelli bussare alla porta di Aliack. Il ragazzo li ascoltò e uscì dalla stanza.

- Ma non puoi metterti una maglietta? – esclamò Hermione arrossendo.

- Non farne una tragedia, non sono mica nudo! – ribattè di rimando l’altro. – Perchè mi avete fatto uscire?

- Che ci faceva Harry nella tua stanza?

- Gli serviva una benda. – affermò calmo il ragazzo e Harry si chiese se quella fosse stata una pura coincidenza.

Fred lo guardò con fare indagatore e chiese a bassa voce: - Che ci fa Miriam nella tua stanza?

- Non è nella mia stanza.

- Prima abbiamo sentito la sua voce.

Aliack si rabbuiò per un istante, poi si girò e chiese a tutto il dormitorio: - Quanti hanno origliato nella mia stanza?

Alzarono la mano in due o tre persone. Aliack li guardò glaciale e si chiuse nella sua stanza. Alcuni si riavvicinarono, ma dopo qualche istante dissero: - Ha usato il Muffliato.

Aliack spalancò la porta e usò un incantesimo contro quelle persone: dopo un secondo furono scaraventate contro il muro. Tutte le ragazze scesero spaventate, ma la loro espressione mutò quando videro gli addominali scolpiti di Aliack che, come risposta, si richiuse in camera.

Lo videro solo la mattina dopo davanti alla Sala Grande. Stava leggendo un nuovo avviso della Umbridge: “Tutti coloro che sono stati coinvolti con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato devono andare nello studio dell’Inquisitore Supremo. Il Ministro della Magia, Cornelius Caramel.

Un gruppo di Serpeverde salì dai sotterranei e si fermarono a leggere. Molti non entrarono nella sala, ma si diressero verso le scale per andare nell’ufficio della Umbridge; Harry notò anche Miriam e si chiese che cosa c’entrasse lei con lord Voldemort.

Vide Aliack fermare la McGrannit. – Devo andare anch’io?

- Suppongo di sì, Aliack.

Il ragazzo si avviò sbuffando verso l’ufficio di quell’odiosa donna e Harry si fece nuovamente quella domanda, dopotutto avevano solo dieci anni quando Voldemort era caduto, come potevano c’entrare con lui?

Videro la sala stranamente vuota, soprattutto il tavolo dei Serpeverde, e Silente che guardava torvo la scena.

 

Anche dopo colazione in molti non erano tornati dall’ufficio della Umbridge e fu così per tutto il resto della giornata, fino all’ora di pranzo quando la vocina mielosa della donna riecheggiò per il castello: - Dopo aver discusso con tutti coloro che sono venuti nel mio ufficio ho deciso che tutti quelli con il cartellino rosso devono tornare anche dopo pranzo.

Harry guardò Aliack e lo vide prendere un foglio di carta. Dopo pochi istanti quello divenne rosso e lui lo bruciò arrabbiato.

- Che cos’hai fatto per inimicarti la Umbridge? – chiese George.

Il ragazzo non rispose. Per tutto il pranzo rimase in silenzio e Harry lo vide guardare continuamente il tavolo dei Serpeverde. Quando suonò una campanella tutti gli studenti si alzarono e alcuni si diressero verso l’ufficio della Umbridge.

Appena tutti ebbero finito la cena, la Umbridge entrò nella sala insieme ad Aliack, Miriam e altri due ragazzi di Serpeverde.

- Questi ragazzi devono essere espulsi dalla scuola. – affermò calma la donna. Miriam la guardò con tutto l’odio del mondo, mentre Aliack era rimasto sbigottito.

 Silente si alzò lentamente e chiese cortesemente: - Per quale motivo?

- Sono tutti incriminati di credere ancora in Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

- Mi dispiace contraddirla, ma sono certo che questi ragazzi non gli credono minimamente.

- Dopo aver posto a loro delle domande è sorto che: Miriam Serpeverde è ancora un mangiamorte…

- Sì certo, come no. – affermò la ragazza sbuffando. Ma tutti erano rimasti bloccati: Miriam era stata un mangiamorte…

- Aliack Black ha gli stessi ideali del fratello Sirius Black; mentre questi due ragazzi sono incolpati di aver scritto nel loro dormitorio Magie Oscure.

Silente la guardò e dopo qualche istante rispose: - Miriam ha rinnegato Voldemort molti anni fa; Aliack ha ideali diversi da quelli del fratello; quei due ragazzi vorrei interrogarli di persona.

La Umbridge uscì velocemente dalla stanza mentre il resto della sala osservava impietrita Miriam. La ragazza uscì a testa bassa e tornò nel dormitorio.

 

- Aliack, è vero che Miriam è stata un mangiamorte?

Il ragazzo guardò male Ron che rabbrividì dal terrore, ma rispose comunque alzando la voce in modo che tutta la sala comune di Grifondoro sentisse: - È diventata un mangiamorte solo per salvarsi; ha rinnegato Voldemort poco prima della sua caduta.

Avrebbe voluto dire che era stata lei a salvarli, ma non poté farlo, Miriam era stata irremovibile su quel punto: nessuno doveva sapere  ciò che aveva fatto.

Molti rimasero immobili e il silenzio regnò sovrano. Fred e George si guardarono e decisero di provare dei botti per alleviare la tensione.

Tutti guardarono meravigliati quei colori e nessuno notò Aliack tornare nella sua camera.

Solo quando tutti se ne furono andati dalla sala i gemelli, Ginny, Ron, Hermione ed Harry osarono bussare cautamente alla porta. Il ragazzo aprì e chiese: - Che volete?

Sentirono dei singhiozzi e Harry capì che Miriam era entrata nella stanza. Aliack si voltò di scatto e la guardò preoccupato. Fece cenno a tutti di entrare e richiuse silenzioso la porta.

Tutti videro Miriam seduta sul letto del ragazzo con il volto fra le mani scossa da violenti singhiozzi. Aliack si sedette vicino a lei e la strinse a sè. Pose l’indice sulle labbra e tutti tacquero pietrificati dalla scena.

Dopo qualche minuto Miriam si calmò e si voltò verso di loro. Aveva gli occhi rossi e gonfi per il pianto e tutta la sua spavalderia sembrava essere sparita.

Aliack li guardò tristemente continuando a stringere la ragazza e chiese: - Perché siete qui?

Per la  prima volta George assunse un tono serio e disse: - Volevamo sapere con precisione che cos’è successo a Miriam.

La ragazza affondò la faccia nei vestiti di Aliack che scosse la testa facendo capire che non poteva parlarne.

Harry cambiò argomento e chiese: - Tu perchè sei coinvolto con Voldemort?

- Non posso dirvelo perchè direi parte della sua storia – indicò la ragazza che lo strinse più forte.

- Perchè piange? – chiese Ron.

- Ron, hai la delicatezza di un elefante… - commentò Ginny.

- Perchè?

Aliack lo fissò glaciale; si alzò e lo sollevò per la divisa; lo trascinò fuori dalla stanza e gli chiuse la porta in faccia. – Quel tipo non ha la più pallida idea di che cosa sia il tatto…

Si risedette vicino alla ragazza e tutti decisero di uscire.

Continuò a tenerla stretta per dieci minuti, poi sentì il respiro della ragazza tornare normale e lasciò la presa per osservarla. Non riusciva a guardarlo negli occhi e capì che il sentimento di vergogna, provato subito dopo aver rinnegato Voldemort, era ritornato e decise che non l’avrebbe lasciata tornare nel suo dormitorio.

La prese in braccio con enorme facilità e sollevò le coperte dal letto, poi la lasciò delicatamente sul materasso.

- Che fai? – riuscì a chiedere. Gli si strinse il cuore, era da molte ore che non sentiva la sua voce e il fatto che avesse parlato lo rassicurò parzialmente.

- Stanotte dormi qui. Non voglio lasciarti sola. – delle lacrime le solcarono il viso, però riuscì a guardarlo: era sorpresa. Sorrise dolcemente e toccò le morbide labbra della ragazza. Si sdraiò vicino a lei e la cinse in un dolce abbraccio.

Si svegliò alle otto per il solito rumore nella sala. Guardò la ragazza fra le sue braccia e la svegliò con delicatezza.

- Sono le otto.

- Non vado a lezione oggi.

Se l’era immaginato… si alzò e andò a prepararsi.

Nella Sala Grande Ginny s’informò sulla salute della ragazza e lui disse solamente che stava dormendo.

Dopo colazione Zecks lo prese in disparte e chiese preoccupato: - L’hai vista?

- Sì. Sta dormendo… ha deciso di non andare a scuola.

Il Tassorosso sospirò e lo salutò andando nell’aula di Pozioni.

Dopo pranzo vide Malfoy avvicinarsi a lui. - Sai dov’è Miriam?

- Perchè?

- Oggi non era a lezione, sono andato nel dormitorio e non l’ho trovata.

- È da me. – Draco se ne andò rasserenato e Aliack si chiese a chi altro avrebbe dovuto dirlo. Vide Nerix avvicinarsi e già si stava preparando a rispondere.

- Dà questo a Miriam – gli porse una lettera; Aliack la prese e la guardò sorpreso. – Non fare quella faccia… è scontato che sia da te, dopotutto siete insieme, no?

- Come…? – avevano deciso di non dire niente ai due amici per evitare che si sentissero di troppo.

- Si vede e comunque lo sai che sono brava in queste cose.

Anche la ragazza se ne andò e Aliack si diresse verso l’aula di divinazione.

Appena finita quell’ora d’inferno si avviò verso il dormitorio seguito da molti Grifondoro. Entrò nella stanza e trovò Miriam mentre evocava del fuoco e l’osservava. Lo faceva spesso, tutte le volte che voleva calmarsi. Dissolse la fiamma e fissò Aliack: accennava un sorriso, ma il ragazzo vi scorse anche un’enorme tristezza.

- Come ti senti?

- Meglio… torno nel mio dormitorio.

- Stasera vengo da te.

Lei sorrise e lo baciò. Il ragazzo aveva lasciato la porta aperta e tutta la sala li fissò in silenzio. Numerose ragazze fissavano astiose Miriam, ma alla fine dovettero riconoscere che stavano bene insieme.

Miriam divenne invisibile e uscì dal dormitorio.

Fred e George presero Aliack e gli diedero numerose pacche sulla schiena. – “È solo la mia migliore amica”, vero? E bravo Aliack!

Harry notò Hermione guardare il ragazzo corrucciata; poi si alzò e disse: - Non si possono portare persone delle altre Case nei dormitori.

Aliack la fissò quasi schernendola. Si abbassò e le sussurrò all’orecchio: - Non essere gelosa, dieci anni fa, forse, avrei preferito te a lei, ma sei troppo giovane per me…

Hermione avvampò immediatamente e si voltò di scatto per dirigersi nel suo dormitorio. I gemelli si complimentarono nuovamente per averla zittita, ma Ron stava scrutando Aliack. Harry lo sentì borbottare: - Non mi sembra così forte… posso farcela. – si avvicinò al ragazzo e disse – Devo parlarti.

Entrarono nella stanza e Aliack applicò il Muffliato sapendo che tutti erano attaccati alla porta. Ron si girò e urlò: - Stupeficium!

Aliack gli comparve dietro e disse grave: - Hai voglia di morire, per caso?

- Non devi più trattarla in quel modo! -  fece per colpirlo con un pugno, ma Aliack lo bloccò senza sforzo.

- Ti riferisce a Hermione? Io non l’ho trattata in nessun modo…

- La stai illudendo! Tutte le volte parla sempre di te e di ciò che hai fatto, non riesco più a sopportarti!

- Non è colpa mia se si sta illudendo, io non faccio assolutamente niente. – parò un altro pugno e buttò Ron a terra – Se hai problemi sentimentali, parlane con lei.

Uscì dalla stanza e tenne la porta aperta perchè anche Ron potesse uscire.

- Che ti ha detto? – chiese Fred curioso.

- In realtà non l’ho capito, non riesco a capire il suo linguaggio.

Ron si alzò e gli si buttò addosso. Aliack si girò e il pugno arrivò dritto sui suoi addominali. Non fece neanche una piega, Ron, invece, ritrasse la mano e la guardò: era completamente rossa e iniziava a gonfiarsi.

- Mi dispiace per te, ma ho i muscoli duri come l’acciaio. - Fece per colpirlo nuovamente, ma Aliack bloccò il colpo. Ron sentì una strana brezza; poi venne scaraventato contro il muro e cadde a terra.

- Non sono un avversario che puoi battere con questi giochetti, ti consiglio di lasciar perdere.

Ron rimase fermo per terra. Aliack lo guardò sconcertato e gli si avvicinò. L’osservò per qualche istante, poi Ron si volse fulmineo con la bacchetta in mano.

- Stupeficium!

- Protego.

Il colpo rosso svanì nel nulla e Ron fissò spaventato Aliack.

- Te l’ho appena detto: non puoi battermi.

- Come hai fatto? La tua bacchetta…

- Non mi serve un pezzo di legno per fare gli incantesimi. – si voltò; si sedette su una poltrona materializzando un libro e cominciò a studiare. Nel frattempo tutta la sala era rimasta ammutolita, ma si ripresero dopo poco. Harry andò ad aiutare Ron, mentre tutti gli altri ragazzi si sparpagliarono per la sala.

All’ora di cena scesero e Aliack vide l’ennesimo annuncio della Umbridge.

“L’Inquisitore Supremo farà dei controlli per verificare la validità degli insegnanti. Il Ministro della Magia, Cornelius Caramel.

Entrò nella sala e scorse immediatamente Miriam al tavolo dei Serpeverde vicina al cugino. Sembrava felice e sorrise fra sè e sè. Dopo qualche istante Zecks gli venne incontro e lo guardò accigliato dicendo: - Credevi che ci saremmo sentiti di troppo, per caso?

- Di che stai parlando?

- Di te e Miriam.

- Te l’ha detto Nerix, vero? – Zecks non rispose, ma continuò ad osservare l’amico

- Sì,  sia io che Miriam abbiamo pensato che poteste sentirvi di troppo e abbiamo preferito non dirvelo.

- Però tutti i Grifondoro possono saperlo, giusto?

Si voltò di scatto e vide Fred e George fare dei segni a Zecks, l’aveva sempre detto che sarebbero andati d’accordo…

Li guardò glaciale e si diresse verso il suo tavolo.

Verso le dieci andò nella camera di Miriam e la trovò addormentata, probabilmente era ancora stravolta…

Le si avvicinò e le scostò i capelli dal viso. La ragazza aprì gli occhi e dopo qualche istante sembrò riconoscerlo.

- Aliack… - lui la baciò e sussurrò: - Andiamo nel mio dormitorio, questo posto mi mette i brividi.

- Preferisco stare qui.

Il ragazzo la fissò accigliato; la prese in braccio e usarono la magia per arrivare nel dormitorio del ragazzo. Dopo essere entrato appoggiò Miriam su una poltrona e tornò visibile.

- Vi ho portato una persona… - indicò la poltrona e tutti sentirono delle imprecazioni venire da quella. Miriam comparve piuttosto accigliata e solo in quel momento Aliack si rese conto di quanto fosse bella. I capelli erano sciolti, gli occhi erano di un viola vivo, aveva una maglietta a maniche lunghe molto larga che le arrivava al seno e di un bianco quasi trasparente e i pantaloni erano dello stesso tessuto. Aliack si pentì di averla portata nel dormitorio. Vide gli sguardi di tutti puntati su di lei, avidi di ricordare la sua immagine. Si sedette di fronte alla ragazza e fissò i suoi occhi d’ametista. La ragazza alzò lentamente lo sguardo e incrociò gli zaffiri di lui. Nello sguardo di lei scorse amarezza, mentre il suo esprimeva rimpianto.

Forse si è pentito di avermi portata qui…è sempre stato possessivo…

Non volevo che si sentisse al centro dell’attenzione, ma il portarla qui l’avrebbe distratta…

Fred guardò i due e chiese: - Come vi siete conosciuti?

Si alzò un leggero brusio e Aliack la guardò aspettando un qualunque segno per poter continuare: fece un cenno col capo.

- Ci siamo conosciuti quattordici anni fa, quando Voldemort non era ancora caduto e Miriam era ancora un mangiamorte. Stavano distruggendo un villaggio e io mi sono materializzato in una tenda insieme a mio fratello, Sirius Black: il piano era quello di portare Miriam in un altro luogo per convincerla a venire dalla nostra parte. Dopo aver fregato Voldemort l’ho portata nella casa dei Black e ho tentato di convincerla.

- Ce l’hai fatta? – chiesero in più persone.

- Più o meno… i mangiamorte ci hanno trovati e lei mi ha lanciato un Faecta mea Ivo Morte… naturalmente non l’ha finito – aggiunse notando gli sguardi sconvolti di tutti – Mi ha portato da Silente che mi ha curato e nel frattempo è andata da Voldemort per ricevere la sua punizione.

- Mentre stava per uccidermi si è messo in mezzo e l’ho salvato nuovamente; così siamo tornati da Silente e ci siamo rimasti fino alla caduta di Voldemort. – s’intromise Miriam e Aliack non poté fare a meno di guardarla amaramente… probabilmente avrebbe portato fino alla tomba ciò che aveva fatto.

Tutti rimasero in silenzio continuando ad osservarli. Aliack sorrise e baciò la ragazza di fronte a lui con impeto. Ron guardò Hermione e la vide triste, ma, appena lei si accorse del suo sguardo, ritornò impassibile.

Quando separarono le loro labbra, Aliack vide numerose ragazze fissarlo corrucciate e i ragazzi guardarlo gelosi. Prese in braccio Miriam e la portò in camera sotto lo sguardo allibito di tutti. Chiuse la porta e l’appoggiò sul letto.

- Perchè siamo venuti qui, ora?

- Volevo osservarti… - accese le candele e guardò la ragazza. A quella flebile luce era ancora più bella; si sedette vicino a lei e la baciò. Si stesero sul letto e represse il desiderio di andare oltre a quel bacio. Si separò bruscamente e si rialzò con la testa fa le mani.

- Scusami, non… - farfugliò altre scuse. Si rialzò anche la ragazza e si strinse alla schiena dell’amato.

- Perchè mi chiedi scusa? Per avermi resa felice?

Aliack si voltò di scatto e la guardò con gli occhi sbarrati. La strinse a sè e le sfilacciò un laccio che aveva sulla schiena aprendo la maglietta. Abbassò il tessuto fino alle spalle e la baciò dolcemente. Si sdraiarono nuovamente e slacciò tutti i lacci continuando a baciarle le spalle e il collo.

Si lasciò togliere la maglietta e sentì le mani della ragazza percorrergli la schiena facendogli provare brividi di piacere.

La porta si spalancò. Si bloccarono e si voltarono verso tutti i Grifondoro che li guardavano paonazzi. Aliack si alzò e chiuse la porta sbattendola violentemente. Tornò a guardare la ragazza che stava allacciando la maglietta. La fissò intensamente e pensò di farla rimanere, ma sapeva che lei non avrebbe acconsentito. Miriam divenne invisibile e se ne andò salutandolo appena.

Aprì la porta e guardò accigliato le poche persone rimaste nella sala.

- Chi è stato il genio che ha deciso di aprire?

- Dovevi chiudere la porta se volevi della privacy. – affermò George. Comparve davanti ai gemelli; prese delle merendine a caso e gliele ficcò in bocca. Li vide impallidire ed entrambi salirono nella loro stanza correndo.

- Non erano stati loro, comunque. – affermò una delle ragazze. Vide Ron trasalire e capì che era stato lui. Gli si avvicinò lentamente e si appoggiò alla sua spalla. – Hai voglia di morire, quest’anno?

Harry sfoderò la bacchetta e Aliack la fece volare guardandola soltanto. Il ragazzo rimase spiazzato e tornò a fissare Ron. – Un altro scherzo e ti rompo qualcosa, intesi?

Lo vide scuotere febbrilmente la testa su e giù e tornò nella sua stanza. Non dormì neanche per un minuto, nella sua mente continuava a pensare a Miriam e all’opportunità che aveva perso per colpa di quell’idiota… non aveva visto niente del corpo che desiderava da sempre e strinse il pugno così forte da far sanguinare il palmo.

All’alba si alzò dal letto capendo che non si sarebbe addormentato. Si preparò e uscì dalla stanza per sedersi su una poltrona vicino alla finestra. Alle otto la sala era piena di persone e decise di scendere anche lui; visto che anche Zecks sapeva della sua relazione con Miriam avrebbe potuto sfogarsi con qualcuno.

Lo trovò in mezzo al solito gruppo di ragazzine e lo trascinò lontano da loro con mal grazia.

- Che è successo?

Gli spiegò della sera prima e alla fine della spiegazione lo vide ghignare.

- Penso che Ronald Weasley diventerà il mio prossimo bersaglio…

Entrarono nella stanza e Aliack si sedette di fronte ai gemelli. – Scusate per ieri, ma mi ero innervosito. – disse dopo qualche istante.

- Nessun problema, l’avremmo fatto anche noi. – affermò calmo Fred.

Mangiarono velocemente e si diressero verso l’aula di Erbologia. Guardarono delle piante piuttosto strane e molti si sporcarono nel tentativo di prendere dei bulbi.

 

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Capitolo 5
*** Sogno d'Autunno ***


Capitolo V

Capitolo V

Sogno d’autunno -

 

 

A pranzo Aliack incrociò la ragazza e la prese in disparte.

- Senti, per ieri…

- Stasera vengo da te. – annunciò Miriam senza ascoltarlo minimamente.

La guardò stranito e lei sorrise baciandolo teneramente.

- Signor Black e signorina Serpeverde, non avete letto la nuova norma? – si voltarono e videro la faccia grassoccia della Umbridge. Si guardarono non capendo e si avvicinarono al muro della Sala Grande. “I ragazzi e le ragazze dovranno stare a 30cm di distanza. Dolores Umbridge, Inquisitore Supremo.”

- Dovrò mettervi in punizione…

Entrarono nella sala e si diressero verso i loro tavoli.

- Posso uccidere la Umbridge? – chiese Aliack sedendosi vicino ai gemelli.

- Ne saremmo contenti… hai letto la nuova regola? – chiese George.

- Sì… e sono anche in punizione.

- Hai collezionato punizioni… - constatò Fred.

- Se le regole le mette all’ora di pranzo cosa posso saperne io?

Si sfogò con il cibo nel suo piatto. Con la coda dell’occhio vide Hermione guardarlo dalle pagine di un libro. Gli vennero in mente le parole di Ron e si ripromise che avrebbe parlato con lei.

Sentì un sibilo dietro alle orecchie; si abbassò di scatto e della polenta finì in faccia a Ron. Si girò e vide Zecks con il cucchiaio in mano; sorrise all’amico e rialzò lo sguardo.

- Credo che Zecks ti abbia preso di mira… - aggiunse quasi dispiaciuto.

Sentirono una voce leziosa richiamare l’attenzione e si voltarono tutti. La Umbridge era in piedi mentre guardava Zecks. – Signor Kyre, ha letto la norma numero 15?”

- Forse…

- ‘Bisogna tenere un comportamento adeguato nella scuola’ – recitò la donna – Non mi sembra che lei lo stia facendo.

- Mi faccia indovinare, sono in punizione?

- Sì, l’aspetto nel mio ufficio alla solita ora. – si risedette e Zecks continuò a fissarla in tono di sfida: le avrebbe preparato qualche bella sorpresa…

 

Dopo pranzo andarono nelle varie aule e alle 5 Aliack si preparò per andare nell’ufficio della Umbridge. Per strada incrociò anche Zecks e risero all’idea dell’ennesima frase che la donna avrebbe detto di scrivere. Si guardarono le mani: dappertutto c’erano cicatrici che si sovrapponevano con le frasi piu’ svariate. Davanti all’ufficio della donna videro Miriam e Aliack trattenne il desiderio di baciarla.

Entrarono nell’ufficio rosa e presero delle piume aspettando che la donna dicesse le frasi.

- Devo comportarmi bene, signor Kyre -  e Zecks iniziò a scrivere divertito – Devo rispettare le regole, signor Black e signorina Serpeverde.

Alle sette uscirono e Miriam seguì Aliack nel suo dormitorio.

Entrarono ridendo e tutti i Grifondoro si voltarono riconoscendo la voce di Miriam. Si sedettero su due poltrone vicino alla finestra. Aliack notò Hermione e gli venne in mente che doveva parlarle. Si congedò da Miriam che fu subito raggiunta dai gemelli e si diresse verso Hermione.

Ron lo guardò in cagnesco, mentre la ragazza lo fissava arrossendo.

- Posso parlarti?

- Sì…certo… - era arrossita e Aliack iniziò a prepararsi mentalmente, non sarebbe stato facile.

- Ti piace qualcuno? – chiese di punto in bianco non sapendo come cominciare. La ragazza divenne paonazza e lo fissò allibita.

- Hermione, se quel qualcuno sono io, ti prego di lasciar perdere. Sei intelligente, avrai capito che sono follemente innamorato di Miriam; l’altra volta ti ho detto che dieci anni fa avrei scelto te, ma avrai anche capito che mi diverto a prendere in giro le persone… - fece una pausa e proseguì – C’è già qualcuno innamorato di te, quindi non perdere tempo con me, soffriresti solamente.

Rimasero in silenzio per qualche istante e Hermione sbottò indignata: - Come hai potuto pensare che potessi piacermi? Io non perdo tempo con quelli arroganti come te.

- Allora meglio così.

Tornò da Miriam e la vide stranamente incavolata. Lo fissò torva e arrivò al nocciolo della questione: - Che cos’hai fatto la prima sera?

- Che ho fatto? – chiese Aliack notando una punta di gelosia nella voce della ragazza.

- Hai spudoratamente corteggiato una ragazza. – lo fissò in modo sempre più aggressivo e Aliack capì che stava per esplodere dalla rabbia.

- Non eravamo ancora insieme… - tentò lui di difendersi.

- Ti sembra una scusa?- stava per urlare, se lo sentiva. La vide che stava per aprire bocca e la richiuse prepotentemente con la propria.

- Per me ci sei solo tu. – affermò sicuro e con la voce più dolce che avesse mai fatto.

La ragazza si alzò dalla poltrona e fece per andarsene, ma lui afferrò il suo polso e la guardò intensamente. Lei sorrise e Aliack la condusse nella sua camera. Non gl’importava del decreto della Umbridge, avrebbe fatto tutte le punizione del mondo, anche il Crucio, pur di possedere quel corpo.

Le tolse la divisa e fissò il suo corpo, gli parve la cosa più bella che potesse esistere. Si girò; chiuse la porta con la magia e usò il Muffliato. Fece per toglierle anche la gonna, ma la ragazza lo bloccò e disse sensualmente: - Mi piaceva di più la tua dolcezza di ieri…

Il ragazzo sorrise e la portò al letto. Si tolse la maglietta e riprese da dove si erano interrotti la sera precedente. Le baciò il corpo segnando una lunga linea che scendeva dal collo e andava verso il seno. Interruppe quella linea immaginaria e ne tracciò un’altra sul ventre della ragazza. Le sfilò la gonna e si lasciò togliere i pantaloni. Rimasero in intimo e la guardò come a cercare consenso. Lei aveva il fiato corto, ma riuscì comunque a sorridere. L’abbracciò e, mentre lei scorreva le sottili dita verso i boxer, le slacciò il reggiseno. Si inginocchiarono e si tolsero l’intimo a vicenda.

Rimasero completamenti nudi e si osservarono. Lei aveva seni perfetti e ogni parte del suo corpo era proporzionata; lui aveva i muscoli del torace ben delineati e le spalle ben piazzate. Si baciarono intensamente e passarono la notte più bella della loro vita.

 

Si svegliarono il giorno dopo per il consueto trambusto e arrossirono appena incrociarono lo sguardo dell’altro. Erano abbracciati e il corpo di Miriam aderiva perfettamente al torace del ragazzo. Si baciarono teneramente e si alzarono. Si prepararono e Miriam divenne invisibile per unirsi a un gruppo di Serpeverde senza destare sospetti.

I due evitarono d’incontrarsi per qualche giorno, avevano la spiacevole sensazione di essere osservati…

 

Finalmente arrivò la prima uscita a Hogsmeade. La mattina Aliack notò Hermione, Ron e Harry discutere vivacemente, alla fine sembrava che avessero vinto i primi due. Il pomeriggio si trovò con gli altri tre amici davanti alla Testa di Porco. Il barista li riconobbe subito e li salutò offrendogli gratis del Whisky Incendiario.

Dopo una decina di minuti entrarono anche Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley. Li guardarono sorpresi; Harry si avvicinò e disse: - Come mai siete qui?

- Preferiamo questo posto ai Manici di Scopa. – rispose Zecks buttando giù tutto in una volta un bicchiere di Whisky. Harry prese Aliack da parte e gli disse: - Aliack, vogliamo formare un gruppo per imparare Difesa contro le Arti Oscure.

- Perchè me lo dici? – chiese sconcertato il ragazzo.

- Ci serve anche l’aiuto tuo e degli altri, voi conoscete meglio di noi gli incantesimi per difendersi in battaglia.

Aliack rimase fisso a guardarlo, poi voltò lo sguardo sugli altri e disse: - Lo chiedo a loro. – si risedette al tavolo e parlò con tono grave. Zecks e Nerix  rimasero sconvolti, mentre Miriam era rimasta impassibile.

Parlarono per dei minuti, poi Aliack fece cenno di avvicinarsi e annunciò: - Va bene, ma non abbiamo intenzione di mostrarci apertamente. Possiamo insegnarti gli incantesimi e poi tu li dirai agli altri. Abbiamo già abbastanza problemi con la Umbridge e vogliamo evitarne altri.

Tutti e quattro se ne andarono e dopo qualche minuto entrarono nella locanda vari studenti di Hogwarts di tutte le case, tranne Serpeverde.

Parlarono di ciò che avevano in mente e si misero d’accordo per decidere gli incontri.

 

Dopo qualche settimana un nuovo avviso della Umbridge era stato appeso alla parete: “È vietato l’incontro abituale di quattro o più studenti. Tutte le associazioni, le squadre e i gruppi saranno sciolti se non otterranno il permesso dell’Inquisitore Supremo. Dolores Umbridge, Inquisitore Supremo.”

Tutti gli studenti che stavano leggendo si paralizzarono alla parola squadre. Draco non entrò nella sala per la colazione, ma andò a cercare la professoressa per ottenere il permesso di riformare la squadra di Quidditch. Ottenne il permesso senza problemi e fu lo stesso per le altre case, a eccezione di Grifondoro che ci impiegò quasi una giornata.

La sera Miriam entrò nel dormitorio Serpeverde e vide un gruppo di persone disposte in cerchio e nel mezzo si scorgevano i capelli biondo pallido di Draco Malfoy.

- Che succede? – chiese a Pansy Parkinson.

 - La Umbridge ha formato un gruppo d’Inquisizione e sta cercando i membri fra i Serpeverde.

- E perchè l’ha fatto?

- Alcuni studenti infrangono l’ultima regola. Fra di loro c’è Harry Potter che sarà il capo, visto com’è egocentrico… - la ragazza tornò a guardare adorante Draco e a Miriam venne in mente Bellatrix mentre scrutava Voldemort in attesa di nuovi ordini.

- Chi vuole far parte del gruppo d’Inquisizione? – chiese Draco dopo aver spiegato la situazione e disprezzato per vari minuti i Grifondoro. Quasi tutti i Serpeverde alzarono la mano e il biondo sorrise malevolo. Miriam andò nella sua stanza per provare qualche incantesimo, ma dopo qualche secondo bussò qualcuno.

Andò svogliatamente ad aprire e si trovò davanti Draco e i suoi due inseparabili scagnozzi: Tiger e Goyle.

- Che volete?

- Farti delle domande – spiegò il prefetto. Miriam squadrò i due dietro di lui e disse: - Quei due non li voglio qua dentro.

Stranamente i due se ne andarono senza opporre resistenza, mentre Draco entrò nella stanza guardandosi intorno, sorpreso dai vari oggetti appesi alle pareti. Indicò un corno fatti di rami e chiese: - Che cos’è?

- Una cornucopia. Secondo la leggenda ne escono ricchezze a non finire.

- Succede davvero? – Miriam sorrise: anche lei quando aveva sentito quella leggenda ne era rimasta affascinata…

- Forse, non ho mai scoperto come funzioni. – Draco sembrò deluso e fissò un altro oggetto. Era un’ascia lunga un metro con delle piume di fenice a metà del manico; la lama era molto ampia e splendeva, nonostante la flebile luce delle candele.

- Quella è’ l’ascia della morte. A seconda di chi la possiede il suo potere cambia e provoca la morte anche solo con un graffio. La lama è cosparsa con il veleno del basilisco e le piume della fenice servono per proteggere chi la usa.

- Perchè ce l’hai?

- È un cimelio della famiglia Serpeverde. Comunque, che devi chiedermi?

Draco sembrò riprendersi e riassunse la sua espressione spavalda. – Perchè non vuoi entrare nel gruppo della Umbridge? Sarebbe comodo per te, non avresti più problemi con il Ministero.

- Non m’interessa e, comunque, l’idea di avere come capo quella donna mi fa ribrezzo.

Draco assentì col capo e fissò un oggetto alle spalle di Miriam. La ragazza si girò e vide l’albero genealogico della sua famiglia.

