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Stava guardando
dalla fessura, lasciata dalla porta della sua stanza, la scena: i mangiamorte
erano venuti e avevano ucciso i suoi genitori e il suo fratellino. Il pavimento
era coperto da un mare di sangue e i mangiamorte troneggiavano come macabri
padroni. Uno di loro lanciò un incantesimo contro la porta che si aprì
lasciandola senzadifese. Stavano già
per ucciderla, ma un altro si sfilò il cappuccio rivelando i lunghi capelli
biondi e gli occhi grigi e un naso adunco, nel complesso sembrava giovane.
-Z-Zio…- un’espressione di puro terrore si
dipinse sul volto della bambina.
- Non
preoccuparti, Miriam, non ti faremo niente, però devi giurare fedeltà al Signore
Oscuro – alcuni mangiamorte si voltarono di scatto verso Lucius Malfoy e
un’aspra voce femminile disse: - Perchè il Signore Oscuro dovrebbe volere una
mocciosa di sei anni?
- Questa
“mocciosa” riesce a smaterializzarsi e a compiere gli incantesimi più difficili
– tutti i mangiamorte si zittirono e osservarono la bambina attendendo una
risposta alla domanda iniziale.
- Non aver
paura, Miriam. Se gli sarai fedele il Signore Oscuro non ti farà niente,
allora?- la bambina stava tremando come una foglia esposta al freddo gelo invernale
e, non riuscendo a parlare, fece cenno di sì con la testa. Lucius Malfoy la
prese in braccio e lei vide i suoi occhi grigi fissarla compiaciuti. I
mangiamorte si smaterializzarono e ricomparvero davanti ad un uomo bianco come
un cadavere, con la faccia da rettile, gli occhi rossi come il sangue e un
abito nero come la morte.
- Chi è questa
mocciosa? – chiese imperioso. Lucius si fece avanti lasciando Miriam a terra. –
È mia nipote, signore, ho pensato che fosse utile portarla dalla nostra parte –
Voldemort lo guardò accigliato – Sa fare gli incantesimi più difficili senza il
minimo sforzo e i genitori le hanno insegnato varie magie utili in
combattimento o durante la fuga.
Il Signore
Oscuro guardò la bambina e subito notò il ciondolo appeso al collo. Si alzò da
quel trono nero e avvicinò le sue dita bianche e gelide alla collana; se la
passò fra le dita e quella cambiò forma: da piccolo dado divenne un medaglione
rappresentante un’elaborata S. – Questo è di Salazar Serpeverde, perchè ce
l’hai tu?
La bambina
guardò per la prima volta gli occhi di Voldemort e rispose tremante: - È della
mia famiglia. – Il mago oscuro si stupì. Andò a sedersi sul trono e ordinò: -
Avvicinati e dammi il braccio sinistro.
Eseguì e sentì
le fredde dita di Voldemort toccare quel braccino immacolato. Percepì un
fruscio dietro di sè, poi vide un serpente immenso ergersi di fianco a lei con
la bocca spalancata come per mostrare le sue zanne sottili e appuntite. Fu un
movimento quasi impercettibile: l’animale scattò verso di lei e affondò i
canini nel braccio. Sentì un dolore acuto percorrerle tutto l’avambraccio; il
serpente si allontanò e Voldemort fece un potente incantesimo su di lei. Il
sangue smise di colpo di fuoriuscire; un mangiamorte le fasciò il braccio e
Voldemort parlò: - Lucius, la porterai nella tua casa e la crescerai.
- Sì, mio
Signore – prese la bambina e si smaterializzarono.
Arrivarono
nell’immensa casa di Malfoy, tutte le volte che Miriam andava lì veniva colpita
dal lusso in cui viveva quella famiglia, ma non quella volta. Il dolore per la
perdita della famiglia era troppo forte per essere dimenticato così in fretta.
- Narcissa, il Signore
Oscuro vuole che ci occupiamo di Miriam. – entrarono nel salotto dove la donna,
bionda come il marito, era intenta a parlare con la sorella Bellatrix
Lestrange. Narcissa Black si voltò per osservare il marito e la sorella
commentò acida: - Sei riuscito a salvare la mocciosa. – guardò Miriam
intensamente, alla fine distolse lo sguardo perchè la bambina non aveva
problemi ad osservarla.
- Dille le
regole della casa – commentò asciutta Narcissa. Malfoy uscì dalla stanza
seguito da Miriam che aveva notato lo strano comportamento della zia.
- Che cos’ha la
zia? – chiese mentre si dirigevano verso la cucina.
- Probabilmente
Bellatrix sta dicendo qualcosa d’inopportuno su di me, ma questo non ti deve
interessare. – entrarono nella cucina e vi trovarono un elfo domestico intento
ai fornelli.
- Dobby – l’elfo
si voltò e fece un profondo inchino – da oggi resterà con noi anche Miriam,
quindi dovrai eseguire i suoi ordini e dopo cena andrai a prepararle una
stanza.
- Certo signore.
– squittì Dobby facendo un altro esagerato inchino. Uscirono dalle cucine e
mentre si dirigevano verso il salotto Lucius le illustrò le regole della casa.
- Domani andremo
dal Signore Oscuro che ti toglierà le bende, da quando apparirà il simbolo tu
dovrai sempre portare il cappuccio in sua presenza e durante le missioni. –
Miriam annuì, ma in realtà non lo stava ascoltando, la sua voce le sembrava
lontana, ma non voleva farselo rispiegare, tanto l’avrebbe appreso anche dopo…
Quando
arrivarono nel salotto vi trovarono solo Narcissa che guardava il fuoco nel
camino sorseggiando lentamente un bicchiere di vino. Voltò lo sguardo verso il
marito e fece l’abbozzo di un sorriso. Miriam sapeva che cosa voleva chiedere
lo zio, dopotutto sapeva usare la legilimanzia… però Lucius non si decideva a
farlo, cosi lo fece lei: - Zia, stai bene?- sentì un leggero colpo in testa e
vide Malfoy fare il numero tre con la destra. Regola numero tre: dare sempre
del lei. Riformulò la domanda: - Zia, state bene?- Narcissa, finalmente,
rispose: - No, Miriam. Ma non preoccuparti, il mio malumore non si ripercuoterà
su di te.
Sentirono un
campanello e Dobby entrò portando con sè numerosi piatti; li appoggiò sul
tavolo e i tre si sedettero, mentre l’elfo andava in cantina a scegliere un
vino per i padroni. Finirono di cenare e dopo qualche minuto entrò l’elfo
domestico annunciando che la stanza per Miriam era pronta. La bambina salutò
secondo la regola due: quando ci si congeda si fa un inchino. Si avviò su per
le scale e sentì gli zii che avevano iniziato a discutere. Un ghigno le si
stampò sulla faccia e diventò invisibile mentre scendeva silenziosa le scale.
- Come hai
potuto non dirmi che l’avresti salvata? – a quanto pare l’oggetto della
discussione era lei. – Il Signore Oscuro ti aveva ordinato di ucciderli tutti,
se non avesse voluto Miriam avrebbe ucciso anche te.
- Narcissa,
converrai anche tu che Miriamè dotata
di grandi capacità, quella ragazzina potrebbe battere anche alcuni dei migliori
mangiamorte, ero sicuro che il Signore Oscuro l’avrebbe accettata.
- E se non
l’avesse fatto? Dopotutto siamo già in tanti.
- Miriam
discende direttamente da Salazar Serpeverde, l’avrebbe presa anche solo per
questa ragione, non guardarmi con quell’aria scettica, la prima cosa che ha
notato è stata il ciondolo.
- Ciò non toglie
che potevi almeno parlarmene – aggiunse lei con aria stizzita.
- Cara, te ne avrei
parlato, ma per quel che sapevo Miriam doveva essere a divertirsi con i suoi
amici – Miriam si ricordò di loro e del fatto che aveva completamente
dimenticato l’appuntamento. – È stata una decisione istantanea. – Narcissa lo
guardò per capire se stesse dicendo il vero, infatti, poco dopo sembrò
convincersene e lo salutò dolcemente andando a letto.
Lucius si
sedette su una poltrona e dopo qualche istante disse: - Ti sei divertita,
Miriam?- ci rimase malissimo, era sicura di aver fatto perfettamente
l’incantesimo… - Va a dormire, domani ti voglio qui alle 8 per la colazione,
poi andremo dal Signore Oscuro. – la ragazza andò in camera e si addormentò.
Si svegliò e
sentì una mano accarezzarle lentamente i lunghi capelli neri. Aprì gli occhi e
vide una figura seduta sul letto. Le venne in mente la madre che la svegliava
sempre in quel modo e per qualche istante s’illuse di aver sognato tutto, ma
una voce la riportò alla realtà.
- Sapevo che tua
madre ti svegliava così e ho deciso di non farti svegliare da Dobby, volevo farti
ambientare meglio. – Miriam riconobbe Narcissa e si dispiacque quando capì che
non aveva sognato. – Grazie, zia. Ma non preoccupatevi, da…
- Dammi del tu
–la interruppe la maga – Siamo in famiglia, dopotutto. Puoi dimenticare tutte
le regole formali, a patto che ricordi quelle dell’educazione. – La bambina ci mise
un po’ a riprendersi, la zia non era mai stata così gentile.
- Ok, comunque
da domani mi sveglierò da sola. – Si alzò dal comodo letto e si diresse verso
il bagno. Alle otto in punto scese e iniziò a mangiare i piatti portati da
Dobby. Nella sala c’era un silenzio glaciale, guardò con la coda dell’occhio
gli zii e li vide lanciarsi sguardi nervosi, non ne capì il motivo, anzi, non le
importava.
Alle 8.30 Lucius
la portò nella stanza dove la sera prima aveva visto il Signore Oscuro e rivide
quel volto pallido e da rettile. Dietro di lei c’erano numerosi mangiamorte che
volevano festeggiare quel nuovo e insolito acquisto nella banda dei cattivi.
Lord Voldemort la guardò e risentì il fruscio del serpente, però questa volta
il grosso animale non aveva intenzione di attaccarla, infatti, si accomodò
vicino alla poltrona del suo signore. L’uomo, se lo si può definire così,
accarezzò la viscida pelle di Nagini e fece un segno ad un mangiamorte che
portò un coltello d’argento intarsiato di smeraldi. Voldemort lo prese e lo usò
per tagliare le bende sul braccio della bambina; poi si tagliò l’avambraccio e
fece colare il denso sangue sulla ferita di Sixi, lasciata la sera precedente
dal serpente. Di colpo apparve il Marchio Nero e un altro mangiamorte le porse
un mantello che, mettendolo, segnò la fine della sua spensierata infanzia.
Ritornò alla
casa dei Malfoy e i due coniugi le insegnarono le tre maledizioni senza
perdono; accennarono anche ad altre maledizioni più pericolose, ma voleva
essere il Signore Oscuro in persona ad insegnargliele. Nel pomeriggio tornarono
tutti e tre al cospetto del loro padrone e lord Voldemort pose una delle sue gelide
mani sulla spalla di Miriam e la condusse verso una stanza dove le avrebbe insegnato
le maledizioni. Ne uscirono alle due di notte e la ragazzina si smaterializzò
ricomparendo nella sua stanza e buttandosi distrutta sul letto. Sei ore dopo
arrivò Dobby che lasciò un vassoio sul comò e svegliò Miriam annunciando che la
colazione era pronta. Iniziò a mangiare, ma subito dopo sentì un forte dolore
al braccio sinistro, Lucius e Narcissa entrarono nella stanza e le dissero che
dovevano andare dal Signore Oscuro.
Lord Voldemort
quella mattina era di cattivo umore per via dell’omicidio di uno dei suoi
seguaci. –Voglio che troviate il colpevole e tu, Miriam, lo torturerai con la
Maledizione Cruciato. -tornarono sul
luogo del delitto e vi trovarono un uomo stordito. Capirono immediatamente che
era lui l’assassino perchè aveva una grossa scritta sulla fronte, probabilmente
il mangiamorte gli aveva fatto una fattura prima di morire. Miriam si fece
avanti e gli puntò contro la bacchetta. – Crucio!- l’uomo iniziò ad essere
sconvolto dalle convulsioni e dopo dieci minuti di torture Miriam ruppe
l’incantesimo. Due giorni dopo lessero sulla Gazzetta del Profeta che l’uomo
era stato portato al San Mungo. Voldemort si complimentò con la bambina e
decise che lei avrebbe sempre torturato le persone.
Passarono due
anni e il potere di Voldemort si solidificò sempre di più. Il giorno dopo il
suo compleanno, Miriam incontrò per la prima volta i membri dell’ordine della
Fenice. Erano due: uno aveva dei capelli neri che gli ricadevano sugli occhi,
il viso scarno e due occhi neri come la notte; l’altro aveva un occhio blu
elettrico che girava da tutte le parti, un viso grassottello e capelli corti e
marroni.
- Sirius Black e
Alastor Moody…come mai da queste parti? – chiese Bellatrix avvicinandosi per
affrontarli. Miriam rimase immobile fissando i due mentre aspettava che
facessero la prima mossa. Sirius alzò la bacchetta e utilizzò uno stupeficium
contro Bellatrix; Moody aveva usato lo stesso incantesimo contro Miriam e
l’altro mangiamorte: Piton. La ragazzina sparì e ricomparì dietro Moody
schiantandolo. Guardò la zia combattere furiosa contro Sirius che la prendeva
in giro per gli incantesimi “troppo prevedibili”. Miriam corse verso di lui, ma
la sua non era una corsa normale, divenne invisibile per l’elevata velocità e
ricomparve dietro all’uomo schiantando anche lui, almeno, tentò di schiantarlo,
perchè Sirius si era smaterializzato e aveva portato con sè anche Moody.
- Perchè non hai
fatto niente, Piton? – chiese Bellatrix pronta a riferire al padrone.
- Semplice, se
mi avessero riconosciuto avrei perso sia il mio posto ad Hogwarts che la
fiducia di Silente, in pratica avrei fallito la missione affidatami dal Signore
Oscuro. – il mago aveva la sua solita calma troppo snervante per Bellatrix che
si smaterializzò. La seguirono e videro la donna consegnare una coppa a
Voldemort.
- Bene, vedo che
siete riusciti a riprendere la Coppa di Tassorosso, sono compiaciuto. Ma perchè
ci avete messo così tanto? – Lestrange sembrò mortificata e spiegò il loro
incontro con l’ordine.
- Allora,
Miriam, come ti sono sembrati i nostri nemici? – che cosa doveva rispondere:
simpatici? Come faceva a saperlo se li aveva visti per due minuti o forse meno?
– Un po’ ingenui – disse non sapendo cos’altro rispondere.
Voldemort esibì
un ghigno e ordinò a Piton di mostrarle gli altri membri dell’Ordine della
Fenice. Severus portò la bambina a casa sua, vicino ad una fabbricata
abbandonata cercò una foto dell’ordine nel cassetto. Tirò fuori una vecchia
immagine impolverata e le indicò i vari personaggi: Sirius Black, Alastor
Moody, i Paciok, Lily Evans, James Potter, Remus Lupin e altri. Miriam tornò
dai Malfoy e raccontò la missione; i due coniugi non si sorpresero del fatto
che avesse incontrato l’ordine, anzi, le dissero che era strano che non
avessero fatto niente fino a quel momento.
Passarono altri
giorni alla ricerca di oggetti appartenuti ai fondatori di Hogwarts e Miriam
affinò la sua tecnica nelle arti oscure incontrando sempre più spesso i membri
dell’ordine. Nonostante i mangiamorte uccidessero ripetutamente, lei non aveva
ancora ucciso nessuno, visto che Voldemort le aveva ordinato di limitarsi alla
tortura.
Passarono altri
due anni vissuti in quel modo sotto il tetto dei Malfoy; Narcissa era rimasta
incinta e vide gli zii più raggianti che mai, anche se tutte le volte che il
Marchio Nero bruciava si lanciavano sguardi irrequieti.
Un giorno
andarono in un villaggio babbano e lo devastarono, ma…
Si era appena
materializzato in un villaggio seguito dal fratello. Sentì dei rumori e capì
che anche i mangiamorte erano arrivati. Guardò smarrito il fratello e si
accasciò per terra con la testa fra le mani; il fratello gli si avvicinò e gli
mise le mani sulle spalle. – Calmati, ce la farai benissimo, devi solo evitare
di farti spaventare da loro. – annuì. Il fratello gli scompigliò i capelli e si
alzò. – Sirius!- si girò e guardò il fratellino di appena dieci anni, non
voleva lasciarlo solo, ma Silente gli aveva ordinato così. – Se ce la faccio mi
regali i tuoi coltelli. – Sirius Black sorrise alle sue condizioni e accettò
pensando che anche nei momenti più difficili quella piccola peste riusciva ad
essere di buon umore. Sentirono delle persone urlare e Sirius si smaterializzò.
Il ragazzino uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò lentamente e con sguardo
spavaldo al gruppo incappucciato. In mezzo a loro c’era Voldemort e iniziò il
suo piano. – Buongiorno, signori. Vedo che siete troppo deboli per affrontare
l’ordine e preferite ripiegare sui Babbani…- vide la figura più piccola fare un
passo verso di lui, ma il Signore Oscuro l’aveva fermata con un cenno e si
avvicinò a lui. – Crucio! – la maledizione colpì il terreno e il ragazzino si
lanciò all’attacco. Si stava avvicinando a lui sempre di più e decise che era
il momento migliore per attuare la seconda parte del suo piano: divenne
invisibile, comparve davanti a Miriam, che indietreggiò per la sorpresa, le
afferrò il braccio e si smaterializzò.
Ricomparvero in
una stanza grigia simile ad una prigione. Miriam si liberò e lui le chiese: -
Allora, come ti chiami? – lei non rispose, ma si sedette appoggiata al muro
capendo che quel luogo era protetto da potenti incantesimi poichè non riusciva
a fargli niente.
- Ciao, Miriam.
Piacere di conoscerti. – lei non fece una piega, dopotutto, tutti conoscevano
il suo nome, era stato il primo scoperto dal Profeta…
- Cosa vuoi da
me?
- Chiederti
perchè ti sei unita a Voldemort. – la ragazza sussultò a sentire quel nome e
lui sorrise beffardo. – Non dirmi che hai paura del suo nome… Vol-de-mort.
- Non
pronunciare il nome del Signore Oscuro. – Il ragazzo rifece la domanda e lei
rispose: - Perchè è l’unico modo che ho per sopravvivere – non voleva dirlo, ma
le parole le erano uscite senza che potesse fermarle.
- Noi possiamo
aiutarti, se vieni dalla nostra parte Silente ti perdonerà e ti salverà. – la
ragazzina distolse lo sguardo sapendo che quello era un sogno irrealizzabile.
Sentì il ragazzo avvicinarsi e toglierle il cappuccio, lo fissò spaventata e
lui commentò: - Sapevo che fossi bella, ma non immaginavo così tanto… - aveva
lunghi capelli neri, gli occhi di un intenso viola, il volto aggraziato e i
lineamenti dolci. Lei si rimise il cappuccio coprendo anche gli occhi e lui si alzò
sparendo dietro al muro. A quanto pare non si potevano usare incantesimi per
attaccare. Vide un piccolo topolino davanti a sè, mise l’indice sulla sua testa
e usò l’imperio.
- Vai dal Signore
Oscuro e digli dove sono.
Dopo poco arrivò
anche il ragazzo con in mano una tazza di the. Guardò la direzione che aveva
preso il topo e disse amaro: - Carino lo stratagemma del topo, ma non fidarti
di Voldemort, lui non verrà a salvarti.
- Non parlare
così del Signore Oscuro. – la tazza cadde e si ruppe a terra in mille pezzi; le
si avvicinò velocemente, le prese un polso con forza e le tolse il cappuccio. –
Perchè credi in lui? Io posso aiutarti, devi fidarti di me se vuoi essere
salvata. – lei distolse nuovamente lo sguardo, ma il ragazzino le afferrò il
volto rigirandolo perchè i loro occhi s’incrociassero. – Rispondimi.
- Io non devo
essere salvata da nessuno, tanto meno da te.
- Così mi
offendi… pensare che ho rischiato la vita per farlo. – lo guardò sorpresa, lui
lasciò la presa e si voltò di scatto. Miriam seguì il suo sguardo e vide comparire
dei mangiamorte; si unì a loro e di fianco a lei comparve Voldemort. – Miriam,
uccidilo! Usa il Faecta mea ivo morte – questa era una maledizione simile al
crucio, ma la vittima pativa le pene dell’inferno prima di esplodere. Era usata
raramente e solo in casi estremi, probabilmente Lord Voldemort si era
arrabbiato per quello scherzetto…
Miriam puntò la
bacchetta verso il ragazzino e iniziò a disegnare il simbolo dell’infinito.
Iniziò ad essere scosso da dolori atroci, ma quello era solo l’inizio…
Finì di
disegnare e ricominciò pronunciando le parole: - Faecta
- Possiamo
salvarti, ascoltami!
- Mea
- Rinunci così
alla libertà? Non t’importa della vita?
La voce di
Miriam iniziò a tremare, ma sentì Voldemort incitarla a continuare. –Ivo
- Perchè non ti
fai aiutare? – si contorse ulteriormente, ma aveva una missione da compiere e
non aveva intenzione di fallire – Vuoi vivere per sempre torturando le persone?
Si bloccò e la
bacchetta cadde a terra. Vide il Signore Oscuro riprenderla, probabilmente
voleva finire la maledizione, doveva impedirlo. Corse verso il ragazzo e si
smaterializzò arrivando davanti ai cancelli di Hogwarts. Iniziò a correre verso
il castello portando quello sconosciuto in braccio. Entrò nell’edificio e cercò
Silente per affidargli quel ragazzo. Vide un’immensa porta con sopra un
gargoyle che le chiese la parola d’ordine. Usò la legilimanzia e ed entrò
nell’ufficio di Silente. Vide un uomo anziano seduto dietro ad una scrivania
con capelli e barba argentei e intorno a lui alcuni membri dell’Ordine della
Fenice. Sirius Black guardò paralizzato il ragazzo che reggeva fra le braccia,
ma non aveva tempo per capire che cosa gli passasse per la testa. Poggiò il
ragazzo sul tavolo del preside. – Guariscilo. – si voltò per andarsene, ma
Moody e Lupin le bloccarono la strada.
- Non fatele
niente – disse pacato Silente – Che cosa gli è successo?
- Gli hanno
lanciato un Faecta mea ivo morte, ma non l’hanno concluso.
- Chi è stato? –
ruggì Sirius.
Miriam abbassò
lo sguardo. – Io.
- Perchè non hai
concluso la maledizione? – chiese Silente mentre teneva la bacchetta sulla
fronte del ragazzo.
- Non meritava
di morire. Devo andare. – si avviò verso la porta. Stava per aprila, ma il capo
dell’Ordine della Fenice la fermò. – Se torni lui ti ucciderà, lo sai, vero?
Se ne andò senza
rispondere, sapeva benissimo di andare incontro alla morte.
Tornò dal Signore
Oscuro che la guardò infuriato. – Che cosa pensavi di fare salvando quel
ragazzo? – non rispose, sapeva che l’avrebbe uccisa comunque. Alzò il braccio
sinistro scoprendo il Marchio Nero e porse il braccio al suo padrone. Lord
Voldemort materializzò il coltello, stava per colpirla, ma una figura si
frappose fra lei e la lama. Riconobbe il ragazzo che aveva appena lasciato alle
cura di Silente; Voldemort lo guardò disgustato e già pronto a colpirlo, ma lei
lo portò nuovamente in salvo.
Il ragazzo si
appoggiò al tronco di un albero e lei osservò il riflesso della luna sul suo
corpo. I capelli neri avevano una strana sfumatura, gli occhi, invece,
sembravano più azzurri del normale e la luce faceva risaltare il suo corpo in
cui iniziavano a delinearsi dei muscoli.
- Perchè mi hai salvata?
- E tu perchè
rinunci così facilmente alla vita? – osservò il suo sguardo: sicuro e deciso.
Forse lui poteva veramente salvarla, però… Guardò la collana e la trasformò nel
medaglione di Serpeverde; quel gioiello aveva la capacità di darle sempre
calma, in quei quattro anni lo guardava spesso e in quel momento pensò che il
suo antenato non si sarebbe fatto piegare da nessuno.
Tornò a guardare
il ragazzo, ma lui le tolse il cappuccio.
- Perchè
continui a farlo?
- Per te quel
cappuccio è come un riparo dal mondo esterno. Se vieni con me non ti servirà. –
contemplò quella proposta, ma non fece in tempo a rispondere che comparvero i
mangiamorte.
- Miriam, vieni qui
e non ti ucciderò. – Si alzò lentamente e si rimise il cappuccio. Alzò lo
sguardo verso il volto compiaciuto di Voldemort. – Pain! – urlò puntando il
braccio contro il Signore Oscuro. Tutti i mangiamorte si voltarono verso il
loro padrone e Miriam ne approfittò per scappare insieme al ragazzino.
Ritornò
nell’ufficio di Silente e vide l’uomo guardarla sorridendo sotto i baffi.
– Suppongo che
tu abbia rinnegato Voldemort. – Fece cenno di sì e svenne.
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voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Si risvegliò il giorno seguente. Si trovava in un ampio
letto e vide due figure che la guardavano.
- Buongiorno!-
riconobbe la voce del ragazzino, infatti, distinse i suoi lineamenti
- Dove
sono?
- A Hogwarts – rispose Sirius.
- Che incantesimo hai
fatto a Voldemort?
Sirius lo guardò iracondo. – Ti ho detto un milione di volte
di non pronunciare il suo nome! – ma
il ragazzino fece finta di niente e continuò a fissare Miriam.
- Una maledizione.
- Ah… comunque
io sono Aliack.
Le dissero
che Silente la stava aspettando e scese lentamente dal letto.
Quando
entrò nello studio vide che tutti la guardavano con sguardi misti a odio e
compassione. Capiva perfettamente
il primo sentimento, probabilmente aveva torturato qualcuno dei
loro parenti o amici, ma la compassione?
- Accomodati. – Silente indicò una sedia al centro della
stanza e la ragazzina si avviò titubante, non l’era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione.
Tutti continuavano a fissarla con quello strano sguardo e ogni secondo che si
avvicinava alla poltrona sembrava sempre più compassione, un’altra cosa che
aveva sempre odiato…
- Miriam, spiegaci
perchè ti sei unita a Voldemort.
Rimase qualche secondoin
silenzio per ricordare il terrore che aveva provato in quel momento.
- Quattro anni fa i mangiamorte hanno ucciso la mia famiglia
ed io sono stata costretta a seguirli per non morire.
Si levarono dei brusii,
ma Silente fece un gesto e tutta la sala si acquietò. Le sembrava
una scena molto simile a quando
parlava Voldemort, l’unica differenza era che i mangiamorte si acquietavano per
terrore, mentre in quel momento si acquietavano per rispetto.
- Perchè Voldemort ha deciso di prenderti con sè?
In realtà quella domanda
se la faceva spesso anche lei... – Forse per il mio potere o
forse per la mia discendenza.
Altri brusii, ma
questa volta riuscì a capire qualcosa e capì che si chiedevano chi fossero i
suoi antenati.
Silente rispose ai dubbi di tutti. – Miriam Serpeverde, è
questo il tuo nome, giusto?
- Sì.
Tutti tacquero intimoriti da quel nome importante, ma dopo
qualche secondo iniziarono
a chiedersi se quella ragazzina dicesse il vero; Miriam prese il ciondolo fra
le mani e tutti videro l’inconfondibile S di Salazar Serpeverde.
- Perchè hai ripudiato Voldemort?
S’irrigidì, ma si vide costretta a rispondere. – Ho capito
che non volevo passare tutta la mia vita al comando di qualcuno.
Il brusio divenne più forte e Silente fu costretto per
l’ennesima volta a far tacere la platea. – Aliack, vieni qui.
Il ragazzino si avvicinò al vecchio preside e lo guardò con
la solita faccia incuriosita e spavalda. Albus Silente gli diede un foglio di
carta e, mentre Aliack lo leggeva, disse: - Miriam, va con Aliack.
Uscirono dalla stanza del preside e si diressero verso i
sotterranei del castello. Entrarono nell’aula dove solitamente Piton teneva
lezione e Aliack fece un incantesimo alla stanza perchè nessuno sentisse ciò
che stavano per dire.
- Silente vuole che tu riveli chi sono i mangiamorte.
- Lucius e Narcissa Malfoy, Bellatrix Lestrange…
- Quelli già li sapevamo,
devi dirmi quelli meno noti.
Disse alcuni nomi e Aliack sembrò soddisfatto.
- Silente ti vorrebbe ad Hogwarts. – disse quella frase con
noncuranza, ma l’effetto che ebbe su Miriam fu devastante. Sentì le catene che
la legavano a Voldemort rompersi e le sbarre della cella che si era costruita
da sola incrinarsi.
- Dalla tua faccia direi che sei sorpresa.
- Accetto.
Aliack sorrise contento e annunciò: - Allora saremo compagni
di corso, magari ci troveremo anche nella stessa casa.
Miriam sorrise, ma dubitava di potersi trovare nella stessa
casa di quel ragazzo. Lui sarebbe sicuramente finito a Grifondoro, mentre lei a
Serpeverde, era
scontato che il cappello annunciasse per loro le due case che più si odiavano.
Passarono molti giorni e Miriam era ancora ad Hogwarts. Non usciva
mai, aveva troppa paura di trovarsi faccia
a faccia con un mangiamorte, così passava le giornate in
compagnia di Aliack.
Una sera Silente la chiamò nel suo ufficio e lei ci andò titubante,
quell’uomo le incuteva timore, per certi versi le ricordava Voldemort e l’idea
di tornare da lui le incuteva sempre terrore.
Silente indicò una sedia davanti alla sua scrivania e giunse
subito al nocciolo della questione.
– Aliack mi ha riferito che hai lanciato una maledizione a
Voldemort. – assentì con capo – Qual era?
- Il Pain.
- Sai che cosa succederebbe se finissi la maledizione, vero?
- Sì.
- Sai anche che cosa significa averla iniziata, suppongo.
- Sì, ma so usare l’occlumanzia, Voldemort non può entrare
nella mia mente.
Silente sorrise compiaciuto, ma non la congedò come faceva
spesso, continuò il discorso. – Devi vedere dov’è Voldemort.
Si concentrò e lo percepì nitidamente, iniziò a vedere delle
immagini e riconobbe subito James e Lily Potter. – È dai Potter.
Silente si alzò di colpo e disse ad uno dei dipinti dietro
di lui di ordinare ai
membri dell’Ordine della Fenice di andare dai Potter. Si rigirò verso la
ragazzina che continuava a tenere un contatto mentale con il suo nemico e le
chiese: - Dimmi che
cosa vedi.
- Sta combattendo con James, però è molto avvantaggiato. –
ci fu qualche istante di silenzio –
L’ha ucciso. Sta per
attaccare Lily, le sta dicendo di dargli il bambino. La sta per
attaccare con l’AvadaKedavra.
È morta anche lei.
Silente iniziò a sudare freddo.
- Sta fissando
il bambino, lo sta per uccidere… - si alzò e strinse le mani
attorno alla bacchetta puntandola davanti a sì. Aprì gli occhi e gridò: - Pain!
L’AvadaKedavra di
Voldemort venne
deviato e sul ragazzino rimase soltanto una cicatrice a saetta. Miriam cadde a
terra, morente. In quello stesso istante era entrato nella stanza anche Aliack
che rimase
pietrificato sull’uscio. Dopo alcuni istanti che gli parvero secoli riuscì a riprendere il controllo
del proprio corpo: si avvicinò al corpo esanime della ragazzina e iniziò a
piangere lacrime silenziose. Silente gli mise una mano sulla spalla, ma in quel
momento tutto gli sembrava distante e lontano…
Fanny si avvicinò al corpo della ragazza e intonò un canto
malinconico, poi delle lacrime iniziarono a solcarle il volto e caddero sulla
pelle di Miriam.
La ragazzina mosse debolmente un dito, poi un altro,
socchiuse gli occhi e li riaprì
di scatto mettendosi seduta, incredula per quel miracolo. La maledizione doveva
ucciderla insieme a Voldemort, invece non era successo, era ancora viva, poteva
ancora sentire e vedere, poteva
sentire il calore che la circondava, il bagnato sulla sua spalla e i singhiozzi
vicini a lei. Abbassò lo sguardo e vide Aliack abbracciato a lei piangere di
gioia. Una lacrima le solcò il volto…
Era la prima volta che piangeva da quattro anni, non aveva pianto neanche alla morte
dei genitori e ora piangeva per la felicità, finalmente anche le pareti della
sua prigione interiore si erano sbriciolate.
Era il giorno della cerimonia dei nuovi arrivati ad Hogwarts, nell’aria si
sentiva un’insolita allegria e il cappello parlante diede un’unica voce ai vari
brusii.
La minaccia ormai è scongiurata
Il pericolo è passato,
ma non scordate l’unione,
la verità e l’amicizia.
I veri valori ormai sono questi
Il male non esiste, una nuova vita potrà cominciare
Un nuovo anno potrà prosperare
Non dimenticate l’unione
E la vita potrà cominciar…
Aliack e Miriam avevano
fatto lo stesso tragitto degli altri nonostante fossero già nel castello e
avevano conosciuto altri due ragazzini che dovevano essere dei prodigi della
magia, visti i vari giochini
che facevano durante la camminata. Si chiamavano Nerix e Zecks, lei aveva
capelli biondi e occhi azzurri, la corporatura era simile a quella di Miriam:
minuta e slanciata, era saggia e molto intelligente; lui, invece, era castano
con gli occhi di un nitido verde, era alto e iniziavano a intravedersi i muscoli sulle braccia
scoperte (aveva tagliato le maniche della divisa perchè gli davano fastidio)
era un po’ ribelle, ma anche acuto e prudente.
Quando
arrivarono nella sala videro tutti gli sguardi puntati su di loro e
procedettero verso il cappello parlante. Aliack sorrise ai vari professori,
ormai li conosceva tutti, ma per Piton riservò uno sguardo spavaldo misto ad odio.
Si avvicinarono al cappello quando furono detti i loro nomi.
- Aliack Black.
Il ragazzo si sedette sullo sgabello, ma si rialzò subito
perchè il cappello aveva già deciso:
- Grifondoro!
Un’ovazione si lanciò dal tavolo rosso ed oro.
- Zecks Kyre.
- Tassorosso!
Ovazione per i Tassorosso.
- Nerix Myne.
Anche
per lei il cappello decise in fretta: - Corvonero!
I ragazzi applaudirono vigorosamente.
- Sixi Serpeverde.
Il cappello pensò per qualche istante, ma la risposta già si immaginava: -
Serpeverde!
Il tavolo verde e argento esplose in ovazioni, fischi e applausi.
Erano stati separati, ma erano destinati a rimanere uniti.
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del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori. (Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Era il quinto anno per Harry Potter a Hogwarts, l’anno
precedente gli avevano parlato dei
GUFO e già si aspettava un noioso anno di studi, ma due fattori
cambiarono quell’anno: la Umbridge e l’Esercito di Silente.
Il cappello intonò la sua canzone e la cerimonia di
smistamento fu completata. Silente si alzò e iniziò a parlare, quando presentò la Umbridge la donna lo
interruppe e parlò con voce acuta e tutti i ragazzi non l’ascoltarono, a parte,
naturalmente, Hermione Granger. Silente riprese la parola e annunciò: -
Quest’anno torneranno quattro ragazzi che hanno studiato qui alla caduta di Voi-Sapete-Chi; saranno
reinseriti al quinto anno perchè avevano deciso di abbandonare momentaneamente
gli studi.
Davanti al tavolo dei professori comparvero quattro ragazzi
sui ventiquattro anni che guardavano sorridendo la platea.
- Bentornati ragazzi. Vi sottoporremo al test del cappello
parlante e da domani comincerete i vostri studi.
La McGrannit disse i loro nomi e a uno ad uno si avvicinarono allo sgabello.
- Aliack Black.
- Il mio giudizio non è cambiato: Grifondoro!
Aliack si alzò raggiante e si diresse verso il suo vecchio
tavolo. Al suo passaggio molte ragazze lo guardarono con occhi dolci e si disse
mentalmente che avrebbe passato l’anno scappando dalle ragazze. Si sedette
vicino ad Harry e si
rigirò per vedere se anche gli altri finivano nella loro vecchia casa.
- Zecks Kyre.
- La tua ribellione alle regole mi lascia riflettere, ma la
casa adatta a te è sempre quella: Tassorosso!
Anche al passaggio di Zecks molte ragazze fecero gli occhi dolci, ma lui non ci fece
caso perchè stava guardando Aliack facendo segno di vittoria. Si sedette nel
primo posto vuoto che aveva trovato e anche lui guardò verso il cappello parlante.
- Nerix Myne.
- La tua intelligenza mi lascia sempre più sorpreso, non c’è dubbio:
Corvonero!
Molti ragazzi sospirano e anche lei si fece le stesse idee
che aveva fatto
Aliack: quello sarebbe stato un anno d’inferno! Si sedette vicino a Cho Chang perchè le ispirava
simpatia, in realtà odiava le ragazze di Corvonero, si davano troppe arie…
- Miriam Serpeverde.
- La tua mente rende onore al tuo antenato, anche la tua casa rimane
indifferente: Serpeverde!
Il tavolo dei Serpeverde ebbe la stessa reazione di
quattordici anni prima. Anche con lei i ragazzi sospirano, ma non ci fece caso. Individuò una
testa di un biondo pallido a capì
che quello doveva essere il suo cuginetto: Draco Malfoy. Gli si sedette vicino
e guardò Silente che si era
nuovamente alzato.
- Spero che domani andiate a scuola con le divise e vi prego di lasciarle
come sono – il preside alludeva alla divisa di Zecks che sorrise compiaciuto. –
Loro quattro hanno lasciato gli
studi per eseguire vari esami, sono arrivati al livello E in Smaterializzazione,
Pozioni, Divinizzazione, Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti
Oscure. Tutti coloro
che non capiscono possono chiedere a loro. Hanno anche numerose diplomi, tra cui quello di Aquile
per aver aiutato Azkaban a recuperare dei mangiamorte e per i vari meriti che
hanno in numerosi campi come scienza e astronomia. Ma il resto ve lo possono
dire loro, che sia
servita la cena!
Comparvero numerosi piatti e tutti iniziarono a servirsi.
- Come mai avete abbandonato gli studi? – chiese Fred
Weasley rivolto ad
Aliack.
- Io e gli altri siamo dei prodigi nella magia e la scuola
non poteva farci
migliorare, così ce ne siamo andati, però l’anno scorso abbiamo scoperto che
serviva per forza un diploma per lavorare e siamo tornati.
Fred annuì e pensò che lui e il gemello, George Weasley, avevano fatto bene a non
abbandonare gli studi.
- Gli altri sono simpatici? – chiese Ron mentre sputava da
tutte le parti il cibo che aveva in bocca. Hermione lo guardò disgustata,
mentre Aliack lo fissò incerto chiedendosi se fosse normale quel comportamento.
- Dipende… siamo tutti molto diversi, ma andiamo d’accordo.
Voi – indicò Fred e George – andrete
sicuramente d’accordo con Zecks.
- Ma
è un Tassorosso!
- Quando Silente ha chiesto di lasciare le divise intatte si riferiva a Zecks
che aveva tagliato le maniche perchè gli davano fastidio. Comunque tu – osservò nuovamente Ron e non
poté trattenere un’espressione di disgusto – andrai d’accordo con… penso con
nessuno…
I due gemelli iniziarono a ridere e tirarono una pacca sulla
spalla di Aliack.
- Ti chiami Aliack Black? – chiese Harry che voleva confermare l’idea che
aveva in mente da quando
la McGrannit aveva detto il suo nome.
- Sì – abbassò il tono della voce – E sono il fratello minore di Sirius.
Harry sorrise e si disse che quel ragazzo gli sarebbe sicuramente piaciuto.
- Che
ci dici delle ragazze? – Hermione sbuffò alla domanda di Fred e prese un libro
iniziando a studiare.
Aliack si voltò a guardarle: Nerix era la solita asociale,
mentre Miriam guardava incerta Goyle e Tiger. – Sono entrambe simpatiche, devi
stare attento a quel che dici
perchè sono suscettibili, soprattutto Nerix. All’apparenza quella più glaciale
è Miriam, ma una volta che la conosci bene capisci che è una persona
fantastica.
- Da come parli
sembrerebbe che ti piaccia… - osservò George.
- No, è solo la mia migliore amica. – disse lui sorridendo.
Finirono la cena e si avviarono verso il dormitorio. Come al solito era nei
sotterranei e Piton era il direttore della casa Serpeverde. Rimase qualche momento incerta sulle
scale, le ricordavano quelle della segreta di Voldemort e il terrore di
rivedere quel volto la paralizzò. Si riprese
quando fu afferrata per il braccio.
- Stai bene?
- Aliack… sì, perchè?
- Avevi una strana espressione, tutto qui.
Scese le scale e percorse quei tetri corridoi arrivando nel
dormitorio. Disse la parola d’ordine ed entrò trovando il luogo lugubre come
sempre. C’erano numerosi mobili d’antiquariato e la sala comune era quasi vuota, molte persone parlavano
nel dormitorio, era l’unica cosa che le piaceva: la calma. Pensò alle poche
volte che era andata nel dormitorio di Grifondoro, era pieno fino alle due di
notte e tutto quel chiasso finiva per darle sui nervi. Vide Draco venirle
incontro e pensò a quanto assomigliasse
al padre: stessi capelli e stessa espressione saccente.
- Bentornata nel dormitorio Serpeverde.
Annuì col capo e si guardò intorno; nell’ultima lettera che
le aveva mandato
Silente c’era scritto che aveva preparato una stanza separata dai ragazzi. La
individuò e tornò a fissareDraco.
- Sei un prefetto, giusto?
- Sì – rispose quello con fierezza. Miriam si abbassò e gli
disse: - Allora dì a tutti che in mia presenza non devono nominare Tu-Sai-Chi.
Andò nella stanza e
si sedette sul letto, poco dopo si addormentò stravolta.
Si svegliò
quando il sole non era ancora sorto e si preparò velocemente.
Andò nella sala comune e la trovò deserta. Si sedette su una sedia vicino al
camino e si disse che
quello sarebbe stato uno degli anni più noiosi della sua vita.
Quando uscì
anche il cugino scese per la colazione. Mentre andava nella sala incrociò Aliack e lo
vide stravolto e con le occhiaie.
- Ma
che hai fatto?
- Ho parlato con i gemelli Weasley fino alle 5 di mattina…
Miriam individuò i gemelli e notò che anche loro avevano le
occhiaie.
Era appena arrivato nella Sala comune di Grifondoro e ritrovò il solito caos che
Miriam odiava, ma che lui amava. In quell’ambiente si trovava a suo agio ed
evitava di pensare a tutto ciò che era successo dalla caduta di Voldemort:
l’accusa a Sirius, l’aver perso i suoi migliori amici perchè i genitori erano
stati dei mangiamorte e altri episodi che avevano finito per stravolgere la sua
adolescenza.
