I have loved you for a thousand years. I'll love you for a thousand more. . . .

di taisha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm alone without you ***
Capitolo 2: *** People change.I'm not the girl you think i am. ***
Capitolo 3: *** Tears, blood and dreams. ***
Capitolo 4: *** Memory ***
Capitolo 5: *** Whispers Of Blood ***
Capitolo 6: *** Gone. ***
Capitolo 7: *** Big Girl don't Cry ***
Capitolo 8: *** Brothers ***
Capitolo 9: *** Il boss, la lupa, la bambina e...il cavaliere dall'armatura scintillante! ***
Capitolo 10: *** Alone. ***



Capitolo 1
*** I'm alone without you ***




















La cura non era più tra le sue mani ed insieme a lei era scivolata via anche la propria libertà.


Aveva trascorso più di cinquecento anni a fuggire da Klaus per colpa di quella stupida maledizione che era scritta a fuoco nel suo sangue,aveva vissuto con la paura che lui l'avesse trovata ovunque fosse andata, da sola aveva fronteggiato tanti secoli nell'ombra, senza mai abbassare lo sguardo difronte a nulla. Katerina Petrova era una giovane donna fiera e forte, inoltre era una vampira e non si sarebbe mai fatta impaurire da colui che si credeva il padrone del mondo.

 
Però vivere con il terrore di essere scovata ogni singolo giorno, scovata e uccisa, ti cambia, ti plasma e ti trasforma in una persona che mette la salvaguardia al primo posto, che mette se stessa al primo posto. In solitudine aveva vissuto e fatto tutto ciò che era meglio per lei.
 
Tutto, solo per se stessa.
 
Quando aveva saputo della cura,non aveva esitato a commettere qualsiasi cosa poco ortodossa per farla finire tra le sue mani, aveva persino ucciso il piccolo Gilbert. Quando poi l'aveva trovata e finalmente l'aveva stretta tra le sottili dita non aveva potuto non trattenere un sorriso di gioia pura.
 
Finalmente avrebbe riavuto la sua libertà, le sarebbe però servito un jolly giunta a quel punto, qualcuno più forte e importante di lei, qualcuno che avrebbe potuto proteggerla. E così aveva chiamato l'unica persona al mondo che mai e poi mai credeva che si fosse rischierata al suo fianco.
 
Le cose le erano però sfuggite di mano. Avrebbe dovuto solo utilizzarlo per il suo tornaconto per l'ennesima volta eppure non era stato così.
 
Aveva finito per innamorarsene, ancora una volta.
 
 
Adesso però tutto il lavoro e la fatica fatta erano andati persi, l'unica cosa che le avrebbe permesso di vivere finalmente serenamente, senza dover temere per la sua vita, l'aveva consegnata nelle mani di altri.
 
Nelle sue.
 
La perdita della sua libertà, la consapevolezza di dover continuare a nascondersi e fuggire non erano nulla in confronto alla certezza di una perdita maggiore. La sua. Mai si sarebbe immaginata che quello che le avrebbe fatto più male sarebbe stato perdere Elijah.
 
Mentre di spalle si allontanava dalla sua figura, una solitaria lacrima scivolò via dalle sue iridi color cioccolato, una profonda tristezza si impossessò del suo cuore fino quasi a farle mancare il fiato.
 
Ormai lontana dal suo sguardo voltò l'angolo e appoggiò le piccole spalle al muro ammuffito di quel palazzo, chiuse gli occhi e si abbandonò alla sua debolezza. Era l'ennesimo stralcio della sua umanità ritrovata.
 
Lacrime amare e di dolore scivolavano sul viso liscio e minuto, veloci e leggere raggiunsero il suo sottile collo, la vampira portò una mano all'altezza dello stomaco e non potè non piegarsi in due. Il dolore era troppo, la consapevolezza di averlo deluso e perso, erano come macigni sul suo cuore.
 
Lui non le credeva.

Ed evidentemente non l'avrebbe mai fatto.

 
Lui la considerava ancora una manipolatrice.
 
Nei suoi occhi scuri aveva letto delusione e celata rabbia nel sapere la verità.
 
Avrebbe voluto urlargli che non era così. Lei era una persona diversa, le persone cambiano. Persino lei.
 
Era sincera, i suoi sentimenti non erano mai stati più sinceri.
 
La sua voce bassa e rauca le rimbombava ancora nella testa, le sue parole accusatrici.
 
Katherine Pierce che prende in giro l'ennesimo uomo.
 
No, gli avrebbe voluto urlare, lui non era uno dei tanti. Lui era colui che tra i tanti le aveva mostrato l'amore incondizionato e puro, l'unico che pur sapendo di condannarsi a morte per mano del fratello, l'aveva lasciata fuggire lontano da lui e dal suo destino macchiato di sangue.


 
Aprì li occhi a fatica, la ferita era aperta e faceva tremendamente male. Asciugò le lacrime sulle sue guance e si rialzò.
 
L'aveva amato per mille anni e l'avrebbe fatto per altri mille.

Gli avrebbe dimostrato che lei era cambiata, che finalmente avrebbe potuto fidarsi di lei, l'avrebbe cercato fino e in capo al mondo. Lui le aveva dato una seconda opportunità e lei gli avrebbe dimostrato di essersela merita, di essersi meritata il suo affetto, le sue carezze, i suoi baci.

 
Il suo amore.
 
Chiuse gli occhi stringendoli e prendendo più fiato possibile. Mai si sarebbe creduta ancora così umana e fragile, forse era vero, l'amore è la più grande debolezza per un vampiro. Strinse al petto la mano, il suo cuore batteva all'impazzata.
 
Esattamente come quando l'aveva rivisto dopo tutti quel tempo.

 
 
Veloce, la mente la riportò a quando lo aveva informato sulla cura non appena aveva scoperto della sua esistenza, l'aveva pregato di rivederla e fare un patto con lei quando finalmente l'avesse avuta tra le mani,esattamente poche settimane dopo l'aveva ricontattato dicendogli di incontrarsi e lui non aveva esitato ad incontrarla all'appuntamento stabilito. Avevano entrambi un motivo per volere quella cura.
Bello ed impeccabile nel suo abito scuro l'aveva raggiunta in un ristorante, all'ultimo piano di uno dei tanti grattacieli di New York.

Katherine aveva sollevato lo sguardo sorpreso su quella figura che a pochi passi da lei la fissava in un modo indecifrabile.

 
"Katerina." Quel suo accento così marcato, solo lui in tutti quei secoli era riuscito a pronunciare in quel modo il suo nome.
La vampira si ritrovò a battere più volte le lunghe ciglia fino a quando non allungò la mano verso di lui sussurrando appena il suo nome."Elijah."
 
La mano forte e calda di lui avvolgeva la sua piccola e fragile in una presa sicura, appoggiò appena le labbra sul dorso e le sorrise, sincero forse, per la prima volta in quei 400 anni di fuga.
 
"Finalmente ci rincontriamo." Sorrise accomodandosi di fronte a lei.
 
Lei gli sorrise furba. "Sai perchè ho voluto incontrarti." Una piccola pausa. "Ho la cura, Elijah. E credo che questo sia conveniente sia per me che per te."
 
Il vampiro millenario piegò elegantemente il fazzoletto sulle sue ginocchia e poi la osservò. "Certo che lo so ma.."sollevò finalmente lo sguardo su di lei. "Cosa vuoi in cambio Katherine?"
 
"La libertà." Le parole le erano fuoriuscite di getto dalle labbra, lo desiderava così tanto da non poter fare a meno di nasconderglielo per altro tempo. Lei voleva essere libera. "Ti darò la cura solo a patto che tu metta una buona parola per quella faccenda.. "Sorrise di risentimento. "Sai,ho ancora paura che tuo fratello riduca il mio corpo in mille piccolissimi pezzettini. E' un tipo alquanto vendicativo, anche dopo 500 anni." Lo osservò negli occhi scuri.
 
"Sapevo che mi avresti chiesto questo Katerina." Sorrise amaro distogliendo lo sguardo da lei. "Come faccio a sapere che non stai giocando per l'ennesima volta?" Ritornò a fissarla alzando, indagatore, il sopracciglio.
 
Fu allora che Katherine infilò le mani nella piccola borsetta nera estraendo un cofanetto bianco. "Vuoi una prova?" Spostandolo verso di lui lo aprì. "Questa è la cura, Elijah. La cura per il vampirismo." La vampira lo guardò negli occhi.
 
L'altro sorpreso dal gesto di lei osservò inizialmente il cofanetto e poi la vampira. "Come..come hai fatto ad averla?" Allungò una mano per sfiorarla ma lei ritrasse il cofanetto portandolo di nuovo tra le sue mani.
 
"Non posso svelarti i miei trucchetti, tesoro."Sorrise sorniona. "Allora?Sei dalla mia parte o no?" Ritornò di nuovo seria.
 
Elijah allungò semplicemente la mano verso di lei, il rolex sul suo polso brillò sotto le luci artificiali del ristorante, aveva accettato. Un sorriso sornione si allargò sulle labbra rosse di lei, strinse la sua mano e sussurrò."Credo che faremo molta strada insieme."
 
"Lo credo anche io."Sorrise anche lui lasciando poi la mano sottile di lei. "Adesso mangiamo?"
 
"Sono famelica." La vampira lo osservò sorridendo da dietro il bicchiere di vino rosso che aveva  tra le mani.
 
 
Ricordava tutto nei minimi dettagli, la loro cena, il patto, la passeggiata sulla riva del fiume Hudson. Tutto
 
Fino a quel bacio, quel bacio che era arrivato come un fulmine a ciel sereno.
 
 
Passeggiavano ormai da un oretta sulla riva del fiume, tutto intorno era silenzioso, le luci e la confusione della grande mela erano alle loro spalle, il ticchettio delle scarpe di lei era l'unico rumore che si udiva intorno a loro. La notte era ormai inoltrata da un bel pò.
 
"E così sei riuscita a rintracciarmi, nonostante tutto. Ed hai anche la cura." Lo sguardo scuro di lui era rivolto dinanzi a se, una mano nella tasca del vestito elegante e l'altra lasciata cadere sul fianco. "Mi sorprendi ogni volta." Sorrise.
 
Katherine spostò lo sguardo su di lui e sorrise annuendo. "Sei sorpreso? Ho sempre un asso nella manica." Sorrise distogliendo lo sguardo. "Dovresti saperlo."
 
Elijah non potè non sorridere, osservandola poi spostarsi verso la balaustra che impediva la caduta dei passanti nel fiume. La vampira vi si appoggiò elegantemente e lo guardò.
 
"Certo che lo so, in fondo questa sei tu, una manipolatrice, opportunista e senza scrupoli, Katerina."Si era fermato a pochi passi da lei.
 
Lei abbassò lo sguardo e scosse la testa ridendo. "Le persone cambiano, Elijah. Non sono più quella ragazza." Lo guardò dritto negli occhi.
 
"Ah no?" Si avvicinò lentamente."Perchè dovrei crederti Katherine?" La guardò negli occhi. "Chi mi dice che questo non è un altro dei tuoi piani per far si che torni tutto a tuo favore?"
 
"Chi mi dice che non userai quella cura per ficcarla in gola a mio fratello e ucciderlo? Infondo è lui che ti ha destinata ad una vita da fuggiasca no?"
 
Lei prese un grosso respiro e lo osservò negli occhi. "Non ho motivi per far tutto quello che hai detto, certo, mi farebbe piacere uccidere Klaus e levarmelo finalmente dalle scatole ma.." Si fermò un secondo e i suoi capelli ricci furono scossi da una folata di vento fresco della notte."Io voglio solamente essere libera, Elijah."
 
Si osservarono negli occhi a lungo, il vecchio vampiro sollevò una mano a scostarle un riccio ribelle che le ricadeva sulla fronte in modo disordinato e le accarezzò poi una guancia.
 
"Vuoi essere libera Katerina?"
 
Katherine si ritrovò ad annuire semplicemente con gli occhi incatenati ai suoi.
 
"Se è questo quello che vuoi, allora si. Ti aiuterò ad essere finalmente libera." Gli occhi di lei brillarono di commozione, sentì il suo cuore prendere calore mano a mano che la sua mano accarezzava la sua pelle.
 
Lui l'avrebbe aiutata, ora come allora.

"Sei bellissima, Katerina." Occhi negli occhi,la vampira lo osservava silenziosa e stranita da quella confessione. "Lo sei sempre stata."

Era sempre così con lui, ora come allora, riusciva sempre a metterla in tensione.

 
"Grazie Elijah." Si ritrovò a sussurrare flebilmente appoggiando la mano sulla sua, lo vide avvicinarsi sempre di più a se fino a quando non sentì le labbra fredde di lui poggiarsi sulle se in un bacio dolce.
 
Ripresasi dallo stupore iniziale, allungò appena la mano per intrecciarla nei capelli corti della nuca di lui e stringersi finalmente al suo petto. Doveva essere semplicemente un altro suo trucchetto questo eppure lui, con questo gesto, l'aveva sorpresa.

 
L'aveva baciata e adesso non accennava a lasciarla andare, il suo bacio lento e pieno di passione aveva completamente offuscato i suoi sensi. Si stava perdendo in quelle sensazioni.
 
Le mani forti di lui erano scese a stringere quasi con possessione la vita di lei e forse mai come allora lei non avrebbe fatto nulla per interrompere quel momento. Si sentiva felice, stranamente.
 
 

 
 
Mille domande si alternavano nella sua testa ma quella che più premeva era...Lui sarebbe mai riuscito a perdonarla?
 
Una cosa era certa, lei non si sarebbe mai arresa al primo ostacolo. Lui sarebbe ritornato ad essere la stessa persona che al mattino la guardava con amore, la stessa persona che le aveva sussurrato per la prima volta un ti amo sincero, sarebbe tornato ad essere quella stessa persona che aveva imparato a conoscere in quelle settimane passate insieme a New York.
 
Quei due occhi neri sarebbero tornati a guardarla con amore e non con disprezzo e delusione.
 
Avevano una connessione, l'avevano sempre avuta e lei si sarebbe ripresa il suo amore.
 
Anche se ci sarebbero voluti secoli, lei si sarebbe ripresa il suo Elijah.







 
Salve a tutte ragazzi e ragazze!!
 
Ritorno su efp con una nuova avventura,spero tanto che sia di vostro gradimento.So di dover completare l'altra storia eheh ma quando l'ispirazione prende,non posso non darle sfogo!xD
 
Innanzitutto voglio dirvi che nel scrivere questa storia sono stata molto influenzata dalla visione della 4x18 ma anche da un video che ho trovato su YT -----> http://www.youtube.com/watch?v=cWv_XEjUtJo
 
Questa è una storia diversa,è la mia versione del continuo della storia di TVD fino a questo momento.L'occhio di riguardo è per la "gran cagna" ovvero l'unica e sola Katerina Petrova.
 
A differenza di molti non credo che Katherine non provi reali sentimenti per Elijah,ho trovato il suo "ti amo" sentito e reale e poi gli ha consegnato la cura, quella che lei stessa considera la sua libertà.
 
Non si possono sottovalutare questi particolari,Katherine ha mostrato un barlume di umanità,di speranza,ha dimostrato di non aver più voglia di fuggire,vuole solamente essere libera di vivere come meglio crede,non ha più voglia di vivere all'ombra,non vuole più aver paura di Klaus.
 
Vuole vivere con Elijah,essere la sua compagna.
 
Lei vuole essere se stessa,specchiandosi nei suoi occhi scuri.
 
Quegli stessi occhi scuri,che più di cinquecento anni fa,le hanno forse mostrato per primi il vero affetto.
 
L'amore puro e semplice.

Non so ancora se questa diventerà una storia completa,voglio aspettare prima di sapere cosa pensate di questa pazza idea!Eheh Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate e quindi vi invito a recensire (in positivo o in negativo =D) la storiella!!

Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fi quìììì!eheh

Un abbraccio!Tay   <3



P.S. Questo è l'abito che aveva Katerina alla cena con Elijah ------>https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/579750_10151610187508745_291695316_n.jpg     (Si,sono una malata patologica ma cerco di inserire tutto quello che mi ricorda quello che scrivo quando sono nel periodo "ispirazione folle")

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Capitolo 2
*** People change.I'm not the girl you think i am. ***
































 
 
 
 
Una luna splendida risplendeva sulla città del jazz,New Orleans era più bella del solito o forse lo era agli occhi castani di lei.Il suono dei suoi tacchi rimbombava sull'asfalto accompagnato solo da una musica ovattata e lontana.I capelli ricci e castani ondeggiavano a seconda dei suoi passi,il corpo snello era fasciato in dei jeans scuri, top blu di pizzo e giubbottino di pelle leggera.Come una pantera si muoveva sicura nella notte,consapevole del fatto di essere completamente a sicuro da qualsiasi balordo.Chiunque si sarebbe azzardato ad importunarla, sarebbe diventato la sua cena.
 
Gli occhi castani puntati fieri dinazi a lei, le consentivano di avere una completa visione di quella città che tanto aveva amato nei secoli passati.Aveva trascorso molto tempo a nascondersi in quella città Katherine, pur sapendo di convivere con i leccapiedi di Klaus e di poter essere scoperta in qualsiasi momento.
 
La vampira sapeva benissimo che il bag big hybrid aveva contribuito a costruire quella città,era il lontano 1718 e lei lo ricordava come se fosse solo il giorno precedente.C'era anche lui allora al fianco del fratello,forse per questo lo ricordava così bene.
 
A quel tempo scappava ancora come una gazza impazzita e impaurita,erano trascorsi solo 200 anni eppure lei sapeva benissimo che la collera di Klaus non si era affievolita per nulla,sbagliando i suoi calcoli si era ritrovata a nascondersi proprio nella tana del lupo.Era in quella città che i loro occhi si erano incontrati per la seconda volta,ed era lì che lui per l'ennesima volta l'aveva salvata.
 
A quel pensiero il cuore di lei ebbe una dolorosa stretta,lui l'aveva sempre protetta,nonostante tutto quello che avesse fatto in tutti quei secoli,lui cercava sempre di proteggerla e di depistare suo fratello dalle sue tracce.
 
Lui l'amava e lei l'aveva deluso,ancora.
 
Kat si ritrovò a stringere gli occhi e alzarli poi al cielo,le lacrime minacciavano l'ennesima volta,in quella lunga giornata,di scendere copiose.Il pensiero di quello sguardo deluso era vivido nella sua mente nonostante fossero passati diversi mesi.In tutto quel tempo non aveva smesso per un attimo di cercarlo,aveva setacciato l'intera Pennsylvania,era persino tornata a Mystic Falls.Niente,di lui nemmeno l'ombra,l'aveva cercato in lungo e in largo, ma non si sarebbe di certo arresa al primo ostacolo.
 
Lei doveva trovarlo,aveva bisogno di lui.E così era arrivata in quella città,New Orleans era stata una città importante per entrambi,sapeva con certezza di trovarlo lì e non si sarebbe fermata fino a quando non l'avrebbe trovato.Si era ripromessa di rivoltare l'intera città per ritrovarlo,per potersi specchiare di nuovo nei suoi occhi scuri.
 
Abbassò lo sguardo sulla strada e si guardò intorno,la gente era tutta o rintanata in casa o nei locali del quartiere francese,centro pulsante della città.Osservando uno di quei localini i bei ricordi la investirono,la mente la fece ritornare indietro nel tempo e quei ricordi la fecero sorridere.In quel periodo, aveva saputo assaporare davvero quello che significava essere un vampiro,era limitatamente libera ma di certo non si nascondeva tutto il giorno,i suoi sensi erano nel pieno della forza e lei aveva constantemente fame.Quanti giovani erano caduti ai suoi piedi in quel periodo?Nemmeno se lo ricordava.
 
Il sorriso amaro sulle labbra della bella vampira testimoniava il divertimento misto alla paura che aveva provato in quegli anni.
 
La musica jazz proveniente da uno di quei bar attirò al sua attenzione,dal locale era appena uscito un gruppetto di quattro persone che evidentemente ubriache non riuscivano a reggersi nemmeno in piedi,le risate alticce dei quattro fecero sorridere malignamente la vampira.
 
L'istinto da predatrice prese il sopravvento sui ricordi.
 
Sarebbero state la sua cena,era stressata,affamata e triste.Quale miglior modo per scaricare tutto quello stress se non attraverso una bella bevuta?
Sorridendo maligna e usufruendo della sua innaturale velocità si avvicinò ai quattro parandovisi improvvisamente dinanzi.
 
"Buonasera signori."Sorrise inclinando la testa allo sguardo sopreso e leggermente impaurito dei quattro,i suoi occhi rossi brillavano di divertimento,il divertimento che scaturiva dalla caccia,le bastò un attimo per avventarsi sul primo di loro,immediatamente sentì le urla degli altri tre.Sorrise mostrando le zanne e le bastò un attimo per raggiungere il ragazzotto biondo che per primo era fuggito,invano.
 
Il corpo di lui scivolò pesantemente al suolo e lei col dorso della mano si asciugò le labbra dal sangue che era colato ai lati della bocca.Prese un grosso respiro e si voltò ad udire il suono dei passi degli altri due,si voltò e sorrise,due ne sarebbero bastati per quella notte e di certo nessuno avrebbe creduto agli altri due.Ma la prudenza non era mai troppa,i vampiri erano pochi in quella città.
 
Raggiunse gli altri due e li inchiodò con forza al muro,incatenò gli occhi castani con quelli del primo ragazzo e sussurrò."Dimenticherai tutto quello che hai visto,non mi hai mai incontrato,i tuoi amici sono svenuti e tu non sai il perchè,eri ubriaco fradicio."Sorrise e si voltò verso l'altro sussurrandogli le stesse cose.Entrambi i ragazzi annuirono convinti e lei lasciò la presa osservandoli allontanarsi lentamente da lei.
 
Si riavvivò i capelli e alzò gli occhi al cielo socchiudendoli leggermente,sentiva ancora il sangue scorrere caldo e denso nella gola,in quel momento il suo dolore si era attenuato,il suo istinto le aveva permesso per un attimo di dimenticarsi di tutto quello che la stava dolorosamente consumando.
 








 
 
 
 
 
"I need you to trust me." 

 
Possibile che dopo tutti quei mesi,pensasse ancora a lei?A quei suoi occhi castani che gli dicevano di aver bisogno di lui,della sua fiducia.

 
"I want you to trust me." 
 
 
Lei aveva bisogno che lui si fidasse di lei.Il vampiro moro scosse la testa,come poteva tornare a fidarsi di lei?Katerina l'aveva solamente preso in giro per l'ennesima volta,Elijah si ritrovò a sospirare pesantemente mentre osservava la strada che si vedeva dalla finestra del suo appartamento.Era tornato a New Orleans per non rivederla,per allontanarsi il più possibile da lei e dal suo ricordo.

 
"Just like I'm trusting you."

 
Ma quella sua voce sottile e dolce,lo stava tormentando.Lo tormentava da ormai 3 lunghi mesi,più cercava di dimenticarla,più il ricordo di lei gli ritornava alla mente prepotentemente.I momenti in cui aveva creduto che sarebbero davvero potuti essere una coppia,vivere per sempre un amore sincero con lei,erano finiti.Lei era rimasta la stessa invece,aveva davvero creduto che Katerina,la sua Katerina, fosse riemersa da quella che era Katherine.
 
Ma evidentemente si sbagliava.Suo fratello aveva ragione,si fidava troppo delle persone e in un modo o nell'altro ne restava deluso e amareggiato.Si portò la mano stancamente a stroppicciarsi gli occhi stanchi e prese un grosso respiro,per quanto lui volesse negarlo a se stesso e agli altri, lei gli mancava.
 
Katerina gli mancava fin troppo.
 
Aveva vissuto più di 20 vite,tutte uguali,tutte non prive emozioni eppure in quei giorni aveva sentito e provato quello che significava vivere davvero,solo con lei.Un intera esistenza ad aspettarla,quando gli avevano detto che si può davvero vivere un intera esistenza in uno sguardo,era stato scettico ma adesso doveva ricredersi,era assolutamente vero,lui si era sentito vivo solo quando l'aveva guardata negli occhi per la prima volta in quel lontano 1492.
 
Ancora immerso nei suoi pensieri non si era per nulla accorto della presenza di Miss Helene alle sue spalle.
 
"Signor Mikaelson?"Il tono sempre gentile e pacato della vecchia domestica risvegliarono il vampiro dai mille pensieri che gli vorticavano forsennatamente nella testa.
 
Si voltò prontamente e incontrò sorriso gentile di lei."Mi dispiace averla disturbata, ma volevo ricordarle che la cena è pronta,inoltre il suo smoking per la serata di gala di domani è appeso nel suo armadio pronto per l'uso."
 
"Non si scusi Helen."Sospirò pesantemente e annuì."Certo,arrivo subito,grazie."Ricambiò il sorriso e la vide andare via.Non aveva mai dovuto soggiogarla,lei sapeva ma fingeva di essere all'oscuro della sua vera natura e questo andava bene ad entrambi,infondo Elijah aveva bisogno di lei per mantenere in ordine la casa quando restava a lungo fuori per lavoro.
 
Si avvicinò alla scrivania e prese tra le mani un elegante invito in carta bianca con filigrana in oro,la serata di domani era stata organizzata per ricordare la fondazione della città di certo lui non sarebbe potuto mancare,aveva contribuito a formare con le proprie mani quella cittadina.Sorrise malinconico al pensiero di quei tempi andati,lui Klaus e Rebecka si erano stabiliti lì per cercare di ricominciare dopo il trambusto della fuga della doppelganger,dopo il suo tradimento.
 
E invece,proprio in quella cittadina americo-francese aveva rincontrato quegli occhi da cerbiatta che spaventati e sorpresi lo avevano pregato di far silenzio.Solo dei vecchi scaffali di un bistrot furono unici testimoni del loro incontro,lui non le aveva rivolto nemmeno una parola aveva fatto finta di nulla e l'aveva lasciata andare.
 
Per l'ennesima volta.
 
Elijah corrugò la fronte e riappoggiò l'invito sul tavolo,tante cose erano successe in quella città e il suo istinto gli diceva che forse altro doveva accadere,scosse la testa per cacciare quei pensieri e si avviò verso la porta.




 
 

 
 
Katherine osservò meglio la data stampata su quel manifesto,1 Novembre 2012,la data della fondazione.Arcuò le labbra in un sorriso amaro e si guardò intorno,domani sarebbe avvenuto il galà per la celebrazione dell'anniversario della fondazione della città.Lui sicuramente non sarebbe potuto mancare.
 
Sospirò entrando in uno dei piccoli hotel che vi erano nel quartiere francese,soggiogando il vecchio proprietario fu facile per lei farsi dare una camera senza alcun documento.Per un pò si sarebbe potuta accontentare di quell'umile e rustico hotel,il suo intuito non aveva fallito nemmeno stavolta,lui era a New Orleans.
 
Appoggiò la piccola borsa sul comodino difianco al letto e si specchiò al grande specchio che vi era sulla toilette.Guardò se stessa e si ravvivò i capelli,la vecchia Katherine Pierce sembrava così lontana,giorno dopo giorno le sembrava sempre di più di rivedere quell'ingenua ragazzina che era Katerina.La vampira distolse lo sguardo e si voltò verso il letto,sfilò dalle piccole spalle il giubbottino di pelle abbassandosi poi a sfilare le scarpe nere dal tacco dodici.Si sedette sul bordo del letto e vi si gettò a peso morto chiudendo gli occhi,sentiva il suo corpo stanco e pesante,non dormiva da varie notti.La ricerca di Elijah era stata sfiancante e adesso persino il suo corpo da vampiro aveva bisogno di riposo.
Fu poco il lasso di tempo che impiegò ad addormentarsi, lasciandosi così cullare dalle calorose braccia di Morfeo,i suoi sogni non avrebbero fatto altro che alleggerire la sua anima nera e pesante.Nei suoi sogni,infatti,viveva felice e serena con il suo compagno godendosi a pieno la fortuna di vivere eternamente con l'amore della propria vita.
 
Persino nei suoi sogni,due occhi neri come la pece non la abbandonavano mai.


 
 
 
 

 
L'indomani mattina su New Orleans risplendeva un bellissimo sole,nonostante l'aria fredda di Novembre.Elijah era come suo solito seduto elegantemente al tavolo del soggiorno di casa sua,dinanzi a se una fumante tazza di thè e tra le mani il giornale del mattino.A caratteri cubitali,sulla prima pagina,veniva informata la cittadinanza dell'imminente galà che si sarebbe svolto quella sera stessa,i nomi degli invitati si elencavano uno dopo l'altro sulla colonna destra del giornale.
 
Il vampiro originario ripiegò il giornale e sbuffò,non era mai stato un tipo da tappeto rosso,sapere che il suo nome era stato spiattellato in prima pagina così senza nemmeno un avviso lo infastidiva,e non poco.
 
Miss Helene entrò sorridente nel soggiorno con in mano un vassoio d'argento su cui era pogiata la colazione che lei stessa aveva preparato."Mr Elijah,è già in piedi?"Sorrise raggiungendolo."Pensavo che avrei avuto il tempo di prepararle tutto,ma come al solito lei mi ha anticipata."Sorrise la donna appoggiando il vassoio sul tavolo.
 
Elijah la guardava sorridendo."So di averle messo la cucina in disordine Miss Helene,ma stamattina mi sono svegliato molto presto,avevo bisogno del mio thè."Rise leggermente seguito dalla donna.
 
"Oh certo,lo so bene."Sorrise passandogli il piattino con il croissant caldo."Ecco quà,come al solito Sebastian mi ha consevato i migliori croissant."
"Dovrebbe dare un opportunità a quell'uomo Helene."Sorrise il vampiro osservando la domestica e prendendo un sorso di thè.
 
"Ohhhh ma non dica sciochezze."Imbarazzata finì col poggiare le ultime cose sul tavolo e lo guardò."Da quando è morto il mio Henrick non ho pensato più a nessun uomo."Lo guardò."E adesso mangi,ieri sera non ha voluto cenare.Sa bene che io mi preoccupo per lei."Sorrise amorevole.
 
Elijah annuì e sorrise."Grazie Helene."La donna gli accarezzò una spalla e lo lasciò poi da solo nel grande soggiorno.Il vecchio vampiro osservò il thè fumante e sorrise,Helene gli voleva sul serio bene,nonostante tutto.Sapere che qualcuno gli volesse bene,pur sapendo cosa fosse e quale mostro si celasse dietro i suoi occhi,lo faceva stare meglio.
 
Finita la colazione si alzò e si diresse al suo studio,aveva ancora del lavoro da fare poi si sarebbe dovuto iniziar a preparare per il galà di quella sera.
 





 
 
 
 
 
 
Battè più volte le lunghe e folte ciglia scure prima di rendersi conto di trovarsi nella camera d'albergo che la sera prima aveva preso a New Orleans.Il sogno che aveva fatto la notte precedente era stato così reale che per un attimo aveva davvero creduto di potersi svegliare tra le sue braccia,come una di quelle mattine che aveva trascorso con lui nel suo attico a Ny.
 
Sospirò richiudendo gli occhi e poi si decise finalmente a riaprirli completamente,doveva alzarsi,fare una doccia,vestirsi e iniziare a pensare a quello che avrebbe indossato quella sera al galà.
 
Fece una doccia veloce,infilò i vestiti della sera precedente e scese in strada.Cercò di far mente locale su dove avrebbe potuto trovare un vestito decente e sospirò di stizza.Iniziò a camminare per le strade di quella città senza una meta fino a quando in ormai tardo pomeriggio non si imbattè in una vetrina che attirò finalmente la sua attenzione.
 
Sorrise soddisfatta e entrò in quel piccolo paradiso perduto,tra vecchi abiti vintage e scarpe anni 80,un diamante rosso sangue risplendeva tra tutti.Lentamente Katherine si avvicinò allo stand e accarezzò il tessuto perfettamente intatto e morbido di quell'abito stupendo.
 
Una vecchia commessa sulla sessantina si avvicinò a lei e sorrise."Ottima scelta sai?"
 
La vampira sollevò lo sguardo su quella donna e sorrise."Molti mi dicono che ho buon gusto."Sorrise soddisfatta.
 
L'altra allungò la mano a prendere la cruccia e finalmente quell'abito si mostrò in tutto il suo splendore."Mi è stato consegnato pochi giorni fa,da una donna che voleva sbarazzarsene."Rise."Mi sa che era il regalo del suo amante,o meglio ex-amante."
 
Kat si ritrovò a ridere con lei e poi la fissò negli occhi."Tu mi darai quest'abito senza dir niente e con lui mi consegnerai anche quella borsetta color argento che è in vetrina."
 
La commessa si ritrovò ad annuire come un automa e mentre la vampira reggeva il vestito,lì altra si precipitava a prendere la borsetta,sempre sotto lo sguardo vigile e divertito della Pierce.
 
Non era stato poi così difficile pensò Kat mentre, felice, camminava per le strade di NO diretta verso il suo hotel.Per le scarpe sarebbe stato un altro gioco da ragazzi,poco distante da lei,un negozio vintage vendeva modelli di grandi griffe a prezzi stracciati.
 
Il sorriso sulle labbra rosse di lei non durò per molto,quello che gli si parò difronte fu letteralmente come un pugno nello stomaco.
 
Lui.
 
Gli occhi sbarrati e la bocca completamente riarsa,le gambe sembrava inchiodate al suolo,le mani iniziarono a sudargli e le borse caddero inevitabilmente al suolo con un tonfo sordo.Bello e fiero palava con uno degli organizzatori dell'evento che si sarebbe svolto quella sera.
 
Non si era accorto della sua presenza,tantomeno avrebbe dovuto farlo,in un attimo la vampira riacquistò la propria dignità e raccogliendo le borse dal suolo si fiondò a velocità vampirica dietro un vicolo non troppo lontano dai due uomini.
 
Lo trovava bene,sempre elegante nel completo scuro, Elijah aveva quella naturale eleganza che lo rendeva ancora più affascinante di quanto già non lo fosse.La vampira osservò attentamente l'intera figura dell'originario,una stretta al cuore le prese non appena non vide al polso di lui il braccialetto che lei  gli aveva regalato.Katherine si ritrovò a chiudere gli occhi per rimandare indietro le lacrime e portò una mano alla bocca,dinuovo quella sensazione di tremenda tristezza investì le sue membra fino a farla tremare.
 
Lui l'aveva dimenticata.
 
Sollevò gli occhi da cerbiatta al cielo e asciugò la lacrima solitaria che veloce scendeva lungo la sua guancia.Aveva ceduto,la barriera che aveva cercato di mantenere intatta per tutto quel tempo era crollata non appena l'aveva rivisto.
 
Prima di conoscerlo,di conoscere realmente chi fosse quel vampiro dagli occhi scuri,non avrebbe mai pianto per un uomo.Lei era una donna forte,lei era quella che li usava a suo piacimento gli uomini.Non si riconosceva,l'amore le aveva frastagliato l'anima e ridotto il cuore in brandelli.
 
Prese un grosso respiro e si voltò verso la strada,di Elijah nessuna traccia,doveva essersi allontanato poco prima.Asciugò gli ultimi residui di lacrime e voltò l'angolo,velocemente raggiunse il suo appartamento e vi si barricò completamente all'interno.
 
Per secoli era stata sola,indipendente e libera ma adesso quando si guardava allo specchio, vedeva una donna incompleta e vuota.
 
La sua esistenza era vuota senza lui.Questa era la verità.
 
Gettò con rabbia le buste al suolo e urlò con tutto il fiato che aveva in gola,voleva il suo perdono e l'avrebbe ottenuto anche se ci sarebbero voluti secoli.
 






 
 
 
 
"Mr Elijah la limousine la aspetta."Helene era sulla porta e osservava l'originale che elegantemente abbottonava i bottoni della giacca scura.
 
"Grazie Helene."Sorrise Elijah in direzione della domestica."Scendo subito."
 
"Permette?"La vecchia domestica si avvicinò a lui e sorridendo allungò le mani a stringere meglio il papillon del vampiro.Sorrise e sistemò meglio l'accessorio maschile."Anche il mio Henrick lo indossava spesso,facendo lo stesso errore.Va chiuso bene,sennò si scioglierà."Sorrise amorevole."Ecco fatto."
 
Il vampiro osservò i suoi movimenti sicuri sorridendo e annuendo."Ha ragione Helene,se non ci fosse lei delle volte."Rise leggermente e la domestica gli accarezzò una guancia.
 
"Sta benissimo,ma si sbrighi o la lasceranno quì!"Rise allontanandosi e raccogliendo alcuni vestiti su di una sedia della stanza del vampiro.
L'originario si guardò un ultima volta allo specchio,si voltò per afferrare il cappotto ma qualcosa di lucente attirò la sua attenzione.
 
Il braccialetto che lei gli aveva regalato,poggiato in modo disordinato sul mobile accanto a lui gli ricordava ancora una volta la sua persona.
 
Sospirò prendendolo tra le mani,ricordava la sera in cui Katherine gliel'aveva regalato.Era stata così felice di poterglielo dare,quasi intimidita da quel gesto,aveva allungato la scatolina lungo il tavolo sorridendogli,in quel momento le era sembrata tanto un'ingenua bambina,la stessa che regala una caramella all'amichetto che le piace.
 
Si ritrovò a sorridere ripensando al sorriso di lei,al suo bacio e al suo abbraccio caloroso,il suo profumo gli era restato addosso l'intera serata.
Quella era stata una delle giornate più felici della sua esistenza.
 
Scuotendo la testa e facendo scivolare via i ricordi,indossò il cappotto e uscì dalla propria stanza.
 
La limo era parcheggiata proprio di fronte il proprio appartamento,aspettò che l'autista aprisse la porta e poi vi salì.Sospirò pesantemente e osservò la strada fuori dal finestrino scuro,sarebbe stata una lunga serata.





 
 
 
 
 
 
Il vestito rosso scendeva morbido sulle proprie curve morbide,i capelli erano stati sistemati in modo da ricadere su di un solo lato e le scarpe alte le donavano un aria ancora più sofisticata ed elegante.Sorrise la vampira osservandosi allo specchio,l'immortalità e l'eterna giovinezza,non poteva esserci dono più invidiato.
 
Si assicurò di aver abbottonato bene il bracciale odierno e afferrò la borsetta.Il lungo cappotto scuro le ricadeva aperto sulle spalle mentre si avviava fuori dal piccolo hotel,il taxi che aveva precedentemente chiamato era già fuori ad aspettarla.
 
Sorrise al tassiasta e indicò poi il luogo del galà.Il traggitto fu abbastanza silenzioso,eccetto per alcune battute e parole del tassista che cercava di attirare l'attenzione della bella vampira.Non furono poche le volte in cui Katherine pensò di metterlo a tacere conficcandogli i canini nel collo ma contrariamente alle altre volte era talmente tesa da non riuscirsi a beare del pensiero malefico che la sua mente aveva formulato.
 
Lo stomaco le si era completamente chiuso,una parte di se non vedeva l'ora di arrivare mentre l'altra le consigliava calorosamente di tornarsene a Mystic Falls o perlomeno il più lontano possibile dall'originario.
 
Aveva già troppe volte sfidato la sua pazienza,ma stavolta non era per se stessa come manipolatrice e stronza,quella crociata era per se stessa come donna,lei era una donna innamorata adesso.
 
Osservò le macchine correre veloci fuori dal finestrino e mentre si avvicinava sempre di più alla villa dove si sarebbe svolto il galà, la sua gola diventava sempre più secca e le sue mani sempre più sudate.