- Il Signore Oscuro è imparentato con Salazar Serpeverde?

- Sì, ma non ha una successione diretta come la mia o vicina come la tua, lui gli discende per altre cinque famiglie.

Il ragazzo distolse lo sguardo appena una luce azzurra illuminò la stanza. Si voltò per guardare Miriam e la vide provare degli incantesimi.

- Che fai?        

Lei si voltò sorpresa. – Non li insegnano più questi incantesimi? Dieci anni fa la McGrannit si divertiva a insegnarli…

Draco guardava fissò la sfera blu che lei teneva in mano e dopo qualche istante quella divenne una fenice rossa.

Guardò la ragazza attendendo spiegazioni e lei disse: - Serve per scoprire se sei un Animagus. La sfera mostra in che cosa ti trasformerai. Vuoi provare?

Lui fece cenno di sì e lei gli porse la fenice. Appena fu nelle mani di Draco quella scomparve.

- A quanto pare non sei un Animagus… - commentò lei.

- In che cosa si trasformava Salazar Serpeverde? – la ragazza scosse la testa e affermò che nessuno l’aveva mai saputo.

- Anche Black, Myne e Kyre sono Animagus?

- Sì. Zecks è un drago d’acqua; Aliack un grifone; Nerix non lo so, non ha mai voluto dirlo…

Il ragazzo rimase esterrefatto e lei rise divertita dalla sua reazione. Gli vennero in mente i primi quattro anni passati ad Hogwarts, a tutte le pazzie che avevano fatto lei e gli altri… Però nella sua vita c’era sempre stato un baratro infinito, che non riusciva a colmare con quelle esperienze meravigliose e tutto era successo per colpa di Lucius Malfoy. L’aveva salvata per il suo bene, eppure sentiva di odiarlo profondamente perchè l’aveva consegnata a Voldemort.

Guardò il ragazzo davanti a lei, così simile al padre, ma così ingenuo…

Sentì un’altra presenza nella stanza e capì che era Aliack.

- Il resto te lo mostro un’altra volta, ora sono stanca.

Draco se ne andò e Miriam si girò verso Aliack.

- Perchè sei qui?

- È da troppo che non parliamo da soli.

Divenne visibile e si sedette su una sedia di fianco al letto della ragazza.

- Di che vuoi parlare?

- Ci eravamo messi d’accordo per aiutare Harry, ma mi sembra che tu non stia facendo molto…

- La Umbridge mi sta tenendo sott’occhio. Comunque penso che per me e gli altri diventerà impossibile aiutarlo: la Umbridge ha creato un gruppo d’Inquisizione e sono tutti Serpeverde.

- Non credo che possa essere un problema per te venire nel mio dormitorio… - ribattè lui impassibile.

La ragazza lo fissò per qualche istante negli occhi, poi lui distolse lo sguardo. – Che ti è successo?

- Niente, è solo che… pensavo che così avremmo passato più tempo insieme, tutto qui. – lei sorrise dolcemente e rispose: - Aliack, te l’ho detto, la Umbridge mi controlla – il suo sorriso divenne triste – Per un po’ non potremo vederci.

- Co…? Stai scherzando? Dieci anni fa ci controllava Silente, ma non hai mai avuto problemi a venire da me, ora che ci controlla quel rospo hai paura?

- Quella donna è del Ministero, cerca di capire…

- Sì, capisco… capisco che tu mi hai illuso per tutto il tempo!

Il ragazzo se ne andò e le si strinse il cuore…non poteva averlo detto davvero, probabilmente l’aveva Confusa… però…ricordava perfettamente tutto… non voleva credere che Aliack avesse veramente detto quelle cose: lei lo amava, avrebbe fatto qualunque cosa per lui, per questo aveva deciso che avrebbero fatto meglio a non vedersi per qualche giorno, per evitare che lui avesse qualche problema a causa sua.

Sentì qualcosa di caldo scenderle lungo la guancia… pensava di aver finito le lacrime quando tutta Hogwarts aveva scoperto che era un mangiamorte… eppure quel ragazzo era riuscito a distruggere le barriere della sua cella interiore, aveva sciolto tutti i lacci che bloccavano i suoi sentimenti, le aveva insegnato ad amare…

Si alzò e si asciugò le guance, se doveva affrontarlo, voleva farlo a testa alta.

Divenne invisibile e corse verso la torre dei Grifondoro. Entrò nel dormitorio e lo trovò mentre guardava afflitto i gemelli. Lo guardò da lontano per qualche istante, poi tornò visibile.

Lui alzò di scatto la testa e la guardò sorpreso, ma riprese il suo ghigno spavaldo.

- Alla fine sei venuta… - tutta la sala li fissava in silenzio.

- Dovevo chiarire. – ci fu qualche istante di silenzio, la tensione era palpabile. – Non so che cos’hai capito, ma sappi che ho deciso di non vederci per qualche giorno per il bene di entrambi.

- Potevi chiedermelo.

- Però se me l’avessi chiesto l’avrei presa meglio. – si alzò dalla poltrona e si avvicinò lentamente alla ragazza. Rimase a un metro da lei e si perse nel contemplarne gli occhi.

- Allora te lo chiedo adesso. Che ne dici se per un po’ non ci vediamo? L’ho pensato ieri sera quando la punizione della Umbridge ha deciso di incidermi la spalla e sono svenu… - si bloccò di colpo. Non aveva intenzione di dirlo, però la rabbia l’aveva accecata come le succedeva spesso. Vide Aliack fissarla preoccupato aveva aperto la bocca, ma l’aveva richiusa non sapendo cosa dire. La guardò per qualche istante, poi disse: - Perchè eri in punizione?

- No, niente. – si girò e fece per andarsene, ma Aliack la bloccò per il polso.

- Perchè eri lì? Non hai fatto niente, no?

Sospirò sonoramente. – Guarda la spalla destra e capirai.

Le guardò la spalla e vide una cicatrice che le arrivava fino all’osso con scritto: “Non devo amare Black.”

- Miriam… io…

- Non preoccuparti, sto benissimo.

La lasciò andare e la ragazza tornò nel suo dormitorio. Si sedette sulla poltrona mentre tutta la sala era percorsa da dei brusii. I gemelli lo guardarono seri e dopo qualche istante chiesero a bassa voce: - Che c‘era scritto?

- ‘Non devo amare Black’.

Lo guardarono tutti sconvolti e Ginny sbottò: - Ma come si permette quella vecchia megera con la faccia da rospo?

Aliack sorrise per il nuovo nomignolo della Umbridge, ma continuava a pensare alle parole della ragazza…

Anche quando aveva rinnegato Voldemort aveva detto di stare benissimo, ma dopo due giorni era svenuta e avevano scoperto moltissime cicatrici che le deturpavano il corpo; probabilmente le era tornato in mente quel ricordo e in quello stesso istante lei stava piangendo da sola nella sua stanza mentre guardava la cornucopia che lui le aveva regalato.

- …Aliack, mi stai ascoltando? – chiese Hermione piuttosto indignata. Il ragazzo si riprese e la fissò sorpreso.

- Dicevo che dovreste dirlo a Silente.

- Se glielo propongo rischio di perderla… è troppo orgogliosa per rivelare a qualcuno ciò che prova realmente.

- Ma con te parla, no? – chiese George non capendo quella frase.

- Sì, ma non parliamo di queste cose, so benissimo che soffre quando ne parla con me e preferisco evitare. L’unica con cui parla è Nerix perchè lei non la guarderebbe preoccupata come, invece, ho fatto io prima…

Andò nella sua stanza e rimase sdraiato a faccia in giù sul letto a pensare a quanto avrebbe desiderato aiutare Miriam, anche per le cose più stupide… eppure lei non gli diceva niente perchè non voleva farlo soffrire.

 

Il giorno dopo la vide mentre parlava tranquillamente con i Serpeverde. La fissò per tutta la colazione. Appena fuori dalla sala lo raggiunse Nerix e, mentre andavano nell’aula, la ragazza gli disse: - Aliack, dovresti evitare di guardarla per un po’. Ieri ti ha detto che cosa l’è successo, giusto? – assentì col capo e lei riprese – Lo so che per te è impossibile, ma se vi eviterete per qualche tempo la Umbridge smetterà di tenerla sott’occhio.

- Sì… tenterò. Ci vediamo dopo. – entrò nella stanza e si sedette in fondo all’aula aspettando che arrivasse anche Zecks per sfogarsi con qualcuno.

Entrarono tutti i Tassorosso del quinto anno e Zecks gli si sedette affianco. Prese una fionda dalla tasca e ruppe una pergamena facendone tanti pallini. Caricò l’arma sotto lo sguardo sempre più stranito di Aliack e sparò contro il folto cespuglio di capelli di Hermione. La pallina si incastrò in quell’ammasso di capelli senza che la ragazza se ne accorgesse minimamente e Zecks caricò nuovamente.

- Posso parlarti? – chiese Aliack dopo la decima pallina.

L’amico si bloccò e lo fissò sorpreso. – Pensavo che dopo lo scherzo dell’altro giorno non mi avresti più parlato…

Stava camminando tranquillamente nell’ampio corridoio quando si era sentito alleggerito e poi scaraventato verso il soffitto. Era appeso a testa in giù e riuscì a distinguere Zecks che teneva la corda. Nel frattempo era arrivato un folto gruppo di persone e il ragazzo esponeva trionfante la sua vittima.

- Ho cambiato idea… senti, Miriam ti ha detto della punizione?

- Che punizione?

Si rallegrò nel pensare che non era l’unico a non saperlo e gli spiegò cos’era successo.

- Non lo sapevo… Perchè me lo dici?

- Volevo sfogarmi con qualcuno e ho trovato solo te…

Fece un lungo monologo in tutta l’ora del Professor Vitius, mentre Zecks assentiva guardandolo sempre più sconvolto: gli parlò della sera prima, del loro rapporto, di quanto l’amava; gli disse tutto quello che aveva in testa e si sentì alleggerito da un peso che aveva sullo stomaco. Alla fine della lezione Zecks aprì finalmente bocca: - Secondo me devi aspettare qualche giorno, sicuramente tornerà tutto a posto, però non devi assolutamente incontrarla, chiaro?

- Sai che ragioni come Nerix?

- Perchè?

- Mi ha detto la stessa cosa.

 

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Capitolo 6
*** Il cane e il grifone ***


Capitolo VI

Capitolo VI

 Il Cane e il Grifone

 

Finalmente erano arrivate le vacanze di Natale. Tutti gli studenti giravano felici per il castello, mentre altri andavano ad Hogsmeade per comprare i vari regali.

Una sera Harry prese Aliack in disparte, gli disse che sarebbe andato nella casa del padrino e gli propose di passare le vacanze con lui. Aliack ci riflettè un attimo, poichè tutti gli anni passava le vacanze con i tre amici, quello sarebbe stato il primo anno… accettò dopo qualche istante, la voglia di rivedere Sirius era troppo forte.

Il giorno dopo annunciò la sua partenza agli amici e Zecks commentò: - Ci abbandoni proprio a Natale… e vabbè, vorrà dire che il regalo non te lo do.

Nerix lo guardò torva e disse: - Evita di farti seguire dal Ministero, se succedesse sarebbe un problema.

- Lo so lo so… comunque i regali ve li faccio dare dal mio falco.

- Ti ho appena detto di non farti seguire… - ribattè Nerix.

- Li manderò qui al castello con la magia, un modo lo trovo sicuramente.

Partì il giorno seguente.

Arrivò davanti ad un palazzo e riconobbe Grimauld Place. Andò verso il numero dodici senza aspettare gli altri ed entrò nella casa senza neanche bussare, dopotutto quella era casa sua…

Inciampò nel portaombrelli come gli succedeva sempre e cadde disteso sul pavimento provocando un gran fracasso. Vide comparire molto persone davanti a lui e riconobbe istantaneamente il volto emaciato del fratello. Si alzò velocemente e gli gettò le braccia al collo.

- Sei rimasto il solito… - commentò l’altro.

Sentì vari insulti e riconobbe la voce acuta a aspra della madre. Entrò nel soggiorno ed urlò felice: - Ciao, mamma!

- Aliack, sei tornato. – le tende davanti al dipinto si richiusero e il ragazzo vide un vecchio elfo domestico nascosto nell’angolo della stanza. – Kreacher!

Abbracciò calorosamente l’elfo domestico, che rimase sconcertato, e ritornò a guardare il fratello.

- Che bello essere di nuovo a casa!

- Non ho mai capito che cosa ci trovassi di bello… È un vecchio appartamento che cade a pezzi…

- La mia stanza è ancora lì? – chiese senza curarsi delle sue frasi.

- Sì.

Salì di corsa le scale e afferrò la maniglia. Fece per girarla, ma quella rimase bloccata. – È chiusa! – urlò verso la tromba delle scale.

- Sei stato tu a chiuderla quando ce ne siamo andati! – ricordò Sirius da basso.

Si ricordò di quando erano scappati da quella casa e bussò alla porta che si aprì magicamente. La sua stanza era rimasta intatta. A differenza del resto della casa i muri erano in perfetto stato e non c’era neanche la polvere… i suoi incantesimi avevano funzionato perfettamente.

Guardò i vari poster e riconobbe le foto che gli avevano dato Sirius e Regulus quando era ancora un bambino e le trovò noiose. Per terra vide il disordine che aveva lasciato il giorno della sua fuga. Prese dei vestiti e li trovò minuscoli, poi vide il letto, troppo piccolo per poterlo contenere e si disse che doveva rinnovare la stanza.

Sentì che alcuni l’avevano raggiunto sul pianerottolo, ma non controllò chi fossero; prese la bacchetta e la puntò verso una sfera al centro della stanza. – Distreo.

Sembrò che la stanza fosse risucchiata dalla sfera, infatti tutti i mobili e i poster sparirono, lasciando una stanza spoglia con le pareti di un grigio topo e il pavimento in pietra.

- Ligno. – la pietra fu sostituita dal parquet – Detergo. – il muro divenne bianco. Puntò la bacchetta verso la sfera – Renovo.

Comparvero numerosi mobili tra cui un letto delle dimensioni adatte a lui. Prese la sfera e la posò su un mobile, poi prese delle foto dalla borsa che aveva e le lanciò verso il muro. Quelle si attaccarono magneticamente. Sirius entrò nella stanza e fissò le immagini. – Vedo che Miriam è diventata una bella ragazza. – l’immagine rappresentava la ragazza mentre fissava il mare rasserenata. Guardò un foglio verticale con attaccate sopra tre immagini: tutte e tre ritraevano gli stessi soggetti nella stessa posa, Aliack mentre abbracciava Zecks che nel frattempo abbracciava Nerix che abbracciava Miriam, ma erano tutte di anni differenti, la prima li ritraeva il loro primo anno ad Hogwarts, la seconda a diciassette anni subito dopo aver ricevuto il titolo di Aquila, infatti avevano una spilla con l’animale sul petto, e l’ultima scattata l’anno prima quando avevano sostituito i gufi con delle aquile, infatti i quattro animali erano davanti a loro.

- Questi due sono Nerix e Zecks, giusto?

- Sì, come mai li conosci?

- Ho chiesto ad Harry di scrivermi qualcosa su di te e mi ha parlato anche dei tuoi amici.

Guardò altre immagini, molte rappresentavano i quattro ragazzi, mentre altre i paesaggi che i quattro avevano visitato.

Nella stanza entrarono anche i gemelli, ma sembravano delusi dalla stanza. – Non c’è neanche una foto di quando giocavi?

- Le sto cercando… - il ragazzo, infatti, stava sfogliando freneticamente degli album di foto. Dopo qualche istante si bloccò e tornò indietro, si fermò nuovamente; i gemelli si avvicinarono per guardare: la foto era immobile, ritraeva i suoi tre amici che lo guardavano sorridendo, la prese e la girò ‘E questo è solo l’inizio…’

Poggiò la foto per terra e riprese a cercare. Dopo qualche minuto si alzò in piedi trionfante. – Trovate!

La prima foto era stata scattata il suo primo anno ad Hogwarts mentre prendeva il boccino d’oro; la seconda era del secondo anno e lo ritraeva con in una mano la scopa, mentre nell’altra teneva la Coppa delle Case; la terza era del suo penultimo anno ad Hogwarts ed era stata ritagliata dal giornale e come titolo c’era scritto: ‘I Grifondoro stracciano i Tassorosso’ rappresentava l’intera squadra Grifondoro sorridente con la divisa e l’inseparabile scopa; la quarta era sempre del terzo anno e lo rappresentava insieme agli altri tre amici: lui e Nerix erano in piedi, mentre davanti a loro c’erano Miriam e Zecks seduti; tutti e quattro avevano in mano la scopa e ridevano silenziosamente.

- Anche Zecks e Nerix giocavano? – chiesero i gemelli appena videro la foto.

- Sì, Zecks era battitore, mentre Nerix giocava nel ruolo di cacciatore.

L’ultima foto era quando Miriam aveva preso il boccino. La ragazza aveva afferrato l’oggetto con il braccio teso e dalla parte opposta c’era Aliack, anche lui con il braccio teso.

Mentre i gemelli guardavano le altre foto Aliack aveva preso i vari stemmi di Grifondoro e li stava disponendo vicino al muro del suo letto.

Nella stanza entrarono anche Harry, Ron ed Hermione. Tutti e tre guardavano estasiati la stanza, ma il ragazzo non aveva ancora finito di sistemarla. Prese dalla borsa la miniatura di una spada e disse: - Ingrando. – l’arma prese le sue dimensioni reali. Aveva l’elsa d’oro e incastonati vari rubini, la lama era ampia con incisi dei disegni in oro vicino all’elsa e alla punta. L’appese al muro e annuì soddisfatto.

Dalle scale giunse la voce di Molly Weasley che li chiamò a gran voce: - Ragazzi, è pronto in tavola!

Scesero tutti e sei e si sedettero  intorno al tavolo. Quella sera c’erano anche Moody e Tonks che guardarono sorridendo il ragazzo perchè, anche loro, non lo vedevano da quasi quattordici anni.

Trascorsero la serata ridendo e scherzando e verso mezzanotte tornarono nella loro stanza.

 

Il giorno dopo Aliack si svegliò per via di una brutta sensazione. Scese in cucina e vide Piton mentre parlava con Sirius. Quando l’uomo se ne andò entrò nella stanza e chiese: - Che voleva?

- Cercava Harry, ma il ragazzo sta ancora dormendo. Tu che ci fai sveglio a quest’ora? Quando vivevamo in questa casa ti svegliavano solo le cannonate.

- Avevo una brutta sensazione, probabilmente era per Piton.

Aprì il frigo e lo vide desolatamente vuoto. Guardò il fratello scoraggiato e chiese: - E io che mangio?

- Fra poco arriverà Molly con la colazione.

Aliack si sedette su una sedia appoggiando la testa sul tavolo. – Ho fame.

Sirius si sedette vicino a lui. – Sei rimasto il solito ragazzino, sei sempre stato intollerante alla fame…

Il ragazzo alzò la testa e chiese: - Che hai fatto da quando sei scappato?

- Ho vissuto tutto il tempo in questa casa… Tu, invece?

- Non ho fatto molto… ho studiato, studiato e studiato.

Sirius lo guardò divertito e Aliack disse orgoglioso: - Sai che ho la medaglia dell’Aquila?

- L’ho vista nella foto. Comunque, come stai?

- Bene, grazie…

- Miriam? Ha superato l’incubo di Tu-Sai-Chi?

- Non lo so… con me non parla di queste cose…

- Perchè?

- Mi preoccuperei e questo mio atteggiamento le dà fastidio.

Rimise la testa sul tavolo e dopo qualche istante sentì Sirius dargli un leggero colpo sulla spalla. – Ti piace, vero?

Aliack divenne paonazzo; si alzò e si girò per evitare che il fratello lo vedesse.

- Ho indovinato. E lei?

- Siamo insieme.

- L’ho sempre detto che vi sareste sposati.

Aliack divenne ancora più rosso e Sirius rise divertito. Sentì un colpo alla finestra e riconobbe l’aquila di Nerix. Aprì la finestra e l’aquila gli diede una lettera, per poi andarsene.

Richiuse la finestra e aprì la busta. Vide una foto e la tirò fuori. Nell’immagine c’era Miriam seduta mentre teneva in mano un’aquila marrone. Vide il suo sguardo intenerito e non poté fare a meno di sorridere. Girò la foto e lesse: ‘Pensa se fossi tu al posto di quell’aquila’

Divenne paonazzo e Sirius gli prese la foto dalle mani.

- Ti ama così tanto da spedirti una foto simile?

- Non credo che sia stata lei…- si riprese la foto e sentirono la porta aprirsi. Dopo qualche secondo entrò la signora Weasley con in mano numerose buste. Aliack l’aiutò e le appoggiò sul tavolo.

- Aliack, potresti prenderti la febbre, con questo tempo vestito così.

Aliack era, come al solito, a torso nudo e la donna fece comparire un pesante maglione di lana coprendolo. Il ragazzo iniziò a starnutire e Sirius gli tolse il maglione.

- È allergico alla lana. – spiegò.

Verso le dieci del mattino la sala iniziò ad animarsi; Aliack notò Harry, Hermione e Ron guardarsi preoccupati. Mentre tutti finivano la colazione, il ragazzo andò in una stanza di fronte alla cucina e rimase ad osservare l’immenso albero genealogico dei Black. Notò molte facce cancellate, tra cui quella del fratello Sirius, la sua, invece, era ancora nitida, anche se l’uomo rappresentato fra le foglie non gli assomigliava.

- Che ci fai qui? – si voltò e vide Sirius guardarlo appoggiato alla porta.

- Osservo la tua bella faccia. – l’uomo si voltò e prese Harry dai due amici trascinandolo nella stanza.

- Harry, questo è l’albero genealogico della famiglia Black. – Aliack uscì dalla stanza e incrociò lo sguardo di Hermione. La ragazza abbassò sistematicamente la testa, mentre Aliack risaliva le scale sperando di aver visto male. Chiuse la porta della stanza e andò nel bagno adiacente a quella.

Si fece un bagno e rimase sotto l’acqua calda per più di mezz’ora sentendosi rinato. Si avvolse un asciugamano in vita e uscì dal bagno.

Appena aprì la porta vide Hermione, Harry e Ron davanti a lui. La ragazza divenne paonazza, ma non riuscì a distogliere lo sguardo dal ragazzo parzialmente bagnato con i capelli ancora gocciolanti. Dopo qualche istante per riprendersi dallo shock richiuse la porta e disse: - Che cavolo ci fate qui?

- Dobbiamo parlarti.

- Hermione girati.

- Perchè?

- Perchè devo prendere i vestiti.

Aprì la porta e recuperò gli abiti da un mobile. Sentì un ticchettio alla finestra e questa volta vide l’aquila di Miriam. Aprì la finestra e fece entrare l’animale che gli diede una lettera. A differenza di qualche ora prima l’animale rimase in camera e Aliack aprì la busta. ‘Visto che non mi fido di te, ti lascio la mia aquila come sorvegliante. Fai una cosa sbagliata nei miei confronti e me lo riferirà.’

Chiuse la finestra e tornò nel bagno per cambiarsi. Ne uscì dopo poco e si sedette su una poltrona aspettando che qualcuno dei ragazzi iniziasse a parlare.

Vide Hermione guardarlo rossa in viso e pensò che, probabilmente, non era neanche abituata a vedere un ragazzo senza la divisa scolastica. Indossava un gilet di jeans senza niente sotto lasciando intravedere i muscoli perfetti di braccia e torace; dei jeans non molto larghi e una cintura con disegnato un grifone. L’aquila di Miriam gli volò sulla spalla e rimase immobile a fissare grave i tre ragazzi.

- In queste vacanze vorremmo imparare delle nuove tecniche. – annunciò Harry.

- E non potevate aspettare?

- Volevamo iniziare subito. – tentò di scusarsi Hermione.

L’aquila le volò intorno, poi emise un grido e dopo qualche istante comparve una lettera. La busta iniziò a parlare e Aliack riconobbe la voce di Miriam: - Ti ho appena detto che ti controllo e già mi tradisci… certo che hai dei gusti strani, poi, con la Granger.

Il ragazzo si alzò dalla poltrona; liberò la sua aquila dalla gabbia sotto alla scrivania e si risedette.

- Che è successo? – chiese Ron guardando la busta che era caduta immobile a terra.

- Miriam non si fida di me e mi ha mandato la sua aquila per controllarmi.

- E perchè ha detto quelle cose? – Ron aveva assunto un’aria aggressiva.

- L’aquila ha frainteso…

- E perchè hai liberato la tua?

- Perchè così convincerà quella di Miriam a starsene buona. Comunque, che tecniche volete imparare?

Passarono il resto della mattinata ad allenarsi e a mezzogiorno scesero per il pranzo. Appena la signora Weasley vide Aliack materializzò una coperta e gliela mise addosso.

Aliack iniziò a starnutire e la donna si ricordò della sua allergia. Fece per materializzare qualcos’altro, ma il ragazzo la bloccò dicendo: - Sto benissimo così, ho passato due anni in Norvegia e questa temperatura per me è estiva.

- Potresti ammalarti comunque, meglio se ti metti qualcosa di più pesante. – Aliack si vide rassegnato a materializzare una maglietta sotto al gilet e la signora Weasley lo fece passare.

 

Dopo pranzo risalì nella stanza e si sdraiò sul letto. Venne raggiunto dal falco che si mise sul cuscino osservando il suo padrone. Guardò l’aquila di Miriam e la vide addormentata sulla sua scrivania. Sprofondò la testa nella coperta e si tolse la maglietta che gli dava fastidio. Sentì qualcuno bussare e si rialzò svogliatamente andando ad aprire. Si trovò davanti Hermione e la fece entrare sconcertato.

La ragazza si sedette sulla poltrona e disse decisa: - Mettiti una maglietta che così non riesco a parlarti.

Il ragazzo obbedì sbuffando. Hermione esordì: - Ti ricordi del discorso che mi hai fatto qualche mese fa?

- Sì.

- Io… ho provato a dimenticarti, ma non ci riesco…

Aliack si sedette sul letto. – Hermione, più ti costringi a dimenticare più diverrà impossibile farlo. Non devi pensare a tutti i costi che vuoi dimenticarmi, non devi pensare a niente, prima o poi ti dimenticherai  di me.

La ragazza abbassò il capo e Aliack notò l’aquila di Miriam risvegliarsi. Stava per avvertire la sua padrona, ma l’aquila del ragazzo era volata lì bloccandola.

Nella stanza scese un lungo silenzio che fu interrotto da Hermione: - Aliack, ti dà fastidio se mi piaci?

- Cosa?

- Sì, insomma, ti do fastidio?

- No, certo che no… Però soffriresti solamente.

La ragazza annuì col capo e alzò lo sguardo. Aliack notò che stava per piangere e pregò che avrebbe trattenuto le lacrime, non riusciva a sopportare qualcuno che piangeva, fin da piccolo appena vedeva qualcuno piangere lo consolava. Il problema era che in quella situazione avrebbe solamente peggiorato le cose.

- Senti, Hermione, c’è già qualcuno che ti ama, pensa a rendere felice lui, così renderai felice anche me.

- Nessuno mi ama – stava iniziando a singhiozzare. Aliack strinse i pugni fino a sanguinare e ribattè: - Non direi mai una cosa simile per scherzo, se l’ho detto vuol dire che qualcuno c’è.

La ragazza iniziò a piangere; il ragazzo si sedette di fronte a lei e disse: - Non fare così o quello mi picchia.

- Chi?

- La persona che ti ama.

- Qui non c’è nessuno che… - la parola fu interrotta da un singhiozzo e lei ricominciò a piangere.

- Hermione, ti prego, non piangere. Ho sempre consolato coloro che piangevano, anche se non li conoscevo, ma se lo facessi ora peggiorerei le cose, quindi, ti prego, smettila.

La ragazza si calmò; si alzò e uscì dalla stanza. Aliack si sdraiò nuovamente sul letto, ma dopo qualche istante la porta si aprì di scatto ed entrò Ron incavolato nero.

- Che lei hai fatto?

- Calmati, non ho fatto niente, abbiamo solo parlato.

- Di che cosa?

- Non sono affari tuoi, quindi lasciami in pace.

Come risposta il rosso lo prese per il piede e lo buttò per terra.

- Senti, Ron, te l’ho già chiesto: hai voglia di morire?

- Scommetto che non saresti neanche in grado di ferire una mosca… - Ron venne circondato da un cerchio rosso e Aliack si alzò lentamente. – Fai un passo oltre quella linea e ti carbonizzerai.

Vide l’espressione spaventata del ragazzo e ruppe l’incantesimo. Il ragazzo si avvicinò alla porta e con uno scatto fulmineo prese la spada attaccata al muro. Aliack schivò il colpo e bloccò con un piede la mano del ragazzo. – Togli le mani da quell’arma e non ti faccio niente. – Ron tenne stretta l’elsa e Aliack gli puntò contro l’indice. Dal dito partì una striscia di fuoco che prese a danzare sulla mano del ragazzo. Il rosso mollò la presa e vide la mano ustionata. Aliack prese il rosso con una mano e con l’altra la spada: buttò fuori il primo e rimise al suo posto l’arma.

Chiuse la porta con la magia e si addormentò incavolato sul letto.

 

 

 

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Capitolo 7
*** l'incendio dei ricordi ***


Capitolo VII

Capitolo VII

- L’incendio dei Ricordi -

 

Si svegliò la sera perchè qualcuno stava bussando insistentemente alla porta. Andò ad aprire e vide Sirius guardarlo preoccupato.

- Stai bene?

- Sì, perchè?

- Ti sto chiamando da un’ora.

- Stavo dormendo… Perchè mi chiamavi?

- C’è un’aquila nella cucina.

Il ragazzo scese e vide un’aquila reale sul tavolo. Prese la lettera che aveva portato l’animale e l’aquila di Zecks se ne andò.

Aprì la busta e trovò Nerix e Zecks con in mano una torta: dall’aspetto del dolce si vedeva che l’avevano fatto loro e si ricordò che quell’anno toccava a quei due preparare da mangiare. ‘E ora guarda che ti perdi!’

Si chiese che cos’avessero in mente quei tre, ma non trovò spiegazioni, così fece per andarsene. Fu bloccato dalla voce di Severus Piton: - Perchè i tuoi amici ti inviano continuamente lettere?

- Non lo so. Vallo a chiedere a loro.

Andò nel soggiorno e si sedette sul logoro divano. Fu raggiunto dalla signora Weasley che gli mise una coperta di cotone e gli diede una tazza di cioccolata.

- Signora Weasley ho ventiquattro anni, non dieci.

- Sirius mi ha detto che sei rimasto il solito bambino, così ho pensato che potesse farti piacere.

- Intendeva caratterialmente… comunque mi fa piacere, è solo che lei si preoccupa troppo per me.

- È solo che ti vedo così pallido, ragazzo. E poi mi sembri sempre stanco, c’è qualcosa che non va?

- No, sto benissimo. – andò nella sua stanza lasciando la coperta sul divano. Si sedette sulla poltrona e prese un album guardando delle foto per passare il tempo.

Erano le foto di quand’era piccolo. In una c’erano lui e Regulus vestiti elegantemente davanti ad una villa ottocentesca. Girò pagina e vide quella del giorno che era scappato con Sirius: i vestiti di entrambi erano logori e vicino a Sirius c’era James Potter che li guardava sorridente. Il giorno in cui aveva fatto amicizia Miriam: erano seduti su una panchina e la ragazza guardava ostinatamente a terra, mentre lui la fissava prepotentemente. Il primo giorno di scuola: la foto gliel’aveva scattata un suo amico mentre dormiva e vicino a lui c’era Piton nell’atto di tirargli un coppino.

Qualcuno bussò alla porta. Chiuse l’album e lo rimise sul mobile. Andò ad aprire e trovò Ginny. La guardò sconcertato e la lasciò entrare.

- Aliack, Hermione mi ha detto di darti questa. – gli porse una lettera. Il ragazzo la prese e la lesse mentalmente.

Aliack,

ti scrivo questa lettera perchè quando sei davanti a me non riesco a dirti ciò che penso realmente. Come ben sai, mi sono innamorata di te, nonostante la tua arroganza, non so bene il perchè, normalmente non mi piacciono i ragazzi arroganti.

Tu però hai qualcosa di diverso da tutti gli altri… non parlo solo del tuo corpo che sembra scolpito nel marmo, ma anche del tuo carattere: deciso e rassicurate. Forse è per questo che anche Miriam si è innamorata di te, infatti è appunto di questo che voglio parlarti…

Da quello che hai detto lei non ti rivela il suo reale stato d’animo, per me un rapporto si dovrebbe fondare sulla fiducia reciproca, bisognerebbe dirsi tutto ciò che si pensa. Con queste parole non voglio assolutamente giudicare Miriam, però non è che lei si è innamorata di te solo per il tuo aspetto?

Hermione

Chiuse la lettera e prese un foglio di carta per scrivere una risposta a Hermione, se fosse andato da lei in quel momento avrebbe potuto anche farle del male.