Vide i gemelli Weasley dare delle merendine ai bambini del
primo anno e si avvicinò incuriosito. Alcuni stavano male, altri avevano la
faccia gialla o di qualche altro colore assurdo, altri aspettavano il loro
turno e i due fratelli sorridevano trionfanti.
- Che
state facendo?
- Aliack! Sei arrivato l’anno giusto! – esordì Fred e mostrò
delle merendine – Queste sono
le merendine marinare: ne prendi una e stai male, esci dalla classe, ne prendi
un’altra e puoi andare a divertirti!
Il ragazzo tornò ad osservare i bambini e sorrise divertito
vedendo le loro facce.
- Ne vuoi qualcuna? Visto che sei nuovo ti facciamo un
prezzo speciale!
- No, queste cose posso farle anche senza di quelle…
Lo guardarono con gli occhi spalancati e lui schioccò le
dita. Divenne immediatamente pallidissimo e svenne. I due gemelli lo presero e
lo scossero finchè non rinvenne, poi Aliack schioccò nuovamente le dita e
riprese il suo colorito normale.
- L’ho usato tutte le volte che c’era qualche lezione sul
Quidditch... la teoria mi ha sempre annoiato…
- Giochi a Quidditch?
- Giocavo, è da
quando ho lasciato la scuola che non prendo la scopa in mano.
- E che ruolo avevi?
- Cercatore.
Entrambi spalancarono
la bocca, poi si guardarono con sguardo complice e lo trascinarono verso Harry.
- Harry, abbiamo trovato qualcuno che è più bravo di te nel ruolo
di Cercatore.
Aliack si liberò dalla loro presa e disse: - Non avete
capito, giocavo. Non sono più in grado di volare sulla scopa, mi sono scordato
come si fa.
Tutta la sala lo
guardò sorpreso e lui affermò: - Mi sposto con altri mezzi: la Smaterializzazione,
i draghi…
- Draghi? – chiese Ron mentre mangiava delle ciocorane e
Aliack non poté fare a meno di chiedere: - Ma tu sai che cos’è il Galateo?
Lui lo guardò con gli occhi aperti e Hermione spiegò: - Sono le leggi
dell’educazione.
- Certo che le conosco! – sia Fred che George lo guardarono ridendo e Aliack
disse: - Allora dovresti ripassarle…
Ron arrossì violentemente e i gemelli gli diedero
dell’idiota.
- Hai volato su un drago? – chiese una ragazza del sesto
anno avvicinandosi timidamente a lui. Aliack la guardò e decise che quella
serata poteva anche divertirsi. Era bionda con gli occhi castani, sembrava
dolce e timida, per ingannare tutta quella folla di ragazzine andava bene…
- Sì, era nero con dei riflessi blu, stupendo, uno degli
esemplari più belli, ma la sua magnificenza non era nulla in confronto alla
tua… - le prese una ciocca di capelli e se la passò fra le dita. La ragazza
arrossì violentemente; Aliack guardò le altre e le vide arrossite, persino Hermione era rossa e
tentava di nasconderlo coprendosi con un libro.
- Che
ne dici se ci conosciamo meglio? – la portò vicino al camino e si sedette su
una poltrona a parlare con lei. Le
chiese quali fossero i suoi gusti e scoprì che era una normalissima ragazza a
cui piaceva fare shopping. Aveva intenzione di abbandonarla lì e
tornare a parlare con i gemelli, ma aveva deciso d’indossare la maschera del
rubacuori e non poteva toglierla proprio in quel momento.
La ragazza se ne
andò dopo un’ora e Aliack si avviò verso i due gemelli che
continuavano i loro esperimenti.
- Non sapevo fossi un rubacuori… - commentò Fred.
- Non ci vuole molto, dici una frase dolce e cadono tutte ai
tuoi piedi, anche se mi sembrava più simpatica…
- Noi ragazze non siamo così! – esordì Hermione chiudendo il
libro sonoramente.
Aliack si sedette vicino a lei le prese delle ciocche
avvicinandole al naso: - Hai il profumo di una rosa e il tuo volto mi ricorda
un angelo. – il suo sguardo era serio e Hermione distolse lo sguardo
arrossendo; Fred e George guardarono sorpresi la scena e dissero all’unisono: -
L’hai zittita!
La ragazza sbuffò e Harry disse: - Prima hanno detto che giocavi a
Quidditch, giusto?
- Sì, ma non ero nulla di che.
- Ma è grazie a te che abbiamo battuto tutte le altre case
per i quattro anni che sei
stato qui. – nel dormitorio era entrata la McGrannit che guardava con una punta
di orgoglio il
ragazzo.
- Il quarto anno abbiamo perso contro Serpeverde. – obbiettò
lui.
- Sei sempre il solito… nelle altre cose ti esalti e nel
Quidditch ti sminuisci, non riesco ancora a capirti.
- Come mai è qui, professoressa? – chiese Hermione.
- Silente mi ha mandata per informare Aliack che c’è una
stanza apposta per lui. – indicò la stanza e il ragazzo si chiese se Silente
l’avesse preso per cieco, ma ringraziò soltanto.
Quando la McGrannit se ne fu andata George gli si mise davanti e gli disse con
tono accusatorio: - Noi non abbiamo mai perso contro Serpeverde.
- Volevo vedervi contro la squadra che c’era in quel
periodo. Erano tutti incavolati perchè Voldemort fosse – ci furono vari sussurri, ma Aliack fece
finta di niente – morto e sfogavano la loro rabbia nel Quidditch.
- Come mai avete perso?
- Miriam ha preso il boccino e hanno vinto.
- Anche
Miriam giocava? – chiese Hermione.
- Sì, era anche il capitano dei Serpeverde, l’unica squadra
contro cui perdevano
eravamo noi, ma sempre per una decina di punti.
Rimasero tutti sorpresi e Fred chiese: - Secondo te, con chi andrebbe
d’accordo Miriam?
Aliack rimase sorpreso dalla domanda e guardò a uno a uno i ragazzi: con
Ron sicuramente no; Hermione l’avrebbe trovata noiosa; Harry no, non le
piacevano le persone troppo suscettibili; Fred e George… forse… - Penso solo
voi due.
Sorrisero entrambi. Harry guardò il ragazzo e chiese: -
Mentre gli altri due?
- Nerix è un po’
asociale, quindi vi guarderebbe per un po’ sospettosa, poi inizierebbe a
parlarvi; Zecks… penso che possiate andare d’accordo con lui: tu, Ron, saresti
perfetto per i suoi scherzi; Harry… si divertirebbe un mondo a farti
incavolare; Hermione, penso che anche tu saresti perfetta per i suoi scherzi…
- Che
genere di scherzi fa?
- Ogni anno cambia, quindi non lo so, ma posso dirti che non li troveresti
divertenti.
Parlarono per il resto della serata, poi a mezzanotte Harry,
Ron ed Hermione andarono a dormire, mentre luirimase
fino alle cinque a parlare con i gemelli.
Dormì per tre ore e si alzò solamente perchè c’era un gran
trambusto nella sala comune. Si preparò e scese per la colazione.
Mentre andava vide Miriam venirgli incontro e l’immagine
della ragazza corteggiata la sera prima gli tornò in mente, per qualche strano motivo si
sentiva colpevole nei suoi confronti, ma tentò di non farglielo capire.
Durante la colazione continuò a guardarla e quel sentimento continuava a rimanere. I
direttori delle case passarono a dargli l’orario e vide che alla prima ora
aveva un’ora in
comune con Zecks e decise che gli avrebbe parlato, doveva capire che cos’avesse
prima di vedere Miriam alla seconda ora.
- Zecks, ti devo parlare.
Si misero in
fondo all’aula, tanto il professor Vitius non si sarebbe mai
lamentato.
Gli spiegò la situazione e lui lo fissò con il suo solito
ghigno spavaldo.
- Io te l’ho sempre detto, ma tu non mi hai mai creduto.
- Cosa?
- Ti piace Miriam. – Aliack sbuffò e fece finta di ascoltare
Vitius, però sentiva che ciò che aveva detto Zecks rispecchiava la verità, però
non l’avrebbe mai ammesso…
- Te lo si
legge in faccia, tutte le volte che c’è lei ti si illuminano gli occhi.
Continuò a far finta di ascoltare Vitius mentre parlava dei Giganti, poi gli
venne in mente che Miriam si confidava spesso con Zecks e chiese con
noncuranza: - Lei che pensa di me?
- Non posso dirtelo. - fece finta di niente e Zecks continuò
– Almeno finchè non ammetti
che ti piace…
Sospirò sonoramente e alla fine ammise che gli piaceva.
- Anche
tu le piaci, ha anche capito che tu le vai dietro, però vuole che sia tu a fare
la prima mossa.
Volse nuovamente lo sguardo al professore e decise di usare
la sua magia per andarsene da quell’ora e ragionare sui suoi pensieri. Utilizzò
lo stesso incantesimo della sera prima divenendo pallido come un cencio e cadde
a terra svenuto.
Zecks disse che
l’avrebbe portato in infermeria, in realtà uscì dalla stanza e lo appoggiò al
muro risvegliandolo.
- Che
ti è saltato in mente?
- Mi stavo annoiando… senti, tu va in classe, io vado a farmi un giro.
Era nell’aula di divinazione e ascoltava senza voglia le
numerose cavolate che diceva
quella prof. …non ricordava neanche il nome… le era sempre stata antipatica,
inventava sciagure a non finire, secondo quello che diceva quella prof. lei
sarebbe dovuta morire già cinque volte in quella lezione…
Purtroppo non c’era nessuno dei suoi amici e si vide
costretta a fare quegli insulsi esercizi insieme al suo cuginetto. Dopo
l’ennesima intimazione di morte finse di svenire e fu portata in infermeria da
Draco.
Appena furono arrivati l’infermiera la guardò e disse: - Ti sei
annoiata già alla prima lezione?
Aprì gli occhi e si giustificò: - C’era la… - dopo lunghi
istanti di silenzio si ricordò finalmente il nome - Cooman.
L’infermiera sorrise apprensiva e la fece andare.
- Torna in classe e dì che ho avuto un calo di zuccheri. – ordinò al
cugino. Lui si diresse verso la torre senza opporsi minimamente.
Camminò per i corridoi della scuola e prese l’orario: alla
seconda ora c’era pozioni…
ed era con Grifondoro… avrebbe visto Aliack.
Sorrise all’idea e svoltò a destra; sbattè contro qualcuno e cadde a terra.
Alzò lo sguardo e vide un ragazzo con i capelli neri. Lo riconobbe immediatamente:
- Aliack!
- Miriam! Che
ci fai qui?
- Mi stavo annoiando, tu invece?
- Anch’io…
La ragazza notò che lui stava guardando da un’altra parte e
non poté fare a meno di chiedergli: - Stai bene?
Lui si riscosse e la guardò sorpreso, nel suo volto si
notavano le gote rosse e quel particolare non sfuggì agli occhi esperti di
Miriam.
- Sì sì…sto bene… - distolse
nuovamente lo sguardo e la ragazza si chiese che cos’avesse.
- Perchè non mi guardi?
- Eh? Cosa?
- Mi stai ascoltando?
- Sì. Senti…
andiamo nel giardino?
Annuì continuando a guardarlo stranita. Per tutto il
percorso lui evitò ostinatamente il suo sguardo; la portò sotto al salice e si sedette per
terra con la schiena contro il tronco. Miriam si accomodò poco distante da lui
e Aliack arrivò al nocciolo della questione: - Miriam, tu mi piaci.
Lei lo guardò sorpresa, non immaginava che sarebbe stato
così diretto.
- Zecks mi ha detto
che anche tu ricambi i miei sentimenti, quindi… - le prese il volto e la baciò.
Rimasero abbracciati sotto l’albero per più di un quarto
d’ora, poi sentirono la campanella e si diressero nelle segrete dove c’era
l’aula di pozioni. Miriam esitò per l’ennesima volta davanti alle scale. Aliack
sembrò capirla e la guardò rassicurante, così lei scese felice. Nell’aula trovò
Draco con in mano la
sua borsa e si ricordò solo in quel momento di averla scordata.
Piton diede una difficile pozione da preparare e, mentre
tutta la classe guardava stranita gli strani colori che venivano dai loro
calderoni, Miriam e Aliack si lanciavano gli ingredienti e discutevano sulle
dosi da utilizzare continuando a discutere il libro.
- Ragazzi, volete tacere e concentrarvi sulla pozione? –
chiese Piton osservandoli glaciale. Come risposta i due mostrarono due ampolle piene
della pozione perfettamente riuscita.
- Potete andare. – annunciò quasi irato e i due ne approfittarono per
parlare liberamente.
Tornarono sotto al
salice e osservarono il lago.
- Ti ricordi
quando abbiamo gareggiato per decidere chi partecipava al Torneo
Tremaghi?
- Abbiamo discusso noi due per tutto il giorno e alla fine
il Calice di Fuoco ha scelto Nerix.
Risero al ricordo e ricordarono tutte le loro avventure
passate in quella scuola. Sentirono la campana e si avviarono verso la Sala
Grande per il pranzo.
Videro Zecks seguito da delle ragazzine di Tassorosso mentre le
corteggiava. La sua divisa era stata nuovamente tagliata alle maniche ed
esponeva le sue braccia muscolose alle ragazzine.
Mentre
mangiavano Silente si alzò per parlare: - Spero che il vostro primo giorno sia
iniziato bene. – il suo sguardo attraversò il tavolo dei Tassorosso e il suo
occhio critico sifermò su Zecks – Zecks Kyre, ti
avevo pregato di lasciare intatta la tua divisa.
Tutti gli sguardi si voltarono verso Zecks che rispose quasi
rammaricato: - Le maniche m’impedivano i movimenti e non riuscivo a
trasfigurare una tazza…
Tutta la sala rise, ma la Umbridge si alzò e disse: - Non si
accettano simili comportamenti, lei è in punizione, alle cinque voglio che
venga nel mio ufficio.
Zecks la guardò quasi ridendo, ma vide Silente fargli segno
di tacere e ricominciò a mangiare tranquillo come se non fosse successo niente.
Dopo pranzo Serpeverde e Grifondoro del quinto anno avevano l’ora di Difesa
contro le Arti Oscure.
Andarono nella stanza e si sedettero. Appena entrò, la Umbridge disse: - Via le
bacchette, in quest’ora non vi serviranno.
- Come no? – chiese Aliack.
- Non ha alzato la mano signor…
- Black.
- Ah, lei è il fratello dell’assassino.
Lui ghignò beffardo e alzò la mano in segno di sfida. – Se
le piace crederlo… comunque,
perchè non ci serviranno le bacchette?
- In quest’ora studierete il libro, se avrete imparato la
teoria passerete il GUFO senza problemi.
- Ma
non dovremmo imparare a difenderci dalle arti oscure in quest’ora? – chiese Harry
Potter che già provava odio per quella persona simile ad un rospo.
- Il Ministero non ha approvato il metodo d’insegnamento
usato finora in questa materia.
- Ma
la scuola non dovrebbe prepararci per quello che ci aspetta? – chiese Hermione
Granger. La Umbridge
la guardò con un’espressione accorata. – Ma non c’è niente là fuori. Che cosa pensate di trovare
là fuori?
- Ah, non lo so, Lord Voldemort? – rispose beffardo Harry. La Umbridge divenne di
colpo seria, ma intenerì immediatamente la sua espressione dicendo: - Vi è
stato detto che un mago oscuro è tornato, ma non è vero.
Harry iniziò a scaldarsi, voleva dire qualcosa di pungente,
ma fu preceduto. – E
io sento continuamente delle fitte al braccio per scherzo, vero?
Tutta la classe si voltò verso Miriam che fissava con aria
di sfida quella persona bassa e tarchiata che le stava davanti.
- Potrei sapere chi è lei?
- Miriam Serpeverde.
La donna la guardò con uno sguardo pieno di pietà e disse: -
Dovresti andare in infermeria se senti delle fitte al braccio. – Miriam rimase
immobile a fissarla. Dopo qualche istante si alzò e si avviò verso la porta.
- Dove
crede di andare?
- In infermeria. – molti trattennero le risate e Miriam se ne andò. La Umbridge disse che cosa dovevano leggere e
la classescese in un silenzio di tomba.
Miriam andò nell’ufficio del preside , come aveva fatto la prima volta che era
andata in quel luogo, usò la legilimanzia e disse la parola d’ordine. Entrò
nella stanza e trovò Silente seduto dietro alla scrivania.
- Miriam, non dovresti essere a lezione?
- Perchè quella donna è qui? Che diavolo ci fa una tizia del Ministero qui
a Hogwarts?
- Non ho trovato nessun insegnante per Difesa contro le Arti
Oscure e il Ministro ha
mandato Dolores Umbridge per insegnarvi la materia.
- Ci ha fatto togliere le bacchette e ha detto che Tu-Sai-Chi non è ancora tornato.
Silente sospirò e chiese:
- E tu perchè sei qui?
- Ho detto
che ho continuamente delle fitte al braccio per farle capire che ha detto una
cavolata. Mi ha guardata e mi ha consigliato di andare in infermeria, così sono
venuta qui a
protestare.
- Miriam, evita di inimicarti quella donna, hai già avuto
numerosi problemi con il Ministero.
La ragazza sbuffò e uscì dalla stanza capendo che Silente
non aveva intenzione di licenziarla. Andò in infermeria e vide numerosi
ragazzini del primo anno con numerose
fratture, capì immediatamente che erano caduti dalla scopa e sorrise al ricordo
del suo primo volo. Dopo qualche minuto arrivò l’infermiera che sorrise
contrariata dalla sua presenza.
- Come mai sei qui?
- La Umbridge
mi ha detto di venire in infermeria per controllare il braccio. – la donna
guardò il braccio, ma non vide niente di strano, poi capì e le fece lo stesso
avvertimento di Silente.
Suonò la campanella e si avviò verso la sala comune di
Serpeverde, almeno si faceva
dare i compiti, praticamente aveva saltato metà di ogni lezione…
Piton entrò nel dormitorio e si diresse immediatamente verso
di lei. La portò nel suo ufficio e iniziò a parlare irato: - Che diavolo ti è
saltato in mente? Hai intenzione di far perdere dei punti a Serpeverde? I tuoi
dissapori con quella donna tienili
da parte, la prossima volta che la vedrai eviterai di discutere, chiaro?
Si sentì rallegrata da quella ramanzina, qualcuno che non le
diceva di non inimicarsi quella donna… Annuì e se ne andò. Si diresse verso la torre di
Grifondoro e disse al quadro con la signora grassa che voleva parlare con
Aliack. Dopo qualche minuto per convincerla la donna sparì; si aprì il ritratto
e uscì il ragazzo con un’aria preoccupata.
- Che
è successo?
- Cos’altro
ha detto quella donna?
- Nulla d’interessante… comunque ha messo in punizione me e Harry.
- Perchè?
- Perchè abbiamo osato contraddirla… - le sorrise e la
baciò. La donna nel dipinto iniziò a lamentarsi, ma non ci fece caso e continuò imperterrito.
L’orologio suonò le cinque e Zecks, Aliack e Harry uscirono
dai loro dormitori per andare nell’ufficio della Umbridge. La donna diede delle penne e
disse ad ognuno di scrivere una frase diversa: a Zecks “devo portare rispetto”;
ad Aliack “non devo contraddire l’insegnante” e ad Harry “non devo dire bugie”.
Verso le sette poterono andare, ma dovevano tornare il
giorno seguente.
- Tutto questo solo perchè ho rotto delle maniche…
- E
io perchè ho osato parlare…
Harry rimase in silenzio tutto il tempo e Aliack notò che la
sua mano era pallida e gonfia, probabilmente gli si era bloccata la circolazione.
Rientrarono nel dormitorio e Aliack diede una benda ad Harry.
- Aliack, tu lo senti ancora Felpato?
Sorrise amaro e rispose: - No, il Ministero controlla le mie
lettere… non lo sento da quattordici anni. Tu, invece?
- L’ho visto quest’estate. – Aliack rimase sbigottito e si
bloccò a metà della sua fasciatura. Harry fece per andarsene, ma Aliack lo
fermò. – Se lo senti, digli
che mi manca.
Dopo aver completato la fasciatura andò nella sala comune e
vide un folto gruppo di persone davanti a un manifesto. Si avvicinò incuriosito e
vide l’annuncio per le selezioni della squadra di Quidditch. Andò a sedersi ad
una poltrona, ma i gemelli arrivarono dopo meno di un secondo accompagnati da Lee Jordan. –
Perchè non ti iscrivi?
- Perchè non so volare. – rispose lui calmo.
- Sicuramente te lo ricorderesti subito. – obbiettò Fred.
- Perchè volete che m’iscriva?
I tre si guardarono complici e risposero all’unisono: -
Vogliamo vedere uno scontro fra te e Harry.
- Non ne ho voglia.
I gemelli gli si pararono davanti. – Stai scherzando? Chi
non vorrebbe confrontarsi con colui
che ha sconfitto Tu-Sai-Chi?
- Io. – si alzò, ma fu bloccato da Lee. – Perchè vorreste
vedere uno scontro? – chiese rassegnato.
- Per divertirci!
- Sicuramente appoggeranno tutti lui, quindi non ci sarebbe
nessuno a sostenermi e sarebbe comunque
noioso.
George scosse vigoroso la testa. – Non credo… Harry un
carattere quasi insopportabile, finirebbero tutti per tifare te.
- Allora sarebbe comunque
noioso. – obbiettò saccente.
I gemelli si guardarono sconfitti e Lee chiese: - Perchè non
vuoi farlo?
- Mi sono ripromesso che non avrei mai più giocato a
Quidditch.
- Perchè?
Come risposta si allontanò da loro e tornò nella sua camera.
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del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori. (Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. Aveva
sentito una presenza e l’aveva subito riconosciuta. Uscì dalla stanza e vide
Harry, Ron ed Hermione fissare attenti
nel camino. Sentì una voce e saltò un battito del cuore; non poteva crederci,
non poteva essere
lui…
Harry si voltò verso di lui e rimase bloccato. Si girarono
anche gli altri due e riconobbe la faccia di Sirius nel camino.
Scavalcò una poltrona e si sedette vicino al camino.
- Sirius…
- Aliack! Sei cresciuto in questi anni.
- Dove sei?
- Non posso dirtelo, sai benissimo che il Ministero ti
controlla.
- Sono diventato bravo a far perdere le mie tracce.
Sirius lo guardò rattristato e alla fine rivelò il luogo
dove si trovava: - Sono a Londra; Grimauld Place numero 12.
- Qualche volta vengo a trovarti.
Vide il volto di brace sorridere e scomparve.
Si alzò e si diresse verso la camera.
- Aspetta!
Si voltò e guardò interrogativo Harry.
- Perchè sei
uscito dalla tua stanza?
- Ho sentito la presenza di mio fratello e ho voluto
controllare.
Entrò nella stanza e si sedette sul bordo del letto…non ci
credeva…aveva rivisto
Sirius…
Sentì la porta della stanza aprirsi e vide tre figure
sull’uscio. Si rialzò svogliato e andò verso i tre ragazzi.
Vide Hermione
diventare rossa per l’imbarazzo, probabilmente non aveva mai
visto qualcuno a torso nudo, Ron guardarlo intimorito e Harry scrutarlo deciso.
- Che
volete?
- Nessuno deve sapere ciò che hai visto.
- Non c’era
bisogno di dirmelo, l’avevo capito da solo.
- Non lo devono sapere neanche i tuoi amici.
- Ti ho già detto
che l’avevo capito da solo. – chiuse la porta in faccia ai ragazzi e si addormentò.
Il giorno seguente avevano le materie in cui eccedeva:
Trasfigurazione, Cura delle Creature magiche e Astronomia.
Nell’ora di Cura delle Creature magiche vide numerose
ragazze accarezzare gli esemplari che aveva portato la professoressa Caporal, notò Miriam
appoggiata ad uno steccato e le andò vicino. – Che fai?
- Rido delle ragazzine.
Parlarono per
poco perchè arrivarono Draco e i suoi amici. – Un Grifondoro non
dovrebbe parlare con un Serpeverde.
Aliack lo guardò ridendo e disse: - Un Serpeverde non
dovrebbe portarsi in giro due deficienti.
Malfoy stava per ribattere, ma Miriam lo bloccò con un
cenno. – Se volete
discutere andatevene da qui.
Tornarono al
castello e all’entrata della Sala Grande videro un avviso. Tutti
gli studenti si avvicinarono e lessero: “Dolores Umbridge è nominata
Inquisitore Supremo. Il Ministro della magia, Cornelius Caramel.”
Dopo qualche centimetro ce n’era un altro: “Gli studenti
dovranno vestirsi con giudizio. Dolores Umbridge, Inquisitore Supremo.”
Entrarono nella stanza e presero posto per mangiare. Quando tutta la fiumana di
persone finì entrò Zecks camminando tranquillamente.
Dal tavolo degli insegnanti si alzò la Umbridge che disse con la sua voce
civettuola: - Signor Kyre, non ha notato la regola appesa al muro?
Zecks tornò indietro e lesse, rimase sconcertato da quella
regola e non capì perchè gliel’avesse
fatta leggere.
- Mi dispiace signora, ma non ho capito perchè mi ha fatto
leggere questa regola.
- Vuole leggerla affinché tutti sappiano che cosa dice?
- “Gli studenti dovranno vestirsi con giudizio.”
- E
che cosa non ha capito, signor Kyre?
- Io mi vesto con giudizio. – molti risero divertiti e la
donna si rabbuiò leggermente.
- La sua uniforme afferma il contrario.
Zecks guardò l’uniforme e dopo qualche istante capì che la
donna si riferiva alle maniche.
- Per questo la devo mettere in…
Il ragazzo materializzò delle maniche e la sua uniforme
tornò come nuova. La donna si risedette contrariata e Zecks sfilò spavaldo fino
al tavolo dei Tassorosso.
Passarono altri giorni e altri avvisi sui comportamenti da tenere
furono appesi sul muro davanti alla Sala Grande.
Mentre la Umbridge
estendeva il suo “dominio”, Harry&Co. progettavano di fondare l’ES:
l’esercito di Silente.
Dopo l’ennesima sera passata in punizione dalla Umbridge Harry tornò nel dormitorio e
vide Hermione e Ron affaccendati a discutere vivacemente. Notò tutto il resto
del dormitorio guardarli incuriositi, ma notò subito l’assenza di Aliack.
Guardò verso la sua stanza e vide una flebile luce uscire
dalla porta; guardò i gemelli Weasley e chiese che cosa stesse facendo.
- Non lo sappiamo, si è chiuso qualche ora fa e non ne è ancora uscito.
Si avvicinò alla porta, stava per bussare, ma sentì delle
voci, così appoggiò l’orecchio e rimase in silenzio ad ascoltare.
- Come fai
ad essertela presa per quello scherzo? Era stupido.
- Mi dà fastidio il fatto che Zecks abbia deciso di
prendermi di mira! – riconobbe istantaneamente la voce di Miriam e bussò
vigorosamente alla porta.
Aliack gli aprì subito e si appoggiò all’uscio nascondendo
la stanza.
- Serve qualcosa?
- Posso parlarti un attimo?
Lo guardò sorpreso e lo fece entrare. Harry si guardò
sospettoso, ma non vide la ragazza e si chiese se avesse solo immaginato.
- Allora, che devi dirmi?
Pensò velocemente a che cosa potesse dirgli, ma non era mai stato bravo ad
inventare. – Ho sentito delle voci.
- Sei venuto qui
per dirmi che sei pazzo?
- Ho sentito
delle voci venire dalla tua stanza – spiegò quasi irritato.
Aliack lo guardò sconcertato e Harry pensò che avrebbe
potuto fare l’attore.
- Ti ho sentito
mentre parlavi con Miriam.
- E
come avrebbe fatto ad entrare?
Era proprio quello che voleva capire, così rimase in
silenzio. Dopo qualche istante Aliack si voltò e disse: - Vieni fuori, al
massimo gli cancelliamo la memoria.
Miriam comparve
e Harry la trovò bellissima: i capelli erano sciolti, invece della consueta
coda, e le incorniciavano i lineamenti; gli occhi avevano una strana sfumatura
argentea al bagliore dell’unica candela che illuminava la stanza; aveva un top
e dei pantaloncini che le facevano risaltare le curve già accentuate.
- Non guardarmi con quella faccia da pesce lesso… - Harry si
riscosse e vide Aliack guardarlo contrariato.
- Sei venuto per altro o solo per sapere se sei pazzo?
- Volevo sapere come ha fatto ad entrare.
I due si guardarono e Aliack sbuffò sonoramente. – Ha usato
la magia.
- Che
magia?
- Sono diventata invisibile e sono arrivata davanti al
dipinto, poi ho fatto un incantesimo smaterializzando la materia – notò lo
sguardo di Harry e spiegò meglio – sono diventata come un fantasma e ho attraversato
il dipinto, poi sono arrivata qui.
Rimase immobile a guardarla e dalla sua espressione capì che
non stava mentendo.
- Hai altro da chiedere? – chiese Aliack innervosito.
Harry si avviò verso la porta, ma non poté fare a meno di
osservare un’ultima volta il corpo di Miriam.
Appena chiuse la porta vide i gemelli avvicinarsi
domandandogli che ci facesse
nella camera di Aliack.
- Mi serviva una benda – disse con tono dispersivo e si
avviò velocemente verso i suoi due migliori amici.
- Di che parlate?
Entrambi sembravano
vederlo solo in quel momento e Hermione affermò evasiva: - Niente. Tu, invece,
che ci facevi nella camera di Aliack?
- Mi serviva una benda. – girò lo sguardo e vide i due
gemelli bussare alla porta di Aliack.
Il ragazzo li ascoltò e uscì dalla stanza.
- Ma
non puoi metterti una maglietta? – esclamò Hermione arrossendo.
- Non farne una tragedia, non sono mica nudo! – ribattè di
rimando l’altro. – Perchè mi avete fatto uscire?
- Che
ci faceva Harry nella tua stanza?
- Gli serviva una benda. – affermò calmo il ragazzo e Harry si chiese se quella
fosse stata una pura coincidenza.
Fred lo guardò con fare indagatore e chiese a bassa voce: - Che ci fa
Miriam nella tua stanza?
- Non è nella mia stanza.
- Prima abbiamo sentito la sua voce.
Aliack si rabbuiò per un istante, poi si girò e chiese a
tutto il dormitorio: - Quanti hanno origliato nella mia stanza?
Alzarono la mano in due o tre persone. Aliack li guardò
glaciale e si chiuse nella sua stanza. Alcuni si riavvicinarono, ma dopo
qualche istante dissero:
- Ha usato il Muffliato.
Aliack spalancò la porta e usò un incantesimo contro quelle
persone: dopo un secondo furono
scaraventate contro il muro. Tutte le ragazze scesero spaventate, ma la loro
espressione mutò quando
videro gli addominali scolpiti di Aliack che, come risposta, si richiuse in
camera.
Lo videro solo la mattina dopo davanti alla Sala Grande.
Stava leggendo un nuovo avviso della
Umbridge: “Tutti coloro che sono stati coinvolti con
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato devono andare nello studio dell’Inquisitore
Supremo. Il Ministro della Magia, Cornelius Caramel.”
Un gruppo di Serpeverde salì dai sotterranei e si fermarono
a leggere. Molti non entrarono nella sala, ma si diressero verso le scale per
andare nell’ufficio della Umbridge;
Harry notò anche Miriam e si chiese che cosa c’entrasse lei con lord Voldemort.
Vide Aliack fermare la McGrannit. – Devo andare anch’io?
- Suppongo di sì, Aliack.
Il ragazzo si avviò sbuffando verso l’ufficio di
quell’odiosa donna e Harry si fece nuovamente quella domanda, dopotutto avevano
solo dieci anni quando
Voldemort era caduto, come potevano c’entrare con lui?
Videro la sala stranamente vuota, soprattutto il tavolo dei Serpeverde, e Silente
che guardava torvo la scena.
Anche dopo colazione in molti non erano tornati dall’ufficio della Umbridge e
fu così per tutto il resto della giornata, fino all’ora di pranzo quando la
vocina mielosa della donna riecheggiò per il castello: - Dopo aver discusso con
tutti coloro che sono venuti nel mio ufficio ho deciso che tutti quelli con il
cartellino rosso devono tornare anche dopo pranzo.
Harry guardò Aliack e lo vide prendere un foglio di carta.
Dopo pochi istanti quello divenne rosso e lui lo bruciò arrabbiato.
- Che cos’hai
fatto per inimicarti la Umbridge? – chiese George.
Il ragazzo non rispose. Per tutto il pranzo rimase in
silenzio e Harry lo vide guardare continuamente il tavolo dei Serpeverde.
Quando suonò una campanella tutti
gli studenti si alzarono e alcuni si diressero verso l’ufficio della Umbridge.
Appena tutti ebbero finito la cena, la Umbridge entrò nella sala insieme ad
Aliack, Miriam e altri due ragazzi di Serpeverde.
- Questi ragazzi devono essere espulsi dalla scuola. –
affermò calma la donna. Miriam la guardò con tutto l’odio del mondo, mentre
Aliack era rimasto sbigottito.
Silente si alzò
lentamente e chiese cortesemente: - Per quale motivo?
- Sono tutti incriminati di credere ancora in Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
- Mi dispiace contraddirla, ma sono certo che questi ragazzi
non gli credono minimamente.
- Dopo aver posto a loro delle domande è sorto che: Miriam
Serpeverde è ancora un mangiamorte…
- Sì certo, come no. – affermò la ragazza sbuffando. Ma tutti erano rimasti
bloccati: Miriam era stata un mangiamorte…
- Aliack Black
ha gli stessi ideali del fratello Sirius Black; mentre questi due ragazzi sono
incolpati di aver scritto nel loro dormitorio Magie Oscure.
Silente la
guardò e dopo qualche istante rispose: - Miriam ha rinnegato Voldemort molti
anni fa; Aliack ha ideali diversi da quelli del fratello; quei due ragazzi
vorrei interrogarli di persona.
La Umbridge
uscì velocemente dalla stanza mentre il resto della sala osservava impietrita
Miriam. La ragazza uscì a testa bassa e tornò nel dormitorio.
- Aliack, è vero che Miriam è stata un mangiamorte?
Il ragazzo guardò male Ron che rabbrividì dal terrore, ma
rispose comunque
alzando la voce in modo che tutta la sala comune di Grifondoro sentisse: - È
diventata un mangiamorte solo per salvarsi; ha rinnegato Voldemort poco prima
della sua caduta.
Avrebbe voluto dire
che era stata lei a salvarli, ma non poté farlo, Miriam era stata irremovibile
su quel punto: nessuno doveva sapereciò
che aveva fatto.
Molti rimasero immobili e il silenzio regnò sovrano. Fred e
George si guardarono e decisero di provare dei botti per alleviare la tensione.
Tutti guardarono meravigliati quei colori e nessuno notò Aliack tornare nella
sua camera.
Solo quando
tutti se ne furono andati dalla sala i gemelli, Ginny, Ron, Hermione ed Harry
osarono bussare cautamente alla porta. Il ragazzo aprì e chiese:
- Che volete?
Sentirono dei singhiozzi e Harry capì che Miriam era entrata
nella stanza. Aliack si voltò di scatto e la guardò preoccupato. Fece cenno a
tutti di entrare e richiuse silenzioso la porta.
Tutti videro Miriam seduta sul letto del ragazzo con il volto fra le mani scossa
da violenti singhiozzi. Aliack si sedette vicino a lei e la strinse a sè. Pose
l’indice sulle labbra e tutti tacquero pietrificati dalla scena.
Dopo qualche
minuto Miriam si calmò e si voltò verso di loro. Aveva gli occhi rossi e gonfi per il
pianto e tutta la sua spavalderia sembrava essere sparita.
Aliack li guardò tristemente continuando a stringere la
ragazza e chiese: - Perché siete qui?
Per laprima volta George assunse un
tono serio e disse: - Volevamo sapere con precisione che cos’è successo a
Miriam.
La ragazza affondò la faccia nei vestiti di Aliack che scosse la testa facendo capire
che non poteva parlarne.
Harry cambiò argomento e chiese: - Tu perchè sei coinvolto
con Voldemort?
- Non posso dirvelo perchè direi parte della sua storia – indicò la
ragazza che lo strinse più forte.
- Perchè piange? – chiese Ron.
- Ron, hai la delicatezza di un elefante… - commentò Ginny.
- Perchè?
Aliack lo fissò glaciale; si alzò e lo sollevò per la
divisa; lo trascinò fuori dalla
stanza e gli chiuse la porta in faccia. – Quel tipo non ha la più pallida idea
di che cosa sia il
tatto…
Si risedette vicino alla ragazza e tutti decisero di uscire.
Continuò a tenerla stretta per dieci minuti, poi sentì il
respiro della ragazza tornare normale e lasciò la presa per osservarla. Non
riusciva a guardarlo negli occhi e capì che il sentimento di vergogna, provato
subito dopo aver rinnegato Voldemort, era ritornato e decise che non l’avrebbe
lasciata tornare nel suo dormitorio.
La prese in braccio con enorme facilità e sollevò le coperte
dal letto, poi la lasciò delicatamente sul materasso.
- Che
fai? – riuscì a chiedere. Gli si strinse il cuore, era da molte ore che non
sentiva la sua voce e il fatto che avesse parlato lo rassicurò parzialmente.
- Stanotte dormi qui. Non voglio lasciarti sola. – delle
lacrime le solcarono il viso, però riuscì a guardarlo: era sorpresa. Sorrise
dolcemente e toccò le morbide labbra della ragazza. Si sdraiò vicino a lei e la
cinse in un dolce abbraccio.
Si svegliò alle otto per il solito rumore nella sala. Guardò
la ragazza fra le sue braccia e la svegliò con delicatezza.
- Sono le otto.
- Non vado a lezione oggi.
Se
l’era immaginato… si alzò e andò a prepararsi.
Nella Sala Grande Ginny s’informò sulla salute della ragazza
e lui disse solamente che stava dormendo.
Dopo colazione Zecks lo prese in disparte e chiese preoccupato: -
L’hai vista?
- Sì. Sta
dormendo… ha deciso di non andare a scuola.
Il Tassorosso sospirò e lo salutò andando nell’aula di
Pozioni.
Dopo pranzo vide Malfoy avvicinarsi a lui. - Sai dov’è
Miriam?
- Perchè?
- Oggi non era a lezione, sono andato nel dormitorio e non
l’ho trovata.
- È da me. – Draco se ne andò rasserenato e Aliack si chiese a chi
altro avrebbe dovuto dirlo. Vide Nerix avvicinarsi e già si stava preparando a
rispondere.
- Dà questo a Miriam – gli porse una lettera; Aliack la prese e la
guardò sorpreso. – Non fare quella faccia… è scontato che sia da te, dopotutto siete insieme, no?
- Come…? – avevano deciso di non dire niente ai due amici
per evitare che si sentissero di troppo.
- Si vede e comunque
lo sai che sono brava in queste cose.
Anche la ragazza se ne andò e Aliack si diresse verso l’aula di
divinazione.
Appena finita
quell’ora d’inferno si avviò verso il dormitorio seguito da molti Grifondoro.
Entrò nella stanza e trovò Miriam
mentre evocava del fuoco e l’osservava. Lo faceva spesso, tutte
le volte che voleva calmarsi. Dissolse la fiamma e fissò Aliack: accennava un
sorriso, ma il ragazzo vi scorse anche un’enorme tristezza.
- Come ti senti?
- Meglio… torno nel mio dormitorio.
- Stasera vengo da te.
Lei sorrise e lo baciò. Il ragazzo aveva lasciato la porta aperta e tutta la sala li fissò
in silenzio. Numerose ragazze fissavano astiose Miriam, ma alla fine dovettero
riconoscere che stavano bene insieme.
Miriam divenne invisibile e uscì dal dormitorio.
Fred e George presero Aliack e gli diedero numerose pacche
sulla schiena. – “È solo la mia migliore amica”, vero? E bravo Aliack!
Harry notò Hermione guardare il ragazzo corrucciata; poi si alzò e disse:
- Non si possono portare persone delle altre Case nei dormitori.
Aliack la fissò quasi schernendola. Si abbassò e le sussurrò
all’orecchio: - Non essere gelosa, dieci anni fa, forse, avrei preferito te a
lei, ma sei troppo giovane per me…
Hermione avvampò immediatamente e si voltò di scatto per
dirigersi nel suo dormitorio. I gemelli si complimentarono nuovamente per
averla zittita, ma
Ron stava scrutando Aliack. Harry lo sentì borbottare: - Non mi sembra così
forte… posso farcela. – si avvicinò al ragazzo e disse – Devo parlarti.
Entrarono nella stanza e Aliack applicò il Muffliato sapendo
che tutti erano attaccati alla porta. Ron si girò e urlò: - Stupeficium!
Aliack gli comparve dietro e disse grave: - Hai voglia di
morire, per caso?
- Non devi più trattarla in quel modo! -fece
per colpirlo con un pugno, ma Aliack lo bloccò senza sforzo.
- Ti riferisce a Hermione? Io non l’ho trattata in nessun
modo…
- La stai illudendo! Tutte le volte parla sempre di te e di
ciò che hai fatto, non riesco
più a sopportarti!
- Non è colpa mia se si sta illudendo, io non faccio
assolutamente niente. – parò un altro pugno e buttò Ron a terra – Se hai
problemi sentimentali, parlane
con lei.
Uscì dalla stanza e tenne la porta aperta perchè anche Ron potesse uscire.
- Che
ti ha detto? – chiese Fred curioso.
- In realtà non l’ho
capito, non riesco a capire il suo linguaggio.
Ron si alzò e gli si buttò addosso. Aliack si girò e il
pugno arrivò dritto sui suoi addominali. Non fece neanche una piega, Ron,
invece, ritrasse la mano e la guardò: era completamente rossa e iniziava a
gonfiarsi.
- Mi dispiace per te, ma ho i muscoli duri come l’acciaio. -
Fece per colpirlo nuovamente, ma Aliack bloccò il colpo. Ron sentì una strana
brezza; poi venne
scaraventato contro il muro e cadde a terra.
- Non sono un avversario che puoi battere con questi
giochetti, ti consiglio
di lasciar perdere.
Ron rimase fermo per terra. Aliack lo guardò sconcertato e
gli si avvicinò. L’osservò per
qualche istante, poi Ron si volse fulmineo con la bacchetta in
mano.
- Stupeficium!
- Protego.
Il colpo rosso svanì nel nulla e Ron fissò spaventato
Aliack.
- Te l’ho appena detto: non puoi battermi.