 
 
 
 
 
 
 
La sala principale di quella vecchia villa ottocentesca era stracolma di uomini e donne in abiti eleganti,le risate frivole delle donne si espandevano nell'aria mentre il dopobarba pesante di quegli uomini non faceva altro che sottolineare come nel nuovo tempo la popolazione non avesse fatto altro che peggiorare in fatto di gusti.
 
Elijah se ne stava in piedi accanto al bar con un bicchiere di scoch invecchiato tra le mani curate mentre dinanzi a se un commerciante petrolifero, gli elencava gli affari conclusi negli ultimi mesi.Parole inutili e leggere che alle orecchie dell'originario non arrivavano nemmeno,la sua mente era troppo affollata e distante per pensare a quel vecchio difronte a se.
 
Il pensiero di lei gli era ritornato alla mente quando aveva scorso tra le varie dame presenti quella sera una donna con lunghi capelli castani e mossi,il ricordo di lei era ancora troppo forte e vivido nella sua mente,per quanto egli si sforzarse di dimenticarla, ribadendo a se stesso che lei non aveva fatto altro che mentirgli,lei restava il suo pensiero fisso ogni singolo giorno,ogni singolo istante.
 
"Allora signor Mikaelson e i suoi di affari?La trovo abbastanza silenzioso questa sera."La grossa e volgare risata di quell'uomo non fece altro che far innervosire ancor di più l'originario.Elijah lo osservò negli occhi e affermò sicuro."Se ne vada signor Jones,ora.E non mi rivolga più la parla per il resto della serata."Le pupille scure tornarono ad essere normali mentre il vecchio commerciante si allontanava velocemente dall'originario.
 
Elijah buttò giù l'ultimo sorso di scoch scuro e strinse i denti,nemmeno più quel liquore riusciva ad appannare i suoi sensi.Sospirò affranto e annoiato ordinando al barman altro liquore.Quella sarebbe stata la sua serata.





 
 
 
 
Il brusio delle voci confuse delle persone e la leggera musica a bassa diffusione la investì non appena mise piede in quel grosso salone da ballo,il soprabito l'aveva lasciato all'entrata della villa lasciandole così le spalle nude,attirò non pochi sguardi su di se.Tutto merito della sua bellezza senza tempo e di quegli occhi da gatta che riuscivano a far capitolare persino il più restio e fedele degli uomini.
 
Sorrise osservando la reazione di gelosia di una donna verso il proprio marito che era restato completamente a bocca aperta,i suoi occhi però vagavano per la sala in cerca di un unica persona.
 
Di lui.
 
Un gruppetto di persone si spostò verso la terrazza e fu allora che finalmente i suoi occhi raggiunsero la figura di lui,l'avrebbe riconosciuto tra mille,da solo e di spalle restava al bancone a sorseggiare il suo liquore preferito.A quel pensiero la vampira sorrise,cercò di farsi forza e avvicinarsi a lui ma la sua mente continuava a dirle che lui l'avrebbe prima umiliata e poi cacciata,non appena l'avesse vista.
 
Sospirò stringendo forte la borsetta nella mano e si avvicinò al bancone del bar,era quasi al centro della sala quando lui,inaspettatamente si voltò verso lei.




 





 
Lo sguardo sorpreso,la bocca socchiusa e l'incapacità di dire una singola parola.Entrambi si ritrovarono nello stesso momento a reagire nello stesso modo.
 
Occhi negli occhi e incapaci di raggiungersi,fu lui per primo a distogliere però lo sguardo da lei allontanandosi velocemente tra la folla.
 
"Elijah!" Sussurrò appena,consapevole del fatto che lui l'avrebbe sentita.
 
Lo raggiunse in pochi secondi afferrandolo per un braccio."Elijah aspetta!Ascoltami."
 
Il vampiro originario si voltò di scatto,lo sguardo fermo e gelido puntato su di lei."Non ho nulla da dirti Katherine."
 
La freddezza di lui fu come una stilettata al cuore di lei.Sapeva benissimo,però,di meritarlo tutto quel freddo distacco.
 
"Lasciami spiegare,ti prego."Lo stava implorando,osservandolo con gli occhi lucidi.
 
Il vampiro distolse lo sguardo da lei e restando immobile le diede in consenso tacito di continuare.
 
Katherine osservò il viso duro e impassibile di lui ed ebbe una stretta al cuore,ma si era rigiurata mesi fa che se mai le avesse dato modo di spiegarsi gli avrebbe detto tutto,come un fiume in piena.
 
"So di averti profondamente deluso,di averti ferito ancora una volta ma ti prego di credermi quando ti dico che io sono cambiata!Che non sono più quella ragazza che attraverso il sesso e la sensualità manipola chiunque a suo piacere.Sono cambiata Elijah e questo anche grazie a te."Allungò una mano fino ad afferrare la sua."Al tuo amore."
 
"Se non vorrai perdonarmi,potrò capire.Ma sappi che non smetterò mai,e dico mai,di cercarti e ripeterti quanto io ti ami.Anche se questo significherebbe inseguirti come una gazza impazzita in giro per il mondo,per il resto dell'eternità."
 
Elijah spalancò impercettibilmente gli occhi osservando comunque sempre dinanzi a se.Katerina Petrova gli stava aprendo il cuore come non aveva mai fatto in tutti quei secoli e lui si trovava spiazzato e sorpreso da quelle parole.La mano piccola,calda e sudata di lei stringeva la sua quasi come se fosse un ancora di sicurezza in mezzo ad una tempesta e lui era incapace di fare qualsiasi altro gesto.
 
Non poteva fidarsi di lei,nonostante il suo cuore urlasse il suo amore per quella donna.Non poteva,non riusciva a fidarsi dinuovo di lei.
 
"Smettila Katherine,dimmi cosa vuoi piuttosto."Finalmente si voltò ad osservarla negli occhi.
 
Finalmente la guardava,ma il suo non era uno sguardo pieno d'amore,era piuttosto uno di quelli che ti trapassano l'anima come un fendente affilato.Lasciò scivolare la sua mano dalla sua e abbassò lo sguardo.
 
Sconfitta e delusa fece un passo indietro sussurrando."Te,è questo quello che voglio."Alzò lo sguardo fiera,puntandolo nel suo."Non credermi,non mi interessa.Sappi che non mi arrenderò così facilmente."
 
Guardò un ultima volta il suo viso duro e contratto voltandosi poi per andare via.
 
"Katerina."La voce di lui,calda e sentita.Il suo nome,solo lui sapeva pronunciarlo in quel modo.La vampira restò di schiena troppo presa dal dover trattenere le lacrime per voltarsi.
 
"Anche io ti ho amata,mi sono fidato,ti ho dato il mio aiuto,il mio cuore.."Una piccola pausa." E tu mi hai deluso."Si voltò verso lei infilando una mano in tasca."Dimmi,come potrei tornare a fidarmi di te.Bellissima e velenosa come un serpente non hai esitato un attimo a prendermi in giro con le tue bugie,mi hai fatto credere di amarmi sul serio e lo stai facendo ancora!"
 
"Ma io ti amo!"Si voltò di scatto osservandolo negli occhi."Io ti amo incondizionatamente,da oltre 400 anni Elijah!Mi hai dato una seconda possibilità quando nessun altro lo avrebbe fatto!"
 
"Appunto!E tu mi hai tradito!Hai tradito la mia fiducia facendomi passare per un fantoccio tra le tue mani Katerina!"
 
Si urlavano contro ormai,come due correnti marine che si incontrano e scontrandosi formano una tempesta.
 
"Perdonami,ti prego!"Urlò infine lei."Perdonami Elijah."Gli occhi castani pieni di lacrime amare e dolorose."Senza te,non ha più senso nulla."Sussurrò infine lei appoggiando la mano sullo stomaco,piegata in due dal dolore.
 
Lui le afferrò il viso improvvisamente,donandole un bacio ricco di passione,amaro risentimento e dolore.Infinito dolore.
 
Fu un attimo di candido e amorevole paradiso in un inferno caldo ed incandescente.
 
Quando il vampiro originario si staccò dalle sue labbra appoggiando la fronte a quella di lei un solo sussurrò fuoriuscì dalle sue labbra.
 
"Non posso Katerina,non ancora."Le posò un ultimo bacio sulla fronte e poi la lasciò da sola,allontanandosi il più velocemente possibile.
 

 
Ormai sola,Katherine sfogò tutto il dolore accumulato in quei mesi in un lungo pianto.
 
 
L'amore faceva male,tremendamente male.





























Angolo Autrice!!^_^

Salve a tuuuuuuuuuutteeee!!!Ebbene si,sono ritornata,le vostre recensioni mi hanno dato la forza per continuare questa storiella e non renderla una one shot senza seguito!Ehehe
Ringrazio innanzitutto tutte coloro che hanno recensito,siete magnifiche!*_*
E ovviamente anche tutti coloro che hanno letto silenziosamente!!
Passando alla storia,si,mi sono appassionata tremendamente a questa coppia!Eheh mi fanno impazzire insieme,sono cos' diversi eppure così simili!*_*
Ah,volevo inoltre dirvi che questo è l'abito che la nostra bellissima Kath indossa,(NinaDob è una gran gnocca,passatemi il termine!>.<)




Non potevo non mettere nella mia fic questo stupeeeendo abito!*_* E poi a lei sta divinamente....*ç*
A parte i miei deliri,spero cjhe questo capitolo,anche se un pò lunghetto vi piaccia!!
Ci ribecchiamo al prox e mi raccomando commentate in tantiiiii!!Non siate timidi!xD
Un abbracciooo


Tay


 

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Capitolo 3
*** Tears, blood and dreams. ***




























 
Con rabbia scagliò il bicchiere contro la parete,mille pezzi di cristallo si sparsero sul tappeto persiano rispecchiando uno ad uno la luce del lampadario prezioso.
 
Elijah era arrabbiato,triste,deluso.
 
Innamorato.
 
Portò le mani a circondarsi il volto e soppresse l'ennesimo urlo di rabbia,perchè doveva essere così difficile?Perchè lui non poteva amare ed essere ricambiato come tutti?
 
Scosse la testa e strinse gli occhi.
 
Finalmente aveva sentito sussurrare dalle labbra di lei quello che aveva atteso per oltre 500 anni,lei l'amava.Amava lui.
 
Ma non avrebbero mai potuto coronare il loro amore come nelle favole,lei l'aveva deluso oltre 500 anni fa e continuava a farlo oggi.
 
Continuava a giocare con gli uomini per avere il suo tornaconto,come aveva potuto crederle in quei giorni a NY??Come aveva potuto solo sperare,di ritrovare la sua Katerina sotto quella che era diventata Katherine?Era vero,l'amore rende ciechi e stupidi.
 
Sentiva pizzicare gli occhi,le lacrime che per più di 1000 anni non erano mai state versate adesso minacciavano di bagnargli il volto.
 
Non voleva trattenersi,non ne aveva la forza.Voleva solamente restare da solo,al buio a ripensare agli occhi di lei.
 
A quegli occhi che gli ferivano l'anima come mai nessuno aveva fatto.



 
 
 

 
 
 
Una lunga settimana era trascorsa.E ancora ci pensava.
 
Il soffitto bianco sopra di lei le sembrava ancora più sterile di quanto in realtà non lo fosse già.
 
Ci aveva provato e aveva fallito.Gli aveva messo il suo cuore su di un piatto d'argento e lui l'aveva letteralmente calpestato.
 
Non aveva più lacrime,tutte le aveva versate in quelle lunghe notti,per quell'amore sofferto e difficile.Lei era una creatura della notte,libera e affamata,eppure in quel momento della sua eterna vita comprendeva a pieno il dolore di un sentimento così umano come l'amore.
 
L'amore ti cambia,ti consuma e distrugge come fa il sole con le membra di un vampiro.
 
Avrebbe potuto vivere eternamente come voleva,godere a pieno della sua immortalità senza dover contare su nessuna persona al mondo ma quei suoi occhi neri l'avevano intrappolata e portata nell'oblio di quel sentimento troppo forte e attraente.
 
Che potere aveva avuto lui?L'aveva trasformata da predatrice a vile preda.
 
Lei era la stronza manipolatrice per tutti no?Lei era quella che non si faceva toccare da nulla,nemmeno dal pianto di un neonato.Lei era una fredda e scaltra calcolatrice,era la stronza glaciale agli occhi di tutti.La dipingevano così no?
 
Bene.
 
Avrebbe dato a tutti quello che si aspettavano da lei,sarebbe tornata ad essere Katherine.
 
Avrebbe lasciato le vesti della stupida innamorata Katerina e avrebbe indossato dinuovo le vesti di pelle scura e stretta di Katherine Pierce.
 
Su New Orleans si sarebbe abbattuto il vero uragano Katherine.
 
La donna si alzò di scatto,con gli occhi freddi e vuoti si osservò intorno,ascoltò i rumori intorno a lei sorridendo sterile.La decisione era ormai presa,avrebbe spento tutto,i suoi sentimenti sarebbero scomparsi e lei avrebbe fatto solo ciò che più egoisticamente le conveniva.
 
Il sorriso che si aprì sulle labbra rosse di lei no presagiva nulla di buono.
 
 
Il sangue di quel ragazzo le colorava ancora le mani e il viso,era stata l'ennesima vittima di quella notte,prima di lui altro sangue innocente era stato versato,si era divertita a seminare il panico nel quartiere francese a lasciare ovunque souvenir fatti di sangue e corpi senza vita.
 
Seguiva il suo istinto,si nutriva della paura e del sangue di giovani e innocenti vittime.Sorrise la vampira mentre osservava il corpo senza vita del ragazzo.
 
Era questo quello che si provava quando si spegnevano le emozioni?Quando si viveva di puro istinto animale?L'avrebbe potuto fare tanti secoli fa,quando aveva visto i suoi genitori martoriati in quella stanza da letto,eppure non l0paveva fatto.Era stata una vigliacca,aveva preferito fuggire e crogiolarsi nel dolore pur di non essere un facile bersaglio per Klaus.
 
Ma adesso,ora che tutte le sue speranze di libertà erano andate via con lui,a le non restava più nulla.Avrebbe vissuto la sua vita al massimo,fino a quando la collera di Klaus non l'avrebbe raggiunta e uccisa.
 
Una grossa risata fuoriuscì dalle sue labbra carnose.
 
"Eccomi Klaus!!Vieni a prendermi!Katherine Pierce ti sta aspettando!!"Il suono della sua voce era l'unico rumore ad udirsi in  quel vicolo freddo ed umido.
 
Scosse la testa e sospirò.
 
"Signorina."Una voce spezzò il silenzio."Si sente bene?"
 
Katherine voltò immediatamente il volto verso quell'interlocutrice che troppo stupida,si era interessata alle sue urla.
 
"Stupida umana."Sussurrò tra se e se la vampira.
 
A velocità soprannaturale la raggiunse,l'altra spalancò gli occhi impaurita da quella reazione fin troppo strana.
 
"Adesso taci, stupida ragazzina."Le pupille della vampira si dilatarono mentre l'altra restava improvvisamente in silenzio.
 
Le zanne già sfoderate e gli occhi inniettati di sangue,quella ragazza sarebbe stata l'ennesima vittima di quella sera,Katherine era implacabile.
 
Proprio come il suo dolore.
 
Affondò improvvisamente le zanne nella carne del collo di quella giovane ragazza,beandosi ancora una volta del gusto ferruginoso di quel liquido che le creature della notte adorava come un dio.


 
 
Una mano forte e decisa strattonò la sua spalla fino a farla staccare dalla sua vittima,Kath finì col ritrovarasi improvvisamente sul suolo umido del vicolo.
 
Strinse i denti e attutì il colpo,la vista era ancora offuscata ma quello che potè osservare era che la sua vittima si stava allontanando velocemente.
 
Chi aveva osato interropere Katherine Pierce?!
 
"Adesso basta, Katherine!"La voce dura,bassa e scura di un uomo la investì prepotentemente.
 
La sua voce.
 
Sollevò gli occhi su di lui,improvvisamente un moto di ilarità la coinvolse.La risata bassa e ironica della vmapira non fece altro che far innervosire ancora di più il vampiro originario.







 
"Ma tu guarda."Kath si alzò senza alcuna fatica dal suolo."Sua eccellenza il vampiro originario che si aggira tra i vicoli di New Orleans."Pulì con le mani il jeans scuro e lo guardò sorridendo ironica."Nessuna cena di gala stasera?"
 
Elijah osservò attentamente il volto si Katherine e poi sorrise scuotendo la testa."Doveva immaginarlo."
 
L'altra sollevò il sopracciglio e si spogliò del sorriso irrisorio che aveva fino a poco prima."Che vuoi dire?"
 
"Hai cercato di spegnere la tua umanità,non è così  Katherine?"Rise sommessamente e poi la guardò."Non ci sei riuscita nemmeno minimamente."
Si guardarono negli occhi per un istante e poi Kath esplose come un fiume in piena.
 
"Che diavolo vuoi ancora da me eh,Elijah!?"Lo fissò negli occhi."Che altro vuoi?!Lasciami in pace!Sono un vampiro.."Allargò le braccia."Faccio ciò che voglio!Mi resta poco tempo prima che tuo fratello mi uccida sul serio."Rise isterica e scostò lo sguardo."Voglio divertirmi..da sola!"
 
Ancora loro,le lacrime minacciavano di uscire dai suoi occhi cioccolato ancora una volta.
 
Si voltò di spalle,non doveva mostrarsi debole ancora una volta,di fronte a lui.
 
Elijah la osservò mettersi di spalle e percepì il suo respiro divenuto improvvisamente troppo accellerato.Non avrebbe sopportato di vedere ancora una volta le lacrime di lei.
 
"Tu non morirai Katherine."Il viso improvvisamente serio e duro."Klaus mi ha dato la sua parola,ha quello che voleva finalmente."
 
La vampira spalancò improvvisamente gli occhi,l'ibrido aveva la cura.
 
"Sei libera Katherine."La voce scura di lui le annunciò le uniche parole che da secoli,sperava di udire.
 
Era libera.
 
Finalmente.
 
Si voltò improvvisamente verso di lui osservandolo negli occhi,quegli occhi scuri la guardavano con serietà,non avevano nessun alone di scherno o gioco.
 
Lui diceva la verità.
 
Nonostante tutto,l'aveva resa libera.
 
"Sono libera.."Quelle due parole fuoriuscirono dalle labbra di lei con un sussurrò quasi inudibile ad orecchio umano.
 
Elijah osservò la vampira difronte a se,era irriconoscibile,la facciata di donna sicura e senza sentimenti si era frantumata in piccoli pezzettini,mostrandogli forse dinuovo,quella donna che aveva amato nel lontano 1490 e pochi mesi prima.

 
Katerina Petrova.


La sua Katerina.

 
Poco dopo però la vampira tornò ad essere quella di pochi attimi prima.Di Katerina non c'era più nessuna traccia.Quasi come un automa osservava gli occhi scuri di lui con un sorriso vuoto,senza felicità alcuna.

 
"Hai fatto il minimo che potessi fare,ti ho consegnato l'unica cosa di cui tuo fratello ha più paura."Sorrise maligna."Eri semplicemente in debito."Riavvivò i suoi ricci castani e sospirò."Il nostro accordo è chiuso allora.Ci rivediamo in giro Elijah."

 
Occhi negli occhi per un attimo.
 
Quell'amore che li univa,che fine aveva fatto?
 
Lui la fermò un attimo prima che lei lo sorpassasse e sparisse in quel vicolo oscuro dietro di loro."Tu non sei questa Katherine.Non sei un automa senza anima."
 
Lei rise,osservò la sua mano sul suo braccio e poi lui."Sono una stronza manipolatrice Elijah.L'hai detto anche tu."Sorrise."Adesso lasciami,ho di meglio da fare."
 
La presa di lui si strinse di più sul suo braccio.
 
"Hai bisogno di aiuto Katherine.In quest'ultima settimana,hai lasciato parecchi cadaveri in queste strade.Tu sei meglio di così."
 
Lei scosse la testa."Ho mostrato il mio meglio e mi hanno accusato di essere una puttana arrivista."Sorrise cattiva sputandogli addosso tutta la sua collera."Preferisco essere così piuttosto che essere ferita,ancora."
 
Il vampiro la osservò negli occhi,doveva aiutarla,nonostante tutto.
 
Fu un attimo e il corpo di lei gli crollò tra le braccia.Le aveva spezzato il collo per il suo bene,l'avrebbe riportata indietro da quell'oblio in cui era finita.
Anche per colpa sua.
 
La osservò meglio tra le sue braccia,gli occhi dalle lunghe ciglia scure erano chiusi,sembrava essere caduta in un sonno improvviso.Era così bella.
Sospirò e si incamminò verso la propria casa,accompagnato da mille pensieri.


 
 
 
 
 
 
 
 
Quando miss Helene aprì la porta, portò subito le vecchie mani rangrizite al volto."Oddio Mr Elijah."Si spostò facendo passare il vampiro.
 
"Cosa è successo a questa povera ragazza?"Lo seguì mentre si avviava senza risponderle al divano.
 
Elijah sospirò e finalmente si voltò a guardare la domestica."E' una mia vecchia amica Helene,resterà per un pò quì con noi,prenditi cura di lei."Senza dare altre spiegazioni l'originale si voltò dinuovo a guardare il corpo inanimato di Katherine sul divano.
 
Sembrava così calma e serena.
 
"Certamente Mr Elijah."Senza aggiungere altro,Helene si allontanò diretta verso la camera degli ospiti,avrebbe dovuto prepararla per quella nuova e inaspettata ospite.
 
Poco dopo la vecchia domestica fece la sua comparsa in salotto."La stanza è pronta."Sorrise dolcemente.
 
Il vampiro la risollevò di peso e attraversando l'intero salone,arrivò finalmente nella camera in cui la bella vampira avrebbe riposato fino a quando non avrebbe ripreso i sensi.
 
Adagiò con gentilezza il corpo di Katherine sul letto e sospirò,sembrava così tranquilla.
 
Le scostò con dolcezza un ricciolo ribelle dal volto e le sussurrò."Dolce notte Katerina."
 
Richiuse alle sue spalle la porta della camera e si avviò verso la sua,sarebbe stata una giornata difficile quella seguente,Katherine non avrebbe sicuramente accettato senza dir nulla la sua decisione,non dopo quello che era successo tra loro.
 
Le aveva detto di non essere pronto a perdonarla e forse era vero,ma quando l'aveva vista in quel vicolo,persa nella sua solitudine e con le labbra insanguinate non era riuscito a voltare il volto dall'altra parte.
 
Se lei si era ridotta in quello stato,se lei si era persa,era anche colpa sua.
 
Del suo rifiuto.
 
Il vampiro originale si portò una mano al volto e sospirò pesantemente,nulla era stato facile nella sua lunga vita,era abituato agli imprevisti e a contrattare con i caratteri difficili ma stavolta però era diverso,doveva scendere a patti con Katherine Pierce,cercare di farla ragionare e farla ritornare quella di un tempo.
 
Appoggiò la camicia sulla sedia e si sedette sul bordo del letto,lo sguardo fisso fuori dalla finestra.
 
Le luci del quartiere francese erano ancora accese e la notte era ancora lunga.



 
 
 
 
 

 
Avvolta nell'oscurità di quella stanza il corpo della bella vampira ebbe un tremito,improvvisamente gli occhi color cioccolato le si spalancarono e l'aria sembrò fin troppo poca.
 
L'orologio sulla parete segnava le sei del mattino,il sole non era ancora sorto e i suoi occhi vagarono impauriti intorno a se,l'ultima cosa che ricordava era che avesse parlato con Elijah.
 
Allungò la mano a toccarsi il polso,il bracciale diurno era ancora lì fortunatamente,spostò poi gli occhi verso le pareti intorno a lei,la finestra era aperta e la porta era appena socchiusa.
 
Dove si trovava?
 
Si sollevò appena sedendosi poi sul bordo del letto,sul comodino di fianco al letto erano stati lasciati un bicchiere d'acqua e dei biscotti.Allungò la mano al bicchiere,buttando giù l'intero bicchiere,la gola era riarsa e sembrò trovare un pò di pace attraverso quel liquido fresco.
 
Afferrò i suoi effetti personali e si abbassò a prendere le scarpe,i tacchi avrebbero fatto troppo rumore.
 
Si alzò attenta a non far rumore e si avvicinò alla porta,fuori era ancora tutto avvolto nell'oscurita ,il mattino stava tardando e il sole era ancora immerso nell'oscurità.
 
Aprì la porta di legno bianca e a piedi scalzi entrò nel salotto,i suoi sensi da vampira erano tutti in allerta,non sapeva a casa di chi fosse ma mano a mano che si addentrava in quel salotto un pensiero prese forma nella sua mente.
 
Era impossibile.
 
Lui l'aveva portata a casa sua?
 
Scosse la testa ridendo sommessamente e si avviò alla porta principale.Doveva lasciare quella casa e andarsene il prima possibile,una voce rauca e bassa però fece inchiodare letteralmente i suoi piedi al suolo.
 
"Dormito bene Katherine?"Avvoltò nell'oscurità del salotto Elijah osservava ogni singola mossa della vampira da un bel pò.
 
L'altra si voltò di scatto verso di lui.
 
La luce fioca della lampada illuminava poco il volto del vampiro originario che armato di un sorrisetto osservava il silenzio assordante della vampira."Stavi per caso scappando?"La guardò negli occhi.
 
Fu allora che l'uragano Katherine si abbattè con tutta la sua forza."Mi prendi in giro per caso?"Si sentiva schernita e improvvisamente sentì le lacrime pungerle gli occhi.
 
Lui l'aveva rifiutata,le aveva detto di non essere pronto a perdonarla,le aveva vilmente voltato le spalle e adesso sperava che lei non volesse andare via?
 
Non riusciva a capirlo.Perchè l'aveva portata a casa sua?
 
Che altro voleva da lei?
 
"Che altro vuoi eh, Elijah?!"Lo guardò dritto negli occhi.
 
Lui si sollevò avvicinandosi a lei."Non parlarmi in quel tono Katherine."
 
"Io parlo come diavolo voglio."Incrociò le braccia al petto e assunse la sua solita faccia da schiaffi."Cos'è ti senti annoiato e così hai voluto rispolverare i vecchi vestiti da buon samaritano?"Rise di derisione."Con me non funzionerà, Elijah."
 
"Non fingere.Tu non hai spento un bel niente Katherine.Non mentirmi,non l'hai mai saputo fare con me."Puntò i suoi occhi scuri in quelli castani di lei.
Era vero,lui le aveva sempre saputo leggere l'anima e lei non era mai riuscita a mentirgli.
 
"Ti sbagli."Le parole fuoriuscirono come un fiume in piena."Sono cambiata,tu mi hai cambiata!"Sussurrò maligna."Adesso faccio quel che voglio e non è affar tuo quello che faccio."
 
Tentò di voltargli le spalle ma lui le afferrò un braccio facendola voltare di nuovo verso di se."Tu non ti muoverai di quì,fino a quando non sarò io ad ordinartelo.Inoltre, non toccherai Miss Helene.Sono stato chiaro?"
 
Compulsione.
 
Lei lo osservò negli occhi e annuì come un automa.Ripresasi da quella sorta di incantesimo,  osservò i suoi occhi scuri assottigliando i suoi nocciola."Sei un vile Elijah.Un vile bastardo."Si divincolò dalla sua presa."Hai usato l'unica cosa a cui non posso oppormi.Bravo."
 
Scosse la testa e si sedette sul divano,il suo cervello era imcapace di formulare l'ordine di andar via e lei si sentiva ancora più frustrata.
 
"Adesso mi hai quì,cosa hai risolto?"Rise leggermente."Credi che non senta il rumore del respiro di quella governante?"Sorrise maligna."Il suono del sangue che scorre nel suo collo."Inclinò il volto di lato."Pensi che non sarei capace di trasformarla nel mio ennesimo pasto?"
 
Lo guardò negli occhi."Io ho voglia,constantemente,di sangue."
 
Se lo ritrovò improvvisamente e due centimetri di distanza.Il suo volto troppo vicino,le sue zanne troppo vicine."Sta zitta Katherine."
 
La vampira spalancò leggermente gli occhi,per la prima volta in tutti quei secoli,lui le incuteva timore.
 
Lei aveva paura di lui,in quel momento.
 
"Che.."Deglutì."Che hai intenzione di fare Elijah?"
 
Lui l'afferrò per le spalle sollevandola di peso,la scosse e le sussurrò acido e maligno."Cos'è Katherine,adesso non fai più la spavalda con me?"
 
Occhi negli occhi.
 
Le lacrime minacciavano ancora di riversarsi sulle sue gote arrossate.
 
"Lasciami.."Katherine trovò la forza di sussurrare."Mi fai paura Elijah."
 
"La paura è un sentimento umano."Rise leggermente."Tu non hai spento un bel niente."
 
Si ritrovò dinuovo a sedersi sul divano,lui l'aveva spinta dinuovo a sedersi.In malo modo,oltretutto.
 
"Non ti permetterò di seminare corpi senza vita in giro per la mia città!"Le puntò il dito contro."E' vero,sono io la causa di questo tuo comportamento ed è proprio per questo che da oggi in poi.."Prese una piccola pausa per fissarla negli occhi.
 
Sapeva di averla spaventata , si era pentito si essersi rivolto a lei in quel modo esattamente due secondi dopo averlo fatto.
 
"Te ne resterai buona quì.E questo fino a quando la tua crisi di identità non sarà passata!"
 
Lei scosse la testa , distogliendo lo sguardo da lui.Sussurrò."Come puoi farmi questo.Dopo tutto quello che.."
 
"Così è deciso Katherine."La osservò trattenere le lacrime."Dopo,sarai libera di andartene."
 
"Libera.."Le lacrime ormai erano inarrestabili.Portò la piccola mano ad asciugarsi una guancia."Proprio tu parli di libertà?"Scosse la testa.
 
"Saremo liberi insieme,Katerina."Voltò il viso sottile a guardarlo."Te lo ricordi?"Si alzò avvicinandosi a lui."Fu un sussurro per addolcirmi e tenermi buona o lo pensavi davvero eh , Elijah?!"
 
Il vampiro originario voltò il viso di lato indurendo la mascella, non la guardava più, era incapace di farlo.L'aveva colto nella sua debolezza."Smettila Katherine.Ti ho detto tutto quello che avevo da dirti."Fece per voltargli le spalle e andarsene , ma riuscì lo stesso a sentire il suo sussurro.
 
"Una volta credevo alle tue promesse e tu alle mie.Sei cambiato Elijah."
 
Chiuse la porta principale alle sue spalle,l'aria fresca del mattino gli puntellò la faccia, risvegliandolo da quella discussione.
 
I suoi occhi castani ricolmi di lacrime.I suoi sentimenti.Il suo cuore millenario che batteva furioso nel petto non appena le si era avvicinato.
L'amore che provava per lei era ancora forte.
 
E forse lo sarebbe stato ancora per molto.
 
Tenerla con lui era uno sbaglio,ma doveva farlo.Lui l'avrebbe tenuta con se fino a quando non si sarebbe calmata.Era una bambina capricciosa,si era guadagnata la sua attenzione per adesso,ma non avrebbe smesso di dare spettacolo.
 
Avrebbe versato altro sangue,nonostante tutto,ne era certo.
 
Aggiustò il colletto della camicia inamidata e ripose la mano destra in tasca,attraversò il piccolo vialetto avviandosi verso il caffè all'angolo.





 
 
 
 
La figura scura e altera dell'originale era scomparsa dietro la porta d'ebano scura già da un paio di minuti,ma lei era stata incapace di muoversi da quella posizione.
 
In piedi,fissava la porta principale come assorta in chissà quali pensieri.
 
Istintivamente afferrò la lampada dal mobile di fianco a se e la scagliò contro quella porta.
 
Urlò in preda alla stizza e scosse la testa portandosi le mani tra i capelli ricci e scuri.
 
"Non è possibile..."Lui l'aveva rinchiusa in una prigione di cristallo.
 
Lui voleva aiutarla.
 
Scosse la testa e vagò su e giù per il salotto.Non poteva restare in quella casa,ma a causa della compulsione le sue gambe si ostinavano a non farla uscire.
 
Il suo cuore batteva ancora a mille.Dopo tanto tempo,lui si era riavvicinato a lei.Per minacciarla certo,ma lui le era stato vicino e il suo cuore aveva minacciato di scoppiargli nel petto lo stesso.
 
Era ancora innamorata.
 
E forse,illusa,aveva visto lo stesso amore negli occhi scuri e profondi di lui.
 
Avrebbe dovuto coinviverci fino a quando lui non avesse deciso di lasciarla andare , sarebbe stata una tortura.Ne era certa.
 
Sentì  dei passi frettolosi avvicinarsi e sollevò lo sguardo ormai cupo su una figura immobile all'entrata del salotto.
 
"Signorina,sta bene?"Vestita di tutto punto,nonostante fossero solo le prime luci dell'alba, Miss Helene guardava la vampira con aria preoccupata.
Non poteva farle nulla,nonostante la fame che le attanagliava la gola, lei non poteva aggredirla.Voleva ma non poteva.
 
Katherine si ritrovò a scuotere la testa e osservarla."Si, va tutto bene."Svogliatamente si alzò dal divano e oltrepassò la governante. "Vado a farmi un bagno."
 
Doveva sciogliere i nervi e la tensione accumulata, inoltre avrebbe dovuto pensare a come nutrirsi.Il suo bisogno eraimpellente, sentiva il richiamo del sangue pulsargli nella testa e nella gola.
 
Soprattutto, nella gola.
 
Sospirò pesantemente e arrivò in camera sua, richiuse la porta alle sue spalle e una volta liberatasi dei vestiti, si sedette nella grande vasca da bagno aprendo l'acqua calda.
 
Chiuse gli occhi e si beò di quella sensazione di calore, sarebbe stato per poco, ma per adesso se lo sarebbe fatto bastare.
 
Non gli avrebbe dato vita facile.Avrebbe fatto stragi di corpi.
 
Letteralmente parlando.






 
 
 
 
Le settimane passarono veloci e la convivenza era difficile,molto difficile.La vampira non accennava a calmare la sua sete di sangue e i cadaveri continuavano ad ammassarsi, nonostante gli sforzi dell'originario.Era furba avrebbe dovuto immaginarselo che avrebbe usato l'astuzia per ricavarsi quel liquido vermiglio.
 
Il vampiro moro ricordava una sola sera, in quelle due settimane, che si fossero scambiati delle battute.Per lo più violente ed acide.
 
Ricordò che Katherine scagliò il bicchiere di cristallo contro di lui e lo osservò sfoderando le zanne.Urlò con la sua voce sottile."Ho bisogno di sangue!!!" E lo osservò con gli occhi iniettati di sangue e i denti splendenti come due fendenti d'avorio.
 
Le ordinò con voce dura di smetterla.
 
Ma la risata argentina di lei scoppiò improvvisamente nel silenzio."Smetterla?!"Sorrise."La smetterò quando mi pare Elijah."La sentiva rimbombare ancora nelle sue orecchie.
 
Senza nemmeno dargli il tempo di risponderle, Katherine si voltò facendo ondeggiare i suoi capelli castani e si andò ad accomodare in salotto.
 
Dopo quel singolo episodio, lei aveva continuato ad ignorarlo.Completamente.
 
Nonostante fosse costretta a vivere sotto il suo stesso tetto, ignorava la sua presenza anche a cena e pranzo, gli unici momenti in cui erano più a contatto.




 
 
Elijah sospirò appoggiando le carte a cui stava lavorando sul grande tavolo del suo studio, lei era il suo unico pensiero, lo distraeva da tutto.Nonostante tutto nutriva ancora dei sentimenti per lei, era innegabile.
 
Quei suoi maledetti occhi castani lo tormentavano, sia da sveglio che in sogno.
 
Portò le mani a stropicciarsi gli occhi e prese un respiro profondo.Tornò a fissare i documenti e a trascrivere alcuni dettagli che avrebbe poi comunicato al suo assistente. 
 
Improvvisamente però una musica squarciò quel silenzio assordante che si era creato intorno a lui, in tutte quelle settimane.
 
La voce potente e calda di Etta James si espandeva per tutto il salone.
 
Elijah sollevò la testa dalle carte e posò la penna stilografica che aveva tra le dita,era stato chiuso nell'ufficio del piano di sopra da quasi tutto il pomeriggio,aveva lasciato detto ad Helen di occuparsi di Katherine per qualsiasi cosa.
 
Sorrise annuendo,doveva essere stata sicuramente lei ad accendere il vecchio giradischi,si alzò dalla poltrona di velluto rosso e si avviò verso la porta della stanza,non appena la aprì fu investito dalla musica blues che proveniva dal piano di sotto, dal grande salone, la porta non aveva fatto altro che attenuare il suono.
 
Helen doveva essere andata via,erano ormai le sei passate di sera osservò mentalmente dando un occhio al suo rolex.Scese elegantemente le scale con le mani nelle tasche del pantalone classico e si fermò a pochi gradini dalla fine per osservare la vampira.
 
 
Sembrava essere trasportata da quelle note,ballava da sola al centro della stanza canticchiando di tanto in tanto,aveva gli occhi chiusi e si beava di quelle note.
 
Elijah si ritrovò a sorridere.Nonostante i suoi 400 anni l'eterna giovinezza le conferiva quella bellezza singolare,libera e bella in quel momento.Quasi la invidiava,tanti secoli vissuti eppure non si era mai lasciato andare in quel modo.
 
Scese gli ultimi scalini e nel momento in cui lei fece un mezzo giro incatenò le mani alle sue conducendola in quel lento ballo a cui si era autoinvitato.Si era lasciato andare.
 
La faccia inizialmente sorpresa di lei lo fece sorridere ancor di più,le sorrise dolce e scosse la testa,non c'era bisogno di parole.Le fece fare un giro e quando se la ritrovò faccia a faccia il suo sorriso genuino lo investì.
 
La voce di Etta James e le note di Trust in me li accompagnavno in questo ballo silenzioso e lento,la mano di lui appoggiata sulla sua schiena e quella di lei attorno al suo collo.
 
"Sei sempre stato un ottimo ballerino."Sussurò appena Katherine.
 
Lui le sorrise invitandola a fare un altro giro."Grazie."Si ritrovarono di nuovo faccia a faccia.
 
"Mi sembrava scortese lasciarti ballare da sola."La stretta era più salda.
 
Lei cercò di non arrossire e annuì."Sei sempre lo stesso, Elijah."Sospirò.
 
"Ti dispiace?"Le sorrise,la musica li accompagnava ancora.
 
Lei scosse leggermente la testa."Assolutamente."
 
"Non ci parliamo da giorni, Elijah."Lui per tutta risposta la allontanò da lui facendole fare un mezzo giro e ritrovandosela schiena contro petto.
 
"Mi dispiace.Ma abbiamo entrambi , le nostre colpe."Le sussurrò piano al'orecchio.
 
LA vampira si ritrovò a chiudere istintivamente gli occhi,in quel momento gli avrebbe potuto perdonare tutto.Avrebbe potuto dimenticare tutto.Ma quello che più a preoccupava era che l'avrebbe lasciato fare tutto quello che desiderava.Era persa nel suo profumo e nella sua stretta.
 
Che sentimento stupido e stupendo, allo stesso modo, era l'amore?
 
"Ti ho lasciata da sola,ho promesso che ti avrei aiutata.."Prese una piccola pausa,il suono accellerato del suo piccolo cuore lo fece sorridere,stava giocando con lei e questo non era giusto."E lo farò Katerina." Per quanto si fossero feriti, distrutti e gnorati in quei secoli, lei restava sempre l'unica nel suo cuore.L'unica e sola.
 