Hermione,

non so che cos’hai capito realmente, ma Miriam non si è assolutamente innamorata di me per il mio aspetto, ma per il mio carattere. A lei serve qualcuno che la rassicuri e io l’ho aiutata fin dal primo istante che ci siamo incontrati. Tu di Miriam non sai quasi niente, sai solo che è stata un mangiamorte, ma non conosci la sua infinita sofferenza o il suo costante terrore. È vero, non mi dice il suo stato d’animo, ma non lo fa non perchè non si fidi di me, ma perchè sa perfettamente che soffrirei e mi preoccuperei per lei ed è appunto il farmi star male che lei vuole evitare.

Aliack

Diede la lettera a Ginny che se ne andò senza dire neanche una parola. Guardò l’aquila di Miriam e si avvicinò alla scrivania dove era appollaiato l’animale.

Accarezzò il piumaggio, ma si allontanò subito perchè l’animale l’aveva beccato.

Lo guardò corrucciato tentando di dare una spiegazione a quel comportamento, dopotutto non l’aveva mai fatto, anzi, di solito si faceva accarezzare tranquillamente.

- Pensi che stia tradendo la tua padrona? Beh, ti sbagli e la tua padrona lo sa bene.

L’aquila non diede segni di vita e il ragazzo si sdraiò sul suo letto. Rimase immobile a guardare il soffitto e si addormentò dopo poco. Nella stanza entrò Sirius che scrutò il ragazzo da lontano. In tutti gli anni ad Azkaban aveva pensato soprattutto a lui e solo in quei momenti si era realmente reso conto di quanto gli volesse bene. Quando rimaneva da solo in quella tetra casa pensava spesso a lui e la sua mente ripercorreva i pochi momenti passati insieme. Quando era fuggito da Azkaban avrebbe voluto rivederlo, ma Silente gli aveva detto che era da qualche parte all’estero, così aveva preferito rimanere in Inghilterra.

Si avvicinò al letto del giovane e gli tolse un ciuffo dalla fronte, cosa che faceva spesso quand’era piccolo. Aliack si svegliò e lo guardò piegando la testa di lato. Il ragazzo si sedette vicino al fratello e lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.

- Mi sembri stanco, non hai dormito stanotte?

- Non molto bene… mi sembra strano pensare che Miriam e gli altri non siano a qualche metro da me…

- Ti sei affezionato a loro?

- Già… perché sei qui?

- Volevo farti vedere una cosa.

Aliack seguì il fratello che lo condusse davanti alla mansarda. Sirius aprì la porta e Aliack vide un ippogrifo per la prima volta in vita sua.

- Si chiama Fierobecco; ce l’ho da quando sono scappato.

- È stupendo… - si avvicinò e tese la mano aspettando che l’animale gli permettesse di accarezzarlo.

Passò il resto della serata nella soffitta e all’ora di cena scese le scale per andare in cucina. Si fermò davanti alla porta della stanza e rimase fisso a guardare gli altri mentre aspettavano di mangiare.

- Non ho fame, torno in camera mia.

Entrò nella stanza, si sedette sulla poltrona e poco dopo sentì un ticchettio alla finestra. Vide l’aquila di Nerix con in mano una foto. Aprì la finestra e prese l’immagine.

Tutti e tre lo guardavano preoccupato e capì in fretta che quella non era una foto normale, ma una specie di telecamera. Si risedette sulla poltrona e vide Zecks con in mano un foglio: ‘Stai bene?’

Prese una piuma e della carta. ‘No’

‘Che cos’hai?’ sorrise a Miriam e in quell’istante desiderò che fosse lì, di fianco a lui.

‘Sono solo stanco, niente di che.’

‘Hai dormito?’ gli chiese Nerix.

‘Sì, ma non ho dormito molto bene.’

I tre scossero la testa contrariati e Miriam scrisse: ‘Mandami la mia aquila.’

Il ragazzo si alzò e prese l’aquila della ragazza. Aprì la finestra e l’animale volò diretto al castello.

Tornò alla poltrona e notò Zecks con un altro foglio. ‘Perchè non vieni da noi a Natale? Ti divertiresti di più!’

In quell’istante capì il perché delle foto, però aveva deciso di passare le feste con Sirius e non aveva intenzione di rinunciarci.

Scosse la testa e Zecks sembrò afflitto. ‘Mi lasci da solo con queste due?’

Nerix gli diede un colpo in testa, mentre Miriam era sparita dalla visuale. Ritornò dopo qualche istante. ‘Seifern ti sta portando una cosa.’

‘Come state?’ chiese dopo qualche istante di silenzio.

‘Siamo distrutti dai preparativi…’ ammise Nerix ‘Se ci fossi anche tu sarebbe meno faticoso…’

‘Ho già detto che non vengo.’

Bussarono alla porta e andò ad aprire. Vide Ron ed Harry fissarlo incavolati e si chiese che cosa fosse successo. Dietro di loro scorse Hermione con gli occhi arrossati e capì: avevano frainteso.

- Come osi prenderla in giro?

- Dopo averle detto di no le mandi anche una lettera? – fissò Harry inclinando il capo, poi guardò Hermione e disse: - Puoi dire a questi due che hanno capito male?

- Abbiamo capito benissimo, invece, tu sei un bastardo! – il rosso sfoderò la bacchetta e lo schiantò. Aliack volò contro al muro, non aveva immaginato che volessero combattere.

- Sarebbe tutta qui la tua forza? – si alzò senza problemi e si divertì nel vedere l’espressione smarrita di Ron.

- Non mi faccio offendere senza un buon motivo, quindi vorrei che ascoltassi la ragazza dietro di te.

Per Ron fu come non averlo sentito perchè si buttò sul ragazzo che lo schivò prontamente. Il Weasley si rialzò quasi subito e afferrò l’album che Aliack aveva messo qualche ora prima sul mobile.

- Incendio! – l’album divenne un cumulo di polvere. Aliack fissò per terra con gli occhi sbarrati; tornò a guardare il ragazzo con sguardo feroce e sfoderò la sua bacchetta.

- Volo! - Ron fu sollevato da terra e rimase sospeso a mezz’aria – Diserto! – il corpo del ragazzo iniziò a disidratarsi.

Nella stanza entrò anche Sirius che tirò un pugno ad Aliack.

- Sei pazzo?! Hai voglia di ucciderlo?

Gli occhi del ragazzo tornarono normali. Fissò il fratello, poi spostò lo sguardo su Ron. Lo fissò amareggiato, stava per parlare quando vide l’aquila di Miriam rientrare. Aveva appeso al collo una piccola boccetta; si rialzò da terra e tolse la fiala dal collo dell’animale.

- Comunque, non volevo farlo.

- Non ha senso dirlo dopo che l’hai quasi ucciso! – obbiettò Harry. Aliack voltò lo sguardo glaciale, ma non disse niente. Tornò verso la foto lasciata sulla poltrona e vide un nuovo messaggio: ‘Che è successo?’

Se ne andò dalla stanza e uscì dalla casa.

- Cos’è successo? – chiese Sirius tentando di capire perchè il fratello avesse reagito in quel modo.

- Ha ingannato Hermione e sono venuto qui per fargliela pagare. – spiegò Ron.

- Non mi ha ingannata! Ho fatto tutto da sola, lui non ha fatto niente! – strillò Hermione al culmine della disperazione.

- Non è vero, sennò non staresti piangendo.

- Mi sono innamorata di Aliack, è vero, ma lui non ha fatto niente.

- Perchè ti ha mandato quella lettera?

- Perchè io gliene avevo mandata una.

Sirius guardò Ron e Hermione e decise che poteva interrompere quel battibecco. – Mi dite perchè Aliack ha reagito così?

- Ho incendiato un suo album. – sussurrò Ron a voce bassa.

Sirius notò il cumulo di polvere e fece un incantesimo: l’album tornò come nuovo, però le foto all’interno erano completamente distrutte.

Girò qualche pagina e vide una foto di quando il ragazzo era piccolo con un ridicolo cappellino in testa.

- Aliack ha una memoria corta e le foto sono l’unico mezzo che ha per non dimenticare tutto. Tu hai distrutto le sue foto di quand’era piccolo.

Uscì dalla stanza e si trasformò in un cane nero. Se ne andò da quella casa per cercarlo.

- Felpato! – si bloccò e girò il muso peloso. Notò Harry venirgli incontro e lo aspettò. S’incamminarono alla ricerca del ragazzo e lo trovarono mezz’ora dopo appoggiato ad un albero.

- Voglio rimanere da solo.

Sirius riprese il suo aspetto umano e gli si parò davanti. - Torna a casa.

- Ci torno dopo, voglio rimanere qualche istante da solo. – Sirius capì che era molto nervoso, ma non se ne andò.

Sentirono uno strano suono, alzarono la testa e videro una fenice infiammare il cielo. L’animale planò di fronte ad Aliack e mutò in Miriam. – Stai bene?

- Sì, non preoccuparti. Torna ad Hogwarts e dì anche agli altri che sto benissimo e che non è successo niente.

- No, prima mi dici che cos’hai.

Il ragazzo l’abbracciò e lei rimase per qualche istante sorpresa. Sentì delle lacrime bagnarle la spalla e ruppe l’abbraccio. – Che ti è successo?

- Ti ricordi l’album blu e rosso?

- Sì, perchè?

- Ron l’ha incendiato e io l’ho quasi ucciso, se non fosse stato per Sirius a quest’ora sarebbe morto.

- Aliack… - la ragazza lo fissò smarrita, non sapendo cosa dire. Sapeva perfettamente il valore che il ragazzo dava alle foto, ma in quel momento non si preoccupava di quelle, ma di ciò che aveva fatto a Ron.

- Non è colpa tua, è da un sacco di tempo che quel ragazzo ti stuzzica e questa volta hai perso la pazienza, tutto qui, non preoccuparti, non è successo nulla di grave…

- Però… ho desiderato farlo fuori… io…

- Aliack, calmati, non è successo niente. So perfettamente che cosa stai provando e so anche che se l’avessi fatto ti saresti pentito immediatamente.

- Chiunque l’avrebbe fatto. – s’intromise Harry.

Lo sguardo della ragazza divenne vitreo, ma recuperò immediatamente vivacità. – Gia’… beh, comunque non preoccuparti, Ron se ne sarà sicuramente scordato, tardo com’è…

Aliack abbozzò un sorriso e l’abbracciò.

- Aliack, non sei obbligato a rimanere qui, puoi anche tornare ad Hogwarts. – disse Sirius.

- No, ho deciso di passare le vacanze con te e non intendo cambiare idea.

- Hai visto che ti ha portato Seifern? – lui scosse la testa e Miriam continuò – Appena arrivi prendine tre gocce.

Si trasformò nuovamente in fenice e partì alla volta di Hogwarts. Sirius guardò la ragazza allontanarsi e disse sorpreso: - Non pensavo che ci fossero persone che si trasformano in fenice.

- Io mi trasformo in grifone. – disse con orgoglio il ragazzo.

Sirius rimase sbigottito. Harry, invece, era scettico e Aliack lo notò. – Non mi credi?

- No. – il ragazzo si trasformò e Harry non ebbe nulla da ribattere.

Tornarono nella casa dei Black e Aliack si chiuse in camera.

 

 

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Capitolo 8
*** La forza dell'insistenza ***


Capitolo VIII

Capitolo VIII

- La forza dell’Insistenza -

 

Ne uscì solo la mattina dopo per fare colazione, ma non trovò niente da mangiare. Vide Kreacher e iniziò a parlare con l’elfo domestico che sembrava sorpreso dal fatto che qualcuno gli rivolgesse la parola.

- Come fai a parlare con quello? – Sirius entrò nella stanza e si sedette su una sedia.

- Tutte le volte che litigavi con Regulus Kreacher mi faceva compagnia per non farmi piangere. Dovresti considerarlo un po’ anche tu, almeno non ti sentiresti tanto solo.

Sirius sorrise amaramente e cambiò discorso: - Che cosa ti aveva portato Miriam?

- Una pozione rilassante… a volte mi chiedo se mi consideri un bambino…

- Non le darei torto… - Aliack lo guardò glaciale e il fratello commentò – In tutti questi anni passati con lei hai assimilato dei suoi comportamenti.

- Già… – guardò fisso a terra – però non l’ho mai capita realmente… Riesco a capire quando soffre, ma non riesco a capire il perchè eppure dovrei saperlo, la conosco da quattordici anni…

Rimasero entrambi in silenzio. Entrò la signora Weasley con delle buste in mano e li guardò severa. – Aliack, devi vestirti più pesante, Sirius dovresti fargli notare che potrebbe ammalarsi…

- Nei dieci anni vissuti con lui si è ammalato solo due volte, non preoccuparti Molly, è sano come un pesce.

Discussero allegramente con la donna perchè Aliack non aveva la minima intenzione di mettersi una maglietta. Dopo qualche decina di minuti entrarono Ron ed Harry.

Aliack non li guardò minimamente e riprese a parlare con Kreacher, ma sentiva lo sguardo dei due puntato addosso, così si girò dopo mezz’ora. – C’è qualcosa che non va?

- Posso parlarti o tenti di uccidermi?

Non colse la provocazione perchè era abituato a quelle di Zecks, così rimase in silenzio.

- Mi dispiace per averti offeso e per aver distrutto il tuo album.

- Già, dispiace anche a me… comunque mi scuso per averti quasi ucciso. – tornò in camera. Guardò il calendario: un giorno a Natale. Si chiese che vigilia avrebbe passato, ma non ebbe il tempo di rispondere che qualcuno bussò alla porta. Aprì con la magia perchè non aveva molta voglia di alzarsi e vide Ron ed Harry entrare titubanti.

- Che volete?

- Volevo chiederti che cos’è quella spada. – Harry indicò l’arma alla parete. Aliack li guardò per qualche istante indeciso se rispondere. – Perchè v’interessa?

- Quando ho preso quell’arma ho avuto una strana sensazione… - disse Ron con lo sguardo fisso a terra.

- Me l’ha regalata Miriam … che cosa volete sapere di preciso?

- I suoi poteri.

- In pratica è come dieci Stecche della Morte, ma non raccontatelo in giro.

Harry lo guardò incuriosito e chiese: - Che cos’è una Stecca della Morte?

- È la bacchetta più forte che sia mai stata costruita. Viene chiamata anche Bacchetta di Sambuco. Non ne hai mai sentito parlare? Dove hai vissuto fino ad ora?

- Dai miei zii.

- Babbani? – s’informò Aliack.

- Sì.

- E tu dove hai vissuto finora per non sapere dove ha vissuto Harry Potter?

Aliack scrutò Ron quasi schernendolo e rispose: - All’estero e non mi ha mai interessato scoprire dove viveva il “grande” Harry Potter. – voleva rivelare che in realtà Voldemort era stato eliminato da Miriam, ma si trattenne perchè sentì l’aquila della ragazza beccargli il braccio.

Guardò l’animale che si alzò in volo e iniziò a tracciare dei cerchi nell’aria nel punto dove c’era la sua aquila. Si alzò dalla poltrona e andò verso la scrivania; si abbassò per vedere la gabbia, ma non notò nulla di strano. Prese la gabbia, la poggiò sul mobile e guardò attentamente. Notò che la sua aquila stava ancora dormendo e picchiettò contro le sbarre di ferro. L’animale non si mosse, così decise di aprire la gabbia. Non successe niente e iniziò a preoccuparsi.

Sentì picchiettare alla finestra, ma non aveva tempo per pensare all’ennesima foto che i tre gli avevano mandato da Hogwarts. Prese l’animale e lo sentì ghiacciato.

Pensò al peggio e gli cadde per caso lo sguardo sulla finestra. Vide un’aquila che gli sembrava familiare, ma era certo che non era nè quella di Nerix, nè quella di Zecks. La fissò attentamente e riconobbe la propria. Guardò ciò che teneva in mano e lo girò; vide la scritta Made in China e buttò la statuetta nel cestino. Aprì la finestra e vide la propria aquila con legata una foto alla zampa. Riconobbe Zecks mentre sostituiva la sua aquila con il falso; la girò e lesse: ‘Spaventato?’

Cercò la “telecamera” che gli avevano mandato il giorno precedente e vide Nerix con un cartello: ‘Io non c’entro.’

Zecks, invece, sorrideva felice e Miriam sembrava rammaricata. Prese un foglio e una piuma. ‘Per Zecks: IDIOTA!!!’

Abbandonò la foto su un mobile e tornò a guardare i due ragazzi. – Scusate, ma mi hanno fatto uno scherzo da idioti. Dovete chiedermi altro?

- Come faceva Miriam ad avere quella spada?

- Non lo so e non m’interessa. – calò un lungo silenzio interrotto ogni tanto dalle due aquile che planavano su qualche mobile. I due ragazzi si alzarono e Aliack li guardò mentre uscivano dalla sua stanza. Andò a farsi un bagno e rimase immerso nell’acqua per quasi un’ora a pensare a Miriam e a tutti i segreti che lei si portava dietro.

Prima di uscire dal bagno controllò che nella camera non ci fosse nessuno attraverso lo spioncino della porta. Uscì non notando nessuno e si vestì velocemente. Scese in cucina per il pranzo e notò la signora Weasley stranamente contenta.

- Come mai ì felice?

- Oggi ì la vigilia di Natale, anche tu dovresti essere più felice…

Ricordò la prima vigilia passata con i suoi amici: avevano cucinato Zecks e Nerix e i piatti assomigliavano più a delle pozioni fatte male che a del cibo… non erano mai stati bravi a cucinare, insieme, poi, facevano solo disastri. Alla fine erano andati alla Testa di Porco e avevano mangiato lì. A mezzanotte avevano sparato dei fuochi e si erano scambiati i regali.

- C’è qualcosa che non va?

Si riscosse dai suoi pensieri e notò la donna osservarlo preoccupato. – No, sto benissimo, stavo ripensando al primo Natale passato con gli altri.

- Guarda un po’, sei anche un sentimentalista. – nella stanza si materializzarono anche Fred e George. Aliack pensò al fatto che, praticamente, non aveva mai parlato con loro e capì perchè si era annoiato così tanto.

- Ma voi due vi smaterializzate per ogni cosa?

- Certo, sennò che cos’altro potremmo fare  in questa casa? Come hai fatto a viverci?

- Non lo so…quand’ero piccolo mi divertivo con poco.

- Abbiamo scoperto che cos’ha fatto Ron e ci scusiamo per la sua stupidità. – dissero all’unisono. Aliack rise di gusto, ma si bloccò appena sentì delle persone avvicinarsi alla stanza. Entrarono Harry, Ron, Hermione e Ginny.

Ron lo guardò in cagnesco, ma Aliack non ci fece caso; i gemelli, invece, gli comparvero dietro e gli tirarono un pugno in testa. – Dovrebbe essere lui a guardarti male, non il contrario…

- Ragazzi, non picchiate vostro fratello. Andate ad avvertire gli altri che è quasi pronto.

- Vado io. – disse Aliack non volendo rovinare quell’atmosfera familiare rimanendo solo con quei ragazzi.

Andò in mansarda e vi trovò Sirius mentre dava da mangiare a Fierobecco.

- È pronto.

- Adesso vi raggiungo.

Lo notò stranamente cupo e si chiese che cosa gli fosse successo, però non glielo domandò, sapendo che non gli avrebbe risposto sinceramente.

Bussò alla porta della stanza del signor Weasley che ne uscì raggiante pronto a godersi la serata.

Passarono una piacevole serata e a mezzanotte si scambiarono i regali. Quella sera c’erano anche vari membri dell’Ordine della Fenice e Aliack parlò quasi tutto il tempo con Tonks. Quando la donna se ne andò, perché chiamata da Lupin, Sirius gli si sedette vicino e gli diede il suo regalo.

Lo scartò incuriosito e vide un album di foto. Era identico a quello che Ron aveva distrutto e lo aprì notando che sembrava già usato. Riconobbe istantaneamente la foto scattata con Regulus, girò la pagina e vide quella con Sirius, riconobbe Miriam e tutte le foto scattate quand’era piccolo.

Guardò sorpreso il fratello che disse: - Ho trovato il modo di rimetterlo a posto; però questo non è il vero regalo che volevo farti. – gli porse un altro pacchetto.

Lo aprì cautamente perchè aveva sentito il tintinnio di un vetro. Appena ebbe tolto la carta lo fissò tentando di capire che cosa fosse.

- Serve per capire che cosa si desideri di più; basta guardarlo e quello prenderà la forma di ciò che desideri di più in quel momento.

Gli sovvenne Miriam e il desiderio di averla lì si fece più vivo che mai; riguardò l’oggetto e notò che  la forma assomigliava molto alla cornucopia che le aveva regalato.

- Grazie… è stupendo…

In quell’istante si ricordò di non aver spedito i regali e del fatto che non aveva ancora trovato come fare.

Guardò verso la finestra e vide un’aquila tentare di richiamare la sua attenzione picchiettando il vetro. Ringraziò Sirius e corse verso la finestra.

L’aquila teneva legato alla zampa un pacchetto rosso fiammante. Dopo qualche istante ne arrivò un'altra con un pacchetto e sul collo un cartellino: ‘Usa le nostre aquile per mandare i regali.’

Prese i due animali e corse in camera sua. Recuperò i regali da sotto al letto; li legò alle zampe delle due aquile, però gli rimase in mano il regalo per Miriam. Guardò l’aquila della ragazza e decise di rispedirgliela con il regalo.

Prese i vari regali da sotto il letto e li portò nella cucina.

Diede un piccolo pacchetto a Sirius che lo aprì incuriosito. Vide un piccolo libro e il ragazzo spiegò: - È il diario di bordo che abbiamo scritto io e gli altri da quando ci siamo conosciuti. Abbiamo giurato di leggerlo quando troveremo tutti un lavoro e voglio che fino a quel momento lo tenga tu.

- Grazie, lo terrò con cura. Posso leggerlo, vero?

- Sì, certo… però, ti avverto, non so che cos’hanno scritto gli altri perchè non l’ho mai letto.

Si allontanò dal fratello per portare anche agli altri vari regali. Ai gemelli diede un libro con scritti tutti gli incantesimi per stare male e anche il modo per riprendersi; a Tonks una borsa che cambiava colore in base al colore dei suoi capelli in quel momento; a Moody una nuova gamba più silenziosa e leggera; a Lupin una scorta di pozioni che gli sarebbero servite durante la luna piena; a Harry un libro con scritti tutti gli incantesimi contro la magia nera. Alla fine gli rimasero due regali in mano: il primo era per Ron, mentre il secondo per Hermione. Decise di darlo prima a Ron.

- Questo è per te.

Appena Ron l’ebbe scartato vide una scatola con un grosso pulsante rosso. Lo schiacciò e un liquido rosso gli finì sugli occhi.

- La scatola dei balocchi. – spiegò Aliack quando glielo chiesero i gemelli. Approfittò dell’assenza del rosso per dare il regalo a Hermione: un libro altissimo che parlava di qualunque argomento possibile e immaginabile.

Anche lei gli diede un regalo e lo aprì incuriosito. Vide una piccola pallina e osservò Hermione incuriosito.

- Un anti-stress, mi sembri nervoso in questo periodo.

- Grazie… - tornò nella sua camera per aprire i regali dei suoi tre amici. Quello di Zecks era la statuetta di un drago nero come la notte che sembrava proteggere una spada incastonata in una roccia davanti a lui. Prese il regalo di Nerix e scartò: vide una maglietta e sopra di essa un bigliettino: ‘Almeno la smetti di girare a torso nudo’. Prese la maglietta; stava già per metterla da qualche parte nascosta nel baule quando si rese conto di quanto fosse bella. Era nera e un’immagine occupava tutta la sua superficie: un lupo con gli occhi dorati seduto immobile e dietro di lui una luna piena splendente come un diamante. Si tolse il maglione che gli aveva regalato la signora Weasley e indossò il regalo dell’amica. Sentì un ticchettio alla porta e vide l’aquila di Miriam. Aprì la finestra e l’animale entrò portando un sacchetto in cuoio. Lo tolse dalla zampa dell’animale e lo aprì incuriosito; lo girò al contrario e una collana gli cadde sul palmo della mano.  Nel suo palmo c’era un grifone argentato che guardava sprezzante davanti a sè. Indossò la collana e il desiderio di avere Miriam lì si fece più vivo che mai. Guardò il regalo del fratello e quello cambiò forma. Si avvicinò e l’osservò attentamente; dopo qualche istante capì che era un modellino di Miriam.

Sorrise divertito e pensò  a qualcos’altro per vedere se cambiava nuovamente forma.

Sentì il campanello della porta, ma non si scomodò, tanto qualcun altro avrebbe aperto al posto suo…

Sentì dei passi sulle scale che si avvicinavano sempre di più. Rimase seduto sul letto aspettando che bussassero alla porta, ma nessuno lo fece: la porta si spalancò ed entrò Zecks guardandolo sorridendo.

- Allora, come va la vita?

- Zecks?! Che ci fai qui?

Vide entrare anche Nerix seguita da Miriam. – Ciao, Aliack.

- Mi spiegate perchè siete qui?

- Abbiamo deciso di farti compagnia.

Li fissò sconcertato e notò immediatamente che tutti e tre avevano indossato i suoi regali: Nerix aveva degli orecchini a mezzaluna che sembravano sospesi nel vuoto; Zecks una maglietta nera con raffigurato un fuoco azzurro che danzava per la maglietta; Miriam una collana con raffigurata una fenice.

- Scommetto che il cibo faceva schifo.

Miriam scosse la testa e disse: - Quest’anno era buono: la carne sembrava agnello e ne aveva l’aspetto, la pasta era decente e il dolce era buonissimo.

Guardò sorpreso i due “cuochi” e si complimentò. Nella stanza entrarono anche i gemelli Weasley dicendo: - Non sopportiamo le cavolate che dice Ron o gli elogi che Hermione fa ai libri.

- Elogi? – chiese Zecks che odiava leggere libri.

- Sì… - sbuffarono entrambi e si appoggiarono al muro della stanza – Comunque, che ci fate voi tre qui?

- Ci stavamo annoiando. – affermò Zecks, poi riprese – Ma come faccio a capire chi di voi due è Fred e chi George?

- Quello che fa sempre domande è Fred, George è quello che tenta di frenare le pazzie del fratello – spiegò Aliack che aveva impiegato un mese per capire quali differenze ci fossero fra i due.

 - Capito… La sapete la nuova regola della Umbridge?

- Che regola? – chiese George.

- ‘Non è ammesso l’utilizzo di merendine o magie per saltare le lezioni.’

Tutti e tre rimasero a bocca aperta. Quando si riprese, Aliack si avvicinò a Miriam e le sussurrò: - Seguimi senza farti notare. – alzò la voce e si rivolse a tutti – Vado giù a dare il regalo a Kreacher.

- Come fai a sopportare quell’elfo? – sbuffò Fred.

- Forza dell’abitudine. – affermò ridendo il ragazzo.

In realtà entrò nella stanza affianco. Dopo qualche minuto arrivò anche Miriam che gli chiese: - Stai bene? Mi sembri strano…

- Non molto… però volevo dirti una cosa: mi sei mancata.

La ragazza rimase dapprima sorpresa, poi lo fissò dolcemente. – Anche tu.

L’abbracciò. Quando sciolse l’abbraccio, si sedette su un divanetto e la ragazza lo seguì. 

- Miriam, perdonami.

- Di cosa?

- Io… - si bloccò e la guardò tristemente – no, niente, non ha importanza.

- Aliack, stai bene?

Assentì col capo e distolse lo sguardo dagli occhi di lei. La ragazza continuò a guardarlo e lui disse soltanto: - Qualunque cosa succeda, ti giuro che non volevo.

- Che stai dicendo? Che significa?

- Capirai…

Si alzò e tornò nell’altra stanza.

Alle 6 del giorno dopo Nerix, Zecks e Miriam tornarono ad Hogwarts, mentre Aliack decise di rimanere ancora nella sua vecchia casa.

Passò il resto dell’anno parlando con i gemelli sul modo di eludere la sorveglianza della Umbridge e tentando di evitare Ron&Co., non aveva molta voglia di litigare…

Il 30 di dicembre si alzò molto tardi, scese in cucina e vide tutti pronti per pranzare.

- Ma che ore sono?

- È l’una. – rispose gentilmente la signora Weasley.

- Ah, penso che mangerò più tardi… - uscì dalla stanza e tornò in camera sua.

Si abbandonò stancamente sulla poltrona e riflettè su ciò che aveva detto a Miriam, probabilmente anche lei ci stava pensando, non scordava facilmente le cose importanti… il problema era che quando l’avrebbe scoperto…

Qualcuno bussò e andò ad aprire. Vide il fratello con in mano un vassoio e ci mise qualche istante per capire che era la colazione.

- Scommetto che hai fame.

- Effettivamente… Come mai così servizievole?

Sirius appoggiò il vassoio sulla scrivania, quindi si voltò per guardare Aliack. – Stavo per iniziare a discutere con Molly, così ho deciso di uscire dalla stanza.

- E perchè stavi per discutere?

- Non vuole che Harry sappia cose sull’Ordine della Fenice.

Aliack sbuffò divertito e ribattè: - Per me ha ragione, quel ragazzo ha delle manie di grandezza. Penso che abbia preso dal padre.

Sirius lo guardò torvo per qualche istante. – Lo sai che ragioni come un Serpeverde?

- Era solo una considerazione. Comunque, che cosa dovresti dirgli sull’Ordine? Non ci sono molte cose da dire, dopotutto…

- Vorrei spiegargli i vari piani dell’Ordine, ma me lo proibiscono quasi tutti.

- Fallo di nascosto, non ci vuole molto…

- Ti sei svegliato male, stamattina?

Aliack si voltò e sorrise amaro. – No, è che stavo pensando ad una cosa prima che entrassi.

- A Miriam?

- No.

- Allora a cosa?

- A quanto la sto ingannando… - Sirius lo guardò non capendo, ma il ragazzo scosse la testa e iniziò a mangiare. Il fratello cambiò argomento intuendo che non gli avrebbe mai spiegato quella frase e passarono delle ore chiacchierando.

 

L’ultimo dell’anno notò una gioia innaturale fra tutti, Ron sembrava persino felice di vederlo. Tentò di non guastare quell’atmosfera e aiutò Molly Weasley nei preparativi, anche se non gli veniva affidato molto. Verso le dieci di mattina andò nella stanza dei gemelli e li vide con in mano delle pasticche colorate. Le fissò incuriosito e i due gli spiegarono che erano l’equivalente delle merendine marinare.

A pranzo mangiarono poco, intuendo che la signora Weasley stava preparando una cena per più di venti persone.

Verso le due gli arrivò un’altra foto da parte dei suoi amici. Avevano fotografato un prato e sullo sfondo si distingueva la sagoma di Hogwarts, per terra c’erano dei razzi. Girò l’immagine e lesse: ‘A mezzanotte spariamo i fuochi, se vuoi venire sei il benvenuto.’

La mise nell’album e decise che sarebbe andato da loro, non poteva saltare al loro rituale dei fuochi. Ogni anno sparavano dei fuochi e scrivevano un messaggio nel cielo che era l’equivalente del loro desiderio più grande.

 

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Capitolo 9
*** L'inizio della Fine? ***


Capitolo IX

Capitolo IX

- L’inizio della fine -

 

Mancava qualche secondo a mezzanotte, salutò velocemente tutti e si materializzò davanti ai cancelli di Hogwarts, corse a perdifiato verso il giardino e arrivò appena in tempo per vedere il primo fuoco: si stava delineando in una faccia, capì che l’aveva sparato Miriam vedendo la ragazza vicina al razzo e usò la magia.

La faccia si delineò come quella di Miriam; la ragazza si voltò e lo vide. Gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo, poi si voltò verso Zecks che stava sparando il suo: ‘Speriamo che almeno quest’anno mi noti…’

Aliack la vide sorridere e le chiese: - Che significa?

- Non dovresti saperlo… vabbè, fa finta di non saperlo: Zecks è innamorato di Nerix.

Sbarrò gli occhi e la guardò smarrito.

- Stai bene? Mi sembra esagerata come reazione…

- Sì, è solo che non me l’aspettavo… è strano pensare che a Zecks possa piacere una come Nerix…

Nel frattempo Nerix aveva sparato il proprio: ‘Io non rinuncio.’

Pregò che quella frase non si riferisse a “quello”. Miriam si staccò da lui per sparare un altro razzo. ‘Continuerò a sperare di non rivedere quel volto.’

Aliack capì che la ragazza non aveva ancora superato il terrore di Voldemort, però capì che aveva ritrovato la speranza. La strinse a sè. Si voltò e vide Zecks accendere un fuocherello; tutti e quattro si sedettero intorno al fuoco e cantarono le varie canzoni tradizionali che avevano sentito nel loro viaggio: cantarono in russo, rumeno, inglese, svedese, italiano, tedesco, irlandese, norvegese, francese, ungherese, creolo e spagnolo.

Parlarono davanti a quella fioca luce fino all’alba, poi decisero di riposarsi e si accamparono nel giardino del castello.

 

Erano già passati due mesi da quel giorno.

Era nell’aula di divinazione e ascoltava controvoglia quella “simpatica” prof., la guardò negli occhi e trattene le risate vedendo le pupille ingrandite all’inverosimile.

Si girò verso il cugino e lo vide mentre parlava con Pansy e si chiese se quei due fossero insieme.

Alla fine dell’ora fu la prima ad uscire e si diresse verso il sotterraneo di Piton. Sentì delle voci e riconobbe Aliack e Nerix, si separò dal gruppo dei Serpeverde e andò verso le voci. Svoltò e vide Zecks ascoltare attento. Il ragazzo le fece cenno di tacere e lei iniziò ad ascoltare.