- Come hai
fatto? La tua bacchetta…
- Non mi serve un pezzo di legno per fare gli incantesimi. –
si voltò; si sedette su una poltrona materializzando un libro e cominciò a
studiare. Nel frattempo tutta
la sala era rimasta ammutolita, ma si ripresero dopo poco. Harry andò ad
aiutare Ron, mentre tutti gli altri ragazzi si sparpagliarono per la sala.
All’ora
di cena scesero e Aliack vide l’ennesimo annuncio della Umbridge.
“L’Inquisitore Supremo farà dei controlli per verificare la
validità degli insegnanti. Il Ministro della Magia, Cornelius Caramel.”
Entrò nella sala e scorse immediatamente Miriam al tavolo
dei Serpeverde vicina al cugino. Sembrava felice e sorrise fra sè e sè. Dopo
qualche istante Zecks gli venne incontro e lo guardò accigliato dicendo: -
Credevi che ci saremmo sentiti di troppo, per caso?
- Di che stai parlando?
- Di te e Miriam.
- Te l’ha detto Nerix, vero? – Zecks non rispose, ma
continuò ad osservare l’amico
- Sì,sia io che Miriam abbiamo
pensato che poteste sentirvi di troppo e abbiamo preferito non dirvelo.
- Però
tutti i Grifondoro possono saperlo, giusto?
Si voltò di scatto e vide Fred e George fare dei segni a
Zecks, l’aveva sempre detto
che sarebbero andati d’accordo…
Li guardò glaciale e si diresse verso il suo tavolo.
Verso le dieci andò nella camera di Miriam e la trovò
addormentata, probabilmente era ancora stravolta…
Le si avvicinò
e le scostò i capelli dal viso. La ragazza aprì gli occhi e dopo qualche
istante sembrò riconoscerlo.
- Aliack… - lui la baciò e sussurrò: - Andiamo nel mio
dormitorio, questo posto mi mette i brividi.
- Preferisco stare qui.
Il ragazzo la fissò accigliato; la prese in braccio e
usarono la magia per arrivare nel dormitorio del ragazzo. Dopo essere entrato
appoggiò Miriam su una poltrona e tornò visibile.
- Vi ho portato una persona… - indicò la poltrona e tutti
sentirono delle imprecazioni venire da quella. Miriam comparve piuttosto accigliata e solo in quel
momento Aliack si rese conto di quanto fosse bella. I capelli erano sciolti,
gli occhi erano di un viola vivo, aveva una maglietta a maniche lunghe molto
larga che le arrivava al seno e di un bianco quasi trasparente e i pantaloni
erano dello stesso tessuto. Aliack si pentì di averla portata nel dormitorio. Vide gli
sguardi di tutti puntati su di lei, avidi di ricordare la sua immagine. Si
sedette di fronte alla ragazza e fissò i suoi occhi d’ametista. La ragazza alzò
lentamente lo sguardo e incrociò gli zaffiri
di lui. Nello sguardo
di lei scorse amarezza, mentre il suo esprimeva rimpianto.
Forse si è pentito di avermi portata qui…è
sempre stato possessivo…
Non volevo che si
sentisse al centro dell’attenzione,
ma il portarla qui l’avrebbe distratta…
Fred guardò i due e chiese: - Come vi siete conosciuti?
Si alzò un leggero brusio e Aliack la guardò aspettando un
qualunque segno per poter continuare: fece un cenno col capo.
- Ci siamo conosciuti quattordici anni fa, quando Voldemort
non era ancora caduto e Miriam era ancora un mangiamorte. Stavano distruggendo
un villaggio e io mi sono materializzato in una tenda insieme a mio fratello,
Sirius Black: il
piano era quello di portare Miriam in un altro luogo per convincerla a venire
dalla nostra parte. Dopo aver fregato Voldemort l’ho portata nella casa dei Black e ho tentato
di convincerla.
- Ce l’hai
fatta? – chiesero in più persone.
- Più o meno…
i mangiamorte ci hanno trovati e lei mi ha lanciato un Faecta mea Ivo Morte…
naturalmente non l’ha finito – aggiunse notando gli sguardi sconvolti di tutti
– Mi ha portato da Silente che mi ha curato e nel frattempo è andata da
Voldemort per ricevere la sua punizione.
- Mentre
stava per uccidermi si è messo in mezzo e l’ho salvato nuovamente; così siamo
tornati da Silente e ci siamo rimasti fino alla caduta di Voldemort. –
s’intromise Miriam e Aliack non poté fare a meno di guardarla amaramente…
probabilmente avrebbe portato
fino alla tomba ciò che aveva fatto.
Tutti rimasero in silenzio continuando ad osservarli. Aliack
sorrise e baciò la ragazza di fronte a lui con impeto. Ron guardò Hermione e la
vide triste, ma, appena lei si accorse del suo sguardo, ritornò impassibile.
Quando
separarono le loro labbra, Aliack vide numerose ragazze fissarlo corrucciate e
i ragazzi guardarlo gelosi. Prese in braccio Miriam e la portò in camera sotto lo sguardo allibito di
tutti. Chiuse la porta e l’appoggiò
sul letto.
- Perchè siamo venuti qui, ora?
- Volevo osservarti… - accese le candele e guardò la
ragazza. A quella flebile luce era ancora più bella; si sedette vicino a lei e
la baciò. Si stesero sul letto e represse il desiderio di andare oltre a quel
bacio. Si separò bruscamente e si rialzò con la testa fa le mani.
- Scusami, non… - farfugliò altre scuse. Si rialzò anche la
ragazza e si strinse alla schiena dell’amato.
- Perchè mi chiedi scusa? Per avermi resa felice?
Aliack si voltò di scatto e la guardò con gli occhi
sbarrati. La strinse a sè e le sfilacciò un laccio che aveva sulla schiena
aprendo la maglietta. Abbassò il tessuto fino alle spalle e la baciò dolcemente.
Si sdraiarono nuovamente e slacciò tutti i lacci continuando a baciarle le
spalle e il collo.
Si lasciò togliere la maglietta e sentì le mani della
ragazza percorrergli la schiena facendogli provare brividi di piacere.
La porta si spalancò. Si bloccarono e si voltarono verso
tutti i Grifondoro che li guardavano paonazzi. Aliack si alzò e chiuse la porta sbattendola
violentemente. Tornò a guardare la ragazza che stava allacciando la maglietta.
La fissò intensamente e pensò di farla rimanere, ma sapeva che lei non avrebbe
acconsentito. Miriam divenne invisibile e se ne andò salutandolo appena.
Aprì la porta e guardò accigliato le poche persone rimaste
nella sala.
- Chi è stato il genio che ha deciso di aprire?
- Dovevi chiudere la porta se volevi della privacy. – affermò George.
Comparve davanti ai gemelli; prese delle merendine a caso e gliele ficcò in
bocca. Li vide impallidire ed entrambi salirono nella loro stanza correndo.
- Non erano stati loro, comunque. – affermò una delle ragazze. Vide
Ron trasalire e capì che era stato lui. Gli si avvicinò lentamente e si
appoggiò alla sua spalla. – Hai voglia di morire, quest’anno?
Harry sfoderò la bacchetta e Aliack la fece volare
guardandola soltanto. Il ragazzo rimase spiazzato e tornò a fissare Ron. – Un
altro scherzo e ti rompo
qualcosa, intesi?
Lo vide scuotere febbrilmente la testa su e giù e tornò
nella sua stanza. Non dormì neanche per un minuto, nella sua mente continuava a
pensare a Miriam e all’opportunità che aveva perso per colpa di quell’idiota…
non aveva visto
niente del corpo che desiderava da sempre e strinse il pugno così forte da far
sanguinare il palmo.
All’alba si alzò dal letto capendo che non si sarebbe
addormentato. Si preparò e uscì dalla stanza per sedersi su una poltrona vicino
alla finestra. Alle otto la sala era piena di persone e decise di scendere
anche lui; visto che anche Zecks sapeva della sua relazione con Miriam avrebbe
potuto sfogarsi con qualcuno.
Lo trovò in mezzo al solito gruppo di ragazzine e lo
trascinò lontano da loro con mal grazia.
- Che
è successo?
Gli spiegò della
sera prima e alla fine della spiegazione lo vide ghignare.
- Penso che Ronald Weasley diventerà il mio prossimo
bersaglio…
Entrarono nella stanza e Aliack si sedette di fronte ai
gemelli. – Scusate per ieri, ma mi ero
innervosito. – disse dopo qualche istante.
- Nessun problema, l’avremmo fatto anche noi. – affermò
calmo Fred.
Mangiarono velocemente e si diressero verso l’aula di Erbologia. Guardarono
delle piante piuttosto strane e molti si sporcarono nel tentativo di prendere
dei bulbi.
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del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori. (Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
A pranzo Aliack incrociò la ragazza e la prese in disparte.
- Senti, per ieri…
- Stasera vengo da te. – annunciò Miriam senza ascoltarlo
minimamente.
La guardò stranito e lei sorrise baciandolo teneramente.
- Signor Black e signorina Serpeverde, non avete letto la
nuova norma? – si voltarono e videro la faccia grassoccia della Umbridge. Si
guardarono non capendo e si avvicinarono al muro della Sala Grande. “I ragazzi
e le ragazze dovranno stare a 30cm di distanza. Dolores Umbridge, Inquisitore
Supremo.”
- Dovrò mettervi in punizione…
Entrarono nella sala e si diressero verso i loro tavoli.
- Posso uccidere la Umbridge? – chiese Aliack sedendosi
vicino ai gemelli.
- Ne saremmo contenti… hai letto la nuova regola? – chiese
George.
- Sì… e sono anche in punizione.
- Hai collezionato punizioni… - constatò Fred.
- Se le regole le mette all’ora di pranzo cosa posso saperne
io?
Si sfogò con il cibo nel suo piatto. Con la coda dell’occhio
vide Hermione guardarlo dalle pagine di un libro. Gli vennero in mente le
parole di Ron e si ripromise che avrebbe parlato con lei.
Sentì un sibilo dietro alle orecchie; si abbassò di scatto e
della polenta finì in faccia a Ron. Si girò e vide Zecks con il cucchiaio in
mano; sorrise all’amico e rialzò lo sguardo.
- Credo che Zecks ti abbia preso di mira… - aggiunse quasi
dispiaciuto.
Sentirono una voce leziosa richiamare l’attenzione e si
voltarono tutti. La Umbridge era in piedi mentre guardava Zecks. – Signor Kyre,
ha letto la norma numero 15?”
- Forse…
- ‘Bisogna tenere un comportamento adeguato nella scuola’ –
recitò la donna – Non mi sembra che lei lo stia facendo.
- Mi faccia indovinare, sono in punizione?
- Sì, l’aspetto nel mio ufficio alla solita ora. – si
risedette e Zecks continuò a fissarla in tono di sfida: le avrebbe preparato
qualche bella sorpresa…
Dopo pranzo andarono nelle varie aule e alle 5 Aliack si
preparò per andare nell’ufficio della Umbridge. Per strada incrociò anche Zecks
e risero all’idea dell’ennesima frase che la donna avrebbe detto di scrivere.
Si guardarono le mani: dappertutto c’erano cicatrici che si sovrapponevano con
le frasi piu’ svariate. Davanti all’ufficio della donna videro Miriam e Aliack
trattenne il desiderio di baciarla.
Entrarono nell’ufficio rosa e presero delle piume aspettando
che la donna dicesse le frasi.
- Devo comportarmi bene, signor Kyre -e Zecks iniziò a scrivere divertito – Devo
rispettare le regole, signor Black e signorina Serpeverde.
Alle sette uscirono e Miriam seguì Aliack nel suo
dormitorio.
Entrarono ridendo e tutti i Grifondoro si voltarono
riconoscendo la voce di Miriam. Si sedettero su due poltrone vicino alla
finestra. Aliack notò Hermione e gli venne in mente che doveva parlarle. Si
congedò da Miriam che fu subito raggiunta dai gemelli e si diresse verso
Hermione.
Ron lo guardò in cagnesco, mentre la ragazza lo fissava
arrossendo.
- Posso parlarti?
- Sì…certo… - era arrossita e Aliack iniziò a prepararsi
mentalmente, non sarebbe stato facile.
- Ti piace qualcuno? – chiese di punto in bianco non sapendo
come cominciare. La ragazza divenne paonazza e lo fissò allibita.
- Hermione, se quel qualcuno sono io, ti prego di lasciar
perdere. Sei intelligente, avrai capito che sono follemente innamorato di
Miriam; l’altra volta ti ho detto che dieci anni fa avrei scelto te, ma avrai
anche capito che mi diverto a prendere in giro le persone… - fece una pausa e
proseguì – C’è già qualcuno innamorato di te, quindi non perdere tempo con me,
soffriresti solamente.
Rimasero in silenzio per qualche istante e Hermione sbottò
indignata: - Come hai potuto pensare che potessi piacermi? Io non perdo tempo
con quelli arroganti come te.
- Allora meglio così.
Tornò da Miriam e la vide stranamente incavolata. Lo fissò
torva e arrivò al nocciolo della questione: - Che cos’hai fatto la prima sera?
- Che ho fatto? – chiese Aliack notando una punta di gelosia
nella voce della ragazza.
- Hai spudoratamente corteggiato una ragazza. – lo fissò in
modo sempre più aggressivo e Aliack capì che stava per esplodere dalla rabbia.
- Non eravamo ancora insieme… - tentò lui di difendersi.
- Ti sembra una scusa?- stava per urlare, se lo sentiva. La
vide che stava per aprire bocca e la richiuse prepotentemente con la propria.
- Per me ci sei solo tu. – affermò sicuro e con la voce più
dolce che avesse mai fatto.
La ragazza si alzò dalla poltrona e fece per andarsene, ma
lui afferrò il suo polso e la guardò intensamente. Lei sorrise e Aliack la
condusse nella sua camera. Non gl’importava del decreto della Umbridge, avrebbe
fatto tutte le punizione del mondo, anche il Crucio, pur di possedere quel
corpo.
Le tolse la divisa e fissò il suo corpo, gli parve la cosa
più bella che potesse esistere. Si girò; chiuse la porta con la magia e usò il
Muffliato. Fece per toglierle anche la gonna, ma la ragazza lo bloccò e disse
sensualmente: - Mi piaceva di più la tua dolcezza di ieri…
Il ragazzo sorrise e la portò al letto. Si tolse la
maglietta e riprese da dove si erano interrotti la sera precedente. Le baciò il
corpo segnando una lunga linea che scendeva dal collo e andava verso il seno.
Interruppe quella linea immaginaria e ne tracciò un’altra sul ventre della
ragazza. Le sfilò la gonna e si lasciò togliere i pantaloni. Rimasero in intimo
e la guardò come a cercare consenso. Lei aveva il fiato corto, ma riuscì
comunque a sorridere. L’abbracciò e, mentre lei scorreva le sottili dita verso
i boxer, le slacciò il reggiseno. Si inginocchiarono e si tolsero l’intimo a
vicenda.
Rimasero completamenti nudi e si osservarono. Lei aveva seni
perfetti e ogni parte del suo corpo era proporzionata; lui aveva i muscoli del
torace ben delineati e le spalle ben piazzate. Si baciarono intensamente e
passarono la notte più bella della loro vita.
Si svegliarono il giorno dopo per il consueto trambusto e
arrossirono appena incrociarono lo sguardo dell’altro. Erano abbracciati e il
corpo di Miriam aderiva perfettamente al torace del ragazzo. Si baciarono
teneramente e si alzarono. Si prepararono e Miriam divenne invisibile per
unirsi a un gruppo di Serpeverde senza destare sospetti.
I due evitarono d’incontrarsi per qualche giorno, avevano la
spiacevole sensazione di essere osservati…
Finalmente arrivò la prima uscita a Hogsmeade. La mattina
Aliack notò Hermione, Ron e Harry discutere vivacemente, alla fine sembrava che
avessero vinto i primi due. Il pomeriggio si trovò con gli altri tre amici
davanti alla Testa di Porco. Il barista li riconobbe subito e li salutò
offrendogli gratis del Whisky Incendiario.
Dopo una decina di minuti entrarono anche Harry Potter,
Hermione Granger e Ron Weasley. Li guardarono sorpresi; Harry si avvicinò e
disse: - Come mai siete qui?
- Preferiamo questo posto ai Manici di Scopa. – rispose
Zecks buttando giù tutto in una volta un bicchiere di Whisky. Harry prese
Aliack da parte e gli disse: - Aliack, vogliamo formare un gruppo per imparare
Difesa contro le Arti Oscure.
- Perchè me lo dici? – chiese sconcertato il ragazzo.
- Ci serve anche l’aiuto tuo e degli altri, voi conoscete
meglio di noi gli incantesimi per difendersi in battaglia.
Aliack rimase fisso a guardarlo, poi voltò lo sguardo sugli
altri e disse: - Lo chiedo a loro. – si risedette al tavolo e parlò con tono
grave. Zecks e Nerixrimasero sconvolti,
mentre Miriam era rimasta impassibile.
Parlarono per dei minuti, poi Aliack fece cenno di
avvicinarsi e annunciò: - Va bene, ma non abbiamo intenzione di mostrarci
apertamente. Possiamo insegnarti gli incantesimi e poi tu li dirai agli altri.
Abbiamo già abbastanza problemi con la Umbridge e vogliamo evitarne altri.
Tutti e quattro se ne andarono e dopo qualche minuto
entrarono nella locanda vari studenti di Hogwarts di tutte le case, tranne
Serpeverde.
Parlarono di ciò che avevano in mente e si misero d’accordo
per decidere gli incontri.
Dopo qualche settimana un nuovo avviso della Umbridge era
stato appeso alla parete: “È vietato l’incontro abituale di quattro o più
studenti. Tutte le associazioni, le squadre e i gruppi saranno sciolti se non
otterranno il permesso dell’Inquisitore Supremo. Dolores Umbridge, Inquisitore
Supremo.”
Tutti gli studenti che stavano leggendo si paralizzarono
alla parola squadre. Draco non entrò nella sala per la colazione, ma andò a
cercare la professoressa per ottenere il permesso di riformare la squadra di
Quidditch. Ottenne il permesso senza problemi e fu lo stesso per le altre case,
a eccezione di Grifondoro che ci impiegò quasi una giornata.
La sera Miriam entrò nel dormitorio Serpeverde e vide un
gruppo di persone disposte in cerchio e nel mezzo si scorgevano i capelli
biondo pallido di Draco Malfoy.
- Che succede? – chiese a Pansy Parkinson.
- La Umbridge ha
formato un gruppo d’Inquisizione e sta cercando i membri fra i Serpeverde.
- E perchè l’ha fatto?
- Alcuni studenti infrangono l’ultima regola. Fra di loro
c’è Harry Potter che sarà il capo, visto com’è egocentrico… - la ragazza tornò
a guardare adorante Draco e a Miriam venne in mente Bellatrix mentre scrutava
Voldemort in attesa di nuovi ordini.
- Chi vuole far parte del gruppo d’Inquisizione? – chiese
Draco dopo aver spiegato la situazione e disprezzato per vari minuti i
Grifondoro. Quasi tutti i Serpeverde alzarono la mano e il biondo sorrise
malevolo. Miriam andò nella sua stanza per provare qualche incantesimo, ma dopo
qualche secondo bussò qualcuno.
Andò svogliatamente ad aprire e si trovò davanti Draco e i
suoi due inseparabili scagnozzi: Tiger e Goyle.
- Che volete?
- Farti delle domande – spiegò il prefetto. Miriam squadrò i
due dietro di lui e disse: - Quei due non li voglio qua dentro.
Stranamente i due se ne andarono senza opporre resistenza,
mentre Draco entrò nella stanza guardandosi intorno, sorpreso dai vari oggetti
appesi alle pareti. Indicò un corno fatti di rami e chiese: - Che cos’è?
- Una cornucopia. Secondo la leggenda ne escono ricchezze a
non finire.
- Succede davvero? – Miriam sorrise: anche lei quando aveva
sentito quella leggenda ne era rimasta affascinata…
- Forse, non ho mai scoperto come funzioni. – Draco sembrò
deluso e fissò un altro oggetto. Era un’ascia lunga un metro con delle piume di
fenice a metà del manico; la lama era molto ampia e splendeva, nonostante la
flebile luce delle candele.
- Quella è’ l’ascia della morte. A
seconda di chi la possiede il suo potere cambia e provoca la morte anche solo
con un graffio. La lama è cosparsa con il veleno del basilisco e le piume della
fenice servono per proteggere chi la usa.
- Perchè ce l’hai?
- È un cimelio della famiglia Serpeverde. Comunque, che devi
chiedermi?
Draco sembrò riprendersi e riassunse la sua espressione
spavalda. – Perchè non vuoi entrare nel gruppo della Umbridge? Sarebbe comodo
per te, non avresti più problemi con il Ministero.
- Non m’interessa e, comunque, l’idea di avere come capo
quella donna mi fa ribrezzo.
Draco assentì col capo e fissò un oggetto alle spalle di
Miriam. La ragazza si girò e vide l’albero genealogico della sua famiglia.
- Il Signore Oscuro è imparentato con Salazar Serpeverde?
- Sì, ma non ha una successione diretta come la mia o vicina
come la tua, lui gli discende per altre cinque famiglie.
Il ragazzo distolse lo sguardo appena una luce azzurra
illuminò la stanza. Si voltò per guardare Miriam e la vide provare degli
incantesimi.
- Che fai?
Lei si voltò sorpresa. – Non li insegnano più questi
incantesimi? Dieci anni fa la McGrannit si divertiva a insegnarli…
Draco guardava fissò la sfera blu che lei teneva in mano e
dopo qualche istante quella divenne una fenice rossa.
Guardò la ragazza attendendo spiegazioni e lei disse: -
Serve per scoprire se sei un Animagus. La sfera mostra in che cosa ti
trasformerai. Vuoi provare?
Lui fece cenno di sì e lei gli porse la fenice. Appena fu
nelle mani di Draco quella scomparve.
- A quanto pare non sei un Animagus… - commentò lei.
- In che cosa si trasformava Salazar Serpeverde? – la ragazza
scosse la testa e affermò che nessuno l’aveva mai saputo.
- Anche Black, Myne e Kyre sono Animagus?
- Sì. Zecks è un drago d’acqua; Aliack un grifone; Nerix non
lo so, non ha mai voluto dirlo…
Il ragazzo rimase esterrefatto e lei rise divertita dalla
sua reazione. Gli vennero in mente i primi quattro anni passati ad Hogwarts, a
tutte le pazzie che avevano fatto lei e gli altri… Però nella sua vita c’era
sempre stato un baratro infinito, che non riusciva a colmare con quelle
esperienze meravigliose e tutto era successo per colpa di Lucius Malfoy.
L’aveva salvata per il suo bene, eppure sentiva di odiarlo profondamente perchè
l’aveva consegnata a Voldemort.
Guardò il ragazzo davanti a lei, così simile al padre, ma
così ingenuo…
Sentì un’altra presenza nella stanza e capì che era Aliack.
- Il resto te lo mostro un’altra volta, ora sono stanca.
Draco se ne andò e Miriam si girò verso Aliack.
- Perchè sei qui?
- È da troppo che non parliamo da soli.
Divenne visibile e si sedette su una sedia di fianco al letto
della ragazza.
- Di che vuoi parlare?
- Ci eravamo messi d’accordo per aiutare Harry, ma mi sembra
che tu non stia facendo molto…
- La Umbridge mi sta tenendo sott’occhio. Comunque penso che
per me e gli altri diventerà impossibile aiutarlo: la Umbridge ha creato un
gruppo d’Inquisizione e sono tutti Serpeverde.
- Non credo che possa essere un problema per te venire nel
mio dormitorio… - ribattè lui impassibile.
La ragazza lo fissò per qualche istante negli occhi, poi lui
distolse lo sguardo. – Che ti è successo?
- Niente, è solo che… pensavo che così avremmo passato più
tempo insieme, tutto qui. – lei sorrise dolcemente e rispose: - Aliack, te l’ho
detto, la Umbridge mi controlla – il suo sorriso divenne triste – Per un po’
non potremo vederci.
- Co…? Stai scherzando? Dieci anni fa ci controllava
Silente, ma non hai mai avuto problemi a venire da me, ora che ci controlla
quel rospo hai paura?
- Quella donna è del Ministero, cerca di capire…
- Sì, capisco… capisco che tu mi hai illuso per tutto il
tempo!
Il ragazzo se ne andò e le si strinse il cuore…non poteva
averlo detto davvero, probabilmente l’aveva Confusa… però…ricordava
perfettamente tutto… non voleva credere che Aliack avesse veramente detto
quelle cose: lei lo amava, avrebbe fatto qualunque cosa per lui, per questo
aveva deciso che avrebbero fatto meglio a non vedersi per qualche giorno, per
evitare che lui avesse qualche problema a causa sua.
Sentì qualcosa di caldo scenderle lungo la guancia… pensava
di aver finito le lacrime quando tutta Hogwarts aveva scoperto che era un
mangiamorte… eppure quel ragazzo era riuscito a distruggere le barriere della
sua cella interiore, aveva sciolto tutti i lacci che bloccavano i suoi
sentimenti, le aveva insegnato ad amare…
Si alzò e si asciugò le guance, se doveva affrontarlo,
voleva farlo a testa alta.
Divenne invisibile e corse verso la torre dei Grifondoro.
Entrò nel dormitorio e lo trovò mentre guardava afflitto i gemelli. Lo guardò
da lontano per qualche istante, poi tornò visibile.
Lui alzò di scatto la testa e la guardò sorpreso, ma riprese
il suo ghigno spavaldo.
- Alla fine sei venuta… - tutta la sala li fissava in
silenzio.
- Dovevo chiarire. – ci fu qualche istante di silenzio, la
tensione era palpabile. – Non so che cos’hai capito, ma sappi che ho deciso di
non vederci per qualche giorno per il bene di entrambi.
- Potevi chiedermelo.
- Però se me l’avessi chiesto l’avrei presa meglio. – si
alzò dalla poltrona e si avvicinò lentamente alla ragazza. Rimase a un metro da
lei e si perse nel contemplarne gli occhi.
- Allora te lo chiedo adesso. Che ne dici se per un po’ non
ci vediamo? L’ho pensato ieri sera quando la punizione della Umbridge ha deciso
di incidermi la spalla e sono svenu… - si bloccò di
colpo. Non aveva intenzione di dirlo, però la rabbia l’aveva accecata come le
succedeva spesso. Vide Aliack fissarla preoccupato aveva aperto la bocca, ma
l’aveva richiusa non sapendo cosa dire. La guardò per qualche istante, poi
disse: - Perchè eri in punizione?
- No, niente. – si girò e fece per andarsene, ma Aliack la
bloccò per il polso.
- Perchè eri lì? Non hai fatto niente, no?
Sospirò sonoramente. – Guarda la spalla destra e capirai.
Le guardò la spalla e vide una cicatrice che le arrivava
fino all’osso con scritto: “Non devo amare Black.”
- Miriam… io…
- Non preoccuparti, sto benissimo.
La lasciò andare e la ragazza tornò nel suo dormitorio. Si
sedette sulla poltrona mentre tutta la sala era percorsa da dei brusii. I
gemelli lo guardarono seri e dopo qualche istante chiesero a bassa voce: - Che
c‘era scritto?
- ‘Non devo amare Black’.
Lo guardarono tutti sconvolti e Ginny sbottò: - Ma come si
permette quella vecchia megera con la faccia da rospo?
Aliack sorrise per il nuovo nomignolo della Umbridge, ma
continuava a pensare alle parole della ragazza…
Anche quando aveva rinnegato Voldemort aveva detto di stare
benissimo, ma dopo due giorni era svenuta e avevano scoperto moltissime
cicatrici che le deturpavano il corpo; probabilmente le era tornato in mente
quel ricordo e in quello stesso istante lei stava piangendo da sola nella sua
stanza mentre guardava la cornucopia che lui le aveva regalato.
- …Aliack, mi stai ascoltando? – chiese Hermione piuttosto
indignata. Il ragazzo si riprese e la fissò sorpreso.
- Dicevo che dovreste dirlo a Silente.
- Se glielo propongo rischio di perderla… è troppo
orgogliosa per rivelare a qualcuno ciò che prova realmente.
- Ma con te parla, no? – chiese George non capendo quella
frase.
- Sì, ma non parliamo di queste cose, so benissimo che
soffre quando ne parla con me e preferisco evitare. L’unica con cui parla è
Nerix perchè lei non la guarderebbe preoccupata come, invece, ho fatto io
prima…
Andò nella sua stanza e rimase sdraiato a faccia in giù sul
letto a pensare a quanto avrebbe desiderato aiutare Miriam, anche per le cose
più stupide… eppure lei non gli diceva niente perchè non voleva farlo soffrire.
Il giorno dopo la vide mentre parlava tranquillamente con i
Serpeverde. La fissò per tutta la colazione. Appena fuori dalla sala lo
raggiunse Nerix e, mentre andavano nell’aula, la ragazza gli disse: - Aliack,
dovresti evitare di guardarla per un po’. Ieri ti ha detto che cosa l’è
successo, giusto? – assentì col capo e lei riprese – Lo so che per te è
impossibile, ma se vi eviterete per qualche tempo la Umbridge smetterà di
tenerla sott’occhio.
- Sì… tenterò. Ci vediamo dopo. – entrò nella stanza e si
sedette in fondo all’aula aspettando che arrivasse anche Zecks per sfogarsi con
qualcuno.
Entrarono tutti i Tassorosso del quinto anno e Zecks gli si
sedette affianco. Prese una fionda dalla tasca e ruppe una pergamena facendone
tanti pallini. Caricò l’arma sotto lo sguardo sempre più stranito di Aliack e
sparò contro il folto cespuglio di capelli di Hermione. La pallina si incastrò
in quell’ammasso di capelli senza che la ragazza se ne accorgesse minimamente e
Zecks caricò nuovamente.
- Posso parlarti? – chiese Aliack dopo la decima pallina.
L’amico si bloccò e lo fissò sorpreso. – Pensavo che dopo lo
scherzo dell’altro giorno non mi avresti più parlato…
Stava camminando
tranquillamente nell’ampio corridoio quando si era sentito alleggerito e poi
scaraventato verso il soffitto. Era appeso a testa in giù e riuscì a
distinguere Zecks che teneva la corda. Nel frattempo era arrivato un folto
gruppo di persone e il ragazzo esponeva trionfante la sua vittima.
- Ho cambiato idea… senti, Miriam ti ha detto della
punizione?
- Che punizione?
Si rallegrò nel pensare che non era l’unico a non saperlo e
gli spiegò cos’era successo.
- Non lo sapevo… Perchè me lo dici?
- Volevo sfogarmi con qualcuno e ho trovato solo te…
Fece un lungo monologo in tutta l’ora del Professor Vitius,
mentre Zecks assentiva guardandolo sempre più sconvolto: gli parlò della sera
prima, del loro rapporto, di quanto l’amava; gli disse tutto quello che aveva
in testa e si sentì alleggerito da un peso che aveva sullo stomaco. Alla fine
della lezione Zecks aprì finalmente bocca: - Secondo me devi aspettare qualche
giorno, sicuramente tornerà tutto a posto, però non devi assolutamente incontrarla,
chiaro?
- Sai che ragioni come Nerix?
- Perchè?
- Mi ha detto la stessa cosa.
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Finalmente erano arrivate
le vacanze di Natale. Tutti gli studenti giravano felici per il castello,
mentre altri andavano ad Hogsmeade per comprare i vari regali.
Una sera Harry prese Aliack
in disparte, gli disse che sarebbe andato nella casa del padrino e gli propose
di passare le vacanze con lui. Aliack ci riflettè un attimo, poichè tutti gli
anni passava le vacanze con i tre amici, quello sarebbe stato il primo anno…
accettò dopo qualche istante, la voglia di rivedere Sirius era troppo forte.
Il giorno dopo annunciò la
sua partenza agli amici e Zecks commentò: - Ci abbandoni proprio a Natale… e
vabbè, vorrà dire che il regalo non te lo do.
Nerix lo guardò torva e
disse: - Evita di farti seguire dal Ministero, se succedesse sarebbe un
problema.
- Lo so lo so… comunque i
regali ve li faccio dare dal mio falco.
- Ti ho appena detto di non
farti seguire… - ribattè Nerix.
- Li manderò qui al
castello con la magia, un modo lo trovo sicuramente.
Partì il giorno seguente.
Arrivò davanti ad un
palazzo e riconobbe Grimauld Place. Andò verso il numero dodici senza aspettare
gli altri ed entrò nella casa senza neanche bussare, dopotutto quella era casa
sua…
Inciampò nel portaombrelli
come gli succedeva sempre e cadde disteso sul pavimento provocando un gran
fracasso. Vide comparire molto persone davanti a lui e riconobbe
istantaneamente il volto emaciato del fratello. Si alzò velocemente e gli gettò
le braccia al collo.
- Sei rimasto il solito… -
commentò l’altro.
Sentì vari insulti e
riconobbe la voce acuta a aspra della madre. Entrò nel soggiorno ed urlò
felice: - Ciao, mamma!
- Aliack, sei tornato. – le
tende davanti al dipinto si richiusero e il ragazzo vide un vecchio elfo
domestico nascosto nell’angolo della stanza. – Kreacher!
Abbracciò calorosamente
l’elfo domestico, che rimase sconcertato, e ritornò a guardare il fratello.
- Che bello essere di nuovo
a casa!
- Non ho mai capito che
cosa ci trovassi di bello… È un vecchio appartamento che cade a pezzi…
- La mia stanza è ancora lì?
– chiese senza curarsi delle sue frasi.
- Sì.
Salì di corsa le scale e
afferrò la maniglia. Fece per girarla, ma quella rimase bloccata. – È chiusa! –
urlò verso la tromba delle scale.
- Sei stato tu a chiuderla
quando ce ne siamo andati! – ricordò Sirius da basso.
Si ricordò di quando erano
scappati da quella casa e bussò alla porta che si aprì magicamente. La sua
stanza era rimasta intatta. A differenza del resto della casa i muri erano in
perfetto stato e non c’era neanche la polvere… i suoi incantesimi avevano
funzionato perfettamente.
Guardò i vari poster e
riconobbe le foto che gli avevano dato Sirius e Regulus quando era ancora un
bambino e le trovò noiose. Per terra vide il disordine che aveva lasciato il
giorno della sua fuga. Prese dei vestiti e li trovò minuscoli, poi vide il
letto, troppo piccolo per poterlo contenere e si disse che doveva rinnovare la
stanza.
Sentì che alcuni l’avevano
raggiunto sul pianerottolo, ma non controllò chi fossero; prese la bacchetta e
la puntò verso una sfera al centro della stanza. – Distreo.
Sembrò che la stanza fosse
risucchiata dalla sfera, infatti tutti i mobili e i poster sparirono, lasciando
una stanza spoglia con le pareti di un grigio topo e il pavimento in pietra.
- Ligno. – la pietra fu sostituita dal parquet – Detergo. – il muro divenne bianco. Puntò la bacchetta verso la
sfera – Renovo.
Comparvero numerosi mobili
tra cui un letto delle dimensioni adatte a lui. Prese la sfera e la posò su un
mobile, poi prese delle foto dalla borsa che aveva e le lanciò verso il muro.
Quelle si attaccarono magneticamente. Sirius entrò nella stanza e fissò le
immagini. – Vedo che Miriam è diventata una bella ragazza. – l’immagine
rappresentava la ragazza mentre fissava il mare rasserenata. Guardò un foglio
verticale con attaccate sopra tre immagini: tutte e tre ritraevano gli stessi
soggetti nella stessa posa, Aliack mentre abbracciava Zecks che nel frattempo
abbracciava Nerix che abbracciava Miriam, ma erano tutte di anni differenti, la
prima li ritraeva il loro primo anno ad Hogwarts, la seconda a diciassette anni
subito dopo aver ricevuto il titolo di Aquila, infatti avevano una spilla con
l’animale sul petto, e l’ultima scattata l’anno prima quando avevano sostituito
i gufi con delle aquile, infatti i quattro animali erano davanti a loro.
- Questi due sono Nerix e
Zecks, giusto?
- Sì, come mai li conosci?
- Ho chiesto ad Harry di
scrivermi qualcosa su di te e mi ha parlato anche dei tuoi amici.
Guardò altre immagini,
molte rappresentavano i quattro ragazzi, mentre altre i paesaggi che i quattro
avevano visitato.
Nella stanza entrarono
anche i gemelli, ma sembravano delusi dalla stanza. – Non c’è neanche una foto
di quando giocavi?
- Le sto cercando… - il
ragazzo, infatti, stava sfogliando freneticamente degli album di foto. Dopo
qualche istante si bloccò e tornò indietro, si fermò nuovamente; i gemelli si
avvicinarono per guardare: la foto era immobile, ritraeva i suoi tre amici che
lo guardavano sorridendo, la prese e la girò ‘E questo è solo l’inizio…’
Poggiò la foto per terra e
riprese a cercare. Dopo qualche minuto si alzò in piedi trionfante. – Trovate!
La prima foto era stata
scattata il suo primo anno ad Hogwarts mentre prendeva il boccino d’oro; la
seconda era del secondo anno e lo ritraeva con in una mano la scopa, mentre
nell’altra teneva la Coppa delle Case; la terza era del suo penultimo anno ad
Hogwarts ed era stata ritagliata dal giornale e come titolo c’era scritto: ‘I
Grifondoro stracciano i Tassorosso’ rappresentava l’intera squadra Grifondoro
sorridente con la divisa e l’inseparabile scopa; la quarta era sempre del terzo
anno e lo rappresentava insieme agli altri tre amici: lui e Nerix erano in
piedi, mentre davanti a loro c’erano Miriam e Zecks seduti; tutti e quattro
avevano in mano la scopa e ridevano silenziosamente.
- Anche Zecks e Nerix
giocavano? – chiesero i gemelli appena videro la foto.
- Sì, Zecks era battitore,
mentre Nerix giocava nel ruolo di cacciatore.
L’ultima foto era quando Miriam
aveva preso il boccino. La ragazza aveva afferrato l’oggetto con il braccio
teso e dalla parte opposta c’era Aliack, anche lui con il braccio teso.
Mentre i gemelli guardavano
le altre foto Aliack aveva preso i vari stemmi di Grifondoro e li stava
disponendo vicino al muro del suo letto.
Nella stanza entrarono anche
Harry, Ron ed Hermione. Tutti e tre guardavano estasiati la stanza, ma il
ragazzo non aveva ancora finito di sistemarla. Prese dalla borsa la miniatura
di una spada e disse: - Ingrando. –
l’arma prese le sue dimensioni reali. Aveva l’elsa d’oro e incastonati vari
rubini, la lama era ampia con incisi dei disegni in oro vicino all’elsa e alla
punta. L’appese al muro e annuì soddisfatto.
Dalle scale giunse la voce
di Molly Weasley che li chiamò a gran voce: - Ragazzi, è pronto in tavola!
Scesero tutti e sei e si
sedetterointorno al tavolo. Quella sera
c’erano anche Moody e Tonks che guardarono sorridendo il ragazzo perchè, anche
loro, non lo vedevano da quasi quattordici anni.
Trascorsero la serata
ridendo e scherzando e verso mezzanotte tornarono nella loro stanza.
Il giorno dopo Aliack si
svegliò per via di una brutta sensazione. Scese in cucina e vide Piton mentre
parlava con Sirius. Quando l’uomo se ne andò entrò nella stanza e chiese: - Che
voleva?
- Cercava Harry, ma il
ragazzo sta ancora dormendo. Tu che ci fai sveglio a quest’ora? Quando vivevamo
in questa casa ti svegliavano solo le cannonate.
- Avevo una brutta
sensazione, probabilmente era per Piton.
Aprì il frigo e lo vide
desolatamente vuoto. Guardò il fratello scoraggiato e chiese: - E io che
mangio?
- Fra poco arriverà Molly
con la colazione.
Aliack si sedette su una
sedia appoggiando la testa sul tavolo. – Ho fame.
Sirius si sedette vicino a
lui. – Sei rimasto il solito ragazzino, sei sempre stato intollerante alla
fame…
Il ragazzo alzò la testa e
chiese: - Che hai fatto da quando sei scappato?
- Ho vissuto tutto il tempo
in questa casa… Tu, invece?
- Non ho fatto molto… ho
studiato, studiato e studiato.
Sirius lo guardò divertito
e Aliack disse orgoglioso: - Sai che ho la medaglia dell’Aquila?
- L’ho vista nella foto.
Comunque, come stai?
- Bene, grazie…
- Miriam? Ha superato
l’incubo di Tu-Sai-Chi?
- Non lo so… con me non
parla di queste cose…
- Perchè?
- Mi preoccuperei e questo
mio atteggiamento le dà fastidio.
Rimise la testa sul tavolo
e dopo qualche istante sentì Sirius dargli un leggero colpo sulla spalla. – Ti
piace, vero?
Aliack divenne paonazzo; si
alzò e si girò per evitare che il fratello lo vedesse.
- Ho indovinato. E lei?
- Siamo insieme.
- L’ho sempre detto che vi
sareste sposati.
Aliack divenne ancora più
rosso e Sirius rise divertito. Sentì un colpo alla finestra e riconobbe
l’aquila di Nerix. Aprì la finestra e l’aquila gli diede una lettera, per poi
andarsene.
Richiuse la finestra e aprì
la busta. Vide una foto e la tirò fuori. Nell’immagine c’era Miriam seduta
mentre teneva in mano un’aquila marrone. Vide il suo sguardo intenerito e non
poté fare a meno di sorridere. Girò la foto e lesse: ‘Pensa se fossi tu al
posto di quell’aquila’
Divenne paonazzo e Sirius
gli prese la foto dalle mani.
- Ti ama così tanto da
spedirti una foto simile?
- Non credo che sia stata
lei…- si riprese la foto e sentirono la porta aprirsi. Dopo qualche secondo entrò
la signora Weasley con in mano numerose buste. Aliack l’aiutò e le appoggiò sul
tavolo.
- Aliack, potresti
prenderti la febbre, con questo tempo vestito così.
Aliack era, come al solito,
a torso nudo e la donna fece comparire un pesante maglione di lana coprendolo.
Il ragazzo iniziò a starnutire e Sirius gli tolse il maglione.
- È allergico alla lana. –
spiegò.
Verso le dieci del mattino
la sala iniziò ad animarsi; Aliack notò Harry, Hermione e Ron guardarsi
preoccupati. Mentre tutti finivano la colazione, il ragazzo andò in una stanza
di fronte alla cucina e rimase ad osservare l’immenso albero genealogico dei
Black. Notò molte facce cancellate, tra cui quella del fratello Sirius, la sua,
invece, era ancora nitida, anche se l’uomo rappresentato fra le foglie non gli
assomigliava.
- Che ci fai qui? – si voltò
e vide Sirius guardarlo appoggiato alla porta.
- Osservo la tua bella
faccia. – l’uomo si voltò e prese Harry dai due amici trascinandolo nella
stanza.