Lei, al suono del suo vero nome, ebbe un piccolo fremito.Erano mesi, che non sentiva il suo nome pronunciato da quelle labbra.
 
Chiuse per un attimo anche lui gli occhi,il suono del suo cuore e il suo profumo lo avvolsero in un vortice pericoloso.Doveva smetterla e allontanarla da se.
 
"Elijah.."Un piccolo sussurro,lui riaprì gli occhi e in un giro se la ritrovò a due centimetri dal viso.
 
Occhi negli occhi.
 
Katherine si perse in quelle pozze scure come il petrolio , fu avvolta da lui e dalle sensazioni che le scatenava.Lui doveva provare lo stesso,i suoi occhi erano incatenati ai suoi e le sue mani scesero sui suoi fianchi stringendoli appena.
 
"Katerina io.."Non poteva farlo eppure quando sentì le sue dita sfiorargli la guancia e poi scendere delicatamente sulle labbra perse completamente tutte le parole.
 
La vide avvicinarsi e appoggiare le labbra sulle sue.
 
Forse era il lavoro,la stanchezza o il fatto che non si nutriva da giorni eppure quel bacio fu come riprendere aria dopo un tempo indefinito in apnea.Le piccole braccia di lei si avvolsero intorno al suo collo e la vide chiudere gli occhi.
 
Le strinse forte la vita avvicinandola maggiormente a se mentre contraccambiava il suo bacio,la sentì sospirare contro le sue labbra e lasciarsi completamente andare contro il suo petto.
 
Improvvisamente però lei si scostò da lui, liberandosi della magia che si era creata."Mi dispiace, tu.."Scosse la testa e si voltò verso il caminetto."Tu non mi hai perdonata.."Lui la sentì ridere leggermente."Dirai che mi sono approfittata di te?"Si portò le mani a coprirsi il volto.
 
Lui restava immobile, le sensazioni che aveva provato l'avevano completamente, scombussolato.Da quanto desiderava posare le labbra su quelle di lei?
 
Katherine si avvicinò al giradischi e lo spense."Credo che me ne andrò a letto adesso.Scusami ancora, Elijah."
 
Lei avvertì la presenza di lui alle sue spalle.Lo sentì sussurrare."Perchè l'hai spento?"Allungò una mano e riaccese il giradischi.Le note di 'All I Could Do Is Cry' iniziarono a diffondersi nel grande salone."Adoro Etta James."Lo sentì sussurrare ancora,stava giocando con lei e lei come una stupida lo stava assecondando.
 
Stava bruciando sotto il suo tocco,possibile che potesse tenerla in pugno in quel modo?Lui l'attirava come il fuoco con le falene.Alla fine si sarebbe bruciata,decisamente.
 
Kath ingoiò a vuoto e sentì le sue labbra appoggiarsi sulla pelle del suo collo.Chiuse gli occhi e sussurrò appena."Non..Non avevi detto che..non mi avresti perdonata...che non eri pronto?"Sospirò non appena sentì la sua mano che accarezzava dolcemente il suo  ventre.
 
Un piccolo sorriso sulle labbra di lui."Lo so."Respirò piano e sentì la pelle di lei rabbrividire."Ma il tuo profumo,la tua pelle,mi attraggono oltre ogni modo Katerina."
 
Un brivido freddo attraversò tutta la schiena della vampira.Sospirò leggermente e finalmente si decise a girarsi,occhi negli occhi con lui.Si allungò e depositò un piccolo bacio sulle labbra dell'uomo,poi un altro e ancora un altro finchè non vide lui spingerla verso la parete e catturare definitivamente le sue labbra con le sue.
 
Un bacio esigente,che sapeva fin troppo di passato.
 
Sollevò l'esile corpo di lei senza alcuna fatica sentendola allacciargli le gambe intorno alla vita e infilare le piccole mani tra i suoi capelli capì che Kath gli dava il consenso di spingersi oltre.Abbassò le mani dalla sua schiena fino ad accarezzarle i glutei e poi le cosce,un piccolo sospiro fuoriuscì dalle labbra di lei ma il bacio non venne interrotto.
 
Fino a quando Elijah non sentì lei a corto di aria,spostò le sue labbra lungo la linea della mandibola poi sulla guancia e di nuovo giù fino a raggiungere il candido collo.La mano di lei strinse leggermente di più i suoi capelli mentre l'altra andò ad accarezzarlo sul petto ampio.
 
Ma che stava facendo?!La mente di lui fu invasa da mille pensieri ma sentire le mani e le labbra di lei su di lui,come nessuno aveva mai fatto,come un tempo, mandò il suo cervello completamente in pappa.
 
La sentì sospirare un ennesima volta quando le mani forti di lui risalirono su per la sua vita sottile,e poi sulla schiena.Kath si ritrovò ad appoggiaare la testa nell'incavo del suo collo e ad ispirare profondamente facendo in modo che il suo profumo le entrasse nel naso e nel cervello.Si strinse alle sue forti spalle conficcando le unghie nella sua costosa camcia blu scuro.
 
Si sentiva pervasa da una strana adrenalina,si sentiva libera e leggera,si sentiva donna tra le sue braccia.Si sentiva amata, come in quelle notti a New York.Lo sentì accennare un sorriso mentre continuava a solleticargli il collo con le labbra e la lingua.
 
Quella sua lingua.
 
Stava impazzendo.
 
Gli afferrò il volto tra le mani osservandolo per un attimo in quelle pozze scure finendo poi per avventarsi sulle sue labbra,era sempre stata sfrontata con i ragazzi,non era mai stata timida ,eppure nessuno era come lui,mai nessuno l'aveva coinvolta e dato alla testa come quel vampiro ultra centenario sapeva fare. 
 
Katherine fece scivolare le sue mani fino al colletto dell camicia,afferrò entrambi i lati della camicia scura e tirò con forza rompendo tutti i bottoni , avendo finalmente libero accesso alla pelle di lui.A quel petto largo e possente.A quel corpo, che aveva sentito sempre suo.
 
Accarezzò piano la sua pelle sentendolo sospirare e sorrise, non era così algido come voleva mostrare,non con lei almeno.Le mani di lui strinserò con un pò più forza i suoi fianchi spingendoli contro il suo bacino e stavolta toccò alla ragazza sospirare.
 
Si staccarono entrambi nello stesso tempo,gli occhi di lui ardevano di eccitazione e lei dovette battere più volte le palpebre per riprendersi da quelle emozioni che lui le stava scatenando.Non fece in tempo a dire nulla che si ritrovò con la schiena appoggiata ad una superficie fredda,rabbrividì e chiuse per un attimo gli occhi,quando cercò di appoggiare il piede e constatare di non trovarsi su quello che immaginava,il suono di una nota le fece aprire gli occhi facendola scontrare con la realtà.
 
Elijah l'aveva appoggiata sul piano,lo guardò sorridere e sfilarsi la camicia,quel sorriso.Era il sorriso che dedicava solo a lei.
 
Era così dannatamente sexy...Rabbrividì sotto i suoi baci.Sospirò e afferrò i suoi capelli, mentre le labbra di lui le torturavano il ventre.
 
Spalancò però improvvisamente gli occhi, la musica era sparita e lei era nel suo letto.Si sollevò sedendosi al centro del letto e la realtà la investì come un treno in corsa.
 
Si portò una mano al viso e scosse la testa.
 
Era stato tutto un sogno,un meraviglioso sogno.
 
Si lasciò andare tra i cuscini e sospirò, lui la torturava anche nei sogni.
 
Quel vampiro sarebbe stato la sua maledizione più grande.

















Angolo Autrice!!^_^


Salve a tutte ragazzeeeee!!Eccomi ritornata con il nuovo capitolo della mia storiella pazza!!Eheh 
Questa storia mi sta dando molta ispirazione e anche tante soddisfazioni!! *_* E' molto seguita e questa cosa mi fa davvero piacere!!
Comincio con lo scusarmi anticipatamente di alcuni errori di ortografia e di virgole messe a caso , ma sono di corsa eheh
Proprio non potevo aspettare per pubblicare!! *_* 
Il capitolo è abbastanza lungo e spero che vi piacciano le immagini che ho inserito...ho fatto in modo che siano il più simili possibile a quello che voglio rappresentare!!
Ringrazio tutte le persone che hanno letto e che hanno recensito...GRAZIE IMMENSAMENTE!! <3
Commentate in molti eh!Mi raccomando! ;P
Un bacione grande e alla prossima!!
Besooooos!
 

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Capitolo 4
*** Memory ***


 









 
Miss Helene appoggiò l'ultima portata sul grande tavolo del salone e sorrise verso Katherine."Si serva pure signorina Katherine."La vecchia governante sorrise amorevole.
 
Elijah sollevò lo sguardo verso la vampira, in quelle settimane si era comportata bene, tranne per alcune sporadiche volte in cui aveva cercato di azzannare il postino.
 
Ma sapeva benissimo che lei, lo aveva fatto solo per farlo arrabbiare.
 
"Chiamami Katherine, Helene."Sorrise gentile , forse per la prima volta in tutte quelle settimane.
 
"Con piacere."La vecchia governante sorrise un ultima volta e poi lasciò i due da soli nel grande salone.
 
Il silenzio era quasi assordante.Entrambi non accennavano a scambiarsi una parola, lei evitava il suo sguardo come la peste.
 
"Non è cattiva educazione fissare una persona mentre mangia?"La voce della vampira non fece altro che farlo sorridere.
 
"Sai Katherine, credevo che fossi diventata muta a furia di stare in silenzio."Prese il bicchiere ricolmo di vino rosso e se lo portò alle labbra.
 
L'altra appoggiò la forchetta sul piatto e si alzò finalmente lo sguardo castano ad osservarlo."Ascolta Elijah, te lo chiarirò una volta e per tutte."Puntò i suoi occhi castani in quelli scuri di lui."Sei tu che mi hai imprigionata quì, io non ti ho chiesto un bel niente."Sorrise acida."Credevi che me ne sarei restata buona ad aspettare e avrei conversato amorevolmente con te difronte ad un bicchiere di vino!?"Scosse la testa."Ti sbagli."
 
"Sbaglio o.."Resse il suo sguardo senza accennare ad abbassarlo."Sei stata tu a setacciare l'intero continente per venirmi a cercare?"Le puntò il dito."Sei stata tu a volermi cercare.Non io."
 
Lei indurì lo sguardo."E così che vuoi uscirtene eh?"Stavolta fu lei a puntargli il dito contro."Sei tu quello che mi ha sbattuto in faccia la porta!Sei stato tu a voltarti e a darmi le spalle...tu.."Sospirò di stizza e scosse la testa.
 
"Non mi va più di stare a discutere con te."Fece per alzarsi ma lui la fermò afferrandola per un braccio.
 
"Sto cercando di aiutarti Katherine."
 
Lei si voltò furiosa verso di lui."Aiutarmi a far cosa?!Cosa?!"
 
"A ritrovare te stessa."Il tono di lui era ritornato improvvisamente calmo.
 
La vampira scosse la testa e alzò gli occhi al cielo."Non voglio più parlarne."Lo fissò."Ero cambiata per te.Mi sono offerta a te su di un piatto d'argento e tu mi hai gettato letteralmente via come una cartaccia."
 
Si divincolò dalla sua stretta e sussurrò cattiva."Non so che farmene del tuo aiuto.Sono quel che sono, adesso."
 
Gli voltò le spalle e si avviò verso camera sua, poco dopo fu il violento sbattere della porta l'unico suono ad arrivare alle orecchie del vampiro.
 
Il vampiro gettò il tovagliolo che aveva poggiato sulle gambe,  in malo modo, sulla tavola.Lei aveva ragione, era stato lui a ridurla in quello stato ma non si sarebbe di certo arreso al primo ostacolo.
 
Lei consegnandogli la cura gli aveva mostrato tanto, eppure, nonostante quel generoso gesto lui ancora non riusciva a credere che leiin tutti quei mesi non l'avesse sfruttato per avere quello che più desiderava.La libertà.

Elijah si portò stancamente la mano destra a stropicciarsi gli occhi.
 
Sotto quella facciata di ghiaccio c'era ancora la sua Katerina.Doveva solo mettere da parte il suo risentimento e ritrovarla.
 
Forse attraverso quel cammino avrebbe ritrovato anche se stesso.



 
 
 
 
 
 
New York,pochi mesi prima.
 
 







 
La risata cristallina di lei lo indusse a sorridere a sua volta.Lei era come una bellissima giornata di maggio, riusciva a farlo sorridere e essere di buon umore anche quando la giornata era stata delle peggiori.
 
Le braccia esili erano avvolte intorno al suo collo e le sue labbra erano poggiate sulle sue.
 
"Bentornato!"Sorrise di cuore, la osservò negli occhi castani, una strana luce li illuminava.
 
In quei mesi, credeva davvero che lei fosse cambiata, la vedeva felice, serena ed innamorata.
 
Soprattutto, innamorata.
 
Non aveva occhi che per lui.
 
E lui per lei.
 
"E allora?Non mi dici nulla?"Lo lasciò andare e fece una piccola giravolta dinanzi a lui.
 
Lui la osservò meglio sollevando il sopracciglio destro.Sorrise."Su cosa Katerina?"Rise leggermente alla vista del broncio di lei.
 
"Ma del vestito!"Si osservò guardandolo poi negli occhi."E' nuovo!"Sorrise osservando lo sguardo dell'uomo che,compiaciuto, osservava la sua compagna.
 
"Sei sempre bellissima.Non c'è bisogno che io te lo dica."Sorrise l'uomo, poggiandole un leggero bacio sulle labbra.
 
Lei lo osservò sorpassarla e poggiare la ventiquattro ore sul tavolo del grande salone ,le vetrate dell'attico erano completamente spoglie, si potevano benissimamente osservare le luci frenetiche della città e il meraviglioso skyline della città che non dormiva mai.
 
L'intero mobilio dell'elegante appartamento era bianco e in stile moderno.Rifletteva benissimamente l'anima del suo proprietario, con l'aggiunta però di un tocco femminile, il suo.Vivevano a Ny da solo pochi mesi, lei si era stabilita nel suo attico pochi giorni dopo il loro accordo.
 
Lo osservò disfarsi della cravatta e della giacca ,quell'uomo aveva un eleganza innata.Il fascino di un altro secolo e una gentilezza sproporzionata per un uomo solo.
 
La vampira si ritrovò a sorridere osservandolo.Finalmente erano insieme.Dopo secoli, passati a scappare con lui sempre nei pensieri, adesso erano uno accanto all'altra.
 
Lei era la sua compagna.
 
Sorrise e raggiungendolo incatenò il proprio corpo al suo in un abbraccio da dietro.Appoggiò la guancia all'altezza delle spalle larghe del vampiro,chiuse gli occhi e  ispirò a fondo.Le piaceva il suo profumo, ma di più le piaceva il contatto con lui.
 
Il vampiro si ritrovò a sorridere e con un gesto veloce lasciò perdere la posta accarezzando le mani di lei strette intorno alla propria vita.
 
"Mi sei mancato, oggi."Un sussurrò appena accennato fu quello di lei ma bastò quello a far riempire di gioia il cuore dell'originario.
 
Si voltò con un movimento fluido e si ritrovò a specchiarsi negli occhi da cerbiatta di lei."Anche tu mi sei mancata, Katerina." Le sorrise accarezzandole la guancia.
 
Le baciò delicatamente la fronte e la tenne stretta a se, il profumo dolce di lei era una delle poche cose che lo facevano impazzire al mondo, contando che quasi tutte comprendevano la sua persona.
 
Si riterovò a sorridere, finalmente era con la persona che amava.Lei ricambiava i suoi sentimenti e lui si sentiva completamente appagato.Era la miglior cosa che gli fosse mai capitata ,lei era stato un raggio di sole in quella sua lunga esistenza fatta di buio e solitudine.
 
Dopo tanti secoli poteva finalmente dirsi, felice.

 
 
Avvertì la testa riccioluta di lei muoversi e allentò leggermente la presa per osservarla.
 
"Che c'è tesoro?"Le sorrise accarezzandole la vita.
 
Lei sollevò una mano ad accarezzargli la guancia e gli sussurrò."Ti amo Elijah."Sorrise osservandolo negli occhi.
 
L'originario si ritrovò a sorridere."Anche io, Katerina."
 
Incontrò dinuovo le sue labbra in un altro bacio accompagnato poi da un sorriso sincero.
 
La sua piccola mano scese lentamente ad accarezzargli il collo e poi l'ampio petto.Lui osservò i suoi movimenti, immobile, in attesa della prossima mossa di lei.
 
Incollò gli occhi scuri a quelli di lei e li vide essere ravvivati da un lampo di malizia.Lei era capace di trascinarlo in un vortice fatto di amore e malizia come mai nessuno aveva fatto.
 
Katerina aveva una malizia e una sensualità innata, persino quel piccolo gesto apparentemente innocente e per nulla malizioso poteva scatenargli gli ormoni a mille.
 
Si ritrovò completamente in balia di lei. La vide aprire lentamente i bottoni della camicia chiara, aprirla completamente e accarezzargli il petto.Sempre occhi negli occhi.
 
La presa di lui ai suoi finchi venne rafforzata e così facendo la avvicinò ulteriormente a se.La sentì ridere leggermente e continuare quella dolce tortura.Mai a nessuno aveva consentito di condurre il gioco, solo e unicamente lei poteva farlo.
 
Un leggero fruscio accompagnò la caduta della costosa camicia sul pavimento lucido, finalmente le sue mani dal tocco leggero e delicato potevano accarezzarlo come meglio credevano.
 
Era una tortura.La osservò avvicinarsi e posargli un leggero bacio sul petto, un leggero sospirò fuoriuscì dalle sue labbra mentre le mani forti stringevano di più la sua vita.
 
Lui la voleva, desiderava il suo tocco e possederla.Sentirla sempre e per sempre sua.
 
Abbassò le mani fin al suo sedere e strinse la presa.La osservò sollevare la testa e sorridere maliziosa."Non così infretta, Mr Mikaelson." Sussurrò suadente.

 
Voleva farlo impazzire?

 
Katherine si allontanò piano da lui e lo spinse verso il divano bianco al centro del salotto, alle loro spalle lo skyline di New York faceva da sfondo a quella sensuale tortura, il vampiro si ritrovò ad assecondare i comandi di lei sedendosi sul divano.
 
La pelle fredda lo fece rabbrividire ma mai distaccare gli occhi da lei, la vide sfilarsi il leggero vestito nero e avvicinarsi piano a lui.
 
Indossava ancora gli altissimi stiletti neri, rendendo ancora più sensuale le sue movenze, i riccioli scuri le circondavano il volto accompagnati dal sorriso malizioso di lei.Per non parlare del completo scuro di pizzo.
 
La vide sollevare una gamba e accomodarsi sulle sue gambe a cavalcioni.Allacciò le braccia intorno al suo collo e avvicinò il volto al suo.Elijah si allungò appena per incontrare le sue labbra ma lei si ritrasse muovendo piano il bacino.Si ritrovò a sospirare e ad osservarla con leggero fastidio.

 
Ci stava riuscendo benissimo.

 
"Comando io, adesso, Mr Mikaelson."Sorrise maliziosa facendo scorrere la sua mano sul petto e poi sugli addominali di lui, lui abbassò appena lo sguardo notando che la mano di lei scendeva pericolosamente verso zone proibite.
 
Sollevò lo sguardo e sussurrò appena."Katerina..."
 
L'indice della mano sinistra di lei però fermò sul nascere le sue parole, incatenò gli occhi ai suoi e lasciò che la mano proseguisse la sua strada.
Lo osservò appoggiare la testa al divano e chiudere gli occhi, solo un leggero sospiro uscì dalle labbra di lui.La sua eccitazione era alle stelle, eppure lei non sembrava affatto soddisfatta, sentì le labbra di lei appoggiarsi al suo collo e iniziare a muoversi aiutate dalla lingua.
 
Elijah si ritrovò ad aprire leggermente gli occhi e a godere di quella sua tortura.La sentì sorridere della sua arrendevolezza, non riuscì ad arrabbiarsi almeno un pò con lei, era capace di fargli perdere qualsiasi ragione attraverso semplici gesti.
 
Afferrò il suo viso e la osservò per un attimo negli occhi, gli sorrise malizioso e sussurrò."Ti stai prendendo gioco di me, tesoro?" Le morse sensualmente il labbro inferiore.
 
Kath sorrise sensuale e sussurrò."Chi?Io?" Passò la lingua sulla linea della sua mandibola fino a ritornare poi sul suo collo.
 
Elijah chiuse dinuovo gli occhi e la lasciò fare ancora per un pò fino a quando, ormai completamente in balia dei suoi ormoni, non afferrò il viso sottile di lei coinvolgendola in un bacio esigente e passionale.
 
La vampira si ritrovò ad assencondare il bacio del suo compagno facendosi coinvolgere completamente, Elijah affondò una mano tra i suoi capelli continuando a baciarla senza la benchè minima intenzione di lasciarla andare. L'altra mano l'aveva fatta scivolare abilmente fin su al gancetto del reggiseno di pizzo di lei.
 
Katherine si ritrovò a sorridere contro le sue labbra, le piaceva da morire quando lui la baciava in quel modo così coinvolgente.Abbassò le mani facendole andare a slacciare il bottone dei pantaloni classici di lui.
 
Era passione prepotente quella che scorreva tra loro, avevano urgenza di essere un unica persona.Si distaccarono per un secondo, osservandosi negli occhi.
 
Lei si sollevò appena per permettergli di sfilarsi e sfilarle gli ultimi abiti e poi finalmente si ritrovò ade essere completamente sua.
 
Lo accolse con un sospiro e avvolse le braccia intorno al collo di lui.Elijah affondò il volto nell'incavo del suo collo e respirò a fondo il suo profumo.
 
Kath immerse le mani nei capelli corti dell'uomo e iniziò ad assecondare i suoi movimenti da prima lentamente fino a diventare sempre più intensi, immersi completamente in quel turbinio di passione e fisicità gli unicii suoni che si udivano intorno a loro erano i loro respiri spezzati e i sospiri di piacere.
 
L'originario prese a depositare sensuali baci sul sottile collo di lei non smettendo però di muoversi, la vide inarcarsi contro di lui e lasciarsi completamente andare alle sensazioni che lui le stava dando e che la stavano travolgendo come un uragano.
 
I movimenti sempre più decisi, i loro respiri che si intrecciavano, le mani che accarezzavano l'uno il corpo dell'altra.Il tempo parve fermarsi per svariati minuti, fino a quando il nome di lui non fuoriuscì dalle labbra di lei in un sussurro deciso e soddisfatto.
 
La vampira si appoggiò completamente su di lui, con il respiro ancora ansante.Elijah si ritrovò ad appoggiare la testa al divano e a chiudere gli occhi, la sua mano destra era impegnata ad accarezzare delicatamente i ricci, ormai ribelli, di lei.
 
Sentì la mano di lei poggiarsi sul suo petto e sorridere leggermente.Il suo cuore batteva a mille, ecco perchè sorrideva, si ritrovò a sorridere anche lui e a stringerla forte al petto.
 
Abbassò la testa sussurrandole all'orecchio."Ti amo.Ora e per sempre Katerina." 
 
La vampira sollevò lo sguardo e sorrise sussurrando."Anche io, Elijah.Ora e per sempre."
 
Un ultimo bacio a sigillare quella promessa.
 
Sarebbero sempre stati insieme.
 
O almeno era quello che credeva in quel momento.

 
 
 
 
 
 


 
New Orleans, Oggi.







 
 
 
Riaprì improvvisamente gli occhi scuri e sospirò profondamente.Quei ricordi facevano male, più tempo passava e più non riconosceva in lei la sua Katerina.
 
Katherine era solamente una facciata fredda e senza emozioni, arrabbiata con lui e pronta a sputargli addosso le migliori cattiverie che potesse formulare.Per ferirlo.Mesi prima quel pensiero, non le avrebbe nemmeno sfiorato i pensieri.
 
Sospirò e stripicciò forte gli occhi.Quella sera, si erano amati e si erano giurati amore eterno, solo a pensarci gli si stringeva il cuore.Lui la amava, ancora.Non poteva negarlo, eppure c'era ancora quel qualcosa a bloccarlo.Lei avrebbe dovuto essere sincera fino in fondo con lui e invece aveva fatto il complet opposto.Adesso si ostinava ad andargli contro, dopo il suo rifiuto certo, ma persino lei, adesso, sapeva che lui non l'avrebbe mai lasciata fare una carneficina e lasciarsi andare completamente all'istinto di vampiro.
 
Non gliel'avrebbe mai permesso.
 
Improvvisamente la linea dei suoi pensieri angosciati però fu interrotta da della musica dance, il rumore era ovattato ma grazie ai suoi sensi sviluppati fu come avere una discoteca nel cervello.
 
Sollevò, leggermente infastidito, gli occhi al cielo e si alzò dalla poltrona su cui si era precedentemente accomodato.Poteva essere solo lei a fare quel baccano.
 
Aprì la porta del suo studio e vide venirgli incontro la governante che con le mani sollevate richiamò la sua attenzione."Mr Elijah.Mi dispiace, so che stava finendo di cenare ma.."Sospirò rammaricata."Ma la signorina Katherine non ha voluto darmi ascolto."Scosse la testa e lo osservò.
 
Elijah schioccò la lingua e sospirò osservando poi la vecchia governante."Non ha voluto darti ascolto,bene." Si schiarì la voce e salì le scale.
Appoggiandosi alla balaustra dietro di lui Helene cercava di calmarlo, di farlo ragionare.Il vampiro sembrava alquanto infastidito dall'atteggiamento della vampira.
 
Lui cercava di aiutarla, di ricostruire qualcosa e lei che faceva??
 
Lo provocava, mancandogli di rispetto?Era troppo.


 
"La prego, Mr Elijah!" Helene lo osservò quasi pregandolo."La signorina sembrava sconvolta poco fa a cena."Lo guardò negli occhi cercando di farlo ragionare, inutilmente.
 
L'originario la osservò e duro disse."Può essere sconvolta e scossa quanto vuole , ma questo non le da il diritto di comportarsi come un insolente."
Bussò alla  porta  della stanza della vampira e attese un accenno di lei.Pochi minuti e la musica continuava a suonare.
 
"Katherine, apri immediatamente."Elijah sembrava sempre più furioso che mai, eppure dimostrava al difuori la solita pacatezza.
 
Dopo l'ennesimo silenzio di lei, spalancò la porta pronto a scoppiare ma la figura di lei che ballava come una forsennata con in mano una bottiglia di bourbon, in più in reggiseno, bloccò di colpo tutto quello che avrebbe voluto dirle.



 
Lei gli aveva sempre fatto sangue,inoltre poco fa aveva ricordato uno degli incontri più intensi che avevano avuto e adesso trovarsela in quello stato dinanzi impedì la formulazione di qualsiasi frase di rimprovero nei suoi confronti.
 
Katherine staccò le labbra dalla bottiglia e con il solito sorrisetto malizioso e provocatorio osservò l'originario."Non si usa più bussare, Elijah?"
 
L'altro la osservò per poco e distolse lo sguardo, da gentiluomo qual'era."L'ho fatto, ma evidentemente eri troppo occupata a bere come uno scaricatore di porto."
 
Osservando lui distogliere lo sguardo una risatina civettuola fuoriuscì dalle labbra della vampira."Non è nulla che tu non abbia già visto." Sorrise e oltrepassandolo si allungò a prendere la leggera vestaglia di seta che era poggiata sul letto.
 
Lui potè finalmente osservarla di nuovo in volto."Non credi di star esagerando, Katherine?"
 
L'altra facendo spallucce scosse la testa."No.Penso di no."Gli sorrise osservando poi la domestica alle sue spalle."Oh miss Helene!Mi porta un bicchiere pulito?"Sorrise come se nulla fosse."E' cattiva educazione bere dalla bottiglia..."Sospirò fingendosi affranta."Se non bevo da un bicchiere , finirò per trasformarmi in uno scaricatore di porto."Finì la frase con un sorriso, imbronciando poi le labbra come fa una bambina capricciosa.
 
"Può congedarsi, Helene."Elijah la osservò per un attimo."Ci rivediamo domani."Gli occhi erano fissi in quelli della vampira ormai.
 
Senza aggiungere altro la governante si congedò gentilmente e scomparve poi lungo le scale, lasciando soli i due vampiri.
 
Katherine incrociò le braccia sotto il seno e osservò con aria di sfida il vampiro originario.Lui osservò prima lei e poi lo stereo, gli si avvicinò e finalmente ritrovò il silenzio.
 
"Sei sempre il solito guastafeste."La vampira sbuffò sollevando gli occhi al cielo.
 
"Smettila Katherine.Sono serio."La osservò duro.
 
L'altra lo osservò scuotendo la testa.Restò in silenzio e osservò il vampiro avvicinasi a lei.
 
"Dimmi perchè."
 
Lei sollevò un sopracciglio e soffiò."Perchè cosa?"
 
"Perchè ti comporti in questo modo."La osservò negli occhi mettendo le mani in tasca, avevano tutta la notte.
 
Kath sbuffò e sollevò le spalle."Non psicanalizzarmi ok?"Lo guardò."Non ti ho chiesto io di ospitarmi a casa tua.Quello che dovevamo dirci, ce lo siamo detti.Adesso ognuno per la propria strada.Punto."Cercò di sorpassarlo per uscire dalla stanza ma la streetta decisa di lui al suo braccio la costrinse a fermarsi.
 
Non osò osservarlo negli occhi, attese solo le sue parole, immobile.
 
"Sei venuta fin quì,mi hai cercato da una parte all'altra dello stato e adesso mi dici che dobbiamo dividere le nostre strade?"
 
"Tu le hai divise.Non io."La vampira indurì la mascella."Sono quì, in questa casa, solo perchè non posso lasciarla, per colpa di quella stupida cosa che mi hai detto nel soggiogamento."
 
Ignorando compeltamente l'ultima frase di lei , le disse."Tu mi hai mentito.Io mi sono fidato di te e tu mi hai mentito."La osservò.Lei non accennava a guardarlo, continuava a fissare un punto indefinito dinanzi a se.
 
La vampira scosse la testa e indurì la mascella."Io provavo davvero qualcosa per te."Si voltò finalmente ad osservarlo negli occhi."I miei sentimenti erano e sono sinceri."Si divincolò dalla sua stretta."Ma tu hai fatto la tua scelta."
 
L'altro la osservò."E se io avessi ancora bisogno di te?Nonostante tutto?"
 
Un colpo al cuore per lei, lui aveva bisogno di lei e del suo amore?
 
I suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime."E allora perchè, trattarmi in quel modo?" Incapace di reggere il suo sguardo distolse gli occhi da lui puntadoli al suolo."Perchè mi hai spezzato il cuore andandotene?"
 
Lui sollevò gli occhi al cielo e poi la guardò."Sai che l'unica cosa che non tollero al mondo è il tradimento accompagnato dalla bugia.Tu, significhi molto e saper che mi hai tenuto nascoste delle cose dopo tutto quello che era successo a Ny, mi ha ferito."Le scostò una ciocca di capelli castani dal viso per osservarla meglio."Ma non ho mai detto di non provare più nulla, per te."
 
Katherine sollevò lo sguardò di colpo su di lui.
 
Loro si amavano, non avevano mai smesso di farlo.
 
Il cuore di lei si riempì improvvisamente di gioia, quel sentimento che aveva cercato di scacciare dal suo cuore riapparì prepotente, come un mare in tempesta la travolse e non potette non sorridergli, finalmente un sorriso sincero comparve sulle labbra della vampira.
 
Sollevò una mano ad accarezzare la guancia ruvida dell'originario e sussurrò."Sappi, che non ho mai smesso di amarti.Nemmeno per un singolo istante ho pensato di arrendermi, noi ci apparteniamo."

 
Lui le sorrise appoggiandosi alla piccola mano di lei.Prima di andarsene però, doveva renderla libera.La fissò negli occhi e sussurrò."Puoi andartene, quando vuoi, Katherine."Le sorrise appoggiando la sua mano su quella piccola di lei.
 
Il soggiogamento era sciolto.Lei continuava però ad osservarlo negli occhi, aspettando la sua prossima mossa.
 
Si allungò appena e la vide chiudere gli occhi, qualcosa era cambiato, ma non era ancora pronto a lasciarsi tutto alle spalle.Le diede un dolce bacio sulla fronte e sussurrò appena."Buonanotte dolce Katerina."








 
Poco dopo, quando lei riaprì gli occhi, l'originario non era più dinanzi a lei, lasciando dietro di se solo il profumo forte del suo dopobarba.Kath sospirò e osservò fuori dalla finestra le luci del quartiere francese, i bar e i vari locali erano ancora in piena attività.
 
La città era viva e pulsante, un pò come il suo cuore in quel momento, le nuvole si erano diradate e adesso riusciva a vedere la fine infondo a quel tunnel di dolore.
 
Quella sera si erano avvicinati,un piccolo passo avanti, certo.Eppure in cuor suo sapeva che forse c'era ancora speranza per il loro amore.
 
Forse.
 
 
 
 
 
 
 
"Che ne dici di uscire?" 
 
L'originario sollevò gli occhi dai documenti a cui stava dando un ultima occhiata, trovandosi difronte Katherine in tutta la sua eterna bellezza.
 
La vampira lo osservava con quel suo sorrisetto malizioso e se ne restava fissa sulla soglia della porta del suo ufficio.
 
Elijah sorrise e posò la penna.
 
"Uscire?"La osservò e la vide annuire.
 
"Esattamente, hai spezzato il soggiogamento, lo so."Sorrise incrociando le braccia sotto il seno."Ma la clausola che mi hai dato diceva che tu sei la mia balia, no?"Sorrise."Se non vuoi altri morti per le tue strade, sarà meglio che tu venga con me." Fece per voltarsi e andare via quando la voce di lui la fermò.
 
"Dammi 5 minuti." Lui non potè vederlo ma sul viso di lei si diradò un sorriso furbo e allo stesso tempo felice.

 
 
 
"Avevi detto 5 minuti e invece è passata un eternità."La vampira sbuffò mentre afferrava gli occhiali dalla grande borsa scura, sollevò gli occhi sull'originario e spalancò impercettibilmente la bocca.
 
Elijah scese velocemente le scale e la osservò."Che c'è,perchè te ne resti impalata lì? Adesso non vuoi uscire più?"Rise leggermente afferrando le chiavi della bmw scura e si voltò dinuovo verso Katherine che se ne restava impalata ad osservarlo.
 
"Aspetta, dov'è l'Elijah sempre in completo scuro,scarpe classiche e tutto abbottonato??"Kath fece finta di guardarsi intorno."Dove l'hai lasciato??"Lo guardò puntandogli il dito indice."E soprattutto, tu chi sei?!" Fissò lo sguardo sul vampiro originario. 
 
L'altro rise leggermente e si osservò, il completo scuro era stato sostituito da dei jeans e una maglietta scura aderente mentre al posto del solito cappotto lungo scuro vi era un giubbotto di pelle grigio scuro.Sollevò lo sguardo e le sorrise."Pensavo che non dovessimo andare ad un galà.Ho pensato che fosse meglio vestirsi così ma se vuoi.."
 
Katherine sollevò la mano."No.Non perderemo altro tempo!"Prese un grosso respiro e lo sorpassò."Usciamo." Lo osservò con la coda dell'occhio sorridere e scosse la testa, era forse una delle prime volte a vederlo in altre vesti, quasi non ci era abituata.Sembrava diverso, anzi no, era diverso.Stava persino meglio.


 
 
 
Le strade di NO di giorno erano ricolme di turisti e curiosi che si perdevano in quelle stradine dal sapore antico,misterioso.Quella città era stata un fulcro di cultura e musica per molto tempo, ancora oggi pareva di trovarsi immersi negli anni venti e trenta mentre si attraversavano quelle strade.
 
La musica jazz faceva a colonna sonora giorno e notte, quasi sembrava di essere in un film.
 
L'una accanto all'altro camminavano per quelle strade, Katherine osservava la gente intorno a se e respirava finalmente aria fresca.
"Sta tranquillo."Osservò lei mentre portava alle labbra il suo caffè."Non ho intenzione di azzannare il collo ad una di queste persone."
 
La risata di lui le fece sollevare il sopracciglio destor obbligandola a voltarsi verso l'originario.
 
"Non stavo pensando affatto a nulla del genere."Sorrise Elijah alzando leggermente le spalle mentre continuava a tenere le mani nelle tasche dei jeans scuri."Piuttosto pensavo a come mi è mancata New Orleans."
 
Un velo di malinconia passò attraverso gli occhi scuri dell'originale.Katherine lo osservò meglio e sospirò."Non iniziare a fare il nostalgico melenso eh!Non sono dell'umore adatto."Passò la piccola mano tra i capelli, per ravvivarli.
 
Elijah si bloccò improvvisamente e rise leggemente."Il romantico melenso io?"
 
La vampira si fermò pochi passi più avanti alzando gli occhi al cielo, si voltò e annuì."Si."Indicò la strada."Continuiamo?Visto che ho poco tempo per prendere una boccata d'aria, vorrei camminare pensando al nulla piuttosto che rimuginare sul passato."Sorrise falsa e fece per camminare ma la voce di lui la bloccò.
 
"Non la pensavi così, pochi mesi fa."Il sorriso divertito era scomparso dalle labbra di lui., lasciando il posto ad un ghigno beffardo.
 
Come da quelle di lei."Pochi mesi fa?"Si voltò dinuovo a guardarlo."Che intendi?"
 
"Che mesi fa, non mi consideravi così romantico e melenso quando ti regalavo gioielli e ti portavo nei migliori ristoranti di Ny."Sorrise con sguardo furbo.
 
Kath sollevò , se è possibile, ancor di più il sopracciglio e rise."Oh, ceeerto!Adesso devi rinfacciarmi anche queste cose?"Scosse la testa." E poi io mi riferivo ai ricordi legati a questa città!"Sbuffò continuando a camminare, consapevole di lasciarlo molti passi dietro di lei.
 
La risata di lui le raggiunse le orecchie provocandogli ancor più fastidio.Se lo ritrovò improvvisamente difronte, il sorriso beffardo in bella vista e gli occhi puntati nei suoi."Scherzavo , Katherine."Le sorrise finalmente serio."Non ti rinfaccerò mai nulla, di quei mesi."Si voltò e proseguì, avviandosi verso uno dei suoi bar preferiti.
 
La vampira era rimasta impalata lì, proprio dove lui l'aveva lasciata, con quelle parole l'aveva fulminata.Mai si sarebbe aspettata che in un giorno e mezzo ci fossero state tante rivelazioni da parte di lui.Lo osservò avviarsi senza di lei al bar e scosse la testa.
 
Aveva ragione, quella sera, qualcosa stava cambiando.Persino lui sembrava più amichevole nei suoi confronti e lei non aveva più voglia di fare la stronza con lui.
 
Forse era un bene che quella notte lui l'avesse stordita e portata a casa sua.Forse il loro rapporto poteva ricostruirsi.Forse si poteva portare il loro legame ad un livello superiore rispetto a quello che era stato a NY.Forse potevano vivere il loro momento senza bugie o accordi.
 
Forse.
 
Quanti se ne sarebbe dovuta ancora dire?
 
Sbuffò e si sfilò gli occhiali da sole.Lo vide farle cenno con la mano e annuì.
 
Quell'uomo era stato l'unico a darle una seconda chance e nonostante lei lo avesse tradito nascondendogli la verità, lui cercava ancora di aiutare la vecchia e subdola Katherine Pierce.
 