- Aliack, devi dirglielo.

- Stai scherzando? Se lo facessi la perderei.

- E io non posso sostituirla?

Sia lei che Zecks s’irrigidirono. Il ragazzo guardò per terra, mentre Miriam rimase immobile a fissare il vuoto. Ripensò alla frase che le aveva detto Aliack, alle sue scuse insensate, forse la verità stava per venire a galla…

- Nerix, sai benissimo quanto la ami…

- La ami così tanto da tradirla?

- Sai benissimo che quello che è successo per me non ha alcun senso.

Uscì dal nascondiglio e disse: - Per me invece ne ha. – se ne andò verso il sotterraneo seguita da Zecks.

Entrò nell’aula sotto lo sguardo severo di Piton e tentò di scusarsi dicendo che si era dimenticata un libro nell’aula di divinazione.

Fece la pozione silenziosamente e la consegnò con un’ora di anticipo rispetto al resto della classe e ritornò verso il dormitorio Serpeverde.

Quando arrivarono anche gli altri, Draco le disse che fuori c’era Aliack.

Si alzò decisa a scoprire la verità; lo vide appoggiato al muro e gli andò incontro.

- Miriam, ti giuro che non volevo…

- Dimmi che cos’è successo.

Lo vide esitare, ma alla fine le rispose comunque: - Ti ricordi di quando tutti hanno scoperto che eri un mangiamorte? – assentì col capo – Ti ricordi che la notte mi sono alzato dicendo che andavo a fare un giro? In realtà sono andato da Nerix. Avevo bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarmi e mi è venuta in mente solo lei.

- Che cos’è successo?

- Inizialmente le ho parlato, poi però lei mi ha detto che si era innamorata di me e… abbiamo fatto sesso… non so perchè l’ho fatto, io ti amo alla follia, però in quel momento io…

- È successo solo una volta?

- No… è successo anche quando non ci siamo incontrati per un po’… tutte le sere andavo da lei…

Sorrise amara. – E dici ancora di amarmi? Non ci sono io e vai da lei? Te l’avrei accettato quella volta perchè sei un cuore tenero, ma non accetto il fatto che tu l’abbia fatto così tante volte!

- Miriam, lo so che è stupido da dire, però per me non significa niente…

- Quindi, oltre ad illudere me hai illuso anche lei.

- Nerix lo sapeva benissimo. Senti, non so perchè l’ho fatto… so di essere un’idiota, lo so perfettamente, però ti giuro che non volevo.

- Aliack, se davvero non lo volevi non dovevi farlo. – ritornò nel dormitorio e si chiuse in camera.

Quindi tutto ciò che mi diceva Nerix era un inganno? Era per avere Aliack?

Iniziò a piangere e solo dopo aver pianto per un’ora si chiese di Zecks.

Molti Serpeverde bussarono alla sua porta, ma aprì soltanto quando lo fece Piton.

- Perchè non c’eri a pranzo?

- Non avevo fame. – fece per chiudere la porta, ma Piton la bloccò e le ordinò di seguirlo nel suo ufficio.

Ci andò controvoglia e si sedette sulla sedia intuendo che la discussione sarebbe andata avanti per le lunghe.

- Che cos’è successo?

- Niente.

- C’entra Black, per caso?

Lo guardò indifferente e chiese: - Anche se fosse?

- Che cos’è successo?

- Nulla che ti deve interessare.

- Porta rispetto, comunque sono il direttore della tua casa, se vedo che i tuoi voti stanno calando mi devo preoccupare per te.

- I miei voti non stanno calando.

- Hai sbagliato completamente la pozione, dovrei darti Scadente, ma non lo faccio perchè so che sei perfettamente in grado di farla. Mi vuoi spiegare cos’è successo?

Rispose titubante: - Mi ha tradita…

- Scordati quel ragazzo, non era fatto per stare con te.

Uscì dall’ufficio senza rispondere, aveva sempre visto Aliack come un amico, neanche lei avrebbe immaginato che quel ragazzo completamente diverso da lei potesse diventare il suo ragazzo, non avrebbe mai immaginato d’innamorarsene…

Forse era stata la sua vivacità a farla innamorare… non lo sapeva neanche lei, sapeva solo che lo amava, nonostante l’avesse tradita.

A cena non lo degnò neanche di uno sguardo.

Dopo essere uscita dalla sala vide Zecks che mandava via le varie ragazze che normalmente gli ronzavano intorno.

Gli si avvicinò indecisa e gli chiese: - Come ti senti?

- Io uno straccio, tu?

- Anch’io…

- Proprio quando avevo deciso di rivelarle i miei sentimenti…dannazione! – tirò un calcio contro il muro. I gemelli Weasley gli si avvicinarono baldanzosi come sempre e commentarono: - Come mai non ci sono le tue “guardie del corpo”?

- Non sono dell’umore…

- Che ti è successo?

- La ragazza che mi piace si è innamorata del mio migliore amico e hanno fatto sesso.

I due ci misero un po’ a recepire l’informazione, poi Fred lo guardò stralunato. – Aliack e Nerix?!

- Già… - risposero cupamente Miriam e Zecks.

- Ma mica ti amava follemente? – chiese George.

- Da quello che mi ha detto mi ama follemente e non sa perchè l’ha fatto.

- Gli parliamo noi stasera. - dissero i due in coro.

 

Quando entrarono nella sala comune di Grifondoro cercarono Aliack con lo sguardo. Lo videro davanti al camino che osservava tristemente il lento scoppiettio delle fiamme.

- Dobbiamo parlarti.

- Non sono dell’umore.

- È una cosa molto importante e c’entra con il tuo umore.

Aliack si voltò lentamente e li guardò inespressivo. – Chi ve l’ha detto?

- Zecks.

- Già…Zecks… - ritornò a guardare il fuoco con lo sguardo più triste che i gemelli avessero mai visto. Si guardarono decisi e non demorsero dal loro intento. Si sedettero vicino a lui e cominciarono: - Perchè l’hai fatto?

- Non lo so… non riesco a capirlo… io amo follemente Miriam eppure… - non completò la frase perchè si prese la testa fra le mani – Sto iniziando a diventare patetico…

- Se non capisci  i tuoi sentimenti sei patetico comunque. – ribattè Fred.

- Già… che volete chiedermi?

- Volevamo capire perchè l’hai fatto, ma visto che non lo sai ce ne andiamo.

Si voltò di scatto verso di loro. – Chi vi ha chiesto di farlo?

- Nessuno, abbiamo deciso noi. – rispose George.

Aliack si voltò quasi deluso. Rimasero per qualche istante in silenzio, poi furono raggiunti anche da Harry, Ron ed Hermione.

I tre li guardarono e Ron chiese: - Perchè hai la faccia da cane bastonato?

Aliack si alzò e Ron fu scaraventato contro il muro. – Il tuo tatto fa veramente pietà.

Si diresse verso la camera e i gemelli lo seguirono. Li fece entrare per chiarire la questione ed evitare che lo sapesse qualcun altro.

Si sedette sul bordo del letto e chiese: - Che cos’altro volevate sapere?

- Che cosa provi per Nerix?

Aliack rimase impassibile. – Niente, per me è solo un’amica.

- Anche Miriam per te era solo un’amica… - ricordò Fred.

- È diverso… tutti si erano accorti che stravedevo per lei, solo io non l’avevo ancora capito… con Nerix è diverso, io la vedo solo come un’amica, non riesco a vederla in nessun altro modo… - si alzò dal letto e si diresse verso il comodino. Prese la bacchetta abbandonata lì e disegnò un cerchio in aria.

Comparve una bolla, i gemelli si avvicinarono incuriositi e Aliack mormorò: - Miriam.

Comparve l’immagine della ragazza: stava discutendo con Piton che sembrava piuttosto contrariato.

- Ti ho già detto di dimenticarlo. Se continuerai a prendere questi voti non verrai ammessa ai GUFO.

- Lo so, ma non riesco a farlo… lo amo nonostante mi abbia tradita, non posso farci niente.

Fred si voltò verso Aliack e vide un bagliore di speranza nel suo sguardo.

- Miriam, ti ho già spiegato che non vale la pena soffrire per Black. Se continuerai così dovrò prendere dei provvedimenti.

- Cosa vuoi fare? Proibirmi di pensare a lui?

- No, ti farò rifare tutte le verifiche davanti a lui nell’ora di pozioni.

Miriam sbarrò gli occhi. Si riprese dopo qualche istante, raccolse la sua roba e uscì dalla stanza. Si diresse verso il dormitorio Serpeverde e vi entrò usando la magia, non aveva intenzione di aspettare che il dipinto tornasse nel suo quadro…

Tutti i Serpeverde si voltarono incuriositi verso di lei, ma non vi fece caso ed entrò nella stanza.

Si sdraiò sul letto senza neanche accendere la luce e disse qualche imprecazione contro Piton.

Bussarono alla porta, non rispose perchè non voleva vedere nessuno, ma quella si aprì comunque. Vide una sagoma stagliarsi sulla sommità della porta, riconobbe il cugino, accese la candela e gli fece cenno di entrare.

- Che vuoi?

- Credo che tu abbia bisogno di sfogarti.

- E dovrei farlo con te?

- Non puoi farlo con nessun altro: con Nerix non puoi, Zecks idem, Aliack lasciamo perdere, Piton non lo faresti neanche sotto tortura e rimango solo io.

Lo fissò impassibile e notò che il cugino sembrava intimorito dal suo sguardo.

Si alzò e prese la cornucopia. Rimase in piedi con l’oggetto in mano e sussurrò debolmente: - Me l’aveva regalata lui per il mio quattordicesimo compleanno… È da quel momento che mi sono innamorata di lui, della sua dolcezza, della sua vivacità, della sua testardaggine… amavo e amo tuttora ogni singolo aspetto del suo carattere… non so come avrei fatto senza di lui e a volte mi chiedo che cosa sarebbe successo se io non lo avessi salvato, se avessi completato quella maledizione… io… - la sua voce si incrinò e delle lacrime le solcarono il viso.

Aliack si alzò e i gemelli notarono delle lacrime pronte a uscire dai suoi occhi. Il ragazzo scomparve e dopo qualche istante i due gemelli lo videro nella stanza della ragazza.

- Draco, puoi lasciarci soli? – chiese Aliack continuando a guardare la ragazza.

Quando Malfoy se ne fu andato distolse lo sguardo e disse: - Ti prego, perdonami, so di essere uno stupido, so anche di aver fatto la cosa più stupida e insensata di questo mondo, ma non lo capivo… Miriam io ti amo troppo per lasciarti qui sola a piangere o per permettere che tu ti dimentichi di me, non posso farlo. Perdonami per tutto il dolore che ti ho causato, ti giuro che non volevo.

- Aliack, come pretendi che riesca a perdonarti dopo quello che hai fatto?

- So che è quasi impossibile, però ti chiedo di provarci…

- Credi che non lo stia facendo?! Aliack anch’io ti amo follemente, non riesco ad immaginare una vita senza di te, non ci riesco… mi stai dicendo che mi ami, ma non riesco a capire perchè hai fatto sesso con Nerix.

Abbassò lo sguardo e rispose alla domanda della ragazza: - Il fatto è che tu non mi dici mai niente… io provo a capirti, ma non riesco a farlo, non capisco il motivo delle tue lacrime o il motivo dei tuoi silenzi… Nerix mi ha detto che mi amava, me l’ha fatto capire, ho capito che con lei non avrei avuto il problema d’interpretare ogni sua emozione… io…

- Esci.

- Cosa?!

- Esci! Se non ti va bene questo aspetto del mio carattere non è un mio problema, non ho intenzione di cambiare per te.

Rimase immobile a fissarla e lei ripetè l’intimazione di andarsene.

Tornò nella sua stanza e pregò i gemelli di andarsene. Appena si chiuse l’uscio lasciò uscire le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento. Sentì un’altra presenza nella stanza e si alzò di scatto. Sentì un leggero fruscio e poi si accese la candela. Riconobbe Miriam e la guardò non capendo.

- Avevo capito che qualcuno ci stava osservando. Perdonami per quello che ti ho detto – si avvicinò al ragazzo e si sedette sul bordo del suo letto – Te l’avrei detto in un altro modo, però è quello che penso realmente. Aliack, io sono fatta così e non voglio cambiare, anche se fossi tu a chiedermelo.

- Miriam, non voglio che tu cambi, è solo che vorrei evitare d’interpretare continuamente i tuoi gesti…. Inizialmente riuscivo a farlo senza problemi perchè i tuoi pensieri ricorrevano spesso a Voldemort, ma ora non riesco più a capirti…

Lo fissò negli occhi e non poté fare a meno di pensare a tutte le volte che era rimasta imbambolata a fissare quei due zaffiri. – Tenterò… però ora devi essere tu a farti perdonare, io posso anche cambiare leggermente, ma tu devi ancora farti perdonare per ciò che hai fatto.

- Che devo fare?

- Dire a Nerix che hai intenzione di chiudere la vostra “storia” e parlare con Zecks.

In quell’istante si ricordò del suo migliore amico e pensò che se avesse saputo che gli piaceva Nerix avrebbe evitato di andarci a letto.

Annuì e Miriam sorrise intenerita.

La ragazza notò le lacrime sulle ciglia del ragazzo, s’inginocchiò sul letto e lo strinse a sè. – Ti prego, non farlo mai più, non so se riuscirò a sopportare ancora tutto questo dolore…

- Ti giuro che non lo farò, ti prometto che ti sarò fedele per… - non finì la frase perchè la ragazza l’aveva bloccato. – Va bene, ma non promettermi cose troppo impegnative.

Si separarono e Miriam tornò nel suo dormitorio.

 

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Capitolo 10
*** Come Illudere e Illudersi ***


Capitolo X

Capitolo X

 Come Illudere e Illudersi

 

Si svegliò alle 7 e decise di andare a parlare con Zecks, doveva chiarire.

Entrò nella sua stanza e vide l’amico piangere silenziosamente. Ritornò visibile e Zecks lo guardò con gli occhi sbarrati. – Vattene.

- Zecks, voglio parlarti.

- Io no. Vattene o dirò ai prefetti che sei qui.

Invece di andarsene prese una sedia e l’avvicinò al letto del ragazzo. – Zecks se avessi saputo che ti piaceva Nerix, non l’avrei mai fatto.

- Chi te l’ha detto?

- Miriam a Capodanno, ma ora non c’entra… Zecks dobbiamo chiarire, non ce la faccio a non vederti come amico.

- Dovrai farci l’abitudine perchè io non ho intenzione di chiarire. Non m’importa che se l’avessi saputo non l’avresti fatto, mi dà fastidio il fatto che tu abbia tradito Miriam. Quella ragazza ti ama e tu hai avuto il coraggio di tradirla senza neanche darle una motivazione valida.

- Ho chiarito ieri sera con Miriam.

- Non ti credo.

Lo fissò sconcertato e riprese: - Puoi chiederglielo, ma non sono qui per parlare di me e Miriam, sono qui per parlare con te.

Zecks sbuffò leggermente e si sedette sul letto.

- Oltre ad avercela con me perchè ho tradito Miriam, perchè ce l’hai con me?

- Che cosa prova Nerix per te? – chiese il ragazzo senza rispondergli.

Aliack abbassò lo sguardo e Zecks capì: - Ti ama, vero?

- Sì…

- Maledizione! –si alzò e iniziò a mettere a soqquadro la stanza – Perchè devi sempre superarmi in tutto?! – rovesciò la scrivania – Tutte le volte devi battermi: sei più forte di me – ruppe una sedia – più bello – ruppe una pergamena – più intelligente – face cadere l’armadio – L’unica cosa per cui non volevo competere con te era Nerix, sai mi sono sentito felice quando ho scoperto che tu e Miriam eravate insieme, pensavo di avere una chance in più per conquistare Nerix, invece sei riuscito a portarmela via.

- Zecks, calmati. Io non ti sono superiore in niente, tu sei molto più intelligente e forte di me quindi…

- Non dire idiozie! Tutte le volte che ci picchiavamo da bambini, io combattevo sul serio, volevo batterti, tu, invece, riuscivi a battermi anche se stavi solamente giocando. Ho sempre detto di aver preso un voto superiore al tuo, in realtà ne prendevo uno più basso, non ti ho mai superato in niente!

Aliack riuscì a bloccarlo prima che lanciasse una sedia contro il muro. – Calmati!

Zecks girò lo sguardo e lo fissò quasi irato, ma dopo qualche secondo tornò calmo.

- Scusami…

- Di niente. Mi odi ancora?

- Odiare? Non ti ho mai odiato…

Aliack lo guardò sconcertato, poi gli si avvicinò e lo abbracciò. – Scusami per quello che ho fatto… se l’avessi saputo non l’avrei mai fatto.

- Non preoccuparti… almeno mi sono risparmiato la figuraccia che avrei fatto con Nerix…

Lo vide sorridere, però scorse un velo di tristezza nel suo sguardo.

- Sei proprio cotto, sai?

- Già… peccato che te ne sei accorto solo adesso… comunque, hai parlato con Nerix?

- No, le parlo dopo. Tutto a posto , quindi?

- Per cosa?

- Non ce l’hai con me?

- No, non preoccuparti, tutto passato. Avevo solo bisogno di sfogare la mia rabbia.

 

All’ora di pranzo vide un gruppo di Corvonero avvicinarsi alla Sala Grande e fece cenno a Nerix. La ragazza lo vide e si separò dalle compagne.

- Nerix, devo parlarti.

- Non è un problema per me, ho sempre saputo che sarebbe finita così. – se ne andò e Aliack si chiese se quelle parole corrispondessero davvero alla realtà.

Entrò nella sala e si sedette di fronte ai gemelli.

- Mi sembri felice… - osservò George.

- Già… ho chiarito con gli altri.

Ron alzò la faccia dal piatto e chiese: - Perchè avevate litigato?

- Più o meno

- E perchè?

- Non ho intenzione di raccontartelo.

Il rosso lo guardò scuro in volto e riprese a mangiare.

Subito dopo il pranzo uscì dalla sala e aspettò che uscisse anche Miriam. La vide avvicinarsi insieme a Draco e pensò a ciò che quel ragazzo sapeva.

- Allora, hai chiarito con gli altri?

- Sì.

- Allora ci vediamo dopo, ciao.

Si diressero entrambi verso le loro rispettive aule e si rividero quella sera stessa nel dormitorio di lei.

La ragazza l’osservò incuriosita e chiese: - Come mai sei venuto qui?

- In questi casi preferisco venire nel tuo dormitorio.

Lo guardò dolcemente e lui si sedette vicino a lei. Rimasero per qualche istante in silenzio, poi si girarono contemporaneamente e si abbracciarono.

Sentì dei singhiozzi di lei e la strinse ancora più forte, ma gli comparve in mente l’immagine di Nerix e ruppe bruscamente l’abbraccio.

Miriam lo guardò preoccupata e lui tentò di rimediare dicendo: - Scusa, mi sono fatto male, forse le punizioni della Umbridge iniziano ad  avere effetto… - tentò di sorridere e lei decise di lasciar perdere. Tentò di cacciare l’immagine di Nerix dalla mente, ma quella rimase prepotentemente impressa, se ne andò solo per sostituirsi con un’altra che la rappresentava nuda sotto di lui mentre facevano sesso.

Fissò Miriam tentando di non far trasparire niente, ma la ragazza capì subito che c’era qualcosa che non andava. – Stai bene?

- Sì, sono solo un po’ stanco… - iniziò a sentire anche i gemiti di piacere e decise che era meglio andarsene – Torno nel mio dormitorio, ci vediamo domani.

- Prima mi dici che cos’hai. Sei agitato e non ne capisco il motivo.

- Scusami è che stavo pensando ad una cosa…

- C’entra con Nerix? – la fissò con gli occhi sbarrati e lei abbassò lo sguardo – Aliack, ti senti colpevole nei suoi confronti?

- Miriam, che…?

- Zecks mi ha raccontato di quando hai corteggiato quella ragazza e che il giorno dopo ti sentivi colpevole nei miei confronti. Ti prego, rispondi alla mia domanda.

Abbassò lo sguardo per tentare di capire i suoi sentimenti, però era troppo chiaro e dopo qualche secondo disse: - Miriam, perdonami.

- La ami?

- Non lo so… sono così confuso…

- Aliack, non m’importa che tu mi risponda adesso… l’importante è che tu capisca i tuoi sentimenti. Io posso anche aspettare.

La guardò tristemente e si alzò dal letto. Tornò nel suo dormitorio e si buttò sul letto rimanendo immobile a pensare.

Sentiva di amare Miriam, eppure l’immagine di Nerix continuava a rimanergli in mente.

Avvertì una presenza nella stanza e si alzò di scatto accendendo la luce. Riconobbe Nerix e la guardò con gli occhi sbarrati: aveva solo l’intimo e indossava una sottile vestaglia di seta quasi trasparente.

- Nerix…

- Non m’importa se provi qualcosa per Miriam. So perfettamente che ami anche me e non intendo demordere.

Si avvicinò al ragazzo e si sdraiò su di lui iniziando a baciargli il torace.

- Nerix, ti prego, smettila.

La ragazza  si bloccò e lo guardò sensualmente. – Se lo scopre puoi dirle che ti ho bloccato con la magia…

- Nerix, ti prego… Miriam ti considera la sua migliore amica, non voglio che vi odiate per colpa mia.

- Aliack, non m’importa quello che dirà Miriam, a me importa soltanto avere te.

Riprese a baciarlo. Aliack riuscì a fermarla e si sedette sul letto dandole le spalle. – Nerix, voglio capire i miei sentimenti, ti prego, smettila.

- Aliack, tu pensi di amare Miriam, eppure continui a pensare a me, non pensi che questo significhi qualcosa?

- Come fai a sapere a cosa penso?

- Sono entrata in questa stanza da ancora prima che andassi da Miriam, so che se non fosse successo qualcosa saresti rimasto da lei, il che vuol dire che hai pensato a me e Miriam se n’è accorta.

Non rispose, rimase in silenzio a fissare il pavimento, ma dopo qualche istante la ragazza iniziò a massaggiargli la schiena e provò un brivido di piacere. Si voltò verso di lei e la fissò negli occhi azzurri così simili ai suoi. La vide avvicinarsi e si alzò velocemente dal letto. – Nerix, piantala.

- Perchè mi rifiuti? Qualche giorno fa non l’avresti fatto.

- Qualche giorno fa non capivo di aver fatto la più grossa cavolata della mia vita.

La ragazza si alzò e rimase a qualche passo da lui. – Aliack, perchè continui a pensare di amare Miriam? Non riesci a concepire il fatto di amare qualcun’altra?

- Non conosci i miei sentimenti.

- Mi basta guardarti. Se davvero non t’interessassi mi avresti cacciata con la forza, invece, non mi hai ancora detto di andare.

Fissò il muro e notò una foto: gliel’avevano mandata mentre era dal fratello e rappresentava lei e Zecks con in mano un dolce. Notò lo sguardo trionfale di lui e scorse quello sensuale di lei.

Si rigirò verso la ragazza. – Nerix, voglio capire i miei sentimenti, ti chiedo di lasciarmi solo.

- No, voglio aiutarti a capirli. Hai sempre avuto difficoltà a capire i tuoi sentimenti… lo so che non dovrei dirtelo, però non ti sei mai chiesto perchè volevi a tutti i costi aiutare Miriam? Non ti sei mai chiesto perchè hai sempre voluto proteggerla? Non ti sei mai chiesto se l’amavi veramente o se la consideravi solo come una sorella?

Non rispose, la fissò tristemente. Si sedette su una sedia e rimase imbambolato a guardare una foto: c’erano tutti e quattro. Risaliva al secondo anno ad Hogwarts, a quel tempo erano migliori amici e non immaginavano minimamente di innamorarsi fra loro. Osservò Zecks e riconobbe il livido che gli aveva procurato lui stesso sull’occhio. Guardò Miriam e la vide felice come succedeva raramente. Nerix con il suo volto di ghiaccio, solo in quei mesi aveva scoperto il suo vero carattere, lo nascondeva sempre sotto a quella maschera di ghiaccio. Infine lui da piccolo, il suo sguardo era orgoglioso e spavaldo, come tutte le volte che usciva vincitore da qualche scommessa. Era da tempo che non mostrava più quella fierezza, l’aveva abbandonata a diciassette anni, quando aveva preso il titolo di Aquila e aveva rischiato di ricevere il bacio di un dissennatore, quando si era reso conto di tutta la gioia che aveva caratterizzato la sua vita che sentiva andar persa, di quando si era reso conto dell’affetto che provava per Nerix, Miriam e Zecks.

Si voltò verso la ragazza nella sua stanza e chiese come avrebbe fatto un qualunque bambino: - Perchè tu e Miriam vi siete innamorate di me? Ho perso tutto il mio orgoglio a diciassette anni, ormai sono il fantasma di ciò che ero… perchè mi amate?

Nerix lo guardò dolcemente e Aliack si sorprese nel paragonare il suo viso con quello di Miriam, capì che Nerix con lui era sincera, gli dava sicurezza, eppure lui aveva bisogno della spavalderia che Miriam mostrava sempre, del suo carattere dai mille aspetti, del suo aspetto angelico in contrasto con il cupo passato, con i ricordi con non riusciva a dimenticare, sapeva di essere l’unico barlume di speranza nella vita della ragazza. – Io mi sono innamorata di te per la sicurezza che mostri, per la facilità con cui hai superato il ricordo del dissennatore, per la facilità con cui hai accettato Miriam nonostante ti avesse quasi ucciso. Aliack, io non cerco qualcuno che abbia solo spavalderia e orgoglio, io cerco qualcuno che riesca a rassicurarmi anche solo stringendomi, qualcuno che mi faccia sentire importante. So perfettamente che la prima volta che lo abbiamo fatto era perchè mi hai vista piangere, ma non m’importa, io in quel momento mi sono sentita qualcuno.

- E perchè Miriam?

- Perchè le hai dato il coraggio di andare avanti e perchè sei la sua speranza.

Si alzò dalla sedia e rimase a un passo dalla ragazza. – Nerix… aiutami a capire i miei sentimenti, io non riesco a fare chiarezza…

- Aliack, ricordi i sentimenti che hai provato quando hai fatto sesso con Miriam? – ripensò a quei momenti e assentì col capo – Ti ricordi quelli provati con me?

Capì dove voleva arrivare. Si sdraiò sul letto e rimase per dieci minuti immobile a confrontare le sue sensazioni. Quando ebbe finito girò lo sguardo verso Nerix e le fece cenno di avvicinarsi. La ragazza obbedì inquieta e lui la strinse a sè baciandola.

- Vado a parlare con Miriam.

- Aspetta… non dirglielo ora, diglielo domani dopo pranzo.

- Perchè?

- Sai che sta andando male, vero? – annuì – Domani ha un test, se le dicessi ora di amare me prenderebbe sicuramente Scadente.

Assentì col capo e la strinse a sè addormentandosi dopo qualche istante con delle lacrime sulle ciglia.

Si svegliò il mattino dopo, sentì un peso sul torace e capì che Nerix era rimasta con lui tutta la notte. La svegliò dolcemente e andò a prepararsi.

A colazione cercò con lo sguardo Zecks e Miriam sondando tutto il tavolo dei Tassorosso e quello dei Serpeverde, ma non li vide da nessuna parte.

Non sapendo a chi chiedere domandò ai gemelli Weasley: - Avete visto Zecks?

- Sta studiando con Miriam.

- Studiando? – chiese esterrefatto.

- Sì, ha deciso di aiutare Miriam con lo studio.

Li guardò quasi scioccato. – Zecks?

- Sì, Zecks. – rispose stressato George.

Si fece dire dove li avevano visti e andò a cercarli. Sentì le loro voci dopo una decina di minuti e si bloccò sentendo il suo nome.

- Secondo te Aliack e Nerix sono insieme?

- Anche tu hai sentito l’aura di Nerix che usciva dal dormitorio Grifondoro?

- Già…

Vide Nerix venirgli incontro e in quell’istante capì di aver perso i suoi due migliori amici e tutto perchè si era innamorato… Vide tutti i momenti passati con i due scorrergli davanti agli occhi come se fossero un film, li vide ridere, scherzare, crescere, capì ciò che aveva fatto, si rese conto che non aveva pensato a loro due e un’angoscia infinita lo invase velocemente.

Sentì le forze mancargli e iniziò a cadere, prima di chiudere definitivamente gli occhi vide solo Nerix che si avvicinava velocemente e che apriva e chiudeva la bocca come a pronunciare il suo nome, ma lui non sentiva niente.

 

Si svegliò in infermeria e vide Miriam e Zecks ai lai del suo letto, si aspettò di vedere anche Nerix, ma della ragazza non c’era traccia.

- Se cerchi Nerix se n’è andata, ha deciso di lasciarci soli per chiarire.

Si mise a sedere e li guardò negli occhi. – Scusatemi… sono un’idiota.

- Concordo. – affermò Zecks.

- Potevi evitare di fare tutte quelle promosse se sapevi che non le avresti mai mantenute… - disse Miriam risentita.

- Scusatemi, ma non riesco mai a capire i miei sentimenti.

Zecks sbuffò divertito e Miriam si alzò.

- Aspetta, voglio chiarire.

- Ho una verifica che mi andrà sicuramente male, ma che non ho intenzione di saltare, ci vediamo dopo.

Rimase solo con Zecks e pensò a ciò che gli aveva detto la mattina precedente: gli aveva giurato che se avesse saputo che gli piaceva Nerix non ci sarebbe andato a letto. – Zecks…

- Vado anch’io, se rimango solo con te non so cosa potrei distruggere.

Si mise la testa fra le mani e si chiese quando tutti erano cambiati così tanto, quando tutti erano diventati così freddi con lui, in quel momento l’immagine di Nerix gli sembrava un’ancora a cui aggrapparsi e capì come si sentiva Miriam con lui e del male che le aveva fatto decidendo di stare con Nerix.

Si alzò dal letto e guardò l’orologio: erano le undici. In quel momento lui doveva essere nell’aula di divinazione con il nuovo prof., Fiorenzo, ma non aveva intenzione di andarci.

Rimase seduto sul letto per qualche minuto, poi si alzò e si sedette vicino alla finestra per osservare il paesaggio così splendente e così in contrasto con il suo stato d’animo. Si aprì la porta e riconobbe la voce di Fred. – Abbiamo saputo che sei svenuto, stai bene?

- Sì, non preoccuparti. – si voltò e notò che c’erano tutti i Weasley più Harry ed Hermione – Come mai tutti qui?

- Ci siamo preoccupati – borbottò Ron. Lo fissò quasi sorpreso, ma non rispose. Si girò nuovamente verso la finestra e ci furono alcuni istanti di silenzio. Suonò la campanella e nella stanza entrò anche Nerix. La fissò sorridendo e lei chiese: - Come ti senti?

- Bene.

- Hai chiarito con gli altri?

- No, se ne sono andati appena ho iniziato a parlare.

La ragazza gli andò vicino e lo fissò tristemente.

- Non preoccuparti, dopo ci parlo…

- A che pensi?

Si voltò stupito dalla sua domanda. – A che dovrei pensare?

- Mi sembri strano, comunque ci vediamo dopo, vado a lezione, ciao.

Appena la ragazza uscì si ricordò degli altri e si pentì di aver detto troppe cose.

- Mi sa che qualcuno deve spiegarci la situazione… - disse George.

- Ve lo dico stasera, ora non sono dell’umore.

 

Dopo le lezioni s’incontrò con Miriam e Zecks sotto al salice e iniziò dicendo: - Vi prego, nonostante vi abbia detto un mucchio di scemenze, vi prego di rimanere miei amici.

Lo fissarono inespressivi per alcuni istanti, poi Miriam disse: - Forse fra qualche anno…

- Anche dieci anni – corresse Zecks.

- Sapete, stamattina mi sono chiesto perchè tutti sono diventati freddi con me… anche i gemelli iniziano a non sopportarmi, ma non riesco a capire, io sono sempre lo stesso.

- I gemelli sono dalla mia parte, è chiaro che inizino ad odiarti. – affermò tranquillo Zecks. Invece di sorridere, Aliack abbassò la testa. Dopo qualche istante gli si avvicinarono e lui si sbrigò ad asciugare le lacrime. – Scusatemi, devo andare.

- Aliack! Falla soffrire che te la vedrai con me.

Si allontanò dai ragazzi per cercare Nerix, aveva bisogno di sfogarsi, doveva parlare con qualcuno. La trovò all’entrata del castello, sembrava lo stesse aspettando.

- Hai chiarito?

- Sì.

- Che ti hanno detto?

- Che torneranno ad essere miei amici fra una decina di anni. – tentò di sorridere, ma non vi riuscì. La ragazza lo guardò tristemente e l’abbracciò. – Aliack, che cos’hai? Sei strano, che ti sta succedendo?

L’allontanò e le chiese: - Da quando abbiamo deciso che potevamo anche innamorarci fra noi quattro? A dieci anni non ci pensavamo minimamente, ci vedevamo come un gruppo di amici, mentre ora…

- È a questo che pensavi anche ieri?

- Sì… vorrei smetterla di pensare a queste cose, ma è più forte di me, appena vedo una nostra foto mi chiedo quando siamo cambiati così tanto.