- Harry, questo è l’albero
genealogico della famiglia Black. – Aliack uscì dalla stanza e incrociò lo
sguardo di Hermione. La ragazza abbassò sistematicamente la testa, mentre
Aliack risaliva le scale sperando di aver visto male. Chiuse la porta della
stanza e andò nel bagno adiacente a quella.
Si fece un bagno e rimase
sotto l’acqua calda per più di mezz’ora sentendosi rinato. Si avvolse un
asciugamano in vita e uscì dal bagno.
Appena aprì la porta vide
Hermione, Harry e Ron davanti a lui. La ragazza divenne paonazza, ma non riuscì
a distogliere lo sguardo dal ragazzo parzialmente bagnato con i capelli ancora
gocciolanti. Dopo qualche istante per riprendersi dallo shock richiuse la porta
e disse: - Che cavolo ci fate qui?
- Dobbiamo parlarti.
- Hermione girati.
- Perchè?
- Perchè devo prendere i
vestiti.
Aprì la porta e recuperò
gli abiti da un mobile. Sentì un ticchettio alla finestra e questa volta vide
l’aquila di Miriam. Aprì la finestra e fece entrare l’animale che gli diede una
lettera. A differenza di qualche ora prima l’animale rimase in camera e Aliack
aprì la busta. ‘Visto che non mi fido di te, ti lascio la mia aquila come sorvegliante.
Fai una cosa sbagliata nei miei confronti e me lo riferirà.’
Chiuse la finestra e tornò
nel bagno per cambiarsi. Ne uscì dopo poco e si sedette su una poltrona
aspettando che qualcuno dei ragazzi iniziasse a parlare.
Vide Hermione guardarlo rossa
in viso e pensò che, probabilmente, non era neanche abituata a vedere un
ragazzo senza la divisa scolastica. Indossava un gilet di jeans senza niente
sotto lasciando intravedere i muscoli perfetti di braccia e torace; dei jeans
non molto larghi e una cintura con disegnato un grifone. L’aquila di Miriam gli
volò sulla spalla e rimase immobile a fissare grave i tre ragazzi.
- In queste vacanze
vorremmo imparare delle nuove tecniche. – annunciò Harry.
- E non potevate aspettare?
- Volevamo iniziare subito.
– tentò di scusarsi Hermione.
L’aquila le volò intorno,
poi emise un grido e dopo qualche istante comparve una lettera. La busta iniziò
a parlare e Aliack riconobbe la voce di Miriam: - Ti ho appena detto che ti
controllo e già mi tradisci… certo che hai dei gusti strani, poi, con la
Granger.
Il ragazzo si alzò dalla
poltrona; liberò la sua aquila dalla gabbia sotto alla scrivania e si
risedette.
- Che è successo? – chiese
Ron guardando la busta che era caduta immobile a terra.
- Miriam non si fida di me e
mi ha mandato la sua aquila per controllarmi.
- E perchè ha detto quelle
cose? – Ron aveva assunto un’aria aggressiva.
- L’aquila ha frainteso…
- E perchè hai liberato la
tua?
- Perchè così convincerà
quella di Miriam a starsene buona. Comunque, che tecniche volete imparare?
Passarono il resto della
mattinata ad allenarsi e a mezzogiorno scesero per il pranzo. Appena la signora
Weasley vide Aliack materializzò una coperta e gliela mise addosso.
Aliack iniziò a starnutire
e la donna si ricordò della sua allergia. Fece per materializzare
qualcos’altro, ma il ragazzo la bloccò dicendo: - Sto benissimo così, ho
passato due anni in Norvegia e questa temperatura per me è estiva.
- Potresti ammalarti
comunque, meglio se ti metti qualcosa di più pesante. – Aliack si vide
rassegnato a materializzare una maglietta sotto al gilet e la signora Weasley
lo fece passare.
Dopo pranzo risalì nella
stanza e si sdraiò sul letto. Venne raggiunto dal falco che si mise sul cuscino
osservando il suo padrone. Guardò l’aquila di Miriam e la vide addormentata
sulla sua scrivania. Sprofondò la testa nella coperta e si tolse la maglietta
che gli dava fastidio. Sentì qualcuno bussare e si rialzò svogliatamente
andando ad aprire. Si trovò davanti Hermione e la fece entrare sconcertato.
La ragazza si sedette sulla
poltrona e disse decisa: - Mettiti una maglietta che così non riesco a
parlarti.
Il ragazzo obbedì
sbuffando. Hermione esordì: - Ti ricordi del discorso che mi hai fatto qualche
mese fa?
- Sì.
- Io… ho provato a
dimenticarti, ma non ci riesco…
Aliack si sedette sul
letto. – Hermione, più ti costringi a dimenticare più diverrà impossibile
farlo. Non devi pensare a tutti i costi che vuoi dimenticarmi, non devi pensare
a niente, prima o poi ti dimenticheraidi me.
La ragazza abbassò il capo
e Aliack notò l’aquila di Miriam risvegliarsi. Stava per avvertire la sua
padrona, ma l’aquila del ragazzo era volata lì bloccandola.
Nella stanza scese un lungo
silenzio che fu interrotto da Hermione: - Aliack, ti dà fastidio se mi piaci?
- Cosa?
- Sì, insomma, ti do
fastidio?
- No, certo che no… Però
soffriresti solamente.
La ragazza annuì col capo e
alzò lo sguardo. Aliack notò che stava per piangere e pregò che avrebbe
trattenuto le lacrime, non riusciva a sopportare qualcuno che piangeva, fin da
piccolo appena vedeva qualcuno piangere lo consolava. Il problema era che in
quella situazione avrebbe solamente peggiorato le cose.
- Senti, Hermione, c’è già
qualcuno che ti ama, pensa a rendere felice lui, così renderai felice anche me.
- Nessuno mi ama – stava
iniziando a singhiozzare. Aliack strinse i pugni fino a sanguinare e ribattè: -
Non direi mai una cosa simile per scherzo, se l’ho detto vuol dire che qualcuno
c’è.
La ragazza iniziò a
piangere; il ragazzo si sedette di fronte a lei e disse: - Non fare così o
quello mi picchia.
- Chi?
- La persona che ti ama.
- Qui non c’è nessuno che…
- la parola fu interrotta da un singhiozzo e lei ricominciò a piangere.
- Hermione, ti prego, non
piangere. Ho sempre consolato coloro che piangevano, anche se non li conoscevo,
ma se lo facessi ora peggiorerei le cose, quindi, ti prego, smettila.
La ragazza si calmò; si alzò
e uscì dalla stanza. Aliack si sdraiò nuovamente sul letto, ma dopo qualche
istante la porta si aprì di scatto ed entrò Ron incavolato nero.
- Che lei hai fatto?
- Calmati, non ho fatto
niente, abbiamo solo parlato.
- Di che cosa?
- Non sono affari tuoi,
quindi lasciami in pace.
Come risposta il rosso lo
prese per il piede e lo buttò per terra.
- Senti, Ron, te l’ho già
chiesto: hai voglia di morire?
- Scommetto che non saresti
neanche in grado di ferire una mosca… - Ron venne circondato da un cerchio
rosso e Aliack si alzò lentamente. – Fai un passo oltre quella linea e ti
carbonizzerai.
Vide l’espressione
spaventata del ragazzo e ruppe l’incantesimo. Il ragazzo si avvicinò alla porta
e con uno scatto fulmineo prese la spada attaccata al muro. Aliack schivò il
colpo e bloccò con un piede la mano del ragazzo. – Togli le mani da quell’arma
e non ti faccio niente. – Ron tenne stretta l’elsa e Aliack gli puntò contro
l’indice. Dal dito partì una striscia di fuoco che prese a danzare sulla mano
del ragazzo. Il rosso mollò la presa e vide la mano ustionata. Aliack prese il
rosso con una mano e con l’altra la spada: buttò fuori il primo e rimise al suo
posto l’arma.
Chiuse la porta con la
magia e si addormentò incavolato sul letto.
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voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Si svegliò la sera perchè
qualcuno stava bussando insistentemente alla porta. Andò ad aprire e vide
Sirius guardarlo preoccupato.
- Stai bene?
- Sì, perchè?
- Ti sto chiamando da
un’ora.
- Stavo dormendo… Perchè mi
chiamavi?
- C’è un’aquila nella
cucina.
Il ragazzo scese e vide
un’aquila reale sul tavolo. Prese la lettera che aveva portato l’animale e
l’aquila di Zecks se ne andò.
Aprì la busta e trovò Nerix
e Zecks con in mano una torta: dall’aspetto del dolce si vedeva che l’avevano
fatto loro e si ricordò che quell’anno toccava a quei due preparare da
mangiare. ‘E ora guarda che ti perdi!’
Si chiese che cos’avessero
in mente quei tre, ma non trovò spiegazioni, così fece per andarsene. Fu
bloccato dalla voce di Severus Piton: - Perchè i tuoi amici ti inviano
continuamente lettere?
- Non lo so. Vallo a
chiedere a loro.
Andò nel soggiorno e si
sedette sul logoro divano. Fu raggiunto dalla signora Weasley che gli mise una
coperta di cotone e gli diede una tazza di cioccolata.
- Signora Weasley ho
ventiquattro anni, non dieci.
- Sirius mi ha detto che
sei rimasto il solito bambino, così ho pensato che potesse farti piacere.
- Intendeva
caratterialmente… comunque mi fa piacere, è solo che lei si preoccupa troppo
per me.
- È solo che ti vedo così
pallido, ragazzo. E poi mi sembri sempre stanco, c’è qualcosa che non va?
- No, sto benissimo. – andò
nella sua stanza lasciando la coperta sul divano. Si sedette sulla poltrona e
prese un album guardando delle foto per passare il tempo.
Erano le foto di quand’era
piccolo. In una c’erano lui e Regulus vestiti elegantemente davanti ad una
villa ottocentesca. Girò pagina e vide quella del giorno che era scappato con
Sirius: i vestiti di entrambi erano logori e vicino a Sirius c’era James Potter
che li guardava sorridente. Il giorno in cui aveva fatto amicizia Miriam: erano
seduti su una panchina e la ragazza guardava ostinatamente a terra, mentre lui
la fissava prepotentemente. Il primo giorno di scuola: la foto gliel’aveva
scattata un suo amico mentre dormiva e vicino a lui c’era Piton nell’atto di
tirargli un coppino.
Qualcuno bussò alla porta.
Chiuse l’album e lo rimise sul mobile. Andò ad aprire e trovò Ginny. La guardò
sconcertato e la lasciò entrare.
- Aliack, Hermione mi ha
detto di darti questa. – gli porse una lettera. Il ragazzo la prese e la lesse
mentalmente.
Aliack,
ti scrivo questa lettera perchè quando sei davanti a
me non riesco a dirti ciò che penso realmente. Come ben sai, mi sono innamorata
di te, nonostante la tua arroganza, non so bene il perchè, normalmente non mi
piacciono i ragazzi arroganti.
Tu però hai qualcosa di diverso da tutti gli altri…
non parlo solo del tuo corpo che sembra scolpito nel marmo, ma anche del tuo
carattere: deciso e rassicurate. Forse è per questo che anche Miriam si è
innamorata di te, infatti è appunto di questo che voglio parlarti…
Da quello che hai detto lei non ti rivela il suo reale
stato d’animo, per me un rapporto si dovrebbe fondare sulla fiducia reciproca,
bisognerebbe dirsi tutto ciò che si pensa. Con queste parole non voglio
assolutamente giudicare Miriam, però non è che lei si è innamorata di te solo
per il tuo aspetto?
Hermione
Chiuse la lettera e prese
un foglio di carta per scrivere una risposta a Hermione, se fosse andato da lei
in quel momento avrebbe potuto anche farle del male.
Hermione,
non so che cos’hai capito realmente, ma Miriam non si è
assolutamente innamorata di me per il mio aspetto, ma per il mio carattere. A
lei serve qualcuno che la rassicuri e io l’ho aiutata fin dal primo istante che
ci siamo incontrati. Tu di Miriam non sai quasi niente, sai solo che è stata un
mangiamorte, ma non conosci la sua infinita sofferenza o il suo costante
terrore. È vero, non mi dice il suo stato d’animo, ma non lo fa non perchè non
si fidi di me, ma perchè sa perfettamente che soffrirei e mi preoccuperei per
lei ed è appunto il farmi star male che lei vuole evitare.
Aliack
Diede la lettera a Ginny
che se ne andò senza dire neanche una parola. Guardò l’aquila di Miriam e si
avvicinò alla scrivania dove era appollaiato l’animale.
Accarezzò il piumaggio, ma
si allontanò subito perchè l’animale l’aveva beccato.
Lo guardò corrucciato
tentando di dare una spiegazione a quel comportamento, dopotutto non l’aveva
mai fatto, anzi, di solito si faceva accarezzare tranquillamente.
- Pensi che stia tradendo
la tua padrona? Beh, ti sbagli e la tua padrona lo sa bene.
L’aquila non diede segni di
vita e il ragazzo si sdraiò sul suo letto. Rimase immobile a guardare il
soffitto e si addormentò dopo poco. Nella stanza entrò Sirius che scrutò il
ragazzo da lontano. In tutti gli anni ad Azkaban aveva pensato soprattutto a
lui e solo in quei momenti si era realmente reso conto di quanto gli volesse
bene. Quando rimaneva da solo in quella tetra casa pensava spesso a lui e la
sua mente ripercorreva i pochi momenti passati insieme. Quando era fuggito da
Azkaban avrebbe voluto rivederlo, ma Silente gli aveva detto che era da qualche
parte all’estero, così aveva preferito rimanere in Inghilterra.
Si avvicinò al letto del
giovane e gli tolse un ciuffo dalla fronte, cosa che faceva spesso quand’era
piccolo. Aliack si svegliò e lo guardò piegando la testa di lato. Il ragazzo si
sedette vicino al fratello e lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
- Mi sembri stanco, non hai
dormito stanotte?
- Non molto bene… mi sembra
strano pensare che Miriam e gli altri non siano a qualche metro da me…
- Ti sei affezionato a
loro?
- Già… perché sei qui?
- Volevo farti vedere una
cosa.
Aliack seguì il fratello
che lo condusse davanti alla mansarda. Sirius aprì la porta e Aliack vide un
ippogrifo per la prima volta in vita sua.
- Si chiama Fierobecco; ce
l’ho da quando sono scappato.
- È stupendo… - si avvicinò
e tese la mano aspettando che l’animale gli permettesse di accarezzarlo.
Passò il resto della serata
nella soffitta e all’ora di cena scese le scale per andare in cucina. Si fermò
davanti alla porta della stanza e rimase fisso a guardare gli altri mentre
aspettavano di mangiare.
- Non ho fame, torno in
camera mia.
Entrò nella stanza, si
sedette sulla poltrona e poco dopo sentì un ticchettio alla finestra. Vide
l’aquila di Nerix con in mano una foto. Aprì la finestra e prese l’immagine.
Tutti e tre lo guardavano
preoccupato e capì in fretta che quella non era una foto normale, ma una specie
di telecamera. Si risedette sulla poltrona e vide Zecks con in mano un foglio:
‘Stai bene?’
Prese una piuma e della
carta. ‘No’
‘Che cos’hai?’ sorrise a Miriam
e in quell’istante desiderò che fosse lì, di fianco a lui.
‘Sono solo stanco, niente
di che.’
‘Hai dormito?’ gli chiese
Nerix.
‘Sì, ma non ho dormito
molto bene.’
I tre scossero la testa
contrariati e Miriam scrisse: ‘Mandami la mia aquila.’
Il ragazzo si alzò e prese
l’aquila della ragazza. Aprì la finestra e l’animale volò diretto al castello.
Tornò alla poltrona e notò
Zecks con un altro foglio. ‘Perchè non vieni da noi a Natale? Ti divertiresti
di più!’
In quell’istante capì il perché
delle foto, però aveva deciso di passare le feste con Sirius e non aveva
intenzione di rinunciarci.
Scosse la testa e Zecks
sembrò afflitto. ‘Mi lasci da solo con queste due?’
Nerix gli diede un colpo in
testa, mentre Miriam era sparita dalla visuale. Ritornò dopo qualche istante.
‘Seifern ti sta portando una cosa.’
‘Come state?’ chiese dopo
qualche istante di silenzio.
‘Siamo distrutti dai
preparativi…’ ammise Nerix ‘Se ci fossi anche tu sarebbe meno faticoso…’
‘Ho già detto che non
vengo.’
Bussarono alla porta e andò
ad aprire. Vide Ron ed Harry fissarlo incavolati e si chiese che cosa fosse
successo. Dietro di loro scorse Hermione con gli occhi arrossati e capì:
avevano frainteso.
- Come osi prenderla in
giro?
- Dopo averle detto di no
le mandi anche una lettera? – fissò Harry inclinando il capo, poi guardò
Hermione e disse: - Puoi dire a questi due che hanno capito male?
- Abbiamo capito benissimo,
invece, tu sei un bastardo! – il rosso sfoderò la bacchetta e lo schiantò.
Aliack volò contro al muro, non aveva immaginato che volessero combattere.
- Sarebbe tutta qui la tua
forza? – si alzò senza problemi e si divertì nel vedere l’espressione smarrita
di Ron.
- Non mi faccio offendere
senza un buon motivo, quindi vorrei che ascoltassi la ragazza dietro di te.
Per Ron fu come non averlo
sentito perchè si buttò sul ragazzo che lo schivò prontamente. Il Weasley si
rialzò quasi subito e afferrò l’album che Aliack aveva messo qualche ora prima
sul mobile.
- Incendio! – l’album divenne un cumulo di polvere. Aliack fissò per
terra con gli occhi sbarrati; tornò a guardare il ragazzo con sguardo feroce e
sfoderò la sua bacchetta.
- Volo! - Ron fu sollevato da terra e rimase sospeso a mezz’aria – Diserto! – il corpo del ragazzo iniziò a
disidratarsi.
Nella stanza entrò anche
Sirius che tirò un pugno ad Aliack.
- Sei pazzo?! Hai voglia di
ucciderlo?
Gli occhi del ragazzo
tornarono normali. Fissò il fratello, poi spostò lo sguardo su Ron. Lo fissò
amareggiato, stava per parlare quando vide l’aquila di Miriam rientrare. Aveva
appeso al collo una piccola boccetta; si rialzò da terra e tolse la fiala dal
collo dell’animale.
- Comunque, non volevo
farlo.
- Non ha senso dirlo dopo
che l’hai quasi ucciso! – obbiettò Harry. Aliack voltò lo sguardo glaciale, ma
non disse niente. Tornò verso la foto lasciata sulla poltrona e vide un nuovo
messaggio: ‘Che è successo?’
Se ne andò dalla stanza e
uscì dalla casa.
- Cos’è successo? – chiese
Sirius tentando di capire perchè il fratello avesse reagito in quel modo.
- Ha ingannato Hermione e
sono venuto qui per fargliela pagare. – spiegò Ron.
- Non mi ha ingannata! Ho
fatto tutto da sola, lui non ha fatto niente! – strillò Hermione al culmine
della disperazione.
- Non è vero, sennò non
staresti piangendo.
- Mi sono innamorata di
Aliack, è vero, ma lui non ha fatto niente.
- Perchè ti ha mandato
quella lettera?
- Perchè io gliene avevo
mandata una.
Sirius guardò Ron e
Hermione e decise che poteva interrompere quel battibecco. – Mi dite perchè
Aliack ha reagito così?
- Ho incendiato un suo
album. – sussurrò Ron a voce bassa.
Sirius notò il cumulo di
polvere e fece un incantesimo: l’album tornò come nuovo, però le foto
all’interno erano completamente distrutte.
Girò qualche pagina e vide
una foto di quando il ragazzo era piccolo con un ridicolo cappellino in testa.
- Aliack ha una memoria
corta e le foto sono l’unico mezzo che ha per non dimenticare tutto. Tu hai
distrutto le sue foto di quand’era piccolo.
Uscì dalla stanza e si
trasformò in un cane nero. Se ne andò da quella casa per cercarlo.
- Felpato! – si bloccò e
girò il muso peloso. Notò Harry venirgli incontro e lo aspettò. S’incamminarono
alla ricerca del ragazzo e lo trovarono mezz’ora dopo appoggiato ad un albero.
- Voglio rimanere da solo.
Sirius riprese il suo
aspetto umano e gli si parò davanti. - Torna a casa.
- Ci torno dopo, voglio
rimanere qualche istante da solo. – Sirius capì che era molto nervoso, ma non
se ne andò.
Sentirono uno strano suono,
alzarono la testa e videro una fenice infiammare il cielo. L’animale planò di
fronte ad Aliack e mutò in Miriam. – Stai bene?
- Sì, non preoccuparti.
Torna ad Hogwarts e dì anche agli altri che sto benissimo e che non è successo
niente.
- No, prima mi dici che
cos’hai.
Il ragazzo l’abbracciò e
lei rimase per qualche istante sorpresa. Sentì delle lacrime bagnarle la spalla
e ruppe l’abbraccio. – Che ti è successo?
- Ti ricordi l’album blu e
rosso?
- Sì, perchè?
- Ron l’ha incendiato e io
l’ho quasi ucciso, se non fosse stato per Sirius a quest’ora sarebbe morto.
- Aliack… - la ragazza lo
fissò smarrita, non sapendo cosa dire. Sapeva perfettamente il valore che il
ragazzo dava alle foto, ma in quel momento non si preoccupava di quelle, ma di
ciò che aveva fatto a Ron.
- Non è colpa tua, è da un
sacco di tempo che quel ragazzo ti stuzzica e questa volta hai perso la
pazienza, tutto qui, non preoccuparti, non è successo nulla di grave…
- Però… ho desiderato farlo
fuori… io…
- Aliack, calmati, non è
successo niente. So perfettamente che cosa stai provando e so anche che se
l’avessi fatto ti saresti pentito immediatamente.
- Chiunque l’avrebbe fatto.
– s’intromise Harry.
Lo sguardo della ragazza
divenne vitreo, ma recuperò immediatamente vivacità. – Gia’… beh, comunque non
preoccuparti, Ron se ne sarà sicuramente scordato, tardo com’è…
Aliack abbozzò un sorriso e
l’abbracciò.
- Aliack, non sei obbligato
a rimanere qui, puoi anche tornare ad Hogwarts. – disse Sirius.
- No, ho deciso di passare
le vacanze con te e non intendo cambiare idea.
- Hai visto che ti ha
portato Seifern? – lui scosse la testa e Miriam continuò – Appena arrivi
prendine tre gocce.
Si trasformò nuovamente in
fenice e partì alla volta di Hogwarts. Sirius guardò la ragazza allontanarsi e
disse sorpreso: - Non pensavo che ci fossero persone che si trasformano in
fenice.
- Io mi trasformo in
grifone. – disse con orgoglio il ragazzo.
Sirius rimase sbigottito.
Harry, invece, era scettico e Aliack lo notò. – Non mi credi?
- No. – il ragazzo si
trasformò e Harry non ebbe nulla da ribattere.
Tornarono nella casa dei
Black e Aliack si chiuse in camera.
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Ne uscì solo la mattina
dopo per fare colazione, ma non trovò niente da mangiare. Vide Kreacher e iniziò
a parlare con l’elfo domestico che sembrava sorpreso dal fatto che qualcuno gli
rivolgesse la parola.
- Come fai a parlare con
quello? – Sirius entrò nella stanza e si sedette su una sedia.
- Tutte le volte che
litigavi con Regulus Kreacher mi faceva compagnia per non farmi piangere.
Dovresti considerarlo un po’ anche tu, almeno non ti sentiresti tanto solo.
Sirius sorrise amaramente e
cambiò discorso: - Che cosa ti aveva portato Miriam?
- Una pozione rilassante… a
volte mi chiedo se mi consideri un bambino…
- Non le darei torto… -
Aliack lo guardò glaciale e il fratello commentò – In tutti questi anni passati
con lei hai assimilato dei suoi comportamenti.
- Già… – guardò fisso a
terra – però non l’ho mai capita realmente… Riesco a capire quando soffre, ma
non riesco a capire il perchè eppure dovrei saperlo, la conosco da quattordici
anni…
Rimasero entrambi in silenzio.
Entrò la signora Weasley con delle buste in mano e li guardò severa. – Aliack,
devi vestirti più pesante, Sirius dovresti fargli notare che potrebbe
ammalarsi…
- Nei dieci anni vissuti
con lui si è ammalato solo due volte, non preoccuparti Molly, è sano come un
pesce.
Discussero allegramente con
la donna perchè Aliack non aveva la minima intenzione di mettersi una
maglietta. Dopo qualche decina di minuti entrarono Ron ed Harry.
Aliack non li guardò
minimamente e riprese a parlare con Kreacher, ma sentiva lo sguardo dei due
puntato addosso, così si girò dopo mezz’ora. – C’è qualcosa che non va?
- Posso parlarti o tenti di
uccidermi?
Non colse la provocazione
perchè era abituato a quelle di Zecks, così rimase in silenzio.
- Mi dispiace per averti
offeso e per aver distrutto il tuo album.
- Già, dispiace anche a me…
comunque mi scuso per averti quasi ucciso. – tornò in camera. Guardò il
calendario: un giorno a Natale. Si chiese che vigilia avrebbe passato, ma non
ebbe il tempo di rispondere che qualcuno bussò alla porta. Aprì con la magia
perchè non aveva molta voglia di alzarsi e vide Ron ed Harry entrare titubanti.
- Che volete?
- Volevo chiederti che cos’è
quella spada. – Harry indicò l’arma alla parete. Aliack li guardò per qualche
istante indeciso se rispondere. – Perchè v’interessa?
- Quando ho preso
quell’arma ho avuto una strana sensazione… - disse Ron con lo sguardo fisso a
terra.
- Me l’ha regalata Miriam …
che cosa volete sapere di preciso?
- I suoi poteri.
- In pratica è come dieci
Stecche della Morte, ma non raccontatelo in giro.
Harry lo guardò incuriosito
e chiese: - Che cos’è una Stecca della Morte?
- È la bacchetta più forte
che sia mai stata costruita. Viene chiamata anche Bacchetta di Sambuco. Non ne
hai mai sentito parlare? Dove hai vissuto fino ad ora?
- Dai miei zii.
- Babbani? – s’informò
Aliack.
- Sì.
- E tu dove hai vissuto
finora per non sapere dove ha vissuto Harry Potter?
Aliack scrutò Ron quasi
schernendolo e rispose: - All’estero e non mi ha mai interessato scoprire dove
viveva il “grande” Harry Potter. – voleva rivelare che in realtà Voldemort era
stato eliminato da Miriam, ma si trattenne perchè sentì l’aquila della ragazza
beccargli il braccio.
Guardò l’animale che si alzò
in volo e iniziò a tracciare dei cerchi nell’aria nel punto dove c’era la sua
aquila. Si alzò dalla poltrona e andò verso la scrivania; si abbassò per vedere
la gabbia, ma non notò nulla di strano. Prese la gabbia, la poggiò sul mobile e
guardò attentamente. Notò che la sua aquila stava ancora dormendo e picchiettò
contro le sbarre di ferro. L’animale non si mosse, così decise di aprire la
gabbia. Non successe niente e iniziò a preoccuparsi.
Sentì picchiettare alla
finestra, ma non aveva tempo per pensare all’ennesima foto che i tre gli
avevano mandato da Hogwarts. Prese l’animale e lo sentì ghiacciato.
Pensò al peggio e gli cadde
per caso lo sguardo sulla finestra. Vide un’aquila che gli sembrava familiare,
ma era certo che non era nè quella di Nerix, nè quella di Zecks. La fissò
attentamente e riconobbe la propria. Guardò ciò che teneva in mano e lo girò;
vide la scritta Made in China e buttò la statuetta nel cestino. Aprì la
finestra e vide la propria aquila con legata una foto alla zampa. Riconobbe
Zecks mentre sostituiva la sua aquila con il falso; la girò e lesse:
‘Spaventato?’
Cercò la “telecamera” che
gli avevano mandato il giorno precedente e vide Nerix con un cartello: ‘Io non
c’entro.’
Zecks, invece, sorrideva
felice e Miriam sembrava rammaricata. Prese un foglio e una piuma. ‘Per Zecks:
IDIOTA!!!’
Abbandonò la foto su un
mobile e tornò a guardare i due ragazzi. – Scusate, ma mi hanno fatto uno
scherzo da idioti. Dovete chiedermi altro?
- Come faceva Miriam ad
avere quella spada?
- Non lo so e non
m’interessa. – calò un lungo silenzio interrotto ogni tanto dalle due aquile
che planavano su qualche mobile. I due ragazzi si alzarono e Aliack li guardò
mentre uscivano dalla sua stanza. Andò a farsi un bagno e rimase immerso
nell’acqua per quasi un’ora a pensare a Miriam e a tutti i segreti che lei si
portava dietro.
Prima di uscire dal bagno
controllò che nella camera non ci fosse nessuno attraverso lo spioncino della
porta. Uscì non notando nessuno e si vestì velocemente. Scese in cucina per il
pranzo e notò la signora Weasley stranamente contenta.
- Come mai ì felice?
- Oggi ì la vigilia di
Natale, anche tu dovresti essere più felice…
Ricordò la prima vigilia
passata con i suoi amici: avevano cucinato Zecks e Nerix e i piatti
assomigliavano più a delle pozioni fatte male che a del cibo… non erano mai stati
bravi a cucinare, insieme, poi, facevano solo disastri. Alla fine erano andati
alla Testa di Porco e avevano mangiato lì. A mezzanotte avevano sparato dei
fuochi e si erano scambiati i regali.
- C’è qualcosa che non va?
Si riscosse dai suoi
pensieri e notò la donna osservarlo preoccupato. – No, sto benissimo, stavo
ripensando al primo Natale passato con gli altri.
- Guarda un po’, sei anche
un sentimentalista. – nella stanza si materializzarono anche Fred e George.
Aliack pensò al fatto che, praticamente, non aveva mai parlato con loro e capì
perchè si era annoiato così tanto.
- Ma voi due vi
smaterializzate per ogni cosa?
- Certo, sennò che
cos’altro potremmo farein questa casa?
Come hai fatto a viverci?
- Non lo so…quand’ero
piccolo mi divertivo con poco.
- Abbiamo scoperto che
cos’ha fatto Ron e ci scusiamo per la sua stupidità. – dissero all’unisono.
Aliack rise di gusto, ma si bloccò appena sentì delle persone avvicinarsi alla
stanza. Entrarono Harry, Ron, Hermione e Ginny.
Ron lo guardò in cagnesco,
ma Aliack non ci fece caso; i gemelli, invece, gli comparvero dietro e gli
tirarono un pugno in testa. – Dovrebbe essere lui a guardarti male, non il
contrario…
- Ragazzi, non picchiate
vostro fratello. Andate ad avvertire gli altri che è quasi pronto.
- Vado io. – disse Aliack
non volendo rovinare quell’atmosfera familiare rimanendo solo con quei ragazzi.
Andò in mansarda e vi trovò
Sirius mentre dava da mangiare a Fierobecco.
- È pronto.
- Adesso vi raggiungo.
Lo notò stranamente cupo e
si chiese che cosa gli fosse successo, però non glielo domandò, sapendo che non
gli avrebbe risposto sinceramente.
Bussò alla porta della
stanza del signor Weasley che ne uscì raggiante pronto a godersi la serata.
Passarono una piacevole
serata e a mezzanotte si scambiarono i regali. Quella sera c’erano anche vari
membri dell’Ordine della Fenice e Aliack parlò quasi tutto il tempo con Tonks.
Quando la donna se ne andò, perché chiamata da Lupin, Sirius gli si sedette
vicino e gli diede il suo regalo.
Lo scartò incuriosito e
vide un album di foto. Era identico a quello che Ron aveva distrutto e lo aprì
notando che sembrava già usato. Riconobbe istantaneamente la foto scattata con
Regulus, girò la pagina e vide quella con Sirius, riconobbe Miriam e tutte le
foto scattate quand’era piccolo.
Guardò sorpreso il fratello
che disse: - Ho trovato il modo di rimetterlo a posto; però questo non è il
vero regalo che volevo farti. – gli porse un altro pacchetto.
Lo aprì cautamente perchè
aveva sentito il tintinnio di un vetro. Appena ebbe tolto la carta lo fissò
tentando di capire che cosa fosse.
- Serve per capire che cosa
si desideri di più; basta guardarlo e quello prenderà la forma di ciò che
desideri di più in quel momento.
Gli sovvenne Miriam e il
desiderio di averla lì si fece più vivo che mai; riguardò l’oggetto e notò
chela forma assomigliava molto alla
cornucopia che le aveva regalato.
- Grazie… è stupendo…
In quell’istante si ricordò
di non aver spedito i regali e del fatto che non aveva ancora trovato come
fare.
Guardò verso la finestra e
vide un’aquila tentare di richiamare la sua attenzione picchiettando il vetro.
Ringraziò Sirius e corse verso la finestra.
L’aquila teneva legato alla
zampa un pacchetto rosso fiammante. Dopo qualche istante ne arrivò un'altra con
un pacchetto e sul collo un cartellino: ‘Usa le nostre aquile per mandare i
regali.’
Prese i due animali e corse
in camera sua. Recuperò i regali da sotto al letto; li legò alle zampe delle
due aquile, però gli rimase in mano il regalo per Miriam. Guardò l’aquila della
ragazza e decise di rispedirgliela con il regalo.
Prese i vari regali da
sotto il letto e li portò nella cucina.
Diede un piccolo pacchetto
a Sirius che lo aprì incuriosito. Vide un piccolo libro e il ragazzo spiegò: - È
il diario di bordo che abbiamo scritto io e gli altri da quando ci siamo
conosciuti. Abbiamo giurato di leggerlo quando troveremo tutti un lavoro e
voglio che fino a quel momento lo tenga tu.
- Grazie, lo terrò con
cura. Posso leggerlo, vero?
- Sì, certo… però, ti
avverto, non so che cos’hanno scritto gli altri perchè non l’ho mai letto.
Si allontanò dal fratello
per portare anche agli altri vari regali. Ai gemelli diede un libro con scritti
tutti gli incantesimi per stare male e anche il modo per riprendersi; a Tonks
una borsa che cambiava colore in base al colore dei suoi capelli in quel
momento; a Moody una nuova gamba più silenziosa e leggera; a Lupin una scorta
di pozioni che gli sarebbero servite durante la luna piena; a Harry un libro
con scritti tutti gli incantesimi contro la magia nera. Alla fine gli rimasero
due regali in mano: il primo era per Ron, mentre il secondo per Hermione.
Decise di darlo prima a Ron.
- Questo è per te.
Appena Ron l’ebbe scartato
vide una scatola con un grosso pulsante rosso. Lo schiacciò e un liquido rosso
gli finì sugli occhi.
- La scatola dei balocchi.
– spiegò Aliack quando glielo chiesero i gemelli. Approfittò dell’assenza del
rosso per dare il regalo a Hermione: un libro altissimo che parlava di
qualunque argomento possibile e immaginabile.
Anche lei gli diede un
regalo e lo aprì incuriosito. Vide una piccola pallina e osservò Hermione
incuriosito.
- Un anti-stress, mi sembri
nervoso in questo periodo.
- Grazie… - tornò nella sua
camera per aprire i regali dei suoi tre amici. Quello di Zecks era la statuetta
di un drago nero come la notte che sembrava proteggere una spada incastonata in
una roccia davanti a lui. Prese il regalo di Nerix e scartò: vide una maglietta
e sopra di essa un bigliettino: ‘Almeno la smetti di girare a torso nudo’.
Prese la maglietta; stava già per metterla da qualche parte nascosta nel baule
quando si rese conto di quanto fosse bella. Era nera e un’immagine occupava
tutta la sua superficie: un lupo con gli occhi dorati seduto immobile e dietro
di lui una luna piena splendente come un diamante. Si tolse il maglione che gli
aveva regalato la signora Weasley e indossò il regalo dell’amica. Sentì un
ticchettio alla porta e vide l’aquila di Miriam. Aprì la finestra e l’animale
entrò portando un sacchetto in cuoio. Lo tolse dalla zampa dell’animale e lo
aprì incuriosito; lo girò al contrario e una collana gli cadde sul palmo della
mano.Nel suo palmo c’era un grifone
argentato che guardava sprezzante davanti a sè. Indossò la collana e il
desiderio di avere Miriam lì si fece più vivo che mai. Guardò il regalo del
fratello e quello cambiò forma. Si avvicinò e l’osservò attentamente; dopo
qualche istante capì che era un modellino di Miriam.
Sorrise divertito e pensòa qualcos’altro per vedere se cambiava
nuovamente forma.
Sentì il campanello della
porta, ma non si scomodò, tanto qualcun altro avrebbe aperto al posto suo…
Sentì dei passi sulle scale
che si avvicinavano sempre di più. Rimase seduto sul letto aspettando che
bussassero alla porta, ma nessuno lo fece: la porta si spalancò ed entrò Zecks
guardandolo sorridendo.
- Allora, come va la vita?
- Zecks?! Che ci fai qui?
Vide entrare anche Nerix
seguita da Miriam. – Ciao, Aliack.
- Mi spiegate perchè siete
qui?
- Abbiamo deciso di farti
compagnia.
Li fissò sconcertato e notò
immediatamente che tutti e tre avevano indossato i suoi regali: Nerix aveva
degli orecchini a mezzaluna che sembravano sospesi nel vuoto; Zecks una
maglietta nera con raffigurato un fuoco azzurro che danzava per la maglietta; Miriam
una collana con raffigurata una fenice.
- Scommetto che il cibo
faceva schifo.
Miriam scosse la testa e
disse: - Quest’anno era buono: la carne sembrava agnello e ne aveva l’aspetto,
la pasta era decente e il dolce era buonissimo.
Guardò sorpreso i due
“cuochi” e si complimentò. Nella stanza entrarono anche i gemelli Weasley
dicendo: - Non sopportiamo le cavolate che dice Ron o gli elogi che Hermione fa
ai libri.
- Elogi? – chiese Zecks che
odiava leggere libri.
- Sì… - sbuffarono entrambi
e si appoggiarono al muro della stanza – Comunque, che ci fate voi tre qui?
- Ci stavamo annoiando. –
affermò Zecks, poi riprese – Ma come faccio a capire chi di voi due è Fred e
chi George?
- Quello che fa sempre
domande è Fred, George è quello che tenta di frenare le pazzie del fratello –
spiegò Aliack che aveva impiegato un mese per capire quali differenze ci
fossero fra i due.
- Capito… La sapete la nuova regola della
Umbridge?
- Che regola? – chiese
George.
- ‘Non è ammesso l’utilizzo
di merendine o magie per saltare le lezioni.’
Tutti e tre rimasero a
bocca aperta. Quando si riprese, Aliack si avvicinò a Miriam e le sussurrò: -
Seguimi senza farti notare. – alzò la voce e si rivolse a tutti – Vado giù a
dare il regalo a Kreacher.
- Come fai a sopportare
quell’elfo? – sbuffò Fred.
- Forza dell’abitudine. –
affermò ridendo il ragazzo.
In realtà entrò nella
stanza affianco. Dopo qualche minuto arrivò anche Miriam che gli chiese: - Stai
bene? Mi sembri strano…
- Non molto… però volevo
dirti una cosa: mi sei mancata.
La ragazza rimase dapprima
sorpresa, poi lo fissò dolcemente. – Anche tu.
L’abbracciò. Quando sciolse
l’abbraccio, si sedette su un divanetto e la ragazza lo seguì.
- Miriam, perdonami.
- Di cosa?
- Io… - si bloccò e la
guardò tristemente – no, niente, non ha importanza.
- Aliack, stai bene?
Assentì col capo e distolse
lo sguardo dagli occhi di lei. La ragazza continuò a guardarlo e lui disse
soltanto: - Qualunque cosa succeda, ti giuro che non volevo.
- Che stai dicendo? Che
significa?
- Capirai…
Si alzò e tornò nell’altra
stanza.
Alle 6 del giorno dopo
Nerix, Zecks e Miriam tornarono ad Hogwarts, mentre Aliack decise di rimanere
ancora nella sua vecchia casa.
Passò il resto dell’anno
parlando con i gemelli sul modo di eludere la sorveglianza della Umbridge e
tentando di evitare Ron&Co., non aveva molta voglia di litigare…
Il 30 di dicembre si alzò
molto tardi, scese in cucina e vide tutti pronti per pranzare.
- Ma che ore sono?
- È l’una. – rispose
gentilmente la signora Weasley.
- Ah, penso che mangerò più
tardi… - uscì dalla stanza e tornò in camera sua.
Si abbandonò stancamente
sulla poltrona e riflettè su ciò che aveva detto a Miriam, probabilmente anche
lei ci stava pensando, non scordava facilmente le cose importanti… il problema era
che quando l’avrebbe scoperto…
Qualcuno bussò e andò ad
aprire. Vide il fratello con in mano un vassoio e ci mise qualche istante per
capire che era la colazione.
- Scommetto che hai fame.
- Effettivamente… Come mai
così servizievole?
Sirius appoggiò il vassoio
sulla scrivania, quindi si voltò per guardare Aliack. – Stavo per iniziare a
discutere con Molly, così ho deciso di uscire dalla stanza.
- E perchè stavi per
discutere?
- Non vuole che Harry
sappia cose sull’Ordine della Fenice.
Aliack sbuffò divertito e
ribattè: - Per me ha ragione, quel ragazzo ha delle manie di grandezza. Penso
che abbia preso dal padre.
Sirius lo guardò torvo per
qualche istante. – Lo sai che ragioni come un Serpeverde?
- Era solo una
considerazione. Comunque, che cosa dovresti dirgli sull’Ordine? Non ci sono
molte cose da dire, dopotutto…
- Vorrei spiegargli i vari
piani dell’Ordine, ma me lo proibiscono quasi tutti.
- Fallo di nascosto, non ci
vuole molto…
- Ti sei svegliato male,
stamattina?
Aliack si voltò e sorrise
amaro. – No, è che stavo pensando ad una cosa prima che entrassi.
- A Miriam?
- No.
- Allora a cosa?
- A quanto la sto
ingannando… - Sirius lo guardò non capendo, ma il ragazzo scosse la testa e
iniziò a mangiare. Il fratello cambiò argomento intuendo che non gli avrebbe
mai spiegato quella frase e passarono delle ore chiacchierando.
L’ultimo dell’anno notò una
gioia innaturale fra tutti, Ron sembrava persino felice di vederlo. Tentò di
non guastare quell’atmosfera e aiutò Molly Weasley nei preparativi, anche se
non gli veniva affidato molto. Verso le dieci di mattina andò nella stanza dei
gemelli e li vide con in mano delle pasticche colorate. Le fissò incuriosito e
i due gli spiegarono che erano l’equivalente delle merendine marinare.
A pranzo mangiarono poco,
intuendo che la signora Weasley stava preparando una cena per più di venti
persone.
Verso le due gli arrivò
un’altra foto da parte dei suoi amici. Avevano fotografato un prato e sullo
sfondo si distingueva la sagoma di Hogwarts, per terra c’erano dei razzi. Girò
l’immagine e lesse: ‘A mezzanotte spariamo i fuochi, se vuoi venire sei il
benvenuto.’