La vecchia Katherine avrebbe riso di cuore della sua stupidità da uomo, forse, ancora innamorato ma la piccola e dolce Katerina si sarebbe solo lasciata andare facendosi proteggere da quell'uomo forte e coraggioso che era Elijah Mikaelson.
 
 
Lasciando perdere i suoi pensieri, lo raggiunse velocemente e si addentrò in quello che era uno dei migliori bar di NO.Allontanò i pensieri, ordinò del vecchio bourbon accomodandosi accanto all'unica persona che riusciva a guardarla come nessun altro aveva fatto negli ultimi 500 anni.
 







 
 





 
 
Angolo Autrice!! ^_^
 
 
Oooooookkey!Non linciatemi per il tremendo ritardo, ma sono stata tremendamente impegnata in queste maledette settimane! >.<
Voglio fare una piccola premessa, solo pochi minuti fa ho finito il capitolo per questo perdonate eventuali errori (orrori) di caligrafia!xD eheh
 
Passando al caaaapitoluccio, mi sono lasciata andare nel flashback, doveva essere solo un piccolo stralcio della loro vita insieme prima del fattaccio e invece è diventato quasi più lungo del vero capitolo!Eheh Ma io me li immagino così prima che succedesse il fatto del piccolo Gilbert, passionali e innamorati!*_* Infatti il titolo è dedicato proprio ai ricordi di Elijah..perdonate la mia mente contorta!xD
 
Spero tanto che commentiate e leggiate (Soprattutto!xD) in tanti il mio nuovo capitoluccio!Eheh Questa è una storia che mi sta dando tante soddisfazioni ed è proprio per questo che continuo ad andarci dietro.
 
Per tutti coloro che mi seguono anche con Revenge...Pietààà!!Ma l'ispirazione per quella non c'è,per mandarla avanti, e non potete sapere quanto io sia dispiaciuta. =( 
 
Infine, ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia e che l'hanno commentata!Grazie mille ragazzeeeeee!! <3 <3
 
 
Vi abbraccio e ci rileggiamo alla prossima! <3 
Tay

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Capitolo 5
*** Whispers Of Blood ***


























Alle mie adorate lettrici, che nonostante i ritardi, mi sono sempre di tanto supporto! <3



 





 
 
"Un altro, perfavore." Kath sorridendo amichevole al barista,afferrò dinuovo il bicchiere ricolmo di liquore ambrato e invecchiato sicuramente meno tempo di lei.
 
Il vecchio originario restava seduto accanto a lei in silenzio, osservandola in ogni suo minimo particolare e movimento.
 
"Sapevo che eri un tipo abbastanza loquace ma.."Si voltò ad osservarlo."Non credi di star esagerando??Mi hai riempito la testa di parole!"Alzò gli occhi al cielo."Ti prego,basta!"
 
La risata di lui la indusse a fare un lieve accenno di sorriso.
 
"Hai ragione ma mi fa strano star seduto quì,accanto a te a bere come due amici, dopo tutto quello che è successo." Elijah portò alla bocca il bicchiere prendendo un sorso del suo scotch con ghiaccio.
 
La vampira si ritrovò ad annuire e a fissare poi un punto indecifrato dinanzi a lei, il sorriso sereno di prima fu sostituito da un ghigno divertito e ironico."Eh già." Disse solamente.
 
Elijah sorrise scuotendo la testa.
 
"E la cura?" Kath si voltò improvvisamente verso di lui, voleva cambiare discorso.
 
Anzi doveva, sennò il suo muro sarebbe crollato, ancora.
 
Il vampiro si riscosse e inarcò il sopracciglio."La cura?"
 
La vide annuire e aspettare che lui continuasse."E' nelle mani di Silas, Katherine."Schioccò la linga infastidito e continuò."Non è più in mio possesso,me l'ha sottratta con l'inganno e da allora non ho più notizie di lei.Nemmeno Klaus sa cosa le sia accaduto." Era infastidito.
 
Katherine rise leggermente e alzò gli occhi al cielo."Fammi capire.E' scomparsa?Io ho rinunciato alla mia libertà, alla mia salvezza, a.."Si bloccò non appena realizzò che stava per dire di aver rinunciato anche a lui,al loro amore.
 
Scosse la testa e continuò."Ho rinunciato a molte cose per far si che questa potentissima cura si trovi nelle mani di uno stupido stregone millenario che non avete benchè minima idea di dove si trovi?!" Alzò il sopracciglio e rise."Beeene! " Rise prendendo un sorso dal suo bourbon.
 
"Avrei dovuto tenermela,ricattare Klaus e andarmene su una bella isola tropicale a sorseggiare margarita!"Lo osservò di sbieco e non potè non notare lo sguardo divertito di lui.
 
"Hai ragione.E' stata solo colpa mia." Elijah sospirò scuotendo la testa.
 
Lei si voltò ad osservarlo."Puoi sempre pagarmi volo e hotel, a cinque stelle ovviamente.Tanto i soldi non ti mancano mica , Mr Mikaelson." Sorrise come se avesse detto la cosa più naturale del mondo.
 
"Non cambierai mai Katherine." Elijah rise e la osservò alzare le sopracciglia, in segno di sorpresa.
 
"Guarda che non scherzo mica!"Sorrise sognante."Le Fiji."Sospirò voltandosi verso di lui.Sorrise."Si,ho deciso."
 
Si ritrovarono a ridere entrambi.Quella della cura, era stata una brutta faccenda, per lei si erano rincontrati e per lei si erano detti addio, nel peggiore dei modi oltretutto.
 
La vampira si ritrovò a rimuginare su quello che avevano passato, il loro incontro imprevisto e violento come un temporale estivo e poi l'addio altrettanto funesto.
 
Lei aveva bisogno di felicità e quella felicità poteva derivare da un unica persona.
 
Elijah Mikaelson.
 
Si voltò ad osservarlo e innalzò il bicchiere."Siamo stati fregati, entrambi."Gli sorrise, un sorriso amaro e triste."Brindiamo alla rinascita,niente più cura o Mystic Falls."Lo osservò negli occhi scuri."Che ne dici?"
 
Elijah la osservò negli occhi, forse lei aveva ragione erano stati fregati entrambi , avevano bisogno di ricominciare lontano da tutti e da Mystic Falls.Alzò il suo bicchiere e lo scontrò contro il suo."A noi allora, Katherine."Le sorrise.
 
E lei gli sorrise di rimando prendendo un sorso dal suo bourbon."A noi,mio caro originario.Ai vampiri più sfigati del mondo."Rise leggermente e scosse la testa.
 





 
 
 
Erano ormai sotto il portico di casa, sentì Elijah sorpassarla e aprire la grande porta in legno, il vento freddo di novembre le muoveva i capelli e fu costretta ad alzare la piccola mano e ad aggiustarli.Lui si era fermato ad osservarla, era stato un semplice gesto quello di lei,eppure non potè dirsi quanto l'avesse resa ancor più bella ai suoi occhi.
 
Quanto le mancava la sua Katerina?I suoi sorrisi dolci, le sue carezze, quelle sua labbra di ciliegia.Sospirò scuotendo la testa e alzò lo sguardo sulla vampira che lo osservava di sbieco.
 
Katherine sollevò gli occhi scuri da cerbiatta su quelli di lui e sorrise.Un sorriso semplice e genuino.Lui non potè non ricambiare,spostandosi poi di poco per permetterle di entrare.
 
Si osservarono un ultima volta negli occhi.Fu lei ad interrompere quel silenzio fin troppo pesante, che si era creato fra loro."Allora, buonanotte Elijah."
Lui annuì chiudendo la porta alle sue spalle."Buonanotte,Katherine."
 
Fu un attimo, lei si avvicinò a lui e gli posò un bacio sulla ruvida guancia.Gli sorrise un ultima volta e poi scomparve nel buio del corridoio, diretta alla sua camera.
 
L'originario restò impalato lì, sulla porta di casa, non si sarebbe mai aspettato un gesto simile da lei.Certo, avevano passato una bella serata quello era innegabile, ma quel gesto l'aveva spiazzato.Completamente.
 
Lei riusciva sempre a sorprenderlo,anche compiendo i gesti più semplici.Forse, dopo quelle settimane qualcosa stava davvero cambiando.Lei stava cambiando.Sotto quella dura facciata di Katherine c'era ancora la sua Katerina, quei gesti non facevano altro che confermarglielo.
 
Sorrise di cuore avvolto nell'oscurità del salotto e sospirò versandosi del liquore ambrato nel bicchiere di cristallo.Lo portò alla bocca e ne degustò il sapore amaro.
 
Qualcosa stava cambiando.Le nubi scure che avvolgevano il suo cuore si stavano diradando.
 
Forse, avrebbero potuto vivere quella storia che bramavano entrambi.
 
Senza bugie.
 
Senza lacrime.
 
Senza dolore.
 
Solo loro.
 
Sorrise finalmente di cuore e si accomodò sulla poltrona.La notte era ancora lunga e lui non aveva alcuna voglia di dormire.




 
 
 
La mattina seguente il sole splendeva alto su tutta la città del Jazz.Le voci dei turisti affollavano le viuzze caratteristiche di quella città senza tempo.Le guide sventolavano le mappe e urlavano a gran voce, per farsi sentire da tutte quelle persone che li seguivano quasi come fossero in pellegrinaggio, affascinati da quei tanti vicoli e bar caratteristici che New Orleans aveva.
 
Katherine sorrise osservando quelle scene.La tazza di caffè fumante tra le mani e la vestaglia leggera di seta nera ancora indosso.Quella mattina si era alzata tardi, si sentiva rilassata e felice come non succedeva da molti mesi.
 
Portò alla bocca la tazza e ne bevve un piccolo sorso, Miss Helene alle sue spalle sistemava frettolosamente la stanza e imprecava contro il postino che suonava insistentemente alla porta.
 
"Oh cielo Peter!Ma stamattina sei davvero insiestente!" Sbuffò buffamente e raccolse i vestiti sporchi della vampira.
 
Katherine la osservo ridendo leggermente.
 
Elijah quella mattina, era uscito presto, doveva sbrigare alcune faccende.Aveva secoli sulle spalle, eppure non aveva mai sopportato di restare fermo a fare nulla.Lui lavorava, aveva riunioni ed era a capo di una grande azienda.Nonostante tutto, cercava di essere legato ancora alla sua parte da umano.
 
Cercava di mantere una parte di se ancorata ancora all'ordinaria vita che conducevano tutti gli umani.
 
Erano quindi sole in casa lei ed Helene, la vampira si voltò verso la vecchia governante e le sorrise.
 
"Se vuole vado io, Helene." Le sorrise.
 
Miss Helene alzò la testa e sorrise a sua volta."Oh grazie Katherine, sarebbe davvero molto gentile." Prese un grosso respiro e afferrò tutta la biancheria sporca dal pavimento.
 
Katherine sorrise divertita e la sorpassò.Scese velocemente le scale e aprì la porta.
 
Un giovane ragazzetto con la divisa da postino era di fronte a lei.L'espressione di Peter quando si ritrovò Katherine in sottoveste e vestaglia di seta nera, fu tutto un programma.
 
"Ciao."Sorrise Katherine.
 
"Sa-Salve signora Mikaelson." Con voce tremante e con svariati battiti di ciglia il ragazzetto riuscì a pronunciare poche parole.
 
Una risatina fuoriuscì dalle labbra della vampira che scuotendo la testa afferrò le svariate buste di lettere che gli porgeva Peter."Non sono la signora Mikaelson.Chiamami Katherine."Sorrise ammaliante.
 
Un colpo di grazia per il giovane e povero Peter che ingoiando a vuoto annuì."Ma-Ma certo signorina Katherine."
 
La vampira si ritrovò a scuotere la testa sorridendo.Ma perchè doveva sempre far quell'effetto agli uomini?Rise leggermente e fece un leggero cenno della testa."Buona giornata Peter."Sorrise un ultima volta e dpo la risposta di lui chiuse la porta.
 
Scosse la testa ridendo ancora, i boccoli castani ondeggiarono sulle sue spalle muovendosi leggeri e a suon dei suoi movimenti.
 
Signora Mikaelson, era così che l'aveva chiamata inconsapevolmente il giovane Peter.Osservò assorta nei suoi pensieri le lettere che aveva tra le mani, quanto avrebbe voluto che quell'appellativo fosse vero.
 
Essere la sua compagna eterna.Vivere per sempre con lui.Passare il resto della sua immortale vita con la persona che più amava su questo mondo.




 


 
Dopo poco fu però raggiunta dalla vecchia Helene che sorridendole e distogliendola dai suoi pensieri le disse. "La colazione è pronta Miss Katherine.Quando vuole è in salone."Sorrise prendendole la posta dalle mani, erano tutte lettere per Elijah.La osservò poggiarle sul mobile dell'entrata e voltarsi sorridente ancora verso di lei.
 
La vampira annuì sorridendole a sua volta."Grazie Helene.". Scrollò di dosso le ultime emozioni e si avviò poi verso il grande salone.Sospirò accomodandosi al suo posto, voltò  per un attimo la testa verso il posto dove di solito era seduto Elijah.Lui era nel suo grande ufficio in città, era da sola in quel grande salone tanto valeva far tutto quello che le pareva.
 
"Infondo, sono da sola." Sorrise e alzandosi si accomodò poi al posto di Elijah.
 
A capo tavola.
 
Sorrise e iniziò a far colazione.Era intenta ad addentare un caldo croissantes quando una voce profonda e dall'accento straniero, mai scomparso dopo tanti secoli, la costrinse ad interrompersi.
 
"Sbaglio o quello non è il suo posto signorina Pierce?" Elijah , in elegante completo grigio, era sulla soglia del salone che la osservava.Le mani nelle tasche del pantalone elegante e un sorriso divertito sul volto.
 
Katherine sorrise appoggiando il dolce caldo sul bordo del piatto e si voltò ad osservarlo."E io sbaglio o..Lei dovrebbe essere nel suo sontuoso ufficio a imprecare contro i suoi stagisti Mr Mikaelson?" SI leccò via dal dito indice dello zucchero.
 
Elijah abbassò la testa ridendo leggermente."Non sbaglia, ma non potrei mai perdermi la meravigliosa colazione della mia Miss Helene."Sorrise alla governante che lo aveva appena sorpassato con in mano la tazza di thè fumante, preparata appositamente per lui.
 
"E' troppo buono Mr Elijah." Sorrise la governante lasciandoli poi soli.
 
Il vampiro originario entrò nel grande salone e contrariamente a  quanto averebbe sempre fatto, si accomodò alla destra della vampira.Voltò la testa ad osservarla e sorrise."Comunque, buongiorno Katherine."
 
"Buongiorno a te, Elijah."Gli sorrise la vampira portando la tazza di porcellana bianca col caffè alle labbra.
 
"Sei riuscita a sconvolgere il giovane Peter lo sai?" L'originario si ritrovò a ridere di gusto guandando poi la vampira mora.
 
Katherine non potè non ridere leggermente e annuire."Lo avevo immaginato.Aveva una faccia quando è andato via di quì."Rise leggermente abbassando poi gli occhi.
 
Sollevò poi suadente le ciglia scure sull'originario e sussurrò maliziosa."Faccio quest'effetto agli uomini." Ammiccò leggermente.



 

 
 
L'originario sorrise e sollevò il sopracciglio destro."Oh, non ho mai avuto dubbi che tu avessi un certo fascino su adulti e ragazzi,Katherine."
Stavano per caso flertando?
 
Una domanda si insinuò velenosa nella testolina riccioluta di Katherine.Sollevò lo sguardo castano su quello scuro come la pece di lui e non potè non notare una sottile vena di malizia in quegli occhi scuri come un cielo estivo senza stelle.
 
Elijah fu il primo a interrompere quel contatto visivo, si stavano imboccando un sentiero fin troppo tortuoso.Lui non aveva ancora dimenticato, nonostante i mille passi avanti fatti in quelle settimane, non aveva comunque smesso di pensare al fatto che lei l'aveva ingannato mentendogli.
 
Sospirò leggermente, si aggiustò la giacca elegantemente afferrando poi la tazza che portò alla bocca.
 
Un luccichio attirò l'attenzione della vampira, osservò meglio il polso dell'originario e spalancò leggermente gli occhi.
 
Il suo braccialetto era lì.
 
Il bracciale che lei gli aveva regalato molti mesi prima a New York era tornato sul suo braccio.Qualcosa le si strinse nello stomaco, improvvisamente sentì le lacrime salire agli occhi.Sollevò lo sguardo e inspirò profondamente.

 
Elijah si voltò verso di lei e increspò la fronte preoccupato."Katherine?Tutto bene?"
 
La vampira annuì e posò poi lo sguardo su di lui."Si, si.Sto bene."Prese un sorso di caffè e chiuse per un secondo gli occhi.
 
Mille ricordo le assalirono la testa.La notte in cui gli aveva regalato quel bracciale, i baci, le carezze, le parole sussurrate e piene di speranza.



 
 
 
New York, pochi mesi prima.

 
"Questo è per te." Lo vide sollevare gli occhi dal giornale e osservarla curioso.
 
La scatolina di velluto blu scuro era appoggiata proprio dinanzi a lui, sul grande tavolo di cristallo del salone.
 
Katherine era sorridente e felice come non mai.Lo guardò non dire una parola e aprire la scatola con un sorriso a cinquantadue denti.
 
Aveva letto l'incisione.La loro promessa.
 
"Ti piace?" La domanda timida di lei.Lui non disse una parola, si alzò semplicemente dalla sedia e si avvicinò a lei. 
 
Le afferrò la testa tra le mani e le diede un bacio pieno d'amore.
 
Le mani di lui le circondavano ancora il viso quando lo sentì sussurrare."Ti amo Katerina.Infinitamente."
 
Restarono per molto tempo così, semplicemente occhi negli occhi.A ricordarsi di quanto si amassero.Di quanto fosse ancora infinito il tempo che avrebbero trascorso insieme.


 
 

 
Ricordava benissimo quelle sensazioni, quelle parole.
 
I suoi baci.
 
E adesso quel gesto, vedere quel gioiello al suo braccio.Era simbolo del loro amore.Della loro promessa.
 
Lui la stava perdonando forse?
 
Finalmente un barlume di luce infondo al tunnel.
 
Si morse il labbro inferiore e lo osservò."Sto bene.Tranquillo."Rise leggermente distogliendo l'attenzione dai suoi stessi pensieri."Non sarà un pezzetto di croissant andatomi di traverso quello che mi ucciderà."Rise leggermente.
 
L'altro annuì e le sorrise.
 
Si sorrisero e continuarono a chiacchierare per il resto della colazione del più e del meno.
 
Senza mai accennare a quello che sentivano entrambi, a quello che piano piano stava ritornando.




 
 

La mattinana passò velocemente e ben presto la sera fredda e ventosa calò su New Orleans.
 
Katherine si stava rimirando difronte allo specchio di camera sua, erano ormai le nove di sera passate.Sospirò e gettò sul letto il vestito scuro che aveva deciso di indossare.Era terribilmente annoiata, non era uscita di casa per tutto il giorno.Si voltò intorno e andò verso la finestra, le luci della città erano quasi un richiamo.Lei voleva vivere la notte, era pur sempre una creatura figlia di quell'oscurità.
 
Sospirò e scosse la testa, quella sera sarebbe uscita.
 
Con o senza Elijah.
 
Vestita di tutto punto scese velocemente le scale attraversando poi il grande salone.Accennò un saluto alla vecchia Helene che se ne stava a cucire nel salotto e si avviò verso lo studio privato di Elijah.
 
Bussò appena e dopo poco sent' la voce bassa di lui invitarla ad entrare.
 
"Sono annoiata!" La vampira incrociò le braccia al petto e puntò gli occhi sulla figura dell'originario.
 
Elijah sollevò lo sguardo dai documenti per osservare la figura minuta della vampira di fronte a se.
 
Sorrise."Sei annoiata?"Sollevò divertito un sopracciglio.
 
L'altra alzò gli occhi al cielo e si avvicinò poi a lui.Appoggiò le mani sulla scrivania di mogano scuro e sussurrò."Terribilmente."Sospirò di stizza, rimettendosi dritta."Usciamo!Viviamo New Orleans no?!" Lo osservò seria.
 
L'originale rise leggermente e abbassò la stilografica scura riponendola nel calamaio posto sulla scrivania."E sentiamo.."La osservò incrociando le braccia e appoggiando la schiena alla poltrona."Che cosa vorresti fare?"
 
L'altra allargò le braccia platealmente."E me lo chiedi?!Siamo a New Orleans!La città senza tempo!Andiamo a divertirci."Lo guardò."Lo so, che per te è un po difficile da fare ma.." Si portò le mani al petto teatralmente."Fallo per me!" Sorrise ruffiana.
 
Elijah scosse la testa ridendo e sospirò."E va bene."La osservò."Ma sia ben chiaro.Se combini qualche casino."Le puntò il dito lui, stavolta."Non uscirai più quì Katherine."
 
"Croce sul cuore.O quel che è."Sollevò le spalle la vampira."Usciamo!"Sorrise felice e divertita.
 
 
 
 




 
La notte fredda e silenziosa era intorno a loro, la sola luna a fare luce in quell'oscurità che apparteneva a loro come a nessuno.
 
Stretta nel giubbinetto di pelle scura camminava difianco all'originario che con la sua solita eleganza restava in silenzio e con le mani nelle tasche dei pantaloni del completo scuro.
 
Qualcosa scattò nella sua testa, la sua belva oscura premeva, urlava per uscire allo scoperto.Erano settimane che non beveva da una vena calda, che non sentiva il corpo inebriarsi di quella sostanza scura e densa.
 
Aveva fame.
 
"Andiamo a caccia."Improvvisamente Katherine si voltò verso di lui.
 
Elijah piantò i piedi al suolo e osservò la vampira difronte a lei con un sopracciglio alzato.
 
"Andiamo,Elijah." Katherine fece due passi in avanzi, piazzandosi di fronte a lui."Da quant'è che non bevi sangue umano?" Uno scintillio malizioso brillò negli occhi della Pierce.
 
"Io ho fame." Lo guardò negli occhi, quello scintillio malizioso del cacciatore negli occhi.
 
Il vampiro si ritrovò a scuotere la testa."No,Katherine.Che ti avevo detto?"La guardò indurendo la mascella, sapeva cosa ne sarebbe derivato se l'avesse lasciata fare.Se lei avesse cacciato, lo avrebbe tentato e lui non poteva lasciarsi andare.Se si fosse lasciato andare, se si fosse lasciato andare alle sue parole maliziose e intrise di sangue sarebbe andata a finire sicuramente male.
 
L'altra inclinò la testa di lato e fece scomparire il sorriso che aveva fino a pochi attimi prima.
 
Un suono di passi la obbligò a voltarsi improvvisamente, Elijah spalancò leggermente gli occhi.
 
Era una dannata fortunata.
 
Un sorriso maligno e malizioso si allargò piano sulle labbra rosse della vampira.Un ragazzo sulla ventina si avvicinava piano ai due, era appena uscito da uno dei bar evidentemente, puzzava ancora di alcool.
 
Katherine osservò di sottecchi Elijah e sussurrò."E' l'occasione che rende l'uomo ladro no?"
 
"Noi non siamo umani."Elijah osservò il ragazzo farsi sempre più vicino.
 
"No."Sussurrò la mora."Siamo vampiri."Gli occhi già color del sangue e le zanne sfoderate.
 
"Katherine,no."
 
Fu un attimo, lei scomparve dalla sua vista.Era a due passi dal ragazzo che sorpreso la vide sbucare dal nulla.
 
"Posso aiutarla?"
 
Il sorriso di Katherine si allargò mostrando le zanne."Ma certo che puoi." 



 


 
 
Il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di urlare che la vampira affondò identi nella pelle bianca del collo del ragazzo.Si ritrovò a chiudere gli occhi e ad assoporare il gusto di quel liquido ferruginoso.
 
Erano settimane che non beveva da una vena, che non sentiva un corpo farsi sempre più leggero tra le sue braccia, sentire la vita lasciarlo piano e languidamente.Erano settimane che la sua sete chiedeva incessantemente si essere ripagata.
 
Sentiva la presenza dell'originario immobile, alle sue spalle.Sollevò il viso dal collo di quel poveretto e passò la lingua sulle labbra,le ultime gocce di sangue furono ripulite.Solo allora si voltò verso Elijah, abbandonò il corpo del ragazzo, ancora agonizzante e si sollevò posizionandosi di fronte a egli.
"Non avresti dovuto."Elijah era inferocito.
 
La vampira si asciugò le labbra con un fazzoletto e lo osservò."E' la nostra natura Elijah.Ho fatto solo ciò che faccio da oltre 500 anni."Lo osservò negli occhi."Vivo."
 
L'originario strinse i pugni.Lei gli era sfuggita di mano come una piuma al vento, non era stato capace di fermarla.
 
"Fallo Elijah."Si guardarono negli occhi per un istante."Vivi davvero."
 
Quel sussurro amaliatore arrivò malizioso al suo cervello, l'istinto di predatore non gli permetteva di ignorare quell'odore pungente di sangue.
Elijah si ritrovò ad oltrepassarla con lo sguardo e a posare gli occhi sul corpo del giovane che agonizzante cercava di allontanarsi da loro due.
 
Non poteva.
 
Non poteva lasciarsi andare ai suoi istinti più primordiali.Era un vampiro,certo, ma non aveva scelto di vivere come tale.Era pur sempre un uomo d'onore.E poi uno dei due, doveva restar lucido.
 
Dannazione.
 
Ma qualcosa, in quel singolo momento, quando lei l'aveva posto dinanzi alla più vera delle verità, qualcosa si era rotto.
 
Il sangue che gocciolava dalla ferita al collo del ragazzo.
 
Il profumo di quel liquido ferruginioso che gli arrivava alle narici.
 
La sua venere nera che gli sussurrava di farlo.
 
La sua anima oscura si agitava.
 
Lui era un vampiro.
 
Gli occhi si scurirono e le zanne luccicarono alla luce della luna.In un attimo si ritrovò a sovrastare quella figura così debole tra le sue braccia e ad affondare le zanne nella ferita aperta del suo collo.
 
Venne investito da sensazioni prepotenti, sopite per tutti quei secoli, adesso si riversavano nel suo essere come lava incandescente.Una scossa d'eccitazione lo indusse a strin gere con prepotenza quel corpo e a privarlo degli ultimi liquidi rimasti.
 
A privarlo della sua vita.
 
Un tonfo sordo accompagnò la caduta al suolo del corpo del ragazzo, ormai morto.Elijah aveva ancora le zanne sfoderate e gli occhi chiusi.
 
Katherine lo osservò sorridendo, l'aveva trascinato nell'oscurità con lei.Proprio come in quelle sere di New York. Lei la sua venere tentatrice, l'aveva fatto vivere come avrebbe dovuto fare.Lui era un vampiro.
 
La vampira sorrise e si avvicinò a lui.Si affiancò alla sua figura e gli sfiorò una spalla con la mano piccola e bianca."Come ti senti?" Sussurrò ancora, tentatrice e maliziosa.
 
Elijah riaprì gli occhi, ormai tornato al suo aspetto naturale.Si voltò elegantemente verso di lei e sussurrò con un filo di voce."Bene."
 
La vide porsi difronte a lui e sorridergli."Bene."Sussurrò di rimando appoggiandogli la mano destra sulla guancia ruvida.
 
L'originario si irrigidì improvvisamente sotto il tocco delicato di lei, ma comunque non si mosse.
 
Occhi negli occhi.
 
Katherine fece scivolare la mano a raccogliere una goccia di liquido color rubino colata dal lato della sua bocca."Non ti ho mai visto così.."Si portò il dito alla bocca. "Vivo."
 
Ancora occhi negli occhi, i loro sentimenti si agitavano come mari in tempesta.
 
Lui le afferrò la mano che si era portata alla bocca senza mai interrompere il contatto visivo.Lei l'aveva ancora una volta incantato con le sue movenze, con la sua voce.Maledetta venere tentatrice.Si sentiva esattamente come Ulisse, ammaliato dalla voce di quella stupenda Sirena dagli occhi color cioccolato.
 
Bella e pericolosa l'aveva trascinato con se in un abisso scuro e color del sangue.
 
Non si era pentito, quello no.Ma di certo non era stata la cosa più giusta da fare.Lui l'aveva presa sotto la sua ala protrettrice per condurla sulla retta via, per non lasciare che riducesse la popolazione di New Orleans in cadaveri e la città in un cimitero a cielo aperto.Eppure adesso lui , l'originale fiero e dal comportamento sempre onesto , si era lasciato andare ai suoi istinti primordiali.
 
Tutto per colpa sua.
 
Ah, la sua venere tentatrice.
 
"Sei pentito?"Un sussurrò sibillino fuoriuscì dalle labbra di ciliegia della vampira che lo osservava ancora con malizia.
 
Un cenno di dissenso da parte sua e poi un sorriso appena accennato."Affatto."
 
Ancora occhi negli occhi.
 
Una strana elettricità si era creata tra di loro, quel pasto consumato insieme al chiaro di luna li aveva connessi sulla stessa linea d'onda.Adesso si sentivano ancora più legati, forse quel legame del passato, ancora fin troppo forte, stava risorgendo dalle ceneri.
 
Proprio come una antica Fenice.
 
Elijah si ritrovò a stringere un pò di più il piccolo polso della vampira, avvicinandola così ancora di più a se.
 
Un gemito sommesso da parte di lei, la stretta dell'originario forte e decisa le provocava brividi freddi lungo tutta la schiena, la sua vicinanza era pericolosa.L'eccitazione derivata dal pasto appena consumato era ancora in circolo nel suo corpo e averlo così vicino non era proprio la cosa migliore per loro che volevano semplicemente essere degli amici.
 
"Elijah."Il sussurro appena accennato di lei si scontrò contro le labbra di lui che sussurrò impercettibilmente."Sei una maledetta incantatrice di serpenti, Katherine."  Le sorrise.
 
La vampira socchiuse leggermente gli occhi e gli sorrise."Dimmi che non ti è piaciuto."Si fece più vicina a lui."Dimmi che non ti è piaciuto riassaporare il gusto della caccia,del sangue che ti scorre nella gola caldo e denso." Fissò gli occhi nocciola in quelli scuri di lui."Dimmi che non ti sei divertito.Dimmelo."
 
Il ghigno divertito di lui la spinse a non smettere di sorridere.Era un assenso.Si era divertito, glielo leggeva in quegli occhi scuri come il petrolio.

 
 
Erano vicini, pochi centimetri li separavano.Occhi negli occhi.I loro respiri leggermente affannati , si mescolavano perfettamente insieme.
 
Le distanze vennero improvvisamente annullate da lui.
 
Afferrò la testa riccioluta della vampira e spinse le sue labbra contro quelle di lei.Un bacio esigente, un bacio che sapeva fin troppo di passato.
 
Katherine si aggrappò alle spalle di lui facendo scivolare poi le mani tra i suoi capelli corti.Questo non era un sogno, non stava sognando ad occhi aperti come ormai faceva da decine di notti.Lui era lì, difronte a lei che la baciava come non aveva mai fatto.
 
Il gusto ferruginoso del sangue era ancora presente nelle bocche di entrambi e sentirlo, non fece altro che far salire ancor di più l'eccitazione di entrambi.
 
Con velocità vampirica, Elijah spinse il corpo di lei contro il muro di pietra proprio difronte a se.Quel vicolo freddo e umido, era il primo testimone di quell'amore, forse, ritrovato.
 
Le mani correvano veloci l'une sul corpo dell'altra.I brividi freddi sulla schiena di lei la obbligarono ad inarcare ancor di più la schiena contro il petto del vampiro che sentendola molto più vicina non potè far altro che sospirare contro le sue labbra.
 
Fu un attimo quello in cui si distaccarono per prendere fiato, occhi negli occhi si sorrisero come non succedeva da mesi.La mano piccola di lei andò ad accarezzare la guancia ruvida di lui.Sussurrò appena."Mi sei mancato, terribilmente amor mio."
 
"Anche tu, Katerina." Lui sapeva, sapeva che quello che stava facendo era terribilmente sbagliato.Eppure averla lì tra le sue braccia, abbandonata completamente alla sua mercè, gli impedì di poter ragionare razionalmente.Erano mesi che la voleva, che bramava di riaverla con se.La sua compagna.

La sua amata Katerina.
 
Il sorriso gentile e dolce di lei lo indusse a baciarla ancora.E ancora.Stringerla forte a se e a sollevarla di peso per farle allacciare le gambe intorno alla sua vita.Katherine allacciò le mani intorno al suo collo e ricambiò il suo bacio lento e passionale.
 
Finalmente era dinuovo a casa.Tra le sue forti braccia.Tra le braccia del suo amato compagno.Del suo Elijah.Niente e nessuno avrebbe mai potuto separarli in quel momento.
 
Nessuno.
 
Elijah si separò dopo poco dalle sue labbra e sussurrò."Non quì Katerina." La fece scendere e le sorrise."Vieni.Torniamo a casa." Afferrò la sua mano e la portò alla bocca dandole un leggero bacio.
 
La vampira si strinse al suo braccio e seguì il suo amato Elijah verso casa.
 
Finalmente sorrideva.
 
Sorrideva davvero.

 
 


 
 
Sentì il freddo della porta di legno scuro sulla schiena ormai nuda, le mani forti di lui erano sul suo corpo e le sue labbra giocavano sensuali sul suo sottile collo.Un leggero sospiro fuoriuscì dalle labbra ciliegia di lei solo quando sentì Elijah sollevarla e baciarle la pelle poco sopra il reggiseno scuro di pizzo.
 
Strinse ancora più forte la mano tra i suoi capelli scuri e inarcò la schiena per permettergli di baciarla meglio.Sentì le mani di lui scivolare sui suoi glutei e stringere di più.
 
Altri sospiri.E ancora.
 
"Elijah."Un sussurrò, una preghiera.
 
L'originario sollevò la testa fino a raggiungere le labbra della vampira catturandole in un bacio esigente e passionale.Da quanto sognava di poter rivivere quelle sensazioni?Quelle sensazioni che solo lei era in grado di dargli.
 
Un sospiro sommesso uscì anche dalle labbra sottili del vampiro originale che non riusciva a dar tregua a quelle labbra di ciliegia che gli erano mancate come ti manca l'aria nei polmoni.
 
Entrambi sapevano che era sbagliato, terribilmente sbagliato, lasciarsi andare a quelle sensazioni derivate dal sangue e dall'istinto.Ma nessuno dei due, sarebbe riuscito a fermarsi.Non giunti a quel punto.
 
Si distaccarono a fatica e si osservarono negli occhi, un sorriso di assenso, complice, accompagnò i movimenti di lui che con un semplice gesto sfilò la canottiera leggera di lei.I bottoni della camicia di lui nel frattempon non fecero una bella fine, l'esigenza di sentirlo vicino era troppa.
 
Uno strappo secco e una cascata di bottoni si riversò al suolo.Le mani piccole di lei accarezzarono lentamente l'ampio petto dell'originale fino a raggiungere la vita e il bottone del pantalone classico.
 
Lo sentì sospirare e non potè non fare lo stesso quando si accorse che ormai lui le stava sfilando scarpe e pantaloni.Sorrise leggermente e inarcò la schiena sentendo le sue mani forti sulla schiena scendere ancora sul suo sedere.
 
Gli afferrò la testa e incontrò ancora le sue labbra.
 
Gli era mancato.
 
Tanto.
 
Elijah ricambiò con passione il bacio di lei e facendo poca fatica la fece adagiare sul grande letto a baldacchino della sua stanza.
 
Le lenzuola fresche di pulito e profumate di lavanda avvolsero candide e leggere il corpo della vampira che ormai giaceva alla completa mercè dell'originale.
 
Lo osservò sfilarsi i pantaloni e adagarsi sul suo corpo sottile, allacciò le braccia intorno al collo forte di lui e gli sorrise.
 
Era felice, sentiva il suo cuore iniziare a battere di nuovo.Iniziar a battere per lui.Il suo amore immortale.
 
Lo strinse forte a se e chiuse gli occhi beandosi della sua vicinanza, del sentirlo contro la sua pelle.
 
Elijah contraccambiò il suo abbraccio e la strinse con forza e possessione contro il suo petto, affondò la testa nei suoi capelli castani e respirò a fondo inebriandosi del suo profumo dolce.
 
Restarono per un tempo indeterminato immobili in quella posizione.
 
Si erano ritrovati.
 
Finalmente.

 
 
"Katerina." La strinse di più a se e sorrise, finalmente sentiva il cuore farsi più leggero.La amava dal profondo del suo cuore, avevano sempre avuto una connessione.Vivere senza di lei sarebbe stata una tortura.
 
"Ti amo e..."Il sussurrò di lei raggiunse il suo orecchio e la strinse.
 
"Ti voglio,amor mio." L'originale spalancò leggermente gli occhi stringendoli poi forte.Il suo cuore, fino a poche settimane prima era come indurito, incapace di amare.Adesso, invece, aveva ripreso a battere e tutto grazie a lei.Alla sua Katerina.
 
Fece scendere le sue mani ad accarezzarle le cosce, le sue labbra andarono a tormentarle ancora una volta il collo e bastò quello a farle capire che anche lui la voleva.
 
Sospirò leggermente e lo sentì farsi spazio fra le sue gambe, chiuse gli occhi e aspettò di sentirlo in lei.
 
Di sentirsi un corpo e un anima con lui.
 
Afferrò le sue spalle e gli conficcò le unghie nella schiena quando lo sentì spingersi dolcemente in lei.Sospirò piano e di piacere.
 
Lui le sorrise e catturò le sue labbra donandole un bacio pieno d'amore.
 
Finalmente erano completi.





 


 
La notte era ancora scura e la luna era alta, i loro corpi giacevano sul grande letto a baldacchino della camera di Elijah.
 
Katherine era ormai calata in un sonno profondo, senzaq però mai abbandonare l'abbraccio di lui che seglio, fissava il soffitto bianco della camera.
L'originario osservò la figura della vampira abbracciata a lui e sospirò piano.
 
Era stato uno sbaglio, alla luce dei fatti, si era lasciato andare al suo istinto.Senza pensare che poi ci sarebbero state delle conseguenze.
 
Loro avevano ancora molte cose da chiarire, lei ancora non era riuscita a riconquistare la sua fiducia.Adesso, con questo gesto, con questa notte, le cose non avevano fatto altro che complicarsi ancora di più.
 
Gli occhi scuri di Elijah furono trapassati per un attimo da un velo di pentimento.
 
Non avrebbe dovuto ingannarla così.Lei era ancora innamorata di lui, così le aveva fatto credere che lui avesse dimenticato tutto.
L'aveva ingannata e si sentiva un verme.
 
Quella sua maleddetta parte di uomo d'onore lo stava rimproverando, lo faceva sentire in torto, lo faceva sentire un approfittatore.
Si era lasciato troppo andare e adesso ne avrebbe dovuto pagare le conseguenze.



 
 
Si sfilò piano il braccio di lei dal petto e scivolò fuori dal letto.Si rivestì dei pantaloni e si voltò poi ad osservarla. Dormiva beatamente tra le lenzuola bianche e immacolate, a vederla così poteva sembrare quasi un angelo.
 
Sospirò scuotendo la testa e assottigliò gli occhi, doveva andarsene da quella stanza.
 