- Se continui a farti queste insulse domande, ci credo che non capisci i tuoi sentimenti. – si voltò di scatto e vide Miriam e Zecks dietro di lui.

Appena incontrò i loro sguardi abbassò il proprio e i due se ne andarono.

- Aliack, hai davvero chiarito?

- Più o meno.

- Va a parlare con loro. Uno alla volta, inizia da Miriam.

Andò verso il dormitorio Serpeverde e l’aspettò davanti all’entrata. La vide arrivare dopo una decina di minuti accompagnata da un ragazzo del settimo anno: era alto, biondo e con gli occhi azzurri. Si stupì nel pensare che era geloso, ma quella era la gelosia che prova ogni fratello quando vede la propria sorella con un ragazzo, in realtà era solo un sentimento possessivo e si diede dell’idiota per non aver capito prima di non amarla.

- Ti raggiungo dopo.

Il ragazzo entrò nel dormitorio e Miriam rimase davanti ad Aliack aspettando che parlasse.

- Miriam, io ti ho sempre amata, ma il mio amore era solo quello verso una sorella.

- Lo so… ero solo io che mi illudevo… - la guardò con gli occhi sbarrati e lei spiegò – mi hai sempre trattata come se fossi una regina, mi hai sempre protetta e mi hai sempre aiutata… forse provavi anche altro, ma io riuscivo a cogliere solo questi sentimenti quando ero con te. Eppure mi illudevo, pensavo che prima o poi avresti cambiato i tuoi sentimenti… pensavo che fosse successo, ma mi sbagliavo.

- Perdonami, so che non dovrei chiederti di farlo, ma, ti prego, perdonami.

- Non è colpa tua, sono io che avrei dovuto fartelo capire… Ora devo andare.

- Quello che hai detto prima…

- Avrò bisogno di qualche tempo per dimenticare i miei sentimenti, però se hai qualche problema puoi venire da me. – entrò anche lei nel dormitorio. Si appoggiò al muro e una lenta lacrima gli solcò il viso. Sapeva di averla persa, nonostante gli avesse assicurato che poteva rivolgersi a lei, sapeva perfettamente che non l’avrebbe aiutato, sapeva di averla persa e se ne pentiva, si pentiva di non aver capito prima i suoi sentimenti e di averla ingannata.

 

 

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Capitolo 11
*** Un nuovo inizio? ***


Capitolo XI

Capitolo XI

 Un nuovo inizio?

 

Era appena entrata nel suo dormitorio, il ragazzo che era arrivato con lei le si avvicinò e le chiese: - Tutto bene?

- Sì, perchè?

- Mi sembri un po’ scossa, dopotutto è comprensibile…

Lo guardò e confrontò il calore dei Grifondoro con la freddezza dei Serpeverde.

- Perchè mi guardi così?

- Niente, mi ero persa nei miei pensieri.

Vide il ragazzo annuire per poi sedersi di fianco al camino grigio. Si accomodò nella poltrona di fronte a lui e guardò il lento scoppiettio delle fiamme. Pensò a ciò che aveva fatto in quella giornata: dopo aver lasciato l’infermeria era andata nell’aula di Storia della Magia e aveva fatto il test. In realtà non aveva neanche letto le domande, aveva segnato a caso le varie caselle e dopo la verifica Draco le aveva detto di aver sbagliato quasi tutto, gli aveva chiesto di controllare quanti errori faceva. Gli venne in mente l’avvertimento di Piton e si disse che il giorno seguente l’avrebbe sicuramente chiamata nel suo ufficio. Dopo la verifica aveva conosciuto quel ragazzo, si chiamava Ryan e le ispirava simpatia: capiva in fretta la situazione e non apprezzava molto la compagnia dei Serpeverde. Alzò lo sguardo verso il ragazzo e vide nel suo sguardo la stessa malinconia che a volte avvolgeva Aliack.

- Tutto bene?

Lui si riscosse e la fissò quasi si rendesse conto solo in quel momento che lei fosse lì. – Sì, stavo solo pensando alla mia precedente relazione. Assomigliava a quella fra te e Black. – lo guardò incuriosita – Lei mi trattava come un fratello maggiore, mentre io l’amavo molto… in realtà l’amo ancora, ma ha cambiato casa e non posso neanche incontrarla. – la guardò sorridendo amaramente. Miriam pensò all’eventualità di perdere Aliack e una strana angoscia la sommerse; si riprese solo quando sentì il braccio  dolerle. Era da tempo che non succedeva, probabilmente l’Ordine della Fenice aveva ucciso qualche mangiamorte o trovato un infiltrato al Ministero e il Signore Oscuro aveva richiamato tutti i mangiamorte a raccolta.

Vide Piton entrare nella stanza  e fissarla con il suo consueto sguardo glaciale, le fece cenno di seguirlo.

Entrarono nel suo ufficio e Piton le sbandierò davanti la sua verifica. – Ti avevo avvertita, lunedì rifarai tutte le verifiche: incomincerai con le pozioni, poi passerai agli altri test, tutto questo nelle due ore di Pozioni.

- In due ore?

- Se non ce la farai salterai anche il pranzo.

- Davanti ai Grifondoro?

- Sì, davanti a Black. Se le farai male le rifarai, quindi vedi di prendere almeno Oltre Ogni Previsione, chiaro?

Lo fissò sbuffando e fece per andarsene.

- Aspetta, l’hai sentito il Marchio, vero?

- Sì.

- Il Signore Oscuro ha deciso di mandare degli infiltrati ad Hogwarts, fai attenzione.

Uscì dalla stanza e tornò nel dormitorio. Vide Ryan, seduto ancora di fianco al camino, mentre parlava con Draco e si avvicinò ai due. Sentì che Draco aveva pronunciato il suo nome e intuì  l’oggetto della discussione, appena la scorse Malfoy si dileguò velocemente, Ryan, invece, la guardò incuriosito.

- Che ti ha detto Piton?

- Che lunedì dovrò recuperare le verifiche. – lo guardò incerta perchè lui la fissava con uno sguardo sempre più strano.

- Miriam, devo darti un messaggio – le diede un piccolo foglio di carta e lo aprì incuriosita. Lesse: ‘Alle 11 vieni davanti alla capanna di Hagrid.’

- Chi te l’ha dato?

- Draco, però anche lui l’ha ricevuto da qualcun altro, penso che abbia fatto il giro della scuola. – tornò ad osservare il fuoco e lei si perse nel contemplare i suoi zaffiri avvolti dalla fiamme. Si riprese dopo qualche istante e guardò l’ora: le tre del pomeriggio. Doveva trovare qualcosa da fare fino alle undici.

- Che ne dici se andiamo a fare un giro? – le chiese di punto in bianco il ragazzo. Lo guardò sorpresa e rispose: - Va bene.

Uscirono dal dormitorio e andarono nel giardino. All’uscita del castello scorse Aliack e Nerix. Li osservò attentamente e capì immediatamente che Aliack considerava la ragazza come un’ancora di salvezza, mentre Nerix era diversa dalla solita ragazza glaciale che era abituata a vedere.

- A che pensi? – si voltò di scatto verso Ryan – Mi sembri soprappensiero. – seguì lo sguardo di Miriam e scorse i due ragazzi.

- Ti faccio conoscere una ragazza, si chiama Luna Lovegood. – sorpassarono Aliack e Nerix e lui la condusse verso una ragazza di Corvonero. Era bionda, non molto alta, con gli occhi azzurri, un volto pallido e l’aria svampita.

- Ciao, Luna. Miriam ti presento Luna, Luna ti presento Miriam.

- Piacere di conoscerti, hai visto dei Trilleri?

La guardò sorpresa. – Come scusa?

- Dei Trilleri, sono delle creature che vivono vicino agli alberi… - diede altre informazioni sull’aspetto e sul comportamento dei Trilleri, ma Miriam non l’ascoltò sapendo perfettamente che non esistevano esseri viventi con quel nome.

Luna si voltò verso il salice e Miriam ne approfittò per parlare con Ryan. – Ma chi è questa?

- La chiamano anche Lunatica Lovegood, comunque è simpatica, è solo un po’…

- Pazza? – provò a suggerire Miriam.

- Stravagante.

Lo fissò quasi ridendo. Luna si voltò verso di loro e chiese a Ryan: - Come mai sei uscito dal tuo dormitorio?

- Volevo fare un giro. Le hai trovate le tue scarpe?

- No, ma domani le troverò davanti al mio letto, succede sempre così.

- Scarpe? – chiese Miriam non capendo la conversazione.

- Mi nascondono sempre le cose. – spiegò tranquillamente Luna come se quella fosse la cosa più naturale del mondo – Ora devo andare, è stato bello incontrarvi. – se ne andò fissando le nuvole e Miriam si disse che avrebbe sicuramente urtato qualcuno.

Si voltò verso il ragazzo che spiegò il motivo di quell’incontro: - Mi sembravi giù di morale e volevo aiutarti facendo conoscerti Luna, almeno hai dimenticato Black per qualche istante…

- Grazie… - sussurrò incredula.

- Di niente. Dove vuoi andare?

- Rimaniamo qui, almeno prendo una boccata d’aria.

Andarono verso il salice e parlarono per un po’. Quando il cielo iniziò a tingersi di rosso, tornarono nel dormitorio e ne uscirono dopo un’ora per recarsi nella Sala Grande.

Dopo cena rimase nel dormitorio a parlare con vari ragazzi, avrebbe preferito rimanere con Ryan, ma lui se n’era andato dicendo che non sopportava la voce di Pansy Parkinson.

Alle undici meno dieci uscì dal dormitorio e andò davanti alla capanna di Hagrid.

In lontananza riconobbe Zecks e corse verso di lui non capendo il perchè di quell’incontro.

- Ciao, Miriam.

- Zecks, che…?

Le fece cenno di tacere, andò alla porta della capanna e l’aprì silenziosamente. Si sentì un suono dall’interno e Zecks entrò dicendole di aspettare qualche istante. Dopo qualche minuto la fece entrare.

- Mi spieghi perchè mi hai fatto venire?

- Volevo chiederti che cosa ti ha detto Aliack.

Lo fissò aggrottando le sopracciglia. – Ma non potevi farlo nel castello?

- Preferisco essere prudente, allora?

- Mi ha detto che mi considera solo una sorella.

La guardò amaro. – Lo sapevo… Miriam, non so che cosa provi realmente Aliack, però è stata Nerix a dirgli che ti considerava solo una sorella.

- Come…?

- Me l’ha detto lei, pomeriggio è venuta a parlarmi e le è scappato questo particolare.

- Perchè me lo dici?

- Per darti un po’ di speranza… so che cosa stai provando e voglio aiutarti… tu puoi ancora sperare, io no… ma non importa, era solo una ragazza, ne troverò sicuramente un’altra. – sorrise, ma Miriam  capi’ immediatamente che era profondamente ferito.

- Zecks…

- Non preoccuparti, mi passerà… domani starò sicuramente meglio e dopodomani l’avrò dimenticata. Il problema è Aliack… lo abbandonerei anche, ma è in un momento di crisi e non posso farlo…

- Come fai? Insomma, ti ha fatto un mucchio di vane promesse e tu riesci a perdonarlo, perchè? Non capisco…

- Sono una persona altruista.

Lo guardò inespressiva e lui l’abbracciò. – Miriam, non so che cosa pensi realmente Aliack, ma sono sicuro che non ti considera una sorella… lui ti vuole proteggere e aiutare, ma solo perchè è fatto così, lo farebbe con chiunque, ma questo non riesce a capirlo…

Strinse la sua maglietta e iniziò a singhiozzare.

- Non farlo, ti prego… non riesco a vederti con le lacrime, se ti vedo distruggerai l’immagine che ho di te…

Si staccò da lui e si asciugò le ciglia inumidite. – Grazie… Zecks, se hai bisogno di qualcosa chiedi pure a me.

- Effettivamente ho bisogno di un favore: vorrei che una persona ritrovasse la sua felicità.

- Non so se riuscirò a farlo…

- Non devi smontarti per colpa di quell’idiota. Domani ci parlo io, poi ti dirò che cosa prova realmente, ora torniamo al castello.

Zecks l’accompagnò fino all’entrata del dormitorio Serpeverde, poi andò verso il proprio e si sdraiò esausto sul letto.

 

Dopo cena andò da Nerix e rimase con lei per qualche ora, poi tornò nel proprio dormitorio sapendo che i gemelli lo stavano aspettando per parlargli.

Li trovò nella sua stanza insieme agli altri due Weasley più Harry ed Hermione.

- Allora, racconta che cos’è successo.

Rimase riluttante  per qualche istante, non poteva dire ai quattro venti ciò che aveva fatto, ma alla fine decise che poteva fidarsi. – Questa conversazione non uscirà da questa stanza, chiaro? Allora, mentre ero con Miriam sono andato a letto con Nerix e…

- Cosa?! – interruppe immediatamente Ron.

- Non interrompetemi, grazie. Pochi giorni fa Miriam l’ha scoperto e abbiamo litigato, ho chiarito quella sera stessa, ma il giorno dopo ho deciso di stare con Nerix, questo risale a ieri. Stamattina sono svenuto mentre ascoltavo una conversazione di Miriam e Zecks.

- Che dicevano? – chiese Fred intuendo che non aveva intenzione di raccontarlo.

- Sapevano che Nerix era stata da me quella sera e in quell’istante ho capito di aver perso i miei due migliori amici e sono svenuto. In infermeria ho tentato di chiarire, ma se ne sono andati. Dopo pranzo mi hanno detto che ci avrebbero messo anche una decina di anni per dimenticare l’accaduto.

- Non capisco che c’entri Zecks. – constatò Ginny.

- È innamorato di Nerix. L’ho scoperto a Capodanno e quando è saltata fuori la storia fra me e Nerix gli avevo giurato che non l’avrei mai fatto se l’avessi saputo, adesso è, naturalmente, infuriato con me perchè mi sono messo con Nerix. Comunque, successivamente ho parlato con Miriam e le ho detto che la considero solo come una sorella, però so di averla persa comunque… - sorrise amaro.

George lo guardò e chiese: - E Zecks?

- Gli parlo domani. Siete soddisfatti?

- Sei un’idiota. – affermarono all’unisono i gemelli e si alzarono.

- Cosa credete? Che non lo sappia? Che non sappia di aver fatto il più grande errore della mia vita? Che non sappia di non aver mai capito i miei sentimenti?

Lo guardarono glaciali. – Tu non consideri Miriam come una sorella. – se ne andarono.

Si voltò verso gli altri tre e chiese: - Che volevano dire?

- Quello che hanno detto. – affermò calma Ginny e se andarono anche gli altri.

Spense la luce e si buttò pesantemente sul letto.

Si svegliò alla solita ora, ma non andò a mangiare, rimase lì immobile sul letto a fissare il soffitto non sapendo cos’altro fare. Non aveva fame, non aveva sonno, in quell’istante non provava niente, si sentiva vuoto, gli sembrava di essere un involucro vuoto, gli sembrava che la sua anima fosse andata da qualche altra parte, però la sentiva vicina… forse gliel’avevano rubata…

Si alzò capendo che i suoi discorsi mentali stavano sfiorando l’assurdo, dopo essersi preparato si sedette su una poltrona nella sala comune di Grifondoro e fissò senza vedere il vivace fuocherello.

Sentì un tonfo e si voltò di scatto. Vide Zecks steso per terra e vicino a lui un bastone, probabilmente doveva essere inciampato.

- Zecks?

- Ciao, Aliack. – si rialzò velocemente e buttò dietro di sè il bastone dopo aver borbottato qualcosa – Allora, che mi racconti di bello?

- Che ci fai qui?

- Svegliato male? Non è un mio problema… comunque… sono qui per capire che cosa ti passa in quella testa bacata.

Lo guardò non capendo e lui si avvicinò, prese una sedia e si accomodò di fronte al ragazzo. – Allora… spiegami che cosa provi per Miriam.

- Perchè?

- Per vedere se hai realmente capito i tuoi sentimenti.

- La considero solo una sorella, tutto qui.

Il Tassorosso scosse vigorosamente la testa. – Non ci siamo, mi sa che Nerix ti ha fatto il lavaggio del cervello.

- Che stai dicendo?

Il volto di Zecks divenne di colpo serio. – Tu non la consideri una sorella. Mi basta guardarti per capirlo, la tua bocca dice una cosa e i tuoi occhi sembrano temere quello che stai per dire… Non so se provi qualcosa per Miriam, ma non la consideri una sorella, questo è poco, ma sicuro.

- E allora cosa provo? – chiese quasi con aria di sfida.

- Sono qui per scoprirlo, ma prima ti faccio un’altra domanda: che cosa provi per Nerix?

- L’amo.

Vide lo sguardo di Zecks vitreo, ma dopo un secondo era tornato quello di sempre. – Almeno una cosa l’hai capita davvero… Adesso, spiegami che cosa provi quando vedi Miriam.

- Niente, penso solo che è bella, tutto qui. – vide Zecks guardarlo con uno sguardo che diceva: ‘Sicuro?’ – Ok, va bene… appena la vedo mi viene voglia di aiutarla, di proteggerla, ma nient’altro.

- Non provi anche tristezza? – lo fissò sorpreso – Tutte le volte che incrocio il suo sguardo mi viene un’infinita tristezza, se la guardi attentamente scorgi sempre un velo di malinconia e di rimpianto, ma sicuramente non te ne sarai mai accorto…

- Malinconia?

- Ti ricordo che Miriam non ha mai avuto una vera infanzia, nella sua mente c’è solo il desiderio di fuggire da Voldemort, la sua è un’eterna fuga… Però non è di questo che stavamo parlando… allora, non provi tristezza?

- No… mi sembra sempre felice…

- Allora non l’ami, sennò ti saresti anche accorto del suo sguardo e delle speranza che riponeva in te.

- Speranze?

- Sai che ti ha sempre considerato come un’ancora a cui aggrapparsi, ma non ti sei mai reso conto della forza che le davi, della sicurezza… grazie a te Miriam è cambiata, è grazie a te che ha deciso di rinnegare Voldemort, non per le speranze che le offrivi, ma per la sicurezza che le infondevi.

Ci fu qualche istante di silenzio, poi Zecks chiese: - Aliack, non la consideri una migliore amica?

- Non lo so…

- Tutte le volte che hai qualcosa che non va, da chi vorresti andare?

- Da te.

- E se dovessi scegliere fra Miriam e Nerix?

Ci pensò, ma non gli ci volle molto. – Da Miriam.

- Perchè? – insistette Zecks.

- Perchè sa sempre che cosa dire… Nerix, invece, no.

Zecks sospirò esausto. Poi tornò a guardarlo e disse: - Adesso chiariamo noi due. Perchè mi hai fatto tutte quelle promesse se sapevi che non le avresti mantenute?

- Lo sai che mi viene spontaneo farle… - tentò di scusarsi Aliack, ma Kyre rimase immobile aspettando una risposta – Non lo so… credevo di amare davvero Miriam, che la storia con Nerix fosse stata solo divertimento…

- La prossima volta non fare promesse… Aliack, non le hai detto dei miei sentimenti, vero?

- No.

- Non farlo, voglio che resti un segreto.

- I Weasley, la Granger e Potter lo sanno…

- Sì, lo so, me l’hanno detto i gemelli. – si alzò e si diresse verso la porta, ma Aliack lo bloccò. – Perchè non glielo dici?

- A che servirebbe? A sentire un rifiuto? No, grazie, ho già capito che non riuscirò a portartela via e non ho intenzione di fare la figura del pollo.

Uscì dal dormitorio e andò verso la Sala Grande, sapendo che Miriam si trovava lì. La vide vicino a un ragazzo del settimo anno e mosse la braccia per farsi notare. La ragazza lo vide, si alzò dal tavolo e gli si avvicinò. – Come va?

La fissò incredulo, era strano che fosse la prima a parlare. – Ti sei svegliata bene?

- Non fare l’idiota.

Sorrise, quella era la solita Miriam. – Ho parlato con Aliack, ho fatto chiarezza nei suoi pensieri e ho scoperto che ama seriamente Nerix e che ti considera la sua migliore amica.

- Tu hai chiarito con lui?

- Non c’era molto da chiarire… Non sei delusa? – chiese notando che il suo volto era rimasto impassibile.

- No, tanto me l’aspettavo…

- Chi è quel ragazzo?

- Si chiama Ryan, perchè?

Lo squadrò dall’alto in basso. – Sono geloso del fatto che lui possa vederti sorridere e io no.

La guardò cercando la sua reazione e la vide leggermente arrossita.

- Idiota…

- Non stavo scherzando, sono geloso di quel bellimbusto. - La vide sorridere e le disse: - Sai perchè ho capito che Aliack non ti considerava una sorella? Perchè sono io che ti considero come una sorellina.

- E io ti considero il mio fratellone. – risero entrambi. Poi Zecks tornò a guardare il ragazzo. – Comunque, dopo gli farò delle domande per vedere se è a posto.

- Se ci tieni… - tornò al suo tavolo e Zecks si diresse verso il proprio.

Una volta seduto si trovò davanti Zacharias Smith e gli venne la tentazione di cambiare posto, ma quello gli chiese subito: - Come mai sei arrivato solo ora?

- E a te che importa?

- Sono un prefetto e ho il diritto di saperlo.

- Stavo dormendo. – prese il dolce che un suo amico gli aveva messo da parte e mangiò con gusto senza ascoltare le lamentele del ragazzo.

Andò a lezione e si trovò di fianco Nerix. – Ehilà, come va?

- Che hai detto ad Aliack? Era strano e non ho capito perchè.

- Ho solo fatto chiarezza nella sua mente… in che senso era strano? – la fissò tentando di nascondere i suoi sentimenti, ma gli riusciva quasi impossibile.

- Sembrava assente.

- L’ho trovato anch’io così… però con me era anche di malumore…

- Quindi tu non c’entri?

- No, si sarà svegliato male.

- Sai se Miriam è andata da lui?

- No, non c’è andata e penso che non lo farà per un bel po’.

Entrò la Umbridge e tacquero per qualche istante, poi Nerix disse: - Mi sa che è questo il problema… dopo vado a parlargli.

- E che vorresti dirgli? Che non è colpa sua se Miriam non ha intenzione di vederlo?

- Certo che no… voglio solo capire che cos’ha. Zecks, mi spieghi perchè eri arrabbiato con Aliack? Capisco Miriam, ma non capisco te…

Ragionò velocemente su ciò che poteva raccontarle. – Per me Miriam è come una sorella, mi ha fatto arrabbiare il fatto che l’abbia illusa, tutto qui.

- Nient’altro?

- Nient’altro.

- Sicuro?

- Dove vuoi arrivare? – la fissò quasi scocciato e, appena incontrò il suo sguardo, capì che sapeva tutto.

- Zecks, ho capito da tempo i tuoi sentimenti.

Sorrise sarcastico e si chinò sul capitolo che dovevano leggere quel giorno. – E cosa dovrei dirti? Brava oppure ce ne hai messo di tempo? È dall’anno scorso che mi sono innamorato di te, ma tu eri troppo occupata a studiare per capirlo.

- Non è colpa mia se non esprimi ciò che pensi realmente…

- In questo non sono l’unico.

- Myne, Kyre, potrei sapere di cosa state parlando? – involontariamente avevano alzato la voce e quella leziosa della Umbridge li aveva richiamati.

- Niente. – rispose Nerix.

- Posso uscire, vero?

- Kyre, l’aspetto alla solita ora nel mio ufficio se esce dall’aula.

Zecks sorrise e uscì guardandola con aria di sfida. Andò nell’ufficio di Silente.

- Zecks, non dovresti essere a lezione? – chiese stancamente il mago.

Si accomodò su una poltrona di fronte al tavolo e guardò la fenice vicina al mago. – Non ne avevo voglia, comunque sono in punizione anche oggi.

- Cos’hai fatto, stavolta?

- Sono uscito dall’aula. Silente, posso essere esonerato da Difesa contro le Arti Oscure?

- No, non puoi. Torna nell’aula ed evita di farti mettere altre volte in punizione, se continui così dovrò bocciarti.

Si alzò sbuffando e tornò nell’aula della Umbridge.

- Come mai è tornato?

- Non ho voglia di stare un altro giorno in punizione.

Si sedette vicino a Nerix e cominciò a leggere il capitolo evitando gli sguardi che gli lanciava ogni tanto la ragazza.

Dopo aveva due ore di Cura delle Creature Magiche. Passò tutto il tempo osservando le ragazzine gioire davanti agli unicorni ed evitando Nerix, ora che lei sapeva non aveva intenzione di parlarle per qualche giorno.

A pranzo bloccò Miriam davanti alla Sala Grande e le disse tutto d’un fiato senza spiegare niente: - Sa tutto.

- Chi? Cosa?

- Nerix sa dei miei sentimenti. – spiegò innervosito dalle domande.

Miriam lo fissò in silenzio e Zecks la guardò spazientito, attendendo che dicesse qualcosa. – Lo sai che Aliack ha picchiato Draco?

La guardò per qualche istante. – E questo cosa c’entra?

- Niente, ma non sapevo che dirti e ho cambiato argomento. – la fissò stranito e ragionò sulla frase che aveva detto. – Ha picchiato Draco?

- Già.

- Perchè?

- Non lo so, l’ha visto e ha iniziato a pestarlo, poi è intervenuta la McGrannit e si è calmato.

Entrarono nella sala e si sedettero ai loro tavoli. Lo sguardo di Zecks vagava da una parte all’altra della sala, alla ricerca di Aliack e Draco. Il primo lo trovò mentre fissava svogliatamente i gemelli, ma del secondo non c’era traccia, probabilmente era in infermeria.

Sentì un colpetto di tosse e capì che la Umbridge stava richiamando l’attenzione.

- Signor Black, mi è giunta voce che ha picchiato Draco Malfoy, è vero?

- Sì.

- Potrei sapere il motivo?

- Mi dava fastidio la sua faccia. Mi faccia indovinare: sono in punizione? – chiese notando la donna aprir bocca.

- Esattamente.

Dopo pranzo bloccò Aliack e gli disse: - Perchè hai picchiato Malfoy? Sono contento di ciò che hai fatto, non fraintendere, ma non ne capisco il motivo…

- Niente, non preoccuparti…

Lo guardò andarsene, aveva notato il suo sguardo assente e vi aveva scorto un leggero velo di malinconia, ma non riusciva a capirne il motivo.

Dopo le lezioni incrociò Miriam mentre tornava nel suo dormitorio accompagnata da Ryan.

- Come va?

- Bene, tu?

- Meglio… hai visto Aliack?

Lo guardò prima stranita, poi rispose: - Sì, era fuori, perchè?

- Hai notato il suo sguardo assente?

- Sì… secondo me sta pensando a qualcosa di stupido e si sta deprimendo.

- Non credo…

- Ieri l’ho visto insieme a Nerix e ho capito subito che la considerava come un’ancora a cui aggrapparsi.

Spalancò la bocca incredulo. – Aliack?

- Sì. Ne parliamo dopo, ora devo andare. – fece per andarsene, ma il ragazzo la bloccò e annunciò: - Voglio fare un test a questo ragazzo, posso vero? – chiese rivolto a Ryan.

- Certo…

- Nome, età e interessi.

- Ryan Blade, 17 anni, mi piace leggere e praticare incantesimi con il fuoco.

- Materia preferita.

- Pozioni.

- Miglior amico o amica.

- Luna Lovegood.

Voleva fare un’altra domanda, ma era rimasto shockato dalla risposta. – La pazza? – notò il suo sguardo quasi irato e decise di proseguire con le domande. – Fai sport?

- Gioco a Quidditch.

- Ruolo?

- Battitore.

- Situazione familiare.

- Zecks, che c’entra? – s’intromise Miriam, ma il ragazzo non le rispose.

- Siamo ricchi, ma non nuotiamo nell’oro.

- Cosa pensi dei Serpeverde.

- Troppo superbi.

- Cosa pensi di Miriam.

Ci fu qualche istante di silenzio, poi, finalmente, Ryan rispose: - È bella, ma la sua bellezza viene nascosta dalla tristezza che prova.

Sorrise. – Riassumi il tuo pensiero in una frase romantica.

- È come una rosa nera: bella, ma malinconica.

- Test superato. – si voltò verso Miriam e la vide lievemente arrossita. Prese Ryan in disparte e gli disse: - Aiutala, hai capito anche tu la sua tristezza e ti chiedo di farla sorridere.

- Lo farò con immensa gioia.

 

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Capitolo 12
*** Una Nuova Rogna ***


Capitolo XII

Capitolo XII

- Una nuova rogna -

 

Entrarono nel dormitorio Serpeverde e notarono immediatamente un folto gruppo di persone disposte in cerchio. Si avvicinarono incuriositi, Miriam vide istantaneamente i capelli biondo pallido di Draco e capì il perchè di tutte quelle persone.

Raggiunse il cugino e chiese: - Che succede?

- Abbiamo scoperto che Black ha aiutato il gruppo di Potter.

- E allora?

- Ci stiamo organizzando per raccogliere delle prove da dare alla Umbridge.

Se ne andò pensando che non avrebbero mai trovato delle prove per incastrarlo ed entrò nella sua stanza. Dopo qualche istante sentì qualcuno bussare e spense il fuocherello per andare ad aprire; davanti alla porta trovò Ryan che sgattaiolò inosservato nella stanza.

- Come mai qui?

- Volevo farti compagnia.

Si sedette sul letto e rimase per alcuni istanti a guardarlo: alla luce di quella flebile candela sembrava ancora più bello…

Scosse la testa per riprendersi dai suoi pensieri. – Ryan, cosa ti ha detto Zecks?

- Di farti sorridere.

Rimase a bocca aperta e lui la guardò intenerito dalla reazione.

- Quello stupido…

- Non dovresti criticarlo, si preoccupa per te.

Sorrise… era la prima volta che qualcuno riusciva a capire Zecks; tutti credevano che fosse solo un buffone, nessuno aveva mai capito che lo faceva per far star meglio gli altri, nessuno… tranne quel ragazzo.

Inclinò la testa di lato e lui si sedette vicino a lei.

- Sai, mi ricordi la mia ex. Siete tutte e due sensibili e tristi.

- Ti piacciono le ragazze incasinate, vero?

Risero entrambi, però Ryan tornò di colpo serio, le prese il volto e la baciò.

- Ryan…

- Scusami, ma è da un po’ che volevo farlo… facciamo un giro?

- Ok…

Uscirono dalla stanza, superarono il gruppo di Serpeverde, attraversarono la porta e si trovarono nelle segrete di Hogwarts. Andarono nel giardino e vi trovarono Luna sorridente come non mai.

- Ho trovato un Trillero. – mostrò una cavalletta e Miriam fissò l’animale con gli occhi aperti. Luna se ne andò saltellando, mentre Miriam era ancora shockata per quello che aveva visto. Ryan la notò e rise divertito.

La ragazza si voltò guardandolo sconcertata e lui smise di ridere. – Seguimi.

Lo seguì non capendo dove voleva andare. Dopo qualche minuto scorse la capanna di Hagrid in lontananza; Ryan le sussurrò all’orecchio: - Vorresti venire con me, lì?

Annuì. Non riusciva a togliere gli occhi dai suoi, erano come magnetici per lei. Arrivarono alla casetta dopo qualche minuto ed entrarono silenziosamente. Dentro vi trovarono Thor che ringhiò minaccioso verso di loro. Miriam si avvicinò lentamente, ma con decisione verso l’animale e gli accarezzò il muso. L’animale se ne andò rasserenato dopo qualche istante; Miriam si alzò e Ryan le afferrò la vita affermando: - Ci sai fare con gli animali.

La strinse a sè e appoggiò la testa nell’incavo della sua spalla. – Hai un buon profumo…

- Ryan…

- Non farò niente, non preoccuparti… l’unica cosa che oserò fare sarà baciarti, tutto qui…

Sentì il suo respiro calmo e capì che non stava scherzando. Si allontanò da lui e si sedette sulla logora poltrona. – Ryan… io…

- Ami ancora Aliack – completò lui.

Riuscì solamente a sorridere amaramente e lui si accomodò di fianco a lei.

- Miriam, devo dirti una cosa che mi preme molto, anzi due… vuoi prima il rimprovero o la dichiarazione?

Lo fissò con gli occhi sbarrati e lui decise di rimproverarla prima. – Dovresti alienare i tuoi sentimenti e concentrati sulla scuola, se continui così ti bocceranno e non è bello vedere una ripetente di venticinque anni in una classe di quindicenni.

- Lo so, ma non ci riesco…

- Ti aiuterò io a studiare, tanto quelle cose le so a memoria.

- Grazie…

Fece un profondo respiro. – E ora la dichiarazione… - respirò nuovamente a pieni polmoni – Miriam, fin da quando ho incrociato il tuo sguardo ho desiderato conoscerti, tu sei diversa da tutti gli altri Serpeverde, sei intelligente, bella, perfino la tua malinconia mi ha sempre attratto… tutto questo per dirti che mi sono innamorato di te. So che ami ancora Aliack e lo capisco, ma ti prego di fare uno sforzo per provare ad innamorarti anche di me… mi basta anche essere il secondo, non importa.

- Ryan…

- Non preoccuparti, non voglio una risposta adesso… va bene così. Torniamo nel dormitorio.