La mise nell’album e decise
che sarebbe andato da loro, non poteva saltare al loro rituale dei fuochi. Ogni
anno sparavano dei fuochi e scrivevano un messaggio nel cielo che era
l’equivalente del loro desiderio più grande.
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Sociale - Messaggio No Profit: Dona l’8‰
del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori. (Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Mancava qualche secondo a
mezzanotte, salutò velocemente tutti e si materializzò davanti ai cancelli di
Hogwarts, corse a perdifiato verso il giardino e arrivò appena in tempo per
vedere il primo fuoco: si stava delineando in una faccia, capì che l’aveva
sparato Miriam vedendo la ragazza vicina al razzo e usò la magia.
La faccia si delineò come
quella di Miriam; la ragazza si voltò e lo vide. Gli corse incontro e gli gettò
le braccia al collo, poi si voltò verso Zecks che stava sparando il suo:
‘Speriamo che almeno quest’anno mi noti…’
Aliack la vide sorridere e
le chiese: - Che significa?
- Non dovresti saperlo…
vabbè, fa finta di non saperlo: Zecks è innamorato di Nerix.
Sbarrò gli occhi e la guardò
smarrito.
- Stai bene? Mi sembra
esagerata come reazione…
- Sì, è solo che non me
l’aspettavo… è strano pensare che a Zecks possa piacere una come Nerix…
Nel frattempo Nerix aveva
sparato il proprio: ‘Io non rinuncio.’
Pregò che quella frase non
si riferisse a “quello”. Miriam si staccò da lui per sparare un altro razzo.
‘Continuerò a sperare di non rivedere quel volto.’
Aliack capì che la ragazza
non aveva ancora superato il terrore di Voldemort, però capì che aveva
ritrovato la speranza. La strinse a sè. Si voltò e vide Zecks accendere un
fuocherello; tutti e quattro si sedettero intorno al fuoco e cantarono le varie
canzoni tradizionali che avevano sentito nel loro viaggio: cantarono in russo,
rumeno, inglese, svedese, italiano, tedesco, irlandese, norvegese, francese, ungherese,
creolo e spagnolo.
Parlarono davanti a quella
fioca luce fino all’alba, poi decisero di riposarsi e si accamparono nel
giardino del castello.
Erano già passati due mesi
da quel giorno.
Era nell’aula di
divinazione e ascoltava controvoglia quella “simpatica” prof., la guardò negli
occhi e trattene le risate vedendo le pupille ingrandite all’inverosimile.
Si girò verso il cugino e
lo vide mentre parlava con Pansy e si chiese se quei due fossero insieme.
Alla fine dell’ora fu la
prima ad uscire e si diresse verso il sotterraneo di Piton. Sentì delle voci e
riconobbe Aliack e Nerix, si separò dal gruppo dei Serpeverde e andò verso le
voci. Svoltò e vide Zecks ascoltare attento. Il ragazzo le fece cenno di tacere
e lei iniziò ad ascoltare.
- Aliack, devi dirglielo.
- Stai scherzando? Se lo
facessi la perderei.
- E io non posso
sostituirla?
Sia lei che Zecks
s’irrigidirono. Il ragazzo guardò per terra, mentre Miriam rimase immobile a
fissare il vuoto. Ripensò alla frase che le aveva detto Aliack, alle sue scuse
insensate, forse la verità stava per venire a galla…
- Nerix, sai benissimo
quanto la ami…
- La ami così tanto da
tradirla?
- Sai benissimo che quello
che è successo per me non ha alcun senso.
Uscì dal nascondiglio e
disse: - Per me invece ne ha. – se ne andò verso il sotterraneo seguita da
Zecks.
Entrò nell’aula sotto lo
sguardo severo di Piton e tentò di scusarsi dicendo che si era dimenticata un
libro nell’aula di divinazione.
Fece la pozione
silenziosamente e la consegnò con un’ora di anticipo rispetto al resto della
classe e ritornò verso il dormitorio Serpeverde.
Quando arrivarono anche gli
altri, Draco le disse che fuori c’era Aliack.
Si alzò decisa a scoprire
la verità; lo vide appoggiato al muro e gli andò incontro.
- Miriam, ti giuro che non
volevo…
- Dimmi che cos’è successo.
Lo vide esitare, ma alla
fine le rispose comunque: - Ti ricordi di quando tutti hanno scoperto che eri
un mangiamorte? – assentì col capo – Ti ricordi che la notte mi sono alzato
dicendo che andavo a fare un giro? In realtà sono andato da Nerix. Avevo
bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarmi e mi è venuta in mente solo lei.
- Che cos’è successo?
- Inizialmente le ho
parlato, poi però lei mi ha detto che si era innamorata di me e… abbiamo fatto
sesso… non so perchè l’ho fatto, io ti amo alla follia, però in quel momento
io…
- È successo solo una
volta?
- No… è successo anche
quando non ci siamo incontrati per un po’… tutte le sere andavo da lei…
Sorrise amara. – E dici
ancora di amarmi? Non ci sono io e vai da lei? Te l’avrei accettato quella
volta perchè sei un cuore tenero, ma non accetto il fatto che tu l’abbia fatto
così tante volte!
- Miriam, lo so che è stupido
da dire, però per me non significa niente…
- Quindi, oltre ad illudere
me hai illuso anche lei.
- Nerix lo sapeva
benissimo. Senti, non so perchè l’ho fatto… so di essere un’idiota, lo so
perfettamente, però ti giuro che non volevo.
- Aliack, se davvero non lo
volevi non dovevi farlo. – ritornò nel dormitorio e si chiuse in camera.
Quindi tutto ciò che mi diceva Nerix era un inganno?
Era per avere Aliack?
Iniziò a piangere e solo
dopo aver pianto per un’ora si chiese di Zecks.
Molti Serpeverde bussarono
alla sua porta, ma aprì soltanto quando lo fece Piton.
- Perchè non c’eri a
pranzo?
- Non avevo fame. – fece
per chiudere la porta, ma Piton la bloccò e le ordinò di seguirlo nel suo
ufficio.
Ci andò controvoglia e si
sedette sulla sedia intuendo che la discussione sarebbe andata avanti per le
lunghe.
- Che cos’è successo?
- Niente.
- C’entra Black, per caso?
Lo guardò indifferente e
chiese: - Anche se fosse?
- Che cos’è successo?
- Nulla che ti deve
interessare.
- Porta rispetto, comunque
sono il direttore della tua casa, se vedo che i tuoi voti stanno calando mi
devo preoccupare per te.
- I miei voti non stanno
calando.
- Hai sbagliato
completamente la pozione, dovrei darti Scadente, ma non lo faccio perchè so che
sei perfettamente in grado di farla. Mi vuoi spiegare cos’è successo?
Rispose titubante: - Mi ha
tradita…
- Scordati quel ragazzo,
non era fatto per stare con te.
Uscì dall’ufficio senza
rispondere, aveva sempre visto Aliack come un amico, neanche lei avrebbe
immaginato che quel ragazzo completamente diverso da lei potesse diventare il
suo ragazzo, non avrebbe mai immaginato d’innamorarsene…
Forse era stata la sua
vivacità a farla innamorare… non lo sapeva neanche lei, sapeva solo che lo
amava, nonostante l’avesse tradita.
A cena non lo degnò neanche
di uno sguardo.
Dopo essere uscita dalla
sala vide Zecks che mandava via le varie ragazze che normalmente gli ronzavano
intorno.
Gli si avvicinò indecisa e
gli chiese: - Come ti senti?
- Io uno straccio, tu?
- Anch’io…
- Proprio quando avevo
deciso di rivelarle i miei sentimenti…dannazione! – tirò un calcio contro il
muro. I gemelli Weasley gli si avvicinarono baldanzosi come sempre e
commentarono: - Come mai non ci sono le tue “guardie del corpo”?
- Non sono dell’umore…
- Che ti è successo?
- La ragazza che mi piace
si è innamorata del mio migliore amico e hanno fatto sesso.
I due ci misero un po’ a
recepire l’informazione, poi Fred lo guardò stralunato. – Aliack e Nerix?!
- Già… - risposero
cupamente Miriam e Zecks.
- Ma mica ti amava
follemente? – chiese George.
- Da quello che mi ha detto
mi ama follemente e non sa perchè l’ha fatto.
- Gli parliamo noi stasera.
- dissero i due in coro.
Quando entrarono nella sala
comune di Grifondoro cercarono Aliack con lo sguardo. Lo videro davanti al
camino che osservava tristemente il lento scoppiettio delle fiamme.
- Dobbiamo parlarti.
- Non sono dell’umore.
- È una cosa molto
importante e c’entra con il tuo umore.
Aliack si voltò lentamente
e li guardò inespressivo. – Chi ve l’ha detto?
- Zecks.
- Già…Zecks… - ritornò a
guardare il fuoco con lo sguardo più triste che i gemelli avessero mai visto.
Si guardarono decisi e non demorsero dal loro intento. Si sedettero vicino a
lui e cominciarono: - Perchè l’hai fatto?
- Non lo so… non riesco a
capirlo… io amo follemente Miriam eppure… - non completò la frase perchè si
prese la testa fra le mani – Sto iniziando a diventare patetico…
- Se non capiscii tuoi sentimenti sei patetico comunque. –
ribattè Fred.
- Già… che volete
chiedermi?
- Volevamo capire perchè
l’hai fatto, ma visto che non lo sai ce ne andiamo.
Si voltò di scatto verso di
loro. – Chi vi ha chiesto di farlo?
- Nessuno, abbiamo deciso
noi. – rispose George.
Aliack si voltò quasi
deluso. Rimasero per qualche istante in silenzio, poi furono raggiunti anche da
Harry, Ron ed Hermione.
I tre li guardarono e Ron
chiese: - Perchè hai la faccia da cane bastonato?
Aliack si alzò e Ron fu
scaraventato contro il muro. – Il tuo tatto fa veramente pietà.
Si diresse verso la camera
e i gemelli lo seguirono. Li fece entrare per chiarire la questione ed evitare
che lo sapesse qualcun altro.
Si sedette sul bordo del
letto e chiese: - Che cos’altro volevate sapere?
- Che cosa provi per Nerix?
Aliack rimase impassibile.
– Niente, per me è solo un’amica.
- Anche Miriam per te era
solo un’amica… - ricordò Fred.
- È diverso… tutti si erano
accorti che stravedevo per lei, solo io non l’avevo ancora capito… con Nerix è
diverso, io la vedo solo come un’amica, non riesco a vederla in nessun altro
modo… - si alzò dal letto e si diresse verso il comodino. Prese la bacchetta
abbandonata lì e disegnò un cerchio in aria.
Comparve una bolla, i
gemelli si avvicinarono incuriositi e Aliack mormorò: - Miriam.
Comparve l’immagine della
ragazza: stava discutendo con Piton che sembrava piuttosto contrariato.
- Ti ho già detto di
dimenticarlo. Se continuerai a prendere questi voti non verrai ammessa ai GUFO.
- Lo so, ma non riesco a
farlo… lo amo nonostante mi abbia tradita, non posso farci niente.
Fred si voltò verso Aliack
e vide un bagliore di speranza nel suo sguardo.
- Miriam, ti ho già
spiegato che non vale la pena soffrire per Black. Se continuerai così dovrò
prendere dei provvedimenti.
- Cosa vuoi fare? Proibirmi
di pensare a lui?
- No, ti farò rifare tutte
le verifiche davanti a lui nell’ora di pozioni.
Miriam sbarrò gli occhi. Si
riprese dopo qualche istante, raccolse la sua roba e uscì dalla stanza. Si
diresse verso il dormitorio Serpeverde e vi entrò usando la magia, non aveva
intenzione di aspettare che il dipinto tornasse nel suo quadro…
Tutti i Serpeverde si
voltarono incuriositi verso di lei, ma non vi fece caso ed entrò nella stanza.
Si sdraiò sul letto senza
neanche accendere la luce e disse qualche imprecazione contro Piton.
Bussarono alla porta, non
rispose perchè non voleva vedere nessuno, ma quella si aprì comunque. Vide una
sagoma stagliarsi sulla sommità della porta, riconobbe il cugino, accese la
candela e gli fece cenno di entrare.
- Che vuoi?
- Credo che tu abbia
bisogno di sfogarti.
- E dovrei farlo con te?
- Non puoi farlo con nessun
altro: con Nerix non puoi, Zecks idem, Aliack lasciamo perdere, Piton non lo
faresti neanche sotto tortura e rimango solo io.
Lo fissò impassibile e notò
che il cugino sembrava intimorito dal suo sguardo.
Si alzò e prese la
cornucopia. Rimase in piedi con l’oggetto in mano e sussurrò debolmente: - Me
l’aveva regalata lui per il mio quattordicesimo compleanno… È da quel momento
che mi sono innamorata di lui, della sua dolcezza, della sua vivacità, della
sua testardaggine… amavo e amo tuttora ogni singolo aspetto del suo carattere…
non so come avrei fatto senza di lui e a volte mi chiedo che cosa sarebbe
successo se io non lo avessi salvato, se avessi completato quella maledizione…
io… - la sua voce si incrinò e delle lacrime le solcarono il viso.
Aliack si alzò e i gemelli
notarono delle lacrime pronte a uscire dai suoi occhi. Il ragazzo scomparve e dopo
qualche istante i due gemelli lo videro nella stanza della ragazza.
- Draco, puoi lasciarci
soli? – chiese Aliack continuando a guardare la ragazza.
Quando Malfoy se ne fu
andato distolse lo sguardo e disse: - Ti prego, perdonami, so di essere uno stupido,
so anche di aver fatto la cosa più stupida e insensata di questo mondo, ma non
lo capivo… Miriam io ti amo troppo per lasciarti qui sola a piangere o per
permettere che tu ti dimentichi di me, non posso farlo. Perdonami per tutto il
dolore che ti ho causato, ti giuro che non volevo.
- Aliack, come pretendi che
riesca a perdonarti dopo quello che hai fatto?
- So che è quasi
impossibile, però ti chiedo di provarci…
- Credi che non lo stia
facendo?! Aliack anch’io ti amo follemente, non riesco ad immaginare una vita
senza di te, non ci riesco… mi stai dicendo che mi ami, ma non riesco a capire
perchè hai fatto sesso con Nerix.
Abbassò lo sguardo e
rispose alla domanda della ragazza: - Il fatto è che tu non mi dici mai niente…
io provo a capirti, ma non riesco a farlo, non capisco il motivo delle tue
lacrime o il motivo dei tuoi silenzi… Nerix mi ha detto che mi amava, me l’ha
fatto capire, ho capito che con lei non avrei avuto il problema d’interpretare
ogni sua emozione… io…
- Esci.
- Cosa?!
- Esci! Se non ti va bene
questo aspetto del mio carattere non è un mio problema, non ho intenzione di
cambiare per te.
Rimase immobile a fissarla
e lei ripetè l’intimazione di andarsene.
Tornò nella sua stanza e
pregò i gemelli di andarsene. Appena si chiuse l’uscio lasciò uscire le lacrime
che aveva trattenuto fino a quel momento. Sentì un’altra presenza nella stanza
e si alzò di scatto. Sentì un leggero fruscio e poi si accese la candela.
Riconobbe Miriam e la guardò non capendo.
- Avevo capito che qualcuno
ci stava osservando. Perdonami per quello che ti ho detto – si avvicinò al
ragazzo e si sedette sul bordo del suo letto – Te l’avrei detto in un altro
modo, però è quello che penso realmente. Aliack, io sono fatta così e non
voglio cambiare, anche se fossi tu a chiedermelo.
- Miriam, non voglio che tu
cambi, è solo che vorrei evitare d’interpretare continuamente i tuoi gesti….
Inizialmente riuscivo a farlo senza problemi perchè i tuoi pensieri ricorrevano
spesso a Voldemort, ma ora non riesco più a capirti…
Lo fissò negli occhi e non
poté fare a meno di pensare a tutte le volte che era rimasta imbambolata a
fissare quei due zaffiri. – Tenterò… però ora devi essere tu a farti perdonare,
io posso anche cambiare leggermente, ma tu devi ancora farti perdonare per ciò
che hai fatto.
- Che devo fare?
- Dire a Nerix che hai
intenzione di chiudere la vostra “storia” e parlare con Zecks.
In quell’istante si ricordò
del suo migliore amico e pensò che se avesse saputo che gli piaceva Nerix
avrebbe evitato di andarci a letto.
Annuì e Miriam sorrise
intenerita.
La ragazza notò le lacrime
sulle ciglia del ragazzo, s’inginocchiò sul letto e lo strinse a sè. – Ti
prego, non farlo mai più, non so se riuscirò a sopportare ancora tutto questo
dolore…
- Ti giuro che non lo farò,
ti prometto che ti sarò fedele per… - non finì la frase perchè la ragazza
l’aveva bloccato. – Va bene, ma non promettermi cose troppo impegnative.
Si separarono e Miriam tornò
nel suo dormitorio.
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Si svegliò alle 7 e decise
di andare a parlare con Zecks, doveva chiarire.
Entrò nella sua stanza e
vide l’amico piangere silenziosamente. Ritornò visibile e Zecks lo guardò con
gli occhi sbarrati. – Vattene.
- Zecks, voglio parlarti.
- Io no. Vattene
o dirò ai prefetti che sei qui.
Invece di andarsene prese
una sedia e l’avvicinò al letto del ragazzo. – Zecks se avessi saputo che ti
piaceva Nerix, non l’avrei mai fatto.
- Chi te l’ha detto?
- Miriam a Capodanno, ma ora non c’entra… Zecks dobbiamo chiarire, non
ce la faccio a non vederti come amico.
- Dovrai
farci l’abitudine perchè io non ho intenzione di chiarire. Non m’importa
che se l’avessi saputo non l’avresti fatto, mi dà
fastidio il fatto che tu abbia tradito Miriam. Quella ragazza ti ama e tu hai
avuto il coraggio di tradirla senza neanche darle una motivazione valida.
- Ho chiarito ieri sera con
Miriam.
- Non ti credo.
Lo fissò sconcertato e
riprese: - Puoi chiederglielo, ma non sono qui per parlare di me e Miriam, sono qui per parlare con te.
Zecks sbuffò leggermente e
si sedette sul letto.
- Oltre ad avercela con me
perchè ho tradito Miriam, perchè ce l’hai con me?
- Che
cosa prova Nerix per te? – chiese il ragazzo senza rispondergli.
Aliack abbassò lo sguardo e
Zecks capì: - Ti ama, vero?
- Sì…
- Maledizione! –si alzò e
iniziò a mettere a soqquadro la stanza – Perchè devi sempre superarmi in tutto?! – rovesciò la scrivania – Tutte le volte devi battermi:
sei più forte di me – ruppe una sedia – più bello – ruppe
una pergamena – più intelligente – face cadere l’armadio – L’unica cosa per cui
non volevo competere con te era Nerix, sai mi sono sentito felice quando ho
scoperto che tu e Miriam eravate insieme, pensavo di avere una chance in più
per conquistare Nerix, invece sei riuscito a portarmela via.
- Zecks, calmati. Io non ti
sono superiore in niente, tu sei molto più
intelligente e forte di me quindi…
- Non dire idiozie! Tutte
le volte che ci picchiavamo da bambini, io combattevo sul serio, volevo
batterti, tu, invece, riuscivi a battermi anche se
stavi solamente giocando. Ho sempre detto di aver preso un voto superiore al tuo,
in realtà ne prendevo uno più basso, non ti ho mai superato in niente!
Aliack riuscì a bloccarlo
prima che lanciasse una sedia contro il muro. – Calmati!
Zecks girò lo sguardo e lo
fissò quasi irato, ma dopo qualche secondo tornò calmo.
- Scusami…
- Di niente. Mi odi ancora?
- Odiare? Non ti ho mai
odiato…
Aliack lo guardò
sconcertato, poi gli si avvicinò e lo abbracciò. – Scusami per quello che ho
fatto… se l’avessi saputo non l’avrei mai fatto.
- Non preoccuparti… almeno
mi sono risparmiato la figuraccia che avrei fatto con Nerix…
Lo vide sorridere, però
scorse un velo di tristezza nel suo sguardo.
- Sei proprio cotto, sai?
- Già… peccato che te ne sei accorto solo adesso… comunque, hai parlato con Nerix?
- No, le parlo dopo. Tutto
a posto , quindi?
- Per cosa?
- Non ce
l’hai con me?
- No, non preoccuparti,
tutto passato. Avevo solo bisogno di sfogare la mia rabbia.
All’ora di pranzo vide un gruppo di Corvonero avvicinarsi
alla Sala Grande e fece cenno a Nerix. La ragazza lo vide e si separò dalle
compagne.
- Nerix, devo parlarti.
- Non è un problema per me,
ho sempre saputo che sarebbe finita così. – se ne andò
e Aliack si chiese se quelle parole corrispondessero davvero alla realtà.
Entrò nella sala e si
sedette di fronte ai gemelli.
- Mi sembri felice… -
osservò George.
- Già… ho chiarito con gli
altri.
Ron alzò la faccia dal
piatto e chiese: - Perchè avevate litigato?
- Più o
meno…
- E
perchè?
- Non ho intenzione di
raccontartelo.
Il rosso lo guardò scuro in
volto e riprese a mangiare.
Subito dopo il pranzo uscì dalla
sala e aspettò che uscisse anche Miriam. La vide
avvicinarsi insieme a Draco e pensò a ciò che quel ragazzo sapeva.
- Allora, hai chiarito con
gli altri?
- Sì.
- Allora ci vediamo dopo,
ciao.
Si diressero entrambi verso
le loro rispettive aule e si rividero quella sera stessa nel dormitorio
di lei.
La ragazza l’osservò
incuriosita e chiese: - Come mai sei venuto qui?
- In questi casi preferisco
venire nel tuo dormitorio.
Lo guardò dolcemente e lui
si sedette vicino a lei. Rimasero per qualche istante in silenzio, poi si
girarono contemporaneamente e si abbracciarono.
Sentì dei singhiozzi di lei e la strinse ancora più forte, ma gli
comparve in mente l’immagine di Nerix e ruppe bruscamente l’abbraccio.
Miriam lo guardò
preoccupata e lui tentò di rimediare dicendo: - Scusa, mi sono fatto male,
forse le punizioni della Umbridge iniziano adavere effetto… - tentò di sorridere e lei
decise di lasciar perdere. Tentò di cacciare l’immagine di Nerix dalla mente,
ma quella rimase prepotentemente impressa, se ne andò
solo per sostituirsi con un’altra che la rappresentava nuda sotto di lui mentre
facevano sesso.
Fissò Miriam tentando di
non far trasparire niente, ma la ragazza capì subito che c’era qualcosa che non
andava. – Stai bene?
- Sì, sono solo un po’
stanco… - iniziò a sentire anche i gemiti di piacere e decise che era meglio andarsene
– Torno nel mio dormitorio, ci vediamo domani.
- Prima mi dici che cos’hai. Sei agitato e non ne capisco il motivo.
- Scusami è che stavo
pensando ad una cosa…
- C’entra con Nerix? – la
fissò con gli occhi sbarrati e lei abbassò lo sguardo – Aliack, ti senti colpevole nei suoi confronti?
- Miriam, che…?
- Zecks mi ha raccontato di quando hai corteggiato quella ragazza e che il giorno
dopo ti sentivi colpevole nei miei confronti. Ti prego,
rispondi alla mia domanda.
Abbassò lo sguardo per
tentare di capire i suoi sentimenti, però era troppo chiaro e dopo qualche
secondo disse: - Miriam, perdonami.
- La ami?
- Non lo so…
sono così confuso…
- Aliack, non m’importa che
tu mi risponda adesso… l’importante è che tu capisca i tuoi sentimenti. Io
posso anche aspettare.
La guardò tristemente e si
alzò dal letto. Tornò nel suo dormitorio e si buttò sul letto rimanendo
immobile a pensare.
Sentiva di amare Miriam,
eppure l’immagine di Nerix continuava a rimanergli in mente.
Avvertì una presenza nella
stanza e si alzò di scatto accendendo la luce. Riconobbe Nerix e la guardò con
gli occhi sbarrati: aveva solo l’intimo e indossava una sottile vestaglia di
seta quasi trasparente.
- Nerix…
- Non m’importa se provi
qualcosa per Miriam. So perfettamente che ami anche me e non intendo demordere.
Si avvicinò al ragazzo e si
sdraiò su di lui iniziando a baciargli il torace.
- Nerix, ti prego,
smettila.
La ragazzasi bloccò e lo guardò
sensualmente. – Se lo scopre puoi dirle che ti ho
bloccato con la magia…
- Nerix, ti prego… Miriam
ti considera la sua migliore amica, non voglio che vi odiate per colpa mia.
- Aliack, non m’importa
quello che dirà Miriam, a me importa soltanto avere te.
Riprese a baciarlo. Aliack
riuscì a fermarla e si sedette sul letto dandole le spalle. – Nerix, voglio
capire i miei sentimenti, ti prego, smettila.
- Aliack, tu pensi di amare
Miriam, eppure continui a pensare a me, non pensi che
questo significhi qualcosa?
- Come fai
a sapere a cosa penso?
- Sono entrata in questa
stanza da ancora prima che andassi da Miriam, so che se non fosse successo
qualcosa saresti rimasto da lei, il che vuol dire che
hai pensato a me e Miriam se n’è accorta.
Non rispose, rimase in
silenzio a fissare il pavimento, ma dopo qualche istante la ragazza iniziò a
massaggiargli la schiena e provò un brivido di piacere. Si voltò verso di lei e
la fissò negli occhi azzurri così simili ai suoi. La vide avvicinarsi e si alzò
velocemente dal letto. – Nerix, piantala.
- Perchè mi rifiuti?
Qualche giorno fa non l’avresti fatto.
- Qualche giorno fa non
capivo di aver fatto la più grossa cavolata della mia vita.
La ragazza si alzò e rimase
a qualche passo da lui. – Aliack, perchè continui a pensare di amare Miriam?
Non riesci a concepire il fatto di amare
qualcun’altra?
- Non conosci i miei
sentimenti.
- Mi basta guardarti. Se davvero non t’interessassi mi avresti cacciata con la
forza, invece, non mi hai ancora detto di andare.
Fissò il muro e notò una
foto: gliel’avevano mandata mentre era dal fratello e
rappresentava lei e Zecks con in mano un dolce. Notò lo sguardo trionfale di lui
e scorse quello sensuale di lei.
Si rigirò verso la ragazza.
– Nerix, voglio capire i miei sentimenti, ti chiedo di lasciarmi solo.
- No, voglio aiutarti a
capirli. Hai sempre avuto difficoltà a capire i tuoi sentimenti… lo so che non
dovrei dirtelo, però non ti sei mai chiesto perchè volevi
a tutti i costi aiutare Miriam? Non ti sei mai chiesto perchè
hai sempre voluto proteggerla? Non ti sei mai chiesto se l’amavi veramente o se la consideravi solo come una sorella?
Non rispose,
la fissò tristemente. Si sedette su una sedia e rimase imbambolato a
guardare una foto: c’erano tutti e quattro. Risaliva al secondo anno ad Hogwarts, a quel tempo erano migliori amici e non
immaginavano minimamente di innamorarsi fra loro. Osservò Zecks e riconobbe il
livido che gli aveva procurato lui stesso sull’occhio. Guardò Miriam e la vide
felice come succedeva raramente. Nerix con il suo volto di ghiaccio, solo in
quei mesi aveva scoperto il suo vero carattere, lo nascondeva sempre sotto a quella maschera di ghiaccio. Infine lui
da piccolo, il suo sguardo era orgoglioso e spavaldo, come tutte le volte che
usciva vincitore da qualche scommessa. Era da tempo che non mostrava più
quella fierezza, l’aveva abbandonata a diciassette anni, quando aveva preso il
titolo di Aquila e aveva rischiato di ricevere il
bacio di un dissennatore, quando si era reso conto di tutta la gioia che aveva
caratterizzato la sua vita che sentiva andar persa, di quando si era reso conto
dell’affetto che provava per Nerix, Miriam e Zecks.
Si voltò verso la ragazza
nella sua stanza e chiese come avrebbe fatto un qualunque bambino: - Perchè tu
e Miriam vi siete innamorate di me? Ho perso tutto il
mio orgoglio a diciassette anni, ormai sono il fantasma di ciò che ero… perchè
mi amate?
Nerix lo guardò dolcemente
e Aliack si sorprese nel paragonare il suo viso con quello di Miriam, capì che
Nerix con lui era sincera, gli dava sicurezza, eppure lui aveva bisogno della
spavalderia che Miriam mostrava sempre, del suo carattere dai mille aspetti,
del suo aspetto angelico in contrasto con il cupo passato, con i ricordi con
non riusciva a dimenticare, sapeva di essere l’unico
barlume di speranza nella vita della ragazza. – Io mi sono innamorata di te per
la sicurezza che mostri, per la facilità con cui hai superato il ricordo del
dissennatore, per la facilità con cui hai accettato Miriam nonostante ti avesse
quasi ucciso. Aliack, io non cerco qualcuno che abbia
solo spavalderia e orgoglio, io cerco qualcuno che riesca a rassicurarmi anche
solo stringendomi, qualcuno che mi faccia sentire importante. So perfettamente
che la prima volta che lo abbiamo fatto era perchè mi hai vista piangere, ma
non m’importa, io in quel momento mi sono sentita qualcuno.
- E
perchè Miriam?
- Perchè le hai dato il coraggio di andare avanti e perchè sei la sua
speranza.
Si alzò dalla sedia e
rimase a un passo dalla ragazza. – Nerix… aiutami a capire i miei sentimenti, io non riesco a fare
chiarezza…
- Aliack, ricordi i
sentimenti che hai provato quando hai fatto sesso con Miriam?
– ripensò a quei momenti e assentì col capo – Ti ricordi
quelli provati con me?
Capì dove voleva arrivare.
Si sdraiò sul letto e rimase per dieci minuti immobile
a confrontare le sue sensazioni. Quando ebbe finito
girò lo sguardo verso Nerix e le fece cenno di avvicinarsi. La ragazza obbedì
inquieta e lui la strinse a sè baciandola.
- Vado a parlare con Miriam.
- Aspetta…
non dirglielo ora, diglielo domani dopo pranzo.
- Perchè?
- Sai che sta andando male,
vero? – annuì – Domani ha un test, se le dicessi ora di amare
me prenderebbe sicuramente Scadente.
Assentì col capo e la
strinse a sè addormentandosi dopo qualche istante con delle lacrime sulle
ciglia.
Si svegliò il mattino dopo,
sentì un peso sul torace e capì che Nerix era rimasta con lui tutta la notte.
La svegliò dolcemente e andò a prepararsi.
A colazione cercò con lo
sguardo Zecks e Miriam sondando tutto il tavolo dei Tassorosso e quello dei
Serpeverde, ma non li vide da nessuna parte.
Non sapendo a chi chiedere
domandò ai gemelli Weasley: - Avete visto Zecks?
- Sta studiando con Miriam.
- Studiando? – chiese
esterrefatto.
- Sì, ha deciso di aiutare Miriam
con lo studio.
Li guardò quasi scioccato.
– Zecks?
- Sì, Zecks. – rispose
stressato George.
Si fece dire dove li
avevano visti e andò a cercarli. Sentì le loro voci dopo una decina di minuti e
si bloccò sentendo il suo nome.
- Secondo te Aliack e Nerix
sono insieme?
- Anche
tu hai sentito l’aura di Nerix che usciva dal dormitorio Grifondoro?
- Già…
Vide Nerix venirgli
incontro e in quell’istante capì di aver perso i suoi due migliori amici e
tutto perchè si era innamorato… Vide tutti i momenti
passati con i due scorrergli davanti agli occhi come se fossero un film, li
vide ridere, scherzare, crescere, capì ciò che aveva fatto, si rese conto che
non aveva pensato a loro due e un’angoscia infinita lo invase velocemente.
Sentì le forze mancargli e
iniziò a cadere, prima di chiudere definitivamente gli occhi vide solo Nerix
che si avvicinava velocemente e che apriva e chiudeva la bocca come a
pronunciare il suo nome, ma lui non sentiva niente.
Si svegliò in infermeria e
vide Miriam e Zecks ai lai del suo letto, si aspettò di vedere anche Nerix, ma
della ragazza non c’era traccia.
- Se
cerchi Nerix se n’è andata, ha deciso di lasciarci soli per chiarire.
Si mise a sedere e li guardò
negli occhi. – Scusatemi… sono un’idiota.
- Concordo. – affermò
Zecks.
- Potevi evitare di fare
tutte quelle promosse se sapevi che non le avresti mai mantenute… - disse Miriam
risentita.
- Scusatemi, ma non riesco
mai a capire i miei sentimenti.
Zecks sbuffò divertito e Miriam
si alzò.
- Aspetta,
voglio chiarire.
- Ho una verifica che mi
andrà sicuramente male, ma che non ho intenzione di saltare, ci vediamo dopo.
Rimase solo con Zecks e
pensò a ciò che gli aveva detto la mattina precedente: gli aveva giurato che se
avesse saputo che gli piaceva Nerix non ci sarebbe andato a letto. – Zecks…
- Vado anch’io, se rimango
solo con te non so cosa potrei distruggere.
Si mise la testa fra le
mani e si chiese quando tutti erano cambiati così
tanto, quando tutti erano diventati così freddi con lui, in quel momento
l’immagine di Nerix gli sembrava un’ancora a cui aggrapparsi e capì come si
sentiva Miriam con lui e del male che le aveva fatto decidendo di stare con
Nerix.
Si alzò dal letto e guardò
l’orologio: erano le undici. In quel momento lui doveva essere nell’aula di
divinazione con il nuovo prof., Fiorenzo, ma non aveva
intenzione di andarci.
Rimase seduto sul letto per
qualche minuto, poi si alzò e si sedette vicino alla finestra per osservare il
paesaggio così splendente e così in contrasto con il suo stato d’animo. Si aprì
la porta e riconobbe la voce di Fred. – Abbiamo saputo che sei svenuto, stai
bene?
- Sì, non preoccuparti. –
si voltò e notò che c’erano tutti i Weasley più Harry ed Hermione – Come mai
tutti qui?
- Ci siamo
preoccupati – borbottò Ron. Lo fissò quasi sorpreso, ma non rispose. Si
girò nuovamente verso la finestra e ci furono alcuni istanti di silenzio. Suonò
la campanella e nella stanza entrò anche Nerix. La fissò sorridendo e lei
chiese: - Come ti senti?
- Bene.
- Hai chiarito con gli
altri?
- No, se ne sono andati
appena ho iniziato a parlare.
La ragazza gli andò vicino
e lo fissò tristemente.
- Non preoccuparti, dopo ci
parlo…
- A che pensi?
Si voltò stupito dalla sua
domanda. – A che dovrei pensare?
- Mi sembri strano, comunque ci vediamo dopo, vado a lezione, ciao.
Appena la ragazza uscì si
ricordò degli altri e si pentì di aver detto troppe cose.
- Mi sa che qualcuno deve
spiegarci la situazione… - disse George.
- Ve lo dico
stasera, ora non sono dell’umore.
Dopo le lezioni s’incontrò con Miriam e Zecks sotto al salice e iniziò
dicendo: - Vi prego, nonostante vi abbia detto un mucchio di scemenze, vi prego
di rimanere miei amici.
Lo fissarono
inespressivi per alcuni istanti, poi Miriam disse: - Forse fra qualche
anno…
- Anche
dieci anni – corresse Zecks.
- Sapete, stamattina mi
sono chiesto perchè tutti sono diventati freddi con me… anche i gemelli
iniziano a non sopportarmi, ma non riesco a capire, io sono sempre lo stesso.
- I gemelli sono dalla mia
parte, è chiaro che inizino ad odiarti. – affermò tranquillo Zecks. Invece di
sorridere, Aliack abbassò la testa. Dopo qualche istante gli si avvicinarono e
lui si sbrigò ad asciugare le lacrime. – Scusatemi, devo
andare.
- Aliack! Falla soffrire
che te la vedrai con me.
Si allontanò dai ragazzi
per cercare Nerix, aveva bisogno di sfogarsi, doveva parlare con qualcuno. La trovò all’entrata del castello, sembrava lo stesse
aspettando.
- Hai chiarito?
- Sì.
- Che
ti hanno detto?
- Che torneranno ad essere
miei amici fra una decina di anni. – tentò di
sorridere, ma non vi riuscì. La ragazza lo guardò tristemente e l’abbracciò. –
Aliack, che cos’hai? Sei strano, che ti sta
succedendo?
L’allontanò e le chiese: -
Da quando abbiamo deciso che potevamo anche innamorarci fra noi quattro? A
dieci anni non ci pensavamo minimamente, ci vedevamo come un gruppo di amici, mentre ora…
- È a questo che pensavi
anche ieri?
- Sì… vorrei smetterla di
pensare a queste cose, ma è più forte di me, appena vedo una nostra foto mi chiedo quando siamo cambiati così tanto.
- Se
continui a farti queste insulse domande, ci credo che non capisci i tuoi
sentimenti. – si voltò di scatto e vide Miriam e Zecks dietro di lui.
Appena incontrò i loro
sguardi abbassò il proprio e i due se ne andarono.
- Aliack, hai davvero
chiarito?
- Più o
meno.
- Va a parlare con loro.
Uno alla volta, inizia da Miriam.
Andò verso il dormitorio
Serpeverde e l’aspettò davanti all’entrata. La vide arrivare dopo una decina di
minuti accompagnata da un ragazzo del settimo anno: era alto, biondo e con gli
occhi azzurri. Si stupì nel pensare che era geloso, ma
quella era la gelosia che prova ogni fratello quando vede la propria sorella
con un ragazzo, in realtà era solo un sentimento possessivo e si diede
dell’idiota per non aver capito prima di non amarla.
- Ti raggiungo dopo.
Il ragazzo entrò nel
dormitorio e Miriam rimase davanti ad Aliack aspettando che parlasse.
- Miriam, io ti ho sempre amata, ma il mio amore era solo quello verso una sorella.
- Lo so… ero solo io che mi illudevo… - la guardò con gli occhi sbarrati e lei spiegò
– mi hai sempre trattata come se fossi una regina, mi hai sempre protetta e mi
hai sempre aiutata… forse provavi anche altro, ma io riuscivo a cogliere solo
questi sentimenti quando ero con te. Eppure mi illudevo,
pensavo che prima o poi avresti cambiato i tuoi sentimenti… pensavo che fosse
successo, ma mi sbagliavo.
- Perdonami, so che non
dovrei chiederti di farlo, ma, ti prego, perdonami.
- Non è colpa tua, sono io
che avrei dovuto fartelo capire… Ora devo andare.
- Quello che hai detto
prima…
- Avrò bisogno di qualche
tempo per dimenticare i miei sentimenti, però se hai qualche problema puoi venire da me. – entrò anche lei nel dormitorio. Si
appoggiò al muro e una lenta lacrima gli solcò il viso. Sapeva di averla persa, nonostante gli avesse assicurato che poteva
rivolgersi a lei, sapeva perfettamente che non l’avrebbe aiutato, sapeva di
averla persa e se ne pentiva, si pentiva di non aver capito prima i suoi sentimenti
e di averla ingannata.
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Era appena entrata nel suo
dormitorio, il ragazzo che era arrivato con lei le si avvicinò e le chiese: -
Tutto bene?
- Sì, perchè?
- Mi sembri un po’ scossa,
dopotutto è comprensibile…
Lo guardò e confrontò il
calore dei Grifondoro con la freddezza dei Serpeverde.
- Perchè mi guardi così?
- Niente, mi ero persa nei
miei pensieri.
Vide il ragazzo annuire per
poi sedersi di fianco al camino grigio. Si accomodò nella poltrona di fronte a
lui e guardò il lento scoppiettio delle fiamme. Pensò a ciò che aveva fatto in
quella giornata: dopo aver lasciato l’infermeria era andata nell’aula di Storia
della Magia e aveva fatto il test. In realtà non aveva neanche letto le
domande, aveva segnato a caso le varie caselle e dopo la verifica Draco le
aveva detto di aver sbagliato quasi tutto, gli aveva chiesto di controllare
quanti errori faceva. Gli venne in mente l’avvertimento di Piton e si disse che
il giorno seguente l’avrebbe sicuramente chiamata nel suo ufficio. Dopo la
verifica aveva conosciuto quel ragazzo, si chiamava Ryan e le ispirava
simpatia: capiva in fretta la situazione e non apprezzava molto la compagnia
dei Serpeverde. Alzò lo sguardo verso il ragazzo e vide nel suo sguardo la
stessa malinconia che a volte avvolgeva Aliack.
- Tutto bene?
Lui si riscosse e la fissò
quasi si rendesse conto solo in quel momento che lei fosse lì. – Sì, stavo solo
pensando alla mia precedente relazione. Assomigliava a quella fra te e Black. –
lo guardò incuriosita – Lei mi trattava come un fratello maggiore, mentre io
l’amavo molto… in realtà l’amo ancora, ma ha cambiato casa e non posso neanche
incontrarla. – la guardò sorridendo amaramente. Miriam pensò all’eventualità di
perdere Aliack e una strana angoscia la sommerse; si riprese solo quando sentì
il bracciodolerle. Era da tempo che non
succedeva, probabilmente l’Ordine della Fenice aveva ucciso qualche mangiamorte
o trovato un infiltrato al Ministero e il Signore Oscuro aveva richiamato tutti
i mangiamorte a raccolta.
Vide Piton entrare nella
stanzae fissarla con il suo consueto
sguardo glaciale, le fece cenno di seguirlo.
Entrarono nel suo ufficio e
Piton le sbandierò davanti la sua verifica. – Ti avevo avvertita, lunedì
rifarai tutte le verifiche: incomincerai con le pozioni, poi passerai agli
altri test, tutto questo nelle due ore di Pozioni.
- In due ore?
- Se non ce la farai
salterai anche il pranzo.
- Davanti ai Grifondoro?
- Sì, davanti a Black. Se
le farai male le rifarai, quindi vedi di prendere almeno Oltre Ogni Previsione,
chiaro?
Lo fissò sbuffando e fece
per andarsene.
- Aspetta, l’hai sentito il
Marchio, vero?
- Sì.
- Il Signore Oscuro ha
deciso di mandare degli infiltrati ad Hogwarts, fai attenzione.
Uscì dalla stanza e tornò
nel dormitorio. Vide Ryan, seduto ancora di fianco al camino, mentre parlava
con Draco e si avvicinò ai due. Sentì che Draco aveva pronunciato il suo nome e
intuìl’oggetto della discussione,
appena la scorse Malfoy si dileguò velocemente, Ryan, invece, la guardò incuriosito.
- Che ti ha detto Piton?
- Che lunedì dovrò
recuperare le verifiche. – lo guardò incerta perchè lui la fissava con uno
sguardo sempre più strano.
- Miriam, devo darti un
messaggio – le diede un piccolo foglio di carta e lo aprì incuriosita. Lesse:
‘Alle 11 vieni davanti alla capanna di Hagrid.’