Si voltò e sempre senza far rumore abbandonò la sua stanza con mille pensieri nella testa e i suoi sussurri nel cuore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice!^_^
 
 
PERDOOOOOOOONOOOOOO!!!(Con le mani congiunte chiede perdono in ginocchio! >.<) Vi chiedo perdono per questo mio enooorme ritardo!Lo so che mi avrete odiato e non vi giudico affatto se avete abbandonato la mia storia...anzi!Ahaha 
A parte questo, ho avuto molto da fare in questo periodo e proprio non sono riuscita a dedicarmi alla mia storia.Finalmente oggi ho avuto un pomeriggio libero e, grazie anche alla santa ispirazione, sono riuscita a concludere decentemente il capitolo!
Vi avverto, la fine non mi convince affatto, penso che la loor storia debba essere tormentata, Elijah è un tipo che da molto conto all'onore e in fin dei conti Kath ancora non deve scusarsi, anzi!Ha fatto di tutto per trascinarlo dal lato oscuro...riuscendoci!eheh
Ok, scherzi a parte spero tanto che questo capitolo vi piaccia e che l'aggiunta delle immagini sia di vostro gradimento!Eheh =D
Sono sempre più pronata da voi e vi ringrazio per tuttele belle parole che mi dedicate nelle recensioni!Ho avuto un sacco di supporto per mandarla avanti e questo lo devo solo a voi!Per quesot il capitolo l'ho dedicato a voi!
 
GRAZIE! <3
 
Detto ciò vi lascio e vi invoglio a lasciare una recensione, bella o brutta che sia!
 
Un abbraccio grandeeee!!
 
E sempre viva il Kalijah! <3 <3 Odierò per sempre la Plec che ci ha privato di questa meravigliosa coppia! >.< Eheh
 
 
Tay

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Capitolo 6
*** Gone. ***




















 
 
 
La luce filtrava flebile dalla finestra creando un singolo fascio di luce che illuminava una figura esile e longilinea avvolta ancora nelle lenzuola candide.I lunghi capelli castani erano sparsi disordinatamente sul cuscino bianco e sulle labbra della vampira vi era un broncio dolce.
 
Elijah la osservava da quasi due ore ormai, seduto sulla sontuosa poltrona di velluto rosso della sua stanza, era sveglio dalla notte precedentemente, aveva rimuginato su quella facenda tutta la notte.
 
E ormai era giunto ad una conclusione,o almeno lo credeva.
 
La sua mente era libera.Non più offuscata dal sangue e dall'adrenalina.
 
I ricordi della notte appena passata, erano però ancora vividi nella sua mente.
 
L'originale si ritrovò a corrucciare la fronte e ad assottigliare gli occhi.
 
Il sapore del sangue bevuto dalle sue labbra, l'adrenalina che scorreva veloce nelle sue vene,i vestiti strappati,Il tocco gentile di lei,le unghie conficcate nella schiena, i sussurri d'amore e i sospiri di piacere.
 
Come un flesh le immagini del loro incontro passionale gli si pararono nella mente.
 
Era davvero tutto sbagliato quello che avevano fatto?
 
Doveva davvero sentirsi l'animo così pesante?
 
Si.La voce interna della sua coscenza,quella legata alla morale,rispose per lui.
 
Portò una mano a reggersi il mento e ad osservarla con più attenzione, quella donna era il suo amore più grande, l'unica capace di farlo spingere oltre il limite.
 
L'unica a saper risvegliare , attraverso il suo sussurro ammaliatore, la sua anima nera.
 
Il suo demone era libero di manifestarsi quando si ritrovava con lei.E questo non andava assolutamente bene, per mille anni aveva cercato di vivere secondo un codice d'onore eppure ogni volta che incontrava lei, la sua Katerina, quel codice veniva infranto e mandato in mille pezzi.
 
Viveva sul serio con lei.
 
Si sentiva vivo solo quando era in sua compagnia.
 
Questa era la verità.Non poteva assolutamente negarlo.
 
Lei era la sua compagna oscura.


 
 
Un piccolo movimento di lei lo riportò alla realtà, distogliendolo dai suoi pensieri fin troppo confusionari e contraddittori.
 
Sospirò leggermente e la vide voltarsi su di un lato donando a lui la vista della sua schiena nuda.Era maledettamente bella e sensuale.
 
Ed era la sua maledizione più grande.
 
Distolse lo sguardo da lei e si massaggiò le tempie.Sospirò di frustazione e si alzò dalla poltrona, non poteva rimanere in quella stanza.Doveva poter ragionare senza averla in un letto , nuda, dinanzi a se.
 
Quando raggiunse la porta sentì però un leggero e flebile sussurro.
 
"Elijah." Lei lo osservava con ancora gli occhi semichiusi e un sorriso meraviglioso sul volto.
 
"Sei già sveglio." La vide voltarsi completamente verso di se e aggiustarsi meglio su di un lato, coperta ancora dalle lenzuola candide lo osservava con uno sguardo diverso.
 
Innamorato.
 
Gli si strinse il cuore, come poteva prenderla in giro ancora?
 
Come poteva dirle che quella notte, per lui, era stato un enorme gigantesco errore?
 
"Elijah?" Si sentì chiamare ancora una volta, stavolta la voce di lei era segnata da un leggero stupore.
 
L'uomo se ne restava di spalle.Chiuse per un attimo gli occhi e sospirò leggermente, si voltò finalmente verso di lei e la osservò.
 
Katherine era seduta al centro del letto, lo osservava in silenzio e in attesa di una sua risposta.
 
L'originale portò una mano ad aggiustarsi la giacca portandosi l'altra nella tasca, osservò meglio la vampira e sussurrò semplicemente."Ti aspetto di sotto, Katherine."
 
Un brivido freddo attraversò l'intera schiena della vampira.Quel sussurro le aveva gelato il sangue nelle vene.

Si ritrovò a spalancare leggermente gli occhi mentre vedeva l'originale voltargli le spalle e scomparire dietro la porta di mogano.
 
Perchè si comportava in quel modo?Cos'era cambiato in poche ore?
 
Sentì le lacrime pungerle gli occhi scuri.Non voleva piangere.
 
Si voltò verso la poltrona accanto al letto e si rivestì velocemente.Doveva avere delle spiegazioni.Il suo cuore le pretendeva.

Quella freddezza le aveva trafitto l'anima come uno stiletto e adesso sentiva il cuore pesante e pieno d'angoscia.
 
Si erano riavvicinati ma il suo istinto le diceva che forse, quel riavvicinamento, era stato considerato importante solo da lei.
 
Allungò il braccio ad afferrare la maglietta buttata disordinatamente al suolo e si sedette sul brodo del letto,indossandola.Si rivestì anche dei pantaloni scuri e scalza si avviò alla porta.
 
Mano a mano che scendeva le scale, diretta al salotto, dove lui l'aspettava, sentiva il cuore farsi sempre più pesante.
 
L'angoscia la stava assalendo.
 
Lo vide in piedi difronte alla finestra del salotto, osservava fuori assorto in chissà quali pensieri.Non la fissava nemmeno.La vampira si ritrovò a sospirare preoccupata e ad ingoiare a vuoto.
 
Le sembrava di rivivere quella sera in cui lui le aveva brutalmente chiuso in faccia le porte del suo cuore, escludendola completamente dalla sua vita, rinfacciandole che era solamente una stronza manipolatrice ed egoista.
 
Ma lei era cambiata, lei si era piegata a lui, al loro amore.Sembrava così misera sulla soglia di quel salotto, si sentiva costretta ad elemosinare il suo amore, ancora.
 
La felicità va agognata, voluta e desiderata. Conquistata con le nostre sole forze, altrimenti non sarà mai tale da farci sorridere in qualunque momento della giornata senza ragione eppure lei si sentiva messa in ginocchio da quell'uomo che con il suo comportamento freddo e distaccato adesso,forse, le stava per richiudere in faccia le porte della vera felicità.
 


 
Dopo poco lo vide voltarsi lentamente verso lei e osservarla, nemmeno una ruga di sorriso su quel bel volto.Nulla.
 
I suoi occhi scuri la trafiggevano come un paletto in pieno cuore.L'aveva completamente freddata.
 
"Katherine."La sua voce scura e roca la raggiunse."Dobbiamo parlare."
 
Una stretta al cuore.Talmente forte, da farle chiudere per un attimo gli occhi.
 
Katerina urlava dolorosamente da donna innamorata, piangendo e dibattendosi per il dolore che tra poco sarebbe arrivato a spezzargli il cuore ma Katherine, la vecchia e forte vampira le impedì di crollare.
 
Sollevò fiera lo sguardo reggendo i suoi occhi scuri."Che cosa hai da dirmi Elijah?" Il suo tono fu persino troppo indifferente alle sue orecchie contando che invece nel suo animo si stavano agitando sensazioni diverse e contrastanti.
 
Elijah sollevò leggermente un sopracciglio, che stava succedendo?Non si aspettava di veder reagire Katherine così alla sua affermazione.Non dopo quello che era successo la notte prima.
 
"Non farò giri pindarici con le parole.Non sono quel tipo d'uomo,mi conosci Katherine."Infilò le mani nelle tache dei pantaloni e osservò la vampira dritta negli occhi."La notte scorsa..E' stato uno sbaglio.Eravamo presi dal sangue,dall'adrenalina.Non ti ho portata quì per far si che.." Vide la vampira sollevare una mano per zittirlo, scuotendo poi la testa.
 
"No."Lo osservò stringendosi leggermente nelle spalle piccole."Non continuare."Scosse la testa."Non ho voglia di ascoltare le tue scuse,non ho voglia di ascoltarti.Non potrei reggere mai il tuo discorso riguardante questa notte, non mi va di ascoltare le tue scuse."
 
Kath era in piedi difronte a lui.Gli si era avvicinata e adesso lo fissava dritto negli occhi."Io non mi sono pentita di quello che ho fatto, io vivo di sensazioni, di sangue e forse anche di sentimenti."Scosse la testa."Se tu vuoi cancellare tutto, fallo." Scosse la testa."Ormai ci sono abituata,Elijah.Tu fai sempre così.Appena vedi che qualcosa va per il verso giusto molli tutto e ti nascondi dietro quella facciata da uomo d'onore.Dietro mille scuse.Questa notte ha significato sia per me che per te,eppure vuoi ignorarlo." Lo fissò negli occhi e sussurrò acida."Tu non vuoi essere felice Elijah." Le mura che aveva innalzato stavano per cedere, Katerina stava premendo, il suo cuore si frantumava ad ogni parola detta.Non avrebbe voluto, ma non poteva dimostrarsi debole.
 
Non con lui.Non dinuovo.
 
Gli voltò le spalle e chiuse gli occhi, le lacrime le pungevano gli occhi castani e se non si fosse allontanata in fretta sarebbe scoppiata come un fiume in piena.
 
Elijah aveva ascoltato in silenzio lo sfogo della vampira.Della sua vampira.Ma prima che potesse risponderle Katherine era scomparsa nella semioscurità del corridoio e anche se poteva non l'avrebbbe ascoltato.

Non più.
 
Il vampiro si ritrovò a scuotere la testa e a portarsi una mano sulla fronte.Lei aveva ragione ,forse.Lui non voleva essere felice.





 
 
 
Katherine sbattè con forza la porta della sua camera e si portò una mano alla bocca cercando di fermare i singhiozzi che ormai implacabili fuoriuscivano dalla sua bocca, aveva le gote arrossate e bagnate dalle lacrime che scendevano ormai copiose.
 
Lacrime amare.
 
Scosse la testa facendo muovere tutti i riccioli castani,era stata un illusa, si disse mentalmente.Che credeva?Che una notte lo avrebbe cambiato?Lui era fatto così.Punto.
 
Lui non si concedeva molto,non si concedeva nemmeno a lei che aveva giurato di essergli fedele d'ora in poi.Sollevò gli occhi ricolmi di lacrime al cielo accasciandosi contro la porta.
 
Il suo cuore era lacerato.Ancora una volta si era persa per colpa sua, lui l'aveva presa in giro.Se n'era stato lì in piedi ad osservarla non aveva detto una parola sola eppure il suo silenzio aveva fatto più baccano di un orchestra.
 
Lui si era pentito di quella notte.
 
Si era lasciato trasportare e lei era stata scema a credere che tutto quello che aveva vissuto quella notte era stato reale.
 
Era stata una stupida a credere di averlo ritrovato.
 
Doveva allontanarsi da quella casa.Andarsene e lasciarsi alle spalle quell'uomo che in più di 500 anni l'aveva fatta dannare d'amore come nessun altro.
 
Sollevò lo sguardo e facendosi forza si sollevò in piedi, il cuore le diceva di riprovarci di correre da lui e obbligarlo, se necessario, a cambiare idea ma la parte più razionale di se la tenne ancorata lì, nella sua stanza.Non poteva piegarsi ai suoi sentimenti, non più.
 
Lui l'aveva ferita ancora con il suo comportamento.Non aveva avuto nemmeno il coraggio di dirle che forse dovevano andarci cauti,che potevano riprovarci.
 
Aveva semplicemente taciuto e aizzato le mura dure intorno al suo cuore.
 
Abbassò semplicemente le palpebre e pianse in silenzio.
 
Lui le aveva spezzato ancora una volta il cuore.


 
Il silenzio della sua stanza intorno a se era assordante.Riaprì stancamente gli occhi castani e osservò intorno a se la stanza scura, era seduta contro la porta della sua stanza da due ore o più.Non si era curata più di tanto del tempo passato, voleva restare sola e così si era barricvata nella sua stanza.
 
Di Elijah nemmeno l'ombra, per due lunghe ore lui se n'era restato al piano di sotto ad osservare il camino acceso e scoppiettante.
 
Poteva sentire il suo respiro lento e rilassato ma sicuramente la sua espressione non era serena, doveva avere quel suo sguardo accigliato e pensieroso.
 
La vampira scosse la testa a quel pensiero e abbassò le mani facendovi leva, si sollevò dal pavimento e si avvicinò al letto.Si abbassò, tirando fuori da sotto di esso la vecchia valigia scura che Helene le aveva dato nel caso volesse andar via da quella prigione dorata.
 
La appoggiò sul letto e senza far caso a ripiegare le sue cose tirò fuori tutte le sue cose dai cassetti e dal grande armadio buttandocele cdentro con rabbia.Sentiva le lacrime far pressione violentemente, volevano uscir fuori, ancora e ancora.
 
Katherine si sedette sul letto sollevando gli occhi al cielo.Doveva andarsene da quella casa, il più velocemente possibile.E non rivederlo più.
Mai più.
 
Strinse forte gli occhi e sentì la gola riarsa.Aveva fame, per colpa sua non si nutriva da giorni.Per rispettarlo, per far si che lui si fidasse di lei aveva accettato silenziosamente e senza ribattere le sue regole sul non far del male agli esseri umani ma adesso la sua natura di vampiro, di cacciatore, si agitava.Le urlava la propria voglia di sangue.
 
Sentì il suo volto cambiare, portò le mani al volto, accarezzò la pelle intorno ai suoi occhi castani e sentì le vene scure risaltare sotto il suo tocco leggero.Il demone era uscito allo scoperto.
 
Quella sarebbe stata una lunga notte.
 
Se lui non l'avesse lasciata andare, sarebbe persino giunta a scontrarsi con lui.Corpo a corpo, con la consapevolezza di perdere questo si, ma non si sarebbe tirata indietro.
 
Doveva andare via da quella maledetta casa e soprattutto da lui.

 
 




 
 
Helene entrò nel salotto di casa con in mano un vassoio,Elijah era seduto difronte al caminetto con il mento appoggiato ad una mano.Era pensieroso e non si era accorto minimamente che la domestica gli si era avvicinata e gli stava rivolgendo la parola.
 
"Mr Elijah?" Helene appoggiò una mano sulla spalla dell'originale."Sta bene?"
 
Il vampiro come risvegliatosi da un trance si voltò verso la domestica e scosse la testa."Helene.Mi scusi."La osservò meglio."Mi dica."
 
Helene inclinò la testa di lato e lo osservò meglio."Le ho chiesto se le va una tazza di thè.L'ho appena preparato."Gli sorrise amorevole.
 
Elijah annuì."Certo.Grazie Helene."Sospirò sommessamente e spostò lo sguardo dinuovo al camino.
 
"Qualcosa non va?" Helene gli porse la tazza fumante di thè che Elijah afferrò facendo attenzione a non riversare sul tappeto tutto il contenuto.Nonostante la sua mancata risposta Helene non si allontanò da lui.Spostò l'altra poltrona e elegantemente vi si accomodò.

 
Osservò l'originale e sorrise dolce."Ha qualcosa che la preoccupa.Riconosco quello sguardo accigliato."Sospirò."Non provi a mentimi, sa benissimo che so rconoscere una bugia."
 
Il vampiro si ritrovò a sorridere, era vero a Miss Helene proprio non si poteva dire una bugia."A lei non passa inosservato nulla Helene."
 
L'anziana donna continuava a sorridergli materna."La conosco da anni Elijah.Sa benissimo che a me può dir tutto."
 
"Ho bisogno che faccia una cosa per me Helene."La osservò negli occhi.Helene lo osservò meglio, il sorriso era scomparso dalle sue labbra rangrinzite dal tempo.
 
"Ho bisogno che Miss Katherine non lasci questa casa."L'anziana donna alle parole dell'uomo sollevò un sopracciglio e scosse leggermente la testa.
"Mr Elijah,sa benissimo, che io quelle cose non le faccio più." Distolse lo sguardo dall'originale osservando il fuoco del caminetto scoppiettare.
 
Elijah si voltò completamente verso di lei."Helene.Siete una strega, nonostante non pratichiate la magia da anni, voi lo sarete sempre.Vi chiedo solo questa cortesia , Helene.Katherine non può lasciare questa casa, non posso permetterlo.Ora più che mai può essere pericolosa per la gente di New Orleans."
 
Helene voltò lo sguardo verso Elijah spalancando leggermente gli occhi.
 
In silenzio entrambi si fissarono negli occhi.
 
La vecchia governante scosse leggermente il capo deglutendo a vuoto."Non puoi chiedermi di farlo.Sa benissimo che non pratico più la magia,da anni ormai."
 
"Lo faccia in onore della nostra amicizia Helene.Ho bisogno che lei contenga quell'uragano che io stesso, ahimè sto per abbattere su questa città.Come le ho detto, non sarei mai voluto arrivare a questo ma Katherine in questo stato è pericolosa.Non voglio che per un mio sbaglio, ci rimetta tutta la popolazione di New Orleans."
 
"Non saprei da dove iniziare Mr Elijah." L'originario vide la sua vecchia governante in seria difficoltà, saeva di averle chiesto qualcosa di fin troppo grosso.Sapeva benissimo il perchè del suo allontanamento dalla magia.Il suo rinnegare di essere una strega.
 
"Miss Helene."Afferrò la vecchia mano rangrinzita della governante e le sussurrò."Ho bisogno di lei."
 
Helene osservò la sua mano tra quelle del vecchio vampiro originario e sospirò leggermente."Elijah, lei sa perchè mi sono allontanata dalla magia.Mi stava consumando, si era presa tutto il meglio di me."Lo osservò negli occhi."Mi aveva trasformata in una persona molto diversa da quello che ero."Strinse le sue mani."Se lei mi dice che servirà a tutelare la nostra cittadina,io lo farò.Sappia però che lo faccio solo per loro,mi sono tirata fuori dalle faccende dei vampiri."
 
Elijah annuì in silenzio rispettoso alle parole della sua vecchia amica e governante.Nutriva un grosso rispetto per quell'anziana donna, sapeva di averle chiesto troppo e allo stesso modo era sicuro che lei non le avrebbe mai rifiutato il suo aiuto.
 
"Grazie, Helene." Le baciò delicatamente una mano."Le sarò eternamente grato."
 
Miss Helene annuì distogliendo poi lo sguardo dall'originario."Io le sarò eternamente grata Mr Elijah."Sorrise cortesemente e si alzò dalla poltroncina rossa di velluto sulla quale era seduta."Adesso vado.Devo ritrovare il mio grimorio."Sospirò allontanandosi dal vecchio originario che la seguì con lo sguardo fino a quando la vecchia e fedele governante non sparì dietro l'angolo.
 
Era la cosa giusta da fare.Per quanto sia una mossa spregievole nei confronti di Katherine lui aveva il diritto di poter proteggere le persone di quella città.Non poteva lasciarla andare e fare una carneficina.
 
Adesso era più stordita che mai, era una donna ferita e questo significava che era anche molto pericolosa.
 
Katherine aveva sempre vissuto a mille.Tutte le minime sensazioni le aveva sempre vissute in prima persona.Non aveva mai e poi mai spento la sua umanità.Ed era proprio per questo che adesso poteva creare più danni dell'uragano che, guarda caso, portava il suo stesso nome.
 
Elijah si ritrovò a sospirare e a voltare lo sguardo verso la finestra.Si sollevò dalla poltrona e la raggiunse.Era mattino e il sole splendeva alto sulle stradine di quella cittadina a lui tanto cara.Aveva vissuto tanti secoli eppure poteva dirsi vivo solamente quando sostava in quella città.
 
Adesso a tutti i ricordi passati, legati a quella città, c'era anche lei.La sua Katerina.Per quanto avrebbe voluto rinnegare la notte passata non poteva dirsi che fosse stata tutto uno sbaglio.
 
Quella notte trascorsa con lei aveva avuto significato.Era stata importante.Ma quel suo dannato codice d'onore lo bloccava.
 
Dannazione.
 
Lei gli aveva mentito.
 
E lui non era ancora pronto a perdonarla.

Eppure un dubbio si insinuò nella sua mente.E se fosse lui, quello falso in tutta quella faccenda?Era lui che stava mentendo a se stesso.O no?
 
 




 
 
Katherine scese velocemente le scale, in mano aveva solo la valigia scura che molti giorni prima Miss Helene aveva riposto nell'armadio nell'eventualità di una sua imminente partenza.Eppure quella valigia era rimasta nell'armadio per più di un mese.Inutilizzata.
 
Lei era voluta rimanere lì, con lui.Per cercare di recuperare quel rapporto che voleva ricucire con le unghie e con i denti ma lui dopo quella notte le aveva richiuso dinuovo le porte in faccia.
 
Una stretta al cuore la obbligò a fermarsi a metà della grande scalinata per riprender fiato.
 
Si sentiva oppressa, adesso quella casa le andava stretta e l'idea di poterlo incontrare in qualsiasi momento della giornata le faceva male.
 
Terribilmente male.
 
Possibile che per lui non fosse contata nulla quella notte?
 
Strinse gli occhi e dopo aver ripreso fiato, scosse la tesa per cacciare quei pensieri che le pesavano solamente come un macigno sul cuore.
Costrinse se stessa a mettere un piede deietro l'altro e a finire quella scalinata che mai prima di allora le era sembrata così lunga da scendere.Sapeva che lui era lì', sentiva il suono del suo respiro e il tintinnio delle sue dita sulla porcellana costosa della tazza da thè.
 
Non sai quanto sei forte, finché essere forte è l'unica scelta che hai. E quando accade, sei intoccabile.Ricordava perfettamente il momento in cui quel vecchio alla tavola calda le aveva sussurrato questa frase, esattamente dopo il suo abbandono.
 
Come se fosse stato il giorno prima ricordava perfettamente le sensazioni che lui le aveva provocato.
 
Lui l'aveva respinta.
 
Ferita.
 
Lui l'aveva lasciata andare.
 
Nel peggiore dei modi, poi.

Si era sentita persa.
 
E adesso, anche dopo quella notte, lui aveva fatto esattamente la stessa cosa.Ma doveva essere forte adesso, dopo quest'ennesima volta sarebbe dovuta esser lei quella dura e dal cuore di ghiaccio.

 
 
Era ai piedi della grande scalinata di quella villa lussuosa, le sarebbero bastati pochi passi per raggiungere la porta e uscire finalmente dalla vita di Elijah.Una volta e per tutte.
 
Sospirò,si riavvivò i capelli e senza voltarsi indietro raggiunse velocemente l'entrata, afferrò decisa il pomello d'ottone della porta bianca e girò sentendo lo scattò duro della serratura.Chiuse per un attimo gli occhi e quando li riaprì aveva completamente spalancato la porta di casa Mikaelson.
Fece per uscire ma fu fermata da qualcosa,sentì il viso e il suo corpo sbattere contro qualcosa di duro e invalicabile.Appoggiò una mano delicatamente a quella barriera trasparente e finalmente capì.
 
Magia.
 
Una strega.
 
In quella maledettissima casa doveva esserci una stramaledetta strega.Ringhiò sommessamente e si voltò di scatto verso una figura scura che la osservava immobile.
 
Elijah la stava osservando,era in piedi ,le mani riposte elegantemente nelle tasche dei pantaloni e nulla sul suo viso che facesse trasparire divertimento o un qualsiasi altro sentimento.
 
"Devo dedurre che hai una strega."Katherine interruppe il silenzio con voce acida osserbando l'originale dritto negli occhi.Aveva lasciato cadere pesantemente la valigia scura ai suoi piedi incrociando poi le braccia sotto il seno."E che non mi lascerai uscire facilmente da questa dannata casa."
Si osservavano negli occhi, Elijah non aveva mosso un singolo muscolo facciale se ne restava ancora immobile e fermo sulla soglia dell'ingresso del salotto.La osservava in silenzio.
 
Arricciò in una smorfia le labbra e sospirò leggermente."Si,ho una strega."La osservò negli occhi castani.Lasciò ricadere una mano lungo il fianco e continuò."E no, non ti lascerò uscire da questa casa.Non con il tuo attuale stato d'animo."
 
Katherine sollevò il sopracciglio destro e rise leggermente."Cosa?Scusami ma non capisco a cosa tu stia alludendo."Scosse la testa e si avvicinò di un passo a lui."Non con il mio attuale stato d'animo hai detto."Sollevò gli occhi al cielo e ridendo teatralmente scosse la testa."Hai paura che io possa fare una strage.Non è così?"Lo osservò acida."Hai paura che io possa seminare cadaveri dissanguati in giro per la tua ridente e affezionatissima cittadina solo per farti un torto?"Scosse la testa facendo ondeggiare i ricci castani."Ti sbagli."
 
Si avvicinò al suo viso e sussurrò acida."Voglio solo andarmene da questa casa e non rivederti mai più Elijah."Assottigliò gli occhi continuando a riversargli il suo odio addosso."Mi hai ferita,ancora.Come pensi che io possa rimanere sotto il tuo stesso tetto?Come puoi solamente sperarlo?!Voglio allontanarmi da te,il prima possibile.Sei talmente doloroso per me da farmi sentire il corpo in fiamme!Ho pianto e sofferto per te Elijah ma adesso non mi va più di farlo."Sentiva le lacrime pungergli gli occhi e fu costretta ad abbassare lo sguardo per non mostrarsi troppo debole e innamorata ai suoi occhi.
 
"Sono ed ero innamorata di te.Ma tu non lo vuoi il mio amore, mi reputi una stronza egoista capace solo di corromperti per avere il proprio tornaconto.Per te non è valsa nulla questa notte,me l'hai dimostrato stamattina."Sollevò finalmente lo sguardo su di lui, le lacrime le rigavano gli occhi.
 
L'originario si ritrovò a splancare gli occhi,appariva così fragile e indifesa in quel momento.La sua Katerina.Come aveva potuto infliggerle ancora così tanto dolore?Chiuse pe un attimo gli occhi,lui era maledetto.Il suo amore,anci il loro amore lo era.Lei non meritava di esser presa ancora in giro.
 
"Lasciami andare."Katherine asciugò con un gesto di stizza una lacrima che le colava sul viso."Te lo chiedo io adesso, lasciami andare."Scosse la testa."Lasciami andare via da te."Sentiva il suo cuore frantumarsi in tanti piccoli pezzi che non facevano altro che far ancora più male alla sua anima frastagliata.
 
Elijah si ritrovava come fossilizzato.Aveva davanti la donna della sua vita,la sua eterna compagna eppure non era capace di dirle nulla.Non era capace di dirle quanto l'amava.Di chiederle scusa per quella mattina,per quei mesi persi.L'aveva fata soffrire molti mesi prima e adesso lo stava rifacendo.E tutto questo solo per colpa del proprio orgoglio e del proprio codice d'onore.
 
Possibile che lui non meritasse di essere felice?
 
Si,solo che una parte di se stesso proprio non voleva concederglielo.
 
Lui non poteva essere felice.
 
Il silenzio di lui valse più di mille parole.Katherine tirò su col naso e scosse la testa."Non hai mai creduto in noi."Afferrò la valigia dai suoi piedi e si voltò di spalle."Fammi uscire d quì Elijah.O giuro che la azzanno alla gola sul serio."
 
"Helene.Rompi il sigillo."Una singola frase, l'ultima lacrima sul suo volto.L'ultima che lui vide.Sollevò lo sguardo quando ormai la figura esile della sua vampira non era più dinanzi a se.

Lei se n'era andata.


 
Per sempre.
 
 






















 
 
 
Angolo Autrice.

 
Sono IMPERDONABILE ancora una volta ho tardato di secoli quest'aggiornamento!>.< 
Scusatemi tutte ragazze, una ad una, ma in queste settimane non c'è stato un giorno in cui mi sia sentita libera di potermi sedere e scrivere questo maledetto capitolo!=( Settimane trooooppo stressanti.Scusate ancora!
Passando al capitolo, penso di aver scritto una mezza ciofeca e nel caso concordiate con me scusatemi anche di questo!L'ho riletto velocissimamente anche perchè tra poco devo uscire, di nuovo!>.< 
Elijah e Kath si sono riallontanat, ancora.Ma l'amore c'è e quindi la speranza non è persa ma mi sa che stavolta toccherà al "My favourite Original's" muovere il sederino e ritrovare l'amore della sua Petrova.
Inoltre voglio avvisarvi che questo sarà,forse, l'ultimo capitolo prima delle vacanze estive.Agosto sarò via tutto il mese e Luglio lavorerò fino a tardi!Quindi mi sarà decisamente difficile poter aggiornare ma comunque continuerò a scrivere!Don't Worry!xD
Ringrazio comunque tutti coloro che continuano a leggere e seguire la mia storia!Siete la mia forza!Vi mando un abbraccio virtuale uno ad uno! <3
Ancora mille grazie, per tutto!
 
Tay
 

P.S Grande novità!Eheh Anche io sono su FB!Quindi, per chiunque voglia aggiungermi vi lascio l'indirizzo!-----> https://www.facebook.com/taisha.efp.1 
In questa pagina lascerò anticipazioni, foto e tutto quello che riguarda la mia fanfic!Spero di ritrovarvi in molti!Bacioooo!

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Capitolo 7
*** Big Girl don't Cry ***











 
 
 








Lo sai, più si cerca di semplificare le cose più si complicano. Ti crei delle regole, innalzi muri, allontani le persone, menti a te stessa e ignori i tuoi veri sentimenti.
Ma questo, non significa semplificare le cose.








 


"E' sicura di volerlo vendere?" L'agente immobiliare in perfetto completo scuro e cravatta orribilmente abinata, era dinanzi a lei.

Era rimasta sulla soglia dell'appartamento. Troppi ricordi erano racchiusi in quel luogo. Si guardò intorno, rimanendo in piedi al centro dell'ingresso.

Ricordava esattamente il primo giorno che aveva messo piede in quel meraviglioso appartamento.

Lui l'aveva comprato per lei. Era di sua proprietà, era stato una sorta di regalo per quella che avrebbe dovuto essere la loro vita insieme, era il loro nido d'amore.

Peccato che quel nido si fosse bruciato. E fosse andato completamente in polvere.

Sospirò stanca e finalmente si decise di raggiungere quell'omucolo irritante al centro del grande salone, sfilò gli occhiali da sole scuri e lo osservò. "Si. Gliel'ho già detto. Si sbrighi a trovare un offerta, voglio sbarazzarmene il prima possibile." Inforcò dinuovo con un gesto di stizza gli occhiali e lo sorpassò.

Sentiva come ovattata la voce di quell'uomo alle sue spalle mentre si allontanava verso la cucina, avrebbe dovuto sentirlo perfettamente grazie ai suoi sensi da vampiro eppure la sua mente era troppo occupata a ricordare per prestarci attenzione.

Quante mattine avevano fatto colazione seduti alla grande isola al centro della cucina moderna?

Katherine accarezzò la superficie dell'isola con indosso un sorriso amaro. La ferita del suo cuore era ancora aperta, non poteva ignorarlo. Eppure prima si sarebbe sbarazzata di tutto quello che le ricordava lui e prima sarebbe potuta andare avanti.

Osservò fuori dalle grandi vetrate il terrazzo che le permetteva di vedere lo skyline dell'isola di Manhattan. Tante sere si era stretta a lui su quel terrazzo, quante notti insonni a parlare di tutto, quante promesse sussurrate l'una sulle labbra dell'altro. Quanto amore espresso in sole due parole?


Scosse la testa facendo ondulare i boccoli castani freschi di piega e si voltò verso quel tale, George Harris , che aveva appena varcato la soglia della cucina con un sorrisone ebete sul viso.

"Abbiamo già un offerta signorina Pierce. Un acquirente di Los Angeles." La osservò sorridendo stupidamente e la vampira non potette che sollevare gli occhi al cielo sospirando.

"Bene." Fu l'unica risposta che fuoriuscì dalle sue labbra rosse rubino. Senza pensarci troppo aprì il mobiletto dei vini e tirò fuori una bottiglia di vino rosso.
"Non crede che dovrebbe lasciare tutto com'è?" George la osservò sollevando un sopracciglio. "I nuovi inquilini sono interessati ad una casa ammobiliata e perfetta." Rise leggermente osservando la ragazza mora.

Quell'uomo stava parlando troppo. Katherine appoggiò la bottiglia sull'isola e si avvicinò a lui,  lo vide indietreggiare e quindi gli afferrò la faccia paffuta. Incatenò i suoi occhi ai suoi e sussurrò.

"E' finito il tuo lavoro quì, torna in ufficio e chiamami quando la trattativa sarà conclusa, stupido umano." La pupille dell'uomo si allargarono e tutto quello che fece fu annuire come un automa.

"Bene." Sorrise acida la vampira. Allontanò malamente il viso dell'uomo e tornò alla bottiglia di vino.

"Arrivederci signorina Pierce, la aggiornerò io. Buonagiornata." Sorrise non troppo sincero e si allontanò verso l'ingresso.

Dopo poco l'unico rumore che la vampira udì fu quello della porta principale che si chiudeva.


Finalmente era sola.


Sospirò socchiudendo poco gli occhi e afferrò la bottiglia, la aprì e si allungò a prendere un grosso bicchiere dal mobile. Era pur sempre casa sua quella, anche se per poco, poteva fare tutto quello che le pareva per quel poco tempo che le rimaneva.

Si versò del liquido rosso nel grosso bicchiere e raggiunse l'enorme salone bianco, i divani, il grande tavolo di mogano dove solitamente lui si accomodava a leggere il giornale o a lavorare. Era tutto al solito posto.

Era rimasto tutto come l'avevano lasciato.

Si accomodò stancamente sul divano perdendosi nei suoi pensieri.

Lo sguardo fisso sullo skyline della città di New York. Il vento che leggero muoveva le lunghe tende di seta bianche. E il bicchiere di vino rosso tintinnava tra le sue mani ingioiellate.

Lo sguardo perso nel vuoto e la mente completamente libera.

Katherine era ritornata dinuovo a New York, aveva deciso di andarsene da quella maledetta città che era New Orleans. Era stato necessario. Non avrebbe mai voluto allontanarsi da lui, eppure l'aveva fatto. Non per amore o per altro, per stessa.

Aveva pensato a se stessa. Alla sua felicità.

Lui non aveva fatto altro che logorarla in quei mesi, fare a pezzetti il suo cuore e passarci sopra con le sue costosissime scarpe laccate.

"Lasciami andare." 

Per un attimo la vampira si ritrovò a chiudere gli occhi, poteva rivivere quella mattinata come se fosse stata solo la mattina precedentemente. E invece erano passati già 30 giorni.

Un mese.

Un mese dannato e infelice.

Per lei. Per il suo cuore di donna innamorata.

Per la piccola Katerina, che piangeva inconsolabile in un angolo sperduto del suo cuore.

Ci aveva ragionato su per interi giorni, la loro storia non avrebbe avuto mai pace, serenità, felicità.

Lei lo sapeva benissimo , per quanto fossero da tempo legati da qualcosa di misterioso e nello stesso tempo bello e doloroso. Non poteva funzionare. Quel qualcosa toglieva ad entrambi il senno e la capacità di ragionare.

Era un amore dannato il loro.

Riaprì piano gli occhi e poggiò la testa al candido schienale del divano. Sospirò stanca prendendo poi un sorso dal bicchiere di vino che stringeva tra le mani.

Avrebbe voluto poter essere soggiogata.

Avrebbe voluto poter cancellare tutto.

Ma purtroppo non aveva nessun diritto di scelta.

Era la memoria a decidere per lei.

E a volte, i ricordi possono far più male della realtà.







Il sole era quasi del tutto calato a New Orleans. Lasciando spazio alla notte e alla sua compagna luna. I grattacieli della città moderna si accendevano piano, uno ad uno.

Il lavoro lasciava spazio al divertimento, la città moderna si spegneva per dar spazio alla vecchia città, quella fatta di baretti e localini stracolmi di gente e musica jazz.

Due tocchi sulla porta di mogano scura. "Signor Mikaelson, se non le dispiace, io andrei a casa." Una giovane donna fece capolino nello studio elegante e silenzioso.

Gli occhi scuri di Elijah si sollevarono da alcune scartoffie per osservare la ragazza che sorridente lo fissava con un numero indeterminato di fascicoli tra le mani. Annuì semplicemente. "Certo Michelle.Va pure." Appoggiò la penna costosa sulla scrivania e sospirò. "Mi dispiace averti trattenuta. Passa una buona serata."  Finì la frase con un sorriso educato, distogliendo poi lo sguardo dalla sua segretaria e dedicandosi nuovamente alle carte.

La brunetta sorrise e annuì. "Grazie, buona serata anche a le, Mr Mikaelson." 

La porta si chiuse delicatamente e fu solo allora che gli occhi di Elijah si sollevarono dinuovo sulla porta. Sospirò pesantemente e si stropicciò gli occhi.
Quanto tempo era che non faceva una sana dormita e non si nutriva?

Sospirò pesantemente e stancamente si stiracchiò sulla poltrona di pelle nera. Appoggiò la testa ad essa e diede una veloce occhiata al rolex sul polso destro.

Le undici.

Anche quella giornata aveva lavorato così tanto, da perdere completamente la cognizione del tempo. Non aveva voglia di pensare, era stanco.
Era un mese che non la vedeva, che non aveva notizie di lei. Non sapeva neppure dove fosse. Sapeva solo che l'appartamento era in vendita.
Il loro appartamento.

Lei aveva deciso di disfarsene come se si trattasse di roba vecchia. Non l'aveva nemmeno avvisato, ma infondo come avrebbe potuto?

Dopo quella mattina a casa sua, aveva tutte le ragioni di questo mondo per restare in silenzio e il più lontano possibile da lui. Voleva tutelarla, proteggerla e invece non aveva fatto altro che allontanarla e ferirla ancor di più.

Aveva letteralmente cercato di chiuderla in una prigione che seppur dorata, restava comunque una prigione.

L'originale si allentò la cravatta, sbottonando anche i primi due bottoni della camicia chiara. Si passò una mano tra i capelli ormai corti finendo poi con lo stropicciarsi gli occhi. Se avesse ancora una volta ripensato a tutta quella faccenda, il suo cervello sarebbe andato in fumo.