Non riuscì a rispondergli; si stava chiedendo perchè tutti coloro che considerava amici s’innamoravano di lei. Anche mentre studiava all’estero succedeva sempre così: trovava un amico e quello il giorno dopo diceva di amarla… eppure lei non faceva niente per istigare questo sentimento; stava tutto il giorno a guardare il vuoto e ogni tanto parlava con qualcuno, perchè tutti s’innamoravano di lei?

Seguì Ryan che li guidò fino al dormitorio. Entrarono e non notarono più il gruppo che prima attorniava Draco, ma videro solo il ragazzo parlare con i suoi due scagnozzi, Tiger e Goyle.

- Ciao, Draco, che fai di bello? – chiese Miriam intuendo che il cugino aveva qualcosa in mente.

- Niente d’interessante, tu, invece?

- Idem. Vuoi vedere un oggetto che mi hanno inviato ieri?

Il cugino la seguì baldanzoso nella sua stanza e lei gli mostrò la prima cosa che le era capitata a tiro, il suo obbiettivo era scoprire che cosa aveva in mente Draco Malfoy.

- Hai ricevuto nuovi ordini dalla Umbridge?

- No… che cos’è? – chiese rigirandosi lo strano oggetto fra le mani.

- È una rosa del deserto… allora perchè c’erano tutte quelle persone prima?

- Vogliamo fare uno scherzo a Ryan, domani… dopotutto è il primo d’Aprile.

Inventò qualche potere per la pietra ed uscirono dalla stanza. Si avvicinò a Ryan e sussurrò: - I Serpeverde ti giocheranno.

- Non è una novità. – disse lui di rimando.

A cena il tavolo Serpeverde era scosso da sussurri e non furono in pochi a notare la felicità della casa.

Dopo cena Zecks si avvicinò a Miriam e le chiese: - Che hanno i Serpeverde?

- Stanno preparando uno scherzo a Ryan.

Vide Zecks sorridere beffardo, poi disse: - Avranno ben altro di cui preoccuparsi…

Se ne andò saltellando, ma, appena vide Nerix aspettarlo, smise di saltare e tentò di darsi un contegno.

- Zecks, dobbiamo parlare.

- Di cosa? – tentò di chiedere sorridendo.

- Scegli tu: Aliack o te.

- Che gli è successo? – chiese dimenticandosi completamente che lei sapeva dei suoi sentimenti.

Nerix abbassò il capo e spiegò: - I gemelli mi hanno solo detto che ha avuto una crisi di nervi.

- Vado a parlare con loro.

- Vengo anch’io.

Entrarono nel dormitorio Grifondoro; Zecks divenne visibile, mentre Nerix rimase in disparte ancora trasparente.

- Cos’è successo ad Aliack?

- Ha avuto una crisi di nervi.

- Dov’è adesso?

- In camera, pero’ non fa entrare nessuno, ha chiuso anche la porta con la magia.

- Che cos’ha fatto?

Guardarono verso il muro e Zecks notò immediatamente il buco nella parete. Scorse delle gocce di sangue e capi’ che Aliack l’aveva fatto per ferirsi.

Si avvicino’ alla porta e bussò. Aspettò alcuni istanti, ma non sentiva neanche un rumore all’interno della stanza. – Sicuri che sia ancora qui?

- Credo di sì. – affermò Fred.

Bussò più forte, ma nessuno rispose, così tentò di entrare usando la magia, ma sembrava che una barriera lo trattenesse all’esterno.

- Aliack, apri.

Dopo alcuni istanti senti’ la voce del ragazzo: - Non ho voglia di parlare.

- Io sì, quindi apri questa porta.

Si sentì un tonfo, poi Aliack aprì, lo fissò per alcuni istanti e gli richiuse la porta in faccia.

- Ma sei scemo?! Mi fai entrare?

- No.

- Aliack… aprimi o la crisi di nervi viene a me, e sai perfettamente cosa mi succederebbe. – in realtà era calmissimo, ma quello gli sembrava l’unico modo per farlo entrare, infatti, Aliack riaprì la porta e lo fece entrare.

Appena entrato nella stanza capì che non si era fermato a distruggere solo il muro, ma aveva rotto quasi tutti i mobili, anche la spada che gli aveva regalato Miriam era in mezzo alla stanza, buttata a caso e nascosta dai libri di scuola.

- Mi spieghi che ti è successo?

- Prova a capirlo da solo.

Si voltò o lo guardò in volto. In quell’istante fu avvolto da un’immensa tristezza, gli sembrava di guardare Miriam, eppure, quello era Aliack… il suo migliore amico, quello che normalmente tirava su di morale gli altri, quello che consolava e tentava di capire… non era mai stato come Miriam, non era mai stato chiuso, non aveva mai avuto una crisi di nervi, non aveva mai avuto la malinconia e la tristezza che caratterizzavano lo sguardo della ragazza.

- Aliack… che hai?

- Sono stanco… non riesco a capire…

- Cosa non capisci?

Lo guardò sorridendo amaramente e solo in quel momento si rese conto di quanto assomigliasse a Miriam. – Tutto. Perchè Miriam non mi vuole parlare, non lo capisco… io ce la sto mettendo tutta, ma non capisco… ho anche provato a capirla, ma non ci riesco, non capisco neanche la tristezza che ha sempre…mi sento un idiota, tu la conosci da meno tempo di me e l’hai capita… perchè tu ce l’hai fatta e io no?

- Tutto qui?

- Perchè non è abbastanza?

- Scusa, ma…non puoi andare a parlarle?

Aliack lo fissò prima impassibile, poi lo vide sorpreso e infine realizzato. Si alzò di scatto trionfale e annunciò: - Vado da lei!

Uscì di corsa dalla stanza e Zecks rimase immobile a fissare il punto in cui prima c’era il ragazzo. Ando’ dai gemelli che gli chiesero: - Allora?

- Quello è pazzo… - disse semplicemente.

- Perchè?

- Lasciate perdere, è un motivo troppo stupido…

Uscì dal dormitorio Grifondoro e dopo qualche istante vide Nerix comparirgli di fianco. – Che cos’aveva?

- Si stava facendo domande stupide… Non preoccuparti, non ha niente.

- Dove sta andando?

- Da Miriam.

Lo fissò attendendo spiegazione, ma decise di non dire altro sapendo quanto Nerix fosse gelosa.

- Adesso parliamo di te?

Si bloccò di colpo e gli ritornò in mente il sentimento che provava per lei. Sapeva che se l’avesse detto in futuro si sarebbe dato dell’idiota, ma sapeva anche che se non l’avesse fatto avrebbe sempre provato rimorso non appena la vedeva.

- Di cosa vuoi parlare?

- Perchè non me l’hai mai detto?

- Perchè volevo aspettare, volevo che lo capissi prima tu e iniziassi a pensare se ti piacevo, sarebbe stato bello…

- Zecks… quando ti sei innamorato di me?

- Due anni fa. Facevo di tutto per fartelo capire, ma tu non hai mai fatto caso a me, pensavi solo a studiare.

- Dovevi dirmelo.

- Perchè?

- Perchè avremmo evitato tutto questo casino - la fissò stranito - Anche tu mi piacevi.

Rimase immobile a fissarla con gli occhi sbarrati. Non ci credeva, aveva aspettato sicuro che non le piaceva e ora scopriva che era il contrario, che avrebbe evitato di far soffrire Miriam, di litigare con Aliack, si diede dell’idiota. In quell’istante desiderava solo scappare, però decise di non farlo, di non perdere il suo orgoglio.

- Dovevi farmelo capire. – la rimproverò scherzosamente e riprese a camminare come se niente fosse.

- Sai benissimo che non sono brava a mostrare i miei sentimenti.

- Nerix, possiamo rimanere amici?

La ragazza lo guardò stralunando gli occhi. – Che domande fai, certo! Non c’era neanche bisogno di chiederlo.

 

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Capitolo 13
*** Il Canto delle Sirene ***


Capitolo XIII

Capitolo XIII

 Il canto delle sirene

 

Entrò nel dormitorio Serpeverde e lo trovò vuoto, come sempre del resto. Stava per entrare nella stanza di Miriam, ma la vide addormentata su una poltrona. Si avvicinò alla ragazza e la svegliò con delicatezza. Lei aprì lentamente gli occhi e dopo qualche istante sembrò riconoscerlo. Si alzò dalla poltrona e rimase immobile a fissarlo. – Che ti è successo? – chiese notando il suo sguardo.

- Mi stavo facendo domande stupide.

- E perchè sei qui?

- Perchè voglio che tu risponda a queste domande stupide. – tentò di sorridere, ma la sua faccia sembrava come paralizzata – Prima domanda: perchè sei sempre triste?

- Non ci vuole molto a capirlo… il motivo è lo stesso di quindici anni fa, anche se in questi ultimi giorni la motivazione è un’altro e tu dovresti saperlo bene.

In realtà quello era un rimprovero, ma non vi fece caso, finalmente aveva scoperto la sua tristezza. – Ti faccio un’altra domanda e me ne vado: perchè mi eviti?

- Ti evito?

- Sì, mi sembra che stai facendo di tutto per non parlarmi.

- Scusami, non volevo, non me ne sono accorta.

Tirò un sonoro sospiro di sollievo e se ne andò lasciando la ragazza a studiare. Si stava preparando per tutte le verifiche che Piton aveva intenzione di farle recuperare e aveva intenzione di prendere tutte E, dopotutto quegli argomenti li sapeva perfettamente.

A mezzanotte sentì un sonoro tonfo provenire dal dormitorio dei maschi. Dopo alcuni istanti tutti i Serpeverde uscirono dai loro dormitori ridendo.

- Che è successo? – chiese alla prima persona che le era capitata a tiro.

- Abbiamo rovesciato una pozione addosso a Ryan.

Entrò nella sua stanza chiedendosi come facevano i Serpeverde ad essere così stupidi. Dopo qualche minuto sentì una risata e molte ragazze urlare. Uscì dalla stanza e vide un dissennatore nella sala comune, in realtà era un fantoccio e lo capì non avvertendo la gioia abbandonarla. Le ritornarono in mente le parole di Zecks e capì che quella era opera sua. Notò il fantoccio fare un giro su se stesso diventando un grosso pesce e riconobbe la voce di Zecks dire: - Pesce d’Aprile!

Probabilmente tutti avevano riconosciuto la voce del ragazzo, ma nessuno avrebbe osato fargli uno scherzo, tutta la scuola sapeva quanto fosse vendicativo Zecks.

Divenne invisibile e andò nel dormitorio dei Tassorosso per parlare con il ragazzo. Davanti all’entrata lo scorse e ritornò visibile.

- Ehilà, come mai qui?

- Volevo congratularmi con te, hai fatto un bello scherzo. Comunque…come mai sei qui fuori?

- Sto posizionando vari scherzi in tutta la scuola, vedrai, sarà divertentissimo… - ghignò divertito e salutò Miriam. La ragazza tornò nel suo dormitorio e ricominciò a studiare; smise verso le due di notte addormentandosi sul libro.

Si svegliò alle otto perchè qualcuno stava bussando insistentemente alla sua porta. Andò ad aprire e si trovò davanti Piton. – Vieni nel mio ufficio.

Seguì il direttore della sua casa ed entrarono nel suo ufficio. L’uomo usò il Muffliato sulla porta e la fissò severo. – Cosa sono tutte quelle scorribande che fai di notte?

- Scorribande?

- Tutte le notti non sei nel tuo dormitorio, ma in quello dei Tassorosso; sai che è contro il regolamento, vero?

- Sì, ma non faccio nulla di male.

- La Umbridge ti sta spiando e non ho intenzione di continuare a inventarmi scuse a tuo favore.

- Va bene, va bene, da stasera rimarrò nel mio dormitorio…

- Un’altra cosa: dopo colazione vieni direttamente nell’aula di Pozioni, ho deciso di darti più tempo per recuperare le verifiche.

- E le altre materie?

- Ho già avvertito gli insegnanti. Puoi andare. – uscì dalla stanza e andò a prepararsi. Trovò la Sala Comune vuota e si disse che gli scherzi di Zecks dovevano aver bloccato quasi tutti. Guardò verso il tavolo degli insegnanti e notò Dolores Umbridge coprirsi il volto con una mano. Si sedette al tavolo e iniziò a mangiare lanciando di tanto in tanto lo sguardo verso la donna per scoprire che cosa stesse nascondendo. Al decimo tentativo vide dei baffi felini e capì immediatamente che Zecks aveva usato una delle fatture in cui eccedeva; in breve tempo la donna sarebbe diventata un gatto, peccato che l’effetto durasse solo qualche ora…

Appena ebbe finito di mangiare andò verso i sotterranei e vide Piton davanti alla sua aula in attesa degli studenti. Andò verso un calderone, poggiò la sua roba a terra, prese il libro di Pozioni e iniziò a preparare la prima pozione che aveva sbagliato a fare. Dopo meno di mezz’ora ne incominciò un’altra nell’attesa che la prima iniziasse a bollire. Per due ore fece solo pozioni; poi consegnò i vari flaconi a Piton che le diede le verifiche. Prese una sedia e iniziò da Incantesimi, poi passò a Storia della Magia, a Divinazione, Trasfigurazione e così via. All’ora di pranzo aveva il cervello fuso e non riusciva più a connettere, così Piton le fece fare una breve pausa.

- Le pozioni sono state eseguite perfettamente; se continui così avrai Eccezionale senza problemi.

- Già.

Dopo dieci minuti ricominciò a lavorare e dopo un’ora riuscì a finire tutto. Consegnò a Piton e tornò nel suo dormitorio per riposarsi. Si addormentò profondamente e fu svegliata da Draco un’ora e mezza dopo.

- Che c’è?

- C’è Myne fuori dal dormitorio, ha detto che vuole parlarti.

Si alzò faticosamente e il cugino le disse: - Per quello che sono riuscito a vedere, dovresti aver fatto tutto Incantesimi e Storia della Magia giusti.

- Speriamo, non ho voglia di rifare quelle verifiche, ho studiato fino alle due di notte…

Uscì dal dormitorio e vide Nerix. La fissò attentamente e, nonostante ostentasse la sua maschera, le sembrò di scorgere della preoccupazione nel suo sguardo.

- Ciao, Nerix, come stai?

- Bene, tu?

- Sono un po’ stanca, ma per il resto sto bene.

- Come sono andate le verifiche?

- Draco ha detto che dovrei aver fatto giusto tutto Incantesimi e Storia della Magia, per il resto non saprei.

Ci fu qualche istante di silenzio, poi Miriam disse: - Nerix, mi spieghi perchè Aliack si sta deprimendo?

La ragazza sorrise amara. – Non lo so… non me ne vuole parlare.

- Come va fra voi?

- I primi giorni a meraviglia, ma poi ha iniziato a farsi delle domande stupide e io non riesco ad aiutarlo, non so cosa dirgli… Ieri ha avuto una crisi di nervi, se non fosse stato per Zecks sarebbe ancora in camera sua.

- Se vuoi vado a parlargli.

- È appunto per questo che sono qui, se lo facessi ne sarei contentissima.

- Allora vado, poi vengo a riferirti.

- Grazie mille.

Per fortuna il loro rapporto era rimasto sempre lo stesso…

Rimase fuori dal dormitorio ricordandosi di ciò che aveva detto a Piton e decise di chiedere alla Signora Grassa di chiamare l’amico. Dopo qualche istante il ritratto si aprì, ma invece di Aliack uscirono i gemelli Weasley. – Ci dispiace, ma Aliack non vuole uscire.

- Gli avete detto che ci sono io?

- Sì, ma ha detto che vuole dormire.

- Ditegli che se non viene non gli parlerò a vita.

George andò a riferire, Fred, invece, rimase con la ragazza. – Davvero lo farai?

- Certo che no, ma mi sembrava l’unico modo per farlo uscire.

Dopo qualche istante arrivò Aliack correndo. – Eccomi, scusa, non avevo capito che eri tu.

- Come no? Ti abbiamo detto che c’era Miriam.

- Ho capito che c’era Nerix…

- E non le avresti parlato? – chiesero con aria di rimprovero i gemelli e Miriam all’unisono.

- Non in questo momento… dopo sarei andato da lei. Comunque, che devi dirmi?

- Mi spieghi perchè ti stai deprimendo?

- Mi faccio domande stupide, tutto qui…

- E perchè non le fai a qualcun altro queste domande? Magari può darti una risposta.

- Ho provato con Nerix, ma lei non riesce a rispondere… se le faccio a te o a Zecks vi mettete a ridere.

I gemelli trattennero le risate e gli diedero dell’idiota per poi andarsene, invece Miriam rimase immobile a fissarlo superiore.

- E perchè non ci metti alla prova?

- Va bene. Quand’è che abbiamo deciso di poterci innamorare fra noi quattro?

- Non credo che sia stata una decisione così drastica. Con il tempo è successo, tutto qui, non ci siamo messi di comune accordo e abbiamo detto: da oggi possiamo innamorarci fra noi. Ma davvero sono queste le tue domande?

- Te l’ho detto che sono stupide… - rimase in silenzio a pensare a ciò che aveva detto la ragazza. Gli sembrava così semplice la risposta, eppure lui non l’aveva capita…

- Altre domande stupide?

- No, alle altre hai risposto ieri sera.

- Solo per questo ti stai deprimendo?

- No, era anche perchè ci stavamo allontanando, ma adesso abbiamo chiarito e tutto sta tornando a posto. – sorrise gioioso e tornò nel suo dormitorio, mentre la ragazza andò davanti a quello Corvonero. Spiegò la sua chiacchierata con Aliack  a Nerix, tornò nel suo dormitorio e andò a dormire non sapendo cos’altro fare.

Si svegliò a mezzanotte perchè aveva percepito un’energia a lei troppo nota; si alzò dal letto e corse verso l’esterno del castello attenta a non farsi scoprire da Gazza.

Corse verso la capanna di Hagrid e vide Ryan scappare da qualcosa. Un fascio verde squarciò l’aria e dietro al ragazzo comparve lui, il suo incubo: Voldemort.

Il Signore Oscuro la vide, sorrise e dei Dissennatori comparvero da dietro di lui. Si avvicinarono facendo oscillare gli enormi mantelli. La ragazza corse verso Ryan, lo prese e tentò di portarlo verso un luogo più sicuro, ma Voldemort le comparve davanti sbarrandole la strada.

“Preferisci essere uccisa dai Dissennatori o tornare da me?”

“Nessuno dei due.” Rispose prontamente Miriam. Sfoderò la bacchetta ed evocò il Patronus: dalla bacchetta comparve un immenso Basilisco che si avvolse intorno a lei per proteggerla e puntò la testa verso i Dissennatori. Quelli arretrarono irrequieti, ma Miriam sapeva bene che quel giochino non poteva certo fermare Voldemort. Si voltò verso di lui e lo vide avvicinarsi.

“Scappa, vai in qualunque dormitorio e dì cosa sta succedendo, ma non andare dai Serpeverde, chiaro?”

Vide il ragazzo tremante accennare lievemente col capo. Gli creò una barriera intorno e Ryan iniziò a scappare.

“Dopo mi occuperò anche di quel ragazzo.”

“Non ne avrai il tempo.”

Voldemort sfoderò la bacchetta e le lanciò contro un incantesimo: tutto il terreno intorno a lei fu attorniato dalle fiamme; il Basilisco scomparve e lei rimase senza difese, ma quello era il minimo dei mali. Poiché dentro di lei albergava una fenice non aveva problemi con le fiamme, ma il vero problema era fuori da quelle. Elaborò velocemente un piano e puntò la bacchetta verso il lago. “Marine!”

L’acqua del lago si alzò a formare un fontana, da questa si crearono delle bolle che volarono a tutta velocità verso di lei, ma, a qualche istante dalle fiamme, deviarono e puntarono Voldemort. L’uomo riuscì a deviarle e quelle spensero le fiamme. Voldemort guardò in mezzo a quelle, ma non vide niente: della ragazza nessuna traccia.

“Dove guardi?” un’ascia comparve nella visuale di Voldemort. Riuscì a scansarsi ed evitò il colpo letale. Vide Miriam librare l’ascia in aria e capì che quella doveva essere un cimelio dei Serpeverde. Notò le luci nel castello accendersi e decise di attuare il piano B. Schioccò le dita e dei mangiamorte circondarono la ragazza.

Miriam si guardò intorno e riconobbe molti mangiamorte, alcuni le erano sconosciuti, ma quello non era un problema, presto sarebbero morti tutti. Sentì una sensazione di angoscia invaderle e una sottile nebbia comparve davanti ai suoi occhi. Si guardò intorno, ma non vide niente, eppure dovevano per forza esserci dei Dissennatori, solo loro potevano dare quella sensazione…

La sensazione crebbe e la felicità iniziò lentamente a defluirle insieme alle forze. S’inginocchiò stremata e iniziò a prendere fiato, ormai anche l’aria iniziava a mancarle. Vide delle luci nel castello, qualche istante prima ne sarebbe stata felice, ma in quel momento capì che era troppo tardi. Le venne in mente Aliack e la felicità che quel volto le infondeva scomparve, capì chiaramente che c’era un Dissennatore che in qualche modo stava vincendo contro di lei, avrebbe potuto evocare il Patronus, ma non le veniva in mente niente di felice, così si accasciò a terra. Scorse un velo nero ondeggiare vicino a lei e capì: Dissennatori coperti da mantelli dell’invisibilità. Sentì le energie riprendere a fluirle in corpo, ma non erano sufficienti per evocare il Basilisco e scappare. Vide la mano del Dissennatore uscire dal mantello e la sua faccia avvicinarsi sempre di più… ormai era condannata.

 

Sentì qualcuno battere rumorosamente all’entrata del dormitorio. Disse la parola d’ordine ed entrò un Serpeverde. Dopo qualche istante riconobbe Ryan, molti Grifondoro avevano iniziato ad avvicinarsi minacciosi, ma notò la paura nei suoi occhi e li fermò. - Che ti è successo?

- Fuori… Dissennatori… Pericolo… Miriam …

Quell’ultima parola gli bastò per capire la gravità della situazione. Si affacciò alla finestra e vide la ragazza accerchiata dalle fiamme e qualche metro più in là Voldemort. Corse verso l’uscita del castello seguito da tutti i Grifondoro che avevano visto la scena.

- Avvertite qualcuno! - un tempo avrebbe detto di avvertire Silente, ma il preside se n’era andato perchè accusato dal Ministero.

Alcuni svoltarono, altri continuarono a seguirlo.

- Aliack, di qua! - gridarono i gemelli Weasley. Aliack entrò in uno dei passaggi scovati dai ragazzi e continuò a correre, pregando che Miriam resistesse.

Uscì dal castello e corse a perdifiato. La vide dopo qualche secondo, ma era ancora troppo lontano per poterla aiutare. La vide cadere e poi Voldemort si avvicinò, la prese e scomparve. Arrivò dove doveva esserci la ragazza, ma non trovò niente. Sentì che anche gli altri si stavano avvicinando, ma non li sentiva, non gli importava, quel mostro gli aveva portato via Miriam…

Cadde in ginocchio a terra, delle lacrime iniziarono a solcargli il viso, ma non sentiva niente, era come se il suo corpo fosse stato un involucro vuoto e la sua anima se ne fosse andata…

Sentì delle mani posarsi sulle sue spalle, non volle neanche controllare chi fossero, non gl’importava.

- Allontanatevi. - Capì che aveva parlato Piton, ma  neanche in quel momento si riprese - Black, spiegami cos’è successo.

Quella voce cosi’ calma, forse voluta per farlo rilassare, gli diede solo sui nervi. Si alzò di scatto e guardò il mago infuriato. - Come puoi rimanere così impassibile? Ha preso Miriam! Voldemort l’ha presa!

- Come osa rivolgersi così a un suo insegnante? - notò la Umbridge e decise di sfogarsi con lei, ma, quando stava per aprir bocca, vide Zecks correre verso di lui.

- Che è successo? - chiese il ragazzo.

- Kyre, perchè è fuori a quest’ora? - strillò la Umbridge.

- Se non l’ha capito è fuori tutta la scuola. - Rispose sbrigativo Zecks.

- Voldemort ha preso Miriam. - Abbassò lo sguardo e se ne andò volendo rimanere solo.

- Dove crede di andare?! - in quel momento avrebbe voluto uccidere quel rospo, ma Piton riuscì a zittirla. - Sta tornando nel suo dormitorio come dovrebbero fare tutti gli studenti.

Notò un’onda alzarsi dal lago, poi fu intonato un malinconico canto: le sirene davano il loro Requiem a Miriam. Se anche loro reagivano così, significava che non c’era più nulla da fare…

 

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Capitolo 14
*** Solo Una Parola ***


Capitolo XIV

Capitolo XIV

 Solo una parola

 

Aprì lentamente gli occhi, ma non distinse niente. Sentì qualcosa scorrerle lungo la faccia, alzò una mano, ma un dolore lancinante la costrinse a riabbassarla. Provò ad alzare l’altra mano, ma quella sembrava bloccata da delle catene, troppo pesanti per essere sollevate. La vista iniziò ad abituarsi al buio e vide del sangue circondarla, troppo sangue…

- Vedo che ti sei svegliata.

Riconobbe istantaneamente quella voce e ricordò tutto: i Dissennatori, i Mangiamorte, Voldemort… era stata catturata.

- Cosa vuoi da me? - l’uomo le si avvicinò e le tirò un calcio facendole sputare altro sangue.

- Portami rispetto. Devi tornare a servirmi.

- Mai! - ricevette un altro calcio e altro sangue uscì copioso dalla sua bocca.

- Presto cambierai idea.

Si avviò verso l’uscita e, mentre se ne andava, distinse dei Dissennatori avvicinarsi facendo ondeggiare i mantelli. Presto avrebbe perso la ragione… presto sarebbe morta.

 

Doveva trovarla, sapeva perfettamente che cosa stava pensando in quel momento Miriam, stava pensando a come morire e lui doveva impedire che ciò accadesse…

- Aliack, mi stai ascoltando?! – si riprese dai suoi pensieri e fissò Nerix come se la vedesse per la prima volta.

- Scusa… è che…

- Aliack, devi capire che non sei solo. Adesso il destino di Miriam non è solo nelle tue mani, anche io e Zecks vogliamo fare qualcosa.

- Giusto – convenne il Tassorosso – Ma siamo più intelligenti di te, infatti, mentre ti crogiolavi su come salvare la dolce Serpeverde, io e Nerix abbiamo pensato ad un piano, ma ci serve il tuo aiuto per completarlo, quindi, vorresti, gentilmente, ascoltarci?

Fissò entrambi e in quel momento gli vennero in mente tutte le foto scattate con loro, eppure… non ce n’era neanche una in cui non ci fosse anche Miriam … Sentì gli occhi inumidirsi, tentò di nasconderlo, ma entrambi lo notarono subito, era difficile non vederlo, gli occhi di un vivace azzurro avevano preso una cupa sfumatura fin da qualche sera precedente, dalla sera in cui l’avevano catturata.

- Ne riparliamo più tardi… - Zecks fece per alzarsi, ma Aliack lo bloccò subito dicendo: - Ne parliamo adesso.

-  Dobbiamo scoprire dove si è stabilito Voldemort. – spiegò la ragazza.

- Niente di più facile. – si voltò verso un gruppo di Serpeverde e fece segno a uno di loro di avvicinarsi. Draco Malfoy si separò dal gruppo e si avvicinò al ragazzo. – Che vuoi?

- Dov’è Miriam?

- Non ne ho idea.

- Allora cambio domanda, dov’è Voldemort?

- Anche se lo sapessi non te lo rivelerei mai.

- Neanche se questo potesse aiutarmi a salvare Miriam? – lo vide esitare, ma non disse niente, così continuò – Sai che Miriam è tua cugina, vero? Per voi famiglie antiche il rapporto di sangue dovrebbe essere molto sentito, soprattutto quando un tuo parente è un discendente di Salazar Serpeverde. Se lei morisse voi Malfoy non avreste più qualcuno che testimoni la vostra gloria.

- Non so dove sia il Signore Oscuro.

- Sì che lo sai. Non costringermi ad usare la legilimanzia, non ne ho voglia.

- Non servirebbe a niente.

Ghignò soddisfatto, era proprio quello che voleva sentire. – Allora fammi controllare, ci metto poco. Legilimens.

Entrò nella mente del ragazzo, scorse vari ricordi e finalmente, trovò ciò che stava cercando.

- Grazie mille, Malfoy.

Il ragazzo se ne andò, Aliack si voltò verso i due amici. – Voldemort è al castello dei Malfoy, il vero problema è che tutti i mangiamorte hanno deciso di stabilirsi lì.

- Problema? A me sembra il minimo… Miriam sarà sicuramente nei sotterranei, quel castello è immenso, potremmo metterci anche un mese per capire in che cella sia rinchiusa.

- Basterà mandare un infiltrato, magari un elfo domestico… - stava già pensando di mandare Kreacher, ma Zecks lo fermò dicendo: - Anche se ce la facessimo ci vorrebbe comunque troppo tempo, dobbiamo trovare un piano migliore.

- Allora vado io.

- Piantala di scherzare! Sai benissimo che Voldemort conosce la tua faccia!

Passarono tutta la giornata a pensare, ma non trovarono nessun piano, così se ne andarono a dormire sconsolati.

Verso le 3 di notte Nerix andò nella camera di Aliack, lo vide accovacciato vicino al muro, sembrava addormentato, però distinse immediatamente il sangue che gli usciva dalle nocche e il muro con delle chiazze più scure. Accese la luce e lo svegliò baciandolo. Lo vide aprire lentamente gli occhi, ma non accennavano a un sorriso come faceva spesso, sembrava di guardare Miriam, sembrava di guardare un infinito baratro di tristezza.

- Aliack, che hai?

- Niente…

- Perchè hai le nocche rovinate?

Lo vide sbuffare, sembrava intenzionato a non risponderle, ma alla fine lo fece: - Pensavo a Miriam, al dolore che starà provando in questo momento…

- Aliack, sii sincero, tu l’ami?

Si voltò di scatto verso la ragazza. – Ma che dici?

- Da ieri pensi solo ed esclusivamente a lei, anche adesso che stiamo parlando so che stai pensando a lei.

- Dove vorresti arrivare? Che ho sbagliato ancora a capire i miei sentimenti? Nerix, non so cosa tu voglia sentire, ma se vuoi litigare, ti prego di aspettare domani, ora sono stanco.

- Piantala d’illuderti! È un miracolo se Miriam sia ancora viva! – la guardò furente e le tirò uno schiaffo.

- Scusami… non dirlo mai più.

Se ne andò tenendosi la guancia ferita con una mano. Non pensava che lo avrebbe fatto davvero, anzi, si sorprese nel pensare che non lo avrebbe mai fatto con Miriam …

Andò davanti al dormitorio Tassorosso e rimase alcuni istanti sulla soglia: era indecisa se chiedere l’aiuto di Zecks, dopotutto era più che normale che Aliack fosse nervoso, però…

Non finì il pensiero che il dipinto si aprì ne uscì Zecks baldanzoso come sempre.

- Nerix! - urlò appena la vide. Si girò verso le ragazze dietro di lui e le pregò di lasciarli soli; quelle entrarono nel dormitorio, mentre lui rimase davanti alla ragazza attendendo che parlasse.

- Zecks, devi aiutarmi.

- Con Aliack? Nessun problema, domani gli parlo… aspetta, ma che hai fatto? - si avvicinò alla ragazza e le osservò attentamente la guancia. La vide rossa, capì che qualcuno le aveva tirato uno schiaffo, ma chi? - Chi e’ stato?

Non rispose, riuscì solo ad  abbassare lo sguardo e le lacrime che stava trattenendo da svariati minuti le uscirono dagli occhi; non voleva piangere, non davanti a qualcuno almeno…

- Nerix… - si avvicinò alla ragazza e la strinse a sè. Sentì che lei voleva liberarsi da quella stretta, ma non gl’importava, non avrebbe lasciato sola la persona che amava. Usò la magia e divennero entrambi invisibili e l’accompagnò nella sua stanza. Si sedette sul letto, ma non la lasciò neanche in quel momento, non ce la faceva…

- Spiegami cos’è successo.

Recuperò la calma e rispose: - Prima sono andata da Aliack e… - la bloccò appena vide il suo disagio.

- Ho capito… è stato lui?

- Sì…

- Va bene… vuoi che vada da lui adesso? - Sciolse l’abbraccio per guardare i suoi occhi, quei zaffiri in cui adorava specchiarsi. La vide scuotere la testa mentre guardava fissa a terra.

- Nerix, cos’hai detto ad Aliack?

Si voltò di scatto e per la prima volta la vide senza quella maschera che indossava sempre.

- Io… gli ho detto che Miriam può… - ricominciò a piangere. Non sapeva perchè, ma non riusciva a smettere, eppure voleva, lo voleva a tutti i costi, non voleva che la vedessero così…

La guardò tristemente, aveva perfettamente capito che cos’aveva detto all’amico, aveva anche capito perchè Aliack si era arrabbiato, era normale… eppure…

L’avvolse nuovamente in un abbraccio, ma non disse niente, non provò a consolarla, non poteva, aveva detto una cosa blasfema anche per lui… Dopo qualche secondo sentì che lei stava ancora provando a ribellarsi a quel contatto, ma neanche quella volta la lasciò; si allontanò leggermente da lei per guardarle il volto e le sussurrò: - Mi spieghi che ci trovi in quello?