- Chi te l’ha dato?
- Draco, però anche lui
l’ha ricevuto da qualcun altro, penso che abbia fatto il giro della scuola. –
tornò ad osservare il fuoco e lei si perse nel contemplare i suoi zaffiri
avvolti dalla fiamme. Si riprese dopo qualche istante e guardò l’ora: le tre
del pomeriggio. Doveva trovare qualcosa da fare fino alle undici.
- Che ne dici se andiamo a
fare un giro? – le chiese di punto in bianco il ragazzo. Lo guardò sorpresa e
rispose: - Va bene.
Uscirono dal dormitorio e
andarono nel giardino. All’uscita del castello scorse Aliack e Nerix. Li osservò
attentamente e capì immediatamente che Aliack considerava la ragazza come
un’ancora di salvezza, mentre Nerix era diversa dalla solita ragazza glaciale
che era abituata a vedere.
- A che pensi? – si voltò
di scatto verso Ryan – Mi sembri soprappensiero. – seguì lo sguardo di Miriam e
scorse i due ragazzi.
- Ti faccio conoscere una
ragazza, si chiama Luna Lovegood. – sorpassarono Aliack e Nerix e lui la
condusse verso una ragazza di Corvonero. Era bionda, non molto alta, con gli
occhi azzurri, un volto pallido e l’aria svampita.
- Ciao, Luna. Miriam ti
presento Luna, Luna ti presento Miriam.
- Piacere di conoscerti,
hai visto dei Trilleri?
La guardò sorpresa. – Come
scusa?
- Dei Trilleri, sono delle
creature che vivono vicino agli alberi… - diede altre informazioni sull’aspetto
e sul comportamento dei Trilleri, ma Miriam non l’ascoltò sapendo perfettamente
che non esistevano esseri viventi con quel nome.
Luna si voltò verso il
salice e Miriam ne approfittò per parlare con Ryan. – Ma chi è questa?
- La chiamano anche
Lunatica Lovegood, comunque è simpatica, è solo un po’…
- Pazza? – provò a
suggerire Miriam.
- Stravagante.
Lo fissò quasi ridendo.
Luna si voltò verso di loro e chiese a Ryan: - Come mai sei uscito dal tuo
dormitorio?
- Volevo fare un giro. Le
hai trovate le tue scarpe?
- No, ma domani le troverò
davanti al mio letto, succede sempre così.
- Scarpe? – chiese Miriam
non capendo la conversazione.
- Mi nascondono sempre le
cose. – spiegò tranquillamente Luna come se quella fosse la cosa più naturale
del mondo – Ora devo andare, è stato bello incontrarvi. – se ne andò fissando
le nuvole e Miriam si disse che avrebbe sicuramente urtato qualcuno.
Si voltò verso il ragazzo
che spiegò il motivo di quell’incontro: - Mi sembravi giù di morale e volevo
aiutarti facendo conoscerti Luna, almeno hai dimenticato Black per qualche
istante…
- Grazie… - sussurrò
incredula.
- Di niente. Dove vuoi
andare?
- Rimaniamo qui, almeno
prendo una boccata d’aria.
Andarono verso il salice e
parlarono per un po’. Quando il cielo iniziò a tingersi di rosso, tornarono nel
dormitorio e ne uscirono dopo un’ora per recarsi nella Sala Grande.
Dopo cena rimase nel
dormitorio a parlare con vari ragazzi, avrebbe preferito rimanere con Ryan, ma
lui se n’era andato dicendo che non sopportava la voce di Pansy Parkinson.
Alle undici meno dieci uscì
dal dormitorio e andò davanti alla capanna di Hagrid.
In lontananza riconobbe
Zecks e corse verso di lui non capendo il perchè di quell’incontro.
- Ciao, Miriam.
- Zecks, che…?
Le fece cenno di tacere,
andò alla porta della capanna e l’aprì silenziosamente. Si sentì un suono
dall’interno e Zecks entrò dicendole di aspettare qualche istante. Dopo qualche
minuto la fece entrare.
- Mi spieghi perchè mi hai
fatto venire?
- Volevo chiederti che cosa
ti ha detto Aliack.
Lo fissò aggrottando le
sopracciglia. – Ma non potevi farlo nel castello?
- Preferisco essere
prudente, allora?
- Mi ha detto che mi
considera solo una sorella.
La guardò amaro. – Lo
sapevo… Miriam, non so che cosa provi realmente Aliack, però è stata Nerix a
dirgli che ti considerava solo una sorella.
- Come…?
- Me l’ha detto lei,
pomeriggio è venuta a parlarmi e le è scappato questo particolare.
- Perchè me lo dici?
- Per darti un po’ di
speranza… so che cosa stai provando e voglio aiutarti… tu puoi ancora sperare,
io no… ma non importa, era solo una ragazza, ne troverò sicuramente un’altra. –
sorrise, ma Miriam capi’ immediatamente
che era profondamente ferito.
- Zecks…
- Non preoccuparti, mi
passerà… domani starò sicuramente meglio e dopodomani l’avrò dimenticata. Il
problema è Aliack… lo abbandonerei anche, ma è in un momento di crisi e non
posso farlo…
- Come fai? Insomma, ti ha
fatto un mucchio di vane promesse e tu riesci a perdonarlo, perchè? Non
capisco…
- Sono una persona
altruista.
Lo guardò inespressiva e
lui l’abbracciò. – Miriam, non so che cosa pensi realmente Aliack, ma sono
sicuro che non ti considera una sorella… lui ti vuole proteggere e aiutare, ma
solo perchè è fatto così, lo farebbe con chiunque, ma questo non riesce a
capirlo…
Strinse la sua maglietta e
iniziò a singhiozzare.
- Non farlo, ti prego… non
riesco a vederti con le lacrime, se ti vedo distruggerai l’immagine che ho di
te…
Si staccò da lui e si
asciugò le ciglia inumidite. – Grazie… Zecks, se hai bisogno di qualcosa chiedi
pure a me.
- Effettivamente ho bisogno
di un favore: vorrei che una persona ritrovasse la sua felicità.
- Non so se riuscirò a
farlo…
- Non devi smontarti per
colpa di quell’idiota. Domani ci parlo io, poi ti dirò che cosa prova
realmente, ora torniamo al castello.
Zecks l’accompagnò fino
all’entrata del dormitorio Serpeverde, poi andò verso il proprio e si sdraiò
esausto sul letto.
Dopo cena andò da Nerix e
rimase con lei per qualche ora, poi tornò nel proprio dormitorio sapendo che i
gemelli lo stavano aspettando per parlargli.
Li trovò nella sua stanza
insieme agli altri due Weasley più Harry ed Hermione.
- Allora, racconta che cos’è
successo.
Rimase riluttanteper qualche istante, non poteva dire ai
quattro venti ciò che aveva fatto, ma alla fine decise che poteva fidarsi. –
Questa conversazione non uscirà da questa stanza, chiaro? Allora, mentre ero
con Miriam sono andato a letto con Nerix e…
- Cosa?! – interruppe
immediatamente Ron.
- Non interrompetemi,
grazie. Pochi giorni fa Miriam l’ha scoperto e abbiamo litigato, ho chiarito
quella sera stessa, ma il giorno dopo ho deciso di stare con Nerix, questo
risale a ieri. Stamattina sono svenuto mentre ascoltavo una conversazione di Miriam
e Zecks.
- Che dicevano? – chiese
Fred intuendo che non aveva intenzione di raccontarlo.
- Sapevano che Nerix era
stata da me quella sera e in quell’istante ho capito di aver perso i miei due
migliori amici e sono svenuto. In infermeria ho tentato di chiarire, ma se ne
sono andati. Dopo pranzo mi hanno detto che ci avrebbero messo anche una decina
di anni per dimenticare l’accaduto.
- Non capisco che c’entri
Zecks. – constatò Ginny.
- È innamorato di Nerix.
L’ho scoperto a Capodanno e quando è saltata fuori la storia fra me e Nerix gli
avevo giurato che non l’avrei mai fatto se l’avessi saputo, adesso è,
naturalmente, infuriato con me perchè mi sono messo con Nerix. Comunque,
successivamente ho parlato con Miriam e le ho detto che la considero solo come
una sorella, però so di averla persa comunque… - sorrise amaro.
George lo guardò e chiese:
- E Zecks?
- Gli parlo domani. Siete
soddisfatti?
- Sei un’idiota. –
affermarono all’unisono i gemelli e si alzarono.
- Cosa credete? Che non lo
sappia? Che non sappia di aver fatto il più grande errore della mia vita? Che
non sappia di non aver mai capito i miei sentimenti?
Lo guardarono glaciali. –
Tu non consideri Miriam come una sorella. – se ne andarono.
Si voltò verso gli altri
tre e chiese: - Che volevano dire?
- Quello che hanno detto. –
affermò calma Ginny e se andarono anche gli altri.
Spense la luce e si buttò
pesantemente sul letto.
Si svegliò alla solita ora,
ma non andò a mangiare, rimase lì immobile sul letto a fissare il soffitto non
sapendo cos’altro fare. Non aveva fame, non aveva sonno, in quell’istante non
provava niente, si sentiva vuoto, gli sembrava di essere un involucro vuoto,
gli sembrava che la sua anima fosse andata da qualche altra parte, però la
sentiva vicina… forse gliel’avevano rubata…
Si alzò capendo che i suoi
discorsi mentali stavano sfiorando l’assurdo, dopo essersi preparato si sedette
su una poltrona nella sala comune di Grifondoro e fissò senza vedere il vivace
fuocherello.
Sentì un tonfo e si voltò
di scatto. Vide Zecks steso per terra e vicino a lui un bastone, probabilmente
doveva essere inciampato.
- Zecks?
- Ciao, Aliack. – si rialzò
velocemente e buttò dietro di sè il bastone dopo aver borbottato qualcosa –
Allora, che mi racconti di bello?
- Che ci fai qui?
- Svegliato male? Non è un
mio problema… comunque… sono qui per capire che cosa ti passa in quella testa
bacata.
Lo guardò non capendo e lui
si avvicinò, prese una sedia e si accomodò di fronte al ragazzo. – Allora…
spiegami che cosa provi per Miriam.
- Perchè?
- Per vedere se hai
realmente capito i tuoi sentimenti.
- La considero solo una
sorella, tutto qui.
Il Tassorosso scosse
vigorosamente la testa. – Non ci siamo, mi sa che Nerix ti ha fatto il lavaggio
del cervello.
- Che stai dicendo?
Il volto di Zecks divenne
di colpo serio. – Tu non la consideri una sorella. Mi basta guardarti per
capirlo, la tua bocca dice una cosa e i tuoi occhi sembrano temere quello che
stai per dire… Non so se provi qualcosa per Miriam, ma non la consideri una
sorella, questo è poco, ma sicuro.
- E allora cosa provo? –
chiese quasi con aria di sfida.
- Sono qui per scoprirlo,
ma prima ti faccio un’altra domanda: che cosa provi per Nerix?
- L’amo.
Vide lo sguardo di Zecks
vitreo, ma dopo un secondo era tornato quello di sempre. – Almeno una cosa
l’hai capita davvero… Adesso, spiegami che cosa provi quando vedi Miriam.
- Niente, penso solo che è
bella, tutto qui. – vide Zecks guardarlo con uno sguardo che diceva: ‘Sicuro?’
– Ok, va bene… appena la vedo mi viene voglia di aiutarla, di proteggerla, ma
nient’altro.
- Non provi anche
tristezza? – lo fissò sorpreso – Tutte le volte che incrocio il suo sguardo mi
viene un’infinita tristezza, se la guardi attentamente scorgi sempre un velo di
malinconia e di rimpianto, ma sicuramente non te ne sarai mai accorto…
- Malinconia?
- Ti ricordo che Miriam non
ha mai avuto una vera infanzia, nella sua mente c’è solo il desiderio di
fuggire da Voldemort, la sua è un’eterna fuga… Però non è di questo che stavamo
parlando… allora, non provi tristezza?
- No… mi sembra sempre
felice…
- Allora non l’ami, sennò
ti saresti anche accorto del suo sguardo e delle speranza che riponeva in te.
- Speranze?
- Sai che ti ha sempre
considerato come un’ancora a cui aggrapparsi, ma non ti sei mai reso conto della
forza che le davi, della sicurezza… grazie a te Miriam è cambiata, è grazie a
te che ha deciso di rinnegare Voldemort, non per le speranze che le offrivi, ma
per la sicurezza che le infondevi.
Ci fu qualche istante di
silenzio, poi Zecks chiese: - Aliack, non la consideri una migliore amica?
- Non lo so…
- Tutte le volte che hai
qualcosa che non va, da chi vorresti andare?
- Da te.
- E se dovessi scegliere
fra Miriam e Nerix?
Ci pensò, ma non gli ci
volle molto. – Da Miriam.
- Perchè? – insistette
Zecks.
- Perchè sa sempre che cosa
dire… Nerix, invece, no.
Zecks sospirò esausto. Poi
tornò a guardarlo e disse: - Adesso chiariamo noi due. Perchè mi hai fatto
tutte quelle promesse se sapevi che non le avresti mantenute?
- Lo sai che mi viene
spontaneo farle… - tentò di scusarsi Aliack, ma Kyre rimase immobile aspettando
una risposta – Non lo so… credevo di amare davvero Miriam, che la storia con
Nerix fosse stata solo divertimento…
- La prossima volta non
fare promesse… Aliack, non le hai detto dei miei sentimenti, vero?
- No.
- Non farlo, voglio che
resti un segreto.
- I Weasley, la Granger e
Potter lo sanno…
- Sì, lo so, me l’hanno
detto i gemelli. – si alzò e si diresse verso la porta, ma Aliack lo bloccò. –
Perchè non glielo dici?
- A che servirebbe? A sentire
un rifiuto? No, grazie, ho già capito che non riuscirò a portartela via e non
ho intenzione di fare la figura del pollo.
Uscì dal dormitorio e andò
verso la Sala Grande, sapendo che Miriam si trovava lì. La vide vicino a un
ragazzo del settimo anno e mosse la braccia per farsi notare. La ragazza lo
vide, si alzò dal tavolo e gli si avvicinò. – Come va?
La fissò incredulo, era
strano che fosse la prima a parlare. – Ti sei svegliata bene?
- Non fare l’idiota.
Sorrise, quella era la
solita Miriam. – Ho parlato con Aliack, ho fatto chiarezza nei suoi pensieri e
ho scoperto che ama seriamente Nerix e che ti considera la sua migliore amica.
- Tu hai chiarito con lui?
- Non c’era molto da
chiarire… Non sei delusa? – chiese notando che il suo volto era rimasto
impassibile.
- No, tanto me l’aspettavo…
- Chi è quel ragazzo?
- Si chiama Ryan, perchè?
Lo squadrò dall’alto in
basso. – Sono geloso del fatto che lui possa vederti sorridere e io no.
La guardò cercando la sua
reazione e la vide leggermente arrossita.
- Idiota…
- Non stavo scherzando,
sono geloso di quel bellimbusto. - La vide sorridere e le disse: - Sai perchè
ho capito che Aliack non ti considerava una sorella? Perchè sono io che ti
considero come una sorellina.
- E io ti considero il mio
fratellone. – risero entrambi. Poi Zecks tornò a guardare il ragazzo. –
Comunque, dopo gli farò delle domande per vedere se è a posto.
- Se ci tieni… - tornò al
suo tavolo e Zecks si diresse verso il proprio.
Una volta seduto si trovò
davanti Zacharias Smith e gli venne la tentazione di cambiare posto, ma quello
gli chiese subito: - Come mai sei arrivato solo ora?
- E a te che importa?
- Sono un prefetto e ho il
diritto di saperlo.
- Stavo dormendo. – prese
il dolce che un suo amico gli aveva messo da parte e mangiò con gusto senza
ascoltare le lamentele del ragazzo.
Andò a lezione e si trovò
di fianco Nerix. – Ehilà, come va?
- Che hai detto ad Aliack?
Era strano e non ho capito perchè.
- Ho solo fatto chiarezza
nella sua mente… in che senso era strano? – la fissò tentando di nascondere i
suoi sentimenti, ma gli riusciva quasi impossibile.
- Sembrava assente.
- L’ho trovato anch’io così…
però con me era anche di malumore…
- Quindi tu non c’entri?
- No, si sarà svegliato
male.
- Sai se Miriam è andata da
lui?
- No, non c’è andata e
penso che non lo farà per un bel po’.
Entrò la Umbridge e
tacquero per qualche istante, poi Nerix disse: - Mi sa che è questo il
problema… dopo vado a parlargli.
- E che vorresti dirgli?
Che non è colpa sua se Miriam non ha intenzione di vederlo?
- Certo che no… voglio solo
capire che cos’ha. Zecks, mi spieghi perchè eri arrabbiato con Aliack? Capisco Miriam,
ma non capisco te…
Ragionò velocemente su ciò che
poteva raccontarle. – Per me Miriam è come una sorella, mi ha fatto arrabbiare
il fatto che l’abbia illusa, tutto qui.
- Nient’altro?
- Nient’altro.
- Sicuro?
- Dove vuoi arrivare? – la
fissò quasi scocciato e, appena incontrò il suo sguardo, capì che sapeva tutto.
- Zecks, ho capito da tempo
i tuoi sentimenti.
Sorrise sarcastico e si
chinò sul capitolo che dovevano leggere quel giorno. – E cosa dovrei dirti?
Brava oppure ce ne hai messo di tempo? È dall’anno scorso che mi sono
innamorato di te, ma tu eri troppo occupata a studiare per capirlo.
- Non è colpa mia se non
esprimi ciò che pensi realmente…
- In questo non sono
l’unico.
- Myne, Kyre, potrei sapere
di cosa state parlando? – involontariamente avevano alzato la voce e quella
leziosa della Umbridge li aveva richiamati.
- Niente. – rispose Nerix.
- Posso uscire, vero?
- Kyre, l’aspetto alla
solita ora nel mio ufficio se esce dall’aula.
Zecks sorrise e uscì
guardandola con aria di sfida. Andò nell’ufficio di Silente.
- Zecks, non dovresti
essere a lezione? – chiese stancamente il mago.
Si accomodò su una poltrona
di fronte al tavolo e guardò la fenice vicina al mago. – Non ne avevo voglia,
comunque sono in punizione anche oggi.
- Cos’hai fatto, stavolta?
- Sono uscito dall’aula.
Silente, posso essere esonerato da Difesa contro le Arti Oscure?
- No, non puoi. Torna
nell’aula ed evita di farti mettere altre volte in punizione, se continui così
dovrò bocciarti.
Si alzò sbuffando e tornò
nell’aula della Umbridge.
- Come mai è tornato?
- Non ho voglia di stare un
altro giorno in punizione.
Si sedette vicino a Nerix e
cominciò a leggere il capitolo evitando gli sguardi che gli lanciava ogni tanto
la ragazza.
Dopo aveva due ore di Cura
delle Creature Magiche. Passò tutto il tempo osservando le ragazzine gioire
davanti agli unicorni ed evitando Nerix, ora che lei sapeva non aveva
intenzione di parlarle per qualche giorno.
A pranzo bloccò Miriam
davanti alla Sala Grande e le disse tutto d’un fiato senza spiegare niente: -
Sa tutto.
- Chi? Cosa?
- Nerix sa dei miei
sentimenti. – spiegò innervosito dalle domande.
Miriam lo fissò in silenzio
e Zecks la guardò spazientito, attendendo che dicesse qualcosa. – Lo sai che
Aliack ha picchiato Draco?
La guardò per qualche
istante. – E questo cosa c’entra?
- Niente, ma non sapevo che
dirti e ho cambiato argomento. – la fissò stranito e ragionò sulla frase che
aveva detto. – Ha picchiato Draco?
- Già.
- Perchè?
- Non lo so, l’ha visto e
ha iniziato a pestarlo, poi è intervenuta la McGrannit e si è calmato.
Entrarono nella sala e si
sedettero ai loro tavoli. Lo sguardo di Zecks vagava da una parte all’altra
della sala, alla ricerca di Aliack e Draco. Il primo lo trovò mentre fissava
svogliatamente i gemelli, ma del secondo non c’era traccia, probabilmente era
in infermeria.
Sentì un colpetto di tosse
e capì che la Umbridge stava richiamando l’attenzione.
- Signor Black, mi è giunta
voce che ha picchiato Draco Malfoy, è vero?
- Sì.
- Potrei sapere il motivo?
- Mi dava fastidio la sua
faccia. Mi faccia indovinare: sono in punizione? – chiese notando la donna
aprir bocca.
- Esattamente.
Dopo pranzo bloccò Aliack e
gli disse: - Perchè hai picchiato Malfoy? Sono contento di ciò che hai fatto,
non fraintendere, ma non ne capisco il motivo…
- Niente, non preoccuparti…
Lo guardò andarsene, aveva
notato il suo sguardo assente e vi aveva scorto un leggero velo di malinconia,
ma non riusciva a capirne il motivo.
Dopo le lezioni incrociò Miriam
mentre tornava nel suo dormitorio accompagnata da Ryan.
- Come va?
- Bene, tu?
- Meglio… hai visto Aliack?
Lo guardò prima stranita,
poi rispose: - Sì, era fuori, perchè?
- Hai notato il suo sguardo
assente?
- Sì… secondo me sta
pensando a qualcosa di stupido e si sta deprimendo.
- Non credo…
- Ieri l’ho visto insieme a
Nerix e ho capito subito che la considerava come un’ancora a cui aggrapparsi.
Spalancò la bocca
incredulo. – Aliack?
- Sì. Ne parliamo dopo, ora
devo andare. – fece per andarsene, ma il ragazzo la bloccò e annunciò: - Voglio
fare un test a questo ragazzo, posso vero? – chiese rivolto a Ryan.
- Certo…
- Nome, età e interessi.
- Ryan Blade, 17 anni, mi
piace leggere e praticare incantesimi con il fuoco.
- Materia preferita.
- Pozioni.
- Miglior amico o amica.
- Luna Lovegood.
Voleva fare un’altra
domanda, ma era rimasto shockato dalla risposta. – La pazza? – notò il suo
sguardo quasi irato e decise di proseguire con le domande. – Fai sport?
- Gioco a Quidditch.
- Ruolo?
- Battitore.
- Situazione familiare.
- Zecks, che c’entra? –
s’intromise Miriam, ma il ragazzo non le rispose.
- Siamo ricchi, ma non
nuotiamo nell’oro.
- Cosa pensi dei
Serpeverde.
- Troppo superbi.
- Cosa pensi di Miriam.
Ci fu qualche istante di
silenzio, poi, finalmente, Ryan rispose: - È bella, ma la sua bellezza viene
nascosta dalla tristezza che prova.
Sorrise. – Riassumi il tuo
pensiero in una frase romantica.
- È come una rosa nera:
bella, ma malinconica.
- Test superato. – si voltò
verso Miriam e la vide lievemente arrossita. Prese Ryan in disparte e gli
disse: - Aiutala, hai capito anche tu la sua tristezza e ti chiedo di farla
sorridere.
- Lo farò con immensa
gioia.
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del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori. (Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Entrarono nel dormitorio
Serpeverde e notarono immediatamente un folto gruppo di persone disposte in
cerchio. Si avvicinarono incuriositi, Miriam vide istantaneamente i capelli
biondo pallido di Draco e capì il perchè di tutte quelle persone.
Raggiunse il cugino e
chiese: - Che succede?
- Abbiamo scoperto che
Black ha aiutato il gruppo di Potter.
- E allora?
- Ci stiamo organizzando
per raccogliere delle prove da dare alla Umbridge.
Se ne andò pensando che non
avrebbero mai trovato delle prove per incastrarlo ed entrò nella sua stanza.
Dopo qualche istante sentì qualcuno bussare e spense il fuocherello per andare
ad aprire; davanti alla porta trovò Ryan che sgattaiolò inosservato nella
stanza.
- Come mai qui?
- Volevo farti compagnia.
Si sedette sul letto e
rimase per alcuni istanti a guardarlo: alla luce di quella flebile candela
sembrava ancora più bello…
Scosse la testa per
riprendersi dai suoi pensieri. – Ryan, cosa ti ha detto Zecks?
- Di farti sorridere.
Rimase a bocca aperta e lui
la guardò intenerito dalla reazione.
- Quello stupido…
- Non dovresti criticarlo,
si preoccupa per te.
Sorrise… era la prima volta
che qualcuno riusciva a capire Zecks; tutti credevano che fosse solo un
buffone, nessuno aveva mai capito che lo faceva per far star meglio gli altri,
nessuno… tranne quel ragazzo.
Inclinò la testa di lato e
lui si sedette vicino a lei.
- Sai, mi ricordi la mia
ex. Siete tutte e due sensibili e tristi.
- Ti piacciono le ragazze
incasinate, vero?
Risero entrambi, però Ryan
tornò di colpo serio, le prese il volto e la baciò.
- Ryan…
- Scusami, ma è da un po’
che volevo farlo… facciamo un giro?
- Ok…
Uscirono dalla stanza,
superarono il gruppo di Serpeverde, attraversarono la porta e si trovarono
nelle segrete di Hogwarts. Andarono nel giardino e vi trovarono Luna sorridente
come non mai.
- Ho trovato un Trillero. –
mostrò una cavalletta e Miriam fissò l’animale con gli occhi aperti. Luna se ne
andò saltellando, mentre Miriam era ancora shockata per quello che aveva visto.
Ryan la notò e rise divertito.
La ragazza si voltò
guardandolo sconcertata e lui smise di ridere. – Seguimi.
Lo seguì non capendo dove
voleva andare. Dopo qualche minuto scorse la capanna di Hagrid in lontananza;
Ryan le sussurrò all’orecchio: - Vorresti venire con me, lì?
Annuì. Non riusciva a
togliere gli occhi dai suoi, erano come magnetici per lei. Arrivarono alla
casetta dopo qualche minuto ed entrarono silenziosamente. Dentro vi trovarono
Thor che ringhiò minaccioso verso di loro. Miriam si avvicinò lentamente, ma
con decisione verso l’animale e gli accarezzò il muso. L’animale se ne andò
rasserenato dopo qualche istante; Miriam si alzò e Ryan le afferrò la vita
affermando: - Ci sai fare con gli animali.
La strinse a sè e appoggiò
la testa nell’incavo della sua spalla. – Hai un buon profumo…
- Ryan…
- Non farò niente, non
preoccuparti… l’unica cosa che oserò fare sarà baciarti, tutto qui…
Sentì il suo respiro calmo
e capì che non stava scherzando. Si allontanò da lui e si sedette sulla logora
poltrona. – Ryan… io…
- Ami ancora Aliack –
completò lui.
Riuscì solamente a
sorridere amaramente e lui si accomodò di fianco a lei.
- Miriam, devo dirti una
cosa che mi preme molto, anzi due… vuoi prima il rimprovero o la dichiarazione?
Lo fissò con gli occhi
sbarrati e lui decise di rimproverarla prima. – Dovresti alienare i tuoi
sentimenti e concentrati sulla scuola, se continui così ti bocceranno e non è
bello vedere una ripetente di venticinque anni in una classe di quindicenni.
- Lo so, ma non ci riesco…
- Ti aiuterò io a studiare,
tanto quelle cose le so a memoria.
- Grazie…
Fece un profondo respiro. –
E ora la dichiarazione… - respirò nuovamente a pieni polmoni – Miriam, fin da
quando ho incrociato il tuo sguardo ho desiderato conoscerti, tu sei diversa da
tutti gli altri Serpeverde, sei intelligente, bella, perfino la tua malinconia
mi ha sempre attratto… tutto questo per dirti che mi sono innamorato di te. So
che ami ancora Aliack e lo capisco, ma ti prego di fare uno sforzo per provare
ad innamorarti anche di me… mi basta anche essere il secondo, non importa.
- Ryan…
- Non preoccuparti, non
voglio una risposta adesso… va bene così. Torniamo nel dormitorio.
Non riuscì a rispondergli;
si stava chiedendo perchè tutti coloro che
considerava amici s’innamoravano di lei. Anche mentre studiava all’estero
succedeva sempre così: trovava un amico e quello il giorno dopo diceva di
amarla… eppure lei non faceva niente per istigare questo sentimento; stava
tutto il giorno a guardare il vuoto e ogni tanto parlava con qualcuno, perchè tutti s’innamoravano di lei?
Seguì Ryan che li guidò fino
al dormitorio. Entrarono e non notarono più il gruppo che prima attorniava
Draco, ma videro solo il ragazzo parlare con i suoi due scagnozzi, Tiger e
Goyle.
- Ciao, Draco, che fai di
bello? – chiese Miriam intuendo che il cugino aveva qualcosa in mente.
- Niente d’interessante,
tu, invece?
- Idem. Vuoi vedere un
oggetto che mi hanno inviato ieri?
Il cugino la seguì baldanzoso
nella sua stanza e lei gli mostrò la prima cosa che le era capitata a tiro, il
suo obbiettivo era scoprire che cosa aveva in mente Draco Malfoy.
- Hai ricevuto nuovi ordini
dalla Umbridge?
- No… che cos’è? – chiese
rigirandosi lo strano oggetto fra le mani.
- È una rosa del deserto…
allora perchè c’erano tutte quelle persone prima?
- Vogliamo fare uno scherzo
a Ryan, domani… dopotutto è il primo d’Aprile.
Inventò qualche potere per
la pietra ed uscirono dalla stanza. Si avvicinò a Ryan e sussurrò: - I
Serpeverde ti giocheranno.
- Non è una novità. – disse
lui di rimando.
A cena il tavolo Serpeverde
era scosso da sussurri e non furono in pochi a notare la felicità della casa.
Dopo cena Zecks si avvicinò
a Miriam e le chiese: - Che hanno i Serpeverde?
- Stanno preparando uno
scherzo a Ryan.
Vide Zecks sorridere beffardo,
poi disse: - Avranno ben altro di cui preoccuparsi…
Se ne andò saltellando, ma,
appena vide Nerix aspettarlo, smise di saltare e tentò di darsi un contegno.
- Zecks, dobbiamo parlare.
- Di cosa? – tentò di
chiedere sorridendo.
- Scegli tu: Aliack o te.
- Che gli è successo? –
chiese dimenticandosi completamente che lei sapeva dei suoi sentimenti.
Nerix abbassò il capo e
spiegò: - I gemelli mi hanno solo detto che ha avuto una crisi di nervi.
- Vado a parlare con loro.
- Vengo anch’io.
Entrarono nel dormitorio
Grifondoro; Zecks divenne visibile, mentre Nerix rimase in disparte ancora
trasparente.
- Cos’è successo ad Aliack?
- Ha avuto una crisi di
nervi.
- Dov’è adesso?
- In camera, pero’ non fa
entrare nessuno, ha chiuso anche la porta con la magia.
- Che cos’ha fatto?
Guardarono verso il muro e
Zecks notò immediatamente il buco nella parete. Scorse delle gocce di sangue e
capi’ che Aliack l’aveva fatto per ferirsi.
Si avvicino’ alla porta e
bussò. Aspettò alcuni istanti, ma non sentiva neanche un rumore all’interno
della stanza. – Sicuri che sia ancora qui?
- Credo di sì. – affermò
Fred.
Bussò più forte, ma nessuno
rispose, così tentò di entrare usando la magia, ma sembrava che una barriera lo
trattenesse all’esterno.
- Aliack, apri.
Dopo alcuni istanti senti’
la voce del ragazzo: - Non ho voglia di parlare.
- Io sì, quindi apri questa
porta.
Si sentì un tonfo, poi
Aliack aprì, lo fissò per alcuni istanti e gli richiuse la porta in faccia.
- Ma sei scemo?! Mi fai
entrare?
- No.
- Aliack… aprimi o la crisi
di nervi viene a me, e sai perfettamente cosa mi succederebbe. – in realtà era
calmissimo, ma quello gli sembrava l’unico modo per farlo entrare, infatti,
Aliack riaprì la porta e lo fece entrare.
Appena entrato nella stanza
capì che non si era fermato a distruggere solo il muro, ma aveva rotto quasi
tutti i mobili, anche la spada che gli aveva regalato Miriam era in mezzo alla
stanza, buttata a caso e nascosta dai libri di scuola.
- Mi spieghi che ti è
successo?
- Prova a capirlo da solo.
Si voltò o lo guardò in
volto. In quell’istante fu avvolto da un’immensa tristezza, gli sembrava di
guardare Miriam, eppure, quello era Aliack… il suo migliore amico, quello che
normalmente tirava su di morale gli altri, quello che consolava e tentava di
capire… non era mai stato come Miriam, non era mai stato chiuso, non aveva mai
avuto una crisi di nervi, non aveva mai avuto la malinconia e la tristezza che
caratterizzavano lo sguardo della ragazza.
- Aliack… che hai?
- Sono stanco… non riesco a
capire…
- Cosa non capisci?
Lo guardò sorridendo
amaramente e solo in quel momento si rese conto di quanto assomigliasse a Miriam.
– Tutto. Perchè Miriam non mi vuole parlare, non lo capisco… io ce la sto
mettendo tutta, ma non capisco… ho anche provato a capirla, ma non ci riesco,
non capisco neanche la tristezza che ha sempre…mi sento un idiota, tu la
conosci da meno tempo di me e l’hai capita… perchè tu
ce l’hai fatta e io no?
- Tutto qui?
- Perchè
non è abbastanza?
- Scusa, ma…non puoi andare
a parlarle?
Aliack lo fissò prima
impassibile, poi lo vide sorpreso e infine realizzato. Si alzò di scatto
trionfale e annunciò: - Vado da lei!
Uscì di corsa dalla stanza
e Zecks rimase immobile a fissare il punto in cui prima c’era il ragazzo. Ando’
dai gemelli che gli chiesero: - Allora?
- Quello è pazzo… - disse
semplicemente.
- Perchè?
- Lasciate perdere, è un
motivo troppo stupido…
Uscì dal dormitorio
Grifondoro e dopo qualche istante vide Nerix comparirgli di fianco. – Che
cos’aveva?
- Si stava facendo domande
stupide… Non preoccuparti, non ha niente.
- Dove sta andando?
- Da Miriam.
Lo fissò attendendo
spiegazione, ma decise di non dire altro sapendo quanto Nerix fosse gelosa.
- Adesso parliamo di te?
Si bloccò di colpo e gli
ritornò in mente il sentimento che provava per lei. Sapeva che se l’avesse
detto in futuro si sarebbe dato dell’idiota, ma sapeva anche che se non
l’avesse fatto avrebbe sempre provato rimorso non appena la vedeva.
- Di cosa vuoi parlare?
- Perchè
non me l’hai mai detto?
- Perchè
volevo aspettare, volevo che lo capissi prima tu e iniziassi a pensare se ti
piacevo, sarebbe stato bello…
- Zecks… quando ti sei
innamorato di me?
- Due anni fa. Facevo di
tutto per fartelo capire, ma tu non hai mai fatto caso a me, pensavi solo a
studiare.
- Dovevi dirmelo.
- Perchè?
- Perchè
avremmo evitato tutto questo casino - la fissò stranito - Anche tu mi piacevi.
Rimase immobile a fissarla
con gli occhi sbarrati. Non ci credeva, aveva aspettato sicuro che non le
piaceva e ora scopriva che era il contrario, che avrebbe evitato di far
soffrire Miriam, di litigare con Aliack, si diede dell’idiota. In quell’istante
desiderava solo scappare, però decise di non farlo, di non perdere il suo
orgoglio.
- Dovevi farmelo capire. –
la rimproverò scherzosamente e riprese a camminare come se niente fosse.
- Sai benissimo che non
sono brava a mostrare i miei sentimenti.
- Nerix, possiamo rimanere
amici?
La ragazza lo guardò
stralunando gli occhi. – Che domande fai, certo! Non c’era neanche bisogno di
chiederlo.
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Entrò nel dormitorio
Serpeverde e lo trovò vuoto, come sempre del resto. Stava per entrare nella
stanza di Miriam, ma la vide addormentata su una poltrona. Si avvicinò alla
ragazza e la svegliò con delicatezza. Lei aprì lentamente gli occhi e dopo
qualche istante sembrò riconoscerlo. Si alzò dalla poltrona e rimase immobile a
fissarlo. – Che ti è successo? – chiese notando il suo sguardo.
- Mi stavo facendo domande
stupide.
- E perchè sei qui?
- Perchè voglio che tu risponda
a queste domande stupide. – tentò di sorridere, ma la sua faccia sembrava come
paralizzata – Prima domanda: perchè sei sempre triste?
- Non ci vuole molto a
capirlo… il motivo è lo stesso di quindici anni fa, anche se in questi ultimi
giorni la motivazione è un’altro e tu dovresti saperlo bene.
In realtà quello era un
rimprovero, ma non vi fece caso, finalmente aveva scoperto la sua tristezza. –
Ti faccio un’altra domanda e me ne vado: perchè mi eviti?
- Ti evito?
- Sì, mi sembra che stai
facendo di tutto per non parlarmi.
- Scusami, non volevo, non
me ne sono accorta.
Tirò un sonoro sospiro di
sollievo e se ne andò lasciando la ragazza a studiare. Si stava preparando per
tutte le verifiche che Piton aveva intenzione di farle recuperare e aveva intenzione
di prendere tutte E, dopotutto quegli argomenti li sapeva perfettamente.
A mezzanotte sentì un
sonoro tonfo provenire dal dormitorio dei maschi. Dopo alcuni istanti tutti i
Serpeverde uscirono dai loro dormitori ridendo.
- Che è successo? – chiese alla
prima persona che le era capitata a tiro.
- Abbiamo rovesciato una
pozione addosso a Ryan.
Entrò nella sua stanza
chiedendosi come facevano i Serpeverde ad essere così stupidi. Dopo qualche
minuto sentì una risata e molte ragazze urlare. Uscì dalla stanza e vide un
dissennatore nella sala comune, in realtà era un fantoccio e lo capì non
avvertendo la gioia abbandonarla. Le ritornarono in mente le parole di Zecks e
capì che quella era opera sua. Notò il fantoccio fare un giro su se stesso diventando
un grosso pesce e riconobbe la voce di Zecks dire: - Pesce d’Aprile!
Probabilmente tutti avevano
riconosciuto la voce del ragazzo, ma nessuno avrebbe osato fargli uno scherzo,
tutta la scuola sapeva quanto fosse vendicativo Zecks.
Divenne invisibile e andò
nel dormitorio dei Tassorosso per parlare con il ragazzo. Davanti all’entrata
lo scorse e ritornò visibile.
- Ehilà, come mai qui?
- Volevo congratularmi con
te, hai fatto un bello scherzo. Comunque…come mai sei qui fuori?
- Sto posizionando vari
scherzi in tutta la scuola, vedrai, sarà divertentissimo… - ghignò divertito e
salutò Miriam. La ragazza tornò nel suo dormitorio e ricominciò a studiare;
smise verso le due di notte addormentandosi sul libro.
Si svegliò alle otto perchè
qualcuno stava bussando insistentemente alla sua porta. Andò ad aprire e si
trovò davanti Piton. – Vieni nel mio ufficio.
Seguì il direttore della
sua casa ed entrarono nel suo ufficio. L’uomo usò il Muffliato sulla porta e la
fissò severo. – Cosa sono tutte quelle scorribande che fai di notte?
- Scorribande?
- Tutte le notti non sei
nel tuo dormitorio, ma in quello dei Tassorosso; sai che è contro il
regolamento, vero?
- Sì, ma non faccio nulla
di male.
- La Umbridge ti sta
spiando e non ho intenzione di continuare a inventarmi scuse a tuo favore.
- Va bene, va bene, da
stasera rimarrò nel mio dormitorio…
- Un’altra cosa: dopo
colazione vieni direttamente nell’aula di Pozioni, ho deciso di darti più tempo
per recuperare le verifiche.
- E le altre materie?
- Ho già avvertito gli
insegnanti. Puoi andare. – uscì dalla stanza e andò a prepararsi. Trovò la Sala
Comune vuota e si disse che gli scherzi di Zecks dovevano aver bloccato quasi
tutti. Guardò verso il tavolo degli insegnanti e notò Dolores Umbridge coprirsi
il volto con una mano. Si sedette al tavolo e iniziò a mangiare lanciando di
tanto in tanto lo sguardo verso la donna per scoprire che cosa stesse
nascondendo. Al decimo tentativo vide dei baffi felini e capì immediatamente
che Zecks aveva usato una delle fatture in cui eccedeva; in breve tempo la
donna sarebbe diventata un gatto, peccato che l’effetto durasse solo qualche
ora…
Appena ebbe finito di
mangiare andò verso i sotterranei e vide Piton davanti alla sua aula in attesa
degli studenti. Andò verso un calderone, poggiò la sua roba a terra, prese il
libro di Pozioni e iniziò a preparare la prima pozione che aveva sbagliato a
fare. Dopo meno di mezz’ora ne incominciò un’altra nell’attesa che la prima
iniziasse a bollire. Per due ore fece solo pozioni; poi consegnò i vari flaconi
a Piton che le diede le verifiche. Prese una sedia e iniziò da Incantesimi, poi
passò a Storia della Magia, a Divinazione, Trasfigurazione e così via. All’ora
di pranzo aveva il cervello fuso e non riusciva più a connettere, così Piton le
fece fare una breve pausa.
- Le pozioni sono state
eseguite perfettamente; se continui così avrai Eccezionale senza problemi.
- Già.
Dopo dieci minuti ricominciò
a lavorare e dopo un’ora riuscì a finire tutto. Consegnò a Piton e tornò nel
suo dormitorio per riposarsi. Si addormentò profondamente e fu svegliata da
Draco un’ora e mezza dopo.
- Che c’è?
- C’è Myne fuori dal
dormitorio, ha detto che vuole parlarti.
Si alzò faticosamente e il
cugino le disse: - Per quello che sono riuscito a vedere, dovresti aver fatto
tutto Incantesimi e Storia della Magia giusti.
- Speriamo, non ho voglia
di rifare quelle verifiche, ho studiato fino alle due di notte…
Uscì dal dormitorio e vide
Nerix. La fissò attentamente e, nonostante ostentasse la sua maschera, le sembrò
di scorgere della preoccupazione nel suo sguardo.
- Ciao, Nerix, come stai?
- Bene, tu?
- Sono un po’ stanca, ma
per il resto sto bene.
- Come sono andate le
verifiche?
- Draco ha detto che dovrei
aver fatto giusto tutto Incantesimi e Storia della Magia, per il resto non saprei.
Ci fu qualche istante di
silenzio, poi Miriam disse: - Nerix, mi spieghi perchè Aliack si sta
deprimendo?
La ragazza sorrise amara. –
Non lo so… non me ne vuole parlare.
- Come va fra voi?
- I primi giorni a
meraviglia, ma poi ha iniziato a farsi delle domande stupide e io non riesco ad
aiutarlo, non so cosa dirgli… Ieri ha avuto una crisi di nervi, se non fosse
stato per Zecks sarebbe ancora in camera sua.