Per quanto lei fosse lontana, per quanto rimandasse indietro i suoi pensieri. Lei rimaneva lì. Ancorata ai suoi pensieri, riusciva a vedere ancora i suoi occhi pieni di lacrime che lo imploravano di lasciarla andare, le mani tremanti che stringevano i manici della valigia scura, i capelli in disordine e guance arrossate.

Quelle lacrime.

Quelle gli tormentavano l'anima.

Si alzò dalla sedia girevole ed elegante avvicinandosi al suo mini bar, afferrò l'ampolla di cristallo contenente il liquido ambrato e se ne versò un bicchiere, non due dita come faceva di solito, ma un bicchiere pieno fino alla metà.

Prese un grosso sorso e ne versò dell'altro, l'alcool l'avrebbe aiutato a non pensare a quegli occhi da cerbiatto che gli offuscavano ogni ragione.
Avrebbe potuto essere felice, avrebbe.

Scaraventò il bicchiere contro la parete e strinse i pugni.


Maledetto orgoglio,maledetta ragione, maledetto onore.


I do not believe in love, Katerina

Cinquecento anni fa le aveva detto di non credere nell'amore. Quale bugia era più grande di quella?

Lui ci credeva eccome, credeva in loro, in quell'amore celato dietro ogni sguardo, sorriso, parola.

Dopo secoli, erano riusciti ad aversi. E dopo altrettanti secoli, lui aveva rovinato tutto.



Se fossimo più coerenti saremmo alla ricerca della felicità sapendo che non può appartenerci. Se avessimo più cuore saremmo alla ricerca di quell'amore e non solo del contorno. Se usassimo di più il cervello saremmo noi stessi in qualunque circostanza, senza per questo privarci del gusto di apparire. Se il buon senso prevalesse in noi, vivremmo con la consapevolezza che solo una meta è uguale per tutti, ed è quella finale. A cosa serve allora rendersi la vita difficile se è già complicata così com'è.



Il silenzio parve fin troppo pesante in quella stanza e lui si sentiva troppo solo.

Doveva sapere qualcosa di lei, anche se minima, doveva sapere.

Si avvicinò alla grande vetrata e fissò lo skyline di New Orlens in silenzio. Le idee si affollavano nella sua mente, alternate da ricordi e stralci di momenti felici.


Restò con lo sguardo fisso sulla città per alcuni minuti fino a quando non spalancò impercettibilmente gli occhi.

Come aveva potuto non pensarci prima?!

Katerina non gli avrebbe mai permesso di riavvicinarsi a lei, ma ciò non gli impediva di incaricare una persona per avvicinarsi a lei e sapere come stava.
Un accenno di sorriso si formò sulle sue labbra piene e afferrò il cellulare dalla tasca dei pantaloni eleganti. Fece scorrere veloce la rubrica fino a quel nome.

Sorrise compiaciuto e avviò la chiamata. Attese per qualche secondo fino a quando una voce roca e divertita non gli rispose.

"Sarebbe il caso di dire 'chi non muore si risente?' O suonerebbe troppo ironico?" Una risata divertita spinse l'originario a ricambiare quell'ilarità.

"Mi fa piacere saperti divertito dalla mia chiamata." L'originale sorrise.

Un risolino ironico. "Come potrei non esserlo, mio lord?" L'interlocutore marcò volontariamente l'ultima parola. "Sono sempre al suo servizio. Il grande capo chiama, io rispondo!"

Elijah sorrise e fissò lo sguardo sulla città dinanzi a se. "Ho bisogno di te, Andrew."

Un attimo di silenzio calò dall'altra parte della cornetta. "Come posso aiutarti, amico mio?"

Le luci veloci delle auto sfrecciavano sulle strade sotto di lui, il cielo ormai nero come i suoi occhi brillava attraverso le sue stelle. Elijah alzò lo sguardo a fissarlo mentre con un sorriso spiegava le direttive al suo interlocutore.








Un raggio di sole illuminò il suo viso ancora addormentato, una sensazione di calore si dffuse rapidamente su tutto il suo volto obbligandola così a portare una mano a coprirsi gli occhi.

Aprì lentamente gli occhi castani e sospirò, un altra mattinata stava per iniziare.

Un altro mattino senza pensieri. Un altro giorno nella sua eterna vita.

Sospirò stanca e si sollevò aggiustando i ricci ribelli. Sbadigliò svogliatamente e appoggiò i piedi fuori dal letto a baldacchino, osservò intorno a lei la sua nuova stanza.

Aveva preso quell'appartamento in via momentanea. Voleva lasciare il paese, magari tornare in Bulgaria. Costruire una vita lì, dove un tempo era davvero felice.

Si alzò e con ancora in testa mille pensieri si allungò a distendere la schiena ancora intorpidita dalla notte. A piedi scalzi raggiunse il bagno svestendosi velocemente del leggero pigiama.

Voleva passare l'intera giornata tra boutique e negozi.

Quale miglior terapia antidepressiva era la shopping-therapy??



Inforcò gli occhialoni scuri e uscì dall'elegante palazzo al centro di Manhattan. Sorrise e chiamò un taxi, nonostante il lauto pasto che un ragazzone le aveva 'gentilmente' offerto ieri notte, il suo vivere i primi anni 80 nella grande mela l'aveva resa una newyorkese perfetta. 

Aveva bisogno di caffeina di primo mattino.

Pagò più del dovuto il taxista pachistano e scese dall'auto gialla appoggiando al suolo i suoi tacchi 12. Aggiustò elegantemente la chioma riccioluta ed entrò in uno dei suoi caffè preferiti, proprio di fronte Central Park. 

Adorava guardare l'attività mattutina della sua città seduta dietro le grandi vetrate del caffè.

Si accomodò ad un tavolino abbastanza distante da tutti gli altri e ordinò il suo caffè lungo con latte di soia. Dopo svariati minuti immobile a fissare fuori sospirò stancamente afferrando la borsa. Tirò il suo Cosmo dalla Balenciaga scura e si addentrò nella lettura senza prestare attenzione a quello che succedeva intorno a se.



Lo scacciapensieri suonò leggermente all'apertura della porta d'entrata e una figura robusta entrò all'interno del caffè.

Un uomo, apparentemente sulla quarantina restava immobile sotto l'arco della porta, gli occhi coperti da dei rayban scuri e le mani in tasca. Il ciuffo scuro e la barba incolta gli rendevano il viso di un fascino particolare, quasi senza tempo.

Il sorriso appena accennato era più un ghigno divertito che un vero e proprio sorriso quando puntò gli occhi su una persona di preciso.

Su di lei.

Sfilò quasi teatralmente gli occhiali e scosse la testa fissandola.

Era rimasta proprio uguale all'ultima volta che l'aveva vista. I riccioli scuri le ricadevano intorno al viso in modo squisito e le labbra, appena imbronciate, la rendevano sensuale anche inconsapevolmente.

Era la Katerina Petrova che ricordava, Elijah aveva ragione. Era rimasta la stessa eterna ragazzina, capricciosa e bellissima.



Katherine era completamente assorta nella sua lettura, non si accorse minimamente di quello sguardo scuro che la fissava.

Afferrò il bicchierone stracolmo di caffè e lo portò alle labbra, era completamente immersa ad approfondire il perchè della fissa delle donne di frignare per amore.Sospirò e lesse con attenzione l'articolo.

Sospirò ancora scuotendo la testa, doveva smettere di leggere quelle cose.Non era un adolescente che credeva a qualsiasi cosa fosse scritta su di un giornale, si era ridotta persino a fare i test.

Ok, stava male. 

"Non dovresti leggere certe cavolate sai." Una voce mascolina e roca arrivò alle sue orecchie.

Era fin troppo familiare.

Sollevò improvvisamente lo sguardo e i suoi occhi castani si spalancaro, quasi avesse visto un fantasma.

Ma quello non era un fantasma, quello che aveva dinanzi era persino peggio.

Appoggiato ad una mano e con un sorriso smagliante l'uomo dinanzi a lei sussurrò malizioso.

" Zdravei, Katerina." Un sorriso colmo di malizia mista a ironia la investì.

Lui.

Tra tutti, proprio lui.

La vampira si ritrovò a stringere la rivista tra le mani, dopo un attimo di sorpresa e rabbia riacquistò la padronanza di se . Sollevando lo sguardo fiero di sempre su di lui.

"Non è stato difficile trovarti, bambolina." L'uomo sorrise afferrando il suo decaffeinato e portandolo alle labbra.

"Andrew Thomas Wood, tra i suoi tanti lacchè ha mandato proprio te a cercarmi. Dopo così tanti secoli si fida ancora ciecamente di te." Strafottente la vampira inchiodò gli occhi scuri a quelli dell'uomo. "Mi meraviglio di te. Non ti stanchi mai di essere il suo cagnolino?"







Un sorriso sghembo comparve sul viso spigoloso del vampiro."Onorato di essere ancora tra i tuoi ricordi, my lady." Sventolò un dito in segno di 'no' dinanzi a se e rise leggermente. "No, devo dirti Katerina. Mi è mancato il tuo essere così acida." Osservò la ragazza dinanzi a se con fare spocchioso e sorrise. 









Katherine appoggiò entrambe le mani sul tavolo e fece per alzarsi. "A mai più, Andrew."

Il vampiro fu molto più veloce e le si parò dinanzi. "Non così in fretta, Katerina."

Osservò quel vampiro pieno di se paratosele dinanzi e sospirò stizzita. "Non è più quello il mio nome." Solo lui può chiamarmi così, avrebbe voluto dirgli ma non lo fece.

Andrew portò le mani nelle tasche dei jeans scuri e sorrise, fece finta di pensarci e le disse. "Giusto, è Katherine. E' così che ti fai chiamare adesso." Lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

La Pierce lo osservò e gli sputò addosso tutta la sua ostilità. "Vattene Andrew. Non sono più la giovane ragazzina capricciosa che conoscevi. Non sono Katerina da molti secoli ormai." 

Quale bugia più grande avrebbe potuto dire dopo quella?

Lui per tutta risposta le afferrò il polso e la attirò a se. "Sai benissimo perchè sono quì, non essere ostile, tesoro. Lui vuole sapere come stai. Se sei ancora viva o se ti sei suicidata per amore." Rise leggermente. "Io potrei ucciderti con una mano sola, sono più vecchio e esperto." La guardò negli occhi e le sussurrò. "Non farmi diventare cattivo, Katerina."

Occhi negli occhi.

Flashback di vite passate.Corpi sangunanti al suolo.Vecchi e giovani uomini senza vita.Tracce di guerra e puzzo di sangue nell'aria. Tutto merito suo.

Andrew Thomas Wood non lasciava nulla al caso o incompiuto, radeva tutto al suolo come solo un grande stratega sa fare.

Ma le fila le tirava lui, l'originario.

Andrew era molto più maligno e terribile di quanto desse a vedere, per questo lui l'aveva scelto come cane da guardia. Elijah commissionava e lui eseguiva. Proprio come un ottimo cane da guardia.

Suo amico fidato, l'originale si fidava di quell'uomo dallo strano ciuffo giovanile e dal pizzetto. Era stato un ottimo combattente nel 1400 ed era stato altrettanto bravo con le pistole molti secoli dopo.

Una perfetta macchina da guerra con l'aggiunta di canini appuntiti e sensi supersviluppati.

"Lasciami." Sussurrò Kath a denti stretti. "Non ho voglia di sentire cos'hai da dire. Quello che lui vuole. Non mi interessa." Sentiva le lacrime premere per uscire.

Elijah l'aveva mandato per controllarla e forse riportarla da lui.Ma adesso si sentiva tutt'altro che al sicuro.

L'altro mollò improvvisamente la presa, si aggiustò il giubbotto di pelle scura e inforcò gli occhiali scuri. "Non voglio farti del male Katerina. Cerca solo di non farmi arrabbiare." Sorrise acquistando una calma improvvisa e un aria canzonatoria.

"Odio veder le donne piangere, lo sai." Le accarezzò improvvisamente una guancia, su cui involontariamente era scesa una lacrima cristallina.

"Le donne forti come te non piangono." Le sorrise.

La vampira scosse la testa, allontanadosi da lui.

"Che vuoi da me Andrew. Dimmelo. Sei venuto a fare il babysitter per conto suo?" Lo guardò dritto negli occhi.

L'altro la osservò per svariati secondi e poi sussurrò. "Lui vuole che tu sia al sicuro, che non ti succeda nulla. Nonostante tutto quello che avete passato lui ci tiene a te."

Kath spalancò gli occhi scuotendo la testa. Adesso lui le voleva bene?! Da quando?!

Lo sorpassò senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. "Vattene e digli che so badare a me stessa." Si voltò un ultima volta."Anzi no, digli di andarsene al diavolo."

La vampira strinse forte il manico della propria borsa scura di pelle e a passo deciso si affrettò verso casa. Lasciandosi alle spalle ancora una volta Elijah.
Nonostante lei facesse di tutto per non pensarci più, per scacciarlo dai suoi pensieri e dalla propria vita eccolo che ritornava prepotentemente. Spalancava le porte del suo cuore e le scombussolava la sua calma apparente.



"Lui ti rivuole con se, Katerina. E' preoccupato per te, honey." La voce roca del vampiro alle sue spalle la colpì come uno schiaffo in pieno volto.
Come congelata si fermò improvvisamente pochi metri più avanti, strinse gli occhi. Non poteva. Non poteva dirle questo, non poteva continuare a ferirla. Non glil'avrebbe concesso.

Non più.

"No." Una risposta secca e acida fuoriuscì dalle labbra rosse della vampira.

Si voltò di scatto verso Andrew fissandolo negli occhi. A mento alto e con sguardo fiero inchiodò i suoi occhi cioccolato a quelli scuri di lui che la osservava con il suo solito sguardo beffardo.

"Te lo ripeto Andrew. Non mi interessa. Di te, di lui, delle sue dannate parole." Strinse forte i pugni e continuò cercando di non lasciarsi andare a quelle lacrime che ormai reclamavano con forza di fuoriuscire dai suoi occhi. "Ho badato a me stessa per più di 500 anni. Senza di lui. Posso sopravvivere senza un babysitter ancora per molto." Si voltò di scatto sperando in una sua resa e invece il suo polso sottile venne catturato dalla presa forte e decisa del vampiro.

"Potrò anche riferirgli quello che mi hai detto ragazzina. Ma sappi che io, in quei tuoi occhioni, ho letto la verità. Parole che non mi hai detto." Ancorò i suoi occhi a quelli di lei e continuò. "Potrai mentirmi con la voce ma quelli, non hanno mai saputo mentire." Le sorrise vittorioso vedendo sul volto di lei mutare espressione.







La vampira cercò di divincolarsi dalla sua presa."Lasciami andare Andrew! Adesso!" 

"Non piangere, bambina." Le sorrise lasciandole finalmente il polso.

Kath portò le mani al volto, senza nemmeno accorgersene le lacrime avevano iniziato a scendere copiose sul suo viso liscio.

"Riferirò ad Elijah quello che mi hai detto e quello che invece mi hai celato." Facendole l'occhiolino le porse un fazzoletto bianco di lino. "Ci vediamo in giro, honey." 

Lei afferrò il fazzoletto con un moto di stizza e distolse lo sguardo da quel vampiro che la conosceva fin troppo bene. Confidente e amico fidato dell'unico amore della sua vita era stato sempre presente anche per lei , anche quando era stata considerata solamente come un agnello sacrificale.

"Non ti libererai facilmente di me." Le voltò le spalle , salutandola con la mano. La sua figura scomparse ben presto confondendosi tra la gente nella affollata mattinata neyorkese. 



Strinse forte tra le mani il fazzoletto di lino bianco e si sciolse in quel pianto che aveva trattenuto troppo. Intorno a lei c'erano migliaia di persone eppure in quel momento si sentiva la persona più sola di questo mondo.

Le mancava una parte importante di se, la parte di se che la rendeva una persona migliore, la parte di se che la faceva sentire amata e protetta.

Per quanto volesse negarlo, lui le mancava sopra ogni altra cosa e Andrew aveva ragione. I suoi occhi non avevano saputo mentire quando le aveva detto che era in pensiero per lei, per un attimo aveva intravisto uno stralcio di cielo azzurro in quelle nubi che attanagliavano il suo cuore. Per un attimo avrebbe potuto perdonarlo.

Scosse la testa agitando i suoi riccioli e prese un grosso respiro. Per quanto fossero anime gemelle, erano incompatibili.

Troppo testardi.

Troppo fieri di se.

Troppo egoisti.



Troppo innamorati.











Angolo autrice!! ^__^

Ehilàààà genteeee!! Okok, so di essere in un ritardo ALLUCINANTE e per questo vi chiedo di essere gentili e di tirarmi "dolcemente" tutti i pomodori che avete preparato per me! Eheh
C'è stato un pò di casino nella mia vita nell'ultimo periodo e questo ha influito sulla pubblicazione del capitolo.Lo ammetto, a volte non ho avuto voglia di scrivere, non ero ispirata e per evitare di mettere su carta cavolate, ho aspettato.
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia, la situazione è ancora critica fra i nostri due innamorati ma anche se distanti si vogliono. Infondo l'amore è bello proprio per questo no?Ti fa struggere e disperare ma non perde mai la sua bellezza. Sono per gli amori struggenti e questo lo avete notato benissimo! xD
In questo capitolo c'è la comparsa di Andrew, consigliere fidato e amico del nostro caro originale.Vista la mia ossessione\amoresconsiderato per Mr Robert Downey Jr gli ho voluto dare il suo volto.Spero non vi dispiaccia l'aggiunta del nuovo personaggio, un pò come un angelo custode proteggerà la nostra Kath e sarà gli occhi\orecchie del nostro originale in attesa dell'incontro fatidico tra i due piccioncini! =D



Come al solito ringrazio tutti\e coloro che hanno atteso con pazienza il nuovo capitolo della storia!Un abbraccio forte a tutte voi!!
Come sempre , inoltre, vi invito a lasciare un commentino se vi va!Mi fa sempre piacere sapere cosa pensate dei miei scleri mentali! xD
Ci risentiamo presto!

Un bacione, Tay.


Pagina Fb : 
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Capitolo 8
*** Brothers ***












Aveva appena voltato l'angolo della strada, l'aveva lasciata da sola e in lacrime. 

L'aveva vista sgretolarsi come un castello di sabbia in meno di un minuto, la sua reazione non aveva fatto altro che confermare i suoi pensieri. Katerina soffriva ancora, soffriva ed era una donna innamorata.

Gli era stato dato un compito e lui l'avrebbe portato a termine, doveva solo trovare un posto in città e trasferirsi. Solo così avrebbe potuto spiarla meglio, essere la sua ombra e proteggerla, se ce ne fosse stato bisogno.

Si trovava poco distante dall'entrata di Central Park. Attraversò l'entrata del parco e si guardò intorno, c'era gente che correva, ragazzi distesi sul prato e altri ancora che seduti leggevano il libro del momento.

Camminò per alcuni mentri prima di afferrare dalla tasca del giubbotto di pelle il cellulare, digitò il numero e lo portò all'orecchio attendendo la risposta del suo interlecutore.

"Pronto." Una voce maschile ed incolore rispose dopo pochi secondi.

Un sorrisetto strafottente si formò sul viso del vampiro che rispose. "Missione compiuta!" Rise leggermente.

"Dov'è, Andrew?" Elijah sussurrò appena quelle parole.

"Nella Big City, amico." Andrew sorrise malizioso ad una ragazza che sorpassandolo gli aveva sorriso, sfilò il pacchetto di Marlboro dalla tasca dei jeans stretti e si accomodò su di una panchina. " Prima che tu me lo chieda, sta bene e in salute ma non è affatto cambiata. E' la solita bambina spocchiosa e irritante ma pur sempre bellissima. Non è cambiata, avevi ragione." Afferrò una sigaretta dal pacchetto portandola alle labbra. " Devo farti un piccolo appunto però,devi averla fatta proprio arrabbiare come si deve per reagire come ha fatto,  quando gli ho detto della tua preoccupazione, caro." Sorrise accendendosi una sigaretta con la mano libera.

Sentì il vecchio vampiro originale sospirare leggermente. "Non posso darle torto, Andrew." 

Andrew soffiò fuori il fumo creando una piccola nuvola dinanzi a se. Sorrise. "Non preoccuparti, boss. Farò in modo che non faccia nulla di preoccupante. O che si suicidi impalettandosi con una delle assi del suo letto a baldacchino." Rise leggermente prendendo un altra boccata.
"Tienimi informato, Andrew." Fu la lapidaria risposta dell'originale.

"Agli ordini." Dopo poco ci fu solo il vuoto e il rumore del telefono. Elijah aveva riagganciato.

Osservò la schermata home del suo cellulare per alcuni secondi prima di riporlo di nuovo nella tasca interna del giubbotto di pelle. Il vampiro sospirò stando per un pò in silenzio e con lo sguardo fisso dinanzi a se. 

Erano secoli che conosceva quell'uomo dall'apparente calma interiore, dallo charme innato e dall'orgoglio sconfinato eppure non l'aveva mai visto ridotto a pezzi per una donna.

Tranne che per lei.

Sempre e solo lei era stata l'unica a poter scalfire le mura salde e glaciali dell'uomo di ferro che era Elijah Mikaelson.

Katerina Petrova era stata l'unica a farlo dannare per amore. Una dannazione lunga un eternità.

Ricordava benissimo i tempi passati in cui lui era l'unico a sapere, l'unico uomo fidato di Elijah. Quante volte li aveva coperti, nascosti e fatti fuggire un attimo prima che il potente Klaus entrasse nelle stanze di suo fratello in quel ormai lontano 1489. 

"Katerina." Sussurrò appena il suo nome.

 Ma quella che aveva visto non era più la giovane e ingenua Katerina, quella che con sguardo timido e con una delicatezza ed eleganza innata raccoglieva i fiori nel giardino del castello medievale del grande e potente Lord Klaus. Quella era una vampira centenaria, fredda ed egoista. 
In più cosa c'è di più funesto di una donna in collera per amore?

Rise leggermente del suo stesso pensiero e si sistemò meglio sulla panchina. L'avrebbe protetta. Aveva fatto un giuramento di eterna fedeltà e lui era un uomo d'onore. Proprio come il suo lord. 

A lui doveva tutto.

Gli sarebbe stato fedele in eterno.








Inghilterra, Londra 1348




La prostituta rise volgarmente all'ennesima battuta del suo cliente, sedutagli sulle gambe in modo poco signorile continuava ad accarezzargli l'interno coscia.

L'alcool avrebbe fatto tutto il resto, lei aveva bisogno di soldi e quell'uomo sembrava essere disposto a darglieli.

Andrew Thomas Wood era un uomo completamente finito. Sua moglie l'aveva lasciato incolpandolo di essere un ubriacone perso e cosa più grave , l'aveva accusato di essere l'unico colpevole della morte del loro bambino. 

Il piccolo Harry.

L'epidemia di peste nera era calata sull'Inghilterra come un enorme e pesante velo scuro che copre ogni cosa, non aveva badato ne all'età, ne al ceto sociale e ne tantomeno al sesso. Era stata una vera e propria carneficina e il suo piccolo Harry non era stato altro che un altra delle piccole vittime che adesso riempivano le fosse comuni poco fuori da Londra.

Non poteva darle torto, era stato lui a voler rimanere in città, per non abbandonare il suo lavoro a corte. Aveva fatto un giuramento, era un soldato, avrebbe dovuto proteggere il suo sovrano a costo della vita. Ma a conti fatti cosa ne aveva recepito? Un bel nulla. Tutta la corte aveva abbandonato la città, i grandi signori erano scappati via da quella signora nera e avevano lasciato la popolazione al proprio destino.
La peste nera aveva raso al suolo quasi metà della popolazione inglese e nonostante ciò non si attenuava, ogni giorno si scopriva un nuovo contagio, ogni giorno morivano delle persone.

Uomini. Donne. Bambini.

Non aveva più nulla per cui vivere, tanto valeva sperperare i suoi soldi in quel lurido bordello e aspettare che la peste prendesse anche lui. 
Non aveva più nulla per cui vivere.

Afferrò stancamente l'ennesimo boccale di birra e trangugiò giù tutto l'intero contenuto. Aveva indosso ancora la divisa della guardia reale, era il capo delle guardie reali e la sua ricompensa per proteggere le chiappe reali del suo re era abbastanza alto. Forse era anche per questo che quella puttana non gli si scollava di dosso.

Sospirò scuotendo la testa e osservò la donna seduta sulle sue ginocchia, non aveva nulla della sua Lucy, non aveva i suoi capelli scuri e i suoi occhi ghiaccio. Quella donna era brutta, ma a lui non sembrava importare più di tanto. 

Si trovava patetico eppure non poteva fare a meno di pensare che quella era la sua ricompensa. Morire in uno squallido bordello di terza classe senza che nessuno sapesse nemmeno il suo nome.

"Ehy amico." Improvvisamente si sentì tirare su per il bevero della camicia ormai lurida. Occhi negli occhi con un energumeno senza denti. "Quella è la mia donna. Cosa pensi di fare?!" 


Andrew sollevò semplicemente le spalle ridendo di gusto. "Scoparmela. E' una troia, amico. Se non l'hai notato." Rise ancora. "Siamo in un bordello!" Rise sguaiatamente allargando le braccia ma l'altro, di fronte a se, evidentemente non trovava tanto divertente la scena.


Si ritrovò scaraventato al suolo, il pavimento era bagnato e l'aria era più fredda. Aprì gli occhi ancora dolorante per il colpo appena incassato e si accorse di essere fuori da quella bettola.

Quell'energumeno era ancora dinanzi a se e rideva di gusto per la scena che si parava dinanzi, evidentemente gli aveva dato un pugno sul labbro poichè sentì il sapore ferruginoso e pungente del sangue raggiungergli le papille gustative.

Sputò saliva e sangue e fece per rialzarsi ma un ennesimo pugno lo colpì alla pancia. Inevitabilmente si piegò in due dal dolore per l'ennesima volta.

Morire in un vicolo, per mano di un energumeno analfabeta ed essere buttato poi via come un sacco di patate nel Tamigi. 
Meglio della peste, almeno si sarebbe risparmiato l'agonia, no?

Rise leggermente del suo pensiero, ancora piegato in due con le sole mani a sorreggerlo. Sentì un conato di vomito salire su per la gola a causa del sangue e dovette stringere forte gli occhi per ricacciarlo giù.

Si sollevò in fretta e appoggiandosi al muro aspettò l'ennesimo colpo del suo avversario. Era stanco e voleva farla finita.

Chiuse gli occhi e sussurrò. "Avanti amico, non metterci così tanto!" 

Silenzio.

Improvvisamente le urla di incitamento e le risa sguaiate cessarono.

Un silenzio irreale era calato in quel vicolo scuro e umido. Nessuna voce, nemmeno un sussurro. Andrew riaprì a fatica gli occhi scuri e quello che gli si parò dinanzi gli fece rizzare letteralmente tutti i peli sulle braccia.

Spalancò gli occhi e osservò la macchia vermiglia poco distante dai suoi piedi. Una grossa pozza di sangue si espandeva intorno al corpo ormai senza vita di quell'energumeno rossiccio.









Velocemente ipotizzò che sicuramente non poteva esser stato lui, non l'aveva nemmeno sfiorato quel colosso, come poteva avergli inferto una ferita talmente grave?!

Chi era stato? Quale stupido uomo aveva salvato la sua miserabile vita?

Aveva un occhio gonfio e un labbro decisamente messo male , il pugno di poco prima iniziava a mostrare i suoi effetti collaterali. Portò la manica sinistra ad asciugare il rivolo di sangue vermiglio dal suo labbro e sospirò.


"Non ho mai visto nessuno che provasse a morire con tanta tenacia." Un fazzoletto bianco scivolò al suolo, in netto contrasto con il suolo lurido e sporco. 









Andrew sollevò stancamente il viso tumefatto verso quella figura che troppo sfocata per i suoi occhi, l'uomo lo osservava con un espressione quasi divertita sul volto. 

Doveva essere un uomo di spicco, gli abiti lo dimostravano. Il portamento. Cosa voleva da lui?

"Non so chi siete, mio signore ma non credo nemmeno che mi interessi granchè." Appoggiò la mano al muro per sorreggersi e sorrise beffardo. "Dovreste essere al vostro castello, potreste beccarvi la peste. Dopo finireste per deturpare il vostro viso di orrende pustole." 


"Non mi interessa." L'uomo si fece più vicino e fu solo allora che Andrew potè osservare il suo viso. Spigoloso e serio, lo osservava dall'alto della sua regale eleganza, gli abiti completamente puliti e la sola mano sporca di sangue.


Impossibile. Non poteva essere stato lui, quelli erano in cinque e lui era da solo.


Improvvisamente si sentì schiacciare contro il muro. "Tu vuoi morire non è così?" Finalmente riuscì ad osservare i suoi occhi. Scuri e profondi come due pozze di petrolio lo osservavano curiosi, in attesa di risposta.

Il vecchio soldato raccimolò tutte le forze rimastogli e scansò via le mani del lord dal suo bevero. "Lasciatemi in pace. Sono affari miei se voglio o non voglio lasciare questo squallido mondo!" Gli aveva letteralmente urlato contro con tutto il fiato che aveva in gola.

L'altro rise leggermente e spostatosi lo osservò arrancare verso l'uscita del vicolo. "Ho mandato io quell'energumeno a picchiarti a sangue, tu non ti sei nemmeno degnato di difenderti. Vuoi proprio lasciare questo mondo. "Sorrise enigmatico osservandolo da capo a piedi. "Io però, potrei farti una proposta più allettante della morte, Andrew." 

L'uomo spalancò gli occhi, non gli aveva detto il suo nome eppure quel lord dall'aria fi troppo aristocratica l'aveva chiamato per nome.

"A me servono degli uomini fidati. Dei soldati." 

Scosse la testa poggiandosi ancora una volta al muro, era poco distante da lui, uno o due metri forse. "Non sono l'uomo che cercate, mio lord. Ho lasciato l'esercito." Rise leggermente e lo osservò.









In meno di un secondo si ritrovò sollevato da terra e con lui faccia a faccia. "Sei messo abbastanza male, non riuscirai nemmeno ad uscire dal vicolo, morirai tra si e no una settimana." 

Andrew deglutì a vuoto e sospirò, il ventre iniziava a dolergli e conati di vomito e sangue salivano sempre più spesso alla gola. Aveva ragione. Sarebbe morto per strada come un cane. 

Ottimo.

"Non importa, meglio così." 

"Non siate sciocco. Nessuno vuole abbandonare questo mondo come volete farlo voi, in un vicolo squallido e ammazzato di botte da un ubriacone analfabeta." 

Andrew lo vide porgergli un fazzoletto bianco, l'anello d'oro al suo medio brillava come un faro nella notte. Sollevò lo sguardo su di lui e sussurrò piano, senza forze. "Ditemi chi siete, cosa volete da me?" 

"Siete stato uno dei migliori Andrew Thomas Wood. Adesso non avete più nulla. Io sono quì per farvi un offerta, come vi ho detto poc'anzi." Lo osservò attentamente, senza alcuna espressione del viso.

L'uomo afferrò il fazzoletto e si asciugò la fronte ormai mandida di sudore, sentiva le forze farsi sempre più lontane, il suo corpo stava crollando e quell'uomo non sembrava intenzionato affatto ad aiutarlo.

O forse si?


"Di che offerta parlate." Socchiuse gli occhi.

Un sorriso beffardo comparve sul volto dell'uomo. "Vivere in eterno ed essere a capo del mio esercito personale."

Andrew rise piano. Vivere in eterno? Quell'uomo era pazzo. "Voi siete pazzo, nessuno vive in eterno." Sollevò gli occhi su di lui e lo vide sorridere, quello però non era un sorriso divertito nè tantomeno di derisione. Era diverso, quasi enigmatico.

Rughe nere iniziarono a formarsi intorno agli occhi scuri di quell'uomo ben vestito e dai modi scostanti, solo quando egli fissò gli occhi in quelli scuri di Andrew l'uomo ebbe un tonfo al cuore.

Occhi iniettati di sangue. Denti appuntiti. 

Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, per la prima volta, lui il grande Wood aveva paura.


Una fottuta paura.


Che diavolo era quell'uomo? Chi poteva trasformarsi in un tale mostro?!


"Che diavolo siete?!" Si schiacciò contro il muro il più possibile.

"Non importa chi io sia. Voi state per morire e per quanto voi lo desideriate, non lo meritate. Siete un uomo dal cuore buono Andrew, vi ho osservato parecchio in questi anni, siete un ottimo soldato e uomo d'onore. Sono quì per salvarvi e darvi la vita che meritate. La vita che avete sempre desiderato." 

Andrew non fece in tempo a ribattere che sentì l'uomo spingere contro le sue labbra il proprio polso, era sangue quello che si stava riversando nella propria bocca? Cercò di divoncolarsi dalla stretta forte e decisa ma quell'uomo era troppo forte.


Che razza di mostro era?

Gli occhi ormai erano diventati troppo pesanti per restare aperti, li chiuse abbandonandosi completamente contro quella parete squallida, sorretto in parte da quell'uomo.



Tutto quello che vide poi fu solo buio. Buio pesto.







Un profumo di lavanda arrivò lieve alle sue narici, aveva ancora gli occhi chiusi ma poteva benissimo sentire quel profumo dolce e delicato. 
Anche la sua Lucy adorava quel profumo. 

Forse era stato tutto un brutto sogno. Forse quando avrebbe aperto gli occhi si sarebbe ritrovato nella sua camera da letto, avvolto nelle lenzuola fresche di bucato, con Lucy al suo fianco e con Harry che saltellava felice sul loro letto.

Forse non era tutto perduto.

Aprì piano gli occhi specchiandosi in quelli grandi e da cerbiatto di una ragazza, non erano quelli verdi e profondi di Lucy, erano diversi. Questi erano scuri come l'ebano e velati di malinconia. 

"Si è svegliato." Un sorriso dolce comparve su quelle labbra rosso ciliegia.

L'uomo alle spalle della ragazza si voltò appena verso di loro.

Andrew fece scorrere lo sguardo prima su di lui e poi ancora una volta si fermò ad osservare quella ragazza che gli sorrideva dolce e premurosa. 

"No. Non vi affaticate. Il medico ha detto che dovete far piano." La donna le sorrise ancora una volta.

"Dove sono?" 

"Siete al castello di Lord Elijah. Io sono Mary. L'infermiera del dottor Robbins." Sorrise.

Andrew spalancò gli occhi e osservò meglio l'uomo alle spalle della ragazza. Era l'uomo del vicolo. "Che mi avete fatto?!"

Elijah si avvicinò alla ragazza e la invitò ad uscire. "Grazie Mary. Puoi andare." 



Andrew osservò la ragazza uscire e poi osservò ancora quell'uomo, aveva timore di lui.

"Non dovresti avere paura di me Andrew." Elijah sorrise.

"Ah no? Mi avete fatto bere del sangue! Sangue! Ma che razza di mostro siete voi?!" 

"Siamo."

"Cosa?! Che volete dire?! Io non sono un mostro!"

"Tutti gli uomini sono mostri, amico mio.*" La calma e la lentezza con cui disse quella frase, provocarono in Andrew un brivido freddo che attraversò completamente la sua schiena. 

Quell'uomo era sinistro ed inquietante. 

Improvvisamente lo vide spalancare le grosse tende di velluto rosso e chiuse istintivamente gli occhi, quel sole gli bruciava gli occhi più degli altri giorni. Era fastidioso, quasi insopportabile.

"Vi prego, richiudetele!" Andrew si rifugiò nell'angolo più buio di quella stanza.

Elijah si voltò verso di lui e sorrise. "Vi ho fatto un regalo, Andrew. Spero che lo accettiate. Serve soprattuto a concludere la transizione." 

L'uomo portò una mano a strofinarsi gli occhi e soffiò verso l'altro. "Transizione? Che vuol dire?" 

L'originale si avviicnò all'uomo e lo attirò verso la luce solare. "Siete destinato ad altro. Ad essere più forte, veloce, scaltro. Siete destinato a vivere in eterno. Consideratelo un regalo da parte mia." Sorrise osservando negli occhi scuri dell'uomo la paura per quelle parole.

"Che mi avete fatto?" Sentì la porta richiudersi alle spalle dell'uomo, un odore pungente attirò subito la sua attenzione, sentì qualcosa di fastidioso pungere le sue labbra inferiori e si sporse subito oltre le spalle di Elijah.

Una ragazza, con indosso solo una veste bianca era in piedi dietro di loro. Il collo completamente squarciato e il sangue che colava piano fino al suo seno. Ma quello che colpì maggiormente l'uomo furono gli occhi cerulei e spenti di quella ragazza. Sembrava quasi senz'anima.
Sollevò gli occhi verso Elijah. "Lei chi è?"

"E' il tuo regalo, Andrew." Si spostò da lui e la indicò con la mano. "Vieni bambina, non ti faremo del male." La ragazza lo raggiunse afferrando saldamente la mano dell'originario.

"E'..E'.. ferita. Insanguinata." Senza volerlo Andrew portò una mano alla ferita. "Morirà." Osservò le dita sporche di sangue e non volendo ingoiò a vuoto.

Qualcosa di se stesso gli urlava di assaggiare quelle dita, di assaggiare quel sangue, quel liquido che lo richiamava quasi come un canto di sirena.

Elijah rimaneva in silenzio quasi tombale, osservava il suo nuovo allievo con la curiosità di un bambino. Vedere i nuovi vampiri provare le prime cose senzasione per la prima volta lo divertiva come nessun'altra cosa al mondo.

Andrew portò le dita alla bocca e chiuse gli occhi, era un sapore nuovo, acre e ferroso eppure ne era già dipendente. Ne voleva ancora.
Aprì gli occhi e osservò la ferita della ragazza, si avvicinò a lei e la afferrò saldamente. 

I loro corpi aderirono completamente e senza volerlo Andrew chiuse gli acchi, beandosi del profumo incantevole del sangue, era qualcosa che creava subito dipendenza. Ne era già ossessionato. Si avvicinò al collo della ragazza e inspirò ancora per un pò quel prufumo sublime.

Seguendo solo l'istinto affondò poi i canini appuntiti nel collo tenero e candido della ragazza, la strinse forte a se e richiuse gli occhi.

Sentiva quel liquido scendere giù per la gola in modo quasi afrodisiaco, si sentiva vivo, pieno di adrenalina e infinitamente forte. Si sentiva una persona completamente diversa.

 Lasciò cadere il corpo ormai completamente senza vita della ragazza al suolo con un tonfo sordo. Aveva ancora gli occhi chiusi e l'adrenalina a mille. 

Pochi minuti dopo aprì gli occhi e respirò a pieni polmoni, doveva sapere cos'era quella magnifica sensazione che provava. Che lo faceva sentire vivo e forte.

Osservò l'uomo al suo fianco e sorrise. Era improvvisamente attraversato da un senso di ilarità e leggerezza che lo faceva sentire bene, dopo tanti mesi passati nell'oscuità si sentiva finalmente vivo. "Che cos'è?" Sussurrò appena. 

Elijah strinse una mano sulla sua spalla e sorrise. "Benvenuto nell'immortalità, Andrew." Sorrise e lo lasciò nella stanza. "Datti una ripulita, poi ti spiegherò tutto." 

Andrew sorrise e annuì, osservò le mani ancora piene di sangue e la ragazza al suolo. Perchè non provava rimorso? Eppure aveva ucciso una persona. Sollevò gli occhi e incontrò la sua figura nel grande specchio di quella camera.