La vide abbassare lo sguardo e sorrise, per la prima volta l’aveva messa in imbarazzo. La lasciò e si alzò dal letto e rimase a fissarla inginocchiato a terra. - Allora?

- Mi dà sicurezza…

- Anche adesso che ha una crisi dietro l’altra?

Girò la testa per non guardare quegli smeraldi, due anni prima adorava riflettersi in quella superficie opaca, adorava quando quegli occhi guardavano solo lei, quando sapeva che erano solo per lei, le sembrava di essere scrutata nell’anima, ma in quel momento odiò quella sensazione. Lo vide allungare una mano verso di lei e si ritrasse timorosa di cosa sarebbe potuto accadere se quella situazione fosse andata avanti. Si alzò da quel letto per andarsene, ma lui la bloccò per una mano, la trasse verso di sè e la baciò. Un bacio sensuale accentuato dalle mani sulla schiena e dietro la testa; sentì la mano scendere per appoggiarsi sul suo fondoschiena, ma non provò a separarsi, voleva scoprire fin dove sarebbe arrivato. L’avvicinò a sè e la ragazza non poté fare a meno di toccare il suo torace: scolpito come l’aveva sempre immaginato. In quel momento la parte di lei che non aveva mai smesso di amare i mille aspetti del carattere di Zecks riemerse e a gran voce urlò che voleva andare oltre quel bacio, che voleva altro.

Ma non fu accontentata perchè Zecks separò le loro labbra, ma non la lasciò, rimase a guardarla aspettando che dicesse qualunque cosa, che facesse qualunque cosa, sarebbe stato felice anche se gli avesse tirato uno schiaffo, ma lei non fece niente, ancora sconvolta da quella voce dentro di lei.

Dopo alcuni istanti lo guardò negli occhi e lo spinse lontano da sè, dopo tutto ciò che aveva fatto per avere Aliack non voleva creare altri problemi decidendo di lasciare il ragazzo, non in quel momento, almeno…

- Ehi, tutto bene?

Adorava il fatto che lui la capisse con un solo sguardo, adorava il fatto che lui si preoccupasse per lei… - Sì.

- Questi sono i sentimenti che provo per te. Farei qualunque cosa per vederti sorridere, basta che chiedi e io ti aiuterò.

- Grazie… - arrossì vistosamente e lui le prese il volto per ritoccare quelle labbra che aveva sempre desiderato. La baciò dolcemente e l’accompagnò al suo dormitorio sorridendo e parlando come se non fosse successo niente.

Appena la vide entrare si diresse verso il dormitorio di Aliack ed entrò nella sala comune. Vide i gemelli seduti sulle poltrone e chiese a gesti se l’amico fosse in camera. Loro risposero di sì e lui entrò deciso a farsi spiegare la situazione.

Lo vide accovacciato in un angolo, non dormiva, fissava il vuoto; vide i suoi occhi scrutarlo silenziosi, poi alzò lo sguardo e disse: - Che c’è?

- Volevo ricordarti quello che ti ho detto qualche settimana fa.

- Ovvero?

- Falla soffrire e te la vedrai con me.

- Ti ha detto cos’è successo, immagino…

- L’ho capito da solo. So che cosa ti ha detto e non sono qui per rimproverarti o altro, l’avrei fatto anch’io, ma ti sei pentito, almeno?

- Certo che l’ho fatto! Le ho subito chiesto scusa, cosa credi?!

Sorrise: quello era l’Aliack di sempre. - Va bene, voglio fidarmi. Adesso, mi vuoi dire che ti sta succedendo? Non sei l’Aliack di sempre, sei… depresso…

- Come dovrei stare? Ha ripreso Miriam, lo sai anche tu ciò sta provando lei… io… mi sento un idiota, non l’ho aiutata, non ho potuto fare niente per salvarla.

- Aliack, Nerix ti ha già detto che non sei il solo a voler aiutare Miriam, devi farti aiutare anche da noi.

Lo guardò per qualche istante e capì che di loro poteva fidarsi, che l’avrebbero aiutato a salvare Miriam. - Domani vediamo come entrare nel castello dei Malfoy.

Zecks se ne andò lasciandolo solo, immerso nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti… sentimenti che non aveva mai capito… S’innamorava di Miriam e non lo capiva, poi giocava con Nerix non capendo di amarla e poi? In quel momento non pensava a Nerix, la sua mente non pensava a come doveva sentirsi la ragazza, la sua mente pensava solo a come si sentiva Miriam, al fatto che non l’aveva protetta, al fatto che se fosse stato più veloce avrebbe potuto salvarla…

I rimorsi lo attanagliavano più di ogni altra cosa al mondo e non poteva fare a meno di pensare a quanto avrebbe desiderato averla lì, a sostenerlo… Gli venne in mente lo schiaffo dato a Nerix,… non l’avrebbe mai fatto con la sua amica d’infanzia… che, in realtà, non aveva mai considerato tale. Fin da quando aveva tolto il cappuccio scoprendo il viso ne era rimasto affascinato, quegli occhi d’ametista che lo scrutavano con quella spavalderia mista a tristezza… aveva detto di non aver mai visto quella malinconia che avvolgeva la ragazza, ma in realtà aveva mentito, se n’era accorto fin troppo bene: per 14 anni, tutte le mattine, si alzava e fissava il vuoto per svariati minuti tentando di capire come poterla rendere felice, come cancellare quella tristezza…

Si alzò da terra e aprì la porta della sua camera. Vide i gemelli seduti mentre controllavano dei fuochi d’artificio. Appena sentirono la porta aprirsi i due si voltarono per scoprire se avevano sentito bene o se era stato frutto della loro immaginazione. Però vedendo il ragazzo lasciare, finalmente, quella stanza, sorrisero felici e gli andarono incontro. - Come stai?”

- Male, avete qualcosa per tirarmi su di morale?

- Oltre alla nostra simpatia  e alle nostre battute, niente! - esultarono all’unisono.

- Credo che mi basteranno… - qualche secondo con quei due e già ritrovava il sorriso, meno male che li aveva conosciuti…

Li vide girarsi verso l’entrata del dormitorio, seguì i loro sguardi e vide entrare il loro fratellino insieme ai due inseparabili amici.

- Fred, pensi anche tu a ciò che sto pensando io?

- Credo proprio di sì.

Tornarono verso i fuochi, presero un razzo e lo puntarono verso Ron. - Pronti, via!

Il razzo andò verso il rosso e lo trascinò in aria agganciandosi alla sua maglietta. Ron volò per qualche secondo in aria, sarebbe rimasto più tempo a fluttuare, però entrò la McGrannit nella sala comune e i gemelli riportarono il fratello a terra.

- Black, il professor Piton vuole parlarti.

- E che vuole? - chiese scioccato.

- Penso voglia parlare della signorina Serpeverde.

Andò nei sotterranei del castello piuttosto svogliatamente, non avrebbe immaginato di percorrere quei corridoi per parlare con Piton e neanche per parlare di Miriam!

Bussò alla porta dell’ufficio del mago ed entrò con molta calma.

- Prego, Black, accomodati.

- Preferisco stare in piedi. - Rispose pacatamente.

- Capisco. Ti ho fatto chiamare per porti delle domande su Serpeverde. Prima di tutto: perchè l’hai tradita in quel modo?

Sorrise amaro. - Mi sembra che non si voglia parlare di lei.

- Rispondi e poi capirai.

- Non so perchè l’ho fatto…

- Hai visto come l’ha ridotta il tuo tradimento?

- Certo che l’ho visto.

- E non ti sei ancora chiesto se lei ce l’avrebbe fatta a salvarsi se fosse stata in forma? Mentre era insieme a te ho visto quella ragazza per la prima volta felice, da quando l’hai lasciata ha perso ogni convinzione per andare avanti, ti sei mai chiesto quanto male le hai procurato?

Rimase in silenzio, incapace di replicare, di dire qualunque cosa… Fissò quell’uomo e disse soltanto: - Perchè mi ha detto questo?

- Non provare a salvarla, deve prima reagire ai suoi sentimenti. Se tu la salvassi in questo momento dovresti stare con lei in ogni momento perchè il Signore Oscuro potrebbe…

- E dovrei lasciarla da sola, a soffrire perchè non ho saputo proteggerla? Mi dispiace, ma non ho intenzione di farlo.

- Voglio dirti un altro motivo per cui non puoi salvarla: è controlla in ogni momento dal Signore Oscuro, non riusciresti a portarla in salvo.

Uscì dalla stanza infuriato e corse fuori dal castello. Voleva respirare a pieni polmoni l’aria della sera, doveva liberarsi. Arrivò davanti al salice e i ricordi lo sommersero come un fiume in piena: Miriam, Miriam … ogni angolo su cui si posava il suo sguardo aveva qualcosa che gli ricordava Miriam. Il salice sotto al quale l’aveva baciata, il prato su cui avevano camminato insieme, il lago che avevano osservato per ore da piccoli, fantasticando su quali animali potessero viverci… perfino la luna gli ricordava la ragazza, gli veniva in mente la sera che si erano conosciuti: c’era la luna piena e i suoi occhi avevano assunto una sfumatura argentea… quegli occhi…

S’inginocchiò a terra e iniziò a piangere, amaramente per non averla salvata e tristemente per averla persa. Si appoggiò al tronco dell’albero e rimase lì a fissare la luna, non tentò di smettere di piangere, sapeva perfettamente che non ce l’avrebbe fatta e poi… desiderava liberarsi da quel peso che gli opprimeva il cuore. Vide una sagoma avvicinarsi e riconobbe Ryan… che ci faceva fuori dal dormitorio?

- Salve, Black.

- Salve… che ci fai qui?

- Penso che il motivo sia uguale al tuo.

Tornò a fissare la luna e ai suoi pensieri. Esaminò la sua coscienza e per l’ennesima volta si disse che avrebbe potuto salvarla se solo fosse stato più veloce, se solo avesse avuto il coraggio d’infrangere quella maledetta promessa e prendere la sua scopa… già… quella promessa…

L’aveva fatta a 14 anni, subito dopo aver perso contro i Serpeverde a Quidditch; aveva perso una sfida fatta con Miriam e così era stato costretto a promettere che non avrebbe mai più preso in mano una scopa… Promessa stupida, che poteva benissimo infrangere, ma non l’aveva fatto, perchè? Perchè era convinto che Miriam ce l’avrebbe fatta? Perchè aveva sottovalutato la situazione? O solo perchè era un idiota?

Fissò Ryan e vide che anche lui aveva iniziato a piangere, non disse niente sapendo che le sue parole sarebbero risultate false… Si alzò dal prato e tornò nel suo dormitorio. Vide i gemelli provare dei nuovi fuochi che avevano intenzione di far scoppiare il giorno dei GUFO, così si avvicinò incuriosito e rimase tutta la serata con loro, aveva bisogno di ridere, sapeva che Miriam non l’avrebbe voluto ridotto così a causa sua, doveva riprendersi anche per lei.

Andò nella sua stanza verso l’una di notte e si rallegrò nell’essere svegliato dal trambusto dei Grifondoro. Vide Ron fissarlo, come al solito, in cagnesco e decise di vendicarsi a colazione: la ciotola di porridge gli volò addosso. Scorse Nerix e decise di parlarle, ormai aveva capito di non amarla e non gli sembrava giusto continuare ad illuderla e poi… avrebbe dato una chance al suo migliore amico.

La bloccò dopo colazione e  cominciò: - Nerix, mi dispiace per come mi sono comportato in questo periodo.

- Non è un problema.

Vide Zecks passare attorniato dal solito gruppo di ragazze e fermarsi a qualche metro da loro due. – In questi giorni ho pensato molto e ho capito di amare ancora Miriam, quindi credo sia meglio se ci lasciamo e continuiamo ad essere amici.

- L’avevo immaginato, d’accordo, allora a pranzo ti voglio sotto al salice, facciamo un picnic noi tre. Ciao.

Scorse Zecks sorridere trionfale e mandare via tutte le sue guardie del corpo e avvicinarsi a lui. – Aliack, ti voglio bene!

- Non fare lo sdolcinato o potrei preoccuparmi…

- Ehi, ehi… questa frase me l’hai detta prima dello spiacevole  incontro con il Dissennatore… stai tornando quello di un tempo?

Rimase in silenzio a pensare: era vero, una frase del genere gliel’aveva detta prima di quell’evento, e anche il comportamento di ieri sera, di piangere per togliersi un peso, l’avrebbe fatto solo prima dei 17… forse stava tornando il ragazzo di prima, forse avrebbe avuto il coraggio d’infrangere quella stupida promessa  e avrebbe ritrovato la spavalderia per aiutare Miriam.

 

A pranzo si recò nel luogo indicato da Nerix e vide i due che lo stavano aspettando.

- Finalmente, si mangia! – Zecks si lanciò vorace su un panino e iniziò a mangiare di gusto. Ne prese uno anche Aliack, se il suo amico mangiava così doveva essere buono… diede un morso e iniziarono a venirgli i conati di vomito, com’era possibile che Zecks lo mangiasse? Capì: quei panini li aveva fatti Nerix…

- Buono… però… preferisco  mangiare il dolce… chi l’ha fatto? – chiese facendo scomparire il panino.

- L’abbiamo preso dagli elfi domestici. – spiegò Nerix che aveva intuito il motivo per cui Aliack aveva fatto scomparire il panino: la sua cucina faceva schifo come sempre. Si fermò a guardare Zecks, dalla sua faccia sembrava buono… assaggiò incuriosita… faceva veramente schifo. – Zecks, piantala, so che fa schifo.

Il ragazzo si bloccò di colpo e sembrò sollevato. – Meno male, non ce la facevo più…

Risero tutti e tre e accesero un fuocherello usando i panini come combustibile. Parlarono allegramente per il resto del picnic e andarono a lezione quando sentirono la campanella suonare.

 

Alla fine delle lezioni tornò nel suo dormitorio e si chiuse in camera per rimanere sola… i suoi piani andarono in fumo: nella sua camera c’era Zecks. Lo fissò sorpresa, mentre lui rimase immobile a guardare la finestra.

- Zecks…

- Ciao, come stai?

- Bene, perchè?

- Pensavo di vederti triste, dopotutto Aliack ti ha lasciata.

Aveva ragione, eppure quando lui le aveva detto che era meglio lasciarsi si era sentita libera da un peso che le opprimeva il cuore, da un peso che schiacciava i sentimenti che provava per Zecks. – Sei qui perchè volevi consolarmi?

- Effettivamente sì, ma non ce n’è bisogno, quindi vado subito al sodo: tu mi piaci, io ti piaccio, quindi dovremmo metterci insieme, giusto?

L’aveva spiazzata, quel suo modo di ragionare l’aveva sempre spiazzata, semplice e lineare senza neanche una piega. – Giusto.

- Bene! – si alzò dalla sedia e la baciò dolcemente e tornò nel suo dormitorio affermando che andava a studiare per gli esami… quell’idiota…

Sorrise divertita e andò nel dormitorio di Aliack, doveva dire a qualcuno quella notizia, normalmente l’avrebbe detto a Miriam e solo in quel momento si rese conto di quanto le mancasse averla lì vicina. Mentre percorreva i corridoi capì ciò che provava Aliack: una solitudine infinita e un senso di rimorso senza paragoni.

Chiese alla Signora Grassa di farlo uscire e dopo qualche istante il dipinto si aprì per far uscire il ragazzo.

- Ehilà, come mai qui?

- Volevo annunciarti una cosa: io e Zecks siamo insieme.

Lo vide sorpreso e felice. La prese in braccio e la fece girare finalmente contento. La lasciò qualche secondo dopo affermando che andava da Zecks per congratularsi… non pensava che sarebbe stato così felice, dopotutto l’aveva lasciata solo qualche ora prima, a quanto pare entrambi non avevano capito i loro reali sentimenti. Tornò verso il suo dormitorio e sorrise divertita quando le venne in mente la sera che era andata nel dormitorio di Aliack per fargli “capire” i suoi sentimenti… che idiota che era stata, come poteva lei far capire a lui i suoi sentimenti se neanche lei riusciva a farlo, se lei si rifiutava di accettare la verità, di accettare il fatto di amare ancora Zecks… era stata un’idiota e per colpa sua aveva fatto soffrire tutti: Aliack, Miriam e Zecks e per colpa di quel suo errore la sua migliore amica era stata presa  da Voldemort, proprio in quel momento, quando aveva iniziato a pronunciare il suo nome, quando il terrore di rivedere Voldemort si era allentato… e tutto per colpa di un suo stupido errore.

 

Stava correndo per la scuola felice, non avrebbe mai immaginato di prendere così bene quella notizia, eppure era felice, finalmente il suo migliore amico aveva avuto ciò che voleva, e lui? Si sarebbe sentito un peso? Un terzo incomodo? Forse, ma non era il momento migliore per pensarci, doveva solo abbracciare Zecks e prenderlo n po’ in giro, quello era il suo piano.

Irruppe rumorosamente nella stanza dell’amico e gli saltò addosso iniziando a gioire.

- Aliack, che cavolo ti è preso? - chiese Zecks riuscendo a liberarsi dalla sua presa.

- Sono felice, finalmente ce l’hai fatta!

- Te l’ha detto Nerix?

- Sì

- Meno male che l’hai presa bene… non me lo sarei aspettato da te.

Sorrise e lo abbracciò ridendo come non faceva da tempo… l’ultima volta che l’aveva fatto era stato quando era insieme a Miriam, lei riusciva a farlo stare bene, lo capiva perfettamente e lui l’aiutava, anche se non capiva cosa celasse il suo sguardo l’aiutava e lei ne era felice, lo sapeva…

Si allontanò da Zecks e fece per andarsene, ma l’amico lo bloccò e lo fece girare. - Perchè piangi?

- Perchè sono felice. – Tentò di sdrammatizzare, ma non funzionò.

- È per Miriam, vero? - non rispose, non ce la faceva, abbassò solo lo sguardo e Zecks lasciò la presa. - Hai bisogno di una seduta da uno psicologo.

- Ci sono psicologi a Hogwarts?

- Forse…

 

Era seduto su un cuscino a fissare il soffitto della stanza… perchè si era lasciato convincere da Zecks? E poi come aveva potuto portarlo da Fiorenzo? Cosa c’entrava lui con uno psicologo?

- Aliack, sento la tua agitazione, rilassati.

Come faceva a rilassarsi in una stanza piena di strane erbe che gli davano solo il voltastomaco? Girò lo sguardo verso Zecks e lo vide completamente rilassato e immerso in una mondo tutto suo, in cui neanche lui, il suo migliore amico, poteva entrare. Probabilmente lui aveva già fatto qualche seduta di quel tipo. Si voltò e chiuse gli occhi: era andato in quel posto per pensare e rilassarsi, doveva farlo.

Gli venne in mente la prima volta che aveva tolto il cappuccio a Miriam, quegli occhi viola come le ametiste che lo avevano incantato fin dal  primo istante, quella sua ingenuità che non aveva niente a che vedere con il mangiamorte che doveva impersonare… si ricordò di quando aveva visto per la prima volta una scopa ed era rimasta per ore a fissarla sorpresa e lui, dietro di lei, che la guardava fingendo passione per la scopa, ma che in realtà pensava a lei, a quella ragazza il cui unico scopo nella vita era stato il fuggire da Voldemort. Era stata lei a decidere di studiare all’estero, era stata lei con la sua gentilezza ad averlo aiutato ad ambientarsi in quel mondo sconosciuto in cui tutti parlavano una lingua diversa dalla sua, era stata lei ad averlo aiutato con gli studi, ad avergli insegnato quelle lingue strane, piene di simboli che gli sembravano geroglifici… era stata lei ad averlo fatto innamorare, quella sua gentilezza nascosta da una maschera d’indifferenza che celava anche la sua tristezza, che celava quel mondo di cui anche lui avrebbe voluto farne parte… Miriam… la sua mente e il suo cuore chiamavano solo quel nome, non pensavano ad altro, anche di notte la sognava: immobile a fissarlo sorridendo dolcemente e salutandolo. Lei era sempre stata con lui, quando era svenuto dopo aver incontrato il Dissennatore colei che gli era rimasta accanto tutta la notte era stata Miriam, colei che aveva rifiutato di mangiare per assisterlo era stata lei, colei che non aveva dormito per accudirlo era sempre stata Miriam, colei che gli aveva sorriso appena si era svegliato era stata lei, con le lacrime agli occhi… Pensava di perderlo? Forse, non l’aveva mai scoperto, aveva sempre taciuto il motivo del suo pianto… quegli occhi umidi a causa sua… aveva giurato che non l’avrebbe mai più fatta piangere e invece l’aveva fatto e le aveva recato la più grande angoscia che l’avesse mai avvolta… Gli vennero in mente le parole di Piton, era per colpa sua che lei non aveva avuto modo di reagire, era ancora sconvolta dagli avvenimenti… proprio lei… il suo angelo…

Sentì qualcosa di caldo solcargli la guancia e si riprese dal suo mondo immaginario accorgendosi solo in quel momento che stava piangendo.

- Aliack… - inizio’ Zecks, ma non finì la frase, sapeva perfettamente che cos’aveva l’amico.

- Torno nella mia stanza. - sussurrò prima di uscire dall’aula e rientrare nel suo dormitorio. Davanti alla sua porta vide i gemelli, voleva entrare nella stanza per buttarsi sul letto e piangere fino a finire tutte le lacrime che aveva in corpo, ma si disse che era meglio parlare con qualcuno per distrarsi da quella situazione.

- Ciao, Aliack. - Salutarono i due all’unisono.

- Ciao, volete qualcosa?

- Volevamo mostrarti i nostri nuovi botti.

Uscirono di nascosto nel giardino e Fred accese i fuochi: nell’aria c’erano un grifone e una fenice che volteggiavano leggiadri nell’immensità del cielo.

- Questo è il nostro regalo per il tuo compleanno!

Guardò l’orologio: 00.05… era davvero il suo compleanno… sorrise… quello era il più bel regalo che avesse mai ricevuto, ma ancora una volta il pensiero di Miriam lo colpì come un secchio di acqua ghiacciata: quello era il primo compleanno da quando la conosceva che non passava con lei. Iniziò a piangere senza ritegno; i gemelli capirono immediatamente la situazione e, richiamati i due fuochi d’artificio, accompagnarono Aliack nel dormitorio. Ringraziarono il fatto che non ci fosse nessuno nella sala e lo lasciarono sul suo letto supino, mentre continuava a piangere senza riuscire a fermarsi. Gli mancava troppo, non poteva farci niente, e il pensiero che anche lei stesse subendo quella tortura quasi lo uccise, probabilmente lei stava piangendo ancora per causa sua… Si addormentò con in mente un solo nome: Miriam.

Si svegliò per il troppo casino nella sala, rimase per qualche istante a fissare il soffitto, poi girò lo sguardo verso il calendario e realizzò che giorno fosse. - Maledizione! Oggi ci sono i GUFO!

Che bel regalo che gli facevano i professori…

Si fiondò nel suo bagno privato e si preparò ad una velocità supersonica. Tornò nella stanza per cercare la cartella gettata da qualche parte sotto i vestiti. La trovò dopo qualche minuto sul comodino vicino alla foto di Miriam e si sorprese nel pensare che lei l’avesse custodita per lui.

- Grazie, amore.

Forse era un pensiero che avrebbe fatto un bambino, ma quello gli diede la forza di non piangere: la speranza che lei fosse lì con lui.

Mangiò velocemente e prese un libro a caso iniziando a leggere da una pagina a caso, gli portava fortuna leggere a casaccio, di solito quello che aveva appena letto era nei test.

Quando suonò la campanella tutti se ne andarono e gli studenti del quinto anno rientrarono nella sala trovando davanti a loro una miriade di banchi. Ognuno prese posto e iniziarono l’esame, quando sentirono dei botti, si girarono verso la porta e videro i gemelli Weasley entrare accompagnati da dei fuochi. Un immenso drago pedinò la Umbridge e tutte le nuove regole caddero sonoramente a terra rompendosi in mille pezzi.

I due se ne andarono dalla scuola, concludendo così il loro percorso di studi e utilizzando i soldi regalati da Harry per aprire il loro negozio di scherzi.

Passarono alcuni giorni quando Harry fece un sogno nel quale il suo padrino Sirius soffriva in mano a Voldemort. Harry cascò come un pollo nella trappola di Voldemort e andò al Ministero della Magia accompagnato da Ron, Ginny, Hermione, Nevil e Luna per aiutarlo. Dopo aver visto delle stanze davvero strane, entrarono in una stanza dov’erano tenute tutte le profezie. Lì incontrarono Lucius Malfoy e Bellatrix Lestrange che volevano la profezia appena presa da Harry, come risposta i ragazzi fecero esplodere tutte le profezie della stanza e scapparono. Finirono in una stanza nella quale al centro c’era un arco con appeso un velo. Combatterono contro i Mangiamorte e in loro aiuto arrivarono alcuni membri dell’Ordine della Fenice, tra i quali lo stesso Sirius Black. Bellatrix combattè contro quest’ultimo e lo uccise, di lui però non rimase niente, perchè il corpo cadde dietro al velo dell’arco. Harry, infuriato, tentò di seguire Bellatrix, ma fu fermato da Aliack arrivato in ritardo per salvare il fratello. Il ragazzo inseguì Bellatrix lanciando nel frattempo incantesimi contro di lei. Arrivarono davanti alla fontana del Ministero e iniziarono a combattere, nel frattempo arrivò anche Harry e in quello stesso istante comparve anche Voldemort. Aliack si gettò verso Harry interrompendo lo scontro con Bellatrix evocando una barriera.

- È da tempo che non ci vediamo, ragazzino. - Pronunciò Voldemort in tono mellifluo.

- Volevo venire a trovarti, ma me l’hanno impedito. - Rispose Aliack scherzosamente - Dov’è Miriam? - aggiunse cambiando tono e diventando di colpo serio. Harry lo guardo sorpreso: era la prima volta che assumeva quel tono.

- In una cella, se vuoi ti porto da lei.

L’aveva messa in una cella, chissà quanto stava soffrendo in quel momento.

- Perchè l’hai catturata?

- Dovresti saperlo, i suoi poteri sono straordinari e io ho intenzione di servirmene.

- Non lo farai.

- Vuoi impedirmelo?

- Sì, uccidendoti.

Uscì dalla barriera correndo verso di lui. Puntò la bacchetta verso il suo avversario e una lingua di fuoco partì da quella investendo Voldemort. Stava per lanciare un altro incantesimo, ma venne bloccato da Silente, che gli si parò davanti, intraprendendo uno scontro con il suo nemico numero uno. Alla fine del duello Voldemort scappò perchè tutti gli Auror del Ministero stavano per arrivare, ma riuscì ad impadronirsi del corpo di Harry, anche se dovette lasciarlo perchè respinto dai sentimenti di Harry.

 

Aliack, Nerix e Zecks superarono il GUFO a pieni voti, ma, a differenza degli ultimi due, Aliack se ne andò da Hogwarts andando a lavorare dai gemelli. Non volle rimanere al castello perchè gli ricordava troppo Miriam e poi, era sicuro che avrebbe avuto più informazioni in merito al castello dei Malfoy lavorando laggiù.

 

 

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Capitolo 15
*** Stralci di Memoria ***


Capitolo XV

Capitolo XV

Stralci di memoria

 

Potrebbe essere presuntuoso da parte mia, credere che Miriam mi stia pensando? Sperare in questo, può essere presuntuoso? Forse, ma è l’unica cosa che mi rimane.

Dal diario di Aliack Black

20 Luglio

 

- Dove lo devo mettere questo? - chiese ai gemelli portando in mano un grosso scatolone.

- Nel magazzino. Senti, dopo potresti portarmi il pacco rosso che hanno inviato ieri?

- Va bene.

Era bello lavorare in quel negozio, si rilassava facilmente e tutti quegli scherzi e giochini lo facevano divertire un mondo e poi… aveva accumulato molte informazioni sul castello dei Malfoy; doveva solo incontrare Nerix e Zecks per informarli e presto avrebbe potuto provare a salvare Miriam.

 

Aliack, mi manchi, mi manca il tuo sorriso, mi mancano i tuoi modi gentili, la tua simpatia, mi manca tutto di te, i tuoi capelli neri come la notte, i tuoi occhi splendenti come zaffiri… perchè mi hai fatta soffrire?

Dai pensieri di Miriam

Data imprecisata

 

- Hai cambiato idea? - iniziava ad odiare quella voce, ogni giorno le chiedeva se avesse cambiato idea, ma lei non l’avrebbe mai fatto.

- Rimango della mia idea. - Voleva apparire forte, però quella frase che ripeteva tutti i giorni la sfiancava, non riusciva più a parlare… riusciva solo a pensare e ne approfittava per pensare ad Aliack, aveva abbastanza energie per usare l’Occlumanzia, quindi non correva il rischio che Voldemort entrasse nella sua mente.

Vide dei Dissennatori avvicinarsi: l’asso nella manica di Voldemort. Si avvicinavano a lei, in modo che la felicità l’abbandonasse, ma non riceveva il loro bacio, il loro padrone non voleva rischiare che la sua psiche danneggiata potesse interferire con i suoi eccezionali poteri…

 

Miriam, perdonami per ciò che ti ho fatto, perdonami per tutto il dolore che ti ho recato, è egoista da parte mia sperare che tu accetti le mie scuse, ma è l’unico modo che ho per andare avanti, ti prego, se riesci a sentire i miei pensieri, aiutami, perdonami!

Dal diario di Aliack Black

21 Luglio

 

- Posso andare in pausa? - chiese dopo aver spostato l’ennesima scatola.

- Sì, vai pure… però hai un quarto d’ora.

- Tiranni. - Sbuffò appena fu sul retro del locale.

Si appoggiò ad una cassa e prese il ciondolo che aveva fabbricato qualche settimana prima. Era d’argento e nel mezzo c’era un’ametista. Schiacciò un minuscolo bottone e quello si aprì rivelando la foto di Miriam. La guardò per tutti quei quindici minuti, non ci credeva ancora, non riusciva a credere al fatto di averla persa, riusciva solo a pensare a lei. Il negozio lo svagava, certo, però ogni volta che rimaneva da solo pensava a lei. Non piangeva più, aveva superato quella fase, rimaneva solo in silenzio ad osservare quella foto e quand’era a casa guardava gli album fotografici. Ogni tanto gli arrivava una lettera di Zecks, la domanda era sempre quella, anche se l’amico riusciva a mascherarla con giri di parole lunghi due pagine: come stai? E lui dava sempre la stessa risposta, anche lui faceva lunghi discorsi inutili, ma sapeva che l’amico avrebbe comunque inteso: mi manca.

 

Pretendo troppo nel voler ricominciare con te? Posso sperare in un’altra chance? Se mi senti, Aliack, ti prego, rispondimi… ho bisogno di te…

Dai pensieri di Miriam

Data sconosciuta

 

Quanti giorni sono passati da quando è rinchiusa lì? Una settimana, due settimane, un mese? Ormai aveva perso il conto, faceva dei segni per terra, ma quelli venivano coperti dal sangue che continuava a perdere. Tutti quelli che avevano il permesso di entrare nella cella le portavano da mangiare, ma nessuno si preoccupava di controllare se fosse ancora viva… nessuno controllava se stesse perdendo troppo sangue, si limitavano a lasciare quel vassoio e nessuno si preoccupava del fatto che non mangiava. A che serviva tenerla in quella condizione? Prima o poi anche i suoi poteri ne avrebbero risentito e quello non era forse un problema? Non la tenevano lì solo per i suoi poteri?

 

Sirius è morto, anche lui se n’è andato… pensavo di poter ricostruire una famiglia con lui, invece… devo vendicarlo, devo trovare Voldemort e ucciderlo, devo farlo per lui.

Da una lettera di Harry Potter

Data imprecisata

 

Era nella casa dei suoi zii, non ce la faceva più, perché nessuno veniva a prenderlo? Perchè era costretto a restare in quel luogo? Guardò Edvige e la trovò addormentata, gli dispiaceva svegliarla per portare quella lettera a Ron, ma non aveva nessun altro modo per farlo e aveva anche urgenza di una risposta. Si avvicinò alla gabbia e picchiettò contro le sbarre per far svegliare il suo gufo. Edvige si svegliò rivelando la testa coperta da un’ala e rimase immobile a fissare il suo padrone tentando di capire il motivo di quell’inaspettato risveglio.

- Porta questa a Ron.

Aprì la gabbia e il suo gufo uscì dalla stanza per addentrarsi nel buio cielo di Londra.