- Se vuoi vado a parlargli.
- È appunto per questo che
sono qui, se lo facessi ne sarei contentissima.
- Allora vado, poi vengo a
riferirti.
- Grazie mille.
Per fortuna il loro
rapporto era rimasto sempre lo stesso…
Rimase fuori dal dormitorio
ricordandosi di ciò che aveva detto a Piton e decise di chiedere alla Signora
Grassa di chiamare l’amico. Dopo qualche istante il ritratto si aprì, ma invece
di Aliack uscirono i gemelli Weasley. – Ci dispiace, ma Aliack non vuole
uscire.
- Gli avete detto che ci
sono io?
- Sì, ma ha detto che vuole
dormire.
- Ditegli che se non viene
non gli parlerò a vita.
George andò a riferire,
Fred, invece, rimase con la ragazza. – Davvero lo farai?
- Certo che no, ma mi
sembrava l’unico modo per farlo uscire.
Dopo qualche istante arrivò
Aliack correndo. – Eccomi, scusa, non avevo capito che eri tu.
- Come no? Ti abbiamo detto
che c’era Miriam.
- Ho capito che c’era
Nerix…
- E non le avresti parlato?
– chiesero con aria di rimprovero i gemelli e Miriam all’unisono.
- Non in questo momento…
dopo sarei andato da lei. Comunque, che devi dirmi?
- Mi spieghi perchè ti stai
deprimendo?
- Mi faccio domande
stupide, tutto qui…
- E perchè non le fai a
qualcun altro queste domande? Magari può darti una risposta.
- Ho provato con Nerix, ma
lei non riesce a rispondere… se le faccio a te o a Zecks vi mettete a ridere.
I gemelli trattennero le
risate e gli diedero dell’idiota per poi andarsene, invece Miriam rimase
immobile a fissarlo superiore.
- E perchè non ci metti
alla prova?
- Va bene. Quand’è che
abbiamo deciso di poterci innamorare fra noi quattro?
- Non credo che sia stata
una decisione così drastica. Con il tempo è successo, tutto qui, non ci siamo
messi di comune accordo e abbiamo detto: da oggi possiamo innamorarci fra noi.
Ma davvero sono queste le tue domande?
- Te l’ho detto che sono
stupide… - rimase in silenzio a pensare a ciò che aveva detto la ragazza. Gli
sembrava così semplice la risposta, eppure lui non l’aveva capita…
- Altre domande stupide?
- No, alle altre hai
risposto ieri sera.
- Solo per questo ti stai
deprimendo?
- No, era anche perchè ci
stavamo allontanando, ma adesso abbiamo chiarito e tutto sta tornando a posto.
– sorrise gioioso e tornò nel suo dormitorio, mentre la ragazza andò davanti a
quello Corvonero. Spiegò la sua chiacchierata con Aliacka Nerix, tornò nel suo dormitorio e andò a
dormire non sapendo cos’altro fare.
Si svegliò a mezzanotte
perchè aveva percepito un’energia a lei troppo nota; si alzò dal letto e corse
verso l’esterno del castello attenta a non farsi scoprire da Gazza.
Corse verso la capanna di
Hagrid e vide Ryan scappare da qualcosa. Un fascio verde squarciò l’aria e
dietro al ragazzo comparve lui, il suo incubo: Voldemort.
Il Signore Oscuro la vide,
sorrise e dei Dissennatori comparvero da dietro di lui. Si avvicinarono facendo
oscillare gli enormi mantelli. La ragazza corse verso Ryan, lo prese e tentò di
portarlo verso un luogo più sicuro, ma Voldemort le comparve davanti
sbarrandole la strada.
“Preferisci essere uccisa
dai Dissennatori o tornare da me?”
“Nessuno dei due.” Rispose
prontamente Miriam. Sfoderò la bacchetta ed evocò il Patronus: dalla bacchetta
comparve un immenso Basilisco che si avvolse intorno a lei per proteggerla e
puntò la testa verso i Dissennatori. Quelli arretrarono irrequieti, ma Miriam
sapeva bene che quel giochino non poteva certo fermare Voldemort. Si voltò verso
di lui e lo vide avvicinarsi.
“Scappa, vai in qualunque
dormitorio e dì cosa sta succedendo, ma non andare dai Serpeverde, chiaro?”
Vide il ragazzo tremante
accennare lievemente col capo. Gli creò una barriera intorno e Ryan iniziò a
scappare.
“Dopo mi occuperò anche di
quel ragazzo.”
“Non ne avrai il tempo.”
Voldemort sfoderò la
bacchetta e le lanciò contro un incantesimo: tutto il terreno intorno a lei fu
attorniato dalle fiamme; il Basilisco scomparve e lei rimase senza difese, ma
quello era il minimo dei mali. Poiché dentro di lei albergava una fenice non
aveva problemi con le fiamme, ma il vero problema era fuori da quelle. Elaborò
velocemente un piano e puntò la bacchetta verso il lago. “Marine!”
L’acqua del lago si alzò a
formare un fontana, da questa si crearono delle bolle che volarono a tutta
velocità verso di lei, ma, a qualche istante dalle fiamme, deviarono e
puntarono Voldemort. L’uomo riuscì a deviarle e quelle spensero le fiamme.
Voldemort guardò in mezzo a quelle, ma non vide niente: della ragazza nessuna
traccia.
“Dove guardi?” un’ascia
comparve nella visuale di Voldemort. Riuscì a scansarsi ed evitò il colpo
letale. Vide Miriam librare l’ascia in aria e capì che quella doveva essere un
cimelio dei Serpeverde. Notò le luci nel castello accendersi e decise di
attuare il piano B. Schioccò le dita e dei mangiamorte circondarono la ragazza.
Miriam si guardò intorno e
riconobbe molti mangiamorte, alcuni le erano sconosciuti, ma quello non era un
problema, presto sarebbero morti tutti. Sentì una sensazione di angoscia
invaderle e una sottile nebbia comparve davanti ai suoi occhi. Si guardò
intorno, ma non vide niente, eppure dovevano per forza esserci dei
Dissennatori, solo loro potevano dare quella sensazione…
La sensazione crebbe e la
felicità iniziò lentamente a defluirle insieme alle forze. S’inginocchiò
stremata e iniziò a prendere fiato, ormai anche l’aria iniziava a mancarle.
Vide delle luci nel castello, qualche istante prima ne sarebbe stata felice, ma
in quel momento capì che era troppo tardi. Le venne in mente Aliack e la
felicità che quel volto le infondeva scomparve, capì chiaramente che c’era un
Dissennatore che in qualche modo stava vincendo contro di lei, avrebbe potuto
evocare il Patronus, ma non le veniva in mente niente di felice, così si
accasciò a terra. Scorse un velo nero ondeggiare vicino a lei e capì:
Dissennatori coperti da mantelli dell’invisibilità. Sentì le energie riprendere
a fluirle in corpo, ma non erano sufficienti per evocare il Basilisco e
scappare. Vide la mano del Dissennatore uscire dal mantello e la sua faccia
avvicinarsi sempre di più… ormai era condannata.
Sentì qualcuno battere
rumorosamente all’entrata del dormitorio. Disse la parola d’ordine ed entrò un
Serpeverde. Dopo qualche istante riconobbe Ryan, molti Grifondoro avevano
iniziato ad avvicinarsi minacciosi, ma notò la paura nei suoi occhi e li fermò.
- Che ti è successo?
- Fuori… Dissennatori…
Pericolo… Miriam …
Quell’ultima parola gli
bastò per capire la gravità della situazione. Si affacciò alla finestra e vide
la ragazza accerchiata dalle fiamme e qualche metro più in là Voldemort. Corse
verso l’uscita del castello seguito da tutti i Grifondoro che avevano visto la
scena.
- Avvertite qualcuno! - un
tempo avrebbe detto di avvertire Silente, ma il preside se n’era andato perchè
accusato dal Ministero.
Alcuni svoltarono, altri
continuarono a seguirlo.
- Aliack, di qua! -
gridarono i gemelli Weasley. Aliack entrò in uno dei passaggi scovati dai
ragazzi e continuò a correre, pregando che Miriam resistesse.
Uscì dal castello e corse a
perdifiato. La vide dopo qualche secondo, ma era ancora troppo lontano per
poterla aiutare. La vide cadere e poi Voldemort si avvicinò, la prese e
scomparve. Arrivò dove doveva esserci la ragazza, ma non trovò niente. Sentì che
anche gli altri si stavano avvicinando, ma non li sentiva, non gli importava,
quel mostro gli aveva portato via Miriam…
Cadde in ginocchio a terra,
delle lacrime iniziarono a solcargli il viso, ma non sentiva niente, era come
se il suo corpo fosse stato un involucro vuoto e la sua anima se ne fosse
andata…
Sentì delle mani posarsi
sulle sue spalle, non volle neanche controllare chi fossero, non gl’importava.
- Allontanatevi. - Capì che
aveva parlato Piton, maneanche in quel
momento si riprese - Black, spiegami cos’è successo.
Quella voce cosi’ calma,
forse voluta per farlo rilassare, gli diede solo sui nervi. Si alzò di scatto e
guardò il mago infuriato. - Come puoi rimanere così impassibile? Ha preso Miriam!
Voldemort l’ha presa!
- Come osa rivolgersi così
a un suo insegnante? - notò la Umbridge e decise di sfogarsi con lei, ma,
quando stava per aprir bocca, vide Zecks correre verso di lui.
- Che è successo? - chiese
il ragazzo.
- Kyre, perchè è fuori a
quest’ora? - strillò la Umbridge.
- Se non l’ha capito è
fuori tutta la scuola. - Rispose sbrigativo Zecks.
- Voldemort ha preso Miriam.
- Abbassò lo sguardo e se ne andò volendo rimanere solo.
- Dove crede di andare?! -
in quel momento avrebbe voluto uccidere quel rospo, ma Piton riuscì a zittirla.
- Sta tornando nel suo dormitorio come dovrebbero fare tutti gli studenti.
Notò un’onda alzarsi dal
lago, poi fu intonato un malinconico canto: le sirene davano il loro Requiem a Miriam.
Se anche loro reagivano così, significava che non c’era più nulla da fare…
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Aprì lentamente gli occhi,
ma non distinse niente. Sentì qualcosa scorrerle lungo la faccia, alzò una
mano, ma un dolore lancinante la costrinse a riabbassarla. Provò ad alzare
l’altra mano, ma quella sembrava bloccata da delle catene, troppo pesanti per
essere sollevate. La vista iniziò ad abituarsi al buio e vide del sangue
circondarla, troppo sangue…
- Vedo che ti sei
svegliata.
Riconobbe istantaneamente
quella voce e ricordò tutto: i Dissennatori, i Mangiamorte, Voldemort… era
stata catturata.
- Cosa vuoi da me? - l’uomo
le si avvicinò e le tirò un calcio facendole sputare altro sangue.
- Portami rispetto. Devi
tornare a servirmi.
- Mai! - ricevette un altro
calcio e altro sangue uscì copioso dalla sua bocca.
- Presto cambierai idea.
Si avviò verso l’uscita e,
mentre se ne andava, distinse dei Dissennatori avvicinarsi facendo ondeggiare i
mantelli. Presto avrebbe perso la ragione… presto sarebbe morta.
Doveva trovarla, sapeva
perfettamente che cosa stava pensando in quel momento Miriam, stava pensando a
come morire e lui doveva impedire che ciò accadesse…
- Aliack, mi stai
ascoltando?! – si riprese dai suoi pensieri e fissò Nerix come se la vedesse
per la prima volta.
- Scusa… è che…
- Aliack, devi capire che
non sei solo. Adesso il destino di Miriam non è solo nelle tue mani, anche io e
Zecks vogliamo fare qualcosa.
- Giusto – convenne il
Tassorosso – Ma siamo più intelligenti di te, infatti, mentre ti crogiolavi su
come salvare la dolce Serpeverde, io e Nerix abbiamo pensato ad un piano, ma ci
serve il tuo aiuto per completarlo, quindi, vorresti, gentilmente, ascoltarci?
Fissò entrambi e in quel
momento gli vennero in mente tutte le foto scattate con loro, eppure… non ce
n’era neanche una in cui non ci fosse anche Miriam … Sentì gli occhi
inumidirsi, tentò di nasconderlo, ma entrambi lo notarono subito, era difficile
non vederlo, gli occhi di un vivace azzurro avevano preso una cupa sfumatura
fin da qualche sera precedente, dalla sera in cui l’avevano catturata.
- Ne riparliamo più tardi…
- Zecks fece per alzarsi, ma Aliack lo bloccò subito dicendo: - Ne parliamo
adesso.
-Dobbiamo scoprire dove si è stabilito
Voldemort. – spiegò la ragazza.
- Niente di più facile. –
si voltò verso un gruppo di Serpeverde e fece segno a uno di loro di
avvicinarsi. Draco Malfoy si separò dal gruppo e si avvicinò al ragazzo. – Che
vuoi?
- Dov’è Miriam?
- Non ne ho idea.
- Allora cambio domanda,
dov’è Voldemort?
- Anche se lo sapessi non
te lo rivelerei mai.
- Neanche se questo potesse
aiutarmi a salvare Miriam? – lo vide esitare, ma non disse niente, così continuò
– Sai che Miriam è tua cugina, vero? Per voi famiglie antiche il rapporto di
sangue dovrebbe essere molto sentito, soprattutto quando un tuo parente è un
discendente di Salazar Serpeverde. Se lei morisse voi Malfoy non avreste più
qualcuno che testimoni la vostra gloria.
- Non so dove sia il
Signore Oscuro.
- Sì che lo sai. Non
costringermi ad usare la legilimanzia, non ne ho voglia.
- Non servirebbe a niente.
Ghignò soddisfatto, era proprio
quello che voleva sentire. – Allora fammi controllare, ci metto poco. Legilimens.
Entrò nella mente del
ragazzo, scorse vari ricordi e finalmente, trovò ciò che stava cercando.
- Grazie mille, Malfoy.
Il ragazzo se ne andò,
Aliack si voltò verso i due amici. – Voldemort è al castello dei Malfoy, il
vero problema è che tutti i mangiamorte hanno deciso di stabilirsi lì.
- Problema? A me sembra il
minimo… Miriam sarà sicuramente nei sotterranei, quel castello è immenso,
potremmo metterci anche un mese per capire in che cella sia rinchiusa.
- Basterà mandare un
infiltrato, magari un elfo domestico… - stava già pensando di mandare Kreacher,
ma Zecks lo fermò dicendo: - Anche se ce la facessimo ci vorrebbe comunque
troppo tempo, dobbiamo trovare un piano migliore.
- Allora vado io.
- Piantala di scherzare!
Sai benissimo che Voldemort conosce la tua faccia!
Passarono tutta la giornata
a pensare, ma non trovarono nessun piano, così se ne andarono a dormire
sconsolati.
Verso le 3 di notte Nerix
andò nella camera di Aliack, lo vide accovacciato vicino al muro, sembrava
addormentato, però distinse immediatamente il sangue che gli usciva dalle
nocche e il muro con delle chiazze più scure. Accese la luce e lo svegliò
baciandolo. Lo vide aprire lentamente gli occhi, ma non accennavano a un
sorriso come faceva spesso, sembrava di guardare Miriam, sembrava di guardare
un infinito baratro di tristezza.
- Aliack, che hai?
- Niente…
- Perchè hai le nocche
rovinate?
Lo vide sbuffare, sembrava
intenzionato a non risponderle, ma alla fine lo fece: - Pensavo a Miriam, al
dolore che starà provando in questo momento…
- Aliack, sii sincero, tu
l’ami?
Si voltò di scatto verso la
ragazza. – Ma che dici?
- Da ieri pensi solo ed
esclusivamente a lei, anche adesso che stiamo parlando so che stai pensando a
lei.
- Dove vorresti arrivare?
Che ho sbagliato ancora a capire i miei sentimenti? Nerix, non so cosa tu
voglia sentire, ma se vuoi litigare, ti prego di aspettare domani, ora sono
stanco.
- Piantala d’illuderti! È
un miracolo se Miriam sia ancora viva! – la guardò furente e le tirò uno
schiaffo.
- Scusami… non dirlo mai più.
Se ne andò tenendosi la
guancia ferita con una mano. Non pensava che lo avrebbe fatto davvero, anzi, si
sorprese nel pensare che non lo avrebbe mai fatto con Miriam …
Andò davanti al dormitorio
Tassorosso e rimase alcuni istanti sulla soglia: era indecisa se chiedere
l’aiuto di Zecks, dopotutto era più che normale che Aliack fosse nervoso, però…
Non finì il pensiero che il
dipinto si aprì ne uscì Zecks baldanzoso come sempre.
- Nerix! - urlò appena la
vide. Si girò verso le ragazze dietro di lui e le pregò di lasciarli soli;
quelle entrarono nel dormitorio, mentre lui rimase davanti alla ragazza
attendendo che parlasse.
- Zecks, devi aiutarmi.
- Con Aliack? Nessun
problema, domani gli parlo… aspetta, ma che hai fatto? - si avvicinò alla
ragazza e le osservò attentamente la guancia. La vide rossa, capì che qualcuno
le aveva tirato uno schiaffo, ma chi? - Chi e’ stato?
Non rispose, riuscì solo
adabbassare lo sguardo e le lacrime che
stava trattenendo da svariati minuti le uscirono dagli occhi; non voleva
piangere, non davanti a qualcuno almeno…
- Nerix… - si avvicinò alla
ragazza e la strinse a sè. Sentì che lei voleva liberarsi da quella stretta, ma
non gl’importava, non avrebbe lasciato sola la persona che amava. Usò la magia
e divennero entrambi invisibili e l’accompagnò nella sua stanza. Si sedette sul
letto, ma non la lasciò neanche in quel momento, non ce la faceva…
- Spiegami cos’è successo.
Recuperò la calma e
rispose: - Prima sono andata da Aliack e… - la bloccò appena vide il suo
disagio.
- Ho capito… è stato lui?
- Sì…
- Va bene… vuoi che vada da
lui adesso? - Sciolse l’abbraccio per guardare i suoi occhi, quei zaffiri in
cui adorava specchiarsi. La vide scuotere la testa mentre guardava fissa a
terra.
- Nerix, cos’hai detto ad
Aliack?
Si voltò di scatto e per la
prima volta la vide senza quella maschera che indossava sempre.
- Io… gli ho detto che Miriam
può… - ricominciò a piangere. Non sapeva perchè, ma non riusciva a smettere,
eppure voleva, lo voleva a tutti i costi, non voleva che la vedessero così…
La guardò tristemente,
aveva perfettamente capito che cos’aveva detto all’amico, aveva anche capito
perchè Aliack si era arrabbiato, era normale… eppure…
L’avvolse nuovamente in un
abbraccio, ma non disse niente, non provò a consolarla, non poteva, aveva detto
una cosa blasfema anche per lui… Dopo qualche secondo sentì che lei stava
ancora provando a ribellarsi a quel contatto, ma neanche quella volta la lasciò;
si allontanò leggermente da lei per guardarle il volto e le sussurrò: - Mi spieghi
che ci trovi in quello?
La vide abbassare lo
sguardo e sorrise, per la prima volta l’aveva messa in imbarazzo. La lasciò e
si alzò dal letto e rimase a fissarla inginocchiato a terra. - Allora?
- Mi dà sicurezza…
- Anche adesso che ha una
crisi dietro l’altra?
Girò la testa per non
guardare quegli smeraldi, due anni prima adorava riflettersi in quella
superficie opaca, adorava quando quegli occhi guardavano solo lei, quando
sapeva che erano solo per lei, le sembrava di essere scrutata nell’anima, ma in
quel momento odiò quella sensazione. Lo vide allungare una mano verso di lei e
si ritrasse timorosa di cosa sarebbe potuto accadere se quella situazione fosse
andata avanti. Si alzò da quel letto per andarsene, ma lui la bloccò per una
mano, la trasse verso di sè e la baciò. Un bacio sensuale accentuato dalle mani
sulla schiena e dietro la testa; sentì la mano scendere per appoggiarsi sul suo
fondoschiena, ma non provò a separarsi, voleva scoprire fin dove sarebbe
arrivato. L’avvicinò a sè e la ragazza non poté fare a meno di toccare il suo
torace: scolpito come l’aveva sempre immaginato. In quel momento la parte di
lei che non aveva mai smesso di amare i mille aspetti del carattere di Zecks
riemerse e a gran voce urlò che voleva andare oltre quel bacio, che voleva
altro.
Ma non fu accontentata
perchè Zecks separò le loro labbra, ma non la lasciò, rimase a guardarla
aspettando che dicesse qualunque cosa, che facesse qualunque cosa, sarebbe
stato felice anche se gli avesse tirato uno schiaffo, ma lei non fece niente,
ancora sconvolta da quella voce dentro di lei.
Dopo alcuni istanti lo
guardò negli occhi e lo spinse lontano da sè, dopo tutto ciò che aveva fatto
per avere Aliack non voleva creare altri problemi decidendo di lasciare il
ragazzo, non in quel momento, almeno…
- Ehi, tutto bene?
Adorava il fatto che lui la
capisse con un solo sguardo, adorava il fatto che lui si preoccupasse per lei… -
Sì.
- Questi sono i sentimenti
che provo per te. Farei qualunque cosa per vederti sorridere, basta che chiedi
e io ti aiuterò.
- Grazie… - arrossì
vistosamente e lui le prese il volto per ritoccare quelle labbra che aveva
sempre desiderato. La baciò dolcemente e l’accompagnò al suo dormitorio
sorridendo e parlando come se non fosse successo niente.
Appena la vide entrare si
diresse verso il dormitorio di Aliack ed entrò nella sala comune. Vide i
gemelli seduti sulle poltrone e chiese a gesti se l’amico fosse in camera. Loro
risposero di sì e lui entrò deciso a farsi spiegare la situazione.
Lo vide accovacciato in un
angolo, non dormiva, fissava il vuoto; vide i suoi occhi scrutarlo silenziosi,
poi alzò lo sguardo e disse: - Che c’è?
- Volevo ricordarti quello
che ti ho detto qualche settimana fa.
- Ovvero?
- Falla soffrire e te la
vedrai con me.
- Ti ha detto cos’è
successo, immagino…
- L’ho capito da solo. So
che cosa ti ha detto e non sono qui per rimproverarti o altro, l’avrei fatto
anch’io, ma ti sei pentito, almeno?
- Certo che l’ho fatto! Le
ho subito chiesto scusa, cosa credi?!
Sorrise: quello era
l’Aliack di sempre. - Va bene, voglio fidarmi. Adesso, mi vuoi dire che ti sta
succedendo? Non sei l’Aliack di sempre, sei… depresso…
- Come dovrei stare? Ha
ripreso Miriam, lo sai anche tu ciò sta provando lei… io… mi sento un idiota,
non l’ho aiutata, non ho potuto fare niente per salvarla.
- Aliack, Nerix ti ha già
detto che non sei il solo a voler aiutare Miriam, devi farti aiutare anche da
noi.
Lo guardò per qualche
istante e capì che di loro poteva fidarsi, che l’avrebbero aiutato a salvare Miriam.
- Domani vediamo come entrare nel castello dei Malfoy.
Zecks se ne andò
lasciandolo solo, immerso nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti… sentimenti
che non aveva mai capito… S’innamorava di Miriam e non lo capiva, poi giocava
con Nerix non capendo di amarla e poi? In quel momento non pensava a Nerix, la
sua mente non pensava a come doveva sentirsi la ragazza, la sua mente pensava
solo a come si sentiva Miriam, al fatto che non l’aveva protetta, al fatto che
se fosse stato più veloce avrebbe potuto salvarla…
I rimorsi lo attanagliavano
più di ogni altra cosa al mondo e non poteva fare a meno di pensare a quanto
avrebbe desiderato averla lì, a sostenerlo… Gli venne in mente lo schiaffo dato
a Nerix,… non l’avrebbe mai fatto con la sua amica d’infanzia… che, in realtà,
non aveva mai considerato tale. Fin da quando aveva tolto il cappuccio
scoprendo il viso ne era rimasto affascinato, quegli occhi d’ametista che lo
scrutavano con quella spavalderia mista a tristezza… aveva detto di non aver
mai visto quella malinconia che avvolgeva la ragazza, ma in realtà aveva
mentito, se n’era accorto fin troppo bene: per 14 anni, tutte le mattine, si
alzava e fissava il vuoto per svariati minuti tentando di capire come poterla
rendere felice, come cancellare quella tristezza…
Si alzò da terra e aprì la
porta della sua camera. Vide i gemelli seduti mentre controllavano dei fuochi
d’artificio. Appena sentirono la porta aprirsi i due si voltarono per scoprire
se avevano sentito bene o se era stato frutto della loro immaginazione. Però
vedendo il ragazzo lasciare, finalmente, quella stanza, sorrisero felici e gli
andarono incontro. - Come stai?”
- Male, avete qualcosa per
tirarmi su di morale?
- Oltre alla nostra
simpatiae alle nostre battute, niente!
- esultarono all’unisono.
- Credo che mi basteranno…
- qualche secondo con quei due e già ritrovava il sorriso, meno male che li
aveva conosciuti…
Li vide girarsi verso
l’entrata del dormitorio, seguì i loro sguardi e vide entrare il loro
fratellino insieme ai due inseparabili amici.
- Fred, pensi anche tu a
ciò che sto pensando io?
- Credo proprio di sì.
Tornarono verso i fuochi,
presero un razzo e lo puntarono verso Ron. - Pronti, via!
Il razzo andò verso il rosso
e lo trascinò in aria agganciandosi alla sua maglietta. Ron volò per qualche
secondo in aria, sarebbe rimasto più tempo a fluttuare, però entrò la McGrannit
nella sala comune e i gemelli riportarono il fratello a terra.
- Black, il professor Piton
vuole parlarti.
- E che vuole? - chiese
scioccato.
- Penso voglia parlare
della signorina Serpeverde.
Andò nei sotterranei del
castello piuttosto svogliatamente, non avrebbe immaginato di percorrere quei
corridoi per parlare con Piton e neanche per parlare di Miriam!
Bussò alla porta
dell’ufficio del mago ed entrò con molta calma.
- Prego, Black, accomodati.
- Preferisco stare in
piedi. - Rispose pacatamente.
- Capisco. Ti ho fatto
chiamare per porti delle domande su Serpeverde. Prima di tutto: perchè l’hai
tradita in quel modo?
Sorrise amaro. - Mi sembra
che non si voglia parlare di lei.
- Rispondi e poi capirai.
- Non so perchè l’ho fatto…
- Hai visto come l’ha
ridotta il tuo tradimento?
- Certo che l’ho visto.
- E non ti sei ancora
chiesto se lei ce l’avrebbe fatta a salvarsi se fosse stata in forma? Mentre
era insieme a te ho visto quella ragazza per la prima volta felice, da quando
l’hai lasciata ha perso ogni convinzione per andare avanti, ti sei mai chiesto
quanto male le hai procurato?
Rimase in silenzio,
incapace di replicare, di dire qualunque cosa… Fissò quell’uomo e disse
soltanto: - Perchè mi ha detto questo?
- Non provare a salvarla,
deve prima reagire ai suoi sentimenti. Se tu la salvassi in questo momento
dovresti stare con lei in ogni momento perchè il Signore Oscuro potrebbe…
- E dovrei lasciarla da
sola, a soffrire perchè non ho saputo proteggerla? Mi dispiace, ma non ho
intenzione di farlo.
- Voglio dirti un altro
motivo per cui non puoi salvarla: è controlla in ogni momento dal Signore
Oscuro, non riusciresti a portarla in salvo.
Uscì dalla stanza infuriato
e corse fuori dal castello. Voleva respirare a pieni polmoni l’aria della sera,
doveva liberarsi. Arrivò davanti al salice e i ricordi lo sommersero come un
fiume in piena: Miriam, Miriam … ogni angolo su cui si posava il suo sguardo
aveva qualcosa che gli ricordava Miriam. Il salice sotto al quale l’aveva
baciata, il prato su cui avevano camminato insieme, il lago che avevano
osservato per ore da piccoli, fantasticando su quali animali potessero viverci…
perfino la luna gli ricordava la ragazza, gli veniva in mente la sera che si
erano conosciuti: c’era la luna piena e i suoi occhi avevano assunto una
sfumatura argentea… quegli occhi…
S’inginocchiò a terra e
iniziò a piangere, amaramente per non averla salvata e tristemente per averla
persa. Si appoggiò al tronco dell’albero e rimase lì a fissare la luna, non
tentò di smettere di piangere, sapeva perfettamente che non ce l’avrebbe fatta
e poi… desiderava liberarsi da quel peso che gli opprimeva il cuore. Vide una
sagoma avvicinarsi e riconobbe Ryan… che ci faceva fuori dal dormitorio?
- Salve, Black.
- Salve… che ci fai qui?
- Penso che il motivo sia
uguale al tuo.
Tornò a fissare la luna e
ai suoi pensieri. Esaminò la sua coscienza e per l’ennesima volta si disse che
avrebbe potuto salvarla se solo fosse stato più veloce, se solo avesse avuto il
coraggio d’infrangere quella maledetta promessa e prendere la sua scopa… già…
quella promessa…
L’aveva fatta a 14 anni,
subito dopo aver perso contro i Serpeverde a Quidditch; aveva perso una sfida
fatta con Miriam e così era stato costretto a promettere che non avrebbe mai
più preso in mano una scopa… Promessa stupida, che poteva benissimo infrangere,
ma non l’aveva fatto, perchè? Perchè era convinto che Miriam ce l’avrebbe
fatta? Perchè aveva sottovalutato la situazione? O solo perchè era un idiota?
Fissò Ryan e vide che anche
lui aveva iniziato a piangere, non disse niente sapendo che le sue parole
sarebbero risultate false… Si alzò dal prato e tornò nel suo dormitorio. Vide i
gemelli provare dei nuovi fuochi che avevano intenzione di far scoppiare il
giorno dei GUFO, così si avvicinò incuriosito e rimase tutta la serata con
loro, aveva bisogno di ridere, sapeva che Miriam non l’avrebbe voluto ridotto così
a causa sua, doveva riprendersi anche per lei.
Andò nella sua stanza verso
l’una di notte e si rallegrò nell’essere svegliato dal trambusto dei
Grifondoro. Vide Ron fissarlo, come al solito, in cagnesco e decise di
vendicarsi a colazione: la ciotola di porridge gli
volò addosso. Scorse Nerix e decise di parlarle, ormai aveva capito di non
amarla e non gli sembrava giusto continuare ad illuderla e poi… avrebbe dato
una chance al suo migliore amico.
La bloccò dopo colazione
ecominciò: - Nerix, mi dispiace per
come mi sono comportato in questo periodo.
- Non è un problema.
Vide Zecks passare
attorniato dal solito gruppo di ragazze e fermarsi a qualche metro da loro due.
– In questi giorni ho pensato molto e ho capito di amare ancora Miriam, quindi
credo sia meglio se ci lasciamo e continuiamo ad essere amici.
- L’avevo immaginato,
d’accordo, allora a pranzo ti voglio sotto al salice, facciamo un picnic noi
tre. Ciao.
Scorse Zecks sorridere
trionfale e mandare via tutte le sue guardie del corpo e avvicinarsi a lui. –
Aliack, ti voglio bene!
- Non fare lo sdolcinato o
potrei preoccuparmi…
- Ehi, ehi… questa frase me
l’hai detta prima dello spiacevoleincontro con il Dissennatore… stai tornando quello di un tempo?
Rimase in silenzio a
pensare: era vero, una frase del genere gliel’aveva detta prima di
quell’evento, e anche il comportamento di ieri sera, di piangere per togliersi
un peso, l’avrebbe fatto solo prima dei 17… forse stava tornando il ragazzo di
prima, forse avrebbe avuto il coraggio d’infrangere quella stupida
promessae avrebbe ritrovato la
spavalderia per aiutare Miriam.
A pranzo si recò nel luogo
indicato da Nerix e vide i due che lo stavano aspettando.
- Finalmente, si mangia! –
Zecks si lanciò vorace su un panino e iniziò a mangiare di gusto. Ne prese uno
anche Aliack, se il suo amico mangiava così doveva essere buono… diede un morso
e iniziarono a venirgli i conati di vomito, com’era possibile che Zecks lo
mangiasse? Capì: quei panini li aveva fatti Nerix…
- Buono… però…
preferiscomangiare il dolce… chi l’ha
fatto? – chiese facendo scomparire il panino.
- L’abbiamo preso dagli
elfi domestici. – spiegò Nerix che aveva intuito il motivo per cui Aliack aveva
fatto scomparire il panino: la sua cucina faceva schifo come sempre. Si fermò a
guardare Zecks, dalla sua faccia sembrava buono… assaggiò incuriosita… faceva
veramente schifo. – Zecks, piantala, so che fa schifo.
Il ragazzo si bloccò di
colpo e sembrò sollevato. – Meno male, non ce la facevo più…
Risero tutti e tre e
accesero un fuocherello usando i panini come combustibile. Parlarono
allegramente per il resto del picnic e andarono a lezione quando sentirono la
campanella suonare.
Alla fine delle lezioni
tornò nel suo dormitorio e si chiuse in camera per rimanere sola… i suoi piani
andarono in fumo: nella sua camera c’era Zecks. Lo fissò sorpresa, mentre lui
rimase immobile a guardare la finestra.
- Zecks…
- Ciao, come stai?
- Bene, perchè?
- Pensavo di vederti
triste, dopotutto Aliack ti ha lasciata.
Aveva ragione, eppure
quando lui le aveva detto che era meglio lasciarsi si era sentita libera da un
peso che le opprimeva il cuore, da un peso che schiacciava i sentimenti che
provava per Zecks. – Sei qui perchè volevi consolarmi?
- Effettivamente sì, ma non
ce n’è bisogno, quindi vado subito al sodo: tu mi piaci, io ti piaccio, quindi
dovremmo metterci insieme, giusto?
L’aveva spiazzata, quel suo
modo di ragionare l’aveva sempre spiazzata, semplice e lineare senza neanche
una piega. – Giusto.
- Bene! – si alzò dalla
sedia e la baciò dolcemente e tornò nel suo dormitorio affermando che andava a
studiare per gli esami… quell’idiota…
Sorrise divertita e andò
nel dormitorio di Aliack, doveva dire a qualcuno quella notizia, normalmente
l’avrebbe detto a Miriam e solo in quel momento si rese conto di quanto le
mancasse averla lì vicina. Mentre percorreva i corridoi capì ciò che provava
Aliack: una solitudine infinita e un senso di rimorso senza paragoni.
Chiese alla Signora Grassa
di farlo uscire e dopo qualche istante il dipinto si aprì per far uscire il
ragazzo.
- Ehilà, come mai qui?
- Volevo annunciarti una
cosa: io e Zecks siamo insieme.
Lo vide sorpreso e felice.
La prese in braccio e la fece girare finalmente contento. La lasciò qualche
secondo dopo affermando che andava da Zecks per congratularsi… non pensava che
sarebbe stato così felice, dopotutto l’aveva lasciata solo qualche ora prima, a
quanto pare entrambi non avevano capito i loro reali sentimenti. Tornò verso il
suo dormitorio e sorrise divertita quando le venne in mente la sera che era
andata nel dormitorio di Aliack per fargli “capire” i suoi sentimenti… che
idiota che era stata, come poteva lei far capire a lui i suoi sentimenti se
neanche lei riusciva a farlo, se lei si rifiutava di accettare la verità, di
accettare il fatto di amare ancora Zecks… era stata un’idiota e per colpa sua
aveva fatto soffrire tutti: Aliack, Miriam e Zecks e per colpa di quel suo
errore la sua migliore amica era stata presada Voldemort, proprio in quel momento, quando aveva iniziato a
pronunciare il suo nome, quando il terrore di rivedere Voldemort si era
allentato… e tutto per colpa di un suo stupido errore.
Stava correndo per la
scuola felice, non avrebbe mai immaginato di prendere così bene quella notizia,
eppure era felice, finalmente il suo migliore amico aveva avuto ciò che voleva,
e lui? Si sarebbe sentito un peso? Un terzo incomodo? Forse, ma non era il
momento migliore per pensarci, doveva solo abbracciare Zecks e prenderlo n po’
in giro, quello era il suo piano.
Irruppe rumorosamente nella
stanza dell’amico e gli saltò addosso iniziando a gioire.
- Aliack, che cavolo ti è
preso? - chiese Zecks riuscendo a liberarsi dalla sua presa.
- Sono felice, finalmente
ce l’hai fatta!
- Te l’ha detto Nerix?
- Sì
- Meno male che l’hai presa
bene… non me lo sarei aspettato da te.
Sorrise e lo abbracciò
ridendo come non faceva da tempo… l’ultima volta che l’aveva fatto era stato
quando era insieme a Miriam, lei riusciva a farlo stare bene, lo capiva
perfettamente e lui l’aiutava, anche se non capiva cosa celasse il suo sguardo
l’aiutava e lei ne era felice, lo sapeva…
Si allontanò da Zecks e
fece per andarsene, ma l’amico lo bloccò e lo fece girare. - Perchè piangi?
- Perchè sono felice. –
Tentò di sdrammatizzare, ma non funzionò.
- È per Miriam, vero? - non
rispose, non ce la faceva, abbassò solo lo sguardo e Zecks lasciò la presa. - Hai
bisogno di una seduta da uno psicologo.
- Ci sono psicologi a
Hogwarts?
- Forse…
Era seduto su un cuscino a
fissare il soffitto della stanza… perchè si era lasciato convincere da Zecks? E
poi come aveva potuto portarlo da Fiorenzo? Cosa c’entrava lui con uno
psicologo?
- Aliack, sento la tua
agitazione, rilassati.
Come faceva a rilassarsi in
una stanza piena di strane erbe che gli davano solo il voltastomaco? Girò lo
sguardo verso Zecks e lo vide completamente rilassato e immerso in una mondo
tutto suo, in cui neanche lui, il suo migliore amico, poteva entrare.
Probabilmente lui aveva già fatto qualche seduta di quel tipo. Si voltò e
chiuse gli occhi: era andato in quel posto per pensare e rilassarsi, doveva
farlo.
Gli venne in mente la prima
volta che aveva tolto il cappuccio a Miriam, quegli occhi viola come le
ametiste che lo avevano incantato fin dalprimo istante, quella sua ingenuità che non aveva niente a che vedere
con il mangiamorte che doveva impersonare… si ricordò di quando aveva visto per
la prima volta una scopa ed era rimasta per ore a fissarla sorpresa e lui,
dietro di lei, che la guardava fingendo passione per la scopa, ma che in realtà
pensava a lei, a quella ragazza il cui unico scopo nella vita era stato il
fuggire da Voldemort. Era stata lei a decidere di studiare all’estero, era
stata lei con la sua gentilezza ad averlo aiutato ad ambientarsi in quel mondo
sconosciuto in cui tutti parlavano una lingua diversa dalla sua, era stata lei
ad averlo aiutato con gli studi, ad avergli insegnato quelle lingue strane,
piene di simboli che gli sembravano geroglifici… era stata lei ad averlo fatto
innamorare, quella sua gentilezza nascosta da una maschera d’indifferenza che
celava anche la sua tristezza, che celava quel mondo di cui anche lui avrebbe
voluto farne parte… Miriam… la sua mente e il suo cuore chiamavano solo quel
nome, non pensavano ad altro, anche di notte la sognava: immobile a fissarlo
sorridendo dolcemente e salutandolo. Lei era sempre stata con lui, quando era
svenuto dopo aver incontrato il Dissennatore colei che gli era rimasta accanto
tutta la notte era stata Miriam, colei che aveva rifiutato di mangiare per
assisterlo era stata lei, colei che non aveva dormito per accudirlo era sempre
stata Miriam, colei che gli aveva sorriso appena si era svegliato era stata
lei, con le lacrime agli occhi… Pensava di perderlo? Forse, non l’aveva mai
scoperto, aveva sempre taciuto il motivo del suo pianto… quegli occhi umidi a
causa sua… aveva giurato che non l’avrebbe mai più fatta piangere e invece
l’aveva fatto e le aveva recato la più grande angoscia che l’avesse mai
avvolta… Gli vennero in mente le parole di Piton, era per colpa sua che lei non
aveva avuto modo di reagire, era ancora sconvolta dagli avvenimenti… proprio
lei… il suo angelo…
Sentì qualcosa di caldo
solcargli la guancia e si riprese dal suo mondo immaginario accorgendosi solo
in quel momento che stava piangendo.
- Aliack… - inizio’ Zecks,
ma non finì la frase, sapeva perfettamente che cos’aveva l’amico.
- Torno nella mia stanza. -
sussurrò prima di uscire dall’aula e rientrare nel suo dormitorio. Davanti alla
sua porta vide i gemelli, voleva entrare nella stanza per buttarsi sul letto e
piangere fino a finire tutte le lacrime che aveva in corpo, ma si disse che era
meglio parlare con qualcuno per distrarsi da quella situazione.
- Ciao, Aliack. -
Salutarono i due all’unisono.
- Ciao, volete qualcosa?
- Volevamo mostrarti i
nostri nuovi botti.
Uscirono di nascosto nel
giardino e Fred accese i fuochi: nell’aria c’erano un grifone e una fenice che
volteggiavano leggiadri nell’immensità del cielo.
- Questo è il nostro regalo
per il tuo compleanno!
Guardò l’orologio: 00.05…
era davvero il suo compleanno… sorrise… quello era il più bel regalo che avesse
mai ricevuto, ma ancora una volta il pensiero di Miriam lo colpì come un
secchio di acqua ghiacciata: quello era il primo compleanno da quando la
conosceva che non passava con lei. Iniziò a piangere senza ritegno; i gemelli
capirono immediatamente la situazione e, richiamati i due fuochi d’artificio,
accompagnarono Aliack nel dormitorio. Ringraziarono il fatto che non ci fosse
nessuno nella sala e lo lasciarono sul suo letto supino, mentre continuava a
piangere senza riuscire a fermarsi. Gli mancava troppo, non poteva farci
niente, e il pensiero che anche lei stesse subendo quella tortura quasi lo
uccise, probabilmente lei stava piangendo ancora per causa sua… Si addormentò
con in mente un solo nome: Miriam.
Si svegliò per il troppo
casino nella sala, rimase per qualche istante a fissare il soffitto, poi girò
lo sguardo verso il calendario e realizzò che giorno fosse. - Maledizione! Oggi
ci sono i GUFO!
Che bel regalo che gli
facevano i professori…
Si fiondò nel suo bagno
privato e si preparò ad una velocità supersonica. Tornò nella stanza per
cercare la cartella gettata da qualche parte sotto i vestiti. La trovò dopo
qualche minuto sul comodino vicino alla foto di Miriam e si sorprese nel
pensare che lei l’avesse custodita per lui.
- Grazie, amore.
Forse era un pensiero che
avrebbe fatto un bambino, ma quello gli diede la forza di non piangere: la
speranza che lei fosse lì con lui.