Era sporco di sangue, gli occhi iniettati di rosso e aveva dei grossi canini in bella vista. Si avvicinò a quello specchio e si toccò il viso. Era un mostro.

Appoggiò entrambi le mani al mobile e chiuse gli occhi abbassando la testa. Quando la risollevò aprendo gli occhi, era ritornato l'uomo di sempre. 

Elijah gli doveva molte spiegazioni. Troppe.





La domestica camminava velocemente dinanzi a se, quasi faceva fatica a tenerle il passo, sembrava volasse.

Sospirò pesantemente e si aggiustò per l'ennesima volta la casacca bianca e profumata di bucato. Da quanto non indossava qualcosa di pulito? 

"Siamo arrivati Sir Andrew." La domestica gli sorrise indicandogli una grossa porta di mogano scuro. " Lord Elijah la sta aspettando." Spalancò la porta e attese che lui entrasse.

Andrew la osservò per alcuni secondi prima di attraversare la porta e ritrovarsi in una grossa stanza illuminata appena, le grosse tende erano chiuse e non permettevano alla luce di poter entrare, le candele erano accese e un leggero odore di bruciato si espandeva nell'aria. La grossa porta si richiuse velocemente alle sue spalle e Andrew sobbalzò appena. Sentiva una strana sensazione, era inquietante quella stanza, il silenzio poi di certo non aiutava.

Deglutì a vuoto e sospirò in attesa, senza mai abassare la guardia camminò fino al centro della stanza.

"Hai paura Andrew?" La voce bassa e roca di Elijah arrivò alle sue orecchie improvvisamente.

Andrew si voltò appena e individuò la sua figura, era seduto accanto al camino, su di una grossa poltrona di velluto rosso sangue. Come aveva potuto non accorgersi della sua presenza?

"N-No." Esitante Andrew soffiò fuori la risposta.

"Non si direbbe." Un ghigno divertito si dipinse sulle labbra del vampiro.

L'uomo sollevò lo sguardo fiero sulla figura dell'altro e scosse la testa. "Smettetela di giocare con me, ditemi chi siete, che volete." Abbassò inconsapevolmente la voce. "Ditemi che mi avete fatto." Improvvisamente tutta l'adrenalina e l'ilarità che aveva provato fino a pochi minuti prima era scomparsa, completamente.

Elijah lo osservò assottigliando gli occhi e sorrise. "Tu non ti ricordi proprio di avermi incontrato in precedenza vero?"

Andrew scosse la testa ascoltando con attenzione le sue parole.

"Come immaginavo." Rise leggermente sollevandosi dalla poltrona e avvicinandosi a lui. "Ci siamo conosciuti a corte Andrew. Tu eri ancora il capitano delle guardie reali e io ero solamente uno degli ambasciatori del nord Europa per te. Eri un uomo orgoglioso, fedele, leale e forte. Un ottimo soldato eppure dopo la tragedia che ti ha coinvolto, sei cambiato. Ti ho osservato molto in questi mesi, in queste settimane ti ho visto consumarti, lasciarti andare." Lo osservò negli occhi. "Nei tuoi occhi ho visto la voglia di morire."

L'uomo spalancò leggermente gli occhi, ancora non riusciva a comprendere il motivo del suo interessamento nei propri confronti.

L'originale sorrise. "Volevi morire, no? Io ti ho solo accontentato Andrew." Gli voltò le spalle.

Andrew fece due passi verso di lui e urlò letteralmente. "Ma io non sono morto!"

"Oh si invece." Elijah si voltò ad osservarlo. "Sei morto eccome, Andrew." Lo indicò. "Ma non come voi umani concepite la morte, hai lasciato questo mondo da umano e l'hai ritrovato da vampiro. Ti ho dato una nuova opportunità, hai troppo potenziale per poter lasciare questo mondo."

Il vecchio soldato scosse la testa, si sentiva strano, confuso. Che stava farneticando quell'uomo? In quale girone infernale era finito!? Era la reincarnazione del diavolo quella che gli parlava?

"Io, io non capisco." Lo osservò. "Un vampiro!?Cos'è un vampiro. Che cosa mi avete fatto?!" Quasi inconsapevolmente si ritrovò ad inginocchiarsi, sentiva il cuore a mille, le emozioni stravolgergli l'anima e i pensieri bombardargli la testa. Che gli stava succedendo.

"Ti sei trasformato, Andrew. In qualcosa di migliore. Al mio fianco potrai vivere in eterno e al meglio. Spegni tutto Andrew smetti di sentire dolore, rimpianto e paura. Spegni tutto."

Elijah sollevò di forza lo sguardo dell'altro e annuì. "Spegni." 

Andrew chiuse per un attimo gli occhi e ricacciò indietro le lacrime. Sentiva le sue membra ardere, l'adrenalina improvvisamente riprese a scorrere velocemente nelle sue vene, sentiva una nuova forza impossessarsi del suo corpo, si sentiva meglio e soprattuto si sentiva più forte. Inoltre tutti i pensieri pesanti di prima, erano magicamente scomparsi.

Aprì gli occhi e lo osservò. 

"Come ti senti, Andrew?" Elijah lo osservava con uno sguardo divertito.

Ogni traccia di paura o disperaizone era scomparsa dal viso del neo vampiro. "Bene. Fin troppo." 

"Bene." Sussurrò Elijah. "Vieni, ti mostrerò tutto quello che può derivare dal dono oscuro. Sei uno di noi adesso." Elijah gli afferò una spalla sorridendo. "Sei un membro della famiglia." 





Molti mesi dopo, Andrew capì davvero cosa volesse significare essere un vampiro, aver ricevuto il dono oscuro. Elijah inconsapevolmente l'aveva salvato da una vita fatta di sbronze e risse, l'aveva reso forte e oroglioso di se stesso. 

L'aveva reso un uomo completamente diverso.

Dopo mesi passati completamente alla mercè delle sete,del sangue e delle stragi di fanciulle Elijah era entrato nella sua stanza e gli aveva sorriso osservando quello che gli si mostrava agli occhi. 

Corpi di fanciulle senza vita. Vino. Sangue. 

"Adesso basta Andrew, ti sei divertito abbastanza, sai cosa significa avere la vita di un altra persona tra le mani, adesso è ora di riprendere il controllo." 

Andrew sorrise e annuì. " Non l'ho mai perso Elijah. Ho solamente ascoltato il nuovo me. E questo solo grazie a te, amico mio." Lo guardò per un attimo sedendosi su di una panca e afferrando il bicchiere di vino dal tavolino difronte a se, aveva ancora la camicia sporca del sangue della fanciulla bionda che riversava in malo modo ai piedi del suo letto.

"Grazie."










Elijah sorrise e scosse la testa. "Ci siamo divertiti insieme Andrew. Sei un fratello adesso." 

Quello sarebbe stato solo l'inizio. La loro amicizia sarebbe durata in eterno anche dopo la storia di Katerina, dell'abbandono di Klaus, della storia di Mystic Falls e della nuova doppleganger.

Nel corso della propria lunghissima vita, Andrew era giunto a credere al fatto che si è eternamente legati a coloro con cui si divide il sangue, quando non si può scegliere la propria famiglia, il legame di quelle persone può diventare la forza interiore più grande.**

Elijah era la sua nuova famiglia, i ragazzi del castello erano la sua famiglia. La sua forza.


Per l'eternità.






New York, 2013


"Per l'eternità." Sussurrò piano con gli occhi fissi dinanzi a se. Quanti secoli erano passati da quella promessa di amicizia, fratellanza e rispetto? 

Troppi secoli.

Per quanto fossero stati separati in tutti questi secoli, lui ed Elijah c'erano sempre stati l'uno per l'altro. Aveva smesso di impugnare le armi per lui, di difenderlo e renderlo il padrone di nazioni e colonie ma restava sempre suo fratello.

Sorrise a quel pensiero e sospirò, dal giubbotto tirò fuori i ray ban scuri e si alzò dalla panchina. Si era immerso fin troppo tempo nei meandri dei ricordi. Erano passati secoli e adesso aveva una nuova missione, se così poteva essere definita.

Afferrò dal pacchetto una nuova sigaretta e dopo essersi alzato dalla panchina, la accese soffiando fuori il fumo.








Doveva riportare Katerina Petrova a casa. E ci sarebbe riuscito.


Con le buone o con le cattive.








Katherine sbattè la porta alle sue spalle e vi scivolò contro. 

Le lacrime iniziarono a bagnargli le guancie colorate scivolando fin giù fino al collo. Portò una mano a fermarle e vi affondò completamente il viso contro. 

Lui tornava sempre.

Per quanto lei si sforzasse di dimenticarlo, di voltare pagina, di cambiare. Lui le rovinava tutto.

Anche se non di persona lui ribadiva la sua presenza nella sua vita abbattendo tutte le fortezze che si era costruita. 

Sospirò di stizza e scosse la testa. Le lacrime erano implacabili e per una volta forse, avrebbe dovuo farle scendere, avrebbe dovuto lasciarsi andare perchè per quanto si sforzasse, lei rimaneva pur sempre una donna innamorata.
















Angolo Autrice! ^__^

Salve ragazzeee!! Non ve l'aspettavate eh!? Eheh Nel giorno del mio compleanno ho voluto fare un "regalo" io a voi!Eheh Nei giorni scorsi sono stata molto ispirata e così non ci ho messo molto a buttare giù questo capitolo, ho perso più tempo a trovare gif e html giusto...-.-'' Che palle!
Maaaaa comunque, spero che vi piaccia il fatto che abbia voluto dedicare un capitolo al nuovo pg! Andrew mi sta molto a cuore e ho voluto farvelp conoscere meglio, ho voluto approfondire la sua storia e farvi capire che legame ha con il nostro originario preferito! =) 
Elijah gli ha voluto dare una seconda chance, non farlo morire così un pò come fa Lestat con Louis de "Intervista col Vampiro" duuunque un altro piccolo tributo!Eheh 
Inoltre ho immaginato che a quel tempo Elijah sia ancora solo al castello, risultato dell'ennesimo litigio tra fratelli originali e che spinto dalla noia ma anche dalla voglia di un nuovo adepto punti la sua attenzione su Andrew, peccato che poi questo non si riveli un semplice lacchè ma un amico di vita eterna. Un fratello appunto!
Il legame con Katerina verrà poi approfondito in un flashbacks più in là se vi fa piacere, mi farebbe molto piacere sapere infatti cosa ne pensate. Flashback si o Flashback no??
La prima frase che ho appuntato con l'asterisco è una frase che ho sentito in "American Horror Story" =)
Nentre la seconda che ho appuntato con il secondo asterisco è una sorta di piccolo tributo alla prima puntata di "The Originals" è un riadattamento della frase che Elijah dice all'inizio! Eheh 
Ok, dopo avervi assillato di parole e promesse vi lascio alle recensioni, se volete e ad un parere, bello o brutto che sia! 
Vi saluto belle!Un abbraccio forteeeee!! Pagina Fb ----> https://www.facebook.com/taisha.efp.1 

Tay

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Capitolo 9
*** Il boss, la lupa, la bambina e...il cavaliere dall'armatura scintillante! ***



L'appartamento era enorme e pulito. Le vetrate davano spazio alla vista di quasi tutto l'Upper East Side. Un ottimo appartamento. Gratis.

Andrew si voltò verso l'agente mobiliare e le sorrise sfilandosi gli occhiali.

"Allora signor Wood? Che le pare?" La ragazza gli sorrideva cordialmente.

"E' perfetto, tesoro." Lo indicò. "Perfetto!" Rise leggermente avvicinandosi a lei.

La ragazza indietreggiò leggermente impacciata. "Be-bene. Allora, firma il contratto no?"

Andrew le sorrise sornione e annuì. "Ma certo." La voce più bassa, roca e sensuale. Era ad un palmo da lei e poteva benissimamente percepire il rumore del suo battito cardiaco. 

La sua espressione diventò improvvisamente seria. Una luce scura negli occhi. Il demone reclamava quel dolce liquido color rubino.









In un attimo le fu di fianco. Le afferrò la nuca e affondò i canini nella carne tenera del collo della ragazza socchiudendo gli occhi, lei gli si era completamente lasciata andare tra le braccia, sentiva il suo corpo fremere di piacere, era sempre così all'inizio.

"Si-signor..Wood.." La voce sempre più flebile, il corpo farsi sempre più leggero e la vita abbandonarlo. 

Sorrise beffardo e la strinse ancora di più, ogni singola goccia di sangue doveva essere trangugiata, non doveva esserne versata nemmeno una, era liquido prezioso quello.

Sospirò soddisfatto staccandosi da lei e la lasciò andare, il corpo della ragazza si riversò in malo modo al suolo e lui la osservò per un attimo. Asciugò una goccia di sangue al lato della sua bocca e si schiarì la voce.

Il demone ormai era andato via e la sua faccia era ritornata ad essere quella beffarda di sempre, con un sorriso stampato in faccia scavalcò semplicemente la ragazza al suolo e osservò fuori.

"E' un ottimo appartamento Giorgia. Hai fatto proprio un ottimo lavoro." Rise leggermente e appoggiò una mano alla finestra.

Quella metropoli offriva proprio dei bei passatempi. Andrew rise leggermente scuotendo la testa.

La città dalle mille luci, era così diversa dalla sua bella e piovosa Londra. Sospirò passandosi una mano tra i capelli e si voltò verso il cadavere della ragazza, gli stava macchiando tutto il tappeto. Il vampiro sollevò gli occhi al cielo e una volta avvicinatosi al corpo lo prese per le braccia trascinandolo verso una delle svariate stanze dell'appartamento, se ne sarebbe disfatto in serata, adesso era troppo di buon umore. 

Chiuse la porta della seconda camera da letto e si avviò verso il grande salone. Elijah non l'aveva ancora chiamato, doveva esser stato impegnato a far finta di essere un grande uomo d'affari. 

Sorrise al pensiero dell'amico indaffarato dietro una scrivania, niente, non riusciva proprio a crederci che un originario di mille e passa anni si era obbligato a svolgere ruoli che erano più consoni agli umani. Lui poteva divertirsi, passare belle serate, bere fino a perdere il senno, passare del tempo con la bella Katerina.

Ecco. 

La bella Katerina.

 In quei mesi che aveva passato a New York lei non aveva fatto altro che ignorarlo e deviare qualsiasi discorso comprendesse le parole " Elijah", "amore" e "tornare a casa". Era proprio un osso duro. Ma d'altronde era stata ferita dall'unico uomo che mai avesse amato. Come biasimarla? 

Il vecchio vampiro sospirò e afferrò il cellulare dalla tasca, doveva chiamarlo e aggiornarlo. Raggiunse la poltrona di fianco alla finestra e vi si sedette, attese alcuni secondi e poi attese una risposta. Passarono alcuni secondi quando una voce femminile rispose dall'altro capo del telefono.

Andrew sollevò il sopracciglio sinistro e scostò il telefono dall'orecchio, fissò il display e la grossa scritta "Elijah" gli permise di accertarsi di aver chiamato il numero esatto.

"Non sapevo che la segretaria rispondesse anche al cellulare personale del signor Mikaelson." Rise leggermente attendendo la risposta della sua interlocutrice.

L'altra suffò e gli rispose con voce atona. "Non sono la sua segretaria. Elijah ha lasciato il suo cellulare a casa. Provi a richiamare più tardi." La ragazza cercò di concludere la chiamata ma il vampiro la interruppe.

"Di grazia, potrei sapere con chi sto parlando?" Sorrise con il suo solito fare, lei non era dinanzi a lui ma aveva una voce che lo intrigava.

"Sono Hayley."

La ragazza lupo. Andrew spalancò leggermente gli occhi e poi scosse la testa. " Hayley. Io sono Andrew, puoi riferire ad Elijah della mia chiamata? Lo richiamerò poi io in serata."

"Ok. Nessun problema."

"Bene. Buonaserata." 

La voce di lei fu sostituita dal beep del telefono, Andrew non aveva ancora riattaccato s era perso nelle supposizioni. Possibile che quello che lui gli aveva detto fosse vero? Poteva solo essere così, solo quello giustificava la presenza di quella ragazzina a casa sua.

Katerina ne sarebbe stata devastata.


Di nuovo.






Il vento pungente degli inizi di Dicembre soffiava sul suo viso sottile. Erano passati dei mesi ormai da quando Elijah aveva inviato Andrew a cercarla, da quando quest'ultimo le aveva detto che il suo compito era quello di riportarla a casa. 

Katherine sospirò pesantemente e continuò a camminare per la Fifth Evenue avvolta nel suo cappotto nero. Strinse inconsapevolmente i pugni osservando una coppia felice passare accanto a lei, distolse lo sguardo scuotendo la testa facendo così oscillare i suoi boccoli castani e tirò dritta.

Prese un grosso respiro e si fermò dinanzi alla vetrina di una grossa griffe. I suoi occhi si focalizzarono subito su un vestito color cipria.***

Eccolo il suo nuovo obiettivo. Trovare una festa abbastanza interessante per giustifare l'imminente acquisto di quel meraviglioso abito.

Le labbra color ciliegia della vampira si incresparono in un sorriso mentre i suoi occhi correvano veloci sulla siluettes del manichino. 

Due minuti e fu dentro. Dinanzi allo specchio e con indosso quella meraviglia.

Quel vestito le stava d'incanto.

"Signorina questo vestito sembra essere stato cucito per lei, le sta divinamente. Sarebbe davvero un peccato se lo lasciasse quì." La risatina della commessa riecheggiò nel grande e lussuoso camerino.

Katherine le sorrise attraverso lo specchio e annuì. "Sa che ha proprio ragione?" Afferrando l'orlo del vestito scese dal piedistallo e si avvicinò alla ragazza. Dopo una veloce occhiata al cartellino riposto sul petto di quest'ultima Kath fissò gli occhi castani in quelli verdi della ragazza.

"Adesso Mary porti il vestito alla cassa e dici alla tua titolare che è già stato pagato. Dopo di che lo consegni al fattorino e me lo fai portare a questo indirizzo." La vampira afferrò una penna dal suo taschino e le afferrò la mano scrivendogli sopra l'indirizzo del suo appartamento.

"Ci siamo intese?" Le afferrò il mento. "Mi hai capito bene Mary?"

La commessa annuì senza proferire altra parola e si allontanò leggermente dalla vampira. "Certo signorina Pierce. Come desidera." Il sorriso tornò sul suo volto tondo e fin troppo truccato.

Katherine sorrise strafottente e annuì. "Bene." allungò le mani alla schiena e sbottonò il corsetto, facendo attenzione a non rovinarlo.

Si osservò per un secondo allo specchio, quel vestito ricordava molto un vestito da sposa e lei sarebbe stata una meravigliosa sposa, proprio come aveva detto quel giorno lui.

Maledetti ricordi.









 

New York, molti mesi prima.


"Che te ne pare??" Katherine sorrise facendo un piccolo giro su se stessa. Quel vestito color bordeaux metteva in risalto la sua straordinaria bellezza, non c'era dubbio.

Il vampiro originario sorrise di rimando alla sua donna e annuì. "Mi piace ma..non ti stava meglio l'altro?Quello lungo, sai è uno stupido galà per l'asso.."
L'altra sollevò la mano. "Ho capito. Rovini sempre il mio entusiasmo!" La vampira fece una piccola linguaccia.

Elijah non potè non ridere proprio come la commessa che era con loro.

"Sua moglie è proprio un bel tipetto." La commessa si rivolse ad Elijah e l'uomo improvvisamente si irrigidì.

"Non è mio marito. E' il mio ragazzo." La vampira uscì dal camerino e osservò l'uomo in evidente imbarazzo. Sorrise dolce e sussurrò. "Lui è il mio ragazzolone." * Rise leggermente osservando la faccia ancor più stranita dell'originale.

"Può portarmi quello lungo, se non le dispiace vorrei riprovarlo." Sorrise e la commessa annuì lasciandoli soli.

Katherine si avvicinò all'uomo e si accomodò sulle sue gambe allacciandogli le braccia intorno al collo. 

"Non sono troppo vecchio per essere presentato come il tuo ragazzo?"* Elijah rise leggermente fissando il bel volto della sua compagna.

"Capisco il punto, da oggi tu sarai il mio ragazzolone." La bella vampira sorrise dolce osservando l'originario negli occhi.

"Ah si? Ragazzolone? Sei seria, ragazzina?" Elijah osservò la sua compagna ridere e sussurrò " Sono un uomo d'affari, ho una dignità da mantenere." 

"Oh certo. Hai una dignità da mantenere?" Kath sollevò un sopracciglio con aria di sfida "E come vorresti essere chimato, sentiamo." Lo fissò negli occhi e sussurrò " Guarda che sei davvero troppo vecchio per una come me, sai ho appena, appena, 500 anni." Rise leggermente mentre le mani dell'uomo la andavano a stringere scherzosamente i fianchi facendole il solletico.

"Ma sentitela." La risata di entrambi si mischiò e i loro occhi dopo pochi secondi si incastonarono.

"Io ti sposerei adesso, ragazzina." Lo sguardo serio, occhi negli occhi. La più profonda sincerità. "Saresti la sposa più bella del mondo." Katherine osservò scorrere l'amore puro in quegli occhi scuri come la pece e il suo cuore non potè non sciogliersi come neve al sole.

La vampira di rimando lo strinse forte e sussurrò. "Anche io ti sposerei adesso, Elijah. Subito."
 
Lui scostandola leggermente dal suo petto le sorrise e le sussurrò a fior di labbra. "Ti amo, Katerina." La frase piena d'amore di lui fu accompagnata da un dolce bacio sul naso di lei.

Erano innamorati, perdutamente e lei non si era mai sentita così bene con nessuno.

"Ti amo anche io." Le parole uscirono quasi come un soffio dalle labbra di lei.

Lui era il suo porto sicuro, il suo confidente, il suo tutto.

Poi tutto si era rotto e quell'amore celestiale si era tramutato nell' orribile inferno che adesso stava vivendo.





 

New York, 2013




Scosse la testa, scacciando via quei pensieri fin troppo felici e asciugò quella lacrima che era scesa senza che nemmeno se ne fosse accorta.










Quei ricordi erano ormai lontani anni luce, si riavvivò i capelli e si allacciò la camicetta nera. 

Perchè la sua mente tornava a tormentarla con quei ricordi? Perchè?! Erano passati mesi, mesi interi in cui aveva pensato solo a se stessa eppure ogni notte, quei ricordi tornavano a bussare alla porta della sua mente e lei come una stupida, non era capace di richiuderla quella maledettissima porta.

Finì di rivestirsi e una volta afferrata la borsa uscì da quel camerino velocemente, attraversò a grandi falcate il negozio e dopo aver dato una veloce occhiata a Mary accertandosi che quest'ultima avesse fatto quello che le aveva detto uscì dal negozio.

Sentiva l'aria mancare, la terra tremare sotto i piedi e un grosso, pesante, doloroso macigno sul cuore. 

Ogni volta che ripensava a quei momenti felici il suo corpo, la sua mente, ne risentivano in maniera allucinante. 

La testa iniziò a girare troppo velocemente e i sensi mancarono, sarebbe finita al suolo se due braccia forti non l'avessero sorretta nel momento giusto.
"Oddio bambina, so che alle donne faccio quest'effetto ma adesso non ero nemmeno ad un metro da te. " Quella voce, quel sorriso beffardo,quegli occhi diveriti e coperti dagli occhiali scuri, l'avrebbe riconosciuto ovunque.

Andrew.

Le braccia di lui sollevarono il corpo esile e abbandonato di lei senza problemi.

"Andrew.." Il nome biascicato di lui fu l'ultima cosa che uscì dalla bocca della vampira dopo ci fu solo buio.





Il vampiro appoggiò il corpo di lei sul proprio letto e la osservò per un attimo. Anche se sul suo volto non c'erano evidenti segni del dolore che provava quando l'aveva osservato un attimo prima di svenire, nei suoi occhi l'uomo aveva visto il dolore più profondo. 

Evidentemente stava ripesando a lei ed Elijah o a qualcosa che li riguardava. 

Il suo sguardo da cerbiatta sempre fiero e strafottente era improvvisamente parso annebbiato, perso, profondamente triste. E questo gli aveva provocato un forte senso di dolore, un dolore che aveva provato anche lui.

Forse il suo era più profondo, ma anche lui aveva perso la persona amata. 

La sua Lucy.

Strinse gli occhi e scosse la testa, afferrò il lembo della coperta e coprì il corpo della vampira lasciandola riposare e riprendersi.

Le aspettava un grosso colpo, un ulteriore pugnalata al petto.



 

Poche ore prima.



"Ah finalmente ti sei degnato di rispondere al cellulare, manco fossi il presidente degli Stati Uniti." La risata beffarda del suo amico rimbombò attraverso il telefono in vivavoce ed Elijah non potè non sorridere. 








"Sei sempre il solito Andrew." Una piccola pausa, prese la cornetta riagganciando il vivavoce. Poi la domanda. "Come sta?" 

Andrew sorrise osservandosi distrattamente le unghie. "Bene, mi evita, ma sta bene. Mi maltratta, mi risponde male quando mi incrocia o meglio la incrocio io ma per il resto sta bene." Prese una piccola pausa. "Non ti nomina se è questo che vuoi sapere. Sei come la peste. Non vuole nemmeno sentirti nominare." Il sospiro del vecchio amico non fece sperare nulla di buono per l'originario.

"Non ha tutti i torti." 

"Assolutamente no e in tutta franchezza, non è che che ti stai agevolando ospitando una bellissima signorina, incinta, nella tua enorme e solitaria casa di New Orleans." Andrew sollevò il sopracciglio, la bomba era stata sganciata. L'aveva messo all'angolo.

"Ho saputo del tuo piccolo colloquio con Hayley. E' la ragazza di cui ti parlai mesi fa, sono cambiate molte cose da allora. Non ti mentirò dicendoti che qualcosa sta cambiando anche in me. Questa ragazza è..."

Andrew fermò il proprio amico e sospirò. "Sai che non sono mai stato un tipo da giri di parole e adesso mi preme dirti che non mi sembra una buonissima idea fatti provocare da una ragazzina, se ami ancora Katherine, se ci tieni a lei, chiarisci i tuoi sentimenti con lei, lasciala andare e poi fa quel che cavolo vuoi. Ma chiudi questo capitolo. La ucciderai Elijah, le trapasserai il cuore con un pugnale affilato dicendole che ti sei invaghito di una ragazza lupo."

"Non è come dici. Voglio proteggerla, non mi sono invaghito di lei." La voce dura dell'originale risuonò nelle orecchie del più giovane dei due, l'aveva colpito nel profondo, lo conosceva e conosceva il perchè dell'uso di quel tono. "Voglio proteggerla Andrew,formare la famiglia che non ho mai potuto avere per tutti questi secoli. Porta in grembo mio nipote. E' una nuova speranza per me, per Klaus, per tutta l'intera discendenza Mikaelson. Di lei non mi interesso in quel senso." La voce tremò un attimo, si tradì.








Andrew scosse la testa e sospirò. "Ti conosco da oltre 600 anni e cerchi di mentirmi? Non ti dirò che sei patetico, quello me lo risparmio per il primo bacio, adesso ti dico di far chiarezza e di non pensare col pisello, onorevole Elijah." Il tono di Andrew era si ironico ma anche provocatorio, voleva che il vecchio originario capisse quello che stava scatenando attraverso il suo ambiguo comportamento nei confronti di quella ragazza. "Chiarisciti le idee. Per adesso ci penso io a Katherine." 

Il vampiro più giovane premette il tasto rosso sul display terminando così la chiamata. L'unico modo per farlo ragionare era quello. Avrebbe capito, di questo era certo e presto lo avrebbe richiamato. Ne era certo.



Elijah osservò il display ormai nero del suo Iphone e lo posò poco delicatamente sul tavolo della scrivania di mogano scuro dinanzi a se. Scosse la testa e strinse i pugni. Andrew aveva ragione, il senso di protezione che aveva sviluppato nei confronti di Hayley si stava tramutando in altro e questo iniziava a sconvolgergli la mente. 

Era ancora innamorato di Katherine e su questo non vi erano dubbi eppure qualcosa in quella ragazza lupo lo rendeva instabile, se così poteva dire.  Il suo comportamento, quei suoi sguardi, i piccoli gesti d'affetto. Lo confondevano. Come non mai.

Non sapeva più che fare. Era confuso.

Per la prima volta nella sua vita si trovava a scegliere tra un bivio. 

La sua donna o la sua famiglia?

"Qualcosa non va?" La voce di Hayley lo risvegliò dai suoi pensieri costringendolo ad abbandonarli, per il momento. 

Voltò il viso in sua direzione e annuì. Il muro di ghiaccio si era sollevato ancora una volta. "Si, va tutto bene. Non preoccuparti." La guardò tenersi la pancia ormai evidente, indossava ancora il pigiama a righine blu e aveva l'aria assonnata. "Ti ho svegliata per caso?" 

La ragazza scosse la testa. "No. Stavo solamente riposando, ero sveglia da un pezzo." Gli sorrise mettendosi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio.

"Chi è questo Andrew?" La vide avvicinarsi di più, appoggiare le mani sulla poltrona rossa di velluto e poi girarci intorno fino ad accomodarsi. "E' quello a cui ho risposto stamattina e ho involontariamente ascoltato la tua conversazione."

Elijah si sedette sulla poltrona di pelle nera della sua scrivania e sospirò. "E' una lunga storia." Portò la mano destra a stropicciarsi gli occhi, era stanco per colpa del lavoro e i mille pensieri che gli attanagliavano la testa non lo aiutavano di certo.

"Ho tempo e sono annoiata." Si indicò. " Sono incinta, ho la schiena a pezzi, non posso fare il minimo movimento che mi stanco. In più sono chiusa quì da non so quanto tempo, Klaus mi ha spedita quì per essere al sicuro e da allora non ho messo più piede fuori." Sollevò gli occhi al cielo. "Ormai le uniche persone che vedo siete tu e Miss Helene." Lo fissò. "Quindi, spara. Sono tutta orecchi." 

Elijah sorrise, era proprio determinata non si poteva proprio dire il contrario. "Sei proprio determinata a saperlo eh?"

Sollevò le mani e fece spallucce. "Io da quì non mi muovo!" Lo indicò. "So che c'è qualcosa sotto, qualche storia oscura e.." Indicò il salotto alle sue spalle. "Sulla tv via cavo CSI è in pausa invernale. Ho bisogno di misteri e intrighi." Rise leggermente osservando lo sguardo divertito che aveva provocato in lui.

L'originale si poggiò meglio con la schiena contro lo schienale e inspirò profondamente. "E' un vecchio e caro amico. Che mi sta facendo un favore. Tutto quì." 

"Ha a che fare con la foto che hai chiuso nel cassetto?" Hayley spalancò gli occhi e si morse la lingua, maledetta spointaneità o meglio, maledetta lingua lunga.

Vide Elijah irrgidirsi e fissare meccanicamente il primo cassetto della sua scrivania. "Come sai della foto?" Un attimo di smarrimento e poi puntò poi i suoi occhi scuri e profondi in quelli della ragazza.







Hayley scosse la testa, colpevole e sussurrò appena. "Ti ho visto fissarla e rimetterla nel cassetto svariate sere. La curiosità ha fatto il resto." Gli occhi grandi e colpevoli di lei lo fissavano con sincero dispiacere. "Mi diapice, non avrei dovuto impicciarmi dei tuoi affari. Scusami, è meglio che vada, ci vediamo per cena." Distolse lo sguardo dal quello indagatore di lui.

Elijah la vide alzarsi velocemente dalla poltrona e stringersi nelle spalle, colpevole di aver detto qualcosa di male, si era accorta del suo sguardo, i suoi occhi, il suo cuore, l'avevano tradito.

" Si chiama Katerina." La sua voce la costrinse a voltarsi dinuovo nella sua direzione. Curiosa lo osservava aprire quel cassetto ed estrarre la foto.
Gli occhi grandi di lei corsero alla foto.

Dei lunghi e boccolosi capelli castani, degli occhi color cioccolato e un meraviglioso sorriso. Quella ragazza era bellissima e terribilmente familiare. si stringeva al collo dell'originario con aria felice e innamorata. 

"Mi, mi sembra di conoscerla. Di averla già vista. " Hayley sollevò il sopracciglio e si costrinse a ritornare dinuovo dinanzi all'originale.

Il vampiro scosse la testa e un sorriso amaro e triste comparve sulle sue labbra. "No, forse la confondi con Elena. Lei non è l'amica del tuo amico Tyler." Elijah fissava quella foto, la mente evidentemente lontana, troppi i ricordi.

Ecco dove l'aveva vista, in una delle foto a casa di Tyler. Ma lui aveva appena detto che quella non era la Elena che lei conosceva, o meglio, aveva visto in quelle vecchie foto.

"Chi è?" 

"Il mio amore più grande." Una frase detta senza pensarci troppo, sfuggita alla sua onnipresente ragione, una frase troppo importante. Il vampiro irrigidì la mascella e appoggiò la foto sulla scrivania, a faccia in giù.

La ragazza rimaneva immobile, difronte a quel vampiro e alla sua dichiarazione d'amore. Allora anche lui era stato innamorato, ma cosa ne era stato di lei?

"Cosa,cosa è successo?" Piano si avvicinò ancora a lui prendendo con cura la foto, Elijah era caduto in una sorta di trance permettendole di osservare da vicino la foto. La felicità negli occhi di lei, quella strana luce negli occhi di lui. era il ritratto della felicità quell'instantanea.

"E' andata via." Prese poco gentilmente la foto dalle mani di lei e la ripossò sul fondo del cassetto e del suo cuore. Chiuse il cassetto e la fissò.
"Adesso scusami, devo andare in ufficio."

Hayley lo fissò ancora un attimo e poi lo vide sorpassarla ma con una mano riuscì a fermarlo. "Sappi.." Sussurrò appena. "Che per qualsiasi cosa, per qualsiasi piccola parola." Fissò il suo profilo. "Io ci sono."

Elijah rimase impietrito alle parole di lei, qualcosa gli diceva che poteva davvero fidarsi di quella ragazzina ma non poteva abbandonare le sue difese così facilmente. 

Si osservarono per un attimo negli occhi, quegli occhi gli stavano penetrando l'anima, lei gli sarebbe stata davvero accanto. Poteva leggerlo nei suoi occhi







Scostò gentilmente la mano di lei e la salutò educatamente prima di allontanarsi verso la porta principale di quella grande e solitaria villa.

Ormai sola Hayley non potè non sospirare e scuotere la testa, in quei giorni sembrava che quel ghiaccio che si era formato intorno al cuore di quel vampiro originario si fosse sciolto ma qualcosa, soprattuto parlare di quella Katerina, sembrava averlo riformato di nuovo.

Si strinse nelle piccole spalle e si avvicinò alla scrivania, accarezzando la superficie con le dita sottili afferrò poi il pomello d'ottone aprendo il primo cassetto, tirò fuori la foto e la fissò. Inclinò la testa di lato fissando gli occhi di lei.

Era il suo grande amore.

Eppure non vi era altra foto di lei in tutta quella casa oltre quella. 

Cosa nascondeva l'originale. Che fine aveva fatto questa Katerina?

Doveva scoprirlo, la curiosità era troppa.

"Miss Hayley, la colazione." La voce di Miss Helene. "Ma dove siete finita?"

Tornò a mettere la foto nel cassetto e si avviò fuori dallo studio dell'originale avviandosi verso la cucina. 







Andrew soffiò fuori il fumo dell'ennesima sigaretta, seduto nel grande salone osservava fuori il bellissimo skyline di New York. Certo che si era trattata proprio bene eh?

Quell'appartamento era fin troppo grande per una persona sola. 

Girò il volto in corrispondenza della camera da letto e ascoltò con attenzione, Katherine era ancora profondamente addormentata, il respiro regolare e il battito lento e calmo. 

Era ancora immersa nel mondo dei sogni.

Ghignò beffardo e fissò gli occhi fuori dall'enorme vetrata. 

Per quanto tempo si era preso cura di lei? Era stato la sua ombra? Il suo cavaliere dall'armatura scintillante. Proprio come aveva detto lei un giorno.
Era la sua personalissima guardia del corpo. Doveva badare a lei e non farle accadere nulla di male. Era importante la bella Katerina.
Infondo lei serviva viva. 

Viva e vegeta per il sacrificio che avrebbe liberato tutti loro dalla maledizione del sole.

Che gran cazzata.







Andrew si passò una mano sul volto e sorrise, la mente corse veloce a quei tempi. A quei tempi prima del buio, della sua scomparsa. Ai tempi felici.
In cui lui era solo il cavaliere dall'armatura scintillante e non il suo carnefice e aguzzino.



 

Inghilterra, 1492




Le porte del grande salone si spalancarono improvvisamente e gli occhi della damigella di Lady Katerina si puntarono in quelli del cavaliere. 

"Sir Andrew, Lady Katerina..." L'aria spaventata, il respiro mozzato. "Il suo cavallo.."

Andrew lasciò immediatamente il calice di birra alzandosi di scatto e sorpassando la minuta damigella. 

Lord Elijah non era al castello, impegnato in una battuta di caccia e la responsanbilità della dolce Katerina era sua. Se le fosse accaduto qualcosa, non se lo sarebbe di certo perdonato. E in più sarebbe finito impalettato dal suo signore.

"Dov'è, Kenna?!"** Urlò diretto alla moretta mentre lo stalliere gli forniva le redini del suo cavallo.

"Accanto alla riva del fiume, stavamo raccogliendo dei fiori poi Lady Katerina ha voluto salire a cavallo perchè stanca e quest'ultimo è impazzito!" Spiegò velocemente la ragazzina ma ormai il cavaliere era ormai già impegnato in una corsa folle.


Il suo cavallo non rispondeva più ai suoi ordini, tirare le redini non serviva a nulla.

La giovane Katerina cercò di calmare l'animale ma tutto pareva vano. "Ti prego, ti prego, fermati." Le lacrime inziarono a scendere copiose mentre l'animale acquistava sempre più velocità. 

La corsa troppo veloce, il cavallo ormai indomabile e una fine ormai vicina. 

La giovane spalancò improvvisamente gli occhi, sicura di cadere al suolo rovinosamente e rompersi l'osso del collo. "Aiuto!" L'urlo d'aiuto le uscì improvvisamente dalle labbra mentre vedeva avvicinarsi sempre di più un ramo troppo basso. 

Sarebbe morta. Ne era certa. Strinse tra le mani le redini di cuoio e chiuse gli occhi, pronta all'inevitabile.

Ma improvvisamente, quasi come per magia, fu trascinata giù da due forti braccia. La ragazza strinse forte gli occhi, credendo che quello che sentiva fosse solo frutto della sua immaginazione. Ma poi qualcosa di freddo a contatto con la pelle scoperta delle braccia la costrinse a schiudere gli occhi.
 
Era salva. Qualcosa o qualcuno era riuscito a salvarla.

L'arresto improvviso del cavallo e delle voci familiari giunsero alle sue orecchie nitide e forti mentre la terra intorno a se aveva finalmente smesso di correre velocemente.

"Buono, buono, bello." La voce dello stalliere Tom. E il brusio spaventato e ansioso delle voci delle sue damigelle. 

"Possibile che tu debba cacciarti sempre nei guai, bambina?" La voce ironica e impertinente del primo cavaliere. 

Aprì finalmente gli occhi nocciola andando a specchiarsi in quelli altrettanto scuri di un volto familiare.

Sir Andrew. Era tra le sue braccia.

Ed era salva.

Istintivamente portò il viso nell'incavo del collo dell'uomo non riuscendo più a trattenere le lacrime. 