 

Ciao Aliack,

è da tanto che non ci sentiamo… la tua ultima lettera mi è arrivata solo ieri, scusa se non ti ho risposto prima. Hai parlato dei gemelli e da quel che ho capito li hai descritti come tiranni, ce li vedo sotto quelle vesti… Nerix ed io abbiamo deciso di continuare a studiare ad Hogwarts anche il settimo anno per ottenere il diploma di MAGO, è strano pensare che avremo un diploma in più rispetto a te; ti ricordi la crisi di nervi che ho avuto poco dopo aver scoperto di te e Nerix, del giorno in cui sei venuto a parlarmi? Ti ricordi di quando ho detto che mi eri superiore in tutto? Per una volta potrò vantarmi di avere un diploma in più rispetto a te. Comunque, siamo andati ad Hogsmeade e abbiamo avuto delle informazioni in merito ai nuovi mangiamorte e abbiamo anche scoperto che Voldemort ha reclutato quel lupo mannaro… quello cattivo… cavoli, non mi ricordo il nome, vabbè però lui non è un mangiamorte, ha solo il mantello, ma non ha ancora il loro simbolo. Senti ora devo andare, ci sentiamo presto… stammi bene

Zecks

 

Da una lettera di Zecks

Data imprecisata

 

Chiuse la lettera e la diede alla sua aquila reale. Si alzò dalla sedia e vide Nerix addormentata sul divano. Erano andati in una locanda ad Hogsmeade per passare le vacanze e trovare informazioni nello stesso tempo; non era il massimo del comfort: aveva un letto matrimoniale, un divano, un armadio, una scrivania e due sedie; di fianco c’erano il bagno e la cucina, poveri di mobili anche loro. Aprì l’armadio di fianco al letto, prese una coperta di lana e la utilizzò per coprire Nerix. Le scostò i capelli dal volto e si accomodò sulla sedia davanti alla finestra… lo faceva tutte le sere, ormai era diventata un’abitudine: si sedeva e rimaneva per ore a fissare il cielo. Ecco la prima lacrima, quel cielo così buio gli ricordava Voldemort e quella faccia lo riconduceva a Miriam, alla sua “sorellina”, gli mancava da impazzire, non riusciva a rimanere fermo ad aspettare il momento propizio per aiutarla, se non fosse stato per Nerix lui sarebbe già andato nel castello dei Malfoy a cercarla, ma si bloccava ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei: il pensiero di farla soffrire lo uccideva, quindi non faceva niente, aspettava e si teneva in contatto con Aliack per essere sicuro che non decidesse di andare al castello… già Aliack, sapeva perfettamente del suo dolore anche se lui non lo scriveva, riusciva a intuirlo anche solo vedendo il colore della cera che utilizzava per sigillare le lettere: viola. Sapeva anche che aveva superato la fase del pianto, l’aveva capito dallo stile di scrittura, rispetto alle prime lettere era più chiaro e poi… non si vedevano delle piccole sbavature dovute alle lacrime. Era entrato nella fase dei ricordi e questo l’aveva capito quando gli aveva parlato di un ciondolo che aveva fabbricato con incastonata al centro un’ametista. Non aveva detto nient’altro, ma lui sapeva che c’era la foto di Miriam lì dentro e sapeva anche che tutti i giorni fissava quella foto per non dimenticare il suo volto.

Sentì dei rumori dietro di sè e si affrettò ad asciugare le lacrime. Si voltò e vide Nerix alzarsi dal divano.

- Tutto bene?

- Sì, come mai ti sei svegliata?

- Quel divano è scomodo. Vado a letto…notte.

- ‘Notte.

Si rigirò e si disse che era fortunato ad avere Nerix, ma un’altra volta il suo pensiero tornò ad Aliack: che stava provando lui senza Miriam? Non aveva la minima idea del dolore che lui potesse provare, non poteva immaginarlo, poteva solo tentare di capirlo… si alzò dalla poltrona e fissò il letto, dopo quel pensiero non poteva certo dormire con Nerix come se niente fosse. Guardò il divano e si disse che per una notte poteva anche sopportare la scomodità.

 

 

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Capitolo 16
*** La Maschera del Sonno ***


Capitolo XVI

Capitolo XVI

La Maschera del Sonno

 

Caro Zecks,

grazie mille per aver continuato a cercare informazioni… comunque, mi sono stancato di scrivere frasi senza senso aspettando che tu capisca il mio dolore, ormai sono stanco di fingere di stare bene, sono stanco di fingere che non sia successo niente, che il mio cuore non stia soffrendo, che io non sia attanagliato dai sensi di colpa… perché non posso vederla? Perché non posso andare nel castello dei Malfoy e uccidere Voldemort? Perché sono così debole? Perché? So che non puoi rispondermi e non mi aspetto una risposta che potrebbe risultare falsa… volevo solo dirti, volevo renderti partecipe del mio dolore… ti ricordi quella promessa che ho fatto a Miriam? Quella che non avrei mai più volato con una scopa, quanti anni sono passati da quel momento? 10? Sai che oggi ne ho vista una e quella maledetta promessa mi è tornata in mente e non ce l’ho fatta a infrangerla, sai perché? Perché  mi è venuta in mente Miriam e ho pensato che se l’avessi infranta proprio ora sarebbe stato come infangare la sua memoria… perdona questo mio sfogo. Dobbiamo incontrarci perché devo darvi tutte le informazioni che ho raccolto finora… a presto

Aliack

Da una lettera di Aliack

Data imprecisata

 

Chiuse la lettera e la diede al suo falco. Guardò l’orologio, le 11. Andò a dormire stremato da quella giornata: aveva spostato pacchi tutto il giorno e come se quello non fosse stato abbastanza aveva perso il suo ciondolo. Sapeva perfettamente che erano stati i gemelli a prenderlo pensando di fare del bene, in realtà avevano fatto un danno, ora non sapeva che fare, non aveva più niente da stringere in mano durante la notte, niente da stringere mentre pensava a Miriam… niente che la ricordasse. Si addormentò pensando a come recuperare quel ciondolo e lei.

Era in una camera buia, non vedeva niente, sentiva solo freddo, tanto freddo. Sentì un tintinnare di catene e si girò di scatto; vide una figura seduta a terra e intorno ad essa una macchia scura. Si avvicinò, ma non sentì i suoi passi sulla pietra, c’era qualcosa di strano, era come se lui non fosse in quel luogo.

- Aliack… perché  non sei qui? Voglio vederti, perché non arrivi, perché non mi aiuti?

- Miriam…

Vide la figura alzare lievemente il capo e intravide due occhi che si distinguevano nonostante il buio… quegli occhi, gli occhi di cui si era innamorato… gli occhi di Miriam.

Corse verso la figura, fece per prenderla, ma la sua mano attraversò quel corpo… perché riusciva a vederla, ma non a toccarla?

- Perché sei qui?

- Con chi stai parlando, Miriam?

Riconobbe quella voce istantaneamente, quell’odiosa voce che gli aveva portato via la sua amata, la voce dell’uomo che aveva fatto soffrire per tutto quel tempo la sua amata, la voce di Voldemort.

- Con chi dovrei parlare? Con i topi?

Quella spavalderia, nonostante le sue condizioni critiche riusciva ancora a resistere e lo faceva perché voleva rivederlo, lo sapeva, aveva sentito la sua voce, ne era sicuro.

- Hai cambiato idea?

- No.

Lo vide andarsene e dei Dissennatori comparvero dietro di lui. Com’era possibile che non l’avesse visto? Eppure era davanti a Miriam, perché non lo vedeva? Non era invisibile, ne era sicuro, dopotutto lei poteva vederlo, lo sapeva.

- Aliack, perché non ti ha visto? Che sta succedendo?

- Non lo so… senti i miei pensieri?

- Se stai pensando che ti sono mancata, allora sì. Tu senti i miei?

- Miriam… stavi pensando a me?

- Penso a te ogni singolo istante della mia vita.

Sorrise, era lei, la sua Miriam, la sua psiche era ancora intatta. Vide i Dissennatori avvicinarsi e sentì Miriam tremare.

- Che sta succedendo?

- Stanno prendendo la mia felicità… ma ora che sei qui non ho più paura di ciò che potrebbe accadere.

- Miriam, ti amo.

La vide fissarlo sbalordita, e poi, quegli occhi umidi per la gioia, finalmente l’aveva resa felice. Guardò i Dissennatori e li vide indietreggiare spaventati, l’aveva aiutata, ora doveva solo capire cos’era successo, doveva capire come aiutarla ancora.

- Miriam, per te cos’è successo?

- Mi stavi pensando?

- Sì.

- Ti sei addormentato?

- Penso di sì, perché?

- Hai utilizzato inconsciamente un incantesimo: la Maschera del Sonno.

- Cioè?

- Si realizza in due: entrambi devono pensare all’altro, uno deve addormentarsi, mentre l’altro deve avere la mente lucida e continuare a pensare, l’anima di quello che dorme va nel luogo dove si trova l’altro e nessun altro può vederlo.

Voleva dire qualcosa, ma sentì una strana sensazione e subito dopo vide l’immagine di Miriam scomparire.

- L’effetto della maschera sta finendo.

- No! Miriam!

- Aliack, ti amo.

Si svegliò di colpo e rimase immobile per ragionare su ciò che era successo, era sicuro di non aver sognato, era sicuro che tutto fosse successo realmente. Si rigirò nel letto intenzionato ad utilizzare di nuovo quell’incantesimo, doveva addormentarsi, doveva tornare da lei, doveva farlo.

I gemelli Weasley entrarono nella camera verso le 6 del mattino, presero un secchio d’acqua ghiacciata e lo buttarono addosso al loro “servetto”. Aliack si svegliò di colpo e li fissò in cagnesco.

- Ben svegliato, forza, devi spostare le nuove consegne in magazzino.

- Arrivo.

Li fissò attentamente mentre se ne andavano e vide una piccola foglia d’argento uscire dalla tasca di George.

- Accio Medaglione.

La collana uscì dalla tasca senza che il rosso se ne accorgesse e tornò nelle mani del suo padrone; aprì l’ametista e osservò la foto di Miriam… alla fine non era riuscito ad utilizzare quell’incantesimo, ma sapeva perfettamente che prima o poi ce l’avrebbe fatta.

Si preparò velocemente e scese le scale arrivando direttamente in negozio. Aveva deciso di affittare l’appartamento lì sopra perché aveva scoperto che Diagon Alley era uno dei punti di ritrovo preferiti dai mangiamorte e dalla sua finestra poteva vedere e sentire tutto senza problemi.

Salutò i gemelli con una cordialità fittizia e andò sul retro del locale per sistemare gli scatoloni; casualmente gli cadde l’occhio sulla finestra e vide una testa biondo pallida che correva: Draco Malfoy. Creò un clone magico e divenne invisibile al fine d’inseguire Malfoy, sembrava agitato e quello non lo convinceva.

Lo vide entrare nel negozio di bacchette, che cosa aveva da fare di così urgente lì dentro? Sicuramente non era andato per prendere una nuova bacchetta, la sua funzionava perfettamente, c’era qualcosa di più e il suo sesto senso gli diceva che c’entrava con Voldemort. Entrò anche lui, sentì Malfoy parlare con il proprietario del negozio a qualche metro da lui; si fermò e rimase in ascolto da dietro uno scaffale.

- Hai capito?

Maledizione, era entrato troppo tardi.

- Vedrò cosa posso fare, ma, come le ho già detto, non ho niente di simile nel mio negozio

- Non sono io che te lo ordino, ma lui!

Sentì il rumore di una veste, che stava succedendo? Si sporse dallo scaffale e vide Malfoy mostrare il braccio… il Marchio Nero. A quanto pare anche lui era diventato un servitore di Voldemort, in realtà non lo stupiva molto, era scontato che prima o poi sarebbe accaduto.

Vide Draco muoversi verso la porta e capì che stava per uscire, così lo precedette tornando verso il negozio dei gemelli. Entrò dal retro e vide: un disastro. Il suo clone aveva buttato giù tutti gli scatoloni e stava anche per rompere un importantissimo vaso in porcellana, regalo di Silente in persona.

- No!

Dissolse il clone e si lanciò per recuperare il vaso, fortunatamente lo prese, lo rimise a posto e utilizzò la magia per sistemare ogni scatola.

- Che succede? – chiese Fred irrompendo nel magazzino proprio quando l’ultimo scatolone si era appena messo a posto.

- Niente, perché?

- Ti ho sentito urlare… sarà stata un’impressione.

- Già, lo penso anch’io.

- Vedo che hai finito. – affermò il rosso guardandosi intorno.

- Sì… - brutto segno, se lo sentiva, quel ghigno stampato in faccia era un bruttissimo segno.

- Bene, allora puoi farmi da cavia per i miei nuovi scherzi.

Lo sapeva, peggio di così non poteva andare… l’ultima volta che aveva fatto da cavia aveva mangiato brodaglia per una settimana perché aveva perso tutti i denti.

- Arrivo.

Fred se ne andò e lui prese il ciondolo, ma non lo aprì come faceva sempre, si limitò solo a guardare l’ametista per ricordare il colore degli occhi di Miriam, gli venne in mente la notte precedente, quando aveva mostrato la sua spavalderia, quella sicurezza che gli aveva di nuovo dato il coraggio di andare avanti.

- Aliack, ti sbrighi?

- Arrivo arrivo.

 Nascose la collana e si promise che avrebbe cercato ulteriori informazioni su quell’incantesimo, sulla Maschera del Sonno.

 

mi scuso per il ritardo ma ho avuto dei problemi con il computer (qualcuno ha deciso di cancelare tutti i miei file -.-") cmq da ora la storia si concentrerà sulla figura di fred ^^

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Capitolo 17
*** Wish I had an Angel ***


Capitolo XVII

Capitolo XVII

Wish I had an Angel

 

I wish I had an angel for one moment of love

I wish I had your angel tonight

 

Deep into a dying day

I took a step outside an innocent heart

Prepare to hate me fall when I may

This night will hurt you like never before

 

Old loves they die hard

Old lies they die harder

 

I wish I had an angel

For one moment of love

I wish I had your angel

Your Virgin Mary undone

I’m in love with my lust

Burning angelwings to dust

I wish I had an angel tonight

 

I’m going down so frail’n’cruel

Drunken disguise changes all the rules

 

Old loves they die hard

Old lies they die harder

 

Greatest thrill

Not to kill

But to have the prize of the night

Hypocrite

Wannabe friend

13th disciple who betrayed me for nothing!

Last dance, first kiss

Your touch my bliss

Beauty always comes with dark thoughts

 

 

Quella canzone gliel’aveva consigliata Aliack e dopo averlo fatto si era chiuso in camera a deprimersi come faceva tutti i giorni. Era bella, doveva ammetterlo e sapeva anche perché lui l’ascoltava: per lui Miriam era un angelo. Sentì una voce femminile provenire dalla stanza e capì che la stava ascoltando, dopo sarebbe andato da lui per non lasciarlo solo, ormai stava oltrepassando il limite, in quello stato non avrebbe mai potuto salvare Miriam.

- Fred, che stai facendo?

Si voltò verso il fratello e rispose: - Pensavo: perché dopo non andiamo da Aliack?

- Ti ricordi cos’è successo l’ultima volta che siamo andati da lui?

Certo che se lo ricordava, li aveva cacciati fuori e aveva lanciato una fattura alla porta per non farli entrare.

- Sì, ma sento che questa volta sarà diverso.

George se ne andò sbuffando, mentre lui rimase davanti alla porta aspettando che finisse la canzone. Sentì la voce maschile e capì che era finita.

Bussò intonando un motivetto e sentì qualche scatolone cadere… forse era stata una cattiva idea mettere delle consegne nella camera di Aliack.

Vide aprirsi uno spiraglio e sentì qualche altro scatolone cadere. – Quanti ne sono caduti?

- Cinque o sei. – sentì Aliack dire dall’altra parte – Aspetta che li tolgo e ti apro.

Sembrava allegro, probabilmente quella canzone lo metteva di buonumore.

- Fatto. – la porta si aprì completamente – Allora, che ti serve?

- Volevo parlare con te.

- Se sei qui per parlare di Miriam puoi anche andartene. – come faceva ad avere un sorriso a 32 denti mentre diceva quella frase?

- Non sono qui per parlare di lei.

Lo notò spalancare gli occhi all’inverosimile, lo credeva capace di parlare sempre degli stessi argomenti? Gli avrebbe dimostrato il contrario… il problema era che non sapeva di che parlare.

- Allora perché?

- Volevo sfidarti.

- A cosa?

- Agli scacchi magici. – voleva dire a Quidditch, ma sapeva fin troppo bene che lui non avrebbe mai preso in mano una scopa; ad Hogwarts aveva accennato ad una promessa, ma non aveva mai scoperto niente in merito, doveva indagare.

- Va bene.

Scesero nel negozio e recuperarono una scacchiera da dietro al bancone e si sedettero su un piccolo tavolino.

- Inizio io, okay? – chiese guardandolo beffardo.

- Fai pure. – rispose spavaldo Aliack. Com’era possibile che la persona davanti a lui si stesse deprimendo? A lui sembrava spavaldo come sempre… strano…

Iniziò muovendo un pedone e Aliack fece la stessa mossa. Ne mosse un altro e anche lui fece uguale; dopo venti minuti di gioco Aliack l’aveva battuto facendo esattamente le sue stesse mosse, solo che alla fine l’aveva anticipato facendo scacco matto.

- Non vale!

- Perché?

- Hai copiato le mie mosse! – si lamentò.

- È vietato farlo?

- No, ma…

- Allora ho vinto onestamente. – non era allegro, per niente, era di pessimo umore, come aveva fatto a non capirlo prima?

- Torno in camera, se non hai un motivo serio, non disturbarmi.

Non rispose, aveva visto il suo sguardo di ghiaccio e ne era rimasto… agghiacciato… ma quello era davvero Aliack? In quei giorni gli aveva fatto numerose minacce di morte, ma aveva sempre riso, perché solo adesso aveva avuto paura?

Andò silenziosamente verso la sua camera e appoggiò l’orecchio alla porta… niente, perché avevano usato le porte insonorizzate? Frugò in tasca alla ricerca di qualcosa di utile e trovò le Orecchie Oblunghe, quelle capitavano giusto a fagiolo.

Ne srotolò un paio, un orecchio lo fece passare sotto la porta, mentre l’altro se lo mise all’orecchio. Dopo qualche istante sentì nuovamente la canzone “Wish I had an Angel” e Aliack cantarla, non gliel’avrebbe mai detto, ma aveva una bella voce. Appena finì la canzone sentì qualche scatola cadere e capì che si era alzato, certo che era impacciato, ogni volta che si muoveva cadeva qualcosa… neanche questo gliel’avrebbe mai detto; sentì un ticchettio provenire dalla finestra e capì che il suo falco era rientrato.

- Come mai ci hai messo tanto? Una lettera? Da parte di Zecks? – udì un suono acuto, probabilmente quella era la risposta dell’animale e dallo stridulo decise di prenderla per un sì. – Vediamo un pò…

Caro Aliack – oddio, no, perché stava leggendo ad alta voce? Va bene origliare, ma ascoltando il contenuto della lettera infrangeva la sua privacy… dopo qualche istante d’incertezze decise di rimanere a sentire.

- sono contento che tu abbia deciso di smetterla con tutti quei giri di parole, avevo voglia di liberarmi di tutto ciò che penso da molto tempo, avrei potuto farlo con Nerix, ma non volevo farla preoccupare, dopotutto è già abbastanza distrutta per la perdita di Miriam e… dei suoi genitori. Voldemort ha attaccato la città dove vivevano e tutta la famiglia Myne è stata uccisa, sono rimasti solo lei e il fratello. O cavoli! Comunque, non mi ricordo se ti ho mai detto come consideravo Miriam, vabbè, per me era come una sorella, per questo sapevo perfettamente che tu non la consideravi così, l’avevo capito da come la guardavi, quelli non erano gli occhi di un fratello… una volta mi hai raccontato ciò che ti aveva detto Piton dopo che Voldemort aveva preso Miriam, ho pensato molto a quelle parole e per quanto sappia perfettamente che questo sia il momento peggiore per dirtelo, io sono d’accordo con lui: se Miriam fosse stata in forma avrebbe potuto farcela, se tu non l’avessi ferita profondamente lei sarebbe ancora qui, se tu non avessi fatto l’idiota con Nerix ora lei starebbe ridendo con noi, ma questo non è successo, di chi è la colpa?

Zecks

 

Non ci credeva, gli sembrava assurdo che Zecks avesse davvero scritto quelle cose al suo migliore amico, gli sembrava assurdo… Sentì Aliack maneggiare qualche scatolone e poi lo sentì bisbigliare: - Riflecto Zecks.

Un piccolo botto e poi la voce di Zecks: - Aliack, come mai mi hai fatto venire?

- Per te io non ho pensato a quelle parole? Per te da cosa nasceva il mio senso di colpa? Non solo dal fatto che se avessi corso più velocemente ce l’avrei fatta o se avessi infranto quella maledetta promessa l’avrei salvata, ma anche da quelle parole, da quelle infide parole. Per te io non  penso ogni giorno a quello che ha detto Piton? Non pensi che io sappia perfettamente che è per colpa mia se lei non era al massimo delle sue forze?

Non doveva ascoltare, lo sapeva, era stata una pessima decisione, se lo sentiva.

- Finito il tuo teatrino?

- Cosa?

- È troppo comodo pentirti adesso, dovevi pensare meglio alle tue azioni, dovevi capire prima i tuoi sentimenti, ormai è troppo tardi! Per colpa tua lei sta soffrendo, entrambi non abbiamo la più pallida idea di quello che sta patendo Miriam in questo momento.

- Io sì.

- Perché sei solidale con lei? Oppure perché l’amore ti lega a lei?

Sentì una miriade di scatoloni cadere e poi Zecks imprecare: gli aveva dato un pugno.

- Ascoltami senza fare l’idiota. Stanotte ho utilizzato inconsciamente un incantesimo, si chiama la Maschera del Sonno, ne sai qualcosa?

- So solo che si fa in due e serve affinché l’anima di uno vada nel luogo dove si trova l’altro. Come fai a essere sicuro che non fosse un sogno?

- Perché se fosse stato un sogno non avrei visto Voldemort e i Dissennatori.

- Cos’hai visto?

- Miriam è in una cella, legata con delle catene e in mezzo a un lago di sangue, il suo corpo è distrutto, ma la psiche è intatta. Quando sono arrivato Voldemort le ha chiesto se avesse cambiato idea e lei ha detto di no…

- Su che cosa?

- Non l’ha detto, però penso si riferisca al tornare a servirlo. Dopo aver rifiutato sono arrivati dei Dissennatori, non avevano intenzione di darle il loro bacio, volevano solo farla soffrire, credo che succeda tutti i giorni da quando l’ha catturata.

- Devi riuscire ad utilizzare nuovamente quell’incantesimo.

- Non è così facile. Miriam mi ha spiegato che uno deve dormire ed entrambi devono pensare intensamente all’altro.

- Devi addormentarti pensando a lei, il problema è che ora che sai della Maschera del Sonno ti viene da pensare all’incantesimo invece di pensare a lei. Ho capito… farò delle ricerche e ti dirò cos’ho scoperto.

- Grazie, ciao.

- Ciao.

Com’era possibile che finisse così? sembrava che dovessero uccidersi o che avessero voglia di litigare… probabilmente il pensiero di Miriam doveva aver placato i loro animi.

Arrotolò silenziosamente le Orecchie Oblunghe e sgattaiolò lontano dalla stanza di Aliack senza fare il minimo rumore, aveva preso una decisione: avrebbe scoperto qualcosa in merito alla Maschera del Sonno e l’avrebbe riferito ad Aliack, ma per farlo, doveva abbandonare il lavoro… sicuramente il fratello avrebbe capito.

- George, dove sei?

- Sono nel magazzino.

Corse verso il magazzino, chiuse la porta a chiave e si voltò verso il gemello.

- Tutto bene?

- Sì. Mi serve qualche giorno di ferie.

- E perché?

- Poi ti spiego, allora, ce la fai a tenere il negozio da solo?

- Nessun problema, al massimo faccio lavorare di più Aliack.

- Ok, grazie. Allora io vado.

Si avviò verso la porta e l’aprì con molta calma, non doveva fare rumore, per nessun motivo Aliack doveva sospettare qualcosa. Si diresse verso l’attacca panni e recuperò le sue cose: ora poteva andare alla Tana.

Guardò verso la stanza di Aliack, doveva salutarlo, se non l’avesse fatto gli sarebbe sembrato di fuggire. Salì le scale e bussò alla porta; a differenza di due ore prima non caddero scatoloni e la porta si aprì quasi subito.

- Fred… che vuoi stavolta?

- Volevo salutarti.

- Perché?

- Devo andare a fare un viaggio d’affari, rimarrò via per qualche giorno, comportati bene.

- Sono diventato il tuo cagnolino?

Fece un sorriso malvagio. – Ovvio. – sapeva di poterlo dire, sapeva che Aliack non gli avrebbe fatto niente visto che era il suo capo.

- Va bene, padrone, - l’aveva marcata anche troppo quella parola, così sembrava un padrone cattivo – volevo dirvi che non avete il permesso di origliare alla mia porta.

Come faceva a saperlo? – Origliare?

Lo vide raccogliere un orecchio da terra, bruttissimo segno, quello era un pezzo delle Orecchie Oblunghe. Mise una mano in tasca e sentì che mancava effettivamente un frammento. – Ehm…

- Ti perdono giusto perché mi sono svegliato bene, ma non farlo mai più… cos’hai sentito?

- Solo quando tu e Zecks vi siete salutati.

- Fred, cos’hai sentito?

Doveva dire la verità? Per forza, Aliack era capace di usare la legilimanzia. – Ho sentito tutto, da quando hai iniziato ad ascoltare quella canzone fino a quando se n’è andato Zecks.

- Il tuo viaggio d’affari non c’entra niente con quello che hai sentito, vero?

- Certo che no.

- Lo spero. Senti… mi hai sentito cantare?

Stava per scoppiare a ridere, era diventato rosso, non ci credeva… - Sì.

- Non dirlo a nessuno, chiaro?

- Perché?

- Consiglio d’amico, tutto qui. – perché quando Aliack minacciava sorrideva come se niente fosse? – Senti, vai alla Tana, per caso?

- Forse passo di lì, perché?

- Potresti dare a un membro dell’ordine questo foglio e chiedere se possono portarlo nella casa dei Black?

Prese il foglio e chiese: - Non puoi farlo tu?

- Ho già provato, ma non riesco ad entrare in quella casa ora che Sirius è morto.

- Capito, allora vado, ciao.

- Ciao.

Uscì dal negozio e aprì immediatamente il foglio, era troppo curioso per non farlo, vide scritto il testo di “Wish I had an Angel” e dopo qualche istante partì anche la musica. Perché voleva che quel foglio fosse portato in quel logoro posto? Lo mise controluce per vedere se ci fosse scritto qualcosa con l’inchiostro simpatico, ma vide solo una zona più scura delle altre che aveva una perfetta forma quadrata. Scosse un pò la carta e il quadrato cadde a terra: un altro foglio. Lo aprì e vide la foto di Sirius e sotto di essa una scritta:

A mio fratello Sirius,

affinché anche nell’aldilà si ricordi di me…

Sirius, ho passato pochi anni con te, ma quelli sono stati alcuni degli anni più belli della mia vita e ripensare a quei momenti infonde una grande luce nel mio cuore, ormai oscurato dal troppo soffrire.

Aliack

 

Lo sapeva, non avrebbe dovuto leggerla, doveva controllare la sua curiosità, gliel’aveva sempre detto la mamma. Riprese il foglio con la canzone e appoggiò l’altro foglio sopra e quello magicamente entrò dentro, come se nessuno l’avesse mai toccato. La canzone ripartì e lui sentì per tutto il viaggio alla Tana quella canzone. Sapeva perché Aliack l’ascoltava, perché per lui Miriam era un angelo e perché  in quel momento il suo cuore era oscurato dalla sofferenza, voleva solo riavere il suo angelo per ritrovare la sua serenità. Lesse l’ultima frase “Beauty always comes with dark thoughts” una volta Aliack aveva detto che Miriam era la reincarnazione di una dea, ma una dea triste, e che lui voleva donarle felicità, era diventato quello il suo scopo da quando l’aveva conosciuta…

 

 

La canzone è -Wish I had an angel- dei Nightwish. Colgo questo momento per informarvi che io e l’autrice anxieroxiemuxie-chan abbiamo creato un forum

happytimeless.forumcommunity.net

 

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Capitolo 18
*** Fred alla riscossa ***


Capitolo XVIII

Capitolo XVIII

- Fred alla Riscossa –

 

Arrivò davanti alla Tana ed entrò. Subito sua madre gli venne incontro e chiese: - Fred, è successo qualcosa?-

- No, sono solo venuto per una visita. – E sorrise salutandola con la mano.

Andò nel soggiorno e trovò Tonks e Lupin discutere vivacemente.

- Ciao, - salutò e si sedette accanto a loro – Aliack mi ha chiesto di darvi questa, dovete portarla a casa dei Black.

- Certo. – rispose Tonks prendendola e uscendo dalla casa.

Fred rimase nella stanza con Lupin e, dopo qualche istante di silenzio, chiese: - Per caso sai qualcosa sulla Maschera del Sonno?

- Come mai t’interessa?

E ora che poteva inventarsi? – Ho sentito due clienti che ne parlavano e volevo capire meglio di che cosa si trattasse.

- È un incantesimo molto antico. Devono essere due persone a compierlo: entrambe pensano all’altro e una si addormenta, così l’anima va nel luogo dove si trova l’altra.

- Sembra difficile, non c’è un modo per realizzarlo con più facilità?

- Bisogna creare una pozione, ora non ricordo quale sia, se vai nella biblioteca di Hogwarts troverai sicuramente delle informazioni.

- Grazie mille. – andò in cucina, prese una fetta di torta alle mele e andò nella biblioteca della sua vecchia scuola.

Non avrebbe mai creduto di ritornarci… e per di più per aiutare Aliack! Da quando era diventato così altruista? Vabbè, ora non aveva importanza.

Arrivò ai cancelli di Hogwarts e indugiò a lungo davanti alla porta. La spinse in avanti e quella si aprì. Perché la scuola era aperta d’estate? Attraversò i corridoi in pietra e arrivò davanti alla biblioteca. Che ci faceva lì Zecks?! Per fortuna era girato, non doveva farsi vedere. Scivolò lentamente verso il primo scaffale più vicino e guardò: reparto pozioni. Perfetto. Prese dei libri e si avviò ad un tavolo. Ora doveva avere fortuna: Zecks non doveva accorgersi di lui. Camminò verso il tavolo, mancavano due metri, uno… inciampo’ clamorosamente buttando tutto all’aria e attirando anche l’attenzione di Zecks.

- Ciao, Fred, che ci fai qui?

- Ciao, Zecks. Stavo cercando un libro, tu invece?

- Informazioni su un incantesimo. – si voltò e si rigirò di scatto – La maschera del sonno! – Fred trasalì e il ragazzo capì che stavano cercando la stessa cosa. – Hai origliato me e Aliack discutere. Hai scoperto qualcosa d’interessante?

- Lupin mi ha detto che esiste una pozione per rendere più facile l’incantesimo.

- Perfetto! – una piccola speranza si accese negli occhi del ragazzo. – Aiutami a cercare. Tranquillo, non dirò niente di te a Aliack – aggiunse notando il suo sguardo smarrito.

Cercarono per varie ore, solo al tramonto trovarono la pozione: Sonno rivelatore. Zecks si annotò gli ingredienti e la ricetta. – Bene, ora mando una lettera a Aliack. Fred, ce la fai a trovare delle altre informazioni sulla pozione da solo?

- Cosa devo cercare?

- Se ha degli effetti collaterali o un limite, cose simili. Io torno da Nerix, avevo detto che stavo fuori solo due ore, si starà preoccupando.

Fred assentì col capo e chiese: - Come sta?

- Male, non riesce a riprendersi dalla perdita dei genitori e ieri il fratello è stato portato al San Mungo… credo di doverla escludere dal piano per salvare Miriam.

Si salutarono e Fred continuò a cercare per tutta la notte. Si addormentò sul libro alle 5 di mattina; non aveva trovato molte informazioni: la Maschera del Sonno si poteva fare all’infinito, ma la pozione solo una volta a settimana, sennò si sarebbe rischiata la morte.

Fu svegliato il giorno seguente da Zecks che gli porse una tazza di caffè prendendo i suoi appunti.

- Riferirò queste informazioni ad Aliack, grazie mille Fred.

- Di niente. Ti serve ancora aiuto?

- No, grazie. Puoi tornare al negozio.

Si abbracciarono amichevolmente e Fred si avviò traballante verso i cancelli di Hogwarts per poi usare la Smaterializzazione. Entrò direttamente nel negozio e si buttò esausto sul letto. Si svegliò alle 3 del pomeriggio. Uscì dalla stanza e salutò il gemello spiegandogli velocemente la situazione.

Andò davanti alla porta di Aliack e bussò con il solito motivetto allegro. La porta si aprì con la magia e Fred vide il ragazzo impegnato a preparare una pozione.

- Ciao, Fred, entra pure.

- Ciao, Aliack, che combini? – in realtà lo sapeva perfettamente, ma era per non destare sospetti.

- È una pozione per realizzare la Maschera del Sonno. – si bloccò per qualche istante – Ricordi quel discorso, giusto?

- Sì, tranquillo. Ti servono ingredienti?

- No, grazie, li ho trovati tutti prima. Posso non lavorare per qualche giorno? La preparazione mi porterà via quattro giorni.

Sorrise, era disposto a tutto pur di rivedere Miriam. – Certo, tutto il tempo che ti serve.

Chiuse la porta e tornò dal gemello. George lo fissò sorridendo e disse: - Sei diventato altruista, fratello.

Anche lui aveva fatto il suo stesso pensiero. – Può succedere anche ai migliori. – rispose con aria altezzosa. Risero entrambi, poi tornarono verso il bancone, in attesa di clienti da soddisfare.

 

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