Mangiò velocemente e prese
un libro a caso iniziando a leggere da una pagina a caso, gli portava fortuna
leggere a casaccio, di solito quello che aveva appena letto era nei test.
Quando suonò la campanella
tutti se ne andarono e gli studenti del quinto anno rientrarono nella sala
trovando davanti a loro una miriade di banchi. Ognuno prese posto e iniziarono
l’esame, quando sentirono dei botti, si girarono verso la porta e videro i
gemelli Weasley entrare accompagnati da dei fuochi. Un immenso drago pedinò la
Umbridge e tutte le nuove regole caddero sonoramente a terra rompendosi in
mille pezzi.
I due se ne andarono dalla
scuola, concludendo così il loro percorso di studi e utilizzando i soldi
regalati da Harry per aprire il loro negozio di scherzi.
Passarono alcuni giorni
quando Harry fece un sogno nel quale il suo padrino Sirius soffriva in mano a
Voldemort. Harry cascò come un pollo nella trappola di Voldemort e andò al
Ministero della Magia accompagnato da Ron, Ginny, Hermione, Nevil
e Luna per aiutarlo. Dopo aver visto delle stanze davvero strane, entrarono in
una stanza dov’erano tenute tutte le profezie. Lì incontrarono Lucius Malfoy e
Bellatrix Lestrange che volevano la profezia appena presa da Harry, come
risposta i ragazzi fecero esplodere tutte le profezie della stanza e
scapparono. Finirono in una stanza nella quale al centro c’era un arco con
appeso un velo. Combatterono contro i Mangiamorte e in loro aiuto arrivarono
alcuni membri dell’Ordine della Fenice, tra i quali lo stesso Sirius Black.
Bellatrix combattè contro quest’ultimo e lo uccise, di lui però non rimase
niente, perchè il corpo cadde dietro al velo dell’arco. Harry, infuriato, tentò
di seguire Bellatrix, ma fu fermato da Aliack arrivato in ritardo per salvare
il fratello. Il ragazzo inseguì Bellatrix lanciando nel frattempo incantesimi
contro di lei. Arrivarono davanti alla fontana del Ministero e iniziarono a
combattere, nel frattempo arrivò anche Harry e in quello stesso istante
comparve anche Voldemort. Aliack si gettò verso Harry interrompendo lo scontro
con Bellatrix evocando una barriera.
- È da tempo che non ci vediamo,
ragazzino. - Pronunciò Voldemort in tono mellifluo.
- Volevo venire a trovarti,
ma me l’hanno impedito. - Rispose Aliack scherzosamente - Dov’è Miriam? -
aggiunse cambiando tono e diventando di colpo serio. Harry lo guardo sorpreso:
era la prima volta che assumeva quel tono.
- In una cella, se vuoi ti
porto da lei.
L’aveva messa in una cella,
chissà quanto stava soffrendo in quel momento.
- Perchè l’hai catturata?
- Dovresti saperlo, i suoi
poteri sono straordinari e io ho intenzione di servirmene.
- Non lo farai.
- Vuoi impedirmelo?
- Sì, uccidendoti.
Uscì dalla barriera
correndo verso di lui. Puntò la bacchetta verso il suo avversario e una lingua
di fuoco partì da quella investendo Voldemort. Stava per lanciare un altro
incantesimo, ma venne bloccato da Silente, che gli si parò davanti,
intraprendendo uno scontro con il suo nemico numero uno. Alla fine del duello
Voldemort scappò perchè tutti gli Auror del Ministero
stavano per arrivare, ma riuscì ad impadronirsi del corpo di Harry, anche se
dovette lasciarlo perchè respinto dai sentimenti di Harry.
Aliack, Nerix e Zecks
superarono il GUFO a pieni voti, ma, a differenza degli ultimi due, Aliack se
ne andò da Hogwarts andando a lavorare dai gemelli. Non volle rimanere al
castello perchè gli ricordava troppo Miriam e poi, era sicuro che avrebbe avuto
più informazioni in merito al castello dei Malfoy lavorando laggiù.
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del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori. (Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Potrebbe essere presuntuoso da parte mia, credere che
Miriam mi stia pensando? Sperare in questo, può essere presuntuoso? Forse, ma è
l’unica cosa che mi rimane.
Dal diario di Aliack Black
20 Luglio
- Dove lo devo mettere questo?
- chiese ai gemelli portando in mano un grosso scatolone.
- Nel magazzino. Senti,
dopo potresti portarmi il pacco rosso che hanno
inviato ieri?
- Va bene.
Era bello lavorare in quel
negozio, si rilassava facilmente e tutti quegli scherzi e giochini lo facevano
divertire un mondo e poi… aveva accumulato molte informazioni sul castello dei
Malfoy; doveva solo incontrare Nerix e Zecks per informarli e presto avrebbe
potuto provare a salvare Miriam.
Aliack, mi manchi, mi manca il tuo sorriso, mi mancano
i tuoi modi gentili, la tua simpatia, mi manca tutto di te, i tuoi capelli neri
come la notte, i tuoi occhi splendenti come zaffiri… perchè mi hai fatta soffrire?
Dai pensieri di Miriam
Data imprecisata
- Hai cambiato idea? -
iniziava ad odiare quella voce, ogni giorno le chiedeva se avesse cambiato idea, ma lei non l’avrebbe mai fatto.
- Rimango della mia idea. -
Voleva apparire forte, però quella frase che ripeteva tutti i giorni la
sfiancava, non riusciva più a parlare… riusciva solo a pensare e ne approfittava per pensare ad Aliack, aveva abbastanza
energie per usare l’Occlumanzia, quindi non correva il rischio che Voldemort
entrasse nella sua mente.
Vide dei Dissennatori
avvicinarsi: l’asso nella manica di Voldemort. Si avvicinavano a lei, in modo che
la felicità l’abbandonasse, ma non riceveva il loro bacio, il loro padrone non voleva rischiare che la sua psiche
danneggiata potesse interferire con i suoi eccezionali poteri…
Miriam, perdonami per ciò che ti ho fatto, perdonami per tutto il dolore che ti ho recato, è egoista da
parte mia sperare che tu accetti le mie scuse, ma è l’unico modo che ho per
andare avanti, ti prego, se riesci a sentire i miei pensieri, aiutami,
perdonami!
Dal diario di Aliack Black
21 Luglio
- Posso andare in pausa? -
chiese dopo aver spostato l’ennesima scatola.
- Sì, vai pure… però hai un quarto d’ora.
- Tiranni. - Sbuffò appena
fu sul retro del locale.
Si appoggiò ad una cassa e
prese il ciondolo che aveva fabbricato qualche settimana prima. Era d’argento e
nel mezzo c’era un’ametista. Schiacciò un minuscolo bottone e quello si aprì
rivelando la foto di Miriam. La guardò per tutti quei quindici minuti, non ci
credeva ancora, non riusciva a credere al fatto di averla
persa, riusciva solo a pensare a lei. Il negozio lo svagava, certo, però ogni
volta che rimaneva da solo pensava a lei. Non piangeva più, aveva superato
quella fase, rimaneva solo in silenzio ad osservare quella foto e quand’era a
casa guardava gli album fotografici. Ogni tanto gli arrivava una lettera di
Zecks, la domanda era sempre quella, anche se l’amico riusciva a mascherarla
con giri di parole lunghi due pagine: come stai? E lui dava sempre la stessa
risposta, anche lui faceva lunghi discorsi inutili, ma
sapeva che l’amico avrebbe comunque inteso: mi manca.
Pretendo troppo nel voler ricominciare con te? Posso
sperare in un’altra chance? Se
mi senti, Aliack, ti prego, rispondimi… ho bisogno di te…
Dai pensieri di Miriam
Data sconosciuta
Quanti giorni sono passati da quando è rinchiusa lì? Una settimana, due settimane, un mese? Ormai aveva perso il conto, faceva dei
segni per terra, ma quelli venivano coperti dal sangue
che continuava a perdere. Tutti quelli che avevano il permesso di entrare nella
cella le portavano da mangiare, ma nessuno si
preoccupava di controllare se fosse ancora viva… nessuno controllava se stesse
perdendo troppo sangue, si limitavano a lasciare quel vassoio e nessuno si
preoccupava del fatto che non mangiava. A che serviva tenerla in quella
condizione? Prima o poi anche i suoi poteri ne
avrebbero risentito e quello non era forse un problema? Non la tenevano lì solo
per i suoi poteri?
Sirius è morto, anche lui se n’è andato… pensavo di poter ricostruire una famiglia con lui, invece…
devo vendicarlo, devo trovare Voldemort e ucciderlo, devo farlo per lui.
Da una lettera di Harry Potter
Data imprecisata
Era nella casa dei suoi
zii, non ce la faceva più, perché nessuno veniva a prenderlo? Perchè era
costretto a restare in quel luogo? Guardò Edvige e la trovò addormentata, gli
dispiaceva svegliarla per portare quella lettera a Ron, ma non aveva nessun
altro modo per farlo e aveva anche urgenza di una risposta. Si avvicinò alla
gabbia e picchiettò contro le sbarre per far svegliare il suo gufo. Edvige si
svegliò rivelando la testa coperta da un’ala e rimase immobile a fissare il suo
padrone tentando di capire il motivo di quell’inaspettato risveglio.
- Porta questa a Ron.
Aprì la gabbia e il suo
gufo uscì dalla stanza per addentrarsi nel buio cielo di Londra.
Ciao Aliack,
è da tanto che non ci sentiamo… la tua ultima lettera
mi è arrivata solo ieri, scusa se non ti ho risposto prima. Hai parlato dei
gemelli e da quel che ho capito li hai descritti come
tiranni, ce li vedo sotto quelle vesti… Nerix ed io abbiamo deciso di
continuare a studiare ad Hogwarts anche il settimo anno per ottenere il diploma
di MAGO, è strano pensare che avremo un diploma in più rispetto a te; ti
ricordi la crisi di nervi che ho avuto poco dopo aver scoperto di te e Nerix,
del giorno in cui sei venuto a parlarmi? Ti ricordi di quando
ho detto che mi eri superiore in tutto? Per una volta potrò vantarmi di avere
un diploma in più rispetto a te. Comunque, siamo
andati ad Hogsmeade e abbiamo avuto delle informazioni in merito ai nuovi
mangiamorte e abbiamo anche scoperto che Voldemort ha reclutato quel lupo
mannaro… quello cattivo… cavoli, non mi ricordo il nome, vabbè però lui non è
un mangiamorte, ha solo il mantello, ma non ha ancora il loro simbolo. Senti
ora devo andare, ci sentiamo presto… stammi bene
Zecks
Da una lettera di Zecks
Data imprecisata
Chiuse la lettera e la
diede alla sua aquila reale. Si alzò dalla sedia e vide Nerix addormentata sul
divano. Erano andati in una locanda ad Hogsmeade per
passare le vacanze e trovare informazioni nello stesso tempo; non era il
massimo del comfort: aveva un letto matrimoniale, un divano, un armadio, una
scrivania e due sedie; di fianco c’erano il bagno e la cucina, poveri di mobili
anche loro. Aprì l’armadio di fianco al letto, prese una coperta di lana e la
utilizzò per coprire Nerix. Le scostò i capelli dal volto e si accomodò sulla
sedia davanti alla finestra… lo faceva tutte le sere, ormai era
diventata un’abitudine: si sedeva e rimaneva per ore a fissare il cielo.
Ecco la prima lacrima, quel cielo così buio gli ricordava Voldemort e quella
faccia lo riconduceva a Miriam, alla sua “sorellina”, gli mancava da impazzire,
non riusciva a rimanere fermo ad aspettare il momento propizio per aiutarla, se
non fosse stato per Nerix lui sarebbe già andato nel castello dei Malfoy a cercarla,
ma si bloccava ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei: il pensiero
di farla soffrire lo uccideva, quindi non faceva niente, aspettava e si teneva
in contatto con Aliack per essere sicuro che non decidesse di andare al
castello… già Aliack, sapeva perfettamente del suo dolore
anche se lui non lo scriveva, riusciva a intuirlo anche solo vedendo il
colore della cera che utilizzava per sigillare le lettere: viola. Sapeva anche
che aveva superato la fase del pianto, l’aveva capito dallo stile di scrittura,
rispetto alle prime lettere era più chiaro e poi… non si vedevano delle piccole
sbavature dovute alle lacrime. Era entrato nella fase dei ricordi e questo
l’aveva capito quando gli aveva parlato di un ciondolo
che aveva fabbricato con incastonata al centro un’ametista. Non aveva detto
nient’altro, ma lui sapeva che c’era la foto di Miriam lì dentro e sapeva anche
che tutti i giorni fissava quella foto per non dimenticare il suo volto.
Sentì dei rumori dietro di sè
e si affrettò ad asciugare le lacrime. Si voltò e vide Nerix alzarsi dal
divano.
- Tutto bene?
- Sì, come mai ti sei
svegliata?
- Quel divano è scomodo.
Vado a letto… ‘notte.
- ‘Notte.
Si rigirò e si disse che era fortunato ad avere Nerix, ma un’altra volta il
suo pensiero tornò ad Aliack: che stava provando lui senza Miriam? Non aveva la
minima idea del dolore che lui potesse provare, non
poteva immaginarlo, poteva solo tentare di capirlo… si alzò dalla poltrona e
fissò il letto, dopo quel pensiero non poteva certo dormire con Nerix come se
niente fosse. Guardò il divano e si disse che per una
notte poteva anche sopportare la scomodità.
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voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
grazie mille per aver continuato a cercare
informazioni… comunque, mi sono stancato di scrivere frasi senza senso
aspettando che tu capisca il mio dolore, ormai sono stanco di fingere di stare
bene, sono stanco di fingere che non sia successo niente, che il mio cuore non
stia soffrendo, che io non sia attanagliato dai sensi di colpa… perché non
posso vederla? Perché non posso andare nel castello dei Malfoy e uccidere
Voldemort? Perché sono così debole? Perché? So che non puoi rispondermi e non
mi aspetto una risposta che potrebbe risultare falsa… volevo solo dirti, volevo
renderti partecipe del mio dolore… ti ricordi quella promessa che ho fatto a
Miriam? Quella che non avrei mai più volato con una scopa, quanti anni sono
passati da quel momento? 10? Sai che oggi ne ho vista una e quella maledetta
promessa mi è tornata in mente e non ce l’ho fatta a infrangerla, sai perché? Perché
mi è venuta in mente Miriam e ho pensato
che se l’avessi infranta proprio ora sarebbe stato come infangare la sua
memoria… perdona questo mio sfogo. Dobbiamo incontrarci perché devo darvi tutte
le informazioni che ho raccolto finora… a presto
Aliack
Da una lettera di Aliack
Data imprecisata
Chiuse la lettera e la
diede al suo falco. Guardò l’orologio, le 11. Andò a dormire stremato da quella
giornata: aveva spostato pacchi tutto il giorno e come se quello non fosse
stato abbastanza aveva perso il suo ciondolo. Sapeva perfettamente che erano
stati i gemelli a prenderlo pensando di fare del bene, in realtà avevano fatto
un danno, ora non sapeva che fare, non aveva più niente da stringere in mano
durante la notte, niente da stringere mentre pensava a Miriam… niente che la
ricordasse. Si addormentò pensando a come recuperare quel ciondolo e lei.
Era in una camera buia, non
vedeva niente, sentiva solo freddo, tanto freddo. Sentì un tintinnare di catene
e si girò di scatto; vide una figura seduta a terra e intorno ad essa una
macchia scura. Si avvicinò, ma non sentì i suoi passi sulla pietra, c’era
qualcosa di strano, era come se lui non fosse in quel luogo.
- Aliack… perché non sei qui?
Voglio vederti, perché non arrivi, perché non mi aiuti?
- Miriam…
Vide la figura alzare
lievemente il capo e intravide due occhi che si distinguevano nonostante il
buio… quegli occhi, gli occhi di cui si era innamorato… gli occhi di Miriam.
Corse verso la figura, fece
per prenderla, ma la sua mano attraversò quel corpo… perché riusciva a vederla,
ma non a toccarla?
- Perché sei qui?
- Con chi stai parlando,
Miriam?
Riconobbe quella voce
istantaneamente, quell’odiosa voce che gli aveva portato via la sua amata, la
voce dell’uomo che aveva fatto soffrire per tutto quel tempo la sua amata, la
voce di Voldemort.
- Con chi dovrei parlare?
Con i topi?
Quella spavalderia,
nonostante le sue condizioni critiche riusciva ancora a resistere e lo faceva
perché voleva rivederlo, lo sapeva, aveva sentito la sua voce, ne era sicuro.
- Hai cambiato idea?
- No.
Lo vide andarsene e dei
Dissennatori comparvero dietro di lui. Com’era possibile che non l’avesse
visto? Eppure era davanti a Miriam, perché non lo vedeva? Non era invisibile,
ne era sicuro, dopotutto lei poteva vederlo, lo sapeva.
- Aliack, perché non ti ha visto? Che sta succedendo?
- Non lo so… senti i miei pensieri?
- Se stai pensando che ti sono mancata, allora sì. Tu
senti i miei?
- Miriam… stavi pensando a me?
- Penso a te ogni singolo istante della mia vita.
Sorrise, era lei, la sua
Miriam, la sua psiche era ancora intatta. Vide i Dissennatori avvicinarsi e
sentì Miriam tremare.
- Che sta succedendo?
- Stanno prendendo la mia felicità… ma ora che sei qui
non ho più paura di ciò che potrebbe accadere.
- Miriam, ti amo.
La vide fissarlo
sbalordita, e poi, quegli occhi umidi per la gioia, finalmente l’aveva resa
felice. Guardò i Dissennatori e li vide indietreggiare spaventati, l’aveva
aiutata, ora doveva solo capire cos’era successo, doveva capire come aiutarla
ancora.
- Miriam, per te cos’è successo?
- Mi stavi pensando?
- Sì.
- Ti sei addormentato?
- Penso di sì, perché?
- Hai utilizzato inconsciamente un incantesimo: la
Maschera del Sonno.
- Cioè?
- Si realizza in due: entrambi devono pensare
all’altro, uno deve addormentarsi, mentre l’altro deve avere la mente lucida e
continuare a pensare, l’anima di quello che dorme va nel luogo dove si trova
l’altro e nessun altro può vederlo.
Voleva dire qualcosa, ma
sentì una strana sensazione e subito dopo vide l’immagine di Miriam scomparire.
- L’effetto della maschera sta finendo.
- No! Miriam!
- Aliack, ti amo.
Si svegliò di colpo e
rimase immobile per ragionare su ciò che era successo, era sicuro di non aver
sognato, era sicuro che tutto fosse successo realmente. Si rigirò nel letto
intenzionato ad utilizzare di nuovo quell’incantesimo, doveva addormentarsi,
doveva tornare da lei, doveva farlo.
I gemelli Weasley entrarono
nella camera verso le 6 del mattino, presero un secchio d’acqua ghiacciata e lo
buttarono addosso al loro “servetto”. Aliack si svegliò di colpo e li fissò in
cagnesco.
- Ben svegliato, forza,
devi spostare le nuove consegne in magazzino.
- Arrivo.
Li fissò attentamente
mentre se ne andavano e vide una piccola foglia d’argento uscire dalla tasca di
George.
- Accio Medaglione.
La collana uscì dalla tasca
senza che il rosso se ne accorgesse e tornò nelle mani del suo padrone; aprì
l’ametista e osservò la foto di Miriam… alla fine non era riuscito ad
utilizzare quell’incantesimo, ma sapeva perfettamente che prima o poi ce
l’avrebbe fatta.
Si preparò velocemente e
scese le scale arrivando direttamente in negozio. Aveva deciso di affittare
l’appartamento lì sopra perché aveva scoperto che Diagon Alley
era uno dei punti di ritrovo preferiti dai mangiamorte e dalla sua finestra
poteva vedere e sentire tutto senza problemi.
Salutò i gemelli con una
cordialità fittizia e andò sul retro del locale per sistemare gli scatoloni;
casualmente gli cadde l’occhio sulla finestra e vide una testa biondo pallida
che correva: Draco Malfoy. Creò un clone magico e divenne invisibile al fine
d’inseguire Malfoy, sembrava agitato e quello non lo convinceva.
Lo vide entrare nel negozio
di bacchette, che cosa aveva da fare di così urgente lì dentro? Sicuramente non
era andato per prendere una nuova bacchetta, la sua funzionava perfettamente,
c’era qualcosa di più e il suo sesto senso gli diceva che c’entrava con
Voldemort. Entrò anche lui, sentì Malfoy parlare con il proprietario del
negozio a qualche metro da lui; si fermò e rimase in ascolto da dietro uno
scaffale.
- Hai capito?
Maledizione, era entrato
troppo tardi.
- Vedrò cosa posso fare,
ma, come le ho già detto, non ho niente di simile nel mio negozio
- Non sono io che te lo
ordino, ma lui!
Sentì il rumore di una
veste, che stava succedendo? Si sporse dallo scaffale e vide Malfoy mostrare il
braccio… il Marchio Nero. A quanto pare anche lui era diventato un servitore di
Voldemort, in realtà non lo stupiva molto, era scontato che prima o poi sarebbe
accaduto.
Vide Draco muoversi verso
la porta e capì che stava per uscire, così lo precedette tornando verso il
negozio dei gemelli. Entrò dal retro e vide: un disastro. Il suo clone aveva
buttato giù tutti gli scatoloni e stava anche per rompere un importantissimo
vaso in porcellana, regalo di Silente in persona.
- No!
Dissolse il clone e si
lanciò per recuperare il vaso, fortunatamente lo prese, lo rimise a posto e
utilizzò la magia per sistemare ogni scatola.
- Che succede? – chiese
Fred irrompendo nel magazzino proprio quando l’ultimo scatolone si era appena
messo a posto.
- Niente, perché?
- Ti ho sentito urlare… sarà
stata un’impressione.
- Già, lo penso anch’io.
- Vedo che hai finito. –
affermò il rosso guardandosi intorno.
- Sì… - brutto segno, se lo
sentiva, quel ghigno stampato in faccia era un bruttissimo segno.
- Bene, allora puoi farmi
da cavia per i miei nuovi scherzi.
Lo sapeva, peggio di così
non poteva andare… l’ultima volta che aveva fatto da cavia aveva mangiato
brodaglia per una settimana perché aveva perso tutti i denti.
- Arrivo.
Fred se ne andò e lui prese
il ciondolo, ma non lo aprì come faceva sempre, si limitò solo a guardare
l’ametista per ricordare il colore degli occhi di Miriam, gli venne in mente la
notte precedente, quando aveva mostrato la sua spavalderia, quella sicurezza
che gli aveva di nuovo dato il coraggio di andare avanti.
- Aliack, ti sbrighi?
- Arrivo arrivo.
Nascose la collana e si promise che avrebbe
cercato ulteriori informazioni su quell’incantesimo, sulla Maschera del Sonno.
mi scuso per il ritardo ma ho avuto dei problemi con il computer (qualcuno ha deciso di cancelare tutti i miei file -.-") cmq da ora la storia si concentrerà sulla figura di fred ^^
Quella canzone gliel’aveva
consigliata Aliack e dopo averlo fatto si era chiuso in camera a deprimersi
come faceva tutti i giorni. Era bella, doveva ammetterlo e sapeva anche perché
lui l’ascoltava: per lui Miriam era un angelo. Sentì una voce femminile
provenire dalla stanza e capì che la stava ascoltando, dopo sarebbe andato da
lui per non lasciarlo solo, ormai stava oltrepassando il limite, in quello
stato non avrebbe mai potuto salvare Miriam.
- Fred, che stai facendo?
Si voltò verso il fratello
e rispose: - Pensavo: perché dopo non andiamo da Aliack?
- Ti ricordi cos’è successo
l’ultima volta che siamo andati da lui?
Certo che se lo ricordava,
li aveva cacciati fuori e aveva lanciato una fattura alla porta per non farli
entrare.
- Sì, ma sento che questa
volta sarà diverso.
George se ne andò
sbuffando, mentre lui rimase davanti alla porta aspettando che finisse la
canzone. Sentì la voce maschile e capì che era finita.
Bussò intonando un
motivetto e sentì qualche scatolone cadere… forse era stata una cattiva idea
mettere delle consegne nella camera di Aliack.
Vide aprirsi uno spiraglio
e sentì qualche altro scatolone cadere. – Quanti ne sono caduti?
- Cinque o sei. – sentì
Aliack dire dall’altra parte – Aspetta che li tolgo e ti apro.
Sembrava allegro,
probabilmente quella canzone lo metteva di buonumore.
- Fatto. – la porta si aprì
completamente – Allora, che ti serve?
- Volevo parlare con te.
- Se sei qui per parlare di
Miriam puoi anche andartene. – come faceva ad avere un sorriso a 32 denti
mentre diceva quella frase?
- Non sono qui per parlare
di lei.
Lo notò spalancare gli
occhi all’inverosimile, lo credeva capace di parlare sempre degli stessi
argomenti? Gli avrebbe dimostrato il contrario… il problema era che non sapeva
di che parlare.
- Allora perché?
- Volevo sfidarti.
- A cosa?
- Agli scacchi magici. –
voleva dire a Quidditch, ma sapeva fin troppo bene che lui non avrebbe mai
preso in mano una scopa; ad Hogwarts aveva accennato ad una promessa, ma non
aveva mai scoperto niente in merito, doveva indagare.
- Va bene.
Scesero nel negozio e
recuperarono una scacchiera da dietro al bancone e si sedettero su un piccolo
tavolino.
- Inizio io, okay? – chiese
guardandolo beffardo.
- Fai pure. – rispose
spavaldo Aliack. Com’era possibile che la persona davanti a lui si stesse
deprimendo? A lui sembrava spavaldo come sempre… strano…
Iniziò muovendo un pedone e
Aliack fece la stessa mossa. Ne mosse un altro e anche lui fece uguale; dopo
venti minuti di gioco Aliack l’aveva battuto facendo esattamente le sue stesse
mosse, solo che alla fine l’aveva anticipato facendo scacco matto.
- Non vale!
- Perché?
- Hai copiato le mie mosse!
– si lamentò.
- È vietato farlo?
- No, ma…
- Allora ho vinto
onestamente. – non era allegro, per niente, era di pessimo umore, come aveva
fatto a non capirlo prima?
- Torno in camera, se non
hai un motivo serio, non disturbarmi.
Non rispose, aveva visto il
suo sguardo di ghiaccio e ne era rimasto… agghiacciato… ma quello era davvero
Aliack? In quei giorni gli aveva fatto numerose minacce di morte, ma aveva
sempre riso, perché solo adesso aveva avuto paura?
Andò silenziosamente verso
la sua camera e appoggiò l’orecchio alla porta… niente, perché avevano usato le
porte insonorizzate? Frugò in tasca alla ricerca di qualcosa di utile e trovò
le Orecchie Oblunghe, quelle capitavano giusto a fagiolo.
Ne srotolò un paio, un
orecchio lo fece passare sotto la porta, mentre l’altro se lo mise
all’orecchio. Dopo qualche istante sentì nuovamente la canzone “Wish I had an Angel” e Aliack cantarla, non gliel’avrebbe mai detto,
ma aveva una bella voce. Appena finì la canzone sentì qualche scatola cadere e
capì che si era alzato, certo che era impacciato, ogni volta che si muoveva
cadeva qualcosa… neanche questo gliel’avrebbe mai detto; sentì un ticchettio
provenire dalla finestra e capì che il suo falco era rientrato.
- Come mai ci hai messo
tanto? Una lettera? Da parte di Zecks? – udì un suono acuto, probabilmente
quella era la risposta dell’animale e dallo stridulo decise di prenderla per un
sì. – Vediamo un pò…
Caro Aliack
– oddio, no, perché stava leggendo ad alta voce? Va bene origliare, ma
ascoltando il contenuto della lettera infrangeva la sua privacy… dopo qualche
istante d’incertezze decise di rimanere a sentire.
- sono contento che tu abbia deciso di smetterla con tutti quei giri di
parole, avevo voglia di liberarmi di tutto ciò che penso da molto tempo, avrei
potuto farlo con Nerix, ma non volevo farla preoccupare, dopotutto è già
abbastanza distrutta per la perdita di Miriam e… dei suoi genitori. Voldemort
ha attaccato la città dove vivevano e tutta la famiglia Myne è stata uccisa,
sono rimasti solo lei e il fratello. O cavoli! Comunque, non mi ricordo se ti ho mai detto come consideravo Miriam,
vabbè, per me era come una sorella, per questo sapevo perfettamente che tu non
la consideravi così, l’avevo capito da come la guardavi, quelli non erano gli
occhi di un fratello… una volta mi hai raccontato ciò che ti aveva detto Piton
dopo che Voldemort aveva preso Miriam, ho pensato molto a quelle parole e per
quanto sappia perfettamente che questo sia il momento peggiore per dirtelo, io
sono d’accordo con lui: se Miriam fosse stata in forma avrebbe potuto farcela,
se tu non l’avessi ferita profondamente lei sarebbe ancora qui, se tu non
avessi fatto l’idiota con Nerix ora lei starebbe ridendo con noi, ma questo non
è successo, di chi è la colpa?
Zecks
Non ci credeva, gli
sembrava assurdo che Zecks avesse davvero scritto quelle cose al suo migliore
amico, gli sembrava assurdo… Sentì Aliack maneggiare qualche scatolone e poi lo
sentì bisbigliare: - Riflecto Zecks.
Un piccolo botto e poi la
voce di Zecks: - Aliack, come mai mi hai fatto venire?
- Per te io non ho pensato
a quelle parole? Per te da cosa nasceva il mio senso di colpa? Non solo dal
fatto che se avessi corso più velocemente ce l’avrei fatta o se avessi infranto
quella maledetta promessa l’avrei salvata, ma anche da quelle parole, da quelle
infide parole. Per te io nonpenso ogni
giorno a quello che ha detto Piton? Non pensi che io sappia perfettamente che è
per colpa mia se lei non era al massimo delle sue forze?
Non doveva ascoltare, lo
sapeva, era stata una pessima decisione, se lo sentiva.
- Finito il tuo teatrino?
- Cosa?
- È troppo comodo pentirti
adesso, dovevi pensare meglio alle tue azioni, dovevi capire prima i tuoi
sentimenti, ormai è troppo tardi! Per colpa tua lei sta soffrendo, entrambi non
abbiamo la più pallida idea di quello che sta patendo Miriam in questo momento.
- Io sì.
- Perché sei solidale con
lei? Oppure perché l’amore ti lega a lei?
Sentì una miriade di
scatoloni cadere e poi Zecks imprecare: gli aveva dato un pugno.
- Ascoltami senza fare
l’idiota. Stanotte ho utilizzato inconsciamente un incantesimo, si chiama la
Maschera del Sonno, ne sai qualcosa?
- So solo che si fa in due
e serve affinché l’anima di uno vada nel luogo dove si trova l’altro. Come fai
a essere sicuro che non fosse un sogno?
- Perché se fosse stato un
sogno non avrei visto Voldemort e i Dissennatori.
- Cos’hai visto?
- Miriam è in una cella,
legata con delle catene e in mezzo a un lago di sangue, il suo corpo è
distrutto, ma la psiche è intatta. Quando sono arrivato Voldemort le ha chiesto
se avesse cambiato idea e lei ha detto di no…
- Su che cosa?
- Non l’ha detto, però
penso si riferisca al tornare a servirlo. Dopo aver rifiutato sono arrivati dei
Dissennatori, non avevano intenzione di darle il loro bacio, volevano solo
farla soffrire, credo che succeda tutti i giorni da quando l’ha catturata.
- Devi riuscire ad utilizzare
nuovamente quell’incantesimo.
- Non è così facile. Miriam
mi ha spiegato che uno deve dormire ed entrambi devono pensare intensamente
all’altro.
- Devi addormentarti
pensando a lei, il problema è che ora che sai della Maschera del Sonno ti viene
da pensare all’incantesimo invece di pensare a lei. Ho capito… farò delle
ricerche e ti dirò cos’ho scoperto.
- Grazie, ciao.
- Ciao.
Com’era possibile che
finisse così? sembrava che dovessero uccidersi o che avessero voglia di
litigare… probabilmente il pensiero di Miriam doveva aver placato i loro animi.
Arrotolò silenziosamente le
Orecchie Oblunghe e sgattaiolò lontano dalla stanza di Aliack senza fare il
minimo rumore, aveva preso una decisione: avrebbe scoperto qualcosa in merito
alla Maschera del Sonno e l’avrebbe riferito ad Aliack, ma per farlo, doveva
abbandonare il lavoro… sicuramente il fratello avrebbe capito.
- George, dove sei?
- Sono nel magazzino.
Corse verso il magazzino,
chiuse la porta a chiave e si voltò verso il gemello.
- Tutto bene?
- Sì. Mi serve qualche
giorno di ferie.
- E perché?
- Poi ti spiego, allora, ce
la fai a tenere il negozio da solo?
- Nessun problema, al
massimo faccio lavorare di più Aliack.
- Ok, grazie. Allora io
vado.
Si avviò verso la porta e
l’aprì con molta calma, non doveva fare rumore, per nessun motivo Aliack doveva
sospettare qualcosa. Si diresse verso l’attacca panni e recuperò le sue cose:
ora poteva andare alla Tana.
Guardò verso la stanza di
Aliack, doveva salutarlo, se non l’avesse fatto gli sarebbe sembrato di
fuggire. Salì le scale e bussò alla porta; a differenza di due ore prima non
caddero scatoloni e la porta si aprì quasi subito.
- Fred… che vuoi stavolta?
- Volevo salutarti.
- Perché?
- Devo andare a fare un
viaggio d’affari, rimarrò via per qualche giorno, comportati bene.
- Sono diventato il tuo
cagnolino?
Fece un sorriso malvagio. –
Ovvio. – sapeva di poterlo dire, sapeva che Aliack non gli avrebbe fatto niente
visto che era il suo capo.
- Va bene, padrone, -
l’aveva marcata anche troppo quella parola, così sembrava un padrone cattivo –
volevo dirvi che non avete il permesso di origliare alla mia porta.
Come faceva a saperlo? –
Origliare?
Lo vide raccogliere un
orecchio da terra, bruttissimo segno, quello era un pezzo delle Orecchie
Oblunghe. Mise una mano in tasca e sentì che mancava effettivamente un
frammento. – Ehm…
- Ti perdono giusto perché
mi sono svegliato bene, ma non farlo mai più… cos’hai sentito?
- Solo quando tu e Zecks vi
siete salutati.
- Fred, cos’hai sentito?
Doveva dire la verità? Per
forza, Aliack era capace di usare la legilimanzia. – Ho sentito tutto, da
quando hai iniziato ad ascoltare quella canzone fino a quando se n’è andato
Zecks.
- Il tuo viaggio d’affari
non c’entra niente con quello che hai sentito, vero?
- Certo che no.
- Lo spero. Senti… mi hai
sentito cantare?
Stava per scoppiare a
ridere, era diventato rosso, non ci credeva… - Sì.
- Non dirlo a nessuno,
chiaro?
- Perché?
- Consiglio d’amico, tutto
qui. – perché quando Aliack minacciava sorrideva come se niente fosse? – Senti,
vai alla Tana, per caso?
- Forse passo di lì,
perché?
- Potresti dare a un membro
dell’ordine questo foglio e chiedere se possono portarlo nella casa dei Black?
Prese il foglio e chiese: -
Non puoi farlo tu?
- Ho già provato, ma non
riesco ad entrare in quella casa ora che Sirius è morto.
- Capito, allora vado,
ciao.
- Ciao.
Uscì dal negozio e aprì
immediatamente il foglio, era troppo curioso per non farlo, vide scritto il
testo di “Wish I had an Angel” e dopo qualche istante
partì anche la musica. Perché voleva che quel foglio fosse portato in quel
logoro posto? Lo mise controluce per vedere se ci fosse scritto qualcosa con
l’inchiostro simpatico, ma vide solo una zona più scura delle altre che aveva
una perfetta forma quadrata. Scosse un pò la carta e il quadrato cadde a terra:
un altro foglio. Lo aprì e vide la foto di Sirius e sotto di essa una scritta:
A mio fratello Sirius,
affinché anche nell’aldilà si ricordi di me…
Sirius, ho passato pochi anni con te, ma quelli sono
stati alcuni degli anni più belli della mia vita e ripensare a quei momenti
infonde una grande luce nel mio cuore, ormai oscurato dal troppo soffrire.
Aliack
Lo sapeva, non avrebbe
dovuto leggerla, doveva controllare la sua curiosità, gliel’aveva sempre detto
la mamma. Riprese il foglio con la canzone e appoggiò l’altro foglio sopra e
quello magicamente entrò dentro, come se nessuno l’avesse mai toccato. La
canzone ripartì e lui sentì per tutto il viaggio alla Tana quella canzone.
Sapeva perché Aliack l’ascoltava, perché per lui Miriam era un angelo e
perchéin quel momento il suo cuore era
oscurato dalla sofferenza, voleva solo riavere il suo angelo per ritrovare la
sua serenità. Lesse l’ultima frase “Beauty alwayscomeswith dark thoughts” una volta Aliack aveva detto che Miriam era la
reincarnazione di una dea, ma una dea triste, e che lui voleva donarle
felicità, era diventato quello il suo scopo da quando l’aveva conosciuta…
La canzone è -Wish I had anangel- dei Nightwish. Colgo questo momento per informarvi
che io e l’autrice anxieroxiemuxie-chan abbiamo creato un forum
Arrivò davanti alla Tana ed
entrò. Subito sua madre gli venne incontro e chiese: - Fred, è successo
qualcosa?-
- No, sono solo venuto per
una visita. – E sorrise salutandola con la mano.
Andò nel soggiorno e trovò Tonks e Lupin discutere vivacemente.
- Ciao, - salutò e si sedette
accanto a loro – Aliack mi ha chiesto di darvi questa, dovete
portarla a casa dei Black.
- Certo. – rispose Tonks prendendola e uscendo dalla casa.
Fred rimase nella stanza
con Lupin e, dopo qualche istante di silenzio, chiese: - Per caso sai qualcosa
sulla Maschera del Sonno?
- Come mai t’interessa?
E ora che poteva
inventarsi? – Ho sentito due clienti che ne parlavano e volevo capire meglio di
che cosa si trattasse.
- È un incantesimo molto
antico. Devono essere due persone a compierlo: entrambe pensano all’altro e una
si addormenta, così l’anima va nel luogo dove si trova
l’altra.
- Sembra difficile, non c’è
un modo per realizzarlo con più facilità?
- Bisogna creare una
pozione, ora non ricordo quale sia, se vai nella biblioteca di Hogwarts troverai sicuramente
delle informazioni.
- Grazie mille. – andò in
cucina, prese una fetta di torta alle mele e andò nella biblioteca della sua
vecchia scuola.
Non avrebbe mai creduto di
ritornarci… e per di più per aiutare Aliack! Da quando era diventato così altruista?
Vabbè, ora non aveva importanza.
Arrivò ai cancelli di Hogwarts e indugiò a lungo davanti alla porta. La spinse in
avanti e quella si aprì. Perché la scuola era aperta d’estate? Attraversò i
corridoi in pietra e arrivò davanti alla biblioteca. Che ci faceva lì Zecks?! Per fortuna era girato, non doveva farsi vedere. Scivolò
lentamente verso il primo scaffale più vicino e guardò: reparto pozioni.
Perfetto. Prese dei libri e si avviò ad un tavolo. Ora
doveva avere fortuna: Zecks non doveva accorgersi di
lui. Camminò verso il tavolo, mancavano due metri, uno… inciampo’
clamorosamente buttando tutto all’aria e attirando anche l’attenzione di Zecks.
- Ciao, Fred, che ci fai
qui?
- Ciao, Zecks. Stavo
cercando un libro, tu invece?
- Informazioni su un incantesimo.
– si voltò e si rigirò di scatto – La maschera del sonno! – Fred trasalì e il
ragazzo capì che stavano cercando la stessa cosa. – Hai origliato me e Aliack
discutere. Hai scoperto qualcosa d’interessante?
- Lupin mi ha detto che
esiste una pozione per rendere più facile l’incantesimo.
- Perfetto! – una piccola
speranza si accese negli occhi del ragazzo. – Aiutami a cercare. Tranquillo,
non dirò niente di te a Aliack – aggiunse notando il
suo sguardo smarrito.
Cercarono per varie ore,
solo al tramonto trovarono la pozione: Sonno rivelatore. Zecks si annotò gli
ingredienti e la ricetta. – Bene, ora mando una lettera a
Aliack. Fred, ce la fai a trovare delle altre informazioni sulla pozione da
solo?
- Cosa
devo cercare?
- Se ha degli effetti
collaterali o un limite, cose simili. Io torno da Nerix, avevo detto che stavo
fuori solo due ore, si starà preoccupando.
Fred assentì col capo e
chiese: - Come sta?
- Male, non riesce a
riprendersi dalla perdita dei genitori e ieri il fratello è stato portato al
San Mungo… credo di doverla escludere dal piano per salvare Miriam.
Si salutarono e Fred
continuò a cercare per tutta la notte. Si addormentò sul libro alle 5 di mattina; non aveva trovato molte informazioni: la
Maschera del Sonno si poteva fare all’infinito, ma la pozione solo una volta a
settimana, sennò si sarebbe rischiata la morte.
Fu svegliato il giorno
seguente da Zecks che gli porse una tazza di caffè prendendo i suoi appunti.
- Riferirò queste
informazioni ad Aliack, grazie mille Fred.
- Di niente. Ti serve
ancora aiuto?
- No, grazie. Puoi tornare
al negozio.
Si abbracciarono
amichevolmente e Fred si avviò traballante verso i cancelli di Hogwarts per poi usare la Smaterializzazione. Entrò
direttamente nel negozio e si buttò esausto sul letto. Si svegliò alle 3 del
pomeriggio. Uscì dalla stanza e salutò il gemello spiegandogli velocemente la
situazione.
Andò davanti alla porta di
Aliack e bussò con il solito motivetto allegro. La porta si aprì con la magia e
Fred vide il ragazzo impegnato a preparare una pozione.
- Ciao, Fred, entra pure.
- Ciao, Aliack, che
combini? – in realtà lo sapeva perfettamente, ma era per non destare sospetti.
- È una pozione per
realizzare la Maschera del Sonno. – si bloccò per qualche istante – Ricordi
quel discorso, giusto?
- Sì, tranquillo. Ti
servono ingredienti?
- No, grazie, li ho trovati
tutti prima. Posso non lavorare per qualche giorno? La preparazione mi porterà
via quattro giorni.
Sorrise, era disposto a
tutto pur di rivedere Miriam. – Certo, tutto il tempo che ti serve.
Chiuse la porta e tornò dal
gemello. George lo fissò sorridendo e disse: - Sei diventato altruista,
fratello.
Anche lui aveva fatto il
suo stesso pensiero. – Può succedere anche ai migliori. – rispose con aria
altezzosa. Risero entrambi, poi tornarono verso il bancone, in attesa di
clienti da soddisfare.