La mano di lui andò ad accarezzarle la testa riccioluta e tremante. L'uomo sussurrò al suo orecchio. "Shh bambina, è tutto finito. Ci sono io con te, adesso." 

Il vampiro la tenne tra le braccia fino a quando non raggiunsero le soglie del castello, solo allora la obbligò quasi a staccarsi dal suo petto, voleva tanto fare la forte quella piccola donna ma infondo era solo una ragazzina senza casa e spaventata. 

"Siamo arrivati, ragazzina." Posò finalmente i suoi piedi al suolo e la tenne ancora per le spalle vedendola barcollare.

"Mi..mi dispiace. Vi ho fatto preoccupare tutti." La vide sospirare e quasi prendersela con se stessa, stava mostrando la sua parte debole. Cocciuta ragazzina, anche se spaventata a morte non voleva mostrare la parte debole di se.

"Ti ringrazio per avermi salvata." Stava per congedarsi quando si voltò un ultima volta verso l'uomo. "Sir Andrew?"

Il vampiro la osservò con il suo solito cipiglio da canaglia e sorrise. "Dimmi, bambina."

"Grazie." Una breve pausa. "Grazie per essere sempre il mio cavaliere dall'armatura scintillante." Finalmente un sorriso sincero e complice comparve sulle labbra, ancora segnate dalla paura, di lei.

L'altro sorrise." Quì per servirvi, mylady." Un occhiolino complice accompagnò la frase. Fu lui stavolta a congedarsi facendo una piccola giravolta, dirigendosi quasi sicuramente verso la stanza del banchetto per trangugiare birra.

Lady Katerina lo osservò allontanarsi con quella sua aria da ragazzino scanzonato e non potè non sorridere divertita. Era davvero il suo angelo custode. 


Da lì a poco però tutto sarebbe cambiato e quei sorrisi complici si sarebbero tramutati in espressioni glaciali e piene di paura. 
Loro si sarebbero tramutati in vittima e aguzzino.



 

New York, 2013.




Il vampiro sospirò e ritornò con la mente al presente. Quei tempi erano andati e ne era passata di aqua sotto i ponti. 

Si sollevò dal divano e si avvicinò al mobiletto degli alcolici. "Ah eccoti quà." afferrò la bottiglia di Bourbon e ne versò un bel pò in uno dei bicchieri poggiati sul ripiano. 

Buttò giù l'intero contenuto e strinse i denti, quello si che era forte.

"Che ci fai a casa mia?!" La voce dura e sottile di Katherine lo costrinse a voltarsi e a sorriderle.

"Ohhh buon giorno raggio di sole." Appoggiò il bicchiere sul ripiano e si avvicinò a lei. " Finalmente ti sei risvegliata, pensavo fossi morta." L'espressione sorpresa. "Oh giusto, tu non puoi morire!" Rise leggermente. "Ma quanto sono simpatico?!" Rise.

Katherine distolse lo sguardo dal vampiro e portò la mano al voltò stringendo gli occhi. "Come un paletto nel cuore." Disse tra i denti.






Scese i due scalini e fu ad un metro da lui. Un piccolo capogiro la costrinse a reggersi al pianoforte al centro del grande salone e a chiudere gli occhi. "Dannazione" Sussurrò a denti stretti.

Andrew tornò serio e la osservò. "Sei svenuta in strada, Kath." Le si avvicinò. "Sono rimasto a vegliarti, non volevo che ti accadesse qualcosa." Fece per accarezzarle una spalla ma la mano di lei lo allontanò in malo modo.

"Sono un vampiro, Andrew. Non può succedermi nulla." Lo osservò con rabbia. "Adesso, vattene." Gli indicò la porta. "Non ho bisogno di te che mi osservi e badi a me come si fa con i bambini. Soprattuto se lo fai per conto suo. Tornatene in Inghilterra e digli di starmi alla larga!" Lo sguardo furente.

Il vampiro restò immobile dov'era. "La smetti? No davvero, sei patetica." Si avvicinò a lei e la osservò scuotendo la testa. "Hai bisogno di me o almeno di qualcuno che ti regga visto che sembri una malaticcia e non il super vampiro che decanti di essere." 







La osservò attentamente aspettando la sua reazione.

Kath fece resistenza ma poco dopo si arrese. "Ho bisogno di nutrirmi." Schivò il suo sguardo. "Resta pure, ma sei pregato di non svuotarmi il mini bar." 

Era una resa quella, seppur non detta con il tono giusto era pur sempre una resa da parte sua. Aveva capito di non essere al top e averlo vicino non era sembrato più essere un problema.

La vide allontanarsi verso la cucina e afferrare una sacca dal frigo. La sorpassò stappandogliela dalle mani e le indicò lo sgabello bianco posto intorno alla piccola isola. "Siediti, bambina."

La vampira spalancò gli occhi ma non protestò, andò semplicemente a sedersi e attese il bicchiere ricolmo che lui le stava versando.

"Ecco a te." Andrew le passò il bicchiere ricolmo di liquido rosso e si sedette proprio di fronte a lei.

"Ho detto che potevi restare, non ho detto che potevi farmi da balia. Te lo ripeto." Lo osservò di sbieco.






"Ah no?" battè scherzosamente la mano sul bancone e scosse la testa. "Mannaggia e io che volevo indossare il mio grembiulino rosa da brava massaia." 

Kath non potè non sorridere e scuotere la testa. " Sei sempre il solito."

"Sono o non sono il tuo cavaliere dall'armatura scintillante, bambina?" Il vampiro le fece l'occhiolino. 






E nello sguardo dell'altra non potè non leggere un celato ringraziamento.







Doveva badare a lei adesso. Magari la convinceva a ritornare.

A ritrovare la ragazzina che era stata, quella felice e innamorata che lui aveva imparato a voler bene.


La sua piccola Katerina.









 

Angolo Autrice! ^__^

Ciao a tutte ragazzeee!!Innanzittutto mi scuso tantissimo per l'allucinante ritardo nella pubblicazione di questo nono capitolo. E' stato un periodo di fiacca ispirazione e per evitare di scrivere bagianate e cadere nel noioso e ridicolo ho evitato!
Spero che non sia un problema per voi il fgatto di aver inserito nella trama oltre ad Andrew (*__* Lo amo..non lo nego.) anche la lupa, Hayley. E' per dare un pò più di pepe alla sotuation! xD Perchè diciamocelo, chi è che non vorrebbe un confronto tra Miss Petrova e Hayley?! Sono due donne a contendersi un Mikaelson e non l'inverso.
Io morirei se ci fosse una scena così nel telefilm...ma coooomunque, tornando con i piedi al suolo vorrei tanto saperne che ne pensate. Continuo su questa linea o vi ho abbastanza annoiati?? Fatemi sapere...
Beeeene passiamo alle citazioni, si nun me so fatta mancà niente in sto capitolone! xD 

* E' una citazione al DIVINO Sex And The City- The Movie. Uno dei miei film\telefilm preferiti, sono innamorata di Carrie e ho la sua stessa vita sentimentale..meno male che alla fine l'ho trovato anche io il mio Big! ehehe Per chi conosce il telefilm...potete capirmi! ;) Piccola citazione dovuta! <3

** La damigella Kenna. Si. AMO Reign. E' la mia nuova ossessione e adoro Kenna. Quindi altra citazione dovuta! xD

*** Il vestito che indossa Kath è quello che ha Nina agli Emmy del 2010! *__* La amo in quell'abito, ma ditemi, cosa le sta male!? -.-''

O, mi sembra di aver detto tutto. Ah,ho aggiunto il piccolo flash del passato anche per farvi comprendere che prima, moooolto prima, Kath si fidava di Andrew. Ma il destino ha voluto che lui fosse il cavaliere di Elijah in primis e suo carnefice doooopo.  Spero che i Flash vi siano piaciuti! Come al solito mi aspetto tanti vostri commenti. (Anche per insultarmi eh!Non mi offendo! xD) 
Con questo vi lascio e..al prossimo aggiornamento! 
Besos.
Tay.

Se volete Spoiler, immagini e citazioni relativi alla mia storiella bella aggiungetemi quì ----->  https://www.facebook.com/taisha.efp.1

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Capitolo 10
*** Alone. ***


















 

New York 



"Non credi che sia ora, per te, di sloggiare?" Katherine lo sorpassò velocemente prendendo alcuni bicchieri sporchi dal ripiano della cucina.

Il vampiro sollevò entrambe le sopracciglia e scosse la testa. "Nah. Sto così bene quì, con te che mi accudisci." Ghignò ironico affondando i denti in una ciambella. "Ti ho portato anche la colazione!" Indicò entusiasta lo scatolo ricolmo di ciambelle.

Katherine sollevò il sopracciglio e lo osservò. "Sei serio?" Si indicò. "E' Seth a portare la colazione, lo fa ogni mattina. Per me. " La vampira fece spallucce sorridendo maliziosa.

"Ma ho aperto io a Seth! E le ho portate fin quì, dunque, ho portato io la colazione!" Andrew rise leggermente e prese un sorso dalla sua tazza di caffè nero fumante.
La vampira non potè non ridere voltandosi di nuovo verso il lavabo. "Ciò non toglie che devi sloggiare." Tornò a fissarlo. "Entro oggi." Lo guardò seria.

Il vecchio vampiro sollevò le braccia al cielo e annuì. "Ho recepito il messaggio! Entro oggi pomeriggio sarò fuori. Giurin giurello!" Sorrise e continuò a bere il suo caffè.

Il silenzio calò tra i due, gli unici rumori erano quelli delle stoviglie che lei si ostinava a lavare e a strofinare con forza. Andrew aveva gli occhi puntati sulla sua schiena e Katherine iniziava a sentirsi terribilmente a disagio in quel silenzio assordante.

"La smetti?!" Lasciò andare la tazza che aveva tra le mani afferrando con stizza lo strofinaccio appoggiato accanto a lei. Fissava l'uomo dinanzi a se con aria infastidita.

Quell'aria da eterno ragazzino ma al tempo stesso sensuale e maliziosa la metteva terribilmente a disagio. E il silenzio non aiutava.

Andrew sorrise sornione osservandola." Di fare cosa?"
 
Lo indicò. "Quello!" Ispirò stizzita. "Smettila! Sei terribilmente irritante!" Gli tirò lo strofinaccio facendo scaturire in lui una risata.

"Ok, ok. La smetto." Appoggiò lo strofinaccio e sospirò. "Anche se non ho capito a cosa ti riferisci." Fece sarcastico lui.

Il suono del campanello della porta fece voltare entrambi verso la porta dell'appartamento.

Andrew la guardò alzandosi dallo sgabello. "Vado io."


"Grazie." Kath lo osservò allontanarsi di schiena dopo di che tornò a dedicarsi alle stoviglie.


Il vampiro spalancò la porta trovandosi poi di fronte un govane fattorino. "Salve. Questo è per.." Osservò il biglietto della ricevuta. "La signorina Pierce." Sorrise passando la ricevuta all'uomo.

Andrew sollevò un sopracciglio  osservando l'enorme scatolone, fece segno al fattorino di attendendere e urlò improvvisamente con voce melensa. "Tesooooro. C'è un enorme pacco regalo per te!" 

Dopo poco fu scaraventato di lato da Kath che gli indirizzò uno sguardo furente. Spostò poi lo sguardo sul fattorino e sorridendo annuì. "Sono io Katherine Pierce. Grazie." Strappò la ricevuta dalle mani del vampiro e la firmò consegnandola al ragazzo. "Ecco. E questo è per lei." Consegnò anche la mancia e quest'ultimo sorridendo le augurò una buona giornata.

Katherine tirò dentro lo scatolone e sorrise a cinquantadue denti. "Finalmente."

L'altro le si avvicinò e la osservò." Cos'è?"

"La cosa più bella del mondo." L'altra gli rispose senza nemmeno osservarlo mentre con le piccole mani scartava i vari strati di quell'enorme scatolone.

Lei strappò l'ultimo strato e lo scatolone si aprì completamente mostrando l'abito cipria provato la mattina prima.

Il vampiro incrociò le mani al petto e sollevò gli occhi al cielo con un espressione che era tutta un programma, sul viso. "Donne." Sussurrò.






La vampira distolse per un attimo lo sguardo dal vestito e lo fulminò. "Ma tu non dovevi andartene?!"

Andrew sorrise e battè le mani. "Come la signora desidera." 






Stava per aprire la porta quando il suo sguardo si focalizzò sulle lettere ammassate sul mobiletto accanto alla porta."E' quasi Natale, Katherine." La osservò serio sventolandole davanti la posta con i svariati inviti a party e feste private. "Dove andremo?"

"Devi pur indossare quell'abito stupendo no?" Sorrise sornione osservandola.

"Andremo?" La vampira scosse la testa. "Eh no. Forse non hai capito che tu non verrai da nessuna parte, non ho bisogno della balia. E poi a quelle feste mi diverto da sola." Lo fissò negli occhi. "Da sola." Tirò fuori l'abito sorridendo. Aveva occhi solo per lui.

Il vampiro sorrise e le si avvicinò di nuovo. "Quella del governatore mi sembra interessante." Le sventolò davanti l'invito elegante. "Che ne dici, ragazzina?" Le sorrise. "Ci divertiamo un pò, mangiamo al buffet, diamo bacetti a destra e manca e poi torniamo a casa!" Le fece gli occhi languidi da cucciolo.

"No." La vampira scosse i boccoli castani e si avviò verso la camera da letto, non voleva che lui le facesse da balia, iniziava a darle su i nervi il suo comportamento.

"Non penserai mica che lui resti a casa a pensarti e a crogiolarsi nel dolore della lontananza. Vero?" Quella frase secca e diretta le arrivò come una pugnalata in pieno petto. Le gambe le si bloccarono all'entrata della grande camera da letto, si ordinò di tornare a respirare e di riacquistare lucidità ma il suo cuore non glielo permise. Era stato un colpo basso. Lui non avrebbe dovuto dirle quelle cose. Sapeva quanto lei, pensasse ancora a loro.

"Sei uno stronzo." Le spalle le tremavano.

Forse aveva esagerato. Ma una piccola bugia non le avrebbe fatto male. Doveva tornare a vivere no? 

Andrew le si avvicinò e la voltò verso di lui. "Tesoro, quando mai non lo sono stato?" Le fece l'occhiolino beccandosi anche uno schiaffo da lei.






"Vaffanculo Andrew! Sparisci di quì. Subito." Scosse la testa osservandolo un ltima volta prima di sparire furente dietro la porta della camera da letto. Sbattè la porta lasciandolo di stucco e con la guancia dolorante. 

Forse aveva esagerato. 


Decisamente.




New Orleans.


L'albero era finalmente arrivato. Miss Helene sorrideva cordiale ai fattorini mentre indicava loro il grande salone dove sarebbe stato addobbato il grande albero.

Hayley scese gli ultimi scalini e si affiancò alla domestica di casa Mikaelson. " Elijah è un tipo da Natale?" Osservò ridendo la domestica che ricambiò il risolino appoggiandole una mano sulla spalla.

"Non sa molte cose di Mr Elijah." La osservò e poi le indicò il salone. "Venga Miss Hayley mi dia una mano ad addobbarlo."

"Chiamami Hayley, Helene." La seguì. 

La vecchia domestica salutò i fattorini e una volta richiusa la porta raggiunse la lupa nello salone. "E va bene." Le sorrise e la sorpassò. "Ecco quà, in questo scatolone dovrebbe esserci tutto l'occorrente." Sorrise sollevando sul tavolo un grosso scatolone ricolmo di gingilli natalizi.

Hayley le si avvicinò iniziando a curiosare nello scatolone. Molti erano antichi, altri brillantinati e moderni, altri ancora rovinati dal tempo. Ma tutti bellissimi.

"Li ha accumulati Mr Elijah nel tempo, alcuni li ho presi io, altri.." La vecchia domestica si fermò e sospirò. 

"Sono tutti bellissimi. Soprattutto questi di cristallo." La ragazza teneva in mano un meraviglioso gingillo di cristallo rosa.

Lo sguardo triste della domestica fu impossibile da notare. "Già." 

"Chi è Miss Katerina, Helene?" La domanda secca e lo sguardo fisso sulla premurosa domestica.

Helene scosse la testa e afferrò alcune palline rosse. "Non so di chi parli, bambina." Afferrò un gingillo e si avvicinò all'albero.

"Ho visto la foto ma Elijah non ha voluto dirmi null'altro." La ragazza ripose l'oggetto che aveva tra le mani e si voltò verso la governante di casa Mikaelson, le fermò le mani afferrandole tra le sue e la costrinse a voltarsi verso di se.

"Ti prego, dimmelo." 

Helene osservò gli occhi grandi della ragazza e sospirò. "E va bene." Sospirò sconfitta. 

La guardò seria. "Te lo dirò ma non dovrai far parola di questa conversazione a Mr Elijah."

La ragazza annuì solamente in attesa delle parole dell'anziana domestica.

"La signorina Katherine è stata quì per alcuni mesi prima del tuo arrivo Hayley. Ho avuto il piacere di conoscerla molto tempo prima, però." Gli occhi della governante diventarono improvvisamente tristi. "Era una brava donna. Però.." Si bloccò osservando lo sguardo curioso della ragazza dinanzi a se. "Non dovrei essere io a dirti queste cose. Dovrebbe essere Mr Elijah a parlarti di lei."

Hayley scosse la testa e sospirò. "Sai bene che lui non lo farà mai. Ha accennato solo a lei ed è diventato improvvisamente una lastra di ghiaccio." La guardò. "Perchè non vuole parlare di lei. Perchè non vuole nemmeno vederla quella foto? "

"Vedi Hayley, quando un amore così forte come quello che li univa viene spezzato, tradito. Non è semplice affrontare le conseguenze della rottura. Mr Elijah non vuole nemmeno parlare di lei perchè gli fa male farlo. Lei gli ha spezzato il cuore, Hayley. " Helene prese un grosso respiro. "Esattamente come ha fatto lui...con lei." Scosse la testa e afferrò lo scatolone vuoto dal tavolo. "Vado a prendere gli altri su in soffitta. Scusami." 

La ragazza vide Helene sorpassarla e avviarsi alle scale. Era sola e con mille pensieri nella testa. Lui e Katherine avevano vissuto in quella casa per parecchi mesi, erano stati innamorati e poi si erano abbandonati. Era triste. 

Hayley abbassò gli occhi e sospirò. Lui aveva amato allora, era stato felice per un tempo e forse aveva anche sorriso di più, abbandonando così quell'aria da uomo gelido che si ostinava ad avere sempre e comunque.




"Non è bello infrangere la privacy delle altre persone sai?" Una voce alle sue spalle la fece quesi sobbalzare. Si voltò improvvisamente rispecchiandosi nello sguardo gelido e serio del vampiro originale.

"Elijah." Nervosamente portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Eccola, quella sensazione di nervoso e disagio che provava ogni volta che quegli occhi neri si posavano su di lei. 

Indossava una giacca molto più casual che lasciava intravedere la maglietta bianca e aderente al di sotto, Elijah se ne stava appoggiato all arco della porta, immobile a fissarla. 

"Sei così ostinata a sapere di lei. A sapere chi era, perchè viveva quì. Chi era per me." Aveva lo sguardo fisso sulla figura di lei. "Cosa ne deriva per te?" Entrò nella stanza dimezzando così le distanze. "Perchè vuoi sapere di lei?" La guardava fisso.






Hayley finalmente sollevò gli occhi sull' originale e fiera fissò gli occhi nei suoi.







"Niente. Non me ne viene niente. Ma quest'area di mistero intorno a questa donna. Perchè?" Scosse la testa. "Voglio saperlo. Voglio sapere perchè eviti il discorso. Perchè ti irrigidisci al sol nominarla. Voglio..".

Lui le afferrò il braccio e improvvisamente le distanze vennero annullate.

"Ti ho detto che lei è stata il mio amore più grande, c'era sentimento. Forse troppo. E non sono riuscito a gestirlo, a gestire noi come coppia." Prese una piccola pausa. "Non sono riuscito a gestire lei." La guardava negli occhi. "Era il mio primo pensiero al mattino e l'ultimo ogni notte." L'originale strinse la mascella. " Ma adesso ci sono nuove priorità." La guardava negli occhi.

Hayley portò istintivamente la mano destra sul pancione. Stava parlando di lei? Del bambino che portava in grembo? Di loro?

"Tu la ami ancora?" Le parole fuoriuscirono dalla sua bocca senza che nemmeno se ne accorgesse. Era stata la solita irruenta e istintiva.

Elijah spalancò impercettibilmente gli occhi, gli aveva posto la domanda che più gli faceva paura. Aveva evitato per mesi di rispondere a se stesso. Di non dirselo ad alta voce e adesso, la ragazza di fronte a se, gliela porgeva così senza mezze misure mentre lo osservava con quei suoi occhioni grandi e verdi.






Era una doccia fredda. 

L'originale distolse lo sguardo da lei e si perse nei propri pensieri per un attimo.

Lui l'amava. Ma c'era un qualcosa che lo bloccava dal dirlo. Strinse il pugno e sollevò lo sguardo su di lei.

Hayley morse il labbro inferiore consapevole del limite che aveva oltrepassato. Non erano ancora così in confidenza da potergli parlare così liberamente. Certo aveva giurato di proteggerla sempre e per sempre ma questo non le dava di certo la libertà di dire tutto quello che le passava per la testa.

Si ritrovò a scuotere la testa e ad abbassarla. "Mi dispiace, non avrei dovuto." Si voltò e fece per andarsene ma la mano si lui le strinse un braccio obbligandola a tornare a voltarsi.

"L'ho amata tanto, per secoli. L'ho amata intensamente e ho permesso che quel sentimento lacerasse il mio cuore e il mio animo." La guardò negli occhi. "Ma quello che voglio dirti, Hayley è che ci sei tu, adesso." La voce di lui le arrivò dritta al cuore. "C'è lui. O lei." I suoi occhi si abbassarono per un attimo sulla pancia accennata di lei.

Elijah ritornò a guardarla negli occhi e abbassando la voce le sussurrò. "Ti ho promesso di starti accanto e proteggerti. Quello che provo, quello che sento, lo so io e nessun altro. Solo questo importa." 

La ragazza spalancò gli occhi. Lui le stava dicendo che stava mettendo da parte i suoi sentimenti per lei? Per il suo bambino?

Hayley si avvicinò ancor di più al nobile vampiro originario afferrandogli una mano e posandola sulla propria pancia. "Grazie." 

Occhi negli occhi e ad un pelo di distanza l'uno dall'altra.

Quell'uomo la affascinava, la faceva sentire protetta e speciale. Non era come tutti gli altri ma il suo cuore? Quello avrebbe mai potuto conquistarlo? C'era ancora l'ombra di Katherine su di lui, le sue parole urlavano ancora il suo amore verso quella donna e per lei non sarebbe stato di sicuro facile sostiturla in quel posto così speciale.

Aprì la bocca per rispondergli ma fu interrotti dall'arrivo di Miss Helene.

Entrambi sollevarono lo sguardo sull'anziana domestica. "Lascia che ti aiuti Helene." 

Il vampiro si allontanò dalla ragazza e raggiunse la donna afferrando il grosso scatolone che aveva tra le braccia. 

Miss Helene tirò un sospiro di sollievo e si aggiusto lo chignon scompigliato. "Oh grazie, caro." Rise leggermente osservandolo. "Ho fatto una fatica a portarlo su." Gli diede un piccolo buffetto sulla spalla e gli fece segno di poggiarlo sul tavolo. "Lì caro, appoggialo lì. Grazie." 

Elijah ubbidì agli oridini della sua adorata domestica e le sorrise. "Ecco fatto." Osservò l'albero incrociando poi lo sguardo della licantropa. "State facendo un ottimo lavoro." 

Hayley sorrise appena appoggiandosi poi la mano sul ventre gonfio. 

"Bene. Finiamo l'albero Miss Hayley?" 

La ragazza annuì e affiancò la donna completamente immersa nello scatolone delle decorazioni.

Elijah portò le mani nelle tasche del completo elegante e sorrise. "Allora vi lascio alle vostre decorazioni, signore." 

"La chiamo appena è pronto il pranzo." Helene gli sorrise e appese un ulteriore gingillo all'albero osservandolo felice.

Il vampiro originario osservò un ultima volta Hayley sorridendole e lasciò la stanza, diretto al suo studio.

La lupa scosse la testa e si immerse completamente nella decorazione dell'albero, almeno quello l'avrebbe fatta distrarre dalle parole dell'originario, dalla faccenda di Katherine e sorpattutto non le avrebbero fatto pensare a quei sentimenti che mano a mano sentiva farsi sempre più forti verso quel vampiro dall'aria glaciale.




Elijah si lasciò andare completamente sul divano di pelle scura del suo studio. Sfilò il giubbotto dalle spalle e portò alla bocca un pò di quel liquido ambrato che si era versato precedentemente.

Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle note che provenivano dal giradischi. 

https://www.youtube.com/watch?v=7xhwGSffW_Q

Il jazz.

 La sua passione più grande. Era capace di non fargli pensare a nulla. I pensieri si spegnevano completamente e la sua mente era finalmente libera, cullata da quelle note.

Le dita iniziarono a tamburellare istintivamente sul bracciolo del divano e un sorrisino gli comparve sulle labbra. 

L'età del proibizionismo. Le feste a villa Mikaelson. I fiumi di alcool. Donne. Poker. 

I ricordi gli invasero improvvisamente la mente come un fiume in piena. 

Quelli sì che erano stati dei bei tempi. 

Elijah si ritrovò a sospirare e portarsi una mano alla fronte. Aprì gli occhi osservando il braccialetto che portava al polso. 

Il suo braccialetto.

Non era riuscito a toglierlo, nemmeno dopo aver saputo da Andrew che Katherine non voleva nemmeno sentirlo nominare. Abbassò la mano accarezzandolo con l'altra. L'incisione era ancora ben definita e riusciva a sentirla sotto il tocco leggero.

"Ever mine, ever thine , ever ours." Sussurrò appena.

Quella promessa immortale e eterna. La loro promessa d'amore.


Si piegò in avanti afferrandosi la testa. 


Quell'amore lo tormentava ancora, lei, il suo pensiero riuscivano a tenerlo sveglio notti intere.

Allungò la mano al mobiletto accanto al divano e aprì il cassetto, rivelando altre foto. Le persone che vi erano ritratte, erano felici ed innamorate. Quasi non si riconobbe in quelle foto, nella foto della loro ultima comparizione in pubblico. 







Sorrise involontariamente osservando la foto di loro due abbracciati, lei portava quello stupendo vestito rosso che lui stesso le aveva regalato, lo sguardo sereno, il sorriso raggiante e il suo corpo stretto al proprio. 

Era bellissima. Lo era sempre stata.

La amava, era evidente, ma adesso erano sorte altre priorità. C'era Hayley, c'era il bambino. Soprattutto, il bambino.

Avrebbe ancora una volta messo se stesso, la sua felcità, al secondo posto?

Sbuffò infastidito e scosse la testa. Ripose la foto nel cassetto e lo chiuse velocemente, non riusciva più a sostenere lo sguardo di lei.

Sembrava che la potesse scoppiargli da un momento all'altro, ogni volta era così, i suoi sentimenti lo mandavano in confusione totale. 

Cosa voleva adesso? Cosa desiderava?

Il cellulare interruppe il corso dei suoi pensieri e fu costretto a sollevarsi per afferrarlo dal taschino interno della giacca. 

Andrew. La grossa scritta lampeggiava sul display del suo cellulare. 

"Andrew." La voce stanca, spenta.

Lo sentì star un attimo in silenzio prima di udire la voce sempre ironica del suo vecchio amico. "Ti è per caso morto il criceto, boss?" Lo sentì ridere leggermente. "Hai na voce da funerale!" 

Elijah prese un grosso respiro e poi rispose. "Scusami, giornata abbastanza pesante a lavoro. Avevi qualcosa da riferirmi?" 

Il vampiro dall'altro capo del telefono sospirò. "Ti ostini a fare il grande capo, goditi il tuo tempo, sperpera i tuoi soldi e fai fare tutte le tue importanti faccende ad uno schiavetto." Rise leggermente. "Ne avrei due o tre da suggerirtene, nel caso ti servissero." 

Il vecchio vampiro originario si ritrovò a sorridere alla battuta dell'amico. "Grazie, terrò in considerazione la tua proposta, credimi."

"Comunque, non c'è nulla che non va. Quì procede tutto al solito modo." Elijah lo sentì esitare un attimo prima di udire di nuovo la sua voce. "Tranne per il fatto che stamattina la nostra piccola Petrova stava per stramazzare al suolo." 

Elijah spalancò improvvisamente gli occhi, restando immobile. "Che è successo?" 

"Niente di preoccupante, Elijah. Evidentemente non si era nutrita abbastanza, sarà stato quello a farle mancare le forze." L'altro sospirò continuando. "Non preoccuparti, c'ero io al suo fianco. Non le accadrà mai nulla, finchè io sarò quì. Lo sai." Le parole dell'amico non servirono comunque a tranquillizzare l'originario che se ne restava immobile comee una statua sul divano di pelle. 

"Tienila d'occhio, Andrew." Esitò un attimo. " Ci risentiamo tra un paio di giorni."

"Ricevuto, boss." La chiamata si interruppe. 

Elijah scosse la testa e gettò in malo modo il telefono sulla scrivania di mogano.

Lei non stava bene, lui non stava bene.

Che diavolo stavano facendo!?

Perchè aveva mandato lui a riprenderla!? Sarebbe dovuto correre lui a New York, trascinarla con la forza, se fosse stato necessario e urlarle di amarla. Con tutto se stesso.

Ma niente. Lui era rimasto seduto, a far nulla.

Aveva delegato. Come si fa con le commissioni.

Ma lei, loro, non erano una commissione. Lei era la sua ragione di vita.

Il vampiro si allontanò dalla finestra e riafferrò di nuovo il telefono, avrebbe chiamato Andrew, gli avrebbe detto di tornarsene a Londra. Ci avrebbe pensato lui d'ora in poi alla sua Katerina. 

Fece per comporre il numero dell'amico quando la porta del suo studio si aprì timidamente e una cascata di capelli scuri fece capolino dietro di essa.

Hayley.

"Ciao, scusami." Un sorriso timido le increspò le labbra. "Pensavo ti facesse piacere vedere l'albero finito." Una mano era poggiata sul ventre, quel cuoricino batteva piano e delicato, dentro di lei. Suo nipote. 

La guardò per alcuni secondi senza risponderle, il telefono in bilico tra le mani, lo sguardo vuoto, pensieroso.

"Elijah?" Hayley sollevò il sopracciglio facendo alcuni passi in avanti. "Elijah, stai bene?"

Il vampiro si riscosse improvvisamente, come se qualcuno gli avesse appena gettato dell'acqua gelata sul viso. "Si." Rispose lapidario. "Scusami." Si voltò di spalle appoggiando le mani alla scrivania di mogano. "Arrivo fra due secondi."

La lupa restò sulla soglia dello studio interdetta, abbassò lo sguardo per un attimo e annuì. "Certo." Si morse il labbro e richiuse la porta. Appoggiandoci poi contro la schiena.

Era sempre così con lui, quell'uomo riusciva a non farle mai comprendere a fondo i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Era un continuo mistero. 

La ragazza sospirò e si allontantanò dalla porta raggiungendo la vecchia Helene nel salone.

Elijah era ancora appoggiato con le mani alla sua scrivania. Aveva gli occhi chiusi e i pungni stretti.

Ecco cosa lo manteneva dal correre a New York a riprendersi Katherine. 

Hayley, il bambino.

Hayley.

Battè il pugno sul tavolo e sbuffò di stizza.

Perchè le cose non potevano mai essere semplici per lui?!




 

New York.



Andrew fissò lo schermo scuro e scosse la testa. Riposò il cellulare nella tasca interna del giubbotto di pelle e fissò la porta bianca della stanza di Katherine. 

Non era ancora uscita dopo quel piccolo diverbio che avevano avuto in precedenza, lei lo aveva mandato al diavolo in 3 lingue diverse, aveva sbattuto la porta e non vi era più uscita.

Il vampiro sospirò e poggiò la testa allo schienale del divano.

La porta della camera della vampira si spalancò improvvisamente e una furente Katherine uscì. 

"Sei ancora quì!? Non avevo detto che avresti dovto sparire?!" Lo osservò per un momento prima di distogliere lo sguardo da lui rabbiosa.

"Arrabbiarsi fa venire le rughe, Katherine." Andrew con tutta la calma del mondo si sollevò dal divano e afferrò il pacchetto delle sigarette dalla tasca del giubbotto.
"Va-tte-ne!" Lo guardò assottigliando gli occhi. "Ora, Andrew. Non obbligarmi a cacciarti con la forza, sai benissimo che sarei capace di farlo." Katherine strinse la mascella furiosa. 

La stava tormentando dal giorno precedente in più aveva osato prenderla in giro, giocare con le sue debolezze. 

Era furiosa, con lui e con se stessa. Non avrebbe dovuto mostrargli la parte più debole di se, il suo punto debole. Lei era Katherine Pierce non più la dolce e indifesa Katerina, doveva smetterla di trattarla come una damigella il pericolo.

Un ghigno divertito comparve sulle labbra di Andrew. "Sei seria, ragazzina?" Fece un passo verso di lei. "Con la forza? Perderesti in partenza."

La vampira assottigliò gli occhi, era satura di rabbia e il suo comportamento di certo non la aiutava a calmarsi. Fece uno scatto in avanti trovandosi a due centimentri dall'altro con le zanne sfoderate e una mano stretta attorno al collo del vampiro. 





L'altro sbattè con forza contro il muro bianco, ritrovandosela di fronte furente e con le sue zanne a due millimetri.

"Vattene." Una calma improvvisa nel tono di voce di lei. "Vattene o ti ficco un paletto nel cuore e rimando il tuo cadavere fatto pezzi a New Orleans."

Andrew non battè ciglio. 

Una risata ruppe l'irreale silenzio che si era creato. "Oddio." La voce strozzata, impedita dalla stretta di lei. "Rischi di graffiarmi, gattina." Chiuse per un attimo gli occhi riaprendoli dopo poco. Erano rossi e contornati da rughe nere. Ecco il mostro.

Andrew afferrò la mano piccola di lei e la allontanò dal suo collo senza alcuna fatica. Le sorrise sornione e la allontanò bloccandole entrambe le mani dietro la schiena. 
Erano a pochi centimentri l'uno dall'altra. Il vampiro si sporse leggermente verso di se sussurrandole. "Non sfidarmi, ragazzina. Sappiamo benissimo chi ne uscirebbe vincitore."

Il viso della bella vampira era tornato quello di sempre e adesso i suoi occhi erano piantati in quelli di lui. Lui aveva ragione, avrebbe potuto strappargli il cuore in meno di un secondo e mettere così fine alla sua centenaria vita.

"Lasciami." La sua fierezza, nonostante la celata paura. I suoi occhioni castani non si erano mai abbassati difronte a qelli cioccolato di lui.

Il demone aveva ormai lasciato posto al ghigno divertito di sempre e le sue mani non stringevano più le sue esili braccia. 

Il vampiro le afferrò però improvvisamente il mento sussurrandole. "Non provarci mai più, ci siamo capiti?" Lui era sempre stato il mastino di Elijah, aveva ucciso e saccheggiato per lui. Condotto guerre e battaglie sempre in suo nome. Era una vera e propria machina da guerra, nonostante la loro amicizia se lei lo avesse provocato ancora non avrebbe sicuramente esitato a strapparle il cuore. 

La vampira annuì senza mai abbassare lo sguardo, non doveva mostrarsi debole e dargli soddisfazione. Non ancora.

"Brava, bambina." Risalì con la mano ruvida fino alla guancia ponendogli una carezza. Ma la sentì scostarsi in malo modo e guardarlo furente. 

"Vattene. Non te lo ripeterò più." Fece per voltargli le spalle.

Andrew le afferrò il braccio, costringendola a restare proprio di fronte a lui. "Tu hai bisogno di me, adesso. Lo sappiamo entrambi." La guardò negli occhi. 

Katherine lo fissò per un attimo prima di scuotere la testa e scoppiare a piangere. Ecco la sua Katerina. La dolce ragazzina che ricordava.

Il vampiro la vide accasciarsi contro il suo petto, stringere prepotente la sua giacca di pelle e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio. Le lacrime gli stavano bagnando la maglietta chiara ma poco importava. 

Portò una mano tra quei ricci ribelli e la strinse a se, accarezzandole piano la nuca. Era crollata alla fine, era scoppiata come un vulcano e poi si era sciolta come burro tra le sue braccia. 

Ah l'amore. Come poteva renderci così vulnerabili quel sentimento? Ci rendeva deboli, affranti e dannatamente soli eppure quando lo avevi tra le mani, scivolava tra le dita come seta accogliendoti dolce e ti rendeva la persona più felice di questo mondo.

Le piccole spalle di lei venivano scosse da piccoli brividi e non accennava a lasciare la presa. 

Katherine si abbandonò contro il suo petto ormai troppo stanca. Stanca di tutta quella situazione, stanca di aspettarlo, stanca di sentirsi sola.
 

Si sentiva tremendamente sola.


Aveva un caratterino decisamente forte la piccola Katerina eppure a vederla adesso, completamente abbandonata tra le sue braccia pareva una bambina. Una dolce ragazzina innamorata.

Sospirò sollevando gli occhi al cielo continuando a stringerla forte a se.

"Non lasciarmi Andrew. Non lasciarmi anche tu." Le piccole mani di lei strinsero ancor di più il giubbotto mentre le lacrime rigavano il viso piccolo e minuto.

Andrew la strinse forte posando le labbra sui suoi capelli. "Sono quì, Katerina. Ci penso io a te." 












Angolo Autrice! ^__^

Ok, sono pronta per pomodori e verdura marcia. So di aver tardato TANTO in questo aggiornamento ma la mia vita è diventata frenetica e troppo incasinata. In più ci si è messa la Plec che mi ha fatt fuori Kath, mandandomi completamente il cervello in pappa. COMPRENDETEMI amo il personaggio di Katherine e vederla cascare nell'oblio non ha fatto per nulla bene alla mia instabile sanità mentale...ç__ç 
Ancora devo riprendermi.
Passando al capitolo, comne avrete potuto notare è un capitolo più breve degli altri ma non meno intenso, ci tengo a dirlo, è un capitolo di transito, questo è vero ma ho voluto ricalcare ancora una volta come questi due poveretti ci STANNO LETTERALMENTE MALE l'uno per l'altra. =(
Alla fine Katherine crolla, crolla fra le braccia di Andrew. =( Ho pianto anche io, credetemi, mi ha provocato un brivido freddo lungo la schiena scrivere quella piccola ma FONDAMENTALE parte di questo capitolo. <3
Andrew e Hayley non sono più personaggi secondari, fanno parte a tutti gli effetti di questo mio piccolo universo e piano piano si stanno facendo largo nel mio cuore. 
Spero comunque che nonostante tutto questo capitolo vi piaccia e SPERO davvero con tutto il cuore che non abbandoniate la mia storia, per quanto sia difficile (causa : aggiornamenti ogni morte di papa) spero davvero che non perdiate l'interesse per il mio umile scritto. 
Mi siete state tanto di supporto e lo siete tutt'ora! 
Vi abbraccio forte!
La vostra Tay. <3







P.S Grazie infinite alla pagina Fb per il MERAVIGLIOSO banner della mia storia! ------> https://www.facebook.com/pages/E-L-L-Es-stuff/723648977662054?fref=ts

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